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<<
Avanti…>> rispondo tutta presa dal libro che sto scrivendo.
Sento l’ombra di
alcuni passi leggeri sul parquet della mia camera.
Inconfondibile:
mamma.
<< Tesoro,
io e tuo padre andiamo alla riunione a scuola. Mi raccomando, essi pronta per
quando torniamo, così andiamo subito a cena dagli zii, d’accordo? >> mi
ricorda sempre perentoria ma sempre dolce.
Mi giro verso di
lei interrompendo il mio passatempo preferito.
La guardo
attentamente.
E’ da questa
mattina che mi sento un non so chè allo stomaco che non riesco a spiegarmi.
<< Si,
mamma…>> la guardo crucciata.
<< Tutto
bene tesoro? >> mi si avvicina e mi da un bacio in fronte.
La guardo un po’
più serena.
<< Nulla di
che. State attenti tu e papà mi raccomando >> le ricordo.
<< Si, stai
tranquilla, tua padre è un guidatore cauto e efficiente,no? >> e mi
sorride allontanandosi verso la porta di camera.
Mi guarda ancora
per un attimo.
La fisso con una
brutta sensazione.
<< Cara
vuoi scendere si o no? O devo venirti a prendere in braccio? >> la chiama
mio padre dal piano di sotto.
Sbuffiamo
divertite.
<< L’hai
fatto solo per il nostro matrimonio! Non ti sciuperesti mica a farlo più
spesso, sai? >> replica mamma uscendo e facendomi l’occhiolino.
Fisso contrita la
porta.
Non appena papà e
mamma stanno per uscire mi salutano dal piano di sotto e gli ricambio.
Ritorno composta
alla scrivania e provo a scrivere ancora, ma l’ispirazione è sparita e mi
rimane dentro, solo un senso di inquietudine che mi sconcerta.
Mi metto le
cuffie dell’mp3 e mi sdraio sul letto stanca.
Perché ho un così
brutto presentimento?
***
Din dlo!Din dlon!
Il suono del
campanello di casa suona furioso e mi sveglia facendomi prendere un colpo.
Fisso la sveglia
allarmata.
Sono le 18! E’
tardissimo!!!
Mi cambio
maglietta e pantaloni, zoppico e inciampo, mentre mi dirigo al piano di sotto
per aprire la porta.
Questo deve
essere papà…sempre di furia è lui.
<< Un
attimo! Eccomi, eccomi! >> urlo in modo che di fuori dal portone mi sentano.
Apro la porta
senza guardare e mi ritrovo davanti lo zio che mi guarda con una faccia funerea
e spaventosa.
Mi corre un
brivido lungo la schiena.
Mi abbraccia di
slancio e mi parla all’orecchio, mentre mi a carezza insistemente la testa.
<< Tesoro sta
calma…devo dirti una cosa…>> inizia ma lo interrompo chiedendogli dove
sono mamma e papà.
In risposta mi
stringe più forte.
<< Sono
rimasti coinvolti in una sparatoria…tranquilla….respira >> cerca di
calmarmi.
Il mio respiro
diventa affannoso.
Sento l’aria
mancarmi.
<< Dove
sono mamma e papà?! Voglio andare da loro! Lasciami! >> mi divincolo
urlando, ma mi trattiene.
Urlando mi sembra
di ritornare alla realtà anche se inconcepibile e metto a fuoco dietro, alle
spalle dello zio, la zia che piange disperatamente, abbracciata a mio cugino
maggiore Trevor.
Una
consapevolezza dura e immateriale mi invade dentro e sento il mondo crollarmi
addosso.
Il peso del
dolore diventa macigno sulle mie esili spalle e mi arrendo al peso enorme,
facendomi immergere nell’oscurità del dolore, dove unico sottofondo al nero che
mi circonda vi è la sinfonia del mio cuore che piange e singhiozza per la
perdita delle persone più care al mondo…
Moragana92: Grazie 1000 di aver letto e felice che il prologo ti sia
piaciuto
Moragana92: Grazie 1000 di aver letto e felice che il
prologo ti sia piaciuto. Spero tu possa dire lo stesso di questo primo cap! Buona
lettura!! ^.^ BESOS
1.Tutte a me!
POV GABRIEL
Bla,bla,bla…e
ri-bla…
Infantilmente
poggio una mano a reggermi il volto, poggiano il gomito sul tavolo e mettendomi
in una posizione erronea e sconsiderata per la mia colonna vertebrale.
Metto la cima
della penna con il tappo sulle labbra chiuse e fisso stanco e annoiato dei
fogli amministrativi e inutili.
Faccio finta di
scrutarli attentamente e allo stesso tempo mi fingo assolutamente partecipante
a quel blaterare inutili a questo stupidissimo consiglio di classe…
Ma chi me lo ha
fatto fare di venire a lavorare in una scuola?
Ho un titolo di
ingeniere edile, dovrei essere in uno studio privato a fare il mio lavoro e
invece dove sono?
In una scuola
superiore a insegnare tecnologia delle costruzioni e costruzioni.
Ma come cavolo ho
fato a ritrovarmi qui?
Ah già…è stato il
mio ex-professore universitario a spedirmi qui, dopo 5 anni con lui come
assistente a insegnare all’università.
Lancio una fugace
occhiata alle persone che attorniano il tavolo davanti a me.
Eh si…pare
proprio che siano andati i bei tempi.
Fanculo!
<< …mi
sembra il più adatto, non trova signor Clauser? >>.
<< Eh?
>> rispondo nel mio tono più disinteressato. Mi giro verso la mia
ipotetica interlocutrice.
Porca miseria!
Miss Labbri siliconati!
Impallidisco a
vedere l’occhiata che mi manda questa ultra sessantenne rifatta da capo a
piedi.
<< Stavo
dicendo che l’affidamento dell’alunna le viene concessa a lei >> e mi sorride
smagliante mettendo in mostra una dentiera da ricco petroliere.
Aborrisco
mentalmente.
<< Chi?...e
perché? >> chiedo stralunato per questa insana pazzia.
<< Stavamo
parlando di Louren Steerly. Abbiamo deciso che sarà lei a integrarla e a
seguirla qui a scuola. Essendo molto giovane rispetto a noi altri, sarà più
alla mano lei di noi >> e mi sorride con la sua dentatura da squalo.
Ma che diavolo…
Abbiamo deciso?
Io seguirla?Ma che hanno fumati questi qui?
Fisso schifato
tutti dalle occhiate compiaciute e insistenti di quella cozza di squalo.
L’unico segno di
comprensione viene da Maxwell, l’insegnate di educazione fisica, il più vicino
alla mia età, che mi lancia uno sguardo di compatimento a causa di Miss Labbra
siliconate.
Sospiro
rassegnato al mio destino.
<<
Quindi…cosa dovrei fare di preciso? >> chiedo arrendevole e sconsolato,
ma sempre più combattivo contro la nonnetta siliconata.
<< Si è
appena trasferita da una settimana e ha già dato grossi problemi >> mi
porge un fascicolo che è il curriculum della ragazza menzionata.
Lo prendo
riluttante e gli do una veloce lettura.
Voti perfetti.
Fedina scolastica
pulita.
Premi scolastici:
miglior informatico, miglior alunno degli anni…,….
Diamine! Guarda
qui per quanti anni le è stato dato il premo di miglior studente
dell’Helpreshale .
Ripeto il nome
della scuola pensieroso di averlo già sentito.
Poi mi si
illumina la lampadina e capisco tutto.
<< Ma come
è possibile che una studentessa di questo calibro e a maggior ragione ha pure
frequentato come scuola l’ Helpreshale, possa dare problemi? >> sbotto
contrito.
<< A quanto
pare l’adolescenza colpisce tutti. Ora è cambiata radicalmente. L’unica cosa di
cui lei si deve occupare è di rinfrescarle le buone maniere e di come ci si
comporta a scuola. Inoltre alcuni pomeriggi della settimana dovrà permanere a
scuola con la ragazza. Sarà il suo insegnate per i suoi corsi extra scolastici
scelti da lei. Per ovvi motivi naturalmente avrà solo lei come alunna >>
e finisce di parlare con un occhiata languida che mi fa invecchiare di 10 anni.
Ma che stiamo
scherzando?
Io e una
ragazzina a fare lezione il pomeriggio, in orario extra scolastico a scuola.
Da soli?
Ma scherzano?
Non vorranno mica
farmela uccidere con le mie mani perché loro vogliono vendetta se non si fanno
rispettare?
Ti pareva che
l’ultimo arrivato non ci rimettesse.
Ma porca
miseria…tutte a me!
Oggi questa
riunione inutile, domani la ragazzina impertinente.
Mi chiedo cosa mi
riservi in futuro…pregherò che sia clemente con me.
<< Le
ricordiamo che domani in giornata le faremo avere il suo nuovo orario. E che se
a qualche problema con quello, le ricordo che puole venire da me se ha bisogno
>>.
Me lo sono
immaginato oppure quella era una frase volutamente a doppio senso?
Argh…che schifo!
Piuttosto che
lamentarmene e venire da lei signora nonnina mi sopporto l’impertinente!
Subito dopo
dichiarano finita l’assemblea speciale di consiglio e mi avvio verso la porta,
con fare forse troppo nervoso e sbrigativo.
Quando sto
uscendo dal cancello scolastico, per andare verso la mia macchina, mi sento una
mano sulla spalla destra e sussulto visibilmente terrorizzato.
Sento qualcuno
ridacchiare e mi giro in quella direzione.
<< Dimmelo
quando hai finito Maxwell, così posso tornarmene a casa >> rispondo alla
sua rissata coglionatrice.
<< Su
via…ahahah doevi vederti…ahahah…non pensavo che Miss Labbri siliconati ti
avesse così spaventato…ahahah >> cerca di parlare tra le risa, piegato in
due.
<< Cogliona
poco! Vorrei vedere te nella mia situazione! E’ da quando sono arrivato qua che
quella mi sta con il fiato sul collo pronta a mordermi! >> ribatto
accigliato e terrorizzato al solo pensiero di avercela quella ciofeca a meno
di due metri di distanza.
Wueu!!!
Che schifo!
Mi sale la pelle
d’oca per tutta la schiena!
<< Affatto!
Fino al mese scorso ero io nella tua situazione e da ben 3 anni! Ti capisco
compare >> e si avvicina poggiando una sua manona sulla mia spalla
sinistra come solidale.
Lo osservo
stupito.
<< Rivelami
il tuo segreto per sopravvivere a tale mostro! >> lo imploro.
<<
Uhn…beh…regola numero 1 e unica: Si salvi chi può! >> e dopo avermi
ricoglionato mi sorpassa e si dirige verso quella bestia della sua moto.
Lo guardo
perplesso e distrutto.
<< Infame!
Avrai a giorni sulla coscienza lo stupro di un tuo giovane e ingenuo collega!
>> gli urlo contro, nel parcheggio deserto.
<< Seh seh!
Un killer ha la coscienza sempre pulita! Bye compare! >> e mi saluta
alzando un braccio per poi partire a tutta velocità verso la strada principale.
Che pazzo!
Uhm, ad essere
sinceri la permanenza in questa scuola potrebbe essere piacevole.
Però caspita, mai
frase fu più vera di questa: Si salvi chi può!
Ingoio a vuoto.
Speriamo di
sopravvivere fino alla fine dell’anno…
--- Angolino Autrice ---
Spero che questo cap sia stato di vostro
gradimento!
A giorni aggiornerò di nuovo e ci sarà il
punto di vista della nostra Louren!
Non perdetevelo!
Grazie per aver letto e per aver messo
trai preferiti e seguite questa mia nuova storia!
xXx_Sara_xXx: *ç* ti
piace…che bello!!! *me contentissima* spero che anche questo chappy ti piaccia.
Beh si…è un po’ triste il prologo…ma qualcuno doveva pur morire per l’idea di
lancio…altrimenti phuff la trama, ma di questo lo capirai più avanti,
soprattutto di come si comporti la protagonista con le varie persone.Buona
lettura!!!! BESOS!!!
morgana92:
felicissima che il cap precedente ti sia piaciuto!!! Spero che possa accadere
lo stesso con questo!!!! BESOS!!!!!!!!
2. Impossibile
POV LOUREN
Scendo le scale
come un automa.
Come da un mese a
questa parte tutta la mia vita è nulla.
Tutto mi appare
vuoto e trasparente.
Le cose a cui
davo importanza ora non hanno alcun valore per me.
L’unica cosa che
riesco a sentire è il dolore lancinante che avvolge il mio cuore, per la perdita
dei miei genitori.
Loro erano tutto
per me.
Le persone a cui
mi affidavo, che mi proteggevano.
Loro erano coloro
che mi stavano vicino e mi appoggiavano sempre.
Erano tutto il
mio mondo.
Gli volevo così
bene…e gliene voglio anche ora.
Una dolorosa fitta
prima al centro del petto poi un'altra al cuore, mi percuotono.
Perdo il respiro
e mi fermo in mezzo alle scale.
Sono diventate un
abitudine, ma ogni volta fanno sempre più male.
I primi tempi è
stato così difficile.
Non mangiavo, non
riuscivo a connettere, non vedevo proprio le persone.
Poi mi sono
stretta a ciò di cui mi era rimasto della mia famiglia.
Mi sono stretta a
me le ultime quattro persone più importanti della mia vita: zio Jay e zia
Melanie, mio cugino maggiore Trevor e il piccolo Klaus.
Se mi sono
ripresa in parte è solo per loro.
Perché anche loro
sono la mia famiglia.
Nessuno di loro
potrà mai sostituire papà e mamma, ma anche a loro voglio bene come a loro,
soprattutto al piccolo Klaus.
Maggior lavoro
per farmi riprendere è stato fatto da Trevor.
Ha passato interi
giorni a passarmi fazzoletti e a prestarmi la sua spalla su cui piangere, senza
dimenticare i suoi affettuosi abbracci che mi tenevano tutta d’un pezzo e le
sue dolci parole di consolazione.
Devo molto a lui.
Solo quando sto
in loro presenza mi sento viva e piena di vita.
Certo non
strabocco di vita fino a travasare il bicchiere, ma rendere, lo rendono
ricolmo il bicchiere.
Appena ripresa
dalle fitte mi rialzo e continuo a scendere le scale per andare a fare
colazione.
Poso lo zaino per
scuola a terra con non curanza e affianco la zia a preparare le frittelle per
Klaus.
Zia mi sorride e
mi da un dolce bacio sulla fronte e mi ringrazia.
Io faccio
spallucce e tendo l’orecchio nel cercare di sentire lo scalpiccio di due paia
di piedi differenti l’uno dall’altro.
Tempo un minuto
ed ecco entrare mio cugino Trevor a passo di carica con Klaus sulle spalle.
Stiracchio il
volto in un semplice sorriso, dei quali fino ad un mese prima incorniciavano
permanentemente il mio volto .Corrono verso di me e mi abbracciano assieme e mi
danno il buon giorno.
Libero Trevor dal
piccolo e me lo coccolo in braccio e me lo sbaciucchio per bene.
Poi lo metto a
tavola, con sotto la sedia un cuscino per fallo stare più comodo e per farlo
arrivare meglio.
Sento uno sguardo
addosso e mi volto dalla parte da cui presuppongo venga.
Vedo Trevor
guardarmi con l’aria più imbronciata e perplessa del mondo.
Lo fisso
perplessa a mia volta.
<< A lui
fai tutte quelle coccole e moine e a me nulla – incrocia le braccia al petto –
sono geloso >> borbotta con tono da cucciolo ferito.
Alzo gli occhi al
cielo, mentre Klaus gli fa la linguaccia e zia ride.
<< Trovati
una ragazza e fatti coccolare da lei no? >> dice zio Jay entrando in
cucina.
<< Certo,
certo come no…ma mica sono uguali a quelli della mia cuginetta preferita no?
>> replica convinto.
Lo zio borbotta
esasperato dando un bacio prima a zia e poi a me e Klaus per poi replicare ad
alta voce.
<< Tu pensa
a trovarti una donna e basta, e mi raccomando, attento perché sono ancora giovane
per diventare nonno >> e gli lancia un occhiata significativa alla quale
zia ridacchia divertita, mi sa tanto per quel “giovane”.
Trevor manco gli
risponde.
Sento qualcuno
tirarmi per il maglioncino e vedo Klaus guardarmi con due occhioni enormi e
curiosi come solo i bambini di 5 anni posso avere.
<< Louren…come
fa p-papà a diventare non-nno? >>.
Lo guardo
ammirata.
<< Lo
diventa quando tuo fratello Trevor si sposerà e avrà un bellissimo bimbo come
te >> e gli faccio una carezzina a quelle guanciotte tonde e morbide.
Il suo sguardo se
puole è ancora più curioso e grande.
<< E come
fa il f-fratellone ad avere un bimbo? >>.
Mi ammutolisco
presa in contropiede.
In cucina scende
il silenzio.
<< Louren
devo andare a stendere i panni in bagno, mi accompagni? >> prorompe zia
salvandomi da quella situazione imbarazzante.
Io la seguo di
filata verso il bagno, mentre lasciamo i due giovanotti a boccheggiare in cerca
di aria, nel vedersela con le frecciatine di un ingenuo bimbo di 5 anni.
***
Fisso per un
attimo interdetta il foglio bianco davanti a me e dopo un attimo di indecisione
scrivo sicura…
·Zucchero
Uhm…Klaus ne
mangia troppo, devo cercare il modo di faglie mangiare meno.
·Mele
Fanno bene alla
salute e anche hai dentini da latte che stanno cadendo già al piccolo.
·Farina
Che non sia mai
che manchi, altrimenti di prima mattina chi sente Trevor se non si trova i suoi
pancake nel piatto?
Quel giorno la
sottoscritta spera di non esserci.
·Tisane
Per me si, la
notte non dormo ma quelle al giglio mi fanno bene.
·Merendine
Altre schifezze
delle quali Trevor non riesce a fare a meno.
Certo che è
proprio difficile fare la lista della spesa, quando vorresti comprare solo cose
sane ma un disastro per me quando ho un mangiatore di zucchero a suon di
cucchiaiate in famiglia!
Uhm…vediamo…adesso
potrei aggiungerci…
<<
Signorina Steerly ! >> il bercio mi fa fare uno sbafo secco e pesante sul
fantomatico quaderno di letteratura che usavo come lista da spesa.
Alzo lo sguardo
sul viso rosso e irritato del professore.
Lo guardo come se
cadessi dalle nuvole.
Mi sembra quasi
di vederlo sbuffare fumo dalle narici.
<< Eh…che
vuole? >> gli rispondo nel modo più maleducato possibile.
Vi detesto tutti.
Odio i
professori.
Nessuno escluso.
<< Capisco
che se non vuole seguire le mie lezioni e si isoli, ma il mio collega è venuto
a chiamarla perchè deve un attimo parlare quindi, se vostra grazia ne avesse
voglia, potrebbe uscire di classe e parlare con lui e poi rientrare. Grazie
>> detto ciò mi guarda sfidandomi soddisfatto e indicando mi la porta.
Con un gesto
secco mi alzo e prendo la borsa e il quaderno-lista spesa e faccio per uscire
dalla porta socchiusa.
<< Vostra
grazia alza il suo culo imperiale e si leva di torno da una lezione noiosa e
imprecisa, composta da bugie e supposizioni e dati falsi senza privi di
fondamenta riguardanti la letteratura inglese.Vostra grazia indignata per la
lezione ridicola su Shakspear se ne va con la speranza che il giorno seguente
ci sia un nuovo professore più capace e con una laurea vera, e non comprata
illegalmente… - faccio una breve pausa modificando il mio volto in modo da
disegnarmi una smorfia cattiva e maligna – e che il nuovo insegnate sia più
giovane e di bell’aspetto del presente>> finisco fingendo di ammiccare
alla capoccia pelata del professore e alla pancetta evidente e cadente di un
uomo appena cinquantenne.
Esco tra le risa
derisorie dei mie compagni che ho procurato nei confronti del professore.
Arte.
Il recitare è un
arte.
Arte che io ho
nel sangue.
Nessuno si è
accorto di come fingessi nel parlare e nell’agire.
Superficiali.
Un mondo fatto di
superficialità e malvagità, bella consolazione di ciò che gli antichi ci hanno
lasciato.
Soffio stanca
dentro.
Ero riuscita
appena a distrarmi da una mia nuova depressione e ecco il professore
interrompermi.
Tutte le fortune
a me.
Mi guardo
attorno, fuori dell’aula.
Non c’è nessuno
tranne un ragazzone in giacca di pelle nera e attillata e jeans e camicia
candidi.
Lo guardo di
sfuggita.
Occhi di un
azzurro cielo che ti catturano, come la luce delle lampade le falene, mette in
risalto il suo carnato olivastro accentuato dai lineamenti duri e squadrati del
volto. Zigomi alti, capelli neri e labbra carnose.
Il sogno di ogni
ragazzina come me o di una donna.
Forse una volta,
ora non più.
L’avessi incontrato
un mese prima, me ne sarei subito infatuata, dopotutto tanta bellezza e classe
come può non attirare attenzione?
Ma non oggi.
Non perdo molto
più tempo e mi incammino verso l’uscita per il cortile, passandogli davanti,
sempre più convinta che la storia del professore fuori fosse una balla.
<< Louren
Steerly ? >> mi giro verso la voce.
E’ il tizio col
giubbotto in pelle nera.
Lo guardo
perplessa.
<< Clauser
Gabriel, il tuo insegnante per i tuoi corsi extrascolastici >> e mi
sorride porgendomi una mano.
Chuck si gira!
Lo guardo come se
non avesse detto nulla.
Lo guardo poi per
un secondo con aria di sufficienza e gli giro le spalle per togliermi di torno.
Neanche il tempo
di fare un passo che mi svincola di lato, oscurandomi alla mia vista la mia destinazione
e bloccandomi con una mano la spalla destra e trattenendomi.
Fisso contrita la
sua mano.
Mi sta toccando.
E in un attimo
dimentico la parte che sono solita recitare, per crearmi uno scudo da gente
come lui.
Subito un abile
di odio e disgusto mi sale in bocca.
Scaccio con tutta
la forza che ho, la sua mano da me.
<< Non si
azzardi più a toccarmi, chiaro? >> gli sibilo con voce glaciale
fissandolo nera e seria.
Lui non fa una
piega e incrocia le braccia davanti a se.
Mi sorride
sbieco, come fosse soddisfatto.
<< Mi
avevano detto che eri un osso duro, ma non anche permalosa! >> mi deride
sfrontato.
Arrossisco di
botto mordendomi il labbro inferiore.
<< Ma vada
afareinculo! >> e mi allontano all’indietro di due passi.
<< Evita di
darmi del lei, non sono così vecchio, mocciosetta >> replica divertito.
All’improvviso mi
riprendo e mi ricostruisco la muraglia attorno a me.
Cala un lieve
silenzio.
Se vi state
chiedendo il perché cada a volte questo mio muro, velo dico io qual è il
problema: usare come malta la mia stabilità emotiva, non è proprio il massimo.
<< Ottimo.
Stavo dicendo…che sarò il tuo professore per i corsi extrascolastici, che
incominceranno da domani pomeriggio. Dalle tre – la tua uscita normale – fino
alle diciotto, per quattro giorni a settimana. Questo – e mi porge un foglio –
è il nostro orario >> finisce porgendomi ancora il foglio.
Lo fisso con
noncuranza e alla fine mi decido a prenderlo, ma lo ripongo immediatamente
nella tasca laterale dello zaino.
Avrò tempo a casa
per vederlo.
Adesso incrocio
io le braccia al petto, come ad aspettare che mi congedi lui per primo.
Alza un
sopracciglio squadrandomi il volto.
<< Beh
allora a domani,e sii puntuale. Ciao >> e mi volta le spalle e se ne va
passando dal cortile.
Fisso con lo
sguardo vuoto la porta che da sul cortile, come se non la vedessi veramente.
Beh…l’ho scelto
io di fare i corsi, quindi mi sorbisco l’insegnate.
Avevo promesso a
papà che sarei diventata un ingeniere civile proprio come lui,e devo mantenere
la promessa.
La manterrò perché
le promesse le mantengo sempre, ma anche perché l’ho promesso e lui da lassù
in cielo mi starà guardando, e voglio fargli vedere che tutto quello vissuto
assieme era vero e non una bugia…
Mi incammino
verso il cortile anche io, tra un sospiro e l’altro, passando dalla stessa
uscita di quel nuovo professore, incurante che proprio quest’ultimo mi stia
guardando da un punto in ombra con fare impegnativo ma anche con una faccia da
chi “non sa che pesci prendere”.
---ANGOLINO AUTRICE---
Che ve ne pare?? Piaciuto???
Fatemi sapere come sempre cosa en pensate ^.^
UN grazie enorme a tutti quelli che mi hanno messo
trai preferiti,seguiti e a quelle che hanno letto – siete in tantissime O.O – e
a quelle che commentano!!
P.S. Presto capirete ancora meglio il perché dell’odio
della protagonista in particolar modo con i professori ^.^
xXx_Sara_xXx
: ehhhhhh a chi lo dici carissima! Anche io lo voglio un prof così. Però io mi
rifaccio gli occhi tutti i lunedì e giovedì mattina con il prof di estimo. *ç*
*me incantata* tra 10 professori uomini, decrepiti,e vecchi ( ultra 50enni ) la
sottoscritta si rifa gli occhi con il giovane siciliano che fa estimo *ç* . Lo
ammetto, la storia mi è venuta in mente durante una sua ora, mentre sfilava su
e giù per la classe U//U . Ammetto che l’idea mi è venuta pensando se quello
di estimo faceva i corsi di recupero pomeridiani per chi aveva la non
sufficienza…e mi ha dato spunto. Ammetto pure che valutavo l’idea di andare
male apposta, solo per fare i corsi con lui XP. Comunque grazie carissima!!!
Sono contentissima che ti sia piaciuto lo scorso capitolo ^.^ spero che quest’altro
ti possa piacere altrettanto!!!! Buona lettura!!!
3. Un giovane vecchio…
- GIORNO SEGUENTE-
POV GABRIEL
Strush…
Tiro su la spallina della
borsa a tracolla, che contiene ciò di cui un professore non può mai fare a
meno.
Mi sto avviando verso l’aula
assegnatami per fare la lezione con la ragazzina permalosa.
Ancora non ho pianificato
come comportarmi con lei.
Ieri ho adottato la tecnica
del bastardo, ma non mi sembra proprio il caso.
Beh, poco male, sono in
anticipo di dieci minuti, ho tutto il tempo per progettare le mie mosse.
Apro la porta dell’aula e
entro, dirigendomi verso la cattedra e posando la tracolla.
Di sfuggita guardo davanti a
me,e la trovo già seduta in un banco in prima fila la mocciosa.
La guardo abbattuto.
E io che volevo passare a
pianificare in questi dieci minuti, e invece no, mi ha preceduto.
Ma da quando le donne sono
puntuali? E addirittura in anticipo?
Mah…forse mi devo ricordare che
è una mocciosa.
Sorrido sotto i baffi a tale
pensiero, ma lei se ne accorge e mi fissa cauta.
Mi levo la mia inseparabile
giacca di pelle e l’appoggio alla sedia, per poi circuire la cattedra e
sedermici davanti, fregando i piedi a terra, e osservando la mia unica alunna.
La vedo studiarmi neutrale.
<< Non dovresti essere
ancora a lezione? >> le chiedo con fare non curante.
Vediamo come si comporta…
<< Era noiosa >>
è la sua affettata e glaciale risposta.
L’ha detto come se niente
fosse.
Che ghiacciolino.
Uhm…mi sa che è la volta
buona che ho trovato pane per i miei denti.
<< Mettiamo in chiaro
due cose: se salti una mia lezione non la recuperi, perché non ho intenzione di
stare a perdere tempo, secondo, voglio piena collaborazione da parte tua. Gli
altri professori mi hanno già avvertito del tuo modo di relazionarti con loro,
quindi ti avverto: scordati immediatamente di avere lo stesso comportamento con
me, perché io non sono come loro >> parlo con un tono di voce
inflessibile e duro, con una vena bastarda.
Spero di non aver esagerato.
Detesto pure io questo tono,
ma quando serve, lo devo usare.
Non posso permettermi di
farmi mettere i piedi in testa da uan mocciosa con chissà quali problemi
psicologici.
Noto che ancora non mi ha
risposto ma mi sta guardando con uno sguardo glaciale e affilato.
Dopo un silenzio che sembra
non finire più, la campanella di fine orario scolastico suona.
Mi rilasso
impercettibilmente, ammorbidendo il volto severo che avevo adottato.
<< Buona sera >>
dice la ragazzina e si alza in piedi come si confaccia quando entra un
professore.
La guardo per un attimo
perplesso, poi capisco.
Mi alzo e ricambio il saluto.
Ha deciso che la cosa
migliore è rincominciare da capo.
Ottimo, tutto sarà più
semplice per entrambi.
<< Bene, io direi di
iniziare. Avevo pensato di farti fare prima un quiz a crocette per vedere il
tuo livello in matematica, geometria, trigonometria,fisica e calcol., Poi
direi di iniziare con un introduzione sulla materia di oggi, costruzioni, per
poi procedere a conoscere i primi elementi base teoricamente e le applicazioni
nella pratica >> detto ciò mi dirigo alla tracolla e tiro fuori il quiz e
l’altro materiale.
Quando mi avvicino per
porgerle i fogli rimango sorpreso dal suo modo di fare : si allontana indietro
di qualche centimetro con la sedia.
Soffoco la mia curiosità e
faccio finta di nulla.
Prendo e mi siedo
appoggiandomi al banco di fianco al suo e la guardo.
La vedo fissarmi perplessa
per un attimo, abbandonando il suo sguardo glaciale per qualche istante, poi
solleva le spalle e china il capo riprendendo lo stesso sguardo di prima,e
iniziando a compilare i fogli del quiz.
Sono sorpreso, li scorre
velocemente e risponde con sicurezza senza ripensamenti.
Ho è un genio in erba o una
deficiente totale.
Continuo a fissarla
ipnotizzato dai suoi movimenti e dalla sua concentrazione.
<< Ho finito >> .
Mi riprendo dal torpore in
cui ero caduto e prendo i fogli che mi porge, per poi accingermi a correggerli.
Porca di quella miseria! Non
ha sbagliato nulla!
La osservo mascherando il mio
stupore.
Beh, che altro avrei dovuto
aspettarmi da una che viene da l’
Helpreshale?
Che tipo particolare e
contorto.
<< Ottimo, hai delle
conoscenze davvero buone, così potremo lavorare tranquillamente >> provo
a farle un mezzo complimento che merita assolutamente, per vedere come
reagisce.
La vedo annuire distante.
Sembra essere in un altro
mondo.
Sposta lo guardo a terra, in
modo che non possa vedere i suoi occhi.
<< Direi che possiamo
partire con la lezione, che dici? >> ammorbidisco il tono. Dopotutto mi
sembra abbastanza tranquilla.
Direi che sono riuscito dove
altri non ce l’hanno fatta. Sono riuscito a ottenere rispetto dalla ragazzina
per più di 20 minuti.
Sorrido soddisfatto di me
internamente.
Uhm…quasi quasi non è male
fare il professore, se non si contano tutte quelle maledizioni che ti lanciano
dietro i ragazzini.
Noto che alla mia frase non
ha assolutamente dato ascolto ed è ancora persa in chissà cosa.
Alzo un sopracciglio
contrito.
Beh…quasi del tutto.
<< Allora, iniziamo si
o no? >> purtroppo forse con un po’ troppa enfasi, che la vedo
riscuotersi sorpresa e guardarmi…sconvolta.
Mi ammutolisco e l’accenno di
sorriso mi muore.
E’ pallida e ha un
espressione sconvolta e gli occhi lucidi, come se fosse sul punto di piangere.
La sento tirare su con il
naso e fare una falsa tosse per schiarirsi la voce.
<< Certo >> è un
flebile sibilo quello che mi arriva all’udito.
Assentisco sconcertato e mi dirigo
verso la cattedra e prendo gli appunti fatti apposta per lei e dei fogli
bianchi per brutta, torno indietro, circuisco il banco su cui prima ero seduto
e mi ci siedo civilmente, affiancando la ragazzina che pare essersi ricomposta
e aver ripreso anche la stessa espressione glaciale.
Non appena mi siedo la vedo
ritrarsi sulla sedia dalla parte opposta dalla quale mi sono seduto.
Di una cosa sono certo: non
puzzo.
Deve darle sicuramente noia
la vicinanza delle persone, non c’è altra spiegazione per un tale
comportamento.
<< Lei deve stare alla
lavagna o alla cattedra per spiegare >> mi ricorda con voce sottile e
fredda.
La fisso arcigno.
<< Sbaglio o ti avevo
detto di darmi del tu? Comunque no, sei la mia sola alunna e non ce ne è
bisogno, poi è più comodo e meno stancante e facciamo anche prima >>
concludo tranquillo.
<< Ah si, ha ragione,
non voleva che le dessi del tu perché la faceva essere più vecchiaccio di quel che
è…>> e china il capo, dopo aver parlato con tono tagliente.
La fisso alterato.
<< Vecchiaccio…>>
mormoro tra me convulso.
<< Ma scusi, ma lei non
ha già passato la quarantina? >> mi parla con un espressione da angioletto.
La fisso in procinto di un
infarto.
<< Per tua informazione
mocciosetta, il sottoscritto ha appena compiuto i 29 anni! >> la fisso
come la volessi sbranare.
La sento ridere.
Però lo devo ammettere, ha
una bella risata, mettendo a parte l’impertinenza.
<< Allora è un giovane
vecchio…>> e riscoppia a ridere.
Mi sta coglionando,e sono in
procinto di compiere un omicidio.
Sento il sangue che sta per
darmi alla testa.
Non ci posso fare nulla, ma
son peggio di una donna in queste cose.
Non sopporto chi mi da più
anni di quel che ho!
E’ più forte di me.
Diavolo!
Se non la smette di ridere
gli ficco la cimosa in bocca.
Per sua fortuna smette di
ridere a tempo, prima che le mie mani scattassero e mettessero in atto i
peggiori pensieri del sottoscritto.
La vedo fissarmi
furbescamente, e poggiare la mano con la penna, sotto il mento e farmi un cenno
con la mano e proseguire.
<< Non lo sa che è bene
ridere ogni tanto? – fa una pausa – Stira le rughe, non lo sapeva? >> la
fisso a bocca aperta.
Ma che soffre di schizofrenia
e problemi di personalità?
Prima ghiacciolino, poi
frignona, poi adesso stronzetta.
Che bel pocker ci potrei fare…
Mi calmo di botto, tornando
serio e lo stesso fa lei.
<< Fine intervallo, ora
iniziamo >> esclamo perentorio e lei annuisce riacquistando la maschera
da ghiacciolino.
…
Tutto il resto delle due ore
tutto va liscio, fino a quando non smettiamo e rimettiamo a posto la nostra
roba e ci avviamo all’uscita.
Io le sono dietro e lei
davanti sta per uscire dall’aula, ma inciampa sul pavimento rialzato alla
porta.
Io la sostengo per il braccio
destro da sotto, per non farla distendere.
Un secondo e lei appena
ritorna stabile, si leva brusca dalla mia presa e corre via.
Io rimango lì impalato come
uno stupido a ripensare la scena.
Lei che inciampa.
Io che l’afferro.
Lei che torna stabile.
Lei che fissa spaventata la
mia mano sul suo braccio.
Lei che mi guarda con terrore
e poi odio in volto.
Lei che si leva dalla mia
presa bruscamente e corre via in lacrime.
Questa situazione non mi
piace, penso riprendendomi dalla situazione inattesa e avviandomi verso l’uscita
dell’edificio.
Mi fermo un attimo davanti ai
cancelli e cerco di scorgere quella figuretta minuta e castana attorno.
Di lei neanche la traccia.
Deve essere già andata via.
Riprendo a camminare verso la
macchina, perso nei miei pensieri.
Non mi piace essere trattato
a quel modo, con così distanza.
Non so che problemi abbia ma
li deve risolvere, o mi manderanno in paranoia.
Non sembra ma è brutto quando
una persona si ritira ad un semplice contatto, che sia fisico o colloquiale.
Non capisco cosa possa
causare un tale comportamento.
Che sia io stesso lo escludo.
Ma allora perché?
Uhm, sarà meglio che domani
mi informi, così magari posso farci qualcosa…
--- Angolino Autrice ---
Ecco a voi il nuovo chappy!
Spero vi piaccia anche questo!!!
^.^ Fatemi sapere come sempre cosa ne pensate, mi
raccomando!!!
Moon
Hunter: Nabyyyyyyy tesora!! Grazie 1000 *ç* !!!ehhhhh lo so che Gabriel ti
piace XP, non dirlo a me *ç*…ecco qua un nuovo capitoluccio…spero ti possa
piacere anche questo aggiornamento oltre a Gabriel XD!!! Un bacione anche a te
sorellina!!!!^.^ BESOS!!!!!!!!
Lucy_Scamorosina:
Benvenuta carissima ^.^ ! Felicissima che la storia ti interessi!!!!Ecco un
nuovo chappy!BESOS!!!!!!
E UN GRAZIE SPECIALE A TUTTI QUELLI CHE HANNO MESSO QUESTA MIA
NUOVA STORIA TRAI PREFERITI E I SEGUETI, MA ANCHE UN GRAZIE SPECIALE A TUTTI
QUELLI CHE COMMENTAO O LEGGONO!!!!Grazie 1000!!!!
4. Se ho voi, il resto non conta
POV LOUREN
Due cadaveri ricoperti di
sangue distesi su un lettino da obitorio.
Aria pesante e tetra.
Un volto conosciuto
distorto dalla pazzia.
Un ghigno orrendo.
Dei colpi di pistola.
Sangue ovunque.
Buio.
Urla.
Lacrime.
Una corsa senza tempo,
ormai conclusa.
Il dolore racchiuso in
lacrime di rabbia e impotenza.
Un altro corpo ricoperto
di sangue e disteso a terra: Klaus.
Mia alzo di scatto a sedere
sul letto spaventata e con il volto pieno di lacrime.
Mi guardo attorno spaesata e
terrorizzata.
E la mia nuova camera, quella
che ho dagli zii.
Guardo fuori dalla finestra,
ancora con il fiatone.
Cerco di calmare il respiro e
di smettere di piangere.
Era solo un incubo…in
parte…
Mi friziono i capelli lisci e
castani nella penombra della stanza.
Faccio un lungo sospiro.
Mia alzo come un automa e mi
dirigo verso il mio bagno personale, collegato alla mia stanza.
Mi faccio una veloce doccia
e mi cambio di vestiti.
Indossavo ancora i vestiti di
scuola.
Devo essermi addormentata non
appena sono salita su in stanza.
Mi tocco istintivamente il
punto che il mio professore personale mi ha toccata per non farmi cadere.
Un brivido di repulsione mi
sale alla schiena.
Mi ributto sul letto e
affondo il volto nel cuscino.
Vi odio.
Vi odio tutti.
Una lacrima mi scende di
nuovo ma la faccio scomparire subito.
Mi rialzo e scendo giù al
piano di sotto.
Mi dirigo verso la cucina.
Non ho cenato, ma non ho
fame.
Sto morendo di sete.
Uhm, forse è meglio che mi
costringa a mangiare, altrimenti farò preoccupare la zia, ed è l’ultima cosa
che voglio.
Apro il frigo e ci entro quasi
dentro.
Prendo un succo e mi
disseto.
Vedo anche un invitante
budino al cioccolato fatto con Klaus il giorno prima, con un bigliettino di suo
pugno accanto.
“Per la mia cuginetta – sorellona ”
Sorrido a tale scritta.
Come minimo Klaus avrà
stressato Trevor perché gli scrivesse la frase, per poi ricopiarlo di suo
pugno.
Come non accettare l’invito
del mio pulcino?
Afferro con leggero
languorino il budino e mi dirigo verso il salotto, da dove sento provenire
delle voci.
Mentre passo dal corridoio
vedo l’ora.
22:45
Uhm…non è poi così tanto
tardi come pensavo.
In salotto trovo Trevor a
vedersi un film in poltrona.
Mi siedo sul suo bracciolo.
<< Cosa è successo?
>> mi chiede senza staccare gli occhi dal film e mettendo un braccio
intorno alla mia vita.
Mi faccio forza e parlo.
<< Certo che a te non
sfugge mai nulla…>> butto così, prendendo tempo e mettendomi un boccone
in bocca.
<< Come non notare la
faccia che avevi quando sei uscita da scuola? O la tua corsa in camera?
>> ritenta.
Mi blocco fissando anche io
il film.
Faccio finta come lui di
vederlo, ma in realtà non lo sto davvero vedendo.
<< Lauren >> mi
richiama.
Mi volto verso di lui e
ricambio il suo sguardo.
Mi allarga anche l’altro
braccio.
Un chiaro invito.
Poggio il piattino mezzo
pieno sul tavolino davanti, e gli siedo in collo, girandomi di lato,
appoggiando i piedi con i fantasmini sui soffici cuscini del divano, e mi
appoggio a lui.
Lo sento abbracciarmi e
stringermi forte.
Mi accomodo sulla sua spalla
e struscio la mi testa alla sua leggera barba.
Sorrido nostalgica.
Quando ero piccola, papà mi
prendeva sempre così in collo,e per dispetto strusciava sempre la sua barba
leggermente incolta sulla mia testolina, con io che fingevo sempre di
lamentarmene.
Quanto mi manca…
Soffoco un gemito di dolore.
<< Promettilo >>
gli chiedo come sempre.
<< Telo prometto. Non
ti lascerò mai. Potrai sempre contare su di me >> e mi da un bacio sui
capelli.
Sospiro soddisfatta e un po’
più tranquilla.
<< Allora cosa è
successo a scuola? >> insite ancora.
Mi arrendo.
<< Ho reagito male ad
una contatto con il mio professore dei corsi extra scolastici. Tutto qui
>> finisco incerta.
<< Cosa?! >> lo
grida quasi.
Lo guardo sorpresa.
<< Che diavolo è
successo? Che ti ha fatto? >> parla ringhiando.
Lo vedo muoversi a disagio.
<< Nulla, ero
inciampata all’uscita e mi fa sorretto per il braccio >> mormoro debole.
Il ricordo è ancora bruciante
nella mia mente.
Sento ancora il suo tocco
bruciante della sua presa.
Un marchio indelebile e
invisibile…
Un singulto di disgusto mi
sale alla bocca dello stomaco.
<< Mi ha dato fastidio
il contatto. Mi ha fatto ricordare >> dico con le lacrime di già agli
occhi.
Lo sento muoversi più
tranquillo e sospirare.
Alla prima lacrima che mi
scende me la toglie, e mi stringe forte a se.
<< Mi dispiace tanto
>> mormora dolente.
Lo fisso negli occhi
piangendo.
<< Non ce la faccio
più. Vorrei che fosse solo un brutto incubo…>> parlo trai singhiozzi che
già mi hanno contagiata.
<< Lo vorrei tanto anche
io…>> e mi accarezza la testa.
Sospiro a quel contatto
leggero e affettuoso.
<< Mi mancano >>
gli ricordo.
<< Anche a me >>
e mi da un altro bacio sulla testa.
…
<< Ti voglio bene, non
scordarlo mai >> gli dico guardandolo negli occhi, per poi girarmi
completamente verso di lui e salendogli in collo completamente, gli circondo
completamente i fianchi e lo abbraccio a mia volta, per affondare il volto
nella sua spalla.
<< Anche io, e non sai
quanto >> mi sussurra nell’orecchio e mi massaggia la schiena in una
carezza continua e dolce.
Poi all’improvviso si piega
in avanti e poi torna dritto, trascinandomi con se e poi mi stacca da se e mi guarda.
Mi sorride furbo.
Lo guardo perplessa tra le
lacrime.
Mi para davanti un cucchiaino
con il budino e mi sorride smagliante.
<< Apri la bocca, su. O
sennò ti chiamo Klaus che fa meno capricci di te e ti faccio imboccare da lui!
>> mi minaccia affettuoso.
Gli accenno un sorriso.
Cosa farei senza di lui.
Come farei senza il mio
Trevor a tirarmi su di morale, quando affondo nel mio dolore?
Apro la bocca, imitando un
Klaus di pochi mesi e mi faccio imboccare da lui.
E tra uno boccone e uno sbafo
e l’altro, mi fa ritornare il sorriso quel ragazzaccio di mio cugino, e mi
rimpinza pure come un maialino!
*** GIORNO SEGUENTE ***
<< Signorina! …Signorina
si fermi! >>.
Mi giro curiosa verso quelle
grida,e mi fermo sul posto.
Vedo la segretaria della
scuola venirmi incontro.
Che cosa avrà di così urgente
da dirmi?
Fisso la sua curiosa e
ridicola corsa sui trampoli che porta, denominati tacchi a spillo.
Se cade si stronca
mezza…questo è certo…
Meglio andarle in contro, non
vorrei che accadesse per davvero.
Mi incammino con tutta calma
verso di lei, poi mi raggiunge.
Mi porge un foglietto.
<< Le hanno cambiato
l’orario. Questo è quello nuovo >> mi informa tra un affanno e l’altro.
<< Fantastico – esclamo
prendendo il foglietto – Grazie mille >> .
<< Di nulla cara. Se ha
i bisogno chiedi pure >> e mi sorride accompagnando il tutto con uno
sguardo che orami conosco bene.
Compassione.
Faccio una smorfia e le do le
spalle.
Entro nell’edificio scolastico
che qui hanno il coraggio di chiamare scuola e mi metto in un angolo a guardare
il mio nuovo orario.
…
Mi hanno praticamente
sconvolto tutto l’orario.
Ma chi gli ha chiesto nulla?
Stupidi dirigenti scolastici!
Mi imbroncio e poco manca che
batta uan boccata a terra, salendo le scale per andare alla fantomatica lezione
di topografia, nel legge cosa mi avevano messo come ore alle ultime due.
Educazione fisica.
Ma qui scherzano.
Ma a che cavolo serve
educazione fisica?
Non credo che per progettare
una ferrovia o un palazzo, mi servano saper giocare a basket oppure saper
saltare la corda.
Arrivo in classe e mi
accomodo in uno degli ultimi banchi, appoggiando sotto il mento le mani.
Sospiro affranta.
Stupido orario scolastico!
***
Driiiiiiiinnnnnn
Esco dall’aula velocemente
dirigendomi verso l’uscita della scuola, per poi uscire in cortile e avviarmi
verso la palestra dell’istituto per le mie due ore di educazione fisica.
Fantastico…
Alzo gli occhi al cielo
pensando cosa mi aspetti.
Poi d’un tratto sento
qualcuno osservarmi e mi giro attorno, alla ricerca di quell’occhiata
indiscreta.
Sorry…c’è un errore non è una
ma sono due,e sono quel Clauser e un altro fantomatico prof che sembra…uscito
dalla copertina Jack!
Non che legga certe riviste,
ma si sa quando mamma ti manda a comprare il suo inseparabile Vouge, ti ritrovi
sempre accanto quella rivista…
Mamma…
Di colpo mi arriva una fitta
al petto che mi mozza il respiro, al suo ricordo.
Mi appoggio un attimo alla
ringhiera del cancello, come se nulla fosse.
Respiro cauta.
Cerco di calmarmi
ricordandomi di ieri sera e di quello che è successo con Trevor.
Calma, devo stare calma.
Devo sempre ricordarmelo: se
ho loro, il resto non conta.
Ripetendolo incessantemente
mi calmo, con l’immagine di Trevor e Klaus e di zia e zio, davanti agli occhi.
Quando capisco che la fitta
non arriverà nell’immediato futuro, lascio perdere le occhiate di quelle due
comari e mi dirigo verso la palestra, con nel cuore solo la mia famiglia che mi
da la forza di andare avanti, nonostante tutto.
SPOILER!
Mi lancia un occhiata
maliziosa alla quale non rispondo.
<< Appena arrivato,
e già ci provi? >> e si mette a ridere.
Alzo gli occhi al cielo.
Certe volte mi chiedo se
c’è o ci fa.
<< Max…è una cosa
seria >> ci riprovo.
Ora mi fissa serio.
<< Non è che l’hai
messa incinta vero? >> mi chiede preoccupato.
Mi do una manata in volto.
No, ne sono sicuro, è un
deficiente.
<< Ma ti senti? Sei
impossibile! >> sbotto già con la pazienza sotto i piedi.
zia_addy: *ç* *me si gonfia come galletto* a quel “adoro come scrivi”
zia_addy:
*ç* *me si gonfia come galletto* a quel “adoro come scrivi”. Grazie!!!U//U
Spero che anche questo chappy ti piaccia!!! Fammi sapere!!P.S.
spero che qui troverai qualche errore XDXDXD BESOS!!!!!!!!
5. Io sono diverso
POV GABRIEL
Spengo la macchina e rimango
un attimo dentro ancora, prima di avviarmi verso l’edificio scolastico alle mie
spalle e iniziare a lavorare.
Che devo fare?
Non so proprio che fare con
quella ragazzina.
Fortunatamente oggi non ho
nessuna ora pomeridiana con lei, questo mi da tempo per pensare ad una soluzione
o almeno un piano da utilizzare per relazionarmici.
Mi spettino disperato i
capelli.
Uhm…mi sa che è ora che li
tagli, cominciano ad essere lunghini…
Poggio le mani sulle cosce.
Ok…per iniziare potrei
informarmi su di lei e sapere il motivo per il quale si è trasferita, per poi
passare al suo comportamento così strano.
Ci ho pensato molto questa
notte.
Una cosa pazzesca!
Invece che dormire mi sono
messo a fare filosofia e a cercare un motivo, per il quale giustificasse il suo
modo di relazionarsi così assurdo.
Unica pecca che le
motivazioni più verosimili sono le peggiori.
Basta così!
Batto uno schiaffo sulle
cosce toniche e muscolose da palestrato e esco dalla macchina,e mi avvio verso
la scuola.
***
Ma possibile che non abbia
trovato nemmeno due minuti per investigare sulla mia alunna speciale?
Possibile che il mondo debba
interrompermi di continuo?
Unica mia speranza è Maxwell.
Una capoccia bionda e un
corpo alto e ben proporzionato mi si para davanti di spalle, in lontananza.
Lo chiamo riconoscendolo.
Lo vedo fermarsi e
aspettarmi.
Lo raggiungo con una corsa e
riprendiamo a camminare assieme, ma ci fermiamo in cortile.
<< Ehilà? Ancora tutto
intero? – mi chiede di buono umore – o dovrei dire ancora inviolato? >>.
Non gli do carta bianca e
rimango serio.
Si ricompone pure lui e mi
guarda semiserio.
<< Ti prego, se stai
per dirmi che non sei scappato alla sue grinfie e vuoi raccontarmi la tua
raccapricciante esperienza evita per cortesia…>> e mi fissa in modo
eloquente.
<< Maxwell fa poco lo
scemo. Ho una cosa seria da chiederti >> parlo serio e pronto
all’imminente interrogatorio.
Lo vedo fissarmi cauto.
<< Tu sai tutto di
tutti in questa scuola,no? >> inizio loquace.
<< Si, beh…essendo un
professore di educazione fisica gli alunni mi informano su ciò che peccano gli
altri insegnanti >> e mi guarda perplesso.
<< Ecco, volevo sapere
un po’ della nuova studentessa: Lauren Steerly >> aver già buttato l’amo
del discorso, mi sembra già di essere a metà dell’opera, caspita.
Mi lancia un occhiata maliziosa
alla quale non rispondo.
<< Appena arrivato, e già
ci provi? >> e si mette a ridere.
Alzo gli occhi al cielo.
Certe volte mi chiedo se c’è
o ci fa.
<< Max…è una cosa seria
>> ci riprovo.
Ora mi fissa serio.
<< Non è che l’hai
messa incinta vero? >> mi chiede preoccupato.
Mi do una manata in volto.
No, ne sono sicuro, è un
deficiente.
<< Ma ti senti? Sei
impossibile! >> sbotto già con la pazienza sotto i piedi.
Me l’hanno già consumata
quelle galline del primo anno, con tutto quel :
Prof qui….prof di qua…prof di
sotto…
Beh…ora non me ne rimane affatto,
sto per stendere Maxwell anche se è due volte me!
<< Calma amico, stavo
solo scherzando. Avanti qual è il problema che ti affligge, sulla nuova
arrivata più popolare di tutta la scuola? >> parla serio, ma con uno
scintillio negli occhi che sa ancora di malizia.
<< Non so cosa fare con
lei. E’ indisciplinata, ha la lingua affilata come il rasoio, è impertinente,
ed pure un ghiacciolino! >> sbotto stanco nel non riuscire a trovare una
possibile soluzione, pensando che il vero problema non era quello, ma lo stavo
circuendo e basta.
<< Ma il problema non è
questo. Cos’è che ti mette tanto in crisi? >>.
Lo guardo sorpreso.
E io che pensavo non ci
stesse col la testa.
Questo è acuto, altro che!
<< Evita il contatto
fisico – appena lo vedo alzare un sopracciglio maliziosamente, controbatto
subito e mi spiego – non le puoi nemmeno toccare un dito accidentalmente per
passarle un foglio che si allontana! Oppure mi avvicino e si allontana con la
sedia, o scappa dal mio sguardo.
Poi le faccio un complimento
e lei che fa? Fissa a terra e si mette a piangere! >> sbotto passandomi
le mani nei capelli, tutto sotto lo sguardo serio e composto adesso di Maxwell.
<< Gabriel, ma non ti
hanno detto nulla di lei? Del perché si sia trasferita o per via del suo
comportamento? >> mi chiede serio.
<< Te lo sto appunto
chiedendo! >> finisco asciutto e esasperato.
Lo vedo avvicinarsi e parlare
sottovoce.
<< Un mese fa i suoi
genitori sono morti in una sparatoria. Non una qualunque. Sono morti in una
sparatoria avvenuta nella sua vecchia scuola durante un ricevimento scolastico.
Un professore fuori di testa ha svalvolato e dopo aver puntato la pistola su un
alunno che non gli andava a genio, ha invece sparato ai genitori di lei che non
centravano nulla >> fa una pausa con io che lo guardo a bocca aperta,
sinceramente colpito.
<< Ci credo va, che non
sopporta i professori…le ricordano…si,insomma..le ricordano quello…ma non
capisco il fatto del contatto. Non evita solo con i docenti, ma anche con i
compagni di corso e- >> Maxwell mi interrompe con un cenno e continua
lui.
<< Il docente che ha
ammazzato a sangue freddo i suoi genitori, era un amico intimo di famiglia – lo
vedo fissarlo perplesso a quel “intimo” e pare accorgersene , così mi spiega –
Per intimo intendo un amico molto vicino al padre. Pare che fosse una specie di
zio acquisito per la ragazza. Immagina come si sia sentita nel sapere che una persona
così cara potesse aver ucciso i suoi genitori come nulla fosse >> mi
fissa in modo eloquente.
<< Capisco…non lo
sapevo…>> fisso un punto inesistente alle spalle del mio amico per un
lasso di tempo che mi pare lunghissimo, poi mi riprendo non appena vedo la
protagonista dei nostri discorsi passarci a pochi metri di distanza.
Lo faccio notare anche a lui.
E si gira come me verso di
lei e la osserviamo.
Ad un tratto si gira verso di
noi e ci osserva in cagnesco, poi la vediamo cambiare soggetto e appoggiarsi
alla ringhiera del cancello.
Che strano…sembra quasi…no,
che vado mai a pensare.
Però mi sembra che non stia
molto bene, ma come a mandare all’aria le mie ipotesi si ristacca dopo un po’
dalla ringhiera e si avvia verso la palestra della scuola.
<< Hai lezione con lei?
>> chiedo al mio compare.
All’assenza di riposta
riformulo la domanda e lo fisso.
Sta ancora fissandola.
Sta seguendo ogni suo
movimento.
Stranamente a constatare ciò
sento un qualcosa di profondo e pesante allo stomaco, che mi fa digrignare i
denti e fare una smorfia.
Lo vedo ridarmi attenzione,
solo quando la ragazzina scompare dietro il portone della palestra.
<< Finito? >> gli
chiedo con una voce che non può assolutamente essere mia.
<< Uhm? >> mugola
perplesso, non capendo questo mio modo di comportarmi, e sinceramente neanche
io lo so.
Lo vedo fissarmi a lungo.
<< Toglimi una curiosità:
da cosa pensavi fosse dato questo suo comportamento? >> mi chiede
mellifluo.
<< Cosa ti fa pensare che
ci abbia pensato? >> cerco di sgarrare la domanda.
<< Le tuo occhiaie, no?
>> insiste ulteriormente.
<< Potrei anche aver
passato la notte a spassarmela, tu che dici? >> cerco cambiare argomento,
in un ultimo slancio nella banalità.
<< Non penso proprio
sennò non avesti quella faccia nera . Sono curioso, avanti dimmelo >>
<< E’ inutile che te lo
dica, tanto lo so di già che lo sai >> lo accuso, guardandolo male e un
po’ teso.
<< E’ più divertente che
lo dica tu che io, no? >> alzo gli occhi al cielo.
<< Che un docente nella
sua vecchia scuola le avesse messo le mani addosso, contento? >> sbotto,
guardando altrove.
<< Affatto. Lo
immaginavo >> mi sorride e si avvia in palestra.
<< Ho lezione, ci
vediamo! >> e mi saluta alzando una mano da dietro.
Lo fisso andarsene in
palestra, con la sua passeggiata da ampie falcate, perfette e leggere.
Che strana camminata per un
uomo.
Beh, sempre che lo sia…
***
POV MAXWELL
Fisso ipnotizzato la
ragazzina correre per la palestra assieme agli altri suoi compagni di corso.
La osservo, pensando a poco
prima, quando le ho passato la tuta e constatando quello che mi aveva detto
poco prima Gabriel.
Evita il contatto fisico,e
si tiene a distanza anche nelle relazioni.
Come a maggior prova
lampante, la osservo chiudere la fila dei compagni che corrono per il
riscaldamento.
Non parla con nessuno.
Fissa il vuoto davanti a se
con occhi spenti.
Chissà come era prima.
Doveva essere assolutamente
un tipo sociale e solare, e magari un tipo pure sorridente.
Chissà che bel sorriso.
Mi concentro sul suo volto
stanco e pallido, con leggere occhiaie.
No, così non va.
Le hanno cambiato apposta
l’orario, mettendole la mia materia per vedere se facendo attività di gruppo,
fosse più invogliata a socializzare e riaprirsi verso il prossimo.
<< Prof ma dobbiamo
correre ancora per molto?! >>.
Mi riscuoto al lamento di un
alunna.
Le sorrido colpevole.
Ho perso la cognizione del
tempo, e gli ho fatti correre anche troppo.
<< Fermatevi, facciamo
un po’ di volley…su, dividetevi in due squadre >> gli incoraggio e mi
allontano a prendere il pallone, fingendo di non vedere come quei ragazzacci si
dividano.
In pochi attimi tutti si
dividono,e lei rimane esclusa.
Poi un ragazzo le si avvicina
e gli indica la sua squadra e lei lo segue silenziosa.
Torno verso di loro e do
inizio alla partita.
La osservo attento, seguendo
ogni suo singolo movimemento.
Sa giocare piuttosto bene, ed
anche brava nelle coordinazioni, nonostante pecchi di relazioni.
A fine partita tento con
altri giochi di gruppo, per vedere le sue reazioni.
A fine ore, mi dirigo verso
la stanza degli arbitri, con tante perplessità in testa.
Mentre metto a posto alcuni
strumenti sportivi, sento delle voci che passano dalla porta socchiusa.
Affino l’orecchio.
<< Allora…ti andrebbe
di andare a prendere qualcosa da bere, ora all’uscita, assieme? >> sento
proporre da una voce maschile, un po’ insicura.
Il silenzio pare l’unica
risposta per un tempo che mi pare infinito.
<< Non ne vale la pena
>> è il semplice mormorio che appartiene ad una ragazza, dalla voce
limpida e dolce, forse un po’ minuta.
<< Insisto…>>
ritenta quella voce maschile con più insistenza.
<< Rifiuto. Sono una da
lasciar perdere >> e sento uno scalpiccio di scarpe da ginnastica,e poi
seguito da un altro.
<< Lasciami! >>
sento provenire il lamento dalla voce femminile.
A quel punto intervengo
aprendo la porta e trovandomi la fantomatica Lauren assieme ad un ragazzo del
suo stesso corso, che la tiene ferma per un braccio.
Istintivamente libero la
ragazzina dalla presa di quel ragazzone moro, alto due volte lei, e mi metto
davanti a lei.
Fa tanto damigella indifesa e
prode cavaliere pronto a servirla e difenderla dal brutto mostro della palude.
E pensare che non ci ho
mai creduto alle fiabe…
<< Ti pare sia il modo
di comportarsi? Fila a cambiarti! > gli ordino guardandolo male.
<< Steerly, tu dammi
invece un aiuto con le tute sportive da rimettere! >> lo ordino pure a lei,
tenendole aperta la porta, mentre guardo in cagnesco il morettino, finito ormai
inevitabilmente nella mia lista nera. Non appena entra richiudo la porta alle
mie spalle con gesto secco, al quale la vedo sobbalzare e guardarmi disperata
per un lungo momento.
Le chiedo scusa e mi avvicino
al tavolo con sopra almeno una ventina di divise e casacche sportive, in bella
mostra.
Inizio a rimpiegarle per bene
e ordinatamente.
La vedo per un attimo
fissarmi perplessa , per poi avvicinarsi e aiutarmi a rimpiegare tutto.
<< Fortuna che mi sei
arrivata te, altrimenti qui finivo per l’anno prossimo. Non sono affatto
portato per certe mansioni >> cero di incominciare un discorso.
<< Naturale, voi uomini
sapete solo comandare e fare cazzate! >> mi risponde glaciale.
Le rido in faccia.
Poi mi giro verso di lei, e
la guardo con la mia solita aria astuta.
<< Con me non attacca,
si vede che reciti la parte del ghiacciolino e della sboccata! >> e le
faccio un buffetto sulla testa, con lei che la vedo guardarmi esterrefatta.
<< Ma come…>> iniziai
stupita.
<< Lo noterebbe
qualsiasi persona se non fosse sempre troppo persa in se stessa e nel suo
egoismo >> le sorido sincero e compiaciuto.
Forse sono già ad un passo
avanti.
La sincerità è sempre la
politica migliore!
Le sorrido rassicurante, ma
ottengo solo un occhiataccia di odio.
Mi giro verso di lei, sicuro
di me.
<< Sai, non mi piace che
usi quel tono con me. Io non sono come una di quelle mummie a cui mi paragoni –
faccio una pausa e la guardo cauto – io sono diverso da loro…>> finisco
pronto alle sue prevedibilissime reazioni.
<< Non vedo proprio la
differenza tra tu e quei vecchi bacucchi! >> ribatte convinta, anzi,
fintamente convinta.
<< Una ne hai subito
trovato: io sono un giovanotto a confronto >> ribatto sorridendo
smagliante.
Le vedo fissarmi in modo
indecifrabile.
<< Ti svelo un segreto
– mi avvicino con una delle mi grandi falcate a lei, per poi chinarmi e
ritrovarmi vicinissimo al suo volto, tanto da sfiorarle il naso – il mio vero
lavoro non è quello di insegnare, ma anzi è un passatempo questo…che uso per
passare il tempo..>> finisco pronto a qualsiasi reazione da parte sua.
La vedo fissarmi ostentando
incredulità.
In risposta le sorrido
smagliante.
<< Lo vedo benissimo
che non ci credi assolutamente a quello che ti dico. Però dovresti >>
constato dispiaciuto.
<< Non vedo perché dovrei
credere a tutto ciò che lei dice >> mi risponde glaciale.
<< Anche mettendo che
fossi un semplice professore di educazione fisica, beh, anche in quel caso non
lo sarei lo stesso, dopotutto questa professione non è proprio di nome. Lo
sanno tutti che i prof di educazione fisica sono tutto fuori che quello
>> parlo senza dare peso al suo ribattere tagliente.
La vedo guardar darmi un po’
confusa e a come soppesare la cosa.
<< Comunque era vero quando
dicevo che questo lavoro è solo un modo per occupare il tempo. Dopo se vuoi ti
faccio vedere che lavoro faccio in realtà. Se vieni con me lo potrai constatare
con i tuoi occhi >> le propongo speranzoso.
Se riuscissi a fare in modo
che smettesse di essere restia contro la mia figura, sarebbe un possibilissimo
passo avanti verso la sua avversione per i docenti,e magari anche di apertura
verso gli altri.
Uhm…beh se ripensiamo a
prima, credo proprio che ne abbia ancor meno di voglia.
<< Fidarmi?..dovrei fidarmi
di uno sconosciuto? >> la sento parlare con la voce alterata e incrinata.
<< Si, ti sto chiedendo
di fidarti di me >> le parlo rialzandomi dalla mia posizione inclinata
verso lei, e la fisso dalla mia fiera stazza di 1,98 cm.
Ci fissiamo intensamente
negli occhi.
L’uno nello sguardo
dell’altro.
Ghiaccio contro fuoco.
Mi sento pervadere da un so
che in tutto il mio corpo.
Come un velo caldo e morbido,
mi sento avvolgere da questo.
Come prima in cortile, mentre
ci sfilava davanti a me e a Gabriel.
<< Mi dispiace, ma non
puole chiedermelo – fa una pausa – Lo so benissimo che sapete tutti di questa
maledetta faccenda, quindi parlerò chiaro: non voglio né essere compatita nè
aiutata. Preferisco la solitudine >> abbassa lo sguardo persa
probabilmente nei ricordi.
Sospiro annullato, capendo
nei limiti del possibile la sua situazione.
Mi chino verso di lei e le
alzo il viso con le dita, per farmi guardare da lei.
La vedo guardarmi con occhi
vuoti e appannati di lacrime.
<< La solitudine è una
cosa egoista, farai soffrire le persone a te vicine, ci pensi? Vuoi che
soffrano come te? Nel dolore se è impossibile evitare di soffrire si soffre
assieme e ci si sostiene >> le lascio andare il viso, sicuro che adesso
mi ascolterà, lo noto dai suoi occhi lacrimanti di calde gocce salate.
<< Ti chiedo di provare
a fidati almeno di me. Sei sveglia e l’hai notato subito che io non sono uno
stupido come gli altri docenti, altrimenti né saresti qui a parlarmi, né tanto
meno qui ad ascoltarmi e rispondermi >>.
Le sorrido cortese.
<< E ti saresti pure
ritirata al contatto di prima…>>.
La vedo ascoltarmi attenta e
silenziosa.
<< Ti chiedo di fidarti
di me. Non subito, un po’ per volta. Non sono una persona cattiva! E nel
consentito sono pure sano di mente! >> cerco di parlare con semplicità e
cerco di coinvolgerla con il mio tono canzonatorio.
<< Ma come posso
fidarmi ancora di qualcuno? Anche lo zio Sam – si ferma sconcertata a quel “zio
Sam” e altre lacrime le sgorgano lungo il viso, e cerca di togliersele con
stizza – anche lui era una brava persona, cosa credi! Era una bravissima
persona, gentile, affettuosa ma non pensavo che in realtà fosse un tale
mostro…>> e si mette le mani al viso non appena le si mozza la fase, per
l’incrinazione della voce.
<< Come ti fidi delle
persone che hai accanto devi riprovare a fidarti del prossimo, facendo
attenzione, ma fidandoti…Ti ricordo che poi, mica tutti siano pazzi. Ti chiedo
di provarci…>> finisco per poi allontanarmi da lei e andare verso
l’attaccapanni , per prendere dalla tasca del mio giubbotto un fazzoletto in
stoffa.
Glielo porgo.
Lei lo fissa per un momento
che pare impossibile e infinito, poi mi lancia una fugace occhiata e lo prende
riluttante e con qualche esitazione e si asciuga gli occhi.
Aspetto in silenzio che si
ricomponga.
Non appena a fatto, finisco
ciò che ho cominciato.
<> detto ciò le giro intorno e la incoraggio ad
andare, spingendola per le spalle verso l’uscita della stanzetta.
La vedo bloccarsi un attimo e
guardarmi per un lungo momento.
Ha gli occhi arrossati e
ancora un po’ spenti, ma tutto sommato è meglio di prima, che erano due lastre
di ghiaccio.
Mi fa un cenno di saluto con
il capo,e corre in corridoio diretta agli spogliatoi.
Rimango nella stanza in
ascolto delle sue mosse nella stanza adiacente, poi, quando sento che corre
fuori dalla palestra, prendo i miei averi e mi dirigo anche io verso il mio
vero lavoro, fregandomene altamente del mio certo enorme ritardo, non
preoccupandomi di constatarlo nemmeno.
Così arrivo alla moto con una
leggerezza e un benessere tale, che superano di molto la semplice soddisfazione
per aver aiutato – in parte – una persona, come del resto pure quel velo di
calore che ancora mi avvolgeva.
Spoiler
<< Mamma, perché se
Trevor e Louren sono due s-sposini non hanno un bimbo? >>.
Vedo lo zio mummificarsi e
Trevor e zia ridere.
<< Klaus, tuo
fratello e tua cugina non sono due sposini. Mamma diceva così per dire >>
spiega zio in procinto di un infarto.
<< E allora quando
si s-s-posano e fanno un bimbo? >> chiede ingenuamente, immergendo un
biscotto del suo latte.
<< Tesoro, non è
detto che succeda >> interviene zia.
<< E perché? Stanno
sempre insieme e si v-vogliono tanto bene! >> ribatte cocciuto il
piccolo.
<< Non per questo
vuol dire che ci dobbiamo sposare. Pensa a quanto bene ti vuole Louren e tutto
il tempo che perde a coccolarti? Non è lo stesso? >> prova a intercedere
Trevor.
Vedo lo zio tornare un po’
più roseo ma quasi strozzarsi con la spremuta quando Klaus parla di nuovo.
<< Allora sposo io
Louren! >> dice tutto contento e allargando i suoi grandi occhioni verdi.
---ANGOLINO
AUTRICE---
Come promesso
eccomi qui!
Spero tanto che
questo nuovo chappy vi piaccia ^.^
Ancora un singhiozzo, e
ancora una cascata di lacrime invade il mio viso.
Soffoco un singhiozzo più
forte nel cuscino.
Lo abbraccio come fosse il
mio unico scampolo di salvezza.
Mamma!
Papà!
Voglio che tutto sia un
incubo!
Un brutto incubo.
Fa male…
Fa tanto male…
Ancora giù lacrime che
sgorgano sul mio volto.
Mi rigiro senza posa nel mio
letto.
L’oscurità mi avvolge, ma non
consola né argina il mio dolore.
Sento le solite fitte di
dolore al petto.
Mi rigiro a pancia in su e
stringo al petto il cuscino e ci soffoco dentro un urlo di dolore e pianto.
E piango…
Piango come non avevo mai
pianto prima d’ora…
E cado tra il dolore,
completamente nell’oscurità.
…
Mi agito nel dormiveglia.
Accarezzo il cuscino al mio
fianco, come se fosse la persona più importante per me al mondo.
Poi l’immagine di mamma e
papà riempe la mia visuale.
E un fiotto di lacrime scorre
nuovamente.
E riprendo il mio pianto
incessante.
Poi dopo non so quanto tempo,
ripiombo in quell’oscurità spaventosa, fatta di ricordi e speranze, e di
desideri ormai persi.
Ricordi di una vita
precedente.
…
Mi rigiro tra le coperte.
Le stringo a me.
Constato che ho la gola secca
e rastia.
Provo ad ingoiare ma non ce
la faccio.
Mi sento malissimo.
La testa mi gira e sono
stremata dal dolore e dalle fitte al petto.
Come un automa mi alzo dal
letto tirando via con me le coperte, e strascicandole per terra mi dirigo al
piano di sotto.
Mi muovo con passo lento e
strascicato reggendomi ad ogni mobilio possibile.
La testa mi gira.
In cucina prendo un bicchiere
d’acqua e mi disseto.
Poi a passi sempre linte e
deboli faccio il percorso inverso.
Quando sono di nuovo davanti
al letto mi ci lascio cadere pesantemente, mi rigiro bene tra le coperte,
stringo di nuovo il cuscino e mi sfogo nuovamente, dando pieno sfogo al mio
dolore.
Solo adesso capisco che alla
morte dei miei genitori mi sono trattenuta, ho nascosto il mio dolore sotto
chili di serietà e responsabilità.
Nemmeno con Trevor ero riuscita
a sfogarmi così bene.
Anche se sto male, anche se
piango…non mi sento più leggera…no…
Sento altro…
Non so cosa.
Non ci do pensiero e mi
sfogo, come è giusto che faccia, pur di mettere in pace i fantasmi del mio
passato che sento sempre starmi con il fiato sul collo.
Sento un dolore sordo, che
taglia in due la mia coscienza.
Sento che nel mentre sta per
nascermi un urlo di disperazione.
Prendo il cuscino e me lo
premo al volto.
Sento le lacrime scomparire a
quel contatto.
Non ce la faccio più!
Rivoglio in dietro mamma e
papà!
Quando l’urlo di rabbia e
disperazione passa, tolgo il cuscino dal volto e sento le lacrime scorrermi ai
lati del volto.
<< Non ce la faccio
più…>> mormoro con voce strozzata.
Perché loro e non io?
Perché?
Perché loro e non altri?
Che so…quello stesso
pazzoide o un killer?
Ma perché loro!
Mi copro gli occhi piangendo
nuovamente a dirotto…
…
Apro gli occhi lentamente.
L’oscurità mi avvolge ma me
la sento un po’ più amica.
Non ho più lacrime da versare
al ricordo di mamma e papà.
Mi alzo debolmente da letto e
a piccoli passi mi dirigo verso la portafinestra di camera.
Con un colpo secco sposto le
tende, poi apro i vetri e poi le persiane.
Davanti a me si apre l’alba,
l’inizio di un nuovo giorno.
Mi incanto ad osservare quel
rosa blu che si mischiano e intrecciano assieme, dietro dei tenui raggi di
sole.
Il sole che sale.
Mi sento come il sole.
Accenno un sorriso a questo
pensiero.
Come lui questa mattina
inizierò la mia rimonta verso la vita.
Me lo merito, come qualsiasi
altra persona.
Merito di vivere felice e
di realizzare i miei sogni.
Merito di avere dei sogni.
Chiudo gli occhi e respiro la
brezza mattutina.
Poi li riapro e corro verso
il mio bagno personale.
Mi spoglio e fisso la mia
immagine allo specchio.
…
Mi sento diversa e mi vedo
diversa.
Sento che ce la posso fare.
Posso dare ancora il meglio
di me in questa vita.
Osservo attentamente i miei
occhi.
Ora si che li riconosco.
Color cioccolato e limpidi.
Questi sono i miei.
Tocco lo specchio come
volessi toccarli veramente.
Accenno un sorriso.
Semplice, un po’ stiracchiato
e stanco.
Mi riprendo dopo un po’ di
smarrimento a tale pensiero e mi metto sotto la doccia e mi lascio cullare
dall’acqua bollente che guizza e tocca tutto il mio corpo.
Sento che le ultime tracce
del tempo passato a compiangermi e rimuginare sui fantasmi del mio passato
stanno scomparendo.
Mi insapono bene i capelli
secchi e ruvidi dalle lacrime salate.
Li lavo energicamente e li sgraticcio
sempre più convinta ad ogni pettinata.
Voglio vivere al meglio la
mia vita, come avevo sempre fatto prima della fine di tutto.
Mi rattristo un po’ a tale
pensiero e rimango in ascolto.
Niente fitte o lacrime.
Solo un’ombra sul cuore.
Mi tocco il petto,
all’altezza del cuore.
Ce la possa fare!
Posso superare anche questo!
E mentre finisco di lavarmi
penso ai cambiamenti che devo apportare alla mia vita,e mi vergogno di tutti
quei comportamenti che ho avuto da un mese a questa parte.
Quando esco dal box doccia mi
asciugo, ma mentre apro il cassettone per prendere una maglia mi blocco.
Basta così, è ora di
cambiare.
E invece di prendere la
maglia ormai sformata e vecchia, prendo l’abitino nuovo che mi ha regalato la
zia la scorsa settimana.
Lo indosso e mi osservo
soddisfatta allo specchio.
Nel riflesso vedo uan ragazzina
di 17 anni dai capelli bagnati e mossi color cioccolato, che indossa con
disinvoltura un abitino color turchese in seta con maniche a tra quarti e una
piccala scollatura a v, con la gonna che finisce con un attorcigliamento di
veli e finisce qualche centimetro più in su del ginocchio.
Appena mi riprendo da quella
nuova me, che pensavo che non sarei mai stata più corro e prendo degli
stivaletti dal tacco basso del medesimo colore e gli indosso, poi una passatina
di un colore simile con un fiore bianco in cima e la indosso. Sempre correndo
per il parquet e cercando di fare meno rumore possibile con gli stivali, prendo
delle forcine e mi acconcio i capelli a metà crocchia dietro, lasciando la
frangetta sul davanti e dietro un po’ di capelli in modo che tocchino le
spalle.
Appena mi guardo allo
specchio mi ricordo degli orecchini e corro al cassettino e prendo gli
orecchini in oro bianco che mamma e papà mi avevano regalato lo scorso natale.
Li indosso senza timore di
ricordare.
Appena finisco di rimirarmi
contenta che la mia vera me sia ritornata scendo di corsa al piano di sotto in
cucina, non prima di aver visto l’ora della sveglia – le 6:37 – e inizio a
preparare al colazione per l’intera famiglia.
Riscaldo il latte,
apparecchio, preparo le frittelle, tiro fuori dal frigo lo yogurt del piccolo
Klaus e faccio delle focaccine come adora lo zio.
Ad un tratto sento un rumore
e mi giro.
Trovo sulla porta tutta la
mia famiglia guardarmi sorpresa.
Gli sorrido come non facevo
da tempo.
Io ho sempre amato sorridere,
perché è il miglior modo di esprimere le proprie emozioni agli altri.
L’unico che si riprende è
Klaus che mi corre in contro e lo prendo in collo di slancio.
Quasi non ce la faccio.
<< Mamma mia come cresci
ogni giorno, cucciolo! >> gli dico mentre me lo accomodo in collo,
cercando di non crollare a terra.
Lo sento ridere e
abbracciarmi.
<< Sei bellissima
Louren! >> lo sento dire con la sua vocina dolce e piccola.
Gli do un bacio sulla testa e
guardo gli altri.
Nel mentre vedo gli zii
venirmi incontro e abbracciarmi.
Sento gli zii commossi.
<< Mi dispiace di
avervi fato preoccupare, prometto che non succederà più >> gli prometto
abbracciandoli come posso, con Klaus in collo.
<< Non fa nulla,
l’importante è che ora stai bene di nuovo…>> replica zio, facendomi un
buffetto alla guancia poi si riprende.
<< Ma non sentite odore
di bruciato ? >> parla perplesso, muovendo i baffi in quel modo buffo che
Trevor ama prendere in giro.
Tutti e quattro annusiamo
l’aria.
<< Si…papà…c’è una
certa puzza…>> acconsente il piccolino.
Ci penso su…
Ma…ho cotto tutto…
Poi mi si prende un colpo a
quell’illuminazione.
<< Le focaccine di zio!
>> dico dispiaciuta, ma non mi avvicino ai fornelli.
Ho Klaus in braccio, che non
sia mai!
Vedo zia staccarsi da me e
correre al forno e tirarle fuori e zio guardarle quasi con le lacrime agli
occhi.
<< Le mie adorate
focaccine… >> lo sento mormorare e si siede a tavola con zia che le serve
nel cesto che posa in tavolo e mi da un bacio sulla guancia, poi inizia a
mettere tutta la roba da me cucinata in tavola.
Io intanto fisso Trevor.
<< Che fai non mi
abbracci? >> lo riprendo.
Lo vedo venire verso di me
sorridente e abbracciarmi fortissimo.
<< Aih! >> sento
lamentarsi il piccolo ancora in braccio a me.
Trevor ride e allenta un
pochino la presa.
La zia ci chiama tutti e tre
e ci voltiamo verso di lei, ma un flash ci acceca.
Zio ci ha fatto una foto.
<< Beh? Ci voleva una
foto no? >> e posa la macchinetta istantanea sul tavolo e inizia a
mangiare.
Io e Trevor ci fissiamo e
scoppiamo a ridere.
Vedo zia guardarci ancora
abbracciati.
<< Tesoro, non sembrano
così una coppietta di sposati con il loro bimbo? >> sento dire melliflua
da zia.
Sento andarmi a fuoco il viso
sotto lo sguardo di zia.
Vedo lo zio girarsi e
picchiarsi il petto per un boccone andato per la mala via.
Lo vedo girasi pallido verso
la zia.
<< Non scherzare!
Louren è ancora una bambina! E Trevor pure! E io sono ancora troppo giovane per
essere nonno! >> lo sento ringhiare e inforchettare un pezzo di bacon.
<< Oh si certo…>>
e zia si rigira verso i fornelli.
Io divento pietra.
Osservo Trevor che è il
ritratto della serietà.
Non si è nemmeno scomposto
come me.
Beh…lui un ragazzo.
Sempre rossa in volto prendo
Klaus e lo metto sulla sedia con il cuscino sotto, mentre Trevor gli mette un bavaglio.
Klaus è un vero campione
quando si tratta di sbrodolarsi.
Poi mi siedo e come me mio
cugino maggiore.
Servo Klaus e gli porgo anche
lo yogurt, poi gli metto nella tazza del latte con cacao e gli metto accanto dei
biscotti appena sforntati dalla sottoscritta.
Dopodiché, inizio a servirmi
con del bacon e uova quando Klaus mi blocca con una sua frase.
<< Mamma, perché se
Trevor e Louren sono due s-sposini non hanno un bimbo? >>.
Vedo lo zio mummificarsi e
Trevor e zia ridere.
<< Klaus, tuo fratello
e tua cugina non sono due sposini. Mamma diceva così per dire >> spiega
zio in procinto di un infarto.
<< E allora quando si s-s-posano
e fanno un bimbo? >> chiede ingenuamente, immergendo un biscotto del suo
latte.
<< Tesoro, non è detto
che succeda >> interviene zia.
<< E perché? Stanno
sempre insieme e si v-vogliono tanto bene! >> ribatte cocciuto il
piccolo.
<< Non per questo vuol
dire che ci dobbiamo sposare. Pensa a quanto bene ti vuole Louren e tutto il
tempo che perde a coccolarti? Non è lo stesso? >> prova a intercedere
Trevor.
Vedo lo zio tornare un po’
più roseo ma quasi strozzarsi con la spremuta quando Klaus parla di nuovo.
<< Allora sposo io
Louren! >> dice tutto contento e allargando i suoi grandi occhioni verdi.
<< Ma…vedremo Klaus
>> gli dice zia, per mettere a tacere tutta la faccenda,e mormorando allo
zio – è ancora un bambino – facendolo tornare roseo.
Io per tutta la scena sono
rimasta muta e ferma, come una mummia.
Quando gli altri riprendono a
mangiare, io faccio lo steso ma mi accorgo che Trevor mi sta guardando.
<< Non ti piacciono le
mie frittelle? >> gli chiedo perplessa.
<< No, sono ottime
>> lo vedo rispondermi, guardandomi in un modo…
Sembra che mi guardi, ma non
mi sta veramente guardando.
<< Tutto ok? >>
gli mormoro.
Lui mi fa un cenno e torna a
mangiare.
La colazione poi è tutta
tranquilla e serena.
<< Quanto tempo sono
rimasta su in camera? >> chiedo seria.
<< Due giorni e una
sera >> dice zio guardandomi ancora un po’ preoccupato.
Gioco con l’ultimo boccone
nel piatto.
<< Ecco, mi chiedevo se
potessi saltare anche oggi scuola >>.
<< Si, certo…prenditi
tutto il tempo di cui hai bisogno >> mi accarezza una mano parlando la
zia.
<< Ecco, volevo andare
a rifarmi il guardaroba e poi andare dai miei al cimitero, non ci sono ancora
stata… >>.
Non ne avevo mai avuto il coraggio.
Avevo troppa paura.
Mentre adesso mi sento più
forte, e poi lo devo fare, è l’ultima cosa che devo affrontare prima di
lasciarmi definitivamente i fantasmi del mio passato alle spalle.
<< Ti accompagno io
>>.
Mi giro verso mio cugino
maggiore.
<< Posso anche andarci
da sola, non c’è bisogno che tu salti il college per me >> replico
dispiaciuta.
<< Affatto, lo faccio
con piacere >> e si alza andando al lavello e posando le sue stoviglie.
<< E poi ti servirà un
facchino, no? >> e mi si avvicina spettinandomi i capelli acconciati e si
dirige verso il piano di sopra, probabilmente a prendere le chiavi della sua
macchina.
Lo guardo male e cerco di
rimettermi apposto i capelli, mentre sale le scale e gli faccio la linguaccia e
lui ride.
Struffio sconsolata e
sparecchio, mentre zio prepara Klaus per portarlo a scuola.
<< Lo accompagniamo
noi, così vai più tranquillo a lavoro >> gli propongo.
<< D’accordo. >>
e va a salutare prima la zia, me e infine il piccolino.
Io corro su per le scale,
prendo una borsa bianca e ci metto dentro il cellulare, le chiavi di casa, il
portafoglio, una trousse anche se non sono truccata e poi il fazzoletto.
Un momento, il fazzoletto?
Osservo il fazzoletto di
stoffa da uomo con ricamato due iniziali.
M.L.
E’ il fazzoletto che il professore
di ginnastica mi ha prestato.
Lo porto istintivamente al
volto e annuso il tessuto.
…
C’è impregnato un profumo da
uomo!
Il suo profumo…
Constato rossa in viso.
Prendo il fazzoletto e lo
metto in borsa nervosamente, ma con la decisione di renderglielo il giorno dopo
a scuola.
Scendo le scale di corsa e
all’entrata vado quasi a sbattere contro la porta, ma non mi fermo e corro
fuori, verso la Range Rover Sport già nel vialetto ad aspettarmi.
Vedo Klaus spostarsi da
dietro e sporgersi verso Trevor e suonarmi.
Corro verso di loro e la
prima cosa che faccio è recuperare quel birichino del mio cuginetto e legarlo
al seggiolino di dietro.
Poi salgo con un po’ di
fatica di fianco al mio facchino personale.
Mi aggancio al serratura e
parte a razzo verso la scuola materna del piccolo.
Dopo aver parcheggiato l’auto
scendiamo e per mano, uno da un alto e uno dall’altra io e Trevor,
accompagniamo il piccolo a scuola.
Ha ragione la zia.
Così come siamo sembriamo
davvero una famiglia, o come dice lei: “Una coppietta di sposini con il loro
bimbo”.
Sorrido a quel pensiero,e
faccio un buffetto al mio piccolo angioletto, dai grandi occhi verdi.
Spoiler
<< Affatto,
prima donna >> e guardo avanti, ma dopo qualche passo mi accorgo di non
averlo più di fianco.
Mi giro indietro.
Lo vedo fermo con
la bocca storta in una smorfia.
<< Prima
donna? >> lo sento dire.
<< Si, sei
pieno come una prima donna e sculetti pure, più chiaro di così! >> e riprendo
a camminare verso il parcheggio.
Ad un tratto mi
sento sollevare e prendere a mo di sacco di patate e lancio un urletto sorpresa
facendo girare i passanti curiosi.
<< Questa me
la paghi! Te la faccio vedere io chi è la prima donna! >> e inizia a camminare
tranquillamente sul marciapiede con tutte le borse da una parte, l’una dentro
l’altra e dall’altra io a testa in giù, sulla sua spalla sinistra con lui che
mi tiene per il fianco.
<< Lasciami!
Fammi scendere! >> gli urlo quasi.
Vedo che tutti ci
guardano: chi perplessamente, chi ridacchiando, chi dandosi delle gomitate tra
amici.
Voglio scavarmi
uan buca e sprofondarci dentro!
---ANGOLINO
AUTRICE---
Come promesso
eccomi qui!
Spero tanto che
questo nuovo chappy vi piaccia ^.^
amylee: Grazie 1000! ^.^ Spero tu possa dire lo stesso
di questo nuovo chappy! BESOS!!!!!
Rein94:XDXDXD figurati, lo faccio
spessissimo anche io…mi annoio e spulcio tutto il sito quando non voglio
studiare e l’ispirazione c’è ma non scrivo perché sennò se inizio non finisco
più e addio compiti ç_ç…davvero ti piace Batticuore
notturno? ^-^ Sono contentissima! A giorni, salvo imprevisti dovrei aggiornarlo!!!^-^ Figuratie felice
che ti piaccia questa fic!!! BESOS!!!!!
kimi_92: *me fischietta con la coscienza sporca*…eh…il
prof del titolo è BIPPPPPP….e Maxwell BIPPPPPPP e il cugino…BIPPPPP, no asp…lo capisci in questo chappy
^.^ Felicssima che le storia ti piaccia…mi sa che ho
calcato un po’ la mano sull’impatto iniziale…ma adesso risolverò…come si vedrà
adesso e soprattutto dall’ottavo chappy in poi! Scusa
gli errori, cercherò di diminuirli! ^-^ BESOS!!!!!!!!!!
7.
Ancora un prova
POV LOUREN
<< Ho i bracci che mi
stanno per scoppiare! >> si lamenta Trevor, sommerso da mille borse e
pacchi.
Avete presente i facchini che
portano mille cose alle donne in carriera nei film Hollywoodiani?
Ecco, penso che rendiamo esattamente la stessa immagine sia io che Trevor.
Gli faccio la linguaccia
serena.
Gli vado lateralmente e gli
tasto i muscoli del braccio, in perfetto sforzo.
Valuto attenta.
Sento il suo sguardo su di
me.
Gli sorrido smagliante.
<< Sono tutte scuse! I
muscoli ce li hai, almeno che non ti faccia di steroidi! >> lo prendo in
giro e gli corro davanti saltellando e mettendomi dall’altro lato.
<< Ci mancherebbe! Sono
tutti veri! Frutto di anni di palestra >>.
Poi si sporge verso di me e
mi tasta un braccio.
Ma allora ne aveva ancora di libertà per portarmi
un'altra borsa!
Alzo un sopracciglio contattando ciò.
<< Non ho mica delle
gambe di gallina come te al posto dei bracci! >> .
Lo guardo a bocca aperta.
<< Ha parlato mister
pancetta! >> e gli tasto i perfetti addominali.
Mannaggia! Sono a corto di
prese di giro!
Fisicamente non pecca di
nulla!
<< Certo come no.
Adesso gli addominali scolpiti si chiamano pancia >>.
Mentre avanza a lunghe
falcate come di suo solito, si gira verso di me e mi sorride.
<< A corto di prese di
giro? >> commenta esultante.
Gli sorrido maligna.
<< Affatto, prima donna
>> e guardo avanti, ma dopo qualche passo mi accorgo di non averlo più di
fianco.
Mi giro indietro.
Lo vedo fermo con la bocca
storta in una smorfia.
<< Prima donna?
>> lo sento dire.
<< Si,
sei pieno come una prima donna e sculetti pure, più chiaro di così! >> e
riprendo a camminare verso il parcheggio.
Ad un tratto mi sento sollevare e prendere a mo di sacco
di patate e lancio un urletto sorpresa facendo girare i passanti curiosi.
<< Questa me la paghi!
Te la faccio vedere io chi è la prima donna! >> e inizia a camminare
tranquillamente sul marciapiede con tutte le borse da una parte, l’una dentro
l’altra e dall’altra io a testa in giù, sulla sua spalla sinistra con lui che
mi tiene per il fianco.
<< Lasciami! Fammi
scendere! >> gli urlo quasi.
Vedo che tutti ci guardano:
chi perplessamente, chi ridacchiando, chi dandosi delle gomitate tra amici.
Voglio scavarmi uan bucae sprofondarci dentro.
<< Mi fai scendere? Ci
stanno guardando tutti! >> gli chiedo ad un tono
molto più basso.
<< Manco per idea, ci
dovevi pensare prima! >> e tranquillamente prosegue per il marciapiede.
Tiro arrabbiata uno
scappellotto alla sua schiena e fisso l’asfalto che scorre sotto di me.
Beh, ormai il danno è fatto!
Tanto vale continuare, no?
<< E meno male che ti
scoppiavano le braccia a portare i pacchi e le borse! Sei uno scansa fatiche
che si lamenta come una donna >>.
Nulla,non
mi risponde nemmeno.
Fa il finto tonto eh?
Poi noto una cosa, nel suo
camminare, che non avevo mai notato seriamente.
<< E per di più
sculetti come una donna! >> dopo questa lo sento
agitarsi.
D’un tratto mi ritrovo a testa ingiù quasi a terra.
Mi ha calato ancora più giù!
<< Vediamo se con
questo ti raddrizzo! >> e continua a camminare.
Mentre sto per dar sfogo alla
mia arrabbiatura, quando mi accorgo di una cosa a cui
non avevo dato peso.
La gonna.
Faccio forza sulle bracciame la tocco.
Fiu…mi ci ha tenuto il braccio,
sai che figura a fare vedere a tutti le mutandine?
Sospiro più tranquilla e
prendo un fiato per riprendere da dove avevo
interrotto.
<< Trevor!!! Smettila, dai! >> ritento.
Lo sento fermarsi e ritirami
prima su, poi posarmi davanti a lui.
Lo guardo rossa in viso.
<< Questa me la paghi!
>> e infilo in macchina, notando che siamo arrivati alla nostra
destinazione.
In
risposta lo sento ridere e rispondermi.
<< Questo dovrei dirlo
io! >>.
Poi finisce di sistemare
tutta la roba nel bagagliaio e mi raggiunge al posto di guida e si gira verso
di me.
Io lo guardo imbronciata.
Dopo poco scoppiamo a ridere
assieme.
<< Che figura! >>
e mi copro il viso.
<< Però
è stato divertente! >> e mette in moto la macchina.
<< Per te forse – faccio
un attimo di pausa, pensandoci su – Ok, è stato divertente >>.
Sento che mi sposta le mani
dal volto.
<< Certo che però un
bacino me lo potresti anche dare! Ti ho portato tutte quelle cianfrusaglie!
>>.
<< Mi sa che tra la zia
e Klaus ti sei fato condizionare >> e scuoto la testa sconsolata.
Lo vedo poi guardare avanti e
fare retromarcia girandosi indietro, mentre esce dal parcheggio.
<< Comunque potremmo,no? Dopotutto non siamo cugini…>> e fissa la strada
guidando e richiudendosi in un silenzio pieno di significato.
Che cos’è questa novità?
E perché tira di nuovo in
ballo questa storia?
Lo so benissimo che non siamo
realmente cugini, ma perché si auto infligge dolore?
Che sia masochista come me a
volte?
Fisso il
finestrino rattristata.
<< Per me sei Trevor,
il mio migliore amico, il mio cugino, il mio confidente e pure il mio facchino
preferito, anche se le tue prestazioni lasciano a desiderare! Eh! >> gli
faccio un buffetto alla guancia perfettamente rasata.
Lo vedo sorridere davantie prendermi la mano e farmi un buffetto sulla
guancia, senza distogliere gli occhi dalla strada.
<< Ti voglio bene,
anche se sei una sfruttatrice porta pacchi e una gran rompiscatole >>.
<< Anche
io ti voglio bene anche se ti comporti da prima donna! >> e mi lascia
la mano per aumentare i giri dell’auto.
Accendo la radio e mi
sintonizzo sulla mia stazione preferita.
<< Allora andiamo dagli
zii? >> mi chiede serio.
Assentisco e chiudo gli
occhi, abbandonandomi al seggiolino.
…
<< Siamo
arrivati…>>.
Li riapro tesa.
Los entro
scendere e venire ad aprirmi la portiera e guardarmi serio.
<< Ce la puoi fare
>> e mi tende una mano.
La prendo e scendo, e sempre
mano nella mano ci dirigiamo al cimitero.
Quando mi ritrovo davanti ai
due forni, davanti alle foto sorridenti di mamma e papà mi sento quasi svenire.
Un conto e rendersi conto cehsono morti materialmente , non
avendoli più accanto, un conto è avere la prova schiacciante davanti agli
occhi.
Sai benissimo che sono morti,
ma non realizzi veramente pienamente tutto ciò, perché pensi che non vedendo le loro tombe tu possa far finta che nulla sia
successo e che tutto sia come prima.
E’ una negazione della
realtà.
Un errore.
Non si può vivere a lungo
così.
Non si può vivere nella
negazione della realtà dei fatti anche se fa male.
Tanto.
…
Osservo le lastre in marmo bianco, le lettere dei loro nomi, le date di
nascita e morte.
Faccio un passo avanti e le
sfioro delicatamente, come per accertarmi che tutto sia reale.
Chiudo gli occhi e faccio un
respiro profondo.
All’improvviso sento Trevor
dietro di me che mi abbraccia.
<< Ti va se annaffiamo
questi bellissimi fiori? >> mi propone.
Acconsento e con lui mi avvio
alla cannella poco distante con una tanica da lui procuratami sul momento.
Mentre riempo il fondo della tanica
noto che le mani mi tremano.
Trevor mi si affianca,
accortosi della medesima cosa e mi aiuta.
Poi assieme, leviamo i fiori
dai contenitori e leviamo la poca acqua presente e
gliene mettiamo fresca.
Poi munitosi di coltello
Trevor toglie le escrescenze vecchie e non necessarie ai fiori.
Mi avvicino egli do una mano.
Sorrido nel vedere i fiori.
Camelie per mamma, le sue
preferite miste ad altri fiori che non conosco.
Mentre nel mazzo di papà ci
sono dei tulipani ealtro.
Non mi sono mai interessata
ai fiori.
Mamma e papà si, ed è proprio per questa loro passione che si sono
conosciuti.
Rimetto apposto i fiori e
osservo il nostro lavoro.
Ora va meglio.
Mi metto a sedere lì davanti,
su una panchina messa apposta e aspetto che il mio facchino ritorni.
Osservo nostalgica e affamata
di particolari quelle foto.
Sono di gualche mese fa.
Le avevamo fatte nel nostro
viaggio a Praga.
Bellissimo e indimenticabile
come tutti i viaggi fatti assieme.
Eravamo una famiglia molto
unita e affiatata.
Papà sorride tranquillo,
ormai rassegnato alle mille foto che facevo, mentre mamma ride divertita.
Quanto mi mancano.
La storia del tempo è una
grande baggianata.
Me lo sento, perché è
impossibile che il dolore si affievolisca, come la mancanza e la nostalgia.
Sento accanto a me Trevor che
si siede e mi appoggio ad una sua spalla inclinando il
capo, e facendomi circondare da un suo braccio.
E rimaniamo così per non so
quanto tempo, nella tranquillità del posto, circondati da una mareggiata di
ricordi che vanno evengono, di fronte ai miei
genitori che ci guardano felici…
***
Mi metto la camicia da notte
a spalline strette color lilla che Trevor mi ha voluto
regalare e indosso dei fantasmini.
Mi sciolgo i capelli e mi avvicino
allo specchio a parete della mia stanza, mi siedo sullo sgabello e mi pettino
accuratamente.
Non mi va di dormire in
stanza da sola, quindi dormirò con i miei cuginetti.
Sorrido alla mia immagine
riflessa.
Gli zii hanno pensato proprio
a tutto.
Hanno messo in stanza dei due
figli un altro letto per me, nel caso come questa sera non riuscissi a dormire
da sola.
E’ stato davvero un bel
gesto.
Anche lo zio era
daccordissimo.
Beh certo…avrà pensato che
sicuramente se accadesse il peggio, cioè che io e Trevor
facessimo coppia, non si facesse nulla con Klaus.
Mi sa che lo zio si fa
veramente troppi filmini in testa.
E mi sa anche che il più
grande dei suoi figli abbia preso proprio da lui!
Quando raggiungo un immagine soddisfacente ripongo tutto e a passi furtivi e
naturalmente scalza mi avvio verso la camera di Trevor e Klaus.
La porta chiusa in legno
massiccio che mi si presenta davanti la apro con cura,
cercando di fare meno rumore possibile.
Entro e vi è oscurità eccetto per l’animaletto in plastica a forma di panda che
illumina debolmente la stanza, di fianco al piccolo che dorme beatamente.
Mi dirigo furtivamente verso
il piccolo, gli rimbocco le coperte e gli do un bacio in fronte, cercando di
non svegliarlo.
Poi a passi sempre furtivi mi
dirigo verso il terzo letto vuoto, passando di fianco ad un
Trevor nel mondo dei sogni, ma non appena mi avvicino a rimboccare le
coperte anche a lui, lo vedo aprire gli occhi e tirarmi a se, cadendo
sopra di lui.
Riesco a non urlare solo
perché mi tappa con la mano la bocca.
Gli mordo un
dito poco convinta.
<< Aih!
>> lo sento mugolare nel buio.
<< Ben ti sta! Ma ti sembrano scherzi da fare? >> lo
rimbecchetto e mi faccio spazio, posizionandomi tra la parete e lui.
Mi sdraio girandomi verso di lui,
che sta comodamente a pancia in su, con le braccia
sotto la testa.
<< Non ho saputo
resistere …come mai qua? Non ti andava di dormire da sola? O morivi dalla
voglia di sentirmi russare? >> mi chiede mentre distende un braccio e me
lo mette sotto la testa a mo di cuscino.
Uhm…non male questi muscoli
per cuscino.
<< Non mi andava di
stare da sola >> mormoro cercando di non addormentarmi.
Devo ancora ritornare nel
lettino di qua a fianco.
Non mi posso certo
addormentare, sennò come spiego a zia e zio la situazione? Penseranno subito
male!
<< Hai fatto bene, pulce. Sai a cosa sto pensando? >> mi incuriosisce.
<< Al colpo che gli si
prenderà allo zio se ci trova addormentati così domani
mattina? >> butto così, senza convinzione.
<< Oh no, quello no. A
qualcosa di più sconvolgente – fa una pausa e cerca il mio sguardo nel buio –
Pensavo a quando ci siamo conosciuti per la prima volta >> parla carico
di affetto.
Sorrido al ricordo e
socchiudo gli occhi.
Nella mente ritorno a tanti anni
prima quando, un pallido bambino di sette anni, dagli spettinati capelli
castanie occhi verdi, si stagliava davanti a me
spaurito e sulle sue, sulla neve del giardino di casa mia.
Ricordo la mia grande
curiosità da classica bimba di sei anni, di fronte a tale novità.
Io sorridente e lui teso.
Mi ricordo di come sciolsi il
ghiaccio!
Gli tirai da brava pestifera
una pallata di neve, risi della sua sorpresa e dopo un momento di esitazione
iniziammo a giocare a pallate di neve, e quando dovette andare via con gli zii ricordo che eravamo in lacrime entrambi disperati.
Quella era stata la prima
volta che vedevo Trevor, il bambino adottato dagli zii una settimana prima.
Mi piacque subito.
Come non farsi piacere un
bimbo tranquillo e timidino come lui.
<< Allora si che eri
una chicca! Ora sei insopportabile Trev! >>
sospiro affranta.
Lo sento tirarmi verso di sé
con il braccio e iniziare a farmi il solletico alla pancia e ai fianchi, nel mentre io mi tappo la bocca per non svegliare Klaus o
qualcun altro per le risa.
Poi preso coraggio trattengo
il fiato e ribalto la situazione e sono io a fare il solletico a lui, ma pare
non ne soffra allora mi fermo e così lui, tenendomi fermi
i polsi.
<< Che c’è? >> mi
chiede perplesso.
<< C’è che non soffri
il solletico! Ecco cosa c’è! >> e mi imbroncio,
liberandomi dalla sua presa leggera e incrociando le braccia offesa e
rimettendomi sdraiata nel letto.
<< Mica sono una
femminuccia! >> e mi prende una mano einizia
a giocarci.
<< Giusto! Tu sei una
prima donna! >> dico mezza addormentata.
<< Sei
impossibile >> lo sento ribattere e girarsi verso di me.
…
<< Lo sai che stai
proprio bene con questa camicia da notte? >> lo sento sussurrare al mio
orecchio.
Sento il suo fiato caldo sul
collo.
…
<< Ehi, dormi? >>
mi friziona i capelli.
<< Uhm…>> mugugno
e gli do le spalle e mi avvolgo nelle coperte.
Sento dei movimenti e poi lo
sento abbracciami sotto le coperte ma ho troppo sonno per curarmene e pure per
alzarmi efare due passi per raggiungere il
letto vuoto dopo quello su cui sto dormendo.
SPOILER
Ma
sono costretto ad allontanarmi all’improvviso quando sentiamo dei rumori.
Repentinamente, la prendo per
mano e la trascino nella prima porta che trovo e la richiudo.
Peggio o miglior posto non avrei mai potutto trovarlo, secondo i punti di vista.
Siamo nel peggior posto del mondo e nel più
conosciuto, non ho parole per il mio tempismo e buona sorte.
Nello sgabuzzino delle scope.
<< Certo che hai un tempismo e un talento per
scegliere certi posti…>> commenta divertita.
Kimi_92: Preparati perché i primi scossoni
arrivano adesso!!!! BESOS!!!!!!!
8.
Verso la rimonta
POV LOUREN
Mi sento scuotere leggermente
per la spalla.
Mi giro verso il disturbatore
e vedo che è il possessore del letto intento a cambiarsi.
Lo guardo tra le foschie del
sonno.
<< Alzati dai, sennò
facciamo tardi a scuola entrambi, su! >> lo guardo come se non avesse
detto niente.
Mi metto a pancia in giù e mi
copro la testa con il cuscino e mugugno in disaccordo.
E mi riaddormento.
Poi all’improvviso mi sento
tirare via le coperte.
<< Avanti alzati,
rubacoperte! >> e nel mentre mi leva pure il cuscino e mi solleva dal
letto, ma io mi aggancio alla materassa e rimango in ginocchioni su di essa.
Poi la mollo e mi metto
seduta scompostamente e sbadiglio, stropicciandomi gli occhi.
<< Non sei il primo che
me lo dice >> e sbadiglio ancora sonoramente e mi stropiccio gli occhi
con ancora addosso il sonno.
Scendo da letto e mi ritrovo
il mio disturbatore personale guardarmi con una faccia strana.
<< Che c’è? >> e
lo aggiro, gli do un bacino sulla guancia e mi dirigo verso camera mia a
cambiarmi.
Non appena esco di stanza
sento lo zio andare nella stanza dei figli, probabilmente per andare a
svegliare il più piccolo.
A tempo, penso mentre corro
al bagno per un velocissima doccia.
***
Sto seguendo compostamente la
lezione, prendo appunti in silenzio e non disturbo la lezione.
Temo che al professor
Keighton gli si stia per prendere male.
E’ tutta la lezione che mi
fissa timorato e via via sempre più sconcertato.
Sarà perché ancora non ho
disturbato? O perché ancora non l’ho preso in giro davanti alla classe?
Non che me ne importi però…
<< Signorina Steerly, le dispiacerebbe seguire la mia lezione invece che
distrarsi? >> tenta di vedere una mia reazione.
<< Mi scusi >> lo
dico abbastanza forte da farmi sentire da tutti.
Ogni persona viva in questa
stanza, mi sta osservando a bocca aperta.
Dopo poco anche il professore
si riprende e continua la lezione.
In realtà stavo seguendo
eccome, comunque, tanto per dargli una soddisfazione…
Sento il suono della
campanella che scandisce la fine di questo supplizio.
Esco di classe correndo
dall’altra parte dell’edificio, ma nel cortile mi fermo quando a un metro di
distanza mi trovo davanti il professor Lewis – il professore di ginnastica – e
il professor Clauser a chiacchierare vivacemente.
Lewis si accorge subito di me
e mi sorride, mentre poco dopo Clauser lo imita.
Mi sento avvampare a guardare
Lewis negli occhi, se penso al suo fazzoletto.
Porto una mano all’altezza
della giacca in cui l’ho riposto questa mattina prima di uscire.
Rimango ancora lì impalata ad
osservarlo indecisa.
Glielo rendo adesso? O magari
dopo?
Mi mordo un labbro indecisa.
<< Buongiorno >>
mi saluta il biondino.
Sento il mio cuore saltare un
battito al pensiero che quella frase fosse tutta per me.
Ingoio a vuoto e ricambio
incerta, sicuramente rossa in viso per poi scappare a lezione.
Che qualcuno mi dia un
sacchetto e delle forbici!
Voglio mettermelo in testa e
non togliermelo mai più!
Che figura!
POV MAXWELL
Rido rimproverando Gabriel.
<< Sei troppo severo
con tuo fratello, dopotutto ha solo 19 anni, lascialo vivere e divertirsi
!>>.
<< Parli bene tu che
non hai una madre che ti sta col fiato sul collo come la mia, se non gli sto
dietro >> risponde stressato da questa cosa.
Gli rido in faccia divertito.
<< Suvvia, ci siamo
passati tutti! Fagli godere il successo con le donne! >> e gli do una
pacca consolatrice alla spalla.
<< Certo lo capisco, ma
non può, testuali parole di mia madre “Cambiare ragazza come ogni volta che si
cambia la maglia”. Su questo non posso dargli torto. Ci va a letto e che sè
visto sè visto >> spiega preso dal discorso, gesticolando ampliamente.
<< Beh…in effetti.
Saranno gli ormoni >>.
Cavolo, deve essere proprio
un ragazzaccio con la R maiuscola, se preoccupa pure Gabriel.
<< E la cosa peggiore
che preoccupa mia madre è che tutte le sere si butta in una discoteca, abborda,
le porta nella seconda casa che abbiamo qua, si diverte e per finire, il giorno
dopo è talmente stanco che salta scuola e cazzeggia…>> finisce con
cipiglio incavolato, incrociando le braccia al petto.
<< Ci hai parlato con
questo eroe della patria? >> gli chiedo sempre più divertito.
Questo ragazzo lo devo
conoscere, sai che spasso!
<< Mi ci sono finito il
fiato e >>smetto di ascoltarlo non appena noto due occhi color cioccolato
fissarmi.
Louren Steerly.
Le sorrido di rimando.
Pare che sia tornata a
scuola, dopo due giorni di assenza, escludendo la domenica.
La vedo guardarmi impalata,e
cincischiare sul posto, come volesse fare qualcosa, ma sta lì ferma e mi guarda
rossa in volto.
La cosa si fa interessante.
Mi sembra diversa, a partire
dal modo di vestire.
La squadro senza ritegno che
qualcuno possa farci caso.
Pantaloni color ciliegia a
sigaretta, camicetta immacolata, abbinata ad una giacchetta del medesimo colore
e tessuto dei pantaloni.
Porta i capelli mossi,
lasciati giù lungo le spalle, e decorati con un filo bianco, che riprende non
solo la camicetta, ma anche le scarpette a bambola.
Ecco perché mi sembra più
bassa!
Carina, molto.
Mi lascio in fine il pezzo
meglio.
Gli occhi color cioccolato
vivi, non smorti o adombrati come l’altro giorno, contornati da un leggero
trucco e le labbra carnose rosate.
Quel lucidalabbra serve a
tutto fuorché ad esaltarle le labbra,
penso malizioso.
Poi un eloquente cozzo di
Gabriel mi fa riprendere e torno più lucido, dandomi del pervertito.
Mai guardato un’alunna e
incomincio ora?
Roba da pazzi.
<< Buongiorno >>
la saluto non riuscendomene a stare zitto.
La vedo fissarmi per un attimo
sorpresa, poi cerca più volte di dirmi qualcosa ma non ci riesce finchè non mi
arriva alle orecchie un incerto “Buongiorno” molto apprezzato.
Poi all’improvviso si gira e
scappa via, probabilmente alla prossima lezione.
Seguo la sua corsa interessato.
Uhm…sembra quasi che…
Si, ne sono sicuro.
Sculetta!
Bella visione…
<< Ma la vuoi smettere?
>> il rimprovero e la gomitata che mi lancia il mio collega offeso, mi fa
riavere dai miei pensieri interrompendoli.
Molto piacevoli.
Quando registro questa cosa,
non posso fare a meno di darmi dello stupido al pensiero di Louren rossa.
Causato molto probabilmente
dal mio sorriso o dalla mai presenza.
Sorrido smagliante, senza
accorgermene.
<< Sono contento che
ogni cosa che io dica ti faccia ridere! >> detto ciò Gabriel mi lascia
solo in cortile.
Alzo gli occhi al cielo.
Solo perché mi sono distratto
un attimo a ciò che diceva, vorrei vedere lui al posto mio.
…
No, un momento.
E se? No, ma che idee
ridicole mi vengono in mente…
Solo io posso avere una mente
così depravata e vedere cose inesistenti, si.
Mi devo essere assolutamente
sbagliato.
Anche se per un momento
Gabriel mi è sembrato geloso delle attenzioni che io davo a Louren.
Nah! Che vado a pensare.
Concluso ciò mi avvio alla
mia seguente lezione.
***
Chiudo l’armadietto a chiave
e mi dirigo a passo sostenuto verso la mensa.
Ho un certo languorino in
effetti…
Salgo gli scalini, pensando
che dopo queste due rampe di scale, qualcosa di più sostanzioso oltre ad un
primo potrei permettermelo.
Magari faccio uan corsetta in
tapirulan prima di cenare questa sera.
Sorrido divertito pensando a
ciò.
E io che quasi dieci anni fa
pensavo di essere già finito, nella mia carriera di modello!
Tu pensa un po’!
Tutti da giovane a
terrorizzarmi che passati i 25 non avrei trovato più lavoro nel campo e mi
avrebbero riciclato, per un'altra emergente promessa.
Tze! Alla loro faccia.
Ho 32 anni e ho ancora
parecchi contratti che mi capitano tra le mani!
Non faccio in tempo ad aprire
la porta della mensa, che qualcuno mi viene addosso.
Quell’ombra in movimento
rimbalza su di me, ma prima che possa solo cadere all’indietro l’afferro
pronto.
<< Ehi attenta >>
vorrei dire a quella ragazza che sto abbracciando, ma la frase mi muore sulle
labbra vedendo chi sia.
Louren.
La vedo guardarmi sorpresa e
a bocca aperta, poi si riprende, mi lancia un mormorio di scuse e scende
frettolosa le scale, per dirigersi verso il retro della scuola.
Osservo perplesso la sua
corsa, poi mi riprendo con uno scossone ed entro in mensa, prendo un panino e
le corro dietro.
Beh, mi sa che questa sarà il
tapirulan non servirà!
Non capisco più nulla.
La mia testa va per conto
suo, idem le gambe, che non mi rispondono più.
Meglio la testa e le gambe,
che altro.
Faccio una smorfia divertito.
Ma possibile che non riesca a
stare serio nemmeno due secondi?
Poi la vedo, eccola lì.
La vedo svoltare verso le
gradinate del campo da Rugby.
Le vado dietro e la trovo lì,
seduta compostamente con la cartella al seguito, di fianco a lei, sugli spalti.
Ha lo sguardo perso nel campo.
La ammiro come uno scemo.
Beh, lo sono quindi…ne
approfitto, no?
Mi avvicino silenzioso,e le
siedo dalla parte libera e solo adesso si accorge di me.
La vedo boccheggiare stupita.
<< Amante dei pranzi
all’aperto o dei cambi da rugby deserti? >> le chiedo senza pensarci,
dandomi dell’idiota da solo.
Ma dove è andato a finire il
mio repertorio da conquista?
…
Oh cazzo, questa che ho
pensato è bella grossa.
Cavolo, sono proprio senza
remore.
Ho 32 anni,e penso come uno
di 19.
Adesso che ci penso, ma lei
quanti anni ha?
Fa il terzo anno, anche se si
è trasferita già a anno scolastico inoltrato quindi…
17
Porca miseria!
Potessi, mi darei un pugno da
solo, per vedere se rinsavisco.
<< Diciamo che mi piace
la tranquillità >> risponde dopo un’infinità di tempo.
<< Allora siamo in due
>> e le sorrido a pesce lesso.
La vedo arrossire e guardare
il panino tra le mani.
<< Grazie…>>
mormora guardandomi negli occhi.
Occhi ammaliatori.
<< Di nulla, ma grazie
per cosa? >> non smetto di guardarla negli occhi, così fa anche lei.
<< Grazie per quello
che mi ha detto qualche giorno fa…mi ha dato da pensare e mi sono presa il mio
tempo…grazie >> e con un po’ di incertezza mentre parla scarta il panino
e inizia a mangiarlo, tra un boccone l’altro mi racconta tutto quello che è avvenuto
dopo.
Io la imito e mangio assieme
a lei.
Sembrerà una cosa assurda ma,
non ci conosciamo eppure lei si confida con me, e mi parla come se mi
conoscesse da tempo.
Mi piace questa cosa.
Da una certa intimità, ma
anche fiducia.
Quando finisce restiamo un
attimo in silenzio, ma non è uno assordante o peso, anzi, uno di quelli giusti.
Appoggio la schiena alle
gradinate e distendo le mie lunghe gambe su quelle di sotto.
<< Questo vuolesi
dimostrare che io ho sempre ragione >> e le faccio l’occhiolino.
La sento ridere tranquilla e
leggera.
E’ davvero carina così, ed ha
davvero una bella risata, anche se un po’ fioca, forse per le troppe lacrime di
questi giorni.
<< Che pallone gonfiato
che sei! >> mi prende in giro, e mi da del tu come le avevo chiesto.
<< Sempre impertinente
rimani! >> ribatto anche io divertito.
<< Oh, e ancora non hai
visto niente >> mi prepara quella ragazzaccia.
Mi sporgo verso di lei e le
spettino i capelli, con una di quelle grandi manone che mi ritrovo.
Potrebbe essere mia
figlia.
Scaccio subito quello stupido
pensiero, e mi concentro sulla sua faccia imbronciata , mentre tenta di
risistemarsi il nastro che le ho volutamente levato.
Nell’osservare quel nastro,
mi viene da sorridere dispettoso, come non so da quanto tempo non facevo.
Con una mossa veloce lo
afferro e mi alzo, scendendo rapidamente qualche scalino, mentre la vedo
guardarmi con una faccia sconcertata, nonché sorpresa!
<< Ridammelo! >>
la vedo alzarsi sul posto.
Le regalo uan smorfietta di
tutto dire.
<< Vieni a prenderlo!
>> e mi faccio rincorrere per tutto il campo.
Non so come ma ci ritroviamo
negli spogliatoi dei giocatori, l’uno a pochi centimetri dall’altro.
<< Ti fidi di me ?
>> le chiedo soffiandole in viso.
La vedo guardarmi con due
occhioni immensi e bellissimi.
<< Si, anche se non so
il perché…>> lo dice, sempre con quelle guance così rosse…
Quando sento che un qualcosa
dentro di me mi spinge verso le sue labbra, lo lascio fare, scacciando via la
razionalità dalla mia mente, avvicinandomi sempre più a quelle labbra piene,
con ancora un po’ del residuo di quel lips, che da appena visto, ho avuto
subito la voglia di levarglielo a suon di morsi.
Ma sono costretto ad
allontanarmi all’improvviso quando sentiamo dei rumori.
Repentinamente, la prendo per
mano e la trascino nella prima porta che trovo e la richiudo.
Peggio o miglior posto non
avrei mai ipotutto trovarlo, secondo i punti di vista.
Siamo nel peggior posto del
mondo e nel più conosciuto, non ho parole per il mio tempismo e buona sorte.
Siamo nelle sgabuzzino
delle scope.
Intanto sento il suo respiro
agitato pari al mio, con lei schiacciata tra il muro e la mia schiena.
Mentre io ascolto i rumori
dall’altra parte, cerco di non fare rumore con uno spazzolone di troppo.
Sento dall’altra parte
smanettare, poi mi accorgo che verso l’interno c’è una chiave e senza fare più
rumore del necessario ci chiudo dentro.
Nel buio del microscopico
ambiente mi rigiro.
La sento ancorarsi
immediatamente al mio petto e appoggiare la testa sul mio busto, all’altezza
del cuore.
Sarò nella situazione più
imbarazzante e ridicola di questo mondo, ma non mi era mai capitato di stare
così dannatamente bene!
Sento ancora smanettare
dall’altra parte e qualcuno forzare la porta e inveire contro quest’ultima.
Poi andarsene alla ricerca
della chiave che tengo in mano.
<< Se ne andato,
dobbiamo fare veloci o ritornerà presto >> la avverto, più timoroso per
lei che per me.
Di questo lavoro non me ne
frega assolutamente niente , ma della reputazione di questo scricciolo
minorenne si.
<< Certo che hai un
tempismo e un talento per scegliere certi posti…>> commenta divertita.
Alzo gli occhi al cielo e mi
rigiro e apro, allontanando così quelle mani calde e morbide.
Esco e con me lei, senza
prendere fiato la trascino fuori,e la porto verso un posto appartato verso il
retro della scuola.
Solo lì tiro un sospiro di
sollievo e mi metto a sedere pesantemente a terra.
<< C’è mancato poco
>> mormoro più a me stesso che a lei.
<< Paura? >> mi
chiede spensierata, pensando certamente per il motivo sbagliato.
<< Certo, pensa un po’
che bella reputazione ti saresti fatta >> ribatto serio.
<< Perché, se ne è già
fatte molte nello sgabuzzino o negli spogliatoi dei rugbisti? >> la
guardo sinceramente colpito.
La vedo guardarmi seria anche
lei, e non maliziosa come avrei pensato.
<< Ci mancherebbe! Mai
capitata una situazione del genere, e per tua informazione lo faccio in posti
comodi e con maggiorenni >> faccio una pausa e ribadisco << Molto
maggiorenni! >> per farle capire che non sono certo un ninfomane.
Ripensandoci, da ragazzo ero
un po’ come Faust, il fratello minore di Gabriel, soprattutto nei primi anni
della mia giovanissima carriera da modello, poi con l’età mi son dato una
giusta regolata.
<< Meglio così >>
la sento rispondere fredda.
Alzo gli occhi su di lei e la
guardo serio.
Mentre i miei occhi si
fondono nei suoi, all’improvviso si abbassa e mi da un bacio su una guancia e
se ne va verso l’entrata dell’edificio scolastico.
Quando mi riprendo da quel
gesto inatteso, mi accorgo che la campanella è suonata e come lei devo andare a
fare il mio dovere.
Lei di studentessa e io di
insegnate.
***
POV LOUREN
Non ho mai provato delle
emozioni tanto intense e tutte insieme come prima.
E’ stata una cosa pazzesca!
E nello sgabuzzino?!
E poi, come mi è saltato in
mente di dargli un bacio sulla guancia?!
Mi porto le mani al volto
imbarazzata.
Di fronte a lui ho cercato di
non svenire né di fargli vedere cosa mi agitava dentro, però se penso a come mi
sono comportata in palestra, prima…
INIZIO FLASH BACK
Mi cambio come un razzo e
vado nello spogliatoio/stanza dei prof di educazione fisica.
Non busso nemmeno e entro.
Chiudo la porta e gli
sorrido sincera, mentre il cuore mi batte come un tamburo africano.
<< Ehilà…>> mi
saluta, mentre lo vedo cercare un qualcosa ovunque,e spostare ogni cosa.
Porta anche una mano a
frizionarsi i capelli biondi, per poi passarsela sotto il mento e grattarsi
quel pizzetto assolutamente sexy.
Tum tum tum.
Ormai non ci faccio più
caso ai pensieri adolescenziali della mia mente.
Era da così tanto che non
mi sentivo libera e leggera…
Devo guardare al futuro
davanti a me e non al passato.
Solo felicità e sogni,
niente dolore né tristezza, mi ricordo risoluta.
<< Cosa cerchi?
>> gli chiedo curiosa avvicinandomi, facendolo voltare di scatto.
Si è fermato.
Non si era forse accorto
che ero io.
<< Niente di
importante >> e mi sorride in quel modo così…così…
Ma siamo sicuri che non
sia un modello della rivista di Jack?!
Ok, respira e inspira.
Fermi ormoni. Stop! Parar!Arrêter!
Mi si avvicina e una vampata
del suo profumo mi circonda, per non parlare di quella del suo dopobarba,
quando avvicina il suo volto al mio.
Quegli occhi…
Bellissimi.
Ridenti.
Giocosi.
Indomabili.
<< Mettiti una mano
nella tasca destra dietro dei jeans…>> gli suggerisco incantata da quella
visione cerulea.
Grigi, bellissimi.
Non avevo mai visto degli
occhi grigi, tanto meno così belli.
Lo vedo guardarmi
perplesso ma eseguire.
Sorrido alla sua sorpresa,
nel trovarsi in mano il fazzoletto che mi aveva prestato.
<< Te l’ ho lavato,
poi prima nello sgabuzzino te l’ho riposto lì, sennò me lo dimenticavo di
rendertelo >> spiego rossa in volto al pensiero di quello che stia
pensando.
Mi sorride smagliante,
storcendo la bocca verso un lato.
Lo vedo da come mi guarda.
Ha capito il mio imbarazzo.
…
Fate uno più uno, forza.
Fazzoletto + tasca jeans =
toccato involontariamente fondoschiena del prof.
Sento in testa come un
applauso alla gaffè, nell’arrossire.
<< Grazie, ma non
dovevi >> m ringrazia invece di fare qualche battutina a cui mi stavo preparando,
per poi sprofondare nell’imbarazzo.
<< Nulla >>
cincischio un po’ mentre mi guardo i piedi, molto interessata.
Sento che si sta
avvicinando,si sporge verso di me, con un qualcosa da dirmi ma viene interrotto
da delle voci degli altri alunni e li raggiungiamo con molta discrezione.
FINE FLASH BACK
Caspita…che giornata intensa.
<< Ma mi stai
ascoltando Louren? >> mi sento riprendere.
Mi giro verso Clauser
chiedendogli scusa, mentre mi guarda di pessimo umore e con le braccia
incrociate al petto.
<< Lasciamo perdere che
oggi non è giornata >> e lo vedo chiudere i volumi,e tirare fuori
accendino e sigaretta.
Lo guardo in silenzio mentre
fuma.
<< Il fumo fa male
>> lo rimprovero gentilmente.
<< Anche bere e
drogarsi >> mi ribatte severo.
Rimaniamo in silenzio, mentre
mi guarda scuro in volto.
<< Sei arrabbiato con
me? >> gli chiedo in certa.
<< No >> è la sua
secca risposta.
Il fumo mi arriva alle narici
e tossisco involontariamente.
Lo vedo spostarsi e fissarmi
dalla cattedra a cui sta appoggiato.
Mi sento come un insetto da
laboratorio.
Quello sguardo mi sta facendo
passare tutto ciò di bello e esaltante mi era successo durante la giornata.
Rimetto nel mentre a posto la
mia roba e lo guardo curiosa.
Non posso fare a meno di
notare le differenze che ci sono tra lui e Max.
Oh, beh sapete…oltre che a
chiamarlo per nome mi ha dato il permesso di chiamarlo addirittura per
diminutivo.
Arrossisco a tale pensiero.
Vedo il mio professore
personale guardarmi di sottecchi e più neutrale.
Uno moro e l’altro biondo.
Uno dagli occhi turchesi e
uno grigi.
Entrambi alti e palestrati,
ma Max lo è molto di più in entrambi i campi.
Il biondo è divertente e
sempre allegro e sorridente, mentre il moro sempre troppo calibrato e preciso.
Un tipo che non si lascia
andare facilmente,e a parer mio se lo fa, beh…lo fa con stile.
Un po’ come lo era papà.
Sorrido dentro nostalgica a
quel ricordo, ma per nulla triste.
<< Vedo che ti sei
ripresa. Me lo hanno fatto notare anche gli altri insegnanti pensando fosse
merito mio – fa una pausa e mi guarda attento – ma non lo è >> conclude
serafico.
<< Avevo bisogno di un
po’ di tempo per me e rimettere a posto le idee >> chiudo lì il discorso.
Solo perché mi sto
riprendendo non vuol dire certo che mi fidi cecamente di tutti, tranne che di
Maxwell.
E’ dalla prima volta che
gli ho lanciato un occhiata…che mi ha dato quella sicurezza speciale…
<< Capisco, e chi è
stato? Mi vorrei congratulare con lui >> e mi accenna un sorriso, che
ancora in tutto il giorno non avevo ancora visto.
Rispondo senza pensarci,
ancora con l’immagine di Max in testa.
<< Il professor Lewis
>>.
Sento lo scalpiccio dei suoi
passi pesanti rimbombare nell’aula e torno al presente.
Lo vedo prendere un'altra
sigaretta dal pacchetto e accendersela con stizza.
Non faccio nemmeno in tempo
ad aprire bocca per tormentarlo con il discorso che “il fumo fa male”, quando
mi sputa in faccio una frase davvero cattiva, che da lui proprio non mi sarei
aspettata.
<< Sta tranquilla. Di
certo non morirò prematuramente come i tuoi genitori! >> tempo di dirlo,
che mi salgono le lacrime agli occhi.
Prendo immediatamente la
cartella, e senza guardarlo né girarmi ai suoi richiami, esco dall’aula e corro
via.
Lontano da lui e dalla sua
cattiveria.
Non mi soffermo nemmeno
quando vado addosso a qualcuno.
Non chiedo scusa, non guardo
nemmeno chi sia, corro via e basta.
Con il mio cuore che piange
di nuovo.
Spoiler
Mentre sto per uscire
dalla classe, me lo ritrovo di nuovo trai piedi.
<< Scansati >>
lo incito di levarsi dalla porta quasi ringhiando.
<< Stava piangendo
>>.
Alzo gli occhi al cielo,
mentre ribatto.
<< Vuoi una laurea
per questa tu acuta osservazione? >> lo provoco, ma nel mentre mi arriva
un destro niente male.
Rein94: *ç* grazie 1000 a te che leggi! ^.^ nulla tranquilla, succede !!! BESOS!!!
FlowerChild : grazie 1000 per aver
letto! ^.^ *me vorrebbe conoscere il neurone lungi minate* lo trovo molto
sveglio quel bel neurone tesora! Si vedrà, un po’ di pazienza!! ^.^ e la tua
curiosità verrà soddisfatta! ^.^ BESOS!!!
XXX_Ice_Princess_XXX: grazie 1000!
^.^ si, Max è l’abbreviazione di Maxwell, beh per sapere di chi è innamorata…lo
vedrai…XP anche abbastanza presto…BESOS!!!
kimi_92: spero che la tua curiosità
possa essere soddisfatta con questo chappy ^.^ BESOS!!!
BUONA LETTURA E SCUSATE IL RITARDO
9. Verde di gelosia
POV GABRIEL
<< Sta tranquilla. Di
certo non morirò prematuramente come i tuoi genitori! >> appena finisco
di parlare me ne pento subito.
Come ho fatto ad essere così
insensibile?
La vedo bloccarsi e iniziare
a piangere, poi scappare via, portando con se le sue cose.
Rimango un attimo interdetto
a quelle lacrime registrando crudamente, che se piange è solo colpa mia e della
mia linguaccia.
Poi mi riprendo e le corro
dietro, ma è troppo veloce.
Non si ferma nemmeno quando
dopo la prima rampa va a sbattere contro di lui.
Maxwell.
Lo vedo fissarci e rimanere
sorpreso a vederla in lacrime.
Me ne sbatto altamente di
lui, e gli vado dietro chiamandola.
Ma vengo bloccato da una
presa ferrea nel cortile della scuola, ormai vuoto da ore.
Mi giro contro chi penso che
sia e lo fisso incazzato nero.
<< Che diavolo è
successo? >> mi chiede serio.
<< Non sono affari che
ti riguardano >> gli sputo in faccia questa frase nel modo più feroce che
posso e con la sola voglia di staccargli la mascella, ma mi trattengo e mi
libero dalla sua presa tornando in aula a prendere la giacca e levarmi di
torno.
Mentre sto per uscire dalla
classe, me lo ritrovo di nuovo trai piedi.
<< Scansati >> lo
incito di levarsi dalla porta quasi ringhiando.
<< Stava piangendo
>> afferma nuovamente con la faccia insolitamente seria.
Alzo gli occhi al cielo,
mentre ribatto nella sua direzione.
<< Vuoi una laurea per
questa tu acuta osservazione? >> lo provoco, ma nel mentre mi arriva un
destro niente male.
Mi fa perdere l’equilibrio e
indietreggio scompostamente, ma non cado riprendendomi con qualche passo
incerto, poi vado alla carica nel sentirmi il sangue in bocca.
Tempo tre secondi e siamo
già a fare a botte a terra e tra una steccata e l’altra, ci urliamo contro.
<< Bastardo! >>
<< Figlio di buona
donna! >>.
<< Cane! >>.
<< Illuso! >>
E continuiamo così, fino a
quando ci fermiamo allo squillare del telefono.
Ho il fiatone e alcune parti
del corpo proprio non me le sento.
Lo vedo rispondere al cellulare
e abbaiare una risposta.
<< Ora devo andare, ma
non è finita qui >> mi minaccia e si rialza andandosene via, mentre io
raccatto la giacca a terra e la scuoto malconcio.
Figlio di puttana!
L’ho capito sai che la mia
alunna ti piace.
Tzè, me ne sono accorto
eccome di come la guarda.
Poi quel tono che usava
preoccupato e incavolato nero per sapere cosa avevo fatto.
Fanculo.
Ancora arrabbiato con il
mondo intero, mi dirigo alla macchina, sempre più sicuro e certo che forse,
quella mocciosetta mi è forse più cara di quel che credessi.
***GIORNO DOPO***
Tic. Tic. Tic.
Blocco lo stupido gioco
antistress, smettendo di sbattere la punta della penna chiusa sul banco.
Fisso di pessimo umore fuori
dalla finestra, mentre sento che il braccio con cui mi sto appoggiando la testa
si sta per informicolare.
Non ci do peso e penso che
peggio di così non possa andare.
E’ tutto il giorno che cerco
di parlarle, ma mi evita continuamente.
Scappa,e io non riesco a
starle dietro.
Prima mi frega nel fermarsi
a parlare con il professore di trigonometria, poi la seconda volta si è
nascosta tra il suo gruppo di amiche e infine, quando ero quasi alla meta che
mi succede?
Vengo fermato da quattro del
primo anno che frequentano fisica con me e cincischiano cose senza senso, pur di
catturare la mia attenzione e lei ne ha approfittato per filarsela!
Ma porca miseria!
Lascio uscire dalla mia bocca
chiusa in una smorfia un ringhio gruttale.
E ora, quando dovremmo avere
lezione non c’è.
Non che pensassi seriamente
che sarebbe venuta a lezione dopo quello che gli avevo detto, soprattutto dopo
che era tutto il giorno che mi ha evitato.
Però una piccola speranza…un
piccolo lume c’era.
Ringhio nuovamente
insofferente.
Io e la mia stupida
linguaccia e che Maxwell sia dannato!
Mi alzo strusciando
pesantemente la sedia, prendo la giacca e me la infilo con modo stizzoso e esco
a lunghe e pesanti falcate verso l’uscita della scuola.
Mentre sto uscendo verso
l’entrata della scuola, mi ricordo che la macchina l’ho messa sul retro, quindi
prendo e rigiro su me stesso e mi dirigo dalla parte opposta e passo per il
cortile, sto per girare l’ennesimo muro, dove ci sono le scale anti incendio di
emergenza ma una frase mi blocca.
<< Se rifà una cosa del
genere dimmelo >>.
Riconosco immediatamente la
voce.
Maxwell.
Poi sento un singhiozzo e un
flebile ringraziamento.
Louren.
Poi sento dei fruscii e mi
sporgo leggermente e con cautela, per non farmi cogliere in flagrante.
Sento gelarmi in sangue nelle
vene e montarmi una rabbia mai provata prima.
Maxwell che abbraccia la mia
alunna, mentre lei gli piange sulla spalla e lo stringe a sua volta.
Sento che sto per avanzare
verso i due e dividerli, quando vedo lui dargli un bacio in fronte e
accarezzargli la schiena, ma uno scambio di battute mi blocca ancora una volta.
<< Mi sa che hai ancora
bisogno di questo – le porge un fazzoletto credo, lei lo prende sorridendogli –
Lo puoi tenere >>.
Si guardano negli occhi e
lei lo riabbraccia.
<< Ora ho la scusa per
venirti di nuovo a cercarti e farmi ritrascinare nello sgabuzzino… >>.
Poi li sento ridere e mi
allontano ripercorrendo i miei passi, fuggendo da quella scena da libro cuore.
Un milione di domande mi
invade la testa, ma solo una è quella che mi preme di più.
Come cazzo è possibile
che siano già a quel punto?!
Lo sgabuzzino…
Mi mordo a forza le labbra
per non urlare una bestemmia e mandare al diavolo quel biondino dei miei
stivali.
Se solo mi capita tra le
mani…
Sbam!
<< Lo ammazzo! >>
finisco il pensiero a voce alta mentre chiudo la portiera della mia auto con stizza.
Accendo con rabbia l’auto, e
con uno scatto brusco levo il freno a mano e con la più salutare e giusta
delle idee che mi siano mai venute in mente, mi dirigo verso casa.
***POMERIGGIO DEL GIORNO
SEGUENTE***
Mi sistemo meglio il cuscino
sotto la testa, cercando di vedere il lato migliore dell’essermi preso due
giorni di ferie.
Gli do qualche colpo e
riprendo dal punto in cui stavo leggendo il libro.
Lo stesso rigo che sto
cercando di leggere da più di due ore.
Sgabuzzino.
Buio.
E un mondo di cose da
farci.
Non riesco a smettere di
pensare e rivedere quella scena di ieri pomeriggio, e tanto meno quello che si
sono detti.
Ma perché!
Ma come è possibile che lei
lo abbracci e ci abbia così tanta confidenza, se con me e gli altri ci tiene
sempre a grande distanza?
Cosa cavolo non ho che ha
Maxwell? Cosa?
Digrigno i denti.
Sono spigliato e divertente,
simpatico e fisicato, certo non quanto lui.
…
Per me è tutto gonfiato…
Chiudo stizzito il libro e lo
poggio sul tavolo davanti al divano su cui sono sdraiato.
Mi rialzo e mi piego in
avanti mettendo i gomiti sulle coscie, mi porto alle mani i capelli.
Che casino!
Dopo non so quanto mi alzo
velocemente e prendendo la mia inseparabile giacca, esco di casa per una lunga
passeggiata.
I negozzi mi scorrono davanti
agli occhi, ma non ci faccio assolutamente caso.
Distrattamente giro per
andare verso il grande parco di questa città.
Adoro i parchi.
Adoro la tranquillità e la
semplicità della gente che ci passa.
Chi con il cane a passeggio,
chi invece gioca con il figlio.
Stiracchio la bocca al
pensare a mio fratello minore.
Quando era nato era davvero
carino.
Poi è cresciuto ed è
diventato un ninfomane!
Alzo gli occhi al cielo
pensando alle prossime lamentele di mia madre per telefono, sul suo adorato e
piccolo Layton.
Un movimento laterale della
mia visuale, cattura la mia attenzione, proprio mentre cammino vicino ad un
albero.
Mi giro verso quel movimento
e vedo un ingenuo e vitale bambino di forse cinque o sei anni giocare a
rincorrere le nane uscite dal laghetto artificiale.
Lo guardo interessato,
appoggiandomi all’albero con le spalle.
Sorrido, perso nei ricordi.
…
E’ davvero buffo.
Cerca di stargli dietro ma
quelle scappano.
Qualcuno gli si avvicina,
forse il padre con in mano un pezzo di pane.
Il bimbo quasi in lacrime e
dispiaciuto, guarda quel ragazzone castano e assai giovane.
Parecchio giovane per essere
un padre, ma tutto può essere.
Errori di gioventù.
Subito in mente mi appare
l’immagine dell’incubo della notte precedente.
Maxwell e Louren a darsi da
fare in uno sgabuzzino.
Spero per lui che usi le
precauzioni altrimenti…
Digrigno i denti e mi
concentro nuovamente sul bambino che adesso timidamente e con fare furbo sta
preparando un percorso per le nane, con le briciole del pezzo di pane.
Le fitte allo stomaco
scompaio.
Vedo il padre allontanarsi
verso una panchina, ma non lo seguo del tutto e riporto la mia attenzione su
quella testolina castana - bionda.
Sembra non assomigliare
affatto al padre.
Il bambino sembra
assomigliare alla madre presumo.
Da questi pochi metri che mi
separano dal bambino non riesco a distinguere molto bene il colore degli occhi,
forse verdi, ma non ci giurerei; mentre quelli del padre potrei dire che
fossero scuri, ma avevano dei riflessi un po’ chiari.
Ora il piccolo sta imboccando
con gli ultimi pezzi di pane una nanna che gli sta prendendo il pane dalle sue
stesse mani, mentre ride felice.
Una lieve nostalgia dei bei
tempi passati di quando ero un ragazzino come mio fratello mi invadono.
Certe scene erano all’ordine
del giorno, mentre lui ancora piccolo se ne stava a giocare con papà ogni qual
volta eravamo al parco.
Un piccolo pianto, non molto
forte mi fa riavere dai miei pensieri e vedo il piccolo piangere e levarsi con
una sola mano le lacrime.
La nana lo deve aver morso.
Un istinto paterno che ho
sempre saputo di avere da quando è nato mio fratello e mi sono dovuto occupare
io di lui e della mamma quando mio padre è venuto a mancare, mi prende il
petto, ma prima che possa fare un solo passo, il padre e la madre lo
raggiungono immediatamente.
Vedo il padre piegarsi verso
di lui e fargli qualche carezza alla testa mentre la madre lo abbraccia in un
primo momento e gli lava le mani con dell’acqua e delle salviettine bagnate.
Pian piano si calma.
Sorride hai genitori e alza
le mani verso la madre, che ancora mi da le spalle e non riesco a vederle il
volto.
Che stano.
Anche la madre ha i capelli
castani, anche se sempre molto più chiari del compagno e forse molto più
vicini a quelli del figlio.
Vedo la madre provare a
piegarsi a prenderlo in collo, ma il compagno la blocca e lo prende lui in
braccio e se lo posa addirittura sulle spalle.
Sorriso sornione nel vedere
il bambino fare un broncio titanico verso il padre e guardare la madre
supplichevole.
Il bambino è piuttosto
grande, quindi posso dedurre che sia troppo pesante per lei.
Logico.
Non è molto alta, direi che
ha una statura media e ha un fisico invidiabile.
Deve essere anche lei molto
giovane, forse anche più del compagno.
Un pensiero maligno non può
che salirmi alla mente.
Prima o poi il danno lo
combinerà pure mio fratello, e allora si che riderò quando si ritroverà nella
sua stessa situazione.
Non che voglia essere
cattivo, però una lezioncina non sarebbe male.
Dopo un po’ vedo il bambino
dare un bacio al padre e poi alla madre che si avvina a lui, abbracciando pure
il compagno e nel mentre si gira e…
Mi si prende un collasso!
La guardo con gli occhi fuori
dalle orbite.
Che qualcuno mi dia un
pizzicotto, perché sto vivendo un incubo!
Quella è Louren!
Ma che diavolo succede?
Ha un figlio? Ma non se la
spassava con quel pompato di Maxwell?
Che abbia il piede in due
staffe?
No, non mi sembra il tipo…
Dopotutto anche se avesse un
figlio con quello lì, non è detto che ci stiano insieme.
Sento delle nuove fitte
allo stomaco.
Li vedo parlare animatamente,
come una famigliola felice.
Non mi sembrava nemmeno un
tipo da fare sesso con un professore e magari in uno sgabuzzino dell’istituto!
Ma come si può fare certe
cose con uno come Maxwell e addirittura con un figlio, che hai già avuto prematuramente?!
Faccio un calcolo mentale.
Mettiamo che il bambino abbia
cinque anni…
Lei ne ha 17…
Strabuzzo gli occhi aprendo
la bocca sorpreso.
Rifaccio il calcolo
elementare più e più volte, non credendoci veramente.
Dopo essermi parzialmente
ripreso, alias chiuso la bocca e essermi dato un contegno, senza farmi vedere
mi sposto dietro ad un albero più vicino a loro e affino l’udito.
<> sento il bimbo cercare di convincere Louren in
qualcosa.
La vedo fissare il tizio
pensierosa.
<< Se Trevor promette
di non dire nulla a zia si! >> detto ciò si mette a fianco del tizio e lo
prende per mano, mentre allo stesso tempo un’altra mano, spregevole e malvagia,
stringe qualche altra mia parte del mio corpo.
Ingoio a corto di saliva, mentre
l’altro sorride a Louren.
<< Ma solo se prendi un
gelato piccolo, che è quasi ora di cena! >> detto ciò il piccolo stringe
forte il collo del tizio e si piega di lato dando nuovamente un bacio a
entrambi.
<< Grazie fratellone e
grazie Louren! >> e inizia a cantare una canzoncina forse dei cartoni
animati, mentre interamente, metà morsa che stringava il mio cuore e graffiava
il petto si acuisce un poco.
Ok, non era suo figlio, ma
chi diavolo era quel moro?
Non appena se ne vanno
continuo la mia passeggiata fino a ritornarmene a casa, più confuso e distrutto
interamente più di quando me ne ero uscito di casa.
***DUE GIONI DOPO***
Ok, ricapitolando.
Dopo due giorni in pipe
mentali sono arrivato alla conclusione che, sono geloso marcio di qualsiasi
uomo di sesso maschile si avvicini alla mia alunna speciale, e che mi sono
preso una sbandata impossibile e fulminea per una minorenne.
Conclusione?
Che non riesco ancora a
capacitarmene e ripeterselo voce alta è ancora peggio.
…
Urto involontariamente un
ragazzo, gli chiedo scusa velocemente e mi posiziono lateralmente alla porta di
un aula.
La campanella suona e dopo
pochi attimi una marea di ragazzini esce frettolosamente diretti alla prossima
lezione.
Appena intravedo la capoccia
che mi interessa la prendo per un braccio e la trascino contro la sua volontà
verso il piano di sopra, dove al momento è più calmo per le lezioni meno
frequenti degli altri piani dell’istituto.
All’ultimo giro però mi molla
una pestata stellare con quel cavolo di tacchetto che si ritrova allo stivale,
e mentre impreco mentalmente per il dolore al piede mi distraggo e riesco a
concederle la fuga.
Ripresomi la rincorro, e
quando entra nel bagno delle donne la seguo.
Quando si gira accorgendosi
che l’ho seguita mi guarda spaventata, ma non perdo tempo e presa per una
spalla, dopo aver chiuso la porta del bagno, la trascino dentro ad un gabinetto
e le impongo di sostenere la mia presenza, bloccando la porta con la schiena.
La vedo fissarmi preoccupata
e agitata.
Non mollo la presa dalla sua
spalla e le metto anche l’altra sull’altra spalla.
Le impongo di guardarmi negli
occhi.
Pian piano alza il volto
verso il mio e mi guarda con le lacrime agli occhi.
Mi sento morire a vederla
così.
<< Scusa >>.
Lo dico così, senza pensarci,
sperando che lei possa capire quanto sono dispiaciuto.
La vedo fissarmi in silenzio.
<< Ero arrabbiato per
dei miei affari e mi sono arrabbiato e poi rivolto male contro di te
ingiustamente – faccio una pausa sentendomi ancora più schifo del solito – Ti
chiedo scusa per quella frase, non dovevo…>> le vedo che le scende una
lacrima e che se la leva svelta dal viso, ma non parla.
<< Mi puoi perdonare ?
>> le chiedo timoroso di una risposta negativa.
Il silenzio ci invade, mentre
mi fissa attentamente.
Non parla ma assentisce.
…
Ora potrei anche spostarmi,
dopo essere riuscito nel mio intento, però i miei piedi non si muovono.
Mi sento di nuovo la gola
secca e il cuore aumentare i battiti in modo anomalo e sudare freddo.
Io e lei appiccicati e da
soli in uno spazio ristretto…
Sento invadermi da una
sensazione particolarmente ricercata e conosciuta.
La fisso con uno sguardo che
vorrebbe dire tanto ma non ha il coraggio.
Ci riscuotiamo assieme ad un
bussare insistente.
Le do le spalle e esco dal
gabinetto e mi nascondo dietro la porta chiusa,e le lancio uno sguardo
eloquente.
Lei rimane zitta e mi guarda
per un lungo momento, poi accenna un sorriso e apre la porta.
<< Ecco dove eri! Ti ho
cercata ovunque! >> sento una voce femminile strillare, mentre me ne sto
rintanato dietro questa porta con le spalle al muro.
Ma come ho fatto a cacciarmi
in una situazione simile?
Sai che figura se quella
ragazza si accorge di me?
<< Scusa…>> la
sento mormorare flebile, ma l’altra la sente comunque.
<< Ma come mai scappi
dal professor Clauser? >> la sento chiedere con una gran curiosità.
Ecco, ci mancava solo questa.
<< Nulla di che…gli ho
solo risposto male e lui vuole delle scuse che non voglio dargli, tutto qui
Amy, andiamo? >>.
Few! Salvo!
<< Oh…>> cala un
istante di silenzio, per la delusione della ragazza.
Chissà a cosa pensava.
Rido internamente, poi mi
congelo al pensiero del fatto di vedermi qui con Louren.
Sarebbe capace di consumarsi
un’intera vita di fantasie in un attimo!
<< Dai…andiamo che
facciamo tardi, su…>> prova ad incoraggiarla Louren, ma non si muove.
<< Che c’è? >> la
sento continuare la mia alunna personale.
<< Oh…nulla – fa un
eloquente pausa e riprende maliziosa – mi chiedevo solo se sapessi quanti anni
avesse quel bonazzo! >> e la sento ridacchiare.
Vedo Louren sorridere
divertita.
Non so perché ma quel
sorrisino particolare mi fa pensare male…
<< Non so…45?50?
>> la sento proporre tranquillamente, infischiandosene del fatto che io
la possa sentire.
La guardo allucinato.
Prega che questa stoccata non
mi ritorni in mente quando sono a correggerti un tuo compito, altrimenti…
<< Ma che dici! Avrà si
o no 25 anni! Esagerata! >> mando un grazie spontaneo alla sconosciuta.
Se sei tra i miei alunni di
qualche classe ricordami di essere clemente con te!
<< Nah! Ma non hai
visto le rughe sulla fronte? E quelli che gli vengono ai lati della bocca
quando sorride? Sisi, 45 sicuri, anche se sono più propensa verso i
50…>>.
Ma io ti squarto!
Te li do io 45 e i 50! E pure
le rughe!
Prega di essere sempre
accompagnata da qualcuno quando ti muovi per la scuola, perché se ti pecco da
sola…
L’altra ride.
<< Tu proprio con le
età non ci sai proprio fare…ok, facciamo che gli diamo 35 anni e cosa chiusa?
>> le propone a mo di touchè.
Chiusa un corno!
Se vi becco a tutte e due, vi
faccio un sedere così al momento dei voti sui compiti e interrogazioni.
Poi sento che l’altra incita
Louren ad andare a lezione e la segue, ma non prima di essersi sporta verso di
me, avermi fato l’occhiolino e essersela data a gambe.
amylee:
Grazie 1000! Spero tu possa dire lo stesso di questo chappy, anche se penso che
mi lincerete, ma che forse mi risparmierete per come saprò farmi perdonare alla
fine della fics! ^_- alla prossima tesora!! BESOS!!!!
Louren: A fare la mia festa di addio al nubilato con lui!.
Gabriel: Ok, mi raccomando però, niente figlie che non voglio di bastardi!
Louren: Certo, però dopo poi passo a farmi Trevor per il
contentino.
Gabriel : Giusto! U.U
Louren: Poi anche da tuo fratello Layton, e mi faccio pure lui,
dopotutto sta per diventare il mio fratellone acquisito no? Bisogna conoscerci…
Gabriel: Ben detto. Dato che ci sei fatti anche mio fratello
Faust, così io vado a fare una visitina a mia cognata e te la saluto.
No…credo che eviterò…certe scene…XD
Tra poco se ne vedranno delle altre….preparati! ^_^
BESOS, tesora!!!!
Rein94: grazie 1000!
Spero possa piacerti anche questi, dato che ci sono nuovi risvolti e la
protagonista nei guoi fino al collo ^.^ Besos, tesora!!!
BluRose89: Grazie
1000! Felicissima ceh la storia ti piaccia! Beh…con chi si
metterà…*********************** NOT SPOILER su questo U.U c’è ancora da
spettare un pochino, COMMY AUTRICE: poveri tutti, di cui ce ne sarà solo uno
che se la spasserà per benissimo per tutta la fic – non l’ho ancora messo il
personaggio XP – oltre a Louren e ****************** alla fine ^.^ BESOS!!!
10. Vetri rotti e riattaccati
POV LOUREN
*** DUE GIORNI PRIMA***
“ Sta tranquilla, non morirò prematuramente
come i tuoi genitori”.
Ancora rimbomba dentro di me
quella frase.
Un altro singhiozzo mi mozza
il respiro.
E corro…
Corro senza fermarmi,
incurante delle sferzate di vento che frustano il mio volto e le mie lacrime
salate.
Perché così tanta crudeltà?
Lo facevo per il suo bene.
L’immagine del suo volto
distorto dalla rabbia occupa la mia mente.
Altre lacrime e singhiozzi.
Corro automaticamente senza
sapere dove.
Un dolore familiare che
pensavo di non provare più con così tanta intensità mi pervade in tutto il
corpo.
Sento il petto in fiamme dal
dolore.
All’improvviso cesso di
correre stanca.
Sono davanti a dei cancello
imponente e grande, di un rosso acceso, nonostante gli innumerevoli anni.
E’aperto per metà.
Lo guardo incurante della
leggera pioggia che lenta scende e inumidisce i miei abiti leggeri.
Non mi riparo, ma mi sposto e
a passo lento varco quel cancello e stando attenta al ciottolato immacolato
cammino verso la mia metà.
…
Appena arrivo, mi metto
seduta sulla panchina e osservo con sguardo vuoto e un eco di dolore, le tombe
dei miei genitori.
Ritorno alla realtà sbattendo
gli occhi un po’ smarrita, osservando il mio interlocutore.
Assentisco non vedendolo
veramente.
Mi alzo e a passo sempre
lento mi dirigo verso l’uscita del cimitero.
...
Fuori è buio e freddo.
Piove ad acquazzone, ma non
me ne curo.
Sono completamente zuppa e i
miei vestiti mi aderiscono fastidiosamente alle membra intorpidite.
Come un automa mi siedo su un
blocco di cemento ai piedi di un cipresso.
Fisso il parcheggio ormai
deserto e buio.
Il silenzio mi assordisce.
Mi rannicchio sconfitta dal
dolore.
Possibile che appena ripresa,
ci sia sempre uan controparte?
Da quando sono così
sfortunata?
E che cosa ho fatto di male?
Un fiotto di lacrime riprende
a sgorgarmi sul volto.
Uno stupido ricordo mi fa
piegare le labbra in una smorfia.
“C’è a chi piace la pioggia,
perché gli permette di camminare a testa alta tra le persone, senza che nessuno
veda le proprie lacrime e il dolore”.
Che stupidità.
Neanche mi ricordo in quale
libro o commento l’ho letto.
A cosa serve soffrire in
silenzio o non darlo a vedere?
Sempre si soffre e sempre si
è deboli.
Possibile che si guardi
sempre alle apparenze?
Sono stufa di questo dolore.
Sono stufa di questa vita.
E sono stufa nel non trovare
una semplice candela in questa immensa oscurità.
E se trovo la candela, perché
non ho mai un accendino per accenderla e farmi luce?
Possibile che…
<< Stupida! Vuoi
prenderti un accidenti?! >>.
Alzo gli occhi sull’individuo
da cui proviene l’urlo.
Non riesco a farlo dato che
quella persona mi sta abbracciando e avvolgendomi nel suo caldo giaccone.
L’abbraccio a mia volta e
affondo il volto nel suo tepore.
Mi sento sollevare.
Mi aggrappo a questa figura
fregandomene altamente di chi sia.
Provo a vederlo in volto ma
non ci riesco, vedo tutto distorto.
La pioggia incessante…
Il freddo…
Sento l’oscurità che sta per
invadermi.
…
Tra le nebbie oscure che mi circondano,
cerco ancora uan volta di vedere il volto di chi mi infonde calore.
…
Forse, ho appena trovato il
fiammifero di scorta, invece dell’accendino…
***
<< Uhu…che …male alla
testa…uhu…>>.
Mi sento la gola secca mentre
mi lamento in un mormorio quasi indistinto, e la testa mi si fracassa.
<< Louren! >>.
<< Pietà…>> spiro
a mezza bocca, prendendo il cuscino e posandomelo sopra la testa.
Sento qualcuno salire sul
mio letto e poi una porta che sbatte.
Poi silenzio.
Sposto sempre ad occhi chiusi
il cuscino e mi giro a pancia in giù.
…
Una consapevolezza orrenda mi
invade e mi alzo di scatto, seduta sul letto.
Mi guardo attorno e sobbalzo
nel vedere nel buio due tizzoni ardenti.
<< Mi hai fatto morire
di paura >>.
Trevor.
Gli occhi di Trevor e la voce
roca e cavernosa…
<< Scusa…>>
mormoro incurante delle fitte immani alla testa e del capogiro che mi sta
prendendo.
<< Scusa? Ma ti rendi
conto di quello che stavi facendo? >>.
Mi sta rimproverando a tono
basso, ma lo so che è arrabbiato da impazzire, mi basta vedere i suoi occhi per
capirlo.
Abbasso a mia volta i miei
per non incontrare i suoi vergognosa.
<< Anzi…mi vuoi
spiegare cosa è successo? Perché te ne sei andata via e non mi hai aspettato? E
soprattutto perché eri sotto quell’acquazzone…>>.
Nuovamente la sua voce roca e
inflessibile, ma bassa mi fa vergognare di ciò che ho fatto.
Gli avevo promesso niente più
stupidate da parte mia, e invece…
Delle lacrime mi risalgono
agli occhi e il dolore alla testa mi si intensifica.
<< Stupida >>.
Sobbalzo nell’abbraccio
inaspettato di Trevor.
Non mi ero accorta che si era
alzato e seduto sul letto.
Mi stava abbracciando a sè.
<< Giuro che non
volevo…è solo che…>> mi mordo un labbro stanca e con nessuna voglia di
parlarne.
Una lacrima scappa e mi solca
il viso.
E’ tiepida e salata.
Chiudo gli occhi per la
stanchezza e per il male alla gola, rifugiandomi sempre più in quell’abbraccio
accogliente.
<< E’ solo che?
…continua >> mi incoraggia.
Affondo di più il viso nel
suo torace.
Faccio un respiro.
Due.
Tre.
Cerco di calmarmi, stesso
vale per le lacrime.
Mi rassegno e alzando lo
sguardo pieno nuovamente di lacrime, mi sfogo, parlandoli di come mi sento e di
tutto, perché finchè sono nel suo abbraccio il mondo non può farmi nulla.
Tutto il male e il dolore di
questo mondo non possono nulla contro la mia candela e la sua fiammella.
*** UNA SETTIMANA DOPO***
( 5 giorni dopo l’episodio
nei bagni con Gabriel)
<< Corri che siamo in
ritardo! >>.
<< Si, eccomi, Hana!
>>.
Possibile che sia la stessa
storia tutte le volte che dobbiamo andare a trigonometria?
Solo io e Hana abbiamo la
lezione precedente dall’altra parte dell’edificio, uffi!
<< Ehi aspetta!
>>.
Cerco di farmi sentire dalla
mia compagna di corso, ma ormai ha già svoltato all’angolo ed è entrata nell’edificio.
<< Che botta…>>
mi lamento massaggiandomi il gomito battuto.
<< Impiastro! >>.
Sento qualcuno richiamarmi,
ma con tono divertito.
Mi giro verso la voce.
Gabriel.
Lo guardo scettica.
<< Colpa sua
che non ha guardato dove andava >> lo
riprendo non dandogliela vinta, marcando sul dargli del lei.
Lo vedo serrare la mascella
con stizza e battere i denti e guardarmi male.
<< Quello che si
dovrebbe lamentare è il sottoscritto – e con un gesto eclatante mi mostra la
sua visuale – Non sei affatto una piuma! >>.
Lo fisso a bocca aperta
sorpresa.
Mi alzo come un automa, e gli
do le spalle.
<< Non è colpa mia se
lei è così vecchio da non riuscire a sopportare il peso di una ragazzina!
>> e scappo a lezione, senza vedere la sua reazione.
Reazione assolutamente
scontata da prevedere.
Che figura.
Gli sono praticamente caduta
addosso.
Fortuna che non c’era
nessuno.
Già…in questa scuola non c’è
mai nessuno a bighellonare, ma…sarà perché tutti magari sono a lezione tranne
la sottoscritta!
***
<<
Uffiuffiuffiuffiuffiuffiuffiuffi! >> borbotto incessantemente, mentre mi
dirigo a lezione con Gabriel, naturalmente con tutta la calma di questo mondo.
Non sia mai che per lui
corra…
<< Anche il vizio di
parlare da sola? >>.
Mi fermo voltandomi.
<< Lo sa che lei è
davvero un nonnino noioso…>> inizio urlandolo quasi nel corridoio
deserto, poi riconoscendo la figura, diminuisco il tono fino a farmi morire in
gola tutto il resto della frase.
Divento rossa per
l’imbarazzo.
Vorrei darmela a gambe, ma
farei peggio.
Lo vedo trattenersi dal
ridere, mentre cerco di spiegargli che lo avevo preso per un’altra persona.
<< Immagino pure chi
>> afferma tranquillo.
Ci fissiamo in silenzio.
Non posso fare a meno di
sorridergli di rimando.
Mi ricambia.
Sento un non so che prendermi
il petto e…
<< Stai andando a
lezione da lui? >>.
<< Già. Ma tu non
dovresti essere già a casa? >> non posso fare a meno di impicciarmi come
da qualche giorno a questa parte.
E’ una persona fantastica.
E’ intelligente, sa quattro
lingue diverse, ama mangiare il giapponese e il cinese, adora la musica rock e
il rap e anche andare in bike.
Ma ama anche leggere libri e
viaggiare.
E’ una persona aperta e anche
di mente.
Adoro il suo modo di parlare
e relazionarsi con gli altri.
E’ unico.
<< Si…ma avevo altri
progetti >> conclude serafico con un sorrisino che non mi promette nulla
di buono.
Che si veda con un’alunna?
Sento lo stomaco contorcersi.
Ho con una bella
professoressa?
…
<< Quali? >>
chiedo apprensiva.
Non pensavo di essere così
masochista…
<< Portare a divertirsi
una morettina e lasciare il lupo cattivo a crogiolarsi nel suo perenne malumore
>> mi propone divertito e malizioso.
<< E perché la
morettina dovrebbe andare a divertirsi con la lepre? >> sto al gioco
mostrandomi fintamente sconcertata.
<< Bhè perché il lupo
ha sempre intenzioni malvagie, basta pensare a cappuccetto rosso, mentre la
lepre è solo ciocca anche se cerca di essere furba >> e mi sorride
porgendomi un casco da moto.
Gli sorrido di rimando e lo
prendo e me lo metto.
Bhè, non credo ci sia nulla
di male se lascio il lupo Gabriel a smaltire l’ultima mia frecciatina,no?
<< Fammi strada!
>> lo incito scacciando via il flebile sibilo della voce della mia
coscienza.
Appena vedo la moto e con lui
sopra, monto a razzo anche io e mi aggrappo a lui, senza remore e entusiasta.
<< Chissà perché ma ho
come la sensazione che le moto ti piacciano >> lo sento insinuare sempre
contento.
Ha davvero un bel sorriso, e
io sto producendo forse troppa bava al sol guardarlo!
<< Affatto, mi fanno
paura il solo vederle certi bestioni come questi >> finisco bleffando e
accarezzando con lo sguardo – naturalmente sporgendomi lateralmente – la
vernice lucida della fiammante Ducati 900.
<< Arreggiti forte!
>> detto ciò parte sgommando.
Non chiedetemi come ha fatto
e lo stesso io, ma è proprio così.
Sono a casa di Maxwell –
precisamente in cucina – non so come lui abbia trovato il coraggio di chiedermelo
e io di accettare ma…mi ha invitata a seguirlo a lavoro!
E io ho detto di si, e ho
pure acconsentito a fermarci un attimo qua per prendere la macchina e stare più
comodi.
Al momento sto spulciando
curiosa tutta la cucina, mentre la mia razionalità se ne è andata in vacanza.
Ordinata, piccola ma pulita.
Osservo la disposizione della
macchinetta per il caffè con accanto l’occorrente messo in ordine impeccabile.
Soffoco una risata in grande
stile.
Ah…quanto si vede che in
questa casa, o meglio in questa stanza ci vigila un uomo! Lo si vede da come
tiene tutto!
<< Ridi del mio ordine
e perfezione maniacale o perché c’è magari un calzino nel tostapane che ho
dimenticato di lavare? >> mi compare alle spalle il padrone di casa, in
perfetto abbigliamento casual.
Scarpe sportive, pantaloni in
panno color cachi e camicia color panna.
Ma come fa un uomo a essere
così bello?
E da quando sono così
disinibita?
Mi sento andare a fuoco le
guance nell’incrociare il suo sguardo.
Vedo i suoi occhi toccarmi
con il semplice sguardo tutta la mia persona, dall’alto in basso.
Anche nell’immenso imbarazzo
non posso fare a meno di ricambiare il suo splendido sorriso.
Lo vedo avvicinarsi con poche
falcate delle sue lunghe e atletiche gambe e stagliarsi di fronte a me a pochi
centimetri di distanza, per poi piegarsi alla mia imbarazzante altezza.
Due oceani chiari che si
legano assieme.
Il suo respiro caldo che mi
sfiora il viso mi da alla testa.
Come faccio reagire quando
mi guarda così…
<< Vuoi
qualcosa?...>> lo sento chiedermi da bravo padrone di casa, mentre le sue
labbra si avvicinano sempre più verso le mie semi aperte.
Mi sento come una corda di
violino.
La sua vicinanza mi fa
leggermente indietreggiare e appoggiarmi al frigorifero.
<< No, grazie…>>
mormoro persa di lui, come ipnotizzata.
Il suo corpo sfiora il mio
bloccandomi ogni via d’uscita, e le sue braccia salgono velocemente all’altezza
del mio volto e le sue labbra…
Sono già sulle mie…e si
staccano immediatamente!
<< Scusa…>> si allontana
svaporato quasi quanto me, rispondendo al fastidioso e impertinente, ma
soprattutto inopportuno telefono di casa.
Chiude velocemente la
chiamata e prendendomi per le spalle, mi conduce al piano inferiore verso la
sua macchina.
Mi apre addirittura la
portiera.
Che cavaliere!
Però uffi…stupido telefono…
Durante il viaggio
chiacchieriamo del più e del meno, e scopro i suoi anni!
Caspita, lo facevo più
giovane.
Bhè…sempre detto che gli
uomini più grandi sono quelli più fascinosi, anche perché sanno cosa vogliono
dalla vita e non sono più dei bambocci figli di papà.
Mi volto verso di lui e lo
osservo guidare.
E’ davvero bellissimo.
<< Siamo arrivati
>>.
Nemmeno il tempo di
riprendermi dalla sua ipnosi fascinosa che mi apre la portiera e mi aiuta a
scendere di macchina.
Non posso fare altro che
scendere stranamente felice, e camminare al suo fianco a braccetto.
Che cosa buffa: un suo passo
sono quasi due dei miei.
Accanto a lui mi sento così
bambina, ma anche così al sicuro.
Lo fisso di sottecchi mentre
entriamo nell’imponente e innovativo grattacielo e ci passano avanti numerosi
corridoi e porte.
Non posso che osservare tutto
con curiosità pura.
Poi all’improvviso ci
fermiamo e mi precede per la prima volta in un enorme salone con soppalco, con
sfondo di un immacolato bianco e mille luci puntate nella stessa direzione.
Poi sento un rumore alle
nostre spalle e ci viene incontro un ragazzo dal sorriso gioviale, in nero e
con in mano una sofisticata macchina fotografica.
<< Ci avrei scommesso!
Sei un modello della rivista Jack! >> pronuncio l’affermazione così
sorpresa che non modulo nemmeno la voce, tanto da fare ridere i due.
<< No, è troppo scacio
per roba del genere! >> sento rispondermi dal nuovo arrivato tra le risa,
mentre vedo Max guardarlo quasi male a quel “scacio”.
Mi sento avvampare il volto
per l’ennesima volta nella stessa giornata.
Ma possibile che sia così
sciocca?
Come faccio a essere così
infantile?
Mi fisso i piedi molto
interessata.
<< Louren ti presento
Michael. Michael questa è Louren >> ci presenta l’un l’altro, spingendomi
con una mano sulla schiena verso il rosso.
Mi offre la mano e gliela
stringo timida.
Lo vedo ancora guardarmi
divertito per poi puntare lo sguardo sul mio prof.
<< Cos’è, hai ripreso
ad abbordare le colleghe? >>.
La sua frase mi gela sul
posto, facendomi quasi morire il sorriso.
<< Fa meno l’idiota!
>> lo rimprovera dandogli una leggera spinta.
L’altro alza gli occhi al
cielo e ordina a Max di andare a cambiarsi.
E io e il rosso rimaniamo da
soli, mentre lui sistema l’attrezzatura.
Lo osserva spaventata.
Da quando sono gelosa? E
soprattutto di Max?
Nel mentre mi siedo in un
angolo del soppalco e lo osservo montare la montatura.
<< Non te la sarai mica
presa per prima? Scherzavo…>> lo vedo girarsi un attimo e farmi l’occhiolino.
<< Affatto >>
cerco di salvarmi la faccia.
Assentisce, poco convinto
immagino.
Appena finisce lo vedo venire
a sedersi vicino a me e sorridermi sarcastico.
<< Fidanzata gelosa?
>>.
<< Acqua >>.
<< Amante di turno?
>>.
<< Atlantico >>.
<< Addirittura?
Aiutino? >>.
<< Sono una sua
alunna…>>.
Lo vedo arcuare un
sopracciglio color grano.
<< Davvero…>>.
Cerco di convincerlo ma pare
non ci riesca proprio.
<< Farò finta di
crederci. Ti piacciono gli scherzi? >> mi chiede astuto e con un aria
cospiratoria.
<< Bisogna vedere
quali, comunque si, perché? >> gli chiedo perplessa, mentre sento un
rumore di passi avvicinarsi.
Prima che Max entri in stanza
in un completo di camicia, gilè, jeans e tracolla, e sembrasse un dio in terra,
Michael mi si avvicina di botto facendomi l’occhiolino e dandomi un bacio.
Per un attimo si sente solo
lo schiocco del suo bacio sulla mia guancia.
Poi si sposta e va verso le
macchine fotografiche.
Mi volto sorpresa verso Max
che è una statua di cera, per poi riprendersi e camminare con stizza e
nervosismo verso l’incontro delle luci.
Ha uno sguardo di fuoco…
<< Allora dopo ti
faccio firmare il contrato…>> lo sento ricordarmi, peccato non capisca
cosa stia facendo.
<< Quale contratto?
>> ci fissa alternativamente il modello.
<< Le ho proposto un
calendario…sai com’è, Emy è sorpassata, come i suoi anni quindi…>> non
finisce teatralmente la frase e scatta foto, mentre Max sbianca e si chiude in
un profondo mutismo.
Ho capito che scherzo voglia
tirargli, ma forse sta un po’ esagerando…
Per tutto il set fotografico,
l’unico rumore che si sente è il clik delle foto e gli ordini di Michael.
Quando ha finito e ripone
tutto, aspetta che ritorni cambiato l’altro e mi si avvicina e ad alta voce
parla come se niente fosse, esagerando.
<< Non c’è bisogno che
la riporti a casa, ci penso io a lei. Ci fermiamo a casa mia, così firmiamo il
contratto e…>>.
Non finisce la frase che si
abbassa per schivare una scarpa volante, e assai pericolosa.
<< Smettila di fare
l’idiota! >> detto ciò si avvicina, recupera la scarpa e tenendomi ferma
per un braccio mi trascina fuori dalla stanza tra le risa dell’amico.
Così mi ritrovo con Maxwell
in macchina in un lampo.
Non so se ridere o no.
La cosa è buffa.
Sembra quasi geloso di me,e
poi la sua faccia.
<< Davvero ti ha
offerto un contratto? >>
…
<< Uhmp…>> non ce
la faccio e mi giro verso il mio finestrino.
<< Che c’è? >> lo
sento chiede sorpreso.
Mi giro verso di lui e
scoppio a ridere, tanto da tenermi la pancia.
Lo vedo fermare la macchiane
fissarmi male, girandosi un po’ verso il mio sedile e incrociando le braccia al
petto.
Pian piano smetto di ridere e
lo guardo sarcastico.
<< La tua faccia e
quello che hai detto >> affermo toccandoli con giocosità il naso.
Solleva un angolo della bocca
e fa una smorfietta.
<< Mi prendevate per i
fondelli! >> afferma convincendo se stesso e facendomi quasi ristoppiare
a ridere.
<< Geloso? >> e
gli faccio una linguaccia e esco di macchina.
Chiudo la portiera e mi avvio
all’ingresso, e mi fermo in veranda.
Un ombra mi copre la luce per
aprire con le chiavi il portone.
Mi giro innocentemente.
<< Mi vuoi tagliare la
lingua? >> gli propongo divertita.
Mi sorride storto, a mo’ di
serial killer.
Mi si avvicina di più e allunga
un braccio, fino ad appoggiare una mano alla porta e al farmi indietreggiare
fino ad avere la schiena contro la porta.
Sento il fiato mancarmi
quasi.
Ci fissiamo negli occhi e
pare che la cosa duri in eterno, e anche tutto il resto.
Lo vedo come spostarsi a
rallentatore e il mio cuore battere così forte, come le ali di un colibrì.
Sento che potrei svenire
quasi da un momento all’altro, poi arrivano…
Le labbra più dolci e morbide
che abbia mai sfiorato.
Due rose di velluto che si
sfiorano per dare piacere.
Dei baci semplici e leggeri,
dati con malizia che diventano sempre più vogliosi, fino al desio di un bacio
vero e passionale.
Due rose che diventano
una, rossa come la passione, bellissima come la rugiada che la tocca una fresca
mattina invernale, affascinante come per chi la raccoglie e dolce e importante
come per chi la dona…
…
Troppo presto decido di
staccarmi frastornata, gli do un bacio sulla guancia abbracciandolo forte: un
po’ per forse l’irrealtà della cosa e un po’ per l’emozione di un passato
momento ancora impresso in me.
Quando mi sento in grado di
ragionare con lucidità lo riguardo in volto mentre accarezza il profilo del mio
viso, poi gli do le spalle e con uno scatto apro la porta e gliela sbatto in
faccia, correndo fino in camera alla porta finestra e salutarlo dalla
terrazzina con una semplice svolazzata perpetua di polso.
Credo che sia la cosa più
bella che mi sia mai capitata per quello che ho provato nel bacio anche se…
***
Un’ombra annoiata e
preoccupata osserva gelida come una statua i due spasimanti, al chiarore della
luna di prima serata, con l’amaro in bocca e i desideri e sogni di una vita
frantumanti nell’attimo in cui, il suo bene più prezioso al mondo veniva rubato
da un altro.
GRAZIE 1000 A TUTTE QUELLE CHE HANNO RECENSITO, E BUONA LETTURA A TUTTE!
jekkachan: felice
che la mia storia ti piaccia. Purtroppo ho altre 2 fic avviate e la scuola mi succhia
tempo ç_ç, ma tra un tiro mancino ai prof e un interrogazione dei mie compagni scribacchio
sempre un po’! ^.^ spero ti piaccia anche questo nuovo chappy!!!BESOS!!!!!
amylee: Tesora…non
siamo neanche a metà, tranquilla ^.^ ….a dire il vero…il mio personaggio
preferito e Layton, non so perché…forse perché rappresenta il mio lato
peggiore? Si, assolutamente si! BESOS!!!!
FlowerChild: O.O beh…che
dire…mai pensato che l’ombra potesse essere il piccolo Klause? Dopotutto Louren
la vuole sposare no? XD …si…ci sono molte persone ceh devono chiarirsi…e non
sai quanto!!! BESOS!!!!
XXX_Ice_Princess_XXX:
sempre acuta! E che io le pubblico sempre di sera per vedere se state attente! O.O
Brava, buon occhio! ^_^ BESOS!!!!
kimi_92: Tesora,
spero ceh non mi squarteraia fine cap, nello scoprire coem reagisce Gabriel
*me fa le valige e scappa* !!Imploro clemenza!!
11.
Peccati carnali, pensieri illeciti
POV GABRIEL
Mi appoggio alla finestra
dell’aula – naturalmente già aperta – e mi accendo una sigaretta.
Faccio un lungo tiro
chiudendo gli occhi, e assaporo il fumo che mi attraversa fino ai polmoni, per
poi espiarlo fuori.
Apro gli occhi.
Mi fermo un attimo a
osservare il cielo limpido, di un tiepido pomeriggio di inizio primavera.
Non posso fare a meno di
ripensare agli ultimi incontri tra me e Louren.
Ma possibile che non ci
riesca di comportarci da adulti?
Beh, in effetti l’adulto tra
i due è il sottoscritto…e pure chi incomincia!
Cane e gatto, identici.
Un sorriso mi sale spontaneo
alle labbra, al pensiero del suo volto imbronciato, dalla mia infondata offesa
di questa mattina.
Troppo carina.
Un forte rumore di sgasso
proveniente da una moto attira la mia attenzione.
Maxwell senza casco, che sta
andando via con uan ragazza.
Bene, che si levi dalle
scatole!
Sogghigno soddisfatto, ma lo
smorzo in uno amareggiato e mi ammutolisco.
Quella dietro di lui con il
casco è Louren!
Ha preferito saltare una mia
lezione per andare a gironzolare con lui – nel migliore dei casi – o magari
andare a spassarsela con uno come lui – questo nel peggiore dei casi – .
Stizzito mi rimetto in
posizione eretta, prendo la giacca e la tracolla, dirigendomi verso casa.
Tempo due ore che sono già
sotto il portico.
Apro la porta ancora
arrabbiato e mi dirigo a passi pesanti e furiosi verso camera mia.
Tempo di entrare che sono già
sdraiato sul letto a inveire contro quel pomposo del mio rivale.
…
<< Tessssssoroooo, sei
a casa! >>.
L’urlo di gioia di mia madre mi
fa fare un salto dal record sul letto, svegliandomi del tutto, anche se il
peggio è l’abbraccio strangolatore che mi regala.
Mi libero dai suoi tentacoli
e inizio a cambiarmi, mentre lei mi racconta i suoi ultimi pettegolezzi, seduta
sul mio letto.
Dopo non so quale immensa
grazia divina esce di stanza e mi lascia solo.
Non che non le voglia bene,
ma a voi, quanto interessa se la figlia dei Recht ha divorziato dal marito
mercoledì scorso? O che mio fratello Layton ne ha combinata un’altra?
Io punto.
<< Tesoro! >>.
Salto sul posto spaventato.
Deve essere rientrata dentro
la mia stanza con passo felpato.
Che cosa inquietante.
<< Che c’è? >> le
chiedo ormai arrendevole.
Ma chi me lo ha fatto fare di
tornare un po’ a casa?
Un brutto baleno mi passa per
la testa, affiancato da un immagine poco casta di due persone avvinghiate, di
cui l’uomo, purtroppo, non è il sottoscritto.
<< Ti ho appena detto
due minuti fa che abbiamo ospiti questa sera >> e detto ciò, entra e mi
strappa di mano la camicia che ho in mano e sparisce, non prima di avermi
lanciato una delle sue occhiate “ ho una sorpresa per te” da film horror.
Che mi avrà combinato?
Mentre mi scervello per
capire il suo piano malefico, mi cambio nuovamente d’abito, scegliendone uno
quasi da gala.
Che non sia mai che alle cene
di mia madre mi presenti in tuta da palestra!
Osservo schifato le cravatte.
Ok, forse è il caso che me la
dia a gambe levate dalla finestra.
Mi dirigo alla finestra e
guardo giù.
Porca miseria!
Terzo piano!
E dove cavolo è finita la mia
auto lasciata nel vialetto?
<< Mi ha fottuto quella
strega ammaliatrice di mia madre! >> parlo a voce alta.
<< Io direi una
affascinate strega ammaliatrice e astuta…>>.
<< Si, e aggiungerei
anche…ma che? >> mi giro e vedo sulla porta mio fratello Layton.
Fisicamente la fotocopia di
mamma, versione maschile.
Peccato che non ci si
assomigli, così avrebbe ereditato anche lui qualcosa di papà…
<< Ehilà! Quale
orribile e atroce disgrazia ti ha condotto tra le mani di mamma Morgana?
>> parla gongolante, entrando.
<< Affari mia. Tu
piuttosto, che hai combinato? >> parlo girandomi completamente verso di
lui, incrociando le braccia.
<< Cazzi mia! Oh
guarda…>> e mi indica il volto, avvicinandosi.
<< Cosa? >>.
<< Ti sono venute altre
rughe agli occhi, a forza di fare il cazzone! >> e scappa via, uscendo di
stanza, mentre gli ringhio contro rincorrendolo.
<< Ragazzi! Che modi!
>> ci riprende mamma mentre cerco di afferrarlo per le scale.
Sento nel mentre qualcun
altro ridere, ma non gli do peso.
Sto per raggiungerlo, quando
ci fermiamo.
L’ho bloccato alla piscina.
Scricchiolo le nocche delle
mani e lo guardo sadicamente.
<< Ecco vedi? Pure la
cartilagine alle mani hai già finito. Nonno! >> e mi ride in faccia.
Ora lo faccio ridere io…
<< Questa è la volta
buona che ti do una lezione per tutte >> lo minaccio nuovamente,
preparandolo psicologicamente al destino che lo attende.
<< Uhuuu che paura.
Pure la mamma in camicia da notte incute più paura di te! >>.
Ora basta.
Vado verso di lui, quasi in
rincorsa e mi slancio.
Allungo le braccia nel salto
e…
…
<< Figlio di buona
donna! Aspetta che esca dalla piscina e ti faccio un vestito di quelli…
>> lo minaccio, cercando di uscire dalla piscina, nella quale sono caduto
nel farmi scavalcare da mio fratello minore, manco fossi una cavallina.
<< Ma lo vedi quanto
sei antico? Ma secondo te che si possono dare ancora gli scapaccioni alla mia
età? Nonno! >> e si leva di torno, tornandosene in villa.
Ma tu bada quel piccolo
stronzo…
Questa me la paga…
Mentre progetto piani di
vendetta malefici, mi avvio ad asciugarmi e cambiarmi per la cena.
Quando arrivo in sala c’è
tutta la famiglia al completo: mamma, Layton, Faust – il maggiore dei miei
fratelli – con moglie – Annie e il piccolo Tod e Jenny – i miei nipoti.
Mi soffermo un pò troppo su
mia nipote, richiamando una spiacevole sequenza di pensieri.
Louren ha solo due anni più
di Jenny.
Potrei essere addirittura uno
zio per lei!
Sento che sto per sclerare,
quando lei stessa, per la mia occhiata troppo insistente mi chiama con il suo
solito dolce e affettuoso “Zio Gab!”
Mi trattengo e cerco di
essere il più normale possibile.
Questa situazione mi sta
massacrando, come tutte le seghe mentali che mi sto facendo.
Al diavolo la differenza di
età!
Sbuffo, cercando di togliermi
un po’ del disagio e tensione accumulato, e osservo l’ospite estraneo.
Melanie.
La figlia venticinquenne
della migliore amica di mamma.
Ci conosciamo da una vita e
siamo pure cresciuti insieme.
Ma poi le cose sono cambiate.
Lei si è fatta puttana – e
aggiungerei tutta la popolazione maschile dello stato di Whashinton, trai quali
pure mio fratello Layton – e io uomo.
Troppo diversi per rimanere
amici, anche per la sua ossessione per me.
La cena passa tutt’altro che
tranquilla, tra le occhiate vogliose di Melanie e i suoi piedino sotto tavolo,
non dimentichiamoci le occhiate compiaciute di mia madre, per non parlare della
complicità assolutamente non gradita di entrambi i miei fratelli, e mia cognata
e nipoti a ridere sotto i baffi…
Beh, peggio di così non può
che andare.
Alla fine della stressante
cena, mi madre molto gentilmente, mi obbliga ad accompagnare Melanie a casa.
Un classico no?
Come un classico quello che
mi sta per chiedere, qui, sotto casa sua, nella mia macchina.
<< Entri? Mi piacerebbe
offrirti da bere >> e seducentemente sbatte quelle ciglia finte che si
ritrova e fa boccuccia.
Perché non dovrei accettare
il suo invito?
Louren non mi guarda nemmeno
no?
Ecco il problema…lei.
Sono certo che mi piaccia, ma
non posso dire che lei provi interesse per me.
Chi ha detto che gli opposti
si attraggono?
Cazzate.
Perché se fosse vero, anche
lei mi ricambierebbe.
E poi, perché non dovrei
spassarmela almeno per una sera?
Dopotutto, lei starà facendo
la medesima cosa con quel ninfomane di Maxwell, no?
Senza risponderle scendo e
così fa lei.
Mi fa entrare, precedendomi.
Le faccio appoggiare la
borsetta sul tavolo e appena si gira le salto addosso baciandola con impeto,
facendola salire sul tavolo.
Le cingo il volto con la
mano, mentre l’altra vaga già sulle sue gambe, tra le sue morbidezze, iniziando
così, la cazzata più grande della mia vita…
Tutto pur di non pensare alla
cruda realtà.
***
Svolto l’angolo con impeto,
camminando a passo svelto, quasi correndo.
Non mi fermo davanti alla
porta aperta.
Guardo dentro ma non vi trovo
Louren.
Indispettito mi dirigo fuori
dell’edificio, verso il campo da rugby.
Che giornata schifosa.
Il peggio è che è pure
iniziata nel peggiore dei modi.
<< E dai, rimani
>> mi miagola nelle orecchie, bloccando quasi i miei movimenti,
nell’abbracciarmi da dietro.
Trattengo una parolaccia e
faccio finta di niente.
Non si arrende e mi passa
sensualmente un dito sulla mia schiena.
Un brivido mi scorre lungo
la schiena.
Trattengo il respiro, e mi
faccio forza.
Il suo odore, misto al suo
profumo mi punge il naso.
Poi, mi alzo e mi
abbottono i pantaloni, liberandomi dalla sua presa.
Mi giro e guardandola, mi
metto la camicia.
Non mi piace il suo odore,
è troppo pungente; vorrei sentirne soltanto un altro.
Uno dolce come il miele…
Maliziosamente sposta il
leggero lenzuolo, scoprendo le sue nudità femminee.
La guardo inflessibile.
<< Se proprio devi
andare a lavoro, vediamoci stasera qua a casa mia >> mi propone,
lanciando delle occhiate poco caste alla mia figura.
Non mi incanti più.
<< No >> detto
ciò, mi abbasso su di lei.
Mi sorride contenta, come
le avessi detto di “si”, mentre si avvicina anche lei.
Le sorrido cattivo.
<< Assolutamente no
>> ribadisco convinto, prendendo il lenzuolo e coprendola a tradimento,
per poi uscire di casa sua.
Quando entro in macchina
sogghigno ancora soddisfatto, del mio “A mai più rivedersi!” sulla porta di
casa sua, mentre lei imprecava per il mio scherzo, avendola spettinata più del
lecito e il non esserle caduto di nuovo ai piedi.
Sbuffo stanco per non aver
praticamente dormito.
Se ho ceduto è solo stato per
accumulo di stress.
E il bello è che dopo essermi
sfogato con Melanie, non sono riuscito praticamente a chiudere gli occhi.
Non so cosa ne sia stata la causa,
solo che appena tornato lucido me ne sono pentito.
…
Un lieve svolazzo colorato
cattura la mia attenzione.
Alzo lo sguardo e metto a
fuoco.
Beccata!
Corro verso l’interno,
prendendo le scalette per arrivare alle gradinate da dietro.
Appena la trovo, mi fermo
all’improvviso a contemplarla.
Un semplice dolcevita
azzurro, con coordinata passata a foulard, un jeans terra bruciata e tanti
bizzarri braccialetti di qualsiasi colore al suo braccio sinistro.
E’ il ritratto della
bellezza.
Con il suo sguardo celeste
rivolto alle nuvole…
Provo a immaginarmela con un
vestito greco, un vestito femminile che secondo gli antichi portavano le dee.
Una Venere.
Incantevole.
Un dolce panno bianco, e un
gioco di veli che le sfiora il corpo piccolo e formoso, ancora un po’ bambino
ma già donna, a coprirle le nudità accennate dai veli maliziosi…
<< Che ci fai qui?
>> la sua improvvisa domanda mi fa tornare alla realtà, dandomi del
deficiente.
Che razza di pensieri
depravati.
Ieri sera invece che farmi
bene, mi ha aperto le valvole di scolo al mio lato virile.
Accidenti.
<< Parlare >> gli
biascico, ma la vedo guardarmi ancora più perplessa e confusa.
Possibile che più cerco di
starle lontano e più sento crescermi qualcosa dentro?
…
Mi schiarisco la voce
mettendomi le mani in tasca, e mi giro verso il campo.
Tutto pur di non affondare in
quegli occhi così languidi, da istigare l’animale che è in me.
Ingoio, constatando che ho la
gola secca.
<< Hai saltato le
lezioni ieri >> affermo duro.
Mi giro verso di lei, troppo
debole per non cedere al desiderio d guardarla negli occhi.
La vedo osservarmi silenziosa
e con le guance rosse.
Uno spettacolo memorabile.
La fanno sembrare ancora più
piccola e tenera…
E quel mordicchiarsi nervosa
il labro inferiore…
Chissà quanto sono morbide e
succose…
<< Scusa, è capitato un
impegno >> mi risponde quasi mormorando.
La fisso frustato,
riprendendomi all’istante, pensando che tanta bellezza possa essere reclusa
solo a quel fortunato di Maxwell.
<< E immagino che si
chiami Maxwell, erro? >> le rispondo burbero, incrociando le braccia al
petto, con uno movimento violento che la fa sobbalzare da seduta.
Quasi me ne pento.
<< Mi costringi a
parlare con i tuoi tutori >> enuncio esteriormente serio e risoluto,
dentro mortificato e con un cuore spezzato.
“E’ così che mi vendico di
Max? Mettendo nei guai lei?”
Ecco, ci mancava anche la
voce della coscienza, fantastico…
<< Non lo nego >>
e si alza, prendendo la cartella e facendo per andarsene, tutto con molta
serietà.
Le blocco il passaggio.
Mi si avvicina, e mi sfiora
il petto con un dito, con fare minatorio.
<< Fammi passare o ti
faccio passare io la voglia di parlare con i miei zii >> scandisce
parola per parola, come se quella arrabbiata di diritto fosse lei.
Quasi non so se ridergli in
faccia oppure fare di peggio.
E’ davvero carina con quel
broncio, che non farebbe paura nemmeno a un gattino.
Poi il suo dito sugli
addominali…
Sento come se fosse bollente,
di un calore stranamente famigliare, ma anche nuovo, per il come punge.
Le prendo il polso e glielo
abbasso.
Fissa i miei movimenti a
bocca aperta, sorpresa.
<< Lasciami >> le
sento dire a stento.
In reazione la avvicino di
più a me, e mi abbasso verso di lei.
Un ondata del suo dolce e
naturale odore mi investe.
Una fiammata di eccitazione
mi attraversa tutto il corpo, come un fulmine a ciel sereno.
Poi le sue due pietre
turchesi per un attimo affondano nel mio sguardo, inviandomi un messaggio
subliminale, che per una manciata di secondi mi tentano, per poi rinsavire.
<< Che non accada mai
più >> le soffio sul volto la frase, mentre le lascio il polso e faccio
un passo indietro, lasciandole il passo libero.
La vedo osservarmi per un
lungo momento con sguardo indecifrabile, per poi correre via alle mie spalle,
verso la scuola.
Faccio un lungo sospiro per
calmarmi, e dopo aver contato fino a cento mi avvio verso la mia prossima ora,
allungando assolutamente il percorso, girando dietro al campo, per cercare di
calmare l’inquilino del piano di sotto, che chiede soddisfazione dolorosamente.
--- ANGOLINO AUTRICE---
Ok, credo che sia giunto il momento di alzare il
raiting, voi che dite?
FlowerChild: Spero che tu sia pronta per questo aggiornamento, perché
adesso tutto inizia a ballare e i casi ad arrivare
FlowerChild:Spero che tu sia pronta per questo aggiornamento,
perché adesso tutto inizia a ballare e i casi ad arrivare! KISSES!
amylee: Grazie 1000! ^//^ No,
non sono siciliana ma avendo un amico che lo è mi
influenza molto. Sono toscana ma ho molte amicizie pure napoletane,e certe cosucce scappano a loro e io gli inglobo
senza accorgermene. Alle volte mi scappano pure
qualche parola fiorentina!perdono per gli errori, ma quando rileggo è semrpe di sera e casco dal sonno. Da quanto sono stanca la sera della rilettura potrebbe addirittura entrarmi
un ladro in casa e salutarlo come se niente fosse da come ci vedo
doppio!KISSES!
sassybaby: Sono contenta che
la fics ti piaccia. Si il
genere di storia tra prof e studentessa mi piacciono, non
all’inverosimile però mi trovo bene a scrivere di storie con una coppia di sostenuti
anni di differenza essendone pure la sottoscritta imbrigliata, così per caso
mentre osservavo…ehm sbavavo sulla visione del prof di estimo, la storia è
sbucata! Nuuu tranquilla, macchè
pargoli arpia-angiolotto versione melanie-gabriel!
Ci mancherebbe! *me in dubbio* Meglio chiedere!
Ransie: Gab,
kehai combinato?
Gabriel –fa il virtuoso - : Un bombolone…
Ransie: O.O
Gabriel –sorrisino-: Te lo devo mimare?
Ransie – ci arriva, evitando
di rispondere alla provocazione - : Senza crema?
Gabriel –innervosito - : Metti in dubbio
qualcosa?
Ransie: Si, la tua accortezza nelle precauzioni.
Gabriel – vocetta isterica – Senza!
Gabriel si allontana indignato verso il suo camerino, in attesa
della sua ricomparsa.
*l’autrice si riprende dallapaura*
Confermato che non ci saranno pargoletti
versione Gabriel, per chi ha capito le allusioni!^_^ KISSES!
kimi_92:
Beato lui con la piscina, ma sfortunato dall’altro lato…che presto scoprirete
tra un paio di capitoli!Accomodati, però mi sa che c’è la fila per consolare
Gabriel!KISSES!
XXX_Ice_Princess_XXX:
^//^ Penso che per scrivere l’ultima frase di essere diventata rossa!Grazie!
KISSES!
12.
Trevor è fuori?
POV LOUREN
Non posso crederci…
Stringo forte il cuscino
affondandoci dentro il volto.
Trattengo per un lungo
momento il respiro.
“Max mi ha baciata
sotto il portico di casa!”
Rialzo il volto e prendo un
lungo respiro, per poi rotolarmi sul letto, fino a fissare il soffitto.
“Ieri sera Maxwell mi ha baciata!”.
Se questo è un sogno beh, da qui non voglio assolutamente svegliarmi!
Mi tocco le
guance accaldata e mi rialzo dal letto, per dirigermi alla scrivania in
fondo alla mia stanza e svolgere i compiti del giorno.
L’ho evitato tutto il giorno,
saltando addirittura le sue ore.
“Non avevo il coraggio di
guardarlo in faccia!”.
Avevo paura che vedendomi se ne fosse pentito del gesto, oppure lo
imbarazzassi.
E se l’avesse presa come una
svista?
Finalmente, dopo tanti
pensieri borbotto tra me ad alta voce, esprimendo tutto il pessimismo
possibile.
Proprio mentre svolgo alcune
formule di chimica per la risoluzione del problema i
miei pensieri cambiano direzione, concentrandosi sul volto di uno sgarbato moro
dagli occhi di ghiaccio.
Clauser Gabriel.
Porto una mano sotto il mento
e osservo con sguardo pensieroso il bordo del libro.
Quell’uomo mi manda in
confusione.
Ha un carattere così
volubile.
Peggio di
una checca isterica, per non parlare del suo fare da prima donna e
dall’orgoglio maschio bastardo …
Una risata improvvisa
rallegra la stanza, sfuggita ai pensieri seriosi.
“Uhm, fosse gay sarebbe un problema: avrei più concorrenza e meno pesci
nel mare per la sottoscritta! Mannaggia!”
Mi piego in due dalle risate
al sol pensiero.
Ma figuriamoci…come minimo è etero.
Mi propongo a questo punto di
tornare allo studio.
Rialzo nuovamente gli occhi dal mio impegno solo quando decido di andare a
letto e riposarmi, saltando la cena, troppo piena di dubbi, incertezze, paure e
scenette comiche!
***
Un tocco leggero e caldo che
scende sulla guancia alla spalla, mi sveglia dolcemente.
Tra le nebbiedel sonno notturno ancora addosso, cerco di fissare
lo sguardo su chi mi sta accanto.
Vedo Trevor fissarmi
tranquillo, con un sorriso contenuto, ritto nella sua altezza statuaria.
Guardo l’ora e mi si prende un
mezzo colpo: sono appena le cinque del mattino.
Mi alzo spaventata facendo un
balzo dal letto, già pensando al peggio e sommergendo mio cugino di domande, sul cosa sia accaduto.
<< Nulla, sta calma. E’
una sorpresa di zio: Gita al Tample Lake >> mi
spiega rilassato e fermo sul posto.
Lo guardo stralunata per poi
tirare un sospiro di sollievo.
<< Preparati escendi, altrimenti faremo tardi >> blocca così
le mie domande che stavano per riprendere il loro corso, per poi uscire di
camera mia silenziosamente.
Mi vesto perplessa preparando
anche una piccola borsa con dentro tutto il necessario per una ragazza, con
l’aggiunta del mio ex quaderno di scrittura, su di cui una volta scrivevo dando vita a mille posti incantati.
La fantasia.
Pura semplice e fresca, vista
da una ragazza cresciuta tra quelle pagine bianche, in trepidazione di essere
riempito di un unico colore: quello dell’inchiostro.
Ma ormai i tempi sono passati, ma il blocco non lo
mollo.
C’è dentro tutta una vita.
Poi, nel miracolo che mi tornasse
l’ispirazione, con la voglia di volare in quel luogo tanto famigliare quanto
distante…
Sospiro sfiancata dalla
quieta nostalgia di esprimermi a parole scritte, per dirigermi al piano di
sotto dove trovo la zia, la quale mi mette in mano una
brioche e una bottiglia di latte al cioccolato, per poi trascinarmi verso il
garage.
Mi siedo dietro tra Trevor e il seggiolino di Klaus, nel quale quest’ultimo
dorme beatamente e gli allaccio la cintura di sicurezza.
Il viaggio passa velocemente,
tra un sospiro di sollievo per il giorno scolastico
saltato per paura di vedere Max, sia tra un continuo dormiveglia con
sfruttamento di mio cugino maggiore come cuscino personale.
…
<< Bella addormentata,
sveglia! >>.
A quel grido mi sveglio,
sussultando spaventata, alzandomi così dalla spalla – cuscino di Trevor.
Mi guardo un
attimo spaesata attorno, poi i ricordi affiorano.
Sbadiglio lentamente e con la
stessa velocità di un bradipo scendo di macchina con alle
calcagna un pimpante bimbo di cinque anni e un insolito e silenzioso Trevor,
rigido peggio di una trave di legno.
Sullo
sfondo gli zii, già a montare il tavolino e tutto il resto sul prato di fronte
all’auto.
Non faccio
in tempo un passo per andare verso gli zii e aiutarli, che Klaus mi trascina
letteralmente verso la riva dell’immenso e limpido lago che si staglia qualche
metro più in avanti.
Addirittura non mi fa nemmeno
aprire bocca che con tutta la forza che ha mi fa perdere l’equilibrio e cado
rovinosamente in acqua, nella bassa riva.
Guardo sorpresa prima un Trevor divertito raggiungerci a bordo riva e il piccolino
tuffarsi vestito come la sottoscritta.
Lancio un’occhiataccia di
rimprovero a entrambi e mi unisco alle loro risa, giocando a schizzarci tra di
noi.
Fisso sconsolata
Trevor in costume, nell’arrendermi ai miei vestiti appiccicati addosso
come una seconda pelle.
Solo quando mi fermo per un
attimo a contemplare Klaus e Trevor ridere e giocare assieme capisco ciò che
avevo perso veramente, nella mia passata depressione.
Avevo perso le gioie del
vivere, la spensieratezza, la voglia di amare e farmi amare dagli altri.
Mi avvicino al bimbo e gli
bacio la fronte.
L’amore è tanto bello, e ti da la forza di vivere.
Uno strano calore mi pervade
il corpo, mentre un velo trasparente copre la mia visuale, tornando a
familiarizzare con una parte della me persa da mesi.
Lo vedo dallo sguardo di
Trevor.
Lui se ne è
già accorto.
E gli sorrido spensierata
caricandomi Klaus sulle spalle e slanciandomi verso mio cugino per affogarlo
assieme al mio aiutante.
Sto tornando,
la vera Louren sta tornando.
***
<< Ma
mamma! Voglio a-anche io andare con Louren a nuotare!
>> sbotta il piccolo della famiglia, dando sfoggio alla migliore del
repertorio delle sue smorfie.
Lo zio
diniega sostenendo lo sguardo e rimproverandolo, ma amorevolmente.
<< Ti avevamo detto che
se facevi merenda prima dell’ora stabilita non andavi e così è deciso! >>
detto ciò incrocia le braccia.
Che facce buffe che hanno
questi due.
Alzo le spalle quando vedo il
piccolo guardarmi supplichevole.
<< Lo zio ha ragionee poi andrei nell’acqua alta. Non sai ancora nuotare
>> provo ad addolcire la pillola con la logica.
Non posso fare altrimenti.
Detto ciò mi allontano per
consentire agli zii di stare un po’ da soli con il figlio, mentre io mi dirigo
dalla parte opposta tuffandomi in acqua, ora in costume.
Mi dedico a una nuotata in
stile libero, sciogliendo i muscoli e circondandomi di quella calma e
rilassamento che solo una nuotata può consentire.
Mi fermo poi a galleggiare
sulla superficie, quando un fascio di acqua mi viene addosso.
Ritorno in posizione
verticale tossendo l’acqua bevuta.
Appena mi riprendo guardo il
colpevole.
Mi lancio al suo inseguimento
verso il largo, per poi giungere alla riva opposta.
Il lago non è molto grande, ma
è conosciuto per la sua profondità e per la varietà di pesci da pesca.
Quando lo metto con le spalle
alla parete rocciosa il colpevole, lo guardo sinistramente.
<< Preparati, perché
adesso arriva la mia punizione! >> lo avviso prendendo slancio e raggiungendolo
aggrappandomi al suo collo.
Lui non fa una piega e
sorridente mi prende subito, legando i suoi bracci alla mia schiena, mettendomi
con le spalle al muro.
<< Così non vale!
>> mi lamento per l’affogata mancata.
Mi sorride furbo, abbassando
la sua testa all’altezza della mia.
Grigio contro color
cioccolato.
Due occhi così belli, ma unici.
Gli sorrido divertita,
bloccata da lui.
Smetto quando
però sento la schiena contro la roccia che mi provoca un lungo brivido e
lui mi fissa serio.
<< Trevor…>> provo
a dire, ma il suo sguardo è fisso e irremovibile sul mio.
Sento albeggiare tra noi, non
solo il rumore dell’acqua che si contra contro di noi nei nostri movimenti per
tenerci a galla, o le piccole onde schiantarsi contro la parete alla mie spalle, ma anche qualcos’altro.
No, è qualcosa di denso e
misterioso.
Palpabile,
e a tratti sconosciuto e spaventoso, portatore di forse qualcosa di nuovo o di
sempre saputo.
Ingoio.
Ho la gola secca e una strana
sensazione si fa largo in me.
All’improvviso un suo braccio
si sposta ad un mio fianco , mentre l’altro si
appoggia alla parete rocciosa. Il suo busto costringe il mio alla parete,
concedendo alle nostre carni di aderire insieme.
Sempre tutto in pochi attimi
mi trovo le mie labbra catturate dalle sue.
Sconvolta e preda di una
sensazione aliena, dal sentore sbagliato si prende gioco di me.
Le sue labbra toccano
delicatamente le mia con timidezza.
Il suo fiato caldo sulle mie
labbra mi stordisce con il suo sapore misto al mio, provocandomi un vuoto allo
stomaco.
La sua mano all’altezza del
mio fianco mi brucia violentemente.
E rimango inerme.
Sorpresa per il suo gesto.
Scottata da quel contatto
nuovo.
Stordita per le reazioni
negative che mi scombussolano dentro.
Quando concepisco che vuole
di più, mi agito, rifiutando la sua esplorazione della mia bocca.
Mi fa resistenza e continua,
invade aggressivamente la mia bocca.
Le sue mani mi stringono la
vita, mentre una risale la schiena.
Quando penso per come la cosa
possa ancora degenerare, spaventata cerco di molargli
un calcio.
Non mi importa
dove, ma basta che mi lasci, che si allontani da me. Quando all’improvviso cede
per una ginocchiata al basso verde, scappo.
Nuoto con tutta la forza che
ho per raggiungere la più vicina sponda e allontanarmi da lui.
E’ solo a non più di cinque
metri a destra.
Con neanche tre braccia ci
sono e esco dall’acqua.
Il vento mi colpisce in pieno
facendomi rabbrividire, ma non arretro e continuo con ancora lo spavento nel
cuore a scandire i miei battiti.
Sento degli schizzi d’acqua
arrivarmi alle caviglie.
Mi giro allarmata,
ma non faccio in tempo che Trevor mi viene addosso e mi fa cadere a bocconi
sulla bagnasciuga artificiale.
Mi volta con uno strattone,
sovrastandomi con la sua figura.
Lo fisso terrorizzata con le
lacrime agli occhi, tremando visibilmente.
Non per il freddo, no.
Per quello che vedo nel suo
sguardo.
Lui non può avercelo.
Lui non può e non deve
guardarmi in quel modo.
<< Ti amo!… >>
tenta di urlarmelo mentre si precipita nuovamente sulle mie labbra.
Lo sapevo.
Temevo che fosse quello lo
sguardo.
No, non voglio che sia vero.
Lui è solo mio cugino, il mio
migliore amico.
Perché?
Non è giusto.
Un singhiozzo viene soffocato dal sua invasione.
Mi sento morire quando sento la sua eccitazione premere sulla coscia.
Non ho forza abbastanza per liberarmi da lui.
E’ fuori!
Ma cosa gli è preso!
Tutto insieme poi!
Quando dalle labbra passa al collo cerco di fermarlo a parole, è l’unica.
Ma non mi ascolta.
Quando arriva all’altezza del
seno me lo palpa, sentendo solo un’ondata di ribrezzo
più incisiva in tutto il corpo, e mi agito, ma è inutile.
E’ troppo pesante.
Non riesco nè a muovere le gambe, né a togliermelo di dosso con i miei
cazzotti sulla schiena, perchè non gli fanno niente.
Poi all’improvviso sento la
mia carne nuda del seno a contatto con le sue labbra.
E lo imploro nuovamente di
smettere, tra le lacrime incessanti.
<< Vai a letto con
tutti e non con me che ti amo? >> mi sento ringhiare contro, finalmente
fermandosi e lanciandomi l’occhiata più terribile che abbia mai visto.
Ha gli occhi lucidi di
disperazione.
Respiro velocemente
spaventata e con tanta paura ancora addosso.
La paura e il ribrezzo
sovrastano tutto il resto, ance la ragione.
<< Non è vero…>>
soffio sul suo viso, ora a pochi centimetri da me.
<< Vorresti negare cosa
è successo due sere fa? >> mi sibila contro.
Ingoio a vuoto
capendo la sua ira.
Mi ha vista
con Max!
<< Non ci sono andata a
letto >> cerco di parlare con la voce più sicura e ferma possibile.
<< Però
avete fatto altro! >> lo dice con rabbia, accarezzandomi le labbra con le
dita delle mani.
Il suo tocco è così forzoso
che gemo inavvertitamente spaventata.
Continuo a tremare
spaventata.
Poi all’improvviso guardando
il suo volto e il sentire le sue mani su di me, mi sveglio con un’onda di ribellione
dentro.
<< Questo non ti da il diritto di mettermi le mani addosso! >> gli
grido contro, facendo leva su tutto ciò che provo in questo momento.
Rabbia.
Paura.
Sofferenza.
Amarezza.
Ribrezzo.
La vista mi si appanna, per
un nuovo e più concentrato pianto, ma riesco a notare la faccia convulsa di
Trevor.
La bocca leggermente aperta,
gli occhi sbarrati che fissano le sue mani e la fronte crucciata per la
situazione.
All’improvviso sento il peso
del suo corpo scomparire da me e sollevarmi.
La parte del mio corpo destro
poggia sul suo torace caldo e agitato.
Tremo ancora, ma qualcosa è
cambiato.
Alzo lo sguardo verso il suo.
Non mi guarda, ma fissa
davanti a se spostandosi nella pineta.
<< Mi dispiace, non so
cosa mi sia preso. Perdonami >>.
Le sue scuse flebili e dal
tono basso sembrano venire dall’oltretomba.
<< Non farlo mai più
>> è tutto ciò che posso concedergli mentre mi risistemo il costume.
Cammina lentamente,
insensibile alle ventate di fredde di vento che si abbattono sul suo corpo
bagnato.
Non riesco a rilassarmi tra
le sue braccia.
Ormai tutto è cambiato.
Tutto è a pezzi.
Il mondo è crollato
nuovamente, ma da un altro lato.
Niente sarà più come prima.
Ormai le cose tra noi sono
cambiate.
Lui mi ama e
io gli voglio bene.
Ha tentato di mettermi le
mani addosso e l’ho scacciato.
Desidera me, lo leggo nel suo
sguardo eda come si muove agitato, ma io ho
solo paura di lui.
Non mi vuole far scendere, ma
so che non mi farà più del male.
Le sue braccia non saranno
più le stesse per me.
Non calde e accoglienti,
pronte a proteggermi da tutto e tutti.
No, sarà peggio.
Saranno il primo pericolo,
maggiore fra tutti per quello che ha dentro.
Lo conosco.
E’ la persona più buona e dolce
del mondo, ma quando è preda dei suoi sentimenti non
resiste.
Ha dentro un fuoco che arde
le sue emozioni, e lo spingono all’estremo, senza soffermarsi a pensare se è giusto o sbagliato.
E ciò mi fa paura.
Mi chiedo cosa possa
riservarmi il futuro adesso.
Me lo chiedo mentre i miei
muscoli si rilassano stanchi di tremare e io cedo al
sonno.
Angolino autrice
OK, il ritardo è abnorme ma spero che mi perdoniate!
Troppe fics avviate, e poco
tempo per scrivere!
Scusate la lentezza ma faccio gli aggiornamenti a
turno!
Capitolo 14 *** Figuracce dai risvolti inaspettati ***
P
P.s.
Volevo informare che a breve pubblicherò una one-shot integrativa di questa
fic, ma che sarà ( NATURALMENTE ) uno spoiler ( con i controfiocchi!).
In tanto vi annuncio il titolo: “Ultimo bagliore”
13.
Figuracce dai risvolti inaspettati
POV LOUREN
<< Tesoro, puoi
passarmi il tuo costume? >>.
La voce della zia mi trapassa
dolcemente, con la sua voce squillante ma allo stesso tempo leggermente
impastata per l’ora mattiniera.
Prendo come un’automa il mio
costume dai panni da stirare e glielo passo.
La fisso stirarlo, mentre
un’ondata di brutti ricordi del giorno prima mi dilaniano la mente.
“Sabbia, paura, passione,
rabbia e dolore”
<< Louren? Tutto bene?
>> mi chiede apprensiva avvicinandosi.
Le faccio un segno di
assenso, con gli occhi lucidi.
Nel guardarla negli occhi non
ce la faccio e scoppio a piangere.
Subito lascia il ferro da
stiro e mi abbraccia.
Mi lascia piangere così, tra
le sue braccia come avrebbe fatto la mamma.
<< E’ successo qualcosa
con Trevor? >> mi chiede gelandomi sul posto.
Smetto immediatamente di
piangere e la guardo terrorizzata.
Non voglio che sappia cosa
sia successo ieri.
Trevor non è cattivo, ma la
zia potrebbe starci molto male interpretando male quello che è successo ieri.
Non lo deve sapere, è per il
bene della famiglia.
La colpa è mia.
Se magari lo avessi
ricambiato ora non starei così, e non saremmo a questo punto.
Ma perché…doveva succedere
ciò?
Non posso mentirle totalmente
però, certe cose si vedono, come l’evitarlo.
<< Ieri mio figlio si è
dichiarato e tu l’hai rifiutato, giusto? >> mi chiede cauta.
Visto, lo immaginavo che
avesse capito in parte.
<< Per me è un fratello
>> esordisco non sapendo come possa reagire lei.
Mi sorride dolcemente.
<< Dovresti dirglielo,
poi piano piano capirà! >> e riprende a stirare.
La fisso con lo sguardo perso
chissà dove.
Ammetto che non ci sia stato
dialogo tra me e lui, ma…
Perché non provare a
chiarire?
E’ la cosa migliore, ma ho
paura di come possa reagire.
Non mi pare che sia una
semplice cotta.
Mi porto una mano al polso
destro, dove nascosto dalla maglietta c’è un livido violaceo.
No, non lo è.
Questa cosa mi fa davvero
paura.
<< Meglio fare una cosa
oggi che rimandarla domani. E poi provare non costa nulla >>.
E come se mi avesse letto nel
pensiero mi spinge verso la giusta direzione.
Si ha ragione.
<< Ma è meglio se prima
corri a scuola che è tardi! >> assentisco persa in un futuro incerto,
pieno di paure e reazioni immaginarie.
Esco dalla stanza del bucato
e mi dirigo in cucina, prendo lo zaino e corro alla fermata dell’autobus.
No, non è il caso di salire
in macchina con lui.
E mentre aspetto il mezzo pubblico
mi preparo sul come affrontare mio cugino.
***
Cammino a passo di tartaruga
verso la palestra.
Gli altri in confronto a me
sembrano dei treni in corsa, tanto vado lenta.
Non ho la ben che minima
fretta di arrivare là.
Si perché c’è proprio una persona
che vorrei evitare.
No scusate.
La mia testa mi dice di
evitarlo, il mio cuore un altro.
Passo dopo passo sembra di
andare sotto il patibolo.
Quando arrivo davanti alla
porta esterna dell’edificio la apro con cautela e sgattaiolando con passo
felpato da ladro mi dirigo negli spogliatoi femminili e mi cambio, tanto
lentamente da far spazientire Amy.
Alzo gli occhi al cielo non
appena si lamenta nuovamente e mi trascina fuori di lì.
In palestra mi nascondo tra
il gruppo delle ragazze, cercando di non essere notata da Maxwell non appena
entra pure lui.
Fisso costantemente a terra
il parquet da palestra sportiva, evitando il suo volto.
Quando ci dice di iniziare a
correre per il riscaldamento oso appena alzarlo quanto basta per non andare
addosso ad un compagno di corso.
<< Ma cos’hai?
>>.
La voce affannosa di Amy
richiama la mia attenzione e mi spingo ad alzare il volto e fissarla.
<< Nulla >>
mormoro agitata.
Lei alza le spalle e continua
a correre al mio fianco.
Un fischio riempe l’aria per
un breve momento.
Mi giro sempre correndo per vedere
da dove provenga.
Non faccio in tempo a
realizzare che proveniva da Max, che vado a sbattere contro qualcuno cadendo
rovinosamente a terra.
Alzo lo sguardo dispiaciuto,
già scusandomi a parole.
Ciò che trovo è un ragazzo
della capigliatura rosso fuoco sparata a riccio che mi porge una mano per
rialzarmi.
Gli sorrido cortese,
chiedendogli scusa ancora e prendendo la sua mano.
Con un unico gesto mi solleva
rimettendomi in piedi.
Entrambi fissiamo l’insegnate
che ha già preso a parlare.
Io mi guardo in torno
sperando che nessuno mi abbia notato, ma pare vano sperarlo.
Amy e Charlotte, insieme a
due ragazzi a tre piedi di distanza da me se la ridono sotto i baffi.
Quello accanto pare
accorgersene del mio imbarazzo, come del rossore che colorano naturalmente le
mie guance, e mi da un leggero cozzo alla spalla con il braccio, come a dire
“fregatene”.
Assentisco leggermente, anche
se poco convinta.
Quando sento il mio nome,
sobbalzo imbarazzata.
Vedo che tutti mi guardano e guardo
verso chi mi ha chiamata, capendo che ci stiamo spartendo la palestra per
dividerci in uno sport.
A quanto pare oggi niente
test.
Propongo la prima cosa che mi
passa per la testa.
<< Basket >> ma
me ne pento un attimo dopo.
Vedo Maxwell alzare comicamente
un sopracciglio, mentre il resto della classe guardarmi scettici.
Che ho detto?
Maxwell non si sofferma un
attimo di più, producendomi un colpo al cuore.
Ma come?
Un solo misero sguardo per il
bacio che ci siamo dati?
Non mi merito qualcosa di
più?
Un sorriso?
No, forse mi sono illusa
troppo.
Complimenti Louren, hai vinto
il mongolino d’oro.
Mi riprendo, scacciando in
dietro le incipienti lacrime che stavano per scorrermi, non appena mi sento
trascinare per un braccio dal rosso di prima.
Lo guardo perplessa finchè
non mi porge in mano un pallone arancione e capisco.
<< Allora, facciamo tre
contro due >> mi spiega mentre un altro ragazzo, questa volta castano e
piuttosto spilungone si avvicina a noi.
A quanto pare hanno capito
che la sottoscritta è una mezza calzetta in quel gioco.
Fantastico, anche se non
hanno tutti i torti di questo mondo a pensarlo.
<< Io sono Tim – dice
il rosso, poi indicando il castano – lui è Lucas e gli altri due ricordali solo
come Idioti! >> e gli sorride contro strafottente.
<< Ha parlato miss Decerebrato!
>> gli risponde uno dei due Idioti.
<< Io sono James e lui
è Albert >> parla quello moro, per poi indicare il ragazzo…che qualche
settimana prima mi aveva dato noia a fine ora!
Quest’ultimo non fa una piega
e porgo a tutti la mano presentandomi.
Dopo le presentazioni Tim e
Lucas si mettono nella nostra parte di campo vicino al canestro e mi spiegano
le regole apposite per giocare in appena poco meno di una ventina di metri
quadrati di campo.
Appena finisce iniziamo e …è
divertentissimo!
E’ fighissimo.
Il correre all’impazzata
dietro uan palla, il cercare di palleggiare e allo stesso tempo di tenere lontani
gli avversari. Fare passaggi di palla calcolati ai compagni ma giusti per fare
canestro! Pensavo fosse impossibile con la mia altezza e invece ne ho pure
fatti due! Uno per passaggio di Lucas e un altro per merito di Tim!
E’ il più bello sport a cui
abbia mai giocato!
Dopo neanche mezzora
dall’inizio, al canestro di Lucas mi avvicino per dargli una pacca alla spalla come
a elogiarlo assieme al rosso, guadagnandomi una spettinata di capelli come
gesto di reciproco.
Poi torniamo ai nostri posti
e tra uno smacco e l’altro recuperiamo palla.
Trovandomi in procinto del
sotto canestro Tim mi passa la palla e faccio questa volta io canestro.
Non faccio in tempo a
riprenderla per passarla agli avversari per la rimessa dalla loro, che mi sento
sollevare e mi ritrovo a sedere sulle spalle di Lucas, con l’altro compagno a
festeggiare animatamente.
<< E abbiamo vinto!!!
Schiappe! >> urla Lucas contro gli altri due mentre saltella con me sulle
sue spalle.
Io imbarazzata mi aggrappo al
suo collo come posso.
<< Ma come vinto? Non
abbiamo appena iniziato? >> chiedo perplessa e rossa ai miei compagni.
<< Capisco che tu ci abbia
preso gusto, ma non potevamo mica arrivare a 100! La mini partita finiva a 50
punti! Ora passiamo al calcio! Sei dei nostri vero? >> mi spiega
divertito il rosso.
Io assentisco imbambolata,
chiedendo cortesemente di scendere.
<< Non prima
dell’ultimo canestro! >> detto ciò Lucas ballonzola sotto il canestro e
mi fa tirare, o meglio mettere la palla dentro al canestro, sotto gli occhi di
tutta la classe.
Forse adesso capisco perché
si festeggia tanto quando si fa punto o si vince in una partita.
Si è esaltati all’inverosimile
perché la vittoria piace ed erigersi sugli altri ancora di più!
Tra le risa scendo, mentre
Tim prendendomi per le spalle e abbassandosi alla mia altezza, mi trascina
verso l’altra metà campo dove i ragazzi stanno facendo le squadre per giocare a
calcio, mentre la nostra parte di campo viene occupata da tutte le ragazze del
corso per giocare a pallavolo.
<< Steerly! >>.
Mi giro imbarazzata verso il
mio professore preferito.
<< Vieni >> mi
dice, accennandomi a seguirlo, mentre stacco pure Lucas, che invece si era
appoggiato alla mia testa a mo di scoglio-salva-vita.
Non appena lo raggiungo nello
stanzino del corridoio interno dove lo avevo visto scomparirci dentro un attimo
prima, mi guardo attorno perplessa.
Ma dove…
Al rumore di della porta
sbattuta alle mie spalle sobbalzo vistosamente sul posto, facendomi girare
verso chi l’ha chiusa alle mie spalle.
Max mi fissa con le braccia
incrociate al busto, appoggiato alla porta.
Sento l’atmosfera cambiare
mano a mano che i secondi passano, l’uno nello sguardo dell’altro.
Il mio cuore sembra battere
al ritmo delle ali di un colibrì.
Alla fine si stacca dalla
porta, annunciando sul volto un mezzo sorrido e avvicinandosi lentamente, fino
a fermarsi quando non c’è più spazio tra di noi.
Si abbassa alla mai altezza.
<< Come fai? >>
mi soffia in volto.
Lo guardo perplessa non
capendo.
<< A fare …cosa?
>>.
Pendo dalle sue labbra e da
ogni parola che ne uscirà.
Pensavo che fosse il momento
della resa dei conti, dei chiarimenti ma…
<< A farmi ingelosire…
>> lo dice come se non ci credesse neppure lui.
Forse è così.
<< Non ci consociamo
quasi nemmeno >> dico senza pensarci, troppo persa in altro.
<< Ti ho baciata
>> riprova cocciuto.
<< Potevi baciare
chiunque, anche uno sconosciuto >> ribadisco, più cocciuta di lui.
Fa una smorfietta davvero
buffa, allontanadosi impercettibilmente dalle mie labbra protese.
<< Se permetti
ribadisco : sconosciute >>.
Dopo aver difeso i suoi gusti
mi posa una calda mano sul mento e con il pollice accarezza il contorno delle
mie labbra.
Lentamente, come una lunga e
seducente tortura che vorresti non finisse mai.
Socchiudo gli occhi
estasiata.
Gli basta così poco per
sottomettermi.
<< Mi attiri come una
falena alla luce >> esordisce interrompendo il nuovo silenzio.
Apro gli occhi sorpresa con una
vana speranza.
<< Ti piaccio >>.
Ma dove l’ho trovato tutto
questo coraggio?
Ma cosa ho detto?!
Che qualcuno mi dia una palla
e mi seppelliscano!
Cosa ho detto?
Signore, fa che sia solo un
incubo…
<< Può essere…>>
detto ciò unisce le nostre labbra.
E mi perdo.
Si, nelle sensazioni più
nuove e impossibili che abbia mai provato.
Mi ha già baciata, ma cosa
c’è di diverso?
Non capisco…
Le sue labbra toccano sicure
le mia con movimenti lenti.
Calde e morbide.
Una tentazione insostenibile.
Porta una mano al mio volto,
per poi procedere verso la mia coda e sciogliermi i capelli e giocarci.
Allo stesso tempo mi aggrappo
a lui, stringendo in pieghe il tessuto della maglia del suo torace per non
perdere l’equilibrio man mano che aumenta la forza.
E’ un bacio così passionale…
Poi all’improvviso come è
iniziato, tutto finisce.
Le sue labbra sulle mie, la
sua mano trai miei capelli, la sua mano sul mio fianco.
Lo guardo stralunata non
capendo cosa succeda.
Sorridendomi fa scorrere la
mano dai miei capelli, alla mia schiena spingendomi contro di lui.
<< Si, direi che è
confermato >> mi sussurra all’orecchio, per poi farmi un buffetto sulla
guancia e scaricarmi in mano una pila di tuniche in fibra colorate, con la
scusa “per la scena”.
Come un’automa assentisco e
torno in palestra.
Distribuisco le maglie e
sotto l’attento sguardo del mio baciatore proibito mi accingo a giocare con i
miei nuovi amici.
Chi l’avrebbe mai pensato che
sarebbe stata una giornata così proficua e positiva?
***
<< Ehi, ci sei o ci
fai?! >>.
<< Eh? >> chiedo
tornando alla realtà, per poi fare un lungo e lento sospirone da oscar.
“Mi ha baciato nello stanzino
e ha confermato che gli interesso,e per di più è geloso di me!”.
Come faccio a non esserne
felice?
Impossibile!
Sorrido estasiata dai
fortuiti eventi, assai inaspettati.
<< Ti vuoi svegliare?
>>.
Porto annoiata lo sguardo su
chi mi sta a fianco.
Clauser.
Subito mi ricompongo,
raddrizzandomi sulla sedia dalla posizioni semi sdraiata appoggiata al gomito,
prestandogli massima attenzione.
<< Scusa…>> dico
dispiaciuta.
In compenso mi guarda
arcigno.
<< Ma stai bene? Tu che
mi dici scusa è anomalo >> sta zitto un momento.
<< E’ il primo aprile?
>>.
Alzo gli occhi al cielo.
<< Non è ancora
arrivato. Ma è così smanioso di ricevere il mio pesce d’aprile?
>> sorrido maligna.
Ah…che lunga lista di cose che
gli potrei fare.
Nemmeno a natale mi sarei
potuta divertire così tanto in confronto alla lista che ho messo giù da
realizzare!
Non so perché ma quest’uomo
tira fuori il peggio di me.
Preoccupante la cosa.
<< Già stavo a fare il
festino se avevi smesso di darmi del lei, e invece…>>.
Si porta la mano sotto il
mento e mi fissa.
Mi giro completamente verso
di lui per non storcere al testa.
<< Perché con tutti i
professori adesso sei un agnellino a eccezione del sottoscritto? >> mi
chiede curioso, ma serio.
<< Sarà perché mi
ispira…>> chiudo il discorso così, prendendo il foglio sottomano e
riprendendo a scrivere.
<< O per inguaribile
orgoglio >>.
Adesso mi volto io, non
capendoci nulla.
<< Orgoglio? >>
ripeto persa.
<< Sai, quel
caratterino che ti ritrovi ti spinge a sfidare chiunque riesca a tenerti testa
>> spiega adesso con l’espressione tranquilla, vivacizzata pian piano da
un’adorabile smorfietta.
<< Hai trovato pane per
i tuoi denti >> conclude a quanto pare, entusiasta di questa prospettiva.
<< Lei fa dei
ragionamenti contorti, ma è normale scusata la sua età >> dopo quest’ultima
frecciatina riprendo a scrivere.
<< Me le mangio a
colazione le pestifere come te >> replica con un intonazione dalla
parvenza divertita .
<< Stia attento a non
ingrassare che poi non può andare a correre per colpa del ginocchio sbilenco
>>.
Possibile che oggi non se la
prenda?
Uffa, proprio oggi lo dovevo
beccare loquace?
<< Faccio abbastanza
sport da tenermi in forma, basta vedere con te. Faccio pure il bis! >>
finisce regalandomi un sorriso da film.
Da quanto è grande il sorriso
penso che potrebbe illuminare tuta la stanza.
Domani per precauzione
porterò gli occhiali da sole…
Lo guardo attenta.
Mi fa senso vederlo così…
Si insomma così di buono
umore, poi non si arrabbia neppure se lo offendo.
E poi i sorrisi…
Che qualcuno mi salvi!
Ci manca solo che si offra
pure di farmi i compiti e siamo a posto.
<< Allora le consiglio
di munirsi di uno stuzzicadenti >> detto ciò lascio perdere e continuo il
mio lavoro, fino alla fine del pomeriggio.
Prima che esca di aula mi
richiama, bloccandomi.
<< Come mai ieri sei
stata assente? >> mi chiede mentre indossa la giacca.
Alzo le spalle insofferente.
<< Una gita in famiglia
>> ribadisco il più freddamente possibile.
Non voglio che si allarghi
con me.
Assentisce convinto di
qualcosa, magari di un pensiero che trova divertente.
<< Le ho sempre
adorate. Ti sei divertita? >> mi chiede avvicinandosi.
In un solo momento la
maschera teatrale mi cade , al ricordo del giorno prima.
Un lungo brivido freddo blocca
ogni mio muscolo, gelandomi il sangue nelle vene.
Quando mi riprendo esco
dall’aula ignorandolo, concedendogli un “ Male” come risposta, per poi correre
alla fermata degli autobus.
Ma proprio mentre aspetto il
mezzo vedo uan macchina nera fermarsi davanti a me.
Un finestrino si abbassa e un
volto si sporge in fuori.
<< Posso offrirle un
passaggio sua Maestà Permalosia fatta a persona? >>. Il mio professore
personale, quello più insopportabile di tutti mi usa una gentilezza?
Piuttosto che salire nella
sua macchiane mi la faccio tutta la strada a piedi sotto un temporale.
Stizzita e offesa per il suo
anomalo comportamento, seguito dalla sua ultima presa di giro, incrocio le
braccia al corpo e giro la testa dalla parte opposta.
<< Neanche morta
salirei mai sul…>> mi blocco immediatamente alzandomi dalla panchina e
salendo nella sua auto, tutto in una manciata di secondi.
Lasciandolo ancora allibito per
la mia improvvisata, rimette in moto mentre io mi rinchiudo in un silenzio di
tomba, troppo scioccata per quello appena visto…
Angolino
autrice
zia_addy:
Ciao! Mi dispiace di averti traumatizzata per Trevor…mi ci è scappato il dito
XP! Affatto, mi fa piacere che tu mi corregga! Spero di aver limitato gli
errori! Spero che almeno questo nuovo chappy ti piaccia! KISSES!!!!