Are you a Bad Angel or a Good Devil?

di Neko9
(/viewuser.php?uid=98409)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. - L'inizio di Tutto ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. - Solo tu. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. - L'inizio di Tutto ***



Eccomi finalmente a casa!^^
Adesso sistemo i codici e inserisco una prefazione decenteXD (anche se so già che saranno in pochi a leggerla ;))
Questa è la mia prima storia qui su Efp =)
E lo reputo un debutto strano, il mio, in quanto di solito mi piace scrivere storie violente, cupe, tristi e ben poco romanticheXD Però sto provando a dedicarmi anche a queste ;)
I risultati fin'ora sono stati piuttosto particolari O.O Questa storia è diventata anche drammaticaXD Chiedo scusa ;)
Il secondo capitolo è già pronto, il terzo è nella mia testa...
Conto di non andare oltre i cinque capitoliXD
Va beh...vi lascio ;)
Buona lettura!^^

Aggiungo le traduzioni dei nomi(che sono giapponesi anche se la storia non è ambientata in nessun luogo particolareXD):
Hikaru: significa Luce
Sayuri: significa Piccolo Giglio
Misaki: significa Bellezza che Sboccia
Yoichi: (non ne sono sicuraXD ma credo si possa tradurre anche così...non lo so) significa La superiorità del Primo Figlio.

---

Image and video hosting by TinyPic




Capitolo 1. - L'inizio di tutto




“Ehi! Yoichi! Come hai passato il fine settimana?” il tono della domanda era volutamente malizioso.
“Mmh...tutto ok....niente di straordinario...” così come il tono indifferente della risposta.
L'amico sollevò un sopracciglio, dubbioso “Niente di straordinario??? E rimorchiare una sventola come quella che ti girava attorno sabato sera sarebbe niente di straordinario???”
Yoichi fece finta di pensarci un po', ravvivandosi i capelli neri con una mano “Decisamente sì, caro Natsu, sai com'è...quando le belle ragazze ti assediano, alla fine diventano un bel niente di straordinario...ah già! Tu non hai un grande stuolo di ammiratrici...” disse, canzonandolo.
Natsuhiko s'imbronciò “Antipatico!” ribatté, facendo la linguaccia “Quantomeno io una fidanzata l'ho avuta!” fece notare.
Yoichi sbuffò “Ancora con questa storia? Che vuoi che me ne freghi? Le ragazze sono solo un piacevole passatempo...”
“Sì,sì...dicono tutti così...” commentò l'amico.
L'entrata in classe della professoressa mise fine al discorso. I ragazzi, controvoglia, cominciarono a prendere posto, pronti ad iniziare un nuovo giorno di scuola.
Natsuhiko gli fece la linguaccia andando a sedersi al suo posto, nella penultima fila. Yoichi, con un alzata di spalle e un mezzo sorriso, si sedette al proprio, mettendo lo zaino sul banco a fianco, vuoto.
La donna si schiarì la voce e si risistemò gli occhiali sul naso “Buongiorno, ragazzi! Ho un annuncio da farvi...” l'attenzione fu tutta per lei “Sebbene sia un po' tardi, visto che ci troviamo a metà anno, da oggi avrete una nuova compagna di classe...” un mormorio curioso si levò alle sue parole e si spense quando l'insegnate aggiunse “Prego, entra pure...”
I due amici si volsero (come tutta la classe d'altronde) verso la porta e nello stesso istante, nella stanza, fece la sua comparsa una ragazza.
Non era né bella né brutta.
Ma era e già questo la rendeva diversa da tutte le altre.
C'era qualcosa in lei. Qualcosa di diverso.
Forse nel portamento, nel camminare, nella sua figura....qualcosa che dava l'idea, a Yoichi, che fosse come un animale ferito. Un animale che però, data la sua natura solitaria o forzata tale, cercava di mantenere la propria integrità, rifuggendo un qualunque aiuto.
I capelli, neri come i suoi, scalati e lunghi fin poco sotto le spalle, le incorniciavano il volto pallido e dai tratti delicati.
Era una figura slanciata, la sua.
Slanciata e magra, quasi sciupata, perfettamente stretta dalla divisa scolastica bianca e nera.
Ma non era alta.
Non quanto lui, almeno.
La professoressa scrisse il suo nome sulla lavagna.

Sayuri Misaki

Un nome pieno di fiori.
Che ispirava la primavera, il sole, la gioia, la felicità e ondate di immagini, pensieri e parole di significato unicamente positivo.
Sayuri, piccolo giglio. Yoichi si trovò immediatamente d'accordo con quel nome.
Lei era come un piccolo giglio bianco. Un piccolo giglio bianco, bellissimo, che sboccia anzitempo, in primavera, e per ciò risulta di una rara bellezza tutta sua.
Era quello che lui non poteva essere se non a metà. Era la luce.
Una luce chiara e bellissima, ma delicata...
Quando si accorse del corso dei propri pensieri, rimase sorpreso.
Scosse il capo, cercando di disperdere quella nebbia che per un attimo aveva permeato la sua mente.

Sayuri Misaki

Un nome pieno di fiori.
E, guardandola bene, non lo poté trovare meno appropriato.
Lei non sembrava la primavera. Pareva più l'autunno.
Se doveva rimanere nel campo dei fiori, la poteva paragonare a un piccolo giglio bianco sbocciato a fine estate e quasi appassito, calpestato, distrutto, da qualcosa più grande di lui.
Sì.
A mente lucida questa cosa gli parve fin troppo evidente.
E così triste.
Concentrato nei propri pensieri, si perse l'intera presentazione della giovane. Si risvegliò dal suo stato di semi-incoscienza solo quando udì la professoressa dire “Ok Misaki, Puoi prendere posto di fianco a Yoichi Hikaru, il ragazzo in ultima fila.”
Ed involontariamente sussultò.
Quasi fosse un automa, tolse la propria cartella dal banco affianco e la posò in terra, fra i due banchi.
Scrutandola mentre si avvicinava a lui con passo lento e incolore, notò alcuni particolari che, al suo primo e vago esame, gli erano sfuggiti.
Al collo portava una fascia alta di pelle morbida e nera, chiusa da una fibbia metallica e al polso sinistro ne portava un'altra, identica, ma nessuna attorno al polso destro.
Strano.
A meno che non nascondesse qualcosa.
I suoi occhi poi, avevano un che di sconvolgente.
Erano molto scuri, quasi neri, ma gli sembrava di poter scorgere dei riflessi rossastri che differenziavano l'iride dalla pupilla.
Un po' inquietante, forse, ma intrigante, di sicuro.
Sayuri scivolò sulla sedia affianco a lui, silenziosa come un fantasma, e non lo degnò di uno sguardo.
La vide tirare fuori dalla borsa i libri, il quaderno e l'astuccio e disporli con ordine sul banco.
Forse con troppo ordine.
Il quaderno dritto davanti a lei, sopra il libro e l'astuccio davanti. Tirò fuori tre penne e le sistemò ordinatamente a fianco del quaderno, a distanze regolari e il più possibile lontano da lui.
Era del tutto decentrata, quasi a prendere le distanze.
Quasi a proteggersi da Dio solo sapeva cosa.
Si schiarì la voce. Quantomeno doveva presentarsi in modo decente.
“Ehm...Sayuri? Piacere, Yoichi....”
Lei lo guardò. Il suo sguardo era così freddo e distaccato da risultare vuoto. Scrutò per qualche secondo la mano tesa verso di lei, come indecisa, prima di stringerla dolcemente con una delle sue e interrompere quasi subito il contatto.
“Sì, so che sei Yoichi. L'ha detto prima la prof. Piacere mio.”
Aveva le mani fredde, come la sua voce.
Voce che possedeva un timbro soffuso ed armonioso, molto piacevole, ma che, allo stesso tempo, nascondeva dentro di se un apatia tale da risultare spaventoso.
Era come ascoltare la voce di una bambola.
Di una bambola senz'anima e senza vita.
Dopo la breve presentazione tornò ad ignorarlo, concentrandosi totalmente sull'insegnate.
Lui invece continuò ad osservarla ancora per un po', cercando di comprendere qualcosa in più di lei, attratto da lei e dal suo mistero.

***

“Un po' inquietante la nuova arrivata, non trovi?” chiese Natsuhiko sorseggiando un po' di te dalla sua lattina.
“Mmh...” fu l'unico commento di Yoichi che, sdraiato, era intento a rimirare il cielo . Andavano sempre sulla terrazza durante la pausa pranzo.
Natsuhiko sbuffò “Voglio dire è piuttosto carina, ma si comporta come se fosse un robot comandato a distanza!” disse staccandosi dalla recinzione e avvicinandosi all'amico “Non trovi anche tu?”
“Mmh...trovo che nasconda qualcosa.”
“Eh?” Natsuhiko guardò l'amico un po' confuso. Yoichi si tirò a sedere.
“Dico, che credo stia nascondendo qualcosa, Sayuri.”
“Wow...” esclamò Natsu, sinceramente sorpreso “Ti ricordi già il suo nome? Cos'è? Ti interessa per caso?” chiese con tono malizioso.
L'altro scrollò le spalle “E se fosse? Sì, mi interessa. Voglio scoprire qualcosa in più su di lei...”
“Sai, non ti facevo molto detective...ti ho sempre visto come un cacciatore, diciamo pure un killer di cuori...cos'è questo improvviso attacco di sentimentalismo?” chiese Natsu fissando la propria lattina.
“Non è sentimentalismo, razza si scemo! Io la chiamerei curiosità. Innocua curiosità!”
“Mmh...” Natsuhiko assunse un'aria pensierosa “Innocua, dici? Io non credo. La troppa curiosità può uccidere il cucciolo inesperto...”
Yoichi lo guardò scettico “E questa da dove l'hai presa? Un'altra delle tue battute idiote? E comunque io non sono un cucciolo ne tanto meno sono un inesperto...”
“Mmh...sarà...comunque fa attenzione...se ti avvicini troppo al fuoco, ti scotti. Almeno lo sai questo? Non credo sia una buona idea cercare di capire quella ragazza. Se davvero nasconde qualcosa, vorrà dire che non vuole che si sappia.”
Yoichi sorrise “Ehi! Ti sei mai chiesto perché esistano i segreti? Proprio perché qualcuno li scopra...”
Natsu scrollò le spalle “Se lo dici tu...” buttò la lattina nel cestino, aprendo la porta per rientrare nella scuola “Andiamo? Ci aspettano le attività pomeridiane dei club...”
Con uno sbuffo Yoichi si alzò in piedi “Eccomi!” disse, raggiungendo l'amico.

----
E siamo alla fine del primo capitolo!^^
Spero che vi sia piaciuto ;)
se volete lasciare un commentino mi fate molto felice!^^
Altrimenti grazie comunque, per avermi dedicato 5 minuti del vostro tempoXD
Grazie a tutti e alla prossima!^^

Neko9

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. - Solo tu. ***


Questo è un capitolo un po' strano. Lo ammettoXD
Non so perchè mi sia uscito così, a suo tempo, quando l'ho scritto O.O So solo che mi piaceve l'ideaXD Suddetto secondo capitolo è dal punto di vista di lei ;)
Questa è una cosa che mi piaceXD Faccio ad intreccio, il prossimo infatti è da parte di lui!^^ La frase dentro all'immagine (come quella del capitolo precendente) le ho create io, ma non sono all'interno della storia!^^ Non ancora al momento per la prima e di sicuro no per la seconda ;) A chi imputarla questa seconda frase lo lascio a voi!^^
Sto scrivendo il terzo capitolo. E' una cosa davvero incasinataXD Mamma!^^ Però mi piace, quindi lo lascio così ;) Sperando che poi vi piaccia!^^
Ringrazio di cuore quelle anime buone che si sono prese la briga di cedermi cinque minuti del loro tempo e leggere il primo capitolo!^^
Grazie davvero!^^
BastaXD Mi fermo! ;) Buona lettura a tutti!^^

Neko9

PS: Ah! DimenticavoXD Ho aggiunto le traduzioni dei nomi del primo capitolo nel primo capitoloXD Non ci ho pensato la scorsa volta;) Scusate!^^

***


Image and video hosting by TinyPic




Capitolo 2. - Solo tu.




“E questo invece era il club “Amici del Giardino”. Il nome è un po' stupido, ma coloro che ne fanno parte dicono di trovarsi molto bene. E' un club sul giardinaggio.”
Finì la ragazza – Momoko- rivolgendole un ampio e caldo sorriso “E con questo, credo di averti mostrato tutti i club che ci sono nella nostra scuola!” era la capoclasse e il compito le era toccato per dovere.
Fece una smorfia piuttosto comica, portandosi una mano alle labbra “Beh, a dire il vero non ti ho mostrato il Fan club di Miwako Arashi, quella nuova Idiol che imperversa adesso...” si lasciò andare a una risatina divertita “Anche perché ci troveresti solo un mucchio di maschi esaltati e con gli ormoni in subbuglio” le fece l'occhiolino e si scontrò per l'ennesima volta con l'espressione imperturbabile di Sayuri.
Momoko tossicchiò, lievemente a disagio. Guardò il proprio orologio e, aprendo la bocca in un circolino perfetto esclamò “Accidenti! Il tempo è volato! Sono già le cinque e mezza! Ormai sono praticamente finite anche le attività dei club! Possiamo anche tornare a casa!” sorrise – nuovamente – cercando di essere cordiale “Hai una settimana per decidere a quale club iscriverti...la domanda la puoi richiedere nella segreteria del primo piano...”
Sayuri chinò lievemente il capo, il movimento fu accompagnato dolcemente dai capelli che le scivolarono lungo la spalla destra “Grazie per l'aiuto, Momoko...farò come dici...ci vediamo domani...” e senza aggiungere altro, cominciò a dirigersi verso le scale, per uscire poi dalla scuola.
Quasi non si accorse dei ragazzi, lì fuori, che urlavano. Era immersa nel suo mondo. Come ogni giorno, all'uscita da scuola.
Ogni giorno che era come quel giorno.
Le gambe andavano da sole. Nonostante quella non fosse la solita strada, l'avevano imparata in fretta.
Era stata una cosa necessaria. Così come lo sforzarsi di dimenticare l'altra.
Cosa che ancora non era riuscita a fare.
Ricordava ancora perfettamente i particolari di quella strada. Le case, le vie, gli incroci e la gente.

Quel giorno, di gente in giro, ce n'era tanta.

Ricordava ancora i colori delle cose, i profumi dei fiori e gli schiamazzi dei bambini al parco.

Odore pungente di mimosa e tanto giallo. Sole. Calore. “Sacchan! Ridammi la palla!”

Sbatté un paio di volte le palpebre, confusa, ritrovandosi quasi d'improvviso davanti alla porta di quella che era la sua casa.
Una porta bianca, come tante porte.
Tante porte tutte vicine e anche così distanti.
Odiava vivere in quel posto e allo stesso tempo sentiva di non poter stare in nessun altro luogo. Di non voler stare in nessun altro luogo. Nemmeno . Soprattutto non .

Non più, non ora, non domani.
Solo un tempo.
Un tempo che non tornerà, perché dalla morte non si ritorna.

Era una casa vuota.
Come tutte le case in cui vive una persona sola, per scelta, situazione oppure entrambe le cose.
Una casa vuota e piccola, di appena tre stanze.
Poggiò la cartella nella sua camera, poi si diresse al bagno.
Piccolo e freddo, come tutto il resto.
La vasca bianca lungo una parete, il lavandino e il gabinetto – bianchi anch'essi – opposti a quella e poi lo specchio accanto alla vasca, in fronte a una piccola e angusta finestra, posta in alto.
Era uno specchio grande. Grande e altissimo, in modo da comprenderla tutta.
Cominciò a spogliarsi lentamente, quasi seguendo un rito.
Sbottonò la camicetta bianca, sfilandosela e gettandola a terra mollemente.
Lentamente tolse anche la gonna nera, a balze, facendola scivolare a terra e levando anche le calze, avendo già lasciato le scarpe all'ingresso.
Aveva la pelle candida. Bianchissima come quella di un fantasma. L'intimo di cotone bianco quasi si confondeva con la chiarezza del suo incarnato.
Rimanevano quelle.
Le fasce di pelle nera.
Respirò a fondo, cercando di calmare i tremiti che si impossessavano di lei ogni giorno, in quel dannato momento.
Però...però doveva farlo...

"Ricorda per superare. O rimarrai sempre bloccata nel passato. Guarda indietro e quando lo farai senza più lacrime, allora potrai andare avanti."

Impose alla propria mano di non tremare mentre slacciava la fibbia della fascia sul collo e la scopriva.
Sentì la vista offuscarsi, non appena avvertì l'aria fredda solleticarle la pelle. La sfiorò con due dita e stavolta i tremiti non li riuscì a contenere mentre le sfuggiva un singhiozzo e scivolava a terra, contro il muro.

Giallo, verde, e un immenso blu.
L'odore di mimosa.
“Mamma sono a casa!”
Rosso, tanto rosso.
Argento brillante, quasi bianco.
Rosso e Nero.
Poi solo il silenzio e l'annullamento confortante del buio.

Sentiva le lacrime bruciarle la pelle, percorrendole lente le guance e la linea della mascella.
La sfiorò ancora, quella cicatrice, quel ricordo, quel dolore.
E piangeva, annientata – ancora – da quel passato che non la voleva lasciare. Da quel passato così recente e così bruciante.
Annientata dalla propria immagine fragile, nello specchio, da quella striscia di pelle nera che ancora le cingeva il polso. E che nascondeva, o almeno tentava di farlo senza poi molto successo, la sua immensa debolezza.
La tolse con un gesto fluido, la vista ancora offuscata dalle lacrime.
Osservò, di nuovo, quella linea netta – bianca, bianchissima, ancora di più della sua pelle – che le segnava il polso.
Quella linea che conosceva a memoria.

Yume e la mamma. Rivoglio Yume e la mamma.
Rivoglio stare con voi.
Portatemi con voi, vi prego.
Arrivo, mamma.
Aspettami anche tu... Yume.

No, non lo avrebbero voluto.
Non l'avevano voluto.
Ed era ancora lì.
Ancora lì, davanti a uno specchio.
Ancora lì, da sola eppure viva.

***

Suonò la campanella che annunciava l'inizio della pausa pranzo.
Sayuri rimise tutte le cose all'interno della propria cartella e fece per alzarsi quando Yoichi la bloccò, afferrandole un braccio.
S'irrigidì al contatto, volgendosi verso quel ragazzo che l'aveva, nonostante tutto, colpita fin dalla prima volta che l'aveva visto.
Con quel suo nome, quel suo aspetto che le davano l'idea di un Angelo un po' cattivo o di un Diavolo troppo buono. Ancora non sapeva decidersi.
“Vieni con me sul terrazzo? C'è una cosa che devo dirti...”
Il ragazzo pronunciò queste parole con un tono basso, che le fece venire i brividi. Annuì, seguendolo un po' titubante.
Si sentiva a disagio, un brutto presentimento le si era annidato nel petto. E poi, sul tetto, lui le disse le parole che non avrebbe mai voluto sentirsi dire.

Cosa ti è successo, per farti diventare così?

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=497856