La giapponesina con gli occhi verdi

di LisaAngius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Mi chiamo Amelie ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Il serial killer ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3:Sfogo pericoloso ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Sfide ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5:Corsa contro il tempo ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6:Geoloso io? Naaaaaaaaa ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Liti e appuntamenti ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Mi fido di te ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: La gara ***
Capitolo 11: *** capitolo 10: Compleanno ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Ragazzino se ti prendo sei spacciato ***
Capitolo 13: *** Ragazzino se ti prendo sei spacciato II ***
Capitolo 14: *** Di nuovo ***
Capitolo 15: *** quando una giornalista è un genio ***
Capitolo 16: *** Fantasmi del passato ***
Capitolo 17: *** Fantasmi del passato II ***
Capitolo 18: *** il gran giorno ***
Capitolo 19: *** Arresto ***
Capitolo 20: *** Non lei ***
Capitolo 21: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


8 ottobre 2009

 

Prologo

 

“E chi lo avrebbe mai detto, dopo tutte le conferenze che ho fatto sulla droga, ci sono caduto anche io”.

L’ironico pensiero era stato formulato dal dottor Spencer Reid, il più giovane membro della squadra dei profiler di Quantico, universalmente riconosciuto come uno dei maggiori luminari nel campo della psicologia. Era cominciata due settimane prima, quando era stato sequestrato da un serial killer a cui stavano dando la caccia. Si trattava di un ragazzo malato con una doppia personalità di cui una era dotata di un sadismo non comune e si divertiva a torturarlo e l’altra, molto più pietosa, lo drogava per non fargli sentire il dolore. I suoi colleghi erano riusciti a tirarlo fuori da quella situazione nel giro di pochi giorni ma erano bastati perché il suo corpo si abituasse alla droga e, anche dopo quella brutta storia, cominciasse a reclamarla. Da bravo psicologo, aveva capito subito che aveva un problema di dipendenza, ma non aveva ancora accettato di avere bisogno di aiuto per uscirne

Che cazzo sto facendo!

Questo il suo ultimo pensiero coerente prima che l’eroina cominciasse a fare effetto e la sua mente fosse invasa dai fantasmi di un passato che, molto masochisticamente, si costringeva a rivivere ogni volta che usava la droga….

 

Aveva otto anni e aveva appena visto suo padre nell’ingresso con due valigie in mano, nella sua innocenza non aveva compreso cosa significasse

“Papà stiamo traslocando?”. Aveva chiesto ingenuamente

Suo padre non era riuscito a guardarlo negli occhi

“No, non sto traslocando”.

Lui lo aveva guardato senza capire

“Allora che fai con le valigie, stai via per lavoro?”.

Era una domanda normale perché suo padre stava spesso via per lavoro

“Ma quanto sei stupido, il tuo adorato padre se ne sta andando via, ci molla”.

Aveva urlato sua madre. Il significato di quelle parole ci aveva messo un po’ a farsi strada nella sua mente

“Non lo faresti mai, vero papà?”.

Lo aveva chiesto sicuro che suo padre avrebbe negato, lui si era inginocchiato per trovarsi alla sua altezza e finalmente lo aveva guardato in viso

“Vado via per un po’, ma ti prometto che torno a prenderti”

“Promesso?”

“Si, certo”.

Ci aveva creduto, non poteva mentire, suo padre non mentiva…. solo che da allora era scomparso….

 

Sua madre aveva un altro dei suoi soliti attacchi

“Mamma ti prego devi smetterla di buttare le medicine di nascosto”.

Non poteva fare altro che supplicarla di prendere i farmaci che le aveva prescritto il dottore, aveva solo dodici anni non poteva certo costringerla con la forza

“Fatti i cavoli tuoi, ma chi sei mio padre?”. Aveva sibilato sua madre

Lui si era limitato a sospirare ma dentro di sé pensava che avrebbe tanto voluto che il suo di padre, fosse lì ad aiutarlo, tutto questo era troppo grande per lui. Stava per andare nella sua stanza a studiare, tanto quando sua madre era in quello stato era inutile provare a parlarci, ormai le aveva fatto prendere la pastiglia, poteva solo aspettare. Ma poi il suo sguardo era caduto sul mobiletto dei liquori, una delle bottiglie era a metà ma lui era sicuro che il giorno prima non era neanche aperta

“Mamma hai bevuto di nuovo?”.

Sua madre aveva continuato a sbucciare la mela che stava mangiando facendo finta di non sentirlo

“Mamma, sai che non devi con i farmaci che prendi, è pericoloso”.

Lei aveva sbuffato

“Che palle Spencer piantala con questa lagna”.

In genere a questo punto ricordava le raccomandazioni che gli faceva il padre quando ancora era con loro: “Pazienza la mamma è malata, dobbiamo cercare di capirla”.

Ma lui quel giorno non aveva voglia di essere paziente. Il giorno prima aveva preso il diploma, a soli dodici anni, qualsiasi altro ragazzo avrebbe avuto come minimo una festa, lui non aveva nemmeno qualcuno che gli dicesse bravo, non era neanche sicuro che sua madre avesse ben compreso quando glielo aveva detto. Si sentiva meschino a pensare a queste cose, sapeva che la madre non aveva colpa ma non poteva fare a meno di sentirsi solo e amareggiato, decisamente poco in vena di essere comprensivo

“Ah si? È questo che vuoi? Allora fai il cavolo che ti pare e quando ti sarai distrutta il fegato continua a chiedermi di farmi i fatti miei”.

Non aveva neanche fatto in tempo a muoversi, sua madre gli aveva poggiato il coltello che aveva in mano sul collo

“E se morissi prima tu?”. Aveva ringhiato

Non era spaventato, confusamente una parte di lui gli diceva che non era normale essere assolutamente calmo, eppure era così che si sentiva. Aveva fissato sua madre negli occhi

“Lo faresti davvero mamma?”.

Non le aveva mai fatto quella domanda a voce alta ma i suoi occhi gli avevano dato la risposta: si!. Quel momento era finito in fretta, sua madre aveva messo giù il coltello e gli aveva ordinato di andare in camera sua prima che perdesse davvero il controllo. Lui aveva obbedito, era andato in camera barcollando, pensando che c’era qualcosa di innaturale in quello che stava vivendo perché i genitori dovrebbero farti sentire al sicuro, non spaventarti.

 

 

 

 



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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Mi chiamo Amelie ***


 

12 Marzo 2009                

 

CAPITOLO 1: Mi chiamo Amelie

 

Era stata una settimana terribile, era appena tornato da Miami per un caso e già doveva ripresentarsi in ufficio. Stava chiudendo la porta di casa già pensando a quando avrebbe potuto rientrare e riposarsi un po’

“Ah ma allora c’è qualcuno qui”. Fece una voce alle sue spalle.

Quando si girò per vedere chi aveva parlato, si trovò davanti una ragazza con i capelli neri e un sorriso amichevole, i suoi occhi verdi contrastavano con i tratti marcatamente orientali, pur essendo a mandorla. La ragazza gli tese la mano senza smettere di sorridere

“Devi essere il dottor Reid, giusto?”

“Si…”

“Io mi chiamo Amelie, mi sono appena trasferita nell’appartamento di fronte al tuo con mio padre”.

Carina, neanche un capello fuori posto, trucco perfetto, la minigonna e la maglietta corta che evidenziavano un fisico perfetto, non ci mise molto a farsi un’idea di chi aveva davanti

“Ma guarda mi mancava solo la liceale svampita come vicina”. Pensò

La ragazza lanciò uno sguardo all’orologio

“Oh santo cielo sono in ritardo! Beh piacere di averti conosciuto, ci vediamo”.

E sparì in fondo alle scale senza dargli il tempo di rispondere al suo saluto. Stava per andare via anche lui quando si accorse che c’era un foglio per terra, era un compito in classe, doveva essere caduto ad Amelie. Il suo istinto sarebbe stato quello di lasciarlo dov’era, in fondo non erano fatti suoi, però sapeva che lì sulle scale sarebbe sparito e Amelie avrebbe passato guai molto seri per aver perso un documento. Alla fine decise di raccoglierlo e portarlo con sé, glielo avrebbe reso alla prima occasione. Non poté fare a meno di notare il voto, la ragazza aveva preso una A in latino

“Che brava! Chissà chi è lo scemo che si è fatto incantare per passarle un compito così bene”.

Il suo sarcasmo era dovuto al fatto che, quando era al liceo, almeno per una delle sue compagne di classe, lo scemo che passava i compiti era lui.

Quando tonò a casa quella sera era in uno stato pietoso, erano due mesi che non toccava l’eroina ma stava decisamente per cedere alla tentazione di usare la fialetta che gli era rimasta e che aveva deciso di tenere come monito. In fondo era l’ultima e lui non si sarebbe mai abbassato a cercare uno spacciatore quindi, se anche avesse ceduto, sarebbe stata comunque l’ultima volta

“Davvero? Sicuro che non ne cercheresti altra dopo?”. Si chiese preoccupato

Non rispose a quella domanda perché fu distratto da una persona, una ragazza. Non la riconobbe subito perché stavolta indossava un paio di jeans e una felpa, i capelli erano legati e non aveva un filo di trucco  ma, vedendola più da vicino, si accorse che era Amelie. Era sdraiata sulla panchina del cortile con un libro in mano e le cuffie del lettore nelle orecchie

“Ma guarda sa anche leggere”.

Non si accorse che lei aveva alzato gli occhi dal libro e lo stava fissando finchè non sentì la sua voce

“Sei consapevole che, secondo le statistiche, il novantasei percento della popolazione americana è alfabetizzata?”.

Cavolo! Doveva aver notato la sua espressione

“Perché me lo chiedi?”. Chiese cercando di sembrare perplesso

“Perché mi chiedo cosa ti fa pensare che io appartenga al restante quattro percento”.

I suoi occhi verdi avevano una luce ironica che lo avvertiva chiaramente di non fare il finto tonto, ma decise di ignorare l’avvertimento

“E cosa ti fa credere che io abbia questa convinzione?”

“Perché avresti fatto la stessa faccia se avessi visto leggere un babbuino”.

Una persona con un minimo di furbizia in più avrebbe negato ma lui era assolutamente incapace di fingere così si limitò ad arrossire. Si ricordò solo in quel momento del compito in classe che stava ancora nella sua borsa

“Credo che questo sia tuo, ti deve essere caduto l’altro giorno”.

Lei prese il foglio e gli rivolse uno sguardo di profonda gratitudine

“Oh Dio! Meno male la professoressa minacciava terribili ripercussioni se non l’avessi riportato!”.

“Posso chiederti che cosa stavi leggendo?”.

Normalmente sarebbe scappato dopo averle reso il compito perché non aveva molta voglia di fare conversazione ma si sentiva in colpa per la gaffe di prima perciò voleva cercare di essere gentile. Lei arrossì quasi istantaneamente

“Lascia perdere, mi prenderesti in giro”.

Mai cercare di nascondere qualcosa a un agente dell’FBI, specie se è anche uno psicologo

“Che sarà mai”.

Sguardo esitante

“Non ridere”.

Sollevò la copertina del libro permettendogli di scorgere il titolo: “Le Mille e una notte”. Lui fece esattamente quelle che lei gli aveva chiesto di evitare: scoppiò a ridere

“Beh lettura impegnata eh!”

“Questo è uno sciocco pregiudizio, le favole hanno sempre qualcosa di nascosto e ci vuole maturità per capirlo, non sono letture solo per bambini”. Protestò lei

In effetti aveva ragione

“Sapevi che c’è uno studio sul significato delle fiabe?”.

Lei lo fissò incurisita

 “Ma davvero?”

“Si, Capuccetto rosso, per esempio, nasconderebbe un avvertimento contro la pedofilia ”.

“E sai anche interpretare le altre fiabe?”

“No però puoi continuare a leggerle senza sentirti infantile”.

In realtà ne avrebbe avute altre ma gli era venuta in mente la faccia che avrebbe fatto Morgan se avesse assistito a quella conversazione

“Grazie, beh leggerei anche altro ma ho finito i libri che avevo in casa e non ho ancora avuto il tempo di cercare una libreria”

“Sei nuova di Quantico?”

“Si sono arrivata la settimana scorsa”

“Dove stavi prima?”

“A New York…ma non sono originaria di quelle parti”

“No? Da dove vieni?”

“Da Orleans”

“Ah sei francese?”

“Si, mi sono trasferita qui in America cinque anni fa”.

Questo spiegava il suo marcato accento

“Deve essere stato difficile adattarsi a un cambiamento così radicale…”

“Diciamo che in questi anni mi sono abituata ai cambiamenti…”

“Come mai?”

“Beh questo è il sesto stato in cui mi trasferisco da quando sono qui in America”

“Avete già cambiato sei volte stato?”

“Si…papà sente spesso la necessità di cambiare”

“Tua madre non protesta?”.

Capì all’istante di aver commesso un errore

“Mia madre è morta”

“Mi spiace, scusami”.

Una frase che suonò vuota persino alle sue orecchie

“E di cosa? Mica potevi saperlo”

“Però, a giudicare dal tuo compito, nella scuola ti sei già ambientata bene”

“Oh quello è un compito della mia materia preferita, dovresti vedere i miei voti di matematica”

“Non ti piace la materia?”

“Dipende da chi la insegna, credo”

“E non hai un buon professore?”

“Allora mettiamola così…è pessimo spiegando e non sa neanche mettere i voti”

“Nel senso che non è obiettivo?”

“No, no usa un metodo molto scientifico…con le femmine”

“Cioè?”

“Prende la misura del reggiseno, la moltiplica per tre e poi divide per il quoziente della scollatura”.

Lui scoppiò a ridere. Quella ragazza stava cominciando a stargli simpatica, adesso gli dispiaceva aver avuto dei pregiudizi su di lei  la prima volta che l’aveva incontrata. Se si fosse dato la pena di guardarla meglio avrebbe visto, ad esempio, che i suoi non erano occhi abituati a perdersi dentro uno specchio, erano occhi svegli e abituati a osservare il mondo

“E con i ragazzi?”

“Ah con loro va a simpatie”

“Non hai qualcuno che ti può aiutare?”

“Beh no, mi arrangio da sola e, comunque, la sufficienza almeno la riesco a tenere”

“Beh è già un buon risultato visto il tipo”

“Si se dovessi partecipare a miss America lo metterei senz’altro nel curriculum” 

“Almeno gli altri professori sono decenti?”

“Oh si, poi ho una professoressa di letteratura che da sola varrebbe la pena di stare in quella classe…ma anche i compagni eh!”

“Sei stata fortunata”

“Si, non mi posso lamentare, ora devo solo orientarmi in città…”

“…e trovare una libreria”. Finì lui

“Anche”

“Che libri leggi? Se abbiamo gli stessi gusti qualcosa te la presto io”

“Beh avrei una preferenza per il fantasy”.

Lui tirò un sospiro si sollievo, meno male che non aveva tirato fuori i romanzi rosa perché lì non avrebbe potuto aiutarla

“Allora si qualcosa forse te la posso passare se non hai già letto quelli che ho”

“Grazie mi fai un favore, comunque mi puoi passare di tutto non ho preferenze sui generi, se un libro è bello è bello in ogni caso”
”Dipende da cosa intendi per bello”

“Mmmh, beh per me un buon libro deve saper dare emozioni”.

Era sicuramente una sognatrice

“Emozioni un libro? Tutt’al più ti può coinvolgere, ma dare emozioni…quello spetta alle poesie”

“Non sono d’accordo, dipende dallo stile, ci sono dei libri che sono poesia pura, e quelli in cui l’autore è bravo a coinvolgere, la Rowling per esempio è una maestra in questo”

“Ti piace Harry Potter?”

“Si”.

A quanto pare avevano una passione in comune

“Anche a me”

“Beh anche quello è un libro che può dare emozioni, io mi sono mangiata le unghie ogni volta che Harry ha affrontato Voldemort”.

In effetti anche lui ma evitò di confessarglielo.

“Senti ti posso fare una domanda?”. Chiese lei

“Dimmi”

“Ma quanti anni hai?”
”Ventitre, perché me lo chiedi?”

“Perché se hai il titolo di dottore devi essere laureato e mi sembravi troppo giovane, in effetti avevo ragione”

“Oh, ho finito le scuole in anticipo”.

Era un eufemismo in realtà la prima laurea l’aveva presa a quindici anni

“E che lavoro fai? Sei un dottore nel senso di medico o…”

“Lavoro nell’FBI, l’unita analisi comportamentale”.

Lei restò un attimo in silenzio

“Bel lavoro, ma molto duro”

“Si gli orari sono difficili ma…”

“Non intendevo questo, è che voi dovete entrare nella mente delle persone, e immagino che vi capiti spesso di trovare cose che non vorreste sapere…ma è un lavoro affascinante e tu devi essere bravo se sei nell’FBI così giovane”

“Beh grazie”.

Lei lanciò uno sguardo all’orologio

“Scusami devo scappare, altrimenti faccio tardi in palestra…ci vediamo vicino…ehi ti scoccia se ti chiamo per nome, o preferisci dottor Reid”?.

Lui scoppiò a ridere

“No assolutamente”

“Bene allora…ci vediamo Spencer”

“Ciao…ah Amelie?!”

“Si?”.

Lui esitò, non era sicuro di voler dire quello che stava pensando

“Senti, non è il campo in cui lavoro ma…me la cavavo bene in matematica quindi se vuoi una mano chiedi pure”

“Grazie mille”.

Rientrò a casa e andò a prendere la fialetta che nascondeva nel comodino, la tenne sospesa davanti agli occhi osservandola, curioso non ne aveva più voglia. Non la rimise nel cassetto, era troppo pericoloso, la buttò direttamente nel cestino dei rifiuti.

 

 

 



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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Il serial killer ***


CAPITOLO 2: IL SERIAL KILLER

 

 

 

Anche quel giorno Amelie era seduta nella panchina del cortile, aveva il quaderno, un libro di scuola e l’aria irritata.

“Maledizione”. Sbuffò, sbatacchiando l’incolpevole quaderno

Spencer si mise a ridere, quella ragazza cominciava a fargli un po’ di tenerezza

“Serve una mano?”.

Lei alzò lo sguardo arrossendo

“Ehm no grazie”

“Qual è il problema?”

“Oh solo un esercizio che non mi torna”

“Posso?”.

Amelie lo guardò un attimo esitante poi gli diede il quaderno

“Beh se non ti scoccia”.

Non era un esercizio difficile, solo un’equazione di secondo grado e l’errore di Amelie era facile da correggere

“Non ti tornava perché avevi sbagliato un segno”. Spiegò rendendole il quaderno

Lei osservò un attimo la correzione che aveva fatto

“Oh è vero! Accidenti sono sempre distratta e finisco sempre per fare scemenze del genere”

“Se vuoi ti do un po’ di esercizi da fare, magari ti aiuta a evitare certi errori”

“Ma no figurati, sei appena rientrato da lavoro, ci manca solo che ti metta a fare matematica”

“Nessun disturbo, dai dammi il quaderno”.

Un ora e una decina di esercizi dopo Amelie sfoggiava un aria stanca ma molto orgogliosa tipo eroe di guerra

“Brava, direi che hai risolto le tue difficoltà con le equazioni”. Si complimentò lui

“Grazie davvero non so come sdebitarmi”

“Ma ti pare…anche oggi in palestra?”.

Aveva notato il borsone al suo fianco

“Oh si, cioè non in palestra, al palazzetto  del ghiaccio”

“Sei una pattinatrice?”

“Si”

“Per hobby o a livello agonistico?”

“Beh prima per hobby ma la mia allenatrice mi ha iscritta ai campionati regionali quest’anno quindi da adesso lo faccio a livello agonistico”

“Pattini da molto?”

“Da quando avevo cinque anni…a proposito devo andare altrimenti faccio tardi, grazie ancora dell’aiuto Spencer”

“Di nulla, ciao Amelie” .

Il giorno dopo, Spencer si svegliò di buonissimo umore.  Chissà poi che aveva da essere tanto di buon umore, si chiese mentre entrava in ufficio fischiettando(mica poteva essere allegro a causa di due occhioni verdi che continuavano a tornargli in mente, non era un motivo razionale per essere felice!)

“Buongiorno ragazzino….svegliato bene?”. Lo salutò Morgan

Eh?! Che razza di domanda era?

“Si”

“Dormito bene? Anzi…..hai dormito?”. Continuò l’altro implacabile

Cavolo! Che si vedesse così tanto che era di  buon umore quel giorno?

“S-scusa? Non capisco che intendi….”

Sguardo rassegnato

“Ho capito lascia perdere scemo io che pensavo che finalmente il nostro Read ci avesse sorpreso…”

Perfetto fine del buon umore! E il peggio doveva ancora arrivare….

“Ragazzi, sala riunioni”. Avvertì Hotch entrando in ufficio con aria tempestosa

Ad accoglierli nella sala riunioni c’era una giovane donna bionda con gli occhi azzurri e l’espressione decisa: l’agente Jennifer Jerone, la loro mediatrice, quella che sceglieva di quali, tra i casi che le arrivavano sulla scrivania, la squadra si sarebbe dovuta occupare

“Ciao JJ stavolta cosa ci tocca?”

“Ciao ragazzi, stavolta è un caso qui a Quantico, quattro omicidi di ragazze tra i quindici e i diciannove anni”

Quando vide le foto delle vittime Spencer degluttì a vuoto…era uno spettacolo orribile, le ragazze erano state sottoposte a torture, oltre a essere state violentate. Ma non fu solo questo a fargli perdere un battito….quelle ragazze erano tutte more e chiaramente asiatiche. E a lui in quel momento veniva giusto in mente una ragazza di Quantico che corrispondeva alla perfezione al tipo che sembrava gradire questo S.I

Ma lui non si stava preoccupando di una ragazza pressoché sconosciuta!! No non avrebbe avuto senso….

 

Autrice: Gente mi sa tanto che questa storia non sta piacendo visto lo scarso numero di lettori….beh io non demordo spero che questo nuovo capitolo lo troverete migliore. Ah un ultima cosa…volevo ringraziare takara per il suo commento (si Amelie è figlia di una donna giapponese a cui somiglia come una goccia d’acqua quindi la si può definire orientale anche se è nata e cresciuta in Francia….comunque questa cosa la troverai spiegata meglio nei prossimi capitoli)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3:Sfogo pericoloso ***


Capitolo 3: Sfogo pericoloso

 

 

Autrice: Vi preeeeeeeeeegoooooooooooo lasciatemi un commentino, anche negativo, sono veramente preoccupata dal fatto che nessuno recensisca….devo pensare che fa proprio schifo? L

 

Spencer  sentì la porta dell’appartamento di fronte chiudersi. Alzò lo sguardo verso l’orologio davanti a lui: le undici. Ma che diavolo di lavoro faceva quel tipo per avere orari così strani?  Si disse per la centesima volta che non avrebbe dovuto interessarsi  dell’orario a cui rientrava il padre della sua vicina. Eppure non poteva fare a meno di dirsi che, dato che suo padre non rientrava mai prima di notte, Amelie doveva essere molto sola. Il giorno dopo incontrò la sua vicina sulle scale

“Hey buongiorno vicino come va?”. Lo salutò Amelie con un sorriso

Degluttì a vuoto cercando di non pensare a quanto era bello il sorriso di quella ragazzina

“Buongiorno Amelie…oggi vestita sportiva?”

Lei lo guardò senza capire

“Ehm veramente questo è il mio solito abbigliamento”

“Davvero? Perché il giorno che ci siamo conosciuti avevi un altro stile…”

Restò sorpreso vedendo un lampo di comprensione attraversarle lo sguardo e ancora di più quando gettò indietro la testa e scoppiò a ridere

“Ah quello! Oh avevo fatto una scommessa stupida  con le mie amiche e siccome l’ho persa mi hanno fatta vestire in quel modo…il mio stile non è così credimi, di solito mi vesto molto sportiva e non mi trucco”

“Ah ecco mi sembrava strano vederti così diversa in questi giorni….comunque non ci sarebbe stato niente di strano neanche se avessi avuto l’abitudine di vestirti in quel modo…”

“Per me si! Mi sentivo una cretina….no decisamente non sono a mio agio con  quello stile”

La fissò un istante in silenzio ripetendosi che non poteva chiederle quello che aveva in mente ma alla fine cedette alla curiosità

“Senti Amelie ma che lavoro fa tuo padre?”

“Lavora in banca….perchè?”

“Beh sai ho notato che torna tardi la sera….”

“Ah si sai lui è il direttore della filiale e quindi deve restare spesso fino a tardi per sbrigare le varie incombenze”

Ma i suoi occhi si erano oscurati, il che fece eloquentemente capire che c’era dell’altro

“Capisco….beh non ti annoi da sola?”

“Oh no ci sono abituata”

Già come ci era stato abituato lui….

“Capisco….beh ora ti saluto….devo andare a lavoro….ciao Amelie”

“Ciao Spencer”                                 

Quando arrivò alla centrale trovò JJ ad aspettarlo con una faccia tremenda

“Che succede JJ?”

“Abbiamo una  nuova vittima, stiamo andando tutti sul posto”

La vittima era una ragazza sui diciassette anni con la faccia pulita che gli ricordava tanto Amelie….Amelie….ma perché continuava a pensare a lei? Mah!

Un urlo lo distolse dal pensiero della sua vicina. I genitori della vittima erano davanti a lui, distrutti. Per la prima volta si permise di essere toccato dalla sofferenza di qualcun altro e si sentì invadere da un ondata di rabbia verso la persona che aveva tolto la figlia a quei genitori

“Dottor Read può rilasciare una dichiarazione sull’accaduto?”

Spencer guardò la giornalista che gli puntava il microfono contro. In tutta la sua vita non si era mai permesso di essere impulsivo, la ragione era sempre stata la sua guida…..ma stavolta….

“L’accaduto lo vede da lei:  ci sono dei genitori che piangono la figlia morta e c’è un  patetico mentecatto che per sentirsi uomo ha bisogno di uccidere ragazzine indifese”

Lui non poteva saperlo ma il patetico mentecatto quella sera stava guardando il telegiornale. E prese nota di dimostrare al Dottor Spencer Read quanto valeva….



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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Sfide ***


Capitolo 4: Sfide

 

Allora ragazze  apprezzate che vi abbia messo un nuovo capitolo perché ho preso una bruttissima congiuntivite(ho gli occhi iniettati di sangue come un vampiro mi spavento da sola se mi guardo allo specchio) ed è stato molto faticoso finire di scriverlo. Per  dizzyreads, Kessi,  giorgitas: grazie per i vostri commenti se non ci foste voi avrei già bloccato la storia. Non mi abbandonate vi prego continuate a farvi sentire Ah una domanda, di norma non mi faccio influenzare dai lettori ma voglio il vostro parere su una cosa...e se decidessi che l'SI uccida Amelie che pensereste?

 

 

L’uomo sorrise soddisfatto. Aveva passato tutta la notte a fare ricerche su internet ma almeno aveva tutte le informazioni che voleva.  Guardò ancora l’ultima pagina internet che aveva aperto, c’era riportato un articolo, apparso recentemente sul giornale,  che parlava di un giovane profiler

 

All’interno della squadra della BAU si distingue il dottor Read. A soli ventitre anni è il più giovane della sua squadra. L’agente Read, nonostante la sua giovane età, ha inoltre due lauree: in psicologia e sociologia e un dottorato in chimica, ingegneria e matematica….

 

Nel corso delle sue ricerche, aveva anche scoperto che il Dottor Read era stato un bambino precoce, diplomatosi a solo dodici anni e con 187 di quoziente intellettivo. Inoltre aveva passato la mattinata a osservarlo e si era reso conto che aveva una memoria molto al di sopra del livello normale. Mmh senz’altro aveva delle note autistiche….forse sindrome di Asperger…..

Sorrise ancora. A quanto pare il dottor Spencer Read sarebbe stato un ottimo avversario….bene, molto bene. Si alzò velocemente e andò ad estrarre una foto dal cassetto della scrivania affianco. Gli dispiaceva un pochino accelerare le cose, quella ragazza era davvero molto eccitante, avrebbe voluto studiarsela ancora per un po’ ma non vedeva l’ora di iniziare a giocare col dottor Read

“E ora vediamo se sei più veloce di questo patetico mentecatto dottore”. Sussurò alla foto di Read che spiccava nell’articolo ancora in bella vista sullo schermo del suo computer

 

Nel frattempo, Spencer, ignaro che in quel momento qualcuno stesse mettendo insieme un intero fascicolo su di lui, si trovava alle prese con un “piccolo problemino domestico”: Prepararsi un piatto di pasta. Cosa c’era di difficile? Beh si da il caso che per cuocere della pasta ci vuole il sale….e lui si era dimenticato di comprarlo

“Maledizione”. imprecò ad alta voce

Erano le nove ormai, troppo tardi per andare a cercare un supermercato lì vicino e lui non aveva voglia di andare a cacciarsi in un centro commerciale. Ma c’era una sola altra alternativa e il suo sempre razionale cervello si ribellava a quell’idea: andare a bussare dalla sua vicina. Rimase un attimo incerto sul da farsi poi si decise e andò a bussare alla porta dell’appartamento di fronte.

Come al solito, Amelie era sola perché il padre non era ancora tornato

“Ciao Spencer”. Lo salutò col suo solito sorriso

“Ciao Amelie…ehm ecco avrei un favore da chiederti….”

“Dimmi”. Lo invitò lei gentilmente

“Ecco…ho finito il sale….”

Lei fu scossa da un’irrefrenabile attacco di risate

“Ah ah…se non fossi tu…ah ah….lo sai che è….ah ah….il modo più vecchio di abbordare una vicina quella di andare a chiederle il sale? Ah ah ah”

Spencer pregò intensamente che si spalancasse una  voragine e lo inghiottisse al più presto. Ma evidentemente Dio  non aveva voglia di far sopraggiungere quella fine pietosa e lui restò lì a guardare la sua vicina che cercava di placare l’ilarità

“G-guarda c-che è una situazione di emergenza…non è carino che tu rida”. Balbettò

 

Lei riuscì finalmente a calmarsi

“Ok , ok ho capito, sei nei guai veramente”

“Eh già! Tu ridi di me ma io non posso manco farmi un piatto di pasta ora”

“D’accordo senti per farmi perdonare…che ne dici se ti invito a cena?”

Lui si impose fermamente di non arrossire

“Ehm….io….non credo sia il caso”

Nella sua mente vide la faccia di Morgan se avesse saputo che aveva rifiutato un invito a cena da parte di una bella ragazza

“Guarda che te lo chiedo come favore….mio padre mi ha lasciata di nuovo sola….”. insistette lei con gli occhi bassi

Ok questa era un cosa a cui non sapeva resistere. Infatti, venti minuti dopo, era nella cucina di Amelie a mangiare insieme a lei. Beh doveva ammettere che forse aveva fatto un affare, lei cucinava magnificamente!

Si guardò in torno per studiare un po’ la casa, voleva cercare di capire qualcosa sugli abitanti di quella casa. il suo sguardo si posò su una scacchiera sistemata sul mobiletto di fronte

“Amelie ma tuo padre gioca a scacchi?”

“Ehm no veramente sono io”

La guardò ammirato

“Davvero?”

“Si, ma non ho mai nessuno con cui giocare”

“Beh se vuoi fare una sfida…..”

I suoi occhi verdi si illuminarono

“Si, si, si ti prego era da tanto che non trovavo nessuno da sfidare”

Oh beh naturalmente non ce l’avrebbe messa tutta…era un cavaliere, no?

Un’ora dopo Spencer guardava la scacchiera inorridito, non era possibile, senz’altro c’era una mossa che lui poteva ancora fare. Amelie mica poteva avergli fatto scacco matto

La ragazza si stiracchiò e sorrise tranquillamente

“Che bella partita! Non mi era mai capitato nessuno bravo come te, mi hai quasi battuta”

Quel quasi mandò l’orgoglio di Spencer sotto i tacchi. Ma lui non si arrese continuando a fissare la scacchiera. Doveva esserci qualcosa! Cavolo lui aveva 187 di quoziente intellettivo non poteva essere stato giocato da una qualunque diciassettenne! Ci volle un’altra ora prima che si convincesse di aver perso e, quando tornò a casa sua e si mise a letto passò parecchio tempo a rivivere la partita nei minimi dettagli cercando di capire cosa avesse sbagliato.

La mattina dopo, quando arrivò in ufficio, stava ancora pensando all’onta subita la sera prima ma fu subito distratto da JJ

“Spencer c’è una lettera per te”

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Capitolo 6
*** Capitolo 5:Corsa contro il tempo ***


Capitolo 5: La corsa contro il tempo

 

 

 

Specer guardò incuriosito la lettera. Di chi poteva essere? Lui non riceveva mai lettere. Del resto, non aveva neanche nessuno che avrebbe potuto scrivergli, lui non aveva praticamente contatti al di fuori della sua squadra. Che fosse dalla casa di cura in cui era ricoverata la madre? Ma non gli avevano mai mandato lettere prima d’ora, si erano sempre fatti sentire per telefono…

Prese la busta e la aprì. Dentro c’era solo un foglietto di carta con sopra una sola frase

 

 

Vediamo se sei così bravo da salvarla dottore

 

Un patetico mentecatto

 

 

Sotto c’era una griglia di lettere apparentemente messe a casaccio:

 

ANCORT

AKEMNP

DGOVGL

SGEUEG

 TEERTS

 

 

Guardò la lettera perplesso per qualche secondo non capendo che cosa diavolo significasse. Poi il suo sguardo si puntò sulla firma: Un patetico mentecatto

 

“Spencer stai bene? Sei pallidissimo, sono brutte notizie?”

Degluttì a vuoto

“Pessime JJ”

Cominciò a correre verso l’ufficio di Hotchner  col cuore in gola. Sapeva chi aveva spedito quella lettera  e non c’era un secondo da perdere

“Hotch ho fatto una puttanata!”. Esclamò entrando

L’agente speciale Aaron Hotchner rischiò di strozzarsi col caffè

Aveva sentito giusto? : Reid che diceva parolacce? Reid che diceva di aver commesso un errore?

Degluttì cercando di riprendere fiato

“Si Reid? Che è successo?”

Spencer gli raccontò velocemente l’intervista della settimana prima, poi gli mise davanti la lettera

“Hotch capisci? Io ho chiamato il nostro SI patetico mentecatto e la lettera è firmata “ un patetico mentecatto”. È lui, non c’è dubbio”

Hotch gli riservò la sua occhiata più severa

“Maledizione Reid! Apparte che non avresti dovuto parlare con una giornalista perché quello spetta a JJ, come diavolo ti è venuto in mente di provocare  un sociopatico narcisista? Il tuo insulto era come un dannato drappo rosso davanti a un toro”

“Scusami Hotch so che non ho giustificazioni ma, cerca almeno di capirmi, avevo appena visto quei genitori e…non sono riuscito a trattenermi”. Mormorò Spencer con gli occhi bassi

Aveva commesso un errore imperdonabile  e lo sapeva. Aveva scatenato un maniaco psicopatico e ora chissà cosa sarebbe successo. Maledizione! Non era da lui commettere certi errori elementari!

“Senti Reid ora lasciamo perdere le ramanzine…mi sembra chiaro che il nostro S.I ha una ragazza e che ti ha dato qualcosa per salvarla…ha ingaggiato una sfida con te, è chiaro”

Oh dio! Era coinvolto in una sfida per salvare una donna?  E se avesse fallito? E se lei fosse….

“Reid forza guardati questa lettera con gli altri e cerca di cavarne piede! Ti ha lasciato un indizio trovalo!”

Ok  calma, ce la poteva fare!

Guardò il foglio che aveva in mano, la sua attenzione fu attratta dal mucchio di lettere alla fine, le fissò qualche secondo….e capì dov’era l’indizio

 

ANCORT

AKEMNP

DGOVGL

SGEUEG

 TEERTS

 

Ovvero: Ancort street seven

 

 

“Hotch ci sono!”. Esclamò felice

 

Corse nel corridoio seguito a ruota dal suo supervisore

“Ragazzi bisogna controllare chi vive al numero sette di Ancort Street”

Nel giro di un minuto seppero che era la residenza di John e Soimy Way e della loro figlia diciottenne Mary e si precipitarono all’indirizzo

Spencer corse a bussare alla porta

 

Dio fa che sia in casa, fa che sia in casa….

 

Una donna sui trent’anni palesemente asiatica si presentò alla porta con un sorriso gentile

“La signora Soimy Way?”

“Si, posso esservi utile?”

“Signora siamo gli agenti Jerone e Reid dell’FBI, vorremo parlare con sua figlia Mary”. Fece JJ cercando di fare un sorriso rassicurante

“Mi spiace mia figlia è uscita un’ora fa per vedere delle amiche, che volete da lei?”. Chiese la donna preoccupata e perplessa

Il cuore di Reid sprofondò sotto i tacchi. Erano forse arrivati tardi?

I suoi timori furono confermati da quello che gli sussurò Morgan all’orecchio cinque secondi dopo: “Abbiamo ricevuto una segnalazione, c’è un corpo vicino alla scuola che frequenta la ragazza”

Arrivò sul posto già col presentimento di cosa avrebbe trovato. E non sbagliava, il corpo apparteneva a Mary Way

 

No! No! No!

Non poteva essere vero! Non poteva aver fatto morire quella ragazzina

“Reid è morta mezz’ora fa..non avresti potuto fare nulla”.  Sussurrò Morgan dandogli una pacca sulle spalle

“Se fossi stato più veloce…”

“Reid era già morta! Non potevi salvarla…”

“Ho provocato io quel pazzo”

“L’avrebbe uccisa comunque, le aveva già messo gli occhi addosso di sicuro”

“Ma….”

“Smettila ragazzino! Così ti fai solo del male”

Hotch si avvicinò con la sua espressione più seria

“Vado a parlare con i genitori della ragazza”

“No” – lo interruppe Spencer deciso -  “Ci vado io”

“Reid…”

“Ci vado io”

 

Quando tornò a casa dopo aver parlato con i genitori della ragazza era a pezzi. Si sedette sulla panchina in giardino e chiuse gli occhi

“Ehy vicino tutto bene?”.

Sapeva già di chi era quella voce. E infatti, quando aprì gli occhi incontrò due iridi smeraldine

“Si, Amelie, tutto bene”

Lei lo guardò per un lungo momento

“No, non è vero”

Si sedette vicino a lui

“Sputa il rospo”

E, per la prima volta in vita sua lui decise di confidarsi con qualcuno.

Quando ebbe finito di parlare, lei gli strinse forte la mano

“Non è stata colpa tua”

“Sua madre crede di si”

La madre di Mary aveva urlato e imprecato per un’ora buona contro di lui quando le aveva confessato dell’intervista e della lettera dell’SI. Non sapeva manco lui perché gliene aveva parlato, forse perché pensava che confessare la sua colpa gli avrebbe alleggerito la coscienza

“Oh per l’amor del cielo! Spencer sei uno psicologo sai meglio di me che sua madre avrebbe detto qualunque cosa a chiunque pur di sfogarsi”

“Si è vero”.

Guardò la ragazza in silenzio per qualche istante. Strano, non aveva voluto stare a sentire nessuno dei colleghi quando avevano cercato di dirgli che la morte di quella ragazza non era colpa sua. Ma ora che era Amelie a dirglielo, ora ci credeva.

“Amelie….visto che siamo in vena di confidenze…ti va di dirmi perché tuo padre fa tardi la sera?”

La ragazza abbassò la testa di scatto, stringendo i pugni. Infilò una mano in tasca e gli porse una piccola foto. C’era una donna, doveva essere la madre di Amelie, che teneva in braccio una bambina di qualche mese

“La bambina sei tu?”

Lei annuì senza alzare la testa, i pugni sempre stretti

“Questa allora è tua madre”

Annuì ancora

“Non noti niente?”

Guardò meglio la foto

“Beh ti somiglia”

“Appunto e la somiglianza si fa sempre più evidente ogni giorno che cresco….e mio padre sopporta sempre meno di vedermi perché lo fa soffrire il modo in cui gli ricordo mia madre”

“Ma è sbagliato! Non è colpa tua se è morta e neppure se le somigli!”

Alzò il viso con un sorriso amaro

“Si, io lo so e lo anche mio padre…ma non può farci niente è più forte di lui…sai ha sofferto tanto quando mamma è morta…”

“Capisco ma non è giusto che sia tu a pagare!”

“Beh temo che non ci si possa fare nulla”

“Dimmi….anche tua madre era francese?”. Chiese lui  dopo qualche minuto

“No, era giapponese, faceva la hostes…poi durante uno dei suoi voli ha conosciuto mio padre e si è innamorata di lui….beh si sono sposati e hanno messo su casa in Francia, al paese di mio padre, siamo sempre vissuti lì finché mamma non è morta sei anni fa. Da allora sembra che mio padre non riesca a trovare pace in nessuna città…”

Ecco spiegato il motivo dei tanti trasferimenti di cui gli aveva parlato Amelie

“Non è sano che una ragazza della tua età debba cambiare casa così spesso…avresti bisogno di stabilità”

“Beh sai come si dice, la speranza è l’ultima a morire magari stavolta questo sarà il mio ultimo trasferimento”

 

 

 

 

 

Per  Kessi: opss grazie di avermelo fatto notare non mi ero accorta di aver sbagliato il suo cognome :)….eh già ti assicuro che l’SI avrà di che pentirsi di aver sfidato Reid molto presto XD…grazie dei complimenti…alla prossima:)

 

 

Per  dizzyreads: grazie del consiglio…mumble mumble sono molto interessata….beh spero che questo capitolo ti sia piaciuto:)

 

Per giorgitas : ahahhaahaa guarda mentre scrivevo la scena degli scacchi ho riso tantissimo anche io a immaginarmi la faccia di Reid:)….grazie dei complimenti comunque, sono contenta che la storia ti stia piacendo:)

 

Per  Luna Viola: beh eccoti accontentata spero che anche questo capitolo ti piaccia:)

 

Per  Tempest_the_Avatar : beh se ti piace la versione romantica di Reid guarda questo è solo l’inizio tu continua a seguirmi vedrai cosa gli combino:)

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6:Geoloso io? Naaaaaaaaa ***


Capitolo 6: Geloso io? Naaaaaa

 

 

Per la prima volta in vita sua , si sentiva quasi in pace con se stesso. Quanto era successo due giorni prima a Mary Way continuava ad assillarlo, era sempre lì ai margini della sua coscienza. Ma, incredibilmente, stava cominciando a conviverci.

Quella era una delle pochissime domeniche di vacanza che aveva da quando aveva iniziato a lavorare perché di solito per loro non esistevano ne feste, ne week-end, ed era deciso a godersela appieno. Ovviamente quando aveva dovuto decidere cosa fare, aveva scelto di andare al centro commerciale a dare un’occhiata al reparto dei libri nella speranza che ci fosse qualcosa che non avesse già letto. Speranza vana, trovare un libro che lui non avesse già letto era quasi impossibile. Però il suo sguardo fu attratto da un bellissimo giallo di un autore svedese che lui aveva già letto e che, era sicuro, una certa ragazza avrebbe apprezzato molto. Già ma lui perché avrebbe dovuto fare un regalo ad Amelie?

 

I regali sono il primo metodo di corteggiamento, è usato persino fra le specie animali

 

Fece la sua coscienza, che poverina ormai era ridotta a parlare in profilerese anche lei.

 

Spencer si fermò di botto, rimase un attimo soprapensiero poi mosse la mano come per scacciare una mosca. Che idee strane gli si stavano affollando nella testa? Corteggiamento? Ah che sciocchezza! Lui non stava corteggiando proprio nessuno! E men che meno Amelie! Figurarsi corteggiare una ragazzina con sei anni meno di lui…puah lui aveva bisogno di una donna matura!

Il ricordo del primo incontro con Amelie gli aleggiò nella mente…beh in effetti a giudicare da quello che il suo abbigliamento lasciava vedere quel giorno non c’era niente di immaturo nel suo corpo e, quanto al cervello, ne aveva più di certe donne pseudo-mature che aveva incontrato…chissà forse era per la perdita della madre e il conseguente allontanamento del padre, forse era dovuta crescere in fretta suo malgrado…come lui…

Scosse la testa vigorosamente, tanto da attirare l’attenzione di alcune persone che gli stavano passando accanto. Doveva smetterla di pensare a quella ragazza, era una sciocchezza. Ed era ancora più sciocco pensare che lei avesse qualcosa in comune con lui!

Fece qualche passo veloce deciso a tornare a casa, poi ripensò allo sguardo di Amelie mentre gli parlava di suo padre…e tornò indietro maledicendosi mentalmente

Dieci minuti più tardi, suonava al campanello della sua vicina. Lei venne ad aprirgli e gli fece un bel sorriso quando lo riconobbe

“Ciao Spencer”

“Ehm ciao Amelie”

Di qualcos’altro cretino! Eh che cavolo sei un genio con 187 di quoziente intellettivo possibile che non ti venga nulla di più brillante di: “ciao Amelie”???

La ragazza lo fissò leggermente perplessa per il suo silenzio

“Hai dimenticato di nuovo il sale?”

“Ehm no ecco io….”

Eh dai vuoi formulare una frase coerente?

“Avrei portato una cosa per te

Gli occhi di lei si spalancarono per la sorpresa

“Per me? Ma non dovevi”

“Beh non è nulla di che…”

“Oh che scema ti stavo lasciando sul pianerottolo, dai entra”. Lo invitò

La prima cosa che fece lui, fu guardarsi attorno per vedere se c’era il padre di Amelie

“Ma…tuo padre?...”

“A un congresso in un’altra filiale”

Lui represse a stento un sospiro, era come aveva pensato. Quell’uomo rischiava di perdere la figlia se non avesse elaborato il suo lutto. E, oltretutto, era profondamente ingiusto il modo in cui stava facendo soffrire quella povera ragazza

“Dai siediti…posso offrirti qualcosa?”. Chiese la ragazza

“Ehm no grazie”

Quando andò a sedersi sul divano accanto a lui per poco non fece un balzo per scansarsi. Uffa ma cosa c’era di sbagliato in lui? Perché con le ragazze era sempre così imbranato?

“Beh spero che tu non ce l’abbia già…”. Balbettò porgendole  il libro

Amelie prese il libro dalla busta e osservò un attimo la copertina, poi, fedele al suo carattere espansivo, lo abbracciò con un urlo di gioia

“Ma come facevi a sapere che volevo leggere Uomini che odiano le donne?”

“N-non l-lo sapevo…h-ho indovinato”. Fece lui sull’orlo di un collasso

“Oh grazie! Grazie Spencer davvero!....sai avevo sentito parlare di Stieg Larson e volevo tanto leggere questo libro”

“B-bene sono contento che ti piaccia il mio regalo”

Ma perché fa tanto caldo accidenti! Eppure è quasi inverno!

La temperatura però scese notevolmente quando suonarono al campanello e Amelie andò ad aprire. Sulla soglia c’era un ragazzo alto, ben piazzato e con i classici occhioni azzurri che piacciono a quasi tutte le ragazze

“Ciao bambolina”.

Bambolina???????

Mmmh questo doveva essere il classico tipo tutto muscoli e niente cervello, solo uno così l’avrebbe chiamata bambolina… e con quell’aria da su-dillo-che-sono-figo poi…..

Amelie arrossì,anche se sarebbe stato difficile dire se era dovuto al fastidio per il nomignolo scemo o al piacere di vedere quel tipo

“Ehm ciao Josch…che ci fai qui?”

Bella domanda…che diavolo vuole questo?????

Si era alzato dal divano, attirando così l’attenzione dei due neuroni che presumeva possedesse il tipo

“Lui è Spencer il mio vicino di casa….Spencer lui è Josch, un mio compagno di classe”. Fece Amelie notando lo sguardo interrogativo di Josch

Il giovanotto non sembrava contento di vederlo, e si guardò bene dallo stringergli la mano

“Beh ero venuto a renderti il quaderno di geografia…ieri ti deve essere caduto mentre uscivi”

Spencer osservò l’espressione del tipo mentre lo diceva e il suo istinto di psicologo si attivò subito

Bugiardo minimo glielo hai preso dalla borsa, ci scommetto la mia carriera di profiler

“Oh grazie”. Balbettò Amelie

“Ma ti pare….beh ora devo andare ho gli allenamenti con la squadra di basket…non posso arrivare in ritardo proprio io che sono il capitano”

Pure capitano della squadra di basket? Il numero presunto dei suoi neuroni scendeva a uno, calcolò Spencer sempre più infastidito

“Ah…si è giusto”. Approvò Amelie

“Ah….ti va di uscire a prendere una cosa sabato?....sai per stare un po’ insieme, parlare…”

Dal tono e dal modo in cui parlava e da come guardava Amelie non stava pensando di certo a una chiacchierata amichevole e Spencer avrebbe scommesso qualsiasi cosa che il qualcosa che le voleva offrire sarebbe stato alcolico. Provò il folle impulso di metterla in guardia, di vietarle in qualche modo di uscire con quello immaginando che lei avrebbe sbattuto le ciglia e sussurrato un estatico: “oooooohh si certo Josch” per poi finire mezza ubriaca a fare….no non voleva pensare a lei che faceva qualunque cosa con quel tipo!

Ma invece di fare come lui aveva immaginato, Amelie si voltò verso di lui e fu certo che lo stava supplicando con lo sguardo

“Ehm non mi avevi invitata a uscire sabato Spencer?”

Lui non era mai stato capace di mentire ma stavolta la necessità di aiutare quella ragazza gli fece scoprire un talento sconosciuto

“Ehm si….speriamo che non mi chiamino per qualche caso…”

“Già”. Fece lei sollevata

“Caso?”.  Chiese il tipo perplesso

“Si, Spencer è un profiler”. Spiegò la Amelie

Ah crepa bello io sono un’agente dell’FBI, come competi con questo Mister Muscolo?

Un secondo dopo aver formulato il pensiero si diede del’idiota. Lui non voleva competere con quel ragazzino…perché avrebbe dovuto?

“Profiler?”. Fece il tipo con aria ebete

Oh oh poverino Amelie gli ha inceppato il suo unico neurone con quella parola difficile

Beh vabbè che non voleva competerci ma era comunque odioso, impossibile non prenderlo in giro!

“Si, sono un agente federale”

“Ah bene” -  fece il tipo seccato – “ Beh io vado, ci si vede ”

Amelie chiuse la porta dietro di lui e sospirò

“Grazie Spencer, son settimane che mi chiede di uscire ma…”

“Non ti piace?”. Chiese speranzoso

“Non mi fido di quelli così, le ragazze le usano e basta, niente sentimenti”

Oh oh peggio di quanto avesse pensato…era innamorata di quello e aveva paura di farsi male. Beh del resto era pur sempre una diciassettenne come le altre a quello era il capitano della squadra di basket, pensò con amarezza, un’amarezza assurda, peraltro, perché a lui non gliene fregava niente se Amelie era innamorata di quello!

“Capisco…”

Stettero in silenzio finchè a lui non tornò in mente una cosa che avrebbe voluto dirle

“Senti bimba…”

Quel nomignolo gli era uscito senza che neanche lui sapesse come. Ma lei perve non gradirlo

“Non chiamarmi bimba, non sono così piccola…”. Borbottò arrossendo

Ma a LUI permetti di chiamarti bambolina

 

“Si…comunque… lo fai abitualmente di aprire la porta senza chiedere chi è? Perché quando mi hai aperto…”

“A volte mi capita di aprire senza pensarci”

“Non farlo più, è pericoloso se sei sola”

“Lo so, non ho cinque anni, di solito non mi capita”

“Beh fai in modo che non capiti mai!...ora vado”

Rientrò in casa più incavolato che mai e quello che vide davanti alla porta non migliorò il suo umore.

C’era una busta che conteneva una foto di una giovane donna e una frase

 

Ritenta, sarai più fortunato

 

Il tuo mentecatto preferito

 

 

 

Per  dizzyreads: Ih ih sono contenta che ti sia piaciuta quella scena…grazie dei comlimenti…a prestoJ

 

Per  Kessi: ahahahhahahaha noto che la raffinatezza di Reid che entra nell’ufficio di Hotch annunciando di aver fatto una puttanata è piaciuta XD…anche io confesso di aver riso da sola mentre scrivevo quella scena J….mmh no Amelie per ora (muahahahhahaha sguardo cattivo) la tengo al sicuro dall’SI

 

Per Giorgitas: si confermo Reid è masochista ma adorabileJ….grazie dell’entusiasmo con cui mi segui (pure con la febbreJ)….bacioneJ

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Liti e appuntamenti ***


Capitolo 7: Liti e appuntamenti

 

 Autrice: Snif snif * si asciuga una lacrima* ehy gente mi avete abbandonataaaaaaaaaaa ma perchè è così brutta la storia:(

 

 

Correndo alla centrale a una velocità molto superiore a quella consentita, Spencer sentiva di odiare più che mai il maledetto che lo stava tormentando. Alla sede lo accolse Morgan imbufalito

“Che diavolo vuoi nell’unica domenica libera che avevamo Reid?”. Ringhiò

“Senti Morgan con la donna con cui senz’altro stavi  puoi riprendere un’altra volta, ora c’è qualcosa di più urgente”. Sbuffò Reid

Morgan lo guardò perplesso. Reid non gli aveva mai risposto così

“Che ti succede ragazzino?”

Spencer si diede dell’idiota. Ma perché aveva risposto così a Morgan? In fondo aveva ragione a seccarsi per essere stato chiamato in ufficio di domenica sera. Mah forse la storia con l’SI gli stava logorando i nervi. No, dovette ammettere, non era quello. La verità era che quel giorno non sopportava quelli che avevano successo con le donne senza fare nessuno sforzo….un po’ come l’idiota che c’era a casa di Amelie….

Oh ma perché continuava  pensare a lei? Maledizione aveva cose molto più urgenti in quel momento!

“Scusa Morgan è che….”

La necessità di spiegare gli fu risparmiata dall’arrivo di Hotch e JJ

“Che succede Spencer?”. Chiese JJ

Spencer mostrò loro la foto e il biglietto

“A quanto pare ha colpito ancora”

Morgan guardò Hotch con aria preoccupata

“ Che dobbiamo fare? È chiaro che sta giocando con Reid, dobbiamo estrometterlo dalle indagini?”

Spencer rabbrividì. No! Non voleva che lo estromettessero dalle indagini. Voleva farla pagare a quel pazzo, voleva essere lui ad arrestarlo….ormai tra loro era una questione personale!

Hotch scosse la testa facendogli tirare un sospiro di sollievo

“No, se lo estromettiamo rischiamo che quello tenti cose estreme per costringerci a farlo tornare in gioco”

Riuscirono in fretta a rintracciare la ragazza che era nella foto ma, quando la trovarono era già morta. Spencer provò il bisogno di urlare di frustrazione davanti al corpo di quella ragazzina. Ancora una volta la ragazza era già morta quando lui aveva ricevuto il messaggio e, ancora una volta la sua ragione gli diceva che non avrebbe potuto fare nulla ma qualcosa in lui continuava a farlo sentire colpevole. Quando tornò a casa sua sentì fin dal pianerottolo le urla provenienti dal piano di sopra. Una delle due voci era senz’altro quella di un uomo e l’altra era quella dai toni di solito caldi e controllati della sua vicina

“Mi sono sempre arrangiata da sola papà ma questo non posso farlo da me, per una volta permettimi di ricordarmi che ho un padre”. Stava urlando la ragazza

“Per l’amor del cielo Amelie! Lavoro dodici ore al giorno, se mi va bene, non ho tempo per essere assillato con queste sciocchezze”

“NON E’ UNA SCIOCCHEZZA POSSIBILE CHE NON  LO CAPISCI???”

Quando sentì quell’urlo assurdo Spencer cominciò a salire i gradini a tre a tre. Doveva intervenire, era chiaro che, qualsiasi cosa stesse succedendo, Amelie stava rapidamente perdendo il controllo e suo padre non sembrava per niente in grado di calmarla, anzi.

Non fece neanche in tempo a finire la rampa di scale che un fulmine coi capelli neri lo sorpassò correndo nella parte opposta. Le andò subito dietro temendo che volesse andare in giro chissà dove per sbollire, non era assolutamente il caso che andasse in giro sola per la città e in quello stato emotivo. Ma quando uscì dal portone la trovò sulla panchina che piangeva

“Ehy bimba che succede?”. Chiese sedendoglisi accanto

Una parte del suo cervello visualizzò la scena del giorno prima. Non avrebbe dovuto chiamarla di nuovo bimba, rischiava che si arrabbiasse anche con lui

“Nulla”. Fece la giovane asciugando con rabbia una lacrima

“Amelie, punto primo sono un profiler e  sono addestrato a capire le bugie…e poi se vuoi che creda che non sta succedendo nulla la prossima volta evita di raggiungere certe tonalità”

“Oh mi hai sentita”

Lui le sorrise

“Beh mettiamola così.. se avessi alzato un po’ di più la voce io di sicuro non ti avrei sentita…ma tutti i cani e i pipistrelli dei paraggi avrebbero urlato di dolore”

Lei abbassò il viso e rimase in silenzio

“Amelie che succede?”

“E’ una cosa stupida”

“Tu dimmelo lo stesso”

“Mio padre si rifiuta di darmi lezioni di guida perché non ha tempo…insomma lo so, dovrei capirlo…ma tutti i padri insegnano alle figlie a guidare e io…”

“Ho capito”

Capiva perfettamente che il punto non erano le lezioni di guida, il punto era che quella sarebbe stata l’ennesima cosa che tutti fanno col proprio padre mentre Amelie avrebbe dovuto arrangiarsi. Come si era sempre arrangiato lui del resto

“Uff scusami Spencer tu avrai già i tuoi problemi e io ti starò rompendo le scatole piangendoti sulla spalla…oltretutto domani ho l’interrogazione di matematica, devo impegnarmi per non beccare un’insufficenza”

“Ti do una mano”

Normalmente non agiva così d’istinto….ma con quella ragazzina sembrava che il suo cervello si scollegasse

Lei arrossì dì botto

“Grazie Spencer ma non voglio disturbarti”

“Amelie vuoi davvero farmi credere che riusciresti a studiare a casa tua adesso?”

La sua espressione cambiò

“D’accordo”. Sospirò dopo un momento

Si aspettava di trovarsi a dare spiegazioni di matematica a una persona distratta e insofferente, invece Amelie fu attenta e si dimostrò molto veloce nell’apprendere

“Amelie per me tu non hai nessun problema con la materia, è il tuo professore che non sa spiegare”

Lei sorrise e lui si sentì estremamente fiero di essere riuscito a rasserenarla

“Lo prendo per un complimento”

I loro sguardi si incrociarono. Cavolo quella ragazzina aveva degli occhi davvero stupendi…

L’incanto fu rotto dal suono del campanello

“Vado ad aprire”. Sussurrò lui imbarazzato

Quando aprì si trovò davanti un uomo con un’espressione molto infastidita

“Si?”

“Lei è il dottor Reid?”

“Si…e lei è?”

“Il padre di Amelie e gradirei che mia figlia tornasse a casa”

“Si, stava appunto per rientrare, la stavo aiutando in matematica per l’interrogazione di domani…”. Balbettò arrossendo

“Dottor Reid quanti anni ha?”

Eh? Che razza di domanda era?

“Ventitre”

“Mia figlia ne ha diciassette…significa che è minorenne..”

L’imbarazzo fu sostituito da un’ondata di rabbia. Ma guarda adesso ricordava di avere una figlia!

“Signore….vedo che sa l’età di sua figlia…”

L’uomo lo fissò confuso

“Certo che la so, è mia figlia”

“E sa anche quali materie preferisce a scuola?”

“Io…credo…la letteratura…insomma ha sempre amato leggere..”

“E come va in matematica?”

“Io….credo bene…non ho mai ricevuto comunicazioni dunque…”

“Oh lei crede bene….signore le consiglio di fare due chiacchiere con sua figlia minorenne prima di venire a fare le scenate a me”

Lui parve alterarsi

“Come si permette! Io parlo con mia figlia!”

“Davvero? E come mai non sa che ha un professore pessimo che le ha fatto odiare la materia?...se è una persona intelligente si metterà qualche problema per il fatto che conosco più cose di sua figlia di lei e sono quasi un estraneo”

Amelie comparve alle sue spalle

“Papà che c’è?”

“Beh era tardi e mi stavo preoccupando…”

“Adesso torno a casa” – “Si voltò verso di lui – “Grazie Spencer per l’aiuto”

“Di nulla Amelie…poi fammi sapere come va l’interrogazione”

Il giorno dopo, Spencer passò la mattina a osservare le foto delle ragazze uccise dall’SI a cui davano la caccia. Per quanto si sforzasse di concentrarsi sul caso in se, continuava a rimuginare sul fatto che quelle ragazze somigliavano molto, troppo, ad Amelie…e lei gli aveva detto che quella sera sarebbe stata al palazzetto del ghiaccio tutta la sera fino alle otto. Non gli piaceva manco un po’ che tornasse da sola. Ma cosa poteva farci, non poteva mica fargli da scorta.

“Tutto bene ragazzino?”

Alzò lo sguardo trovandosi davanti Morgan

“Si, tutto ok”. Rispose distrattamente

“Stai pensando alle ragazze uccise?”

“Io…”. Il suo cellulare squillò segnalando l’arrivo di un messaggio

Era di Amelie, la sera prima si erano scambiati i numeri di cellulare per qualsiasi evenienza

 

Ciao vicino, ho preso A+…grazie davvero…è tutto merito tuo

 

Spencer meditò un istante mentre un’idea folle, almeno per lui, quanto interessante si faceva strada nella sua mente. Non aveva mai osato tanto con una donna ma del resto c’era in ballo la sicurezza di quella ragazza…e quello era l’unico modo che gli veniva in mente per assicurarsi che non tornasse sola

 

Splendido! Ma non è stato merito mio…è tutto merito della tua bravura…senti visto che sei al palazzetto vicino al mio ufficio ti va se quando stacco andiamo a bere qualcosa per festeggiare?

 

Lei rispose immediatamente

 

Certo! Allora dopo l’allenamento mi avvicino da te

 

Bene…ah Amelie aspettami dentro!...e ti avverto che a te è concessa solo aranciata! Se no tuo padre mi uccide…

 

“ Sbaglio o leggo che hai appena invitato una donna a bere qualcosa?”

Oh cavolo! Doveva immaginare che Morgan non avrebbe resistito alla tentazione di sbirciare!

“E’ solo la mia vicina…corrisponde al tipo dell’SI e voglio assicurarmi che non torni a casa  da sola..”

 “Certo come no…”

Morgan si allontanò pensando che certo una che aveva preso un A+ in matematica e andava d’accordo con Reid doveva essere una secchiona magari anche bruttina…

Cinque ore dopo una ragazza alta, con lunghi capelli scuri e occhi verdi entrò nell’ufficio della BAU. Morgan notò subito quella bellezza dai tratti orientali e le si avvicinò col chiaro sguardo del predatore

“Ciao bellezza…sei una nuova assunta?”

“Ehm veramente no…cercavo qualcuno…”

“Beh mi hai trovato”

“Parlava di me Morgan”. Fece una voce seccata alle spalle del profiler

Spencer aveva riconosciuto subito Amelie…come aveva riconosciuto l’inconfondibile atteggiamento di Morgan quando cercava di abbordare una ragazza. E di solito ci riusciva…il che lo rendeva stranamente nervoso, molto nervoso

Amelie si illuminò all’istante riconoscendolo

“Ciao Spencer”

“Ciao Amelie”

Morgan si voltò verso il collega più giovane

“Quella sarebbe la tua vicina?”. Gli bisbigliò per non farsi sentire da lei

“Si”

“Che botta di fortuna ragazzino..non fartela scappare!”

“Morgan ha diciassette anni”

“Eh  beh? E’ una gran bella diciassettenne e…”

“E ha quindici anni in meno di te” - sibilò Reid a denti stretti – “Andiamo Amelie?”. Proseguì rivolto alla ragazza

“Si certo”

Quando salirono in macchina Spencer ebbe un’ispirazione improvvisa

“Dai Amelie ti faccio provare a guidare”

“M-ma sei sicuro?”

“Si certo”. Affermò convinto, spostandosi per lasciarle il posto di guida

Dopo una rapida spiegazione le diede il permesso di partire

“Hai visto? Sono partita bene!”. Esclamò la ragazza felice

“Amelie quale parte non ti è chiara di “non accelerare troppo”?”.  Boccheggiò Spencer pallido come un cadavere

 

 

 

Per Kessi: grazie mia unica lettrice meno male che ci sei tu a tenermi alto il morale..eh temo di dover dire che si Amelie se la vedrà brutta...ma staremo a vedere....alla prossima:)

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Mi fido di te ***


Capitolo 8: Mi fido di te

 

 

Per unsub: si cara hai ragione sono stata imperdonabile…ma hai visto che ho seguito il tuo consiglio?:)…oh stavolta ho aggiornato dopo solo una settimana, ho superato me stessa XD

 

 

Per Kessi: beh non sono d’accordo che Reid normalmente non sarebbe così, tieni conto delle situazioni, cioè con Morgan aveva le scatole girate per la  lite con Amelie e i nervi a pezzi per l’SI e col padre di Amelie….beh è notorio che i padri che trascurano la prole sono un tasto dolente…beh detto questo ti ringrazio dei complimenti e spero che anche questo capitolo ti sarà piaciuto! Baci e alla prossimaJ

 

 

Nonostante la paura iniziale di Spencer, Amelie guidò benissimo e riuscirono ad arrivare al bar dove avevano deciso di fermarsi incolumi.

“Ok piccola ora rallenta e vedi se c’è un posto in cui parcheggiare….Amelie cerca dove ci sia mooooooolto spazio e entraci piano, ok?”. Sussurrò Spencer, che ancora stringeva spasmodicamente la maniglia della portiera (Spencer: ehy così mi fai sembrare un fifone!! Autrice: Mica è colpa mia se te la fai sotto. Spencer: protesto vivamente contro questa rappresentazione del sottoscritto. Autrice: Ah tu protesti? Vuoi che faccia finire Amelie a letto con Morgan? Spencer: Ehm ehm…dicevamo?...ah  si…devo lanciare qualche urlo di terrore?)

“Ok vicino….tranquillo”

“Sono tranquillo”

Amelie diede un’occhiata al suo colorito pallido

“Si certo”. Ridacchiò

Si infilò in un parcheggio lasciato libero proprio in quel momento e finalmente, almeno per Spencer, spense la macchina e scese

“Sono andata bene, vero?”

“Si, direi di si”. Sorrise Spencer, molto più rilassato

“Insomma ho dovuto fare un po’ di manovre per entrare nel parcheggio ma…”

“Amelie era la tua prima guida, è normale….te la sei cavata decisamente meglio di me”

 

FLASHBACK

 

L’agente supervisore Aaron Hotchner guardava preoccupato il ragazzo al posto di guida

“Reid te la senti di partire?”

“Si direi di si”

Era parecchio nervoso, non avrebbe voluto che fosse proprio il suo capo a insegnargli a guidare ma non avendo nessun’altro a cui chiedere aiuto aveva dovuto arrendersi. E ora aveva una fifa tremenda di fare una figuraccia proprio con lui.

La partenza gli riuscì piuttosto bene e fu capace subito di tenere la macchina in linea sul rettilineo ma….

“Reid, stai andando bene, ora rallenta che c’è una curva”

Spencer toccò leggermente il pedale…troppo leggermente..

“Reid rallenta”.

Stavolta Hotch aveva alzato il tono cominciando ad allarmarsi

Spencer schiaccò più a fondo il freno. Troppo tardi, il palo al margine della strada non riuscì a evitarlo

“Mi spiace Hotch”. Sussurrò mortificato

Hotch respirò a fondo. Non poteva mica sparare addosso a un suo uomo solo per un graffietto alla macchina.

“Tranquillo Reid, non hai fatto danni gravi”

“Non mi licenzi quindi?”

“No, non ti licenzio…”

Ma quando sua moglie avesse scoperto cosa era successo alla macchina…beh Reid sarebbe stato in pericolo, Haley era da temere se si arrabbiava, lui ne sapeva qualcosa…

 

 

FINE FLASHBACK

 

“Davvero me la sono cavata meglio di te?”

Spencer la fissò con aria enigmatica

“Si, credimi sulla parola….”.

Appena entrati nel bar, si trovarono davanti un gruppo di ragazzini che giocava con le macchinette. Passandogli accanto Spencer sentì un inequivocabile “ammazza che sventola!”, rivolto senz’altro alla ragazza che era con lui.  Doveva averlo sentito anche Amelie perché si irrigidì all’istante

“Ehy bella molla lo sfigato e vieni a farti una birra con noi”. Urlò uno dei tre

Amelie finse di ignorarli ma prese Spencer per mano e con un’aria adorante degna di un Oscar flautò: “Dai Spencer parlami del tuo nuovo caso….voi dell’FBI fate un lavoro così interessante”.

Lo aveva detto a voce abbastanza alta da farsi sentire dai tre fighetti che sbiancarono all’istante e tornarono alle loro occupazioni

“Ah con tipi così la parola FBI funziona sempre!”. Ridacchiò Amelie

Spencer non rispose, era troppo impegnato a evitare l’auto-combustione perché la sua vicina gli teneva ancora la mano. Amelie parve notare la cosa solo in quel momento e staccò subito la mano arrossendo

“Scusa”. Sussurrò

“Oh n-non è nulla”. Boccheggiò lui

“Spero di non averti messo in imbarazzo…volevo dare una lezione a quegli idioti ma non ho pensato che magari tu…”

“Non importa….però non pensavo che sapessi civettare così bene”

Inaspettatamente lei scoppiò a ridere fino alle lacrime

“Oh vorrei che ci fosse la mia amica Mary”. Esalò cercando di riprendere fiato

“Perché?”

“Beh lei avrebbe riconosciuto al volo l’imitazione”

“Perché, stavi imitando qualcuno?”

“Oh si…una mia compagna di classe….mi sta altamente sulle scatole dal primo giorno di scuola….io di solito non prendo in giro la gente ma lei…è una tale oca…vabbè parliamo d’altro…”

Si stavano sedendo a un tavolo e solo in quel momento Spencer realizzò un piccolo dettaglio….aveva invitato fuori una ragazza…questo significava che avrebbe dovuto parlarci….un vero disastro perché lui non riusciva mai a trovare un argomento decente con le donne….oh cavolo e adesso? Avrebbe finito per fare la figura dell’idiota!

Fu Amelie a rompere il silenzio

“Spencer…scherzi a parte…vorrei davvero sapere come procede il caso di cui mi hai parlato la volta scorsa”

Lui sospirò

“Non procede Amelie, purtroppo quel pazzo è ancora in giro e noi …io…non riesco a beccarlo”

Lei si accorse di quanto quella cosa lo tormentasse e gli strinse la mano facendolo arrossire

“Io sono sicura che lo prenderai”

“Amelie….c’è una cosa che devi sapere”

“Cosa?”

“Beh sono stati diffusi meno particolari possibili per non creare panico ma…beh devi sapere che…questo tipo….cerca ragazze che ti somigliano….insomma non ti devi spaventare ma…”

“Spencer io non ho paura”

“Ma Amelie…tu devi renderti conto del pericolo…”

“Me ne rendo conto…..ma da qui a vedermi su un tavolo dell’obitorio..”

“No bimba è proprio questo il punto, io non ti voglio vedere su un tavolo dell’obitorio…insomma è già brutto vederci quelle ragazzine ma….”

Vederci lei sarebbe stato straziante, si rese conto. Vederci quella ragazzina, così viva, allegra….sarebbe stata una cosa da cui non si sarebbe mai ripreso

“Io non ci finirò!”. Affermò lei con sicurezza

“Pensi di essere intoccabile?”

“No penso che potrei contare su di te”

E lui si ritrovò a pregare un Dio che aveva sempre sostenuto non esistere che la fiducia che vedeva brillare in quegli occhi smeraldini non fosse mal riposta

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: La gara ***


                                                  Capitolo 9: La gara

 

 

Ehy gente mi lascereste una recensione?

 

 

Spencer guardò l’orologio preoccupato

“Amelie è tardissimo tuo padre mi uccide”. Sussurrò osservando la ragazza che saliva le scale affianco a lui

Lei fece una risatina sarcastica

“Oh ne dubito…mio padre è a Miami, l’hanno chiamato per una  consulenza nella filiale della banca dove lavora”

Si trattenne a stento dalla tentazione di sbuffare. Evidentemente quell’uomo non aveva capito il suo discorso

“Capisco….”

Eh già, capiva benissimo come ci si sentisse con un  padre latitante

“Però ha detto che tornerà per domenica”. Aggiunse Amelie illuminandosi

“Perché? Che succede domenica?”

Arrossì di botto

“Beh ecco…c’è la mia prima gara nei campionati”

Lui sorrise intenerito da quegli occhi bassi e quel faccino imbarazzato

“Beh è una cosa importante, è bello che tuo padre ci sia”

“Si sono felice di sapere che lui sarà tra il pubblico, mi farà sentire più tranquilla”

“Hai paura?”

“Un pochino….direi che è normale del resto, in fondo è la mia prima gara importante”

“Su, sono convinto che andrai benissimo”

“Grazie”

“Ora fila a casa che è tardi”

“Ok, buonanotte e grazie della bella serata, Spencer”

“Di nulla bimba, buonanotte anche a te”

La mattina dopo  l’agente speciale Reid entrò in ufficio cercando il più possibile di mimetizzarsi con la tappezzeria

“Hey Reid com’è andata ieri?”

A quanto pare non era bravo a scomparire

Si voltò con l’aria di un condannato a morte

“In che senso?”

Chissà se la tattica del finto scemo poteva funzionare….

“Smettila ragazzino tanto non attacca! Voglio sapere tutto sul tuo appuntamento di ieri”

“Non era un appuntamento, siamo solo andati a bere qualcosa”

Morgan sospirò esasperato

“Oh andiamo! Sai tutto il vocabolario a memoria, di sicuro sai che uscire a bere qualcosa rientra nella definizione di appuntamento”

Arrossì imbarazzato

“Ecco….non era un vero e proprio…cioè era solo per tenerla d’occhio”

“Si certo come no! Non te la cavi così ragazzino voglio i particolari!”

“Ma quali particolari? Abbiamo bevuto qualcosa, scambiato due chiacchiere e l’ho riportata a casa”

Morgan si produsse in una finta espressione di puro stupore

“Hai scambiato due chiacchiere con una ragazza? Beh è già incredibile”

Spencer arrossì guardandolo storto

“Molto divertente!”

“Dai non te la prendere! Piuttosto….hai intenzione di portarla di nuovo fuori?”

Mmh bella domanda! In effetti Amelie non sapeva che lui l’aveva portata fuori solo per evitare che tornasse a casa da sola…si aspettava che lui la invitasse di nuovo? E lui aveva intenzione di farlo?

Guardò Morgan titubante

“Ehm….io….dovrei?”

Il collega gli rivolse il classico sguardo da: ecco Spencer-sono-un-idiota-con-le-ragazze-Reid all’opera

“E’ andato male qualcosa?”

Ci pensò un attimo. Era andato male qualcosa? Stranamente no, Amelie era stata una compagnia piacevole e, cosa ancor più strana, anche lui credeva di essere stato una compagnia piacevole.

“No, non direi, è andato tutto bene”. Sussurrò

“Beh e allora dove stà il dubbio? Certo che la devi invitare di nuovo!”

“Ma….lei non penserebbe che tra noi c’è qualcosa?”

Morgan lo guardò perplesso

“E allora?”

“Allora non mi posso mettere a provarci con una diciassettenne!”

Morgan alzò gli occhi al cielo

“Ok ragazzo vediamo se riesco a fartelo capire….è bella come una fotomodella, è intelligente, si vede lontano un miglio che ti piace e soprattutto …quello che mi fa dire che non ne troverai un'altra così…è stata un intera sera con te e non è scappata…che cavolo te ne frega di quanti anni ha? Oltretutto ne ha solo sei meno di te non sono mica tanti…”

Reid diventò rosso come un peperone

“Non è vero che mi piace!”

Sicuro? Sussurrò la voce della sua coscienza

Morgan gli scompigliò i capelli

“Smettila ragazzino a me non la fai la guardi come se fosse una dea!”

La battuta lo fece sbuffare insofferente

“Io non la guardo come se fosse una dea!”

Ma come una bella ragazza forse…..

“Si si come no!”. Rise il collega

Stava per replicare ma non fece neanche in tempo ad aprire la bocca che lui sen’era già andato

La domenica successiva, Spencer si svegliò con uno strano senso di attesa….mmh che doveva fare quel giorno? Niente, stranamente non c’era nulla di particolare quel giorno…e allora cos’era che gli faceva sentire che doveva succedere qualcosa di importante?

Ah ma certo, pensò dopo un attimo,la gara di Amelie. Un momento…ma a lui che gliene fregava?

Stava ancora interrogandosi sulla cosa quando sentì la sua vicina uscire e pensò che sarebbe stato carino almeno farle gli auguri. Fuori trovò un’Amelie decisamente giù di morale

“Amelie che succede?”

La ragazza sussultò abbassando lo sguardo

“Niente…”

La guardò serio

“Amelie….”

La moretta sbuffò infastidita

“Oh d’accordo! Mio padre non ce la fa a venire oggi…”

Ergo sarebbe stata sola alla sua prima gara…

“Mi dispiace….”

Fece un sorriso forzato

“Oh beh non…non importa…”

La fissò negli occhi

“Si che ti importa!”

“Beh mi dispiace ma non ci posso fare nulla e nemmeno mio padre dunque è inutile che piango!”

“Amelie…- scosse la testa sospirando – beh buona fortuna per oggi”

La ragazza sorrise contenta

“Grazie Spencer”

Gli diede un bacio sulla guancia e volò giù per le scale lasciandolo a toccarsi la guancia con aria da ebete. Quando si fu ripreso, cominciò a pensare che era davvero triste che lei facesse  la sua prima gara senza nessuno tra il pubblico che tifasse per lei. Nella sua mente si affollarono una miriade di ricordi: il giorno del diploma, il giorno della laurea, il giorno in cui lo avevano accettato nella BAU…sempre rigorosamente solo. Come ormai succedeva spesso da quando aveva incontrato quella ragazzina, seguì il suo istinto, prese la giacca e si recò al Palazzetto del ghiaccio. Quando arrivò, la gara era già iniziata, si stava esibendo una ragazza di colore carina e molto brava. Dopo di lei fu il turno di Amelie. Il giovane profiler dovette ammettere che, anche se si aspettava una bella esibizione da lei, non si era assolutamente aspettato che avesse un tale talento. Amelie non era semplicemente brava, era nata per pattinare, anche uno come lui che non ne capiva niente di pattinaggio se ne rendeva conto. E i giudici a quanto pareva la pensavano allo stesso modo, perché la vittoria fu assegnata ad Amelie. Si avvicinò per farle gli auguri poi vide tre ragazze sbucare dietro di lei e abbracciarla ridendo. Amelie si lasciò abbracciare sorridendo, chiaramente erano delle amiche che le avevano fatto una sorpresa, stava per andare via visto che non era sola ma poi vide la ragazza che si era esibita prima di lei avvicinarsi con un’aria che non prometteva niente di buono e decise di rimanere a vedere cosa succedeva. La ragazza si avvicinò con un sorriso falso

“Tesoro complimenti per la vittoria”. Cinguettò la tipa

Amelie parve sinceramente contenta degli auguri. Anima candida, pensò Reid, le amiche invece avevano capito che stava prendendo in giro a giudicare dalle facce che stavano facendo.

“Grazie Katherin”

La tipa fece un’espressione trionfante

Cara hai bisogno che ti riaccompagnamo a casa io e mia madre visto che sei sola?”. Calcò con soddisfazione l’ultima parola.  Quella sottospecie di oca boccolosa come cavolo si permetteva??? Pensò Spencer digrignando i denti. Si avvicinò tossicchiando

“Caso mai se serve un passaggio ci penso io!”

Amelie si voltò e fece un sorriso raggiante riconoscendolo

“Spencer!!!”

Corse ad abbracciarlo facendolo quasi liquefare per l’imbarazzo

“Che ci fai qui?”

“Oh sono venuto a vedere come se la cavava la mia vicina”

Amelie si girò dalle amiche senza smettere di sorridere

“Ragazze lui è il mio vicino Spencer…Spencer loro sono Lucy, Marika, Rachel e Katherin”

Katherin si avvicinò con un sorriso seducente

“Wow tu sei il suo vicino che lavora all’FBI”

Annuì

“Si sono io”

“Oh è un lavoro così interessante!”. Flautò la ragazza

Quella frase e l’espressione di Amelie che, alle spalle della tipa cercava di trattenere le risate,  fecero ricordare a Spencer l’episodio di qualche giorno prima quando aveva portato fuori Amelie.

La ragazza che gli era stata presentata come Lucy si avvicinò  all’amica e le diede una pacca sulla spalla sorridendo

“Beh tesoro visto che hai chi ti riaccompagna a casa noi ti lasciamo, vorrai andarti a godere la vittoria”.

Scoccò un’occhiata malignia a Katherin alle ultime parole

Amelie sorrise e si girò da Spencer

“Davvero non ti disturba?”

“Ma no bimba mi fa piacere”

“Allora ok….grazie Spencer sei sempre gentile!”

“Oh di nulla!”

Mentre andavano alla macchina Amelie incrociò il suo sguardo e scoppiò a ridere

“Bhe ora sai chi stavo imitando l’altra sera!”

Lui cercò di trattenersi ma scoppiò inesorabilmente a ridere

“Si, credo di averlo capito….e devo farti i complimenti la imiti alla perfezione!”

Strano, riflettè mentre veniva di nuovo colpito da un attacco di ilarità, non gli capitava spesso di ridere così di gusto…almeno fino a quando non aveva incontrato Amelie…

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Capitolo 11
*** capitolo 10: Compleanno ***


Compleanno

Autrice: Vi preeeeego vi preeeeego commentateeeee

 

Spencer si passò una mano sul viso sospirando stancamente. Maledizione erano ore che lavorava al caso del SUO serial kyller ma non ne aveva cavato ancora piede. Il fatto era che la sua abilità non gli serviva perché quel maledetto giocava sporco mandandogli i messaggi dopo che le ragazze erano già morte…

Mmh forse si poteva fare qualcosa in proposito…

Si alzò dalla sedia e corse verso l’uffico della sua collega

“JJ voglio parlare in una conferenza stampa mi puoi aiutare?”

 

L’uomo sbattè un pugno sul tavolo con rabbia guardando il telegiornale. Odiava quello stupido genietto con tutto se stesso. Come si permetteva di prenderlo in giro?

Il ragazzo nello schermo continuava a parlare quasi incurante della rabbia che stava scatenando.

“Abbiamo trovato le vittime ma il soggetto che cerchiamo è fondalmentamente un debole, che rifiuta lo scontro, perciò ha ucciso le ragazze prima per non affrontare una possibile sconfitta”

E così le voleva vive? Oh gliene avrebbe dato una viva…e avrebbe sofferto come un cane vedendola morire!

 

Spencer sospirò alla fine della conferenza. Sperava tanto di non aver sbagliato. Se avesse peggiorato la situazione con un altro errore non se lo sarebbe mai perdonato!

Morgan sorrise e gli diede una pacca sulla spalla

“Sei stato grande ragazzino!”

Spencer sospirò. Non ne era tanto convinto

“Mmh trovi? E se ora lui fa di peggio?”

“No Reid sei stato convincente  e lui è altamente competitivo non saprà resistere alla tentazione della sfida che gli hai lanciato”

Sorrise speranzoso. Massì forse aveva ragione Morgan! Mentre passava nell’andito notò un calendario…Mmh era il 26 Maggio perché quella data gli ricordava qualcosa?

All’improvviso gli tornò in mente una frase di Amelie..quel giorno era il suo

compleanno! Si avviò verso casa pensieroso. Doveva prendere un regalo per Amelie?

Mmh  non era sicuro che fosse un’idea saggia…

Mentre passava davanti a una vetrina vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Rimase fermo qualche istante indeciso poi entrò nel negozio.

Mezz’ora dopo, stava suonando alla porta di Amelie e, come immaginava, quando lei venne ad aprire, vide subito che era sola in casa

“Ciao Spencer”

Osservò la ragazza sorridente davanti a lui. Ma porca miseria perché doveva arrossire? Perchè!?

“Ciao bimba…ehm…buon compleanno!”

Il sorriso di Amelie si accentuò

“Oh grazie che carino te ne sei ricordato!”

“Ho una memoria eidetica, è difficile che io non ricordi qualcosa”

Se ci fosse stato Morgan lo avrebbe di certo preso a calci. Ma perché le aveva ricordato che non era come gli altri maledizione!

Si sarebbe aspettato che lei lo guardasse come se fosse strano quantomeno…e invece si limitò a sorridere e ad annuire

“Si lo so ma sei stato carino lo stesso anche se per te è più facile…su vieni dentro tanto sono sola”

Entrò in casa guardandosi attorno. La prima cosa che  risaltava in quella casa era la mancanza di qualsiasi traccia di una vita…niente foto, né quei trofei un po’ stupidi che si danno ai  bambini nelle gare scolastiche. Tutte cose che normalmente si trovano in una casa dove vive una famiglia, perfino nella sua, sua madre aveva sempre tenuto a mettere in mostra i trofei che vinceva il figlio. Evidentemente il padre di Amelie voleva ricordare il meno possibile di avere una figlia. Non aveva neanche messo il trofeo che le avevano dato domenica nella gara di pattinaggio. Dovette reprimere  a stento l’impulso di sbuffare, era così ingiusto che quella ragazzina dovesse pagare il solo fatto di somigliare a sua madre, ci avrebbe scommesso che aveva anche ignorato il suo compleanno!

Però, sedendosi sul divano, notò che c’erano delle fette di torta…forse aveva sbagliato..

“Mary e le altre mi hanno fatto una sorpresa e sono venute con la torta a festeggiare” Fece Amelie notando la direzione del suo sguardo.

“Ah capisco..”

Ecco lo immaginava che non poteva essere stato il padre a comprare quella torta!

Osservò la ragazza in silenzio. All’inizio gli era sembrata perfetta l’idea per il regalo ad Amelie ma in quel momento…gli sembrava troppo importante …avrebbe dovuto volare più basso, ora magari lei avrebbe frainteso…

Il fatto era che non poteva continuare a guardarla impalato come uno scemo senza dire una parola. Ormai il danno lo aveva fatto,  non poteva tirarsi indietro

“Ehm… ho un regalo per te”

Ed ecco che di nuovo arrossiva come un’idiota, Dio quanto lo odiava!!!!

La ragazza lo guardò piacevolmente sorpresa

“Ma non era necessario!”. Protestò

“Lo so, mi faceva piacere..”

Prese la scatolina e gliela porse. Dovette farsi violenza per non chiudere gli occhi mentre lei apriva la scatolina con un luccichio di curiosità negli occhi. Dalla scatolina uscì fuori un nastrino nero a cui era legato un ciondolo d’argento a forma di fiocco di neve.  La ragazza lo guardò un attimo affascinata per poi abbracciare Spenser facendogli rischiare un infarto.

“Oh è bellissima grazie!!”

Lui la guardò al colmo dell’imbarazzo.

“Oh sai..ho pensato che per una pattinatrice è ovvio amare il ghiaccio e la neve dunque…”

 

 

 

 

Nessuno dei due sentìì lo scatto della macchina fotografica ne notarono la persona appostata davanti alla casa..

 

 



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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Ragazzino se ti prendo sei spacciato ***


Capitolo 11: Ragazzino se ti prendo sei spacciato

 

Autrice: belle lettricii come va? allora visto che nell'altro capitolo siete state brave e ho visto recensioni incoraggianti ho pronta una sorpresa se mi lasciate un commentino in questo cappy :) su su commentate anche se deve essere negativa voglio la vostra recensione e prometto che vi lascio un regalino pasquale :)

 

 

Spencer sollevò lo sguardo dalle scartoffie su cui stava lavorando. Erano le cinque, ora di rientrare a casa e inspiegabilmente non  c’era nulla che glielo impedisse. Si fermò un attimo pensieroso. Mmh come mai non c’era nulla di nuovo? Non che lo preoccupasse la mancanza di casi ma era strano, molto strano che non ci fosse più nessuna notizia dell’SI. La cosa stava cominciando a preoccuparlo. E se il suo piano anzi che avere effetti positivi gli si fosse rivoltato contro? Se alla fine l’SI non avesse comunque voluto correre il rischio che trovasse le ragazze vive?

“Ehy ragazzino è ora di andare a casa”

La voce di Morgan alle sue spalle lo riscosse dai suoi pensieri

“Si ora vado”

Morgan lo guardò un attimo attento

“Sei preoccupato per l’SI?”

Spencer soppesò la domanda incerto se rispondere o no

“Beh un pochino…è normale no?”

Il collega più grande lo osservò un attimo in silenzio. Per lui non era nulla di sconvolgente farsi prendere la mano da un caso, sbagliato forse ma succedeva almeno una vola nella vita di ogni agente. Ma sapeva che per Reid era una novità, lui dalle emozioni era sempre fuggito, si era sempre fatto scudo della sua razionalità e la nuova empatia sviluppata dopo che era stato rapito da uno dei loro SI era una cosa nuova e molto sconcertante per lui, lo sapeva, lo conosceva troppo per non saperlo

“Ragazzino è una cosa normale essere coinvolto ma quello che ti sta succedendo…beh qualunque cosa faccia l’SI non è tua responsabilità”

“L’ho provocato io Morgan!”

“Reid...tutti noi siamo stati male per quei genitori, è umano!”

“Nessuno di voi ha fatto la boiata che ho fatto io!”

Morgan scosse la testa. Altra cosa normale per chiunque tranne che per Reid…seguire l’istinto!

“Smettila ragazzino! Nessuno di noi si è trovato con la telecamera davanti! Non hai commesso un crimine federale hai solo agito d’istinto!”

“Io non agisco mai d’istinto!”

Morgan rise

“Ne sei sicuro ragazzino? Pensaci su bene!...”

Il giovane profiler meditò a  lungo prima di rispondere

“Si,  ne sono sicuro, perché?”

Ma dove accidenti voleva arrivare Morgan?

“Non ci hai pensato abbastanza evidentemente!” Ridacchiò il collega guardandolo con aria maliziosa “Perché a me sembra che con la tua vicina tu sia moooolto istintivo!”

Reid lo guardò perplesso. Che sciocchezza! Lui non era mai istintivo, neanche con Amelie. O si? In effetti, pensò, a essere obbiettivo il libro che le aveva regalato, il suo regalo di compleanno, perfino l’idea di invitarla a uscire erano tutte idee venute dall’istinto

“Mmh cosa te lo fa pensare?”. Chiese cauto

Morgan lo guardò divertito

“Oh andiamo Reid! Quando mai tu avresti invitato una  donna a uscire se ci avessi pensato su?”

Spencer instaurò un’aria da bambino indispettito

“Sciocchezze! Io non…l’ho fatto solo per controllare che non tornasse a casa da sola quante volte te lo devo dire?”

L’espressione del collega si fece trionfante

“Ecco lo vedi? A te che importava che  lei tornasse a casa da sola?”

Ecco una domanda da un milione di dollari! Se l’era chiesto tante volte anche lui come mai si preoccupava tanto di quella ragazzina. L’unica risposta che si era dato, era che Amelie era una ragazza abbandonata come lo era stato lui e forse il suo bisogno di proteggerla, di starle affianco derivava dal fatto che si identificava in qualche modo con lei

“Lei mi somiglia”. Fece alzando le spalle

Morgan ridacchiò. Era sicuro che Reid avesse una spiegazione razionale pronta da offrirgli ma era altrettanto sicuro che quello che lui aveva detto costituisse solo una parte  della verità

“Sicuro? Non c’è altro?”

Il giovane sbuffò infastidito. Di nuovo si chiedeva dove diavolo volesse andare a parare Morgan. Che altro avrebbe dovuto esserci? Amelie era semplicemente una ragazzina che gli ricordava lui da giovane punto e basta, come era stato per l’adolescente di cui si erano occupati un mese prima, in cui lui si era identificato tanto da impedire che si facesse uccidere dai suoi colleghi.  O forse non era come era stato per quel ragazzino? C’era forse di più? Ma no! Cercò di convincersi. Certo non poteva non pensare oggettivamente che Amelie fosse una bella ragazza ma ciò era tutto. Una semplice  constatazione fatta con la stessa placidità con cui avrebbe pensato che fosse bella una statua fatta bene

“No Morgan, non c’è altro”. Asserì convinto

Ma, a giudicare dall’espressione furba, Morgan non doveva essere convinto.

“Mmh ne sei sicuro Reid?”

Annuì vigorosamente

“Sicuro!”

“Beh..” Fece il collega con aria di finta indifferenza “Probabilmente la cosa non ti interessa ma…se non ti piace allora non dovresti darle false speranze…”

Lo guardò inarcando un sopraciglio confuso. False speranze? Speranze di cosa?

“Che vuoi dire?”

“Beh è chiaro che quella ragazza ha una cotta per te..non vorrai farle credere che la ricambi per poi respingerla..sarebbe crudele!”

Spencer guardò il collega basito. Ma che fesseria! Amelie innamorata di lui, ma quando mai! Era assolutamente ridicolo pensare che quella ragazza potesse provare qualcosa per lui

“Morgan che fesserie stai dicendo Amelie non è innamorata di me!”

Morgan assunse una leggera aria di compatimento

“Ragazzino si vede da lontano un miglio, credimi!”

Spencer rimase un attimo disorientato. Si vedeva lontano un miglio? Era mai possibile? No, se ne sarebbe assolutamente accorto se fosse stato così. Ma poteva essere un modo di mettere prova la sua reazione. Guardò il collega arrabbiato. Detestava che usasse quei giochini da psicologo su di lui. C’era un patto tra quelli della BAU, non dovevano farsi il profilo a vicenda ed era esattamente questo invece che stava facendo Morgan con lui.  E per altro sparando fesserie solo per vedere come reagiva lui

“Morgan piantala queste sono cose mie!”

Prese la giacca arrabbiato e uscì diretto a casa sua. La discussione con Morgan  gli aveva lasciato un brutto sapore in bocca e una domanda preoccupante nella mente. E se davvero fosse stato innamorato di Amelie? Lo riteneva assolutamente impossibile, insomma non poteva essersi innamorato e soprattutto non di una ragazzina di diciassette anni. Però il suo cervello continuava a imporgli quel quesito inquietante. Certo non poteva essersi innamorato della sua vicina perché l’amore non esisteva, era solo una illusoria combinazione di ormoni e una reazione dell’ipotalamo. Però poteva anche essere che fosse fisicamente attratto da lei. Perché no dopotutto? Lei era carina, più che carina e non aveva tanti anni in meno di lui se guardava con obbiettività. Insomma se fosse stato attratto da lei sarebbe stata una cosa fisiologica normalissima, un istinto naturale. Ok , ammettendo che questa fosse un ipotesi plausibile, sempre ipoteticamente parlando come l’avrebbe dovuta affrontare?

La risposta fu immediata, doveva ignorarla e aspettare che passasse. I motivi erano svariati: prima di tutto se sarebbe stato normale essere attratto da Amelie non lo sarebbe sarebbe stato che lei fosse attratta da lui perché era inutile prendersi in giro lui non aveva nulla di attraente per una donna e poi, lei era una ragazza romantica, lei nell’amore ci credeva perciò loro due erano inconciliabili. E poi non avrebbe mai usato quella ragazzina per soddisfare un mero impulso fisico.

Quando arrivò a casa trovò una valida distrazione dalle sue riflessioni. Amelie che cercava di sgusciare in casa alla chetichella senza farsi notare e con la maglietta con la manica sporca di sangue. Il cuore del giovane profiler perse un battito quando si rese conto di quelle impercettibili macchioline di sangue

“Amelie”. La chiamò con voce strozzata

La ragazza si irrigidì per poi girarsi con un sorriso che non suonava convincente

“Ciao Spencer”

Le inquietanti macchioline erano ancora più evidenti ora che lei si era girata. Ma come diavolo se l’era fatte? Era caduta?  Era stata ferita? E se si chi era stato?

“Ehm…Amelie…sei..sei ferita?”. Chiese indicando le macchie sulla maglietta

La ragazza si guardò un attimo per poi ringhiare inferocita

“Oh tutta colpa di Josh!”

Il ragazzo rabbrividì.  Josh? Dunque non era caduta,  era stata ferita. Movente della cosa? Per un minuto la sua mente evocò parole come droghe da stupro e si affrettò a studiare Amelie. No, si disse subito, troppo cosciente e inferocita, era evidente che sapeva benissimo cosa era successo, non eveva assunto nulla di strano. E non sembrava neppure aver lottato. Ma allora che cosa era successo?

La sua mente iniziò immediatamente a evocare le immagini peggiori. Le immagini peggiori di quello che poteva aver fatto Josh e di quello che avrebbe fatto in modo che capitasse a lui nel carcere federale dove l’avrebbe mandato per aver osato toccare Amelie

“Ehm Amelie…Josh..cosa? Che ti ha fatto?”

La sua mente si era già messa sulla difensiva quando la risata di Amelie lo fece sussultare

“Oh lui a me assolutamente niente!”

“Ma tu..il sangue..”. Balbettò lui confuso

Lei gettò indietro la testa e scoppiò di nuovo a ridere

“Non è mio il sangue”

Ma che caz..

“E di chi è?”

Lei arrossì violentemente abbassando la testa di scatto

“Di Josh”

Spencer potè giurare che la sua mascella fosse sprofondata sotto il livello del mare

“Che cosaa???”

Ok anche col suo elevato QI non riusciva a capire cosa stesse dicendo Amelie. Come cavolo ci era finito il sangue di Josh sulla sua maglietta?

“Ecco..” Cominciò a spiegare a testa bassa la ragazza “ Mi ha fermato alla fine della lezione e mi ha invitata di nuovo a uscire con lui, gli ho detto che non mi andava  ma lui insisteva e..poi.. beh mi baciata e siccome gliene ho dette di tutti i colori lui..beh ha detto una cattiveria e io non ci ho visto più e gli ho dato un pugno sul naso e credo di avergli rotto il setto nasale..ecco perché sono sporca di sangue mi sono impietosita perché ha iniziato a uscirgli un mezzo fiume dal naso e l’ho aiutato”

“Beh lì è pieno di capillari” . borbottò Spencer distrattamente

La sua mente intorpidita dal panico aveva per ora isolato solo due cose di tutto quel racconto. Primo: ad Amelie non era successo niente di grave, Secondo: aveva espresso in maniera molto eloquente che lui non gli interessava e la cosa gli diede un’improvvisa euforia

“Brava Amelie così si fa!”

L’euforia durò fino a quando la sua mente non registrò un piccolo particolare

“Cosa ha fatto quel…quello??”

AVEVA BACIATO AMELIE??? Ma come si era permesso babbuino, microcefalo, pervertito malato di sesso che non era altro!

“Ehm..solo un bacio nulla di che, si è staccato quando ha capito che non ero d’accordo”

Si forse ma secondo lui per buona misura qualcuno avrebbe dovuto costringerlo a prenderlo le sacrosante pilloline per la castrazione chimica.

“Mmh se lo dici tu”. Borbottò poco convinto

Stava per dire che era il caso che facesse attenzione a non farsi beccare sola da lui quando Amelie lo precedette con una cosa che lo distrasse

“Oh non mi si avvicina più..così impara a darmi della frigida!”

Lui rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva

“COME TI HA CHIAMATA?????”

Amelie ridacchiò

“Frigida..può darsi pure che ci creda sai ha tutte le ragazze ai suoi piedi magari per lui è normale pensare che se lo respingo devo essere per forza frigida..”

Come non detto al diavolo la castrazione chimica meglio optare per quella chirurgica. Ah quanto avrebbe voluto che quel ragazzo diventasse un SI, se non altro avrebbe potuto sparargli e fingere un incidente. Si…certo aveva da superare i suoi problemini con la mira ma sarebbe bastato mirare alla gamba e di sicuro lo avrebbe centrato allo stomaco. Ci pensò un attimo. Mmh affascinante idea, c’era da sperare che il ragazzo avesse note da serial killer e poi ci avrebbe fatto i conti

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Capitolo 13
*** Ragazzino se ti prendo sei spacciato II ***


 

Ragazzino sei spacciato II

 

Autrice: et voilà ecco la sorpresa un capitolo fresco fresco e presto J commentateee

P.s: ragazze ho pubblicato un libro se vi interessa sarò felice di darvi i dati per averlo J

 

 

Spencer era ancora fumante per quello che gli aveva raccontato Amelie il giorno prima. Due cose non sopportava nella vita: i ragazzini bulli e i padri assenti. Forse perché purtroppo lui ne sapeva fin troppo di entrambe le cose: suo padre se l’era svignata quando aveva otto anni lasciandolo solo con una madre schizofrenica perché non sopportava più i suoi attacchi, quanto poi ai ragazzini bulli..beh era stato un bambino prodigio in un liceo statale, con lui anche il più potenzialmente sfigato era un bullo strafigo. E siccome sfortunatamente certe cose non cambiano mai ecco comparire come un fantasma del passato questo Josh che aveva tutte le caratteristiche per somigliare ai ragazzi che lui aveva tanto odiato quando era al liceo. E per di più aveva fatto del male ad Amelie. Oh non fisicamente ma ci poteva scommettere il suo dottorato in psicologia che il caro Josh non l’avrebbe finita con il cazzotto di Amelie. Anzi, lei aveva messo in discussione la sua capacità come seduttore e questo per uno come lui era già molto  e per di più aveva finito di distruggere il suo orgoglio virile prendendolo a pugni. Questo significava che lui gliel’avrebbe fatta pagare e anche cara! Poteva scommetterci che per Amelie sarebbe iniziata una vera e propria campagna di prese in giro di tutti i tipi. Sospirò dispiaciuto. Beh almeno lei non sarebbe stata sola come lui,  avrebbe avuto le sue amiche a difenderla e a casa..beh lì era più complesso ma volendo ci sarebbe stato lui con cui parlare. Del resto glielo doveva si o no un piccolo aiuto?  Eh si! Dovette riconoscere, aveva fatto di tutto per non notarlo ma non poteva negare in tutta obbiettività che se era uscito da quelle porcherie con cui si faceva dopo l’incontro con Raphael e le altre due personalità era per merito di Amelie. All’inizio non ci aveva fatto caso, si era detto che era una coincidenza se la voglia di farsi si era fatta sempre meno pesante  da quando conosceva Amelie ma, pensandoci bene, non poteva negare che in realtà era stato l’effetto positivo che aveva quella ragazza sul suo carattere a fare la magia, si insomma lei aveva in qualche modo la capacità di tenere a bada tutto quello che era riemerso nella sua mente e che nell’ultimo periodo lo aveva fatto impazzire. E perciò aveva come  minimo il dovere di stargli vicino lui adesso. Anzi, si corresse, non era un dovere, non era tanto la necessità di renderle il favore a spingerlo  a voler stare vicino a quella ragazza, era piuttosto il naturale istinto di protezione che risvegliava in lui. Strano poi perché lei non era certo il modello di donna debole e indifesa che spingerebbe un  uomo a prendersene cura. Era una ragazza forte e che aveva imparato a cavarsela da sola. Ecco perché sembrava più matura di una normale diciassettenne. Mmh chissà forse era proprio di una persona come lei che aveva bisogno. Mosse la mano come per scacciare il pensiero. Che scemenza lui non aveva bisogno di una ragazza stava benissimo da solo! E soprattutto doveva mettersi in testa che Amelie era fuori dalla sua portata in ogni caso!

Lei non meritava uno pieno di problemi e stravagante come era lui, lei meritava uno interessante, uno che con le ragazze ci sapesse fare ma che fosse incondizionatamente innamorato di lei. Ecco si, uno che fosse romantico come lei per non farla soffrire e che fosse un gran figo perché lei era la ragazza migliore che si potesse avere e meritava perciò qualcuno che fosse alla sua altezza. Ora, deciso questo, aveva solo un piccolo problema. Come cacciare via la sensazione che chiunque avesse scelto Amelie lui avrebbe usato tutta la sua notevole intelligenza per trovare un difetto che gli desse la scusa per dire che non era all’altezza della ragazza e possibilmente mettergli i bastoni fra le ruote dicendosi che lo faceva per il bene della ragazza?

Che poi, riflettè, perché avrebbe dovuto avere questo istinto? Mah non era razionale..chissà se parlarne con Morgan..noooo gli avrebbe detto che era geloso e lui non era geloso neanche un pochino.

Quando entrò alla sede della BAU e si trovò JJ davanti il suo cuore perse un battito. Oh no! Mica c’era un’altra impresa del SUO SI? Va bene che il suo silenzio lo aveva messo in agitazione, aveva paura di cosa stesse tramando…ma non poteva negare che fosse un sollievo  anche quella piccola pausa.

“Che ha fatto stavolta JJ?”

L’agente Jerone sorrise rassicurante. Non aveva difficoltà a capire che Reid si stava riferendo all’SI e non aveva difficoltà a immaginare che l’idea gli mandasse la pressione alle stelle. Le era veramente dispiaciuto che quella storia fosse capitata proprio a Spencer. Certo sarebbe stata brutta per qualsiasi dei loro agenti una storia simile ma lui.. lui per quanto sembrasse a volte perfino già vecchio in realtà era leggermente immaturo se si usciva fuori da libri e schemi statistici. Era chiaro che per lui era una cosa più difficile che per gli altri da reggere

“Tranquillo Reid non è il nostro SI…”

Reid tirò un sospiro di sollievo

“Allora di che si tratta?”

“E’ sparito un bambino in un centro commerciale..è il secondo, vogliono che indaghiamo per controllare che non sia un crimine seriale”

Ecco un’altra voce da aggiungere alla sua lista delle cose che odiava di più. Quelli che se la prendevano coi bambini! Era squallido, era una cosa orrenda! I bambini per lui erano sacri, erano delle creature innocenti, non era mai riuscito a concepire che si potesse sfogare su di loro le proprie frustrazioni e i propri traumi. Certo non era concepibile sfogarsi su nessuno ma..beh sui bambini era ancora più grave!

Dal consulto con la squadra era uscito che probabilmente non era lo stesso criminale. I bambini si somigliavano nell’aspetto ma non avevano la stessa età, uno aveva cinque anni e uno nove, si trattava già di stadi di crescita diversi era improbabile che lo stesso predatore prendesse bambini a due stadi di crescita diversi.

Ed ecco giungere la cosa che odiava di più in questi casi. L’interrogatorio ai genitori. Per fortuna di quella parte se ne stava occupando Morgan, lui doveva guardarsi attorno, ascoltare e cercare di captare cose utili. E meno male perché già Morgan aveva fatto prendere quasi una crisi isterica al padre facendogli domande. Lui, maldestro com’era di sicuro si sarebbe fatto mettere le mani addosso direttamente.  Sospirò mentre si guardava attorno, quel genere di interrogatori erano un vero squallore, era un atto di sciacallaggio fare velatamente capire a un padre che non trova più suo figlio che  si sta prendendo in considerazione l’idea che sia stato lui…ma siccome purtroppo a volte era davvero il padre il colpevole certe domande andavano fatte. Stavolta, fortunatamente però, gli sembrava di poter giudicare innocente il padre. E quindi la domanda a cui doveva rispondere ora è dove e per colpa di chi era sparito il bambino.

Si spostò un attimo nel parcheggio chiedendosi se avrebbe potuto trovare un testimone che avesse visto portare via il bambino o avesse notato un mezzo in particolare. Purtroppo non c’era nessuno che avesse visto qualcosa. Stava per rientrare quando rischiò di inciampare su un micino nero. All’inizio, si limitò a pensare distrattamente che per fortuna  non era superstizioso ma poi gli venne in mente che la madre del bambino aveva detto che lui amava i gatti. Colto da una ispirazione improvvisa seguì il micini fino ad arrivare dove c’erano la mamma e i suoi fratellini…e un bambino che li osservava come stregato.

Tombola! Pensò felice

“Ehy piccolo” Sussurrò accucciandosi affianco al bambino “ Non lo sai che non si sparisce così?”

Cercò di non far sentire il bambino rimproverato, di sembrare il più giocoso possibile

Il bambino lo guardò vagamente spaventato

“Mamma è tanto arrabbiata?”

Sorrise intenerito e gli scompigliò i capelli

“No, tranquillo nessuno è arrabbiato con te..ma è ora di tornare a casa..su saluta i gattini..”

Il bambino con aria delusa fece un’ultima carezza ai micetti e seguì Reid che gli aveva preso la mano

Fu una delle sensazioni più belle che avesse mai provato vedere i genitori che riabbracciavano il bambino. Ecco il motivo per cui valeva la pena fare quel lavoro!

Morgan gli diede una pacca sulla spalla sorridendo contento

“Ma bravo ragazzino!”

Anche gli altri della squadra sorridevano. Era così raro trovare una possibile vittima viva e perfino illesa  che tutti, persino Hotch, si dimostravano felici

“Ehy ragazzino..” fece Morgan “Ma sbaglio o io   quella lì l’ho già vista?”

Spencer si voltò a osservare la ragazza che gli stava indicando Morgan

e la riconobbe subito: Amelie

“Si Morgan, è la mia vicina”

Morgan lo guardò esasperato e gli diede una spinta. Se Reid non si decideva, si ripromise, avrebbe fatto qualcosa di drastico per farlo svegliare! Insomma quella ragazza era bellissima e perfetta per lui che voleva un invito scritto?

“Vacci a parlare!”. Sibilò con un’aria da “se non ti muovi giuro che ti sparo alle gambe”

Spencer si avviò seccato. Ma guarda se doveva sopportare di farsi trattare  come un poppante!

“Vado vado”

Mentre si avviava, fu certo che alle sue spalle l’agente Rossi aveva sussurrato uno sconvolto: “Reid conosce una donna?”

E fu una vera fatica cercare di non arrossire come un idiota.

Si avvicinò alla sua vicina che era voltata di spalle

“Ehy bimba!”

La ragazza si girò con un sorriso

“Oh Spencer, anche tu a fare spese?”

“No stavo lavorando”

Scoccò un’occhiata omicida a quelli della sua squadra che guardavano Amelie come se le fosse spuntato un secondo naso o roba del genere. Stava cominciando a capire quelli che facevano delle stragi…lui era molto vicino a compierne una..di cinque persone precise. Ma cavolo persino Hotch non riusciva a mantenere il contegno, lui che era la sua unica speranza di sembrare normale, se ne stava con gli occhi sbarrati  e la mascella che stava per rotolare in terra. Perfetto ora Amelie avrebbe saputo che era un impedito che non era capace di scambiare due parole con una donna senza dover pensare poi di suicidarsi per la vergogna..che figura!

Fortunatamente Morgan dovette capire il suo imbarazzo e si affrettò a portare via gli altri

“Allora…” biascicò Spencer cercando di sembrare naturale “Tu che fai qui Amelie?”

“Oh domani è il compleanno di papà e me ne sono ricordata solo adesso..e così sono corsa a prendergli un regalo”

Spencer ridacchiò. Doveva essere una gran distratta se a quello sommava la tipologia di errori che faceva in matematica e che la prima volta che si erano conosciuti era uscita senza neanche notare che aveva perso il compito in classe

“Capisco…”

“Tu che facevi qui? Hai detto che lavoravi..mica hanno preso un’altra ragazza vero?”

La sua espressione si fece immediatamente angosciata

“No tranquilla..pensavamo fosse sparito un bambino ma lo abbiamo trovato..”

Per un minuto provò l’assurdo impulso di vantarsi che era stato lui a ritrovare il bambino ma si fermò in tempo. Perchè  avrebbe dovuto? Insomma non c’era nessun motivo razionale di specificare quel particolare ad Amelie

La giovane sorrise  contenta

“Oh ne sono davvero felice Spencer! Non deve essere una conclusione che vi capita spesso”

Lui la guardò serio

“No Amelie è per questo che ti ho avvertito sull’altro mio caso…ne ho visti troppi di cadaveri se ne posso togliere uno dalla lista è meglio!”

Bugiardo! Urlò la sua mente. Non era vero, lui non amava vedere morire quelle ragazzine, ovvio..

Ma più di qualunque altra cosa era la voglia di proteggere Amelie a spingerlo

“Lo so Spencer!”

“No, bimba non lo sai abbastanza!”

“Spencer…”

“Si?”

“Non mi chiamare bimba”

La guardò confuso

“Perché non vuoi?”

La ragazza arrossì fissandosi i piedi

“Perché mi fa sentire troppo più piccola di te!”

Per un momento nella sua mente si affacciò la conversazione con Morgan, quando lui gli aveva detto di credere che Amelie provasse qualcosa per lui

e una vocina seducente quanto il canto delle sirene cominciò a chiedere se non ci fosse qualcosa di vero e se non fosse per quello che lei non voleva sentirsi più piccola di lui

Ma si diede dell’idiota subito. Amelie non era innamorata di lui

“E’ un nomignolo stupido ma non è perché sei più piccola”

Lei lo guardò titubante

“Sicuro?”

Non riuscì a non sorridere, era quasi infantile

“Sicuro!”

“Allora mi puoi chiamare bimba”

Dietro di loro sentirono una banda di ragazzini che passava poi qualcuno fece il nome di Amelie. E Spencer ebbe il presentimento che non si trattasse di nulla di buono

“Ma guarda la vergine dei ghiacci”

Cavolo quella voce la conosceva. E poteva giurare che i denti di Amelie si stessero per rompere da quanto li digrignava

Si voltò molto lentamente e con aria che effettivamente rispecchiava il suo nomignolo. Sembrava davvero una furia gelida…e pure pericolosa

“Sparisci o te le suono di nuovo Josh!”

“Guarda che poi ti faccio arrestare dal tuo amico lì…ehy ora ho capito ci vuole un distintivo per farti aprire le gambe!”

Fu una vera fortuna per l’incauto imbecille che le mani di Reid fossero impegnate nello sforzo di impedire ad Amelie, che ruggiva come una bestia infuriata, di saltargli addosso, e non potessero perciò arrivare alla pistola

“Amelie buona ci penso io”. Gli sussurrò all’orecchio

Si avvicinò al ragazzo con calma

“Interessante che tu abbia nominato il distintivo…”

Il ragazzo lo guardò senza capire

“Perché le statistiche dicono che è molto preoccupante l’incidenza di innocenti in carcere..e se a te succedesse di finire in carcere non te la passeresti bene…”

Il ragazzo dovette capire perché impallidì subito e Reid si affrettò a trascinare via Amelie prima che tentasse di nuovo di picchiarlo

La ragazza scoppiò a ridere appena fuori

“Mio eroe!” Rise divertita

Chissà perché lui si ritrovò a pensare che era bello che qualcuno lo chiamasse eroe e di nuovo si ritrovò a pregare di non deludere mai quella ragazza

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Capitolo 14
*** Di nuovo ***


Capitolo 13: Di nuovo

 

 Autrice: mi avete abbandonataaaa vi prego lasciatemi un commento

 

Spencer entrò nel suo palazzo particolarmente di buon umore. Massì perché non esserlo? In fondo era stata una giornata tranquilla, il SUO Serial Killer non si era più fatto vivo e aveva una serata di riposo davanti. Non c’era nessun motivo per cui non avrebbe dovuto essere felice.

Sul pianerottolo trovò la sua vicina che singhiozzava.

Ecco in arrivo un motivo per non essere felice. Perfetto!

La guardò un attimo senza che lei notasse la sua presenza, cercando di capire quale fosse il problema. Brutto voto? No, si disse subito, Amelie non  era la tipa da piangere per un semplice brutto voto. Che Josh avesse dato il via a una campagna di prese in giro? A quel pensiero la sua mano andò istintivamente alla fondina appesa alla sua cintura. Respirò a fondo e si sedette vicino ad Amelie

“Bimba che succede?”

Amelie si voltò lentamente verso di lui

“Io e mio padre ci trasferiamo di nuovo”

Cercò di convincersi che magari la notizia non era brutta come sembrava, magari lei intendeva dire che cambiavano quartiere

“Andiamo in Ohio”

La mascella del giovane profiler sprofondò sotto i tacchi.

Porca miseria! Così lontano?

Cambiava addirittura stato, praticamente col suo lavoro gli sarebbe stato impossibile rivederla

“Ma…ma non puoi andare in Ohio…tuo…tuo padre non sa che secondo le statistiche c’è il tasso più alto di criminalità dell’America?”. Balbettò stupidamente

“Si sicuramente rispetto a uno stato come Washington avranno dei malviventi tremendi!”

In effetti, conoscendo a memoria tutte le statistiche sulla criminalità di tutti gli stati, meglio, conoscendo tutte le statistiche su qualsiasi possibile argomento, sapeva bene che l’Ohio era in realtà uno degli stati più sicuri dell’America, praticamente la Virginia in confronto era un covo di malviventi.

“Beh…non sottovalutare la cosa ci sono dei tipi loschi”

Amelie lo guardò esasperata

“Spiegalo a mio padre allora!”

Spencer la guardò in silenzio. Era evidentemente molto depressa all’idea di andarsene. E come poteva biasimarla, in fondo era almeno il quinto o il sesto stato che cambiava, praticamente un record

“Amelie tuo padre dovrebbe capire che non è sano per una ragazza della tua età cambiare così spesso”

La ragazza sospirò triste

“Lo so Spencer…io non vorrei andarmene, ho fatto delle amicizie qua, ho una vita, io…ho costruito  cose che non avevo mai avuto e ora non vorrei perdere tutto…tra l’altro il college che vorrei frequentare è qui…”

Spencer si illuminò all’improvviso. Forse una speranza c’era…

“Ma allora puoi chiedere di restare qui un altro anno e poi..poi resti per il college mentre lui potrà andare dove vuole…”

“Ho provato a chiederglielo ma non era molto convinto..dice che ci deve pensare ma non credo che la spunterò…”

No, non avrebbe permesso che succedesse, non gliel’avrebbe lasciata portare via.

“Se non lo convinci, ci parlo io!”. Asserì deciso

Amelie lo guardò vagamente preoccupata

“Spencer non credo sia una buona idea, insomma tu non piaci molto a mio padre”

Certo che non gli piaceva, lo aveva costretto a vedere che era un pessimo padre. Beh gli dispiaceva che se la fosse presa ma era la verità. Lui non avrebbe mai avuto nessun premio come miglior padre dell’anno

“Beh qualcuno ci deve parlare Amelie, se non basti tu dovrò farlo io”

Lei lo abbracciò commossa

“Grazie Spencer, sei davvero..sei davvero gentile”

No, non era gentile. Certo avrebbe fatto il possibile perché Amelie restasse lì a Quantico e l’avrebbe fatto anche perché era il suo bene ma lo avrebbe fatto soprattutto per se stesso, perché aveva bisogno che lei restasse

“Non  è nulla, pensi che vorrei perdere la mia vicina preferita? Metti che poi si trasferisce qui la tua amica Katherin..”

Amelie sorrise debolmente

“Beh se la metti così allora non posso permettere che accada!”

“Ovvio! Beh…ora devo andare Amelie..ci vediamo…”

Si avviò verso la centrale dopo un veloce sorriso. Aveva decisamente un nuvolone piovoso sopra la testa. Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito, una parte di lui continuava a sperare che forse c’era un equivoco, forse Amelie e suo padre si erano capiti male. Ma poi, si disse, se anche lei fosse andata via a lui che importava? In fondo era solo una ragazzina con cui aveva parlato ogni tanto. Allora come mai, dopo tre mesi che non aveva nessuna voglia di usare di nuovo la droga, esattamente da quando aveva conosciuto Amelie, all’improvviso sentiva di nuovo il bisogno di quell’oblio?

Si sedette alla sua scrivania ancora più confuso e depresso. Per un attimo provò a immaginare come sarebbe stato tornare a quando non conosceva Amelie. Apparentemente non c’era molto di diverso, solo qualche chiacchierata serale e i saluti di rito quando rincasava che sarebbero scomparsi. Eppure il solo fatto che non avrebbe più visto il suo sorriso al rientro a casa, che non avrebbe più potuto controllare che stesse bene lo faceva stare malissimo. Ma perchè? Che cosa aveva di tanto speciale quella ragazzina da dargli l’impressione che non avrebbe più potuto pensare di andare avanti come se non l’avesse mai incontrata?

La voce di Morgan lo distrasse dalle sue riflessioni

“Ehy ragazzino che cosa ti è successo?”.

Reid sollevò lentamente lo sguardo

“Nulla Morgan…”

Il suo collega inarcò un sopraciglio seccato

“Dai ragazzino raccontala a qualcun altro, quella faccia la dice lunga”

Beh in effetti avrebbe potuto pure confidarsi con Morgan, perché no?

“Beh ecco..il padre di Amelie ha deciso di cambiare stato…”

Lui lo guardò confuso

“Come mai così all’improvviso?”

“Beh, a quanto mi è parso di capire lui non ama stare fisso nello stesso posto, credo non abbia superato la perdita della moglie…”

“Capisco..”

“Il fatto è che non è giusto per Amelie…una ragazza della sua età avrebbe bisogno di stabilità e invece da quando aveva dodici anni  si è trasferita almeno sei volte… non va per niente bene!”

Morgan lo guardò serio

“E’ solo questo che ti turba Reid? Che la sua stabilità verrebbe compromessa?”

Il giovane profiler  sbuffò esasperato

“Morgan ti pare giusto? Non era mai riuscita a farsi una vita regolare per colpa di suo padre e ora qui finalmente ha le sue amicizie, lo sport..e dovrebbe mollare tutto perché quell’uomo non riesce a superare la perdita della moglie! Che cavolo anche Amelie ha perso la madre e anzi che aiutarla a riprendersi suo padre la punisce”

“Ed è solo questo?”. Ripetè Morgan guardandolo con aria ironica “Non è che per caso il problema è che sentiresti la sua mancanza?”

Spencer lo guardò seccato. Che cavolo adesso anche lui ci si metteva!

“Certo che mi mancherà, mi sono affezionato a lei!..”

Beh si quello poteva ammetterlo..in fondo era normale che ci si fosse affezionato, chiunque si affezionerebbe a una ragazza come Amelie.

“Solo affezionato?”. Chiese Morgan sempre più divertito

“Certo, che altro dovrei essere?”

“Beh la mia teoria te l’ho già espressa”

Reid sbuffò esasperato

“Morgan non sono innamorato di lei!”

Sicuro? Fece una vocina antipatica dentro  di lui.

“Davvero Reid? Pensaci bene!”

“Dai Morgan lo sai che per me l’amore non esiste…”

Morgan gli poggiò una mano sulla spalla e lo scosse leggermente

“Reid non è il momento di fare lo psicologo, non hai molto tempo per dirle che la ami se è così…lascia perdere gli psico blà blà blà del cavolo e usa il cuore!”

Lui lo guardò pensieroso. Forse aveva ragione Morgan, se fosse stato davvero innamorato di Amelie e lei se ne fosse andata senza saperlo…beh valeva la pena di rifletterci sopra piuttosto che correre il rischio…

Quindi la domanda era..cosa provava per lei?

“Cosa provi per lei Reid?”. Chiese Morgan facendo eco ai suoi pensieri

Lui scosse la testa confuso

“Non lo so Morgan..so che quando sono con lei mi sento felice, che..ho bisogno della sua presenza…”

“Si Reid di solito questo lo chiamano amore”

Lui aggrottò le sopraciglia pensieroso

“Beh…”

“Tu dille solo quello che hai detto a me Reid…poi toccherà a lei dire quello che prova per te…”

“E dopo?”

“Dopo fai quello che ti senti di fare”

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Capitolo 15
*** quando una giornalista è un genio ***


Capitolo 14: Quando una giornalista è un genio!

Autrice: racensiteee vi pregoooo

 

 

Reid era intento a rigirarsi sulla sedia della sua scrivania fissando apatico il soffitto da un quarto d’ora. Quando lo realizzò, la cosa lo fece quasi ridere. Ma vedi tu, si preoccupava dei sei anni di differenza fra lui e Amelie e poi era lui quello che aveva le stereotipie di un bambino di cinque anni. Del resto aveva avuto la prova tante volte che sulla carta era un pozzo di scienza ma nella vita pratica aveva meno esperienze di un adolescente. Chissà forse davvero una ragazza più piccola ma molto matura come Amelie avrebbe fatto al caso suo. Quel pensiero diventava sempre più attraente quanto più si concedeva il lusso di indugiarvi. Certo lui aveva sempre trovato troppo sdolcinati certi cliscè tipo le passeggiatine romantiche e cose simili. Però doveva ammettere che immaginare le stesse cose con Amelie..beh era un’altra storia! Chissà quante risate si sarebbe fatto, lei trovava sempre il modo di farlo ridere.

Massì tutto sommato…

“Reid sala riunioni!”

Eccolo Hotch che rovinava i suoi sogni a occhi aperti

“Arrivo Hotch”

La vista in sala riunioni non era bella. A quanto pare il loro nuovo caso era uno stupratore seriale a Miami. Ma porca miseria! Apparte che le foto delle ragazze aggredite non erano piacevoli anche se almeno erano vive, il suo problema al momento era che non avrebbe voluto andarsene via da Quantico proprio in quel periodo. E se il suo S.I avesse colpito di nuvo? E se Amelie se ne fosse andata senza preavviso? Se non l’avesse più trovata al suo ritorno…

Purtroppo, dal momento che probabilmente Hotch non avrebbe gradito una scusa come “devo rimanere qui perché non vorrei che scappi la mia vicina” doveva rassegnarsi ad andare.

Prima di partire le mandò un messaggio veloce

 

 

Bimba mi allontano per un caso, spero di stare via solo qualche giorno, fammi sapere QUALSIASI novità e, soprattutto, NON TI FICCARE NEI GUAI. Spencer

 

 

Come al solito sull’aereo cominciarono a tracciare il profilo:

“Nessuna delle vittima ha riconosciuto l’SI?”. Chiese Morgan

Prentis scosse la testa

“Aveva il volto coperto..”

Ovvio, pensò Reid, altrimenti non avrebbe potuto permettersi di lasciarle vive. Certo non era tanto sicuro che potessero definirsi vive, conosceva gli effetti di certe esperienze su una persona, quelle ragazze ci avrebbero messo un tempo infinito a tornare a vivere sul serio.

Osservò un attimo le foto

“Le vittime sono tutte donne che vivono sole e che rientrano tardi…vittime a rischio elevato..”. Sussurrò Reid

“Si sente poco sicuro di se!”. completò Morgan annuendo

Il che lo portava inevitabilmente a riflettere sul suo SI, lui doveva essere uno che sicuramente aveva una grossa stima di se visto i rischi che si prendeva e vista anche la sua idea di gareggiare con lui. E poi c’era anche una domanda: come faceva ad attirare ragazzine che di solito non erano avvezze a comportamenti imprudenti, almeno stando a quello che dicevano i genitori, convincendole per altro a seguirlo? Doveva anche essere una persona dotata di un certo carisma…

“Reid ci sei?”

Alzò la testa di scatto

“Si…scusa JJ..dicevamo?”…

 

Appena sceso dall’aereo, accese il cellulare e, come previsto, trovò la risposta della sua vicina

 

Spencer non ho cinque anni, ti assicuro che ho imparato da molto tempo a badare a me stessa. Piuttosto tu vedi di non farti sparare addosso. Baci Amelie

 

 

Sorrise divertito leggendo il messaggio. Era sicuro che Amelie si sarebbe infuriata ed era sicuro che avrebbe rimarcato che non aveva cinque anni e che sapeva badare a se stessa. Eppure questo non gli impediva di preoccuparsi a morte per lei. Il fatto era che aveva perso tante persone care che non avrebbe sopportato di perdere Amelie

Degluttì  a vuoto. O cavolo! Aveva già iniziato a pensare ad Amelie come a una delle persone a cui voleva bene. O meglio la sola oltre ai suoi colleghi e sua madre. Stava diventando dipendente da lei, aveva bisogno di lei!

 

“Oh oh! Che carina si preoccupa per te!”. Esclamò Morgan da sopra la sua spalla

 

Spencer digrignò i denti. Avrebbe dovuto inventare un allarme per assicurarsi che non ci fosse nessuno alle sue spalle che potesse leggergli i messaggi

“Mi sembra normale Morgan, anche io mi preoccupo per lei!”

Morgan ghignò divertito

“Appunto Reid! Appunto!”

Prentiss li raggiunse incuriosita

“Chi è che si preoccupa per Reid?”

“Nessuno!”. Sbuffò Spencer

“La sua vicina”. Precisò Morgan

  Ma perché non c’era una legge che vietava di farsi i cavoli degli altri? Si chiese esasperato Spencer vedendo l’espressione interessata della sua collega

 

“Non ci credo!  Il nostro Reid ha fatto una conquista!”. Ridacchiò l’ultima arrivata della squadra

“Secondo me si ma il nostro Reid è troppo modesto e non la pensa così!”

Reid sbuffò infastidito dall’ultima frase di Morgan. Amelie non era una conquista! Dire una conquista era una cosa così….così…volgare! Ecco  volgare era il termine giusto…riduceva il loro rapporto a una cosetta squallida, invece la loro era una bella amicizia…o era qualcosa di più di un’amicizia?

Si passò una mano tra i capelli esasperato. Ok doveva smetterla di farsi la stessa maledetta domanda!

“Voi siete i cervelloni della BAU?”

Il capo della polizia di Miami era arrivato ad accoglierli con una faccia particolarmente scettica in viso

Hotch e Rossi, i più autoritari della squadra quindi i più adatti a incutere fiducia, si avvicinarono stringendogli la mano

“Io sono l’agente Haroon Hotchner e loro sono gli agenti speciali Morgan, Prentiss, Rossi, Jerone e il dottor Reid”

“Piacere io sono l’ispettore capo Herman..siete arrivati al momento giusto, abbiamo una nuova vittima”

“Vediamo se indovino..”. Fece Rossi “Bianca, giovane, fa un lavoro per cui rincasa la notte e sta nel quartiere delle altre aggressioni”

L’ispettore Herman anni

“Lara Mason venticinque anni infermiera, si abitava nella zona delle altre aggressioni”

Andarono a casa della ragazza e subito si piazzò davanti a loro una giovane piccola e formosa con corti capelli rossi con le ciocche stirate all’infuori e occhi chiari quasi dorati e…armata di microfono

“Agenti, sono la reporter Sirya Lyne vorrei sentire una vostra dichiarazione..”

Reid si nascose dietro di Morgan con un tuffo spaventato. No eh di nuovo no! Non voleva più parlare con i giornalisti!

Morgan ridacchiò dandogli una pacca sulla spalla

“ Tranquillo oggi ci pensa JJ”

Mica tanto, pensò Reid, la tipa da come si era puntata al volo Morgan avrebbe preferito parlare con lui. Ridacchiò divertito, lo avrebbe tenuto d’occhio. Oh se per caso a lui fosse piaciuta la tipa che già se lo stava mangiando con gli occhi quanto ci si sarebbe divertito! Sarebbe stata l’occasione di ripagarlo di tutte le prese in giro che lui gli aveva fatto su Amelie!

“Non abbiamo nessuna dichiarazione al momento”. Fece JJ in tono professionale

“Beh quando ce ne sarà una mi informerete?”. Chiese la giovane sorridendo invitante a Morgan

Reid ghignò sempre più soddisfatto. Oh quanto le sarebbe piaciuto che la ragazza conquistasse Morgan

“Ma certo sarà la prima  a essere informata!”. Fece l’affascinante profiler che palesemente era ben disposto a far contento Reid, e se stesso.

“Allora ecco il mio biglietto da visita”

La ragazza gli porse il biglietto da visita e se ne andò ancheggiando

“Bella preda!”. Rise Reid

Il collega gli scompigliò i capelli

“Smettila ragazzino che sei troppo piccolo per certe cose!”

“Se se come no!”

“Pensa alla tua bella vicina e non rompere con me!”

Ci pensava già troppo a suo parere! Grazie!

“State attenti a quella giornalista signori!”. Fece Herman serio

Spencer lo guardò curioso

“Perché?”

“E’ una mina vagante farebbe qualsiasi cosa per uno scoop e non ha testa”

Esagerato! Pensarono entrambi i profiler

 

 

 

Era quasi ora di andare in albergo, pensò Morgan, guardando l’orologio. Ormai gli altri erano già andati restava solo Hotch chiuso nel suo ufficio come sempre.

Prese la sua giacca e si avviò all’uscita sbadigliando

“Agente Morgan”

Riconobbe subito la voce e si girò con la sua migliore aria da seduttore incallito

“Mi dica signorina Lyne…”

“Volevo chiederle se avete notizie delle aggressioni”

La guardò deluso. Ah solo quello voleva?

“Oh non ancora signorina…per ora non abbiamo nessun sospetto..avrà

sentito l’identikit che ha fatto diffondere la nostra medatrice”

La ragazza annuì incoraggiante

“Si ho sentito..ho sentito avete diffidato le ragazze a uscire in certi orari in quella zona…”

“Beh signorina è la precauzione minima da prendere..!”

“Oh quindi pensa che lui sia a caccia..per esempio ora?”

“Sicuramente! L’incidenza delle aggressioni è eloquente, lui ne ha bisogno! È sempre a caccia!”

“Bene!”. Sussurò la giovane pensierosa

Morgan  la guarò interrogativo

“Bene?”

Lei arrossì, come colta in flagrante

“No…ehm volevo dire.. cioè spero che non venga aggredita nessuna stanotte…”

Stava per chiedere qualcosa ma lei battè in una veloce ritirata e uscì dalla centrale

Morgan si sedette alla scrivania confuso. Qualcosa non gli quadrava nel colloquio appena avuto con la giovane Sirya. Aveva l’impressione che lei avesse qualcosa in mente. Si ma cosa?

Gli venne in mente il suo rossore quando si era accorta che lui aveva registrato la sua insolita risposta “bene”. Per non parlare del suo abbigliamento moooolto provocante…

 

È una mina vagante, farebbe qualunque cosa per un scoop e non ha testa

 

E se per caso….

 

Infilò la giacca di corsa con un pessimo presentimento. Oh Dio, pensò, non poteva essere così stupida.

Oh Dio no! Non poteva averlo fatto!

Entrò di corsa nel suo Suv e partì sgommando alla massima velocità possibile. Raggiunse veloce la zona delle aggressioni e solo una volta arrivato lì rallentò.

Strinse i denti feroce quando gli arrivarono le urla e scese veloce dalla macchina. Aveva appena voltato l’angolo che vide la giovane giornalista che cercava di farsi mollare da un tipo col volto coperto che la voleva trascinare verso il vicolo accanto.

Fortunatamente il tizio era un vigliacco, non molto prestante per altro, come avevano ipotizzato nel tracciare il profilo. Gli ci volle pochissimo a stenderlo

“Che cavolo volevi fare?”. Sbraitò stringendo Syria e scuotendola per le spalle

“Uno scoop!”. Fece lei candidamente

Morgan si trovò con la mascella in terra

“Tu pensavi di poterlo catturare facendo l’esca?”

Syria annuì con la stessa espressione candida

“Ma si cero sarebbe stato da premio Pulitzer!”

La guardò incredulo.

Doveva picchiarla o farla rinchiudere?

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Fantasmi del passato ***


Capitolo 15: Fantasmi del passato

 

 

Spencer si stiracchiò pigramente guardandosi attorno. Era l’unico sveglio sull’aereo insieme a Morgan. Beh anche gli altri presto si sarebbero svegliati, ormai era quasi ora di atterrare a Quantico. Che meraviglia, si disse con un mezzo sorriso, sarebbe rientrato in città dopo manco tre giorni.

Amelie sarebbe stata ancora lì? Avevano già fatto i bagagli e erano partiti?

Impossibile! Lei lo avrebbe avvertito

O no?

“Ehy giorno ragazzino, contento di tornare a casa?”. Sbadigliò Morgan

Oh se era contento! C’era mancato poco che si mettesse a ballare quando gli avevano detto che, grazie a Morgan, avevano preso l’SI in una sola sera

“Oh si abbastanza”

Teneva un tono misurato ma era sicuro che Morgan non se la sarebbe bevuta

“Hai preso una decisione Reid?”

Fece un’aria ingenua

“Ehm riguardo a cosa?”

“Dai Reid lo sai!”. Sbuffò impaziente il suo collega

Abbassò lo sguardo

“Mmh sai credo che farò come dici tu, gli dirò quello che ho detto parlando con te e vedremo”

Morgan sorrise soddisfatto

“Bravo ragazzino!”

“Solo una cosa…se lei mi dice che gli sono indifferente?”

“Beh vedi se riesci ancora a essere amico suo”

“E se invece gli piaccio, cosa che non penso proprio..”

Morgan ridacchiò divertito. Reid gli faceva davvero tenerezza quando si parlava di donne

“Beh potresti frequentarla per un po’ ”

Lui ci pensò un attimo. Beh si infondo provare non costava nulla, solo che…

“Io non posso dire ad Amelie che la amo..sono..non sono sicuro”

“Non è necessaria una dichiarazione d’amore eterno prova solo a frequentarla per un pochino”

Lui annuì lentamente

“D’accordo proverò…e tu che mi dici di Syria?”

Ridacchiò divertito. Oh finalmente una chiacchierata alla pari con Morgan! Ehy ora che ci pensava…non gli era capitato spesso di scambiarsi confidenze da uomo a uomo come stava facendo ora. Beh i cavoli suoi non li aveva mai voluti confidare a nessuno e sul piano sentimentale non aveva mai avuto nulla da confidare.

Morgan sbuffò infastidito

“Oltre al fatto che è una calamità naturale non ho nulla da dire!”

Spencer ridacchiò di nuovo. Eh si come no non aveva altro da dirgli!

“Davvero? Dai ho visto come la guardi!”

“Io non la guardo in nessun modo!”. Sbuffò Morgan

“Eddai Morgan! Fai gli interrogatori su Amelie e poi quando si tratta di te..”

Morgan gli diede uno scappellotto

“Eh piantala ragazzino impertinente!”

Dovette finire l’interrogatorio perché i suoi colleghi si erano svegliati. Peccato! In fondo un pochino gli dispiaceva, era come essere una persona normale

Già una persona normale…

Lui normale non lo era mai stato. Sua madre amava dire che lui non era normale ma non era neanche strano come dicevano gli altri, lui era speciale.

Ci aveva creduto per un po’, almeno finchè era piccolo. Era stato così fiero di se e del suo essere speciale. Ma poi aveva smesso di crederci, si era arreso alla realtà che avevano ragione i suo compagni, lui era un ragazzino strambo, intelligente, certo, ma strambo.

Era davvero convinto che Amelie meritasse di uscire con uno come lui?

Lei meritava molto di più, meritava qualcuno che avrebbe potuto presentare ai suoi amici senza fare figuracce. E lui di figuracce ne sapeva davvero tanto! Ancora ricordava con vergogna quando gli era venuto in mente la malsana idea di raccontare una barzelletta per fare il figo a uno stage. Che figura non avrebbe mai più avuto il coraggio di presentarsi di nuovo in quel college! Era sicuro che per colpa sua molti giovani avessero rinunciato a entrare nella BAU per paura di essere ridotti come lui

E in effetti non poteva dargli torto, chi avrebbe potuto voler essere come lui?

E, domanda più importante, chi avrebbe potuto voler stare con un tipo come lui?

E se anche una ragazza fosse stata così cieca da voler stare con lui,  quanto sarebbe potuta durare?

Non aveva mai provato sulla sua pelle come si sta quando si viene lasciati perché non aveva mai avuto nessuna relazione. Ma aveva la sensazione che se per caso si fosse messo con Amelie e lei lo avesse lasciato ne sarebbe uscito a pezzi.

Scosse la testa cercando di scacciare quei pensieri. Insomma non stava correndo un po’ troppo con la fantasia? Bah ci avrebbe scommesso qualunque cosa che lei gli avrebbe detto che gli era totalmente indifferente!

I suoi ragionamenti finirono appena arrivò davanti al palazzo dove abitava. Fece le scale fino al suo appartamento cercando di non guardarsi attorno. Infondo, si ripeteva, se anche Amelie non fosse stata nei paraggi non voleva dire che si fossero trasferiti

Ma, quando arrivò al suo appartamento, trovò la sua vicina seduta sulle scale, che studiava matematica

“Ma tu studiare in casa no?”

Oh Dio quanto era sollevato di vederla! Gli era quasi preso un colpo al pensiero che avrebbe potuto non ritrovarla

Amelie alzò gli occhi e sorrise allegra

“Spencer!”

Corse ad abbracciarlo facendolo arrossire come al solito

“Ehy sono contento anche io di rivederti ma piano con l’entusiasmo!”

Oh al diavolo l’imbrarazzo! Era felicissimo di vederla, troppo per pensare di vergognarsi perché stava arrossendo come un bambinetto scemo

“Oh stai zitto! Ma guarda te sparisci così e mi rimproveri se ti abbraccio per salutarti! Non ti meriti le buone notizie che dovevo darti…”

“Buone notizie?”

Mmh che cosa poteva essere cambiato in quei pochi giorni? Quando l’aveva lasciata era tristissima ora sembrava molto più serena..

Forse il padre le aveva detto che avrebbe potuto restare lì, pensò speranzoso.

“Mio padre ha accettato di aspettare i test di ammissione al college, se passo resto qui!”

Spencer sorride. Oh era già una conquista!

“A quale corso vorresti iscriverti?”

Lei sorrise divertita

“Oh credo un corso che tu hai frequentato..”

La guardò curioso

“Davvero? Quale?”

Il sorriso della giovane si allargò

“Criminologia”

Lui si illuminò all’istante. Perfetto! Era fatta non avrebbe avuto problemi a farla entrare in quel corso

“Oh bene ti preparo io!”

E anche una telefonatina a una sua conoscenza non avrebbe..

Due paia di iridi verdi fiammeggianti bloccarono  i suoi pensieri

“Spencer sei trasparente come il vetro perciò mettiamo in chiaro le cose…entrerò con la MIA preparazione e le MIE capacità!”

“Naturalmente Amelie non capisco…”

Oh tanto lei come avrebbe fatto a saperlo se anche lui avesse suggerito al responsabile del corso di criminologia che lei sarebbe stata un elemento valido?”

“Non ci provare Spencer hai frequentato il college cinque volte sai che è un ambiente pettegolo, se fai qualcosa verrò a saperlo prima o poi!”

Forse era davvero trasparente come gli  aveva detto. Cazzo! Si sarebbe informata di sicuro

E il fatto era che se si fosse informata avrebbe avuto le risposte che voleva perché aveva ragione, il college era un ambiente pettegolo! Doppio cazzo!

“Posso almeno aiutarti a prepararti per i test?”

Lei parve soppesare la questione un attimo

“Mmh solo fino a un certo punto!”

“Affare fatto!”

Sorrise. Oh era già qualcosa almeno avrebbe avuto una relativa certezza. Certo, si rendeva conto che dubitare delle capacità di Amelie di andare al college non era molto carino da parte sua, la stava grandemente sottovalutando. Ma aveva così paura che se non avesse passato il test se ne sarebbe andata che non riusciva proprio a stare rilassato

Amelie sorrise allegra

“Beh che ne pensi festeggiamo?”

Festeggiare? Era sinonimo di secondo appuntamento? Oh cavolo era già stato fortunato che la prima uscita non era stata un disastro, con la seconda sarebbe riuscito nuovamente il miracolo?

“Ehm…ok…cosa ti va di fare?”

Mah si al diavolo! In fondo aveva voglia di trascorrere un po’ di tempo con lei e se non era scappata voleva dire che ormai il più era fatto

“Che ne pensi di prenderci una pizzetta qua vicino?”

“Mmh idea interessante, non ho mai..”

Si morse la lingua talmente forte che pensò seriamente di essersene staccato un pezzo.

Porca miseria! Ma perché continuava a ricordarle che non era come gli altri?

Ok, decisamente lui con le ragazze non ci sapeva fare

“Ehm hai in mente un locale? Io non sto molto in questa zona, sai quando sono di riposo di solito non esco e…”. Borbottò cercando di cambiare argomento

“Oh si qui vicino c’è un posto dove fanno una pizza fantastica”

“Bene mi fido del tuo gusto!”

Ma se pensava di essersela scampata, si sbagliava di grosso!

Dieci miuti dopo, erano seduti sulla panchina di un  parco poco lontano con una pizza a testa. Spencer doveva riconoscere che Amelie aveva avuto buon gusto, la pizza era molto buona!

“Avevi ragione, è molto buona!”

“Spencer ma tu…non sei mai uscito con un amico a prendere una pizza al liceo?”

La mozzarella gli invase di colpo le vie respiratorie

“Ehm..p-perché questa domanda?”. Balbettò

Lei alzò le spalle con aria candida

“Oh mi sembrava che stessi accennando a una cosa del genere prima..”

Si maledì mentalmente una volta di più. Ora non poteva non risponderle

“Ehm…Amelie…io sono entrato al liceo a dodici anni, ero un fenomeno da baraccone per i miei compagni…credi davvero che qualcuno avrebbe voluto uscire con me?”

“Beh perché no? Di sicuro dovevi essere..beh non eri il solito liceale ecco..dovevi essere interessante”. Fece lei perplessa

“Oh beh i miei compagni non la pensavano come te”

Lei alzò le spalle

“Idioti!”

La sua uscita lo fece ridere

“Ehy Amelie dai! Ero quello che si dice un sfigato…”

Perché si stava dando la zappa sui piedi?

Beh perché se mai Amelie avesse potuto interessarsi a lui voleva che sapesse fino in fondo con chi si stava andando a mischiare

“Forse, ma tu almeno non dovevi tormentare nessuno per dimostrare di essere un uomo!”

“Tanto nessuno mi avrebbe definito un uomo in ogni caso”. Rise lui

“Non esagerare!”

“Oh si invece, io ero quello che veniva torturato non il contrario..”

“Oh, noi ragazzi siamo crudeli quando captiamo qualcuno di pacifico”. Fece lei pensierosa

“Non immagini quanto”

“Tipo? Dai raccontami un episodio…”

Lui ci pensò un attimo..

Confidarsi o no? Beh almeno se fosse scappata avrebbe saputo di doversi mettere l’animo in pace

“Beh una volta mi hanno legato a un palo e lasciato lì fino a circa mezzanotte”

Lei sgranò gli occhi

“COSAAA??”

“Eh si!”

“Come ti hanno beccato? Di solito quando le prendi un paio di volte impari a correre”

“Avevano un esca”

Amelie aggrottò la fronte confusa

“Cioè?”

“Alexa Hisbern, la ragazza più bella della scuola, mi ha dato un appuntamento…e io ci sono andato e insieme a lei ho trovato tutta la scolaresca”

“Eri innamorato di lei?”. Sussurrò Amelie

“Beh lo eravamo tutti”

“E si è prestata a una porcheria del genere?”

“Si..”

“Troia!”. Ringhiò infuriata Amelie “Come si fa a essere così sceme!”

“Oh è passato tanto tempo..”

Non l’aveva dimenticato, in realtà, anche dopo anni. Ma la rabbia di Amelie gli aveva fatto da balsamo

“Non è giusto!”

“Lo so, dai andiamo a prendere un gelato…”

Si avviarono verso un chioschetto poco più avanti ma prima di arrivarci..

“Spencer Reid? Sei tu?”

Si girò trovandosi davanti una ragazza coi capelli castani, lunghi, lo stesso fisico perfetto che sfoggiava al liceo e gli occhi azzurri

“A..alexa?”

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Capitolo 17
*** Fantasmi del passato II ***


Capitolo 16: Fantasmi del passato II

 

 

Non era possibile, si disse Spencer, scuotendo la testa allibito. Non era assolutamente possibile, non poteva essere così sfigato da essersi beccato il suo peggiore incubo del passato mentre girava nel suo quartiere. Ora gli mancava solo che comparisse qualcuno della squadra di baseball

“Spencer  che bello rivederti!”. Cinguettò la ragazza abbracciandolo

Era comparso alcune volte sui giornali con la sua squadra negli ultimi due anni, perciò Alexa aveva registrato subito che non si trovava davanti lo sfigato sbarbatello che aveva conosciuto al liceo, che le passava i compiti facendo un battito di ciglia. Aveva davanti un uomo con un lavoro importante, uno stipendio alto e lunghi viaggi di lavoro che le avrebbero permesso un po’ di “riposo” in una relazione e tra l’altro non era manco niente male. Senza contare che aveva sempre fatto quello che lei diceva

Mmh interessante situazione..

“Quanto tempo! Ti trovo davvero bene Spencer..”. Flautò allegra

Naturalmente, nessuna ragazza con un minimo di cervello avrebbe potuto pensare che lui l’avrebbe accolta a braccia aperte, magari scodinzolando come un cagnolino, dopo il tiro che gli aveva giocato al liceo. Ma disgraziatamente il cervello non era mai stato richiesto a quella ragazza come attributo perciò..

“A..anche tu..”

Spencer era imbarazzato oltre ogni dire. Che razza di situazione, in effetti era rimasta una bellissima ragazza ma il problema al momento era che purtroppo era anche la stessa irrimediabile oca.

E ora che non era più un ragazzino con gli ormoni impazziti la sua bellezza aveva molto meno effetto su di lui

Dietro di lui sentì un leggero tossicchiare. Amelie si era sentita messa da parte a giudicare dall’aria seccata. Però le donava quel luccichio rabbioso negli occhi.

Scosse di nuovo la testa

Ehm che aveva appena pensato? Non era più un adolescente con gli ormoni impazziti? Mmh forse qualcuno fuggiasco era ancora in giro per il suo cervello

“Ah….Alexa…questa è Amelie, abita affianco a me e..Amelie, lei è Alexa, una mia vecchia compagna di scuola”

Amelie le lanciò uno sguardo parecchio consapevole

“Si credo di aver sentito parlare di te”

Il fatto che Alexa instaurasse un sorriso orgoglioso, fu un’ulteriore prova della sua scarsa intelligenza.

Perché nessuna creatura sana di mente avrebbe potuto credere, con lo sguardo di fuoco che Amelie le stava rivolgendo, che avesse sentito parlare bene di lei

“Oh davvero?  Beh io non posso dire altrettanto ma..beh che carino, dopo anni ancora parli di me, Spencer!”

“Oh si in effetti è stato gentile nel descriverti”

Stava per mettersi a ridere ma riuscì a camuffare la cosa simulando  un colpo di tosse. Ovviamente, lui aveva colto l’ironia nelle parole della sua vicina.

Ed era pure particolarmente orgoglioso di lei.

Decisamente per il momento il punteggio era Alexa: zero Amelie: uno

“Ho saputo che lavori all’FBI Spencer…naturalmente ho visto gli articoli dove comparivi con la tua squadra..”

Aaaaaaaaaaah ecco! Ora si spiegava come mai era così amichevole

“Ehm si..e di te che mi dici? Stai ancora con Tyler?”

Ma certo che si! Si rispose da solo, poteva la mitica Alexa Hisbern non stare con il super capitano della squadra di baseball?

Lei storse il naso

“Oh ecco..diciamo che siamo in crisi…”

Diciamo che sei pronta a mollarlo se ne trovi uno migliore..

“E poi è riuscito a entrare in quel college?”

Il nasino delicato della ragazza si storse di nuovo

“No…”

Non era molto carino ma dovette ammettere che la notizia gli dava una certa soddisfazione

“E…che cosa fa ora?”. Chiese curioso

Chissà che fine aveva fatto quel superfigo

“Fa il meccanico in attesa che lo assumano in una delle aziende a cui ha mandato il curriculum”

Ecco queste si che sono le soddisfazioni della vita. Allora dopotutto non aveva fatto tutta quella fatica sui libri a vuoto!

Quella piccola soddisfazione valeva decisamente la pena

“Ah capisco..”

E capiva anche come mai lei aveva detto che erano in crisi..di sicuro puntava molto più in alto di quanto poteva darle il suo attuale ragazzo.

Non era tentato manco un pochino di approfittare dell’evidente disponibilità della ragazza. No, non lo attraeva decisamente più.

E dire che al liceo avrebbe fatto di tutto per lei…

E quanto aveva sofferto per lo scherzo cattivo di cui lei si era resa complice!

Quante volte per sfogare l’amarezza se l’era immaginata sposata con un vecchio rimbambito ricchissimo che gli avrebbe dato solo disgusto ma a cui avrebbe potuto prosciugare il conto in banca.

Era in effetti la fine che anche ora, oggettivamente, prevedeva per lei ma non gli dava alcuna soddisfazione adesso.

Forse era il fatto che adesso era cresciuto e le sue esigenze e il suo modo di vedere le cose erano cambiate, o forse lei non era più stò granchè

O forse era il confronto con Amelie…

In effetti, vicino ad Amelie, i difetti di Alexa risaltavano particolarmente. Certo, erano entrambe due belle ragazze, ma Alexa non aveva la freschezza di Amelie e neanche la sua allegria. E oltretutto era così artificiale paragonata a Amelie che sembrava ridicola anzi che seducente.

Si, più di tutto era il paragone con Amelie a non giovarle

“Oh sono sicuro che presto avrà qualche offerta”

Alexa fece una smorfia scontenta.

“Si..ehy che ne dici se ci andiamo a prendere qualcosa e mi racconti che hai fatto dopo il liceo?”

 Credeva che non avesse colto il messaggio e si stava chiedendo come rendergli la cosa più esplicita, era evidente anche senza la laurea in psicologia

Oltre che scema era pure maleducata a invitare fuori qualcuno che era già in compagnia. Ma naturalmente aveva talmente fiducia nel suo fascino che di sicuro credeva che lui avrebbe mollato Amelie da sola per avere l’onore di uscire con lei

Beh si sbagliava!

“Ehm magari un’altra volta Alexa...”. Si girò verso Amelie “Dove volevi andarlo a prendere il gelato?”

Pensava che avrebbe salutato Alexa e se ne sarebbe liberato, invece..

“Possiamo vederci dopo che riaccompagni a casa la tua vicina, tanto presumo che i suoi genitori le avranno dato il coprifuoco…non è sano che una ragazzina stia fuori fino a tardi”

Oh oh

Amelie: uno Alexa: uno

Pari singori!

Spencer digrignò i denti. Oltre ad averle praticamente dato della mocciosa aveva anche involontariamente toccato un tasto sbagliato.

Genitori

Pessima parola se si trattava di Amelie

Lei apparentemente non fece una piega ma lui notò che si era irrigidita

“Oh  si hai ragione…io vado Spencer…”. Sospirò in maniera teatrale “Beate voi donne..mature che non avete orari!”

Wow! Alexa uno Amelie due.

Decisamente la vittoria andava ad Amelie

Che fuoriclasse signori!

Alexa strinse gli occhi infuriata ma lei non le diede il tempo di replicare e si allontanò veloce

Spencer guardò un attimo Alexa cercando di non ridere e le fece un veloce cenno di saluto

“Ehm…sta scherzando ha ancora tempo prima di rientrare…ci si vede Alexa..”

Raggiunse veloce Amelie afferrandola per un braccio

“Ehy bimba!”

Lei si girò di scatto

“Ehm…che..che ci fai dietro a me?”

Ok lui era un genio ma le donne non le capiva proprio

Dove diavolo d’altro avrebbe dovuto stare?

“Perché?”. Fece confuso

Amelie alzò gli occhi al cielo

“Beh ma ti aveva invitato a uscire e…non so pensavo…lei sembra abbia molta più stima di te che non al liceo”

Apparentemente era naturale in realtà era arrabbiata nera. Come si era permessa quell’oca di flirtare con Spencer dopo quello che gli aveva fatto? Ma non aveva un minimo di decenza?!

D’altra parte, aveva pensato che difficilmente un uomo avrebbe rifiutato di uscire con quella bellona. Lei era solo una ragazzina, certo era una compagnia meno allettante di Alexa. Aveva dato per scontato che Spencer sarebbe stato pronto a dimenticare il passato. Dopotutto, a voler essere obbiettiva, erano dei ragazzini entrambi quando lei gli aveva fatto quel brutto tiro

“E quindi?”

La faccia sempre più confusa di Spencer la fece quasi ridere

“Beh pensavo preferissi uscire con lei”

Spencer storse il naso

“No grazie, tra l’altro mi da l’aria di essere molto noiosa…non che io quando mi ci metto non lo sia..”

L’ammissione con tanto di occhi bassi da cucciolo avrebbe commosso qualsiasi ragazza, probabilmente Morgan gli avrebbe fatto i complimenti anche se non era voluto

La risata di Amelie lo fece sobbalzare. Stava ridendo di lui?

“Spencer santo cielo tu noioso?! Ma se saresti capace di parlare di qualunque argomento! Come fai a essere noioso!”

Si insomma era quello il problema infatti

“Appunto!”

“Ti assicuro che non sei noioso”

La guardò speranzoso

“Davvero?”

Lei annuì convinta

“Davvero”

Tossicchiò per dissimulare l’imbarazzo

“Ehm..allora questo gelato lo prendiamo o no?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** il gran giorno ***


 

 

Capitolo 17: Il gran giorno

 

Autrice: allora spero che il capitolo non faccia schifo in ogni caso accontentatevi che lunedì martedi e mercoledì ho gli ultimi tre esami prima di laurearmi è già molto che ho aggiornato

Bacioni a tutti

Giuly

 

 

“Amelie è inutile che sbuffi rimettiti a fare quel maledetto test!”

Spencer Reid, sull’orlo di una crisi di nervi, stava scoprendo che una laurea in psicologia non serviva a nulla se volevi persuadere una adolescente a studiare.

Beh un po’ più che adolescente, si corresse, Amelie non era mica così piccola in fondo

La ragazza lo guardò mezzo divertita e mezzo esasperata allungandosi sul divano

“Spencer…me li hai fatti fare circa cento volte ognuno! Direi che sono pronta no?”

Beh in effetti…

“Si ma…”. Borbottò rassegnato

“Ma cosa?”

“Ma domani hai il test..”

Lei rise

“E…??”

“E devi essere pronta”

Lo colpì alla spalla col quaderno

“Lo sono, ora piantala!”

Spencer sbuffò ma doveva rassegnarsi, non poteva oggettivamente pretendere di più da lei. Quella povera ragazza aveva sputato sangue sui libri per un mese senza minimamente protestare per i ritmi forsennati che lui le imponeva, cercando sempre di tenere il passo.

Solo che il pensiero che il giorno dopo qualcosa potesse andare storto lo mandava in iperventilazione

E se lei non fosse passata? Cosa inventava per non farla andare via?

Cercò di respirare con calma

Ok doveva mantenere il controllo, in fondo aveva la consapevolezza che Amelie era molto preparata, tanto da averlo sorpreso. E con i piccoli aiuti che le aveva dato non poteva andare male a meno che non ci fosse qualche irregolarità nel test

Mmh però forse quella telefonata…

“Ehm Amelie?”

“Si?”

“Se…senti il direttore di criminologia è un mio amico…mi basterebbe una telefonata..non dico che ne hai bisogno ma stai più tranquilla insomma..sei sicura che..”

Appena vide il suo sguardo desiderò ardentemente di aver tappato la bocca

“No Spencer NON VOGLIO AIUTI”. Sibilò la ragazza scandendo le ultime tre parole con forza

Lui incrociò le braccia indispettito

“Come ti pare!”

La mattina dopo era un autentico fascio di nervi

“Reid che accidenti ti prende!?”. Sbottò Morgan esasperato

Spencer instaurò la sua migliore aria innocente

“Nulla, che cosa mi dovrebbe prendere?”

“Non lo so ma vorrei capire perché accidenti ti alzi dalla sedia e ti ci risiedi dopo cinque secondi salvo poi rialzarti subito dopo, guardi il cellulare ogni cinque  minuti e sbuffi ogni volta. Aspetti notizie?”

Si, stava friggendo nell’attesa di un messaggio di Amelie che gli dicesse se il test le era sembrato facile e se credeva di essersela cavata bene

“Oh nulla di particolare sono curioso di sapere come va Amelie nel test di ammissione a un college”

“Tutto qua?”. Fece il collega incredulo

“Si, tutto qua”

Morgan lo guardò un attimo. Non lo convinceva, per nulla!

“Che c’è in ballo? Che succede se non passa?”

“Oh…se passa resta qua..”

“Capito..se non passa si trasferisce!”

“Si esatto!”

Aahhh ecco cosa c’era sotto! Beh ora si spiegava tutto

“Scommetto che l’hai aiutata!”

Reid storse il naso seccato

“Solo a studiare, non mi ha permesso di fare nessuna chiamata”

Morgan scoppiò  a ridere

“Manco tu avresti voluto aiuto quindi rispetta quello che dice lei!”

“Infatti non ho fatto nessuna chiamata!”

JJ giunse a interrompere il loro discorso

“Ragazzi abbiamo un nuovo caso”

Come sempre, entrando nella sala riunioni, Spencer si trovò a pensare che a volte sarebbe stato meglio entrarci con una benda. Stavolta il loro caso riguardava uno sterminatore di famiglie

Le foto della scena del crimine erano tutt’altro che piacevoli!

Prima di salire sull’aereo che li avrebbe portati in Texas, dove erano avvenuti li omicidi, controllò speranzoso il cellulare. Ma non aveva ricevuto nulla

“Guardate come ha inveito sui padri!”. Osservò Prentiss

Rossi annuì

“Gli altri sono stati uccisi velocemente, i padri li ha torturati, perché?”

“Sta sfogando qualcosa su di loro?”. Ipotizzò Spencer

“Si, ma rabbia per cosa?”. Chiese Hotch

Morgan osservò le varie foto

“Erano tutti uomini di successo…potrebbe invidarli”

Hotch annuì

“Perciò abbiamo a che fare con qualcuno che fa un lavoro di cui non si sente soddisfatto”.

“Oppure che non ha un lavoro!”. Ipotizzò Reid

Quando arrivarono nella casa della prima famiglia Spencer si guardò attorno confuso.

“Mmh avevano sistemi di allarme, tutto chiuso..eppure hanno fatto entrare l’SI..”

“Buona osservazione Reid!” approvò Morgan “Come li ha convinti a farlo entrare?”

“Chiedendo aiuto con qualche scusa? Magari fingendo un guasto alla macchina..”. ipotizzò Prentiss

Lo sguardo di Spencer cadde su una macchinina che spuntava da sotto il divano, quasi invisibile. Tranne che per uno con una maniacale attenzione ai particolari come lui

Mmh la coppia che viveva in quella villa non aveva figli..

“Oppure mandando avanti un bambino…”. Sussurrò togliendo la macchinina da dove era caduta e mostrandola ai colleghi

“Un bambino?”. Chiese incredulo Hotch

“Perché no? Lo manda a dire che hanno bisogno di aiuto e quando entra in casa inventa una scusa per rimandarlo in macchina”

“Mmh allora è probabilmente vedovo o un padre single…”. Fece Prentiss pensierosa

“Se fosse vedovo, la morte della moglie potrebbe essere il fattore scatenante”. Esclamò Rossi

“Dunque cerchiamo un padre single, con figli e che probabilmente ha perso la moglie tra i cinque  e i quattro mesi fa”

Le indagini rivelarono che l’SI era in  effetti un operaio di cinquant’anni con un figlio di quattro e che aveva perso la moglie cinque mesi prima.

Durante il ritorno, mentre gli altri dormivano, Reid guardava pensieroso fuori dal finestrino

“Hey Reid a che pensi?”

Evidentemente non dormivano tutti

“Sai Hotch..pensavo al figlio del nostro SI..”

Hotch lo guardò curioso

“Si?”

“Si mi chiedevo che fine farà ora..”

Il sempre serio profiler si ritrovò a sorridere. Reid quando ci si metteva faceva davvero tenerezza

“Beh verrà affidato ai servizi sociali e gli troveranno una famiglia che se ne prenda cura..”

Reid sospirò

“Speriamo che gli trovino una buona famiglia..”

“Lo vuoi adottare tu?”. Fece Hotch divertito

Mmh non aveva mai pensato a un figlio…

Però più che il bambino che avevano tolto dalla casa di quel matto, a lui veniva in mente una bambina. Massì una bimba vivace…magari con i boccolini neri e gli occhi verdi..

Era una bella immagine, gli avrebbe vivacizzato la vita

“mmh..”

“Reid?”

Hotch lo guardava sempre più curioso

“Com’è fare il padre Hotch?”

Lui sorrise

“La cosa più bella del mondo!”

Reid tornò a fissare fuori dal finestrino colpito dalla gioia che emanava Hotch

Si era un bel pensiero!

Appena scese dall’aereo accese il cellulare. C’era un messaggio di Amelie

 

Ehy vicino, ho finito il test ora spero di essermela cavata. Incrocia le dita

 

 

Appena arrivò al suo palazzo, trovò Amelie che leggeva nel giardino

“Hey in relax bimba?”

Lei alzò lo sguardo sorridendo

“Ciao, beh si dopo la fatica che mi hai fatto fare!”

 

 

 

La persona in fondo alla strada sorrise vedendo il giovane Reid e la ragazza mora che ridevano

Era quasi il momento!

 

 

 

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Capitolo 19
*** Arresto ***


 

Capitolo 18: Arresto

 

C’è una sola cosa peggiore del suono della sveglia la mattina. Il suono del telefono!

Una legge universale per tutti gli esseri umani e Spencer Reid non faceva eccezione. Al momento infatti si trovava in preda a un attacco di nervi, mentre cercava il dannato aggeggio e imprecava in tutti i modi e le lingue conosciute verso l’esimio seccatore che lo chiamava alle sei del mattino

“Spencer Reid”. Ringhiò al ricevitore, quando finalmente trovò il telefono

“Ehy  buon giorno genietto sorgi e brilla”

No non era possibile! Garcia si era fatta una dose extra di caffeina e aveva pensato bene di svegliare lui?

“Garcia!”

Dove avrebbe potuto far sparire il corpo dopo che l’avesse uccisa per quell’improvvisata?

“Vieni alla centrale Reid il tuo affezionato psicopatico ha fatto sparire un’altra ragazza forse”

Reid chiuse immediatamente la chiamata e si fiondò alla centrale. La ragazza scomparsa era corrispondente alle altre vittime. E i suoi colleghi avevano trovato una lettera del suo SI che annunciava una sua nuova impresa

“Niente enigmi stavolta?”. Chiese entrando

Morgan scosse la testa

“No, sappiamo che deve colpire e sappiamo che è appena stata denunciata la sparizione di una ragazzina che corrisponde al tipo dell’SI”

Corrugò la fronte confuso. Strano aveva interrotto la sfida? Eppure era certo che avrebbe rilanciato la posta…

“Che strano…”

“Già sembra che si sia stancato di giocare…”

“Uno così non si stanca di giocare”

“Lo so Reid, appunto!”

Che cosa c’era dietro? Forse gli aveva preparato una trappola…

E le sorprese quella giornata non erano ancora finite.

Mentre si affannavano a cercare indizi su dove potesse essere la ragazza ricevettero una telefonata della polizia: Soymi Benson sembrava essere scappata dall’SI e al momento era in una centrale dove l’aveva portata l’agente a cui aveva chiesto aiuto dopo la fuga.

Quando arrivarono dove era tenuta la ragazza la trovarono sommersa dagli abbracci dei suoi genitori.

Spencer si godette un attimo quel momento di soddisfazione. Era la prima volta da quando era iniziata la caccia a quel serial killer che aveva il piacere di vedere una di quelle ragazze che abbracciava viva e vegeta i suoi genitori

 

L’uomo sistemò con cura le sue cose sul tavolino dove pianificava le sue missioni sorridendo felice. Oh si era arrivato il momento di farla pagare al piccolo genietto. E l’avrebbe pagata cara, molto cara.

Ah quanto pregustava la sua sofferenza!

 

 

Soymi, nonostante lo spavento, si dimostrò molto lucida e attenta a riferire ogni singolo dettagli che ricordava, tanto che furono in grado di tracciare un identikit ben definito dell’uomo che l’aveva sequestrata.

Spencer guardava confuso il televisore dove per l’ennesima volta, veniva ripetuto il messaggio di JJ per trovarlo.

Non riusciva a capire, non riusciva decisamente a capire.

Soymi aveva raccontato che il suo sequestratore le aveva legato mani e piedi ma non si era accorto che un pezzo della corda era rovinato. Perciò, appena lasciata sola, lei si era liberata ed era corsa via.

Che diavolo di idiota avrebbe commesso un errore del genere?

Non coincideva col profilo che aveva tracciato del suo SI, lui era un uomo intelligente o convinto di esserlo, dotato di carisma. Com’era possibile che uno così commettesse un errore così stupido?

E se quello che aveva rapito Soymi fosse stato un imitatore?

Mmh ecco così tornava!

“Ragazzi abbiamo una segnalazione!”

Tutta la squadra si voltò verso JJ

Spencer si preparò come gli altri ad andare ma Hotch lo fermò

“Tu resti qui!”

Lo guardò allibito

“Come prego?”

“Reid hai sentito benissimo tu resti qui!”

“Ma…”

“Reid è stato troppo facile! E se volesse te? Se si fosse voluto far trovare?”

Spencer rimase in  silenzio

Era una valida ipotesi in effetti…

“Ok ma portatelo qui intero lo voglio vedere”

Hotch annuì e se ne andò con il resto della squadra lasciandolo solo a chiedersi se davvero l’uomo che aveva reso la sua vita un inferno per un mese stava per trovarsi lì, faccia a faccia con lui.

Quando i suoi tornarono con il sospettato, Spencer guardò quell’ometto patetico pensando che o c’era stato un errore e ora un emulatore. Ma le sue convinzioni furono infrante dopo un breve interrogatorio. Aveva confessato gli omicidi e dato anche dei particolari importanti

“Non è possibile!”. Esclamò Spencer

Stava assistendo all’interrogatorio condotto da Hotch e aveva Morgan vicino

“Perché?”. Fece il collega

“Morgan dai non corrisponde nulla..insomma dieci minuti di interrogatorio e già ho capito che quello ha un ritardo mentale, come avrebbe convinto delle ragazzine a seguirlo?”

“Reid vedi anche tu che sicuramente è disturbato”

“Sociopatico, certo ma non ha la personalità dell’elemento dominante”

“Non ci sono tracce di un complice negli omicidi Reid”

“Ciò non implica che non ci sia un sottomesso che non partecipava ai delitti”

“Pensi che ci abbia offerto un’esca?”

“Perché no?”

Morgan lo guardò dubbioso e poco dopo Reid dovette arrendersi all’evidenza. Sapeva troppe cose, doveva essere stato lui

Eppure gli era così difficile credere che quello fosse il SUO serial killer…

“Va a casa ragazzino..ti meriti una giornata di riposo”

Spencer guardò Morgan e annuì

Massì in fondo una serata libera gli avrebbe fatto comodo

Quando tornò a casa sentì uno schiamazzo pazzesco provenire dalla casa di Amelie. Sembrava che qualcuno stesse correndo da una parte all’altra dell’appartamento.

Spinto dalla curiosità andò a bussare e poco dopo la sua vicina venne ad aprire con un sorriso eccitato

“Ehy vicino!”

“Ciao Amelie, che fai smonti la casa?”

Amelie scosse la testa sempre sorridendo

“No, mi sto preparando per la gita di domani”

“Oh sei in gita?”

“Si…lo sai che con tutti questi cambi non ho mai avuto una gita con la classe?”

Sorrise intenerito

“Oh davvero? Beh io non mi divertivo tanto…”

“Tanto sapevi già tutto e avevi una classe di idioti”. Finì lei ridendo

“Beh si..”

“Ma sono sicura che tu ti divertirai…dove andate?”

“Al museo egizio”

“Bello!”

Annuì felice

“Oh si io amo la cultura egizia! E poi sono contenta di fare un viaggio con la classe!”

“Bene poi mi racconti cosa hai visto di bello”

“Niente lezione preparatoria?”

Arrossì di botto. Lei lo faceva sembrare naturale ma lui si sentiva uno scemo!

“Ehm no te la risparmio!”

“Oook…e tu che mi racconti? Come mai a casa presto?”

“Oh mi hanno dato la serata libera perché..abbiamo arrestato quello che pare il mio SI”

Lei sgranò gli occhi

“Wow avevo sentito di un sospetto..allora è lui?”

“Si, sembra lui”

 

 

Quella notte, nel suo letto, Spencer si ritrovò a sorridere suo malgrado ripensato alla sua giornata.

Era finalmente finito il suo incubo

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Capitolo 20
*** Non lei ***


Capitolo 19: Non lei

 

 

A quanto pare non era destinato a svegliarsi tardi in quei giorni, pensò Spencer, svegliato di soprassalto da qualcuno che bussava alla sua porta.

Andò ad aprire trovandosi davanti la sua vicina in camicia da notte che saltellava agitando una lettera con un sorriso estasiato.

Cavolo aveva un corpo perfetto!

Scosse la testa cercando di calmare i bollenti spiriti e di concentrarsi sulla lettera che teneva in mano la ragazza

“Buongiorno Amelie..”

Lei gli gettò le braccia al collo

“Ehm..che..che succede?”. Boccheggiò Spencer in iperventilazione

“Leggi!”. Cinguettò lei passandogli la lettera

La afferrò leggendo anche più veloce del solito (Autrice: ed è tutto dire)

“Sei stata la migliore della sessione!”. Esclamò raggiante

Oddio che sollievo! Sarebbe rimasta lì!

Lei annuì estasiata

“Siiii”

“Noto che sei felice…”. Ridacchiò lui

Amelie annuì abbracciandolo di nuovo

“Oh grazie Spencer di avermi aiutata, sono così contenta! Qui ho costruito tanto..ho le mie amiche, il pattinaggio…e..credo di aver trovato l’amore..”

L’impressione fu di essere colpito da un fulmine. Si sarebbe preso a calci da solo! Si era spaccato la schiena per aiutarla a restare..per vederla con un altro…

Oh no! Oh no! Era tremendo! Lui non voleva vederla con un altro

“Ah…sei innamorata.”. Borbottò a occhi bassi

Lei annuì

“Non indovini di chi?”

“No…non mi viene in mente nessuno”

Apparte Josh non gli pareva che gli avesse parlato di nessun ragazzo. Ed era relativamente certo che non fosse innamorata di Josh

“Sicuro?”

“Sicuro”

“Ti do un indizio..”

Gli si avvicinò alzandosi sulla punta dei piedi, sfiorandogli leggermente le labbra.

Ok ora si che l’aveva preso un fulmine davvero! E infatti era sicuro che emanava  fumo

“O..ora hai capito?”. Borbottò rossissima

Lui scosse la testa con aria ebete

“No…non ho capito nulla!”

“So..sono innamorata di te!”

“Amelie..”

“Lo so..sono troppo piccola per te..io..volevo solo che sapessi..”

“Senti piccola io..non so se sono innamorato di te ma..ma ho bisogno della tua presenza come dell’aria!”

Lei sorrise abbracciandolo

“E’ abbastanza per me”

Lui le sfiorò timidamente il viso..e fine del momento romantico appena arrivò alla fronte

“Amelie, scotti..”

Lei abbassò lo sguardo

“Non…ho..etciù”

Lui la guardò severo

“Oh ook ho poco poco di maldigola, avrò preso il raffreddore..”. Cedette

La afferrò per un braccio delicatamente e la fece entrare nel suo appartamento

“Forza dov’è un termometro?”

Lei mise il broncio

“Non ho la febbre!”

“Non fare la bambina!”

“Nel cassetto del comò”

Gli mise il termometro e aspettò i cinque minuti previsti. Il termometro segnava 38 e 9

“Fila a letto!”. Ordinò Reid imperioso

“No!”

“Amelie…”. Sospirò sedendosi vicino a lei e accarezzandole i capelli “Bimba senti…so che per te è importante ma avrai altre gite…hai tutto un mese…ora stai male piccola”

Lei lo guardò rassegnata

“E va bene!”

Si mise a letto rassegnata. Lui le portò un aspirina, controllò che la prendesse e, appurato che non aveva la gola molto infiammata quindi probabilmente presto sarebbe guarita, si decise a rilassarsi

“Tuo padre?”

“Torna domani da un convegno!”

“Vuoi che resti qui?”

“No vai…”

“Ma non ho molto da fare insomma l’SI l’abbiamo preso, se c’è un nuovo caso mi chiamano”

“No..vai..più tardi passeranno le mie amiche”

La guardò titubante

“Va bene piccola…”

Se ne andò chiedendosi se non avrebbe fatto meglio a restare con lei.

Appena fu uscito, Amelie notò le sue chiavi sul comò. Aveva promesso a Spencer di non alzarsi dal letto ma..

Scese di corsa e uscì per corrergli dietro prima che salisse in macchina

Ma cadde nell’incoscienza appena raggiunto il pianerottolo

 

 

Spencer fissava la finestra felice come non mai. E perché non avrebbe dovuto esserlo? L’SI era stato catturato, il cielo era azzurro, c’era una giornata stupenda e…lui e Amelie stavano assieme…poteva essere più felice?

“Ehy ragazzino che hai fatto ieri notte?”. Fece Morgan divertito

Per la prima volta in vita sua non provò nessun imbarazzo per la domanda.

“Niente..”

“Niente? E quel sorriso?”

“Ma..ecco..io e Amelie stiamo assieme..”

“Davvero?”

Era veramente felice della novità. Era ora che il suo ragazzino trovasse la donna adatta!

“Si..lei…lei dice che è innamorata di me”

“Bene è..”

Non seppe  mai che cosa pensava Morgan perché furono interrotti da un fattorino.

“Agente Reid?”

Reid lo guardò curioso

“Si, sono io”

“C’è una lettera per lei”

Prese la lettera che lui gli porgeva con un brivido. Meno male che non poteva credere che fosse il suo SI. Ma chi era allora?

Dentro la lettera c’era una collanina, un semplice nastro nero a cui era appeso un ciondolo.

Un fiocco di neve

Lui conosceva quel ciondolo..era uguale a quello che aveva regalato a Amelie per il suo compleanno..

Prese il biglietto dentro la busta

 

 

4 Holdstreet vediamo se la salvi

Il tuo mentecatto

 

Faticò a tenere l’urlo che lottava per uscire dentro la gola. Ma non doveva, i suoi colleghi non dovevano accorgersi di nulla. Era una cosa sua!

Lui aveva preso Amelie

 

No! No! No!

Prese la giacca e uscì di corsa urlando a Morgan che Amelie aveva l’influenza e doveva andare da lei

Entrò nel suo suv e partì a razzo. L’indirizzo non era molto lontano, sarebbe arrivato molto presto. Ma presto quanto? Le altre ragazze la aveva uccise prima di cercarlo e se..?

Cercò di scacciare dalla sua mente le immagini orrende che gli affollavano la mente

Doveva stare calmo, lei non era morta e aveva bisogno di lui!

In quel momento gli tornò in mente la conversazione di qualche tempo prima con Amelie:

 

“Ma Amelie…tu devi renderti conto del pericolo…”

“Me ne rendo conto…..ma da qui a vedermi su un tavolo dell’obitorio..”

“No bimba è proprio questo il punto, io non ti voglio vedere su un tavolo dell’obitorio…insomma è già brutto vederci quelle ragazzine ma….”

 “Io non ci finirò!”. Affermò lei con sicurezza

“Pensi di essere intoccabile?”

“No penso che potrei contare su di te”

 

Il suo piede premette ancora l’acceleratore. Doveva salvarla, non poteva deluderla!

Chiuse gli occhi cercando di controllare il panico. Non aveva mai creduto in Dio ma ora si ritrovò a supplicarlo. Lui non poteva essere così crudele se esisteva, non poteva togliergliela. Non in quel modo!

Scese di corsa dalla macchina e entrò nel magazzino abbandonato che corrispondeva all’indirizzo nel biglietto.

La prima cosa che vide, fu Amelie. Era in un angolo, piegata in due, con la camicia da notte fatta a brandelli

“Guarda è arrivato il principe azzurro”. Rise l’uomo davanti a lei

“Lasciala andare è me che vuoi no?”

“Si ma lei è molto più divertente…vero piccola?”

Sfiorò il viso di Amelie quasi con affetto, lentamente. Spencer digrignò i denti

“Bastardo sai prendertela solo con una ragazzina? Dimostra che sei un uomo, prenditela con me!”

Entrambi sussultarono al suono di uno sparo. L’SI cadde a terra, chiunque avesse sparato lo aveva colpito al ginocchio.

La sua squadra entrò di corsa nel magazzino. JJ aveva ancora la pistola in mano, aveva sparato lei

“Ma che cavolo..”

Morgan lo guardò esasperato

“Credi davvero che non avessi capito che qualcosa non andava? Ti abbiamo seguito”

Non aveva manco voglia di fargli una sfuriata. Voleva solo occuparsi di Amelie. Corse affianco a lei

“Ehy bimba”.

La sollevò delicatamente e lei aprì gli occhi appoggiandosi a lui

“Io glielo dicevo che saresti venuto”

Aveva la febbre molto alta e un ginocchio in una posizione allarmante

Si voltò verso Hotch ma non ci fu bisogno di dire nulla

“Vai, portala all’ospedale!”

Non se lo fece dire due volte. All’ospedale confermarono che Amelie aveva la febbre alta, la frattura scomposta di un ginocchio e aveva subito varie torture. Nel complesso però, dopo una ingessatura, era in condizioni di tornare a casa. Dormì per tutto il viaggio fino al suo appartamento, non si svegliò nemmeno quando lui la mise nel suo letto.

Le rimboccò le coperte e rimase a osservarla mentre dormiva accarezzandogli con dolcezza i capelli.

Non sapeva esattamente quanto fosse passato ma a un certo punto lei si svegliò correndo in bagno. Quando la raggiunse era piegata in due per i conati di nausea, si precipitò a  tenerle la testa, poi la aiutò a sistemarsi e la riportò a letto

“Spencer..”. Singhiozzò lei disperata

Gli spezzava il cuore vederla in quello stato. Quanto avrebbe ucciso quel dannato verme

“Lo so piccola!”

Lei scosse la testa

“No non lo sai! Tu non sai cosa ha fatto”

“Si..so tutto invece”

“Tu…tutto?”

“So che ti ha spezzato il ginocchio…e tutto il resto..”

“Non..non ho urlato..mi sono ricordata che mi hai detto che godeva del dolore degli altri..non ho emesso neanche un lamento”

Le accarezzò con tenerezza una guancia.

“Lo sapevo, sei stata forte, molto forte!”

“Non abbastanza!”

“Non dirlo! Non è stata colpa tua”

“Se non fossi uscita..”

“E’ colpa mia quella..se non avessi lasciato qui le chiavi!”

“Tu mi ha salvata!”

“Io ti avevo messa in quella situazione orrenda!”

Lei sospirò

“E’ colpa sua e basta”

Suo malgrado, si trovò a sorridere debolemente

“Si..ora va meglio”

 

 

 

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Capitolo 21
*** epilogo ***


Epilogo

 

 

3 mesi dopo…

 

Non aveva mai creduto a chi diceva quanto fosse bello svegliarsi con una ragazza al proprio fianco.

Beh forse perché lui non lo aveva mai provato.

Spencer osservò sorridendo la ragazza che dormiva vicino a lui. Si alzò lentamente per non svegliarla e andò a prepararsi per andare a lavoro.

Quando uscì dal bagno e passò nella camera da letto Amelie si mosse

mugugnando

“Che ore sono?”. Gemette assonnata

Sorrise dandole un bacio veloce

“Presto bimba, torna a dormire”

“Tu dove vai?”

“A lavoro..Hotch mi ha chiamato abbiamo un nuovo caso”

“Ah”. Borbottò lei

Sorrise guardandola con tenerezza

“Ci vediamo in tribunale”

“Ma…”

“Ti ho promesso che ci sarò al processo cucciola”

“Se devi lavorare..”

“Per un paio di ore mi potranno sostituire”

Lei sorrise

“Va bene”

Si girò dall’altra parte e lui se ne andò dandole un bacio veloce.

Verso le undici, dovette correre al tribunale. Era il giorno in cui sarebbe stato processato il serial killer che aveva sequestrato Amelie e ucciso le altre ragazze. Amelie avrebbe dovuto testimoniare, non sarebbe stata una bella esperienza e lui voleva starle vicino.

Oltre a lui, c’erano anche JJ e Morgan

“Allora come va ragazzino? Amelie sta bene?”

Annuì sereno

“Si, anche il ginocchio va meglio”

Ma quel bastardo gliel’aveva spezzato in modo che non avrebbe più potuto pattinare, Amelie aveva perso quel sogno

Alzò lo sguardo e vide i poliziotti che scortavano il suo serial killer. Lui lo guardò beffardo

“Come sta la tua troietta? Sai ci sapeva fare davvero”

Morgan lo afferrò per le braccia impedendogli di saltare addosso a quello schifoso

“Reid ehy! Ci manca che ti fai beccare  a picchiarlo..lo vuoi fuori per caso?”

“Tu non  lo sai! Tu non sai che vuol dire!”

“Reid Amelie si sta riprendendo, lo hai detto tu..non rovinare tutto facendo mettere fuori quel vigliacco”

“Tu non sai che significa..non sai che vuol dire sentirla urlare ogni santa notte dal suo appartamento perché ha gli incubi, averla vista per un mese ridotta a uno straccio prima che cominciasse  a riprendersi…”

“Appunto non vanificare quello che è riuscita a fare!”

Al processo, Amelie rese una testimonianza perfetta, precisa e chiara. Stava per cantare vittoria ma non aveva considerato l’avvocato della difesa

“Signorina è vero che tra lei e il dottor Spencer Reid c’è una relazione?”

Spencer si congelò. Oh no! Oh no! Non sapeva dove lui volesse arrivare ma sapeva una cosa, lei non poteva negare. Si passò una mano sul viso. Maledizione rischiava che per colpa sua quel dannato avvocato portasse dalla sua parte la giuria.

Perfino la notte precedente ora gli sembrava un errore e pesare che era stato così felice, era stata la prima volta che facevano l’amore.

Ora si chiedeva se non avrebbe fatto meglio a non farlo. Lei doveva riprendersi dal trauma che quel verme le aveva inferto, avrebbe dovuto aspettare ancora forse.

“Si, stiamo insieme!”. Rispose Amelie tranquilla

Non sembrava per nulla impensierita dalla domanda che le era stata posta.

“Mmh è vero che è stato il Dottor Reid con una sua provocazione a scatenare le aggressioni?”

“No! Spencer..”

“Risponda alla domanda..è vero che ha scatenato una gara?”

“Si è vero!”

“E comprensibilmente il dottor Reid vorrebbe vedere chiusa questa storia..”

“Si ovvio..”

“Lei ha la certezza che il mio cliente sia il serial killer che il Dottor Reid ha sfidato?”

“Ha scritto a Spencer firmandosi come le altre volte, con la stessa grafia”

L’avvocato sorrise quasi paterno

“Vedo che è stata ben istruita dal suo fidanzato”

“No, se lo fossi avrei spremuto qualche lacrima per impressionare la giuria avvocato ma se non l’ho fatto mentre il suo cliente mi torturava..o quando mi ha violentata… non lo farò neanche ora le pare?”

Aveva parlato con voce ferma guardandolo negli occhi. Spencer si sentì orgoglioso della forza che dimostrava

Dopo le arringhe finali, la giuria si ritirò e dopo poche ore l’uomo che aveva aggredito Amelie fu riconosciuto colpevole.

“Sono fiero di te!”. Esclamò Spencer stringendola

“Grazie”

“Beh e ora cosa ti va di fare?”

Amelie lo guardò perplessa

“Non devi tornare a lavoro?”

“No sorpresa sono tutto tuo!”

Lei sorrise felice e lo strinse

“Siiii!”

Era fantastico vederla così felice

“Beh che facciamo?”

“Per ora una passeggiata..”

Lui la guardò un attimo in silenzio camminando al suo fianco

“Amelie quanto a ieri notte..”

Fu interrotto dal dito di lei poggiato sulle labbra

“Non osare chiedermi scusa! Sei stato perfetto”

Era stupido arrossire come uno scolaretto?

Mah per lui no

“Ok, in tal caso sto zitto”

 

Autrice: qui cala il sipario, non so se i nostri eroi vivranno felici e contenti ma vivranno insieme. Quanto all’uomo in carcere, non so che fine fece ma se fossi Reid mi sarei assicurata che tutta la prigione sapesse che ammazzava ragazzine in modo da dargli vita breve. Lui che avrà fatto?

Mah lo lascio decidere a voi

 

 

 

 

 

 

 

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