La bella e la bestia

di night96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


La bella e la bestia

1

C’era una volta un castello in cui abitava il principe Gaara, superbo e arrogante, con i suoi fratelli maggiori, Temari e Kankuro, che avevano un carattere non molto differente da quello del fratello minore. Un giorno a questo castello bussò una vecchia che chiese ospitalità in cambio di una rosa, ma il principe la cacciò via in malo modo. “Per la tua superbia io maledico te e la tua famiglia superbo principe!” disse la vecchia “Finché non scoprirai l’amore e la bontà il tuo aspetto prenderà, anno in anno, l’aspetto di un demone” concluse l’anziana signora andandosene. Il castello cadde nelle tenebre così come la foresta circostante.


Sakura viveva con suo padre in una bella casa vicino al centro del suo paesino. La ragazza, con degli innaturali, ma graziosi capelli rosa e gli occhi verdi, era orfana di madre e suo padre si era risposato con una donna che aveva già due figlie, Ino e Tenten. La prima aveva dei lunghi capelli biondi legati in una coda alta con gli occhi azzurri come il cielo mentre la seconda aveva i capelli mori legati in due chignon e gli occhi marroni scuri. Entrambe erano avide e capricciose e il padre di Sakura, essendo un ricco mercante e gli affari andavano a gonfie vele, le accontentava in tutto. Un brutto giorno, però, gli affari crollarono e il padre delle tre ragazze fu obbligato a vendere la casa e a trasferirsi con la famiglia in una piccola casetta in mezzo al nulla. Ino e Tenten non persero mai un’occasione per lamentarsi e incolpare Sakura di quella sfortuna. “Smettetela d’incolpare Sakura quando sapete che in realtà è colpa delle vostre pretese!” tuonò un giorno la matrigna di Sakura, che l’aveva presa in grazia. La ragazza dai capelli rosa non aveva preso bene il fatto che suo padre si fosse risposato con una donna che per di più aveva già avuto due figlie, ma con il tempo cambiò idea e fu felice nello scoprire che era brava persona, diversamente da come venivano descritte le matrigne nelle fiabe. “Ino, Tenten, Sakura!” disse il padre un giorno “Andiamo al mercato a fare la spesa”. Le tre ragazze accompagnarono il padre al mercato e stettero là tutto il giorno e di sera, quando venne il momento di dover tornare a casa, si persero e capitarono in mezzo alla foresta. “Ho paura” mormorò Sakura attaccandosi al padre. “Guardate là!” esclamò a un tratto Tenten “C’è un castello!” disse indicando un edificio nero come la pece. “Tenten! Sai che posto è quello? E’ il castello dei Sabaku” intervenne Ino guardandosi attorno. “Quei Sabaku?” “Di cosa parlate?” chiese Sakura “Quel castello è stato maledetto e si dice che sia abitato dai mostri. Chiunque vi è entrato non ne è più uscito” spiegò Ino tentando di spaventare la sorellastra “Se nessuno è mai tornato da quel castello come sapete che è abitato da mostri?” chiese di nuovo la ragazza dai capelli rosa “Nelle notti di luna nuova e di luna piena si sentono grida agghiaccianti che gridano il loro desiderio di sangue” disse Tenten per rendere l’atmosfera ancora più spaventosa. “O entriamo in quel castello oppure moriamo qua fuori di fame e di freddo” sentenziò il padre. La famiglia si diresse verso il castello e bussarono. Nessuno rispose. Entrarono e dentro tutte era vuoto e polveroso. “Permesso? Potremmo rimanere per la notte?” chiese Sakura. Nessuna risposta. “Sarà disabitato” disse il padre “Le camere saranno al piano di sopra”. Ino e Tenten salirono al piano superiore e trovarono subito le camere. Erano due, molto larghe con una finestra che dava sulla foresta. In ogni camera c’era una scrivania e una sedia. I letti erano a baldacchino e pieni di polvere. In una delle due camere c’era un armadio. Le due sorellastre dormirono insieme al padre mentre Sakura fu obbligata a dormire sulla poltrona vicina  alla scrivania. All’alba del mattino dopo la famiglia fece per andarsene, ma una voce fredda e distaccata li bloccò. “Dove andate? Voglio che ricambiate la mia ospitalità” pretese la voce. “Mi dispiace, ma non ho nulla qui con me” disse il padre “Voglio una delle tue figlie. Quando penserò che tu ti sia sdebitato la lascerò andare”. Il padre era sconvolto: abbandonare una sua figlia per una notte di ospitalità? Giammai! “Abbiamo dormito qui solo una notte!” “Vuoi contraddirmi?” sibilò la voce “No, ma vorrei vedere con chi sto parlando” “Ti basta sapere che sono il signore del castello” “Non ti preoccupare padre” disse Sakura “Rimarrò io per tutto il tempo necessario. Tu vai pure con le mie sorellastre”. Il padre tentò di far cambiare idea alla figlia, ma non ci fu verso di farla cedere. “Torna presto” “Certamente”. Le sorellastre e il padre se ne andarono e Sakura si girò dal lato opposto della porta. Di fronte a lei, a sei metri di distanza, c’era un muro grigio con una grande entrata a volta senza porta. Sakura si avvicinò, ma la voce la bloccò. “Non ti avvicinare! Tu non devi assolutamente avvicinarti o oltrepassare questo muro, sono stato chiaro?!” ordinò la voce. “Certo, signore. Potrei sapere il vostro nome?” domandò timorosa la ragazza. “Più tardi” e la voce scomparve. Sakura salì al piano superiore per guardare le altre stanze e vedere la visuale del castello di giorno. Entrò nella camera dove aveva dormito e guardò dalla finestra e vide il suo villaggio. “Ti manca?” chiese qualcuno. Non era la voce di prima, ma Sakura non vi badò. “Sì” rispose la ragazza. Poi si chiese chi fosse il suo interlocutore. Si voltò e vide un enorme ventaglio che la fissava con due occhi azzurri spalancati nel vederla. Sakura aprì la bocca per urlare, ma qualcosa gliela tappò. Sbirciò con la coda dell’occhio chi c’era dietro di lei. Una marionetta di legno di grosse dimensioni le teneva una mano sulla bocca e le chiese:“Adesso ti lascio, ma tu prometti di non urlare?” Sakura annuì. La marionetta lasciò la presa e la ragazza riprese fiato. “Come fate a muovervi e a parlare?” “E’ tutta colpa della maledizione che ci ha lanciato una vecchia strega due anni fa. Ma a parte questo” rispose il ventaglio “Io sono Temari e lui è Kankuro. Tu come ti chiami?” “Sakura, piacere” “Come mai sei qui?” Sakura raccontò tutto quello che le era successo. Dalla banca rotta al trasferimento, dalla notte precedente a quella mattina.


Sasuke, figlio del capo del villaggio, era tornato da poco a casa sua e aveva saputo da suo fratello Itachi ciò che era successo alla famiglia di Sakura. Da sempre aveva avuto una cotta per la ragazza, ma lei lo considerava un amico, ma ora era obbligata a sposarlo, se non voleva vivere nella miseria per tutta la vita. Subito si diresse verso la nuova abitazione della famiglia di Sakura, ma seppe che non era lì. “Quando tornerà?” chiese il ragazzo, impaziente di vedere la sua amata. “Non lo so” rispose il padre “E’ al castello dei Sabaku” “Il vecchio castello? Com’è possibile?” “Purtroppo ieri sera ci siamo persi  e io e le mie figlie ci siamo fermati nel castello pensando che fosse disabitato. Ma stamattina il signore del castello mi ha chiesto qualcosa in cambio della sua ospitalità. Non avendo nulla la mia Sakura si è fermata al castello per far andar via me e le mie figliastre” spiegò il padre di Sakura trattenendo le lacrime mentre la matrigna piangeva sinceramente disperata. Sasuke si mise a pensare a quella situazione. In un primo momento poteva sembrare a suo svantaggio, ma pensandoci bene era a suo favore. Se avesse riportato indietro Sakura si sarebbe creato un’immagine del tutto nuova agli occhi della sua famiglia, di quella della ragazza e di Sakura. Suo padre lo avrebbe fatto diventare il capo del villaggio al posto di suo fratello Itachi, perché già promesso a una certa Konan che avrebbe potuto dare dei discendenti, avrebbe sposato la ragazza dei suoi sogni e avrebbe per sempre abbattuto la leggenda del castello Sabaku passando alla storia come un coraggioso principe che aveva liberato un’innocente ragazza dalle grinfie di un mostro malefico. “Sei portassi indietro sua figlia potrei avere poi la sua mano?” chiese Sasuke dopo aver valutato bene la situazione. “Dice sul serio? Certo che sì!” esclamò il padre radioso. “Allora ci vediamo al mio matrimonio, signore” Sasuke montò in groppa al suo cavallo e tornò a casa sua a raccogliere più informazioni possibili sulla famiglia Sabaku.


“E questo è tutto” concluse Sakura dopo aver raccontato tutta la sua vicenda. “Anche tu non hai passato una vita facile ultimamente” disse Temari. “Già. Comunque non è che potrei rendermi utile in qualche modo tipo pulendo il castello?” chiese la ragazza. “Certo. Ci faresti un grandissimo favore dando una pulita a questo vecchio maniero!” esclamò Kankuro. La ragazza scese al piano inferiore e disse:“Signore del castello” “Che vuoi?” chiese la voce calma “Posso andare a prendere dell’acqua per pulire tutto?” “No. Scapperesti” “Vi giuro che non scappo. Ho detto che sarei restata fino a che non lo deciderete voi perciò voglio solo migliorare l’aspetto di questo posto”. Non ci fu una risposta immediata. “Va bene, ma fatti accompagnare” “Vi va bene se sono Kankuro e Temari ad accompagnarmi?” “Sì. Ma non stare via troppo. Ti verrò a cercare altrimenti” “Non vi preoccupate vado e torno” disse felice la ragazza mentre Kankuro prendeva un secchio dallo sgabuzzino del piano superiore. I tre uscirono e si diressero verso il fiume non molto distante dal castello. Sakura lavò il secchio e poi lo riempì. Tornò al castello e iniziò a pulire il pavimento del piano terra. “In tanto che il pavimento qua sotto si asciuga vado a spolverare di sopra” “Ti aiutiamo anche noi. Sono anni che non facciamo qualcosa” “Grazie. Allora potreste spolverare le camere. Io mi occuperò delle altre stanze” disse Sakura andando a prendere uno straccio dallo sgabuzzino. Metà mattinata passò alla svelta e, alle dieci, i tre avevano finito il piano superiore. “Manca la cucina e poi abbiamo fatto tutto” Sakura scese e si fece indicare dov’era la cucina. “Qui sì che c’è da lavorare!” disse Sakura mentre si guardava attorno. “La cucina è di certo la parte che si è degradata di più del castello” intervenne Temari “Non sei obbligata a farlo” “Ci sarebbe un metodo veloce per togliere la polvere, ma occorrerebbe il tuo utilizzo” “Come?” “Sei un ventaglio no?” “Se questo può accelerare il tuo lavoro, mi farò utilizzare volentieri” disse il ventaglio mentre Sakura l’apriva e lo muoveva a destra e sinistra facendo muovere grandi quantità di polvere. “Kankuro, apri la finestra” la marionetta aprì la finestra e tutta la polvere uscì. Sakura chiuse il ventaglio e l’appoggiò a terra. “E’ stato divertentissimo!” esclamò il ventaglio saltellando un po’. “Scusami se ti ho sbattuto così velocemente, ma era l’unico modo per far uscire la polvere” “Figurati! Adesso manca la pulita generale, giusto?” “Già. Forza al lavoro!”. Sakura, Temari e Kankuro iniziarono pulire. “Ragazzina” chiamò la voce del signore del castello. “Cosa c’è signore?” chiese Sakura “Vieni vicina al muro” Sakura ubbidì e si fermò davanti al muro. “Devi comprarmi una cosa” “Che cosa?” “E’ una medicina. Devi chiederla all’uomo che vive dall’altra parte della foresta” “Impiegherò due giorni andando a piedi” “Kankuro e Temari verranno con te. Sul retro del castello c’è un cavallo. Se non tornerai entro stasera considerati morta. ” “Grazie, signore. Qual è la medicina?” ma la voce non rispose. “Cosa voleva?” chiese Temari andando da Sakura. “Vuole che gli compri una medicina” la marionetta e il ventaglio si fissarono preoccupati e portarono Sakura sul retro del castello. Lì c’era una piccola stalla malridotta e dentro un cavallo marrone circondato di mosche muoveva pigramente la coda. “Bè, se devo tornare entro stasera credo che questo vecchio ronzino sia l’unico mezzo” “Vecchio ronzino a chi?” disse il cavallo fissando Sakura. “Ma quel cavallo parla!” urlò Sakura. “Certo, che credevi? Io sono di un paese molto lontano e i cavalli sono soggetti a delle magie. Io ho avuto il dono della parola” “Che ne dici di raccontarmi la tua storia mentre andiamo a prendere la medicina al padrone?” chiese Sakura. “Ovviamente. Sali in groppa” “Non sei legato?” “No e ora muoviti!”. Sakura prese il cavallo e vi salì in groppa. Kankuro si mise dentro una sacca attaccata alla sella e Temari si mise dentro la fascia sottile dello yukata di Sakura “Io sono, anzi no io ero il cavallo di un sultano” iniziò il cavallo “Il mio manto era bianco ed ero un bellissimo destriero. Però un giorno, mentre io e il sultano eravamo in viaggio, nella patria si diffuse una potentissima epidemia e tutti i cavalli ne morirono. Quando tornai mi presero per le briglie e iniziarono a provare moltissimi incantesimi per farmi evitare l’epidemia, ma mi diedero solo l’uso della parola” “Come mai allora sei arrivato al castello del padrone?” chiese Sakura “Scappai” rispose il cavallo “Non dire sciocchezze” intervenne Kankuro dentro la piccola sacca attaccata alla sella “Dopo l’esperimento ti hanno baratto insieme a oro e gioielli per poter restare una notte al castello! Il sultano ha detto che eri un chiacchierone e da quel momento sei stato tutto il tempo nella stalla!” “Senti cavallo” disse Sakura precedendo la risposta del cavallo “Potresti correre? Devo tornare al castello entro sera” “Vado come il vento!” il cavallo s’impennò e poi partì di corsa verso le montagne al limite con la foresta.


Sasuke si era documentato molto bene sulla famiglia Sabaku chiedendo in giro e leggendo alcuni libri nella biblioteca di famiglia. La famiglia Sabaku era composta da tre fratelli, due maschi e una femmina, e possedeva, prima che cadesse in disgrazia, tutto il territorio della foresta fino alle montagne e il villaggio in cui viveva la famiglia Uchiha fino al fiume che distava qualche centinaio di metri dal piccolo paesino. Secondo i vecchi che stavano tutto il giorno al bar il castello sarebbe caduto in disgrazia per colpa della maledizione di un demone maligno, per le vecchiette che spettegolavano in continuazione su tutti e su tutto una vecchia aveva chiesto ospitalità, ma il principe Gaara, il più piccolo dei tre fratelli Sabaku, le aveva chiuso la porta in faccia e la vecchia aveva trasformato tutti quelli nel castello in orribili mostri mentre per alcuni uomini e donne più giovani, e un po’ più razionali, pensavano ci fosse stato un crollo economico. Oltre a questo aveva scoperto che la loro caduta era avvenuta due anni fa e tutte le ragazze che per loro sfortuna si erano fermate al castello non era più tornate. Il totale delle ragazze scomparse era solo otto. E aggiungendo Sakura si arrivava a nove. Sasuke prese un cavallo dalle stalle della sua reggia e partì al galoppo verso la foresta, verso il castello della famiglia Sabaku. In poco tempo fu davanti al castello. Anche se era il primo pomeriggio il maniero aveva un’aria inquietante. Sasuke scese da cavallo e entrò nel castello con la mano sull’elsa della spada. “Sakura-chan dove sei?” chiese Sasuke guardandosi intorno. Non ci fu nessuna risposta. “Che strano. Credevo fosse qui. Magari il mostro che abita qui l’ha già uccisa. No, è impossibile” pensò Sasuke mentre si avvicinava a un muro con un’entrata a volta. “Sei già tornata?” chiese una voce. “Chi sei? Fatti vedere!” urlò Sasuke. La voce non rispose. “Sei un codardo! Mostra la tua faccia!” “Cosa vuoi da me?” “Voglio indietro Sakura-chan!” la voce non parlò più. “Dannazione! Non risponde e Sakura qua non c’è. Prima ha chiesto se era tornata a qualcuno. Probabilmente ha mandato Sakura a fare qualche commissione e lei tornerà di certo, è una ragazza d’onore lei. Se ha detto che sarebbe rimasta fino a che il padrone del castello non glielo avrebbe ordinato non c’è verso di farla desistere dall’essere una serva. Conviene che torni più tardi” pensò il principe rinfoderando la spada. Uscì, ma quand’era sulla porta disse:“Sakura-chan è mia” e se ne andò sul suo cavallo.


Sakura starnutì un paio di volte. “Mi sto prendendo il raffreddore” “Tutto a posto Sakura?” chiese Temari. “Sì, sto bene. Piuttosto che medicina devo prendere per il padrone?” “Ai piedi delle montagne c’è una casa. Devi bussare e dire solo che sei qui per la famiglia Sabaku. Ti daranno la medicina giusta. Ti spiegherò poi che cos’è” disse Temari cupa. Nemmeno il cavallo aveva detto niente. Verso il tramonto arrivarono ai piedi delle montagne. Come detto da Temari lì c’era una casa. Era fatta di legno ed era piccola, ma graziosa. Sakura bussò e una voce maschile chiese:“Chi è?” “Sono qui per la famiglia Sabaku” un forte schiocco precedette l’apertura della porta. Una mano grossa e callosa diede a Sakura una bottiglietta contenente un liquido azzurro. La porta si richiuse e Sakura stette a fissare un po’ la boccetta. Poi mormorò un grazie poco convinto e tornò in groppa al cavallo che riprese a correre per tornare al castello dei Sabaku. Nonostante Temari avesse detto che avrebbe spiegato alla ragazza cos’era quella medicina non lo aveva fatto, ma Sakura non aveva chiesto niente. Aveva notato che quell’argomento era un tasto dolente per Kankuro e Temari. La ragazza arrivò proprio quando la chiesa del villaggio stava per suonare le nove. Entrò di corsa nel castello con la boccetta in mano. “Signore, scusi il ritardo. Ecco la medicina” disse d’un fiato. “Nei hai impiegato di tempo. Avvicinati” Sakura ubbidì anche se un po’ titubante. Arrivò a pochi centimetri dal muro a volta e allungò la mano con la medicina. L’unica cosa che riuscì ad intravedere furono due tristi occhi azzurri e una pallida mano che le prendeva la medicina di mano. Dopo poco Sakura sentì il rumore di qualcosa di vetro che si rompeva al suolo e poi solo il respiro affaticato del suo padrone. “State bene padrone?” “Cosa t’interessa? Se sto male per te è solo un vantaggio” “Ma cosa dite? Se pensassi che il vostro dolore sia un vantaggio per me vi avrei messo qualcosa nella medicina non credete?” “Stai mentendo” “No. Voi, anche se siete nascosto da queste parete, siete pur sempre un essere umano, no?” la voce del padrone non rispose, ma si sentì il rumore di passi che si allontanavano. “E’ stato qui un ragazzo con gli occhi neri e i capelli scuri. Ti stava cercando” disse il padrone calmo come suo solito “Mi ha detto che tu sei sua” “Sasuke è stato qui?” si chiese Sakura “Come avrà fatto a sapere che io sono qui? Glielo avrà detto papà” concluse Sakura sorridendo. “Cos’hai da sorridere?” “Niente” disse Sakura mettendosi sulla difensiva “Ma sappiate che se avete bisogno di me potete chiamarmi a qualunque ora” “Certo. Sei la mia serva” “Non solo per questo. Vorrei che voi vi fidaste di me come amica” “Gli amici sono inutili” “Non importa. Ci tenevo che voi lo sapeste”. Sakura andò verso il portone e la voce chiese:“Dove vai?” “Metto il cavallo nella stalla poi vado a dormire”. Sakura sorrise e uscì. Temari, fino a quel momento rimasta nella fascia di Sakura si fece sfilare e mettere per terra. La ragazza tolse anche Kankuro dalla sacca attaccata alla sella e mise il cavallo nella stalla. “Buona notte cavallo” disse la ragazza tornando nel castello. “Buona notte padrone”. Salì in camera e si addormentò.


Dietro il muro a volta c’era un corridoio scuro che portava in una sola direzione e verso un’unica sala. Quella sala era buia e polverosa con una finestra che dava sul giardino sul retro del castello. Le ante della finestra erano chiuse ed era impossibile vedere in che stato pietoso era ormai quello che all’inizio era un bellissimo giardino. Il principe Gaara stava tutto il giorno rinchiuso in quella stanza a pensare a come sarebbe in quel momento se non avesse detto di no a quella vecchia. Poi gli venne un attimo della sua vita da bambino .“Il sonno porta non solo pace e rinnovate energie, ma anche un cambiamento fisico che può vedere solo chi è sveglio. Anche la persona più terribile durante il sonno diventa dolce e tenera” gli aveva detto suo padre “E suo qualcuno è già dolce da sveglio?” aveva chiesto lui “Diventa il più incantevole degli angeli” gli aveva risposto il padre. Non gli aveva mai creduto, credeva fosse impossibile che qualcuno, solo perché dormisse, cambiasse così tanto. “Ho l’occasione di poter controllare se questo è vero. Quella ragazza, Sakura. Adesso starà dormendo”. Gaara andò verso il muro a volta e si bloccò davanti all’uscita. “Se fosse sveglia ritirerà quello che ha detto. Tanto che importanza ha? Non può scappare e non posso permettermi degli amici” pensò Gaara per incoraggiarsi ad oltrepassare quel limite che aveva da due anni. Oltrepassò il muro e poi salì le scale. Guardò nelle due camere e poi la trovò. Era accoccolata in posizione fetale con la coperta fino al naso ed era girata verso la finestra. Gaara si avvicinò facendo scricchiolare un po’ il pavimento in legno ammuffito. Sakura era beata nel sonno e il principe dovette confermare ciò che aveva detto suo padre. “E’ la più bella degli angeli” pensò Gaara. Poi scosse la testa per cacciare quel pensiero. “Ma cosa sto pensando? Anche se è bella non potrà aiutarmi a tornare normale”. La ragazza si girò. Il principe ebbe voglia di toccarla e allungò la mano sinistra, quella umana. Le sfiorò i capelli. Erano morbidi come i petali dei ciliegi. Dopo due anni rinchiuso dentro quel castello trovò la forza per sorridere. “Cosa mi costa tentare con questa ragazza?” si chiese il principe iniziando a trovarci gusto a coccolare Sakura senza neanche aver un motivo. Dopo l’ennesima carezza il principe si bloccò. “Ma che sto facendo? Perché mai questa ragazza dovrebbe amare me? Anche se io mi innamorassi devo venire ricambiato e chi è disposta ad amarmi? Ormai sono per metà Shukaku, non troverà nulla di bello in me” pensò Gaara. Ritrasse la mano e uscì dalla stanza dando un’occhiata veloce a Sakura prima di chiudere la porta.


Sakura aprì gli occhi quand’era ancora notte fonda. Si mise a sedere sul letto e guardò fuori dalla finestra. Aveva avuto una strana, ma piacevole sensazione. Era come qualcosa di caldo e freddo contemporaneamente. Quella sensazione era piacevole, ma era finita di colpo. “Chissà come mai ho avuto questa sensazione. Era così piacevole. Forse il padrone ne sa qualcosa. Glielo chiederò domani mattina. Ora starà sicuramente dormendo”. La ragazza si sdraiò e tentò di riaddormentarsi. Faceva molto freddo e il lenzuolo era troppo leggero. Si alzò e guardò nella camera accanto. Lì c’era un armadio. Sakura lo aprì e dentro c’erano solo vecchi vestiti. Cercò una coperta sul fondo dell’armadio e ne trovò solo una vecchia e bucata. “Meglio poco di niente, no?” sbuffò Sakura tornando nella camera in cui dormiva. Quando si coprì con la coperta si addormentò, ma non dormì bene come quei minuti in cui aveva sentito quella sensazione di caldo e gelo.


La mattina dopo Sakura si era svegliata riposata e piena d’energia. Scese dal letto e sentì qualcosa di fine sotto i piedi. Guardò per terra e vide una poverina giallastra. “Sabbia? Cosa ci fa della sabbia dentro a una castello nel bel mezzo della foresta?” si chiese la ragazza “Mah! Il padrone dovrebbe saperne qualcosa. Glielo chiederò dopo colazione”. La ragazza scese al piano inferiore e salutò Kankuro e Temari, già svegli. “Buongiorno! Avete dormito bene?” “Sì” rispose Temari “E tu?” “Ho avuto un po’ di freddo, ma ho dormito bene. Sapete dov’è la dispensa? Ho un certo languorino” “Certo. Vieni con noi” disse Kankuro facendosi seguire in cucina. La marionetta e il ventaglio indicarono a Sakura alcuni armadietti in cucina. La ragazza aprì le ante di un armadietto, ma il cibo che vi era dentro era completamente avariato. “Morirò di fame se non mangio. E’ da ieri che non metto qualcosa sotto i denti!” “Ragazzina” disse il padrone “Signore, vi dispiace chiamarmi Sakura?” disse la ragazza andando verso il muro a volta. “Se hai così fame vai al fiume a prenderti qualche pesce, ma ormai sai quali sono gli avvertimenti. Se scappi sei morta” disse Gaara ignorando quello che Sakura aveva detto “Grazie signore! Ma posso chiedervi una cosa?” “Che cosa vuoi?” “Stanotte è entrato qualcuno in camera?” “Perché me lo chiedi?” “Ho avuto una sensazione di freddo e di caldo stanotte, inoltre ho trovato della sabbia” “Non è entrato nessuno” rispose il padrone “Quella sensazione ti ha infastidita?” “No” rispose Sakura mentre andava verso porta “E’ stata la cosa più piacevole che io abbia mai sentito sulla mia pelle” la ragazza uscì chiudendo la porta e il padrone si mise la mano sul cuore. “Le è piaciuto” fu l’unica cosa che riuscì a bisbigliare.


Sakura si era diretta verso il fiumiciattolo che tagliava la foresta. Dentro c’erano pesci di piccole dimensioni, ma sufficienti per una persona. La ragazza riuscì a prendere due o tre di pesci e, dopo averli mangiati, tornò subito al castello. “Devo cucire la coperta per stanotte” si disse Sakura. Entrò nel vecchio maniero e chiese a Kankuro dove fossero le cose per cucire. La marionetta accompagnò la ragazza allo sgabuzzino. “Abbiamo spostato tutto qui dopo che è arrivata la vecchia”. Kankuro se ne andò mentre Sakura prendeva un vecchio cestino logoro. Tornò nella camera da letto e iniziò a cucire la coperta. “Non è il massimo, ma almeno stanotte non avrò freddo” pensò la ragazza dopo aver finito. Appoggiò la coperta sul letto e poi andò nella camera affianco. Aprì l’armadio e vide tanti vestiti come la notte prima, ma notò che erano sporchi. “Saranno di Temari” pensò Sakura prendendone uno. “Cosa stai facendo?” le chiese Temari, che stava passando nel corridoio. “Niente. Stavo guardando questi vestiti. Sono sporchi, ma sono stupendi” “Erano i miei vestiti preferiti” disse il ventaglio. “Erano?” “Sì, ora non posso metterli” fece una pausa e poi disse:“E non sono nemmeno in grado di lavarli!” “Se vuoi te li lavo io. Così quando tornerai normale avrai i vestiti puliti”. Quando avevano raccontato a Sakura della loro maledizione sia lei che Kankuro avevano omesso il nome del loro fratellino e che l’unico modo per tornare alla normalità era che Gaara s’innamorasse e venisse contraccambiato. Per questo Temari si rattristò e Sakura lo notò. “Qualcosa non va?” “No, nulla. Per quanto riguarda i vestiti puoi lavarli, se vuoi” il ventaglio se ne andò. “Forse è meglio che inizi a pulirli. Sono due anni che non li puliscono. Spero di non trovare delle ragnatele” pensò la ragazza prendendo i vestiti e scendendo al piano di sotto.


Nella sua camera buia Gaara era sdraiato sul suo divanetto per tentare di riposare. A causa della sua maledizione non poteva dormire. E due anni senza dormire ti stancavano. Ogni volta che poteva stava sdraiato su quel divanetto per riuscire a dimenticare la sua sfortuna. Ma nella sua sfortuna una consolazione c’era. E il suo nome era Sakura. “Ha detto che le è piaciuto la sensazione di calore e gelo. E se ci andassi anche stasera? Tanto lei dorme e avrà solo una sensazione di calore e gelo. Io invece potrò vederla di nuovo” pensò il principe fissando la sua mano umana, anche se in realtà non la vedeva essendo troppo scuro. Poi sentì la voce di Sakura. “Pa-padrone” aveva detto. Gaara si era alzato dal divanetto ed era andato davanti al muro a volta, rimanendo nella penombra in modo da poter vedere la ragazza senza essere visto. “Cosa c’è?” chiese il principe. “Niente. E’ che non vi ho più sentito da stamattina. Ero preoccupata” ammise lei stringendo i vestiti che aveva in braccio. Solo in quel momento il principe li notò. “Cosa ci fai con i vestiti di Temari?” “Li voglio lavare. Sono bellissimi è un peccato che siano così sporchi” “Va bene” disse il principe ritornando nella sua camera. Sakura corse verso la cucina “Sai, Ino mi aveva detto che qui abitavano dei mostri che si nutrono del sangue delle persone. Ma chiunque abbia messo in giro queste voci si sbagliava. Siete una bravissima persona”. Quando Gaara si girò per vedere se Sakura era sincera o voleva solo stordirlo con le sue parole dolci la ragazza era già in cucina a lavare i vestiti di Temari.


Sakura si era messa subito al lavoro. Aveva fatto scendere poca acqua non molto pulita dai rubinetti e aveva iniziato a pulire i vestiti. Sfregava e sciacquava più che poteva per far andar via la polvere e intanto pensava a quello che aveva detto al suo padrone. “Che mi è preso? Perché non ho controllato la mia lingua e le mie parole? Sono qui solo da un giorno, non dovrei avere tutta questa confidenza con il mio padrone. Adesso penserà che io lo abbia detto solo per potermene andare prima” pensò la ragazza continuando a lavare poi una vocina nella sua testa iniziò a dirle che infondo il principe aveva un certo fascino misterioso, sempre dietro quel muro nell’ombra, con la voce così fredda, magari ce lo poteva fare un pensierino. Ebbe un brivido lungo la schiena. “Ma cosa sto pensando, è un principe e io una povera ragazza figlia di un ex mercante. Non abbiamo né un inizio né una fine. E poi non l’ho nemmeno visto in faccia cosa dovrei trovarci in lui? Tranne la voce fredda, gli occhi azzurri tristi, non ho visto nient’altro” “Sakura!!” urlarono due voci in coro irrompendo nella cucina. “Cosa c’è?” chiese Sakura voltandosi verso Temari e Kankuro. I due le corsero incontro e l’abbracciarono piangendo. “Cosa c’è? Cosa ho fatto?” chiese la ragazza preoccupata. “Grazie! Tu ci hai ridato la speranza! Grazie, Sakura! Grazie!” “Figuratevi. Se sapessi cosa ho fatto di speciale” “Sei riuscita a togliere uno strato di ghiaccio dal cuore di Gaara! Rimani qui per sempre, ti prego” disse Temari restando appoggiata a Sakura. “Gaara? Il padrone si chiama Gaara?” chiese Sakura. “Sì, si chiama così! E tu sei stata capace di fare in due gironi quello che noi non siamo stati capaci di fare in due anni! Sei una grazia del cielo, Sakura!” disse Kankuro. “Non credo di aver capito bene, ma se siete felici, lo sono anch’io” disse Sakura. “E anch’io” pensò Gaara guardando Sakura utilizzando i poteri dello Shukaku.

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Capitolo 2
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Era passata una settimana da quando Sakura era al castello di Gaara. Tutti i giorni dava una spolverata al castello e aveva scoperto che il giardino del castello aveva proprio bisogno di una sistemata. Così, da due giorni a questa parte, aveva preso l’abitudine di prendersi cura dei fiori nel giardino. Gaara, da quando la ragazza curava il giardino, la osservava. Anche se era inverno e faceva freddo, continuava a prendersi cura dei fiori e il giardino era tornato alla vecchia bellezza. Un giorno Sakura si era fermata fuori a guardare in direzione della sua casa. Gaara, anche se la vedeva di spalle, sapeva che era triste e le mancava la sua famiglia. E si pentì di averla trattenuta per una settimana. “Domani ci dovrebbe essere la Festa d’Inverno. Chissà chi inviterà Sasuke” disse Sakura guardando verso il villaggio. Gaara era riuscito a sentire quello che aveva detto la ragazza. “Sakura” disse Gaara attirando l’attenzione della ragazza. “Padrone?” “Che cos’è la Festa d’Inverno?” “E’ una festa che si fa al villaggio per accogliere l’arrivo dell’inverno. Itachi e Sasuke aprivano le danze intorno a un falò. Itachi di solito cambiava la ragazza tutti gli anni, Sasuke invece mi invitava sempre. Dicevano che eravamo una coppia fissa e che ci saremmo sposati mettendo su famiglia. Ce lo dicevano quando avevamo ancora quattro anni. Io non ci ho mai creduto” “Perché no?” “Non è il mio tipo” sorrise Sakura girandosi verso la finestra chiusa. “Cosa si fa durante la Festa d’Inverno?” “Non vi avete mai partecipato? Bè, oltre a ballare intorno al falò si mangia a volontà e ci si diverte. Inoltre dicono che sia il momento propizio per dichiararsi alla persona che si ama” “Perchè?” “Non lo so. Sarebbe meglio in primavera, ma hanno detto che d‘inverno è più probabile che l‘amore sia corrisposto” “Ci vuoi andare?” “Vorrei, ma dovete darmi il permesso”. Gaara non rispose subito. Ci doveva pensare bene. Poteva essere che Sakura ricevesse una qualche proposta da qualcuno che le interessava. Che scappasse era una cosa remota: aveva avuto tantissime occasioni per fuggire e tornare a casa eppure era ancora lì con lui. “Puoi andare alla festa” disse il principe. Sakura saltò di gioia “Ma ti voglio di ritorno per mezzanotte” “Grazie, padrone!! Vi giuro che sarò di ritorno per mezzanotte!” Sakura corse dentro al castello e salì al piano superiore. Si buttò sul letto e immaginò come sarebbe stata la festa. “Chissà se papà, Ino, Tenten e la matrigna saranno là” pensò Sakura fissando il soffitto. “Sakura, posso entrare?” chiese Temari. Sakura si appoggiò alle braccia e disse di sì. “Ho sentito che vai alla Festa d’Inverno. Visto che tu sei stata molto disponibile nei confronti di tutti quelli del castello vorrei che tu prendessi uno dei miei vestiti per andare alla festa” “Sul serio?! Grazie, Temari!” Sakura corse nella stanza vicina e aprì l’armadio.


Sasuke aveva preso un cavallo ed era andato nella foresta verso il castello. Sakura sarebbe andata con lui alla Festa D’Inverno, avrebbero passato tutta la serata insieme e lei sarebbe diventata sua quella notte. “Il padrone del castello potrebbe interferire. Ma, una volta che Sakura-chan sarà caduta tra le mie braccia, lui sarà un capitolo chiuso della vita della mia Sakura” pensò Sasuke fermando il cavallo poco lontano dal castello. Scese e entrò nel maniero. Era bellissimo da quando c’era Sakura. “Ehi, Sakura-chan, ci sei?” chiamò Sasuke guardandosi intorno. “Sasuke-kun!” disse Sakura correndo incontro all’amico. “Come stai? Come mai sei venuto qui?” chiese la ragazza. “Sto bene! Sono venuto per invitarti, come tutti gli anni, ad essere la mia dama alla Festa d’Inverno. Se il padrone del castello vuole, ovviamente” “Certo! Mi ha dato il permesso per venire alla festa anche se devo tornare entro mezzanotte” “Non ti preoccupare. Tornerai per tempo” “Chi inviterà quest’anno Itachi?” “Da quanto ne so, la sua fidanzata, Konan” “L’hai già vista?” “No. Per la verità l’ha vista solo papà” “Bè, se ha scelto quella ragazza per tuo fratello deve essere veramente bella! Sono felice per lui” “L’unica cosa che non mi va è che Itachi prenderà le redini della famiglia e io dovrò diventare un monaco oppure sposarmi con una ragazza ricca per poter poi ereditare la sua fortuna” “Saresti buffo come monaco, sai?” disse Sakura ridacchiando “Perché?” “Non mi sembri un uomo di chiesa che si rinchiuderà per il resto della sua vita a pregare” “Già, nemmeno io riesco ad immaginarmi come monaco. Spero solo di trovare la ragazza giusta” “Te lo auguro di tutto cuore. Tutti meritano la gioia di avere un marito o una moglie accanto” “Vabbè, io allora ritorno a casa. Ti vengo a prendere stasera alla sei” “Sarò pronta per quell’ora”. Sasuke se ne andò e sorrise. “Sakura, scoprirai la gioia di essere mia moglie”.


Gaara aveva visto e sentito tutta la conversazione tra Sasuke e Sakura. Tra i due c’era qualcosa lo che preoccupava. Non sapeva spiegare cosa, ma aveva il terrore che tutto tornasse nero. Niente più rosa né verde. “Non lo permetterò. Sakura, non sposerai proprio nessuno”. Gaara si sdraiò sul suo divanetto e tentò di scacciare l’irritante pensiero di dover vedere tornare Sakura al castello con un anello al dito. “Ma a me cosa interessa se Sakura riceve delle proposte?” si chiese il principe a un tratto “Non è la mia fidanzata, perché sono geloso di lei? Eppure quando è venuto qui Sasuke la prima volta non ho sentito nulla quando mia ha detto che Sakura era sua. Cosa può cambiare in una settimana? In questi casi mi possono aiutare solo quei due”. Gaara si alzò e andò verso il muro a volta. Sakura era ancora davanti al portone. “Sakura” chiamò Gaara “Sì padrone?” chiese lei voltandosi verso il muro a volta. “Cosa ci fai ancora lì?” “Niente. E’ che Sasuke non mi ha convinta” “Cosa vuoi dire?” “Era come se stesse architettando qualcosa. Sarà stata una mia impressione. Comunque, cosa volevate?” “Chiama Kankuro e Temari. Devo parlare con loro. Di loro di entrare nella mia stanza” Gaara se ne tornò nella stanza e si sdraiò di nuovo sul suo divanetto. “Cosa vuoi Gaara?” chiese Temari stanno vicina alla porta insieme a Kankuro. “Sakura domani andrà alla Festa d’Inverno” disse il più piccolo dei tre fratelli. “Sì e allora?” “Vi ha detto qualcosa?” “No. Abbiamo solo sentito la sua conversazione con quel Sasuke e basta” “Cosa ne sapete della Festa d’Inverno?” “E’ strano che faccia così tante domande” pensò Temari “Sappiamo solo che è il momento più opportuno per fare delle proposte di matrimonio o fidanzamento, da quanto dice la gente” “Io non voglio che lei riceva delle proposte, ma non so il perché. Non è la mia fidanzata eppure sono geloso. Settimana scorsa è venuto qui Sasuke e mi ha detto che Sakura era sua e a me non ha fatto nessun effetto. Ora invece sono geloso. Le ho dato fiducia più di una volta, anche il primo giorno che è stata qui. Sto male al pensiero che lei sia felice con un altro uomo. Da che cosa nasce il mio malessere?” “Non lo sappiamo, ma se continui a stare così male perché non la mandi a casa sua?” chiese Temari mentendo un po’. Sapeva benissimo cosa stava succedendo a Gaara, ma non voleva dirglielo: avrebbe negato e si sarebbe infuriato, facendo prendere maggiormente il sopravvento allo Shukaku. “Non ci riesco. Ho provato a dirglielo due giorni fa, ma mi si sono bloccate le parole in gola. Non ce la faccio ad allontanarla dalla mia vita. Non ne sono capace” “Glielo diciamo noi?” chiese Kankuro “Non voglio che lei torni a casa” “Vuoi parlarle? Infondo ti ha detto che è disposta ad ascoltarti” “Forse. Ma non adesso. Non voglio che si rovini la festa per colpa mia. E adesso andate via”. I due fratelli uscirono dalla stanza.


Il giorno dopo Sakura sembrava camminasse un metro da terra. Era felice di poter rivedere il suo villaggio e sapeva benissimo che Ino e Tenten sarebbero andate là. Verso le cinque Sakura si era messa il vestito che aveva scelto e si era legata i capelli con due forcine. Era scesa al piano terra attaccandosi al corrimano delle scale. “Pa-padrone” aveva chiamato Sakura avvicinandosi al muro a volta. “Cosa vuoi?” “Vorrei avere il vostro parere per come sto, è importante per me sapere la vostra opinione” disse Sakura allontanandosi dal muro in modo da essere completamente visibile. Gaara era rimasto a bocca aperta: era stupenda! “Sto male, vero?” “No, sei bellissima” disse Gaara, ma poi si corresse “Cioè, non stai male. Stai bene con il rosa” “Grazie, padrone!” disse Sakura. “Whoa, Sakura!” dissero Temari e Kankuro in coro “Stai benissimo! Sembra fatto per te questo yukata!”. Dopo un’ora che Temari e Kankuro aveva ripetuto che Sakura stava bene con il vestito arrivò Sasuke sul suo cavallo bianco. “Divertiti alla festa!” le augurano i due fratelli mentre Sakura usciva e saliva sul cavallo di Sasuke. “Sei stupenda. Il rosa ti dona proprio” disse l’Uchiha facendo andare il cavallo al trotto. Arrivarono al villaggio durante l’apertura della Festa d’Inverno. Sasuke e Sakura si misero vicino al falò, dalla parte opposta di Itachi e Konan. Sasuke aveva messo una mano destra sulla schiena di Sakura mentre la ragazza aveva messo la sua mano sinistra sulla spalla di lui. Poi, mano nella mano, avevano iniziato a ballare. Mentre la banda suonava la gente guardava un po’ stupita Sakura. Tutti credevano che fosse diventata la schiava dei demoni che infestavano il castello abbandonato e invece era lì e con un vestito stupendo. “Sono un po’ a disagio. Non mi piace avere gli occhi della gente addosso” disse Sakura guardandosi intorno e avvicinandosi a Sasuke. “Tranquilla non ci badare” le disse l’Uchiha. Sakura vide una ragazza dai capelli blu che ballava  con Itachi. “Lei è Konan?” chiese Sakura a Sasuke continuando a fissare la ragazza di Itachi “Sì, è lei”. Anche Konan fissava Sakura, sembrava che ce l’avesse con lei. La guardava con severità e superiorità. “E’ quella Sakura?” aveva chiesto ad Itachi “Sì, e quest’anno è più bella del solito” aveva risposto l’Uchiha più grande. “Parli sempre di lei, quanti anni ha?” “Sedici” “E’ una ragazzina! Io ne ho venti e sono molto più matura di lei perchè non riesco ad attirare la tua attenzione come fa lei?” “Perché lei è sempre stata libera da tutto ciò che tu trovi vincolante”. La musica finì e le due coppie si lasciarono tra gli applausi della gente. Sakura era andata a prendere qualcosa da bere. “Sei brava come al solito a ballare” aveva detto Itachi avvicinandosi alla ragazza. “Grazie. Ma non dovresti stare con la tua fidanzata?” “Dovrei, ma non voglio. Piuttosto, tu cosa ci fai qui? Non dovresti essere al castello abbandonato?” “Lasciala stare, Itachi! Lei è qui con me. Vai dalla tua dama” intervenne Sasuke mettendosi tra Sakura e Itachi. “Otouto*, non sai che è maleducazione intervenire nelle discussioni altrui?” disse Itachi di rimando al fratello minore. “La stavi importunando, sei tu il maleducato. E’ fuori per una giornata sola, lasciala respirare”. Sakura stava per intervenire quando due voci femminili, molto note alla ragazza, chiamarono Sakura. “SAKURA!”. Vicino alla ragazza arrivarono Ino e Tenten con i loro vestiti più belli. “Cosa ci fai qui? Sei libera? Perché non sei tornata suito a casa? Ci sei mancata tantissimo!” avevano detto le due in coro. “Ehi, calma! Non sono libera. Il padrone del castello mi ha dato un po’ di tempo per poter partecipare alla Festa d’Inverno. Gli ho spiegato che era una specie di tradizione che io e Sasuke fossimo una coppia di ballo fissa e mi ha lasciato tempo fino a mezzanotte” “Certo Sakura. Non è che gatta ci cova?” chiese Ino maliziosa. “No, non è come credi! Lui è un ricco principe e io una ragazza figlia di un mercante caduto in disgrazia, figurati se c’è una possibilità per noi! Comunque, dov’è nostro padre?” le due sorellastre sembrarono perdere entusiasmo e spiegarono. “Si è dato tanta pena per te” disse Ino “Nostro padre si sta chiedendo se non è un po’ troppo il tempo che ti trattiene il padrone del castello” “Vorrei che diste a papà una cosa da parte mia” “Cosa?” chiese Ino “Vorrei che gli comunicaste che sono trattata benissimo e che tutte le sere gli rivolgo un pensiero. Inoltre” Sakura fece un respiro profondo “Il padrone del castello è una bravissima persona, non è un demone che vuole il sangue delle persone. Resterò finchè il padrone non verrà vedermi libera” “Okay, stasera glielo diremo” disse Tenten. Le due sorellastre si allontanarono e Ino chiese:“Non abbiamo fatto male a non dirle che Sasuke vuole portarla a casa con la forza?” “Ricordati che poi dovrà sposarlo. E’ meglio non dirle nulla. Qunado scoprirà tutto sarà furiosa, ma lo farà lo stesso” rispose Tenten guardando Sakura mentre rideva e sorrideva parlando con Sasuke. “Così la fidanzata di tuo fratello rimarrà qui un mese” disse Sakura sedendosi su una sedia di legno. “Già. Itachi non ne è molto entusiasta. E Konan è ancora meno entusiasta della delusione di mio fratello. Questo causa disagi a mio padre e al padre di Konan. E questo porta solo problemi!” disse Sasuke esasperato “Io t’invidio!” ammise alla fine. “Perché?” “Tu sei libera!” “No. Io sono vincolata come gli altri. In questa settimana sono stata vincolata al mio padrone e lo sarò per ancora un bel po’ di tempo”. Calò il silenzio tra i due ragazzi. Verso le otto iniziò a soffiare un vento freddo e pungente. Sakura rabbrividì un paio di volte e Sasuke le diede la sua giacca. “Grazie, ma non hai freddo?” “No. Ho un vestito invernale” “Invernale o no, se restiamo fermi ci congeliamo, andiamo a ballare!” disse la ragazza trascinando Sasuke vicino al falò.

Gaara osservava tutto dalla sua camera. La sfera di sabbia gli permetteva di vedere tutto quello che Sakura faceva. E vedeva che era felice tra i suoi amici. Si sentiva in colpa di averla allontanata per una settimana dalla sua vita. “Forse è meglio se la lascio andare via. Domani glielo dirò. Voglio rivederla dormire per l’ultima volta”. Gaara continuò a osservare Sakura. Era evidente che stava meglio tra le persone che riusciva a vedere e non doveva chiamare padrone. Si sdraiò sul divanetto e iniziò a pensare a come sarebbe stato il suo rapporto con Sakura se fosse ancora del tutto umano. “Probabilmente non ci conosceremmo nemmeno. Infondo essere stato maledetto non è così male. Ho avuto, anche se per una sola settimana, le attenzioni di una ragazza dolce. Vorrei che lei restasse, ma devo lasciarla andare. Lo devo fare per lei”. Gli venne da piangere, finalmente aveva trovato una persona a cui affezionarsi, ma doveva lasciarla.


Sakura ebbe una sensazione di vuoto per pochi istanti. Smise di ballare e d’istinto guardò verso il castello. Si allontanò dal falò seguita da Sasuke e Itachi. “Gaara-sama” bisbigliò. “Cosa c’è Sakura-chan?” le chiese Sasuke “Niente, una sensazione” “Riguarda il castello?” “No, non il castello” “Il padrone? Ti sei affezionata a lui?” “Sì, è una brava persona. E’ buono e gentile. Se non fosse che sta sempre dietro un muro a volta” “Sei riuscita a vederlo una volta?” chiese Itachi “No. Ho intravisto appena i capelli e un occhio” “Perché non si fa vedere secondo te?” chiese Sasuke “Non lo so. Forse è timido” “Io ho visto i tre fratelli Sabaku” disse Itachi attirando l’attenzione di Sakura “Sai come si chiama il padrone?” “Gaara” “E’ il più piccolo dei tre Sabaku. E’ lui che aveva il controllo del castello. Quando l’ho visto era un bambino, ma era scontroso e taciturno. Una persona veramente poco piacevole” “Ti sbagli. E’ cambiato da quando era bambino”. Le persone fissavano Sakura con fare circospetto. I mostri le dovevano aver fatto il lavaggio del cervello. “Vuoi andare da lui?” “No. Lui è stato gentile a lasciarmi venire alla Festa d’Inverno e io ho intenzione di sfruttare l’occasione” disse Sakura sorridendo. “Itachi, andiamo a ballare. Sono solo le nove” disse Konan attaccandosi a un braccio dell’Uchiha maggiore. “No, Konan. Voglio parlare con Sakura”. La ragazza dai capelli blu si avvicinò a Sakura che si avvicinò a Sasuke. “Chi ti credi di essere per rubarmi Itachi? Lui è il mio fidanzato!” sbraitò Konan. “Non te lo sto rubando. Stiamo solo parlando” tentò di dire Sakura, ma Konan le continuava a sbraitare contro. “Adesso basta Konan!” ordinò Itachi attirando l’attenzione di tutti i compaesani “Stavamo parlando e basta. Vai a fare la prepotente con qualcun’altra“ Konan stette zitta e si allontanò. “Cosa avete da fissare?” chiese Itachi. Tutti ripresero a fare quello che stavano facendo bisbigliando un po’ troppo rumorosamente. “Che impiccioni” “Grazie, Itachi. Senza offesa, ma la tua fidanzata è un po’ scontrosa” “Non mi offendo. Lo so benissimo che è scontrosa, ma sono obbligato a tenermela”. Sasuke, sentendosi escluso e vedendo che Itachi ci stava provando con Sakura nonostante fosse già fidanzato, chiese a Sakura se poteva seguirlo in un posto un po’ più riservato. “Cosa vuoi Sasuke-kun?” chiese Sakura “E’ un po’ che volevo chiedertelo, ma” Sasuke si inginocchiò “Vuoi essere la mia fidanzata?”


Gaara era scattato in piedi appena aveva visto Sasuke si era inginocchiato ed era riuscito a leggergli il labiale. “Le ha chiesto di fidanzarsi con lui”. Era la cosa che temeva di più. Sperava che Sakura rifiutasse, ma in cuor suo sapeva che avrebbe accettato. Sakura era evidentemente arrossita, ma non aveva accettato. Sasuke si era alzato e le aveva lasciato l’anello. “In caso tu cambiassi idea” aveva detto. Sakura aveva scosso la testa e aveva restituito l’anello. “Mi sento meglio, Sakura” disse Gaara continuando a guardare la ragazza. “Fammi vedere” disse qualcuno fuori dalla porta “Spostati tu! Non riesco a vedere”. “Temari, Kankuro, so che siete lì” disse Gaara gelido. Grazie alla sabbia dello Shukaku aprì la porta della camera e i suoi fratelli caddero per terra uno sopra l’altra. Si rialzarono a fatica e cercarono mille scuse, ma Gaara aveva capito subito che volevano solo vedere Sakura alla Festa d’Inverno. “Potevate dirlo subito no?” disse il minore dei tre Sabaku. “Credevamo che ci dicessi di no” tentò di giustificarsi Temari. Il ventaglio e la marionetta si avvicinarono al fratello minore e videro che Sakura parlava con Sasuke. “Cosa sta succedendo?” “Sakura ha rifiutato la proposta di fidanzamento di Sasuke” “E questo è un bene per te, no?” chiese Temari. “Sì” disse Gaara senza pensare, ma poi si corresse “Cioè no! Bè mi fa piacere che abbia rifiutato, ma non è un bene! Insomma perché mi hai fatto questa domanda?! Mi hai solo confuso le idee!” sbraitò Gaara arrossendo per la prima volta in diciassette anni. Sembrava infuriato, ma in realtà era solo confuso dalla domanda di Temari. “E’ carino Gaara innamorato, vero?” bisbigliò Temari a Kankuro “Già, mi devo abituare alla mia futura cognata” mormorò la marionetta. “Cosa avete voi due da bisbigliare?” chiese Gaara freddo “Niente!” dissero i due fratelli maggiori in coro. “Noi andiamo a farci un giro per il castello!” i due corsero fuori e Gaara li fissò stranito. “Delle volte mi chiedo se la maledizione non abbia colpito anche la loro testa”.


Temari e Kankuro si fermarono davanti al portone del castello con un po’ di fiatone. “L’abbiamo scampata” disse Temari. “Hai ragione! Secondo me Gaara ha sentito benissimo quello che abbiamo detto, ma ha fatto finta di niente!” “Già. Non lo ammetterà mai, ma lui è proprio innamorato di Sakura. Mi immagino quando Sakura avrà aperto il cuore di Gaara e per il castello, tornato al vecchio splendore, scorrazzeranno i figli di Gaara e Sakura” fantasticò Temari. “Non esagerare. Non sappiamo cosa provi Sakura per Gaara. Magari è una di quelle cotte momentanee oppure lo considera solo un amico” “Ma che dici?! Si vede che quei due sono nati per stare insieme”. “La maledizione ha dato loro alla testa” pensò Gaara dietro il muro a volta mentre origliava i discorsi dei suoi fratelli.


Sasuke non se l’era presa per il rifiuto di Sakura, ma ci era rimasto un po’ male. Non voleva che lui dovesse competere in amore con Gaara. Però, anche se era stato rifiutato, amava ancora Sakura. Sasuke trovò Ino e Tenten a parlare con due uomini che sembravano interessati alle ragazze, ma non di certo per la loro intelligenza. “Ino, Tenten vi devo parlare” disse Sasuke avvicinandosi alle due e mandando via i due uomini. “Cosa volete?” chiese Ino. “Vorrei che diceste a vostro padre che Sakura è felice con il padrone del castello. Ditegli anche che non deve darsi pena per lei e che tornerà a casa non appena lo riterrà opportuno il padrone del castello” “Glielo diremo. Andiamo Tenten, c’è scuro e la strada è lunga” disse Ino dirigendosi verso casa. Tenten seguì la sorella e poco dopo sparirono dalla vista di Sasuke. L’Uchiha tornò alla festa e Sakura stava scherzando con suo fratello. Anche lui aveva un debole per Sakura e, purtroppo, riusciva sempre a far colpo sulle ragazze che gli interessavano. Verso le undici e mezza Sakura chiese a Sasuke di riportarla al castello. “Sono stanca, è dall’alba che sono sveglia” aveva detto per giustificarsi. Sasuke andò a prendere il suo cavallo e Sakura vi salì in groppa. Si aggrappò alla vita di Sasuke e appoggiò la testa sulla schiena di lui. “Sei molto stanca, vero?” Sakura annuì. “Dimmi una cosa, tu sei innamorata di mio fratello?” Sakura disse no, senza nemmeno aver capito bene la domanda di Sasuke. Arrivarono davanti al castello di Gaara e Sakura scese, mezza intontita dal sonno, dal cavallo traballando un po’. “Buona notte Sasuke-kun” disse Sakura entrando nel castello. “Buona notte Sakura-chan” augurò Sasuke tornando verso il villaggio. Sakura aprì pigramente il portone d’ingresso e disse:“Sono tornata padrone” “Ben tornata, ti sei divertita alla Festa d’Inverno?” “Sì. Adesso vado a dormire. Dove sono Kankuro e Temari?” “Sono andati a dormire nelle loro stanze” “Ah, già. E’ molto tardi. Allora vi auguro buona notte padrone”. Sakura salì al piano superiore e si mise il suo yukata normale. Mise il vestito di Temari sulla scrivania ben disteso, in modo che non si stropicciasse. Poi si mise sotto le coperte e si addormentò immediatamente.
Gaara aveva aspettato cinque minuti e poi era salito al piano superiore. Voleva vedere Sakura, per l’ultima volta, dormire beata. Sakura era nella stessa posizione in cui l’aveva vista la settimana prima. Gaara si avvicinò al letto della ragazza e iniziò ad accarezzarle i capelli. Sakura si era girata verso di lui. “Ti voglio vicina a me. Solo stasera” mormorò Gaara sdraiandosi in parte a Sakura. Lei gli mise le braccia sul petto e si accoccolò meglio vicino al principe. Gaara era felice che Sakura gli fosse così vicino e si era messo a scodinzolare. Ma aveva smesso subito. Sakura non sarebbe stata più la sua serva dalla mattina dopo. No, in realtà non era mai stata la sua serva. Solo dopo tre giorni che era lì l’aveva iniziata a considerare come un’amica, e forse anche qualcosa di più. Ma aveva subito abbandonato l’idea che lei potesse amarlo. Il suo braccio destro e la parte destra della sua faccia avevano preso le sembianze dello Shukaku e in più gli era spuntata la coda del demone. “No. Decisamente non può amarmi”. Sakura sembrava quasi aver capito i suoi pensieri e si era avvicinata ancor di più. “Mi leggi dentro, Sakura?”. La ragazza sorrise nel sonno e Gaara a sua volta sorrise. “Ti vorrei sempre vicina Sakura. Come se tu fossi mia” pensò Gaara chiudendo gli occhi. E per tutta la nottata stette vicino a Sakura finchè non iniziarono a farsi vedere i primi raggi di sole. “Sii felice” le disse Gaara tornando al piano inferiore per tornare dietro al muro a volta.


Alle otto e mezza Sakura si svegliò riposata. Aveva passato la notte in uno strano tepore che però era sparito di colpo. Si alzò dal letto e mise subito nell’armadio il vestito di Temari. Scese al piano inferiore. Vide Temari e Kankuro parlottare tra di loro. “Buongiorno, avete passato una buona nottata?” chiese Sakura felice. “Sakura” dissero i due con le lacrime agli occhi. “Ehi, cos’è successo?” chiese Sakura. “Non te ne andare!” urlarono i due attaccandosi alle gambe di Sakura piangendo. “No, non me ne andrò finchè il padrone non me lo dirà”. “Lasciatela stare” disse Gaara freddo e calmo “Sakura devo parlarti” “Dica pure padrone” “Sei libera. Vattene da questo castello. Tu, tuo padre e le tue sorellastre vi siete sdebitati. Puoi tornare a casa tua”



Otouto:  modo affettuoso usato dai fratelli maggiori di chiamare i fratelli minori.



Salve! Scusatemi, ma sono una frana con i programmi del computer: c'è qualcuno che sa come mettere le immagini in un capitolo di una ff? Grazie in anticipo
Night96


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Capitolo 3
*** 3 ***





3

Sakura non fece trasparire nessuna emozione, ma dentro di sé ci era rimasta male. “Allora, addio Gaara-sama” disse lei trattenendo le lacrime che volevano uscire. Uscì dal castello e corse verso casa sua. “E’ stata la cosa più giusta che potessi fare nei suoi confronti” pensò Gaara. Sakura correva e tentava di non piangere. “Perchè sono triste? Dovrei essere felice sto tornando dalla mia famiglia” pensò Sakura fermandosi e lasciando che le lacrime le rigassero le guance. “Ho perso Gaara, Temari e Kankuro. Voglio solo che Gaara ritorni ad essere nella mia vita. Il pensiero di perderlo è troppo doloroso” pensò Sakura continuando a singhiozzare. Appena le lacrime smisero di uscire riprese a camminare e si asciugò le guance. Bussò alla porta di casa sua e suo padre le corse in contro abbracciandola, felice del suo ritorno. Ma Sakura non era altrettanto felice.


Gaara era tornato nella sua stanza e si era buttato sul divanetto. Stava provando a non piangere. Nemmeno la sua maledizione lo aveva mai fatto soffrire tanto. Possibile che una ragazza potesse avere quell’effetto? “Se questo è l’amore, preferisco diventare lo Shukaku” disse Gaara mettendosi una mano sugli occhi per nascondere ancor di più le sue lacrime. “Ritorna da me”. “Sta soffrendo vero?” chiese Kankuro alla sorella. “Terribilmente. Dobbiamo convincerlo a far tornare Sakura” “No. Deve essere lui a decidere di volerla di nuovo qui” disse Kankuro tentando di smettere di piangere. “Non ce la faccio a vederlo così. Mi fa star male” disse Temari chiudendo la porta della stanza del fratello minore. “Andiamo o staremo peggio” propose il ventaglio saltellando verso l’uscita del muro a volta. Poi si appoggiò al muro e disse:“Aspetterò il ritorno di Sakura qui”


Era passato un mese da quando Sakura era tornata dal castello di Gaara ed era caduta in depressione, mangiava poco e tutte le sere piangeva per parecchio tempo. Quando andava al villaggio accompagnando il padre nessuno riconosceva più Sakura. Tra la gente si era sparsa la voce che Sakura fosse scappata e fosse stata maledetta dai demoni del castello e quando la voce aveva trovato radici nel villaggio nessuno rivolgeva più la parola alla ragazza. Solo Sasuke e Itachi non credevano a questa diceria. Tuttavia solo Sasuke aveva occasione di parlare con Sakura, il maggiore dei due figli Uchiha era occupato per le rifiniture del suo matrimonio con Konan. E Sasuke aveva capito dove Sakura andava quando voleva parlare con lui. Si faceva trovare lontana dalla sua casa, sempre seduta vicina a un albero con la fronte appoggiata alle ginocchia mentre con le braccia abbracciava le gambe. Era ridotta in uno stato pietoso. Non era rimasta nemmeno l’ombra di quella che prima era una ragazza allegra e solare, libera dai vincoli della società. Un giorno Sasuke stava consolando per l’ennesima volta Sakura le chiese:“Perché non vai a trovarlo?” “No. Lui mi ha liberata. Non ne avrei motivo” “Dov’è finita la Sakura che conoscevo? Quella che non si arrendeva mai e che aveva sempre il sorriso?” chiese Sasuke alzandosi. “Ha il cuore distrutto e non è capace di reagire a tutto ciò” “Bè vedi di trovare il coraggio per andare da Gaara altrimenti non sperare che io continui a sopportare le tue lamentele d’amore” Sasuke tornò a villa Uchiha e Sakura tornò a casa sua pensando a cosa fare.


Temari era rimasta un mese andando avanti e indietro davanti al portone aspettando il ritorno di Sakura. Era sicura che tornasse, il suo istinto femminile glielo assicurava! E Gaara era ridotto a uno straccio. Da un mese non parlava, ma continuava a piangere. Lo Shukaku aveva preso ulteriormente il sopravvento. Sulla testa del principe erano cresciute due orecchie da tanuki. Kankuro stava vicino al fratello minore, alle prese con la sua prima sofferenza d’amore, e tentava di alleviargli il dolore in tutti i modi che gli venivano in mente. Ma l’unica cosa che aveva ottenuto era stato un sorriso forzato. Poi ci aveva rinunciato ed era tornato dalla sorella sconsolato. “Dobbiamo pazientare. Sakura tornerà e Gaara sarà di nuovo felice”


Sakura stava pranzando e continuava a pensare a quello che le aveva detto Sasuke. “Ha ragione Sasuke-kun. Devo tornare da Gaara-sama e dirgli cosa provo per lui. Anche se verrò rifiutata”. Dopo pranzo parlò con suo padre in privato. “Ascolta padre. Non riesco più a nasconderti che è colpa della lontananza dal castello che mi rende triste. Ho intenzione di tornare da Gaara-sama!” “No!” disse il padre “Non ti permetterò di tornare in quel castello e abbandonarmi di nuovo! Anche se questo volesse significare la tua tristezza!” “E invece io tornerò da Gaara-sama!” detto questo uscì sbattendo la porta. “Sakura, fermati! Sakura ti ordino di fermarti!” ma la ragazza era troppo lontana per sentirlo. Sakura iniziò a correre con la speranza che il suo malessere passasse e quando intravide il castello si mise a camminare. Davanti al portone esitò poi lo spinse e entrò nel salone del castello. Era tutto polveroso e buio. Temari e Kankuro erano fermi davanti a lei. “SAKURA!!” urlarono i due correndole in contro. “Ci sei mancata tantissimo! Perché non sei tornata prima?!” “Mi dispiace, ma Sakura era andata in vacanza” disse la ragazza abbracciando i due fratelli.


L’urlo dei due fratelli era arrivato chiaro e nitido alle orecchie di Gaara. Scattò in piedi e corse verso il muro a volta. Guardò verso il portone. Allora i suoi fratelli non avevano urlato per niente. Sakura era lì, era tornata da lui. “Sakura-chan” mormorò Gaara “Sakura sei tornata?”. Sakura andò da Gaara e gli mise le braccia intorno al collo. La ragazza appoggiò la testa sul petto di Gaara e chiuse gli occhi. Le era mancato il suo profumo. Si accoccolò meglio e gli disse:“Mi siete mancato” “Non darmi del voi. Dammi del tu, Sakura-chan”. Gaara mise una mano sulla schiena di lei e l’avvicinò a sé. Il calore che aveva percepito quando era andato a far compagnia a Sakura di notte prima che lei se ne andasse lo percepì di nuovo e più forte della prima volta. “Mi dispiace di averti cacciata” disse con un filo di voce Gaara “Non preoccuparti, non è un problema. L’importante è che noi siamo di nuovo sotto lo stesso tetto, no?” disse Sakura sorridendo. Gaara sorrise dentro di sè. Gli era mancato quel sorriso dolce e tenero quasi innocente. Sakura si staccò dall’abbraccio e si guardò intorno. “Adesso conviene che mi metta al lavoro! Questo palazzo è ridotto malissimo! Kankuro, Temari mi aiutate?” chiese Sakura ai due fratelli. “Certamente!” dissero i due fratelli. Quello fu il giorno più felice di quel castello. “Non ci separeremo mai più” pensò Gaara guardando Sakura correre al piano superiore per prendere degli stracci per pulire.


Il padre di Sakura era scioccato. Sakura non era mai stata una ragazza disubbidiente, perché allora gli aveva fatto quel torto? “E’ tutta colpa dei demoni del castello. L’hanno maledetta e lei mi ha disobbedito perché non vuole che io soffra per colpa della maledizione. I miei compaesani mi aiuteranno”. Il genitore uscì dalla casa e andò in paese. Appena fu nel villaggio salì su un tavolo e attirò l’attenzione della gente. “Cari concittadini!” disse con tutta la voce che aveva “Mia figlia Sakura è tornata il mese scorso da me dopo una settimana e più di soggiorno forzato nel castello abbandonato dei Sabaku, abitato da dei demoni malvagi. Mia figlia non è scappata, ma è stata lasciata malvolentieri dai demoni” disse il padre. Che fosse stata lasciata malvolentieri era una sua supposizione, ma ne era certo: sua figlia Sakura era la persona più buona che chiunque potesse conoscere e sicuramente i demoni, vedendo che lei era ubbidiente e riverente, l’avevano lasciata per chissà quale misterioso motivo. “La mia povera figliola è stata maledetta e, sapendo che di questa sua condanna, è caduta in depressione e poco fa è tornata al castello. Lei si è sacrificata per il villaggio!” disse il genitore disperato “Aiutatemi contro questi demoni e a salvare mia figlia!” tra le persone si sollevò un brusio dubbioso. Itachi, che passava di lì, sentì tutto. Sapeva benissimo che Sakura non era maledetta, ma volle sfruttare questa occasione. Si era invaghito di Sakura ancora quando lui aveva dodici anni, perciò Sakura ne aveva otto, e non aveva permesso nemmeno a suo fratello di provarci con lei. “Voi siete il padre di Sakura, giusto?” disse Itachi mettendosi davanti al genitore. “Sì, cosa volete da me Itachi Uchiha?” “Io vi sosterrò in questa vostra impresa, ma vorrei farvi sapere che c’è un demone nel castello Sabaku. Il suo nome è Gaara” disse Itachi. “Anche se io sono prossimo al matrimonio con Konan sono sempre stato affezionato a Sakura e saperla costretta ad essere la schiava di un demone mi fa rabbia. Perciò, se non vi dispiace, vorrei essere io a decidere l’attacco” “Certo, fate pure. So che siete un ottimo stratega” “Allora, chi è con me?” gli uomini del villaggio furono tutti dalla parte di Itachi. “Sakura dovrà scegliere se essere la mia concubina o vedere la morte del suo amato Gaara” pensò Itachi.


Sakura starnutì un paio di volte e Temari chiese:“Ti stai prendendo il raffreddore? Ormai è inverno inoltrato” “No. E’ tutta questa polvere che mi fa starnutire. Forza abbiamo ancora molto lavoro da fare” “Non starai esagerando un po’?” chiese Gaara. “No. Sono solo all’inizio! Non posso arrendermi proprio adesso!” disse Sakura sorridendo. Poi riprese a lavorare. “SAKURA!!” urlò qualcuno seguito dal rumore degli zoccoli. Il tono di voce era estremamente preoccupato e Sakura corse fuori a vedere. “Sasuke-kun, cos’è successo di così importante?” chiese la ragazza. “E’ Itachi. Sta progettando un attacco massiccio verso questo castello. Devi andartene!” “No. Ora che sono tornata qui non ho intenzione di andarmene” “Ma Sakura-chan, c’è di mezzo la tua sicurezza!” tentò Sasuke “Mi dispiace, ma non me ne andrò. Ma come? Tu mi dici di tornare e adesso vuoi che me ne vada? Sei molto volubile, Sasuke-kun”. Nel vedere il sorriso sincero di Sakura, Sasuke lasciò perdere l’idea di farla scappare. “Promettimi che non ti allontanerai troppo dal castello” “Te lo prometto, Sasuke-kun”. L’Uchiha, sempre con un moto di preoccupazione dentro di sé, decise di tornare a casa. Se non poteva convincere Sakura ad andarsene dal castello avrebbe potuto convincere Itachi a non attaccare il maniero. “Corri, cavallo! Dobbiamo sventare un piano folle” spronò Sasuke.


Sakura rientrò nel castello e Gaara le chiese:“Cosa voleva Sasuke?“ “Niente, non ti preoccupare” mentì Sakura. Ben presto la sera sostituì il giorno e Sakura era salita al piano superiore nella sua stanza. “Quanto mi è mancata questa camera!” esclamò buttandosi sul letto. Poi si sedette e guardò fuori dalla finestra e vide tante fiaccole che partivano dal villaggio e si dirigevano verso il castello. “Sasuke aveva ragione! Itachi ha progettato l’attacco, ma come ha fatto a sapere che io sono tornata qui?” poi le venne in mente la discussione con suo padre. “Mio padre! Come ha potuto fare questo?” Sakura corse al piano inferiore. “Cosa c’è Sakura-chan?” chiese Gaara. “Oggi Sasuke è venuto per dirmi che Itachi stava organizzando un attacco massiccio al castello” “Perché non me l’hai detto?” “Non lo so. Ma non è questo il punto! Ci sono un sacco di uomini che si stanno dirigendo qui!” disse Sakura preoccupata “Sakura, calmati. Immagino che Temari e Kankuro ti abbiano raccontato la nostra storia, giusto?” “Sì, ancora il primo giorno che ero qui” “Sai anch’io sono stato maledetto. L’unica cosa positiva di questa maledizione è la forza eccezionale che ho ottenuto. Stai tranquilla, se attaccassero il castello io ti proteggerò” “Grazie, Gaara. Mi sono lasciata pendere dal panico”. Temari e Kankuro si guardarono e sorrisero: tra quei due era scattata la scintilla dell’amore. Sakura si avvicinò al muro e disse:“Sono curiosa. Perché sei sempre per metà nascosto dietro questa parete?” “Voglio aspettare che la maledizione si sciolga” “Non puoi essere così brutto! Fammi vedere una sola parte del tuo corpo!” “No. Uscirò in caso strettamente necessario” “Che peccato. Vabbè non importa”. “Sakura! Siamo venuti a salvarti!” urlò qualcuno fuori dalla porta. “Ma chi è che urla?” si chiese Gaara “E’ Itachi il fratello maggiore di Sasuke” rispose Sakura uscendo. “Fai attenzione” “Ovviamente”. Sakura vide Itachi su un cavallo bianco. “Ti senti un principe azzurro?” chiese la ragazza avvicinandosi. “Ti chiedo perdono per quello che sto per fare, ma è per il tuo bene” disse Itachi scendendo dal cavallo. Quando furono a pochi metri di distanza l’Uchiha diede un colpo sulla nuca a Sakura che svenne.


Gaara aveva visto tutto e si era precipitato fuori balzando sfondando la porta. Gli uomini del villaggio si spaventarono nel vedere il principe per metà posseduto da un demone. Quando Gaara vide in prima persona Sakura, svenuta, tra le braccia di Itachi sentì la rabbia montargli dentro e tentò di attaccare l’Uchiha, ma un suono acuto lo bloccò. Itachi gli voltò le spalle e andò verso un albero. Appoggiò Sakura sulla base del tronco e poi tornò a concentrare la sua attenzione sul suo avversario. “Prima di sconfiggerti, voglio che tu assista alla distruzione del tuo castello e dei tuoi fratelli” disse Itachi. Gli uomini in prima fila presero degli archi e delle frecce infuocate e mirarono al castello. “Fuoco!” molte frecce colpirono le finestre, altre il portone e altre il terreno. Appena vide il castello crollare nell’incendio causato dalle frecce provò un’istintiva preoccupazione per i suoi fratelli. “Temari … Kankuro …” mormorò Gaara. Il suono acuto sembrò diventarlo ancora di più e Itachi disse:“Il nostro attacco è iniziato prima di adesso. Su tutti gli alberi che circondano il tuo castello ci sono dei talismani che impediscono al tuo demone di attaccare e questo significa che tu sei bloccato. Sei inerme ai miei attacchi”. Gaara guardò Sakura. Era svenuta e la sua espressione non era quella beata che aveva quando dormiva. “Non voglio che lei si svegli e mi veda così. Devo reagire! Forza, ci sarà una soluzione” pensò Gaara mentre si tappava le orecchie del demone. “Attaccatene ancora uno di talismano! Voglio sentirlo urlare!”. Gli uomini ubbidirono, il suono era straziante e Gaara non riusciva più a trattenersi dall’urlare. Gridò con quanto fiato aveva in corpo. Itachi sorrise di soddisfazione.


Sasuke aveva provato a convincere Itachi a cambiare idea, a rinunciare al suo piano, ma neanche minacciandolo di dirlo a suo padre aveva funzionato. Itachi sapeva benissimo che suo padre non gli avrebbe creduto, così era nascosto nella foresta e aveva aspettato l’attacco. Poi aveva visto cosa aveva fatto Itachi a Sakura. Appena suo fratello si era girato per concentrarsi su Gaara, Sasuke si era precipitato da Sakura. L’aveva svegliata  e poco dopo era stata raggiunta da un ventaglio e una marionetta parlanti. Sakura si era alzata a fatica. Vide subito il castello bruciare, Kankuro e Temari un po’ bruciacchiati e molto preoccupati, tanti talismani sugli alberi e vide Gaara agonizzante mentre cercava di proteggersi le orecchie da qualcosa e gridava come se lo stessero torturando. “Devo aiutarlo!” aveva detto Sakura tentando di correre verso Gaara. “Non puoi fare nulla per lui” “No. C’è qualcosa che posso fare per lui” “Prima ho sentito che a far soffrire Gaara sono dei talismani attaccati agli alberi intorno al castello” disse Temari. Sakura guardò tutti gli alberi che c’erano. Su quasi tutti c’era un talismano, ma sorvegliato da degli uomini grandi e grossi. Sakura pensò a come togliere i talismani senza attirare l’attenzione degli uomini, ma il colpo di spada che Itachi aveva dato a Gaara, creando un taglio profondo sul braccio del principe, l’aveva distratta. Sakura corse verso il principe che stava agonizzante per terra. Si mise tra Gaara e Itachi e strinse il principe al seno. Non voleva che venisse ferito di nuovo. “Togliti” “No!” “Colpirò anche te!” “Non m’interessa! Puoi anche uccidermi, ma non ti permetterò di fargli del male!”. Nel frattempo Sasuke notò che l’atto di coraggio di Sakura aveva distratto tutti. “Aiutatemi a togliere i talismani” disse l’Uchiha hai due fratelli Sabaku. “D’accordo”. Andarono in direzioni opposte e tolsero tutti i talismani, uno dopo l’altro. “Chissà come sta Gaara” si chiesero Temari e Kankuro. “Con lui c’è Sakura, non dobbiamo preoccuparci”. Un uomo si girò, gli sembrava di aver sentito delle voci, ma vide solo una grossa marionetta ammuffita e un gigantesco ventaglio. “Sarà stata la mia immaginazione”. Dopo che si fu girato i due Sabaku tirarono un sospiro di sollievo.

Il suono acuto era lentamente sparito. E finalmente riuscì a riprendere fiato e a capire a chi era appoggiato. Alzò gli occhi e vide Sakura. “Non avrei voluto che tu mi vedessi così” disse Gaara “Perché no?” “Per me conta molto ciò che tu pensi. Soprattutto su di me” “Gaara” chiamò Sakura. Il principe alzò la testa verso Sakura che si avvicinò fino a essere a fior di labbra. “Ti amo” e lo baciò. Gaara spalancò gli occhi, ma non potè fare a meno di condividere. Lo aveva tanto agoniato un bacio d’amore. “Non sapevo fosse così bello essere innamorati” pensò Gaara. Quando si staccarono tutti erano stupiti. Come poteva una bella ragazza come Sakura essere innamorata di un mostro come quello? “A quanto pare ti sei innamorato, principe egoista” disse la vecchia di due anni prima con una rosa in mano. “Sì, ed è la cosa più bella che si possa provare” disse guardando Sakura. “Allora hai capito che devi essere sempre gentile con gli altri?” “Sì, ma non ho capito perché proprio l’amore dovevo trovare” “Perché l’amore non è solo tra due persone, ma anche per il prossimo. Ecco perché l’amore” spiegò Sakura. “Bene e ora che tutto torni alla normalità!” la vecchia lanciò la rosa al cielo e tutto cambiò. Il castello si ricostruì e ritornò al vecchio splendore, Temari ritornò ad essere una ragazza così come Kankuro ritornò ad essere un ragazzo. Gaara perse le sembianze dello Shukaku e si alzò in piedi. Si avvicinò all’anziana donna e le chiese:“Vuoi ancora un posto nel mio castello?” “No. Ti auguro tanta felicità” la vecchia scomparve. Sakura si alzò e si avvicinò a Gaara:“Chi se lo immaginava che tu fossi così bello?” Gaara avvampò per il complimento. “Sakura! Lo sapevamo che tu avresti fatto tornare tutto alla normalità!” dissero i due fratelli maggiori Sabaku correndo verso Sakura. “Sono contenta, ma ora ho una cosa da sistemare” Sakura si mise di fronte a Itachi e gli diede uno schiaffo che gli lasciò il segno. “Sei un idiota! Coinvolgere anche i miei compaesani! Sei un essere vile!” disse Sakura poi si rivolse ai suoi concittadini “Tornate a casa! Qui non ci sono mai stati demoni!”. Tutti tornarono a casa solo un uomo si avvicinò a Sakura. “Potrai mai perdonarmi?” “Certo, padre! Anch’io avrei agito così!” disse Sakura abbracciando suo padre. Gaara si avvicinò e Sakura si staccò da suo padre per mettersi in parte al suo fidanzato. “Sakura, devo chiederti una cosa importante”. Gaara s’inginocchiò davanti a Sakura e disse, tenendole una mano:“So che in queste occasioni ci vuole un anello, ma spero che per te faccia lo stesso. Sakura, vuoi tu sposarmi?” “Sì, sì e altre mille volte sì!” disse Sakura. Gaara si alzò e la ragazza gli saltò al collo. “Sempre che lei sia d’accordo” disse Gaara “Certo. Avete la mia benedizione” disse il padre della ragazza. Non molto tempo dopo le campane della chiesa suonavano festose la nascita di una nuova coppia. Ma Sakura non fu l’unica a sposarsi. Qualche anno dopo si sposò anche Ino, sapete con chi? Con Sasuke. Già, gli era proprio passata la cotta per Sakura e aveva iniziato a trovare piacevole la compagnia di Ino fino al matrimonio. E Itachi? Sposò Konan, ma si decise che a prendere le redini della famiglia Uchiha sarebbe stato Sasuke mentre il maggiore degli Uchiha sarebbe stato il progenitore di un ramo secondario della famiglia Uchiha. E vissero felici e contenti
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