La mia storia più bella...

di Tsu_Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 25 marzo 2010... 1°giorno ***
Capitolo 2: *** 29 marzo 2010...4° giorno ***
Capitolo 3: *** 29 marzo 2010... 4°giorno Sera ***
Capitolo 4: *** 29 marzo 2010... 4° giorno Sera Atto II ***
Capitolo 5: *** 30 Marzo 2010... 5° Giorno ***
Capitolo 6: *** 3 aprile 2010... 9° Giorno ***
Capitolo 7: *** 3 aprile 2010... 9° Giorno Atto II ***
Capitolo 8: *** 4 Aprile 2010... 10°Giorno ***
Capitolo 9: *** 5 Aprile 2010... 11° Giorno ***
Capitolo 10: *** 18 Aprile 2010 ... 25° Giorno ***
Capitolo 11: *** 18 Aprile 2010 ... 25° Giorno Atto II ***
Capitolo 12: *** 25 settembre 2010... 6 Mesi ***
Capitolo 13: *** 25 settembre 2010... 6 mesi Atto II ***
Capitolo 14: *** 25 settembre 2010... 6 mesi Atto III ***
Capitolo 15: *** 11 Ottobre 2010... 6 Mesi e 6 Giorni ***
Capitolo 16: *** 14 luglio 2013 3 anni 3 mesi 19 giorni ***



Capitolo 1
*** 25 marzo 2010... 1°giorno ***


Mi hanno detto che sono un cattivo ragazzo di quelli che dopo una notte di passione, per quanto sia forte lascia la ragazza di turno sola nella camera d’albergo… però con il conto pagato … a volte, quando non sono a secco o lascio in giro il portafoglio, o ho speso tutti i soldi dell’ultima busta paga per i miei due piccoli bimbi; la mia moto e il mio basso.
Tutte mi dicono che a volte sono così carico di testosterone che potrei far impazzire chiunque con una semplice occhiata o un tocco anche solo accennato… anche uomini se voglio dicono… qualcuno comunichi alle mie fan che non sono un gay, per favore! Anche se a volte mi metto a spupazzarmi uno degli altri non vuol dire un emerito cazzo, Cazzo!
Ma tornando alla mia storia…
Anche io mi sono sempre ritenuto un grande conquistatore di donne, chiunque voglio cade ai miei piedi, almeno fino a quando mi sono trovato attratto da ragazze piccole, docili e tenere e non aggressive, stronze e bastarde.
Sono scemo direte voi, ed avete ragione, ma dal primo momento che ho incontrato quella ragazza, il mio testosterone è sceso sotto i tacchi e mi sono trovato a fare di quelle cose che nessuno e dico nessuno mi avrebbe mai immaginato a fare. NESSUNO!

25 Marzo 2010... 1° giorno

Non fa ancora tanto caldo, ma ogni scusa è buona per tirare fuori la mia bimba dal garage, e anche mezzo raggio di sole mi basta ad inforcare il casco e sgommare per le strade con il basso ben stretto sulle spalle nella sua custodia rigida.
Tanto mi eccita una donna quando il vento e a velocità che sparisco con la mia moto.
Peccato che il viaggio è sempre troppo corto e sono già all’ultimo semaforo prima della casa discografica, gioco un po’ con l’acceleratore per ignorare l’attesa, quando dal fondo della coda mi si affianca una moto di grande cilindrata, di un bel modello stradale di quelli pesantissimi.
Risponde al mio motore con un rombo molto più basso come una specie di grosso gatto che fa le fusa.
Scatta il verde e a grossa moto brucia i primi cento metri in un nanosecondo prima di piegare come in un motoGP nello stesso parcheggio dove devo andare io.
Dopo essermi perso un po’ di insulti dagli automobilisti in coda dietro di me per non essere partito subito, la raggiungo in fretta e monto la moto sul cavalletto affianco a dove l’impervio centauro, con il giubbotto di pelle ben chiuso fino a sotto i casco stava incatenando la grossa moto a un palo qualsiasi.
‘Bella moto’
Mi tolgo il casco e mi muovo i capelli mentre guardo l’altro che si alza su un paio di gambe lunghe e affusolate, però è magro forte e si porta in giro un mostro di cilindrata da due tonnellate.
‘Grazie, anche la tua’
Da sotto il asco la voce mi arriva disturbata ma colgo subito il tono sarcastico delle parole.
‘Beh ci vediamo.’
Si tolse il casco e ne fece scivolare fuori una lunga coda di capelli castani infuocati da punte rosa, slacciò il giubbetto di pelle e solo ora mi si illumina un mondo: Cazzo! Una donna! Cazzo una donna centauro! Cazzo una donna centauro che mi ha bruciato al semaforo! Cazzo!
Dopo dieci minuti di imbambolamento, mi riprendo e corro dentro alla casa discografica, scapicollandomi sulle scale come un pazzo dato che il tempo materiale di prendere l’ascensore non ci sta.
‘Ryo! Vieni a vedere!’
Ruki non fa in tempo ad addocchiarmi che mi afferra e mi trascina dove già Uruha, Kai e Aoi stanno sbirciando dentro a una porta di vetro.
‘Guarda’
‘La nuova band di sostegno è arrivata’
Afferro Uruha e lo scanso dimostrando tutto il mio carattere buono e delicato, per poter guardare dentro: ciò che vedo mi sconvolge.
5 ragazze di non più di 23-24 anni ognuna con il suo strumento si stanno esibendo davanti al nostro manager che sorridente come un’ebete continua a far ciondolare la testa. Mi sento mancare quando la bassista, a ragazza con i capelli castani e rosa mi lancia un’occhiataccia da dietro un ciuffo di capelli ora sciolti che gli cade davanti a un occhio azzurrissimo.
‘Ragazzi vi presento le Aka’
‘Wow rosso è un bel colore, acceso vivace e… sensuale.’
Ruki fa quello che gli riesce meglio ovvero sfruttare quella voce melodiosa per provarci con una delle due chitarriste che ora lo sta guardando con un filo di sorpresa.
‘Se la tocchi ti spacco il culo, sono stata chiara ?’
Che cazzo donna, centauro, bassista bravina ed aggrassiva? Cazzo se non me la sbatto prima del mese prossimo mi faccio frate!
‘E tu chi sei la guardia del corpo ?’
‘No, una con il porto d’armi …’
OH CAZZO!

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Capitolo 2
*** 29 marzo 2010...4° giorno ***


 29 marzo 2010... 4° giorno

E così sono quattro giorni che nella sala prove accanto alla nostra quelle cinque pazze provano canzoni su canzoni su canzoni… capisco che aprire un nostro concerto sia un grande onore, ma mi fanno sempre più paura, sembrano degli automi.
Ogni giorno arrivo e la ragazza coi capelli rosa è già li che aggancia la moto al solito palo, poi prende sale ai piani alti, inforca il basso, lo accorda e dalle 9:30 fino alle 15:00 del pomeriggio non c’è Kami che tenga non smettono di provare…
Piccolo particolare, non so se avete notato maaa… non so ancora quale sia il suo nome! E mi rimangono… 31-4... Ventino… 27 giorni per riuscire a portarmela a letto ne va del mio onore.
E non credete non è che sto facendo il passivo e non ci provo, io ci provo anche abbastanza spudoratamente ma quella bastardissima ragazza è fredda proprio come un automa,  o un qualche rettile a sangue freddo!
Il mio famigerato testosterone già inizia a precipitare a livelli abissali, presto mi troverò nelle stesse condizioni di una ragazzina delle superiori con il suo primo ragazzo.
Al contrario di quello di qualcun altro che sembra essere schizzato alle stelle: Kai quel piccolo batterista infido! Gli è bastato mezzo sorriso ed è stato accettato da tutte e cinque le ragazze in un colpo solo ed ora passa da una sala all’altra saltellando e fischiettando come il grillo di pinocchio.
‘Ragazzi, mi sento un incapace.’
‘Io invece impotente …’
‘REITA!’
Ups mi sa che stavo pensando ad altro, I’m sorry!
‘Scusa.’
‘Ma che diavolo ha quel piccolo pezzo di batterista da attirarle così tanto ? Guarda come gli ronzano intorno’
Siamo con il naso schiacciato contro la porta di vetro e stiamo ‘spiando’ dentro alla saletta dove il nostro caro Troto, nome coniato al momento per non essere offensivi, seduto in mezzo alla vocal e a una delle due chitarriste, di cui ovviamente non so il nome, sta prendendo una tazza di the con i biscottini, di quelli che colano di burro.
‘Lo odio’
‘Uru tu lo odi? Ma se sono io che tra 27 giorni mi devo fare frate mentre lui bazzica in mezzo a loro come bacco con le baccanti.’
‘Perché ti fai frate ?’
‘Cazzi miei no è?’
Siamo così tanto schiacciati uno sull’altro che a un certo punto sento la testa di Ruki che si fa spazio tra me e Aoi per poter arrivare in prima fila, o quanto meno non dover saltellare per guardare dentro.
‘Troto.’
‘Aaaah voglio entrare anche io!’
‘Se avete il coraggio.’
‘E perché non dovremmo ? Non c’è nemmeno il rottweiler di guardia a quanto pare’
Sento un dito che mi tambureggia sulla spalla sinistra, con insistenza,ma chi diavolo rompe mentre stiamo per affrontare la morte.
‘Chi cavolo mi vuol … e’
‘Rottweiler è?’
Di fronte a me la ragazza con i capelli rosa è appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate e si sta mangiucchiando un unghia.
Inventati qualcosa, inventati qualcosa, inventati qualcosa!
Oh i ragazzi ci penseranno loro ad inventarsi qualcosa, perché noi siamo una squadra e nulla ci separerà mai nemmeno il timore verso a una rappresentate del gentil sesso che ora ci guarda in cagnesco mordendo quell’unghia come se fosse uno dei nostri colli!
‘Bagno’
‘Cellulare’
‘Emh … bagno in cellulare … cioè cellulare in bagno!’
TROOTTIIIIIII! Perché mi abbandonate così non è giusto. E ora che cosa mi invento, sono solo a combattere contro un titano, la situazione è più o meno uguale a quella di quei 300 disgraziati che si trovarono contro ai persiani… erano i persiani poi? Boh …
‘Come ti chiami ?’
Fermo che razza di domande faccio anche io, devo dire qualcosa di logico non una puttanata così tanto per salvarmi le chiappette belle!
‘Vieni dentro …’
Sospira, alza gli occhi al cielo e si fa avanti per aprire la porta sulla quale sto ancora appoggiato: non sembra nemmeno tanto minacciosa vista così da vicino e con quel sorrisetto in faccia.
‘Beh ti levi dalla porta o cosa testa quadra ?’
‘Oh e si certo.’
Mi do una spinta e con molta agilità sposto il peso dalla porta di nuovo sulle mie gambe: molta agilità … a dire il vero se lei non mi avesse preso una mano e non mi avesse trascinato a forza dentro la sala sarei finito giù di spalle, facendo un’un ennesima figura del cavolo.
‘Haruuuuu …’
‘Tomo NO!’
Con un salto si catapulta sulla chitarrista che stava tranquillamente sdraiata per i fatti suoi su un divanetto a parte abbracciata  al suo strumento nero e bianco e inizia a tormentarla, facendola ridere come una pazza, scompigliandole i capelli e cercando di portarle via la chitarra. Kai si alza e mi da una pacca sulle spalle con uno di quei suoi sorrisi che se non fossi etero chiamerei tenero … SE non fossi.
‘Giù le mani troto o ti mordo.’
‘Tomoyo lascia stare Haru …’
‘Haha ti chiami Tomoyo allora!’
Tutti si fermano a guardarmi male, persino il mio batterista, cioè non mio mio, mio della mia band non loro loro della loro band… sembro babal babalbuziente. Si avvicinano come delle iene e iniziano a complottare qualche cosa tra di loro.
‘Uh  allora posso presentarvi io ?’
‘Kaiuccio a lei l’onore.’
‘Uiii!’
Le ragazze si allargano prendendo le distanze tra di loro come durante le lezioni di educazione fisica alle medie, tendendo le braccia e tirandosi anche qualche schiaffetto quando non riescono a mettersi d‘accordo su chi si deve spostare.
‘RAGAZZE ORDINE!‘
Kai sembra un generale intento a sistemare delle giovani leve inesperte le tiene sotto tiro come un avvoltoio.
‘ Da destra: Makoto, 21 anni, vocalist nelle Aka, band precedenti nessuna, ha studiato all’università 4 anni poi si è stancata.’
‘Piacere di conoscerti.’
‘Haru, 21 anni, chitarrista solista nella Aka, leader della band nonostante sia la più giovane, ha in piedi una lotta con le altre 4 per tenere in casa Spidy il suo pitone reale albino.’
‘Piacere.’
Ok allora non è una sola la persona strana tra di loro: un pitone albino chiamato Spidy!
‘E al terzo posto ti presento Koyo, 22 anni, chitarrista ritmica e addetta al mixer delle Aka, la vedrai cambiare colore di capelli ogni tre giorni, per esempio Giovedì era bionda ora è nera.’
‘E dopodomani mi faccio rossa!’
Non credo di voler sentire il prossimo profilo ho paura che la prossima sia una maniaca con passati in prigione o chissà! Mi giro a guardare Tomoyo, in effetti …
‘Ed ora la mia carissima collega di grancassa,  Eiko, 22 anni lei è abbastanza normale se non fosse che la metà del tempo la troverai a prendersi a schiaffi con Tomoyo.’
‘Ti stimo sorella!’
Sorvoliamo questo non dovevo dirlo, ma volevo solo dare dello spirito accidenti non c’è bisogno che mi guardate così male!
‘EEEE! Per ultima ma non meno importante, Tomoyo bassista nelle Aka 24 anni, band precedenti, un po’ che non ricorderò mai… sai una cosa caruccia, è come una mamma per le altre e le protegge anche a costo di prendere a pugni qualcuno.’
NO! ASPETTA! Mi vuoi dire che non è come sembra veramente? Mi vuoi dire che ci aveva trattato così male solo perché è una specie di creaturina iperprotettiva?

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Ok non sono manco lontanamente soddisfatta del risultato speriamo nei prossimi capitoli migliori un po' comunque questa era tipo un'introduzione giusto per studiare un po' i personaggi... emh ciao grazie a tutti!

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Capitolo 3
*** 29 marzo 2010... 4°giorno Sera ***


29 marzo 2010...  4° giorno sera

Ok abbiamo provato tutto il giorno e sinceramente non ne posso più! Non delle prove in se e per se ma per colpa di quella pestifera peste pestiferosa ho perso 40 anni di vita: ho rischiato di lasciarci la pelle non so quante volte e non in una maniera tanto nobile diciamo.
Andare incontro all’allegra signora con la falce già di per se non è bello, immaginatevi alla mia giovane età di 28 anni dichiarati e perché una stupida ragazzina ti fa prendere degli infarti per nulla … e anche perché i tuoi amici minacciano di ucciderti quando scoprono che hai la porta aperta con delle ragazze piuttosto carine mentre loro ancora non osano avvicinarsi.
Si avete capito per me quei tre hanno qualcosa contro di me: e ho come l’impressione che abbiano manomesso il mio basso.
Come faccio a pensare una cosa simile direte voi? Guardatemi per l’amor del cielo! Guardate ho un occhio nero perché mentre suonavo mi è partito il plettro e come un proiettile mi è schizzato in un orbita!
Ho pure dovuto passare mezz’ora con la faccia sotto l’acqua fredda mentre i depravati mi ridevano alle spalle!
Pensate ancora che sia pazzo a pensare che ci hanno messo lo zampino loro?
Per fortuna almeno abbiamo finto, almeno per oggi e all’alba delle otto di sera posso tornarmene alla mia dolce casetta a godermi la compagnia del televisore dopo una bella doccia calda, magari dopo aver mangiato uno di quei pranzetti surgelati mooooltooo salutari che il mio medico continua a dirmi di evitare!
‘Ryoooo-chan!’
Come se un qualche signore mi abbia preso una spalla e me la stesse pigiando verso terra mi trovo Ruki che con un salto e appiglio da macaco mi si è appioppato alla mia schiena e ora continua a chiamarmi.
‘Taka-chan cosa c’è?’
‘Serata alcool, casa di Uruha da abbattere e ancora alcool, sei de nostri?’
‘Mi state proponendo di bere, sbronzarmi fino a non sapere più come mi chiamo, cadere a terra svenuto e probabilmente svegliarmi nudo in un letto con uno qualunque di voi?’
‘Si solita routine’
‘Sinceramente non ne ho tanta voglia ora …’
‘Oddio Reita-chan stai perdendo la tua virilità!’
Per fortuna sua prima che possa sbatterlo per terra Aoi lo afferra per un braccio e lo trascina fino alla sua macchina caricandocelo dentro di peso.
‘Se continui a chiamarlo così è ovvio che perde di virilità …’
‘Ryo-chan ma lo hai sentito che parole poco delicate.’
‘Si tesoro un vero poco di buono.’
‘A domani allora ragazza mia!’
Fa finta di lanciarmi un bacio e io ricambio con il mio miglior contegno da effeminato studiato per tanti anni che uso solo per far divertire quei quattro baka.
‘Ci manca solo un urletto isterico da gay ora.’
‘Aah Aaaoow!’
‘Perfetto ora ho chiuso la giornata in bellezza. A domani ragazzi buon divertimento non sfondatevi troppo di alcolici!’
Li sento che salgono tutti sulla stessa macchina, ciò significa che non hanno intenzione di tornare ognuno nelle rispettive case: domani sarò da solo a provare me lo sento o se ci saranno, degli zombie avrebbero un aspetto migliore.
Aaaa eccola qui la mia bimba, la mia adorata, la mia little mot … vicino alla mia moto c’è una figura che sta armeggiando con un altro veicolo parcheggiato all’ombra di un palo della luce fulminato e si sente che impreca sommessamente.
‘Chi c’è ?’
‘Io …’
Prendo il cellulare e lo uso per fare luce sul piccolo quadrato d’ombra sotto al lampione e trovo Tomoyo intenta ad armeggiare con la ruota posteriore della sua moto.
‘Problemi ?’
‘Abbastanza.’
‘Hai bucato ?’
Mi avvicino  un po’ per constatare l’entità del danno.
‘Diciamo di sì …’
I copertoni della moto sono entrambi squarciati per il lungo e non sembra proprio che sia una cosa successa per caso.
‘Ti hanno tagliato le gomme.’
‘è arrivato il genio.’
‘Come torni a casa ora ?’
Lei si alza in piedi portandosi dietro la catena con il pesante lucchetto e fa scendere la moto dal cavalletto mentre io sono ancora vicino.
‘Come vuoi che torni a piedi, spingendola no?’
Sta già per imboccare il cancello d’uscita quando prendo coraggio e le corro dietro.
‘Aspetta lascia qui la moto ti do un passaggio io, poi domani mattina passiamo a prenderla in macchina e la portiamo da un meccanico.’
‘Ti ringrazio sei gentile ma non lascio il mio gioiellino in un posto del genere.’
Diede un occhiataccia in giro indicando anche il cancello facilmente apribile sia da dentro che da fuori prima di avviarsi di nuovo e imboccare il marciapiede spingendo la pesante moto con poca fatica.
Corro a mettere in moto la mia piccola e la raggiungo affiancandola in strada e procedendo a passo d’uomo.
‘Allora ti accompagno.’
‘Perché dovresti non c’è ne alcun bisogno.’
‘Invece si come hai detto questo non è un posto sicuro.’
Al primo parcheggio che trovo smonto dalla moto e la aspetto per poi incominciare a spingere la mia bimba vicino a lei cercando sempre di tenere il suo passo, anche se sono a piedi sono più veloce di lei in quanto il peso che deve spostare lei è molto superiore a quello della mia moto. Ma non sembra lamentarsi cammina il più veloce possibile con passo deciso e guardando sempre avanti senza dirmi una parola.
Dopo mezz’ora di camminata su e giù dai marciapiedi e dalle piste ciclabili per non intralciare il traffico però è costretta a fermarsi, a montare la moto sul cavalletto e a sedersi per terra appoggiata a un muro.
Era ora che cedesse io sarei morto quasi un kilometro fa!
‘Reita vai via per favore, mi sembri un cane se mi vieni dietro così.’
Ok questa è l’ennesima volta che mi fa morire, per un attimo almeno fino alla virgola nella frase pensavo stesse per dirmi qualcosa di carino, mi ha pure chiamato per soprannome, cosa che fino ad adesso aveva evitato. Peccato che la seconda parte della frase mi abbia distrutto tutti i sogni di gloria…
‘Te lo scordi e poi fa bene fare un po’ di esercizio fisico ogni tanto.’
‘Esercizio … tu? Ma se come minimo avevi progettato una serata a base di cibo scadente davanti al televisore … vai a casa, dove abito io è ancora lontano …’
‘Non abiti con le altre ?’
‘No loro sono arrivate da poco qui io invece ci sto da più tempo e anche quando mi hanno chiesto di trasferirmi, non me la sono sentita.’
Wow mi stava veramente raccontando qualcosa di se di sua spontanea iniziativa. Ora so che vive sola.
‘Non è male vivere soli.’
‘Io non vivo sola.’
……………………………................. Come si suol dire non dire gatto se non c’è l’hai nel sacco.
‘Ah e con chi vivi ?’
‘Fino a un paio di mesi fa con il mio ragazzo, ora con un cane, un canarino due gatti, un acquario di pesci tropicali e un furetto.’
Non ci credo ma allora è proprio scema.
‘Io intendevo …’
‘Lo so cosa intendevi stavo solo scherzando.’
Posteggio momentaneamente la moto e mi lascio cadere per terra seduto vicino alla ragazza.
‘Un furetto è?’
‘Già …’
Ok dai brutto scemo inventati qualcosa, è la prima volta che siete da soli ora l’importante è fare bella figura: la ricordi la scommessa no? Dai fai ricorso a tutto il tuo essere maschio! Di qualcosa di intelligente.
‘Abito qui vicino se vuoi …’
O Santo cielo! Mi sta guardando malissimo che diavolo avrà pensato anche lei! Ma anche io!
‘Non mi guardare così non hai capito, intendevo che abito qui vicino e posso andare e tornare in fretta …’
‘Ah.’
‘Dai non sono così scemo da dire cose così sconclusionate.’
Indico verso casa con un pollice cercando di riprendere un po’ di contegno.
‘Ho un rimorchio per trasportare le moto, posso andare a casa in dieci minuti tornare e così carichiamo.’
‘Ah.’
‘Ma hai un altro monosillabo nel vocabolario ?’
‘Sì’
‘Solo questo ?’
‘No’
‘Altri ?’
‘Ok possiamo tornare al discorso per favore o vuoi testare fino a dove arriva il mio vocabolario?’
Dai che puoi fare il cavaliere ed aiutarla! Dai che fai colpo!  Vai Suzuki vai Suzuki!
‘Beh ti stavo dicendo ho un rimorchio a casa, se vuoi possiamo andare a prenderlo, lasci qui la moto 10 minuti e poi torniamo a prenderla in macchina.’
‘Eck!’
Fa uno strano segno a X con le braccia che mi sa tanto di proposta bocciata ma almeno sorride: anche se con aria di molta sufficienza.
‘Ti ho detto che non lascio da solo il mio gioiellino qui in mezzo.’
‘Hai ragione nemmeno io lo farei.’
‘Vedi allora perché dici cose che pure tu non faresti!’
Ho capito speravo almeno di farmi una corsa in moto insieme a questa qui giusto per enfatizzare il concetto di principe azzurro che ti salva nel momento del pericolo portandoti via in sella a un cavallo bianco.
A parte che non ho titoli nobiliari, non ho un cavallo bianco, e non sono un puffo formato gigante… e questo non è proprio un momento di pericolo… e la suddetta donzella in pericolo non sembra aver bisogno di esser salvata. Oh insomma lasciatemi sognare ogni tanto!
‘E va bene allora vado, prendo e torno se tu alzi il tuo bel culetto da qui ti faccio licenziare.’
‘Non lo puoi fare …’
Sospiro mi alzo e monto in moto prima di sgommare via mi rinfilo il casco la guardo e sogghigno.
‘Scommetti ?’

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Capitolo 4
*** 29 marzo 2010... 4° giorno Sera Atto II ***


29 marzo 2010...  4° giorno sera atto II

Beh direte voi fino ad adesso non è che sia successo chissà che, e in effetti avete ragione sinceramente pure io speravo che questa storia catalizzasse più in fretta, insomma sono quattro giorni che tento di fare il carino con lei. Di questo passo il termine del prossimo mese è inutile: mi ci vorrà come minimo un anno anche solo per avere il suo numero di telefono.
Per uno come me che riesce a portarsi a casa una ragazza in una serata e a mollarla il mattino dopo come già detto, quattro giorni sono già un eternità molto lunga: se entro stasera non riesco a combinare nulla di nulla rinuncio ufficialmente e vado a farmi frate oltre naturalmente a fustigarmi con un carciofo di quelli belli spinosi tutte le sere mentre ripeto questo mantra ‘Sono un inutile,inetto, impotente carciofo buono nemmeno a farlo andare.’
E darsi del carciofo da solo è la parte più umiliante del discorso…
Comunque teoricamente ora mentre vi ho impappinato con questo bel discorsetto sono venti minuti che giro per casa alla ricerca delle chiavi della macchina: teoricamente.
In verità sto seduto in mezzo alla stanza a fissare una fetta di pizza dell’altro ieri abbandonata in una scatola per terra, non dite nulla vi prego sono patetico.
Ma che ci posso fare non è che mi posso ricordare tutto quello che faccio soprattutto quando si tratta di cose insignificanti come se ho chiuso il dentifricio, se ho 4 o 5 plettri in borsa o dove ho messo le chiavi della macchina che ora rappresentano la mia prima opportunità di rimorchiare come si deve! CAZZO! Era un po’ che non lo esclamavo… forse i ragazzi hanno ragione sto perdendo di virilità. Chissà che stanno facendo ora i ragazzi, staranno esaltando il loro spirito maschio sfasciandosi di alcool film e videogame ad alto contenuto di violenza … AAAAH perché NON SONO ANDATO ANCHE IOOOO!
Ma porc … o il telefono … no chi è il santo genio che riesce a chiamarmi a casa a un orario del genere, sarò quasi le undici oramai! Su facciamo almeno lo sforzo mentale di rispondere: dite che se cerco di far spostare il telefono con il pensiero ci riesco? Nooo senno a sto punto avrei già belle che ritrovato le chiavi della macchina, lasciamo che sia la mia amata segreteria a rispondere per me.
‘MA DOVE MICHIA SEI! Avevi detto dieci minuti e invece sono quasi quaranta che sto qui …’
‘TOMOYO!’
Scatto da felino e afferrò la cornetta.
‘Tomoyo scusa arrivo subito!’
‘Perché ci metti tanto! Fa freddo qui fuori! E sto diventando un tutt’uno con il marciapiede …’
‘Arrivo subito solo che.’
‘Le chiavi della macchina le hai nella tasca destra dei pantaloni se è questo quello che stavi cercando.’
‘Come fai a?’
Infilo una mano nella tasca posteriore  dei pantaloni e tiro fuori il mazzo di chiavi… AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! …. AAAH!
Ok mi sono sfogato …
‘Sono in tasca vero.’
‘Si’
‘Lo sapevo.’
‘Come facevi.’
‘Io al contrario tuo ho spirito d’osservazione.’
‘MI STAVI GUARDANDO IL CULO!’
‘Può darsi … ora muovilo dato che lo hai e non manco tanto male o vado a casa a piedi.’
Sono. Altamente .Sotto . SHOCK!
Quellaquellaquella …
Ooooh Ryo non ora concentrati, vai a prendere quella dannata macchina e il rimorchio e vai a tirare su dalla strada quella dannata ragazza.
Scendo o meglio mi scapicollo giù dalle scale e non so manco se ho chiuso la porta di casa, anzi non mi ricordo manco se l’ho aperta lo do per scontato dato che sono già in garage e non ho traumi cranici di nessun genere.
Appena apro il box e apro la macchina la mia moto sembra guardarmi con i fanali spenti e tristi del genere, ma mi lasci qui così! Oddio la mia piccola!
‘Tranquilla papà va a caccia e poi torna da te!’
Accendo i fanali, ingrano la marcia , parto, metto la cintura, inserisco la chiave, curva a un semaforo,apro il cancello,metto in folle … ok non so in che ordine ho fatto le seguenti azioni anche se credo aver prima aperto il cancello e poi girato se no a quest‘ora sarei a righe come una bistecca alla griglia, ma come vi ho già detto. SONO SOTTO SHOCK!  E già tanto se riesco a capire che sono in macchina e non a cavallo!
Ho sentito un nitrito …
No non è il momento di farsi prendere dalle allucinazioni devo trovare un parcheggio ora, parcheggiare, e ma no direte voi, e andare a recuperare quella povera anima che ho lasciato in mezzo alla strada.
Ah ecco finalmente un parcheggio, ma lei dove diavolo s’è cacciata?
Va beh facciamo una cosa veloce il manager mi ha dato i numeri di telefono devo averli in giro la chiamo e facciamo prima che scendere e cercarla.
Rubrica … Tomoyo … Chiama.
Speriamo risponda quella stupida, non ho mica voglia di dannarmi a cercarla …
Ooook è colpa mia non ricordo di preciso dove l’ho lasciata so che era seduta per terra, qui da qualche parte.
Uno squillo … due … tre e andiamo dove lo hai infilato il cellulare.
E rispondi scem!
Sto volando per terra, perché qualcuno mi ha aperto la portiera ed io ero appoggiato ed ora sono spiattellato per terra davanti a un paio di stivali.
‘Quanto minchia ci hai messo ad arrivare ?’
‘Scusa …’
‘E hai anche sbagliato strada: ti ho dovuto inseguire spingendo la moto .’
‘Scusa di nuovo.’
‘E poi …oh va beh lasciamo stare, dammi una mano a caricare il motore sul quel cavolo di rimorchio e basta va. ’
Ma dico nemmeno un grazie, o magari una aiuto per tirarmi su da terra!
Va beh ho capito mi arrangio, mi arrangio, grazie mille miss capelli rosa!
‘Fai una cosa sali sul rimorchio e fermala appena la carico.’
‘Ok.’
Dopo dieci minuti buoni di lavoro, non tanto perché la moto pesa una tonnellata e mezza ma perché ha avuto da ridire su ogni minimo movimento che ho fatto ‘Attento che la graffi!’ ‘non così!’ ‘Attento!’ riusciamo a salire in macchina e a partire.
‘Allora dove ti porto ?’
‘Periferia, giù a destra di qui, la riconoscerai subito è una villetta rossa.’
‘Agli ordini. Intanto che andiamo però posso farti un paio di domande ?’
Curva a destra e ancora no mi risponde, fortuna che c’è un semaforo così mi giro un attimo a guardarla.
‘Tomoyo ma ti sei addormentata in tronco ?’
Io.Non.Ho.Parole. Si è messa le cuffie dell’mp3, del genere pronta a tutto pur di scongiurare una qualunque discussione: mi toccherà farmi la strada come se avessi in macchina una mosca non una persona. O magari un manichino, una mosca sarebbe troppo di compagnia.
Allora cosa ha detto la villetta rossa, ma che razza di colore è rosso, per una casa poi. Ma una cosa meno appariscente no è? Tipo bianco, grigio, rosino al massimo!
‘FERMO è QUI !’
Tiro un inchiodate di quelle da film d’azione e Tomoyo seduta accanto a me tira una capocciata dritta sul cruscotto davanti a lei.
‘Ma sei scemo !’
Si tiene la fronte leggermente rossa e mi guarda in cagnesco mentre con l’altra mano si strappa le cuffie dalle orecchie.
‘Sei tu che hai urlato e mi hai spaventato!’
‘Urlato? Non è vero!’
‘Avevi le cuffie, magari hai sentito la tua voce normalmente, ma fidati hai urlato!’
Con uno scatto d’ira apre lo sportello della macchia e scende di corsa, sbattendoselo alle spalle. E ora mi ha fatto veramente incazzare, scendo anche io di corsa e raggiungo il rimorchio dove intanto lei ha scaricato velocemente la moto e la sta spingendo verso un vialetto d’ingresso.
‘Ehy guarda che ho appena finito di pagarla la macchina! Mi sono serviti due anni di rate per completare il pagamento! Percui trattala bene!’
‘Mia mamma ci ha messo nove mesi a farmi la fronte percui trattala bene.’
‘La fronte si aggiusta da sola la macchina no !’
‘La macchina tra due mesi è da rottamare, come te. Io ho ancora una vita lunga.’
‘E… e!’
Ok non so che rispondere a questo, mi ha totalmente spento! Autostima sotto i tacchi.
‘Almeno di grazie.’
‘Lo stavo per fare prima che tu tentassi di sfracellarmi la scatola cranica!Vieni su!’
‘Che ?’
‘Entra in casa deficiente!’
Tiene aperto il cancelletto con un piede e aspetta che io la raggiunga: diciamo che non me lo faccio proprio ripetere. Chiudo la macchina e le corro dietro mentre lei parcheggia e apre la porta di casa.
‘E anche se mi chiami per nome mi fai un favore sai !’
‘Ok, Ryo-senpai attento.’
‘Attento a cosa ?’
Prima che la porta possa essere spalancata del tutto una strana bestia dalle zampe enormi e cicciotte mi salta addosso e mi sbatte per terra, più per la sorpresa che per il peso, perché in effetti sto coso è uno scriciolo!
‘Attento a Gringoire. Il mio cane.’
Allunga le mani e solleva il cucciolo sbavante di pastore tedesco che mi ha sbattuto a terra, mi scavalca ed entra in casa accendendo la luce, mostrando un ambiente semplice e spartano, un divano, qualche quadro, poster, il televisore e un angolo convertito in cucina.
‘Entra: vuoi qualcosa da bere ?’
Mi alzo a fatica, oggi il terreno è stranamente vicino ed entro in casa lasciando le scarpe vicino all’ingresso, cosa che lei invece non ha fatto: ma è pur sempre buon educazione.
‘Che bella casa emh … cosa offri da bere ?’
‘O una bionda o una rossa… oltre a quelle acqua frizzante.’
‘Mi sa che opterò per la bionda allora.’
‘D’accordo.’
Intanto che lei armeggia nel frigorifero e tenta di tenere a distanza il cucciolo di pastore tedesco io gironzolo discretamente per il salottino guardandomi intorno: ci sono foto di ogni tempo anche una in cui c’è lei da piccola. Oh almeno penso sia lei ha la stessa espressione di ora: anche se ha davanti una mega torta di compleanno sembra distaccata o forse schifata.
Tra le varie foto trovo anche alcune più recenti che la ritraggono insieme a un gruppo di amici abbracciata a un ragazzo magro ed alto dall’aria troppo allegra.
‘Eichiro il mio ex, quello stronzo che mi ha piantato lasciandomi la casa totalmente a carico.’
‘Um non hai ancora smaltito la rabbia per il fatto che ti ha mollata è ?’
‘Mi ha piantato domenica scorsa; scusa se non sono così rapida.’
Tadanananannà! Figura di merdaaa!
Mi passa la bottiglia di birra fredda appena stappata e prende in mano la foto che stavo guardando.
‘Sai che è colpa tua se mi ha mollato ?’
‘Eh ?’
‘Quando ha saputo che avrei suonato con voi, mi ha detto che non approvava, che avrei dovuto lasciare tutto. Gli ho detto che la vita è mia e che era una grande opportunità’
‘A mi spiace.’
‘Era uno stronzo, e poi la vita da single mi piace molto di più.’
Si siede sul divano litigandosi il cuscino con Gringoire e io faccio lo stesso dalla parte opposta.
‘Gli altri in foto chi sono ?’
‘Amici di Sapporo, dove vivevo prima. Il ragazzo più basso era il vocal di una precedente band.’
‘Ma nella tua vita c’è sempre stata solo musica ?’
‘C’è qualcosa di male in questo per caso?’
‘No, e non rispondere a domande con altre domande così la discussione non è interessante!’
Buttando indietro la testa beve un lungo sorso dalla bottiglia che tiene in mano e io faccio lo stesso come un bambino che non sa come comportarsi.
‘Comunque mi hanno piantato anche loro: non gli è andato a genio il mio trasferimento. Perché ti trasferisci per inseguire un sogno, resta qui con noi trovati un lavoro normale, sposati Eichiro e vivi felice il resto dei tuoi giorni tra figli e nipoti. L’unica cosa che volevano era che non li lasciassi. Che egoisti.’
‘Non è che forse si sono sentiti messi in secondo piano, tu li hai lasciati per venire a suonare qui con noi!’
Appoggia la bottiglia per terra e incrocia le gambe tirandosi in braccio il cucciolo che intanto si stava addormentando.
‘Ti rendi conto di quello che hai detto: suonare con voi è un ottimo trampolino di lancio! La vostra fame cresce di continuo! Non potevamo sperare in meglio! Il vostro prossimo concerto sarà in uno dei centri più grandi esistenti in Giappone ed io e le altre apriremo quel concerto! Lo capisci, pure tu al posto mio avresti lasciato tutto per afferrare questa possibilità.’
‘No io non l’avrei mai fatto.’
Mi guarda con gli occhi spalancati e trattiene il fiato, forse non è la risposta che si aspettava o che aveva bisogno di sentire, ma è la verità. Amo la mia vita ma lasciare amici, famiglia e tutto il resto della baracca per avere anche solo mezza possibilità di diventare famoso, non l’avrei mai fatto. Avrei tenuto quelle persone vicino e proprio come ha detto lei mi sarei sposato, avrei trovato un lavoro onesto e avrei visto la fine dei miei giorni tra i miei figli e i miei nipoti.
‘Mi spiace. Forse mi credi una persona diversa da quello che sono in realtà.’
Lascio la bottiglia ancora mezza piena per terra mi alzo e faccio il giro del divano per uscire dalla porta non prima però di averle passato una mano in testa.
‘Sei ancora giovane, un anno massimo due e vorrai tornare a casa tua dai tuoi amici.’
Esco dalla porta, non so che faccia ha ora, non mi voglio voltare nemmeno per guardarla perché mi prenderebbero i sensi di colpa.
Ma la verità è che la credevo diversa, soprattutto dopo quello che mi ha detto Kai  che si preoccupa così tanto per le sue amiche. In verità è un egoista senza fondo: ha smantellato la sua vita, ha rovinato il rapporto con il suo ragazzo per avere una possibilità su cento di sfondare nel mondo della musica.
Non pensavo fosse così egoista: ma forse anche quando ho iniziato io ero così, giovane, inesperto, pronto a tutto pur di scalare.
‘Aspetta !’
Sto per salire in macchina quando dalla porta la vedo in piedi scalza e fissa il terreno con aria pentita.
‘Ryo-senpai … Grazie …’
‘Da deficiente ora mi chiami pure senpai ?’
‘Ti credevo più scemo di quanto sei veramente.’
Dicendo questo lei si chiude la porta alle spalle e io la portiera dopo di che sgommo verso casa e vado a dormire un po’ perché diciamocelo: ne ho veramente bisogno.

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Capitolo 5
*** 30 Marzo 2010... 5° Giorno ***



30 marzo 2010... 5° Giorno

Solitamente quando si vive un periodo come il mio non si vede l’ora di poter dormire cinque minuti contanti, ma come avrete ben notato oramai io non sono una persona normale percui mi sono fatto tutta notte in piedi a guardarmi scadenti film dell’orrore passati in seconda serata che, a parte pochi presi da noia, nessuno si fila mai e sono messi in programmazione solo per toppare i buchi.
Così ora sono in sala prove assonnatissimo e con le palle stragirate: mi irrito sempre quando non riesco a dormire come vorrei, a staccarmi per un po’ dalla vita normale e a sprofondare in sogni tranquillizzanti.
Adesso l’unica cosa che mi interessa è sapere perché diavolo il manager mi ha chiamato alle 7 di mattina e tornarmene a casa passando per la prima farmacia che capita per comprare un sonnifero, dopo di che staccando il telefono tuffarmi sul letto e dormire per così tanto tempo che nemmeno ve lo potete immaginare se non avete mai avuto una giornata più nottata come la mia.
Intanto che sono disteso a stracchino su una poltroncina in una saletta che ci è stata riservata dalla porta principale entrano le Aka.
‘Ciao ragazze.’
‘Buongiorno Reita-senpai!’
‘Passata bene la serata, siete andate da qualche parte?’
‘Beh l’idea iniziale era quella poi ci siamo perse.’
Non per mancare rispetto ma un’innocente risatina ci sta proprio: credo non si adatteranno mai alla grande città queste quattro ragazze di periferia, si perdono troppo facilmente, alla prima occasione gli regalo un navigatore satellitare.
‘L’altra dove l’avete lasciata?’
‘Non lo sai? Ieri sera gli hanno tagliato le gomme alla moto e ora è a piedi, non sappiamo se viene.’
Si che lo so diavolo l’ho accompagnata io a casa, ho fatto io a pugni con la sua orribile doppia faccia, sono io che ci ho perso il sonno, sono io che… si va beh!
‘I tuoi invece dove sono ?’
‘Ah ieri sera si sono dati alla pazza gioia, non oso nemmeno immaginare come sono conciati.’
‘Eheh dici che è meglio se sono rimasti a casa è ? Meglio che anche Tomo sia restata a casa, quando succede qualcosa alla moto cambia totalmente.’
Eeeeh sacro sante parole, nessuno metteva la mano su questo fatto. Insomma fatta un analisi veloce del personaggio si capisce che …
‘Che cazzo ti ho fatto di male! Sono venuto a chiederti scusa!’
‘Dopo avermi sfasciato le gomme  della moto! Ma muori!’
‘Tomo-chan aspetta!’
Con uno schianto secco la porta scorrevole vola via mentre la ragazza la spinge di lato con tutta la forza di un treno in corsa..
‘Ti ho detto di levarti dalle palle!’
Alle sue spalle un ragazzo le stava correndo incontro con le braccia alzate al cielo: i capelli scurissimi e gli occhi altrettanto scuri, magro e abbastanza alto … abbastanza ordinario, nulla di speciale, nulla di interessante.
Tomoyo entrò nella stanza e ci sorrise appoggiando una borsa al muro .
‘Datemi un minuto solo, sistemo la faccenda e sono vostra.’
Il ragazzo la afferra per le spalle e la gira verso di se assumendo un aria da cane bastonato-zerbino orripilante.
‘è stato un errore di cui mi sono accorto io stesso! Perdonami.’
‘Ti ho detto di levarti dalle palle brutto essere inutile e sottosviluppato che non sei altro: non so se capisci cosa intendo.’
Uuuuh mi sa che ho visto il momento preciso in cui il cuore del suddetto ragazzo si è spezzato in migliaia di piccoli pezzettini, mi spiace per lui ma vorrei avere un telecomando per tornare indietro e godermi di nuovo la scena.
‘Ma, ma, ma …’
‘Via gira al largo da qui, non mi seguire più, non mi parlare più.’
Fa per entrare quando il ragazzo le stringe il braccio e la tira indietro con forza e l’aria un po’ incavolata: wow volta faccia come lei è?
‘Tu non riesci a capire cosa ti sto dicendo.’
‘No tu non capisci il concetto basilare.’
Allungando l’altra mano riprende la borsa che prima ha appoggiato al muro, prende lo slancio e la fa schiantare sulla schiena del ragazzo che crolla a terra.
‘Vai via.’
Detto questo chiude la porta lasciando il ragazzo boccheggiante sul pavimento, ci guarda con un grande sorriso come se non fosse appena successo nulla.
‘Allora carissimi come va ?’
‘Lo … lo … lo hai ucciso!’
Mi ha spaventato! Anzi mi ha terrorizzato! Non la farò più agitare, arrabbiare, non la stuzzicherò, non le parlerò, non la guarderò, anzi da ora non la conosco proprio, è una totale estranea! Tomoyo, chi? Forse avevo una zia che si chiamava così, oppure era il fruttivendolo ad avere una zia che si chiamava così … non ricordo bene!
O era la gatta della zia del fruttivendolo …
‘Ihih Reita-senpai non ti preoccupare quel povero diavolo ne ha passate di peggio vero?’
‘La nostra cara amica ha una lunga serie di litigate colossali, molto più ‘cruenti’ di questa con quel povero ragazzo.’
‘Aspetta mi stai dicendo che quello è …’
Con un salto la ragazza dai capelli rosa si tuffa sulla poltroncina vicino alla mia e si stiracchia come un gatto sogghignando beata.
Si era la gatta della zia del fruttivendolo.
Sembra diversa da ieri sera, a parte le occhiaie ovviamente: mi sa che non hai dormito nemmeno tu ma una notte senza sonno a te fa più effetto, io ci sono quasi abituato.
‘Quello è, era, fu veramente Eichiro ?’
‘Addirittura fu? Comunque ti basti sapere che se non vuoi fare quella fine non ti consiglio di finire nella mia lista dei miei ex .’
‘Che vuoi dire che se ti voglio portare a letto poi ti devo sposare ?’
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!
Aaaah …
Che diavolo dico, che diavolo dico, che diavolo dico! Sono pazzo pazzo pazzoooo!
Devo fare buon viso a cattivo gioco, fare finta che sia una battuta se non mi voglio trovare sul pavimento con Eichiro! Chissà poi che cosa diavolo tiene in quello zaino per fare così male, i mattoni forse, o solo qualche sasso ?
Sorridi scemo fai il naturale, e prega che ci caschi!
‘Se ci tieni alla vita il concetto basilare è quello: perché ci stavi pensando ?’
‘Chi ti dice di no, magari non sei così male.’
‘Sabato a casa tua ok ?’
Mi stai stuzzicando per caso? Guarda che non ne ho bisogno di questi giochetti appena ti giri ti salto addosso dopo una frase del genere. Anzi quasi quasi sabato ti faccio una sorpresa e ti porto fuori: chissà se sai giocare a biliardo …
‘Oddio andate a flirtare da un’altra parte, vi prego!’
‘Siete rivoltanti!’
‘E voi troppo piccole per ascoltare certi discorsi, andate a giocare a palla in cortile’
Nello stesso momento in cui le altre quattro stanno per ribattere a tono porta si apre nuovamente ed entra il nostro manager ‘in comune’ diciamo e incomincia a tossicchiare per attirare la nostra attenzione.
‘Scusate non ho tutta la giornate, giovani spiriti ribelli. Arriviamo subito al punto: ragazze mie …’
‘EHY! Io sono maschio’
‘infatti non parlavo con te.’
Ma va fan carciofo va!
‘Dicevo, ragazze, donne, signore e non ragazzi, uomini, signori spero abbiate provato abbastanza in questo periodo, anche se so che è stato breve, ma spero sul serio vi sia bastato perché … domenica abbiamo un piccolo concerto per il fan club. Un evento di rito fatto sempre prima di ogni tour, niente di importante ma sarebbe più o meno come il vostro debutto.’
‘E tutto questo quando?’
‘Domenica, prove nel pomeriggio presto dopo pranzo, fatevi dire la strada dai baldi giovanotti. E tu Reita, dillo agli altri e riferisci loro che se si ubriacano non sono fatti miei, li voglio attivi e presenti in qualunque caso. A domenica ragazzi, riposatevi.’
Noooo ma domenica no! Volevo prendermi una vacanza e dormire tutta domenica: perché i fan mi devono rubare anche la domenica. Perché senza di loro tu non esisteresti, gli devi tutto percui puoi fare questo sforzo per tutti loro, teoricamente sono loro che mandano avanti tutta la baracca!
Da quando ho una coscienza, io il grande uomo di ferro, l’uomo prendi e lascia io … però è vero devo a loro tanto quanto devo ai miei genitori.
Il nostro caro squalo degli affari esce dalla stanza dopo aver salutato tutti, almeno credo dato che ero perso in discorsi più importanti e appena si chiude la porta si scatena l’inferno.
‘Oddio, domenica! Sembra un sogno!’
‘Finalmente, non vedevo l’ora, diamo il meglio di noi !’
Però domenica potrei darmi malato e far suonare questa qui dai capelli rosa che ora saltella abbracciata ad un’altra non ben identificata: non so come risulterebbe il suo basso con gli altri ragazzi, magari ci sta anche bene.
‘Ragazze’
Perché tutto d’un tratto tutto tace? La quiete prima della tempesta, e perché tutte mi guardano?
‘GRAZIEEEEEEEEEEEEEE!’
Con un salto mi ritrovo cinque ragazze appese al collo che tentano di soffocarmi e mi riempiono di baci sulle guancie. Tanto è lo slancio che hanno preso che la poltroncina non appoggiata al muro si ribalta di schiena e ci fa finire tutti per terra.
‘Oddio lasciatemi, avvoltoooi! Lasciatemi condor! Uccelli del malaugurio! ANDATE VIA!’
Anche se la situazione non mi dispiace affatto (e a chi dispiacerebbe caro popolo maschile?) ho paura che se non mi comporto così mi prenderanno per un approfittatore: se no quale altro motivo mi sta spingendo a tenere le mani dietro alla testa.
‘è tutto merito vostro, è grazie a voi tutto questo! Vi dobbiamo tutto!’
‘Iniziate ad allontanarvi e a lasciarmi respirare.’
La prima a tirarsi su è proprio Tomoyo, insomma quella che meno mi infastidiva, e si avvia verso la porta raccogliendo il suo zaino e caricandoselo sulle spalle.
‘Scusate ragazze ma dato il mezzo di trasporto io mi avvio verso casa o non arrivo più’
‘Sei venuta in pullman ?’
‘Macché. In bicicletta.’
‘Ti volevi suicidare, anche se non hai la moto puoi venire in macchina.’
‘Ryo-senpai io non ho il tuo stipendio: o ‘sfamo’ me, la casa e la moto oppure la macchina, la casa e la moto .’
Mi stai usando per avere un aumento per caso? Guarda che l’unica cosa che avrai da me sono i soldi per il taxi, ma forse nemmeno quelli …
Sabato la porto fuori sul serio.

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Ringrazio veramente tutti per i bei commenti e per aver letto questa storia, scusate se ci ho messo tanto ad aggiungere ma il mio caro pc-pulce è andato dal medico ù_u eheh comunque veramente grazie a tutti!Chiedo anche umilmente perdono per eventuali errori di scrittura, lo so sono un danno x°D *Darky

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Capitolo 6
*** 3 aprile 2010... 9° Giorno ***


Sabato 3 aprile 2010... 9° Giorno

Oramai ho rinunciato al conto dei giorni, e sapete quella famosa scommessa? Si quella del mese per provarci e poi farsi frate: beh ho rinunciato, ho capito che, uno non mi conviene se non voglio essere pestato a sangue e due … no non mi conviene proprio! Insomma pensateci anche voi se lascio perdere la scommessa e non ci provo, mi faccio frate e vivo una vita in castità in un eremo a fare punizione ma per mia decisione: se la rispetto mi trovo castrato a vita, costretto in un letto d’ospedale punito da una mano più violenta della mia! Fatevi due conti …
Comunque il fatto che ora sono sotto casa sua con in mano una scatola di biscotti, l’unica cosa che avevo in casa ditemi voi che pena che faccio: non ho mai portato cioccolatini,fiori, biscotti e simili a nessuna donna all’infuori di mia madre per il suo compleanno. Ma non perdiamoci dicevo, il fatto che sono sotto casa sua con sta cavolo di scatola di biscotti, i miei migliori jeans e la mia migliore camicia bianca a maniche corte non significa nulla! Sono solo un collega-superiore che viene a trovare una collega per poi amichevolmente portarla a bere qualcosa e magari fare anche una partita a biliardo nel caso lei fosse capace. È solo in forma di amicizia e rapporto di lavoro tutto qui!
E ALLORA perché HO PAURA A SUONARE AL CAMPANELLO!
E se fosse occupata? Metti caso che magari è fuori casa e mi sono illuso per niente? Illuso di cosa che è solo un’uscita amichevole! E se è impegnata con un altro uomo in questo momento? Metti che lo ha incontrato mentre prendeva il pullman per venire a casa, o dal meccanico quando è andata a prendere le gomme della moto oppure…
Oddio Ryo! Prenditi in mano quei coglioni che ti ritrovi e fai l’uomo, suona quel campanello e invitala a fare un giro con te! Siii uomo!
Forse fanno bene gli altri a chiamarmi Reita-chan.
E suona quel campanello brutto cazzone che non sei altro!
*Drin*
Ecco l’ho fatto, ho suonato ed ora preparati mio caro allo schiaffo più doloro della tua vita, di dirà uno di quei no secchi che non ti puoi nemmeno immaginare, ti dirà di andare a trovarti qualche passatempo costruttivo come il modellismo anziché rompere a lei! Ecco perché non sono stato a casa a farmi un modellino di quei Mecha enormi e complicati che se perdi un pezzo sei perduto!
‘Si?’
Una voce anziana, che sia una sua parente venuta in visita: allora dovrei andare via.
‘Signora mi perdoni molto stavo cercando Tomoyo è per caso in casa ?’
‘Giovanotto ha sbagliato campanello è quello sull’altro lato del cancelletto.’
‘Oh grazie mille, buona serata.’
‘Buona serata a lei’
Potevo almeno controllare il nome sul campanello prima di suonare però! Allora la signora ha detto dall’altra parte, certo che una casa così piccolina non credevo che potessero viverci in due: si vede che la casa prima era della signora e Tomoyo le avrà comprato l’appartamento al pianterreno. Ah ecco il campanello.
‘RYO! COSA CI FAI QUI!’
‘Emh io cioè … si insomma … Buonasera ?’
‘Buonasera sto … entra!’
Come ha fatto a sapere che ero io? Avrà sentito la voce prima, in effetti la finestra del salottino è orientata verso il cancelletto e c’è la luce accesa potrebbe anche darsi tranquillamente che mi abbia sentito: oppure ha dei poteri extrasensoriali.
Apro il cancelletto e mi avvicino alla porta indeciso se bussare o meno, se busso crede che io abbia paura ad entrare, se non busso finisce che mi prende per un maleducato. Allora do un colpo solo!
La giusta strada è sempre nel mezzo.
Nello stesso istante in cui sto per bussare la porta mi si spalanca davanti e tanto per cambiare copione dall’ultima volta che sono venuto Gringoire mi salta addosso e mi manda con il culo per terra: beh almeno stavolta sono solo seduto, ma sbaglio o è cresciuto?
‘Oddio ma che ci fai qui a quest’ora?’
In effetti forse sarei dovuto passare prima ma è più il tempo che mi ci è voluto per mettere in moto la macchina che quello per prendere coraggio e suonare il campanello.
‘Dai alzati ed entra’
Mi tende una mano per aiutarmi e solo adesso noto cosa non ha indosso: cioè sul serio cosa non ha addosso! Un paio di pantaloni stracorti e un top così stretto che se respira è tanto, più un paio di guanti di pelle senza dita. Dico capisco che non ti aspettavi visite però almeno una maglietta. Mi appendo alla mano che mi aiuta ad alzarmi, entro in casa seguito dal piccolo cane che ha tutte le intenzioni di tormentarmi fino a che non lo degnerò di uno sguardo.
‘Emh ti disturbo ?’
‘No stavo solo tirando una paio di calci al sacco’
‘Sacco? Intendi da boxe?’
‘Si mi serve per sfogarmi, così domani sono rilassata.’
‘Ah.’
Ehehe no dai questa si rilassa prendendo a pugni un sacco da boxe e io le porto una scatola di biscotti? Ma con chi credevo di avere a che fare con miss Giappone 2010? Probabilmente storcerà il naso dallo schifo a un gesto del genere.
‘Emh io ti volevo chiedere se eri occupata o ti andava di andare a fare un giro.’
‘Umh dove ?’
‘Conosco un locale dove fanno musica dal vivo e c’è un’aria molto tranquilla, se ti va.’
Mi guarda. Oddio adesso mi uccide. Lo sento. Addio mondo.
‘E ti ho portato questi, spero ti piacciano.’
Beh ho portato i biscotti fin qui perché sprecarli, anche se muoio i biscotti sono salvi no?
Sta studiando la scatola, forse se la lancio lei la segue con lo sguardo e posso fuggire via, saltando nella macchina dal finestrino potrei anche riuscire a non perdere il tempo di aprire la portiera.
‘Grazie: vengo volentieri, però devi darmi due minuti. Siediti pure e attenzione che c’è Bak-chan in giro’
‘E chi è Bak-chan ora?’
‘Se vedi una cosa che ti sembra un peluche bianco e nero è lui.’
Non faccio in tempo a girarmi che lei si è già sigillata a doppia mandata in bagno e ha acceso l’acqua, credo quella della doccia. Beh tanto meglio ho ancora un paio di minuti per pensare a quello che sto facendo e alle eventuali conseguenze: mettiamo se stiamo bevendo qualcosa e io dicessi qualcosa di sbagliato lei cosa farebbe? Una ragazza normale mi sbatterebbe in faccia il drink, credo invece che lei mi spaccherebbe il bicchiere o in testa o su una gamba per evitare che la possa inseguire nel caso fugga.
Sto per sedermi sul divano quando Gringoire mi precede e si piazza sul cuscino dove mi stavo sedendo.
‘Devo andare dall’altra parte? È il tuo posticino quello? E va bene dato che sei il padrone di casa …’
Sposto un paio di cuscini dall’altro lato del divano e mi siedo il più comodo possibile per potermi godere gli ultimi attimi prima della tragedia: ma perché sono così pessimista questa sera?
E mi è rimasto un cuscino dietro alle spalle e non è per nulla morbido: ma che razza questo divano è tutto un cuscino mica un divano vero.
Afferro il cuscinetto che mi è rimasto dietro alla schiena e lo tiro fuori facendo per lanciarlo via dal fastidio, insomma non mi si può interrompere così mentre sto avendo dei pensieri funesti. È una mia impressione o questo cuscino è caldo, morbidoso e respira.
Abbasso la mano che tengo sollevata e mi metto ad osservare l’esserino che tengo in pugno e mi sta annusando tutto.
‘Bak-chan?’
La pallina di pelo bianca e nera inizia a leccarmi le dita come per darmi conferma.
‘Dunque ricapitoliamo la fauna di questa casa: Tomoyo l’umana, Gringoire il Pastore Tedesco e Bak-chan il furetto. Potrebbero organizzare un safari qui dentro.’
 Metto giù il furetto vicino ai miei piedi e lui prende ad annusarmi tutto, probabilmente mi ha preso per il nuovo giocattolo di casa. Non è fastidioso in effetti.
Mi giro a guardare il cagnolino seduto al mio opposto e me lo trovo a meno di due centimetri che seguendo l’esempio del furetto inizia ad annusarmi: e che è ora uno sport nazionale annusa Ryo? Qualcun’ altro vuole partecipare?
Dico io perché l’ho detto, chi mi sta annusando la testa ora? Aveva detto di avere anche un gatto vero, scommetto tutto quello che volete che è lui. È perché tutto d’un tratto mi sembra che il canarino canti più forte e che dall’altra stanza arrivi il rumore dello sciabordio dell’acqua come se dei pesci stiano tentando di saltare fuori dall’acquario.
Oddio questa casa mi osserva! AAAAAAAAAAAAAH!
‘TOMOYO! AIUTAMI!’
‘Che c’è che c’è ?’
Sento il naso che mi si era infilato tra i capelli allontanarsi sollevato verso l’alto e sollevo appena lo sguardo per vedere Tomoyo che tiene in braccio un gatto grigio enorme.
‘Beh ti hanno sottoposto alla grande inchiesta ? È normale lo fanno con tutti i nuovi arrivati comunque come avrai capito il furetto è Bak-chan, e questo tigrotto è …  non gli ho mai dato un nome lui è solo Gatto mentre l’altra che ora non si fa vedere si chiama semplicemente Gatta. ’
‘wow che fantasia’
‘Dico io ma sai quante bestie ci sono in questa casa e quanto lavoro ci sia voluto per trovare solo metà dei loro nomi?’
In effetti di certo non deve essere stato un lavoro leggero trovare un nome per tutti ma Gatto e Gatta sono pessimi.
‘Va beh se sei pronta al posto di stare qui a cianciare sui nomi andiamo va …’
‘Si andiamo … Gringoire lascio a te il comando.’
Da una pacca in testa al cucciolo e lascia scendere il gatto sul divano.
‘Dai fuori uomo di vita che se no ti chiudo dentro.’
Scatto fino alla porta ed esco fino a catapultarmi in macchina dove, dopo aver sigillato la casa come una cassaforte ed aver preso in mano una giacca di pelle leggera, Tomoyo mi raggiunge sbattendosi la portiera alle spalle.
‘Ehm devo ricordarti che …’
‘L’hai appena finita di pagare, si mi ricordo. Parti va prima che cambi idea .’
Ecco era stata troppo gentile fino ad adesso, va beh possiamo dire che se mi sta simpatica è per questo, se avesse fatto troppo la gentile tutta sera avrei iniziato a pensare che si fosse, chessò drogata oppure che si sia scolata un intero flacone di candeggina mentre era in bagno.
‘Posso mettere un po’ di musica ?’
‘Certo.’
Mi giro un attimo a guardarla mentre armeggia con la mia collezione di cd e solo ora faccio caso che ancora di più che due colleghi che escono a passare una serata in amicizia insieme sembriamo per di più due fratelli tanto siamo messi informali entrambi: jeans strappati,canottiera aderente verde scuro e giacchetta di pelle, certo che hai proprio uno stile strano sembri sempre pronta per andare a lavorare in un cantiere.
‘Beh trovato qualcosa ?’
‘E tu? Smettila di guardare me, guarda la strada o ti faccio scendere e guido io.’
E si non c’è nulla da fare è proprio scorbutica fino al midollo, non so se ridere o piangere … no decisamente rido, e di gusto oserei dire: ma guarda te in che razza di situazione mi sono cacciato, che mi sono andato a cercare!
‘Perché ridi ?’
‘Perché mi fai morire, cioè sei una tipa molto strana ma mi incuriosisci molto.’
‘A ti incuriosisco, bene.’
‘Chissà cosa penseranno gli altri se ci sentissero ora: oddio soprattutto i miei giovani, ti credono un po’ pazza.’
‘Perché le mie giovani di te che credi che pensino? Comunque non ti preoccupare, questa sera escono insieme per conto loro.’
‘CHE!’
Tiro un inchiodata e per fortuna che porta la cintura altrimenti avrebbe tirato una testata, di nuovo, davanti a se, rovinandomi il cruscotto definitivamente. Quegli stronzi! Cioè escono così con delle belle ragazze e non mi dicono nulla? Non hanno nemmeno fatto finta di invitarmi … però in effetti anche io ho progettato questa sera lasciandoli allo scuro, e forse la mia è peggio perché siamo solo noi due mentre loro sono comunque in otto: e in otto è un’uscita di gruppo non una cosa equivocabile come la mia. E va bene per stavolta li perdono e riprendo la mia strada verso il locale: la prossima volta faccio inversione li vado a prendere e li ammazzo di pugni.
‘Beh dai non fare quella faccia, si vanno a divertire un po’ no?’
‘In fondo è quello che stiamo andando a fare anche noi, percui sarebbe ingiusto prendersela.’
‘Tu hai il senso della  giustizia ?’
‘Perché non si vede per caso?’
Perché devo guardare la strada e non posso controllare ma sento che mi sta guardando come se mi volesse cavare l’anima.
‘Grazie.’
‘Per cosa?’
‘Per quella scatola di biscotti che mi hai dato prima.’
‘A per così poco, la verità è che li avevo in casa.’
Bah certo che è una ragazza facile da soddisfare sotto questo punto di vista, che sarà mai una scatola di biscotti vecchi trovati in un armadietto, magari sono anche scaduti.
‘Sei stato il primo che abbia mai fatto una cosa simile tutto qui.’
Mi infila una mano nei capelli e me li muove un po’ verso l’alto, procurandomi un brivido su tutta la schiena: oddio che le è venuto in mente ora, proprio ora che poi ho deciso di rinunciare.
‘Però sei comunque uno scemo, un pirla, un incapace, un’insensibile, un’incompetente e …’
Allontana un attimo la mano e meno di due secondi dopo me la abbatte sulla nuca con uno schiocco secco: sapete mi pareva che fosse troppo gentile stasera.
‘E soprattutto un pirla senza rimedio.’
‘Meno male ci conosciamo solo da quanto una settimana e qualcosa, perché mi pare che tu abbia già una buona impressione di me.’
‘Un buono a nulla, scansafatiche, alcolizato, ingenuo, stronzo, bastardo, cazzone … ’
‘Ok basta ero già onorato alla prima fila, figurati ora.’

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Sono veramente così felice che almeno qualcuno stia seguendo questa fanfiction (qualcuno solo il primo capitolo ha 200+ visite, insomma tantissime) e sono onorata che tutti voi abbiate il tempo di leggere ciò che per passatempo scrivo, forse è l'unico motivo per cui continuo, se no anche questa storia finirebbe nel dimenticatoio come tante altre. Mi sono però accorta che i capitoli mi vengono più lunghi del previsto percui purtroppo per voi, vi lascio in suspance.
Veramente tante grazie, grazie anche per i commenti (x Misery: ahah sono così felice che ti piaccia, magari ti faccio fare una comparsata ok x°D?)
*Darky

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Capitolo 7
*** 3 aprile 2010... 9° Giorno Atto II ***


3 Aprile 2010... 9° Giorno Atto II
Il locale nel quale siamo finiti non è quello dove intendevo andare inizialmente ma per cause superiori a me l’altro locale ci ha dato buca: abbiamo girato 20 minuti per trovare un dannato parcheggio e quando siamo arrivati alla fine davanti alla porta del locale siamo stati malamente mandati via.
‘Festa  privata.’
‘Come festa privata ?’
‘Hanno riservato tutto il locale mi spiace.’
Non vi dico che lunga serie di insulti e scapaccioni mi sono preso appena siamo risaliti in macchina, potevo restarmene a casa, l’ho detto che sei inutile, preferivo farmi ricoverare per una lavanda gastrica anziché stare qui! Ecco questi commenti hanno ufficialmente fatto scendere la mia autostima sotto il livello minimo mai esistito: ma dico anche io che cosa combino, forse la serata stava catalizzando come si deve e riesco con la mia incapacità a trovare l’unico locale della terra in cui si tiene una festa privata proprio quella sera. Un attimo … NON è COLPA MIA! Come diavolo facevo a saperlo, certo che non è colpa mia, è stato un caso un evento fortuito che ci ha colti in contropiede tutto qui. Da quando questa qui riesce anche a scaricarmi colpe inesistenti! E da quando io non reagisco, fosse stato uno dei ragazzi lo avrei appeso al muro.
Anzi dovrebbe farmi i complimenti che mi sono ricordato di questo posto, che per quando lo ammetto sembri equivocabile, è pur sempre un bel posto.
‘Mi dici come mai conosci un posto del genere ?’
‘Oh emh … Urupon ci porta le sue nuove fiamme e a volte ci permette a fare baldoria qui …’
‘Ah, mi vuoi dire che Uruha ha una sua stanza riservata in un locale e che tu la stai solo sfruttando in qualità di suo amico ?’
‘Ovvio!’
‘Chissà perché chissà perché ci credo un po’ poco.’
Prende dal tavolino che abbiamo di fronte il suo bicchiere contente uno strano cocktail di cui non ho capito bene il contenuto ma che ha un forte odore di menta, tipo il colluttorio, e tira un lungo sorso per poi fermarsi un attimo a fissare il rimanente liquido nel bicchiere trattenendo il fiato.
Io dico sul serio sulla storia di Urupon ma a quanto pare non è troppo propensa ad ascoltarmi in queste condizioni. Daa chissene importa per una volta, fregatene altamente di quello che questa sacrosanta creatura!
‘Come mai ti è venuta quest’idea di uscire ?’
No! Oddio e ora che le dico, non sono preparato a questo, l’ho fatto perché volevo farlo tutto qui senza un perché preciso, meglio buttarla sul ridere.
‘Perché vol …’
Cazzo che occhi cattivi che ha! No meglio non scherzare, inventiamoci qualcosa di serio è cervellino mio, andiamo ti chiedo questo sforzo, poi fino a domani ne faccio a meno: lavora ora 5 minuti e poi ti do un’intera giornata di riposo. Magari ti porto anche a vedere uno di quei film senza trama in cui ci si picchia e basta. Ora però ti prego lavora!
‘Perché volevo augurarti buona fortuna per domani!’
‘E perché non hai inviato anche le altre?’
Oddio ma cosa sei tu, ammettilo fai parte della polizia, della squadra speciale, della CIA, del FBI, dell’interpool ! Non lo so perché non ho invitato le altre, ma secondo te! Forse un pelino pelino perché ci volevo provare con te, no genio?
‘Perché diciamo che è più un augurio tra appartenenti allo stesso reparto.’
‘Reparto? Cos’è la maternità dell’ospedale ?’
‘Ma no in senso!’
Mimo i gesti che servono per gli accordi basilari del basso e le sorrido tentando di non far vedere che mi sto arrampicando sui muri.
‘Capito ora? Tra colleghi di basso intendo.’
‘Ah, ora comprendo. Possiamo mettere un po’ di musica.’
Oddio l’ho passata sul serio.
Mi alzo in piedi passandomi una mano nei capelli e agitandoli come anti stress, tanto oramai saranno conciati da sbattere via e mi avvicino allo stero appoggiato al muro accanto alla porta d’ingresso alla piccola sala rotonda tutta violacea, rossiccia e nera: si insomma un luogo che sembra più buono ai riti satanici che a rimorchiare ragazze. Io continuo a dirlo a Uruha, me falla ridipingere che ne so tutta di rosso, ma anche muccata sarebbe meglio di così! Si a macchie nere su sfondo bianco sarebbe decisamente meglio. Sapete com’è figo portare la ragazza di turno in una stanza di quel colore con la moquette magari verde, lunga e magari al posto dei divanetti delle balle di fieno, e di sottofono i campanacci di una mandria di mucche al pascolo: vi do 3 a 1 che come minimo si riceve una risata in faccia e se una è più suscettibile anche uno schiaffo.
‘Allora cosa propone dj?’
‘Propongo il tasto di avvio e quello che è già caricato!’
Sperando che non parta una musichetta sdolcinata.
Ok premo, tutti pronti: ci vediamo all’inferno, dite a mia mamma che le voglio bene e a Kai che non gli lascio la macchina percui di tenere giù le mani.
Parte una musica lenta un pianoforte, oddio sono veramente morto che razza di cd ha messo su quel beota, l’ultima volta, la custodia deve essere qui da qualche parte di solito le tiene dietro al registratore perché a suo parere nessuno andrebbe a cercare dei cd li e quei piccoli dischi sono il suo segreto personale per la conquista del mondo femminile: una volta ha anche detto che se cadessero nelle mani sbagliate sarebbe la fine …
‘I’m walking in the rain …’
A ecco perché l’avevo già sentita, ma che razza di ragazza si farebbe sedurre da una canzone degli X-Japan andiamo: bravi ma non ha certo delle sonorità adatte a queste situazioni.
‘Scusa cambio subito cd …’
‘Karamitsuku koori no zawameki Koroshi tsuzukete samayou itsu made mo … Until I can forget your love’
Oddio dimmi che non è lei a cantare! Cioè se è lei devo ammettere che ha una bella voce, non tiene quella di Toshi-senpai è vero però è bella comunque. Forse un po’ acerba però buona … oddio ho una ragazza sdraiata su un divano in una stanza privata che canta, probabilmente alta di alcool in quanto è già al terzo cocktail e io sto qui a pensare se ha si o no la voce matura.
‘La conosci ?’
‘Conoscerla … Endless Rain- X-Japan … è una delle mie canzoni preferite. Come facevi a saperlo?’
‘Emh … io… in verità …’
ODDIO URUHA TI AMO! La prima volta che mi passi sotto mano ti stampo un bacio di quelli che piacciono alle fan! Anzi ti regalo un anello, ti chiedo di sposarmi e poi ti mollo sull’altare … EVVIVA! Almeno questa è andata bene!
TLACK!
Credo di aver stretto troppo in mano il cd che stavo per cambiare, perché dal suono prodotto si deve essere rotto: continuo a ridere come un’ebete e nascondo la mano dietro la schiena con far indifferente.
‘Me lo hanno detto le ragazze ...’
‘L’unico a sapere che mi piace questa canzone era Eichiro … le ragazze non lo sapevano.’
EEEE… figura di merda colossale.
‘E va bene è un cd lasciato da Urupon era già su e l’ho solo fatto partire …’
‘A beh poco importa ora siete in due a saperlo.’
Con un tonfo si lascia andare la testa scomparendo sdraiata dietro al tavolino, forse dovrei dire qualcosa di carino mi sembra di averla fatta deprimere: le montagne russe, le donne sono delle montagne russe continui alti e bassi e non sai mai quando arrivi al giro della morte fino a che non sei a testa in giù. Giro della morte ma che cazzo dico!
‘Ti ho detto l’altro giorno perché ho iniziato a suonare ?’
‘No.’
‘Vieni qui, non ti vedo mi sembra di parlare con un muro così .’
Lascio cadere sul tavolo i pezzi del cd che mi sono rimasti in mano e cerco un posto dove sedermi dato che il divano è totalmente occupato da una specie di ghiro che lo occupa completamente, se mi siedo per terra faccio prima va. Mi siedo con le gambe distese sotto al tavolino, la schiena e le braccia appoggiate al divano in modo da incastrarmi nello spazio che Tomoyo lascia libero dalla sua presenza,  in pratica tra le sue braccia e sue gambe rannicchiate.
‘Racconta, sei brava a raccontare storie.’
‘Passami il mio giubbetto.’
Il suddetto giubbetto si trova proprio sopra al tavolo davanti a me, ma anche lei se allunga benissimo un braccio ci potrebbe arrivare senza problemi, scroccona: nonostante aver sbuffato mentre mi tiro su afferro una manica e gli lancio il giubbetto in pelle nera addosso senza fare troppa fatica. Lei si mette ad armeggiare con una tasca interna e ne tira fuori un foglietto tutto spiegazzato e con qualche macchia di bagnato.
‘Beh è un po’ imbarazzante ma vedi quando ero più piccola … ’
‘Tu sei piccola.’
‘Zitto! Quando avevo si e no 15 anni dicevo, Hide il chitarrista degli X era il mio unico idolo: mi piaceva molto, amavo le loro canzoni e a volte isolavo il resto dei suoi per ascoltare solo la sua chitarra. E pur sapendo bene che è morto da un po’, il mio sogno era quello di incontrarlo almeno una volta. Si lo so sono pazza non dire nulla’
Io non volevo dire nulla per una santissima volta.
‘Così mi sono puntata che volevo a tutti i costi imparare a suonare la chitarra come lui: lo feci e insieme segui anche un corso di canto.’
‘è questo il motivo, perché seguivi il tuo idolo ?’
‘No il mio obbiettivo e lo è tutt’ora è questo …’
Mi allunga il foglietto che tiene in mano e mi da un paio di minuti per leggere: pochi versi scritti da una mano femminile non ancora matura e subito sotto di loro pochi accordi di chitarra anche quelli molto rozzi ma che una volta aggiustati e accompagnati dovrebbero risultare molto piacevoli. In pratica una canzone a livello molto amatoriale.
‘Il mio obbiettivo a tutt’ora è riuscire a farmi conoscere a sufficienza con una band, riscrivere quella canzone e cantarla.’
‘Una canzone per Hide, ma è una sciocchezza solo pochi la apprezzerebbero.’
Si mette a ridere come farebbero i bambini piccoli, senza peso con tranquillità.
‘Ti ho detto no che il mio sogno è incontrarlo. E non credo ci sia un altro modo per incontrarlo se non fargli sentire questa canzone. È un messaggio diciamo.’

Dovrei trovare parole per caso dopo una cosa del genere. Non basterebbero. È la cosa più bella, lo scopo più unico che io abbia mai sentito avere nella vita. Riguardo il foglietto che tengo in mano e sorrido, mi viene quasi voglia di piangere.
‘A dire il vero ho anche i capelli rosa proprio come tributo ad Hide: ho sempre amato i suoi capelli. Anche questa è una forma di ricordo. ’
Cala un silenzio molto imbarazzato, ora tocca a me dire qualcosa chissà che idea sbagliata si può fare:magari che la reputo uno grande stupida a crede a cose del genere, quando uno è morto è morto però … non è così che la penso ora. Tutto ciò ha un senso e anche un bel senso, un senso profondo: alla fine sarebbe una canzone come lo è Reila, una canzone importante.
‘Ho capito mi reputi una stupida. Scusa non ti annoio più con queste cose idiote.’
Allunga una mano e tenta di riprendersi il foglietto che tengo ancora in mano sporgendosi dal divano senza tenersi con le braccia, da vera sbruffona quale è.
‘Aspetta io non …’
Allontano il braccio in modo che non possa arrivare e afferro con l’altra mano il suo braccio.
‘Ridammelo.’
‘Aspetta ascolta …’
‘E piantala !’
Mi si aggrappa alla maglia e si tira su del tutto appoggiandosi completamente a me per arrivare alla mia mano destra che intanto sta tentando di correre via il più lontano possibile da questa belva.
‘Ridammelo.’
‘Ma se non siamo nemmeno arrivati al primo bacio vacci piano.’
‘DEFICIENTE!’
Con un ultimo scatto si pesa del tutto su di me riuscendo ad afferrare il foglietto, ottenendo però di farmi sbilanciare a finire giù di lato, lei insieme a me: o per meglio dire io sotto schiacciato tra il pavimento e lei che se ne sta al morbido sdraiata sopra di me lamentandosi di chissà quale botta ha preso mentre cadeva dal divano.
‘Ahi ahi ahi… AHI!’
‘Ehi tutto bene ?’
‘E insomma, mi sono giocata un gomito.’
‘Avrai picchiato il nervo contro il tavolo, coraggio alzati e  fammi vedere per sicurezza.’
Al posto di alzarsi questa si gira verso di con il volto, distendendosi completamente su di me come se fossi un materasso.
‘Prima ridammi il mio foglio prego!’
Emh vi dico che è così vicina che riesco a sentire il profumo della menta del cocktail che non ha ancora finito di bere.
‘Ti muovi!’
Mi tira una gomitata tra le costole facendomi sputare l’aria che avevo nei polmoni, sputarla proprio in faccia sua che chiude gli occhi  come se fosse contro vento.
ODDIO CHE HO FATTO DI MALE!
‘Scusa, tieni … Comunque.’
Le metto una mano sulla schiena per impedirle di tirarsi su: Reita la tigre si fa vedere finalmente, dio quanto ci ho messo a svegliarmi! Lei mi guarda leggermente male, non tanto come al solito però, sta a vedere che in fondo la situazione non le dispiace affatto.
‘Volevo dirti che quello che mi hai detto è bellissimo e stupendo, non conosco nessuno con un obbiettivo come il tuo perché …’
‘Perché poche persone farebbero una cosa così stupida.’
‘No perché poche persone avrebbero il coraggio di fare tanto lavoro per questo.’
Indico il foglietto che ora tiene lei in mano.
‘Insomma e se poi dopo tutto il lavoro che avete fatto per arrivare qui tu riuscissi a pubblicare quella canzone per davvero, sarebbe magnifico, un sogno che si realizza. Ma se dopo che uscirà quella canzone fallirete, se nessuno vi ascolterà più ? Praticamente il lavoro di una vita andrà a farsi benedire, nessuno avrebbe mai il coraggio di rischiare così tanto per … per una persona morta nel 1998! Trovo meraviglioso tutto questo! E soltanto una persona meravigliosa potrebbe fare una cosa così.’
Gli occhi le si illuminano e mi sorride ancora con quel sorriso da bimbetta, forse l’unico vero che ha.
Con uno schianto si sente la porta che si apre e sbatte contro una sedia vicino al registratore, che fa saltare un pezzo di canzone creando un effetto molto simile a un singulto.
‘Bene signorina questa è la nostra stanza riservata per stasera che ne dice, mia nobile damigella?’
‘è bellissima.’
Oddio! Ma quel deficiente non doveva essere fuori insieme alle altre delle Aka, butto un occhio all’orologio che tengo al polso del braccio con il quale tengo ferma Tomoyo mentre con l’altra le faccio cenno di stare giù e fare silenzio. Mezzanotte e mezza … Dio Uruha che ci fai in un locale a quest’ora, con una ragazza poi! Non potevi arrivare in un momento peggiore.
‘Uruha ci sono dei piedi che escono dal tavolino.’
‘Uh?’
Sento dei passi che vengono verso di noi e inizio a pregare santi e madonne, speriamo non mi uccida.
‘Ehy ma non sapete che questa è una stanza privata! Eh? Reita ? Tomoyo?’
Da dietro le spalle di Urupon spunta la testolina di una ragazza che ci guarda con gli occhi sognanti.
‘Sei veramente Reita, oddio che piacere.’
‘Misery tesoro perdonami per questo inconveniente ora mando via questi due e ne riparliamo ok ?’
‘Ma no perché possono restare, facciamo una seratina in compagnia!’
Con uno scatto Tomoyo salta su afferra il giubbetto e si catapulta fuori dalla porta come un razzo lasciandosi dietro il biglietto con la canzone e un urlo.
‘Riportami subito a casa!’
‘Emh scusate se non rimango ma, devo riaccompagnarla a casa.’
Mi alzo aiutato da Urupon e gli lancio un occhiataccia.
‘Io e te parliamo domani, mi hai rovinato la serata, sai quanto ci ero vicino, dico lo sai!’
Prendo le chiavi della macchina dal tavolo, il cd che ancora gira nello stereo e le corro dietro: in macchina non una parola e Tomoyo continuava a guardare fuori dal  finestrino senza considerarmi, sono sicuro però di averla vista asciugarsi una lacrima. La riaccompagno a casa sua, ma non salgo la lascio al cancelletto e lei entra con passo veloce tenendosi il giubbetto di pelle stretto al petto come un pupazzo.
Anche stanotte non credo che dormirò, anzi non vado nemmeno a casa continuo a girare in macchina con il cd degli X-japan che ho rubato a Uruha che gira a palla, fino a che non finirò la benzina e non dovrò chiamare un carro attrezzi. Anche volendolo l’ultima immagine della serata è troppo brutta per riuscire a fare sogni tranquilli: una ragazza forte come lei che stringe un giubbetto di pelle come se fosse qualcosa in grado di proteggerla è un’immagine che non lascerebbe nessuno indifferente. Nemmeno me.

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x Misery= so che è pochissimo ma spero comunque ti abbia fatto piacere, poi tanto ti faccio tornare più avanti.
x Tina= prometto che escogiterò qualcosa anche per te!
Per il resto come al solito molte grazie per il sostegno che mi date, grazie a chi ha messo questa storia tra i preferiti e chi la legge anche senza commentare, siete tutti improtanti! Chiedo perdono per l'errore nel titolo del capitolo scorso... nel menù a tendina con i vari capitoli figurava come 9 aprile... in realtà è il 3 aprile ho fatto confusione con il numero dei giorni... scusate...
*Darky

Let me forget all of the hate, all of the sadness [Endless Rain- X-Japan canzone d'ispirazione del capitolo]

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Capitolo 8
*** 4 Aprile 2010... 10°Giorno ***


4 Aprile 2010... 10° giorno

Avere molto tempo a disposizione per pensare è sempre stato un bene dal mio punto di vista: è utile per schiarirsi le idee e per riorganizzarsi dopo una giornata impegnativa. Ma tante notti in bianco te ne danno anche troppo, le idee si accalcano una sull’altra, iniziano a confondersi tra di loro e niente ha più dei contorni definiti: in breve ci si ritrova a guardare il mondo con occhi confusi come se si stesse ribaltati a pancia all’aria sott’acqua, si vede il cielo, e nuvole e il sole ma tutto è confuso, intricato a seconda di come il vento riesce ad increspare l’acqua sulla superficie.
Io mi sento così oggi, so dove vado perché ci sono già stato centinaia di volte e so che devo andare: in pratica attingo energie dal moto perpetuo o dalla forza d’inerzia: chissà se questa  funziona anche quando c’è da suonare, perché sinceramente non credo che oggi sia il mio giorno di maggior splendore dal punto di vista del lavoro.
Per tutti gli dei spero gli altri non mi facciano domande, non mi tocchino, non mi guardino, non mi respirino vicino: si sono anche irritabile oltre che tremendamente stanco, confuso e affamato dato che non ho nemmeno fatto colazione e sono le 5 di pomeriggio.
Di solito dopo una prova generale prima di un concerto per il fan club andiamo a mangiare fuori qualcosa di diverso dal solito: oggi sarebbe il turno della cucina indiana, in uno dei locali che preferisco, ma non credo che andrò nemmeno se pagasse la casa discografica per una buona volta; e comunque è troppo tardi per fare qualunque cosa tra mezz‘ora inizia il concerto.
E non parliamo di Uruha: se solo mi si avvicina lo uccido, lo voglio dall’altra parte della stanza nel caso dovessimo starci tutti e due e dall’altra parte del palco, per quando piccolo possa essere.
Lascio la moto nel parcheggio dietro al locale dove  ci esibiamo sempre per il nostro sempre più enorme gruppo di fan e mi dirigo verso la porta sul retro aprendola facendo pressione sul maniglione antipanico con la schiena mantenendo gli occhi fissi a terra, studiando i sassolini staccati dall’asfalto attraverso le lenti degli occhiali scuri.
A perché non posso rimanere qui fuori, almeno oggi che c’è una simpatica ragazzetta che può prendere il mio posto? Non mi sembra di chiedere tanto.
Appena metto piede dentro però mi sembra di essere entrato dentro all’inferno che ogni J-rocker vede nei suoi incubi peggiori, di quelli che si fanno dopo un’un indigestione di molluschi però: maglie, felpe, giubbetti, pantaloni, gonne, scarpe con tacco e non, stivali, scarpe del tennis di tutto e di più inondava il corridoio che avevo davanti come se il nostro costumista si sia dato ai fuochi d’artificio con il guardaroba vecchio.
‘Reita!’
Dal fondo del corridoio il mega-capo-dio-manager mi corre incontro e mi afferra per un braccio trascinandomi dentro: avevo chiesto di non toccarmi, bene lasciamo stare.
‘Dove sei stato gli altri sono qui da stamattina alle 9, e non sai che rogne abbiamo passato: non abbiamo nemmeno provato siamo stati fino ad adesso a studiare insieme l’immagine delle ragazze. Beh non ho tempo di spiegarti, entra in camerino e mentre ti fai aggiornare renditi presentabile.’
Con la mano libera mi tolgo gli occhiali mostrando al mondo le profonde occhiaie che mi solcano come due mezze lune la faccia già tirata, il mega-capo-ultra si avete capito, mi guarda e storce il naso.
‘E ti prego di alla truccatrice di andarci pesane sembri un panda, io vado a sistemare le ultime cose con gli addetti all’audio. Mi raccomando.’
Mi da una pacca sulla spalla e mi lascia davanti alla porta del camerino: scosto una maglia appoggiata alla maniglia e entro nella stanza color crema piena di specchi e stracolma di gente agitata.
‘Oh Reita alla buon’ora’
‘Taci non è giornata.’
‘Bene molto bene, abbiamo due bassisti su due fuori gioco. E che cazzo!’
Mi siedo su una sedia e aspetto che la parrucchiera inizi il suo lavoro su quelli che una volta erano i miei capelli: ora mi sembrano più un barboncino passato sotto un camion.
‘Qualcuno mi riassume cos’è successo stamattina, sembra di stare nel quartiere commerciale di Tokyo dopo un uragano.’
‘Cos’è successo? Ehehe … di tutto e di più carino, ed è tutta colpa tua!’
Giro la sedia di scatto e salto in piedi all’accusa di Aoi, questa proprio non si può sentire!
‘Io? E cosa avrei fatto!’
‘Diccelo tu cosa hai combinato ieri sera con Tomoyo!’
‘Ieri sera, Uruha?’
Piego la testa da un lato e poi dall’altro facendo schioccare le vertebre con un sorrisetto maligno, facendo schioccare anche le dita delle mani chiuse a pungo.
‘Ieri sera ho perso la possibilità di ucciderti!’
‘Ma che dici idiota!’
Con uno scatto afferro Uruha per il collo della maglia e tiro indietro il braccio come per tirargli un pugno: Kai mi salta addosso e mi tira indietro mentre Ruki allontana Uruha ancora sorpreso ma che si sta rapidamente riprendendo, passando alla sorpresa alla rabbia più acuta.
‘è colpa tua deficiente! Sei stato tu a spaventarla!’
‘Si certo e tu allora ? Ma ti sembra il caso di portarti fuori una ragazza che conosci da meno di un mese e che, cosa più importante lavora con te! Anzi… PER TE!’
‘Ma che hai capito! Non trarre conclusioni per conto tuo, che tanto sono tutte cazzate!’
Una delle ragazze si intromette e cerca di metterci a tacere entrambi anche perché se potessimo prenderci a calci ora lo faremmo e Kai e Ruki non credo riuscirebbero a fermarci.
‘Ragazzi vi volete calmare non è il momento di litigare!’
La porta si apre silenziosamente e ci fermiamo tutti pensando che si tratti del manager, e litigare di fronte a lui non è proprio la migliore delle cose, sarebbe in grado di annullare tutto il live e spedirci dopo una sonora ramanzina a casa per poi tenerci ‘ in castigo ’ per mesi, annullando qualunque impegno che sia anche una visita dal dentista.
Invece al posto della voce eccitata solita del nostro grande-capo, l’unico suono che riempie la stanza è quello di un poderoso pugno che mi prende sulla guancia sinistra e mi manda lungo disteso per terra dopo avermi strappato dalla presa di Kai.
Sento la mascella che urla di dolore, vedo solo tante stelline rosse e bianche e anche se ci deve essere un sacco di trambusto non riesco a sentire nulla se non dei fruscii appena accennati: spero di non essermi rotto nulla, anche perché ho tirato una bella botta per terra.
Sento qualcuno che mi prende le spalle, mi aiuta a sollevarmi di poco dal terreno mentre mi agita una mano davanti agli occhi e schiocca le dita per farti tornare in me.
‘Reita, ehy! Torna in te … Ryo!’
‘Reita-senpai ?’
Sembra tutti parecchio preoccupati tutto d’un tratto, fino a poco fa mi guardavano come se mi volessero riempire di schiaffi e pugni, ora che qualcuno lo ha fatto stanno qui a preoccuparsi.
Appena riesco a rimettere a fuoco la vista la inquadro su chi stava ancora in piedi davanti alla porta e probabilmente ha sferrato il pugno: magna pantaloni in pelle nera lucida e anfibi oltre a un giubbetto da motociclista verde.
‘Tomoyo.’
‘Tzè.’
Non vi potete nemmeno immaginare cosa vedono ora i miei occhi, per quanto possa sembrare strano la ragazza che sta sulla porta e che mi sta fissando attraverso un paio di occhiali neri dalla montatura finissima e le lenti enormi a forma di goccia non assomiglia nemmeno lontanamente a Tomoyo a come ho avuto la possibilità di conoscerla nell’ultimo periodo: anzi è peggio dei primi giorni in cui ha iniziato a lavorare con noi.
Ha un aspetto aggressivo e non più semplicemente antipatico: ma non è l’unica cosa cambiata in lei. Ha tagliato i capelli e li ha tinti, ora le arrivano al massimo alle spalle e sono scalati tanto che i ciuffi più corti le sparano in aria senza bisogno di gel o lacca e sono talmente neri da sembrare petrolio a parte per alcuni colpi di rosso sparsi qui e la.  Ora che sono più corti si notano tantissimo il numero di orecchini che porta, non ci avevo mai fatto caso ma ora tutto di lei mi inspira timore: i sei piercing che porta a ogni orecchio però non sono i soli che noto solo ora, no anzi sono sicuro che questi altri non li avesse ieri sera. Ne ha uno al labbro inferiore, un piccolo cerchietto d’argento che le fascia la punta del labbro tirato in un sorrisetto sbieco; un altro invece però di forma simile a una piccola sfera d’acciaio le spunta vicino al sopracciglio destro, fuggendo da dietro la lente dell’occhiale. Sono certo che questi ieri non li avesse.
‘Tomoyo dico ma sei impazzita ?’
‘Devo colpire anche te.’
Con una mano coperta da un guanto scuro senza dita si porto alle labbra una sigaretta accesa: qui in camerino non è vietato fumare, ci è concesso come piccolo sfogo per scaricare i nervi, ma non sapevo che lei fumasse e questo mi lascia ancora più sorpreso.
‘Beh che avete tutti da guardarmi così, sono venuta a cercare il costumista, tornatevene pure ai fatti vostri.’
Con un po’ di fatica e appoggiandomi alla spalla di Aoi , perché alla fine era lui a tenermi sollevato da terra insieme a Haru che se ricordate è la chitarrista delle Aka, sta di fatto che riesco a rimettermi in piedi e a fronteggiare con un po’ più di contegno la ragazza che attende il costumista intento a raccogliere svariati pezzi d’abbigliamento prima di accompagnarla ai camerini dove cambiarsi.
Anche se del mio contegno mi è rimasto ben poco credo, sono praticamente accecato dal dolore, la mascella mi pulsa come non mai e sento anche la rabbia per quel gesto insensato che cresce sempre di più.
‘Fatto ?’
‘Si andiamo.’
‘Bene ci vediamo sul palco ragazze.’
Con uno schianto si richiude la porta alle spalle lasciandoci tutti nel più totale silenzio; con un po’ di fatica torno a sedermi sulla mia sedia toccandomi la faccia per assicurarmi di non avere nulla di rotto. Rompermi la mascella per colpa di quella sarebbe veramente il massimo dell’umiliazione, ma vi immaginate le voci …
‘è stato mandato in ospedale da una ragazza.’
‘Si si dice gli abbia sfasciato la mascella con un pugno.’
‘Che vergogna uno come lui atterrato da una ragazzina.’
No non ci tengo proprio a fare una figura del genere, sarebbe troppo umiliante e poi chissà che effetto avrebbe sulla mia carriera : diciamocelo una parte del merito per il nostro successo va alla nostra immagine forte e determinata … non vorrei dare problemi anche agli altri.
‘Ecco a cosa le serve il kickboxing …’
‘Reita ti ha sfasciato la mascella ?’
Haru mi si avvicina e mi fa inclinare la testa per esporre a una maggior luce la mia guancia rossa e gonfia.
‘Cavoli che botta. Io non sarei mai riuscito a mandare a terra Ryo con un solo colpo.’
‘Fa male amico ? Cavoli ti ha preso proprio bene.’
‘Kai tu non sai quanto fa male, percui fai silenzio. Mi sento già abbastanza umiliato.’
Qualcuno è andato a prendere una borsa del ghiaccio e ora me la appoggia sulla botta che diventa scura sempre più velocemente, facendomi urlare come un bambino.
‘Almeno non ti ha tagliato, almeno quello.’
La porta si apre di nuovo e questa volta è veramente il manager che sorridendo ci raggiunge: basta uno sguardo alla borsa del ghiaccio e a come sono ridotto perché anche lui prenda la ricorsa e tenti di strozzare Uruha, come se sapesse che prima per poco non arrivavamo alle mani.
‘Che hai fatto cretino! Ora sembra un panda più di prima! Come faccio a mandarlo sul palco in quelle condizioni!’
‘Ma io non ho fatto nulla! Tomoyo mi ha anticipato!’
‘Tom-tom… Tomoyo ?’
Trascinandosi dietro Uruha mi toglie la borsa del ghiaccio di dosso e mi tocca la grossa botta facendomi urlare.
‘Ti sembra che una ragazza possa fare una cosa del genere.’
Alzo una mano mentre con l’altra riagguanto la borsa del ghiaccio e me la rimetto godendo dello stato ti intorpidimento al quale il freddo intenso mi porta.
‘Testimonio in quanto vittima, che è stata lei.’
‘Adesso le vado a parlare e poi vede !’
‘No lascia stare non è un problema me lo sono meritato’
Che palla! O santissimo che palla enorme, ma perché proteggo quella piccola stupida, non ha senso.
‘Beh comunque ragazze avete cinque minuti per prepararvi psicologicamente e …’
Dalla porta aperta entra Tomoyo vestita nel miglior stile visual che io abbia mai visto su una ragazza e si affianca alle altre che solo ora noto sono perfettamente vestite, pettinate e truccate: la cosa più sorprendente è che, oltre a un paio di guanti rossi uguali per tutte, sicuramente un richiamo al loro nome, hanno tutte un qualcosa, un particolare accessorio che riporta a noi altri.
Così Tomoyo ha una bandana tirata fino a sopra il naso a coprirle la metà inferiore del viso, Makoto è truccata come Ruki e Eiko porta una maglia di Kai riadattata sulle sue misure.
Mi sono perso metà del discorso del capo ma va beh.
‘E ricordatevi come vi dovete presentare!’
‘Si Makoto e Tomoyo non eistono: al suo posto esistono Maki e Raiha.’
Raiha? Che razza di nome è!
‘E ricordate se avete problemi fateci un cenno vi vedremo da dietro le quinte.’
‘Si.’
‘Makoto mi raccomando non preoccuparti presenta il gruppo parla con il pubblico, Tomoyo se vedi che ha problemi intervieni tu che hai più esperienza.’
La porta si apre e un tecnico fa segno alle ragazze di seguirlo, ma il manager a quanto pare non ha ancora finito, le guarda con gli occhi che brillano e continua a parlare: probabilmente è soddisfatto del lavoro che è riuscito a fare con loro.
‘E voi altre ricordate Maki e Raiha sono i due elementi forti del gruppo ma anche voi fatevi notare. È la prima volta non vi preoccupate anche se sbagliate, cercate solo di fare bell’impressione. Se domani sentiremo parlare di voi allora potrete essere fiere di voi stesse. Ora in bocca al lupo .’
Con un veloce inchino le ragazze corsero fuori in corridoio verso il piccolo palco che da sulla saletta probabilmente già strapiena di fan urlanti: chissà come prenderanno il loro ingresso.
Giro la borsa del ghiaccio per ottenere un po’ più di freddo.
‘Dite che se la caveranno ?’
‘Ovviamente ci riusciranno: sono forti!’
‘Si spaccheranno tutto e a noi non resterà nulla …’
Cala un attimo di silenzio, il che solitamente tra di noi vuol dire che qualcuno sta per uscire con un idea geniale che scatenerà solo confusione.
‘CHI ARRIVA ULTIMO PAGA DA MANGIARE!’
In meno di tre secondi sono tutti corsi fuori e anche li seguo lasciandomi indietro il ghiaccio gocciolante e sciolto, arriviamo ai piedi del palco e sbirciamo la gente in sala: come al solito è anche fin troppo piena e il vociare supera perfino il suono degli strumenti che le ragazze stanno finendo di  accordare, probabilmente più per ansia che per necessità i loro strumenti.
Fisso insistentemente Tomoyo che al contrario delle altre è abbastanza calma e sta abbassando il microfono alla sua altezza, giusto per dare fastidio perché dopo dovrò stare li a rialzarlo: porta il basso blu scuro sulle spalle al posto che a tracolla diciamo sul davanti, così sembra che abbia un arco o un terzo braccio attaccato alla schiena.
‘Sembrano nervose …’
‘Kai lo eri anche tu la prima volta, mi ricordo che non lasciavi stare le grancassa: mentre ci presentavamo in pratica urlavamo perché qualcuno aveva il piede salterino’
‘Eh … eh …’
Oddio come me la ricordo quella volta se Kai al posto che seduto fosse stato in piedi sarebbe tranquillamente potuto passare per un coniglio pazzo, lo si vedeva che saltellava sullo sgabello con gli occhi indemoniati: fortuna ha perso il vizio.
‘Scusate … emh … scusate ?’
Nessuno in sala sembra aver notato Makoto che poco a poco sotto gli strati di trucco inizia a diventare rossa.
‘è un piacere essere qui con voi, noi siamo le Aka e …’
Niente è come se fossero anche loro parte della scenografia, nessuno che si gira, a parte forse due o tre ragazzi qua e la che lanciano un fischio di approvazione per poi tornare ai fatti loro.
Tomoyo si avvicina alla compagna che intanto si è aggrappata all’asta del microfono come se fosse un bastano da passeggio e ha nascosto il viso tra le braccia, fissando il pavimento: gli da una piccola botta su una spalla e quando Maky si rialza le sorride prima di prende il microfono in mano e schiarirsi la voce con un colpo di tosse.
Sta macchinando qualcosa lo riesco a capire dalla piega della bocca e da come le brillano malignamente gli occhi ….
‘Prima ho tirato un pugno a Reita-senpai credo che cadendo abbia tirato una craniata al terreno e sia andato in coma …’
…..
…..
Non vola una mosca e credo di essere rimasto in sospensione per almeno dieci minuti perché quando mi riprendo dalla sala tutti stanno ridendo e gli altri mi guardano cercando di trattenere le risate.
‘Cosa ha detto!’
‘Beh ora il pubblico le sta ascoltando però...’
‘E per questo deve inscenare la mia pseudo morte ?’
Concentrandomi di nuovo sul palco vedo che l’aria è decisamente più leggera di prima: Tomoyo sta tentando di proteggersi dagli schiaffi di cui Eiko la sta sommergendo, Maky sta tra una risata e l’altra presentando le altre ragazze, Koyo e Haru invece si stano facendo i cavoli loro armeggiando con una piccola fotocamera digitale ed alcuni cavi che tentano di collegare ad un proiettore a sua volta puntato su uno sfondo bianco.
‘Si però lasciamela la bassista mi serve!’
A furia di ritrarsi dai colpi della batterista la ragazza dai capelli neri e rossi così incomprensibili per me, soprattutto dopo quello che mi ha detto ieri sera, si è trovata isolata e inerpicata in cima a una cassa come una capra su uno spuntone di roccia.
Intanto le due che si improvvisavano tecniche riuscirono a collegare la fotocamera e sullo sfondo bianco iniziarono a scorrere un fiotto di foto sia loro che alcune nostre: una foto del primo giorno in sala prove, svariate foto in cui sono ritratte le ragazze in tutte le pose possibili, una foto di Uruha che dorme con a bocca aperta rivolta al soffitto, una di Tomoyo in sella alla moto con il casco in braccio, una mia e di Tomoyo ognuno sulla sua moto, Ruki con la chitarra di Aoi in spalla, di nuovo Uruha che  pisola.
Ma cosa sono queste, paparazzi?
Dalla sala però salgono risate e richieste di rivedere alcune fotografie, soprattutto le più imbarazzanti e inguardabili.
‘Emh Maky ma dove diavolo l’hai caricata quell’immagine ?’
‘Ma li da qualche parte!’
Tomoyo urla dal suo rifugio in cima alla casse ai cui piedi la batterista tenta ora di raggiungerla agitando le bacchette.
‘Provate dopo quelle della montagna dell’anno scorso: l’ho caricata io li per trovarla prima!’
‘A si trovata!’
Al posto delle nostre foto ora lo sfondo bianco è coperto dal disegno di una grande rosa rossa i cui rametti contorti e pieni di spine disegnano altri fiori e la scritta ‘Aka’ in un angolo: hanno tagliato così tanto i fondi  che si sono dovuta fare da sole pure il logo della band! Però è venuto bene.
‘Yo, Haru bel lavoro: ora però possiamo iniziare ?’
‘No sai che dobbiamo intrattenere i cui presenti signori fan fino a che i ragazzi sono pronti.’
‘Si e allora ?’
‘Beh fino a che non si schiodano da dietro le quinte è complicato che riescano a prepararsi.’
Con uno scatto in sincro delle teste le ragazze puntano lo sguardo verso di noi e ci guardano in cagnesco cercando di farci fuggire: e vi dico che ci riescono! Almeno con gli altri …
Io mi ritrovo imbavagliato al volo e spedito a calci sul palco da una presenza che mi ha raggiunto alle spalle, calci nemmeno troppo delicati aggiungerei: appena vengo illuminato dalle luci caldissime e chiare, dal pubblico salgono grida di gioia e il mio nome viene ripetuto più volte con tono sempre più acuto.
Mi giro a guardare la ragazza che con il basso ancora in spalla si avvicina al microfono e sorride sollevando il bordo del labbro con il piercing ora visibile dato che la sua bandana è finita in faccia me.
‘Beh come potete vedere è ancora vivo percui, non mi potete odiare.’
Alcune persone si mettono a ridere e altre continuano ad urlare sempre più entusiaste per lo spettacolo al quale stanno assistendo: spettacolo del tutto inaspettato.
Con un veloce inchino mi defilo dietro le quinte scure il più velocemente possibile.
Appena metto piede nel bianco artificiale del corridoio mi sento già più sicuro, mi abbasso la bandana con un gesto stizzito e mi fermo ad ascoltare i primi accordi che arrivano dal palco: battuta dopo battuta il volume sale ed anche il vociare della gente, fino a quando una voce dolce rompe la confusione generale mettendo tutti a tacere.

---
Chiedo perdono per tutto il tempo che ci ho messo a scrivere questo capitolo ma sapete cosa mi ha portato via più tempo? Scegliere come vestire le ragazze... e come avrete ben notato alla fine ho lasciato stare x°D a parte alcuni particolari accennati qui e la ho preferito fare l'indiana.... beh l'idea iniziale non era di scrivere questo, insomma non volevo far pestare Reita però il cervello è degenerato... in pratica, non so nemmeno io cosa succederà ora dato che devo risistemare tutto *w* ahaha come complicarsi la vita inutilmente -___-' *mette cerottino a Reita e fa pat pat in testa*
*Darky

P.s.
Ruki get well soon!

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Capitolo 9
*** 5 Aprile 2010... 11° Giorno ***


Lunedì 5 Aprile 2010... 11° Giorno

Spero mi perdonerete se non sto a raccontarvi come è andato a finire il nostro concerto di ieri, ma sapete com’è, alla fine è sempre la stessa solfa: siamo saliti sul palco abbiamo fatto la nostra bella figura per un’ora e mezza dopo di che siamo tornati ognuno alla propria casa troppo stanchi e preoccupati per poter fare qualunque altra cosa.
Credo, anzi sono sicuro che gli altri siano in pensiero per quello che è successo sabato tra me e Tomoyo,  e in effetti anche io ci penso parecchio nelle ultime ore: non mi è sembrato che la piccola scaramuccia che abbiamo avuto abbia influenzato il rendimento sul palco delle ragazze però… Piccola scaramuccia? Piccola! La mia guancia non è dello stesso parere! Sembro un pazzo che va in giro con una liquirizia appiccicata alla faccia: spero solo che una volta che questo livido decida di levare le tende non mi faccia sembrare un Simpson… odio quando i lividi diventano gialli.
Umm non ho nulla da dire di particolare ora, sono toppato in casa da ieri e ho dato buca pure alla grande adunata post concerto del capo: ci voleva redarguire sui fantastici risultati ottenuti dalle ragazze. Sinceramente sarò egoista ma non mi frega assolutamente nulla, preferisco starmene a casa con un film a noleggio bello violento e una birra fredda.





Basta ho finito gli argomenti con i quali intrattenervi.





‘Sbrigati e suona!’
Perché dovrei aprire ?
‘Se non suoni tu allora lo farò io!’
E suona così io mi prendo ancora un paio di giorni di riposo!
Aspetta.
Mi devo essere addormentato a metà del film, e mi devo anche essere ribaltato addosso la birra mentre me la russavo alla grande: mi sento umidiccio come una rana dopo un bagno, o come uno che non ha trovato in tempo il bagno.
‘SUONA! BUSSA! FAI QUEL CHE VUOI!’
‘Makky tranquilla !’
‘TRANQUILLA UN CORNO, SE NON METTE LE COSE IN CHIARO CON QUEL TIPO IO …’
‘Se entro li lo ammazzo di botte.’
Ragazzo, alzati e cammina fino alla porta! Coraggio se i tuoi sensi non sono ancora del tutto andati, quelle la fuori sono tre ragazze che litigano per chi deve suonare alla tua porta: ragazzo, quando ti capita di nuovo!
Certo che ho una coscienza che pensa solo a rimorchiare avete notato? Però ora sono in piedi ciò significa che avrò anche una coscienza contorta e deviata però fa il suo dovere.
‘Basta busso io!’
Prima ancora che possa provare ad arrivare alla porta, prima ancora che possa urlare qualcosa, prima ancora che possa respirare, prima ancora che possa respirare una delle ragazze prende a battere energicamente sulla porta. Vi devo dire che circa il mese scorso ho avuto un piccolo incidente con la porta, cioè in una maniera non ben precisata mentre mi improvvisavo ideatore d’interni e spostavo i mobili da una parte all’altra della stanza, sono riuscito a fratturare il cardine più alto. A causa di questo incidente ho appeso un allegro cartello con una freccia che indica di suonare il campanello e di non bussare, dato che al minimo sfioramento tutta la struttura che una volta era la mia porta, crolla a terra non delicatamente vorrei aggiungere. Lo so è una cosa impossibile: ma ricordate sempre chi sono, io posso tutto!
Sta di fatto che a quando pare il cartello non è abbastanza grosso, colorato e chiaro per un gruppo di ragazze con gli ormoni a mille: o almeno, questo mi suggerisce il fatto che la mia porta ora sia precariamente attaccata ad un solo cardine e sia mezza riversa per terra.
Alzo una mano verso le ragazze che sembrano alquanto shockate dalla mia traballante porta.
‘ ’Giorno’
‘Emh … ’
‘Non ti preoccupare, nessuno nota il cartello appeso al campanello.’
Mi alzo in piedi e vado a strappare quell’inutile cartello nel quale avevo messo tutte le mie capacità artistiche, ma che nessuno avrà mai l’onore di vedere: non mi addentrerò più nei meandri delle materie grafiche, giuro che mi limiterò alla musica.
‘Emh Reita-senpai, possiamo aiutarti a rimontare la porta?’
‘No lasciate, quasi quasi la stacco del tutto e chiamo un fabbro per far sistemare tutto.’
‘Oh bene allora noi andiamo.’
Sono venute qui solo per buttarmi giù la porta ? Non si smette mai di imparare nuovi particolari sul mondo femminile: ora so che a volte fanno chilometri di strada solo per smontarti la casa.
‘A no aspetta … Dov’è Tomoyo ?’
Makoto inizia a guardarsi intorno e a sbirciare in casa per controllare che non si sia nascosta, mentre Haru tira fuori alla svelta un cellulare e fa partire una chiamata con far da agente segreto.
‘Prendetela.’
‘AH NO LASCIATEMI!’
‘Come diavolo ha fatto a fare le scale così in fretta ?’
‘LASCIAMI! TI DENUNCIO PER MOLESTIE!’
Dalle scale compare Aoi con la ragazza tenuta in spalla come un sacco di patate e mi sorride, mentre Tomoyo si agita come un pesce appena pescato e urla come una pazza cose come ‘Mettimi giù o ti mordo’ ‘Ti castro ’ ‘Ti strappo il piercing’. Io a una minaccia di strappamento di piercing cederei subito: ma avete un’idea di quanto può far male ?
‘Yo Reita-chan !’
‘Yo Aoi-chan!’
‘Questa è tua: prendila, gestiscitela, discutete, fate quello che volete l’importante è che non vi picchiate.’
‘No aspetta !’
Mi scaraventa in spalla la ragazza e poi fugge via agitando la mano insieme alle altre: mi sento come uno rimasto coinvolto in un operazione lampo della squadra speciale di polizia. Fino a due minuti fa avevo la porta al suo posto, il pianerottolo pieno di belle ragazze: ora sono senza porta e ho in spalla una possibile killer.
‘Mettimi giù.’
‘Si, chiedo perdono.’
Rimetto il più delicatamente possibile la ragazza a terra e la invito ad entrare porgendole la mano per aiutarla a scavalcare quella povera tavola di legno che una volta doveva fungere da divisorio tra il dentro e il fuori della mia casa: mi sembra ieri che l’ho aperta per la prima volta, che ricordi.
‘Tieni.’
Appena metto piede sul pavimento di casa e inizio a sollevare la porta per tentare almeno di appoggiarla allo stipite e dare l’impressione di un qualcosa di solito, mi vedo comparire davanti al naso un tubetto di crema giallastro e dall’odore pungente.
‘Emh cos’è ?’
‘Lo usavo dopo gli incontri di kickboxing: fa sparire i lividi in meno di un paio di ore .’
‘Hai addirittura fatto degli incontri ? Hai mai vinto?’
‘Non ho mai perso una volta.’
Ah … chino appena la testa in segno di ringraziamento e prendo dalla sua mano il tubetto mezzo pieno.
Scommetto che non è stata una sua idea; do un’ultima spinta alla porta fino a farla incastrare al suo posto e uso una sedia per farla stare il più possibile dritta.
‘Vuoi qualcosa da bere ?’
‘No ti ringrazio.’
‘Bene. Mi hai preso in un brutto momento, la casa non è proprio presentabile.’
‘Ah, capisco. Hai un paio di boxer usati sul divano.’
ODDIO! Corro verso il divano per nascondere il nefasto capo d’abbigliamento mentre Tomoyo si dirige verso la cucina e si va a sedere al bancone con gli sgabelli che mi ha subito stregato quando l’ho adocchiato al salone dell’arredamento.
‘Senti quand’è il tuo compleanno ?’
‘Perché ?’
Mi guardo in giro per sicurezza: non sia mai che ci sia qualcos’altro di compromettente in giro, che sia anche una busta di patatine.
‘Perché credo che ti regalerò un armadio.’
Cosa ho lasciato in cucina ora? I calzini? Un altro paio di boxer? Oddio non gli slip ti prego! Faccio capolino in cucina in tempo per vederla piegare una mia maglia: beh stavolta l’ho scampata bella.
‘A quanto pare non sei proprio il tipo di uomo che può vivere da solo e sperare di non perdersi qualcosa.’
‘Spero sia un complimento.’
‘No.’
Butto i boxer nello sgabuzzino delle scope per nasconderli ad altri eventuali commenti e vado a sedermi davanti a lei, dal lato opposto del bancone per tenere un minimo di distanza di sicurezza: Tomoyo mi sta guardando di sottecchi e sta sicuramente pensando una qualche cavolata.
‘Reita, mi spiace per il pugno di ieri.’
‘Avresti voluto tirarmelo più forte.’
‘Avrei potuto, ma con la mascella rotta mi sa che saresti ancora più brutto di adesso.’
‘Parlando di cose brutte: cosa sono quei capelli ? Dai sono veramente orrendi, sembri un cioccolatino con il ripieno alla ciliegia.’
 ‘E tu che quando ti impegni sembri uno che ha messo un dito in una presa di corrente.’
Bene direi che la dose giornaliera di cattiverie l’abbiamo avuta entrambi percui ora possiamo anche rilassarci, mi siedo più comodo sullo sgabello e mi agito i capelli tutti schiacciati per scacciare un po’ di ansia.
‘Da dove iniziare …’
‘Scusa. Lo so perfettamente quali erano le tue intenzioni l’altra sera, ma non mi è importato tanto all’inizio. Insomma sei il primo, a parte le ragazze ovviamente, con cui sono riuscita a legare qui.’
‘E allora perché mi hai colpito ?’
‘Emh… è una cosa umiliante.’
‘Insomma sei entrata in casa mia da una porta rotta e hai trovato un paio di mutande sul divano: quello umiliato sono io.’
Sono riuscito a strapparle un sorriso: evvai! Viva me! Allora forse c’è acqua su marte ... Non so se azzecca qualcosa con il contesto ma era una frase troppo ad effetto per non usarla.
‘Quando Uruha-senpai mi ha chiamato e mi ha chiesto se ti eri allargato troppo, gli ho risposto di no che non avevi fatto nulla.’
‘A beh non capisco però perché ti sei arrabbiata.’
‘Vedi sono state più o meno le parole ‘Con le altre si è sempre allargato subito’ a farmi scattare il nervo.’
Uruha … io ti ammazzo. Ti predo ti pesto, ti uccido, ti frullo, ti metto negli stampini per i ghiaccioli, ti rompo di nuovo e poi ti uso per farci la granita! Spero di essere stato abbastanza esaustivo con la spiegazione: mi sa che il film violento di prima, mi ha influenzato male.
‘Appena lo vediamo lo uccidiamo ?’
‘Si.’
‘Per il resto; dispiace anche a me. Sono stato immaturo, stupido, precipitoso …’
Tomoyo agita una mano verso di me storcendo il naso.
‘Lascia stare le sapevo già questo cose, sorprendimi con qualcosa di nuovo.’
Ma deve sempre stare qui a complicare tutto questa piccola stupida: mi sono già dato dello stupido da solo,  ho fatto il bravo ragazzo.
Allora devo dirle qualcosa che ancora non sa, qualcosa con cui probabilmente mi potrà ricattare per l’eternità, qualcosa che possa anche rivendere a qualche rivista: ma mi ha preso proprio per stupido se crede che gli dirò cose del genere!
O forse vuole sentirsi dire che mi dispiace davvero, vuole riceve delle scuse del tipo mi metto in ginocchio davanti a lei e blablabla tutte quelle cose melense …
E intanto mi fissa, e non lo dico per dire: mi fissa proprio. Ha gli occhi puntati al centro del mio petto tanto per dimostrare una volta per tutte che è una bella ragazza fine e sensibile.
‘Che cosa guardi ?’
‘Niente.’
‘Nono tu coss …’
Ditemi a voi non è mai capitato di stare in casa per i fatti vostri, senza prevedere visite e vestirvi con le prima cose che trovate nell’armadio: tipo un pantalone scozzese e una maglia a fiori rossa e bianca ? O che ne so magari un paio di pantaloni corti che vi fanno le gambette di un nonno tanto sono larghi e, ma così solo per supporre, un enorme maglia con un coniglietto rosa con in braccio un cesto di uova di pasqua tutte colorate ?
Ecco credo che non devo nemmeno dirvi che in questo caso non indosso la maglia a fiori: sarebbe stato troppo POCO imbarazzante il pantalone a scacchi e la maglia floreale in confronto a questa cosa talmente tanto pacchiana che nemmeno una bambina piccola se la metterebbe.
‘è un regalo dei ragazzi.’
‘Ah.’
‘Insomma la uso solo per dormire quando non aspetto nessuno !’
‘Ahahahahahaha … oddio non so chi ha gusti peggiori o i ragazzi che l’hanno comprata o tu che la metti !’
Mi strappo con rabbia la maglia di dosso e indosso quella che lei ha piegato e appoggiato al tavolo: che umiliazione, ora riuscirà a pensare che sono pure effeminato. Scommettete?
‘Da piccola ne avevo una uguale: ti giuro era una cosa orribile da portare già a 6 anni’
‘Allora sai che ti dico prenditela e facci degli stracci con quella maglia.’
Ok ora si che mi ha fatto arrabbiare, le butto la maglia in faccia e mi avvio verso la mia camera per cambiarmi poter così fare in modo che smetta di ridere in quel modo così fastidioso.
Sento lo sgabello che si muove e le sue scarpe sul pavimento che mi seguono.
‘Che c’è hai paura di stare sola 5 minuti.’
‘No faccio un tour della casa, così se mai mi venisse voglia di venire a vivere qui.’
‘CHE!’
Intanto che lei farfugliava le sue cavolate io sono arrivato al mio armadio e ci sto armeggiando dentro, peccato che alle sue ultime parole mi sono tirato su di scatto e ho tirato una craniata a un ripiano superiore facendola scoppiare ancora di più a ridere.
‘Perché no in effetti risparmierei sull’affitto!’
‘Ehy non camparti castelli in aria così per così: non conta il mio parere per caso? Sono io il proprietario di casa. E poi ho una sola stanza da letto.’
Ecco con questo l’ho ufficialmente spenta: allora forse è rimasto qualcosa del mio essere maschio, un po’ di quel testosterone che mi mancava tanto negli ultimi giorni. È proprio vero il lupo può perdere il pelo ma non il vizio: e io sono un gran bel lupo che assalta la preda per mangiarselo in un solo boccone, ecco. Si mi gaso poco per conto mio …
‘E perché che problema c’è? Non ci sono mica problemi a dormire insieme.’
Mi si avvicina e la sento che mi accarezza la schiena senza farsi vedere. Il lupo salta, è quasi sulla preda quando in una nuvola di fumo si trasforma in un piccolo lupacchiotto uggiolante con gli occhioni enormi e sbrilluccicosi che vola dritto tra le braccia della ragazza.
‘Perché mi fai questo ?’
‘Ho detto che mi spiace non che non mi sarei vendicata a modo mio ovviamente.’
‘Ti odio .’
Mi solleva il bordo della maglia e mi disegna la linea della colonna vertebrale con un unghia facendomi venire la pelle d’oca: sempre più umiliato, sempre meno uomo, sempre più cucciolo. Auuuw!
‘Pure io ti odio, Ryo …’
‘Basta ti prego: hai vinto tu! Basta però.’
‘Pregami.’
‘Hai intenzione di farmi venire dei complessi per caso ?’
Con uno scatto troppo veloce per essere previsto mi gira la maglia sopra la testa accecandomi del tutto e si mette a baciarmi la schiena.
‘Perché no è divertente farti impazzire.’
Provo a scuotermi per levarmela di dosso e stranamente ci riesco: con uno sbuffo si riavvia verso il salotto e mi lascia da solo a cercare di liberarmi dalla maglia che mi acceca.
La sento da di là che armeggia con la porta nel tentativo di uscire ma con scarsissimi risultati; mi sfilo il più velocemente possibile la maglia e la butto in un angolo prima di riafferrarne un’altra e buttarmici dentro incurante che sia dritta o a rovescio.
Appena sono decentemente presentabile, perché con questi pantaloni bagnati di birra non posso certo essere del tutto presentabile ci terrei a precisare, le corro dietro e tento di salvare quel poco che rimane della mia , un tempo bellissima, porta in legno: la afferro per la maniglia, la tiro verso l’alto e poi verso di me disinpegnandola dal cardine rotto e lasciandola penzolare mollemente appoggiata al muro accanto.
‘Spiegami prima quasi mi stupri e poi te ne vai così ?’
‘Ovvio, io il mio lavoro l’ho fatto: gli altri saranno felici che abbiamo fatto pace, io ho la mia rivincita e siamo tutti felice e contenti. Non serve altro mi pare percui levo le tende e torno a casa mia che ho il cane chiuso in bagno da prima che l’ho lavato.’
‘Fai il bagno al cane e poi lo chiudi in bagno? Nonono … non farmi distrarre! Ehy non mi piace essere stuprato così sai !’
‘Come sei pignolo … ’
Mi afferra una spalla e facendomi fare un mezzo giro mi spinge spalle al muro, non sembrerà ma ha veramente tanta forza in quelle braccia e dopo il pugno di ieri e questa spallata che mi ha fatto tirare sono pronto a giurarlo davanti a chiunque.
‘Ritira le ultime parole, Reita-san.’
‘No.’
Ha gli occhi che brillano di una furbizia molto minacciosa, quando una donna fa così è meglio fuggire!
Peccato che a quando pare Tomoyo sia anche in grado di leggere nel pensiero se no per quale assurdo motivo ho una sua gamba piazzata tra le mie che mi impedisce la fuga ed entrambe le sue mani che mi inchiodano al muro. Oddio coscienza dove sei ricordami tu che sono uomo e posso spingerla via! Si tu puoi spingerla via sei superiore sei …
‘Se ti muovi ti castro sono già in posizione per darti una ginocchiata.’
… Sei un uomo morto, un povero zerbino, una povera vittima, un innocente pesciolino piccolo preso all’amo da un crudele pescatore che non ti ributterà in mare nonostante non ti possa mangiare.  In poche parole sei fritto bello mio.
Bene mi ha lasciato anche la coscienza, e ora che mi rimane: la virilità metà l’ho persa e l’altra metà e minacciata da un ginocchio che pare parecchio duro, la coscienza mi ha lasciato, la dignità è andata al mare, il buonsenso guidava la macchina mentre la dignità fotografava i paesaggi! Insomma sono così tanto fregato che se avessi perso tutti i soldi del mio conto scommettendo su un ciuco che corre insieme a dei purosangue sarei stato più felice e meno umiliato di così!
‘Ritira quelle parole tesoro mio.’
Emh ma tanto così per essere curioso, perché anche il buonsenso se né andato via ? Lui che non ha mai lavorato più di tanto ora decide di andare in vacanza. Io odio il buonsenso.
‘No non lo farò .’
‘Bene. L’hai voluto tu .’
Fa scattare in avanti la testa e mi si avventa sulle labbra come un piranha mordendomele, leccandomele e tirandomele a destra e a sinistra. Non ho mai avuto un calo di testosterone più brusco, non ne ho praticamente più; sono inchiodato a un muro, con una bella ragazza che mi spinge contro di esso e che nel frattempo mi bacia contro la mia volontà ? No ma dico capite che vuol dire questo ?
‘Ci vediamo.’
Prima che possa riprendermi e accorgermi di qualunque cosa Tomoyo è già corsa fuori dalla porta e giù dalle scale sorridendo con aria crudele e malsana, lasciandomi solo con i miei filmini mentali.
Dico credo di aver appena ricevuto una molestia … Mi hanno molestato. Lei mi ha molestato. Sono stato molestato.
O cazzo …





SONO STATO MOLESTATO!


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Sono sempre io Darky yeeeeh! *si applaude da sola*
Sempre più felice di vedere che questa storia piace a delle persone... spero solo di non passare per una maniaca stupratrice dopo questo capitolo xD anche se credo che succederà sicuramente. Adesso dato che non niente di particolare da scrivere qui, a parte che ringrazierò sempre Miserytinabolu per il loro commenti, vi racconterò la mia giornata: mi sono alzata, sono stata alle poste, ho cucinato, ho lavato  i piatti... [Commento tagliato in quanto troppo noiso per ammorbarvi i signori lettori N.d.A]
wow sono anche riuscita ad auto censurarmi, scrivere la sera sarà più produttivo ma ha strani effetti sul cervello umano, percui scrivete con cautela ( è una pubblicità progresso) .... Oh beh Ciao Ciao al prossimo capitolo!

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Capitolo 10
*** 18 Aprile 2010 ... 25° Giorno ***



Lunedì 18 Aprile 2010... 25° Giorno

Oramai siamo in pieno aprile, in verità è quasi finito ma va beh, stagione dei cappotti pesanti è passata da un po’ ed è passato quasi un mese da quando abbiamo incontrato le ragazze la prima volta: ok non sono fatto per i racconti melodrammatici ma purtroppo devo pur raccontarvi qualcosa.
Nelle ultime due settimane non abbiamo fatto altro che provare tutto il tempo e diciamo che i rapporti interpersonali si sono ristretti alla sala prove: non sono più stato a casa di Tomoyo, e sinceramente avrei paura ad andarci ora come ora …
Si sono ancora scosso dal fatto che quella ragazzina sia riuscita a fare di me ciò che voleva in quella maniera, mi ha preso e mi ha rigirato come un calzino sporco prima di essere messo in lavatrice: vi dico che non oso più stare da solo con lei mi credete?
Ho preso l’abitudine di andare a lavorare in macchina così che non ci siano possibilità di rimanere da soli nemmeno in parcheggio mentre azioniamo le moto: lei invece arriva ogni mattina allo stesso orario con il suo bestione rombante, parcheggia nello stesso punto e corre ad accordare il suo strumento prima di tutto gli altri.
Oramai tutti qui si sono abituati a vederla arrivare molto presto, anche il portinaio oramai se l’è fatta amica: dice che spesso quella ragazzina tanto buona ed educata si ferma a parlare un po’ con lui e gli porta il giornale fresco di stampa.
Come si vuol dimostrare, l’unico sulla faccia della terra che continui ad avere un rapporto incasinato con Tomoyo sono io, insomma pure il portinaio se l’è fatta amica che la vede si e no due volte al giorno! E io? Io che ci passo le ore insieme che per ora sono stato l’unico a vedere casa sua? Io vengo preso a pesci in faccia tutte le volte, vengo maltrattato,  e baciato alla sprovvista. Si la questione del bacio mi rode parecchio va bene?!
Ma ora non ne parliamo vi prego ho davanti una lunga giornata di lavoro intensivo e non posso permettermi di iniziare a stressarmi già alle 9 di mattina.
Dalla nostra sala prove arriva il suono soffuso prodotto da una chitarra e una batteria, e per fortuna che abbiamo le pareti insonorizzate, se si sente fino a qui chissà che razza di volumi tengono gli amplificatori.
Apro la porta e mi metto a sbracciarmi ad occhi chiusi, nel mio miglior stile drammatico, per cercare di far capire agli altri di abbassare il volume che ancora due minuti tirano giù tutto il palazzo: e stranamente vengo ascoltato, almeno dal chitarrista pazzo, che ancora non ho ben identificato se  sia Aoi o Uru-pon. Credo più Aoi dopo aver sentito la tonalità delle ultime note.  Kai invece continua imperterrito nel suo assolo vivace e veloce: ma chi lo ferma quello quando parte.
‘Buongiorno ragazzi!’
‘Giorno senpai !’
Senpai?
Lentamente riapro gli occhi e mi ritrovo a pochi centimetri da Tomoyo che chitarra in spalla se la sta ridacchiando, mentre guarda Kai che tutto sorridente saltella mentre colpisce la grancassa.
‘Che ci fai qui ?’
‘EH ?’
‘Ho detto che ci fai qui !’
‘Reita scusa non ti sento!’
La afferro per un braccio e la trascino fuori dalla porta e solo dopo essermela sprangata alle spalle e aver chiuso dentro il maniaco dei piatti, mi giro a guardarla. Con la chitarra in spalla sta proprio bene: è meno ingombrante del basso e la fa sembrare meno minuscola, e poi devo ammettere che è bravina. Bravina non brava, non una cima, bravina!
Ok è brava basta però.
‘Che ci fai qui mi hai spaventato.’
‘Oh tutti gli altri sono imbottigliati in centro dopo un tamponamento a catena  in mezzo a un semaforo. Così io ero di la sola, Kai di qua e siamo andati a fare colazione insieme e ci siamo messi ad improvvisare.’
‘Ah se mi chiamavate venivo anche io.’
Tomoyo alza gli occhi al cielo e mi infila una mano nella tasca destra della giacca tirandone fuori il mio cellulare, me lo fa penzolare davanti agli occhi con aria malefica.
‘Leggi’
‘4 chiamate perse. Ok va bene non rispondo quasi mai al cellulare.’
‘Tomo-chan dove sei ?’
Lentamente la porta si apre e Kai infila fuori la sua allegra e sudata faccetta sorridente: chissà cosa ci trovano le ragazze in uno con la faccia di un peluche.
‘Scusate ho interrotto qualcosa ?’
‘Non ti preoccupare, ho già preso a quest’uomo tutto quello che può offrire.’
Provate ad immaginarvi la faccia del mio caro batterista in questo momento, da rossa per l’imbarazzo a violacea per trattenere le risate, poi tutto d’un colpo bianca come se il sangue lo avesse abbandonato insieme alle risate.
Bene e ora immaginate la mia, estremamente pallida con l’aria abbattuta e i capelli che come se fossero il pelo di un gatto si sono lasciati andare per la disperazione e ora pendano flosci come i rami di un salice.
L’unica che ha mantenuto è un minimo di contegno e Tomoyo che con ancora il mio cellulare in mano fissa Kai che si disfa dalle risate.
‘Non c’è nulla da ridere.’
‘Già povero così lo umili ancora di più.’
‘Basta!’
Prendo uno per una spalla e una per l’altra e li spingo dentro la sala chiudendomi di nuovo la porta alle spalle: aprire e chiudere porta è un ottimo modo per mantenere toniche le braccia sapete.
‘Tu non ti fare idee strane, e tu non mettere in testa alla gente idee strane.’
La ragazza si avvicina al batterista e gli appoggia una mano sul braccio prima di avvicinarsi al suo orecchio e sibilargli dentro chissà cos’altro che lo fa letteralmente morire dalle risate.
‘Che gli hai detto .’
‘La verità: che tutto ciò che si può avere da te è un misero bacio. Non bisogna nemmeno sperare in altro.’

‘Kai se ti metti a ridere per una battutaccia scadente come questa giuro che mi vendico!’
Il ragazzo si tira leggermente su e si nasconde dietro Tomoyo, dimostrando un vero e proprio coraggio da leone.
‘Ehy non torcere un capello a Kai-chan mostro!’
‘Lui non lo tocco ma so dove parcheggia la macchina’
‘Non tiriamo in ballo persone che non hanno fatto nulla e non sono nemmeno presenti.’
‘Ecco’
Tomoyo si abbraccia a Kai ed entrambi mi guardano in cagnesco: da quando si sono alleati questi due ? E da quando Kai permette che lo si chiami con l’appellativo di -chan- , di solito sbotta e si lamenta chiunque sia a farlo, questi stanno meditando qualcosa ne sono sicura! Emh sicuro, mi fanno venire pure le crisi d’identità.
Il mio batterista mi guarda e con aria divertita mi fa la linguaccia: ma perché non si ricorda che quando gli altri tentano di prenderlo a schiaffi di solito sono io a dire loro di fermarsi.
‘Mi hai traviato il batterista brutta arpia.’
‘Se sei geloso dovevi dirlo prima …’
Ridacchiando in maniera innocente si stacca da Kai e si avvicina di un paio di passi a me con le braccia spalancate; visti i precedenti preferisco decisamente indietreggiare e cercare una via di fuga.
‘Che c’è tesoro hai paura per caso ? ’
‘No però preferisco averti a distanza di sicurezza.’
‘Reita ma hai veramente paura ?’
‘Kai taci che avresti paura anche tu se questo piccolo mostro ti avesse molestato sulla porta di casa tua!’
Emh non dovevo dirlo questo vero, Kai ora è veramente veramente veramente veramente stupefatto e direi anche quasi schifato. Dovrei ricordarmi che alcune cose non si possono dire ad alta voce ma si possono solo pensare e a volte sono pericolose anche solo da pensare.
‘Ryo io ti ammazzo.’
‘Scusa Tomoyo non c’ho pensato. ’
‘MA TU PENSI MAI A QUALCOSA!’
‘Allora dicevi sul serio prima, pensavo tu scherzassi.’
Dai che succeda qualcosa che ora ci possa tirare fuori dai cavoli tutti e due in un solo colpo, o solo me anche, non chiedo tanto un piccolo miracolo per me e lei beh … lei può pregare per se stessa mica ha bisogno del mio supporto.
‘Ma allora fate sul serio.’
‘No che hai capito è lei che ha fatto tutto da sola.’
‘Ehy non che tu mi abbia ostacolato signorino mio bello!’
‘E come facevo? Mi avevi inchiodato al muro ricordi e dopo il pungo che mi ero preso sai com’è un minimo di paura nel contraddirti ’
‘Ragazzi calma.’
Kai ci afferra per le spalle e ci fa allontanare per evitare che passiamo dalle parole ai gesti, si infila tra di noi e inizia a sorridermi e a farmi l’occhiolino.
‘Andiamo ragazzi calmatevi: non ho mica fatto commenti, anzi. Direi quasi che state bene insieme a quando l’annuncio ufficiale del fidanzamento.’
‘MAI!’
Da sotto un’ascella di Kai compare un braccio di Tomoyo con un dito teso verso di me con fare accusatorio.
‘Ma dico io ti sembro così disperata da mettermi con uno scorfano simile! Nemmeno se mi pagate.’
‘E io allora una strega come te non mi interesserebbe nemmeno fosse l’unica donna sulla terra !’
‘Ragazzi, calmatevi …’
‘Una acida come te rimarrà zitella fino ai 50 anni !’
‘Beh tu ci sei già arrivato vero ?’
Il mio povero batterista che probabilmente ora si starà chiedendo per quale strano motivo si è malauguratamente trovato alla nostra scaramuccia sta tentando in ogni modo di tenere Tomoyo a distanza di sicurezza: ora pure Kai tenta di proteggermi, sto definitivamente vedendo il declino della mia  lunga carriera di superuomo.
‘Oddio se mai vi sposerete non vi farò da testimone.’
‘Come lo devo dire che questo qui non mi interessa.’
‘Va bene Va bene, Reita facciamo così adesso io e te andiamo a prenderci un caffè va bene? E tu …’
Le afferra i polsi e la tira fino a una sedia.
‘Stai qui e non fare nulla di pericoloso, ti compro delle caramelle se stai buona.’
‘Kai guarda che non è una bambina.’
‘Fidati.’
Dopo che la ragazza si è seduta con le gambe incrociate e si è messa a strimpellare la chitarra con aria annoiata, il mio caro adorato e innocente batterista mi mette un braccio intorno alle spalle e mi trascina di nuovo fuori in corridoio chiudendosi con enfasi la porta alle spalle. Ha uno strano sorriso però non parla, si limita a trascinarmi in giro salutando ogni tanto questa segretaria, quel manager impegnato con la sua prima band, quel vecchio collega e la ragazza nuova col seno prosperoso … in poche parole fa di tutto per ignorarmi.
‘Kai parla subito mi metti ansia ignorandomi così .’
‘Oooh Reita-kun tranquillo, adesso arriviamo alla nostra bellissima caffetteria, prenderemo il nostro caffè e poi ne parleremo.’
‘Non mi rassicuri così sai .’
Iniziamo a scendere una rampa di scale per fare più in fretta rispetto all’ascensore: la sede della Psc è veramente un labirinto, nel primo periodo mi sono perso spesso perché magari sbagliavo piano, o al posto di prendere le scale prendevo l’ascensore e magari dovevo andare all’unico piano di tutto l’edificio non raggiunto dall’ascensore. Si perché giusto per complicare la situazione, soprattutto nei piani più bassi non sono state installate le porte dell’ascensore che quindi salta il piano per arrivare a quello successivo o quello dopo ancora: l’unico modo per arrivare a quel determinato piano è prendere una delle due rampe di scale che però sono infognate sul retro visto che qualche dirigente le trova poco eleganti.
Insomma è proprio un vero casino e chiunque almeno una volta si è perso, mi sembra strano che alle ragazze non sia ancora successo ma pensandoci dato che sono sempre nella stessa stanza e il primo giorno sono state accompagnate dal manager è più che plausibile che si siano memorizzate la strada e continuano a passare di li: la prima volta che verranno chiamate da qualcuno si perderanno e magari finiranno in caffetteria, perché l’unica stanza dove si arriva sempre è la caffetteria! SEMPRE!
Pure io la prima volta sono finito qui, mi sono dovuti venire a riprendere i ragazzi: mi trovarono seduto a un tavolo intento a fare una bella colazione all’occidentale con cappuccino e brioche che allora non era neanche tanto male. Avevamo un barman italoamericano prima e con il cappuccino ci sapeva proprio fare: ora invece sembra di bere acqua diluita con latte freddo.
Beh comunque finisce sempre che la mattina siamo qui a fare colazione insieme a tutti gli altri della compagnia, caffè schifoso o no: ci fosse almeno un barman simpatico e invece questo sembra la reincarnazione al maschile della signora Rottermaier di Heidi.
‘Reita il solito.’
‘Certo.’
Mi siedo al nostro solito tavolo, quello infondo alla sala sotto alla finestra dove il vecchio e scorbutico caffettaio , come lo definisce Ruki per prenderlo un po’ in giro, non può impicciarsi degli affari nostri.
Kai mi si siede davanti, appoggia un sacchettino bianco sul piano macchiato di latte del tavolo e incrocia le braccia in attesa dei nostri caffè.
‘Alloooooraaaa …’
‘Si lo ha fatto veramente, no non mi è dispiaciuto ma si sono shockato perché nessuno ha mai osato farmi una cosa del genere.’
‘Oh beh se è così facile farti parlare la prossima volta nemmeno il caffè ti pago, ok ?’
‘Aaah tu vedi solo di non farlo sapere agli altri ragazzi e siamo apposto.’
Il vecchio barman ci piazza davanti malamente i nostri caffè insieme ad alcune bustine di zucchero e si allontana: come al solito si è dimenticato di portarci i biscotti che è l’unica cosa veramente buona in questo buco a parte le caramelle gommose ovviamente … biscotti che il barman spaccia per suoi ma tutti sanno che arrivano dalla pasticceria a un isolato di distanza da qui. Ma vi rendete conto in che razza di posto lavoro vero ?
‘Anzi non dirlo nemmeno alle ragazze: se miss Destro micidiale vuole farlo sapere alle sue amiche lo farà di persona.’
‘Oddio Reita non ci posso credere.’
‘E io allora ?’
Cala improvvisamente il silenzio mentre entrambi ci mettiamo a sorseggiare il nostro caffè: leggermente più schifoso del solito, tanto schifoso che è pure inutile aggiungere lo zucchero perché peggiorerebbe solo la situazione. Acqua amara e zucchero .
‘Ma per quale assurdo motivo veniamo ancora qui a prendere il caffè e non andiamo dietro all’angolo a un bar serio.’
‘Perché ci siamo affezionati al posto e perché niente ti sveglia più di questa schifezza. Comunque non eravamo qui per parlare di questo ricordi ?’
Ma che cosa vuole che gli dica questo qui ora, cosa crede di essere uno psichiatra: lo guardo che butta giù un ultimo sorso di caffè e si fa prendere da un brivido di schifo.
‘Perché il caffè peggiora ogni giorno che passa! Ho il sospetto che ci mettano del cianuro qui dentro!’
Infila una mano nel sacchetto di caramelle e ne tira fuori una gommosa rossa di quelle che piacciono a me, e sapete com’è la tentazione è troppo forte il saporaccio lo  di più, allungo una mano e gliela rubo prima di buttarmela in bocca e godermi quella piccola delizia.
‘Ehy quella era mia, non si ruba la roba di bocca alla gente!’
‘Capita.’
Fisso il sacchetto bianco e piano piano mi si mette in moto il cervello … rubare …
‘Kai ti amo’
‘Perché ?’
‘Non ti preoccupare!’
Mi alzo di scatto colpendo il tavolo e facendo ribaltare le tazze del caffè per fortuna già vuote, agguanto il sacchetto bianco pieno di caramelle e mi rituffo su per le scale per andare in sala prove.

---
Cosa sarà balenato nella testa di questo santissio ragazzo? Puahahah mi sa che dovrete aspettare il prossimo capitolo perchè ho  intenzione di fare suspance è_é
Comunque dico a te che stai leggendo anche questo piccolo messaggio oltre alla storia, io ti amo perchè hai avuto un paio di minuti per degnare d'attenzione questa pazzia perversa!
300+ letture del primo capitolo.... Yo!
Baci Baci al prossimo perverso capitolo è_é

Darky *yoyo*

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Capitolo 11
*** 18 Aprile 2010 ... 25° Giorno Atto II ***


18 Aprile 2010 ... 25° Giorno Atto II

Dopo essermi scapicollato su per le scale ed aver travolto un paio di povere persone innocenti durante il tragitto arrivo davanti alla porta della sala dove dovrebbe esserci ancora Tomoyo ad aspettare me e Kai.

Mi attacco al muro e ci scivolo contro come un ninja evitando i vetri della porta: dall’interno arrivano delicati accordi di chitarra, ma non suonano decisi come quelli che ho ascoltato quando sono arrivato stamattina. Sono molto  ma molto più annoiati e di conseguenza più tristi, fa quasi effetto sentire la ragazza che suona in questo modo: nessuno a prima vista lo immaginerebbe, quando vedi una persona coi capelli sparati, il giubbotto di pelle nero, gli anfibi e tanto per coronare il quadretto in sella a una moto di cilindrata esagerata, di certo la prima cosa che pensi non ‘Oh che pensioncina delicata’. E se la associ a una tipologia di musica di certo non la assoceresti a un brano di musica classica: io penserei di più ad un pezzo di trash pesantissimo, di quelli che spaccano i timpani tanto sono esagerati e da megalomani, e anche le palle.
Socchiudo la porta senza bussare e inserisco nella fessura il pacchetto bianco con dentro le caramelle facendo attenzione a non mostrare nemmeno un pezzettino di pelle: non si sa mai da cosa potrebbe riconoscere che sono io e allora addio piano malefico.
‘Chi è ?’
La musica si interrompe e sento dei passi che si muovono verso di me, ne approfitto ed agito il pacchetto facendo sbatacchiare gli zuccherini al suo interno: mi sembra di stare attirando un cavallo con delle carote.
‘Kai ?’
Sento che afferra il pacchetto e socchiude di più la porta per vedere chi ci sta nascosto dietro; aspetta Reita, ancora un attimo.
‘Kai non fare lo scem …’
Appena la porta si apre completamente e Tomoyo riesce a vedermi in faccia la afferro per il bacino e la me la carico su una spalla come un sacco di patate.
‘AAAAAAAAAAAAAAAH!’
Si mette ad urlare come una stupida per attirare l’attenzione della gente che sta in corridoio, ma non sono di certo così stupido da fermarmi qui ed aspettare che qualcuno accorra in suo soccorso, anzi scappo via verso le scale e inizio a salirle il più velocemente possibile.
Anche se in questo caso ‘Il più velocemente possibile’ non  è così veloce come speravo perché tra la ragazza che scalcia e urla, la chitarra che ancora tiene stretta in braccio e le scale eternamente lunghe e ripide di certo non si riesce a salire velocemente: la prossima volta ci penso e prendo l’ascensore.
Un paio di persone stanno procedendo in senso contrario rispetto al mio e intanto dialogano allegramente.
‘Largo rapimento in corso!’
I due si buttano di lato ma mi guardano con due occhi grandi come una casa senza però dire nulla.
Continuo la mia scalata ancora per un paio di rampe di scale, fino a quando non mi manca del tutto il fiato.
‘Tempo devo respirare.’
Metto a terra Tomoyo che ora al posto di gridare si sta studiando le unghie con aria di sufficienza.
‘Siamo al diciassettesimo piano, fino a dove vuoi salire ancora ?’
Faccio un segno vago verso l’alto tentando di indicare ‘Su in cima.’ ma sembra che la ragazza non mi abbia tanto capito.
‘Senti tesoro, prima di fare queste cose fatti almeno un po’ di fisico: facciamo così io inizio a salire di un paio di piani. Quando pensi di essere abbastanza vivo raggiungimi, ok ?’
‘No no andiamo.’
La riprendo al volo in spalla e ricomincio la mia scalata verso la cima: mica gli credo se mi dice che mi anticipa e basta, questa sarebbe salita e avrebbe preso l’ascensore per fuggire e andare a dire tutto alle autorità. Oddio parlo come se l’avessi rapita sul serio.
‘Stai zitta e fatti rapire.’
‘Oh certo mio grande capo.’
Sento che appoggia un gomito sulla mi spalla mentre probabilmente con l’altro braccio sta tenendo la chitarra che mi sbatte ogni gradino contro le gambe: starà tentando di farmi inciampare?
Finalmente arrivo in cima alle scale e tenendo Tomoyo con una mano tento di aprire la serratura con l’altra: la chiave non sembra avere la minima intenzione di girare però, scatta a vuoto e si incastra. Ma quanto tempo è che nessuno sale più sul terrazzo, anni, secoli?  Vorrei osare millenni sentendo il modo penoso in cui la maniglia cigola.
‘Ok, milady si tenga forte che butto giù la porta.’
‘Eh! PAZZO! Perché dovresti farlo!’
‘Perché quando mi metto in testa una cosa non c’è modo di farmela uscire dal cervello.’
Tiro un calcio alla porta che traballa sui cardini ma non cede di un millimetro, un secondo calcio e la serratura arrugginita cede ma non si stacca: solo con il terzo colpo la porta si spalanca del tutto lasciando entrare l’aria fresca della primavera oramai inoltrata.
‘Visto siamo passati.’
‘Visto sei scemo.’
‘Ehy non insultare.’
La piazzo per terra e mi giro a rimettere la porta al suo posto, o quello che ne rimane: però notate ovunque vado almeno una porta si rompe, prima a casa e ora al lavoro, diciamo che sono uno sfascia porte professionista. Chiamatemi  ‘Il terrore umano delle porte’ oppure ‘Portinetor’.
‘Perché mi hai portato fino a qui ?’
‘Vendetta.’
‘E tu ti vendichi portandomi in cima a un palazzo, fingendo di rapirmi ?’
‘Si.’
‘Tu sei strano!’
Mi da le spalle dopo essersi esibita in una di quelle facce schifatissime da oscar e si va a sedere su uno degli sbocchi di aereazione del’edificio e riprende a suonare la chitarra con non curanza: insomma uno la rapisce e lei suona, mi prende poco sul serio.
‘Ma di chi è quella chitarra, non sapevo ne avessi una.’
‘Infatti non è mia: è del senpai Miyavi.’
‘Ah di Miyavi.’
Aspetta. Di … di … AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! HO RAPITO LA CHITARRA DI MIYAVI! Ma quello mi uccide se si è rovinata! E come ha fatto questa peste a farsela prestare!
‘Tu, tu…tuuuu!’
‘Non essere così sconvolto, lo abbiamo incontrato anche prima sulle scale e non ha detto nulla.’
Sulle scale, vediamo. Ah uno di quelli che ho quasi investito ora capisco perché mi guardavano entrambi così male. Cazz…
‘Comunque è stato lui a prestarmela a patto che non la rovinassi. Sai è molto simpatico.’
‘Perché: lo conosci ?’
‘Al contrario tuo io faccio vita sociale e il senpai è proprio una brava persona: e poi sua figlia, ma l’hai vista è un amore!’
Alla faccia di quella che non perde tempo, questa va in giro ad agganciare gente come se nulla fosse, è uno squalo pronto alla scalata al successo, scommetto che ha già abbastanza appoggi per poter avere partecipazioni ad eventi molto importanti.
‘Ma va beh a parte questo, spiegami perché mi hai portato qui.’
‘Per poter mettere in atto la mia vendetta mi pare ovvio.’
Addocchia il pacchetto bianco che ancora tengo in mano e con un gesto fulmineo me lo strappa via, ci infila dentro una mano e si butta in bocca uno zuccherino rosso.
‘Mi spiace per te ma non soffro di vertigini percui anche portarmi qui sopra è stato inutile.’
‘Oh ma la mia vendetta inizia ora …’
‘ E‘ ?’
Prima che possa reagire la afferro nuovamente e la faccio ribaltare indietro fino a finire con la schiena contro il grosso condotto metallico dove siamo entrambi seduti.
‘Cosa. stai. facendo.’
Sorrido maligno e mi avvicino così tanto a lei da sentire il suo respiro sulle guancie.
‘Vattene.’
‘Scordatelo.’
Usando tutto il mio coraggio mi avvicino fino a quando non faccio combaciare le nostre bocche: e voi dite non servirà mica tanto coraggio per fare una cosa del genere, insomma è già schiacciata e ha le mani immobilizzate. Ma vi ricordate di chi siamo parlando! E fidatevi non è così facile tenerla schiacciata a terra mentre la bacio: anzi mi sembra di stare giocando a braccio di ferro con un pesce spada. E i pesci spada non hanno le braccia!
Come volevasi dimostrare mi arriva una ginocchiata dritta su una coscia, segno che se non voglio fare una brutta fine mi devo alzare e lasciarla andare.
Mi risollevo e lascio che anche lei si rimetta seduta: mi guarda veramente shockata, gli occhi dilatati come quelli di un cerbiatto abbagliato da dei fanali. Lei può giocare e io no che cosa diavolo vuol dire questo discorso.
‘Ecco questa era la mia vendetta.’
Tiro fuori la lingua mostrandole la caramella rossa che le ho rubato dalla bocca prima di morderla ed ingoiarla.
‘Ti odio, perché hai fatto una cosa del genere.’
‘Anche io ti odio dopo quello che hai fatto settimana scorsa: sembra strano ma guarda che anche io  ho dei sentimenti che si possono ferire. E tu più che ferirmi mi hai fatto sentire emh ...’
‘Una donna ?’
‘E non esagerare, però suppongo che sia un buon paragone.’
Credo di potermi ritenere soddisfatto, la ragazza sembra abbastanza sconvolta, anzi lo è molto di più di quello che mi sarei mai potuto immaginare, io ho ottenuto la mia vendetta e ora sono tranquillo e spero di poter tornare a dormire normalmente senza sognarmi questa specie di folletto pazzo che mi salta addosso.
‘Uffa però …’
‘Cosa c’è ora? Non ci sarai rimasta così tanto male vero.’
‘Ma che dici! Ti sei mangiato l’ultima caramella rossa.’
‘Ah la rivuoi ?’
‘ODDIO NO!’
Tento di nuovo di saltarle addosso questa volta però con far scherzoso e lei prontamente si sposta facendomi finire lungo e tirato sul tubo.
‘Stammi lontano: una volta mi basta e avanza.’
‘Perché bacio così male ?’
‘Non ho mica detto questo: è solo che non ti voglio far montare la testa.’
‘Allora ti è piaciuto ammettilo.’
Si gira a guardarmi incrociando le braccia: l’ho beccata in fragrante questa volta! Non ci posso credere allora vuol dire che ho fatto qualcosa di buono e questo periodo a fare il carino con lei non è stato solo tempo sprecato!
‘Senti ti devo dire la verità.’
Mi alzo e le vado vicino pronto per sentire le parole che finalmente confermano la mia grande vittoria, sento già la mia essenza di uomo che torna ai suoi livelli abituali, sento di nuovo l’aura del grande conquistatore che mi avvolge.
‘La verità è che …’
‘Dimmi.’
Uso la mia miglior voce melensa giusto giusto per darle il colpo di grazia: nessuna ragazza è mai resistita al mio tono baso e melodico.
‘Vedi io … se mai dovessi scegliere tra un polipo e te, sceglierei il polpo !’
So che sarà una scena ridicola ma per la prima volta voglio piangere, e piangere con quei bei lacrimoni grossi e lucidi: mi ha appena paragonato a un polpo!
Questa creatura non è una donna, non rientra nell’universo femminile fino ad ora conosciuto è una specie a parte: non è animale, non è umana …
‘Tu sei un piccolo folletto malefico.’
‘Ma fammi finire prima di darmi del folletto, e poi ti devo smentire io non sono verde, non sono alta 30 cm e non ho delle orecchie enormi.’
Incomincio ad immaginarmela con la pelle verde e le orecchie grandi due volte lei, ma più che un folletto mi viene da pensare a un coniglio caduto dentro una pentola di spinaci, credo che se però glielo dico se la prende ancora di più.
Intanto che io mi sono perso nei miei pensieri una figura misteriosa si è ritrovata con la porta in mano e ora si sta guardando intorno alla ricerca di un posto dove poterla piazzare.
‘Senpai che sta facendo ?’
‘Mi serve la chitarra, vi ho cercato a tutti i piani ma non eravate da nessuna parte così sono salito fino a qui sopra.’
Tomoyo saltella verso Miyavi che si sta ancora guardando intorno per capire dove poter lasciare quel pezzo di legno che ho scardinato prima, la ragazza gli toglie la porta di mano e la ri-incastra alla bene e meglio dentro agli stipiti.
‘Come mai ci cercava ?’
‘Cara sono qui per un urgenza: mi serve disperatamente la chitarra!’
‘Poteva dirlo subito’
Gli consegna la chitarra che non ha mai mollato un secondo da quando l’ho rapita e aiuta Miyavi a riaprire la porta quando questo si avvia per ridiscendere le scale e tornare ai suoi affari sorridendo.
‘Tu sei una raccomandata.’
‘E dimmi che te ne sei accorto ora! Genio io lavoro per te, più raccomandazione di così!’
In effetti facendo due conti il suo ragionamento non fa una grinza, diciamo che io che la critico per essere una raccomandata, che la accuso di avere agganci in alto per poter sfondare più facilmente sono il primo a spargere in giro il suo nome e a tendergli la mano per fare il salto di qualità.
‘E comunque guarda che anche solo arrivare ad avere la vostra raccomandazione è stata una sfida mica da poco.’
‘Avete vinto un concorso, e poi non ho mica detto che non avete talento.’
‘Sì peccato che per accedere al concorso ho quasi dovuto prendere a calci il tipo addetto alle iscrizioni.’
‘COSA HAI FATTO?’
‘Ho detto quasi …’
Quanto avrei voluto esserci, in effetti quei tipi che sono addetti al reclutamento di nuove band sono proprio odiosi: ti guardano e se non gli piaci ti mandano a casa con male parole dicendoti di non provarci nemmeno perché si vede lontano un miglio che non hai talento. Credo che molti grandi talenti siano stati smorzati così, non avendo avuto le palle di rispondere hanno preso le loro due borse e sono tornati a casa: il fatto che Tomoyo invece abbia più attributi di un uomo è andato sicuramente a beneficio delle altre.
‘Raccontami come vi siete formate.’
‘Come mai ti interessa?’
‘Perché ho appena avuto un intenso ragionamento e voglio vedere se sono arrivato alla conclusione giusta. E poi tu saprai di certo come si sono formati i Gaze, ma noi di voi sappiamo poco.’
Torniamo entrambi a sederci sul tubo di prima e ci accendiamo una sigaretta per poterci rilassare ancora di più, sembriamo quasi sincronizzati non trovate? Un giorno Ruki mi ha detto che in verità io e Tomoyo ci assomigliamo molto, forse aveva ragione.
‘Diciamo che è stato per culo che ci siamo conosciute, è stato forse 3 anni fa io suonavo ancora con un gruppo di amici ed eravamo dentro nel giro dei migliori locali di Sapporo. Andavamo molto bene, ma io mi ero stancata così mi sembra che fosse il 17 agosto comunicai hai ragazzi che li avrei lasciati e che quella sera sarebbe stato il mio ultimo spettacolo: pensa avevo quasi intenzione di mettere la testa apposto. Purtroppo però questo voleva dire lo scioglimento di tutto il gruppo io ero la loro chitarrista solista, la vocalist, scrivevo e arrangiavo gli spartiti oltre ai testi, in pratica tutto il lavoro lo facevo io. ’
‘Capisco perché ti eri stancata allora, praticamente era come una vita da solista.’
‘Già due palle che non ti dico.’
Tiro un lungo fiato dalla sigaretta e sbuffo una nuvoletta di fumo chiaro che va scomparendo a poco a poco.
‘Beh quella sera diciamo che proprio non eravamo dell’umore ma abbiamo suonato lo stesso al meglio delle nostre possibilità, abbiamo fatto una bell’uscita di scena. Poi una volta scesa dal piccolo palco, messa via la chitarra ed uscita dal locale, sono stata affiancata da una ragazzetta piccoletta in divisa scolastica, una di quelle ordinarie ragazzine di buona famiglia. Indovina chi era ?’
‘Un’ammiratrice che ti ha spronato a non lasciare e da li ti sei messa a cercare nuovi membri per una nuova band.’
‘No scemo era Haru.’
‘Oddio vuoi dire che una volta Haru era un persona normale?’
‘Colpa mia l’ho influenzata male’
Scoppia a ridere come una scema e io le vado dietro troppo sconvolto all’idea delle ragazze in divisa scolastica.
‘Avrà avuto 18 anni a quell’età tutte le altre erano normali!’
‘Tranne te.’
‘Ehi io avevo lasciato gli studi da un pezzo, ero un’anima libera con la musica nel sangue! ’
‘Comunque continua non ti interrompo più.’
‘Bene …’
Tira un ultimo fiato dalla sua sigaretta prima si buttare a terra il mozzicone e schiacciarlo con la scarpa.
‘Mi ricordo che mi fece un discorso lunghissimo e solo dopo quasi una quindicina di minuti riuscì a chiedermi di aiutarla a formare una band nuova in quanto lei mancava di esperienza. Non le ho mai chiesto cosa ci facesse a Sapporo e come mi trovò, so che mi convinse e per i giorni successi girammo mezzo Giappone in moto per cercare altre persone che suonassero con noi. Dopo quel nostro lungo viaggio Haru si ripromise di non salire più in moto con me. Una sera trovammo Makky e Kocchan che suonavano per strada cercando di racimolare qualche soldo extra: ci colpirono, erano proprio brave.’
È la prima volta che la sento rivolgersi alle altre con nomignoli affettuosi, mi sa che è un chiaro segno che si sta aprendo con me, e ne sono eternamente felice.
‘E sei riuscita a caricare anche loro in moto?’
‘Ma scherzi loro tre andavano in una macchina noleggiata con i miei soldi in quanto ero l’unica con un conto in banca,  e io in moto: in effetti è colpa di Haru ha detto alle altre che guido come una senza cervello. Insomma capitava che a volte mi scappasse l’acceleratore che vuoi che sia.’
Ripensando alla prima volta che l’ho vista in moto, quando al semaforo mi ha bruciato appena scattato il verde comprendo bene le loro paura: sarà arrivata ai 100 orari in 2 metri di strada!
‘Il nostro problema era però che non riuscivamo a trovare il batterista, io avevo già deciso di lasciare la chitarra e studiare meglio il basso, ma… Oh di un batterista decente manco l’ombra. Girammo locali, agenzie, scuole e conservatori ma nulla. Un giorno però mentre ero fuori a fare colazione in un bar disperso nei dintorni di Kyoto ho notato questa cameriera che mentre stava al bancone ad aspettare le ordinazioni usava la penna per tenere il ritmo della canzone che passavano in radio diffusione. Mi si accese la lampadina. La nostra Eiko è stata quella trovata più per caso’
‘Come l’hai convinta a lasciare il lavoro e a gettarsi in questa impresa impossibile con te ?’
‘Non l’ho proprio convinta in verità l’ho sollevata da terra, ho detto al dirigente che i licenziava, le ho infilato in casco in testa e l’ho portata a forza dalle altre.’
Oddio non ci credo ha veramente sequestrato una delle sue ragazze!
‘Non si è mai lamentata però, appena l’abbiamo messa davanti a una batteria ha preso a suonare tutta felice: e tanana il 28 marzo 2008 eravamo pronte a partire e sfondare nel panorama della musica rock di tutto il Giappone.’
Quando si dice una storia come si deve, ci si potrebbe fare un film sulla vita di queste ragazze, quasi le invidio: la mia nascita come artista in confronto è quasi noiosa, niente rapimenti o incontri fin troppo casuali.
‘E poi come avete fatto a sfondare e arrivare fino a noi?’
‘Ingaggi in locali, feste e spettacoli di beneficenza: giravamo per ogni evento possibile e poi un giorno della gente con cui stavamo aspettando in un’agenzia ci ha messo la pulce nell’orecchio riguardo ai provini che il vostro manager aveva indetto. Abbiamo fatto armi e bagagli e siamo venute qui fino alla sede della Psc, è stato circa un mese prima che ci conoscessimo. Come ti ho già detto il tipo addetto alle iscrizioni ci disse di levare le tende perché non si è mai vista una rock band, magari pure visual kei formata da sole ragazze.’
‘Oddio non oso immaginare cosa hai fatto a quel povero tipo.’
‘Perché non ho fatto nulla di male: l’ho solo sbattuto a terra di faccia e gli ho piazzato un ginocchio in mezzo alle scapole mentre gli giravo un braccio.’
‘Lo hai torturato !’
‘Aveva detto che non avevamo abbastanza carattere e palle per fare questo lavoro, l’ho solo fatto stare zitto. E poi beh quello che è successo lo sai bene: abbiamo vinto il concorso e io mi sono infilata in questa storia con te’
Sono sicuro, sempre di più che nessuno in questo palazzo possa vantare una bella storia come la loro, anche se non riusciranno a sfondare ed arrivare in alto, e dubito che possa succedere, credo che in molti le ricorderanno per la forza di volontà e la forza con cui si sono fatte strada e soprattutto per le vicende  che le hanno portate nei corridoi della nostra compagnia.
Il mio cellulare prende a suonare rompendo il bel silenzio nel quale eravamo calati, getto quel poco che resta dalla mia sigaretta e rispondo stizzito.
‘Yo, emh Ryo… dove siete? È quasi un ora che sono qui sono e mi sto deprimendo. Non vorrei aver rovinato un momento romantico ovviamente ma … MI SENTO SOLOOOO!’
Senza dire una parola richiudo il telefono e mi alzo tirandomi dietro Tomoyo per una mano, riapro la porta e incomincio a scendere le scale, guarda te se gli amici devono sempre riuscire a rovinarti i momenti migliori della giornata per il loro egoismo: però povero Kai lo abbiamo abbandonato al suo destino …
Scendiamo alla velocità delle luce le scale e ci rituffiamo nel corridoio che porta alla sala prove che ci è stata riservata e dove Kai si sta crogiolando nella sua solitudine: non ho nemmeno voglia di fare caso alla gente che mi guarda male mentre tengo stretta la mano di Tomoyo e la trascino praticamente come un sacco di patate. Apro con uno scatto la porta e il rumore fa sobbalzare Kai, mi avvicino lo prendo per una spalla e ci piazzo davanti al naso la mano di Tomoyo ancora ben stretta nella mia.
‘Guarda e segnati bene le mie parole, imprimitele a fuoco nel cervello. Questa ragazza, ma questa proprio questa non è altro che una mia grande amica percui stop con la storia dei momenti romantici e del matrimonio chiaro.’
Mi sono appena cancellato da solo tutte le ultime possibilità di riuscire a conquistarla, ma va bene così credo che in fondo averla come amica non sia poi una cosa così brutta: anzi forse non avrei mai potuto sperare in meglio per quanto riguarda il nostro rapporto.
Mi giro a guardarla e la vedo sorridere dolcemente, come suo solito, come una bambina …


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Yo lettori...
Ok ci ho messo una vita a scrivere questo capitolo ma ho troppe idee in testa, ora però le ho ben riordinate e credo che procederò abbastanza spedita, chiedo perdono per questa lunghiiiissssssimaaaaaa pausa che mi sono presa.
Comunque come al solito vi ringrazzio per aver letto questo capitolo e ci sentiamo con il prossimo!
Darky *yoyo*

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Capitolo 12
*** 25 settembre 2010... 6 Mesi ***


25 settembre 2010... 6 mesi

Sono già passati sei mesi da quando ci siamo conosciuti io e Tomoyo, si non sembra nemmeno a me che sia veramente passato così tanto tempo, ma le cose tirate le somme non sono cambiate così drasticamente: continuiamo a litigare come marito e moglie, i ragazzi e i fan sono sempre più convinti che più che amici io e lei stiamo insieme. Forse il fatto che ora lei viva a casa mia peggiora solo la situazione, ma era per una buona causa non è che avere in giro lei e il suo zoo domestico mi renda così entusiasta: casa mia non sa più nemmeno di uomo vissuto, e non posso nemmeno portarci le ragazze che riesco a rimorchiare. Ma vi immaginate la figura che ci farei, cosa mi potrei inventare ‘No tesoro questa non è la mia ragazza, è una mia amica cacciata da casa sua perché il suo cane è diventato troppo grosso. E no non fare caso al fatto che abbiamo i vestiti nello stesso armadio, che dormiamo nello stesso letto… e tutto il resto.’.
Beh sul letto non ci posso fare nulla, ho una sola camera e comprare due letti singoli mi sarebbe venuto a costare troppo e comunque non ci saremmo stati: mica abito in una villa da milionario io!
Stessa storia per l’armadio; l’unica cosa che ci siamo ben curati di separare è la biancheria ed è anche l’unica cosa che ci laviamo separatamente.
In due mesi che questa vive qui da me ho dovuto imparare a stirare, a lavare i piatti, a cucinare insomma a fare tutte quelle cose che di solito o facevo fare alla lavanderia qui davanti, alla lavapiatti e ai tipi della consegna a domicilio.
Tutta colpa di quel colosso di Gringoire che in meno di 3 mesi ha deciso di mettere su venti chili e diventare un gigante: la signora che prima affittava la casa a Tomoyo si è presa paura e ha messo tutti gli abitanti del piano terra per strada.
Se non fosse stato per me ora probabilmente vivrebbe in chissà qualche appartamento derelitto in periferia.
Da questa convivenza però ho ottenuto dei vantaggi anche io: per esempio sono riuscito a fare un giro con la sua moto, omettendo però il particolare che a una certa curva presa troppo velocemente sono finito ad assaggiare l’asfalto, poi per esempio quelle volte in cui cucina lei devo ammettere che si mangia proprio bene, sempre escluso quando si distrae e fa bruciare tutto.
Insomma tirate le somme non viviamo poi così male e dividere l’affitto mi permette di avere più soldi da parte per me: mi sono comprato un basso nuovo, e la pulce si è comprata una chitarra nuova così non ha più bisogno di andare a trafugare quelle altrui.
Si viviamo decisamente bene … la sveglia comincia a suonare ricordandomi che malgrado tutto mi tocca ancora andare a lavorare.
‘Ia… yo eia …’
Una cosa straordinaria che  ho scoperto è che quando è ancora addormentata Tomoyo parla come una bambina di due anni e fa quasi tenerezza: si gira e si mette il cuscino sopra la testa per tentare di isolare l’odioso trillo della sveglia. Io mi alzo sui gomiti e cerco a tentoni la sveglia sul comodino senza però buoni risultati: lei parlerà come una bambina ma io non mi ricordo nemmeno come mi chiamo appena sveglio.
Dopo un paio di minuti di continuo squillare, Tomoyo si tira a sedere incazzatissima mi si sdraia addosso e la spegne al posto mio con uno sbuffo di rimprovero, dopo di che si lascia scivolare giù dalla mia parte del letto finendo sdraiata per terra con i capelli tutti in faccia: si per la mia grande gioia si è fatta ricrescere i capelli ed è di nuovo rosa shocking!
‘Dai alzati che dobbiamo andare … emh …’
‘Ryo.’
‘Giusto, Ryo si è vero.’
Dopo quella mattina che mi ha chiamato Gringoire ho deciso che sia meglio ricordarle il mio nome prima di sentirla sparare qualche strana boiata e inizia a litigare già dalle otto e  poi con questo esercizio alleno anche la mia memoria ancora addormentata.
La sento che apre le ante dell’armadio e tira fuori roba a caso per vestirsi e prepararsi per uscire, prima però di uscire dalla stanza ed andare in bagno mi lancia addosso un paio di jeans e una maglia: altro punto a favore della convivenza, al mattino non devo nemmeno pensare a come vestirmi ci pensa lei a lanciarmi in faccia la roba da mettere, a parte le mutande perché come già detto è l’unica cosa che ci siamo proibiti a toccare nella proprietà dell’altro.
Sento l’acqua della doccia che inizia a scorrere percui ho ancora un dieci minuti per girarmi nel letto; scalcio via Gatta che si è messa a dormire sulle mie ginocchia e mi giro a pancia in giù schiacciando i vestiti puliti sotto di me.
Dopo solo cinque minuti, segno che siamo più in ritardo del previsto sento la porta del bagno che si apre e Tomoyo che si mette ad armeggiare con la roba per la colazione che probabilmente consisterà in un toast con del burro e al massimo una tazza di caffè. Mi alzo e con passo lento che si addice ad ogni persona non ancora del tutto sveglia e mi trascino in bagno lanciando appena un occhiata alla ragazza che seduta in cucina sta sfogliando un album con le foto che abbiamo scattato settimana scorsa. Mi lavo velocemente e mi vado a sedere di fronte alla mia coinquilina aspettando che mi allunghi la mia tazza di caffè e intanto fisso le foto che devo dire hanno veramente qualcosa di ridicolo. In effetti far combaciare le identità di due diverse band in modo che le foto vengano come si deve è veramente complesso, mi smuovo la zattera indisciplinata e castana, e si per una buona volta ho cambiato colore pure io.
Le foto che preferisco tra tutte sono quelle poche decine che ci hanno fatto fare in coppia: quella mia e di Raiha, nome che alla fine ho imparato ad apprezzare, sono veramente allucinanti sembriamo due indemoniati! La migliore è quella dove siamo schiena contro schiena gli occhi rivolti al pavimento e il terzo dito alzato verso il fotografo, in verità era solo uno scherzo scaturito da una frase di Eiko-chan che mi ha accusato di avere sempre il terzo dito alzato verso la fotocamera. Così per scherzare ci siamo in quella posizione e il fotografo ci ha presi in pieno, non pensavo certo che sarebbe finita tra le foto scelte però ne sono felice perché rappresenta anche quello che siamo nella realtà: due bastardi direte voi? No, due amici che cazzeggiano e si divertono insieme.
‘Ryo se non bevi quel caffè entro due minuti lo bevo io.’
‘Si si ma che hai oggi il pepe in culo?’
‘Tu sbrigati e basta.’
Stizzita si alza facendo così tanto rumore da svegliare il pastore tedesco che stava pisolando sul mio divano.
‘Ohi ma che hai, c’è qualcosa che non va ?’
‘Non è giornata.’
Butta la sua tazza nel lavandino senza lavarla e si va ad infilare gli stivali alti con l’aria scura, certe volte non la capisco proprio, nemmeno io riesco ad avere un umore così nero di prima mattina. Butto giù di corsa il mio caffè e raccattate in fretta le chiavi della macchina, le scarpe e il mio basso seguo Tomoyo giù per le scale di casa fino al garage. Altro particolare della nostra convivenza: se si può uscire in moto prendiamo un giorno la mia e un giorno la sua, ovviamente però guido sempre io per una questione di stabilità in curva, mentre quando piove o fa freddo carichiamo tutto sulla mia macchina e ci muoviamo con quella. Non ho avuto la pretesa di obbligarla a comprarsi la macchina per muoversi in inverno quando fa freddo, mi fa piacere fare la strada con qualcuno, l’unica postilla del nostro accordo sulla questione macchina è che la musica da mettere la scelgo io.
In un  tempo eccessivamente lungo arriviamo alla sede dalla Psc e corriamo fino alla nostra solita sala visto il già eccessivo ritardo che abbiamo accumulato: apriamo la porta e troviamo gli altri già seduti al tavolo insieme al nostro manager e a un ragazzo più giovane, non sembra affatto tirare un’aria allegra oggi.
‘Ragazzi stavamo aspettando solo voi, ovviamente.’
‘Scusate abbiamo trovato coda’
Tomoyo si va a sedere a fianco di Haru e le appoggia la testa sulla spalla mentre sbadiglia senza tentare di nascondersi, io invece mi vado a mettere in piedi contro il muro: si preannuncia una lunga ed estenuante riunione nella quale mi appisolerò almeno quattro o cinque volte.
E non sarò il solo vista l’attività degli altri: sembriamo tutti degli zombie, la sveglia alle 8 di mattina ha colpito di nuovo.
‘Bene volevo presentarsi  Ichiro-san è un nuovo acquisto della sezione menagment e l’ho portato qui oltre per presentarvelo per aiutarlo a prendere confidenza con voi.’
‘Yo! Fratello benvenuto all’inferno, impara come si fa a tenere a bada la brutta specie degli artisti ora o altrimenti potresti rimanere schiacciato.’
Tomoyo si solleva e tira un pugno sul braccio di Uruha che non è seduto troppo lontano da lei: in questo periodo ha imparato come tenere a bada anche noi oltre alle sue ragazze.
‘Smettila di sparare minchiate, non siamo mica bestie feroci. Perdonatelo Ichiro-san è solo uno stupido.’
‘Oh non ci sono problemi signorina, emh potrei sapere il suo nome ?’
‘Io sono Tomoyo la bassista delle Aka.’
Il ragazzo sorride felice e stranamente anche Tomoyo gli risponde con naturalezza: ci sta provando spudoratamente o è una mia impressione. Non nascondo di essere un po’ geloso quando sorride così a qualcun altro fosse anche Kai o Aoi non importa, figuriamoci quando lo fa con degli emeriti sconosciuti così insignificanti. Con quei capelli neri e gli occhi scuri, la camicia stirata e i pantaloni tutti in tiro, che odio perché mai una pazza come Tomo-chan dovrebbe essere attratta da questo tipo di gente.
‘Haru vorrei sapere se avete già comunicato ai ragazzi le decisione che abbiamo preso l’altra sera in merito al vostro trasferimento.’
‘TRASFERIMENTO!’
Senza accorgermene ho urlato come uno stupido e tutti si sono girati a guardarmi, arrossisco leggermente con tutti quegli sguardi omicidi puntanti addosso e faccio segno di continuare.
‘Comunque no, non lo abbiamo nemmeno accennato, pensavamo lo avrebbe fatto lei.’
‘Bene allora mettiamo subito le cose in chiaro. Nessuno ha mai detto che le Aka sarebbero state la vostra band di supporto per sempre, percui non voglio vedere facce sconvolte o dei derivati. Dopo domani le ragazze fanno armi e bagagli e con Ichiro-san come manager si trasferiscono nella sede di Sapporo della Psc.’
AspetttaaspettaaspettaCOSA? Non ci possono dare queste notizie in questa maniera non sono preparato, e poi dopodomani è troppo vicino, dopodomani è dopodomani! Avrebbe almeno potuto prenderla più alla larga, ma il nostro grande capo non è mai stato uno che prende le cose facendo prima un giro del mondo, per lui va tutto preso di petto e via come quando si toglie un cerotto, più si fa in fretta meglio è. Ma così è troppo in fretta!
‘Cosa ?’
Ruki si alza in piedi buttando indietro la sua sedia, a quanto pare non sono l’unico che ci è rimasto sostanzialmente male, a lungo andare tutti ci siamo affezionati alle ragazze vederle partire così è proprio un brutto colpo.
‘Ragazzi non pensate è solo un espediente per staccare la nostra immagine dalla vostra e iniziare ufficialmente come gruppo a parte. Avremmo solo la sede a Sapporo ma bazzicheremo più tempo qui che la.’
‘Infatti figuriamoci se io torno a vivere la!’
‘Nono ohy piano con le notizie non so più se essere …’
Makky si alza in piedi per fronteggiare Ruki sorridendo e il ragazzo si calma subito tornando a sedersi: ho sempre più la convinzione che quei due abbiano un inciuccio peggio del mio e quello di Tomoyo.
‘Non è una cattiva notizia, significa solo che i concerti veli dovete gestire tutti da soli.’
Oh ho io il cervello troppo lento o la questione è complicata.
‘Eh?’
Aoi sfodera la sua miglior faccia perplessa e mi toglie il dubbio di essere io l’unico cretino che ancora non ha capito bene bene di cosa si sta parlando.
‘Reita in maniera che tu lo possa capire: non potrai portare ragazze a casa per un bel po’ di tempo ancora, perché io continuo a vivere a casa tua.’
Aaaah ho capito allora: in pratica le ragazze cambiano manager, spostano la loro sede legale a Sapporo, lavorano per conto loro ma continuano a vivere qui con noi infilando qualche viaggio di quando in quando alla loro nuova sede. Allora non è una cattiva notizia!
Faccio un salto e mi catapulto su Tomoyo per schioccarle un bacio sulla guancia, lei tanto per smentirsi tenta di spingermi via ma io la tiro su di peso dalla sua sedia e me la spupazzo tutta.
‘Allora ci siete riuscite! Finalmente vi siete fatte conoscere!’
‘Finalmente ci possiamo liberare di voi uomini!’
‘Ehy!’
Continuo a stritolarmi Tomoyo come un cretino senza fare troppo caso agli altri che mi guardano malissimo.
‘Reita a cuccia! Mettimi giù!’
‘Ma nemmeno per sogno.’
‘Ryo-kun ho le tue foto con la  camicia da notte rosa a fiori: se non vuoi che chiamo il primo giornale che mi passa per la testa, mettimi giù.’
No vi spiego, non sono così malato da essermi comprato una camicia da notte espressamente femminile è solo che i primi giorni che Tomo-chan si è trasferita da me smontando delle borse l’ho trovata dentro e, l’impulso cretino non ha resistito: si l’ho messa per farla ridere, peccato che lei mi abbia fotografato in pieno.
La ragazza rosa mi scivola dalle braccia e torna a sedersi sorridendo al suo nuovo manager, se quel maiale ci prova con lei lo ammazzo: lo prendo e lo scubetto così finemente che non ne avete un’idea.
‘Bene ora che a quanto pare l’entusiasmo generale si è spento passiamo al programma del giorno.’
Il mega capo tira fuori un plico di fotocopie alto come un vocabolario e lo apre sulla prima pagina.
‘Nooo!’
‘Pietà!’
L’uomo in giacca e cravatta batte una mano sul tavolo come se stesse richiamando una banda di scolaretti indisciplinati e ci guarda male.
‘Punto uno …’
‘Ma porco dio e i santi, i pinguini e i canguri …’
‘REITA!’
‘… porco cactus, porco gatto, porco topo!’
‘Fuori di qui!’
Ahaha funziona sempre questo piccolo trucchetto di dare sfogo alla fantasia con nuove e strepitose imprecazioni: vengono sempre mandato a farmi un giro, proprio come a scuola. In questi anni di lavoro ho imparto che far arrabbiare il manager è il metodo migliore per saltare una riunione pallosa e che si preannuncia lunghissima. Io adesso vado un po’ al bar, bazzico per i corridoio per una mezz’ora così che tutti mi vedano e poi faccio perdere le mie traccia, vado a casa e mi guardo un bel film che passerò opportunamente a prendere.
‘Va bene va bene …’
Esco velocemente dalla porta e mi muovo velocemente verso il bar già pregustandomi l’orrido caffè acquoso del barista scorbutico, corro su per le scale e vado ad occupare al volo il mio posticino sotto al vetro. Tiro fuori il cellulare e mi metto a scrivere un sms.
-Mi spiace averti abbandonato dopo fatti portare a casa da qualcun altro.-
Appoggio il cellulare sul tavolino e chiamo con un gesto il barman ordinando un caffè molto lungo, equivalente nel mondo normale di un espresso tanto è acqua e non caffè, insieme a un pacchetto di caramelle: non pensate non sono per quella disgraziata che ho appena lasciato a piedi, è solo che ci sono entrato in dipendenza pure io. Spero solo non mi facciano ingrassare.
Si accende lo schermo del cellulare; Tomoyo è velocissima a scrivere al cellulare e non si preoccupa certo di farlo davanti al manager.
-Stronzo, bastardo muori! Come dovrei farmi portare a casa da qualcuno? Ma aspettami no che ti costa?-
-Mi costa un film a noleggio e il divano tutto per me, oltre a una lunga doccia calda senza piccole rompipalle in giro-
-Se quando torno ti trovo nudo per casa ti uccido. Ti odio .-



Sorseggio il mio caffè indifferente fino a quando non si accende nuovamente lo schermo del cellulare.
-Dimenticavo, spero che il caffè ti vada di traverso-
E in effetti succede, mi metto a tossire come uno stupido sputacchiando caffè nero ovunque: ora mi è pure diventata veggente!

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Capitolo 13
*** 25 settembre 2010... 6 mesi Atto II ***




25 settembre 2010... 6 mesi  Atto II

Ognuno ha la sua idea di serata perfetta la mia, come vi ho già detto consiste in casa libera, popcorn e un film a noleggio il tutto intervallato da una pausa doccia calda. È incredibilmente rilassante guardare delle personcine che si muovo sullo schermo della tua tele mentre tu nel tuo pigiama, appena uscito dalla doccia puoi decidere della loro vita premendo ‘Start’ e ‘Stop’.
Questa è la mia serata tipo.
Poi a seconda del film sposto la pausa doccia, andiamo se una storia ti prende ti prende niente storie, onore al regista e ci si spara tutta l’opera: due ore filate di immagini violente!
Bene oggi è uno di quei giorni percui ora me ne sto in giro per casa, e non mi venite a dire che sono un pervertito schifoso, perché tutti almeno una volta lo hanno fatto, me ne sto in giro per casa con i capelli bagnati e nudo come mamma mi ha fatto.
Andiamo sono in casa mia , da solo non faccio certo del male a qualcuno e visto che sono una persona educata ho pure chiuso le tende a tutte le finestre!
Anzi sapete cosa vi dico mi faccio anche una birra alla faccia dell’arietta calda che inizia ad entrare dalla porta aperte…
‘Porta aperta ?’
Mi affaccio appena da dietro al muro che separa la cucina dalla sala  con l’ingresso e mi faccio ampiamente prendere dal panico, quando vedo Tomoyo che si toglie gli stivali e Koyo che viene nella mia direzione tutta sorridente: evidentemente devono essere arrivate mentre ero perso nelle mie arringhe mentali volte al nulla.
‘Tomo-chan ma il senpai non dovrebbe essere a casa?’
‘Teoricamente: magari è in doccia.’
‘A capito … posso prendere qualcosa da bere ?’
Si ferma a pochi metri dal muro dietro al quale sono nascosto e si gira a guardare Tomoyo alla ricerca di consenso: ti prego piccola donna dille che non abbiamo nulla in frigor, dille che siamo a secco pure dell’acqua del rubinetto.
Ma ti dovevi far accompagnare a casa proprio da lei dico io, era preferibile farti accompagnare da quel marpione del manager nuovo, o da uno dei ragazzi che anche se mi vedono nudo mica si sconvolgono! No da una delle ragazze! Mi chiedo dove lo hai il buonsenso tu, ma probabilmente sta a fare compagnia al mio.
‘Sisi fai pure, in frigorifero se vuoi abbiamo della birra fredda: a meno che l’uomo non si sia ubriacato in mia assenza.’
A beh almeno si riferisce a me come ‘uomo’ è già un piccolo miglioramento, da bestia a uomo. Ma non è questo quello a cui devo pensare ora, possibile che non abbiamo uno straccio in cucina con cui coprirmi! Solo riuscissi ad arrivare al giornale che c’è sul bancone mi coprirei con quello.
Nello stesso momento in cui faccio il primo passo e allungo il braccio per arrivare al tavolo Koyo mi compare davanti tutta sorridente.
‘Ciao Ryo- sen… pa… pa’
‘Ti prego non urlare o quella mi uccide.’
In un lasso di tempo incredibilmente breve la ragazza diventa rossa come un peperone, rivolta gli occhi indietro e sviene di spalle finendo lunga distesa addosso a Gringoire che l’aveva pedinata come una spia.
‘Kocchan che succede ?’
Il cane enorme si divincola dal corpo in stato di morte apparente e mi salta addosso abbaiando come un pazzo, sento che Tomoyo si avvicina all’amica riversa per terra e oramai ho capito che la mia morte è vicina.
‘Ryo, prima che io ti veda dimmi: sei in giro al naturale ?’
‘Ehehe beh non vi aspettavo e …’
‘Ti uccido. Ti avevo avvertito. Gringoire mordi.’
Il pastore tedesco, recependo al volo il comando della padrona si mette a ringhiare e a mordicchiarmi i polpacci, senza affondare i denti per fortuna,  facendomi praticamente correre fino alla camera da letto dove mi barrico con parecchi giri di chiave. Mi viene quasi voglia di non uscire più da qui: ma poteva almeno avvertire che arrivavano.
Sicuramente lo hanno fatto, Tomoyo sembrerà ma non è una scema patentata, mi avrà chiamato un minimo di trenta volte: peccato che io il cellulare l’ho lasciato in macchina.
Forse qui l’unico scemo patentato sono io cosa ne dite?  Ne è la testimonianza che sto parlando con un ipotetico ‘Voi’ che nemmeno mi risponderà mai: sono da ricovero lo ammetto.
Apro il mio armadio e mi cerco qualcosa da mettermi, qualcosa di nero, qualcosa di adatto ad un funerale che però mi stia bene e mi faccia tanto figo: canottiera nera e jeans e via che sono apposto.
Mi infilo anche un paio di ciabatte abbandonate sotto al letto, mi tiro indietro i capelli con un cerchietto che con questa tenda davanti agli occhi mi sento una pecora non tosata e riapro la porta per poi sbirciare in direzione del salotto dove la mia coinquilina ha trascinato Kocchan per farla sedere sul divano e tentare di farla riprendere.
‘è ancora viva ?’
‘Ah se non l’ha uccisa la visione di te come mamma t’ha fatto, il colpo di grazia lo ha preso dalla testata al pavimento.’
Mi avvicino al divano e mi metto a sventolare la ragazza ancora svenuta con il primo cuscino che mi passa sottomano.
‘Andiamo non penso di essere così male.’
‘E chi lo ha mai detto, ma entrare in una casa e trovarci un uomo nudo sconvolgerebbe anche me!’
‘Tu non sei svenuta.’
‘Per forza ti ho beccato più volte io nudo che tua madre!’
Le sbatto il cuscino in testa con far scherzoso e lei mi risponde lanciandomi la sua felpa che aveva appoggiato li accanto prendendomi di striscio.
‘Ehy hai bisogno degli occhiali tesoro ?’
‘Tomo-chan …’
‘Ehy bell’addormentata! Stai bene ?’
Koyo si tira su lentamente e si porta una mano alla tempia che ha sbattuto per terra e si guarda intorno spaesata.
‘Penso di aver visto Reita nudo, e poi ho un brutto mal di testa.’
‘Oh capisco, hai avuto un calo di pressione e mi sei collassata  in cucina, tutto qui.’
Che falsa! Certo che quando si dice che è come una madre per le altre ragazze è proprio vero, le tratta un po’ come delle bambine, le tiene in una gabbia d’oro.
‘Riesci ad alzarti ?’
Le tende una mano e la aiuta a rimettersi sulle sue gambe.
‘Beh io vado, tanto c’è Makky giù in macchina.’
‘Va bene, non cadere dalle scale mi raccomando, ci vediamo stasera.’
‘A stasera.’
Dopo aver attentamente seguito Kocchan dall’alto delle scale, Tomoyo rientra in casa e si chiude la porta alle spalle con un sospiro. Credo che i miei problemi inizino ora.
‘Veniamo a noi due.’
Con un salto mi è addosso, mi fa cadere per terra di schiena con una spinta e mi si siete a cavalcioni sul petto mentre mi tiene le mani incrociate affianco alla testa: si se, tanto per cambiare ci vedesse qualcuno questa apparirebbe tanto come una scena pornografica.
Io oramai ci sono abituato, non mi sconvolgo più nemmeno tanto.
‘Cosa ti avevo detto.’
‘Scusa, come al solito ho sbagliato io.’
Strizza un po’ gli occhi e mi lascia le mani per picchiettarsi la testa.
‘Mal di testa ?’
‘Si da stamattina, comunque: stasera andiamo a mangiare fuori vieni con me vero ?’
 ‘Ovvio quando mai ti lascio andare in giro da sola. E se hai mal di testa, per questa volta guido io.’
Agilmente mi smonta di dosso e si dirige verso il bagno probabilmente alla ricerca di una pastiglia o un antidolorifico per la testa, mi rialzo e mi spolvero il di dietro prima di raggiungerla e fissarla mentre armeggia con un centinaio di scatolette diverse.
‘Mi dai un mano non lo trovo … ’
‘è li al secondo ripiano vicino allo sciroppo.’
Afferra velocemente una scatoletta blu e richiude lo sportello prima di correre in cucina sempre strizzando gli occhi come se non ci vedesse bene.
‘Dovresti andare da un medico se ti fa così male.’
Apre di scatto il frigorifero e tira fuori una bottiglia d’acqua naturale, libera un paio di compresse dalla confezione di stagnola e le butta giù insieme a metà del contenuto della bottiglia.
‘Ah non è niente, nessuno è mai andato da un medico per un po’ di mal di testa. E poi ora mi passa.’
Rimette la bottiglia al suo posto dopo averla sbatacchiata un po’ di qui e di là: mi avvicino e le metto una mano a circa trenta centimetri dalla faccia alzando quattro dita.
‘Quante dita sono ?’
‘Ryo non fare il pirla, ci vedo.’
‘Allora dimmelo.’
‘Quattro: non sono diventata cieca non ti preoccupare, un po’ di mal di testa non è una tragedia. Capita a tutti.’
Allora perché io mi preoccupo non mi sembra una che si lamenta tanto per un ‘semplice mal di testa’, quella mi nasconde qualcosa. Credo che a preoccuparmi così tanto sia il fatto che non è la prima ragazza che vedo con un mal di testa simile, legato a umore pessimo e non mi sto riferendo a quel periodo del mese. L’ultima che ho incontrato ora è madre di due bellissimi gemelli.
‘Non è che hai anche delle nausee strane al mattino?’
‘A volte.’
Oddio, ho paura a fare la prossima domanda.
‘Tomo non è che … da quanto tempo non hai il ciclo ?’
‘Oh ho capito dove vuoi arrivare a parare cretino. Non ti preoccupare non sono incinta.’
‘Meno male ….’
Scuote la testa e sospira mentre mi guarda sedermi, o meglio squagliarmi su uno sgabello: se era veramente incinta mi toccava preoccuparmi perché dato che gli ultimi due mesi gli abbiamo praticamente sempre passati insieme, posso essere sicuro che non ha avuto una relazione con qualcuno. L’unico uomo con cui potrebbe aver avuto un inghippo sono io, dato che siamo sempre tornati a casa insieme e abbiamo passato tutte le notti nello stesso letto, e io mica mi ricordo tutto: specialmente quelle volte che eravamo tutti e due ubriachi come spugne.
‘Meno male sul serio mi si era fermato il cuore per un momento.’
‘Ti fai troppi viaggi mentali. Per un attimo hai fatto spaventare pure me.’
Mi si siete accanto appoggiando le braccia incrociate al tavolo e mi guarda mentre continuo a sospirare per lo spavento che mi sono preso.
‘Ma te lo immagini tuo figlio Ryo ? Povera creatura.’
‘E il tuo allora, non credo certo verrebbe su meglio.’
‘Assolutamente no, mio figlio sarà un grande studioso, si laureerà e scalerà i vertici di una grande multinazionale portando a casa tanti soldi per la sua famiglia.’
‘Tutto il contrario di quello che hai fatto tu, mio figlio invece sono sicuro che diventerà uno sportivo conosciuto ovunque, magari in una squadra di baseball.’
‘Bene.’
‘Bene.’
Ragazzi siamo sempre più simili a due vecchietti io e la collega qui accanto, perché non riusciamo a fare un discorso da giovani quali siamo, del genere cosa fare il prossimo fine settimana, se andare al mare o al cinema.  Va beh tanto oramai lo hanno capito tutti che siamo parecchio strani.
‘Stasera andiamo in moto ?’
‘Si. Con la tua.’
‘Bene.’
Ecco questo si che è un discorso da giovinastri quali siamo. Mi sa che ho il cervello che corre un po’ troppo oggi: va beh mi sfascerò di alcolici stasera così da dimenticare tutta la giornata. Meno male che c’è l’alcool.

---X---
Yo Darky come sempre qui per voi....
Putroppo ho troppe idee in testa e scrivere i capitoli nuovi viene sempre più complicato perchè non so cosa tenere e cosa cestinare. Fortuna il finale l'ho già deciso almeno so dove andare a parare!
beh ci si sente al prossimo capito, spero lascerete almeno una piccola recensione, anche per farmi notare i possibili errori, così mi aiuterete a migliorare i prossimi capitoli.
Grazie mille e a presto!
Kiss

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Capitolo 14
*** 25 settembre 2010... 6 mesi Atto III ***


25 settembre 2010... 6 mesi  Atto III


Oggi è stata la giornata del picchiamo Reita, a causa della botta che mi ha fatto dare al pavimento poche ore fa ho un livido grande come un pungo su una scapola e come se non bastasse mentre discutevamo su cosa metterci per andare a mangiare fuori, Tomoyo mi ha aperto un cassetto su uno stinco e ora pure li ho un livido lineare che mi impedisce di mettere dei pantaloni corti.
Abbiamo passato il pomeriggio a discutere su cosa metterci la sera perché, dato che dobbiamo andare in giro insieme, non ha senso vestirsi in maniera da fare a pugni, insomma se mi dovessi vestire di verde lei non si veste di certo di viola!
Quando ci mettiamo a provare i vari capi d’abbigliamento o andiamo a fare shopping insieme sembriamo veramente un coppia e tanto per divertirci abbiamo deciso di dare corda ai pettegolezzi.
‘Ryo vogliamo andare ?’
‘Si si arrivo!’
Così tirate le somme Tomoyo porta una camicia piena di fronzoli bianca e una gonna a più strati nera con una cintura borchiata e un paio di catene, giusto per dare quel tocco pesante che la distingue dalle altre ragazze, il tutto accompagnato da un paio di anfibi di pelle alti fino al ginocchio. Nel complesso non sta male per nulla, vi ricordate la mia scommessa ? Ecco in momenti come questi mi pento di averla annullata.
Io invece sono al massimo della mia elegantezza, e non ho ancora capito bene perché ma credo sia perché ho paura di sfigurare vicino a Tomo-chan, così esco con un paio di scarpe lucide, pantaloni scuri, camicia bianca e una cravatta nera: tanto per essere sicuro e fare più effetto mi porto dietro anche una giacca scura che credo mi trascinerò tutto il tempo su una spalla. Così si che faccio figo no?
‘Dammi le chiavi ce vado ad accendere la macchina intanto che chiudi.’
Le lancio il mio mazzo di chiavi e la lascio correre giù per le scale fino al garage, intanto che io chiudo le finestre e metto da mangiare nelle ciotole dei vari inquilini animali della casa: uno dei due gatti, non so bene quasi perché nella penombra sono praticamente identici mi si struscia contro le gambe e si mette a fare le fusa. Con un calcio delicato lo spingo di lato e fuggo fuori dalla porta prima di essere agguantato di nuovo.
Scendo gli scalini con calma buttandomi la giacca in spalla e infilandomi il cellulare nella tasca sinistra dei pantaloni, quando arrivo in garage è ancora tutto buio l’unico segno di vita sono le due moto che sono state spostate e parcheggiate davanti al garage accanto al mio.
Quando però passo davanti alla saracinesca aperta i fanali della macchina si accendono e mi fanno prendere un colpo: faccio un salto indietro e mi porto una mano al cuore.
‘Tomoyo! Ma fai attenzione, mi hai fatto letteralmente cagare in mano!’
La ragazza infila la testa fuori dal finestrino e appoggia un gomito alla portiera, mi avvicino a lei e le faccio segno di scendere ma a quanto pare non è questa la sua intenzione.
‘Scusa animuccia candida non volevo farti spaventare.’
‘Guidi tu salvatrice di anime? Non hai più mal di testa’
‘No mi è passato, e poi ho bisogno di sentire l’acceleratore sotto al piede oggi.’
Quando dice così c’è la possibilità di prendere una multa dimensione extra, scritta in corsivo e con tanto di complimenti da parte della polizia: quando inventarono il modo di dire abbattere il muro del suono per la velocità di certo pensavano a Tomoyo quando guida. Va così veloce che dubito sia visibile ad occhio nudo, probabilmente appare come un fantasma solo nelle foto.
‘Va bene, ma parcheggiamo lontano, che farsi scarrozzare da te è umiliante.’
‘Agli ordini capo.’
Con un rombo accende la macchina e mi sorride mentre mi fa cenno con la testa di salire al posto del passeggero.
‘Allora si part… NO!’
‘Cosa?’
‘Ho dimenticato!’
‘Cosa?’
‘Aspettami qui!’
Spegne nuovamente la macchina che miagola quasi indignata.
Apre la portiera, corre fuori e poi su per le scale mentre tira fuori il suo mazzo di chiavi con appeso un piccolo peluche a forma di orsetto: non è una cosa tenera? Io lo trovo un po’ strano che una come lei abbia una cosa del genere sulle chiavi, ma è un regalo delle altre Aka percui è comprensibile che lo tenga.
Trenta massimo, quaranta secondi dopo è già tornata in macchina con il fiato corto e un pacchetto stretto contro il petto.
‘Ci sei ?’
Alza un dito come per dire, si posso farcela aspetta un attimo e poi si accascia di nuovo sul volante respirando affannosamente: intanto che lei si riprende io faccio partire la musica, un cd di canzoni varie straniere.
‘Ok ci sono, sono viva. Ryo guardami un attimo.’
Mi siedo di traverso sul sedile per poterla guardare in faccia mentre ancora tenta di prendere dei respiri profondi.
‘Volevo farti un regalo, ma dartelo davanti agli altri è troppo imbarazzante. Percui’
Mi porge il pacchetto che prima teneva stretto e mi sorride, con mano sicura lo prendo e mi metto a scartarlo davanti a lei.
‘è solo un piccolo pensiero per ringraziarti, di quello che hai fatto per me fino ad oggi. Spero ti possa piacere.’
Butto sul sedile posteriore la carta strappata, una bella carta rossa, e mi ritrovo con in mano una scatoletta di cartone pesante che proviene probabilmente da un gioielliere.
Quando la apro mi trovo davanti un bracciale formato da una catena spessa e una targhetta con scritto ‘I sogni non muoiono’ da un lato e dall’altro ‘Grazie, Tomoyo.’.
‘Senti se non ti piace puoi sempre cambiarlo, non mi offendo.’
‘Stai scherzando è bellissimo, grazie. Aiutami a metterlo.’
Usando solo la punta delle dita mi gira la catena intorno al polso sinistro e aggancia il piccolo moschettone sull’ultimo anello: agito il polso fino a far arrivare la targhetta sulla parte superiore e sorrido come un ebete.
‘è molto bello grazie, sul serio. Sembriamo sempre di più una coppia sai ?’
‘Ma non è così …’
Da come ha sospeso la frase sembra che volesse terminare la frase con un purtroppo, o almeno questo è quello che mi è arrivato.
‘Noi siamo amici vero ?’
‘Certo Tomoyo qualsiasi cosa succeda credo che oramai siamo amici e basta. Siamo legati fino alla fine del nostro giorni.’
‘Allora non te la prendi se ti dico una cosa, è Ryo-kun ?’
Mi prende un po’ alla sprovvista con una domanda del genere, ma non posso certo dirglielo percui mi limito ad asserire sorridendo.
‘La verità è che … ’
Oddio non mi starà dicendo che è veramente incinta, no perché altrimenti mi metto ad urlare come un pazzo isterico subito!
‘… tu mi piace tanto. E non nel senso del mi stai tanto simpatico. Capisci ?’
‘Sì capisco eccome.’
‘Dirlo ora è stupido, ma se dobbiamo essere amici è giusto mettere le cose in chiaro ora.’
Zitti tutti zitti che sto per urlare ... MA CAZZOOOO! CAZZOOOO! CAZZZOOOO! CAZZOOOO!
Se probabilmente andavo avanti a provarci con lei a quest’ora non eravamo semplici coinquilini ma compagni? Se ci provavo a quest’ora ero fidanzato anche io come… non lo dico che credete, informazioni riservate!
‘Anche tu mi piaci da quel punto di vista.’
‘E allora perché siamo solo amici ?’
‘Perché siamo due dei migliori idioti del pianeta.’
‘Ma vaffanculo allora!’
‘Già fanculo a sta storia.’
Con uno scatto copro la distanza che ci separa e me la stringo al petto mentre la bacio delicatamente, come se avessi tra le braccia una statua di cristallo: sorprendentemente le sue braccia mi si agganciano dietro alla schiena e mi tirano verso il basso ancora più vicino a lei. Le sue labbra iniziano a rispondermi quasi subito e con mia grande sorpresa mi ritrovo la sua lingua che  accarezza la mia bocca cercando un contatto più intimo, e io chi sono per negarglielo.
Rimaniamo stretti fino a che non ci manca il fiato e dobbiamo fermarci per non rischiarci la pelle, non la lascio però, me la tengo stretta e affondo il volto sul suo collo.
‘Perché siamo così cretini ?’
‘Non lo so, so solo che siamo più che cretini. E che questa storia non deve uscire con gli altri.’
‘Questo è sicuro, percui ora …’
Di malavoglia seguo il consiglio della sue mani che spingendomi per le spalle mi dicono di allontanarmi, tiro su un’ultima boccata del suo profumo come se stessi fumando la mia ultima sigaretta e solo dopo torno a sedermi al mio posto permettendo anche a Tomoyo di alzarsi e rimettere in moto la macchina.
‘Ryo.’
‘Dimmi …’
‘Non è vero che baci male.’
‘A grazie, beh nemmeno tu se è per questo.’
Guida la macchina fuori dal garage delicata, lenta e si ferma, la precedo prima che possa anche pensare di mettere piede a terra e scendo per tirare le moto al coperto e chiudere la saracinesca. Quando risalgo la trovo che scuote la testa e si massaggia un braccio con aria assorta.
‘Vuoi che guido io, ti faccio guidare al ritorno.’
‘Si fai te, non mi sento al massimo della forma, ora come ora potrei tirare dritto contro un palo.’
‘Non la mia macchina, non se io sono qui, soprattutto non ora.’
Ok forse per oggi riesco a salvarmi dalla mega multa, o almeno solo per il viaggio d’andata: gli sbalzi d’umore di Tomoyo non sono sempre utili ma in questo caso è meglio per tutti e tre, perché anche la macchina ha un’anima percui va contata, la sua capacità decisionale di un criceto menomato torna molto utile.
Apriamo le portiere e giriamo intorno al cofano della macchina fino ad invertirci i posti e solo ora partiamo verso il ristorante dove ci aspettano gli altri: un locale piccolo dove possiamo sperare in una sottospecie di riservatezza e dove soprattutto si mangia bene.
Il viaggio non è proprio dei più piacevoli: come avrete ben capito tra tutti e due pensiamo solo dopo a quello che facciamo,e quando pensiamo ci isoliamo dal mondo diventando simili a due statue di cera, non so nemmeno se sia legale guidare in questo stato ma in un qualche modo dovremo pur arrivare al ristorante.
Non mi pentirò mai di averla baciata, sinceramente e nemmeno lei lo farà ne sono sicuro; quello che mi fa da pensare e come questo si ripercuoterà sul nostro rapporto. Dubito che potremmo ancora essere amici come prima, essere come fratelli sarebbe alquanto ridicolo, ma anche iniziare ora a fare i fidanzatini tutto d’un botto è ridicolo: ricordo quando mi ha detto che se un ragazzo non vuole lasciarci le penne non deve finire nella lista dei suoi ex. Io ci tengo alle mie penne: finiremo per scannarci dopo dieci minuti e finiremmo sulle pagine del giornale dedicate alla cronaca nera. ‘Giovane musicista trovato morto nel suo appartamento insieme alla sua ragazza’ andiamo non suona nemmeno bene e poi ho ancora troppe cose da fare in questa vita per morire ora.
Pensate a cosa può significare chiamare una come Tomo-chan ‘Amore’ o ‘Tesoro’… mi riderei in faccia da solo ne sono sicuro. È molto più facile chiamarla ‘Mostro, Distruzione, Creatura’ e le si addicono di più!
Butto un occhio verso di lei e la trovo che mi fissa malamente come al solito, con gli occhi stretti e concentrati in chissà quali strani pensieri.
‘Meno male che non ti ho fatto guidare o a quest’ora eravamo in ospedale. E girati’
‘Non sto guardando te.’
‘E chi allora ?’
Per la cronaca siamo fermi a un semaforo percui non mi credete un pazzo sconsiderato se ora faccio quel che faccio: Tomoyo allunga un braccio e mi indica la macchina che ci sta accanto. Sull’altro veicolo un ragazzo con gli occhiali da sole, nonostante sia buio già da un pezzo ci sta salutando e ci punta contro l’obbiettivo di una macchina fotografica.
Controllo di non avere nessuno in coda dietro di me e mi slaccio la cintura di sicurezza prima di scendere ed andare ad aprire con uno forza la portiera della macchina accanto.
‘Yutaka dammi quella macchina fotografica!’
‘No mi rifiuto, sono il fotografo ufficiale della serata, IO!’
Mi scaravento nella macchina di Uruha e tento di strozzare quel deficiente con gli occhiali da sole che è Kai.
‘Quanto tempo è che ci state dietro.’
‘Da sotto casa tua; e sei pregato di lasciare leader-sama o qui finiamo tutti in mezzo a una strada.’
Allento leggermente la stretta sul collo del ragazzo moro giusto per permettergli di respirare ma continuo ad agitarlo come se fosse nulla di più che un guanto.
‘Ryo perché te la prendi così tanto ? Sono solo delle foto e sono pure mosse.’
‘Perché mi arrabbio? Perché se voi avete …’
No, zitto non devo dire nulla o potrei essere investito con la mia stessa macchina da Tomoyo, devo riuscire a controllare quello che dico: come dice mia mamma ‘Pensa prima di parlare… e poi non dire nulla lo stesso che fai più bella figura !’.
‘Perché cosa ?’
‘Lasciamo stare che è meglio.’
‘Ryooooooo …’
Faccio segno a Tomoyo, che nel frattempo si è spostata sul sedile del guidatore, di aspettare un attimo, siamo pure in anticipo per una volta …
‘No ti volevo dire, che ci vediamo al ristorante. Fatti dare un passaggio.’
‘Asp …’
Non faccio in tempo a girarmi che mi viene chiusa la portiera alle spalle e la mia macchina si allontana fino al limite della velocità consentita in strada e svolta un angolo con una manovra troppo decisa: in questo momento ho il vuoto nel cervello. Ci sono rimasto male … di nuovo.
‘Vuoi un passaggio ?’
‘Magari, sarebbe gradito.’
Con la faccia cupa lascio andare Kai e salgo sul sedile posteriore dove mi squaglio in preda alla disperazione; era un po’ di tempo che non mi faceva scherzi di questo tipo, credevo di aver passato la fase ‘Far impazzire Ryo’.
Ci speravo … a quanto pare però la mia fiducia era mal riposta.
‘Ehy Reita-chan’
‘Lasciatemi sono mentalmente morto.’
‘Evviva abbiamo un vegetale in macchina.’
Sono così squagliato sul sedile che ogni frenata rischio di volare a far compagnia al tappetino per i piedi e in curva finisco per tirare testate alla portiera e alla maniglia per aprirla.
Anche quando sento dai vari scossoni che Uruha sta parcheggiando non riesco a trovare la forza per tirarmi su: io ho veramente pensato che quella ragazza potesse diventare una cosa importante per me. Come può una persona che mi ruba la macchina alla prima occasione diventare qualcosa di speciale ?
‘Ryo scendi che abbiamo già dieci minuti di ritardo e gli altri ci …’
Sento qualcuno che mi tocca una gamba e tenta di farmi muovere.
‘Ryo ?’
‘è morto. Sapevo sarebbe successo ma non così presto. Yuu sarà felice di non essere il primo.’
Mi tiro su di scatto e tiro una testata contro il tettuccio tanto è lo slancio che ho preso.
‘Qui nessuno muore prima di Yuu, il vecchio sarà il primo e lo sappiamo tutti.’
‘Ohoh questo mi sa che lo riferirò all’interessato.’
Salto giù dalla macchina e mi avvio con le mani nella tasche dei pantaloni tanto la giacca l’ho scordata in macchina percui, addio progetto facciamo tanto figo.
‘Ragazzi ma dove siamo finiti ? Non è il solito ristorante.’
‘Si lo sappiamo, ma sai QUALCUNO si è ricordato solo due ore fa che doveva prenotare … così abbiamo trovato questo posto.’
‘Magari sarà divertente.’
Kai mi supera di corsa mentre Uruha tenta di ammazzarlo: mi sa che per lui non è serata, se arriva a mezzanotte è già tanto. Certo che però dimenticarsi di prenotare, perfino io so che non puoi pretendere di trovare posto per 10 in un locale costantemente pieno, soprattutto il sabato sera! Speriamo di non essere finiti in un covo di ragazzetti e di esaltati.
Afferro al volo la porta prima che mi si richiuda in faccia e sguscio nel locale abbondantemente illuminato e semivuoto,  non mi è nemmeno difficile trovare gli altri che se ne stanno ammucchiati contro il bancone del bar con in mano dei bicchieri di vino bianco.
‘Muovi il deretano uomo, che qui manchi solo tu!’
‘Kocchan sei già alticcia ?’
‘Si nota così tanto ?’
Cerco di ignorare la ragazza con le guance arrossate e vado a strappare il bicchiere dalle mani di Ruki, il quale sbuffa e mi tira un pugno al braccio mentre bevo.
Sembriamo così normali ora, impegnati solo a parlare e a scherzare, mi piacerebbe restare così per tutto il tempo possibile: pensare solo a cosa ordinare per cena, dovermi muovere solo per versare da bere al mio vicino e continuare a lanciarmi frecciatine con i miei migliori amici.
Vorrei che i miei fan mi vedessero ora e provassero affetto anche per questo mio essere normale, vorrei che la mia famiglia mi veda ora e mi ami ancora di più perché non ho perso il mio essere normale.
Ma da domani cambierà tutto, in verità si ritornerà indietro di sei mesi: niente ragazze dai capelli rosa per casa, niente sovrappopolamento nella sala prove, niente code per andare dal parrucchiere e dal costumista … tornerà tutto come prima.

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Buonasera!
Notato? Posto sempre a orari impensabili, sarà che la sera inspira di più e mi metto a scrivere come una dannata... comunque tengo solo a fare un piccolo appunto. Non è la fine.
Con questo capitolo ho inoltre battuto il mio record personale, mai scritta una fanfiction così lunga... wow sono fiera di questo lavoro.
A presto!
Darky

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Capitolo 15
*** 11 Ottobre 2010... 6 Mesi e 6 Giorni ***


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Prima di iniziare una precisazione:
-Corsivo i personaggi parlano al telefono
-Grasseto le voci arrivano dal televisore
-I dialoghi per esclusione sono quelli rimanenti xD
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1 ottobre 2010... 6 mesi e 6 giorni

h: 01:30

Vivere da soli è sempre la più grande conquista che un uomo po’ fare; la seconda è riuscire a vivere da solo e ricordarsi che il divano non serve per buttarci le mutande sporche. Penso di essere ancora fermo al primo traguardo, le mie mutande vivono una vita indipendente e pensare che Tomoyo è andata via da soli sei giorni. Non riesco a capire come diavolo ho fatto a far tornare questa casa un mezzo porcile in così poco tempo, devo essere un campione di disordine e di poca abilità nelle faccende domestiche.
Oltre al fatto che la casa è invivibile dormire da solo dopo mesi di convivenza, quando inizia a fare freddo e senza sapere dove siano state infilate le coperte più pesanti è veramente umiliante! Devo dormire abbracciato al cane per non congelare, Gringoire non ha sempre un buon profumo e soprattutto perde più peli lui che un albero le foglie: i cani fanno la muta del pelo e questo lo so, ma non sapevo mica che con tutto il pelo che si lasciano dietro ci si possono fare delle parrucche.
Tutte le altre bestioline di casa si sono trasferite nella casa che la Psc ha comprato alle ragazze su a Sapporo percui non possono nemmeno sfruttare gatto e gatta come scaldini per la schiena: ma dove diavolo le ha infilate le coperte quella dannata ragazza! Mai far sistemare le cose alla propria coinquilina!
Come diavolo avrà fatto a farmi sparire in questa maniera le coperte? E come diavolo faccio a dormire stanotte?
Mi sa che mi devo ingeniare e sfruttare tutto il mio cervello per riuscire a scaldarmi, oltre naturalmente a dormire accozzatto al calorifero con le zampe che mi gira per casa: apro di nuovo il mio armadio e tiro fuori un paio di cappotti e li butto sul letto per sopperire alla mancanza di coperte.
‘Così va bene, Caro Ryo sei proprio un genio. Concediti un momento per farti ammirare.’
Gonfio il petto pieno di orgoglio ma un cane dallo sguardo perso nel vuoto con la lingua penzolini non è un pubblico molto caloroso, così spengo la luce e mi butto nel letto trascinandomi dietro la bestiolina, se ancora si può chiamare così, tenendolo per il collare.
È difficile perfino sentirsi compiaciuti di se stessi quando si è soli: fan ora avrei bisogno di voi! DOVE SIETE?!?!?

h: 3:20

Sento freddo e la cosa mi fa svegliare, percui non mi piace affatto, andiamo mi sarò addormentato da si e no quanto una due ore?
Tasto il letto alla cieca alla ricerca di Gringoire ma scopro con tanta felicità che è andato a farsi un giro, probabilmente a dormire sul divano oppure a mangiare: è insostenibile quella bestia se non dorme, mangia se non mangia vuole giocare se non vuole giocare, dorme. Perché Tomoyo non se l’è portato dietro … no altrimenti mi sentirei ancora più solo.
Non faccio nemmeno in tempo a pensare di girarmi dall’altro lato e avvolgermi intorno uno dei due giubbotti che qualcuno si mette ad armeggiare con la serratura della mia porta quasi nuova :mi arriva il rumore degli unghielli di Gringoire che ticchettano sul pavimento prima di mettersi a raspare sulla porta che intanto si è aperta con un cigolio sinistro.
Metto un piede giù dal letto e afferro il primo oggetto contundente che mi capita a tiro, ovvero la lampada che tengo sul mio comodino, e mi avvio facendo attenzione a non fare rumore e attirare l’attenzione dell’intruso: striscio fuori dalla mia stanza fino all’ingresso tenendomi rasente al muro e favoreggiato dal buio che regna in casa calo con forza la lampada in testa al misterioso intruso.
Il suono che mi torna indietro oltre a quello del vetro della lampada che si sfracassa è quello tipico di un oggetto molto solido che cozza su qualcosa di ancora più duro.
‘ ‘Orca miseria. CRETINO MA CHE MI VUOI AMMAZZARE!’
Allungo una mano mentre con l’altra punto il mozzicone di lampada che tengo ancora ben stretto verso l’intruso e accendo il lampadario appeso al soffitto.
Inginocchiata a terra che si tiene la testa con entrambe le mani, Tomoyo mi sta lanciando dietro una serie di spropositi non riproponibili, perché urtano perfino la mia sensibilità.
‘Tomo-chan tutto bene ?’
‘TUTTO BENE UN CORNO, PEZZO DI CRETINO! MI HAI APPENA ROTTO IN TESTA UN … ’
Mi strappa di mano il rimasuglio della mia arma e per ripicca me la sfracassa addosso incazzata nera.
‘UNA LAMPADA. MI HAI ROTTO IN TESTA UNA LAMPADA. TESTA DI CAZZO!’
‘Perdi sangue ?’
‘No è pomodoro.’
Mi fulmina con gli occhi e con enorme disgusto non la trovo solo incredibilmente sbattuta con occhiaie da far paura ma anche con un labbro tagliato e una guancia gonfia e arrossata.
‘Yuk.’
‘Non fare la faccia schifata, come se te non le avessi mai prese. E comunque … DAMMI QUALCOSA PER FERMARE ILSANGUE CRETINO!’
Corro in cucina a recuperare un paio di asciugamani e glieli piazzo in testa per tamponare il rivolo rosso che le scorre giù per il collo.
‘Andiamo in bagno così vediamo di fermare questo disastro.’
Dopo quasi mezz’ora di tamponamenti e una ventina di asciugamani puliti pronti per andare in tintoria o al peggio in pattumiera riesco a fermare il sangue che fuori usciva a fontanella  dal taglio relativamente piccolo ci ritroviamo seduti in cucina davanti a una tazza di caffè, Tomoyo con una piva lunga quanto un autostrada e un enorme cerotto sistemato alla bene e meglio all’incirca all’incollatura dei capelli sulla parte posteriore del collo.
‘Cooomuuunque, non per essere curioso ma cosa ci fai qui ?’
‘Non si vede, ho avuto una discussione con uno.’
Si indica il labbro tagliato e ancora gonfio e la guancia simile a una fragola matura.
‘Ma dico, perché! Perché ti sei fatta pestare da qualcuno! Chi era un fan? Un giornalista ?’
Tiro una frontata al tavolo rassegnato al fatto che Tomoyo non riuscirà mai ad instaurare un rapporto umano con una persona al primo tentativo: o incute terrore o li pesta o li rapisce, non capisco come faccia.
‘Macchè giornalista … Ho fatto a pugni con mio fratello maggiore!’
‘CON CHI?!?!? ’
Ma questa pesta pure i familiari: ciò mi significa anche che il resto della sua combricola familiare è delicata e tenera quanto lei ?
‘Ehy non credere avevo i miei motivi, quel brocco deve venire continuamente a dare fastidio.’
‘Non lo hai pestato a tua volta, vero?’
‘Scusa credi che mio fratello sia una persona indifesa? Non mi hai ancora conosciuto abbastanza allora.’
‘Sinceramente avevo già pensato che anche lui fosse particolare però mi sembrava sgarbato dirlo.’
‘E’ è un pugile professionista, categoria pesi massimi e ha vinto l’anno scorso un torneo nazionale e lo volevano nella squadra olimpica.’
No. Cosa fa suo fratello ? E poi mi sorprendo se lei picchia come un uomo con un modello simile in giro per casa cos’altro poteva diventare.
‘Percui tuo fratello è un pugile, tu una kickboxer e tuo padre cos’è un karateka ? ’
‘Naaa quello lo è mio fratello minore, mio padre è un pilota acrobatico si aerei ultraleggeri.’
‘CHE CAZZO DI FAMIGLIA HAI!’
‘Tutto sommato normale visto che la pecora nera sono, dagli ultimi aggiornamenti.’
Tira su un sorso così lungo di caffè che praticamente si deve essere scolata tutta in una volta più della metà della tazza e riprende fiato con uno sbuffo prima di riprendere a parlare.
‘Mio fratello è venuto a dirmi di tornare a casa, di smetterla di fare la stupida che non arriverò da nessuna parte, che tutti voi siete solo dei cretini perché nessuno si ricorderà di noi tra 20 anni e bla bla bla. Tirate le somme gli ho tirato un calcio in faccia che credo di avergli rotto la mascella, peccato che il suo gancio sinistro non sono mai riuscita ad evitarlo.’
‘Io a te ti mando in un centro di riabilitazione.’
Fisso la mia tazza di caffè con l’aria assorta: immaginate insieme a me, Tomoyo con la camicia di forza segregata in una stanza con le pareti foderate di gommapiuma, fa sbellicare o è solo la mia fantasia che oramai ha preso strane tangenti?
‘Senti io ho sonno vado a dormire.’
‘Aspetta, abbiamo un problema!’
Seguendo un percorso che non pensavo nemmeno possibile il mio piede rimane incastrato nello sgabello e quando tento di alzarmi con uno strattone mi tiro dietro tutto il pezzo di mobilio che mi colpisce dietro al ginocchio della gamba e mi fa finire per terra ridotto a un agglomerato non più identificato di legno e carne.
Intanto che io tento di rimontare i miei vari pezzi e magari anche quelli della sedia Tomoyo ha fatto in tempo ad arrivare in camera da letto e rimanere pietrificata sulla porta.
‘Ecco vedi, non so dove hai nascosto le coperte pesanti per quello dormo con i giubbotti.’
‘Ah. Colpa mia.’
Sfreccia verso lo zaino che ha abbandonato vicino alla porta quando gli ho sfasciato in testa la lampada e ne tira fuori la mia trapunta pesante.
‘Ehy! Perché l’avevi tu?’
‘In casa di la non avevamo nulla così mi sono portata via un paio di coperte e di cuscini, più qualche piatto.’
Ah ecco perché d’improvviso casa mia aveva perso metà di tutti i suoi oggetti, mi sa che mi conviene fare anche un controllino approfondito sui miei depositi di denaro contante sotto al materasso.
‘Comunque ti riporterò tutto ma dato che sono in moto ti devi accontentare di un solo oggetto alla volta: in pratica scordati di rifarti la batteria di pentole entro settimana prossima.’
Sbatte la coperta in faccia a Gringoire che non ha smesso un momento di seguirla un minuto e la bestia comprendendo l’antifona va a tuffarsi a letto.
‘Beh io vado a dormire, se ci tieni a dormire al caldo ti conviene convincere Gringoire a spostarsi da li.’
Ecco cosa avevo detto all’inizio? Avevo pensato che mi mancava? Avevo detto che mi sentivo solo? MA PERCHEEEEEE’?  se non parlavo a quest’ora ero ancora abbracciato al cane e dormivo sonni tranquilli!
‘Allontana quella bestia dal mio cuscino o vi sbatto tutti e due sul pianerottolo!’
‘Non oseresti mi sono fatta circa 17 ore di viaggio per arrivare qui, e so che non sei così cattivo.’
Corro in camera e senza guardare dove vado mi tuffo sul letto schiacciando esseri viventi pelosi e non.
‘Comunque mi sei mancata.’
‘Anche tu. Ora dormi ne parliamo all’incirca tra 4 ore, che dobbiamo vedere una cosa.’

È stata una notte piena di imprevisti percui non posso dire  di essere al massimo della mia forma psicofisica e anche se mi sono riuscito a concedere qualche ora di sonno dopo che Tomoyo mi è piombata in casa, quelle poche le ho passate immerso in strani incubi nei quali la ragazza sopra citata mi lanciava dietro lampade di ogni tipo e di ogni materiale, prendendomi a ogni lancio ovviamente.
Quando mi sono svegliato di soprassalto la prima volta mi sono ritrovato sudato fradicio ed abbracciato alla schiena di Gringoire che mi guardava terrorizzato: questa entra ufficialmente nella lista delle 10 notti peggiori mai passate. La metà di suddette notti le ho passate a prendermi a pugni con qualcuno le altre a litigare con Tomoyo percui per una questione di percentuali lei è la persona che mi abbia mai causato più incubi e brutti pensieri.
Mi dirigo come uno zombie in cucina dove mi aspetta già preparata la colazione, eppure sono solo le 7:30 di mattina, chissà a che razza di ora ha lasciato il letto quella ragazza.
‘Colazione all’americana, questa tenta di leccarmi giù.’
Arrotolo una frittella e me la infilo in bocca per metà, prendo in mano un bicchiere di succo d’arancia e vado ad appoggiarmi al muro accanto alla porta del bagno.
‘Avanfi, per osa i evi faf pevdonave ?’
La porta si apre di scatto e Tomoyo ne esce con i capelli bagnati legati a formare una cipolla dietro la testa e sfoggiando il suo miglior sorrisetto falso.
‘Non mi devo far perdonare nulla.’
‘Immi a veifà!’
‘Ingoia quella frittella e ripeti questo non l’ho capito.’
Annaffio la mia colazione con il succo d’arancia e a fatica riprendo fiato.
‘Dicevo di dirmi la verità, hai combinato qualcosa ti conosco troppo bene!’
‘Non ho nulla da farmi perdonare solo devo farti vedere una cosa e tu mi devi SOLO coprire ok ?’
‘Coprire ?’
Mi ritrovo trascinato sul divano davanti al televisore e obbligato a guardarmi una lunga ed interminabile serie di pubblicità inutili.
‘Ti sei buttata nel mondo della pubblicità ?’
‘Taci pirla e guarda.’
Rimango quasi shockato nel vedere passare in apertura ad un programma musicale il primo video delle Aka con il loro primo singolo: sono state via solo sei giorni ma a quanto pare sono partite con il turbo, io mi sarei sparato girare il video e incidere la canzone in meno di una settimana è assolutamente da pazzi. L’atmosfera del video è un po’ troppo tetra secondo me ma si addice perfettamente con la canzone, forte e dai bassi eccellenti: si sente che ci hanno lavorato molto e nella registrazione hanno messo tutto il loro cuore.
‘Vieni bene in video, non conoscendoti di persona mi lascerei andare a pensieri sconci su di te.’
‘Non so se detto da te è un complimento. O iniziamo a chiamare.’
Afferrato il mio telefono di casa, dovrei dire nostro dato che a quanto pare questa fa come se fosse a casa sua, si mette a comporre velocemente un numero tirato giù dal suo cellulare e lo lascia squillare per un po’ prima di chiudere la comunicazione e mettersi più comoda fissando lo sfondo del suo cellulare dove pochi secondi dopo comprare un avviso di chiamata al quale risponde prontamente. Non capisco questo strano giro di chiamate, ma non poteva chiamare direttamente con il suo telefono al posto di usare il mio: a meno che non dovesse passare il mio numero a qualcuno.
‘Moshi mo …’
‘TOMOYO-SAN! Dove diavolo sei finita ? Ti voglio in studio tra 10 minuti!’
Credo che l’interlocutore di Tomo-chan sia il suo manager, sempre detto che mi ricordo bene la sua voce, e deve anche essere parecchio arrabbiato se sono riuscito a sentirlo dalla distanza alla quale mi trovo.
‘Veramente mi è impossibile.’
‘COME! Prendi quella trappola urlante della tua moto e in 20 minuti entri in scena con le altre!’
In contemporanea il presentatore alla tele sta introducendo un gruppo di quattro ragazze che ci metto un po’ ad associare alle Aka dato il totale cambiamento immagine al quale le hanno sottoposte e solo adesso capisco da cosa devo coprire Tomoyo: quella se ne andata giusto un giorno prima della presentazione del nuovo singolo e della band al grande pubblico.
La addito con l’aria stupefatta e gli occhi sgranati, capisco anche perché il manager sembra essere diventato una specie di pitbull incazzato che non smette di abbaiare.
‘Ti dico che non posso venire, sono a casa di un amico che ha bisogno di una mano!’
‘Passami quest’amico dai, tanto so che menti!’
 ‘Vuole te.’
Mi ritrovo in mano il telefono e tento di mettere insieme un paio di parole giusto per dar l’impressione di essere ancora cerebralmente vivo.
‘S-salve.’
‘Ryo ?’
‘Eh eh in persona.’
‘Cioè Tomoyo è a casa tua ?’
Improvvisamente sento un gran fracasso dall’altra parte della cornetta e delle voci concitate che corrono in soccorso del giovane manager che a quanto pare ha appena avuto un attacco di cuore.
‘Credo ti sia appena morto il manager.’
‘Bene dammi il telefono devo chiamare le ragazze.’
‘Ma sono in diretta, non ti risponderanno!’
‘Kocchan ha il cellulare nella tasca di dietro dei pantaloni, lo ha sempre nella tasca di dietro dei pantaloni. Controllerà almeno chi è fidati.’
Sposto di nuovo la mia attenzione sullo schermo del televisore e mi scappa quasi da ridere nel vedere il presentatore che contava le ragazze una decina di volte con aria preoccupata.
‘Ma non dovevate essere cinque ?’
‘Si, siamo in cinque ma purtroppo la bassista è intrappolata nel traffico, arriverà presto.’
‘Tomoyo, quelle si stanno arrampicando sugli specchi.’
‘O vedrai ora su cosa si arrampicherà Kocchan.’
Intanto che il presentatore raccontava in generale la storia del gruppo, parlando del periodo che hanno fatto con noi, incomincio a vedere la chitarrista seduta più in esterno muoversi a disagio.
‘Ahah ha la vibrazione! Che fastidio!’
Tomoyo sta attendendo con il cellulare attaccato a un orecchio sostenuto con la spalla mentre spezzetta una frittella che non so bene da dove ha fatto comparire ed attende una qualche risposta da parte dell’amica, che intanto si sta contorcendo come se avesse le convulsioni e fa di tutto per tirarsi i capelli il più possibile sul davanti.
‘Cosa diavolo fa ?’
‘Si mette l’auricolare del cellulare… oh Kocchan che bello sentirti. Ti sto guardando in tele percui muovi la testa per farmi capire. Il manager vi ha detto dove sono ?’
Questa cosa ha dell’inverosimile , è in diretta televisiva ed è riuscita a portarsi dietro il cellulare e rispondere: piantono gli occhi sul televisore e vedo che la chitarrista muove lentamente la testa a destra  e sinistra sorridendo dolcemente.
‘Ahah sei pronta a una bella notizia, Sono a casa di Ryo in piena Tokyo!’
Tomoyo se la ride sotto i baffi crudele mentre l’amica sgrana gli occhi e fa cadere la mascella attirando l’attenzione di tutto lo studio televisivo.
‘Ho detto qualcosa di sbagliato, signorina ?’
‘N… No… è solo che, ho ho …’
‘Sicura che vada tutto bene ?’
‘Kocchan avvicina il cellulare al microfono e togli la cuffia’
Come un automa la ragazza esegue l’ordine di Tomoyo ancora con la bocca aperta per farci entrare le mosche. Il presentatore sembra interdetto si gira per guardare verso i direttori forse in cerca del manager delle ragazze che probabilmente sarà già all’accettazione in ospedale a quest’ora e scuote la testa disperato.
‘Non vi preoccupate questa cosa ha un senso… credo… almeno quando Raiha fa qualcosa solitamente ha un senso, contorto ma lo ha.’
Si toglie il microfono e lo appoggia al cellulare.
‘Coraggio donna parla.’
‘YO BOYS&GIRL! ANCORA NON CI CONOSCIAMO MA LO FAREMO PRESTO!’
Rimango sorpreso di sentire la voce di Tomoyo riproposta dal televisore con una nota più metallica.
‘Sono Raiha la bassista, non che l’addetta ai problemi delle Aka. Infatti in questo momento sono, indovinate …. a TOKYO! Non ho potuto fare di meglio per ora, volevo prendere un aereo e andare in America prima di chiamarvi ma il primo volo parte pomerigg…’
‘RAIHA-CHAN!’
‘Oh Yo, Maki. Ahaha la Maki si è arrabbiata.’
Con uno scatto la ragazza si è buttata lunga distesa sul tavolo e ha afferrato il cellulare mettendosi a sbraitarci dentro come una pazza mentre Haru tentava di saltarla via ed afferrare a sua volta il cellulare ancora più inviperita della cantante.
‘Come osi essere a Tokyo brutta microcefala? Ma lo sai che abbiamo bisogno di te …’
‘E lo so sono il motore del gruppo che ci si può fare…’
‘Taci vecchiaccia che non sei altro. Dove sei di preciso, la città è bella grande sai…’
Tomoyo si gira a guardarmi e copre un attimo il telefono con la mano, se si aspetta una risposta del genere, -Ma si digli che abiti da me in pratica da sei mesi- si sbaglia alla grande, meno persone sanno che conviviamo meglio è, ne va anche del mio onore: sempre che ne sia rimasto.
Scuoto la testa e mi metto a gesticolare come uno scemo per rafforzare il concetto dato che Tomoyo ha la zucca durissima, peggio della mia.
‘Sono a casa di Reita-senpai. È qui accanto che fa gesti strani.’
Praticamente le salto addosso e tento di strapparle il telefono di mano che vola a terra trasmettendo in mondo visione il rumore dello schianto dell’apparecchio a terra.
‘ZITTA!’
‘Ahah te la sei presa ?’
‘Zitta, ma sono cose da dire!’
‘Però è vero che sono qui con te, guarda che se non mi lasci gli dico che dormiamo nello stesso letto.’
Capitomboliamo giù dal divano intanto che tentiamo di allungarci per arrivare al telefono io per chiudere la chiamata, lei per continuare con il suo contorto giochino in cui sta convolgendo tutti quegli che gli passano sottomano praticamente: le attuali vittime sono Io, il Manager, Kocchan, e i nervi di Maky e Haru. Quante ne vorrà fare ancora ?
‘Ragazzi si sente tutto…’
‘Guarda che gli dico di quando esci dalla doccia e altri tuoi viziacci orridi, Reita!’
‘Perché vogliamo parlare dei tuoi!’
‘Ragazzi… sul serio prima di arrivare ai vostri inghippi sconci vi rendete conto che si sente tutto.’
Inizio a collegare che le voci che arrivano dal televisore prima di tutto sono le nostre e poi quelle delle ragazze che ci avvertono che stiamo esagerando.
‘Dammi quel telefono.’
Con un ultimo scatto di reni schiaccio completamente Tomoyo a terra e afferro il telefono piantandomelo all’orecchio così forte che quasi mi faccio male da solo.
‘Qualsiasi cosa abbiate sentito non è vera!’
Nello studio televisivo intanto sono tutti in preda alle risate soddisfatte di chi si aspettava uno spettacolo normale e lineare e invece si sta trovando ad assistere ad un vero e proprio circo messo in piedi e magistralmente orchestrato da una persona nemmeno presente.
Credo di aver capito quale sia l'obbiettivo ultimo di Tomo-chan...
Sta facendo proprio una bella pubblicità alle sue ragazze, altro che rockstar riservate e spocchiose, fossi una persona normale, cosa che non sono e non smetterò mai di ribadire, le prenderei subito in simpatia come se fossero vicine di casa o compagne di scuola: sanno come farsi amare.
Mi giro a guardare Tomo-chan  che sorridere birbante e mi lascio scappare un sospiro esasperato: questa bambinetta sa proprio come farsi amare, non penso di aver mai incontrato una come lei.

E con questo sono ufficialmente diventato un rammollito che si fa comandare da una donna… che fine ingrata.

---X---

Emh... Yo!

Ehehe scusate ci ho messo una vita ad aggiornare ma  ho sempre paura di dilungarmi troppo perchè ho un sacco di idea in testa e... e... e va bene non ho scuse ho lasciato un po' indietro questa fanfiction, ma cosa posso farci mi sono attaccata alla play in queste vacanze e mi sono scordata ç___ç Scusaaateeeee... spero comunque vi sia piaciuto questo capitolo molto senza senso....
Bye Bye,
Darky

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Capitolo 16
*** 14 luglio 2013 3 anni 3 mesi 19 giorni ***


Magari qualcuno di voi, carissimi, seguendo questa mia narrazione si sono affezionati un poco a me, che come avrete ben notato, non sono portato per l’esposizione dei fatti dato che dilago spesso in discorsi inutili, e in descrizioni di particolari assolutamente inutili: proprio come sto facendo ora.
Vorrei poter andare avanti a raccontarvi tutti gli aneddoti possibili sugli anni successivi che ho vissuto con Tomoyo, potrei rimanere qui a parlare per un sacco di tempo infatti con quella ragazza intorno non mi sono mai annoiato. Dilagherò ancora un attimo con discorsi inutili … ho sempre amato le storie fin da quando ero piccolo e ho sempre sperato che la mia vita, come quella di una favola, finisse con un tutti felici e contenti: non vi preoccupate, non è arrivata la fine della mia storia, solo penso se è veramente possibile avere un lieto fine. Una fine già perché è una fine non ha nulla di bello, lieto e felice.
Ora riprendendo la mia storia, ma mi dovete scusare se d’ora in avanti parlerò al passato, ma rivivere quei momenti, tornando indietro anche con il cuore sarebbe troppo brutto.
Sinceramente io bloccherei qui il mio racconto, per permettere a tutti di riportare alla mente le mie parole solo con un sorriso ma non sarebbe giusto nei confronti vostri, carissimi, e di tutte le persone che quei momenti li hanno vissuti.

La mia strana relazione d’amicizia con Tomo-chan andò avanti per quasi i due anni successivi e devo dire che sono stati i due anni più strani di tutta la mia vita, ogni giorno libero che riuscivamo a trovare prendevamo un aereo  e invadevamo la casa dell’altro. Non mi chiedete come, ma dopo mesi di pressioni, sono riuscito a convincere quella testona a trasferirsi in pianta stabile a Sapporo nell'appartamento insieme alle altre.
Un paio di volte ho avuto anche l’onore di andare a dormire sul loro divano, abbracciato al sacco da box di Tomoyo, che le ragazze non sapevano dove piazzare, e giustamente lo avevano abbandonato in un angolo della casa dal quale poi aveva iniziato a naufragare, spostato a seconda dell’occasione. Naturalmente quando io arrivai l’occasione voleva che fosse usato come cuscino, molto scomodo, del divano; mai dormito così male in vita mia. La sera successiva Tomoyo si infilò nel letto con Kocchan e mi lasciò libero il suo in uno dei gesti più belli che io mi potessi aspettare; solo in un secondo momento scoprii che il letto di Tomo-chan era provvisoriamente un sacco a pelo buttato in un angolo sotto a un calorifero. Porca misera se era furba quella bestiolina, appena poteva cavarsi dalle scomodità lo faceva!
Questo è solo uno degli esempi dei disastri che è riuscita a combinare uno dietro all’altro, ma tutti purtroppo hanno iniziato ad amarla proprio per questo; ditemi chi ha il coraggio di arrivare in ritardo a un concerto perché ha perso l’aereo?
Aspettate a parlare non ho mica finito di formulare la domanda, perché fino a qui potrebbe capitare.
Chi ha il coraggio di arrivare in ritardo a un concerto perché ha perso l’aereo e per fare in fretta entra nel teatro dalla porta d’emergenza in motocicletta, parcheggia davanti alla prima fila e salta sul palco con ancora il casco in testa ?
Avanti vi permetto di farvi una risata perché, si carissimi, Tomoyo lo ha fatto davvero. Quello era anche il loro primo concerto registrato …
Quando Tomoyo entrò in teatro, tutti si misero a lamentarsi perché credevano fosse un fan impazzito, ma appena ha messo piede sul palco e si è messa a fare segno a tutti di stare buoni come uno scaricatore di porto, non è servito molto a nessuno per capire che era lei. Si è tolta il casco, il giubbotto, le varie protezioni e struccata, sudata e spettinata si è messa in spalla in basso per iniziare a suonare come se nulla fosse. Dovrebbe esistere più musicisti come lei, sinceri, che ammettono i proprio errori e si mostrano al pubblico così come sono nella loro vita privata.
Ecco avevo detto che non mi sarei perso in aneddoti inutili, ma cosa ci posso fare, non si può raccontare la storia della nostra amicizia senza raccontare delle pazzie della parte femminile del rapporto, come ad esempio quando ha messo in giro delle foto di noi due, diciamo in pose compromettenti solo per farmi sprofondare nella vergogna, o come quando per girare un video ha accettato di gettarsi dentro a un fiume da un ponte sospeso a 20 metri d'altezza, oppure quando è comparsa ad un nostro concerto e nel bel mezzo dell’esecuzione si è seduta a terra e dal cestino da picnic che si era portata dietro ha tirato fuori un panino e si è messo a mangiare mentre noi suonavamo! Quella volta più che odiarla, l’ho amata: che volete avevo fame e dato che i panini erano due ne ho confiscato uno e, mentre lei prendeva il mio posto e suonava, mi sono seduto e ho mangiato come tutti i comuni mortali.
Come avrete capito per quei due anni la mia vita ha avuto una parvenza di irrealtà quasi magica; veramente non ho mai vissuto così bene … a parte gli attacchi di stress, di perdita di capelli, attacchi di fame, prurito da stress, tic agli occhi, crisi in cui diventavo balbuziente e attacchi di urla improvvisa.
A si e la forfora … tanta forfora … che vergogna.

Purtroppo però come tutte le più belle storie, anche la mia è arrivata alla sua conclusione, precisamente la domenica del 14 luglio 2013 a 3 anni, 3 mesi e 19 giorni dal nostro primo incontro, intorno alle 23:17 a causa della pioggia fuori stagione. Sembrerò un maniaco a tenere il conto di tutti i giorni e a volte dei minuti che passo insieme a una persona ma quando trovo qualcuno di cui mi posso fidare voglio un giorno potergli dire ‘Mi hai regalato i 3 anni, 3 mesi, 19 giorni, 23 ore e 17 minuti più belli della mia vita’.
La fine della mia storia arriva su un’anonima strada di città, in un’anonima serata di pioggia ed un anonimo semaforo dove nonostante la stagione calda l’acqua non si era certo risparmiata ed aveva intasato così tanto le fognature che non riusciva più nemmeno a scivolare nei tombini e formava dei laghetti ai bordi della strada: se avete seguito la mia storia dall’inizio saprete sicuramente che Tomoyo non è una persona nata per muoversi a piedi ma ha nel cuore un motore a 120 cavalli ed è in grado di andare in giro in moto anche con la neve o la nebbia più fitta.
Quella sera non si è contraddetta e quando alcune ore prima ci incontrammo insieme a tutti gli altri ragazzi lei arrivò, in ritardo, e con il casco della moto sotto braccio, bagnata fradicia come un pulcino, imprecando contro il cielo di non avere l’opzione anfibio sulla moto.
Nonostante questo però al momento di separarci non accettò nessuno degli innumerevoli inviti a farsi dare uno strappo in macchina e montò sul suo mostro rombante lasciandoci tutti dicendo che andava a fare un giretto per prendere un po’ di aria: l’ultima volta che la vidi fu al semaforo, eravamo uno accostato all’altra e ci salutammo appena con un cenno della testa prima di prendere direzioni diverse allo scattare del verde. Io svoltai a destra per avviarmi verso il centro e verso la sicurezza della mia casa, lei invece tirò via dritto ad una velocità sorprendente scomparendo per sempre alla vista di tutti noi. Quando la vidi la prima volta era in sella a quella moto proprio come in quel momento pronta a mangiare via chilometri d’asfalto e così l’ho vista l’ultima volta, come se tutto questo fosse un grande cerchio che prima o poi si doveva chiudere.
Tornando all’anonimo incrocio quella sera del 14 luglio, Tomoyo era li proprio ferma sulla linea dello stop aspettando che nell’altro senso passassero tutte le macchine prima di potersene correre via verso luoghi più attraenti: per sua sfortuna il camion che arrivava alle sue spalle non aveva revisionato di recente i freni. Il camionista perse il controllo e travolse Tomoyo in moto, 2 macchina e un passante a piedi; l’unico sopravvissuto di tutto l’incidente è stato proprio il camionista.
Non pensiate io sia diventato una persona senza scrupoli dato che riesco a raccontare questi avvenimenti senza emozioni, la verità è che non piansi tanto come nel mese successivo alla morte del mio diavolo con i capelli rosa: tutto mi sembrava inutile e vuoto, tutto ciò che facevo, che vedevo e che sentivo era superfluo o di scarsa attrazione, in pratica passai tutto il mese in uno stato quasi catatonico.
Al funerale mi tenni in ultima fila e ho osservato tutte quelle giovani persone venute a salutare Tomoyo, vecchi amici, il portinaio della casa a Sapporo dove viveva con le ragazze, alcuni colleghi ma non vidi ne la madre, ne il padre ne i due fratelli: fino a quel giorno non avevo mai veramente creduto che lei fosse la pecora nera della famiglia e invece quell’atto di totale mancanza di rispetto mi ha fatto capire tante cose. Non era lei ad essere sporca ma tutti gli altri che vedendosi troppo scuri vicino a lei hanno preferito cacciarla per evitare di fare brutte figure.
Questa è veramente la fine della mi storia, non una storia con un lieto fine ma nemmeno con un finale del tutto negativo, una storia che mi ha insegnato che le persone non sono mai quello che danno a vedere esteriormente e che in meno di tre settimane una ragazza è in grado di rapirti e non farti tornare più indietro. Tomoyo è morta questo è vero ed ora sono qui di nuovo solo come anni fa ma se c’è una cosa che non dimenticherò mai è quello che era il credo di quella ragazza pazza e senza cervello ‘I sogni non muoiono’: lei è vissuta per i suoi sogni contro tutto e tutti, vorrei aver vissuto io con un decimo del suo coraggio la mia vita.

Questa è raealmente la fine della mia storia più bella, niente lacrime, niente sorrisi, solo ricordi prezioni.


P.S.
Vi ricordate quella canzone che voleva tanto riuscire a riscrivere e pubblicare… c’è riuscita ed io ora ho proprio quel cd sul mio comodino al posto di una fotografia, perché significa più di tutte le foto che si possano trovare…




-The End-

---X---
Ciao a tutti,
beh ok ci ho messo il doppio del tempo che avevo promesso di impiegarci per scrivere l'ultimo capitolo, e poi non è nemmno venuta fuori poi sta gran cosa: l'unico appunto che volevo dare è che ho tentato di non essere ne patetica ne troppo superficiale in queste poche righe e che siano uno conclusione per voi soddisfacente.
Avevo necessità di far terninare in questo modo la storia perchè mi sono stancata delle storie che finiscono sempre tutte bene, sembra che la morte, la crudeltà e la tristezza non esistono al contrario di quello che accade nella realtà...
Non voglio diventare troppo prolissa in discorsi che possono sembrare già delle giustificazioni nel caso non sia piaciuto, io sono felice di questa storia e se lo siete anche  voi, bene la cosa mi rende ancora più entusiasta se non lo siete mi dispiace di aver deluso le vostre aspettative.
A presto,
Darky

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