Dove vivono gli innamorati? di Sasy_1803 (/viewuser.php?uid=3541)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scritta Indelebile ***
Capitolo 2: *** Voleranno ancora quelle ali? ***
Capitolo 3: *** Segreti Dolorosi ***
Capitolo 4: *** "Cara Babi" ***
Capitolo 5: *** Piccola stella senza cielo ***
Capitolo 6: *** Arrivo! ***
Capitolo 7: *** Ricerca ***
Capitolo 8: *** Abbracciati sotto gli occhi di lei ***
Capitolo 9: *** Un piccolo assaggio di cielo ***
Capitolo 10: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 1 *** Scritta Indelebile ***
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Salve a tutti! Questa fan fiction è scritta
con il cuore, con le stesse emozioni che ho provato leggendo il libro. Per
questo motivo mi sono sentita in dovere di scrivere come secondo me potrebbe
continuare la storia non solo per me stessa ma anche per tutti coloro che
sogneranno di nuovo leggendo queste righe. Perchè si, spero che lo farete e
spero che la mia storia vi piacerà. Per darvi un piccolo assaggio di "Dove
Vivono gli Innamorati" ho creato un piccolo video di presentazione. Per vederlo
clikka
qui.
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La macchina viaggiava veloce per la strada sul ritmo di
qualche canzoncina pop dell’ultimo momento. Fuori il sole splendeva, come quella
Y10 appena lavata che sfrecciava per le strade di Roma, consapevole che ben
presto non potrà più toccare i 70 vista la fila che si accumula sempre in centro
verso quell’ora. Erano bei tempi quelli in cui suo padre la portava sempre a
scuola, senza doversi preoccupare di guidare e di trovare parcheggio. Era
semplicemente un sogno pensare di parcheggiare a 200 metri dall’università.
Tanto vale che lasciava la macchina a casa e veniva a piedi. Il traffico era a
dir poco insopportabile. Doveva partire sempre trenta minuti prima e questo
significava perdere mezzora di sonno!
Il cielo era chiaro e stranamente non c’era una singola
nuvola a coprirlo. I clacson coprivano il rumore degli uccelli che si
incontravano e si cercavano.
Ma li, li dove mai niente e nessuno avrebbe dovuto
scrivere, c’era ancora una traccia di loro, di lui. Li su quel ponte, come ogni
mattina accadeva, Babi era costretta a ricordare, a ricordare quello che era
stato e che non era più. Quel ponte, ora pieno di scritte e disegni dai mille
colori, portava con se ancora un pezzo della loro storia. Incancellabile, come
forse l’amore che ancora li legava, quella scritta si mostrava prepotentemente
sulle altre, ancora carica di significato come un anno fa.
Poi quella stupida canzone finisce e come se tutto il mondo
fosse contro di lei, eccola che arriva, piano, sfumata da quel Dj che proprio le
voleva male, quella canzone, la sola ed unica canzone che non sarebbe mai dovuta
arrivare.
La sola ed unica canzone che l’avrebbe portata indietro nel
tempo.
La sola ed unica canzone capace di farla di sognare,
sperando ancora in quell’amore impossibile.
La sola ed unica canzone capace ancora di farla piangere.
Così, come se niente fosse, piano piano, piccole e timide,
eccole che arrivano. Calde lacrime riempiono quei pozzi d’azzurro che sono i sui
occhi, rendendoli ancora più brillanti. Poi le palpebre si chiudono e quelle
piccole goccioline salate cominciano il loro lento percorso, tracciando una scia
bagnata e luccicante, sotto il riflesso del sole di Aprile. Ed ecco che i
ricordi invadono la sua mente, accompagnati dalle dolci note di quella musica
che ama e al tempo stesso odia perché capace di farle ricordare ogni singolo
istante trascorso con lui. Le sembra ieri quando quella mattina, accompagnata da
suo padre, si accorse di quel messaggio. Lei era l’unica, l’unica a conoscere
veramente il significato di quella frase, unica a sapere che era rivolta a lei.
Come quella mattina in piazza, quando sentì parlare delle ragazzine. Dicevano
che quella scritta era dedicata a loro, che il loro nuovo ragazzo gli aveva
voluto un regalo. Ma Babi sapeva, Babi sapeva che era stato lui. Solo lui le
aveva detto che li in quel posto lontano da tutti e da tutto, potevano amarsi in
pace, senza preoccupazioni, senza problemi, senza aver paura di amarsi. Li, ‘Tre
metri sopra il cielo, dove vivono gli innamorati’. Ma quel salto era troppo
alto, era troppo in alto per lei. Tutto era troppo per lei. Solo li, tre metri
sopra il cielo, potevano vivere il loro amore, la loro favola, ma nella vita
reale non era possibile. Quanto le era costata quella decisione, quanto le era
costato alzare il telefono e dire quelle parole che pochi minuti prima era
pronta a recitare, senza paura e incertezza, ma che mancarono di uscire non
appena sentì la sua voce. Lui, felice ed innamorato di sentirla, di sentire la
sua voce, non sapeva che di li a pochi istanti tutto sarebbe finito, tutto
sarebbe svanito non appena le parole ‘ Step…mi sono messa con un altro’ lo
avrebbero colpito al cuore. E li, quel sottile ma potente scudo che solo e
soltanto lei era riuscita a sbloccare, si stava pian piano riformando. La
solitudine, la pura solitudine e consapevolezza di aver perso l’unica cosa al
mondo più importante di se stesso, l’unica cosa al mondo capace di farlo sentire
vivo, amato. L’unica persona che lo rese folle d’amore, sdoppiando la sua
persona e rendendolo dolce e al tempo stesso protettivo verso colei che amava.
Li, dalla parte opposta dello stesso ponte, c’è lui che
come quella mattina di tanto tempo fa, non è semplicemente appena uscito di
casa, ma deve ancora tornarci dalla serata trascorsa a gironzolare per la città.
Ray-ban e Malboro in bocca sembrano riportare indietro il tempo. Un estraneo
penserebbe che sia la stessa mattina di tanto tempo fa, quando ancora non aveva
incontrato l’amore, quando ancora era tornato da una notte di pazzie con il suo
amico Pollo, ma un buon intenditore non può certo non notare che quel ragazzo
seduto, non ha più il sorriso di quella mattina. Ed ecco come c’è qualcosa di
differente. Quel qualcosa è appunto quel sorriso strafottente e sicuro di se,
che un tempo non avrebbe mai abbandonato le sue labbra, ma che adesso è invece
dimenticato e troppo poco adatto alla situazione. Era trascorso un anno e ogni
giorno, tornando a casa si era ritornato quello di un tempo, chiuso in se
stesso, privo di sentimenti verso gli altri. Pian piano aveva ricostruito quel
muro che tempo fa lei era riuscita a sgretolare con semplicità…con amore. Ma
ogni giorno svegliandosi, quel muro lo aiutava a dimenticare, a dimenticare
quello che era stato, quello che il suo cuore non voleva dimenticare e che forse
non avrebbe mai dimenticato. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, il tempo
passava, lentamente si, ma passava..e anche i ricordi di loro, di quello che
erano stati si affievoliva. Certo, quello che provava per lei non era ancora
riuscito a cancellarlo, ma i continui flash back della loro prima volta, del
loro primo bacio e di molti altri momenti, erano sempre meno frequenti…Lui era
chiaramente la sola ed unica causa di tutto. Lui, il suo modo di fare, di
comportarsi..Era completamente diverso da lei. Era un teppista di strada e
semplicemente non poteva far finta che tutto potesse andare bene. Forse a volte
l’amore non è abbastanza. Bisogna guardare in faccia la realtà e rendersi conto
che a volte non è abbastanza. Per quanto tu possa amore una persona, per quanto
tu possa morire per lei..a volte non è abbastanza. La pressione del resto del
mondo, il sentirsi in un ALTRO mondo, che non accetta quello che sei e quello
che ami, non è mai semplice da sopportare e lei non ci era riuscita. I suoi,
l’ambiente in cui era da sempre stata abituata a vivere, non lo avrebbero mai
accettato, non lo avrebbero mai accettato per quello che era, per quello che
faceva…pronti a giudicare o a guardare solo l’apparenza di una persona senza
capire che l’anima di questa, spesso non rispecchia quello che da fuori ci
sembra di vedere. Lui ha amato e forse ama ancora quella ragazza con tutto il
suo cuore, ma come poteva far capire ai suoi che l’amore che provava non era una
semplice sbandata? Loro, zitti e arroganti, non volevano ascoltare. Non capivano
che li davanti a loro c’era un ragazzo..un semplice ragazzo che non aveva avuto
la fortuna, come loro, di avere soldi, una famiglia da amare e l’amore dei
genitori, come invece avrebbe voluto…
Ma quel ragazzo non gli stava chiedendo niente..solo e
soltanto la possibilità di amare la loro figlia, senza ostacoli con tutto se
stesso, aggrappandosi a quella possibilità di avere una ragione per vivere…
Ma non è solo il sorriso che lo distingue dalla mattina di
un anno fa..un piccolo Sony, infilato nella tasca destra del suo giacchetto di
pelle, è sintonizzato su Tele Radio Stereo. Strano che lui ascolti quel tipo di
musica. Ma come ogni mattina, prima di tornarsene a casa, si siede sul bordo di
quel ponte e ascolta quella stazione con quel Sony, un tempo prezioso nelle mani
di quella ragazza dagli occhi celesti e dal sorriso meraviglioso. Era un suo
regalo e lui non lo aveva mai abbandonato. Gli rimaneva ancora quella bandana,
legata saldamente al polso, che profumava ancora di lei, quel piccolo Sony che
continuava a regalargli il ricordo del suo sorriso e quel ponte, che così sporco
e silenzioso, era ricco di emozioni, ricco di ricordi, ricco di scritte senza
senso o dediche d’amore che, nonostante quante fossero, nonostante quanto
fossero colorate, non avevano ancora cancellato quella frase, quella frase che
lo aveva spinto a svegliarsi la mattina presto, sapendo che alle otto lei
sarebbe passata di li, quella frase che gli ricordava la loro prima volta, la
casa sul mare, il tramonto e tutto il resto…Lui che
all'inizio era il duro della situazione, il cuore di pietra, adesso si ritrovava
debole e ferito, colpevole solo di essere stato troppo violento, non curante
delle regole e pensando di essere "Immortale", come disse, quando invece non lo
era mai stato. Così si era ritrovato solo, sperduto senza più quell'unica cosa
che lo faceva sentire felice, libero dalle preoccupazioni senza più avere lei
vicino. E pensare che all'inizio si odiavano e che lui non sapeva nemmeno cosa
voleva dire essere innamorati...Impacciato, forse, all’inizio non sapeva nemmeno
come comportarsi, se doveva abbracciarla quando piangeva, se doveva guardarla
con amore quando gli sorrideva, perchè estraneo a tutto ciò...Lei era l'unica
persona che lo rendeva felice, che lo faceva sentire una persona nuova e non più
il ragazzo solo e abbandonato, che lo faceva sentire semplicemente amato. E'
veramente strano vedere come una persona possa cambiare e al tempo stesso essere
ancora la stessa di un tempo..Lui ci aveva provato a controllarsi, a
cambiare…per lei..per renderla felice, per essere accettato dai suoi genitori,
ma pensandoci bene un persona non può cambiare..Nasci timido e morirai timido,
nasci sicuro di te e senza paure e morirai senza essere cambiato di una
virgola…Ma forse c’era una cosa che lo distingueva da tutto ciò…lui non era nato
così..lui era una persona come le altre, dolce e tranquillo, fino a che tutto
non gli crollò addosso..Forse poteva cambiare..forse poteva davvero…
Ma come in quella macchina, anche
li, lui stava ascoltando quella canzone..iniziata piano, sfumata da quel Dj che
avrebbe voluto prendere a calci per l’ottima scelta, ma che comunque non
era capace di smettere di ascoltarla. Bastava semplicemente posare un dito sul
tasto ‘Off’ e la musica sarebbe cessata immediatamente…Ma invece nessuno dei due
voleva farlo..nessuno dei due aveva la forza di spingere quel tasto. Mai cosa
più difficile gli capitò quella mattina..come decidere se mettere fine a quella
musica o no…Si stavano semplicemente lasciando trascinare da quelle emozioni
sotto le note di “Beautiful” non sapendo che la persona a cui stavano pensando
era li, dall’altra parte del ponte, ferma ad ascoltare quella canzone, ferma a
pensare alla loro storia, a come era nata e a come era finita dolorosamente, a
come si erano scoperti giorno dopo giorno, svelando all’altro facce nuove che
prima non conoscevano…
Lenta e sfumata la canzone finì, portandosi con se i
ricordi e i pensieri di quei due giovani ragazzi, che così giovani, troppo
avevano sofferto e stavano ancora soffrendo…
Lei velocemente premette l’acceleratore e si riscosse da
quei pensieri dolorosi mentre allo stesso tempo lui si alzò dal bordo, spegnendo
il Sony, imprecando contro quel Dj del cavolo! Salito in moto, pronto a tornare
a casa, si mise in strada..già sognando di tuffarsi nel letto per dormire e
sognarla.
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Capitolo 2 *** Voleranno ancora quelle ali? ***
Nuova pagina 2
L’aeroporto era decisamente affollato, ma lui si muoveva
con una semplicità unica nel suo genere. Ray-Ban in dosso, un classico, ma una
Malboro infilata stranamente sopra l’orecchio, solo e soltanto per il divieto di
fumare. Giacchetto di pelle nero e tanta tristezza nel cuore.
Si quella era la decisione giusta da prendere. Era inutile
rimanere in quella città, dove niente e nessuno lo legava. Bè una persona c’era,
ma la continua paura di incontrarla per strada lo seguiva. Temeva d’incontrarla,
perché non sapeva come avrebbe reagito, temeva di incontrarla vedendola stretta
nell’abbraccio di qualcun altro, perché sicuramente non si sarebbe controllato o
semplicemente sarebbe morto all’istante, temeva di incontrarla e vederla
infelice.
Così aveva deciso di partire, seguendo quel sogno che lo
aveva accompagnato sin da bambino: visitare New York. Suo padre non era
d’accordo, ancora in cerca di quel figlio che un giorno avrebbe voluto vedere
laureato, ma che forse non lo avrebbe visto mai. Stefano era così, semplicemente
diverso, semplicemente libero, perché lo era, lo era davvero. Non si era mai
preoccupato delle regole, degli insegnamenti..aveva semplicemente vissuto la sua
vita al 100% all’insegna del puro divertimento. Ma infondo un padre può
intralciare il sogno di un figlio? No, non poteva, soprattutto vedendolo in
quello stato. Non sapeva il perché di tanta tristezza, non sapeva perché si
fosse ridotto così, da un momento all’altro, ma era sicuro di una cosa: voleva
vederlo felice come un tempo. Non gli importava se questo avrebbe significato
ritornare a quello che era prima, vedendolo con un gruppo di amici che mai aveva
apprezzato, sapendo da Paolo che rientrava la mattina dopo essere uscito la sera
del giorno precedente…Questo forse era il prezzo da pagare per la felicità di
suo figlio. E così, decise di aiutarlo, pagandogli il viaggio e dandogli anche
qualche soldo per vivere. Così, valigia nella mano destra e biglietto nella
sinistra, il giovane ragazzo si avviò al gate pronto per quella nuova avventura,
lasciandosi alle spalle, con dolore, Roma e tutti ricordi che si legavano a
quella città.
Step finalmente prese posto sull’aereo. Aveva ancora il
sapore del tabacco in bocca, frutto di una veloce tirata nel bagno, da
assaporare per l’ultima volta di li a 10 ore, sentendo l’odore e il sapore della
sua Malboro. Era incredibile ma vero che suo padre gli avesse dato dei soldi e
pagato pure il viaggio!!Senza Pollo e Babi, nient’altro lo legava più a quella
città…si aveva degli amici ma non era più come un tempo..
Cambiare città e amicizie gli avrebbe fatto bene! Di una
cosa era felice però…non avrebbe abbandonato la sua bella moto! Niente e nessuno
poteva separarlo dalla sua amica, l’unica rimastagli fedele, l’unica cosa al
mondo che gli era rimasta. Già s’immaginava andare in giro per le strade di
Manhattan, scoprendo nuovi luoghi, nuove amicizie e chissà..forse una persona
speciale, speciale come lei…non solo lei era così, inimitabile, unica nel suo
genere. E’ sempre così, quando ti accorgi di aver perso la persona che hai amato
con tutto te stesso, sei convinto che non ce ne sarà mai una uguale, un’altra
capace di farti provare le stesse emozioni, capace di essere la copia esatta di
colei che un tempo era tua. Perché continui a vivere dietro quei ricordi, dietro
quei piccoli particolari di lei, che unica nel suo genere, non potrà mai
assomigliare a qualcun altro. Continui così a vivere di quei ricordi, di quelle
piccole parti di lei che solo tu pensavi aver notato così bene, nascondendoti
dal resto del mondo perché consapevole di quello che hai perso, perché
consapevole che non lo riavrai più, sapendo che hai vissuto e vivrai solo di
quello.
In quello stesso momento, quando l’aereo Roma-New York era
appena decollato, una giovane ragazza se ne stava seduta sul bordo di quel
ponte, dove poche ore prima un ragazzo dallo sguardo triste, nascosto da due
occhiali scuri, aveva detto addio a quella città, a quelle emozioni che
lo avevano reso un altro e al tempo stesso la stessa
persona. Aveva detto addio a quella speranza che era rimasta per tutto quel
tempo nella sua anima, aveva detto addio al suo amore, pur continuando a provare
gli stessi sentimenti. Si era definitivamente reso conto che era veramente
finita. Troppe volte, speranzoso, attendeva lo squillo del telefono,
addormentandosi con la cornetta in mano. Troppe volte era passato sotto casa
sua, sperando di vederla ancora una volta scendere dalle scale venendogli
incontro. Adesso era il momento di iniziare una nuova vita, fatta di nuove
persone, nuovi luoghi e quale posto migliore se non quel ponte, li dove tutto è
iniziato e stava per finire, li dove lui, ondeggiando il pennello sul muro,
aveva scritto quelle semplici parole d’azzurro, come il colore dei suoi occhi.,
cariche di significato. Aveva rinunciato a dormire qualche ora in più, aveva
rinunciato alla sua maglietta, ormai piena di piccoli schizzi celesti, che non
sarebbero più andati via, aveva rinunciato persino ai tramezzini del suo amico.
Eppure quello doveva essere il luogo degli innamorati, il luogo dove il loro
amore poteva vivere senza problemi ne confini…Da lassù aveva salutato la
capitale per l’ultima volta, prima di passare sotto casa di Babi e vederla dalla
finestra, bella più che mai, per l’ultima volta.
Adesso lei era li, su quel ponte, senza sapere che lassù,
in alto, sopra di lei, c’era la persona a cui tanto stava pensando, così lontana
ed irraggiungibile..non solo per la distanza che li divideva… Ogni singolo posto
era un pezzetto di puzzle della loro storia. Quant’era difficile vivere in
quella città, dove ogni singolo albero, ciuffo d’erba o fiore, che fosse
appassito o fiorito, gli ricordavano i loro momenti insieme. Ovunque era un
ricordo. A partire da quel ponte, dalla spiaggia, dalla casa sul mare, dalla
piscina all’aperto. Ogni passo che faceva ritrovava un pezzo di puzzle di quella
storia, di quell’amore incancellabile. Ogni volta che usciva per passeggiare
dopo cena, i suoi piedi andavano in direzioni prefissate. Quel ponte o quella
spiaggia o quella casa. Chissà se prima o poi quel puzzle si sarebbe ricomposto,
chissà se un giorno tutto sarebbe tornato come era un tempo, dove ogni singolo
luogo diviso con lui, le avrebbe provocato felicità e non malinconia o
tristezza. E’ terribile essere consapevoli di quanto un amore possa rimanere
impresso nella tua pelle, nei tuoi vestiti, quando riesci a percepire ancora il
suo profumo, nella tua mente, senza pensare ad altro, nel tuo cuore, che batte
più forte non appena pensi a lui, nella tua anima…capace di farti provare le
emozioni di un tempo, attraverso quei ricordi, che ne il tempo ne un prossimo
amore potranno mai cancellare.
Babi era li da sola, osservando il cielo, tinto di mille
colori che svelavano la fine di quel sole, unico compagno di quella ragazza,
consapevole di come si sentiva sola, avvolta dalle mille insicurezze e dai sensi
di colpa, non ancora del tutto convinta della scelta presa qualche mese fa. Le
mai si muovevano avanti e indietro sul bordo del ponte, tamburellava qua e la
qualche dito insicuro sul da farsi, prima di toccare una gran quantità di
mozziconi di sigarette, che guarda il caso erano Malboro. Che strano, tutte
quelle sigarette in uno stesso punto del ponte e soprattutto di una marca ben
precisa…Era solo un sogno sperare che anche lui fosse ormai un cliente abituale
di quel posto, sperare che anche lui non avesse dimenticato e che non si fosse
buttato tutto alle spalle rifacendosi una vita. Lei ci aveva provato, aveva
provato ad uscire con altre persone dopo di lui, ma non ci fu niente da fare.
Quando rimani scossa, quando quell’amore continua a vivere dentro di te
nonostante passino mesi e mesi, quando quell’amore rimane li, sempre li nel tuo
cuore, indelebile come quel piccolo disegno alato, che la contraddistingueva
dalle altre ragazze, che la contraddistingueva come unica e sola anima gemella
di colui che ne aveva una copia…Non bastavano gli innumerevoli luoghi di quella
città a ricordarle lui, no…c’era quel piccolo disegno li in basso, frutto della
pazzia del momento o forse frutto di una semplice pazzia d’amore..Quelle ali,
quelle ali erano capaci di portarli lassù, in alto, tre metri sopra il cielo…tre
metri sopra il cielo..dove solo gli innamorati possono vivere…e quelle ali le
avevano solo loro due..identiche, desiderose di spiccare il volo ancora e ancora
come mesi fa avevano fatto, e che, forti e coraggiose, non si erano ancora
spezzate…forse pronte ad illudersi o forse…pronte a spiccare il volo un’ultima
volta…cercandosi, anche se distanti migliaia di chilometri, amandosi, anche se
distanti migliaia di chilometri, con un'unica domanda: Voleranno ancora quelle
ali?
**********
Ed ecco qui il secondo capitolo. Grazie mille a tutti voi
per i magnifici commenti. Li ho apprezzati veramente tanto. All'inizio pensavo
che questa storia fosse arrivata un pò tardi, visto che il film e il libro sono
usciti da un pò, ma invece ho visto che la passione per questa storia c'è ancora
e insieme a quella anche la voglia di leggere qualcosa che continui questa
storia d'amore nel migliore dei modi. Grazie ancora per i vostri commenti e
spero di vederne altri e anche se non saranno tutti quanti positivi, è lo
stesso..migliorerò seguendo i vostri consigli^^
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Capitolo 3 *** Segreti Dolorosi ***
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Nuova pagina 2
Passarono due mesi da quando Step lasciò Roma e molte cose
in quella città stavano cambiando…
Il freddo primaverile stava lasciando spazio al caldo
estivo, che pian piano si mostrava al resto del mondo. I fiori sugli alberi
adesso erano scomparsi, lasciando spazio a dei dolci frutti, toccati qua e la da
qualche insetto. Nelle facoltà mancavano gli ultimi esami e poi finalmente ci
sarebbe stato un periodo di vacanza per tutti. Ma non era solo il tempo ad
essere cambiato. Lo erano anche due persone, un po’ timide all’inizio,
imbarazzate, indecise sul da farsi, sedute una di fianco all’altra. Due care e
vecchie amiche stavano tentando di far pace sedute su un panchina, mangiuchiando
una buona pasta di Lazzareschi. Il tempo sembrava volare, mentre si raccontavano
quei pezzi di vita che l’una aveva perso dell’altra. Cominciò tutto con la
telefonata di Babi, il giorno dopo aver incontrato la sua ex amica in un bar. Si
erano salutate come delle estranee ma a Babi non era andato giù. Come era
possibile che nel giro di così poco tempo erano diventate così fredde l’una
verso l’altra? E’ vero, non si vedevano mai, ma la tecnologia ci aveva dato il
telefono e alzare la cornetta componendo un numero, non era poi così difficile!
Stavano parlando di tutto, di come Pallina avesse superato, o forse non ancora,
la morte di Pollo, di come pian piano era finalmente riuscita ad andare avanti
senza soffrire più come una volta. Possibile che la morte di una persona cara
riesca a provocare dolore nelle persone che gli volevano bene, tanto da
distruggere quei legami che un tempo si erano creati con tanta difficoltà? Come
quell’amicizia, che mai avrebbe pensato di annullarsi nel giro di pochi giorni,
dopo la morte di Pollo. Come quell’amore che nel giro di poco tempo era
decisamente crollato, giorno dopo giorno un pezzetto di quel puzzle si staccava
fino a rimanere con un ultimo pezzo, unico e indiscutibile ricordo di quella
storia d’amore. Ed ecco che parlando, chiacchierando i ricordi ritornarono, di
quando Babi cercò di aiutarla con la terribile Giacci, di quando era venuta con
lei alle corse, seguendo la sua pazzia, di quando erano andate a cena fuori
insieme e molti altri ricordi.
"Siamo state stupide, stupide a volerci allontanare quando
nessuna delle due voleva farlo.."
"Lo so Babi, ma non ci riuscivo, non riuscivo a vedere una
via d’uscita.."
"Ma le amiche a cosa servono? Se non ci aiutiamo a vicenda
come speriamo di affrontare le difficoltà di ogni giorno? Lo abbiamo sempre
fatto, ci siamo sempre aiutate a vicenda e quello che mi dispiace è di aver
smesso di farlo…"
"Io ..non lo so, sono stata stupida a non chiamarti mai, ti
vedevo a volte per strada ma non avevo il coraggio di fermarti e salutarti…."
"Dai, non sarà poi così difficile ricominciare no?
L’importante è volerlo. Abbiamo superato la Giacci, vuoi che non superiamo anche
questa?" Le disse ridendo.
"Bè allora si che ce la faremo!">.
Le due amiche , visto che da quel giorno così si potevano
chiamare, finirono i lori deliziosi dolci, conservandosi qualche secondo di
silenzio per gustarsi la deliziosa panna fresca, un classico ogni volta che
finivano una pasta di Lazzereschi.
L’estate era alle porte e nessuna delle due amiche sembrava
preoccuparsene, sempre troppo prese a trascorrere le loro giornate,
chiacchierando e divertendosi. Non avevano ancora programmato le loro vacanze.
Le settimane passavano e loro sembravano non curarsene. Ripercorrevano quei
luoghi che le avevano accompagnate per tanti anni e cha adesso andavano
ribattezzati. Quel giorno di fine giugno, le due stavano comodamente sdraiate
sul parco, sazie fino a scoppiare dopo aver mangiato una quantità industriale di
pizza.
"Bè, adesso sono ufficialmente la prima ragazza-mongolfiera
di tutta Roma" disse Pallina.
"Bè io invece sono pienamente certa che da oggi in poi non
rivedrò più pizza per almeno vent’anni. Solo il pensiero di mangiarne ancora mi
fa venire il voltastomaco!>
"Ma dai! Una volta nella vita vanno fatte ste cose no?"
"Si ma senza ammazzarsi! Dovrebbero scriverci ‘ATTENZIONE!
Dopo la seconda pizza potrebbero riscontrarsi delle complicazioni."
"Ma dai!> Le disse, lanciandole in faccia una pallina di
carta.
"Senti..ma..Step non lo hai più visto?" Le chiese Pallina
con calma, temendo di rovinare tutto.
Ed eccola li, la domanda da un milione di dollari. Per un
mese avevano evitato accuratamente l’argomento ‘Step’ ma Babi sapeva che prima o
poi sarebbe arrivato il momento…Quante volte lo avevano evitato l’un l’altra,
stando però in silenzio, per paura di ferire l’amica. Era bello vivere in un
mondo senza preoccupazioni, senza la paura di ferire la persona davanti a te. Si
perché l’argomento ‘Step’ avrebbe sicuramente implicato dover discutere della
storia finita male, provocando spiacevoli ricordi in Babi e poi sicuramente la
discussione sarebbe ricaduta su Pollo, cosa che era meglio evitare per il bene
di Pallina. Ma evidentemente il fatto che Pallina avesse deciso di parlarne
forse lasciava una piccola speranza. Forse lei era riuscita a dimenticare, forse
lei era semplicemente riuscita ad andare avanti, sapendo di non poter niente
contro il destino crudele che le si era messo contro. Ma lei, lei come poteva
andare avanti sapendo quello che aveva perso? Sapendo che era stata lei l’unica
causa del suo dolore? Sapendo che le bastava semplicemente chiamarlo o
incontrarlo per strada? Come poteva dimenticare…Come poteva semplicemente
smettere di torturarsi per quello che aveva fatto. Come poteva smettere di
pensare a quello che c’era stato e a quello che ci sarebbe potuto essere se solo
quella sera non fosse scoppiata, vedendosi crollare il mondo addosso! Se solo
avesse aspettato qualche istante in più, forse quella sera non avrebbe alzato la
cornetta del telefono, pronunciando quelle parole che con tanto sforzo
continuavano a non voler uscire. Come poteva smettere di morire ogni mattina,
svegliandosi nel letto, sola, sapendo di non essere più sua…
"Hey! Babi? Ti sei ancora con noi?" Le disse pallina,
muovendole davanti agli oggi la mano destra.
"Si..scusami..stavo..stavo pensando.."
"Scusami non dovevo farti questa domanda.."
"No, non preoccuparti! Bè andiamo a casa?"
Ed eccola li, che con semplicità sviava alla domanda che
tanto temeva e che tanto le faceva male. Pallina se ne era accorta subito. Il
suo viso era impallidito, i suoi occhi erano diventati improvvisamente lucidi,
fissando il vuoto come se ci fosse qualcosa di interessante da guardare. Forse
non era ancora pronta a parlarne, forse doveva aspettare ancora..
"Si, andiamo a casa.."
*********
New York era decisamente molto più grande di Roma e questo
lo dimostravano le innumerevoli volte che Step si era perso per vie della città,
impiegando ore e ore per tornarsene all’appartamento. Erano già due mesi e mezzo
che lavorava in una pizzeria vicino casa sua. La paga era decisamente misera, ma
riusciva a campare grazie all’affitto che James, gli pagava mensilmente. New
York era decisamente troppo cara e vivere da soli in quell’appartamento era
diventato sia noioso che troppo costoso. Perciò Step aveva ben pensato di
dividerlo con un ragazzo che lavorava con lui da Nando’s. James era un tipo
tutt’altro che timido, e meraviglia delle meraviglie amava le moto e n e
possedeva pure una! Aveva deciso di vivere da solo, cercando fortuna a New York.
Di laurearsi non ci pensava nemmeno, anche se i suoi lo pregavano ogni santo
mese quando venivano a fargli visita. L’inglese era decisamente migliorato,
anche se è difficile non parlare italiano quando si lavora in una pizzeria
italiana, dove i menu sono in italiano e sei costretto ad ascoltare 24 ore su 24
musica italiana a dir poco disgustosa. Lui, che ascoltava rock era costretto a
sentirsi Gigi! Il caro vecchio Gigi D’alessio! Ma doveva proprio essere capitato
in una pizzeria di aspiranti napoletani?
Il tempo non era certamente la cosa migliore di quella
città! D’estate un caldo afoso mentre in primavera freddissimo. E non aveva
ancora avuto il piacere di incontrare Mr Inverno, ormai rinomato per le costanti
nevicate e i termometri fermi ai -16 gradi! Si prospettava proprio un bell’inverno!
Quanto gli mancava Roma e sopratutto quanto le mancava lei. Il fatto di essere
costantemente impegnato con la pizzeria era un bene, perché il tempo passava
velocemente. A volte, poi, riusciva a staccare alle cinque e allora montava in
sella alla sua bella bimba e se ne andava in giro con James per le strade di New
York. Certo, New York era decisamente diversa da Roma. In Italia la corruzione e
l’incapacità della polizia ti permettevano di fare quello che volevi, ma qui..bè
era un po’ diverso. Ci aveva provato ad andare a 180 per le strade della città,
ma subito, dal nulla era comparsa una macchina della polizia, con due imbecilli
che parlavano in un’inglese a dir poco buffo e che manco con 100 dollari si
erano lasciati corrompere. Ecco così scoperto com’era facile prendere una multa
per eccesso di velocità e di quanto fosse poco intelligente provare a
scorrazzare per New York un’altra volta, vista la salassata della multa. Aveva
imparato molte cose, di li a tre mesi. Come il fatto che i camerieri si prendono
un 3% in più oltre al conto da pagare, di come la polizia sia incredibilmente
ovunque nella città, di come vadano evitate le corse con la moto in tarda di
sera, portandosi dietro qualche graziosa fanciulla. Insomma era finito nella
città delle suore! Non si poteva fare nulla! Una noia assurda!
Per questi motivi Step stava pensando che la vita a New
York era decisamente noiosa e che era inutile continuare a stare li. Voleva
tornarsene a casa sua, voleva tornare dai suoi amici, voleva tornare a
svegliarsi fra le lenzuola di camera sua, annusando il profumo di un caffè come
si deve e non della poltiglia che bevevano gli americani. Gli mancavano tante
cose, gli mancava perfino suo fratello Paolo. O forse gli mancava semplicemente
rivivere il sogno, il sogno di una vita che ogni giorno riusciva ad immaginarsi
nella sua mente, vivendo accanto a lei, ripercorrendo quei pezzi di vita che
erano stati la loro. Perché per 6 mesi, sebbene fossero stati solo sei mesi, le
loro vite si erano fuse, fuse in un’unica essenza fatta delle stesse cose, degli
stessi sapori, degli stessi profumi, noncuranti del mondo esterno, vivendo la
vita come veniva, apprezzandola, anche se spesso non era come la desideravano.
Ed eccolo li, dietro il bancone del bar a fare qualche
caffè o a servire qualche aperitivo, cercando di rubacchiare qua e la qualche
patatina degli aperitivi. Si stava decisamente annoiando, era già la terza volta
che strofinava lo straccio sopra il bancone, tanto che adesso ci si poteva quasi
specchiare!! Poi una voce, fresca e leggera, si sovrappose alle altre.
"Una coca light, grazie"
Step alzò lo sguardo per incontrare gli occhi azzurri di
una giovane ragazza dai capelli castano chiaro. Era decisamente molto bella e
certamente non poteva essere più grande di lui. Il suo viso era ancora fresco,
giovane, segno che non aveva ancora compiuto 21 anni.
Step si abbassò, prese dal frigo una lattina di
coca e la versò in un bicchiere già munito di cannuccia colorata. Era da tanto
che non gli capitava di aprire una coca light. L’ultima volta che l’aveva fatto
era stato con Babi, mentre camminavano per strada mano nella mano. Riusciva a
ricordare quel momento come se fosse ieri. Lui che cercava in tutti i modi di
distrarla facendole cadere la coca, mentre lei, bè..lei tentava disperatamente
di salvare anche la minima goccia di quella bevanda ormai essenziale per il suo
organismo. Si erano divertiti come dei pazzi nel vedere le facce dei passanti di
fronte alla loro “lotta” lungo un marciapiede affollato della vecchia Roma. Come
dei bambini si erano divertiti a punzecchiarsi tutto il giorno, fino a che
stanchi e sfiniti non erano ritornati a casa a fare l’amore come mille altre
volte.
"Hem..Scusi! La mia coca?" Gli disse la ragazza di fronte a
lui, vedendolo imbambolato come un cretino a fissare un punto dietro alle sue
spalle.
"Si mi scusi! Ecco a lei" Era strana quella ragazza,
decisamente impacciata. Non riusciva a capire se era timida o semplicemente
agitata. Forse si vergognava, ma non riusciva a capire per cosa.
"La ringrazio! Arrivederci!" Disse con gentilezza,
poggiando sul bancone 1 dollaro ed avviandosi verso l’uscita.
Che strano, quella ragazza gli ricordava molto Babi. Ma
forse…era solamente una sua impressione..Oramai la vedeva ovunque.
***********
Passarono due settimane dalla famosa “abbuffata di pizza”
che si era conclusa certamente non nel migliore dei modi. Pallina aveva
assolutamente evitato l’argomento e Babi idem, temendo troppo di rovinare quell’amicizia
che, sebbene stesse cominciando a tornare quella di un tempo, era ancora lì, lì,
appesa ad un filo, che avrebbe potuto spezzarsi da un momento all’altro.
Quel giorno Babi sarebbe dovuta andare a casa di Pallina
verso le sette, per il solito consiglio pre-festa sull’abito, il trucco e le
solite cose da donne. Con ben due ore di anticipo, Babi si doveva presentare a
casa di Pallina, per aiutarla, visto che era la sua prima festa da mesi ormai.
Le aveva confidato che non uscire per così tanto tempo l’aveva resa insicura sul
vestirsi e su tutto il resto. Perciò era intervenuta Babi con il suo pronto
intervento, promettendole di aiutarla a prepararsi.
Puntuale come un orologio svizzero, Babi suonò il
campanello alle sette in punto. Non appena la porta venne aperta, Babi si
ritrovò davanti una Pallina a dir poco impazzita e distrutta. I capelli, che un
tempo alle feste era solita portarli lisci come spaghetti, erano un misto fra
riccioluti e ondulati. Come se non bastasse le punte erano a dir poco bruciate,
forse per l’abbondante uso di piastra e phon, che evidentemente non aveva avuto
gli effetti desiderati. Il viso, arrossato, mostrava ancora qualche traccia di
maschera alla menta e a completare l’opera, un mega cerotto anti punti neri
sopra il naso, che era la ciliegina sulla torta.
NON L’AVEVA MAI VISTA IN QUELLO STATO!
Babi riuscì a contenersi, sapendo che una risata in pieno
viso non avrebbe aiutato l’amica. Non appena varcò la porta di camera di Pallina
si ritrovò di fronte il caos più estremo che avesse mai visto. Si, Pallina non
era mai stata una Dea dell’ordine, ma riuscire ad accumulare così tanti vestiti
sul letto era da guinness dei primati. Una
montagna di vestiti, borsette, calze e calzini avevano riprodotto quello che si
poteva definire caos-da-panico-vestiario.
"Pallina? Dove hai intenzione di dormire stasera? Sulla
montagna di roba qui sopra?"
"Ma no scema!" Le rispose sorridendole, mentre cercava di
infilarsi un paio di sandali color crema. "Chiaramente metterò tutto in ordine"
"Ah! Si certo! Così fra 20 anni ti ritrovo ancora qui!
Forza diamoci un mossa a prepararci perché la vedo lunga stasera!"
Dopo circa un’ora Babi era riuscita a sistemare al meglio i
capelli dell’amica, raccogliendoli in una crocchia, così da nascondere le punte
bruciate. Dopo una buona mezzora era riuscita a trovare un vestito che a Pallina
piacesse e adesso, con molta stanchezza, si stava avviando in bagno per prendere
i trucchi. Il peggio era passato per fortuna!
"Vado a prendere i trucchi e torno subito. Vedi di
cominciare a mettere a posto perchè se no chi la sente tua madre poi?>
"Va bene! Certo che quando vuoi rompi eh?" Disse Pallina,
avvicinandosi alla tanto temuta ‘montagna’. "Diamoci da fare! Forza e coraggio!"
Dopo cinque minuti Babi aveva trovato tutto il necessario e
rientrò in camera dell’amica, cercando di non far cadere quel profumo che
Pallina tanto amava.
"Va bene un trucco leggero? Color car-"Babi si bloccò
improvvisamente alla vista dell’amica che piangeva, appoggiata al bordo del
letto. Forse il peggio non era ancora passato!
"Hey! Pallina? Tutto bene?" Le chiese con dolcezza,
inginocchiandosi di fronte a lei.
"Pallina? Che è successo? Non dirmi che anche questo
vestito non ti piace perché ci abbiamo messo mezzora e"
"No! Non ..non è per quello.." Disse singhiozzando e
asciugandosi gli occhi.
"E allora cosa c’è che non va? Non vuoi più andare?
Rimaniamo qui se vuoi."
"Babi..non posso..non..non ce la faccio! Come faccio…"
Solo in quel momento Babi si rese conto della foto che
Pallina aveva fra le mani. Era una foto di lei e Pollo sulla moto. Come cavolo
era finita li?
"Pallina..dove hai preso questa foto?" Le disse, cercando
di sfilargliela dalle mani.
"No! Lasciala! E’ mia!> Urlò, ritirando le mani a se,
premendosi la foto al petto. "Scusa…non volevo urlare…scusami..ma
rivederla…rivederci insieme felici…"
"Come l’hai trovata? Non avevi detto di aver nascosto in
una scatola tutto ciò che poteva farti ricordare?"
"E l’avevo fatto! Ma ..forse..questa foto mi è sfuggita.
Forse era in qualche tasca o in qualche borsa. .." Disse, riprendendo a
singhiozzare. "Non ce la faccio!! Non riesco. Come si fa ad andare avanti? Come
si fa ad andare avanti quando il tuo cuore brucia di dolore…COME FAI??" Disse
scoppiando a piangere rumorosamente.
"Pallina, so che è dura perdere qualcuno, so cosa significa
non avere più vicino la persona che ami, cha hai amato con tutta te stessa…" Le
disse, abbracciandola. Quanto la capiva. Quanto faceva male anche il suo cuore…
"No Babi, non puoi saperlo.." Le disse, sciogliendosi
dall’abbraccio.
"Si invece…io stò male ancora, continuo a stare male per la
decisione che ho preso" si interruppe per qualche secondo "…e..e so cosa
significa sentirsi soli, disperati per la mancanza della persona che più ami al
mondo."
"SMETTILA!" Urlò Pallina, alzandosi "Smettila di
commiserarti!" Le disse, asciugandosi gli occhi e tirando su con il naso
"Smettila di star male! Perché lo hai voluto tu! Sai quanto vorrei essere te,
sai quanto vorrei trovarmi nella tua situazione, dove basta alzare la cornetta
del telefono per parlare con la persona che ami, dove basta andare sotto casa
sua per vederlo scendere le scale. Babi, forse non ti rendi conto! Anzi! Non te
ne rendi proprio conto!" Disse con le lacrime agli occhi. Il suo viso era un
misto di tristezza e rabbia verso quell’amica che adesso tanto invidiava.
"Ma..Pallina .." disse, alzandosi.
"NO! NO!" La interruppe, puntandole l’indice contro "E’
facile per te parlare vero? E’ facile per te dire ‘Ti capisco, so cosa significa
perdere l’amore..’ quando il tuo è ancora vivo, pronto ad aspettarti in
ginocchio pur di ritornare con te. Perché si è così! Step sarebbe morto per te,
avrebbe fatto di tutto pur di tornare con te e tu cosa hai fatto? Ti sei
semplicemente complicata la vita. Ti eri stufata vero? Hai semplicemente colto
l’occasione che ti è capitata fra le mani. Ma si perché non la morte di Pollo
per mettere fine a questa storia? Hai fatto star male Step il triplo, perché non
solo ha perso per SEMPRE il suo migliore amico, ma in più ha perso la persona
che più amava al mondo!"
Babi non voleva più ascoltare. Era ferma, li di fronte a
quell’amica che adesso non riconosceva più, ad ascoltare le sue parole che con
tanta rabbia e tristezza uscivano dalla sua bocca, sputate forse per farle male
o semplicemente per aprirle gli occhi…come sempre aveva fatto da buona amica.
Non si era nemmeno resa conto delle lacrime che pian piano si stavano formando
sui suoi begli occhi azzurri. Era tutto sbagliato, era tutto troppo doloroso per
essere ascoltato..o forse era tutto troppo vero e per questo mille volte ancora
più doloroso.
"Ma non capisci? Sei una stupida! Perché con Marco e con
gli altri non è funzionata? Te lo sei mai chiesta? Semplicemente perché hai
sempre avuto solo lui nella tua testa. E’ inutile provare a scacciarlo, a
dimenticarlo, cercando di rimpiazzare il suo amore con quello di un altro,
perché non sarà mai abbastanza! Adesso capisci perché tu non puoi capire come mi
sento? Semplicemente perché tu hai avuto la possibilità mille volte di
chiamarlo, di sistemare le cose fra di voi, ma tu non lo hai fatto e questo è
uno schiaffo in faccia alle persone che non riescono ad innamorarsi, alle
persone come me che hanno perduto per sempre la persona che amavano, sapendo che
niente potrà cambiare, che il destino non sarà generoso con loro, perché
immutabile. Ma tu, tu che invece il destino lo puoi cambiare, tu che una
possibilità la hai ancora come pretendi di venirmi a dire ‘Si ti capisco’.
Scusami Babi ma tu non mi capisci per niente. Ha fatto bene ad andarsene…"
Quelle ultime parole riuscirono a sorprendere entrambe.
Pallina si rese immediatamente conto di aver detto troppo, di aver voluto dire
troppo solo e soltanto per il gusto di ferire, solo e soltanto per vedere anche
la sua amica ferita, sconvolta, come lo era anche lei. Aveva voluto essere alla
pari, sfruttando quell’arma a doppio taglio che mai e poi mai avrebbe voluto
usare e DOVUTO usare. Aveva promesso..aveva promesso a Step di non dirle niente.
Nemmeno lei doveva sapere nulla, ma si era trovata nel posto sbagliato al
momento sbagliato. Aveva incontrato Step fuori casa, con la valigia in mano
pronto a partire e così non poté più nascondersi. Le raccontò, dei suoi piani di
andare a vivere a New York, di come fosse inutile continuare a vivere in quella
città piena di fantasmi del passato, che ogni santo giorno gli facevano visita.
Era inutile continuare ad illudersi. La sua Babi era sempre stata determinata e
non avrebbe cambiato la sua decisine neppure di una virgola. Così le disse di
non dirle nulla, che era meglio così, semplicemente facendo finta che niente
fosse cambiato. Non ci sarebbe stato nulla di diverso. Lui e Babi non si
incontravano mai e quindi lei non si sarebbe minimamente accorda della sua
assenza a meno che non avesse chiamato casa sua chiedendo di lui, ma questo non
sarebbe mai accaduto.
La mente di Babi stava ripetendosi all’unisono le parole
dell’amica ‘Ha fatto bene ad andarsene…’
Step se ne era andato? L’aveva lasciata sola?
"Pallina…cosa stai dicendo.." Le disse con una calma che
nascondeva terrore e disperazione.
"Io..non dovevo dirtelo..mi aveva detto di non dirti
niente.."
"Detto chi! Dirmi cosa!" Chiese, cominciando ad alterarsi.
"Step.." Disse con un filo di voce, abbassando gli occhi.
"Lo incontrai fuori casa sua, pronto a partire per New York e..niente.. mi ha
detto di non dirtelo perché tanto non sarebbe cambiato nulla.."
Babi non riusciva a crederci. A New York? Così lontano?
Senza salutarla? Senza dirle addio? Era veramente così come finiva? Finiva così
la loro storia? Ognuno per la sua strada, distanti l’uno dall’altra? Forse lui
era riuscito a dimenticarla…
"Non sarebbe cambiato nulla…" Ripeté come un automa Babi.
Gli occhi sgranati, fissi su un punto non ben definito, dietro le spalle
dell’amica, cercando di calmarsi.
Pallina era tremendamente dispiaciuta. Era tutta colpa sua.
Perché non aveva tenuto chiusa quella boccaccia? Doveva fare qualcosa, non
poteva vederla in quello stato. Non anche lei. Avvicinò la mano sulla spalla
dell’amica, decisa a consolarla e a darle tutto l’aiuto possibile "Babi.."
"Lasciami stare!" Le urlò, spostando la sua mano e
indietreggiando. "Come hai potuto farmi questo? Eravamo amiche." Le disse
piangendo, ormai poco lucida e consapevole di cosa stava facendo e di dove
fosse. "Come hai potuto tenermi nascosta una cosa del genere? Parli bene tu,
dici che io ho ancora una possibilità..ma quella possibilità se eri tanto mia
amica potevi regalarmela! Potevi dirmi che stava per partire, potevi
telefonarmi, avvertirmi ed io sarei corsa all’aeroporto per rivederlo, per digli
addio, o forse…avrei sfruttato quell’occasione, chissà, e gli avrei finalmente
detto quello che provavo..Ma tu che hai fatto? Hai fatto la cosa peggiore che
un’amica potesse fare! E non te lo perdonerò mai! MAI!" Urlò, correndo verso il
portone sbattendo la porta.
Pallina si buttò sul letto, noncurante della montagna di
vestiti, pensando solamente a quello che aveva fatto, a come era riuscita a
ferire la sua migliore amica, solo perché era troppo gelosa della sua felicità.
Non voleva che per Babi ci fosse quella possibilità che lei tanto aveva
desiderato, quella possibilità che tanto cerchi e che quando arriva sei talmente
euforica ed agitata da sprecare. E’ sempre così, quando arriva il momento che
hai sempre desiderato, sei sempre troppo ansiosa, troppo euforica per pensare
razionalmente e questo accade sempre nel bene o nel male. Babi avrebbe reagito
nello stesso modo. Se l’avesse avvertita sarebbe corsa all’aeroporto senza
nemmeno pensarci, senza nemmeno pensare che era stata lei a chiudere con Step,
che era lei quella che fino a due giorni prima stava insieme a Marco, che era
lei quella persona tanto determinata da non voler cambiare idea. Sarebbe
semplicemente corsa all’aeroporto, in cerca di quell’amore che stava per
perdere, dimenticandosi quei buoni propositi di non amare Step e di non
desiderare di essere nuovamente sua. Senza pensare, senza riflettere su cosa
fosse giusto o sbagliato. Sorretta e guidata dal suo cuore..gli avrebbe chiesto
di restare..di restare per lei e questo Pallina non poteva accettarlo. Folle di
gelosia, folle, dannatamente folle. Talmente folle da desiderare l’infelicità
della sua migliore amica, talmente folle da ritrovarsi adesso, sola consapevole
dei suoi sbagli che questa volta non avrebbe potuto rimediare con una pasta di
Lazzereschi sulla panchina di un parco.
Babi correva, correva con la sua Y, noncurante della
velocità. Adesso capiva cosa significava correre a più non posso quando il mondo
ti è appena caduto addosso. Sei mesi fa non lo aveva capito. Quando Step aveva
incontrato sua madre ed era partito come una furia con la moto, si era
semplicemente preoccupata di come fosse stupido, di come fosse un’incosciente a
correre così. Ma adesso capiva che era semplicemente una liberazione! Che la
velocità riesce a farti sballare, facendoti dimenticare almeno per qualche
istante, il dolore che provi dentro. Ma se solo Pallina l’avesse avvertita. Se
solo avesse saputo…avrebbe mandato a quel paese il mondo intero e gli esami,
solo e soltanto per dirgli quelle due piccole parole ancora un’ultima volta,
vedendo per l’ultima volta i suoi occhi illuminarsi quando lei le pronunciava,
per sperare che tutto non fosse perduto.
E’ strano come ci si renda conto di quanto si ami un
persona solo e soltanto quando stiamo per perderla. Quando ti accorgi che non
potrai più rivederla, quando ti rendi conto che l’orgoglio è solo uno stupido
tranello dell’amore, capace di mutare i tuoi sentimenti, senza neanche
accorgertene. Solo così capisci, solo così le tue barriere cedono, solo così
diventi improvvisamente consapevole dell’amore per quella persona. In pochissimi
istanti, cambi subito idea, i tuoi occhi si spalancano e il tuo cuore si apre
nuovamente, pronto a ricevere tutto l’amore possibile. Pronto a capire…perché
tutto quello che devi fare è capire..e lei aveva semplicemente capito troppo
tardi.
---------------
Ringrazio tutte le persone che mi hanno mandato delle mail
e tutte quelle che hanno commentato. Grazie mille! I vostri commenti mi fanno un
enorme piacere e mi spingono a continuare. Non smetterò mai di dirlo, visto che
sono una pigra di natura^^. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, aspetto i
vostri commentini^^
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Capitolo 4 *** "Cara Babi" ***
Nuova pagina 2
Cap. 4: “Cara Babi”
Stava pulendo per la centesima volta, quel bancone che
giorno dopo giorno si sarebbe consumato a vista d’occhio, quando una voce
familiare gli fece alzare gli occhi, in cerca di quello sguardo. Ed eccola li,
timida come sempre, che si avvicinava al bancone come ogni mattina di li ad due
settimane. Ebbene si, ogni giorno alla stessa ora, quella ragazza si presentava
davanti al bancone ordinando la sua solita coca cola light. Senza nemmeno
aspettare l’ordinazione tirò fuori dal frigo una lattina di coca cola light,
versandola nel solito bicchiere di carta. Uno spicchio di limone, una cannuccia
colorata e la coca era pronta. La spinse in avanti non appena la ragazza gli si
avvicinò.
-Coca Light vero?- Le disse sorridendole.
-Bè..oggi no..mi dispiace..- Gli rispose timidamente.
Merda! Aveva fatto proprio una bella figura. Possibile che
in due settimane aveva sempre preso la stessa cosa e ora avesse cambiato idea?
Vabè l’avrebbe bevuta lui, anche se light non gli era mai piaciuta.
-Stò scherzando!- Gli disse la ragazza, stampandosi in viso
un bel sorriso birichino.
-Ah! Ecco meno male! Se no me la sarei dovuta bere io..e bè
non vado matto per la coca light, preferisco quella normale!- Le disse
sorridendole.
-Sapevi che avrei preso la light come mai?
-Bè, vieni qui ogni santo giorno e oramai ho imparato che
ci vuoi il limone e che la vuoi in un bicchiere di carta perché la devi portare
via
-Si non ho molto tempo..comunque sei un ottimo osservatore!
-No , non direi. Osservo solo quello che mi interessa!-
Ecco! Perché non la smetteva di fare il cretino? ‘Step non lo vedi che questa
avrà massimo diciassette anni?’pensò.
La ragazza a quell’affermazione arrossì leggermente e non
sapendo cosa dire o fare si alzò dallo sgabello.
-Bè è meglio che vada. Ci vediamo- Disse la ragazza, e si
avviò verso l’uscita.
-Aspetta!- Le disse, prima che fosse troppo lontana. La
ragazza si girò verso di lui domandandosi cosa volesse ancora da lei. Non era
abituata a questo genere di situazioni ma d'altronde era lei che ogni mattina ci
si metteva o forse sperava di mettercisi. -Posso sapere almeno il tuo nome?- Le
chiese Step. Ma che cavolo stava facendo? Non lo sapeva nemmeno lui. Orami
tanto, peggio di così non poteva andare quindi tanto vale sprofondare sempre di
più.
-Kim- Disse semplicemente. Poi si voltò e uscì dal locale.
Che strano nome Kim. Era davvero carina. Doveva smetterla
di credere che ormai non potesse più stare con nessuno. Babi non esisteva più
ormai. Babi era sempre li nel suo cuore e lo sarebbe sempre stata, ma non poteva
continuare a correrle dietro, soprattutto ora che era in un altro posto, a
migliaia di chilometri di distanza. Doveva smetterla di stare male, smetterla di
programmare la sua vita intorno a Babi, quando lei invece non voleva ed era
anche stufo di una storia da una notte soltanto. Questo non lo avrebbe mai
aiutato. Si, si divertiva e riusciva per qualche ora a distrarsi, ma poi…dopo il
mondo gli crollava nuovamente addosso, senza pietà, senza attendere qualche
minuto in più. Voleva essere felice, felice come lo era stato con lei mesi fa…e
si ritrovò a pensare a quella giovane ragazza che ogni giorno osservava con
tanto interesse.
********
La pioggia scendeva forte, noncurante di coloro che,
rinchiusi in casa, sognavano il sole di un Luglio ormai morente, troppo timido
per farsi vedere. Era una settimana che il sole non si vedeva più ed era da
quindici giorni che Babi non si era fatta sentire. Erano ritornate alla stessa
situazione di qualche mese fa, se non peggio. Non l’aveva più sentita ne vista.
Daniela le aveva detto che non stava molto bene, se ne stava chiusa in casa
davanti alla tv o a leggere un libro. Da quell’orribile sera i loro rapporti
erano definitivamente chiusi e non c’erano stati miglioramenti. Pallina aveva
provato a chiamarla ad andare a casa sua, ma aveva ricevuto sempre i cattivi
sguardi della sorella o i rifiuti dell’altra. Il loro chiarimento però, le aveva
aperto gli occhi. Era stata una stupida a voler chiudere quell’amicizia a causa
di Pollo. Cosa centrava lui? Si, era morto e stava ancora male, ma l’amicizia va
oltre a queste cose. Aveva sbagliato e adesso l’aveva fatto ancora. Ma voleva
rimediare, DOVEVA rimediare. Prese il giacchetto, un ombrello e si avviò verso
la sua vespa, noncurante della pioggia, noncurante del freddo. Questo ed altro
per rimediare al casino che aveva creato!
Babi era sdraiata sul suo letto. Avrebbe voluto dormire
perché tutto sarebbe stato più semplice ma invece così il tempo non passava mai.
Ogni volta che guardava la sveglia era passato un minto, massimo due e non
vedeva l’ora di addormentarsi. Aveva chiesto alla madre se poteva usare qualche
sonnifero, ma si era rifiutata decisamente di farle prendere quella robaccia!
‘Ti fanno male Babi’le aveva detto. E allora doveva starsene chiusa in camera,
sdraiata al buio sperando che prima o poi le palpebre si appesantissero
portandola nel mondo dei sogni. Si perché sperava di sognare. Sperava di avere
almeno per un giorno, una vita semplice, felice, dove tutto e tutti erano
perfettamente come lei voleva ..e dove lei voleva, li vicino a lei, con lei.
Come avrebbe voluto aver avuto più coraggio, più coraggio per parlargli, più
coraggio per ammettere a se stessa che era sempre innamorata di lui, per
ammettere a se stessa che le sarebbe stato impossibile cancellare quello che
c’era stato. Troppo tardi se ne era accorta, troppo tardi si era resa conto
dell’enorme sbaglio commesso e adesso, adesso che era pronta ad aprire il suo
cuore non aveva più la possibilità di farlo. Quante volte di li a qualche mese
fa, avrebbe potuto montare in macchina e andare a casa sua, quante volte lo
avrebbe potuto raggiungere per parlargli e adesso, adesso che voleva farlo
davvero, non poteva più.
Ma d'altronde lui adesso era lontano, partito senza dirle
nulla, senza farle sapere quando sarebbe tornato, senza provare un’ultima volta
a capire se c’era ancora speranza. Era semplicemente partito, lasciandosi alle
spalle tutto e tutti, fregandosene di lei e di quello che c’era stato. Ma questo
non lo aveva fatto anche lei? Non se ne era fregata anche lei mettendosi con
altre persone? Evitando d’incontrarlo? Senza averlo più chiamato? Adesso la
situazione si era ribaltata, adesso capiva come Step si era sentito durante quei
mesi. Solo, solo in quel mondo nel quale non sei più capace di vivere, più
capace di sperare, perché consapevole di aver perso tutto ciò che ti teneva
sveglio la notte e felice il giorno. Come era possibile che lui non l’amasse
più? Era passato molto tempo ma adesso lei se ne era resa conto finalmente. Lei
lo amava ancora, sebbene lo avesse riscoperto troppo tardi, lei lo amava ancora,
sebbene fosse partito per New York. E questo era abbastanza per farla smettere
di piangere, per farla smettere di star male. Per farla sollevare da quel letto.
Per farla montare in macchina diretta verso casa sua. Voleva sapere, voleva
conoscere tutto quello che si era persa, voleva sapere cosa aveva voluto perdere
standosene rinchiusa in se stessa per tutto quel tempo.
In pochi minuti aveva raggiunto casa di Step. Che strane
sensazioni che provava. L’ascensore saliva, lento come ricordava. Poteva ancora
leggere le scritte lasciate da Step e i suoi amici. Ogni volta che saliva in
quell’ascensore, alzava la testa per guardare cosa mai potevano aver scritto
Step, Pollo e gli altri. Si divertiva a leggere frasi stupide o divertenti,
cercandone di nuove in quell’ammasso di colori e scritte che rendevano meno
sobrie le pareti dell’ascensore. Poi si sentì stringere il cuore. In un
angolino a destra, una scritta blu di una familiare calligrafia, riportava la
frase ‘Babi ti amo’. Era passato tanto tempo dall’ultima volta che era salita su
quell’ascensore e quelle semplici parole non le aveva mai viste. Possibile?
Possibile che le avesse scritte dopo? Allungò una mano per sfiorare quelle
lettere che da sole non avrebbero avuto molto significato ma che legate insieme
racchiudevano la più bella dichiarazione d’amore che esita. Così semplici
apparentemente, ma così complesse nella loro unione. Solamente fuse riuscivano a
completarsi, solamente insieme riuscivano ad esprimersi completamente, senza
tralasciare nessun dettaglio, perché semplicemente perfette insieme. Quelle
lettere così buffe, le ricordarono quella volta che insieme avevano scritto il
bigliettino d’auguri per Pollo. Si ricordò di come lo aveva preso in giro per
quella calligrafia strana, ma che al tempo stesso era decisamente particolare ed
unica nel suo genere. L’avrebbe riconosciuta anche lontana un miglio, sapendo
quanto Step non usasse i puntini sulle ‘i’ e sapendo quanto lo rimproverava per
questo. Aveva perso molto, aveva perso molto della sua vita, avevano perso molto
l’uno dell’altro e per questo era qui. Per scoprire cosa si era persa, cosa la
sua cocciutaggine e il suo orgoglio le avevano fatto perdere. Stava ancora
ammirando la scritta quando si accorse di essere arrivata. Uscì dall’ascensore e
suonò il campanello.
Era tutto così diverso. O forse era lei a vedere tutto
cambiato. Forse il tempo non aveva mutato di una virgola quel posto ed era
semplicemente lei a vederlo cambiato.
-Babi? Che ci fai qui?- Una voce la riportò alla realtà.
Non si era nemmeno accorta che Paolo le aveva aperto la porta.
-Hey! Ciao..come va?- Disse timidamente. Non sapeva come
comportarsi. Non sapeva se lui era al corrente di lei e Step o no. Forse le
avrebbe dato la colpa per la partenza di Step, per averlo fatto soffrire così
tanto, sbattendole la porta in faccia…ma non lo fece.
-Vieni entra! Ti offro un caffè- Le disse sorridendole e
facendola entrare.
Dopo dieci minuti i due erano seduti sul divano,
sorseggiando un buon caffè caldo. La situazione era imbarazzante e tremendamente
silenziosa.
-Aia!-Urlò Babi, scostandosi dalla tazzina.
-Che succede?
-Mi sono bruciata! Aia che male!!!- Disse massaggiandosi il
labbro arrossato.
-Vuoi che ti porti un bicchiere d’acqua?- Disse divertito.
-No, no grazie-Il silenziò ripiombò nella sala e con esso
anche l’imbarazzo di poco prima. Nessuno dei due sapevo cosa dire o cosa fare se
non sorseggiare quel caffè ancora troppo caldo per entrambi.
-Bè, come mai qui Babi?- Le chiese voltandosi verso di lei.
-Io…bè- Quant’era difficile. Non sapeva da dove iniziare e
a pensarci bene non sapeva nemmeno se voleva iniziare..perchè cavolo era venuta
li? Si mise a giocherellare con il bordo della tazzina, ammirando i piccoli
fiorellini che ne decoravano il fine vetro. Se la ricordava, si ricordava di
quando beveva il caffè la mattina, seduta di fronte a Step in quella stessa
tazzina, oppure quando lui le portava la colazione a letto sempre li, in quella
tazzina della quale si lamentava sempre perché troppo piccola. Infatti la sua
dose giornaliera di caffè non arrivava nemmeno alle 6 tazzine.
-Babi? Tutto bene?- Le chiese, vedendola assorta.
-Si..si ecco..io sono venuta per..si insomma, per sapere..cioè
volevo sapere qualcosa su..
-Step forse?-Le disse ridendo.
-Si..
-Oh! Ci siamo arrivati! Dimmi, c’è qualcosa che non va?
-No vedi..io..-Ci fu un momento di pausa. Babi fece un
profondo respiro e posò la tazzina vuota sul tavolino. Poi si voltò verso Paolo
e lo guardò dritto negli occhi. <-non mi ha detto nulla Paolo…l’ho semplicemente
scoperto ieri. Io..io pensavo..non so..forse sono stata una stupida a credere
che potesse provare ancora qualcosa..ma no forse mi sono illusa d'altronde come
potevo pretendere che mi venisse dietro cioè io…io non capisco…-Disse quasi
strillando, cominciando a singhiozzare forte. -io mi sono accorta semplicemente
ieri che era partito..partito…senza dirmi niente..senza farmelo sapere..senza
dirmi addio…ed io non me ne sono nemmeno accorta..che razza di persona sono?
Come si fa a non accorgersene? Solo una persona senza cuore e menefreghista
poteva farlo..ecco cosa sono..
-Babi, Babi!-Le disse avvicinandosi a lei. -Non è vero, non
è vero..io ero qui e ho visto l’altra faccia della storia. Ho visto quanto ha
sofferto quando avevate rotto, ho visto come aveva smesso di correre in moto,
cosa che sai è assolutamente impossibile, ho visto come si rinchiudeva nella sua
stanza senza uscirne per giorni, se non per andare in bagno..ho visto come i
suoi occhi si spengevano giorno dopo giorno…Babi non è stata facile nemmeno per
lui…e credimi..se è partito l’ha fatto solamente per trovare un po’ di
pace…perché qui non poteva averne…Non pentirti, non giudicarti, sei quello che
sei e non c’è niente di meglio al mondo. Lui ti vuole bene e continuerà a
volertene non so dirti se è ancora innamorato di te, ma ho visto com’è partito e
non sorrideva, non era felice di partire..
-E allora perché l’ha fatto?-Disse incapace di accettarlo.
-Perché l’ha fatto?- Disse ridendo nervosamente e poggiando
la tazzina di caffè sul tavolino accanto all’altra. -Forse per smettere di
soffrire? Che dici Babi? Secondo te?- Adesso c’era rabbia. Non più dolcezza, per
la donna che era stata tutto per suo fratello, ma rabbia, rabbia verso quella
persona che l’aveva ridotto in quello stato, che l’aveva portato a chiudere i
rapporti con tutti, persino con lui, per quella persona che gliel’aveva portato
via, lontano, migliaia di chilometri, ora che finalmente erano riusciti a
ricostruire quel rapporto che gli era mancato per così tanto tempo. -Mio
fratello era diventato l’ombra di se stesso in questi mesi e non venirmi a dire
che non capisci perché se ne è andato!! Babi lo vuoi capire che mio fratello era
perso, vedeva solo e soltanto te! Io lo avevo intuito da subito che c’era
qualcosa che non andava. Lo vidi una mattina alzarsi presto per andare chissà
dove. Gli chiesi se stava rientrando o se si era appena alzato. E lui mi disse
che stava uscendo…- Ci fu una breve pausa accompagnata dal sorriso che si
dipinse sul volto di Paolo. -Babi, erano anni che non lo vedevo alzarsi alle 6 e
mezzo di mattina. Ci doveva essere qualcosa che non andava, lui che tornava
sempre a casa la mattina tardi non poteva alzarsi così presto! Da li poi vennero
fuori altri comportamenti strani che non compresi subito, fino a che non capii.
Si era innamorato. Lo avevo visto comprare una collanina e per chi poteva
essere? Non per nostra madre di certo, ne per Pollo. Si era innamorato. Perché
Babi, lui di ragazze ne aveva avute, ma mai si era comportato così, mai lo avevo
visto così allegro e solare, mai lo avevo visto così gentile con me e con nostro
padre. Sembrava che volasse sulle nuvole.ed in quelle nuvole ci si era perso.
Follemente e pazzamente ci si era perso..e non vedeva più niente, accecato
dall’amore. Vedeva solo e soltanto te. Solo te capisci? Tutto questo non lo puoi
cancellare in pochi mesi, no lui non è così. Lui non dimentica con facilità,
soprattutto una cosa che lo ha legato così profondamente. E’ sempre stato un
ragazzo solo Babi, nonostante avesse l’amore della sua famiglia che lui invece
allontanava. E per questo in te aveva ritrovato quell’amore, quell’affetto che
desiderava da tanto. Perché infondo fuori voleva dimostrare a tutti di essere un
duro, di non aver paura, ma lo sappiamo entrambi, anzi tu meglio di me, che non
è affatto così! E’ come un bambino in cerca dell’affetto della madre, in cerca
di quella stabilità che non ha mai avuto o forse che non ha mai voluto avere con
la sua famiglia. E quella stabilità che si era creata con te, se l’è vista
allontanare sempre di più, senza sapere cosa fare. Lui non si è mai confidato
con me, ma io sono un buon osservatore Babi, e riuscivo a vedere i suoi occhi
innamorati la mattina, quando si svegliava e persino quando era arrabbiato.
Babi aveva gli occhi lucidi, come troppe volte da due
settimane a questa parte. Che stupida, che stupida che era stata che
stupida….solo questo poteva dire…
Paolo vedeva davanti a se la disperazione totale anche se
controllata con grande impegno. Quella ragazza non voleva cedere voleva rimanere
calma, impassibile davanti alle sue parole e se fosse scoppiata…se fosse
scoppiata, sarebbe stata la fine..Troppo dolore si teneva dentro, chissà da
quanto tempo. Quanto distrugge l’orgoglio. E’ capace di offuscarci la mente con
una semplicità unica, tanto da mutare quello che provi nell’opposto. Quella
ragazza stava combattendo con se stessa, contro lei che pochi mesi fa aveva
lasciato l’unica persona a cui teneva al mondo e lui riusciva a leggerglielo
negli occhi. Vedeva quanto stava soffrendo, perché era riuscita finalmente a
capire che si sbaglia nella vita… e a volte, sebbene Dio ti abbia dato tante
possibilità per rimediare, non sono abbastanza. Adesso che sapeva, adesso che
aveva capito era troppo tardi…era semplicemente arrivata tardi come anche lui
aveva fatto molte volte. Ma almeno aveva capito, anche se in ritardo, anche se
adesso non poteva più fare nulla, aveva capito, perché almeno se ne era resa
conto. Non importa quanto tempo ci sia voluto, non importa quanto ci hai
sofferto, ma hai capito e questo è già un buon traguardo. Poi arriveranno i bei
momenti, perché arrivano sempre prima o poi, per premiare coloro che troppo
hanno sofferto..e allora potrai sperare che in uno di quei momenti ci sia ancora
spazio per la tua storia, per quell’amore che finì per sbaglio al quale avresti
voluto rimediare. Siamo mortali si, ma il tempo non ci manca. Ogni ora è
composta da sessanta minuti. Ogni giorno è fatto di ventiquattro ore e
nonostante passino velocemente, sono sempre un’infinità di tempo, nelle quali
puoi cambiare il corso della tua vita, dalla semplice decisione alla straziante
separazione.
-Quindi non darti per vinta Babi! Se è amore, se è
veramente amore, quell’amore che era scritto sin dall’inizio delle vostre
vite…allora vi rincontrerete..
-Ma sono io
che sono sbagliata lo capisci?- Urlò continuando a piangere. -Sono io, solamente
io che continuerò a farmi dei problemi. Sono io quella che continuerà ad aver
paura che lui ricominci a correre che continui a picchiarsi con gli altri,
perché lui è fatto così!
-Babi le persone non cambiano ma siamo noi che possiamo
abituarci a loro, al loro modo di fare. Com’è possibile allora che tu sia
innamorata di lui se continui a farti problemi sul suo modo di essere? Perchè
lui è così! Mi ci sono voluti anni per capirlo Babi, e l’ho capito troppo tardi,
vedi, non sei l’unica. Mi sono accorto solo ora di che persona meravigliosa sia
nonostante abbia gusti e modi di fare che io non approvo! Ma in fondo è mio
fratello e ci dovresti pensare anche tu. Non esistono le persone perfette,
sarebbe solamente un utopia. Dobbiamo tutti affrontare ciò che non segue
esattamente la nostra routine di vita. Niente è mai come lo vogliamo e se non ci
sforziamo almeno un po’ per renderlo accessibile alla nostra vita, allora non
vivrai mai..Lui è semplicemente così, un pazzo scatenato in sella alla sua moto,
ma non venirmi a dire che quando stava con te non era la persona più dolce al
mondo!
Ci fu un momento di silenzio. Entrambi stavano pensando,
entrambi stavano riordinando le idee per capire..
-Sai..-Disse Babi con un filo di voce, cercando di
controllare i singhiozzi che stavano via, via scemando. -Hai ragione..nemeno io
sono perfetta! Quante volte l’ho costretto a venire alle mie feste dove doveva
venire in giacca e cravatta..anche se poi la cravatta non se la metteva mai-
Disse ridendo. Paolo si unì a Babi pensando che suo fratello nemmeno davanti
all’altare si sarebbe messo una cravatta!
-Babi, sei una bellissima ragazza, non rovinarti così, non
per qualcosa che potrebbe rinascere. Certo nessuno sa se accadrà veramente ma,
come si dice, la speranza è l’ultima a morire, no?
-Bè adesso lui è a New York e tu non sai se magari li si è
rifatto una vita. E’ passato un po’ da quando è partito ed è normale che abbia
provato a rifarsi una vita. Nel senso non lo biasimo se è uscito con qualche
bella ragazza, perché lui non è certo un tipo che passa inosservato…
-Di sicuro non lo è mai stato. Solo tu gli hai messo la
testa a posto- le disse alzandosi dal divano e portando le tazzine in cucina.
Babi rimase nel salotto, seduta sul divano. Quella casa non
era cambiata di una virgola a parte l’ordine che prima non c’era visto che ci
abitava anche Step. Mentre Paolo trafficava in cucina finendo di lavare qualche
piatto, Babi si alzò.
-Ti scoccia se finisco di lavare i piatti?- le urlò Paolo
dalla cucina.
-No, no fai pure. Non ti preoccupare!
-Bene! Vedo di sbrigarmi.
-Fai con calma. Non ho fretta.
Quanti ricordi, quanti momenti passati a vedere la
televisione su quel divano.
Camminava per la stanza e si ricordava di quando avevano
provato a giocare a calcio in salotto, rompendo un vaso, suscitando l’ira di
Paolo. Giunse al corridoio, strusciando le dita sulla carta da parati beige.
Chiuse gli occhi continuando a camminare, ripercorrendo quelle mattonelle in
cotto dove tante volte aveva corso a piedi nudi. Il profumo e i polpastrelli che
sfioravano il muro le ricordarono quelle sensazioni di un tempo, di quando
trascorreva giornate intere in quell’appartamento, troppo piccolo per il loro
amore. Ad occhi chiusi camminava, piano, senza fretta, ripercorrendo quel
corridoio con i ricordi che riaffioravano nella mente ed un sorriso comparve sul
suo viso. Sembrava in pace, trascinata dai ricordi, che le stavano facendo
rivivere i migliori momenti della sua vita, trascorsi un po’ in quella casa, un
po’ nel parco, un po’ nella casa al mare e in altri mille posti. Poi la mano
tocco il legno della porta ed aprì gli occhi. Babi si voltò e riconobbe la sua
stanza. Senza paura l’aprì e la richiuse alle sue spalle. Si sentiva stranamente
in pace, pochi minuti fa sarebbe crollata se fosse entrata nella sua stanza, ma
adesso no..chissà forse parlare con Paolo le aveva chiarito le idee, l’aveva
calmata…
In un attimo rivide tutto. I baci, gli abbracci le coccole
su quel letto, le studiate su quella scrivania e molto altro ancora. Molti pezzi
della loro storia erano stati li dentro. Riusciva a sentire ancora il suo
profumo, ma non c’era più niente di suo. L’armadio era vuoto, il letto,
stranamente rifatto, nessuna maglia abbandonata sulla sedia. Era tutto
stranamente troppo perfetto per dire che Step vivesse ancora in quella camera.
Si sedette sul letto, ancora morbido come lo ricordava. Si guardò intorno, in
cerca di qualcosa di suo, di qualche fotografia o appunto, per capire cosa
avesse fatto durante tutto quel tempo..Vide dei fogli sulla scrivania,
accuratamente allineati, cosa molto strana visto che quella scrivania se la
ricordava cosparsa di fogli e non così ordinata. ‘Che sia diventato ordinato? O
mio dio l’ho cambiato così tanto?’- pensò.
Cominciò a sbirciare fra qui fogli, riconoscendo la sua
calligrafia e qualche scarabocchio. Non avrebbe dovuto guardare, bè non avrebbe
dovuto nemmeno entrare nella sua stanza senza il permesso…ma a quel punto oramai
c’era…di sicuro non avrebbe mai e poi mai curiosato nelle camere degli altri un
anno fa! …’Possibile che Step l’avesse cambiata così tanto?’
Sfogliò un blocco, facendo scorrere le pagine velocemente,
quando cadde qualcosa. Babi si chinò per raccogliere cos’era caduto e rimettere
tutto a posto. Era una lettera, ancora chiusa. Non indicava il mittente e non
c’era nemmeno un francobollo, cosa molto strana. La curiosità era troppa, la
voglia di scoprire qualcosa in più di lui era troppa, la voglia di capire cosa
aveva passato e come, era troppa. Velocemente, senza pensare l’aprì. Non c’erano
soldi, come si era invece immaginata, ma un semplice foglio piegato in quattro.
Era curiosa, tremendamente curiosa di scoprire a chi avesse scritto. Si perché
riusciva a vedere che era la sua scrittura. Aveva sempre avuto il vizio di
calcare molto con la penna quando scriveva e per questo aveva riconosciuto la
sua calligrafia, così particolarmente bella, nonostante il foglio fosse ancora
chiuso. Spinta dalla voglia di sapere non ci pensò due volte ed aprì il foglio.
In un lampo le prese un colpo. Le bastarono le prime due
parole per farle mancare il fiato e l’equilibrio. Due semplici parole che
racchiudevano paura, speranza, dolore, felicità…
“Cara Babi”
-----------------
Ed ecco qui a tempo record il nuovo capitolo! Non ho mai
scritto così velocemente in tutta la mia vita, ma le vostre mail e i vostri
commenti continuano a invogliarmi a scrivere. Come un automa ho scritto questo
capitolo senza fermarmi un momento e nel giro di un ora eccomi qui, pronta a
postarlo per voi. Grazie ancora!!^^
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Capitolo 5 *** Piccola stella senza cielo ***
Nuova pagina 2
“Cara Babi,
l’orgoglio certe volte è più forte dell’amore, più forte di
qualunque cosa tanto da impedirti di fare cioè che nel profondo desideri con
tutto te stesso. Quante volte avrei voluto venire da te con il cuore nelle mani
e la speranza nella voce, a chiederti perdono, per come mi sono comportato, per
non aver capito che era troppo per te, ma non l’ho mai fatto. Forse però non
sono io ma tu. Tu, tu e soltanto tu, ostinata come sempre non avresti mai
cambiato idea e questo mi ha convinto più che mai a prendere questa decisione.
Parto, per New York, per dimenticare o forse per trovare quella felicità che
ormai non è più mia. Parto per capire se veramente non posso più fare a meno
della tua voce del tuo profumo, come davvero credo adesso. Parto per seguire
quel sogno che tanto desideravo fin da piccolo. Parto senza salutarti di
persona, ma con questa lettera in mano avrai comunque modo di sapere tutto. Sono
consapevole che venire da te e dirti addio non è la cosa migliore per tutti e
due. Tu ti sei rifatta una vita ormai e sei ben felice di viverla. Per questo
non voglio crearti altri problemi. Spero solo che sarai felice, felice come lo
ero io mesi fa e ti auguro di non provare quello che ho provato e stò provando
io adesso..perchè è dolore allo stato puro. Brucia dentro, come non mai, senza
placarsi un istante.
Ti auguro tutta la felicità di questo mondo mia piccola
stella di quel cielo che tanto abbiamo sognato di raggiungere nei nostri momenti
insieme. Mia piccola stella senza cielo, perché ormai l’hai perso quel cielo,
hai perso lo stimolo di volare veloce come il vento, senza paura di scioglierti
dietro un soffio o un velo. Mai stanca di correre, correre lontana da me come
hai fatto sin dall’inizio. Perché sì, quel sottile filo immaginario che mi
legava a te è ancora li e lo sarà per sempre perché non si spezzerà mai. Mai e
poi mai cancellerò il ricordo di quello che c’è stato e anche se quel filo si
dovesse spezzare.
Un bacio,
Step”
Babi alzò gli occhi lentamente, lucidi per l’emozione, per
quel contatto ricevuto, per quella parte di lui che aveva fra le mani. Adesso
sapeva, adesso le era tutto chiaro. Ma perché quella lettera non era mai stata
spedita? Perché? Perché aveva cambiato idea?
“Babi?” La voce di Paolo interrupe i suoi pensieri. Se
l’avesse trovata li nella sua stanza non l’avrebbe presa certamente bene. Mise
la lettera nella tasca dei jeans, si asciugò gli occhi e, senza farsi vedere,
entrò nel bagno che, fortunatamente, era di fronte alla camera di Step. Chiuse
la porta e si lavò il viso.
“Babi?” La voce di Paolo era più vicina e, dopo essersi
asciugata la mani, aprì la porta.
“Hey, sono andata un attimo in bagno, avevo bisogno di
rinfrescarmi…”
“Tutto bene?”
“Si, si , grazie. Adesso però devo andare. Mia madre si
starà chiedendo dove sono finita” Gli sorrise.
“Si è meglio se vai” Disse, avviandosi alla porta.
Babi lo seguì ed uscì. “Ti ringrazio, mi ha fatto bene
parlare con te. Davvero. Grazie.. non mi sentirei così adesso, se non fosse
stato per te”
La ragazza stava per salutare quando una voce familiare si
sovrappose alla sua.
“Babi!!!!!!!” La voce dalle scale era come un urlo
disperato, sconvolto, senza tregua.
“Ma chi è?” Disse Paolo.
“Non ne ho idea..” Rispose una Babi confusa.
Pallina stava salendo le scale come una furia. Era tutto il
giorno che la cercava. Era andata dappertutto. Alla spiaggia al mare, al ponte,
da Lazzereschi, insomma ovunque. Ma niente da fare. Poi, passando sotto casa di
Step aveva riconosciuto la sua Y10, unica nel suo genere ad avere un grazioso
adesivo a forma di coccinella appiccicato al vetro posteriore. Aveva inchiodato
di botto, rovinando le gomme nove della sua mitica vespa e si era diretta come
una furia verso l’appartamento di Step. Adesso saliva quelle scale correndo a
più non posso, felice di aver finalmente trovato l’amica dopo aver scorrazzato
per mezza Roma in vespa, mentre pioveva a dirotto.
Finalmente giunse davanti al portone, trovando Paolo e Babi
uno di fronte all’altro, incuriositi probabilmente dalle sue urla.
“Pallina?” Disse Paolo sorpreso di vederla. “Che succede?”
Chiese preoccupato.
Babi invece non sembrava alquanto preoccupata ma arrabbiata
e scocciata.
“Io..io..io” Non riusciva a parlare. Aveva il fiatone e
aveva bisogno di un bicchiere d’acqua.
“Pallina vuoi un po’ d’acqua?” Le chiese Paolo.
La ragazza semplicemente annuì incapace di proferire parola
e ringraziando mentalmente Paolo per averla capita al volo.
“Vieni dentro” I due entrarono nell’appartamento ma Babi
non si mosse. Con il viso imbronciato non aveva nessuna intenzione di rivolgere
la parola a Pallina, non dopo quello che le aveva fatto.
“Babi non vieni?”Le chiese Paolo.
“No grazie, io vado via.” Rispose avviandosi verso
l’ascensore.
“No!!” Urlò Pallina, con il poco fiato che le era rimasto.
“Devo parlarti”
“Pallina non me ne frega nulla. Se sei venuta a scusarti
nuovamente guarda che non cambia nulla” Le disse con odio. Ora che aveva letto
cosa pensava Step era ancora più consapevole di quello che aveva perso. Di
averlo perso veramente e se non fosse stato per Pallina, forse avrebbe avuto
un’altra possibilità. Per fermarlo, per chiedergli di rimanere, di non partire.
“Per favore..è importante..non sono le mie scuse..si tratta
di altro..” Le disse quasi implorandola.
“Dai Babi entra. Puoi chiamare tua madre e avvertirla che
farai tardi. Se Pallina dice è importante allora lo sarà. Dai vieni dentro.” Le
sorrise.
Dopo pochi minuti si ritrovarono tutti e tre seduti sul
divano a bere un altro caffè. Tutti in silenzio, fissando la tazzina o la
stanza, senza parlare, a disagio e decisamente insicuri sul da farsi.
“Bè…come stai Paolo?” Chiese Pallina per uscire da quella
situazione imbarazzante.
“Bene, bene,e tu?” Rispose sorseggiando il suo caffè.
“Insomma potrebbe andare meglio..”Disse abbassando gli
occhi per poi voltarsi verso Babi. “Tu come stai invece?”
“Male!” Rispose Babi, con un tono che non ammetteva
repliche. Ma Pallina se ne fregò e proseguì. “Comunque sono qui per parlarti..”
“Senti Pallina” La interruppe Babi “se è ancora per la
storia di Step puoi anche non iniziare perché io me ne vado..” Disse poggiando
la tazzina sul tavolino ed alzandosi.
“Hey! Babi calmati! So di aver sbagliato e non sono venuta
qui a implorarti perdono ma piuttosto a cercare un modo per ottenerlo”
“Pallina non puoi fare nulla. Niente potrà mai farmi
dimenticare quello che mi hai fatto!”
Paolo fissava la scena in silenzio senza capire cosa stesse
succedendo. Non capiva perché le due avessero nuovamente litigato, non capiva
perché Babi fosse così dura nei confronti dell’amica e non capiva il perché di
tanta ostilità.
“Nemmeno se ti mostro questi?” Pallina aveva sfilato dalla
borsa due pezzetti di carta rettangolari, sventolandoli poi di fronte all’amica.
“Sarebbero?”Chiese Babi, non capendo.
“Vedi” disse Pallina alzandosi “Io ti ho impedito di
fermare la persona che più amavi al mondo quando invece avresti voluto farlo,
quando avresti voluto dirgli che l’amavi. Forse l’ho fatto per gelosia o forse
nemmeno io so spiegarmi il perché, ma adesso voglio rimediare. Voglio farti
capire che mi sento male, mi sento male sapendoti infelice per colpa mia. Io ho
sofferto come non mai in vita mia e l’ultima cosa che voglio è vedere anche tu
soffrire per qualcosa che invece puoi ancora cambiare. Per questo eccoti qui la
tua seconda possibilità” Le disse porgendole i due rettangoli di carta.
Babi era confusa, non capiva cosa stava accadendo e non
capiva come mai aveva fra le mani due biglietti per New York.
Alzò immediatamente lo sguardo verso l’amica, con occhi
fiduciosi e lucidi, guidati dalla speranza di potercela fare, di poter salvare
anche quello che credeva aver perso per sempre. Non caddero lacrime, non
uscirono gemiti di felicità e ne di commozione. Semplicemente stette immobile,
ferma di fronte a quell’amica che adesso le stava offrendo una possibilità. Una
possibilità per salvare la loro amicizia e una possibilità per salvare il suo
amore.
“Buon viaggio Babi. Mi sono permessa di farti un piccolo
regalino. I miei desideravano tanto che andassi a farmi un bel viaggetto, ma
invece ho preferito che fossi tu a farlo. Non è molto, perché ho usato tutti i
miei risparmi. Mi sono bastati a stento per un giorno. Ho prenotato tutto a mie
spese, albergo,biglietti e credimi l’ho fatto con il cuore. Desidero più di ogni
altra cosa vederti felice, vedere in te quella felicità che non potrò mai
riavere…”
“Pallina non..non posso..”
“ Per questo ti prego Babi, lascia da parte l’orgoglio per
una buona volta e….e per favore ascoltami. Prendi quei dannati biglietti e
partitene per New York. Paolo potrà dirti dove vive Step così potrai andarlo a
trovare e avrai un giorno di tempo per spiegargli tutto.”
“Hem! Scusatemi mi sono un po’ perso…” intervenne Paolo,
che era rimasto alla storia dei biglietti. “Tu hai comprato dei biglietti per
New York a Babi? Per darle la possibilità di rivedere Step e spiegargli tutto? E
questo in un giorno?” Ci fu una breve pausa “Wow!” Disse sbalordito.
Disse raccogliendo le sue
cose e avviandosi verso il portone.
“No! Ferma!” Disse Babi. Lei aveva fatto questo per lei.
Come poteva nn accettare? Come poteva perdere quel’occasione? L’occasione di
chiarirsi, l’occasione per spiegargli, l’occasione per dirgli ciò che realmente
provava? No non poteva semplicemente lasciarsi sfuggire quell’occasione, non
poteva semplicemente voltare le spalle un’altra volta, chiudendo gli occhi di
fronte a ciò che il destino aveva troppe volte preparato per lei, non poteva
chiudere gli occhi di fronte a quell’amica che stava cercando il suo perdono in
tutti i modi e avendone trovato uno a dir poco meraviglioso. Rinunciare a le
vacanze..per lei. Per un misero biglietto di un giorno…
Babi raggiunse l’amica e la guardò fissa negli occhi.
“Scusami..io..io non volevo trattarti così.” Ci fu una
breve pausa “Ma..grazie, grazie davvero non saprò mai come ringraziarti” Le
disse senza controllare più le lacrime. Piangeva, piangeva a dirotto e l’amica
non potè far altro che abbracciarla e offrirle tutto il conforto di cui aveva
bisogno.
“Dai non piangere! Pensa che fra una settimana ti vedrai la
grande mela! Non è meraviglioso?” Le disse sciogliendosi dall’abbraccio e
sorridendole.
Babi si asciugò gli occhi e cacciò via le lacrime. Restituì
il sorriso all’amica e l’abbracciò ancora.
“Bene signorina devo darti si o no l’indirizzo di quel
‘pazzo’ di mio fratello?” Disse Paolo che intanto si era avvicinato alle due.
“Diciamo di si, sarei ben felice di sapere dove vive quel
‘pazzo’ di tuo fratello!!” Rispose Babi.
********
Step se ne stava come al solito dietro al bancone di quel
bar Newyorkese asciugando qualche bicchiere oppure osservando le persone nella
pizzeria. Una leggera musica si diffondeva nella stanza, stranamente non
napoletana e stranamente..piacevole. Il ragazzo attendeva come sempre l’arrivo
di Kim che ormai veniva sempre alla stessa ora. Erano circa le due del
pomeriggio e di li a pochi minuti avrebbe varcato la soglia del ristorante per
ordinare l’ormai “famosa” Coca Light come accadeva da ormai un bel po’. Comparve
così, con tutta la sua semplicità. I capelli sciolti lasciati liberi di ricadere
sul viso arrossato dal caldo. Era piena di borse, buste e la situazione la
rendeva estremamente buffa..ma era sempre dolce. Poi chiaramente, non riuscendo
più a reggere tutto quello che aveva fra le mani e le braccia, non riuscì a
controllare la presa dei due libri che cercava di tenere saldamente con il
braccio destro stretto al petto. Step corse prontamente in suo aiuto piegandosi
per raccogliere i due libri.
<”Psicologia…studi psicologia?” Le disse alzandosi e
aiutandola con qualche busta. Non credeva fosse così grande.
“Bè si…grazie per l’aiuto comunque” Disse, sedendosi su uno
sgabello e poggiando la borsa su quello al suo fianco.
“Uff, sono distrutta ho bisogno di..”
“Un coca light forse?” La interruppe lui, sorridendole.
“Ma guarda! Che bravo! Come hai fatto ad indovinare?”
Sorrise.
Step prese il solito bicchiere di carta ma la ragazza fermò
la sua mano “No, questa volta sono tropo stanca. Versamela pure in uno di
vetro.”
Il contatto con quella mano fu qualcosa che gli ricordò la
sua Babi. La rivedeva in quella ragazza in un modo incredibile o forse era lui,
forse era la lontananza che non era abbastanza. Forse riusciva a vederla ancora
ovunque andasse, ovunque vedesse un briciolo di dolcezza e simpatia. Step
allontanò subito la mano. Perché sentiva di sbagliare? Perché non riusciva
semplicemente a farsi una vita? Perché con questa ragazza era diverso? Aveva
avuto molte avventure di una notte e non c’era stato nessun problema! Ma
adesso…quella ragazza davanti a lui gli faceva quasi paura…riusciva a renderlo
debole, immune a qualunque sentimento capace di fargli provare quella passione
che era solito sentire per una ragazza che gli piaceva. Forse questa ragazza era
diversa dalle altre e per questo si sentiva colpevole. Colpevole verso chi poi?
Lui non stava più con Babi da un pezzo e perché si doveva sentire un verme?
Perché diavolo si sentiva così nonostante fossero passati dei mesi e nonostante
ci fossero migliaia di chilometri a dividerli? Forse non aveva aspettato
abbastanza per qualcosa di veramente importante come poteva esserlo innamorarsi
di nuovo.
“Bè come mai te ne stai li imbambolato?” Chiese Kim
vedendolo fermo a fissare un punto del bancone.
“Come scusa?”
“Si! Sveglia??” Gli sorrise.
“Senti un po’” Disse appoggiandosi al bancone e
sorridendole “Ma tu ti chiami Kim o è un soprannome?”
“Bè…Kim è un’abbreviazione di Kimberly”
“Bello”
“Si ma è scomodo, non è più facile da ricordare Kim? E poi
è molto più carino!”
“No assolutamente io preferisco il nome completo!”
“No dai!” Gli sorrise dandogli un leggero pugno sul
braccio.
“Aio!” Finse di essersi fatto male, quando invece era stato
appena sfiorato.
“Ma dai! Non dirmi che ti ho fatto male!”
“Bè..no.. era tutta scena effettivamente…> Le sorrise
“Senti, cosa fai fra due sabati?”
Ci pensò un po’ “Credo di essere libera perché?”
“Bè vedi c’è l’inaugurazione di un locale qui vicino e.. se
ti va di unirti a me e ai miei amici ci sarà da divertirsi!”
“Mmm..bè perché no! Mi sembra un’ottima idea! Non ci sono
mai stata prima”
“Ok allora ci troviamo qui davanti alla pizzeria ti va?”
“Certo va benissimo. Adesso devo andare però” Lasciò il
bicchiere vuoto sul bancone e sollevò nuovamente tutti i pacchetti e le buste
che aveva momentaneamente appoggiato per terra.
“Hai bisogno d’aiuto?”
“No dai ce la posso fare. Grazie comunque.” Gli sorrise.
“Allora a domani. Preparami la coca tanto passerò di
sicuro!”
“Ok Kimberly!” Le disse facendole l’occhiolino e marcando
volutamente il suo nome completo.
“Perché ti ho detto il mio vero nome?” Urlò lei ormai
vicina all’uscita.
“Perché non hai resistito al mio fascino cara!” Le sorrise
scherzosamente
“Ah! Si certo! Bella questa!” Urlò nuovamente la ragazza
“Ciao!” Disse infine, prima di uscire dal locale.
Step rimase li da solo e come al solito la solitudine lo
portava a pensare sempre e solo ad una cosa: lei. Riusciva a ricordare ancora il
suo profumo annusando la bandana colorata che era legata al suo polso. Si,
profumava ancora di lei. Si chiedeva come mai non avesse deciso di mandarle
quella lettera. Eppure lei avrebbe dovuto sapere, avrebbe VOLUTO sapere della
sua partenza. Ma lui era stato un vigliacco. Non aveva voluto dirglielo di
persona perché sapeva che non sarebbe stato in grado. La sola idea di vedersela
di fronte, sapendo quello che avrebbe perso una volta montato su quell’aereo lo
avrebbe distrutto. Perché sarebbero nati i dubbi, sarebbero tornati quei dubbi,
quei dubbi che gli avrebbero sicuramente fatto cambiare idea. L’idea di
rivederla lo avrebbe sicuramente reso più debole e questo non poteva
sopportarlo, non ancora. Lui era cambiato, non completamente ma era cambiato.
Era diventato un debole, uno stupido ragazzo debole come non lo era mai stato da
molto tempo, dai tempi di sua madre e dei problemi con il suo…il suo amante. Ma
tutto questo non poteva più accettarlo. Lui era nato per la strada, era nato per
sentire sulla pelle le emozioni forti e dure che si vivevano fuori dalla bella
vita e lei era stata capace di cambiarlo, nella sua semplicità, senza rendersene
nemmeno conto l’aveva cambiato. Perché si, lei non se ne era nemmeno accorta,
troppo impegnata a guardare cosa invece non andava in lui, come fosse il solito
violento fuori dai canoni del perfetto “fidanzato modello”!! Ma infine non aveva
avuto il coraggio di mandarle neppure quella lettera, che aveva scritto tutta
dun fiato la notte prima di partire, dopo essere passato sotto casa tua,
fissandola nella finestra, nascondendosi ai tuoi occhi per paura di un
confronto. Vigliacco, egoista o cos’altro…ma non ce l’aveva fatta e adesso
quelle poche righe erano custodite in un semplice blocco notes sulla sua
scrivania, che stranamente aveva lasciato ben ordinata. Ma adesso credeva di
aver fatto la scelta giusta. In questo modo non avrebbe sofferto, in questo modo
sarebbe stato capace di vivere la sua vita normalmente lontana dai problemi e da
tutto.
No, basta davvero! Non poteva continuare così. A pensare a
quella ragazza che l’aveva fatto soffrire così tanto.
Lei quella piccola stella che così brillante continuava ad
accecare il suo cuore anche se lontana chilometri e chilometri. Lei che
continuava a scaldare il suo cuore con la sua luce brillante. Forse ti brucerai
piccola stella, perché presa da un nuovo amore o forse ti staccherai da quel
filo che ancora ti lega a me e allora forse riuscirò a toglierti dalla mia mente
perché per ora..non c’è via d’uscita…
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Lo so , lo so uccidetemi pure. Vi ho fatto aspettare molto
ma è iniziata la scuola e quindi sn stata un pò impegnata ma voglio precisare
che QUESTA FAN FICTION NON VERRA' MAI E POI MAI LASCIATA INCOMPLETA!^^
Quindi non preoccupatevi^^ Grazie ancora per tutti i vostri commenti!:D Inoltre
vorrei segnalavi il video di presentazione di questa fan fiction che metterò
anche all'inizio del primo capitolo^^ Buona visione. Per vederlo clikkate
qui.
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Capitolo 6 *** Arrivo! ***
Nuova pagina 2
Babi sedeva sulla poltrona dell’aereo Roma-New York con il
viso spiaccicato contro il finestrino per ammirare quel cielo pieno di piccole
scaglie di diamanti brillanti. Con una mano appoggiata sul vetro aveva lasciato
l’impronta delle sue dita ed una piccola “macchiolina” opaca, spiccava sulla
lucentezza del vetro appena lucidato, creata dal respiro di colei che adesso la
osservava. In pochi secondi senza attendere nessuno era svanita come quelle
piccole impronte lasciate da una mano insicura e leggera. Le macchioline
argentee adesso erano visibili con più chiarezza, sebbene lontane anni luce,
spruzzate qua e la da una penna che solo le dita della luna poteva muovere. Le
ali dell’aereo attendevano con ansia di sfrecciare veloci sull’aria per
raggiungere il punto più alto mai toccato, anche loro stregate dalla bellezza
delle stelle che, zitte e silenziose, timide od orgogliose ci osservano
dall’alto forse consapevoli della loro bellezza o forse no. Uomini d’affari
partiti per un’importante riunione, bambini felici di tornare a casa o di
partire per una vacanza, coppie innamorate felici di andare ovunque purché
insieme, entravano e prendevano posto nell’aereo ma Babi non badava a nessuna di
loro perché distratta da ben altro. I suoi occhi erano lucidi e neppure lei
sapeva spiegarsene il motivo. Forse perché di li a poco lo avrebbe incontrato
dopo tanto tempo o forse semplicemente perché colpita da quel cielo stellato che
mai si era esposto così tanto al mondo umano come quella sera. Quei pozzi
d’azzurro riflettevano quell’argento che illuminava il cielo scuro e tetro.
Sebbene fosse terrificante, le sue ombre, le sue piccole velature di grigio che
si confondevano nel buio intenso della notte, erano rischiarate dalla luce della
luna, signora della notte, che sovrasta il cielo e gli animi, protagonista di
poesie romantiche e non, che con il suo fascino sconvolge ed anima le menti e le
parole dell’uomo. Babi la osservava con ammirazione ed invidia perché essa è
unica nel suo genere non per uno,ma per miliardi di occhi diversi. Sempre la
stessa, grande e bella, senza la paura di affrontare i dolori più profondi
perché protetta dalla miriade di stelle che la circondano. Lei, sempre lei,
protagonista delle poesie dei poeti e di quelle dei giovani innamorati. Sempre
lei, quella a cui dedicano troppi libri e canzoni, quella che può apparire
intera, a metà, a spicchio, ma che non perde mai il suo fascino, neppure quando
il sole la nasconde dal resto del mondo. Anche in quel caso lei ne diviene la
protagonista. Babi avrebbe tanto voluto essere come lei. Sentirsi parte di quel
mondo nel quale viveva, sentirsi unica nel suo genere come Step la faceva
sentire. Mesi fa anche lei si sentiva così. Forse non vista da miliardi di occhi
diversi ma..da due si, però. Lui la vedeva come una dea scesa in terra. La
faceva sentire unica, come se fosse stata la cosa più importante e necessaria
del mondo, appunto come la luna…necessaria per illuminare le notti troppo scure
e capaci di nascondere anche le sue più care compagne d’avventura. Quella luna
degna di aprire il sipario ogni qual volta lo desidera, regalandoci il più bel
panorama mai visto, ma capace anche di chiuderlo, e di oscurare il mondo
nell’oscurità più tetra che esista.
Piccole gocce di pioggia andarono pian piano a toccare il
vetro del finestrino che riusciva ancora a mostrare la pista in cemento ed il
cielo. Il viaggio sarebbe stato lungo e Babi si sarebbe sicuramente annoiata.
Prese fra le mani l’elenco di film che avrebbero proiettato durante il volo e
fortunatamente ne trovò alcuni interessanti. Si tolse di nascosto le scarpe da
ginnastica e si coprì con la coperta in pile che aveva trovato sul sedile e
attese la partenza.
Questa non tardò ad arrivare. Lentamente l’aereo cominciò
la sua corsa. Senza fretta Babi vedeva scorrere sempre più veloce gli alberi, i
prati, la strada asfaltata della pista fino a non vedere altro che il nulla,
decisamente troppo scuro per poterne distinguere la fine. L’aereo con il muso
all’insù procedeva con la sua corsa salendo metro dopo metro fino a giungere
alla quota perfetta da mantenere. Adesso Babi era veramente in alto ma non si
sentiva affatto tre metri sopra il cielo, anche se lo era per davvero, anzi
ancora più in alto, e neppure triste. Non riusciva distinguere i sentimenti che
provava.
Avrebbe dovuto essere felice di rivedere Step dopo tanto
tempo, felice anche per essere riuscita a capire veramente i sentimenti che
provava per lui ma…nel profondo, dentro di lei, c’era qualcosa che la
preoccupava e quel qualcosa si chiamava paura. Quella paura di scoprire che
ormai tutto era andato perso, che non c’era più speranza, che adesso che aveva
capito era arrivata troppo tardi. La paura di averlo perso per sempre. Aveva
vissuto gli ultimi mesi nella sicurezza che lui stesse continuando ad amarla
come prima, ma adesso non era poi così tanto sicura. Questa sicurezza chi gliela
dava? Chi poteva garantirle che lui l’amava ancora? Chi poteva garantirle che
lui non si fosse rifatto una vita? Era questo ciò che l’affliggeva più di ogni
altra cosa. Non l’alta quota, non le numerose ore di volo che avrebbe dovuto
affrontare, ma bensì la reazione che avrebbe avuto lui. Sapeva benissimo che ci
si stava fasciando la testa da due settimane ma non poteva farci nulla.
*********
Manhattan dall’alto riusciva a toglierti il fiato e
figurarsi vista da vicino che effetto poteva fare! Babi aveva aperto gli occhi
per la prima volta di li a 6 ore e la prima cosa che aveva visto era stata la
costa dalla quale si potevano vedere, sebbene con difficoltà, degli edifici
immensamente alti e un isolotto dal quale probabilmente spiccava la famosa
Statua della Libertà. Ma avrebbe avuto modo di vederla con più calma. La mattina
era ormai inoltrata e di li a pochi minuti l’aereo sarebbe atterrato. Babi
cominciava ad avere la mani tremendamente sudate e stava cominciando ad
agitarsi. Era completamente sola, in una città immensa senza sapere se avrebbe
trovato davvero Step. Paolo le aveva dato l’indirizzo del bar nel quale
lavorava, ma non aveva notizie di lui da un mese ormai e chi le assicurava che
lui fosse ancora li? Poteva anche essere partito per Olululu!! Babi si sentì
improvvisamente sola come non mai. Aveva due giorni di tempo per trovarlo e per
parlargli. “Bè non c’è male” pensò.
*******
Dopo circa un ora e mezzo di fila, di milioni di controlli
e di spuntini vari, Babi era riuscita ad uscire da quell’aereoporto che sembrava
un enorme magazzino con un soffitto costituito da una serie di tubi bianchi che
forse facevano parte della struttura o che forse erano stati messi li da un
architetto impazzito! Adesso era circondata da tantissime persone che parlavano
in una lingua diversa dalla sua e che era decisamente diversa dall’inglese che
parlavano in Inghilterra. Babi era andata molte volte in college inglesi e
poteva ben dire di conoscere l’inglese molto bene ma…queste persone sembravano
parlare in una lingua tutta loro. Se ne era accorta non appena era scesa
dall’aereo. Quando si era diretta al controllo del passaporto, il poliziotto le
aveva fatto una serie di domande che erano a dir poco incomprensibili.
Chiaramente questi uomini avrebbero voluto fare qualcos’altro invece che
starsene seduti su una poltrona chiedendo le stesse cose a centinaia di persone
diverse, ma diavolo era il loro lavoro! Erano svogliati, maleducati e
decisamente goffi. Con quell’aria di superiorità che non si capiva perché
l’avessero. Insomma si era fatta ripetere le domande più volte prima di capire
cosa le stesse domandando il poliziotto. Ciambella nella mano e passaporto
nell’altra, Babi stava cercando disperatamente un Taxi. Si era posta sul ciglio
del marciapiede e aveva alzato la mano chiamando “Taxi!” come aveva visto fare
in molti film americani, ma nessuno di quelli si era fermato. Dopo dieci minuti
di tentativi falliti, Babi aveva finalmente capito che se il taxi aveva la spia
gialla illuminata sopra il cruscotto, significava che era occupato da un altro
passeggero e che era inutile sprecare fiato e dimenarsi come un imbecille per
chiedergli di fermarsi. Inoltre aveva pure concluso che la parola “Taxy” era
decisamente troppo italianizzata e che tutti sembravano chiamarli “Cab”. Almeno
aveva imparato qualcosa di nuovo!
Passati venti minuti e Babi era finalmente a bordo di un
“Cab”guidato da un portoricano o qualcosa di simile che le incuteva paura solo a
vederlo. Aveva un tatuaggio sul braccio destro a forma di teschio sotto il quale
non c’era scritto “I Love Mum” ma bensì “Dead is the same for everybody” ossia
“La morte è la stessa per tutti”. La cosa era rassicurante!! Adesso veniva il
bello però: spiegare a quell’armadio alto circa 1 metro e novanta, dove dovesse
andare.
Con facilità riuscì a spiegarsi alla meglio e nel giro di
trenta minuti si ritrovò nel centro di Manhattan.
-Wowwwww- sussurrò Babi a bocca aperta. Non aveva parole!
L’immensità di quei grattacieli e di quelle limousine era decisamente una figata!
Si era affacciata dal finestrino per vedere dove finivano alcuni grattacieli ma
non ci era riuscita perché il collo non era riuscito a piegarsi tanto. Ovunque
c’erano luci brillanti, tassisti inferociti per il troppo traffico e poi altro,
altro e molto altro ancora! Dopo aver contemplato New York a bocca aperta come
un ebete, Babi sentì finalmente la macchina fermarsi. Scese dalla macchina e da
quello che poteva leggere su un cartello di colore verde dall’altro lato della
strada, quello che era di fronte a lei doveva essere il Central Park, il famoso
parco nel quale erano stati girati tantissimi film come “Autum in New York” e
molti altri. Voltò piano il viso dalla parte opposta e si ritrovò di fronte ad
un qualcosa di immenso. Il cosiddetto Park Central Hotel che si trovava proprio
di fronte al Central Park. Da non credere! Non appena scese dal Taxi o meglio
“Cab” si ritrovò di fronte l’albergo più grande che avesse mai visto! Era a dir
poco meraviglioso e cavoli! “I genitori di Pallina le avevano scelto un
alberghino niente male! Accipicchia!” pensò. Questo era il famoso Hotel nel
quale avevano girato il film di quel ragazzino che si era perso a New York
sbagliando aereo! Babi non poteva crederci e poi il Central Park proprio li di
fronte? “O dio! Che meraviglia! Pallina per avermi ceduto tutto questo deve
volermi davvero bene! O forse non lo sapeva nemmeno lei.” pensò. Come un
soldatino vestito di tutto punto, il portiere aveva preso le sue valige e le
aveva poste sopra un carrello dorato.
-Da questa parte signorina, prego- Le disse.
Babi si lasciò guidare dall’uomo che aveva addirittura i
guanti bianchi e il cappellino in tinta con l’uniforme rossa e dorata. Non
appena entrarono, Babi si lasciò trasportare dalla miriade di profumi e colori
della stanza. Un misto di fiori di pesco e rose sembrava accogliere i clienti
sin dall’entrata e bè...non era la sola cosa. La bellezza dell’atrio era a dir
poco indescrivibile. Il suo sguardo si posò subito sull’immenso soffitto dove
stucchi dorati e rossi di tipo Barocco, come le uniformi di coloro che
lavoravano nell’hotel, facevano risaltare la bellezza dell’atrio. Abbassando lo
sguardo la Hall non era da meno. Mobili costosi, sedie tappezzate di seta, vasi
di cristallo, riuscivano a ricreare un ambiente lussuoso come quelli delle corti
francesi. Ogni cosa era curata nei minimi dettagli dal petalo del fiore
all’intera composizione floreale per i vasi in cristallo o placcati in oro.
Tutto questo ostentare ricchezza e potere sembrava ricordarle il Trimalchione
tanto descritto da Petronio e soprattutto tanto noioso!
-Signorina per di qua. Le disse l’uomo, facendole strada.
Babi si riscosse dai suoi pensieri. Effettivamente era
rimasta imbambolata come una scema e il povero facchino aspettava solo lei..
Dopo aver sistemato tutto alla reception, era ora di andare
a vedere la stanza.
L’ascensore era a dir poco formidabile. Aveva le porte a
vetri così da avere una panoramica completa della hall ed era decisamente
veloce. Per poco Babi non si sentì male non appena l’ascensore cominciò a
salire. Lo scatto brusco e troppo forte, le aveva fatto perdere l’equilibrio e
si era dovuta aggrappare ad una maniglia. Mentre si arreggeva, aveva notato
quanto il facchion non avesse espressione. Stava li di fianco dritto come una
scopa ed in silenzio. Impassibile. “Gente strana qui…” Pensò Babi.
Saliva, saliva, saliva quell’ascensore fino a piani che
Babi non si sarebbe mai immaginata di visitare. Poi un “Benvenuti al piano 89”
segnalò che l’ascensore era arrivato a sua destinazione! “Wow! L’ascensore era
in grado di parlare!” Pensò Babi. “Che tecnologia”
L’aroma di pesco l’avvolse non appena le porte
dell’ascensore si aprirono e la moquette bordeaux rendeva il corridoio caldo e
accogliente. Le pareti color crema erano perfettamente pulite senza nessun segno
sospetto e in fondo al corridoio Babi scorse una vetrata. Correndo la raggiunse
non curandosi del facchino che l’attendeva di fronte a quella che probabilmente
era la sua stanza. Però una vocina che le ricordò tanto sua madre la bloccò “ Su
Babi fai la signora! Abbi un minimo di classe! Non puoi lasciare quel poverino
li ad aspettarti!”. Babi allora si voltò e si rivolse al facchino sorridendogli.
-Scusi? Può entrare pure in camera io la raggiungo subito.
-Vuole che le disfi i bagagli?
-No, no non ce ne sarà bisogno grazie. Può andare.
-Miss Gervasi le lascio la chiave elettronica sul mobile
del bar va bene?
“Miss Gervasi? Questa New York mi piace parecchio! Aspetta!
Ho un bar personale? Wow!” I pensieri di Babi avevano ormai preso il via senza
più fermarsi.
Il facchino, non vedendola rispondere, prese l’iniziativa
ed entrò nella stanza e una volta uscito, se ne andò. Babi non si chiese nemmeno
se quello si aspettava una mancia oppure no perché la vista che mostrava quella
finestra era da mozzare il fiato! L’ottantanovesimo piano offriva una vista
meravigliosa e lei non poteva essere più felice. Babi appoggiò entrambe le mani
sul vetro aprendole completamente e fregandosene di quanto splendido e
luccicante fosse. Si era spinta più che poteva contro il vetro così da poter
vedere la strada e questa era decisamente piccola! Sembrava una striscia grigia
sulla quale tanti rettangolini colorati si muovevano in diverse direzioni. Si
staccò dal vetro lasciando due belle impronte di dita che sicuramente avrebbero
fatto piacere alle cameriere ed entrò in camera. Babi represse un urlo che
sicuramente avrebbe scosso l’intero edificio. La stanza era favolosa! Non appena
varcata la soglia c’era un soggiorno non con uno, non due, ma bensì tre divani
enormi color bordeaux rifiniti in legno pregiato, poi a lato sulla destra c’era
un bar dotato di tutto e di più.
-Ma che mi hanno preso per un’ubriacona?- borbottò Babi.
Proseguendo con il “Tour” il corridoio portava ad un bagno
enorme con una vasca idromassaggio interrata, per bagni rilassanti con candele
profumate. Sulla sinistra il corridoio proseguiva per mostrare una stanza che
sembrava essere un altro salotto. Alla cieca cercò di individuare l’interruttore
della luce, perché evidentemente le tende erano chiuse. La luce confermò
l’ipotesi della ragazza. Un mega schermo a milioni di pollici era posizionato
davanti ad un soffice divano ad L di pelle nera. A lato poi, vi era una
scrivania in legno con sopra una piccola lampada. Spense la luce e si diresse
verso l’ultima stanza che chiaramente, per esclusione, doveva essere la camera
da letto. La trovò illuminata dalla potente luce del sole grazie alle tende
tirate. L’aria fredda che entrava dal balconcino non era per niente salutare e
sebbene fosse estate, New York non poteva certo competere con i quaranta gradi
italiani! Si, certamente non faceva affatto freddo, ma quella mattina
evidentemente il vento era forte e il freddo arrivava sino a quel piano così
alto. Si avvicinò al balcone per chiudere le finestre, quando si accorse di
affacciarsi di fronte al parco. Visto dall’ottantottesimo piano era decisamente
diverso. Riusciva a scorgere solamente le chiome degli alberi e qualche piccolo
laghetto, ma niente di più anche se il suo fascino lo manteneva lo stesso.
Chiusa la finestra si distese sul letto stanca morta per il lungo viaggio e per
tutta quell’euforia ed emozione che l’avevano distrutta minuto per minuto.
Sperando che nessuno la disturbasse di li a qualche ora, decise di farsi una
bella dormita senza nemmeno spogliarsi. Si girò a pancia in giù e rovesciò la
coperta sopra di se. Era mattina ormai e lei stava dormendo. Era l’ora di
svegliarsi e lei invece stava dormendo. Era l’ora di andare a cercare Step, ma
lei stava dormendo, troppo stanca per mettersi all’opera. Decise quindi
mentalmente che non appena si fosse svegliata sarebbe andata a cercarlo a
qualunque costo! Pian piano percepiva sempre meno il rumore degli uccelli che
volavano sopra il parco e fortunatamente il rumore del traffico era minimo
grazie all’altezza del piano. In breve tempo riuscì ad addormentarsi fremendo
dalla voglia di rivedere il suo amore..non appena le sue gambe fossero riuscite
nuovamente a mettere i piedi per terra perché per ora ..non ne avevano alcuna
intenzione!
*******
E rieccoci qui! Volevo ringraziare tutti quanti nuovamente
per i complimenti e le critiche a qst storia! Grazie di cuore. Inoltre vorrei
scusarmi per il tempo che vi ho fatto aspettare per questo nuovo capitolo, ma la
scuola e i vari casini che come al solito mi sconvolgono la vita, hanno limitato
la mia "produzione"^^
Bè, questo capitolo è stato più che altro un capitolo di
passaggio per preparare tutti voi e chiaramente la protagonista, all'incontro
che ci sarà...o che forse non ci sarà...boh? Chi lo sa! ^^
A presto! Farò il possibile per scrivere, scrivere e
scrivere per voi!
Baxi. Sasy
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Capitolo 7 *** Ricerca ***
Nuova pagina 2
Babi aveva appena finito di sistemare le poche cose che
aveva messo in valigia. Dire poche era chiaramente la più grande bugia che si
potesse dire ma l’importante era crederci! Aveva portato si e no 4 vestiti, due
paia di jeans, due gonne, e 5 maglioni più varie mogliettine e biancheria
intima. In più c’era da considerare le tre paia di scarpe, o meglio quattro se
si volevano contare anche quelle che aveva indossato per il viaggio, e gli
svariati accessori, trucchi, pinze e mollettine. E tutto questo…per solo due
giorni! Questa si che è sicurezza! Dire che Babi avesse in mente cosa mettersi
per rivedere Step, era una gran bella bugia. Aveva pensato al vestito corto
giallo che tanto gli piaceva, oppure un semplice jeans per non sembrare troppo
sofisticata. Dopo circa un’oretta aveva deciso di indossare l’abito giallo,
almeno così sarebbe andata sul sicuro. Aveva deciso di sistemare i capelli con
una morbida coda di cavallo ed optato per delle comode ballerine bianche. Si
diresse al frigo bar e prese una lattina di coca cola.
-Ah!- un sospiro liberatorio. Diede uno sguardo
veloce al listino prezzi sopra il bar e per la sua gran felicità scoprì che ogni
lattina di coca costava ben 4 dollari!
-Porca miceria!- le scappò –Meglio smetterla di bere coca-
disse, voltandosi verso il cestino quasi pieno di lattine di coca vuote.
Posò il listino prezzi, finì la coca cola e borsa in mano
uscì dalla camera. Paolo le aveva dato l’indirizzo del bar nel quale lavorava,
un certo Nando’s.
Uscì dall’albergo e preferì prendere un taxi, nonostante le
avessero proposto la limousine. Va bene osare, ma non così tanto! Inoltre doveva
sbrigarsi erano le sei e una limousine non si sarebbe certamente mossa con
velocità nel traffico.
Erano le sette e dieci ed il taxi si fermò a destinazione.
Babi pagò e scese il più velocemente possibile. Un’ora e un quarto rinchiusa
dentro un taxi! ‘Ma come cavolo si fa a vivere in questa città? Troppo
traffico!!!!’pensò.
Dall’altra parte della strada una scritta
‘Nando’s’illuminata in verde risplendeva in quell’inizio di sera. Attraversò
velocemente, fra il i clacson degli automobilisti che imprecavano contro di lei.
Si stava accorgendo di aver assimilato i lati peggiori di Step, come per esempio
l’infrangere le regole ed appunto il fregarsene delle strisce pedonali.
Fuori faceva un freddo cane, ma Babi esitava. Aveva paura
di quel confronto che aveva sognato per così tanto tempo, ma al tempo stesso
voleva entrare. DOVEVA ENTRARE! Svelta entrò nel locale, ricacciando via tutti
quei pensieri. Non aveva viaggiato fino a NY per stare dall’altra parte del muro
e sapere che lui era li a pochi metri da lei. Finalmente il caldo le riscaldò la
pelle e pian piano anche le labbra. Subito la musica di Pavarotti la sorprese.
Adesso capiva perché il nome Nando fosse così stranamente italiano. Era finita
in una pizzeria italiana! ‘Speriamo che sappiano parlare l’italiano’. Si guardò
intorno in cerca di Step, o di qualcuno a cui chiedere informazioni. Di lui
neanche l’ombra e allora il dubbio. E se fosse andato via? Lo sconforto ed il
panico l’assalirono come un’onda in pieno oceano. Gli occhi lucidi per la paura,
per la paura che tutto fosse definitivamente finito. Un conto era sapere che
prima o poi avresti avuto la possibilità di rivederlo, di chiarire tutto, ma
sapere che era davvero finita, che non ci sarebbe stata nessuna possibilità di
rimediare agli errori commessi…era davvero frustrante!
-Desidera qualcosa?- Un uomo sulla sessantina le si
avvicinò sorridendole.
-Come scusi?- Disse Babi, tornando alla realtà.
-Desidera qualcosa?- Ripetè l’uomo.
-Si..si cercavo una persona. Dovrebbe lavorare qui..non da
molto..si chiama Step..
-Step? Si lavora qui..
Babi fece un sospiro di sollievo. Non l’aveva perso.
-E ora sa dirmi dove posso trovarlo?
-Bè oggi ha preso una giornata libera. Effettivamente è
strana questa cosa perché non me l’aveva mai chiesta. Comunque puoi chiedere a
quel ragazzo al bancone. So che loro due sono molto amici- Disse, indicandole un
ragazzo biondo.
Babi si voltò nella direzione del bancone e si avvicinò. Un
ragazzo biondo dai capelli scompigliati stava versando una birra ad una ragazza.
Si avvicinò ancora e si sedette sullo sgabello di fonte al bancone. Aveva un
maglione rosso sotto il quale, si poteva ben vedere dal colletto che usciva, una
camicia bianca. Si scostò velocemente una ciocca di capelli mentre versava una
lattina si Coca così da scoprire il sopracciglio abbellito con un piercing
stranamente carino. A Babi non erano mai piaciuti, ma quella volta c’era da dire
che gli donava molto. C’è sempre tempo per ricredersi nella vita! Mentre cercava
di cogliere ogni minimo particolare di quel ragazzo, questo finalmente si voltò
verso di lei mostrandole due pozze d’azzurro mai viste in vita sua.
-Cosa desidera?- le chiese.
-Come?- rispose Babi non avendo sentito cosa le avesse
chiesto.
-Cosa prendi? Da bere dico- le sorrise.
Babi cominciò ad armeggiare con la sua borsetta abbassando
lo sguardo -Ah..si..bè veramente sono qui..non per bere ma..
-Devi prendere qualcosa se vuoi sedere..spiacente è il
regolamento..
-Si certo ma…sono qui per Step- disse tutto dun fiato.
-Step? Che centra Step? Come lo conosci?- chiese
interessato, appoggiando i gomiti al bancone.
-Bè.. vedi..io non sono di qui..vengo dal’italia..
-L’avevo capito- le disse sorridendo- quindi cosa sei..un’amica
di Step?
-Più o meno- disse con incertezza.
-Ah! Ho capito- le disse ammiccandogli- sei un po’ più di
un’amica eh?- le fece l’occhiolino..
Babi arrossì immediatamente, mordicchiandosi le unghie.
–Bè..io..
-Ok scusami sono stato indiscreto.
-No..è che..
-Come hai detto che ti chiami?- la interruppe lui.
-Io..non te l’ho detto..-gli sorrise –comunque sono Babi...-
disse allungando la mano.
-Babi?- disse stupito rimanendo fermo immobile.
-Si perché- chiese lei incuriosita –conosci qualcuna con il
mio stesso nome? Credo sia difficile ma..
-No, no, ma Babi Babi? La Babi di Step?- la interruppe
ancora con gli occhi sgranati.
-Come fai..come lo sai?- chiese lei corrugando la fronte e
ritirando la mano.
-Bè..Step mi ha parlato molto di te..anzi troppo..fino allo
sfinimento..
-D..davvero?- chiese lei speranzosa. Allora non l’aveva
dimenticata!
-Bè si.. è da quando ci siamo conosciuti che me ne parla,
però adesso sembra essersi placato. Prima era una continua fissazione ed io ero
il povero disgraziato che, purtroppo lavorando con lui, doveva sorbirsi le sue
continue seghe mentali - disse ridendo –comunque cosa ci fai qui?
‘Sembra essersi placato?’ Cosa significava? Si era
dimenticato di lei? No..non era possibile..- la sua faccia si intristì
all’improvviso ed il ragazzo sembrò accorgersene.
-Babi?-le chiese sporgendosi verso di lei- Ho detto
qualcosa di sbagliato?
-No..no è che..niente lascia stare..
-Dimmi dai! Se ho detto qualcosa di sbagliato sei
liberissima di dirmelo
-Davvero niente..comunque come hai detto che ti chiami?-
Cercò di sviare formulandogli una domanda e sperando che lui ci cascasse. Il
ragazzo si accorse subito del repentino cambio di discorso, ma non voleva fare
l’arrogante e costringerla a dire cose di cui non si sentiva.
-Patrick, Patrick Brown- questa volta fui il suo turno di
tendere la mano e Babi la strinse senza esitare.
Patrick fece il giro del bancone e si sedette sullo
sgabello di fianco a lei. Oramai la gente a quell’ora non arrivava più per
prendere qualcosa al bar, ma per la pizzeria quindi poteva liberarsi per qualche
minuto -Bè..allora dimmi come mai sei qui?
Babi si sentì nuovamente a disagio. Probabilmente lui era a
conoscenza di tutta la sua storia con Step e sapeva chiaramente che era stata
lei a dire la parola ‘FINE’.
-Tu..tu sai tutta la storia vero?
-A grandi linee si- rispose sinceramente. Non voleva
mentirle, però non voleva nemmeno dirle che Step questa sera sarebbe andato ad
un party con una ragazza. Cosa doveva fare?
-Ok..bè sono venuta per vedere Step..devo assolutamente
torvarlo..puoi dirmi dove abita?
‘Come cavolo faceva ora? Step non era in casa e sicuramente
se Babi fosse andata li, avrebbe trovato James che glielo avrebbe detto! Ma
porca miseria e ora come si fa? Andiamo Patrick fatti venire un’idea..merda..’
-Bè non lo so..non sono sicuro..cioè non l’ho mai saputo
veramente..-disse grattandosi la testa.
-Per favore è importante! Sono venuta fino a qui per
parlagli dopo tanto tempo. Solo adesso ho capito e ti prego fa che non sia
venuta qui per nulla- disse con gli occhi lucidi per il pianto.
-Ok..ok- non poteva mentirle, non poteva farlo non era così
cattivo. Non poteva- lui credo divida un appartamento con un certo James. Io non
posso staccare se no ti ci accompagnavo volentieri, però puoi andare in Taxi.
Aspetta che ti scrivo l’indirizzo.
Tornò dietro il bancone e prese una foglietto di carta ed
una penna. Scrisse velocemente l’indirizzo e lo diede a Babi.
-Ecco qui. Salutami Step e mi raccomando..proprio perché so
tutta la storia vedi di sistemare le cose. Non rovinate qualcosa di così bello…
-Ok ti ringrazio tanto. Adesso vado!- Prese il biglietto e
si fiondò fuori dal locale. Prese il primo taxi alla velocità della luce, avendo
ormai imparato la tecnica migliore per fermarne uno.
Nel giro do 20 minuti era arrivata davanti all’edificio.
Era vecchio ma non decadente. Di media altezza quasi come quelli italiani.
Cominciò a suonare ripetutamente un campanello per uno chiedendo se li viveva un
certo James, visto che non sapeva a che piano abitasse. Arrivò il momento
dell’8° campanello. Sembrava che non ci fosse nessuno. Mentre avvicinava il dito
al campanello successivo, qualcuno rispose. Una voce assonnata e probabilmente
poco felice di essere stata tirata giu dal letto.
-Si…chi è?. Uno sbadiglio rumoroso dall’altra parte del
citofono contagiò Babi facendo sbadigliare pure lei.
-Hem..salve..noi non ci conosciamo qui vive un certo James?
-James?- un altro sbadiglio- si sono io chi mi desidera?
-Oh! Grazie a dio! Ti ho trovato! Salve sono Babi..Babi
un’amica di Step..vengo dall’Italia e..
-Babi? Babi Gervasi?
-Si, perché? Sono famosa anche qui?
Immediatamente il portone si aprì. Il ragazzo sembrava
essere sparito dall’altra parte del citofono, si limitò semplicemente ad aprire
il portone. Poi ricomparve.
-Sali!
Non disse nient’altro, ma questo lasciò intuire a Babi che
evidentemente era famosa anche qui.
L’ascensore era terribilmente veloce tanto da far quasi
venire la nausea. Giustamente i grattacieli avevano centinaia di piani ed era
necessario un ascensore veloce! Niente a che vedere con quelli che aveva usato
lei. Scese dall’ascensore e si trovò di fronte un ragazzo moro dai capelli
riccioluti disordinati e gli occhi neri come la pece. Aveva una maglietta di
cotone bianca e dei semplici jeans con cuciture rosse che riprendevano il colore
delle pantofole si spugna.
-Hey! Babi giusto?- le sorrise.
-Si..ma ci conosciamo?
-Bè tu no, ma io si..cioè Step mi ha parlato molto di te
sai..finalmente ti conosco! Vieni entra pure in casa, Step non c’è adesso è ad
un Party
-Ad un Party?- O dio e se era andato li con qualcuno?
-Si, ha preso una giornata libera dal lavoro, ma tu che ci
fai qui?- Le chiese, mentre la conduceva dentro l’appartamento.
-Bè..sono venuta per parlare con Step e..
-Però adesso non c’è e tornerà molto tardi e probabilmente
dormirà fuori - ‘Cazzo! Stai zitto no? Questa potevi anche risparmiartela, cosa
fai le dici che Step dorme fuori così poi capirà alla grande che starà con
qualcuno? Che imbecille’ Chiuse velocemente la porta e cercò in tutti i modi di
recuperare al danno -Cioè..no cioè vedrai torna tardi e quindi non ti conviene
aspettarlo qui..
Babi si sentì morire dentro. L’idea di lui con
qualcun’altra, l’idea delle sue braccia strette a quelle di un’altra, il suo
amore così immenso non più per lei. Le sue attenzioni non più per lei. Come si
fa? Come si fa a sopportare tutto questo male? L’aveva capito, aveva capito che
James aveva cercato di salvarsi dalla cazzata che aveva detto, e questo faceva
male, malissimo. Cos’era peggio? Rimanere in Italia e sperare che un giorno
tutto sarebbe tornato come prima, o tentare perché stanca di aspettare, cercando
la verità sapendo che forse quella verità avrebbe potuto fare male? Non lo
sapeva, era confusa. Adesso che sapeva la verità sicuramente avrebbe preferito
la prima opzione. Sarebbe stato meglio rimanere a casa e sperare che un giorno,
seppur lontano, lui sarebbe tornato da lei senza doversi trovare davanti, come
adesso, la verità, dura e crudele…come sempre.
-Hey! Babi?- Le posò una mano sulla spalla e scosse
leggermente -Sei ancora fra noi?- sorrise.
-Eh? Ah si..si scusami…
-James, sono James, che scemo non mi sono nemmeno
presentato.
-Lo conosco il tuo nome- disse lei, sorridendo.
-Bè ti va un caffè?
-Perché no!
-Perfetto accomodati pure sul divano. Scusa il casino, ma
non siamo molto ordinati tutti e due.
-Questo l’avevo capito- Disse ridendo, dando un’occhiata
all’entrata piena di scatoloni, riviste sparse per terra e scarpe.
-Accomodati pure sul divano di la- le urlò dalla cucina.
-Va bene!- urlò lei di rimando.
Babi si avviò verso la sala riconoscendo una confusione fin
troppo familiare, che adesso scoprì le era mancata. Si sedette sul bordo del
morbido sofà in stoffa blu, guardandosi in torno in cerca di qualche
particolare, di qualche dettaglio, di qualcosa di SUO. La casa sembrava essere
arredata in modo spartano, ma non mancava di nulla. Televisione, librerie,
tavolo da pranzo e poi chissà cos’altro. Si alzò per osservare più da vicino i
libri riposti nella libreria. Il suo dito scorreva sui titoli dei libri finchè
non ne trovò uno, il suo libro, quello che gli aveva regalato lei. Lo estrasse
ed aprì la prima pagina per ritrovare quella dedica che aveva scritto con tanto
amore.
‘Per te, che mi hai mostrato la cosa più bella del
mondo, che mi hai donato la cosa più bella che esita al mondo..l’amore, quello
vero. Ti amo. Babi’
Sembra ieri quando la sua penna scorreva su quella pagina,
insicura sul cosa scrivere, nonostante ci avesse pensato, minuti e minuti, ferma
davanti a quella pagina bianca, pronta a scriverci qualcosa e al tempo stesso
niente, perché come ben si sa, molte volte il silenzio dice più di mille parole,
uno sguardo vale più di una qualsiasi frase d’amore.
Si voltò e vide sul tavolo davanti a lei una maglia a righe
grigia. Si avvicinò e la prese in mano. Il suo profumo, forte e deciso era
ancora impregnato in quella stoffa e la fece sospirare. Il suo cuore batteva più
forte di prima al ricordo del suo profumo, avendo qualcosa di lui così vicina.
-Hey!- disse James tornato dalla cucina. Velocemente Babi
rimise la maglia sul tavolo e si voltò,
-Oi! Io..io..- sperava che non l’avesse vista, l’avrebbe
presa per scema.
-Non c’è nessun problema Babi per…quella..- disse indicando
la maglietta sul tavolo.
-Io stavo ..stavo solo..- arrossì.
-Nessun problema Babi, davvero. Anzi, piuttosto un problema
ci sarebbe. E’ finito il caffè e non saprei cosa offrirti. Step doveva andare a
fare la spesa ma come al solido dev’essersene dimenticato. Cosa devo fare con
quel ragazzo? Cosa ci devo fare? Dimmelo tu!- Disse sedendosi sul divano.
Solo ora Babi si rese conto che non aveva tempo. Lei domani
pomeriggio sarebbe partita e se non fosse riuscita a trovare Step, tutto il
viaggio sarebbe stato inutile!
-Senti- le disse, sedendosi anch’essa sul divano -Io devo
parlare con Step..
-Te l’ho già detto Babi stasera non è possibile perché
-Non me ne frega nulla! Io devo parlarci, domani parto,
sono venuta qui esclusivamente per lui, per dirgli che sono stata una stupida,
che ho sbagliato tutto sin dall’inizio! Ti prego, ti prego aiutami!- disse con
le lacrime agli occhi.
-Babi..ma..io non posso..io..- Come faceva a portarla li?
Step era li con quella ragazza. Non poteva far soffrire Babi più di quanto
stesse soffrendo ora, che razza di uomo era?
-Ti prego- disse Babi, fra i singhiozzi, asciugandosi le
lacrime.
-Io..- Non poteva nemmeno stare li ed impedire a questa
ragazza innamorata di avere una chance, anche se avrebbe fatto male, anche se
avrebbe visto come stavano le cose adesso, non poteva essere indifferente a
tutto ciò.
-Ok..ok Babi..dai non piangere andiamo ti ci porto io..forza
sbrighiamoci..- Disse sollevandole il mento.
-Davvero?- Chiese lei speranzosa.
-Si, dai- Sorrise -Prendi la giacca, mi infilo le scarpe e
ti accompagno
Erano in macchina davanti al locale dove si stava svolgendo
il party e Babi era ferma immobile.
-Che fai non scendi?- Le chiese James.
-Io..non lo so- disse lei fissando il locale dal
finestrino.
-Come non lo sai Babi! Cazzo sei venuta fin qui
dall’Italia! Non puoi non saperlo. Forza alzati da questo sedile e va a dirgli
quello che devi dirgli!-
-James ma..
-Nessun ma..muoviti o riparto e me ne vado
-Ok..ok vado ..no ma come faccio?
-Ascoltami,qualunque cosa vedrai sappi che lui ti vuole
bene, non puoi cancellare una cosa come quella che è stata, nel giro di pochi
mesi. Babi io so tutto, Step me ne parlava in continuazione e ti prego se non
vai a parlarci potresti veramente sprecare questa occasione. Lo ami, lo si legge
dai tuoi occhi e allora, fai qualcosa, per questo amore, o almeno fallo per te,
per l’amore che continua a vivere dentro di te.
-Cosa sei un poeta o cosa?- Chiese lei, ridendo.
-Babi? Vuoi che parta?- disse, imbronciato.
-Ok, ok vado. Grazie, grazie davvero! Non sai quanto.
Scese dalla macchina ed entrò velocemente nel locale. La
musica forte rimbombava nelle orecchie e la gente che ballava sembrava ormai
arrivata al punto di non ritorno. Gente ubriaca che ballava muoveva la testa a
destra e a sinistra senza una ragione ben precisa, che oscillava le mani in alto
al ritmo di una musica veloce e ritmata. Poi al ritmo pazzo e veloce se ne
sostituì uno lento e rilassante. Babi si aggirava per il locale in cerca di lui,
ma c’era troppa gente, com’era possibile? Velocizzò il passo e alla fine si
avvicinò alla pista da ballo. Si appoggiò ad una colonna per vedere se era fra
quelli che stavano ballando, ma non vide nessuno. Stava per tornare indietro
quando qualcuno di familiare la incuriosì. Di schiena c’era qualcuno che
somigliava molto a lui, stava ballando..ma non da solo. Una ragazza dai capelli
castani, raccolti con uno spillone, aveva gli occhi chiusi abbracciata a lui. I
due pian piano girarono lentamente fino a che Babi non potè scorgere il volto
del ragazzo. ERA LUI.
***********
Il prossimo o fra qualche ora o domani...dipende come stà
la mia febbre e vi assicuro che l'8° cap piacerà molto a tutte voi :D: Grazie
ancora per il sostegno e per i complimenti che mi scrivete sempre. Scusatemi se
vi ho fatto attendere così tanto..scusate davvero...:(
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Capitolo 8 *** Abbracciati sotto gli occhi di lei ***
Nuova pagina 2
Babi sentì un tuffo al cuore. Come se avesse smesso di
battere. Il mondo le crollo nuovamente addosso, come troppe volte era accaduto
di li a sei mesi. Com’era possibile? Poi ricordo quello che le aveva detto poco
fa James ‘Ascoltami,qualunque cosa vedrai sappi che lui ti vuole bene, non puoi
cancellare una cosa come quella che è stata, nel giro di pochi mesi. Babi io so
tutto, Step me ne parlava in continuazione e ti prego se non vai a parlarci
potresti veramente sprecare questa occasione. Lo ami, lo si legge dai tuoi occhi
e allora, fai qualcosa, per questo amore, o almeno fallo per te, per l’amore che
continua a vivere dentro di te’ lui sapeva..come sapeva anche l’altro ragazzo al
bar..Lei, che come una scema era venuta sin li, con la speranza di far tornare
tutto come prima, sperando che lui l’avesse aspettata. Come poteva pretendere
che il tempo non avesse mutato le cose? Erano rimaste sin troppo uguali ed era
impossibile che qualcosa non fosse cambiato. Ed eccolo appunto il cambiamento,
eccolo li davanti a lei. La sua mano, stretta in quella di lei, in quella che
sarebbe dovuta essere la sua, stretta fra le sue braccia come un tempo.
Accadde tutto in un istante.
Lui aprì gli occhi.
Come una vecchia fotografia, per quanto si ingiallisca, per
quanto il tempo possa alterarne i colori, l’immagine non cambia, mostra sempre
quel pezzetto di vita che tanto hai amato, da volerlo fotografare, da volertelo
portare sempre con te. Adesso lui era li e nonostante quanto tempo fosse
passato, nonostante fosse passato troppo tempo da quando il suo sguardo si era
posato nuovamente sul suo, lui non era cambiato. Riusciva a percepirlo, in
quegli occhi chiari, che scintillavano forte per l’ubriachezza o forse..per
l’emozione..
Smise di ballare. Lasciò scivolare la mano della ragazza
dalla sua. La ragazza si voltò per capire cosa stesse succedendo, in cerca di
cosa o chi avesse rovinato il suo bel momento. Erano fermi, lontani qualche
metro all’apparenza, ma invece così vicini come mai lo erano stati. Entrambi con
le lacrime agli occhi, incerte se cadere o meno o se tornare al punto di
partenza.
La ragazza si girò verso Step e gli chiese qualcosa che
Babi non riuscì a capire. Lui non rispose, e forse non la sentì nemmeno. Gli
tremavano le gambe e forse anche la voce. Non poteva essere lei. Tutte le notti
l’aveva sognata, aveva sognato di rivederla, di poterle parlare per chiederle
scusa, per dirle quanto l’amava. Adesso era chissà come li, davanti a lui, ferma
appoggiata a quella colonna, che lo fissava, immobile e lui non poteva far altro
che contemplare la sua bellezza sotto le luci sfumate della sala che, nonostante
fossero quasi inesistenti non nascondevano ai suoi occhi quanto fosse
meravigliosa. Poi la vide, qualcosa di luccicante che cadeva lentamente sul suo
viso, una lacrima, che pian piano scivolava. Ed ecco i ricordi di lei, di quello
che furono insieme di quando si conobbero. Ogni singolo istante gli sembrò così
vicino, come se fosse stato ieri il giorno in cui l’aveva conosciuta, così
determinata e sicura del suo piccolo mondo fatto di soldi e apparenza. Ma adesso
aveva una Babi diversa davanti a se. Non più quella di un tempo, perché l’amore
l’aveva cambiata le aveva mostrato cosa significava amare, cosa era l’amore,
come i soldi e l’apparenza non fossero necessari. Ma nemmeno quella che si
ricordava. Era maturata, lo vedeva, era diventata una donna in così pochi mesi.
Il dolore ferisce, ma fa anche crescere. Quanto era cambiata, quanto si erano
cambiati a vicenda cosa che nessuno dei due aveva capito. Lui aveva fatto del
suo meglio per non essere più quello di un tempo e lei lo stesso. Non se ne
rendeva conto, ma era cambiata davvero. L’aveva trasformata nella Babi ‘vera’,
senza costrizioni dovute all’apparenza, a quello che le dicevano i suoi genitori
a quello che il mondo le imponeva. Non si accorse nemmeno di Kim che le stava
rivolgendo la parola, troppo preso da quella sorpresa inaspettata che le stava
facendo scoppiare il cuore.
Poi Babi, vedendo la ragazza rivolgergli la parola ri
ricordò di cosa aveva visto prima. Loro due ballare, stretti, mano per mano come
due innamorati. Lui evidentemente aveva deciso di dimenticare tutto quello che
erano stai loro due e questo le lacerava il cuore ad ogni respiro.
Si voltò e corse più veloce che poteva, senza guardarsi
alle spalle, ripetendosi ‘non piangere Babi, non piangere!’ anche se fu inutile.
E poi lui non la vide più, la vide correre via da lui, dal suo sguardo. Lontana
nuovamente da lui. Che fosse stato solo un miraggio? Un utopia troppe volte
sperata e sognata? No, non poteva essere. Lei era davvero li, o meglio prima era
li. Si era spinta fra la folla, senza dirgli nulla, nemmeno un saluto e adesso
non poteva lasciarla scappare. Troppe volte aveva sfuggito la verità, troppe
volte si era trovato davanti a casa sua senza la forza di suonare al campanello.
Ma adesso, che lei era li, non poteva gettare tutto via. Questa volta no.
Abbandonò quell’unica speranza di rifarsi una vita con qualcuno che non fosse
Babi, lasciando Kim lì, correndo più veloce che poteva fra la folla, cercandola
ovunque. Ed eccoli di nuovo li, pronti a sfuggirsi, a rincorrersi quando
entrambi volevano essere trovati. Babi piangeva, incurante di chi la stesse
guardando e di quello che avrebbe pensato lei. Correva, continuava a correre,
urtando la gente davanti a lei, senza sapere dove stesse andando, finchè non si
ritrovò nel giardino. Si fermò e cominciò a camminare cercando il luogo più
isolato possibile per nascondersi e starsene da sola nel suo dolore. Poi una
voce, quella voce, rotta dal fiatone o semplicemente dal pianto.
-Babi?- urlò Step.
Lei si fermò. Non aveva il coraggio di voltarsi, non voleva
affrontarlo non poteva, non dopo quello che aveva visto. Lui era da qualche
parte dietro di lei, che aspettava solo una sua mossa, un gesto, un segno, come
mesi fa. E lei doveva darglielo quel segno, non come prima quando l’orgoglio
sembrava essere la cosa più importante. Adesso glielo doveva. Si era meritato
più di un gesto. Il suo amore per lei era sempre stato vero, puro, sincero,
mentre quello di lei cercava ogni volta qualsiasi pretesto per allontanarlo. Si
era meritato ogni cosa e lei non era sta in grado di farlo. Mentre proprio lei
aveva ricevuto troppo, amore, attenzioni, felicità, da quella persona che aveva
fatto soffrire come mai in vita sua credeva fosse possibile. Era lei che doveva
pagare, che doveva soffrire per quello che era successo e non lui. La colpa era
sua e non avrebbe sopportato l’idea di vederlo distrutto dalle lacrime e dal
dolore a causa sua. Ma doveva voltarsi e guardare in faccia la realtà ed il suo
amore, non più suo purtroppo. Lentamente si voltò, con una lentezza straziante
per entrambi.
Era lei, non poteva non essere lei. I suoi capelli , il suo
vestito giallo che tanto gli piaceva. Il suo profumo che il vento aveva portato
verso di lui. Era lei. Ed eccola li, che pian piano si era voltata verso di lui.
Il suo volto rigato dalle lacrime, i capelli scompigliati per la corsa. E
adesso? Bella più che mai se ne stava li, piccola ed indifesa, in una città che
non conosceva. Era venuta qui per lui. Un leggero sorriso si formò sulle sue
labbra. Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Correrle incontro?
Accadde tutto in un istante. Si ritrovò improvvisamente
Babi fra le braccia. Stretta a lui in un abbraccio che diceva tante cose,
piangendo, scossa dai singhiozzi che nascondevano un po’ i suoi. Che parlava per
loro d’amore, di conforto di comprensione. Lui la strinse a se forte, quasi a
soffocarla. Non poteva ancora crederci.
Era li. Di nuovo fra le sue braccia, di nuovo fra le
braccia di colui che amava più di qualunque cosa. Step le baciò dolcemente la
testa e lei si aggrappò alla sua maglia nera attillata, bagnandola di lacrime.
Era troppo bello per essere vero. Fra le sue braccia di
nuovo come mesi fa. Sentirlo stretto, stretto a lei. ‘Come si fa a fermare il
tempo? Signore ferma il tempo in questo istante, ti prego. Non fare che finisca
questo momento che ho atteso per così tanto tempo. Per favore!’ pensò Babi.
Poi lui si sciolse dall’abbraccio e la fissò con un
espressione di beatitudine e meraviglia. Gli occhi lucidi di entrambi, le mani
teneramente allacciate luna con l’altra, i loro respiri che si fondevano ad ogni
sospiro. Un'unica cosa sola. Come sempre erano stati e come sarebbero dovuti
essere per il resto della vita.
-Babi…- Le sorrise teneramente e le baciò lievemente le
labbra. -Babi..che ci fai qui?- le chiese continuando a sorridere per
l’incontenibile felicità che sentiva dentro.
-Io…io sono venuta qui..per te..volevo parlarti, DEVO
parlarti..devo..devo dirti tante cose Step ed io non
-Shh, non dire niente adesso- la interruppe lui -Vieni con
me, andiamocene di qui, troppa gente, troppo casino
Le prese la mano e si tuffarono nuovamente tra la folla.
Come in discoteca quella sera, per mano, fra la gente ed il chiasso della
musica, il buio illuminato qua e la da qualche luce colorata, cercavano una via
di fuga per starsene in pace, lontani da tutti e da tutto. Finalmente uscirono
dal locale e Step iniziò a correre veloce, trascinandosi dietro una Babi curiosa
e felice. -Step..dove andiamo..- disse col fiatone.
-Vedrai- le sorrise, continuando a correre.
Correvano veloci fino ad arrivare ad una fermata della
metro. Scesero le scale veloci, ridendo e scherzando. Step infilò il pass e
attraversarono il passaggio. Diede un veloce sguardo ai segnali, per essere
sicuro, e riprese a correre. La metropolitana stava quasi per partire e allora
corsero ancora più veloce finchè non furono dentro, giusto in tempo, prima che
le porte si chiudessero.
-O Dio! No mi sento più le gambe!- disse Babi lasciandosi
cadere su di un sedile. Step le sedette accanto anche lui col fiatone.
-Dai che ti sei divertita!- Le prese una ciocca di capelli
che era scivolata e gliela risistemò dietro l’orecchio. Lei sorrise e riconobbe
quella dolcezza che solo lei era riuscita a tirar fuori. Step si avvicino piano
a lei. Voleva baciarla, voleva sentire il sapore delle sue labbra che troppo gli
era mancato e Babi era li ferma, incapace di muoversi.
-Prossima fermata Water Street- disse una voce all’autoparlante.
Step stava quasi per Baciarla, ma si ritirò
improvvisamente.
-E’ la nostra, vieni- Le prese la mano e la condusse verso
l’uscita. Pochi minuti e la metropolitana si fermò. I ragazzi uscirono con
velocità, stando attenti a non perdersi fra la gente.
-Non avrai mica intenzione di riprendere a correre vero?-
chiese Babi.
-Certo!- e detto questo ripartì. Veloce, veloce, Step la
trascinò fuori dalla stazione. Non appena furono fuori attraversarono la strada
velocemente fino a che si ritrovarono davanti al mare aperto. Il cielo, scuro,
si confondeva con l’oceano, profondo e tenebroso, nascondendo ogni cosa agli
occhi umani se non per la luna e le stelle che schiarivano leggermente
l’oscurità. I lampioni illuminavano ben poco e Babi non riusciva a capire dove
fossero. Poi ad un certo punto la vide. Illuminata da mille luci, la Statua
della Libertà. Velocemente corse per avvicinarsi il più che poteva. Arrivò alla
balaustra e si fermò ammirando, seppur da lontano, quella signora così famosa in
tutto il mondo.
-Ma è bellissimo!- disse Babi sorridendo. Nonostante fosse
lontana, era comunque un'emozione sapere che davanti a te c'era quella piccola
isola resa famosa dalla statua conosciuta dal mondo intero.
-Lo so, la vecchia signora fa sempre questo effetto quando
la vedi per la prima volta- Si avvicinò a lei da dietro e le cinse la vita
baciandole il collo dolcemente.
-Ricordi?- le chiese Step.
-Cosa?
Step si sciolse velocemente dall’abbraccio, slegò la
bandana che teneva rigorosamente sempre con se, legata al polso. L’afferrò alle
due estremità con le mani e la fece passare sopra la testa di Babi.
-Questo-Le mise la bandana sopra gli occhi così da coprirli
e, come una volta, gliela legò dietro la testa e la voltò verso di se. -Si..ma-
cercò di protestare Babi sorridendo, ma improvvisamente si ritrovò le labbra di
Step sulle sue. Step le prese il viso con le mani e iniziò quella danza che
tanto aveva sognato. Passione, felicità, amore, rabbia. Quel bacio riversava in
ognuno di loro sentimenti diversi, ma al tempo stesso simili in ricordo di quei
momenti che avevano condiviso insieme. Passione per quanto il loro amore era
stato forte, arrivando veloce e travolgendoli con la stessa velocità. Felicità,
per essersi ritrovati, dopo tanto tempo. Amore, perché non avevano mai smesso di
amarsi, neppure la distanza, ne il tempo erano riusciti a cancellarlo. E rabbia,
verso se stessi e l’altro, per essere stati così cocciuti, chi per aver voluto
dar retta all’orgoglio, chi per essersi arreso troppo presto, chi per aver
capito troppo tardi, chi per essere stato vigliacco scappando dalla verità. E
adesso poco importava quello che erano stai, quello che avevano fatto. Si
godevano quel momento entrambi con gli occhi lucidi e per la prima volta, dopo
tanto tempo, Spike si sentì nuovamente perso, non più sicuro. Solo lei era
capace di far sgretolare quelle sicurezze e convinzioni che tanto era riuscito a
ricostruirsi. Lei arrivava, improvvisamente senza preavviso, come sempre aveva
fatto d'altronde, e riusciva a scombussolargli quel mondo che si era creato con
fatica. Solo lei ne era capace, e le piaceva proprio per questo, unica, con i
suoi difetti e gusti un po’ strani.
Babi era persa in quelle sensazioni che credeva di non
provare più per il resto della vita. Era stretta a lui in un abbraccio forte e
quel bacio era la dimostrazione che non l’aveva dimenticata. Non avevano ancora
parlato di nulla, ma lei poteva sentirlo. Si staccò per riprendere fiato,
respirando affannosamente. Step appoggiò la fronte alla sua e cercò di
riprendere il controllo di se stesso.
-Posso..posso togliermi la bandana?- le chiese lei
sorridendo.
-Ma certo!- le sorrise, scompigliandole i capelli a mo di
scherzo. Passò le braccia dietro la sua testa e sciolse il nodo. La bandana
scivolò e finalmente rieccoli, occhi negli occhi.
-Eccola qui la mia Babi
‘Mia, aveva detto mia’ pensò Babi.
-Sono tua?- le chiese lei sorpresa.
-Lo sei sempre stata Babi..- le baciò velocemente un
guancia e la strinse nuovamente a se.
-Allora spiegami un po’, come ti è venuto in mente di
venire fin qui?- le chiese.
-Sarà meglio sederci perché è lunga..- gli sorrise. Poco
più in la c’era una panchina e in un millesimo di secondo fu subito occupata.
-Bè..da dove comincio..allora…- cominciò a pensare.
-Con parole tue Babi- la prese in giro.
-Hey!- gli tirò quello che poteva sembrare un finto pugno
sul braccio. -Smetti di fare così se non non inizio più
-Ok, ok ma..dovremmo affinare le tue abilità di difesa
perché in quanto a pugni..sei sempre stata negata..- rise forte.
-Allora!- protestò.
-Va bene, va bene. La smetto. Parla pure.-
-Oh! Allora bè..tutto iniziò con Pallina. Noi avevamo fatto
pace ma poi…bè la situazione è precipitata abbiamo finito per parlare di Pollo
perché lei aveva trovato un a sua fotografia. Come ben sai…parlarne con lei di..di
lui non è la miglior cosa visto che non le è ancora passata. Alla fine ha
cominciato ad attaccarmi dicendo che io ero stata un stupida ad aver sprecato
possibilità su possibilità per salvare la nostra storia mentre lei non poteva
farci nulla. Non sai con che cattiveria mi ha detto quelle cose. Parlava di come
lei non potesse fare nulla visto che Pollo era oramai morto e continuava a dirmi
che ero soltanto una scema perché io almeno le possibilità le avevo. Vivevi
nella mia stessa città e cosa mi costava parlare con te? Venirti a trovare? Ed
aveva ragione, Step. Mi ha fatto riflettere tanto quello che mi ha detto, solo
che poi le è scappato qualcosa che non doveva dirmi.
-Che ero partito vero?
-Si..così sono corsa a casa tua e li Paolo mi ha raccontato
tutto quello che mi ero persa, dov’eri andato, perché e..
-Perché..Babi te lo sei pure chiesto? Per chi sarei mai
dovuto partire?
-Hai ragione..- disse lei rattristandosi. Step se ne
accorse subito e le prese la mano. -Dai continua
-Ok..- gli sorrise -così , mentre lui stava preparando il
caffè mi sono intrufolata in camera tua e…e non ti arrabbiare, ma ho trovato una
lettera indirizzata a me. L’ho letta, perché quale persona non l’avrebbe fatto
nelle mie condizioni? E allora ho capito ancora di più quanto ero stata stupida.
Il mio errore più grosso era quello di cercare di cambiarti in qualcuno che non
eri, quando eri tu la persona di cui mi ero innamorata e non lo Step in giacca e
cravatta. All’inizio avevo la convinzione che prima o poi saresti cambiato, così
da poter piacere ai miei e agli altri, ma quando me ne sono resa conto ero
spaventata di quello che sarebbe potuto succedere. Così pian piano mi sono resa
conto, che non me ne frega nulla di tutto questo. Pensando a Pallina che davvero
non ha nessuna possibilità di riavere la persona che ama, come posso io
comportarmi così? E’ un affronto a tutti quelli che, come lei, non possono far
altro che andare avanti, senza la possibilità di cambiare le cose..e..e..noi le
possiamo cambiare le cose..possiamo ancora?
Step attese un po’ prima di rispondere. Era cambiata
davvero? Aveva capito davvero?
-Certo…cerco che possiamo cambiarle amore mio- la strinse
forte a se. Babi appoggiò la testa al suo petto e si lasciò cullare dal suono
del suo respiro e del mare.
-Babi, Babi, io sono quello che sono e sempre lo sarò, ma
quando ami qualcuno impari ad accettarlo per quello che è con i suoi difetti e i
suoi pregi. Credi che per me si stato facile? Vedevo quanto tu meritavi di
meglio di un fannullone come me e-
-Ma cosa dici?- lo interruppe Babi scostandosi dal suo
petto, per guardarlo negli occhi. -Tu, sei la persona con la quale avevo scelto
di stare, Step..-
-Lo so, lo so, ma..proprio perché ti amavo più di qualunque
cosa, desideravo per te il meglio e molte volte agivo con egoismo, volendoti
solo per me e non è la migliore delle cose. Sai quante volte mi ritrovavo solo a
pensare e mi chiedevo se ero la persona giusta per te…
-Io ti amo Step..- disse avvicinandosi a lui e posandogli
un casto bacio sulle labbra
-Quanto tempo siamo stati qui?- chiese Babi.
-Non lo so ma devo tornare al locale a prendere alcune cose
che ho lasciato li. Poi Step si ricordò di Kim. L’aveva completamente rimossa e
peggio ancora, l’aveva lasciata li sola senza nemmeno una spiegazione… o Dio.
-Andiamo allora- Babi lo prese per mano ed insieme
tornarono alla metro. Nel giro di quindici minuti erano tornati al locale
-Aspetta! Resta qui..- le disse lui.
-Ma..
-Farò presto
Step entrò nel locale e cercò di localizzare le sue cose.
Dopo averle trovate cercò di capire se Kim era ancora li o se se ne era già
andata.
-Step?- Babi lo chiamò.
-Babi! Che ci fai qui? Ti avevo chiesto-
-Si lo so..ma faceva un freddo cane e allora sono entrata.
Che male c’è dai..meglio al caldo che al freddo- gli sorrise.
Step cercò di sorriderle ma sotto, sotto temeva che Kim
arrivasse da un momento all’altro e allora si che sarebbe stato un casino.
-Ok..andiamocene di qui..- la prese per mano e si avviò
verso l’uscita.
-Step?? Ma dove eri finito?- disse una voce dietro di loro.
Step riconobbe subito la voce e chiuse gli occhi,
respirando a fondo, prima di voltarsi.
Anche Babi si voltò e vide la ragazzina che aveva visto
ballare con Step in pista. Si girò verso Step fissandolo.
-Daiii andiiaamoo a cassa?- le disse Kim buttandoglisi fra
le braccia. Era evidentemente ubriaca.
-Kim, cosa fai? Cosa hai bevuto?- Step vide Babi con la
coda dell’occhio e potè ben capire che non era ben felice di quello che stava
vedendo.
-Kim..senti io devo andare adesso, ce la fai a tornare a
casa da sola?-
-Noooo dai andiamo a cassaaaa?- disse la ragazza,
aggrappandosi al collo del ragazzo.
-Babi…io devo..
-Lascia stare Step, ti sei rifatto una vita, è giusto, e
non posso pretendere che tutto sia come prima che non sia cambiato nulla in
tutto questo tempo.> Stava per voltarsi ed andarsene quando Step le afferrò un
polso. -Babi..aspetta..
-No..no Step, ho sbagliato io, sono venuta qui pensando che
nulla fosse cambiato, quando invece non è così.
-Ma non è cambiato niente infatti..posso spiegarti..
-Non dire niente Step, davvero..peggioreresti soltanto la
situazione- disse librandosi dalla sua stretta. -E’ giusto che tu riporti a casa
questa ragazza come di solito si fa ad un appuntamento.
-Babi..io non intendevo questo l’avrei portata a casa e poi
avremmo potuto parlare..
-Di cosa Step? E’ tutto così evidente!- disse con le
lacrime agli occhi avviandosi verso l’uscita.
-Babi..ti prego- urlò -Non finiamo come mesi fa, e tutto
quello che ci siamo detti prima?
-Tutto quello che mi hai detto non avresti potuto pensarlo
stando con un’altra ragazza..come facevi ad uscire con qualcuno amando ancora
me?- ci fu un breve silenzio -Addio..e questa volta è davvero per sempre. Sono
stata così stupida..STUPIDA ad aver pensato che tu mi avresti aspettata..scusami..scusami
per essere piombata così all’improvviso in una vita che ti stavi costruendo
giorno dopo giorno..- Babi uscì dal locale più veloce che potè, senza riuscire
più a controllare le lacrime.
-Babi..- Step rimase li con Kim avvinghiata al suo petto,
piangendo.
*********
Eccoci qui scusate ma questa cavolo di febbre mi ha
distrutta ed in più le feste e tutto il resto mi hanno tenuta impegnata. Eccoci
qui, ecco l'incontro fra i due protagonisti che tanto aspettavate! Spero vi sia
piaciuto e chissà cosa accadrà...^^
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Capitolo 9 *** Un piccolo assaggio di cielo ***
Nuova pagina 2
Babi fissava la sveglia, incapace di dormire. Vedeva cambiare davanti a lei
quei numerini rossi che risplendevano nell’oscurità della stanza. Non era
riuscita a dormire neanche un po’. Aveva trascorso chissà quanto tempo sdraiata
li. Poche ore prima aveva corso per le strade della città per poi tornarsene in
albergo, attendendo che il sole sbucasse con la stessa rapidità con cui era
giunta la luna. Era troppo delusa, amareggiata, triste e completamente sola. Con
il viso schiacciato contro il cuscino piangeva, tanto che quei numerini adesso
avevano un aspetto più appannato del solito. Non riusciva distinguere con
chiarezza la lampada ed il cellulare sopra il comodino. Tutto ero appannato,
confuso. Babi non avrebbe mai pensato che il mondo potesse volerle così male.
Perché proprio a lei? Perché? La notte rendeva luccicanti quei piccoli pezzi di
luna, compagni di coloro che, soli, tristi, depressi e abbandonati, confidano
nella loro luce, per sentirsi meno soli, più parte di quel mondo che li ha
estraniati con tanta cattiveria. Per sentirsi, almeno per un istante, importanti
per qualcuno, osservati, giudicati e forse anche capiti. Il piccolo angolo di
celo che la tenda tirata riusciva a mostrare, era l’unico modo che Babi aveva
per passare il tempo. Quante volte si era messa a contare le stelle di quel
piccolo squarcio di cielo e quante volte il numero non era mai risultato lo
stesso. Ma poi ogni volta che terminava di contare, i ricordi tornavano
prepotenti e tristi come nient’altro, pronti ad invadere la sua mente come e
quando volevano. Lui, l’amore della sua vita, che tanto aveva cercato. L’amore
che questo mondo era riuscito a regalarle, era definitivamente finito. Non
esisteva più la speranza che un giorno le cose si sarebbero sistemate e forse,
come aveva pensato prima di entrare nel locale quella sera, sarebbe stato meglio
vivere continuando a credere e a sperare che niente finisce se lo vuoi, che
quell’amore che ancora arde dentro di te non può finire. Un giorno l’avrebbe
capito forse. Che il mondo è sempre pronto a darti nuove opportunità, nuove
occasioni di mostrarti come sarà la tua vita e con chi. Il problema è che sta a
te decidere se prenderle o no. Se buttarti a capofitto in qualcosa di insidioso
e pericoloso come un pozzo senza fondo, senza sapere dove sprofonderai, per
quanto tempo e se ti farai male una volta caduta. Il coraggio di affrontare
quello che ti capita davanti agli occhi senza essere preparata, senza
restrizioni dando tutta te stessa con la stessa passione di sempre, perché il
rimorso è la cosa più orribile al mondo. Pentirsi di non aver fatto qualcosa è
un sentimento che può straziarti come non mai. La vita…una, unica, bella, ma che
a volte può rivelarsi tutt’altro, ma proprio perché è unica non devi esitare,
non devi aspettare devi correre veloce come lei sempre pronta. Perché se
attendi, perché se ti fermi a pensare a cosa sia giusto e cosa sbagliato, ti
ritroverai a credere che forse sarebbe stato meglio dire a quella persona che
l’amavi, dirle che nonostante tutto l’avresti perdonata. Ti fermeresti a pensare
e perderesti quell’attimo per abbracciare la persona che ami, per baciarla e
dirle quanto le vuoi bene, perdendo quell’unica occasione che ti è stata data.
Non ce ne sarà un’altra, non in quello stesso posto, non in quello stesso luogo
in quella stessa ora. E come fai adesso, quando sai che non puoi fare altro che
piangere e startene al buio, a pensare che tutto andrà bene. Che prima o poi la
vita ti farà scontrare con qualcosa di nuovamente bello ed importante. Ma
accadrà? Si dice che se aspetti una cosa questa non arriverà mai. Devi vivere
senza aspettarti nulla, sapendo soltanto che non devi sprecare ogni singola
goccia di secondo che cade, giu, giu sempre più giu fino a formare quello che il
mondo chiama tempo. E Babi di gocce ne aveva sprecate troppe. Questa era la sua
punizione adesso. Straziata di dolore, per averne provocato tempo prima uno
sicuramente peggiore del suo. Non ad una persona qualunque…ma precisamente, alla
persona che amava. Si rigirò sopra il copriletto lasciando cadere altre lacrime.
Poi sentì della confusione dal corridoio. Un’insieme di voci, e poi delle urla.
Babi si alzò dal letto e si asciugò le lacrime.
-Guardi che chiamo la polizia- sentì Babi. Cosa stava succedendo?
-Non me ne frega un cazzo! Mi dica dove posso trovarla! ORA!- urlò una voce fin
troppo familiare. Babi la riconobbe immediatamente. S’infilò le scarpe ed uscì
dalla stanza.
Step teneva schiacciato la muro per il collo un cameriere del piano. Un vassoio
sicuramente in argento era stato rovesciato in terra, lasciando cadere la teiera
con del tè per chissà quale cliente. ----Step basta!- urlò Babi, straziata dal
dolore.
Step si bloccò e si accorse di lei. Allentò la presa dall’uomo che cercava di
colpirlo ed infine lasciò. Si voltò e fissò Babi. Gli occhi lucidi. Aveva
nuovamente agito con la testa ed in più di fronte a lei. Questa scena poteva
anche essere una delle tante accadute mesi fa e questo dimostrava troppo bene
che lui non era cambiato e come Babi non avrebbe mai accettato la sua natura.
L’uomo si scaraventò con ferocia addosso a Step colpendolo con un pugno in viso.
Step cadde indietro sbattendo contro il muro opposto tenendosi una mano sul naso
che aveva iniziato a sanguinare. L’uomo scappò via e prese l’ascensore in un
lampo, lasciando Babi di fronte ad una scena troppe volte vista e sofferta
insieme a Step.
-O Dio!- Urlò lei, precipitandosi ad aiutare Step. -O Dio!- ripetè, cominciando
a singhiozzare. --------Tutto ok, tutto ok Babi. Non è niente- Disse lui,
cercando di rassicurarla, sempre tenendosi una mano sul naso sanguinante.
-Ma sanguini Step! Come fai a stare bene. Vieni dentro, vieni- disse,
conducendolo verso la sua stanza. Babi entrò in camera da letto ed accese la
luce. -Siediti arrivo subito- disse, prima di uscire dalla stanza.
Step si guardò intorno. C’era una valigia ai piedi del letto, ma era troppo
frustrato e ancora arrabbiato per il pugno per domandarsi se era li perché Babi
era appena arrivata o perché stava ripartendo. Si sedette dalla parte del letto
dove poco prima Babi aveva dormito, o meglio aveva tentato di dormire. Con la
mano libera toccò il cuscino di morbido cotone e potè sentire che era umido.
Quanto l’aveva fatta soffrire e quanto continuava a sbagliare nonostante questo.
-Povero amore mio- sussurrò con le lacrime agli occhi.
-Ecco fatto- disse Babi, entrando nella stanza. -Adesso vediamo di sistemare
questo naso che così non puoi rimanere.- disse, sedendosi sul letto affianco a
lui. Prese del cotone e del disinfettante. -Togli la mano- Step fece come aveva
detto lei e la osservò mentre toglieva il sangue dal naso. Era fredda, distante.
Non la Babi con la quale aveva parlato poche ore prima. Poteva leggere nei suoi
occhi tutta la tristezza che aveva accumulato giorno per giorno. Degli occhi
così belli non meritano tanto dolore, non i suoi, non per colpa sua. Era così
vicina, a pochi centimetri, poteva sentire il suo profumo. Se solo avesse avuto
più coraggio e sfrontatezza, come un tempo, l’avrebbe baciata li, nonostante
tutto, ma non adesso, con tutto quello che era successo. Poteva starsene
semplicemente li, fermo, ad osservarla così vicina a lui, forse per l’ultima
volta, forse con l’ultima occasione di poterle dire ‘scusa’. Babi finì di
disinfettargli in naso e cominciò a richiudere il barattolo del disinfettante.
Tremava quasi, per la vicinanza, per le emozioni che continuava a provare
nonostante poco prima fossero rabbia, disprezzo, dolore per quella stessa
persona che, adesso davanti a lei, voleva abbracciare con tutta se stessa.
Nonostante tutto. Si può provare a cancellare il dolore? Rimuovere completamente
dalla mente tutto ciò che ti fa soffrire per cercare nuovamente la felicità?
Poteva lei dimenticare tutto e ripartire da zero, adesso, in quella stanza, come
se non fosse successo nulla? Non poteva. Perché non si può cancellare una
piccola parte, uno spicchio di ciò che è stato meraviglioso per renderlo ancora
più bello senza il ricordo dei momenti bui e dolorosi. Se te ne dimentichi non
puoi pretendere di ricordare il resto. Non puoi semplicemente eliminare dalla
tua testa quanto hai sofferto per qualcuno perché facendo questo porteresti via
anche i ricordi meravigliosi che ti hanno legata con lui. O tutto o niente.
-Babi..
-No!- lo interruppe lei. -Step non dire niente per favore.
-E invece si adesso mi fai parlare!- urlò., alzandosi dal letto.
-Step..-disse piano -non urlare..mi fai paura così..- disse cominciando a
piangere piano.
-Bè dovresti! Sai mi sono stufato adesso. Sono venuto qui, ho chiamato Pallina
per farmi dire dove cavolo stavi, sono entrato e mi sono fatto quasi metà piani
di questo hotel, per cercare TE! Non puoi pensare che io dopo tutto questo tempo
non abbia provato a rifarmi una vita, Babi. Sono stato mesi a pensare che non ci
sarebbe stato nessun’altro, nessun’altro come te e soffrivo da cani, fino a
distruggermi la mente come mai in vita mia ho fatto. Nemmeno per mia madre.- Si
fermò per qualche istante. Poi riprese. -Ma poi ho capito. Solo provando a stare
fra la gente, CON la gente potevo distrarmi e capire che la vita mi offriva una
nuova opportunità in ogni cosa. In un nuovo lavoro, in una nuova città, in una
nuova ragazza che avevo conosciuto. Per non soffrire più questo ed altro Babi.
Si fanno cose pazze, stupide, assurde. Ma non pensare nemmeno che io possa
dimenticare così presto!- disse, voltandosi verso la finestra dando le spalle a
Babi. Ci fu un momento di silenzio e poi riprese. -Ho conosciuto Kim al bar. Mi
ricordava molto te, sai? Vedevo la stessa voglia di vivere che tu mi avevi
trasmesso quando tutto era ormai privo di speranza. Questa sera ero andato con
lei li, le avevo chiesto di accompagnarmi ed era la prima volta che uscivamo.
Ora- disse voltandosi -spiegami. Cosa avrei dovuto fare? Lasciare quella ragazza
lì? L’avrei fatto sai? So che sarebbe stata una cosa meschina, ma l’avrei fatto
per TE!! Per farti capire che sono sempre innamorato di te, Babi ed ho concluso
che quando lo capirei sarà troppo tardi, lo sai? Non posso soffrire così ancora,
non ce la faccio lo capisci?- disse, sentendosi stranamente debole dopo tanto
tempo.
Babi non sapeva cosa dire. Sapeva solo che stava piangendo. ‘Stupida, stupida,
stupida’ continuava a ripetersi. ‘Ma non lo vedi che ti ama? E tu lo fai
soffrire? Ancora, ancora e ancora?’ Quello che aveva detto era vero. Lui non
poteva aspettarla in eterno e lei doveva darsi una mossa a capire o meglio a far
capire a lui che aveva capito. Perché adesso era tutto chiaro. Non si può
cancellare il dolore provato, quello no, ma si può almeno cercare di far finta
di averlo cancellato. Se lo vuoi davvero, il rancore scompare e con lui anche i
ricordi terribili e le lacrime versate. Era pronta per questo? Per essere
costantemente matura per capire quanto è dura la vita e quanto questa può
diventare bella se solo t’impegni a viverci? Che se pretendi di farlo senza il
minimo sforzo, allora non otterrai mai niente di buono? Adesso lo era, ma una
punta di dolore rimaneva per le parole che aveva sentito ‘ho concluso che quando
lo capirei sarà troppo tardi, lo sai?’.
-E se avessi già capito?- disse Babi rompendo il silenzio. Passarono diversi
secondi ma poi riprese
-Se..se sapessi già che tu sei innamorato di me? E’..è..è troppo tardi..? disse
con tono incerto rotto dal pianto. -Se ti dicessi..se ti dicessi che io lo sono
come quando ti ho conosciuto, che i miei sentimenti non sono mutati nemmeno di
una virgola? Che ho pensato a te ogni istante, che ogni notte i miei sogni ti
vedevano accanto a me, di nuovo insieme come una volta?
Si fissavano, con un’intensità tale che spingeva entrambi ad abbassare lo
sguardo. Ma nessuno dei due lo fece.
Adesso le credeva sul serio. La sincerità delle sue parole era stupefacente. Gli
tremavano le mani e non sapeva bene cosa fare. Ma poi smise di pensare, di
chiedersi quale sarebbe stata la mossa migliore in quel momento, per non
rovinare tutto. Perché doveva essere un altro Step? Lei si era innamorato di
quello Step che fumava, che correva sulla moto e che faceva a pugni. Perché
adesso cercava di farle vedere che era un’altra persona? Per paura di sbagliare
di nuovo e mandare tutto nuovamente infondo a quel pozzo senza fine. No. Adesso
non più. Velocemente si avvicinò a lei. Si inginocchiò così da essere alla sua
stessa altezza e la baciò. Senza dire nulla. Nessuna parola poteva rendere di
più di quel bacio carico di emozioni, promesse, significati, passione. Lei le
allacciò le braccia intorno al collo e senza riserve gli diede tutta se stessa.
Aprì gli occhi.
Davanti a lei le stelle.
Così belle e luccicanti. Spiavano attraverso la tenda la storia di un amore
vissuto, che si stava ritrovando e che forse non si sarebbe più perso. Il loro
compito era finito. Non erano più la compagnia di qualcuno di triste e solo.
Potevano semplicemente stare li, ad ammirare qualcosa di bello quanto la loro
luna, spiando qualcosa che forse avrebbero desiderato fosse loro. E sotto gli
occhi indiscreti di quelle stelle, qualcuno ritrovò l’amore che credeva aver
perso per sempre, fondendosi anima e corpo in quella persona che tanto amava e
desiderava. La mancanza dell’uno verso l’altro si sostituì alla passione, la
passione all’estrema felicità, la felicità al tocco di due anime che si stavano
ritrovando dopo tanto tempo. Soli, in un mondo che li aveva voluti divisi per
troppo tempo, che li aveva voluti diversi così tanto. Soli, lassù dove solo gli
innamorato possono vivere, tre metri sopra il cielo. Nuovamente li, gli stessi
profumi, gli stessi colori di un tempo, le stesse emozioni, pure e fresche come
la prima volta. Un passo indietro per ritrovare li gli stessi momenti racchiusi
in piccole bolle di sapone, che fluttuano nel cielo, pronte a rompersi da un
momento all’altro. Ma non si sarebbero rotte in quel momento, i ricordi non
sarebbero scomparsi. Ognuno di loro riviveva davanti agli occhi i momenti
trascorsi insieme, consapevoli di essere nel presente adesso, come se il tempo
non fosse trascorso, come se nulla fosse cambiato. Tanti flashback, uno dopo
l’altro, ciascuno pronto a far ricordare entrambi ed immagini di uno spicchio di
vita, dolce e maturo perché ricco d’amore. Quel periodo nel quale erano stati
l’uno dell’altro dove la solitudine era solo un ricordo.
Le loro anime si toccarono, i loro cuori anche, pronti a vibrare con più forza
via, via che le emozioni crescevano ed entrambi lo sapevano. La passione li
aveva travolti, sì, ma i loro occhi non smettevano di rimanere incatenati,
perché in quel momento non esistevano parole, frasi, urla, ne sospiri per
mostrare quel che stavano provando. Un semplice e puro sguardo che rivelava loro
tutto quello che c’era da dire. Perché uno sguardo, seppure sia silenzioso,
privo di voce o di gesti, racchiude dentro di sé tutti i sensi. Il tocco, perché
uno sguardo può toccarti l’anima dai modi più orribili a quelli più dolci
possibili. Il suono, perché può percepire il movimento delle labbra di chi dice
ti amo in silenzio, riuscendo a farti commuovere. Il gusto, perché può mutare
aspetto a seconda di ciò che assaggi. Il profumo, perché può rivelarsi la
miglior guida per indicarti l’odore di chi ami.
La notte scorreva, pian piano colorandosi con pennellate sempre più grandi e
chiare, per dare il buon giorno al sole che con pigrizia o vanità saliva
lentamente da oriente. Ma Step e Babi non se ne curavano perché il sole sorge
solo per chi è sveglio così da poterne cogliere tutti i colori, i cambiamenti,
gli spostamenti e la sua bellezza. Loro dormivano, profondamente abbracciati
l’uno con l’altro e felici di essersi ritrovati. Nessuno dei due ricordava
quando avevano dormito così serenamente senza incubi o sogni tremendamente
irreali come la ricerca l’uno dell’altro sperando di tornare indietro.
La sveglia suonò, e lentamente una testa bionda un po’ arruffata fece capolino
dalle lenzuola seguita da un’altra riccioluta. Un sonoro sbadiglio dell’uno fu
seguito da quello dell’altro come anche l’atto di spegnere la sveglia. Il ‘Buon
Giorno!’ fu pronunciato nello stesso momento facendo ridere entrambi i ragazzi.
Babi si accoccolò nuovamente sul petto di Step sorridendo.
-Sono felice adesso. Spero solo che nulla rovinerà tutto questo- disse rompendo
il silenzio con una punta di tristezza.
-Perché?- le chiese -Perché dovrebbe? Non possiamo adesso, no davvero!- Le
accarezzò i capelli, baciati dai primi raggi di sole che filtravano dalla
finestra. Le stelle se ne erano andate e con loro il cielo notturno, schiarito e
sfumato via, via sotto gli occhi del sole. Il silenzio della stanza era cullato
dai suoni degli uccelli fuori che, senza sonno, salutavano allegri il nuovo
giorno. Al contrario Babi e Step avrebbero preferito rimanere incollati a quel
letto per ovvi motivi..
-O DIO!- Urlò Babi scattando a sedere.
-Che succede?- chiese uno Step stupito.
-Io devo partire!- disse mettendosi le mani fra i capelli.
-Come partire. Babi che stai dicendo?- chiese Step sedendosi anche lui.
-Si…Step il mio biglietto è per oggi, stamattina per l’esattezza! Ecco perché è
suonata la sveglia, l’avevo programmata prima di venire da te!
-Ma …così presto? Io..
-Si Step- lo interruppe lei. -Pallina è riuscita a cambiare i dati del biglietto
ottenendo però un posto per tornare a casa solo per stamattina, non ce n’erano
altri…
-Babi..come…io non posso venire con te lo sai vero? Cioè non ora, non subito,
così all’improvviso. Devo organizzarmi e sistemare un po’ di cose e..
-Lo so, lo so- lo interruppe lei. Step la baciò velocemente sulle labbra.
-Hey! Io torno, ma torno davvero- disse sorridendole sollevandole il mento.
-Lo so..ma..quanto ci vorrà?
-Non lo so Babi, ma farò il più presto possibile davvero!- le disse, cercando di
rassicurarla. La strinse a se, accarezzandole i capelli con dolcezza.
E’ strana la sensazione che si prova in questi momenti. Ti sembra di avere
tutto, ma alla fine non hai niente. Scopri di aver ritrovato quello che cercavi,
che desideravi con tutto te stesso e poi che succede? C’è sempre un imprevisto,
un qualcosa che ti allontanerà seppur per poco tempo, ma che ti allontanerà.
Vaghi notte e giorno alla ricerca del tuo desiderio più nascosto, mai rivelato,
per paura di sbagliare, di essere giudicato, di pentirtene, ma poi quando arriva
il momento che tanto aspettavi, scopri che dovrai attendere ancora e ancora
prima che tutto sia completamente come avevi desiderato. Ti è stato offerto un
assaggio, una piccola parte che potrai conservare gelosamente durante l’attesa
così da poterci ripensare. Per non dimenticare. Per avere sempre vivo dentro di
te, il ricordo di quei momenti, seppur lontani. Adesso Step e Babi provavano
questo. Si erano sentiti per poche ore felici, come da tanto desideravano,
proprio perché la persona che amavano era finalmente tornata a far battere il
loro cuore dal vivo e non attraverso un semplice sogno o ricordo. Finalmente ci
erano arrivati, lassù tre metri sopra il cielo, nuovamente lassù, dove solo gli
innamorati possono stare e loro lo erano. Nessuno ne aveva mai dubitato. Ma
purtroppo avevano fatto in tempo a sfiorare il cielo prima che il mondo reale li
riportasse giù con tutta la velocità di sempre. Un piccolo assaggio di cielo,
che avevano gustato con tanta calma e passione tempo prima e che adesso
ricordavano come fosse ieri. Le lacrime cadevano disperatamente sul volto di
Babi. Era incredibile. Avevano raggiunto così presto la felicità per vederla
nuovamente allontanarsi l’uno dall’altro. Non era definitivo ma chi poteva
dirlo? La vita fa brutti scherzi e uno oceano può nascondere tanti segreti e
colpi di scena.
L’aeroporto era stranamente poco affollato. Fra turisti e semplici impegni di
lavoro, fra la folla nessuno era triste quanto la coppia che si stava
avvicinando al gate. Step portava il trolley di Babi ed entrambi guardavano un
punto lontano poco definito e poco importante. Il silenzio era nuovamente
piombato su di loro. Per la tristezza di un nuovo abbandono, di una nuova
separazione così straziante. Il volo attendeva solo lei prima di partire alla
volta di Roma e troppe poche parole erano state dette. Troppo poco si erano
detti.
-Sembra che ci siamo- disse Babi fermandosi e alzando lo sguardo verso quello di
lui che le sfuggiva nuovamente.
-Già, sembra di si.
Come cavolo si fa a lasciarla? Dopo che l’hai baciata di nuovo, dopo che l’hai
toccata, sentita, amata di nuovo? La frustrazione più tremenda che esista al
mondo…Le accarezzò dolcemente il viso. -Ti Amo. Questo lo sai. Basta. Torno
presto. Te lo prometto- le sorrise, cercando nuovamente di darle quella
sicurezza che lui non aveva, ma che almeno cercava di trasmettere a lei. Poche
parole, semplici ma significative. Un ultimo bacio, prima di conservarne il
ricordo ed il sapore per chissà quanti giorni. Un ultimo sguardo per poi vederla
voltare le spalle trattenendo le lacrime e avviarsi. La vide camminare pian,
piano sempre più lontana fino a che non fu dietro la porta scorrevole, fuori
dall’edificio. Il vento le scompigliava i capelli e le spostava il vestito nella
stessa direzione in cui andavano quelli. Quanto avrebbe desiderato essere il
vento, per poterla accarezzare ovunque decidesse di soffiare. A New York, a
Roma, ovunque avrebbe potuto stare con lei, cullarla dolcemente. Pensava a
quanto quella ragazza fosse importante per lui. Era li immobile che la osservava
andare via come tante volte aveva visto. Non riusciva a cancellare quello che
era accaduto. Ogni istante era un ricordo di quello che era stato. Pezzi di
ricordo in una diversa realtà che adesso provava a vederli con occhi diversi,
mai uguali, ma almeno come due anime fatte l’una per l’altra. Ad accettarli per
quelli che erano veramente, senza giudicare, nemmeno augurare sfortuna. Come lei
rideva, piangeva, correva. Ogni cosa era legata ad un ricordo preciso, così
chiaro e definito come fosse ieri. E quella partenza gli lasciava un vuoto
tremendo, temendo di rivedere quello che spesso era accaduto. Per paura di
vederla andare via nuovamente, di vederla allontanarsi ancora da lui. Ma questa
volta non era così. Non questa volta.
**********
A velocità record (incredibile^^) ecco il prossimo capitolo. Siamo quasi
giunti alla fine del nostro continuo che spero vi sia piaciuto leggerlo come a
me scriverlo. Un mega bacio e a prestissimo con il penultimo capitolo!!!!
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Capitolo 10 *** Di nuovo insieme ***
Nuova pagina 2
Cap 10: Di nuovo insieme
Era passato un mese da quell’incontro. Un mese straziante
nonostante si sentissero ogni giorno. A volte sembra che il tempo voli, ma altre
invece sembra che le lancette non si vogliano muovere. Rimangono ferme, bloccate
per qualche inspiegabile motivo, lì fra quegli attimi che li legano al minuto
precedente o a quello successivo. E tu non fai altro che guardarle, guardarle e
riguardarle ancora sperando di vederle muoversi veloci, senza esitare nemmeno un
secondo. Questo era accaduto per un mese intero. Un mese a fissare le lancette
ogni notte, aspettando la sua chiamata per colpa di quel cavolo di fuso orario
che le sballava tutte le ore! Trascorreva le giornate distratta, con mille
pensieri nella testa che, qualunque direzione prendessero, erano rivolti a lui.
Ogni istante dava un’occhiata al cellulare, sperando e forse credendo che fosse
rotto perché non vedeva nessun segno di lui. Fissava lo schermo del cellulare
attendendo uno squillo, un messaggio o qualsiasi segno che lui stesse pensando a
lei. Ma doveva attendere come sempre la notte. Come i giovani innamorati, che
rifugiano il loro amore nelle tenebre della sera, nascondendosi al mondo. Ma
loro non si stavano nascondendo. Erano semplicemente lontani un oceano di
miglia, divisi da quel mare che li aveva visti amanti per la prima volta mesi
fa, in quella casa che profumava di sale e sabbia. Quello stesso mare che li
aveva fatti rincontrare, davanti agli occhi di quella signora tanto curiosa che
illuminava gli occhi dei passanti che la osservavano. Con straziante attesa,
ogni giorno attendeva che il sole tramontasse per lasciar spazio alle stelle e
alla loro padrona che la maggior parte delle volte si faceva vedere
completamente intatta, senza la minima imperfezione bella e completa, pronta ad
ispirare un nuovo poeta così da buttar giù qualche nuovo verso dedicato
nuovamente a lei. Ma quella routine, quel ripetersi delle stesse cose, ogni
santo giorno, sommato all’attesa di poterlo riabbracciare ed aver vicino, alla
paura di averlo perso, che lui si fosse dimenticato di lei pian piano,
nonostante la rassicurasse ogni sera, era diventato insopportabile. Troppe
lacrime continuava a versare, troppo mascara era colato macchiando il cuscino di
camera sua suscitando le domande della madre. Già, sua madre. Lei non sapeva che
il mondo le sarebbe crollato nuovamente addosso. Non sapeva che Step sarebbe
tornato e che lei avrebbe scelto lui questa volta, e definitivamente. Senza la
minima esitazione o preoccupazione per lei e per gli altri. No, adesso doveva
decidere per se stessa e non per il bene di coloro che le stavano attorno.
Doveva andare fino in fondo fregandosene di quello che avrebbe pensato sua madre
che in tutto questo periodo aveva vissuto serena, fuori da ogni minima
preoccupazione che potesse rovinare la reputazione della sua famiglia. Ma adesso
stava per tornare. Il suo più grande incubo. La cosa che “secondo lei” l’avrebbe
rovinata quella reputazione! Che cazzate. Tutte cazzate! Sua madre aveva sempre
preteso, all’insegna di conservare la sua vita intatta, rinchiusa in una campana
di vetro senza mai uscirne, non come suo padre che almeno aveva provato a
parlare con Step. No, lei era diversa, non si sarebbe mai abbassata a tanto! No!
E adesso era li, seduta su quel divano a leggere una rivista d’arredamento ultra
moderno, con un sorrisetto stampato in viso consapevole che nessuno avrebbe
rotto la sua campana di cristallo in quel momento, che tutto stava andando come
CALCOLATO nella sua testa. Ma i sui calcoli stavano per essere sconvolti con la
stessa rapidità di mesi fa. Avrebbe rivisto sua figlia correre fra le braccia di
un ragazzo con la sigaretta fra le labbra, che adorava il suo giacchetto di
pelle quando il santino che lei invece custodiva premurosamente nella borsa,
l’avrebbe rivista salire su quella moto per partire in velocità verso mete a lei
sconosciute. Quella tranquillità APPARENTE che in quei mesi si era creata in
casa era solo un momento di stallo, una preparazione all’imminente esplosione
che sarebbe giunta nuovamente. Chissà se questa volta ci sarebbero state le
stesse ferite come un tempo, gli stessi dolori, gli stesi pianti. Ma una cosa
era certa: lui ci sarebbe stato e questo era abbastanza per ferirla nel modo più
profondo possibile. Avrebbe visto sua figlia abbandonare quel giro di amici con
il quale aveva iniziato nuovamente ad uscire perché non aveva più senso provare
ad essere quella che non era veramente lei stessa. Aveva deciso di essere quello
che sua madre voleva, di uscire con i ragazzi che sua madre sognava diventassero
un giorno suoi fidanzati, di partecipare a tutti gli eventi mondani che le
persone IMPORTANTI, come diceva lei, organizzavano. Tanto infondo cosa contava?
Lei era ancora profondamente triste per la rottura con Step e non aveva voglia
di stare male anche in famiglia. Aveva quindi scelto una tranquilla vita di
sottomissione, così da rendere felice la vita della madre, rendendo invece
infelice la sua. Il prezzo da pagare per un briciolo di tranquillità almeno in
famiglia. Perché Step era arrivato così all’improvviso, senza preavviso, senza
dare modo a nessuno di prepararsi. Come un ciclone aveva coinvolto tutti nel suo
giro folle che andava, andava senza mai fermarsi, trascinandosi tutti quanti
alle SUE condizioni e questo per sua madre era assolutamente inaccettabile.
L’aveva sempre trattato con disprezzo guardandolo dall’alto la basso come se lei
fosse in cima alla scala e lui esattamente in fondo. Ma si sbagliava, si era
sempre sbagliata. Era completamente l’opposto. Lei era in fondo a quella scala.
Perché non era riuscita a capire che l’amore va oltre ogni conto bancario, oltre
ogni macchina da 100 milioni che si possiede, oltre ogni pregiudizio. L’amore,
quello VERO, è altro. E’ passione e allo stesso tempo dolce ossessione per
qualcosa e qualcuno che ti tiene sveglio notte e giorno, sempre soprapensiero in
un mondo tutto tuo che ti sei costruito con la persona che ami, pieno di
fantasie e progetti per un futuro che vedi solo e soltanto in funzione di lui.
La tua mente cambia, inspiegabilmente muta. Le cose che credevi non avresti mai
fatto diventano possibili, le cose che credevi non ti sarebbero mai piaciute
diventano belle. Cominci a veder il mondo da un’altra prospettiva, non più
pensando per te stessa e basta, ma per te e lui, in simbiosi dentro uno stesso
corpo che spesso si era rilevato troppo stretto per entrambi. Ed ecco le
litigate, ecco le incomprensioni che come ogni coppia compaiono prima o poi, ma
che, come ogni coppia che si ama, si superano con semplicità o a volte con
dolore, ma si superano. La tua mente vola verso mille direzioni e al tempo
stesso verso un’unica: lui. Lo vedi ovunque, lo senti ovunque, perché hai voglia
di vederlo, di sentirlo vicino a te, di stringerlo e baciarlo. Ti accorgi di
come il mondo sia cambiato. Ogni cosa assume un colore, un profumo diverso. Le
sensazioni sono diverse. Nessuna notte sarà tempestosa, nessuna pioggia sarà
pericolosa, nessuna lacrima sarà di dolore. Ogni cosa la vedi dal lato positivo
perché quando la freccia di cupido arriva e tocca le corde del tuo cuore non ti
fa solo innamorare. No! Diffonde dentro di te un filtro che il mondo chiama
amore, ma che non è solo quello. E’ felicità, che si diffonde dentro ogni
singola vena del tuo corpo, fino a riempirti anche l’anima. Così il mondo, la
vita, le persone e tutto quello che vedi è meraviglioso. L’amore è tutto questo
insieme. La capacità di rendere anche il momento più terribile qualcosa di
speciale, cogliere la bellezza in qualcosa che di bello ha ben poco. E lei
l’aveva conosciuta questa sensazione, la miglior cura per chi crede di aver
perso ogni speranza.
Poi la radio passa una canzone che più adatta non esiste.
Parla dell’amore, sai che novità, di quanto sia meraviglioso ed importante. Di
come l’amore conti davvero.
l'amore
conta - l'amore conta
e conta gli anni a chi non è mai stato pronto
nessuno dice mai che sia facile
e forse qualche dio non ha finito con te
Mai parole più vere in momento più adatto. Nessuno ha mai detto che è
facile, che non è doloroso, che non ti fa piangere. Però, nonostante possa
essere tanto terribile, a volte rimane comunque la cosa più bella che l’uomo può
provare. Non c’è soddisfazione più bella di vedere gli occhi di chi ami brillare
per un tuo sorriso, un tuo sospiro. E adesso Babi era li, ad attendere Step di
ritorno da News York. Che strano, aveva la sensazione che tutto fosse
improvvisamente insicuro. Quando arriva finalmente il momento che tanto attendi,
cominci a pensare al peggio. A come tutto possa svanire prima ancora che sia
iniziato. E Babi temeva che quell’aereo non sarebbe mai arrivato, che Step
inspiegabilmente avesse deciso di non partire più e chissà cos’altro.
-E dai! Non farti le seghe mentali!- disse una Pallina
felice. –Dai che ora arriva- le disse arruffandole i capelli.
Pallina. Era proprio lei ancora li al suo fianco, dove era
giusto che stesse. Quando era tornata da New York Babi non si era dimenticata di
lei. Era subito corsa a casa sua raccontandole com’era andata con Step di come
avesse visto quei grattacieli che sembravano non finire mai. Quando Pallia le
aveva aperto la porta le era semplicemente saltata addosso, riempiendola di
domande a raffica su com’era New York, la Statua della Libertà, i grattacieli,
l’Empire State Building ed altro, e lei le aveva ricordato che era stata li
solamente un giorno e che non aveva potuto vedere tutto. Chissà cosa credeva. In
un giorno puoi fare tante cose, ma non se prima devi occuparti di far pace con
qualcuno di veramente importante e soprattutto di cercarlo alla cieca in una
città a dir poco enorme! Adesso sedevano in fibrillazione tutte e due. Anzi Babi
lo era. Pallina era semplicemente felice di rivedere Step, ultimo pezzo mancante
che la legava a Pollo. Loro tre avevano vissuto bene o male le stesse emozioni
perchè le avevano conosciute negli stessi momenti e soprattutto insieme. Pollo
era decisamente ancora nella sua testa, e l’idea di riavere accanto il suo
migliore amico l’avrebbe resa più tranquilla. Sperava di poter alleviare il
dolore che, anche se sfumato, continuava a persistere dentro di lei.
-Pallina e se fosse successo qualcosa?- chiese una Babi
agitata sbuffando.
- Insomma la smetti di dire cazzate?- sorrise –E smettila
anche di distruggerti le unghie!- disse, schiaffeggiandole le mani.
-Pallina sono agitata ok?- disse alzandosi dalla panchina.
-Non l’avevo capito sai?
-Ok cosa ci parlo con te se non mi aiuti a calmarmi?- disse
frustrata.
-Babi siediti e rilassati ok?- disse tirando Babi così da
farla sedere –Respira dai! Uno, due, uno, due..- Babi cominciò a respirare con
calma seguendo le istruzioni dell’amica.
-Funziona!- disse raggiante Babi.
-Ma dai! Non è che ci voleva la scienza infusa per capirlo,
improvvisamente hai smesso di stressarmi e di distruggerti le unghie!- la
schernì Pallina.
-Il volo AZ1624 da New York è in arrivo.- disse una voce
dall’altoparlante.
-O DIO!!!- urlò Babi, scattando in piedi.
- E ti pareva, adesso che l’avevo calmata- bofonchiò
Pallina –Stai calma Babi, stai calma!- le disse cercando di rassicurarla.
- Ma sei impazzita? Come faccio a stare calma? Spiegamelo!
E se non arriva? E se non è partito?- disse in preda ad una crisi.
-Babi- cominciò con calma cercando di controllarsi da un
raptus improvviso -Step ti ha chiamata il giorno prima di partire! Se ti ha
detto che sarebbe arrivato oggi, significa che arriva!- disse Pallina al limite
della sopportazione.
-Dai avviciniamoci così da non avere la gente davanti.-
riprese Pallina avviandosi. Ma Babi non si mosse rimase li bloccata. Aveva
paura. Paura di non vederlo mai attraversare quella porta scorrevole. Pallina si
accorse che l’amica non la stava seguendo e si voltò per vederla li ferma.
–Babi?- ma lei non sembrò sentirla. Pallina decise allora
di avvicinarsi e di strattonarla tirandola per un braccio.
-Muoviti forza!
-E se non c’è?
-Non ci sarà di sicuro se non provi a vedere no? Così che
bella sorpresa che gli fai eh? Anche lui se non vede che sei venuta a prenderlo
non è che ci rimane poi così bene!- disse cercando di farla ragionare.
-Ok, ok. Respiriamo. Uno, due, uno, due- disse cominciando
ad avviarsi..
Le ragazze attendevano ormai da dieci minuti, ma nessun
passeggero del volo era ancora uscito da quella porta scorrevole.
-Perché non arrivano?- continuava a chiedere Babi
muovendosi a destra e a sinistra mentre Pallina aveva semplicemente smesso di
risponderle visto che era già la quarta volta che le ripeteva la stessa identica
domanda.
-Stai calma! Stai calma!- sbottò Pallina.
Poi le porte cominciarono ad aprirsi ed i primi passeggeri
del volo uscirono uno dopo l’altro portandosi dietro chi valige, chi valigette.
Una bambina sorrideva felice abbracciando il padre appena arrivato, un ragazzo
correva incontro a quella che sembrava fosse la sua ragazza, ma di Step neanche
l’ombra. Babi si guardava intorno freneticamente in cerca di quella testa mora
arruffata, di quella camminata decisamente sexi che solo lui aveva. La folla le
impediva di vedere chi stava uscendo in quel momento e Babi cominciava ad
agitarsi.
-Pallina perché non esce?
-Babi calmati, aspetta ancora un po’ i passeggeri stanno
ancora uscendo- cercò di rassicurarla.
Babi decise allora di muoversi, spostandosi cercandolo fra
la gente, spostandosi, camminando in punta di piedi così da poter vedere meglio.
La folla stava via, via diminuendo ed erano rimasti in pochi ad aspettare li
fuori.
Poi lo vide. Babi sentì un colpo al cuore.
I ray-ban in dosso, e l’ormai immancabile giacchetto di
pelle nera. Camminava sicuro di se con la borsa in spalla, un po’ più abbronzato
del solito. Bello come non mai, si muoveva con passo deciso fra la folla
cercando di uscire di li e trovare qualche volto familiare. Si guardava in torno
in cerca di lei e Babi non poté far altro che corrergli incontro. Scattò
immediatamente senza nemmeno dar modo a lui di rendersi conto che lei l’aveva
visto. Lo abbraccio con forza facendogli quasi perdere l’equilibrio.
-Step!- urlò, stringendolo forte a se.
Lui lasciò cadere la borsa in terra per poterla abbracciare
completamente.
-Babi..- le sussurrò nell’orecchio baciandole dolcemente la
guancia.
-Step pensavo non saresti venuto, stavo impazzendo..-
sussurrò Babi insicura di poter reggere ancora. La sua voce era rotta dal
pianto, da lacrime che sarebbero sicuramente cadute di li a poco, lacrime di
felicità. Si sciolsero dall’abbraccio e si guardarono per qualche secondo per
poi baciarsi con passione e stringersi e accarezzarsi ancora. Ed il mondo si
fermò, come era capace di fare solo in quei momenti troppo belli per essere
veloci e mai troppo duraturi per gustarne a pieno il significato e le
sensazioni. Il mondo intorno a loro era niente. Tutto era niente in confronto
alla loro storia, alla loro favola che in quel momento stava scrivendo il suo
lieto fine, completando quella storia d’amore che troppo li aveva visti prima
vicini, poi lontani.
Pallina li fissava, felice di vedere la sua amica felice
come una volta. La folla li osservava incuriosita o forse gelosa di un amore
come il loro. I due ragazzi ritornarono alla realtà, accorgendosi che il mondo
non gli era indifferente, che Pallina si era stufata di aspettare anche se
sorrideva sfacciata. Babi tornò dall’amica ed attese che Step raccogliesse le
sue cose che poco prima aveva lasciato in terra.
-Pallina!- disse Step una volta tornato dalle due.
L’abbracciò forte, cercando di darle quel conforto che avrebbe voluto mostrarle
in quei mesi di dolore.
-Come stai?- gli chiese lei.
-Bene tu?
-Non c’è male, si va avanti. Com’è New York? Per colpa tua
Babi non ha potuto vedere tutta la città e quindi preparati a descrivermela
dettagliatamente, museo per museo, strada per strada e..insomma hai capito.- gli
sorrise.
-Non preoccuparti Pallina. Dammi un po’ di tempo per
riprendermi da questo fuso orario e sarò tutto tuo!- disse scherzosamente.
-Hey! Non provare a rubarmi il ragazzo?- disse Babi
scherzando, abbracciando Step e stampandogli un bacio sulle labbra.
-Stà tranquilla cara, nessuno ti ruba nessuno!- le fece la
linguaccia.
-Bè andiamo a casa?- domandò Step.
-Andiamo!- disse Pallina all’apice della felicità battendo
le mani, avviandosi verso l’uscita.
-Perché è così esuberante? So che le sono mancato
moltissimo e che non vedeva l’ora di riabbracciarmi eccetera, eccetera- disse
sollevandosi gli occhiali e dandosi mille arie.
-Step sarà che l’aria di New York ti ha dato alla testa-?-
disse Babi dandogli un finto pugno al petto.
-Bè sai New York è di alta classe non per gente comune-
disse sistemandosi meglio gli occhiali con fare altezzoso, mostrando finalmente
i suoi occhi resi ancor più chiari dall’abbronzatura.
-Che schifoso snon- borbottò Babi.
-Come mi chiamato? disse Step con finta collera.
-Schifoso snob perché?disse Babi alzando il mento, pronta a
fronteggiarlo.
-Ok! Tutto ma non quest’offesa!- disse con faccia
disgustata –puoi chiamarmi come vuoi, Babi, ma non snob- sottolineò.
–Comunque- iniziò Babi sollevando un sopracciglio scettica
- lasciando perdere i tuoi pavoneggiamenti, Pallina è super felice perché ha
appena preso la patente e..bè guida lei ed ha sempre voglia di mettere il piede
sull’acceleratore e guidare. Praticamente è mezza estate che si a tutta Roma e
dintorni in macchina da sola. Contenta lei.
-O dio! Siamo al sicuro allora! Ma è intelligente farci
riportare da una pazza spericolata così? Te ti fidi?- disse sorridendo
cominciando ad avviarsi verso l’uscita.
I ragazzi si erano finalmente sistemati in macchina. Erano
già venti minuti che viaggiavano. Pallina l’avevano lasciata davanti in preda
alla sua pazzia post-patente mentre Babi e Step se ne stavano dietro
divertendosi in altri modi. Abbracciati, si baciavano con passione, desiderando
di sentire la pelle dell’altro a contatto con la propria.
-Hei!- disse Pallina sbuffando. -Vabbè che guardo la
strada, ma potreste almeno degnarvi di non ‘appolparvi’ sul sedile posteriore
della mia punto?- disse guardando i due ragazzi dallo specchietto retrovisore.
-Eh?- disse uno Step ancora rintontito. –Che c’è?- chiese
ancora.
-Nulla, lasciamo perdere tanto voi siete peggio del
vinavil, accendiamo la radio che è meglio!- La musica arrivò forte alle loro
orecchie grazie alle sei casse all’interno della macchina. Musica house che
rimbombava da tutte le parti e che distraeva i due innamorati da quello che
stavano facendo.
-Potresti abbassare?- urlò Step.
-Eh?- chiese Pallina abbassando il volume.
-Ripeto.- disse Step avvicinandosi a Pallina e cercando di
essere più garbato possibile. -Potresti abbassare..per favore?
-Ok ma piantatela di ‘appolparvi’!!
-O ma sei proprio una palla lo sai?!- disse Step.
- Vuoi fartela piedi? Posso lasciarti in strada se ti va!-
rispose Pallina.
-Piantatela tutti e due! Già iniziate?- disse Babi,
cercando di chiudere la lite assurda dei due.
-Ma..- cercò di protestare Step che non voleva rinunciare
al suo divertimento.
-Niente ma- rispose Babi puntandogli un dito contro.
-Visto? Nessun ma stai fermo dove sei se no ti lascio qui-
disse Pallina continuando a prendersi gioco di Step ed alzando il volume della
radio.
-Vale anche per te!- urlò Babi avvicinandosi all’amica.
-Ok, ok- disse lei sbuffando ed abbassando il volume.
-Poi che cavolo di musica ascolta?- chiese Step.
-Hey! Non criticare l’house per favore!- rispose Pallina
guardando Step dallo specchietto.
-Pallina? Vuoi guardare la strada?- disse Babi cercando di
calmare quei due. –E tu- disse indicando Step- piantala di punzecchiarla se no
scordati il divertimento perché mi verrà un mal di testa da urlo!! GRAZIE!
Step e Pallina scoppiarono a ridere. Nessuno dei due era
cambiato. Sempre gli stessi, cocciuti e sostenitori delle proprie idee sino alla
morte.
Avevano trascorso tutto il resto della giornata senza
vedersi. Erano riusciti ad arrivare ciascuno a casa propria sani e salvi senza
nessun incidente. Pallina si era dimostrata sì pazza ed euforica, ma una buona
guidatrice. Step era tornato da Paolo ed era passato a salutare suo padre, anche
se in casa c’era sua madre. Anche Babi era tornata a casa e adesso aspettava che
la sera giungesse veloce, così da poter rivedere Step. Si erano dati
appuntamento sotto casa sua . Step sarebbe venuto a prenderla come tempo fa, con
la sua moto. Sembrava di vivere un vecchio ricordo fatto degli stessi attimi e
delle stesse sensazioni. La stessa atroce attesa pre-appuntamento che la rendeva
nervosa. Di li a poco avrebbe sentito il campanello e sarebbe scesa alla
velocità della luce, vedendolo li fuori pronto ad aspettarla in sella alla sua
fedele moto. Avrebbe detto a sua madre ‘esco’ senza dirle ne dove ne se sarebbe
tornata e come tanto tempo fa, avrebbe sentito nuovamente quel rumore di motore
sgommare per partire veloce verso mete a lei sconosciute. Un insieme di momenti
che sembravano gli stessi di tempo fa con la sola differenza che adesso tutti e
due sapevano già cosa volevano veramente dall’altro. Nessuno dei due si
aspettava che l’altro cambiasse che lo capisse per quello che era veramente
perché adesso erano davvero l’uno parte dell’altro. Un’unica cosa, fusa grazie
all’amore che, consolidatosi col tempo e col dolore, li aveva resi inseparabili.
Ed eccolo. Quello stesso rumore di motore che arriva piano e si spegne giù nel
cortile. Quel campanello che tanto atteso la fece saltare giù dal letto. Lo
stesso saluto veloce, privo di spiegazioni, le stesse scale scese con velocità.
La stessa corsa folle oltre il cancello per raggiungerlo e salutarlo con un
bacio. Come mesi prima. Come un eternità prima. Sembrava che fossero passati
anni e anni, dall’ultima volta che era venuta a prenderla sotto casa sua, ma
nessun ricordo di quei momenti era minimamente sfumato. Niente di tutto questo.
Tutti e due stavano rivivendo pezzo per pezzo la loro storia e adesso si
sentivano tremendamente impacciati. Non sapevano come muoversi, cosa fare.
Avevano paura. Che quelle stesse cose, quell’agire nello stesso modo di mesi fa
li avrebbe portati alla stessa conclusione che li aveva fatti soffrire. Temevano
che prima o poi tutta la bellezza di quell’amore sarebbe nuovamente sparita,
crollando sempre più in basso, giorno dopo giorno, con il susseguirsi dei
problemi. Ma se qualcosa la vuoi davvero..te la prendi! Rischi. Perdendoci la
faccia anche. Ma rischi! E adesso era uno di quei momenti. Dove valeva la pena
di rischiare. Babi salì sulla moto dopo che quel bacio li aveva riportati
indietro di qualche mese. Step accese il motore. La madre di Babi se ne stava
comodamente sdraiata sul letto e l’incubo iniziò. Sentì nuovamente quel suono,
che tanto odiava. Rivide quella moto, affacciandosi alla finestra, rivide lui.
Vide nuovamente anche Babi una scena troppe volte vista e sofferta. Sua figlia
in sella alla moto di quello Step che l’aveva cambiata e che adesso era pronto a
cambiarla di nuovo.
- Non può essere- sussurrò osservando la moto allontanarsi.
Purtroppo per lei era tutto vero, ma se per lei stava per iniziare un incubo,
per Babi e per Step iniziava un sogno. Stretta a lui sentiva il suo profumo ed
il vento scompigliarle i capelli. Step per quasi non sbandò quando lei lo
strinse ancora più forte. Erano troppo strane quelle sensazioni. Perché in un
certo senso sapevano come erano andate avanti mesi prima. Che una volta saliti
in sella andavano a prendersi un gelato, per poi esplorare Roma nel suo fascino
notturno ed amarsi ovunque volessero. Ma desso erano liberi di scegliere se
rivivere gli stessi momenti o se cambiare direzione. Girare pagina e scrivere
una nuova storia. Senza precedenti, senza ricordi di un passato altrettanto
bello come speravano fosse quel futuro. Chissà se avrebbero agito allo stesso
modo, se avrebbero preferito fare le stesse cose e ritrovarsi nuovamente su quel
ponte, su quella spiaggia, dentro quella casa. Poi a Babi venne in mente una
cosa.
-Gira a destra- gli urlò. Passarono un po’ di minuti e la
moto continuava ad andare veloce.
-Fermati qui.- Urlò di nuovo Babi. Step accostò e lei scese
velocemente.
-Che c’è Babi? – chiese Step incuriosito sistemando la
moto.
-Vieni- disse porgendogli la mano –camminiamo.
Lui prese la mano e si lasciò guidare verso quella strada
decisamente illuminata grazie alla luna e a dei lampioni. Camminarono per mano
per diversi minuti sbaciucchiandosi di tanto in tanto, raccontandosi quello che
avevano fatto in quel mese di lontananza l’uno dall’altro. Lui aveva sistemato
le ultime cose, lasciando il lavoro e salutando tutti gli amici che si era fatto
laggiù. Lei invece aveva aiutato Pallina con le prove di pratica di guida e
ripreso a studiare per gli esami che si avvicinavano sempre di più.
-Insomma è un po’ che camminiamo dove mi vuoi portare?-
chiese Step incuriosito.
-Eccoci arrivati- disse Babi rallentando il passo - Vedi
niente?- domandò sorridendo.
Step si guardò intorno –Cosa dovrei vedere?- le chiese
sorridendo.
-Guarda davanti a te.- si fermò per qualche istante. Step
fece come le aveva detto. –Ecco adesso guarda in alto. Per fortuna i lampioni e
la luna rendevano visibile ogni minimo particolare nonostante fosse già sera.
Ed eccoci qui. Se tempo prima la spettatrice era stata Babi,
adesso era Step. Poteva capire l’effetto che faceva. La sua scritta così bella e
piena di significato. Era rimasta li, anche se non del tutto intatta come quando
l’aveva vista l’ultima volta. Ma era li. Segno indelebile del loto amore, che
nonostante il tempo non scompare. Subisce, sopporta il dolore, ne rimane un po’
ammaccato, ma resta. Ed è questo che conta. Ecco l’effetto che faceva vedersela
di fronte all’improvviso. Quanti sacrifici per quella scritta, quanti sacrifici
per lei. Tutti più che meritati segno che lui era completamente partito per
quella ragazzina già da quando aveva deciso di svegliarsi la mattina presto per
scriverle quelle poche parole che il giorno prima le aveva sussurrato con amore.
Tre metri sopra il cielo. Ci erano tornati davvero adesso e niente e nessuno li
avrebbe potuti portare giù. Ci sarebbero rimasti anche se doveva significare
affrontare con forza, difficoltà e dolori. Insieme, si sarebbero dati forza l’un
l’altro consapevoli che erano una cosa sola unicamente fatta per stare insieme.
E quando c’è qualcosa di così puro, vero, forte, inseparabile, non puoi credere
che finirà. Cominci a credere che sarà quella metà di te che la vita riserva ad
ogni uomo. Pensi e speri che nulla più ti separerà da lei perché niente potrà
annullare qualcosa di così forte come il vostro amore. Mesi fa era in moto con
suo fratello, chiedendosi se prima o poi sarebbe ritornato lassù dove vivono gli
innamorati. Tre metri sopra il cielo. Conosceva già la risposta. Sapeva che non
ci sarebbe più tornato, perché ormai tutto era decisamente finito. Incapace di
credere che qualcosa di così bello fosse finito. Di credere che avrebbe
nuovamente incontrato una persona bella come Babi, capace di fargli provare
sensazioni così forti. Ma il mondo spesso ti sorprende con la sua voglia di
mutare in ogni istante come l’acqua che cambia ogni volta che la osservi. E
questo cambiamento improvviso, questo ritorno a quello che c’era un tempo era
decisamente inaspettato. Nessuno dei due si sarebbe mai aspettato di rivivere
qualcosa di così forte, ma sopratutto di riviverlo insieme. Loro due di nuovo.
Era stata talmente tanto distruttiva la loro fine che nessuno dei due ci aveva
visto una soluzione, un ritorno a quello che c’era stato. Una possibilità per
vederli insieme di nuovo. Ed ecco le stranezze della vita, che confermano l’idea
che questa è meravigliosa per la sua semplicità e allo stesso tempo per la sua
capacità di confidare nel destino. Ed eccoli insieme sotto quella frase
importante per entrambi in una Roma coperta dal sottile velo della notte, che
lasciava spazio all’amore nelle sue più diverse sfaccettature. Mille puntini nel
cielo, tutte luci. Spie gelose di quell’amore così bello. E i due amanti si
baciarono, con dolcezza con un bacio che era riuscito a travolgerli di nuovo,
nonostante non fosse il primo. Ogni volta nuove emozioni, nuove prospettive, per
vedersi sotto diversi punti di vista e confrontarsi. Per riscoprire o meglio
scoprire nuove sensazioni e gustarsi quel momento meraviglioso nella sua
semplicità. Babi era felice, lo mostravano le sue lacrime che cadevano, spinte
dall’eccessiva felicità che non riusciva a contenersi dentro di se. Step adesso
era felice. Felice dopo tanto tempo e adesso quella domanda aveva una risposta
diversa. Tornerò mai lassù dove solo gli innamorati possono vivere? E mentre il
suo bacio dimostrava alla ragazza di fronte a lui quanto l’amava, in cuor suo
conosceva già la risposta. Step ci sei già.
Fine.
************
Ed ecco che siamo giunti alla fine. Non vi aspettavate che
finisse tutto in un capitolo vero? Vi avevo detto che questo sarebbe stato il
penultimo ma poi ho cambiato idea e spero di non aver deluso nessuno!^^Non
credevo di farcela sinceramente e devo ringraziare tutti voi. Veramente! Non è
la classica frase che tutti gli autori dicono. Sinceramente se non ci fossero
stati tutti quei commenti positivi, compresi quelli che protestavano l’attesa
troppo lunga, non so se avrei mai finito. Mi dispiaceva lasciarvi senza un
continuo ogni volta che postavo un capitolo o che erano settimane che non ne
postavo uno nuovo. Bè grazie davvero! Per la costanza, la pazienza e tutti i
meravigliosi commenti! Ringrazio tutti coloro che mi hanno mandato email con
apprezzamenti per la fan fiction, ma anche quelli che hanno voluto consigliarmi
e dirmi dove magari dovevo correggermi o stare più attenta. E’ stato bello
vedervi partecipi di qualcosa che creavo via, via, ma che diventava allo stesso
tempo parte di voi mentre cresceva capitolo per capitolo!
Adesso attendiamo tutti “Ho voglia di te” e spero con tutto
il cuore che leggendo questo capolavoro, perché sicuramente lo sarà, vi
ricorderete anche della mia versione senza rimuoverla del tutto dalla vostra
testa. Spero solo che le emozioni che avete provato leggendo “Dove vivono gli
innamorati?”, vi accompagnino leggendo “Ho voglia di te” lasciandovi un ricordo
anche se piccolo.
Un saluto a tutti voi. La vostra grande passione per questa
storia mi ha dato forza per cominciare a scrivere un libro vero e proprio che
spero di finire. Questa volta sarà una cosa tutta mia, senza diritti d’autore
che devo rispettare. Qui ci siamo io, la tastiera e la mia mente, pronta a
ricordare pezzi della mia vita e a crearne qualcuno di immaginario. Si parlerà
di alcune mie esperienze, dell’amore perché non esiste nulla di più
meraviglioso, si parlerà però anche di amicizia, dei problemi che la vita è
pronta a creare e molto altro. Chissà se fra un anno, forse meno o forse più,
vedrete un libro che la sottoscritta è riuscita a pubblicare. Ma vi avverto. Se
accadrà, sarete i primi a saperlo. Lascerò un messaggio proprio qui aggiornando
come se fosse un capitolo vero e proprio. Così, se vedrete spuntare uno strano
Capitolo 11, allora capirete che sono io che ho voluto comunicarvi la bella
notizia.
Ripeto ancora, ancora e ancora GRAZIE! Per avermi dato la
fiducia per cominciare a credere in questo progetto che se, e solo se, si
realizzerà sarà il raggiungimento di un sogno che per adesso credo sia ancora
del tutto irraggiungibile. Ma, come ho scritto, la vita è sempre pronta a
sorprenderci e chissà, magari sorprenderà anche me!^^
A presto!! Spero.
Baci,
Sasy
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