Un Omaggio Per Te

di Meli_mao
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** …Soul Aches… ***
Capitolo 2: *** …Our Secret Worlds… ***
Capitolo 3: *** … Your Touch… ***
Capitolo 4: *** …Stupid… ***



Capitolo 1
*** …Soul Aches… ***


Nick Autore: Meli_mao
Titolo: Un omaggio per te.
Fandom: One Piece
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Romantico.
Protagonisti: Nami, Monkey D. Rufy/ Shank, Makino / Franky, Nico Robin / Portuguese D. Rouge, Gold D. Roger,  alla larga anche Portuguese D. Ace.

Rating: Verde
Pairing: Etero.
Avvertimenti: Spoiler, One-shot, song-fic
Trama: ***

Volevo solo consigliare di ascoltare le canzoni da cui ho tratto delle frasi, perchè sono state le ispirazioni per I capitoli e magari possono aiutare nella lettura.

 

 

Capitolo primo

…Soul Aches…

“How long will this take?
How much can I go through
my heart, my soul aches?
I don’t  know what to do,
I bend but don’t  break”

(Quanto tempo ci vorrà?
Quanto posso passare attraverso il mio cuore

e la mia anima dolorante?
Io non so cosa fare.
Mi piego ma senza rompermi)*

 

Sai, mi stupisco sempre quando ripenso ai giorni in cui stavi su quella polena con espressione sognante e occhi vispi.

Mi stupisco e mi spavento…

Mi spavento di fronte allo sguardo che hai ora, mentre sei accanto al timone in piedi, e guardi il mare con una luce selvaggia negli occhi.

 

Il dolore si insinua in ognuno di noi come fossimo un Oceano e lui una corrente sottomarina. Non c’è verso di fermarlo, e tu questo non l’avevi ancora capito.

Mi dispiace, che tu l’abbia scoperto così…

Mi dispiace, perché so che nemmeno il tempo può rimediare a tutto…

Mi dispiace, perché non te lo dissi mai con convinzione, ma con voce fioca. Forse, se l’avessi urlato, tu l’avresti sentito.

 

Sono egoista, secondo te? Credo di si.

Vorrei solo vederti accanto a me ora, sentirti ridere e canticchiare quella cantilena monotona che tutti urlano nelle occasioni simili, e finalmente percepire la pace che mi trasmettevi un tempo con un solo gesto della mano.

Penso che se tu lo facessi  ora, anche con malavoglia e senza sorridere, mi andrebbe bene comunque. L’importante sarebbe poterti sfiorare il braccio e sorriderti senza paura.

Sono proprio una persona egoista.

 

Ancora adesso  mi dibatto nell’ insoddisfazione che mi avvolge… Vorrei urlarti addosso, incolpare te e magari darti un pugno in testa, con quell’energia che ci mettevo sempre.

Non ne ho più il coraggio!

Perché se lo facessi, ho la vaga idea che tu mi fisseresti con indifferenza, pronunciando quelle parole che tanto mi terrorizzano:  “Si può sapere… che diavolo vuoi da me?”

 

Se fosse possibile azzerare tutto e ripartire da un punto preciso della vita io so esattamente da dove vorrei ricominciare: dal nostro primo incontro, perché sei la sola ed unica persona che è riuscita a dare una svolta alla mia esistenza.

Sono convinta però, che tu ripartiresti da molto prima, eliminando la nostra avventura senza nemmeno un battito di ciglia.

 

Amore, tenerezza, beatitudine? No.

Ciò che provai era rabbia, gelosia e invidia…

Io non sono  stata presente quando sei rimasto ferito e non ho assistito al tuo addio al passato.  

Questo pensai quando ti vidi camminare verso di noi dopo due anni di separazione.

Sapevo che avevi detto addio al vecchio te, e che l’ avevi fatto senza pensare a quanto avrebbe cambiato anche noi. Ma del resto, so anche che non l’hai fatto perché lo volevi, semplicemente era inevitabile. Solo questo mi consola.

 

Porto alle labbra una pezzetto di torta. Assaporo il suo gusto, sorrido a Sanji con un complimento sincero. Le candeline giacciono spente sul legno del tavolo e, quella che poco prima era perfetta e soffice, ora è una torta fatta a pezzi. Il mio cuore è esattamente come quella torta: diviso in pezzi destinati ad ognuno di voi. Allora vieni, Rufy, a prenderti la tua parte. La lascerò qui, con il mio desiderio che ancora aleggia malinconico nei fili di fumo che si alzano dalle candeline. Vieni a prenderlo… è tutto ciò che ti chiedo.

 

Ora credo di aver bisogno di una svolta. Attraverso il vetro, con le gocce di pioggia che bagnano la mia visuale, tu mi sembri ancora una roccia incrollabile. Immobile, concentrato su una meta che non conosci e indifferente alle nostre sofferenze! Non è cambiato poi molto, ti ho sempre visto come stabile e fintamente interessato a quello che devo fare io. Ma perché ti ostini a non aiutami quando cado?

Ti avevo idealizzato? È questo che vuoi dirmi?

Resto però convinta che l’unica cosa che io abbia considerato incantevole sia stata la tua apparizione, null’altro!

Quando ti conobbi, compresi subito che eri molto più vulnerabile di noi tutti e, nel mio cuore, mi limitai a pregare che nulla ti potesse sconvolgere tanto da renderti come eravamo noi! Tu non lo meritavi, eppure ci hai battuti.

 

L’ombrello che sollevo sopra la tua testa stona con il color sangue del tuo maglione.

Eppure l’ho scelto apposta, perché il verde è il colore della speranza.

Non sento più nemmeno la voglia di dirti qualcosa, tanto per parlare. Con te è sempre stato inutile iniziare un discorso. Nemmeno quel “Mi dispiace..”, che penso da molto, riesce a uscire. Il ticchettio sinistro delle gocce contro l’ombrello diventa ovattato e lontano.

“Sai Rufy, ho sentito due ragazzine appena ventenni parlare di te, l’altro giorno su quell’isola. Ne sono stata invidiosa… eri il loro eroe, il gigante minuto che amavano anche senza averti conosciuto e non temevano di dirlo seriamente. Eri il loro eroe come lo sei stato per me…

Ma ora mi fai paura e ho ancora più paura al solo pensare che tu mi faccia paura.

Se ci sei ancora tu, là sotto, nascosto in profondità, ma ancora vivo, ti prego… riemergi per un’ ultima volta…”

È quello che penso, che ripeto nella mia mente, che urlo nel mio cuore.

Ma quando il mio naso sfiora il tuo e le mie labbra sono prigioniere delle tue, capisco che è finita e che tu non tornerai mai più da me…

Buon compleanno, Nami!” mormori, tenendo la tua mano stretta attorno alla mia che sorregge l’ombrello. Questa pioggia, che avevo desiderato cancellasse il Rufy color del sangue in piedi sul ponte, ha lavato via il Rufy bambino e sognatore del colore rosso come il Sole.

Mi illudo, pensando che questa sia stata l’ultima azione del vecchio te, e tremo, capendo che invece è la prima del tuo nuovo essere.

“Torna…” e lo dico all’unica persona che non avrebbe mai dovuto andarsene.

Finalmente però, ho compreso.

“Addio, Portuguese D. Ace…” e so, che quell’addio è anche e soprattutto per te.

 

*Crawl (Carry me through), Superchick.

 

 

 

 

Note:

Oltre al grandissimo grazie che dedico a Himechan84 (il cui giudizio pubblicherò nell’ultimo capitolo, tanto per chiudere in bellezza), ringrazio anche chi vorrà seguire questo breve mio omaggio e chi lo apprezzerà.

Sono veramente entusiasta del risultato, soprattutto perché arriva in un momento in cui la mia ispirazione vacilla molto!

Davvero… ogni commento è ben accetto! Un bacio e al prossimo!

Meli_mao.

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Capitolo 2
*** …Our Secret Worlds… ***


Capitolo secondo

…Our Secret Worlds…

 

 

Mi piace pensare che loro siano immortali. È l’unico buon proposito che mi pongo per il futuro: convincermi che sono imbattibili e che non moriranno mai. Questo mi fa addormentare la sera, solo questo…

E lo penso di tutti e tre, i miei uomini.

Rufy è troppo impulsivo, per cui quando sollevo lo sguardo verso l’Oceano dalla finestra della locanda, il mio primo pensiero va a lui e alla sua spensieratezza infantile.

Ace sa essere un buon fratello, pacato ed educato… anche se ce n’è voluto di tempo prima che la smettesse di combinare guai.

Il capitano Shank è un uomo… non ha bisogno di preghiere o pensieri, si sa difendere da solo e soprattutto è talmente in alto oramai che sarebbe un insulto dubitare ancora della sua forza.

Però mi piace osservare i loro avvisi di taglia affissi sul muro più come fossero vecchie foto ricordo che cartelli pubblicitari per ricercati.

Sorrido, afferrando un bicchiere pulito e mettendolo davanti a me, sopra il bancone di legno, in fila con altri.

La luce soffusa che filtra dalle tende chiare illumina ogni angolo della stanza. I tavoli, disposti appositamente nel fondo della locanda per formare una fila, sono imbanditi di tartine e altri dolcetti che il sindaco ha fatto arrivare da un contrabbandiere suo amico.

“Trent’anni...” borbotto con una nota di malinconia, senza trattenere un mezzo sorriso.

L’occhio mi cade sulla taglia del capitano.

“Lui ne ha 35...” ammetto, arrossendo qualche attimo per un pensiero disdicevole che mi è passato in testa.

Con testardaggine afferro la torta di panna e frutta e supero la mia postazione per poterla mettere con gli altri stuzzichini.

“Forse un giorno…” ma non concludo la frase, temendo di potermi rovinare un futuro più brillante di quello che ho.

 

“Quanto ci metterà la notizia ad arrivare a Foosha?”

Era stato un uomo dai capelli rosso fuoco a parlare, appoggiandosi più per abitudine che per altro ad una spada di media lunghezza, conficcata nel legno della nave.

Il mantello scuro ondeggiava sinuoso al vento che soffiava, mentre il suo volto aveva un’espressione contrita e pensierosa.

“Calcolando che è già arrivata a noi, direi che domani arriverà anche nel mare orientale… da lì ci metterà poco a raggiungere Foosha! Ma perché lo chiedete?”

Un altro uomo, alto e dall’aspetto curato, con folti capelli neri rigorosamente legati in una coda bassa, sfogliava un libro di malavoglia, senza riuscire a nascondere una nota di rammarico nella voce.

“Non sarà affatto un buon compleanno per lei…” mormorò il primo, tristemente.

“Avanti tutta, vediamo di arrivare a Foosha prima dei giornali!” ordinò categorico, incamminandosi verso una cabina.

“Stiamo andando a Foosha?” ma alla domanda stupita di un altro, non ci fu risposta.

 

Soffio con intensità, spegnendo le candeline di un rosa inappropriato, visto che non è proprio il mio colore preferito.

Una persiste e, con una boccata di poca intensità, la spengo, ascoltando l’ applauso sentito che ne segue.

“Makino, hai espresso il tuo desiderio?” vedo una bambina di appena 7 anni farsi vicina con sguardo sognante.

“Certo, ne dubiti?” le rispondo cordiale. Rivedo in lei gli occhi brillanti e innocenti di quei due ragazzini combina guai che giravano per la locanda solo dieci anni fa.

“E che cosa hai espresso?” insiste curiosa.

“Non lo sai che se lo dico non si realizza?” esclamo, sentendomi osservata in modo insistente da qualcuno oltre le spalle.

Penso sia semplicemente un ospite, un buon amico, un compaesano. Non ci faccio caso, fino a quando  cala il silenzio e un giornale logoro e leggermente malridotto atterra sulla tovaglia verde sopra al tavolo dove sto per tagliare la torta.

Il sorriso spensierato che fino a poco prima troneggiava sulle mie labbra svanisce lentamente. Una fotografia in prima pagina ritrae due figure, due giovani ragazzi mori, uno aggrappato all’altro con un sorriso beffardo e una miriade di gente tutt’attorno con gli occhi sbarrati e le lacrime lungo le guance. Non è affatto necessario che io legga il titolo, né che mi sforzi di credere di star sognando. Quando qualcosa scivola lungo la mia pelle, lasciando una scia bagnata dietro di sé, quando indugia sul mento per poi cadere sulla mia camicia, so già che non posso vivere nei ricordi per sempre.

Quella stanza, quella vecchia sala un tempo piena di tavoli e di vita, quella stessa casa che io considero parte di me… odio tutto questo.

Lo odio, perché ogni angolo mi ricorda qualcosa di loro.

Lo odio, perché ogni profumo mi ricorda un aneddoto collegato a loro.

Lo odio, perché in quelle stesse mura io ero una sorella per loro.

Lo odio…

“Makino-san…” sussurra una voce, acqua fredda e bollente allo stesso tempo. L’aria si impregna dell’odore acre del rum, dopo che quella voce è fuoriuscita da quelle labbra.

“Tu…” sibilo, contravvenendo ad ogni mio sogno di rincontrarlo, fatto nelle notti di paure e di serenità.

Perché è stato proprio lui a venire a mostrarmi quella cosa?

“Non è affatto un buon regalo di compleanno, vero?” sussurra con una nota ironica che mi infastidisce.

Crede sia un gioco?

Quando alzo finalmente lo sguardo su di lui un mio stesso pensiero mi spaventa: perché non sei morto tu al posto suo?

Ma non lo dico. Lo penso con intensità, lo ripeto nella mia mente, lo mostro attraverso gli occhi astiosi, ma non lo dico.

 

“The path that I'm walkin', I must go alone
I must take the baby steps 'til I'm full grown, full grown
Fairy tales don't always have a happy ending, do they?
And I foresee the dark ahead if I stay”

(Il sentiero che percorro, devo farlo da sola
devo andare a passo di bambina finché non sarò cresciuta.

Le favole non hanno sempre un lieto fine, vero?
E prevedo l'oscurità davanti a me se resto qui).

 

“Che ci fai qui di nuovo, buon giovane?” chiede il vecchio sindaco, accostandosi a lui con la sua andatura curva e strascicata.

Eppure nemmeno quel vecchio uomo riesce ad attirare lo sguardo di Shank il rosso. Rimane in piedi, fisso su di me, con le spalle coperte dal suo lungo mantello nero e una sola manica della camicia visibile, la quale lascia scoperti il polso e la mano.

Cosa dovrei fare ora? Urlargli contro qualcosa? Incolparlo senza sapere se realmente è il colpevole?

Non è da me… non è quello che Makino farebbe. Abbasso lo sguardo, rassegnata, sfiorando con le dita alcune lettere in grassetto sopra la fotografia.

“Portuguese D. Ace, figlio del demonio Gol D. Roger, è morto!” dice la frase, enfatizzata da quei caratteri tanto scuri che sembrano intensificarsi più li si guarda.

Tipico  della marina, penso, consapevole che solo loro potrebbero chiamare il vecchio Re, demonio.

Sento improvvisamente la mano fredda di lui sopra il mio braccio, scendere dalla mia spalla e stringere la mia di mano.

   

“You can hold my hand if you want to,
'Cause I want to hold yours too.
We'll be playmates and lovers
And share our secret worlds.
But it's time for me to go home
(Puoi tenere la mia mano se vuoi
perché io voglio tenere la tua.
Saremo dei compagni di giochi e degli innamorati,

e condivideremo i nostri mondi segreti).

 

“Grazie!” dico inaspettatamente.

“E per cosa, Makino-san?” e mi piace sentire il mio nome pronunciato da lui, dalla sua voce giovanile.

“Per… per… essere…” ma le lacrime, fermatesi per qualche momento, ricominciano a scorrere, rendendomi sfuocati i contorni degli oggetti attorno a me. Persino il suo bel viso diventa una macchia di colore indistinta, fuoco che brucia e che mette paura.

È questo che vedono i tuoi nemici? Fuoco ardente, come le fiamme dell’inferno in cui sono destinati a cadere?

 “Fuoco…” dico, in un sussurro a fior di labbra, incomprensibile se non si conoscono i miei pensieri.

Quella semplice parola li accomuna. Accomuna Ace, pugno di fuoco, e accomuna Shank… e chissà perché, il colore della casacca con cui Rufy partì era esattamente di quella tonalità.

Il suo unico braccio si stringe attorno a me e io, senza nemmeno accorgermi, mi trovo contro il suo petto, in una morsa vitale.

L’ho sempre saputo, che questo giorno sarebbe arrivato. L’ho sempre saputo… e ho sempre sperato che le fiamme di quell’inferno cremisi potessero comunque avvolgere me prima di loro. Egoismo puro, il mio. Egoismo, perché di fronte a questo dolore lancinante avrei preferito la morte ignara e silenziosa.

I singhiozzi aumentano e diventano vergognosamente rumorosi.

Il suo mento, appoggiato con disinvoltura sopra i miei capelli, resta immobile per molto tempo.

Il tepore che sento sotto al suo mantello non è sufficiente per il mio cuore improvvisamente raggelato. E mi stringo a lui, come forse nessuna donna ha mai fatto, con quell’intensità emotiva che non mi ha mai spinto a fare una cosa del genere.

“Mi sei mancato…” balbetto.

“Mi mancate tutti così tanto…” e la sua camicia bianca è ormai impregnata del mio odore e delle mie lacrime.

“Quello non era il mio regalo…” inizia lento, stringendo la presa su di me “Ma se me lo permetti, Makino-san, come regalo ti racconterò tutto, anche quello che non vi verrà mai detto!”

Ma non mi mette fretta. Lascia che io abbia esaurito le lacrime, che i singhiozzi scemino e che la mia presa allenti. Attende, come farebbe un buon amante innamorato, come farebbe un padre con la figlia, come farebbe il capitano che conobbi tempo prima e a cui mi affezionai in modo innaturale.

“Ace… Ace..” continuo a balbettare, anche quando mi sento più tranquilla.

L’odore dei dolci, delle pizzette, persino quello della frutta fresca, si fa meno intenso e, quando mi degno di riprendere coscienza di me, tutta la sala è vuota, nel silenzio del legno appena riverniciato.

Siamo soli.

Lui mi lascia libera… sa che ora ho bisogno di libertà, dell’aria fresca.

L’ansia si impossessa di me con una morsa stritolante. Respiro, ansimo, stringo il petto con la mano. Non ho più fiato, non ho più voce né forza. Barcollo qualche secondo, dirigendomi verso la finestra che spalanco violentemente. L’aria fredda mi inebria i sensi, mi rida vigore, mi risveglia. I pensieri diventano più fluidi, più vivibili, ma non accettabili.

Apro le labbra per prendere più boccate possibili, lascio che le ultime lacrime scendano da sole lungo le mia guance, questa volta senza nemmeno provare a frenarle.

Aria, libertà… il mare immenso nel suo fascino odioso… il profumo della primavera alle porte. Non so se sia l’insieme di tutte quelle cose, ma il mio essere si placa e mi sento vuota come non lo ero mai stata.

Quello non è più il mio mondo!

E ritorno a sentire la sua presenza rassicurante accanto a me.

“Salpa con me, Makino-san… lascia tutto questo e salpa con me! Ti porterò a rivederlo..”

Non so se sia il tempismo o l’intensità con cui pronuncia quelle parole, o ancora la serietà tanto innaturale da parte sua, ma il mio “Si” risuona per quella mura, vibrante.

“Si… capitano..” e finalmente, sto tornando a casa.

 

 

*Big girl don’t cry, Fergie.

 

 

 

 

 

 

Note:

Dunque, dire che sono veramente felice che la storia piaccia è superfluo, no?

Questo, come anche il primo, è molto sul mezzo drammatico e triste.

Makino è uno dei personaggi che più mi affascinano nella loro semplicità e soprattutto perché è l’unica presenza femminile mai vista vicino a Shank (per ora) e spero rimarrà tale per sempre.

Inoltre, Shank lo amo e questo non ha bisogno di aggiunte.

 

Madame Butterfly: Beh si, pensare a un Rufy è così terribile che mi ossessione, per questo ne ho scritta una storia. Scrivere, così come parlare, mi aiuta ad accantonare l’angoscia una volta che è esternata.

Poi gli ultimi capitoli (l’ultimo in particolare) sembrano essere favorevoli. Del resto, One Piece senza quel Rufy non sarebbe One Piece. Ciò che mi spaventa in verità è la dichiarazione di Oda sul fatto che sarà l’ultima voltaiche vedremo un Rufy 17enni o comunque adolescente.

Grazie del commento, spero di non aver deluso con questo capitolo. Un bacio.

 

Angela90: grazie grazie cara… sono contenta che le coppie riscuotano successo, aver gusti condivisi fa sempre piacere.

Gli stili cambiano a seconda delle coppie in verità, proprio per renderle più realistiche. Spero ti sia piaciuto anche questo. Alla prossima, un bacio.

 

Maya_90: eccoti, che bellezza. Felicissima che tu abbia apprezzato la mia storia così come sarò felicissima di leggere qualsiasi tua futura opinione in proposito. Si Nami e solo Nami può leggere in Rufy con quel sentimento. Mi dispiace ma nemmeno quella “tettona!” di Boa potrà frapporsi fra loro, o no? Assolutamente, non accetto obbiezioni (infatti gli ultimi capitoli mi hanno messo una rabbia).

Beh non so che aggiungere. Solo grazie della recensione… alla prossima sia mia che tua (spero J)

Bacione!

 

Sibillaviola: nuuu, non volevo far piangere. O forse si. So che mi sono emozionata anche io nello scriverlo.

Del resto, uscivo da una lettura intensiva degli ultimi capitoli del manga di Nana, con quindi scandalose varie rivelazioni, e in più ci si mette Oda con Ace. Veramente, giornate terribili.

Grazie del commento. Un bacio e a presto, si spera!

 

Laprinc: non sei l’unica, come già detto One piece non è One piece senza Rufy infantile, stupido e testardo che ci ha fatto innamorare di lui. Poi sono in astinenza di Nami da troppo tempo quindi la storia è stata dettata dalla necessità di vederla al suo fianco, perché solo lei (e non quella Boa) può capirlo e consolarlo…. Speriamo in un prossimo futurooo!

Grazie grazie della recensione. Spero tu abbia apprezzato anche questa Shank/Makino che ha visibilmente meno fans di Nami/Rufy! Un bacio.

 

Runami 4 ever: ma ciao. No guarda, vacilla terribilmente la mia ispirazione. Questa storia a capitoli fu frutto di due giorni di lavoro assolutamente e stranamente favorevoli, senza i quali non sarei nemmeno mai uscita dalla crisi “Ace morto”, né da quella di “Ren morto”. Periodo terribile. Se non lo sai, perché forse non segui Nana, meglio per te, assolutamente.

E chiudo lo spoiler disastroso che ho appena fatto.

Detto questo, già… chi vorrebbe un Rufy diverso? Io dico solo che, se Oda l’ha creato così, non lo cambierà di certo… dopotutto, a distanza di anni in cui scrivi e crei le sfaccettature del carattere di un tuo personaggio, è impossibile poi cambiarne il modo di fare. Forse che io vivo ancorata al passato e alle mie cosa hahaha.

In ogni caso, spero che tu abbia amato anche un po’ questo capitolo, con protagonisti diversi.

Alla prossima dunque, un bacione!

 

Giodan: il capitolo con loro sarà il prossimo… dunque manca poco dai! Nel frattempo mi auguro di farti apprezzare anche questo. Grazie della recensione, spero di continuare a scrivere così in futuro… se non molto molto meglio!

 

E poi un grazie particolare ad Himechan che sono felice abbia apprezzato One Piece e che l’abbia rivalutato. Merita davvero. Ed a A _DaRk_ FeNnEr che, pur non conoscendo il manga, ha letto e commentato e che ha apprezzato la storia. Vi ringrazio per il tempo dedicatomi!

Un bacione a entrambe!

 

 

Credo di aver concluso… alla prossima! Meli_mao!

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Capitolo 3
*** … Your Touch… ***


Capitolo terzo

… Your Touch…

 

“La felicità è piatta. L’infelicità, invece, è un collante universale!” disse incolore, senza alzare lo sguardo dal suo libro dalla copertina scura.

Franky l’ aveva fissata  incredulo, come se quelle parole fossero troppo dure persino per una come lei, che in genere non si curava affatto si essere sincera fino a far male.

“Si vive nella ferma convinzione che la vita sia controllabile e poi, con un abbandono, l’equilibrio crolla, disarmando anche i più sicuri di sé!” continuò impassibile, voltando una pagina.

“E lo credi tanto innaturale?!” Il cyborg rimase fermo in attesa della risposta, in qualche modo curioso.

“Ti ho appena detto che l’ infelicità è universale!” lo rimbeccò lei con distacco, facendolo sentire un idiota.

“Quindi è palese che sia una cosa che accade spesso!” chiarì subito dopo, lanciando un’occhiata veloce verso di lui.

Ci fu un silenzio imbarazzante, in cui Franky prese in considerazione persino l’ ipotesi di uscire da quella stanza che iniziava ad essere troppo piccola per entrambi.

“Non hai compreso quello che ho detto, non è vero?” con uno scattò lei richiuse il libro, poggiandolo sul tavolo.

Poi, con un mezzo sorriso, appoggiò il mento sul palmo della mano e rimase a fissare l’uomo, mettendolo visibilmente in soggezione.

“Beh… non capisco cosa centri quell’affermazione con il discorso di Rufy!”

Seguì ogni suo movimento: dalla fluidità con cui si alzò, la lentezza con cui lo raggiunse davanti a una finestra aperta sull’oceano, la sicurezza con cui incrociò le braccia sotto il seno, fino allo sguardo limpido fisso nel vuoto.

 

“Your strength is so hard to find,
I feel so much stronger now,
the feeling’s alright.

Your words make me whole again,
those eyes cannot ever lie.
You're so divine”

(La tua forza è così difficile da vedere
io mi sento più forte ora
Il sentimento è tutto a posto.
Le tue parole mi rendono completo di nuovo,
quegli occhi non possono mai mentire.
Tu sei così divina)*

 

“Il capitano non ha mia sofferto in modo così brutale…” iniziò “Mai è stato così toccato nel personale. Ha pianto per noi, ha fatto di tutto per salvare noi, è quasi morto diverse volte… ma non ha mai vissuto sulla sua pelle la sensazione di aver perso tutto!”

Si voltò, appoggiandosi al davanzale e puntando l’attenzione su Franky, con lo sguardo basso.

“Impel Down è stata per lui la prova decisiva e, sinceramente, credo che sia stata anche quasi peggiore delle nostre. In fin dei conti noi siamo cresciuti fin da piccoli con quel dolore dilaniante nel cuore. Lui no, è arrivato fino ai suoi diciott’anni in modo spensierato e ribelle, del tutto impreparato! Poi si ritrova senza i suoi compagni di sempre, senza la sua famiglia, senza i suoi affetti ad affrontare quello che ha affrontato. La morte di Portuguese D. Ace non l’aveva mai immaginata, soprattutto non l’aveva mai pensata nella solitudine in cui l’ha vissuta!”

Smise di parlare, e Franky notò incertezza nel suo sguardo per una volta.

Le sorrise, trovandosi per la prima volta realmente a suo agio accanto a lei.

“Ti fa ridere questa situazione?” lo ammonì, allentandosi di un poco da lui.

“No, piuttosto mi rincuora sapere che sei umana anche tu!” la stuzzicò, senza nemmeno cercare di sembrare spiritoso.

“Umana? Tra i due non sono io quella fatta d’acciaio!”

E la luce infastidita che scorse nei suoi occhi lo immobilizzò.

“In ogni caso, auguri!” disse poco dopo senza sentimento, prendendo il piccolo libro di poco prima.

“Auguri? E per cosa?”

“Oggi è il tuo compleanno!” non era una domanda, ma un’affermazione precisa e inconfutabile.

“E tu come diavolo..”

“Ho una buona memoria! Non ti stupire se gli altri non lo ricorderanno. Probabilmente festeggiare ora non è proprio la cosa ideale!” e prima di uscire lo raggiunse ancora una volta. Gli si avvicinò tranquilla e, poggiando una mano sul suo braccio, gli intimò di abbassarsi un poco.

Quando fu alla sua altezza gli baciò una guancia, percependo con sorpresa il contatto freddo fra le sue labbra e la pelle del cyborg. 

“Ho pensato che questo potesse farti comprendere meglio che sono umana, impedendoti di dubitarne ancora in futuro!” esclamò glaciale, tornando alla sua impassibilità, caduta per un solo attimo che lui nemmeno notò.

Quando tra loro due ci fu un muro, entrambi sospirarono. Lei si sfiorò la bocca, su cui aleggiava un sorriso insolito. Lui si toccò la guancia, ancora piegato appena in basso e incapace di muoversi per la felicità che aveva provato.

“Your smile is heavenly,
I don’t  deserve all the love,

that you’re giving to me.
Your touch makes it hard to breathe,
the shiver's around me now, you're so fine”

(Il tuo sorriso è celestiale,
io non merito tutto l'amore che mi stai dando.
il tuo tocco rende difficile respirare,
il brivido sale in tutto il mio corpo ora,tu sei così bella)*

 

 

 

 

 

*Curly Sue, Takida.

 

 

 

 

Note:

ecco qui il terzo capitolo con, ovviamente, la coppia più ovvia mai pensata in One Piece: Franky/Robin. È in assoluto il primo brano che scrivo su di loro, cosa che non so quanto sia uscita bene… però mi piace molto scrivere di Robin, con la sua impassibilità raggelante e la strana stupidità di Franky.

Quindi… a voi la parola, bella e buona!

 

Sibillaviola: o bene, sono felice che la canzone ti sia piaciuta. In genere io mi lascio molto ispirare dai brani che ascolto. Forse anche per quello le mie fic sono sul triste andante, perché mi piacciono molto le canzoni deprimenti hahaha! Poi vado a periodi. C’era il periodo dei Gun’s, quello di Pink, quello di Tylor Swift, ecc… fin troppi!

Per Ace, ormai è un duro colpo per tutti… io sono solo ansiosa di sapere qualcosa sugli altri, su come l’hanno presa loro… insomma, mancano da troppo tempo!!!

Un bacio, e alla prossima!

 

Maya_90: Si anche io vedo Makino come un personaggio molto forte. Tuttavia, anche le leonesse piangono nel momento in cui perdono qualcuno loro vicino.

Penso che sia forte e matura, però anche sensibile e palesemente affezionata a quei due mocciosi, come quasi figli suoi, quindi non potevo che immaginarmi il dolore di una sorella maggiore o di una madre nel momento in cui perde un figlio. Shank è l’uomo del momento, dopotutto. La sua presenza era ovvia, visto che è l’unica donna con cui lo abbiamo visto, e con cui sta benissimo hahaha.

Il partire con lui poi è più il finale e l’unica alternativa per lei di rivedere Ace un ultima volta. Quando lo scrissi, nella mia mente immaginai comunque il momento in cui lei sarebbe tornata a Foosha, dopo aver dato l’ultimo saluto dovuto ad Ace!

Beh ora sono passata al più distaccato rapporto fra l’archeologa e il carpentiere hahaha diversi ma così vicini.

Spero ti piaccia, un bacione!

 

Angela90: ed ecco qui la terza… sono contenta ti sia piaciuto il precedente capitolo! Makino e Shank forever. Penso che rimarrei molto delusa se scoprissi una sua qualche storia passata o simili. Penso che rimarrei delusa anche nel sapere che il 4 imperatore è una donna… chissà come mai mi uscirebbe difficile credere che loro non abbiano avuto relazioni!!! Hahahahah (forse perché chiunque con lui vorrebbe una relazione hahaha)
Alla prossima dunque e grazie dei tuoi commenti! Bacio!

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Capitolo 4
*** …Stupid… ***


Capitolo quarto

…Stupid…

 

“Sai, Rey, credo che sia arrabbiata con me!”
“E da cosa lo avresti capito, capitano?”
Roger fissò in silenzio la figura sottile di una ragazza dai lunghi capelli rossi che gli rivolgeva uno sguardo raggelante.
Il compagno che era con lui si limitò a tossire nervosamente e a trattenere una risata.
“Si, forse hai ragione tu!” disse infine, osservando a distanza la scenetta e ritirandosi il più possibile lontano.

 

“Sei arrabbiata!” constatò accostando la giovane con tranquillità, imboscando le mani nelle tasche e rimanendo in attesa di una qualche affermazione in risposta.
“Da cosa l’avresti dedotto?” chiese ironica, continuando poi imperterrita ad analizzare un tessuto rossiccio da un banchetto del mercato.
“Intuito da pirata…” scherzò lui con un mezzo sorriso che poi morì lentamente, intuendo che non aveva fatto ridere proprio nessuno.
“Andiamo Rouge, vuoi rovinare così i momenti che abbiamo a disposizione? Dimmi cosa c’è che non va…” le sfiorò la spalla mezza nuda con i baffi, facendola rabbrividire.
Lei rimase immobile, chiudendo per qualche secondo gli occhi e deglutendo per lo sforzo di restare concentrata.
“Sono proprio una stupida…” borbottò ad un tratto, lasciando ricadere la stoffa e voltandosi per fissarlo negli occhi.
“Io credo che invece tu sia molto intelligente...” lo disse sicuro, senza nemmeno l’ombra del dubbio.
“Non mi riferivo a quello! Sono una stupida perché mi fido ancora delle tue parole!” esclamò, enfatizzando la cosa con un gesto della mano.
“Quali miei parole?”
“Non ha più importanza… non ne ha proprio più nessuna!” abbozzò un sorriso striminzito e poi, alzandosi appena sulle punte lo baciò delicatamente, chiudendo gli occhi verdi e sfiorando con le dita la sua guancia. Lui, per la sorpresa, nemmeno ebbe il tempo di rendersene conto.
“Fai buon viaggio, Roger!” gli disse debolmente ancora con le labbra troppo vicine alle sue. E, approfittando dell’indecisione dell’uomo, si affrettò veloce verso la stradina di ciottoli che l’avrebbe condotta a casa.

 

“How stupid could I be
a simpleton could see
that you're no good for me
but you're the only one I see”

(Quanto stupida posso essere,
Lo potrebbe vedere anche un ingenuo
Che non sei giusto per me
Ma sei l’unico che io veda)

 

Scivolò sui gradini davanti alla sua porta d’ingresso, accostandosi con le schiena al muro e farfugliando qualcosa di incomprensibile mentre si passava le labbra con un dito e sbuffava.
Ebbe un brivido, probabilmente dovuto all’avviso di taglia che troneggiava sulla parete della casa di fronte alla sua.

“Gold D. Roger, Wanted..”
e le solite cose.
“Il Re dei pirati..” sospirò, non riuscendo a trattenere un sorriso nel riconoscere che quell’uomo era in qualche modo suo.
“Forse non sta bene che io pensi a certe cose!” si ammonì moralmente, seguendo all’affermazione un’alzata di spalle. Si ritirò in piedi, inserendo la chiave nel chiavistello.
“Non ho intenzione di partire senza averti prima detto due cose!” la voce roca che la fece quasi spaventare scemò debolmente, diventando improvvisamente così familiare da far male.
“Sentiamo!” pigolò con finta indifferenza, fronteggiandolo dall’alto della sua postazione, riuscendo solo vagamente a sembrare credibile. Infatti anche con quei venti centimetri in più era semplicemente alla sua altezza.
“Questo non credo ti piacerà molto…” iniziò lui, con uno sguardo profondo e intimidatorio.
“Ho deciso di consegnarmi alla marina!” proruppe infine, senza paura.
Marina? Sei impazzito?” se non fosse stata sotto shock avrebbe urlato e poi pianto, ne era sicura.
“Rouge… non mi resta poi molto da vivere, perché dovrei...”
“Perché dovresti? Ma ti sembrano così da dire o anche solo da pensare?!Tu sei pazzo!” lo fermò duramente, portandosi le mani sul ventre. “Sai perché dovresti?...Per noi!” buttò li più soffusamente.
“Per noi?” Roger spostò lo sguardo sul tessuto dell’abito azzurrino che lei indossava, indugiando sul basso ventre.
“Per noi!” ripeté sicura Rouge, stringendo le dita nella stoffa.
“Sarebbe stato il tuo regalo di compleanno! Del resto non avrei mai potuto farti grandi tesori e pietre preziose che tu già non abbia!”
“Un figlio…” si avvicinò a lei, tornando ad essere il più alto dopo aver superato il primo gradino. Allungò il braccio e la mano callosa fino a sfiorare quelle di lei. Con un movimento fluido lei gliela prese, facendola aderire al suo corpo e realizzando che le lacrime erano già troppo numerose sul suo viso per passare inosservate.
“Un figlio…” ripeté di nuovo l’uomo, con uno strano sorriso stupido.
“Buon compleanno, papà!”
“Il mio compleanno è domani…”
“Hai detto che partivi in serata, non potremo festeggiarlo insieme, quindi...”
“Ho detto che sarei partito in serata, ma non ho specificato di quale giorno! Eri arrabbiata per quello?” con la mano libera salì ad asciugarle le scie bagnate sulle sue guance.
“Quanto sono stupida!” ammise di nuovo con una mezza risata.
“Molto...” scherzò lui senza però smettere di mantenere un’espressione tra lo sconvolto e il felice.
“La seconda cosa?” chiese lei, temendo che fosse ancora più terribile della prima.
“Non te la dirò finchè non avrai accettato la prima!” disse sicuro, fissandola con tenerezza.
“Allora credo la porterai con te nella tomba! Come puoi chiedermi di accettarlo?
Pochi mesi… so esattamente quanto ti resta… pochi mesi. Passali con me, Roger! Restami accanto quando mi verranno quelle strane voglie! Permettimi di vivere con te quanto basta per poterti dimostrare che sono innamorata e che non esiste nessun altro! Non l’hai mai fatto…” la gola secca e le labbra screpolate. Mai come in quel momento l’aveva vista tanto distrutta e supplichevole.

Come poteva?

Lo pensò innumerevoli volte, nella sua mente tanto contorta.

Solo uno stupido lascerebbe una donna come lei per un sogno già realizzato.

Se lo ripeté anche il giorno in cui si fece arrestare.

“Se ora io restassi qui non potrei far continuare tutto questo!” disse infine, con una sicurezza disarmante.
“Io non voglio tutto questo, Roger! Non ho bisogno di altri pirati pazzi per il mare… voglio solo avere una vita che credo di meritarmi! Dannazione...” farla arrabbiare non era proprio la cosa migliore, ma del resto non c’era altro modo per affrontare l’argomento.
“Non ho mai apprezzato questo tuo lato egoistico..” disse all’improvviso, in modo così serio da equivalere a uno schiaffo in pieno viso.
“Egoistico?
Tu sei fuori di testa… sarei io l’egoista?! Chi di noi due vive su una nave per tutto l’anno e poi torna legandomi a sé con stupide frasi come: “Io ti amo, Rouge!”! Se mai sono una sciocca ragazzina per averci creduto!” urlò istericamente, spingendolo con tutta lo forza che aveva e allontanandolo solo di pochi centimetri.
“Non lo faccio perchè sono viziato, se alla fine torno qui c’è un motivo!” La sua voce profonda la fece tremare, tanto da farle perdere la solita combattività.
“Un motivo che a quanto pare non è sufficiente!”
“Se vuoi che quel bambino abbia un futuro migliore del nostro…”
“Non ti azzardare!
Piuttosto che vederlo prendere il mare per essere un pirata non gli dirò mai chi è il suo vero padre! Tanto non sarai qui per impedirmelo!”
“Questo sarebbe il tuo secondo regalo di compleanno?” disse infine, dopo aver preso un profondo respiro.
“Roger… io ti amo, ma non chiedermi di restare ferma e impassibile quando ti consegnerai a loro!”
“Non te lo chiedo! Sinceramente se lo avessi fatto credo che ti avrei lasciata senza pensarci due volte!”
“Io vorrei...” iniziò incerta.
“Lo so, anche io in fondo lo vorrei!
Ma ora, lasciami fare il mio dovere, e lasciami dare inizio ad una nuova era!”
“Avrei preferito che in quell’era ci fossi anche tu!” si appoggiò a lui, sfinita, annullando definitivamente ogni distanza, desiderosa solo di sentire il suo profumo sulla pelle.
“Passiamo la mezzanotte insieme, Rouge! Festeggia con me…un’ultima volta”

 

“But you come around in your time
speaking of fabulous places
create an oasis
dries u
p as soon as you're gone
you leave
me here burning
in this desert without you”

(Ma tu mi sei venuto incontro a tua volta
Parlando di posti favolosi
Hai dato vita ad un’ oasi
Che si è prosciugata non appena te ne sei andato
Mi hai lasciato qui a bruciare
In questo deserto senza di te).*

 

“La seconda cosa era… Non ha più importanza… solo, scusami Rouge! Scusami…!” ma lo disse a vuoto, sfiorando con lo sguardo il profilo di lei,  totalmente addormentata fra le lenzuola, nel preciso istante in cui il vecchio orologio a muro suonava la mezzanotte.
Sorrise e allungò la mano verso il comodino. Infilò un dito in mezzo alla panna montata di una piccola torta e se lo portò alle labbra, sereno.
“L’unico compleanno che sia valsa la pena di vivere è questo… accanto a voi!” e si sistemò di nuovo accanto a lei, stringendola teneramente da dietro e sfiorandole il ventre con delicatezza.

 

“Ace… questo è il nome che ha scelto, per questo bambino… Gold D. Ace, il nome di nostro figlio…”

 

“Anche se sono stato un buono a nulla per tutta la mia vita...anche se ho portato nelle mie vene il sangue di un demone...mi avete voluto bene lo stesso! Grazie!”.

 

 

*Stupid, Sarah Mclachlan.

 

 

 

 

Note:

Dunque, eccomi qui con l’ultimo capitolo di questa mini raccolta!
Sarò ripetitiva, ma non posso non rinnovare i miei ringraziamenti sentiti per la giudice, e anche per chi ha seguito (solo leggendo, commentando o inserendola tra i preferiti e seguite) la storia!
Un saluto speciale a maya_90 e angela90, che hanno lasciato un commento sempre e mi han fatto sorridere ogni volta!
Davvero… spero di non avervi deluso nel finale!
Ed ora, in onore al bellissimo giudizio di Himechan, lo posto qui, così che possiate leggerlo anche voi!
Un bacio e spero che l’ispirazione mi porti altre fanfic!

 

Grammatica e sintassi: 9,5/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Stile: 10 punti
Gradimento personale: 5/5

TOTALE: 44,5

Posso dire che questa raccolta è stata davvero una sorpresa? Il fatto di non conoscere benissimo il fandom di One Piece probabilmente implica di non avere una percezione a trecentosessanta gradi dei personaggi, ma nonostante questo, io sono della teoria che quando una fic è scritta bene e lascia un’emozione, questa lo fa a prescindere se si conosca o meno il fandom di appartenenza. Hai uno stile davvero bello, scorrevole, che cattura, e a parte qualche errore di battitura non ho riscontrato imprecisioni di rilievo. Sintassi impeccabile e grammaticalmente scritta in maniera veramente ottima. L’idea della raccolta di shot mi è piaciuta particolarmente, e anche se in tutti e quattro i casi i compleanni sono stati trattati in maniera triste hai saputo cogliere l’essenza di ognuno dei personaggi. Il primo capitolo è stato molto toccante, in particolare mi è piaciuto moltissimo come hai impostato il tipo di narrazione in prima persona, con una Nami a parlare del suo rapporto personale con Rufy. Un sentimento forte, incredibilmente passionale e allo stesso tempo distruttivo e intenso: mi è piaciuta moltissimo la metafora della torta divisa proprio come il cuore infranto della piratessa e probabilmente l’eccessiva idealizzazione dell’uomo che ama e del suo sentimento. Anche la seconda shot, narrata sempre in prima persona, mi è piaciuta molto. Si sente, dalle parole di Makino un affetto profondo per i suoi pirati, e in particolari per Shank, di cui però, almeno a quanto ho capito, e forse è proprio questo il fascino, non si capisce perfettamente qual è il vero rapporto che li lega. Difatti le parole molto belle che hai scritto “Attende, come farebbe un buon amante innamorato, come farebbe un padre con la figlia, come farebbe il capitano che conobbi tempo prima e a cui mi affezionai in modo innaturale” fanno pensare a qualcosa che và oltre il semplice affetto, ma allo stesso tempo contrastano con il dolore di entrambi per la perdita di Ace. Sentimenti opposti, dunque, che hai saputo descrivere in maniera davvero elegante ed emozionante. Anche la terza shot, pur nella sua brevità, mi è piaciuta molto: descrivi il rapporto che lega la “bambina demoniaca” e il cyborg come qualcosa che li accomuna a qualsiasi essere umano, soprattutto nelle loro parole e nel gesto finale, così semplice eppure così eloquente, del bacio. Lei si sfiora le labbra, e lui si tocca la guancia, felice: gesti apparentemente semplici, ma che hanno un significato importante. La shot più struggente, però, e quella che probabilmente mi è rimasta davvero nel cuore è stata l’ultima. Nel dialogo serrato tra Rouge e Roger si capisce tutto il dolore che la donna prova nel separarsi dall’uomo che ama, e la tenerezza nel desiderare di passare un giorno importante come quello del compleanno con lui e il bambino che aspetta: difatti è proprio quello il suo regalo per Roger, qualcosa che li lega indissolubilmente ma che non impedisce all’uomo di portare avanti la propria missione. In entrambi i personaggi ho trovato un lato egoistico che esce fuori, e che viene sottolineato anche nel loro dialogo: da una parte Rouge che reclama il suo diritto, ad ogni costo, di essere madre con un uomo accanto, e dall’altro Roger e il suo sogno che, nonostante l’amore che provi per la donna, non gli impedisce di consegnarsi alla marina. Ecco, secondo me questo episodio è pieno di dolore, e dallo spoiler che mi hai fatto, il trascorrere il compleanno di Roger insieme assume un significato ancora più nostalgico e commovente. Che dire, una raccolta veramente bella, (accompagnata da citazioni musicali veramente azzeccate), profondamente introspettiva e toccante che mi ha colpito, ripeto, nonostante non conoscessi molto il fandom, veramente tanto.
Bravissima!

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