Un Grifondoro e un Serpeverde by Furiosity

di lauradumb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Best-Laid Plans ***
Capitolo 2: *** Classes, Riddles, and Raids ***
Capitolo 3: *** Macmillan and Nott ***
Capitolo 4: *** House Unity, House Pride ***
Capitolo 5: *** Expect the Unexpected ***
Capitolo 6: *** Hogsmeade ***
Capitolo 7: *** Letters and Meeting ***
Capitolo 8: *** Cardboard World ***
Capitolo 9: *** Bitter Metamorphosis ***
Capitolo 10: *** Draco’s Detour ***
Capitolo 11: *** Thicker Than Water ***
Capitolo 12: *** Holiday Answers ***
Capitolo 13: *** Inter-house Cooperation ***
Capitolo 14: *** Falling Towards Apotheosis ***
Capitolo 15: *** It Shines Not Forever ***
Capitolo 16: *** Mors Mortis ***
Capitolo 17: *** As They Once Were Meant To Be ***



Capitolo 1
*** The Best-Laid Plans ***



UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE


Tradotta da Lauradumb


Titolo Originale:
A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: R
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Sommario: La Guerra contro Voldemort è ricominciata. È ora di confermare la propria lealtà, di formare alleanze. Il cappello parlante ha richiamato ancora una volta le Case all’unità, così come dovranno fare tutti gli insegnanti di Hogwarts. Un assolato pomeriggio di settembre, Draco Malfoy ascolta casualmente una confessione molto intima di Harry Potter ai suoi migliori amici. Circa un’ora dopo, è testimone di una strana scena tra Harry e il professore Piton. Cosa ha intenzione di fare Draco? Perché pianificherà attentamente qualcosa, ovviamente... Sesto anno. Draco POV.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale è già conclusa ed è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, e sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^Infine, Lily, ben tornata dalle vacanze. Questa, è per te.

***


Capitolo 1: The Best-Laid Plans



Draco Malfoy era stanco e l’anno scolastico era a malapena cominciato. Aveva passato la sua prima estate infelice a Malfoy Manor. Sua madre, Narcissa, che normalmente lo adorava, sembrava aver preso come un personale fallimento di Draco il fatto che Potter fosse sopravvissuto abbastanza a lungo da far in modo che Lucius fosse preso e mandato ad Azkaban. Ovviamente, non aveva mai detto nulla di simile direttamente riguardo il caro figliolo, era pur sempre una donna dalle maniere raffinate, ma l’intento era evidente in ogni frase che pronunciava; il sorriso attentamente misurato.
Fu la prima volta che odiò rimanere da solo a Malfoy Manor. Non gli era mai piaciuto passare il tempo con Tiger e Goyle durante l’estate: erano perfetti come gorilla, ma non aveva nulla in comune con loro, oltre al fatto d’essere Serpeverde. La madre di Pansy Parkinson l’aveva portata in un qualche posto esotico e Blaise Zabini passava l’estate con lo zio a Palermo, imparando gli alti e bassi della politica locale. Si erano scambiati parecchi gufi, e di certo quelli di Blaise erano i più interessanti. Tutto quello che Draco poteva scrivere era più o meno

Ciao Blaise, Grazie per la tua lettera. Ho guardato crescere l’erba oggi. Non sembra essere germogliata molto. Forse dovrei cominciare ad usare quegli strani aggeggi babbani per misurare e vedere quanto cresce in un mese un ciuffo d’erba. Come puoi vedere, sono un po’ sconfortato. Per favore, raccontami qualcosa in più della tua famiglia, che sembra davvero interessante da qui (molto spesso, dalla mia camera). Il mio migliore compagno di chiacchiere è stato per giorni quel cervello marcio d’elfo, Kreacher, ma ti ho già detto tutto riguardo a lui. Per favore, scrivi presto. Saluti, Draco.

Per combattere la noia, Draco aveva iniziato a tenere un diario per registrarvi ogni giorno i suoi pensieri e ci si era quasi affezionato, veramente: gli piaceva buttar giù le sue idee sulla carta. Gli dava l’opportunità di tornare indietro e rivivere (e correggere) i suoi pensieri: Draco trovava che le sue abilità di pianificatore fossero aumentate da quando aveva iniziato a scrivere le sue idee e a buttare giù qualche schizzo rispetto a quando se ne veniva fuori con un piano e ci macinava sopra nel suo tempo libero.
Quando l’estate fu finita, Draco aveva già programmato tutto: di impugnare la sua posizione di leader tra i Serpeverde del sesto anno, di prendersi una rivincita su Potter e compagnia, di far apparire Silente uno scocciatore, di liberare suo padre da Azkaban… Bè, forse l’ultima no. Ma ad ogni modo, Draco aveva parecchi progetti, ed era pronto per un altro anno di scuola.
Il sesto anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts iniziò come inziava tutti gli anni: l’Espresso per Hogwarts il primo settembre, l’incontro tra i prefetti sul treno, le carrozze trainate da esseri invisibili, lo Smistamento, i discorsi, il banchetto, e poi un profondo, meritato riposo.
Il due di settembre, Draco stava pranzando sotto le gradinate vicino al campo di Quidditch. Tiger e Goyle avevano un incontro con Piton, Pansy era arrabbiata con lui per averla chiamata puttana da due soldi, e Blaise era ancora di cattivo umore per il rifiuto di Draco alle sue avances. Draco ghignò addentando il suo panino.
Sinceramente, Blaise era insopportabile. Draco gli aveva assicurato che non avrebbe mai potuto esserci nulla tra loro due perchè Blaise era piuttosto promiscuo e Draco non voleva un amante che non fosse fedele. Blaise aveva puntualizzato che il biondo non poteva esattamente permettersi di fare il difficile, dal momento che erano gli unici due gay di tutta Serpeverde e Draco era troppo perfetto per le altre case. Al che, l'altro gli aveva sorriso affermando che se Corvonero andava bene per Blaise, allora di certo valeva lo stesso per lui. Blaise si era parecchio offeso.
“Tornerà indietro, lo fa sempre” pensò Draco, masticando. Ad ogni modo, al momento, il suo posto tra gli altri del sesto anno al tavolo Serpeverde non sembrava essere così invitante. Pansy avrebbe potuto mettere chissà cosa sul suo piatto allo scopo di imbarazzarlo e lui non avrebbe potuto sopportarlo. Finì il suo panino e fu sul punto di afferrarne un altro, quando si accorse d’alcune voci che gli arrivavano dall’altro lato degli spalti. Si voltò, nella speranza di vedere a chi appartenessero, ma non poteva vedere nulla: un’asse separava la parte più bassa degli spalti esattamente al centro. Draco tese l’orecchio per sentire.
“…e semplicemente non posso dirglielo” diceva una voce maschile che Draco pensò di riconoscere.
“Bè, perché non ci provi di nuovo dopo l’allenamento di Quidditch domani? Non può essere così difficile, no?” chiese una voce femminile. Draco era sicuro di averla sentita prima, ma era difficile riconoscerla senza vedere chi stava parlando e soprattutto stando ad una così grande distanza.
“Non hai idea di quanto difficile sia, Hermione” disse la voce maschile, tremando appena. Draco si illuminò. Certo, Potter e Granger. Andavano spesso a mangiare in quel posto. Draco si chiese se anche Weasley fosse lì. Avrebbe potuto sentire qualcosa da sfruttare. Lasciò cadere il suo panino, e abbandonando ogni freno, strisciò fino al sottile divisore che separava gli spalti, appoggiandovi l’orecchio.
“Bè, dovrà cominciare a parlarti prima o poi. Siete amici, Harry!” disse la Granger, con un tono consolatorio nella sua voce.
“Amici o no, questa cosa non gli piacerà, anche se dovessimo fare pace. Probabilmente, si aspettava di meglio da me” sospirò Potter. Draco trattenne un risolino. I Grifondoro erano così insipidi. Ad ogni modo, la sua curiosità era stata stuzzicata e continuo ad ascoltare. “Nessuno si aspetta nulla da te, Harry!” ribatté la Granger con lo stesso tono. Draco dovette fare del suo meglio per non ridere. Come era possibile che qualcuno la sopportasse?
“Nessuno si aspetta nulla… Hermione, dove sei stata negli ultimi cinque anni? TUTTI si aspettano che faccia qualcosa!”. La voce di Potter si era alzata, era arrabbiato. “Silente si aspetta che sconfigga Voldemort come un bravo ragazzo dovrebbe fare, tutti gli altri adulti si aspettano che io sia coraggioso e audace come un buon Grifondoro dovrebbe essere, Piton e Malfoy si aspettano che mi pieghi e che muoia come un buon Potter dovrebbe fare!” sputò fuori amaramente, e Draco annuì per conto suo, pensando che Potter non era così stupido come sembrava. “Quello che nessuno si aspetta da me, è che io sia un cazzutissimo finocchio. Ed eccomi qui, a screditare tutte le loro aspettative!”.
Gli occhi di Draco si spalancarono. Questa avrebbe fatto storia. Aveva appena ascoltato Potter ammettere una personalissima debolezza, così personale che Draco stesso poteva identificarcisi e sapere esattamente cosa provava l’altro. Draco aveva appena ricevuto un’arma da usare contro Potter come non aveva mai nemmeno sognato di poter fare. Un’arma che poteva usare efficacemente, perché sapeva perfettamente quali erano le conseguenze di una tale scoperta sulle persone.
Era stato il miglior pranzo che avesse avuto da tanto tempo. Potter e la Granger continuavano a parlare, ma Draco non era realmente interessato alla storia strappalacrime di Potter, né tanto meno agli esperti suggerimenti della Granger. Raggiunse con calma le sue cose e si avviò verso il castello di ottimo umore, fischiettando Perché Weasley È Il Nostro Re e progettando un nuovo piano.

***


Tiger e Goyle lo aspettavano fuori dall’aula di Pozioni. Avevano dovuto passare la pausa pranzo con Piton, che era furioso con loro per non aver ricevuto un Eccellente nei GUFO nella sua materia, e che li stava facendo collaborare al Libretto delle Pozioni di Serpeverde, previsto come regalo di natale per i primini della Casata. Draco ghignò mentre gli raccontavano il fatto con un tono sorprendentemente malinconico.
“Così, come sta andando il progetto?” strascicò, sorridendo. Tiger strisciò i piedi, Goyle fissava il muro. “Bè, suppongo che dovrei ringraziarvi per il vostro spettacolare fallimento, perché ho appena passato un’interressante pausa pranzo. Ci vediamo più tardi”.
Draco li superò andando ad occupare il suo solito posto al fondo della classe. Era in coppia con Blaise, cosa che gli era inizialmente dispiaciuta, ma che ora, col nuovo piano da mettere in pratica, sembrava perfetta. Aveva bisogno dell’esperta assistenza di Blaise.
Blaise entrò a grandi falcate in classe in quel momento e prese posto al fianco di Draco, senza guardarlo. Il biondo lo fissava, ma l’altro ragazzo cercava seriamente di ignorarlo. Draco sospirò e appoggiò una mano sulla coscia dell’amico. Blaise alzò di colpo la testa, i suoi riccioli neri ricaddero sul viso graziosamente, gli occhi scuri si illuminarono. “Andiamo Blaise, perché devi fare il difficile?” gli chiese Draco supplichevole.
L’espressione del moro si addolcì, e appoggiò la sua mano su quella del compagno, intrecciando le piccole dita con quelle di Draco. “Hai cambiato idea?”.
Draco ritirò la sua mano delicatamente e gli fece l’occhiolino. “Potrei averlo fatto, potrei non averlo fatto. Ma mi piace tanto la tua compagnia. Non puoi essere un po’ più paziente?”.
Blaise alzò lo sguardo al cielo, ma sorrise. Draco lo vide calmarsi, anche se leggermente.
Il suo sguardo raggiunse l’entrata della classe esattamente mentre la Granger e Potter facevano il loro ingresso raggiungendo i loro posti. Draco ancora non riusciva a capacitarsi di come Potter avesse potuto ottenere un Eccellente in Pozioni nei GUFO. Sospettò che non ci fosse riuscito ma che la Mc Granitt avesse supplicato Piton di accettare Potter.
“Qualsiasi cosa Potter voglia fare in futuro deve avere a che fare con un MAGO in Pozioni” meditò Draco “e scoprirò cosa”. Si fece un appunto mentale di procurarsi una copia dell’orario di Potter.
Potter sembrava pensieroso, e la Granger lo osservava di sfuggita alquanto preoccupata. Draco studiò la nuca del moro: quanto odiava quella zazzera scomposta. Non sapeva che esistevano delle pozioni apposta?
Piton entrò in classe in quel momento e Draco alzò lo sguardo.
“Spero abbiate fatto tutti un pranzo abbondante” disse Piton con voce annoiata “uno degli ingredienti con cui lavorerete oggi – le sementi di barnacolo – emette fumi che accelerano la vostra digestione, e se non avete mangiato, potreste star male prima della fine della lezione”.
Due studenti di Corvonero si scambiarono uno sguardo preoccupato, e Draco ridacchiò. Non gli piaceva affatto avere membri di altre Case durante le loro lezioni di Pozioni. I Grifondoro erano stati pessimi compagni per gli ultimi cinque anni ma Pozioni Avanzate era un corso in cui pochi partecipanti per ogni Casa venivano ammessi e si stava tutti nella stessa classe.
Piton puntò la sua bacchetta alla lavagna, poi allo scaffale e la lezione ebbe inizio.
Draco era troppo impegnato nella preparazione della sua Pozione Rigenerante per prestare attenzione a Potter. Lui e la Granger erano due dei pochi Grifondoro in classe, e questo sembrò attenuare gli attacchi da parte di Piton. A Draco, questa cosa non piaceva poi tanto: amava vedere Potter torturato per mano del professore.
Sentì Piton bisbigliare e alzò gli occhi per vedere con chi stava avendo quella conversazione. Potter. Il ragazzo stava mormorando rapidamente qualcosa al professore e Piton non lo derideva, cosa che Draco trovò piuttosto strana. Potter stava avendo un’intensa e ansiosa conversazione col professore e la Granger al suo fianco fingeva chiaramente di non ascoltare, ma il biondo notò che la ragazza aveva il capo rivolto in maniera da poter cogliere al meglio il discorso.
Quando Potter ebbe finito di parlare, Piton aveva una strana espressione. Fece per dire qualcosa a Potter, ma lanciò un’occhiata fugace verso Draco. Il biondo spostò in fretta lo sguardo, ma era troppo tardi. Percepì un velato bisbiglio e poi il risuonare di passi. Quando si azzardò a rialzare lo sguardo, Piton stava davanti a tutta la classe, intento a scribacchiare qualcosa su un lungo pezzo di pergamena. Potter era tornato chino sul suo calderone e stava parlottando con la Granger a bassa voce. Comunque, stavano chiaramente discutendo della Pozione Rigenerante.
Draco sospirò e iniziò a mescolare la sua pozione. Cosa stava succedendo? Si sentiva parecchio scombussolato dopo aver assistito alla scena precedente: Potter stava parlando a Piton come un suo pari, e l’altro stava davvero ascoltando! Questo era ovvio, dalle loro espressioni e dai loro movimenti non poteva essere altrimenti. Cosa mai avrebbe potuto dire Potter al Professore di Pozioni di così importante da non meritare un ghigno malevolo? Draco si sentiva stranamente tradito: aveva sempre pensato che Piton odiasse Potter. Pochi minuti dopo, il professore disse: “La vostra Pozione Rigenerante dovrebbe essere di un azzurro chiaro in questo momento. Se così non fosse, non riceverete nessun voto per l’esercitazione di oggi. Devo venire a controllare e visionare il vostro lavoro mentre aggiungete il sangue di drago”.
La pozione di Draco e Blaise era come al solito perfetta, ma era chiaro che la classe di Pozioni Avanzate non avrebbe di certo visto la stessa frequenza di calderoni esplosi come in quella prima dei GUFO, soprattutto dal momento che Neville se n’era andato. Il professor Piton raggiunse Draco e appoggiò una mano sulla sua spalla. “Dovrei vederti aggiungere il sangue di drago, Blaise; so che Draco se la cava bene”. Blaise obbedì, prendendo il lungo contagocce di terracotta, riempiendolo attentamente dalla boccetta che aveva davanti, prima di bloccarne il foro con il pollice. Portò il contagocce sull’orlo del calderone, allentando la presa sul foro e lasciando che le gocce cadessero lentamente sempre con la massima cura.
La sostanza rossoblu cominciò a scendere adagio e non appena tre gocce raggiunsero la pozione, Blaise ritappò il tutto nuovamente con il pollice e depositò il contenitore sul tavolo. La pozione gorgogliò pericolosamente per un momento, poi iniziò a bollire. Piton annuì approvando, e raggiunse la cattedra davanti a loro. Non v’era altro da fare che aspettare che la pozione seguisse il suo corso, così Draco osservò Potter. “Visum Proximus”, mormorò con calma, puntando la sua bacchetta discretamente verso il moro, così da poter avere una visione molto più accurata del capo del ragazzo.
Piton era in piedi davanti a Potter, insegnandogli come aggiungere l’elemento finale alla pozione. Il calderone della Granger e di Potter stava in mezzo tra loro, così il moro dovette girarsi per muoversi più liberamente con il sangue di drago. Draco non guardò la mano che teneva il contagocce, guardò il suo volto.
Potter aveva una pelle sorprendentemente luminosa, ed era leggermente abbronzato: dorato, non abbronzato. Draco contrasse lentamente le labbra. Anche in questa piccola, semplice cosa, Harry Potter lo batteva. Draco non si abbronzava bene per nulla. Suo padre, Lucius, otteneva una scura e ricca abbronzatura. Draco al massimo arrivava ad un rosa scuro, prima che si spellasse per giorni e lo lasciasse ancora più pallido di prima. Aveva ereditato quella cosa dalla madre, Narcissa, che aveva anche lei problemi con l’abbronzatura. Almeno, loro non avevano le lentiggini, pensò Draco.
Ricacciò tra le memorie una favolosa estate a Majorca e continuò a guardare Potter, che stava versando il contenuto del contagocce nel calderone in quel momento. Il suo viso era contratto dalla concentrazione, le labbra si schiusero appena e Draco scorse la punta di una lingua rosata apparire tra i denti del moro. Lo sguardo di Draco si soffermò sulla bocca di Potter, poi tornò sui suoi occhi. Una goccia di sudore scivolava sulla guancia del ragazzo e Draco avrebbe voluto leccarla via. Cosa? No, questo era ridicolo. Draco scosse la testa lievemente, divertito. Quello era Harry Potter, non un potenziale interesse d’amore. Draco doveva controllarsi.
Potter aveva aggiunto con successo il sangue di drago alla pozione e tornò a guardare verso la cattedra, mentre Piton raggiungeva la coppia di Tassorosso accanto al tavolo dei Grifondoro. La pozione di Blaise e Draco era pronta, e Draco riempì due fiaschetti, mentre Blaise si affannava con i rimanenti ingredienti sulla tavola, caricandoli su di un vassoio per riporli sugli scaffali. Draco scrisse il suo nome e quello del compagno su un pezzo di pergamena, classificò attentamente i due fiaschetti e ripulì il calderone. Quell'anno, Piton aveva distribuito i calderoni in modo da assicurarsi un “appropriato lavoro di squadra”, come aveva detto lui.
Draco sbuffò mentre raccoglieva le sue cose. Aveva di sicuro qualcosa a che fare col discorso che la Granger aveva fatto all’inizio dell’anno, qualche cavolata riguardo all’unione tra le Case e contro Voldemort. Ovviamente, gli altri Serpeverde della classe erano stati appaiati con Corvonero, Tassorosso e Grifondoro, ma Draco era stato inflessibile sull’essere messo in coppia con uno della propria Casata. Diede un’occhiata a Blaise che se ne stava seduto oziando al proprio posto, passandosi una mano tra i folti riccioli. Blaise era davvero attraente, Draco dovette ammetterlo, ma era davvero uno che andava con tutti. Fino ad allora, continuando a provarci con Draco, stava frequentando Zacharias Smith, un Tassorosso, oltretutto. Daphne Greengrass (il cui soprannome era “Benefattrice” per la sua attitudine già dal primo anno) era immersa in una conversazione con Macmillan, il prefetto Tassorosso. “Unità tra Case…” pensò Draco divertito “Più che altro è una fornicazione tra Case!”. La campana suonò, e Draco si alzò in piedi mettendosi la cartella sulla spalla e chiedendo a Blaise di portare lui le fiaschette con la pozione. “Okay, ci vediamo a cena, Draco” gli sussurrò all’orecchio. Draco sorrise, abbassando gli occhi, e si girò attraversando la corsia tra i due banchi. Alzando lo sguardo per vedere dove stava andando, si ritrovò occhi negli occhi con Potter. Erano così vicini che avrebbe quasi potuto sfiorare i suoi occhiali. I suoi occhi erano di una violenta luce verde, estremamente luminosa. Le pupille erano grandi, e c’era una specie di stella a più punte di un verde più scuro attorno ad esse. C’erano lamine dorate nei suoi occhi, che ora si erano improvvisamente ristretti.
“Cosa stai fissando, Malfoy?” chiese accusatorio Potter, la sua voce proveniente da troppo, troppo lontano. Draco si rese conto di non aver cancellato l’effetto dell’incantesimo per la Visione Ravvicinata che aveva lanciato su Potter e abbassò lo sguardo in fretta.
“Niente di particolare, Potter. Solo il tuo bel faccino” strascicò, alzando gli occhi quel tanto che bastava per vedere la reazione che le sue parole avevano avuto sull’altro. E l’effetto fu davvero piacevole, dovette ammetterlo. Potter sgranò gli occhi e la sua bocca rimase aperta per metà, mentre le labbra tremavano impercettibilmente e la pelle delle guance prendeva leggermente colore. Draco sentì una fitta in pieno stomaco. Potter aveva un bel viso, quasi angelico in apparenza, specialmente con quello sguardo perso. La fitta allo stomaco sembrò diventare una specie di solletico che si diffondeva verso l’alto e che gli si bloccava in gola. “Non è degno di te, Harry” sbottò la Granger prendendolo per mano e praticamente trascinandolo fuori dalla classe. Draco ne approfittò per eliminare l’incantesimo di avvicinamento non appena Potter fu di schiena. “Interessante…” pensò Draco, sorridendo a se stesso. Lasciò la classe di Pozioni con il morale parecchio sollevato, determinato a dimenticare l’infinitesima frazione di tempo durante la quale avrebbe voluto continuare a guardare gli occhi di Potter fino a cadervi dentro. Era stato solo un momento di debolezza, e sicuramente, non avrebbe di certo interferito con il suo piano il fatto che Potter fosse attraente. Non avrebbe influito per nulla.
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Diario di Draco Malfoy, 2 Settembre
Harry Potter è gay. Dov’era questo cruciale pezzo di informazione mentre preparavo i miei piani? Dove? Non importa, ho un nuovo piano. Non è uno dei migliori, me è improvvisato. Mi aspetto di riuscire a migliorarlo in fretta. Devo avere una copia dell’orario di Potter. E devo punire severamente la Granger per aver detto a Potter che io “non lo merito”. Lo merito eccome. Potter deve essere mio! Bè, questa sarebbe la mia idea. Suppongo che dovrei portarla avanti. Ad ogni modo, se sto avendo certi pensieri, è meglio che me ne vada a dormire. Mi sento stranamente… impuro.


Fine parte 1.



Note dell’autore:
1. Barnacolo – (Non so se la traduzione italiana sia giusta, comunque è Barnacle). Albero mitologico che secondo tradizione sottrae energia vitale aumentando la digestione improvvisamente se si sta troppo vicini alla pianta.
4. Visum Proximus – Un incantesimo che permette di aumentare la vista fino ad un cm dall’obiettivo. Si interrompe solo pronunciando il controincantesimo Finite Incantatem.

***


Ho fatto fatica… è lunga… a voi non costa molto, ma per una traduttrice e per l’autore un commento significa davvero tanto.
Laura

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Capitolo 2
*** Classes, Riddles, and Raids ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE


Tradotta da Lauradumb


Titolo Originale:
A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: R
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^. Vero, se mai leggerai questo capitolo, sappi che lo dedico TUTTO a te!
Sommario: Draco legge il giornale, scrive una lettera, segue le lezioni e si diverte con i suoi fedeli amici Serpeverde… Tutto questo mentre se la ride sotto i baffi, ovviamente.

***


Capitolo 2: Classes, Riddles, and Raids


La Gazzetta del Profeta, 3 Settembre 1996

EVASIONE DI MASSA DA AZKABAN… DI NUOVO!!

Sembra proprio che ci risiamo. Nella serata di lunedì una situazione critica a livello di sicurezza si è presentata ad Azkaban e alcuni Mangiamorte si sono dati alla fuga. Il Ministero sospetta come artefice dell’evasione Bellatrix Lestrange, che era riuscita a sfuggire alle autorità quest’estate. È ancora da verificare come i Mangiamorte siano stati in grado di sfuggire alle guardie che circondavano Azkaban. Dalla dipartita dei Dissennatori, avvenuta quest’estate, la prigione di massima sicurezza è sorvegliata da gruppi di Aurors. Uno di loro, in servizio ieri sera, Kingsley Shacklebolt, è stato dato per disperso. L’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia si rifiuta di rilasciare commenti, seguendo gli ordini di Amelia Bones, divenuta recentemente nuovo Ministro della Magia.
Tra i prigionieri evasi, anche Lucius Malfoy, che era stato catturato nell’assalto al Ministero questo giugno. Riconosciuto come Mangiamorte, il signor Malfoy, originario del Wiltshire, in passato aveva gentilmente dato il suo supporto al Ministero e già si vocifera sulle conseguenze che la sua fuga potrebbe comportare, considerate le amicizie influenti di cui l’uomo può godere. Una fonte anonima ci ha assicurato che una squadra di Aurors è stata inviata a Malfoy Manor e Narcissa Malfoy, moglie del prigioniero in fuga, è stata interrogata.
Con questa, siamo alla seconda evasione da Azkaban quest’anno: la prima in Gennaio, quando un folto numero di Mangiamorte riuscì ad evadere, tra cui Bellatrix Lestrange. Al momento, la fuga non è stata attribuita al ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, come ha affermato l’ex Ministro della Magia Cornelius Caramell, che non crede alle accurate deposizioni riguardo il suo ritorno. I funzionari del Ministero confermano l’uscita di una dichiarazione ufficiale entro due giorni. È chiaro che gli evasi si ricongiungeranno col Signore Oscuro e la Gazzetta del Profeta consiglia caldamente a tutte le streghe e ai maghi del nostro mondo di tenere serrate porte e finestre e rimanere vigili. Per una lista completa delle misure di sicurezza da tenere in quest’occasione, andare a pagina tre.


Draco ripose il giornale e imburrò il suo toast, ignorando completamente gli sguardi che lo fissavano. Cominciava a farsi un’idea di com’era essere Harry Potter, e non era del tutto piacevole. Così, suo padre era fuggito da Azkaban. Draco sapeva perfettamente che gli Aurors che presidiavano casa sua perdevano solo tempo: suo padre magari era stato poco accorto in passato, ma non era uno stupido. Si domandò cosa stesse facendo sua madre. Aurors al maniero, che razza di disgrazia. Anche quella mattina ricevette i suoi dolci, ma nessuna lettera li accompagnava. Draco non sapeva dire se quella era l’ennesima manifestazione della freddezza che la madre intendeva dimostrargli (non c’era stata nessuna lettera nemmeno il giorno precedente effettivamente, ma era solo il primo giorno) o se volesse semplicemente evitare che qualcuno leggesse la sua posta.
Draco addentò il suo toast, rivedendo sua madre, fragile e delicata, mentre impacchettava i dolci per lui, con un corpulento Auror alle sue spalle che scruta ogni suo movimento. Rabbrividì. Bè, l’Auror poteva anche andarsene a quel paese. Decise di correre velocemente alla Guferia e mandare un messaggio alla madre, dal momento che c’era ancora tempo prima che iniziasse la lezione di Incantesimi. Draco si congratulò con se stesso per essere sceso per colazione così presto. Mandò giù tutto d’un fiato il suo succo d’arancia e si passò il tovagliolo sulle labbra, raccogliendo la cartella dal pavimento. Uscì in fretta dalla tavolata, ignorando lo sguardo curioso di Pansy e quello indagatore di Blaise, e attraversò la grande porta della Sala Grande. Quando fu a pochi metri delle scale, sentì la voce della Granger e si nascose in fretta dietro un’armatura, ricordando della fortuna del giorno precedente e sperando di riuscire a cogliere qualcos’altro.
“…nulla che tu potessi fare, Harry!” diceva la ragazza, in un tono calmo e nauseante.
“Si, Harry” confermò la voce di Weasley “hai fatto del tuo meglio. Non è colpa tua se hanno mandato Shacklebolt!”.
Potter borbottò qualcosa di indistinto e Draco alzò un sopracciglio, appoggiandosi di schiena alla parete e ripensando nuovamente all’articolo della Gazzetta. Quel nome aveva fatto scattare un campanello: Kingsley Shacklebolt, dato per disperso durante l’evasione. Potter centrava qualcosa con la fuga della scorsa notte e con l’Auror scomparso? Questo era decisamente interessante. Avrebbe voluto continuare ad ascoltare, ma il gruppetto stava raggiungendo la Sala Grande e sarebbe stata difficilmente una buona idea decidere di seguirli. Draco si ricordò della madre e corse velocemente lungo la scalinata.
Quando raggiunse la Guferia, lasciò cadere la sua cartella sul pavimento e ci si sedette accanto, estraendone un pezzo di pergamena, la sua piuma e l’inchiostro. Lisciò la pergamena sul davanzale e si soffermò a pensare per un minuto, la piuma pronta, poi iniziò a scrivere.

Cara Madre,
Ho saputo quel che è successo dal giornale. Spero che tu stia bene, e che la situazione non sia troppo sconveniente per te. Nutro la speranza che i nostri ospiti non siano troppo seccanti. Sono certo che tutto si risolverà presto. Tuo figlio adorato
Draco


Draco rilesse il messaggio cercando di mettersi nei panni della madre. Non vi trovò nulla che potesse venire contestato, così sigillò la busta con un incantesimo veloce e chiamò Pandora, il suo gufo. Lei planò sulla sua spalla, sfiorandogli la guancia con il becco. “Ho bisogno che tu porti questa a mia madre” le disse. Lei sporse la sua zampina, ma voltò la testa da un’altra parte, chiaramente dispiaciuta. Pandora poteva risultare decisamente pigra! Legò il messaggio alla sua zampa e lei svolazzò oltre la finestrella brutalmente. Draco ridacchiò e scese dirigendosi ad Incantesimi.
Mentre raggiungeva la classe di Incantesimi, Draco realizzò una cosa. Come facevano Potter, Weasley e la Granger a saperlo? Stavano per andare a far colazione quando lui aveva origliato la loro conversazione: non potevano aver avuto le notizie. Draco entrò in classe corrucciato. Ad ogni modo, perché stava pensando alla corrispondenza di Potter? Si sedette, tirando fuori le sue cose dalla cartella, e urtò la schiena di Vincent con la punta della piuma d’oca. Vincent girò su sé stesso, spaventato. Riconoscendo Draco, gli sorrise.
“Dov’eri a colazione?” gli chiese Gregory, notandolo e girandosi per metà col corpo per non dargli le spalle. “Mi sono svegliato presto e ho dovuto inviare una lettera” gli rispose, sfogliando il suo manuale. “Credi che avremo tanti compiti?” chiese, rivolgendosi a Blaise seduto al suo fianco con un’espressione sognante sul volto.
“Huh?” Blaise fissò Draco come se lo vedesse per la prima volta. “Ah, allora sei qui, dove te n’eri andato?”
“Non hai sentito? Ho appena ditto a Gregory che dovevo mandare una lettera. Sinceramente, Blaise” sbottò Draco, irritato non tanto dal fatto di dover ripetere quello che aveva appena detto, ma dal comportamento di Blaise che non aveva chiaramente ascoltato una sola parola. “A che cosa diavolo stavi pensando?” gli chiese accusatore.
“Oh niente, niente” rispose l’altro con uno strano sorriso “Stavi dicendo qualcosa riguardo ai compiti?”
“Si” gli rispose Draco, sempre più irritato “Pensi che ce ne daranno molti?”
Vitious entrò nella stanza, con la camminata rimbalzante che aveva di solito e Draco spostò il suo sguardo da Blaise al professore. Vitious si arrampicò sulla pila di libri sulla sua sedia e sorrise caldamente alla classe. “Vedo che molti di voi sono tornati. Mi rallegra che ci siate tutti, anche se quest’anno abbiamo meno Serpeverde che Corvonero nella classe di Incantesimi Avanzati” squittì. Draco trovò difficile trattenere uno sbuffo. Quell’uomo era così passivo-aggressivo, come se fosse l’unico a non aver sentito la storia dell’unità tra le Case. La cosa peggiore che si potesse dire ai Serpeverde era di stati superati da un’altra Casa. Era praticamente un invito alla competizione, non alla collaborazione. Draco si chiese se Potter avesse passato l’esame di Incantesimi ai GUFO. Draco aveva lasciato cadere il suo calice di vino ed era riuscito a passare per il rotto della cuffia. Era tutta colpa di Potter, si infuriò Draco.
“Come tutti sapete, Incantesimi Avanzati è un passo più avanti rispetto all’uso abituale che abbiamo fatto degli incantesimi” continuò Vitious, sorprendendo Draco che lasciò cadere la sua piuma sul banco. “Dal primo giorno, voi vi preparerete ai MAGO. E inoltre una parte fondamentale del corso sarà costituita dalle lezioni di Smaterializzazione. Effettivamente, la Smaterializzazione è un incantesimo, e fino al vostro esame previsto per Luglio, lavoreremo parecchio su questa questione”.
Draco alzò la testa interessato. Aveva sempre desiderato imparare a smaterializzarsi, ma pensava fosse una materia legata a Trasfigurazione. Si sedette meglio e smise di scarabocchiare, cosa che aveva fatto inconsciamente fino ad allora. La pergamena sotto la penna mostrava una grezza immagine di un bicchiere di vino. Draco accartocciò il tutto e lo buttò da un lato del suo banco.
“Ora, classe, andate a pagina quattordici del vostro libro di testo e cominciate a leggere il capitolo introduttivo. Mi aspetto che entro un’ora abbiate sottolineato e preso appunti. Dopo, risponderò alle vostre domande sul capitolo fino alla fine della lezione. Si, signorina Greengrass?” si voltò verso Daphne che aveva alzato la mano.
“Professor Vitious, faremo solo teoria sulla Smaterializzazione o sono previsti anche dei momenti di pratica?”
“Ovviamente, sarà tutta teoria, signorina Greengrass. Solo i maghi che hanno passato il test di Smaterializzazione possono utilizzare questo incantesimo” rispose Vitious “Vi sarà dato un’importante informazione che è assolutamente necessaria per imparare l’incantesimo il giorno del test. Assieme ad un buono studio della teoria di fondo, non c’è ragione per la quale abbiate difficoltà a passare l’esame”. Vitious diede uno sguardo in giro e sorrise “Ora posso già vedere la metà di voi che si agita per sapere quale sarà questa informazione” disse con un sorriso intelligente “Ad ogni modo, di certo non sarete felici di sapere che ce n’è una per ognuno di voi e non vi sarà dato saperla prima del giorno dell’esame”.
Ci furono chiari sospiri provenienti da molti degli studenti, inclusi Draco e Blaise. Si guardarono un con l’altro e ridacchiarono. Tutti presero a leggere il proprio testo, prendendo appunti e disegnando tabelle quando necessario. Il capitolo era abbastanza semplice da seguire, a Draco non aveva nessuna domanda prima della fine dalla lezione. Molti altri studenti ne avevano, in particolare legate alla curiosità di sapere ciò che accedeva se l’incantesimo di Smaterializzazione veniva male eseguito. Draco prese qualche appunto, fermandosi occasionalmente per sbirciare quelli di Blaise, sicuro che li aveva presi meglio di chiunque altro. Quando suonò la campanella, Draco stava giusto per rimettere le sue cose nella cartella. Ora avevano Cura delle Creature Magiche con i Grifondoro, e non c’era molto tempo per raggiungere la capanna del mezzo gigante.
Draco superò Pansy lungo la strada e le sorrise velocemente. Erano stati in cattivi rapporti per un giorno, questo bastava. Lei gli sorrise di rimando, sapendo che era da considerare la cosa più vicino a un “Mi dispiace” che Draco avesse mai fatto, e lui si era attardato vicino all’entrata, aspettando che la ragazza raccogliesse le sue cose. Pansy lo prese per mano e raggiunsero Vincent, Gregory e Blaise. Pansy aveva preso a bisbigliare all’orecchio di Draco raccontandogli tutti i pettegolezzi che già avevano iniziato a circolare riguardo alla fuga da Azkaban e ovviamente su suo padre.
“È incredibile! Lunatica Lovegood va in giro a dire che hai orchestrato tutto tu! Mentre tu eri nella sala comune di Serpeverde per tutto il tempo, e un sacco di persone ti hanno visto! Non riesco a capire come un idiota come lei possa essere entrata a Corvonero!” mormorò la ragazza. Draco sorrise compiaciuto. Pansy aveva la tendenza a chiacchierare troppo, ma era una preziosissima fonte di informazioni.
“Pansy, tesoro?” strattonandole appena il braccio mentre uscivano. Lei smise di parlare e alzò lo sguardo su di lui. “Non è che per caso, in qualche modo, tu sai come si può ottenere l’orario delle lezioni di uno studente di un’altra Casa?”.
Il sorriso di Pansy era così luminoso che Draco per un attimo temette che la ragazza volesse accecarlo. “Solo se mi dici chi è lui, Draco…” disse. Draco sbuffò e piantò gli occhi al cielo. “Potter, chi altro sennò?”
Pansy strabuzzò gli occhi, rischiando di inciampare su una radice che sporgeva dal terreno mentre si avviavano alla capanna del mezzo gigante. “Tu e Potter??”
Draco rivolse ancora lo sguardo al cielo. “Cosa vuoi dire con Potter ed io? Voglio sapere dove si trova così posso spiarlo senza problemi. Ho un piano per quest’anno” le disse con fare cospiratorio, abbassando la voce, sbirciando di sottecchi gli altri tre Serpeverde. I ragazzi erano immersi in una conversazione sul Quidditch e non stavano prestando loro attenzione. Bene.
Pansy si illuminò. “Ooh, un piano! Me lo spiegherai?” “Questo non faceva parte del nostro accordo, Parkinson” rispose l’altro, con fare severo.
“Va bene, va bene. Ma te lo farò dire, contaci!”.
Draco sospirò. “Forse. Bè, adesso spiegami come fare” disse spintonandola leggermente ancora una volta.
“Bè, vedi, la signorina Pince ha l’orario di ogni studente, in modo da poter controllare i vari pass per la Sezione Proibita, nel caso in cui uno di loro chieda un libro per una materia che in realtà non segue” disse Pansy tranquilla “Stanno nell’ultimo cassetto della sua scrivania, organizzati in ordine alfabetico e per Case”. Pansy sbuffò. “Può sembrare insensato, ma ‘sensato’ e la signorina Pince non si possono usare nella stessa frase”. “così tutto quello che dobbiamo fare è creare un diversivo e distrarla abbastanza a lungo da poter frugare nella sua scrivania” cominciò a pensare ad alta voce Draco “Hey, che razza di fortuna!”.
I tre ragazzi si fermarono e si girarono a guardarlo, aspettando che li raggiungesse, Pansy ancora per mano. “Usciamo per… distrarci dopo le lezioni stanotte?” chiese il biondo, andando dritto al punto.
Vincent e Gregory acconsentirono immediatamente, ma Blaise si accigliò. “Di già, Draco? È il secondo giorno di scuola, santo cielo!”. Draco avvolse il braccio libero attorno ai fianchi dell’amico e lo fissò con espressione supplichevole. Pansy ridacchiò silenziosamente: adorava quando Draco faceva “il gay”! Blaise alzò gli occhi al cielo e acconsentì. Il biondo espose il suo piano brevemente mentre raggiungevano lo spiazzo vicino alla capanna di Hagrid. Draco alzò gli occhi e notò Potter, la Granger e Weasley seduti vicini sul terreno, che complottavano qualcosa. La Granger dava di tanto in tanto uno sguardo in giro, con quell’espressione esasperante e sospettosa. Quando durante una delle sue occhiate lo sguardo le cadde su Draco, il biondo ghignò, fissandola. La Granger fissò prima lui, poi Pansy che stava ancora attaccata a Draco, storse il naso e spostò lo sguardo da un’altra parte. Draco divenne nero dalla rabbia. Quella sporca mezzosangue gli urtava pericolosamente i nervi.
Non ebbe il tempo di pensare a quello che si sarebbe meritata per un comportamento del genere, perché Hagrid era arrivato e la lezione era cominciata. Anche lui fece sapere a tutti che Cura Avanzata delle Creature Magiche sarebbe stata fondamentale per la buona riuscita nei MAGO, e Draco si domandò se effettivamente qualcuno avesse messo un po’ di buon senso nel cervello di quel grande tonto: non sembrava più intelligente, ma almeno quei pezzi che Draco aveva ascoltato sembravano sensati. Draco aveva sperato di non dover continuare quel corso, ma era stato costretto. Alcune vecchie leggi obbligavano tutti gli ufficiali del Ministero ad avere un MAGO in Cura Delle Creature Magiche. Hagrid non aveva nessuna nuova belva per loro, approfittando del tempo che aveva per spiegare il programma dell’anno. Avrebbero studiato l’Acromantula (“Solo teoria, voi mi intendete”), le Fenici (“Ce n’abbiamo una proprio qui a Hogwarts, Fanny”), così come vari tipi di serpenti (“Il nostro Harry qui ci sa parlare, mica sbaglio, eh Harry?”).
Quando la campana del pranzo arrivò, Draco si inginocchiò per raccogliere la sua cartella dal prato, e sentì la voce di Weasley.
“…hai sentito Harry, Acromantula! Ragni giganti!” “Hagrid non ci porterà a vedere Aragog; hai sentito cosa ha detto, solo in teoria” sostenne Potter, e Draco sentì…qualcosa di strano. La voce di Potter era alla fine riuscita ad emergere durante l’estate, e il Grifondoro aveva ora una profonda voce baritonale che non era altro se non… sexy? Draco raccattò in fretta la sua cartella dal suolo, allontanando risolutamente il pensiero. Si alzò in fretta e incrociò lo sguardo di Potter che lo fissava.
Pansy scivolò al fianco di Draco, attaccandosi nuovamente alla sua mano e Potter rivolse gli occhi da un’altra parte.
Draco ghignò impercettibilmente e si allontanò, Pansy al suo fianco e i tre Serpeverde che li seguivano a ruota, ancora una volta presi da un’intensa discussione sul Quidditch. Draco non aveva voglia di pensare al Quidditch.
Pranzò mezzo rincuorato, con la mente che volava ai dettagli da definire per la loro visita notturna alla biblioteca. Blaise finì il pranzo in fretta scusandosi con una frase che Draco non riuscì distintamente a cogliere e poi scomparve. Draco e Pansy andarono assieme a Trasfigurazione. Vincent e Gregory non avevano passato i loro GUFO di Trasfigurazione ed erano forzati a studiare Babbanologia coi Tassorosso. Draco non provava pietà per loro.
Trasfigurazione non presentò grosse novità, tranne il fatto che Blaise si presentò in ritardo, accasciandosi stravolto dalla corsa al fianco di Draco e mimandogli un “Lo so lo so”. La Mc Granitt tolse un punto a Serpeverde perché Blaise non si era scusato per il suo ritardo, poi aveva sviolinato che Trasfigurazione Avanzata sarebbe stata fondamentale fin dal primo giorno per i MAGO. Draco si ritrovò a pensare di cacciarla via. Non riusciva a sopportare che avessero tutti la stessa cosa da dire; non era più semplice radunare tutti gli studenti del sesto anno e dire tutto una volta sola? Piton era stato l’unico che non l’aveva fatto: di certo, considerava la sua materia la più importante e non aveva bisogno di spiegare questo particolare ai suoi studenti di Pozioni Avanzate.
La mente di Draco tornò indietro al momento in cui, durate la lezione di Pozioni, aveva scordato di cancellare l’incantesimo di Visione Ravvicinata da Potter. Gli occhi dell’altro erano parsi così innocenti, pensò Draco.
Innocenti, chiari e bellissimi. Si sentì strattonare la manica e alzò gli occhi irritato. Blaise lo stava guardando perplesso, prima di indicare con un cenno del capo la cattedra. Draco riportò la sua attenzione alla lezione.
“Oggi iniziamo a studiare gli Animagus. Il capitolo tre del vostro libro contiene i requisiti legali per tutti gli Animagus, e mi aspetto che prendiate confidenza con queste regole per la prossima lezione. La lezione di oggi sarà teorica, incentrata sui concetti di metamorfosi e Metamorfomagus, perché capire questi concetti è essenziale per comprendere questa branca della Trasfigurazione. Si, signorina Greengrass?”.
“Professoressa Mc Granitt, impareremo come diventare Animagus?” disse la ragazza con la sua vocetta stridula. Draco alzò un sopracciglio, come colpito da un déjà vu.
“Assolutamente no, signorina Greengrass. Come potrà imparare dal capitolo tre del suo libro di testo, ci sono leggi assolutamente restrittive che governano chi può e chi non può diventare Animagus, e ad ogni modo, è necessario un permesso dal Ministero prima di iniziare nello studio pratico di questa particolare Trasfigurazione. Gli Animagus non regolarmente registrati sono puniti molto severamente” rispose la Mc Granitt seria “Come stavo dicendo, la capacità di metamorfosi è un concetto davvero importantissimo da comprendere. Andate al capitolo uno e iniziate a leggere. Vi farò delle domande nel corso della seconda ora, per assicurarmi che abbiate preso appunti. Potrete usare il vostro quaderno degli appunti mentre rispondete alle mie domande, ma non il libro, capito? Bene, cominciate”.
Draco sospirò, e andò controvoglia alla corretta pagina del suo libro di testo. Prese appunti, controllandoli con quelli di Blaise come al solito. Fu uno dei primi a finire il suo lavoro sul capitolo e passò il tempo rimanente ad ammirare la sua calligrafia, piuttosto modesta ma non per questo meno elegante. La sua mano si muoveva perfettamente, pensò Draco con soddisfazione. Dopo una pausa di dieci minuti, la Mc Granitt li mise ai ferri corti con le domande, alcune delle quali era abbastanza complicate. Draco fu in grado di rispondere ad alcune di esse senza usare gli appunti, e si diede mentalmente una pacca sulla spalla per questo.
Le leggi sugli Animagus era indubbiamente rigide, ma Draco non poteva vietarsi di pensare a cosa gli sarebbe piaciuto essere. Ricordò che Rita Skeeter, quella giornalista rumorosa che era arrivata ad Hogwarts al loro quarto anno, era uno scarabeo; di certo, era perfetto per la sua personalità, pensò. Immaginò a quale forma avrebbe voluto prendere se fosse divenuto un Animagus, e non ebbe grandi dubbi: un furetto, ovviamente. Nessuno si sarebbe mai immaginato di sospettare di Draco se fosse andato in giro come furetto. Draco sorrise. Certo, i furetti erano volgari, ma nessuno si sarebbe mai aspettato che Draco Malfoy avesse scelto proprio quello come animale, e questo rendeva l’idea brillante. La campanella suonò e raccolse le sue cose riconoscente: era stata una giornata pesante.
I tre – Draco, Blaise e Pansy – raggiunsero i sotterranei chiacchierando sulla possibilità di diventare Animagus. Draco disse loro che avrebbe voluto essere un serpente Coronella e i suoi amici annuirono convinti. Blaise voleva essere una Vipera della Morte e Pansy un gufo fulvo.
Quando i ragazzi la fissarono increduli per aver rotto la schiera di coloro che avevano scelto dei serpenti, Pansy alzò gli occhi al cielo e disse “I gufi vanno ovunque! È l’inganno migliore!”.
Draco pensò che questa fosse una giusta considerazione, ma se lo tenne per se, cercando di non far gonfiare l’ego di Pansy più del normale. Si separarono quando arrivarono alla Sala Comune e raggiunsero i loro dormitori.
Draco lasciò cadere la sua cartella sul pavimento e si stese sul letto, chiudendo gli occhi. Dopo qualche momento, si mise seduto.
“Hai presente quanti compiti abbiamo già?” chiese a Blaise, che oziava sul suo letto.
“Si, è vergognoso! Sembra di essere già nell’anno dei MAGO!” confermò Blaise.
“Bè, cosa sono tutte queste sparizioni improvvise Blaise?” chiese Draco cambiando discorso.
“Non posso dirtelo” gli rispose con un occhiolino.
“Mi stai tenendo nascosto qualcosa, Zabini?” strascicò serio l’altro.
“Forse” rispose Blaise, ghignando.
“Hmpf” Draco ricadde sul letto e chiuse gli occhi. “Comunque pronto per stanotte?”
“Hai riconsiderato la mia offerta?” Draco poteva praticamente sentire la speranza nella voce di Blaise. Si intristì appena.
“No, stupido. La Biblioteca!” gli rispose.
“Oh” con il disappunto nella voce “Si, certo, ti ho detto che darò una mano”.
“Bene” disse Draco, senza guardarlo. Non era certo che Draco avrebbe accettato di far parte della prossima parte del piano, e questo lo preoccupava un po’. Avrebbe dovuto rifletterci bene. Sospirando,si alzò e trascinò la cartella più vicino, tirando fuori i vari libri e le sue cose. Sarebbe stato meglio cercare di fare qualche compito. Blaise fece lo stesso e Draco lo aspetto per andare nella sala comune con lui.
Vincent e Gregory erano già là, a giocare a Spara Schiocco come facevano tutti i giorni a quell’ora. Draco si sentì improvvisamente come a casa. Era tutto così familiare, confortevole. Di sicuro, molto più confortevole di casa sua quell’estate. Draco si accigliò, ripensando ai suoi genitori. Suo padre era là fuori da qualche parte, braccato come una preda? Sua madre era soggetta a un trattamento poco dignitoso durante l’interrogatorio? Draco si rabbuiò maggiormente. Suo padre non avrebbe avuto problemi ad affrontare un qualsiasi Auror, ma sua madre era fragile. Sperò di ricevere sue notizie il giorno successivo. Suo padre era fuggito, dopotutto, e lei non avrebbe avuto più motivo di incolpare Draco. Almeno, era quello che sperava.
Aprì il suo libro di Incantesimi e rilesse gli appunti che aveva preso. Leggere con cura i primi due capitoli e rispondere alle domande. Scrivere mezzo metro di pergamena sulle questioni legali legate alla Smateriallizzazione senza consenso. Avrebbe potuto trovare tutto sui suoi appunti, pensò Draco, e cominciò a scrivere. Quando fu ora di cena, aveva finito il saggio. Lo mise da parte e alzò lo sguardo.
Notando alcuni studenti del primo anno riuniti in un gruppetto, si alzò e li raggiunse.
“Cosa state facendo?” chiese, e il gruppetto si separò, con espressione estremamente colpevole. Draco si chiese se era stato anche lui così rozzo al primo anno.
“Ehm… Scusa, stavamo solo…” un ragazzo aveva iniziato a dire.
Draco lo interruppe, notando un ragazzino che stava cercando di nascondere un sacchetto di carta dietro la schiena. “Cosa hai lì? Fammi vedere!”
Il ragazzo tese il sacchetto timidamente, la paura negli occhi. Draco osservò la borsetta.
Tiri Vispi Weasley mormorò, maledicendo mentalmente ogni Weasley che aveva vissuto sulla Terra fino ad allora. “Merendine Marinare. Avrei dovuto immaginarlo”.
Si girò a fissare i primini “Lo sapete che queste sono nella lista di oggetti proibiti della scuola? O devo portarvi da Gazza per ricordarvelo?la lista è esattamente appesa là” e indicò per due volte col dito la bacheca. I ragazzini si fecero piccoli piccoli e uno di loro iniziò a piagnucolare. “I Serpeverde non piangono” sibilò Draco in un tono freddo e tagliente, rivolgendosi al ragazzino. “Se ci sentiamo offesi, aspettiamo il momento migliore per vendicarci. E. Noi. Non. Mostriamo. Mai. Le. Nostre. Debolezze.”
Diede un’altra occhiata al gruppetto e decise che sembravano abbastanza terrorizzati. “ora, non vi punirò per questo. Ma se vedo ancora queste schifezze in Sala Comune, resterete in punizione per il resto dell’anno, non c’è il minimo dubbio! Sono stato chiaro?”
I ragazzi cominciarono ad annuire freneticamente, e Draco si calmò. “Se volete marinare le lezioni, inventatevi qualcosa di più creativo. Queste merendine erano di moda l’anno scorso” disse con un sorrisino furbo e se ne andò, cestinando il sacchetto di carta.
Blaise lo stava fissando con evidente soggezione. “Sei una cosa pazzesca, Draco” gli disse con voce secca. Draco gli sorrise appena. Sapeva di avere una presenza che poteva incutere rispetto e paura; dopotutto, l’aveva sperimentata per anni, guardando suo padre. A sedici anni, poteva ottenere il rispetto dei suoi pari e subalterni semplicemente usando un particolare tono di voce, almeno lì a Serpeverde. Non era tuttavia sicuro che la cosa funzionasse anche con il resto del mondo.
I pensieri di Draco furono interrotti quando Pansy arrivò in Sala Comune con un gruppetto di ragazzi e Blaise spostò lo sguardo, alzandosi e sistemandosi i vestiti senza che ce ne fosse bisogno. A Draco piaceva un sacco quando Blaise si agitava, ma allo stesso tempo rendeva tutto più complicato. Blaise era davvero un tipo passionale e poteva diventare pericoloso quando si arrabbiava. E Draco sapeva che stava giocando col fuoco. Non aveva esattamente fatto in modo che Blaise potesse essere geloso, ma non stava facendo effettivamente nemmeno il contrario. La verità era che non sapeva esattamente cosa voleva. Non che Blaise gli piacesse veramente, ma ne era leggermente intimorito e per questo era piuttosto riluttante a scaricare categoricamente il giovane italiano.
Draco ci pensò su mentre raggiungevano la Sala Grande. A cena, Draco mangiucchiava il suo pudding con la mente assente, lanciando di tanto in tanto qualche incerta occhiata al tavolo dei Grifondoro. Potter non c’era, così come mancava Weasley, mentre la Granger era là che parlava con Paciock, apparentemente non disturbata dall’assenza dei suoi migliori amici. Draco pensava di sapere dove era Potter. Stava di certo tramando qualcosa, Draco ne era certo, e voleva disperatamente sapere che cosa mai fosse. Ovviamente, Potter era da Silente, non c’era nessun dubbio a riguardo. Draco ripensò alla conversazione che aveva origliato quella mattina: Potter sapeva dell’Auror prima di averlo letto sulla Gazzetta, di questo il biondo ne era certo.
Si mise in bocca senza farci troppo caso un po’ di lattuga e diede un’occhiata a Blaise. Il ragazzo fissava il tavolo dei Corvonero e sembrava piuttosto strano. Draco gli mollò una gomitata sulle costole facendogli cadere la forchetta. “Cosa c’è?” chiese l’altro.
“Niente” rispose Draco “Semplicemente ho bisogno della tua attenzione”.
“Oh. Che succede?”
“Bè, la Biblioteca. Vuoi che andiamo subito dopo cena o hai qualcos’altro da fare?” chiese Draco. Non l’aveva chiesto a Pansy, a Gregory o a Vincent. Sapeva perfettamente che sarebbero stati pronti in ogni momento per lui.
“Subito dopo cena va benissimo. Devo fare qualcosa più tardi” gli rispose il moro.
Draco alzò un sopracciglio “Hmm?”
Blaise gli rivolse un sorrisino furbo. “Non posso parlare” Draco strinse gli occhi, ma non rispose. Non gli andava più di mangiare il suo pudding, così mentre aspettava che gli altri finissero di cenare, bevevo il suo te’ e chiacchierava dei compiti. Finalmente, si alzarono e Draco li seguì, facendo segno a Vincent e a Gregory di andare con loro, che accettarono senza far domande pur essendo ancora lontani dal finire la loro cena. Draco lanciò un’ultima occhiata al tavolo rosso dorato. Ancora nessun segno di Potter. Strano.
I cinque Serpeverde salirono le scale fino alla Biblioteca mentre Draco rispiegava ancora uan volta il piano.
Entrarono e si sedettero ad un tavolo, fingendo di bisbigliare riguardo i compiti per casa. Dal momento che era ancora ora di cena, la Biblioteca era vuota. Perfino la Granger era ancora in Sala Grande quando loro se n’erano andati. Draco annuì a Pansy, poi a Vincent e a Gregory. I due ragazzi si alzarono dirigendosi poco dopo verso la Sezione Proibita, mentre Pansy raggiungeva la scrivania della signorina Pince.
Draco e Blaise se ne stavano seduti, aspettando.
“Signorina Pince, potrei dare un’occhiata alla mai scheda della Biblioteca? Ho dimenticato la data di riconsegna di uno dei miei libri, e se è oggi, andrò a prenderlo e glielo porterò subito!” le sorrise Pansy. Draco applaudì mentalmente, la ragazza era stata perfetta. Ci fu un sonoro suono di un ‘click’ quando la signorina Pince aprì il lucchetto del cassetto, che venne immediatamente seguito da un violento Crash! dal fondo della Biblioteca, mentre una lugubre voce iniziava a lamentarsi: “Studenti nella Sezione Proibita!”.
Quando la signorina Pince si alzò dalla sua sedia e si mise a correre il più velocemente possibile, Blaise e Draco entrarono in azione. Blaise si precipitò alla scrivania della bibliotecaria mentre Draco si posizionò vicino al corridoio dove la donna era appena passata. Draco non osò voltarsi per controllare cosa stava facendo Blaise, poi sentì chiaramente la signorina Pince gridare a pieni polmoni. Pochi minuti dopo, comparì, rossa in viso, borbottando mentre Vincent e Gregory strisciavano alle sue spalle, con l’espressione confusa. Draco finse immediatamente di cercare un libro sullo scaffale li vicino e sentì un respiro caldo sulla sua guancia. “Ce l’ho” bisbigliò Blaise, mentre le sue labbra quasi sfioravano il lobo dell’orecchio di Draco. Il ragazzo arrossì involontariamente e annuì, sperando che Blaise non avesse notato il rossore sulle guance.
La signorina Pince, Vincent e Gregory stavano passando in quel momento e Draco richiamò la loro attenzione. “Mi scusi, sono un Prefetto di Serpeverde. Cosa è successo?” La bibliotecaria si voltò di colpo verso il ragazzo e stava per ricominciare ad urlare, ma Draco le rivolse uno sguardo gelido. Spalancò gli occhi e richiuse fermamente la bocca, trattenendo il respiro. “Questi due stavo cercando di entrare nella Sezione Proibita, signor Malfoy” disse arrabbiata “Sono venuti qui con lei, no?” Draco si rivolse a Gregory e a Vincent, tranquillo. “È vero?”
Vincent parlò per primo. “No, no non stavamo provando a fare nulla, Draco. Siamo solo stati un po’ goffi. Gregory mi ha spinto per sbaglio e sono inciampato. Non mi aveva visto!”
“Ci dispiace” aggiunse Gregory rivolgendosi alla donna “Non volevamo farlo!”.
Draco si trattenne dal ridere. Stavano facendo sorprendentemente tutto bene. Si rivolse alla signorina Pince. “Spiegherò ai miei compagni qual è la giusta condotta da tenere in Biblioteca, signorina Pince” disse senza inflessioni “Le prometto che non sarà loro permesso di mettere piede in Biblioteca fino a quando non impareranno a comportarsi decorosamente”. Questo parve calmare la donna, nonostante continuasse a fissare i due malcapitati.
Draco rivolse lo sguardo sui due. “Per quel che vi riguarda, siete confinati nella Sala Comune fino alla fine della settimana”. Entrambi sembravano shockati e gemettero all’unisono: Draco non li aveva avvisati che li avrebbe puniti davvero. Aveva tenuto quel piccolo particolare per se, per ottenere l’effetto sperato. “Ora, seguitemi, a meno che non preferiate scontare la punizione con Gazza. Signorina Pince, col suo permesso?” disse alzando un sopracciglio interrogativamente.
“Certamente. È bello sapere che i Prefetti di Serpeverde fanno il loro lavoro, ad ogni modo” disse la donna.
Draco annuì gentilmente e si diresse verso l’uscita. “Seguitemi. Blaise, vieni?”
“Si” rispose l’altro, seguendoli. Dalla porta aperta, la Granger entrò in Biblioteca, con in mano un libro di proporzioni enormi. Lanciò un’occhiata sospettosa a tutti i presenti.
Draco raggiunse Pansy, che se ne stava ancora vicino alla cattedra della donna, con le braccia incrociate. Fissava seria seria Vincent e Goyle. “Ci vediamo fra poco, tesoro” le disse, baciandola di sfuggita sulle labbra. Per la scuola intera, Pansy Parkinson era la sua ragazza.
I quattro ragazzi uscirono dalla biblioteca, facendo fatica a trattenere le risatine. Quando lasciarono il primo piano, scoppiarono in una risata sguaiata, persino Vincent e Gregory. Draco diede loro una pacca sulla spalla con fare gioioso.
“Sentite ragazzi, ad ogni modo, voi due non dovete lasciare la Sala Comune. Blaise ed io vi porteremo il cibo dalle cucine come premio di consolazione, che ne dite?” Entrambi si illuminarono visibilmente: di solito andavano a fare uno spuntino tutte le notti nelle cucine ed ora avevano una fatica in meno da fare.
Questo, rifletté Draco, era il motivo per il quale valeva la pena essere un Serpeverde. Non soltanto infrangevano le regole come e quando faceva loro comodo, ma non venivano mai nemmeno beccati.

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Diario di Draco Malfoy, 3 Settembre

Orario Scolastico di Potter (*)

Lunedì: Due ore di Incantesimi, Pranzo, Due ore di Pozioni
Martedì: Due ore di Trasfigurazione, Cura delle Creature Magiche, Pranzo, Due ore di Difesa Contro le Arti Oscure
Mercoledì: Due ore di Erbologia, Pranzo, Due ore di Difesa Contro le Arti Oscure
Giovedì: Due ore di Pozioni, Pranzo, Due ore di Trasfigurazione
Venerdì: Due ore di Incantesimi, Pranzo, Cura delle Creature Magiche, Astronomia

(*) Le lezioni che abbiamo in comune sono sottolineate.

Incantesimi, Trasfigurazione, Pozioni e Difesa Contro le Arti Oscure praticamente dominano la lista. Devo cercare qualcuno a cui chiedere per quali professioni sono necessari i MAGO in queste materie. Piccola digressione… Io ancora non capisco come è possibile che Piton abbia ammesso Potter al corso di Pozioni Avanzate.
Sono contento, io e Pansy siamo tornati a parlarci. Blaise invece si comporta in maniera parecchio sospetta. Oggi non mi dava l’attenzione che invece mi riserva di solito. Non so dire se sia una cosa positiva o negativa in effetti, considerando i miei sentimenti nei suoi confronti, o meglio il fatto che non esistano. Ad ogni modo, non mi piace questa cosa. Qual è l’anello che collega Potter con l’Auror scomparso? Credo che la lezione di Cura delle Creature Magiche abbia confermato il fatto che Weasley ha paura dei ragni. Chi o cosa è Aragog? Devo scoprirlo. Hmm… La Benefattrice sembra piuttosto interessata a studiare la pratica di tutti quegli incantesimi vietati senza l’autorizzazione del Ministero. Perché? Piccola nota che non centra nulla e del tutto insignificante: che cos’era quell’espressione di disappunto in Potter? Mi stava studiando prima che Pansy arrivasse? Questi pensieri mi rendono particolarmente scrupoloso… È tempo di andare a letto.



Fine parte 2.



Note dell’autore:
1. I serpenti Coronella sono native dell’Inghilterra. Sono constrictor , il che significa che si stringono attorno al corpo della preda fino a strangolarla. Non sono velenosi o pericolosi per gli uomini.
2. Le Vipere della Morte sono native dell’Inghilterra. Sono velenose e il veleno è pericoloso anche per l’uomo, nonostante non siano animali che attaccano se non provocati.


***


Ringrazio tutti quelli che hanno commentato, e vi ringrazia anche l’autrice ^_^ . Vi prego di lasciare le vostre impressioni e soprattutto, siccome come vedete i capitoli sono chilometrici, spero che abbiate pazienza perché non sempre potrò passare i miei pomeriggi a tradurre! Mi impegnerò al massimo, ma è possibile che ci voglia tempo a volte! Mai, giuro, più di 5-6 giorni!
Laura

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Capitolo 3
*** Macmillan and Nott ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE


Tradotta da Lauradumb



Titolo Originale:
A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg 13
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^. Questo capitoluzzo va a Kyu, nella speranza che torni presto e possa leggerlo… Mentre io in contemporanea leggerò Debiti…^_^
Sommario: Draco pensa alle imminenti selezioni per la squadra di Quidditch, terrorizza i suoi compagni di stanza, f a il prepotente con un Tassorosso e si becca le urla di Nott. Nott? Nott! Il sorrisino soddisfatto, comunque, rimane sempre al suo posto!

***


Capitolo 3: Macmillan and Nott


Draco si svegliò il Mercoledì mattina di pessimo umore.
Aveva fatto un sogno piuttosto sgradevole in cui Potter lo inseguiva su un ippogrifo, puntandogli la bacchetta contro e urlando un incantesimo che Draco, per tutti gli sforzi che facesse, non riusciva proprio a cogliere. Draco provava disperatamente a portarsi ad una certa distanza di sicurezza, ma Potter guadagnava metri su di lui: a quanto pareva, le sue abilità sull’ippogrifo si abbinavano bene con le sue capacità sulla scopa. Draco correva per riuscire a prendere il Boccino d’Oro ma Potter lo batteva riuscendo a recuperarlo per primo, mentre l’ippogrifo si girava a fissare il biondo con uno sguardo trionfante negli occhi. Infine, Potter si trasformava in Weasley che cavalcava la sua Firebolt indossando una spillina con le parole Malfoy è il Nostro Re.
Draco si strofinò gli occhi ancora assonnato. Il sogno gli aveva sgraditamente ricordato che la settimana successiva ci sarebbero state le selezioni per la squadra di Quidditch di Serpeverde. Era stato nominato Capitano, ma non era una bella situazione: quasi tutta la squadra aveva lasciato la scuola l’anno prima. Erano rimasti solo lui, Vincent e Gregory. Quei due non erano così male come Battitori, ma nessuno dei due aveva la men che minima possibilità di essere fatto Capitano. Per un attimo, Draco immaginò chi sarebbe stato il nuovo Capitano Grifondoro, considerando il fatto che Angelina Johnson aveva appena lasciato la scuola. Sarebbe stato semplicemente perfetto se Potter fosse stato nominato Capitano, si ritrovò a pensare. Semplicemente perfetto. Ad ogni modo, l’avrebbe scoperto nel giro di una settimana. Draco sbadigliò e scese dal letto, rabbrividendo appena: i vecchi pavimenti di pietra dei sotterranei era sempre terribilmente freddi.
Recuperando la sua divisa, Draco si avviò al bagno. Dopo essersi lavato, studiò il suo viso allo specchio con cipiglio critico. Non si era fatto la barba dal primo giorno di scuola e ora c’era una leggera peluria sul suo mento che faceva sembrare il suo viso leggermente imperfetto: la luce creava degli strani effetti sui peli biondi. Agguantò la bottiglietta di Pozione Rimuovi Barba e ne versò parecchie gocce di liquido viscoso sui palmi delle mani, prima di frizionarsi la pelle. Pochi secondi dopo, la peluria scomparve e Draco sorrise al suo riflesso, soddisfatto. Lo specchio emise un suono a metà strada tra una risatina e uno sbuffo e Draco si trattenne dal fargli la linguaccia, come faceva quando aveva dodici anni. Ritornò al dormitorio e scostò le tende del letto di Blaise, afferrando la coperta e lasciando il ragazzo a rabbrividire. Blaise abbracciò il suo cuscino lamentandosi e chiedendo pietà.
“Che ore sono?” chiese, aprendo un occhio per guardare Draco, che teneva ancora in mano la coperta con uno sguardo trionfante.
“Ora di svegliarsi” gli rispose, fissandolo impaziente “Non ho intenzione di andare a colazione un’altra volta da solo, Blaise. Ti ho lasciato dormire più a lungo ieri solo perché era il secondo giorno di scuola. Non mettere alla prova la mia generosità”.
“Cretino” borbottò l’altro, liberando il cuscino e scivolando fuori dal letto con un sospiro. Si stropicciò gli occhi con i palmi delle mani, scuotendo piano la testa. “È troppo presto, non ti pare?”
“Non importa” rispose Draco, avvicinandosi alla sedia dove aveva lasciato il suo completo, attentamente piegato e appoggiato con cura: Draco era sempre stato puntiglioso riguardo i suoi vestiti. Si tolse giacchetta del pigiama e l’appese al solito attaccapanni vicino al letto. Blaise respirò rumorosamente, e Draco si voltò a guardarlo, sorpreso.
“Che ci fai ancora lì, Zabini? La colazione inizia fra poco, muoviti o faremo tardi!”
Blaise non rispose, fissandolo. Draco realizzò di indossare solo i pantaloni del pigiama. Alzò gli occhi esasperato e si infilò in fretta la divisa. “Seriamente, Blaise” disse, contorcendosi nel tentativo di sfilare il pigiama e contemporaneamente indossare il completo.
“Cosa? Non stavo facendo niente, guardavo solo” rispose Blaise petulante.
“Senti, questa è l’ultima conversazione che voglio avere con te alle otto di mattina. Ora datti una mossa e vai a lavarti” sbottò Draco impaziente, piegando attentamente i pantaloni del suo pigiama e infilandoli in un cassetto del comodino.
Blaise grugnì e si avviò al bagno, dondolando leggermente. Blaise non era di certo un mattiniero. D’altra parte Draco adorava la mattina, fin da quando era piccolo. Mentre i rumori degli spruzzi d’acqua di Blaise raggiungevano la stanza, draco svegliò anche Gregory e Vincent, con molte meno cerimonie di quelle che aveva fatto per il moro.
Draco Malfoy era sveglio, e per i suoi compagni di stanza era il caso di fare lo stesso, o si sarebbero sorbiti la sua impazienza. Era andata così fin dalla loro prima volta ad Hogwarts, anche se Blaise negli anni precedenti si era fieramente opposto al regime di Draco. Vincent e Gregory lo avevano accettato dopo un po’, ma Draco aveva sempre avuto molto più rispetto per Blaise proprio per quel motivo.
Erano usciti dai loro letti e in quel momento saltellavano da un piede all’altro sul freddo pavimento dei sotterranei. Blaise uscì dal bagno, la giacca del suo pigiama completamente zuppa d’acqua, e i due ragazzi si fiondarono verso la porta. Gregory la spuntò come al solito, lasciando Vincent in piedi ad aspettarlo. Grugnì e si appoggiò al muro, chiudendo gli occhi. Draco guardava la scena divertito: era la stessa scena tutte le mattine! C’era un’altra cosa che adorava nell’essere un Serpeverde: avevano una sorta di routine e di rituali. Ogni dormitorio aveva i suoi piccoli echi di una tradizione magica secolare.
Blaise borbottava senza sosta mentre si vestiva. Draco si ricordò che era rientrato parecchio tardi nel dormitorio la notte precedente. “Scusa tanto, Blaise” disse “dove sei stato ieri notte?”
Blaise smise di armeggiare con la fibbia dei suoi pantaloni e alzò lo sguardo con un sorrisino ambiguo. “Non posso…”
“…parlare si ho capito” lo interruppe Draco, facendo un cenno con la mano. “Dai dimmelo”
“No” fu la risposta mentre Blaise si inginocchiava alla ricerca della sua cartella.
Draco si mise la propria in spalla sbuffando “Perfetto, fai pure a meno” continuò in un tono ferito, sedendosi sul bordo del letto ad aspettare Gregory e Vincent.
Presto, i quattro furono tutti vestiti e pronti ad andare. Afferrarono i loro cappelli appesi all’attaccapanni e raggiunsero la Sala Comune.
“Andate avanti, vi raggiungo più tardi” disse loro Draco mentre raggiungevano l’uscita “devo controllare la bacheca”.
Gli altri tre annuirono e si avviarono lungo il corridoio dei sotterranei, mentre Draco raggiungeva la bacheca. Il primo weekend a Hogsmeade sarebbe stato la prima settimana di Ottobre, come l’anno precedente. Draco prese mentalmente nota di questo particolare e lasciò la Sala Comune, sorridendo a sé stesso. Le cose stavano andando splendidamente per il verso giusto. Raggiunse Blaise, Vincent e Gregory che stavano camminando lentamente chiacchierando un’altra volta di Quidditch.
“Hai intenzione di partecipare alle selezioni, giusto Blaise?” disse Draco arrivando al lato dell’amico.
“Non lo so” rispose Blaise scuotendo il capo “Troppe tentazioni dentro lo spogliatoio” aggiunse con un sorrisino.
Draco gli lanciò uno sguardo esasperato. “Sei insopportabile, Zabini”. Vincent e Gregory ridacchiarono all’unisono. Draco li ignorò. “Anche se vieni alle selezioni, non è detto che tu sia accettato, sai” rispose scettico a Blaise che rise.
“Stai facendo il furbo, Malfoy” gli rispose ancora ridendo mentre svoltavano l’angolo e giungevano nei pressi della Sala Grande. Poco avanti a loro, Potter, la Granger e Weasley stavano attraversando le due grandi porte. Weasley gesticolava senza sosta e Potter stava ridendo. Il naso della Granger era immerso in un libro e per poco la ragazza non si scontrò con la porta d’entrata. Draco se la rise di gusto.
Qundo arrivarono, il tavolo Serpeverde era quasi pieno, ma i loro posti erano ovviamente lasciati vuoti, come sempre. Pansy era già là, con il piatto riempito di uova strapazzate e arringhe affumicate che cercava di portare avanti una discussione con Tracey Davis e Millicent Bulstrode. Vedendo Draco, si illuminò e lo chiamò con un gesto della mano. Draco prese posto al suo fianco e le schioccò un bacio sulla guancia. “’Giorno tesoro”, le disse con voce profonda e lei ridacchiò scioccamente. Millicent scoccò loro un’occhiata e Draco le rispose con un piccolo ghigno. Era una delle peggiori santarelline della scuola!
Si portò un po’ di marmellata d’arance sul piatto e prese una fetta di pane tostato dal vassoio più vicino. Mentre spalmava la marmellata, Draco ripensava ai suoi impegni per la settimana successiva. Se si escludeva la montagna di compiti che avrebbero dovuto consegnare, rimaneva l’incontro con i prefetti il venerdì, la novità dell’anno. Ogni venerdì, i prefetti di ogni Casata si incontravano per una riunione di un’ora prima della lezione di Astronomia dei Grifondoro del sesto anno, che si svolgeva la sera. Le riunioni si sarebbero svolte vicino alla Torre di Astronomia, in modo che i Grifondoro che dovevano seguire la lezioni subito dopo, non dovessero andare via prima. Guarda caso, sia la Granger che Weasley seguivano il corso di Astronomia, così che il vero motivo per cui le riunioni si sarebbero svolte in quella stanza malmessa erano loro due. Draco addentò il toast affamato. Alla fine erano sempre i Serpeverde che tenevano il bastone per l’estremità più corta, pensò irritato, masticando.
Draco sorseggiò il suo caffé prima di aggiungervi un po’ più di latte: non gli piaceva quando gli ustionava la lingua, preferiva quando andava giù liscio. Un momento dopo, le finestre si spalancarono con un whoosh e i gufi entrarono nella Sala Grande. Pandora atterrò davanti al piatto di Draco. Portava un pacchetto zeppo di Cioccorane e di Bacchette Magiche alla Liquirizia, più un messaggio da sua madre. Draco lasciò a Pandora il resto del suo toast, le accarezzò gentilmente il becco per ringraziarla e lei dopo poco volò via. Il ragazzo afferrò un mela verde dal cestino e la addentò, srotolando la pergamena. Riconoscendo l’intero rotolo di pergamena ricoperto dalla calligrafia della madre, si rilassò. Le cose sembravano essere tornate alla normalità, ora che suo padre era libero. Lesse la lettera mentre sgranocchiava la mela.
Sua madre si annoiava, potendo contare solo sulla compagnia degli elfi domestici. Non aveva ancora sentito Lucius, ma era certa che prima o poi l’uomo ci avrebbe provato. La lettera lo avvisava della possibilità che suo padre provasse a mettersi in contatto con lei attraverso Draco, dal momento che i gufi che arrivavano a scuola erano molto meno facili da intercettare rispetto a quelli diretti a Malfoy Manor. Scriveva di un incontro con i Zabini per il weekend e altre cose di poco conto, che a Draco non interessavano molto, ma che era bello poter leggere. A differenza del freddo trattamento che aveva ricevuto dalla madre durante l’estate, lei gli mancava. Ma una parte di lui non poté non sentirsi soddisfatta ora che era lei quella chiusa nella sua stanza senza altra compagnia se non quella di Kreacher.
Draco ripensò all’elfo e rabbrividì. Era andato ad abitare a Malfoy Manor dal momento che Narcissa era l’ultima sopravvissuta della famiglia Black con una casa fissa. Draco ghignò, pensando che zia Bella era stata troppo occupata ad organizzare la fuga da Azkaban per curarsi degli Elfi Domestici. I suoi pensieri tornarono a Kreacher e Draco non se la sentì più di finire la sua mela.
Quell’elfo era francamente spaventoso, ora che ci pensava:sempre a mormorare fra sé e sé senza che nessuno riesca a capirci qualcosa. Kreacher sembrava però aver preso Draco in simpatia, sempre pronto ad apparire con cibo e bevande quando meno se lo aspettava.
L’elfo non parlava molto degli ultimi anni passati a casa Black, ma Draco aveva intuito che Potter c’era stato parecchie volte. Purtroppo Kreacher era ancora sotto l’incantesimo che gli impediva di rivelare ogni dettaglio. Draco l’aveva presa piuttosto male e non aveva parlato all’elfo per settimane, sperando che potesse fargli cambiare idea o trovare un modo per aggirare l’ostacolo. Ma non accadde e Draco non era riuscito ad ottenere nessuna indiscrezione su Potter prima di salire sull’Espresso per Hogwarts due giorni prima. Come d’altronde non aveva mai saputo più di tanto, rifletté Draco, ma poi ghignò ripensando alla conversazione che aveva colto lunedì tra Potter e la Granger. Quella decisamente era più che sufficiente!

***


Il resto della settimana passò senza grossi avvenimenti, se non si contava il giovedì. Un Serpeverde del primo anno era stato beccato fuori dalla Sala Comune fuori orario da Ernie Macmillan. La cosa risultò parecchio utile a Draco, che scoprì ben presto che l’unica ragione per cui Macmillan aveva rimproverato il piccolo idiota era che questo aveva baciato la Benefattrice e l’aveva portata nella Sala Comune Serpeverde. Draco aveva visto la Benefattrice entrare nella Sala Comune tutta scompigliata e con gli occhi lucidi, poi aveva sentito l’agitato cianciare del primino e la voce di Macmillan che lo sgridava.
Draco uscì camminando tranquillo nel corridoio dei sotterranei, spaventando Macmillan e facendo fare al ragazzino un salto dalla paura: era uno dei ragazzini che aveva beccato con i Tiri Vispi Weasley pochi giorni prima. Draco lo fissò e gli fece cenno di rientrare nella Sala Comune.
“Io e te facciamo i conti più tardi” gli disse in una vocetta dolce, accompagnando le sue parole con uno sguardo affilato. Il ragazzo corse via con gli occhi bassi. Macmillan fece per dire qualcosa, ma Draco lo fulminò con lo sguardo.
“Bene bene” strascicò Draco, appoggiandosi casualmente al muro “Non è un filino ipocrita da parte tua sgridare quel povero bastardo quando tu stesso permetti ad uno studente di non seguire le regole?”
La Benefattrice non era un prefetto, e non avrebbe dovuto stare fuori oltre le nove di sera. Draco aveva fatto due più due piuttosto in fretta ed era contento di notare che c’aveva azzeccato in pieno. Macmillan divenne di un rosso scuro ed evitò i suoi occhi. Draco inarcò un sopracciglio. “Non ti preoccupare, Macmillan. Fammi un piccolo favore e non aprirò bocca riguardo questa… avventura notturna” disse nella sua migliore interpretazione del professor Piton, con il tono che il professore riservava alle persone che non poteva particolarmente sopportare.
“Stai cercando di ricattarmi, Malfoy? Perché se è così, puoi anche scordartelo!” soffiò Macmillan. Draco rise di gusto, senza prestare grande attenzione all’altro ragazzo. “Oh, niente di così terribile Macmillan. Tutto quello che ti chiedo è un piccolo favore. Se ci tieni, posso lasciarti punire quel ragazzetto per scordare definitivamente questo fattaccio” disse Draco, guardando l’altro dritto negli occhi. “O se preferisci, puoi andartene via mentre io rientro e metto la dolce Daphne in punizione… spiegando la situazione ad alta voce un po’ a tutti”.
“Sono solo le nove e venti, Malfoy! Abbiamo perso la cognizione del tempo, non è chissà quale..” Macmillan iniziò a infuriarsi ma Draco alzò la mano per fermarlo. “Sai perfettamente che potrei punire Daphne anche se fosse stata in ritardo di un minuto. Ad ogni modo, non voglio né punire lei, né crearti situazioni imbarazzanti, se solo tu mi fai questo favore. È una stupidaggine, davvero. Non riesco a capire perché dei essere così sospettoso” continuò Draco con estrema calma, piegando al testa da un lato e regalando all’altro un sorriso indulgente. “Nel nome dell’unità fra le Case, Macmillan”.
Il prefetto Tassorosso rimase a fissare Draco per qualche momento, prima di abbassare lo sguardo. “Va bene” mormorò “Cos’è che vuoi?”
Draco infilò una mano nella tasca interna della sua divisa e ne estrasse uno stralcio di pergamena con una lista e la passò a Macmillan, che la prese e si mise a scrutarla attentamente, accigliandosi.
Materie: Incantesimi Trasfigurazione Pozioni Difesa Contro le Arti Oscure
Macmillan alzò lo sguardo dalla pergamena. “Cosa ci devo fare con questa?” chiese, il suo viso rubicondo perso in un’espressione confusa.
Draco sorrise. “Una lista di professioni che richiedono un MAGO in tutte queste materie contemporaneamente. Ecco tutto”.
Macmillan rimase a bocca aperta. “Perchè non vai in biblioteca e lo fai da solo?” borbottò.
“Perché non mi va di farlo da solo, Macmillan” gli rispose, col solito sorriso sulle labbra.
“Va bene” disse Macmillan dopo una breve pausa: aveva ovviamente intuito che ci avrebbe rimesso in ogni caso. Draco dal canto suo pensò che quel tipo non fosse così scialbo come sembrava.
“Non c’è fretta, ma se riuscissi ad averlo per l’incontro tra Prefetti di domani sera, sarebbe semplicemente perfetto” disse Draco, e si mosse per rientrare nella Sala Comune di Serpeverde. Vi furono alcuni momenti si silenzio, prima di sentire rumore dei passi che si allontanavano, e una voce borbottare un “ Questi Serpeverde!”…
Draco contrastò la voglia di richiamarlo e sgridarlo chiamando in causa l’unità fra le Case. “Serpens Sanguineus” bisbigliò e la porta si aprì senza il minimo rumore. Draco rientrò nella Sala Comune, che era semi deserta, fatta eccezione per Blaise, curvo sopra un rotolo di pergamena, con un libro in equilibrio sulle ginocchia e che cercava di scrivere. Anche la Benefattrice era ancora lì e se ne stava seduta su uno dei divani, apparentemente spaventata. Al suo fianco era seduto Theodore Nott, parecchio imbronciato. Aveva dei profondi solchi neri sotto agli occhi e il suo viso ricordò terribilmente a Draco quello della Granger prima che le sistemassero i denti. Draco rivolse loro uno sguardo indifferente e si avvicinò a Blaise.
“Cosa stavi facendo Malfoy?” chiese Nott e Draco si voltò per affrontarlo.
“Non credo siano affari tuoi, Nott, quello che un prefetto Serpeverde fa oltre l’orario” rispose senza guardare la Benefattrice.
“Non mi spaventi con quella tua preziosa spilletta, Malfoy” rispose irato l’altro andandogli incontro e puntandogli un dito al petto.
Draco indietreggiò appena, sorpreso, ma recuperò in fretta. “Cosa vuoi, Nott?” chiese altezzoso. “Datti una mossa, non ho tempo da perdere in stupidi giochetti”.
“Voglio sapere a che gioco stai giocando, Malfoy” sibilò Nott, fissando il biondo. Draco ghignò.
“Ti consiglio di fare una visitina a Madama Chips, Nott” rispose con tono calmo “L’anno scolastico è appena iniziato e il tuo cervello si è già fuso”
Draco sentì un rumore di passi e Blaise che arrivava alle sue spalle. “Che succede, Draco?” chiese il moro, quasi appoggiando il suo mento sulla spalla di Draco.
“Stanne fuori Zabini” disse Nott, alzando la voce. Draco storse il naso: l’alito di Nott puzzava di cavolo troppo cotto. Blaise fece per mettersi in mezzo, ma Draco alzò il braccio da un lato per trattenerlo.
“Senti, Nott, non ho la più pallida di chi abbia pisciato nel tuo succo di zucca stasera” sbottò annoiato “Ad ogni modo, ti assicuro che non tollererò questo tipo di comportamento!”
“Farai maledettamente meglio a tollerarlo invece, Malfoy!” sputò rancoroso, con gli occhi fuori dalle orbite.
Draco si irrigidì. Quando era troppo, era troppo. Lo fissò gelido. “Impara le buone maniere prima di rivolgermi nuovamente la parola, Nott” sibilò “e ricorda qual è il tuo posto”. Con questo, Draco girò sui tacchi portandosi Blaise con sé.
“Mi ascolterai, Malfoy!” gridò Nott, con una punta di disperazione. Draco lo ignorò e non smise di camminare finchè non raggiunsero i dormitori. Che diavolo aveva Nott? Draco spalancò la porta ed entrò nella stanza. Vincent e Gregory erano seduti sui loro letti, già col pigiama addosso, intenti a sgranocchiare gli snack che Blaise e Draco avevano portato loro poco prima. Draco doveva apparire davvero fuori dai gangheri, perché entrambi lo fissarono curiosi.
“Che cos’era quella scenata?” chiese Blaise, chiedendosi la porta alle spalle.
“Non ne ho idea” rispose Draco.
“Cofaèfucceffo?” chiese Vincent con la bocca piena.
“Nott, è appena andato fuori di testa con Draco nella Sala Comune” gli rispose Blaise.
Vincent strabuzzò gli occhi. “Nott??”
Draco si rabbuiò. Nott non gli aveva mai dato problemi prima: effettivamente, l’unico che in sei anni aveva provato a contestare l’autorità di Draco era stato Blaise e il ragazzo era stato visto come una minaccia per lungo tempo, prima di diventare un amico. Certo, il fatto che Blaise si fosse innamorato di lui aveva aiutato non poco, ma prima di tutto erano amici. Non era un’unione tra eguali, non esattamente, ma Draco aveva imparato a capire che Blaise non era una minaccia.
Nott, d’altro canto, era come un interrogativo oscuro. Draco non aveva visto molto Theodore da quando erano ricominciate le lezioni, anzi, quella era la prima volta che si vedevano al di là delle ore di lezione. Durante i pasti, Nott si sedeva vicino a Daphne e alcuni altri che non facevano parte del gruppo di amici di Draco, vicino a quelli del quinto anno, mentre la compagnia di Draco sedeva con quelli del settimo. Draco si avvicinò al suo letto e cominciò a spogliarsi con la mente completamente assente. Si infilò i pantaloni e la giacchetta del pigiama, ignorando Blaise che se ne stava in piedi appoggiato ad uno dei pali del suo baldacchino, sbirciandolo malizioso. Draco gli passò accanto per entrare in bagno. Mentre si rinfrescava prima di andare a dormire, non riuscì a non pensare a quello che era appena successo.
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Diario di Draco Malfoy, 5 Settembre

Devo assolutamente prendere in disparte Liam Baddock alla riunione dei Prefetti domani: deve sapere di Nott. Che strana coincidenza con Macmillan, devo ammetterlo. Devo anche parlare con la Benefattrice riguardo alle sue domande in classe… Tutto va come previsto dal piano.



Fine parte 3.


Note dell’autore:
1. Serpens Sanguineus. Dal Latino, serpente sanguinario.
2. Liam Baddock è un personaggio secondario. Lo si vedrà brevemente nel prossimo capitolo.


Ecco qui il capitolo a tempo di record^_^ Domani e probabilmente nemmeno mercoledì riuscirò a tradurre così mi sono impegnata e vi ho postato questo... Spero vi sia piaciuto!
Ringraziamenti specialissimi a tutti coloro che hanno commentato fino ad ora. debby-potter - Michelle Malfoy - Poppy - ilary malfoy - eternally - Ran_pyon - ~Lily~ - Biancaneve - Eowie - Morgan Drake Grazie di cuore.
Laura

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Capitolo 4
*** House Unity, House Pride ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE


Tradotta da Lauradumb



Titolo Originale:
A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^. Questo capitolo, con taaaanta gioia me lo Autodedico perché ho firmato il mio primo contratto di lavoro XD
Sommario: Draco partecipa all’incontro tra i Prefetti delle varie case, dove tutti inneggiano all’Unità fra le Casate. Pensa alla sua posizione in questa guerra e chiede a Pansy cosa ha intenzione di fare Serpeverde riguardo alla storia dell’Unità. Domenica, Daphne Greengrass si lascia sfuggire qualche dettaglio e Draco analizza una certa lista… con un sorrisino sempre più compiaciuto.

***


Capitolo 4: House Unity, House Pride


Il venerdì pomeriggio, Draco e Pansy lasciarono la Sala Comune assieme, dirigendosi alla Torre di Astronomia. Mentre camminavano, il biondo raccontò a Pansy quello che era successo la sera precedente con Nott e la ragazza promise di informarsi e scoprire qual era effettivamente il problema dell’altro Serpeverde. Furono gli ultimi due ad arrivare all’incontro. Draco era soddisfatto: aveva programmato tutto. C’erano quattro tavoli nella stanza, sistemati in un rettangolo perfetto, ognuno per ogni Casata. Lui e Pansy presero posto al tavolo Serpeverde, mentre la Granger lanciava loro un’occhiataccia. Draco ghignò e la punta delle orecchie di Weasley divenne rossa.
Draco si guardò intorno, tamburellando con le dita sul tavolo al ritmo di “Weasley È il Nostro Re”. Tutti i Prefetti sembravano parecchio più stanchi dal loro primo incontro sul treno. I Capiscuola avevano, in quell’occasione, presentato il tema dell’anno – l’Unità fra le Case – e avevano ribadito l’importanza della comune partecipazione, soprattutto dei Prefetti, proprio per dare l’esempio agli studenti più giovani. Draco si era annoiato terribilmente e aveva passato gran parte della prima riunione a guardare Hanna Habbot, che sembrava arrossire furiosamente tutte le volte che il ragazzo le rivolgeva lo sguardo. La cosa era parecchio divertente e il biondo continuò a fissarla per tutta la durata dell’incontro.
Pansy non ne era stata molto contenta: era il motivo per cui infatti avevano litigato il primo giorno. Draco non riuscì a non sorridere ripensando alla litigata. Pansy l’aveva preso in disparte nel loro scompartimento, con la faccia rossa e gli occhi fuori dalle orbite. Voleva sapere cosa diavolo aveva intenzione di fare, facendo gli occhi dolci alla Habbot davanti a tutti. Draco non ci vedeva nulla di così terrificante, e Pansy diventava sempre più furiosa. Gli urlò che non gli avrebbe lasciato farla passare per una povera cornuta, una parola dopo l’altra e Draco aveva finito per chiamarla “puttana da due soldi” prima di beccarsi un bello schiaffo sulla guancia. Draco cercò con gli occhi la Habbot, che in quel momento se ne stava al tavolo Tassorosso, esattamente davanti a loro, a chiacchierare con Macmillan. Ad ogni modo, Draco notò che di quando in quando Hanna lanciava qualche occhiatina furtiva al tavolo Serpeverde, ma quando notò che il ragazzo la stava fissando, arrossì di colpo e smise di guardarlo. Draco sorrise. Si. Avrebbe potuto sfruttare anche questo. Si spostò appena sulla sedia, come per allontanarsi da Pansy e continuando a fissare la Habbot nel modo più attraente possibile. Sentì qualcuno tirargli la manica dal lato in cui stava Pansy e si girò a guardarla, aspettandosi un’espressione severa. Ma Pansy indicò con il capo Liam Baddock e mormorò un “Fai attenzione”.
Draco spostò il suo sguardo su Liam, che aveva dipinto sulle labbra un sorrisino furbo e si stava in quel momento alzando dalla sedia elegantemente, rischiarandosi la voce. Era Caposcuola e la nomina era stata decisamente una sorpresa: nessuno si sarebbe aspettato che Silente avrebbe nominato un Serpeverde. Draco considerò la cosa come una buona mossa da parte del preside: un Serpeverde come Caposcuola andava ad aumentare il cosiddetto impegno nella collaborazione tra Case. Quando la Granger aveva parlato loro all’inizio dell’anno, era stato il primo pensiero entrato nella mente di Draco. Vecchio strampalato o meno, l’astuzia di Silente andava ammirata.
Lo sguardo di Draco si posò su una delle pareti della stanza, dove una mosca se ne stava appollaiata senza muoversi. La mente di Draco volò nuovamente a Rita Skeeter e si chiese se quell’insetto potesse essere davvero un Animagus. Le cose erano state molto diverse in quello stesso periodo di due anni fa: Draco ignorava ancora la sua omosessualità, il Torneo Tremagli era alle porte, e non c’era la guerra.
Lo stesso Draco, dopotutto, era leggermente preoccupato. Fino ad allora, aveva visto tutto come un gioco, come era sempre stato per lui. Quando era più piccolo, la guerra era solo un gioco perché suo padre gliel’aveva presentata così. Lucius Malfoy raccontava al figlio che ogniqualvolta incontravano qualcuno al Ministero, faceva parte del gioco. Il piccolo Draco vedeva suo padre come un genitore affettuoso, un freddo e crudele assassino, pronto a spezzare altre vite senza il minimo rimorso, e un parassita sempre pronto ad inginocchiarsi, la cui unica gioia sembrava essere la possibilità di servire. Lucius Malfoy era davvero un uomo dalle mille facce: un attore prodigioso, se mai ce ne fosse stato uno. Lucius amava il potere e sfruttava al meglio il suo talento per ottenerlo.
Draco si sistemò meglio sulla sedia, osservando Darla Nesbett, il prefetto Tassorosso del settimo anno. Stava ascoltando Liam con la bocca semi aperta che la faceva passare per pazza. I suoi occhi ricaddero su Draco e si accigliò sospettosa, chiudendo le labbra. Draco avrebbe potuto scommettere che in quel momento, nella testa della ragazza, non passavano altri pensieri se non “Non è affatto migliore di suo padre il Mangiamorte”. Draco alzò mentalmente le spalle: lui non era meglio di suo padre.
Draco non era affatto d’accordo con gli articoli dei giornali che dipingevano suo padre con uomo diabolico. Sapeva che suo padre non era diabolico, ma semplicemente un uomo che cercava il meglio per se stesso. C’erano troppe persone nel Mondo Magico che mettevano alla stesso livello il fatto di pensare solo a sé stessi (e a nessun altro) e la malvagità. Draco non pensava che la cosa fosse malvagia. Credeva fosse sensata. La guerra era un gioco che suo padre stava giocando; forse un giorno Draco si sarebbe unito a lui. Ad ogni modo, Draco non aveva ancora scelto da che parte stare: a differenza di suo padre, che amava i rischi e le sfide, Draco avrebbe semplicemente preferito unirsi al vincitore.
I principi del ragazzo, comunque, erano fermamente quelli del Signore Oscuro: infondo, suo padre era sempre Lucius Malfoy. C’erano due questioni in gioco nella guerra, e Draco le identificava fortemente entrambe in suo padre.
Una delle due ragioni era la Magia Oscura; Draco era convinto che nessuna magia fosse veramente oscura senza che l’intenzione fosse tale. Dubitava fortemente che Potter avrebbe potuto sopravvivere fino a quel momento senza ricorrere ai cosiddetti Incantesimi Oscuri. I pettegolezzi riguardo la notte al Ministero dello scorso giugno riportavano che Potter aveva affrontato da solo almeno Mangiamorte. Draco si rifiutava semplicemente di credere che Potter ce l’avesse fatta utilizzando solo Incantesimi Difensivi e banali attacchi come gli Schiantesimi. Era semplicemente impossibile.
Draco gettò un’occhiata alla Granger, che ascoltava attentamente Liam, prendendo occasionalmente appunti sulla pergamena che aveva davanti. Da quello che aveva sentito Draco, era stata gravemente ferita nell’attacco di giugno al Ministero. Era piuttosto dispiaciuto che la ragazza non avesse avuto il buongusto di morire e liberare Hogwarts dalla sua disgustosa presenza.
L’altro punto della contesa era la questione dei Mezzosangue. Draco era convinto che fosse uno dei problemi fondamentali: suo padre gli aveva attentamente spiegato come il Mondo Magico fosse insozzato dal sangue Babbano, come la Magia stesse pian piano andando disperdendosi e come alcune famiglie potenti fossero divenute mere ombre di ciò che erano un tempo perché c’era troppo sangue sporco nelle loro vene. Draco temeva che se il mescolarsi del sangue fosse continuato, non ci sarebbero stati più maghi nel giro di poche generazioni, ed era un pensiero parecchio preoccupante. Ovviamente, anche la sua omosessualità avrebbe impedito che la linea Purosangue dei Malfoy-Black continuasse, ma decise di non pensarci.
Accanto a lui, Liam aveva finito di parlare e si era seduto: tutti iniziarono ad applaudire. Draco fece lo stesso senza pensare con lo sguardo vuoto. Liam gli aveva chiesto di essere civile almeno durante il primo incontro, e Draco aveva promesso di esserlo. Una promessa era una promessa, dopotutto. La Granger si alzò dal suo posto e si schiarì la voce. Draco alzò gli occhi al cielo. La ragazza aveva un’espressione compiaciuta e soddisfatta, come se avesse avuto qualcosa di cui andare orgogliosa, la Mezzosangue! Draco indossò un’espressione di disappunto.
La Granger aveva fatto di tutto perché Silente le lasciasse fare il discorso d’apertura sull’Unità tra le Case, mentre per diritto sarebbe dovuto essere un dovere dei Capiscuola. Tutti fecero silenzio, e lei iniziò a parlare.
“A Grifondoro, è stato creato il gruppo per le Esercitazioni Segrete. Alcuni di voi...” si rivolse al tavolo Tassorosso e a quello di Corvonero “già sanno di cosa parlo, altri…” e diede un’occhiata gelida a Draco e Pansy “…conoscono alcuni dei membri”.
Il suo sguardo si posò su Draco e il ragazzo giurò di potervi scorgere un piccolo ghigno. Quella sporca Mezzosangue gli stava ricordando come lui, Vincent e Gregory si erano fatti attaccare da quella stupidissima combriccola. Draco soffiò irato e Liam gli diede una gomitata sulle costole. Il ragazzo chiuse gli occhi per la frustrazione. Non avrebbe potuto aspettare il settimo anno, quando non avrebbe più avuto qualcuno a trattenerlo. La Granger continuò a parlare.
“Come ben sapete, il gruppo per le Esercitazioni Segrete è un gruppo di studenti che assieme studiano la pratica di Difesa Contro le Arti Oscure” disse “Quest’anno, abbiamo un ottimo insegnante per DCAO, ma i prefetti di Grifondoro pensano che sia una buona idea continuare le lezioni di ES nonostante tutto, se non altro per permettere agli studenti di conoscersi meglio”. Riprese fiato e continuò. “È davvero molto divertente. Harry è un mago molto dotato e l’anno passato ci ha insegnato molte cose, e ci ha salvato la vita lo scorso giugno” disse, lanciando uno sguardo a Weasley che annuì più volte. Draco cercò di nascondere uno sbuffo. Se Potter gli aveva insegnato maledettamente bene così tante cose, perché alla fine aveva dovuto salvare loro la vita? Non avrebbero dovuto essere in grado di salvarsi la pelle da soli?
“In conclusione, questo è il primo contributo di Grifondoro all’Unità tra le Casate quest’anno. Noi ci occuperemo di organizzare gli incontri e creare una lista di membri. Grazie” ringraziò la ragazza e si sedette, mentre tutti applaudivano. Draco non lo fece e si guadagnò un’altra gomitata. Il biondo unì le mani due volte, prima di riportarle lungo i fianchi, sussultando. La seconda gomitata gli aveva quasi fatto male.
Brock Logan, il prefetto Tassorosso del settimo anno, annuì a Macmillan. Quest’ultimo si alzò in piedi e snocciolò un discorso sull’iniziativa dei Tassorosso di organizzare delle piccole riunioni per tutte e quattro le Case in vari punti della scuola. Tassorosso avrebbe provveduto agli snack, alle bibite e alla musica, mentre l’unico problema sarebbe stato che le persone sarebbero state invitate dieci minuti prima della festa e non avrebbero saputo chi altro avrebbe partecipato. Con tono filosofico, informò che avrebbero utilizzato un calice come quello utilizzato per il Torneo Tremaghi, che avrebbe condotto a venti nomi a caso, non uno per volta, cinque per ogni Casa e dello stesso anno. Macmillan ringraziò la Granger per l’aiuto riguardo al calice e si sedette, riservando una piccola occhiata a Draco e annuendo impercettibilmente. Bene, aveva la lista. L’idea della festa era terribile.
Trista Morgan, il Caposcuola di Corvonero, si alzò in piedi. Era più magra di una scopa e le sue labbra emaciate e i suo occhiali tondi la rendevano più simile ad una professoressa che ad una studentessa. Aveva una voce profonda e gutturale che stonata terribilmente col suo aspetto, e Draco rimase quasi ipnotizzato da come la voce sembrasse non appartenere alla ragazza. Le sembrava quasi una ventriloqua. Cambiò posizione sulla scomoda sedia e provò a prestare attenzione.
Corvonero stava organizzando dei gruppi di studio composti da due ragazzi dello stesso anno per ogni Casa. Avevano chiesto a tutti i professori alcuni voti speciali da assegnare a chi prendeva parte ai gruppi di studio, per poter così aumentare il loro profitto in vista degli esami. Gli studenti che avrebbero affrontato i GUFO e i MAGO quell’anno, avrebbero quindi potuto guadagnare punti extra se avessero partecipato a tutte le riunioni. Draco pensò che era un’idea decisamente migliore di quella dei Tassorosso: un modo per alzare i propri giudizi, anche se questo prevedeva la collaborazione con le altre Case.
A questo punto, Draco si pentì di non aver ascoltato quello che Liam e gli altri avevano preparato da parte dei Serpeverde: Draco aveva declinato l’offerta di partecipare all’iniziale incontro di scervellamento. Oh bè, Pansy gliel’avrebbe detto più tardi. L’incontrò giunse alla conclusione quando tutti si dichiararono d’accordo sui punti di una specie di calendario degli eventi, mentre Draco non prestava attenzione. Stava cercando di incrociare lo sguardo di Macmillan, nel caso in cui si fosse scordato della lista, ma l’altro lo stava già raggiungendo. Gli consegnò una piccola pergamena accuratamente ripiegata. “Qui c’è la lista degli ingredienti di cui ti avevo parlato, Malfoy. Grazie ancora per il tuo aiuto” disse e Draco annuì, piuttosto impressionato contro il suo volere “Ti porterò la descrizione in una settimana, Macmillan” gli rispose, mettendosi il foglio in tasca.
Tutte le persone nella stanza, escluso Macmillan che era già uscito dalla porta, strabuzzò gli occhi e fissò Draco. Il biondo sorrise beato e scrollò tranquillo le spalle. “Bè, Unità tra le Case” borbottò, fissando la Granger, che aveva decisamente mascherato male il suo shock.
Liam gli battè sulla spalla cordialmente “Eh bravo, Draco!” Dracò si irritò. Detestava quando Liam era così accondiscendente, ma preferì lasciar perdere. Trista Morgan si avvicinò tossendo gentilmente, e Liam le si rivolse con una piccola occhiata di scuse a Draco, che annuì e si appoggiò alla scrivania.
Draco aveva chiuso i rapporti con Liam quando erano ancora piccoli: il biondo sapeva perfettamente come farsi gli amici giusti, suo padre gli aveva insegnato a distinguerli. Le altre case erano inferiori: invece di concentrarsi sulla realizzazione personale, si erano dedicati ai rapporti interpersonali legati alle emozioni, che potevano spezzarsi per qualcosa di triviale come un compleanno dimenticato o una stupida gelosia. Gli studenti di Serpeverde lasciavano Hogwarts con una ben stabilita cerchia di amici che li avrebbero aiutati a farsi una carriera. L’amicizia in Serpeverde era basta sul rispetto reciproco e sulla consapevolezza che ognuno faceva il meglio per sé stesso, non per un confuso ideale di bontà. L’orgoglio Serpeverde, era l’orgoglio personale, ecco tutto.
“Senti, dobbiamo parlare” disse Liam.
Draco alzò lo sguardo, trasalendo. “Si, dobbiamo” rispose, riportando la sua attenzione lì e in quel momento.
Gli occhi scuri di Liam si strinsero. “Oh…”
“Abbiamo un piccolo problema al sesto anno” Draco aggiunse sbloccando la situazione.
“E il suo nome è?
“Theodore Nott”
“Davvero?” Piccola pausa.
“ha cominciato ad alzare la voce con me ieri sera senza alcun motivo apparente. Quando gli ho chiesto di moderare i termini, ha messo in discussione la mia autorità” Draco fece una pausa. “Farai qualcosa per questa storia?”
“Certo, Draco” rispose l’altro illuminandosi “Veramente, questo ci porta esattamente a quello di cui ti volevo parlare”.
Draco annuì e fissò l’altro in attesa.
“Il mio fratello piccolo Malcom vuole partecipare alle selezioni come Cacciatore” disse il Caposcuola, fissando Draco intensamente.
“Capisco” rispose il biondo. Scrollò le spalle mentalmente: finchè qualcuno non aveva intenzione di fare il Cercatore, a lui andava bene. Draco voleva scegliere da solo il nuovo Portiere.
Le cose a Serpeverde andavano così. C’era un assetto ben delineato e preciso e nessuno fingeva che non esistesse. Una cosa del genere era necessaria in una struttura ben governata, questa era la via scelta da Serpeverde. C’era gente in cima, e gente che stava in basso. E le persone arrivavano in cima sfruttando tutto quello che era necessario per farcela.
I Prefetti erano intoccabili: erano scelti da un’autorità che era più alta degli studenti. Nessun Serpeverde infastidiva un Prefetto della Casa, e nessun Prefetto del quinto anno infastidiva uno del sesto, così come nessuno del sesto poteva contestare le decisioni di un Prefetto del settimo o del Caposcuola. Era così che i Serpeverde prendevano parte al gioco della vita ad Hogwarts. Infrangere le regole interne non era consentito perché rovinava il gioco a tutti. In quel momento, Liam era il capo di Serpeverde, subito dopo Piton c’era lui. Nessuno interferiva con le decisioni di Liam come nessuno lo faceva con Piton.
Draco sorrise a sé stesso e salutò Liam. Stava per andare a cercare Pansy quando sentì un paio di mani fredde sugli occhi e le raggiunse con le sue. “Nessun altro ha le mani così piccole, Pansy!” disse, togliendosi delicatamente la mani dal viso. Non gli piaceva quando le persone gli toccavano il viso, e Pansy lo sapeva perfettamente. Doveva essere turbata per qualcosa, pensò Draco voltandosi verso di lei. La ragazza lo fissava.
“Da quando sei amico di Macmillan, Draco?” chiese.
Draco rise. “Oh, ecco cos’hai! Sarai contenta di sapere che non è proprio amicizia” le disse allusivamente “Solo un piccolo favore” concluse, facendosi un piccolo appunto mentale sul mandare il primino che avevano beccato da Macmillan. Una promessa era una promessa. Pansy continuava ad essere perplessa.
“ti comporti in maniera così strana ultimamente, Draco” si lamentò “Non mi dici più niente”.
“Ho le mie ragioni” le rispose.
Pansy sapeva come essere incalzante. Scesero le scale, passando accanto all’aula di Astronomia, dove i Grifondoro del sesto anno stavano aspettando la professoressa Sinistra per entrare. Potter, la Granger e Weasley stavano in un angolo ridacchiando di gusto.
La Granger si lasciò sfuggire un “Non crederai mai cosa ha appena fatto Malfoy all’incontro tra Prefetti!” Aveva una puntualità impressionante, Draco doveva darle credito.
“Non starai per morire dalla sorpresa, vero, Granger?” la richiamò Draco. Non poteva semplicemente permetterle di continuare con i suoi beffardi commenti sulla riunione, non c’era proprio modo di lasciarglielo fare.
I tre smisero di ridere e fissarono Draco. Weasley prese immediatamente una colorazione rossastra. Fece un passo in direzione del serpeverde e gli puntò contro un dito accusatorio. “Non so cos’hai fatto a Ernie, Malfoy, ma te ne pentirai. Sarà meglio che tu non sia nel mio stesso gruppo di ES”.
“ES?” lo prese in giro Draco “Estremamente Stupidi? Sono assolutamente terrorizzato! Ho sempre saputo che eri un ipocrita piagnucolone, Weasley, sempre a cianciare dell’Unità tra le Case quando ci sono i Prefetti in giro ma pronto ad abbandonare la tua maschera di buona presenza quando siete solo tu, la Mezzosangue e lo Sfregiato”. Bè, era vero. Weasley era sempre in cerca di una possibilità per attaccare Draco, qualsiasi cosa dicesse ora per giustificarsi.
Annuiva ad ogni singola parola che usciva dalla bocca della Granger, ma poi si voltava ed era pronto a buttare fango addosso a Draco. Era disgustoso.
Weasley fece un passo avanti. “Lascialo. Perdere. Ron.” Sputò fuori la Granger, trattenendolo.
Potter stava fissando Draco nello stesso identico modo con cui l’aveva guardato dall’inizio della scuola: con attenta indifferenza. Stava rendendo Draco completamente pazzo. Era sicuro al cento per cento che Potter lo stesso cercando con gli occhi a Cura delle Creature Magiche. Aveva guardato Potter in Sala Grande mercoledì, ma l’altro non aveva spostato il suo sguardo dalla sua parte nemmeno una volta. Si era intenzionalmente scontrato con Potter fuori dall’aula di Pozioni il giovedì, ma l’altro aveva semplicemente scosso le spalle e aveva ripreso a camminare. Non che pensasse che Potter fosse cambiato. Era sempre lo stesso, in ogni modo, come era prima, esattamente come quando Draco non aveva neppure notato il fatto di aver notato il modo di fare del Grifondoro. Era come se il ragazzo avesse smesso di considerare Draco completamente, e questa cosa al biondo proprio non andava giù. Potter doveva considerare Draco. Ad ogni modo, Potter stava già per andarsene: la professoressa Sinistra era arrivata e stava aprendo la porta della classe.
Draco fissò la schiena di Potter, valutando qualcosa da dire, ma le uniche cose che gli venivano in mente, non erano esattamente frasi che si potessero pronunciare davanti ad un’insegnante. Mise un braccio al collo di Pansy e le schioccò un bacio sulla fronte, senza pensarci. La ragazza alzò lo sguardo sul biondo.
“Credi che sia possibile?” chiese seriamente.
“Cosa?”
“L’Unità tra le Case…” rispose.
“Tu ci credi?”
Pansy si morse il labbro inferiore. “Per essere completamente onesta, credo che potrebbe funzionare. Anche se non mi ci sto affatto impegnando” aggiunse frettolosamente quando Draco assottigliò lo sguardo.
“Nemmeno a me. Non ci avranno, Parks” disse Draco, usando il suo soprannome da bambina come faceva spesso quando erano soli. Effettivamente, adesso erano soli, pensò Draco.
Erano sempre stati molto uniti. Lei aveva tollerato i malumori del suo carattere quando era più piccolo, gli aveva dato quello che avrebbe dovuto ricevere dalla madre. Pensy aveva accettato di fingere di essere la sua ragazza durante il quarto anno, quando aveva realizzato che non era effettivamente interessato ad una fidanzata, non in quel senso almeno. Non era mai stato un sacrificio per lei, comunque: le piaceva l’intrigo e poi, si era guadagnata la gelosia di tutte le altri ragazze di Serpeverde. A Pansy piaceva essere al centro dell’attenzione, ed essere la sua ragazza sicuramente attirava molti sguardi, ecco perché lo faceva. Draco l’adorava per non aver mai finto che fosse chissà cos’altro. Certo, avevano i loro screzi, perché sapevano perfettamente come soggiogare l’altro al momento buono, ma Pansy era la cosa più vicina ad una sorella che Draco avesse mai avuto. Sospirò.
“Sai Draco, alle volte mi spaventi. Ti guardo negli occhi ed è come se ci vedessi un vecchio” gli disse pensierosa. “Bè, non è una sorpresa, considerando che ho ben cinque mesi più di te” rispose l’altro con un’espressione funerea, prima che scoppiassero a ridere entrambi. “Andiamo!”
“Ehy, Pansy” disse Draco, ricordando l’inizio dell’incontro “Non ho ascoltato una parola di Liam durante la riunione. Cosa propone Serpeverde?”
“Draco! Sono scioccata. Hai ascoltato tutto tranne il nostro Caposcuola? Vergognati!” rispose la ragazza, ma stava ridacchiando.
“Si, si, faccio penitenza più tardi” le rispose mentre scendevano l’ultima rampa di scale e raggiungevano i sotterranei. “Comunque, cosa facciamo?”
“Oh, credo sia un’idea brillante. È una mia idea, sai” disse Pansy mentre arrivavano all’entrata della Sala Comune.
Serpens Sanguineus” Mormorò Draco e la porta si spalancò. “Vai avanti” al incoraggiò, mentre entravano nella stanza e si sedevano su uno dei divani.
“Bè, vedi, sono partita dal fatto che nessuno capisce noi Serpeverde” disse entusiasta. “Tutti sarebbero stati abbastanza diffidenti se avessimo presentato qualcosa come quella dei Tassorosso, anche se l’idea era stata avanzata durante la riunione”.
Draco sghignazzò. “Delle feste nella Sala Comune si Serpeverde? Penso proprio di no. Piton avrebbe avuto qualcosa da ridire. Sono sorpreso che ci lasci partecipare a tutta questa storia dell’Unità fra Case, tanto per cominciare”.
Pansy ridacchiò. “Aveva il potere di vietare tutte le idee, ma è stato d’accordo con la mia. Mi lasci finire?”
“Va bene, va bene!” le rispose Draco, appoggiandosi al tavolino e prendendo in mano una scatola di Gelatine Tuttigusti + 1.
“Ogni Serpeverde scriverà un piccolo saggio per descriversi, non più lungo di mezzo metro di pergamena. I saggi degli studenti di Serpeverde di ogni anno saranno distribuiti ai ragazzi della altre Case del loro stesso anno. E tutto quello che dovranno fare è lavorare assieme per cercare di capire chi ha scritto quel saggio” terminò Pansy, compiaciuta.
“Ma è ridicolo! Non credi che appena leggeranno che ho la pelle chiara, i capelli biondi e gli occhi grigi intuiranno immediatamente di chi è il saggio? Vedi altri biondi pallidi nel sesto anno?” Draco le riservò uno sguardo incredulo, mettendosi una gelatina in bocca e sputandola immediatamente. Lui odiava la vaniglia.
Pansy sbuffò. “Devi descriverti dentro, Draco! Chi sei tu come persona, non come sei fuori. Te l’ho detto, è partito tutto dal fatto che nessuno capisce noi Serpeverde. È l’occasione per dimostrare agli altri che hanno avuto sempre un’idea sbagliata di noi”.
“Così praticamente, dobbiamo parlare di noi stessi e loro devono fare tutto il lavoro? Bè, sono d’accordo, è perfetto” le rispose, sorridendole. “Non è che riusciranno a capire l’autore dalla calligrafia, vero?” pensò che non avrebbe voluto che i Grifondoro in particolare sbirciassero sui quaderni dei Serpeverde durante le lezioni.
“Il professor Vitious ha promesso di incantare le pergamene in modo che alla fine sembrino tutte scritte dalla stessa persona” ripose Pansy, e sorrise. “Questa è l’idea: piccolo sforzo, miglior risultato. Liam ha fatto un discorso poetico sullo stereotipo dei Serpeverde, è un peccato che tu non abbia ascoltato. Giuro, perfino la Granger sembrava mortificata”.
“Penso di aver già sentito tutto quello che c’era da sentire riguardo a quello che Liam ha da dire riguardo agli stereotipi sui Serpeverde, Pansy” sbuffò.
Liam era bravo a parlare, ma Draco dubitava che qualcuno sapesse davvero quello che gli passava per la testa. Da fuori, sembrava lo studente modello: aveva buoni voti, svolgeva le sue mansioni da Prefetto alla perfezione, accondiscendente ma non ostile con le altre Case. Diceva di odiare il fatto che tutti consideravano i Serpeverde come orrendi, diabolici schifosi, che non si sarebbero fermati davanti a nulla per ottenere il potere, ma non era sicuro se Liam stesse dicendo tutto ciò perché era quello che ci sia aspettava dicesse.
Draco scosse la testa. “Bè, dove dobbiamo metterli i nostri saggi?”
“Ci sarà un raccoglitore nella Sala Comune, e le persone potranno semplicemente infilare lì i manoscritti. Li prenderemo tutti prima del primo weekend a Hogsmeade, in modo che chi non li avesse ancora scritti possa farlo prima di quella domenica”.
“E se qualcuno si inventa le cose?” chiese Draco, sentendosi tentato di farlo solo per creare un po’ di scompiglio.
“Oh, non è il caso. Dovrai leggere quello che hai scritto pubblicamente” gli sorrise divertita “e Liam ha promesso di smascherare i bugiardi davanti a tutti”.
“Questo non è molto carino” ripose Draco accigliandosi. Liam aveva il vantaggio di sapere sempre tutto di tutti.
“Bè, questo è il punto principale. Dopo che i manoscritti saranno consegnati le altre case potranno tenerli fino ad Halloween per cercare di indovinare gli autori. Dopo la Festa di Halloween, dopo cena verranno letti cinque saggi ogni sera”.
“Aspetta, qualcuno li leggerà davanti a tutti? Perché?” A Draco questa cosa piaceva sempre meno.
“Bè, è il motivo fondamentale. È una competizione, vedi, la Casa che indovina più Serpeverde, vince 250 punti. Dopo che un manoscritto viene letto, ogni casa proporrà la propria ipotesi. Poi l’autore si alza in piedi e la verità viene svelata”.
“E noi in tutto questo cosa ci guadagniamo?” chiese Draco.
“Per ogni persona che scriverà la verità e nessuna Casata riuscirà ad individuarla, Serpeverde guadagnerà 50 punti.”. Rispose la ragazza, radiosa.
“Questo farà guadagnare a Serpeverde un sacco di punti, allora” concluse l’altro soddisfatto.
In quel momento, alcuni studenti del terzo anno entrarono nella Sala Comune, chiacchierando eccitati. Draco spostò lo sguardo su di loro e si alzò, riservano a Pansy un piccolo bacio. Voleva pensare, e aveva bisogno di pace e silenzio. Si ritirò nel suo dormitorio chiedendosi senza farci troppo caso dove fosse Blaise.

***


Durante il weekend, Draco passò tutto il suo tempo nella Sala Comune, determinato a fare più compiti possibile: avrebbe perso l’intero mercoledì pomeriggio per le selezioni della squadra di Quidditch, e non aveva intenzione di restare indietro con qualche materia così presto. La domenica pomeriggio, appena prima di cena, Draco concluse il suo saggio di pozioni e si stiracchiò contento. Herbert, il gatto di Millicent vagava ai piedi del ragazzo e lo fissavo, facendo le fusa. Draco allungò una mano e accarezzò l’animale dietro l’orecchio. Aveva visto Nott parecchie volte dalla discussione di giovedì, ma l’altro sembrava determinato ad evitarlo. Meglio. Liam doveva avergli ricordato l’importanza del rispetto ai superiori.
Draco solleticò il gatto sotto al collo per l’ultima volta e si alzò, zoppicando: si era seduto sopra la sua gamba sinistra e si era addormentata. Non aveva visto Blaise per tutto il giorno e si chiese cosa tesse facendo l’altro. La Benefattrice entrò dal dormitorio femminile e si bloccò sulla porta quando vide Draco. Lui spostò lo sguardo su di lei attentamente e inarcò un sopracciglio.
“Che c’è, Benefattrice?” le chiese.
“Non lo dirai a nessuno, Draco, vero?” chiese con una voce controllata, spostandosi i capelli dal viso.
“Non c’è nulla da dire” le sorrise.
La Benefattrice sorrise stentatamente prima di assottigliare lo sguardo. “Cosa gli hai fatto fare?”
“Solo un piccolo favore” rispose il ragazzo, ghignando. “Dimmi un po’, Benefattrice…”
“Faresti meglio a non cominciare con domande sulla mia vita privata, perché altrimenti ti lancio una maledizione appena arriviamo a Hogsmeade…” disse ad alta voce.
L’espressione di Draco si fece dura. “Non sono inopportuno, Greengrass. Dovresti smetterla di frequentare quel maiale senza cultura, sta avendo una brutta influenza su di te”.
“Non biasimare Theodore, Draco! È triste, ecco cos’è” sbottò la Benefattrice, abbassando lo sguardo demoralizzata.
“Una buona ragione per biasimarlo, allora” le rispose, raggiungendola e mettendole un braccio attorno alle spalle.
Draco e la Benefattrice erano amici da quando erano piccoli, ma si erano allontanati quando il ragazzo aveva iniziato a frequentare Pansy. Alla Benefattrice non piaceva la ragazza di Draco, e la cosa era reciproca. Pansy era più utile al Serpeverde che l’altra: aveva accesso a tutte le informazioni necessarie, la Benefattrice no. Lei lo sapeva, la lealtà del biondo era come prima cosa a sé stesso, non aveva mai preteso di cambiarlo. Ad ogni modo, quando capitava, chiacchieravano ancora come un tempo.
“Molti di noi si sentono feriti, in questi giorni, ma lui è l’unico a dimostrarlo” concluse.
“Ma suo padre…”
Draco la interruppe, intuendo al volo. “Si, anche il padre di Vincent. E mio padre, fino a poco tempo fa. Non è l’unico”. L’accompagnò al divano e si sedettero. Draco appoggiò i gomiti sulle ginocchia e intrecciò le dita, guardandola al suo fianco.
“Draco, lui crede che tu abbia a che fare con la fuga da Azkaban” disse seria.
“Cosa? Non mi dire che Nott ha creduto veramente a tutti quei pettegolezzi!”
“Allora non è vero, è così?” gli occhi della Benefattrice assunsero un’inusuale forma rotonda, dalla sorpresa.
“Ma cosa pensate che sia, una specie di ragazzo meraviglia? Studente di Hogwarts di giorno, vigile Mangiamorte di notte?” Draco scosse la testa divertito. “Ad ogni modo, cosa crede che possa fare per lui, Nott?”
“Draco, suo padre è l’unico che ha. Sua madre è morta tempo fa, ed è rimasto solo tutta l’estate. È andato fuori di testa…”
“Bè, può piangere un fiume di lacrime per me, Benefattrice” sbottò Draco. Poteva comprendere lo stato di Nott, ma questo non gli dava l’autorizzazione di prendersela con lui. “Comunque, non voglio parlare di Nott un momento di più. Sono curioso di sapere una cosa da te…”
“Se è una cosa che centra con Ernie, Draco, io..”
Non è una cosa che riguarda Macmillan, vuoi ascoltarmi o no?” disse Draco, prima di cercare nella sua testa una parola per un’espressione migliore di ‘curioso’. “Sono preoccupato, Benefattrice” provò. I tratti della ragazza si addolcirono e finalmente alzò lo sguardo con un misto di speranza e sospetto. Draco scelse le parole con cura: aveva trovato la giusta via, doveva solo andarci con calma. “Fai strane domande in classe, ho paura che ti cacci nei guai” disse, attento all’espressione del suo viso.
“Oh, quello” rispose lei con un sospiro. “Vedi, ho quest’idea: io avrò diciassette anni in Novembre. Così, speravo di avere l’autorizzazione a Smaterializzarmi, seguendo corsi particolari o cose del genere”.
Draco annuì e le concesse un piccolo sorriso. Questo avrebbe dovuto incoraggiarla abbastanza, se la conosceva abbastanza. Ad ogni modo, la ragazza sembrava sul punto di scoppiare a piangere, mormorando qualcosa riguardo al fatto di dover andare in biblioteca, e si lanciò fuori dalla stanza correndo. Draco collassò sul divano, frustrato. Come mai quell’anno niente andava per il verso giusto? Ripensò alla chiacchierata con la Benefattrice e si ricordò della lista di Macmillan. L’aveva del tutto dimenticata, ma ce l’aveva ancora nella tasca della divisa. La ripescò e la stese sul cuscino del divano accanto a lui.

Professioni
Auror (lavoro Ministeriale, per questo richiede Cura delle Creature Magiche)
Guaritore (Richiede anche Erbologia)
Indicibile (lavoro Ministeriale, per questo richiede Cura delle Creature Magiche. Richiede anche Antiche Rune o Aritmanzia)
Mago Tiratore Scelto (lavoro Ministeriale, per questo richiede Cura delle Creature Magiche)
Obliviatore (lavoro Ministeriale, per questo richiede Cura delle Creature Magiche. Richiede anche Babbanologia)


Draco sorrise all’efficienza di Macmillan. Era un Tassorosso modello: aveva perfino messo la lista in ordine alfabetico. Riportò alla mente l’orario di Potter e raggiunse la sua sedia, recuperando la sua piuma. Intingendola nel calamaio, tagliò le opzioni di Indicibile e di Obliviatore: Potter non seguiva né Babbanologia, né Antiche Rune o Aritmanzia. Diede un’occhiata a quel che rimaneva, rabbuiandosi. Bè, Guaritore era fuori questione. Potter aveva l’attitudine a salvare il mondo con la spada, piuttosto che curare le ferite di questa. Draco eliminò Guaritore dalla lista.
Così aveva intenzione di diventare o un Auror o un Tiratore Scelto. Draco si incupì, passando da una riga all’altra. Bè, Mago Tiratore Scelto non centrava nulla con i maghi Oscuri come suo padre. A loro venivano affidati piccoli criminali. Gli Aurors erano quelli che lottavano contro i Mangiamorte e Potter era semplicemente il manifesto pubblicitario di una simile carriera. Draco annuì, convinto. Dopotutto, Potter era orfano a causa del Signore Oscuro e i suoi Mangiamorte. Avrebbe voluto eliminarli tutti, da buon Grifondoro qual era.
Draco riusciva difficilmente ad immaginare come doveva essere stata l’infanzia di Potter, senza i genitori. Non se l’era mai chiesto, ma ora che anche lui aveva passato l’estate senza suo padre, che ora cominciava a mancargli, aveva iniziato a porsi il problema. Scacciò il pensiero impazientemente: cosa gliene fregava di Potter e della sua triste infanzia? Potter era il responsabile per la cattura di suo padre e della sua reclusione ad Azkaban, e questa era una questione sulla quale non avrebbe mai e poi mai sorvolato. Potter l’avrebbe pagata. Non era importante che Lucius Malfoy fosse scappato. Draco tagliò Mago Tiratore Scelto, richiuse la pergamena e se la infilò in tasca. Era ora di cena.

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Diario di Draco Malfoy, 7 Settembre
Devo ammettere che mi sento piuttosto eccitato dal progetto per l’Unità tra le Case di Serpeverde. Non so ancora cosa scrivere con certezza, ma non sarà qualcosa sulla guerra. Non ci sono dubbi: sono certo che il mio punto di vista è impopolare, per quanto possa essere giusto. M’immagino già quanto ci metterà il gruppo di Potter per capire chi ha scritto il mio saggio. Scommetto che non ce la faranno.
Così, a quanto pare, Nott si aspetta che io salvi suo padre per lui perché il mio è fuggito da Azkaban e crede ai pettegolezzi che mi vedono partecipe alla cosa. Ho l’impressione che sia diventato pazzo, il ché è vergognoso, davvero. Mi aveva sempre dato l’idea di un tipo intelligente. Il padre di Nott è ancora ad Azkaban? L’articolo di martedì parlava solo di mio padre. Il comportamento della Benefattrice è strano… Credo nasconda un segreto che la preoccupi non poco. Cosa potrebbe essere? E cosa centra la Smaterializzazione con questo? Potter non si comporta come vorrei, purtroppo. Devo cominciare a controllarmi un po’ di più, credo, e non insultare Weasley o la Granger davanti a lui; potrebbe significare crearmi dei problemi nel piano. Peccato, davvero, perché Weasley è una così facile preda. Perché Potter ostenta quell’indifferenza? E molto più importante, perché sembra darmi così fastidio il fatto che non mi consideri? Bè, no, non mi da fastidio per niente. Nessun problema. È ora di andare a letto.



Fine parte 4.


Note dell’autore:
Alla fine del quinto libro, non è chiaro se Nott sia stato catturato durante l’assalto al Ministero. Ho deciso di propendere per l’arresto. Tiger è ad Azkaban, mentre Goyle è in libertà.




Ecco qui il capitolo ---no dico, guardate ke ore sono... mio dio le 6 e 30 XD mi sono impegnata ... Spero vi sia piaciuto!
Ringraziamenti specialissimi a tutti coloro che hanno commentato fino ad ora. Grazie di cuore.
Laura

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Capitolo 5
*** Expect the Unexpected ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE


Tradotta da Lauradumb



Titolo Originale:
A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.
Sommario: Nuovo tentativo da parte di Draco di scoprire il motivo delle misteriose assenze di Blaise. Si tengono le selezioni per la squadra di Quidditch di Serpeverde e Draco trova i tre nuovi Cacciatori e il Portiere. Harry e Draco si scambiano due parole (o tre) e Draco riceve un messaggio che quasi gli cancella il sorriso dal viso. Quasi.

***


Capitolo 5: Expect the Unexpected



Il mercoledì subito dopo cena, Draco collassò sul suo letto, cercando di trovare una scusa plausibile per non partecipare alle selezioni per il Quidditch, ma con suo grande dispiacere, il Capitano non poteva semplicemente giustificarsi e non andare. Storse il naso e si mise seduto. La porta del dormitorio si spalancò e vi entrò Blaise, con l’espressione di un gatto che ha appena bevuto il suo latte.
“Come mai sei così felice?” chiese il biondo con tono scontroso.
Blaise lasciò cadere la sua cartella sul pavimento accanto al letto e andò a sedersi al fianco di Draco. “Non siamo di buonumore oggi, eh?”, ghignò.
“Non hai risposto alla mia domanda” puntualizzò Draco.
“Domanda?” rispose l’altro con l’espressione vacua.
“Oh, lascia perdere. Vuoi andare alle selezioni per il Quidditch al posto mio?” chiese.
“Mi dispiace, non posso, dal momento che devo partecipare” rispose Blaise, che aveva riguadagnato il suo sorrisino.
Draco alzò lo sguardo. “Così alla fine hai deciso di venire?”
Blaise inarcò un sopracciglio. “Sarebbe leggermente difficile per me partecipare alle selezioni senza venirci, non credi?”
Draco lo guardò con una strana espressione prima di alzarsi dal letto con un lungo e sofferente sospiro.
“Sei una primadonna melodrammatica!” continuò il moro divertito, aggrappandosi agli abiti dell’amico. Draco fu colto alla sprovvista e ricadde all’indietro sul letto, esattamente sopra il braccio dell’altro. Blaise si mise a fissarlo, i suoi occhi scuri che brillavano. Draco gli rivolse uno sguardo di ghiaccio.
“Finiscila, Zabini” rispose Draco, ma la sua voce assomigliava quasi ad un gracidio. Si rimise seduto e tossì alcune volte per schiarirsi la voce. “Dai, è il caso di andare. Le selezioni iniziano fra venti minuti”.
“Draco, io…” cominciò a dire il moro, ma si fermò.
“Draco si girò a guardarlo. “Cosa?”
Gli occhi di Blaise scivolarono veloci sul viso di Draco prima di concentrarsi su un angolo lontano della stanza. “Niente. Non capiresti. È meglio se andiamo” disse con gli occhi bassi e con l’espressione corrucciata. Un pesante silenzio cadde tra loro.
Draco era irritato. Era ovvio che Blaise voleva dirgli qualcosa, ma qualcos’altro sembrava avergli impedito di farlo. Draco fremette. Si stava rodendo di curiosità: le innumerevoli sparizioni l’avevano reso sempre più interessato all’affare misterioso che coltivava l’altro. Ma allo stesso tempo, d’altronde, non aveva intenzione di incoraggiare le avances di Blaise, preoccupato di infilarsi in una situazione che gli avrebbe impedito di continuare a negarsi per molto.
Blaise era concentrato sulle sue mani, con un’espressione piuttosto pensierosa e Draco avrebbe dato un braccio per essere un Legimens e sapere cosa passava in quel momento nella testa dell’altro.
Draco rabbrividì appena, ricordando la notte in cui Blaise si era precipitato dentro il dormitorio alla fine del quinto anno, il giorno prima della fine delle scuole. In quel periodo l’amico frequentava un Serpeverde del settimo anno che lo aveva usato per fare qualche esperienza in più (questo Draco l’aveva saputo dopo) e gli aveva spezzato il cuore. Blaise era rimasto fermo sulla porta per un attimo, col respiro corto, poi aveva raggiunto con calma l’angolo in cui tenevano le loro scope, aveva preso la sua Tornado 11 e l’aveva letteralmente spaccata in due a mani nude. Draco ricordava le lettere che si erano scambiati in seguito, nelle quali Blaise si lamentava che le mani gli avevano fatto male per due settimane, ma almeno ci aveva guadagnato una Nimbus 2001 da tutta quella storia.
No, rifletté Draco, non era una buona idea far agitare Blaise. Ad ogni modo, il silenzio che era caduto tra loro stava diventando insopportabile e Draco studiò attentamente le parole da usare. Prese un’espressione amichevole, poi parlò, con un tono di voce calmo e gentile.
“Senti, è chiaro che c’è qualcosa che ti preoccupa ed è chiaro che non vuoi dirmi che cosa sia, Blaise”.
Qualcosa di strano fece brillare gli occhi dell’altro. “Non fare il superiore con me, Draco” lo avvertì.
“Non sto facendo il superiore. Voglio solo che le cose tornino ad andare per il verso giusto” rispose sincero, sospirando.
I tratti del viso di Blaise si addolcirono. “Anche io” bisbigliò. E prima che Draco potesse protestare, Blaise gli si fece più vicino sul letto e appoggiò la sua mano su quella dell’amico. Draco sentì un formicolio nel petto: la mano di Blaise era grande e calda, e per un momento il ragazzo non avrebbe potuto immaginare nulla di meglio che lasciar fare all’amico qualsiasi cosa avesse voluto.
Draco chiuse gli occhi e espirò rumorosamente. Al suo fianco, Blaise tratteneva il respiro. Draco scosse la testa fermamente. “Non intendevo quello che pensi tu, Blaise” rispose tristemente, liberando la sua mano da quella del moro. Non poteva fare questo a se stesso.
Blaise piegò il capo da un lato, i suoi capelli ricci gli coprirono il volto. “Vorrei solo che mi dicessi cosa ho fatto di sbagliato, Draco” disse, piano.
“Non c’è niente che hai fatto, Blaise. È solo che… ho bisogno… di tempo”.
“Il tempo non ti farà tornare etero di nuovo, Draco” alzando lo sguardo su di lui.
“Draco scosse la mano cercando di lasciar perdere il discorso. “Non è quello che intendo”.
“Cosa vuoi dire allora?” chiese Blaise, il tono della voce che diventava via via aggressivo.
“Senti, non possiamo parlarne un’altra volta? Le selezioni cominciano fra dieci minuti e dobbiamo ancora andare al campo” rispose Draco, lamentandosi.
“Ok” sospirò Blaise e si alzò dal letto, raggiungendo l’angolo in cui tenevano le scope. In quel momento, Vincent e Gregory si presentarono sulla porta, fissando Draco.
“Scusaci, siamo in ritardo Draco” spiattellò Vincent.
“Ce n’eravamo dimenticati” aggiunse Gregory.
Draco annuì e raggiunse la sua scopa. C’era ancora tensione tra lui e Blaise, ma niente che i loro compagni di Casa riuscissero a cogliere. Dopo aver recuperato tutto l’occorrente, si avviarono al campo di Quidditch. Un gruppo di Serpeverde li stavano già aspettando. Draco consegnò a Gregory la cassa con le palle per il gioco e raggiunse Blaise al suo fianco, che continuava a guardare dritto davanti a sé, gli angoli della bocca piegati pericolosamente verso il basso.
“Non fare così!” borbottò Draco.
Blaise si girò a guardarlo. “Fare così cosa?”
“Così!” gesticolò il biondo, fissandolo con un’espressione di supplica.
Blaise sapeva essere così difficile: era una fortuna che Draco sapesse come prenderlo. Lo sguardo supplichevole stava funzionando, notò con soddisfazione: l’espressione di Blaise si addolcì appena e gli diede una spallata amichevole.
“Va bene va bene, stronzetto!” rispose l’altro, portando gli occhi al cielo e Draco ghignò. Conosceva il trucco con Blaise: tutto quello che doveva fare era lasciarlo sbollire da solo per qualche minuto, prima di rivolgersi a lui con l’espressione pentita. Funzionava sempre, rifletté Draco, tranne forse quando Blaise era veramente ferito, come l’anno prima quando Adrian Puccey l’aveva scaricato.
Raggiunsero il gruppo di studenti pronti a sostenere le selezioni e Draco li scrutò attentamente. Ce n’erano almeno due per ogni anno, escluso il settimo: Draco non poteva biasimarli. Era l’anno dei MAGO e c’era davvero poca gloria a far parte della squadra di Quidditch della propria casa per un anno solamente. Notò Malcom Baddock con due suoi amici e si fece un appunto mentale di andarci leggero con lui: l’aveva promesso a Liam, dopotutto. Draco rimase stupito nel vedere Millicent Bulstrode appena spostata dal gruppo, appoggiata alla sua scopa con l’espressione annoiata.
Inarcò un sopracciglio. “Millicent?”
“Draco?” fece lei imitandolo.
“Hai intenzione di partecipare alle selezioni per la squadra?”
“No, sono venuta qui per prendere aria e fare la figa” lo schernì. Alcuni Serpeverde ridacchiarono e Millicent si voltò a fissarli. “State zitti, moscerini”. Uno del terzo anno si strozzò con un grido di terrore in gola.
Draco rise. “Andiamo Mille, lo sai che le ragazze difficilmente sono prese in squadra”.
“Bè? Posso sempre provarci, no?” brontolò lei.
“In che ruolo?”
“Cacciatore” fu la risposta. “Avrei provato come Battitore se non fosse stato per quei due gorrila”.
Draco lanciò un’occhiata in direzione di Vincent e Gregory, che guardavano Millicent in cagnesco. E lei restituì loro lo sguardo. Bè, quella ragazza aveva carattere, doveva concederglielo. Era odiosamente casta e terribilmente noiosa, ma aveva una certa mole, cosa che a Serpeverde era sempre benvenuta. Draco fece spallucce e appoggiò la sua scopa a terra, appoggiandovisi.
“Ascoltatemi” chiamò, e il chiacchiericcio morì all’istante. Alcuni del secondo anno sembravano alquanto spaventati. Draco ghignò. “Stiamo cercando tre Cacciatori e un Portiere, quindi, ho bisogno di dividervi in due gruppi: Cacciatori a sinistra, Portieri a destra. Prendete posto sulle tribune e aspettate che sia chiamato il vostro nome”.
Blaise lo superò e tutti gli altri Serpeverde lo seguirono. Draco fece per aprire la bocca per parlare ma notò che la maggior parte del suo pubblico stava strabuzzando gli occhi e indicava qualcosa alle sue spalle. Draco si voltò e vide Potter, Weasley e la sorella avvicinarsi. Weasley portava con sé un blocchetto.
“Che ci fate voi qui?” chiese Draco.
“Non preoccuparti troppo, Malfoy” rispose Potter quasi senza vederlo “Siamo semplicemente venuti a vedere le selezioni”.
Ci volle tutta la buona volontà di Draco per rimanere calmo. Non gli piaceva affatto questo improvvisamente nuovo e calmo Potter. “E chi vi ha dato questo privilegio, sentiamo, Potter?” chiese con un tono beffardamente educato.
Potter scrollò le spalle. “Non abbiamo bisogno di essere, ehm, autorizzati”.
Tu sei bandito dai campi di Quidditch. Bandito a vita, se ricordo bene”.
“Mmm… l’interdizione è stata cancellata, Malfoy” rispose l’altro. “Era valida fino a quando quel rospo della Umbridge era qui”
Draco fece una smorfia, e la sorella di Weasley gli diede man forte. “Scommetto che ti manca la tua Squadra d’Inquisizione, Malfoy! Peccato che tu non possa fare il lecchino a nessuno quest’anno”.
“Ginny, smettila” disse Potter con un tono d’avvertimento, gli occhi in quelli di Draco.
“Chiudi la bocca, maledetto ficcanaso” sputò acido Draco, con la collera nella sua voce.
“Senti Malfoy, non farne una tragedia” rispose Potter con un sospiro annoiato.
“Voi non guarderete le nostre selezioni!” scoccò, impaziente.
“Prova ad impedircelo, allora” rispose l’altro, con uno sguardo di sfida.
Draco stava ribollendo. “Così immagino che ti abbiano fatto Capitano, giusto, Potter?”
“No, il Capitano è Ron” rispose.
“Hanno fatto capitano lui?” ghignò Draco. “Bè, Piton sarà contento di sapere che la Coppa di Quidditch è come se fosse già nostra”.
La faccia di Weasley divenne rossa. “Stai zitto, faccia di furetto!” ringhiò, e Draco lo fissò disgustato, tornando a guardare Potter subito dopo.
“Cosa si prova ad essere battuto ancora da Weasley, Potter?”
“Sopravviverò” rispose Potter.
Draco cominciava a non sopportare davvero più questo nuovo sempre calmo Potter. Potter doveva bruciare di rabbia come Weasley, non stare lì a fissare Draco con l’espressione pacata. Doveva preoccuparsi! Draco si voltò verso la sorella di Weasley.
“E la mini-Weasley qui?”
A questo, Weasley fece un passo verso di lui e la ragazza lo fissò bellicosa, che le restituì l’occhiata. Potter le mise una mano sulla spalla protettivo e qualcosa dentro Draco si mosse. Che cosa stava facendo Potter?
“Ginny è il nuovo Cacciatore, prenderà il posto di Angelina” rispose il moro calmo “Ora, se ci vuoi scusare, Malfoy, credo che tu abbia delle selezioni da mandare avanti?”
Potter lo fissava dritto negli occhi e Draco ne era quasi intimorito. Il modo in cui Potter si stava comportando non era affatto nel suo piano, per nulla. Non importava, le selezioni di Serpeverde venivano prima di tutto. Cercò di assumere un’espressione di attento disprezzo e congedò i tre con un movimento della mano, tornando dai suoi compagni. I Serpeverde erano rimasti in silenzio ad osservare la scena.
“Bè?” sibilò Draco irritato “Non possiamo impedirgli di guardare, quindi cerchiamo di mettere un po’ di terrore in quei cuori coraggiosi” aggiunse strafottente.
Blaise gli lanciò uno sguardo significativo dal gruppo di aspiranti Portieri e Draco ghignò di rimando, buttando un occhio sui Grifondoro che avevano preso posto sulla gradinata più alta. Weasley stava trafficando con una bottiglietta di inchiostro e una piuma, mentre Potter stava parlando con la sorella del Pezzente, le loro fronti che si sfioravano. Draco riportò lo sguardo sui Serpeverde.
“Bene, prima i Cacciatori” disse “Salite sulle vostre scope, formate un cerchio”.
Gli studenti eseguirono gli ordini. Draco raggiunse la cassa che conteneva le palle da Quidditch e la aprì, tirandone fuori la Pluffa. Fece cenno a Tiger e Goyle di seguire gli altri e salì sulla propria scopa, con la Pluffa sottobraccio. Si diede la spinta con i piedi e prese ad alzarsi.
Draco lanciò la Pluffa a Vincent, che la intercettò con alcune difficoltà, prima di lanciarla a Millicent che la afferrò senza problemi scaraventandola versi Malcom Baddock con così tanta forza che il poveretto rischiò di cadere dalla scopa. Impacciato, il ragazzino si riprese e lanciò la Pluffa. Il lancio era corto così l’altro dovette sporgersi pericolosamente per recuperare la palla.
Draco abbandonò il cerchio, lasciando che i giocatori si passassero la Pluffa, osservando il tutto con sguardo critico. Millicent era brava, doveva ammetterlo. Nonostante la sua stazza, era sorprendentemente agile a cavallo di una scopa; l’unico problema era che stava martoriando il povero Malcom. Il ragazzino non era male, ma la potenza di Millicent era davvero troppo per lui, considerando anche il fatto che la ragazza aveva tre anni in più ed era almeno il doppio. Uno del quinto anno di cui Draco non riusciva a ricordare il nome si stava comportando decisamente bene. Draco chiese loro di iniziare a muoversi per il campo mentre si lanciavano la Pluffa.
In breve, stavano tutti zigzagando per il campo. Draco si librò in aria sopra di loro studiando i vari difetti degli aspiranti Cacciatori. Era determinato a mettere insieme una squadra buona e soprattutto accorta quell’anno, invece di prendere come al solito i più grossi. Millicent sfrecciò nell’aria sotto di lui lanciando la sfera a Gregory che la colpì con la propria mazza, rischiando di centrare la testa di un ragazzino del secondo anno. Il ragazzino aveva scaraventato la palla lontano e aveva quasi rischiato di colpire Draco sullo stomaco, ma il biondo aveva virato togliendosi dalla traiettoria. La palla cadde sull’erba e Draco scese in fretta per recuperarla quando udì distintamente una risata provenire dalle tribune. Alzò in fretta gli occhi per puntare in direzione di Potter e dei due Weasley, ma loro non stavano guardando lui.
Weasley si stringeva la gola con le mani e Potter rideva, con ancora il braccio attorno alle spalle della sorella di Weasley. Draco divenne furioso. A che gioco stava giocando Potter? Lui era gay, Draco lo sapeva. Non era possibile che Potter fosse così subdolo da fingere di uscire con la sorella del pezzente per stroncare gli eventuali pettegolezzi sul nascere. Lanciò un’occhiata a Blaise che stava ancora al suo posto chiacchierando con un tipo del terzo anno che Draco non riconobbe; gli altri tre aspiranti Portieri fissavano i Serpeverde più in alto e Draco si ricordò della Pluffa. Risalì sulla sua scopa e riprese quota.
Tornato al centro del gruppo, Draco si guardò attorno. “Tu” si rivolse al ragazzo del quinto anno che gli era parso abbastanza capace. “Come ti chiami?”
“Bartlett” rispose l’altro con una voce nasale. “Andrew Bartlett”. Aveva cortissimi capelli scuri e il suo viso tondo dava l’impressione che si fosse scontrato con una superficie piatta a gran velocità. Draco fissò gli altri lì intorno ancora una volta: entrambi i ragazzi del secondo anno sembravano depressi, e per un buon motivo. Nessuno dei due era riuscito a prendere la Pluffa in maniera decente, nemmeno una volta.
“Va bene, ecco come andrà” disse Draco dopo qualche minuto. “Bulstrode, Baddock e Bartlett saranno i nuovi Cacciatori di Serpeverde”. Malcom scoppiò in un urlo di giubilo guardandosi attorno trionfante. Millicent al suo fianco storse il naso, ma non disse nulla. Andrew Bartlett sembrò sollevato.
Draco si voltò verso gli altri. “Il resto di voi può andare”. Tutti i respinti cominciarono a scendere lentamente uno alla volta, molti di loro con l’espressione burbera. Draco svoltò a mezza quota per trovarsi faccia a faccia con i tre nuovi Cacciatori.
“Voi tre mi darete una mano a scegliere il nuovo Portiere” disse “Se non sarà degno di giocare, sarà colpa vostra, quindi date il meglio di voi”. Si rivolse a Gregory e Vincent. “Voi due potete andare a riposarvi, ma non andatevene prima che siano finite le selezioni, ho bisogno di qualcuno per portare il baule con le palle al capanno”. I due annuirono e si diressero agli spalti con Draco che li seguiva.
C’erano cinque aspiranti Portieri e Draco chiese loro di avvicinarsi al campo uno alla volta, partendo dal più piccolo, il ragazzo del terzo anno con cui Blaise aveva chiacchierato prima. Era terribile: non riuscì nemmeno ad evitare i goal di Malcom Baddock. Quando fu il turno di Blaise, Draco era veramente frustrato: nessuno degli studenti rispondeva ai suoi standard di Portiere. Stava già diventando buio e Draco si sentiva stanchissimo. I tre nuovi Cacciatori erano esausti e Draco chiese a Vincent e Tiger di rimpiazzare Andrew e Malcom quando Blaise si posizionò davanti agli anelli.
Blaise non era così male come gli altri, ma eravamo ancora in alto mare. Non aveva una buona coordinazione quando si concentrava sulla Pluffa. Blaise era bravo a volare, ma quando una Pluffa gli andava incontro, persino Millicent Bulstrode al confronto sembrava aggraziata. Ad ogni modo, Blaise parò più goal dei Serpeverde che l’avevano preceduto e questo era già un punto di partenza, a costo di doverlo riempire di parolacce. Non c’erano dubbi però a riguardo: con un portiere del genere, avrebbero dovuto cominciare gli allenamenti molto prima quell’anno.
Draco ricordò lo spettacolare fallimento di Weasley l’anno precedente e ne fu incoraggiato: Blaise non era certo tanto terribile quanto il Pezzente. Alzò lo sguardo a Grifondoro, che se ne stavano ancora seduti sulla tribuna più alta. Weasley stava scrivendo come una furia sul suo taccuino, mentre sua sorella era piuttosto presa dalla conversazione con Potter che, Draco lo notò con soddisfazione, non aveva più il suo braccio attorno alle spalle della ragazza. Vide Potter inclinare la testa per guardare verso di lui, ma la troppa distanza gli impediva di vedere i tratti del suo viso. Draco alzò un braccio per indicare a Blaise che poteva smettere e raggiungere i suoi compagni.
I sette atterrarono davanti alle gradinate, dove gli altri studenti che avevano tentato di occupare il posto di Portiere li stavano aspettando. Draco appoggiò delicatamente la sua scopa sul terreno e si fece loro più vicino.
“Il Portiere di Serpeverde sarà Zabini” disse Draco. “Abbiamo una squadra, signori” aggiunse, rivolgendosi ai componenti del team e ignorando del tutto gli altri.
“Non vantarti Zabini” lo avvertì Draco quando vide Blaise sorridergli soddisfatto. “Sei stato scelto perché eri meglio degli altri, ma non sei gran che”.
“Certo, come no” sputò Millicent acida “e il fatto che tu sia suo amico non ah niente a che vedere con questo. No, dico, Avery volava molto meglio” aggiunse.
“Fortunatamente per la squadra, il Capitano sono io e non tu Bulstrode” rispose Draco, la voce gelida. “Hai per caso un’altra ispirata motivazione per il fatto che permetterò ad una ragazza di entrare in squadra?”
Millicent lo fissò seria, ma non rispose. Draco ghignò. Ovviamente, non avrebbe avuto nulla da ribattere. A Draco interessava mettere su una squadra che portasse Serpeverde a vincere la Coppa, non un gruppo di amici e alleati. Lanciò un ultimo sguardo ai compagni di squadra. “Dovremo iniziare gli allenamenti il prima possibile. Millicent, passami quella Pluffa.”
Lei gliela lanciò e Draco la rimise dentro il baule, infilandola nel punto adatto e richiudendo tutto con uno schiocco. Mentre si alzava, scorse con la coda dell’occhio un movimento e si voltò: i Grifondoro stavano scendendo le gradinate con Potter al comando. Weasley parlava animatamente con la sorella, sventolando il taccuino per enfatizzare il tutto. Draco diede un’occhiata a Potter: il ragazzo si era fatto un po’ più alto e a Draco sembrò di non averlo mai visto così magro. Le sue spalle si erano leggermente incurvate in avanti, ma la sua testa rimaneva diritta, il che faceva leggermente assomigliare Potter ad un pollo quando camminava.
Draco trattenne una risata quando nella sua testa si immaginò Potter con la testa di gallina. Sghignazzò in direzione dei tre quando passarono lì accanto.
“Comincia a preoccuparti Weasley” li chiamò “Abbiamo una squadra parecchio forte quest’anno, come senza dubbio avrai notato. Con quelle due piattole di Battitori che avete e con due Weasley in squadra, la vedo dura per Grifondoro”.
Il viso di Weasley divenne nuovamente rosso e il ragazzo si diresse verso Draco, ma sua sorella lo trattenne per la camicia.
“Andiamo Ron” sbottò “non dargli ascolto”.
Potter scoccò a Draco uno sguardo sprezzante e immediatamente il biondo si pentì di aver provocato Weasley. Doveva tenere a freno il suo astio nei confronti di Potter e compagni se voleva che il suo piano funzionasse. Fece un passo indietro e li lasciò passare, fissandoli mentre si allontanavano.

***


Il giovedì, dopo le due ore di Pozioni, Draco infilò nervosamente le sue cose in cartella. Perché diavolo Pansy ci metteva così tanto? Gli aveva spiegato il suo ruolo la sera prima e lei gli aveva promesso che sarebbe stata puntuale.
“Senti, Granger” la voce di Pansy giunse dall’altro lato della classe e un silenzio inusuale cadde nell’aula. “Ho bisogno di parlare con te di una questione tra Prefetti. Ti spiace se usciamo a parlare?”
Draco guardò la Granger pensieroso. Sembrava che gli occhi stessero per uscirle dalle orbite. Al suo fianco Potter, pensò Draco, stava facendo una copia esatta della Granger.
“Certo Parkinson, arrivo fra un attimo” le rispose, trovando alla fine la voce. “Mi aspetti?” disse poi, rivolgendosi a Potter che annuì. La Granger si mise la cartella in spalla e corse dietro a Pansy.
Blaise stava in piedi dal suo lato della scrivania, aspettando Draco.
“Vai pure, ti raggiungo” disse Draco “Devo parlare a Piton di una cosa”. Blaise inarcò un sopracciglio, ma scrollò le spalle, annuì e se ne andò. Draco rimase al suo posto, aspettando che il resto degli studenti lasciasse l’aula. Piton si era ritirato nel suo ufficio attraverso la porta che univa le due stanze, come faceva sempre dopo ogni lezione. Potter era stravaccato sulla sua sedia. Era ora di pranzo e la classe si svuotò piuttosto in fretta.
In breve, Draco e Potter erano le uniche persone dentro la stanza. Draco prese la sua cartella e si diresse verso il Grifondoro, riservando un’occhiata furtiva alla porta che dava all’ufficio di Piton. Il professore di Pozioni avrebbe potuto essere di ritorno a momenti, doveva darsi una mossa. Raggiunse Potter e si fermò dietro il suo tavolo di lavoro, a fissarlo.
“Potter” disse, e l’altro ragazzo alzò lo sguardo, sorpreso.
“Che voi adesso, Malfoy?”
Draco inspirò profondamente. Ecco, era arrivato il momento. “Mi stavo chiedendo se vuoi venire a Hogsmeade con me e Blaise”.
Era come se un tuono fosse appena esploso nella stanza: ora c’era un silenzio totale, che quasi sarebbe stato facile percepire il suono di una goccia che cade. “Cosa?” Potter lo fissava vacuo.
“Hai qualche problema d’udito, Potter? Ti ho chiesto se vuoi…”
“Ti ho sentito Malfoy” rispose l’altro, continuando a fissarlo “Solo non posso credere che tu l’abbia appena detto
Draco si sentì forte. Aveva preparato la frase tempo addietro, ma doveva stare attento e non farla sembrare troppo fittizia. “Bè, il tema dell’anno è l’Unità fra le Case. Quale modo migliore per unire le Case che tentare di seppellire le antiche ostilità?”
Potter rimase a bocca aperta, letteralmente. “ehm…” tentò “Ma io... ma tuo padre… tu hai detto…”
Draco fece un gesto con la mano per bloccarlo. “Senti, Potter, posso capire che la cosa sia piuttosto improvvisa” lo fissò serio “Semplicemente, vieni con noi. Sarà interessante”.
“Uh…” mormorò Potter, prendendo un po’ di colore “Ci vado già con Ron ed Hermione, ehm, Malfoy”. Alzò lo sguardo verso Draco prima di abbassarlo di nuovo immediatamente, mentre una decisamente più visibile colorazione rossa gli copriva le guance. “Uhm”.
Draco non poteva crederci. Potter pensava che lui gli stesse chiedendo di uscire! Ma per caso aveva la parola “omosessuale” scritta sulla fronte? Ma soprattutto, come poteva Potter sapere? Come poteva Potter immaginare che Draco sapesse? Draco scosse la testa, confuso.
“Bè magari, puoi raggiungerci ai ‘Tre Manici di Scopa’ per bere qualcosa, più tardi?” offrì, quasi sorridendo all’altro, che stava guardando da tutt’altra parte. “Sempre se Weasley e la Granger ti lasciano, ovvio” si corresse.
Potter sospirò profondamente. “Senti Malfoy. Come faccio a non sapere che questo non è l’ennesimo complotto dei tuoi per mettermi nei guai?”
Draco fece l’espressione innocente. “Siamo paranoici, eh? Non hai nulla di cui preoccuparti: I ‘Tre Manici di Scopa’ è un posto pubblico, ci saranno un sacco di alter persone. A meno che tu non abbia paura di farti vedere con noi” disse Draco, calibrando attentamente il suo tono di disapprovazione.
Potter alzò lo sguardo su di lui. “No. Non ho paura di farmi vedere con voi. Semplicemente, vorrei che mi dicessi cosa esattamente vuoi da me”.
Draco sorrise benevolo. “ Solo un’ora o giù di lì del tuo tempo, Potter. Potremmo prenderci delle Burrobirre, chiacchierare di ragazze e di Quidditch. Il solito. Sempre che tu non ci consideri dei disgustosi Serpeverde che non meritano il tuo tempo” aggiunse.
“Io non vi considero disgustosi!” protestò Potter e Draco pensò di avere la vittoria in tasca, fino a che Potter non continuò. “Semplicemente, io non mi fido di te Malfoy. Non finché non ti avrò inquadrato almeno”.
Draco avrebbe voluto dire a Potter cosa avrebbe dovuto inquadrare e dove metterselo, ma si contenne. Era così vicino al successo che poteva pregustarlo: non poteva rovinare tutto ora. “Senti, Potter, non ti sto proponendo di sposarmi” disse, alzando leggermente la voce e notando con soddisfazione che il rossore sulle guance di Potter era tornato. “Solo un drink. Dovremmo pure iniziare da qualche parte”.
“Iniziare cosa, Malfoy?”
“La lunga e dura strada verso l’Unità tra le Case” rispose Draco con una mai più chiara enfasi sulle parole dura e lunga. L’allusione ad ogni modo non era sfuggita a Potter, che arrossì graziosamente ancora una volta, intento a fissarsi le mani appoggiate sulle cosce.
Dopo un momento, Potter alzò lo sguardo attentamente sul biondo.
“Va bene Malfoy, uscirò con te e Zabini. A che ora?”
“Due in punto di sabato” disse allegro “Tranquillo, Potter”. Draco aggirò il tavolo del Grifondoro e raggiunse l’uscita. In quel momento, la porta dell’ufficio di Piton si aprì e il professore entrò nella stanza.
“Che ci fai ancora qui, Potter?” chiese Piton, inarcando le sopracciglia.
“Ehm… Stavo solo..”
“Dovevo parlare a Potter di una cosa, Professore” lo interruppe Draco, facendo in modo che Piton spostasse lo sguardo su di lui.
“Molto bene” disse il Professore di Pozioni dopo una pausa. “Devo parlare anche io con te Potter, ad ogni modo” disse mascherando malamente la stizza. “Vuoi scusarci, Draco?” aggiunse con molta più gentilezza.
“Certo Professore” si inchinò ed uscì. Non aveva la più pallida idea di cosa potessero parlare quei due, ma non osò origliare. Quando uscì dalla classe, vide Pansy e la Granger nel corridoio dei sotterranei. La Granger era raggiante. Sul viso di Pansy, non appena lo vide, si dipinse un’espressione di sollievo.
“Scusa, tesoro” disse, sorridendole “La mia chiacchierata con Piton è stata più lunga del previsto. Pronta per il pranzo?”
Pansy ghignò ed annuì. “A presto, Granger” buttò lì rivolgendosi alla Grifondoro alle sue spalle, mentre prendeva Draco sottobraccio.
“A presto” mormorò la Granger. Draco e Pansy svoltarono l’angolo e lui diede un’occhiata al corridoio. La Granger era in piedi vicino all’aula di Pozioni e guardava verso di loro con un’espressione sospettosa dipinta sul volto.

***


Il venerdì mattina a colazione, Draco stava mangiucchiando le sue uova, ascoltando distrattamente la chiacchierata tra Pansy e Millicent riguardo un sogno che la prima aveva fatto quella notte e nel quale c’erano dei cucchiaini per il te che volavano e George Weasley. L’atmosfera ad Hogwarts era piuttosto pesante: c’erano state parecchie sparizioni Babbane nelle settimane precedenti e la gazzetta del giorno prima riportava che i Babbani avevano visto il Marchio Nero sopra un edificio a Bristol. Il Bambino Mangiamorte era la nuova frase ad effetto e Draco, Vincent, Gregory, Nott ed altri Serpeverde avevano molte dita puntate contro perché i padri si erano uniti al Signore Oscuro. Draco sospirò amaramente. Unità tra Case, davvero.
Vi fu un rumore improvviso e una folata di vento quando i gufi per la posta iniziarono ad arrivare. Pandora atterrò sulla spalla di Draco un momento dopo: non portava dolci questa volta, solo un piccolo pezzo di pergamena arrotolato e attaccato alla sua zampa. Lo liberò e diede al gufo un biscotto, arruffandole le piume affettuosamente. Pandora afferrò il biscotto e volò via. Aveva appena iniziato a srotolare la lettera della madre quando un gufo sconosciuto atterrò sulle sue uova. Il gufo uscì dal piatto, ripulendosi le zampe dal tuorlo e Draco lo guardò storto. Prese la pergamena dalla sua zampa, ma l’uccello non volò via immediatamente: si rimise sul piatto e lo fissò, facendogli l’occhiolino come solo i gufi possono fare.
Draco si accigliò, lasciando da parte la lettera della madre e srotolando la pergamena consegnatagli dallo strano gufo. Il cuore gli saltò in gola.

Draco,
Mi incontrerai all’una di pomeriggio alla Testa di Porco il tuo prossimo Sabato ad Hogsmeade. Scrivimi la data e rimandami il gufo.


Draco fissò la calligrafia stretta del padre sulla pergamena per un attimo. Suo padre stava bene, era vivo, e Draco l’avrebbe rivisto presto! Frugò nella cartella per cercare inchiostro e piuma, scrisse la data del prossimo weekend ad Hogwarts sul retro della pergamena e riattaccò il foglio alla zampa del gufo. Volò via immediatamente, spargendo l’intero contenuto del piatto di Draco sul tavolo. Draco mormorò un ingiuria sottovoce e ripulì tutto con un incantesimo. Non se la sentì di terminare la sua colazione. Spinse il piatto lontano e fece per alzarsi, poi si sedette di colpo.
Che palle! Avrebbe dovuto incontrare suo padre alla Testa di Porco all’una e Potter ai Tre Manici di Scopa alle due nello stesso giorno. Non c’era modo di riuscire a fare entrambe le cose. Draco si diede una leggera pacca sulla fronte, mentre Pansy alzò lo sguardo su di lui preoccupata.

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Diario di Draco Malfoy, 13 Settembre

Mio padre. Non potevo quasi credere ai miei occhi quando ho letto il messaggio, e non sono sicuro di essermi ripreso. Mi chiedo se è già riuscito a mettersi in contatto con mia madre… forse non può, forse casa nostra è sotto sorveglianza. Volevo dirlo a Pansy e Blaise, ma poi ho deciso di tenermelo per me. Pansy potrebbe lasciarsi scappare qualcosa per sbaglio e Blaise si comporta in maniera troppo strana ultimamente.
Blaise mi ha preoccupato parecchio oggi. Non dovrebbe farmi quest’effetto. Mi spaventa il fatto che io ricordi così perfettamente la volta in cui ho perso a Spara Schiocco con Pansy e ho dovuto baciare Blaise… e mi era piaciuto… e quanto confuso fossi allora. Mi ricordo la notte in cui abbiamo aspettato che Vincent e Gregory si addormentassero perché potessi arrampicarmi sul suo letto, di come abbiamo condiviso la colpa e l’onta di essere diversi, della mia dolorosa auto-scoperta. Mi pareva che avessimo chiaramente deciso di lasciar perdere, perché Blaise non vuole dimenticare tutta questa cosa? È andato tutto bene per un sacco di tempo, ma suppongo fosse perché usciva con Pucey.
Ho pensato alla mia amicizia con Blaise: è gentile ed intelligente, e sa perfettamente quando ho bisogno di stare da solo. Una ripresa della nostra relazione intima cambierebbe le cose e non voglio che cambino. Blaise è il tipico ragazzo Italiano: pieno di attenzioni ed estremamente geloso. Probabilmente, vorrebbe che smettessi di fingere di stare con Pansy. No, devo disilludere Blaise definitivamente. Ho bisogno del suo aiuto con Potter, quindi devo stare davvero tanto attento.
La finta indifferenza di Potter è davvero divertente, devo ammetterlo. A parte il problema riguardo il piano del Weekend a Hogsmeade, le cose vanno alla perfezione. Ad ogni modo, è ora di andare a letto.




Fine parte 5.




Ecco qui il capitolo a tempo di record^_^ ... Lo so, qualcuno si chiede quando ingranerà... vi dico solo che io mi diverto in questa situazione e poi, ero stanca di fic che facessero scoccare l'amore di colpo... è più plausibile così direi! Abbiate pazienza... vi assicuro, è una HxD!
Ringraziamenti specialissimi a tutti coloro che hanno commentato fino ad ora. Grazie di cuore.
Laura

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Capitolo 6
*** Hogsmeade ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE


Tradotta da Lauradumb



Titolo Originale:
A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg 13
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.
Sommario: Draco convince Blaise ad aiutarlo con Potter il sabato. I Serpeverde passano un divertente ed educativo pomeriggio ad Hogsmeade, mentre Draco scopre qualcosina in più. E se la ride, mentre gli altri non proprio. Tutto questo tra acquisti sconsiderati, cannoli alla crema paradisiaci e un raccapricciante Testa di Porco.

***


Capitolo 6: Hogsmeade



Settembre sembrò volare. Tutti avevano montagne di compiti in tutte le materie e Draco faceva fatica a rimanere a galla. Gli allenamenti di Quidditch della squadra di Serpeverde tutte le sere contribuivano ad aumentare pesantemente la quantità di lavoro e i suoi compagni di squadra cominciavano a lamentarsi. Era comunque contento perché Blaise stava sicuramente migliorando, così come Malcom. Draco non aveva visto Potter molto spesso, tranne a lezione.
Prima di una delle loro lezioni di Cura delle Creature magiche, Potter sembrò volergli parlare ma Draco si limitò a fissarlo freddamente, concedendogli un leggero sorriso. Il Grifondoro arrossì mentre la Granger gli strattonava la manica per avvisarlo dell’arrivo del mezzo gigante. Dopo la lezione, Draco fece un cenno con il capo in direzione di Potter a mo di saluto prima di andarsene con gli amici, senza guardarsi indietro. Nel complesso, loro due sembravano nel mezzo di una difficile quanto insperata tregua e per la quarta settimana di scuola, i pettegolezzi riguardo “l’improvviso cambiamento” di Draco Malfoy si sprecavano. Pansy gli aveva detto che molte persone speculavano sul fatto che Draco fosse intimorito da Potter per qualcosa che gli aveva confessato suo padre. Draco si limitò a storcere il naso. Come se lui avesse mai avuto paura di Potter!
Draco e Blaise non avevano parlato della loro relazione, o meglio, del fatto che non esisteva, dalle selezioni per il Quidditch. Anche per quello, Draco si sentiva piuttosto bene, se non fosse stato per la questione dell’intersecarsi del suo appuntamento col padre e dell’incontro con Potter. Durante l’ultima domenica di settembre, a meno di una settimana dal loro primo weekend a Hogsmeade, Blaise e Draco passarono qualche ora volando sul campo da Quidditch. Pansy era occupata a sistemare lo scomparto adibito a raccoglitore per i saggi del progetto di Unità tra le Case portato avanti da Serpeverde. Vincent e Gregory erano impegnati ad ingozzarsi in Sala Grande con Millicent, così Draco e Blaise si erano trovati da soli.
Draco svolazzava attorno al perimetro del campo annoiato, lasciando che la leggera brezza pomeridiana gli sfiorasse il viso, approfittando di quel momento di libertà prima di tornare ai loro compiti. La vista da lassù era mozzafiato: l’acqua del lago era increspata da qualche onda solitaria. Dall’alto sembrava quasi che, sul fondo, la luce del sole danzasse su una distesa di vetri frantumati. Ogni tanto, uno o due tentacoli della piovra gigante affioravano in superficie e spezzavano il disegno. I prati erano ancora verdi ma le foglie sugli alberi stavano già prendendo una colorazione gialla e rossa, mentre il profumo dolce e muschiato che aleggiava nell’aria avvisava dell’imminente arrivo dell’autunno. Draco si perse nel miscuglio di verde, giallo, rosso e marrone: se c’era un buon motivo per andare ad Hogwarts, era il paesaggio. Dovette ammettere che nemmeno lo splendore dei giardini di Malfoy Manor reggeva il confronto.
Draco si chiese come stesse sua madre e se suo padre fosse già riuscito a mettersi in contatto con lei. Non c’era stato nessun accenno a lui nelle sue lettere: solo le solite banalità sullo shopping, sulle visite di amici e parenti e qualche cenno agli Aurors che arrivavano alle ore più strane. Draco si stupì di quanto sua madre sembrasse allegra: aveva sempre saputo che Narcissa non era la solita banale ricca casalinga, ma era sicuramente una vera maestra nella conservazione delle apparenze.
Si distrasse per un attimo e rischiò di scontrarsi con uno degli anelli. Si rimise dritto e si diede un’occhiata in giro per vedere se Blaise avesse notato la sua figuraccia, ma l’altro ragazzo era impegnato a zigzagare tra gli anelli dall’altra parte del campo. Draco spostò lo sguardo verso est e notò il mezzo gigante uscire dalla sua catapecchia e avviarsi zoppicando alla Foresta Proibita, sotto il peso di un enorme sacco caricato sulla schiena. La disgustosa creatura bavosa chiamata Thor saltellava tutto attorno a lui, abbaiando così forte che Draco poteva sentirne l’eco nel vento.
Vedere il mezzo gigante gli ricordò di non aver ancora parlato a Blaise della sua richiesta a Potter di unirsi a loro ad Hogsmeade. Dovevano essere fuori a volare da due ore, ormai, pensò Draco. Tirò un fischio e dopo un Blaise piuttosto scarmigliato dal vento si fermò nell’aria al suo fianco. Draco ghignò.
“Credo sia ora di tornare indietro” disse, dirigendo la scopa verso il basso. Blaise lo seguì a ruota e in breve scesero mettendosi le scope sulle spalle.
“Mi sono divertito” disse Blaise.
“Te l’avevo detto io” scherzò Draco. Il moro alzò gli occhi al cielo, sbandando di proposito e andandogli addosso. Draco si riprese e ridacchiò. Non gli piaceva quel genere di scherzetti, ma la sua discussione con Blaise era troppo importante per perdere tempo in stupide discussioni.
“Senti, devo parlarti di una cosa” disse, fermandosi nei pressi delle grosse pietre che delimitavano l’entrata al castello.
Blaise mise giù la sua scopa e si appoggiò ad essa, fissando l’amico attentamente. “Sto ascoltando”.
“Sai che il prossimo weekend c’è l’uscita ad Hogsmeade” disse Draco.
“Si. Ci andiamo ancora assieme, giusto?”
“Certo. C’è solo una cosa” rispose l’altro e disse a Blaise di dover incontrare qualcuno che aveva qualche informazione su suo padre. Mentre parlava, Blaise annuiva lentamente.
“Basta che fai attenzione, Draco…” cominciò schiettamente.
“Aspetta, non è tutto” lo interruppe.
“Oh..?” Un sopracciglio inarcato.
“Si. Ho, bè, ho detto a Potter che ci saremmo incontrati alle due ai Tre Manici di Scopa”
“Cosa?” Gli occhi di Blaise parvero sul punto di schizzargli fuori dalle orbite.
Draco spostò il suo peso sull’altra gamba prima di appoggiarsi alla fredda pietra dietro di lui.
“Che cosa vuoi da Potter?” Il tono di Blaise era piuttosto accusatorio e questo non era mai un buon segno.
“Ho solo pensato...” Cominciò Draco, ma Blaise tagliò corto con un cenno della mano. Draco si irritò.
“Non posso crederci! Davvero, non posso! Mi hai preso per il culo per settimane e tutto il tempo stavi con…” Blaise farfugliò appena “Potter?” La voce dell’altro si era pericolosamente alzata, i suoi occhi si erano rabbuiati.
“Blaise, non è affatto così!” sbottò Draco “Non sto con lui, né ho la minima intenzione di starci”
“Ah no? Bè, allora spiegami cos’è sta storia!” sputò acido Blaise.
“Ho qualche informazione su Potter, e voglio usarle contro di lui” rispose l’altro, studiando una roccia che si innalzava alle spalle dell’amico.
“E che informazione è?”
“Questo” disse Draco, con tono assolutamente pacato “Non posso dirlo”. E alzò lo sguardo su Blaise sfidandolo.
Il moro sembrò congelarsi sul posto. “Allora è così che va tra noi adesso? Vuoi giocare così?”
“Hai cominciato tu questa cosa, Zabini. Se non ti fidi di me, perchè dovrei fidarmi io di te?” gli chiese, inarcando entrambe le sopracciglia e spalancando le braccia in un deliberato gesto di impossibilità.
Blaise si fissò le scarpe. Il silenzio fra loro si fece pesante e Draco stava vagliando almeno una dozzina di approcci, ma nessuno sembrava andare bene.
“Senti, Blaise…” cominciò a dire, ma Blaise alzò una mano. Draco cominciava ad irritarsi per tutte quelle interruzioni.
“No, Draco, hai ragione”. Blaise alzò lo sguardo sull’amico, sospirando profondamente. “Se vuoi andare ad Hogsmeade con Potter, va b-bene. Io andrò… andrò con Pansy e le ragazze, credo”.
“No, no idiota!” rispose Draco con una risatina sollevata, dimenticandosi la rabbia di poco prima. “Ci andiamo ancora assieme. Ho detto a Potter che ci saremmo incontrati alle due ai Tre Manici di Scopa. Tu compreso” Blaise inarcò un sopracciglio. “Draco Malfoy, l’icona per l’Unità tra le Case ad Hogwarts?”
“Qualcosa del genere” rispose con un ghigno accennato “Ad ogni modo, sapere qualcosa su mio padre viene prima di tutto, e potrei fare tardi. Ed ecco dove entri in scena tu. Ho bisogno che tu intrattenga Potter finché non torno dal mio incontro”.
“Oh, che cosa devo sopportare per il dubbio onore di essere tuo amico” si lamentò Blaise “Va bene, mi occuperò di Potter sabato mentre tu predisponi i tuoi scellerati piani di conquista del mondo”.
Draco storse il naso, poi sorrise. “Non me ne dimenticherò, Blaise” disse, rimettendosi la scopa in spalla. “Andiamo”.
Salirono le scale fino al castello in silenzio.

***


La sera del venerdì successivo, Draco depositò il suo saggio per il progetto per l’Unità tra le Case nel raccoglitore grigioverde sotto la bacheca nella Sala Comune. Si voltò a fissare alcuni ragazzi del terzo anno in cerchio vicino al fuoco che si passavano degli oggetti gridando i loro nomi, seguiti da esclamazioni tipo “Un che cosa?”. Li raggiunse e tossì abbastanza forte da farsi sentire. Si zittirono immediatamente e molti alzarono lo sguardo con espressione colpevole.
“Perché diavolo state facendo tutto questo baccano?” chiese.
“Scusa, Draco, stavamo solo giocando” rispose una magrolina con le trecce raccolte sulla nuca. “Abbiamo imparato questo gioco alla festa dei Tassorosso la settimana scorsa”
Draco la fissò. Non avrebbe dovuto esprimere disapprovazione per qualsiasi cosa connessa al progetto di Unità tra Case. “State facendo troppo rumore. Giocate senza fare baccano, c’è qualcuno che cerca di studiare” disse altero.
“Scusaci” rispose la ragazza, ma c’era uno sguardo ostile nei suoi occhi. Il piccolo diavolo sapeva che non poteva impedire loro di continuare, realizzò Draco, stringendo le labbra. Sarebbe andata lontano in Serpeverde, questa tipa. Annuì appena col capo e si avviò ai dormitori, deciso a dormire un po’.
L’alba del sabato di Hogsmeade era grigia e piovigginosa e Draco dopo colazione andò a recuperare il suo mantello non volendo patire il freddo così presto quell’anno. Risentiva leggermente del freddo e benché i maghi difficilmente soffrissero di raffreddori e influenze, a differenza dei Babbani, le malattie erano sempre fastidiose. Era riuscito a prendersi un ostinato raffreddore durante il primo anno e c’erano voluti giorni e giorni per rimettersi completamente. Raggiunse Blaise, Vincent e Gregory all’entrata pochi minuti più tardi e assieme raggiunsero il villaggio dei maghi, chiacchierando di strategie di Quidditch.
Lungo la strada superarono Liam Baddock che torreggiava su un piccolo gruppo di ragazzetti del terzo anno con l’espressione piuttosto burbera. Come Prefetto anziano, Liam doveva scarrozzarsi i più piccoli fino al villaggio e riportarli al castello. Draco non era particolarmente entusiasta di quell’obbligo per i Prefetti del settimo anno. Appena più in là, Laurel Iven, l’altro prefetto del settimo, rimproverava la ragazzina della sera precedente mentre alcune compagne guardavano la scena. Draco, mentre le superava, pensò che Pansy avrebbe probabilmente gradito ancora meno l’incombente arrivo dell’ultimo anno. A quell’ora, Pansy e le sue amiche erano probabilmente già da Stratchy e Sons, pensò Draco con un sorrisino.
Quando i quattro superarono l’edificio che ospitava la stazione di Hogsmeade, Draco notò Potter, la Granger, Weasley e Paciock davanti a loro. Paciock stava gesticolando animatamente raccontando qualcosa ad alta voce mentre il resto dei Grifondoro rideva. Da quando Paciock aveva qualcosa di divertente da raccontare? Le cose che faceva erano di solito parecchio divertenti, effettivamente, ma Draco non aveva visto in lui un giullare o un menestrello. Scrollò le spalle e si rivolse a Blaise.
“Bè, dove si va?”
Blaise ricambiò la scrollata di spalle e scosse il capo. “Non so. Mielandia?”
“Buona idea. Andiamoci prima che quelli del terzo anno si portino via tutto come le locuste” disse Draco. Vincent e Gregory annuirono convinti e i quattro si avviarono al negozio di dolciumi. Draco comprò le Gelatine Tuttigusti +1 per la Sala Comune di Serpeverde: era il suo turno, ricordando l’anno precedente. Sperò che Pansy si ricordasse di prenderne una grossa scatola, altrimenti sarebbero finite prima del loro prossimo weekend a Hogsmeade. Per se stesso, prese alcune barrette di diversi tipi di cioccolato e una grande scatola di Quadretti Rosa con Glassa al Cocco. Non poteva sopportare i dolci dai nomi famosi… erano così terribilmente comuni. L’unica eccezione erano le gelatine e tutto quello che sua madre gli mandava assieme ai suoi dolci fatti in casa.
Dopo aver lasciato Mielandia, Vincent e Gregory si erano precipitati da Zonko: sarebbero stati capaci di passare ore ed ore in quel posto, ma a Draco la cosa non interessava poi molto. Lui e Blaise decisero di raggiungere Pansy da Stratchy e Sons e come si erano immaginati, lei era ancora lì. Accerchiata dalla sua schiera, si stava districando tra vestiti di tutte le forme e tutti i colori. Li obbligò a vedere almeno quindici diversi capi prima di alzare gli occhi al cielo drammaticamente e portare il suo cumulo di vestiti alla cassa. Draco la seguì e le tolse le cose dalle mani.
“Scusami, ma credo che questa sia una mia prerogativa” le disse con tono profondo, piegandosi per baciarle la guancia. Avrebbe potuto giurare che la strega dietro il bancone fosse invidiosa mentre lui pagava i vestiti. Pansy si girò a guardare le sue amiche, che sembravano sconvolte dalla dimostrazione di galanteria di Draco e ovviamente gelose marce. Millicent in particolare. Draco le fece l’occhiolino.
“Sei così buono con me, mio caro” tubò Pansy, circondandogli la schiena con un braccio e alzandosi in punta di piedi per scoccargli un bacio. Gli occhi di Draco si posarono su Blaise che sembrava alquanto disgustato. Uscirono da Stratchy e Sons al suono della voce di Pansy che chiacchierava con le amiche e si fermarono davanti al negozio. Il villaggio era ora assediato dagli studenti di Hogwarts. Grifondoro e Corvonero entravano ed uscivano dai negozi, i Serpeverde andavano avanti e indietro per la strada principale, i Tassorosso bighellonavano davanti alle vetrine dei negozi, puntando il dito contro il vetro chiacchierando eccitati. Le pesanti nuvole grigie della mattina si erano dissolte e il cielo ora si mostrava di un’intensa colorazione di blu, quel blu che si vedeva solo in Scozia. Draco strinse gli occhi per la luce abbagliante del sole.
“Adiamo da madama Piediburro!” gridò Pansy. “Ho letto un articolo sulla Gazzetta del Profeta. Vende un nuovo tipo di cannoli alla crema e voglio assolutamente assaggiarli!” Blaise fece un gesto eloquente: sapevano tutti che Madama Piediburro era il luogo per l’incontro tra coppie a Hogsmeade. Draco era piuttosto incline a dar ragione all’amico, ma pensò che non avrebbe di certo danneggiato la sua immagine (o quella di Blaise) facendosi vedere in quel posto con un harem di ragazze. Notò che Tracey Davis guardava malinconica l’amico.
“Andiamo, tesoro” disse, mettendole un braccio attorno alle spalle. “Sarà una vera gioia” scherzò stringendo l’occhio a Blaise.
“Vieni con noi, no? Potremmo guadagnarne qualche pettegolezzo sulla depravazione degli eterosessuali” aggiunse sottovoce. Blaise ridacchiò.
In otto superarono il negozio di piume di Scrivenshaft, girarono a sinistra e seguirono una piccola stradina fino alla sala da tè. Dentro, l’aria profumava fortemente di cannella. Era caldo e pieno di gente così Draco si sfilò il mantello, appoggiandolo sullo schienale di una sedia. Tirò indietro la sedia a Pansy per farla sedere, sorridendo dolcemente e guardandola con amore. Blaise e Draco recuperarono altre sedie e si sedettero tutti attorno al piccolo tavolino.
Draco mise il braccio attorno allo schienale della sedia di Pansy e si guardò in giro curioso. Era stato in quel posto una volta sola, quando la ragazza aveva insistito per farsi portare lì il giorno di San Valentino durante il quarto anno: allora, c’erano sfarzosi cherubini che lanciavano coriandoli sui clienti. Nessun angioletto in giro questa volta; fastosi dipinti di servizi da tè e ceste di frutta ricoprivano le pareti. Le tende alle finestre assomigliavano al vestito per il ballo di Ron Weasley, se si escludeva il fatto che queste erano di un rosa shocking.
“Sarà meglio per te che questi cannoli alla crema siano favolosi, Parks” le mormorò all’orecchio. “Non avevo più visto così tanto cattivo gusta dall’ultima volta che mi hai trascinato qui dentro”.
Pansy ridacchiò. “Uff, Draco. Ok, non sarà come da Florian Fortebraccio, ma I Tre Manici di Scopa non hanno i dolci che mi piacciono”
Madama Piediburro, una strega corpulenta dai capelli neri, arrivò al loro tavolo sorridendo.
“Cosa vi porto, cari?” chiese con voce calorosa che si adattava perfettamente alla sua figura. Ordinarono tè, caffé e un vassoio dei nuovi cannoli vaniglia e cocco. Mentre aspettavano, iniziarono a chiacchierare e in pochi istanti, Blaise e Millicent stavano discutendo animatamente di Quidditch.
“Era un fallo, ecco cos’era” stava dicendo Blaise, gesticolando apertamente con la mano per enfatizzare le sue parole.
“No che non lo era, Blaise. Non è colpa mia se non riesci a tenere gli occhi sulla Pluffa!” gli rispose di rimando Millicent, con gli occhi che le sfolgoravano bellicosi.
Draco scoccò a Tracey uno sguardo comprensivo: non sembrava molto contenta che Blaise avesse scelto Millicent come compagna di conversazione. Notando gli occhi di Draco su di lei, arrossì appena e si sedette più composta. Quando arrivarono i loro drink e le paste, furono per un attimo persi in espressioni di apprezzamento per i dolci con entusiastici Mmm e parecchie leccate di baffi. I cannoli erano davvero eccellenti, Draco dovette ammetterlo. Il ripieno alla crema era perfetto. Avrebbe voluto portarsene via qualcuno, ma non era convinto di riuscire a trasportarli decentemente.
Il biondo buttò l’occhio sul grande orologio in ceramica a forma di tazza: mancavano quasi venti minuti all’una. Avrebbe dovuto muoversi per non arrivare in ritardo. Si alzò dal tavolo buttando qualche galeone sul piano.
“Bè, ragazze, per quanto mi piaccia la vostra compagnia, devo lasciarvi con Blaise: ho una consegna urgente che mi aspetta all’Ufficio Postale e non posso ritardare ancora. Ci vediamo più tardi in Sala Comune” disse rimettendosi il mantello. Distrasse Blaise dalla sua conversazione con Millicente e il ragazzo lo fissò pensieroso.
“Attento all’Ufficio Postale, Draco” disse “Ho sentito dire che i gufi che hanno lì sono piuttosto irrequieti” “Oh, lo so. Stai tranquillo, non importunerò nessun membro della specie de gufi” rispose Draco, piegandosi appena per baciare Pansy. “A dopo” le sussurrò, scoccando a Blaise un’occhiata significativa prima di avviarsi alla porta. Sentendosi magnanimo, fece l’occhiolino a una Corvonero del sesto anno che lo stava fissando mentre passava di lì.
Draco fu contento di respirare nuovamente l’aria autunnale: la sala da tè di Madama Piediburro non aveva certo il pregio di rendere le persone calme e rilassate. Aveva terribilmente caldo nonostante si fosse tolto il mantello e la sua mente si lamentava di tutte quelle fastose decorazioni. Chiunque avesse sistemato quel posto si meritava di prendere delle lezioni dalla Umbridge. Draco raggiunse in fretta la strada principale e si infilò in un’altra stradina stretta che conduceva alla Testa di Porco.
Storse disgustato il naso davanti all’insegna del locale, dando furtive occhiate attorno per controllare che nessuno lo vedesse entrare. La via era deserta, se si escludeva un piccolo cane rognoso che frugava nella spazzatura. Draco prese un profondo respiro e spinse la pesante porta di legno. Il suo naso venne immediatamente aggredito da un odore di rancido che gli ricordò vagamente la fattoria di suo zio nel Devon. Si guardò in giro, ma il locale sembrava deserto, tranne che per un mago barbuto e corpulento avvolto in uno sbrindellato mantello verde. Draco espirò, contento di essere arrivato prima del padre. Raggiunse il bancone facendo un cenno con la testa a mo di saluto al barista. L’uomo dalla barba grigiastra alzò lo sguardo su Draco, affilando lo sguardo. Draco era sicuro di aver già visto il barista prima, ma non riuscì a ricordarsi dove.
“Allora, cosa vuoi?” sibilò l’uomo.
“Una burrobirra, se non vi dispiace” rispose Draco altezzoso.
Il barista sparì dietro il bancone e ne riuscì con una bottiglia presa da uno scatolone. Sbattendola con forza davanti a Draco, tornò alla Gazzetta del Profeta, che se ne stava ancora aperta sopra un piccolo tavolino dietro il bancone. Draco prese la bottiglia con due dita, le labbra incurvate al pensiero di quanto fosse impolverata. Lasciò qualche falce accanto alla cassa e prese il suo fazzoletto dalla tasca, iniziando a ripulire attentamente la bottiglia. Quando ebbe finito, trovò un tavolino vicino al muro che gli permettesse di vedere l’entrata e si sedette. Non c’erano orologi lì intorno e Draco iniziò a preoccuparsi: sapeva che era l’una passata e non era tipico del padre arrivare in ritardo.
Mentre terminava la sua burrobirra, Draco era combattuto tra la preoccupazione e un orribile sospetto: e se non fosse stato suo padre a inviargli il messaggio? E se qualcuno avesse voluto prendersi gioco di lui, sapendo che Draco avrebbe agito esattamente come richiesto? Cosa avrebbe fatto se ci fossero stati degli insegnanti, o peggio, degli Aurors ad aspettarlo fuori dal locale per interrogarlo sul nascondiglio del padre? Draco si maledisse da solo mentalmente: come aveva potuto essere così stupido? Però era la calligrafia del padre sul messaggio. Draco rivide immediatamente Pansy raccontargli di come la calligrafia dei loro manoscritti avrebbe avuto l’aspetto di quella di qualcun altro e il suo cuore mancò un battito.
Suo padre aveva ragione: Draco mancava di prudenza. Per l’ennesima volta si era buttato a capofitto nel fare qualcosa senza riflettere e ora non aveva nessuna voglia di pensare alle conseguenze. Non appena si alzò, la porta si aprì e un uomo tarchiato e barbuto entrò nel locale: era talmente grasso che sembrava rotolare invece che camminare. Il nuovo venuto si guardò attorno e si diresse direttamente verso Draco. Appoggiò una pergamena sul suo tavolo e raggiunse il bancone senza voltarsi indietro. Ordinando un qualcosa apparentemente velenoso, l’uomo si arrampicò su uno sgabello e iniziò a parlottare con il barista.
Draco prese in mano la pergamena che l’inaspettato cliente aveva lasciato sul tavolo e l’aprì. Il suo respirò si fermò di colpo.

Dietro la locanda. Ora.

Draco spinse la bottiglia vuota di burrobirra da un lato ma non si alzò, rimuginando febbrilmente. Come poteva sapere che era suo padre ad aspettarlo fuori e non un burlone? Draco pensò che un incantesimo avrebbe potuto aiutarlo, ma avrebbe dovuto essere da solo per farlo.
Prese la pergamena e si diresse al bagno, che stava dietro ad una porta cigolante. Era stranamente pulito, nonostante a terra ci fosse della paglia e l’odore fosse lo stesso che nel locale. La piccola stanza era vuota e Draco si rilassò. Ostende Scriptorem, mormorò, con un gesto attento della bacchetta.
Uno sbuffo di fumo si alzò dalla superficie della pergamena, diventando sempre più grande mentre arrivava al viso del ragazzo. La vaga sagoma di una persona si materializzò sopra la pergamena e Draco riconobbe i tratti del padre nella faccia che gli si presentò poco prima che il fumo si dissolvesse. Si infilò il messaggio in tasca e uscì, dirigendosi alla porta. Il suo incantesimo era stato piuttosto deludente: l’immagine avrebbe dovuto essere chiara e nitida, ma almeno aveva ottenuto l’informazione che cercava. Draco prese mentalmente nota di far pratica dell’incantesimo Scriptor e di non fidarsi mai più di messaggi anonimi d’ora in avanti.
Il suo cuore iniziò a battere forte mentre faceva il giro della locanda con la bacchetta stretta in pugno dentro la tasca. Girò l’angolo e vide una figura incappucciata in piedi accanto ad una recinzione in ferro che oscurava in parte un cespuglio di rose. La figura alzò la testa e a Draco sfuggì un sospiro di sollievo nel vedere il viso del padre. Il suo cuore ebbe un sussulto: suo padre non era cambiato di una virgola. Ovviamente, c’era da aspettarselo dal momento che non c’erano più i Dissennatori ad Azkaban, si autocorresse Draco.
“Padre” disse Draco rispettoso, fermandosi a mezzo metro dall’uomo e inchinando piano la testa.
“Draco, figlio mio” strascicò Lucius Malfoy, facendosi più vicino e stringendolo con un braccio. L’altro lo teneva lungo il fianco, apparentemente senza vita, notò Draco.
“Cos’ha il tuo braccio, papà? Sei ferito?” chiese Draco, interessato.
“Niente che qualche giorno di riposo non possa guarire, ma avevo bisogno di vederti” disse suo padre, allontanandosi. “Ti trattano bene a scuola?”
“Né meglio, né peggio del solito”
“Bene bene. Stai scrivendo a tua madre?”
“Certo”
“Bravo ragazzo. Senti, ho bisogno che tu le spedisca questo. È illegale per loro controllare le lettere che Pandora porta a casa nostra da Hogwarts, ma controllano tutto il resto e tutti I nostri camini sono sorvegliati, compreso quello in cantina. Semplicemente, mandale questo, lei saprà cosa fare”. Dicendo questo, Lucius passò a Draco un piccolo specchio ovale dagli intricati bassorilievi sulla cornice.
Draco lo prese, sapeva perfettamente cosa fosse: uno specchio a doppio senso. Ne aveva un paio anche lui quando era più piccolo, ma ne aveva rotto uno lanciandolo addosso ad un elfo domestico che lo irritava. Slacciò il suo mantello e infilò lo specchio in una delle tasche della divisa. Nella sua testa vorticavano milioni di domande, ma non sapeva da che parte iniziare..
“Padre, io…”
“Senti, Draco, non abbiamo molto tempo. Noteranno la tua assenza in fretta, credo… a chi hai detto che dovevi incontrarti con me?”
“A nessuno, ho solo detto a Blaise che dovevo incontrare qualcuno che aveva notizie di te” rispose Draco tutto d’un fiato.
“Sei proprio mio figlio” disse Lucius amorevole. Draco arrossì, lusingato per il complimento.
Suo padre gli raccontò dell’evasione: qualcuno chiamato Codaliscia aveva creato un diversivo per distrarre gli Aurors di guardia alla prigione, mentre zia Bella liberava i Mangiamorte dalle loro celle usando una piantina che aveva rubato dalla guardina. Era stata interrotta da un Auror di nome Kingsley Shacklebolt che non si era unito agli altri per chissà quale motivo, e ora Shacklebolt era prigioniero del Lord Oscuro: sembrava piuttosto resistente e non erano ancora riusciti a piegarlo.
Draco guardava suo padre con timore mentre lo ascoltava parlare: non era mai riuscito in metà delle cose che suo padre faceva. Tutto suonava terribilmente eccitante e rischioso e Draco non amava il pericolo. Ricordò la conversazione che aveva origliato il mese passato e raccontò al padre di come Potter avesse nominato Shacklebolt. Lucius sbarrò gli occhi.
“L’hai sentito dire che lui centrava qualcosa con Shacklebolt?”
“No, no. Ho sentito Weasley dirgli che non era colpa sua se avevano mandato Shacklebolt”.
“Questo Potter è estremamente irritante” disse Lucius con un cipiglio duro “Comunque, questa è un’informazione importante, Draco, sono contento che tu me l’abbia detto”. Camminò avanti e indietro per alcuni minuti davanti alla grata di ferro.
“Manda qualsiasi altra informazione che ottieni su Potter a tua mandre. Il Signore Oscuro è parecchio dispiaciuto del fatto che quel moccioso sia riuscito a sfuggirgli un’altra volta”.
“Sai come c’è riuscito? Potter, intendo. Non è questo gran che. Ho duellato con lui. E se non fosse stato per la sua capacità di parlare Serpentese l’avrei battuto”.
“Non sottovalutare Harry Potter, figliolo. Quello che gli manca in abilità, lo compensa col coraggio e poi ha comunque parecchi amici nelle alte sfere”.
Draco storse il naso.
Suo padre gli sorrise benevolo. “Non per molto ancora, ovviamente” aggiunse “ma ad ogni modo, non lasciare che Potter sia un’eccessiva causa di preoccupazioni. Dal momento che sono convinto che la missione del Signore Oscuro avrà successo, c’è una possibilità infima che non funzioni” Draco si accigliò. “E in questo caso, figlio mio, dovrai essere pulito”.
“Non vuoi che mi unisca a te, padre?” disse Draco, fingendo di esserne dispiaciuto e cercando di ricacciare indietro il sospiro di sollievo.
“Oh cielo, no, Draco” gli rispose, senza guardarlo “Voglio vederti in pericolo molto meno di quanto io desideri andare al Ministero della Magia e arrendermi. D’altronde, sei minorenne e le magie che fai fuori da scuola sono controllate dal Ministero. Non devi preoccuparti, figliolo. Il Signore Oscuro arriverà ad alti livelli prima che la tua educazione sia completa e vedrai che farà le sue mosse in fretta. Stai fuori dai guai e continua a svolgere i tuoi doveri di Prefetto”.
Draco annuì. Bè, questo decisamente eliminava un problema spinoso: era andato all’incontro mezzo convinto di ricevere il Marchio Oscuro.
“Dimmi, Draco, come sta Pansy?” chiese Lucius improvvisamente.
Draco sorrise nel modo in cui sorrideva a Pansy quando sapeva di essere osservato. “È semplicemente fantastica”, disse, illuminandosi.
“Non farti prendere troppo, figliolo” disse Lucius “Ci sono molte altre ragazze fuori di qui. Pansy è una buona scelta, ma non la migliore: sei l’erede del mio nome e della mia fortuna, e sei ancora molto giovane”.
Draco no rispose, inclinando appena la testa. Pansy era una buona copertura e lui non aveva intenzione di far sapere al padre di non avere intenzione di procreare. Avrebbe potuto cambiare idea un giorno, dopotutto. I suoi pensieri andarono a Pansy, al progetto di Unità fra le Case e immediatamente si ricordò di Nott.
“Anche il padre di Theodore Nott è fuggito con voi?” chiese.
“Si si, anche lui. È ancora malato sfortunatamente: non gli anno dato il tempo di riprendersi dalle ferite che si era causato nello scontro al Dipartimento dei Misteri prima di rinchiuderlo ad Azkaban” disse Lucius con ghigno spiacevole. “La brutalità del Ministero è incredibile”.
Draco prese mentalmente nota di parlare con Nott e alleviare le sue sofferenze. Si sentiva così sollevato che suo padre stesse bene che era persino disposto a perdonare Nott per il suo comportamento del mese passato.
“Ora devo andare Draco” gli disse morbidamente il padre. Draco annuì semplicemente, cercando di ignorare il vuoto nel petto.
“Quando ti vedrò di nuovo?” chiese.
Lucius scosse il capo. “Non so. È pericoloso per me rimanere qui e volevo solo sapere se andava tutto come si deve e se ti trattavano bene” e fece un vago gesto in direzione della scuola. “Proverò a tenermi in contatto, ma non voglio che sospettino di te. Se vuoi chiedere qualcosa di me a tua madre, riferisci a me come allo zio Duncan”.
Si abbracciarono nuovamente e Lucius si smaterializzò con uno schiocco appena udibile. Draco ripensò al saggio che aveva scritto la settimana precedente: più era grande l’abilità nell’incantesimo, meno udibile era il suono provocato dalla Smaterializzazione. Draco ritornò sulla stradicciola, perso in un misto di sollievo e tristezza. Era felice di aver rivisto suo padre e desiderò tornare a Malfoy Manor con entrambi i suoi genitori. Che un Lethifold acchiappasse Potter per avergli reso le cose così complicate! Si fermò di colpo ricordando l’incontro che aveva organizzato con Potter ai Tre Manici di Scopa. Sfortunatamente, non aveva modo di controllare un orologio, e Draco corse a perdifiato, sapendo di essere terribilmente in ritardo e sperando che Blaise fosse riuscito a trattenere Potter.
Draco camminò il più velocemente possibile lungo la via principale, sorpassando studenti di tutte le Case e di tutte le età: il weekend a Hogsmeade era entrato nel vivo, ora che anche i più dormiglioni avevano raggiunto il villaggio. Notò Vincent e Gregory da Zonko e si chiese cosa mai trovassero quei due di così attraente in quel posto. Nessuno a Serpeverde era abbastanza idiota per cascare negli scherzi che quel posto vendeva, pensò Draco sprezzante. Superò Mielandia mentre un gruppetto urlante del terzo anno usciva dalla porta. Draco si congratulò con se stesso per aver avuto il buon senso di fare i suoi acquisti appena possibile.
Quando finalmente arrivò ai Tre Manici di Scopa con un ritardo di circa venti minuti, il posto era pieno zeppo. Dovette guardarsi attorno per un buon minuto prima di scorgere Blaise, che se ne stava seduto con la testa tra le mani a fare le bolle nel suo drink con la cannuccia. La bibita di un colore verdognolo ribolliva pericolosamente, minacciando di fuoriuscire dai bordi ma Blaise allontanò le labbra dalla cannuccia appena in tempo per impedirlo. Notò Draco e ghignò, facendogli un cenno. Blaise sembrava abbastanza ridicolo, a sorridere con la cannuccia tra i denti, e Draco represse una risatina, turbato dal fatto che Potter non fosse da quelle parti. Si fece largo tra la folla raggiungendo il tavolo. Sedendosi davanti a Blaise, si diede un’occhiata in giro per cercare Rosmerta e la richiamò con un gesto della mano, sorridendo piano. Lei accennò un gesto di rimando e annuì, suggerendo che sarebbe stata lì fra un attimo. Draco si rivolse a Blaise.
“Come è andata?” chiese Blaise, con l’espressione ansiosa.
“Tutto bene” rispose l’altro senza darci troppo peso. “Potter non si è fatto vedere?”
Blaise si accigliò. “Si, si è fatto vedere ma ha dovuto andarsene”.
“Allora gli hai parlato?”
“No siamo rimasti qui a fissarci l’un con l’altro per tutto il tempo” rispose Blaise irritato “Certo che ho parlato con lui, mi hai detto di trattenerlo il più a lungo possibile!”
“Che succede Blaise, il tuo fascino comincia ad indebolirsi se non riesci a trattenere Potter per… ehm, di quanto sono in ritardo?”
“Un’ora e mezza” rispose l’altro, inarcando un sopracciglio.
Draco lo fissò a bocca aperta. “No, non è possibile. Io non… non sono stato via così a lungo”.
“Si, invece. Potter se n’è andato circa dieci minuti fa, dicendo che aveva gli allenamenti di Quidditch entro un’ora”.
Draco ingiuriò ad alta voce ed una voce divertita alle sue spalle disse “Povera me, un simile linguaggio da un Malfoy!”
Draco si voltò pronto a litigare con chiunque ma si bloccò quando vide Rosmerta che si tratteneva dal ridere. “Cosa prendi, tesoro?” chise con un sorriso zuccheroso.
“Del nettare di ortica con una goccia di rum alla mora, per favore” disse Draco pentito strizzandole l’occhio. La donna arrossì e lo colpì dolcemente con il suo blocchetto. “Un rubacuori, ecco cosa sei!” concluse con una risatina e si diresse al bancone, scontrandosi con un Corvonero del quinto anno e scusandosi con lui in fretta. Draco si rivolse nuovamente a Blaise.
“Ti conviene non far mai sapere a Pansy che ti comporti così” disse Blaise, mescolando assente il suo drink. “Sarebbe parecchio più furiosa che dopo il fatto della Habbot”.
Draco fece un piccolo gesto con la mano. “Pansy odia i Tre Manici di Scopa, ricordi? Non le piace mescolarsi con la gente comune o qualcosa del genere. Comunque, torniamo a Potter. di cosa avete parlato?”
“Di te, ovviamente” Blaise gli lanciò un’occhiatina e ghignò “Abbiamo passato tutti i tuoi parenti ed avevamo appena cominciato a parlare dei tuoi genitori quando Potter è dovuto andare via”.
Draco lo fissò. “Seriamente, Blaise, di cosa avete parlato?”
“Voglio sapere come mai ci hai messo tanto. Poi forse ti racconterò del mio tempo passato con Potter, forse”.
Blaise si appoggiò con la schiena alla sedia, alzando il bicchiere e gustandone il contenuto.
“L’uomo che dovevo incontrare era in ritardo e avevamo molto di cui parlare” rispose Draco. Doveva essergli sembrato emozionato per un attimo perché Blaise si sporse in avanti e gli piantò gli occhi scuri nei suoi.
È tutto a posto, Draco? O stai solo cercando di mettere su una maschera da coraggioso? Perché se è così, non ti sta affatto bene”.
“Dovresti sapere che io non uso nessuna maschera, e si, è tutto semplicemente perfetto. Avevo molte domande e devo aver perso la cognizione del tempo” rispose Draco, sorridendo molto più radiosamente. Non voleva parlare di suo padre, quella doveva essere una cosa sua e di nessun altro. “Non posso darti i dettagli, Blaise: potrebbero spiarci”.
Blaise spostò lo sguardo per un attimo, poi scosse la testa. “Buon vecchio Draco. Credo che le notizie che hai ricevuto siano state buone, dal momento che sei quasi tornato quello di un tempo. Non sei più stato lo stesso da quando tuo padre era stato catturato”.
Draco lo fissò freddamente e stava per rispondergli quando Rosmerta arrivò con il suo nettare. Draco accettò con gioia il bicchiere e bevve, godendosi di quel sapore. Rosmerta sapeva perfettamente come preparare il drink come piaceva a lui. Draco si passò la punta della lingua sul palato per assaporare al meglio in gusto del rum alla mora. Posò lo sguardo su Blaise.
“Non so cosa tu voglia dire con ‘tornare quello di un tempo’ ma sono piuttosto felice che mio padre sia nuovamente libero. Forse non alle condizioni che avrebbe desiderato, ma comunque libero”.
“Hai ancora intenzione di star dietro a Potter?” “Oh, certo. Potter pagherà per quello che ha fatto a mio padre” disse Draco e notò con preoccupazione che Blaise sembrava angosciato. “Che c’è Zabini? Non dirmi che ti sei fatto prendere da Potter adesso”
“Penso solo che ne ha abbastanza di cose di cui preoccuparsi, senza che qualcun altro cerchi di rendergli le cose più difficili...” disse Blaise con uno sguardo misurato.
“Cosa? Di cosa stai parlando?”
“Non ti ricordi? Mi hai detto che Sirius Black era il suo padrino”
“Si, e allora? Che diavolo centra adesso quel traditore di sangue di mio cugino?”
“Tuo cugino è morto, Draco, nel caso in cui tu abbia scordato l’articolo della Gazzetta del Profeta che lo discolpava” disse Blaise fissando il suo bicchiere.
“Si, zia Bella l’ha fatto fuori, e allora?” rispose Draco impaziente. Di che cosa farneticava Blaise?
“Sirius Black e Potter erano piuttosto uniti e lui ci sta ancora soffrendo” fu la risposta. Blaise cercava di evitare gli occhi di Draco, che si stava innervosendo non poco.
“Pensi che me ne freghi qualcosa di più di un Kneazle dei sentimenti di Potter?” rise sguaiato l’altro. “È un suo problema”.
“Cristo, Draco” disse Blaise, prendendo un sorso dal suo bicchiere. “Questo è crudele”.
Draco inarcò un sopracciglio, come per dire “E allora?” Blaise sospirò.
“Qualsiasi cosa tu stia architettando, non voglio prenderne parte. So che odi Potter, ma con me è sempre stato gentile”.
“Ha pianto sulla tua spalla o qualcosa del genere? Che cosa ha detto per farti diventare così?” chiese Draco, sentendo il volto incendiarsi. Non poteva credere che Blaise stesse passando dalla parte di Potter.
“Non mi ha detto proprio nulla. Abbiamo parlato di Quidditch e di ragazze, in effetti. Ma sembrava… ferito. Come non lo è mai stato” strascicò, fissando un vaso di fiori nell’angolo. “Ad ogni modo questa cosa non dovrebbe stupirti. Ho sempre rifiutato di prender parte ai tuoi scherzi infantili” aggiunse.
“Infantili? Ti ricordo che hai riso anche tu quando hai visto la faccia di Potter dopo la storia delle spallette su di lui che ho fatto al quarto anno. Ne avevi una anche tu!” continuò Draco, puntandogli un dito contro. L’altro ragazzo scrollò le spalle.
“È stato tempo fa. Non ho intenzione di schierarmi, Draco. Semplicemente, non voglio unirmi alla tua crociata per ferire Potter. Penso lo abbiano ferito abbastanza in questi anni”. Blaise lo fissò fermamente per un momento. “Avrei voluto provare a dissuaderti dal fare qualunque cosa tu abbia progettato, ma so perfettamente che non c’è modo di farti cambiare idea”.
“Hai ragione, non c’è. Potter si è schierato contro la mia famiglia e non c’è nulla che tu o qualsiasi altra persona possa dire o fare per impedirmi di avere la mia vendetta” disse Draco con soddisfazione.
Blaise scrollò le spalle e mandò giù quel che rimaneva del suo drink, schioccando le labbra. “Arrangiati”.
Draco si irritò, bevve il resto del suo nettare di ortica, dimenticando di goderselo. Non si era aspettato che Blaise lo supportasse, ma non si era certo immaginato una tale ostilità. “Bene, è quello che farò. Possiamo andarcene?” “Si” rispose Blaise, senza guardarlo. Draco odiava quella tensione. Blaise ancora non gli aveva spiegato le sue misteriose sparizioni, continue e allarmanti per la loro regolarità. Draco si sentì congelare lo stomaco da un orribile sospetto.
“Tu non hai frequentato Potter per tutto questo tempo, vero, Blaise?”
Gli occhi di Blaise si piantarono in faccia a Draco. Sembrava assolutamente incredulo. “Credi che debba scoparmi Potter per essere umano con lui? Non ci pensare nemmeno, Draco. Tra l’altro, lui è etero”.
“Allora chi stai frequentando?” sbottò Draco, cercando disperatamente di trattenere un ghigno davanti al fatto che Blaise ignorasse le preferenze sessuali di Potter.
“Perché devi pensare per forza che sto frequentando qualcuno? Sei geloso, Draco?”
“Geloso? Di cosa dovrei essere geloso? Sono solo curioso” gli rispose di rimando e vide la speranza sul viso di Blaise sparire immediatamente.
“La curiosità uccide lo Kneazle, dicono” buttò lì allegro il moro, ripiegando.
Fece un cenno a qualcuno alle spalle di Draco e Rosmerta li raggiunse un secondo dopo. Pagarono i loro drink e Draco si alzò in piedi di colpo, facendo sì che la sua sedia cadesse all’indietro rumorosamente. La folla si era abbastanza diradata ed era riuscito a raggiungere la porta abbastanza facilmente, senza voltarsi a guardare se Blaise lo stesse seguendo. Draco era piuttosto irritato dal fatto di aver perso il controllo a quel modo e si rimproverò mentalmente per avere il difetto di mostrare troppo apertamente le sue emozioni. Non era stato accorto perché era ancora troppo contento per suo padre, ma non era una giustificazione plausibile. Uscì in strada, rischiando di urtare alcuni giovani Tassorosso seduti scompostamente sul bordo del marciapiede. Avrebbe voluto picchiarne uno solo per vedere come avrebbero reagito, ma si astenne.
Blaise lo raggiunse alcuni minuti dopo e si avviarono al castello in assoluto silenzio. Quando arrivarono alla Sala Comune di Serpeverde, il moro disse di aver bisogno di andare in Biblioteca e chiese a Draco se voleva unirsi a lui. Draco rifiutò: voleva coricarsi e riposarsi un po’ prima di riprendere i compiti. Blaise gli sorrise e lasciò la sala. Draco lo fissò allontanarsi, meditando di seguirlo per vedere se stava realmente andando in Biblioteca: non aveva portato con sé le sue cose di scuola. Poi, decise che non voleva disturbarlo. Vincent e Gregory non si trovavano, Pansy probabilmente era ancora ad Hogsmeade. draco raggiunse il dormitorio maschile e chiuse la porta alle sue spalle.

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Diario di Draco Malfoy, 5 ottobre

Mio padre sta bene! Vorrei correre da quegli stupidi idioti di Grifondoro e spiattellarglielo in faccia, ma ovviamente, non posso. Sono preoccupato per il suo braccio comunque: mentre lo abbracciavo, è stato scosso da un tremito di dolore. Vorrei sapere come si è ferito. Sembra fidarsi molto dei piani dell’Oscuro Signore. Questo è ovviamente rassicurante, così come il fatto che non devo unirmi al gruppo di sostenitori dell’Oscuro. Mi chiedo cosa stesse cercando di dire con quel discorso su Pansy. Ho paura di quando verrà il giorno in cui scoprirà che la migliore unione per me non sarà con qualcuno capace di procreare nessun piccolo Malfoy.
Ad ogni modo, cercherò di seguire il consiglio di mio padre e stare fuori dai guai. Non c’è bisogno di oltrepassare i limiti: anche perché non ne ho il tempo, con tutti i compiti con cui ci hanno caricati e col progetto dell’Unità tra le case. A proposito, devo chiedere a Pansy qualche dettaglio in più sul progetto di Serpeverde. Credo debba parlare all’incontro tra Case di domani sera, a meno che non sia il turno di Liam. No, la scorsa settimana è toccato a me, deve essere il turno di Pansy.
Blaise mi preoccupa di giorno in giorno di più. È sempre irritabile ed è non è stata decisamente una bella discussione quella su Potter. Perché diavolo devo sopportare Potter e la sua capacità di corrompere la mente delle persone con la pietà per la sua inutile esistenza? Ammetto che aspettavo con un po’ d’impazienza di incontrarmi con lui, ma date le circostanze, sono contento di non averlo visto. Uhg, ho appena detto che aspettavo con impazienza di incontrarmi con Harry maledetto Potter. È chiaro che non dormo abbastanza.



Fine parte 6.



Note dell’autore:

1-Ostende Scriptorem dal Latino: rivelare + scrittore. Questo incantesimo rivela le tracce che un mago ha lasciato su un pezzo di pergamena su cui ha scritto, mostrando una breve immagine dello scrittore come appariva nel momento in cui scriveva sulla pergamena.
2-Fateci caso, Draco nel secondo capitolo dell’Ordine chiama Lucius papà. Non stupitevi che in una situazione del genere, faccia lo stesso.
3-La corrispondenza tra genitori e figli è protetta dalle leggi del Ministero. Secondo la mia visione della storia, la legge è stata approvata dopo l’esperienza con la Umbridge nella scuola.
4-Rischiando di sembrare ovvia, Lucius “significa portatore di luce” mentre Duncan significa “guerriero oscuro”.
5-Lethifold, creatura magica molto rara detta anche Velo Vivente: assomiglia ad un mantello nero che si muove di notte sul terreno e attacca gli uomini addormentati. Si trova solitamente solo ai Tropici.





Ecco qui il capitolo ---Da oggi, dubito di riuscire ad aggiornare ogni giorno... sto crollando. Questa notte non sono andata a letto per tradurre... sono le 8 e io non ho ancora chiuso occhio... L'ultima volta che lo faccio!^_^ Da oggi, aspettate un cap ogni due/tre giorni.
Ringraziamenti specialissimi a tutti coloro che hanno commentato fino ad ora. Grazie di cuore.
Laura

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Capitolo 7
*** Letters and Meeting ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE


Tradotta da Lauradumb



Titolo Originale:
A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg 13
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.
Sommario: Draco invia il pacchetto di Lucius a Narcissa e incontra qualcuno di inatteso. I Serpeverde completano il loro saggio sull’Unità delle Case e diamo un’occhiata a come vanno i progetti delle altre case, così come li vede Draco. Prima della fine, comunque, il sorrisino di Draco è quasi sparito completamente dal momento che le cose cominciano a complicarsi. Tutto ciò tra gufi, serpi giocherellone, un Piton bisbetico, il gioco del Caccia Scopa e muri che cadono.


***


Capitolo 6: Letters and Meetings



La domenica mattina presto, Draco si svegliò di soprassalto. Aveva fatto un sogno in cui inseguiva Blaise tra un dedalo di corridoi: non appena riusciva a scorgere l’altro ragazzo, questo spariva dietro l’ennesimo angolo. Draco allora provava a chiamarlo per nome, ma dalla sua gola non usciva alcun suono, senza contare che tutte le volte che allungava il braccio per acciuffare l’amico, questo si allontanava ancora di più. Quando si alzò dal letto, quella mattina, Draco era irritato e stanco. Diede un calcio alle sue scarpe recuperando un asciugamano dal suo comodino e avviandosi al bagno.
Potter non era sceso a cena la sera precedente, cosa che non aveva di certo migliorato l’umore del biondo. Draco non sapeva effettivamente come comportarsi riguardo al fiasco di sabato: non era certo che Potter avrebbe accettato delle giustificazioni ovviamente fasulle. Comunque, il piano di Draco aveva incontrato qualche ostacolo e ora il ragazzo aveva bisogno di un altro modo per avvicinare Potter. Forse…
Mentre si vestiva, Draco ricordò la sua conversazione col padre e lo specchio a doppio senso che doveva spedire a casa. Si diede una rapida occhiata attorno, per controllare che tutti gli altri stessero ancora dormendo, tirò fuori lo specchio dal suo nascondiglio e lo appoggiò sul tavolino, chiedendosi come avrebbe potuto fare per spedirlo. Sarebbe stato troppo grande e piuttosto visibile avvolto in una pergamena, ma non aveva intenzione di inviarlo proprio come un pacchetto. Draco si mordicchiò le labbra rimuginando e alla fine raggiunse l’illuminazione. Ovvio, avrebbe inviato a sua madre la scatola di Quadrotti Rosa con Glassa al Cocco che aveva comperato ad Hogsmeade, nascondendovi lo specchio. Per quel che ne sapeva, gli Aurors non leggevano le sue lettere, quindi avrebbe potuto scrivere dello specchio in un messaggio accluso. Ad ogni modo, avrebbe dovuto fare attenzione a cosa scrivere nella lettera.
Per prima cosa, comunque, doveva preparare il pacchetto. Draco aprì la scatola e fece lievitare i dolcetti prima di avvolgere lo specchio con del tessuto e appoggiarlo sul fondo. Rimise le caramelle al loro posto e studiò il risultato della sua operazione. Quelli al centro erano leggermente più alti che ai lati, ma non si vedeva molto, a meno di non mettersi ad osservare il tutto molto attentamente. Rimise il coperchio alla scatola e sussurrò Involvere. A questa parola, una sostanza liquida e brillante uscì dalla punta della sua bacchetta e avvolse la scatola di dolcetti. Pochi secondi dopo, il pacchetto era pronto e Draco lo mi se da parte, recuperando la sua piuma e un pezzo di pergamena.

Cara Madre,
So di averti scritto appena la scorsa settimana, ma sono stato ad Hogsmeade ieri e devo semplicemente mandarti alcuni Quadrotti Rosa con Glassa al Cocco, so che li adori. Mi raccomando, prova soprattutto per primi quelli sul fondo della scatola, dicono che siano sempre migliori rispetto a quelli che stanno sopra.
Tuo figlio adorato
Draco


Ps. Manda i miei più cari saluti a zio Duncan.


Draco rilesse il messaggio più volte attentamente e fu sicuro che sua madre avrebbe capito. Desiderava disperatamente scrivere, a lettere cubitali, di aver incontrato suo padre, ma non voleva rischiare. Sperò di essere stato abbastanza sagace, chiuse la lettera con un colpo di bacchetta e si mise il pacchetto sotto il braccio. Blaise aveva smesso di russare e Draco voleva andarsene prima di dover rispondere ad inutili domande: non aveva quasi mai inviato qualcosa a casa.
Draco si arrampicò infelice fino alla Guferia. Perché quel posto doveva stare così in alto? Non poteva mica trovarsi vicino alla Sala Comune di Serpeverde? I Grifondoro avevano sempre tutto a portata di mano! Quando entrò nell’ampia stanza, cercando di non pestare gli escrementi dei gufi in tutti i modi, fu sorpreso di non essere l’unico mattiniero della scuola. Un ragazzo se ne stava seduto sul davanzale con le gambe incrociate e una civetta appollaiata sulla spalla. Draco non riuscì a capire chi fosse, dal momento che il sole si alzava in quel momento proprio alle spalle dell’altro. L’ombra rivelava una corporatura magra, una schiena sottile e delle spalle leggermente incurvate in avanti, come schiacciate da un peso invisibile. Draco alzò un braccio per ripararsi gli occhi dalla luce splendente. L’altro voltò appena il viso verso la civetta sulla sua spalla. Potter.
“Cosa ne dici, Edwige? Dovrei andare a trovare Hagrid o vorrà solamente parlare di Sirius ancora una volta?”
La civetta schiamazzò e picchiettò affettuosamente il naso del suo padrone, e quest’ultimo sorrise. Al biondo si bloccò il respiro in gola e dovette tossire. Il sorriso di Potter svanì non appena si voltò verso di lui.
“Bella civetta, Potter” borbottò Draco, pensando in fretta ad una maniera per rigirare la situazione a suo favore. Degli artigli si conficcarono sulla sua spalla e emise un grido soffocato, fissando Pandora che, come al solito, aveva scelto il momento peggiore per fare il suo spettacolare ingresso.
“Grazie, anche la tua” disse Potter, facendo leva sulle braccia e scendendo dal davanzale con un piccolo salto. La sua civetta svolazzò fino alle travi.
“Senti, Potter, io…” iniziò a dire Draco, ma Potter scosse la testa.
“Lascia perdere Malfoy. Tu vuoi fare i tuoi giochetti, io non sono interessato. Ho qualcosa di più grosso che bolle in pentola”. [Nella versione originale: ho un pesce più grosso da friggere. NdT]
Con questo, Potter uscì dalla Guferia, lasciando Draco a borbottare dall’indignazione. Che razza di Grifondoro cretino e insolente! Ho qualcosa di più grosso che bolle in pentola, come no! Gliel’avrebbe fatta vedere lui, si stizzì Draco. Potter avrebbe elemosinato il suo perdono non appena le cose si fossero sistemate un po’ di più. L’atteggiamento del Grifondoro stava seriamente minando il piano di Draco. Avrebbe dovuto riconsiderare ogni cosa e ripartire da zero. Quella sera avrebbe ripreso in mano tutti i suoi appunti, pensò, riprendendosi.
Draco si ricordò del suo compito e prese da sotto il braccio la scatola di dolci. Attaccò il pacchetto alla zampa di Pandora e le chiese di non lasciarlo cadere dal momento che era alquanto fragile. La civetta volò via, colpendogli piano il viso con un’ala per la sua insolenza. Questo piccolo gesto lo riscosse dalla sua rabbia e sospirò. Avrebbe dovuto essere particolarmente dolce con Pandora nelle settimane successive: questa era la seconda volta che la faceva uscire nell’arco di quattro giorni, senza contare che lei odiava portare i pacchi.
Riprese la strada verso i sotterranei, mormorando svariate imprecazioni a mezza voce. Quell’anno non stava andando affatto bene per lui, proprio per niente.

***


Più tardi, quella sera, tutti gli studenti di Serpeverde si ritrovarono nella Sala Comune per l’incontro settimanale della Casata. Era un’antica tradizione a Serpeverde: i Prefetti si turnavano ogni settimana per dare annunci e mettere in luce i buoni risultati ottenuti. Non parlavano mai dei fallimenti: erano incontri creati per motivare tutti gli altri, quelli che non erano stati lodati per le loro opere, a dare il meglio per entrare la settimana successiva nella rosa dei meritevoli. Quella sera toccava a Pansy che se ne stava su una sedia abbastanza alta, simile piuttosto ad uno sgabello da bar. Il camino alle sue spalle era acceso e le conferiva un aspetto lugubre.
Gli studenti di tutti gli anni si riunirono in piccoli gruppi sui divani e sulle sedie. Quelli del secondo arrivarono tardi e furono costretti a sedersi sul pavimento, davanti alla sedia della ragazza. Il Barone Sanguinario attraversò una parete poco distante da loro e si fermò lì accanto a mezz’aria. In realtà, i fantasmi delle Case non erano ammessi nelle Sale Comuni, ma per il Barone Sanguinario, si faceva uno strappo. Il fantasma riportava i particolari della conversazione al Professor Piton, che avrebbe tecnicamente dovuto essere presente ma non sempre riusciva a partecipare.
Draco si accigliò, ripensando al fatto che Piton non aveva ancora partecipato ad una sola riunione quell’anno, eccetto il primo giorno di scuola. Si era reso disponibile per rispondere alle domande dei prefetti e cose del genere, ma era stato stranamente assente durante tutti gli avvenimenti nella sua Casata.
Pansy tossì appena per richiamare l’attenzione e, uno alla volta, i Serpeverde si zittirono. La ragazza diede un’occhiata soddisfatta alla stanza e prese parola. “Buona sera a tutti. L’incontro di oggi sarà leggermente diverso, dal momento che è la scadenza del termine per la consegna dei Saggi della Casa Serpeverde. Spero che tutti abbiate lasciato il vostro perché è quello che sto per controllare proprio ora” disse.
Continuando a sorridere, Pansy alzò la sua bacchetta e fece levitare il raccoglitore verdeargento sopra le teste di tutti i presenti. Il contenitore cilindrico atterrò davanti ai suoi piedi mentre la ragazza recitava un incantesimo che Draco non conosceva. Il biondo osservò affascinato come una nebbiolina argentata iniziasse a salire dalla fessura della parte alta del raccoglitore, brillando mentre si alzava serpeggiando fin quasi al soffitto.
Alla fine, la nebbia smise di salire e per un attimo un serpente argentato si librò nell’aria. Veloce come un lampo, si spaccò in quattro serpi più piccole che dardeggiarono nell’aria prima di fermarsi sopra le teste di quattro studenti, uno dei quali era Blaise. Pansy si diede un’occhiata in giro.
“Andrew Bartlett, Preston Iven, Rose McNulty, Blaise Zabini” attaccò “voi quattro non andrete a letto fino a quando non avrete consegnato i vostri saggi, come è scritto nel regolamento appeso in bacheca”.
Draco fissò il suo Cacciatore e il suo Portiere, entrambi evitavano di guardare nella sua direzione. Draco sperò che non incolpassero gli allenamenti di Quidditch per il loro ritardo di consegna. Lauren, il Prefetto del settimo anno, fissava con sguardo omicida il suo fratellino piccolo, che sembrava volere essere inghiottito dal pavimento alla velocità della luce. Nessuno guardava Rose, una ragazza paffutella del quarto anno, ma anche lei sembrava comunque preoccupata.
“Altrimenti” continuò Pansy “scoprirete che i vostri nuovi animaletti” e così dicendo indicò il serpente che luccicava sopra la testa di Blaise “vi seguiranno ovunque fino alla fine dell’anno scolastico”. Diede un’occhiata alla stanza con espressione trionfante e alcuni applaudirono. Molti, Draco compreso, vedevano Pansy con stima ritrovata. Non aveva idea di cosa avesse fatto al raccoglitore, ma quella era magia davvero impressionante.
“Questa è Magia Oscura, Parkinson” saltò fuori Nott dalla sua postazione alle spalle della Benefattrice. “Devi aver incantato i serpenti” e indicò quello sopra la testa di Blaise “perché riconoscano la persona dal nome. Questo richiede qualcosa della persona perché funzioni”
“Oh, Theodore” disse Pansy freddamente “Mi stai chiedendo il giudizio del Professor Piton? Ha approvato l’uso dell’incantesimo, come vedi”.
Tutti si voltarono verso il Barone Sanguinario che annuì appena. Draco spostò lo sguardo su Liam che sbirciava Nott con l’espressione corrucciata.
“Cosa hai usato allora? Hai rubato..” cominciò Nott, ma fu interrotto da Liam.
“Pansy ah usato le tazze della colazione dello scorso sabato” disse il Capocasa con un’intonazione minacciosa nella voce “Così ha potuto raccogliere l’essenza di ogni studente di Serpeverde”.
Liam diede un’occhiata alla sala. Sheridan Roper, un ragazzo magrolino con gli occhiali dello stesso anno di Draco, si mise seduto un po’ più composto. Sheridan era sicuramente il migliore in Difesa Contro le Arti Oscure di tutta Serpeverde. Strizzò l’occhio a Liam da dietro i suoi occhiali, ricordando a Draco il modo di fare di Potter.
“Dal momento che sappiamo che tutti eravate al nostro tavolo, era il modo più semplice e veloce di agire. Come ha detto Pansy, Piton ha approvato la cosa e chiunque abbia qualcosa da ridire, può tranquillamente rivolgersi a lui. Non ci saranno altre interruzioni, stasera” disse Liam, fissando direttamente Nott che stava studiando il tappeto con un’espressione incomprensibile.
Draco ghignò. Chi pensava di prendere in giro quello stupido con la sua indignazione verso le Arti Oscure? Se Nott aveva intenzione di discutere l’etica della magia con i suoi compagni di Casa, avrebbe dovuto chiedere al Cappello Parlante di metterlo a Corvonero. Ad ogni modo, i suoi pensieri furono interrotti da Pansy, che si schiarì la voce un’altra volta.
“Come stavo dicendo prima di essere così brutalmente interrotta” disse “avete fino a mezzanotte per finire i vostri saggi e infilarli qui dentro” e indicò il raccoglitore ai suoi piedi “quindi vi conviene sbrigarvi”.
Blaise le lanciò uno sguardo contrariato. “Come faremo a sapere che le altre Case non cercheranno di sbirciare le nostre calligrafie per compararle con quelle dei saggi?” “Dovresti veramente ascoltare duranti gli incontri, Blaise” disse Pansy, e parecchi ridacchiarono. “Ne abbiamo parlato due settimane fa quando Liam ha annunciato il progetto: il professor Vitious incanterà i manoscritti così che sembrino tutti scritti dalla stessa persona”.
Blaise grugnì annuendo e si lasciò andare sul cuscino del divano alla sue spalle. Il serpente argentato che aveva sopra la testa scivolò davanti al suo viso e Blaise lo mandò via con una manata, mettendo il broncio.
“Pansy” saltò fuori Draco, ricordandosi del pomeriggio precedente “Ci sono incantesimi capaci di rivelare l’autore di una qualsiasi pergamena. Come faremo a sapere che le altre Case non ne faranno uso?”
“Oh, bella domanda Draco” disse Pansy, sorridendogli “Laurel li incanterà subito dopo che Liam li avrà duplicati”. Fece una pausa, guardandosi attorno. “Lasciatemi dire che chiunque proverà a usare la magia per scoprire l’autore di uno dei saggi si troverà in grossa difficoltà”.
Draco annuì e si rimise comodo, mentre molti mormorii di approvazione si alzavano da tutta la Sala Comune.
“Infine, vi ricordo che il primo manoscritto sarà letto immediatamente dopo la Festa di Halloween. Mi aspetto di guadagnare molti punti per Serpeverde quella sera”. Con questo, Pansy fece levitare il raccoglitore alla sua postazione originaria sotto la bacheca e iniziò a mettere in luce i buoni risultati ottenuti dai Serpeverde durante la settimana. Draco spostò la sua attenzione: non era interessato.
Quando la riunione giunse al termine, Draco prese da parte Nott prima che questo avesse il tempo di ripiegare al suo domitorio, che divideva con Sheridan Roper e due ragazzi del quinto anno. Nott fissò Draco da dietro la sua lunga frangia corvina. Si bagnò le labbra e spostò il peso da una gamba all’altra.
“Senti, non avevo intenzione di tormentare la tua ragazza, Malfoy…”
Draco alzò una mano, zittendolo. “Non centra Pansy. Vieni con me” disse e uscì nel corridoio dei sotterranei. Nott lo seguì. In effetti, non aveva realmente la possibilità di scegliere, pensò Draco con un sorriso soddisfatto. Camminarono in silenzio fino alle scale che conducevano all’androne d’entrata. Il Barone Sanguinario li seguì per buona parte della strada, poi sparì attraverso una delle pareti.
Finchè salivano le scalinate, Draco si guardò velocemente attorno e si voltò per affrontare Nott. L’altro sembrava pallido e afflitto alla scarsa luce delle torce appese al muro e Draco si sentì quasi in colpa dentro di sé: era un altro Bambino Mangiamorte, solo che Nott era molto più estroverso riguardo le sue emozioni che Draco. Scacciò il pensiero. Non era il momento per i sentimentalismi.
“Cosa c’è, Malfoy?” chiese Nott, i suoi occhi che brillavano alla luce delle torce.
“Pensavo ti potesse interessare sapere che tuo padre è libero” disse Draco senza preamboli.
Si stava pentendo di essersi allontanato con Nott: qualcosa in lui lo inquietava. Draco soppresse un brivido. C’era un lembo di disperazione nell’espressione di Nott che non tranquillizzava il biondo. Ad ogni modo, non appena ebbe parlato, vide la disperazione svanire e diventare qualcosa di diverso, qualcosa che fece apparire l’altro un po’ più umano.
“Tu… come fai a saperlo?” la voce di Nott tremava dall’emozione e il cuore di Draco mancò un battito. Sospirò.
“Ho le mie fonti”
“Perché lui non me l’ha detto’” chiese Nott.
“Seriamente, Nott, tuo padre è un criminale incallito ma non un pazzo. Come può sapere che non stai dalla parte di Silente e dei suoi tirapiedi?” chiese Draco, senza preoccuparsi di nascondere l’amarezza nella sua voce. “Ad ogni modo, è stato ferito durante l’evasione ed è ancora ricoverato, ecco perché non ti ha contattato”.
“Come fai a sapere tutto questo?”
“Te l’ho detto, ho le mie fonti. Non posso rivelartele, ma stai certo che le mie informazioni sono precise” disse Draco “Comunque, ho pensato che forse saresti stato contento di saperlo” concluse, e si voltò per andarsene.
“Ehy” lo chiamò piano Nott e Draco gli si rivolse con un’espressione buffa. “Grazie… Draco” disse Nott, fissandolo dritto negli occhi.
“Non dirlo” rispose l’altro piuttosto sgarbatamente e se ne andò. Sapevano entrambi che tutto aveva un prezzo e lui si era appena comperato il favore di Nott; non era un gesto d’affetto, ma uno attentamente studiato. E poi, gli piaceva sentirsi apprezzato. Draco raggiunse la Sala Comune e bisbigliò la parola d'ordine. Dentro, la folla si era dispersa, nonostante molti studenti rimanessero spaparanzati su divani e sedie. Vincent e Gregory giocavano a scacchi: un pedone bianco ne stava picchiando uno nero nel bel mezzo della scacchiera.
Blaise era steso a pancia in giù su uno dei divani, un pezzo di pergamena davanti al naso, una piuma tra le dita. Quattro primini l’avevano circondato e fissavano il serpente argentato che fluttuava sulla sua testa. Draco notò divertito che il serpente sembrava amare particolarmente l’attenzione: stava dando vita a complicate giravolte nell’aria per la gioia di molti ragazzini. Una ragazza rise ed applaudì quando il serpente fece una giravolta all’indietro. Blaise le lanciò un’occhiataccia e Draco li raggiunse, allontanando i marmocchietti. Blaise alzò lo sguardo, depresso.
“Non so cosa scrivere” si lamentò “Ci sono troppe cose che non ho intenzione di dire agli altri”.
Draco annuì. “Ho avuto lo stesso problema. Ne verrai fuori, sono sicuro. Torno subito, vado a prendere il mio libro di Aritmanzia” disse. Blaise annuì assente, tornando a fissare la sua pergamena immacolata. Draco oltrepassò la pesante tenda di velluto che separava la Sala Comune dal corridoio che dava ai dormitori maschili. Recuperato il suo libro, ritornò alla Comune. Vincent e Gregory parlavano invasati ai loro pezzi sulla scacchiera e Blaise ora si era seduto, ma la sua pergamena restava bianca.
Sopra di lui, il serpente luccicante sbadigliò attorcigliandosi subito dopo su sé stesso. Draco prese posto accanto all’amico e aprì il libro. Sbirciò il serpentello di Blaise che aprì un’occhietto nero e gli fece l’occhiolino. Draco scosse il capo, sorridendo. Pansy se n’era già andata: aveva appena pensato di doverle chiederle informazioni riguardo l’incantesimo che aveva usato quando la ragazza emerse dal dormitorio femminile dall’altro lato della Sala Comune.
Vedendo Draco, Pansy lo raggiunse e si sedette al suo fianco, facendo sussultare Blaise. Le scoccò uno sguardo irritato e tornò a fissare la sua pergamena. Draco si rivolse a Pansy.
“Davvero impressionante” disse, indicando col capo il serpente sopra la testa dell’amico, che scuoteva la coda a destra e a sinistra quasi come un gatto.
Pansy si illuminò. “Lo so, gran bel lavoro, non credi?”
“Dove hai imparato a farli?”
“In un vecchio libro che mi ha passato mia madre, ma è stata la Granger a insegnarmi l’incantesimo per animarli”.
“La Granger?” Draco le riservò uno sguardo incredulo.
“Bè ho dovuto parlarle di qualcosa quando volevi parlare a Potter dopo Pozioni. Ho pensato a qualcosa che potesse tornarmi utile” rispose Pansy con un ghigno malizioso.
“Questa è la mia ragazza” disse Draco, avvicinandosi e dandole un bacio sulla guancia. “Bè, cosa hai scritto sul tuo saggio?” chiese, indicando divertito Blaise.
“Oh, penso che sarebbe divertente se provassimo ad indovinare chi l’ha scritto dopo che saranno stati letti, non credi?”
“Immagino di si” disse Draco, non del tutto contrario.
Improvvisamente, un rumore strano venne dal pavimento e Herbert si lanciò sulla testa di Blaise, colpendo con la zampa il serpentello argenteo. Blaise borbottò una serie di maledizioni in Inglese e Italiano mentre cercava di scansare il gatto. L’immagine del moro con un gatto inferocito sulla testa era una cosa impossibile da sopportare… un momento dopo Draco ridacchiava sotto i baffi, scosso dalle risate e con una mano a nascondere la bocca, mentre Pansy si sbellicava al suo fianco. Blaise lanciò il gatto lontano e scosse la testa, ghignando imbarazzato.
“Mi sa che è meglio che mi muova a finire questa cosa o questo gatto è capace di staccarmi la testa” disse argutamente, facendo ricadere Pansy in una risata isterica.
“È un peccato non poter avere una macchina fotografica: una foto del genere non avrebbe prezzo” aggiunse Draco con quello che sperava passasse per uno sguardo innocente.
Blaise storse il naso. “Vai avanti, prendimi in giro. Vedrai che mi rifaccio presto, vedrai” mormorò, ancora ridacchiando. Prese in mano la piuma e iniziò a scribacchiare. Il serpententello, che si era ritirato vicino al soffitto durante l’attacco, scivolò dolcemente verso il basso e si accoccolò su sé stesso ancora una volta, fingendo di dormire.
Draco si immerse in Numerologia e Grammatica, alla ricerca di uno spunto interessante per il suo prossimo saggio sulla materia. Avrebbero dovuto avere un argomento pronto per lunedì pomeriggio e il Serpeverde era indeciso tra le magiche proprietà del numero tredici e applicazioni pratiche di Aritmanzia nella decorazione degli interni. Dopo un’ora circa, decise per le decorazioni d’interni, proprio quando Blaise si lasciò sfuggire un sospiro ad alta voce e proclamò che aveva terminato il suo saggio. Draco alzò lo sguardo sul serpente sopra la testa dell’amico, che se ne stava ancora lì, a scodinzolare pigramente.
Blaise si alzò, stiracchiandosi, e raggiunse il raccoglitore, lasciando cadere il suo manoscritto attraverso la fessura della parte alta. In quel preciso istante, il serpente esplose in una nebbiolina che ridiscese languidamente nel contenitore. Blaise osservò il tutto fino a quando non scomparve anche l’ultima ombra, poi si voltò a guardare Pansy.
“Ecco, contenta?” tornò al divano e richiuse la boccetta d’inchiostro, sbadigliando.
Anche Pansy si lasciò sfuggire uno sbadiglio, dando un’occhiata all’orologio sopra il caminetto. “Quasi le nove e mezza: spero che gli altri abbiano quasi fatto, è quasi ora di andare a letto per quelli del primo anno e Preston è uno di loro”.
In quel preciso istante, Iven Preston rientrò nella stanza dal dormitorio maschile, seguito da una più rilassata Laurel. Il serpente che portava sopra la testa era avvolto in una molla e sobbalzava su e giù ad ogni passo. Dopo che il ragazzo ebbe depositato il suo manoscritto, il suo animaletto scomparve esattamente come quello di Blaise. Laurel arruffò i capelli del fratellino e si avviò al dormitorio femminile.
Draco si alzò in piedi, chiudendo con un tonfo il suo libro. Non si era reso conto di quanto fosse stanco fino a quel momento: alzandosi, ebbe un momentaneo giramento di testa e dovette aggrapparsi a Blaise per sostenersi.
“Oh, sono esausto. Vado a letto. Notte, tesoro” disse, sporgendosi a baciare Pansy. Mentre si alzava, la figura esanime del Barone Sanguinario che fluttuava esattamente dietro il divano lo fece sussultare.
“Il professor Piton vorrebbe vederla alle sette di domani mattina, signor Malfoy” disse il fantasma con la sua voce profonda.
“Il professor Piton ha per caso detto il motivo per il quale vuole vedermi?” chiese Draco senza celare la sua irritazione.
“No, non l’ha detto” fu la risposta, e il fantasma scivolò fuori dalla Sala Comune così silenziosamente come vi era entrato.
Draco alzò gli occhi al cielo. “Questo non fa che confermare il fatto che io me ne vado a letto”. Lanciò un’ultima occhiata a Pansy sorridendole, si mise il libro sotto il braccio e si avviò ai dormitori maschili.

***


Il lunedì mattina, Draco non sapeva come fare per alzarsi dal letto. Rimaneva immerso nel buio creato dalle tende attorno al suo letto e guardava verso l’alto. Un sottile ragno iridescente si stava arrampicando lungo uno dei pali del baldacchino. Aspettò che l’animale fosse fuori dalla sua vista e aprì le tende. Il dormitorio era nero come la pece e gli unici suoni erano quelli di Gregory, che russava, e di Vincent, che emetteva strani sibili nel sonno. Draco lanciò un’occhiata all’orologio d’argento appoggiato sul suo comodino: erano le sei e mezza e Piton lo aspettava alle sette. Sbuffò, gettando completamente la coperta da un lato e mise le gambe giù dal letto, preoccupandosi di cercare le sue ciabatte, finite sotto il letto.
Rabbrividendo appena, Draco finì di lavarsi e vestirsi in uno stato semi-catatonico. Si chiese se svegliare gli altri, ma decise di lasciar perdere. Nel momento in cui avrebbe lasciato la stanza, si sarebbero rituffati sotto le coperte. Li avrebbe svegliati al suo ritorno. Uscì dal dormitorio, passò attraverso la Sala Comune e si diresse all’ufficio di Piton, senza guardare le ombre tremolanti sulle pareti. Arrivato davanti alla porta, bussò con tre colpi decisi seguiti da uno meno energico, così come facevano tutti i Serpeverde, annunciandosi al Professore.
“Entra” rispose la voce di Piton dall’altro lato della porta e Draco si lasciò scivolare dentro la stanza. Rimase in piedi vicino all’entrata, aspettando che il professore lo riconoscesse. Piton era seduto alla sua scrivania a scrivere su di uno spesso libro rilegato in cuoio. Alzò lo sguardo su Draco e annuì impercettibilmente, lasciandogli intendere che sarebbe stato da lui in un attimo. Draco annuì occupando il suo tempo a fissare incuriosito un vaso che conteneva un paio di strani occhi a forma di stella e che stava appoggiato su un vicino scaffale. Gli occhi si muovevano immersi in un viscoso liquido ambrato, facendo l’occhiolino di tanto in tanto. Dopo cinque minuti, Piton si schiarì la voce. Draco rivolse la sua attenzione all’insegnante che lo stava fissando attentamente.
“Voleva vedermi, Professore?” disse Draco, cercando di nascondere il suo nervosismo. Sapeva che Piton era stato un Mangiamorte e non era da escludere che allora fosse stata un’idea di Lucius. Quando Draco non aveva consegnato suo padre alle autorità, aveva commesso un crimine: ecco un’altra buona ragione per tenere il più possibile segreto il suo incontro ad Hogsmeade.
“Si, Draco. Voglio che tu appenda questi” ed estrasse un rotolo di pergamene multicolori “sulla bacheca della Sala Comune immediatamente”.
Draco prese in mano il foglio, incredulo. Piton lo chiamava alle sette di lunedì mattina per affidargli un incarico del genere? Il Capo della Casa di Serpeverde lo fissò cupo da dietro un ciuffo di capelli unti che scendevano piatti attorno al suo viso.
“È… è tutto Professore?” cercò di ricomporsi il ragazzo. La mano che teneva il rotolo di pergamena si mosse appena.
“Si Draco, è tutto” rispose Piton, gli occhi scuri che risplendevano. “A meno che tu non abbia qualcosa di cui parlarmi”.
“Oh, no signore, niente” rispose Draco risoluto.
“Molto bene. Ci vediamo a colazione, Draco” terminò l’altro con un pallido tentativo di sorriso sulle labbra, riprendendo in mano la sua piuma e non prestando più attenzione al ragazzo. Mormorando un arrivederci, Draco uscì dall’ufficio, sollevato. Quando raggiunse la Sala Comune, applicò un incantesimo collante sul retro delle pergamene che gli aveva affidato il professore e le appese alla bacheca.
Dando un’occhiata al messaggio, sussultò appena. Erano le liste dei membri per le Esercitazioni Segrete e per i gruppi di studio di Corvonero. Immerso nei dettagli del progetto per l’Unità delle Case proposto da Serpeverde, aveva completamente dimenticato quello a cui le altre Casate stavano lavorando. Due pergamene per ogni anno, una coi colori di Grifondoro e una con quelli di Corvonero, elencavano gli studenti di tutte e quattro le Case coinvolti nel progetto. Draco cercò il suo nome sulla pergamena rosso dorata.

ESERCITAZIONI SEGRETE – GRUPPO 1 – LUNEDÌ – 19.00 – CLASSE NUMERO UNDICI
Bones, Susan
Steeval, Terry
Corner, Michael
Granger, Hermione
Paciock, Neville
Macmillan, Ernie
Malfoy, Draco
Nott, Theodore
Potter, Harry (leader)
Turpin, Lisa


Draco si stropicciò la fronte stancamente. Potter e la Granger? Potter come leader del gruppo? Non poteva nemmeno tirarsi su con Blaise: doveva per forza esserci Nott, ovviamente. Non che non potesse sfruttare la presenza di Potter a suo vantaggio, ma per ora doveva limitarsi per non rischiare di andare contro il volere di Liam. Per lo meno, c’erano solo due Tassorosso nel gruppo. Sbirciò tutta la lista per cercare i nomi di Blaise e Pansy: il ragazzo era in gruppo con la Benefattrice e Millicent (il martedì) e Pansy era con Tiger e Goyle (il giovedì).
C’erano quattro gruppi per il sesto anno e Draco notò che ogni incontro era guidato da un membro di una Casa diversa: Sheridan Roper di Serpeverde era il leader del gruppo del mercoledì. Ovviamente, era favorito in qualsiasi tipo di attività collegata con Difesa Contro le Arti Oscure. Draco spostò lo sguardo sulla pergamena bianco-blu per i gruppi di studio, alla ricerca del suo nome.

GRUPPI DI STUDIO CORVONERO GRUPPO 1 – LUNEDÌ – 18.00 – CLASSE NUMERO OTTO
Bones, Susan
Bulstrode, Millicent
Corner, Michael
Finch-Fletchley, Justin
Paciock, Neville
Malfoy, Draco
Moon, Jana
Turpin, Lisa


Paciock un’altra volta, almeno stavolta niente Potter. La Bones di nuovo: era la nipote del nuovo Ministro. Draco prese un’appunto mentale di essere gentile con lei, Tassorosso o no. Alla fine poteva sfruttare entrambi gli incontri a suo vantaggio. Grazie al cielo, niente Nott, anche se Draco non era esattamente entusiasta di essere in gruppo con Millicent. Cercando il nome di Blaise, notò che il moro era in gruppo con Potter e sentì una sgradevole sensazione, ricordando le parole dell’amico sul Grifondoro il sabato precedente. Pansy era in gruppo con la Granger e Vincent con Weasley. Draco non riuscì a trattenersi e ridacchiò: sarebbe stato un anno interessante, senza dubbio.
Un Blaise intontito sbucò in Sala Comune e lasciò cadere la cartella sul pavimento.
“Giorno” borbottò “Cosa sono quelle orrende decorazioni in bacheca? E cosa voleva Piton da te?”
“Voleva che attaccassi quelle. Sono le liste dei gruppi per il progetto di unità, vieni a vedere” disse Draco.
Blaise si fermò a qualche centimetro dietro di lui e Draco percepì perfettamente il caldo respiro dell’altro dietro il suo collo. Si spostò di lato, come per lasciare che l’altro potesse vedere meglio l’elenco. Blaise trovò il suo nome in fretta e andò ad inginocchiarsi accanto alla sua cartella. C’era uno strano sorriso sul suo viso che a Draco piaceva ben poco.
“Entrambe di martedì” si lamentò Blaise prendendo il suo orario scolastico, l’inchiostro e la piuma.
Draco annuì. “Io ce le ho di lunedì… Aspetta un attimo” disse rabbuiandosi. Cercando i nomi dei membri della squadra di Quidditch, realizzò che sarebbero stati impegnati per tutta la settimana. “Oh fantastico, grandioso. Che palle!” si stizzì.
“Cosa?” chiese Blaise smettendo di scrivere sul suo orario e alzando lo sguardo sul biondo.
“Quidditch! Siamo tutti impegnati e noi abbiamo bisogno di allenarci”. Draco studio attentamente la lista sospettoso, ma vide che tutte le squadre si trovavano pressappoco nella stessa situazione. “Devo andare, ci vediamo a colazione” disse raggiungendo in fretta il dormitorio per recuperare la sua cartella e sbraitando contro Vincent e Gregory perché si dessero una mossa e non facessero tardi. Draco aveva intenzione di tornare da Piton per chiedere il suo permesso di prenotare il campo di Quidditch ogni sera alle otto, più tre ore nel pomeriggio di sabato. Non c’era nessun motivo valido che potesse fermare gli allenamenti della sua squadra, nemmeno il progetto di Unità tra Case.

***


Il sabato, mentre Draco scendeva le scale tornando dalla Biblioteca, sentì grida divertite e della musica provenire dal corridoio della classe di Incantesimi. Invece di scendere la scala successiva che l’avrebbe portato nei sotterranei, decise di investigare: dopotutto, era sempre un Prefetto. Il rumore man mano che avanzava nel corridoio si faceva più forte e il Serpeverde vide delle ombre proiettate sul muro si ragazzi che ballavano.
La fonte di tutto il baccano era una classe normalmente in disuso. Draco controllò di avere la sua spilla da Prefetto bene in vista ed entrò, pronto a distribuire punizioni a destra e a manca. Era stato di cattivo umore tutta la settimana: gli allenamenti di Quidditch erano stati trascurati, c’erano stati troppi compiti e vedeva Blaise sempre meno in giro. Draco aveva intenzione di sfogare la sua irritazione su qualcuno diverso dai soliti Serpeverde più piccoli che avevano preso ad evitarlo da mercoledì.
Quando si fermò sulla porta della classe, una strana immagine gli si parò davanti agli occhi. Per prima cosa, notò Liam Baddock e Trista Morgan. Liam era seduto sulla scrivania, ridendo e applaudendo. Trista strimpellava una canzoncina da bambini su uno sgangherato pianoforte nell’angolo con gli occhiali in bilico sul naso. Brock Logan, il prefetto del settimo anno di Tassorosso, era seduto al fianco di Liam, ridacchiando e gesticolando. La stanza era piena di studenti del primo anno: ce n’erano circa una ventina, provenienti da tutte le Case.
Il piccolo Iven Preston svolazzava seduto al contrario sulla sua scopa inseguendo una moretta di Corvonero che non smetteva di ridere e schiamazzare. Preston la toccò col manico, facendola quasi ruzzolare sul pavimento. La ragazzina si riprese in fretta e agguantò un Grifondoro lì vicino, che Preston subito si preoccupò di centrare in pieno. Il piccoletto alzò la mano con espressione trionfante e urlò “Caccia Scopa!”, poi scese dal suo manico di scopa ridacchiando. Parecchi ragazzini del primo anno lo riempirono di complimenti e Liam applaudì entusiasta. Nessuno sembrava aver notato Draco ancora fermo sulla porta.
Ovviamente, il Serpeverde aveva realizzato che si trattasse di una delle feste dei Tassorosso. C’erano bicchieri e piatti sparsi sul tavolo dal lato opposto della stanza. Si sentì piuttosto fiaccato dalla visione di quei ragazzini di diverse Casate che giocavano così tranquillamente tra di loro. Draco provava una specie di morbosa attrazione nel guardarli: ricordava ancora perfettamente quanto fossero invece state marcate le differenze e le linee che separavano le Case durante il suo primo anno. Liam lo notò e gli fece cenno di raggiungerlo. Draco camminò lungo il muro per non essere investito dai bambini che correvano da tutte le parti. Si sedette al fianco di Liam.
“Ci hai trovato, eh? Non è carino?” chiese Liam.
“Credo che sia la parola indicata. Cosa diavolo stanno facendo?”
“È un gioco chiamato Caccia Scopa. Vedi, il nostro Preston ha pescato la pallina nera tra tutte quelle bianche quindi lui è il Cacciatore. Deve toccare le altre persone col manico della scopa mentre vola a rovescio: quando ci riesce, loro diventano della sua squadra” spiegò Liam seriamente.
Al suo fianco, anche Logan notò Draco e lo salutò con un cenno del capo, prima di tornare a guardare il gioco. Liam continuò. “I membri della squadra trattengono gli altri ragazzi quel tanto che basta perché Liam riesca a toccare anche loro. L’ultimo che rimane, diventa il nuovo Cacciatore”.
Draco scosse la testa divertito. “Chi si è inventato sta cosa?”
“I Prefetti di Tassorosso” rispose Liam “Credo che questa in particolare sia stata un’idea di Cuthbert Stebbins”. Stebbins era il prefetto del quinto anno e il nuovo Cacciatore di Tassorosso: suo fratello più grande aveva lasciato la scuola l’anno prima.
“Bello. Non so come potrò aspettare il mio turno per poter giocare a Caccia Scopa” disse asciutto, alzando gli occhi al cielo.
Liam ridacchiò, dandogli una pacca sulla schiena. “I giochi sono diversi a seconda dell’anno, e diversi per ogni incontro, non ti preoccupare”.
Draco storse il naso. Non era molto convinto che qualsiasi cosa uscisse da una mente Tassorosso potesse essere divertente, ma tenne quest’opinione per se, considerando che Logan era seduto proprio lì accanto. I ragazzini continuavano a scorrazzare e a ridere come dei pazzi. Draco dovette ammettere però che era una bella idea organizzare un gioco con le scope per quelli del primo anno, che normalmente non potevano usarle. Se vuoi una possibilità per volare, devi partecipare.
“Come siete riusciti a recuperarli tutti, considerato il fatto che il preavviso è minimo?” chiese Draco, ricordandosi che gli inviti arrivavano appena dieci minuti prima dell’inizio della festa.
“Vorrei saperlo anche io” rispose Liam, accigliandosi. “Ha a che fare con Harry Potter, è tutto quel che so. Deve avere un congegno magico, o qualcosa del genere, immagino”.
Draco aggrottò la fronte. C’erano pettegolezzi che dicevano che Potter possedesse un Mantello dell’Invisibilità, ma Draco non ci credeva, nonostante fossero voci che giravano dal primo anno. Ma che diavolo di oggetto gli avrebbe consentito di localizzare le persone nel castello? Per un attimo, Draco avrebbe seriamente voluto poter andare da Potter e chiederglielo. Scosse la testa, confuso. Sarebbe stato bello che le cose fossero così facili.

***


Il lunedì dopo cena, Draco passò parecchio tempo nella Sala Comune di Serpeverde, abbozzando il suo saggio di Aritmanzia utilizzando Numerologia e Grammatica e due libri di decorazione magica per interni che aveva preso prima dalla Biblioteca. L’orologio sopra il camino segnava le sei meno venti e Draco si alzò riluttante. Pensò di aver bisogno del materiale di scuola per il gruppo di studio, così lasciò il suo libro nella sua stanza ma portò con sé la cartella. Mentre usciva, si ricordò che Millicent era nel suo gruppo di studio, così urlò il suo nome in direzione dei dormitori femminili, scostando appena la spessa cortina verde.
Millicent sporse la testa dalla porta della sua stanza, irritata. “Che vuoi?”
“Il gruppo di studio inizia fra un quarto d’ora, quindi datti una mossa” sbottò Draco. Un’espressione confusa si disegnò sul volto della ragazza, poi realizzò quello di cui il biondo parlava.
“Oh diavolo maledetto” si lamentò, e sparì. Cinque minuti dopo, ricomparve, trascinandosi la cartella alle spalle.
Si scapicollarono per le scale fino alla classe numero otto che stava al secondo piano. Arrivarono giusto in tempo. C’erano otto scrivanie messe a semicerchio nel mezzo della sala. Trista Morgan era seduta nell’angolo, fissandoli da sopra i suoi occhiali come se fossero specie particolari durante una lezione di Erbologia. Draco si passò le dita dentro il colletto della camicia. Quando si furono tutti seduti, Trista si alzò in piedi senza sorridere e raggiunse la lavagna, voltandosi subito dopo per fissarli.
“Benvenuti alla vostra prima sessione di studio. Durante questi lunedì gli incontri saranno principalmente usati per svolgere i compiti e chiedere ai vostri compagni aiuti e suggerimenti”.
Draco sentì un brivido lungo la schiena: non si sarebbe mai abituato a quella voce.
“Ok” cantilenò la ragazza “tutti per favore scrivano le loro lezioni in un foglio di pergamena e sottolineino le materie in cui sono più sicuri. Preparerò una lista per ognuno di voi. Avrete un elenco con il nome degli studenti più capaci in ogni materia e non dovrete esitare a chiedere ad ognuno di loro qualche suggerimento a riguardo”. Fece una pausa guardandoli con espressione indifferente. “Ovviamente, ci si aspetta che tutti collaborino. Se qualcuno verrà a chiedervi aiuto in una materia, voi vi renderete disponibili appena possibile”.
Draco abbozzò il suo elenco delle materie, si alzò e consegnò il foglio a Trista con un piccolo inchino sbeffeggiatore. Riprese il suo posto e si diede un’occhiata in giro. Uno alla volta consegnarono tutti la loro lista. Draco notò che Paciock era l’unico Purosangue nella stanza oltre a lui: Finch-Fletchey era figlio di babbani e gli altri erano tutti, Millicent compresa, mezzosangue. [Nella lingua originale, Finch-Fletchey è un Mudblood, gli altri Halfblood. NdT]. Storse il naso chiedendosi chi avesse diviso i gruppi in quel modo. Si disse che infondo gli era andata bene: dopotutto, avrebbe potuto trovarsi in un gruppo di soli figli di babbani. Trista si era seduta al suo angolo e stava studiando i fogli di pergamena che le erano stati consegnati.
“Bè, credo che dovremmo controllare quali lezioni abbiamo tutti assieme” disse Susan Bones esitando. Draco le sorrise incoraggiante, il che la fece sedere più composta e diritta, apparentemente shockata. Riprendendosi, si sistemò il vestito e continuò.
“Chi ha Incantesimi di voi?” Tutti alzarono la mano. Susan sorrise. “Bene, e Trasfigurazione?” ancora una volta, tutti alzarono la mano. Jana Moon, una Grifondoro magrolina dai ricci capelli scuri, ridacchiò nascosta dalla sua manica. Susan sorrise convinta e riprovò. “Difesa Contro le Arti Oscure?” E tutti rialzarono le mani, mentre tutta la stanza ormai stava ridendo, Draco escluso. “Okay, Pozioni?” Stavolta, solo quattro persone alzarono il braccio: Draco, Susan, Millicent e Lisa Turpin.
Tutti tranne Jana Moon avevano anche Erbologia mentre solo in tre frequentavano Storia della Magia: Draco, la Moon e Paciock. Draco alzò gli occhi al cielo. Tre di loro avevano Aritmanzia: Draco, Lisa e Michael Corner. Il biondo non ne fu sorpreso: Aritmanzia era una materia complicata e c’erano davvero pochi studenti nel corso del professor Vector che non fossero Serpeverde o Corvonero.
Trista uscì dalla sua scrivania nell’angolo e sistemò davanti ad ognuno di loro una pergamena blu.
Draco diede un’occhiata al suo foglietto.

Bones, Susan – Incantesimi
Bulstrode, Millicent – Cura delle Creature Magiche
Corner, Michael – Trasfigurazione
Finch-Fletchey, Justin – Difesa Contro le Arti Oscure
Paciock, Neville – Erbologia
Malfoy, Draco – Pozioni
Moon, Jana – Storia della Magia
Turpin, Lisa – Aritmanzia


“Questo è l’elenco delle materie e dei nomi dei referenti” disse Trista, come se pensasse di non avar spiegato quello che in realtà aveva appena finito di dire. “Ora, avete una lista delle materie che avete in comune?”
Tutti mormorarono un si. Draco cominciava a sentirsi come una scimmia in gabbia, obbligato a seguire istruzioni per cose che non gli interessavano affatto. “Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa Contro le Arti Oscure” disse impaziente di andarsene da lì.
Trista annuì. “Vi assegnerò il progetto di gruppo per DCAO allora. Riceverete istruzioni via gufo domani mattina; vi conviene iniziare a lavorarci appena possibile. Ci sarà un momento dedicato a tutto questo prima degli esami di fine anno di Giugno”.
“Scusa, Trista” la interruppe Susan “questo progetto dovremo seguirlo da soli?”
“Oh no” disse la Caposcuola sorridendo. “Lo vedrete quando riceverete le istruzioni. Ci saranno altri compiti, ovviamente, ma questo è speciale”.
Draco avrebbe voluto scappare: la combinazione della sua voce e di quel sorrisino non era proprio facile da sopportare, anzi, era piuttosto angosciante. Ringraziò il cielo quando la ragazza disse loro che potevano andare.
Ora, Draco doveva precipitarsi al primo piano per la prima riunione delle Esercitazioni Segrete… e Potter. fece un cenno a Millicent e corse via.
Dieci minuti più tardi, arrivò nella classe numero undici. Il centauro Fiorenzo insegnava normalmente Divinazione in quella stanza e il profumo dell’incenso bruciato invadeva la stanza. Non c’erano né sedie né scrivanie, se si escludeva quella solitaria opposta alla porta. Un mucchietto di cuscini rossi era accatastato in un angolo. La Granger e Macmillan erano seduti a terra accanto allo scrittoio isolato, chiacchierando sommessamente. Draco raggiunse la parete opposta a dove si trovavano i due e vi si appoggiò, guardandosi le unghie attentamente mentre cercava di cogliere qualcosa della loro conversazione. Uno alla volta, gli altri membri cominciarono ad arrivare e molti si sedettero accanto alla Granger e a Macmillan.
Nott entrò nella stanza e si guardò intorno incerto. Draco gli fece un cenno e quello lo raggiunse al suo fianco, lasciando cadere la cartella accanto a quella del biondo. Potter arrivò esattamente in quel momento, con l’espressione stanca e i capelli neri scomposti selvaggiamente. Draco si morse le labbra, resistendo alla voglia di attaccare i capelli di Potter con un pettine. Si chiese pigramente se Potter avesse mai ricevuto qualche lamentela, dal momento che se ne andava in giro sempre come uno spaventapasseri. Il Grifondoro raggiunse la scrivania e la portò fino al centro della stanza, rimettendola giù attentamente. Draco ghignò.
“Onestamente Potter, hai mai sentito dire che si possono far levitare gli oggetti con la bacchetta?” strascicò, incapace di resistere alla tentazione.
Al fianco di Draco, Nott sghignazzò. Potter scoccò loro un’occhiataccia ma non disse nulla, saltando sulla scrivania con un’agilità che smentiva la sua forma apparentemente goffa.
“Neville, puoi per favore chiedere la porta?” disse Potter, e Paciock si alzò dal pavimento correndo a fare quel che gli era stato chiesto. Draco alzò gli occhi al cielo. Potter e i suoi tirapiedi.
“Grazie Neville” rispose Potter con un sorriso. “Bene, allora, molti di voi erano alle lezioni di ES l’anno scorso, così mi conoscete tutti. Per quelli che non c’erano, io sono Harry Potter di Grifondoro e questa sera sarò il leader del gruppo” disse con un sorrisino malizioso, lanciando un’occhiata a Lisa Turpin, che stava in piedi vicino alla porta. Non guardò né Draco né Nott, il che non dispiacque al biondo più di tanto. Tutti gli altri studenti sorrisero convinti.
Grandioso, pensò Draco, sono finito nel gruppo del fan club di Potter. Storse il naso.
“Hai per caso il raffreddore Malfoy?” chiese gelido Potter, facendo sghignazzare alcuni studenti. “No, ma grazie per il tuo interessamento, Potter. Semplicemente, trovo il tuo giocare al Giovane Auror davvero divertente” disse Draco lentamente, fissando Potter dritto negli occhi, il quale sembrò tirarsi indietro appena.
Bene. Draco aveva pensato che tutte le sottili insinuazioni che aveva lasciato cadere durante gli anni fossero state inutili per quel grande cretino. Potter spostò lo sguardo, apparentemente determinato a non lasciare spazio a Draco. Il Serpeverde si congratulò con se stesso per essere riuscito a far crollare il muro che aveva tirato su Potter; si era seriamente preoccupato che l’indifferenza di Potter potesse non vere mai fine, dopo tutto.
L’incontro fu breve. Potter spiegò gli obiettivi del gruppo: imparare una difesa efficace contro le Arti Oscure oltre a tutto quello che studiavano in classe. Il nuovo insegnante di DCAO, il professor Eaton, un ex Corvonero, aveva deciso di concentrarsi sulla teoria dal momento che ora gli incontri dell’ES erano approvati dalla scuola e obbligatori. Inoltre, aveva permesso anche agli studenti del primo e del secondo anno di partecipare all’ES. I leader dei vari gruppi si incontravano con lui ogni settimana per stilare un programma delle lezioni.
Draco guardò Potter con attenzione mentre questo parlava: appariva completamente a proprio agio e per nulla intimorito dalla sua platea. Ovviamente, Potter era sempre stato un catalizzatore di attenzioni: ci sguazzava in quelle situazioni. Molte volte, durante il monologo di Potter, le persone lo interruppero per avere maggiori dettagli sul piano di studi. Il primo ES, quello nato durante il quinto anno, si era concentrato su anatemi, maledizioni e i rispettivi contro-incantesimi, ma il nuovo gruppo di ES si sarebbe esercitato solo sugli incantesimi di difesa. L’incontro terminò dopo circa trenta minuti di pure chiacchiere.
Mentre stavano per uscire, Nott parlò.
“Ho notato che non hai menzionato quel che è successo in giugno al Dipartimento dei Misteri, Potter. Ti preoccuperai di darci un’idea di cosa voglia dire combattere contro dei Mangiamorte?”
Tutti si zittirono. Potter si voltò a fissare Nott e la sua espressione si fece immediatamente dura. “Non parlo di questa cosa” disse calmo.
“Perché no?” chiese Nott con un ghigno.
“Non è qualcosa che ti riguardi. Non siamo qui per parlare di me, ad ogni modo”. Il petto di Potter iniziò ad alzarsi ed abbassarsi irregolarmente, come se avesse difficoltà a respirare.
La Granger si alzò in piedi e gli mise una mano sulla spalla. Draco scosse la testa e spostò lo sguardo. L’eroismo di Potter l’aveva quasi portata alla morte e lei se ne stava ancora ciecamente dalla sua parte. Notò che Paciock aveva alzato lo sguardo su Nott serio: era una visione piuttosto preoccupante. Le chiacchiere dicevano che Paciock se n’era uscito dalla battaglia di giugno con il naso rotto, ricordò Draco, e si chiese come fosse successo esattamente. Ritornò a fissare Nott, che aveva un’espressione sprezzante sul volto e continuava a fissare Potter.
“Per quanto mi piaccia questo siparietto, devo davvero andare adesso” strascicò Draco, decidendo di averne abbastanza. Questo, sorprendentemente, sembrò rompere la tensione nella stanza. Potter spostò lo sguardo da Nott, che uscì immediatamente. Draco scosse il capo.
“Dovresti controllare i tuoi compagni di casa, Malfoy” gli disse la Granger “Come Prefetto, è un tuo dovere assicurare…”
Una rabbia cieca gli salì nello stomaco. “Quando vorrò la tua opinione su come svolgere i miei doveri, te lo farò sapere, Mezzosangue” sputò acido. Molte persone trattennero il respiro, fissando Draco shockati. Non gli importava. Aveva avuto voglia di strozzarla per una settimana intera…
“Non chiamarla mai più così, Malfoy” disse Potter calmo “Almeno non durante uno di questi incontri”.
“E come faresti ad impedirmelo, sentiamo, potter?” chiese Draco con un sorrisino indulgente.
“Mi preoccuperò personalmente di informare il Caposcuola che stai deliberatamente agendo in maniera non cooperativa” soffiò Potter.
Draco cercò di evitarlo in tutti i modi, ma rimase a fissare Potter shockato. Potter, che faceva la spia su Draco? Questa era nuova. Si sforzò di ghignare.
“Bene, ma solo perchè oggi sei così carino, Potter” disse piano, gustandosi il viso di Potter che diventava rosso al complimento.
La Granger si incantò a fissare Draco con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Il biondo le fece l’occhiolino ed uscì dalla stanza. Provocare Potter non era mai stato così facile come quell’anno. Ad ogni modo, il suo momento di rabbia non aveva fatto altro che rinforzare la necessità di un nuovo piano sul Grifondoro.

***


Il venerdì, dopo l’incontro tra i Prefetti, Draco stava scendendo verso i sotterranei dalla Torre di Astronomia. Pansy se n’era andata ad aiutare Liam e Laurel con qualcosa e Draco stava passeggiando da solo lungo il corridoio che dava verso le scale.
L’incontro era stato pesante come al solito. I progetti di Unità tra le Case andavano avanti: le feste dei Tassorosso erano una vittoria strepitosa, i gruppi di studio di Corvonero registravano risultati grandiosi e le lezioni di ES dei Grifondoro erano l’argomento preferito dai ragazzi delle classi inferiori. Draco pensò che strane occhiate venissero lanciate ai Prefetti Serpeverde durante l’incontro. Probabilmente, si stavano chiedendo quale manoscritto fosse stato scritto da uno dei presenti.
Draco si avviò verso l’atrio d’entrata decidendo di andare a farsi una passeggiata invece di rinchiudersi subito nei sotterranei. Girò a sinistra dopo aver sceso la scalinata di marmo e sorpassò le scale che davano ai sotterranei. Passando davanti alla classe numero 11 Draco ripensò alla riunione dell’ES del lunedì precedente e il suo stomaco si serrò incerto ancora una volta. Dentro la sua testa, poteva ancora vedere Potter seduto sulla cattedra, appoggiato sulle braccia mentre parlava ai presenti. Draco scosse la testa, fermamente, cancellando la visione. Va bè, Potter era cresciuto durante l’estate: a lui cosa importava?
Si stava ancora rimproverando mentalmente quando spinse la porta che dava sul cortile, uscendo all’aria fresca di una sorprendente bella serata d’ottobre. Nell’aria c’era una strana quiete, come se tutto si fosse fermato ad aspettare qualcosa. Guardando al cielo, Draco pensò che probabilmente quella sera sarebbe piovuto. Il cortile era normalmente deserto fuori dalle ore di lezione in quel periodo: si trovava in una posizione che sembrava creare un vortice di vento freddo. Le foglie danzavano continuamente a livello del terreno, creando per conto loro piccole spirali. Gli studenti di solito preferivano i prati, godendo dell’ultimo sole autunnale. Draco colse un movimento con la coda dell’occhio e si voltò a guardare con più attenzione. La scena che si presentò ai suoi occhi non era certo qualcosa a cui era preparato.
Blaise era a cavallo di uno degli archi di pietra che circondavano il cortile, seminascosto da un grande salice. La fronte di Blaise era appoggiata a quella di un ragazzo. La mano destra del moro accarezzava la guancia dell’altro in una maniera decisamente più che amichevole e lo stesso Blaise sorrideva teneramente. Ad un ragazzo molto biondo. Ad un ragazzo molto biondo di Tassorosso. Zacharias Smith.
Draco ritornò sui suoi passi tranquillamente, prima di raggiungere la Sala Comune di Serpeverde.

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Diario di Draco Malfoy, 18 Ottobre
Non posso crederci. Non posso assolutamente crederci. Si vede di nascosto con Zacharias Smith, ancora. Non solo Smith è un dannato Tassorosso, ma è addirittura nella loro squadra di Quidditch, il che rende Blaise un doppio traditore. Non posso crederci! Non sono mai stato tanto arrabbiato da quando Potter ha spedito mio padre ad Azkaban l’anno scorso, e allora ero furioso. Come ha potuto tenermi all’oscuro? A quanto pare se la cavavano benissimo da soli, allora cosa diavolo stava cercando di fare Blaise per tutto questo tempo, cercando di convincermi? Sta solo tentando di farmi diventare geloso? Adesso lo aspetto sveglio, e gli conviene avere una buona spiegazione per tutto quello che sta tramando. Semplicemente, non posso crederci! Sono così furioso che a momenti non ci vedo più dalla rabbia. Idiota plebeo. Come ha potuto? Un Tassorosso!



Fine parte 7.


Note dell’autore:

1-Involvere: Dal Latino avvolgere.





Ecco qui il capitolo ---Ho iniziato a lavorare, quindi questi saranno i tempi di aggiornamento... Vi prego, lasciate un commento...
Ringraziamenti specialissimi a tutti coloro che hanno commentato fino ad ora. Grazie di cuore.
Laura

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Capitolo 8
*** Cardboard World ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE


Tradotta da Lauradumb




Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg 13
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^
. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.
Sommario: Draco e Blaise discutono animatamente a proposito della scoperta del biondo. Metà dei Serpeverde sono chiamati dai Tassorosso per partecipare alle feste e l’unica risposta di Draco è un ghigno piuttosto impavido. Con tramonti Siciliani, litigi, bambini petulanti e una Pansy indifesa che ridacchia.



***


Capitolo 7: Cardboard World





Draco aveva detto a Vincent e Gregory di sloggiare dal dormitorio ormai da più di un’ora e i due non avevano minimamente pensato di protestare. Ora se ne stava seduto sul suo letto, cercando di leggere un libro ma realmente incapace di concentrarsi. Gridolini e risate provenivano dalla Sala Comune attraverso la porta, leggermente socchiusa. Draco si alzò per chiuderla ma prima che riuscisse a raggiungerla questa si spalancò e Blaise entrò nella stanza.
“Allora sei qui, ti ho cercato ov…” cominciò, ma Draco lo interruppe.
“Ti ho visto con Smith” lo attaccò, notando come le braccia dell’altro si fossero bloccate inermi ai lati e il sorriso fosse svanito.
Stronzate” disse, spostando lo sguardo.
“È tutto quello che hai da dire?”
“Cosa vuoi che ti dica?” rispose l’altro bellamente “Devo dire che è un sollievo così adesso posso parlarne con te”.
“Parlarne con me? Cosa diavolo ti fa pensare che io voglia sentirne parlare? Mi hai mentito. Ti ho chiesto chi stavi frequentando e mi hai detto che non stavi frequentando nessuno” grugnì Draco.
“Non ti ho mentito. Ti ho semplicemente suggerito che forse ti sbagliavi a presupporre che io stessi vedendo qualcuno” Blaise fece una pausa. “Non dirmi che sei geloso, Draco”.
“Geloso? Ti piacerebbe! Semplicemente non posso credere che tu mi abbia tenuto nascosto il fatto che questa cosa andava avanti…per quanto?”
“Ci frequentiamo seriamente da Luglio” disse Blaise, sospirando e raggiungendo il suo letto, sedendosi. Draco lo seguì ma non si sedette, scegliendo invece di stare in piedi davanti a Blaise e continuare a fissarlo.
“Luglio? LUGLIO?” esplose il biondo. Blaise alzò lo sguardo su di lui.
“Ci siamo
incontrati alla Festa di Santa Rosalia a Palermo. Te ne ho già parlato prima”.
Draco annuì
. Era una tradizione della città da cui proveniva la famiglia di Blaise commemorare una Santa Babbana che aveva salvato la città da una qualche malattia. “Non mi hai mai detto che diavolo ci faceva Smith lì?”
“Era lì con i suoi. Ero seduto fuori dal ristorante di mia nonna il primo giorno della fiera e l’ho visto passare. Ero contento di vedere qualcuno di Hogwarts così l’ho chiamato e gli ho offerto da bere”.
“E avete iniziato il vostro ardente rapporto, che dire, tipicamente Siciliano” disse Draco tra i denti.
Blaise scosse la testa, la sua espressione immediatamente nostalgica. “Non è stato così. Suo padre è un fabbro magico, doveva seguire un corso tenuto dal Maestro Cellini, un discendente di Benvenuto, che conosci bene. Ad ogni modo, Zacharias non conosceva nessuno, così l’ho presentato ai miei amici e ci siamo solo…trovati, credo. Durante le notti, uscivamo tutti assieme e passavamo il tempo sul molo a chiacchierare” raccontò, senza guardare Draco.
Esasperato, Draco gli volse le spalle e si mise a studiare una delle colonnine del letto vicino. Blaise gli aveva raccontato tutto di Palermo, ovviamente, e il suo posto preferito era il molo dove si potevano passare ore intere a guardare il mare, anche sotto la pioggia. Aveva promesso di portarci Draco quando i suoi genitori gli avrebbero permesso di andarlo a trovare… si voltò nuovamente verso il moro, fissandolo furioso. “Allora?” chiese.
, quando siamo diventati amici mi ha detto di essere gay… le cose poi sono solo… successe”.
Draco continuava a fissarlo.
“Ti assomiglia molto, sai” disse Blaise con uno strano tono.
“Hai anche intenzione di offendermi, adesso? È un dannato Tassorosso!”
“Io non sto… Senti, non sono orgoglioso di avertelo nascosto ma è esattamente questo il motivo per cui non volevo dirtelo. Sapevo che non avresti capito”.
Capito cosa?”
“Tu non riesci a guardare oltre gli stereotipi, Draco! Sei troppo preso dal tuo mondo di cartone dove le persone sono determinate dalla loro ricchezza, dalla purezza del loro sangue e dalla Casa ad Hogwarts!” La voce di Blaise si era notevolmente alzata e i suoi occhi avevano preso a scintillare.
“Ah il mio mondo è un mondo di cartone adesso? Solo perché sto attento alle mie amicizie? Serpeverde è la Casata migliore! Abbiamo le persone migliori dalle famiglie migliori!” anche la voce di Draco aveva preso ad alzarsi. Non poteva credere a quello che sentiva.
“Il suo sangue è puro quanto il tuo!”
“La sua famiglia è un gruppo di Yankee [nordamericani NdT] spiantati che si sono arricchiti espatriando!”
“Canadesi” lo corresse Blaise, stendendosi sul letto.
“Quello che sono! Non mi importa! Non osare paragonarmi a lui!” urlò Draco, senza preoccuparsi di rischiare di essere sentito. L’indignazione di essere messo, anche solo nel modo di fare, alla stregua di uno come Zacharias Smith era troppo da sopportare.
“Ma tu sei molto simile a lui! Ha lo stesso modo di fare che hai tu, non è un sempliciotto, ma a differenza di te” e qui la faccia di Blaise sfoggiò un’espressione infastidita “non fa il prepotente con le persone che lo circondano solo per ottenere quello che vuole!”
“Ecco il motivo per il quale lui è un Tassorosso e io un Serpeverde”. Draco si sforzo di apparire calmo. “Noi usiamo le persone per ottenere quello che ci serve. Sei solo un ipocrita, Zabini: tu stai usando Smith per sostituirmi, un misero sostituto, ma è quello che puoi avere”.
A questa parole, Blaise si alzò dal letto e si avvicinò a Draco, le mani stringevano i pugni minacciose. “A me importa di lui, Malfoy. E lui tiene a me. Il che è molto più di quello che posso dire di te” sibilò e volò fuori dalla stanza.
Draco lo guardò andarsene con le mani che gli tremavano. Blaise l’aveva tradito, non c’erano dubbi: avrebbe dovuto immaginare che qualcosa stava andando dal verso sbagliato dopo la loro discussione su Potter ai Tre Manici di Scopa. Quello Smith era nel gruppo originario di ES, probabilmente era un amico di Potter. il Tassorosso doveva aver fatto il lavaggio del cervello a Blaise mettendoglielo contro, non c’erano altre spiegazioni per l’insolenza e lo strano comportamento del moro.
Draco si infilò il pigiama e si mise a letto, ancora irritato. Cercò di calmarsi, aspettando che il sonno arrivasse, ma la sua mente era piena delle immagini di Blaise e Smith: seduti in cortile, che camminavano lungo le strade lastricate di Palermo, che guardavano il tramonto sul molo. Aveva sentito così tante volte Blaise parlare della sua città preferita che era come esserci stato davvero. Poteva virtualmente sentire l’aria di mare mescolata al profumo degli arrosti e dei peperoni grigliati, sentire le voci delle persone che cantavano nelle strade… Draco cadde in un sonno agitato.
Sognò di essere nella classe numero undici, con Potter seduto sulla scrivania come aveva fatto durante il loro primo incontro dell’ES. Draco cercava di colpirlo con un incantesimo, ma Potter ridacchiava mentre l’incantesimo gli rimbalzava addosso. La stanza attorno a lui cambiò improvvisamente e si ritrovò nel salotto di casa sua mentre sua madre gli diceva che avrebbe divorziato da Lucius per sposare Zacharias Smith. Draco cercava di dirle che Smith era gay e che stava con Blaise, ma lei rideva e gli rispondeva che era impossibile per un mago purosangue essere gay. Il salotto divenne la Testa di Porco e Draco vide con orrore che Blaise giocava a Spara Schiocco con suo padre mentre un’anziana strega (che Draco non si sa come sapeva essere la nonna del moro) offriva loro del vino.
Draco si svegliò di colpo e si sedette, muovendo la testa ora a destra ora a sinistra agitato. Si era scordato di chiudere le tende attorno al suo letto prima di addormentarsi. Era buio e l’unica luce proveniva da una foto incorniciata appoggiata sul comodino di Blaise: era la foto di una veduta aerea della spiaggia di Palermo. Gliel’aveva mandata un amico e la cornice era stata incantata per brillare nel buio. Blaise era spaventato dal buio e non reagiva mai bene se si svegliava completamente avvolto dall’oscurità: teneva sempre le cortine del letto appena socchiuse per permettere alla luce della cornice di entrare. Il cuore di Draco si serrò immediatamente non appena il ragazzo ricordò gli avvenimenti della sera precedente. Scosse la testa: Blaise l’aveva tradito, e avrebbe pagato per quello. Fece alzare Vincent e Gregory perché fossero pronti per andare a colazione con lui.
“Perché non hai svegliato Blaise?” chiese Vincent mentre raggiungevano la Sala Grande.
Drac
o fu salvato dal rispondere da uno scoppio di risate rauche proveniente da un gruppo di Grifondoro e Corvonero del quarto anno che scendevano in quel momento le scale che davano sull’ingresso principale. Draco sibilò qualche commentino acido su di loro facendo ghignare Vincent e Gregory. Seguirono il gruppo in Sala Grande, dove la colazione li stava già aspettando. Quando raggiunsero il tavolo di Serpeverde, i due tirapiedi avevano scordato la loro domanda.
Ci furono gli allenamenti di Quidditch quella mattina e Draco provò il piacere della vendetta prendendosi gioco delle abilità di Portiere di Blaise ogni volta che il ragazzo ne mancava una. Ci era andato giù talmente pesante che Blaise se ne andò dal campo di Quidditch, ma Millicent lo inseguì convincendolo a tornare, pur evitando lo sguardo di Draco. Il biondo ghignò. Dopo gli allenamenti, Blaise fu il primo ad andarsene, lasciando che gli altri membri della squadra fissassero Draco con un’espressione interrogativa. Draco scrollò le spalle, lasciando intendere di non sapere cosa c’era che non andava.

***



La sera, Draco era spaparanzato sul divano in Sala Comune, preparando un abbozzo del suo progetto extra in Difesa Contro le Arti Oscure. Aveva ricevuto le istruzioni il martedì mattina, esattamente come era stato anticipato da Trista. Pensò che la cosa risultasse un filino ironica, dal momento che la sua pergamena titolava Difesa Contro le Arti Oscure e doveva cercare e scrivere argomenti a sostegno dell’esistenza e sull’uso della Magia Oscura. Draco si chiese se fosse stato semplicemente fortunato o se tutti avessero lo stesso compito.
Vincent e Gregory erano seduti sul pavimento davanti al camino, circondati da fogli di pergamena. Stavano lavorando al Libretto sulle Pozioni che Piton aveva assegnato loro ed entrambi si guardavano attorno con espressione confusa. Draco ridacchiò. Gli unici due di loro che erano sempre stati senza speranza in Pozioni.
Herbert saltò sulla pancia di Draco e si raggomitolò. Il ragazzo sorrise e grattò dietro l’orecchio del gatto. Herber fece le fusa.
“Millicent, puoi gentilmente chiedere al tuo animaletto di scegliersi un posto migliore per soggiornare?” chiese.
Millicent era seduta sul divano davanti a quello di Draco, discutendo tranquillamente di qualcosa con Blaise. Lui e Draco non si erano ancora parlati dagli allenamenti della mattina e questo non dispiacque affatto a Draco. Non si sentiva più molto vendicativo, più o meno da quando Blaise aveva lasciato il campo quella mattina, ma di certo non gli andava di andare a parlargli.
Un lieve Pop! proveniente dallo spazio tra i due divani spaventò Herbert che saltò giù dal grembo di Draco e si nascose sotto il suo braccio. Un elfo domestico stava in piedi in mezzo alla Sala Comune.
“Il signorino Tiger e il signorino Zabini sono richiesti entro dieci minuti nella sala numero quindici al quinto piano, grazie” gracchiò
.
Draco realizzò che quello era il loro invito alla festa dei Tassorosso. Alzò lo sguardo su Blaise che gli ricambiava l’occhiata. Sul viso del biondo apparve un ghigno, mentre pensava ad un commentino adeguato sui Tassorosso, poi si ricordò degli eventi della sera precedente e spostò lo sguardo. L’elfo non aveva chiamato il nome di Draco, il che significava che altri tre Serpeverde del loro anno avrebbero dovuto partecipare. Una risata provenne dal dormitorio femminile e un altro elfo apparve, seguito da Pansy e dalla Benefattrice. Un momento dopo, un agitato Sheridan Roper uscì dal dormitorio maschile anch’egli preceduto da un elfo domestico.
“Quinto piano?” chiese Blaise a Pansy.
La ragazza annuì prima di dirigersi spedita verso Draco e scoccargli un bacio sul naso. “Tu non vieni?”
“Non sono stato invitato” disse Draco.
, allora cominciamo ad andare” comandò Pansy e i cinque sgambettarono fuori dalla Sala Comune, tutti, Blaise escluso, con l’espressione di chi andava a scontare una punizione. Gli elfi domestici scomparvero.
Draco rimuginò sulla situazione per un momento. Da quando aveva visto la festa del primo anno la settimana prima, si chiedeva quali fossero le attività preparate per gli allievi più grandi. Come Prefetto, sarebbe stato un suo diritto dare un’occhiata alla festa, senza potervi partecipare. La testolina di Herbert fece capolino da sotto il braccio di Draco, facendolo sobbalzare. Millicent era andata a sedersi accanto a Gregory e cercava di aiutarlo con il suo Libretto.
Draco prese in braccio Herbert e lo depositò sul pavimento, alzandosi in piedi e sistemandosi i vestiti. Era sul punto di dire a tutti che andava a controllare la festa, quando cambiò repentinamente idea. Non aveva intenzione di correre dietro a Blaise: non che ne avesse davvero intenzione, ma l’altro l’avrebbe di sicuro vista così. Si risedette con un sospiro profondo rimettendosi a prendere appunti.
Quando ebbe terminato il suo bozzetto, fatto i compiti di Aritmanzia e cercato gli ingredienti per la Formula del Coraggio in Mille Erbe e Funghi Magici, la Sala Comune aveva cominciato a svuotarsi. Draco guardò l’orologio sopra al caminetto: erano quasi le nove, ovvero l’ora stabilita per il ritiro nelle proprie stanze per i ragazzi del primo anno e Pansy non era ancora tornata. Avrebbe dovuto sostituirla. Draco si mise in piedi stiracchiandosi. Il suo fondoschiena si lamentava per essere stato fermo nella stessa posizione per ore.
Raggiunse la fine del corridoio del dormitorio maschile, dove avevano la loro stanza i primini. I ragazzi del primo anno alloggiavano tutti in uno stanzone che avrebbe potuto ospitare fino a quindici persone. La cosa era stata ovviamente pensata affinché i ragazzini potessero ambientarsi meglio, prima che fosse loro permesso di dividere la stanza con quelli più grandi. Dal secondo anno in su, le stanze erano da quattro; dal corridoio principale ne partivano due secondari che davano accesso alle altre stanze. Draco pronunciò la parola d’ordine ed entrò nel dormitorio del primo anno, trovando i ragazzi ammucchiati sul pavimento.
Alzatevi subito dal pavimento! È ghiacciato” commando Draco.
I ragazzi si alzarono in piedi di colpo, ovviamente presi alla sprovvista.
“Sono quasi le nove” strascicò Draco “sapete cosa vuol dire”.
Iven Preston prese parola. “Per favore Draco, perché dobbiamo andare a letto alle nove? I Grifondoro non lo fanno!”
“Nemmeno i Tassorosso!” sbottò un ragazzo magrolino dai capelli neri seduto accanto a Preston.
“Neanche i Corvonero” rincarò
un ragazzetto dalle gote rosse. Assomigliava terribilmente a Paciok e a Draco passò per la mente di chiedergli se erano per caso parenti.
Draco inarcò le sopracciglia. “Come si comportano le altre Case in materia di disciplina non è affar vostro, o mio. In questa Casata, voi fate quello che dico io, non quello che dicono i vostri compagni Grifondoro”.
Fu tentato dal castigarli per essere diventati amici coi Grifondoro, ma non gli era permesso. Si guardò in giro. I ragazzi si erano diretti ai loro armadi, tristemente.
“Fra dieci minuti torno
a controllarvi. Se trovo anche uno solo fuori dalle coperte lo metto in punizione” concluse Draco prima di lasciare la stanza, scuotendo il capo divertito.
Attraversò la Sala Comune e raggiunse il dormitorio femminile. Diede la parola d’ordine al ritratto di una strega depressa appeso proprio dietro la cortina che dava l’accesso al dormitorio e si diresse al fondo del corridoio. Le ragazze avevano stanze più grandi, sempre divise per anno. Draco non sapeva esattamente il motivo per il quale funzionava diversamente per loro: effettivamente, non gli interessava poi così tanto. Bussò alla porta della stanza delle ragazze del primo anno e aspettò. I prefetti maschi avevano solo la parola d’ordine per il ritratto guardiano, non quella per le singole stanze. E così, anche le ragazze potevano avere solo la parola d’ordine per il ritratto guardiano del dormitorio maschile, un acido vecchietto con un enorme cappello, ma non quella per le stanze.
Un po’ di tempo dopo, la porta si aprì e una biondina alzò lo sguardo su di lui.
S-si?” chiese con una nocetta infantile.
“È ora di andare a letto” disse Draco.
“Oh, perché dobbiamo…”
“Esatto, voi dovete, e non voglio sentire cosa fanno nelle altre Case” sbottò irritato il Prefetto. “Lasciate la porta aperta, tornerò fra quindici minuti”.
La ragazza accennò un inchino, inclinando appena la testa, e Draco tornò sui suoi passi giungendo nuovamente in Sala Comune.
Millicent leggeva un libro con Herbert appallottolato accanto. Gregory doveva aver deciso di andare alle cucine da solo. La ragazza alzò gli occhi dal libro fissando Draco con l’espressione torva. Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
“Cosa?” chiese.
“Niente” sbuffò
l’altra, tornando alla sua lettura.
Draco scrollò le spalle, controllando l’orologio. Erano già le nove, così raggiunse i dormitori del primo anno. i ragazzi erano tutti dentro ai loro letti ad ascoltare Iven Preston che sembrava raccontare loro una storia. Draco diede un colpo secco sullo stipite della porta e tutti i ragazzini sparirono sotto le coperte. Il Prefetto spense le luci con un incantesimo e si chiuse la porta alle spalle. Dopo aver controllato che anche dalle ragazze fosse tutto in ordine, tornò alla Sala Comune, recuperò le sue cose e si diresse al suo dormitorio.
Gregory era in piedi accanto al suo letto, col pigiama addosso e un calzino solo. L’altro, stava sul pavimento e il ragazzo si stava grattando con l’espressione persa nel vuoto. Draco lo guardò storto. Gli occhi di Gregory si strinsero come sempre facevano quando il ragazzo cercava di concentrarsi.
“Tu e Blaise avete litigato?” chiese.
“Abbiamo dei contrasti riguardo all’Unità tra le Case” rispose Draco con noncuranza.
“Oh” disse solo Gregory ritornando a grattarsi il sedere.
“Seriamente Gregory, come puoi aspettarti di riuscire a trovarti una ragazza finché ti comporti così?”
Gregory smise di grattarsi e assunse un’espressione colpevole. “Credi che Millicent preferisca me o Vincent?”
Draco si trattenne dalla voglia matta di ridere. “Credo che abbiate le stesse possibilità”.
L’altro ragazzo annuì pensieroso prima di arrampicarsi sul letto. “Buonanotte Draco”
Buonanotte Gregory”
Il ragazzotto chiuse le cortine del letto fermamente. Draco esitò per qualche secondo prima di ritornare nella Comune. Voleva aspettare Pansy per chiederle ogni cosa della festa dei Tassorosso. Socchiuse gli occhi e abbandonò la testa sui cuscini del divano, pensando.


“Sei morto, Potter”.
“Buffo. Credevo che da morto avrei smesso di camminare…”
“La pagherai. Io te la farò pagare per quello che hai fatto a mio padre…”


Draco strinse i denti al ricordo di quella scena. Avrebbe pagato anche per quella. Potter era stato incredibilmente impudente quella volta, rispondendo indietro a Piton… Senza farci troppo caso, il biondo pensò che dovesse essere il risultato della morte del suo padrino. Patetico: per farsela passare aveva scelto di agire con freddo distacco e stupide bravate. Draco aveva accompagnato Piton nei sotterranei quel giorno, dove Blaise l’aveva preso in disparte.

“Non so cosa fare, Draco”
Cosa fare a che riguardo?”
Adrian si comporta in modo strano”
“Senti, Blaise, mio padre è in prigione, mia madre è distrut...”
“Hai ragione, scusa”.


Blaise se n’era andato e loro due non si erano rivolti la parola fino all’ultima notte ad Hogwarts quando Pucey aveva scaricato il moro. Aveva cercato di confortarlo, ma non aveva la più pallida idea di come fare. Blaise non aveva pianto: aveva gettato da parte i pezzi della scopa sfasciata ed era collassato sul letto con le testa tra le mani. Draco si sedette semplicemente al suo fianco, con una mano sulla schiena dell’amico e dandogli di tanto in tanto qualche colpetto rassicurante.
Fu scosso da un suono proveniente dall’ingresso: erano le dieci, realizzò, e quelli che avevano partecipato alla festa stavano rientrando. Daphne Greengrass si precipitò all’interno filando diritta al dormitorio femminile. Sheridan Roper fu il secondo: con un piccolo cenno a Draco, si diresse alla sua stanza. Blaise, Pansy e Vincent attraversarono la porta ridendo come pazzi. Draco li fissò sconcertato. Pansy lo raggiunse di corsa e si spaparanzò sul divano al suo fianco, ridacchiando.
“Oh Draco, non puoi immaginare! La faccia di Potter!” sghignazzò, buttandosi letteralmente sul biondo. Draco le passò un braccio attorno alla vita e sorrise. Prendersi gioco di Potter sembrava un buon modo per passare la serata.
“Che cosa gli avete fatto? Gli avete riempito il bicchiere di Puzzalinfa?” chiese ghignando.
“Oh no, stavamo giocando e Potter…” e collassò nuovamente scossa dalle risate.
“Potter ha dovuto ballare con Vincent” terminò Blaise per la ragazza che si stava contorcendo in preda agli spasmi. Pansy emise un gridolino acuto e riprese a ridacchiare più forte. Draco cercò di immaginarsi la scena.
“Cosa? Ma come…” chiese divertito.
“Eravamo tutti bendati e dovevamo sparpagliarci un po’ per non sapere chi avevamo intorno” rispose Blaise con un ghigno.
“Quindi è partita la musica” intervenne Vincent.
“Dovevamo acchiappare la persona a noi più vicina e iniziare a ballare” riuscì a dire Pansy tra una risata e l’altra.
“Sempre bendati” aggiunse Blaise. Draco lo fissò incredulo.
“C’è stata un po’ di confusione prima che riuscissimo tutti a ballare per davvero” disse Pansy, accoccolandosi accanto a Draco.
“E ci siamo tolti le bende” disse Vincent ridacchiando.
“Io sono finita con Macmillan, Blaise con Padma, Sheridan con Finnigan, la Greengrass con Corner” raccontò Pansy col fiatone.
“E Potter con Vincent” concluse Draco ridacchiando.
“Dovevi vedere le loro face!” disse Pansy continuando a ridere prima di fare l’occhiolino a Vincent. “Ovviamente, Potter era dieci volte più buffo di te”.
Vincent grugnì qualcosa che assomigliava molto ad un”Ti faccio vedere io quello buffo”.
“Cos’hai fatto tu Draco?” chiese Pansy, togliendosi dal suo abbraccio e voltandosi a guardarlo.
“Compiti, mettere a letto quelli del primo… Il solito” rispose Draco corrucciandosi.
“Vado a letto” disse immediatamente dopo Vincent. “Buonanotte”.
Draco lo fissò mentre si allontanava.
“Credo sia rimasto traumatizzato” ironizzo Blaise e Pansy riprese a ridere.
“Non ne dubito” disse Draco stizzito. Perché Blaise gli rivolgeva la parola?
Blaise e Pansy si scambiarono un’occhiata e la ragazza si mise immediatamente in piedi.
, è meglio che vada a riposare” disse vaga e si diresse verso il dormitorio femminile.
Draco aprì la bocca per protestare, ma la ragazza se n’era già andata. Blaise si sedette al suo fianco. Il biondo guadagnò in fretta l’angolo più lontano del divano fissando interessato la tenda che separava la Comune dal dormitorio maschile.
“Vuoi smetterla di comportarti come un bambino petulante?” disse Blaise.
“Ah io mi sto comportando come un bambino petulante?” Draco non riuscì a credere all’impudenza dell’altro.
“Senti, ammetto che non ho fatto bene a tenerti all’oscuro”
“Non è questo Zabini, è che tu, un Serpeverde, ti stai creando delle stupide illusioni andando in giro con un Tassorosso”.
“Non sono illusioni” disse Blaise con un sorriso “Io e Zacharias ce la caviamo bene assieme”.
“Oh risparmiami” sbuffò l’altro.
Vuoi darci un taglio? Ho già ammesso che avrei dovuto parlartene. Ma non puoi aspettarti che io me ne stia buono ad aspettare”.
Draco ghignò. “Aspettare cosa?”
Blaise gli scoccò un’occhiata esplicita. “Che tu cambi idea su di noi”
“Non c’è unnoi’, quante volte devo dirtelo?” rispose Draco esasperato.
“Esattamente! Ecco perché sto con Zacharias, perché non c’è un noi” esplose Blaise.
“Allora lo ammetti che è solo un sostituto!” disse Draco trionfante.
“No, non era quello che intendevo! Ero disposto a smettere di frequentarlo all’inizio dell’anno, quando ho rivisto te…” buttò fuori il moro.
È ridicolo. Sai perfettamente che non volevo avere niente a che fare con te a meno che non la smettessi di interessarti ad ogni cosa capace di muoversi. E adesso addirittura ti preoccupi per Smith”
“Sei geloso”
“No, non lo sono!” si stizzì Draco “Semplicemente credo che tu segua due criteri diversi: non eri disposto ad essere monogamo per me e ora addirittura cerchi di esserlo per Smith”.
Zacharias non si aspetta che io gli sia fedele” rispose Blaise risoluto.
Draco alzò gli occhi al cielo. “Vuoi farmi credere che un Tassorosso non si aspetta lealtà? Mi prendi in giro”
Blaise sorrise. “Ne resteresti sorpreso, Draco”
Quando
il biondo non rispose, a Blaise scappò un sospiro esasperato e chiuse gli occhi per un momento.
“Bene, non sei geloso, allora mi spieghi qual è il tuo problema?” chiese, riaprendo gli occhi.
Draco inarcò le sopracciglia. “Il mio problema è che tu ti stai vezzeggiando con un arrampicatore sociale di Tassorosso, pensavo di essere stato chiaro”.
“Tu non hai nessun diritto di commentare con chi io mi vezzeggio”.
“Di sicuro, ho il diritto di non andarmene più in giro con te” rispose Draco con tono distinto e Blaise sbiancò.
“Stai cercando per caso di ricattarmi per farmi lasciare Zacharias usando la nostra amicizia?”
“Non ti sto
ricattando, Blaise. Semplicemente non posso permettermi alcune pecche sulla mia reputazione”.
“Buffo, non mi sembravi così preoccupato della tua reputazione quando dovevi incontrarti con Harry”.
Il silenzio che cadde tra i due divenne oppressivo.
“Addirittura Harry, non è così? Sapevo di non potermi fidare di te” disse infine Draco, alzandosi dal divano.
“Oh, santo cielo, andiamo…”
“Non rompere, Blaise” soffiò Draco, e prese la via dei dormitori.

***



Blaise non fece altri tentativi per riavvicinarsi a Draco. Il che all’altro non guastava. Passava il suo tempo libero con Pansy, Vincent e Gregory, tutti e tre piuttosto curiosi di saperne di più sulle lunghe assenze del moro. A Vincent e Gregory aveva detto di farsi gli affari loro, ma Pansy non volle saperne di arrendersi così presto. Continuava a dargli il tormento e Draco un pomeriggio perse completamente la calma. Ebbero un battibecco alquanto acceso e dopo la ragazza non gli parlò per tre giorni. Draco passò il tempo a terrorizzare i Serpeverde più piccoli in Sala Comune finchè non ebbero tutti paura di metterci piede se c’era lui in giro.
Blaise aveva preso l’abitudine di passare il suo tempo libero con Zacharias Smith e Terry Boot. Erano tutti e tre nello stesso gruppo di studio di Corvonero, assieme a Potter. Il Grifondoro continuava a tramare chissà che cosa con la Granger, Weasley e Paciock, il nuovo acquisto della banda degli idioti senza macchia e senza paura. Draco si tenne alla larga da Potter finché cercava di mettere in piedi un nuovo piano: il problema era che aveva bisogno di Blaise. Da parte sua, Blaise sembrava assolutamente a suo agio nella nuova situazione e Draco non riusciva a capire come l’altro potesse permettere che la loro amicizia di ben cinque anni semplicemente finisse così.
Era particolarmente duro con Blaise durante gli allenamenti di Quidditch, ma la cosa sembrò non infastidire il moro come invece era successo la prima volta che si era comportato in quella maniera. Draco cominciò seriamente a chiedersi se ci fosse una qualche pozione che Potter e Blaise avevano preso per diventare così inaccessibili al suo sguardo attento e inattaccabili dalle frecciatine. Potter non gli dava più attenzione che Blaise, anche se Draco supponeva che il Grifondoro non fosse solito iniziare un confronto, a meno che non ci fossero di mezzo il Signore Oscuro o i suoi Mangiamorte.
Ottobre passò in un battibaleno e presto Halloween e la stagione di Quidditch furono alle porte. Il saggio di Blaise fu letto tra i primi cinque durante la Festa dei Halloween e i Tassorosso lo azzeccarono in pieno. Draco fu sicuro di aver visto Smith voltarsi a guardare Blaise, che ebbe addirittura l’audacia di arrossire.

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Diario di Draco Malfoy, 31 Ottobre.

Sono praticamente pronto a lanciare un anatema su Blaise entro l’anno: l’unica cosa che lo tiene in vita è che la stagione di Quidditch è iniziata e non ho il tempo per allenare un altro Portiere. Perché diavolo ha dovuto scrivere quella cosa assurda sul tramonto? Non credo sia andato a dire a Smith quello che aveva scritto sul suo saggio, ma sinceramente scrivere del tramonto era esattamente come averci messo nome e cognome. Non gli importa di guadagnare punti per Serpeverde? Gli altri manoscritti, comunque, erano altrettanto banali, anche se i due del settimo hanno probabilmente espresso lo stesso sentimento riguardo i MAGO incombenti che accomuna tutte le Case. Per quel che riguardava quello del terzo e del primino, adesso ho capito tutto. Ecco perché Susan Bones è venuta a chiedermi il mio colore preferito: cercava le informazioni per identificare il manoscritto. Almeno hanno fatto uno sforzo per imparare qualcosa, il che in sé è davvero sorprendente.
, mi aspetto che almeno i Grifondoro non abbiano nessun desiderio di conoscenza fino a domenica. Abbiamo lo scontro con i Grifoni sabato e siamo pronti a sbatterli a terra. E su questa nota positiva, vado a letto.




Fine parte 8.



Note:

1. La parola nonna, riferita all’anziana parente di Blaise, è in italiano nel testo originale.
2. Il festival di Santa Rosalia a Palermo + un evento reale, che si svolge tra il 15 e il 17 Luglio. La leggenda dice che durante la peste bubbonica Santa Rosalia suggerì ad un giovane come salvare la città.
2. Benvenuto Cellini era un importante scultore e artista del 1500 che visse a Firenze.
3. La prima citazione che trovate, del ricordo di Draco, è dell’Ordine della Fenice, capitolo 38.



Ecco a voi l'ottavo capitolo... dai commenti dell'autrice in risposta ad alcuni messaggi (non vi metto le varie risposte ai commenti per libera scelta! XD) dovremo aspettare il 10 perchè la situazione... si sblocchi... ma ci ricorda che il pairing è HxD... quindi, non disperata! Infondo, serve tutto per dare realismo. Se la Row avesse scritto una yaoi, sarebbe stata così credo!
Ringrazio col cuore chi non ha smesso di commentare questa storia, davvero, per me siete fondamentali, mi date l'energia di tradurre anche se lavoro come una pazza e il tempo materiale non ce l'avrei! Solo per voi, mi impegno a tradurre il prossimo entro martedì (considerate che lavoro fino a domenica compresa... Se riesco a non dormire, forse anche lunedì!)
Laura

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Capitolo 9
*** Bitter Metamorphosis ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE


Tradotta da Lauradumb




Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: Pg 13
Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^
. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.

Sommario: La partita di Quidditch contro Grifondoro non va come Draco aveva immaginato: in effetti, finisce con uno scandalo internazionale. Draco giura di vendicarsi, anche se non sa esattamente chi incolpare. Il giorno dopo una festa Tassorosso non particolarmente interessante, Draco realizza una cosa che rimpiazza il suo sorrisino con broncio praticamente permanente. Tutto questo tra strette di mano sudaticce, Colin Canon, profondi malumori, letture di manoscritti, una vecchia conoscenza, Storie coi Galeoni e oggetti spaccati.

 

***

 

Capitolo 9: Bitter Metamorphosis

“E’ un pessimo piano che non permette alcun cambiamento”

Publilio Siro

Primo Secolo a.C.

 

 

La mattina del primo incontro di Quidditch dell’anno, Draco giocava col suo porridge disegnandoci sopra con la forchetta, ignorando il baccano della Sala Grande attorno a lui. Draco si allontanò appena dal tavolo per ammirare meglio una stella a sei punte che aveva appena disegnato: l’impasto di farina d’avena era un po’ troppo liquido e i solchi che aveva tracciato si stavano velocemente riempiendo da ogni lato. Alzò lo sguardo su Millicent che stava torturando col coltello una fetta di pan carré. Pansy stava bisbigliando qualcosa ad una sorridente Tracey Davies. La ragazza notò lo sguardo di Draco e gli propinò un sorriso beato.

“Tutto pronto per la partita, Draco?” chiese. Il sorriso di Tracey divenne poco a poco sempre più raggiante mentre la poverina alzava lo sguardo su Blaise, seduto al fianco del biondo che russava letteralmente sopra la sua tazza di caffé.

“Puoi scommetterci” rispose Draco, allontanando il suo piatto.

Alzò lo sguardo al soffitto incantato: il cielo sopra di loro è di un grigio chiaro. Almeno, niente sole negli occhi. Si passò la lingua sulle labbra e spostò lo sguardo sul tavolo dei Grifondoro, dove Weasley gesticolava come un forsennato con la forchetta tra le mani. Al suo fianco, Potter aveva lo sguardo un po’ stordito di uno che si è appena svegliato. Alzò gli occhi in direzione di Draco, curvando le sopracciglia quasi unite tra loro in un’espressione corrucciata. Il biondo si sfiorò il collo con la punta delle dita e Potter spostò immediatamente lo sguardo.

Draco sogghignò e si rivolse a Gregory. “Datti una mossa, dobbiamo essere agli spogliatoi prima possibile”.

Gregory cercò di mandar giù un sorso del suo succo di zucca e annuire nello stesso istante, con il risultato che si sbrodolò completamente con la spremuta. Millicent ridacchiò, e così pure Vincent. Gregory li fissò truce, cercando di ripulirsi col tovagliolo mentre Draco si rivolse nuovamente a Pansy.

“Verrai a vedere la partita, vero, tesoro?”

“Come sempre” disse Pansy, con un’espressione furba. Tracey ridacchiò. Draco inarcò un sopracciglio, ma le due lo ignorarono.

Venti minuti più tardi, i Serpeverde raggiunsero gli spogliatoi vicino al campo di Quidditch, si cambiarono in fretta e si misero a cerchio nel bel mezzo della stanza. Draco ricordò loro la strategia ancora una volta, nonostante tutti ascoltassero con espressione annoiata: era almeno la quindicesima volta che risentivano i punti principali del loro piano di battaglia. Uno alla volta, quando vennero chiamati per nome, calcarono l’erba giallognola del campo. Quel nanetto di Canon faceva da commentatore, seduto a pochi passi dalla McGranitt.

"Malfoy... Bulstrode... Zabini... Baddock... Bartlett... Tiger... Goyle."

La sua voce simile a quella di una Banshee attraversò l’intero stadio e i Serpeverde sugli spalti si animarono immediatamente. Pansy stava davanti a tutti con Tracey Davis, sventolando una grande bandiera verde che recava le parole “La Coppa ai Serpeverde” a lettere cubitali. Draco si diresse verso il gruppo dei Grifondoro, già disposti a semicerchio e appoggiati alle loro scope. Madama Bumb stava lì vicino, la scopa a mezz’aria al suo fianco e il fischietto in mano.

Draco si fermò davanti ad un Weasley più scontroso e coperto di lentiggini del solito.

“Capitani, stringetevi la mano” sentenziò Madama Bumb con tono irremovibile.

Weasley porse la sua mano destra e lo stesso fece Draco. La mano del Grifondoro era sudaticcia e il biondo si trattenne a fatica dal ritirare in fretta la sua e ripulirsela sugli abiti. Era la prima volta che giocava come Capitano e avrebbe fatto tutto come se suo padre fosse stato lì a guardarlo; glielo doveva. Lasciò la mano di Weasley e indietreggiò appena, fingendo di sistemarsi la parte anteriore della divisa per ripulirsi il palmo umidiccio. Arricciò il naso e fu quasi per fare una piccola osservazione sul nervosismo di Weasley, quando risuonò il fischio d’inizio e tutti partirono.

Draco si librò in aria, mentre lo stomaco si chiudeva appena ad ogni parola del commento di Canon. Cominciò a cercare il Boccino d’Oro mentre con un occhio controllava il gioco sotto di lui.

Baddock passa alla Bulstrode – questi due sono una grande coppia, non credete? – la Bulstrode evita un Bolide lanciato da Kirke – oh no, e Serpeverde segna… e questo cos’è?”

Invece del solito ruggito dagli spalti verde-argentati proveniva una strana canzoncina e Draco si mise ad ascoltare.

 

Grifondoro state all’occhio

Il vostro Potter è un finocchio

Siete allegri e canterini

Ma lui ama i ballerini

 

I Serpeverde di sicuro

Sono più solidi di un muro

I Serpeverde han più ardore

E il capitano è il migliore

 

Allora sventola il verde argento

Iniziamo ‘sto portento

Il nostro Cercatore ci guiderà

E Serpeverde vincerà!

 

Draco gettò la testa all’indietro ridendo. Non c’erano dubbi, era tutta opera di Pansy: ecco spiegato lo strano comportamento della ragazza a colazione. Si chiese se avesse saputo di Potter da qualcun altro: le parole erano semplicemente perfette. Non avrebbe potuto trovare un modo migliore per turbarlo. Il biondo alzò lo sguardo verso il lato opposto dello stadio, dove Potter cavalcava la sua scopa infastidito. Draco tornò sui suoi passi facendo un piccolo gesto a Pansy che aveva l’espressione di un gatto che riceve il suo latte.

“Questo non dovrebbe essere contro le regole, Professoressa?” chiese Canon alla McGranitt, senza realizzare che tutti avrebbero potuto sentirlo. “Va bene, ok, e ora la Pluffa è in mano a Grifondoro, Ginny Weasley evita un Bolide…”

La pesante sfera stava dirigendosi esattamente verso Draco che virò di lato. Vincent lo ricolpì a casaccio e questo si diresse nuovamente verso la Weasley, che dovette lottare per riuscire a rimanere a cavallo della sua scopa. La ragazza lasciò cadere la Pluffa e Andrew Bartlett la intercettò, prima di passarla a Baddock.

Continuando a ridacchiare, Draco svolazzava su e giù alla ricerca del Boccino d’Oro, lanciando occasionalmente un’occhiata al gioco sotto di lui e a Potter, che sembrava aver le spalle ancor più incurvate per la posizione che assumeva sulla scopa. Serpeverde conduceva settanta a zero. Millicent e Malcom erano una coppia decisamente affiatata: Draco aveva lasciato che si allenassero assieme e ora si congratulava con sé stesso, dal momento che i due sembravano inarrestabili.

Vide Malcom passare la Pluffa a Millicent, che sfilò sia Ginny Weasley che Katie Bell, ma il suo lancio verso gli anelli venne bloccato dall’Weasley. Era quasi caduto dalla sua scopa nell’impresa, ma se non altro non era un goal. Serpeverde continuava a condurre novanta a quaranta, ma il tifo per i rosso-dorati era ovviamente molto più udibile, perché Tassorosso e Corvonero, come sempre, supportavano i Grifoni.

Voltò la testa per vedere Blaise salvare un goal da una posizione parecchio difficile e non riuscì a trattenere un sorrisino. Tornando sui suoi passi, lo vide: il Boccino d’Oro, che galleggiava ad alcuni metri da Potter. Il Grifondoro non l’aveva ovviamente notato e la mente di Draco cominciò a macinare in fretta. Se si fosse precipitato verso il Boccino e Potter l’avesse notato, di certo non avrebbe avuto il tempo necessario per raggiungerlo per primo. Doveva assolutamente distrarre Potter, ma come? Se si fosse precipitato dal lato opposto il moro avrebbe potuto seguirlo, oppure no, o peggio, avrebbe potuto vedere il Boccino d’Oro…

E Grifondoro è ancora una volta in possesso della Pluffa – Katie Bell si prepara a segnare – Kathie attenta, un bolide! OUCH! Questa cosa è ripugnante!”

Draco si tuffò in picchiata. Il vento fischiava forte nelle sue orecchie mentre mirava ad arrivare appena più sotto di dove si trovava in quel momento il Boccino. Vide un’ombra scarlatta con la coda dell’occhio e si voltò giusto in tempo per notare Potter volare verso di lui, mancandolo di qualche misero centimetro. Che diavolo stava facendo Potter? Stava cercando di buttarlo giù dalla scopa per caso? Ad ogni modo, il Grifondoro lo superò e Draco non perse tempo. Alzò il manico della scopa e si diresse verso il Boccino che continuava a zigzagare nella stessa posizione di poco prima. Era troppo facile senza Potter alle calcagna.

Draco lo raggiunse e lo strinse tra le dita: aveva il Boccino d’Oro! Si voltò verso le tribune dei Serpeverde e realizzò che tutti erano immersi in un silenzio tombale. Spostò lo sguardo su Potter e lo vide sorridere trionfante con la mano destra alzata verso il cielo. Si guardarono un con l’altro e rimasero entrambi basiti. Draco strinse con più forza il boccino tra le dita e deglutì, dal momento che la gola si era inaridita di colpo. Che stava succedendo?

La voce acuta e irritante di Canon attraversò l’aria. “Sembra che entrambi i Cercatori abbiano preso il Boccino d’Oro! Ma com’è possibile? Ce n’è uno solo!”

Il fischio di Madama Bumb arrivò dal basso e Draco, pochi secondi dopo, atterrò al suo fianco. Era furioso. Potter atterrò esattamente dietro di lui con l’espressione sconfortata. La donna ordinò ad entrambi di mostrare quello che stringevano tra le dita. Aprirono lentamente i pugni e sul loro palmo c’erano due identici Boccini d’Oro: uno trattenuto da dita callose e con le unghie mangiucchiate, l’altro da sottili dita candide dalle unghie perfettamente curate.

Madama Bumb aveva un’espressione sconcertata. “Mai nella storia del Quidditch… Un secondo Boccino d’oro… Non può essere possibile…”

Il resto delle due squadre stava atterrando tutto attorno ai tre, facendo mille domande e discutendo animatamente. La McGranitt stava correndo verso di loro, tenendosi il cappello a punta sulla testa.

Che succede?” chiese ancor prima di raggiungere il gruppo. Draco vide Piton arrivare alle spalle della donna senza scomporsi. Colin Canon correva più in fretta che poteva per raggiungerli.

“Sembra che qualcuno abbia deliberatamente liberato un secondo Boccino d’Oro, Professoressa” disse la Bumb fermamente.

Cosa?” urlarono alcune voci all’unisono.

La McGranitt si sentiva oltraggiata. Si rivolse a Piton con la bocca che si apriva e si richiudeva senza emettere suoni.

Il professore stava fissando Potter in cagnesco. “Se trovo chi ha fatto tutto ciò…” disse a bassa voce. Potter gli restituì uno sguardo di sfida.

“Deve essere stato un Serpeverde!” esclamò Weasley, indicando Draco. Nessun altro è così disonesto…”

“Certo, abbiamo sabotato la nostra stessa squadra, è davvero una grande astuzia, Weasley” sibilò Millicent facendo un passo verso di lui. Madama Bumb si mise tra i due e la Cacciatrice di Serpeverde tornò al suo posto, continuando a fissare l’altro in cagnesco.

Madama Bumb spostò lo sguardo dalla McGranitt a Piton con l’espressione contrita, poi espirò sonoramente. “Sono dispiaciuta, ma non ho altra scelta che quella di considerare solamente i punti segnati” disse “Serpeverde vince!”

I Grifondoro lì presenti borbottarono e, non appena Canon annunciò il risultato al resto della scuola, il disappunto si fece parecchio rumoroso.

Draco lasciò cadere a terra il suo manico di scopa e si avviò al castello.

 

***

 

Draco sedeva sul suo letto con le cortine serrate, il mento appoggiato sulle ginocchia e le braccia strette attorno alle gambe. Continuava a rivivere il glorioso momento in cui aveva creduto di aver finalmente battuto Potter, di essere riuscito a sottrargli il Boccino d’Oro. Non significava nulla che Serpeverde avesse battuto Grifondoro: non era importante, non per lui. Non se non era stato lui l’unico a prendere il Boccino.

Si stese sul letto, respirando profondamente col naso. Voleva spaccare qualcosa, qualunque cosa. Strinse il copriletto nel pugno tirando con tutta la sua forza, ma questo si attorcigliò semplicemente attorno alla sua mano staccandosi dal materasso sul quale era appoggiato. Il ragazzo si voltò di scatto mettendosi a pancia in giù e prese a pugni il cuscino, senza riuscire a vedere quel che gli stava attorno. Era così ingiusto.

L’unica volta in cui Draco aveva preso il Boccino, l’unica volta in cui era riuscito a battere Potter, s’era messo di mezzo qualcun altro. Chiunque avesse liberato il secondo Boccino, l’avrebbe pagata cara. Draco non aveva idea di come fare a trovare il responsabile, ma ci sarebbe riuscito. Forse non quell’anno, forse non quello dopo, ma l’avrebbe trovato e allora chiunque fosse il responsabile, l’avrebbe pagata molto, molto cara. Le dita affondarono nel cuscino, stringendolo così forte che quasi facevano male.

Le cortine del letto si spalancarono e Draco chiuse involontariamente gli occhi per la luce che lo abbagliava. Sentì una mano poggiarsi sulla sua schiena e aprì un occhio per fissare l’intruso. Pansy lo guardava preoccupata.

“Vattene via” borbottò nel cuscino.

“Draco perché stai giù? Abbiamo vinto, no?”

“Non importa” mormorò, voltando il viso per non doverla guardare. “Comunque come sei arrivata fin qui?”

“Mi ha lasciato entrare Blaise”. Draco storse il naso. Tipico. Quel dannato codardo aveva mandato Pansy, invece di affrontarlo direttamente.

“Oh andiamo. Ti sei accorto che questa è la prima volta in sei anni che Serpeverde vince contro Grifondoro? E tu sei il Capitano!”

Gran bella soddisfazione. Abbiamo vinto solo per una questione di punti, Pansy, il Boccino…” si fermò voltandosi verso Pansy.

Gli occhi della ragazza si rabbuiarono. “Se trovo il colpevole…”

“Io pure” le fece eco il ragazzo, tirandosi su e appoggiandosi sui gomiti.

“Hai idea di chi possa essere stato?”

Draco si mordicchiò pensieroso il labbro inferiore. “, i Serpeverde sono da escludere. I Grifondoro avrebbero dovuto essere idioti: dopotutto, hanno Potter Perfetto”.

“I Tassorosso sono troppo stupidi per riuscire a pensare qualcosa del genere” aggiunse Pansy pensierosa.

Draco annuì accigliandosi. Restano i Corvonero, ma perché avrebbero dovuto farlo? Loro facevano il tifo per Grifondoro e Potter fino ad ora non aveva mai mancato una partita” disse amaramente.

Pansy non rispose, le sopracciglia corrucciate mentre lo fissava dall’alto.

Cosa c’è?” chiese Draco.

“Dovresti dare un po’ di tregua a Potter, Draco” disse tranquilla.

“Oh no, non ti ci mettere anche tu” gemette il biondo, chiudendo gli occhi. Non si sentiva più arrabbiato, solo sconfitto.

tu hai preso il Boccino d’Oro, anche se in queste circostanze. Non metterla sul personale, il Quidditch dovrebbe essere divertente” disse Pansy con uno sguardo severo.

Che ne sai tu? Non sei stata battuta da Potter per cinque anni di fila”

“Quattro”

“Quel che è, sai cosa intendo” disse sedendosi mettendosi appena più diritto.

“Tutto quello che ti sto dicendo è che la tua squadra è giù nella Sala Comune e vogliono che tu li raggiunga. Stanno festeggiando, perché abbiamo vinto, punto e stop”.

Draco sospirò e si grattò la punta del naso girandosi di schiena. “Non mi sento come se avessimo vinto, Pansy. Non mi pare ci sia nulla da festeggiare, capisci?”

“Sei sempre il Capitano, ed è sotto la tua direzione che Serpeverde ha vinto. Non grazie a Flitt o Montague, nel caso che tu l’abbia scordato”.

, quello era vero. Perché doveva permettere a chiunque avesse sabotato la partita di togliergli quella soddisfazione? Draco abbozzò un sorrisino e lei glielo restituì.

“Bella canzoncina comunque” disse, passandosi una mano tra i capelli, cercando di sforzarsi di allontanare la partita dai suoi pensieri per un momento.

“Oh sono contenta ti piaccia. L’ho scritta io!”

Draco inarcò le sopracciglia. Potter è un finocchio? Sai qualcosa che io non so?”

Pansy ridacchiò. “Ho preso l’idea da lui e Vincent, hai presente, quando hanno ballato alla festa?”

, per caso Potter si trovava…a suo agio con Vincent?” chiese Draco con un ghigno.

Pansy ridacchiò ancora. “Sarebbe stato alquanto divertente se lo fosse stato, sai” buttò fuori prima di collassare sul materasso al suo fianco.

Draco annuì senza darci peso e si alzò dal letto. Non c’era bisogno che Pansy sapesse quanto fossero perfette le sue rime. Anche la ragazza si rimise in piedi, sistemandosi la gonna.

“Allora vieni?”

, non mi lascerai solo finché non lo farò, giusto?’”

“Esattamente” lo canzonò, prendendolo per mano. “Andiamo, Vincent e Gregory sono riusciti a recuperare della Burrobirra”.

Draco si lasciò trascinare fuori dal dormitorio, sorridendo malgrado tutto. Avrebbe sorriso e si sarebbe divertito davanti agli altri, ma non aveva intenzione di dimenticare l’accaduto.

 

***

 

La cena era finita, ma nessuno aveva lasciato la stanza: era tempo della lettura di un'altra serie di saggi dei Serpeverde. La Sala Grande era attraversata dal mormorio delle conversazioni, tutte incentrate sulla partita della mattina. Al tavolo dei Professori, Silente si alzò in piedi e richiamò il silenzio. Liam Baddock gli si avvicinò, portando un piccolo tavolino. Si sedette a terra e fece un cenno a Trista Morgan che gli portò una pila di manoscritti. Li appoggiò sul tavolo e fece levitare il primo, colpendolo attentamente con la bacchetta.

“Oh, ti prego fa che sia Liam a leggerli stasera” bisbigliò Pansy a Tracey. “Non posso sopportare al voce di quella ragazza, mi mettere i brividi”.

Draco si disse d’accordo. Alzò lo sguardo su Liam, chiedendosi se il suo saggio sarebbe stato uno di quelli di quella sera. Era curioso di vedere se qualcuno sarebbe riuscito a riconoscerlo. Fino ad allora, quasi tutti i manoscritti di Serpeverde erano stati indovinati, molti dei quali tra l’altro erano stati scritti dai primini.

La voce di Liam si alzò per tutta la Sala Grande: bene, sarebbe stato lui a leggere. Pansy si appoggiò a Draco e lui le circondò la schiena con il braccio destro. Il saggio era simile a quello di molti altri: una lista della materie preferite e il motivo per cui piacevano, un colore preferito, un’esperienza d’infanzia tra genitori negligenti e oggetti incantati. Quando Liam terminò la lettura, Trista toccò la pergamena con la bacchetta e agitò la bacchetta in aria.

Una linea infuocata si diffuse nella sala, mentre le scintille di colore rosso andavano a formare la scritta: Grifondoro- Pansy Parkinson.

Pansy storse il naso. “Come no. Il mio colore preferito è il rosa, lo sanno tutti. Non sono mai andata in giro con un violetto smorto” Tracey ridacchiò e Draco abbozzò un sorriso. Alzò lo sguardo sul tavolo Grifondoro e rimase colpito dall’incrociare lo sguardo di Potter fisso su di lui. In effetti, tutta la tavolata lo stava fissando. Draco aggrottò le sopracciglia, poi realizzò che stavano guardando Pansy, non lui.

Trista agitò nuovamente la bacchetta e dei brillantini blu scrissero Tracey Davies.

Tracey si spostò i capelli da sopra la spalla. “Pensano che mi piaccia Erbologia? Mi chiedo se dovrei ricordare alla Mc Tass di quella volta che sono stata quasi morsa dai Tentacoli Velenosi”. Draco non riusciva a crederci. Serpeverde e Corvonero avevano sempre lezione di Erbologia assieme, come cavolo potevano pensare che a Tracey piacessero? Scosse la testa e guardò Trista, che stava per agitare la bacchetta in aria per la terza volta.

Delle scintille gialle scrissero Tassorosso – Daphne Greengrass. Liam passò il saggio a Trista che lo colpì con la sua bacchetta. Una nebbiolina verde si alzò dalla superficie e il nome Daphne Greengrass apparve nel mezzo. I Tassorosso esplosero di gioia. Draco fissò la Benefattrice. Doveva scambiare due parole con lei per capire bene quanto vicina fosse a quell’Ernie Macmillan.

 

***

 

Dopo cena, Draco fu occupato in una discussione con Piton riguardo la partita e i suoi risvolti per la Coppa di Quidditch, così non riuscì a intercettare la Benefattrice. Quando ritornò ai sotterranei, non riuscì a trovarla così decise di provare in Biblioteca. Preso da mille pensieri, non era concentrato sulla strada che i suoi piedi percorrevano automaticamente e andò a scontrarsi con qualcuno. Aprendo la bocca per scusarsi, realizzò che la persona in questione era Potter.

“Guarda dove vai” disse corrucciato. I ricordi della partita di Quidditch stavano pericolosamente riaffiorando ed era decisamente una delle ultime cose che voleva.

“Uh, Malfoy…”

Cercavi Vincent, Potter? Non ti preoccupare, ti riserverà un ballo senza dubbio. Ora, fuori dai piedi” lo canzonò Draco.

“Volevo solo dire, , bella partita oggi” biascicò il Grifondoro con la fronte corrucciata. “Io…”

“Oh risparmiami Potter, non ho intenzione di unirmi alla tua festicciola sulla compassione. Sai che l’ho preso per primo”

Lascia perdere Malfoy” sbottò Potter dirigendosi ai sotterranei.

“Dove credi di andare?” gli urlò Draco, ma il moro lo ignorò percorrendo in fretta le scale. Draco considerò l’idea di andargli dietro, ma non aveva effettivamente motivo di farlo: anche gli altri studenti avevano il permesso di entrare là sotto e non era dopo il coprifuoco, non ancora almeno. Salì le scale riprendendo la strada verso la Biblioteca ma si fermò non appena colse delle voci provenire dall’atrio d’entrata.

“Il Preside l’ha bandita da questa scuola quasi due anni fa e l’allontanamento è ancora valido. Sono spiacente ma non posso permetterle di attraversare questa porta, signora Skeeter” stava dicendo la McGranitt con voce piatta. Skeeter? Rita Skeeter? Draco si sporse per vedere meglio. Quasi certamente, era lei: i biondi riccioli incorniciavano la sua faccia dalla mandibola squadrata e il suo sorrisino mieloso, mentre la montatura degli occhiali era al solito coperta da strass luccicanti.

“Il mondo magico ha il diritto di venire a conoscenza del più grande scandalo sul Quidditch degli ultimi cinquant’anni!” diceva la donna insistente, cercando di oltrepassare la professoressa in ogni modo.

Draco ghignò pronto a tornare sui suoi passi per assistere ad una scena che si presentava piuttosto interessante. Sentì qualcosa che gli tirava la manica della divisa e abbassò lo sguardo. Un elfo domestico.

“Signor Draco Malfoy, signore, la sua presenza è richiesta nel sotterraneo numero cinque entro dieci minuti, per favore!” gracchiò l’esserino levandosi in piedi dopo un profondo inchino.

Draco annuì irritato e la creatura si smaterializzò con un Pop. Tornò a fissare la porta ma questa era già richiusa e la McGranitt si stava allontanando. Maledetti Tassorosso e le loro stupide feste. Non aveva il tempo di trovare la Benefattrice e discutere con lei, così decise che forse era il caso di raggiungere i sotterranei ed attendere che la festa avesse inizio. Sperò che non fossero in programma giochi ipoteticamente imbarazzanti.

Mentre si dirigeva verso il sotterraneo numero cinque, incrociò Potter che faceva la strada inversa.

“Vuoi sparire o no dalla mia vista?” sbottò. Volevano tutti ricordare a Draco della partita di Quidditch?

“Sei tu quello che mi ha seguito fin quaggiù, Malfoy” disse Potter glaciale, fermandosi qualche passo più in là.

“Non ti ho seguito, Potter. devi essere parecchio fortunato” rispose il biondo con un occhiolino.

Anche nella flebile luce delle torce, fu ovvio che Potter arrossì. Draco sentì chiara dentro di sé una crudele soddisfazione e ghignò, oltrepassando la statua di marmo che era in quel momento Harry Potter.

“Ad ogni modo, Rita Skeeter vuole un’intervista” ronzò alle sue spalle mentre lo sorpassava.

Il suo umore era decisamente migliorato quando raggiunse il luogo della festa: far vergognare Potter era sempre una buona cosa, soprattutto quando questo aveva il buon senso di arrossire in quella maniera così carina… No, non  aveva appena pensato una cosa del genere. Draco cercò di convincersene, ma fallì miseramente. Entrò in una stanza dal basso soffitto e raggiunse Liam. Il Caposcuola era seduto su una pila di sedie a chiacchierare con Trista.

“Draco, sei in anticipo” disse il Serpeverde con un sorriso cordiale.

“Ero qui vicino” rispose Draco, ricambiando lo sguardo e scrollando le spalle.

Fece un cenno con la testa alla ragazza, prima di darsi un’occhiata attorno. Vicino alla parete opposta, un piccolo armadietto sosteneva una radio magica, mentre il lato più distante del sotterraneo era occupato da un lungo tavolo vecchio e instabile sul quale poggiavano bibite e spuntini. Brock Logan e Darla Nesbett, i prefetti del settimo di Tassorosso, si muovevano per la stanza accendendo le fiaccole con un tocco di bacchetta. La luce che si diffondeva per la stanza era leggermente bluastra e ricordava a Draco l’ambiente della Sala Comune Serpeverde, con la sua fredda luce color smeraldo.

Gli invitati iniziarono ad arrivare, alcuni da soli, altri in gruppetti. Un’annoiata Millicent era seguita da Gregory e Tracey Davies: erano così presi da una conversazione che non notarono Draco finchè non li raggiunse schiarendosi forte la voce. Tracey indossava una fascia per capelli di un verde luminoso che brillava alla luce delle torce e Millicent stava cercando di fargliela togliere con la scusa che conciata così sembrava un coleottero sottosviluppato. Tracey rideva e Gregory fissava incantato Millicent come se stesse pronunciando chissà quale massima eterna.

Hannah Abbot entrò assieme a Megan Jones, una piccoletta di Tassorosso con la faccia da volatile. Quando la prima notò Draco, arrossì visibilmente e si diede una mossa a raggiungere Darla Nesbett, ben decisa a guardare da tutt’altra parte. Draco arricciò il naso. Non avrebbe potuto essere più banale nemmeno a provarci, quella tipa. Aveva accarezzato l’idea di giocare un po’ con lei all’inizio dell’anno, ma era una Mezzosangue e aveva deciso di lasciar perdere.

“Sembra che la Abbot abbia abbandonato le sue trecce, pensate che comincerà a comportarsi come una della sua età prima o poi?” fece notare Gregory, sghignazzando.

Due di Grifondoro, la Rivers e la Moon, entrarono nella stanzetta. Quelle due tendevano a stare in disparte e difficilmente si vedevano assieme ai compagni di casa fuori dalle ore di lezione. Draco si era spesso chiesto se ci fosse dietro qualcosa, ma sembrava davvero che semplicemente amassero stare tra loro due che con chiunque altro. Paciock, Thomas e Calì Patil arrivarono in quel momento.

“Hai visto il ciccione? Sembra completamente perso. Probabilmente ha implorato Thomas e la Patil di portarlo con loro” bisbigliò Draco e Tracey scoppiò a ridere come una stupida.

Gli studenti di Corvonero arrivarono tutti assieme, guidati da una sempre più alta e altera Morag McDougal. Su Li, un magrolino dai capelli lunghi e un paio d’occhi serpeggianti stava discutendo con Kevin Entwhistle. Per un motivo o per l’altro, quei due non perdevano occasione per litigare: erano già stati cacciati dall’aula di Aritmanzia tre volte con la speranza che trovassero un altro modo per risolvere i problemi.

“Mi chiedo se stiano mai zitti” sbottò Draco, riservando ai due uno sguardo disgustato.

Nott fu uno degli ultimi ad arrivare, subito dopo un gruppetto di Tassorosso, che gli lanciavano occhiatine sospettose. Comunque, invece di raggiungere gli altri Serpeverde, si appoggiò alla parete vicino allo stereo, sorvegliando il gruppo con espressione imperscrutabile.

Draco stava per fargli un cenno perché si unisse a loro, ma Brock Logan si piazzò in mezzo alla stanza richiamando l’attenzione. Aveva una voce roca e profonda che ben si abbinava con i suoi caldi occhi castani e Draco per un attimo si chiese se magari il ragazzo potesse avere qualche inclinazione… verso l’altra sponda. Sbiancò, preoccupato dal fatto di aver avuto certi pensieri su un Tassorosso e incolpò immediatamente la vicinanza con Blaise.

“Benvenuti allo Schiamazzo Tassorosso!” disse Logan, sorridendo apertamente.

Vi furono molte risatine, quasi tutte provenienti dai Serpeverde. Draco cercava disperatamente di contenersi e di tenere un’espressione piatta dal momento che Liam lo fissava attentamente. Non c’erano dubbi che i Tassorosso se ne saltassero fuori con una cosa ridicola come questa.

Il sorrisino di Logan si allargava mentre continuava a parlare. “Darla ed io siamo qui per darvi il benvenuto, ma le attività della serata saranno dirette da Liam e Trista. Là ci sono un po’ di stuzzichini” e indicò la tavolata “e… , spero che vi divertiate!” Agitò la sua bacchetta verso lo stereo e la voce di Celestina Warbeck cominciò a cantare Burrobirra ghiacciata e Baci Bollenti.

Draco represse uno sbuffo e raggiunse Liam. “Potevi avvertirmi” disse a bassa voce “Cosa dovrei fare quando questi si comportano così?”

Liam sghignazzò. “Sono convinti che sia divertente, a quanto pare funziona tutte le volte”.

Draco inarcò un sopracciglio. “Vogliono che la gente si prenda gioco di loro?”

Sono Tassorosso”

“Bella osservazione che dovremmo fare adesso?” chiese Draco osservando il gruppo di studenti. Calì Patil e Wayne Hopkins, un Tassorosso, si erano uniti alla discussione tra Li e Entwhistle.

“Il gioco inizierà fra poco, ma tu faresti meglio a mangiare qualcosa prima che finisca tutto”

Draco spostò lo sguardo sul tavolo degli snack, dove Gregory porgeva un vassoio intero a Millicent. Sulla destra, c’erano bottiglie di burrobirra e succo di zucca. Chiamò Gregory e se ne fece portare una. Gli altri bazzicavano per la stanza mangiucchiando e chiacchierando, spesso purtroppo della partita di Quidditch. Draco accarezzò l’idea di lanciare degli incantesimi silenziatori a tutta la stanza, ma considerò l’idea alquanto azzardata avendo entrambi i Capiscuola a due passi.

La canzone di Celestina Warbeck terminò e subito le Sorelle Stravagarie iniziarono Da molto non ci si vede. Nott era seduto accanto all’armadietto con una bottiglia di Burrobirre in mano e la testa reclinata all’indietro che si appoggiava alla parete. Stava mormorando le parole della canzone con l’espressione annoiata. Draco si portò la bottiglia alle labbra meditando sulla possibilità di raggiungerlo e scambiare due parole, quando Liam parlò.

“Benissimo, mettetevi tutti in cerchio, iniziamo il gioco”.

Il chiacchiericcio si placò nel giro di un minuto e venti facce curiose osservarono il Serpeverde. Sapevano tutti che ogni gioco era diverso a seconda della festa e Draco cercò di immaginare a che genere di ingiuriosa attività sarebbe stato costretto. Sperò di non dover incorre in qualcosa di terribilmente stupido, tipo ballare con Paciock.

“Il gioco di oggi si chiama Racconto al Galeone. Consideratevi fortunati, questo è uno dei pochi giochi che vi permetterà di guadagnare punti per la vostra Casa”. A queste parole, mormorii eccitati invasero l’aria: punti extra erano sempre qualcosa di molto gradito ad Hogwarts e tutti si avvicinarono per ascoltare meglio Liam.

Il Serpeverde iniziò la spiegazione del gioco, che prevedeva che tutti stessero seduti a cerchio attorno ad un cappello. Ognuno di loro doveva preparare una storiella che poteva essere sia vera che falsa e a turno l’avrebbe raccontata a tutti i partecipanti. Prima di parlare, ogni persona avrebbe dovuto mettere un Galeone sotto il cappello, con l’effige della nave se era una storia vera, con quella delle vele se invece era tutto inventato. Al termine di ogni racconto, si doveva dire se la storia era inventata o no e chi indovinava guadagnava un punto per la propria Casa. Alla fine la persona col punteggio più alto, guadagnava altri venticinque punti bonus.

Quando tutti e venti ebbero formato un grande cerchio, Liam si mise al centro con il compito di rivelare le soluzioni. Con un incantesimo di levitazione fece volare attraverso la stanza dei larghi cuscini disponendoli a cerchio, e poi ne recuperò altri due per lui e Trista. Si sedettero tutti e il gioco fu quasi pronto per iniziare.

Draco si sedette tra Millicent e Gregory, lottando disperatamente con la voglia di fare un’osservazione sarcastica a qualcuno, chiunque fosse. Era il periodo più lungo che lui avesse mai passato con Paciock senza farlo vergognare di qualcosa. Non era ammissibile una cosa del genere. Non era possibile mettere Draco Malfoy e Neville Paciock nella stessa stanza e impedire al primo di divertirsi. E per gradire, Paciock, seduto esattamente dalla parte opposta del cerchio, non si era fatto piccolo piccolo quando Draco l’aveva fissato arcigno.

Ok, pronti a cominciare. Per favore, non raccontate storie che i vostri compagni di Casa possono conoscere, non sarebbe decisamente un comportamento corretto” disse Liam e tirò fuori uno Spioscopio tascabile. “È perfetto per un’occasione del genere”.

Perché non inizi tu Morag?” continuo, rivolgendosi alla ragazza di Corvonero.

Quella gli rivolse un sorrisino. Draco si chiese se i compagni di Casa della ragazza sapessero che il padre era in combutta con il Signore Oscuro. I McDougal erano un’antica famiglia purosangue e il biondo conosceva l’erede da quando erano entrambi molto piccoli. Narcissa e la signora McDougal erano amiche quando i due avevano iniziato la scuola e anche ora rimanevano in stretto contatto. Probabilmente era uno dei segreti più segreti ad Hogwarts: Draco si era guardato bene dal dirlo in giro e la ragazza non ne aveva fatto pubblicità. Il biondo la fissò attento e immaginò le facce sconvolte dei presenti nel caso avessero scoperto che non tutti i sostenitori di Voldemort erano Serpeverde. Il padre di Morag, infatti, era stato anche lui un Corvonero.

Morag raggiunse il cappello appuntito davanti a Liam e nascose sotto la pesante stoffa magica il Galeone che le veniva offerto. Tornata al suo posto, fissò per un attimo Draco prima di lanciarsi in un racconto che la vedeva imparare a volare all’età di sei anni in compagnia di un amico. Draco ghignò, ricordando perfettamente l’incidente. Sfortunatamente, nessuno gli aveva creduto quando lui l’aveva raccontato durante il primo anno.

“Così ha mancato di poco l’elicottero, ma i Babbani non l’hanno notato, grazie a Merlino. Era talmente spaventato quando siamo scesi che giurò che non sarebbe mai più risalito su una scopa. Anche se si sa, i ragazzi sono così volubili…” concluse con un sorrisino senza guardarlo.

Draco dovette convertire il suo sorriso in una specie di sguardo bieco. Era passata una vita da quando lui e Morag avevano trascorso l’ultima volta del tempo assieme. Da quando il Signore Oscuro era risorto, i MacDougal non avevano fatto visita ai Malfoy per non destare sospetti e loro due si vedevano raramente al di fuori delle lezioni. Decise di provare a riallacciare il rapporto in fretta.

“Draco?” lo riscosse la voce di Liam e il biondo inarcò un sopracciglio.

“Oh, vero” disse frettolosamente, sopprimendo un ghigno. Morag rimase imperturbabile, mentre anche Gregory, seduto al fianco di Draco, si univa all’opinione del compagno.

Quando tutti ebbero dato la loro risposta e Trista ebbe annotato tutto sul suo taccuino, Liam alzò il cappello e rivelò la verità. Trista agitò la bacchetta colpendo il foglio davanti a sé. Draco si sporse per vedere meglio: la ragazza stava usando l’Aritmanzia per far si che i numeri segnati sotto la colonna del Vero andassero alle Casate giuste. Aveva creato un simbolo speciale per ogni Casa di Hogwarts e ora una piccola tabella coi risultati si era materializzata al fondo della pagina. Draco avrebbe tanto voluto poter far pratica di Aritmanzia, ma era consentito solo al settimo anno.

“Due punti a Serpeverde, uno per Grifondoro, Tassorosso e Corvonero”. Strillò Trista.

E continuò in questo modo, uno raccontava una storia e gli altri davano la propria opinione. Draco rimase colpito dal fatto che Hannah Abbott fosse stata l’allieva più brillante alla scuola per Babbani prima di ricevere la lettera per hogwarts: Serpeverde non ottenne nemmeno un punto in quell’occasione. Il capellone Sun Li aveva imparato a suonare la chitarra a sette anni e pensava di iscriversi ad una scuola di musica: nemmeno i Corvonero lo sapevano.

La storia che Paciock era stato ferito dalla Granger durante lo scontro al Ministero si rivelò falsa e nessuno guadagnò punti. Draco guardò Paciock curioso: come si era fatto male allora? Di certo, non avrà mica davvero combattuto? Tracey Davies si divertì parecchio quando nessuno guadagnò un misero punto considerando vera la sua storia con Marcus Flitt. Quando fu la volta di Draco, sapeva esattamente cosa dire. Non credeva nelle misere parole di ringraziamento, perché con quelle non si poteva comperare nulla, né si potevano mettere dentro una cartina e fumarle. Morag gli aveva dato l’opportunità di guadagnare punti per Serpeverde, e le doveva qualcosa. Raccontò del suo Puffskein di nome Quillan e di quando lui e un “amico” l’avevano colorato di verde recuperando dalla cucina di famiglia un colorante alimentare magico. Morag fu l’unica ad indovinare.

Alla fine, tutte le Casate avevano guadagnato qualcosa, ma Stephen Cornfoot di Corvonero era quello con la maggior quantità di risposte corrette così si guadagnò i venticinque punti di bonus. Liam e Trista li ringraziarono e permisero loro di prendersi tutti gli snack che erano rimasti. Gregory ebbe qualche difficoltà di trasporto considerata la quantità di Burrobirre e Cioccorane che aveva preso con se.

I Serpeverde ritornarono alla Sala Comune chiacchierando tra loro. Tutti tranne Draco. Si era divertito alla festa, un pochino solo. Era strano interagire con ragazzi delle altre Case fuori dalle ore di lezione: non sembravano poi così diversi e alcune delle storie erano state addirittura divertenti. Ma una parte di lui era comunque contenta che ora la parentesi di Tassorosso per il progetto di Unità fosse chiusa e la si potesse definitivamente dimenticare.

 

***

 

L’indomani mattina, Draco stava cercando il suo manuale di Trasfigurazione Intermedia dentro il baule quando la porta del dormitorio si spalancò di colpo; il biondo alzò gli occhi. Blaise stava in piedi sulla soglia, imbarazzato. Draco inarcò un sopracciglio perplesso.

“Ti va di venire fuori a volare?”

“Non avremo la partita con Corvonero prima di metà gennaio” rispose Draco bisbetico.

“No, intendo solo per divertirci” rispose l’altro con un sorrisino che Draco non gradì particolarmente.

“Vuoi andare a volare per…divertirti?”

“Si, vuoi venire?” chiese Blaise piegando la testa da un lato.

“No, non ho tempo per voli ricreativi” sbottò Draco e tornò a cercare il suo libro.

“Poi non dire che non te l’ho chiesto” rispose l’altro con voce annoiata. La porta si richiuse e Draco fu solo di nuovo.

Che cavolo voleva dire? Blaise si era comportato come se non avessero passato un mese ad ignorarsi, tranne nei momenti in cui parlarsi era strettamente necessario. Draco trovò il suo libro di testo e lo mise da parte, richiudendo il baule e spingendolo sotto al letto. Si rimise in piedi recuperando il libro da terra e ripulendosi i vestiti. C’era qualcosa di strano in Blaise, non c’erano dubbi. E così, decise che non gli avrebbe fatto male fare due passi all’aria aperta prima di iniziare i compiti.

Draco prese dal suo armadio il mantello invernale ed uscì. Quando passò attraverso la Sala Comune, Vincent e Gregory si alzarono immediatamente in piedi pronti a seguirlo, ma il biondo li fermò con un gesto e si affrettò all’uscita. Si diresse al campo di Quidditch stringendosi il mantello addosso: il parco attorno a lui era completamente deserto, come sempre, d’altronde, la mattina presto di domenica. L’aria gelida ricordava a tutti che l’inverno ara dietro l’angolo, nonostante fosse appena l’inizio di Novembre: le nuvole che avevano ricoperto il cielo il giorno precedente si erano dissipate durante la notte e, ora, la luce pigra del sole, sebbene non riscaldasse per nulla, era talmente luminosa che Draco dovette ripararsi gli occhi dal sole quando raggiunse le grosse pietre che davano l’acceso al campo.

Il suo cuore perse un battito quando rivolse lo sguardo verso il campo di Quidditch riparandosi con la mano dalla luce. Blaise non era solo: c’erano altre tre persone con lui. Draco strinse gli occhi per vedere meglio ma la troppa distanza gli impediva di riconoscerne i tratti del viso ed era anche troppo lontano per utilizzare un incantesimo per la Visione Ravvicinata. Sospirando, scese lentamente lungo la china e si diresse cauto più vicino allo stadio. Doveva continuare a ripararsi gli occhi dal sole, ma perlomeno ora aveva dimezzato al distanza. Blaise era in compagnia di Smith, Terry Boot e… No, non poteva essere vero.

Era Potter, non c’erano dubbi che stesse cavalcando una Firebolt per agilità e velocità e l’unico ad avere una Firebolt ad Hogwarts era Harry Potter. Draco si accigliò quando vide Potter e Blaise uno accanto all’altro a chiacchierare di qualcosa. Il biondo avrebbe dato un braccio per sapere di cosa stessero parlando. Smith volò verso di loro dagli anelli dove si era fermato e si bloccò davanti a loro. Gesticolò imitando un’onda del mare, così parve a Draco, poi fece un cenno col capo ad imitare Bott, che aveva qualche problemino con la sua scopa. Andava su e giù a casaccio e cercava di rimanere sulla scopa, ma aveva decisamente qualche difficoltà.

Potter annuì e raggiunse Boot, fermandosi al suo fianco e lasciando la stretta dalla Firebolt. Alzò le mani in aria dicendo qualcosa all’altro che rise contento. Il suono cristallino della risata raggiunse il luogo dove Draco si era nascosto, dietro un cespuglio non troppo alto. Mentre guardava la scena, lo stomaco di Draco ebbe un piccolo sussulto: Potter sarebbe caduto dalla sua scopa. Draco ghignò al pensiero e scosse la testa, sarebbero stati troppo fortunati. Se nemmeno il Signore Oscuro era riuscito ad ucciderlo, di certo non sarebbe stata una caduta dalla scopa a togliergli la vita.

Potter stava insegnando a Boot come afferrare correttamente il suo manico di scopa: ecco perché aveva staccato le mani. Era contro tutte le regole del libro sul Quidditch, ma non contraddica le regole scolastiche, così Draco si rassegnò a guardare. Smith e Blaise avevano smesso di parlare e il moro aveva ripreso a fare i suoi giri attorno agli anelli, mentre l’altro si allenava sulle picchiate. Draco aveva visto abbastanza. Girò sui tacchi e si diresse alle grandi rocce, salì le scale di pietra e tornò al castello.

Non appena tornò al suo dormitorio, Draco riappese il mantello nell’armadio, stando ben attento a rimetterlo nella posizione in cui era appeso prima di uscire. Chiuse la porta dell’armadio lentamente, facendo scorrere la mano sul legno. Fece per andarsene, ma si voltò immediatamente e di scatto colpì l’anta con un pugno imprecando. Aveva colpito il legno con tale forza che ci era passato attraverso ma non aveva sentito dolore. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che era stato così arrabbiato.

Non era abbastanza per Potter prendere il posto di Draco in tutta la scuola, no. Doveva prendersi anche il suo posto nel Quidditch. Potter si prendeva gioco di lui alle sue spalle facendo divertire e ridacchiare i suoi amichetti. Potter lo usava come manichino per lanciargli contro incantesimi e maledizioni durante le lezioni di ES, con la scusa di mostrare a tutti come Draco fosse in grado di difendersi da solo: magra consolazione. Potter lo stava esasperando. Gli aveva portato via suo padre, riducendo Lucius Malfoy, un uomo che valeva cento Harry Potter, allo stato di un criminale comune. Ma no, questo non era abbastanza per Potter: doveva conquistare anche i suoi migliori amici adesso. Doveva portargli via ogni cosa, come se il mondo con Harry Potter non avesse abbastanza spazio anche per Draco Malfoy.

Draco ritirò la mano dall’anta rovinata e si strinse il polso ferito. Indietreggiando, recuperò la sua bacchetta e riparò il danno all’armadio. Si mise una mano sulla fronte e, sentendo pulsare all’impazzata una vena sotto le sue dita, decise a calmarsi. Si sedette sul letto sforzandosi di respirare a fondo, le mani appoggiate sul bacino. Non era colpa di Blaise: Potter lo stava semplicemente usando per far arrivare Draco a quel punto.

Dopo tutto, Potter aveva qualcosa a che fare con il progetto di Unità tra le Case: probabilmente era riuscito a fare in modo di trovarsi nello stesso gruppo di studio di Blaise e di essere chiamati alla stessa festa. E si era fatto mettere nel gruppo di ES di draco così poteva lanciargli maledizioni ogni lunedì. Quando prese a ragionare razionalmente, sentì la stretta al petto allentarsi. Recuperò il suo diario, l’inchiostro e la piuma iniziando a buttar giù meticolosamente il diagramma del suo prossimo paino. Ingegnosità e finezza erano sprecate con Potter. Draco aveva un nuovo piano, uno che gli avrebbe assicurato la vittoria. Draco avrebbe vinto, perché era tempo di vincere.

 

 

Diario di Draco Malfoy, 3 Novembre

 

Lo ucciderò prima della fine dell’anno.

 

 

Fine parte 9.

 

 

Ecco a voi il capitolo 9, tradotto nei ritagli di tempo perxhè è stata una settimana travagliata, giuro! Ho cercato di postare appena possibile. Sono curiosa di vedere cosa succederà nel prossimo... tengo le dita incrociate e comincio a lavorare ^_^

Ringrazio col cuore chi non ha smesso di commentare questa storia, davvero, per me siete fondamentali, mi date l'energia di tradurre anche se lavoro come una pazza e il tempo materiale non ce l'avrei! Infine, sappiate che per fare la canzoncina in rima mi sono fusa il cervello... siate clementi con le mie scarse doti poetiche! XD

Laura

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Capitolo 10
*** Draco’s Detour ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE

 

Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H

Rating: R

Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.

Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa,  sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.

Sommario: Viene letto il manoscritto di Draco e il ragazzo avrà l’occasione di passare un po’ di tempo con Morag, così come riuscirà finalmente a fare quella chiaccherata con la Benefattrice. Una domenica, le cose prendono una piega interessante. Ad ogni modo, Draco non è ancora riuscito a capire se deve sorridere o rabbuiarsi. Tutto questo tra la Biblioteca di Hogwarts, Tiger e Goyle che fanno i buttafuori, scintille verdi sparate dalle bacchette e un Harry Potter parecchio scaltro.

 

***

 

Capitolo 10: Draco’s Detour

 

Suppongo sia superfluo dire che sono al sesto anno e sono di Serpeverde. Preferisco la solitudine alle compagnie chiassose, e la persona che considero migliore amico è una ragazza. Molto spesso passo il mio tempo libero nella nostra Sala Comune  e non è facile trovarmi a vagare per la scuola.

Sono bravo in Pozioni e adoro immensamente quelle lezioni. Ad ogni modo, la materia che veramente mi intriga è Difesa Contro le Arti Oscure. Quasi quasi mi piacciono gli incontri delle Esercitazioni Segrete, perché mi danno la possibilità di imparare qualcosa sugli incantesimi Oscuri e come si eseguono. Non credo che ci si possa difendere realmente da incantesimi che si imparano solo in teoria, così penso sia importante conoscere le Maledizioni Oscure assieme ai vari controincantesimi.

Dopotutto, l’uso che uno fa di un incantesimo Oscuro dipende tutto dalla sua coscienza: il solo fatto di saperli lanciare non fa di un mago necessariamente un Mago Oscuro. È in qualche modo come Pozioni: persino il mago più goffo del mondo può riuscire a creare un veleno solo per la sua incompetenza, ma non lo si etichetta come un praticante delle Arti Oscure. Anche i veleni hanno il loro scopo preciso nella vita quotidiana. Suppongo che qualcuno possa dire che mi sto spingendo oltre i limiti dell’etica, anche se non sono d’accordo. Ad ogni modo, credo che l’etica sia importante si, ma che ogni persona sappia rispondersi da sola e che non dovrebbe essere giudicata da qualche regola standardizzata in una società di centinaia di anni fa.

Anche se, la musica di quei tempi, solletica la mia immaginazione. Mi piace particolarmente la musica da camera, ma ascolto tutto quello che ha un accompagnamento col pianoforte. Avevo preso in considerazione di suonare il flauto, ma sono troppo impaziente per star lì ad imparare. A differenza dei miei compagni di casa poco inclini alla cultura, che si accalcano in gruppo ai concerti delle Sorelle Stravagarie, io preferisco i Cunning Minds. Potrei morire per le loro musiche e i loro testi sono solo metafore, non sono incomprensibili: l’incomprensibile è solo un pettegolezzo messo in giro dalla gente che non apprezza il linguaggio sublime.

Per concludere, farò semplicemente quello che tutte le altre persone stanno facendo e parlerò del mio colore preferito. Ci sono molti colori che amo indossare o avere intorno, ma tendo a preferire il nero. Non per altre ragioni se non quella che è pratico perché sta bene con tutto.

 

Grifondoro e Tassorosso avevano provato a dire Theodor Nott, i Corvonero si erano lanciati su Sheridan Roper. Draco sorrise, sentendosi vendicato. Fino ad allora, il suo era il primo del suo anno a non essere stato indovinato. Guardò soddisfatto il suo nome apparire a mezz’aria. Non vi furono purtroppo sospiri sorpresi, ma uno non può aver tutto dalla vita.

Si voltò verso Blaise e alzò un sopracciglio fissandolo. L’altro gli concesse un ghignetto storto prima di abbassare gli occhi sulle sue mani e poi riportarli sulla tavolata di Tassorosso. Draco alzò gli occhi al cielo. Dopo aver assistito all’allenamento sulle scope di due settimane prima, il biondo aveva aspettato Blaise in Sala Comune e si era comportato come se fra loro nulla fosse successo. Non avevano parlato né di Smith né di dove era andato Blaise la domenica mattina.

Il saggio di Nott fu letto per ultimo. Anche se Draco non stava prestando molta attenzione, l’aveva intuito subito dopo le prime righe. Seriamente, poteva andare avanti ancora per tanto con la storia di suo padre? Draco storse il naso e alzò gli occhi verso Nott, che se ne stava seduto immobile senza guardare nessuno. Ovviamente, Grifondoro e Tassorosso non sapevano più che pesci pigliare: avevano pensato che Nott fosse Draco. Il biondo sorrise nuovamente quando Corvonero rispose correttamente: era ufficialmente l’unico del sesto anno che non si era fatto scoprire.

E pensare che quei tonti avevano avuto un mese intero per indovinare chi fosse chi! Non erano riusciti ad indovinare il Serpeverde del sesto anno decisamente molto più in vista dei compagni. Era l’ultimo giorno per la lettura dei manoscritti e sarebbe stata eletta la Casa vincitrice. Serpeverde aveva guadagnato trecento punti fino ad allora, quindi avevano, comunque andasse, più punti della Casa che aveva indovinato più saggi.

Diede un’occhiata al tavolo Corvonero e fece l’occhiolino a Morag, che sorrise. Si erano visti parecchie volte dopo la festa di Tassorosso, e quella sera dopo cena non avrebbe fatto eccezione. Al tavolo dei professori Silente si alzò in piedi, battendo le mani tre volte per ottenere l’attenzione dovuta. Gli studenti fecero silenzio.

“È tempo di annunciare il vincitore del primo concorso per l’Unità tra le Case” disse, sorridendo alla Sala intera. “È con grande piacere che attribuisco a Corvonero 250 punti per aver indovinato la maggior parte dei manoscritti”.

Grida di gioia si alzarono dal tavolo di Corvonero e Silente li fermò con un gesto della mano.

“Spero che tutto questo sia servito per farvi imparare qualcosa di nuovo sui vostri compagni. Serpeverde, comunque, riceve 350 punti: il che significa che c’è più o meno una persona per ogni anno che i suoi compagni non conoscono per niente”.

Draco si guardò in giro quasi vantandosene. Pansy ridacchiò nascosta dalla manica.

“Sai che noi avremmo indovinato tutti… Quante volte avete litigato tu e Blaise sui Cunning Minds?” bisbigliò.

Draco arricciò il naso divertito. Silente annunciò la fine del concorso e le persone iniziarono ad allontanarsi dalla Sala, chiacchierando. Anche Draco si alzò e, dicendo a Pansy e Blaise che si sarebbero visti più tardi, raggiunse la Biblioteca. Superò Hannah Abbot che lo fissava con un’espressione reverenziale dipinta sul viso. Le sorrise appena e lei arrossì.

Draco passò in fretta oltre un gruppo di studenti del terzo anno che discutevano dello scandalo del Quidditch. Si chiese per quanto ancora avrebbe dovuto sopportare quell’argomento… ancora non si era riusciti a capire chi avesse liberato il secondo Boccino d’Oro e sui giornali la cosa sembrava ancora far notizia. Rita Skeeter non era riuscita ad intrufolarsi ad Hogwarts così aveva ripiegato raccontando una storia verosimile sulla McGranitt e un suo presunto flirt giovanile con un filosofo canterino.

Nel frattempo, da Wright & Figli erano occupati a sviluppare un nuovo modello di Boccino d’Oro; teoricamente, il prototipo doveva rifiutarsi di volare se c’era un altro Boccino in circolazione. Fino a quando il nuovo Boccino d’Oro non sarebbe subentrato al vecchio tipo, gli spettatori di tutto il mondo sarebbero stati soggetti ad un’ispezione per individuare eventuali Boccini aggiuntivi prima di ogni partita. Draco si accigliò mentre aspettava che l’ultima rampa di scale lo portasse al quarto piano. Perché non si erano prodigati in queste nuove tecnologie prima che Draco dovesse soffrire il risultato della loro negligenza?

I Serpeverde avevano cercato un modo per far luce su chi fosse il responsabile, ma non erano riusciti a trovarne uno che non implicasse la loro espulsione. Draco percorse il corridoio che portava alla Biblioteca, sentendo la rabbia salirgli lungo il corpo al solo pensiero della partita. Erano passate quasi due settimane dall’evento, ma ancora non gli era passata minimamente. Spalancò la porta della Biblioteca e raggiunse il tavolino più lontano.

Morag arrivò cinque minuti dopo, riservandogli un piccolo sorriso prima di andare a recuperare da Madama Pince un libro che la donna aveva tenuto per lei. Si sedette davanti al biondo, appoggiando la cartella sul tavolino.

“Gran bel lavoro” disse con la sua voce roca e profonda. “Ero convinta di riuscire ad indovinare il tuo saggio”.

Draco le sorrise gentile. “Ho cercato di essere imperscrutabile”

Morag storse il naso. “Per favore, ti conosco bene, non mi aspettavo di certo che lo facessi facile”.

E hai fatto bene. Parlando di saggi, c’è una cosa che mi tormenta: come diavolo hai fatto a scambiare Tracey per la Benefattr.., ehm, per Daphne?”

“Penso sia ovvio… Hai ascoltato il manoscritto di Tracey, no?”

Draco scosse la testa. “Non stavo prestando molta attenzione in effetti”.

Morag inarcò un sopracciglio. “, lei ha parlato di una cotta per Ernie Macmillan quando avevano dieci anni”.

Draco la fissò sconcertato. “Tracey e Macmillan?”

“A quanto pare. E dal momento che Daphne esce con Macmillan pensavamo fosse lei”.

Draco sorrise. Tracey l’aveva fatto apposta. Era sempre stata una tipa facilmente circondata da ragazzi e non si faceva il minimo problema a parlare in pubblico delle sue cotte. Daphne usciva con Macmillan, questo lo sapevano tutti. Prese mentalmente nota di informare Tracey che il suo trucchetto aveva funzionato coi Corvonero. L’intelligenza dei Corvonero non era nemmeno da paragonare con l’astuzia di Serpeverde.

“Così hai scambiato il manoscritto di Tracey con quello di Daphne e poi sei stata costretta a passare quello di Daphne per quello di Tracey, giusto?”

Morag abbassò lo sguardo. “Non dirlo in giro, per carità” disse con un sorrisino demoralizzato.

Passarono la serata a chiacchierare di tutto quello di cui non avevano parlato per due anni. L’ultima cosa che Draco si aspettava quell’anno era di farsi nuove amicizie, tanto meno se erano vecchie conoscenze.

 

***

 

Draco aveva incontrato non poche difficoltà a trovare la Benefattrice da sola, così il venerdì chiese a Gregory e Vincent di tenere Nott impegnato finché lui scambiava due parole con la ragazza.

Che cosa dobbiamo fare?” chiese Vincent, grattandosi la testa.

“Non mi importa, basta che non lo lasciate venire qui per i prossimi dieci minuti” sbottò Draco, dando un’occhiata alla Benefattrice, seduta su una delle sedie accanto al camino a leggere.

Vincent e Gregory strisciarono fuori dalla Sala Comune e Draco recuperò una seconda sedia andando a sedersi accanto alla ragazza. Lei alzò lo sguardo confusa mentre il ragazzo le chiudeva il libro tenendo il segno con un dito pallido.

“Mi stai evitando, eh?”

“Forse”

Draco le sorrise. “Perché?”

il saggio… Ernie” e ritornò a fissare il suo libro, mentre un rossore acceso le colorava immediatamente le guance.

Così gliel’hai fatto leggere?”

La ragazza alzò la testa e lo guardò cupa. Certo che no”.

Draco inarcò le sopracciglia. Non avrebbe avuto motivo di mentirgli: Serpeverde aveva dopotutto ottenuto il punteggio più alto. E poi la ragazza sapeva che il biondo avrebbe facilmente potuto estorcere la verità a Macmillan. La studiò attentamente. Ultimamente la Benefattrice sembrava molto più sicura di sé e aveva perso quell’espressione che la faceva sembrare sempre sull’orlo delle lacrime.

“Come stanno le cose allora?” chiese serio.

Lei sospirò. “Cosa vuoi Draco?”

Il ragazzo si finse ferito. Parlare con te, ovviamente”.

Perché? Non mi parli mai a meno che tu non abbia bisogno di qualcosa”

Draco si appoggiò allo schienale della sedia con l’espressione gelida. “ è piuttosto difficile parlare quando Nott guarda in cagnesco tutti quelli che si azzardano ad avvicinarsi solo un po’ a te, Benefattrice”.

Qualcosa di strano attraversò fulmineo le iridi della ragazza, ma scomparve troppo in fretta perché Draco riuscisse ad identificarlo. Lei sospirò. “Si, lo immagino”.

Allora, come va? Vuoi ancora diventare un Animagus?” disse ricordando quello che aveva scritto nel suo saggio.

La Benefattrice scosse la testa. “No, dal momento che non possiamo scegliere in che cosa trasformarci… Immagina se divento un maiale”.

Draco ridacchiò. “Senti, la prossima volta vieni ad Hogsmeade con noi” disse tranquillo.

Aveva pensato parecchio all’unità dentro Serpeverde ultimamente: non ci si poteva permettere diversi fronti dentro la Casata, non quando le altre Case sembravano funzionare alla perfezione grazie a Potter. Come Prefetto del sesto anno aveva l’obbligo di tenere uniti i ragazzi del suo anno. La Benefattrice aveva l’espressione di una che ha visto un fantasma.

“Draco, sai perfettamente che io e Pansy non andiamo d’accordo” rispose la ragazza increspando le labbra e lanciandogli un’occhiata eloquente.

Draco piegò la testa di lato e le sorrise. “Non ti preoccupare di Pansy, la terrò buona io. Tu preoccupati di venire con noi e basta”.

Daphne si passò la lingua sulle labbra pensierosa. “Va bene” disse dopo una lunga pausa. “Ma…”

Si?”

, Ernie…”

“Oh tranquilla non ti ruberemo tutto il tempo. Dopotutto non sei l’unica con amici in altre Case” disse alzando gli occhi al cielo e la Benefattrice ridacchiò.

Furono interrotti da alcune grida provenienti dalla porta d’entrata e Draco si avvicinò per indagare. Quando la porta si aprì vide Vincent e Gregory in piedi davanti all’entrata con le braccia conserte mentre Nott urlava loro ogni tipo di oscenità. Draco richiamò i suoi ragazzi e Nott riuscì ad entrare, dirigendosi direttamente al dormitorio maschile.

Seguì il ragazzo dentro la Sala Comune con lo sguardo perplesso. Nott continuava ad essere un enigma: non aveva dimostrato il minimo interesse per le attività delle Case, che avevano impegnato tutti loro per parecchio tempo, e soprattutto pareva scarsamente interessato ad innalzare l’orgoglio di Serpeverde. Doveva fare qualcosa.

 

***

 

Draco era in piedi vicino ai pietroni che davano al campo di Quidditch, mentre il vento autunnale gli scuoteva impetuoso il mantello. Era diventata un’abitudine guardare Blaise, Potter, Smith e Boot allenarsi a volare tutte le domeniche: era ormai la quarta volta che andava a vederli. Tassorosso e Corvonero si sarebbero scontrati il sabato successivo. Smith sembrava piuttosto impegnato a volare tra gli anelli più lontani; Potter lo richiamò con un gesto e questo gli si avvicinò a gran velocità, mentre l’aria che gli sferzava sul viso gonfiava i suoi abiti, facendolo sembrare un grosso insetto. Potter gli disse qualcosa e Smith rise. Lo stomaco di Draco si chiuse in un colpo solo e il ragazzo distolse lo sguardo. Quando alzò gli occhi, Blaise stava cercando di compiere una complicata mossa da Portieri: la Starfish e Stick, ovvero rimanere appesi alla scopa con un solo braccio e una sola gamba. Potter e Smith gli volavano intorno, osservando attentamente. Draco fissò la scena con orrore: come potevano quei due permettere a Blaise di fare una cosa simile? Era una mossa che nemmeno i giocatori professionisti si permettevano spesso; lui non l’aveva mai permessa perché era davvero pericolosa. Blaise riuscì nella mossa e si rimise a cavallo della scopa con una certa difficoltà; Smith lo raggiunse e gli diede una pacca sulle spalle, bisbigliando qualcosa che fece sorridere l’Italiano.

Draco considerò l’idea di recuperare la sua scopa e unirsi a loro. Perché non avrebbe dovuto? Blaise era il suo migliore amico, dopotutto, o comunque poteva volare per conto suo, anche se la prospettiva non era molto allettante. Girò sui tacchi e si allontanò dal cerchio di pietra, mentre qualcosa simile al rammarico si faceva strada dentro di lui. Scosse la testa deciso mentre risaliva. Se Draco Malfoy si fosse fatto vedere al campo di Quidditch tutti, tranne Blaise, se ne sarebbero andati, questo era certo. Strinse le labbra e si accigliò.

Si trovava adesso al limitare dalla Foresta Proibita, esattamente accanto alla capanna del mezzo gigante, che sembrava deserta. Draco percepì la sensazione di qualcosa di appuntito e freddo alla base del collo e si voltò di colpo. Non c’era nessuno e lo stadio non era più visibile. Il terreno era completamente piatto, se si escludeva una pietra lucente a circa mezzo metro da lui.  Si voltò nuovamente, cercando di combattere la sensazione sgradevole e pesante che provava dentro. Una vocetta affilata e stanca si alzò da un punto imprecisato dentro la sua testa. Devi renderti conto di quanto assurda sia improvvisamente diventata la tua vita.

Una sorta di disperazione si posò sul suo cuore e camminò senza meta, ignorando tutto quello che aveva attorno a sé, mentre ripensava a tutto ciò che aveva fatto durante la sua vita. Per una qualche ragione sconosciuta, non riusciva a ricordare i suoi successi, ma solo i fallimenti: la Granger lo batteva a lezione, Potter lo batteva nel Quidditch, Blaise l’aveva battuto socialmente parlando. Era gay, un disonore per il nome dei Malfoy e per la discendenza purosangue. La strada che percorreva era un letto di aghi di pino e Draco strascicò i piedi cercando di prendere a calci qualsiasi cosa, lottando nel contempo per ricacciare indietro le lacrime. La voce dentro la sua testa si rifece viva. Cosa è successo al “i Serpeverde non piangono”, eh ragazzo?

“Noi non piangiamo” mormorò, passandosi la manica sugli occhi. Fantastico, adesso aveva addirittura cominciato a parlare con la voce dentro la sua testa.

Girò a sinistra, poi a destra, poi ancora a sinistra varie volte. La foresta sembrava farsi sempre più fitta mentre avanzava, ma non gliene importava poi molto: era certo che non ne sarebbe mai uscito vivo. Non c’era nessuna motivazione valida che gli impedisse di fermarsi e piangere amaramente: nessuno l’avrebbe trovato lì, sarebbe stato comunque condannato a vagare per la foresta per il resto della sua breve vita. Una voce diversa stavolta gli si affacciò alla mente, e assomigliava sospettosamente a quella di Piton. Non è che stai esagerando con il melodrammatico?

Nonostante la sua situazione, non riusciva a scrollarsi di dosso l’idea che qualcosa lo stesse seguendo, qualcosa di certo non gradevole. Percepì chiaro il suono di rami pestati dietro di sé e si bloccò di colpo, ma cosa gliene fregava poi se qualche animale strano avesse voluto attaccarlo? Era tutto così inutile e irrilevante. Ma il morbo della curiosità era duro da sconfiggere. Dato che non era importante, perché non dare un’occhiata alla fonte della sua morte imminente?

Con uno sforzo, Draco si voltò, cercando tra gli alberi qualsiasi segnale di pericolo. Il suo sguardo si posò in basso e realizzò la ragione della sua precedente disperazione. Si diede mentalmente dei calci da solo: avevano affrontato quegli esseri l’anno scorso in Cura delle Creature Magiche quando la Caporal li aveva riempiti di saggi su come riconoscere questi animali.

Era un Pogrebin: una specie di nano ricoperto di peli grigi che emanava uno strano odore simile a quello della muffa e Draco realizzò solo in quel momento che percepiva quell’odore da un bel po’ ormai. Era alto poco meno di mezzo metro, la testa calva rivolta verso l’alto, i denti affilati scoperti e gli occhi marroni che saettavano cattivi. Le lunghe braccia si muovevano scoordinate lungo i suoi fianchi mentre si avvicinava al ragazzo emettendo preoccupanti suoni gutturali.

Stupeficium!” gridò, estraendo la bacchetta e puntandola verso la disgustosa creatura.

Non aveva preso la mira e il lampo di luce rossa andò ad infrangersi ai piedi del Pogrebin, che gracchiò impaurito facendo un salto all’indietro, prima di correre alla svelta a nascondersi dentro un cespuglio di lamponi selvatici. Un momento dopo, se n’era già andato e Draco fu solo. La sensazione di disperazione totale aveva lasciato libero il suo stomaco, ma ora una punta di terrore cominciava a scorrergli nelle vene.

Si mordicchiò le labbra e si diede un’occhiata attorno. I raggi del sole pomeridiano filtravano attraverso gli alberi, illuminando qua e là l’erba giallastra di una radura. Riparandosi gli occhi meglio che poteva, non riuscì a scorgere nient’altro che rami secchi e qualche cespuglio qua e là. Grandioso.

Draco si sedette su un ceppo d’albero al limitare dello spiazzo d’erba pensando a come risolvere la situazione. Conosceva l’incanto Quattro Punti, ma non sarebbe stato molto utile al momento dato che non sapeva esattamente dove si trovasse la Foresta rispetto al castello. Si lasciò sfuggire un sospiro frustrato, sbirciando la sua bacchetta nella speranza che questa potesse in qualche modo suggerirgli un incantesimo adatto.

Non poteva farsi levitare fin sopra agli alberi per dare un’occhiata in giro: poteva raggiungere un’altezza di appena due metri prima di incappare in una rovinosa caduta. Si picchiettò la bacchetta sul palmo della mano, preoccupato. Un scintilla fuoriuscì dalla punta e poi svanì.

Draco ripensò alla punizione che aveva scontato il primo anno assieme a Potter, alla Granger e a Paciock e ghignò. Paciock era rimasto terrorizzato quando Draco gli era arrivato alle spalle! Doveva aver fatto un salto di almeno mezzo metro prima di lanciare immediatamente in aria l’incantesimo per richiamare gli altri. Si, era l’unica soluzione possibile: sparare in alto un fascio di luce colorata e sperare che qualcuno dal castello lo vedesse.

Puntò la bacchetta verso l’alto e liberò un fascio di luce verde. Le scintille si alzarono con la stessa grazia di una fontana, non come quei fuochi d’artificio Babbani che vedeva dal tetto di casa sua di tanto in tanto. I Babbani erano così poco aggraziati in tutto ciò che facevano… Draco invece aveva speso molto tempo a perfezionare le sue scintille, perché in loro vi fosse la giusta combinazione di verde e ocra. Guardò il fascio colorato svanire, pensieroso. Se anche qualcuno l’avesse notato, quanto tempo ci sarebbe voluto prima che riuscissero a trovarlo? Gli dispiacque non aver colpito il Pogrebin e poterlo ora usare come scusa per il suo allontanamento dentro la Foresta. Sperò di cavarsela con la sola spiegazione.

Draco rimise via la sua bacchetta e si alzò dal tronco sul quale si era seduto, scuotendo le spalle. Un forte tonfo provenne da qualche parte lì attorno, e il ragazzo alzò lo sguardo. Aveva appena lanciato il fascio di luce, forse non era così lontano dal castello dopotutto. Si avviò verso la fonte del rumore quando un altro tonfo molto più vicino si propagò nell’aria. Era come se qualcuno abbattesse degli alberi avanzando nella Foresta e, chiunque fosse, di certo quella non portava buone nuove.

Il terreno prese a vibrare lentamente e il ragazzo indietreggiò, col cuore che batteva in gola all’impazzata. Gli alberi davanti a lui si aprirono con un rumore sordo e una gigantesca figura mise piede nella radura, a soli pochi passi da Draco. Il ragazzo sfoderò d’istinto la sua bacchetta, pur sapendo che era una pessima mossa. Era un gigante e la magia su di loro aveva effetti meno che blandi. Doveva essere alto almeno quindici metri, nonostante Draco fosse troppo spaventato per poterlo dire con certezza. Cercò di andarsene, sperando che la creatura non lo notasse, ma fu una speranza vana.

Il gigante fece un altro passo verso di lui e il terreno fu scosso violentemente quando il piede dell’essere toccò il suolo. Draco inciampò e rovinò a terra, lasciandosi sfuggire la bacchetta dalle dita. La brutta ed enorme faccia del gigante si fissò a guardarlo con l’espressione più stupida del mondo. La creatura scoprì i suoi denti gialli ringhiando, facendo vibrare nuovamente il suolo. Si avvicinò al ragazzo steso a terra cercando di raggiungerlo con la mano sudicia, mentre la bacchetta del Serpeverde giaceva a pochi metri, inutilizzata.

Un altro tonfo provenne dalla sinistra di Draco e una figura uscì improvvisamente dagli alberi, gridando. “No, Grop, no!”. Draco riconobbe quella voce.

Il gigante si fermò e voltò lo sguardo verso il nuovo venuto.

“Harry” disse e Draco per poco non si sentì male. La creatura conosceva il nome di Potter.

“No, Grop!” urlò il Grifondoro.

Draco si rimise in piedi raggiungendo gli alberi e trovando un tronco al quale appoggiarsi. Era completamente scosso: quel mostro aveva un nome e Potter lo conosceva. Senza contare che il ragazzo in qualche modo riusciva a controllarlo e Draco ringraziò tutte le divinità del mondo. Il gigante, però, stava ignorando Potter che si agitava ai suoi piedi, mentre era concentrato sulla figura di Draco con uno sguardo decisamente preoccupante.

Ragazzobiascicò la cosa.

Draco si portò entrambe le mani alla bocca: il fiato del gigante gli faceva venir voglia di vomitare.

Potter alzò la bacchetta e sparò una cascata di scintille rosse sopra la testa della creatura che con la bocca spalancata cercava ora di afferrare l’aria. Potter lanciò un’altra scarica di scintille più lontano e il gigante la seguì con un’espressione rapita dipinta sul viso. L’ennesimo lancio di scintille raggiunse gli alberi più lontani e la creatura sparì tra le fronde come un bizzarro enorme bambino che corre per acchiappare una farfalla.

Draco stava ancora fissando il luogo in cui era scomparso quell’essere quando sentì qualcosa di caldo sfiorarlo. “Muoviti” borbottò Potter tirandolo per il braccio.

Draco seguì il Grifondoro in una sorta di shock, incapace di staccare gli occhi dalla radura. Un momento più tardi raggiunsero uno stretto sentiero battuto dove un ramo affilato lambì la guancia di Draco che sentì un rivolo di liquido caldo scendere sul suo viso. Riprendendosi, si sfiorò la guancia e subito ritrasse la mano: le sue dita erano sporche di sangue. Draco aprì la bocca per parlare, ma Potter si poggiò un dito sulle labbra.

“Silenzio” bisbigliò. “Potrebbe ancora sentirti”.

Che diavolo ci fa quella cosa nella Foresta?” gli rispose bisbigliando di rimando.

Potter lo ignorò, voltandosi a guardare preoccupato la strada che avevano appena percorso. Un ruggito profondo si udì dietro di loro e Draco sussultò. Il rumore dei passi del gigante sul terreno li informò che Grop si stava allontanando.

“Stai qui, devo recuperare la mia scopa” ordinò Potter e si infilò nuovamente tra i cespugli da cui erano appena emersi.

“Così hai intenzione di lasciarmi qui? Non credo proprio, Potter” disse Draco irritato. Il suo cuore continuava a ballare il mambo e  le sue ginocchia erano letteralmente di burro.

Seguì Potter tra i cespugli con le mani tese in avanti per evitare altri graffi. Tornarono alla radura dove era seduto il Serpeverde pochi minuti prima, ma Potter non si fermò infilandosi tra gli alberi di sinistra e sparendo nuovamente dalla sua vista. La bacchetta. La sua bacchetta era ancora per terra e Draco la recuperò controllando attentamente che non avesse riportato danni. La sua mente iniziò a macinare improvvisamente. Aveva superato la paura: non era un Serpeverde perché gli piaceva il colore; i Serpeverde avevano tra le tante qualità, quella di saper adattare la situazione per il loro successo personale. Era l’opportunità perfetta, aveva Potter esattamente dove gli serviva: solo, senza testimoni.

Non aveva seriamente pensato ad un piano per ucciderlo: sperava semplicemente in una punizione spietata. Draco non aveva intenzione di ignorare le regole se non era certo di scamparla liscia: nemmeno se c’era di mezzo Potter. Odiava Potter abbastanza da volerlo veder soffrire e nelle ultime settimane aveva immaginato le più svariate situazioni in cui poteva ucciderlo e farla franca. Sicuramente, erano quasi tutte fuori dai confini di Hogwarts: non c’era modo di colpire Potter sotto il naso di Silente.

Avrebbe potuto facilmente ucciderlo adesso e nessuno l’avrebbe mai scoperto. Avrebbe nascosto la sua bacchetta perché nessuno usasse il Prior Incantatio. Poi avrebbe usato la bacchetta di Potter finché non ne avesse comperata una nuova, anche prima che scoprissero il corpo senza vita del Grifondoro. C’era un unico problema. Draco gli doveva la vita. Se Potter non avesse fermato il gigante, Draco non sarebbe riuscito a liberarsi di quell’abominevole creatura e sarebbe diventato la sua cena. Non poteva ucciderlo adesso: non aveva intenzione di scoprire cosa succedeva ai maghi che si scontravano con una forza antica e potente come quella di un debito del genere.

Potter riemerse con la sua Firebolt al fianco. Draco gli sorrise e il moro inarcò un sopracciglio.

“Di niente Malfoy” rispose con un’aria divertita. Draco storse il naso. Potter lo ignorò, e continuò. “Ce la fai a tornare indietro?”

“Certo, per questo ho lanciato in aria il lampo di luce, perchè tutti sapessero che sono capace di uscire da questo posto dimenticato da Merlino”.

Potter ridacchiò. “Ti sei perso?”

“Non mi sarei perso se non fossi finito sotto l’incantesimo di un Pogrebin” gli rispose con uno sguardo di sfida.

Potter si illuminò. “Wow, un vero Pogrebin? È come lo descrivono nei libri?”

“Non ho avuto il tempo di esaminarlo attentamente, Potter, è scappato dopo che gli ho lanciato uno Schiantesimo”.

“Certo, perché tu volevi tentare di Schiantarlo, no?” Potter sembrava disgustato.

“È quello che si dovrebbe fare con loro, imbecille” Draco lo studiò per un momento. “Almeno era solo un animale e non una persona” aggiunse, con un bisbiglio appena udibile. “come quelle al Ministero, per esempio”.

Potter prese colore  e gli lanciò un’occhiata carica di risentimento. “Cosa intendi dire con questo?” grugnì, mentre le nocche della mano che stringeva la Firebolt diventavano bianche.

Draco ghignò. “Lo puoi immaginare, a meno che tu non sia così stupido come sembri”.

Potter si lasciò sfuggire un sospiro, chiudendo gli occhi per un attimo. “Ad ogni modo, Malfoy. Io me ne vado. Se vuoi uscire da qui, seguimi” e così dicendo prese a percorrere un sentiero alla sinistra di Draco.

Digrignando i denti, si affrettò dietro Potter, immaginando tutte le cose orrende che potevano succedere a quel babbeo. Perché proprio lui doveva arrivare? Draco avrebbe preferito dovere la vita a quel tonto sempliciotto di Hagrid piuttosto che a questo insopportabile cretino.

“Mi pare che tu conosca bene questo posto” commentò acido “considerando che gli studenti non sono ammessi nella Foresta Proibita”.

Potter si girò a fissarlo. “, mi pare di non essere qui da solo, o sbaglio?”

“Ti ho detto che è stato un Pogrebin” sbuffò Draco, arricciando il naso e rischiando di inciampare su un cumulo di terra.

Potter ghignò e riprese la sua strada.

“Non hai risposta alla mia domanda, Potter” puntualizzò.

Potter non si voltò. “Quale domanda?”

Ma Draco notò qualcosa che gli serrò il respiro in gola. “No dico, guarda là!” sbottò e Potter diede un’occhiata. Draco indicava qualcosa attraverso gli alberi, qualcosa che brillava al fondo di una buia caverna.

“Oh, non ti conviene andare dove vive Aragog” disse Potter con una vocetta traballante che era gli era completamente estranea.

Aragog?”

Potter si colpì la fronte con una manata. “Uhm, uno degli animaletti di Hagrid”.

Qualcosa gli era particolarmente familiare in quel nome. Draco alzò gli occhi su Potter che aveva ripreso a camminare. Il biondo lo seguì, dando un’ultima occhiata al fondo della caverna. Aragog, Aragog… Weasley. Draco aveva riletto il giorno prima il suo diario dall’inizio della scuola.

“E come mai Weasley ha paura di Aragog, Potter?” provò.

Potter si bloccò di colpo e si girò. “Che cosa ti fa pensare che lo sia?”

Draco non si era aspettato che il Grifondoro si fermasse così improvvisamente e andò quasi a scontrarsi con lui. Si fermò a pochi centimetri dall’altro: sapeva di vento, di sudore e di Quidditch. Involontariamente, fece un passo indietro: Potter era troppo vicino e non era il caso di perdersi a guardare o a cogliere il profumo di un'altra persona. Era Potter!

Scrollando le spalle, gli lanciò un’occhiata di traverso. “Lo so e basta”.

Potter mormorò qualcosa di probabilmente offensivo e riprese a camminare. Draco lo seguì, a distanza stavolta: non aveva intenzione di ripetere l’esperienza appena provata.

Stavano raggiungendo uno spiazzo con al centro un grosso ceppo ricoperto di muschio. Potter si diede un’occhiata in giro e si affrettò a superarlo. La luce del sole filtrava attraverso il fitto fogliame e le chiazze di luce tremavano sul terreno. Uno scoiattolo rosso uscì dal vecchio tronco e si lanciò verso gli alberi.

Percorsero sentieri asciutti e battuti per altri dieci minuti buoni, poi Draco si accorse che l’aria aveva ora un odore differente: si sentiva un leggero sciabordio di onde e il rumore delle canne al vento. Dovevano trovarsi nei pressi del lago e il ragazzo tirò un sospiro di sollievo. La sua mente ripensò a quello che aveva visto e sentito fino ad allora e iniziava solo ora a rendersi conto di essere stato maledettamente fortunato: avrebbe potuto essere schiacciato da quel gigante, o attaccato da Aragog, qualunque cosa fosse, o avrebbe potuto morire

Potter si bloccò improvvisamente di nuovo ma questa volta Draco non riuscì a fermarsi in tempo: si scontrò in pieno con Potter facendo quasi rovinare entrambi a terra. Il biondo si aggrappò ai vestiti dell’altro per non cadere, cercando di non pensare al calore che emanava il corpo del Grifondoro: non aveva mai immaginato che quel cretino potesse essere così caldo… Lasciò Potter e si appoggiò al tronco di un albero vicino, massaggiandosi la gamba destra. Il manico della Firebolt di Potter gli si era praticamente conficcato nella coscia. Un dolore acuto e pungente gli fece emettere un sibilo, facendo voltare Potter.

“Zitto!” gli disse, come se stesse cercando di ascoltare qualcosa e tornando a guardare davanti a .

Massaggiandosi la gamba colpita, Draco storse le labbra aggrappandosi ai vestiti di Potter. “Hai intenzione di provare a mettermi al tappeto? Perché se è così, stai sbagliando tattica, Potter”  sussurrò all’orecchio dell’altro ragazzo, osservando affascinato come una leggera pelle d’oca apparisse dietro il collo del Grifone.

Potter riprese fiato e si voltò per affrontare Draco, la Firebolt ancora stretta in mano. Non erano mai stati così vicini: si, erano stati uno accanto all’altro varie volte, ma c’era sempre stato di mezzo un Boccino d’Oro o una dimostrazione da parte di Potter su come fosse portato anche per i duelli tra Babbani. Draco sforzò un sorrisino, fissando la leggera cunetta sul naso del moro e fingendo così di guardarlo negli occhi. Sentì lo strano desiderio di lanciare gli orrendi occhiali di Potter il più lontano possibile, per vedere se quegli occhi erano davvero così terribilmente verdi.

Cosa vuoi dire esattamente con questo?”

Draco cercò di sembrare innocente, ma le immagini di quello che sarebbe potuto succedere in una situazione come quella continuavano a scorrazzare liberamente nella sua testa. Shockato, sentì le sue guance iniziare ad arrossire e cercò di pensare a qualsiasi altra cosa che non fosse un ragazzo a pochi centimetri da lui: quello era Potter, dopotutto.

“Tu sei quello che ha ballato con Vincent, dimmelo tu” rispose con un brontolio arrogante.

Draco fece un passo indietro ma Potter lo agguantò per il colletto con la mano libera e lo attirò più vicino. Erano naso contro naso e gli occhi del moro saettavano dietro quegli occhiali sgraziati. Forse non avrebbe dovuto dirlo. Erano soli in mezzo alla foresta e Potter avrebbe potuto trasfigurarlo in qualsiasi cosa.

“Ci sono delle linee che non dovresti oltrepassare, Malfoy” disse con un tono incomprensibile. Poi Potter lo baciò.

Draco emise un gemito di sorpresa e fece un passo all’indietro inciampando e spingendo l’altro lontano. Cadde all’indietro e un’altra fitta di dolore alla gamba gli fece stringere i denti. Si passò la manica sulle labbra.

“Potter, che diavolo hai intenzione di fare?” sbottò.

Potter lo fissava con un ghigno. “Se sento anche solo un’altra parola sui miei orientamenti sessuali, racconterò a tutti chi è stato il primo ragazzo che ho baciato. E ovviamente sotto Veritaserum”.

“Bastardo” sputò Draco, cercando di alzarsi.

Potter ghignò e gli offrì la sua mano. Draco l’afferrò e si rimise in piedi, fissandolo. Lasciò andare la stretta sull’altro e si spostò i capelli dal viso. Il Grifondoro si caricò la Firebolt sulla spalla e uscì dalla Foresta senza voltarsi indietro. Draco lo guardò allontanarsi fino a che non fu fuori dalla sua vista. Si portò la mano alle labbra e vi appoggiò la punta delle dita, pensieroso. Il primo ragazzo che Potter avesse mai baciato?

 

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Diario di Draco Malfoy, 24 Novembre

 

Ho scritto a mia madre del gigante nella foresta. Qualcuno deve sapere che diavolo ci nascondono qui dentro. Non capisco assolutamente cosa pensi quel vecchio pazzo di Silente. Se Potter sa del gigante, di certo lo sa anche il preside: e se scappasse? Potter sa persino il suo nome… Non sarei sorpreso se gliel’avesse dato lui. Ma questi imbecilli ce l’hanno un cervello? Un gigante! Probabilmente la cosa più pericolosa che si possa tenere lì dentro. Se mai dovesse uscire dalla Foresta… non voglio nemmeno pensarci! Se non fosse stato per una fortuna sfacciata, avrei potuto essere ucciso.

Comincio a pensare che Potter sia stato messo su questa terra con il solo scopo di annoiarmi. Non posso nemmeno iniziare ad esprimere quanto arrabbiato e furioso sono dopo l’incidente nella foresta. È terribile dovere qualcosa a qualcuno. E se chiedessi a Vincent e a Gregory di ucciderlo? Poi potrei fingere di salvarlo e il mio debito sarebbe estinto, così potrei tornare ad odiarlo in santa pace. , questa cosa ovviamente non funzionerebbe, ma è divertente poterlo immaginare. Io continuo ad odiarlo, ma non posso sbarazzarmi di lui adesso, anche se non vedo motivo sufficiente per non continuare a rendergli la vita orribile.

Parlando di cose orribile, Potter ha avuto davvero la faccia tosta di baciarmi. Harry Potter mi ha baciato. Non riesco a capirla sta cosa. A quanto pare, vuole usare questa cosa per assicurarsi che io non lo infami, anche se penso che stesse bluffando. Non è così bastardo. Certo che, il Veritaserum… Credo di sentirmi male, è meglio che vada a letto.

Davvero, spero solo che non abbia intenzione di tirare avanti sta storia.

 

 

Fine parte 10.

 

 

 

Note:

1- Il nome della Band Cunning Minds è inventato. La traduzione potrebbe essere La Menti Astute.

2- Wright e Figli è una compagnia inventata dall’autore, ma deriva dal nome si Bowman Wright, l’inventore del primo Boccino d’Oro.

3- La manovra Starfish e Stick è presa dal libro Quidditch attraverso i Secoli.

4- Pogrebin (citazione da “Animali Fantastici e Dove Trovarli): demone russo che raggiunge a stento una trentina di centimetri, col corpo peloso e la testa liscia, grigia, molto grossa. Accovacciato, assomiglia a un lucido sasso rotondo. I Pogrebin sono attratti dagli umani e si divertono a pedinarli. Se si consente a un Pogrebin di pedinare un umano per molte ore, un senso di grande inutilità sopraffà la sua preda, che sprofonda alla fine in uno stato di letargia e disperazione. Quando la vittima cade in ginocchio piangendo, il Pogrebin l’assale e tenta di divorarla. Si respinge con gli Schiantesimi.

 

 

Ecco a voi il sospirato capitolo 10 a tempo di record! Che dire… uhahaha, questo Harry mi attira! E mi sa tanto che pure Draco la pensa come me. Comunque per dover di cronaca, quando è venuta la pelle d’oca ad Harry, è venuta pure a me… XD Coooomunque, grazie a tutti per la vostra costanza, le recensioni sono importantissime sia per autori che per traduttori, quindi grazie ancora! Ultima cosa, per rispondere a debby-potter che dice che Draco è un paranoico e tutto ciò che fa Harry per lui non va bene... si forse hai ragione, ma ti assicuro, nel sesto libro le parti sono assolutamente invertite! XD

Laura

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Capitolo 11
*** Thicker Than Water ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE

 

Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H

Rating: R

Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.

Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa,  sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.

Sommario: Il progetto di Draco per tenere più uniti i Serpeverde del sesto anno sembra funzionare. Il ragazzo viene chiamato durante una lezione di DCAO da Piton e riceve alcune brutte notizie. Harry Potter sembra occupato a farsi trovare in posti strani, mentre Draco si prende l’incarico di ricordare ai Serpeverde cosa significa essere un verde-argento. Tutto questo, tra il comportamento sconcertante delle ragazze, discussioni sul sangue magico, uno sgradito spione, fredde pareti dei sotterranei, una riunione a Serpeverde non programmata e alcuni baci inaspettati.

 

***

 

Capitolo 11: Thicker Than Water

 

 

 

Draco aveva saltato la cena domenica e aveva evitato di posare gli occhi sul tavolo dei Grifondoro durante la colazione del lunedì. Potter aveva avuto almeno la decenza di lasciarlo in pace durante la riunione dell’ES della sera. Suo malgrado, Draco aveva continuato a guardare il Grifondoro nella speranza di vedere qualche segnale di, , qualsiasi cosa in effetti, ma nulla sembrava ricordare quel che era successo nella Foresta. In effetti, Potter pareva evitare il suo sguardo.

La sera dopo l’incontro dell’ES, Draco era seduto in Sala Comune, cercando di lavorare al suo saggio di Aritmanzia ma tenendo in realtà d’occhio Nott. Il ragazzo parlottava con la Benefattrice e lei annuiva di tanto in tanto. Draco si chiese di cosa stessero discutendo. Distraendosi, sbagliò una delle tabelle che stava progettando e imprecò sottovoce.

Mezz’ora più tardi, Nott se ne andò esattamente mentre Pansy e Millicent sbucavano dal dormitorio femminile, la seconda carica di una pila di quelli che sembravano libri della Biblioteca. Draco lanciò un’occhiata esplicita a Pansy e questa sorrise, annuì, e chiese a Millicent di aspettare. Raggiungendo il divano e spostando un foglio di pergamena, si sedette al suo fianco, in attesa.

“Ho bisogno che tu faccia qualcosa per me” disse a bassa voce.

Che così tutta sta segretezza?” chiese, con lo stesso tono.

“Nessun gran segreto. Ho bisogno che tu cominci ad essere un po’ meno cattiva con la Benefattrice”.

Pansy lo squadrò. “Ah ecco perché me ne parli ora, mentre lei è qui vicina!”

Draco le sorrise. Pansy non poteva iniziare uno dei suoi sproloqui proprio davanti alla Benefattrice, non avrebbe voluto mettere Draco in difficoltà. La ragazza inarcò le sopracciglia.

“Non ho tempo di parlarne ora, dobbiamo incontrare Padma e Morag alla serra numero tre per la riunione di Erbologia” sbottò, prima di aggiungere “Faresti meglio a prepararti una buona, buonissima motivazione prima del mio ritorno”.

Continuando a sorriderle, Draco le appoggiò una mano sulla gamba. “Te lo assicuro, ho un’eccellente spiegazione”.

Pansy gli restituì uno sguardo a metà tra l’annoiato e il divertito. “Vedremo. Non sono così convinta”.

“Brava ragazza” mormorò, vedendola allontanarsi.

Millicent gli lanciò uno sguardo sospettoso mentre le due lasciavano la Sala Comune, senza che nessuno intorno notasse nulla. Draco inspirò profondamente e recuperò i suoi appunti, passandosi la piuma sul mento e sorridendo alla sensazione di solletico che si era procurato. Non avrebbe mai capito le ragazze, mai. Draco e la Benefattrice si conoscevano da quando erano bambini, e Pansy l’aveva immediatamente considerata una rivale, soprattutto quando l’aveva inquadrato come suo possibile fidanzato. E nonostante adesso sapesse molto bene che non c’era proprio speranza, la sua lotta con la Benefattrice continuava imperterrita.

Senza contare che Pansy era stata più che felice quando lui e Morag avevano riallacciato i rapporti: perché allora non odiava la Corvonero?  Entrambe erano molto carine a loro modo, ed entrambe venivano da famiglie purosangue; forse Morag era molto meno socievole di Daphne. Draco scosse la testa: era inutile. Si era ripetutamente promesso di non mettere mai metaforicamente piede dentro il fantomatico universo femminile. E non era certo il momento di cominciare.

 

***

 

Il mercoledì mattina, i Serpeverde sedevano ai loro posti durante la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, alcuni attenti alla spiegazione, altri spalmati sulle sedie con la faccia che toccava terra. Molti erano rimasti svegli fino a tardi la notte precedente, a parlare di una recente strage di Babbani poco lontano da Sheffield. Draco era in una sorta di limbo mentre ascoltava il professor Eaton assegnare una lettura sul Sangue d’Unicorno e il suo uso nelle Arti Oscure. Non era che la lezione non fosse interessante, anzi, ma Draco aveva già letto tutto quel che ora stavano affrontando in classe e si annoiava terribilmente. Invece di ascoltare, si concentrò sulla figura dell’insegnante.

I pettegolezzi dicevano che l’ex Corvonero avesse accettato il posto di insegnante ad Hogwarts solo per scoprire di persona tutte le stanezze del posto. Il professor Eaton, secondo il giudizio di Draco, aveva esattamente l’aspetto di un insegnante. Portava abiti increspati, sempre impeccabili e di colore scuro, mentre i capelli erano tagliati cortissimi. Aveva dita lunghe e l’abitudine di picchiettarle nervosamente sulla montatura dei suoi occhiali.

I modi e la postura di Eaton ricordavano a Draco il suo insegnante privato di Aritmanzia, il signor Carver. L’unica differenza era che questo doveva avere all’incirca l’età di Merlino quando ci aveva lasciato le penne l’estate precedente. Draco cercò di nascondere uno sbadiglio mentre il professore scriveva alla lavagna i tre principali usi del sangue d’unicorno. La porta si aprì di colpo e il professor Piton entrò senza preamboli. Nell’aula cadde il silenzio e la sua voce minacciosa si fece udire.

“Mi scusi Professore, posso portarle via il signor Malfoy?”

“Certamente, Severus” disse piatto Eaton. Draco notò che le dita gli tremolavano, come se volesse picchiettarle sulla montatura degli occhiali ma non si azzardasse a farlo davanti a Piton.

“Farebbe meglio a prendere le sue cose con sé, signor Malfoy” aggiunse Piton rivolgendosi direttamente al ragazzo.

Draco si sentì gelare. Che stava succedendo? Infilò il suo quaderno degli appunti nella cartella e si alzò in piedi, lanciando uno sguardo furtivo a Blaise. Gli occhi del moro erano spalancati dalla curiosità e un velo di preoccupazione sembrava essergli calato sul volto. Draco non guardò nessun altro mentre si accingeva a seguire Piton, che già aveva lasciato la stanza.

Attraversarono tutto il corridoio e imboccarono le scale raggiungendo la Sala Grande, sorpassandola e prendendo la via verso i sotterranei. Piton camminava in fretta, senza prendersi pause per controllare che il ragazzo gli fosse alle spalle: non ce ne sarebbe stato comunque bisogno. Draco sentiva lo stomaco contrarsi, tra sensazioni di colpevolezza e smarrimento; non aveva la più pallida idea del motivo per cui era stato prelevato dalla lezione, ma sperava con tutto il cuore che non centrasse con la Foresta Proibita.

Raggiunsero l’ufficio del professore e vi entrarono. Piton si sedette alla sua scrivania e gli indicò una sedia.

Siediti Draco. Mi dispiace, ho alcune cattive notizie da darti” disse. Accigliandosi, si sporse in avanti appoggiando i gomiti sul piano e unendo i polpastrelli delle dita delle mani tra loro.

Draco lasciò la sua cartella accanto alla sedia e fece quel che gli era stato chiesto. Qualcosa di giallastro si mosse dentro un barattolo alle spalle di Piton e il ragazzo sentì il suo cuore saltare un battito. Fissò il professore senza sapere cosa dire.

Qual’è…” farfugliò, prima di schiarirsi la voce. “Qual è la novità, signore?” Il suo stomaco emise un debole e insopportabile rumore.

“Il Preside mi ha chiesto di informarti del fatto che tua madre è scomparsa”.

Sentì una morsa allo stomaco. “Scomparsa?” ripeté, sbattendo le palpebre.

Piton annuì. “Gli Auror che l’avevano in custodia per… protezione sono arrivati per il controllo questa mattina e lei era sparita”. La parola protezione suonava come un’oscenità.

Draco continuava a sbattere le palpebre. Sua madre era scomparsa, doveva essere uscita per incontrarsi con Lucius, ma se così non fosse? Se qualcuno l’avesse rapita? E se gli Auror l’avessero uccisa e ora cercassero di nascondere il fatto? Si disse di darsi una calmata. Gli Auror non uccidevano le persone di nascosto, erano tranquillamente autorizzati a farlo pubblicamente. E poi sua madre era troppo sveglia per lasciarsi uccidere in casa propria. Doveva essere uscita per vedersi con suo Padre: dovevano aver pensato ad un modo per incontrarsi usando lo specchio a doppio senso. Doveva essere così.

Aprì la bocca ma subito la richiuse. Non sapeva cosa dire. Che c’era da dire in una situazione del genere?

“So che probabilmente è uno shock per te” disse Piton in un tono meno duro del solito.

Draco annuì. Sapete qualcos’altro, signore?”

Piton lo guardò storto. “Non so nulla di più, Draco”.

“Non verrà messo sulla Gazzetta del Profeta, vero? Signore?”

“Potrebbe invece, se decideranno di dichiararla una fuggitiva” rispose Piton con tono calcolato.

“Draco si passò una mano sulla fronte. “Questo significa…”

Il Ministero ha deciso che sarà Silente ad avere la tua custodia fino a che uno o entrambi i tuoi genitori siano ritrovati o fino al raggiungimento della maggiore età”.

Draco rialzò la testa di colpo e fissò il suo Capocasa incredulo. “Cosa? Non possono farlo, io ho una famiglia…”

Piton alzò una mano per interromperlo. “Ti assicuro, Draco, che sono dispiaciuto quanto te di questa cosa. Ad ogni modo, l’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia crede che tu non dovresti essere libero di lasciare Hogwarts. Pare che credano in un tuo possibile rapimento”.

Draco si alzò in fretta dalla sua sedia, sentendo la sua faccia andare a fuoco. Questo non sarebbe mai successo se fosse stato Ministro Cornelius Caramell. Avrebbe dovuto passare il Natale a Hogwarts di certo, fino al suo compleanno che cadeva in marzo. “Ma chi vorreb…”

“Per favore, Draco. Non rendere le cose più difficili di quel che già non siano. Devi capire, se dovesse succederti qualcosa mentre sei con i tuoi parenti, ne sarebbero incolpati i tuoi genitori”.

Draco si risedette e gli rivolse un’occhiata avvilita. “Cosa potrebbe succedere? Loro potrebbero rapirmi, meglio! Vorrei tanto che lo facessero!” disse animandosi. Ne avrebbero il diritto, sono i miei genitori…”

“Draco”

Draco si accigliò. “Perchè deve essere Silente?” chiese.

“Perché lui ha comunque la responsabilità su tutti gli studenti dal primo di settembre”.

Draco espirò profondamente e guardò Piton di sbieco. “Mi stanno usando come esca, vero? Cercano di convincere mia mamma e mio papà a venire fin qui…”

“Non dire stupidaggini, Draco. Mi pare che tu consideri i tuoi genitori poco furbi” rispose Piton.

Draco prese a studiarsi le scarpe. “Crede che sia andata da mio padre, Signore?”

Il viso dell’insegnante rimase impassibile. Parlò lentamente, come se cercasse con cura le parole adatte. “Credo che tua madre sappia perfettamente quel che sta facendo, Draco”.

Draco alzò lo sguardo confuso, ma l’insegnante aveva sempre lo sguardo imperscrutabile di prima. Per un attimo, Draco fu tentato di spaccare i braccioli della sedia. Sospirò.

“Non ho scelta, è così?”

Piton scosse la testa piano. Draco riportò gli occhi sui suoi piedi, resistendo a stendo dal pestare forte il pavimento e prendere a calci qualcosa. “E questa notizia è…”

“Strettamente confidenziale” concluse al suo posto Piton.

 

***

 

Draco non assistette all’incontro tra Corvonero e Tassorosso il sabato. Stava ancora pensando troppo alla questione del doppio Boccino e non era il caso di dar man forte ai ricordi. E non aveva assolutamente voglia di vedere Blaise fare il tifo per i Tassorosso. Vincent e Gregory andarono alla partita: Millicent non aveva intenzione di perdersene una. I due strisciarono dopo di lei, con lo sguardo avvilito e lanciando occhiate colpevoli a Draco. Li lasciò andare con un gesto della mano, sospirando. Millicent avrebbe preso appunti sulle strategie da seguire con gli avversari: non era una brutta idea delegare piccoli compiti ai suoi inferiori.

Tracey aveva fatto promettere a Pansy che sarebbero andate assieme alla partita settimane prima: la sua cotta per Blaise cresceva a dismisura. Sia Pansy, che Draco, e addirittura lo stesso Blaise le avevano provate tutte per scoraggiarla, ma non cera stato verso. Draco aveva suggerito a Blaise di smetterla di opporsi, ma l’altro ragazzo sembrava schifato alla sola idea. A differenza di Draco, che non aveva grossi problemi a stare con le donne, Blaise detestava la vicinanza fisica e ogni cosa del genere con le ragazze. Perfino Pansy non lo abbracciava mai.

Draco era rimasto nella Sala Comune deserta e si guardò attorno, raggiungendo la scatola di Gelatine Tuttigusti +1 soprappensiero. La prima gelatina era al gusto di cactus e Draco la sputò. Decidendo che forse non era il caso di restarsene lì, recuperò il suo mantello e uscì per una passeggiata. Si sentiva scontento un po’ di tutto: i suoi genitori erano scomparsi, il suo tutore ufficiale era quel vecchio maledetto di Silente, doveva comportarsi bene perché la sua Casa non ne risentisse, doveva la sua vita a Potter…

Potter. Era tutta colpa di quel cretino di Harry Potter e della sua mania di immischiarsi in cose che non dovevano interessargli. Era colpa di Potter se suo padre era stato mandato ad Azkaban, e anche per il fatto che Narcissa fosse sparita poteva incolpare Potter. Era tutto chiaro: Harry Potter era un ficcanaso impiccione che non capiva come ci si doveva comportare. Draco alzò lo sguardo e realizzò di aver sbagliato direzione e di essere nei pressi dell’ufficio di Piton invece che vicino all’uscita. Colpì una parete con un calcio prima di girare sui tacchi e tornare indietro.

In quel momento, la porta dell’ufficio dell’insegnante si aprì e ne uscì Potter. Draco si congelò sul posto e attese che la porta si richiudesse. Potter sembrava non averlo notato e si stava dirigendo verso le scale. Cosa ci faceva Potter da Piton il sabato mattina, tanto più durante una partita di Quidditch?

“Vedo che sei riuscito ad andare talmente male che hai già bisogno di ripetizioni di Pozioni” buttò fuori, sorprendendo anche stesso.

Potter si fermò e si voltò. Il suo corpo sembrava impercettibilmente scosso dall’agitazione.

“Cosa te ne frega, Malfoy?” sbottò, mentre la mano sinistra si serrava in un pungo e la destra cercava la bacchetta.

Draco estrasse la sua e lo fissò gelido, continuando ad avvicinarsi spavaldo. Semplice curiosità”.

“La curiosità uccise lo Kneazle, Malfoy”. Potter assunse la posizione per il duello, le gambe leggermente allargate e il corpo in tensione.

“Te l’ha insegnato Blaise questo, Potter? Di certo non l’hai imparato da quella sottospecie di Babbani che ti hanno allevato”.

Potter ridacchiò, inclinando la testa di lato. “Geloso, Malfoy? Sei invidioso del fatto che i tuoi amici preferiscono passare il tempo con me?”

Draco ghignò fissandolo incredulo. Credi davvero sia così, eh? Sei un cretino, Potter!”

Divertente. Allora perchè non vieni a volare con noi la domenica?” rispose l’altro con un sorrisino trionfante.

Draco ridacchiò ancora una volta, fermandosi a meno di mezzo metro da Potter. “Ho deciso di no, Potter” disse con uno sguardo impassibile.

Il ghigno di Potter svanì e le spalle si incurvarono appena. “Lo sai?”

Certo che lo so”. Potter non aveva bisogno di sapere come mai Draco lo sapeva, dopotutto.

“Oh”.

Si fissarono, le bacchette strette tra le dita. La bocca del Grifondoro era serrata in una linea sottile. Draco non poteva attaccare per primo, gli doveva sempre la vita. La sua vita. Una furia cieca gli salì dallo stomaco al pensiero e affilò lo sguardo. Voleva fargli del male, così tanto da non dover mai più incrociare i suoi occhi. Voleva

“Malfoy?”

Draco realizzò che si era fermato a fissare la bocca dell’altro. Si inumidì le labbra e lo fissò negli occhi. Quelli di Potter erano spalancati dietro le lenti dei suoi orribili occhiali e il respiro si era fatto irregolare. Draco si passò la lingua sulle labbra di nuovo, deliberatamente con più calma questa volta, fissando affascinato come gli occhi dell’altro non si staccassero dalla sua bocca.

Era divertimento puro. Non doveva far nulla, solo guardare Potter struggersi: poteva praticamente percepire il conflitto che l’altro stava affrontando. Il grande e nobile Grifondoro, ridotto a fissare implorante Draco senza poter sfogare nessun istinto sessuale sul suo nemico.

Draco piegò la testa di lato. “Vuoi farlo di nuovo, vero?”

Ahnm?” Potter lo stava guardando ora negli occhi. Il suo sguardo si era offuscato e le labbra erano leggermente dischiuse. Lo stomaco di Draco si strinse improvvisamente. Fece un passo verso l’altro, che continuava a fissarlo quasi ipnotizzato.

“Ammettilo Potter” disse, ghignando.

Gli occhi del Grifondoro si spalancarono ancora di più e l’altro non riuscì a non fissarlo. Potter aveva davvero degli occhi stupendi. Draco si sforzò di guardare altrove, fremendo. Che cosa stava facendo? Non avrebbe dovuto incantarsi a guardare gli occhi di Potter! Ma non riguardava il Grifondoro, riguardava la sua vendetta. Ancora una volta, l’aveva ai suoi piedi: vulnerabile.

Si fece ancor più vicino a appoggiò leggermente un palmo sul petto dell’altro. Potter sobbalzò appena: il suo cuore martellava più forte di quello di Draco.

“Lo sai che lo vuoi” bisbigliò sporgendosi in avanti, mentre le sue labbra quasi sfioravano l’orecchio del Grifondoro.

Gli era sembrata una buona idea al momento.

Poi fu sbattuto addosso alla parete, lo shock del freddo sulla sua schiena compensato dalle mani calde di Potter che gli si erano aggrappate ai vestiti, e la bocca dell’altro sulla sua. Il bacio era brutale, arrabbiato, umido e una scossa inaspettata di calore gli invase il corpo. Le dita di Draco si aggrapparono alla parete alle sue spalle mentre cercava disperatamente di mantenere il controllo, nonostante i suoi pantaloni fossero diventati improvvisamente stretti e irritanti. Alzò le braccia per aggrapparsi ai vestiti di Potter e lo spinse via, spezzando il bacio. Potter non lasciò la presa sui vestiti del Serpeverde, gli occhiali storti sul naso e l’espressione sbigottita. Entrambi avevano il respiro affannato mentre si fissavano…

Che succede qui?” chiese una familiare voce di ghiaccio oltre le spalle di Potter.

Il Grifondoro lasciò immediatamente andare Draco e fece un passo indietro.

Draco assunse l’espressione più innocente del mondo. “Stavo andando a vedere la fine della partita quando Potter mi ha attaccato, Professore” disse.

“Litiga ancora, signor Potter? Credo sia il caso di togliere venti punti a Grifondoro e stabilire una punizione per lunedì sera”.

Potter lanciò a Draco uno sguardo omicida e inclinò al testa, borbottando.

“Mi scusi, non ho capito, signor Potter” disse Piton ghignando.

Si professor Piton” disse Potter, alzando lo sguardo sull’insegnante.

Draco sorrise. “Posso andare, Professore?”

Si certo, Draco. Non così in fretta, signor Potter. Devo scambiare due parole con lei in privato”.

Mentre si allontanava, il Serpeverde non si voltò. Si prospettava un’ottima giornata, dopo tutto.

 

***

 

Corvonero vinse la partita di sabato: Cho Chang aveva preso il boccino e ora Corvonero era ufficialmente in lizza per la Coppa del Quidditch. Draco fu di cattivo umore per quasi tutta la settimana, arrabbiandosi con i primini e distribuendo punizioni come se fossero state Gelatine Tuttigusti +1. Lui e Pansy avevano avuto un’altra delle loro discussioni in giardino; semplicemente, lei non voleva capire la storia della Benefattrice. Questa volta fu Draco a non parlarle per un giorno e convincerla così a fare quel che le veniva chiesto.

Potter aveva cautamente evitato di avvicinarsi a lui durante l’incontro dell’ES di lunedì: un inaspettato e gradito regalo per Draco. Aveva immaginato che Potter volesse usarlo per lanciargli contro maledizioni di ogni sorta e sfogare così la sua rabbia. Invece, Potter l’aveva attentamente ignorato e si era poi diretto all’ora di punizione con Piton, superando i Serpeverde che raggiungevano la loro Sala Comune. Draco era rimasto in corridoio e aveva aspettato che l’altro tornasse indietro. C’erano scure occhiaie sotto gli occhi di Potter e sembrava molto più stanco del solito.

Il mercoledì mattina, prima di colazione, Draco e Blaise stavano discutendo del loro progetto di studio mentre raggiungevano la Sala Grande. Vincent, Gregory e Millicent camminavano poco più avanti, parlottando di qualcosa. Quando arrivarono, Draco capì subito che qualcosa non andava. Una sensazione orribile si materializzò dal nulla dentro il suo stomaco mentre osservava le persone divise in gruppetti che li fissavano e si scambiavano commentini bisbigliati. Era la Gazzetta la causa di tutto ciò? Era magari qualcosa riguardante i suoi genitori?

Draco spostò lo sguardo sul tavolo di Serpeverde e vide gli stessi gruppetti parlottanti. Spintonò alcuni del terzo anno e diede un’occhiata a quel che avevano davanti al naso.

Era una foto magica di due ragazzi: un’immagine troppo ravvicinata di un moro e un biondo, che si baciavano appassionatamente; lo sfondo era troppo sfocato per riuscire ad individuare il posto in cui era stata scattata. Il cuore smise per un attimo di battere mentre la raccoglieva dal tavolo, infischiandone dei borbottii risentiti dei ragazzi. Non erano lui e Potter. Rinato, Draco riprese a respirare, ma il suo stomaco stavolta si chiuse completamente: i ragazzi nella foto erano Blaise e Zacharias Smith. In rosso, nella parte bassa, era scarabocchiata la scritta “Sudice checche”.

Draco lasciò cadere la foto mentre alzava gli occhi su Blaise. Il moro era impallidito completamente e fissava un punto imprecisato davanti a lui. Draco volse lo sguardo al tavolo Tassorosso dove Smith era circondato dai compagni, alcuni dei quali gli davano pacchette confortanti sulla schiena, mentre il ragazzo aveva il viso nascosto tra le mani. Un silenzio tombale era caduto nella stanza e facce curiose guardavano ora verso il tavolo di Serpeverde.

Draco lanciò un’occhiata a Liam che annuì. La situazione interessava un ragazzo dell’anno di Draco e la responsabilità era sua.

“Passatemi quelle… cose” sibilò al ragazzo più vicino. “Tutte. Se vedo anche un solo Serpeverde con una di queste, se ne pentirà amaramente, molto amaramente”.

Perché Draco?” chiese Roth, un tipo del quinto anno. “Cosa te ne frega se ridiamo di quei finocchi? Infondo è quello che si meritano”.

“Draco divenne livido. “Tu. Punizione. Tutti i giorni. Fino a Natale. Con Gazza. Domande?”

Ad ogni sillaba che il Prefetto gli abbaiava contro, la testa di Roth si incassava sempre più sulle spalle. Alcuni al tavolo dei Corvonero trattennero il respiro e Draco realizzò di aver urlato forse troppo forte, ma a quel punto non gli importava. Ignorando i borbottii che iniziarono ad alzarsi, guardò ancora una volta Blaise, notando che i suoi occhi si erano offuscati. Gli mise una mano sulla spalla. Vai a sederti Blaise” disse calmo. L’altro ragazzo si limitò ad annuire e strisciò fino al suo posto, si accasciò sulla panca prendendosi la testa fra le mani, come Smith faceva pochi tavoli più in là.

Nel frattempo, tutte le fotografie erano state ammucchiate davanti a Draco che le raccolse lanciando un’occhiata gelida al resto dei Serpeverde.

“Chiunque spettegoli o crei a Blaise qualche problema se la vedrà con me personalmente” disse, fermando lo sguardo nel punto in cui Nott, la Benefattrice, e alcuni del quinto sedevano pietrificati. La ragazza era pallidissima; Draco le fece un cenno col capo.

“Incontro tra Serpeverde” disse rivolgendosi a Liam e guadagnandosi un cenno affermativo. “Stasera, dopo la riunione dell’ES, nella Sala Comune”.

Diede l’ennesima occhiata alla tavolata. Molti evitavano il suo sguardo.

“Domande?” chiese ancora. Nessuno rispose.

La colazione fu stranamente silenziosa. Pansy cercava di forzare Blaise a mangiare qualcosa, ma il moro si rifiutava. Se ne stava lì, a compiangersi, aprendo e serrando in continuazione il pugno. Draco gli poggiò una mano sulla spalla ma l’altro si scansò, spostando lo sguardo lontano.

“Blaise” disse Draco sottovoce “Guardami”.

Il ragazzo rialzò il capo lentamente e lo guardò con occhi cupi e pericolosamente lucidi.

Draco piantò il suo sguardo in quello dell’altro. “Non permetterò a nessuno…” ma la sua voce si bloccò alla ricerca delle parole giuste. “Nessuno ti toccherà. Te lo prometto”.

Blaise annuì. Aveva un colorito cinereo e segni preoccupati attorno agli occhi e alla bocca. Draco gli accarezzò una spalla. Non aveva nemmeno più voglia di mangiare.

Durante la colazione, Liam parlò con gli insegnanti per poi riferire a Draco che lasciavano tutti la responsabilità di sistemare la situazione agli studenti, ma che le punizioni per coloro che avessero continuato in quella direzione sarebbero state affidate al corpo docenti. Draco si limitò ad annuire.

Le cartelle furono recuperate da terra e appoggiate sulle spalle, mentre un'altra giornata scolastica aveva inizio. I Serpeverde del sesto anno avevano due ore di Difesa Contro le Arti Oscure. Draco rimase seduto a fianco dell’amico che volle aspettare che tutta la stanza si fosse svuotata prima di alzarsi. Finalmente, la Sala Grande rimase completamente deserta e i due si avviarono alla prima lezione.

“Blaise!” lo chiamò una voce alle sue spalle e il moro si bloccò. Draco si voltò: era Potter, che li rincorreva trascinandosi la cartella con qualche difficoltà. Scansò accuratamente Draco e si diresse verso il moro.

Cosa vuoi, Harry?” chiese Blaise in tono neutrale.

Potter indietreggiò appena, ma il suo cipiglio determinato non svanì. “Voglio aiutarti a trovare chi se n’è venuto fuori con sta storia”.

“Non immischiarti negli affari dei Serpeverde, Potter” strascicò Draco. “Non abbiamo bisogno del tuo aiuto”.

“Scusa amico” disse Blaise “Ma Draco ha ragione. È qualcosa con cui dobbiamo vedercela da soli”.

Potter si inumidì le labbra e spostò lo sguardo prima su Draco e poi su Blaise. “Colin Canon sa parecchie cose sulle macchine fotografiche. Ha detto che riuscirebbe a risalire a quella che ha scattato la foto”.

Nel frattempo, la Granger e Weasley avevano raggiunto il Grifondoro.

“Ciao Blaise” disse la ragazza,. Weasley le fece eco, senza scordare di lanciare un’occhiata sospettosa a Draco.

“Hermione, Ron” disse il moro con un minimo cenno del capo, prima di voltarsi verso Draco. Allora?”

Perché ci stai dicendo queste cose, Potter?” chiese Draco.

Il Grifondoro strinse i denti. Draco pensò di sapere quale fosse il problema: Potter voleva parlare al suo nuovo amichetto Blaise e il perfido diavolo Malfoy non glielo permetteva. Purtroppo per lui, Potter si era scordato che Blaise era un Serpeverde ed era lì che si era fatto i suoi veri amici. Il Grifondoro respirò a fondo e si rivolse a Draco che sostenne il suo sguardo.

“Ho bisogno che Blaise sia presente per alcune parti del…ehm…”

“È in parte uso di incantesimi rivelatori e in parte di tecnologie Babbane” saltò fuori la Granger; Draco la fissò accigliato e così Potter.

“Solo che non potrà usare la tecnologia Babbana prima della fine della vacanze. Non ha il materiale con se” continuò la ragazza con un tono affilato.

Draco alzò gli occhi al cielo. Non aveva tempo per i giochetti della Granger e la presenza di Potter gli dava la nausea. Bene, fate del vostro meglio. Ma lasciateli a me”.

Potter, la Grenger e Weasley lo fissarono perplessi.

Draco assottigliò lo sguardo. “Mi avete sentito. Voglio vedermela con qui bastardi da solo”.

Mise un braccio attorno alle spalle di Blaise e si allontanarono dal gruppetto.

 

***

 

Draco sedeva in Sala Comune quella sera, aspettando l’inizio della riunione. Blaise era stravaccato sul divano e sfogliava Trasfigurazione Oggi. Sembrava completamente calmo, ma Draco poteva vedere il nervosismo dietro la sua blanda espressione: la vena vicino alla tempia che pulsava, i movimenti rigidi. Blaise era in grossi guai, e lo sapeva: la Casata Serpeverde era al momento una minima parte del problema.

Il Mondo Magico era pressoché tollerante riguardo all’omosessualità; molto spesso per le persone non era un grosso problema, altri invece preferivano far finta di non vedere. Ma per le famiglie purosangue, non era così. Per le famiglie dalle origini antiche, la capacità di creare eredi era fondamentale. Dopotutto, il sangue magico doveva mantenersi intatto: era la stessa spinosa questione della distinzione tra Purosangue, Mezzosangue, e figli di Babbani.

Un mago o una strega purosangue e gay era peggio di un traditore. Gli omosessuali venivano costretti a matrimoni, diseredati, cacciati dalle famiglie, e ovviamente cancellati definitivamente dall’albero genealogico. Di generazione in generazione, cresceva il bisogno di garantire la nascita di figli Purosangue e il suo giochetto con Pansy stava solo rimandando l’inevitabile. Non era schifato dalle donne come Blaise, ma non le riteneva sessualmente appetibili.

Aveva sempre pensato di riuscire a dare un erede ai Malfoy in un modo o nell’altro, nonostante la sua predisposizione all’altra sponda. Suo padre l’avrebbe altrimenti diseredato e sua madre non sarebbe sopravvissuta all’onta e al disonore. Come figlio unico, Draco si sentiva parecchio sotto pressione: Blaise aveva due fratelli più grandi entrambi sposati, ma non avrebbe comunque passato un bel periodo non appena i suoi avrebbero scoperto di Smith. E l’avrebbero scoperto: non c’era modo di impedire ai pettegolezzi di girare.

Ad ogni modo, non gli andava di pensare a quelle cose. Draco alzò gli occhi su Blaise che aveva un’espressione piatta dipinta sul volto, mentre continuava a fissare le pagine della rivista. I suoi occhi erano immobili. Draco si diede una veloce occhiata intorno e gli parve che fossero tutti presenti. Fece un cenno a Liam, che annuì. Draco si schiarì la voce e le chiacchiere svanirono quasi immediatamente.

“Non ho intenzione di dirvi in cosa dovete credere” iniziò “Semplicemente penso sia il caso di ripeterci cosa significhi essere in questa Casa, perché temo che molti di noi l’abbiano scordato”. Tutti erano maledettamente attenti.

“Non è altro che affar vostro quel che pensate dentro di voi” disse Draco lentamente, fissando Roth che immediatamente spostò lo sguardo.

“Potete anche credere che i sostenitori del Signore Oscuro si chiamino Mangiatette per quel che me ne frega” e a questa parole vi furono alcuni sorrisini, mentre Liam lo guardava storto indicandogli gli studenti più piccoli. Draco lo ignorò completamente.

Ma non vi è concesso sporcare l’onore di Serpeverde. Qui si lotta assieme e ci si protegge l’un l’altro, non importa quale sia la questione”. Lo sguardo orgoglioso e soddisfatto passò in rassegna la stanza intera.

“Questa non è una questione di sangue. Qui si parla della famiglia dei Serpeverde. Non tutti qui sono purosangue” e indicò Millicent. “Mi avete mai visto trattarla in modo diverso perché è una Mezzosangue? No. Lei è una di noi e anche se uno stupido cappello avesse messo un figlio di babbani in questa Casa, sarebbe comunque considerato uno di noi”.

Draco scrollò le spalle. “Se qualcuno di voi è tanto interessato al progetto di Unità di Silente sappia questo: Serpeverde ha inventato l’unità. Noi la impersonifichiamo. Perché l’unità inizia dalla propria Casa e finisce nella Propria Casa”.

Fece una pausa e si schiarì la voce. “Serpeverde è la Casata della tradizione e del fronte compatto davanti a tutti quelli che ci sono contro: questo è il motivo per cui siamo i migliori in questo campo. E chi ha la sfrontatezza di spezzare le tradizioni, non merita di appartenere a questa famiglia”.

Spostò lo sguardo su Blaise, che celava nel profondo dei suoi occhi scuri una forte emozione. Draco prese fiato. Bene, veniamo a noi. Le foto di questa mattina erano un deliberato attacco ad uno di noi. E quando qualcuno del gruppo viene attaccato, è nostro compito difenderlo”.

Osservò a lungo la sala. “Troveremo l’autore della bravata. Le altre case hanno proposto di aiutarci, ma sapete bene che dobbiamo essere noi a venirne a capo. L’altra persona coinvolta” e qui storse il naso “è un Tassorosso, e sapete benissimo che sono senza speranza. Probabilmente saranno troppo impegnati ad organizzare il party per la cattura del colpevole per riuscire a cavarne fuori qualcosa”.

Molte persone risero, Draco ghignò.

“Allora da dove si comincia?” chiese Liam, e tutti si voltarono a guardarlo.

Draco si morse un labbro. “Quel che penso, è che la persona che ha fatto circolare quelle foto, sia la stessa che ha liberato il secondo Boccino nella partita contro Grifondoro”.

“Come lo sai?” chiese cupa la Benefattrice.

“Non lo so con certezza, ma pensiamoci bene, che altre possibilità abbiamo?” ragionò Draco.

Una ragazza del terzo anno alzò la mano e il biondo annuì. “, deve essere qualcuno di Corvonero, no? Loro non ci hanno rimesso e sono di certo piuttosto intelligenti…”

“È possibile, ma non c’è modo di saperlo” disse Sheridan Roper dalla sua sedia nell’angolo. “Secondo me entrambi i fatti gridano Grifondoro per la loro audacia”.

“Non sono d’accordo” disse il prefetto del quinto Brice Owen. “Credo sia colpa di un Tassorosso. Datemi ascolto. Infondo la loro casa non ci ha rimesso: ho appena visto Smith coi suoi compagni del sesto in Biblioteca ed è come se fosse un esiliato”.

Draco fissò Blaise che evitò il suo sguardo.

e allora perché non un Serpeverde?” disse Quinn Franco, un tipo tarchiato del quinto anno e il suo commento scatenò sussurri e mormorii. Quando questi terminarono, continuò. Voglio dire, provate a pensarci. Il fatto dei due Boccini è successo un mese fa e ancora non abbiano cavato un ragno dal buco. Questo richiede astuzia e furbizia”.

Ma non ha senso!” obiettò Pansy. “I Serpeverde non tradiscono i loro compagni”.

Liam parlò di nuovo. “Volete smetterla di chiocciare per un secondo? Abbiamo bisogno di ragionare seriamente”.

“Andiamo aventi” disse Draco, chinandosi e raggiungendo la sua cartella. Ne estrasse alcune foto che aveva raccolto la mattina e se ne appoggiò una sulle ginocchia. “Ostende Scriptorem” mormorò, muovendo la sua bacchetta sopra il foglio.

Tutti fissarono sgomenti del fumo grigio alzarsi dalla fotografia, rivelando una vaga, tremolante figura. Draco spostò la sua bacchetta e sospirò. Non aveva avuto tempo di far pratica dell’Incantesimo dopo il suo primo weekend a Hogsmeade.

Laurel Iven lo raggiunse e recuperò una delle foto. “Ostende Scriptorem” gridò. Un altro sbuffo di fumo rivelò una chiara e nitida immagine di qualcuno con un passamontagna. Molte persone gemettero e Draco assottigliò lo sguardo.

Che incantesimo è?” volle sapere uno del terzo.

“Lo imparerai più avanti” disse Laurel, sorridendo. “Mostra l’aspetto del mago e della strega che ha lasciato l’impronta magica sulla pergamena nel momento esatto in cui vi scriveva”

E questo scrittore deve essere nel sesto, o settimo anno” borbottò Draco, tra sé e sé. Quando realizzò di essere stato sentito, si spiegò meglio. “Questo incantesimo si impara durante il sesto anno. Doveva conoscerlo, altrimenti non si sarebbe conciato così, no?”

, si restringe già il cerchio, giusto?” disse Sheridan Roper, spingendosi gli occhiali sul naso.

Per l’ora successiva ci si perse in speculazioni insensate, come un team di tre studenti delle altre case o addirittura un coinvolgimento di Silente o di Voldemort stesso. La ragione principale dell’incontro era stata dimenticata.

Quando la riunione si concluse, Liam raggiunse Draco e gli diede un’affettuosa pacca sulle spalle. Sono orgoglioso di te. Sarai un grande Caposcuola, Draco”.

Draco annuì per ringraziarlo. Chiacchierarono per alcuni minuti, prima che l’altro si allontanasse con Laurel e altri del settimo anno. I Prefetti mandarono a letto quelli del primo e alle dieci e mezza la Sala Comune era vuota, fatta eccezione per Blaise, Draco, Pansy e Tracey.

Rimasero in silenzio per un po’, prima che Tracey parlasse. “Blaise avresti dovuto dirmelo. Non mi sarei… lo sai”.

Blaise inarcò un sopracciglio. “Non è qualcosa di cui si possa discutere a cena, non credi?”

Tracey arrossì. “Scusa” mormorò e si precipitò al dormitorio femminile. Pansy alzò gli occhi al cielo, esasperata, e la seguì.

Soli, Draco e Blaise rimasero in silenzio. Non c’era bisogno di dire nulla: aveva già detto molto durante la riunione e se conosceva abbastanza l’amico, sapeva di averlo sollevato non poco. Senza contare che da quando Draco aveva scoperto di Smith le cose tra loro si erano parecchio raffreddate, ma ora sapevano bene entrambi che tutto sarebbe tornato ad essere come prima.

Alla fine, Draco si alzò. “È meglio se andiamo a letto, dopotutto è solo mercoledì” disse serio. Blaise gli rivolse un’occhiata indecifrabile e il biondo gli tese una mano. Andiamo”.

Blaise l’afferrò e si mise in piedi. Raggiunsero il dormitorio buio e relativamente calmo, disturbato solo dal russare intervallato ora di Vincent, ora di Gregory. Draco si infilò il pigiama e fece per appendere la sua divisa, ma quando si voltò verso l’armadio, sussultò. Blaise era in piedi dietro di lui con addosso solo i pantaloni del pigiama. Il moro lo attirò più vicino e lo baciò violentemente.

Draco aveva scordato quanto lui e Blaise si trovassero bene l’un con l’altro, quanto bene si conoscessero i loro corpi. Sentì un calore improvviso a livello del suo basso ventre, si lasciò andare baciando l’amico e facendogli scivolare le mani sul petto nudo. Gemette piano quando l’altro gli afferrò il fondoschiena spingendosi con le anche verso di lui. Un momento dopo, erano sul letto di Draco, con le tende ben serrate, a baciarsi e a sfilarsi i pigiami, muovendosi uno sull’altro con un ardore simile ad un incontro casuale in un tempo di guerra.

Blaise ne aveva bisogno ed era tutto ciò che lui poteva dargli. Buttò la testa all’indietro con un gemito a malapena trattenuto quando Blaise tracciò una scia calda con la punta della lingua che partiva dal lobo e finiva sul suo sterno. Ed era il Blaise migliore che Draco potesse avere. Il biondo solleticò il capezzolo sinistro dell’altro con la lingua. Era un peccato che non potessero avere uno spazio solo per loro. Quando Blaise lo prese in bocca, Draco si morse l’avambraccio per impedirsi di urlare. Era davvero un peccato che ogni volta che Draco chiudeva gli occhi, riuscisse a vedere solo del verde con delle lamine dorate e una stella a più punte di un verde più scuro. Draco si contorse quando Blaise si spinse in lui, incapace di capire se era il paradiso o l’inferno. Era davvero un maledetto peccato che ci fosse qualcosa di così dannatamente affascinante in un paio d’occhiaie scure, una zazzera scompigliata di capelli neri e un cuore coraggioso.

 

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Diario di Draco Malfoy, 4 dicembre

Devo essere del tutto impazzito. Spero di svegliarmi domani e scoprire che è stato tutto un brutto sogno. Io non sto pensando ad Harry idiota Potter in quel senso. No. Deve essere stato un orribile incubo. Sto per mettermi a piangere…

 

 

 

 

Fine Parte 11.

 

 

 

 

 

Et voilà, il capitolo 11 è tutto vostro. A me è piaciuto moltissimo, perchè succedono taante cose. Si lo so, probabilmente ci siete rimasti tutti male per Draco e Blaise, ma capita che due ex amanti...in certe situazioni ci ricaschino. E poi, se Draco pensava a qualcun altro........ XD conoscendolo la prossima puntata cercherà di avadare Potter! XD Grazie per aver letto in tanti e per i commenti che mi fanno davvero un piacere immenso ^_^ Un bacio a tutti.

Laura

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Capitolo 12
*** Holiday Answers ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE

 

Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H

Rating: R

Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.

Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.

Sommario: Hogwarts si svuota per le vacanze di Natale… o no? Draco riceve alcune ottime notizie (una volta tanto) e questo gli rende le vacanze a scuola meno insopportabili. Il Serpeverde non è molto felice di dover comportarsi civilmente con Hagrid, ma si ritrova a sorridere quando incontra una sua vecchia conoscenza. Tutto ciò tra una partita a scacchi, una piccola chiave argentata, una pianta pericolosa, le abitudini a tavola degli scarabei e una situazione…

 

***

 

Capitolo 12: Holiday Answers

 

 

Il lunedì successivo, Draco si preparava a passare le sue vacanze di Natale a Hogwarts. Vincent e Gregory, ovviamente, facevano lo stesso, così come Blaise che non era decisamente il benvenuto a casa propria. Pansy avrebbe voluto rimanere, ma aveva deciso che non era il caso di compromettere il suo rapporto con la madre. La signora Parkinson aveva già organizzato le loro vacanze ai Caraibi. Le settimane passarono in fretta, anche se le incombenti vacanze sembravano spingere gli insegnanti ad affidare agli studenti del sesto anno più compiti di quanto fosse umanamente possibile. Draco non poteva che aspettare la pausa natalizia, considerato che aveva già pianificato di passare il suo tempo alla ricerca dell’autore dell’incidente col Boccino e di quelle dannate foto.

L’ultimo incontro tra Prefetti fu organizzato il giorno prima che molti studenti lasciassero il castello. Le feste dei Tassorosso risultarono essere state un vero successone, così che furono riproposte anche per il secondo quadrimestre, anche se Draco si era astenuto dal voto. Tra l’altro, Corvonero avrebbe giocato a Quidditch immediatamente dopo la fine delle vacanze, per permettere all’altra casa di organizzarsi con le feste.

Il giorno successivo, Hogwarts si svuotò. Le uniche persone rimaste erano Draco, i suoi amici, un ragazzo Corvonero del terzo anno, una Tassorosso del primo, e due Grifondoro del settimo. Persino Potter e la sua schiera se n’erano andati: Draco non riusciva ad immaginare dove potessero essere andati, ma comunque gli andava bene così. Pensandoci, era probabilmente il primo anno che gli studenti di Serpeverde rimasti per Natale erano più di quelli delle altre case. Decisamente, il mondo Magico era in subbuglio, sia per le inspiegabili sparizioni di Babbani, sia per il fatto che il Marchio Nero era diventato portatore di guai, più che il simbolo dei Mangiamorte.

La vigilia di Natale, Draco e Blaise giocavano a Scacchi Magici nella Sala Comune, Vincent e Gregory erano alla Guferia per spedire il loro libretto di Pozioni per quelli del primo anno, come da ordini di Piton. Ci sarebbero stati i compiti da fare, ma nessuno pareva averne la minima voglia. La scuola era ormai decorata da settimane: Draco era riuscito ad ottenere un alberello di Natale non troppo grande per la loro Sala Comune e ora, l’odore degli aghi di pino si mescolava al profumo delle spezie e della frutta che pervadeva l’intero castello, così da ricordare persino al biondo Serpeverde l’aria di festa.

Blaise guardava corrucciato la scacchiera. Draco gli aveva preso la regina con la mossa precedente, e la situazione era disperata per i pezzi bianchi. Draco unì le sue dita dietro il capo sprofondando nella sua poltrona, ridacchiando. Blaise alzò lo sguardo su di lui.

“Arrenditi” disse Draco “Lo so che lo vuoi”.

Blaise lo fissò truce. “Mi spieghi come riesci a infilare le tue allusioni in ogni frase che dici?”

Draco ridacchiò. “Forse sei tu che riesci a sentire allusioni ogni volta che io apro bocca”.

“Ecco che lo fai di nuovo” gli rispose Blaise, divertito.

Draco alzò gli occhi al cielo. Per quanto fosse piacevole aver avuto indietro il suo amico, la loro unica notte a ricordo dei tempi passati continuava ad annidarsi come un’ombra nella sua mente. L’unica ragione per cui Draco aveva permesso che accadesse era che sperava che la sua…morbosa attrazione per Potter fosse dovuta alla sua frustrazione sessuale più che ad ogni altra cosa. Purtroppo, aveva scoperto che non era proprio così. La mattina successiva e le settimane che vennero poi, le aveva passate con la sua mente che lo riportava prepotentemente alla Foresta Proibita e alla mattina della partita tra Corvonero e Tassorosso. E quello che era più preoccupante non era il vaneggiamento in sé, era la persistenza!

Alzò gli occhi su Blaise, che era tornato nel frattempo a fissare la sua scacchiera con l’aria di un martire. Qualcosa bussò alla mente di Draco, qualcosa che doveva chiedere all’amico. Nelle settimane passate, da quando le fotografie erano comparse in Sala Grande, il moro aveva preso l’abitudine di guardare ogni cosa, ma non le persone.

L’entrata principale. Ecco, era da lì.

“Dimmi Blaise…”

“Hmm?” chiese il Serpeverde alzando gli occhi dalla scacchiera.

“Da quando tu e i tirapiedi di Potter vi chiamate per nome?”

“Tirapiedi? Oh, loro. Bè, sono nello stesso gruppo di studio di Harry e a volte si uniscono a noi”.

“Capisco. Chi è l’altro Serpeverde nel gruppo?”

“Nott, perché?”

Draco si mordicchiò un labbro, ignorando la domanda di Blaise. Avrebbe voluto unirsi all’amico nel gruppo di studio, così da stringere i rapporti con Nott e allontanare la Granger e Weasley. Dalla riunione di emergenza di poco tempo prima, i Serpeverde avevano ritrovato la loro unità: Pansy si comportava degnamente con la Benefattrice e Draco aveva addirittura chiesto a Sheridan Rooper di aiutarlo nel suo progetto di Difesa Contro le Arti Oscure. Nott era rimasto l’unico del sesto anno a non essersi ricongiunto al gruppo, e questo doveva cambiare.

Blaise alla fine fece la sua mossa, e Draco immediatamente la vanificò. Tre mosse più tardi, il Prefetto vinse. C’erano un sacco di cose che si potevano dire ad un avversario per distrarlo…

 

***

 

La mattina di Natale iniziò con una piacevole sorpresa. Draco, Blaise, Vincent e Gregory raggiunsero la Sala Comune per aprire i regali e notarono quattro identiche calze appese al caminetto. Mentre Draco tirava fuori Galeoni di cioccolata e alcuni mandarini da una calza col suo nome ricamato in argento sul bordo, un piccolo bigliettino cadde al suolo. Draco lo raccolse.

 

Buon Natale! Spero che tu almeno stia tentando di divertirti. Goditi i tuoi regali, e assicurati che la Sala Comune sia ancora lì quando torno.

Pansy

PS Spero che gli elfi domestici le abbiano messe in alto.

 

Draco sbucciò un mandarino e ne prese uno spicchio, sorridendo a Blaise che stava scartando l’involucro dorato di un Galeone. Vincent e Gregory stavano mettendo da parte i loro regali arrivati da casa. Draco diede un’occhiata al suo angolino dei regali in trepidazione, ma fu sorpreso di non trovarlo meno fornito degli anni precedenti. Il suo stomaco si chiuse e si chiese se i suoi genitori erano stati in grado di inviargli qualcosa, e quanto ovviamente avesse dovuto essere in quel caso pericoloso per loro. Si convinse che sua madre davvero aveva raggiunto Lucius, non potevano esserci altre possibili spiegazioni.

Gregory gli aveva regalato un set di piume di pavone tinte di nero, in modo che fosse ancora visibile l’intreccio dei colori, ma non fosse troppo vistoso. Vincent invece aveva scelto una scatola piena di tutti i vari dolcetti di Mielandia. Il regalo di Blaise era stranamente mirato: un libro illustrato sulla psicologia dei gufi. Nelle settimane passate, si era più volte lamentato di Pandora, che non gli perdonava il fatto di essere un po’ abbandonata a se stessa. Il regalo di Pansy era, come al solito, originale: era una scatola di legno d’ebano intagliato che conteneva quattro bottiglie scure per le pozioni, con l’immagine di una vigna incisa sul vetro spesso.

I suoi genitori gli avevano inviato dei regali. Nessun altro se non sua madre avrebbe pensato di inviargli Numeri e Ideogrammi, un tomo di Aritmanzia estremamamente raro. L’aveva menzionato casualmente nell’ultima lettera che aveva spedito a casa, prima che lei sparisse. Poi, c’erano i soliti vestiti, libri, e vari dolciumi da tutti i parenti della famiglia; Draco li scartò tutti e li mise da parte.

L’ultimo che aprì era una piccola scatola con del raso nero. Quando tolse il coperchio, vide una piccola chiave d’argento appoggiato su un pezzo di pergamena. Draco prese entrambi in mano e lesse il biglietto.

 

Draco,

date le circostanze, credo sia il caso di darti il tuo regalo di compleanno prima possibile. Quando sei nato, ho creato un conto a tuo nome alla Gringott. Ogni mese fino ad oggi, ho depositato somme di denaro in quel conto come regalo per quando saresti diventato un mago adulto. La chiave che hai trovato, apre la camera. Buon Natale.

Riguardati. Mamma spera che ti sia piaciuto il libro. Vorrei poterti dire che resteremo in contatto, ma non posso. Ora sei grande, credo capirai.

Assicurati di distruggere questa lettera appena dopo averla letta.

L. M.

 

Draco lesse il messaggio tre volte, continuando a stringere la chiavetta tra le dita. E così, stavano entrambi bene da qualche parte la fuori, insieme. Sua madre stava bene. Fino a quel momento, Draco non aveva sentito l’aria di Natale sul serio: aveva trascorso solamente due volte le feste lontano dai suoi e non erano state due occasioni felici. Era un tipo abitudinario e avrebbe sempre preferito la routine di casa Malfoy piuttosto che le celebrazioni lì a Hogwarts. Ad ogni modo, il fatto di aver avuto buone notizie dai suoi gli avevano dato modo di godersi la festività appena iniziata.

Il pranzo fu favoloso, persino per gli standard di Draco. Gli elfi domestici della scuola prepararono il tacchino, invece dell’oca arrosta a cui era abituato, ma era tutto squisito. Il ripieno alle castagne era la cosa migliore che avesse mai assaggiato in vita sua: la professoressa Sprite gli disse che era stato fatto appositamente con castagne cinesi che aveva coltivato nella serra numero uno con tanta tanta cura.

Silente dava l’impressione di essere più idiota del solito verso la fine della festa e Draco sospettò che fosse colpa del brandy nella torta di Natale. Il Preside diede a tutti loro un biscotto magico, ridacchiando sotto i baffi quando quello di Draco produsse un serpentello giocattolo dagli occhi azzurri. Silente lo chiamò Vincenzo, insistendo sul fatto che avesse l’aria tipica degli Italiani. Nonostante l’espressione offesa di Blaise, a Draco veniva da ridere e Vincenzo prese definitivamente casa sul suo comodino, esattamente sopra la scatola in legno d’ebano regalatagli da Pansy. Mentre chiudeva le cortine attorno al letto, quella sera, avrebbe potuto giurare che il serpentello gli avesse fatto l’occhiolino.

Il giorno di Santo Stefano Draco passò a controllare la pianta dei Tentacoli Velenosi. Pansy e il suo gruppo di studio stavano preparando un saggio per i punti extra in Erbologia e si dovevano barcamenare tra le piante cresciute in cattività, così Draco le aveva promesso di controllare che fosse tutto in ordine. Si mise il mantello sulle spalle diretto alle serre. Quell’anno, il Natale non aveva portato con sé anche la neve e il giardino aveva un aspetto piuttosto desolante: il prato era di colore marrone scuro, che accanto alla pietra grigia delle mura esterne e delle scalinate rendeva la visione d’insieme quasi macabra.

Stringendo i denti, bussò alla porta della catapecchia del mezzo gigante e sperò che quel grande imbecille fosse lì. Pansy avrebbe fatto meglio a ricompensarlo di quella fatica: gli aveva promesso che l’avrebbe fatto, ma non c’era molto da fidarsi delle ragazze. La porta si aprì e il cane gigantesco del custode ne uscì, evitando di andare a scontrarsi con Draco solo perché il ragazzo ebbe la prontezza di scansarsi in fretta. La faccia di Hagrid apparve da dietro la porta.

“Giorno. Posso aiutarti di qualche cosa?” disse con una voce cupa e l’espressione sospettosa.

Draco non conosceva le effettive capacità della memoria dei mezzo giganti e sperò quindi che Hagrid avesse ormai scordato l’incidente con l’Ippogrifo. Assunse l’espressione più indifferente della terra e gli parlò con tono di voce gentile.

“Mi chiedevo se posso avere la chiave della serra numero tre, per favore”.

“Che ti serve a fare?”

“Ho bisogno di controllare un progetto per un compagno. Sapete, per il progetto di Corvonero… L’Unità tra le Case…”

L’enorme sopracciglio del custode si inarcò per un attimo. “Te la aprirè io. Solo, aspetta ch’io prendo il mantello”.

Attraversarono il giardino fino a raggiungere la serra in questione, dove Hagrid aprì la porta e gli fece cenno di entrare, chiarendo il fatto che sarebbe rimasto lì ad aspettarlo fino a che non avesse finito. Draco entrò in velocità, rilassandosi non appena l’aria calda della serra gli circondò le ossa. Si diede un’occhiata in giro alla ricerca dei Tentacoli Velenosi e li scorse nell’angolo più lontano, sulla destra.

Era una grande pianta, dal colore rosso scuro come quello del vino pressappoco, dai tentacoli ricoperti da una leggera peluria argentata. Quei fili erano uno degli ingredienti principali nella Pozione del Coraggio che avevano studiato l’anno prima. I Tentacoli Velenosi erano unici nel loro genere perché a differenza di molte altre piante magiche, erano allergici allo sterco di drago. Considerando la quantità industriale di fertilizzante usato durante le lezioni di Erbologia, Draco pensò che fosse un miracolo che le ragazze fossero riuscite a tenere viva la pianta per così tanto tempo.

Fece un passo più vicino e si chinò ad osservarla. La pianta si risvegliò, muovendo in aria i suoi tentacoli, uno dei quali quasi colpì il naso del Serpeverde che fece un passo indietro. Aveva scordato quanto aggressive fossero quelle piante e nonostante sapesse che non avevano realmente intenzione di attaccarlo, il movimento improvviso gli fece balzare il cuore in gola. Respirò profondamente e indietreggiò un po’ di più, così che la pianta sembrò calmarsi, ritirando i suoi tentacoli lentamente. Draco osservò attentamente le nervature color del vino della pianta e notò un piccolo ragno che si arrampicava veloce. Estrasse la bacchetta e la puntò sull’animaletto.

Evanesco” mormorò.

Il ragno scomparve, assieme alla ragnatela argentata che aveva creato. Draco si assicurò che non vi fossero altri insetti ad insidiare la pianta e lasciò la serra. Hagrid era di schiena alla porta, Draco si schiarì la voce e il gigante si voltò.

“Grazie” disse Draco, riportando attentamente il suo tono ad un livello neutrale. Non gli era piaciuto il fatto che quello scimmione non avesse voluto consegnargli semplicemente la chiave, ma dal momento che avrebbe dovuto tornarci, era meglio sorvolare.

“Non c’è di che” rispose il custode, chiudendo a chiave la porta e riavviandosi alla sua capanna.

 Draco si affrettò al castello, rabbrividendo. Attraversò il prato diretto al cortile d’entrata, sfidando il vento, e diede un’occhiata alla statua di Circe all’angolo. Un piccolo scarabeo sedeva esattamente sulla placchetta col nome. Draco si fermò di colpo. Quella non era decisamente la stagione ideale e il segno attorno agli occhi dell’animale era piuttosto familiare, anche se ormai erano due anni che non vedeva quel particolare insetto.

Qualcosa scattò nella sua mente e allungò una mano per prendere lo scarabeo. Draco lottò con la disgustosa sensazione di un insetto sul palmo della mano e se lo infilò in tasca, correndo dentro il castello. Non si fermò finchè non raggiunse la Sala Comune Serpeverde, dove estrasse la mano dalla tasca e appoggiò l’animaletto al suolo, rimanendo ad osservarlo mentre si trasformava in Rita Skeeter. Blaise mandò un gridolino sorpreso dal divano su cui era stravaccato, a scrivere qualcosa su una pergamena.

L’ultima cosa a scomparire furono le antenne; rientrarono in fretta nelle tempie e la donna si guardò attorno col cipiglio critico.

“Non è cambiato nulla, vedo” disse con un sorrisino “Buon vecchio Serpeverde. Fate ancora gli incontri della Casa alla domenica?”

“Eravate a Serpeverde?” non riuscì a trattenersi Draco.

La donna si voltò a guardarlo perplessa. “Certo che ero in Serpeverde, ragazzino. Tre anni avanti tuo padre, non te l’ha detto?”

Draco scosse la testa, scosso dal fatto che la donna avesse menzionato il padre così improvvisamente.

“Non hai sentito tuo padre, eh, Draco?” chiese la Skeeter con una vocina cantilenante, frugandosi nella borsa.

“Non ho nulla da dire” rispose, ricomponendosi. Non aveva menzionato sua madre, il che significava che non ne sapeva ancora nulla.

“Tale padre, tale figlio, vedo” e si rivolse a Blaise. “E così tu sei uno dei due giovani gay, eh?”

“Il nome è Zabini” rispose corrucciato.

Draco notò la mascella serrata dell’amico e ne dedusse che avesse fatto il suo stesso ragionamento.

“Avete trovato il colpevole? O questo modo così scortese di portarmi qui è il vostro tentativo di chiedere aiuto?”

“Aspettate un minuto, voi non sapete chi è stato?”

La Skeeter gli concesse uno sguardo vacuo. “No, perché? Dovrei?” poi le si illuminarono gli occhi in un’espressione di falsa incoscienza. “Oh, pensate che sia stata io? Veramente credete che me ne resterei qui se fossi stata io?”

Blaise si fece più attento, rimettendosi a sedere composto. “Voi non potete Smaterializzarvi fuori dalla scuola” disse a voce bassa.

“Ma posso correre, caro. È tutta una questione di capacità, fidati” E fece uno strano gesto con la mano, mettendo in mostra le sue unghie laccate di rosso.

“Cosa volete qui allora?” chiese Draco.

La donna sorrise. “Bè, i vostri insegnanti sono stati molto poco tempestivi nella ricerca del malintenzionato che ha piazzato il secondo Boccino. Le fotografie piccanti dentro Hogwarts sono solo la ciliegina sulla torta. Faccio solo il mio lavoro”.

“Credete di riuscire a scoprire il colpevole?”

“Posso scoprire tutto quel che voglio” rispose con un sorriso esagerato “come sai bene”.

“Non siete autorizzata ad entrare a Hogwarts…” puntualizzò Draco.

“Eh certe persone che non vogliono collaborare sono uno svantaggio della professione. Dimmi Draco, cosa ci fai qui a scuola? Non dovresti stare con tua madre?”

“Sono rimasto a far compagnia a Blaise, mia madre ha capito” rispose senza pensarci il biondo.

In qualche modo, le foto dello scandalo erano servite a spiegare a tutti gli altri perché mai l’erede dei Malfoy passasse le vacanze di Natale a Hogwarts.

Rita ne sembrò impressionata. “Lo citerò nel mio articolo, stanne certo”.

“Per quel che può servire, lo faccia pure” rispose Draco con un sorrisino. Il loro accordo durante il quarto anno comprendeva che la Skeeter facesse apparire i Serpeverde sotto la miglior luce possibile in tutti gli articoli su Hogwarts.

“Torniamo in affari allora?” chiese interessata.

“Abbiamo solo bisogno di un nuovo punto d’incontro” disse Draco.

“Mi piace parecchio la statua di Circe, a te no?”

Draco annuì e si rivolse a Blaise, che fissava scettico la donna.

“Così ve ne andate in giro per Hogwarts come Animagus tutto il tempo, vero?” chiese.

Lei tossicchiò. “Non tutto il tempo, sarebbe ridicolo. Sono qui oggi solo per dare un’occhiata mentre il castello è quasi del tutto vuoto”

“E quando non lo è?”

“Passo solo qualche giorno come scarabeo, se sto seguendo una traccia”.

“Come sopravvivete?”

“Le serre sono utilissime” disse con un ghigno. Blaise sembrava non capire. “Insetti, signor Zabini. Gli scarabei si nutrono di insetti”.

Draco storse il naso, ricordandosi del ragno che aveva fatto sparire poco prima e rabbrividì.

Divisero qualche dolcetto alla zucca con Rita, mentre Vincent e Gregory, che Draco aveva mandato per conto suo a spedire i ringraziamenti per i regali, tornarono in fretta con delle Burrobirre sgraffignate dalle cucine. Draco raccontò la sua esperienza durante la partita di Quidditch di due mesi prima, mentre la Penna Prendiappunti di Rita scriveva senza sosta. Prima che i ragazzi dovessero scendere per mangiare, Rita si ritrasformò in scarabeo e Draco la riportò nel cortile.

Dovette riconoscere che era stato uno dei Natali più interessanti ed educativi che avesse mai passato. Non aveva pensato a Potter nemmeno per un attimo, eccetto magari appena prima di dormire. Ad ogni modo, non era affatto importante.

 

***

 

Una delle ultime domeniche della pausa Natalizia, un gufo deperito consegnò a Draco un messaggio firmato R. S. che gli suggeriva di dare un’occhiata alla sezione sportiva del giornale. Prese il Profeta della Domenica e scorse le pagine.

 

5 Gennaio 1997

 

LA PARTITA CHE HA CAMBIATO LA STORIA DEL QUIDDITCH

 

Mentre le squadre di Quidditch di tutto il mondo rimpiazzano i loro vecchi Boccini d’Oro con quelli elaborati da Singleton, la nostra Rita Skeeter è riuscita a parlare con uno studente di Hogwarts, pronto a testimoniare per filo e per segno la partita. Lo studente ha chiesto l’anonimato per evitare le furie del Preside Albus Silente, che molti credono ormai divenuto pericoloso e mentalmente labile, in particolar modo dopo lo scontro con Colui-che-non-deve-essere-nominato dello scorso anno. Per la prima volta dal termine della storica partita, eccovi il racconto dettagliato.

L’incontro tra Serpeverde e Grifondoro è cominciato come tutti gli altri. Draco Malfoy, il talentuoso Capitano, nonché Cercatore della squadra dei Serpeverde, è riuscito a mettere insieme un vero team di professionisti. Con una mossa davvero intelligente, ha reclutato come Cacciatrice Millicent Bulstrode, la prima ragazza da almeno cinquant’anni ad entrare nella squadra verde argento. È stata una delle decisioni più sagge dell’intera lega scolastica di Quidditch: le capacità della Bulstrode su una scopa sono risultate maggiori di quelle dei tre Cacciatori Grifondoro messi assieme. Assieme a Malcom Baddock e Andrew Bartlett, la Bulstrode guidava Serpeverde verso una sicura vittoria, permessa anche dal nuovo promettente Portiere, Blaise Zabini.

Quando il Battitore Gregory Goyle stava per abbattere un Cacciatore della squadra Grifondoro, il Cercatore Serpeverde ha avvistato il Boccino d’Oro mettendosi subito alle sue calcagna. Circa mezzo minuto più tardi, il Cercatore della squadra avversaria ha visto il secondo Boccino e l’ha inseguito. Tra la confusione generale, il Capitano Grifondoro ha accusato i Serpeverde di aver barato, cosa che risulta alquanto poco sportiva, dal momento che i Serpeverde erano stati i primi a raggiungere il Boccino.

La vittoria, sulla base dei punti acquisiti durante la partita, è andata a Serpeverde. Ecco che finalmente, conosciamo la storia dietro lo scandalo. A Hogwarts infatti, per inspiegabili ragioni, tutti gli insegnanti, nonché il preside, si sono opposti alle interviste ai giocatori, cosa che forse trova una motivazione valida nel fatto che i Grifondoro hanno dimostrato ben poche capacità durante il match e che il Delegato del Preside in questa occasione è il Capo della Casata dei Grifoni…

 

Mentre arrivava alla fine dell’articolo, Draco si ritrovò a ridacchiare perché riprendeva la storia della McGranit e il giovane ragazzo di cui già aveva parlato Rita. Il Serpeverde non aveva mai veramente apprezzato la scaltrezza della Skeeter, ma doveva darle atto: era riuscita a far passare i Grifondoro per una banda di buffoni senza denigrare in effetti nessuno di loro. Suppose che la Granger la stesse ancora ricattando. Draco si rabbuiò. Testarda di una Mezzosangue, ricattava una strega Purosangue e poi si lamentava dei Serpeverde. Quando i Grifondoro avrebbero smesso di essere così ipocriti?

L’Espresso per Hogwarts arrivò quella sera. Pansy era tutta orecchi a cena mentre Draco e Blaise la mettevano al corrente di tutto ciò che era successo in sua assenza ed emetteva di tanto in tanto gridolini e sospiri, dal momento che la sua vacanza ai Caraibi non era stata così eccitante. Ad ogni modo, aveva guadagnato una bella abbronzatura che le attirò l’invidia delle altre ragazze.

Dopo cena, Draco uscì dalla Sala Grande con Pansy sottobraccio mentre Blaise, Vincent e Gregory li seguivano a ruota. C’erano ancora dei mormorii sommessi al passaggio dell’Italiano e Draco distribuiva occhiate di ghiaccio a destra e a manca. Mentre fulminava un Corvonero del terzo anno con l’espressione stile “Provaci solamente”, si scontrò con qualcuno.

“Guarda dove vai, Malfoy” disse l’altro.

Draco alzò gli occhi sulla faccia lentigginosa di Weasley e ghignò. “Oh, sei tu. Allora non c’è motivo di scusarsi”.

Potter arrivava in quel momento assieme alla Granger e si chiese perchè mai fossero arrivati tardi per la cena. Il Grifondoro alzò lo sguardo indifferente, ma alla vista del biondo allargò e immediatamente strinse gli occhi.

“Hai chiacchierato con Rita Skeeter un’altra volta, Malfoy?” chiese.

Draco inarcò un sopracciglio. “Io? Per tua informazione, io ero ad Hogwarts per le vacanze. Anche se, non venirmi a dire che l’articolo non diceva la pura e semplice verità”.

La faccia di Weasley prese fuoco. “Te la faccio vedere io, la verità, brutto pezzo di…”

“Ron, no!” gracchiò la Granger. Immediatamente, i pugni di Ron si allentarono.

Ci fu un silenzio scomodo che a Draco non piacque per niente. Non era proprio così che dovevano andare gli incontri tra loro. Continuò a fissare Potter, senza alcuna altra ragione, davvero, se non il fatto che i capelli sulla nuca del ragazzo erano sparati verso l’alto e Draco si chiedeva se avrebbe potuto sistemarli. Si maledisse mentalmente: che diavolo stava pensando?  Si obbligò a spostare lo sguardo sulla Granger. Almeno i suoi capelli erano completamente sparati in aria e non ci sarebbe stata ormai nessuna speranza di sistemarli con una pozione.

“Sei riuscito a capire chi è il colpevole?” chiese Potter improvvisamente.

Draco scosse il capo.

“Bè, ehm, Colin ha portato le sue…cose” disse Potter a Blaise. “Ma ha detto che ci vorrà una settimana prima di riuscire a lavorarci”.

Il moro annuì e Draco si chiese perché doveva essere così irritato dal fatto che Potter prestasse attenzione all’altro e non a lui.

Prese l’amico per un braccio. “Andiamo” disse. Blaise obbedì e fecero per allontanarsi, ma non appena Draco superò il Grifondoro, si fermò e si rivolse lentamente al suo rivale.

“Conosci la strada per i sotterranei, Potter. Vieni a chiamarlo quando avrete bisogno di lui” disse. Potter lo fissò sconcertato e per un attimo Draco desiderò di essere da solo nei sotterranei con lui. Maledisse i broccoli che aveva mangiato a cena. I broccoli gli facevano sempre quell’effetto nello stomaco: probabilmente avevano effetti allucinogeni.

 

***

 

Draco e Blaise avevano lasciato il tavolo della Sala Grande il primo sabato dopo la ripresa delle lezioni ed erano tornati ai sotterranei per ultimi. Blaise aveva promesso di aiutare Draco con il suo saggio di Trasfigurazione ad inizio settimana. Scesero i gradini che conducevano alla loro Sala Comune mentre Blaise speculava sul motivo per cui Canon aveva bisogno di lui per trovare il colpevole.

Ghignando disgustato, il moro immaginò che il ragazzo avesse chiesto a lui e a Smith di posare per una foto o qualcosa del genere.

“Ha detto che dobbiamo portarlo nel posto esatto in cui è stata scattata la foto”

“Entrambi?”

“Si, qualcosa sul fatto che il segnale magico così sarà più forte…”

Draco storse il naso. “Spero solo che non vi voglia in divisa da Quidditch e pronti a posare per un calendario”. Inarcò un sopracciglio e imitò la voce di Canon. “Sarà favoloso! Serpeverde e Tassorosso! Un vero segno di Unità tra Case!”

Blaise sghignazzò. “Ma allora devo perfezionare i miei movimenti” disse girandosi immediatamente e spingendo Draco addosso alla parete. Erano a pochi passi dalla Comune. Blaise appoggiò una mano sulla pietra del muro alla destra di Draco. La sua voce si fece immediatamente roca. “Sarò la Star di Serpeverde, pronta a rappresentarci davanti al mondo intero” gli mormorò all’orecchio. Draco ridacchiò e appoggiò le mani sul petto dell’amico per spingerlo lontano.

Sentì improvvisamente un respiro mozzato proveniente dalla sua sinistra e si voltò a guardare. Potter era a meno di un metro da loro, con una pergamena ingiallita tra le mani. Li fissava, la bocca spalancata. Draco provò ad immaginare cosa poteva per Merlino aver pensato di loro due dopo le recenti rivelazioni sull’orientazione sessuale dell’amico. Lo stesso Blaise si voltò a guardarlo, staccandosi nel frattempo dalla parete.

“Ciao, Harry” disse. Potter continuava a rimanere a bocca aperta, anche se cercò di annuire.

“Passi troppo tempi nei sotterranei, potter” disse Draco. “Non ti fa bene alla pelle”.

Blaise ridacchiò e mormorò la parola d’ordine per entrare nella Sala Comune. La porta si aprì silenziosa e Blaise scomparve al suo interno, mentre Draco stava per seguirlo.

“Aspetta” disse Potter.

Draco si voltò e alzò un sopracciglio. Alle sue spalle, la porta della Comune si chiuse con un colpo morbido. Si spostò di lato per non bloccare il passaggio e tornò a Potter, che torturava la pergamena tra le dita.

“Shockato Potter?”

“Non intendevo… Io non sono..” Potter si bloccò e spostò lo sguardo, incantandosi a fissare qualcosa di indubbiamente affascinante alla fine del corridoio.

“Non ho tutto il giorno Potter. È qualcosa di veramente importante?”

“È maledettamente importante” esplose Potter immediatamente, facendo un passo improvviso verso Draco che indietreggiò in fretta. E risentì il freddo della pietra dei sotterranei nuovamente sulla sua schiena.

“Che succede Potter, mi segui ancora…” strascicò, seriamente divertito nel ricordare il loro precedente incontro nei sotterranei. “Non puoi semplicemente resistere, vero?”

“Sta zitto, Malfoy” sputò Potter.

“Fallo, Potter” lo provocò.

Gli occhi del moro si spalancarono, così come si schiusero le sue labbra, liberando un sospiro caldo che accarezzò piacevolmente la guancia di Draco.

“Malfoy, io…”

Draco alzò la sua mano destra e passò due dita leggere sul labbro inferiore di Potter, facendolo scendere appena un po’ di più. Il Grifondoro emise un rumore strano e si allontanò, fissandolo con l’espressione sempre più sconvolta. La bocca di Draco si curvò in un sorrisino e il biondo si mordicchiò il labbro inferiore. Potter non riusciva a fare altro che fissarlo.

“Tu cosa, potter?”

“Oh santo cielo” balbettò il moro, riprendendo la sua via lungo il corridoio, con le spalle un po’ curve.

Draco lo guardò allontanarsi, il sorrisino che diventava di passo in passo un vero e proprio ghigno.

 

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Diario di Draco Malfoy, 11 Gennaio

 

Sono davvero divertito. Credo che Potter abbia una bella cotta per me. E devo dire che è gratificante, lo ammetto. Una cosa è avere delle profonde fantasie su Potter, ben altra è vedere quel cretino così combattuto. E pensare che non avevo programmato proprio niente!

Il fatto che ancora non abbiamo trovato chi ha messo in giro quelle maledette foto è alquanto irritante.

 

 

 

 

 

Fine parte 12.

 

 

 

 

Note:

Tentacoli Velenosi -  Tratti da “Mille erbe e funghi magici”

 

 

 

 

Eccoci qui di nuovo. Mi scuso innanzitutto per il ritardo abissale (bè non così abissale!) ma il lavoro e i progetti scolastici mi hanno stressato a dismisura. Cercherò un modo per farmi perdonare, anche se, considerando il fatto che ora ci sei è messa pure la Scuola Guida… My god, arrivo sui banchi peggio di come li ho lasciati XD

Grazie per il sostegno comunque, siete praticamente l’aria che respira un Traduttore^_^

Laura

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Capitolo 13
*** Inter-house Cooperation ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE

 

Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H

Rating: R

Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.

Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.

Sommario: Quando Blaise è chiamato da Colin Canon per la storia di quelle dannate foto, Draco va con lui. Harry Potter è lì. La situazione si fa piuttosto strana e di certo non a causa delle sostanze chimiche Babbane di Canon. Tutto ciò, tra un Colin a suo agio, una discussione sulle misure di una fotografia, un sorridente Zacharias Smith, e un Harry Potter davvero tanto arrabbiato. (Intermezzo)

 

***

 

Capitolo 13: Inter-house Cooperation

 

Potter non era andato a  chiamare Blaise, l’aveva fatto Weasley. Draco dubitò che quello zotico fosse in grado di seguire delle istruzioni, così si chiese come avesse fatto a trovare la porta nascosta della Sala Comune di Serpeverde. Non si preoccupò di chiederlo: Weasley sembrava furioso quando Draco e Blaise attraversarono i sotterranei fino all’uscita. Draco lo fissò divertito, passando a Blaise il sacchetto contenente le foto.

“Perché vieni anche tu, Malfoy? Chiese Weasley mentre passavano vicino all’entrata principale.

“Non so affari tuoi, Weasley” disse Draco mentre i tre svoltavano in un corridoio poco frequentato. Guardò di sottecchi Blaise. “È qui che tu…?”

Blaise ghignò e annuì leggermente fissando Weasley, il collo del quale aveva lo stesso colore rosso di sempre. Draco ghignò di rimando, chiedendosi se il rosso sapesse che al suo migliore amico, esattamente come a Blaise, piaceva baciare altri ragazzi nei corridoi dei sotterranei. Questo pensiero immerse la sua mente in un susseguirsi di immagini che non avevano mai fine, così cercò di spostare l’attenzione su qualcos’altro, tipo i calzini di Vincent, ad esempio. Inutile. E di certo il fatto che Potter li stesse aspettando alla fine del corridoio non aiutava.

Potter parlava con Smith, parecchi metri distanti da Canon e dalla Granger, accucciati al suolo e circondati da vari vassoi e un calderone di media misura. La ragazza si voltò e li guardò arrivare con un cipiglio scuro. Quando notò Draco, i suoi occhi si fecero piccoli piccoli, saettarono in direzione di Potter e poi ritornarono al calderone. Draco si fermò e fissò il Grifondoro, che stava chiaramente evitando il suo sguardo.

“Sei arrivato…” disse Smith, guardando Blaise. Il ragazzo italiano lasciò il sacchetto con le foto alla Granger che iniziò a svuotarlo.

“Allora, qual è l’occasione per la riunione dell’intera città?” disse Draco, spostando lo sguardo da Smith alla Granger.

Blaise sospirò esasperato e si nascose dietro la manica. Draco sorrise. Canon si alzò in piedi avvicinandosi a loro con trepidazione.

“Tutto bene, Harry?” gracchiò. “Possiamo iniziare, no?”

“Dovresti parlare con Blaise, Canon, invece che con Potter” disse Draco con un tono bisbetico.

Potter alzò gli occhi al cielo. “Si, Colin, possiamo iniziare”.

Canon alzò gli occhi su Blaise e Smith chiaramente imbarazzato. “Ehm, dove pravamente mentre, uhm…”

“Esattamente lì” disse Blaise, indicando un angolo alle spalle della Granger. C’era una punta divertita nel suo tono, mentre Smith si studiava attentamente il risvolto della manica. Impossibile descrivere a parole quanto stesse arrossendo.

Canon prese in mano una fotografia dal mucchietto che aveva fatto la Granger e la studiò.

Lumos” mormorò. Piantò la bacchetta prima verso la foto, poi contro la parete.

“Non è una foto professionale, questo lo so con certezza” disse Canon. “Nessuna attenzione all’ambiente e alla luce…”

“Oh, questo è davvero utile” borbottò Draco “Considerando che Hogwarts pullula di fotografi professionisti”.

Canon aprì la bocca per protestare con un’espressione adirata.

Potter scosse il capo impaziente. “Non ti preoccupare Colin, è Malfoy”.

Canon sembrò avvilito, come se avesse preferito una bella discussione, ma chiuse la bocca e tornò a studiare la foto.

Draco fulminò Potter con lo sguardo. “Cosa vorresti dire con questo, Potter?” sibilò.

L’altro iniziò a rispondere, ma Blaise si frappose fra i due. “Potremmo per favore andare avanti?”

Potter annuì e si voltò. Vi furono parecchi minuti di silenzio mentre Canon parlottava tra sé e sé, dando ogni tanto un’occhiata a Potter e a Weasley. Estrasse dalla tasta una tavoletta di legno e l’appoggiò sulla foto. Draco piegò il capo per vedere meglio i movimenti del ragazzino. Sulla tavoletta c’erano alcuni valori numerici scritti in maniera piuttosto ordinata. Era uno di quegli aggeggi che i Babbani usavano per misurare. Canon spostò la tavoletta fino all’altro angolo e scosse il capo.

“Questa è stata scattata da una macchina fotografica Babbana” disse un attimo dopo “Ho studiato le macchine magiche e nessuna di queste produce stampe di queste misure”

Blaise era perplesso. “Stampe?”

“Le pellicole vengono trasferite su una carta speciale, in una sorta di stampa” disse la Granger, che nel frattempo si era alzata e aveva preso a studiare la foto assieme a Canon. “Ma non sono sviluppate attraverso una pozione le foto magiche, Colin?”

“Si ma il negativo deve essere comunque delle stesse misure della foto finale. Le macchine magiche non fanno foto di queste misure, sono troppo piccole”.

“E se qualcuno l’avesse rimpicciolita?” chiese Smith. “Sai, per eliminare i sospetti”

Canon scosse il capo con l’espressione seria. “Questo avrebbe significato anche rimpicciolire le persone nella foto e si noterebbe. È facile ridurre una foto normale, ma non una di quelle magiche. Fidati, c’ho già provato”. L’ultima frase fu pronunciata con un tono di consapevolezza e un’espressione che rendevano il ragazzino simile ad un pupazzo con qualche problema. Draco era quasi schifato.

“Così deve essere stato un figlio di Babbani, no?” disse Blaise lentamente. “Chi ha una macchina fotografica del genere?”

Vincent, Gregory e Millicent si erano arroventati il cervello per un mese per rispondere ad una domanda simile. Draco chiuse gli occhi per un momento, cercando di ricordare. “Canon, qui, Brantley di Corvonero e i gemelli Dawson di Tassorosso”.

“Nessun Serpeverde?” chiese Weasley accusatorio.

“Non c’è niente del suo genere nella nostra Casa, Weasley” disse Draco indicando con il capo la Granger che gli rispose con uno sguardo bellicoso.

“Sentimi bene, Malfoy” disse Weasley, facendo un passo in direzione del biondo. La mano di Potter fu liberata dalla tasca e Draco mise immediatamente mano alla sua bacchetta.

Blaise si schiarì la voce. “Possiamo andare a vanti per favore?”

“Ma non può continuare ad insultare Hermione ogni volta che…” si infervorò Weasley.

“Non l’ha insultata” lo interruppe Blaise, fissando il Grifondoro dritto negli occhi.

“Bè non ha detto quella parola, ma sappiamo bene cosa intendeva…” continuò Weasley rischiando di avere un attacco epilettico.

Draco si chiese che possibilità c’erano che cadesse in quel momento a terra senza vita. “Questa è sicuramente la cosa migliore che tu abbia mai detto, Weasley” disse stando ben attento a controllare il suo tono di voce.

“Tu maledetto…”

“Ron, fermati. Non è il caso, veramente” saltò fuori la Granger. “Sono d’accordo con Blaise. Finiamo questa cosa”.

Weasley fece un passo indietro incurvando le spalle tristemente. Draco lanciò un’occhiata a Potter, che a sua volta lo stava fissando. Potter lo fissava. Draco storse il naso e Potter scosse il capo con l’espressione di chi è appena uscita da uno stato di trance.

“Dove eravamo rimasti?” chiese Draco, rivolgendosi a Blaise.

“Che è stata una macchina fotografica Babbana” disse Blaise, incerto.

“I gemelli Dawson sono al primo anno, praticamente sono da escludere” aggiunse Smith.

“Sono Tassorosso, sarebbero da escludere in ogni caso, dico io” mormorò Draco, guadagnandosi un’occhiataccia da Smith. Il Serpeverde fece per restituirgli lo sguardo ma si trattenne e si limitò ad un sorrisino.

“Bè, allora siamo al punto di partenza, no?” disse la Granger. “Le persone che hanno una macchina fotografica Babbana sono tutti difficilmente sospettabili…”

“Forse” la interruppe Draco “è stato Canon. Ha scattato la foto e poi si è volontariamente offerto di…”

Gli occhi di Canon si sbarrarono in maniera spropositata, mentre la bocca si spalancava in una grande “O” di sorpresa.

Blaise si schiarì la voce. “Draco, è un Grifondoro”.

Draco si morse un labbro. “Vero. Allora no, cancellate pure l’idea”.

“Cosa vorresti dire con questo Blaise?” chiese Weasley, inarcando un sopracciglio.

“Bè, non siete di certo conosciuti per l’astuzia, ecco tutto” rispose Blaise con l’espressione neutra, anche se Draco conosceva bene il ragazzo e sapeva che non era facile per lui trattenere un sorrisino.

“Ne resteresti sorpreso invece, Blaise” disse Potter fermamente.

Draco alzò gli occhi al cielo. “Sono affascinato dalla versione scaltra dei Grifondoro, ma potremmo tornare ai nostri affari?”

“Bè, se vestirsi da Dissennatori o colpire le persone con i Bolidi sono esempi della versione astuta dei Serpeverde, forse sarebbe il caso di rivalutare la questione, Malfoy” sbottò Potter in un tono calmo ma tagliente.

Lo sguardo del biondo si fermò acido sul Grifondoro. L’espressione dipinta sul volto di Draco doveva essere chiaramente esplicita, perché l’altro mise mano alla sua bacchetta. Il Serpeverde strinse le labbra cercando una risposta a tono, ma non gli veniva nulla al momento. Stava passando troppo tempo e Potter stava addirittura ghignando in quella maniera tanto soddisfatta di sé che l’altro odiava. Draco avrebbe voluto lanciare una maledizione a quel maledetto sorrisino. Invece preferì un “Non mi aspetto che tu apprezzi la furbizia, Potter”.

“Tu e i tuoi compagni avete più o meno la stessa furbizia del cane di Hagrid, Malfoy” rispose l’altro con un’inflessione crudele nel tono di voce.

E questo era qualcosa che Draco poteva usare. “A proposito di cani, come sta il tuo Potter? Quel peloso cagnaccio che ti sei portato sul treno l’anno scorso?”

Prima che Draco avesse finito di parlare, Potter si bloccò di colpo sbiancando. Aprì la bocca lentamente, prima di richiuderla senza aver emesso un solo suono. La sua mascella si serrò e una piccola vena sulla tempia iniziò a pulsare, mentre gli occhi si facevano vacui. Il silenzio si fece disarmante. Draco e Potter si fissavano l’un l’altro, sorrisino sulle labbra contro sopracciglia corrucciate. Ma dentro, Draco era il vincitore. Aveva sconfitto Potter.

“Possiamo…ehm… che succede?” chiese la vocina di Canon.

Il suono riscosse entrambi e Potter spostò lo sguardo. La Granger lo guardava con una tale pietà con i suoi occhi da mucca che Draco avrebbe voluto prenderla per le spalle e scuoterla all’infinito. L’ultima cosa di cui Potter aveva bisogno era la pietà. Lo sguardo di Weasley per contro avrebbe fatto appassire i fiori: lo fissava con un’espressione tale che il biondo per poco non fece un passo indietro. Sirius Black era stato così importante anche per loro? O era semplicemente la loro devozione per Potter che li portava a comportarsi così?

“Non so nemmeno perché diavolo sono venuto qui” mormorò Potter al rosso e si allontanò.

Draco inarcò un sopracciglio rivolgendosi a Blaise. “Un tantino insicuro, non credi?” Blaise sembrava confuso.

“Sei la patetica imitazione di un essere umano, Malfoy” disse la Granger.

Draco la fulminò. “Non osare parlarmi in questo modo, Mezzosangue”

Weasley gli si lanciò contro, ma Blaise si mise in mezzo afferrando i polsi del Grifondoro.

“Potrebbe qualcuno gentilmente spiegarmi che cosa sta succedendo?” chiese improvvisamente Smith. “È chiaro che il mio povero cervello di Tassorosso si è perso qualcosa in questo scambio di commenti tra Serpeverde e Grifondoro”.

Weasley si agitava cercando di liberarsi dalla stretta di Blaise. “Lasciami andare, Blaise”.

“No. Non siamo qui per litigare. Ed è stato Harry a cominciare. Bè, tecnicamente sono stato io. Non è stata una bella idea ma non avevo intenzione di insultare i Grifondoro, davvero” disse Blaise faticando a trattenerlo.

Weasley smise di agitarsi e fece un passo indietro, continuando a fissare bellicoso Draco.

Draco rimise la bacchetta nella tasca e si rivolse a Smith. “Io non mi preoccuperei troppo. Sono un gruppetto un po’ troppo agitato, come vedi” disse sottovoce. Smith aveva l’espressione sbalordita, probabilmente perché Draco non gli aveva mai concesso più di due parole dall’inizio dell’anno.

La Granger si schiarì la voce mentre Canon continuava a guardare lei e il rosso senza capirci nulla.

“Allora, che altro c’è qui dietro oltre alla macchina fotografica Babbana?” chiese la ragazza in tono serio e composto.

“Sappiamo che l’autore della foto è del sesto anno o del settimo” disse Draco senza guardarla.

“No. Noi sappiamo che chi ha scritto sulla foto è del sesto o del settimo” disse Blaise.

La Granger lo fissò indagatrice. “E come fate a sapere l’età di chi ha scritto?”

“L’incantesimo dello Scrittore ha rivelato l’immagine di qualcuno con un passamontagna, ecco come” rispose Draco irritato.

La Granger lo fissò vacua. “E questo significa solo che l’autore conosceva l’incantesimo”.

“Si, e questo lo si impara al sesto anno” disse Draco fissandola incredulo. Quella era la strega più brillante della sua età?

“Non serve essere al sesto anno per conoscere gli incantesimi che vi si insegnano” rispose l’altra con l’espressione perplessa.

“Si, Hermione ha imparato l’Incanto Proteus l’anno scorso” disse Weasley in un probabile tentativo di ridarsi un po’ di credito.

“Ma non si studia prima del settimo anno” si accigliò Draco.

“Esattamente” disse la Granger, esasperata. “Ci sono altri modi per imparare, oltre alle lezioni”.

Draco fece per rispondere, ma Blaise lo interruppe. “Bene, quindi non possiamo essere sicuri nemmeno di questo. Non sarebbe il caso di andare avanti con queste cose?” disse indicando la pila di foto sul pavimento.

“Bè se lasciaste andare avanti col suo lavoro il ragazzino, potremmo cavarcela prima di cena” disse Smith con un sorrisino.

Draco e Blaise ridacchiarono sommessamente.

“Allora possiamo continuare?” chiese Canon, guardando Weasley.

Il ragazzo annuì e guardò da un’altra parte, borbottando ancora qualcosa contro Draco, il quale alzò gli occhi al cielo.

“Perfetto allora” disse Canon tirando fuori dalla tasca un pacchettino pieno di luccicanti cristalli rossi.

“Sono rubini quelli?” chiese Blaise curioso.

“Ehm, no. Sono cristalli di potassio ferricianuro”

“Portasse ferri che?” chiese Smith. Draco si accigliò. Maledetti Babbani e la loro mania di usare nomi assurdi come quelli.

“Potassio ferricianuro: è un agente sbiancante per le foto” rispose Canon dandosi qualche aria.

“Hai intenzione di sbiancare le foto? Perché?” chiese Draco.

“Solo in parte. Dato che credo che sia stata scattata con una macchina fotografica Babbana, e dato che è sviluppata alla maniera magica, dovrebbe conservare non solo l’immagine di quel che è stato fotografato, ma anche quella di chi stava dietro l’obiettivo”.

“Cosa? E come diavolo è possibile?” chiese Blaise accigliandosi. “Se è una macchina Babbana…”

La Granger lo interruppe. “È un’anomalia in effetti, non ben documentata. Ho trovato qualche accenno in merito in solo quattro libri. Sembrerebbe proprio che le prime macchine fotografiche Babbane avessero in effetti qualcosa di magico, ma il Ministero ha sempre coperto tutto”

“Bè allora perché non chiedete al padre di Weasley? Non è uno di quelli che lavora con tutti quegli aggeggi Babbani?” chiese Draco con un ghigno.

Weasley ristrette lo sguardo. “A che gioco stai giocando, Malfoy?"

Draco alzò le braccia in segno di resa, ridacchiando. “Chiedevo solo”.

“Il punto è” s’intromise ad alta voce la Granger “che si possono trovare delle tracce di magia nelle foto animate scattate da macchine fotografiche Babbane. E dal momento che abbiamo parecchie foto, le tracce dovrebbero essere piuttosto evidenti”.

Draco inarcò le sopracciglia. “Che cosa ce ne facciamo di tutti questi ritrovati Babbani? Non possiamo semplicemente usare degli incantesimi rivelatori e via?”

La Granger scosse la testa con espressione superiore. “Perderemmo un sacco di immagini prima di riuscire a far funzionare correttamente l’incantesimo. Ed è qui che entra in scena la sbiancatura” e annuì a Canon che si affrettò in direzione del calderone.

Il ragazzino puntò la sua bacchetta alla base del pentolone. “Incendio”, gracchiò, e le fiamme avvolsero il calderone riempito d’acqua. Draco non riuscì ad udire il secondo incantesimo ma vide le fiamme diventare bianche, mentre l’aria si faceva calda e soffocante.

“È meglio che stiate indietro, potrebbe danneggiarvi i polmoni”, mormorò a quelli alle sue spalle. Draco fece alcuni passi indietro, meravigliato dal cambio di tono di Canon: non era più servile, pareva addirittura sopportabile. Gli altri imitarono il biondo e continuarono tutti a fissare il piccolo Grifondoro.

Canon estrasse dalla tasca una specie di fazzoletto e se lo avvolse attorno alla testa, lasciando fuori solo gli occhi, prima di coprire anche quelli con un paio di spessi occhiali che gli davano l’aspetto di una rana con gli occhi quadrati. Draco si chiese quanto diavolo fossero fonde le tasche di Canon per tenere tutte quelle cose… Colin spense il fuoco e versò il contenuto cristallino del sacchetto dentro il calderone, mescolando poi la miscela con un movimento lento della bacchetta, dalla quale usciva un debole sbuffo d’aria. Borbottando qualcosa tra se e se, Canon estrasse un altro pacchetto di cristalli dalla tasca e lo svuotò nel calderone. Mentre mescolava il tutto lo osservava con attenzione.

“Oh cavolo” disse improvvisamente, tirando giù il fazzolettone che gli copriva il volto. “Dovremo filtrarlo”.

“Perché?” chiese la Granger.

“Le parti ancora solide non si dissolveranno più. Mi sono scordato di portare…”

“Oh, va bene” disse lei, avvicinandosi. Canon sventolò la bacchetta in aria mentre l’altra lo raggiungeva, senza dubbio per dissolvere i fumi tossici della pozione. La Granger lanciò un incantesimo Svanente sul calderone. L’aria tutt’intorno si fece appena appena più respirabile.

Canon emise un rantolo strano, prima di espirare di colpo fissando il liquido nel calderone che era ancora lì. “Wow, come ci sei riuscita?”

“Basta un po’ più di attenzione e concentrazione su una parte della pozione, è parecchio utile se si fanno stupidi errori” rispose la Granger con quel suo tono fastidiosamente accondiscendente.

Draco passò il peso del suo corpo da una gamba all’altra, lanciando un’occhiata a Blaise che stava bisbigliando qualcosa all’orecchio di Smith. Weasley stava ancora appoggiato alla parete, con l’espressione indecifrabile. Il biondo tornò a prestare attenzione a Canon, che stava prendendo un lungo contagocce d’argilla dalla borsa. Stillò un po’ di pozione in alcune vaschette sul pavimento, mentre la ragazza aggiungeva acqua con la bacchetta. Draco si avvicinò di qualche passo, notando che ogni vaschetta era riempita di un liquido rosa chiaro. Canon estrasse dalla tasca una bottiglia di vetro scuro, tolse il tappo e rivelò un altro contagocce.

“Cos’è quello, Colin?” chiese la Granger curiosa.

“Un agente ammorbidente. Riduce la tensione in superficie dell’acqua, e permette uno sbiancamento più uniforme” rispose il piccoletto. “Fareste meglio a stare indietro, questa cosa puzza” aggiunse, portandosi nuovamente il fazzoletto sul viso.

La Granger si fece da parte, continuando a fissare la scena attentamente: indubbiamente doveva trovare quegli affari da Babbani interessantissimi. Canon aggiunse qualche goccia di un liquido giallo alle vaschette. Draco storse il naso: quella cosa puzzava terribilmente, un po’ come tutte le cose in cui mettevano lo zampino i Babbani. L’aria era ormai impregnata di un odore acre e il biondo indietreggiò raggiungendo il fianco di Blaise. Quando Canon mise da parte la bottiglia, agitò in aria la bacchetta e l’aria si fece nuovamente respirabile. Il Grifondoro si infilò un paio di guanti di drago mentre Draco si chiese perché mai avesse bisogno di quegli arnesi, concedendosi un attimo di umorismo sadico nell’immaginarsi le mani di Canon che si rovinavano con quella specie di acido Babbano.

Mentre tutti fissavano attentamente la scena, Canon prese le foto dal mucchietto sul pavimento e le immerse una alla volta nelle vaschette. La Granger lo raggiunse di nuovo. Dopo che il ragazzino le ebbe mormorato qualche istruzione, fece levitare le foto nell’unica vaschetta rimasta vuota. Draco si riavvicinò osservando affascinato come Blaise e Smith fossero scomparsi dalle foto, lasciando nella vaschetta solo dei piccoli pezzi di carta che mostravano appena delle sagome immobili. Venti minuti dopo, avevano fatto lo stesso lavoro con tutte le foto e riempito le vaschette di pozione ben due volte.

“Perché non potevi semplicemente fare la pozione una volta sola, Canon?” chiese Draco mentre il ragazzino si levava l’armamentario che gli proteggeva il viso. La Granger aveva fatto sparire la pozione avanzata e il piccoletto fece cadere i suoi guanti dentro il calderone vuoto.

Lo guardò di traverso. “Pozione?”

“Qualunque cosa tu stessi usando, ah, quella sbiancante”. La parola parve strana a Draco, una specie di sapore sconosciuto, come se gli toccasse parlare dopo aver leccato uno spicchio di limone.

Canon scrollò le spalle. “Va fatto così”.

“Babbani” borbottò Draco. “Non c’è da stupirsi che vogliano la magia. La vorrei anche io se non potessi imbottigliare una pozione”.

La Granger lo fissò con disapprovazione. “Per tua informazione, i Babbani se la cavano benissimo senza magia”.

Draco le restituì uno sguardo poco convinto. “Questo è quello che credi tu. Mio padre dice che ogni volta che i Babbani vedono qualcosa di magico, ne fanno subito una copia sbiadita. Dubito che si metterebbero a scrivere libri sulla magia se non ne fossero interessati” concluse in tono secco.

La Granger lo squadrò con una strana luce negli occhi, o forse era solo un riflesso. “I miei genitori sono le persone meno interessate alla magia del mondo”.

Draco sbottò. “Solo perché non ti è ancora permesso di fare magie a casa, ma aspetta solo che la vedano. So che in passato i Mezzosangue venivano messi in esposizione come fenomeni da baraccone dalle proprie famiglie”.

“Ehm, sono sicuro che sia interessante tutto questo, ma dovremmo andare avanti prima che la carta si degradi” intervenne Canon, dondolandosi sui piedi.

La Granger spostò lo sguardo, tornando alle foto nella vaschetta. “Blaise, Zacharias, ho bisogno che andiate e vi mettiate nella stessa posizione di quando è stata scattata la foto” disse.

Blaise raggiunse l’angolo che aveva indicato prima. Si voltò con l’espressione pensierosa, fissando Smith che lo stava raggiungendo. “Non vorrai che noi…”

La Granger ebbe addirittura la grazia di arrossire. “Ehm, no, solo, uhm, state lì”.

Draco finse di starnutire per nascondere una risatina. Era troppo divertente quel quadretto. La Granger lo fulminò, mordicchiandosi le labbra. Mormorò un complicato incantesimo agitando la bacchetta prima sui due, e poi sulle foto.

Due nuvolette di fumo si alzarono dalla pila di foto: una di un argento chiaro, l’altra di uno più scuro. Serpeggiarono nell’aria fino a raggiungere i due ragazzi nell’angolo e esplodere poco dopo in una nuvola di nebbia, prima di prendere le sembianze perfette di Blaise e Smith che si baciavano. Draco era immobile, a fissare sorpreso la scena: l’incantesimo era davvero impressionante, alla fine avrebbero scoperto davvero chi aveva scattato la foto. La nebbia si diradò e le immagini fantasma dei due sparirono, rivelando gli sguardi attoniti dei due ragazzi in carne e ossa.

Draco osservò la Granger agitare la sua bacchetta in cerchi concentrici, facendo alzare un leggero fumo rossastro dalle foto. Questo superò Draco e andò appena dietro Blaise e Smith, esattamente dietro un arco a volta che delimitava il corridoio.

“Chi ha scattato la foto doveva essere lì” notò Draco, ma nessuno lo stava ascoltando.

Fissarono, impassibili, mentre il fumo prendeva forma. Draco osservò la divisa scolastica, la macchina fotografica tra le mani, il passamontagna…

“Oh grandioso” sbottò. La Granger agitò in aria la bacchetta e la figura nebbiosa con in mano la macchina fotografica si congelò.

“Abbiamo cinque minuti, forse un po’ di più” disse agitata, raggiungendo in fretta la figura, subito imitata da Draco.

Era senza dubbio un ragazzo: le scarpe erano quelle di un ragazzo, così come le spalle e la posizione. Le spalle erano strette e squadrate, le gambe leggermente aperte, come per star più in equilibrio. C’era qualcosa di vagamente familiare, ma Draco non riusciva a mettere a fuoco bene il ricordo. Uno strano odore di muffa pervadeva l’aria lì intorno.

“Che cos’è quest’odore?” chiese Draco.

“Non è esattamente un odore” rispose la Granger, scrutando le mani che tenevano la macchina fotografica. “È il residuo effettivo di un emozione. Chiunque sia questo, provava una sensazione parecchio forte mentre scattava la foto. Colin, puoi capire che tipo di macchina fotografica sia?”

Canon si avvicinò e le si mise al fianco, occhieggiando l’immagine nebbiosa davanti a sé. “No” disse scuotendo il capo. “Non posso leggere la scritta, anche se è identica alla mia…”.

“Ma non ci sono dubbi che non fossi tu a scattare la foto” intervenne Blaise. I suoi occhi stretti in una lamina di ghiaccio. “Lo riconosco. Non so esattamente chi sia, ma sono certo che sia del nostro anno”.

“Come lo sai?”

“Lo so e basta” disse Blaise, la mascella stretta in un’espressione difficile da descrivere.

“Assomiglia a Su Li” saltò fuori improvvisamente Weasley. “Magro e più o meno della tua altezza” aggiunse, indicando Draco con un cenno del capo.

“Non sono i suoi piedi” disse la Granger. “Su ha i piedi a papera, e questi non lo sono. E poi, ha i capelli lunghi, si sarebbero visti uscire dal passamontagna”.

“Non potrebbe essere una ragazza?” chiese Smith, avvicinandosi. “Una tipa mascolina coi capelli corti magari?”

“Non si può effettivamente dire con i vestiti così uguali” annuì la Granger. “Ecco perché i vestiti Babbani sarebbero stati decisamente più utili”.

Draco avrebbe voluto ribattere, ma era troppo occupato ad osservare la figura e a cercare di risvegliare la sua memoria: il tempo era agli sgoccioli. Provò disperatamente a raccogliere i dettagli, qualsiasi cosa che potesse aiutarlo a ricordare qualcosa in più di quel senso di familiarità ma la figura congelata emise un leggero bagliore, prima di dissolversi nell’aria, portandosi l’odore sgradevole con sé.

“Bene, abbiamo perlomeno ristretto il cerchio” disse entusiasta Smith.

Draco lo guardò incredulo. “Certo, ora dobbiamo cercare tutti i ragazzi magri della mia altezza. Oh, aspetta, cioè almeno metà di questa maledetta scuola!” disse sarcastico.

“Dacci un taglio dai” disse Blaise, mettendosi al suo fianco. Draco combattè lo stimolo di appoggiarsi all’amico: era stanco, gli facevano male i piedi, e le sue palpebre minacciavano di chiudersi da un momento all’altro. Blaise continuò a parlare, ma la sua voce gli parve provenisse da molto lontano. “Ti sto dicendo che è qualcuno del nostro anno, altrimenti non l’avrei assolutamente riconosciuto. Dobbiamo solo fare attenzione durante le lezioni”.

Draco alzò gli occhi al cielo, esausto. “Possiamo andare?” chiese improvvisamente, reprimendo uno sbadiglio.

Blaise parve pensieroso per un attimo, poi rispose. “Si, si. Grazie mille, davvero” disse rivolgendosi ai Grifondoro. “Avete bisogno di una mano per pulire?”

“Faresti meglio a portare Malfoy lontano da qui. Sembra sul punto di svenire” disse Canon. “Probabilmente non è mai stato a contatto con sostanze chimiche Babbane prima d’ora”.

Draco avrebbe voluto protestare, ma realizzò di dover impiegare tutte le sue energie per rimanere in piedi. Stupidi Babbani e i loro stupidi ingredienti per pozioni. Forse era davvero rimasto esposto a quelle cose troppo a lungo.

Blaise salutò e trascinò Draco verso i sotterranei, mettendogli un braccio attorno alla vita per sostenerlo.

“Mi spieghi che diavolo era quella scena con Potter? Che diavolo centravano i cani?” chiese Blaise appena furono lontani dai Grifondoro.

La mente di Draco era pigra e intorpidita, come se si fosse appena svegliato. “Eh? Ah, Sirius Black era un Animagus, non lo sapevi?”

Blaise esitò per un attimo. “Sei un crudele bastardo, Draco”.

“Grazie”.

 

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Diario di Draco Malfoy, 14 Gennaio

 

Bè, alla fine non siamo più vicini a scoprire il colpevole delle foto di quanto non fossimo un mese fa. Ecco cosa vuol dire seguire i pieni di un senza cervello come Potter. Abbiamo perso un sacco di tempo, anche se devo ammettere che il cerchio di indiziati si è considerevolmente ristretto. Adesso però si lavora come lavorano i Serpeverde, che di certo è meglio che seguire ancora i metodi Babbani.

Potter può anche andare al diavolo. Solo perché ha cercato di baciarmi due volte, non vuol dire che abbia il permesso di insultare la mia Casa e passarla liscia. Meglio che se ne stia lontano per un po’, se non vuole ricordarsi ancora del suo Padrino scomparso. Razza d’idiota.

 

 

 

 

 

Fine Parte 13.

 

 

 

 

***

 

Eccomi qui finalmente tra voi. Vi avviso che se non mi danno tregua tra scuola e lavoro aggiorno una volta alla settimana, ma ci sono due buone notizie, almeno spero. La prima è che ho intenzione di tradurre anche altre cose della stessa autrice, e la prima, sarà una NC17 così mi farò ripagare di questa meno maniacal-mode-on! XD Seconda…bè, mi sono sognata il titolo di una fanfiction di notte… Solo che è un lavoro lungo lungo… ma lo farò. La mia prima fic a capitoli è in via di progettazione e scrittura. Grazie a tutti voi che leggete e commentate e non temete, siamo in dirittura d’arrivo ^_^

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Capitolo 14
*** Falling Towards Apotheosis ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE

 

Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H

Rating: R

Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.

Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.

Sommario: L’anno scolastico continua, si svolgono le varie partite di Quidditch e i Serpeverde complottano. Tutto come al solito, no? Bè, non proprio. Un incontro ai Tre Manici di scopa dà motivo a Draco di ponderare su alcune novità preoccupanti; in realtà non dovrebbe preoccuparsi, ma chissà com’è così e il suo sorrisino sparisce. E i voli domenicali offrono qualche ulteriore novità. Tutto questo tra Seamus Finnigan, i nuovi Boccini, Neville Paciock, un mondo pazzo, il Whisky incendiario, una confessione, e un uso poco convenzionale di un manico di scopa.

 

***

 

Capitolo 14: Falling Towards Apotheosis

 

 

Draco e Blaise avevano elaborato una lista di persone del sesto anno che potevano celarsi dietro la figura del fotografo. Dopo alcune attente osservazioni durante le lezioni e i pranzi, la lista si era ristretta a tre persone: Wayne Hopkins di Tassorosso, Kevin Entwhistle di Corvonero e Seamus Finnigan di Grifondoro. Blaise insisteva che non c’era assolutamente nessuna possibilità che Finnigan avesse fatto una cosa simile, dato che erano nello stesso gruppo di ES e in ottimi rapporti, ma Draco era sicuro che la postura del Grifondoro fosse esattamente quella del misterioso fotografo.

Hopkins era nel gruppo di ES di Tracey, reclutata immediatamente per tenerlo sott’occhio. La ragazza si era lamentata del fatto che non era proprio il suo tipo ideale, senza menzionare il fatto che fosse un Tassorosso, ma alla fine aveva ceduto. Dopotutto, nessuno le stava chiedendo di sposarsi quel cretino. Sia Hopkins che Entwhistle erano nel gruppo di studio di Pansy, che ovviamente non perse tempo prezioso.

Tra l’altro, Pansy poteva controllare Entwhistle e Finnigan anche durante le lezioni di ES, approfittando anche delle figure intimidatorie di Vincent e Gregory. Ecco, quella era un’altra cosa che Draco non riusciva a capire: sembrava che l’intera Hogwarts si limitasse alle apparenze, dato che i due non erano mai stati violenti in qualche modo. La loro stazza e l’assoluta mancanza di grazia faceva automaticamente credere alle persone che fossero due bulli, senza però basarsi su qualcosa di concreto.

Vincent e Gregory assicurarono a Pansy la possibilità di stare particolarmente vicina ai due indiziati, prendendo note ad ogni singola parola che i due pronunciavano. Draco, nel frattempo, seguiva i gruppi di studio più del previsto: partecipava al suo il lunedì e poi a quello del martedì con Blaise e Nott. Potter, che erano nel gruppo di Blaise, aveva ripreso ad ignorarlo, ma il biondo era più che altro occupato a togliere Nott dal suo stato di seccante isolamento.

I Serpeverde si scontrarono coi Corvonero a Quidditch il secondo sabato dopo le feste. Blaise aveva avuto qualche ripensamento sulla sua possibilità di giocare, considerato che ancora non avevano trovato l’autore delle foto, ma Draco e Pansy erano riusciti a persuaderlo con le lusinghe, una stecca di cioccolata e una pacca sul didietro. Una volta che Blaise si trovò sul campo di gioco a bordo della sua scopa, ogni dubbio e paura di essere giudicato sembrò svanire: si concentrò sulle sue abilità di Portiere e non permise ai Corvonero di segnare nemmeno un punto.

Draco aveva preso il Boccino, ovviamente uno di quelli nuovi messi in commercio da Singleton con una strisciolina argentata che li attraversava nel mezzo, abbastanza in fretta. Ne era rimasto sorpreso perché di solito la Chang era un’ottima Cercatrice, ma questa volta non si era nemmeno preoccupata di seguire Draco mentre lui raggiungeva la piccola sfera dorata. Alla fine della partita, quando si diedero la mano, la ragazza aveva l’espressione imbronciata e persa nel vuoto. Draco si chiese inconsciamente se si stesse ancora struggendo per Potter. Stupida ragazzina, ovviamente non aveva mai capito cosa voleva, intelligenza Corvonero o meno.

Grazie alla brillante prestazione di Blaise e all’affiatamento tra Millicent e Malcom, ora Serpeverde era in corsa per la coppa di Quidditch, testa a testa coi Tassorosso. I verde-argento erano particolarmente eccitati: avevano una chance per la coppa; persino Nott era sceso in Sala Comune a festeggiare con gli altri.

La persistenza di Draco sul compagno di Casa stava cominciando a dare i primi frutti; il ragazzo iniziava a unirsi agli altri durante le chiacchierate davanti al camino la sera. In realtà, più che chiacchierate, erano puri ragionamenti di ore e ore sui sospettati, Entwhistle, Finnigan e Hopkins, anche se pure il Quidditch era diventato uno degli argomenti preferiti, assieme ai pettegolezzi sugli altri studenti e ai borbottii continui sui compiti da fare. Nott parlava raramente, ma almeno era lì a partecipare. Draco era certo che, con il tempo, si sarebbe aperto un po’ di più. Ad ogni modo, ogni volta che apriva bocca, Nott ne usciva sempre con attente osservazioni, e Draco dovette ammettere che il compagno era davvero sveglio.

I giorni divennero settimane e i Serpeverde ancora non erano riusciti a venirne a capo sulla storia delle foto. Draco aveva incontrato Rita Skeeter due volte, mettendola al corrente delle novità. La donna aveva promesso di seguire i sospettati come Animagus, nella speranza di ricavare qualche nuova informazione. Intanto, i professori sembravano tanto lontani dalla soluzione quanto tutti loro. In effetti, Silente l’aveva detto: non si sarebbe intromesso. Draco fece spallucce quando la Skeeter si sentì oltraggiata dal comportamento degli insegnanti: chiunque con un po’ di buon senso avrebbe notato che Silente ce l’aveva con i Serpeverde. Il biondo non avrebbe mai potuto scordare come il preside aveva sottratto ai verde-argento la Coppa delle Case regalandola di fatto ai Grifondoro, per le maledette gesta eroiche di Potter.

Il sabato dopo il giorno di San Valentino era prevista la seconda uscita ad Hogsmeade dell’anno. Questa volta, tutti quelli del sesto anno ci sarebbero andati assieme, fatta eccezione per Nott che si era beccato l’influenza e aveva ricevuto l’ordine da Madama Chips di restare a letto. Come al solito, Pansy insistette per portarsi tutti da Madama Piediburro, compresi Draco e i ragazzi. Blaise, però, aveva gentilmente rifiutato l’invito, dando appuntamento all’amico ai Tre Manici di Scopa.

Draco ne aveva già le cosiddette scatole piene della sala da tè, e questa volta fu la Benefattrice a salvarlo. Doveva incontrarsi con Macmillan al pub, così Draco ne approfittò con la scusa di accompagnarla: non potevano permettersi di andare in giro da soli, non certo con un fotografo lunatico a piede libero. Pansy mise su il broncio ma Draco fu certo che era più che altro per fare un po’ di scena: le cose tra le due ragazze sembravano essersi quasi sistemate.

Draco tenne la porta aperta per permettere alla Benefattrice di passare, prima di seguirla nella stradicciola spazzata dal vento. Camminarono in un silenzio complice lungo la via coperta di neve, svoltando alla fine nella strada principale. La Benefattrice si tirò su la sciarpa e sorrise a Draco.

“È bello vero?” disse.

“Cosa?”

“Solo…Hogsmeade. La vita. Quest’anno è così diverso, col programma di Unità fra Case…” disse la ragazza, un dolce sorriso sulle labbra.

Draco emise un suono indecifrabile. Avrebbe dovuto chiedere a Pansy di far concentrare la Benefattrice su Serpeverde, non sul progetto di Unità. “Sono più contento del fatto che la nostra Casa finalmente sia più unita. Non siamo mai andati così d’accordo come quest’anno” disse cautamente.

Il sorriso della ragazza svanì piano. “Bello…” disse in un tono smorzato che a Draco non piacque.

“Qualcosa non va?” chiese, osservandola.

Stavano oltrepassando Mielandia esattamente mentre Morag McDougal e un gruppo di Corvonero vi entravano. Draco le sorrise e lei fece lo stesso. Poi si rivolse nuovamente alla Benefattrice, che aveva l’espressione pensierosa.

“Allora?” disse, sfiorandola appena con la spalla.

La Benefattrice fece un profondo respiro, chiuse gli occhi e si beò per un attimo dell’aria pungente che la investiva. “È tutto un pochino surreale, se devo essere sincera”.

“Un po’” disse Draco in tono accondiscendente. Di certo era vero, il suo sesto anno era surreale, in ogni senso. Non aveva la sua famiglia alle spalle, i Serpeverde, storia del doppio Boccino a parte, avevano vinto contro i Grifondoro a Quidditch, doveva a Potter la sua vita, c’era un gigante nel bel mezzo della Foresta Proibita, voleva ritrovarsi ancora vicino a Potter… No. Quel genere di pensiero non avrebbe dovuto farlo. Draco alzò lo sguardo e fu grato di vedere che erano arrivati ai Tre Manici di Scopa.

Entrarono e a Draco sfuggì un mormorio. Blaise era già lì, così come Macmillan, ed erano seduti allo stesso tavolo di Potter, della Granger, Weasley, Boot, Smith e Paciock. La Benefattrice si affrettò ad occupare la sedia vuota accanto al suo ragazzo, probabilmente tenuta libera apposta per lei.

“Draco!” lo chiamò Blaise “Vieni e siediti qui”.

Accigliandosi, il biondo si sfilò il mantello e lo appesa all’attaccapanni lì vicino. Si sedette nell’unica sedia rimasta libera: nell’angolo, esattamente vicino a Potter, che comunque stava parlando con Paciock e non gli prestò minimamente attenzione.

“Hogsmeade ha bisogno di un negozio per il Quidditch” stava dicendo il ragazzetto a Potter. “Tutti i villaggi hanno bisogno di un negozio per il Quidditch!”

“E ogni villaggio ha bisogno di un idiota, e grazie al cielo eccoti qui, Paciock” ghignò Draco. I due si voltarono a guardarlo.

“Stai zitto, Malfoy” rispose Paciock, senza balbettare minimamente.

Draco rimase perplesso, ma non si fermò. “Bè, per quanto mi piaccia rimanere a sentire le stupidaggini che dici, sappi che c’è già un negozio del genere a Hogsmeade”.

Potter alzò lo sguardo interessato. “C’è?”

Era la prima volta che il Grifondoro gli si rivolgeva direttamente dal loro ultimo incontro nel corridoio per la questione delle foto. Potter aveva completamente evitato Draco in Sala Grande e lo stesso aveva fatto ignorando le sue provocazioni durante le ore di scuola. Durante le lezioni di ES stava in coppia con Susan Bones e pareva davvero deciso a fingere che Draco non esistesse. Quindi, il suo tono quasi amichevole prese leggermente alla sprovvista il giovane Malfoy. Potter aveva usato lo stesso tono con cui si rivolgeva a Blaise.

“Si, Pluffe e Bolidi, appena dopo l’Ufficio Postale” rispose. “È di proprietà del vecchio Donegal. Mi stupisce che non ne abbiate mai sentito parlare, considerato che è imparentato con vostro Capocasa”.

Draco si congratulò da solo per la sua conoscenza delle linee Purosangue.

“Pensavo che non fosse mai stato aperto” disse Potter, ancora in quel tono semi-amichevole.

Draco inarcò un sopracciglio. “Si, Donegal non ama avere tanti clienti. Credo faccia abbastanza soldi con gli articoli per collezionisti. Ha conoscenze dappertutto”.

Si guardarono un con l’altro per un attimo, apparentemente sbalorditi per essersi scambiati opinioni civilmente senza estrarre le bacchette. Paciock sembrava ancora più sconvolto di loro due: continuava a guardare prima Potter, poi Draco e poi ancora il Grifondoro con l’espressione più idiota del mondo.

Nessun altro sembrava aver notato la scena. Paciock continuava a fissare pallido i due, mentre loro stessi si fissavano.

“Ehy, Neville! Vien qui un secondo” lo chiamò Weasley dall’altro lato del tavolo. La sua voce, sottile e troppo alta, sembrò quasi fuori luogo. Paciock si alzò in piedi ubbidiente e si allontanò, facendo nel frattempo cadere a terra la sua sedia. Chinandosi a raccoglierla, lanciò un sorrisino imbarazzato a Potter, mentre nel frattempo Madama Rosmerta li raggiunse al tavolo. Vedendo Draco, la donna esplose in un caloroso sorriso.

“Il mio playboy preferito. No, no, non dirmelo. Siero d’ortica con rum alla mora, giusto?”

“Bravissima, oltre che la più bella tra tutte le locandiere” disse mordicchiandosi lentamente le labbra e sorridendole.

Rosmerta arrossì di colpo e si allontanò in fretta. Draco lanciò furtivo un’occhiata a Potter, il cui sguardo sembrava essersi definitivamente incantato sulla sua bocca.

“Playboy, eh?” mormorò Potter dimenticandosi di metterci il tono interrogativo. “Sei già stato qui, prima?”

“Se non lo sapessi bene, Potter, avrei quasi l’impressione che tu stia cercando di chiacchierare con me” rispose Draco, con un’espressione deliberatamente fredda.

Potter sembrò non farci nemmeno caso. “Certo che sei stato qui prima. Mi avevi chiesto di incontrarci qui. Che cos’era tutta quella storia?”

“Difficile che sia qualcosa di importante, ora, non credi?” rispose Draco sorridendo calorosamente a Rosmerta che era appena arrivata con il suo drink. Draco prese il bicchiere tra le dita, sorseggiando appena.

Potter fece scivolare le dita sul suo boccale di Burrobirra e gli lanciò uno sguardo furtivo. “Bene, allora fammi divertire. Quiz. Che cos’era quella scena nei sotterranei?”

“Scena?” chiese Draco. Potter pareva incapace di rimanere sullo stesso argomento per più di un minuto.

Il Grifondoro si diede un’occhiata in giro e si fece lentamente più vicino. “Tu e Blaise”. Draco sentì un fiato caldo sul suo viso, un misto tra Burrobirra e …Whisky Incendiario?

“Sai, a differenza di quel che credi tu Potter, anche i Serpeverde sono umani. Ci piace giocare in modo particolare con qualcun altro, solo che noi non siamo così banali e prevedibili come voi a Grifondoro” disse tutto impettito. Potter aveva bevuto qualcosa più forte di una burrobirra? Quello avrebbe effettivamente spigato parecchie cose.

“Così voi stavate, ehm, giocando?” rispose Potter con un ghigno.

Draco restituì il sorrisino. Fantastica deduzione, Potter. Sicuro che non vuoi farti passare a Corvonero?”

Potter aggrottò le sopracciglia, arricciando il naso in un’espressione piuttosto insolita. Draco lanciò un’occhiata a Blaise, che stava cercando di spiegare qualcosa alla Granger gesticolando animatamente davanti al viso della ragazza. Smith era seduto accanto al moro a chiacchierare tranquillo con Macmillan e la Benefattrice. I Serpeverde, una Mezzosangue e dei Tassorosso. Il mondo doveva essere impazzito.

Draco si voltò nuovamente verso Potter che sembrava avere seguito lo sguardo del Serpeverde. Potter, ad ogni modo, stava inequivocabilmente fissando… Smith. Draco ricordò immediatamente un pomeriggio domenicale, lo stesso del suo salvataggio nella Foresta Proibita; Potter e Smith, che si rincorrevano a cavallo delle loro scope… Smith che buttava la testa all’indietro ridendo per qualcosa che Potter gli aveva detto. Oh cielo no. Draco assottigliò lo sguardo.

“Allora, Potter, quiz” disse, e l’altro si voltò a guardarlo con l’espressione persa. Draco fece scivolare le sue dita attorno al bordo del suo bicchiere e si mordicchiò le labbra. “Perché mi hai chiesto di Blaise?”. Ghignò quando Potter arrossì vistosamente.

“Curiosità” rispose Potter al suo boccale.

“Oh, andiamo Potter” continuò il biondo senza smettere di sorridere.

Il Grifondoro non rispose e spostò lo sguardo in un punto lontano, dove due vecchi maghi grinzosi giocavano a carte. Il chiacchiericcio nel pub era parecchio alto, ma tra i due rimaneva un silenzio teso apparentemente capace di zittire tutto quello che avevano attorno. Draco si alzò dalla sedia e il suo ginocchio andò inconsciamente a sfiorare quello di Potter. Il Serpeverde si ritrovò a pensare alla reazione dell’altro se avesse provato ad intrecciare le loro gambe da sotto il tavolo, ma il pensiero gli causò un’improvvisa stretta allo stomaco.

Draco si risedette di colpo e finì il suo drink. Ovviamente, doveva esserci qualcosa nell’aria che gli faceva fare pensieri improponibili.

“Blaise” chiamò con voce annoiata.

Il moro, che stava ascoltando la Granger tenere una specie di conferenza, alzò lo sguardo. “Si?”

“Dobbiamo vederci con Pansy”.

Blaise annuì e fece per alzarsi, così come fece Draco, buttandosi il mantello sulle spalle. Quando Blaise salutò potter, Draco lo guardò di sfuggita, ma il Grifondoro non si mosse. Continuò a fissare il suo boccale mentre i Serpeverde lasciavano il pub, riversandosi in strada diretti a Mielandia. Dovevano comperare i dolci per la Sala Comune e Pansy aveva insistito perché l’aiutassero a sceglierne di nuovi.

“Allora, di che stavate parlando tu e la Granger?” chiese Draco, ben deciso a spostare la sua attenzione su qualsiasi cosa che non portasse il nome di Potter.

“Di un articolo dello scorso numero di Trasfigurazione Oggi, sulle trasformazioni incomplete. Perché?”

“Curiosità” rispose, trasalendo. La frase aveva riportato I suoi pensieri su Potter, che aveva detto esattamente le stesse parole pochi minuti prima. Le cose andavano così bene, perché diavolo doveva alla fine sempre esserci di mezzo Potter? “Hai la minima idea sul motivo per cui Potter ha deciso di avere una conversazione civile con me?”

“Sarà stato il Whisky Incendiario” rispose Blaise con un ghignetto. Sfilò le mani dalle tasche e si avvicinò furtivamente al biondo. “E tu come sei riuscito ad avere una conversazione civile con lui?”

“Whisky Incendiario?” chiese Draco, ignorando chiaramente la domanda.

“Si, l’ha trafugato dalle cucine Seamus. Mischiato con la Burrobirra, bè, sai che effetto fa”.

Draco annuì. Il Whisky Incendiario da solo difficilmente riusciva ad ubriacare, ma mischiato con la burrobirra creava una sensazione di felicità ed estasi che durava per ore. Draco l’aveva sperimentato da solo una volta, prima di giurare di non provarci mai più: quella specie di drink lo aveva portato a comportarsi dolcemente con un elfo domestico e la creatura era rimasta così sconvolta dalla cosa che non aveva più voluto uscire dal suo nascondiglio per due gironi.

“Finnigan? Spero che tu non l’abbia bevuto. Sai che è uno dei sospettati”.

“Oh, andiamo Draco, ti ho detto che non può essere stato Seamus. E comunque, non avrebbe potuto sapere che ci sarei stato anche io oggi”.

“Non avrebbe davvero potuto immaginarlo?” chiese Draco, lanciando un’occhiata all’amico mentre raggiungevano Mielandia. “Mi pareva che tu fossi praticamente parte del gruppo dei Grifondoro”.

Blaise alzò gli occhi al cielo. “Per favore. Non sono parte del gruppo dei Grifondoro più di quanto non lo sia tu. Le uniche volte che li vedo oltre alle ore di lezione, è durante gli incontri dell’ES e nei gruppi di studio”.

“Ma vedi anche un certo Grifondoro ogni domenica” rispose Draco, sgarbatamente.

Blaise lo fissò sconcertato, poi ghignò. “Avrei dovuto immaginarlo”.

“Certo. Quello che voglio dire è che dovresti stare un po’ più attento. So che non sei stupido, ma siamo ancora in alto mare con le ricerche e sembri davvero star poco simpatico al colpevole”.

“Credo che sia più che altro il fatto che io sia gay” rispose l’altro a bassa voce, aprendo la porta del negozio.

Draco rabbrividì appena. Qualcosa nel tono che aveva usato l’amico sembrò risvegliare qualcosa dentro la sua testa, ma non riuscì a cogliere cosa fosse.

 

***

 

Una settimana dopo, Grifondoro vinse la partita contro Corvonero riportando i rosso-dorati in corsa per la coppa del Quidditch. Ma non c’era nulla di cui preoccuparsi: Serpeverde e Tassorosso erano ancora in testa, con gli altri dietro a combattere per il secondo posto. Le ultime due partite promettevano di essere l’evento dell’anno. I Serpeverde avevano come al solito supportato i Corvonero, anche se Draco aveva notato due ragazzini del terzo anno gioire non appena Potter agguantò il Boccino.

Il giorno successivo, Draco avrebbe dovuto vedersi con Sheridan per continuare il suo progetto di Difesa Contro Le Arti Oscure. Blaise era nel frattempo uscito per il suo solito pomeriggio al campo di Quidditch, ma Draco realizzò che non gli importava più di tanto, anzi, non aveva la minima voglia di unirsi a loro. Per quanto si sforzasse, non riusciva a provare nessuna invidia o risentimento per non essere stato inserito nella routine domenicale di Blaise: aveva la sicurezza che se anche le cose si fossero messe male, Blaise sarebbe stato al suo fianco.

Raccolse le sue cose e scese in Sala Comune. Di Sheridan nemmeno l’ombra, mentre Vincent e Gregory giocavano a scacchi vicino al caminetto. La Benefattrice sedeva su una delle due poltrone con due ragazzi. Non appena Draco attraversò la soglia, la ragazza alzò lo sguardo e quando il biondo le sorrise, la Benefattrice si alzò di colpo lanciandosi verso di lui.

“Draco!” gridò in un tono del tutto sconosciuto e il ragazzo fece inconsciamente un passo indietro, appoggiando i suoi appunti sul tavolino, accanto alla scatola di Gelatine Tuttigusti +1.

“Che succede, Benefattrice?”

La ragazza prese un profondo respiro e alzò lo sguardo trepidante. “Devo dirti qualcosa”

Draco si accigliò. “Allora vai avanti”.

“Oh è Theodore, è sempre stato Theodore” rispose in una vocetta tremante.

“Di che cosa stai parlando?”

“Dopo la partita di Quidditch, non pensavo fosse così terribile, e abbiamo vinto, e così, e abbiamo promesso…”

“Smettila di borbottare, Benefattrice” sbottò Draco “Mi stai dicendo che Nott è il responsabile per la storia del secondo Boccino?”

“S-si” rispose con gli occhi lucidi. “E per le foto. Mi dispiace”

Nott? Theodore Nott? Un Serpeverde? Draco sbattè le palpebre più volte. “Perchè non me l’hai detto prima?”

“Ha p-p-promesso che non avrebbe…” ma le sfuggì un singhiozzo e barcollò vistosamente.

Draco la raggiunse e la bloccò in un saldo abbraccio. “Perché non hai detto nulla, Benefattrice?” chiese calmo. “Dov’è ora? Ti ha fatto del male?”

La ragazza iniziò a piangere. “Non mi ha… fatto male…eravamo lì…e poi…” e un’altro singhiozzo la scosse. Draco la strinse più forte.

“Qui, immediatamente” ordinò in una voce che non gli apparteneva, in direzione di Vincent e Gregory, che lo fissavano sconcertati. La Benefattrice tirò su col naso e indietreggiò, asciugandosi gli occhi con le dita.

“Stavamo solo parlando e poi Blaise è arrivato. Ci ha salutato e noi abbiamo salutato lui. Theodore gli ha chiesto dove andava e Blaise ha risposto che andava a volare giù al campo di Quidditch coi ragazzi e se voleva unirsi a loro. Ma Theodore ha detto di no, ma poi l’ha seguito di nascosto. Non so se stia andando a fare qualcosa…”

Si mise più dritta e scosse la testa. “So che non avrei dovuto tenerlo nascosto, ma lui aveva promesso che non avrebbe fatto altro... e…” ma qui si bloccò e spostò lo sguardo.

Draco lottò per assimilare tutte le informazioni una dietro l’altra, mentre la sua mente si riempiva di pensieri contrastanti. Così, c’era Nott dietro a tutto, ma perché? Che cosa ci avrebbe guadagnato nel tradire i suoi compagni, o umiliando Blaise?

Blaise.

“Vincent, Gregory, prendete le vostre scope. Muovetevi”. I due obbedirono e Draco tornò a rivolgersi alla ragazza. “Il Professor Piton. Digli di raggiungere il campo di Quidditch”. La Benefattrice annuì ansiosa e si precipitò fuori dalla Sala Comune, mentre Vincent e Gregory, che portava sulla spalla la Nimbus 2001 di Draco, uscirono di corsa dal dormitorio maschile. Draco afferrò la sua scopa seguendo la ragazza fuori dalla Comune con i due scagnozzi alle calcagna. Attraversarono i sotterranei, l’ampio corridoio d’entrata, fino a riversarsi fuori all’aria fredda di febbraio.

“Il campo di Quidditch” disse Draco, e sfrecciò senza preoccuparsi di quelli che lo seguivano. Accelerò nell’aria a cavallo della sua scopa, il vento pungente che gli combinava la divisa che gli frustava violentemente le gambe. Diede un’occhiata al campo di Quidditch, alla ricerca di figure in movimento, ma non gli riuscì di vedere nessuno. Abbassò gli occhi e lo stomaco gli si chiuse. C’erano tre persone in piedi sul prato, mentre due erano stese sul prato, apparentemente immobili. Uno dei tre stringeva per il collo un altro, mentre l’ultimo era immobile davanti a loro. Voci arrabbiate si alzavano nel vento, ma Draco non riusciva a cogliere nemmeno una parola.

Aumentò ancora la velocità: ora poteva vedere le persone sul campo più chiaramente. Nott teneva Smith per la gola, puntando la bacchetta a Blaise. Le braccia del moro giacevano senza vita ai suoi fianchi, mentre sul volto campeggiava un’espressione sconvolta. Draco riuscì a sentire le loro parole.

“Non fargli del male” disse Blaise. Dov’era la sua bacchetta?

“Fargli male? Io lo uccido” ringhiò Nott. Draco gli si precipitò addosso: era l’unico modo.

I tre caddero a terra: la bacchetta di Nott gli sfuggì di mano così come perse la presa attorno al collo di Smith. Draco atterrò su di lui, premendolo a terra, la parte finale della scopa che premeva la gola del ragazzo sotto di lui. Draco assottigliò lo sguardo.

“Pensavi di cavartela, vero?” chiese, la sua voce del tutto simile ad un sibilo. Il labbro superiore di Nott si increspò e Draco premette il manico della sua scopa ancor più forte sulla gola dell’altro. “Te la conficcherei nella gola se non fosse un peccato sprecare una scopa del genere” disse Draco, prima di sentirsi allontanare dal corpo di Nott. Cosa…? Draco si voltò di colpo per protestare, ma le parole gli si bloccarono sulle labbra. Piton era arrivato.

Draco si lasciò tirare sul prato, esattamente davanti a Nott, che nel frattempo si era messo seduto e si massaggiava la gola. Poco distante, Blaise cadeva in ginocchio al fianco di Smith.

“Che diavolo succede?” chiese Piton. “La Signorina Greengrass ha blaterato qualcosa a proposito di un piano pericoloso, di un omicidio e chissà cos’altro lo sa solo Merlino. Perché diavolo state litigando? Vi siete dimenticati l’orgoglio della vostra Casa?”

Ma Draco non stava ascoltando. Fissava il corpo di Potter steso al suolo. C’era una macchia scura sull’erba, esattamente attorno alla sua testa. Alcune striature scure e gocce scarlatte si vedevano attorno alle labbra del Grifondoro. Draco sentì il sangue scivolargli via dal viso e puntò un dito tremante al corpo di Potter. Piton lo seguì con gli occhi e imprecò.

“Potter. Avrei dovuto saperlo”.

Il professore evocò una barella e vi caricò il Grifondoro. Draco non riuscì a staccare il suo sguardo mentre il corpo immobile si innalzava e un denso, viscoso rivolo di sangue gli scivolava dalla bocca. Sembrava non respirare. Gli occhiali erano tutti storti e alcuni fili d’erba erano appiccicati al suo viso pallido. Draco deglutì, facendo un passo indietro mentre la barella lo superava. Piton ordinò a Gregory e a Vincent di portare Potter direttamente in infermeria, prima di tornare ad affrontare gli altri.

Innerva” pronunciò, e Terry Boot si mise seduto, passandosi una mano sulla fronte.

Piton storse il naso. “Penso che mi dobbiate tutti delle spiegazioni. Dov’è Nott?”

Draco si voltò talmente in fretta che il suo collo fece uno strano rumore.

Nott se n’era andato.

 

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Diario di Draco Malfoy, 23 Febbraio

 

Mi sento come se l’Espresso per Hogwarts mi avesse investito in pieno a tutta velocità. Non riesco a credere che ci fosse Nott dietro a tutto questo: se penso che ascoltava tutti i nostri sospetti… e questa cosa mi fa attorcigliare lo stomaco, e non mi piace per niente la sensazione. Odio essermi sentito così. Blaise mi ha raccontato quel che è successo: avevano appena deciso di fare un’improvvisata partitella senza Battitori né Cercatori, quando Potter è caduto di colpo dalla scopa. Nott l’aveva colpito con uno schiantesimo a mezz’aria, anche se non se n’è accorto nessuno lì per lì. Così sono scesi verso il Grifondoro, mentre Smith si è preoccupato di portare giù anche la Firebolt di Potter. Ma non appena Boot si è avvicinato al ragazzo steso a terra, è stato colpito da un altro schiantesimo, ma questa volta Blaise l’ha visto bene e così si è messo a cercare con gli occhi il responsabile. E un momento dopo, Nott aveva disarmato tutti e due e senza né Potter, né Bott, Blaise non aveva molte scelte senza bacchetta.

Apparentemente, Nott è completamente andato fuori di testa. Blaise ha detto che ha cominciato a discutere dell’orgoglio della Casata e di come io non abbia idea di quel che sto facendo, e di come Smith abbia cambiato Blaise. Nott dava l’impressione di un lunatico, ma aveva la bacchetta puntata alla gola di Smith e Blaise non se la sentiva di reagire. A quanto pare, Nott era convinto che in qualche modo Smith fosse la causa della deviazione mentale di Blaise, così che se fosse morto il moro sarebbe tornato normale.

Nott l’ha tirata per le lunghe con la storia di suo padre e di come odiasse il Signore Oscuro per averglielo portato via e Blaise ha detto che praticamente schiumava dalla bocca senza smettere mai di parlare, come se fosse in una sorta di trance. E poi è tornato sul discorso dell’omofobia. Quel cretino ha detto di voler punire Blaise per essersi lasciato andare da una così spregevole pratica! E poi, va bè, poi sono arrivato io.

Ad ogni modo, sembra che Nott sia sparito. Piton ha chiesto spiegazioni e Blaise ha raccontato tutto per filo e per segno. Il professore ha detto che ne parlerà con Silente ma che non dobbiamo adesso vendicarci, ma che io sia dannato se la lascio passar liscia a quel pazzo. E che ci riprovi solo, e si pentirà di essere venuto al mondo. Fosse per me, dovrebbe essere rinchiuso al S. Mungo a vita. Certo che pensandoci, è stata un’assurdità non sospettare di lui. Infondo, si è comportato in modo strano tutto l’anno, senza contare che sia il Boccino che l’incanto sulle foto erano incantesimi in cui i Serpeverde hanno dimostrato essere parecchio pratici. È tutta colpa di Potter.

Per quel che riguarda la Benefattrice, ha raccontato il resto a Pansy. Apparentemente, il padre di Nott prima di essere spedito ad Azkaban, lavorava per l’Ufficio per le Licenze di Smaterializzazione, così la ragazza ha creduto a Nott quando lui le ha detto di poter accedere alle informazioni segrete al riguardo. Sembra che i Greengrass non vadano molto d’accordo e la Benefattrice avrebbe voluto poter sparire da casa senza essere notata in certe occasioni. Più che altro non so se ho capito tutto, perché pansy era particolarmente agita al riguardo e la sua complicata spiegazione non mi ha chiarito praticamente nemmeno la metà dei dubbi che avevo.

In sostanza, Nott ha promesso di aiutarla ad imparare a Smaterializzarsi, ecco l’unico motivo per cui la Benefattrice ha pensato bene di tenere tutti all’oscuro. È tutta colpa di Pansy, senza dubbio. Se non fosse sempre stata così perfidamente gelida con lei fino ad ora, non si sarebbe trovata con amici come quel pazzo. Credo comunque che lo sappia, dato che ha sempre un’espressione colpevole quando si parla della Benefattrice. Che razza di domenica.

Non sono preoccupato per Potter. In effetti, ho intenzione di farmi una passeggiata fino in infermeria per vedere se per caso è già morto.

 

 

Fine Parte 14.

 

 

 

Eccomi ^_^ aggiornamento in ritardo per i problemi con EFP. Forza ragazze, non aspettatevi per forza un amore improvviso tra loro due. Non può essere, non può. Dopo sei anni di angherie, litigi, tentativi d’omicidio, come potrebbe essere? Ci vuole un po’ di pazienza e poi, tanta immaginazione… Perché non è detto che tutto vi venga raccontato^_^!

Grazie per i commenti, come sempre gentilissime…! Sono contentissima di essere diventata la trad ufficiale di Furiosity, davvero! Ho praticamente un lavoro assicurato! XD

Laura

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Capitolo 15
*** It Shines Not Forever ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE

 

Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H

Rating: R

Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.

Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.

Sommario: Il comportamento di Nott era stato alquanto strano, ma anche le reazioni al fattaccio sono, per i Serpeverde, del tutto inaspettate. Draco si spinge un po’ troppo lontano, e Potter non lo ferma, ma niente dura per sempre. Tutto questo, tra il gioco dei pettegolezzi, discussioni, baci tra ragazzi, un’altra lettera anonima, una discussione tra le righe, una Pansy isterica e alcune novità agghiaccianti.

 

***

 

Capitolo 15: It Shines Not Forever

 

Draco era arrabbiatissimo con se stesso. Si sentiva sollevato perché Potter non era morto. C’erano parecchie cose che Draco aveva precedentemente provato quando Potter non ci aveva lasciato le penne, ma di certo il sollievo non era nella lista. Draco si disse che in realtà era sollevato perché gli doveva ancora la vita. Al campo di Quidditch l’aveva salvata a Smith, non a lui e quindi il suo debito non era stato ripagato. Se Potter fosse morto, avrebbe dovuto passare il resto della sua vita sapendo di avere un debito con il Grifondoro. Era ovvio che fosse sollevato di non dover rimanere così a lungo con quel maledetto debito sulla coscienza.

Potter non era venuto a Pozioni il lunedì, ma si era fatto vedere il giovedì a Cura delle Creature Magiche, parecchio pallido tra l’altro. I Grifondoro l’avevano immediatamente circondato, dandogli confortanti pacchette sulla schiena e chiedendogli se andava tutto bene. Era una cosa disgustosa da guardare. Potter continuava ad annuire e sorridere, ma il suo sguardo non smetteva di posarsi sui Serpeverde.

Potter era stato decisamente fortunato a non rimanerci secco. Era caduto da quasi sette metri quando Nott l’aveva schiantato e quando un mago cade da quell’altezza, bè, non è diverso da un babbano. Draco suggerì ad alta voce di cominciare a chiamare Potter Il Ragazzo Che Non Era Morto. E con sgomento aveva visto Potter ridere assieme agli altri Serpeverde.

I Serpeverde si erano aspettati di ricevere non pochi commentino acidi dopo la scoperta che c’era Nott dietro alla storia del secondo Boccino e delle foto, ma con loro grande scoperta, le altre Case erano più che altro compassionevoli. Un gruppo di Tassorosso si era addirittura preoccupato di salvare Liam Baddock dalle ire di Gazza dopo che il Cacciatore Serpeverde aveva sporcato di fango ben quattro corridoi.

Draco immaginò che, dal momento che i Serpeverde ci avevano rimesso in entrambe le occasioni, più o meno, fosse naturale una leggera inclinazione al perdono. Draco comunque s’era divertito parecchio nel raccontare a Rita Skeeter gli avvenimenti della domenica. Nott poteva andare dove gli pareva, ma era alquanto difficile che riuscisse a nascondersi, con tutto il mondo magico che sapeva di lui.

Il Sabato successivo, Blaise e Draco discutevano dell’articolo della Skeeter mentre lasciavano i libri di testo sui loro tavolini del dormitorio, quando un elfo domestico si materializzò d’improvviso davanti al comodino di Blaise.

“Signor Draco Malfoy, Signor Blaise Zabini, la vostra presenza è richiesta entro dieci minuti nella classe numero 11, al primo piano, grazie!” gracchiò, prima di smaterializzarsi.

Draco inarcò un sopracciglio. “Bè, almeno stavolta ci andiamo assieme. Magari con un po’ di fortuna riuscirò a vedere Potter ballare con Vincent”.

Blaise ridacchiò uscendo in Sala Comune, dove Pansy, la Benefattrice e Millicent erano appena arrivate.

“Invitati alla festicciola?” sorrise Pansy.

Draco annuì. “Allora andiamo dai”.

Vincent e Gregory li guardarono delusi.

“Non preoccupatevi, ragazzi, vi portiamo qualcosa” disse Draco, con un occhiolino. Vincent alzò gli occhi al cielo.

Lasciarono la Sala Comune, attraversarono il corridoio dei sotterranei e si arrampicarono per le scale in silenzio fino al primo piano. La classe numero undici era più o meno uguale al sotterraneo numero cinque quando Draco aveva partecipato alla sua prima festa Tassorosso: un tavolo sgangherato e alcune candele che volteggiavano nell’aria, invece che le solite torce. Una radio magica appoggiata sulla cattedra suonava Faith Tonality dei Cunning Minds. Liam era in piedi accanto alla scrivania a parlare con Trista e i prefetti Tassorosso. Hannah Abbot, che aveva continuato per tutto l’anno a lanciare occhiatine a Draco durante i pranzi e le cene in Sala Grande, si nascose dietro Macmillan non appena vide arrivare Pansy.

Zacharias Smith entrò pochi istanti più tardi, impegnato in una fitta conversazione con la Bones e Justin Finch-Fletchey. Il ragazzo si illuminò quando vide Blaise, ma non si mosse. Morag entrò seguita dai Corvonero subito dopo, sorrise ai Serpeverde e li raggiunse assieme a Mandy Brocklehurts. Bott raggiunse il gruppo dopo una piccola sosta al tavolo degli stuzzichini, così come fecero Corner e Goldstein. In breve, si trovarono a discutere di Nott: nonostante fosse passata appena una settimana, le azioni e la fuga del ragazzo erano diventate praticamente leggenda a Hogwarts.

I Grifondoro arrivarono in ritardo, con Potter e Weasley a capo del gruppo. Darla Nesbett pronunciò il discorso di benvenuto, completo delle solite cavolate e dell’invito a mangiare qualcosina prima della spiegazione del gioco della serata.

La tensione che aveva caratterizzato le feste del mese di ottobre sembrava essere ora completamente svanita: persone delle case più disparate chiacchieravano tra loro, soprattutto spettegolando dei compagni che non erano presenti. La musica che strimpellava dalla radio incantata, i chiacchiericci che riempivano l’aria e il suono del vetro delle bottiglie che cozzavano tra loro fecero ricordare a Draco le sue feste di compleanno a Malfoy Manor. Pansy e la Benefattrice stavano discutendo dei saldi da Gladrags con Morag e Mandy, mentre Millicent le fissava con cipiglio imbronciato.

Le uniche persone che se ne stavano in disparte erano Potter e Weasley. Stavano a pochi metri da loro con le bottiglie di burrobirra in mano e parlavano a voce così bassa che Draco, per quanto si sforzasse, non riusciva a cogliere l’argomento della conversazione.

Seamus Finnigan iniziò una specie di improvvisato gioco del Telefono senza Fili con altre sei persone: tutti in cerchio, si bisbigliavano all’orecchio ma le parole bisbigliate, si sa, sembrano in qualche modo prendere vita propria.

“Comodino!” asserì convinta Calì Patil e Maurelle Rivers iniziò a ridacchiare al suo fianco.

“Ho detto pappagallino!” rivelò e tutti scoppiarono in una fragorosa risata.

Liam richiamò l’attenzione e il silenzio si fece spazio tra i presenti.

“Ok, è bello vedere che avete già iniziato a divertirvi. Ma credo che il gioco di questa sera lo troverete davvero strepitoso” disse con un sorrisino convinto.

Negli occhi del Caposcuola c’era un brillio strano negli occhi del Serpeverde che faceva quasi paura. Si sfilò un sacchettino dalla tasca e lo lanciò in aria, riprendendolo al volo divertito. Trista Morgan si alzò in piedi e con un rapido movimento della bacchetta, fece apparire venti sedie nel centro della stanza.

“Se volete sedervi, cominciamo il gioco”.

Le Sorelle Stravagarie cantavano una cover di Celestina Warbeck, Puoi rubare il mio calderone ma non puoi avere il mio cuore, mentre tutti recuperavano una sedia su cui sedersi. Liam puntò la bacchetta sullo stereo e il volume improvvisamente si affievolì fino a scomparire.

“Il gioco di questa sera si chiama ‘Oh tesoro se mi ami’”

Draco ridacchiò così come fecero molti altri, mentre Liam faceva lo stesso, continuando.

“Ci sono esattamente venti biglie dentro questo sacchetto: diciotto bianche e due nere. Dovrete pescare una biglia con gli occhi chiusi e mostrarla a tutti gli altri. La prima persona a pescare quella nera sarà il cacciatore, la seconda sarà invece la preda”.

“La preda?” chiese Blaise.

“E questa è la parte divertente” disse Liam, ridacchiando. “Colui che condurrà il gioco, deve alzarsi in piedi, raggiungere la preda, sedersi sulle sue ginocchia e dire ‘Tesoro, se mi ami, non potresti sorridere?’”

Pansy, la Benefattrice e Morag ridacchiarono divertite.

“E che scopo avrebbe tutto questo?” chiese Draco, con le sopracciglia inarcate.

“Ovviamente di far ridere la preda, no!” rispose Liam. “Il cacciatore può fare qualsiasi cosa voglia: solletico, carezze, giocare con i capelli, bisbigliare all’orecchio… Insomma, tutto quello che ha a che fare con l’amore. Per vincere e passare il turno, la preda deve dire “Tesoro, io ti amo, ma non posso sorridere stasera” senza ridere” disse agitando il sacchetto con enfasi. “Altrimenti è fuori dal gioco, e così si va avanti finchè non rimangono due persone. Chi resiste fino alla fine, è il vincitore!”

“E che cosa ne ricaviamo da tutto questo?” chiese Blaise.

“Parecchie risate, immagino” concluse Liam.

Blaise era piuttosto dubbioso, mentre Draco alzò gli occhi al cielo. Liam prese il silenzio come un assenso e lanciò il sacchetto a Draco. Il ragazzo infilò la mano nel sacchetto e ne estrasse una biglia. Nera.

“Perfetto. Tu sarai il cacciatore, Draco” disse Liam.

Draco ghignò e passò il sacchettino a Blaise che ne estrasse una sfera bianca. Le sfere ad una ad una fecero il giro del cerchio, finchè non raggiunsero Potter che ne estrasse una nera. E la risata che ne conseguì fu impossibile da definire. Anche Draco si unì alle risate; l’unica persona che non sembrava divertirsi era proprio Potter, mentre Weasley, notando l’espressione attonita del suo compagno di Casa senza macchia e senza paura, smise di ridere subito dopo.

“Mi spiegate chi se n’è saltato fuori con sto gioco?” chiese Potter petulante.

“Bè, questa è stata un’idea di Hanna” soffiò Macmillan.

Hannah Abbot diventò improvvisamente bordeaux ma continuò a sorridere. “Abbiamo estratto a sorte” disse, lanciando a Draco un’occhiata veloce.

“Bè, credo sia un po’ stupido…” disse Potter.

“Non fare il guastafeste, Potter” sbottò Draco. “È un gioco. Semplicemente farò finta che tu sia Pansy”.

A queste parole la Serpeverde e parecchie altre ragazze ridacchiarono, mentre Potter lo fissò sconcertato. Draco si alzò dalla sua sedia e gli si avvicinò, ben consapevole del silenzio che era nel frattempo caduto tutto intorno ai due. Afferrò la parte della sedia dietro la schiena del Grifondoro e gli si sedette a cavallo, faccia a faccia. Il rumore appena accennato dei suoi piedi che toccavano il pavimento gli sembrò quasi un’esplosione. Si avvicinò lentamente all’orecchio del ragazzo. Che cosa avrebbe fatto Potter se gliel’avesse mordicchiato? Ma Weasley era troppo vicino, avrebbe potuto vedere tutto.

“Tesoro, se mi ami, non potresti sorridere?” disse Draco con un tono deliberatamente sussurrato, impressionato dalla situazione totalmente improbabile: le possibilità che Draco potesse mai dire una cosa del genere a Potter erano pressoché pari a nulla.

Alcune ragazze che Draco non riusciva a vedere stava ridendo istericamente. Indietreggiò quel tanto che gli permise di vedere il viso di Potter, assolutamente inespressivo: continuava a fissare il vuoto davanti a sé, con le gambe completamente rigide. Non aveva decisamente l’espressione di uno che sta combattendo per reprimere una risata. Draco si trovò a combattere con la sensazione di sentirsi soddisfatto per aver avuto un effetto semi-paralizzante sul Grifondoro e considerarsi arrabbiato per il fatto di non poter probabilmente vincere lo scontro.

“Tesoro, io ti amo, ma non posso sorridere stasera” gracchiò Potter, con un tono indescrivibile, mentre le guance gli si arrossavano improvvisamente facendo si che gli occhi quasi sembrassero brillare alla scarsa luce della stanza.

Seriamente, poteva essere più ovvio? Draco si chiese come fosse possibile che il resto della scuola non l’avesse già etichettato come omosessuale: qualsiasi altro ragazzo etero con un po’ di sangue freddo avrebbe trovato la situazione inopportuna ma divertente. Solo un gay non dichiarato o un animoso omofonico si sarebbe comportato come Potter!

“Bello show, Potter” mormorò con la stessa voce sussurrata di poco prima, prima di alzarsi dalle sue ginocchia e raggiungere Pansy, schioccandole un bacio sulla guancia. “Non è veramente innamorato di me, non devi preoccuparti tesoro” disse ad alta voce, così che tutti, esclusi Potter e Weasley, ridacchiarono. Draco ghignò e riprese il suo posto.

“Bella scenetta, ma…” gli sussurrò Blaise. “Spero di pescare una biglia nera assieme a te”.

“Perderesti” gli rispose di rimando, lanciando un’occhiata a Potter. Il Grifondoro li fissava con le labbra tese e Draco avrebbe dato un braccio per sapere cosa stesse pensando.

Il Serpeverde non riuscì a trattenersi dal ridere come una iena quando Millicent gli sbottò direttamente in faccia la sua frasetta, così fu eliminato velocemente dal gioco. Gli ultimi due rimasti furono Susan Bones e Terry Boot, ma fu la ragazza a spuntarla concludendo tra applausi e risate la festa. I ragazzi lasciarono al classe in gruppetti misti chiacchierando contenti fino all’entrata principale.

Draco raggiunse Morag mentre camminavano lungo il corridoio. “Sempre occupata?”

“Diciamo che è così. La tua ragazza è una specie di severissimo capo gruppo” rispose Morag.

“Un’aguzzina vorrai dire” continuò Draco abbassando la voce. “Sono contento di non essere in nessun gruppo con lei, o mi farebbe uscire di testa”.

“Oh, no non ti preoccupare Draco” intervenne Pansy raggiungendoli e sorridendo divertita a Morag. “Solo non ti permetterei di borbottare e commentare ogni cosa”.

“Che è l’unica cosa che gli riesce bene” saltò fuori Weasley mentre lui e Potter li superavano.

“Sei solo geloso perché non hai potuto sederti in braccio a Potter, vero, Weasley?” disse Pansy con un sorrisino beffardo.

Il viso di Weasley prese letteralmente fuoco mentre sia lui che Potter si fermavano di botto. Draco mise un braccio sulle spalle di Pansy rivolgendosi ai due.

“Hai cominciato tu, Re degli Sfigati. Per una volta sii un uomo e ammetti che non dovresti iniziare battaglie che sai di non poter vincere” sibilò. “Non è la tua amichetta mezzosangue che se n’è saltata fuori con la storia dell’Unità tra le Case? Bell’esempio che dai, importunando le ragazze nei corridoi”.

“Ragazze? Parlava di te, furetto” sibilò Potter tra i denti.

“Ma parlava con la mia ragazza, Sfregiato” lo derise Draco, mentre ormai un gruppetto di persone aveva fatto capannello attorno a loro.

“Sapete una cosa? Voi tre vi state proprio rendendo ridicoli” disse Susan Bones, intromettendosi.

Draco non aveva la minima intenzione di farsi come nemica la nipote del Ministro. “Hai ragione. Andiamo Pansy. Morag, ci vediamo domani”.

Draco si godette il momento di silenzio subito dopo la loro dipartite e schioccò un bacio sul capo di Pansy mentre camminavano.

“Te l’avevo detto che non avrebbe mai funzionato, Parks” mormorò, ricordandole una conversazione sull’Unità fra Case che avevano avuto all’inizio dell’anno.

La ragazza appoggiò il capo al braccio del Serpeverde e non rispose.

“Malfoy” chiamò una voce decisa alle loro spalle, prima che intraprendessero la discesa delle scale che davano ai sotterranei.

Draco si voltò e vide Potter in piedi accanto alla scalinata di marmo. Gli altri Grifondoro stavano assiepati sui gradini più in alto, mentre Weasley occhieggiava Potter con l’espressione di un cagnolino spaurito. Draco lasciò la presa su Pansy e lanciò un’occhiata a Blaise. Il moro ghignò in maniera un po’ troppo lasciva per i gusti di Draco, ma si portò tutti i Serpeverde nei sotterranei; Millicent fissò contrariata la scena prima di scendere le scale con tutti gli altri. Quando se ne furono andati, Draco si rivolse a Potter, che ora stava appoggiato al corrimano con l’espressione torva.

“Che vuoi, Potter?”

“Possiamo parlare?”

“A che riguardo?”

“Devo farti semplicemente una domanda. Non essere così spaventato”.

“Spaventato?Nei tuoi sogni, Potter. Seguimi”.

Raggiunsero in fretta la piccola stanza oltre la Sala Grande. Draco lasciò che Potter camminasse davanti a lui, mentre controllava che Miss Purr non fosse nelle vicinanze. Richiuse la porta alle loro spalle, spostandosi appena verso destra e incrociò le braccia al petto.

“Parla”

Potter gli scoccò un’occhiataccia. “Sei gay?”

Draco ghignò. “Non credo che siano le mie orientazione sessuali che dovremmo discutere, Potter”.

Il Grifondoro lo afferrò per la camicia e lo fece sbattere contro il muro; Draco cercò di dibattersi, ma l’altro era più forte.

“A che gioco stai giocando, Malfoy?” ringhiò Potter con gli occhi ormai ridotti a due fessure.

“Sei proprio un santarellino, eh Potter? Scommetto che ti masturbi pensando a Blaise e Smith che si cambiano negli spogliatoi del campo di Quidditch, giusto? O al pensiero di Blaise che me lo mette nel culo nel corridoio dei sotterranei? Scommetto che vorresti assistere, vero?” bisbigliò Draco.

Potter aveva iniziato a respirare a fatica. “Allora è vero?” cercò di riprendersi.

Erano così vicini che Draco poteva sentire il profumo della cioccolata mischiato a quello della Burrobirra nel respiro dell’altro e Draco adorava la cioccolata e la Burrobirra, specialmente se combinate. Tolse la mano del Grifondoro dal suo collo, quindi gli sfilò gli occhiali e li gettò da qualche parte. Potter fece un passo indietro preoccupato, ma il Serpeverde lo afferrò per i vestiti e lo attirò più vicino, scontrandosi con il suo corpo.

“Che ne dici se te lo facessi vedere?”

Fece lentamente scivolare la punta della sua lingua sul labbro inferiore del ragazzo, assaggiandone il sapore di cioccolata, mentre il respiro affannato di Potter gli trasmetteva un brivido di piacere lungo la schiena. Affondò una mano tra i capelli dell’altro e, scendendo sul collo e attirandolo ancora più vicino, fece scontrare le loro lingue. Potter emise un suono indefinito, a metà strada tra un singhiozzo e un sospiro, prima di appoggiarsi in avanti e premere le sue labbra più a fondo in quelle dell’altro. Draco riversò in quel bacio brutale e vizioso tutto il suo risentimento: il moro stava violando la sua bocca con le lingua, mentre il Serpeverde scendeva a mordicchiargli per una specie di vendetta il labbro inferiore. Potter mugugnò ancora e pressò il suo corpo su quello di Draco, facendogli provare un qualcosa, un desiderio, mai provato prima di allora: se prima aveva voluto umiliare Potter, ora lo voleva avvelenare di sè. Voleva che Potter sussurrasse il suo nome ogni volta che chiudeva gli occhi.

La sua mano destra era aggrappata ai capelli del Grifondoro, mentre con la sinistra aveva iniziato a strattonare gli abiti dell’altro. Potter si staccò, affannato.

“Cosa…”

Draco lo ignorò, sbottonandogli i pantaloni, afferrando con entrambe le mani i boxer dell’altro e spingendoli verso il basso. La sua schiena sfregò contro la parete mentre si abbassava e sperò di non essersi rovinato la divisa. Fece scivolare le sue mani sulle cosce dell’altro: la sue pelle era calda e liscia e Draco dovette lottare per non andare a lambire con la lingua i punti che aveva appena sfiorato. Risalì lentamente oltre il bacino, alzando la camicia del Grifondoro mentre lo faceva. Ghignò sulla pelle delicata del ragazzo, sperimentando il suo sapore mentre faceva scorrere la lingua dall’ombelico al petto.

“F-fermati” ansimò Potter, rabbrividendo. Draco si rimise in piedi, guardandolo dritto negli occhi.

“Non dirmi che non è esattamente quello che vuoi, Potter”

“Ma tu e la Parkinson…” C’era un pizzico di panico nella sua voce che fece sentire Draco particolarmente felice.

Il Serpeverde non era interessato a spiegare le intricate relazioni all’interno della sua Casa, ma era sbalordito dalla capacità di Potter di pensare a certe cose con pantaloni e boxer alle caviglie. Sfiorò con le dita l’erezione dell’altro e lo prese in mano, ghignando al suono sommesso che ne seguì.

“Io e Pansy abbiamo un rapporto particolare, Potter, ma non è affar tuo” disse, sottolineando le sue parole con lunghe e lente carezze audaci.

Il moro ansimò stringendo la presa sulle spalle dell’altro e nascondendo il viso nell’incavo del collo della serpe.

“Ad ogni modo” continuò Draco, sussurrando “è solo una sega, non una promessa di matrimonio”.

Fece scorrere la lingua sul collo dell’altro e rabbrividì al gemito che uscì dalle labbra del ragazzo.

Potter non gridò il nome di Draco quando venne; si limitò a gemere e a conficcargli forse un po’ troppo forte i denti nella spalla. Cosa che a Draco era addirittura quasi piaciuta. Si ripulì la mano senza tanti complimenti sui vestiti dell’altro, che indietreggiò leggermente scosso. Draco alzò gli occhi al cielo quando l’altro gli si avvicinò per baciarlo di nuovo.

Venti minuti più tardi, Draco lasciò la stanza, ghignando. Quando entrò nella Sala Comune, Blaise era steso sul divano.

“Non ti ci è voluto molto” fece notare Blaise con un’espressione severa.

Draco inarcò un sopracciglio. “A che stai pensando, Blaise?”

“Spero che questo significhi che smetterai di chiamarlo Potter. Sai, alcune cose richiedono l’uso del nome” continuò Blaise, imperterrito.

“Di che cosa stai parlando?” chiese Draco, facendo del suo meglio per apparire perplesso.

Blaise si accigliò. “Che sta succedendo tra te e Potter?

“Cosa dovrebbe succedere tra me e Potter?”

L’espressione di Blaise s’incupì. “Bè, non è proprio che succeda spesso di lasciarti ad una conversazione notturna di oltre mezzora con lui”.

“Ah, quello. A dire il vero non era niente, solo l’ennesima idea del cervello malato di Potter che non poteva aspettare per condividere con gli altri”. Draco si morse un labbro. “Ad ogni modo, bè, è Potter, e comunque non sapevo fosse gay…” strascicò, senza aggiungere un “prima dell’inizio dell’anno”.

Blaise lo fissò a metà strada tra il sospetto e la preoccupazione. “Sono sorpreso, Draco. Voglio dire, avresti dovuto essere cieco per non notare il rigonfiamento nei pantaloni che ha per te”.

“Cieco o etero” rispose Draco con un ghigno.

“Allora l’hai notato?”

“Certo che si, non sono né cieco né etero! Ma questo non significa che io abbia intenzione di lasciarmi scopare da lui”.

Blaise si alzò dal divano e lo raggiunse. “Ma ti siedi sulle sue ginocchia bisbigliando lascivo. Sei maledettamente bastardo a comportanti in maniera così provocante”.

Draco alzò lo sguardo su di lui, inarcando un sopracciglio. “Vorresti esserci tu per caso al suo posto?”

“Oh, cielo, certo che si”.

Blaise lo prese per le spalle, ma Draco si allontanò. “Blaise, siamo in Sala Comune. E non pensare che io mi lasci sfuggire un pettegolezzo così interessante”.

“Pettegolezzo?”

“Che cos’è questa storia di Potter e il suo rigonfiamento nei pantaloni? Mi sono perso per caso una delle nostre riunioni in cui è stato dato l’annuncio che è gay?”

Blaise piegò la testa di lato. “Bè, non ha detto nulla, ma il modo in cui reagisce in tua presenza? E poi, l’ho visto squadrare Zacharias”.

Draco ghignò, decidendo di non menzionare la scena ai Tre Manici di Scopa del mese precedente. “Puoi sopportare un po’ di sana competizione” disse invece.

“Uh uhu” ripose Blaise, avvicinandosi. “Harry può avere Zacharias, lo sai. Basterebbe che tu…”

“Fermati Blaise” rispose l’altro, prima di spingerlo lontano e dirigersi al dormitorio. “È tardi, vado a letto”.

“Ad avere il tuo auto-controllo…” gemette Blaise e lo seguì.

Draco fu particolarmente felice di essere davanti e poter così nascondere il suo sorrisino dall’amico.

 

***

 

Draco e Potter erano tornati ad quella specie di “tregua” che avevano sfiorato all’inizio dell’anno: nessuno dei due attaccava l’altro e già si mormorava parecchio della cosa. Da parte sua, Draco si preoccupò di passare più tempo possibile con Pansy, cosa che fece pensare a Blaise che effettivamente qualcosa stesse succedendo, ma il biondo la buttava sul ridere e si prendeva gioco dell’amico per essere diventato un sostenitore dei Tassorosso.

Durante gli incontri del lunedì dell’ES, si allenarono alla controincantesimo per la maledizione Sciogli-Cuore e Potter vagava per la stanza assicurandosi che il movimento della bacchetta di ognuno fosse corretto. Si fermò alle spalle di Draco, un po’ troppo vicino a dire il vero, e il Serpeverde abbassò la bacchetta, voltando lentamente la testa verso di lui così che il respiro di Potter si scontrasse con la pelle della sua guancia.

“Sei davvero indecente, lo sai questo, vero?” mormorò, ma una parte di lui, etichettata come traditrice, avrebbe voluto che Potter si facesse ancor più vicino.

“Ho bisogno di parlarti, Malfoy” rispose l’altro, abbassando il tono di voce.

Draco storse il naso. “È così che lo chiamiamo adesso?” e fece un passo indietro andando quasi a sfiorare il petto del ragazzo alle sue spalle. Sentì il ragazzo irrigidirsi per l’affronto, ma il respiro irregolare era inequivocabile.

“Nel cortile, giovedì dopo cena”.

Draco pensò a Rita Skeeter e scosse il capo. “Non nel cortile. Al campo e mercoledì. Pansy ha il gruppo di studio dopo”.

“Bene. Solo… evita di fare lo stronzo”.

“Lo vedremo, Potter”.

Qualcuno richiamò Potter e il ragazzo si allontanò, mentre Draco tornò ad allenarsi al suo controincantesimo con un sorrisino dipinto sulle labbra.

 

***

 

Il mercoledì a cena, qualche gufo ritardatario stava consegnando l’edizione serale della Gazzetta del Profeta, soprattutto ai professori. Uno dei volatili si diresse verso Draco e lasciò cadere una lettera sulle sue ginocchia; il ragazzo si diede un’occhiata veloce attorno, ma nessuno sembrava aver notato qualcosa si strano, nemmeno Blaise che stava gesticolando con una coscia di pollo in mano, esaltando la cucina Italiana mentre chiacchierava con Millicent.

Draco srotolò la pergamena, appoggiandosela sulle gambe.

 

Non lasciare i sotterranei il 16 Marzo, per nessuna ragione.

 

Draco girò il foglio, ma non c’era scritto altro. Il 16 marzo era la domenica successiva. Perché non avrebbe dovuto lasciare i sotterranei? Pensieroso, mise da parte il piatto e appoggiò la forchetta sul tavolo. Non gli piaceva molto ricevere lettere anonime o firmate dalle sole iniziali: lo facevano sempre preoccupare troppo. Borbottando una scusa, uscì velocemente dalla Sala Grande e si diresse ai sotterranei.

Una volta arrivato nel suo dormitorio, Draco estrasse la pergamena dalla tasca e vi puntò contro la bacchetta.

Ostende Scriptorem”.

Sua madre.

Lo stomaco del ragazzo si contrasse mentre Draco osservava la figura materializzarsi nell’aria: aveva lo stesso aspetto di sempre, lo stesso che lui sognava di tanto in tanto. Al di là del fatto, però, di sapere sua madre viva e vegeta, una preoccupazione si faceva largo dentro di lui. Che stava succedendo? Perché sua madre gli aveva scritto un ordine del genere? Scosse il capo. Alcune voci provennero dalla Comune e intuì che la cena doveva essere terminata. Doveva incontrarsi con Potter.

Draco afferrò la sua scopa e uscì dai sotterranei, dirigendosi al campo di Quidditch. Il gelo invernale e alcuni punti ancora coperti di neve lo circondavano, ma l’aria non gli sembrava così fredda. Draco si era sempre chiesto se non fossero più che altro i cambi nel calendario a far si che le persone percepissero diversamente le stagioni… Dopotutto era marzo, il che significava primavera. L’anno scolastico stava per finire, così come molti dei progetti del Serpeverde.

Non era stato diverso dagli altri anni, in effetti, pensò Draco, scendendo le scale di pietra che davano al campo. L’erba ghiacciata sotto i suoi piedi si spezzava con uno strano rumore e il ragazzo si fermò un attimo per mettersi il cappuccio del suo mantello. Le sue dita sembravano essersi congelate sul manico di scopa… Perché diavolo aveva suggerito il campo di Quidditch? Era tutta colpa di Potter!

Stava già facendo buio e mentre scendeva gli ultimi gradini, Draco si guardò in giro per capire se Potter era già arrivato. Non riuscì a vedere nessuno e si fermò ai piedi della scalinata. E se l’altro avesse voluto giocargli un brutto tiro? Draco si abbassò ancor più il cappuccio sul viso.

“Sono qui, Malfoy” gli giunse una voce calma da dietro le spalle.

Il Serpeverde si voltò e vide Potter appoggiato ad una grande roccia, accanto alla sua Firebolt. Si fece avanti, appoggiando anche il suo manico di scopa alla parete scura, prima di affrontare faccia a faccia il moro, preoccupandosi di assumere un’espressione accigliata.

“Il motivo per cui siamo qui?”

Potter alzò lo sguardo. Quando parlò, la sua voce apparve attentamente controllata. “Tu ed io. Quidditch. Strani giochini. Sesso”.

Draco ghignò, più che altro per l’incredulità. “Ti sei allenato parecchio per questo discorso, Potter?”

“E anche se l’avessi fatto?” rispose il Grifondoro, ghignando a sua volta.

“Lascia passare qualche anno, Potter, e forse riusciresti per allora a convincere un Tassorosso”.

Il sorrisino dell’altro svanì. “Non ho qualche anno, Malfoy”.

Draco inarcò un sopracciglio. “Che vuoi dire?”

“Mi hai sentito. Così stanno le cose, Malfoy. Il signore di tuo padre vuole uccidermi, e probabilmente ce la farà anche, ma che io sia maledetto se non proverò a fermarlo”. Potter si spinse gli occhiali più su sul naso. “Così, dal momento che ho poco tempo, ho pensato sia il caso di sfruttarlo”.

Draco lo fissò, sbattendo le palpebre. “Mi stai proponendo di fare sesso…”

Potter sembrò shockato. “Non parlavo direttamente di quello”.

“Sono bravo in queste cose”

Fu il turno di Potter di fissarlo. “Queste cose?”

“A leggere tra le righe, imbecille”.

Potter si staccò dalla parete, facendosi più vicino. “Quindi il fatto che non hai provato a lanciarmi una maledizione, vuol dire, leggendo tra le righe, ‘si’?”

“Dipende”

“Da cosa?”

“Se puoi riuscire a vivere bene sapendo di scoparti una persona che ti odia”. Le parole crude sembrarono perforare le orecchie di Draco, ma non importava.

Potter arretrò. “Mi odi?”

“Cero che ti odio. E tu, non provi lo stesso?”

“Ehm, è un po’ troppo forte. Riservo quel sentimento per persone tipo, bè sai, Piton, Voldemort”.

Draco sbiancò al nome, ma alzò gli occhi al cielo. Potter non riusciva nemmeno ad ammettere di odiarlo. I Grifondoro avevano la maledetta abitudine di associare il sesso a ridicole dimostrazioni di affetto e ai sentimenti. “Perfetto, diciamo che non mi sopporti, allora. Probabilmente vorresti che mi trasformassi in un furetto per l’eternità e venissi divorato dai ragni giganti”.

“Io voglio te, Malfoy”. Potter si avvicinò ulteriormente, sfilandogli il cappuccio con un movimento troppo esperto che fece quasi desiderare a Draco di scappare. “Cosa te ne pare?”

“Possiamo ricavarne qualcosa” mormorò Draco, chiedendosi se avrebbe mai recuperato il respiro che gli era mancato d’improvviso.

Il bacio non fu meno arrabbiato dell’ultima volta, ma meno violento…

 

***

 

“Come ti sei fatto questa cicatrice?”

“Grazie al tuo simpaticissimo amico ippogrifo”

“Mi piace”

“Mi sembra il minimo”

 

***

 

Se qualcuno a settembre avesse detto a Draco che durante l’anno avrebbe cominciato ad avere degli incontri clandestini con Potter, probabilmente il Serpeverde avrebbe riso di gusto. Il che, oltre al fatto stesso di doversi incontrare con Potter, già di per sé assurdo, faceva si che Draco affrontasse la cosa divertendosi più che passando il tempo a rimuginare su che cavolo stesse facendo o sull’eventualità di essere scoperti. Ad ogni modo, almeno Nott non era in giro a scattare fotografie e niente durante le lezioni o i gruppi di studio era cambiato: Draco non aveva smesso di essere acido con Potter, anche se non sfruttava tutte le occasioni che gli si presentavano.

Un venerdì, durante una lezione di Erbologia, Preston Iven aveva accidentalmente fatto cadere dello sterco di drago sui Tentacoli Velenosi di Pansy: la pianta si era improvvisamente gonfiata, i suo tentacoli erano diventati flaccidi e avevano iniziato a sputacchiare pus da tutte le parti. Il lavoro di mesi interi era rovinato e Pansy fu di cattivo umore per tutto il giorno. Non potendo vendicarsi di persona, dato che era il fratellino del Capocasa, la ragazza si rassegnò ad aspettare che fosse Laurel a punirlo. Tecnicamente, Pansy avrebbe potuto anche metterlo in punizione, ma i rapporti di famiglia era meglio non toccarli, così la Serpeverde, abituata a prendersi le proprie rivincite da sola, crollò appena lasciarono la Sala Grande dopo cena. Iniziò a piangere, aggrappandosi alla manica di Draco per sostenersi.

“Quella povera cosa si sta afflosciando nel suo vaso adesso, e se qualcuno si avvicina riesce solo a sbuffare!” singhiozzò. “Quante volte gliel’ho detto a quei cretini di stare attenti! Ci vorranno mesi perché si riprenda! È una fortuna che quel disgraziato sia venuto direttamente da me, o sarebbe morta!”

“Shhh, Parks, non è colpa tua, non perderai punti per colpa di Preston” rispose Draco con un tono calmo e rilassante, metendole un braccio attorno alle spalle.

Pansy però pianse più forte. “Tu non capisci! Non centrano nulla i punti! A me interessava della mia piantina, ci avevo speso un sacco di tempo per curarla!”

Draco la strinse più forte e la ragazza nascose il viso nella sua divisa, singhiozzando e tirando su col naso. Draco si guardò attorno, e notò Weasley, Potter e la Granger che li fissavano dalle porte della Sala Grande.

Si diede mentalmente un calcio per aver permesso alla ragazza di crollare prima di aver raggiunto i sotterranei, poi osservò il gruppetto. La Granger sembrava disgustata, Weasley imbarazzato e Potter fissava Pansy con la fronte aggrottata.

Draco ghignò e accarezzò i capelli della Serpeverde. “Andiamo tesoro, ti porto in Sala Comune” disse a voce abbastanza alta perché i Grifondoro lo sentissero. Pansy emise un leggero sbuffo e lo seguì aggrappandosi di più al corpo del ragazzo. Non che fosse emozionalmente instabile, chiariamolo subito: semplicemente, aveva bisogno di un po’ d’attenzione. E a Draco, in quel caso, non era nemmeno dispiaciuto.

 

***

 

“Allora non dormi con lei?”

“Te l’ho detto Potter, la mia relazione con Pansy non ti deve interessare. Dopotutto, io non ti ho chiesto qualcosa della sorella di Weasley”

“Ginny? E lei che centra?”

“Credi che non ti abbia visto con lei durante le selezioni per il Quidditch?”

“Quello non era niente, insomma, stavamo solo…”

“Certo, certo, Potty, come vuoi tu”

“Sei davvero noioso”

“E tu parli troppo”

 

***

 

Due settimane dopo la fuga di Nott, Draco si stava dirigendo a cena assieme a Vincent e Gregory. Blaise si era visto con Smith nel pomeriggio, mentre le ragazze erano nella serra a controllare la pianta di Tentacoli Velenosi; il biondo era sceso piuttosto tardi dalla Comune e si aspettava che molti avessero già cenato, ma non appena entrato in Sala Grande, la voce di Pansy, prima fra tutte, lo raggiunse.

“Draco! Hanno preso Theodore!” urlò, gesticolando animosamente. Il ragazzo affrettò il passo e raggiunse il tavolo delle Serpi, strappando l’edizione serale della Gazzetta dalle mani di Pansy. La ragazza gli indicò un articolo a fondo della prima pagina e Draco lo scorse in fretta.

Nott aveva in qualche modo raggiunto Diagon Alley, probabilmente usando il camino di qualche casa di Hogsmeade e fino ad allora aveva vissuto al Paiolo Magico sotto falso nome. Il proprietario l’aveva riconosciuto a colazione dalla foto stampata dal Profeta la settimana precedente e aveva subito allertato le autorità: l’accusa che pendeva su di lui, per l’attacco a Blaise, Smith e Potter, era di tentato omicidio ed entro pochi mesi avrebbe raggiunto l’età di diciassette anni, essendo quindi condannato come mago adulto.

L’articolo continuava dicendo che Nott era completamente impazzito quando un Mago Tiratore Scelto l’aveva raggiunto, così che si trovava ora sotto osservazione al San Mungo prima che si decida la sua sorte. Draco si chiese se Azkaban sarebbe stato un posto sufficientemente brutto per Nott, ora che i Dissennatori se n’erano andati e che suo padre era a piede libero. Fece per restituire il giornale a Pansy quando notò il suo cognome nell’articolo centrale.

 

RITROVATO L’AUROR SCOMPARSO

 

I lettori della Gazzetta del Profeta di certo ricorderanno l’Auror Kingsley Shacklebolt, dato per disperso il 3 settembre dopo l’evasione di massa da Azkaban di un gruppo di convinti Mangiamorte. La scorsa notte, Shacklebolt ha bussato all’abitazione di Cardiff della signorina Victoria Archer, la quale ha definito l’aspetto dell’uomo “quello di un fantasma” ma che ha successivamente aggiunto essersi presentato molto cordialmente e chiesto la possibilità di usare il camino per raggiungere il Ministero della Magia.

“Gli ho dato un po’ di Polvere Volante e se n’è andato” dice la Archer, 29 anni. “Alcuni minuti più tardi, ho sentito il suono di qualcuno che si Materializzava fuori dalla mia finestra e ho guardato dalla finestra. Quattro maghi stavano correndo verso l’autostrada dietro casa mia, ed è l’ultima cosa che sono riuscita a vedere”.

Shaclebolt si trova ora al San Mungo sotto cure intensive dopo una prolungata esposizione alla maledizione Imperius e altri incantesimi oscuri, ci dice Healer Waler, 36 anni. Un delegato ufficiale del Ministro ha informato la Gazzetta del Profeta che l’Auror è rimasto nelle mani dei Mangiamorte seguaci del Signore Oscuro, torturato per informazioni riguardanti una leggendaria società segreta, l’Ordine della Fenice.

Shacklebolt stava per essere trasferito in qualche postazione da uno dei Mangiamorte fuggiti lo scorso settembre, Lucius Malfoy; secondo fonti certe, probabilmente un calcolo errato ha portato l’evaso a Materializzarsi sulla strada molto trafficata che attraversa Cardiff e l’uomo è rimasto travolto da un camion, rimanendo ucciso sul colpo. Shacklebolt si trovava senza dubbio sotto la maledizione Imperius perché, apparso pochi metri più lontano, si è ritrovato immediatamente libero dall’incatesimo.

Il corpo di Lucius Malfoy, recuperato dai quattro maghi visti dalla signorina Archer dalla finestra, è stato portato al San Mungo e definitivamente dichiarato morto all’arrivo. Non hanno dato finora frutto i tentativi di contattare la moglie Narcissa…

 

Draco sentì il sangue defluire dalla sua testa e continuò a fissare l’articolo sulla morte del padre. La sua mano tremava così tanto che non gli riusciva di continuare a leggere, rimanendo semplicemente immobile a guardare senza sosta il foglio.

Dichiarato morto. Dichiarato morto. Dichiaratomortodichiaratomortodichiaratomorto.

Alzò lo sguardo su Pansy che stava chiacchierando con Blaise e cercò di mandar giù il nodo alla gola. Si sentiva il petto svuotato e l’orrore gli stringeva lo stomaco; le ginocchia cedettero e fu costretto ad aggrapparsi al tavolo per sostenersi, rovesciando il succo di zucca di Pansy. La ragazza si voltò, rimpiazzando in fretta l’espressione arrabbiata con una decisamente più preoccupata.

“Draco! Oh mio dio, Draco, che succede?”

Il Serpeverde vide le labbra della ragazza muoversi, ma la sua voce sembrava provenire da molto lontano. Senza dubbio, non sarebbe mai più riuscito a sbattere le palpebre.

Pansy gli strappò la Gazzetta dalle mani e Draco ricadde all’indietro sulla panca, mentre Blaise cominciava a leggere da dietro le spalle della Serpeverde. Finirono di leggere nello stesso istante e lo guardarono entrambi con la medesima espressione di paura mista a pietà.

Qualcosa salì nella gola di Draco da un qualche luogo sconosciuto dentro di lui. “Io… vado… a letto” gracchiò, e si rimise in piedi.

“Vengo con te” ripose Blaise e gli mise un braccio attorno alle spalle, accompagnandolo fino alla porta. Draco inciampava sui suoi piedi senza sentire minimamente il chiacchiericcio che si levava attorno a loro. La mente del ragazzo era completamente vuota, tranne che per una memoria di un pomeriggio d’Ottobre a Hogsmeade.

 

 

Diario di Draco Malfoy, 9 Marzo 1997

 

 

 

 

 

Fine parte 15.

 

 

 

Allora….che mi dite?^_^ Due in una sera per i problemi in EFP ovviamente!

Laura

Ps. povero il mio ciccino

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Capitolo 16
*** Mors Mortis ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE

Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H
Rating: R
Spoilers: SS/PS,CoS,PoA,GoF,OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.
Note della Traduttrice:Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.
Sommario: Mentre Draco cerca disperatamente di entrare nell’ordine di idee che suo padre è morto, non si accorge di dimenticare tutto il resto. Il che si rivela assai poco divertente quando un inaspettato ospite si presenta in Sala Grande, una domenica pomeriggio. Alla fine la guerra è arrivata fino ad Hogwarts? Tutto ciò, tra bottiglie infrangibili, tentativi di dimenticare, verdi mutandoni extra-large, una musica fuori posto e un insolito, ma gradito, temporale.


***

 

Capitolo 16: Mors Mortis

 

Draco voltò il viso di lato e vide Vincenzo, il serpentello giocattolo ricevuto a Natale, che gli strizzava l’occhio.

Natale. La lettera di suo padre. Suo padre.

Draco serrò gli occhi. Erano circa le cinque di mattina: si era svegliato più o meno venti minuti prima e se n’era rimasto fino ad allora seduto sul bordo del letto, a fissare il vuoto. Anche la notte precedente aveva passato ore a fissare il soffitto senza mai chiudere gli occhi.

Non si ricordava di essersi addormentato. Non si ricordava chi gli avesse chiuso le cortine del letto. Si sentiva stravolto, separato dalla realtà: da un lato, c’era Hogwarts con la sua solita vita, dall’altro, una pagina di giornale che aveva distrutto la sua famiglia. Aprì gli occhi e singhiozzò. Per una volta, fu grato che Vincent russasse: il rumore lo aiutava a non sentirsi ancora più disperso.

Vincenzo gli fece nuovamente l’occhiolino prima di tornarsene tranquillo sulla scatola dove era stato appoggiato. Lo sguardo di Draco ricadde sul contenitore di legno: un raccoglitore decorato per  pozioni, il regalo di Natale di Pansy. Perché mai tutto doveva ricordargli l’ultima volta che aveva ricevuto notizie da suo padre…?

Afferrò la scatola e la lanciò addosso al muro, aspettandosi l’inconfondibile rumore del vetro che s’infrange, ma tutto quel che ne provenne fu un tonfo più o meno violento. Ovviamente, da Pansy c’era da aspettarselo: le bottiglie erano di vetro magicamente infrangibile.

“Draco?” lo chiamò una voce mezzo addormentata alle sue spalle e Draco si riscosse.

“Torna a dormire, Blaise” rispose vacuo.

Percepì il suono delle coperte che vengono messe da parte. Blaise scivolò fuori dalle lenzuola e si mise seduto, con una gamba arricciata sotto il corpo. Sembrava un barbone, notò Draco senza darci peso. Normalmente, avrebbe probabilmente preso in giro l’amico per lo stato dei suoi capelli, ma tutto quello apparteneva ad un lontano passato, esistente oramai solo nella sua memoria. Draco si osservò le mani, appoggiate sul ventre.

“Hai sentito tua madre?” chiese Blaise.

Draco scosse la testa. Blaise non sapeva che sua madre era sfuggita agli Aurors e le sue labbra si contrassero involontariamente mentre si ritrovò a lottare con il desiderio di raccontare in che genere di situazione si trovasse. Mandò giù a fatica e alzò lo sguardo sull’amico, accigliandosi. “E se fosse  stato solo un errore…” disse tristemente.

Blaise lo scrutò. “Un errore?”

“Si. Magari non era mio padre. Forse era qualcun altro”.

Gli angoli della bocca del moro si incurvarono lentamente verso il basso. “Mi dispiace” disse.

“Non esserlo. Sono serio. Magari era semplicemente qualcun altro” disse Draco, con la disperazione che gli strisciava nella voce. Nei suoi occhi c’era un leggero brillio ed era tornato prepotente il nodo alla gola. “Non so, magari la Pozione Polisucco. Può essere, no?”

“Si” disse Blaise. “Può essere”.

“Pensaci” rispose Draco, col cuore che gli martellava forte nel petto. “Magari mio padre voleva che pensassero che lui era …” Draco inghiottì l’aria. “Morto”.

“Tua madre lo saprebbe, giusto?” chiese Blaise, senza guardarlo.

“Si” disse Draco. “Le manderò un Gufo”. Non l’avrebbe fatto, ovviamente. Non poteva rischiare che qualcuno intercettasse la sua posta e aggrottò la fronte. Perché sua madre non l’aveva contattato? L’incidente era successo sabato sera ed era già lunedì mattina. Forse, avrebbe avuto qualche notizie a colazione.

Blaise era serio. “Vuoi andare in Guferia adesso?” chiese. “È ancora presto, non ci vedrebbe nessuno”.

“No” disse Draco. “ Voglio vedere se mi arriva qualche lettera a colazione”.

Si mise in piedi e andò a raccogliere la scatola che aveva lanciato prima; c’era un’ammaccatura appena visibile sull’angolo che aveva colpito il muro, ma nulla di irreparabile. Avrebbe ricevuto una lettera da sua madre quella mattina, ne era certo. Suo padre non poteva essere morto, non era semplicemente possibile. La sua famiglia stava dalla parte dei vincitori in quella guerra. E i vincitori non muoiono.

La spiacevole sensazione di bruciore che provava Draco dietro gli occhi non accennava a smettere e si diede un’occhiata attorno per riuscire a distrarre la sua mente dalle parole “dichiarato morto” impresse a fondo nei suoi ricordi. Infilò le dita tra i capelli di Blaise e lo attirò a sé, per un bacio. Non si preoccupò che l’altro avesse in bocca il sapore appannato del sonno; la scossa di piacere era sufficiente per tenere lontano il tumulto dentro la sua testa. Blaise ruppe il bacio e lo fissò corrucciato.

“Questa non è una buona idea” disse a bassa voce, lottando con una respirazione incerta.

Perché no?” chiese Draco, sentendosi arrossire.

 Perché” rispose l’altro, spostando lo sguardo. “Non voglio usarti”.

“Sta zitto” ringhiò spintonandolo giù sul letto. “Tu mi usi quando te lo dico io”.

Venti minuti senza pensieri erano meglio di niente. Non importava se aveva pensato a qualcun altro tutto il tempo.

 

***

 

Draco tenne gli occhi bassi durante l’intera colazione per evitare gli sguardi. E non c’erano state lettere.

Blaise, Pansy, Vincent e Gregory lo circondavano ovunque andasse, fulminando chiunque provasse solo a fissare troppo a lungo lo sguardo su di lui. I Serpeverde, quella mattina, erano stati fin troppo calmi e la Gazzetta del Profeta, intanto, non aveva dato nessuna nuova notizia. Le ore di lezione, Difesa Contro le Arti Oscure e Storia della Magia, erano state per Draco un’agonia durante la quale cercava di concentrarsi su qualsiasi cosa non fossero i bisbiglii e le occhiatine.

Dopo pranzo avevano pozioni e Draco aveva accarezzato l’idea di saltare la lezione con il solo intento di evitare Potter. Un qualsiasi gesto di pietà da parte di Potter avrebbe fatto crollare ogni muro eretto dal Serpeverde, lo sapeva: in realtà, era una questione di pura speculazione. Draco immaginò che se qualcuno doveva sapere di suo padre per certo, quello era Potter; d’altronde era il cocco di Silente per un motivo e un gesto, uno sguardo di commiserazione da parte sua avrebbe definitivamente fatto saltare anche la flebile speranza che si trattasse solo di un banale errore.

Con suo grande sollievo, Potter non fu compassionevole. Quando Draco alzò lo sguardo su di lui al passargli accanto, l’altro incrociò i suoi occhi e sostenne il confronto per un attimo, prima di guardare da un’altra parte.

Piton si soffermò davanti al suo banco all’inizio della lezione e il ragazzo alzò lo sguardo nei profondi occhi scuri dell’insegnante, desiderando subito dopo di non averlo fatto. Non c’era pietà negli occhi di Piton, ma nemmeno un briciolo di speranza.

Draco fu grato di potersi concentrare sul tagliuzzamento delle sue foglie di Dittamo.

Dopo cena raggiunse la classe per l’incontro dell’ES, rendendosi a malapena conto di essere l’unico Serpeverde del gruppo ora che Nott se n’era andato. Si chiese se non fosse il caso di tornare ai sotterranei e chiedere a Blaise di andare con lui, ma alla fine decise di lasciar cadere l’idea. Si rifiutava di apparire spaurito.

Avrebbero imparato come resistere all’incantesimo della Memoria e Potter lo mise in coppia con Lisa Turpin, una Corvonero rubiconda. Draco si concentrò sul suo incantesimo e non guardò in faccia nessuno. Quando l’incontro terminò, si sentì sollevato; fece per andarsene dall’aula, che Potter chiamò il suo nome.

Draco si voltò e assottigliò lo sguardo. La Granger e Paciock erano in piedi accanto a lui, chiacchierando, ma la ragazza non riusciva a mascherare decentemente la sua curiosità nei confronti di loro due.

Che vuoi, Potter?” chiese guardingo.

Il Grifondoro lanciò una chiara occhiata alla Granger e lei si trascinò Paciock fuori dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle. Tutti se n’erano già andati.

“Voglio solo dirti che mi dispiace per tuo padre” disse Potter.

Draco chiuse gli occhi per un momento. Il dolore pungente nel petto si fece più forte e alzò lo sguardo sul ragazzo davanti a lui, prima di accorciare le distanze fissandolo acido. “Risparmia la tua pietà per qualcuno che ne ha bisogno, Potter” mormorò.

“Non è pietà, Malfoy” rispose il moro. “Semplicemente so cosa stai…”

“Stai zitto, Potter. Stai solo zitto. Tu non hai idea di che cosa sia perdere… perdere…”

“Oh, davvero Malfoy?” Il Grifondoro stava pericolosamente alzando la voce. “Non lo so vero? Magari la prossima volta che deciderai di ritirar fuori il mio padrino…”

“Ah è per questo allora? Sei ancora ferito dal fatto che io abbia menzionato il tuo padrino? Per tua informazione, era un traditore e tutto quello che posso dire è che ci siamo liberati della spazzatura…”

Potter lo colpì sulla bocca. Draco percepì il gusto simile al sale mischiato al rame mentre le sue labbra iniziavano a sanguinare; si ripulì con il dorso della mano e alzò lo sguardo su Potter, che stringeva i pugni saldamente, con il respiro irregolare e gli occhi ridotti a due fessure dietro gli occhiali spessi.

“Sai, Potter” mormorò Draco. “Se solo avessi avuto la decenza di restarci secco sedici anni fa, tutto questo non sarebbe mai successo”.

“Si” rispose il Grifondoro acidamente “hai ragione Malfoy. Ma non venirmi a dire che sono io il responsabile per le scelte di tuo padre. Non gli ho detto io di unirsi a Voldemort quindi se vuoi qualcuno con cui prendertela, prenditela con lui. Sei… sei patetico”.

“Ah, patetico vero?” gracchiò Draco, raggiungendo la sua bacchetta ma venendo bloccato per il polso dal moro. Draco cercò di liberarsi dalla stretta, ma l’altro era troppo forte.

“Senti Malfoy” disse Potter, abbassando lentamente il tono della voce. “Io non… Non voglio duellare con te. Non con te. Non con chiunque qui a scuola”. La sua voce si spezzò e si ritrovò a fissare Draco quasi mestamente.

“Risparmiami, Potter” rispose il Serpeverde in un tono attentamente controllato, mentre si dibatteva furiosamente dentro di sé per non lasciarsi toccare dallo sguardo spaurito negli occhi del moro. Come era possibile che fosse lui quello a dover lottare con quella sensazione se si ritrovava con un labbro spaccato? Era stato Potter. Non avrebbe dovuto essere difficile reagire. Ma Potter non doveva guardarlo a quel modo e il cuore di Draco non doveva martellare all’impazzata per una cosa del genere. Le dita del Grifondoro emanavano calore anche attraverso la divisa. Draco si tirò indietro e Potter lo lasciò andare recuperando immediatamente l’espressione di sfida.

“Perfetto, Malfoy. Fai quel che ti pare. Unisciti a Voldemort, per quel che me ne importa. Non è quello che hai sempre voluto?”

E con questo, Potter abbandonò la stanza, lasciando Draco da solo con il nodo alla gola che si era rifatto vivo. Si sentì improvvisamente spossato. Il suo labbro sanguinava, il polso gli bruciava e il suo controllo era praticamente sparito. Avrebbe voluto correre da sua madre e nascondere il viso nelle pieghe dei suoi abiti, come aveva fatto tante volte da piccolo.

Piton rientrò più tardi nella Comune quella sera, per informare Draco della morte ufficiale di suo padre e offrire le condoglianze dell’intera scuola. Draco ascoltò la voce impassibile, annuì e si ritirò immediatamente al suo dormitorio. Al diavolo anche “i ragazzi non piangono”.

 

***

 

Quattro giorni dopo la notizia della morte di Lucius Malfoy, fu il compleanno di Draco. Il ragazzo aveva passato la mattinata a fissare, stretta fra le sue dita, la piccola chiave d’argento che il padre gli aveva regalato. Era come se in qualche modo, riflettè Draco, lui avesse saputo di non poter essere presente per i suoi diciassette anni. Lo shock ormai era stato sostituito dal risentimento, soprattutto per la madre: Draco non poteva credere che non avesse ancora provato a mettersi in contatto con lui. Ma spesso la rabbia si alternava con il terrore di aver perso anche lei.

Il sabato, i Serpeverde persero spettacolarmente contro i Tassorosso; il loro cercatore acchiappò il Boccino ancor prima che una delle due squadre riuscisse a segnare. Draco, però, si rese conto che non gli interessava. Si sentiva staccato da tutto e da tutti: da qualche parte alle sue spalle, esisteva una Hogwarts con le sue lezioni, i suoi pettegolezzi, il Quidditch e le feste, ma davanti ai suoi occhi, in lontananza, c’era solo un futuro incerto senza suo padre, un futuro che non precludeva la guerra. Nel frattempo, lui e Potter si erano evitati l’un l’altro dalla discussione del lunedì precedente e Draco sembrava contento così.

La scuola, in quel periodo, appariva stranamente animata da chicchericci: a Seamus Finnigan erano talmente piaciute le feste dei Tassorosso che aveva proposto di organizzarne una in occasione del giorno di San Patrizio. Per Draco era un’idea ridicola: San Patrizio era conosciutissimo per aver cacciato i druidi e i maghi fuori dall’Irlanda! A quanto pare Finnigan aveva qualche problema in fatto di conoscenza storica. Draco aveva anche tentato di parlarne con Liam, ma il Caposcuola gli aveva semplicemente sorriso e risposto di lasciar perdere. Così, la domenica pomeriggio, Draco e gli altri Serpeverde si diressero in Sala Grande.

I quattro tavoli della Case erano stati addossati, due a due, alle pareti e riempiti con spuntini, frutta e bibite, mentre al tavolo centrale sedevano i professori addetti alla supervisione della festa. Draco diede un’occhiata a Piton: l’uomo aveva il capo leggermente rivolto verso la McGranitt, la quale, probabilmente, stava dicendo qualcosa che l’uomo non approvava. Il professore alzò lo sguardo verso il Serpeverde, come se sapesse di essere osservato, e il ragazzo avrebbe voluto picchiarsi da solo… Ma certo! Piton poteva sapere qualcosa di sua madre.

Si incamminò verso il tavolo degli insegnanti, quasi senza prestare attenzione al chiacchiericcio della folla e alla voce di Liam che dava il benvenuto alla prima festa di San Patrizio. Draco scosse il capo; tra le altre cose il giorno esatto della festa avrebbe dovuto essere quello successivo ma in periodo scolastico sarebbe risultato improponibile organizzarne una con le lezioni di mezzo. Non riusciva ancora a capire perché diavolo avesse dovuto parteciparvi, ma questa volta avrebbe impedito a Finnigan e alla sua combriccola di metterlo in mezzo ad una delle loro insane attività, non c’erano dubbi.

Piton e la McGranitt erano ancora assorti nella loro discussione quando Draco li raggiunse, così si mise da parte e osservò la sala. Uno stereo suonava dall’altro lato della stanza, probabilmente grazie ad un incantesimo di amplificazione, e dava l’idea di trovarsi ad un concerto dal vivo. Nel mezzo della Sala Grande, la gente ballava lanciandosi qualche grande sacco scuro; quando la musica si spense d’improvviso, chi si ritrovava il sacco in mano ne estraeva uno sgangherato indumento di colore verde e lo indossava.

Molte delle persone appoggiate alle pareti ridacchiavano: Finnigan aveva afferrato un paio di immensi mutandoni verdi e, dopo un secondo di perplessità, se li era infilati in testa diventando decisamente troppo simile ad una rana perché Draco riuscisse a trattenere un sorrisino.

Il biondo fu particolarmente felice di notare che molti Serpeverde non stavano partecipando al gioco, ma preferivano ridere di gusto alle loro spalle. Blaise stava, sfortunatamente, ballando con Pansy e la Benefattrice. Draco si trattenne per non umiliarli ulteriormente… Ok, il verde era il colore di Serpeverde, ma non certo in quei casi! Lanciò un’occhiata a Piton e notò che non stava più parlando con la vicepreside, ma fissava la sala con l’espressione distaccata.

“Posso parlarle un attimo, Professore?” chiese ad alta voce, cercando di contrastare la musica.

L’insegnante di pozioni alzò lo sguardo e annuì. La McGranitt studiò Draco con gli occhiali calati sul naso e il ragazzo si sentì come una farfalla attaccata al muro, finchè Piton non si alzò dalla sedia e si avviò, seguito da Draco, nella stanzetta alle spalle del tavolo dei professori. Vi entrarono e Piton richiuse la porta.

Cosa volevi dirmi, Draco?” chiese, incrociando le braccia al petto.

Il ragazzo mandò giù, sentendosi invadere il petto dal terrore improvviso. “Professore, mi chiedevo se voi sapeste qualcosa di… di…”

L’espressione dell’uomo era imperscrutabile. “Nulla più di quanto sappia tu, Draco, mi spiace”.

“È vero? Cioè, io non ho sentito…” ma qui si interruppe spostando lo sguardo.

“So che questo deve essere un momento difficile per te, Draco” disse Piton “Ma devi capire che le circostanze della morte di Lucius sono molto delicate. Sono contento di come ti sei comportato finora, spero tu voglia continuare ad aver pazienza”.

Draco sospirò. Sua madre doveva star bene, altrimenti Piton non gli avrebbe detto di essere paziente.

“La ringrazio, signore” disse.

“Di nulla” rispose lui. “Ora se…”

 

CRASH.

 

Il rumore fu talmente forte che Draco sobbalzò. Il terreno tremava sotto ai suoi piedi. Che stava succedendo? Forse un terremoto? Un momento dopo, l’insegnante se n’era andato con un fruscio di vesti e lui lo seguì oltre la porta.

Draco raggiunse il centro della Sala Grande e si avvicinò a Morag. La musica continuava a suonare, ma nessuno ballava più; tutti si guardavano attorno straniti, con addosso strani indumenti verdi sopra la divisa scolastica, mentre un gruppetto del terzo anno ridacchiava nervosamente.

“Professor… Silente” chiamò un rantolò dalla porta principale e Draco si voltò.

 Hagrid era appoggiato allo stipite del portone, con le braccia penzoloni e inermi, come se fossero entrambe spezzate. Metà del volto del gigante era impiastricciato di sangue, così come i suoi capelli e la barba.

“Prendi ragazzi…” grugnì Hagrid, con la bocca che sputava sangue. Ricadde al suolo con un tonfo e rimase immobile.

“HAGRID! NO!” gridò una voce alle spalle di Draco, che quasi venne buttato da parte quando il moro lo sorpassò, con addosso un ridicolo mantello verde e un cappello da pirata dello stesso colore.

“STAI INDIETRO HARRY!” rimbombò la voce di Silente. Draco si voltò verso il preside, in piedi dietro al tavolo con l’espressione torva.

CRASH. La scossa al suolo fu stavolta più forte e il Serpeverde giurò di aver visto le pareti tremare.

Quando vi fu un terzo scossone e un rumore assordante, alcune persone gridarono. Draco tornò a fissare l’entrata e sbiancò.

I portelloni d’entrata erano crollati al suolo, assieme a buona parte della parete sinistra e ora il gigante della Foresta Proibita si ergeva al posto di essi. Potter si alzò in piedi lentamente, incapace di muoversi oltre.

Le urla si alzarono d’improvviso dopo un momento di assoluto silenzio: tutti correvano dalla parte opposta all’entrata, spintonandosi e lasciando cadere i sacchi pieni d’indumenti.

“Harry. Grop uccide Harry” schioccò il gigante sopra la musica e le grida. La voce dell’essere era piatta, serena, come se parlasse nel sonno; la creatura si mosse in direzione di Potter, che dava l’impressione di aver messo radici. Quando le dita del gigante si strinsero attorno alle spalle del ragazzo, Draco giurò di aver sentito le ossa spezzarsi.

Non appena i piedi del Grifondoro si staccarono dal suolo, Draco ricordò.

Estrasse la bacchetta e sparò in aria una striscia brillante esattamente sopra la testa del gigante e gli occhi del mostro si spalancarono.

“Luci” disse, e lasciò cadere Potter, che piombò al suolo a pochi passi da Hagrid, senza muoversi.

Ci fu un lampo di luce e il gigante si immobilizzò. Draco si voltò appena in tempo per vedere Silente e Piton ancora con le bacchette puntate alla creatura, mentre molti studenti si nascondevano dietro la tavolata. Tutti i professori erano in piedi e sulle loro facce la stessa espressione di incredulità e orrore. Lo stereo suonava nell’improvviso silenzio assoluto e Draco raccolse alcune parole di quella che era la sua canzone preferita.

 

Guarda questa mia promessa che si scioglie

È una melodia…

Si, una promessa, una melodia.

 

Una promessa. Draco fissò il gigante immobile davanti a lui. E improvvisamente ricordò la lettera di sua madre: non avrebbe dovuto trovarsi lì quel giorno, ma rimanere nei sotterranei. Dopo la notizia di suo padre, tutto, messaggio compreso, era passato in secondo piano. In quei momenti, si rendeva vagamente conto delle persone che correvano attorno a lui. Qualcuno singhiozzava.

“Draco!” - un gemito - “Blaise! Qualcuno!” - un sospiro - “Perfavore!”

Il grido d’aiuto scosse Draco dal suo intorpidimento. “Pansy?” si lasciò uscire dalle labbra, guardandosi freneticamente in giro e scorgendola sul pavimento coperto di pietre. O dio…

Draco si precipitò verso di lei inginocchiandosi al suo fianco. Il viso era rosso e impiastricciato dalle lacrime, ma quando il ragazzo la sfiorò, Pansy gli gettò le braccia al collo, nascondendo tremante il viso sul suo petto. Vincent, Gregory e Millicent li raggiunsero, anche loro con i tratti del viso piegati della paura. Tracey piangeva aggrappata all’amica e Sheridan Roper si appoggiava alla spalla di Vincent come supporto.

La Benefattrice era rimasta incastrata sotto le pietre della parete crollata. I suoi occhi vitrei fissavano Draco con il solito sguardo mesto; la sua bocca rimaneva aperta in un’espressione flebile di sorpresa. Non fu necessario essere medimaghi per sapere che era morta. Una mano era piegata in una posizione innaturale e le dita quasi stringevano un oggetto invisibile. Draco le strinse la mano tra le sue; era ancora calda e delicata. E d’improvviso si sentì piccolo e impotente.

Dov’era Blaise? Draco si voltò e lo vide zoppicare nella loro direzione, pallido e sconvolto.

“Mi è arrivato un pezzo di pietra sulla gamba, credo che sia… BENEFATTRICE!” gridò Blaise atterrito.

Draco notò come tutti gli insegnanti si fossero diretti verso Potter e Hagrid e un amaro risentimento cominciò a risalire velocemente il suo corpo fino al viso, che si corrucciò in un’espressione tetra.

“Certo, perfetto! Salvate il vostro perfetto Potter! Chi se ne frega se una Serpeverde è morta?” urlò scosso dalla collera.

La musica, alla fine, si fermò.

“Sono sempre gli innocenti i primi a soffrire” disse una voce profonda e melodiosa alle sue spalle.

Draco si voltò, incontrando la figura del centauro Fiorenzo, che insegnava Divinazione ai più piccoli. Il centauro spostò tristemente il suo sguardo sul corpo esile della ragazza e si avviò mestamente, col capo piegato, fuori dalla Sala Grande.

Piton arrivò di corsa, seguito a ruota da una McGranitt con le labbra tremanti.

“State indietro, tutti quanti. Tornate ai sotterranei, subito” sibilò il professore.

“Daphne, Daphne!” li raggiunse un grido di pura angoscia alle loro spalle.

Ernie Macmillan si faceva largo tra decine di altre persone, bloccandosi a qualche metro di distanza. Macmillan si ritrovò a fissare per qualche istante il corpo della Benefattrice. Il suo pomo d’adamo andava su e giù nella gola furiosamente; il ragazzo spostò lo sguardo, coprendosi gli occhi con la mano.

“Morta, è morta, e non c’è niente, niente, niente…” singhiozzò Pansy, aggrappandosi agli abiti di Draco.

Il ragazzo la strinse per le spalle. “Andiamo Parks, shhh, va tutto bene, forza, non c’era nulla che tu potessi fare…”

“Lei non ha fatto nulla! Perché lei? Perché?” si lamentò la ragazza, prima di scoppiare in singhiozzi più profondi.

Draco si rimise in piedi cercando di alzarla con forza, ma la ragazza si lasciò cadere al suolo obbligandolo, ancora una volta, a riportarla in piedi. Pansy gli rimise le braccia attorno al collo e continuò a singhiozzare convulsamente, mentre il biondo indicava agli altri con un cenno del capo l’uscita.

“Avete sentito il professor Piton, andiamo” disse, e si incamminò.

Potter e Hagrid non erano più là, mentre il gigante si innalzava ancora, immobile, nella posizione in cui era stato bloccato. Draco lo aggirò, ma attanagliato dal terrore, si azzardò a respirare solo dopo aver oltrepassato l’uscita.

Il vano d’entrata era distrutto. Macerie ovunque, mentre un alito di vento spirava dall’esterno, mescolandosi alle nuvole di polvere. Draco chiese a Vincent e Gregory di ripulire il passaggio fino ai sotterranei con le loro bacchette. C’erano già dei percorsi segnati che davano alla Sala Comune dei Tassorosso e verso le scale di pietra, ma pareva che loro fossero i primi Serpeverde a lasciare la Sala Grande.

“D-Draco” bisbigliò improvvisamente Blaise, tirandogli la manica.

Il biondo si voltò, spostandosi dal viso i capelli di Pansy.

“Guarda” bisbigliò l’amico, indicando il pavimento nella parte dove di solito si trovavano le porte d’entrata.

Draco focalizzò la vista e vide un piccolo scarabeo trascinarsi a fatica verso di loro. Rita Skeeter.

“Prendila” disse a Blaise.

Blaise arricciò il naso. “Ehm…”

“È stata una Serpeverde” mormorò Draco, osservando gli altri. Vincent e Gregory erano impegnati a ripulire il corridoio, Sheridan, Tracey e Millicent erano stretti l’un l’altro e parlavano sottovoce.

Blaise sospirò inginocchiandosi con qualche difficoltà, e porgendo il palmo all’insetto. Le antenne dell’esserino vibrarono nell’incertezza, ma ben presto fu in salvo nella tasca del ragazzo, proprio quando Vincent urlò che avevano terminato il lavoro. Scesero tutti le scale in silenzio.

Una volta arrivati in Sala Comune, Draco lasciò scivolare Pansy sul divano, stiracchiandosi subito le braccia stancate dal peso del corpo trasportato. La ragazza rimase immobile seduta sul divano, quasi come una bambola, singhiozzando di tanto in tanto. Tracey le si sedette al fianco e l’abbracciò, ricominciando a piangere con rinnovata energia. Millicent ordinò a Vincent e Gregory di portare su qualcosa dalle cucine.

“Cercate di prenderne per tutti, gli altri arriveranno fra poco” terminò la ragazza, mentre i due già stavano uscendo.

Draco disse di dover andare a cambiarsi, lanciando un’occhiata esplicita a Blaise ed entrambi si diressero al dormitorio, dove depositarono Rita sul letto di Vincent. La donna riprese subito le sue sembianze, ma era pallida e sui capelli in disordine spuntavano dei grumi di sangue addensato.

“Entrambe… le caviglie” gracchiò. “Ho bisogno… di curarmi”.

Draco e Blaise si scambiarono un’occhiata.

“Possiamo fare una Pozione Curativa” disse Blaise. Si indicò la gamba ferita e sorrise debolmente. “Così potrei usarne anche io un po’ ed evitare di passare tempo inutile in infermeria”.

“Immagino che nemmeno tu voglia andare all’ospedale…” chiese Draco, rivolgendosi a Rita.

La donna scosse il capo. “Una pozione andrà benissimo”. Poi alzò lo sguardo sui due. “Grazie”.

La voce del biondo si fece cupa. “Abbiamo già perso una Serpeverde oggi” disse “Non voglio si ripeta”.

Rita spalancò gli occhi. “Qualcuno è morto?”

“Una ragazza nel nostro anno” intervenne Blaise ma la voce gli si spezzò in gola e spostò lo sguardo; si accovacciò al suolo accanto al letto e tremando aprì il suo baule, mettendosi alla ricerca del suo kit per pozioni. “Maledizione, non ho nemmeno un seme di Barnacolo. Usavo quelli di Piton”

“Io qualcuno dovrei avercelo” rispose Draco. “Ma spero che tu abbia il sangue di drago, perché di quello proprio non en ho”.

Si non ti preoccupare, ce l’ho”.

Draco nel frattempo aveva raggiunto il suo baule, mentre Rita faceva apparire un tavolo da lavoro. Decisero che Blaise avrebbe preparato la pozione, mentre Draco avrebbe raggiunto gli altri: infondo, era un Prefetto, era suo compito. Assieme ai semi di Barnacolo, estrasse dal baule anche una scatola di cioccolatini presi a Mielandia e li passò ai due per evitare che i fumi delle sementi li facessero svenire dalla fame.

Chiuse a chiave la porta della stanza e raggiunse la Comune. Vincent e Gregory erano tornati assieme a dodici elfi domestici carichi di te e biscotti, mentre anche altri Serpeverde si erano aggiunti al gruppo. Molti dei più piccoli piangevano disperati: l’incubo di quella giornata non li avrebbe di certo abbandonati così in fretta. Anche Pansy, dopo essersi calmata con un po’ di te, riuscì a svolgere il suo compito di Prefetto coi più giovani, mentre Liam e Laurel cercavano di mantenere il controllo della situazione. Le uniche persone che mancavano erano Blaise e la Benefattrice. Draco si inventò che il Molliccio di Blaise prendeva la forma di un gigante.

“Ha solo bisogno di passare un po’ di tempo da solo, vedrai che lo supererà in fretta e ci raggiungerà” disse a Liam, che annuì. Le paure, d’altronde, non erano certo così facili da affrontare.

Liam, credi che questa cosa abbia a che fare con Nott?” chiese Malcom Baddock.

Liam scosse il capo. “Nott è al San Mungo. No, il gigante deve essere stato mandato dal Signore Oscuro”.

Draco sentì il suo viso prender fuoco e spostò lo sguardo sui suoi piedi; aveva tentato di evitare quel pensiero, ma non c’era più modo di sfuggirgli. Sapeva perfettamente da dove era uscito quel gigante e in parte era colpa sua se la Benefattrice era morta: era stato lui a raccontare alla madre del gigante nella Foresta. Era chiaro che l’informazione era arrivata al Signore Oscuro e Draco sapeva bene che la voce trasognata della creatura era chiaramente frutto della maledizione Imperius. Solo qualcuno davvero potente sarebbe riuscito a farla funzionare su un gigante.

“Ma perché il Signore Oscuro vorrebbe attaccare Hogwarts?” chiese Preston Iven, la voce ridotta dalla paura.

Laurel scompigliò i capelli del fratello. “Per Harry Potter” disse con l’espressione assente. “Ho sentito il gigante dire che voleva ucciderlo. Per qualche ragione, il Signore Oscuro lo vuole morto”.

“Forse per vendetta” intervenne Brice Owen appoggiando la tazza sul tavolino.

“Restando in tema, Draco, che cosa ti a spinto a salvare la vita di Harry Potter?” chiese Liam di colpo.

Draco alzò lo sguardo, cercando in fretta un modo per uscirne indenne. Che cosa avrebbe dovuto dire? , Liam, ovviamente perché gli dovevo la vita, no? Si accigliò. “Ho semplicemente pensato che se un Serpeverde avesse salvato la vita al cocco di Silente, ci avremmo di certo guadagnato in immagine davanti all’intera scuola, non credi anche tu?”

Liam sembrò per un attimo perplesso, poi sogghignò. “Credo di sapere chi sarà il nuovo Caposcuola l’anno prossimo. Bel lavoro, Draco”.

Draco riprese fiato. Pansy lo fissava con un cipiglio strano e gli mormorò un “Cosa?” perplesso.

“Te lo spiego dopo” bisbigliò Draco in modo che solo la ragazza potesse sentirlo, ma non c’era assolutamente motivo per cui dovesse spiegarle del debito che aveva con Potter, ovviamente. Avrebbe preferito fingere di provare qualcosa per Potter piuttosto.

“Senti, Draco, ma come conoscevi l’incantesimo giusto per fermare il gigante?” chiese una ragazza del terzo anno.

“L’ho solo distratto” rispose lui. “Ho immaginato che fosse stupido abbastanza da essere facilmente distratto da qualche luccichio nell’aria”.

“Wow” sospirò la ragazza, giocherellando con una delle sue trecce. “Sei stato davvero velocissimo”.

“Grazie” disse semplicemente Draco, cercando invano di sorridere.

I Serpeverde continuarono a discutere dell’accaduto, ma la morte della Benefattrice non la si nominava mai. Blaise uscì dal Dormitorio venti minuti più tardi, senza più zoppicare, e si sedette al fianco del biondo, dandogli una piccola gomitata nelle costole e indicandogli l’uscita. Draco annunciò che andava da Piton a chiedere cosa avrebbero dovuto fare per la cena. I due ragazzi rimasero attoniti nel trovare la Sala Grande uguale al solito: non v’erano segni dell’intrusione del gigante e persino le due grandi porte erano tornate al loro posto.

Blaise e Draco si affrettarono nel cortile; il moro infilò una mano in tasca e ne estrasse il piccolo insetto e lo liberò. Rita si diresse in fretta verso Hogsmeade, mentre i due rimanevano immobili al vento primaverile. Draco si sentiva scosso sia fisicamente che psicologicamente: sembrava che ogni cosa succedesse per lui. La morte di suo padre e ora della Benefattrice, il gigante, Potter… il biondo scosse il capo con forza.

All’orizzonte, densi nuvolosi si apprestavano a raggiungere il castello. Di tanto in tanto, un lampo spaccava il cielo in due metà e ogni sprazzo di luce riportava il gigante nei pensieri del Serpeverde. Draco rabbrividì all’ennesima folata di vento e tirò la manica del compagno.

“Andiamo. Dobbiamo ancora vedere Piton”.

Raggiunsero l’ufficio dell’insegnante e bussarono: tre tocchi pesanti e uno più leggero. Nessuna risposta. Draco alzò lo sguardo su Blaise, che inarcò un sopracciglio.

“L’infermeria” disse contemporaneamente e si avviarono nuovamente verso l’entrata principale.

Madama Chips li osservò contrariata quando arrivarono. “Harry sta bene ragazzi, ma ha bisogno di riposare. Ha già avuto troppi visitatori per oggi. Forza, fuori”.

“Non siamo qui per Potter” disse Draco, ignorando il piccolo sussulto del suo stomaco alla notizia che il Grifondoro stava bene. “Cerchiamo il professor Piton”.

La Chips si rabbuiò. “C’è una riunione in corso tra gli insegnanti, non è il caso che li disturbiate”.

, siamo stati mandati dal Caposcuola per chiedere della cena” disse Draco.

“La cena sarà come al solito; vi verrà spiegato tutto dal vostro Capocasa più tardi. Oh cari, voi siete Serpeverde, vero?”

“Giusto” disse Blaise, lanciando un’occhiata ai letti. Tre di essi avevano le cortine tirate. “Lei è…”

Alla donna sfuggirono le lacrime. “Mi dispiace cari. Non c’era nulla che io potessi fare per lei o Hagrid…”

 

***

 

 

I genitori della Benefattrice arrivarono a scuola il Lunedì all’ora di pranzo. I Serpeverde del sesto anno lasciarono la Sala Grande per assieparsi lungo il corridoio d’entrata e osservare mentre portavano via il corpo della ragazza, la barella coperta da un telo bianco. Draco rimase a fissare a lungo il vuoto dopo che tutti se ne furono andati. Gli altri Serpeverde erano rientrati, ma il biondo aveva detto che li avrebbe raggiunti più tardi. Notò Macmillan appoggiato alla parete con l’espressione torva sul viso. Draco gli annuì e l’altro gli rispose di rimando.

“Pagherà” disse Macmillan.

Draco quasi rise. Quel povero cretino sperava di potersi opporre al Signore Oscuro? “Qualcuno pagherà di certo” disse.

“Ad ogni modo” gli disse l’altro in tono confidenziale. “Dovresti incaricarti di guidare l’incontro dell’ES di stasera”.

“Dovrei incaricarmi… perché?”

“Harry, ehm…” Macmillan sembrò sconfortato. “Non ha preso bene la morte di Hagrid”.

Draco inarcò un sopracciglio. Potter non era venuto alla lezione di Pozioni, ma il Serpeverde aveva pensato che si trovasse ancora in infermeria. “Non è ancora ricoverato?”

Macmillan scosse il capo. “Ha lanciato un Incantesimo Imperturbabile sul suo letto e si rifiuta di parlare con chiunque”.

Draco sorrise quasi rincuorato. Perlomeno, non era l’unico a cui andava tutto storto. “Bene” disse “Grazie per l’avviso”.

Con questo, tornò dentro. Si chiese se non fosse sbagliato sentirsi responsabile della morte della Benefattrice e non di quella del custode.

Nessuno sapeva quel che era successo al gigante: alcuni dicevano che fosse stato rinchiuso in un’area protetta nella Foresta Proibita, altri che fosse stato rispedito alla montagne da cui proveniva ma Draco non credeva che Silente avrebbe lasciato che il gigante si riunisse ai suoi compagni, per causare così altri disastri. Piton li aveva informati, la sera prima, che la creatura era una specie di fratello a metà col custode, che lo aveva trovato in chissà quale modo e se l’era portato a casa.

Ogni volta che pensava al mostro, una sensazione davvero sgradevole si impadroniva di lui. Se solo non avesse scritto a sua madre… si sentiva male al pensiero che Narcissa avesse girato l’informazione al suo Signore. Draco iniziava seriamente a dubitare della figura dell’Oscuro…

Inviare un gigante a scuola? Durante una festa, oltretutto? Era terribile, certo, e crudele, ovvio, ma non una scelta capace di ravvivare particolarmente quel senso di timore e reverenza che gli si avrebbe dovuto mostrare. Draco sentiva quasi un senso di nausea stringergli lo stomaco e la gola al solo pensiero. In qualche modo, il Signore Oscuro doveva aver scoperto della Festa di San Patrizio e Draco non poteva credere che sua madre fosse d’accordo con tutto ciò, che potesse voler coinvolgere dei semplici bambini. Certo, lo aveva avvisato, ma che ne era della Benefattrice? E più ci pensava, più la sensazione di vomito gli stringeva le membra.

L’incontro dell’ES fu alquanto sottotono. La Granger era sconvolta, gli occhi di Macmillan saettavano e Paciock non la smetteva di fissare Draco con due occhi spalancati, il che irritava non poco il Serpeverde. Sia la Granger che Paciock, alla fine della lezione.

“È stata una bella cosa quella che hai fatto per Harry, Malfoy” disse la Granger. “Grazie”.

“Si, grazie, Malfoy” rincarò Paciock. “Sei stato davvero coraggioso” aggiunse.

Draco storse il naso. “Ho solo fatto la parte dell’eroe ammirato da tutti, non preoccupatevi, non ho minimamente intenzione di diventare suo amico”.

Perché l’ah fatto?” chiese la Granger.

Draco inarcò un sopracciglio. “Non lo sai?”

“No”.

“Non vuole parlare con nessuno” intervenne accigliato Paciock

, vi suggerisco di chiederlo a lui quando avrà la decenza di ritornare a far parte di questa società. Scusatemi”.

Draco lasciò l’aula scuotendo il capo. Non avrebbe mai capito i Grifondoro. Potter non si era vantato di avergli salvato la vita nella Foresta Proibita? Un tuono si scatenò oltre il vetro di una finestra e Draco sobbalzò. Per un millesimo di secondo, aveva pensato che il gigante fosse ancora lì, ma poi la pioggia che picchiettava sulle finestre gli fece ricordare che il temporale che aveva scorto nel pomeriggio era finalmente arrivato a Hogwarts.

Draco adorava i temporali da quando era piccolo. Molto spesso si era ritrovato seduto sul dondolo nel centro del cortile di casa sua ad osservare come i lampi squarciavano il cielo, mentre la pioggia lo inzuppava. E ancora amava i tuoni, soprattutto quelli che gli facevano vibrare il petto. Si, era davvero passato tanto tempo da quando Draco si era goduto un bel temporale. Erano molto più rari in Scozia che in Inghilterra… aveva deciso. Quando raggiunse la Comune, recuperò mantella e ombrello e si precipitò fuori.

La pioggia non era ancora torrenziale e l’ombrello riusciva a fermarne buona parte: nonostante amasse la pioggia, era quella estiva ad attrarlo, più che quella gelida di quel periodo. L’aria pungente si scontrava con la pelle delle sue guance e il ragazzo incurvò l’ombrello per proteggersi dal vento. Si mise il cappuccio e si avviò al Campo di Quidditch, deciso a godersi il temporale dalle tribune.

Draco si fece strada attraverso il prato, ricordando una passeggiata del genere fatta appena due settimane prima. L’erba allora era ghiacciata, mentre adesso era scivolosa sotto i suoi piedi, come a ricordargli che le cose erano cambiate davvero. Un gufo lanciò un grido attraversando il cielo e il ragazzo sobbalzò, voltandosi in direzione del rumore. Quella specie di animale chiamato Thor era seduto davanti alla capanna di Hagrid, lamentandosi. Qualcuno era appoggiato alla porta di legno. Potter. Il cuore di Draco gli salì in gola in modo parecchio fastidioso. Da quando era più interessato a Potter che a un bel temporale?

Ad ogni modo, aveva già cambiato direzione e si stava dirigendo alla capanna, maledicendosi mentalmente. Potter aveva la testa reclinata all’indietro e appoggiata al legno scuro, gli occhi chiusi, come un appassionato di musica che ascolta le note di una melodia. Peccato che la melodia in questione fossero i lamenti di un cane.

“Oh, chiudi quella bocca” sbottò Draco a Thor, che non gli prestò la minima attenzione.

Gli occhi del Grifondoro si spalancarono. “Che diavolo vuoi, Malfoy?”

“Voglio che mandi via questa sottospecie di creatura così posso godermi il mio temporale in santa pace, ecco cosa voglio” borbottò serio Draco.

Inaspettatamente, Potter rise.”Sempre preoccupato per te stesso, eh, Malfoy?” disse con un ghigno da far concorrenza a Millicent. “Semplicemente non riesci a lasciare che le cose succedano da sole, eh? Chi diavolo ti ha chiesto di intervenire ieri, eh?”

Draco lo fissò. “Se pensavi che io fossi particolarmente felice di doverti la vita, ti sbagliavi” disse.

“Sei proprio un idiota, Malfoy. No, davvero, sei impossibile. Non avevo intenzione di far valere il tuo debito, e se fossi morto, tanto meno”.

“Proprio quello che intendo Potter. Avevo accarezzato l’idea di vivere una vita che ti dovevo, e non mi pareva proprio il caso. Il tuo amico gigante ha deciso di darmi l’opportunità di ripagare il mio debito, tutto qui. Se dovesse riapparire, stai ben certo che non muoverei nessun muscolo se non per scappare. Per chiarire che ora siamo a posto. Non l’ho fatto per te, ma per me. Così, non me ne frega assolutamente nulla se approvi o meno”.

Potter  si accigliò. “Hai finito?”

“Quasi”.

“Bene, allora, vai a farti fottere”.

Draco inarcò entrambe le sopracciglia. “Trattieni le tue foghe, Potter. Continuo ad essere un Prefetto di questa scuola”.

E io continuo a scoparti, Prefetto” lo sbirciò malizioso l’altro. “Quindi perché non vai a farti fottere comunque?”

Draco si rabbuiò. “Sempre così convinto di te stesso, vero Potter? Convinto sempre che il mondo giri attorno a te, eh? Lo sai che il fratellastro del tuo caro amichetto morto ha ucciso la Benefattrice?”

E chi diavolo è?”

“Daphne Greengrass”.

Il sorrisino di Potter scomparve in un attimo. “Daphne è morta? Come?”

“Schiacciata da un pezzo di parete crollata dopo l’entrata del gigante in Sala Grande. L’hanno portata via oggi pomeriggio, ma immagino che tu sia stato troppo occupato a pensare a te stesso per notare qualsiasi altra cosa”.

“Mi spiace” disse Potter. “Non sapevo”.

“Non mi sorprende”.

“Sai una cosa, Malfoy? Io…”

“No tu sai una cosa, Potter? Il tuo amico si è meritato quel che ha ricevuto. Lui ha portato quella creatura nella Foresta. E per colpa sua, una ragazza innocente è morta. Sono certo che Hagrid deve essere stato un Grifondoro prima di essere espulso, perché solo voi potete essere talmente accecati dai vostri sentimenti”.

Con una specie di mezzo grido, Potter si lanciò verso Draco. Entrambi caddero al suolo e il biondo, preso alla sprovvista, perse la presa sull’ombrello che volò lontano, spinto dal vento. La pioggia gli picchiettava sul viso, mentre Potter gli si metteva a cavalcioni preparando il pugno. Draco chiuse gli occhi intimorito; non sapeva battersi come i babbani e la sua bacchetta rimaneva inutilizzata nella tasca interna. Tutto quel che poteva sperare, era che Potter non lo uccidesse. Thor smise di latrare.

Ma il pugno non arrivò. Al suo posto, Draco sentì le labbra calde dell’altro sul suo collo, a leccargli via le gocce di pioggia, facendolo rabbrividire. Potter si muoveva lentamente sopra di lui e Draco riconobbe la sensazione improvvisa che iniziava a risvegliare la parte bassa del suo ventre. Spalancò gli occhi nell’istante stesso in cui il moro risaliva al suo viso e si fissarono. Gli occhiali dell’altro erano appannati e i capelli gli si appiccicavano sulla fronte. Il Serpeverde si sporse appena e gli sfilò gli occhiali.

I lampi si rincorrevano nel cielo illuminando il viso del Grifondoro di una luce misteriosa; Draco notò il segno della cicatrice sotto la frangia dell’altro, in netto contrasto con la sua pelle chiara. Un lampo più forte fece si che Thor iniziasse nuovamente ad uggiolare, mentre la pioggia si faceva più intensa tutto attorno a loro.

“Com’è” chiese Potter tranquillo “che ti ho permesso di avermi, Malfoy?”

Draco tossicchiò. “Non lo so. Forse perchè io ho avuto ragione e tu non vuoi ammetterlo”.

Potter si adagiò lentamente sul suo corpo, facendo leva dai lati con i gomiti. “Hai avuto ragione? Su cosa?”

“Tutto, in effetti. Sono abbastanza bravo ad aver ragione. Possiamo scopare adesso?”

Potter trattenne il respiro per un attimo, ma scosse il capo. “No. Tu non sei impressionato da questa faccenda del Ragazzo-che-è-sopravvisuto, vero, Malfoy?”

Nemmeno lontanamente” confermò il biondo.

E non sei semplicemente geloso”.

“Geloso di cosa, Potter? Senti, sono completamente fradicio e fa freddo. O mi prendi a pugni o facciamo sesso, quel che ti pare. Non sono interessato alle tue angustie esistenziali”.

Potter storse il naso. “Mi ricordi uno dei tuoi antenati, lo sai?”

“Quale?”

“Non importa”

“Non sapevo che ti fossi addirittura interessato al mio albero genealogico. Che romantico. Scusami se sono estasiato”

“Cretino”

Draco si agitò sotto il corpo dell’altro. “Pensi che potremmo spostarci in un posto meno umido?”

Potter si abbassò e unì le sue labbra a quelle del Serpeverde. “Non ci penso proprio” bisbigliò. “Mi piaci bagnato”.

Una goccia di pioggia scivolò sul suo labbro inferiore e Draco la leccò via.

Il respiro del moro era caldo sulla sua pelle. “Malfoy” sospirò.

Draco rabbrividì. C’era qualcosa di terribilmente perverso nel modo in cui Potter pronunciava il suo cognome.

“Ti voglio, adesso” gli mormorò il Grifondoro all’orecchio, prima di succhiargli lascivamente il lobo.

“Smettila di parlare, Potter” ansimò Draco, inarcando la schiena “E potrei considerare l’idea”.

Alla fine, richiusero Thor e si precipitarono al castello rinchiudendosi in uno stanzino per le scope. Fuori era davvero troppo freddo.

 

___________________________________________

 

Diario di Draco Malfoy, 17 Marzo

 

Questa cosa non significa nulla. Davvero, non vuol dire niente, non significa assolutamente niente. È solo sesso. Potter non è intelligente o divertente e a me non interessa parlare con lui. Io odio Potter. Ok, è un talento naturale con la bocca, ma lo odio. Odio odio odio. Odio.

Per il resto, credo che il mondo stia letteralmente andando a rotoli. Mio padre è morto e non ho idea di come comportarmi. Mi sono reso conto che mi manca, più di quanto potessi mai immaginare. Credo sia vero che ci si accorge di quel che si ha solo quando non la si possiede più. Mia madre ancora non scrive. Immagino che dovrei guardare il lato positivo della cosa: probabilmente crede che vada tutto bene.

La Benefattrice è morta. Improvvisamente ricordo tutti quei piccoli momenti che abbiamo passato assieme da piccoli, e poi vedo quel suo viso stravolto. Povera Pansy, comunque. Si sente colpevole per il modo in cui ha trattato Daphne per la maggior parte dei nostri sei anni qui. Ma non sono troppo preoccupato per lei: Pansy riesce a far fronte alle tragedie molto meglio di me. Ovviamente, non gliel’ho mai detto, ma tre anni fa, quando suo fratello è morto in quell’esplosione, l’ha dimostrato.

Provo solo un gran senso di vuoto. Non c’è niente che mi faccia star bene eccetto, forse, quel fatto assolutamente insignificante del far sesso con Potter, ma è dolorosamente insufficiente per farmi stare davvero bene. Non che abbia perso tempo a pensare a Potter come qualcuno in grado di farmi sentire meglio, non se ne parla proprio. Una cosa che ancora mi rende perplesso è Piton, che pensavo essere un mangiamorte. Mio padre l’ha sempre lasciato intendere e alcuni addirittura giurano di aver visto il Marchio Nero sul suo braccio. Ma ieri Piton pareva sconvolto come tutti gli altri. Perché il Signore Oscuro non l’ha avvisato di voler attaccare la scuola con un gigante? Credevo stimasse di più i suoi Mangiamorte…

 

 

 

Fine Parte 16.

 

 

 

Note:

1-     Mors, mortis: dal Latino, morte.

2-     Le parole della canzone, così come il nome del complesso nonché il titolo sono interamente inventate dall’autrice e adattate in parte dalla traduttrice per ovvi motivi linguistici.

3-     Nel capitolo 1 i semi di Barnacolo sono nominati durante la lezione di Piton e viene spiegato che hanno la facoltà di accelerare la digestione; ecco perché Draco si preoccupa dei cioccolatini.



E ci avviamo alla conclusione miei prodi… questo capitolo mi piace davvero, sia per la storia che si fa più chiara, oltre che più interessante, sia per l’intimità che si è creata… O la vedo solo io? XD Cercherò di tradurre l’ultimo il più velocemente possibile… Nel frattempo, mi auguro di leggere le vostre recensioni!

Un bacio

Laura

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Capitolo 17
*** As They Once Were Meant To Be ***


UN GRIFONDORO E UN SERPEVERDE

 

Titolo Originale: A Gryffindor and a Slytherin
Autore: furiosity
E-mail autore: furiosity@gmail.com
Pairing: D/H

Rating: R

Spoilers: SS/PS, CoS, PoA, GoF, OoTP
Disclaimer: Questa storia è bastata su personaggi e situazioni creati e di proprietà di JK Rowling.

Note della Traduttrice: Come al mio solito, traduco capitolo per capitolo, che mi piace moltissimo… Quindi non chiedete spoiler che tanto è inutile^_^. La fiction è a capitoli e l’originale, già conclusa, è composta da ben 17 capitoli. Potete trovarla facilmente all’indirizzo www.schnoogle.com/authorLinks/Furiosity. Cercherò di tradurre meglio e più velocemente possibile e se trovate errori vi chiedo scusa, sono disponibilissima a collaborare con un Beta. Infine, vi avviso che traduco molto a braccio, quindi puristi della lingua, abbiate pietà ^_^.

Sommario: L’anno scolastico sta per arrivare alla conclusione e Draco non riesce a non pensare a tutto quello che è cambiato negli ultimi 12 mesi. Tutto è cominciato in un assolato pomeriggio di settembre, e tutto si conclude in un altrettanto luminoso pomeriggio di giugno. Tra bizzarri incidenti, un giornale arrotolato, un edificio ricoperto di edera, un incontro, una domanda a bruciapelo. E una risposta onesta.

 

 

***

 

Capitolo 17: As They Once Were Meant To Be

 

 

Molte persone si sentirono sollevate nel salire a bordo del treno per le vacanze di Pasqua: Hogwarts sembrava molto meno sicura. Pansy era rimasta attonita nel vedere i Thestral che trainavano la loro carrozza alla stazione, ma non era stata l’unica a scorgerli. Oramai, quasi tutti gli studenti erano in grado di vederli, come se anche l’ultimo stralcio d’innocenza, tipico dell’età degli studi, fosse scomparso d’improvviso. Un gigante mandato dal Signore Oscuro aveva attaccato la scuola e ucciso un insegnante e una studentessa. Ripensandoci, sembrava quasi un miracolo che le perdite, a conti fatto, fossero state così contenute.

I Serpeverde avevano appeso in Sala Comune una fotografia della Benefattrice, scattata durante una festa del quinto anno, una delle poche in cui sorrideva felice, mentre porgeva la sua bottiglia di Burrobirra all’improvvisato fotografo. Nott era seduto al suo fianco, ma guardava da un’altra parte; che fosse un pazzo o meno, Nott era stato uno di loro, ecco perché avevano deciso di non toglierlo dalla foto, anche perché confrontato al gigante, la sua situazione pareva molto meno grave.

Draco era ora maggiorenne e né Piton né Silente riuscirono ad impedirgli di allontanarsi da Hogwarts per le vacanze. I genitori di Pansy l’avevano invitato a stare da loro, ma Draco aveva rifiutato. Aveva progettato di passare una settimana a Londra; dal momento che era considerato un mago adulto era arrivato, secondo lui, il momento di comportarsi di conseguenza. Sua madre probabilmente lo riteneva in grado di affrontare la morte del padre senza aiuto alcuno, si ritrovò a pensare mentre guardava fuori dal finestrino del treno in corsa. I Parkinson lo accompagnarono a Diagon Alley e Draco prese una camera al Paiolo Magico.

“Harry Potter in persona ha dormito in questa stanza, signore” lo informò Tom, il grottesco locandiere, mentre gli mostrava la sua camera.

Draco considerò per un attimo la possibilità di chiederne un’altra, giusto per non abbandonare le abitudini di un tempo, ma chi voleva prendere in giro? Gli andava bene portarselo a letto ma non dormire nella stanza che una volta era stata sua? Certi tipi di ipocrisia erano per i Grifondoro, non certo per i Serpeverde. Si affacciò alla finestra e osservò i babbani che si accalcavano in strada. Il soggiorno a Londra aveva fatto scontrare Draco con quella sottile linea che distingue due mondi, fuori dal suo passato confortevole e dentro un futuro alquanto incerto. Quella sera, per la prima volta, era sceso dall’Espresso per Hogwarts e non aveva trovato i suoi genitori ad accoglierlo.

Riuscire a cavarsela da solo non era un grosso guaio con una chiave della Gringotts in mano, comunque. Ogni sera, mangiava quel che gli pareva, beveva frullati da Florian Fortebraccio, comprava regalini per Pansy e le ragazze e si teneva a debita distanza dal nuovo negozio di scherzi dei gemelli Weasley. Si avventurò persino a Nocturne Alley una volta, ma senza avvicinarsi al negozio di Sinister, perché, per quanto si sforzasse, non era semplice dimenticare suo padre.

Draco accarezzò l’idea di sfruttare il periodo di lontananza da Hogwarts per scrivere a sua madre, ma non se la sentì di correre il rischio: aveva lasciato Pandora a scuola e non poteva fidarsi di altri Gufi, specialmente di quelli dell’Ufficio Postale. E soprattutto, non riusciva ancora a scordare cosa aveva fatto sua madre dell’informazione sul gigante. Nonostante il suo risentimento per non aver ricevuto ancora nessun messaggio stesse pian piano affievolendosi, Draco era convinto che le cose non sarebbero mai tornate ad essere quelle di un tempo. Anche se erano una famiglia, e le famiglie certe cose le superano.

Alla fine delle vacanze quasi non aveva voglia di tornare ad Hogwarts. Quasi.

 

***

 

I Grifondoro persero contro i Tassorosso nello scontro finale di Quidditch: Potter aveva preso il boccino, ma erano talmente tanto sotto col punteggio che non era stato sufficiente. E per la prima volta dopo venticinque anni, Tassorosso vinse la Coppa del Quidditch, segno per Draco che quell’anno era davvero stato diverso da tutti gli altri. Non c’erano dubbi, sempre secondo il Serpeverde, che un giorno sarebbe stato ricordato come L’Anno degli Avvenimenti Bizzarri.

Prima di cena, quella sera, Draco diede un’occhiata alle gigantesche clessidre che contavano i punti delle Case e vide i Corvonero e i Tassorosso testa a testa, con i Serpeverde e i Grifondoro ad arrancare dietro. Il biondo scosse la testa e si sedette al suo tavolo. Bizzarro, parola che decisamente rendeva bene l’idea.

I professori, dal canto loro, sembravano decisi ad allontanare qualsiasi pensiero che si ricollegasse a litigi, guerre o morti e avevano trovato il metodo migliore: caricarli di compiti in maniera indegna. A volte Draco si chiedeva se fosse il caso di tornare per il settimo anno oppure no… Se il periodo pre-esami era un assaggio di quello che li aspettava, sinceramente, era meglio rinunciarci subito.

Gli eventi dei primi mesi dell’anno sembravano aver abbattuto le barriere che il progetto di Unità tra Case non era riuscito a sconfiggere. Oramai, persone di tutte le Casate studiavano assieme, o si vedevano girare per i giardini, in biblioteca o nei corridoi. Dal canto suo, Draco si sarebbe opposto a quella rottura con la tradizione, se non fosse stato per i sorrisi che un certo Grifondoro gli lanciava di nascosto quando si incrociavano. Draco si rifiutò di definire quella specie di relazione che lui e Potter avevano instaurato. Erano semplicemente due giovani gay che facevano del buon sesso, tutto lì.

Pansy s’era scordata di chiedergli perché aveva salvato Potter dal gigante e Draco di certo non aveva intenzione di ritirare fuori l’argomento. Tra l’altro, era praticamente sicuro che Blaise sospettasse qualcosa, anche se il biondo stava parecchio più attento nelle sue sparizioni notturne di quanto avesse a suo tempo fatto l’amico.

 

***

 

Draco non riusciva a credere di aver terminato gli esami. Tutti o quasi erano andati ad Hogsmeade, ma Draco non poteva lamentarsi. Potter l’aveva preso da parte, letteralmente, la sera prima e l’aveva persuaso a rimanere. Il Serpeverde si chiese se non fosse il caso di fare una visitina in Infermeria, perché era chiaro che stava diventando pazzo e stava perdendo il contatto con la realtà. Nel mondo reale, a Potter non sarebbe stato permesso di usare tecniche persuasive che implichino l’uso della lingua.

Draco era appoggiato di schiena alla statua di Circe nel cortile a chiedersi se per caso non fosse stato tutto un sogno e Potter in realtà non si sarebbe fatto vedere, ma in quel momento, il Grifondoro uscì dal portone. Il Serpeverde non riuscì a dire se l’altro gli stava sorridendo o se piuttosto era una smorfia per il sole che gli illuminava il viso, ma mentre si perdeva in questi discorsi, Potter lo aveva raggiunto, lo aveva preso per un fianco e lo aveva baciato senza tanti preamboli.

Draco lo spinse lontano, guardandosi preoccupato attorno. “Che cosa credi di fare, Potter?” sibilò. Possono vederci!”

Nah, sono tutti ad Hogsmeade” rispose l’altro.

C’era qualcosa di immorale nascosto dietro quegli irritanti occhi verdi e Draco si ritrovò a volergli dar ragione, ma fortunatamente, il buon senso ebbe la meglio. “Non i professori, brutto idiota”.

La bocca di Potter si incurvò in un sorrisino. “Bene, allora troviamo un posto un po’ più privato”.

Se mi lascia andare magari…” sbottò cercando di suonare arrabbiato, ma non riuscendoci minimamente.

Stavano per rientrare quando Piton apparve sulla porta. Draco lo odiava quando faceva così, era impressionante. I due ragazzi fecero un passo indietro e l’insegnante uscì nel cortile, chiaramente scontento della troppa luce. Aveva in mano un giornale arrotolato. Guardò accigliato Draco e poi si rivolse a Potter.

“Stava litigando col signor Malfoy?”

“No, signore” rispose Potter in tono scontroso.

“Molto bene. Ho qualcosa per te da parte del professor Silente. Tienimi questo” disse Piton, allungando verso il Grifondoro il giornale e infilandosi l’altra mano in tasca.

“Glielo tengo io Professore…” disse Draco e raggiunse il giornale nello stesso istante di Potter. Sentì uno strappo a livello dell’ombelico e la sua vista si offuscò; le parole “Potter probabilmente lo lascerebbe cadere” non lasciarono mai le sue labbra.

Draco sbattè le palpebre. Si ritrovò nel bel mezzo di una strada sudicia e puzzolente invece che circondato dalle alte pietre del cortile della scuola.

“Stupido idiota” sibilò Piton a Draco e si riprese il giornale con uno strattone.

Draco spalancò la bocca e si girò verso Potter che stava in piedi accanto a loro, ancora con il braccio teso.

Il Grifondoro alzò gli occhi sull’insegnante. “Che posto è questo?” chiese perplesso.

“Benvenuto a Godric’s Hollow, signor Potter” rispose Piton amaro.

Draco spalancò gli occhi: era il villaggio in cui erano stati uccisi i genitori di Potter. Si guardò attorno e alla sua destra intravide le rovine di una casa a due piani, il cui tetto e il piano superiore erano del tutto crollati; una spessa cortina d’edera ricopriva gran parte dell’edificio, mentre la porta d’entrata era uscita dai cardini e oscillava pericolosamente mentre un vento gelido spirava tutto intorno a loro.

“Professore…” disse Potter, la voce bassa e urgente.

Draco alzò lo sguardo su Piton, che lanciava occhiate esplicite al moro inclinando la testa di lato verso Draco. Il biondo rimase impietrito a fissare prima l’insegnante e poi l’altro ragazzo, che se ne stava immobile a fissare il vuoto.

“Ah, Harry, sono felice che tu abbia potuto finalmente unirti a noi” disse una voce fredda e pungente proveniente dalla porta sgangherata della casa.

Draco spostò lo sguardo da Potter e vide una figura alta e scheletrica, dall’orribile volto biancastro. Non gli ci volle molto per capire chi fosse e il suo stomaco si chiuse improvvisamente impedendogli quasi di respirare. Non immaginava che il Signore Oscuro fosse grottesco a tal punto.

“Hai visto, Bella?” disse la creatura alla figura incappucciata al suo fianco. “Te lo dicevo che di Severus ci si può fidare”. Tornò a fissare Potter, ma notò Draco. “Chi è l’altro?”

“Harry si è portato l’amichetto?” disse la donna – zia Bellatrix! – prendendosi gioco dei due e sfilandosi il cappuccio. “È Draco!” disse ritornando ad un tono normale. “Draco Malfoy, mio nipote”.

“Ah, capisco. Mi spiace per tuo padre e tua madre, ragazzo” disse il Signore Oscuro, senza minimamente suonare anche leggermente dispiaciuto.

Il cuore di Draco si fermò per un attimo. Mandò giù. Suo padre e sua madre? Cosa

Perché hai portato l’altro ragazzo, Severus?” continuo l’essere rivolgendosi a Piton.

“Era vicino a Potter nell’orario stabilito, mio Signore. Immaginavo che potesse stare zitto riguardo la nostra… improvvisa sparizione, così ho continuato come previsto. Sfortunatamente, Draco ha deciso di rendersi utile quando ho chiesto a Potter di tenermi la Passaporta” rispose Piton in tono tagliente.

Nemmeno un muscolo sembrava muoversi sul suo viso e Draco immaginò che l’uomo sapesse di sua madre…

“Molto bene” disse il Signore Oscuro. “Portalo dentro, lo riporterai indietro con te quando avremo fatto”.

Draco rimase lì, immobile, capace solo di spalancare e richiudere la bocca. Quell’uomo aveva appena parlato della morte di - entrambi - i suoi genitori senza nemmeno degnarlo di uno sguardo?

Piton afferrò il polso di Potter e lo spintonò in avanti senza troppa grazia. “Andiamo Draco” mormorò. “Andrà tutto bene”.

Draco li seguì mentre entravano nella casa in rovina; i vetri rotti e le macerie scricchiolavano sotto le sue scarpe. L’interno non era in condizioni migliori: c’era un odore strano, di muffa, ma allo stesso tempo acido, come di qualcosa che si sta gustando e Draco arricciò il naso. Anche dall’interno, riusciva a vedere uno squarcio di cielo, mentre una parte di soffitto sembrava ancora tenere. Alcune foglie secche entrarono nella stanza assieme a loro…

“Bentornato a casa, Harry” disse il Signore Oscuro amabilmente. “Non mi aspetto che tu ricordi questo posto. Qui è dove i tuoi genitori hanno vissuto e sono morti”. Si concesse una breve risata, il rumore delle unghie che graffiano la lavagna e Draco rabbrividì. L’altro riprese a parlare. “Ho pensato che fosse una bella idea farti vedere il posto dove sei nato, prima che tu muoia”.

Draco lanciò un’occhiata a Potter, che si dibatteva furiosamente mentre Piton gli stringeva ancora il polso con le labbra tirate.

Il Signore Oscuro parve accorgersi in quel momento dell’atteggiamento restio del Grifondoro. “La tua persistenza è davvero ammirabile, Harry, ma dovresti seriamente pensare ad una cosa: cosa cambierebbe se scappassi? Non c’è posto dove tu possa andare. I miei sono in tutto il villaggio. Ti riprenderebbero e ti riporterebbero qui. Ti stai semplicemente complicando le cose da solo”.

Potter si bloccò alzando le spalle. “Chi ha detto che voglio scappare?”

Il Signore Oscuro rise nuovamente. Ambizione. L’ammiro in un avversario. È un peccato che tu non ti sia unito a me, ragazzo. La pozione, Severus?”

Piton si infilò una mano in tasca, gli porse una boccetta nera e lunghe dita scheletriche dell’Oscuro si strinsero attorno al vetro. Draco rabbrividì nuovamente per la repulsione. Quella… quella cosa era davvero il mago più potente del mondo? Non poteva trasformarsi in qualcosa che avesse almeno sembianze umane?

“Ho perso troppo tempo con un inutile Auror” disse il Signore Oscuro. “Non sapeva nulla, ovviamente. Ma il discorso sul nostro… particolare legame e sulla Profezia è stato molto interessante. Sfortunatamente, non avevo calcolato che Silente avrebbe confidato solo a te il contenuto della Profezia e a nessun altro. Credevo che avrebbe informato il suo prezioso Ordine… Ma non importa! Scoprirò qual è il particolare potere che nascondi, vedrai”. Stappò la bottiglietta  e l’agitò leggermente tra le sue mani. “Diventerò Harry Potter. Qualsiasi potere risieda nel tuo sangue sarà mio per un ora e molto presto saprò come distruggerti. Severus”.

Piton infilò una mano tra i capelli di Potter e ne strappò alcuni. Draco chiuse involontariamente gli occhi e riaprendoli, posò lo sguardo su sua zia, che fissava la scena con un sorriso crudele dipinto sulle labbra. Assomigliava terribilmente a Narcissa. Se i suoi capelli non fossero stati neri, i lineamenti meno marcati e il taglio degli occhi meno minaccioso, avrebbe pensato di avere davanti sua madre. Draco spostò lo sguardo, incapace di continuare a fissarla. Voleva disperatamente sapere di sua madre, ma non era decisamente il momento adatto per chiederlo.

Nel frattempo, Piton aveva passato i capelli di Potter dentro la bottiglietta dell’Oscuro. Pozione Polisucco. Ma perché? Che cos’era tutto quell discorso su profezie e poteri? Lanciò un’occhiata a Potter, che fissava il pavimento con la mascella contratta. Il biondo notò che la mano sinistra del ragazzo si muoveva con circospezione sul ventre. Quel pazzo stava cercando di raggiungere la sua bacchetta. Draco si chiese se avrebbe dovuto avvertire sua zia Bellatrix del piano di Potter, ma in quell’istante, in quel preciso momento, capì.

Capì che sua madre era morta. Non gli importava più come. Tutto quel che sapeva era che i suoi genitori erano morti e il responsabile era quell’uomo con la faccia da serpente e la voce gelida. E la cosa peggiore, era che non sembrava interessargli. Lucius e Narcissa Malfoy erano stati distrutti da quell’uomo, e alla fine, Draco avrebbe seguito lo stesso destino. Il biondo osservò come la mano di Potter si muovesse calma e attenta fino alla sua tasca.

Draco notò a malapena il Signore Oscuro bere la Pozione Polisucco e trasformarsi davanti a lui. Sentiva in lui un garbuglio indescrivibile di sensazioni, ma il desiderio di vendetta si fece largo in fretta. L’Oscuro aveva lasciato morire i suoi genitori. Avrebbe pagato. Potter avrebbe combattuto contro di lui, Draco lo sapeva. E sapeva perfettamente anche che lui avrebbe fatto di tutto perché Potter vincesse.

Draco Malfoy stava sempre dalla parte dei vincitori, sempre.

Notò due dita dell’altro sparire dentro la tasca e sentì una sensazione strana; alzò lo sguardo su Piton. Il professore lo stava fissando. Gli occhi di Draco scivolarono inavvertitamente sulle dita di Potter e una sensazione di colpevolezza gli invase lo stomaco. Aveva incastrato Potter senza volerlo.

Ma con totale sgomento, vide lo sguardo di Piton posarsi sulla mano di Potter e poi tornare su Draco. Il ragazzo spalancò gli occhi. Piton era dalla loro parte.

“Bene, bene, bene, la tua vista è un mezzo disastro, Harry” disse l’Oscuro con la voce di Potter.

Draco rabbrividì nel fissare i due ragazzi identici, ma rimase colpito da quanto facilmente sapeva riconoscere l’originale. Il vero Potter non avrebbe mai potuto ghignare a quel modo, apparire così sicuro di stesso.

“Prendi la sua bacchetta, Severus” comandò l’Oscuro, rivolgendosi a Piton con la vista offuscata.

I suoi occhi. Il Signore Oscuro non aveva gli occhiali. Ora o mai più.

Petrificus Totalus!” gridò Draco, estraendo la bacchetta e puntandola verso Bellatrix, che cadde al suolo con un tonfo.

Il Signore Oscuro si voltò verso di lui.

Per un attimo, Draco pensò di aver davanti a sé Potter.

Tutto quel che riusciva a vedere, lo sguardo furioso, la postura aggressiva, la mano stretta attorno alla bacchetta, gli fecero ricordare tutt’altre situazioni. L’espressione sorpresa di quando si erano baciati, il modo in cui l’altro gli aveva morso la spalla quella prima volta, quelle mani

Stupeficium!” gracchiò il Signore Oscuro.

Il lampo di luce rossa si lanciò veloce nella sua direzione. Draco si voltò a guardare indifeso Potter e d’improvviso ritrovò stesso: l’altro ragazzo era spaventato e reale… sembrò che nessun altro fosse nella stanza, eccetto loro due, e per un secondo di delirio, Draco pensò che il tempo si fosse fermato. Ma poi lo Schiantesimo lo colpì e il biondo ricadde al suolo in un groviglio di dolore. Tutto quello che riuscì a vedere fu il viso di Potter, contratto dalla rabbia, gli occhi che brillavano per foga e … gratitudine? Potter si voltò verso l’Oscuro, ma un velo nero si posò sugli occhi di Draco e non vide più nulla.

 

***

 

Draco aprì gli occhi e sbattè più volte le palpebre, cercando di allontanare l’oscurità che lo avvolgeva. Era quello l’Aldilà? Ma non gli pareva che all’altro mondo ci dovessero essere cuscini e coperte. Voltò il capo di lato e vide Potter seduto su una sedia, chiaramente addormentato. Aveva le gambe allungate sotto il letto e, notò il biondo strizzando gli occhi, si stava sbavando sui vestiti. Ridacchiò piano e gli diede un colpetto sul ginocchio.

Che…?” biascicò Potter mettendosi dritto sulla sedia e spingendosi gli occhiali sul naso. Sei sveglio”.

Anche tu. Che ci fai qui, Potter?”

L’altro arrossì. “Io, ehm, non ne sono sicuro. Mi sono addormentato”. Si passò una mano tra i capelli. Stai bene?”

“Mai stato meglio. L’hai ucciso?”

Cosa?”

“Hai ucciso il Signore Oscuro?”

Ehm, no. È scappato, con tua zia. Di nuovo” disse flebile fissandosi le mani.

“Seriamente Potter, devo fare tutto da solo?”

Potter si accigliò. Draehm, Malfoy, che cosa succede? Non capisco. Tu volevi che lo uccidessi…”

Che cosa pensi, che stiamo chiacchierando amabilmente così, tanto per fare?” chiese Draco sporgendosi in avanti e afferrandolo per la divisa.

Perché?” bisbigliò l’altro, col respiro mozzato.

“Ha ucciso i miei genitori”.

Anche i miei” rispose sommessamente.

“Lo ucciderai, non è vero?” chiese Draco, facendosi più vicino e ritrovandosi naso a naso con l’altro ragazzo. Improvvisamente, si rese conto del battito impazzito del cuore di Potter contro le sue dita, strette attorno alla camicia.

“Si” bisbigliò Potter, con la voce spezzata. “Ci proverò…”

E baciò Draco, accarezzandogli morbidamente le labbra con la punta della lingua. Il biondo sospirò e si lasciò andare, ma subito gli parve di avere diecimila aghi piantati sul petto. Lasciò andare la presa sull’altro e ricade indietro sul materasso. Stupido stupido stupido.

MaldettoSchiantesimosbottò, cercando di respirare. Uno schiantesimo in pieno petto e a distanza ravvicinata non erano qualcosa con cui scherzare. Avrebbe dovuto rimanere immobile, altro che.

Scusadisse Potter, mortificato.Forse dovrei chiamare Madama…”

“No, sto bene. Devo solo riposare” lo zittì Draco, recuperando il respiro. L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era Madama Chips che gli chiedeva perché si fosse alzato dal materasso.

Ok, allora io, ehm, vado”. Potter si mise in piedi, facendo cadere la sedia all’indietro.

Draco strinse i denti: il rumore gli aveva causato una fitta di dolore dietro gli occhi. Potter rimise in piedi la sedia e rimase immobile accanto al letto per un attimo. Aprì al bocca come per dire qualcosa, ma sembrò ripensarci e si voltò per andarsene.

Draco ricordò una cosa. “Potter” lo chiamò.

L’altro si voltò in fretta. “Si?”

Cosa voleva dire il Signore Oscuro con il vostro ‘particolare legame’?”

Potter alzò il braccio e si passò due dita sulla cicatrice. Questo. Lui, , può vedere certe cose. Qualche volta. Se glielo permetto”.

“Ah, e tu puoi fare lo stesso?”

Potter aveva l’espressione corrucciata. “Si, funziona in tutti e due i modi. Riesce ad entrare se lui lascia entrare me, comunque”.

“È così che sapevi della fuga da Azkaban?”

Draco fu sicuro che Potter stesse ghignando, nonostante avesse ancora la vista appannata.

Sei davvero intelligente, lo sai? Tu e Hermione andreste d’accordo…”

“Mi stai facendo venir male di nuovo”

“Si, si. Ci vediamo, Malfoy”.

Draco guardò l’altro allontanarsi, assorto. Potter era incapace di mentire. Madama Chips non gli avrebbe mai permesso di addormentarsi sulla sedia, a meno che Silente non lo avesse direttamente autorizzato a rimanere.

 

***

 

Piton fece visita a Draco in mattinata, per informarlo che Silente sapeva da sempre della visitina a Godric’s Hollow e che li aveva raggiunti poco dopo il suo svenimento. Il Signore Oscuro era scappato, così come Bellatrix, che aveva avuto modo di rimettersi dall’incantesimo. Ma a Draco i dettagli non interessavano: per ora, gli bastava essere vivo. Il professore aveva l’espressione stanca mentre gli raccontava di sua madre… Alla fine si scoprì che Narcissa si era uccisa subito dopo il fallito attacco a Potter, conclusosi con la morte della Benefattrice. E Piton l’aveva scoperto nello stesso momento in cui l’aveva saputo Draco.

Draco non avrebbe mai saputo perché sua madre si era uccisa e, cosa più importante, non avrebbe mai rivisto i suoi genitori. Da un lato ora, vedeva il Signore Oscuro con i suoi Mangiamorte, dall’altro Silente e il suo Ordine, qualsiasi cosa fosse, assieme a un Ministero traballante, i vari Weasley e Potter. Che combattessero la loro stupida guerra! Draco avrebbe finito gli studi e si sarebbe lasciato tutti loro alle spalle…

Madama Chips decise che il Serpeverde stava bene abbastanza da poter partecipare alla festa di fine anno. Quando raggiunse il tavolo della sua Casa, venne immediatamente circondato dai compagni, pronti a sommergerlo di domande a cui Draco non era in grado di dare risposte. Non sapeva esattamente cosa fosse successo dopo il suo svenimento. E non voleva saperlo. Aveva già fatto fin troppo e purtroppo non c’era modo di tornare indietro.

La festa fu favolosa, proprio come le feste di fine anno non dovrebbero mai essere. Non appena finì di svuotare il suo piatto, Draco si ricordò di alzare lo sguardo all’intera Sala Grande, decorata… coi colori di Tassorosso e Corvonero. Lanciò un’occhiata alle clessidre e vide le due Case appaiate, mentre Serpeverde e Grifondoro alle loro spalle erano più o meno nella stessa situazione. Si voltò verso Blaise e annuì in direzione dei conta-punti.

“Si, ho notato le decorazioni” disse il moro. Buttò giù un sorso di succo di zucca. “Mi chiedo cosa dirà Silente di questa cosa”.

“Vedrai che distribuirà qualche punto extra, tutto lì” strascicò scocciato Draco. “Cinquemila punti a Grifondoro perché Potter è riuscito a non rimetterci la pelle anche stavolta!”

Blaise storse il naso divertito. “Dalla tua bocca direttamente all’orecchio del vecchio” disse, ripulendosi le labbra col tovagliolo. “Ecco appunto…” indicò con un gesto veloce il tavolo degli insegnanti, dove Silente si era alzato in piedi.

E un altro anno è giunto alla fine. È stata, in una sola parola, un’esperienza. Un’esperienza da cui tutti dobbiamo imparare. Spero, in più di un modo solo…”

Draco smise di ascoltarlo. Il Preside avrebbe blaterato sull’unità tra case, senza dubbio, e di guardarsi le spalle dal Signore Oscuro pronto a colpire. Ma nulla che il vecchio potesse dire, avrebbe riportato indietro la Benefattrice, o i suoi genitori. Draco si chiese perché si ostinasse a sproloquiare, tanto, come al solito, nessuno lo avrebbe preso sul serio, ma sarebbero tornati a casa e avrebbero seguito gli insegnamenti dei propri genitori. Draco si sentì mancare per un attimo. , quelli che ce li avevano ad aspettarli a casa. Raggiunse il suo bicchiere di succo di zucca e quasi se lo rovesciò addosso quando Blaise gli mollò una gomitata.

“Ascolta” gli disse l’amico, ignorando la sua occhiataccia.

, come da tradizione, è ora di assegnare la Coppa delle Case” annunciò Silente con aria importante. “I punti raggiunti sono i seguenti: davanti a tutti, Tassorosso e Corvonero, con seicentottanta punti a testa. Molto bene, molto bene!”

Grida di giubilo scoppiarono dalle due tavolate, ma Silente alzò un braccio per interromperli. “Non è ancora detto tutto, ragazzi”.

“Ecco, ci siamo” sputò Draco, mettendo giù il bicchiere e fissando il Preside.

“Ho ancora alcuni punti dell’ultimo minuto da assegnare” continuò Silente.

Draco avrebbe voluto spaccargli il piatto in testa, con tutto il suo contenuto. I Corvonero e i Tassorosso ammutolirono.

“Al signor Harry Potter, per aver ancora una volta dimostrato grande coraggio davanti ai pericoli, assegno cinquanta punti a Grifondoro!”

Impossibile definire gli strepiti che si alzarono dalla tavolata rosso-dorata. Draco serrò la mascella fissando la clessidra di Grifondoro riempirsi fino a raggiungere il livello di quelle azzurre e gialle.

Aspetta un attimo. Le tre case erano esattamente a parità di punti…

E ultimo ma non ultimo, al signor Draco Malfoy, per la sua azione decisiva al momento opportuno e per aver cacciato la volpe più astuta dal suo nascondiglio nel pollaio, assegno a Serpeverde cinquantacinque punti!”.

Draco rimase a bocca aperta. Il silenzio che regnò per un attimo sembrò non finire mai, ma poco dopo la tavolata della sua Casa esplose in grida e applausi talmente forti da eclissare quelli dei loro compagni. Le persone attorno a lui si alzavano in piedi, applaudendo e chiamando il suo nome. Il biondo non riusciva a fare altro che sbattere gli occhi, incredulo. E poco dopo, Tassorosso, Corvonero e Grifondoro lasciarono le sedie per acclamarlo, per acclamare lui! Blaise lo fissò con un ghigno divertito dipinto sulla faccia e quando Draco spostò lo sguardo sul tavolo Grifondoro, vide Potter applaudire contento. Era una situazione assolutamente assurda.

E non solo, aveva avuto più punti lui di Potter! Quando il silenzio fu ristabilito, Silente sorrise alla sala intera. Draco improvvisamente si ritrovò a pensare di non aver mai notato lo sguardo dolce e affettuoso dell’uomo, ma si diede da solo del cretino. Ma che diavolo stava pensando? Dolce e affettuoso! Silente rimaneva sempre un vecchio pazzo.

“Come avrete notato, questo significa che tutte le Case sono a pari punti, quindi per quest’anno, la Coppa sarà vinta da tutti voi contemporaneamente. Spero che siate tanto orgogliosi di voi stessi quanto lo sono io, perché erano migliaia d’anni che non si raggiungeva una così grande collaborazione tra le Casate. Complimenti!”

Fu la migliore festa di fine anno a cui Draco avesse mai partecipato.

 

***

 

Draco guardava fuori dal finestrino dell’Hogwarts Express, ripensando a tutto ciò che quell’anno aveva cambiato la sua vita. Vincent e Gregory avevano scelto di fare il viaggio con Millicent, così, nello scompartimento, c’erano solo Blaise e Pansy con lui, che chiacchieravano delle prossime vacanze. Almeno quello, non era cambiato.

Si agitò sullo scomodo sedile chiedendosi dove diavolo fosse finita la donna del carrello e se per caso avessero già superato Edimburgo, ma per capirlo avrebbe dovuto trovarsi dall’altro lato del treno. Decise di raggiungere il corridoio e dare un’occhiata alla città in movimento. Avrebbe voluto, un giorno o l’altro, andare a viverci: era grande abbastanza per potercisi perdere e l’aria che vi si respirava… era qualcosa di particolare, indescrivibile. Si mise in piedi, risistemandosi i vestiti.

“Vado a vedere se abbiamo superato Edimburgo” disse a Blaise.

Pansy era totalmente immersa in qualche strana discussione che suonava d’Italia e lo ignorò del tutto; l’amico annuì.

Draco spalancò la porta.

Potter stava lì, in piedi, con l’espressione spavalda. Draco lanciò un’occhiata a Blaise, indicandogli Pansy con lo sguardo. Blaise gli strizzò l’occhio, ritornando alla ragazza che, assorta nella sua conversazione su Milano, non aveva notato nulla. Draco lasciò lo scompartimento e si chiuse la porta alle spalle, mormorando un incantesimo per bloccarla.

“Non mi pare che tu abbia molta voglia di invitarmi a sedere coi tuoi amici, eh?” chiese Potter amaramente.

Draco lo fissò sorpreso. “ Pensavo volessi vedere me. Ma se preferisci sederti di là coi miei amici…”

“No, no, non era quello che volevo dire. Oh lascia perdere” strascicò passandosi una mano tra i capelli con la mascella serrata.

Draco diede un’occhiata al fondo del lungo corridoio,  e assicurandosi che nessuno li potesse vedere, aprì la porta che dava alla piattaforma di unione tra il loro vagone e il successivo, facendo segno a Potter di seguirlo. Era buio in quel posto, senza ovviamente finestre, e il pavimento era parecchio instabile. Draco si appoggiò a una delle pareti, sperando che non fosse troppo sporca: lo spazio era stretto e aveva l’odore tipico delle stazioni inglesi, di foglie di tè bruciate. Potter lo seguì e richiuse la porta, lasciandoli nella totale oscurità, interrotta di tanto in tanto dalla luce filtrata attraverso le fessure.

“Sei preoccupato?” chiese Potter in un tono secco.

Preoccupato? Preoccupato di cosa?”

“Il Signore Oscuro. Ora che sei tornato…”

“Non sono cose che ti devo interessare. Sono più al sicuro al Maniero che da qualsiasi altra parte. Gli Auror non sanno che mia madre è morta, no?”

Potter scosse il capo, guardando da un’altra parte.

“Il Signore Oscuro non verrà a cercarmi dove ci sono gli Auror a farmi da guardia, Potter”

“Lui mi ha cercato ovunque”

, perché sei tu. Non attiro così tanta attenzione, Potter” disse Draco, stupendosi immediatamente del tono secco e acido con cui aveva risposto. Era la verità, ma sentirla faceva male. Persino lì Potter era riuscito a batterlo: persino l’attenzione del Signore Oscuro non era per il figlio traditore del suo fedele mangiamorte, ma per il figlio di un suo antico nemico.

Una parte del viso del Grifondoro era illuminata, il resto di lui scompariva nell’ombra. A Draco ricordò il giorno a Godric’s Hollow e il modo in cui Potter l’aveva guardato, poco prima che svenisse. Non aveva negli occhi la stessa paura, ma c’era qualcosa sul suo viso, magari nell’espressione… Quando il suo cuore fece un balzo che aveva scordato di essere in grado di fare, si sporse in avanti e attirò l’altro più vicino, lasciandosi attraversare da un brivido quando le mani del moro gli sfiorarono il petto. Perché Potter? Perché doveva essere Potter? E poi le loro labbra si cercarono e Draco provò una sensazione di totale stordimento che nemmeno nei suoi pensieri era spiegabile.

Il Grifondoro emise un piccolo gemito e gli si strinse contro, facendogli scivolare le mani lungo il corpo, alzandogli la camicia e accarezzando la pelle calda della schiena, del petto, dei fianchi. Draco sospirò tra le sue labbra e si aggrappò ai suoi vestiti, cercando di sfilarglieli. Qualche parte della sua mente era occupata a tormentarsi sulla possibilità che qualcuno spalancasse la porta, ma allo stesso tempo non gli importava affatto. Mordicchiò piano il labbro inferiore del ragazzo, beandosi del lamento che ne conseguì e dei piccoli graffi che le dita di Potter gli facevano sui fianchi mentre tentavano, agitate, di sfilargli i pantaloni.

Dieci minuti dopo si erano rimessi in ordine meglio che poterono, considerando il buio. Draco fece scivolare una mano sulla guancia dell’altro e si avvicinò per baciarlo, piano, con dolcezza, socchiudendo gli occhi per la prima volta dal loro bacio nella Foresta Proibita. Era stanco. Il fatto che lui volesse baciare Potter sembrava qualcosa che andava ad aggiungersi a tutto quel che era successo, ma perché non avrebbe potuto concedersi un’indulgenza? Alla fine, ora era qualcosa che non interessava nessun altro, se non lui stesso. Non più sua madre e suo padre.

Si staccarono, ritrovandosi occhi negli occhi. Quelli del moro brillavano quasi nel buio e Draco seppe che, qualsiasi cosa fosse successa, quell’istante sarebbe rimasto con lui per sempre.

“Ci vediamo a settembre?” bisbigliò Potter.

Se sei fortunato” gli rispose di rimando il biondo.

“Cretino”

“Idiota”

“Malfoy…”

“Ci vediamo, Potter”.

Sorridendo dell’espressione perplessa dell’altro, Draco lasciò la piccola piattaforma e sbloccò la porta del suo scompartimento, cogliendo l’ultima occhiata di Potter prima di sparirvi all’interno.

 

***

 

L’Espresso per Hogwarts entrò nella stazione di King Cross poco dopo le sette di sera. Gli studenti si riversarono nei corridoi, gridando ai più lenti di darsi una mossa. Draco e i suoi compagni attesero nello scompartimento che la calca si affievolisse. Avevano parlato così tanto che ora, nessuno osava più fiatare. Il biondo guardò fuori dal finestrino e gli parve strano non vedere più il paesaggio sfrecciargli davanti al naso; un sudicio gatto giallo stava in cima ad un muretto dal lato opposto della stazione. Sembrava fissarlo diritto negli occhi e per un breve momento, Draco gli restituì l’occhiata. Poi fu ora di andare. Disse a due del quarto anno di caricare la sua valigia su un carrello.

Dopo aver oltrepassato la barriera magica tra il binario Nove e Tre Quarti e il mondo Babbano, salutò Blaise e Pansy. Avrebbe rivisto l’amico nel giro di qualche giorno: la famiglia dell’amico l’aveva diseredato, quindi avrebbe recuperato le sue cose Draco l’avrebbe ospitato, a patto che non gli riempisse la casa di Tassorosso. Pansy promise di scrivergli, come faceva tutti gli anni. Più o meno, considerata la sua attitudine alla scrittura, erano due lettere durante tutta l’estate.

La signora Goyle era arrivata a recuperare sia Gregory che Vincent; Draco le sorrise, assicurandole che il figlio si era comportato meglio di chiunque altro durante l’intero anno. La donna gli fece promettere di far loro visita non appena avesse preso la licenza per Smaterializzarsi. Quando se ne furono andati tutti, Draco osservò gli altri maghi e streghe che affollavano i binari.

Fino al suo quarto anno passato ad Hogwarts, le cose erano state diverse. Ora i genitori dei ragazzi, fossero Tassorosso, Grifondoro, Serpeverde o Corvonero, si occhieggiavano furtivamente, preoccupati. Una linea chiara ed evidente divideva gli adulti da loro e, forse per la prima volta in vita sua, Draco realizzò quanto fosse diverso il mondo della scuola da quello reale. L’Unità regnava tra le pareti di Hogwarts quando l’avevano lasciata, quella mattina, mentre nel resto ovunque fuori vincevano la sfiducia e la paura.

In un lampo, Draco realizzò perché Silente aveva insistito tanto sui loro progetti di unità tra Case; i ragazzi fanno molto prima a stringere rapporti profondi tra loro e tutti avrebbero potuto portare il messaggio a casa, cercando di farlo valere. Infondo, è nelle famiglie che comincia tutto. Draco sorrise amaramente; la sua famiglia, ora, era lui stesso. Era felice che Blaise andasse a vivere da lui, perché la prospettiva di passare un’altra estate da solo al Maniero non era di certo invitante.

Draco doveva raggiungere in fretta la stazione di Paddington se voleva riuscire a prendere l’ultimo treno per Pewsey delle otto e mezza. Non si fidava delle metropolitane, così si decise a prendere un taxi. Nella sua tasca, aveva un rotolino di quelle curiose carte che i Babbani usavano come denaro. L’aveva trovato nella sua cassaforte alla Gringott, durante le vacanze di Pasqua.

Quando fosse giunto a Pewsey, sarebbe servito un altro taxi per arrivare al Maniero e non era sicuro che quei soldi fossero sufficienti, ma ripensandoci, ora era maggiorenne. Gli sarebbe bastato un incantesimo di memoria al Babbano di turno per cavarsela. Teoricamente, non era legale farlo senza licenza, ma non gliene importava poi molto. Afferrò la maniglia del suo carrello e si avviò all’uscita.

Hey, Malfoy, aspetta!” lo chiamò Potter alle sue spalle. Quando Draco aveva iniziato a riconoscere quella voce così velocemente?

Draco si fermò, voltandosi. L’altro aveva lo sguardo rivolto da un’altra parte e agitava una mano impazientemente verso qualcosa. Il Serpeverde diede un’occhiata, scorgendo Lupin e tre Babbani che fissavano il Grifondoro; Lupin annuì, sorridendo, e il moro raggiunse Draco.

“Mi odi ancora?”

Draco rimase a fissarlo intensamente per un istante, prima di voltarsi e andarsene.

 

***

 

31 Giugno, 1997. Malfoy Manor, Avebury, Whiltshire.

 

Potter,

l’ultima volta che abbiamo parlato, mi hai chiesto se io ti odio ancora. Non ti ho risposto allora perché solo un vero Serpeverde sarebbe stato in grado di conoscere la risposta più immediata. Una risposta più complicata, comunque, avrebbe richiesto più tempo di quello che io avevo allora. Penso che cercherò di risponderti senza compromettermi troppo, nel caso che questa lettera finisca nelle mani di un Weasley.

Quando ero piccolo, le cose erano semplici. C’erano i Malfoy e quelli che ci contrastavano, i nostri nemici. Dal giorno in cui ci siamo presentati, tu sei stato il nemico predestinato nella mia vita. Il nostro ultimo anno a Hogwarts, però, ha cambiato molto la visione che ho delle cose. Una cosa, ad esempio, è il rendersi conto che quello che scelgono di fare i miei amici non deve crearmi problemi. Un’altra, molto meno facile da accettare, era che in qualche modo ero davvero interessato ad avvicinarmi al mio nemico predestinato.

La faccio breve, perché sono abbastanza fiducioso nelle tue capacità di leggere tra le righe. Per quel che conta, hai dimostrato di non essere il tipico nemico di cartapesta. Sei disgustosamente coraggioso e inopportunamente generoso. Sei sorprendentemente ambizioso e stranamente astuto. Se non ti odio più, è perché sei tanto diverso dai tuoi compagni di Casa in molte cose, quanto simile a me in altre: allo stesso tempo, un Grifondoro e un Serpeverde.

 

Draco

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

 

 

Eccoci qui. Grazie davvero di cuore a tutti, senza di voi queste storie non potrebbero mai esserci. Grazie a tutti coloro che hanno commentato, che hanno sopportato, che mi hanno spronato e corretto. Spero che questa storia sia piaciuta a voi almeno la metà di quanto è piaciuta a me e vi lascio, perché idiota come sono, mi è scappata una lacrimuccia in più. Grazie ancora…

Laura

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