Angel in the shell di marty kaulitz (/viewuser.php?uid=39175)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1 *** Prefazione ***
Angel in the shell
Prefazione
“Signori
e signore vi
preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza, siamo in procinto di
decollare; per qualsiasi bisogno potrete rivolgervi alle nostre
hostess. Vi
auguriamo buon viaggio e grazie per aver scelto Lufthansa.”
Sono un
po’ agitata, non ho mai preso l’aereo in vita mia,
questa è la prima volta. Sto partendo da Berlino con il volo
delle 13:30,
dovrei arrivare a New York verso le nove di sera. Ho già
prenotato un taxy che
mi porterà direttamente a casa di Kelly, la mia migliore
amica. Domani mattina
comincerò a cercare un appartamento economico, ma per ora
sto da lei. Devo
anche cercare un lavoro per mantenere gli studi (e l’affitto
del monolocale).
Quando
mi è arrivata la lettera
dall’Università a cui avevo
fatto domanda un anno fa, ho pianto di gioia. Studiare
all’estero è sempre
stato il mio sogno. Ho così tanti progetti nella mia testa,
sogni e speranze,
aspettative, desideri. Riuscirò a realizzarli?
Mamma e
papà non approvano la mia partenza, non accettano
che me ne vada così lontano; non sono neanche venuti a
salutarmi… Mio fratello
Joseph, invece, mi ha accompagnato in aeroporto, e ha aspettato che mi
imbarcassi per tornarsene a casa. E’ stato un tesoro, sono
sicura che mi
mancherà tanto.
Ho la
borsa piena di regali, di oggetti che mi ricordino la
mia famiglia, i miei amici, la mia città. E’ tutto
così strano, non so spiegare
ciò che provo in questo momento. Sento una strana
eccitazione, u brivido freddo
che scende lungo la schiena; sento battere il cuore, sento la mente
vuota.
Provo già nostalgia di casa, tanto che mi sembra di sentire
il profumo di mia
madre invadere l’aereo.
Provo a
chiudere gli occhi e cerco di rilassarmi, il viaggio
è lungo, non voglio arrivare sfinita. Sorrido. Mi tremano le
gambe, sembro
quasi una bambina, eccitata all’idea di sovrastare le nuvole,
di volare in
posti nuovi e sconosciuti… ma tremendamente spaventata dal
futuro. Non so cosa
mi aspetta, non so a chi chiederò aiuto nel momento del
bisogno, ora che tutto
ciò che ho si allontana, minuto dopo minuto, mentre ci
alziamo da terra e il
frastuono si annulla. Il tutto è seguito da una sensazione
di vuoto, dal caos e
poi, di nuovo, dal vuoto. E resto meravigliata da ciò che
compare fuori dal
finestrino: sto planando sopra ad un manto di nuvole che sembrano
panna, a
chissà quanti metri da terra. Sfioriamo il cielo,
l’infinito. E poi, chiudo gli
occhi, lascio che il mondo intorno a me scompaia, lascio che il tempo
scorra,
lascio fuori tutto e tutti dalla mia testa.
Che
buffo, mi ricordo di quando papà mi prendeva sulle
spalle e correva veloce, ridendo come un pazzo, mentre a me sembrava
veramente
di volare; ma non è come adesso, non è lo stesso.
Mi sento risucchiare, il
cuore batte velocissimo, il respiro è affannato. Ad un
tratto mi trovo immersa
tra le lacrime e le urla, tra preghiere, terrore, rassegnazione. Il
nostro è un
salto nel vuoto, un attimo che prende fuoco, che pare bruciare i
ricordi, ogni
singola vita.
Ricordo
che ad un tratto gli occhi si chiusero contro la mia
volontà, senza che io glielo avessi ordinato. Ricordo il
silenzio assordante,
la luce del sole che lentamente abbagliava i miei occhi,
benché serrati di loro
iniziativa.
E poi,
il rumore delle onde del mare.
“Ultima
notizia per il
tg delle 17:00: un aereo della Lufthansa decollato
all’aeroporto di Berlino
alle ore 13:30 si è schiantato a largo dell’Oceano
Atlantico nei pressi
dell’arcipelago delle Bahamas. Il volo, diretto a New York,
sarebbe dovuto
arrivare alle 21:30 del medesimo giorno. Il cancelliere tedesco ha
espresso le
sue sentite condoglianze alle famiglie delle cinquantanove vittime. Gli
esperti
stanno verificando le cause dell’accaduto. Da Kathrine Berzen
è tutto.”
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Note
delle autrici: Salve
a tutti *-* Finalmente siamo tornate con una nuova fan fiction sui
tokio hotel! Dopo una pausa meditata a causa dello studio e dei vari
impegni di entrambe, abbiamo deciso di riprendere a scrivere! Come
dire, anche grazie all'aiuto dell'ispirazione, che dopo il concerto ha
raggiunto vette massime *ç* Beh, per ora postiamo la
prefazione, gli altri capitoli sono in lavorazione XD Speriamo
vivamente che vi piaccia <3 un bacio! *_* COMMENTATEE E FATECI
SAPERE CHE NE PENSATE E SE VI é PIACIUTO QUESTO TIPO DI
INIZIO v.v un besoo <3
By Maki e Marty
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
_Basta
sono stanco, stufo marcio di tutto, di tutti e di te!_
_Ma che centro io!_
_Hai riso alla sua battuta! Perché la gente fatica a vedermi
come un uomo?! Sono un uomo, un u o m o!_
_Stavamo solo scherzando, non prendertela così.._
_Ci hanno scambiato per una coppia in viaggio di nozze, cristo santo, e
indovina chi credevano fosse la felice sposina?!_
_Dai non te la prendere con quel pover’uomo, ti ha visto
truccato, con gli stivali col tacco, si è sbagliato e, in
fondo, quando ha scoperto che eri un ragazzo si è scusato
subito._
_Ma quando mi ha visto per la prima volta, dovrebbe aver sentito che ho
la voce da uomo, ho le braccia piene di peli; e per la cronaca, non
sono arrabbiato tanto con lui, quanto con te! “Vorremmo la
camera matrimoniale, con il letto a forma di cuore e petali di rose
rosse anche quelle a cuore, sparse tra le lenzuola” oppure
“Adesso ti porto in camera in braccio mia amata, ma abbassa
la testa mi raccomando, altrimenti rischi di sbatterla sullo
stipite!” … Credi di essere simpatico?_
_Sì, volevo sdrammatizzare sul malinteso, ma ovviamente tu
sei talmente orgoglioso, antipatico, permaloso e snob da non sorridere
nemmeno ad un paio di innocenti battute!_
_Prova tu ad essere preso in giro costantemente, ininterrottamente
dalla stampa, dal mondo, sul tuo orientamento sessuale, sul tuo fisico
sempre troppo magro per gli altri, sul tuo modo di vestire troppo
ambiguo, sul tuo modo di parlare, sul tuo modo di camminare! E adesso
ci si mette pure mio fratello gemello! Siamo venuti proprio qua per
stare tranquilli, lontano da giornalisti e da pazze che si arrampicano
sul cancello di casa o ti tirano uova sul cruscotto
dell’auto! Ma se devo essere perseguitato dai pregiudizi
anche qui, in un’isola sperduta dell’Atlantico,
preferisco tornare in Germania Tom_
Mamma mia che giornata… appena cominciata e già
da dimenticare. Avevo appena sbattuto la porta in faccia a Tom, e mi
ero chiuso a chiave in camera mia. Alla fine, dopo tutto il trambusto
eravamo riusciti a farci dare due camere separate. Volevo stare un
po’ da solo. Entrambi eravamo consci che questa vacanza non
era iniziata nel modo in cui ci eravamo immaginati. Io e Tom eravamo
scappati, letteralmente da Amburgo, preparando in fretta e furia una
marea di bagagli, sgommando fuori casa le orde di fan in lacrime che,
urlando, saltavano cercando di aggrapparsi o soltanto per toccare la
macchina in corsa, nel tentativo disperato di salire sul cofano solo
per un autografo. Fortuna che non si è fatto male nessuno,
altrimenti ce la saremmo dovuta vedere anche con la legge.
La nostra non era una vita normale, pagavamo caro ogni giorno il prezzo
del nostro successo: non potevamo uscire di casa se non bardati da
testa a piedi per non farci riconoscere, con almeno cinque guardie del
corpo come scorta; dovevamo prenotare la settimana prima, in modo da
far sgombrare la sala senza troppa confusione al nostro arrivo. La
maggior parte delle volte non riuscivamo ad entrare neanche nei negozi,
tanto che eravamo costretti a mandare Toby a fare la spesa.
(Sfortunatamente il caro e vecchio Toby non aveva molta dimestichezza
con le marche di preservativi di Tom, tanto che una volta, se ne
scappò con una confezione alla profumazione di
fragola… E tutti sanno quanto Tom sia allergico a quel
particolare frutto rosso, oltre che al colorante rosa… Il
resto è a libera immaginazione). Perciò io e mio
fratello avevamo deciso di prenderci una vacanza in un posto isolato,
lontano dai flash, dai fan e dai paparazzi; un posto in cui avremmo
avuto finalmente un attimo di tranquillità. Fuggivamo dal
caos di Berlino, dallo stress accumulato dopo un anno di estenuante
lavoro, che sfortunatamente non aveva dato i propri frutti.
L’ultimo album non aveva venduto granché, e
durante il tour avevamo addirittura cancellato cinque date, a causa
della scarsa vendita dei biglietti.
“I Tokio hotel sono decaduti, hanno perso la loro
corona” , “5 Date cancellate, è davvero
finita l’era Tokio hotel?”
Leggevamo il nostro nome ovunque, seguito da una serie di commenti
negativi sul flop degli ultimi singoli. Sui forum le fan si lamentavano
del nostro scarso interesse durante meet e live, ci accusavano di non
scrivere più col cuore. Ma la verità era
un’altra, loro non riuscivano a capire.
Bill Kaulitz aveva perso il suo carisma. Bill Kaulitz aveva perso la
sua ispirazione. A causa mia i Tokio hotel rischiavano seriamente di
finire nell’archivio “solita boy band da fenomeno
passeggero”.
Da qualche mese a questa parte non riuscivo più a scrivere
canzoni; appoggiavo la penna sul foglio e attendevo ore prima di
scrivere anche solo una singola parola, ma nulla. Speravo davvero che
una vacanza mi avrebbe aiutato. Speravo che l’ispirazione
sarebbe arrivata in un lampo, eppure provavo solo rabbia, tristezza. Mi
sentivo inutile, mi sentivo incapace di portare il gruppo al massimo
del successo. Mi mancavano le lacrime delle fan durante i live, mi
mancavano le grida di pazia, una volta finito il concerto. Mi sentivo
mancare l’ossigeno, avevo bisogno di tutto ciò che
prima consideravo solo una “strana e inaspettata
normalità”.
_Bill apri, non fare la primadonna! Dai che la cena sta per essere
servita_ Tom era dall’altra parte della porta, e batteva
contro questa insistente, sbuffando come una locomotiva. Litigare non
piaceva neanche a lui, ma quel giorno se l’era proprio
cercata.
_Continui a sfottermi schifoso ninfomaneleccapassere?_
_Bill, ma sei impazzito?! Ma che dici?!_
_Non fare il finto scandalizzato Tom, lo sai anche tu che è
vero_
_Ma che cazzo centra adesso! E poi finiscila con questa sceneggiata,
apri questa fottuta porta_
_Neanche per idea!_
_Eddai.. Non voglio mangiare da solo_
_Comprati una bambola gonfiabile_
_Bill, ti odio quando fai cosi, devi sempre avere l’ultima!
“Ah, mi prendono sempre in giro, tutti ce l’hanno
con me, sono solo, nessuno mi aiuta, nessuno mi ascolta, nessuno mi
vuole, buuuuh”! E basta, reagisci invece di lagnarti e
piangerti addosso. Con te non si può mai scherzare, mai fare
un commento ironico che tu scleri, urli e togli il saluto…
Sono STUFO delle tue scenate isteriche!_
Stanco ed offeso dalle sue critiche, decisi di andarmene e di lasciarlo
lì a parlare con la porta. Avevo troppi pensieri per la
testa per stare ad ascoltare le minchiate di mio fratello. Di solito
ero ben preparato ed esercitato a difendermi da quell’orda di
stronzate, ma quella sera proprio non avevo la forza. Aprii piano la
finestrella della mia stanca, attendo a non farmi udire da Tom;
scavalcai il davanzale, finendo in ginocchio sul selciato fresco. Mi
allontanai, lasciandomi alle spalle il cancello ed il recinto che
proteggeva ferramente il mio bungalow. Passeggiando mestamente arrivai
sino alla spiaggia, quasi senza accorgermene. Alzavo nervosamente la
sabbia con i piedi, mentre gli occhi erano fissi su un punto indefinito
che solo io potevo scorgere.
Erano successo troppe cose quell’anno, troppe. Oltre il flop
del disco e del tour, il nostro primo insuccesso, avevo chiuso la mia
già breve e traballante relazione con Marianne. Durava solo
da due anni scarsi, durante il quale ci eravamo visti pochissimo a
causa dei miei frenetici impegni lavorativi. Quando capimmo che
l’album aveva venduto una miseria, lei mi aggredì
e additò come freddo e insensibile. Mi disse che lavoravo
inutilmente, che tutto quello stacanovismo era vano, visti i fari buchi
nell’acqua. Diceva che ormai il gruppo era finito, che dovevo
stare con lei a casa, invece che allo studio di registrazione; voleva
che continuassimo, lei voleva parlare di noi, voleva i confronti e le
discussioni sul futuro, sul catering del nostro matrimonio, sul nome
dei nostri bambini.
Voleva addirittura un’altra band che suonasse al ricevimento
alle nostre nozze! Era chiaro che fosse interessata più al
mio portafoglio, alla fama e alla popolarità che le dava il
semplice apparire su alcuni scatti di famosi paparazzi, su miliardi di
giornali di gossip, che a me. E (s)fortunatamente ne ebbi la piena
certezza quando la beccai a letto con l’addetto alle luci.
Risultato? Lei cacciata di casa assieme ai suoi stracci, lui licenziato
seduta stante.
Non nascondo che, levarsela di torno, era stata più una
fortuna che altro. Intrecciare una relazione solo perché
attratti fisicamente richiedeva necessariamente grande attrazione
sessuale, altrimenti diventava autodistruttivo. Ed io l’avevo
provato sulla pelle.
Mi fermai di fronte allo spettacolo meraviglioso dell’oceano
che, calmo e silenzioso, rifletteva la luna piena, illuminando la
piccola spiaggia. Quanto avrei voluto essere come quelle acque,
tranquille e solitarie, abbandonate da tutti e da tutto, semplicemente
baciate dai raggi lunari, morenti sopra la loro superficie. Avrei
guardato il mondo, sarei annegato nella bellezza dei fondali, tra i
mille colori dei pesci e dei coralli.
Ad un tratto, perso nei miei pensieri, vidi una figura camminare lenta
e leggiadra a largo dell’oceano. Ero quasi sicuro che si
trattasse di una donna: potevo scorgere, nonostante la fitta
oscurità, i lunghi capelli neri come la notte e la lieve
veste del medesimo colore della luna. La vedevo immergersi sempre di
più la dove la marea si alzava, scossa dalle onde che le
accarezzavano il corpo sottile, coperto solo da quel vestito bianco e
puro. Accecato da tanta bellezza, rimasi in silenzio a guardarla,
benché in me sorgesse il mesto sospetto che ella avesse
tutt’altre intenzioni che un semplice bagno di mezzanotte.
Non era come le altre turiste, non era come le altre donne. Piano ed in
assoluto silenzio, affondava tra le onde del mare, come divorata da
quell’abisso oscuro, illuminato da una flebile luce bianca.
Sussultai in preda all’agitazione: era chiaro, voleva
uccidersi! Che cosa potevo fare?
_Hei!_ Urlai, ma lei non si voltò, lei non rispose. Sembrava
quasi che ogni suono, ogni singolo rumore si annullasse. Nel frattempo,
la luna illuminava i lunghi capelli corvini dispersi tra le acque, e la
pelle avorio, bianca come quella di un angelo. _Fermati! Hey!!_ Iniziai
a correre verso di lei, alzando qualche schizzo, muovendomi a fatica.
Mi voltai solo un attimo verso la spiaggia per gridare aiuto, magari
qualcuno sarebbe venuto in mio aiuto. Ma quando volsi lo sguardo nel
punto esatto in cui ella si trovava, prima, mi accorsi che era sparita
nel nulla. Di lei nessuna traccia. Dove era finita?
Era quasi impossibile, ero sicuro di averla vista avanzare tra le onde,
bella come la stessa luna che la illuminava con grazia. Eppure non
c’era, e persino i suoni che prima erano assenti, adesso
erano ben udibili e distinti. Volsi nuovamente lo sguardo a destra e a
sinistra, avanti e indietro; ma nulla. Lei non c’era
più, lei era sparita. Annegata tra le tenebre di quella
notte di luna piena.
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Note
delle autrici:
Salve salvinooo! *-* Eccoci con il primo capitolino! Ok, la
smettiamo.. comunque v.v Grazie per il commentino alla prefazione, lo
abbiamo apprezzato tanto! Speriamo davvero che la storia vi piaccia,
è un po' strana e misteriosa pure per noi v.v è
un'incognita ma ci stiamo impegnando davvero tanto a renderla anche un
po' comica. Insomma i temi che vogliamo trattare non sono dei
più leggeri e semplici, per questo cerchiamo di
sdrammatizzare. La nostra storia è ambientata in un anno
indefinito (che poi dovrebbe essere questo visto che Bill e Tom hanno
20 anni) e non è mai uscito l'album humanoid, più
avanti capirete perchè :) Per adesso vi anticipiamo solo che
ne vedrete delle belle! Comunque grazie mille per chi
recensirà (Vi prego fateci sapere che ne pensate
ç_ç a noi fa solo piacere! Sono accette anche le
critiche se costruttive v.v') e per chi adderà tra i
preferiti v.v (perchè adderete, veeeero? *puntano pistola
XD* no apparte gli scherzi.. v.v)! Un bacioneee <3
Maki e Marty
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