The Prince's Tale

di Ernil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima. ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX - Prima Parte ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX - Parte seconda ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Truth to be told - CAPITOLO AVVISO ***



Capitolo 1
*** Parte prima. ***


 

Sommario: Fra il 9 gennaio 1960 e un indeterminato giorno di quasi estate del 1998, Severus Snape è riuscito a infilare una delle vite più meravigliose che siano mai state raccontate.

Questa è la sua storia.

Pairing: Severus/Lily, eventualmente.

Rating: Arancio, per contenuti e linguaggio. Potrebbe aumentare

Disclaimer: ho chiesto alla Rowling di regalarmi un personaggio, un pezzetto della trama, una parolina piccina: non mi ha mai risposto. Quindi, suppongo che appartenga ancora tutto a lei.

Beta: SOemmeOS. Ovvero Emme. Per questa maxi–raccolta, ho assunto un’altra anim... ehm, Beta, perché Geilie sta lavorando su tutto il resto della mia produzione – qualcuno le asciughi il sudore dalla fronte, beata donna. Grazie mille, Emme, per aver acconsentito. Sei una persona fantastica. E coraggiosa, molto coraggiosa.

Note dell’Autrice/1: come probabilmente avrete già notato, questa raccolta prende il nome dal 33° capitolo di “Harry Potter and the Deathly Hallows”.

Ora, lunga sed doverosa premessa.

Sto lavorando a un’altra, piuttosto impegnativa, long (“Eldorado”), e a qualcosa tipo dieci storie diverse, e potrei ritenermi soddisfatta.

E invece no.

Invece no perché sono masochista, e prima che slasher sono Snappista, e Snape da scrivere mi mancava. Tremendamente.

E, dato che di non solo slash vive Ernil, eccomi qua.

Sì, avete capito bene, non ci sarà slash *grin*. Sarò perfettamente Canon. 

Questa fic altro non è che la realizzazione di un mio antico desiderio di una fanfic colossale sulla vita di Severus. Ho lasciato la storia a stagionare per diverso tempo, ma ora la riprendo in mano e, con la fedele Emme, ve la ripropongo in una raccolta di chissà quanti racconti – perché è una WIP e quindi nemmeno io so quanti saranno. Ma saranno tanti e saranno tutti incentrati su vita, morte e miracoli di Severus Snape, in ordine cronologico.

Non è regolata né dalla Big Damn Table né da altro, e non è detto che io mi risparmi salti temporali. Dato che la Rowling *non* ci ha fornito tutti i dettagli della vita Snape, ci sono momenti in cui ho dovuto permettermi di inventare.

Forse non sono proprio le cronache minuto per minuto della vita di Severus... ma ci vanno vicino.

Lettore avvisato...

 

Parte prima. What’s wrong in the world


[I was born with the wrong sign
In the wrong house
With the wrong ascendancy
I took the wrong road
That led to the wrong tendencies
I was in the wrong place at the wrong time
For the wrong reason and the wrong rhyme
On the wrong day of the wrong week
I used the wrong method with the wrong technique

Wrong

Wrong

There’s something wrong with me chemically
Something wrong with me inherently
The wrong mix in the wrong genes
I reached the wrong ends by the wrong means
It was the wrong plan
In the wrong hands
With the wrong theory for the wrong man
The wrong lies, on the wrong vibes
The wrong questions with the wrong replies

Wrong, Depeche Mode]

 

Capitolo I.

 

Della sua infanzia, Severus non ricordava chiacchiericci allegri, risate, o il vivace tintinnio delle posate, a tavola.

Ricordava però, con chirurgica chiarezza, la sottile, pesante cappa di grigiore che incombeva sulle loro teste come una spada di Damocle, lenta e inquietante nel suo oscillare.

E ricordava suo padre. Molto bene.

 

 

Severus si tappò le orecchie, tanto forte da pensare che avrebbe perso le dita dentro le trombe d’Eustachio. Ma comunque non era mai abbastanza forte.

« Lurida sgualdrina! »

Severus chiuse gli occhi, mentre il respiro gli diventava affannoso. Strizzò le palpebre, e girandole psichedeliche si formarono davanti a lui. Tentò – disperatamente – di farsi accogliere fra le braccia scure e umide del muro, che lo nascondessero per sempre da chiunque. Soprattutto da papà. 

La mamma piangeva. Severus, anche con gli occhi chiusi e le orecchie tappate e il suo continuo mantra silenzioso, sapeva che papà l’aveva buttata a terra e ora stava urlando, urlando ancora delle parole che non parevano essere molto belle. Severus ne conosceva qualcuna. I compagni di scuola gliene dicevano.

Forse anche loro le avevano imparate dal padre?  

Il pianto di sua madre era la cosa più disgustosa di questo mondo. Sentiva tanti, piccoli brividi concentrici formarsi e perdersi sulla sua pelle, ogni volta che un singhiozzo superava le sue barriere e, zac, si conficcava nel suo cervello come una spina.

Quante spine. Toglierle era difficile, la notte, difficile se non impossibile.

Aprì gli occhi, solo per un attimo.

Quando si guardava allo specchio, Severus sapeva di assomigliare a suo padre. Avevano gli stessi capelli, e lo stesso naso per cui i compagni lo sfottevano tanto, e gli stessi occhi. Gli stessi lineamenti troppo pronunciati.

Guardando suo padre che urlava, e urlava, contro sua madre, Severus desiderò ardentemente, con tutto se stesso, che quell’orribile visione se ne andasse, sparisse come un incubo. Desiderò ardentemente, tirando su col naso, che le somiglianze fra loro finissero lì. Desiderò di non diventare mai come lui, mentre urlava contro la mamma, col viso esangue dall’ira e la bocca spalancata che vomitava insulti e odio.

Mai, mai, mai, ti prego, Dio...

Dio non rispose, ma d’altronde non lo faceva mai.

Sua madre era accucciata in un angolo, con le dita sul volto tumefatto, i lunghi capelli neri che le coprivano il viso.

« Papà... »

Tobias Snape non lo sentì. Ansimava guardando sua moglie, e il petto magro si alzava su e giù sotto la camicia da quattro soldi macchiata di avanzi del pranzo.

« Papà... »

« Taci, mostro ».

Severus si morse le labbra e si rannicchiò di più contro la parete. Suo padre aveva parlato senza neanche guardarlo. Ansava come un cane da caccia dopo una lunga corsa, sbattendo velocemente le palpebre, e guardava la donna che gemeva in un angolo. Sottili fili di sangue sporcavano i capelli di Eileen.

Ci fu poi un lungo silenzio che silenzio non era, interrotto dagli ansiti animali di Tobias e dai gemiti animali di sua madre, mentre Severus guardava, la gola chiusa in un nodo di terrore.

« Dio sa che cosa mi trattiene dall’ammazzarvi, donna » disse infine Tobias, passandosi la lingua sulle labbra. « Dall’ammazzare te e quel mostriciattolo deforme di tuo figlio. Dio solo sa cosa ». E ancora silenzio, rarefatto. Gli occhi di Tobias brillavano come rubini in mezzo allo sporco del suo viso e alla barba lunga di giorni. Severus si era messo le dita davanti alla bocca, nel tentativo di non far rumore mentre respirava, o di non respirare affatto.

Ora Eileen aveva smesso di gemere. Silenziosi singhiozzi le scuotevano le spalle.

Gli occhi da folle di Tobias si fermarono su suo figlio, un attimo solo prima che scattassero verso la bottiglia mezza vuota di whisky di pessima qualità.

Severus stringeva i denti: e se avessero fatto rumore mentre sbattevano dalla paura? 

Suo padre si diresse a passi pesanti verso la poltrona logora e ci cascò dentro, mormorando mezze parole fra sé e sé.

Prese la bottiglia e se la portò alle labbra. Presto il maggior rumore nella casa fu il gorgoglio del whisky nella sua gola.

 

E Severus seppe che per quel giorno aveva finito.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II

I capelli gli nascondevano quasi del tutto il viso, e a Severus andava bene così. Era il più bravo e il più strano della classe, ma questo non lo rendeva gradito alle maestre. Lo guardavano storto, e mormoravano fra loro quando lo vedevano.

Severus camminava a testa bassa, guardando solo i suoi piedi, che calzavano delle scarpe da ginnastica logore sulle punte, e lavate così tante volte che il colore blu era quasi sparito, a vantaggio di un azzurro stanco e scolorito.

Era un giorno caldo e il sole gli batteva a picco sulla nuca mentre si dirigeva lentamente verso casa. La cartella sformata gli pesava sulle spalle... oh, beh, sperava solo che non gli avessero di nuovo messo dentro i sassi.

Con un gesto nervoso, si tolse i capelli che gli si erano appiccicati alla fronte sudata. Gli sembrava che i piedi gli si solidificassero nell’asfalto a ogni passo che faceva. Sudava dentro la sua giacca troppo grande.

« Ehi, Strambo! »

Severus quasi si paralizzò, e istintivamente contrasse tutti i muscoli. Conosceva quella voce e non era del bambino che voleva incontrare in un caldo pomeriggio afoso. Proprio no.

« Dico a te, sai ».

Severus poteva immaginare il ghigno che accompagnava quella voce. Rimase immobile, nell’afa pesante, sentendo i battiti del suo cuore rimbombargli dentro le orecchie con tragica precisione.

Oh, no. Non di nuovo.

« Voltati quando ti parlo, stronzo ».

Severus deglutì il nulla della sua gola secca. Poteva sempre scappare. Avrebbe voluto lasciare lì lo zaino e mettersi a correre più veloce di quanto avesse mai fatto in vita sua

I passi sull’asfalto erano sempre più vicini, e Severus, senza voltarsi, sapeva che un gruppo di bambini stava attraversando la strada, diretto proprio verso di lui.

Non poteva lasciare lì la cartella, non di nuovo.

Suo padre l’avrebbe ammazzato, quella volta.

Lentamente, quasi ruotasse sui cardini, sì voltò.

« Non scappi, stavolta, Strambo? »

Era più vicino di quanto pensasse. Il fiato del ragazzino andò a colpirlo in faccia. Sapeva di gomma da masticare e di tante di quelle caramelle che Severus non sarebbe mai riuscito a contarle – o mangiarle.

Non fece un passo indietro, anche se era praticamente certo che il suono della corsa del suo cuore fosse ben udibile da tutti quelli che lo avevano appena accerchiato, come un marchio d’infamia.

Cagasotto, come gli aveva detto suo padre quando era tornato a casa senza cartella e con un occhio nero. Fottuto cagasotto…

Il pugno gli arrivò mentre si soffermava sugli occhi blu scuro del ragazzino, e lo mandò a terra. Non aveva il fisico del lottatore, decisamente.

Come diceva suo padre: oh, merda.

Cadde con un piccolo gemito sulla strada, incendiata dal calore del sole. Si toccò la bocca. Niente sangue, meglio così. Suo padre l’avrebbe doppiamente ammazzato se avesse sporcato la camicia.

Questo non toglieva che facesse male. Inspirò a fondo dal naso e, tenendosi una mano sul labbro che andava gonfiandosi, alzò lo sguardo su James “Jam” Harper. “Jam” era in onore di come riduceva gli avversari (1).

E il resto degli amichetti ammiccanti attorno a lui, talmente grossi e stretti a cerchio attorno a lui da impedirgli quasi di vedere il sole.

Deglutì.

« Non provi a scappare? » chiese James. « Nemmeno un po’? »

Severus non disse niente per un lungo istante.

« Che cosa vuoi? » chiese infine, con voce un po’ incerta. Non era sicuro che fosse quello il modo di trattare con gli avversari.

Jam Harper sorrise e alzò le spalle.

« Qualcosa da fare per il pomeriggio » disse, fra le risate degli altri. « Per esempio... » e gli tirò un calcio in pancia « ...questo ».

Severus strinse i denti, ma gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre si prendeva lo stomaco con le mani. Harper rise e fece per dire qualcos’altro, quando si udirono alcune voci cristalline in fondo alla strada.

Severus, mettendosi faticosamente a sedere, vide Harper impallidire e voltarsi. Un attimo dopo il gruppo era sparito in direzione delle voci – probabilmente le madri dei ragazzi, preoccupate per i loro pargoli.

Ansimando, sudato e spaventato, Severus si mise a sedere sull’asfalto. Era caldo, sì, ma meglio che tentare di alzarsi subito. Guardò il cielo limpido.

Forse avrebbe fatto meglio ad andare. Era già in ritardo... e casa sua era fin troppo lontana, per un bambino di otto anni che sente che potrebbe morire di sete da un momento all’altro. E, dannazione, doveva anche andare in bagno.

Svogliato e lento e dolorante, tentando di non sforzare i suoi praticamente inesistenti muscoli addominali, Severus si sollevò e raccattò da terra la sua cartella sformata. Si tastò il labbro. Non faceva più tanto male, ma sembrava gonfio.

Lentamente, si mise la cartella in spalla e si avviò a passo lento verso casa.

Ogni passo era come smuovere un quintale. Passò davanti ai giardini curati e silenziosi di quelle tante villette a schiera, guardando con invidia le piscine gonfiabili, o annusando l’aria colma di profumi di torte e gelati per la merenda.

Merda, erano già le quattro... era in ritardo.

La risata che udì lo bloccò più di quanto la voce di Jam Harper potesse mai fare. Rimase fermo con un piede a mezz’aria, gli occhi spalancati. Si voltò velocemente.

All’inizio della via, c’era una famigliola.

Erano padre, madre e due bambine. E veniva verso di lui.

Istintivamente, Severus si nascose dietro una delle curate siepi che costeggiavano il marciapiede.

La famiglia doveva aver appena svoltato l’angolo, e nessuno di loro lo vide. Prudentemente, Severus si sporse e li osservò da dietro la siepe.

Sembravano felici. Il bambino si sorprese a guardarli con invidia.

La bambina dai capelli rossi ripeté la risata e Severus si rifugiò di nuovo dietro la siepe, i denti stretti. Oh, dannazione, non aveva mai creduto che ci fosse qualcosa di tanto doloroso nel sentire la felicità di un altro... come se una mano gli stesse stringendo il cuore.

Le voci erano allegre e ora stavano ridendo tutti. Severus si morse la lingua e si affacciò ancora una volta da oltre la siepe. La famiglia stava entrando in una villetta.

Severus seguì con lo sguardo la figure delle due bambine seguire i genitori sul vialetto; fu la bambina dai capelli rossi a chiudere con entusiasmo il cancello.

Severus si sentì inspiegabilmente chiuso fuori.

La bambina non lo aveva notato, e ora stava correndo verso la porta di casa, coi capelli rossi che catturavano i raggi del sole.

La porta sbatté, e il silenzio tornò in quella via tanto pulita e perbene.

Dimentico del labbro gonfio e del livido che andava a formarsi sul suo stomaco, Severus rimase per quasi un minuto immobile ad osservare la villetta, la porta chiusa. 

Poi sbatté le palpebre e si diresse di corsa verso casa sua, due isolati più in là, ma non prima di aver guardato il numero civico.

Era il sette. Severus rimase a fissare quel numero per un altro lungo attimo. Ascoltare quella risata e quelle voci era stato doloroso e prezioso e anche se era in ritardo e suo padre l’avrebbe presa male, Severus si sentì all’improvviso più leggero al pensiero che sarebbe potuto tornare, un giorno o l’altro, ad ascoltare qualcosa di stranamente consolante come quella risata infantile.

Sette, sette, sette. Sì, sarebbe potuto tornare.

Sarebbe tornato.

 

(1) “Jam”, in inglese, significa “marmellata”.

 

 

 

Note dell’Autrice:

*si schiarisce la gola*

Ehm, allora, ho deciso che in questa fanfic non mi farò auto-pimping XD Se volete vedere le altre mie fic fate un salto nel mio account.

Volevo solo ringraziare chi ha messo la storia fra i preferiti o le seguite, e farvi sapere che, dato l’affetto che nutro per questa storia, il calore con cui è stata accolta... beh, sembra che la mia parlantina oggi si sia inceppata. Semplicemente, grazie.

 

 

Piccola Hermione, ciao! Comincio col ringraziarti per aver letto e recensito ^___^ Sono felice che il primo capitolo ti sia piaciuto, e ti posso assicurare che il seguito ci sarà... più capitoli di quanti tu possa immaginare XD Spero che mi seguirai. Che lo seguirai, questa è la storia di Severus. Un bacio.

Alih, una slasher! In questo mondo di eteromani XD Un vero piacere incontrarti, compagnah. Ti ringrazio per aver messo la fanfic nei Preferiti, e per la bella recensione che mi hai lasciato. Come vedi, il secondo chap è stato un po’ più lungo XD Ma non dimentichiamo che questa è una raccolta, quindi i capitoli si aggireranno tutti sulle tre o quattro pagine, non di più (beh, credo. La situazione potrebbe sfuggirmi di mano ^^”). Naturale che puoi permetterti, e naturale che diventerà una Severus/Lily. Quell’”eventualmente” era perché, essendo questa la storia della vita di Sev Canon, non ci sarà nulla di effettivo. Ma sicuramente ci sarà l’amicizia e l’amore di Snape per Lily. Un grande bacio!

979, ehi, che nick originale XD Fan dei Depeche? Ancora meglio, io sono una neofita, mi sto facendo una cultura su di loro XD Sono felice che il primo capitolo ti sia piaciuto ù__ù Fa sempre paura postare l’inizio della storia ^___^ Un bacio!

Gelb, ciao, tesoro! Sì, è una grande impresa, ma sono sempre stata un po’ suicida *scuote la testa rassegnata* Ho un mucchio di tempo per mettere in luce tutti i lati di Snape, e starò super attenta all’OOC. Il fatto è che Snape è difficile anche se lo maneggi da una vita... darò spazio anche a Tobias, comunque, pur mantenendo la visione di Severus sui fatti. Eileen me la sono sempre vista come una donna magra, esattamente come Severus, e molto fragile. Beh, la Rowling non ci ha detto niente... vedremo! Un bacio.

Lady Lynx, ciao! Davvero ti sei recentemente appassionata a Snape (sorry, preferisco il nome inglese ^^”)? Questa è cosa buona e giusta ù__ù Te lo dice qualcuno che si è innamorata di lui anni e anni fa... XD Il rating probabilmente rimarrà così per un bel po’, ma capisci che quando comincerò a parlare di Mangiamorte non sarà rose e fiori. Comunque, postando un capitolo a settimana, ciò avverrà più o meno a *fa due conti*... Agosto XD Incrociamo le dita ^___^ Un bacio! 

Sklupin, ehilà ^^ te lo aspettavi, eh? Beh, sì. Amo troppo Severus. Diciamo che era prevedibile. Questa storia covava sotto le ceneri da tanto, troppo tempo. Un paio d’anni, più o meno. E sono felice che il primo capitolo ti abbia colpita come volevo: sarà *davvero* un kolossal, e durerà mesi e mesi. Questo è solo l’inizio! Grazie, e un bacio. 

Emme, ahaha, ma che cosa ti scrivo? XD XD Attenta a te, o i miei lettori ordiranno ai tuoi danni per avere i capitoli XD Beh, se vuoi recensire non mi offendo XD *oggi mode sclero ON* Un grande bacio, tesorah.

Piccola Vero, ciao! Se Severus è il tuo personaggio preferito, andremo molto, molto d’accordo XD Grazie per aver aggiunto la fic ai preferiti! ^_____^ Un bacio!

Geilie, ciaooo XD Questa fic è piena di vecchie conoscenze XD Crepi il lupo XD Io e Emme avremo bisogno di molto, molto sostegno psicologico (io sono già in sfollo di mio, la cosa non potrà che peggiorare XD). Grazie per seguirmi anche qua, mon amour, anche se non ci sarà slash ç___ç *piange* Dannata Rowling che lo fece etero ç_ç XD Finora, comunque, sono io a essere invidiosa di mamma Row! Lei ha i diritti di Snape! Mondo ingiusto... XD Un bacio!

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III

Il sangue gli gocciolava giù per il mento, e lui se lo asciugò col dorso della mano, lasciando una scia rossa sulla pelle pallida.

Con gli occhi spalancati, deglutendo silenziosamente, si sporse in cucina.

Il silenzio.

La stanza piccola, rettangolare e grigiastra era priva di padri ubriachi. C’era una macchia rossa a terra sullo spigolo del tavolo – dove era andato a sbattere quando suo padre l’aveva spintonato.

Si prese il labbro dolorante fra i denti e succhiò il sangue. Il sapore ferroso gli invase la bocca, ricordandogli in un attimo di stare più zitto, fare più silenzio, muoversi più veloce.

Scivolò sulle piastrelle lise come un gatto. Le sue sgualcite scarpe da ginnastica non fecero rumore mentre passava davanti alla porta del soggiorno.

La finestra della cucina era aperta. Sarebbe passato di lì, senza attraversare anche il soggiorno, dove sicuramente la bestia dormiva con un occhio aperto.

Facendo leva sulle braccia scarne, si issò sul davanzale. La lingua stretta fra i denti, si lasciò cadere nel giardino.

Pop. Lieve rumore sul terreno duro.

Per un altro attimo rimase paralizzato, nascosto fra l’erba gialla, sicuro che il suo tonfo avesse svegliato tutto il quartiere. Il cuore gli batteva follemente nella cassa toracica.

Diede al padre un altro secondo di tempo per svegliarsi, poi scattò.

Saltò la staccionata fatiscente, fece stridere le scarpe sull’asfalto incandescente, e corse.

Correva bene e veloce, e avrebbe corso ancora meglio se lo stomaco non avesse gorgogliato così forte. Ogni passo che posava sull’asfalto duro era un salto lontano, per quel pomeriggio, da casa sua, e ogni eco che provocava era a dir poco inebriante.

Quando giunse alla fine della strada, si fermò, ansimando più di sollievo che di fatica. Si guardò indietro. Casa sua sembrava già lontanissima.

Non c’era nessuno. Nessuno né davanti né dietro a lui.

Per un attimo, fugace e veramente estatico, pensò che avrebbe potuto fuggire – facile. Si guardò un’altra volta alle spalle. La via si stendeva decadente e grigia dietro di lui. Pensò a sua mamma, a che le si sarebbe spezzato il cuore se non lo avesse visto tornare.

Pensò che in fondo non aveva proprio nessun altro posto dove andare.

Riprese a correre, girò l’angolo, evitò una macchina di passaggio, il vento che gli frustava la faccia e i lunghi capelli neri.

Rallentò solo quando vide il parco giochi in lontananza. Ansimando leggermente, scrutò il parco. Deserto.

Possibile che si fosse sbagliato, o che lei non fosse venuta? Era certo che...

Il suo cuore fece un piccolo, grande balzo quando finalmente la scorse: si dondolava su un’altalena, una figura resa piccola dalla distanza – era quasi dall’altra parte del parco – ma inconfondibile dai capelli rossi. Perfino in una giornata come quella, in cui nuvole e sole si alternavano capricciosamente, sembrava che la sua chioma scintillasse di luce propria.

Severus la fissò con un sorriso, e lentamente, circospetto, iniziò ad avvicinarsi, nascondendosi dietro i cespugli, avvantaggiato dal fatto che la bambina gli dava le spalle, dondolandosi.

Le bambine, si corresse mentalmente, quando riconobbe la figura più alta della sorella maggiore. Poteva sentire i loro schiamazzi. Si portò dietro a un cespuglio piuttosto lontano da loro e si sedette lì, cercando di cogliere le loro chiacchiere.

« Lily, attenta! Non così in alto! »

Oh. Il cuore di Severus perse un minuscolo, aggraziato colpo.

Lily, così si chiamava. Che bel nome.

« Oh, Petunia, lo sai che sono capace ».

Non c’era che dire, i loro genitori avevano azzeccato i nomi, pensò Severus, nascondendo un sorrisetto dietro la mano.

Si rabbuiò appena, pensando che forse anche i suoi genitori ci sapevano fare... Il pensiero si dissolse quando tornò in ascolto.

« Vuoi che lo dica alla mamma? Smettila di andare così in alto! »

« Solo perché tu non sei capace! »

Severus si sentì ammirato per il carattere di Lily. La risposta aveva messo a tacere la sorella maggiore.

« Molto bene, allora vado a dirglielo! » si udì un attimo dopo, e il rumore delle scarpe da ginnastica di Petunia sulla soffice erba non diede adito a dubbi: la bambina stava correndo verso casa, pronta a fare la spia.

« Tunia, no! No, Tunia, dai, ti prometto che... »

Altri passi di corsa. Severus si sporse cautamente dal cespuglio, ma sapeva già cosa avrebbe visto: le due bambine sparivano correndo in lontananza, e lui era rimasto solo, ad ascoltare l’eco delle promesse di Lily portate dal vento.

Con un sospiro, si alzò e si spolverò la terra dai pantaloni.

L’altalena su cui Lily stava giocando dondolava ancora.

Timidamente, Severus si sedette sopra di essa, e cominciò a dondolarsi avanti e indietro, sollevando polveroni di sabbia ogni volta che si dava una spinta verso l’alto.

Oh, poteva capire perché a Lily piacesse tanto spingersi così forte. Era inebriante. Sorrise nell’aria al pensiero che avevano già qualcosa in comune.

 

Note dell’Autrice:

Eccoci qui, pargoli. Un immenso grazie a quelli che hanno recensito e ai lurker – ehi, sto parlando con voi! Lo so che ci siete! Non scamperete ai miei abbracci!

979, sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo ^______^ Non importa se non riuscirai a recensire: come dico sempre io, recensite quando volete/vi sbatte XD Quindi, nessun problema. Un grande bacio, e grazie.

Alih, ovvio che dovesse esserci questo momento XD Felice che ti piaccia il mio stile, e ti assicuro chela Severus/Lily ci sarà per quanto concesso dal Canon (azz, mamma Row! Ma non potevano amarsi e basta? Ç__ç). Povero Snape, non so quanta felicità potrò dargli... un grande bacio!

Dira, ehi, ciao! Che sorpresa trovarti anche da queste parti! Non avrei mai sospettato che ti piacessero le Sev/Lily XD Ammetto che la canzone dei Depeche mi era stata suggerita, o l’avevo trovata da qualche parte riferita a Snape... ma sono felice che ti piaccia. Anche se non credo che la Rowling regalerà mai Severus a una slasher come me! XD Un grande bacio.

Sklupin, sì, sicuramente Harry e Snape hanno, nell’infanzia, dei punti di contatto (sono fatti per stare l’uno con l’altro! *rumore di colpi, e il lato slash viene messo in condizioni di non nuocere*) Saranno così tanti capitoli, che me lo dirai alla fine se sarà ottimo XD Saremo entrambe vecchie! XD Abbraccio pitoniano anche a te!

Piccola Vero, grazie mille per i complimenti! Sì, che succedesse era prevedibile, ma d’altronde devo attenermi al Canon *alza gli occhi al cielo e allarga le braccia in rassegnazione* Un bacio!

Lewis, ciao! Che piacere ritrovarti anche qui! Sembra che tutti i Severus-dipendenti si stiano radunando qui XD Non smettere, mi raccomando! XD Ah-a, attenta a come parli davanti a una slasher ;) Vedrai, Sev e Lily staranno insieme per quanto Canonicamente concesso XD (Ok, era una brutta battuta, lo ammetto.) Ma non temere, cara: io sostengo che Snape non sia morto vergine *una risata malvagia scuote EFP* XD Coccoline ci saranno (un pochettino con Lily... credo): ci sarà qualcosa. Il rating è bello alto o no? E allora! XD Ti assicuro che ci sono volte in cui mi fanno male le dita! XD Un bacio!

Lady Lynx, (ma se abbrevio il tuo nick, uso Lady o uso Lynx? O non lo abbrevio affatto? ^____^””) anche la mia vita è stata salvata dalla funzione “Ricordati di recensire”, lode eterna a Erika. Grazie, sono felice che ti sia piaciuta la descrizione di Lily: è stato un momento un po’ delicato da scrivere. E grazie, grazie mille per adottare “Snape”! Nonostante io abbia lo conosciuto come “Piton” per tempo infinito, nella mia concezione più moderna lui è Snape, e preferisco di gran lunga questo cognome. Perciò, grazie ^____^ Un bacio!  

Lyla, perseguitami pure dove e quando vuoi XD Guarda, sono felice, felicissima di averti convinta anche solo a dare una possibilità a Snape. Lui è il mio ammmoreh, mi ha cambiato la vita, ed è ovvio che io tenti di diffondere il Suo Verbo Sarcastico. Ma se non ti va, non sentirti obbligata ù___ù Grazie per la fiducia: significa molto per me. Notato che si chiama James, eh? XD Ho ceduto a questa debolezza. Sono felice che ti sia piaciuta la presentazione di Lily: non l’ ho mai molto amata (*grida della mente di Ernil: stronza, l’ hai lasciato! Crepa! CREPA!*), ma so apprezzarla (*muori, bastarda, muori lentamente!*) XD Un grande bacio, e non fare caso ai miei deliri. 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV

 

La televisione diffondeva luci colorate per la stanza buia. Le ante delle finestre erano chiuse, e il caleidoscopico intreccio di colori illuminava la stanza. Gli oggetti sembravano prendere forme diverse a ogni cambio di scena.

Severus si appiattì contro il muro, la lingua stretta fra i denti e gli occhi spalancati che guizzavano dalla poltrona, dove sedeva suo padre, alla porta che conduceva alle scale.

La sua via di fuga. Doveva farcela. 

Papà sembrava abbastanza preso dalla televisione.

Un passo, due, un altro...

« Severus ».

Ah. Beccato. Severus si paralizzò con un piede già sul primo gradino. La voce di suo padre era quella cavernosa e roca di quando aveva bevuto...dunque di sempre.

« Sì, papà? » chiese Severus, voltandosi. La sua mano pallida stringeva la maniglia della porta con tutto il terrore che riusciva a metterci.

Tobias Snape voltò la testa verso di lui. Il viso era magro e scavato: gli occhi neri non scintillavano sotto il velo di capelli non sistemati. Gli fece segno di avvicinarsi con la mano. Le luci che la televisione gli gettava addosso giocavano sulla pelle tesa delle sue guance.

Lentamente, come un condannato al patibolo, Severus lasciò il rassicurante freddo della maniglia e percorse la breve distanza fino a fermarsi a mezzo metro da lui, dondolando sui talloni.

« Avvicinati ».

Negli occhi neri di Tobias si riflettevano le immagini della televisione.

Che occhi grandi che hai.

Esitante, Severus mosse un passo avanti. Suo padre si raddrizzò e lo guardò. Severus poteva sentire l’odore di alcol scadente e di sudore.

Sono per guardarti meglio.

« Più vicino, ragazzo. Non avrai mica paura che ti mangi? »

E scoppiò in una risata roca.

Idea assurda, vero, Severus?

Severus allungò un altro passo, e un altro ancora: ormai era accostato alla poltrona.

Tobias Snape un tempo era stato un uomo diverso. Un tempo era stato un uomo felice. Severus guardò suo padre, il suo volto, e cercò di recuperare dalla memoria i brandelli di quei tempi.

Che cosa era andato storto?

« Come va a scuola, figliolo? »

Figliolo – Severus sentì qualcosa, probabilmente il cuore, balzargli in petto con un rumore di assordante felicità.

Erano passati secoli da quando lo aveva chiamato così. Non per modo di dire: davvero secoli, pensò Severus, mordicchiandosi il labbro inferiore e spiando suo padre con gli occhi spalancati.

Non rispose subito. Il cuore premeva per volare fuori dalla finestra, e Severus si chiese se si trattava di paura o gioia.

Gioia, perché forse, forse, suo papà quella volta era davvero lì con lui. Sporco e puzzolente ma indubbiamente lì.

Paura perché il mostro era sempre dietro l’angolo.

Le mani che teneva dietro la schiena si torcevano. Non sapeva cosa rispondere. Non sapeva cosa voleva sentire papà.

Se non avesse risposto in fretta, papà si sarebbe arrabbiato, come faceva sempre...

Non si arrabbiava. Rimaneva lì ad aspettare la risposta, ad aspettare, con i riflessi della televisione a risplendergli negli occhi, che delineavano crudamente ogni singola linea degli occhi.

Con la coda dell’occhio, e le mani attorcigliate dietro la schiena, e il fondo bussare del cuore nel petto, Severus si rese improvvisamente conto che la televisione era muta. Le figure muovevano le bocche e si agitavano, ma nessun suono si frapponeva fra lui e suo padre. Nessuna televisione. Nessuna bottiglia.

C’era silenzio, ed erano secoli che non accadeva, e toccava a lui colmarlo.

« Bene » rispose, e desiderò non dover mentire. Ma naturalmente non poteva dire come davvero andava a scuola... o poteva?

Non poteva. Non poteva distruggere il brillio appena nato negli occhi di Tobias. Certo che non poteva.

Ma andava bene così, no?

« Qual è la tua materia preferita? »

Probabilmente gli altri papà, pensò Severus, mentre stringeva più forte il labbro fra i denti, sapevano davvero perfettamente qual era la materia preferita dei loro figli.

Probabilmente per gli altri bambini sedersi sulle ginocchia di papà era la cosa davvero più perfetta e facile di questo mondo, pensò anche, mentre spostava lo sguardo sulle ginocchia di suo padre.

« Scienze » disse, e attese il colpo. A papà non piaceva scienze. A papà non piaceva la scuola. Non piaceva quasi niente. Tranne la bottiglia.

Socchiuse gli occhi quando sentì la risata. Stava ridendo. Non sembrava arrabbiato.

Severus lo fissò a occhi socchiusi, praticamente stritolandosi le dita.

« Diventerai uno scienziato, eh? »

« Forse, papà » rispose cautamente, mordicchiandosi ora l’interno della guancia. Suo padre si passò il dorso della mano sotto il naso e fece una smorfia.

« E guarirai la gente ».

Non era una domanda, e Severus non rispose.

« La gente non vuole guarire, Severus ». Tobias guardò la televisione muta e annuì fra sé. « La gente preferisce restare com’è... anche quando è sbagliato ».

Guardò suo figlio negli occhi. Severus desiderò essere corso più veloce sulle scale.

« Se tua madre non fosse così... sbagliata... se tu non lo fossi... » mormorò, ed evidentemente ormai stava parlando solo con sé stesso.

Calò il silenzio. Severus era ancora in piedi accanto alla poltrona, tutti i muscoli in tensione. Papà guardava la televisione, perso nei suoi pensieri... che forse non erano poi così profondi, pensò Severus, quando vide gli occhi neri di suo padre scattare all’armadietto nero di sporco sotto la televisione.

Tobias si alzò pesantemente dalla poltrona e si abbassò accanto alle ante, aprendole. Il cigolio annunciò nella stanza il ritorno del vecchio, conosciuto tiranno.

La bottiglia.

Era mezza vuota, ma Severus non voleva essere lì con suo padre dopo mezza bottiglia di whisky.

« Posso andare... adesso? » sussurrò. Gli ci volle tutto il coraggio che non si fosse ancora smaterializzato per parlare. Suo padre non rispose subito. Accucciato accanto all’armadietto, sembrava fissare i riflessi verdastri che le luci della televisione producevano sul vetro della bottiglia.

Poi si raddrizzò e, con un dito sporco, premette un pulsante sulla tele. E fu l’audio e Tobias vide che era cosa buona, e Severus quasi sospirò di sollievo per l’immenso, immenso sollievo del ritorno del rumore.

« Sì » mormorò Tobias, senza voltarsi verso di lui. « E’ tardi. Vai a dormire ».

Severus esitò ancora un attimo, con la bocca aperta come se avesse voluto dire qualcosa. Ma non sapeva nemmeno lui cosa.

Grazie per non avermi mangiato.

Scusa se sono sbagliato.

Niente di tutto quello. Si voltò e corse verso le scale, in camera sua, e il rumore della televisione coprì quello dei suoi passi, così papà non si sarebbe arrabbiato perché aveva fatto rumore.

Ansimando, raggiunse camera sua e si chiuse la porta alle spalle. Le voci della tele giungevano attutite, ora.

Severus si scostò i capelli sporchi dalla faccia, e si lasciò scivolare a terra, schiena contro il muro.

Accidenti. C’erano andati così vicini, quella volta.

 

 

Note dell’Autrice:

Perché c’è stato un tempo in cui credevo che Tobias fosse puccilove (non chiedete, non fate domande, non lo so!). E forse c’è stato un tempo in cui lo è stato.

 

979, grazie, grazie mille. Lily è sempre stata il suo rifugio nella tempesta – e lo sarà per un bel po’. Grazie ancora!

Sklupin, purtroppo, temo che dovrai abituarti ai capitoli mini ^____^ Anche se, man mano che le faccende si complicheranno, diventeranno più lunghi (tu non vuoi sapere quante pagine sono quello della morte di Dumbledore... davvero. Mi sa che dovrò dividerlo in due, ma tanto ne ho di tempo!) Vedrai, alla fine, saremo sulle sedie a dondolo, rievocando la nostra giovinezza – e le nostre porkate! XD Un bacio!

Dira, ciao ^___^ Yeah, sarò molto canon, lo prometto. Non mi concederò neanche un po’ di slash (ehm, ehm. Forse un pochettino. *picchiata dalla sua coscienza*). Eh, Lily, quante gliene hai fatte passare *scuote la testa* Sto leggendo qualcosa di tuo, e sto facendo “mmm!” XD Però non so quando finirò. Dammi tempo ^___^ Un bacio!

Piccola Vero, sì, il terribilmente famoso parcogiochi ^__^ La Rowling non si è resa conto di quello che ha fatto mettendolo, eh? Compare *ovunque* XD Grazie mille, alla prossima!

Lynx, credo che il rapporto fra Severus e sua madre sia stato davvero... dio, mi trovo sempre senza parole quando ci penso. Non sappiamo nemmeno come è andato a finire. Povero Sev. L’amicizia con Lily sarà ancora più complicata *voci dalla cantina: muori, stronza rossa, muori!* XD Grazie mille. Un bacio!

Lyla, finalmente qualcuno che detesti Lily! *stringe la mano* Che ragazzina insopportabile. Non voleva poi tanto bene a Severus, eh? Stronza! Ehr, ok, mi sto facendo prendere la mano *per sfogarsi, mitraglia di freccette la faccia di Lily sul muro* Naturalmente, il punto di vista sarà solo di Severus (con forse rarissime eccezioni), quindi niente del mio odio per la ragazzina petulante trasparirà. Credo *grins* Grazie mille, ancora una volta. Un bacio!

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Capitolo V

 

« Dov’è papà? »

Eileen Snape alzò gli occhi su di lui. Erano neri e bui, e quello destro portava un cerchio violaceo vicino al sopracciglio.

« E’ uscito » disse, ricominciando a rammendare una vecchia camicia. Severus la guardò, dondolandosi sui talloni nervosamente.

« Quando torna? »

Eileen distolse nuovamente lo sguardo dal lavoro. Sul suo viso – scavato e pallido – c’era un cipiglio pensieroso e serio. Quello che Severus era abituato a vedere quando suo padre non era in casa e lei non doveva per forza tenere gli occhi bassi.

« Tardi » mormorò. Severus la guardò: la mamma era sempre così indecifrabile. Cosa voleva dire quel “tardi”? Era un “mai” mascherato? Aprì bocca per chiederlo, ma all’ultimo secondo una nuova domanda gli sorse.

« Posso uscire? »

La sua voce suonò esile e insicura, e Severus si morse il labbro aspettandosi il no di sua madre. Non lo faceva mai uscire quando papà non c’era. E se papà fosse tornato e avesse voluto vederlo e lui non fosse stato in casa?

A papà non sarebbe piaciuto.

Per la terza volta, Eileen guardò suo figlio, e nella penombra fresca dell’inizio estate sembrava ancora più pallida e malata.

Severus sapeva che sua mamma era malata. C’erano giorni in cui non si muoveva dal letto, e si trascinava fuori solo per preparare il pranzo. Era nei giorni in cui Tobias scompariva totalmente, portando con sé la sua rabbia per una moglie malata e un figlio malato quanto lei.

« Dove vuoi andare? »

Ah, bella domanda. Severus guardò sua mamma chiedendosi cosa potesse dirle. Esitò, poi rispose:

« Al parco ».

« E’ lontano ».

Sì, abbastanza lontano, mamma!

Severus si morsicò la lingua e non disse nulla. Eileen alzò un sopracciglio, e l’ombra di un sorriso si fece largo sul suo volto.

« Hai conosciuto qualcuno? »

Severus chinò il capo. Non si poteva nascondere niente alla mamma.

« E’ una bambina? »

« Si chiama Lily » disse velocemente Severus, cercando con tutta la forza di volontà dei suoi dieci anni di non arrossire.

« E di cognome? »

Severus scrollò le spalle.

« Non lo so. Non gliel’ ho mai chiesto » borbottò. Beh, tecnicamente non era una bugia, vero? Non glielo aveva mai chiesto. Che non la conoscesse nel senso canonico della parola, era vero. Ma non era quello che sua mamma gli aveva chiesto.

Ciò non di meno, Severus sfregò la punta rovinata di una scarpa contro le piastrelle grigie del pavimento. Poteva sentire lo sguardo della mamma su di sé.

Il pensiero che non lo avrebbe lasciato andare gli torceva le viscere.

« Tornerai a casa per cena? »

Severus alzò di scatto la testa e la guardò. Sua mamma era tornata al cucito.

« Sì, mamma » sussurrò, prima che lei cambiasse idea.

« Allora puoi andare, Sev ».

Lo disse senza guardarlo, e c’era qualcosa di doloroso in quelle parole, ma Severus non ci fece caso. Era già scattato verso la porta, era già fuori, sulla strada dove non c’era ombra a ripararlo dal sole impietoso.

Cominciò a correre, i lembi della giacca troppo grande che gli sventolavano attorno alla vita, lasciandosi indietro la sua casa cupa e opprimente, lasciandosi indietro sua mamma, che lavorava in silenzio nella penombra della cucina, sola.

I piedi gli bruciavano per l’attrito delle scarpe sull’asfalto, mentre attraversava di corsa la strada, e man mano che si avvicinava al parco i marciapiedi si facevano più puliti, le case più rispettabili, e l’ombra scura della ciminiera si allontanava.

Severus si fermò a riprendere fiato, doverosamente nascosto dietro una siepe ben curata, quando ormai mancavano solo un centinaio di metri al parco. Con una mano sul petto magro, si sporse per vedere se Lily e sua sorella fossero già lì. Aveva imparato che, a quanto pareva, spendevano alle altalene ogni pomeriggio, e contava davvero che fosse così per il resto dell’estate.

Erano lì. Ma non erano sole. C’era anche una donna dai capelli rossi, seduta su una panchina lì vicino. Doveva essere la madre, pensò Severus, guardando la scena a distanza di sicurezza.

Lei era su un’altalena, ovviamente. Severus la scrutò da lontano, senza osare avvicinarsi. Poteva vederla dondolarsi aggraziata, su e giù, su e giù... ed era davvero il suo elemento naturale, pensò. Come andava su e giù, su e...

Lily saltò.

Severus non ebbe nemmeno il tempo di gridare, solo quello di trattenere il fiato, mentre guardava Lily volare – letteralmente - nell’aria. Sentì la voce della mamma di Lily che gridava qualcosa, e lo strillo di Petunia, sull’altra altalena, ma non poté badarci.

Lily non stava cadendo. Lily stava atterrando, e con perfetto aplomb le sue scarpe si posarono al suolo, mentre lei teneva le braccia aperte e faceva un inchino, ridendo.

Sua mamma sembrava davvero arrabbiata, perché Lily smise di ridere e assunse un’aria colpevole, e Severus non avrebbe distolto gli occhi da quel viso per nulla al mondo.

Nessuno poteva fare un volo del genere e non sbucciarsi nemmeno le ginocchia. Nessuno normale.

La soluzione a quel vibrarsi nell’aria era una sola, e Severus la sapeva.

Sorrise fra sé, guardando ammaliato la bambina che ora si dondolava pigramente sull’altalena, sotto lo sguardo attento della madre e quello della sorella.

A quanto pareva, non era solo.

 

Note dell’Autrice:

Eccoci qua ^_______^ Miei amati lettori, ho un mal di testa lacerante e mi sto imbottendo di simpatiche pillole ascoltando All those yestarday dei Pearl Jam (*Don’t you think you oughtta rest?*), quindi mi sollevo da qualsiasi responsabilità per ciò che scriverò nel rispondere ai vostri commenti ù___ù

E grazie mille per averli fatti, questi commenti. Un abbraccio anche i lurker, che se no si sentono meno importanti XD

Domandina: se sposto la pubblicazione a domenica, vi secca? Devo tenere dietro a ritmi di lavoro piuttosto impegnativi, e preferirei spostare gli aggiornamenti per non dover trovarmi, prima o poi, a saltarne uno (mi perdonerete, in questo caso, vero? *occhioni*).

Emme, tesorah XD Non pensavo che Tobias fosse santo... ma, boh, c’avevo questo fetish su Tobias. Non chiedermi perché, mi ispirava da morire. E poi, dai, Severus è pur sempre frutto dei suoi lombi ù_ù XD Un po’ di merito anche a Tobias, che cavolo. Un abbraccio! (Non un bacio o ti attacco dieci malattie diverse XD)

979, sono felice che ti sia piaciuto il capitolo scorso. In questo ho deciso di concentrarmi di più su Eileen, un altro personaggio un po’ trascurato ç__ç Povera donna. Grazie mille!

Dira, grazie mille, sono felice ti abbia convinto. Sono tutti missing moments, e spero che trasmettano un po’ della situazione di Severus. Sto leggendo qualcosa di tuo, e sono interessata XD Solo che la vita reale mi sta uccidendo, quindi devi avere pazienza... ^^” Un abbraccio!

Sklupin, hai detto benissimo su Tobias ù__ù La paura di quelli che amava lo ha trasformato in una maniera terribile. E la Row non ci ha mai detto niente! Perché lui e Eileen si sono sposati? Cosa è cambiato nella loro vita? The world may never know. Su, dai, per quello della morte di Albus... mmm, si posizione nella parte sesta di questa storia, credo, quindi sì, ci metteremo un po’! XD Un abbraccio!

Piccola Vero, grazie per le frasi di Cappuccetto Rosso ^__^ Il nostro povero Snape è solo all’inizio... non ha avuto vita facile ç__ç Grazie mille per i complimenti *//*

Pirate, ciao! Ti spiace se abbrevio il nick? ^^” Mi fanno male le dita XD Sono felice che ti sia piaciuto il  capitolo scorso. Credo che Tobias avesse bisogno di almeno un chap a suo favore – o quasi U_U Spero che continuerai a seguirmi! Grazie!

Lynx, sono felice che Cappuccetto Rosso sia piaciuto ^__^ Tobias è davvero “lupo”, non si capisce mai che scatto potrà avere. Yeah, il legame fra Scienze è proprio con Pozioni XD What else, per Severus? Sono molto fiera della sua intelligenza matematica. Grazie mille!

Lewis, grazie, sono felice che ti sia piaciuto il capitolo: era un po’ critico da scrivere. Grazie mille per avermi segnalato la frase della mia Beta ^^” Mea culpa, mea maxima culpa. Non lascio *mai* le frasi, né mie né delle mie Beta, nei capitoli, quindi se ne vedi qualcuno dimmela ^__^ Mi era sfuggita. Grazie mille!

Pudentilla, ciao! Benvenuta in questa fic ^:^ Sono felice che ti abbia colpita – e, no, non c’è nessuno che non sia innamorata di lui. Perché Snape è ammmore *Snape la Avada Kedavrizza* Ah-ehm. È un lavoro difficile, colmare i missing moments, ma mi ci voglio provare. Grazie mille per i complimenti! (Toglimi una curiosità, da dove viene il tuo nick? ^^)

 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


 

L’estate era quasi finita. L’erba era secca e il terreno duro sotto le sue scarpe da ginnastica. Iniziavano ad andargli strette, quelle scarpe.

Ma il sole insisteva ancora a battere, forte e luminoso, sopra i loro tetti, e quando Severus svoltò l’angolo, era sicuro che l’avrebbe trovata lì.

Infatti c’era. C’era anche sua sorella, ma sua sorella non era niente di importante.

Per un attimo, Severus rimase nascosto dietro il muretto di cemento che per quasi due mesi lo aveva visto accucciarsi a guardare le due ragazzine, indeciso se avvicinarsi o meno.

Sapeva che alla fine si sarebbe avvicinato, come aveva fatto per tutti i giorni precedenti. 

Giorni durante i quali era sgusciato, col passo felpato di chi è abituato a nascondersi, dietro quel solito cespuglio, come stava scivolando ora.

Giorni durante i quali, come una spia, ne aveva osservato ogni mossa di Lily, come stava facendo ora, sedendosi dietro i rami riparatori – e ancora pieni di fiori - del cespuglio, all’ombra e al sicuro. Tendendo l’orecchio a ogni risata, bevendo ogni gridolino.

Lily amava dondolarsi, questo aveva scoperto. Amava andare in altalena, ma non come facevano tutti. Si tendeva verso il cielo come una rondine, e ogni volta sembrava avvicinarsi un po’ di più alle nuvole, proprio come stava facendo ora... Severus la guardò ammaliato, mentre la voce della sorella, Petunia, si udiva solo come uno sgradevole sottofondo:

« Lily, non farlo! »

Lily lo fece. Si lanciò in aria, e Severus sentì il suo cuore perdere un minuscolo battito – perché era così pericoloso, ma era anche così bella, mentre rideva.

I capelli rossi venivano sollevati in aria, come un’aureola, e il verde dei suoi occhi sembrava sfavillare al sole. Severus seguì a bocca aperta il volo della bambina, finché le scarpe di Lily non toccarono terra, come in un passo di danza mentre lei ancora rideva.

« La mamma ti ha detto di non farlo! »

Petunia fermò bruscamente la sua altalena e saltò in piedi, guardando severamente Lily. Severus ignorò la sorella maggiore, la sua attenzione concentrata tutta su Lily. Stava ancora ridendo. La sua risata sembrava togliere colore al cielo.

« Ma non mi sono fatta niente. Tunia, guarda. Guarda cosa so fare ».

Mentre Petunia si guardava intorno, Severus vide Lily avvicinarsi al cespuglio dietro cui era nascosto, e per un istante senza rumore temette (o desiderò) che lo avesse scoperto, ma poi tutto quello che Lily fece fu chinarsi a raccogliere un fiore.

Lily tenne il fiore sul suo palmo aperto, e Severus, quasi senza fiato, vide i petali chiudersi e aprirsi, come se stessero eseguendo più inchini a un pubblico invisibile.

È bellissimo, pensò Severus, prima di guardare il viso di Lily. Lei era bellissima, mentre guardava la sua opera, gli occhi sfavillanti.

Fu la voce di Petunia a rompere la magia:

« Smettila! »

Perché? sarebbe stata la risposta adeguata che Severus avrebbe dato, ma Lily disse solo: « Mica ti fa male », e gettò il fiore a terra.

Troppo buona, pensò Severus, guardando il bocciolo che giaceva a terra, inanimato e prossimo alla morte. 

« Non è giusto » disse Petunia.

Sì che lo è, pensò Severus.

« Come fai? »

« È ovvio, no? » Severus si rese conto solo un attimo dopo che era stato lui a parlare. Era in piedi, e non si ricordava nemmeno come ci era arrivato, così come non sentì l’urletto di Petunia che si allontanava.

Tutta la sua attenzione era concentrata su Lily.

Si sentì arrossire improvvisamente, un calore che veniva dal collo e che gli invadeva tutto il viso. Non si era mai sentito più consapevole di sé stesso come in quel momento; di sé stesso, e delle sua ridicolaggine.

Ma lei era lì. Lei non era scappata al vederlo.

« Che cosa è ovvio? » chiese.

Era la prima volta che gli rivolgeva parola. Severus guardò la sorella maggiore; era lontana, vicino alle altalene. Tornò a guardare Lily.

Stava per dirglielo. Si sentiva la lingua impastata.

« Io so cosa sei » disse sottovoce.

« Cioè? »

« Tu sei... sei una strega ».

Tutto si aspettava da lei, tranne che lo guardasse storto; il verde dei suoi occhi fu coperto da un’ombra.

« Non è una cosa carina da dire! »

Il cuore di Severus perse un colpo quando la vide allontanarsi da lui, verso la sorella. Ci mise un attimo a capire come dovevano essere suonate le sue parole alle orecchie di Lily.

« No! » esclamò, rincorrendole. Sentiva ancora il rossore bruciargli le guance, e faceva troppo caldo, anche se era ormai la fine di Agosto. Ma sarebbe morto piuttosto che togliersi quel cappotto, anche se era troppo grande.

Si sentiva già ridicolo abbastanza.

Si fermò davanti alle due sorelle. Ignorò Petunia, ma vedere quello sguardo di sprezzo negli occhioni di Lily gli spezzò qualcosa all’altezza del petto.

« Lo sei » disse, guardando solo Lily. « Sei una strega ». Le parole dopo gli vennero fuori senza neanche pensarci, o pensare allo Statuto di Segretezza, o a cosa sarebbe successo aver ammesso tutto. « È un po’ che ti tengo d’occhio. Ma non c’è niente di male ». A meno che tu non ascolti mio papà. « Anche mia mamma è una strega, e io sono un mago ».

Lo aveva detto. Rimase lì, in piedi davanti lei, ad aspettare il suo verdetto, sentendo che il suo cuore non avrebbe mai smesso di battere così veloce.

E poi ci fu la risata di Petunia, alta e sprezzante. E sollevata.

« Un mago! Io so benissimo chi sei. Sei il figlio degli Snape! » Si voltò verso Lily, e Severus strinse il labbro fra i denti. Questo Lily non avrebbe dovuto saperlo. Questo non era bene che lei sapesse. « Abitano giù a Spinner’s End, vicino al fiume ». Severus voleva scomparire. Come faceva la ragazzina a saperlo?

« Perché ci stavi spiando? » Petunia aveva parlato rivolgendosi a lui. Severus la guardò risentito, mentre si sentiva addosso lo sguardo di Lily, e questo non faceva che aumentare il calore all’interno del cappotto.

« Non vi stavo spiando. Non te, comunque » disse, guardandola da capo a piedi. Quella bambina non era niente che avrebbe mai potuto interessarlo.« Tu sei una Babbana ».

Provò un piccolo moto di gioia nel dire quelle parole, ma andò in frantumi quando Petunia esclamò immediatamente: « Lily, su, andiamo via! »

Severus si voltò alla svelta verso Lily, ma tutto ciò che ricevette dalla bambina più piccola fu uno sguardo storto.

E in un attimo, Petunia la stava già guidando fuori dal parco giochi.

Severus rimase senza fiato, senza nemmeno capire come potesse essere successo. Non doveva andare così. Non così. Aveva aspettato per settimane, mesi, di trovare il coraggio o la stupidità di uscire fuori, e adesso che era successo tutto si era bruciato nel giro di qualche minuto.

Lei stava andando via.

Petunia la stava portando via.

Incapace di fare o dire alcunché, Severus rimase lì, fermo in piedi nel mezzo del parco giochi, a guardarle allontanarsi mentre un amaro sapore gli invadeva la bocca.

Note dell’Autrice:

Mi dispiace immensamente, ma oggi non riesco a rispondere ai vostri bellissimi commenti. La vita reale mi sta ingoiando.

Ringrazio davvero chi ha messo la storia fra i Preferiti o le Seguite, e un grande abbraccio puccioso (XD) ai miei fedeli commentatori: Sklupin, Neragufetta, Lyla, WeirdSister (oddio, grazie, grazie, grazie *_*), Lady Lynx, Piccola Vero, Geilie. Alla prossima! <3

 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


 

Non pensava davvero che lei sarebbe mai tornata lì. Perché avrebbe dovuto? Sapeva che lui era nel parco; conosceva il suo nascondiglio. E probabilmente ormai, a un giorno di distanza dalla sua stupida entrata trionfale, quell’antipatica di sua sorella Petunia aveva già avuto modo di raccontarle tutte le voci che giravano su di lui.

Che era strano; che era figlio di strani; che non era una buona compagnia. Che sua mamma era una strega, ma nel senso Babbano nella parola... e Severus detestava che si dessero alle parole significati sbagliati.

Erano così belle, le parole. Così giuste. Accarezzò con un dito la pagina del libro che stava leggendo. Né sua mamma né tanto meno suo papà sapevano che l’aveva preso, ma Severus aveva imparato presto che quello era... come dicevano alla tele... un prestito a maggior gloria della scienza.

Un prestito. Severus sorrise e sfiorò ancora la lettera “L” con cui iniziava il capitolo.

*L’Amortentia è una pozione che produce...*

Belle, le parole. Silenziose abbastanza da non sbagliare mai, non scherzavano e non sfottevano e si aprivano soltanto a quelli che sapevano farle aprire.

Forse la stessa cosa funzionava coi bambini, ma...

« Che cosa leggi? »

Severus sobbalzò e il libro cadde a terra. Fu Lily a raccoglierlo, sotto il suo sguardo stupefatto e intimorito.

« Che cosa leggi? » ripeté Lily, e si morse il piccolo labbro inferiore tentando di decifrare la scritta sulla copertina. Infine alzò su Severus i grandi occhi verdi.

« È latino? » chiese, e gli tese il libro. Severus lo prese con cautela. Le loro dita si sfiorarono.

« Sì » rispose Severus. « Significa “Sulle Pozioni Più Potenti” (1) ».

« Pozioni? » Gli occhi verdi si spalancarono ancora un po’. Severus annuì.

« Pozioni. Non mi credi, vero? » aggiunse, stringendo gli occhi. « Tua sorella... »

« Non devi stare a sentire Petunia, è sempre un po’ arrabbiata ». Lily sorrise. « Mi... mi dispiace per ieri. Non volevo andare via ».

« Ma l’ hai fatto » disse Severus. Strinse un po’ di più il libro e le labbra. Lily fece un sorrisino a mo’ di scusa.

« Ma adesso Tunia non sa che sono qui » aggiunse.

« Oh » disse Severus. Non riusciva a credere alle proprie orecchie. Era un po’ troppo bello perché capitasse a lui. « Quindi tu... vuoi restare? »

« Beh, la mamma dice sempre di tornare per le sette, però adesso sono solo le quattro, quindi sì ». Lily fece un sorriso un po’ incerto. « Se vuoi » aggiunse.

« Sì! » esclamò Severus, forse un po’ troppo velocemente. Sentì le guance imporporarsi. « Anche i miei mi lasciano fuori... cioè... »

Oh, i suoi genitori non erano proprio un bell’argomento, e Severus credette che le guance gli sarebbero andate a fuoco. Lily, o non vide, o fece finta di non vedere.

« Posso vederlo? » chiese, indicando il libro. « Sono davvero pozioni? » aggiunse. Severus esitò un attimo, poi glielo passò.

« Certo. Certo che sono pozioni. Difficili, anche ».

Lily sfogliò qualche pagina, poi alzò su di lui lo sguardo. Si stava ancora mordicchiando il labbro.

« Quindi... quello che hai detto ieri... non era uno scherzo? Era tutto vero? Sei *davvero* un mago? »

Severus si passò una mano fra i capelli, tirandoseli nervosamente dietro le orecchie.

« Beh, non ancora » ammise a malincuore. « Fra qualche anno, dopo che avrò studiato a Hogwarts... »

« Dove? »

« Hogwarts » ripeté Severus, prima di ricordarsi che lei non sapeva niente. E lui doveva istruirla. Proprio come se io fossi un libro, pensò Severus, e poi disse: « È la scuola di maghi e streghe, sai. La migliore al mondo ».

« Sul serio? »

« Sul serio » confermò Severus.

« E dov’è? » chiese Lily avidamente. Stava sfogliando il libro e i suoi occhi guizzavano da un lato all’altro della pagina. Severus osservò con un certo orgoglio che non sembrava intimidita da certe immagini brutte e raccapriccianti.

« Se vuoi te lo spiego » propose. « Ma non qui ». Si guardò intorno. Il parco era deserto, ma lui non si fidava. « Potrebbe arrivare chiunque. Conosco un posto segreto » aggiunse.

Lily lo stava guardando.

Severus esitò un attimo, poi aggiunse, con tutto il suo coraggio: « Vuoi vedere? »

Lily abbassò lo sguardo sul libro, poi lo chiuse e sfiorò le lettere dorate della copertina. Infine, alzò gli occhi su Severus.

« Ok » disse.

 

 

 

(1) Si tratta, appunto, di “De Potentissimis Potionibus”

 

 

Note dell’Autrice:

Prima di tutto, questo piccolo capitolo lo voglio dedicare a gelb_augen, per il suo compleanno! Tantissimi auguri, carissima! <3

Poi, un ringraziamento ai lettori, lurker o meno XD E a tutti, un grande augurio di buone feste!

 

Sklupin, grazie, sono così felice che ti sia piaciuto il capitolo scorso *//* Ho sempre paura di toccare dove mamma Row ha già fatto. *offre fazzoletto* Grazie, grazie mille. Buona settimana e buone feste! (P.S. Ti è arrivata la mia mail? ^___^)

Gelb, BUON COMPLEANNO! Ecco, ora l’ ho scritto anche qui (ti ho appena mandato la mail, caVA). Grazie, meglio addirittura di un Pensatoio? XD *blush* Naturalmente, non è ancora “Snape” come noi lo conosciamo, ma sto facendo del mio meglio per farlo diventare gradualmente l’uomo che noi tutti conosciamo e amiamo. Grazie mille, e ancora tantissimi auguri!

979, grazie! Anche a me dispiace che la Row abbia dedicato così poco spazio a Snape (le sue battute si contano sulle dita di una mano... sigh), ma per quello ci sono io, adesso XD Grazie mille!

Piccola Vero, grazie, grazie mille *///* Ci saranno tutti i ricordi di Snape, nascosti nella fic, ai momenti giusti, ovviamente. Grazie ancora, buone feste!

Lady Lynx, penso che Severus si vergognasse da morire della camicia che porta sotto. Mi sembra di averlo letto nel capitolo... se non ricordo male *si perplime* Povero bimbo. Grazie mille per i complimenti! A domenica prossima, e buon Natale!

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


La scuola era iniziata; l’ultimo anno lì, per lui. L’ultimo anno prima di andare a Hogwarts; prima di entrare nella sua famiglia. Quella vera.

Ma era diverso, quell’anno. Quando finiva i compiti si precipitava nel parco, sotto lo sguardo quieto di sua madre e quello assente di suo padre.

Correva, e arrivava ansimante in quello che era il loro posto segreto. Solo il loro. Nessun altro poteva entrare.

Petunia era fuori.

Mamma e papà erano fuori.

L’intero mondo era fuori...

Severus sorrise appena nella verde penombra degli alberi, a gambe incrociate sull’erba, senza perdersi una mossa di Lily, che agitava un rametto nell’aria come se fosse stata una bacchetta.

Prima o poi la porto a vedere la bacchetta di mia mamma, pensò Severus. Le faccio vedere quello che so fare. Trasformare tazze in ranocchi... Io le farò vedere la magia.

Sussultò appena quando Lily si sporse verso di lui all’improvviso. Aveva lasciato cadere il rametto e ora lo guardava seria. La sua voce suonò un po’ incerta e preoccupata nell’aria autunnale.

« È vero, no? Non è uno scherzo? Petunia dice che mi racconti delle bugie. Dice che Hogwarts non esiste. È proprio vero? »

Severus guardò dritto in quegli occhi stupefacentemente verdi. Aspettavano una risposta – da lui.

« È vero per noi. Non per lei » sottolineò, mentre Lily lo guardava a occhi sgranati. « Ma noi riceveremo la lettera, io e te ».

Io e te. Non lei. Dimenticatela.

« Sul serio? » mormorò Lily.

« Certo » rispose Severus, incrollabile. Certo. Certo. Avrebbero ricevuto la lettera, sia lei che lui, e sarebbero andati a Hogwarts. Lontani da tutti, lontani dai problemi.

« È arriverà davvero con un gufo? »

« Di solito. Ma tu sei figlia di Babbani, quindi dovrà venire qualcuno dalla scuola a spiegarlo ai tuoi genitori ». Lo disse orgoglioso di quello che sapeva, ma la successiva domanda di Lily lo spiazzò.

« È diverso se si è figli di Babbani? »

Esitò, improvvisamente. Lasciò correre gli occhi sul suo viso, pallido e curioso e in attesa, sui suoi capelli rossi.

Diverso?

Dipende.

« No. Non è diverso ».

Mentre Lily sospirava e diceva: « Meno male », sollevata, Severus deglutì. Sembrava che qualcosa di grosso e scomodo gli fosse stato tolto dallo stomaco... ma ne rimaneva l’ombra sulle sue spalle.

Giravano voci, sui figli di Babbani...

« Tu hai un sacco di magia » disse all’improvviso, cercando di scrollarsi di dosso la brutta sensazione. « L’ ho visto. Ti guardavo sempre... »

Si fermò. Il suo sguardo fu catturato dal modo in cui i capelli di Lily si disperdevano sull’erba, mentre lei si sdraiava, guardando il cielo.

Severus era certo di aver già visto quella scena; in un quadro, forse. O in una storia che sua madre gli raccontava sempre, seduta vicino al suo letto.

La belle dame sans merci. (1)

« Come vanno le cose a casa tua? »

La voce di Lily giunse all’improvviso e lo strappò ai suoi pensieri. Corrugò la fronte.

« Bene » disse, sperando che lei cogliesse l’invito a non fare altre domande. Lily non lo colse.

« Non litigano più? »

« Oh, sì, litigano » rispose Severus. Strappò un pugno di foglie e iniziò a sbriciolarle. Certo che litigavano. Era una costante. « Ma fra poco me ne andrò » aggiunse, guardando i pezzettini di foglie che cadevano nell’erba.

« A tuo papà non piace la magia? »

« Non gli piace praticamente niente » rispose Severus, alzando gli occhi su di lei. Non voleva parlarne. No.

« Severus ».

Severus non poté impedirselo. Quando lei disse il suo nome, sorrise. I suoi genitori, lo spettro di suo padre tornarono a essere lontani. Fuori da quel luogo.

Fuori dalla magia.

« Sì? »

« Parlami ancora dei Dissennatori ».

Severus si morse leggermente un labbro.

« Perché? »

« Se uso la magia fuori dalla scuola... »

« Non ti danno ai Dissennatori per questo! » Severus quasi rise. « I Dissennatori sono per chi fa cose veramente brutte. Sono le guardie della prigione magica, Azkaban. Tu non puoi finire ad Azkaban, sei troppo... »

Si interruppe e sentì le guance arrossire. Abbassando lo sguardo, riprese a concentrarsi sullo strappare foglie.

Stupido, si disse piano, ma un attimo dopo ci fu un fruscio e Severus, voltandosi di scatto, vide Petunia. Aveva l’aria di chi è terrorizzato a morte.

« Tunia! » esclamò Lily, ma Severus non la sentì mentre balzava in piedi.

« Chi è adesso che spia? » disse, guardandola storto. Si sentiva scoperto e anche oltraggiato. Quello era un luogo segreto. Petunia non era ammessa – nessuno lo era. « Che cosa vuoi? »

Vide Petunia boccheggiare; poté vedere i suoi occhi pallidi vagare intorno, come se fosse senza parole.

« Che cos’è che hai addosso? La camicetta di tua mamma? »

Severus sentì le guance avvampare per la seconda volta in pochi istanti. Non pensò, non si mosse; semplicemente, lasciò agire.

Il ramo si ruppe con un secco crac, e Severus affascinato lo guardò cadere, colpire quella spia di Petunia sulla spalla.

Sentì appena il grido di Lily mentre Petunia fuggiva in lacrime.

Era senza fiato. Aveva già fatto magie a casa... ma quello era di più.

Posso far loro del male, se voglio... (2)

« Sei stato tu? » La domanda di Lily lo colse di sorpresa.

« No » ansimò. Era una bugia, e lo sapeva bene. Aveva fatto cadere un ramo. Non era come accendere o spegnere le luci, era stato molto di più – ma Petunia se l’era meritato, non era vero?

« Sì, invece! » Lily indietreggiò e Severus avrebbe voluto afferrarle un braccio per impedirle di scappare. « Sei stato tu! Lei hai fatto male! »

« No... » ripeté Severus, « no, non sono stato io... »

Ma Lily non era più lì a sentire le sue scuse. Era corsa via. Severus rimase fermo a guardare la sua chioma rossa che si allontanava come una macchia di fuoco.

Sentiva il cuore battere a velocità mai sentite. Ad occhi spalancati, tornò a guardare il ramo. Era caduto perché lui aveva voluto fare del male a Petunia.

Ma Petunia se l’era meritato. Lily non aveva capito – era un posto loro, quello.

Petunia aveva rovinato tutto. Aveva contaminato il loro luogo segreto.

« Merlino, se odio le spie » mormorò, guardando l’albero dietro cui Petunia si era nascosta. Ma gliel’avrebbe fatta pagare, in un modo o nell’altro.

Non gli era sfuggita l’occhiata di desiderio che aveva Petunia nello sguardo. Voleva essere come loro.

Era solo una stupida Babbana, e voleva essere come loro. Come loro... ah!

Severus rimase a lungo a guardare l’impronta che il piccolo corpo di Lily aveva lasciato nell’erba, poi, quando in lontananza una chiesa suonò le sei del pomeriggio, cominciò a correre verso casa.

Era in ritardo. Suo padre si sarebbe sicuramente arrabbiato.

 

 

(1) “La belle dame sans merci” è una ballata di John Keats in cui una bellissima donna fa prigionieri tutti i cavalieri che la incontrano. Ho scelto questa ballata perché non posso fare mai a meno di pensare a Severus e Lily quando guardo il quadro dipinto da Dicksee su questa poesia.

(2) È la frase che Tom Ridde disse a Albus Dumbledore, nell’orfanotrofio.

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Capitolo 9
*** Capitolo IX - Prima Parte ***


Capitolo non betato perché anch’io e Emme abbiamo una vita social- ehr, per motivi tecnici XD

 

Capitolo 9 – Parte prima.

 

« Che cosa fai qua? »

Severus alzò lo sguardo da terra. Lily era in piedi davanti a lui, e lo stava guardando. Sembrava vagamente accigliata. Il vento le muoveva i capelli.

Severus si diede una spinta leggerissima sull’altalena.

« Aspettavo te. Mi pare ovvio, no? »

Il labbro inferiore di Lily era ancora imbronciato. Severus si morse l’interno della guancia, senza staccare gli occhi da quelli verdi di lei.

« Hai fatto male a Tunia » disse infine Lily, dopo un lungo silenzio. C’era qualcosa di vagamente recriminante nella sua voce. Severus si tolse nervosamente una ciocca di capelli dagli occhi e diede un altro colpetto con le scarpe, dondolando in avanti, fino quasi a sfiorare Lily. Lei non si spostò di un millimetro.

L’altalena lo mandò indietro, e poi ancora avanti, e quando ancora una volta fu a pochi centimetri da Lily,  Severus saltò giù. Erano quasi naso a naso, e lui era solo di poco più alto di lei.

« Tua sorella mi ha offeso » disse, con una smorfia.

Erano davvero vicinissimi. Abbastanza vicini perché Severus potesse vedere tutte le sfumature degli occhi di lei, e come le sue pupille si allargavano o stringevano, mentre il sole compariva e spariva da dietro le nuvole grigie.

« Le hai fatto paura » si lamentò Lily. « E anche a me » aggiunse, imbronciata. Severus si portò di nuovo i capelli dietro l’orecchio.

« Non l’ ho fatto apposta » disse, nervoso. Si allontanò di qualche passo da lei e solo quando fu di nuovo vicino all’altalena si voltò e disse: « Mi dispiace ».

Non ricordava di averlo mai detto, nei suoi dieci anni di vita, a qualcun altro che non fosse sua madre.

“Mi dispiace, mamma”, quando papà spariva urlando fuori di casa, e solo loro rimanevano in casa. Con Lily era tutta un’altra cosa, e Severus lo disse con un misto di malavoglia e sincerità.

Non gli dispiaceva affatto d’aver spaventato Petunia. Era quello che aveva voluto, con tutte le sue forze. Ma Lily non avrebbe dovuto esserne colpita. In nessun modo, mai. Non era nelle sue intenzioni.

« Davvero? » chiese Lily sospettosa. Per la terza volta, Severus si portò i capelli indietro. Non gli avevano mai dato fastidio come in quel momento. Di solito, erano una tranquilla barriera da cui spiare il mondo, i compagni, le maestre. Lì, gli impedivano di vedere ogni gioco dei raggi del sole sulle guance di Lily.

E il modo in cui lei lo guardava.

« Sì » disse. « Scusa. Io... cercherò di non farlo più ».

Il nodo che stringeva il cuore di Severus da due giorni a quella parte si sciolse quando Lily sorrise, e, anche se il sole era andato di nuovo a nascondersi dietro le nubi, l’intero parco parve risplendere. Severus pensò che non avrebbe mai potuto dimenticare il modo in cui sorrideva.

Avrebbe dovuto chiedere scusa più spesso, se quello era il risultato.

« Ok » disse semplicemente Lily. Sembrava parecchio più rilassata. Si sedette sull’altalena e cominciò a dondolarsi.

« Ok? » ripeté Severus, guardandola con una traccia d’ansia. Lei sorrise e aumentò la velocità.

« Sì, ok » disse, allegra. « Tu mi stai simpatico, e mi spieghi un sacco di cose... e poi tutti gli altri bambini si comportano da piccoli. Tu no » aggiunse. Severus la guardò mentre lei diminuiva il ritmo, fino quasi a fermarsi, e riprendeva: « È che... insomma, non pensavo si potessero fare cose del genere. Non sembrava molto... » Lo guardò dubbiosa. Era evidente che la rottura del ramo l’aveva molto colpita.

Severus si ficcò le mani nelle tasche dei jeans troppo grandi che gli cascavano attorno alle gambe magre.

« Beh, a volte... quando si è arrabbiati... si perde un po’ il controllo » disse, guardando il cielo. « Capita anche ai Babbani, no? » aggiunse, con un pizzico di amarezza.

« I Babbani non hanno la magia » puntualizzò Lily. « E comunque, non capita spesso, no? » Lo guardava con gli occhi spalancati. « Intendo dire, non l’ hai fatto proprio di proposito ».

Severus si voltò a guardarla. Lei lo fissava. Sembrava preoccupata, ora. Molto preoccupata, come quando gli aveva chiesto dei Dissennatori.

« Mi stai chiedendo se esistono maghi cattivi? » disse Severus, molto lentamente. Mentre Lily annuiva, Severus si accigliò.

Pensava alla Gazzetta del Profeta, che la mamma nascondeva sotto il suo letto così papà non l’avrebbe scoperta. Pensava alle sparizioni che si leggevano sui giornali, alle allusioni sempre meno velate, ai sussurri di una paura senza nome (1).

Pensava all’uomo che un giorno era venuto a trovare la mamma – e le aveva detto di stare attenta. Solo che quel giorno Severus era stato mandato in camera sua, e la mamma e il vecchio dai capelli e gli occhi neri avevano parlato a lungo. Soprattutto l’uomo, che alla fine era sparito senza aver bisogno di uscire dalla porta.

Pensava al fatto che per qualche tempo sua madre era sembrata sul punto di fare le valige e andarsene, accennando al fatto di fuggire da qualche parte perché “le cose non si mettono bene, Severus”.

Pensava all’albero dei Prince che una volta la mamma gli aveva mostrato, quando gli aveva spiegato che prendeva il nome da uno zio materno che lui non aveva mai conosciuto. Pensava a come fosse possibile che mai, mai nessun parente aveva bussato alla loro porta. E lui sapeva il perché.

Aveva sposato un Babbano.

« Severus? »

Severus si voltò di scatto verso di lei. Si rese conto solo in quel momento che era rimasto in silenzio troppo a lungo.

« Tutto ok? » Lily lo guardava preoccupata. Severus si tolse i capelli dagli occhi.

« Sì » tagliò corto. « Pensavo ».

« Ai maghi malvagi? » domandò Lily, perspicace. Severus scrollò le spalle.

« Anche ».

« Vuol dire che ce ne sono? Di maghi che non usano la magia nel modo giusto? »

« Esiste un modo giusto e uno sbagliato? » chiese Severus, passandosi una mano fra i capelli.

Ricordava dove aveva letto quella frase, e quanto gli fosse piaciuta. Era uno degli articoli che erano stati segnati sulla Gazzetta del Profeta. Teneva il ritaglio in un cassetto. Ogni tanto, di notte, lo rileggeva. « Lascia perdere » aggiunse, quando Lily aprì bocca per ribattere. « È una cosa... un po’ lunga ».

« Severus, che cosa stai dicendo? »

Il cielo mandò un ruggito profondo. Severus contrasse le sopracciglia. Sulle sua fronte si formò una piccola ruga verticale.

« Te ne parlo un’altra volta. Sta per piovere ».

Lily alzò la testa per guardare il cielo, e Severus rimase fermo, appoggiato a uno dei pali delle altalene, a guardare la cascata di capelli rossi della bambina. Sembravano l’unica macchia di colore nel mondo grigio che si preparava alla tempesta.

« È vero » disse Lily, e in quel mentre una prima goccia di pioggia cadde nella polvere, con un tonfo pesante.

« Devo tornare a casa » disse Severus.

« È lontano, vero? »

Severus alzò le spalle.

« No, io... »

« Perché non vieni a casa mia? »

Severus ci mise qualche attimo a capire che cosa Lily avesse detto. Si voltò a guardarla. Gli sembravano le parole più ospitali che qualcuno gli avesse mai detto.

« A casa tua? » ripeté.

« Sì ». Lily sorrise mentre altre gocce cominciavano a infrangersi per terra. « Intanto che piove. È vicinissima... »

« Lo so » disse Severus, rendendosi conto un attimo dopo del passo falso, quando le sopracciglia di Lily si alzarono. « Tua sorella non vorrà » aggiunse velocemente. Lily rise e saltò giù dall’altalena mentre la pioggia si faceva più insistente.

« Tunia è via, e comunque non è lei a dirmi che cosa fare o no. Mamma ne sarà felice, è un pezzo che vuole conoscerti... su, vieni » esclamò, prendendolo per un braccio. A Severus non rimase che farsi trascinare via, e cominciarono a correre quando la pioggia iniziò a scrosciare violenta e un altro tuono scosse il cielo.

Severus si era raramente sentito così felice.

 

 

 

(1) Da “Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien

 

 

Note dell’Autrice:

Buon anno, cultori di Snape! Possa portarvi infinite dosi di angst! *_________* Perché no angst, no party.

Anyway, questa è la prima parte del capitolo nove. La seconda parte, domenica prossima. Per chi vuole sapere quando, finalmente, i pargoli andranno a Hogwarts, direi ancora un paio di capitoli. Portate pazienza. Mi ripropongo di scrivere la vita di Severus, e Merlino sa che quell’uomo era peggio di un cubo di rubik in quanto a complicatezza, quindi mi ci vuole un po’ per delinearlo. Ritengo che l’infanzia sia un momento importantissimo, perché qua ci sono le radici per quello che Severus diverrà: un figo pazzesc – ehm, un uomo molto coraggioso.

Buon 2010, e non dimenticate che fra qualche giorno è il compleanno del nostro Mangiamorte/spia/professore preferito!

 

 

Alida, ciao! È un vero piacere ritrovarti anche qua. Vedo che condividiamo la passione per le altalene ;) E l’odio per i bulli (e purtroppo parlo per esperienza personale. Chi scrive è stata una ragazzina timida, impacciata e tremendamente saccente, quindi...) Grazie mille per i complimenti, e un abbraccio!

Neragufetta, ehi ;) Non sei l’unica a conoscere a memoria le parti del libro e quelle no, anche se io lo faccio per questioni di “lavoro”: rileggere quel capitolo mi strappa sempre il cuore dal petto. Hai fatto bene a chiedermi di Hogwarts, perché mi stavo dimenticando di mettere nelle note qualcosina al riguardo ;) Essendo una raccolta molto lunga, devo tenere gli eventi sotto controllo. Ancora buon anno!

Lynx, il mio pc sembra arrancare un po’, ma ce la posso fare XD Sì, l’episodio precedente era già stato descritto dalla Row, e nel prossimo vedremo ancora una scena anticipata. Spero che il carattere di Severus stia cominciando a delinearsi come lo conosciamo; le critiche sono sempre accette, lo sai. Conto molto su voi lettori per raddrizzare la storia. Un bacio, e buon anno!

Sklupin, *blush* Come al solito non so come ringraziarti. Il fatto che la Row abbia già scritto qualcosa è insieme un aiuto e un ostacolo, dato che scatta sempre il terrore di non riuscire a farcela, ma con commenti gentili come il tuo andrò ovunque *_* Buon anno, e un bacio!

Severus T Snape, *__________________* Devo commentare il tuo nick? Basta se ti dico che ti amo? Nemmeno io sopporto Petunia, ma immagino che Lily le volesse bene: era sua sorella ed erano entrambe molto piccole, a quell’età la famiglia è estremamente importante. Grazie mille per i complimenti, sono commossa... e un plauso ancora per il nick!

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Capitolo 10
*** Capitolo IX - Parte seconda ***


 

Capitolo 9 – Parte seconda

 

La casa di Lily era come una specie di palazzo; una specie di palazzo incantato e lontano, pensò Severus, dai problemi che aveva casa sua.

Si pulì accuratamente i piedi sullo zerbino, pensando che anche casa sua avrebbe dovuto averne uno. Lily non aveva smesso un attimo di chiacchierare; Severus alzò gli occhi sulla bambina pallida dalle guance arrossate che apriva la porta, e un attimo dopo Lily gli afferrò un braccio e lo trascinò in casa, chiudendo dietro di sé la porta.

« Lily? » La voce di donna giungeva da non troppo distante. « Sei tu, tesoro? »

« Sì » rispose la bambina, e nello stesso istante comparve sulla soglia del soggiorno un’alta signora con uno straccio in mano. Fece per aprire bocca, poi vide Severus e le sopracciglia rosse si aggrottarono.

Severus la squadrò da capo a piedi, e decise che Lily doveva aver ereditato da sua madre i capelli fulvi e gli occhi verdi, che in quel momento lo stavano guardando.

« Mamma » disse Lily, interrompendo l’attimo di silenzio, « lui è Severus ».

Il sorriso della signora Evans fu istantaneo, ma Severus rimase fermo mentre lei si avvicinava.

« Ah, così sei tu Severus. Sono felice di conoscerti, Lily mi parla sempre di te ».

« Davvero » mormorò Severus, ma così piano che probabilmente nessuno nella stanza lo udì. « È un piacere conoscerla, signora » disse poi, a voce più alta. Non si era ancora mosso.

Non era sicuro che la signora Evans gli piacesse. D’altra parte, erano ben pochi gli adulti che aveva conosciuto che gli piacessero, e la madre di Lily mandava un senso di...

Babbana.

La sua mente gli venne in soccorso con quell’unica parola, e Severus, gettando un veloce sguardo alla televisione, all’aspirapolvere in un angolo, e agli apparecchi elettronici che intravedeva dalla porta aperta della cucina, sapeva che era il termine giusto.

Babbana.

Non c’era una singola cosa che non fosse Babbana, lì dentro.

« Vieni, Sev, ti faccio vedere camera mia » stava dicendo Lily, e un attimo dopo Severus si sentì preso per un polso. Lily lo condusse a una rampa di scale. Severus non si perse un dettaglio della casa.

Alle pareti erano appese fotografie che non si muovevano della famiglia Evans. Compariva il quartetto in montagna, al mare, a pesca – con quello che doveva essere il signor Evans intento a evitare che Lily scivolasse in un fiume sassoso.

Severus, salendo, fece scorrere una mano sulla ringhiera di legno lucido. Sembravano una famiglia felice. Di certo, in tutte le foto che aveva visto fino a quel momento, non c’era segno di acredine fra Lily e Petunia, che pareva aver ereditato tutto dal padre.

« Dov’è tuo padre? » chiese Severus, all’improvviso. Lily alzò le spalle.

« Al lavoro. Torna sempre tardi ». 

Severus strinse le labbra, e stava per aggiungere qualcosa, ma non ne ebbe il tempo.

Lily aprì una porta e lo fece entrare, sorridendo.

« Allora? » chiese Lily quando Severus si trovò al centro della stanza. Nella sua voce allegra sembrava esserci una nota d’ansia. « Ti piace? »

Severus guardò la camera di Lily, la trapunta colorata sul letto, i libri (sembrava esserci l’intera raccolta di Roald Dahl) sulle mensole, i girasoli sul davanzale. 

« È bellissima » disse, sincero. Lily sorrise e si buttò sul letto.

« Grazie. Pensi che ci staranno tutte le cose di scuola, quando andremo a Hogwarts? » I suoi occhi spaziarono verso il soffitto. « Dove metterò il gufo? Chissà se i miei me lo faranno tenere... »

« Sono sicuro di sì » disse Severus, distrattamente, mentre guardava i titoli dei libri. Erano tutti per bambini.

Sfiorò la copertina delle Cronache di Narnia con aria assente. La pioggia batteva sulle finestre, ma con il sole doveva essere una stanza luminosa e allegra. Come la bambina che ci abitava.

Si voltò verso di lei.

« Tua sorella è via, hai detto? » chiese, scrutandola. Lily annuì.

« Con le sue amiche ». Roteò gli occhi e le labbra di Severus si incurvarono. « Fa tanto la grande, sai » continuò Lily, e fece una smorfia. « E poi, da quando... » Si fermò.

Le labbra di Severus erano ancora ferme, in un sogghigno accennato.

« Io non le piaccio » disse, guardando Lily. Lei si morse l’interno della guancia.

« Penso di no » disse cautamente. Severus alzò gli occhi al cielo.

« “Pensi” di no? Andiamo, non sono mica cieco » disse. Non si sentiva offeso – compiaciuto, semmai. « Per la cronaca, neanche lei mi piace » aggiunse. Lily si imbronciò, ma Severus precedette ogni sua protesta.

« Fammi vedere la sua camera ».

Lily spalancò gli occhi.

« Cosa? Non vuole che io entri in camera sua, Sev ».

Severus sogghignò. 

« Non toccheremo niente. Voglio solo vedere se è bella come questa ».

Lily abbozzò un sorriso.

« Beh, dipende se ti piacciono i cantanti, gli attori e le soap opera ».

« No, no e ancora no. Dai, fammi vedere ».

Lily sembrò un po’ incerta, poi si alzò.

« Solo due minuti, Sev. Se torna e ci trova dentro mi ammazza ».

« Non glielo permetterò » disse Severus. Lily sorrideva uscendo dalla sua stanza; quella di Petunia, scoprì Severus, era praticamente di fronte nel corridoio.

Lily sembrava stranamente furtiva nell’abbassare la maniglia, e Severus scivolò dietro di lei nella camera di Petunia.

La sua prima reazione fu di storcere il naso. Grandi poster tappezzavano le pareti, non c’erano affatto tanti libri quanti nella stanza di Lily, e un ordine innaturale regnava su ogni cosa.

Severus fece un paio di passi sul tappeto scuro. Lily rimaneva sulla soglia, guardando di tanto in tanto fuori dalla porta.

Severus raggiunse la scrivania e si voltò a sorriderle.

« Come volevasi dimostrare ».

« E che cosa volevi dimostrare? » chiese Lily, raggiungendolo alla scrivania. Severus scrollò le spalle.

« Che preferisco i tuoi gusti. Qui c’è troppo... »

« ...ordine? » lo precedette Lily, ridacchiando. « Io glielo dico sempre che è una fissata ».

« Già » disse Severus. « Ordine ».

Ma non era quella la parola che aveva avuto sulla punta della lingua. Ciò che aveva voluto dire era “roba Babbana”.

C’era una radio in un angolo, c’era un phone abbandonato sul letto ben rifatto, e tutti quei poster parlavano di serie televisive... Babbane.

Nulla di magico, o vagamente strano, sembrava esserci in quella stanza. Una camera normale, per una bambina normale.

« Non c’è nulla di interessante, qui » disse. « Andiam... » Si interruppe all’improvviso, e corrugò le sopracciglia.

C’era una lettera in cima all’ordinata pila di libri scolastici. Severus la prese senza nemmeno pensarci. Sentiva su di sé lo sguardo di Lily.

« Cosa fai, Severus? Non credo che... »

« È una lettera per Hogwarts » la interruppe Severus, senza ascoltarla. Questo zittì Lily.

Severus la scorse velocemente, vergata in una grafia larga e dispersiva.

« Cosa dice? » chiese Lily.

« Caro signor Preside... » cominciò Severus, strascicando le parole. Aveva finito di leggerla e provava una specie di sottile gioia. Non era qualcosa che si era aspettato... e tuttavia avrebbe dovuto. Petunia era invidiosa.

« Passamela » disse Lily, e Severus gliela passò, osservando con piacere il modo in cui gli occhi verdi di Lily si spalancarono.

« Ma » disse Lily, quando ebbe finito. « È una richiesta per andare a Hogwarts ». Sembrava molto sorpresa.

Severus annuì.

« Già, è così. Forse, dopotutto » sorrise « non le facciamo tanto schifo ».

Lily corrugò le sopracciglia.

« Severus... »

« È invidiosa » disse Severus. Prese la lettera e la rimise con attenzione nello stesso posto in cui l’aveva trovata, sulla pila di libro, e fece caso che fosse inclinata nello stesso modo. « Dai, usciamo... ne parliamo dopo ».

Lily annuì e in un attimo furono fuori dalla stanza. Prima di chiudere la porta, Severus si accertò che fosse tutto come Petunia l’aveva lasciato. Così sembrava.

Chiuse la porta e si voltò verso Lily.

Osservò il modo in cui si mordicchiava il labbro inferiore.

« Invidiosa? » ripeté, come se fosse impossibile. Severus sorrise.

« Già ».

 

 

 

Note dell’Autrice:

La suddetta autrice è ancora una volta in fuga, quindi si limiterà a ringraziare con tutto il cuore le persone meravigliose che hanno recensito. Vi prego di perdonarmi per questa mia scortesia. Risponderò a tutti i commenti appena la mia vita me lo permetterà ç____ç

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


« Severus ».
C’era un sussurro nella sua testa.
« Severus ».
Qualcuno lo scuoteva per una spalla. Severus ponderò l’idea di far finta di non essersi svegliato. Il sogno che stava facendo sarebbe continuato?
Probabilmente no.
Peccato.
Severus Snape aprì gli occhi. Il viso di sua madre era pallido contro le tenebre che riempivano la sua camera.
« Mamma? »
Eileen sorrise leggermente e si sedette accanto a lui, sul letto.
Severus la scrutò.
« Che ore sono? »
« Le tre del mattino ».
Severus si rizzò a sedere di scatto. Per un attimo rimase a guardare il viso pallido e provato di sua madre, le sue spalle curvate e i capelli raccolti in una coda trascurata.
Il modo in cui i suoi occhi non scintillavano.
« Le tre del mattino » ripeté lentamente infine. Fece passare un attimo di silenzio prima di dire, in un sussurro:« Stiamo scappando, mamma? »
Sua madre non rispose subito. Alzò una mano e gli portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Severus non si mosse.
Lei era l’unica persona che non gli dava fastidio quando lo toccava.
Anche se, Lily...
« No, tesoro, non stiamo fuggendo. Non ancora » aggiunse, in un mormorio così basso, così nascosto che a Severus sembrò di esserselo immaginato. Sua madre alzò gli occhi su di lui e gli tese una lettera. Nell’altra mano teneva la bacchetta accesa, e la portò più avanti perché Severus potesse leggere.
Severus prese la lettera. Era pesante, in una carta giallastra e... e portava il timbro di Hogwarts, un simbolo uguale a quello che Severus aveva visto sopra i vecchi vestiti della mamma, o sui suoi libri quando di notte li prendeva di nascosto.
« Hogwarts? » disse, a metà fra una domanda, un’affermazione e un silenzio. Sua madre si limitò a sorridere.
« E’ arrivata stamattina. Ma non potevo dartela di fronte a tuo padre, così... » La sua voce, già esile, svanì. Severus si morse il labbro, guardando la scritta verde smeraldo.

Signor S. Snape
Seconda stanza sulla destra, primo piano
13, Spinner’s End
Yorkshire (1)

Alzò lo sguardo su sua madre. Lo guardava con un lieve sorriso, e gli fece un cenno con la testa.
Severus guardò la lettera.
Aveva sempre saputo che sarebbe arrivata. Lo aveva sempre saputo. Ma averla in mano era diverso, averla in mano dava una sensazione di euforia e gioia e, solo nascostamente, terrore per il futuro.
Averla in mano significava che se ne sarebbe andato. Lontano, molto lontano, dove papà non avrebbe potuto seguirlo.
Lily sarebbe stata con lui.
Sarebbe iniziato qualcosa di nuovo
Aprì la lettera.

SCUOLA DI MAGIA E DI STREGONERIA DI HOGWARTS
Preside: Albus Dumbledore

(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confederazione Internazionale dei Maghi)

Caro signor Snape,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi,
Minerva McGonagall,
Vicepreside

Severus rimase a fissare la lettera per un minuto. Pensando.
Domani avrebbe incontrato Lily. Sicuramente anche lei aveva ricevuto la lettera. I suoi sarebbero stati di sicuro sconvolti, e Petunia... ah, la faccia di Petunia! Severus non se la sarebbe persa per nulla al mondo.
E Lily... sarebbe stata felice, e Severus non poteva perdersi neanche quello.
« Severus? » lo chiamò sua madre. Severus alzò lo sguardo dalla lettera, ma non smise di tenerla fra le dita come se fosse la più preziosa, la più fragile cosa al mondo.
Teneva fra le mani la felicità. Lontano, molto lontano da lì. 
« Dobbiamo scrivere la lettera di conferma » disse, e la sua voce tremava solo un po’. Eileen sorrise.
Tornando a guardare i fogli che teneva in mano, anche le labbra di Severus si curvarono. 


(1) Perchè “Yorkshire”? Perché sono maniacale. La Rowling non ha mai dato nessuna indicazione su dove in effetti Snape abbia vissuto, ma mi sono documentata su parecchi siti inglesi, e ci sono diversi indizi che portano a dire che sia dello Yorkshire.
(2) La lettera ricalca ovviamente quella ricevuta da Harry Potter, nel primo libro.

 

Note dell’Autrice:

Non so voi, ma io mi sono piuttosto emozionata a scrivere per la prima volta in questa raccolta il nome di Dumbledore *___* XD

Un grande abbraccio alla mia Beta, Emme, che è in convalescenza ç__ç Tesoro, mi manchi ç__ç

Severus, (lol, adoro il tuo nick, ma mi sa che te l’ho già detto XD) sono felice che il capitolo scorso ti sia tanto piaciuto! Grazie mille!

 

 

 

 

 

 

Tico Sarah, ciao! Perdonami se non ho risposto al tuo commento la volta scorsa ç__ç Grazie mille per i tuoi complimenti! Siamo assolutamente d’accordo su Snape XD E’ il migliore! Un bacio, grazie!

Alida, mia opinione personale: Lily ha sacrificato la sua intelligenza a favore del suo buon cuore, ecco perché non è finita a Serpeverde XD Ma io sono di parte, eh. Lily aveva un lato Serpeverde, si vede da come entra nella camera di Petunia XD Grazie mille per la tua solidarietà. Un bacio!

Dira, non temere, la RL inghiotte tutti XD Sono felice che questa raccolta continui a piacerti. Grazie mille! Un bacio!

Sklupin, l’acidità non è un problema, per me XD Grazie mille per esserci sempre, mi fa sentire bene. Grazie, grazie mille per il tuo sostegno. Un grande bacio!

Lyla, uao *_* Grazie per aver recensito tutti i capitoli! Sono felice che ti siano piaciuti, specie quello della scoperta della lettera: non sono mai molto sicura quando si tratta di Petunia ^^” E sappi che mi sono sempre chiesta anch’io come volesse spedirgli la lettera XD Ma immagino che Dumbledore abbia anche un indirizzo di posta Babbana, conoscendolo! Un bacio!

Lynx, già, è terribile sapere che tutto questo amore finirà per rovinargli la vita ç__ç Colpa di mamma Row! *punta il dito* Grazie mille per il tuo commento! Un bacio!


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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Severus non aveva tenuto un calendario; non aveva fatto un conto alla rovescia tracciando una barra sui numeri man mano che passavano; non aveva saltellato per la casa in preda all’euforia.

Ma silenziosamente, nella sua mente, aveva cominciato a segnare quel giorno come il giorno. E ogni ora che passava lo aveva avvicinato sempre di più a quel giorno, e dietro le sue labbra chiuse e la sua cortina di capelli, Severus sorrideva in continuazione.

L’unica a sapere dei suoi sorrisi era Lily. Ma Lily non era lì, la mattina del primo settembre, a sedere con lui nel soggiorno, in attesa che il litigio dei suoi genitori, al piano di sopra, cessasse.

« Se solo tu mi avessi dato ascolto quando te l’ ho detto... »

Sua madre, questa. Eileen Prince. Ma il resto delle parole – in una voce lacrimosa e insieme arrabbiata - fu coperto da una voce profonda come un tuono.

Severus non chiuse neanche gli occhi. Si limitò a chinare un po’ di più la testa, guardando le assi grigie del pavimento fra le sue gambe.

L’immagine di suo padre che gridava contro sua madre era ancora nitida. Era scappato di sotto. Non abbastanza veloce da non vedere l’uomo alzare una mano, o da non sentire il singhiozzo di sua madre.

« ...e tu quanto lui! Non sei altro che una... »

Un pezzo di frase lo raggiunse.

Sulla fronte di Severus si formò una leggera linea verticale. Ma ignorare le grida era diventato sempre più facile, negli anni. E specie negli ultimi mesi.

Le voci venivano esiliate lontane, lontane. Oltre la barriera dei sensi, e Severus sapeva che non lo avrebbero più disturbato, mentre si ripeteva distrattamente che di lì a qualche ora sarebbe stato sul treno.

« Non puoi negare la sua natura... »

« Allora negherò lui! »

E io negherò te, fu il pensiero di Severus, così istintivo e spontaneo che andò perso un attimo dopo. E l’attimo dopo ancora, ci furono precipitosi passi sulle scale, e il tutto avvenne così velocemente che Severus avrebbe sempre fatto fatica a ricordare come precisamente successe.

La porta delle scale si spalancò e sua madre ne uscì di fretta – quasi di corsa. Severus scattò in piedi nell’attimo in cui si accorse che sua madre era, in realtà, in fuga.

E mentre la voce di suo padre (« Torna immediatamente qui! ») e i suoi passi pesanti si faceva udire, Eileen afferrò il braccio magro di Severus, e nell’altra mano prese la piccola valigia di suo figlio.

« Che cosa... » cominciò Severus, ma sua madre lo interruppe. Ansimava appena, e disse solo:

« Severus, non lasciare la mia mano. D’accordo? » aggiunse, con urgenza. « Non lasciare la mia mano! »

Severus annuì. Il cuore gli rimbombava nel petto come una campana impazzita, e Severus sapeva che, qualsiasi cosa stesse accadendo, gli avrebbe cambiato la vita.

Nel momento in cui lo pensava – questo cambierà tutto – suo padre comparve sulla soglia della porta. Severus ebbe solo un attimo di tempo per vederlo, prima di sentirsi comprimere nell’aria, e, anche se lo avrebbe rivisto ancora, non avrebbe mai pensato a Tobias Snape in un modo diverso da come lo vide in quel momento, con i capelli lunghi e sporchi che si incollavano alla faccia e il petto ansimante.

Poi, quando aprì un’altra volta gli occhi, l’aria era piena di fumo; centinaia di bambini si muovevano al seguito dei loro genitori, che portavano carrelli e trascinavano valige.

Severus sentì un piccolo colpo al cuore quando si rese conto di essere atterrato al Binario Nove e Tre Quarti – e quello davanti a lui, rosso e sbuffante, era l’Espresso per Hogwarts.

I versi di gufi, gatti e rospi si confondevano con le voci degli studenti che chiacchieravano. Severus cercò di riprendere fiato dopo la Smaterializzazione Congiunta: non era la prima volta che sua madre la usava, e forse non era solo per quella che era quasi senza respiro, mentre cercava di cogliere tutto con un solo sguardo, ogni stranezza che non veniva additata né derisa, ogni segno di magia che era normale, non vista come un segno del demonio.

Strizzò gli occhi, cercando di vedere qualcosa attraverso il fumo e i corpi che si spintonavano. La sensazione di affollamento non gli piaceva, né gli piaceva la folla, così viva e turbinosa; ma era magica. Per istinto, si portò un po’ più vicino a sua madre, curvando le spalle. Sapere che stava per lasciare per sempre la merda di quella città Babbana lo rassicurava; Hogwarts sarebbe stata ben diversa.

, nessuno dei suoi poteri lo avrebbe fatto passare per qualcosa di strano. Non là. Saperlo era come se una calda coperta gli fosse gettata sulle spalle, e oltre il trambusto e il vapore, Severus sentì qualcosa di familiare nell’essere lì. Pronto ad andarsene.

Alzò lo sguardo su sua madre: era cupa e non lo guardò. Amareggiato, Severus distolse gli occhi, cercando di penetrare la nebbia alla ricerca di Lily.

Era sicuramente lì da qualche parte. Chissà se aveva avuto problemi ad attraversare la barriera... chissà se era emozionata quanto lui, che si sentiva il cuore pronto a uscirgli dal petto, lì, nell’aria che pareva crepitare di magia e altre, magnifiche possibilità.

E poi la vide. Era insieme alla sua famiglia. Severus ignorò i signori Evans per concentrarsi su di lei. Aveva fatto un passo avanti per andare a salutarla, ma tornò indietro, vicino a sua madre.

Perché con Lily c’era Petunia.

Tuttavia, Lily lo vide e gli fece un cenno di saluto con un sorriso enorme e gioioso. Severus le sorrise di rimando, e per un attimo pensò – sperò – che Lily venisse da lui, ma poi Lily volse la testa verso sua sorella.

Severus era abbastanza vicino per sentire che stavano litigando.

« ...credi che io voglia essere un... un mostro? »

Gli occhi verdi di Lily si riempirono di lacrime, e Severus strinse i pugni.

« Io non sono un mostro. È una cosa orribile da dire ».

« È là che state andando » continuò Petunia, e Severus strinse le labbra. Babbani. Tutti uguali, quella Petunia quanto suo padre, e non avrebbero mai, mai capito...

« Non pensavi che fosse una scuola per mostri quando hai scritto al Preside per supplicarlo di ammetterti ».

Severus avrebbe riso. Lily sarebbe sicuramente finita a Serpeverde. Quello era un colpo veramente ben piazzato, e vedere le guance di Petunia diventare rosse non aveva prezzo.

« Supplicare? Io non l’ ho supplicato! »

« Ho letto la sua risposta » disse Lily, e Severus sorrise fra sé, guardando il profilo dolce del viso di Lily. « Era molto gentile ».

« Non dovevi... Era una cosa personale... come hai potuto...? »

Lily lo guardò – solo un’occhiata veloce, quasi spaventata per quello che stava facendo. Ma fu sufficiente, per Petunia.

« L’ha trovata quel ragazzo! Siete entrati di nascosto in camera mia! »

« No... non di nascosto... Severus ha visto quella busta e non poteva credere che una Babbana avesse preso contatti con Hogwarts, tutto qui! »

Severus ricordava perfettamente quando erano entrati per la seconda volta in camera di Petunia. Solo per vedere; non pensava che davvero avrebbe ricevuto risposta, ma così era stato. C’era stato il sigillo di Hogwarts sulla busta, e non aveva saputo resistere.

Non poteva davvero credere che Albus Dumbledore si fosse speso a dare una risposta a un capriccio di quella Babbana.

« Mostro! » urlò Petunia, e anche se la sua accusa andò persa nel vociare comune, Severus la udì; alzò lo sguardo in tempo per vedere Petunia correre verso i signori Evans, e gli occhi di Lily, spalancati.

Tentò di catturare il suo sguardo, ma Lily andò lentamente verso sua madre; le sue spalle erano abbassate, e Severus poteva vedere la delusione sul suo viso.

Rimase a guardarla per ancora un attimo, prima che la mano di sua madre si posasse sulla sua spalla. Sussultò; si era quasi dimenticata che fosse lì. Si voltò a guardarla.

Non gli era mai parsa così magra e provata. Si chiese se fosse malata.

Si chiese se sarebbe mai guarita.

« Sono quasi le undici, Severus » disse piano. Lo sguardo di Severus corse al grosso orologio della stazione. Mancavano solo pochi minuti. Di lì a poco ci sarebbe stata una rivoluzione. Anche se nessuno se ne sarebbe accorto, a parte lui, ci sarebbe stata.

Il pensiero gli strinse la gola. Annuì.

« Ti porto la valigia sul treno » disse sua madre, e prese la valigia invece che la sua mano, e così Severus si diresse dietro di lei verso il treno rosso e antico, che sembrava un modellino ingrandito di quelli elettrici che Severus aveva spesso visto alla pubblicità.

Sua madre usò la bacchetta per mettere la valigia sul treno, anche se non era poi così pesante. Poi si voltò verso Severus. Sorrideva.

« Mi scriverai, vero, Sev? Puoi usare uno dei gufi della scuola ».

Severus guardò gli scalini che portavano alla carrozza del treno, poi tornò a guardare sua madre.

« Certo, mamma ».

Lei lo abbracciò, e anche se fu breve, e anche se non fu morbido, fu stretto e in un qualche modo profumato, e Severus lo avrebbe a lungo ricordato come uno dei suoi ultimi abbracci con sua madre.

Non gli disse nulla come “Fa’ il bravo” (era sempre stato un bambino silenzioso) né “Impegnati” (amava davvero leggere), ma gli sussurrò all’orecchio:

« Diventa grande ».

Poi il treno fischiò per la prima volta e le braccia magre e spigolose di Eileen lo lasciarono; Severus balzò sul treno con tutta l’agilità scattante dei suoi undici anni, e si voltò un’ultima volta verso sua madre. Stava ancora sorridendo; Severus le sorrise di rimando, anche se non un sorriso convinto.

Poi le porte del treno si chiusero sferragliando e il treno partì, e Severus con lui.

 

 

Note dell’Autrice:

Se il capitolo non è betato è solo colpa mia ç___ç

Ma intanto loro vanno a Hogwarts, e io non sto nella pelle! XD (Ok, lo so che non è normale, dato che so già come finisce, ma sono comunque emozionata XD *prende le sue pillole*).

Grazie a tutti (per aver seguito anche oggi il delirio).

 

Lyla, sarebbe da Albus avere un indirizzo Babbano XD Sì, purtroppo questi sono i pochi momenti di felicità di Severus ç__ç L’angst si avvicina! Grazie mille per avermi segnalato gli errori ;) Colpa mia! Un bacio, alla prossima! (BWAH, a domani, cioè XD)

Pudentilla, ciao, eccoti di nuovo ^___^ Sono felice che anche gli altri capitoli ti siano piaciuti (ehm, credo. Non sono sicura di aver capito cosa significava “confusione di emozioni”: vomito? Odio? Nausea profonda? XD). Ho messo Roald Dahl perché anch’io lo leggevo sempre da piccola XD E’ il mio mito! Grazie mille ancora! (Davvero era la moglie di Apuleio? LOL XD)

Lady Lynx, ah, il contatto con Albus, lo aspetto anch’io XD *li slasha* Ah-ehm, dicevamo? Sono felice che ti siano piaciuti *//* Grazie mille! Lavora alla tua raccolta, che anch’io non vedo l’ora di vedere il contatto Snape-Dumbledore nella tua! *lolla* Un bacio!

Alida, grazie, sono felice di avere la tua approvazione *///* Grazie mille! Alla prossima!

Sklupin, whiskey alla mia salute ç__ç Sono commossa! *si soffia il naso e versa altro whiskey* Grazie mille. Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto tanto; e sono felice di avere una lettrice come te *hugga* Un bacio, a domani!

Severus, scusa, ma io continuo a sogghignare quando vedo il tuo nick XD Grazie per tutti questi complimenti *///* Alla prossima!

Piccola Vero, addirittura? *blush* Grazie mille! Un bacio!

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


Severus rimase al finestrino fino a che la figura esile e curva di sua madre non fu sparita. Qualcosa come un mordace senso di vuoto gli stringeva il cuore, unito ad un indefinito senso di gioia, lontane prospettive, un futuro che si avvicinava tanto che poteva toccarlo con mano.
Per un altro attimo solo attese, fermo, immobile, che il treno avesse un guasto, e lo riportasse da dove era appena scappato.
Il treno non si fermò; continuò a correre sui binari, veloce e rumoroso. Severus voltò le spalle al finestrino.
Ora che stava viaggiando verso Hogwarts, i suoi vestiti Babbani non erano mai parsi così stretti, scomodi e umilianti, come un residuo di Spinner’s End che gli si appigliasse con tutte le sue forze.
Si strattonò una manica, cominciando a cercare un posto dove cambiarsi. Dopo avrebbe cercato Lily; prima doveva liberarsi di quelle orrende appendici.
Si precipitò nel primo scompartimento vuoto che trovò, trascinandosi dietro la sua valigia leggera e sdrucita agli angoli.
Quando la veste nera di Hogwarts sostituì la camicia e i jeans ruvidi, Severus si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
Si precipitò fuori dallo scompartimento, alla ricerca di Lily. Avevano cose di cui parlare, pensò, correndo lungo i corridoi del treno e gettando sguardi ovunque. Avevano cose di cui chiacchierare, e Severus non aveva ancora finito di spiegarle le speciali protezioni che impedivano ai Babbani di...
Lily era rannicchiata su un sedile, il viso contro il finestrino, e Severus non l’avrebbe notata se non fosse stato per gli inconfondibili capelli rossi.
Superando senza degnarli di un’occhiata i due ragazzi che occupavano gli altri posti, Severus entrò e si sedette davanti a lei.
Una crepa serpeggiò nella sua felicità quando tutto ciò che ottenne da lei fu un’occhiata veloce. Attorno ai suoi occhi c’erano segni rossi di pianto.
Severus deglutì a stento, ma prima che potesse parlare Lily lo anticipò.
« Non voglio parlare con te » mormorò. La sua voce era roca. Severus corrugò le sopracciglia.
« Perché? »
« Tunia mi... mi odia. Perché abbiamo letto la lettera di Dumbledore » fu la risposta, e Lily tirò su col naso. Severus si maledì per non avere con sé un fazzoletto. Le sue sopracciglia scure rimasero contratte.
« E allora? » chiese, impaziente. Lo sguardo che Lily gli diede fu addirittura peggio di quello di prima: era disapprovante.
« Allora è mia sorella! »
« È solo una... » cominciò Severus, e poi si morse la lingua. Parlare sull’onda dell’irritazione non lo avrebbe portato a niente.
E non voleva litigare. Non in quel momento, mentre stavano andando a Hogwarts – e Petunia e tutti gli altri erano alle loro spalle, figure in lontananza che sbiadivano sempre di più, insignificanti puntini nell’orizzonte alle loro spalle.
« Ma ci stiamo andando! » esclamò, e fu una vera sorpresa sentire che quella vibrazione di felicità che si sentiva dentro era giunta fino alla voce. « Ci siamo! Stiamo andando a Hogwarts! »
Lily si stropicciò gli occhi e un sorriso le incurvò gli angoli della bocca. Severus si rilassò un poco sul sedile.
Aveva sorriso. Era tutto a posto. Non importava la lettera di Dumbledore, né tutto il resto. Avevano altro a cui pensare.
« Speriamo che tu sia una Serpeverde » disse, ma Lily non ebbe il tempo di rispondere; qualcuno la precedette.
« Serpeverde? Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e tu? »
Severus si voltò di scatto. A parlare era stato uno dei due ragazzini stravaccati sui sedili. Aveva capelli neri e spettinati, occhi castani e un’aria di molle abbandono.
Sorrideva all’altro di fronte a lui, ma quello non lo ricambiò.
« Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde » rispose, cupo. Severus lo scrutò: lunghi capelli neri, aria aristocratica.
Non gli ricordava nessuno, ma non faceva fatica a credere che tutti fossero finiti a Serpeverde. C’era un che di arrogante sulle sue labbra.
« Oh, cavolo. E dire che mi sembravi un tipo a posto ».
Il primo ragazzino, pensò Severus, sembrava piuttosto un’idiota. Quello con l’aria arrogante sogghignò.
« Forse io andrò contro la tradizione » disse, e Severus ridimensionò immediatamente i suoi pensieri su di lui, mentre quello aggiungeva: « Dove vorresti finire, se potessi scegliere? »
« “Grifondoro... culla dei coraggiosi di cuore!” Come mio padre » disse quello dall’aria idiota, e confermò la breve idea che Severus si era fatto di lui alzando uno spadone invisibile.
Per Snape fu impossibile evitarsi uno sbuffo beffardo. Subito, il ragazzo si voltò verso di lui.
« Qualcosa che non va? »
« No » disse Severus. Un piccolo ghigno contraeva le sue labbra. « Se preferisci i muscoli al cervello... »
« E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due? »
Era stato l’altro a parlare. Severus si voltò verso di lui, ma prima che potesse rispondergli Lily intervenne.
« Andiamo, Severus, cerchiamo un altro scompartimento ».
Si alzò e si diresse verso la porta. Severus la seguì a denti stretti mentre i due ragazzini le facevano il verso. Fu costretto a saltare lo sgambetto di uno dei due, e, prima che la porta si chiudesse, sentì qualcuno dire:
« Ci si vede, Snivellus! »
La porta dello scompartimento sbatté, e Severus e Lily si trovarono in mezzo al corridoio affollato.
« Perché non siamo rimasti? » disse Snape, aspro, guardando la porta. Lily si sistemò una ciocca dietro l’orecchio.
« Perché sono due idioti, Sev, mi pare ovvio. Non perdiamo tempo con loro, dai... » Lo trascinò verso un altro scompartimento. Severus si lasciò trainare, dopo un’ultima occhiata cupa alla porta.
« Li conosci? » domandò poi. « Sai i loro nomi? »
« Sì » disse Lily distrattamente, mentre cercava dei posti liberi. « Li ho sentiti presentarsi prima. Sono James Potter e Sirius Black, o qualcosa del genere ».
« Black era quello sulla destra? » chiese Severus cupo, mentre nozioni sulla famiglia Black – pazzia congenita, Magia Oscura – gli tornavano alla mente dai trafiletti del Profeta.
« No, quello era Potter... dai, che ci pensi a fare? » aggiunse Lily, entrando in uno scompartimento e prendendo posto. « Andiamo a Hogwarts, no? »
Severus sedette davanti a lei con un sorrisetto.
« Già, sì » disse, cercando di togliersi dalla mente il gusto amaro del loro breve incontro. Con un po’ di fortuna, quei due sarebbero finiti a Grifondoro e non li avrebbe più incontrati.
Fece una smorfia pensando all’ultima parola che aveva sentito. Snivellus. Come se...
« Severus » disse Lily. Snape distolse lo sguardo dal finestrino.
« Cosa? »
« Ti stavo parlando della mia bacchetta ». Lily sorrise facendola passare fra le mani. « Non stai ancora pensando a quelli, vero? » aggiunse, accigliandosi appena. Severus scosse la testa.
« No. Cosa mi stavi dicendo della bacchetta? »
Non la ascoltò veramente, mentre Lily elencava le magie che era riuscita a fare in un solo giorno. Seguiva il movimento delle sue mani e le espressioni felici del suo viso, mentre viaggiavano verso Hogwarts, e la loro vecchia vita si allontanava sempre di più.
L’unica macchia di quella mattinata, l’incontro con Black e Potter, sbiadì del tutto quando il treno iniziò a rallentare e giunsero nei pressi di Hogwarts.

***

« Primo anno! Quelli del primo anno con me! Forza, forza! »
« Ma che... non hanno i cavalli! » strillò qualcuno in parte a loro, e Severus sentì Lily stringergli con forza la mano mentre venivano inghiottiti dalla calca.
« Sono invisibili! »
« Qualcuno ha visto il mio rospo? » disse una voce lamentosa.
Chi è l’idiota che si è preso un rospo?, pensò Severus distrattamente, e poi dovette stringere di rimando la mano di Lily, perché rischiavano di separarsi, e un improvvisa scarica di calore gli attraverso il braccio,
« Severus? » disse Lily, ansiosa.
« Vieni ». Severus non lasciò la presa sulla sua mano piccola e calda, dirigendosi con decisione verso la voce stentorea che, sopra tutto il fragore degli studenti, richiamava verso di sé quelli del primo anno. Quando lo videro, la bocca di Lily si allargò in una perfetta “O” di sorpresa, e i suoi occhi si spalancarono. Severus strinse un po’ di più la sua mano, pensando che non doveva essere pericoloso se lo avevano messo a radunare i ragazzini.
« È enorme » sussurrò Lily, e Severus vide il suo sguardo scivolare sulla barba incolta dell’uomo, che era davvero enorme: aveva mani tanto grandi che sembravano poterli stritolare tutti, ma sorrideva da sotto il cespuglio nero che gli ricopriva la bocca.
« È un Mezzogigante » disse Severus piano. « Dai, vieni » aggiunse, e si avvicinarono ancora. Ora la folla degli studenti più grandi era sparita; erano rimasti solo ragazzini della loro età, e tutti seguivano il Mezzogigante, mentre li conduceva per un sentiero stretto e scivoloso.
« Dove andiamo? » chiese una voce, e Severus la riconobbe come quella del ragazzino ansioso che aveva perso il rospo, prima. Era minuto, con occhi liquidi e sgranati. Snape lo superò senza guardarlo, portando Lily con sé.
« Immagino che... » cominciò a sussurrarle, ma fu interrotto dalla voce del Mezzogigante.
« Hogwarts! » tuonò.
All’improvviso, tutti si zittirono. Severus rimase immobile a fissare l’alto, possente castello arroccato sulla cima di una montagna. I pinnacoli appuntiti erano innumerabili; centinaia di finestre erano illuminate, dando l’impressione di un secondo firmamento.
Nessuna descrizione che avesse letto sui libri aveva mai reso giustizia a quell’antica fortezza di magia, pensò Severus.
E poi: questa sarà la mia casa.
Un attimo dopo, spintonandosi, i ragazzini si mossero verso le barche, come diceva il Mezzogigante. Severus incespicò nel raggiungere la barca; Lily prese posto accanto a lui, e in un qualche modo fu rassicurante.
« È magnifica » disse Lily piano, senza staccare gli occhi dalla figura scura del castello sopra di loro.
« È Hogwarts » rispose Severus, mentre altri due prendevano posto nella barca. Uno era il ragazzino ansioso. Si torceva le mani e li guardò con un sorrisetto tirato a cui Severus non rispose. Sembrava quasi asmatico.
L’altro aveva un viso pallido ma gentile. Ombre scure si allargavano sotto i suoi occhi; c’era un che di malato in lui.
« Ciao » disse.
« Ciao » rispose Lily, allegra. Severus lo squadrò da capo a piedi.
« Come ti chiami? »
« Remus Lupin ». Tese la mano, che gli fu stretta in un attimo dal ragazzino nervoso, mentre Hagrid avvertiva di tenere giù la testa.
« Io sono Peter Minus » disse, a capo chino; le barche passarono sotto una cortina d’edera, scivolando lungo un tunnel buio.
« Nessuno te lo ha chiesto » disse piano Severus, ma Remus rispose con gentilezza.
« Piacere di conoscerti ». Poi guardò Severus; c’era qualcosa di attento nel suo sguardo. « Tu sei, invece...? »
« Non ti interessa » replicò Snape irritato. L’ultima cosa che gli interessava era fare amicizia con due Tassorosso nati.
« Lui è Severus » intervenne Lily, dandogli un’occhiata di rimprovero. « Io sono Lily » sorrise poi.
Remus le sorrise di rimando e fece per aggiungere qualcosa, ma d’improvviso le barche si fermarono sulla riva sassosa.
« Tutti giù » esclamò Hagrid. « Forza, ecco... di là! In quel passaggio! »
Gli undicenni si arrampicarono fino al tunnel nella roccia. I sassi erano umidi e scivolosi sotto i loro piedi, e il ragazzino chiamato Peter Minus cadde due volte; entrambe le volte Lupin rimase indietro ad aiutarlo. Severus non li aspettò, e Lily lo seguì con l’aria di chi non vuole perdere l’unica persona che conosce in un posto oscuro e pericoloso.
« Andiamo » disse Severus, quando le loro scarpe sprofondarono nell’erba. Erano proprio davanti al castello; torreggiava imponente su di loro, nero e antico.
Salirono le antiche scalinate di pietra in silenzio; Severus ebbe l’impressione di scorgere nel buio le facce di Black e Potter, in testa al gruppo, e rimase silenziosamente nelle retrovie.
Lily lo seguiva con gli occhi spalancati; tremava d’eccitazione.
« Ci siamo, Sev » sussurrò, nel momento in cui si fermavano. Il vociare dei ragazzini era ormai zittito del tutto.
Hagrid si voltò a guardarli tutti un’ultima volta, come a contarli lentamente, poi il suo pugnò si abbatté tre volte sul gigantesco portone di quercia.

 

 

Note dell’Autrice:

La Ernil che vi scrive è in attesa che nasca la sua sorellina e, nel frattempo, ha diversi altri fattori maschi da tenere sotto controllo, quindi è di fretta e chiede scusa ^^”””

Un grazie a tutti! *fugge a domare un incendio sorto in zona cucina*

 

 

Sklupin, cin cin *___* Sono felice che ti sia piaciuta Eileen – fa tutto quello che può. Il resto spetta a Severus... Eccoti le pillole *passa* Grazie mille anche per il commento a “Abyssus”: sei di un coraggio ammirabile, leggere perfino le Severus/Bellatrix! Un bacio!

Piccola Vero, grazie! Già, povera Eileen, dovrebbero farla santa ç__ç Grazie mille per I complimenti! Un bacio!

Zippolino, oh, ciao! Snape è il mio preferito in assoluto XD Sono felice che siano IC, mi uccido per farlo ^___^ Grazie mille, anche per il commento che hai lasciato a “Abyssus” ^o^ Grazie! A domain ;)

Lady Lynx, innanzitutto, già che ci sono: scusa se latito su Apeiron, è un periodo orribile. Ma recupero appena posso, pixie swear :) Povera Eileen, fa tutto per suo figlio. Lo Smistamento, la prossima volta *si nasconde* Grazie mille! Alla prossima!  

Lyla, sono felice che ti sia piaciuto Snape che non conta i giorni ^____^ E la lite fra Eileen e Tobias, che, come hai detto, deve arrendersi all’evidenza. Grazie, grazie mille per tutto: ci sentiamo, e intanto un bacio!

Stars Daughter, ciao! Benvenuta ^___^ *la marchia* LOL, anch’io ero una Snappista di 45 kg prima del settimo libro: la Nutella per consolarmi mi ha fatto incrementare XD Sono felice che questa raccolta ti piaccia tanto *^* LOL: ogni volta che guardo l’illustrazione del primo libro muoio XD Il pizzetto! XD (Ho un debole per gli uomini con il pizzetto, io... ma a Snape no!) E vedo che la pensiamo allo stesso modo su Tobias. Beh, insomma... sei davvero la benvenuta! Grazie mille! Alla prossima!  

 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


La Sala Grande si apriva enorme sopra di loro; Severus alzò la testa, come tutti gli studenti del primo anno, per osservare la cupola di stelle che era il soffitto.
Casa sua avrebbe potuto tranquillamente entrare lì dieci volte.
Ma questa, ora, è casa mia.
La gola gli si strinse al pensiero. La sua nuova casa. Le sue nuove mura. La sua nuova vita.
Lily era in parte a lui. Aveva gli occhi spalancati come se avesse voluto afferrare tutto in una sola occhiata, le pareti altissime, i tavoli, gli stendardi, le lunghe finestre ogivali, i fantasmi semitrasparenti. La sua bocca era aperta in una piccola, perfetta O di meraviglia.
Severus distolse a forza lo sguardo da lei, concentrandosi sugli studenti seduti ai tavoli – tutti gli occhi erano su di loro. 
A Severus non piaceva quella sensazione – quella di essere un animale in mostra, intrappolato e strano, sconfitto e esaminato mentre tutti loro camminavano lentamente, spaventati, in mezzo ai tavoli. Era come tornare ai tempi delle elementari. Quando le maestre gli gettavano sguardi strani, molto strani, prima di decidere cosa fare di lui.
E poi, all’improvviso, mentre Severus stava dando occhiate chiuse tutto intorno e Lily ancora non parlava per lo stupore, il chiacchiericcio costante degli studenti sparì.
Severus si sporse sulle punte dei piedi per vedere cosa accadeva.
La strega dal volto severo che li aveva accolti – la professoressa McGonagall, Trasfigurazione, ricordò Severus a sé stesso – aveva portato davanti al tavolo dei professori un cappello, sopra uno sgabello.
Severus non era mai stato abituato a vestirsi bene, ma anche a lui quel cappello parve malconcio e antico, molto antico. Toppe e pezze ne costellavano la superficie, e vicino al bordo c’era uno strappo che...
Severus sobbalzò, e con lui tutti quelli del primo anno, e la mano di Lily si strinse attorno alla sua, quando il Cappello cominciò a cantare.

C’è stato un tempo, molto lontano,
in cui ero un cappello mondano,
sul capo di Godric io ero posto
mentre questo castello nasceva tosto;
e io ero lì, dritto e bello,
quando Salazar concepiva il modello
su cui con Tassorosso e Corvonero
avrebbe fatto Hogwarts, il miglior maniero!
ne avrebbero fatto la scuola più fiera,
dove avrebbero insegnato in ogni maniera
come la magia si deve governare,
fin dove spingersi, dove non osare!
Da tutto il mondo venivan studenti,
ansiosi di sapere, gli animi ardenti;
Godric si prese quelli di nobile cuore,
che tutto osavano per coraggio e onore;
Cosetta scelse coloro i quali
in mente e saggezza non avevano eguali;
Tassorosso accolse nella sua casa gli equi,
forti d’animo, di lavoro mai quieti;
Serpeverde colse con minuzia
gli ambiziosi, eccelsi in astuzia;
per lungo tempo per Hogwarts gonfiarono i petti,
affinando menti, affilando intelletti;
ma non vollero che alla loro morte,
della scuola venissero chiuse le porte;
perciò mi fecero, senziente e imparziale, 
a continuar la loro opera finché Hogwarts potrà durare;
e io vi dico che in mille anni
cogli studenti non ho mai fatto danni.
Quindi che abbiate destrezza o pazienza,
che siate ricchi in coraggio o intelligenza,
calatemi sulla vostra testa con cuore sincero
e lo Smistamento dirà il vero!

Scoppiò un applauso; il battito di mani sembrò salire fino al soffitto. Perfino i fantasmi applaudivano con entusiasmo.
Severus deglutì. Sapeva dello Smistamento, ma sua madre non gli aveva mai detto del Cappello. L’idea di farsi Smistare da qualcosa del genere gli dava in qualche modo il voltastomaco. Aveva detto che non aveva mai sbagliato, ma la cosa non lo faceva sentire più sicuro, non al pensiero che sarebbe stata una decisione che avrebbe influenzato tutta la sua vita.
Ma lui sarebbe andato a Serpeverde; non era quello che lo preoccupava. Si voltò a guardare Lily, e condivise con lei un sorriso che non si sentiva fino in fondo. Una strana, cupa creatura sembrava aver cominciato a stringergli la bocca dello stomaco, e la sensazione divenne ancora più forte quando la professoressa McGonagall cominciò a chiamare gli studenti.
« Avery, Amarinta! »
Tutti gli studenti del primo anno si sporsero quando la bambina si mise il Cappello sulla testa, in attesa che quel vecchio straccio le mangiasse la testa, o qualcosa di altrettanto terrificante.
Non avvenne; tutto ciò che avvenne fu che ci fu silenzio, per qualche lungo, estenuante attimo, e poi:
« Serpeverde! » urlò il Cappello.
Il tavolo sulla destra esplose in un applauso; Severus si chiese se fosse in un qualche modo di buon auspicio che il primo Smistato fosse della propria casa, ma il pensiero volò via in fretta man mano che seguiva lo Smistamento; vide quel Black diventare Grifondoro all’istante.
Un altro buon motivo per non andarci, assolutamente.
Si era ripromesso, a casa e in treno, di guardare bene i professori, ma ora la stretta allo stomaco era davvero troppo forte, e non alzò lo sguardo neanche una volta dal Cappello.
E poi, accadde.
« Evans, Lily! »
Severus non se l’era aspettato, concentrato sul suo disagio, ma quando alzò lo sguardo Lily stava già andando; la sua presenza calda e sorpresa ed eccitata non era più accanto a lui, ma si era già fatta largo fra i bambini, e ora camminava in mezzo alla Sala, e ora si sedeva e il Cappello calava a coprire i suoi occhi verdi e la sua espressione spaventata; Severus scivolò verso i bordi del gruppo e poté vedere le piccole mani di Lily stringersi attorno ai bordi dello sgabello.
Ti prego, pensò. Non sapeva bene chi stesse pregando, ma lo fece con tutta la concentrazione di cui era capace. Ti prego. Ti prego. Serpeverde. Ti prego.
Lily non rimase seduta per più di un secondo, perché il Cappello aprì la bocca e...
Ti prego.
« Grifondoro! »
L’essere che gli stringeva lo stomaco sembrò incendiarsi; la delusione gli scorse sotto pelle, e gemette; non gliene fregava niente che alcuni bambini si fossero girati a guardarlo: lui guardava Lily.
E Lily scivolò giù dallo sgabello togliendosi il Cappello, e lei gli diede solo un piccolo sorriso prima di dirigersi verso il tavolo dei Grifondoro.
Severus si fece largo a spintoni per vedere dove si fosse seduta; strinse le labbra quando vide Black farle posto, ma Lily gli voltò le spalle.
Una magra rivincita, pensò Severus, ascoltando appena mentre anche quel Potter veniva Smistato, insieme a quello dall’aria malata e quello ansioso.
Severus lasciò scivolare i suoi sguardi su di loro.
Grifondoro.
Era diventata una Grifondoro.
Erano rimasti solo undici o dodici studenti, quando la professoressa McGonagall chiamò il suo nome.
« Snape, Severus! »
Severus non guardò nessuno raggiungendo il Cappello; si sedette e se lo calò sulla testa, e all’improvviso fu buio.
« Uhm » disse una vocina al suo orecchio, e Severus si costrinse a non sobbalzare. « Uhm. Cervello, abilità... un po’ di coraggio ». Severus attese. Il Cappello continuò a parlargli all’orecchio: « Allora, vediamo... ambizione, parecchia. Astuzia da vendere, quindi sì, direi... Serpeverde! »
L’ultima parola fu urlata alla Sala, di improvviso, e prima ancora di rendersene conto Severus si era tolto con gesti automatici il Cappello e stava dirigendosi verso il tavolo di Serpeverde, che stava gridando.
Non si voltò nemmeno una volta per guardare Lily, mentre camminava; il mostro nel suo stomaco sembrava essere scomparso, o dormire, e Severus non aveva idea di cosa pensare.
Forse non farlo sarebbe stato meglio. La decisione era stata presa.
Era andata. Era un Serpeverde.
Era sempre più lontano dal tavolo di Lily. Appena fu vicino, un ragazzo biondo del settimo anno gli diede una pacca sulla spalla; in un attimo, Severus fu seduto accanto a lui. Sulla veste nera gli brillava una spilla da Prefetto.
« Benvenuto nella Casa migliore, Severus. Io sono Lucius Malfoy ». Aveva una parlata ampia e strascicata, e occhi grigi che forse, pensò Severus, spiegavano perché la metà delle ragazze di Serpeverde lo stesse guardando con aria cupida.
Severus contrasse le sopracciglia; guardò la mano che gli veniva tesa, dove brillavano due anelli, e poi guardò di nuovo il ragazzo. Gli stava sorridendo. Severus strinse la mano con aria incerta.
« Severus Snape » disse. Lucius schioccò la lingua.
« Snape. Purosangue? » chiese. « Non avevo mai sentito il tuo cognome ».
Severus gli lanciò un’occhiata storta. Lui sì che aveva sentito parlare dei Malfoy.
« Lo sentirai presto » mormorò, nel momento in cui il vecchio seduto al centro del tavolo delle autorità si alzava.
Severus lo guardò. Aveva una lunga, fluente barba bianca, legata attorno alla vita da un laccetto di un orribile color viola. Indossava un vestito di un blu scuro, costellato di stelle argentee.
Sul naso ricurvo erano appollaiati due occhiali a mezzaluna e, dietro le lenti, due vividi occhi azzurri scrutavano benevoli la Sala Grande.
Severus sapeva chi era. 
Albus Dumbledore, Preside di Hogwarts, eccetera.
« Quello è Albus Dumbledore » gli sussurrò Lucius in un orecchio. « Non farti ingannare dalle apparenze, è un mago molto potente. Il peggior nemico del Signore Oscuro ».
Severus inarcò un sopracciglio. Dumbledore aveva spalancato le braccia come se avesse voluto abbracciarli tutti. Quello che disse fu solamente:
« Benvenuti, tutti voi! Un saluto ai vecchi amici ritrovati e uno ancora più grande ai nuovi arrivati. Parleremo più tardi di cose noiose. Ora tutto quello che mi rimane da dire è solo: pancia mia, fatti capanna! »
Ci furono grida di approvazione, mentre il vecchio tornava a sedersi. Severus si voltò verso il tavolo, e Lucius rise della sua faccia sorpresa quando vide i piatti improvvisamente pieni di cibo.
« Beh » disse Lucius, mentre lo stomaco di Severus tornava a farsi sentire, « benvenuto a Hogwarts, Snape ».

 

Note dell’Autrice:

*la suddetta Autrice arriva arrancando*

Sono tornata meno di un’ora fa da una bellissima, massacrante fiera del fumetto di Milano (*manda amore a Eiden*), ho corretto il capitolo (*manda ancora più amore a Emme*) e adesso rispondo alle vostre stupende recensioni (*manda amore anche ai lettori*), non arrabbiatevi se non sarò pimpante come sempre XD *sviene*

P.S. Oh my god, c’è Dumbledore! *strasviene*

P.P.S. Scrivere la canzone del Cappello Parlante mi ha umiliato tantissimo, dovrei essere una scrittrice, io (ehm ehm), non una cantautrice, quindi... perdono! *in ginocchio*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piccola Vero, grazie, grazie XD Snape è davvero cattivo con  Lupin XD Grazie mille! La mia sorellina è nata, alla fine, proprio domenica! Si chiama Paola ^____^ Un bacio anche a te!

Zippolino, già, povero Sev, proprio i Malandrini si ritrova ç___ç Che sfiga! Pensa che io ho praticamente la tua età XD Non rinunciare ad avere una sorellina, si sa mai XD Un bacio!

Neragufetta, grazie, grazie, grazie! *triplice inchino* Baderemo anche ai Malandrini, non temere XD Remus ci sarà ancora! Grazie mille! Un bacio!

Sklupin, sono felice che, nonostante l’attesa, il capitolo sia stato all’altezza ^___^” Ti ringrazio davvro tanto! Sei guarita o no? XD Un bacio!

Stars Daughter, ooooh, grazie *____* Sono felice che ti piacciano tanto quelle frasi *//* Grazie mille!

Lynx, stupidi Malandrini XD Sono felice che ti sia piaciuto il chap, e sì, Severus era incupito... grazie mille! Un bacio!

Severus, già, troll ç____ç Grazie mille per la fiducia! Un bacio!

Lewis, ehi, ciao! Sono felice che si sia evoluta bene, nella tua assenza, questa fic XD Grazie mille, davvero! Un bacio!

Takemeaway, grazie, e benvenuta! Di solito do un benvenuto migliore, ma sono davvero tanto tanto di fretta ç___ç Sono felice che ti piaccia così tanto! E un grande abbraccio alla neo Snappista! Benvenuta in questa piccola famiglia – XD sono pochi quelli veri! Un bacio!

Lyla, devo scappare anch’io, fratellini che mi chiamano, ma voglio dirti un grande GRAZIE e appena ci sentiamo su msn ti ricoprirò di incenso, oro e mirra! Un bacio!

*fugge*

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


Capitolo 14


I sotterranei erano come un enorme, enorme nascondiglio; una tana del coniglio, un buco nella terra, un posto umido e scuro dove i Serpeverde stavano, lontani e separati dagli altri.
Un posto umido e scuro e sicuro.
A Severus piaceva. Lo decise quando, mentre si allontanavano dalla Sala Grande, il freddo cominciò a salire mentre loro scendevano.
I corridoi erano bui e lunghi come vene vuote; eppure, i Prefetti camminavano quasi scivolando sulle pietre lisce e dure, e non sembravano avere esitazioni.
Il gruppo di primini era guidato attraverso quelle umide pareti, e Severus guardava i muri, cercando di ricordarsi i particolari per poter ricordare la strada, mentre i suoi occhi si adattavano all’oscurità: le torce che fiammeggiavano appese alle pareti, la loro luce che diminuiva man mano che scendevano, come se mancasse l’ossigeno da bruciare; le macchie verde scuro, che così bene si abbinavano alle vesti di un profondo verde che portavano; le scheggiature, le crepe nelle pietre.
Accanto a lui, Lucius Malfoy, una torcia in mano, continuava a parlare. Severus ascoltava solo a metà. Conosceva ciò che Lucius diceva, iniziando i nuovi Serpeverde all’orgoglio della Casa.
Parole che aveva già letto, nei libri di sua madre, quando di notte li leggeva di nascosto. Parole su purezza di sangue e astuzia e scaltrezza, e Severus sfiorò con le dita le mura fredde, mentre scendevano fino al cuore segreto del castello.
Si allontanavano dal resto degli abitanti, e chissà dove era Lily. Chissà dove stava salendo, mentre la distanza fra di loro si allungava, come una corda tirata in tutta la sua lunghezza.
« Questa è l’ingresso alla nostra Sala Comune » disse Lucius. « Dummanio (1). La parola d’ordine » aggiunse poi, ma non c’era bisogno di spiegarlo: il muro davanti a loro si era improvvisamente fatto di lato.
« Forza, entrate, non abbiamo tutta la notte » strascicò Lucius, e Severus sorpassò la soglia.
Era un sotterraneo lungo, dal soffitto basso; lampade rotonde emanavano una luce intensamente verde, giocando bizzarramente sui trofei che trovavano posto sulle pareti scure.
Un grosso camino si apriva nella parete laterale; nella sua pietra erano intagliate figure sinuose, che alla luce del fuoco sembravano quasi animarsi di vita propria.
Passandoci davanti mentre Lucius illustrava le camerate, Severus credette di riconoscere elementi mitologici in quelle sculture – Erinni e Gorgoni e Meduse.
Avrebbe dovuto controllare in Storia di Hogwarts se avessero un qualche particolare significato...
« Snape! » Si voltò. Lucius lo guardava da vicino alle porte che conducevano ai dormitori. Il resto dei suoi nuovi compagni era già entrato.
« Il tuo baule è già dentro, Snape » disse Lucius. « E così i tuoi compagni ».
Severus gettò un’ultima occhiata al camino, poi si voltò a guardare Lucius. Per un attimo non si mosse, scrutando le sopracciglia bionde, il sorriso freddo e gli occhi di Malfoy. Poi si avviò verso il dormitorio.
« Buonanotte, Snape » disse Lucius. Stava ancora sorridendo. O era più un sogghigno educato.
A Severus non importava veramente. 
« Buonanotte » disse, e fu lui a chiudere la porta del dormitorio davanti a Lucius. Quando si voltò, si trovò davanti ai suoi nuovi compagni, intenti a disfare le proprie valige nel silenzio.
Nessuno guardò lui e lui non guardò nessuno, dirigendosi nel letto dove era il proprio baule. Cominciò a disfarlo, avendo cura che i suoi capelli gli cadessero davanti al viso, sicuro che così nessuno avrebbe visto quanto forte si stava mordendo il labbro.
Un po’ per non sospirare, un po’ per non ridere.
Era a Hogwarts, nei sotterranei di Serpeverde.
Non era con Lily.
Domani la vedrò, pensò. Domani la vedrò. Si infilò nel letto e tirò le tende. Domani la vedrò. Sta tutto nell’attesa. (2) Nulla avrebbe spezzato la loro corda – né l’umidità dei sotterranei né il fuoco delle torri Grifondoro.
Non sapeva che anche le gomene più resistenti, a lungo andare, si logorano...
Poco dopo, la luce fu spenta, ma Severus poteva sentire i suoi nuovi compagni senza nome rigirarsi nel letto nel modo più silenzioso possibile, come se non volessero fare rumore.
Non per sensibilità nei confronti negli altri, no, ma perché i Serpeverde non si rigirano nel letto pensando a cosa abbiano lasciato indietro e a cosa li aspetti davanti.
Quanto a lui, poggiò la testa sul cuscino e non si mosse di un millimetro, fermo e attento a sbattere piano le palpebre, mentre fissava il buio.

 

(1) Dal gallico (credo), “dummanio” significa “il buio più profondo”

(2) Liberamente tratto da “I dolori del giovane Werther”, di Goethe

 

 

Note dell’Autrice:

Mi scuso davvero, davvero tanto per il chap corto. Davvero. La mia RL mi sta mangiando viva, e mi dispiace tantissimo ç__ç

Specie visto che siete state tutte così gentili a mentire sull’accettabilità della canzone del Cappello (scommetto che vi è cresciuto il naso XD).

Grazie a tutti, e buon San Valentino! *rumori di conato in sottofondo* Non temete, è solo Snape che esprime il suo parere!

Zippolino, aww, aspetti il mio aggiornamento! Chi ha dei lettori più belli dei miei? *stritola in abbraccio* LOL, Lucius XD Piace anche a me, non preoccuparti XD La mia sorellina sta bene, grazie ^___^ Se hai un lj, perché non mi friendi? Così ti perseguito pure da lì XD Grazie mille, davvero! Un bacio!  

Stars Daughter, grazie, grazie mille! *////* Specie per la canzone del Cappello Parlante, stavo pensando di seppellirmi XD (Non lo farò mai-mai-mai più ç__ç) Grazie ancora! Un bacio!

Sklupin, oddio, sono felice che la canzone non ti abbia fatta ricadere nell’influenza, mi sarei sentita in colpa xD Nessun cd! *run away* Un grande bacio e ancora mille, mille grazie!

Piccola Vero, argh, non abbattere Lucius! Non adesso! *si para davanti in difesa* Sì, la canzone del Cappello è mia ç///ç Grazie mille ancora! Un bacio!

TakeMeAway, ok, domandina... ma ti chiami Kim? È solo curiosità, sparami pure XD Sono felice che ti sia piaciuto tanto il chap scorso *commossa*  Grazie ancora! Baci!

Alida, già, povero Sev ç__ç Ma abbiamo ancora molta strada davanti! Grazie infinite, e un grande bacio!

Titimaci, benvenuta! Nel paese dove i sogni diventanto real... ehm, no. Benvenuta qui :D L’aver buttato la Row in un burrone ti fa salire di livello! Grazie, davvero grazie infinite per aver letto e aver anche recensito: sul serio, inchino. Spero di non tradire mai le tue aspettative. Grazie! 

Lyla, awww, grazie per la canzone >///< Non ne ho uno – mia mamma non me lo farebbe tenere, ma mi sto attrezzando *sguardo cospiratore* Grazie ancora, tesoro! *muore affogando nel suo ego* Un grande bacio! (P.S. Come va col tuo pc? Ç__ç)

Lady Lynx, grazie! Sì, la canzone è costata il mio poco coraggio XD *hide* LOL, sono felice ti sia piaciuto Albus XD Non vedevo l’ora che arrivasse XD Alla prossima, e un bacio!

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Capitolo 16
*** Capitolo XV ***


Capitolo XV

Severus si fermò sulla soglia. Il chiacchiericcio che proveniva dalla Sala Grande ricordava il ronzio di molte api. Studenti assonnati continuavano ad arrivare dai dormitori, entrando nella Sala per la colazione, ma Severus rimase in parte alla grande porta di legno, senza muoversi.
Era lì da quasi venti minuti, pronto ad intercettarla. Era l’unico modo, d’altra parte: rimanere fermo a scrutare gli studenti che si avviavano ai tavoli, cercando con lo sguardo la chioma rossa. L’alternativa sarebbe stata avvicinarsi al tavolo dei Grifondoro.
Severus aveva detto *no* ben prima che le parole di Lucius e dei compagni di casa più anziani lasciassero intendere ai nuovi arrivati qual era la politica di Serpeverde.
Si tirò nervosamente una ciocca scura. Stava passando troppo tempo. Forse Lily si era persa. Forse era entrata in Sala Grande per un’altra porta.
Severus gettò uno sguardo irrequieto dentro la Sala. Nessuna traccia di lei. Strinse le labbra, si morse l’interno della guancia e riprese a guardare le scale da cui erano scesi i Grifondoro.
Forse suonava stupido – no, *di sicuro* suonava stupido – ma, almeno per il primo giorno, aveva intenzione di vederla, lontano dagli occhi grigi di Lucius.
Le parole dei più anziani non avevano mancato di sottolineare anche l’atteggiamento nei confronti di quelli come Lily.
Per una volta, pensò, passando da un piede all’altro. Vederci per una volta. Se ti sbrighi, Lily. Dai.
Ma Lily non scese dalla scala, né era nel ritardatario gruppo Grifondoro che arrivò in quel momento. Severus guardò con impazienza fra gli ultimi studenti, ma Lily non era lì. In compenso c’era Lucius Malfoy, che gli dedicò un cenno del capo e un’occhiata.
Severus ricambiò l’occhiata, ma tornò subito a guardare le scale. Di Lily non c’era traccia. Intrecciò le dita con impazienza.
Se non era arrivata, c’era solo la possibilità che si fosse persa. Conoscendo la curiosità di Lily, probabilmente si era fermata a chiacchierare con un ritratto o chissà che altro, e...
« Merda » disse Severus, molto sottovoce, e corse su per le scale, stringendo con forza la tracolla della borsa, che gli batteva sulla schiena.
Sapeva che la torre di Grifondoro doveva trovarsi al settimo piano. Si era studiato l’intera planimetria di Hogwarts, a casa, e così salì per diversi piani, ansimando sempre di più e chiedendosi che fine potesse aver fatto Lily.
Sicuramente, se fosse scesa a colazione, sarebbe venuta a cercarlo...
« Ehi, ragazzino! »
Severus si voltò di istinto, e qualcosa di grosso lo colpì in faccia.
« Ah! »
Gli rispose una risata maligna. Severus si rialzò tenendosi la guancia, che sembrava bruciare. Alzò lo sguardo. Sospeso in aria davanti a lui, a un paio di metri d’altezza, stava un essere bizzarro. Era alto non più di qualche decina di centimetri, aveva vestiti orrendamente vistosi e esibiva un ghigno lungo tutto il viso. Gli occhi erano neri e piccoli, e in quel momento stavano brillando di soddisfazione.
Severus deglutì.
« Poltergeist » mormorò.
« Il mio nome è Pix, pivello ».
« Come vuoi » disse, e gli voltò le spalle. Era solo al quarto piano, mancavano ancora tre piani, e fra poco la colazione sarebbe finita...
« Dì un po’ » disse Pix, e un attimo dopo qualcosa gli fece lo sgambetto e Severus cadde a terra, « te ne vai senza salutare? »
« Lasciami in pace » sibilò Severus, rialzandosi e togliendosi i capelli dagli occhi con un gesto impaziente. La borsa si era rovesciata, e una bottiglietta di inchiostro stava spargendo il suo contenuto sulle pietre del castello, in una larga chiazza scura.
« Merda » mormorò Snape. Si chinò ed estrasse la bacchetta. Sopra di lui, Pix roteava ridacchiando.
« I pivelli del primo anno non dovrebbero andarsene in giro così invece che essere a colazione » disse, osservando Severus da sotto in giù, mentre Severus faceva Evanescere l’inchiostro. « Ooooh. Sai già qualche bella magia, eh? »
« Levati » mormorò Severus a denti stretti. Prese la borsa e se la mise in spalla. Quello stupido Poltergeist gli stava facendo perdere tempo... sarebbe davvero arrivato tardi alle lezioni...
« *No* » sogghignò Pix. Schioccò le sue lunghe dita. « Detesto i maleducati ».
Severus inciampò e batté il viso sul primo gradino della scalinata. Chiuse gli occhi, ma non fu abbastanza svelto a mettere davanti le mani. Sentì il sangue scendergli dal naso, caldo e viscoso, e sentì il rumore della borsa che cadeva – e probabilmente di qualcos’altro che si rompeva. E poi la risatina di Pix.
Lo odio, pensò, e si sollevò sulle braccia per mettersi a sedere sui gradini, asciugandosi il sangue che usciva dal naso, ansimante.
La bacchetta era rotolata sul pavimento. Pix stava cantando le proprie lodi qualche metro più insù, rotolando nell’aria.
Severus fece la prima cosa che gli venne in mente. Mentre Pix lo ignorava (stava gettando i libri contro la parete), scivolò giù per i gradini e prese la bacchetta.
Deglutendo, il sangue che gli sporcava il mento e i vestiti, puntò la bacchetta contro il Poltergeist intento a scrivere parolacce sul muro con le dita sporche di inchiostro rosso.
« Petrificus Totalus » mormorò Severus.
Con un tonfo, Pix cadde a terra. Il corridoio piombò nel silenzio, privo di risatine maligne. Severus si mise a sedere lentamente, pulendosi il sangue con un incantesimo.
E così, pensò, alzandosi e sistemandosi la veste, era quello Pix il Poltergeist. Guardò la statua dell’esserino solo un attimo.
« Detesto i maleducati » disse piano, chinandosi a recuperare velocemente i libri, riparando le boccette e le pagine strappate.
Era in dannato ritardo. La campanella sarebbe suonata di lì a qualche minuto, e lui non aveva ancora trovato...
« Snape? »
Severus si voltò con la borsa in una mano e la bacchetta nell’altra. Si chiese come dovesse apparire a Lucius Malfoy, che lo fissava dalle scale.
Stravolto e ansimante e ben poco Slytherin, probabilmente.
« Malfoy » disse, secco, e si sistemò la veste. Lucius scese qualche gradino.
« Cosa fai qui, Snape? » I suoi occhi grigi setacciarono il corridoio fino a quando non si fermarono sulla figura pietrificata di Pix. Non disse niente. Le sue labbra si strinsero appena.
« Cercavo una... » Severus cambiò parola all’ultimo istante « ...cosa ».
« Ah ». Sfiorando il corrimano Lucius scese gli ultimi gradini. « E l’ hai trovata? »
Severus strinse i denti.
« No ».
« Peccato ». Lucius osservò il grande “Vaffancul” che Pix era arrivato a scrivere sulla parete. Poi guardò Severus. « Sei in ritardo per le lezioni, Snape ». Severus fece per aprire bocca e ribattere, ma Malfoy non gliene diede il tempo: « La tua prima lezione è Trasfigurazione. Secondo piano, terza porta sulla destra. Ti consiglio di sbrigarti. Non ho intenzione di togliere punti alla mia Casa, ma d’altronde tu sei in un ritardo veramente poco elegante. Obiezioni? » aggiunse. Si era avvicinato a Pix pietrificato e gli stava calpestando – coscientemente o meno – le dita.
Severus esitò.
Le aveva, le obiezioni. Non aveva trovato Lily.
Lucius lo guardava, con un piede sopra il petto di Pix e il sopracciglio inarcato.
« Nossignore » rispose. C’era del sarcasmo nella sua voce, ma Lucius sembrò apprezzarlo. Severus si sistemò meglio la borsa sulle spalle, e scese le scale sentendosi addosso lo sguardo di Lucius.
I corridoi erano quasi vuoti; i pochi studenti rimasti si stavano dirigendo verso le loro classi, e Severus accelerò il passo fino a correre, chiedendosi dove fosse Lily, se avesse trovato la classe e se stesse bene – chissà se aveva fatto colazione, lui moriva di fame...
La campanella suonò l’inizio delle lezioni nel momento esatto in cui Severus apriva la porta della terza aula sulla destra.
L’aula era piena, e Severus si sentì addosso gli occhi di tutti. C’era il silenzio più completo, probabilmente perché tutti gli studenti erano terrorizzati nell’attesa del professore.
Severus scivolò fra i banchi. L’unico posto rimasto era in prima fila, vicino a un ragazzino dai capelli scuri che portava la cravatta verde di Serpeverde. Severus non ne ricordava il nome, e nemmeno gli importava, mentre si sedeva e metteva giù la borsa senza guardare nessuno.
Si sentiva la guancia infiammata dove Pix lo aveva colpito prima, e anche il naso gli faceva male, ed era praticamente certo che tutti, nella stanza, stessero guardando lui, e...
« Sev! »
Severus drizzò di improvviso la testa, e si girò.
Lily era seduta in terza fila, e gli sorrideva.
Severus non rispose subito al sorriso. Non capiva come fosse possibile che Lily si trovasse in classe.
Forse non l’aveva vista all’entrata – possibile che gli fosse sfuggita?
E comunque, perché *lei* non era venuta a cercarlo?
Poco importante. Lily era lì, in classe. Erano ancora insieme, dopotutto. Le sorrise. 
Era tutto a posto.

Note dell’Autrice:

Lo scorso capitolo è mancato perché il mio computer, alas, è morto ç___ç E’ stato il panico, posso assicurarvelo... *sigh*

Pregate per il recupero dei miei dati!

 

Zippolino, aww, rischi addirittura la morte per me *O* Sono d’accordo sull’amicizia, in massima parte (: Anche se Lily si armerà di coltello per tagliare il cordone... ç_ç  Guarda, sul mio LJ sei sempre la benvenuta :D E anche per la mail (non sopravvivo, tra l’altro... sopporto e schiavizzo. Ah, le gioie di essere una delle maggiori!) A domani con Eldorado (il capitolo ci sarà, croce sul cuore!) Grazie mille! Un grande bacio!

Piccola Vero, non so se i sotterranei siano effettivamente così cupi, ma io me li immagino così XD Grazie mille per il commento! Spero che anche questo ti sia piaciuto! 

Stars Daughter, grazie ^____^ LOL, se Lily non avesse impugnato l’ascia avrebbe resistito, credo (*immagine di Jack Nicholson armato di scure* XD) Ti ringrazio per la correzione: sono sempre ben accette, così come le critiche. Grazie mille!

Titimaci, grazie, sono felice che ti sia piaciuto così tanto, anche se corto! */////* Aspetta un po’ e avremo uno Snape un po’ più maturo, e potrai farci quel che vuoi XD Un grande grazie!

Sklupin, niente ermetismo, solo poco tempo XD Chiedo davvero scusa *cosparge il capo di cenere* Tieni d’occhio la tua vena sadica, eh XD Grazie mille, un bacio!

Yesterday, awww, cambio di nick? *___* Sono felice che il chap scorso ti sia piaciuto :D Allora vada per Kim XD Mi ricorda da morire il personaggio di Kipling XD Grazie mille! Baci!

Neragufetta, grazie, era quello che volevo fare, ambientare un po’ il lettore nell’atmosfera Slytherin, e sono felice di esserci riuscita *___* Ehm, non ho una scusa per la scelta di nomi inglesi o italiani: vado semplicemente a scelta personale XD Se userò nomi inglesi difficili o poco noti, metterò una nota in fondo, ma i nomi delle case in italiano mi piacciono (più di quanto mi piaccia “Piton”) e suonano familiari ^_^ Una scelta a pelle XD Grazie mille, ci sentiamo! Un bacio! (P.S. Mi spiace, la Mars non la sopporto proprio XD)

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI ***


Sinceramente, pensò Severus. Sinceramente,  come era successo che non avesse visto Lily?

Era impossibile.

« Come ho fatto a non vederti? » chiese.

Lily lasciò cadere l’ultimo libro nella borsa, mentre il resto della classe sciamava via, lenta e mormorante. Severus continuò a guardarla.

« Ero in Sala Grande » disse Lily. Sorrideva e i suoi occhi verdi erano accesi di entusiasmo.

Severus, che non trovava così entusiasmante trasformare uno stuzzicadenti in un ago, si accigliò. 

« Non ti ho vista ».

« Ho fatto un po’ tardi ». Lily si mise la borsa in spalla e saltellò – letteralmente saltellò – verso la porta. « Io e Mary ci siamo un po’ perse, perché abbiamo cominciato a parlare con un cavaliere in un quadro – e avresti dovuto vedere, Severus, era incredibile, se non me lo avessi detto tu prima di arrivare non so cosa avrei fatto, Mary... »

« Mary » ripeté Snape. Il nome sembrò in un qualche modo rimanere stretto fra i suoi denti.

« Sì » disse Lily. La sua voce era eccitata e frizzante e Severus si fermò in mezzo al corridoio a guardarla. « Mary, i suoi genitori sono Babbani, sai, come i miei, e quindi non sapeva assolutamente nulla di questo posto. Era così spaventata, insomma, Sev » sorrise « le statue si muovono! Per fortuna c’ero lì io a spiegarle quello che mi avevi detto tu ». Aveva tirato fuori l’orario delle lezioni, ma in quel momento alzò gli occhi dal foglio e guardò Snape. « Sono così felice di averti conosciuto prima. Non riesco a immaginare di arrivare qui senza sapere niente ».

Severus sorrise di riflesso, guardandola mentre Lily esaminava gli orari e si tirava indietro i capelli rossi, continuando a parlare.

« E poi, se non ti avessi conosciuto, immagino che non ti avrei più conosciuto – insomma, ho scoperto che questa competizione fra Case è presa davvero sul serio... »

« Davvero, sì » disse Snape, stringendo più forte la cinghia della borsa e guardando solo Lily, mentre intorno a loro centinaia di studenti camminavano in tutte le direzioni, in un sordo brusio di chiacchiere.

« Già » disse Lily distrattamente. « Non mi sembra una cosa molto intelligente, perché... »

« Ehi » disse una voce d’improvviso, molto calma e rilassata, e l’attimo dopo Severus sentì una mano che lo spingeva indietro.

Indietreggiò di un passo e alzò lo sguardo, mentre la borsa gli sfuggiva di mano e cadeva per terra.

Ci mise qualche attimo a capire chi lo avesse spinto, fra i due che erano arrivati accanto a Lily.

Poi vide l’ampio sorriso di Black, mentre quello in parte con i capelli scompigliati come un idiota diceva: « Bel colpo, Sirius! »

Lily si voltò di scatto a guardarli. Fu con una certa dose di soddisfazione che Severus vide i suoi occhi adombrarsi.

« Cosa volete ancora, voi due? » disse.

« Quel Serpeverde ti sta dando fastidio? » disse quello coi capelli in aria. Severus ci mise un attimo a ricordare il suo nome.

Potter.

« No » disse Lily a denti stretti. « Voi mi state dando fastidio ».

« Non dovresti parlare con loro, sai ». Black parlava con quell’eterno sorriso stampato in faccia, largo e strafottente, e appariva chiaro a Severus che doveva ritenersi molto bello e affascinante. Poi Black si voltò a guardarlo e sul suo viso comparve una smorfia.

« Lo stesso vale per te » gli disse. « Non dovresti avvicinarti a lei, sai, Snivellus ».

« Non... » cominciò Severus, ma Lily fu più veloce di lui.

« Non chiamarlo così! »

Il sorriso di Black, se possibile, si allargò.

« Oooh » disse, e Potter insieme a lui. « Ti fai difendere dalle ragazze, Snivellus? »

Severus strinse le mani a pugno, guardando i due ragazzini che facevano smorfie e ridevano.

Non disse niente. Raccolse la borsa. Aveva lasciato la bacchetta lì dentro, ma prima che potesse prenderla sentì la mano di Lily sul suo braccio.

« Andiamo, Sev ».

« No » disse Snape.

« Sì » insisté Lily, ma Severus non fece in tempo a ribattere che no, non si sarebbe mosso, perché una voce strascicata li interruppe.

« Succede qualcosa, qui? »

Severus seppe chi era prima di voltarsi a guardare Lucius Malfoy.

In un momento, Lily si avvicinò di più a Severus, e Potter e Black abbandonarono i loro sorrisi. Severus credeva di sapere perché.

Con i suoi occhi grigi e la voce sicura, e la spilla da Prefetto a brillare sulla veste, Malfoy sembrava estremamente importante.

« Allora? » chiese. Guardò Severus. « Snape. Che coincidenza ».

Non lo era, Severus lo sapeva. Non era una coincidenza.

Ma era un buon aiuto. Malfoy era un Serpeverde, e ora la lotta coi Grifondoro sembrava più pari.

Lily era sempre accanto a lui, e la presa sul suo gomito stava diventando più forte. Severus fu molto sorpreso quando la sentì parlare.

« Potter e Black stavano dandoci fastidio » disse. Deglutì quando le sopracciglia bionde di Malfoy si alzarono, e Severus, all’improvviso, desiderò che Lily non avesse parlato.

C’era qualcosa di sospettoso e accigliato nello sguardo di Malfoy.

« “Ci”? » disse Malfoy, molto lentamente. I suoi occhi indugiarono sul Severus. Per un attimo fece silenzio. « Capisco » disse infine. « Capisco. Bene. Venticinque punti in meno a Grifondoro. E ora sparite » aggiunse. « Snape, non tu » disse, e all’improvviso Severus si ritrovo separato da Lily, che stava sistemandosi la borsa sulle spalle con aria fra l’arrabbiato e il colpevole.

Per un attimo parve che Lily stesse aprendo bocca per dire qualcosa, ma poi Severus sentì sulla spalla la mano di Lucius che lo faceva voltare, e nel corridoio affollato presto Lily fu persa di vista.

Severus non ebbe molte possibilità di opporsi, mentre la mano di Lucius si stringeva sulla sua spalle e lo guidava attraverso la ressa di studenti.

« Posso sapere dove mi stai portando? » disse, irritato, alzando lo sguardo e guardando storto Malfoy. Le labbra di Lucius si arricciarono.

« Alla tua prossima lezione. Sai » disse, « mi piaci, Snape ».

« Come fai a dirlo, vorrei sapere, dato che ci conosciamo da ieri sera » disse Severus a denti stretti. Cercò di scivolare via dalla presa di Malfoy, ma le dita inanellate di Lucius non lo lasciarono.

« Ma non mi piacciono le cose che stai facendo » continuò Malfoy senza ascoltarlo. « Quella mocciosetta rossa. Una Grifondoro, no? »

Severus esitò.

« Sì » disse poi.

« Già ». Malfoy lo stava conducendo nei sotterranei. « Una vera fortuna che quest’anno la nostra Casa sia separata da quelli per la maggior parte delle lezioni. Ho insistito io, sai » disse, e gli sorrise. Aveva dei denti perfetti. « Per preservare le giovani menti ».

Severus non disse niente, ma guardò il pavimento di pietre scure mentre la mano di Malfoy lo guidava per i corridoi, finché non si fermarono dietro un angolo. Non molto lontano si udivano sussurri di ragazzi.

« La classe di Pozioni è lì ». Malfoy finalmente gli mollò la spalla e indicò dietro l’angolo. « Questo è il tuo orario di lezioni ». Glielo mise in mano. « Non c’eri a colazione, no? Devi essertelo perso ».

« Sì » disse Snape, suonando completamente incolore.

« Bene, allora ». Lucius Malfoy sorrise con aria soddisfatta. « Conto di vederti a pranzo, Snape. In buona compagnia ».

Se ne andò un ultimo sguardo indagatore, lasciando Severus solo nel corridoio con il foglio in mano e un vago dolore alla spalla, mentre pensava a come e quando avrebbe visto di nuovo Lily.

Si voltò e si diresse verso le voci. Girò l’angolo.

I ragazzi si assiepavano attorno a una porta chiusa dall’aria pesante e minacciosa. Quasi tutti si voltarono verso di lui quando arrivò, per poi riprendere a chiacchierare.

Severus si mise con le spalle contro il muro, senza guardare nessuno. Piegò il foglio delle lezioni con simmetria matematica e se lo mise in tasca, poi spostò la bacchetta dalla borsa a una tasca interna del mantello.

Meglio averla a portata di mano. Se avesse incontrato ancora quei due, sicuramente...

« Sei Snape, vero? »

Severus alzò lo sguardo di scatto, e il ragazzino davanti a lui fece un passo indietro.

Era lo stesso ragazzo dai capelli scuri che aveva incontrato a Trasfigurazione. Indossava ancora la cravatta di Serpeverde e lo guardava cauto.

« Tu chi sei? » domandò Severus, scrutandolo da cima a fondo.

« Rosier » si presentò il ragazzino, e tese la mano con aria pomposa. Severus guardò gli alamari d’oro sul mantello di Rosier e il complicato nodo con cui era allacciata la sua cravatta.

Gli strinse la mano.

« Ho sentito dire » disse Rosier appena Severus ebbe ritirato la mano, « che hai fatto qualcosa con quel folletto. Pix. Quello di cui parlava ieri sera il Prefetto Malfoy ».

« Sì » tagliò corto Severus. Non gli interessava molto parlare con quel ragazzo. Doveva pensare. Pensare a come incontrare Lily, quando sembrava che Malfoy l’avesse preso sotto la sua ala e quei due idioti parevano interessati a lui.

O a Lily.

Severus strinse le labbra.

« Non sei di molte parole, eh? » disse Rosier.

« Vinci un biscottino per l’intuito » rispose Snape, nel momento in cui la piccola folla di ragazzi entrava in fermento.

In fondo al corridoio era apparsa una grossa figura rotonda, che si avvicinava ballonzolando. Severus si staccò dal muro per guardare l’uomo entrare nella luce delle torce, che illuminarono capelli color paglia sopra una testa rotonda, grossi baffi e un mento traballante.

La classe cadde nel silenzio mentre il professore si avvicinava fino a poterli guardare tutti in faccia. Ci fu qualche attimo di silenzio mentre i ragazzini e il grasso uomo si scrutavano, i primi tesi, il secondo sorridente.

« Oh! » esclamò infine il professore, e tutti sobbalzarono mentre lui scoppiava in una risata di petto che parve doverli assordare, echeggiando nelle pareti di pietra. « Oh, forza, entrate! »

Aprì la grossa porta con un evidente sforzo, parve per un attimo comprimersi nell’uscio, e infine entrò nella classe, seguito dallo sciame di ragazzi sconcertati.

Severus prese il primo banco, e Rosier quello accanto a lui.

Snape sperò che non diventasse un’abitudine.

« Bene » disse il professore, sprofondando con un sospiro nella sedia dietro la cattedra, che cigolò ma resistette alla mole. « Bene! Nuovi arrivati! » Sorrise. La bocca sembrava straordinariamente grande anche sotto quei baffi imponenti. « Serpeverde e Tassorosso, eh? Bene, bene! Ragazzi miei, benvenuti! Io sono il professor Slughorn e questa è la mia umile classe di Pozioni! »

Umile, pensò Severus, guardando le foto che adornavano le pareti e mostrava uno Slughorn intento a stringere le mani a personalità di qualsiasi strato sociale.

Il resto dello spazio era occupato da grandi armadi chiusi, e da stendardi verdi e argento.

Slughorn fece un gran sorriso e si sfregò le mani grassocce.

« Bene » ripeté per l’ennesima volta. « Cominciamo? »

 

***

 

« Venti punti, Snape! »

Rosier, aveva scoperto Severus, non era quello che si diceva un ragazzo amante del silenzio. Mentre salivano le scale, diretti alla Sala Grande, Severus non lo ascoltava.

Gli era piaciuta Pozioni. Slughorn era... bizzarro. La sua voce rimbombava ancora nelle orecchie di Severus, mentre parlava entusiasta della sua materia.

O mentre parlava, ancor più entusiasta, della pozione che Severus aveva consegnato a fine lezione. Anche Rosier ne stava parlando.

Severus escluse sistematicamente la sua voce, mentre, più si avvicinavano, più l’allegro vociare degli studenti a pranzo aumentava. Finalmente, sbucarono al piano terra di Hogwarts.

Severus si guardò intorno immediatamente per trovare Lily.

Tutto ciò che vide fu Lucius, appoggiato al muro accanto alla porta, che guardava proprio lui.

 

 

Note dell’Autrice:

Uhm, e qui cominciano i guai!

Ho un piccolo problema con i compagni di scuola di Snape. Avrei tanto, tanto, tanto mettere Avery o i Lestrange, ma purtroppo la Rowling da’ informazioni contraddittorie in questo senso.

Nel quarto libro, dice che Snape faceva parte di una banda di Slytherin divenuti quasi tutti Mangiamorte: è Sirius che parla, ed elenca fra gli altri Avery e i Lestrange. Nel sesto libro, nel ricordo di Lumacorno, si vede il professore di Pozioni che parla con Avery e Lestrange! O___O Sono stati bocciati per anni di fila? XD

Quindi, ho preferito puntare su qualcuno di più neutro – e dalla cronologia meno incerta, come Rosier XD Sfortuna vuole che sia anche meno rilevante, ma amen. Io e il Canon ci amiamo troppo. 

Un grazie a tutti, i commenti sono ben accetti, il lurkaggio anche ;D

 

(P.S. Capitolo non betato causa Emme sommersa da esami ç_ç I beg your pardon!)

 

Tico_Sarah, che grande Snape XD Ti sono davvero grata per tutti questi complimenti! Grazie mille! *commossa* Un bacio!

Piccola Vero, ah, mi spiace, ma Lucius durerà a lungo XD La gramigna non muore mai. Grazie mille! Un abbraccio!

Zippolino, *//* aww, ma così mi fai arrossire. XD Vedrai che vi farò vedere quando inventa il Sectumsempra u__u Grazie davvero per Lucius: me la cavo con Severus, ma con tutti i Malfoy è sempre il panico XD Un bacio!

Titimaci, aw, grazie mille! Sono felice che ti piaccia così tanto *o* Aspetta che Snape cresca, aspetta XD Grazie mille, un bacio!

Stars_Daughter, gli scacchi contro il pc... mi umilio sempre XD Sono felice che ti sia piaciuto così tanto, e di aver creato un capitolo che faceva capire tutto quello che volevo e che tu hai scritto *//* Ragazzi, queste son soddisfazioni. Prega il dio dello yaoi, senza timore XD Yaoista una volta, Yaoista per sempre XD Un bacio!

Sklupin, questo sono tre pagine e mezzo di capitolo XD Credo che li farò sempre su questa lunghezza, d’ora in poi, ma dipende sempre dal tempo ç_ç Grazie, grazie mille davvero! Un bacio!

Lady Lynx, Severus si sa difendere, per fortuna XD Lucius rimarrà per un po’ di tempo: nella vita di Snape ha avuto un certo ruolo (alas! ç_ç) Ah, Lily si è fatta prendere dai cavalieri nei quadri XD Beata gioventù XD Grazie mille!

Fri, awwwww, ma grazie mille! Sono davvero, davvero felice che ti piaccia così tanto! Lucius resterà, ma Snape farà cambiare la loro relazione XD *tifa Snape* Non lo santificherò, giuro. Lo amo perché è un bastardo ^__^ Grazie mille!

Neragufetta, stupida Lily ç__ç Quanto lo fa soffrire, quanto mi fa soffrire ç_ç Purtroppo la Row ha sempre dato un’immagine Slytherin un po’ saltalenante: a volte così, a volte cosà, a seconda di come le serviva... sempre malvagi, però XD Un po’ stereotipo XD Amen! Grazie mille, un bacio!

 

 

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Capitolo 18
*** Truth to be told - CAPITOLO AVVISO ***


Truth to be told – CAPITOLO AVVISO

 

Ho esitato molto prima di scrivere questo avviso. Detesto essere seria ;_;

Beh, la storia si ferma – non per sempre! *si rannicchia* Per un po’. Perché... beh, sarò sincera. Non ci sto mettendo me stessa in questa storia.

E considerato il tipo di lavoro che questa fic richiede – non ho intenzione di continuare finché non mi sarò data una regolata, o avrò deciso cosa seriamente farmene.

Non mi piace lasciare un lavoro a metà e di solito mi faccio in quattro per qualcosa a cui tengo, ma il fatto che non lo stia facendo mostra chiaramente che non prendo tutto questo con l’impegno necessario, come faccio con altre fanfic.

Il problema è fra me e la storia e certo, potrei continuare a postarla senza metterci quello che metto nelle mie long (diciamo, qualcosa come venti ore a settimana di lavoro sopra e una buona parte di fegato?), ma dato che non sono qui per tirare per il culo nessuno, e tanto meno i lettori, recensori, lurker e passanti, si ferma qui.

Come ho detto, non per sempre – spero!

*si rannicchia ancora*

Detto questo, domando scusa a chi aveva preso a cuore questa storia come io non ho fatto – Emme, la mia beta, in primis. E poi quella schiera di lettori, recensori, lurker e passanti. Mi dispiace. Croce sul cuore, farò del mio meglio per capire dove ho sbagliato… e correggerò.

Grazie mille, intanto. Giuro che mi farò perdonare, dovessi soddisfare i vostri più turpi segreti per riuscirci :D (Mi sa che non è uno scherzo...)

Per ora è tutto!

Alla prossima, tutti voi! La vita è un biscotto ma se piove si scioglie! (cit.)

*se ne va spargendosi cenere sul capo e flaggellandosi*

 

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