Step Into The Night (tradotta da arya87) di The Ersatz Diplomat (/viewuser.php?uid=67261)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - L'Auror precedentemente conosciuta come la ragazza-dai-capelli-rosa ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - L'importanza di chiamarsi Sirius ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Conversation Galante ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Sublime ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - We tripped on the urge to feel alive ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Questo è il suono dell'assestamento ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Una ragazza dal nome bizzarro ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - L'Auror precedentemente conosciuta come la ragazza-dai-capelli-rosa ***
Eccomi di nuovo qui, anche se stavolta
non con una mia creazione (anche se mi piacerebbe poter vantare un
simile lavoro, :D) ma con la mia prima traduzione dall'inglese. Questa
fic è opera dell'immensa The Ersatz Diplomat, vi consiglio
di andare a dare un'occhiata al suo profilo su fanfiction.net,
è davvero una scrittrice formidabile!
E' molto lunga, per ora sono stati
scritti 25 capitoli ed è tutt'altro che conclusa, ma a mio
parere ne vale la pena, è una delle fic più belle
che abbia mai letto: scritta divinamente, completamente canon,
caratterizzata da personaggi azzeccatissimi, citazioni letterarie e
musicali e un adorabile senso dell'umorismo. Spero di averle reso
giustizia con la mia traduzione!
Buona
lettura e mi raccomando recensite, riferirò tutto
all'autrice!
Step
Into The Night
L'Auror
precedentemente conosciuta come la ragazza-dai-capelli-rosa
“Ce
l'hai fatta, finalmente, Lupin!” esclamò secco
Moody. Una schiera di visi si voltò a guardarlo mentre
varcava
la soglia della cucina, fradicio e inzaccherato di fango.
“Ehm,
scusate” sentì il volto bruciare leggermente
mentre prendeva posto accanto a Sirius Black. “Ero fuori per
una
commissione, e sono stato sorpreso dalla pioggia...
ovviamente.”
Fece scivolare un pacchetto di carta dalla tasca del cappotto e lo
passò a Sirius.
“Allora
li hai trovati?” mormorò questi. L'uomo dai
capelli corvini infilò l'involucro sotto il mantello.
“Sono
in debito con te, Lunastorta.”
E
quante volte mi sono sorbito questa solfa da quando
avevamo dodici anni, Felpato?
Si
era perso le presentazioni, emergendo dall'acquazzone con una
buona decina di minuti di ritardo, e ora cercava di aggiornarsi sugli
ultimi dettagli del piano di Moody per andare a prendere Harry dai
Dursley.
Più
che altro per soccorrerlo... Da quello che Harry
lascia trapelare, quei babbani sono terribili con lui...
C'erano
alcuni nuovi membri che non conosceva di persona, sparsi
tra ciò che rimaneva dell'Ordine originario, ma solo uno non
riconosceva affatto, una giovane seduta tra Piton e Molly Weasley. La
osservò per un po', dandone la colpa al fatto che la sua
attenzione era inconsapevolmente attratta dal look colorato nel mezzo
di mura grigie e mantelli neri. Aveva capelli di un'intensa sfumatura
di rosa, ed indossava un trench giallo fluorescente su una maglietta
verde acido con un incomprensibile slogan stampato davanti. La testa
inclinata di lato, di tanto in tanto prendeva appunti su un pezzo di
pergamena, o si protendeva verso la signora Weasley a sussurrarle
qualcosa. Le sue labbra erano increspate in un piccolo sorriso, ad
enfatizzare quanto fosse l'opposto dell'uomo seduto alla sua
sinistra, che poteva essere facilmente descritto come la persona
più
tetra sulla faccia della Terra.
Piton
dovrebbe prendere lezioni di moda da lei... illuminare un
po' il guardaroba... magari un nuovo taglio di capelli...
Studiò
i due membri giustapposti, la giovane così
colorata da sembrare un dipinto di Andy Warhol... e accanto a lei
Piton, avvolto in vesti nere, con un'espressione imbronciata e
annoiata, come se stesse celebrando il rito funebre dello
Shiv’ah
ma senza essere realmente in lutto.
Promemoria
: Non invitare Piton al tuo funerale...
La
ragazza-dai-capelli-rosa alzò lo sguardo dalla sua
celata conversazione con la signora Weasley e sorrise a Remus,
sistemando una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Il suo ghigno a
trentadue denti era familiare, sapeva di averlo visto da qualche
parte prima d'ora, ma proprio non riusciva a ricordare. Lupin
fissò
il suo tè, rigirandolo pensoso. Non l'aveva mai incontrata
prima di quella sera, era sicuro che avrebbe ricordato qualcuno con i
capelli color zucchero filato, eppure aveva un'aria così
familiare.
Lo
sbuffo di una risata alla sua destra lo scosse dalle sue
considerazioni. Sirius Black aveva il volto tra le mani e scuoteva il
capo.
“Perché
stai sghignazzando?” sibilò al
ridacchiante ex prigioniero.
Sirius
indicò vago la sala. La ragazza-dai-capelli-rosa
ridacchiò nuovamente, ma questa volta non aveva
più
capelli rosa: le arrivavano alle spalle, neri e artisticamente
spettinati. Mostrava lo stesso sorriso consapevole e birbante che lui
aveva cercato di collocare per tutta la sera.
Aspetta
un momento... Cosa...?
E
improvvisamente seppe di chi si trattava.
“Tua...
cugina.” Azzardò, rammentando una conversazione
sulla famiglia di Sirius qualche settimana prima.
“Pffft!
Sì, è lei.” bofonchiò lui,
sorridendole di rimando.
“Tua
cugina?”
Perché
una cugina di Sirius dovrebbe essere nell'Ordine?
Non sono tutte... in prigione? O sposate con Lucius Malfoy?
“Già.
Non vedevo Tonksy da quando sua madre mi ha
affatturato per averla portata a fare un giro in moto... Merlino, era
anni fa!”
“Non
mi avevi detto che tua cugina era
nell'Ordine.”
“Lei
voleva provare! Indossavamo quegli stupidi caschi e tutto
il resto, era perfettamente sicuro. L'ho detto a 'Dromeda, ma lei non
voleva sentir ragione...” Scosse la massa di capelli neri in
costernazione.
“No,
Sirius. Non mi avevi detto che tua cugina è
nell'Ordine.”
Sirius
abbandonò la nostalgica elaborazione di una scusa.
“Mmmm,
no, non l'ho fatto. E non ti ho detto che mia cugina
Tonks è un auror... precisamente un auror in
gonnella.”
Sirius dimenò le sopracciglia in modo allusivo al di sopra
della sua burrobirra. “ Ma ti ho detto che è una
metamorfomagus. Davvero, Lunastorta, dovresti prestare più
attenzione.”
Davvero,
Felpato, dovresti essere meno ubriaco quando tenti di
dirmi qualcosa.
Entrambi
rimasero in silenzio per un momento, studiando l'auror
Tonks, precedentemente conosciuta come la ragazza-dai-capelli-rosa,
mentre continuava a fare smorfie a Sirius con il suo stesso aspetto,
barba incolta a parte.
“Mi
dispiace dirlo, Felpato, ma ha un aspetto migliore del tuo
anche con la tua faccia.”
Sirius
quasi si strozzò con la sua burrobirra e batté
i denti contro la bottiglia. “Owww, dannazione!”
“C'E'
QUALCOSA CHE VORRESTI AGGIUNGERE ALLA DISCUSSIONE, BLACK?”
tuonò Moody.
“N-no”
tossì lui tra risate strozzate.
*****
L'atmosfera
nella stanza si fece esponenzialmente più
allegra al termine del discorso di Moody, e in qualche modo Remus si
ritrovò a farsi largo attraverso il salotto in direzione
dell'auror Tonks, un piatto di biscotti e due tazze di cioccolata
calda tra le mani. La trovò presto, seduta sul bracciolo del
divano del salotto, intenta ad osservare quel gesticolante putiferio
che era suo cugino mentre mimava scene da un aneddoto che
coinvolgeva, così pareva, la piovra gigante, nel tentativo
di
far ridere Minerva McGranitt. Stava fallendo miseramente, come al
solito.
Remus
si sedette all'altro lato del divano, posando il piatto di
biscotti sul tavolo con un thud. Lei si voltò verso di lui
dolcemente. Lui la indicò con una tazza di cioccolata.
“Ti
andrebbe-”
“-Oh,
sicuro!” sprofondò nel divano accanto a lui,
prendendo la cioccolata. “Grazie.”
Sistemò il trench sui
jeans stracciati. Il suo sguardo incrociò quello di Remus, e
lui trovò difficile abbassare il proprio alla tazza.
Lunastorta,
sei un imbecille. Sei un membro del dannatissimo
Ordine della Fenice... un professore di Difesa Contro le Arti
Oscure... un Malandrino, senza menzionare un Grifondoro... un
maledetto lupo mannaro, per giunta... Non riesci neppure a parlare
con una ragazza. Imbecille.
Ignorando
la voce persistente all'interno della sua testa, la
fissò sfoggiando la sua più amichevole
espressione.
“Tu
sei-” iniziò, ma lei lo interruppe.
“-la
metamorfomagus. Sì, e...?” concluse, bevendo un
sorso dalla sua tazza. La sua voce era quasi un sussurro, ma
tagliente come un rasoio. Si sistemò sul divano, a gambe
incrociate.
Sì,
questo è davvero un membro dell'anticamente
irritante e nobilmente malvagia Casata dei Black...
Sorrise suo malgrado.
“Stavo
per dire 'la cugina di Sirius', ma qualunque nom de
guerre tu preferisca va bene” replicò,
scoccandole
un'occhiata di falso monito. Gli occhi di lei si spalancarono per
l'imbarazzo.
“Mi
dispiace!” sospirò “Sono stata scortese,
non
intendevo-” Il suo sguardo si abbassò fino agli
stivali da
combattimento “Non era necessario-”
“Ma
considerevolmente divertente, ciononostante.”
Scrollò
le spalle, e lei rise, alzando lo sguardo per chiedere
“Tu
non sei-” iniziò lei.
“Il
lupo mannaro” udì le fatidiche parole prima di
realizzare di averle, in effetti, pronunciate.
Oh,
merda.
Non
era che la gente non sapesse del suo... problema.
In
tutta la sua vita l'aveva solo rivelato di persona soltanto ai suoi
quattro più cari amici, e adesso due di loro erano morti,
uno
sulla lista delle persone che avrebbe sinceramente voluto vedere
morte, e l'ultimo si stava ancora dimenando follemente accanto al
caminetto. Sentì il volto bruciargli per l'imbarazzo; aveva
accidentalmente confidato il suo più oscuro segreto ad una
qualunque sconosciuta.
Le
sopracciglia di lei balzarono in alto. “Stavo per dire 'non
sei offeso' ?” Gli si avvicinò, occhi scuri
scintillanti
alla luce della lampada. “Ma, sei davvero...?” la
sua voce era
quasi un sussurro.
Si
è per caso avvicinata a me? Questo
è
uno sviluppo inaspettato...
Sentendosi
la nuca in fiamme, si mosse nervosamente sul divano. Lo
sguardo indagatore della giovane non lasciò il suo viso per
un
istante.
“Eh,
no” sospirò. “Non sono offeso. E
sì per
quanto riguarda l'altra parte...”
“Beh,
non l'avrei mai immaginato” si sedette nuovamente contro
i cuscini del sofà, sorseggiando la sua cioccolata con
quegli
strani occhi scuri ancora puntati su di lui. Sorrise, le labbra sulla
tazza, ma si trattava di un sorriso gentile, non sprezzante, come lui
si era aspettato. Remus avvertì una strana sensazione alla
bocca dello stomaco.
“Non
sei un auror?” rispose, la voce carica di non
intenzionale derisione. “Dovresti essere in grado di
riconoscere un
lupo mannaro quando ne incontri uno.”
Sto
solo tentando di recuperare ciò che resta della mia
dignità, pensò Remus, cercando di
giustificare il
suo tono, anche se se ne pentì all'istante.
Gli
occhi di lei si strinsero in... rabbia? Sperò di no.
Dannazione...
“Occhi
azzurri e fossette non compaiono sulla lista di criteri
che definiscono gli archetipici tratti di un lupo mannaro.”
Il
commento le uscì di bocca in modo buffo... Ma lei
arrossì
quando udì le proprie parole. Qualche istante di silenzio
carico d'ansia passò tra i due come elettricità.
Il
collo di Remus era così cotto che lui dovette trattenersi
dallo strattonare il colletto della camicia.
Ha
forse appena detto quello?
Scoppiò
in una risata mortificata.
E
ora mi affatturerà...
“Per
il bene della conversazione dovremmo far finta che io non
abbia detto quello... ad alta voce” affermò lei,
scrollando
il capo “E assumere come dato di fatto che sono un’
idiota
inconcludente.”
Beh,
almeno non mi ha affatturato...
“Ritratteresti
un così bel complimento?” Si sforzò
di riprendersi dall'attacco di risolini che l'aveva sopraffatto.
“Erano secoli che non avevo una decente carica al mio ego
martoriato” le sorrise “soprattutto dopo la
scoperta che, ehm,
occhi azzurri e fossette, giusto?” Lei arrossì
furiosamente
“sono accompagnati da una personalità piuttosto
noiosa e,
occasionalmente, da pelliccia.” Scrollò le spalle
e la
fissò, un sopracciglio inarcato. Lei lo fissò di
rimando con quegli strani occhi scuri.
“-E
quanto ad essere un’ idiota inconcludente... Beh, suppongo
di doverti un'occasione per smentire quella
teoria.”
A
volte devi lottare col fuoco...
La
risata mista di Sirius e Arthur Weasley filtrò
attraverso il loro silenzio quando Sirius si lanciò in
un'altra barzelletta.
Lei
gli rivolse un ampio sorriso e tese una mano ornata da pesanti
anelli d'argento.
“Sono
Tonks, a proposito” affermò, come se la
precedente conversazione non avesse mai avuto luogo.
Strinse
la sua mano, incapace di sopprimere una risata. “Remus
Lupin... lieto di fornire le conversazioni tra completi sconosciuti
dei faux pas sociali necessari per provocare la
giusta dose di
silenzi imbarazzanti.”
“Oh...?”
Rise lei in ammirazione. Lieta di conoscerti
formalmente, Remus... E' latino?”
Sta
parlando con me? Suona fin troppo bene per essere il mio
nome...
“Lo
è?” si riscosse dal momento di distrazione
“Quello
che volevo dire è - non sei assolutamente disgustata al
pensiero di bere cioccolata calda in compagnia di un lupo
mannaro?”
Merlino,
spero non sia disgustata...
Una
pausa carica di aspettativa saturò l'atmosfera mentre
lei afferrò un biscotto dalla pila nel piatto.
“Tutti
gli uomini sono cani, a volte, signor Lupin”
canzonò,
il tono scherzoso nuovamente nella sua voce, ad unirsi alla scintilla
nei suoi occhi. “Almeno tu sei onesto ad
ammetterlo” Rise
chiassosamente ed addentò il biscotto con foga, e
all'improvviso Remus avvertì un irragionevole tepore, come
se
avesse trangugiato un'intera tazza di cioccolata in un unico sorso.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 - L'importanza di chiamarsi Sirius ***
Step Into
the Night
L'importanza di chiamarsi Sirius
La
luce del mattino filtrava attraverso la finestra all'interno
dello studio, velando di un'opaca tinta grigio-giallognola gli
scaffali colmi di libri polverosi. Un uomo stava sdraiato comodamente
sul divano, i piedi scalzi a penzolare dal bracciolo. Una mano dalle
dita affusolate reggeva un libro aperto sul petto, l'altra era
impegnata a scansare i folti capelli castani striati di grigio che
ricadevano pesantemente su una fronte lievemente aggrottata. Gli
occhi grigio azzurri scattavano avanti e indietro, seguendo il
percorso delle parole lungo le pagine. Nel complesso era in uno stato
di disordine generale, la camicia blu sbiadita sgualcita e fuori dai
pantaloni color khaki, questi ultimi consumati e arrotolati alle
caviglie. Una tazza di tè giaceva fumante sul pavimento;
l'uomo si protese e l'afferrò senza interrompere la lettura.
“Ancora
impegnato con quello, vedo” un uomo alto e magro si
appoggiò allo stipite della porta, scuotendo la massa di
capelli neri con un'espressione pietosa. Prese una cucchiaiata di
cereali dalla tazza che aveva tra le mani e ruminò
pensosamente.
Remus
Lupin gli indirizzò un sopracciglio inarcato al di
sopra della copertina del libro. “Il tè, o
'Sahara'?”
“Ma
tu non dormi mai? “ domandò, inorridito,
“o
semplicemente vivi di romanzi tascabili babbani ed Earl Grey?”
“Buongiorno
anche a te, Sirius.” Voltò una pagina.
“Devi
trovarti una ragazza, amico.” Sirius sospirò e si
accasciò su una sedia. “O magari...”
proseguì,
malizia nella sua voce “Ne hai già trovata una, e
sei in tal
caso incapace di corteggiare suddetta sgualdrina.”
Non
ridere, Remus. Non farlo. Non dargli questa
soddisfazione... 'Sgualdrina', però... Chi usa ancora quella
parola?
Un
altro sopracciglio castano si inarcò a raggiungere il
primo. “Se comprendo correttamente la tua insidiosa
insinuazione”
affermò lentamente, sopprimendo una risata “hai
appena
definito tua cugina una sgualdrina.” Girò
nuovamente pagina
con deliberata calma.
Sandeckers
sarà furioso quando scoprirà della sua
barca... Dannato Dirk Pitt con il suo aspetto selvaggio e
affascinante e i suoi capelli neri scintillanti. La scamperà
anche stavolta. La scampa sempre.
“E
tu hai appena ammesso di non riuscire a provarci!” Sirius
scoppiò in una ristata simile ad un latrato.
'Provarci'?
Com'è totalmente privo di tatto... Ma in
effetti sei Sirius... E la scamperai. La scampi sempre.
Un
sorriso tese gli angoli delle sue labbra, e fu lieto che il suo
viso fosse celato dalla copertina del libro. Sapeva che
quell'argomento sarebbe saltato fuori prima o poi, si era
semplicemente chiesto quando sarebbe successo. Sirius l'aveva
punzecchiato di nascosto ma senza tregua da quando l'aveva visto
parlare con Tonks nel primo incontro dell'Ordine, ben quattro
settimane prima.
“Non
ho detto nulla del genere.”
“Allora,
Tonks, eh? E' parecchio attraente.”
Agitò
il cucchiaio in aria, enfatizzando la sua arringa. “Voglio
dire, se
non fossimo cugini...”
sogghignò pensieroso “-e se
non fosse così terribilmente infatuata
del mio miglior
amico... Posa quell'assurdità babbana, Lunastorta, sto
cercando di avere una conversazione con te!” Fissò
Remus
minaccioso, puntandogli contro il cucchiaio.
'Infatuata'?
Dove raccoglie le sue informazioni? E chi usa più
la parola 'infatuato'?
“Sirius”
Remus gli scoccò un'occhiata colma di
disapprovazione “Prima di tutto questo non è
un'assurdità...
è un romanzo storico.” Tamburellò sulla
copertina del
libro “Inoltre, se hai intenzione di parlare con me, abbassa
quell'utensile da cucina. Non sei in cima alla lista delle persone da
cui voglio essere cucchiaiato, al
momento.”
“Ah,
ma scommetto che mia cugina lo è... Scommetto che ti
piacerebbe.” Sirius scosse il capo di nuovo, ghignando come
se
avesse vinto un premio. “E so per certo che non sei andato a
letto
ieri sera! Hai aspettato che lei tornasse dalla missione!”
“Sì,
l'ho fatto.” Remus chiuse il libro. Era rimasto
sveglio ad aspettare, tendendo l'orecchio un po' troppo ansiosamente
nella speranza di sentire i goffi passi di lei nell'ingresso. Non
voleva ammettere di fronte a Sirius che Tonks gli piaceva parecchio,
abbastanza da prepararle una tazza di tè quando
arrivò,
esausta, abbastanza da lasciare che si addormentasse con la testa
poggiata sulla sua spalla, abbastanza da portarla in braccio nella
propria stanza e permettere che dormisse nel suo letto per dormire
invece nello studio.
E'
quello che qualunque buon amico farebbe... ed è
ciò
che siamo, nulla di più, davvero... Sfortunatamente.
“Aha!
La verità viene a galla!” Sirius
esclamò
trionfante.
Non
scoprirò mai cosa succederà ad Eva, ora...
“Allora.
Avete...?” Sirius dimenò le sopracciglia e
gesticolò in modo volgare, la tazza di cereali sospesa a
mezz'aria.
“No!”
Soppresse l'irresistibile impulso di scagliare un libro
contro il cranio scarmigliato dell'amico.
Non
devo. Danneggiare. La. Letteratura. Non importa quanto lui
lo meriti...
“Non
abbiamo neppure- voglio dire, non siamo- siamo solo amici”
concluse fiaccamente.
Ma
ci sto lavorando...
“Beh,
avreste dovuto. Sei fastidiosamente stizzoso oggi, magari
una buona scopata ti avrebbe tirato su di morale. Reso...
più
sopportabile.” Sirius si strinse nelle spalle, giocherellando
con
cucchiaio nella tazza. “Per Merlino, sii ragionevole! E'
ovvio che
le piaci, ed io potrò esigere il titolo di paraninfo. E se
non
le piaci, posso pur sempre inveirti contro a riguardo, quindi a me
andrebbe bene in ogni caso.” sfoggiò il suo
miglior ghigno
alla Black.
“Già,
beh, grazie per il prezioso suggerimento” ribatté
Remus, aprendo nuovamente il libro.
Una
cucchiaiata di cornflakes umidi lo colpì in fronte.
“Dispenso
sempre buoni consigli, è l'unica cosa che posso
farci... Non sono di alcuna utilità per me stesso.”
“Lunastorta
è solo... Lunastorta, immagino.” Sirius
preparò due tazze di tè e ne fece scorrere una
lungo il
tavolo verso una donna dai capelli rosa shocking. “E' un...
beh, ti
assomiglia.”
Le passò un piatto di toast, stavano entrambi facendo una
tarda colazione.
“Cosa
intendi, mi assomiglia?” Tonks versò una ridicola
quantità di zucchero nel proprio tè e lo
rigirò
con fervore.
“Siete
entrambi un po'... poco convenzionali. Nessuno dei due
rientra in una categoria, di per sé... Eccetto quella degli
abomini mutaforma.” Le fece l'occhiolino. “Una
coincidenza
provvidenziale, direi. E so che sembra un vecchio strambo...”
“Non
penso sia un vecchio strambo!” Scosse la chioma rosa con
veemenza. “E' solo così... calmo.”
“Sì,
è sempre stato così, ma credimi, c'è
un senso dell'umorismo deliziosamente perverso, lì da
qualche
parte, me ne sono accertato. Remus è sempre stato in qualche
modo... posato. Era sempre la piuttosto ignorata e sottovalutata voce
della ragione nel nostro gruppo di amici.” Un'espressione
triste
oscurò il volto un tempo affascinante del mago.
“Ma
l'apprezzo ora, tutte le volte che ha detto 'Sirius, non accettare
quel lavoro! Sirius, non sposare quell'arpia!', sai?”
Annuì
pensierosa, osservando il proprio tè formare
cerchi all'interno della tazza.
“Quello
che sto cercando di dire è, non mette così
soggezione come sembrerebbe.” L'uomo dalla chioma corvina la
fissò
intensamente. “E neanche tu. Senza offesa, ma è
vero.
Entrambi indossate una maschera di fronte a tutti gli altri; non che
sia una cosa negativa, a volte è necessario.
Comprensibilmente
necessario per entrambi.” Sospirò.
“La
cosa ha senso.” Replicò lei, in contemplazione
“Se
hai ragione, ma avere questo in comune è sufficiente
perché
valga la pena di tentare un rapporto più che
platonico?”
“So
di aver ragione. E penso che lui mi abbia detto la stessa
identica cosa riguardo a te.” Le lanciò una
briciola di
toast. “Magari non sarà il catalizzatore di una
relazione,
ma rende le cose più facili capirvi a vicenda. Avete
più
cose in comune di quanto pensiate.”
Lei
gli rilanciò la briciola, che finì nel piatto
del burro.
“Gli
piaci, sul serio. Ne sono sicuro, lo conosco da quando
avevamo dodici anni. So come si comporta in presenza di una ragazza
che gli piace.”
“Nello
stesso modo in cui si comporta con tutti gli altri?” Si
appoggiò allo schienale della sedia, fissandolo con
un'espressione sardonica stampata sul volto.
“A
dire la verità...sì.” Rispose lui
semplicemente.
Qualcuno
bussò alla porta dello studio, quella sera, mentre
Remus era sdraiato sul tappeto accanto al caminetto, nuovamente
assorto nella lettura del suo romanzo babbano. Sospirò tra
sé.
Che
c'è adesso, Felpato? Altri consigli fraterni? Altri
cornflakes?
“Avanti.”
Disse, sensibilmente scocciato dall'interruzione.
Un
pallido viso incorniciato da capelli magenta spuntò da
dietro la porta, gli occhi scintillanti. “Ehi!”
“Oh,
scusa.” Si mise a sedere. “Entra pure.”
“Sei
impegnato?” Aprì la porta con un piede, reggendo
due bottiglie di burrobirra in una mano e un piatto di torta
nell'altra. “Sirius mi ha detto che eri quassù e
che avrei
dovuto portarti uno spuntino, anche se non so se quello che ho
portato corrisponda alla sua idea di 'spuntino'. Non tirarti
su”
Disse mentre lui faceva per alzarsi “Sembravi essere
terribilmente
comodo, mi siederò qui con te.”
Promemoria
– Abbraccia Sirius.
Tonks
si sedette a gambe incrociate, tentando disperatamente di
bilanciare la torta e le bevande. Remus prese entrambe le burrobirre
e le stappò, passandone una alla giovane. Lei
posò il
piatto con la torta sul pavimento, dolorosamente consapevole della
sua goffaggine.
“Ho
portato il pezzo più grande che era rimasto.”
Affermò, estraendo due forchette dalle tasche. “Ma
volevo
limitarmi a rompere un piatto per oggi, quindi ci toccherà
dividere.” Era colpito dalla sua abilità di ridere
della
propria sgraziataggine. “Dovrei indossare uno di quei
cartelli
babbani... 'Senza Rischio di Incidenti per Venti Secondi'.”
Lui
rise, piantando la propria forchetta nella torta al
cioccolato. Gli piaceva il suo strambo senso dell'umorismo, il modo
in cui il suon naso si arricciava quando rideva. Gli piaceva
addirittura la sgargiante maglietta arancione con la scritta
“From
Concentrate” e le scarpe da ginnastica celesti.
“Grazie
per esserti preso cura di me ieri sera. Ero in un stato
pietoso, ne sono sicura.” Infilzò la torta con la
forchetta.
“Ecco, prendi la glassa, a te piace più che a
me... Mi
dispiace che tu abbia dovuto dormire sul divano. L'avrei fatto io,
sai, non sono una femminuccia.” Lo fissò con
franchezza.
“Lo
so. Ma sai bene che non te l'avrei permesso.”
“Lo
so. Dannati Grifondoro.” Gli sorrise “Remus Lupin,
prova
vivente che la cavalleria non è morta.”
Sarà
meglio che ti ci abitui, Ninfadora.
“Ha
ha ha” rise beffardo, tendendo le gambe verso il fuoco e
spostando il libro.
“Che
cosa stai leggendo?” Lo raccolse, sbirciando tra le
pagine. “Oh, è babbano!”
“E'
carino. Un po' verboso.” Si appoggiò ai gomiti.
“Ti
piacciono le cose babbane?”
“Oh,
sì” Rispose sorridendo. “Mi piace quella
roba.
Film, libri, musica, gadget. A dire la verità”
Tirò
un filo che spuntava dal tappeto “Ho studiato in
un'università
babbana...”
La
fissò incredulo.
Quanto
è forte? Oh, Merlino, ho appena pensato la parola
'forte'. Questo non è forte. Diamine.
“Solo
per due trimestri, non per molto.” Tonks scosse il capo,
facendo volare la chioma rosa. “Era per lavoro, quand'ero
cadetto e
studiavo per diventare un Auror.”
“Cosa
studiavi?” domandò con interesse, e stranamente
consapevole di quello che doveva essere un movimento inconscio verso
di lei.
“Un
po' di filosofia. Kingsley diceva che dovevo cercare di
mantenere i miei pensieri più in forma dei miei piedi. Ma
non
penso abbia funzionato... E' passato un po', ma...” Si
interruppe,
riflettendo. “L'uomo ideale sopporta le avversità
della vita
con dignità e grazia, sfruttando al meglio le
circostanze.”
“Aristotele.”
Fissò la sua bottiglia di burrobirra,
sapendo che sarebbe stato un crimine contro natura non agire in base
ai propri sentimenti per lei.
Lei
annuì. “Definisce un paio di uomini che
conosco.”
Sedettero
in silenzio, l'unico suono era lo scoppiettio del fuoco.
Lui posò la bottiglia sul pavimento e guardò
Tonks
intensamente.
“Tonks,
mi stavo chiedendo” si schiarì la gola
“se tu
volessi-”
“Sicuro-”
lo interruppe lei, con un ampio sorriso.
“Ma
non mi hai-” si passò una mano tra i capelli,
frustrato.
“Lasciato
finire? Come puoi essere certo che io non sapessi già
quello che stavi per chiedermi?” La voce velata di finta
timidezza.
La
osservò in silenzio. Lei sorrise gentilmente e prese la
sua mano.
“Mi
piacerebbe aiutarti a sfruttare al meglio le circostanze.”
La mano di lei era calda al contatto con la sua. “Ma dovrai
dividere la torta con me” aggiunse in un serio sussurro.
Translator's
Corner:
Eccovi
il secondo capitolo, ed incredibilmente ad una distanza decente dal
primo... Non potrò garantirvi sempre questa
rapidità
tra i vari impegni universitari, ma prometto che farò del
mio
meglio!
Intanto
spero che la storia vi stia appassionando! Ringrazio di cuore, anche
da parte dell'autrice, i lettori e recensori del precedente capitolo,
e coloro che hanno già inserito la storia tra i preferiti!
Per
questa volta non ho tempo di ringraziarvi e rispondervi singolarmente
perché sono un po' di fretta, recupererò al
prossimo
capitolo!
A
presto!!!
Arya87
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 - Conversation Galante ***
Step
Into the Night
Conversation
Galante
Una
coppia passeggiava nel parco al crepuscolo,
foglie
marroni svolazzanti attorno ai loro piedi e crepitanti
al contatto col sentiero di cemento. Il braccio della donna era
intrecciato a quello dell'uomo in una catena di vissuta pelle nera e
lana logora; lei lo strinse qualche centimetro più vicino a
sé. Quei centimetri lo colmarono di un tepore che non aveva
nulla, e al contempo tutto, a che vedere col fatto
che stessero camminando così vicini che le loro gambe si
sfioravano e che lui poteva veder pulsare la vena
sul collo di lei, e odorare il suo profumo – cioccolato e
cannella.
Un sorriso obliquo attraversò il suo volto.
Il cielo autunnale sovrastava gli alberi
spogli – un
viola nebbioso striato di nuvole argentate. Lui la guidò
verso
un lato del sentiero, dove si trovava una panchina di ferro battuto
nascosta in una radura di giovani pini.
“Penso
proprio che mi piacciano gli appuntamenti con te,
Lunastorta.” Rise
la donna, stringendo tra le mani una tazza di polistirolo fumante
mentre si sedevano insieme. Lo occhieggiò giocosa.
“E'
così che li chiamiamo adesso, Ninfadora?” Remus
Lupin si
appoggiò allo schienale della panchina, distendendo le
lunghe
gambe e scuotendo i capelli castani. “E io che pensavo fosse
solo
una pizza tra amici” Concluse cupamente,
ma con una scintilla malandrina negli occhi.
“-Seguita
da drink in una caffetteria babbana, e da una passeggiata al parco al
chiaro di luna? Remus, qualunque individuo dotato di spirito
d'osservazione considererebbe questo più di una semplice
amichevole capatina a dividere una pizza.” Gli
scoccò un
sorriso compiaciuto,
attorcigliando distrattamente una ciocca di capelli attorno
all'indice. “E smettila di usare quel nome orribile! Chiamami
Tonks, per Merlino!”
“Ritieni
di essere dotata di spirito d'osservazione, eh?” Le diede una
gomitata.
“Vigile...
costantemente.” Gli fece l'occhiolino, bevendo un sorso di
tè.
Lui
sollevò il bavero del vecchio cappotto attorno al collo,
ammirando l'adorabile visione che era Ninfadora Tonks. Le guance
della giovane erano tinte dalla brezza umida di una tonalità
che si abbinava a quella dei capelli, la sua preferita sfumatura di
rosa che tanto spesso esibiva. Sotto la giacca di pelle, che le
arrivava alle ginocchia, indossava jeans e un maglione nero che
lasciava provocantemente scoperte le spalle candide. Per i suoi
standard era elegante, anche se portava i suoi preferiti, massicci
Doc Martens. Sembrava
proprio
un appuntamento, per quanto non ufficiale, non ortodosso, e seguente
un turno di guardia: lui lo sapeva, lei lo sapeva. Aveva sviluppato
una certa parzialità nei confronti dell'esuberante giovane
auror
e del suo svitato
senso dell'umorismo. Passavano sempre più tempo insieme, i
loro nomi erano di continuo misteriosamente appaiati nei turni per
gli incarichi dell'Ordine. Remus aveva i suoi sospetti
sull'identità
dell'individuo responsabile della
manomissione
dei turni, ma lasciò correre, attribuendo la cosa al fatto
che
lavorassero bene insieme e che qualcuno l'avesse notato.
Promemoria
–
Abbraccia Sirius. E regalagli una bottiglia di Ogden. E organizzagli
una festa. Una grande festa.
Lei
si era offerta volontaria per prendere
la cena quella sera, e lui l'aveva lasciata con riluttanza,
insistendo per la più economica pizzeria che conoscesse.
“Oh,
adoro
quel
posto! Hanno la miglior pizza formaggio e cipolla! E anche la diavola
è piuttosto buona.” Il naso della ragazza si era
arricciato
in quel modo particolare che a lui piaceva tanto quando aveva
afferrato il suo braccio e lo aveva strattonato per la strada,
inciampando in una buca.
“Se
questo non è il tipo di 'appuntamento' al quale vai di
solito,
quale lo è? Dimmi, ti prego.” Le sue dita
tracciarono
nell'aria delle virgolette alla parola 'appuntamento', e
inarcò
un sopracciglio in direzione di lei, ridendo sotto i baffi. Una
folata di vento le arruffò
i capelli.
“Io
– ma... Mpf. E' soprattutto qualcosa tipo pub, bere e
ballare.”
Scrollò le spalle, passandosi una mano tra i capelli
ingarbugliati.
“Piuttosto infantile e per niente romantico, ne sono
consapevole. E
tu?”
“Io
cosa? Ah, la faccenda appuntamenti. Mmmm... è passato un po'
di tempo. Lo sforzo non si è mai dimostrato fruttuoso,
ovviamente, prendendo in considerazione il fatto che sono a corto dei
fondi necessari. E che sono vecchio. E tutt'altro che
attraente.”
Rise senza convinzione.
“Fondi,
Remus?
Tutt'altro
che attraente?
E' assurdo. Vecchio?
Renditi un po' di merito per una volta.” Sbuffò.
“Quindi è
passato un po' di tempo?”
“Più
o meno due o tre anni.” Lo divertiva il modo in cui lei con
ironia
ficcava il naso nella sua vita privata.
“Oh,
giusto. Quel fatto a Hogwarts.” Annuì comprensiva.
“Beh,
tutta quella
parte per me è ok. Lo sai, vero?”
“Lo
so. Dannati Tassorosso. Troppo maledettamente aperti e concilianti
per il loro bene.” Disse rudemente. Lei gli sferrò
un pugno
al braccio.
“Ehi!
Non è vero!” Replicò indignata.
“Io odio gli
spaghetti! E non mi piacciono neppure le Spice Girls.”
“Quale
razza di persona non ama-” Si fermò quando lei gli
scoccò
un'occhiata minacciosa. “-gli spaghetti?”
“Buon
per te che tu non abbia detto 'le Spice Girls', Remus. Sarei stata
costretta a venderti alla Umbridge.” La morbida chioma rosa
si posò
sulla sua spalla, e lui le passò un braccio attorno alle
spalle, con la scusa di tenerla al caldo.
Sei un bastardo egoista,
Lunastorta.
“Ah,
sì, le deplorevoli Spice Girls, quella truppa di donne
scarlatte. Immagina cosa direbbe Molly.” Rise, stringendola
un po'
più a sé. Non aveva la più pallida
idea di cosa
stesse facendo di notte in un parco con una ragazza dodici anni
più
giovane di lui, del perché la stesse tenendo così
stretta. Non aveva alcun senso logico, ma ad ogni modo lui si sentiva
più felice di quanto non fosse stato per mesi. Non importava
quanto sembrasse illogico, quando lei era nei paraggi non gli
sembrava più di combattere invano. A volte non gli pareva
neppure di essere in guerra.
Lei
aveva provato a spiegargli la loro amicizia una sera, nello studio,
affermando che era più profonda perché loro due
erano
troppo diversi dagli altri. Aveva notato che perfino alcuni membri
dell'Ordine inconsapevolmente evitavano entrambi. “A chi
posso
parlare se non a te, Lunastorta? Non ho più amici al di
fuori
dell'Ordine. E queste persone sono più...
colleghi.” Aveva
pronunciato la parola con disgusto.
“Lo
so.”
“Così
almeno noi due dovremmo legare!” Gli effetti del suo
abbraccio gli
parvero durare per giorni, come la sensazione del capo sulla sua
spalla mentre sedevano nel placido parco.
“Ninfadora,
cos'è questo tuo profumo?” Le domandò,
riscuotendosi
dal ricordo.
“Oh,
ehm, non mi ricordo come si chiama.” Si strofinò
il collo
impacciatamente. “Ginny ed Hermione me l'hanno spedito per il
mio
compleanno...”
Promemoria
numero due – Metti in guardia Ron ed Harry. Queste donne in
miniatura sono ingannevolmente smaliziate.
“Mmm-hmm.
E' molto... buono.” Si chinò ad annusarle
deliberatamente il
collo come un cane. “Cioccolato, vero?” Lei
provò a
ritrarsi ma lui l'afferrò con una mano, facendole il
solletico
con l'altra e tirando su col naso vicino al suo orecchio. Lei si
dimenò e si contorse e ridacchiò, tentando di
scacciarlo via.
“Sì-”
Ringhiò. “-Dannato! Finiscila di farmi il
solletico!
Osservazione molto sagace-” Gli spostò le mani dal
torace.
“-Bastardo.” Lo guardò torva da dietro
la cortina di
capelli aggrovigliati. Lui le ammiccò, appoggiandosi
nuovamente allo schienale della panchina, le braccia dietro la testa,
e per un istante la sua posa gli fece stranamente pensare a Sirius.
“Sagace?”
Sbuffò in una risata. “Che paroloni,
Tonks” Fissò
il cielo, osservando le nuvole argentate scivolare a ridosso della
luna crescente. “Non mi piace.”
“Cosa
non ti piace?” La voce di lei era ricca quanto un caveau
della
Gringott, avrebbe potuto vivere di essa per sempre.
“La
nostra amica sentimentale, la luna,”
Citò. “O
magari (è fantastico, lo devo confessare), potrebbe essere
il
pallone di Prester John.”
Lei rise dolcemente, appoggiandosi a lui.
“O
una vecchia lanterna ammaccata appesa in alto a illuminare i poveri
viandanti nella loro pena. E lei-”
Una
nube scura fluttuò pigramente sullo spicchio luminoso del
satellite.
Maledetta luna.
“Come
divaga!”
La voce che sussurrò al suo orecchio era preoccupantemente
vicina, piacevolmente vicina. Voltò il capo per guardarla e
improvvisamente si ritrovò seduto in posizione eretta,
incapace di controllare la mano che stava scostando i capelli dal
viso di lei.
“Dora...”
“Non
chiamarmi Dora, Remus.” Il respiro di Tonks era caldo sulla
sua
guancia, nebbia nell'aria gelida.
“Okay.”
L'altra mano trovò la guancia della ragazza di proprio
accordo, il pollice a tracciare il contorno del labbro inferiore. La
trasse a sé.
Che diavolo sto facendo?
Accostò la fronte a quella di lei.
“Dora...”
Che sto facendo? Che sto facendo?
“Sta'
zitto, Remus.”
“Okay.”
Prese il viso pallido, illuminato dalla luna, tra le mani e la
baciò,
e tutto attorno a loro si dissolse in un vortice nebuloso. Tonks
sospirò, e il suono fece accelerare i battiti del cuore di
Remus. Le sue labbra sapevano di tè e di zucchero, e lui
approfondì il bacio, percepì il frenetico pulsare
sotto
le sue dita quando le mordicchiò dolcemente il labbro. Lei
boccheggiò, le labbra ancora incollate a quelle dell'uomo,
le
sue mani scivolarono dal bavero del cappotto alla nuca, giù
lungo il torace mentre lo baciava. Le labbra scesero al collo di lui,
calde e umide, mentre le sue dita tracciavano la clavicola.
Porca vacca.
Soppresse un gemito, la pelle gli pareva in fiamme. Tonks
poggiò
il capo su di lui, la guancia bollente al contatto con la sua spalla.
Beh, la nostra amicizia
è effettivamente rovinata...
Rimasero seduti nel parco silenzioso per un momento, e lei gli
avvolse le braccia attorno al collo.
“Mi
dispiace.” Sussurrò lui, riprendendo fiato,
sciogliendosi
dal suo abbraccio e scostandola gentilmente da sé.
“Perché?”
Le dita si intrecciarono alle sue.
Dannazione Tonks, non sai
perché?
“Io...
non avrei dovuto farlo.” Districò le dita dalle
sue.
“Perché
no?” Gli cinse nuovamente il collo.
“Perché
tu sei- e io- è un po' ridicolo, non trovi?” Gli
sfuggì
un sospiro, e in un coraggioso sforzo di staccarla dal suo collo
entrambi caddero dalla panchina sul suolo odoroso di pino.
“E
perché non dovrebbe essere ridicolo? Voglio dire, guardami!”
Continuò come se non fossero caduti da una panchina,
indicandosi, e poi puntò il dito accusatore contro di lui.
“E
tu!
Citi vaghe poesie di T.S. Eliot a giovani donne vulnerabili in un
parco nel cuore della notte! Come fa a non essere ridicolo? Ed
è
così sbagliato se io lo gradisco? Non penso
proprio.”
Sbuffò, incrociando le braccia, e lo guardò in
cagnesco, seduta sulle ginocchia di lui.
“Non
pensi che questo potrebbe diventare... strano?”
Più strano di te
seduta sulle mie gambe, per terra, in un
parco, nel cuore della notte, dopo che io ti ho baciata, a dirmi
quanto io sia ridicolo, cosa del quale sono già
perfettamente
consapevole?
“Oh,
lo sarà.” Tonks si alzò e si
sistemò il
giubbotto. “Lo è già, a quanto
pare.”
“E
a te sta bene?” Levò lo sguardo verso di lei,
desiderando
che fosse ancora per terra insieme a lui.
“Sì.”
Prese la sua mano e lo aiutò ad alzarsi.
“Lupo
mannaro.” Le uniche parole che gli vennero in mente mentre la
osservava, combattendo l'impulso di prenderla in braccio e baciarla
di nuovo.
“Accompagnaci
a casa, signor Lupin.” Disse lei di rimando, alzando gli
occhi al
cielo, intrecciando il braccio al suo ancora una volta. “E se
hai
intenzione di protestare, fammi almeno il favore di fare un valido
tentativo. Affermare semplicemente 'lupo mannaro' e aspettarsi che io
fugga in preda al terrore è un piano pietoso, considerando
quanto poco il fatto mi secchi.”
Si alzò in punta di piedi per baciarlo sulla guancia. Il
volto
gli andò in fiamme nel punto in cui le sue labbra l'avevano
sfiorato.
“Come
desideri.”
Attraversarono
il parco e si diressero al numero 12 di Grimmauld Place. Lui la prese
per mano, guidandola cautamente attorno al portaombrelli
nell'ingresso. L'ultima cosa che voleva era Sirius Black a testimone
del suo aspetto più trasandato e scarmigliato del solito.
“Scortami
alla mia stanza, d'accordo?” Gli sussurrò
all'orecchio,
facendogli correre un brivido lungo la schiena.
“Okay.”
Sempre tenendosi per mano salirono le scale diretti alla stanza che
lei occupava nelle sere delle riunioni e dopo turni di guardia. Tonks
fermò Remus alla porta, la mano lasciò quella di
lui
finendo a trattenere il bavero del suo cappotto.
“Va
tutto bene, Lunastorta?” Gli si parò di fronte,
così
vicina che le punte degli stivali sfioravano le punte delle sue
scarpe.
“Sì.”
La fissò di rimando. “Stavo solo
pensando.”
“A
cosa stai pensando?” Gli si avvicinò di qualche
millimetro
appena, e in qualche modo lui trovò le proprie mani
nuovamente
su di lei.
“Al
fatto che non mi hai lasciato finire la mia poesia.”
“Remus
caro, è per tua volontà che rimase
incompleta.” Alzò
lo sguardo verso di lui, la voce roca. “Ma se vuoi
continuare,
fallo assolutamente ora.”
La
spinse contro la porta, un braccio attorno alla vita e una mano tra i
suoi capelli, i loro corpi stretti l'uno all'altro.
“Lei
è, signora,”
sussurrò al collo di lei “ L'eterna
umorista, l'eterna nemica dell'assoluto.”
Le braccia di lei si fecero strada sotto il suo cappotto, le dita
strinsero la camicia.
“Che
dona ai nostri vagabondi stati d'animo la più sottile delle
deviazioni.”
proseguì con qualche difficoltà nel tentativo di
ricordare il verso successivo. “Col
suo atteggiamento indifferente e imperioso. Per confutare d'un colpo
le nostre folli poetiche...”
Posò le labbra sulle sue, baciandola con foga, incapace di
rammentare il finale del verso.
“E
– siamo noi dunque tanto seri?”
Rise lei soavemente, afferrandolo per il colletto della camicia,
baciandolo con delicatezza. “Hai saltato un'intera strofa,
Remus.”
Tonks aprì la porta alle sue spalle e varcò la
soglia.
“Buonanotte.” Ammiccò e richiuse le
porta.
“Così
ho fatto. Chiedo scusa.” Annuì alla superficie di
quercia a
chiazze scure con sguardo vacuo. “Buonanotte,
Ninfadora.”
“Non
chiamarmi così!” Lo raggiunse un'ovattata voce
severa quando
si voltò per andarsene.
“Okay.”
Barcollò
nel pianerottolo, ritrovandosi seduto sul primo scalino.
Si
massaggiò la mascella, notando che le sue mani erano
impregnate del profumo dei capelli di lei.
Maledetta luna.
Translator's
Corner:
Bene,
e anche questo capitolo è concluso! Finalmente si entra nel
vivo della storia, sempre tra le mille insicurezze di Remus (che come
ben sapete sono appena all'inizio...).
La
poesia citata è la splendida “Conversation
Galante” di
T.S. Eliot, da cui il titolo del capitolo. La traduzione della poesia
non è mia, non sono tanto brava! L'ho presa da un volume di
poesie in biblioteca... Ad ogni modo vi lascio la versione originale
perché nessuna traduzione a mio parere può
rendere la
bellezza di questa poesia al 100%... E in più Remus ha
saltato
una strofa! ;)
I
observe: "Our sentimental friend the moon!
Or possibly
(fantastic, I confess)
It may be Prester John's balloon
Or an
old battered lantern hung aloft
To light poor travellers to their
distress."
She then: "How you digress!"
And
I then: "Some one frames upon the keys
That exquisite
nocturne, with which we explain
The night and moonshine; music
which we seize
To body forth our vacuity."
She then:
"Does this refer to me?"
“Oh no, it is I who am
inane."
"You,
madam, are the eternal humorist,
The eternal enemy of the
absolute,
Giving our vagrant moods the slightest twist!
With
your aid indifferent and imperious
At a stroke our mad poetics to
confute--"
And--"Are we then so serious?"
Bene,
ed ora... ringraziamenti!
Un
grazie immenso a:
-blabs
-draco92
-drassel
-fri
rapace
-Gemellina
Dolly
-hp4e
-Joey
Potter
-Lars
Black
-LilyProngs
-Lily_Luna
-Lunastortalupin
-Lupinuccia
-lyrapotter
-Pan_Tere94
-PinkMoonlightPrincess
-puccalove90
-roby
the best
-steg94
per
aver inserito la storia tra i preferiti!
Inoltre
grazie a fri rapace (e qui un doppio grazie per avermi fatto notare
un errore di battitura che era sfuggito alla mia revisione, ops!),
PinkMoonlightPrincess, Pan_Tere94, lyrapotter, LilyProngs e
lupinuccia per le gentilissime recensioni!
L'autrice
stessa è contentissima dell'accoglienza della storia,
è
rimasta sorpresa dal numero di recensioni e preferiti dopo 2 soli
capitoli! Thanks!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 - Sublime ***
Step
Into the Night
Sublime
“I
heard you crying loud” una
voce femminile stava cantando al di sopra di una canzone densa
di chitarre elettriche. Lui attraversò l'ingresso, tirando
l'orlo della sua polo sbiadita nel tentativo di stirarne le pieghe.
"All
the way across town! You've been searching for that someone, and it's
me out on the prowl, as you sit around feeling sorry for yourself."
Si
appoggiò alla porta della cucina, osservando la fonte
dell'esibizione operistica:
una donna dai capelli viola lunghi fino alla vita, che danzava
goffamente e suonava l'aria con la bacchetta e un cucchiaio, come se
fosse una batteria.
"Well,
don't get lonely now! And dry your whining eyes!"
Abbandonò l'assolo all'immaginaria batteria per mescolare
una
tazza di tè, fermandosi quando si rese conto di stare per
usare la bacchetta invece del cucchiaio. "I'm
just roaming for the moment, sleazin' my back yard, so don't get so
uptight you been thinking about ditching me.”
Remus
Lupin infilò i
pollici nelle tasche dei pantaloni, combattuto tra l'osservarla in
silenzio e l'avvicinarsi furtivo alle sue spalle per testare quanto
costantemente vigile fosse realmente.
Erano
passate due settimane dal loro “appuntamento”, e
lui ancora non
era sicuro di quale fosse la sua opinione a riguardo. La desiderava,
voleva stare con lei, pensava a lei costantemente, e sapeva che per
lei era lo stesso. Solo che non riusciva a passare oltre la voce
assillante
che gli diceva quanto lei meritasse di meglio, e poi quell'altro
pensiero insostenibile-
E se la perdessi come hai perso
tutti gli altri?
Lei,
d'altro canto, non stava né fingendo che non fosse accaduto
nulla, né facendo pressione sull'argomento, e la cosa era
piuttosto snervante. Infatti si stava comportando proprio come prima,
l'allegra, amichevole, incredibile se stessa. Non lo ignorava, non lo
cercava. Se non altro gli parlava più apertamente, lasciava
la
mano sulla sua spalla un po' più a lungo, lo abbracciava
più
forte.
"No
time to search the world around, 'cause you know where I'll be found,
when I come around!"
Lei scosse la chioma, guardandosi alle spalle, in direzione di lui.
“Tè, Remus? Sai, non è educato spiare
la gente.”
“Tè?
Sì, grazie, Ninfadora.” Si sedette al tavolo e
sfogliò
le pagine della Gazzetta del Profeta lì posata, abbandonata
dal lettore precedente.
“Non
chiamarmi così.” Versò acqua calda in
una tazza,
alzando gli occhi al cielo.
“Ti
chiamerò come voglio, Ninfadora.” Disse con
gravità
al giornale, trattenendo una risata.
“Come
vuoi. Zucchero?”
“Non
chiamarmi così.”
Ha.
Una manciata di zuccherò
precipitò sul suo
capo come un piccolo asteroide cristallino.
“Mi
stavi fissando. Non provare a negarlo.” S'infilò
una
zolletta di zucchero in bocca e si leccò le labbra,
guardandolo. Lui sentì le proprie sopracciglia schizzare in
alto sotto i capelli.
Okay. Quello... spiega parecchie
cose. E non era
carino, o sexy, o altro. Nemmeno un pochino...
“Io...
stavo ascoltando. Hai una bella voce.” Un altro po' di
zucchero lo
inondò mentre leggeva il giornale. “Come Carly
Simon.”
Tonks gli scoccò uno sguardo
incredulo sedendosi
sul tavolo, poi gli sfilò il giornale dalle mani,
sostituendolo con una calda tazza di tè. Le mani di lei si
avvolsero alle sue e lì rimasero, il modo buffo in cui gli
sorrideva era per metà irritante e per metà
accattivante. Le lunghe gambe penzolavano dal bordo del tavolo, la
coscia a meri centimetri di distanza dalle sue dita. Pelle candida
spuntava da un gigantesco strappo nei jeans.
Okay. Rilassati.
“Perché
non dici mai quello che stai pensando?” Lo
interrogò
all'improvviso, come se già sapesse a cosa stava pensando.
“La
maggior parte della gente non vorrebbe sapere cosa passa per la testa
di una Creatura Oscura.”
Le dita di lei tracciarono una cicatrice
sul dorso della
sua mano.
“E'
spazzatura, quella stronzata sul 'Creatura Oscura'.” Scosse
la
testa. “Sei un tipo a posto per quanto ne so... per quanto mi
consenti di saperne.” La sua voce aveva un tono risoluto che
lui
non aveva mai udito prima. Lei sorrise di nuovo, scompigliandogli i
capelli teneramente, spargendo una nube di asteroidi di zucchero sul
tavolo. Prese il suo tè e se ne andò; lui la
sentì
imprecare sottovoce quando inciampò nel tappeto
dell'ingresso.
“Una
parola, Lupin.” strascicò una voce, e lui
alzò lo
sguardo dalle profondità del suo tè per trovare
alla
porta di fronte a sé una figura ammantata di nero.
“Buongiorno,
Severus.” Non provava alcuna avversione nei confronti
dell'uomo,
Sirius lo odiava abbastanza per entrambi.
“Così
sembrerebbe.” Estrasse una bottiglia di Whisky Incendiario
dalle
vesti e la posò sul tavolo. “Pozione Antilupo-
doveva
apparire come altro, naturalmente.”
“Sono
molto obbligato.” Remus notò lo strano sorrisetto
sul volto
dell'ex compagno di scuola.
Merda. Mi chiedo da quanto tempo
fosse lì...
Piton lo studiò, un sorriso
fuori posto sul suo
viso pallido, poi si voltò ed uscì,
smaterializzandosi
con un crack alla porta d'ingresso.
Bevve un sorso di tè. Aveva lo
stesso sapore
delle labbra di lei quella sera, seduta sulla panchina del parco
all'altro lato della strada.
Maledizione.
Dodici
ore dopo, si trovava nella spoglia, polverosa soffitta della dimora
dei Black, facendo rotolare la bottiglia vuota tra le mani sul
pavimento. Sedeva a gambe incrociate, sotto una finestra inondata
d'arancio dal sole che tramontava. La pelle gli pareva già
troppo stretta per il suo corpo. Aveva vissuto
quattrocentotrentasette lune piene, quella notte era la
quattrocentotrentottesima. Naturalmente su per giù
quarantasei
erano precedenti al morso inflittogli da Fenrir Greyback, aveva
calcolato il numero delle lune una volta durante il terzo anno ad
Hogwarts, e da allora aveva sempre tenuto il conto.
La
testa gli sembrava come spezzata da un'ascia, il tutto accompagnato
dalla disturbante sensazione di ogni suono amplificato, dalla nausea
da sovraccarico sensoriale.
A quest'ora dovresti esserci
abituato...
Si sbottonò la camicia e la
gettò su una
sedia rotta, seduto nel ridicolo pigiama regalatogli da Sirius per il
suo compleanno- blu scuro, con piccole mucche saltellanti su delle
lune. Sembrava più qualcosa che Ninfadora avrebbe indossato.
Per un momento immaginò Tonks con lo stupido pigiama, i
capelli rosa spettinati. Il pulsare nella sua testa si
intensificò,
ma lui stava già pensando a quella notte al parco, a quanto
vicini fossero seduti, a quanto calda fosse lei, a come si fossero
baciati.
Lei non sa con che vuole avere a
che fare.
La sua mente iniziò ad
annebbiarsi per il dolore
quando la luna sorse alla finestra. Fu violento, anche con la pozione
che aveva bevuto, ma non perse il controllo delle sue
facoltà,
seppure gli sembrasse di essere scuoiato vivo. Quella notte
desiderò
non avere di che pensare.
Non
puoi imporle tutto questo. E' il tuo problema, non il suo.
Era una tortura peggiore, sentirsi vicini
alla morte ed
essere così lucidi.
Una soffice, fresca mano sulla sua fronte
lo svegliò
da un incubo su un lupo.
No, quello non era un incubo. E'
accaduto realmente.
E' già accaduto prima. Ed accadrà nuovamente ben
presto...
“Ehi,
Lunastorta...” La voce era dolce e familiare, e
prolungò il
suo soprannome come a farne una domanda.
“Hmm?”
Capì di essere al piano di sotto, nella sua stanza, nel suo
letto matrimoniale, disteso a pancia in giù, il viso premuto
contro un cuscino. Il letto affondò, le molle cigolarono,
quando qualcuno si sedette su di esso accanto a lui.
“Sei
sveglio?” La mano gli scostò gentilmente i capelli
dalla
fronte, e lui aprì gli occhi. Un volto pallido e grazioso era
premurosamente aggrottato.
“Dora-”
Tentò di alzarsi, con la sensazione di essere stato
investito
dal Nottetempo.
“No,
resta sdraiato.” Le mani di lei lo spinsero giù
delicatamente. “Sirius ti ha portato qui, ha detto che eri un
po'
scorticato, ti ho portato qualcosa-”
“Starò
bene-”
“Lo
so.”
“Dora,
non devi-”
“Sì.
Sì che devo.” Calciò via gli stivali,
portando i
piedi dai calzini viola sul letto per sedersi accanto a lui.
“Ero
preoccupata per te.” Gli passò le dita tra i
capelli. “Dio,
sei tutto lacerato.”
Le sue mani trovarono l'orlo del lenzuolo e tirarono.
“Oi!
No, io- nudo!” La sua voce era semi soffocata
dal cuscino, e le dita armeggiarono verso l'orlo del lenzuolo, troppo
deboli per protestare oltre. Tutto il suo corpo era dolorante.
“Nudo,
eh? Non preoccuparti, sarò professionale.” Poteva
avvertire
il riso nella sua voce.
Lui sghignazzò pigramente,
biascicando “Sei
professionale? Ho diritto ad uno sconto?”
“Zitto,
Remus.” Intimò Tonks, dandogli un colpetto al
braccio.
Scostò
il lenzuolo fino ai fianchi di lui, che avvertì un brivido
per
il freddo nella stanza. Un dito affusolato tracciò uno della
dozzina di graffi che attraversavano la sua schiena e le sue braccia,
intrecciati a vecchie cicatrici. “Hmm.” Con un
guizzo distratto
della bacchetta verso il caminetto la stanza non sembrò
più
l'interno di un freezer. Lei postò il proprio peso vicino a
lui, che sentì le sue mani nuovamente sulla propria schiena,
a
spalmare qualcosa al contempo caldo e gelido sulle sue spalle.
Era
strano essere sdraiato a letto, nudo eccezion fatta per un lenzuolo,
a lasciare con riluttanza che la ragazza che gli piaceva medicasse le
sue ferite. Si
sentiva
un po' a disagio, un po' eccitato, ma per lo più gli
pareva
ancora di essere caduto da un manico di scopa e poi travolto da un
branco di furibondi centauri in rivolta.
“Cosa
stai facendo?” Le sue mani odoravano di alcol e di un qualche
fiore.
“Ti
faccio stare meglio.” Scosse un piccolo flacone in sua
direzione.
“Questo è una specie di antidolorifico che
papà ha
preparato. Ne teniamo una bella riserva, lui è tanto goffo
quanto me. E' essenzialmente vodka e, tipo, camomilla o qualcosa.
Papà è un mostro con le pozioni.”
“Questo
spiega l'odore. Mi farà ubriacare per osmosi?”
Rise debolmente. Le mani di lei erano
calde sulla sua
schiena, o forse era la pozione, o forse era tutto nella sua testa.
Stranamente gli venne in mente l'occasione in cui Lily Evans l'aveva
curato dopo una trasformazione, mentre James e Sirius stavano ponendo
in tutta fretta incantesimi protettivi sulla loro casa.
“Hai
bisogno di una ragazza, tesoro. Una che si prenda cura di te quando
tu non puoi.”
“Le
ragazze non amano i Lupi Mannari, Lil'.”
“Troverai
qualcuno, ne sono sicura.” Gli aveva arruffato i capelli
nella
stessa maniera gentile di Tonks. “Spero solo sia alla tua
altezza.”
“Possiamo
solo sperare.” Ridacchiò Tonks. “Questo
potrebbe bruciare
un po'.” Le sue dita seguirono le lacerazioni sulle costole.
La
osservò con la coda dell'occhio, prendendo nota
dell'espressione preoccupata sul suo volto. Lei si
s'inginocchiò
accanto a lui sul letto, i capelli rosa le coprirono gli occhi quando
si sporse verso di lui.
“Mi
piace la tua maglietta.”
Indossava i soliti pantaloni strappati ad
arte, ma quel
giorno la sua maglietta era aderente e di un semplice bianco, con una
singola parola stampata audacemente davanti, in un'area che lui
trovò
particolarmente appropriata per tale parola.
“Ascolti
i Sublime.”
“No...?”
Si sentiva fiacco,
e caldo, e quasi comodo.
Lei si accucciò a pancia in
giù accanto a
lui, a braccia conserte, il mento poggiato sulla piega del gomito. I
suoi occhi scuri gli sorridevano.
“Sono
contenta che ti piaccia.”
“Credevo
descrivesse te, Ninfadora.”
“Oh.
Beh, non sei dolcissimo?”
“Come
lo zucchero.”
“Sì.
Esattamente come lo zucchero. Vuoi schiacciare un pisolino?”
“Sicuro.”
Gli rimboccò il lenzuolo attorno alle spalle, poi
gentilmente
lo prese tra le braccia, la schiena contro il suo torace.
“Ma-
ehi. Noi non- e tu continua a-” Tonks posò il capo
su di
lui, la guancia morbida contro la sua barba
ispida.
“-Zitto,
Remus.” Lo tenne più stretto. “Ora
dormi, maledizione.”
“D'accordo.”
Sospirò, chiudendo gli occhi, insonnolito,
costringendosi a non baciarla, o buttarla giù dal letto in
un
moto di stizza.
Si
svegliò più tardi quella sera, da solo,
così
scroccò un paio di pantaloni color khaki e un maglione dal
suo
baule e si vestì. Sirius era nel salotto, intento a
prendersi
cura di una bottiglia di Ogden. Lanciò a Remus un'occhiata
d'apprezzamento.
“Ehi,
egli vive!” Felpato alzò la bottiglia in un
brindisi. “E'
fuori di testa.” Aggiunse indicando la porta della cucina.
"Early in the morning, risin' to
the
street,
Light me up that cigarette and I strap shoes on my
feet.
Got to find a reason, a reason things went wrong...
Got
to find a reason why my money's all gone-
I got a Dalmation, and I
can still get high.
I can play the guitar like a motherfucking
riot."
Era in cucina, a cantare ed eseguire un
assolo
d'air-guitar con una scopa. Lui rimase sulla soglia e la
osservò,
ridendo.
"Well, life's too short, so love
the one you
got-
'Cause you might get run over or you might get shot..
Never
start no static I just get it off my chest-.
Never had to battle
with no bulletproof vest
Take a small example, take a tip from
me
Take all of your money, give it all to charity
Love is what
I got, it's within my reach..."
“E
questo cos'è?”
Lei si indicò il petto.
“E'
Sublime.” Appoggiò la scopa al tavolo e si
fermò a
fargli un buffetto sulla guancia quando gli passò accanto.
“Beh,
quello avrei potuto dirlo anch'io.”
Translator's
corner:
Eccomi
a meno di un mese dal precedente capitolo, con una sorta di
ritardatario regalo di Pasqua per voi lettori!
Devo
ammettere che meno avrei il tempo di dedicarmi alla traduzione e
più
sono prolifica... Una contraddizione umana. Sì,
perché
in teoria c'è un saggio di 2000 parole di Sociolinguistics
che
incombe per lunedì, e io candida candida ne ho finora
scritto
meno della metà. Se spendessi la metà del tempo
che
passo a scribacchiare o leggere per diletto a studiare come si deve
sarei probabilmente quasi laureata, ma perché privarmi di un
passatempo che mi dà tanta gioia? :D
Anyway,
bando alle ciance, in questo capitolo prima luna piena per Tonks,
tenerissima nel prendersi cura di un altrettanto tenero Remus. ^^ E
si comincia anche con le citazioni musicali, per cui d'ora in poi
inserirò a fine capitolo i link ai brani menzionati/cantati,
così se siete interessati potete ascoltarli.
In
questo caso la prima canzone è “When I Come
Around” dei
Green Day, la seconda “What I Got”, ovviamente dei
Sublime:
http://www.youtube.com/watch?v=imNJntb-qkA
http://www.lastfm.it/music/Sublime/_/What+I+Got
Grazie
ancora a tutti i meravigliosi lettori e recensori e coloro che hanno
inserito la storia tra i preferiti (siamo già a quota 27)!
Come traduttrice non posso che sentirmi onorata!
Al
prossimo capitolo!
Arya87
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 - We tripped on the urge to feel alive ***
Step
Into the Night
We
Tripped On the Urge to Feel Alive
“Ehi
Lunastorta.” L'uomo trasandato seduto su una sedia dallo
schienale
alato posò i piedi su un ottomano, tenendo in equilibrio un
bicchiere colmo di whisky incendiario in una mano e una fetta di
torta nell'altra. Indossava una corona di carta dorata di traverso in
cima alla chioma spettinata, e sogghignava sornione.
“Cosa?”
Sospirò un altro uomo, seduto a gambe incrociate sul tappeto
polveroso. Reggeva una bottiglia per il collo, appoggiandosi al
divano. Stanchi occhi azzurri fissarono il compagno con scetticismo,
ma le sue labbra erano ricurve in un sorriso.
“Verità
o sfida?”
“Nessuna
delle due!”
“Ma
Lunastorta... è il mio compleanno!” La sua voce
assunse un tono
falsamente ferito mentre puntava un dito con enfasi verso la corona
sul suo capo. “Non è troppo tardi, sono
solo...” Controllò
l'orologio. “Le due.”
“D'accordo,
allora. Verità.”
Sembra che la qualità
dell'intrattenimento si sia deteriorata ben
più rapidamente di quanto mi aspettassi.
Sirius Black gli scoccò un'occhiata diabolica,
massaggiandosi il
mento.
“E'
vero che lei, professor Lupin, in un'occasione si è quasi
scolato
un'intera bottiglia di assenzio ed è stato sfidato da James
Potter a
correre nudo oltre il cottage di Bathilda Bath, sotto la
neve?”
Proprio
quando ero finalmente riuscito a rimuovere quello
dalla
mia memoria.
“Cosa!?!”
La donna sul divano si voltò nuovamente verso di loro,
sconvolta. Si
sdraiò sul sofà, i capelli blu-neri ricaddero in
boccoli oltre i
cuscini, a pochi centimetri dal pavimento. “L'hai fatto
davvero?”
Ninfadora
Tonks esibiva quel giorno il suo stile vintage rock, in onore di
Sirius: lunghi capelli neri, una maglietta aderente degli Who e jeans
strappati sul retro all'altezza delle ginocchia. Le sue dita erano
ancorate al bicchiere che stringeva al petto, lasciando un anello di
condensa attorno al volto stampato di Pete Townshend. Era sempre
carina, ma ancor di più alla luce ardente del camino. Per un
istante
Remus considerò l'idea di lasciare la sala e chiudersi nello
studio
per il resto della sera, lei era così irritante!
Fissò le proprie
scarpe, sentendosi a metà tra l'infatuato e l'infuriato.
Semplicemente non guardarla, o
ascoltarla, o pensare a lei, o
sedere vicino a lei, e starai benone...
“Io-uh.
Sta' zitto, Felpato.” Scrutò il collo della
bottiglia di
burrobirra mezza vuota come se si fosse trattato di un microscopio,
come a cercare di trovare la cura per festeggiamenti inebriati di
compleanni nelle profondità della propria bevanda.
“Non prestargli
attenzione, Dora,. E' ubriaco.” In tutta risposta lei rise
quella
sua risata allegra e sguaiata che lui tanto amava.
Alla faccia del piano...
Non
era la sua presenza a vessare i suoi nervi tanto crudelmente, era il
modo in cui lei si comportava in sua presenza. Era così
disinvolta e
cordiale con lui, affettuosa fino a quel limite che inconsapevolmente
avevano stabilito, cosa che lui odiava furiosamente. Aveva le proprie
ragioni per abolire tale limite, ma c'erano motivi più
logici per
tenersi al riparo, e la logica era l'unica cosa che possedeva da
sempre, anche se non aveva un lavoro, o Galeoni in banca, o un posto
in cui vivere.
“Ubriaco?
Non è vero!” lo raggiunse la replica indignata,
seguita dal
tintinnio di ghiaccio all'interno di un bicchiere. “Okay,
magari un
pochino.”
“Suvvia,
Remus. L'hai fatto?” Lo squadrò lei a testa in
giù dal divano,
occhi spalancati ed impazienti.
Annuì lentamente.
Sì, ed era pure
dannatamente freddo, fuori.
“Ha!
Questo è spassoso! Si tirò su a sedere, ridendo
un po' troppo forte
per essere completamente sobria. “Sei andato in giro nudo per
Godric's Hollow?”
Annuì di nuovo. “Sarebbe corretto. Non lo
consiglio, soprattutto
d'inverno. Verità o sfida, Ninfadora.”
“Cosa?
Sfida.” Gli scoccò un'occhiata sospettosa.
“No, aspetta, verità!
Sì. Mi è permesso cambiare idea? Ho dimenticato
le regole.”
“Stiamo
giocando secondo le regole della Sala Comune di Grifondoro.”
Un
altro tintinnio di ghiaccio e cristallo risuonò al di sopra
dello
scoppiettare del fuoco.
“Che
significa?” Tonks alzò una mano dubbiosa,
sorseggiando dal suo
bicchiere. Calò le gambe dal sofà e si sedette
per terra accanto a
Remus.
“Nessun
limite a Verità o Sfida. Puoi chiedere o sfidare a qualunque
cosa tu
voglia, ma nel caso la persona sfidata si rifiuti di rispondere o
attuare la sfida, ci saranno serie conseguenze e
ripercussioni.”
Sirius latrò in una risata.
“Conseguenze
e ripercussioni?” Rise lei.
“Sì.
Vuoi giocare ora?”
“Sicuro.”
Scrollò le spalle sorridendo, un brillio negli occhi.
“Va
bene, allora. Ti sfido,” disse placidamente, bevendo un sorso
di
burrobirra, “a mostrarci qual è il tuo aspetto
quando non sei
trasformata.”
“Sì!
Fallo! Fallo!” La torta di Sirius scivolò dal
piatto e cadde sul
pavimento con un tonfo. Lui fissò la torta, disorientato, e
agitò
la bacchetta in sua direzione, facendola svanire dal tappeto.
“Okay.”
Tonks lanciò a Remus uno sguardo ansioso. In un istante i
suoi
capelli erano di un morbido castano, lunghi fino alle spalle, e i
tratti del viso ricordavano quelli della famiglia Black più
che mai.
Gli occhi erano ancora di quell'indistinguibile colore scuro di
sempre.
“Merlino,
sei uguale a tua madre.” Tossì Sirius nel mezzo di
una sorsata di
whisky incendiario, osservandola con curiosità.
Lei si guardò attorno, rigirando nervosamente il bicchiere
tra le
mani.
“Tua
madre dev'essere assolutamente uno schianto.”
Affermò Remus
rimirandola, e per quanto si sforzasse di guardare a terra l'azione
gli riusciva impossibile. Lei lo fissò di rimando, poi
scosse il
capo, riassumendo le sembianze di prima. Boccoli corvini le
oscurarono il viso, mascherando qualunque emozione visibile. Il
silenzio che seguì acquietò persino lo
scoppiettio del fuoco.
“Vado
a prendere altro alcol.” Sbottò Sirius, balzando
in piedi.
“Volete-”
“-Con
ghiaccio.”
“-Liscio,
per favore.”
Felpato si precipitò in cucina, sollevato.
“Sei
bellissima, sai.” Non capiva come riuscisse a parlare, la sua
gola
pareva così costipata.
“Non
c'è bisogno di mentire, non ti porterà a nulla...
Nulla che non ti
darei comunque.” Rispose con voce bassa e gelida, alzandosi e
fiondandosi fuori dalla stanza.
Nulla che non mi daresti
comunque? Che diavolo vorrebbe di... oh.
“L'opportunità
non bussa una volta per poi bussare ancora e lasciare un biglietto
con scritto 'Scusa, ti ho mancato'.” Sirius si sedette al
tavolo
della cucina, dondolandosi sulla sedia avanti e indietro. Abbandonato
il bicchiere, beveva ora direttamente dalla bottiglia. “Non
credo
che tu capisca realmente cosa potresti avere, qui.”
“No,
lo capisco. E ti sbagli, comprendo pienamente
cosa
non
posso
avere, qui.”
“Non
iniziare a spararmi la cazzata del martire, so chi sei.”
Ammiccò
Sirius. “La mia vista è buona come al solito,
giusto perché tu lo
sappia. Vi ho visti insieme, lei ti adora, e tu la segui in giro come
un... un cane.” Si scusò con una smorfia.
“Sì,
lei adora questo
me,
non quello che deve rinchiudersi in cantina ogni tot settimane per
non uccidere lei, te, e tutti gli altri nel quartiere.” Remus
si
sedette al contrario su una sedia, incrociando le braccia sullo
schienale, la bottiglia di whisky incendiario stretta in una morsa
d'acciaio.
“Non
credo che a lei importi, non è così che ti
pensa.”
“Dovrebbe
importarle.”
“Non
è mai importato nemmeno a me, lo sai.”
“Va
bene, ma non ho mai voluto scoparti.”
“Allora
un appassionato celibato è tutto ciò a cui
entrambi possiamo
aspirare.” Ghignò Sirius al di sopra della
bottiglia.
“Non
citarmi Oscar Wilde, bastardo ubriaco.”
“Non
vedo dove l'essere un lupo mannaro avrebbe effetti negativi sugli
aspetti, ehm, fisici di una relazione.”
“Non
è solo quello.” Sospirò pesantemente.
“Lo
so, lo so, lo so.” Sirius bevve una lunga sorsata.
“Non puoi
trovare un lavoro, non hai denaro, e diventi leggermente peloso di
tanto in tanto. Gran problema del cavolo. Da' un'occhiata al lato
positivo, okay? Hai me, naturalmente. Ed Harry.” Sirius
contò
sulle dita. “Hai l'Ordine. Un posto in cui vivere. Abbondanza
di
alcol.” Scosse la bottiglia in direzione di Remus, e il
contenuto
schizzò contro il vetro. “Oh, e una folle strega
dai capelli rosa
a cui non interessa se sei povero, o
peloso, o
tormentato,
e che probabilmente ti si farebbe proprio qui, proprio adesso, sul
tavolo della cucina, se fosse quello che vuoi. Sembra che i pro
battano i contro alla grande.” Annuì saggiamente.
“Non
pensi che sia-”
“Hey
Jude, cosa ti preoccupa, il tuo aspetto? Ho sempre pensato fossi
sexy. Un sacco di gente lo pensa. Molly Weasley lo pensa.”
“Oh,
Merlino.”
Sirius si morse il labbro, pensieroso “Anche Ginny Weasley lo
pensa.”
“Questo
non mi fa sentire affatto meglio!”
“Sai
cosa ci farà sentir meglio? Ubriacarci e incolpare altra
gente per i
nostri problemi.” Sghignazzò Sirius. “Io
do la colpa a Bellatrix
e Kreacher, dovrai trovare qualcun altro.”
“Do
la colpa a te.”
“Compleanno.”
Indicò la corona gongolante.
“Bene,
allora darò la colpa a tua madre.”
Ringhiò.
“Ottima
scelta.” Commentò Sirius allegro.
“Vado
a letto.”
“No
che non ci vai. Andrai a scusarti con Tonksy per averla fatta
infuriare perché non puoi sopportare il pensiero di lei
arrabbiata
con te, e poi andrai a sederti nello studio a immusonirti.”
Annuì,
compiaciuto di se stesso.
Remus scoccò al suo miglior amico un'occhiata fulminante e
uscì
dalla cucina, domandandosi se fosse sempre stato così
trasparente, o
se Sirius avesse imparato la Legilimenzia ad Azkaban.
Dopo aver setacciato il primo e il secondo piano senza trovare alcuna
traccia dell'auror, si rassegnò con riluttanza allo studio.
Aprì la
porta con violenza. La stanza era buia se non per il caminetto, e sul
divano di fronte ad esso sedeva Tonks, i gomiti sulle ginocchia, il
viso tra le mani.
“Mi
dispiace.”
“Fantastico.”
Rispose lei attraverso le mani.
Si sedette accanto a lei.
“Volevo
scusarmi.” Poteva quasi udire la risata simile a un latrato
di
Sirius. “Non intendevo, uh...”
Che cosa ho fatto?
Lei scrollò le spalle, guardando finalmente verso di lui.
Aveva gli
occhi rossi.
Oh mio Dio, l'ho fatta piangere...
“Mi
dispiace davvero.” Le si avvicinò, prendendole le
mani.
“Sei
sempre dispiaciuto.” La sua voce era triste, e lui sapeva che
aveva
ragione. Si scusava in continuazione, persino per cose che non aveva
fatto, situazioni su cui non aveva controllo.
“Lo
so.”
“Non
devi esserlo.”
“Così
mi è stato detto.” La prese tra le braccia,
posandosela in grembo.
“Remus-”
Gli occhi di lei erano spalancati.
“Non
ti mentirei mai, Dora.”
“Non
mi stimi di meno perché fingo costantemente di essere
qualcun
altro?” Sussurrò, appoggiando il capo a lui.
“Solo
se tu mi stimi di meno per ciò che non posso cambiare di
me.”
“Balle.”
La sentì sorridere contro la sua spalla.
“Sono
d'accordo.” Le accarezzò i capelli e le
baciò la fronte
teneramente.
Un
picchiettio sulla sua spalla lo svegliò, e alzò
lo sguardo
trovandosi fluttuare dinanzi una faccia sorridente, dagli occhi
grigi.
“Niente
broncio, vedo? Il miglior regalo di sempre!”
Bisbigliò una voce, e
una mano gli scarmigliò i capelli castani rudemente. Rispose
con
un'espressione assonnata e perplessa. La mano spettinatrice
indicò
la ragazza che ancora gli dormiva tra le braccia.
“Oh.
Giusto.” Lei gli si accoccolò ancor più
vicino e mugugnò
qualcosa di inintelligibile contro il suo torace, i capelli scuri
striati di un rosa brillante.
Sirius Black mormorò la propria approvazione, poi si
voltò e uscì
dalla stanza proprio mentre i primi raggi de sole mattutino
iniziavano a illuminare le finestre.
Translator's
Corner:
Ehm,
salve a tutti! Mi scuso per la lunga assenza, ma questo periodo
è
parecchio intenso tra esami, preparazione tesi e fine Erasmus-rientro
in Italia. Sono stata costretta a trascurare la traduzione e un paio
di progetti che avevo in cantiere (per non parlare della lettura...
Ho perso tante magnifiche fic... Devo recuperare!). Non posso fare
promesse per quanto riguarda il prossimo capitolo, ci sto lavorando,
farò tutto il possibile ma non ho idea di quando
riuscirò
effettivamente a postarlo.
Quindi
per il momento vi lascio a questo capitolo (il cui titolo è
estrapolato dalla canzone “Semi-Charmed Life”, dei
Third Eye
Blind, e significa pressapoco "siamo inciampati nella foga di sentirci
vivi"), sperando che vi piaccia, e ringraziando ancora una volta
tutti, tra lettori, recensori e coloro che hanno inserito la storia
tra i preferiti. Thank you very much e alla prossima!
Arya87
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 - Questo è il suono dell'assestamento ***
Step
Into the Night
Questo
è il suono dell'assestamento*
Una
giovane donna sedeva in un boschetto di pini,
rannicchiata all'estremità di una panchina di ferro battuto,
tamburellando nervosamente un piede sul cemento gelato. Il fascio
dorato di luce proveniente dal lampione sovrastante attraversava
l'oscurità e scintillava sui fiocchi che vorticavano attorno
a lei,
allestendo lo scenario per una sorta di globo con la neve punk-rock.
Dita tastarono all'interno di una tasca della sua giacca di pelle,
riemergendone con un ammaccato pacchetto di sigarette e un accendino.
Le sue mani annasparono nel tentativo di accenderne una, voltando la
schiena controvento.
“Qui.”
Un uomo alto in un soprabito rattoppato si sedette accanto a lei,
prendendo sigaretta e accendino dalle mani tremanti della ragazza. Lo
scoppio della fiamma dell'accendino illuminò il suo volto,
la
scintilla negli occhi grigio-azzurri in netto contrasto con l'ombra
nera che ricadeva al di sotto di una frangia scura. Tirò una
boccata, poi tenne la mano di lei nella sua, facendole scorrere la
sigaretta tra le dita. Il bagliore rossastro aderì alle
curve della
giovane quando inspirò. “Non sapevo che fumassi,
Dora.”
Le sue labbra si dischiusero in
un sospiro, una nuvola di fumo misto a fiato nebbioso. “Non
lo
sapevo nemmeno io.” Si passò il dorso della mano
sugli occhi. Lui
le sorrise dolcemente mentre lei gli si avvicinò di
più sulla
panchina, e avvolse un braccio attorno alle sue esili spalle.
“Arthur
starà bene, ho appena visto Molly.”
“Grazie
a dio.” Abbassò il volto tra le mani,
pericolosamente vicina a dar
fuoco ad una ciocca di capelli castani dalla punta rosa. “Non
potevo più guardare Ginny in faccia, Remus, non ce la facevo
proprio.”
Un'altra insicurezza segreta, e
Remus era certo che non fossero molti a sapere la ragione per cui si
fosse precipitata fuori dalla casa alla vista dei ragazzi Weasley, i
quattro pallidi visi tesi in un'espressione di muto panico. Lui
stesso era stato a malapena in grado di affrontare i ragazzi,
soprattutto Ginny, che l'aveva implorato di “trovare Tonks e
farla
tornare, a te darà ascolto.” Era l'unica nel
gruppo la cui
espressione non tradisse il completo terrore che le cose fossero
andate per il peggio; invece era uno sguardo duro, impossibile da
decifrare.
“E'
tutto a posto, sta bene ora.” Estrasse dalla tasca una
tavoletta di
cioccolato leggermente schiacciata e la spezzò in due.
“Ecco.”
Lei fece un piccolo sorriso, prendendone un pezzo. L'espressione
turbata sul suo viso si trasformò in una di puro sollievo.
“E tu,
starai bene?” Le prese il mento tra le mani, fissandola negli
occhi
scuri. Era stata una dei primi sulla scena a trovare Arthur al
Ministero, coperto di sangue e ad un passo dalla morte. Remus l'aveva
individuata mentre, abbattuta, seguiva Kingsley, le ginocchia e gli
stinchi dei jeans inzuppati e macchiati di cremisi. La sua vista gli
aveva stretto lo stomaco in una morsa. Sapeva che Tonks era
affezionata ai Weasley, ad Arthur, che l'aveva aiutata al Ministero
fin da quando aveva iniziato l'addestramento per diventare Auror, e
specialmente a Ginny, che considerava una sorella minore.
Chi pensano che le abbia
insegnato la Fattura Orcovolante, comunque?
“Starò
bene.” Tonks sorrise e giocherellò distrattamente
con il bottone
sul polsino del cappotto di lui, poi avvolse le dita attorno al suo
polso. Remus si chiese se stesse pensando anche lei alla stessa cosa
– l'ultima volta che si erano seduti insieme su quella
panchina. Le
tracciò la mascella con il pollice. Il pesante sospiro che
stava
trattenendo trovò il modo di emergere nell'aria gelida, e
lui
abbassò di colpo la mano dal viso di lei. La sua relazione
con
Ninfadora si era evoluta in qualcosa di piacevole ma difficile da
definire; c'era più tenerezza ed intimità nel
modo in cui gli
teneva la mano o scompigliava i capelli, più di quanto
avesse mai
sperimentato con altre ragazze, ma finiva lì, con un
occasionale
bacio sulla guancia.
“Hai
voglia di-”
“Tornare
dentro e bere della cioccolata? Fa dannatamente freddo qua fuori. A
meno che tu non preferisca girare nudo.” Gli occhi di lei
saettarono verso i suoi, brillando maliziosi.
“Uh,
non particolarmente. Non ho bevuto abbastanza stasera da garantire
quel tipo di comportamento.”
Ghignò, afferrando la sua mano
per aiutarla ad alzarsi. Lei rise, lasciò cadere la
sigaretta e la
ridusse in cenere con la punta dello stivale. “Starai con m-
voglio
dire con noi, stanotte?”
Oops.
“Immagino,
se t- voglio dire, se non è un problema.” Gli
occhi di lei erano
sorridenti, ma continuò a guardare davanti a sé
mentre
attraversavano un mucchio di neve in mezzo alla strada che arrivava
loro alle caviglie.
“Non
è mai un problema.”
Remus le cinse la vita con un
braccio e insieme salirono i gradini, e quando lei scivolò
su una
lastra di ghiaccio lui la sostenne, stringendola forte al petto. Gli
occhi di lei cercarono i suoi, spalancati per il terrore al cigolio
che accompagnava l'apertura della porta. Lui si sentì
raggelare, e
non per l'aria fredda.
Maledizione.
“Ehilà,
Gin.” Esclamò allegramente Tonks, senza muoversi
se non per
un'occhiata verso l'entrata. Ginny Weasley rivolse loro uno sguardo
indecifrabile, occhieggiando rapidamente la posizione imbarazzante,
poi fece un ampio sorriso e chiuse la porta.
Oh, merda.
Remus lasciò la presa
lentamente
e infilò le mani nelle tasche del cappotto. Tonks si
piegò in due,
in preda ad un attacco di risolini.
“L'espressione”
boccheggiò tra le risa “sulla tua faccia non ha
prezzo! Era così
buffa! Oh mio dio, è stato fantastico!”
“Non
lo è stato affatto!” Scosse il capo indignato,
fissando il portico
in pietra ghiacciato. “Ora penserà probabilmente
che stessimo qua
fuori a pomiciare o qualcosa del genere.”
“E
allora, se anche lo pensasse?” ridacchiò Tonks.
“Entriamo.”
Infilò la mano nel cappotto di lui e intrecciò la
mano alla sua.
“Dora?”
“Sì,
che c'è?”
“Sei
davvero carina quando ridi. Anche se ridi di me.”Le sorrise.
“Oh,
stai zitto.”
“Dico
davvero.”
Gli tirò la mano fuori dal
cappotto e lo guidò all'interno, arrossendo. Nella penombra
dell'ingresso afferrò il bavero del cappotto e lo
baciò goffamente,
poi si voltò e incespicò su per le scale
più veloce che poté. Lui
non la rivide fino alla sera seguente.
“Dunque
sei tu
il
responsabile! Il ladro! Il mentecatto che ha rubato il mio stereo
dalla cucina!”
“Uhm,
suppongo di sì?” La porta della stanza di Remus si
era spalancata,
e nel pianerottolo comparvero due donne, una dai capelli rosa, le
mani sui fianchi, l'altra dai capelli rossi, una versione in
miniatura della prima. Lui era sdraiato sul letto a pancia in
giù, i
piedi nudi in aria, intento a leggere ed ascoltare la collezione
musicale di Tonks, che aveva requisito precedentemente quel giorno.
Lo stereo babbano in questione, incantato da Arthur, si trovava ora
su uno scaffale di fronte al letto, insieme ad una pila di custodie
in plastica di cd alta più di mezzo metro.
“Posso
spedirti ad Azkaban per quello.”
“Veramente
tu
potresti
essere mandata ad Azkaban per quello.”
Guardò al di sopra del libro, in sua direzione, indicando lo
stereo.
“Ricordami solo di farmi tatuare da Sirius la via di fuga sul
braccio la prossima volta che decido di rendermi latitante con i tuoi
effetti personali.”
“Sì,
beh, ho sentito che voi due ci sapete fare con le mappe.”
Sospirò.
“E io che stavo per insegnare a Ginny il ballo che mi ha
fatta
bandire dal Ballo di San Valentino ad Hogwarts. Sarà meglio
per te
che tu non abbia sfasato la sistemazione dei miei album. Vanno in uno
specifico ordine. Davvero. Conseguenze disastrose.”
“Non
c'è un Ballo di San Valentino ad Hogwarts.” Ginny
guardò Tonks,
confusa.
“No,
non più.” Il tono della voce e l'espressione
suggerivano che la
colpa di ciò fosse, con tutta probabilità, sua.
“Ma non è questo
il punto. Se stai ascoltando, Lunastorta, continua pure. Ho voglia di
un bagno, comunque. Cosa stai ascoltando? I Chili Peppers? Lo
sapevo.” Ridacchiò. “Che ne
pensi?”
“Penso
che un bagno sia una buona idea. Il primo che arriva ottiene di poter
usare il sapone senza peli di cane sopra, ti do un vantaggio di
cinque secondi.” Tornò alla sua copia de 'La
Macchina del Tempo',
reprimendo un ghigno diabolico.
Ginny
rise, e se ne andò scuotendo il capo. Tonks si
avvicinò al letto e
si lasciò cadere accanto a lui, la testa inclinata.
“Intendevo
i Peppers, scemo. Sì, l'infame 'Blood, Sugar, Sex, Magik'.
Avrei
pensato ti potesse piacere 'One Hot Minute'.”
“L'ho
già ascoltata.” Sogghignò al libro.
“Questa è meglio, credo.”
“Beh.
Ok.” Gli rivolse un sorrisetto scettico. “Sono al
bagno, allora,
visto che preferisci educarti da solo sul mondo del rock moderno. E'
un campo pericoloso - dovresti avere con te tutto il tempo un Auror
che si sta specializzando sul soggetto, così che tu non
faccia
decisioni avventate, come acquistare un album vintage dei Flaming
Lips per la tua boriosa megera bionda invece di consegnarlo alle vere
autorità.” Tossì qualcosa che suonava
stranamente come 'Bill
Weasley'.
“Mi
piacciono i Flaming Lips. Ma non ho una megera bionda.”
“Beh,
non è che non potresti averne una se la volessi. 'Notte,
Lunastorta.”
“Buonanotte
Ninfa-” Alzò lo sguardo in tempo per notare un
altro sorrisetto,
seminascosto in una frangia di lucenti capelli biondo platino. Lei
gli fece un occhiolino e uscì dalla stanza, cantando il
ritornello
di 'Give It Away'. La porta sbatté alle sue spalle.
“Buonanotte,
Dora.” Scagliò il libro sullo scaffale e si
accasciò sul letto
con un sospiro.
Maledizione.
“Lunastorta.
Sveglia. Lunastorta, sveglia. Svegliati!” Un dito puntuto lo
colpì
alle costole. “Remus. Sveglia. Non riesco a
dormire.”
“Vavvia.”
Si rigirò e si coprì la testa col cuscino.
“Shantodiofelpatoshtodormendoquiquindichiudiquellaboccasciaperfavore.”
“Non
lo farò.” Il dito colpì più
forte. “E sono Tonks, non Sirius.
E' altamente offensivo.”
“Dora?”
Si sedette, stropicciandosi gli occhi.
Cosa ci fa qui?
“Ovviamente.”
Poteva vederla in piedi nel sottile raggio di luce giallognola che
filtrava attraverso i tendaggi. I capelli le svettavano in tutte le
direzioni, e la sua camicia da notte era di traverso sulle spalle, e
Remus avrebbe tanto voluto afferrarla e trascinarla a letto con
sé,
ma non era sicuro se stesse ancora dormendo o no.
Beh, di certo indossa
più
vestiti ora che nella maggior parte dei miei sogni...
“Cosa
ci fai qui?” Fece scivolare i piedi oltre il bordo del letto,
una
gamba del pigiama grigio di plaid arrotolata fin sopra al ginocchio.
Lei non rispose, rimase semplicemente lì con le braccia
avvolte
attorno a sé, gli occhi scuri fissi su di lui in
un'espressione
bizzarra. “Perché non sei a dormire?” Si
morse il labbro,
combattendo l'impulso di allungare il braccio e verificare se lei
fosse realmente lì.
“Oh.
Uhm.” Sbatté le palpebre, poi abbassò
lo sguardo alle dita dei
piedi. “Non riesco a dormire.”
“Perché
no?” Si passò una mano tra i capelli, rendendosi
improvvisamente
conto di essere sveglio, e di dover probabilmente accendere le luci,
e mettersi una maglia. Afferrò la bacchetta dal tavolo
accanto al
letto e la puntò verso le lampade sul muro. Queste emisero
un
bagliore pallido di cui non era totalmente soddisfatto, aveva
impiegato un intero pomeriggio a cercare di capire come incantare la
fiamma delle lampade da un nauseante verde Serpeverde ad un normale
rosso-arancio. La luce danzava sul viso di lei, i capelli le
brillavano, era decisamente reale.
“Ehm,
Ginny russa.” Le sue dita giocherellarono con le troppo
lunghe
maniche della camicia da notte turchese. “Quello, e ho fatto
un
sogno davvero orrido.” Si sedette sul letto vicino a lui, i
suoi
piedi non toccavano il pavimento, ma penzolavano qualche centimetro
più sopra.
“Stai
bene?” Si sporse dietro di sé, alla ricerca della
sua maglietta.
Era sparita, probabilmente arrotolata sotto un cuscino. “Hai
voglia
di parlarne?” Indietreggiò fino al centro del
letto e si sedette
con le gambe incrociate.
“Non
molto. Era davvero spaventoso, preferisco semplicemente provare a non
pensarci.”
“Così
brutto?”
“Già.”
“Hai
voglia di parlare di qualcos'altro, allora?”
“A
dire la verità sì. Se non ti dispiace.”
Gli lanciò un'occhiata
dubbiosa. “Ma posso andare...”
Non mi dispiace. Giuro che non
mi dispiace...
“No,
va bene.”
“Okay.
Solo ricordati che l'hai voluto tu.”Tirò su i
piedi e si sedette
di fronte a lui, con un cipiglio incredibilmente adorabile.
“Avrei
un problemino. Io- ho un'amica, che ha un amico, e la prima ha
qualcosa di piuttosto importante da dire al secondo, ma non sa
proprio come dirt- dirgli quello che deve dire.”
Promemoria: Dora è
ancora
sconcertante
alle tre
del mattino.
“Sono
cattive notizie?”
“Questo
amico potrebbe considerarle cattive notizie.”
Arricciò il naso.
“Ma non sono sicura di come potrest- potrebbe
prenderle.” Gli si
avvicinò, le loro ginocchia si sfiorarono.
“Sono
buoni amici?”
“I
migliori, sono molto intimi, ma le cose sarebbero... diverse, se io-
lei dicesse cosa prova.” Si esaminò attentamente
le unghie, la
voce poco più di un sussurro.
Oh, ho capito.
“Beh,
vuoi sapere cosa penso?”
“Sicuro.”
Annuì Tonks, tirando un filo dall'orlo del suo pigiama.
“Penso
che la tua amica dovrebbe dire al suo amico quello che deve, anche se
ciò significa svegliarlo nel cuore della notte e riempire la
sua
povera testa intontita dal sonno di tante, complesse situazioni
ipotetiche quante necessarie.”
“Lo
pensi davvero?” Gli si accostò, allungando una
mano e scostandogli
i capelli dalla fronte.
“Sì.”
Sospirò e chiuse gli occhi, e non fu né scioccato
né sorpreso
quando percepì le labbra di lei sulle sue.
*
“This
is the sound of settling”,
dalla canzone “The
Sound of Settling”
dei Death
Cab For Cutie.
Translator's
Corner:
No,
no davvero. Non si tratta di un'allucinazione, giuro. E' un
aggiornamento. Un nuovo capitolo a distanza di quasi un anno
dall'ultimo! So che probabilmente le scuse a questo punto sono quasi
superflue, ma ci provo lo stesso... Ho passato un periodo
terribilmente intenso e stressante sia in ambito universitario che
personale, un autentico inferno. Stavo quasi per mollare del tutto
traduzioni e fic varie, ho stracciato molti progetti... In fondo
erano un altro impegno che andava a sommarsi a tutto il resto. Non
avevo né il tempo né la forza per dedicarmici.
Finché,
di recente, non ho riscoperto in un raro momento di relax il piacere
di leggere fanfic, e mi sono ricordata di quanto mi piaceva
scribacchiare nel tempo libero, per non parlare di tradurre, e
così
ho riaperto sul pc la cartella abbandonata contenente le mie
creazioni/traduzioni e ho ricominciato. E mi ha dato una
soddisfazione immensa.
Quindi
rieccomi qui. Per il momento non posso ancora promettere
aggiornamenti a intervalli regolari (tesi da ultimare,
ahimè), ma
sicuramente mi si vedrà un po' più spesso. Nel
frattempo un grazie
enorme a chi ha letto e sta seguendo questa storia (995 visite in
totale, siete grandi!!!). Spero che questo capitolo non deluda le
aspettative!
A
presto!
Arya87
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 - Una ragazza dal nome bizzarro ***
Step
Into the Night
Una
ragazza dal nome bizzarro
“Aspetta,
non occorre che te ne vada.” La fermò mentre si
protendeva verso
la porta, facendola girare verso di sé. Una ciocca di
capelli rosa
le ricadde sul viso, e lei a soffiò via dagli occhi,
arricciando il
naso.
“Chi
ha detto che me ne stavo andando?” La porta si chiuse con uno
scatto, e il suono gli mozzò il fiato in gola. Un migliaio
di
scenari differenti gli si attraversò la mente ancora
assonnata,
nessuno dei quali terminava nel modo in cui pensava dovesse
terminare, o nel modo in cui voleva che terminasse, dal momento che
si trattava di due cose totalmente opposte.
“Oh.
D'accordo. Scusa.” Fece un passo indietro, infilando le mani
nelle
tasche del pigiama in preda al terrore assoluto.
Lei avanzò, spostandosi i capelli dietro le orecchie.
“Tu non
russi, Remus, vero?”
“No?”
“Bene,
allora resterò qui.” Concluse Tonks, annuendo
sinceramente.
“Qui...dentro?”
No, no, no. Non puoi rimanere
qui. Mi rimangio tutto, devi
andartene.
“Quella
era l'idea. Ho bisogno del mio sonno di bellezza, sai. Abbastanza
impossibile da avere con una Weasley che ti sibila
nell'orecchio.”
Ghignò e lo superò.
“E
io dove dormo?” Remus le rivolse l'agitato sguardo minaccioso
che
di solito riservava a suo cugino. Lei si accomodò sui
cuscini, si
avvolse nelle lenzuola e chiuse gli occhi, sorridendo dolcemente.
“Bella
domanda.”
“Buongiorno,
professore.” Fece una voce alle sue spalle, facendolo
sussultare e
quasi precipitare dall'ultimo gradino della scalinata, su cui era
seduto. La mezza mangiata e per lo più squagliata tavoletta
di
cioccolato che teneva tra le mani cadde e atterrò con uno
splat sul
gradino polveroso. Un corpo accompagnava la voce, con i capelli
rossi, una maglia dei Cannoni di Chudley decisamente troppo larga e
un paio di pantaloni del pigiama verdi; zampettò oltre senza
attendere una risposta.
Sospirò, appoggiando la testa al muro. La più
giovane Weasley si
fermò al fondo delle scale e si voltò.
“Per
caso hai visto Tonks? E' ancora qui?”
Oh. Miseriaccia.
“Non
so.” Scrollò le spalle, nel tentativo di risultare
disinvolto.
“Oh.”
Ginny annuì e fece per voltarsi, poi si fermò a
metà scalino,
grattandosi il capo in evidente perplessità. Remus si
alzò
rapidamente e si precipitò nella sua stanza prima che
potesse
rivolgerli un'altra domanda, e per poco non inciampò in una
pila di
libri.
“Ehi.”
Un paio di occhi assonnati, dalle lunghe ciglia, sbirciò
dall'orlo
del lenzuolo verso di lui.
“Ciao.”
Un cuscino lo colpì in pieno volto.
Sì, 'ciao'
è l'unica cosa appropriata da dire alla ragazza con
un pigiama decorato a paperelle che si è infiltrata nella
tua stanza
nel cuore della notte allo scopo di rubarti tutte le coperte,
rifiutando di restituirtele finché non avesse recitato a
memoria
'Buonanotte luna; edizione Tonks'.
Si lasciò cadere accanto a lei, sistemandosi a pancia in
giù. A
differenza della sua compagna di letto, non aveva dormito affatto da
quando Ninfadora l'aveva punzecchiato per svegliarlo... Tranne che
per la mezz'oretta in cui si era appisolato, ritrovandosi al
risveglio con le braccia avvolte attorno a lei, il volto premuto sul
suo collo e semiaffondato nei capelli rosa. Aveva evocato un'emozione
assurdamente spaesante – cercare di dormire vicino a qualcuno
con
cui vuoi disperatamente dormire, ma al contempo con cui ti terrorizza
star solo.
“La
tua compagna di stanza mi ha teso un agguato sul pianerottolo. Voleva
sapere dov'eri.”
Qualcuno dovrebbe mettere un
campanello addosso a quella ragazza.
E' come Mrs. Purr...
“Non
le hai detto che ti ho detto che russa, vero?” Chiese Tonks
con uno
sbadiglio. La ragazza di cui era follemente innamorato era ancora
nel suo letto, e non poteva né farla uscire, né
farla... urlare il
suo nome.
“Questo
sarebbe un insulto alla mia integrità. Non potrei divulgare
alcun
tipo di informazione che qualcuno come te mi dicesse in confidenza,
Dora.”
“Che?”
Una fronte pallida si aggrottò sopra occhi bruni.
“E' troppo
presto per paroloni, professore.”
“Ginny
probabilmente sarà giunta alla conclusione che stessi
facendo
qualcosa un briciolo meno innocente di recitare 'poemi epici' ed
usurparmi il mio stesso letto. Solo perché tu lo
sappia.” Non
intendeva suonare brusco, ma dopotutto lei lo aveva
cacciato fuori dal letto – era sicuro si trattasse di un test
di
qualche tipo.
Come se avessi bisogno di essere
messo alla prova. Ho avuto
abbastanza processi, grazie.
“Com'è
gentile da parte tua. Magari la prossima volta le sue supposizioni
saranno corrette. Perché te ne sei andato?”
“Colazione.
Aspetta, cosa?”
“Nieeeeeente.”
Replicò Tonks, la voce maliziosa. “Cosa ne pensi
di seconde
colazioni? E terze colazioni?” Domandò
allegramente, ruotando
sulla pancia. Si tirò su appoggiandosi ai gomiti, le maniche
della
camicia da notte attorcigliate attorno ai polsi.
“E'
un concetto interessante, ma trovo leggermente inquietante il fatto
che tu possa citare Tolkien così presto la
mattina-”
“-Eppure
il giorno è a malapena iniziato. E' l'aspetto più
spaventoso, non
trovi?” Si avvicinò e gli stampò un
umido bacio sulla guancia,
poi rotolò fuori dal letto e inciampò fuori dalla
porta.
“Sì.
Sì, lo è.” Remus si protese, si
coprì la testa con un cuscino,
sforzandosi di ignorare il nido caldo e dal profumo floreale che lei
aveva creato nelle sue coperte, e tentando di addormentarsi.
“Ho
davvero bisogno di sapere come la pensi, sai, qualcuno al di fuori
della mia testa.”
Il fruscio di carta e allegre voci femminili si insinuarono al di sotto
della porta fino al pianerottolo. Remus sapeva che Tonks e Ginny si
erano chiuse nello studio per impacchettare i regali di Natale, e
sapeva anche che pericolo comportasse disturbare la procedura, ma era
stato mandato a chiamarle per la cena dalla matriarca Weasley, una
donna che aveva passato l'intera giornata a cucinare e con cui non si
poteva certo scherzare. Si fermò di colpo, lievemente
timoroso della
fattura che avrebbe ricevuto se avesse tentato di aprire la porta.
Precedentemente in giornata era già stata tentata
un'invasione da
Fred e George, anche se aveva l'impressione che la loro missione non
fosse così innocente come i due avevano candidamente
sostenuto
mentre vomitavano lumache nel lavandino.
“Qui.
Fiocco, per favore, uno verde- no, d'oro. Grazie. Allora, giusto per
essere sicure che siamo sulla stesso piano, qui... ed evitare
imbarazzante confusione da parte mia, finiamola con la sciocchezza
ipotetica e dimmi semplicemente cosa intendi.”
La voce in risposta si abbassò al di sotto del livello della
musica
calma e allegra che risuonava di sottofondo.
“Oh.
Davvero? Da quest'estate, addirittura?”
“Sì,
davvero. Sì.”
“Beh,
immaginavo che voi due foste già oltre quella fase... Visto
che eri
nella sua stanza stanotte.”
La mano di Remus si paralizzò a pochi centimetri dalla
porta, e
calore cominciò a diffondersi sul suo collo, nonostante
fosse
completamente solo, e non scoperto, nel pianerottolo buio.
Miseriaccia!
“Non
abbiamo fatto
nulla,
Gin. E come facevi a saperlo?”
“Sì,
come se ci credessi. Non sono un'Auror, ma non sono
un'idiota.”
“No,
sul serio, non abbiamo- voglio dire, non stiamo nemmeno
insieme-”
“Amici
con vantaggi?” Stuzzicò la ragazza più
giovane.
“Potrei
trarne più vantaggi se solo lui me lo
permettesse.” Ammise.
Cosa?!
“Cavolo,
Tonks! Non ho bisogno di saperlo! Era un mio insegnante.
Non
voglio sentir parlare di queste cose. Niente dettagli. Sii
più vaga
che puoi.”
“Hai
chiesto tu! E poi, voglio solo la tua opinione, tutto qui. Dal
momento che sei l'esperta di casa sull'amore non corrisposto.”
Non corrisposto? Ora questo non
è giusto...
“Quello
era un colpo basso. E peraltro ho superato quello.
Lui, intendo.”
“Pensavi
che fosse divertente. Guarda le tue orecchie, sono tutte
rosse!”
“Sei
crudele con me, Tonks. E cosa ti fa pensare che non sia corrisposto?
Per te, intendo.”
Vedi? Ascolta la rossa! La rossa
dice il vero!
“Ma
lui semplicemente non-”
“-Oh,
ho capito! E' per via di quella licancosa, vero? E' per quello che
non vuole uscire con te, giusto?”
Licancosa? Ma che diavolo?
Trattenne una risata. Ginny Weasley era acuta quanto la madre e
neppure minimamente dotata di tatto come lei, corredata di un
temperamento spaventoso, una mente penetrante e un senso
dell'umorismo svitato. Ebbe paura per chiunque si fosse trovato a
contrariarla.
Tonks non rise, ma replicò amaramente
“Già, qualcosa del genere.
Passami lo scotch, per favore.”
“Maledetti,
stupidi, nobili Grifondoro, eh?”
“Lo
so.” Sospirò. “Non pensi che questo
sia... folle?”
“Certo
che lo è. E' per questo che è così
fantastico. E non preoccuparti,
se stai cercando di essere, sai, “riservata” a
riguardo, sono la
ragazza per te. Non lo dirò a nessuno. Nemmeno a Hermione.
Che ne
sarebbe elettrizzata, a proposito.”
“Che
cosa ne pensi, di lui?”
“Perché
ti importa tanto la mia opinione?”
“Beh,
numero uno sei l'unica donna qui oltre a tua madre, e non
esiste-”
“E'
un-”
“Ti
prego?”
“-Insegnante.”
“Onestamente.”
“Okay,
onestamente
è attraente. Il professore più attraente che
abbiamo avuto, a dire
la verità. Ed è molto gentile, ed educato, e
divertente. Sirius
dice che è segretamente un combinaguai.”
Sentì il volto andargli in fiamme per quella che era
probabilmente
la quarta volta.
“Lascia
perdere, a te piacciono comunque i ragazzi con cicatrici, come posso
fidarmi del tuo parere?”
“E
a te piace solo colpire al di sotto della cintura.” Ginny
rise.
“Tonks, ne sei innamorata, ne sono sicura.”
“E'
molto peggio.”
“Allora
diglielo.”
“Ci
sto provando! Voglio dirglielo. Non vuole ascoltare.” La sua
voce
assunse un tono disperato. Era quello che voleva dirgli l'altra
notte, ma non l'aveva fatto, o almeno non con tante parole. Lui lo
sapeva. Remus era sempre stato più bravo a capire le parole.
Le
azioni, soprattutto le azioni sconcertanti del gentil sesso, lo
avevano sempre fatto sentire un idiota, ma in questo caso era stato
intenzionalmente cieco, e ciò lo faceva sentire... un verme.
Un
verme idiota della peggior specie. La colpa di averla deliberatamente
resa infelice era un dolore acuto nella coscienza, gli rendeva il
torace orribilmente vuoto.
La ami... Perché non
glielo dici?
“Beh,
allora possiamo solo sperare che superi l'essere un nobile
idiota.”
Sghignazzò Ginny. “Nobili idioti Grifondoro con
cicatrici sono il
flagello della nostra esistenza. Dovremmo fondare un club. Una
società segreta, avremo regolamenti e complicate strette di
mani e
tutto il resto.”
Bussò alla porta. Ci fu un rimestio di carta e scatole, e un
tonfo,
seguito da un “Merda!”
“Ehilà.”
Disse Tonks, aprendo la porta e guardando i giro.
“Remus.” Si
morse il labbro e gli rivolse un ampio sorriso. Ginny era seduta al
centro del pavimento, intenta a infilare frettolosamente fiocchi
dentro una scatola di cartone, un sorriso malandrino sulle labbra.
“Posso
scambiare una parola con te, Ninfadora?”
“Uh,
sicuro. Arrivo subito, okay?” Ginny annuì in
assenso, sempre
ghignando e infilando risoluta i fiocchi nella scatola mentre Tonks
si richiuse la porta alle spalle. “Che
c'è?” Strappò
distrattamente un pezzo di magiscotch che si era attaccato alla
manica della sua maglietta. Aveva un fiocco rosso a un lato del capo,
e del nastro intrecciato al collo; pareva come se qualcuno avesse
cercato di spedirla come un regalo. I capelli erano raccolti in due
corti codini blu, legati con del festone argentato. Sorrise
vivacemente. Un nodo d'ansia si sostituì al senso di vuoto
nel
torace.
“Dovevo
dirti qualcosa e ora tu sei così- e non mi ricordo cosa,
così-”
La afferrò per le spalle e la baciò, la
percepì sorridere contro
le sue labbra. Era calda, e felice, e così viva, e lui la
baciò
nuovamente.
“Ora
ricordo. Quello che dovevo dirti.”
“Cos'è?”
“Che...
che ti amo. E anche, è ora di cena.”
“Sei
così idiota.” Ridacchiò lei premendo le
labbra sulle sue.
“Lo
so. Possiamo, uhm... parlare più tardi? Ci stanno
aspettando,
di sotto.”
“Certo.”
Lo baciò ancora e si voltò.
“Aspetta.”
Le prese un braccio.
“Stavolta
vado. Sul serio.” Rise.
“Hai
un-” Le tolse dalla spalla un pezzo di carta appiccicosa.
“Cos'è?”
Voltò la testa, cercando di guardare.
“Solo
un pezzo di scotch.”
“Oh,
okay. Ci vediamo tra poco, allora?”
“Sì.”
Ghignò all'etichetta babbana per regali attaccata alle sue
dita, i
nomi scribacchiati in una calligrafia disordinata, con macchie
d'inchiostro, che pareva stranamente familiare.
Per:
Professor
R.J. Lupin
Da:
Ginny
Weasley
Buone Vacanze e tutto un po', ecc. ecc.
Translator's
Corner:
Ta-dah!
Nuovo capitolo...E ci sto prendendo davvero gusto a pubblicare in
tempi, se non proprio rapidissimi, almeno dignitosi, quindi potrebbe
arrivare “presto” dell'altro :D
Ma
veniamo alla storia: Tonks non sa più come fare con Remus,
Ginny è
un'adorabile consulente sentimentale, e Remus è sempre
Remus,
insicuro fino all'estremo. Ma ha finalmente messo da parte le mille
paranoie e detto le due paroline magiche... Era anche ora!
Il
titolo originale del capitolo è “Girl with a
peculiar name”,
preso in prestito da “Haushinka”, una canzone dei
Green Day, di
cui - è ormai evidente – The Ersatz Diplomat (aka
l'autrice) è
una grandissima fan.
Grazie,
grazie, grazie ancora una volta ai tantissimi lettori, e a chi ha
aggiunto la storia tra le preferite o le seguite, e in particolare a
fri rapace per la recensione (spero che ti sia piaciuta l'interazione
tra Ginny e Tonks in questo capitolo, è una delle
particolarità di
questa autrice che adoro, ovviamente insieme al delizioso humour e ai
riferimenti musicali – sono impossibilmente musicadipendente
XD) Thanks a lot, continuate a seguire e recensire numerosi!
Un
bacio
Arya87
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