Irragionevole

di Ryta Holmes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .1. ***
Capitolo 2: *** .2. ***
Capitolo 3: *** .3. ***
Capitolo 4: *** .4. ***
Capitolo 5: *** .5. ***



Capitolo 1
*** .1. ***


Desclaimer: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti :-) Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!

Premessa

Dunque…. Beh… che dire… salve XD non scrivevo fanfic da… mhm… non mi ricordo da quando. Avevo smesso per tentare di trasformare le mie dubbie doti di scrittrice in qualcosa di simile ad un lavoro… cosa che in parte è riuscita, ringraziando il cielo. Fatto sta però, che il punto di partenza non si dimentica. E quando la musa ispiratrice ti colpisce in mezzo agli occhi, due son le cose: o scrivi o ripensi e ripensi a quello che potresti scrivere, perdendo la concentrazione sul resto. Quanto meno io sono così.
Ora, per puro caso e con un ritardo atroce, ho finalmente recuperato una serie quale quella di Merlin, che non avevo mai visto per vera e pura mancanza di tempo. Ho recuperato così velocemente che ho praticamente fatto una maratona no-stop delle due serie e mi sono letteralmente innamorata della serie! XD Non sto qui a parlare di pro e contro, di buono e cattivo… solo sono qui a scrivere una visione della storia. Non ho cambiato nulla, anzi ho immaginato questa storia quasi come un episodio della serie, ho lasciato inalterati personaggi, nomi e coppie.
Sì, perché scusate, ma anche se Merlino e Artù sono “shippabili” (concedetemi la licenza poetica XD) quasi in maniera banale, io proprio non ce li vedo. Anzi, adoro il rapporto di amicizia che hanno e qui ho voluto semplicemente preservarlo. E poi amo il triangolo amoroso Artù/Ginevra/Lancillotto da sempre *-* non riuscirei a pensarli diversamente!
Cmq, sfogliando il fandom ho notato che il povero caro Merlino, se non se la fa con Artù o con Mordred (qualche volta con Morgana e ammetto che non mi dispiace XD), non fa nulla (per non essere volgari).
Quando invece l’amore di Merlino esiste proprio ed è la famosa Dama del Lago. Qui la Dama è diventata una povera ragazza maledetta di nome Freya (che non ho capito che c’entra, visto che il nome vero, Viviana, era così bello). Però, nonostante tutto, quell’episodio e questa nuova originalissima versione del mito, mi sono piaciuti… anzi, faccio schifo, ma io mi sono addirittura commossa XD quindi perché non continuare?
E’ con questa domanda, che la smetto finalmente di blaterare e (se non avete già chiuso la pagina per noia XD) vi auguro buona lettura…

IRRAGIONEVOLE

.1.


Silenzio e immobilità nella rigogliosa Camelot. Dalla città bassa fino alle corti, la notte proseguiva serenamente, qua e là le guardie vegliavano il sonno del popolo e niente che fosse umano o magico, turbava quella tranquillità ormai da un po’ di tempo.
Dopo l’attacco dell’ultimo grande Drago, erano trascorsi mesi. Un lungo periodo in cui Camelot aveva potuto riprendersi dalla sciagura e tornare splendente come prima. Erano trascorsi mesi anche senza notizie di Morgana, svanita tra le braccia della sorella Morgouse e mai più rivista.
Settimane in cui i piccoli avvenimenti nel palazzo di re Uther non avevano avuto tanta importanza da disturbare lo storico di corte perché ne scrivesse sulle cronache ufficiali.
Merlino aveva ringraziato quel lungo periodo di pace. Troppe cose erano accadute in sequenza nell’ultimo periodo, fatti che lo avevano scosso fin nel profondo e che gli avevano lasciato dei segni sul cuore che non sarebbero mai svaniti.
Scoprire di avere un padre e perderlo prima di poterne godere la presenza, diventare un Signore dei Draghi e combattere la creatura da cui tante volte aveva ricevuto aiuto. Sentirsi anche la causa delle tristi vicende di Morgana, vedere quel volto spaventato dopo aver ricevuto dalle sue stesse mani il veleno che l’aveva quasi uccisa.
Quando la notte posava la testa sul cuscino, ripercorreva tutte queste cose, chiudeva gli occhi e i volti delle persone con cui aveva avuto a che fare, ricomparivano per accompagnarlo nei sogni.
Delle volte appariva anche quel viso angelico che non aveva fatto in tempo ad amare come avrebbe voluto. Rivedeva la piccola Freya, impaurita e avviluppata nei suoi stracci, come l’aveva vista per la prima volta nei sotterranei della città bassa. Incontrava quegli occhi scuri addolciti solo dalla sua presenza, da lui che non la faceva sentire un mostro, da lui che la comprendeva e non la incolpava. Ricordava le labbra morbide che aveva baciato un’ultima volta, prima che la barca si allontanasse e il fuoco donasse quel corpo al lago.
La sua dama del lago, maledetta dalla magia e costretta a diventare una belva feroce ogni notte e per questo allontanata da tutti, perseguitata e costretta a fuggire.
Il destino aveva voluto farli incontrare in quella situazione così precaria e il destino se l’era poi portata via, senza chiedere.
Il suo padrone, il Principe Artù aveva colpito la bestia che aveva causato la morte di alcuni suoi sudditi, senza sapere chi si celasse in realtà. Senza conoscere i sentimenti del suo servo e il dolore che gli aveva causato.
Non gliene aveva mai fatto una colpa, Artù aveva compiuto il suo dovere per difendere il popolo minacciato e per di più, quando aveva visto Merlino così afflitto, aveva fatto del suo meglio per rallegrarlo, pur non conoscendone la causa.
Eppure il giovane mago, non poteva non pensare alla sua dama del lago, alle ultime parole che gli aveva detto, prima di esalare l’ultimo respiro.
“Ricordati, tornerò per sdebitarmi di ciò che hai fatto.”
Parlava di tornare, ma come avrebbe potuto?
Era stato lui a stringerla per un’ultima volta, lui l’aveva vestita con il sontuoso abito rubato dagli armadi di Morgana e poi l’aveva deposta tra le felci su quella barchetta sospinta dalla magia sino al centro del lago.
Era rimasto fino alla fine e solo quando le acque avevano inghiottito tutto e lui aveva dato fondo a tutte le sue lacrime, era ritornato a Camelot.
Come avrebbe fatto, la sua piccola dama, a sdebitarsi se giaceva nelle profondità di un lago?
La domanda rimase sospesa, mentre il sonno lo portava lentamente nell’incoscienza; continuò a vorticare fondendosi ad altri pensieri e con un ultimo guizzo scomparve nel tumulto dei sogni.
Solo un attimo prima, il vento si era insinuato nello spiraglio della finestra portando una voce, che il giovane non riuscì a sentire.
“Merlino…”

*

Se per ogni volta che aveva riparato e lucidato l’armatura di Artù, avesse ricevuto una moneta, Merlino probabilmente sarebbe diventato l’uomo più ricco di tutta Camelot. Eppure era ancora lì, chino sulla ferraglia, per l’ennesima lustrata, mentre il suo padrone si vestiva dietro il paravento, blaterando qualcosa che lui non ascoltava.
Aveva fatto strani sogni la notte prima, sogni dolci la cui protagonista lo aveva cullato a lungo come tra le onde. Carezze affettuose e la melodia di un canto che non aveva mai sentito e poi quel volto sorridente, così diverso da come lo ricordava, eppure sempre uguale. Aveva visto la sua dama sorridere serena, come dimentica di ciò che aveva passato e felice di dove si trovasse.
Non l’aveva mai sognata così. Era come se per una notte fosse stato trasportato in un altro mondo, un luogo dove non c’erano obblighi, non c’erano segreti. Dove lui era il mago Merlino e poteva godere della presenza e della dolcezza di una Freya che mai aveva subito la maledizione delle bestia.
Quella mattina lucidava l’armatura, ma l’attenzione era rivolta ai sogni notturni, aiutata da un dolce odore che dalla finestra, si era insinuato nelle narici del giovane. Un odore di fiori, di prati verdi, di selvaggio.
“…..rlino… Ma insomma, Merlino!” la voce perentoria di Artù lo risvegliò da quello stato di torpore. Sollevò il capo di botto, rivolgendo al principe uno sguardo un po’ stralunato.
Artù assunse una smorfia sorpresa. “Ma hai sentito quello che ti ho detto?”
“Ah… ehm… sì sì, certamente!” la risposta arrivò, mentre abbandonava l’armatura e si alzava in piedi per avvicinarsi a lui.
Artù incrociò le braccia e prese a fissarlo come se davanti avesse un idiota. Insomma, come al solito. “Guarda che la finestra è dalla parte opposta.”
Merlino si fermò, abbozzando un sorriso poco intelligente e dando definitivamente modo all’altro di avere la conferma di non essere stato ascoltato.
“Ti ho detto, di chiudere la finestra. Entra troppo vento, oggi.”
“Oh! Giusto!”
“Oggi sembri più stupido del solito. Cosa ti è successo?”
Merlino cercò di evitare lo sguardo indagatore del suo padrone. Artù non aveva mai saputo la verità sulla storia di Freya e non l’avrebbe mai saputa. Quella, assieme alle tante altre verità che Merlino dubitava sarebbero mai venute a galla. Per lo meno non senza rischiare di perdere letteralmente la testa sul ceppo del boia.
Deviò il discorso quindi, cercando di ignorare gli occhi di Artù che gli punzecchiavano la nuca.
“Non ho dormito molto bene questa notte… ma ditemi, di cosa parlavate?”
“Quindi mi stai dicendo che ho parlato per un quarto d’ora al muro? E’ così che spreco il mio tempo?”
Merlino rivolse uno sguardo spiacente al principe e questi sbuffò scuotendo il capo e andando a prendere l’armatura.
“Per lo meno ti sei messo d’impegno questa volta. Mi ci potrei anche specchiare!”
“Beh… credo sia più utile per proteggerla, sire…” fu la risposta del servo, mentre lo aiutava ad indossarla.
“Ripeto, oggi sei più stupido del solito, Merlino…” constatò, fissandolo di nuovo un po’ troppo. “Ad ogni modo…” distolse lo sguardo, mentre il mago gli legava i lacci di cuoio facendo lo gnorri. “…dicevo al muro, poco fa, che dobbiamo scoprire cosa sta distruggendo i raccolti intorno a Camelot. Mio padre pensa si tratti di qualche creatura, perciò dobbiamo fare attenzione. Appena finisci qui prepara il mio cavallo, perché partiremo subito. D’accordo?”
Artù rimase in attesa di una risposta da parte del valletto, che ancora si dimenava coi lacci.
“Merlino!” gridò. Il giovane sobbalzò, sollevando gli occhi sul principe.
“Sire! Dicevate?”
“Non ci credo! Ma cosa devo fare con te?”
Merlino lasciò la stanza, mentre Artù gli gridava contro spazientito. Si era di nuovo distratto. Stava ancora pensando a lei.

*

Avevano ispezionato a lungo i punti in cui i campi erano stati rovinati. I raccolti erano stati come spazzati via, come divelti da una forza misteriosa che aveva messo a soqquadro la simmetria perfetta dei quadrati di terra.
Un bel problema, perché era un periodo molto delicato per le coltivazioni, che stroncate sul nascere difficilmente avrebbero potuto dare frutto, una volta arrivata la stagione.
Artù aveva parlato con alcuni contadini che vivevano nelle vicinanze, questi avevano raccontato di sibili sinistri durante la notte e di una voce di donna che si distingueva tra i fischi del vento. Le mattine successive, i campi venivano ritrovati in quello stato.
Erano tutti contadini spaventati, convinti che c’entrasse la magia e perciò intimoriti dalle possibili conseguenze.
Merlino li osservò piagnucolare di spettri maligni e di magie spaventose, sentendosi come sempre incompreso in quel mondo dove la magia era bandita e le creature come lui, dovevano nascondere la propria natura.
Il pensiero nuovamente tornò alla sua dama, ricordando quella notte, quando aveva sognato di poter compiere magie senza il timore di essere scoperto, quando nel dormiveglia si era sentito se stesso. Merlino il mago. Non Merlino il servo, Merlino il valletto, Merlino lo stupido.
“Idiota!” il giovane roteò gli occhi stancamente. Appunto. Il suo padrone lo richiamava alla realtà. Lo raggiunse cercando di mantenere un contegno e reprimendo l’impulso di mandarlo a quel paese, chiamandolo come ormai amava fare quando era con il suo tutore Gaius: "Babbeo Reale".
“Merlino, svegliati adesso. Dobbiamo seguire le tracce di questa cosa che sta rovinando i campi. Sembra sia passato un uragano di qui.”
“Dove dobbiamo andare?”
La risposta fece deglutire il giovane a vuoto.
“Verso il lago.”

Continua...

Spero vi piaccia ^^
Alla prossimaaaaaaa!!!

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Capitolo 2
*** .2. ***


Desclaimers: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti  Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!

IRRAGIONEVOLE


.2.

Non si era più avvicinato alla riva da allora. Anche quando per qualche coincidenza si era dovuto avvicinare alla zona, aveva sempre fatto di tutto per lasciare una sorta di distanza di sicurezza tra le acque del lago e lui.
Troppo intenso era ancora il ricordo, perché potesse far finta di nulla, soprattutto se accanto aveva il principe Artù che non smetteva di studiarlo, come se da un momento all’altro lui potesse fare un passo falso e fargli capire il perché dei suoi comportamenti anomali.
E difatti risultò visibilmente agitato, mentre lo specchio d’acqua si faceva sempre più vicino e nella mente l’immagine della barca avvolta dalle fiamme che si inabissava, gli dava l’illusione di poterla vedere ancora realmente.
“Merlino, hai paura per caso?” Artù lo costrinse a distogliere gli occhi dal centro del lago. Scosse il capo con convinzione, ma per la voce esitante poté fare ben poco.
“Non… ho paura.”
Artù sbuffò sprezzante. “Certo. E vorresti farmi credere che quella faccia ce l’hai così di tuo.”
Il giovane mago proseguì con gli occhi sul dorso del cavallo che portava al trotto, evitando il contatto visivo sia col padrone, che con il lago.
“Non ho detto questo… stavo solo pensando ad una cosa.”
“E di grazia sarebbe possibile sapere cosa ti passa oggi per la testa? Delle volte sei veramente un rompicapo!”
“Vi state preoccupando per me, sire?” Merlino sapeva perfettamente che ripiegare sul piano personale, avrebbe fatto desistere Artù da ogni tentativo e infatti, un attimo dopo, lo vide schioccare la lingua e scrollare le spalle.
“Certo che no! Mi preoccupo invece di me. Se non ho un servo che faccia bene il suo lavoro…” Artù glissò senza mezzi termini e poi mandò il cavallo al galoppo, per raggiungere le guardie che si erano già appostate vicino al lago.
Merlino preferì non avvicinarsi. Rimase sulla sella in silenzio, chiudendo gli occhi. Nelle orecchie i discorsi dei soldati e dei cavalieri che accompagnavano il principe ereditario.
“Sire, non c’è nulla qui. Abbiamo dato un’occhiata in giro, ma le tracce di quella creatura non ci sono.”
“Non è detto che sia una creatura. E’ come se il vento improvvisamente diventi tanto forte da spazzare ogni cosa.”
“Ma qui non c’è segno di questo… sortilegio.”
“Sortilegio? Pensi che ci sia uno stregone, dietro tutto questo?”
“Non lo so, sire… era un’ipotesi… questi non sono fenomeni che capitano tutti i giorni…”
Merlino lentamente smise di ascoltarli. C’era qualcos’altro invece, che riempì le sue orecchie. Un canto, dolce e melodioso. Quel canto che aveva sognato la notte precedente uscire dalla bella bocca della sua dama. Riaprì gli occhi, puntandoli sullo specchio d’acqua e riconoscendo la voce. Lo stesso odore che aveva avvertito la mattina, mentre lucidava l’armatura di Artù si aggiunse ad incantargli i sensi.
Nel lago non c’era niente che potesse fargli pensare a lei, solo la voce e quel profumo gliela ricordavano, ma unicamente perché li aveva sognati.
Freya non aveva mai cantato per lui, non aveva fatto in tempo e data la situazione, il giovane non aveva mai sentito sulla sua pelle quel profumo così buono.
Scese da cavallo come in trance e si avvicinò alla riva, senza curarsi di bagnarsi gli stivali. Lo sguardo che vagava e scrutava il pelo dell’acqua inutilmente.
Non poteva vederla, ma la percepiva chiaramente. Come era possibile?
Che fosse diventata parte del lago?
“Merlino! Non mi sembra il momento per farsi un bagno. Dobbiamo tornare a Camelot!”
Artù, sempre Artù, lo risvegliò. Questa volta sobbalzò e trattenne il fiato, mentre cercava di mettere a fuoco la situazione e di ricordare cosa dovesse fare.
“S-sì… d’accordo…”
Si allontanò a cavallo, rimanendo nella coda della spedizione, la faccia rivolta verso quel luogo in cui sarebbe sicuramente ritornato da solo.

*

Non gli fu facile perseguire quel proposito. Re Uther aveva imposto il coprifuoco, perciò girovagare di notte e soprattutto uscire da una Camelot ben sorvegliata e attenta a qualsiasi accenno di magia, diventava una vera e propria impresa.
Quella notte quindi, Merlino fu costretto a ritornare nella sua stanza preferendo non dare troppo nell’occhio; anche perché ad Artù non era sfuggito quel suo strano comportamento verso il lago e durante il viaggio di ritorno lo aveva subissato di domande a cui lui non aveva risposto in alcun modo.
Così il principe, resosi conto che non avrebbe cavato nemmeno un ragno da un buco, rinunciò alle domande ma per tutta la sera, lo tenne occupato con ogni possibile compito pur di tenerlo d’occhio.
Anche Gaius poi, aveva notato uno strano atteggiamento in lui; il medico di corte conosceva tutta la storia, ma Merlino ancora non se la sentiva di parlarne, perciò finì col rifugiarsi nella sua stanza e decise di rimandare la visita al lago per il giorno successivo.
Quella notte sognò ancora Freya, la sua voce che cantava, quel profumo e dormì come cullato da quelle gentilezze e da quelle sensazioni di assolute libertà e felicità.
Risvegliarsi al mattino fu un duro colpo, tanto che il suo umore apparve tetro già quando uscì dalla camera, diretto verso le stanze reali per il risveglio del reale babbeo.
Fu una vera e propria sorpresa trovare il letto vuoto e sfatto e nessuna faccia sorniona, pretendere efficienza già di primo mattino.
“Dov’è andato Artù?” Merlino incrociò nel corridoio Gwen, che portava un cesto di biancheria pulita nelle stanze, probabilmente, di re Uther.
La ragazza sorrise salutandolo, nonostante il peso dei panni. “Il re lo ha convocato di buon ora per quella storia dei raccolti… credo ne avranno per molto.”
“Sai più cose tu, su Artù, di me… lo sai vero?” Merlino la punzecchiò, godendosi l’espressione imbarazzata che ebbe in risposta.
“Ma cosa ne sai, tu? Devo…. Devo portare questa biancheria, scusami!”
Ginevra si dileguò velocemente tra i corridoi del castello, lasciando Merlino a ridacchiare alle sue spalle. Di sicuro stuzzicare lei e il principe sui loro sentimenti, era diventato il passatempo più divertente che conoscesse. Anche se sapeva perfettamente quanto fosse pericoloso scherzare con un padrone arrogante come Artù.
Mentre rientrava nella stanza e si accingeva a rimetterla a posto, un pensiero lo colse riportandogli definitivamente il buonumore. Se Artù era impegnato tutta la mattinata con il re, poi avrebbe avuto da fare con gli allenamenti. Questo voleva dire libertà.
Senza indugio affrettò i suoi compiti, mentre già si immaginava al galoppo del suo cavallo, verso il lago e verso la sua dama.

*

Lo specchio d’acqua era immobile, solo dove si trovava lui si formavano delle piccole increspature, che lentamente si allargavano fino a svanire. Merlino aveva abbandonato gli stivali contro un albero e aveva immerso i piedi nell’acqua gelida, rabbrividendo non poco quando era entrato.
Tornò a scrutare tutta la superficie, ma questa volta solo silenzio e immobilità intorno a lui. Allora, iniziò a chiamare il nome di Freya a gran voce, quasi sperando che lei comparisse dall’acqua e gli corresse incontro.
Si rendeva conto egli stesso di quanto fosse impossibile una cosa del genere, ma era perfettamente lucido il giorno prima, quando l’aveva percepita. E poi cercava ancora una risposta a ciò che lei gli aveva detto in punto di morte. Troppe cose combaciavano, perché allora non tentare?
Improvvisamente il buon odore di fiori e la sua voce. Per istinto voltò le spalle al lago, verso la riva e la vide.
I capelli scuri scendevano morbidi sulle spalle, l’abito che era stato di Morgana, ancora indosso, una luce guizzante negli occhi scuri e sorridenti. Così come le labbra, che ridevano e lo chiamavano.
“Merlino!”
Il giovane uscì dall’acqua con passi veloci e la raggiunse, abbracciandola forte. Per un attimo temette in un illusione, ma quando sentì il contatto della sua pelle, il calore e la consistenza della persona tra le mani, qualcosa gli esplose in petto. Gioia sicuramente, mista a commozione per averla ancora con sé.
“Freya… Freya…” balbettò il suo nome più volte, non trovando altro da dire. Allora la baciò con foga e poi di nuovo se la strinse al petto, mentre sentiva la sua risata felice che lo rese ancora più ebbro e confuso per la contentezza.
“Come… come è possibile?”
Si scostò da lei, quel tanto che gli consentiva di guardarla negli occhi e nel contempo di continuare a tenerla il più vicina possibile.
“Non me ne sono mai andata, Merlino! Adesso faccio parte del lago, della montagna. Sono con loro, ma sono anche viva, come loro. E volevo così tanto rivederti…”
Il giovane le accarezzò il viso, la fissava non riuscendo a capacitarsi di ciò che vedeva. “Non dirlo a me…”
La baciò ancora e ancora, accasciandosi con lei sul prato e tenendola stretta. Adesso voleva sapere tutto e voleva recuperare il tempo perduto.

Continua....

Ovviamente non è ancora finita ;-) il bello deve ancora arrivareeeeeeeeee!!
Ringrazio di cuore _Valux_ e MissMiluna (credo di aver di nuovo scatenato la tua commozione! XD) per le recensioni!! :-)
Baciiiii
Ryta

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Capitolo 3
*** .3. ***


Desclaimer: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti. Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!

IRRAGIONEVOLE


.3.

Era buio pesto quando Merlino tornò a Camelot. L’espressione se possibile, ancora più assorta dei giorni precedenti e un sorriso ebete ben stampato sulla faccia. Canticchiò un saluto alla guardia, che quasi lo minacciò, prima di riconoscerlo e lasciarlo passare attraverso la corte.
Era ancora nel cortile, quando Gaius gli venne incontro con aria di rimprovero.
“Merlino, dove sei stato?”
“Perché? Cosa è successo?” sorrideva senza rendersi conto della situazione, cosa che fece arrabbiare maggiormente il suo tutore.
“Me lo domandi? Artù è furioso con te! Sei sparito per tutto il giorno, senza dare notizie a nessuno! Io ho tentato di coprirti, ma il principe è sospettoso ed è voluto entrare nelle nostre stanze. Quando non ti ha trovato, mi ha fatto promettere di mandarti da lui non appena ti fossi degnato di riapparire!”
“Oh…”
L’espressione di Gaius si indurì. “Merlino, cos’hai? E’ successo forse qualcosa?”
Il giovane parve solo allora risvegliarsi. Sgranò gli occhi e arretrò di un passo. “Cosa? No no! Ero solo… sì, solo andato a controllare per quella storia dei raccolti, tutto qui…”
Il medico di corte lo scrutò in silenzio, cosa che fece sentire Merlino a disagio.
“Ehm… adesso vado da Artù.” Fece per allontanarsi, ma non poté non udire le parole del suo tutore.
“Per quanto crederai ancora che non mi accorga delle tue bugie? Quando ti sentirai di parlare, sai dove trovarmi…”
Merlino lanciò uno sguardo grato a Gaius, che si allontanava curvo sotto il peso degli anni. Poi prese un forte respiro. Ora sì, che lo attendeva il peggio.
Fu accolto dal suo padrone con una freddezza che davvero non aveva mai conosciuto. Artù con Merlino era sempre stato dispettoso, sbruffone, qualche volta anche simpatico, altre minaccioso; mai era stato glaciale.
Per questo il giovane mago tentennò sulla porta per alcuni istanti, quando entrò nella stanza del principe e palesò la sua presenza.
“Portami la cena.” Fu il semplice comando e lui non poté che annuire e schizzare via verso le cucine, in cerca di cibo.
Si era aspettato una lunga ramanzina e magari la minaccia della gogna, qualche cattiveria al suo indirizzo e una montagna di punizioni, oltre alle armature da lucidare e alle stanze da pulire e riordinare. Non avvenne niente di tutto questo. Merlino portò la cena ad Artù, che mangiò in silenzio e senza accennare un movimento di stizza.
Decisamente il giovane avrebbe preferito strepiti e minacce, piuttosto che quel silenzio. Anche se così facendo, poté ripensare un poco a cosa gli era accaduto nel pomeriggio. Più ci pensava e meno importante diventava la sua inadempienza verso Artù. C’era una parte di lui convinta che se Artù avesse saputo come stavano le cose, avrebbe potuto comprenderlo. Il principe sapeva cosa significava amare in segreto, anche se Ginevra pur essendo soltanto una serva era viva e sempre vicino a lui. Sì, Artù lo avrebbe capito e scusato…
“Domani pensi di eseguire i tuoi doveri o dovrò cercarmi un altro servo più competente?”
La domanda riecheggiò nel silenzio della stanza, interrompendolo bruscamente. Artù aveva posato il tovagliolo sul tavolo, segno che la sua cena si era conclusa.
Merlino scattò velocemente per portargli via i vassoi, nel mentre annuiva convinto con il capo.
“Certo che no! Nel senso, sì! Lavorerò, ho intenzione di lavorare! Anzi volevo scusarmi per oggi…”
“Hai intenzione di dirmi dove sei stato tutto il giorno?” il principe lo interruppe, fissandolo negli occhi con stizza.
Merlino sfuggì a quell’occhiata per l’ennesima volta, sentendosi nuovamente in trappola. “Beh… in realtà…. Ho dormito!”
“Scusa?” Artù inclinò il capo da un lato, la solita espressione sorpresa sul viso.
“Voglio dire… ve l’avevo detto che non dormivo bene… anche ieri notte. Perciò stamattina ero libero e ho pensato di recuperare un poco il sonno perduto e…” avrebbe funzionato quella balla? “…e ho dormito un po’ troppo… mi sono svegliato poche ore fa.”
Seguirono alcuni istanti di silenzio, in cui il padrone fissò il servo convinto della sua idiozia.
“Non c’eri nella tua stanza.”
“No, certo che no! Gaius non mi avrebbe mai permesso di dormire. Mi ero… nascosto.”
Artù si prese un momento per riflettere. Davvero Merlino era così stupido da dormire tutto il giorno? Sollevò il capo e lo fissò: gli occhi sgranati, in attesa di una reazione, erano leggermente cerchiati, i capelli arruffati e il fazzoletto intorno al collo pendeva da un lato.
“Sì. Sei davvero così stupido da dormire tutto il giorno. Vattene adesso e che non si ripeta più! O d’ora in poi, dormirai sulla gogna!”
Il giovane approfittò di quella magnanimità e seguì l’ordine con una celerità certosina. Riportò i piatti nelle cucine e poi tornò nella sua stanza. Gaius lo chiamò per la cena, ma Merlino addusse la scusa di non avere fame e andò a dormire.
Aveva calcolato che così facendo, avrebbe potuto trascorrere qualche ora prima del risveglio del principe, dalla sua bella. Ignorò i morsi della fame e si abbandonò ad un sonno agitato.

*

“Merlino, vieni qui!”
Gaius lo richiamò un attimo prima che imboccasse la via di fuga, in tutta fretta. Artù quella sera avrebbe banchettato fino a tardi, con suo padre e alcuni ospiti illustri giunti dalle terre di confine di Avalon. Ciò significava libertà fino al mattino successivo, opportunità che Merlino aveva pianificato con un’uscita notturna verso il lago.
Non aveva calcolato Gaius però, che evidentemente aveva atteso che lui tentasse la fuga dalla sua stanza, dopo aver rifiutato per l’ennesima volta la cena.
Il giovane fu costretto ad affrontarlo, nonostante fosse evidente la sua impazienza.
“Dove stai andando?”
“Accompagno Gwen a casa. E’ sempre sola da quando Morgana non è più ritornata.” Nonostante in passato gli facesse male parlare della protetta del re con così tanta tranquillità, adesso l’idea di usarla come scusa per raggiungere Freya, non lo toccava minimamente.
Gaius sospirò. “D’accordo, ti aspetto alzato.”
“No! Voglio dire… non preoccuparti. Probabilmente parleremo un poco… non c’è bisogno che resti sveglio.”
Gaius lo guardò intensamente, come se volesse leggere negli occhi cosa gli stesse nascondendo.
“Merlino, va tutto bene? Dimmi almeno questo.”
Il giovane sorrise e nel farlo mostrò tutta la sua contentezza. Era davvero felice, anche se nascondeva tutto, le ore trascorse con Freya lo riempivano di gioia.
“Non sono mai stato meglio, credimi!” esclamò svanendo oltre la porta.
Gaius incupì lo sguardo, fissando l’uscio ormai vuoto. “A vederti non sembra affatto…”

*

Il sole stava per sorgere. Il prato su cui erano distesi Merlino e Freya era umido e freddo, ma il giovane non lo sentiva. Sorrideva beato, gli occhi socchiusi, mentre la ragazza giocava con le sue dita, intrecciandole alle proprie.
“Tra poco devo andare…” mormorò di malumore. La notte era volata via in un soffio e l’idea di doversene ritornare al castello prima del risveglio del principe, lo intristiva.
“Resta un altro poco.”
“Non posso…”
Freya si sollevò sui gomiti e lo guardò imbronciando le labbra. “E perché non puoi?”
Merlino le sorrise, osservandola. Ormai non poteva farne a meno. “Perché se faccio tardi, il principe mi rimprovererà… se mi punisce rischio di non poter più venire da te.”
“E allora perché non resti qui?”
La domanda sorprese il giovane; così ovvia eppure così impossibile… o si sbagliava?
Freya continuò imperterrita. “Volevi fuggire con me, ricordi? Volevamo vivere vicino al lago assieme… cosa è cambiato da allora? Adesso è possibile!”
Merlino lasciò che lo sguardo si perdesse nel vuoto e la mente vagasse tra i pensieri e le considerazioni che quella proposta aveva scatenato.
Restare per sempre lì… vivere con lei, senza più costringersi ai lavori forzati, senza dover più fingere la sua natura. Vivere liberamente e non dover inseguire il destino che lo voleva l’altra faccia della stessa medaglia, assieme ad Artù.
Ripensò al principe, agli ultimi tempi in cui si era fatto così sospettoso e duro, prima o poi avrebbe potuto scoprire tutto, gli avrebbe sicuramente vietato di tornare al lago. Restare invece… non sarebbe stato tutto più semplice?
Artù non aveva poi così tanto bisogno di lui, dopotutto. Sarebbe diventato un buon re, anche senza la sua protezione. Chi invece aveva veramente bisogno di lui era Freya. La sua dama del lago era sola, imprigionata tra quelle rive, non avrebbe mai potuto portarla a Camelot con lui…
Freya gli accarezzò il viso, riportando l’attenzione su di lei. “Cos’hai deciso?”
Merlino sorrise e il gesto illuminò anche i suoi occhi, nonostante fossero arrossati e cerchiati da grosse occhiaie di cui non si era reso conto.
“Resterò con te…”

Continua....

E' davvero tutto rose e fiori come sembra? Mah........ =P

Ringrazio sempre _Valux_ e MissMiluna per le recensioni!!! Grazie di cuore per i complimenti davvero ^^
E se qualcun altro volesse scrivere un commento, non mi offendo eh XD
Alla prossimaaaaaaaa
Ryta

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Capitolo 4
*** .4. ***


Desclaimers: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti. Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!

IRRAGIONEVOLE


.4.

Il rumore delle ampolle che cozzano tra loro. Il raschiare del mestolo che sfiora il calderone. L’odore familiare delle stanze di Gaius e poi la sua voce.
Merlino riacquistava lentamente coscienza con questi rumori familiari ma che in qualche modo gli apparivano fuori posto.
“Gwen, vai a chiamare Artù… si sta svegliando.”
Percepì Gaius accanto a lui, disteso sicuramente nel suo letto. Schiuse gli occhi a fatica, sentendo una debolezza che non gli era mai stata sua e distinse la figura un po’ sfocata del medico che gli tastava il polso e gli posava una mano in fronte.
Provò a parlare, ma la voce gli uscì così sottile che quasi non si udì.
“Tranquillo Merlino… Artù ti ha salvato la vita.”
Quelle parole gettarono confusione nella testa del giovane, non capiva cosa Gaius volesse dire, perché non ricordava di essere mai stato in pericolo.
Piuttosto rammentò altro.
"Freya…” sussurrò.
Gaius aggrottò la fronte, chinandosi di più verso il ragazzo. “Cosa hai detto?”
Merlino ripensò a quel momento, quando aveva accettato di rimanere per sempre con la sua dama del lago ma poi i ricordi si fermavano lì. Vedeva solo buio fino a quando aveva aperto gli occhi nel castello. E perché si sentiva così stanco?
L’idea di aver abbandonato la ragazza sulle sponde del lago lo preoccupava e con una forza di volontà che non credeva nemmeno di avere, riuscì ad alzarsi mettendosi a sedere.
“Merlino, che fai? Devi riposare adesso!”
“Non posso…” si passò una mano sul viso per togliere la pellicola di sudore che lo ricopriva e lo infastidiva. Un senso di angoscia per la sua dama lo stava opprimendo: prima l’avrebbe rivista, prima si sarebbe tranquillizzato.
Gaius però, era troppo preoccupato per quel ragazzo che considerava come un figlio, per lasciarlo di nuovo andare così. Posò le mani sulle sue spalle esili e smagrite, perché si fermasse e rinunciasse a qualsiasi intento di alzarsi da quel letto.
“No, devi! E’ da tre giorni che ti cerchiamo, ti rendi conto? Non mangi da molto prima e sei completamente disidratato. Non ti muoverai da qui finché non te lo dirò io!” il tono del medico fu quanto mai perentorio e per un attimo Merlino non seppe come resistergli. Il volto di Freya però, gli ricomparve in mente e di nuovo quella forza misteriosa lo invase.
“Non è possibile! Manco dal castello solo da una notte! Lasciami andare Gaius, devo andare da lei! Lasciami andare da lei!” prese a divincolarsi sempre di più, mentre il tono di voce si faceva angosciato ad ogni resistenza del medico.
“Merlino, calmati! Non sei lucido, non ti posso lasciare andare!”
“Ma devo andare da Freya!” il grido disperato freddò l’uomo, irrigidendolo. Gaius incrociò gli occhi agitati e annebbiati del giovane aumentando la sua preoccupazione.
“Rimarrai qui, tra poco arriverà Artù.” Sentenziò poi, come volendo chiudere la questione, ma il mago era troppo motivato per desistere.
“Io devo andare…. Devo andare da lei…”
Gaius lo acchiappò con durezza per le spalle e lo spinse contro il letto. “Merlino, Freya è morta! Te lo sei forse dimenticato?”
“Ma… ma no, lei è viva, Gaius, è viva! L’ho vista, l’ho abbracciata…”
“Sei stato stregato!”
Merlino fissò il suo tutore, trattenendo il respiro. Il silenzio consentì a Gaius di continuare.
“Hai sentito un odore dolciastro? Dimmi Merlino, lo hai sentito quel profumo?”
Il ragazzo scosse dapprima il capo, poi ricordò. “Era… è il suo profumo… certo che l’ho sentito…”
“E il canto? Hai sentito anche quello?” lo interruppe frettolosamente.
La voce del giovane esitò nel rispondere, troppa confusione, troppe sensazioni tutte assieme. E quell’angoscia di aver lasciato una parte di sé su quelle rive era troppo intensa perché lui potesse ignorarla. “Sì…. Sì, sì! Ovvio che l’ho sentita! E’ una donna, canta così! Profuma così! Cosa c’è di strano?” cercò ancora di divincolarsi… ma per quale motivo era così debole da non riuscire ad opporsi nemmeno ad un uomo anziano come Gaius? “Ti prego, fammi andare da lei!”
“Vuoi capire che non posso farlo? Quel profumo fa parte di un incantesimo e tu ne hai tutti i sintomi! Hai creduto di vedere quella ragazza e ne sei ossessionato tanto da dimenticare persino le necessità più impellenti… ma niente di tutto ciò che hai vissuto è vero!”
“Non è possibile… nessuno sapeva di Freya!”
“Ma tu sì! Quel genere di incantesimi materializza i sentimenti come fossero reali, ma non è così! Tu sei stato stregato e questo significa che sei in pericolo! Non posso lasciar-“
Gaius non riuscì a terminare le sue parole, perché un’improvvisa onda d’urto lo sbalzò all’indietro con violenza. Gli occhi di Merlino per un istante si fecero dorati, mentre pronunciava l’incantesimo con cui si era liberato del tutore. Poi quegli occhi tornarono blu, ma adesso erano del colore della tempesta.
“Merlino!” il medico richiamò il giovane mago con un gemito, mentre tentava di rialzarsi ma questi aveva già imboccato la via di fuga.
Gaius non poteva dire la verità. Lui, Freya, aveva potuta vederla viva, lui sapeva che il lago e la montagna l’avevano salvata e che la ragazza con cui trascorreva le ore più dolci non poteva essere l’incantesimo malvagio di qualche stregone.

*

Merlino raggiunse la riva del lago che era notte. Usando ancora la magia e senza curarsi di fare attenzione, era riuscito a fuggire da Camelot e aveva corso fino al luogo, nonostante le sue condizioni.
Gaius gli aveva fatto notare che non mangiava e non dormiva da giorni, ma lui non si era preoccupato di nulla, il suo unico pensiero era tornare da Freya, non c’era nient’altro.
Chiamò il nome della ragazza diverse volte, perché trovò solo buio e silenzio ad accoglierlo e lei non compariva. L’angoscia si prese gioco di lui, mozzandogli anche il respiro; si inginocchiò per terra annaspando.
Cosa gli stava accadendo? In un barlume di lucidità il pensiero di non essere più lui, gli sfiorò la mente ma poi si perse quando sentì alcuni rumori provenire dalla boscaglia alle sue spalle.
“Merlino!” il richiamò venne però, dalla parte opposta e il giovane, sollevando lo sguardo incrociò il volto di Freya. Quella notte non sorrideva come le altre volte, era freddo e i lineamenti erano induriti, come negli occhi mancava la solita luce.
“Perché te ne sei andato?”
Merlino si alzò in piedi e le andò incontro. “Non volevo, credimi! Mi ci hanno costretto, ma sono tornato!”
“Mi avevi promesso che saresti stato per sempre con me…” gli occhi della dama diventarono tristi, un colpo al cuore per il povero Merlino che mai avrebbe desiderato una cosa del genere.
“Per-perdonami… te l’ho detto sono scappato e sono tornato. Non lo farò mai più!” la raggiunse del tutto e le prese le mani con foga. “Non voglio più separarmi da te…”
“E se venissero di nuovo a prenderti? Se ti portassero di nuovo via da me?”
Lo sguardo di Merlino si incupì. “Userò la mia magia per allontanarli.”
Freya non voleva convincersi, cosa che esasperò il giovane. “Lo hanno già fatto… non riuscirai a resistergli…”
“E cosa vuoi che faccia?” sbottò infine, stringendo con forza quelle mani piccole e fresche.
Freya sollevò finalmente il viso per guardarlo e incatenò gli occhi con i suoi. Il suo tono di voce cambiò. “Diventa come me…”
Il ragazzo la guardò confuso, in cerca di spiegazioni.
“Ti fonderai con il lago, come me. Potremmo vivere insieme per sempre.”
“Ma…”
“Così nessuno potrà dividerci! E’ l’unica soluzione, verremo sempre osteggiati se non lo facciamo!”
Le parole della dama erano così convincenti che lui, indebolito e completamente soggiogato da lei, difficilmente avrebbe potuto contraddire.
“Insieme… per sempre…”

Continua...

La verità è venuta fuori.... oppure no?
E Merlino cosa sceglierà?
Come sempre ringrazio _Valux_ (Merlino effettivamente di cazzate ne fa parecchie XD) e MissMiluna (grazieeee... mamma mia che bei complimenti, sei molto generosa! ;-) ) che sono le uniche a recensirmi.... non siate timidi suuuuuuuuu!!! Son curiosa ioooooo =P
Alla prossima per la conclusione!
Ciaoooooo
Ryta

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Capitolo 5
*** .5. ***


Desclaimers: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti. Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!

IRRAGIONEVOLE

.5.

“Diventa come me…”
Merlino la guardò confuso, in cerca di spiegazioni.
“Ti fonderai con il lago, come me. Potremmo vivere insieme per sempre.”
“Ma…”
“Così nessuno potrà dividerci! E’ l’unica soluzione, verremo sempre osteggiati se non lo facciamo!”
Le parole della dama erano così convincenti che lui, indebolito e completamente soggiogato da lei, difficilmente avrebbe potuto contraddire.
“Insieme… per sempre…”
Forse era la soluzione più semplice, così sarebbe veramente diventato libero. Si sarebbe persino liberato del suo corpo, sarebbe diventato uno spirito e Freya sarebbe stata sempre con lui… per l’eternità…
“Merlino, sei un idiota!!”
Quella voce… l’avrebbe riconosciuta tra mille. Quel tono sprezzante con cui di solito lo ammoniva, poteva essere soltanto di una persona.
“E’ la seconda volta che vengo qui a recuperarti! Ma cosa ti è preso?”
Merlino si voltò verso il principe Artù, che si faceva largo tra i cespugli: ecco di chi era il rumore che aveva sentito prima. Sentì le mani di Freya stringerlo con più forza e poi la sua voce ridotta ad un sibilo.
“E’ qui per dividerci… non permetterglielo.”
Il giovane le lanciò un’occhiata spaesata, poi tornò a dedicare attenzione ad Artù. Doveva dirgli qualcosa e mandarlo via, magari se avesse convinto lui, tutti lo avrebbero finalmente lasciato in pace.
“Artù, non voglio tornare a Camelot, voglio restare qui con lei!”
Il principe sollevò un sopracciglio, esibendo una smorfia di pura sorpresa. “Con chi, esattamente? Non c’è nessuno a parte noi… te ne rendi conto?”
“Non farti convince Merlino, sta mentendo!” Freya incalzò, quel tono che si inaspriva sempre di più.
“Stupido di un servo, mi sono già preoccupato fin troppo per te! Torniamo al castello… Gaius mi ha detto che sei in pericolo, che-“
“Non sono in pericolo!” Merlino lo interruppe bruscamente, dando completamente le spalle alla dama, che non gradì il gesto.
“Devi mandarlo via! Anche con la forza se necessario!”
“Artù, per favore, lasciatemi in pace. Qui non sono in pericolo, ve lo assicuro! Tornate a Camelot e dire a Gaius che sto bene!”
Il principe si fece più avanti, imperterrito. “Ma ti sei visto allo specchio? C’è qualcosa che ti sta consumando, possibile che non te ne rendi conto?”
Merlino scosse il capo, le parole di Artù avevo un effetto strano su di lui. Anche Gaius diceva la stessa cosa… possibile che si fossero soltanto coalizzati contro di lui? Oppure avevano ragione?
Tornò a guardare Freya, che nel frattempo aveva indurito così tanto i lineamenti, che Merlino quasi non la riconobbe.
“Veramente lui sta fingendo di non vederti?” chiese confuso. “O posso farlo solo io?”
“Ma a chi stai parlando?” gli venne dietro Artù. “Merlino, se Gaius ha ragione e ti hanno veramente stregato, allora dobbiamo andarcene di qui al più presto! Muoviti!” concluse con il tono più categorico che conoscesse.
“Perché tentenni?” Freya non si arrendeva, lo teneva aggrappato per un braccio adesso e cercava di tirarlo verso di lei ma Merlino per qualche strana ragione opponeva resistenza.
Il giovane non sentì più tanto il bisogno di volersi fondere con il lago e perdere così la sua vita mortale.
“Non costringermi ad usare la forza!” gridò infine la dama, minacciosa. C’era un’ombra maligna che improvvisamente le aveva minato il volto. Un vento sinistro soffiava tra gli alberi, aumentando di intensità.
“Lasciami andare, Freya!” Merlino finalmente reagì con più decisione e per la dama fu la goccia che fece traboccare il vaso. Esplose in un grido acuto di rabbia e il vento si intensificò maggiormente. Il giovane fece un passo indietro, schermandosi con le braccia, perché piccoli rami e foglie vorticavano trasportate dall’uragano che si stava formando.
Sobbalzò quando si sentì afferrare per una spalla. Si voltò riconoscendo la faccia preoccupata di Artù.
“Merlino, andiamo!”
Il giovane non riuscì nemmeno a rispondere al suo padrone, perché un forte boato trasformò quella che era la dama del lago in qualcos’altro. Il vento si era accentrato tanto da formare una tromba d’aria, nel cui centro si distingueva una sagoma scura. Quando Merlino si voltò verso di questa, una sferzata andò a colpire Artù dietro di lui e lo sbalzò lontano, lasciandolo solo.
Il ragazzo indietreggiò spaventato, ormai convinto della verità. Quella non era la sua Freya e cosa peggiore, era stato preso in giro, qualcuno si era preso gioco di quel ricordo tanto importante, per usarlo contro di lui.
“Mi hai mentito…” constatò, stringendo gli occhi e sentendo le lacrime bruciarli. Quelle che lui aveva creduto di vivere erano state solo illusioni, ecco perché si era ridotto in quello stato. In realtà quel sortilegio lo aveva logorato lentamente e avrebbe continuato a farlo fino ad annullarlo del tutto, se i suoi amici non si fossero impegnati tanto per salvato.
Ripensò a come aveva trattato Gaius, ad Artù svenuto dietro di lui, alla piccola Freya… lei era davvero morta…
Un impeto di rabbia gli colorò le iridi d’oro e dalle labbra scaturì un incantesimo: il fuoco circondò la tromba d’aria in un attimo ma questo invece di fermarlo, finì col creare una pericolosa colonna infiammata. Se Merlino o Artù ne fossero stati investiti sarebbe stata la fine.
Il giovane fece ancora qualche passo indietro, sorpreso e impaurito. Cosa aveva creato?
Doveva far qualcosa, reagire con la magia, ma in che modo? Forse con l’acqua? Ma certo, l’acqua del lago! E qual era la formula?
Merlino non aveva il tempo di ricordarla, nel mentre il vortice di fuoco si era già scagliato contro di lui. Sarebbe morto…  forse così avrebbe raggiunto la sua Freya, ma Artù? E il loro destino? Era questo quello che voleva?
Merlino chiuse gli occhi e attese quel fato che sembrava ormai irrimediabilmente cambiato… ma tutto quello che lo investì fu solo acqua.
Cadde per terra, schiantato da un flutto più forte e rotolò un paio di volte, annaspando. Non appena l’acqua si fece meno violenta, riuscì a mettere a fuoco la visuale per capire cosa stesse accadendo: intorno a lui ogni cosa era stata travolta da una gigantesca onda proveniente dal lago. La colonna di fuoco era scomparsa, così come il vento, mentre l’acqua lentamente si ritirava e il bacino tornava alla sua solita tranquillità.
Merlino fissò basito quel lago, che gli aveva appena salvato la vita. Lui non aveva fatto nulla, nessun incantesimo. Di propria iniziativa quelle acque si erano rivoltate contro il pericolo e lo avevano fermato un istante prima che uccidesse il giovane.
E poi lo vide. Quel volto tanto amato, quello vero. Un guizzo dell’acqua illuminato dalla luna glielo mostrò. Era lei, la vera dama del lago, la sua dama. Era davvero viva come aveva immaginato e gli aveva appena salvato la vita.
Pianse senza vergogna, fissando lo specchio che tornava impassibile e sorrise tra le lacrime.
“Grazie…”
Aveva mantenuto la sua promessa, aveva ricambiato quel debito come gli aveva detto prima di morire. O meglio, prima di rivivere come parte di quel paradiso che tanto aveva sognato in forma umana.

*

Il passo del cavallo era lento e cadenzato. La testa di Merlino ne seguiva il ritmo, si ciondolava stancamente come se da un momento all’altro sprofondasse nel sonno. Ora che tutto era finito, si sentiva stanco e affaticato, lo stomaco gli brontolava sempre di più, come a voler ricordargli fin troppo bene da quanto tempo non ingurgitasse cibo.
Artù lo seguiva a piedi, tirando le redini del cavallo, lo sguardo rivolto alla strada illuminata dalla luce lunare. Si sarebbero potuti accampare per la notte ma quando il principe aveva ripreso conoscenza, si era affrettato per tornare a Camelot, privandosi persino della sua cavalcatura per darla a Merlino, incapace di camminare nelle sue condizioni.
Il giovane mago non aveva opposto resistenza, era rimasto a piangere ringraziando la sua Freya per un po’, finché Artù, ripresosi, lo aveva richiamato ordinandogli di salire sulla sella per il ritorno.
Non si erano ancora rivolti la parola e Merlino non sapeva se questo fosse un bene o meno. Il principe sapeva che qualcuno lo aveva stregato, l’ostilità che già nutriva verso la magia, probabilmente sarebbe aumentata, visto che non lasciavano in pace nemmeno il suo servo…
“Hai idea di chi possa essere stato?” esordì alla fine, rompendo quella quiete.
Merlino scosse il capo, perché il torpore stava per avvolgerlo del tutto e cercò di svegliarsi.
“No… non lo so…” rispose senza dare nessuna inflessione alla voce. In fondo sentiva come se le intense emozioni che aveva provato negli ultimi giorni, estirpate così brutalmente, lo avessero svuotato e adesso come un recipiente vuoto, doveva essere di nuovo riempito.
Artù voltò il capo verso di lui per guardarlo, nonostante la poca illuminazione e scorse la figura incurvata dalla stanchezza e dagli stenti. “Certo era qualcuno che ti voleva proprio male… sei sicuro di non aver combinato qualche guaio?”
Merlino ignorò il tono insinuante del padrone. In realtà aveva in mente qualche nome ma rivelarli al principe di Camelot era ben altra cosa. Passarono davanti agli occhi i volti di Mordred, il bambino druido che gli aveva giurato vendetta, poi la strega Morgouse magari sul piede di guerra per ciò che aveva fatto alla sorella… o forse era stata la stessa Morgana, in fondo anche lei era una creatura magica…
“Ci stai pensando o ti sei solo addormentato?” Artù lo riportò alla realtà.
Merlino scosse il capo e abbozzò un sorriso, distinguendo il chiarore degli occhi del principe che si riflettevano con la luna. “Vi assicuro che non ne ho la più pallida idea! Magari si sono sbagliati e l’incantesimo era rivolto a voi…” constatò quindi, proponendo un’ipotesi più plausibile ma che lo scagionasse al contempo. Artù era un po’ stupido a volte, ma bisognava comunque stare attenti, soprattutto in quel momento.
Il principe tornò a dedicare attenzione alla strada, anche perché per poco non inciampò in una radice. Saltellò imprecando a mezza voce, prima di tornare a parlare come si addiceva al suo rango.
“Anche questo potrebbe essere vero… sai che ti dico Merlino?”
Ed eccolo lì; il giovane mago sapeva perfettamente cosa stesse per dirgli e non riuscì a frenare la lingua, perché era troppo stanco per badarci e soprattutto voleva chiudere la questione al più presto. Adesso non aveva la forza di combattere.
“Lasciatemi indovinare… che la magia è cattiva ed è un bene che vostro padre, il Re, l’abbia bandita dal regno?” non poté fare nulla nemmeno per il tono aspro che gli uscì.
“Come al solito ti sbagli.” Lo sorprese invece il principe, piccato. “Non volevo dire questo, anzi.”
Merlino sollevò il capo, allargando gli occhi.
“Ti ho visto… c’era qualcosa che ti ha aiutato e non me lo posso essere sognato.” Si voltò verso di lui e Merlino sfuggì a quello sguardo. Ringraziò mentalmente il fatto di non aver usato lui la magia per fermare quella colonna infuocata, sebbene fosse stato egli stesso a crearla.
“Proveniva dal lago… qualcosa… o qualcuno ci ha salvato la vita. Mi sto forse sbagliando?”
Il giovane mago esitò prima di rispondere, ma infine si arrese. “No… non vi state sbagliando… me ne sono accorto anch’io.”
Artù batté il pugno che stringeva le redini sul palmo dell’altra mano. “Vedi? Io ho sempre ragione!”
“E quindi…? Cosa ne pensate?” incalzò Merlino, interessato: Artù che ammetteva aiuto da parte della magia poteva sembrare un miracolo.
“E quindi niente! E’ ovvio che chiunque ti abbia stregato lo abbia fatto con lo scopo di farti del male – o di farmene, se l’incantesimo era rivolto a me – e ritengo sempre di più che mio padre faccia bene a bandire la magia dal regno!”
Merlino deglutì il vuoto amaramente, chinando nuovamente il capo sconfitto.
“Però…” Artù continuò. “Però se c’è anche una minima parte di magia buona…. Ammesso sempre che ci sia…. Beh, credo sia dalla nostra parte.”
“E questo implica che se c’è, questa magia dalla vostra parte, debba per forza essere buona?”
“Mi sembra ovvio!”
Merlino cacciò uno sbuffo divertito mentre un sorriso più sentito gli illuminò di poco il volto. “Allora forse è così…” acconsentì infine.
Incredibile pensare che Artù avesse capito qualcosa che in realtà non comprendeva affatto. Una contraddizione vera e propria a rifletterci bene ma che al momento a Merlino bastava. Era come aver fatto un minuscolo passo in avanti e chissà, magari il giorno in cui sarebbe stato così avventato da dirgli la verità, avrebbe potuto ricordargli quella loro conversazione e sperare di avere salva la vita.
“Artù…” lo richiamò dopo alcuni minuti di silenzio. Nel frattempo le fiaccole di Camelot che comparirono dietro gli alberi, annunciarono il prossimo arrivo.
“Che vuoi Merlino? Non basta quante attenzioni tu abbia ricevuto?” lo schernì il padrone con noncuranza, gli occhi puntati sulla sua città.
“Niente! Volevo solo sapere come avete fatto a trovarmi la prima volta!” si difese lui, rendendosi effettivamente conto di quanta pena si fosse data quel babbeo reale nei confronti di un semplice servo. Ancora una volta.
“Merlino, tu sei un libro aperto per me!” prese a vantarsi il principe. Merlino roteò gli occhi al cielo pensando a quanto si sbagliasse. “Eri strano da quando siamo stati la prima volta al lago. Poi quando sei sparito, Gaius mi ha confermato la sua preoccupazione e dato che dovevo ancora indagare sulla storia dei raccolti, sono ritornato da quelle parti. Lì ti ho trovato privo di sensi e ti riportato a Camelot.”
Il giovane continuò a fissarlo, anche quando Artù tacque e affrettò il passo per tornare a casa. Il principe aveva notato i suoi comportamenti come avrebbe fatto un amico, come aveva fatto il suo tutore ad esempio. E in fondo quante altre volte si era accorto quando qualcosa non andava? Poteva dirsi amicizia quella?
Il Grande Drago aveva ragione a dire che erano due facce della stessa medaglia, ma quante sfaccettature aveva quel destino che li univa?
“Avanti scendi!”
I pensieri di Merlino vennero interrotti dall’ordine di Artù. Il giovane tornò in sé e si rese conto che il principe aveva fermato il cavallo poco lontano l’ingresso di Camelot.
“Perché?”
Artù lo tirò giù con la forza sbuffando. “Perché sono il principe, stupido di un servo! E tu sei sul mio cavallo. Andiamo, riuscirai a camminare fino alle tue stanze adesso! Prima hai corso come un disperato… o dovrei dire innamorato?”
Merlino sospirò contrariato, lanciando un’occhiataccia al suo padrone, che si era rimesso in sella e aveva ripreso la strada per entrare in città. “Disperato va benissimo, grazie.”
“Ma di chi ti eri innamorato, poi?” ribatté Artù senza curarsi del tono aspro del servo. La sentinella che controllava l’entrata di Camelot salutò il principe ereditario con un inchino.
“E’ affar mio, se non vi spiace. Pensate piuttosto ai vostri, di amori.”
“E’ questa la tua riconoscenza?” replicò indignato Artù. “Bene, allora la prossima volta salvati da solo!” spronò il cavallo e lo lasciò indietro, senza nemmeno salutarlo.
Merlino lo osservò allontanarsi verso le stalle della cittadella, dove di solito erano ricoverate le cavalcature reali. Sapeva che Artù non era veramente arrabbiato con lui ma in fondo il padrone non può non reagire alle provocazioni di un servo, soprattutto se il padrone ha l’ego grande quanto tutto il regno di Avalon.
Si voltò indietro verso i grandi portoni di Camelot, proprio mentre venivano chiusi per la notte. Un ultimo sguardo verso l’orizzonte, prima che sparisse dietro il legno. Il pensiero volò per un’ultima volta al lago, alla sua Freya e un altro sentimento riempì del tutto quel vuoto che già prima il principe aveva colmato con le sue parole: la speranza di rivedere un giorno la sua dama del lago.
“Ci vedremo ancora, lo so…”
Merlino voltò definitivamente le spalle e si incamminò verso il castello. Da lontano Gaius gli veniva incontro e non poté fare a meno di sorridergli. Affrettò il passo per riabbracciarlo.

Fine

E questo è tutto! =) Spero che qualcuno abbia apprezzato questa mia versione dei fatti.... chissà se nella prossima stagione gli scenggiatori non si inventino qualcosa per recuperare il personaggio della dama del lago... lo spero! ^^
Intanto ringrazio chi ha avuto la pazienza di seguirmi e soprattutto chi mi ha incoraggiato e riempito di complimenti! MissMiluna e _Valux_ a voi, un ringraziamento doppio! ;-)
A quanto pare Merlin è diventata una specie di droga... di fatti ho iniziato a scrivere un'altra fanfic! Per chiunque volesse leggerla il titolo è "So cosa hai fatto"  e questa volta ho giocato un po' di più con la trama.... incentrandola soprattutto su Merlino e Artù! Se qualcuno vuole darci un'occhiata ne sarei felice! ^^
Rinnovo come sempre la richiesta di un commentinooooooooo! ;-)
A presto quindi!!
Baciiii
Ry

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