Harry Blunt e il principio mezzo pazzo

di LunaMirtilla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto Primo: ***
Capitolo 2: *** Atto Secondo: Il nuovo insegnante di Erbologia ***
Capitolo 3: *** Atto Terzo: Coincidenze? ***
Capitolo 4: *** Atto Quarto: Ballando con Piton ***
Capitolo 5: *** Atto Quinto: Pollice di capra ***



Capitolo 1
*** Atto Primo: ***


Per la serie HARRY BLUNT ed IL PRINCIPIO MEZZO PAZZO
Atto Primo: “L'APOCALISSE!”
-Hai lavorato bene, Darth Sirius.- ammise Lord Voldemorto, con la sua solita voce gelida. Le sue parole echeggiarono per la stanza buia, nella quale erano riuniti i mangiamorti, avvolti nelle loro vesti drappeggianti.
I suo occhi rossi scrutarono il buio. Quanto tempo aveva passato tra quelle mura, quando era ancora un ragazzo. Quanto tempo aveva passato lì, da solo, a scrutare l'oscurità, in silenzio. E quanti anni erano passati dall'ultima volta che ci aveva messo piede. Eppure quella stanza era ancora così, come il ricordo vivido stampato nella sua mente. Come cinquant'anni prima.
Le labbra di Darth Sirius s'incresparono in un sorriso. -Grazie, padrone.- Sussurrò a mezza voce.
Lord Voldemorto cominciò a misurare con passi lunghi la stanza immersa nell'oscurità. Neanche a dirlo, incespicò sul suo mantello e cadde con la faccia a terra. Sbuffò e si rialzò in piedi.
Dopo tredici anni di vita incorporea non era facile riprendere con dimestichezza il perfetto controllo degli arti.
Riprese a parlare: -Grazie alla tua abilità di spia ora abbiamo tutte le informazioni che ci servono sull'Ordine dell'Infelice e su chi progetta di uccidermi. La tua ottima interpretazione e la tua morte fasulla hanno indebolito ancora di più la fragile mente del giovane Blunt, che ora ti crede defunto. Hai lavorato bene, ed il signore Voldemorto ti ricompenserà... ma non ora.-
Sirius non disse nulla. Non era interessato ad alcuna ricompensa, ora.
Aveva passato dodici anni ad Altolà, e due a scappare da quei maledetti Disegnatori per colpa di stupide voci che lo accusavano di aver venduto i suoi migliori amici a Voldemorto, ed aver fatto saltare in aria una strada piena di bubboni. Poi si era rifugiato nell'Ordine dell'Infelice, e finto amico di quel povero pazzo. Ma, sapete una cosa? Le voci erano vere. Lui era davvero il più grande alleato di lord Voldemorto, e la sua copertura da spia durava ormai da tre anni.
E perché faceva tutto questo? Perché aveva sprecato una vita da doppiogiochista?
Ma per Bruttatrix, ovvio.
Ora non gli interessava alcuna ricompensa. Avrebbe lasciato che quello stupido vecchio giocasse a conquistare il mondo con tutti i suoi mezzi e, una volta che agli avrebbe ottenuto tutto quello che voleva, una volta che la sua mente maligna sarebbe stata consumata dal potere, l'avrebbe tolto di mezzo per sempre. Ed allora, Bruttatrix Lastrenge si sarebbe decisa ad amare solo lui, ed ad affiancarlo nel dominio del mondo.
Voldemorto si rivolse alla cerchia di mangiamorti attorno a lui. -Ascoltatemi. Usciamo da un fallimento. Abbiamo perduto la profezia, e quel cretino di Amedeo Malfoy è finito ad Altolà. Ma tutto questo non ha più importanza. Ora vedrete che l'ago della bilancia penderà dalla nostra parte, perché ho pronta un'arma. Un'arma che la famiglia Riddle (che devo ammettere, è più ricca di maghi di quanto immaginassi) custodisce da anni, e che serba solo ed esclusivamente al suo ultimo erede. Non troverete il nome di quest'arma nei libri di scuola, quest'arma non ha nome. Ma è la più potente che sia mai esistita su questa Terra. Quest'arma, è in grado di risvegliare i morti dal loro sonno eterno.-
Voldemorto tacque, per assaporare il gusto di quelle sue parole.
I mangiamorti si lanciarono sguardi esasperati, ed uno di loro bisbigliò udibilmente: -Ci risiamo.-
Voldemorto aspettò che i mormorii si spensero e riprese a parlare. -Sapete, vero, che significa questo? Significa terrore, panico! I signori oscuri della storia torneranno ad allearsi a noi! Risveglieremo Darth Sidious, Sargon, la Maga Magò e la strega cattiva di Hansel e Gretel!-
Sul suo volto serpentino si allargò un sorriso. -Ma prima, dobbiamo far sì che io diventi davvero l'ultimo erede dei Riddle. E per fare ciò mi serve il vostro aiuto. Dobbiamo eliminare tutti i miei parenti ancora in vita, di ogni genere e grado. E dove possiamo trovarli, se non ad Hogwarts?-
Voldemorto rise, rise ancora, e la sua risata si trasformò in colpi di tosse ed echeggiò per tutta la stanza.
Adesso basta, pensò.Questo è troppo, devo trovare una farmacia.

L'adolescente sedicenne Harry Blunt (figlio del celebre cantante-auror James Blunt e di Lily Joe, entrambi deceduti) si ingarbugliava nelle coperte e gemeva nel buoi del dormitorio di Grifondoro, la cicatrice in fiamme ed il volto coperto di sudore freddo.
Si svegliò di soprassalto con i piedi annodati alle orecchie, ed inciampò nelle coperte nell'inutile tentativo di raggiungere il bagno. Troppo tardi.
Il vomito gli esplose dalla bocca, scorse torrenziale sul suo pigiama e sporcò il pavimento di pietra. Stava malissimo: la cicatrice gli bruciava ed il mal di testa gli dava l'impressione di trovarsi su di un'altalena rotta. Oltretutto le orecchie e le gambe cominciavano ad indolenzirsi.
L'aveva sognato! Di nuovo quel terribile incubo!
Rotolando, raggiunse il letto di Ron (il penultimo dei sette cloni Wesley), ma, sfortunatamente, inciampò sul ragazzo che, attirato dal rumore, aveva tentato di raggiungere Harry. Blunt rotolò via. Ron finì con il naso a pochi centimetri dalla grossa, puzzolente macchia verde.
-Capperi!- esclamò.
Anche il giovane Blunt prese a fissare la pozza maleodorante. -No...cavoli.- Lo corresse.
-Hai ragione Harry. Cavoli. Saranno cavoli amari quando la McDonald lo scoprirà.-
-No, Ron.-insistette l'amico -Erano cavoli lessi che ho mangiato ieri. Oggi li ho vomitati, ma devo dire che non erano per niente amari.-
-Oh...- fece Ron comprensivo, snodando i piedi dalle orecchie dell'amico.
Non appena Harry Blunt riprese il completo controllo dei suoi arti e della sua faccia, si pulì la bocca sul pigiama e cominciò a urlare senza ritegno. -L'APOCALISSE! HO SOGNATO L'APOCALISSE, RON...LA FINE DEL MONDO!-
Qualcuno, nel buio del dormitorio, grugnì pigramente e nascose la testa sotto il guanciale. Qualcun altro gridò: -Dacci un taglio! Qui vogliamo dormire!-
Harry abbassò la voce. -Ho sognato la fine del mondo.-
L'amico annuì preoccupato. -Calmati, Harry. Siediti e raccontami il tuo incubo.-
-COME FACCIO A CALMARMI?- gli urlò di rimando Blunt -Ho sognato di sposarmi con la signora Figg, e l'ho anche baciata! Poi, all'improvviso, la sua dentiera si è staccata ed ha cominciato ad inseguirmi!-
Ron cominciò a rotolarsi per terra dalle risate. -Whow, che incubo!- Sussurrò tra le risa.
Harry s'infuriò ancora di più. -NON CAPISCI!- gli urlò, adirato -Vuol dire qualcosa, è una premonizione, un presagio di sventura!-
Ron continuò a ridere come un imbecille.
Ma perché? Perché nessuno lo prendeva mai seriamente? Dopotutto era il ragazzo della profezia, il solo che avrebbe potuto salvare il mondo dalle grinfie di Voldemorto!
Perché i suoi amici continuavano a ridere di fronte alle sue apocalittiche premonizioni?
Harry smise di sprecare inutilmente fiato.
Ron non poteva capire. Hermione non poteva capire. E crogiolarsi nell'autocommiserazione non sarebbe servito a niente.
C'era solo una persona in grado di rispondere alle sue domande, e ora si trovava sulla Torre Nord. Sibilla Conan.

Volete sentire il seguito della storia? Non perdetevi la prossima, appassionante puntata di Harry Blunt ed il principio mezzo pazzo: IL NUOVO INSEGNANTE DI ERBOLOGIA!!!

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Capitolo 2
*** Atto Secondo: Il nuovo insegnante di Erbologia ***


Per la serie: HARRY BLUNT ed IL PRINCIPIO MEZZO PAZZO
Atto Secondo: IL NUOVO INSEGNANTE DI ERBOLOGIA

Il giovane Harry Blunt stava attraversando il pianerottolo del settimo piano quando la vide.
Cercò di allontanarsi di soppiatto prima che lo scorgesse, dirigendosi rapidamente verso il piano superiore. Sfortunatamente le scale si spostarono di due piani, ed il povero Harry si trovò faccia a faccia con Rita Skater.
Il ragazzo avrebbe volentieri tagliato la corda, ma tutti ad Hogwarts sapevano che non era saggio contrariare Rita Skater, e scatenare l'ira funesta della sua micidiale penna prendiappugni.
Così si fermò davanti alla donna, e le rivolse un lieve cenno di saluto.
Da quando era stato dichiarato ufficialmente che Voldemorto era risorto, e se ne andava in giro indisturbato, Hogwarts aveva adottato diverse misure di sicurezza.
Incantesimi e formule di elevato livello proteggevano il castello, e le sue molteplici entrate. Sfortunatamente, quando erano stati lanciati gli incantesimi isolanti, Rita Skater si trovava all'interno delle mura.
Così, adesso, la giornalista ficcanaso era in grado di girare indisturbata per il castello ed intervistare con gioia ogni malcapitato passante, minacciandolo di sguinzagliare la sua arma letale: la penna prendiappugni.
-Oh- fece la donna, quasi emozionata -il giovane Blunt! Da quanto tempo che non ci si vede, no Harry?-
Harry annuì e lanciò un'occhiata impaziente all'orologio.
Doveva parlare con la Conan prima dell'inizio delle lezioni, ed era già indietro nella sua tabella di marcia.
Rita Skater estrasse una piuma nera ed affilata, ed una pergamena dallo zaino borchiato, e cominciò a prendere appunti, guidando la penna con la sua bacchetta magica.
-Dunque, Hogwarts, 153° giorno di reclusione, ore 8.02. intervista speciale ad Harry Blunt.- dettò, mordicchiandosi un'unghia laccata di nero -Allora, Harry. Il mondo ha finalmente constatato che tu non sei un povero pazzo disturbato, che predica il ritorno di Colui-di-cui-non-ricordo-il-nome, e la fine del mondo. Che effetto ti fa tutto questo?-
Harry tacque per qualche secondo,e lanciò l'ennesima occhiata all'orologio. -Sì.- rispose.
Rita lo fissò allibita per un istante. -'sì'? Cosa intende dire con 'sì'?-
Harry scosse il capo -No.-
Rita Skater era stata per parecchio tempo una persecuzione per tutti gli studenti. Poi Ron, finalmente, aveva trovato un metodo infallibile per per affrontare le sue interviste. Bastava rispondere con un sì, un no, ed un forse. Più o meno come faceva Harry durante le interrogazioni del professor Ruf (e infatti, nel G.U.F.O. di Storia della Magia si era guadagnato una bella T). Blunt dovette ammettere che funzionava perfettamente. Così non era più costretto ad ascoltare le domande, ed era in grado di pensare a cose più importanti.
-Ok.- sorvolò Rita -Cambiamo domanda. Nel tempo libero, continui ancora a leggere i pensieri di Colui-di-cui-non-ricordo-il-nome?-
-Forse.- ammise Harry.
Rita si mordicchiò un labbro per l'eccitazione. -'Forse'? Significa che leggi ancora i suoi pensieri?-
Harry finse di pensarci -Sì.-
La Skater spalancò la bocca. -Davvero?- insistette.
-No.-
Il sorriso della donna si spense improvvisamente, lasciando il posto ad una smorfia di impazienza. -Allora sì, o no?- chiese.
Stavolta Harry non esitò. -Forse.-
La giornalista aggrottò la fronte, accigliata. -E ti sembra una risposta, questa?-
Harry Blunt lanciò un'altra occhiata all'orologio. -Sì.- rispose, annoiato.
Rita sembrava leggermente infuriata. -Ma mi prendi in giro?- ringhiò.
-No.- rispose il ragazzo.
-Ah!- Rita tirò un sospiro di sollievo. -Sai, temevo proprio che....- si fermò selezionando con cura le parole giuste per terminare la frase.
Sfortunatamente, Harry prese quella pausa per un invito a rispondere, e ribattè senza darle il tempo di concludere il pensiero. -Forse.-
La giornalista assunse un'espressione indignata. -Bene, allora, se le cose stanno così...-
Ripose penna e pergamena nello zaino e se ne andò borbottando qualcosa del tipo -Stupido ragazzo!-
Ma Harry non perse tempo a rispondere all'insulto, imboccò la rampa di scale e si diresse verso la Torre Nord.
Metodo infallibile, sì.
Non aveva parlato ad Hermione del suo sogno. Si sarebbe limitata ad affermare che erano tutte sciocchezze, e che doveva smetterla di dare peso alle sue visioni, o sarebbe finita come l'anno prima, quando Sirius aveva perso la vita per colpa delle sue paranoie.
Ma questa era una cosa che Harry non voleva ricordare, adesso.
Non c'era un'anima per i corridoi del castello. Nemmeno Pux sembrava volerlo tormentare, quel giorno.
Salì le scale in silenzio, raggiunse la cima della torre, e bussò due volte sulla botola che conduceva all'aula di Divinazione. La scala scese rapidamente, ed Harry la risalì senza pensarci due volte.
Faceva una strana impressione, vedere la classe di divinazione così vuota, con le lampade spente e le sfere di cristallo immobili sui tavoli.
Percorse rapidamente l'aula, senza porsi tante domande sul perché era lì. Se ci avesse pensato ancora, avrebbe girato sui tacchi, e sarebbe filato dritto al dormitorio di Grifondoro. Raggiunse la porta dell'ufficio della Conan e bussò.
Suo malgrado, si accorse che la porta era socchiusa, ed al suo tocco si aprì cigolando.
La scena che gli si parò davanti gli fece venire il voltastomaco (tanto per cambiare).
La professoressa Conan aleggiava in aria, a due metri da terra, con gli occhi spalancati fissi sulla sua sfera di cristallo, ed un rivolo di sangue che le colava dalla bocca. Gli occhiali erano precipitati sul pavimento, infrangendosi sulla pietra e lanciando schegge per tutta la stanza. Gli sciali le fluttuavano addosso e le centinaia di braccialetti che le ricoprivano le braccia tintinnavano ancora. Ma dentro di lei non c'era nemmeno un alito di vita.
Bobby, l'elfo domestico era chino sul pavimento, intento ad asciugare la pozza di sangue che si era creata sotto la donna con uno delle dieci paia di calzini che portava sulle orecchie a punta.
Harry si appoggiò alla parete per non svenire. -È...m-morta?- chiese, a mezza voce.
L'elfo non rispose.
-C-cosa le è successo?- insistette il ragazzo.
Bobby continuò a fissare il pavimento sporco. -Povera donna.- disse -Povera donna era Sibilla Conan. Una grande veggente, sì, lei era. Da giorni aveva previsto la sua morte. Non si faceva più veder in giro, no. Ma ha sbagliato la sua previsione. Lei non doveva morire oggi. Per non smentirsi, si uccisa. Povera donna.- scosse la testa.
Harry spalancò la bocca. -Si è uccisa perché aveva sbagliato di prevedere la sua morte? La credevo stupida sì. Ma non fino a questo punto!-
Bobby spostò gli occhi dal pavimento e prese a fissare il ragazzo, con uno sguardo agghiacciante. -Povera donna, sì-
Il giovane Blunt sembrava paralizzato. La Conan morta? Una morte ad Hogwarts! Con tutte le volte che Harry le aveva augurato di morire, doveva farlo proprio adesso che gli serviva il suo aiuto? Era solo una coincidenza? E, soprattutto, si trattava davvero di suicidio?
Il ragazzo riprese velocemente il controllo dei suoi pensieri. -Ma tu che ci fai qui a quest'ora, Bobby?_ chiese, colto da un'improvvisa illuminazione.
-Bobby sapeva che Harry Blunt aveva bisogno dell'aiuto di Sibilla Conan. Sibilla Conan è morta. Bobby ha pensato di aiutare Harry Blunt- si giustificò.
Harry sospirò profondamente e cercò di scrollarsi di dosso tutta quella frustrazione. -Non puoi aiutarmi, Bobby.- rispose.
Ma l'elfo non si arrese. -Harry Blunt ha fatto un altro sogno, vero?-
Harry lo fissò sorpreso, poi non poté fare altro che ripetere -Non puoi aiutarmi Bobby. Ora vai ad avvisare Stridente della morte della professoressa.-
Gli occhi dell'elfo ripresero a fissare la pozza di sangue, come ipnotizzati dal riflesso della sua faccia verde sul liquido.
-...gol...lum...hh...-
-Cosa?- chiese prontamente Harry.
L'elfo scosse la testa e lanciò un'occhiata al ragazzo. -c'è un nuovo insegnante di Erbologia.- annunciò a mezza voce.
Harry lo fissò stupito. -Davvero? E chi è?-

Siete ansiosi di sapere il seguito della storia? Non perdetevi la prossima, appassionante puntata di Harry Blunt e il Principio Mezzo Pazzo: COINCIDENZE?

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Capitolo 3
*** Atto Terzo: Coincidenze? ***


Per la serie: HARRY BLUNT e IL PRINCIPIO MEZZO PAZZO
Atto Terzo: COINCIDENZE?

Il professor Joe attendeva gli studenti del corso di Erbologia seduto con i piedi sulla cattedra, tenendo in bocca la bacchetta nera, visto che non poteva tenere al suo posto qualcos'altro.
Era un mago (un mago?) decisamente insolito.
Portava portava delle scarpe correttiva tanto (tanto tanto tanto tanto) alte: anfibi neri slacciati, con una zeppa borchiata alta almeno 30 centimetri. Le gambe erano esili e storte, a papera, accentuate da attillati pantaloni di pelle di ungaro spinato. Una marea di tatuaggi era incisa sulle sue braccia, sotto le maniche nere della camicia borchiata. Portava una vistosa cravatta verde a pallini bianchi, che svolazzava al vento. Anche questa era borchiata.
Il suo viso non era esattamente pallido. Grigio, piuttosto. Occhiaie nere gli solcavano gli occhi inclinati verso il basso. Gli occhi erano azzurri, assolutamente inquietanti, e gli conferivano un'aria da mostro indemoniato. Il naso rifatto era troppo bello per il suo viso, anche si imbruttito da una borchia infetta che gli passava da una narice all'altra, impedendogli di soffiarsi il naso da più di 12 anni (vi lasciamo immaginare lo schifo). I capelli neri erano sparati verso l'alto, in una cresta irsuta ed untuosa.
Speriamo vi sarete chiesti cosa ci faccia il nostro Billie seduto in quella serra, essendo assolutamente indegno di occupare una cattedra nella scuola di magia di Hogwarts. Ma questa è un'altra storia.

Il giovane Harry Blunt era appena entrato in classe assieme ad i suoi compagni, quando notò il nuovo 'professore'.
Non disse niente. Ignorò i sussurri e le gomitate di Ron e Hermione e sedette al suo posto in terza fila.
Non era esattamente così che immaginava il nuovo professore. Dopotutto, però, qualcosa gli suggeriva che ci sarebbe andato d'accordo. Billie Joe attese che tutti gli studenti prendessero posto, prima di sfilare la bacchetta dalla bocca, scoprendo gli orribili denti neri, storti e cariati. Si alzò, e cominciò a parlare, camminando per la serra.
-Parlare delle marijuandragole dovremo in Erbologia prima lezione...-
Nevillo Paciocco lo interruppe subito: -Ehm...p-professore?...si sente bene?..perché parla così?...-
Joe lo fissò allibito, e saltò in piedi indignato. -Voi non conoscete la potenza delle parole, libere sono per comporre un pensiero...anarchia seguire devono...per sensare la mente!- Nevillo trasse un profondo sospiro, e tornò a fissare il banco in silenzio.
E fu la volta di Dea Tommasa.
-Chi è lei? Dov'è la professoressa Sprite?- chiese allarmato.
Billie rispose tranquillamente. -Un tizio il cui nome è Lemonsoda. Codesto il rapitore del suo cuore è.-
Harry Blunt vide scattare in aria l'arto meccanico di Hermione con un sonoro 'ptium!'.
-Professore- disse -non la voglio disturbare...din, don, dan!...le mandragole le abbiamo già studiate all'inizio del secondo anno...do, re, mi!...piuf, piuf, piuf!-
Billie spalancò la bocca. -Oooh!-esclamò con ammirazione-Sì tu destreggiamente le parole usi! Nevillo, tu, se non le sai...salle!-(è copiata, lo sappiamo.)-In questo quadrimestre marijandragole visualizzeramo. Mandragole opposte sono. Cervello pietrificano. Molte creature cibano esse, come cannone balbuziente e spinello sparacoda...-
Harry e Ron si staccarono dall'interessante conversazione, e cominciarono a confabulare allegramente sotto il banco.
-Brutte notizie, amico.- esordì Ron -Sulla Puzzetta del Poeta ci sta scritto che Puzza di Cavolo è deceduta.-
Harry Blunt sobbalzò, fece cadere la piuma sul pavimento di pietra lasciandosi sfuggire un ululato. -Hiiiiiiiiiiiiiiiiiight!- riprese velocemente il controllo di sé -Chi, la signora Figg?-
-Sì.- rispose l'amico -Proprio lei. Dicono che sia morta asfissiata dalla puzza di cavolo della sua casa.-
Blunt si lasciò sfuggire un altro ululato. -I'm beautifuuuuuuuuuuul!-
Ron lo fissò preoccupato. -Sai,- disse -quando fai così sembri proprio tuo padre.-
Harry annuì, soprappensiero.
La signora Figg era morta? Anche lei? Proprio ora? Si chiese se c'entrasse qualcosa con il suo sogno. Possibile che fossero tutte semplici coincidenze?
Un'ombra di cupo mistero stava calando sul mondo dei maghi.
Harry avvertì spiacevolmente lo stomaco avvilupparsi alle budella.
Voleva dire qualcosa! Voleva sicuramente dire qualcosa.
L'apocalisse, forse? La fine del mondo?
Ad Harry venne voglia di lanciare un altro ululato. Fu sul punto di farlo, ma si trattenne quando notò il professor Joe aveva tirato fuori la chitarra, e cominciato a suonare una melodia malinconica, insensata quanto le sue stupide frasi.
Sulla classe scese un silenzio imperturbabile, che permise ad Harry Blunt di tornare a crogiolarsi nell'autocommiserazione, come faceva sempre, dopotutto.
E le parole insensate di Billie Joe risuonarono per tutta la serra, di fronte agi sguardi attenti degli alunni.

Know I wanna you
with marijuandragole what I do
I'll wake it up, when september ends!

Cut it in small peacis,
eat some of them with a lot of biskuits.
Wake it up, when september ends!

I risk my life again,
falling from the stairs.
I go to the hospital
'cause I've broken my leg.

And now, say you:
with marijandragole what I do?
I'll wake it up, when september ends!
Wake it up, when september ends!
Wake it up, when september ends!

Yeah!

*Per la traduzione letterale, leggete qui, e vi accorgerete che le frasi, anche in italiano, non hanno alcun senso.

Sapere io voglio voi
con le marijuandragole cosa faccio.
Le sveglierò quando settembre finisce!

Tagliarle in piccoli pezzi,
mangiarne un po', con molti biscotti.
Svegliale, quando settembre finisce!

Ho rischiato la mia vita ancora,
cadendo dalle scale.
Sono andato all'ospedale,
perché mi ero rotto una gamba.

E ora, dite voi:
con marijuandragole cosa faccio?
Le sveglierò, quando settembre finisce!
Svegliale, quando settembre finisce!
Svegliale, quando settembre finisce!

Yeah!

Siete ansiosi di sapere il seguito della storia?
Non perdetevi la prossima, appassionante puntata di Harry Blunt e il Principio Mezzo Pazzo: BALLANDO CON PITON!

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Capitolo 4
*** Atto Quarto: Ballando con Piton ***


Per la serie: HARRY BLUNT ed IL PRINCIPIO MEZZO PAZZO
Atto Quarto: BALLANDO CON PITON

Voldemorto stava tranquillamente camminando per la stanza buia, quando, improvvisamente, inciampò sulle sue scarpe appuntite con un sonoro Pu-tu-tu-tum-ptium-piuf!
La sua voce stridula risuonò nell'oscurità della camera. -Codalisciaaaaa! Visciolooooo! (tratto dal libro 'La Bambina della Sesta Luna', che non vi consigliamo assolutamente di leggere...) Aiutamiiii!-
Il povero e perfido Tom cominciò a dibattersi come un'innocente tartaruga rovesciata.
Codaliscia giunse correndo dal suo padrone, ma anch'egli, scivolò sulle sue lunghe unghie topesche che bucavano le scarpe come le borchie infette del professor Joe. Una si rupe, e fece colare grosse gocce rosse dal dito tozzo, che sparsero un odore acre per tutta la stanza (per la seconda volta vi lasciamo immaginare la disgustosa scena).
Il servitore, con un sonoro splat, atterrò sul volto serpentino del padrone, dopo aver eseguito un tuffo carpiato all'indietro con doppio avvitamento a destra.
Voldemorto si lasciò sfuggire un ululato in Serpentese. -Ashagashaaaaaaaaa!... coscì me spesci il nascio, idioda de 'na pantegana de rio (=grosso topo ripugnante che sguazza disgustosamente per i canali di Venezia)!-
Il servitore replicò educatamente -Ma, signore, il suo naso è stato spiaccicato molti anni fa, quando il professor Renato Piton scaraventò la nuca del professor Raptor, nel quale lei si trovava, contro una parete di pietra!-
Ma Voldemorto non ebbe pietà, e lanciò un ululato sui fragili timpani di Codaliscia, che sussultò.
Poi, il mago oscuro, aggiunse furioso: -Togiti dalla me fascia!-
Cominciò a divincolarsi, colpendo con le scarpe a punta il tozzo e puzzolente servitore, che cercò di alzarsi, ed aiutare il padrone più in fretta possibile.
Una volta che entrambi furono ben saldi sui loro piedi, Codaliscia parlò. -Ah, a proposito...di cosa aveva bisogno, padrone? Perché mi ha chiamato?-
Tom Orvoloson Riddle strinse i pugni, furente. -Non ti strangolo, solo perché mi ritengo una persona comprensiva, di animo gentile, e posso capire quanto tu sia stolto a causa della tua grave malformazione mentale.- replicò, gelido.
Codaliscia si inchinò e gli baciò l'orlo della veste, ovviamente scivolandoci sopra. -Oh grazie! Mille grazi! Voi siete infinitamente buono, signor Tom!-
Per Voldemorto, fu come ricevere un grosso pugno nel bel mezzo dello stomaco. Si voltò lentamente, molto lentamente, e lentamente pronunciò le parole che giunsero lentamente alle orecchie di Visciolo. -Carissimo Codaliscia, ti dispiace essere così cortese da riferirmi con chi si stava rivolgendo appena un attimo fa?-
Codaliscia si guardò attorno perplesso, e non prese troppo tempo, per rispondere. -Con lei, vostra altississima signoria.-
Il volto di Voldemorto era furente, ma le sue parole risuonarono calme e gelide. -E puoi farmi il piacere di dirmi perché hai usato il nome Tom?-
Codaliscia esitò. Sembrava una domanda così facile, che sicuramente doveva celare un tranello. -P-perché Voi siete Tom Riddle, signore.-
Sta volta l'oscuro signore sembrò sforzarsi molto di più, per mantenere un tono saldo e tranquillo. -Caro Codaliscia, mi dici, per favore, quante volte ti ho ripetuto di non chiamarmi così?-
Codaliscia impallidì, se possibile. -Molte, Tom...-
A quel punto Voldemorto perse la pazienza.
Gli saltò addosso fulmineo, cercando di strangolarlo. Ma si arrestò a metà del gesto. -Ohi, ohi, ohi, la mia povera schiena!...e la tua solita, sfacciata fortuna che ti giunge ogni volta che cerco di saltarti al collo e sgozzarti con le mie stesse mani! Codesta volta mi è venuto il colpo della strega!-
Sul volto sporco del servitore apparve un sorriso sdentato. -Signore, mal di schiena? Raffreddore? Torcicollo? Io ho la soluzione! Momendol, sollievo pronto, sollievo a lungo!-
Il volto del nostro amico Tom si fece scuro e tenebroso ma, questa volta, la sua voce suonò flebile e dolce. -Cosa?-
Visciolo rispose tranquillamente. -È un rimedio bubbone, ma...-
Prima che il servitore potesse concludere la frase l'ululato di Tom fece sobbalzare il povero topo. - S P A R I S C I I I I I I I I I I !!!!!!!!!!!!!!!!-
Ma Codaliscia si fece coraggio. -Ehm...signore?-
-Che c'è?-
-Lo vuole o no, il Momendol?-
Voldemorto rifletté -Se funziona...-
-Ehm, ehm...signore?-
-E adesso cosa vuoi?- Replicò Voldemorto senza spostarsi di un millimetro.
-Dimenticavo di dirle che Stridente l'aspetta in sala d'attesa.-
-Bene, digli che ora mi muovo e lo raggiungo.-
Visciolo fu sul punto di andarsene, ma il suo padrone lo trattenne. -Come puoi pensare che io possa raggiungere Stridente in queste condizioni?-
Codaliscia tentò inutilmente di riflettere. -Ma, signore, non vorrei contraddirla, ma stavo soltanto eseguendo i suoi ordini.-
-PEZZO D'IDIOTA! Porta subito qui Stridente!- e immediatamente aggiunse -E anche un calice di Momen...Momen...Momen che?-

Una dolce melodia invadeva la stanza.
Tutto si muoveva a ritmo di musica, compresi i tacchetti che sbattevano sul pavimento, e le nacchere di Nadja (Come? Non sapete chi è Nadja Appolfield...meglio per voi. Visitate il sito di Rai2 e guardate nella sezione cartoni animati di Go-cart mattina. Ma scusateci, questa è pubblicità occulta, o qualcosa del genere!).
Il giovane Blunt non riusciva a smettere di ballare il Flamenco. Il suo corpo fluttuava e saltellava allegramente, a ritmo di musica.
Per non parlare di quello di Renato Piton...
La melodia si era impadronita dei loro corpi. E loro danzavano, danzavano, danzavano...
E ancora una volta, l'ululato di Harry squarciò il silenzio della notte.
-Hiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiight!!!-
Blunt si svegliò aggrovigliato tra le coperte, talmente aggrovigliato, da non riuscire a vedere altro che la spessa cortina bianca.
Stava malissimo...
Tentò di divincolarsi, di vomitare, di lanciare un altro ululato, ma le coperte gli impedivano qualsiasi movimento.
Riuscì comunque a rotolare di qualche centimetro.
Sfortunatamente, il giovane Blunt non sapeva di essere sonnambulo, e di trovarsi, in quel preciso istante, in cima alla ripida scalinata della Torre Sud.
Quando si accorse che stava cadendo, era troppo tardi...
Il giovane rotolò giù dalle scale, ed un secondo ululato squarciò la quiete notturna del castello.
-I'm beautifuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuul!!!!!-
SPLAT!!!
-...it's true.-

Siete ansiosi di sapere il seguito della storia? Non perdetevi la prossima, appassionante puntata di Harry Blunt e il Principio Mezzo Pazzo: POLLICE DI CAPRA

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Capitolo 5
*** Atto Quinto: Pollice di capra ***


Per la serie: HARRY BLUNT ed IL PRINCIPIO MEZZO PAZZO
Atto Quinto: POLLICE DI CAPRA

Il giovane Blunt stava tranquillamente affettando le radici di capra quando riuscì finalmente ad affettarne una particolarmente grossa, dura, e rosa.
Rimase a fissarla e spezzattarla per una decina di minuti, prima di rendersi conto che provava un acuto dolore alla mano destra, un dolore acuto quanto l'urlo che squarciò il silenzio del sotterraneo.
-Hiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiight!!!-
Fu con questo ululato che si accorse con orrore che quella grossa radice rosa non era altro che il suo dito pollice.
Si alzò dolorante e lanciò uno sguardo fugace a Ron ed Hermione.
Parecchie file di banchi più indietro, Ron galleggiava sulla superficie bollente del calderone di Drago Molfoy (il figlio di Amedeo), senza dare segni di vita intelligente (come al solito).
Davanti a Harry, in prima fila, Hermione cercava disperatamente di leggere il libro che Morby Parkinson le aveva gettato nella pozione, a cui ora erano spuntate un paio di minacciose corna bianche.
Meglio non disturbarli.
Raccolse i frammenti del suo pollice dal tagliere, rovesciando distrattamente il suo dosatore di succo di capra sul pavimento di pietra, che si ricoprì all'istante di folto pelo bianco.
Sbuffò nervoso e si avviò alla cattedra, con il pollice in mano (anche se non esattamente nel posto in cui doveva essere).
Sfortunatamente, proprio a pochi metri dal professor Renato Piton, inciampò su una capra che stava attraversando l'aula saltellando.
-I'm beautifuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuul!!!-
Blunt volteggiò in aria, fluttuò ad un paio di metri dal paviamento, eseguì un'agile capriola in avanti, ed atterrò accanto alla cattedra, tra le braccia del professor Piton, impegnato nella correzione dei temi sulla corretta preparazione della farina di capra.
I frammenti insanguinati del pollice sfuggirono dalle mani del giovane Blunt e schizzarono in ogni direzione, rotolando nei calderoni, tra le mani degli studenti, e spiaccicandosi sulla faccia del professore.
< La capra saltò sulla cattedra e prese a mordicchiare le pergamene dei temi come se niente fosse. -Non è colpa mia, professore, sono inciampato sulla capra!- Protestò Blunt cercando invano di alzarsi con l'aiuto di sole nove dita.
La capra si girò verso di loro masticando vistosamente un pezzo di pergamena. -Beeh...non sono una capra...beeh...sono Nevillo Paciocco...beeh-
Il volto di Piton si contrasse e le sue labbra si incresparono in un sorriso. -Paciocco- ringiò con la sua voce gelida -Come capra hai fatto a ridurti così? Non intenderai certo dirmi che hai bevuto la tua pozione caprina, vero. Avevo richiesto espressamente che fosse somministrata agli animali, non agli alunni.-
Harry si lasciò sfuggire uno sbuffo d'impazienza. -Professore, io avrei un problema più urgente.- disse, sventolando la mano mutila davanti agli occhietti malvagi di Renato.
-Zitto Blunt. Altri 1.234.576.4669,34 (periodico) punti in meno a Grifonoro!-
La capra di nome nevillo abbassò la testa e riprese a belare. -Beeh...stavo scaldando la pozione...beeh...ne ho assaggiata giusto un sorso...beeh...per sentire se l'avevo cotta abbastanza...beeh-
Il sorriso di Piton lasciò il posto ad una smorfia di ira. -BRUTTO STOLTO!!! Per punizione rimarrai capra per il resto della tua patetica esistenza!-
Blunt non sentiva più la mano dal dolore. -Professore!- supplicò -Mi sono tagliato un dito!-
Renato si girò verso l'alunno con sembianze umane. -Peggio per te, Bunt. Così imparerai a fare tenzione durante le mie lezioni, d'ora in poi!-
-beeh...forse quando le capre voleranno...beeh- Interruppe il compagno caprino.
-Me lo riattacchi, la prego!-
Piton riprese a sorridere. -Forse, più tardi...-
Harry avvertì una fitta allo stomaco. Volle lanciare un ululato. Ma si trattenne. -Ma non voglio crepare dissanguato!- piagnucolò.
-Beh, devo ammettere che la tua morte risolverebbe parecchi probblemi, nella mia esistenza. Senza contare che potrebbe essere considerata come un incidente...-
-Ma io rivoglio il mio dito!-
-Non ora, Blunt. Non vedi che sono impegnato? Sto contemplando la cravatta nuova di Malfoy.-
-Hiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiight!-
Piton non ebbe nemmeno il tempo di sgridarlo.
Proprio in quel momento, il profesor Joe irruppe nella stanza assieme a tutte le sue borchie e, senza degnare gli studenti di uno sguardo, si diresse verso Piton. Blunt si accorse che, nonostante le scarpe correttive, era parecchio più basso di Renato.
-Voglio parlare Blunt.- disse.
Piton grugnì. -Billius...non si bussa?-
Joe non badò alle sue lamentele. -A tre occhi voglio parlare Blunt.-
Piton grugnì ancora. -Semmai si dice quattro.-
Billie lo squadrò come se avesse appena pronunciato la frase più assurada della sua vita. -Uno chiuso.- precisò, indignato.
-Scusatemi, professori- li interruppe Blunt -potrei cortesemente riavere il mio pollice?- Gli altri due lo ignorarono deliberatamente.
-Non parlerai con gli studenti durante le mie lezioni, Billius. Tantomeno con Blunt.- Ringhiò Renato.
-Importante assai. Più di vita o morte.- si giustificò il prfessore.
-Scusatemi, ma il pollice...-
-Importante? Come possono i tuoi discorsi senza senso primeggiare sulle mie lezioni?- Ribettè Piton.
Ma Joe non diede peso nemmeno a questo. -Volessi parlare con Blunt.-
Harry avvertì un'altra fitta a quello che una volta era il suo dito. Gli venne voglia di lanciare un ululato...ma doveva trattenersi. Era più forte di lui...ma si trovava con i professori Piton e Joe, nel sotterraneo, davanti ad una capra...
-I'm beautifuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuul!!!!-
Entrambi i professori (e anche la capra) si voltarono verso di lui.
-Blunt! COME OSI? Quante volte ti ho detto di non rivolgerti a me con quel tono? Mammamiiiaaa!!!-
A quelle parole, Renato si coprì la bocca con le mani.
Cosa aveva combinato!
Erano anni che non lanciava un ululato del genere!
Il professor Joe liguardò entrambi, quasi commosso -Musica è! Parole echeggianti nel silenzio della vita!-
-Ma io rivoglio il mio pollice!- ripeté Blunt.
-BLUNT! Altri 1.234.576.4669,34 (periodico) punti in meno a Grifondoro!- Ringhiò Piton, che aveva ripreso velocemente il controllo delle sue doti vocali.
-Ma questa è arte!- protestò Joe.
-BILLIUS, PORTA RISPETTO AI PIÙ GRANDI!!!-
Joe lo squadrò. -Capitolati sono quegli anni.-
Improvvisamente Blunt si rese conto di aver perso un pezzo della conversazione. Quelle frasi facevano parte di un argomento che non conosceva. Ma non ci badò.
-Il mio pollice!-
Piton riprese a parlare con Billie. -Per fortuna! Quelli erano...- cercò di trattenersi, ma non ci riuscì, e per la seconda volta dall'iniszio della lezione lanciò un'altro ululato -I peggiori anni deellaa noooostraa viiitaaaaaaa!-
-Capitolati sono quegli anni!- Ripetè Joe.
Ma Renato Piton aveva ormai perso il controllo. -I peggiori anni deellaa noostraa viiitaaaa... apriam le porteee, che la lezioneeee è finiitaaaa...i peggiori anni deellaaa noooostraaa viiiitaaa...-
Detto questo, Piton salì sul banco, tra gli sguardi attoniti degli studenti, e cominciò ad intonare le sue canzini migliori.
Billie Joe colse l'occasione per agguantare blunt e trascinarlo via da quel trambusto.
-Professore!- prostestò il ragazzo, quando furono abbastanza lontani dagli ululati di Renato Piton -Guardi la sua scarpa. Sta pestando il mio pollice.-

Siete ansiosi di sapere il seguito della storia? Non perdetevi la prossima, appassionante puntata di Harry Blunt e il Principio Mezzo Pazzo: DIFESA CONTRO IL LATO OSCURO, LEZIONE PRIMA

Ragazzi, chiedo umilmente perdono per essere sparita per così tanto tempo...vi prometto che aggiorneremo al più presto!

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