La bella e la bestia di night96 (/viewuser.php?uid=44544)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 1 *** 1 ***
La
bella e la bestia
1
C’era una volta un castello in cui abitava il principe Gaara,
superbo e arrogante, con i suoi fratelli maggiori, Temari e Kankuro,
che avevano un carattere non molto differente da quello del fratello
minore. Un giorno a questo castello bussò una vecchia che
chiese ospitalità in cambio di una rosa, ma il principe la
cacciò via in malo modo. “Per la tua superbia io
maledico te e la tua famiglia superbo principe!” disse la
vecchia “Finché non scoprirai l’amore e
la bontà il tuo aspetto prenderà, anno in anno,
l’aspetto di un demone” concluse
l’anziana signora andandosene. Il castello cadde nelle
tenebre così come la foresta circostante.
Sakura viveva con suo padre in una bella casa vicino al centro del suo
paesino. La ragazza, con degli innaturali, ma graziosi capelli rosa e
gli occhi verdi, era orfana di madre e suo padre si era risposato con
una donna che aveva già due figlie, Ino e Tenten. La prima
aveva dei lunghi capelli biondi legati in una coda alta con gli occhi
azzurri come il cielo mentre la seconda aveva i capelli mori legati in
due chignon e gli occhi marroni scuri. Entrambe erano avide e
capricciose e il padre di Sakura, essendo un ricco mercante e gli
affari andavano a gonfie vele, le accontentava in tutto. Un brutto
giorno, però, gli affari crollarono e il padre delle tre
ragazze fu obbligato a vendere la casa e a trasferirsi con la famiglia
in una piccola casetta in mezzo al nulla. Ino e Tenten non persero mai
un’occasione per lamentarsi e incolpare Sakura di quella
sfortuna. “Smettetela d’incolpare Sakura quando
sapete che in realtà è colpa delle vostre
pretese!” tuonò un giorno la matrigna di Sakura,
che l’aveva presa in grazia. La ragazza dai capelli rosa non
aveva preso bene il fatto che suo padre si fosse risposato con una
donna che per di più aveva già avuto due figlie,
ma con il tempo cambiò idea e fu felice nello scoprire che
era brava persona, diversamente da come venivano descritte le matrigne
nelle fiabe. “Ino, Tenten, Sakura!” disse il padre
un giorno “Andiamo al mercato a fare la spesa”. Le
tre ragazze accompagnarono il padre al mercato e stettero là
tutto il giorno e di sera, quando venne il momento di dover tornare a
casa, si persero e capitarono in mezzo alla foresta. “Ho
paura” mormorò Sakura attaccandosi al padre.
“Guardate là!” esclamò a un
tratto Tenten “C’è un
castello!” disse indicando un edificio nero come la pece.
“Tenten! Sai che posto è quello? E’ il
castello dei Sabaku” intervenne Ino guardandosi attorno.
“Quei Sabaku?” “Di cosa
parlate?” chiese Sakura “Quel castello è
stato maledetto e si dice che sia abitato dai mostri. Chiunque vi
è entrato non ne è più
uscito” spiegò Ino tentando di spaventare la
sorellastra “Se nessuno è mai tornato da quel
castello come sapete che è abitato da mostri?”
chiese di nuovo la ragazza dai capelli rosa “Nelle notti di
luna nuova e di luna piena si sentono grida agghiaccianti che gridano
il loro desiderio di sangue” disse Tenten per rendere
l’atmosfera ancora più spaventosa. “O
entriamo in quel castello oppure moriamo qua fuori di fame e di
freddo” sentenziò il padre. La famiglia si diresse
verso il castello e bussarono. Nessuno rispose. Entrarono e dentro
tutte era vuoto e polveroso. “Permesso? Potremmo rimanere per
la notte?” chiese Sakura. Nessuna risposta.
“Sarà disabitato” disse il padre
“Le camere saranno al piano di sopra”. Ino e Tenten
salirono al piano superiore e trovarono subito le camere. Erano due,
molto larghe con una finestra che dava sulla foresta. In ogni camera
c’era una scrivania e una sedia. I letti erano a baldacchino
e pieni di polvere. In una delle due camere c’era un armadio.
Le due sorellastre dormirono insieme al padre mentre Sakura fu
obbligata a dormire sulla poltrona vicina alla scrivania.
All’alba del mattino dopo la famiglia fece per andarsene, ma
una voce fredda e distaccata li bloccò. “Dove
andate? Voglio che ricambiate la mia ospitalità”
pretese la voce. “Mi dispiace, ma non ho nulla qui con
me” disse il padre “Voglio una delle tue figlie.
Quando penserò che tu ti sia sdebitato la lascerò
andare”. Il padre era sconvolto: abbandonare una sua figlia
per una notte di ospitalità? Giammai! “Abbiamo
dormito qui solo una notte!” “Vuoi
contraddirmi?” sibilò la voce “No, ma
vorrei vedere con chi sto parlando” “Ti basta
sapere che sono il signore del castello” “Non ti
preoccupare padre” disse Sakura “Rimarrò
io per tutto il tempo necessario. Tu vai pure con le mie
sorellastre”. Il padre tentò di far cambiare idea
alla figlia, ma non ci fu verso di farla cedere. “Torna
presto” “Certamente”. Le sorellastre e il
padre se ne andarono e Sakura si girò dal lato opposto della
porta. Di fronte a lei, a sei metri di distanza, c’era un
muro grigio con una grande entrata a volta senza porta. Sakura si
avvicinò, ma la voce la bloccò. “Non ti
avvicinare! Tu non devi assolutamente avvicinarti o oltrepassare questo
muro, sono stato chiaro?!” ordinò la voce.
“Certo, signore. Potrei sapere il vostro nome?”
domandò timorosa la ragazza. “Più
tardi” e la voce scomparve. Sakura salì al piano
superiore per guardare le altre stanze e vedere la visuale del castello
di giorno. Entrò nella camera dove aveva dormito e
guardò dalla finestra e vide il suo villaggio. “Ti
manca?” chiese qualcuno. Non era la voce di prima, ma Sakura
non vi badò. “Sì” rispose la
ragazza. Poi si chiese chi fosse il suo interlocutore. Si
voltò e vide un enorme ventaglio che la fissava con due
occhi azzurri spalancati nel vederla. Sakura aprì la bocca
per urlare, ma qualcosa gliela tappò. Sbirciò con
la coda dell’occhio chi c’era dietro di lei. Una
marionetta di legno di grosse dimensioni le teneva una mano sulla bocca
e le chiese:“Adesso ti lascio, ma tu prometti di non
urlare?” Sakura annuì. La marionetta
lasciò la presa e la ragazza riprese fiato. “Come
fate a muovervi e a parlare?” “E’ tutta
colpa della maledizione che ci ha lanciato una vecchia strega due anni
fa. Ma a parte questo” rispose il ventaglio “Io
sono Temari e lui è Kankuro. Tu come ti chiami?”
“Sakura, piacere” “Come mai sei
qui?” Sakura raccontò tutto quello che le era
successo. Dalla banca rotta al trasferimento, dalla notte precedente a
quella mattina.
Sasuke, figlio del capo del villaggio, era tornato da poco a casa sua e
aveva saputo da suo fratello Itachi ciò che era successo
alla famiglia di Sakura. Da sempre aveva avuto una cotta per la
ragazza, ma lei lo considerava un amico, ma ora era obbligata a
sposarlo, se non voleva vivere nella miseria per tutta la vita. Subito
si diresse verso la nuova abitazione della famiglia di Sakura, ma seppe
che non era lì. “Quando
tornerà?” chiese il ragazzo, impaziente di vedere
la sua amata. “Non lo so” rispose il padre
“E’ al castello dei Sabaku” “Il
vecchio castello? Com’è possibile?”
“Purtroppo ieri sera ci siamo persi e io e le mie
figlie ci siamo fermati nel castello pensando che fosse disabitato. Ma
stamattina il signore del castello mi ha chiesto qualcosa in cambio
della sua ospitalità. Non avendo nulla la mia Sakura si
è fermata al castello per far andar via me e le mie
figliastre” spiegò il padre di Sakura trattenendo
le lacrime mentre la matrigna piangeva sinceramente disperata. Sasuke
si mise a pensare a quella situazione. In un primo momento poteva
sembrare a suo svantaggio, ma pensandoci bene era a suo favore. Se
avesse riportato indietro Sakura si sarebbe creato
un’immagine del tutto nuova agli occhi della sua famiglia, di
quella della ragazza e di Sakura. Suo padre lo avrebbe fatto diventare
il capo del villaggio al posto di suo fratello Itachi,
perché già promesso a una certa Konan che avrebbe
potuto dare dei discendenti, avrebbe sposato la ragazza dei suoi sogni
e avrebbe per sempre abbattuto la leggenda del castello Sabaku passando
alla storia come un coraggioso principe che aveva liberato
un’innocente ragazza dalle grinfie di un mostro malefico.
“Sei portassi indietro sua figlia potrei avere poi la sua
mano?” chiese Sasuke dopo aver valutato bene la situazione.
“Dice sul serio? Certo che sì!”
esclamò il padre radioso. “Allora ci vediamo al
mio matrimonio, signore” Sasuke montò in groppa al
suo cavallo e tornò a casa sua a raccogliere più
informazioni possibili sulla famiglia Sabaku.
“E questo è tutto” concluse Sakura dopo
aver raccontato tutta la sua vicenda. “Anche tu non hai
passato una vita facile ultimamente” disse Temari.
“Già. Comunque non è che potrei
rendermi utile in qualche modo tipo pulendo il castello?”
chiese la ragazza. “Certo. Ci faresti un grandissimo favore
dando una pulita a questo vecchio maniero!”
esclamò Kankuro. La ragazza scese al piano inferiore e
disse:“Signore del castello” “Che
vuoi?” chiese la voce calma “Posso andare a
prendere dell’acqua per pulire tutto?”
“No. Scapperesti” “Vi giuro che non
scappo. Ho detto che sarei restata fino a che non lo deciderete voi
perciò voglio solo migliorare l’aspetto di questo
posto”. Non ci fu una risposta immediata. “Va bene,
ma fatti accompagnare” “Vi va bene se sono Kankuro
e Temari ad accompagnarmi?” “Sì. Ma non
stare via troppo. Ti verrò a cercare altrimenti”
“Non vi preoccupate vado e torno” disse felice la
ragazza mentre Kankuro prendeva un secchio dallo sgabuzzino del piano
superiore. I tre uscirono e si diressero verso il fiume non molto
distante dal castello. Sakura lavò il secchio e poi lo
riempì. Tornò al castello e iniziò a
pulire il pavimento del piano terra. “In tanto che il
pavimento qua sotto si asciuga vado a spolverare di sopra”
“Ti aiutiamo anche noi. Sono anni che non facciamo
qualcosa” “Grazie. Allora potreste spolverare le
camere. Io mi occuperò delle altre stanze” disse
Sakura andando a prendere uno straccio dallo sgabuzzino.
Metà mattinata passò alla svelta e, alle dieci, i
tre avevano finito il piano superiore. “Manca la cucina e poi
abbiamo fatto tutto” Sakura scese e si fece indicare
dov’era la cucina. “Qui sì che
c’è da lavorare!” disse Sakura mentre si
guardava attorno. “La cucina è di certo la parte
che si è degradata di più del castello”
intervenne Temari “Non sei obbligata a farlo”
“Ci sarebbe un metodo veloce per togliere la polvere, ma
occorrerebbe il tuo utilizzo” “Come?”
“Sei un ventaglio no?” “Se questo
può accelerare il tuo lavoro, mi farò utilizzare
volentieri” disse il ventaglio mentre Sakura
l’apriva e lo muoveva a destra e sinistra facendo muovere
grandi quantità di polvere. “Kankuro, apri la
finestra” la marionetta aprì la finestra e tutta
la polvere uscì. Sakura chiuse il ventaglio e
l’appoggiò a terra. “E’ stato
divertentissimo!” esclamò il ventaglio saltellando
un po’. “Scusami se ti ho sbattuto così
velocemente, ma era l’unico modo per far uscire la
polvere” “Figurati! Adesso manca la pulita
generale, giusto?” “Già. Forza al
lavoro!”. Sakura, Temari e Kankuro iniziarono pulire.
“Ragazzina” chiamò la voce del signore
del castello. “Cosa c’è
signore?” chiese Sakura “Vieni vicina al
muro” Sakura ubbidì e si fermò davanti
al muro. “Devi comprarmi una cosa” “Che
cosa?” “E’ una medicina. Devi chiederla
all’uomo che vive dall’altra parte della
foresta” “Impiegherò due giorni andando
a piedi” “Kankuro e Temari verranno con te. Sul
retro del castello c’è un cavallo. Se non tornerai
entro stasera considerati morta. ” “Grazie,
signore. Qual è la medicina?” ma la voce non
rispose. “Cosa voleva?” chiese Temari andando da
Sakura. “Vuole che gli compri una medicina” la
marionetta e il ventaglio si fissarono preoccupati e portarono Sakura
sul retro del castello. Lì c’era una piccola
stalla malridotta e dentro un cavallo marrone circondato di mosche
muoveva pigramente la coda. “Bè, se devo tornare
entro stasera credo che questo vecchio ronzino sia l’unico
mezzo” “Vecchio ronzino a chi?” disse il
cavallo fissando Sakura. “Ma quel cavallo parla!”
urlò Sakura. “Certo, che credevi? Io sono di un
paese molto lontano e i cavalli sono soggetti a delle magie. Io ho
avuto il dono della parola” “Che ne dici di
raccontarmi la tua storia mentre andiamo a prendere la medicina al
padrone?” chiese Sakura. “Ovviamente. Sali in
groppa” “Non sei legato?” “No e
ora muoviti!”. Sakura prese il cavallo e vi salì
in groppa. Kankuro si mise dentro una sacca attaccata alla sella e
Temari si mise dentro la fascia sottile dello yukata di Sakura
“Io sono, anzi no io ero il cavallo di un sultano”
iniziò il cavallo “Il mio manto era bianco ed ero
un bellissimo destriero. Però un giorno, mentre io e il
sultano eravamo in viaggio, nella patria si diffuse una potentissima
epidemia e tutti i cavalli ne morirono. Quando tornai mi presero per le
briglie e iniziarono a provare moltissimi incantesimi per farmi evitare
l’epidemia, ma mi diedero solo l’uso della
parola” “Come mai allora sei arrivato al castello
del padrone?” chiese Sakura “Scappai”
rispose il cavallo “Non dire sciocchezze”
intervenne Kankuro dentro la piccola sacca attaccata alla sella
“Dopo l’esperimento ti hanno baratto insieme a oro
e gioielli per poter restare una notte al castello! Il sultano ha detto
che eri un chiacchierone e da quel momento sei stato tutto il tempo
nella stalla!” “Senti cavallo” disse
Sakura precedendo la risposta del cavallo “Potresti correre?
Devo tornare al castello entro sera” “Vado come il
vento!” il cavallo s’impennò e poi
partì di corsa verso le montagne al limite con la foresta.
Sasuke si era documentato molto bene sulla famiglia Sabaku chiedendo in
giro e leggendo alcuni libri nella biblioteca di famiglia. La famiglia
Sabaku era composta da tre fratelli, due maschi e una femmina, e
possedeva, prima che cadesse in disgrazia, tutto il territorio della
foresta fino alle montagne e il villaggio in cui viveva la famiglia
Uchiha fino al fiume che distava qualche centinaio di metri dal piccolo
paesino. Secondo i vecchi che stavano tutto il giorno al bar il
castello sarebbe caduto in disgrazia per colpa della maledizione di un
demone maligno, per le vecchiette che spettegolavano in continuazione
su tutti e su tutto una vecchia aveva chiesto ospitalità, ma
il principe Gaara, il più piccolo dei tre fratelli Sabaku,
le aveva chiuso la porta in faccia e la vecchia aveva trasformato tutti
quelli nel castello in orribili mostri mentre per alcuni uomini e donne
più giovani, e un po’ più razionali,
pensavano ci fosse stato un crollo economico. Oltre a questo aveva
scoperto che la loro caduta era avvenuta due anni fa e tutte le ragazze
che per loro sfortuna si erano fermate al castello non era
più tornate. Il totale delle ragazze scomparse era solo
otto. E aggiungendo Sakura si arrivava a nove. Sasuke prese un cavallo
dalle stalle della sua reggia e partì al galoppo verso la
foresta, verso il castello della famiglia Sabaku. In poco tempo fu
davanti al castello. Anche se era il primo pomeriggio il maniero aveva
un’aria inquietante. Sasuke scese da cavallo e
entrò nel castello con la mano sull’elsa della
spada. “Sakura-chan dove sei?” chiese Sasuke
guardandosi intorno. Non ci fu nessuna risposta. “Che strano.
Credevo fosse qui. Magari il mostro che abita qui l’ha
già uccisa. No, è impossibile”
pensò Sasuke mentre si avvicinava a un muro con
un’entrata a volta. “Sei già
tornata?” chiese una voce. “Chi sei? Fatti
vedere!” urlò Sasuke. La voce non rispose.
“Sei un codardo! Mostra la tua faccia!”
“Cosa vuoi da me?” “Voglio indietro
Sakura-chan!” la voce non parlò più.
“Dannazione! Non risponde e Sakura qua non
c’è. Prima ha chiesto se era tornata a qualcuno.
Probabilmente ha mandato Sakura a fare qualche commissione e lei
tornerà di certo, è una ragazza d’onore
lei. Se ha detto che sarebbe rimasta fino a che il padrone del castello
non glielo avrebbe ordinato non c’è verso di farla
desistere dall’essere una serva. Conviene che torni
più tardi” pensò il principe
rinfoderando la spada. Uscì, ma quand’era sulla
porta disse:“Sakura-chan è mia” e se ne
andò sul suo cavallo.
Sakura starnutì un paio di volte. “Mi sto
prendendo il raffreddore” “Tutto a posto
Sakura?” chiese Temari. “Sì, sto bene.
Piuttosto che medicina devo prendere per il padrone?”
“Ai piedi delle montagne c’è una casa.
Devi bussare e dire solo che sei qui per la famiglia Sabaku. Ti daranno
la medicina giusta. Ti spiegherò poi che
cos’è” disse Temari cupa. Nemmeno il
cavallo aveva detto niente. Verso il tramonto arrivarono ai piedi delle
montagne. Come detto da Temari lì c’era una casa.
Era fatta di legno ed era piccola, ma graziosa. Sakura bussò
e una voce maschile chiese:“Chi è?”
“Sono qui per la famiglia Sabaku” un forte schiocco
precedette l’apertura della porta. Una mano grossa e callosa
diede a Sakura una bottiglietta contenente un liquido azzurro. La porta
si richiuse e Sakura stette a fissare un po’ la boccetta. Poi
mormorò un grazie poco convinto e tornò in groppa
al cavallo che riprese a correre per tornare al castello dei Sabaku.
Nonostante Temari avesse detto che avrebbe spiegato alla ragazza
cos’era quella medicina non lo aveva fatto, ma Sakura non
aveva chiesto niente. Aveva notato che quell’argomento era un
tasto dolente per Kankuro e Temari. La ragazza arrivò
proprio quando la chiesa del villaggio stava per suonare le nove.
Entrò di corsa nel castello con la boccetta in mano.
“Signore, scusi il ritardo. Ecco la medicina” disse
d’un fiato. “Nei hai impiegato di tempo.
Avvicinati” Sakura ubbidì anche se un
po’ titubante. Arrivò a pochi centimetri dal muro
a volta e allungò la mano con la medicina. L’unica
cosa che riuscì ad intravedere furono due tristi occhi
azzurri e una pallida mano che le prendeva la medicina di mano. Dopo
poco Sakura sentì il rumore di qualcosa di vetro che si
rompeva al suolo e poi solo il respiro affaticato del suo padrone.
“State bene padrone?” “Cosa
t’interessa? Se sto male per te è solo un
vantaggio” “Ma cosa dite? Se pensassi che il vostro
dolore sia un vantaggio per me vi avrei messo qualcosa nella medicina
non credete?” “Stai mentendo”
“No. Voi, anche se siete nascosto da queste parete, siete pur
sempre un essere umano, no?” la voce del padrone non rispose,
ma si sentì il rumore di passi che si allontanavano.
“E’ stato qui un ragazzo con gli occhi neri e i
capelli scuri. Ti stava cercando” disse il padrone calmo come
suo solito “Mi ha detto che tu sei sua”
“Sasuke è stato qui?” si chiese Sakura
“Come avrà fatto a sapere che io sono qui? Glielo
avrà detto papà” concluse Sakura
sorridendo. “Cos’hai da sorridere?”
“Niente” disse Sakura mettendosi sulla difensiva
“Ma sappiate che se avete bisogno di me potete chiamarmi a
qualunque ora” “Certo. Sei la mia serva”
“Non solo per questo. Vorrei che voi vi fidaste di me come
amica” “Gli amici sono inutili”
“Non importa. Ci tenevo che voi lo sapeste”. Sakura
andò verso il portone e la voce chiese:“Dove
vai?” “Metto il cavallo nella stalla poi vado a
dormire”. Sakura sorrise e uscì. Temari, fino a
quel momento rimasta nella fascia di Sakura si fece sfilare e mettere
per terra. La ragazza tolse anche Kankuro dalla sacca attaccata alla
sella e mise il cavallo nella stalla. “Buona notte
cavallo” disse la ragazza tornando nel castello.
“Buona notte padrone”. Salì in camera e
si addormentò.
Dietro il muro a volta c’era un corridoio scuro che portava
in una sola direzione e verso un’unica sala. Quella sala era
buia e polverosa con una finestra che dava sul giardino sul retro del
castello. Le ante della finestra erano chiuse ed era impossibile vedere
in che stato pietoso era ormai quello che all’inizio era un
bellissimo giardino. Il principe Gaara stava tutto il giorno rinchiuso
in quella stanza a pensare a come sarebbe in quel momento se non avesse
detto di no a quella vecchia. Poi gli venne un attimo della sua vita da
bambino .“Il sonno porta non solo pace e rinnovate energie,
ma anche un cambiamento fisico che può vedere solo chi
è sveglio. Anche la persona più terribile durante
il sonno diventa dolce e tenera” gli aveva detto suo padre
“E suo qualcuno è già dolce da
sveglio?” aveva chiesto lui “Diventa il
più incantevole degli angeli” gli aveva risposto
il padre. Non gli aveva mai creduto, credeva fosse impossibile che
qualcuno, solo perché dormisse, cambiasse così
tanto. “Ho l’occasione di poter controllare se
questo è vero. Quella ragazza, Sakura. Adesso
starà dormendo”. Gaara andò verso il
muro a volta e si bloccò davanti all’uscita.
“Se fosse sveglia ritirerà quello che ha detto.
Tanto che importanza ha? Non può scappare e non posso
permettermi degli amici” pensò Gaara per
incoraggiarsi ad oltrepassare quel limite che aveva da due anni.
Oltrepassò il muro e poi salì le scale.
Guardò nelle due camere e poi la trovò. Era
accoccolata in posizione fetale con la coperta fino al naso ed era
girata verso la finestra. Gaara si avvicinò facendo
scricchiolare un po’ il pavimento in legno ammuffito. Sakura
era beata nel sonno e il principe dovette confermare ciò che
aveva detto suo padre. “E’ la più bella
degli angeli” pensò Gaara. Poi scosse la testa per
cacciare quel pensiero. “Ma cosa sto pensando? Anche se
è bella non potrà aiutarmi a tornare
normale”. La ragazza si girò. Il principe ebbe
voglia di toccarla e allungò la mano sinistra, quella umana.
Le sfiorò i capelli. Erano morbidi come i petali dei
ciliegi. Dopo due anni rinchiuso dentro quel castello trovò
la forza per sorridere. “Cosa mi costa tentare con questa
ragazza?” si chiese il principe iniziando a trovarci gusto a
coccolare Sakura senza neanche aver un motivo. Dopo
l’ennesima carezza il principe si bloccò.
“Ma che sto facendo? Perché mai questa ragazza
dovrebbe amare me? Anche se io mi innamorassi devo venire ricambiato e
chi è disposta ad amarmi? Ormai sono per metà
Shukaku, non troverà nulla di bello in me”
pensò Gaara. Ritrasse la mano e uscì dalla stanza
dando un’occhiata veloce a Sakura prima di chiudere la porta.
Sakura aprì gli occhi quand’era ancora notte
fonda. Si mise a sedere sul letto e guardò fuori dalla
finestra. Aveva avuto una strana, ma piacevole sensazione. Era come
qualcosa di caldo e freddo contemporaneamente. Quella sensazione era
piacevole, ma era finita di colpo. “Chissà come
mai ho avuto questa sensazione. Era così piacevole. Forse il
padrone ne sa qualcosa. Glielo chiederò domani mattina. Ora
starà sicuramente dormendo”. La ragazza si
sdraiò e tentò di riaddormentarsi. Faceva molto
freddo e il lenzuolo era troppo leggero. Si alzò e
guardò nella camera accanto. Lì c’era
un armadio. Sakura lo aprì e dentro c’erano solo
vecchi vestiti. Cercò una coperta sul fondo
dell’armadio e ne trovò solo una vecchia e bucata.
“Meglio poco di niente, no?” sbuffò
Sakura tornando nella camera in cui dormiva. Quando si coprì
con la coperta si addormentò, ma non dormì bene
come quei minuti in cui aveva sentito quella sensazione di caldo e gelo.
La mattina dopo Sakura si era svegliata riposata e piena
d’energia. Scese dal letto e sentì qualcosa di
fine sotto i piedi. Guardò per terra e vide una poverina
giallastra. “Sabbia? Cosa ci fa della sabbia dentro a una
castello nel bel mezzo della foresta?” si chiese la ragazza
“Mah! Il padrone dovrebbe saperne qualcosa. Glielo
chiederò dopo colazione”. La ragazza scese al
piano inferiore e salutò Kankuro e Temari, già
svegli. “Buongiorno! Avete dormito bene?”
“Sì” rispose Temari “E
tu?” “Ho avuto un po’ di freddo, ma ho
dormito bene. Sapete dov’è la dispensa? Ho un
certo languorino” “Certo. Vieni con noi”
disse Kankuro facendosi seguire in cucina. La marionetta e il ventaglio
indicarono a Sakura alcuni armadietti in cucina. La ragazza
aprì le ante di un armadietto, ma il cibo che vi era dentro
era completamente avariato. “Morirò di fame se non
mangio. E’ da ieri che non metto qualcosa sotto i
denti!” “Ragazzina” disse il padrone
“Signore, vi dispiace chiamarmi Sakura?” disse la
ragazza andando verso il muro a volta. “Se hai
così fame vai al fiume a prenderti qualche pesce, ma ormai
sai quali sono gli avvertimenti. Se scappi sei morta” disse
Gaara ignorando quello che Sakura aveva detto “Grazie
signore! Ma posso chiedervi una cosa?” “Che cosa
vuoi?” “Stanotte è entrato qualcuno in
camera?” “Perché me lo
chiedi?” “Ho avuto una sensazione di freddo e di
caldo stanotte, inoltre ho trovato della sabbia”
“Non è entrato nessuno” rispose il
padrone “Quella sensazione ti ha infastidita?”
“No” rispose Sakura mentre andava verso porta
“E’ stata la cosa più piacevole che io
abbia mai sentito sulla mia pelle” la ragazza uscì
chiudendo la porta e il padrone si mise la mano sul cuore.
“Le è piaciuto” fu l’unica
cosa che riuscì a bisbigliare.
Sakura si era diretta verso il fiumiciattolo che tagliava la foresta.
Dentro c’erano pesci di piccole dimensioni, ma sufficienti
per una persona. La ragazza riuscì a prendere due o tre di
pesci e, dopo averli mangiati, tornò subito al castello.
“Devo cucire la coperta per stanotte” si disse
Sakura. Entrò nel vecchio maniero e chiese a Kankuro dove
fossero le cose per cucire. La marionetta accompagnò la
ragazza allo sgabuzzino. “Abbiamo spostato tutto qui dopo che
è arrivata la vecchia”. Kankuro se ne
andò mentre Sakura prendeva un vecchio cestino logoro.
Tornò nella camera da letto e iniziò a cucire la
coperta. “Non è il massimo, ma almeno stanotte non
avrò freddo” pensò la ragazza dopo aver
finito. Appoggiò la coperta sul letto e poi andò
nella camera affianco. Aprì l’armadio e vide tanti
vestiti come la notte prima, ma notò che erano sporchi.
“Saranno di Temari” pensò Sakura
prendendone uno. “Cosa stai facendo?” le chiese
Temari, che stava passando nel corridoio. “Niente. Stavo
guardando questi vestiti. Sono sporchi, ma sono stupendi”
“Erano i miei vestiti preferiti” disse il
ventaglio. “Erano?” “Sì, ora
non posso metterli” fece una pausa e poi disse:“E
non sono nemmeno in grado di lavarli!” “Se vuoi te
li lavo io. Così quando tornerai normale avrai i vestiti
puliti”. Quando avevano raccontato a Sakura della loro
maledizione sia lei che Kankuro avevano omesso il nome del loro
fratellino e che l’unico modo per tornare alla
normalità era che Gaara s’innamorasse e venisse
contraccambiato. Per questo Temari si rattristò e Sakura lo
notò. “Qualcosa non va?” “No,
nulla. Per quanto riguarda i vestiti puoi lavarli, se vuoi”
il ventaglio se ne andò. “Forse è
meglio che inizi a pulirli. Sono due anni che non li puliscono. Spero
di non trovare delle ragnatele” pensò la ragazza
prendendo i vestiti e scendendo al piano di sotto.
Nella sua camera buia Gaara era sdraiato sul suo divanetto per tentare
di riposare. A causa della sua maledizione non poteva dormire. E due
anni senza dormire ti stancavano. Ogni volta che poteva stava sdraiato
su quel divanetto per riuscire a dimenticare la sua sfortuna. Ma nella
sua sfortuna una consolazione c’era. E il suo nome era
Sakura. “Ha detto che le è piaciuto la sensazione
di calore e gelo. E se ci andassi anche stasera? Tanto lei dorme e
avrà solo una sensazione di calore e gelo. Io invece
potrò vederla di nuovo” pensò il
principe fissando la sua mano umana, anche se in realtà non
la vedeva essendo troppo scuro. Poi sentì la voce di Sakura.
“Pa-padrone” aveva detto. Gaara si era alzato dal
divanetto ed era andato davanti al muro a volta, rimanendo nella
penombra in modo da poter vedere la ragazza senza essere visto.
“Cosa c’è?” chiese il
principe. “Niente. E’ che non vi ho più
sentito da stamattina. Ero preoccupata” ammise lei stringendo
i vestiti che aveva in braccio. Solo in quel momento il principe li
notò. “Cosa ci fai con i vestiti di
Temari?” “Li voglio lavare. Sono bellissimi
è un peccato che siano così sporchi”
“Va bene” disse il principe ritornando nella sua
camera. Sakura corse verso la cucina “Sai, Ino mi aveva detto
che qui abitavano dei mostri che si nutrono del sangue delle persone.
Ma chiunque abbia messo in giro queste voci si sbagliava. Siete una
bravissima persona”. Quando Gaara si girò per
vedere se Sakura era sincera o voleva solo stordirlo con le sue parole
dolci la ragazza era già in cucina a lavare i vestiti di
Temari.
Sakura si era messa subito al lavoro. Aveva fatto scendere poca acqua
non molto pulita dai rubinetti e aveva iniziato a pulire i vestiti.
Sfregava e sciacquava più che poteva per far andar via la
polvere e intanto pensava a quello che aveva detto al suo padrone.
“Che mi è preso? Perché non ho
controllato la mia lingua e le mie parole? Sono qui solo da un giorno,
non dovrei avere tutta questa confidenza con il mio padrone. Adesso
penserà che io lo abbia detto solo per potermene andare
prima” pensò la ragazza continuando a lavare poi
una vocina nella sua testa iniziò a dirle che infondo il
principe aveva un certo fascino misterioso, sempre dietro quel muro
nell’ombra, con la voce così fredda, magari ce lo
poteva fare un pensierino. Ebbe un brivido lungo la schiena.
“Ma cosa sto pensando, è un principe e io una
povera ragazza figlia di un ex mercante. Non abbiamo né un
inizio né una fine. E poi non l’ho nemmeno visto
in faccia cosa dovrei trovarci in lui? Tranne la voce fredda, gli occhi
azzurri tristi, non ho visto nient’altro”
“Sakura!!” urlarono due voci in coro irrompendo
nella cucina. “Cosa c’è?”
chiese Sakura voltandosi verso Temari e Kankuro. I due le corsero
incontro e l’abbracciarono piangendo. “Cosa
c’è? Cosa ho fatto?” chiese la ragazza
preoccupata. “Grazie! Tu ci hai ridato la speranza! Grazie,
Sakura! Grazie!” “Figuratevi. Se sapessi cosa ho
fatto di speciale” “Sei riuscita a togliere uno
strato di ghiaccio dal cuore di Gaara! Rimani qui per sempre, ti
prego” disse Temari restando appoggiata a Sakura.
“Gaara? Il padrone si chiama Gaara?” chiese Sakura.
“Sì, si chiama così! E tu sei stata
capace di fare in due gironi quello che noi non siamo stati capaci di
fare in due anni! Sei una grazia del cielo, Sakura!” disse
Kankuro. “Non credo di aver capito bene, ma se siete felici,
lo sono anch’io” disse Sakura. “E
anch’io” pensò Gaara guardando Sakura
utilizzando i poteri dello Shukaku.
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Capitolo 2 *** 2 ***
2
Era passata una settimana da quando Sakura era al castello
di Gaara. Tutti i giorni dava una spolverata al castello e aveva
scoperto che il giardino del castello aveva proprio bisogno di una
sistemata. Così, da due giorni a questa parte, aveva preso
l’abitudine di prendersi cura dei fiori nel giardino. Gaara,
da quando la ragazza curava il giardino, la osservava. Anche se era
inverno e faceva freddo, continuava a prendersi cura dei fiori e il
giardino era tornato alla vecchia bellezza. Un giorno Sakura si era
fermata fuori a guardare in direzione della sua casa. Gaara, anche se
la vedeva di spalle, sapeva che era triste e le mancava la sua
famiglia. E si pentì di averla trattenuta per una settimana.
“Domani ci dovrebbe essere la Festa d’Inverno.
Chissà chi inviterà Sasuke” disse
Sakura guardando verso il villaggio. Gaara era riuscito a sentire
quello che aveva detto la ragazza. “Sakura” disse
Gaara attirando l’attenzione della ragazza.
“Padrone?” “Che
cos’è la Festa d’Inverno?”
“E’ una festa che si fa al villaggio per accogliere
l’arrivo dell’inverno. Itachi e Sasuke aprivano le
danze intorno a un falò. Itachi di solito cambiava la
ragazza tutti gli anni, Sasuke invece mi invitava sempre. Dicevano che
eravamo una coppia fissa e che ci saremmo sposati mettendo su famiglia.
Ce lo dicevano quando avevamo ancora quattro anni. Io non ci ho mai
creduto” “Perché no?”
“Non è il mio tipo” sorrise Sakura
girandosi verso la finestra chiusa. “Cosa si fa durante la
Festa d’Inverno?” “Non vi avete mai
partecipato? Bè, oltre a ballare intorno al falò
si mangia a volontà e ci si diverte. Inoltre dicono che sia
il momento propizio per dichiararsi alla persona che si ama”
“Perchè?” “Non lo so. Sarebbe
meglio in primavera, ma hanno detto che d‘inverno
è più probabile che l‘amore sia
corrisposto” “Ci vuoi andare?”
“Vorrei, ma dovete darmi il permesso”. Gaara non
rispose subito. Ci doveva pensare bene. Poteva essere che Sakura
ricevesse una qualche proposta da qualcuno che le interessava. Che
scappasse era una cosa remota: aveva avuto tantissime occasioni per
fuggire e tornare a casa eppure era ancora lì con lui.
“Puoi andare alla festa” disse il principe. Sakura
saltò di gioia “Ma ti voglio di ritorno per
mezzanotte” “Grazie, padrone!! Vi giuro che
sarò di ritorno per mezzanotte!” Sakura corse
dentro al castello e salì al piano superiore. Si
buttò sul letto e immaginò come sarebbe stata la
festa. “Chissà se papà, Ino, Tenten e
la matrigna saranno là” pensò Sakura
fissando il soffitto. “Sakura, posso entrare?”
chiese Temari. Sakura si appoggiò alle braccia e disse di
sì. “Ho sentito che vai alla Festa
d’Inverno. Visto che tu sei stata molto disponibile nei
confronti di tutti quelli del castello vorrei che tu prendessi uno dei
miei vestiti per andare alla festa” “Sul serio?!
Grazie, Temari!” Sakura corse nella stanza vicina e
aprì l’armadio.
Sasuke aveva preso un cavallo ed era andato nella foresta verso il
castello. Sakura sarebbe andata con lui alla Festa D’Inverno,
avrebbero passato tutta la serata insieme e lei sarebbe diventata sua
quella notte. “Il padrone del castello potrebbe interferire.
Ma, una volta che Sakura-chan sarà caduta tra le mie
braccia, lui sarà un capitolo chiuso della vita della mia
Sakura” pensò Sasuke fermando il cavallo poco
lontano dal castello. Scese e entrò nel maniero. Era
bellissimo da quando c’era Sakura. “Ehi,
Sakura-chan, ci sei?” chiamò Sasuke guardandosi
intorno. “Sasuke-kun!” disse Sakura correndo
incontro all’amico. “Come stai? Come mai sei venuto
qui?” chiese la ragazza. “Sto bene! Sono venuto per
invitarti, come tutti gli anni, ad essere la mia dama alla Festa
d’Inverno. Se il padrone del castello vuole,
ovviamente” “Certo! Mi ha dato il permesso per
venire alla festa anche se devo tornare entro mezzanotte”
“Non ti preoccupare. Tornerai per tempo”
“Chi inviterà quest’anno
Itachi?” “Da quanto ne so, la sua fidanzata,
Konan” “L’hai già
vista?” “No. Per la verità
l’ha vista solo papà”
“Bè, se ha scelto quella ragazza per tuo fratello
deve essere veramente bella! Sono felice per lui”
“L’unica cosa che non mi va è che Itachi
prenderà le redini della famiglia e io dovrò
diventare un monaco oppure sposarmi con una ragazza ricca per poter poi
ereditare la sua fortuna” “Saresti buffo come
monaco, sai?” disse Sakura ridacchiando
“Perché?” “Non mi sembri un
uomo di chiesa che si rinchiuderà per il resto della sua
vita a pregare” “Già, nemmeno io riesco
ad immaginarmi come monaco. Spero solo di trovare la ragazza
giusta” “Te lo auguro di tutto cuore. Tutti
meritano la gioia di avere un marito o una moglie accanto”
“Vabbè, io allora ritorno a casa. Ti vengo a
prendere stasera alla sei” “Sarò pronta
per quell’ora”. Sasuke se ne andò e
sorrise. “Sakura, scoprirai la gioia di essere mia
moglie”.
Gaara aveva visto e sentito tutta la conversazione tra Sasuke e Sakura.
Tra i due c’era qualcosa lo che preoccupava. Non sapeva
spiegare cosa, ma aveva il terrore che tutto tornasse nero. Niente
più rosa né verde. “Non lo
permetterò. Sakura, non sposerai proprio nessuno”.
Gaara si sdraiò sul suo divanetto e tentò di
scacciare l’irritante pensiero di dover vedere tornare Sakura
al castello con un anello al dito. “Ma a me cosa interessa se
Sakura riceve delle proposte?” si chiese il principe a un
tratto “Non è la mia fidanzata, perché
sono geloso di lei? Eppure quando è venuto qui Sasuke la
prima volta non ho sentito nulla quando mia ha detto che Sakura era
sua. Cosa può cambiare in una settimana? In questi casi mi
possono aiutare solo quei due”. Gaara si alzò e
andò verso il muro a volta. Sakura era ancora davanti al
portone. “Sakura” chiamò Gaara
“Sì padrone?” chiese lei voltandosi
verso il muro a volta. “Cosa ci fai ancora
lì?” “Niente. E’ che Sasuke
non mi ha convinta” “Cosa vuoi dire?”
“Era come se stesse architettando qualcosa. Sarà
stata una mia impressione. Comunque, cosa volevate?”
“Chiama Kankuro e Temari. Devo parlare con loro. Di loro di
entrare nella mia stanza” Gaara se ne tornò nella
stanza e si sdraiò di nuovo sul suo divanetto.
“Cosa vuoi Gaara?” chiese Temari stanno vicina alla
porta insieme a Kankuro. “Sakura domani andrà alla
Festa d’Inverno” disse il più piccolo
dei tre fratelli. “Sì e allora?”
“Vi ha detto qualcosa?” “No. Abbiamo solo
sentito la sua conversazione con quel Sasuke e basta”
“Cosa ne sapete della Festa d’Inverno?”
“E’ strano che faccia così tante
domande” pensò Temari “Sappiamo solo che
è il momento più opportuno per fare delle
proposte di matrimonio o fidanzamento, da quanto dice la
gente” “Io non voglio che lei riceva delle
proposte, ma non so il perché. Non è la mia
fidanzata eppure sono geloso. Settimana scorsa è venuto qui
Sasuke e mi ha detto che Sakura era sua e a me non ha fatto nessun
effetto. Ora invece sono geloso. Le ho dato fiducia più di
una volta, anche il primo giorno che è stata qui. Sto male
al pensiero che lei sia felice con un altro uomo. Da che cosa nasce il
mio malessere?” “Non lo sappiamo, ma se continui a
stare così male perché non la mandi a casa
sua?” chiese Temari mentendo un po’. Sapeva
benissimo cosa stava succedendo a Gaara, ma non voleva dirglielo:
avrebbe negato e si sarebbe infuriato, facendo prendere maggiormente il
sopravvento allo Shukaku. “Non ci riesco. Ho provato a
dirglielo due giorni fa, ma mi si sono bloccate le parole in gola. Non
ce la faccio ad allontanarla dalla mia vita. Non ne sono
capace” “Glielo diciamo noi?” chiese
Kankuro “Non voglio che lei torni a casa”
“Vuoi parlarle? Infondo ti ha detto che è disposta
ad ascoltarti” “Forse. Ma non adesso. Non voglio
che si rovini la festa per colpa mia. E adesso andate via”. I
due fratelli uscirono dalla stanza.
Il giorno dopo Sakura sembrava camminasse un metro da terra. Era felice
di poter rivedere il suo villaggio e sapeva benissimo che Ino e Tenten
sarebbero andate là. Verso le cinque Sakura si era messa il
vestito che aveva scelto e si era legata i capelli con due forcine. Era
scesa al piano terra attaccandosi al corrimano delle scale.
“Pa-padrone” aveva chiamato Sakura avvicinandosi al
muro a volta. “Cosa vuoi?” “Vorrei avere
il vostro parere per come sto, è importante per me sapere la
vostra opinione” disse Sakura allontanandosi dal muro in modo
da essere completamente visibile. Gaara era rimasto a bocca aperta: era
stupenda! “Sto male, vero?” “No, sei
bellissima” disse Gaara, ma poi si corresse
“Cioè, non stai male. Stai bene con il
rosa” “Grazie, padrone!” disse Sakura.
“Whoa, Sakura!” dissero Temari e Kankuro in coro
“Stai benissimo! Sembra fatto per te questo
yukata!”. Dopo un’ora che Temari e Kankuro aveva
ripetuto che Sakura stava bene con il vestito arrivò Sasuke
sul suo cavallo bianco. “Divertiti alla festa!” le
augurano i due fratelli mentre Sakura usciva e saliva sul cavallo di
Sasuke. “Sei stupenda. Il rosa ti dona proprio”
disse l’Uchiha facendo andare il cavallo al trotto.
Arrivarono al villaggio durante l’apertura della Festa
d’Inverno. Sasuke e Sakura si misero vicino al
falò, dalla parte opposta di Itachi e Konan. Sasuke aveva
messo una mano destra sulla schiena di Sakura mentre la ragazza aveva
messo la sua mano sinistra sulla spalla di lui. Poi, mano nella mano,
avevano iniziato a ballare. Mentre la banda suonava la gente guardava
un po’ stupita Sakura. Tutti credevano che fosse diventata la
schiava dei demoni che infestavano il castello abbandonato e invece era
lì e con un vestito stupendo. “Sono un
po’ a disagio. Non mi piace avere gli occhi della gente
addosso” disse Sakura guardandosi intorno e avvicinandosi a
Sasuke. “Tranquilla non ci badare” le disse
l’Uchiha. Sakura vide una ragazza dai capelli blu che
ballava con Itachi. “Lei è
Konan?” chiese Sakura a Sasuke continuando a fissare la
ragazza di Itachi “Sì, è
lei”. Anche Konan fissava Sakura, sembrava che ce
l’avesse con lei. La guardava con severità e
superiorità. “E’ quella
Sakura?” aveva chiesto ad Itachi “Sì, e
quest’anno è più bella del
solito” aveva risposto l’Uchiha più
grande. “Parli sempre di lei, quanti anni ha?”
“Sedici” “E’ una ragazzina! Io
ne ho venti e sono molto più matura di lei perchè
non riesco ad attirare la tua attenzione come fa lei?”
“Perché lei è sempre stata libera da
tutto ciò che tu trovi vincolante”. La musica
finì e le due coppie si lasciarono tra gli applausi della
gente. Sakura era andata a prendere qualcosa da bere. “Sei
brava come al solito a ballare” aveva detto Itachi
avvicinandosi alla ragazza. “Grazie. Ma non dovresti stare
con la tua fidanzata?” “Dovrei, ma non voglio.
Piuttosto, tu cosa ci fai qui? Non dovresti essere al castello
abbandonato?” “Lasciala stare, Itachi! Lei
è qui con me. Vai dalla tua dama” intervenne
Sasuke mettendosi tra Sakura e Itachi. “Otouto*, non sai che
è maleducazione intervenire nelle discussioni
altrui?” disse Itachi di rimando al fratello minore.
“La stavi importunando, sei tu il maleducato. E’
fuori per una giornata sola, lasciala respirare”. Sakura
stava per intervenire quando due voci femminili, molto note alla
ragazza, chiamarono Sakura. “SAKURA!”. Vicino alla
ragazza arrivarono Ino e Tenten con i loro vestiti più
belli. “Cosa ci fai qui? Sei libera? Perché non
sei tornata suito a casa? Ci sei mancata tantissimo!” avevano
detto le due in coro. “Ehi, calma! Non sono libera. Il
padrone del castello mi ha dato un po’ di tempo per poter
partecipare alla Festa d’Inverno. Gli ho spiegato che era una
specie di tradizione che io e Sasuke fossimo una coppia di ballo fissa
e mi ha lasciato tempo fino a mezzanotte” “Certo
Sakura. Non è che gatta ci cova?” chiese Ino
maliziosa. “No, non è come credi! Lui è
un ricco principe e io una ragazza figlia di un mercante caduto in
disgrazia, figurati se c’è una
possibilità per noi! Comunque, dov’è
nostro padre?” le due sorellastre sembrarono perdere
entusiasmo e spiegarono. “Si è dato tanta pena per
te” disse Ino “Nostro padre si sta chiedendo se non
è un po’ troppo il tempo che ti trattiene il
padrone del castello” “Vorrei che diste a
papà una cosa da parte mia”
“Cosa?” chiese Ino “Vorrei che gli
comunicaste che sono trattata benissimo e che tutte le sere gli rivolgo
un pensiero. Inoltre” Sakura fece un respiro profondo
“Il padrone del castello è una bravissima persona,
non è un demone che vuole il sangue delle persone.
Resterò finchè il padrone non verrà
vedermi libera” “Okay, stasera glielo
diremo” disse Tenten. Le due sorellastre si allontanarono e
Ino chiese:“Non abbiamo fatto male a non dirle che Sasuke
vuole portarla a casa con la forza?” “Ricordati che
poi dovrà sposarlo. E’ meglio non dirle nulla.
Qunado scoprirà tutto sarà furiosa, ma lo
farà lo stesso” rispose Tenten guardando Sakura
mentre rideva e sorrideva parlando con Sasuke.
“Così la fidanzata di tuo fratello
rimarrà qui un mese” disse Sakura sedendosi su una
sedia di legno. “Già. Itachi non ne è
molto entusiasta. E Konan è ancora meno entusiasta della
delusione di mio fratello. Questo causa disagi a mio padre e al padre
di Konan. E questo porta solo problemi!” disse Sasuke
esasperato “Io t’invidio!” ammise alla
fine. “Perché?” “Tu sei
libera!” “No. Io sono vincolata come gli altri. In
questa settimana sono stata vincolata al mio padrone e lo
sarò per ancora un bel po’ di tempo”.
Calò il silenzio tra i due ragazzi. Verso le otto
iniziò a soffiare un vento freddo e pungente. Sakura
rabbrividì un paio di volte e Sasuke le diede la sua giacca.
“Grazie, ma non hai freddo?” “No. Ho un
vestito invernale” “Invernale o no, se restiamo
fermi ci congeliamo, andiamo a ballare!” disse la ragazza
trascinando Sasuke vicino al falò.
Gaara osservava tutto dalla sua camera. La sfera di sabbia gli
permetteva di vedere tutto quello che Sakura faceva. E vedeva che era
felice tra i suoi amici. Si sentiva in colpa di averla allontanata per
una settimana dalla sua vita. “Forse è meglio se
la lascio andare via. Domani glielo dirò. Voglio rivederla
dormire per l’ultima volta”. Gaara
continuò a osservare Sakura. Era evidente che stava meglio
tra le persone che riusciva a vedere e non doveva chiamare padrone. Si
sdraiò sul divanetto e iniziò a pensare a come
sarebbe stato il suo rapporto con Sakura se fosse ancora del tutto
umano. “Probabilmente non ci conosceremmo nemmeno. Infondo
essere stato maledetto non è così male. Ho avuto,
anche se per una sola settimana, le attenzioni di una ragazza dolce.
Vorrei che lei restasse, ma devo lasciarla andare. Lo devo fare per
lei”. Gli venne da piangere, finalmente aveva trovato una
persona a cui affezionarsi, ma doveva lasciarla.
Sakura ebbe una sensazione di vuoto per pochi istanti. Smise di ballare
e d’istinto guardò verso il castello. Si
allontanò dal falò seguita da Sasuke e Itachi.
“Gaara-sama” bisbigliò. “Cosa
c’è Sakura-chan?” le chiese Sasuke
“Niente, una sensazione” “Riguarda il
castello?” “No, non il castello”
“Il padrone? Ti sei affezionata a lui?”
“Sì, è una brava persona. E’
buono e gentile. Se non fosse che sta sempre dietro un muro a
volta” “Sei riuscita a vederlo una
volta?” chiese Itachi “No. Ho intravisto appena i
capelli e un occhio” “Perché non si fa
vedere secondo te?” chiese Sasuke “Non lo so. Forse
è timido” “Io ho visto i tre fratelli
Sabaku” disse Itachi attirando l’attenzione di
Sakura “Sai come si chiama il padrone?”
“Gaara” “E’ il più
piccolo dei tre Sabaku. E’ lui che aveva il controllo del
castello. Quando l’ho visto era un bambino, ma era scontroso
e taciturno. Una persona veramente poco piacevole”
“Ti sbagli. E’ cambiato da quando era
bambino”. Le persone fissavano Sakura con fare circospetto. I
mostri le dovevano aver fatto il lavaggio del cervello. “Vuoi
andare da lui?” “No. Lui è stato gentile
a lasciarmi venire alla Festa d’Inverno e io ho intenzione di
sfruttare l’occasione” disse Sakura sorridendo.
“Itachi, andiamo a ballare. Sono solo le nove”
disse Konan attaccandosi a un braccio dell’Uchiha maggiore.
“No, Konan. Voglio parlare con Sakura”. La ragazza
dai capelli blu si avvicinò a Sakura che si
avvicinò a Sasuke. “Chi ti credi di essere per
rubarmi Itachi? Lui è il mio fidanzato!”
sbraitò Konan. “Non te lo sto rubando. Stiamo solo
parlando” tentò di dire Sakura, ma Konan le
continuava a sbraitare contro. “Adesso basta
Konan!” ordinò Itachi attirando
l’attenzione di tutti i compaesani “Stavamo
parlando e basta. Vai a fare la prepotente con
qualcun’altra“ Konan stette zitta e si
allontanò. “Cosa avete da fissare?”
chiese Itachi. Tutti ripresero a fare quello che stavano facendo
bisbigliando un po’ troppo rumorosamente. “Che
impiccioni” “Grazie, Itachi. Senza offesa, ma la
tua fidanzata è un po’ scontrosa”
“Non mi offendo. Lo so benissimo che è scontrosa,
ma sono obbligato a tenermela”. Sasuke, sentendosi escluso e
vedendo che Itachi ci stava provando con Sakura nonostante fosse
già fidanzato, chiese a Sakura se poteva seguirlo in un
posto un po’ più riservato. “Cosa vuoi
Sasuke-kun?” chiese Sakura “E’ un
po’ che volevo chiedertelo, ma” Sasuke si
inginocchiò “Vuoi essere la mia
fidanzata?”
Gaara era scattato in piedi appena aveva visto Sasuke si era
inginocchiato ed era riuscito a leggergli il labiale. “Le ha
chiesto di fidanzarsi con lui”. Era la cosa che temeva di
più. Sperava che Sakura rifiutasse, ma in cuor suo sapeva
che avrebbe accettato. Sakura era evidentemente arrossita, ma non aveva
accettato. Sasuke si era alzato e le aveva lasciato l’anello.
“In caso tu cambiassi idea” aveva detto. Sakura
aveva scosso la testa e aveva restituito l’anello.
“Mi sento meglio, Sakura” disse Gaara continuando a
guardare la ragazza. “Fammi vedere” disse qualcuno
fuori dalla porta “Spostati tu! Non riesco a
vedere”. “Temari, Kankuro, so che siete
lì” disse Gaara gelido. Grazie alla sabbia dello
Shukaku aprì la porta della camera e i suoi fratelli caddero
per terra uno sopra l’altra. Si rialzarono a fatica e
cercarono mille scuse, ma Gaara aveva capito subito che volevano solo
vedere Sakura alla Festa d’Inverno. “Potevate dirlo
subito no?” disse il minore dei tre Sabaku.
“Credevamo che ci dicessi di no” tentò
di giustificarsi Temari. Il ventaglio e la marionetta si avvicinarono
al fratello minore e videro che Sakura parlava con Sasuke.
“Cosa sta succedendo?” “Sakura ha
rifiutato la proposta di fidanzamento di Sasuke” “E
questo è un bene per te, no?” chiese Temari.
“Sì” disse Gaara senza pensare, ma poi
si corresse “Cioè no! Bè mi fa piacere
che abbia rifiutato, ma non è un bene! Insomma
perché mi hai fatto questa domanda?! Mi hai solo confuso le
idee!” sbraitò Gaara arrossendo per la prima volta
in diciassette anni. Sembrava infuriato, ma in realtà era
solo confuso dalla domanda di Temari. “E’ carino
Gaara innamorato, vero?” bisbigliò Temari a
Kankuro “Già, mi devo abituare alla mia futura
cognata” mormorò la marionetta. “Cosa
avete voi due da bisbigliare?” chiese Gaara freddo
“Niente!” dissero i due fratelli maggiori in coro.
“Noi andiamo a farci un giro per il castello!” i
due corsero fuori e Gaara li fissò stranito.
“Delle volte mi chiedo se la maledizione non abbia colpito
anche la loro testa”.
Temari e Kankuro si fermarono davanti al portone del castello con un
po’ di fiatone. “L’abbiamo
scampata” disse Temari. “Hai ragione! Secondo me
Gaara ha sentito benissimo quello che abbiamo detto, ma ha fatto finta
di niente!” “Già. Non lo
ammetterà mai, ma lui è proprio innamorato di
Sakura. Mi immagino quando Sakura avrà aperto il cuore di
Gaara e per il castello, tornato al vecchio splendore, scorrazzeranno i
figli di Gaara e Sakura” fantasticò Temari.
“Non esagerare. Non sappiamo cosa provi Sakura per Gaara.
Magari è una di quelle cotte momentanee oppure lo considera
solo un amico” “Ma che dici?! Si vede che quei due
sono nati per stare insieme”. “La maledizione ha
dato loro alla testa” pensò Gaara dietro il muro a
volta mentre origliava i discorsi dei suoi fratelli.
Sasuke non se l’era presa per il rifiuto di Sakura, ma ci era
rimasto un po’ male. Non voleva che lui dovesse competere in
amore con Gaara. Però, anche se era stato rifiutato, amava
ancora Sakura. Sasuke trovò Ino e Tenten a parlare con due
uomini che sembravano interessati alle ragazze, ma non di certo per la
loro intelligenza. “Ino, Tenten vi devo parlare”
disse Sasuke avvicinandosi alle due e mandando via i due uomini.
“Cosa volete?” chiese Ino. “Vorrei che
diceste a vostro padre che Sakura è felice con il padrone
del castello. Ditegli anche che non deve darsi pena per lei e che
tornerà a casa non appena lo riterrà opportuno il
padrone del castello” “Glielo diremo. Andiamo
Tenten, c’è scuro e la strada è
lunga” disse Ino dirigendosi verso casa. Tenten
seguì la sorella e poco dopo sparirono dalla vista di
Sasuke. L’Uchiha tornò alla festa e Sakura stava
scherzando con suo fratello. Anche lui aveva un debole per Sakura e,
purtroppo, riusciva sempre a far colpo sulle ragazze che gli
interessavano. Verso le undici e mezza Sakura chiese a Sasuke di
riportarla al castello. “Sono stanca, è
dall’alba che sono sveglia” aveva detto per
giustificarsi. Sasuke andò a prendere il suo cavallo e
Sakura vi salì in groppa. Si aggrappò alla vita
di Sasuke e appoggiò la testa sulla schiena di lui.
“Sei molto stanca, vero?” Sakura annuì.
“Dimmi una cosa, tu sei innamorata di mio
fratello?” Sakura disse no, senza nemmeno aver capito bene la
domanda di Sasuke. Arrivarono davanti al castello di Gaara e Sakura
scese, mezza intontita dal sonno, dal cavallo traballando un
po’. “Buona notte Sasuke-kun” disse
Sakura entrando nel castello. “Buona notte
Sakura-chan” augurò Sasuke tornando verso il
villaggio. Sakura aprì pigramente il portone
d’ingresso e disse:“Sono tornata padrone”
“Ben tornata, ti sei divertita alla Festa
d’Inverno?” “Sì. Adesso vado a
dormire. Dove sono Kankuro e Temari?” “Sono andati
a dormire nelle loro stanze” “Ah, già.
E’ molto tardi. Allora vi auguro buona notte
padrone”. Sakura salì al piano superiore e si mise
il suo yukata normale. Mise il vestito di Temari sulla scrivania ben
disteso, in modo che non si stropicciasse. Poi si mise sotto le coperte
e si addormentò immediatamente.
Gaara aveva aspettato cinque minuti e poi era salito al piano
superiore. Voleva vedere Sakura, per l’ultima volta, dormire
beata. Sakura era nella stessa posizione in cui l’aveva vista
la settimana prima. Gaara si avvicinò al letto della ragazza
e iniziò ad accarezzarle i capelli. Sakura si era girata
verso di lui. “Ti voglio vicina a me. Solo stasera”
mormorò Gaara sdraiandosi in parte a Sakura. Lei gli mise le
braccia sul petto e si accoccolò meglio vicino al principe.
Gaara era felice che Sakura gli fosse così vicino e si era
messo a scodinzolare. Ma aveva smesso subito. Sakura non sarebbe stata
più la sua serva dalla mattina dopo. No, in
realtà non era mai stata la sua serva. Solo dopo tre giorni
che era lì l’aveva iniziata a considerare come
un’amica, e forse anche qualcosa di più. Ma aveva
subito abbandonato l’idea che lei potesse amarlo. Il suo
braccio destro e la parte destra della sua faccia avevano preso le
sembianze dello Shukaku e in più gli era spuntata la coda
del demone. “No. Decisamente non può
amarmi”. Sakura sembrava quasi aver capito i suoi pensieri e
si era avvicinata ancor di più. “Mi leggi dentro,
Sakura?”. La ragazza sorrise nel sonno e Gaara a sua volta
sorrise. “Ti vorrei sempre vicina Sakura. Come se tu fossi
mia” pensò Gaara chiudendo gli occhi. E per tutta
la nottata stette vicino a Sakura finchè non iniziarono a
farsi vedere i primi raggi di sole. “Sii felice” le
disse Gaara tornando al piano inferiore per tornare dietro al muro a
volta.
Alle otto e mezza Sakura si svegliò riposata. Aveva passato
la notte in uno strano tepore che però era sparito di colpo.
Si alzò dal letto e mise subito nell’armadio il
vestito di Temari. Scese al piano inferiore. Vide Temari e Kankuro
parlottare tra di loro. “Buongiorno, avete passato una buona
nottata?” chiese Sakura felice. “Sakura”
dissero i due con le lacrime agli occhi. “Ehi,
cos’è successo?” chiese Sakura.
“Non te ne andare!” urlarono i due attaccandosi
alle gambe di Sakura piangendo. “No, non me ne
andrò finchè il padrone non me lo
dirà”. “Lasciatela stare”
disse Gaara freddo e calmo “Sakura devo parlarti”
“Dica pure padrone” “Sei libera. Vattene
da questo castello. Tu, tuo padre e le tue sorellastre vi siete
sdebitati. Puoi tornare a casa tua”
Otouto: modo
affettuoso usato dai fratelli maggiori di chiamare i fratelli minori.
Salve! Scusatemi, ma sono una frana con i
programmi del computer: c'è qualcuno che sa come mettere le
immagini in un capitolo di una ff? Grazie in anticipo
Night96
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Capitolo 3 *** 3 ***
3
Sakura non fece trasparire nessuna emozione, ma dentro di sé
ci era rimasta male. “Allora, addio Gaara-sama”
disse lei trattenendo le lacrime che volevano uscire. Uscì
dal castello e corse verso casa sua. “E’ stata la
cosa più giusta che potessi fare nei suoi
confronti” pensò Gaara. Sakura correva e tentava
di non piangere. “Perchè sono triste? Dovrei
essere felice sto tornando dalla mia famiglia”
pensò Sakura fermandosi e lasciando che le lacrime le
rigassero le guance. “Ho perso Gaara, Temari e Kankuro.
Voglio solo che Gaara ritorni ad essere nella mia vita. Il pensiero di
perderlo è troppo doloroso” pensò
Sakura continuando a singhiozzare. Appena le lacrime smisero di uscire
riprese a camminare e si asciugò le guance. Bussò
alla porta di casa sua e suo padre le corse in contro abbracciandola,
felice del suo ritorno. Ma Sakura non era altrettanto felice.
Gaara era tornato nella sua stanza e si era buttato sul divanetto.
Stava provando a non piangere. Nemmeno la sua maledizione lo aveva mai
fatto soffrire tanto. Possibile che una ragazza potesse avere
quell’effetto? “Se questo è
l’amore, preferisco diventare lo Shukaku” disse
Gaara mettendosi una mano sugli occhi per nascondere ancor di
più le sue lacrime. “Ritorna da me”.
“Sta soffrendo vero?” chiese Kankuro alla sorella.
“Terribilmente. Dobbiamo convincerlo a far tornare
Sakura” “No. Deve essere lui a decidere di volerla
di nuovo qui” disse Kankuro tentando di smettere di piangere.
“Non ce la faccio a vederlo così. Mi fa star
male” disse Temari chiudendo la porta della stanza del
fratello minore. “Andiamo o staremo peggio” propose
il ventaglio saltellando verso l’uscita del muro a volta. Poi
si appoggiò al muro e disse:“Aspetterò
il ritorno di Sakura qui”
Era passato un mese da quando Sakura era tornata dal castello di Gaara
ed era caduta in depressione, mangiava poco e tutte le sere piangeva
per parecchio tempo. Quando andava al villaggio accompagnando il padre
nessuno riconosceva più Sakura. Tra la gente si era sparsa
la voce che Sakura fosse scappata e fosse stata maledetta dai demoni
del castello e quando la voce aveva trovato radici nel villaggio
nessuno rivolgeva più la parola alla ragazza. Solo Sasuke e
Itachi non credevano a questa diceria. Tuttavia solo Sasuke aveva
occasione di parlare con Sakura, il maggiore dei due figli Uchiha era
occupato per le rifiniture del suo matrimonio con Konan. E Sasuke aveva
capito dove Sakura andava quando voleva parlare con lui. Si faceva
trovare lontana dalla sua casa, sempre seduta vicina a un albero con la
fronte appoggiata alle ginocchia mentre con le braccia abbracciava le
gambe. Era ridotta in uno stato pietoso. Non era rimasta nemmeno
l’ombra di quella che prima era una ragazza allegra e solare,
libera dai vincoli della società. Un giorno Sasuke stava
consolando per l’ennesima volta Sakura le
chiese:“Perché non vai a trovarlo?”
“No. Lui mi ha liberata. Non ne avrei motivo”
“Dov’è finita la Sakura che conoscevo?
Quella che non si arrendeva mai e che aveva sempre il
sorriso?” chiese Sasuke alzandosi. “Ha il cuore
distrutto e non è capace di reagire a tutto
ciò” “Bè vedi di trovare il
coraggio per andare da Gaara altrimenti non sperare che io continui a
sopportare le tue lamentele d’amore” Sasuke
tornò a villa Uchiha e Sakura tornò a casa sua
pensando a cosa fare.
Temari era rimasta un mese andando avanti e indietro davanti al portone
aspettando il ritorno di Sakura. Era sicura che tornasse, il suo
istinto femminile glielo assicurava! E Gaara era ridotto a uno
straccio. Da un mese non parlava, ma continuava a piangere. Lo Shukaku
aveva preso ulteriormente il sopravvento. Sulla testa del principe
erano cresciute due orecchie da tanuki. Kankuro stava vicino al
fratello minore, alle prese con la sua prima sofferenza
d’amore, e tentava di alleviargli il dolore in tutti i modi
che gli venivano in mente. Ma l’unica cosa che aveva ottenuto
era stato un sorriso forzato. Poi ci aveva rinunciato ed era tornato
dalla sorella sconsolato. “Dobbiamo pazientare. Sakura
tornerà e Gaara sarà di nuovo felice”
Sakura stava pranzando e continuava a pensare a quello che le aveva
detto Sasuke. “Ha ragione Sasuke-kun. Devo tornare da
Gaara-sama e dirgli cosa provo per lui. Anche se verrò
rifiutata”. Dopo pranzo parlò con suo padre in
privato. “Ascolta padre. Non riesco più a
nasconderti che è colpa della lontananza dal castello che mi
rende triste. Ho intenzione di tornare da Gaara-sama!”
“No!” disse il padre “Non ti
permetterò di tornare in quel castello e abbandonarmi di
nuovo! Anche se questo volesse significare la tua tristezza!”
“E invece io tornerò da Gaara-sama!”
detto questo uscì sbattendo la porta. “Sakura,
fermati! Sakura ti ordino di fermarti!” ma la ragazza era
troppo lontana per sentirlo. Sakura iniziò a correre con la
speranza che il suo malessere passasse e quando intravide il castello
si mise a camminare. Davanti al portone esitò poi lo spinse
e entrò nel salone del castello. Era tutto polveroso e buio.
Temari e Kankuro erano fermi davanti a lei.
“SAKURA!!” urlarono i due correndole in contro.
“Ci sei mancata tantissimo! Perché non sei tornata
prima?!” “Mi dispiace, ma Sakura era andata in
vacanza” disse la ragazza abbracciando i due fratelli.
L’urlo dei due fratelli era arrivato chiaro e nitido alle
orecchie di Gaara. Scattò in piedi e corse verso il muro a
volta. Guardò verso il portone. Allora i suoi fratelli non
avevano urlato per niente. Sakura era lì, era tornata da
lui. “Sakura-chan” mormorò Gaara
“Sakura sei tornata?”. Sakura andò da
Gaara e gli mise le braccia intorno al collo. La ragazza
appoggiò la testa sul petto di Gaara e chiuse gli occhi. Le
era mancato il suo profumo. Si accoccolò meglio e gli
disse:“Mi siete mancato” “Non darmi del
voi. Dammi del tu, Sakura-chan”. Gaara mise una mano sulla
schiena di lei e l’avvicinò a sé. Il
calore che aveva percepito quando era andato a far compagnia a Sakura
di notte prima che lei se ne andasse lo percepì di nuovo e
più forte della prima volta. “Mi dispiace di
averti cacciata” disse con un filo di voce Gaara
“Non preoccuparti, non è un problema.
L’importante è che noi siamo di nuovo sotto lo
stesso tetto, no?” disse Sakura sorridendo. Gaara sorrise
dentro di sè. Gli era mancato quel sorriso dolce e tenero
quasi innocente. Sakura si staccò dall’abbraccio e
si guardò intorno. “Adesso conviene che mi metta
al lavoro! Questo palazzo è ridotto malissimo! Kankuro,
Temari mi aiutate?” chiese Sakura ai due fratelli.
“Certamente!” dissero i due fratelli. Quello fu il
giorno più felice di quel castello. “Non ci
separeremo mai più” pensò Gaara
guardando Sakura correre al piano superiore per prendere degli stracci
per pulire.
Il padre di Sakura era scioccato. Sakura non era mai stata una ragazza
disubbidiente, perché allora gli aveva fatto quel torto?
“E’ tutta colpa dei demoni del castello.
L’hanno maledetta e lei mi ha disobbedito perché
non vuole che io soffra per colpa della maledizione. I miei compaesani
mi aiuteranno”. Il genitore uscì dalla casa e
andò in paese. Appena fu nel villaggio salì su un
tavolo e attirò l’attenzione della gente.
“Cari concittadini!” disse con tutta la voce che
aveva “Mia figlia Sakura è tornata il mese scorso
da me dopo una settimana e più di soggiorno forzato nel
castello abbandonato dei Sabaku, abitato da dei demoni malvagi. Mia
figlia non è scappata, ma è stata lasciata
malvolentieri dai demoni” disse il padre. Che fosse stata
lasciata malvolentieri era una sua supposizione, ma ne era certo: sua
figlia Sakura era la persona più buona che chiunque potesse
conoscere e sicuramente i demoni, vedendo che lei era ubbidiente e
riverente, l’avevano lasciata per chissà quale
misterioso motivo. “La mia povera figliola è stata
maledetta e, sapendo che di questa sua condanna, è caduta in
depressione e poco fa è tornata al castello. Lei si
è sacrificata per il villaggio!” disse il genitore
disperato “Aiutatemi contro questi demoni e a salvare mia
figlia!” tra le persone si sollevò un brusio
dubbioso. Itachi, che passava di lì, sentì tutto.
Sapeva benissimo che Sakura non era maledetta, ma volle sfruttare
questa occasione. Si era invaghito di Sakura ancora quando lui aveva
dodici anni, perciò Sakura ne aveva otto, e non aveva
permesso nemmeno a suo fratello di provarci con lei. “Voi
siete il padre di Sakura, giusto?” disse Itachi mettendosi
davanti al genitore. “Sì, cosa volete da me Itachi
Uchiha?” “Io vi sosterrò in questa
vostra impresa, ma vorrei farvi sapere che c’è un
demone nel castello Sabaku. Il suo nome è Gaara”
disse Itachi. “Anche se io sono prossimo al matrimonio con
Konan sono sempre stato affezionato a Sakura e saperla costretta ad
essere la schiava di un demone mi fa rabbia. Perciò, se non
vi dispiace, vorrei essere io a decidere l’attacco”
“Certo, fate pure. So che siete un ottimo stratega”
“Allora, chi è con me?” gli uomini del
villaggio furono tutti dalla parte di Itachi. “Sakura
dovrà scegliere se essere la mia concubina o vedere la morte
del suo amato Gaara” pensò Itachi.
Sakura starnutì un paio di volte e Temari
chiese:“Ti stai prendendo il raffreddore? Ormai è
inverno inoltrato” “No. E’ tutta questa
polvere che mi fa starnutire. Forza abbiamo ancora molto lavoro da
fare” “Non starai esagerando un
po’?” chiese Gaara. “No. Sono solo
all’inizio! Non posso arrendermi proprio adesso!”
disse Sakura sorridendo. Poi riprese a lavorare.
“SAKURA!!” urlò qualcuno seguito dal
rumore degli zoccoli. Il tono di voce era estremamente preoccupato e
Sakura corse fuori a vedere. “Sasuke-kun,
cos’è successo di così
importante?” chiese la ragazza. “E’
Itachi. Sta progettando un attacco massiccio verso questo castello.
Devi andartene!” “No. Ora che sono tornata qui non
ho intenzione di andarmene” “Ma Sakura-chan,
c’è di mezzo la tua sicurezza!”
tentò Sasuke “Mi dispiace, ma non me ne
andrò. Ma come? Tu mi dici di tornare e adesso vuoi che me
ne vada? Sei molto volubile, Sasuke-kun”. Nel vedere il
sorriso sincero di Sakura, Sasuke lasciò perdere
l’idea di farla scappare. “Promettimi che non ti
allontanerai troppo dal castello” “Te lo prometto,
Sasuke-kun”. L’Uchiha, sempre con un moto di
preoccupazione dentro di sé, decise di tornare a casa. Se
non poteva convincere Sakura ad andarsene dal castello avrebbe potuto
convincere Itachi a non attaccare il maniero. “Corri,
cavallo! Dobbiamo sventare un piano folle” spronò
Sasuke.
Sakura rientrò nel castello e Gaara le
chiese:“Cosa voleva Sasuke?“ “Niente, non
ti preoccupare” mentì Sakura. Ben presto la sera
sostituì il giorno e Sakura era salita al piano superiore
nella sua stanza. “Quanto mi è mancata questa
camera!” esclamò buttandosi sul letto. Poi si
sedette e guardò fuori dalla finestra e vide tante fiaccole
che partivano dal villaggio e si dirigevano verso il castello.
“Sasuke aveva ragione! Itachi ha progettato
l’attacco, ma come ha fatto a sapere che io sono tornata
qui?” poi le venne in mente la discussione con suo padre.
“Mio padre! Come ha potuto fare questo?” Sakura
corse al piano inferiore. “Cosa c’è
Sakura-chan?” chiese Gaara. “Oggi Sasuke
è venuto per dirmi che Itachi stava organizzando un attacco
massiccio al castello” “Perché non me
l’hai detto?” “Non lo so. Ma non
è questo il punto! Ci sono un sacco di uomini che si stanno
dirigendo qui!” disse Sakura preoccupata “Sakura,
calmati. Immagino che Temari e Kankuro ti abbiano raccontato la nostra
storia, giusto?” “Sì, ancora il primo
giorno che ero qui” “Sai anch’io sono
stato maledetto. L’unica cosa positiva di questa maledizione
è la forza eccezionale che ho ottenuto. Stai tranquilla, se
attaccassero il castello io ti proteggerò”
“Grazie, Gaara. Mi sono lasciata pendere dal
panico”. Temari e Kankuro si guardarono e sorrisero: tra quei
due era scattata la scintilla dell’amore. Sakura si
avvicinò al muro e disse:“Sono curiosa.
Perché sei sempre per metà nascosto dietro questa
parete?” “Voglio aspettare che la maledizione si
sciolga” “Non puoi essere così brutto!
Fammi vedere una sola parte del tuo corpo!” “No.
Uscirò in caso strettamente necessario”
“Che peccato. Vabbè non importa”.
“Sakura! Siamo venuti a salvarti!” urlò
qualcuno fuori dalla porta. “Ma chi è che
urla?” si chiese Gaara “E’ Itachi il
fratello maggiore di Sasuke” rispose Sakura uscendo.
“Fai attenzione” “Ovviamente”.
Sakura vide Itachi su un cavallo bianco. “Ti senti un
principe azzurro?” chiese la ragazza avvicinandosi.
“Ti chiedo perdono per quello che sto per fare, ma
è per il tuo bene” disse Itachi scendendo dal
cavallo. Quando furono a pochi metri di distanza l’Uchiha
diede un colpo sulla nuca a Sakura che svenne.
Gaara aveva visto tutto e si era precipitato fuori balzando sfondando
la porta. Gli uomini del villaggio si spaventarono nel vedere il
principe per metà posseduto da un demone. Quando Gaara vide
in prima persona Sakura, svenuta, tra le braccia di Itachi
sentì la rabbia montargli dentro e tentò di
attaccare l’Uchiha, ma un suono acuto lo bloccò.
Itachi gli voltò le spalle e andò verso un
albero. Appoggiò Sakura sulla base del tronco e poi
tornò a concentrare la sua attenzione sul suo avversario.
“Prima di sconfiggerti, voglio che tu assista alla
distruzione del tuo castello e dei tuoi fratelli” disse
Itachi. Gli uomini in prima fila presero degli archi e delle frecce
infuocate e mirarono al castello. “Fuoco!” molte
frecce colpirono le finestre, altre il portone e altre il terreno.
Appena vide il castello crollare nell’incendio causato dalle
frecce provò un’istintiva preoccupazione per i
suoi fratelli. “Temari … Kankuro
…” mormorò Gaara. Il suono acuto
sembrò diventarlo ancora di più e Itachi
disse:“Il nostro attacco è iniziato prima di
adesso. Su tutti gli alberi che circondano il tuo castello ci sono dei
talismani che impediscono al tuo demone di attaccare e questo significa
che tu sei bloccato. Sei inerme ai miei attacchi”. Gaara
guardò Sakura. Era svenuta e la sua espressione non era
quella beata che aveva quando dormiva. “Non voglio che lei si
svegli e mi veda così. Devo reagire! Forza, ci
sarà una soluzione” pensò Gaara mentre
si tappava le orecchie del demone. “Attaccatene ancora uno di
talismano! Voglio sentirlo urlare!”. Gli uomini ubbidirono,
il suono era straziante e Gaara non riusciva più a
trattenersi dall’urlare. Gridò con quanto fiato
aveva in corpo. Itachi sorrise di soddisfazione.
Sasuke aveva provato a convincere Itachi a cambiare idea, a rinunciare
al suo piano, ma neanche minacciandolo di dirlo a suo padre aveva
funzionato. Itachi sapeva benissimo che suo padre non gli avrebbe
creduto, così era nascosto nella foresta e aveva aspettato
l’attacco. Poi aveva visto cosa aveva fatto Itachi a Sakura.
Appena suo fratello si era girato per concentrarsi su Gaara, Sasuke si
era precipitato da Sakura. L’aveva svegliata e poco
dopo era stata raggiunta da un ventaglio e una marionetta parlanti.
Sakura si era alzata a fatica. Vide subito il castello bruciare,
Kankuro e Temari un po’ bruciacchiati e molto preoccupati,
tanti talismani sugli alberi e vide Gaara agonizzante mentre cercava di
proteggersi le orecchie da qualcosa e gridava come se lo stessero
torturando. “Devo aiutarlo!” aveva detto Sakura
tentando di correre verso Gaara. “Non puoi fare nulla per
lui” “No. C’è qualcosa che
posso fare per lui” “Prima ho sentito che a far
soffrire Gaara sono dei talismani attaccati agli alberi intorno al
castello” disse Temari. Sakura guardò tutti gli
alberi che c’erano. Su quasi tutti c’era un
talismano, ma sorvegliato da degli uomini grandi e grossi. Sakura
pensò a come togliere i talismani senza attirare
l’attenzione degli uomini, ma il colpo di spada che Itachi
aveva dato a Gaara, creando un taglio profondo sul braccio del
principe, l’aveva distratta. Sakura corse verso il principe
che stava agonizzante per terra. Si mise tra Gaara e Itachi e strinse
il principe al seno. Non voleva che venisse ferito di nuovo.
“Togliti” “No!”
“Colpirò anche te!” “Non
m’interessa! Puoi anche uccidermi, ma non ti
permetterò di fargli del male!”. Nel frattempo
Sasuke notò che l’atto di coraggio di Sakura aveva
distratto tutti. “Aiutatemi a togliere i talismani”
disse l’Uchiha hai due fratelli Sabaku.
“D’accordo”. Andarono in direzioni
opposte e tolsero tutti i talismani, uno dopo l’altro.
“Chissà come sta Gaara” si chiesero
Temari e Kankuro. “Con lui c’è Sakura,
non dobbiamo preoccuparci”. Un uomo si girò, gli
sembrava di aver sentito delle voci, ma vide solo una grossa marionetta
ammuffita e un gigantesco ventaglio. “Sarà stata
la mia immaginazione”. Dopo che si fu girato i due Sabaku
tirarono un sospiro di sollievo.
Il suono acuto era lentamente sparito. E finalmente riuscì a
riprendere fiato e a capire a chi era appoggiato. Alzò gli
occhi e vide Sakura. “Non avrei voluto che tu mi vedessi
così” disse Gaara “Perché
no?” “Per me conta molto ciò che tu
pensi. Soprattutto su di me” “Gaara”
chiamò Sakura. Il principe alzò la testa verso
Sakura che si avvicinò fino a essere a fior di labbra.
“Ti amo” e lo baciò. Gaara
spalancò gli occhi, ma non potè fare a meno di
condividere. Lo aveva tanto agoniato un bacio d’amore.
“Non sapevo fosse così bello essere
innamorati” pensò Gaara. Quando si staccarono
tutti erano stupiti. Come poteva una bella ragazza come Sakura essere
innamorata di un mostro come quello? “A quanto pare ti sei
innamorato, principe egoista” disse la vecchia di due anni
prima con una rosa in mano. “Sì, ed è
la cosa più bella che si possa provare” disse
guardando Sakura. “Allora hai capito che devi essere sempre
gentile con gli altri?” “Sì, ma non ho
capito perché proprio l’amore dovevo
trovare” “Perché l’amore non
è solo tra due persone, ma anche per il prossimo. Ecco
perché l’amore” spiegò
Sakura. “Bene e ora che tutto torni alla
normalità!” la vecchia lanciò la rosa
al cielo e tutto cambiò. Il castello si ricostruì
e ritornò al vecchio splendore, Temari ritornò ad
essere una ragazza così come Kankuro ritornò ad
essere un ragazzo. Gaara perse le sembianze dello Shukaku e si
alzò in piedi. Si avvicinò all’anziana
donna e le chiese:“Vuoi ancora un posto nel mio
castello?” “No. Ti auguro tanta
felicità” la vecchia scomparve. Sakura si
alzò e si avvicinò a Gaara:“Chi se lo
immaginava che tu fossi così bello?” Gaara
avvampò per il complimento. “Sakura! Lo sapevamo
che tu avresti fatto tornare tutto alla
normalità!” dissero i due fratelli maggiori Sabaku
correndo verso Sakura. “Sono contenta, ma ora ho una cosa da
sistemare” Sakura si mise di fronte a Itachi e gli diede uno
schiaffo che gli lasciò il segno. “Sei un idiota!
Coinvolgere anche i miei compaesani! Sei un essere vile!”
disse Sakura poi si rivolse ai suoi concittadini “Tornate a
casa! Qui non ci sono mai stati demoni!”. Tutti tornarono a
casa solo un uomo si avvicinò a Sakura. “Potrai
mai perdonarmi?” “Certo, padre! Anch’io
avrei agito così!” disse Sakura abbracciando suo
padre. Gaara si avvicinò e Sakura si staccò da
suo padre per mettersi in parte al suo fidanzato. “Sakura,
devo chiederti una cosa importante”. Gaara
s’inginocchiò davanti a Sakura e disse, tenendole
una mano:“So che in queste occasioni ci vuole un anello, ma
spero che per te faccia lo stesso. Sakura, vuoi tu sposarmi?”
“Sì, sì e altre mille volte
sì!” disse Sakura. Gaara si alzò e la
ragazza gli saltò al collo. “Sempre che lei sia
d’accordo” disse Gaara “Certo. Avete la
mia benedizione” disse il padre della ragazza. Non molto
tempo dopo le campane della chiesa suonavano festose la nascita di una
nuova coppia. Ma Sakura non fu l’unica a sposarsi. Qualche
anno dopo si sposò anche Ino, sapete con chi? Con Sasuke.
Già, gli era proprio passata la cotta per Sakura e aveva
iniziato a trovare piacevole la compagnia di Ino fino al matrimonio. E
Itachi? Sposò Konan, ma si decise che a prendere le redini
della famiglia Uchiha sarebbe stato Sasuke mentre il maggiore degli
Uchiha sarebbe stato il progenitore di un ramo secondario della
famiglia Uchiha. E vissero felici e contenti.
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