La Rivolta delle Formiche

di Mikiri_Tohoshima
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Dissanguamento ***
Capitolo 3: *** Nuova Gestione ***
Capitolo 4: *** Morbo 1 ***
Capitolo 5: *** Guerra Inattesa ***
Capitolo 6: *** Nuove armi e nuovi progetti ***
Capitolo 7: *** Preparativi in Corso ***
Capitolo 8: *** Il Prigioniero ***
Capitolo 9: *** Battaglia ***
Capitolo 10: *** Ricominciare più in basso ***
Capitolo 11: *** L'ira dello schiavo ***
Capitolo 12: *** Ritorno e nuovo Arruolamento ***
Capitolo 13: *** Lacrime di un Innocente ***
Capitolo 14: *** The name of the Pain ***
Capitolo 15: *** Aiuto Forzato ***
Capitolo 16: *** Decisioni per il Futuro ***
Capitolo 17: *** L'ultimo esperimento ***
Capitolo 18: *** Diventare donna ***
Capitolo 19: *** Sorriso Tirato ***
Capitolo 20: *** Pausa di Riflessione ***
Capitolo 21: *** La Vie en Rouge ***



Capitolo 1
*** Prologo e Capitolo 1 ***


Prologo e capitolo 1

Prologo

≪Benvenuti ad Haven City, la città rifugio. Sono il Barone Praxis, suo governatore. Ubbidite alle mie leggi, e potrete rimanere. Benvenuti ad Haven City, la città...≫. Una voce registrata li accolse all’entrata, in una giornata piovosa. Un gruppo di saltimbanchi girovaghi, una famiglia numerosa, che aveva perduto ogni cosa durante una tempesta di sabbia nel deserto. Il capofamiglia li presentò alle guardie vestite di rosso. Sua madre la teneva stretta,cercando di evitare che vedesse. Ma lei vide. Vide troppo, che le segnò l’infanzia per sempre. Vide due uomini, due uomini che uccisero suo nonno. Ma non riuscì a risollevarsi, i suoi occhi si persero nella vista di quella guardia vestita di giallo, l’altra era vestita di azzurro, e non riuscirono più a tornare in sé. Aveva appena quindici anni, che la marchiarono, e la mandarono con la sua famiglia a vivere nella parte più povera della città. Kayla era una bella ragazza, ma era povera, ed era un’artista di strada. Come tutta la sua famiglia per generazioni. Il suo migliore amico era suo cugino Aloh, della sua età, che la difendeva dai pericoli. I loro genitori riuscirono a mandarli a scuola, nell’unica scuola della città, l’accademia militare. E, pur odiando con tutto il loro cuore il barone Praxis, divennero delle guardie Krimzi.

 

Capitolo uno

 

Il mondo di Sophie (sei anni dopo)

 

≪Kayla! Vieni subito qui!≫. la ragazza aprì gli occhi, lasciando che si abituassero al buio della stanzetta. Aspettò la seconda chiamata della voce del comandante, prima di alzarsi dal letto. Non passò troppo tempo davanti allo specchio, siccome non sopportava la vista del tatuaggio, e uscì dalla sua camera. ≪Sì, comandante Erol?≫. ≪Oggi c’è una nuova retata alla cattura di clandestini. Desidero che voi facciate parte della squadra.≫. ≪Toccherà anche alla sezione alpha bi della città?≫. ≪Ho detto che ti voglio nella squadra. Guiderei una retata nella zona alpha bi con te nella squadra, col rischio di farti catturare un qualche tuo parente?≫. Kayla mormorò un silenzioso “grazie”, mentre tornava nella stanza a vestirsi. Odiava le retate. Era un andare, sfondare porte e prendere gente. Scosse un attimo la spalla della sua compagna di stanza, nonché sottoposta, Sophie. Era una ragazza molto complicata. Come molti dei ragazzi che vegetavano nelle guardie, era stata arruolata perché non esistevano altre scuole ad Haven City. Haven City. La città Rifugio. La città Prigione. La città dalla quale non potevi fuggire, se non volevi morire nel deserto.

 

≪Sophie, alzati. Siamo nella squadra di Erol per una retata nella zona beta esse. Abbiamo quindici minuti, e non ho ancora fatto colazione...≫. ≪Vai pure da sola. Io lì non ci torno. Era il mio mondo, ed è stato sventrato come un pollo. Lì girano circoli di eco clandestini, scommesse e battaglie tra Wombee. Catturate pure chi vi pare, ma non costringermi a tornare.≫. Kayla capì. Era la stessa cosa per lei con la zona alpha bi. Anche se nel suo quartiere l’unica cosa che girava erano i saltimbanchi. ≪Ci vediamo dopo, allora≫. La salutò.

 

Mentre usciva, dopo aver inghiottito velocemente un croissant in mensa, incrociò Aloh, che aveva appena finito il turno di notte. Era sfinito. Gli anni erano passati per entrambi. Non erano più i ragazzini che giocavano con delle palline colorate per guadagnarsi da vivere, ma un uomo e una donna che ogni giorno affrontavano il trauma di far del male a qualche innocente. O quello, o la morte. O la cattura durante le retate che ora guidavano. Si infilò il casco accettando di vedere il mondo attraverso vetri rossi. Era fastidioso, come le placche di ferro sulle orecchie. Raggiunse all’esterno del palazzo Erol, che era da solo. ≪Sei l’unica puntuale, Kayla.≫. sospirò, mentre leggeva su uno schedario le mansioni del giorno. ≪Dopo la ripulita nella zona beta esse, ci tocca una battaglia contro le teste di metallo alla miniera di eco. Poi sei libera fino a domani. Puoi andare a trovare i tuoi parenti. ≫. Kayla rabbrividì. Voleva dire che era prevista una retata anche nel suo quartiere, e doveva assicurarsi che la sua famiglia non saltimbancasse proprio in quel momento. ≪Sì, comandante.≫. esclamò. Erol si guardò un attimo intorno, notando che mancava Sophie. ≪Ci raggiungerà durante la battaglia alla miniera. È... la sua zona.≫. Erol annuì, ricordandosi. ≪Il barone non lo sa che io faccio stare in caserma i soldati che sono originari del quartiere sottoposto alle retate del giorno. Se lo scoprisse, penso che ne andremo di mezzo sia io che Torn. Lui è originario della parte sud.≫. ≪E lei, signore? Da dove proviene?≫. Erol la guardò un attimo, con un velo di malinconia. ≪Io non ho famiglia. Io non sono giustificato in nessun luogo, durante le retate.≫. Kayla abbassò lo sguardo, capendo di aver toccato un tasto dolente nella vita del comandante. Furono raggiunti dal resto della squadra, salutati con gli occhi dal comandante Torn, che quel giorno aveva scartoffie da sbrigare, e partirono, chi su l’Hellcat, chi sulle moto.

 

Eccolo, il mondo di Sophie. Una zona piena zeppa di criminalità come di panna nei bomboloni. Ma non fu solo un andare e sfondare porte. Fu un bloccare gente a terra con una pistola puntata sulla tempia, fu un frugare in tasche sconosciute alla ricerca di Eco o soldi o ricevute, e fu un uccidere chi si ribellava. Kayla stava perquisendo un trafficante di Eco, quando sentì un grido dietro di lei. Si voltò di scatto, e vide uno dei suoi colleghi a terra con un fiotto di sangue dalla spalla, e un tossicomane che le correva incontro con un coltello in mano. Fece per portarsi la mano al fianco, che l’uomo si bloccò, come al rallentatore, e cadeva a terra, ricoperto di sangue. Erol gli aveva sparato in pieno petto con la sua pistola. Le lanciò uno sguardo allarmato, mentre lo rivoltava con un calcio e gli frugava nelle tasche alla ricerca dei documenti. Mentre li leggeva, una ruga di preoccupazione gli solcò il viso. ≪Accidenti...≫. disse solo, chinandosi a sentire il battito del tossico. Zero. Era morto sul colpo. ≪Soldato numero 3309, guardi qua.≫. le disse, mentre le lanciava i documenti. Kayla ammanettò la sua vittima, e lesse i dati essenziali sulla carta d’identità. Frorio Xinusy. Alzò la testa, senza impedire alle lacrime di annebbiarle i vetri rossi del casco. ≪Comandante...≫. ≪Già, 3309. Era il padre di Sophie.≫.

 

Ecco quello che facevano. Spezzavano legami, massacravano famiglie, e alla fine, erano comunque loro che ne pagavano le conseguenze. Loro, perché quelle famiglie a cui sparavano, erano le loro. L’unica persona che aveva un legame di sangue con la piccola Sophie, in quel mondo, era stata portata via dalla mano ferma del comandante delle Guardie.

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Capitolo 2
*** Dissanguamento ***


capitolo 2

Capitolo 2

 

Dissanguamento

 

Quel giorno, la squadra formata dai membri delle pattuglie 27 e 27 bis riuscirono a malapena riportare la vittoria nelle altre due missioni. Era una sensazione crudele, quella che provava Kayla nei confronti di Sophie, che li aveva raggiunti per combattere le TDM. Era lei, e solo lei che doveva dirglielo, che doveva rivelarle che suo padre, l’unica persona che avesse ancora un legame di sangue con lei, era rimasto ucciso. Decise di togliere via quell’impiccio il prima possibile, appena tornate in caserma. ≪Sophie... Hai presente la retata di oggi, nel quartiere beta esse?≫. Sophie annuì, mentre si lavava i capelli. Le battaglie contro le teste di metallo li lasciava sempre sporchi di sangue viola. ≪Mentre arrestavo uno spacciatore, uno di loro mi ha attaccato, ed Erol gli ha sparato, uccidendolo. Quella persona era... tuo padre.≫.

 

Il rumore dell’acqua in bagno si arrestò di colpo. Kayla strinse gli occhi, immaginando l’espressione della ragazza, ma quando Sophie uscì dal bagno, era tranquilla. ≪Così... mio padre è stato ucciso?≫. Kayla annuì, aprendo lentamente gli occhi. Sophie attaccò il phon, cominciando ad asciugarsi i capelli. ≪Bene. Adesso non c’è più niente che mi lega a questo posto. Anche le ultime gocce di sangue della mia famiglia sono evaporate. Posso andarmene.≫.

 

Due giorni dopo ci fu il funerale. Kayla intervenne solo perché Sophie era una sua grande amica. Che scomparve per sempre dalla sua vita. Durante un collaudo di nuove armi, Torn notò che era distratta, malinconica, e le andò accanto. ≪Hai visto, Kayla? Gli ingegneri del barone sono riusciti a mettere a punto questa bellezza. I suoi proiettili sono speciali pallottole di vetro, ripiene di sonnifero. Così, la prossima volta che sederemo una rivolta, eviteremo stragi inutili. Peccato siano arrivati in ritardo. Come stai?≫. Kayla alzò la testa, per venire abbagliata dai penetranti occhi azzurri del comandante. ≪Signore... Io... sto abbastanza bene. È il signor Erol che non riesce a perdonarsi...≫. ≪Quel tizio avrebbe ucciso te. Era un drogato, molto probabilmente si era appena fatto. Devo parlarne con Erol di questa storia, non possiamo permettere che i nostri soldati abbiano un’origine così turbolenta. Sophie è...≫. ≪Ha deciso di togliersi dalle KG. Si troverà un lavoro da qualche parte nella zona residenziale. Non aveva mai voluto diventare una KG, come... ≫., si fermò appena in tempo. Non poteva dire al suo comandante che odiava il barone con tutto il suo cuore, e che faceva parte delle KG solamente così per fare. Perché non c’era altro modo per proteggere la sua famiglia.

 

Torn notò che si era in crucciata di nuovo, mentre montava la sua arma, e le chiese:≪Che ne dici... domani... di venire a fare un giro con me e un paio di altri amici, tanto per farlo... so che è il tuo giorno libero, e io sono in licenza perché è il mio compleanno... Viene anche Erol!≫. Kayla alzò la testa riconoscente. Un po’ di svago le avrebbe fatto bene.

 

Il giorno dopo, si trovò i tre ragazzi, Torn, Erol e suo cugino, che l’aspettavamo fuori dalla porta. ≪Aloh! Che ci fai qui?≫. Torn replicò:≪È il mio migliore amico, volevi che non lo invitassi?≫. Kayla si scusò, abbassando la testa, ma Erol le mise una mano sotto il mento: ≪Stasera ci divertiremo. Tutti quanti. È la festa di Torn! Che ci offre da bere in un localino niente male!≫. Kayla lo guardò un altro attimo, per uscire dalla stanza. ≪Sei molto carina, stasera≫. Le mormorò il cugino. Lei ringraziò, intimidita, e desiderosa di entrare nelle grazie di Erol.

 

L’Hip Hog Haven Saloon era un locale alla moda, destinato ai giovani. Lontano circa mezz’ora di zoomer dalla caserma, svettante sul porto, con le insegne colorate dai neon luccicanti. I quattro entrarono, senza timore di ciò che volevano. All’inizio, nessuno notò la loro presenza, tra la confusione di ragazzi e ragazze, intenti a divertirsi, bere, ballare, rimorchiare, e flirtare con gente che il giorno dopo avrebbe di sicuro dimenticato. Ma i tatuaggi sul viso si notano, e ben presto, finirono circondati. ≪Ma guarda, delle guardie Krimzi! Cosa ci fate qui? Desiderate un ballo, una sigaretta... uccidere qualcuno...≫. Uno di loro prese per un braccio Kayla:≪E tu, bambola, cosa ci fai in mezzo a questi qua? Perché non vieni a farti un giretto, invece di girare con questi assassini?≫. Aloh bloccò il tipo, mettendosi avanti alla cugina:≪Lasciala stare! Lei non centra!≫. Torn mormorò agli amici:≪Non siamo in servizio, e non possiamo far del male a questa gente. Io dico di andare via il prima... Erol!≫. Erol si era liberato dal cerchio, e si era messo a fronteggiare uno dei bulli. Ma era un po’ più basso di lui. Ma era un po’ troppo forte per lui. Torn dovette prenderlo per le braccia, per fermarlo. ≪Erol! Fermati, adesso andiamo via! Non vogliamo la lite, okay?≫. Erol si divincolò un poco, ma si lasciò condurre fuori assieme agli amici. ≪Mi spiace, Torn... ma non ci ho visto più. è il nostro lavoro, eppure sembra che siamo gli assassini...≫. ≪Loro non sono meglio di noi, ricordalo. Noi ci facciamo in quattro per mantenere il clima della città vivibile. Senza la guardia, la città finirebbe nel caos. Non ho ragione, Kayla... Aloh?≫. I due annuirono, guardando da fuori il locale. Ecco un posto dove, con quei tatuaggi, non potevi entrare. Chissà quanti altri ne esistevano, in giro per la città.

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Capitolo 3
*** Nuova Gestione ***


capitolo 3

Capitolo 3

 

Nuova Gestione

 

Haven city, quando Kayla era giovane, non era comandata da un solo capo. C’era un Parlamento di due capi. Il Barone e Damas. Damas, il grande capo, colui che era severo, ma giusto. Quello, che, alle ultime votazioni, era stato esiliato nel deserto. E Praxis aveva preso il controllo. Era diventato il sovrano incontrastato, grazie a loro, le guardie Krimzi.

 

Siccome i ragazzi, le guardie Krimzi, non avevano il permesso di entrare nei luoghi di divertimento, piano, piano, i luoghi di divertimento cominciarono a sparire. Entravano nelle tasche del più potente affarista di Haven. Krew.

 

Non si sapeva da dove tirasse fuori tutto quel denaro, per permettersi di comprare qualsiasi cosa fosse in vendita, o non lo fosse ancora, ad Haven. Però, l’Hip Hog... era il luogo che, chi lo possedeva, controllava la città. E ora lo possedeva Tarquinio Garti. Era un uomo di successo, che amava i giovani. Li amava fin troppo.

 

Caso volle che per andare in missione alla Foresta Rifugio la pattuglia 27 bis passasse proprio davanti al Hip Hog. Erano appena le sei e mezza di sera, l’orario di apertura. Erol era in comando, Kayla in missione da un'altra parte, Torn a sbrigare scartoffie, che avvenne. Mentre passavano, Erol vide una ragazza. Aveva i capelli biondo blu, intrecciati in centinaia di piccole trecce, gli occhi verde acerbo, e un viso dolce. Si voltò un secondo con la coda dell’occhio per guardarla. Era davvero graziosa. Vestita di una tuta, con il viso appena truccato, sembrava una cliente. Decise che, dopo la missione, avrebbe preso un paio d’ore per capire dove stava.

 

La missione si trattava di cercare artefatti ricollegabili a Mar, il fondatore di Haven, e mandò a casa i suoi uomini. Doveva andare al Hip Hog, sperando che la giovane non fosse ancora andata via.

 

Non era andata via, no, perché lavorava lì. Era una ballerina, spogliarellista. Erol si era camuffato accuratamente per poter entrare senza dare scandalo. Eppure, quella ragazzina era così bella, dolce, le sue forme appena accennate. Non doveva avere più di sedici anni. Finito lo spettacolo, la seguì, senza farsi vedere, nel retro. Lì, c’era qualcuno che la aspettava. ≪Hai finito il turno? Vuoi andare a casa, Kairi? Lo sai cosa deve succedere, adesso, no?≫. la ragazza, Kairi, sembrava così piccola in fronte a quel maniaco. Erol non poteva vedere una cosa di questo genere. Anche se lei faceva un lavoro ignobile, era una persona, una donna comunque. Intervenne.

 

≪Nel nome del nostro protettore, il grande barone Praxis sovrano di Haven City, la dichiaro in arresto per tentativo di stupro!≫. Erol era piccolo di statura, ma era forte. Molto forte. Ed era armato. Colpì più e più volte quello squilibrato, per poi ammanettarlo. Infine, si rivolse alla ragazza, che aveva dei grossi lividi, là dove l’aveva afferrata l’omaccione. ≪Stai bene?≫. Lei annuì, scossa. ≪Conosci questo tizio?≫. ≪Sì... è... il mio padrone. Tarquinio Garti.≫. Erol tirò un calcio all’uomo. ≪Da quanto tempo va avanti? Io sono qui per aiutarti...≫. Lei annuì, guardandolo negli occhi:≪Da... quando sono stata assunta. Molto tempo. Lei... la ringrazio, guardia Krimzi.≫. Erol le porse una mano. ≪Erol. Non guardia Krimzi. Ora, dovresti venire in centrale per dei controlli, intanto porteremo via questo maniaco. Il locale verrà chiuso, se girano cose di questo genere. Capisci, vero?≫. Kairi annuì. ≪Io mi chiamo Kairi. Sono... beh.. ero una ballerina... Adesso...≫.

 

Mentre Erol chiamava gli altri ragazzi, per scortare il prigioniero, le chiese:≪Ma perché non hai mai denunciato queste cose?≫. ≪Perché avrei perso il lavoro. Io ho bisogno di lavorare, devo mantenere una casa... poi i soldi per mangiare e tutto. È un lavoro pesante, ma la paga è buona. Ora dovrò cercare qualcos’altro.≫. ≪Quanti anni hai?≫. ≪Quasi... diciotto. Perché?≫. Erol sospirò. Proprio come pensava.≪Se ti trovo un lavoro con la paga buona, mi prometti che non lo fai più? Non è bello che una ragazza giovane come te si riduca in questo modo.≫. Kairi annuì, illuminandosi:≪Io... io accetterei volentieri...≫. Erol sorrise, mentre sentiva le voci dei colleghi bloccare gente, e preparargli la strada. ≪Bene. Si va in scena, Kairi. Ora seguimi, e andremo alla centrale. Va bene?≫. lei annuì. Erol prese per le manette l’uomo, uscendo dal retrobottega. In pattuglia c’era anche Kayla, che gli sorrise. Lui passò avanti. ≪Ho qui un sospettato e un testimone. Dobbiamo, portarli in centrale per interrogarli.≫.

 

I giorni erano uguali. Grigi. Nella testa di Erol c’era qualcosa, Kayla lo sapeva. Non era il comandante che conosceva. Torn lo rimproverò per il suo comportamento svogliato, e lui gli sospirò in faccia. ≪Temo che sia innamorato. E il problema è che so anche di chi. Ti ricordi quella ballerina, che è stata interrogata perché ha subito delle violenze da parte del suo datore di lavoro? Gli ha rubato e venduto il cuore, quella. Vorrei poter fare qualcosa...≫. Kayla sentì vagamente dentro di sé la disperazione. Lei, che ammirava Erol dietro ogni suo aspetto, anche il più insignificante.

 

E venne il giorno. Erol camminava per strada, diretto verso la sua “casa”, che notò una figuretta familiare, dietro la bancarella di frutta e verdura. Adesso era molto più felice, la ragazza. ≪Buon giorno, vorrei un chilo di banane e qualche mela...≫. ordinò con noncuranza, ignorando la sua presenza. ≪Mi spiace, ma sono finite, desidera qualcos’altro, delle arance... delle pesche...≫. (lo so che non c’è la nostra frutta, ma non me ne frega niente) Erol la guardò negli occhi:≪Usciresti a cena con me, stasera? ≫. Kairi lo guardò negli occhi. ≪Io... beh, mi piacerebbe molto...≫. Erol sorrise, ≪Ti vengo a prendere alle otto, allora.≫. intanto, dentro di sé, gioiva.

 

≪È un locale ancora in funzione, rispetta tutte le norme antinfortunistica, è solido, asciutto.... non ha problemi dal punto di vista edilizio. Ed è combaciante a delle strutture industriali.≫. ≪È perfetto... Lo prendo.≫. ≪Benissimo, signor Krew, spero sia in buone mani.≫. ≪Lo è di certo.≫. mormorò l’affarista. Adesso era il padrone di Haven.  Anche l’Hip Hog era suo.

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Evviva!!! Mi hanno recensitooooooooooo!!! Illy amore!!! XDXDXD Se conosci Jak and Daxter, Spero che ti piaccia davveor questa FF!!! Dato che Non volgio riservare sorprese, le formiche sono le persone nei confronti di Pracxis, che si ribelleranno! Continua a seguirmi e recensirmiiiiiii!!!

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Capitolo 4
*** Morbo 1 ***


capitolo 4

Capitolo 4

 

Morbo 1

 

Nel deserto, raramente le cose si muovono. Eppure, adesso, legioni di teste di metallo erano in marcia. Per giungere ad un obiettivo.

 

Kayla stava mangiando in mensa, quando degli ingegneri, accompagnati da Torn, si avvicinarono. ≪Kayla.. loro sono degli ingegneri della Guardia. Hanno ideato e creato tutte le nostre armi.≫. ≪E cosa vogliono da me?≫. ≪Siccome sei uno dei più validi membri, abbiamo deciso di farti assumere per un breve periodo come collaudatrice. Non sarai sola, con te verrà il miglior combattente della pattuglia 12 e 12 bis (ricordo che la pattuglia di Torn ed Erol è la 27 e 27 bis) Te la senti di andare?≫. Kayla si alzò in piedi, facendo il saluto:≪Ai suoi ordini, signore.≫.

 

Era anche divertente, provare le nuove armi. Lei amava sparare con il fucile, e tutte quelle belle armi sembravano fatte a posta per lei. Minus Junno, il suo compagno di collaudo, era un ragazzo gioviale e allegro, ma quando si trattava di lavoro, diventata serio e taciturno, fino alla fine del turno. Ogni giorno venivano interrogati sulla manovrabilità, sulla difficoltà di caricamento, sulla potenza di fuoco... e quelle particolarmente buone, venivano messe da parte per entrare nel loro equipaggiamento. Gli ingegneri non si occupavano solo di creazione di armi, ma anche di modernissime cavolate tecnologiche, come uno sbuccia ananas che fluttuava nell’aria. Il loro laboratorio vantava la programmazione della più moderna intelligenza artificiale, solo che non erano ancora riusciti a inserirla in un robot abbastanza moderno che non esplodesse sotto la potenza degli impulsi.

 

Il laboratorio era sotto il controllo del governo, e ogni tre giorni, un signore cicciottello sempre sudato si infiltrava per rompere le scatole, dicendo che lo aveva mandato Praxis a controllare che tutto procedesse bene. Era presente anche quel mattino.

 

Kayla e Minus abitavano vicini, e andavano al collaudo per la stessa strada. Salutarono, e andarono a prepararsi. Mentre si cambiavano, sentirono un rumore, come un sfruscio di ruote. Kayla si voltò lentamente, e vide un robot, alto almeno due, due metri e mezzo, che strisciava su una sola ruota. Un vetro arancione componeva il suo sistema visivo, e due braccia metalliche dalle dita pensili le sue mani per afferrare gli oggetti. ≪Sal-ve colle-ghi! (ding) So-no il nuo-vo aiutan-te (ding).≫. Kayla afferrò la pistola, e Minus il coltello, spaventati, quando udirono la voce degli ingegneri. ≪Ragazzi, calma! Non vi farà del male!≫. Kayla si avvicinò al robot. ≪Perché ci ha chiamato... colleghi?≫. ≪Perché Morbo 1 è il nuovo prototipo di robot ad intelligenza artificiale! L’abbiamo programmato ieri sera. E si considera una Guardia Krimzi. È una creatura quasi perfetta. Ha solo qualche tic dovuto ai cingoli, e dobbiamo tenerlo in costante caricamento con energia ad eco. Domani vi manderemo in base sei per una esercitazione sul campo. Intanto, fate amicizia.≫

 

Kayla guardò Minus, che le fece un gesto ovvio. Sospirò e si voltò verso il robot:≪Beh... Salve, Morbo 1. Io sono Kayla, mentre lui è Minus. Io sono il numero 3309, lui il 3372. Tecnicamente, che genere di robot sei? Per cosa ti hanno creato?≫. ≪Kill-bot. So-no un kill-bot. So-no un bot dedi-cato al-la cattu-ra e ucci-sione de-i crimi-nali≫. Kayla deglutì, senza cercare di immaginare cosa poteva fare quella... cosa. Intanto, Morbo 1 si guardò intorno, cercando di imitare i gesti di Minus. ≪Sai che non sei umano, vero?≫. ≪Cer-to. So-no un kill-bot. E so-no u-na reclu-ta. Imi-to i ges-ti del coman-dante.≫. Kayla guardò Minus:≪È lui il comandante?≫. ≪U-na don-na no può esse-re il coman-dante≫. Un pensiero di lei che distruggeva a piccoli pezzi il robot si fece largo nella testa di Kayla, che fece un sorriso falso. ≪Lasciamo Minus che si cambi, intanto andiamo a lavorare!≫. Siccome il kill-bot non si muoveva, Minus glielo ordinò con voce seccata. ≪Va’ con Kayla, e ubbidisci a lei.≫. Morbo 1 si voltò, e strisciò dietro la ragazza fino alla stanza collaudo. ≪Bene, Morbo 1... hai incorporata qualche arma, lì dentro?≫. ≪No. So-lo le mi-e ma-ni fungo-no da ar-ma≫. Kayla notò che le dita del kill-bot erano piuttosto affilate.

 

Era abile. Molto abile, nonostante la difficoltà di movimento per la sua unica fonte di sostegno, la ruota, eppure era veloce, e feroce. Freddo, come la macchina da guerra che era.

Allora, gli ingegneri decisero di mandarli in base sei, dopo aver chiesto il permesso a Torn. Lei, Minus e Morbo 1.

 

La base sei era vicino al deserto, in mezzo ad antiche rovine precursor. Per l’esercitazione, dovevano allontanarsi dalla vera base, per non rischiare di distruggere qualcosa.

Il caldo, la fatica.. ad un certo punto, durante le prove, Morbo 1 colpì una colonna, che cadde su Kayla. Non riuscì ad evitarla, e si trovò bloccata sotto. Con dolore sentì le ossa delle gambe che si rompevano.

 

≪Morbo 1! Cosa fai!≫. gridò Minus, tirandogli un colpo con il fucile, Morbo 1 si voltò di scatto e lo impalò con il braccio.

Il kill-bot affondò le braccia meccaniche nel suo corpo, stupendosi di quanto fosse morbido e facile penetrarci. Rimosse la mani di colpo, osservando il liquido rosso che ci era rimasto. Era... era una cosa straordinaria! Quella... quella roba lo rinvigoriva, riempiendolo di nuova forza, come uno speciale lubrificante, ancora meglio dell’energia ad Eco!

 

Kayla guardò terrorizzata il kill-bot cibarsi di Minus, ricoprendosi con il suo sangue, affondando gli arti metallici nel suo corpo senza vita. Immobilizzata, non poteva che pregare che non si ricordasse di lei. “Erol... Torn... Dove siete?”. Implorò mentalmente. Quando Morbo 1 finì di assaporare ciò che rimaneva di Minus, si guardò intorno. I suoi sensori gli rivelarono la presenza di un’altra forma di vita a sangue caldo, dal battito molto veloce. I cingoli ticchettarono, mentre si avvicinava a lei. ≪Ucci-dere... San-gue...≫. Non aveva neanche più la cordiale voce metallica che aveva conosciuto il giorno prima. Kayla cercò di divincolarsi, di sgusciare via, mentre il suo destino arrivava, con le mani meccaniche gocciolanti di sangue. Il kill-bot alzò la colonna, liberandola e condannandola. Le afferrò un braccio, tirandola in piedi e facendola gemere dal dolore per le ossa rotte, e preparò a colpire. Kayla strinse gli occhi, pronta alla sua fine, che non arrivò. 

Morbo 1 si bloccò, col braccio per aria, in un atteggiamento piuttosto stupido. La morsa sul braccio della ragazza era molto dolorosa, e le gambe rotte quasi non la reggevano, ma il kill-bot era troppo pesante per farla cadere così gravava sui perone rotti. Kayla chiuse gli occhi, sapendo cosa doveva fare per salvarsi, fece un respiro profondo e si gettò indietro. Per il piegamento, anche le tibie si spezzarono, e Kayla riuscì a cadere in modo da non venire schiacciata dal kill-bot. Gridò e perse i sensi. Si risvegliò poco dopo, il viso sporco di terra e sabbia. Provò a muovere il braccio sano. Ci riusciva. Artigliò la terra, e si trascinò in direzione dello zaino di Minus. Aveva una radio, ed era poco lontano. Un metro alla volta, Kayla si trascinò con un solo braccio verso lo zaino, lei e il peso del robot, spento. Le dita cominciarono a sanguinarle, le unghie si ruppero, ma lei non si arrese. Arrivò alla sua destinazione, prese a frugare nello zaino, afferrò la radio e chiamò il comando. ≪Numero 3309 chiama base, ripeto, numero 3309 chiama base≫. ≪Qui base, che succede Kayla?≫. La voce preoccupata di Torn le fece venire le lacrime agli occhi. ≪Esercitazione fallita, un morto e un ferito. Venite a prendermi, per favore!≫. ≪E il kill-bot? E Morbo 1?≫. ≪Si è spento. Venite, sono a qualche kilometro dalla base sei, sono ferita in modo grave!≫. ≪Va bene, arriviamo subito!≫. Kayla spense la radio. Era salva.

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Capitolo 5
*** Guerra Inattesa ***


capitolo 5

Capitolo 5

 

Guerra inattesa

 

≪Tranquilla, piccola, ti metteranno a posto, non preoccuparti!≫. il clangore della barella sottolineava le parole di Torn, mentre le teneva una mano. Poi, fu lasciato indietro, e portata in sala operatoria.

Fu raggiunto dagli ingegneri e dal grassottello mandato dal governo, che si asciugava con un fazzoletto unto il sudore. ≪Comandante Torn, è una cosa... spaventosa! Fortuna che erano...≫. Con un ringhio, Torn si voltò di scatto, prendendolo per la gola:≪Per fortuna cosa? Una guardia Krimzi, un vice, è stato ucciso, e uno dei più validi membri della mia pattuglia messo fuori gioco! Erano i migliori, selezionati per il collaudo di nuovi prototipi di armi, e sono finiti massacrati da un fottuto Robot!≫. Gli ingegneri cercarono di far mollare la presa al comandante:≪Torn! Sai cosa ha salvato Kayla? Il sangue di Minus, finito nei circuiti, gli ha bloccato i processi, e provocato un corto circuito. Dopo che ha ucciso il numero 3372, ha provato l’impulso di uccidere ancora e si è avventato sulla ragazza.≫. Torn si fece condurre a sedersi. Respirava ancora piano, per la rabbia. Il legato, massaggiandosi la gola, ridacchiò:≪Per essere un kill-bot, ha proprio l’istinto omicida!≫. Torn lo fissò infuriato, ma il tecnico lo precedette. ≪Un soldato che non distingue l’amico dal nemico è inutile. Il robot deve capire che non può uccidere qualsiasi cosa gli passi accanto. Forse è ancora lontano il giorno in cui faremo combattere i robot al posto nostro...≫.

Torn rimase da solo, mentre gli altri discutevano su come portare la notizia al barone, ed Erol comparve trafelato. ≪Ho fatto prima che ho potuto... Come sta?≫. ≪È in sala operatoria, adesso. È molto scossa, Morbo 1 l’ha ucciso proprio davanti a lei...≫. ≪Minus era un bravo ragazzo, un ottimo soldato... Un vero... Era anche molto giovane. Che tristezza...≫. ≪ Per fortuna che si è fermato prima che uccidesse anche Kayla! È una ragazza fortunata...≫. ≪Ma spedirli in base sei, Torn! Senza neanche una scorta!≫. ≪Chi avrebbe mai immaginato che Morbo 1 impazzisse? Era un robot! Una macchina, un oggetto senza  intelligenza...≫. ≪Anche un’intelligenza artificiale può impazzire. Basta un dato sbagliato, ed addio distruzione programmata. Una macchina da guerra spedita nella direzione sbagliata. Quanto avrei voluto accompagnarli...≫. ≪Erol... eri impegnato in altre faccende, come me, del resto.≫.

 

La luce “Operazione in corso” si spense, ed un chirurgo si avvicinò a loro:≪Abbiamo finito. Ho una notizia buona, e una un po’ meno... Le ferite che la ragazza ha riportato erano molto gravi, lo sapete...≫. Torn annuì, intuendo il peggio:≪Kayla non potrà più camminare?≫. il chirurgo sorrise:≪... Ma lei ha una vitalità pazzesca, e dopo qualche mese di riabilitazione, potrà ancora reggersi in piedi senza alcuno sforzo. Erano brutte fratture, ma non l’hanno per niente disfatta. Il problema resta quello che ha passato... ma siamo certi che se la caverà comunque.≫. Torn ringraziò silenziosamente i Precursor, mentre Erol chiedeva:≪Possiamo vederla?≫. ≪Ora sta riposando, ma credo che la vostra visita non la turberà. Andate pure.≫.

La vista della giovane con le gambe e le mani fasciate, il viso incerottato e l’aria di aver visto talmente tanto sangue da non volerne più versare per un bel pezzo, fecero bloccare Torn sulla porta. Rimase a guardare Erol che la salutava con un leggero abbraccio, con un sospiro di sollievo che, in fondo, stesse bene. Quasi non sentì Erol che lo chiamava. ≪Dai, Torn, sappiamo che è tutta colpa tua, ma lei è felice di vederti lo stesso!≫. Torn si avvicinò:≪Come ti senti?≫. ≪Benissimo. Mi spiace che questo contrattempo mi impedirà di venire...≫. ≪Non preoccuparti, stai servendo bene la guardia. Un po’ di riposo non ti farà che bene. Prenditi pure tutto il tempo che ti serve. Intanto, ti terremo aggiornati...≫. Prima che andassero via, Kayla lo prese per la manica:≪Torn... dimmi che... Morbo 1... non era programmato per ucciderci... Non sono stata scelta come cavia per...≫. Torn le asciugò gli occhi:≪Assolutamente no. Le guardie Krimzi e i loro ingegneri non utilizzano cavie umane. Non finché ci sarò io al comando della pattuglia 27.≫. Kayla lo lasciò, più sollevata:≪Ho... avuto paura. Paura di morire. E paura che voi... mi aveste tradito...≫. ≪Io, non lo farei mai. Sono tuo amico, oltre che il tuo comandante.≫. La lasciò, più sollevata.

 

Era notte. Le stelle illuminavano il deserto, tingendo la sabbia di un blu calmo e morbido, come un tessuto. Una famiglia stava cenando davanti ad un fuoco. Il padre guardava i tre figli giocare allegri. Il più grande era accanto a lui, che rimestava le braci. ≪Padre... cos’è quella cosa luminosa?≫. ≪Guardate, ce ne sono tante altre!≫. il figlio maggiore raggiunse i fratelli, guardando dal loro punto di vista. Quando un uomo apparve accanto a loro. ≪Salve, brava gente... dispiace se faccio un po’ di compagnia?≫. Il padre scosse la testa, porgendogli del cibo che avevano messo a cucinare. ≪No di certo, buon uomo. Cosa vi porta nel deserto?≫. ≪Eh... la mia gente si è trovata il villaggio distrutto dalle teste di metallo... vaghiamo in cerca di Haven City, la città rifugio...≫. ≪Non è tanto lontana. Solo... due o tre giorni di cammino da qui. Noi siamo fuggiti da lì. Praxis la sta rovinando.≫. l’uomo fece un ghigno. ≪Papà! Ci sono delle Teste di metallo! Arrivano delle teste di metallo!≫. L’uomo si alzò in piedi, prendendo un bastone dal fuoco:≪Che stiamo aspettando? Venite qui, ragazzi! Se stiamo in formazione... Lei si può mettere...≫. si voltò verso lo straniero, l’ultima cosa che vide fu una grossa coda blu.

 

Il giorno dopo, tutta la sua famiglia le fece visita. I nonni, gli zii, le zie, i cugini, mamma e papà. Le sue due cuginette preferite, due gemelline adorabili, le chiesero di far loro le trecce, ma lei, con le mani fasciate, non potè far altro che carezzarle sulla testa. ≪Adesso non posso, piccole. Quando sarò guarita, ve ne farò dieci a testa.≫. ≪Ma quando sarai guarita dovrai tornare al lavoro! E ci dimentichi, quando lavori!≫. ≪Non è vero che vi dimentica. Sta sempre a romperci la testa dicendo quanto siete graziose!≫. Kayla si rizzò, felice:≪Erol! Questa è la mia famiglia, di cui ti ho parlato tanto... Mio padre e mia madre, mio zio, mia zia, gli altri... le mie cuginette, Mika e Jity.≫. Erol si avvicinò, guardandole bene:≪Sono davvero graziose. Pensavo mentissi, ma avevi ragione.≫. le due bambine si andarono a nascondere dietro la loro mamma, la zia Rina. ≪Comunque... volevo presentarti una persona... ma credo che lo farò più tardi... ci sono i tuoi...≫. ≪Eddai, nessun disturbo!≫. ≪Va bene... Vieni dentro!≫. Il cuore di Kayla mancò di un battito, vedendo quella ragazza dai capelli biondi blu. ≪Lei è Kairi... la mia fidanzata. È la ragazza che ho salvato dall’Hip Hog... Kai, lei è Kayla... la migliore tra i nostri uomini... e donne.≫. Kai le porse la mano, ma notando che non poteva stringergliela, la chiuse a pugno, imbarazzata. ≪Erol dice... che sei una persona molto importante, per lui. Desideravo conoscerti...≫. seguì un silenzio dall’aria pesante, interrotto dal vociare delle gemelle:≪Signorina, ci fa le treccine?≫. ≪Tante, come lei! Piccole e tante!≫. Kayla gridò, stando al gioco:≪Ehi! Mi tradite di già? Vi ho detto che quando le mani mi tornano a posto ve le faccio!≫. ≪Ma noi le vogliamo adesso!≫. Kairi tentò di distogliere l’attenzione:≪Bambine... io me le faccio fare dal parrucchiere... che ci mette ogni volta un sacco di tempo! Farvele qui e adesso...≫. ≪Signorina!≫. ≪Le treccine!≫. Kai guardò Erol, impotente, e lui le allontanò:≪Via, via bambine! I vostri genitori dovrebbero pagare un patrimonio per farvi fare le treccine dalla signorina! E loro non vogliono pagare un patrimonio. Andate dalla mamma... come... prima...≫. Appena Erol si avvicinò, loro corsero di nuovo dietro la loro mamma. Si alzò perplesso. ≪Perché hanno paura di me?≫. la zia Rina alzò le spalle, senza potergli dare risposta. ≪Comunque... oltre che a venirti a trovare, ti ho portato un po’ di lavoro. Ragionaci su tu, che vieni dal deserto. Una ragazza è comparsa ieri davanti alle mura, dicendo che stanno arrivando le teste di metallo, che hanno ucciso la sua famiglia. Ma è apparso un... uomo... un vecchio... qualcuno, che l’ha portata via, dicendo di essere suo padre. Lei ha anche detto che... le teste di metallo sono umane, o qualcosa di questo genere. Parlava in un dialetto molto complicato, e non siamo riusciti a tradurre tutto quello che diceva, prima che se ne andasse. Ti ho riportato tutto quello che ha detto, senza omettere nulla. Fortuna che il verbalista non smette mai di lavorare... buon lavoro.≫. Prese sotto il braccio Kai, e se ne andarono.

 

≪Papà... tu conosci questo dialetto, mi puoi dare una mano?≫. ≪Certo.≫. ≪Noi andiamo a casa. Ciao, Kayla, tesoro. Torneremo domani.≫. ≪Dai, mamma, non serve!≫. ≪Allora verremo noi!≫. ≪Voi non andate da nessuna parte senza il mio permesso, signorinelle.≫. ≪Ma mamma!≫. Kayla sorrise, ascoltando le ultime parole confuse delle cuginette.

 

≪Allora? Cos’è?≫. ≪È... una richiesta d’aiuto. E una storia. Lei stava facendo... legna, quando vide, in lontananza, i suoi fratelli e suo padre massacrati dalle teste di metallo. Ha corso per due giorni e due notti, riposando pochi minuti ogni tre ore, per giungere alla città in tempo per avvertirci. Le teste di metallo si stanno dirigendo verso Haven. Ci sarà una guerra. Poi, la ragazza è stata portata via con forza, o dolcezza... dal padre.≫. Kayla si rizzò:≪ Ma non era morto?≫. ≪Evidentemente... no... non ci capisco più. Le parole sono confuse, il dialetto è sempre più stretto... non posso più aiutarti, Kayla.≫.

 

≪Torn. Dobbiamo fare qualcosa. Non può passare inosservato!≫. Torn rilesse i fogli che aveva passato loro Kayla, dopo averli tradotti.  ≪Hai ragione, dobbiamo avvertire il barone.≫.

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Capitolo 6
*** Nuove armi e nuovi progetti ***


capitolo 6

Capitolo 6

 

Nuove armi e nuovi progetti

 

≪Signore, non è da ignorare. Significa che ci sarà una guerra!≫. ≪E a me cosa... importa? Se ci sarà una guerra, combatteremo!≫. ≪Le nostre forze non sono abbastanza potenti per combattere contro un esercito di teste di metallo! Dobbiamo arruolare altra gente...≫. ≪Oppure, bisogna creare dei super soldati, o utilizzare delle super armi. ≫.

 

Torn guardò gli altri capitani, tra cui il suo fido Erol, il capitano Ruperttikjakmos che metteva i brividi, e il capitano Acheron, annoiato come suo solito. ≪Capitano Ruperttikjakmos, mostri ai suoi colleghi cosa avete scoperto, nel... ehm... cadavere di uno dei rivoltosi dell’ultima manifestazione riguardo gli spray eccetera etcetera...≫. Il capitano premette il tasto di un telecomando, facendo abbassare le luci e accendendo delle diapositive.

Acheron distolse lo sguardo disgustato, Erol impallidì, e Torn fece un respiro profondo. L’uomo era tagliato esattamente a metà per il senso della larghezza. Un circuito di vene dal colore bluastro partivano dal cuore dell’uomo, collegandosi in tutto il corpo.

≪Questa, non era una “persona” normale. Avete notato le... vene blu? Ecco. Questo mostro, possedeva poteri legati all’eco. Tipo... un saggio. I saggi dell’eco possiedono uno schema venoso molto simile a questo, poiché riescono a collegarsi con un tipo di eco, ma questo, riusciva a collegarsi con qualsiasi tipo di Eco. Il rosso, il verde...≫. ≪Anche l’eco oscuro?≫. Chiese Acheron, che le sue pattuglie erano destinate alle zone con più concentramento di Eco Oscuro della città. ≪Soprattutto l’eco oscuro≫. Esclamò una voce dietro di loro. Comparve in scena un uomo, sulla cinquantina, alto e dinoccolato.

≪Veger è uno scienziato che studia il... “Canale d’Eco” contenuto nelle persone. Ne esistono molte, anche se noi non sappiamo dove sono. Non si capisce dal viso se una persona ha poteri legati al’eco, e non possiamo far fare giochini con tutta la città. Ma il signor Veger ha inventato una macchina capace di individuare il canale all’interno dei corpi. In questo modo, potremo trovarli.≫.

≪E dopo che li avremo trovati? Cosa dovremmo farne?≫. chiese Torn, intuendo la risposta. ≪Usarli. Fare su di loro degli esperimenti, per vedere se riescono a resistere all’eco oscuro, per creare nuove armi e nuovi soldati per sventare questa nuova minaccia delle Teste di metallo.≫.

≪Ma sono persone!≫. esclamò Acheron. ≪Se non sbaglio... capitano... anche la... donna, la rapinatrice che lei ha ucciso una settimana fa, sa, penso che avesse due figli.≫. ≪Ma qui si parla di innocenti! Di... bambini, magari, che hanno qualche capacità in più rispetto ai loro coetanei! Tra poco ci metteremo a torturare anche le persone che sono brave a suonare il pianoforte?≫. ≪Non ho detto questo, capitano Acheron. Sarà un... “secondo” arruolamento nelle guardie. Solo persone adulte consenzienti parteciperanno al progetto che voglio inaugurare orgogliosamente col nome “Programma Guerriero Oscuro”. Ora, vorrei fare una prova su di voi con la macchina per visualizzare il canale nelle persone...≫. Veger tirò fuori da una tasca una macchinetta con una lunga antenna. Passò accanto ai capitani, per poi fermarsi avanti a Torn. ≪Comandante Torn... lei... possiede un canale piuttosto sviluppato... non è che... vorrebbe unirsi al progetto?≫. Lo sguardo di Torn gli fece cambiare idea all’istante, e si avvicinò agli altri capitani. ≪Nessuno possiede il canale, o lo tiene molto sviluppato. Nessuno di voi, a parte... Torn.≫. ≪Comandante Torn, per te≫. Mormorò il diretto interessato. ≪È sicuro, comandate, che non voglia... provare, anche solo per una volta? L’eco non sarà puro, ma modificato in modo da non essere molto pericoloso. Suvvia, non rischia la vita...≫. Torn guardò Erol, chiedendogli con lo sguardo come doveva comportarsi, ma Erol non potè dare una risposta. Non lui.≪Padre, ma non è pericoloso utilizzare l’eco oscuro, anche se modificato, sulle persone?≫. Torn si girò di scatto. Ashlein. la sua vecchia compagna di scuola, la figlia del Barone... che ci faceva qui? ≪Ashlein, non ora, adesso siamo occupati...≫. ≪Ma padre, l’ha detto lei che posso partecipare alle riunioni!≫. ≪A patto che tu stessi zitta e buona. Non stai facendo la zitta e buona, adesso. Non vorrai mica che ti cacci...≫. ≪Signore, ho deciso.≫. Torn esclamò convinto. ≪Voglio fare una prova. Una sola.≫. Non notò lo sguardo di soddisfazione che si scambiarono Ruperttikjakmos e Veger. ≪Venga con noi, comandate, venite tutti! Grazie al comandante Torn, vi daremo la dimostrazione di quello che potremo fare!≫.

 

≪Si spogli, ecco... si stenda qui. Le dispiace se... le faccio un’incisione? Serve per immettere meglio l’eco... perfetto, direttamente nella vena del canale. Devo legarla, perché non penso sia così piacevole, ma non si preoccupi. Non durerà molto.≫.  Torn sentì il bisturi tagliargli in corrispondenza di una vena la quale non aveva mai creduto l’esistenza, giusto sotto la trachea. Gli legarono i polsi con cinghie di cuoio, il metallo era molto freddo, sotto la schiena nuda. Alzò un attimo lo sguardo, per trovare gli occhi di Ashlein. Sorrise. Era molto preoccupata per lui. Fece un respiro profondo e attese.

 

≪Torn!≫. ≪Comandante, risponda!≫. ≪Chiamate qualcuno, un medico, presto!≫. Erol alzò la testa verso Veger, infuriato:≪Avevate detto che non sarebbe stato pericoloso!≫. ≪È quello che credevamo. Il comandante si è prestato di sua iniziativa agli esperimenti, noi lo abbiamo assecondato.≫. ≪È per Ashlein, che l’ha fatto.≫. Gli mormorò Acheron, sconvolto. ≪Voleva dimostrarle che suo padre stava facendo la scelta giusta. Speriamo che i medici arrivino presto.≫.

 

Torn fu trasportato d’urgenza all’ospedale civile, lo stesso dove era ricoverata Kayla. Le KG l’avevano munita di un sonno molto leggero, e sobbalzò appena sentì le voci degli infermieri trasportare velocemente qualcosa in corridoio. E non solo quelle. Anche voci apparentemente sconosciute, nel buio della sera. Non potendo girarsi, chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi, senza riuscire. Allora chiamò un’infermiera, che le portò del sonnifero.

 

Il mattino dopo, notò Erol che camminava velocemente davanti alla sua porta. ≪Erol! Che ci fai qui?≫. Lo chiamò. Lui si sporse, sorridendole malinconicamente. ≪Non preoccuparti, hanno... niente. Sono venuto a trovare una persona.≫. Kayla annuì, sbadigliando.

 

≪Allora? Cosa... come...≫. ≪Il comandante... non abbiamo neppure idea di cos’abbia. È sotto respirazione artificiale, il battito è molto debole. L’ondata di eco è stata tale che gli ha fuso il cervello, quasi. E non era eco modificato, o se lo era, era tagliato con una sostanza tossica. Stiamo cercando di purificarlo dall’eco, ma senza del... solo il tempo ci saprà dire qualcosa.≫. Erol si sedette al capezzale dell’amico. Per la rabbia, battè un pugno contro il muro, facendolo tremare. ≪Per una donna, Torn! Prima Kayla, adesso tu... solo per una donna! Perché non...≫. Le lacrime non scesero dai suoi occhi. Erol aveva smesso di piangere da quando era molto piccolo, all’orfanotrofio. Ma la disperazione, comunque, venne fuori in rabbia distruttiva. ≪Si calmi, signore! Il comandante deve riposare!≫.

 

Erol dovette farsi una corsa. Prese lo zoomer e cominciò ad accelerare. Fino a quando quasi non gli si storse il polso. Fino a quando non lo trovarono, nascosto sotto l’autostrada, con un catorcio di zoomer fumante che non avrebbe volato mai più. Era nei pressi del negozio di Kai, che lo vide distrutto. ≪Erol! Cosa è successo? Stai bene?≫. Erol la guardò, facendosi aiutare:≪Kai... tu... nei prossimi giorni, non uscire di casa. Quando vedi delle KG, che non sono io, non farti vedere, non esisti. Va bene? Sta per succedere qualcosa di molto brutto, e non voglio che tu... muoia... o finisca male. Va bene?≫. Kai annuì, incuriosita ma sapeva che non doveva fare domande. Non finché Erol le parlava in quel modo, perché di sicuro, c’era davvero qualcosa di grave che doveva accadere.

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Capitolo 7
*** Preparativi in Corso ***


capitolo 7

Capitolo 7

 

Preparativi in corso

 

Torn non si risvegliò fino al giorno dopo. La voce gli si era arrochita, e i medici stabilirono che non sarebbe più tornata quella di prima. ≪Cosa... senti qualche potere nuovo?≫. ≪No. Non... sento niente... Erol... non dobbiamo permettergli di fare quegli esperimenti. Molte persone moriranno!≫. Erol abbassò la testa sconfitto:≪Il Barone ha deciso di ignorare quello che è accaduto a te, e ha deciso di dare il via agli esperimenti. Kayla si sta riprendendo, ieri riusciva a camminare con le stampelle! Veger e Ruperttikjakmos stanno lavorando sodo per fornire ad ogni comandante di pattuglia un rilevatore del canale. Anche io e te ne avremo uno. Stanno facendo delle grandi ristrutturazioni nella prigione. Creano celle nuove, molto più grandi... oppure rimpiccioliscono altre. E stanno costruendo un sacco di macchinari strani... Il barone mi ha rivelato in segreto che... se tu non ti fossi più risvegliato, sarei diventato io il comandante della nostra pattuglia. Insomma, siamo l’unica pattuglia che ha due capi invece di uno!≫. ≪È perché tu dovresti essere il mio vice... ma io ti preferisco mio pari che mio sottoposto. Siamo sempre stati insieme, sin dall’inizio...≫. ≪Lo so, Torn. come mi mancano quei tempi. Giovani, pieni di desiderio d’avventura... e adesso dovremo uccidere degli innocenti.≫. ≪Kai... come sta?≫. ≪È strano che tu me l’abbia chiesto. Lei... ho scoperto che possiede il canale, mentre provavo il mio nuovo rivelatore. Le ho ordinato di chiudersi in casa, di giorno. Così, forse... non rischierà la morte.≫.

 

Kayla si riprendeva davvero in fretta. Erol non l’aveva tenuta informata sullo stato di salute di Torn, né sulle novità riguardo le armi. Non voleva che qualcosa interferisse con la sua guarigione, che avvenne troppo in fretta. In meno di un mese, un lungo mese, camminava senza fretta per la sua stanza, la misurava passo dopo passo, senza l’aiuto delle stampelle. (non criticatemi, siamo nel mondo di J&D) La sua famiglia la supportava molto, ma Erol aveva ordinato severamente ad Aloh di non informare la cugina riguardo i nuovi cambiamenti nelle KG.

 

Il suo ritorno fu festeggiato in modo riservato nel plotone. La guerra incombeva. Un Torn un po’ stanco, con una sciarpa intorno al collo la accolse assieme a degli altri. Aveva lasciato la fase dei preparativi a combattere ad Erol, che era più bravo. Si respirava la tensione in qualsiasi gesto quotidiano. Molto spesso, Erol veniva chiamato, per un motivo o per un altro, alla prigione. Kayla aveva saputo da dei compagni di un nuovo progetto che riguardava un qualcosa, con l’eco. ≪Non sono esperimenti, no di sicuro.≫.

 

Era stata messa in una zona, a cercare di individualizzare  movimenti in giro per la città. O dentro, o fuori. Il segnalatore a loro disposizione era molto avanzato, che trovava ovunque anomalie. Come buchi d’aria, o sfasamenti dello spazio. Dove si trattava molto Eco, capitava.

Un mattino, Erol fu svegliato da un suono sibilante. ≪Kai... perché ha puntato la sveglia alle... le sei e mezza?≫. ≪Non è la sveglia, caro...  è il tuo cercapersone!≫. Erol si alzò, leggendo il messaggio. ≪Cosa strana. Individuate TDM. È Kayla!≫. si alzò in piedi, e si vestì in fretta. Kai lo osservava un po’ assonnata. ≪Chiudi la porta quando esci...≫.≪va bene, ci vediamo più tardi...≫. Baciò la ragazza, e uscì di casa.

 

Haven era ancora addormentata, e l’alba spuntava con brevi raggi, attraverso le nubi di smog. Aveva comprato un altro zoomer, ma finché non trovava un buon meccanico, gli toccava fare a meno della velocità folle. Arrivò nella sezione dedicata agli avvistamenti:≪Allora?≫. ≪Sta... Arrivando... qualcosa. Il segnale è molto confuso, ma siamo certi che tra poco, o tra qualche ora, capiterà qualcosa.≫. ≪Dove, Kayla, dove esattamente?≫. ≪Allora, lo sfasamento arriverà nella zona sud della città, e.. calcolando la traiettoria, il “qualcosa” dovrebbe arrivare... piombare è la parola giusta, nella... ecco, zona beta... di. Nella zona beta di. Ti saprò dire altro più tardi.≫. ≪Hai una vaga idea di cosa sia quel “qualcosa”?≫. ≪Può essere una meteora come un uccello. Non lo so.≫. ≪Quindi, io dovrei preparare le mie forze, per un... qualcosa? Che potrebbe essere un niente?≫. ≪Senti, tu mi hai chiesto di avvisarti quando arrivava qualcosa di anormale, e io ti ho avvisato.≫.  ≪Ma mi hai detto che hai trovato le TDM!≫. ≪Io non ti ho detto nulla del genere!≫. ≪Ma... allora...≫. ≪Dai, Erol, aspetta un secondo! Ti prometto che sarà qualcosa di interessante. Altrimenti, non farebbe così tanto casino.≫.

 

Erol si sedette su una sedia girevole:≪Te lo auguro, Kayla. Te lo auguro.≫.

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Capitolo 8
*** Il Prigioniero ***


capitolo 8

Capitolo otto

 

Il Prigioniero

 

Attesero due ore. Due ore senza che il segnale aumentasse o diminuisse. Due ore di impazienza, di sbuffi da parte di Erol, due ore di angoscia. Kayla si stava per arrendere, alzò una mano per puntare il ricevitore in un'altra zona, che il segnale aumentò. ≪È... è diventato più veloce, sta arrivando qualcosa!≫. ≪Non è un uccello, o una testa di metallo volante?≫. ≪Macchè, è... sono dei... corpi... corpi caldi... molto caldi...Forse sono persone...≫. ≪Ricevi qualcosa con canale d’eco?≫. ≪Sì! è ... è potentissimo!≫. ≪Cosa?≫. ≪Sento un canale d’eco molto potente! Probabilmente è...≫. ≪Perfetto. Zona beta di? Tra quanto, precisamente?≫. ≪Tra... trenta minuti, circa...≫. ≪Abbiamo tutto il tempo di arrivare. Organizzo una squadra. Qualunque cosa sia, lo porteremo al Barone.≫.

 

≪Barone, il comandante Erol dice di aver trovato delle forze...  un canale d’eco molto potente. Do l’ordine di agire?≫. ≪Sì. Portatemelo, chiunque sia.≫.

 

Erol tirò fuori il rilevatore del canale, arrivato in zona beta di. ≪Dove sei... fatti vedere...≫. Un rumore metallico attirò la sua attenzione. ≪Eccolo, muovetevi!≫. Era un... ragazzo... con un qualcosa... ai suoi piedi.≪State lontani dall’animale!≫. ≪Lasciate stare il... topo. Il barone vuole solo lui.≫. Sorrise, mentre le guardie circondavano quel... ragazzino dagli occhi blu. ≪Ti stavamo aspettando.≫. Mormorò, mentre una guardia lo tramortiva. Intanto che lo faceva portare via, ripensò all’animale. Parlava. ≪Numero 3304, va’ a prendere il topo. Sembrava interessante.≫. La guardia obbedì, mentre altre due trascinavano il ragazzino, con la ferita alla testa che sanguinava.

 

≪Allora? Il tuo “grande canale” è... questo coso?≫. ≪Controlli pure, Barone, ha un canale straordinario. Un... potere assai diverso da quello che conosciamo.≫. ≪D’accordo, cominceremo gli esperimenti da...≫. ≪Barone! Non sa quello che dice! Non si ricorda cosa è successo con Torn? Non vogliamo far fare la stessa fine a questo ragazzo, no? Dovremmo cominciare gli esperimenti su altre persone, su... canali un po’ meno potenti, per provare le nostre “misture”. L’eco che abbiamo potrebbe essere troppo potente anche per... il canale contenuto in questo ragazzo, se potente come dice Erol.≫. ≪D’accordo. Erol, prepari delle pattuglie. Da oggi, vi ordino di cercare il canale nelle persone, e portarle qui, in modo da cominciare gli esperimenti d’eco. Quando avremo abbastanza informazioni, potremo cominciare a lavorare su di lui. Per intanto, imprigionatelo insieme agli altri criminali. Oppure...≫. Guardò il capitano Acheron, che era anche gestore della prigione:≪Abbiamo una zona della prigione interamente libera, non è vero?≫. ≪Sì, signore, la zona per criminali politici... vengono sempre...≫. ≪Lo so cosa succede a quei disgraziati... potremmo trasferire lì tutto il materiale per il “Programma Guerriero Oscuro”, no?≫. Acheron guardò il suo vice, un po’ incerto sul da farsi:≪Beh... signore... la zona è molto ampia, circa un quarto della prigione intera, poiché, quando governava...≫. Si interruppe un secondo:≪... Il vecchio governo, ce n’era molto bisogno. Adesso... sì. Possiamo destinarle a questo scopo.≫. ≪Va bene, vado a portarlo lì.≫. Mentre Erol si voltava, trascinando il ragazzino, Ruperttikjakmos lo fermò, mormorandogli all’orecchio:≪Comandate, perché non me lo lascia per qualche giorno? Voglio vedere se...≫. Erol portò il corpicino lontano dalle sue grinfie:≪Capitano, stia lontano da lui. Ha sentito quello che ha detto il barone. Non si tocca... per esperimenti.≫. “Per gli esperimenti no”. Pensò feroce, mentre lo portava nella sua cella. Provava un’implacabile invidia, per quel moccioso. Sentiva i suoi capelli morbidi, la sua pelle chiara, i suoi occhi, che, al momento della cattura, lo avevano “supplicato” di non fargli del male. Quelli erano gli occhi di una persona cresciuta con accanto persone che gli volevano bene. Non cresciuta tra il gelo dell’inverno, l’arsura dell’estate, il timore di non essere abbastanza “carino” per poter trovare una famiglia, il vedere “amici” anche più... che non si meritavano quello che riuscivano ad ottenere. Come se fosse stato genetico, appena aveva visto quel bambino aveva provato un odio, un profondo odio. Lo gettò nella cella, notando che si era risvegliato. ≪Qui nessuno ti sentirà, se urlerai.≫. Mormorò, mentre si toglieva la maschera che portava come elmetto, e prendendo l’arma. ≪Magari, pensi che tu sia stato risparmiato, ma non è vero. Quando saremo pronti, anche tu ti beccherai una bella, anzi, massiccia dose di Eco. Così massiccia, che, credo, ne morirai, se non la fermeremo in tempo. Il sono Erol, uno dei comandanti delle KG. Tu... come ti chiami?≫. Il ragazzo lo guardò negli occhi, scuotendo la testa. ≪Rispondi! Non ti mangio mica, per ora...≫. Il ragazzo si alzò in piedi, rendendosi conto che gli avevano messo la divisa dei prigionieri. Con scritto “Progetto”. ≪Torna subito giù.≫. ringhiò Erol, facendolo cadere. Il ragazzo si rialzò, con aria di sfida. ≪Non ti conviene sfidarmi, moccioso. Io, qui, faccio il bello e cattivo tempo. Rispondi alla mia domanda. Come ti chiami?≫. Il ragazzo fece dei gesti incomprensibili con le mani, eppure Erol conosceva il linguaggio dei sordo-muti.   ≪Sei muto?≫ chiese. Lui annuì. ≪Fantastico. Un moccioso silenzioso. Ehi, Ehi! Fermo! Non ti capisco!≫. Il ragazzo fece un altro gesto, inequivocabile. ≪Dove sei? In prigione, ovviamente. Perché sei stato trovato gironzolante per la città privo di documenti. Non voglio spaventarti, per ora.≫. Il ragazzo si sedette sul letto preoccupato. ≪Moccioso, puoi dirmi il tuo nome?≫. Il ragazzo fece un gesto. ≪Inutile. Non capisco quello che mi dici. A domani.≫. Il ragazzo si alzò di scatto, quando Erol uscì dalla cella. ≪Per tuo bene, cerca di non scappare. Sarà fatica sprecata, e io sarò costretto a punirti.≫.

 

≪Le teste di metallo! Le teste di metallo attaccano!≫.

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Capitolo 9
*** Battaglia ***


capitolo 9

Capitolo nove

 

Battaglia

 

≪Ragazzi. Mi dispiace di avervi portato a questo punto. Mi dispiace di aver condiviso con voi degli anni allegri, mi dispiace di avervi consolato durante le vostre debolezze, di esservi stato amico. Oggi ci saranno dei caduti, ma vinceremo questa battaglia. Barone, vuole dire qualcosa?≫. Il Barone si presentò davanti alle Guardie:≪Ragazzi, e ragazze, voi siete l’orgoglio di Haven. Voi potete salvare la nostra città, voi sarete degli eroi. Adiamo e combattiamo!≫. Mentre seguiva l’esercito, gli si avvicinò Ruperttikjakmos:≪Signore, la nuova barriera è pronta, Veger mi ha assicurato che i poteri di qualunque Testa di metallo svaniranno appena attraversato. Così le bloccheremo. Quando alziamo gli scudi?≫. ≪Quando darò il segnale, ovvio.  Intanto, sondiamo le forze del nemico.≫.

 

Kayla era accanto a Torn. ormai, si erano rimessi entrambi per poter combattere. ≪Torn, ma non c’è il tuo quartiere, per di là?≫. ≪Speriamo che non abbiamo attaccato... lì...≫.

 

Uno stuolo di Teste di metallo li affrontava, provenienti dal deserto. E la guerra cominciò. Non c’era neanche il tempo di caricare, che subito un mostro ti saltava addosso. Torn e Kayla lottavano insieme, proteggendosi l’un l’altra, ma vennero separati nella foga della battaglia. ≪Torn!≫. gridò la ragazza, quando lo perse di vista, ma continuò a combattere. Vedeva sempre più persone accanto a lei cadere, e si rese conto che li stavano respingendo indietro, fin dentro le mura.

≪Hanno aperto una breccia! Presto, aiutatemi!≫. Gridava qualcuno. Una breccia, nella parte sud delle mura, in una zona dove stavano civili. Gente che gridava e scappava li lasciò un attimo intimoriti, quando una gigantesca testa di metallo riuscì ad entrare, e ad andare verso il centro della città, seminando morte e distruzione.

 

Il barone fece fuori un paio di mostri, ma fu sopraffatto dalle creature. ≪Barone!≫. Gridò Acheron, facendosi strada verso Praxis. Insieme al suo plotone, riuscì a salvargli la vita, ma il sangue lo ricopriva, sfigurandolo orribilmente. ≪Acheron... spari un colpo con questo...≫. mormorò Praxis, respirando a fatica. Acheron guardò la pistola, di manifattura molto strana, e sparò un colpo in aria.

 

Ruperttikjakmos vide, in lontananza, il segnale, e cominciò ad elaborare i dati sul suo computer. In meno di pochi minuti, una nuova serie di mura comparvero in una zona più a nord ovest. ≪Veger, attivi la barriera appena ti darò il segnale, è questione di minuti.≫. Veger assentì, preparandosi.

 

≪Coraggio, Barone, un ultimo sforzo...≫. Acheron aiutò il barone a sollevarsi e ad attraversare la nuova barriera. ≪Bene, e adesso...≫. ≪Acheron, cosa sta facendo?≫. ≪Torno in battaglia! Dobbiamo respingerli!≫. ≪Quella parte della città è andata, ormai, chi è lì, morirà!≫. ≪Ma ci sono dei civili, Ruperttikjakmos! E c’è Torn, con tutto il suo plotone!≫. ≪Gli ordini li do io, Acheron, torni subito qui!≫. Acheron lo guardò con disprezzo:≪Lei non è il Barone.≫. E, voltandosi, tornò nella battaglia.

 

≪Pazzo...≫. mormorò Ruperttikjakmos, chiamando Veger e la guardia medica. ≪Verrà ucciso inutilmente... da quei mostri schifosi...≫. La gigantesca Testa di metallo fece capolino dalla nuova barriera, ruggendo parole incomprensibili. ≪VEGER! Attiva la barriera, SUBITO!≫. si coprì gli occhi, aspettando la fine, ma si rese conto che la Testa di Metallo era svanita. C’erano solo quei pochi civili della zona sud che si erano salvati. Ridendo della sua buona sorte, il capitano tornò alla prigione.

≪Kayla! Acheron! Dove siete?≫. Torn gridava, uccidendo creature su creature. Non sapeva che li avevano lasciati alla morte. Vide qualcuno di familiare. ≪Acheron?≫. inciampò come uno stupido, e stava per essere sopraffatto, che qualcosa lo protesse. Era un uomo, armato, che uccideva le teste di metallo una dopo l’altra. ≪Giovanotto, non puoi permetterti di cadere, sei troppo forte! Fammi vedere di cosa sei capace!≫. Torn si rialzò, prendendo l’arma che gli porgeva, combattendo insieme a lui. ≪Lo sapevo che ho fatto bene a salvarti la pelle. Come ti chiami?≫. ≪Torn, signore...≫. ≪Non chiamarmi signore, mi fai sentire un vecchio ceppo! Sono Samos, saggio dell’Eco Verde!≫. ≪Un Saggio? Ma i saggi...≫. ≪I Saggi non combattono? I saggi non fanno altro che brontolare su come va il mondo e a guarire gente che non se lo merita? Quello centinaia di anni fa! Io sono un saggio moderno, mio caro ragazzo. Se la mia città crepa per colpa di un mostro senza scrupoli, devo anche io alzare le chiappe e darmi da fare per salvarla.≫. Torn ammirava quell’uomo, che uccideva senza scrupoli e chiacchierava come un forsennato. ≪Sai, penso che ce l’abbiamo fatta. Guarda, si ritirano!≫. Torn fece un sospiro di sollievo, guardandosi in giro. Era finito accanto alla casa dei suoi genitori. Le porte erano state strappate dai cardini. ≪Oh no...≫. mormorò, mentre entrava. ≪Mamma! Papà! Tairn! Dove siete?≫. ≪Torn! è pericoloso! Vieni fuori!≫. ≪Tairn! Mamma! No...≫. Samos lo seguì a ruota, distogliendo lo sguardo quando lo raggiunse. Quei corpi senza vita, orribilmente massacrati... Sentì singhiozzi, sotto di lui. Stava stringendo una coperta sporca di sangue, raccolta da un lettino. ≪Torn... devi essere forte anche per loro. Anche per loro che sono morti. Tua madre e tuo fratello...≫. ≪Tairn... non c’è... Tairn non c’è! Lo hanno... l’hanno... mangia...≫. Samos gli depose una mano sulla spalla, facendolo alzare. ≪Andiamo via, Torn. Torniamo a casa, alla città.≫.

 

Le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi. ≪Maledetto Praxis...≫. Samos lo udì mormorare. ≪È tutta colpa sua. Della sua stupida guerra.≫. Samos lo prese per un braccio. ≪Torn, vuoi fare qualcosa di veramente utile alla città? Vuoi partecipare a qualcosa che salverà altra gente come la tua famiglia dalla pazzia di un tiranno senza scrupoli?≫. ≪Io...≫. ≪Dimmi, lo vuoi o no?≫. Torn annuì. ≪Allora seguimi, diventa un mio seguace. Fonderemo i Bassifondi, il Mondo sotterraneo, dove arruoleremo gente come te e spodesteremo quel fanfarone di Praxis. ≫. ≪Va bene, signore. Io la seguirò, dovesse costarmi la mia stessa vita.≫.

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Capitolo 10
*** Ricominciare più in basso ***


capitolo 10

Capitolo dieci

 

Ricominciare più in basso

 

Kayla si era salvata. Era assieme ad Acheron, quando avevano salvato il barone, ed era stata mandata in infermeria, perché portava una grossa ferita alla spalla. ≪Numero 3309, Erol ha partecipato alla battaglia?≫. le chiese il capitano Ruperttikjakmos, mentre faceva la conta dei feriti e dei supersiti. ≪No, aveva da fare alla prigione...≫. Le sembrò che il capitano impallidisse, ma pensò fosse un effetto dovuto alla luce. ≪Bene, abbiamo finito. Mettete in sesto subito il numero 3309, e portatela alla prigione. C’è qualcuno che deve parlarti.≫.

 

≪Signore, l’attacco è stato fermato dall’esterno della nuova barriera, ma le teste di metallo attaccheranno di nuovo. Vuole comunque procedere con gli esperimenti? Non sarebbe meglio organizzare la guardia in un modo più...≫. Acheron parlava al corpo fasciato del barone. Il viso era interamente coperto di bende, e i medici avevano detto che non sarebbe più tornato come prima. Il barone fece un mugolio di rabbia. ≪Gli esperimenti devono essere cominciati. Riorganizzeremo la guardia, con gente più meritevole. E togliamo tutte queste... donne. Sono inutili.≫. ≪Signore, il numero 3309, Kayla... è il membro più valido di tutta la guardia, è lei che le ha salvato la vita. Vuole toglierle la possibilità di raggiungere i suoi obiettivi? Le donne formano una buona parte delle guardie, mandarle via, sarebbe danneggiare molto la guardia.  Lei vuole ricominciare, ma da un gradino più in basso della nostra dignità?≫. ≪Ha ragione, capitano Acheron. Ma cominceremo lo stesso gli esperimenti. Dica a Erol che può iniziare a preparare squadre che vadano a cercare le persone con il canale, di portarle in prigione, fare i controlli se sono sane o malate, e prepararsi per il grande momento.≫.

 

≪Se ho capito bene, il Barone conta su di me per iniziare l’operazione? Mi nomina comandante?≫. ≪Si, Erol, sei il nuovo comandante della pattuglia 27 e 27 bis.≫. ≪Ma... E Torn? ≫. ≪Scomparso. Non lo riceviamo più da un paio di giorni. Le teste di metallo forse l’hanno ucciso.≫. ≪Capito... e il mio vice?≫. ≪Il Barone suggerisce... che tu possa prendere quella ragazza, il numero 3309...≫. ≪Kayla? Ma lei è...≫. Acheron si alzò, uscendo. ≪Così ha deciso il barone. Arrivederci a domani, comandante Erol.≫. Erol si sedette, stanco. Adesso era stato nominato comandante e supervisore di un’operazione, di un programma che forse avrebbe destinato molta gente la macello. Un timido bussare alla porta lo scosse dai suoi pensieri. Esclamò ≪Avanti.≫. ≪Erol? Sono io, Kayla. Volevi vedermi?≫. ≪Sì. volevo annunciarti che mi hanno nominato comandante della pattuglia 27 e 27 bis. Tu sarai la mia vice.≫. ≪Erol... io...≫. ≪Non dire nulla. Domani ti porterò a vedere la prigione.≫.

 

≪Pattuglia 27 bis! Aprite!≫. le KG si fecero aprire la porta della casa, facendo largo ad Erol. ≪Salve, buona sera. Sono qui per annunciarvi un nuovo tipo di arruolamento.≫. accese il rilevatore, e segnalò alle guardie un ragazzo che li guardava spaventato e un uomo adulto che cercava di proteggere la sua famiglia. ≪Prendete loro. Gli altri non sono molto elevati.≫. Le guardie tramortirono i due e li legarono. ≪siamo pronti, signore.≫. ≪Perfetto. Grazie mille per l’ospitalità!≫.

 

Proseguirono nella prossima casa. Non trovarono nulla. Uscirono lasciando una vaga nebbia di paura e incomprensione. Ma fu una buona caccia. Circa un centinaio di persone, di ogni sesso ed età, aveva il canale abbastanza sviluppato per cominciare gli esperimenti. Portati in prigione, nella nuova sezione, cominciarono a riempire le celle. Quando arrivò il momento della prima prova. Tra i tanti, Veger scelse un giovane uomo, che aveva tentato di ribellarsi, al momento della cattura.

 

Erol non partecipò al primo esperimento, no, lui aveva da fare, da fare in una cella. Quello sciocco ragazzino credeva di essere il padrone, di poter fare quello che voleva, solo perché andava risparmiato entro il giorno... ma ci avrebbe pensato lui a fargli abbassare la cresta, a fargli capire qual’era il suo posto. ≪Allora? Credi di essere tu che comandi, qui? Credi di poter spadroneggiare? Sono io che comando, qui, non te lo dimenticare! Sono io che decido per te, è mia la responsabilità della tua vita o della tua morte!≫. lo picchiava, sapendo che non poteva difendersi. Il ragazzo fece una finta, e gli gettò le mani al collo, ma era privo di desiderio di uccidere, una grave debolezza, in confronto con Erol, che rise. ≪Cosa credi di fare? Che cosa credi di poter fare contro di me? Vuoi uccidermi? No di certo, tu vuoi solamente che io mi fermi, che smetta di farti del male, perché, lo sai, io sono più grande, più forte e più cattivo!≫. Lo gettò a terra, bloccandolo con un piede. ≪Ricordalo. Io sono più forte di te, e se voglio, posso ucciderti.≫. Gli tirò un ultimo calcio nello stomaco, e uscì, mentre il ragazzino si piegava in due dal dolore.

 

In bagno, mentre si lavava, spiò un secondo la sua immagine allo specchio. ≪Precursor... cosa sono diventato? Io che giurai di proteggere la gente di questa città... non si torna indietro, mio caro, non si può. Ormai, ti sei venduto l’anima.≫. Solo la misericordia di un essere superiore avrebbe potuto salvare il marcio che si era instaurato in Erol, quel marcio crudele che lo fece diventare cattivo.

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Capitolo 11
*** L'ira dello schiavo ***


capitolo 11

Capitolo 11

 

L’ira dello schiavo

 

Erano passate tre settimane. Durante quel periodo, Kayla fu mandata in viarie missioni di recupero e difesa, senza che potesse parlare ancora con Erol, dopo che l’aveva nominata sua vice. Rimase lontana da Haven, facendo in totale due notti di sonno in città in tutto quel lungo periodo. Erol le aveva detto che, dopo un breve periodo di sistemazione, anche lei avrebbe potuto partecipare alle missioni che si svolgevano alla prigione. Erol aveva paura che non fosse d’accordo, o che per qualche motivo si spaventasse da quello che dovevano fare. In fin dei conti, era pur sempre una ragazza. Certo, aveva quasi ventidue anni, ed era una guardia Krimzi, ma non si sapeva mai. Decise di prepararla, alla loro prossima missione, facendole scoprire poco a poco quello che facevano.

Una delle cose per cui gioiva di essere diventata una luogotenente, era il fatto che non doveva più portare quell’assurdo casco. Ringraziava ogni giorno Erol di averle dato quella possibilità. E cercava di mettersi d’impegno per non essere un peso. Seguiva tutte le missioni che le venivano affidate senza dire “bah”, ascoltava suggerimenti, dritte, consigli e la sua pazienza, la sua bravura accresceva di giorno in giorno.

 

Erol decise di portarla alla prigione, per farle capire, una volta per tutte, cosa facevano.

 

≪Questa è la sezione più importante. È qui dove... facciamo gli esperimenti. E dove teniamo i prigionieri destinati.≫. Kayla si guardò intorno. Le celle erano piene di persone dall’aria rassegnata. Guardò Erol un po’ spaventata, non tanto sicura di quello che le diceva. ≪Qui... c’è il mio pupillo. Non sappiamo come si chiama, perché è muto, ma sarà la persona destinata a diventare un’arma umana.≫. Kayla fece un respiro profondo, avvicinandosi alla cella. Guardò dentro. Quello che vide, all’inizio, erano dei capelli biondi, dalla radice verde. Poi lo sguardo le scese verso il resto del ragazzo. Gli occhi blu spenti, le braccia nude dalla pelle che, da abbronzata, doveva essersi schiarita in fretta, ≪Erol... qui avete fatto un errore... c’è... un ragazzino, in quella cella... avrà si e no quindici anni!≫. ≪e allora? Buono comunque per gli esperimenti!≫. ≪Erol... come puoi permettere una cosa del genere? È ancora un bambino!≫. ≪Kayla, è più grande di quanto sembri. Non preoccuparti per lui. Continuiamo il giro.≫.

 

La portò in un altra sezione della prigione. Una sezione orribile. Lì, le disse Erol, erano tenuti gli esperimenti falliti ancora in vita. ≪Lì c’è Sasha, ha subito un incrocio tra eco rosso ed eco blu, per questo ha la pelle... beh... Quello invece è Derrich, Eco blu allo stato puro. Speriamo smetta presto di muoversi così per la cella. E lì... c’è una chicca.≫. alzò un braccio, indicando il soffitto. Kayla alzò la testa dove le indicava Erol, raggelandosi. C’era un ragazzo appeso, legato con un numero immaginabile di catene. ≪E... e quello chi sarebbe?≫. ≪È uno dei ragazzi ancora sotto gli esperimenti. Maiko. Ha manifestato un’indole... molto aggressiva. Ha massacrato due guardie a morsi. Pensare che prima degli esperimenti era una creatura mite e gentile...≫. ≪Erol... ma a cosa servono, veramente, tutti questi esperimenti? Non avevate detto che non avreste mai fatto del male a delle persone?≫. Erol le depose un braccio sulle spalle:≪Il barone, e noi di conseguenza, abbiamo bisogno di nuove armi. Questi esperimenti servono a creare super guerrieri per la guerra. Ora ti mostrerò...≫. Una guardia li raggiunse, ansimante:≪Erol... comandante Erol, deve venire subito...≫. ≪Che è successo, Dossy?≫. ≪Kairi... Kai è stata catturata!≫. Erol guardò allarmato Kayla, e seguì la guardia, accompagnato da Kayla.

 

Davanti all’ufficio del Barone, Erol lasciò la ragazza di guardia assieme ad un altro paio di guardie, lì per lo stesso motivo. ≪Comandante Erol, venga avanti!≫. S’udì il Barone chiamare. Kayla guardò Erol, mostrandogli che lei era con lui. Erol fece un respiro profondo ed entrò. Il barone era ancora ricoperto di fasciature, le protesi che i medici gli avevano proposto non erano ancora pronte, ma anche così aveva l’aria dura. ≪Signore...≫. mormorò il comandante, inchinandosi. ≪Erol. Durante una retata guidata da Ruperttikjakmos, abbiamo trovato una persona dal canale davvero molto sviluppato. Forse, uno dei più sviluppati tra gli abitanti della città. A casa tua, Erol. Tu avevi sotto mano una persona...≫. ≪Signore, è la mia fidanzata. Non potevo...≫.≪Erol, quando ti sei arruolato, sapevi che avresti dovuto sacrificare qualcosa, al momento opportuno. Vuoi sacrificare la salvezza della tua città per una ragazzina?≫. Erol guardò Kai, bloccata con delle grosse manette, minuscola in mezzo alle tute rosse delle KG. ≪Io desidero la salvezza della città, ma...≫. ≪Allora. Ruperttikjakmos, hai qui il rilevatore del canale?≫. ≪Certamente, mio signore... Il comandante Erol ha sì un buon canale, ma...≫. ≪Perfetto. Se non vuoi che la tua bella sia sacrificata, andrai tu al suo posto. Convinto?≫. Erol stette per parlare, che Kai lo precedette. ≪Erol, per favore, non farlo. Non puoi... fare una cosa del genere per me. Io voglio la salvezza della mia città, quasi quanto la vuoi tu. Ma io non posso perderti...≫. Erol, sconvolto, dovette appoggiarsi al muro, per non cadere, mentre il Barone fece segno di portarla via. Mentre uscivano dalla porta, qualcosa scattò dentro di lui, e cercò di avventarsi verso i suoi stessi compagni, ma una voce suadente e una stretta d’acciaio lo bloccarono, spedendolo contro la scrivania del Barone. ≪Ma comandante, non ha sentito il barone? Bisogna saper sacrificare qualcosa, nella vita... Andate pure, voi.≫. pronunciò in direzione delle guardie che circondavano la ragazza. Erol guardò con disperazione quelli che dovevano essere i suoi compagni portare via la sua amata, mentre il capitano Ruperttikjakmos lo teneva sotto sorveglianza. Questi alzò lo sguardo con un luccichio sadico negli occhi, verso il Barone:≪Signore, chiedo il permesso di occuparmi del comandante... per evitare che in futuro si comporti...≫. ≪Capitano, tacete, per carità. Si occuperà di lui il numero 3309. Vieni pure avanti.≫. Kayla sentì che la chiamavano e si avvicinò:≪Cosa devo fare?≫. ≪Punisci il tuo comandante, con il fucile. Qui e subito.≫. Kayla si tolse il fucile dalle spalle, mentre le altre guardie mettevano Erol in posizione, togliendogli i pezzi dell’armatura. Erol la guardava rassegnato, in ginocchio ad aspettare. Kayla implorò perdono sottovoce, dando il primo colpo. Le veniva terribilmente naturale, mentre versava silenziose lacrime. Erol non emetteva un gemito, fece solo un lieve grugnito dal dolore quando l’arma gli colpì una spalla, per via della mano poco abituata di Kayla. Era la sua punizione, aveva attaccato dei compagni, e ora veniva punito. Quando Kayla ebbe finito, era svenuto, con un fil di sangue che gli scivolava dalla testa tra i capelli. ≪Ben fatto, 3309, davvero ben fatto.≫. la lodò il barone. ≪Ora portalo a casa, e sta’ attenta che non faccia sciocchezze.≫.

 

Kayla si sentiva malissimo. Lei... era diverso essere costretti a pestare un vagabondo, un criminale o il proprio comandante. Era diverso per luoghi, costumi, conseguenze... e sentimenti. Quello che provava per Erol non spariva mai, ma la faceva soffrire, annebbiandola in una foschia viziosa di ossessione. Il suo che era amore che non era amore. Che era una passione sfogata nelle battaglie, un desiderio soddisfatto solo con la morte di mostri e persone, una rabbia manifestata di notte, nei bar, rendendola pari ad uno scaricatore di porto. E ora, essere costretta a picchiare, alzare le mani... a far del male alla persona che la faceva sentire importante, che amava dentro di sé, nascosta dalle tende della sua ossessione, le aveva aperto ferite che pensava fossero cicatrici. Arrivati a casa sua, lo portò fin dentro, e gli pulì le ferite. Erol si svegliò, guardandola sconfitto:≪Non è colpa tua. Solo mia, che non sono stato attento. Kai morirà. Non è abbastanza forte...≫. per la prima volta in vita sua, Kayla lo vide piangere. Erol, il comandante che non piangeva mai, che non aveva mai pianto, se non da bambino. Adesso piangeva. Dentro, sentì una fitta terribile. Avrebbe tanto assurdamente voluto che lui piangesse per lei... Lo salutò ed uscì.

L’aria calda della sera, l’aria soffocante di polveri e fumi, di eco e disperazione le fecero girare la testa. Montò sulla moto, mettendosi una nuova maschera sul suo viso stanco, una nuova maschera per nascondere agli altri, a chi non sapeva capiva conosceva o amava, e andò a casa. C’era la sua tv, il suo barattolo gigante di gelato, la sua poltrona e la sua soap opera. Lì, avrebbe potuto aspettare il domani, sperando che non facesse troppo male.

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Capitolo 12
*** Ritorno e nuovo Arruolamento ***


capitolo 12

Capitolo 12

 

Ritorno e nuovo arruolamento

 

La cattura di Kai provocò un grande cambiamento in Erol. Era diventato feroce. La loro squadra faceva parte in pieno degli esperimenti con l’Eco. Catturare persone, classificarle, prepararle e giù con l’eco. Soprattutto il blu, e adesso che i tecnici sapevano tagliarlo correttamente, Oscuro. E cominciarono le vere morti. Casualmente, le dosi venivano sempre sbagliate, e morivano a decine. Fino a quando Acheron non suggerì di cominciare con piccole dosi, invece di grandi, e aumentare man mano. Così continuavano a fare progressi. Kai era stata messa nella cella del pupillo di Erol e aveva trovato qualcosa da fare, cercare di imparare la sua strana lingua dei segni. A Kayla, quel ragazzino muto faceva una certa impressione. Ti prendeva e colpiva con quei grandi occhi blu. Quando passava davanti alla loro cella, accelerava il passo. Non voleva sentire su di lei quello sguardo che chiedeva:“Perché sono qui? Non ho fatto niente”. Le sembrava talmente ingiusto... Sapeva cosa succedeva a chi cercava di liberare i prigionieri, specie uno importante come lui, ma non poteva permettere che si facesse del male a ragazzini come quello. Era in assoluto il più giovane di tutta la prigione, lo sapeva dalle schede sui prigionieri. Erano riusciti a scrivere qualcosa su di lui, grazie a Kai che ci aveva fatto molta amicizia e si era guadagnata la sua fiducia, ma la sua scheda era ancora incompleta, rispetto a quella di tutti gli altri i prigionieri. Avevano alcuni dati, come l’età, lo stato di salute e i caratteri fisici, ma degli elementi più importanti non ne avevano la ben che minima idea. Era comparso dal nulla. Quando lo chiese ad Erol, seppe che lui era la “cosa” che avevano avvistato poco prima della guerra contro le teste di metallo, la cosa strana con un grande canale. Quel moccioso di sette anni in meno di lei.

 

Un giorno, al limite della sopportazione, contattò Erol, e gli spianò tutti i suoi dubbi. ≪Quel moccioso è innocente! A cosa serve tenerlo...≫. ≪È una creatura legata talmente all’eco che ha il canale più grande che abbiamo mai trovato. Se tu non scappassi, quando ti avvicini a lui, vedresti che non è un ragazzino come gli altri, ma dentro ha qualcosa di diverso. Non posso liberarlo, abbiamo ordini precisi sul come dobbiamo tenerlo in vita. Ora vai ad occuparti della tua missione.≫. Ma durante quei giorni,un’altra pressione gravava sul cuore di Kayla. La presunta morte di Torn. 

Dopo la guerra contro le Teste di metallo, le aveva scavato un buco nel cuore. Non sapeva se fosse sopravissuto, se avesse disertato o se fosse morto. Qualcuno diceva di averlo visto scappare, altri che fosse stato ucciso dalle TMD. Aveva provato a contattare qualcuno della loro squadra, ma nessuno aveva saputo dirle nulla. Fino a quel pomeriggio.

 

Aveva implorato fin ultimo che Erol liberasse il ragazzino, e, sfinita dai continui “no” , stava tornando a casa, quando notò di essere seguita. Continuò ad avanzare, accelerando il passo, andò in un vicolo e si nascose. Una strana figura entrò nel vicolo, vestita di nero, incappucciata. Kayla gli piombò addosso, bloccandola, ma quella si mosse con fare esperto, e le parti si capovolsero. Kayla sentì il suo respiro affaticato su di lei, e capì. ≪C’è solo una persona capace di atterrarmi così. Torn!≫. Il soldato ridacchiò, alzandosi e togliendosi il cappuccio. ≪Accidenti, sono diventato... Ehi!≫. Kayla si era alzata di scatto e lo aveva abbracciato commossa. ≪Cosa succede? Sono stato via troppo?≫. ≪Credevo fossi morto!≫. ≪Addirittura? Se stringi ancora un poco, mi fai fuori di sicuro!≫. Lei si staccò, guardandolo stupefatta:≪Ma cosa è successo? Dov’eri finito?≫. ≪Sono rimasto dall’altra parte. C’era gente da difendere. Ad un certo punto ho rischiato di venire ucciso, ma una persona mi ha salvato. Quando li abbiamo abbattuti, sono andato a cercare la mia famiglia. Sono stati uccisi tutti, perfino mio fratello, Tairn. Allora... ho deciso di lasciare le guardie. Ho capito la pazzia del barone, e sono pronto a rimediare. Voglio combatterlo, con un gruppo clandestino di ribelli... Tu... ecco...≫. Kayla si illuminò:≪Vuoi chiedermi di partecipare? Di unirmi a voi?≫. ≪Tu, Erol ed Aloh siete gli unici di cui io mi possa fidare, ormai. A parte Ashlein... Se vuoi seguirmi, ti porterò dall’Ombra.≫. Kayla stava chiedendosi cosa centrava Ashlein con la sua decisione, ma lo seguì comunque. Torn si rimise il cappuccio, guardandosi intorno, e guidò la ragazza in una stradina, vicino al luogo dove abitavano i suoi familiari. Era un sotterraneo pieno di letti e una grande lampada illuminava un tavolo con sopra alcuni fogli. Un uomo era chino sui fogli e li studiava attentamente. ≪Signore... le presento Kayla, il luogotenente di Erol. Ha deciso di unirsi a noi. È una mia grande amica, garantisco io per lei. Kayla, ti presento Samos, chiamato anche “L’ombra”, il comandante del nostro movimento. È lui che mi ha salvato la vita.≫. Samos alzò la testa, studiandola. Kayla rimase un secondo stupita. Era... assomigliava ad un saggio dell’Eco. Aveva la pelle di uno sbiadito colore verde, i capelli impastati di quello sperava fosse fango. Ma era arzillo. Forse, non era poi così vecchio...≪Oh... bene... sei molto carina, Kayla. Sei anche brava a combattere? Beh... Se sei arrivata fin qui dovresti esserlo. Hai deciso di abbandonare la guardia come ha fatto Torn?≫. Kayla scosse la testa:≪Far parte della guardia è l’unica cosa che mantiene in vita la mia famiglia. Ma questo mi aiuterà a eliminare il barone più in fretta. Lui ha portato via tutte le mie possibilità di salvarli... Quando c’era il vecchio Damas... si viveva...≫. Samos annuì, tornando al suo lavoro. ≪Tutti quelli vissuti prima, durante il periodo dei due capi rimpiange il vecchio Damas. Ma ora ci siamo cacciati in questa situazione non c’è che un modo per uscirne. Combattere. Vuoi combattere dalla nostra parte, assicurandoti la vita della tua famiglia? Abbiamo bisogno di gente temeraria che non abbia paura di niente. combattere guardie e teste di metallo, fino a forse dover uccidere le persone con le quali ridevi e scherzavi fino a poco tempo fa. Sei sicura di volerlo fare? Tradire così la fiducia...≫. ≪Io non ho niente a che fare con quel mondo. Voglio diventare una di voi per poter far fuori il barone. Solo così saremo liberi.≫. Samos notò un luccichio omicida negli occhi della ragazza. Guardò Torn, che era sconvolto dalle parole di Kayla, infine annuì:≪Allora, benvenuta nei bassifondi, Kayla. Qui potrai avere la tua vendetta.≫.

 

Respirando a pieni polmoni l’aria della sera, mentre veniva accompagnata a casa da Torn, la ragazza alzò la testa, e notò le stelle. ≪Torn... ci sono stelle anche su di Haven... è così tanto che...≫. ≪Da quando siete usciti dal deserto?≫. ≪Sì. Guarda, i miei hanno messo su uno spettacolo!≫. Si avvicinarono alla folla che circondava i saltimbanchi. La famiglia di Kayla era tutta formata da artisti di strada. ≪Non ho mai avuto occasione di vederli saltimbancare..≫. mormorò Torn, ridacchiando. Kayla salutò le zie che facevano i giocolieri. Da quando Lei e Aloh erano entrati alla scuola militare, e di conseguenza, nelle KG, non avevano più potuto far parte dello spettacolo.

 

Mentre assistevano, Kayla ricevette una chiamata sul cercapersone. Erol la voleva vedere. Con un sospiro, salutò Torn. Cercò la sua moto, parcheggiata sempre vicino a casa, e arrivò alla prigione. Avrebbe combattuto ancora per salvare quel ragazzino.

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Capitolo 13
*** Lacrime di un Innocente ***


capitolo 13

Capitolo 13

 

Lacrime di un innocente

 

≪Barone, il mio vice, il numero 3309, insiste che il prigioniero alpha venga liberato.≫. ≪Le hai risposto che è il prigioniero che serve per creare il guerriero oscuro?≫. ≪Sì, signore.≫. ≪E, nonostante questo,  insiste ancora?≫. ≪Sì... signore.≫. ≪Dannazione...≫. mormorò il barone, uscendo dall’ombra. I tecnici erano riusciti a creare un esoscheletro di metallo per riformare la parte ferita. Erol non diede a vedere che rabbrividiva, ma l’effetto che dava era spaventoso. ≪Un elemento così valido, cosi tenace... bisogna impedire che commetta sciocchezze. Mandamela subito, chiamala, ovunque sia.≫. ≪Certo signore... subito signore.≫. Uscendo dalla stanza, la chiamò sul cercapersone.

 

≪Erol, volevi vedermi? Mi cercavi?≫. ≪Sì. il Barone vuole vederti. Vieni.≫. La guidò verso l’ufficio del barone, e la lasciò non appena attraversò la porta. Doveva andare da Kai, dal moccioso, a sfogarsi.

 

≪Ufficiale 3309... Kayla. Sai perché il barone ti ha convocato?≫. Lei scosse la testa. ≪Erol ha denunciato una tua... insistenza... riguardo la liberazione di un certo determinato prigioniero. Questo non è bene, lo sai, vero?≫. Kayla annuì, certa di averla fatta grossa. ≪I prigionieri, specie quelli della sezione per gli esperimenti, sono in prigione per un motivo ben preciso. Ovvero, per creare nuove armi, e perché sono dei criminali. Quel ragazzino che tu ti ostini a voler liberare, è la chiave per vincere la guerra contro le teste di metallo (ecco... la chiave del destino N.d.A.). Ti preoccupa che sia troppo giovane? Non temere. Abbiamo testato che la sua forza è superiore alla norma. Resisterà, almeno, finché andrà tutto bene.≫. Gli occhi verdi di Ruperttikjakmos la fissavano intensamente, quasi volesse fulminarla, mentre il suono della sua voce diceva il contrario. ≪Hai qualche domanda, qualche dubbio... io sono quello che ha organizzato tutto, e posso rispondere ad ogni tua incertezza su questo caso.≫. ≪Perché lo fate?≫. Un luccichio ancora più malvagio apparve negli occhi del capitano ≪Perché così potremo salvare la città.≫. ≪Sprecando vite umane?≫. ≪Ricordati di tutte le guardie Krimzi morte durante la battaglia. Non è stato uno spreco di vite umane? Anche il tuo ex comandate, Torn, è morto lì... Ma tu insisti ad ignorare questo sacrificio.≫. Kayla abbassò la testa, impotente. ≪Verrò punita?≫. ≪Non dire sciocchezze... non hai fatto nulla di male. Se fosse accaduto che il prigioniero alpha non si trovasse più nella sua cella... beh... in quel caso sarebbe successo qualcosa di poco gradevole, ma, in fondo, hai solo cercato la liberazione di quel ragazzo chiedendo il permesso al tuo superiore, no?≫. Kayla annuì. ≪Perfetto. Ora, se non hai altre domande, noi qui abbiamo finito.≫. Kayla fece per alzarsi, ma Ruperttikjakmos la fermò:≪Sai cosa di poco gradevole sarebbe accaduto, se il prigioniero alpha non fosse più stato nella sua cella?≫. Kayla scosse la testa, intimorita. ≪A te non sarebbe accaduto niente, ma il valore del canale d’eco di tuo cugino... sarebbe stato molto alto.≫. Una domanda, un’ultima domanda corrose la mente di Kayla, e le sfuggì sottovoce dalle labbra, paralizzata dall’orrore di quel gesto:≪Kairi è stata presa apposta?≫. ≪Erol era diventato troppo pericoloso. Non costringermi a far del male a dei veri innocenti. Vai pure.≫.

 

Quando fu sola, sola nel bagno dedicato alle guardie, si guardò allo specchio. Il suo viso adulto, segnato da rughe della preoccupazione, i suoi occhi che non luccicavano più dell’emozione di poter finalmente mostrare il suo viso a quelli che la vedevano, la tuta rossa, diversa da quella che indossavano le guardie semplici, che significava che lei era un ufficiale. ≪Faccio parte di un sistema assurdo...≫. Mormorò. Era un ricatto. Se lei faceva qualcosa di sbagliato, avrebbero preso le persone che cercava disperatamente di proteggere. Sentì che stava per mettersi a piangere, ma trattenne le lacrime. Una sirena annunciò l’ora del pranzo dei prigionieri. Kayla rabbrividì, mettendosi a posto. Era uno spettacolo penoso, vederli che cercavano di mangiare quella sbobba contenente tutte le sostanze per non farli morire di fame, e a volte, i più bastardi tra quelli addetti alla sicurezza, facevano cadere il piatto, rendendolo immangiabile. Erol non accettava quella situazione, ma non poteva essere presente ad ogni pranzo. Facendo un sospiro profondo, decise di fare qualcosa. Salì al piano superiore, dove stavano consegnando il pranzo. Appena la videro, le guardie addette alla sicurezza la salutarono. ≪Non voglio vedere cibo per terra, mi raccomando. Gli addetti alle pulizie hanno detto che se trovano un altro pezzetto di sbobba sul pavimento, ci faranno causa.≫. Mentre passava accanto alle celle, guardando quelle persone che mangiavano l’unico pasto della giornata, sentì delle grida. Cercò di andare in direzione del luogo da dove provenivano, ma venne fermata da una KG. ≪Mi spiace, signora, ma... Erol si sta occupando di alcuni affari...≫. Kayla sospirò, uscendo.

 

≪Erol, per favore, lascialo stare! Non ti ha fatto niente!≫. ≪Mi ha guardato male! Stai attenta Kai che...≫. ≪È solo un bambino! Ha solo quindici anni! Per favore, Erol, lascialo stare, fallo per me!≫. Erol si fermò, chinando la testa. Il ragazzino riuscì ad approfittare del momento per allontanarsi da lui. ≪Erol, non devi concentrare la tua rabbia sulle persone più deboli di te. Non farai altro che seppellire la tua anima. Vieni qui da me...≫. il ragazzino si avvicinò a Kai, che lo strinse. ≪Non vedi com’è spaventato? Non li vedi i suoi occhi che non hanno mai desiderato nulla di tutto questo?≫. Erol notò delle macchie scure sulla divisa di Kai. Il ragazzino stava piangendo. ≪Kai, perché non fai altro che difenderlo? La data della tua prima... arriverà presto!≫. Kai asciugò gli occhi al suo protetto. ≪Perché potresti essere tu. Potrebbe essere mio fratello... o mio figlio. Io in lui vedo i volti delle persone che amo, e che non vorrei mai che si trovassero qui. E aiutandolo, cerco almeno di rimettere i miei peccati.≫ ≪Ma Kai, tu sei la persona più gentile che...≫. Kai alzò la testa verso di lui, il suo sguardo serio, i suoi occhi verde chiaro che luccicavano dalla rabbia repressa. ≪Ho fatto i miei errori. Io non sono innocente, Erol. E tu lo sai bene.≫. Erol sentì che lo chiamavano, salutò la ragazza e andò dai suoi sottoposti. ≪Signore, l’ufficiale 3309 la cercava... ≫. ≪Dannazione.. Kayla arriva sempre nei momenti...≫. Guardò verso la cella della sua amata, fece un sospiro e si diresse anche lui verso l’uscita.

 

≪Sssshhh... ci sono io qui con te... non piangere... lo so che è dura, ma ce la faremo.≫. ≪La notte sento i tuoi incubi, quanto stai soffrendo lì dentro? Chi hai lasciato per arrivare in un mondo che non conosci?.≫. La voce di Kai era dolce e calma, le sue braccia forti e sicure. ≪Non sono ancora riuscita a capire il tuo nome... Posso rivelarti un segreto?≫. Lui annuì, guardandola con i suoi vividi occhioni blu. ≪Ho tanta paura. Ho paura che Erol si perda, e che non riesca più a capire cosa è giusto. Sono così...≫. ≪Non dovrai preoccuparti più di nulla, ora. È il tuo turno.≫. Kai si voltò spaventata, mentre le labbra del capitano Ruperttikjakmos si schiudevano in un ghigno.

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Capitolo 14
*** The name of the Pain ***


capitolo 14

Capitolo 14

 

The name of the pain

 

≪Ufficiale 3309, mi può supportare?≫. Kayla era stata bloccata da Ruperttikjakmos, con un incarico importante. ≪Non sono riuscito a trovare il comandante Erol da nessuna parte, può aiutarmi lei?≫. Kayla annuì, non poteva rifiutare un lavoro. ≪Bene, abbiamo una nuova lista di esperimenti per oggi. Lei... non ha mai visto le iniezioni, giusto?≫. Kayla scosse la testa. Non avrebbe neanche mai voluto vederle. ≪Oh, bene, allora... abbiamo un prigioniero che deve essere sottoposto alla sua prima. Sarà interessante, vedrà.≫. Kayla seguì il capitano verso le celle, mentre entrava e affidava i prigionieri già testati verso altri esperimenti. Quando ebbe firmato tutti i protocolli, portò Kayla verso le celle dei prigionieri che non erano ancora stati usati. Con passo deciso, e fingendo di leggere su una scheda, andò verso una cella, e fece cenno a Kayla di rimanere in attesa. Entrò, e uscì, portando, mezzo trascinando, Kai. ≪Kayla! Cosa sta succedendo?≫. ≪Io... è arrivato il...≫. ≪Erol aveva detto che mancavano ancora dodici giorni!≫. ≪Mi spiace, ma i prigionieri dedicati a quegli esperimenti sono morti prematuramente, così il tuo turno e precipitato fino ad oggi.≫. Gli occhi di Kai erano pieni di lacrime, Kayla non sapeva come comportarsi. ≪La prenda per le manette, avanti! Cosa sono queste storie?≫. ≪Capitano, Kayla, cosa sta succedendo?≫. Erol. A passi larghi, con la rabbia negli occhi, si diresse verso di loro. ≪Mancano ancora dodici giorni, prima che questo prigioniero debba affrontare la sua prima iniezione. Cosa credete di fare?≫. ≪Tutti quei prigionieri che dovevano affrontare la seconda iniezione sono morti. Hanno sbagliato ancora le dosi. Neanche mezza settimana sono durati.≫. Kai alzò la testa. Neanche mezza settimana? Sbagliare le dosi? E lei allora? ≪Già, scommetto che queste dosi sbagliate erano nel loro pasto, no?≫. ≪Comandante Erol, come può accusarmi di aver ucciso quei prigionieri? Io faccio tutto questo per il bene della città e dei suoi abitanti!≫. ≪Ma non posso permetterti di portarla agli esperimenti prima che sia il suo turno.≫. Ruperttikjakmos lo fissò con i suoi occhi terrificanti, sottili come fessure. ≪Comandante Erol, mi sta ostacolando?≫. Erol non rispose. Sapeva che quello che stava per fare gli sarebbe costato caro. Scegliere tra le due cose a cui teneva di più. ≪Sa, vero, cosa comporterà se lei si oppone agli esperimenti, vero?≫. Erol annuì. ≪Allora ha deciso. Una settimana in stanza punitiva. Voi due, portatelo via!≫. Chiamò due guardie che facevano il controllo, per evitare che nessuno scappasse, che presero per le braccia Erol. Kai lo guardò passare, e si divincolò, ma la stretta di Kayla era ferrea. Per la sua amata era arrivato a sfidare il barone. ≪Andiamo, 3309. Dobbiamo preparare la prigioniera per la sua prima iniezione.≫. Kai guardò la direzione dove avevano portato Erol, mentre una lacrima le rigava il viso.

 

≪Eccoci qua... Tutto pulito, tutto per noi... Fa’ sedere la ragazza su quella sedia.≫. Ordinò bruscamente. Kayla obbedì, assicurandole le manette ai polsi e alle caviglie. ≪Kayla...≫. mormorò Kai, con la voce rotta dal dolore. ≪Ti prego, aiuta Erol... lui ha tanto bisogno di qualcuno che lo sostenga... sta diventando debole, presto il male avvolgerà il suo cuore. Ti prego, aiutalo...≫. Kayla stava per sussurrarle una risposta, che Ruperttikjakmos la chiamò:≪Vieni qui... Adesso parteciperai a tutte le azioni di preparazione.≫. Aprì un vano dietro ad una macchina, e tirò fuori delle siringhe piene di un liquido azzurro. ≪Questo è Eco blu. Serve a mitigare l’attrito del’eco oscuro nell’organismo della... cavia.≫. Le porse la siringa. ≪Avanti, sai fare le iniezioni, no?≫. Kayla strinse i denti, avvicinandosi a Kai. Le scoprì un punto del braccio e le iniettò in vena l’eco blu. Il corpo della ragazza prese a contorcersi, i raggi blu la costringevano in convulsioni involontarie. Le rivolse uno sguardo che chiedeva pietà. Che implorava di venire sciolta, per poter scaricare tutto quell’eco. ≪E adesso... la prima iniezione...≫. Pronunciò Ruperttikjakmos, infilandole nel braccio un’altra siringa. Kai urlò. L’eco, forzato nel suo corpo, cominciò ad assestarsi nelle sue vene, facendo pressione dall’interno. Il dolore era atroce. Kayla tentò di scostarsi, inorridita, ma Ruperttikjakmos la fermò. ≪Lo vedi? Lo vedi l’eco che ha nel corpo? Non lo sta rigettando. Questo vuol dire che fra tre giorni potremo darle una seconda iniezione.≫. Gettando via la siringa, andò verso la macchina, mostrandola a Kayla. ≪Lo vedi quel iniettore lassù? Tra poco saremo pronti per poterlo utilizzare al posto delle siringhe. Sarà tutto automatico, niente più iniezioni a caldo con inutili oggetti da gettare appena usati. Oh... è svenuta. Portala pure via.≫. Kayla sciolse le manette da Kai, e la riportò in cella. Era leggera. Avrebbe potuto portarla in braccio come una bambina. Il ragazzino la guardò impaurito, prima di rendersi conto che era Kai, quella trasportata dalla guardia. ≪Lasciala dormire. È stata dura per tutti.≫. mormorò Kayla, chiudendo la cella.

 

“Oh Precursor... cosa le hanno fatto?” pensò Jak, adagiando la sua amica sul loro letto. Un piccolo cerotto copriva il segno della siringa. Jak guardò fuori dalla cella, senza poter vedere nulla, a parte il muro che segnava il corridoio. “Perché sono così debole? Perché non riesco a difendere nessuno? Cosa mi è successo, da quando eravamo a casa?” ≪Piccolo...≫. Jak si voltò verso Kai:≪Io lo so che sei tanto spaventato. La paura... è normale, quando sei lontano da casa, perduto in un altro mondo. Io so che Erol non manterrà la sua promessa, che se mi succederà qualcosa, tornerà da te a farti del male. Devi essere forte, e capire che lui non ha nessuno. Lo so che sarà dura, ma... ≫. Tacque, cercando le parole. Jak imprecò mentalmente. Quanto desiderava poter parlare, poter farsi capire, poterle dire il suo nome, sentirlo pronunciare da lei, lei che era stata così gentile, in quel nuovo mondo oscuro e malvagio. ≪... ma io lo so che dentro di te c’è la bontà di perdonare ogni torto subito.≫. Jak la guardò ancora, impotente, mentre Kai si riaddormentava. Si distese per terra, cercando di pensare ad altro, di sfuggire via. “Keira, Samos... Dax. Oh, Dax, dove ti sei cacciato? Dove ti trovi, adesso? Starà bene? Oppure sarà al freddo, sotto un pezzo di cartone...” “Dovresti pensare a te stesso, invece di quel topastro che ti ha lasciato in messo ai guai” “Se ci catturavano tutti e due, sarebbe stato un grande problema, ma con lui fuori, potrà aiutarmi ad uscire!” “E se lui fosse stato già catturato? E se fosse morto? Ora che non ci sei più tu a difenderlo, è una preda per ogni genere di animale!”. Il pensiero che Dax potesse essere morto fu troppo duro, e decise di cercare di dormire. Domani sarebbe stato un altro giorno, anche se chiuso in quella cella.

 

Kayla si risvegliò di colpo, cercando di mettere a fuoco cosa aveva davanti a lei, mentre le ultime immagini del sogno svanivano dalla sua mente. Si asciugò il sudore, riadagiandosi. Guardò la(17000 parole!) sveglia. Le due. Fece un sospiro, rigirandosi, ma il sonno non voleva tornare. Aveva sognato. Un incubo. Non faceva altro che incubi, da quando aveva partecipato a quella iniezione. E Veger, e Ruperttikjakmos, ed Erol, riuscivano a farne dieci, anche venti in un giorno. Sentì il cercapersone che squillava. Il capitano Acheron. “Acheron? Cosa vuole?”.  Si vestì, e andò alla prigione. Haven era la solita, sia di giorno che di notte. La paura che le teste di metallo attaccassero era tanta, la paura che le guardie prendessero qualcun altro era tanta, la paura che il giorno dopo fosse stato solo un bel sogno, era ancora di più. A proposito di sogni, si ricordò l’incubo. Una creatura, una mostruosa creatura che usciva da una vasca di quello che sembrava eco oscuro. Aveva le movenze come una bestia selvaggia, ma i suoi lineamenti le ricordavano qualcosa. E quell’espressione di rabbia... un’ira furiosa, che proveniva da quegli occhi. Come se tutto l’universo fosse stato in collera. Quegli occhi neri, senza iride né bianco. Scosse la testa, cercando di cancellarlo. Era solo un incubo. Aveva mangiato troppo pesante, o aveva ancora in testa l’esperimento su Kai, ma era solo un incubo. Quella creatura non poteva uscire dal suo sogno.

≪Comandante Acheron, cosa è successo?≫. ≪Dannazione, Kayla, se non lo sapevi potevi chiedere!≫. Kayla si guardò intorno. ≪Chiedere cosa?≫. ≪Gli esperimenti, per tutti i benedetti Precursor! Le persone che sono state sottoposte agli esperimenti devono essere messe in un’altra zona, non possono essere rimesse nella stessa cella da dove vengono. Specie se hanno compagni di cella. Credi che sia un lavoro dedicato alla tortura sul prossimo? Credi che noi non abbiamo un’anima? Vedere come sono ridotti i loro compagni dopo le prime iniezioni rende i prigionieri instabili! Specie quelli più giovani. E con chi era in cella, Kai?≫. 

Kayla capì subito. Rischiava di mandare a monte tutti gli esperimenti! Salutò e corse verso la cella del ragazzino. La aprì di scatto, e quello che vide le fece tornare in mente il sogno. Il ragazzino, con un gemito di paura cercò di scappare, ma Kayla lo prese per la collottola. Non era ancora venuto il suo momento. Facendo un respiro profondo, prese le manette che portava alla vita come tutte le KG, e andò verso Kai. Gettò il ragazzino in fondo, stando attenta che non cercasse ancora di scappare. Giusta precauzione. Lo afferrò in tempo per i capelli, fortuna che erano lunghi, e gli diede una scrollata. ≪Credi che solo perché io sia una donna, sia più mollacciona di altri? Vedi di non cercare più di scappare, né con me né con altri, perché non andresti lontano. E non credo che tu voglia farti ficcare una siringa nel braccio prima del tempo.≫. Il ragazzino sembrò capire le sue parole, tanto che si sedette a terra, in fondo alla cella, silenzioso come sempre. Sospirando, mise le manette a Kai, cercando di trasportarla fuori, quando quello che fece il ragazzo attirò la sua attenzione. 

Con un pezzo di qualcosa trovato per terra, forse una scheggia di mattone, scrisse sul muro una parola. Erano  caratteri precursor. Ma Erol aveva detto che non sapeva scrivere. Si avvicinò lentamente, cercando di decifrare le lettere. ≪Ja... J...a...k. Jak. Cosa significa?≫. Il ragazzino si indicò, poi indicò la parola. ≪Jak... ti chiami Jak?≫. lui annuì. ≪Ca... forte. Pensavo non sapessi scrivere...≫. lui sembrò indignato, cercando di alzarsi in piedi, ma ricadendo sotto lo sguardo di Kayla. ≪Allora... Jak... posso far sapere anche ad altri che ho scoperto il tuo nome? Oppure credi che sarà il nostro segreto?≫. Jak guardò Kai, triste. ≪Vuoi che lo dica a lei? Quando si sveglia?≫. Lui alzò la testa, raggiante. Un lieve sorriso lo illuminava. Kayla sospirò. Era tanto giovane... ≪Va bene. Però, io dovrei dirlo anche agli altri, che ho scoperto il tuo nome. E non preoccuparti. Non ci sarà mica nulla di male, a sentirti chiamare finalmente in un modo decente, invece che “ragazzino” o “moccioso” no?≫. Jak annuì. ≪Bene. Adesso vado, devo portare Kai in un'altra cella. Non aver... ≫. Ripensò a come Kai aveva gridato, durante gli esperimenti. C’era da aver paura. Non poteva dirgli il contrario. 

Decise di lasciar cadere il discorso, portando Kai in un’altra cella. Si fece guidare dalle guardie che erano lì verso la zona degli esperimenti. Passò di nuovo davanti alla sedia, rabbrividendo, e, aprendo una delle celle, le dissero che poteva lasciarla lì. Mentre l’adagiava sul letto, sentì che si era svegliata. Le tolse le manette, aspettando. ≪Cosa... Kayla...≫. Kai si alzò di scatto. I suoi occhi tornarono verdi, qualsiasi colore fossero prima. ≪Cosa è successo? Dov’è il piccolo?≫. ≪Jak...≫. ≪Cosa? Cosa hai detto?≫. ≪Il piccolo... il tuo compagno di cella si chiama Jak.≫. Kai cercò di rialzarsi, ma le fitte dovute alla pulsazione dell’eco la fecero rispedire indietro. La stava consumando. ≪Jak... Grazie, Kayla. Grazie davvero...≫. In quel momento, chiuse gli occhi. Kayla notò che era troppo strano. Le premette due dita sulla gola. Non sentiva battito, eppure, qualcosa pulsava. Al buio della stanza, le vene di Kai, imbottite d’eco, pulsavano luminose di quell’elettricità violacea. ≪Oh... Precursor benedetti...≫. mormorò Kayla, cercando qualcuno che potesse aiutarla.

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Capitolo 15
*** Aiuto Forzato ***


capitolo 16

Capitolo 15

 

Aiuto forzato

 

≪Un altro prigioniero morto dopo una sola iniezione. Dopo due giorni d’agonia, abbiamo scoperto che l’eco aveva quasi sostituito il sangue della ragazza. È una sostanza pericolosa. I nostri tecnici non sono ancora riusciti a capire quanto devono usarne. Temiamo che...≫. Riunione straordinaria. La morte di Kai aveva creato molti dubbi nelle menti di coloro che collaboravano al “Programma guerriero Oscuro”. L’unico assente era Erol, che si trovava nella stanza punitiva. ≪Abbiamo cercato di studiarlo, ma senza un saggio dell’eco, o un tecnico particolarmente specializzato, possiamo fare davvero ben poco. Deve permetterci di cercare qualcuno che possa aiutarci. Non possiamo tollerare altre morti inutili.≫. Era Acheron, che parlava. Un tempo, un suo progenitore era stato saggio, lo sapeva da degli scritti trovati in soffitta. ≪I saggi ci sono ancora, basti pensare al saggio Samos, dell’Eco verde...≫. ≪Quello non è altro che un vecchio pazzo che parla con le piante. Un qualsiasi saggio dell’Eco oscuro non collaborerà mai, se scopre che utilizziamo cavie umane... ≫. Il barone si fermò. ≪Quanti saggi ci sono, in città?≫. ≪Per ora... due. Il vecchio Samos e... Signore?≫. ≪Ho deciso. Portateli qui. Voglio che vedano, e che collaborino. Non risparmiatevi.≫. stette per ritirarsi, che Veger lo fermò. ≪Signore, ho una richiesta importante da porle. Si ricorda... del suo rivale, Damas?≫. Il viso del barone prese una smorfia irritata. ≪Signore, ecco... Damas ha un figlio. Ho... sentito dalle mie fonti, che questo bambino ha poteri legati all’eco. Io vorrei chiederle se...≫. ≪Damas è uscito dalla nostra vita quando l’ho esiliato. Devi considerarli come morti. Non posso aiutarti.≫. Veger imprecò tra sé. Doveva avere quel bambino.

 

Al bazar viveva la vecchia Onin, la veggente. Così veniva chiamata, perché, anche se muta e cieca, riusciva a dare buoni consigli, a pagamento e non, a chi li richiedeva. Suo inseparabile compagno era il pappagallo scimmia Pecker, che traduceva i suoi segni magici per comunicare con la gente e decideva i prezzi in base alla simpatia della persona. Era mattino presto, quando una pattuglia di KG, guidate da Acheron, fece irruzione nel piccolo locale. ≪Onin, abbiamo bisogno del suo aiuto per una cosa davvero importante. Se non vuole collaborare, saremo costretti a scortarla al... palazzo con la forza.≫. Pecker tradusse ≪Che cosa desidera il barone da una vecchia veggente? Vuole sapere se il suo regno durerà ancora a lungo?≫. Acheron sbuffò, facendo portare le cose della vecchia su un incrociatore:≪Lo scoprirà quando saremo giunti a destinazione. Per intanto, faccia poche domande e rifletta sulle risposte.≫. 

 

Quando arrivarono alla prigione, Onin percepì qualcosa di strano e lo comunicò al suo servitore. Pecker non si era mai fidato delle KG, e aveva notato che non li stavano portando al palazzo, ma dall’altra parte della città. ≪Signori, non è che vi state sbagliando?≫. cominciò, ma fu fatto tacere bruscamente dalla guardia che guidava l’incrociatore. ≪Siamo arrivati. Il barone vi aspetta qui dentro.≫. mentre venivano scortati dentro, Pecker notò una loro vecchia conoscenza. Il saggio dell’eco Verde. ≪Cosa ci fa lei qui, signore?≫. chiese Pecker. ≪Mi hanno detto che avevano bisogno del mio supporto, anche se sento puzza di bruciato.≫. I due vennero accolti dal barone nel suo ufficio. ≪Salve, Onin e Samos, vi ho convocati perché... ho scoperto di avere bisogno di voi. Di sicuro non sapete cosa... stiamo combinando qui, ma ve lo mostreremo molto presto. Voi avete conoscenze sull’eco che nessuno dei miei tecnici può immaginare. E io... per... avrei bisogno di queste conoscenze.≫. ≪Non potremo aiutarti, se non sappiamo come vorresti utilizzare le nostre conoscenze. ≫ rispose Samos, guardandosi intorno. Poteva approfittare dell’occasione per cercare qualche punto debole nel regno del Barone. ≪D’accordo. Avete ragione. Stiamo facendo degli esperimenti per creare delle nuove armi ad eco, ma non sappiamo, né riusciamo a capire, le quantità di eco che possiamo utilizzare senza che... si distruggano.≫. ≪Eco? Eco di che tipo?≫. ≪Oscuro.≫. Onin alzò la testa, mentre Pecker cercava gli occhi del saggio. Samos non si sarebbe mai immaginato che il barone fosse pazzo fin al punto di utilizzare l’eco oscuro per creare armi. ≪L’eco oscuro è... troppo pericoloso. Non potete utilizzare un altro tipo di eco? L’eco rosso, ad esempio...≫. ≪Non ho detto che voglio utilizzare un altro tipo di eco.≫. il barone alzò la voce, tanto che Onin trasalì. ≪Le nostre... nuove armi sono imperfette. Continuano a distruggersi, poiché non sappiamo che dosi di eco utilizzare. Abbiamo provato a mitigare il contatto con l’eco blu, ma con scarsi risultati.≫. ≪Mi sembra ovvio, unire due tipi di eco che uccidono, farà esplodere più in fretta le vostre armi.≫. mormorò Samos, in modo che solo Onin potesse sentirlo. ≪Ora, due delle mi guardie vi porteranno a vedere le prove. Dopo, potrete esporre le vostre teorie su come migliorare le nostre tecniche.≫.

 

Lungo i corridoio bui della prigione, Samos percepiva sempre più intensamente un senso di oppressione, come se non avrebbe mai più potuto uscire da quel luogo di sofferenza. Le celle, che sfilavano accanto a loro, passo dopo passo, sentiva erano piene di gente che aveva smesso di lottare, di vivere, perfino. ≪Cos’hanno fatto tutte queste persone?≫. chiese alla guardia che lo precedeva. ≪Sono criminali, più o meno comuni. Hanno minacciato alla vita di altre persone, o hanno violato alcune delle leggi imposte dal barone, come attraversare la nuova barriera.≫. Passando davanti all’ultima cella del corridoio, Samos dovette fermarsi. L’oppressione era diventata insopportabile. ≪Signore, si sente bene?≫. gli chiese la guardia. ≪Si... abbastanza...≫. mormorò il saggio. Che cos’era? Cos’era quella sensazione di vuoto, di paura mischiato a dolore? Si avvicinò alla cella, per vedere da chi proveniva quell’aura così... diversa, ma la guardia lo fermò:≪Signore, ci stanno aspettando. Non abbiamo tempo per questo.≫. Samos sospirò, avviandosi dietro la guardia.

 

Quando arrivarono, Samos mormorò qualcosa nell’orecchio a Onin, che annuì. Anche lei aveva percepito quell’aura. Il barone stava parlando con uno dei suoi ufficiali, mentre un’altro guidava la costruzione di una macchina. ≪Secondo Lei è quella una delle armi?≫. chiese Pecker, che capiva la tensione della situazione ed evitava di far battute stupide. ≪No... temo che sia qualcosa di molto peggio.≫.

 

Il molto peggio apparve sotto forma di un giovane. Un ragazzino biondo, con lo sguardo perso. Samos rabbrividì, cercando di non pensare a cosa sarebbe servito. Il barone si avvicinò:≪Adesso, vedrete il collaudo della nostra nuova macchina. È molto importante, per la... creazione dell’arma.≫. il ragazzo venne legato su una sedia che si trovava sotto la macchina. Il barone fece allontanare tutti, e abbassò una leva.

 

Raggi viola fuoriuscirono dalla macchina, avvolgendo ed entrando nel corpo del giovane, che gridava. Quella “tortura”, anche se ormai si era superato il limite della tortura, era qualcosa di molto peggio, durò una decina di minuti. Una decina di minuti, che ai malaugurati spettatori sembrò un’eternità. La macchina si spense da sola, quando, evidentemente, tutto l’eco era entrato nel corpo di quel povero giovane, che perse i sensi. ≪ Barone, è... orribile! Non possiamo partecipare ad un evento di questo calibro! Quel ragazzino...≫. Il barone portò Samos dal giovane. Respirava lentamente, con ancora qualche scintilla del raggio ad eco che gli baluginava intorno. ≪Io e Onin non possiamo permettergli di far del male a... gente così, anche se sono dei criminali.≫. Il barone ridacchiò. ≪Voi non avete capito. Io non vi sto chiedendo, di aiutarci, ve lo sto ordinando. Io ho bisogno del vostro aiuto, e voi... scommetto che avete bisogno di molte altre cose, come... la vostra vita.≫. ≪Barone. È una minaccia?≫. ≪Possiamo definirlo... uno scambio di favori. Spero che vogliate cominciare subito. Numero 3206 vi porterà nella sala dei tecnici. Buon lavoro.≫.

 

Quello che li salvò, fu che, senza dire nulla per ferire persone, dissero ai tecnici del Barone quello che volevano sentire. Le dosi che non uccidevano, le miscele meno pericolose, la durata del trattamento, e l’utilizzo dell’eco verde in caso l’eco oscuro fosse troppo per la sopportazione del corpo. I tecnici, anche con un po’ di umanità, riferirono al barone, che li lasciò andare.

 

Quella sera non c’erano riunioni, Erol era ancora in punizione, e Kayla si annoiava a morte. Andò al bar, come faceva di solito per scaricare la tensione. A volte finiva in rissa. Si sedette al banco, evitando di guardarsi in giro. ≪E io ero là, contro... sette, delle più temibili teste di metallo, pronte a farmi fuori. Ma con un calcio, un pugno, ho fatto veder loro chi comandava. E poi...≫. Kayla si voltò di scatto, a vedere il qualcosa, o il qualcuno che raccontava la storia, rovinare addosso a dei bicchieri. Un topo arancione che parlava, cosa non ci si inventava per far pubblicità, pensò. ≪Ehi! Non ho finito!≫. gridò la creatura, rialzandosi e spazzandosi dai pezzi di vetro. Si guardò intorno, e notò Kayla. ≪Ehi, bambola, non ti ho mai vista da queste parti, ci facciamo un giro?≫. Kayla represse il disgusto, allontanandolo da sé:≪Se ci provi, finisci davvero male, topaccio!≫. ≪Mi sciusi... scignowina...≫. il topo barcollò avanti ed indietro, per poi accasciarsi addormentato sul piano. ≪Dovrebbe evitare l’entrata di questi... cosi!≫. annunciò Kayla alla barista. ≪Mi scusi, signorina, ma Daxter è un cliente affezionato. Adesso lo mando via.≫.

 

“Ma tu guarda se mi dovevo far rovinare la serata” pensò Kayla, andando verso casa. Alzando un poco la testa, notò che il fumo aveva avvolto ancora il cielo, nascondendo le stelle che per poco tempo si erano viste sopra la città. “Anche questa contribuisce al mio malumore” pensò, mentre camminava. Aveva lasciato la moto a casa, siccome abitava vicino alla prigione, e aveva fatto l’errore di uscire da un’altra porta. E adesso doveva scarpinare fino a casa. Uno zoomer ondeggiò accanto a lei. ≪Ehi, signorina, dove se ne va a quest’ora di notte?≫. ≪Non sono affari...≫. cominciò a pronunciare Kayla, fino a quando non vide chi l’aveva chiamata. ≪Aloh! Che... come stai?≫. ≪Io bene, e tu sei a piedi. Monta, ti porto a casa!≫. Kayla rise, salendo dietro al cugino. ≪È da un po’ che non ci si vede, non è vero?≫. ≪Già... troppo. Come te la passi?≫. ≪Eh... il lavoro è sempre più duro. Ci stiamo vendendo le anime... nella tua zona, invece, come va?≫. ≪Acheron è sempre più stanco di lavorare. Mi sembra che stia male. Anche se si occupa della prigione, è pur sempre il nostro comandante. Sai che sono stato nominato sostituto capitano? Non è essere luogotenente, ma...≫. ≪Io sono la luogotenente del nostro comandante.≫. Aloh fece un fischio lungo di approvazione:≪Erol, giusto? Mi sembra un tipo abbastanza a posto. Anche se si dice, tra i miei colleghi, che stia impazzendo. È vero?≫. ≪No... adesso è in stanza punitiva con Ruperttikjakmos...≫. ≪Sta’ attenta a quel tipo. È... una creatura strana, devota all’ombra. Penso che sia un fanatico del sado...≫. Kayla rabbrividì. ≪Tu dici?≫. ≪Io sento. E basta. Quello che dicono i miei compagni, soprattutto. Siamo arrivati.≫. Kayla scese dalla moto:≪Grazie... Ci rivedremo?≫. ≪In questo periodo sto a casa dei nostri genitori. Se vuoi...≫. Kayla sorrise:≪Grazie ancora, Aloh.≫. ≪Di niente, cuginetta. Ci vediamo!≫. Kayla lo guardò andare verso la loro vecchia casa, ed entrò.

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Capitolo 16
*** Decisioni per il Futuro ***


capitolo 16

Capitolo 16

 

Decisioni per il futuro

 

≪Kayla, Torn, ho indetto questa riunione un po’ per capire cosa stia succedendo nel palazzo del barone. Perché non mi avete parlato degli esperimenti d’eco?≫. Kayla abbassò la testa:≪Mi dispiace, signore... ma non ho pensato che...≫. Samos sospirò:≪Non sei ancora entrata nell’ordine d’idee che adesso sei una nostra spia. Posso perdonartela se adesso mi dirai tutto quello che sai su questi esperimenti.≫. Passarono un paio d’ore, quando Kayla ebbe finito, Samos rimuginava tra sé. ≪Allora... Stanno utilizzando quelle persone, che muoiono, per avere armi umane...≫. ≪Sì, signore, ma sono soltanto delle prove. Hanno messo in isolamento cinque persone per creare le armi definitive. ≫. ≪Quindi, se andrà tutto bene, ci saranno cinque mostri in circolazione?≫. ≪O cinque armi umane.≫. Samos scosse la testa:≪Questa faccenda non mi piace per niente. Torn, tu che hai da dire in proposito?≫. Torn si sedette su uno dei letti, pensando. ≪Kayla, perché partecipi a questo massacro?≫, chiese soltanto. Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.≪I ... io... non posso più tornare indietro. Hanno detto che... prenderanno Aloh... se mi rifiuto di...≫. Torn si alzò, deponendole un braccio confortevole sulle spalle:≪Mi dispiace...≫. Kayla si asciugò gli occhi:≪È colpa mia, non dovevo farmi prendere da questo progetto.≫. Torn aprì la bocca per dire qualcos’altro, ma Samos lo fece tacere. ≪Kayla, apprezzo molto quello che stai facendo per noi, ma non è rischioso, per la tua famiglia?≫. Kayla scosse la testa, decisa:≪Assolutamente no. Io ho deciso di mantenere questo impegno, e desidero mantenere la mia promessa, assolutamente.≫. Samos rimase un po’ spiazzato, di fronte alle parole dure della ragazza, ma assentì. ≪Grazie, Kayla... Puoi pure andare...≫. Kayla annuì, uscendo dai Bassifondi. ≪Quella ragazza ha una forza d’animo stupefacente. Non sarà dura affidarle quella missione.≫. ≪Ma perché, signore, proprio lei?≫. ≪Perché è l’unica che può avvicinarsi talmente per portarla a termine. L’unico problema e decidere quando affidargliela...≫. ≪Sarebbe meglio dopo gli esperimenti. Quando finiranno, sempre che finiranno bene, potremo cominciare a lavorare sul nostro progetto.≫.

Quando la incontrò, aveva saputo che Kairi era morta, e voleva buttarsi da un palazzo dopo essersi preso una sbronza. Era poco più di una mocciosa, ma era energica e piena d’idee. “No, scusa piccola, io devo andare a suicidarmi, adesso non posso proprio ascoltarti” diceva il suo cervello, mentre la sua faccia guardava qualcos’altro. Era carina. ≪Come ti chiami, piccola?≫. ≪Io... Keira...≫. ≪Ah. Keira. E... che ci fai alla “Città Rifugio”.≫. ≪Beh... è davvero interessante come me lo hai chiesto... io... ecco...≫. ≪Vabbè, non importa. Keira. Lo segue qualcosa, questo Keira?≫. ≪Io... mio padre si chiamava... Samos...≫. ≪Ah... Keira Samos. E ce lo hai un lavoro? O guadagni sullo scassare le scatole al prossimo?≫. Keira arrossì intimorita. ≪Io... sono una meccanica... sapevo che Lei è un pilota, e volevo chiedere se aveva bisogno...≫. ≪Quanti anni porti su quelle spalle? Dodici?≫.≪No, quattordici... Io...≫. ≪Va bene, sei grande abbastanza. Perché mi dai del Lei? Mi fai sentire un vecchio babbione...≫. ≪Mi hanno... io...≫. ≪Ti hanno educata fin troppo bene, a mio parere. E io che pensavo che i giovani sono tutti maleducati. E io lo so bene, Keira. Le reclute, i novellini... sempre ad aspettare che schiatti. Per fregarti il posto, andare in guerra e farsi ammazzare come un coniglio in gabbia.≫. Si alzò dallo sgabello, recuperando una maschera d’acciaio e mettendosela sul capo. ≪Andiamo, piccola. Vedrò cosa sai fare.≫.

 

Un anno e dieci mesi dopo.

 

Kayla era esasperata. Jak aveva causato un’altra vittima, e non sapeva come farlo stare calmo. Ormai, si aggirava per la cella come un leone in gabbia, incapace di stare fermo con le mani in mano. Aveva ucciso tre guardie a mani nude, di quelle che gli portavano il pranzo. E aveva mandato in ospedale il capitano Ruperttikjakmos, massacrato di botte. Erano stati esperimenti lunghi e duri, con conoscenze superiori a quelle da lei supportate, e dei cinque esperimenti, lui era l’unico sopravissuto. Del giovane che aveva incontrato due anni prima non ne era rimasto niente. Era cresciuto, tutti crescevano. Purtroppo, un leggero aumento dell’aggressività non era considerato come un “cambiamento” dovuto all’Eco. Chiunque, dopo aver passato due anni chiuso ingiustamente in una cella, sarebbe diventato come lui. La avvisarono che quello del giorno dopo sarebbe stato l’ultimo esperimento su Jak, poi lo avrebbero ucciso, se non dava segno di cambiamenti rilevanti. Kayla dovette andare a dirglielo. Era l’unica persona che non attaccava come un belva. ≪Ehi... Jak... domani ci sarà l’ultimo esperimento.≫. Jak alzò la testa verso di lei, i suoi occhi privi di luce. ≪Non fare quella faccia. È stato già tanto tenerti un mese in più. Dovresti... “pfui” ringraziare il barone, se ti ha dato questa possibilità. Vedi di non... beh, cerca di fare qualcosa!≫. Jak abbassò la testa, concentrandosi sulle piastrelle di ferro del muro. Era il segno che la conversazione era finita. Con un sospiro di rabbia, Kayla uscì dalla cella, incrociando Acheron. ≪Signorina... Kayla... cosa...≫. ≪Domani è l’ultimo esperimento. Dovevo avvertirlo.≫. ≪Oh... beh, allora, dovremo uscire a festeggiare!≫. ≪Perché?≫. ≪Anche perché... Erol, ha vinto le gare di classe 1. È un nuovo campione!≫. Kayla sorrise tra sé. Aveva vinto. ≪Troveremo il tempo. Adesso devo andare, c’è molto lavoro da fare.≫. E con un cenno di saluto, superò il capitano andando dritta per la sua strada.

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Capitolo 17
*** L'ultimo esperimento ***


capitolo 17

Capitolo 17

L’ultimo esperimento.

Kayla non poteva partecipare. Il barone l’aveva detto chiaro e tondo. ≪Durerà tutto il giorno, e molto probabilmente non sarà un bello spettacolo. È solo per il tuo bene. Hai servito al meglio le guardie, e puoi considerarlo come un regalino da parte mia.≫. Kayla, all’annuncio, fece un sospiro di sollievo. Al primo esperimento su Jak, più di un anno prima, si era beccata maledizioni da parte di quegli innocenti occhi blu, che adesso di innocente non avevano più nulla. Solo una grande voglia di vendetta. O di morire. Kayla non sapeva leggergli negli occhi, non era mai riuscita a capire cosa passasse nella testa di quel ragazzo. Che era sempre un moccioso, per lei. Non era cresciuto tanto, in altezza, forse perché era già abbastanza alto, in compenso aveva aumentato la massa muscolare, come i segni di battaglia. Kayla ignorava le visitine che spesso Erol gli faceva per sfogarsi di un qualche torto subito da parte di qualcuno a cui stava particolarmente sulle scatole, non che non sapeva che ci fossero, semplicemente lo lasciava fare. Da qualche tempo, ormai era intrattabile, e solo il suo nuovo acquisto, una meccanica molto giovane ma molto in gamba, riusciva a farlo sorridere, a volte quando era particolarmente di buon umore. Ma Kayla, comunque, non si era arresa. Un giorno non lontano, sarebbe riuscita a fare suoi quei meravigliosi occhi gialli. Sbadigliò, mentre si cambiava per tornare a casa. Tra tagli, morti, ferite mutilanti e maternità, lei era rimasta una delle poche guardie donna. Non che sentisse la mancanza di altre femmine. Aveva continuato a frequentare solo i suoi “amici”, che femmine non lo erano, e stava bene, da sola. Fuori dalla porta, c’erano delle persone che l’aspettavano. ≪Kayla! Ci hai messo un sacco di tempo! Abbiamo prenotato  in un locale... sbrigati! Erol non deve saperne nulla!≫. Kayla sorrise. Finalmente qualcosa per distrarsi.

La festa in onore di Erol e della sua vittoria del campionato fu una cosa molto riservata, ma molto divertente. Erol era talmente occupato con lavoro, corse e corse e lavoro che non si era reso conto che anche qualcuno delle persone con cui era in buoni rapporti si era accorto delle sue continue vittorie. Ne rimase piacevolmente colpito, dedicando in cuor suo la vittoria a Kai. E trovò il tempo per presentare ai suoi “amici” il suo meccanico:≪Lei è Keira. Anche se ha solo sedici anni, è una grande meccanica! È stato grazie a lei che ho vinto, fino ad arrivare ad adesso. Vi ringrazio, amici. E domani, finalmente potremo festeggiare per la riuscita dell’ultimo esperimento.≫. Kayla lo fulminò con lo sguardo. Non le piaceva che si parlasse di lavoro davanti ai civili. ≪Come fai ad essere così sicuro che non sarà tutto un buco nell’acqua?≫. Erol sorrise in direzione di Aloh:≪Perché lo so. Il nostro amichetto vincerà. E avremo una fantastica arma.≫. Kayla trovò il momento per parlargli in privato. ≪Quanto sa? Degli esperimenti, intendo...≫. ≪Nulla di nulla. Sa solo che lavoriamo a delle nuove armi. Punto. Ma perché sei così nervosa?≫. ≪Non mi piace, quella mocciosa... ti tiene gli occhi troppo appiccicati addosso.≫. ≪È perché sono bello. Se tu non fossi il mio luogotenente, staresti pure a tu a guardarmi ventiquattr’ore su ventiquattro.≫. “Come se non stessi già” il pensiero che venne a Kayla la fece arrossire. ≪Non è questo il punto... Ti rendi conto che ha solo sedici anni? E tu nei hai già 25? Erol... stai attento, ti prego.≫. Erol non capiva cosa gli stava dicendo Kayla. Cosa centrava, adesso, la loro età? Si voltò verso Keira, per capire, e guardò di nuovo Kayla. ≪Ma tu intendi dire che...≫. Kayla annuì. Con uno sbuffo d’incredulità, Erol si portò le mani alla testa:≪No... non è assolutamente possibile... ti sbagli, Kayla.≫. ≪Erol...≫. replicò lei. ≪Sono una donna. Io non sbaglio mai, in queste faccende.≫.

Il giorno dopo, fu mandata in missione vicino al tempio Precursor. Fu talmente intensa che non riuscì a tornare se non dopo quasi una settimana. E quando tornò, sentì che il mondo attorno a lei era cambiato. Per prima cosa, andò al quartier generale, ma non trovò nessuno che le potesse spiegare cosa era successo durante l’ultimo esperimento. Allora andò al Fronte di Liberazione nei bassifondi. Torn stava parlando con qualcuno. Kayla scese piano le scale. Lo sconosciuto aveva una voce sprezzante del pericolo, mentre la seconda voce l’aveva già sentita. ≪Adesso andate, e mi raccomando.≫. Kayla entrò nella stanza, salutando, venendo accolta da sguardi spaventati. C’era un animale sul tavolo, e... Jak? Che ci faceva Jak lì? Jak, dopo l’ultimo esperimento... del quale lei non sapeva nulla. La guardava serio. Un’altra cosa fece stupire Kayla. Da quando Jak parlava? A vederlo adesso, quel ragazzino cresciuto troppo in fretta, metteva in Kayla un po’ di tenerezza. Ma Jak non era dello stesso avviso.

≪Torn, non era nei patti che dovessimo collaborare con degli... assassini...≫. Assassina? Lei? Ma cosa stava succedendo? ≪Taci, Jak. Non sei meno assassino di Kayla.≫. Kayla guardò Torn, stranita. ≪Ma...≫ ≪Beh, dato che era tanto grande, perché non ha fatto nulla per cercare di liberarmi? Dopotutto, ero un “ragazzino”, no?≫. A quel punto, dovette dire la sua ≪Credi che avrei potuto liberarti, con i miei colleghi dappertutto, e magari riuscire a farla franca? Hai idea di quante volte ho implorato Erol di lasciarti andare? Di quanto mi sono umiliata, di quanti sforzi... ho fatto? Potevi essere mio fratello, o un mio cugino. Almeno, ho ritardato il più possibile gli esperimenti su di te, e sai perché? Perché mi facevi pena. Eri solo soletto, senza mamma né papà che venivano a trovarti, senza niente, neppure la voce per gridare aiuto.≫.

Jak ascoltava, tremando di rabbia. Non sopportava le umiliazioni, lui. E lei non sopportava l’ingratitudine.

≪Prima di accusare qualcuno, guardati in faccia.≫. ≪Io non avevo fatto nulla!≫. ≪Forse. Chi lo sa.≫. Gli occhi di Jak, il ragazzino troppo cresciuto, andarono ad impiantarsi per terra. Ecco. L’animale, che per tutto il tempo era stato zitto, cominciò a gridarle addosso. ≪Come puoi tu, far soffrire il mio amico, senza poi pagarne le conseguenze? Anche se sei una donna, e che donna, non la passerai liscia!≫. ≪Dax, taci.≫. Jak alzò la testa, negli occhi qualcosa di lucido. ≪Non ho... mai creduto che tu fossi crudele. Tu sei l’unica... dopo... Kairi... che...≫. Kayla sospirò di sopportazione. ≪Sei un moccioso. Non devi fidarti delle persone, possono farti soffrire.≫. Voleva tempestarlo di domande, perché parlava, perché era sopravissuto all’esperimento, cosa era successo mentre lei non c’era, ma non era quello il momento. ≪Kayla, posso affidarti una missione?≫. Torn provvidenziale. ≪Certo, cosa devo fare?≫. ≪Per favore, non intrometterti in quello che deve fare Jak. Vi terrò separati, se è quello che vuoi.≫. ≪Va bene. Altro?≫. ≪Per ora no, continua pure con il tuo lavoro.≫. Kayla guardò un’ultima volta il ragazzo, ed uscì.

Altri giorni, altri nulla. Neanche il barone più la badava. Era diventata una presenza inutile per l’esistenza degli altri. E la cosa la opprimeva. ≪Non ne posso più≫. Si sfogava con Aloh.

Un giorno, venne chiamata dal barone. Era da giorni che “vegetava” nelle guardie senza aver davvero nulla da fare. Con un sospiro, andò verso l’ufficio. ≪ Numero 3309... abbiamo tenuto conto della tua bravura, del fatto che non ti arrendi mai... e abbiamo deciso di premiarti. Da oggi in poi, sarai il capitano delle pattuglie 27 e 27 bis.≫. Kayla impallidì. ≪ Si... signore? Non è Erol il capitano...≫. ≪Erol diventerà il capitano di tutte le guardie Krimzi. E siccome la pattuglia 27e 27/bis hanno bisogno di un capitano, sei stata proposta te direttamente da lui. Congratulazioni, il tuo luogotenente sarà il numero 4205, Feerd Ghin. Vi auguro un buon lavoro insieme≫.

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Capitolo 18
*** Diventare donna ***


capitolo 18

Capitolo 18

 

Diventare donna

Feerd era un bravo ragazzo, almeno, lo sembrava. Aveva i lunghi capelli biondi leggermente mossi, e dei profondi occhi neri. Era alquanto affascinante, e riservava sempre i suoi sorrisi migliori al suo capitano. Era molto alto rispetto alla media, terribilmente muscoloso. Era alquanto seguito dalle donne, ma a Kayla non interessava, a lei piaceva Erol, da sempre. Praticamente, non aveva mai guardato gli uomini come per interesse d’amicizia o di lavoro. ≪ Buon giorno, capitano!≫. Fu salutata sin dal primo giorno da Ghin con uno di quei sorrisi che praticamente facevano svenire almeno metà delle sue spasimanti. E Kayla sorrideva a sua volta. ≪Buon giorno, Feerd. Ti auguro una buona giornata.≫.

Kayla non sapeva di essere bella. Anzi, non le interessava neanche, ma i suoi occhi chiari avevano molte volte fatto breccia in vari cuori, anche se lei era troppo occupata a lavorare, o a studiare, o a lavorare ancora. Siccome era nata nel deserto, aveva i capelli di un colore sul ramato, e la pelle leggermente brunita, mentre i suoi lineamenti erano sempre pervasi di qualche ruga preoccupata o occupata, che se si fosse tipo, rilassata, avrebbero infiammato molti animi.

Infatti, a Ghin piaceva Kayla. Sin dalla prima volta che l’aveva vista, accanto ad Erol durante un discorso ufficiale. Già allora il suo cuore aveva fatto tre balzi in avanti e qualcosa si era gonfiato ai piani bassi. Una tipica bellezza da farti gonfiare. Aveva ricercato la sua particolare bellezza nelle altre donne di Haven, ma nessuna possedeva la “fierezza” senza voler accentuare la propria femminilità. Kayla era un maschiaccio, ma senza volerlo. Era abituata a sedare risse, comandare, mangiare in mensa e schivare le continue battaglie di cibo... Perfettamente come tutti gli uomini delle guardie. Solo che Kayla non era un uomo, era una donna. E Feerd sapeva che sarebbe stata sua.

Una cosa che Kayla amava erano le armi. Le piaceva sparare, lucidare l’arma, montarla e smontarla, vedere le elaborazioni, e sparare ancora. La faceva sentire viva, usare le armi da fuoco, per questo, da quando era diventata capitano, passava ogni momento libero ad allenarsi al poligono di tiro. Ghin la seguiva spesso, anche se quando lei non c’era avrebbe dovuto badare alla pattuglia, per imparare i suoi ordini, i suoi limiti, i suoi punti deboli... Di conoscerla.

Kayla non era mai stata una chiacchierona, ma dopo essere stata tediata di domande sulla sua vita privata, fu ben lieta di sfogare l’animo. Ghin era un ascoltatore deciso e simpatico, non commentava quasi mai. Avrebbe fatto di tutto, pur di riuscire nel suo intento, e Kayla gli piaceva davvero. Quindi, era anche una tortura piacevole, ascoltare le secche parole del capitano della pattuglia 27 e 27/bis.

Ma alla domanda: ≪...e riguardo la vita sentimentale, capitano? Ha un fidanzato?≫. Si ritrovò la canna del fucile a pochi centimetri dal naso. ≪Gli affari miei, sono miei e basta, 4205. Non voglio sentire altre domande riguardanti la mia vita... sentimentale...≫. Feerd sorrise tra sé. ≪Ha qualche problema, capitano? Se vuole parlarne...≫. ≪Ho detto... Niente Domande.≫. Esclamò Kayla, voltandosi per andare a rimettere a posto l’arma. Non avrebbe potuto trovarla più indifesa... pensò tra sé Ghin, mentre le andava dietro, per poi, bloccandole un braccio torcendoglielo dietro la schiena, la bloccò al muro. ≪Ghin! Che accidenti stai facendo?≫. ≪Mi perdoni... capitano... ma... sa... nella mia... diciamo... vita sentimentale, c’è soltanto lei.≫.

Kayla si rifiutò di gridare né di fare altro, anche se il divincolarsi avrebbe potuto darle una possibilità in più. Di farsi più male... Anche se non avrebbe più potuto mettere piede nel suo posto preferito. E capì, cosa voleva dire... “diventare donna”.

Non tornò a casa, quella sera. Neanche la sera dopo. Andava al lavoro, poi andava a nascondersi nel luogo più sicuro, dopo il poligono di tiro, per lei. Nei bassifondi. Li poteva restare tranquilla... lì... non c’era nessuno  che la potesse disturbare. Lì, si sentiva a casa. Torn non le chiese nulla. L’unica pecca era Jak, che andava avanti e indietro, ma che poteva farci? A parte i languidi tentativi di Daxter di sedurla, e gli insulti mormorati a bassa voce da parte del biondino, Kayla restava lì a revisionare documenti, redigere rapporti... e a dormire e a mangiare. Sapeva che Torn aveva provato a comunicare con Erol, ma era stato cacciato in malo modo, come un traditore.

E sarebbe stato il suo stesso destino, se non teneva la bocca chiusa. Qualche volta, si ritrovò a rimuginare su quello che le aveva fatto Feerd. Non era stato troppo doloroso.. ma... le aveva fatto davvero schifo. Dopo quella volta, Ghin non la cercò più, anzi, quasi la ignorava. Benissimo, non aveva bisogno di un qualcuno che la ossessionasse. Era stata la sua prima volta. E ringraziò i Precursor, che pochi giorni dopo... arrivò “la maledizione della luna”. Perché, rimanere incinta di uno stupro sarebbe stato sì fastidioso, ma anche le avrebbe tolto mesi importati per le guardie.

Sembrava che il mondo fosse in declino. Forse le continue vittorie di Erol sulla pista, i suoi malesseri passeggeri, il Barone che dava ordini di ogni genere (adesso era “trovare il bambino”, che bambino poi?), era come se il peso della bilancia del destino stesse facendo scivolare tutto verso il nulla. E il cuore le morì, quando l’ordine di Praxis fu “catturare tutti i bambini”. Le sue cuginette non le rivide più nessuno.

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Capitolo 19
*** Sorriso Tirato ***


Capitolo 19

Capitolo 19

 

Sorriso Tirato

 

≪Guarda dove vai, moccioso!≫. ≪C’ero prima io, vecchia strega!≫. ≪Tappo≫. ≪Stangona!≫ ≪Eco mostro!≫. ≪Guardia Krimzi!≫. Erano giorni che andavano avanti così, Kayla e Jak. Torn non aveva idea delle rivalità tra di loro, ma era stanchissimo di sentirli litigare per un nonnulla, e poi tirarsi dietro insulti fino a raggiungere toni di voce acutissimi. Questa cosa doveva finire. Lesse attentamente alcuni rapporti, per poi gridare. ≪Finitela voi due! Ho una missione!≫. Kayla si avvicino a lui, pronta. ≪La affidi a me, comandate Torn. Sono pronta.≫. ≪Non fidarti di questa Rossa, Torn... voglio andarci io...≫. Torn li zittì, prima che si mettessero di nuovo a litigare. ≪La affiderò ad entrambi. Andrete in missione insieme, così, spero, appianerete i vostri diverbi. Dovete andare al tempio Precursor, c’è un’insolita invasione di Teste di metallo... e vorrei che le faceste fuori. Vi do anche delle nuove armi, ma, per favore, non lasciate che i vostri litigi interferiscano con la missione!≫.

samos trovò la sala riunioni vuota, quando tornò dall’ultimo sopralluogo, a parte Torn, come sempre. ≪Li hai mandati in missione insieme, quindi...≫ bofonchiò, leggendo il programma della missione. Torn si stava versando un bicchiere d’acqua, annuendo lentamente. ≪ È l’ultima prova per Kayla, per capire se è... pronta per quella missione... Ho cercato di parlare con Erol, ma è tutto inutile. Resterà per sempre devoto al Barone... e il peggio è che ha scoperto la mia posizione, o per lo meno, ha individuato un segnale... non c’è davvero più molto tempo. Gli ho detto che era o con noi o contro di noi... e temo che toglierlo di mezzo sarà l’unica soluzione.≫.

Il tempio Precursor era una meraviglia. Una volta attraversato il portale che li conduceva lì, Kayla si fermò ad osservare le torri color rame illuminate dal sole, i globi del tempo e le macchine misteriose che lavoravano attorno ad esso. Lo sparo del ragazzo accanto a lei la fece tornare coi piedi per terra, e lo seguì, saltando sulla piattaforma mobile e scendendo con l’ascensore.

Dopo qualche decina di minuti che camminavano in mezzo al verde e attraverso le rovine, Kayla non potè fare a meno di sbuffare.

≪Sei sicuro di voler usare il blaster? Credo che il gatling sia più adatto per questo tipo di missione... lo so che puoi modificare il tuo morph, non fare quella faccia.≫

Jak alzò le spalle al suo commento, facendo dei passi avanti. ≪Credo di saper benissimo usare le mie armi senza che tu venga a farmi la predica. Vero Dax?≫

Daxter si voltò per farle una linguaccia, ma venne sbalzato via da Jak che sparava. Un colpo alla volta, con quel dannato blaster che aveva pure un pessimo rinculo, Kayla gli diede subito manforte, sparando velocemente e nascondendosi dietro ai muri e le pareti rocciose per evitare i colpi delle teste di metallo. Una, due, tre... i mostri cadevano, dissolvendosi e lasciando la loro gemma del teschio, delle quali Jak faceva man bassa, sotto lo sguardo disgustato della guardia Krimzi.

Una volte terminata la battaglia, ebbe modo di esprimere il suo disappunto.

≪Ma cosa fai, tappetto? Ti porti a casa come souvenir quella roba? È... orribile anche per te!≫. Jak le fece il verso, finendo di mettere nel borsello le “gemme”, senza più ascoltarla. Kayla sospirò l’ennesima volta, appoggiandosi ad una parete di rame. ≪ Beh... qui penso che abbiamo finito... Non ci resta che andare... ATTENTO!≫ Esclamò, sparando al mostro che era saltato addosso a Jak, uccidendolo. Questo non perse la gemma, sotto l’orrore della donna, e dopo aver massacrato quelle bestie, si rivolse a Jak, che aveva uno squarcio nella spalla.

≪Oh no... oh no, resta con me Jak, resta con me...≫. Lo sollevò, portandolo sulle spalle, e corse verso il portale. Dovevano andare da qualcuno, dovevano andare... ≪Daxter, portami da Vin, forza!≫. E Mentre il topo arancione guidava la sua moto, Kayla cercava di fermare l’emorragia.

Arrivarono alla centrale elettrica che erano in uno stato pietoso, Ma Vin, tra imprecazioni e strilletti, si mise immediatamente ad aiutare Jak, lanciando per terra la maglia azzurra.

Anche se lei era la sua carceriera quando il giovane biondo era in prigione, solo in quel momento si rese conto di quello che il ragazzo aveva subito in due anni. Il suo petto nudo era ricoperto di cicatrici... segni che lei conosceva. Quelli delle iniezioni di eco... quelli delle botte da Erol... di tutti quanti i soprusi... si mise in un angolo, nella zona dove Vin viveva, a lavare la casacca, e una volta pulita ed asciutta, si mise a ricucirla. Immersa nel suo lavoro, fu raggiunta da Torn, che voleva vedere come Jak stesse.

≪Daxter mi ha detto che lo hai salvato. Era sotto la tua responsabilità... tu...≫. ≪La colpa è sua, Torn. È lui che si è distratto a prendere quelle cose... e io non sono una baby sitter.≫. Torn non aggiunse altro, mentre Kayla, una volta sistemata la giacca, la riportò al legittimo proprietario. Jak era in piedi, pallido ma sembrava stesse bene. Le fece un mezzo sorriso.

≪Grazie per avermi aiutato.≫. E Kayla si ritrovò a tirare le labbra, in un gesto che ormai le era venuto difficile. Gli aveva sorriso.

≪Prego tappo... ma non credo ci sarà una prossima volta.≫. E detto questo, uscì dalla centrale elettrica, diretta alla base del Mondo sotterraneo per fare rapporto.

Samos e Torn erano molto seri e concisi alle sue notizie, e dopo qualche momento, le dissero di sedersi.

≪Kayla... Tu sai che sei un membro molto valoroso del nostro movimento, e che noi ormai ci fidiamo di te. Sappiamo che quello di Jak è stato un incidente, e non preoccuparti, non ricapiterà, non vi manderemo più in missione insieme, anche perché... dobbiamo affidarti... un compito.≫. Kayla li guardò entrambi, aspettando il resto del discorso. Quindi, Samos continuò da dove Torn si era fermato. ≪Tu sei ormai il capitano della pattuglia 27, hai valore agli occhi del Barone... e sei molto amica di Erol, o lo sei stata... Per questo... questo compito è di vitale importanza, capisci vero? Noi vogliamo... ≫. Non riusciva a continuare. Allora, le passò un fascicolo. Kayla abbassò lo sguardo su di esso. Le si strinse immediatamente il cuore, lo stomaco... ogni parte del corpo, e gli occhi le si riempirono di lacrime.

≪ Non... ≫ ≪Non puoi respingerlo, il nostro è un ordine...≫. E quello fece ancora più male. Perché le avevano ordinato di uccidere Erol.

Fine capitolo

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Capitolo 20
*** Pausa di Riflessione ***


Capitolo 20

Capitolo 20

Pausa di riflessione

 

Quel giorno pioveva ad Haven City. Gocce di pioggia scendevano e colpivano la polvere, gli abitanti, le abitazioni, i veicoli, fitta, regolare, come una doccia di sollievo dopo lunghi giorni.

Ad Haven City non spuntava quasi mai il sole, come non pioveva quasi mai, la città era sempre perennemente immersa nelle nubi, tanto che alcune persone non si ricordavano neppure come fossero i raggi della loro stella. Questo ovviamente era dovuto alle fabbriche, alle ciminiere, ai gas di scarico... al menefreghismo del barone che unica cosa che gli interessava, ormai, era distruggere i suoi nemici e trovare l’erede di Mar.

Kayla aveva chiesto una licenza, l’aveva ottenuta, e si era messa a camminare in borghese per le strade della città, evitando accuratamente la sua zona di nascita perché con la pioggia sapeva fin troppo bene  che le strade si sarebbero ricoperte di fango e sarebbe stato impossibile camminarci a piedi.

La sua mente però era fissa verso l’ordine datogli da Samos e Torn. Quel maledetto compito che non sapeva se sarebbe mai riuscita a compiere. Le si rivoltava lo stomaco a pensarci, faceva tre giravolte e poi si attorcigliava in un nodo talmente stretto che la soffocava.

Erano già tre giorni che non consumava nulla se non acqua, e passava il tempo solo a camminare per le strade, e così fece fino a quando la pioggia non divenne davvero insopportabile. Allora, giusto per non prendersi un raffreddore, anche se ormai non le interessava stare bene o male, si riparò sotto un portico, apprezzando la frescura dell’acqua sulla pelle chiara.

Cos’aveva sbagliato nella vita per essere costretta ad eseguire un così brutale gesto nei confronti dell’uomo che amava e che aveva sempre amato sin dal momento in cui era entrata in quella maledetta città? Si passò le mani tra i capelli castani, passando poi le dita sulle linee del tatuaggio che aveva in viso.

Doveva prendere una decisone, tendere una trappola al capitano delle guardie Krimzi, e poi, massacrarlo senza pietà. In questo modo le guardie sarebbero rimaste senza un capo, giusto in tempo per il mondo sotterraneo di attaccare con tutte le forse a loro disposizione il palazzo del Barone, e finalmente porre una fine alla sua tirannia, proprio da quegli abitanti che lui riteneva formiche utili solo a farsi schiacciare.

Questo era il piano di Samos e Torn, semplice e complesso allo stesso tempo, perché avevano puntato tutto su di lei, sul fatto che lei fosse una macchina a sangue freddo, sul fatto che sembrava che lei non avesse sentimenti. Il suo distaccamento dalle persone dovuto alla necessità di essere “tranquilla” per il bene della sua famiglia, le si era ritorto contro. Ora tutti credevano che non lei si potesse innamorare, non potesse provare dolore, non potesse avere pietà o tenerezza nei confronti di un altro essere umano.

D’altronde, come poteva dar loro torto, dal loro punto di vista era rimasta impassibile davanti a terribili esperimenti nei confronti di innocenti, era rimasta impassibile di fronte alla sofferenza di un ragazzino lontano da casa e dalla sua famiglia, doveva essere per forza un mostro come... un mostro come il Barone. Delle lacrime scesero dagli occhi della donna, rendendosi conto di quello che era, quello che aveva fatto. Non era diversa da colui che aveva odiato per tutta la vita, Praxis.

Si asciugò le lacrime, stringendo il pugno. Ora aveva capito. Avrebbe dimostrato a Torn e a Samos che avevano ragione, che lei altro non era che un mostro freddo e senza cuore, incapace di amare. Glielo avrebbe dimostrato, si sarebbe strappata il cuore dal petto e avrebbe massacrato Erol, perché quello era il suo compito. Si stava preparando a tornare sotto la pioggia, che udì una voce familiare, ma che non udiva da tanto tempo che le parevano secoli.

≪Ma... Kayla... sei tu?≫. La donna Krimzi si voltò, e fece il sorriso più grande che avesse mai potuto fare. Era Sophie! Era la sua carissima Sophie, la sua amica, la sua collega...

≪Sophie! Cosa... che ci fai qui?≫. La giovane donna, non era cambiata di una virgola in tutti quegli anni, si passò una mano fra i capelli, sorridendole. ≪Io ci vivo qui, proprio qui davanti... entra, ti prego, asciugati! Ti verrà un terribile raffreddore se resti bagnata in quel modo... ≫. E la invitò ad entrare, la spinse nel suo bagno e la costrinse a farsi una doccia calda.

Una volta pulita e riscaldata, Kayla si mise i vestiti che le aveva prestato la sua amica, per poi andare in salotto asciugandosi i capelli con un asciugamano.

≪Grazie.... credo che mi ci volesse proprio...≫. Ma quando rialzò lo sguardo, vide una bandiera con un simbolo che conosceva bene. Il simbolo del mondo sotterraneo. Posò lo sguardo su Sophie, che stava entrando nella stanza con un vassoio con una tazza fumante, e quando la ragazza si rese conto cosa la guardia Krimzi avesse visto, si affrettò ad appoggiare il vassoio su un tavolino, agitata.

≪Io... io posso spiegare, davvero! Non...≫. Kayla le sorrise. ≪Non hai nulla di cui preoccuparti. Anche io faccio parte del Mondo sotterraneo.≫.

Sophie fece un visibilissimo sospiro di sollievo, accasciandosi sul divano come se quella rivelazione le avesse tolto ogni forza. I suoi occhi andarono sull’amica, e le sorrise. ≪Alla fine hai trovato un modo per andare contro il Barone e non far del male alla tua famiglia... Torn avrebbe dovuto dirmelo, accidenti!≫. Kayla si sedette accanto a lei, alzando appena le spalle, dopo essersi presa una delle tazze sul vassoio.

≪Penso che sia un modo per proteggerci l’un l’altro, non puoi dire chi fa parte del movimento, se non lo sai, giusto? Piuttosto... cosa fai adesso? Da quando non sei più nelle guardie...≫.

Sophie si prese una tazza pure lei, facendo uno sbuffetto, e iniziando a sorseggiare il liquido bollente. ≪Ma nulla di che, semplicemente trasporto eco o soldi, dato che con il mio lavoro posso permettermi di viaggiare in zoomer ovunque, solo una volta ho partecipato alla liberazione degli schiavi Lurker, e non è andata troppo male... tu invece? Porti informazioni? Sei una spia?≫.

Kayla strinse le labbra, a quella domanda, e si appoggiò la tazza alla coscia, e decise di dirle le cose come stavano.

≪All’inizio si, Sophie, all’inizio si, dovevo... dovevo solo riportare informazioni, anche se a loro non bastavano mai... ma adesso... mi hanno imposto una cosa che non so se riuscirò a fare... lo so che devo, lo so che è... il mio compito perché io sono l’unica che possa farlo ma... non voglio. Mi hanno detto che devo uccidere una persona...≫.

Sophie fissava il tavolino senza vederlo, mordendosi un labbro pensierosa. ≪Sei una guardia Krimzi... sei abituata ad uccidere... no? Non devi mica uccidere i tuoi genitori, vero?≫. Kayla scosse la testa, tamburellando le dita sul manico della tazza, il liquido all’interno di essa ormai freddo... e alla fine si decise.

≪Devo uccidere Erol. Sono l’unica che può farlo perché sono l’unica vicino a lui, e una volta morto lui... potrete insorgere. ≫. A Sophie tremavano le mani, dal momento che Kayla le aveva rivelato il nome. Ma scosse un poco la testa, guardandola seria.

≪Stai attenta, Kayla. Sicuro che tu lo sai meglio di me, ma lui non è più il nostro coraggioso capitano. Ho sentito storie... una peggio dell’altra. Quindi, ti prego.. fai attenzione.≫.

Una volta la pioggia finita, si salutarono con un abbraccio. E Kayla tornò a camminare per le strade di Haven, con nel cuore l’avvertimento della sua cara amica. Però, adesso sapeva in che direzione doveva muoversi. E si sentiva più leggera.

 

Fine capitolo.

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Capitolo 21
*** La Vie en Rouge ***


Caitolo 21

Capitolo finale

 

La vie en Rouge

 

La vita andava avanti. Adesso che Kayla aveva quell’obiettivo che le penzolava sugli occhi come se avesse portato un paraocchi, tutto era circondato da una patina rossa. Il lavoro, le persone che cercavano di ribellarsi, i prigionieri, le teste di metallo. Quelle maledette teste di metallo che continuavano ad entrare nei pressi della città, e che ogni volta alla pattuglia 27 toccava andare a respingere, perdendo uomini ogni giorno.

Eppure, non era un problema per il barone, non era un problema per Erol. Loro avevano la loro missione, le loro cose... Però la città stava cedendo. Le mura costruite durante quella battaglia non erano più resistenti come una volta, e il deserto avanzava.

Kayla, in tutto questo, stava elaborando il suo piano. C’erano diverse opzioni su come bloccare il capitano in un qualche posto buio e farlo fuori, però restava sempre la variabile “ce la posso fare”?

Forse doveva chiedere aiuto a qualcuno, organizzare una trappola, non fare tutto da sola, ma di chi poteva fidarsi? No, era meglio agire da soli... poi la colpa sarebbe ricaduta unicamente su di lei. Già troppe persone erano dentro a questa cosa...  e Kayla non voleva tirarci dentro nessun altro.

Era nel suo ufficio, quando sentì bussare, e disse avanti, sempre concentrata sul suo pensiero fisso. ≪Ehi, cuginetta, sono secoli che non ci vediamo!≫. Aloh... Aloh era lì! Kayla gli andò subito incontro, abbracciandolo forte. ≪Aloh... cosa ci fai qui?≫. quello che un tempo era stato un ragazzo sbarbato, ora era un uomo, grande e solido, grazie agli allenamenti con le guardie Krimzi e le mille battaglie contro le teste di metallo.

≪Siamo venuti a darvi manforte contro il prossimo attacco di quelle bestiacce. Noi ci combattiamo da sempre, e sappiamo come fare. Voi siete sempre stati diretti alle retate...≫. e non volle sottolineare che tipo di retate intendeva lui, anche se il pensiero fece tossire vagamente il capitano donna.

≪Grazie, Aloh, davvero, stiamo perdendo uomini a raffica... giusto la scorsa settimana ho dovuto sostituire il mio secondo perché Feerd è rimasto ferito...≫. Anche se forse era stata un po’ colpa sua di quello, ma aveva visto l’occasione e la schiena di Feerd era a portata di mano... Fece un sorriso imbarazzato, e in quel momento si quando si sentì la sirena. Era il momento di andare.

Kayla ordinò agli uomini di prepararsi e prese le sue armi, salendo sulla sua moto. Seguiti dalla pattuglia di Aloh, arrivarono sul luogo dell’invasione, ed iniziarono a lavorare... Notò solo con la coda dell’occhio che c’era pure Erol con una delle sue pattuglie, ma non era importante, al momento dovevano sconfiggere le teste di metallo prima che si insidiassero nel resto della città.

Fu una battaglia neanche troppo lunga, e ad un certo punto, si ritrovò spalla contro spalla con lui, Erol. Le ricordava tanto quel giorno della retata, dove lui aveva ucciso il padre di Sophie per salvarla.

Quando le polveri si placarono, e fecero la conta dei feriti... Per fortuna non avevano nessun caduto. Kayla non sapeva se avrebbe resistito ad altre morti inutili. Erol le posò una mano sulla spalla, solidale.

≪Ha fatto un ottimo lavoro, Capitano 3309, mi permetta di offrirle il pranzo...≫. E che altro poteva fare Kayla se non accettare?

Una volta all’Hip Hog Heaven Saloon, la donna potè togliersi il casco dalle lenti rosse, che aveva ricominciato a portare per nascondere le continue occhiaie, ormai non dormiva che una o due ore per notte, e una volta messa a suo agio, ordinarono da mangiare.

Consumarono il loro pasto in silenzio, ascoltando la musica proveniente dall’alto parlante sopra di loro, e una volta terminato, Erol insistette per pagare lui.

≪Non preoccuparti, Kayla, ormai posso permettermi questo e altro… ≫. E alla donna venne istintiva la domanda.

≪E… come puoi permettertelo se la città sta morendo di fame?≫

Non era vero, però i bassifondi morivano di fame. La gente che viveva nella zona allagata non aveva case ma palafitte. La pioggia trasformava i bassifondi in un oceano di fango. Chi viveva nella zona residenziale rischiava di trovarsi le teste di metallo in casa. Tutta la città stava andando in rovina, e Erol diceva di potersi permettere “questo e altro”. Con che stipendio quindi?  Kayla quasi non lo riceveva più lo stipendio, mangiando nella mensa e con i vestiti di ordinanza e vivendo nell’alloggio da capitano, non ne aveva bisogno.

Erol fece uno sbuffo alla sua frase, alzando le spalle.

≪Non è propriamente affar mio di come la città possa tenersi in piedi. E poi, non tutti muoiono di fame… - fece accennando con la testa alla massa corporea del padrone del locale, Krew- però spesso devolvo le mie vincite ai poveri. Che in questa città, sono tanto, Kayla. ≫

Il capitano della pattuglia 27 annuì, seguendo il suo discorso. Nel frattempo, nella sua testa sapeva che non avrebbe avuto un’occasione migliore di quella per abbattere il suo “nemico”, doveva solamente trovare il momento e il luogo giusto per farlo.

≪Vogliamo fare una passeggiata?≫

Propose allora, con un lieve sorriso mentre accennava a rimettersi il casco, ma Erol la fermò.

≪La passeggiata la faccio volentieri, ma… non rimetterti il casco. Per favore. Preferisco guardarti negli occhi, per quanto trovo gradevole lo specchiarmi…≫ ed accennò una risatina, seguito a ruota da lei, conoscendo l’atteggiamento vanesio del suo ex-comandante. Però, ai suoi occhi, non vi era per nessuna ragione al mondo essere più perfetto.

Camminarono brevemente per le vie del porto, passarono avanti al poligono di tiro, e si addentrarono nella zona residenziale. In silenzio, godendo unicamente l’uno la compagnia dell’altra. A Kayla sembrava quasi di stare in un sogno… un eterea dimensione dove tutto era possibile, pure il tempo sembrava rallentare, ma nel frattempo la sua mente lavorava veloce, cercando un luogo dove compiere il suo “dovere”. Stava quasi pensando di trascinarlo con una scusa ad ispezionare le fogne, ma non fu necessario. Trovò la sua occasione in una testa di metallo che si aggirava sui tetti, terrorizzando la gente. Mise mano alla pistola, e si mise a correre, arrampicandosi quasi, e seguita da Erol.

Non era armata con qualcosa tipo un fucile da cecchino, solo la solita pistola, ma fu più che abbastanza. Una volta arrivati sul tetto, riuscirono a fare fuori la creatura, la cui gemma del teschio schizzò fuori, e rimase lì, a roteare accanto al corpo che dopo qualche attimo si dissolse in eco oscuro.

≪Giusto l’ideale per digerire, no Kayla? ≫ Le chiese Erol, appoggiandole una mano sulla spalla, mezzo col fiatone per la corsa su per le scale. E quella era l’occasione.

La donna gli afferrò il braccio torcendolo e facendogli fare un giro, per poi buttarlo a terra, bloccandolo con il suo peso. Doveva agire in fretta, doveva tirar fuori la pistola, mentre il comandante sotto di lei si agitava e gridava. Una volta presa l’arma, Kayla fece il gesto di puntargliela addosso, un colpo, forse due, e tutto sarebbe andato per il meglio, avrebbero vinto il primo passo per la battaglia contro il barone, finalmente le formiche che lui tanto disprezzava si sarebbero ribellate e…

Quegli occhi. Quegli occhi gialli, terrorizzati, consapevoli del suo destino. Gli occhi dell’uomo che amava, che mai avrebbe potuto avere. Esitò. Le cadde la pistola di mano.

Erol si divincolò dalla sua stretta, e in un attimo la afferrò, e prima che Kayla se ne rendesse conto, venne buttata nel vuoto.


Epilogo.

 

≪Torn, ehi Torn! ≫ Ashlein lo raggiunse davanti ad una tomba, immobile.

≪ Ho appena visto la tomba di mio padre, il piccolo ci ha messo accanto dei fiori… Di chi era questa?≫

≪Di una persona che ha combattuto sempre e solo per la sua famiglia. È morta in un modo ignobile. Poverina. ≫ Ashlein si avvicinò per leggerne il nome.

≪Kay… Kayla… Ma non era la ragazza di Erol? ≫

≪No, quella era Kai. Che è morta per gli esperimenti di Eco oscuro. Kayla era una ragazza in gamba… Mi spiace immensamente per lei. Due giorni dopo l’incidente, è accaduta la gara dove Erol… è finito contro i barili di Eco… No. Non mi dimenticherò mai di lei. Anche se sono passati tanti anni, tante avventure…≫

Cinse la vita di sua moglie, prese per mano il figlio, ed insieme uscirono dal cimitero.

 

Fine.

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