Prof sei uno scassa balle!...P.S. ma TI AMO!

di Ransie88219
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tutte a me! ***
Capitolo 3: *** Impossibile ***
Capitolo 4: *** Un giovane vecchio ***
Capitolo 5: *** Se ho voi, il resto non conta ***
Capitolo 6: *** Io sono diverso ***
Capitolo 7: *** La mia rimonta ***
Capitolo 8: *** Ancora una prova ***
Capitolo 9: *** Verso la rimonta ***
Capitolo 10: *** Verde di gelosia ***
Capitolo 11: *** Vetri rotti e riattaccati ***
Capitolo 12: *** Peccati carnali, pensieri illeciti ***
Capitolo 13: *** Trevor è fuori? ***
Capitolo 14: *** Figuracce dai risvolti inaspettati ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prof sei un scassa balle

 

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Prof sei uno scassa balle!...P.S. ma TI AMO!

 

 

Prologo

 

Toc. Toc.

<< Avanti…>> rispondo tutta presa dal libro che sto scrivendo.

Sento l’ombra di alcuni passi leggeri sul parquet della mia camera.

Inconfondibile: mamma.

<< Tesoro, io e tuo padre andiamo alla riunione a scuola. Mi raccomando, essi pronta per quando torniamo, così andiamo subito a cena dagli zii, d’accordo? >> mi ricorda sempre perentoria ma sempre dolce.

Mi giro verso di lei interrompendo il mio passatempo preferito.

La guardo attentamente.

E’ da questa mattina che mi sento un non so chè allo stomaco che non riesco a spiegarmi.

<< Si, mamma…>> la guardo crucciata.

<< Tutto bene tesoro? >> mi si avvicina e mi da un bacio in fronte.

La guardo un po’ più serena.

<< Nulla di che. State attenti tu e papà mi raccomando >> le ricordo.

<< Si, stai tranquilla, tua padre è un guidatore cauto e efficiente,no? >> e mi sorride allontanandosi verso la porta di camera.

Mi guarda ancora per un attimo.

La fisso con una brutta sensazione.

<< Cara vuoi scendere si o no? O devo venirti a prendere in braccio? >> la chiama mio padre dal piano di sotto.

Sbuffiamo divertite.

<< L’hai fatto solo per il nostro matrimonio! Non ti sciuperesti mica a farlo più spesso, sai? >> replica mamma uscendo e facendomi l’occhiolino.

Fisso contrita la porta.

Non appena papà e mamma stanno per uscire mi salutano dal piano di sotto e gli ricambio.

Ritorno composta alla scrivania e provo a scrivere ancora, ma l’ispirazione è sparita e mi rimane dentro, solo un  senso di inquietudine che mi sconcerta.

Mi metto le cuffie dell’mp3 e mi sdraio sul letto stanca.

Perché ho un così brutto presentimento?

 

***

Din dlo!Din dlon!

Il suono del campanello di casa suona furioso e mi sveglia  facendomi prendere un colpo.

Fisso la sveglia allarmata.

Sono le 18! E’ tardissimo!!!

Mi cambio maglietta e pantaloni, zoppico e inciampo, mentre mi dirigo al piano di sotto per aprire la porta.

Questo deve essere papà…sempre di furia è lui.

<< Un attimo! Eccomi, eccomi! >> urlo in modo che di fuori dal portone mi sentano.

Apro la porta senza  guardare e mi ritrovo davanti lo zio che mi guarda con una faccia funerea e spaventosa.

Mi corre un brivido lungo la schiena.

Mi abbraccia di slancio e mi parla all’orecchio, mentre mi a carezza insistemente la testa.

<< Tesoro sta calma…devo dirti una cosa…>> inizia ma lo interrompo chiedendogli dove sono mamma e papà.

In risposta mi stringe più forte.

<< Sono rimasti coinvolti in una sparatoria…tranquilla….respira >> cerca di calmarmi.

Il mio respiro diventa affannoso.

Sento l’aria mancarmi.

<< Dove sono mamma e papà?! Voglio andare da loro! Lasciami! >> mi divincolo urlando, ma mi trattiene.

Urlando mi sembra di ritornare alla realtà anche se inconcepibile e metto a fuoco dietro, alle spalle dello zio, la zia che piange disperatamente, abbracciata a mio cugino maggiore Trevor.

Una consapevolezza dura e immateriale mi invade dentro e sento il mondo crollarmi addosso.

Il peso del dolore diventa macigno sulle mie esili spalle e mi arrendo al peso enorme, facendomi immergere nell’oscurità del dolore, dove unico sottofondo al nero che mi circonda vi è la sinfonia del mio cuore che piange e singhiozza per la perdita delle persone più care al mondo…

 

 

 

--- Angolino Autrice ---

Grazie 1000 per aver letto ^.^

Spero che questo assaggino vi sia piaciuto!

Fatemi sapere cosa ne pensate!!!

BESOS!!!!!^_^

 

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Capitolo 2
*** Tutte a me! ***


Moragana92: Grazie 1000 di aver letto e felice che il prologo ti sia piaciuto

Moragana92: Grazie 1000 di aver letto e felice che il prologo ti sia piaciuto. Spero tu possa dire lo stesso di questo primo cap! Buona lettura!! ^.^ BESOS

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1.Tutte a me!

 

POV GABRIEL

 

Bla,bla,bla…e ri-bla…

Infantilmente poggio una mano a reggermi il volto, poggiano il gomito sul tavolo e mettendomi in una posizione erronea e sconsiderata per la mia colonna vertebrale.

Metto la cima della penna con il tappo sulle labbra chiuse e fisso stanco e annoiato dei fogli amministrativi e inutili.

Faccio finta di scrutarli attentamente e allo stesso tempo mi fingo assolutamente partecipante a quel blaterare inutili a questo stupidissimo consiglio di classe…

Ma chi me lo ha fatto fare di venire a lavorare in una scuola?

Ho un titolo di ingeniere edile, dovrei essere in uno studio privato a fare il mio lavoro e invece dove sono?

In una scuola superiore a insegnare tecnologia delle costruzioni e costruzioni.

Ma come cavolo ho fato a ritrovarmi qui?

Ah già…è stato il mio ex-professore universitario a spedirmi qui, dopo 5 anni con lui come assistente a insegnare all’università.

Lancio una fugace occhiata alle persone che attorniano il tavolo davanti a me.

Eh si…pare proprio che siano andati i bei tempi.

Fanculo!

<< …mi sembra il più adatto, non trova signor Clauser? >>.

<< Eh? >> rispondo nel mio tono più disinteressato. Mi giro verso la  mia ipotetica interlocutrice.

Porca miseria! Miss Labbri siliconati!

Impallidisco a vedere l’occhiata che mi manda questa ultra sessantenne rifatta da capo a piedi.

<< Stavo dicendo che l’affidamento dell’alunna le viene concessa a lei >> e mi sorride smagliante mettendo in mostra una dentiera da ricco petroliere.

Aborrisco mentalmente.

<< Chi?...e perché? >> chiedo stralunato per questa insana pazzia.

<< Stavamo parlando di Louren Steerly. Abbiamo deciso che sarà lei a integrarla e a seguirla qui a scuola. Essendo molto giovane rispetto a noi altri, sarà più alla mano lei di noi >> e mi sorride con la sua dentatura da squalo.

Ma che diavolo…

Abbiamo deciso? Io seguirla?Ma che hanno fumati questi qui?

Fisso schifato tutti dalle occhiate compiaciute e insistenti di quella cozza di squalo.

L’unico segno di comprensione viene da Maxwell, l’insegnate di educazione fisica, il più vicino alla mia età, che mi lancia uno sguardo di compatimento a causa di Miss Labbra siliconate.

Sospiro rassegnato al mio destino.

<< Quindi…cosa dovrei fare di preciso? >> chiedo arrendevole e sconsolato, ma sempre più combattivo contro la nonnetta siliconata.

<< Si è appena trasferita da una settimana e ha già dato grossi problemi >> mi porge un fascicolo che è il curriculum della ragazza menzionata.

Lo prendo riluttante e gli do una veloce lettura.

Voti perfetti.

Fedina scolastica pulita.

Premi scolastici: miglior informatico, miglior alunno degli anni…,….

Diamine! Guarda qui per quanti anni le è stato dato il premo di miglior studente dell’Helpreshale .

Ripeto il nome della scuola pensieroso di averlo già sentito.

Poi mi si illumina la lampadina e capisco tutto.

<< Ma come è possibile che una studentessa di questo calibro e a maggior ragione ha pure frequentato come scuola l’ Helpreshale, possa dare problemi? >> sbotto contrito.

<< A quanto pare l’adolescenza colpisce tutti. Ora è cambiata radicalmente. L’unica cosa di cui lei si deve occupare è di rinfrescarle le buone maniere e di come ci si comporta a scuola. Inoltre alcuni pomeriggi della settimana dovrà permanere a scuola con la ragazza. Sarà il suo insegnate per i suoi corsi extra scolastici scelti da lei. Per ovvi motivi naturalmente avrà solo lei come alunna >> e finisce di parlare con un occhiata languida che mi fa invecchiare di 10 anni.

Ma che stiamo scherzando?

Io e una ragazzina a fare lezione il pomeriggio, in orario extra scolastico a scuola.

Da soli?

Ma scherzano?

Non vorranno mica farmela uccidere con le mie mani perché loro vogliono vendetta se non si fanno rispettare?

Ti pareva che l’ultimo arrivato non ci rimettesse.

Ma porca miseria…tutte a me!

Oggi questa riunione inutile, domani la ragazzina impertinente.

Mi chiedo cosa mi riservi in futuro…pregherò che sia clemente con me.

<< Le ricordiamo che domani in giornata le faremo avere il suo nuovo orario. E che se a qualche problema con quello, le ricordo che puole venire da me se ha bisogno >>.

Me lo sono immaginato oppure quella era una frase volutamente a doppio senso?

Argh…che schifo!

Piuttosto che lamentarmene e venire da lei signora nonnina mi sopporto l’impertinente!

Subito dopo dichiarano finita l’assemblea speciale di consiglio e mi avvio verso la porta, con fare forse troppo nervoso e sbrigativo.

Quando sto uscendo dal cancello scolastico, per andare verso la mia macchina, mi sento una mano sulla spalla destra e sussulto visibilmente terrorizzato.

Sento qualcuno ridacchiare e mi giro in quella direzione.

<< Dimmelo quando hai finito Maxwell, così posso tornarmene a casa >> rispondo alla sua rissata coglionatrice.

<< Su via…ahahah doevi vederti…ahahah…non pensavo che Miss Labbri siliconati ti avesse così spaventato…ahahah >> cerca di parlare tra le risa, piegato in due.

<< Cogliona poco! Vorrei vedere te nella mia situazione! E’ da quando sono arrivato qua che quella mi sta con il fiato sul collo pronta a mordermi! >> ribatto accigliato e  terrorizzato al solo pensiero di avercela quella ciofeca a meno di due metri di distanza.

Wueu!!!

Che schifo!

Mi sale la pelle d’oca per tutta la schiena!

<< Affatto! Fino al mese scorso ero io nella tua situazione e da ben 3 anni! Ti capisco compare >> e si avvicina poggiando una sua manona sulla mia spalla sinistra come solidale.

Lo osservo stupito.

<< Rivelami il tuo segreto per sopravvivere a tale mostro! >> lo imploro.

<< Uhn…beh…regola numero 1 e unica: Si salvi chi può! >> e dopo avermi ricoglionato mi sorpassa e si dirige verso quella bestia della sua moto.

Lo guardo perplesso e distrutto.

<< Infame! Avrai a giorni sulla coscienza lo stupro di un tuo giovane e ingenuo collega! >> gli urlo contro, nel parcheggio deserto.

<< Seh seh! Un killer ha la coscienza sempre pulita! Bye compare! >> e mi saluta alzando un braccio per poi partire a tutta velocità verso la strada principale.

Che pazzo!

Uhm, ad essere sinceri la permanenza in questa scuola potrebbe essere piacevole.

Però caspita, mai frase fu più vera di questa: Si salvi chi può!

Ingoio a vuoto.

Speriamo di sopravvivere fino alla fine dell’anno…

 

--- Angolino Autrice ---

Spero che questo cap sia stato di vostro gradimento!

A giorni aggiornerò di nuovo e ci sarà il punto di vista della nostra Louren!

Non perdetevelo!

Grazie per aver letto e per aver messo trai preferiti e seguite questa mia nuova storia!

^.^ BESOS raga!!!

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Impossibile ***


xXx_Sara_xXx: *ç* ti piace…che bello

xXx_Sara_xXx: *ç* ti piace…che bello!!! *me contentissima* spero che anche questo chappy ti piaccia. Beh si…è un po’ triste il prologo…ma qualcuno doveva pur morire per l’idea di lancio…altrimenti phuff la trama, ma di questo lo capirai più avanti, soprattutto di come si comporti la protagonista con le varie persone.Buona lettura!!!! BESOS!!!

morgana92: felicissima che il cap precedente ti sia piaciuto!!! Spero che possa accadere lo stesso con questo!!!! BESOS!!!!!!!!

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2. Impossibile

 

POV LOUREN

 

Scendo le scale come un automa.

Come da un mese a questa parte tutta la mia vita è nulla.

Tutto mi appare vuoto e trasparente.

Le cose a cui davo importanza ora non hanno alcun valore per me.

L’unica cosa che riesco a sentire è il dolore lancinante che avvolge il mio cuore, per la perdita dei miei genitori.

Loro erano tutto per me.

Le persone a cui mi affidavo, che mi proteggevano.

Loro erano coloro che mi stavano vicino e mi appoggiavano sempre.

Erano tutto il mio mondo.

Gli volevo così bene…e gliene voglio anche ora.

Una dolorosa fitta prima al centro del petto poi un'altra al cuore, mi percuotono.

Perdo il respiro e mi fermo in mezzo alle scale.

Sono diventate un abitudine, ma ogni volta fanno sempre più male.

I primi tempi è stato così difficile.

Non mangiavo, non riuscivo a connettere, non vedevo proprio le persone.

Poi mi sono stretta a ciò di cui mi era rimasto della mia famiglia.

Mi sono stretta a me le ultime quattro persone più importanti della mia vita: zio Jay e zia Melanie, mio cugino maggiore Trevor e il piccolo Klaus.

Se mi sono ripresa in parte è solo per loro.

Perché anche loro sono la mia famiglia.

Nessuno di loro potrà mai sostituire papà e mamma, ma anche a loro voglio bene come a loro, soprattutto al piccolo Klaus.

Maggior lavoro per farmi riprendere è stato fatto da Trevor.

Ha passato interi giorni a passarmi fazzoletti e a prestarmi la sua spalla su cui piangere, senza dimenticare i suoi affettuosi abbracci che mi tenevano tutta d’un  pezzo e le sue dolci parole di consolazione.

Devo molto a lui.

Solo quando sto in loro presenza mi sento viva e piena di vita.

Certo non strabocco di vita fino a  travasare il bicchiere, ma rendere, lo rendono ricolmo il bicchiere.

Appena ripresa dalle fitte mi rialzo e continuo a scendere le scale per andare a fare colazione.

Poso lo zaino per scuola a terra con non curanza e affianco la zia a preparare le frittelle per Klaus.

Zia mi sorride e mi da un dolce bacio sulla fronte e mi ringrazia.

Io faccio spallucce e tendo l’orecchio nel cercare di sentire lo scalpiccio di due paia di piedi differenti l’uno dall’altro.

Tempo un minuto ed ecco entrare mio cugino Trevor a passo di carica con Klaus sulle spalle.

Stiracchio il volto in un semplice sorriso, dei quali fino ad un mese prima incorniciavano permanentemente il mio volto .Corrono verso di me e mi abbracciano assieme e mi danno il buon giorno.

Libero Trevor dal piccolo e me lo coccolo in braccio e me lo sbaciucchio per bene.

Poi lo metto a tavola, con sotto la sedia un cuscino per fallo stare più comodo e per farlo arrivare meglio.

Sento uno sguardo addosso e mi volto dalla parte da cui presuppongo venga.

Vedo Trevor guardarmi con l’aria più imbronciata e perplessa del mondo.

Lo fisso perplessa a mia volta.

<< A lui fai tutte quelle coccole e moine e a me nulla – incrocia le braccia al petto – sono geloso >> borbotta con tono da cucciolo ferito.

Alzo gli occhi al cielo, mentre Klaus gli fa la linguaccia  e zia ride.

<< Trovati una ragazza e fatti coccolare da lei no? >> dice zio Jay entrando in cucina.

<< Certo, certo come no…ma mica sono uguali a quelli della mia cuginetta preferita no? >> replica convinto.

Lo zio borbotta esasperato dando un bacio prima a zia  e poi a me e Klaus per poi replicare ad alta voce.

<< Tu pensa a trovarti una donna e basta, e mi raccomando, attento perché sono ancora giovane per diventare nonno >> e gli lancia un occhiata significativa alla quale zia ridacchia divertita, mi sa tanto per quel “giovane”.

Trevor manco gli risponde.

Sento qualcuno tirarmi per il maglioncino e vedo Klaus guardarmi con due occhioni enormi e curiosi come solo i bambini di 5 anni posso avere.

<< Louren…come fa p-papà a diventare non-nno? >>.

Lo guardo ammirata.

<< Lo diventa quando tuo fratello Trevor si sposerà e avrà un bellissimo bimbo come te >> e gli faccio una carezzina a quelle guanciotte tonde e  morbide.

Il suo sguardo se puole è ancora più curioso e grande.

<< E come fa il f-fratellone ad avere un bimbo? >>.

Mi ammutolisco presa in contropiede.

In cucina scende il silenzio.

<< Louren devo andare a stendere i panni in bagno, mi accompagni? >> prorompe zia salvandomi da quella situazione imbarazzante.

Io la seguo di filata verso il bagno, mentre lasciamo i due giovanotti a boccheggiare in cerca di aria, nel  vedersela con le frecciatine di un ingenuo bimbo di 5 anni.

 

***

Fisso per un attimo interdetta il foglio bianco davanti a me e dopo un attimo di indecisione scrivo sicura…

·        Zucchero

Uhm…Klaus ne mangia troppo, devo cercare il modo di faglie mangiare meno.

·        Mele

Fanno bene alla salute e anche hai dentini da latte che stanno cadendo già al piccolo.

·        Farina

Che non sia mai che manchi, altrimenti di prima mattina chi sente Trevor se non si trova i suoi pancake nel piatto?

Quel giorno la sottoscritta spera di non esserci.

·        Tisane

Per me si, la notte non dormo ma quelle al giglio mi fanno bene.

·        Merendine

Altre schifezze delle quali Trevor non riesce a fare a meno.

Certo che è proprio difficile fare la lista della spesa, quando vorresti comprare solo cose sane ma un disastro per me quando ho un mangiatore di zucchero a suon di cucchiaiate in famiglia!

Uhm…vediamo…adesso potrei aggiungerci…

<< Signorina Steerly ! >> il bercio mi fa fare uno sbafo secco e pesante sul fantomatico quaderno di letteratura che usavo come lista da spesa.

Alzo lo sguardo sul viso rosso e irritato del professore.

Lo guardo come se cadessi dalle nuvole.

Mi sembra quasi di vederlo sbuffare fumo dalle narici.

<< Eh…che vuole? >> gli rispondo nel modo più maleducato possibile.

Vi detesto tutti.

Odio i professori.

Nessuno escluso.

<< Capisco che se non vuole seguire le mie lezioni e si isoli, ma il mio collega è venuto a chiamarla perchè deve un attimo parlare quindi, se vostra grazia ne avesse voglia, potrebbe uscire di classe e parlare con lui e poi rientrare. Grazie >> detto ciò mi guarda sfidandomi soddisfatto e indicando mi la porta.

Con un gesto secco mi alzo e prendo la borsa e il quaderno-lista spesa e faccio per uscire dalla porta socchiusa.

<< Vostra grazia alza il suo culo imperiale e si leva di torno da una lezione noiosa e imprecisa, composta da bugie e supposizioni e dati falsi senza privi di fondamenta riguardanti la letteratura inglese.Vostra grazia indignata per la lezione ridicola su Shakspear se ne va con la speranza che il giorno seguente ci sia un nuovo professore più capace e con una laurea vera, e non comprata illegalmente… - faccio una breve pausa modificando il mio volto in modo da disegnarmi una smorfia cattiva e maligna – e che il nuovo insegnate sia più giovane e di bell’aspetto del presente>> finisco fingendo di ammiccare alla capoccia pelata del professore e alla pancetta evidente e cadente di un uomo appena cinquantenne.

Esco tra le risa derisorie dei mie compagni che ho procurato nei confronti del professore.

Arte.

Il recitare è un arte.

Arte che io ho nel sangue.

Nessuno si è accorto di come fingessi nel parlare e nell’agire.

Superficiali.

Un mondo fatto di superficialità e malvagità, bella consolazione di ciò che gli antichi ci hanno lasciato.

Soffio stanca dentro.

Ero riuscita appena a distrarmi da una mia nuova depressione e ecco il professore interrompermi.

Tutte le fortune a me.

Mi guardo attorno, fuori dell’aula.

Non c’è nessuno tranne un ragazzone in giacca di pelle nera e attillata e jeans e camicia candidi.

Lo guardo di sfuggita.

Occhi di un azzurro cielo che ti catturano, come la luce delle lampade le falene, mette in risalto il suo carnato olivastro accentuato dai lineamenti duri e squadrati del volto. Zigomi alti, capelli neri e labbra carnose.

Il sogno di ogni ragazzina come  me o di una donna.

Forse una volta, ora non più.

L’avessi incontrato un mese prima, me ne sarei subito infatuata, dopotutto tanta bellezza e classe come può non attirare attenzione?

Ma non oggi.

Non perdo molto più tempo e mi incammino verso l’uscita per il cortile, passandogli davanti, sempre più convinta che la storia del professore fuori fosse una balla.

<< Louren Steerly ? >> mi giro verso la voce.

E’ il tizio col giubbotto in pelle nera.

Lo guardo perplessa.

<< Clauser Gabriel, il tuo insegnante per i tuoi corsi extrascolastici >> e mi sorride porgendomi una mano.

Chuck si gira!

Lo guardo come se non avesse detto nulla.

Lo guardo poi per un secondo con aria di sufficienza e gli giro le spalle per togliermi di torno.

Neanche il tempo di fare un passo che mi svincola di lato, oscurandomi alla mia vista la mia destinazione e bloccandomi con una mano la spalla destra e trattenendomi.

Fisso contrita la sua mano.

Mi sta toccando.

E in un attimo dimentico la parte che sono solita recitare, per crearmi uno scudo da gente come lui.

Subito un abile di odio e disgusto mi sale in bocca.

Scaccio con tutta la forza che ho, la sua mano da me.

<< Non si azzardi più a toccarmi, chiaro? >> gli sibilo con voce glaciale fissandolo nera e seria.

Lui non fa una piega e incrocia le braccia davanti a se.

Mi sorride sbieco, come fosse soddisfatto.

<< Mi avevano detto che eri un osso duro, ma non anche permalosa! >> mi deride sfrontato.

Arrossisco di botto mordendomi il labbro inferiore.

<< Ma vada afareinculo! >> e mi allontano all’indietro di due passi.

<< Evita di darmi del lei, non sono così vecchio, mocciosetta >> replica divertito.

All’improvviso mi riprendo e mi ricostruisco la muraglia attorno a me.

Cala un lieve silenzio.

Se vi state chiedendo il perché cada a volte questo mio muro, velo dico io qual è il problema: usare come malta la mia stabilità emotiva, non è proprio il massimo.

<< Ottimo. Stavo dicendo…che sarò il tuo professore per i corsi extrascolastici, che incominceranno da domani pomeriggio. Dalle tre – la tua uscita normale – fino alle diciotto, per quattro giorni a settimana. Questo – e mi porge un foglio – è il nostro orario >> finisce porgendomi ancora il foglio.

Lo fisso con noncuranza e alla fine mi decido a prenderlo, ma lo ripongo immediatamente nella tasca laterale dello zaino.

Avrò tempo a casa per vederlo.

Adesso incrocio io le braccia al petto, come ad aspettare che mi congedi lui per primo.

Alza un sopracciglio squadrandomi il volto.

<< Beh allora a domani,e sii puntuale. Ciao >> e mi volta le spalle e se ne va passando dal cortile.

Fisso con lo sguardo vuoto la porta che da sul cortile, come se non la vedessi veramente.

Beh…l’ho scelto io di fare i corsi, quindi mi sorbisco l’insegnate.

Avevo promesso a papà che sarei diventata un ingeniere civile proprio come lui,e devo mantenere la promessa.

La manterrò perché le promesse le mantengo sempre, ma anche perché  l’ho promesso e lui da lassù in cielo mi starà guardando, e voglio fargli vedere che tutto quello vissuto assieme era vero e non una bugia…

Mi incammino verso il cortile anche io, tra un sospiro e l’altro, passando dalla stessa uscita di quel nuovo professore, incurante che proprio quest’ultimo mi stia guardando da un punto in ombra con fare impegnativo ma anche con una faccia da chi “non sa che pesci prendere”.

 

 

---ANGOLINO AUTRICE---

Che ve ne pare?? Piaciuto???

Fatemi sapere come sempre cosa en pensate ^.^

UN grazie enorme a tutti quelli che mi hanno messo trai preferiti,seguiti e a quelle che hanno letto – siete in tantissime O.O – e a quelle che commentano!!

P.S. Presto capirete ancora meglio il perché dell’odio della  protagonista in particolar modo con i professori ^.^

BESOS!!!!!!!!!

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Capitolo 4
*** Un giovane vecchio ***


xXx_Sara_xXx : ehhhhhh a chi lo dici carissima

xXx_Sara_xXx : ehhhhhh a chi lo dici carissima! Anche io lo voglio un prof così. Però io mi rifaccio gli occhi tutti i lunedì e giovedì mattina con il prof di estimo. *ç* *me incantata* tra 10 professori uomini, decrepiti,e vecchi ( ultra 50enni ) la sottoscritta si rifa gli occhi con il giovane siciliano che fa estimo *ç* . Lo ammetto, la storia mi è venuta in mente durante una sua ora, mentre sfilava su e giù  per la classe U//U . Ammetto che l’idea mi è venuta pensando se quello di estimo faceva i corsi di recupero pomeridiani per chi aveva la non sufficienza…e mi ha dato spunto.  Ammetto pure che valutavo l’idea di andare male apposta, solo per fare i corsi con lui XP. Comunque grazie carissima!!! Sono contentissima che ti sia piaciuto lo scorso capitolo ^.^ spero che quest’altro  ti possa piacere altrettanto!!!! Buona lettura!!!

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3. Un giovane vecchio…

 

 

 

- GIORNO SEGUENTE-

 

POV GABRIEL

 

Strush…

Tiro su la spallina della borsa a tracolla, che contiene ciò di cui un professore non può mai fare a meno.

Mi sto avviando verso l’aula assegnatami per fare la lezione con la ragazzina permalosa.

Ancora non ho pianificato come comportarmi con lei.

Ieri ho adottato la tecnica del bastardo, ma non mi sembra proprio il caso.

Beh, poco male, sono in anticipo di dieci minuti, ho tutto il tempo per progettare le mie mosse.

Apro la porta dell’aula e entro, dirigendomi verso la cattedra e posando la tracolla.

Di sfuggita guardo davanti a me,e  la trovo già seduta in un banco in prima fila la mocciosa.

La guardo abbattuto.

E io che volevo passare a pianificare in questi dieci minuti, e invece no, mi ha preceduto.

Ma da quando le donne sono puntuali? E addirittura in anticipo?

Mah…forse mi devo ricordare che è una mocciosa.

Sorrido sotto i baffi a tale pensiero, ma lei se ne accorge e mi fissa cauta.

Mi levo la mia inseparabile giacca di pelle e l’appoggio alla sedia, per poi circuire la cattedra e sedermici davanti, fregando i piedi a terra, e osservando la mia unica alunna.

La vedo studiarmi neutrale.

<< Non dovresti essere ancora a lezione? >> le chiedo con fare non curante.

Vediamo come si comporta…

<< Era noiosa >> è la sua affettata e glaciale risposta.

L’ha detto come se niente fosse.

Che ghiacciolino.  

Uhm…mi sa che  è la volta buona che ho trovato pane per i miei denti.

<< Mettiamo in chiaro due cose: se salti una mia lezione non la recuperi, perché non ho intenzione di stare a perdere tempo, secondo, voglio piena collaborazione da parte tua. Gli altri professori mi hanno già avvertito del tuo modo di relazionarti con loro, quindi ti avverto: scordati immediatamente di avere lo stesso comportamento con me, perché io non sono come loro >> parlo con un tono di voce inflessibile e duro, con una vena bastarda.

Spero di non aver esagerato.

Detesto pure io questo tono, ma quando serve, lo devo usare.

Non posso permettermi di farmi mettere i piedi in testa da uan mocciosa con chissà quali problemi psicologici.

Noto che ancora non mi ha risposto ma mi sta guardando con uno sguardo glaciale e affilato.

Dopo un silenzio che sembra non finire più, la campanella di fine orario scolastico suona.

Mi rilasso impercettibilmente, ammorbidendo il volto severo che avevo adottato.

<< Buona sera >> dice la ragazzina e si alza in piedi come si confaccia quando entra un professore.

La guardo per un attimo perplesso, poi capisco.

Mi alzo e ricambio il saluto.

Ha deciso che la cosa migliore è rincominciare da capo.

Ottimo, tutto sarà più semplice per entrambi.

<< Bene, io direi di iniziare. Avevo pensato di farti fare prima un quiz a crocette per vedere il tuo livello in matematica, geometria, trigonometria,fisica  e calcol., Poi direi di iniziare con un introduzione sulla materia di oggi, costruzioni, per poi procedere a conoscere i primi elementi base teoricamente e le applicazioni nella pratica >> detto ciò mi dirigo alla tracolla e tiro fuori il quiz e l’altro materiale.

Quando mi avvicino per porgerle i fogli rimango sorpreso dal suo modo di fare : si allontana indietro di qualche centimetro con la sedia.

Soffoco la mia curiosità e faccio finta di nulla.

Prendo e mi siedo appoggiandomi al banco di fianco al suo e la guardo.

La vedo fissarmi perplessa per un attimo, abbandonando il suo sguardo glaciale per qualche istante, poi solleva le spalle e china il capo riprendendo lo stesso sguardo di prima,e  iniziando a compilare i fogli del quiz.

Sono sorpreso, li scorre velocemente e risponde con sicurezza senza ripensamenti.

Ho è un genio in erba o una deficiente totale.

Continuo a fissarla ipnotizzato dai suoi movimenti e dalla sua concentrazione.

<< Ho finito >> .

Mi riprendo dal torpore in cui ero caduto e prendo i fogli che mi porge, per poi accingermi a correggerli.

Porca di quella miseria! Non ha sbagliato nulla!

La osservo mascherando il mio stupore.

Beh, che altro avrei dovuto aspettarmi da una che viene da l’ Helpreshale?

Che tipo particolare e contorto.

<< Ottimo, hai delle conoscenze davvero buone, così potremo lavorare tranquillamente >> provo a farle un mezzo complimento che merita assolutamente, per vedere come reagisce.

La vedo annuire distante.

Sembra essere in un altro mondo.

Sposta lo guardo a terra, in modo che non possa vedere i suoi occhi.

<< Direi che possiamo partire con la lezione, che dici? >> ammorbidisco il tono. Dopotutto mi sembra abbastanza tranquilla.

Direi che sono riuscito dove altri non ce l’hanno fatta. Sono riuscito a ottenere rispetto dalla ragazzina per più di 20 minuti.

Sorrido soddisfatto di me internamente.

Uhm…quasi quasi non è male fare il professore, se non si contano tutte quelle maledizioni che ti lanciano dietro i ragazzini.

Noto che alla mia frase non ha assolutamente dato ascolto ed è ancora persa in chissà cosa.

Alzo un sopracciglio contrito.

Beh…quasi del tutto.

<< Allora, iniziamo si o no? >> purtroppo forse con un po’ troppa enfasi, che la vedo riscuotersi sorpresa e guardarmi…sconvolta.

Mi ammutolisco e l’accenno di sorriso mi muore.

E’ pallida e ha un espressione sconvolta e gli occhi lucidi, come se fosse sul punto di piangere.

La sento tirare su con  il naso e fare una falsa tosse per schiarirsi la voce.

<< Certo >> è un flebile sibilo quello che mi arriva all’udito.

Assentisco sconcertato e mi dirigo verso la cattedra e prendo  gli appunti fatti apposta per lei e dei fogli bianchi per brutta, torno indietro, circuisco il banco su cui prima ero seduto e mi ci siedo civilmente, affiancando la ragazzina che pare essersi ricomposta e aver ripreso anche la stessa espressione glaciale.

Non appena mi siedo la vedo ritrarsi sulla sedia  dalla parte opposta dalla quale mi sono seduto.

Di una cosa sono certo: non puzzo.

Deve darle sicuramente noia la vicinanza delle persone, non c’è altra spiegazione per un tale comportamento.

<< Lei deve stare alla lavagna o alla cattedra per spiegare >> mi ricorda con voce sottile e fredda.

La fisso arcigno.

<< Sbaglio o ti avevo detto di darmi del tu? Comunque no, sei la mia sola alunna e non ce ne è bisogno, poi è più comodo e meno stancante e facciamo anche prima >> concludo tranquillo.

<< Ah si, ha ragione, non voleva che le dessi del tu perché la faceva essere più vecchiaccio di quel che è…>> e china il capo, dopo aver parlato con tono tagliente.

La fisso alterato.

<< Vecchiaccio…>> mormoro tra me convulso.

<< Ma scusi, ma lei non ha già passato la quarantina? >> mi parla con un espressione da angioletto.

La fisso in procinto di un infarto.

<< Per tua informazione mocciosetta, il sottoscritto ha appena compiuto i 29 anni! >> la fisso come la volessi sbranare.

La sento ridere.

Però lo devo ammettere, ha una bella risata, mettendo a parte l’impertinenza.

<< Allora è un giovane vecchio…>> e riscoppia a ridere.

Mi sta coglionando,e  sono in procinto di compiere un omicidio.

Sento il sangue che sta per darmi alla testa.

Non ci posso fare nulla, ma son peggio di una donna in queste cose.

Non sopporto chi mi da più anni di quel che ho!

E’ più forte di me.

Diavolo!

Se non la smette di ridere gli ficco la cimosa in bocca.

Per sua fortuna smette di ridere a tempo, prima che le mie mani scattassero e mettessero in atto i peggiori pensieri del sottoscritto.

La vedo fissarmi furbescamente, e poggiare la mano con la penna, sotto il mento e farmi un cenno con la mano e proseguire.

<< Non lo sa che è bene ridere ogni tanto? – fa una pausa – Stira le rughe, non lo sapeva? >> la fisso a bocca aperta.

Ma che soffre di schizofrenia e problemi di personalità?

Prima  ghiacciolino, poi frignona, poi adesso stronzetta.

Che bel pocker ci potrei fare…

Mi calmo di botto, tornando serio e lo stesso fa lei.

<< Fine intervallo, ora iniziamo >> esclamo perentorio e lei annuisce riacquistando la maschera da ghiacciolino.

Tutto il resto delle due ore tutto va liscio, fino a quando non smettiamo e rimettiamo  a posto la nostra roba e ci avviamo all’uscita.

Io le sono dietro e lei davanti  sta per uscire dall’aula, ma inciampa sul pavimento rialzato alla porta.

Io la sostengo per il braccio destro da sotto, per non farla distendere.

Un secondo e lei appena ritorna stabile, si leva brusca dalla mia presa e corre via.

Io rimango lì impalato come uno stupido a ripensare la scena.

Lei che inciampa.

Io che l’afferro.

Lei che torna stabile.

Lei che fissa spaventata la mia mano sul suo braccio.

Lei che mi guarda con terrore e poi odio in volto.

Lei che si leva dalla mia presa bruscamente e corre via in lacrime.

Questa situazione non mi piace, penso riprendendomi dalla situazione inattesa e avviandomi verso l’uscita dell’edificio.

Mi fermo un attimo davanti ai cancelli e cerco di scorgere quella figuretta minuta e castana attorno.

Di lei neanche la traccia.

Deve essere già andata via.

Riprendo a camminare verso la macchina, perso nei miei pensieri.

Non mi piace essere trattato a quel modo, con così distanza.

Non so che problemi abbia ma li deve risolvere, o mi manderanno in paranoia.

Non sembra ma è brutto quando una persona si ritira ad un semplice contatto, che sia fisico o colloquiale.

Non capisco cosa possa causare un tale comportamento.

Che sia io stesso lo escludo.

Ma allora perché?

Uhm, sarà meglio che domani mi informi, così magari posso farci qualcosa…

 

 

--- Angolino Autrice ---

Ecco a voi il nuovo chappy!

Spero vi piaccia anche questo!!!

^.^ Fatemi sapere come sempre cosa ne pensate, mi raccomando!!!

Alla prossima, BESOS!!!!!!!!!!

 

 

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Capitolo 5
*** Se ho voi, il resto non conta ***


amylee: Eccoti accontentata carissima

amylee: Eccoti accontentata carissima!!! ^.^ BESOS!!!!!!!!!

Moon Hunter: Nabyyyyyyy tesora!! Grazie 1000 *ç* !!!ehhhhh lo so che Gabriel ti piace XP, non dirlo a me *ç*…ecco qua un nuovo capitoluccio…spero ti possa piacere anche questo aggiornamento oltre a Gabriel XD!!! Un bacione anche a te sorellina!!!!^.^ BESOS!!!!!!!!

Lucy_Scamorosina:  Benvenuta carissima ^.^ ! Felicissima che la storia ti interessi!!!!Ecco un nuovo chappy!BESOS!!!!!!

 

E UN GRAZIE SPECIALE A TUTTI QUELLI CHE HANNO MESSO QUESTA MIA NUOVA STORIA TRAI PREFERITI E I SEGUETI, MA ANCHE UN GRAZIE SPECIALE A TUTTI QUELLI CHE COMMENTAO O  LEGGONO!!!!Grazie 1000!!!!

 

 

 

 

 

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4. Se ho voi, il resto non conta

 

 

POV LOUREN

 

Due cadaveri ricoperti di sangue distesi su un lettino da obitorio.

Aria pesante e tetra.

Un volto conosciuto distorto dalla pazzia.

Un ghigno orrendo.

Dei colpi di pistola.

Sangue ovunque.

Buio.

Urla.

Lacrime.

Una corsa senza tempo, ormai conclusa.

Il dolore racchiuso in lacrime di rabbia e impotenza.

Un altro corpo ricoperto di sangue e disteso a terra: Klaus.

 

Mia alzo di scatto a sedere sul letto spaventata e con il volto pieno di lacrime.

Mi guardo attorno spaesata e terrorizzata.

E la mia nuova camera, quella che ho dagli zii.

Guardo fuori dalla finestra, ancora con il fiatone.

Cerco di calmare il respiro e di smettere di piangere.

Era solo un incubo…in parte…

Mi friziono i capelli lisci e castani nella penombra della stanza.

Faccio un lungo sospiro.

Mia alzo come un automa e mi dirigo verso il mio bagno personale, collegato alla mia stanza.

Mi faccio una veloce doccia  e mi cambio di vestiti.

Indossavo ancora i vestiti di scuola.

Devo essermi addormentata non appena sono salita su in stanza.

Mi tocco istintivamente il punto che il mio professore personale mi ha toccata per non farmi cadere.

Un brivido di repulsione mi sale alla schiena.

Mi ributto sul letto e affondo il volto nel cuscino.

Vi odio.

Vi odio tutti.

Una lacrima mi scende di nuovo ma la faccio scomparire subito.

Mi rialzo e scendo giù al piano di sotto.

Mi dirigo verso la cucina.

Non ho cenato, ma non ho fame.

Sto morendo di sete.

Uhm, forse è meglio che mi costringa a mangiare, altrimenti farò preoccupare la zia, ed è l’ultima cosa che voglio.

Apro il frigo e ci entro quasi dentro.

Prendo un succo  e mi disseto.

Vedo anche un invitante budino al cioccolato fatto con Klaus il giorno prima, con un bigliettino di suo pugno accanto.

Per la mia cuginetta sorellona

Sorrido a tale scritta.

Come minimo Klaus avrà stressato Trevor perché gli scrivesse la frase, per poi ricopiarlo di suo pugno.

Come non accettare l’invito del mio pulcino?

Afferro con leggero languorino il budino e mi dirigo verso il salotto, da dove sento provenire delle voci.

Mentre passo dal corridoio vedo l’ora.

22:45

Uhm…non è poi così tanto tardi come pensavo.

In salotto trovo Trevor a vedersi un film in poltrona.

Mi siedo sul suo bracciolo.

<< Cosa è successo? >> mi chiede senza staccare gli occhi dal film e mettendo un braccio intorno alla mia vita.

Mi faccio forza e parlo.

<< Certo che a te non sfugge mai nulla…>> butto così, prendendo tempo e mettendomi un boccone in bocca.

<< Come non notare la faccia che avevi quando sei uscita da scuola? O la tua corsa in camera? >> ritenta.

Mi blocco fissando anche io il film.

Faccio finta come lui di vederlo, ma in realtà non lo sto davvero vedendo.

<< Lauren >> mi richiama.

Mi volto verso di lui e ricambio il suo sguardo.

Mi allarga anche l’altro braccio.

Un chiaro invito.

Poggio il piattino mezzo pieno sul tavolino davanti, e gli siedo in collo, girandomi di lato, appoggiando i piedi con i fantasmini sui soffici cuscini del divano, e mi appoggio a lui.

Lo sento abbracciarmi e stringermi forte.

Mi accomodo sulla sua spalla e struscio la mi testa alla sua leggera barba.

Sorrido nostalgica.

Quando ero piccola, papà mi prendeva sempre così in collo,e per dispetto strusciava sempre la sua barba leggermente incolta sulla mia testolina, con io che fingevo sempre di lamentarmene.

Quanto mi manca…

Soffoco un gemito di dolore.

<< Promettilo >> gli chiedo come sempre.

<< Telo prometto. Non ti lascerò mai. Potrai sempre contare su di me >> e mi da un bacio sui capelli.

Sospiro soddisfatta e un po’ più tranquilla.

<< Allora cosa è successo a scuola? >> insite ancora.

Mi arrendo.

<< Ho reagito male ad una contatto con il mio professore dei corsi extra scolastici. Tutto qui >> finisco incerta.

<< Cosa?! >> lo grida quasi.

Lo guardo sorpresa.

<< Che diavolo è successo? Che ti ha fatto? >> parla ringhiando.

Lo vedo muoversi a disagio.

<< Nulla, ero inciampata all’uscita e mi fa sorretto per il braccio >> mormoro debole.

Il ricordo è ancora bruciante nella mia mente.

Sento ancora il suo tocco bruciante della sua presa.

Un marchio indelebile e invisibile…

Un singulto di disgusto mi sale alla bocca dello stomaco.

<< Mi ha dato fastidio il contatto. Mi ha fatto ricordare >> dico con le lacrime di già agli occhi.

Lo sento muoversi più tranquillo e sospirare.

Alla prima lacrima che mi scende me la toglie, e mi stringe forte a se.

<< Mi dispiace tanto >> mormora dolente.

Lo fisso negli occhi piangendo.

<< Non ce la faccio più. Vorrei che fosse solo un brutto incubo…>> parlo trai singhiozzi che già mi hanno contagiata.

<< Lo vorrei tanto anche io…>> e mi accarezza la testa.

Sospiro a quel contatto leggero e affettuoso.

<< Mi mancano >> gli ricordo.

<< Anche a me >> e mi da un altro bacio sulla testa.

<< Ti voglio bene, non scordarlo mai >> gli dico guardandolo negli occhi, per poi girarmi completamente verso di lui e salendogli in collo completamente, gli circondo completamente i fianchi e lo abbraccio a mia volta, per affondare il volto nella sua spalla.

<< Anche io, e non sai quanto >> mi sussurra nell’orecchio e mi massaggia la schiena in una carezza continua e dolce.

Poi all’improvviso si piega in avanti e poi torna dritto, trascinandomi con se e poi mi stacca da se e mi guarda.

Mi sorride furbo.

Lo guardo perplessa tra le lacrime.

Mi para davanti un cucchiaino con il budino e mi sorride smagliante.

<< Apri la bocca, su. O sennò ti chiamo Klaus che fa meno capricci di te e ti faccio imboccare da lui! >> mi minaccia affettuoso.

Gli accenno un sorriso.

Cosa farei senza di lui.

Come farei senza il mio Trevor a tirarmi su di morale, quando affondo nel mio dolore?

Apro la bocca, imitando un Klaus di pochi mesi e  mi faccio imboccare da lui.

E tra uno boccone e uno sbafo e l’altro, mi fa ritornare il sorriso quel ragazzaccio di mio cugino, e mi rimpinza pure come un maialino!

 

*** GIORNO SEGUENTE ***

 

<< Signorina! …Signorina si fermi! >>.

Mi giro curiosa verso quelle grida,e  mi fermo sul posto.

Vedo la segretaria della scuola venirmi incontro.

Che cosa avrà di così urgente da dirmi?

Fisso la sua curiosa e ridicola corsa sui trampoli che porta, denominati tacchi a spillo.

Se cade si stronca mezza…questo è certo…

Meglio andarle in contro, non vorrei che accadesse per davvero.

Mi incammino con tutta calma verso di lei, poi mi raggiunge.

Mi porge un foglietto.

<< Le hanno cambiato l’orario. Questo è quello nuovo >> mi informa tra un affanno e l’altro.

<< Fantastico – esclamo prendendo il foglietto – Grazie mille >> .

<< Di nulla cara. Se ha i bisogno chiedi pure >> e mi sorride accompagnando il tutto con uno sguardo che orami conosco bene.

Compassione.

Faccio una smorfia e le do le spalle.

Entro nell’edificio scolastico che qui hanno il coraggio di chiamare scuola e mi metto in un angolo a guardare il mio nuovo orario.

Mi hanno praticamente sconvolto tutto l’orario.

Ma chi gli ha chiesto nulla?

Stupidi dirigenti scolastici!

Mi imbroncio e poco manca che batta uan boccata a terra, salendo le scale per andare alla fantomatica lezione di topografia, nel legge cosa mi avevano messo come ore alle ultime due.

Educazione fisica.

Ma qui scherzano.

Ma a che cavolo serve educazione fisica?

Non credo che per progettare una ferrovia o un palazzo, mi servano saper giocare a basket oppure saper saltare la corda.

Arrivo in classe e mi accomodo in uno degli ultimi banchi, appoggiando sotto il mento le mani.

Sospiro affranta.

Stupido orario scolastico!

 

***

Driiiiiiiinnnnnn

Esco dall’aula velocemente dirigendomi verso l’uscita della scuola, per poi uscire in cortile e avviarmi verso la palestra dell’istituto per le mie due ore di educazione fisica.

Fantastico…

Alzo gli occhi al cielo pensando cosa mi aspetti.

Poi d’un tratto sento qualcuno osservarmi e  mi giro attorno, alla ricerca di quell’occhiata indiscreta.

Sorry…c’è un errore non è una ma sono due,e sono quel Clauser e un altro fantomatico prof che sembra…uscito dalla copertina Jack!

Non che legga certe riviste, ma si sa quando mamma ti manda a comprare il suo inseparabile Vouge, ti ritrovi sempre accanto quella rivista…

Mamma…

Di colpo mi arriva una fitta al petto che mi mozza il respiro, al suo ricordo.

Mi appoggio un attimo alla ringhiera del cancello, come se nulla fosse.

Respiro cauta.

Cerco di calmarmi ricordandomi di ieri sera e di quello che è successo con Trevor.

Calma, devo stare calma.

Devo sempre ricordarmelo: se ho loro, il resto non conta.

Ripetendolo incessantemente mi calmo, con  l’immagine di Trevor e Klaus e di zia e zio, davanti agli occhi.

Quando capisco che la fitta non arriverà nell’immediato futuro, lascio perdere le occhiate di quelle due comari e mi dirigo verso la palestra, con nel cuore solo la mia famiglia che mi da la forza di andare avanti, nonostante tutto.

 

SPOILER!

 

 Mi lancia un occhiata maliziosa alla quale non rispondo.

<< Appena arrivato, e già ci provi? >> e si mette a ridere.

Alzo gli occhi al cielo.

Certe volte mi chiedo se c’è o ci fa.

<< Max…è una cosa seria >> ci riprovo.

Ora mi fissa serio.

<< Non è che l’hai messa incinta vero? >> mi chiede preoccupato.

Mi do una manata in volto.

No, ne sono sicuro, è un deficiente.

<< Ma ti senti? Sei impossibile! >> sbotto già con la pazienza sotto i piedi.

 

--- ANGOLINO AUTRICE ---

Ecco a voi il nuovo chappy!

Spero tanto che sia di vostro gradimento!

Nel prossimo avremo una bella svolta…

E mi raccomando, commentate!!!

^.^ KISSES!!!!!!!!!!!

 

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Capitolo 6
*** Io sono diverso ***


zia_addy: *ç* *me si gonfia come galletto* a quel “adoro come scrivi”

zia_addy: *ç* *me si gonfia come galletto* a quel “adoro come scrivi”. Grazie!!!U//U

Spero che anche questo chappy ti piaccia!!! Fammi sapere!!P.S. spero che qui troverai qualche errore XDXDXD BESOS!!!!!!!!

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5. Io sono diverso

 

 

POV GABRIEL

 

Spengo la macchina e rimango un attimo dentro ancora, prima di avviarmi verso l’edificio scolastico alle mie spalle e iniziare a lavorare.

Che devo fare?

Non so proprio che fare con quella ragazzina.

Fortunatamente oggi non ho nessuna ora pomeridiana con lei, questo mi da tempo per pensare ad una soluzione o almeno un piano da utilizzare per relazionarmici.

Mi spettino disperato i capelli.

Uhm…mi sa che è ora che li tagli, cominciano ad essere lunghini…

Poggio le mani sulle cosce.

Ok…per iniziare potrei informarmi su di lei e sapere il motivo per il quale si è trasferita, per poi passare al suo comportamento così strano.

Ci ho pensato molto questa notte.

Una cosa pazzesca!

Invece che dormire mi sono messo a fare filosofia e a cercare un motivo, per il quale giustificasse il suo modo di relazionarsi così assurdo.

Unica pecca che le motivazioni più verosimili sono le peggiori.

Basta così!

Batto uno schiaffo sulle cosce toniche e muscolose da palestrato e esco dalla macchina,e  mi avvio verso la scuola.

 

***

 

Ma possibile che non abbia trovato nemmeno due minuti per investigare sulla mia alunna speciale?

Possibile che il mondo debba interrompermi di continuo?

Unica mia speranza è Maxwell.

Una capoccia bionda e un corpo alto e ben proporzionato mi si para davanti di spalle, in lontananza.

Lo chiamo riconoscendolo.

Lo vedo fermarsi e aspettarmi.

Lo raggiungo con una corsa e riprendiamo a camminare assieme, ma ci fermiamo in cortile.

<< Ehilà? Ancora tutto intero? – mi chiede di buono umore – o dovrei dire ancora inviolato? >>.

Non gli do carta bianca  e rimango serio.

Si ricompone pure lui e mi guarda semiserio.

<< Ti prego, se stai per dirmi che non sei scappato alla sue grinfie e vuoi raccontarmi la tua raccapricciante esperienza evita per cortesia…>> e mi fissa in modo eloquente.

<< Maxwell fa poco lo scemo. Ho una cosa seria da chiederti >> parlo serio e pronto all’imminente interrogatorio.

Lo vedo fissarmi cauto.

<< Tu sai tutto di tutti in questa scuola,no? >> inizio loquace.

<< Si, beh…essendo un professore di educazione fisica gli alunni mi informano su ciò che peccano gli altri insegnanti >> e mi guarda perplesso.

<< Ecco, volevo sapere un po’ della nuova studentessa: Lauren Steerly >> aver già buttato l’amo del discorso, mi sembra già di essere a metà dell’opera, caspita.

Mi lancia un occhiata maliziosa alla quale non rispondo.

<< Appena arrivato, e già ci provi? >> e si mette a ridere.

Alzo gli occhi al cielo.

Certe volte mi chiedo se c’è o ci fa.

<< Max…è una cosa seria >> ci riprovo.

Ora mi fissa serio.

<< Non è che l’hai messa incinta vero? >> mi chiede preoccupato.

Mi do una manata in volto.

No, ne sono sicuro, è un deficiente.

<< Ma ti senti? Sei impossibile! >> sbotto già con la pazienza sotto i piedi.

Me l’hanno già consumata quelle galline del primo anno, con tutto quel :

Prof qui….prof di qua…prof di sotto…

Beh…ora non me ne rimane affatto, sto per stendere Maxwell anche se è due volte me!

<< Calma amico, stavo solo scherzando. Avanti qual è il problema che ti affligge, sulla nuova arrivata più popolare di tutta la scuola? >>  parla serio, ma con uno scintillio negli occhi che sa ancora di malizia.

<< Non so cosa fare con lei. E’ indisciplinata, ha la lingua affilata come il rasoio, è impertinente, ed pure un ghiacciolino! >> sbotto stanco nel non riuscire a trovare una possibile soluzione, pensando che il vero problema non era quello, ma lo stavo circuendo e basta.

<< Ma il problema non è questo. Cos’è che ti mette tanto in crisi? >>.

Lo guardo sorpreso.

E io che pensavo non ci stesse col la testa.

Questo è acuto, altro che!

<< Evita il contatto fisico – appena lo vedo alzare un sopracciglio maliziosamente, controbatto subito e mi spiego – non le puoi nemmeno toccare un dito accidentalmente per passarle un foglio che si allontana! Oppure mi avvicino e si allontana con la sedia, o scappa dal mio sguardo.

Poi le faccio un complimento e lei che fa? Fissa a terra e si mette a piangere! >> sbotto passandomi le mani nei capelli, tutto sotto lo sguardo serio e composto adesso di Maxwell.

<< Gabriel, ma non ti hanno detto nulla di lei? Del perché si sia trasferita o per via del suo comportamento? >> mi chiede serio.

<< Te lo sto appunto chiedendo! >> finisco asciutto e esasperato.

Lo vedo avvicinarsi e parlare sottovoce.

<< Un mese fa i suoi genitori sono morti in una sparatoria. Non una qualunque. Sono morti in una sparatoria avvenuta nella sua vecchia scuola durante un ricevimento scolastico. Un professore fuori di testa ha svalvolato e dopo aver puntato la pistola su un alunno che non gli andava a genio, ha invece sparato ai genitori di lei che non centravano nulla >> fa una pausa con io che lo guardo a bocca aperta, sinceramente colpito.

<< Ci credo va, che non sopporta i professori…le ricordano…si,insomma..le ricordano quello…ma non capisco il fatto del contatto. Non evita solo con i docenti, ma anche con i compagni di corso e- >> Maxwell mi interrompe con un cenno e continua lui.

<< Il docente che ha ammazzato a sangue freddo i suoi genitori, era un amico intimo di famiglia – lo vedo fissarlo perplesso a quel “intimo” e pare accorgersene , così mi spiega – Per intimo intendo un amico molto vicino al padre. Pare che fosse una specie di zio acquisito per la ragazza. Immagina come si sia sentita nel sapere che una persona così cara potesse aver ucciso i suoi genitori come nulla fosse >> mi fissa in modo eloquente.

<< Capisco…non lo sapevo…>> fisso un punto inesistente alle spalle del mio amico per un lasso di tempo che mi pare lunghissimo, poi mi riprendo non appena vedo la protagonista dei nostri discorsi passarci a pochi metri di distanza.

Lo faccio notare anche a lui.

E si gira come me verso di lei e la osserviamo.

Ad un tratto si gira verso di noi e ci osserva in cagnesco, poi la vediamo cambiare soggetto e appoggiarsi alla ringhiera del cancello.

Che strano…sembra quasi…no, che vado mai a pensare.

Però mi sembra che non stia molto bene, ma come a mandare all’aria le mie ipotesi si ristacca dopo un po’ dalla ringhiera e si avvia verso la palestra della scuola.

<< Hai lezione con lei? >> chiedo al mio compare.

All’assenza di riposta riformulo la domanda e lo fisso.

Sta ancora fissandola.

Sta seguendo ogni suo movimento.

Stranamente a constatare ciò sento un qualcosa di profondo e pesante allo stomaco, che mi fa digrignare i denti e fare una smorfia.

Lo vedo ridarmi attenzione, solo quando la ragazzina scompare dietro il portone della palestra.

<< Finito? >> gli chiedo con una voce che non può assolutamente essere mia.

<< Uhm? >> mugola perplesso, non capendo questo mio modo di comportarmi, e sinceramente neanche io lo so.

Lo vedo fissarmi a lungo.

<< Toglimi una curiosità: da cosa pensavi fosse dato questo suo comportamento? >> mi chiede mellifluo.

<< Cosa ti fa pensare che ci abbia pensato? >> cerco di sgarrare la domanda.

<< Le tuo occhiaie, no? >> insiste ulteriormente.

<< Potrei anche aver passato la notte a spassarmela, tu che dici? >> cerco cambiare argomento, in un ultimo slancio nella banalità.

<< Non penso proprio sennò non avesti quella faccia nera . Sono curioso, avanti dimmelo >>

<< E’ inutile che te lo dica, tanto lo so di già che lo sai >> lo accuso, guardandolo male e un po’ teso.

<< E’ più divertente che lo dica tu che io, no? >> alzo gli occhi al cielo.

<< Che un docente nella sua vecchia scuola le avesse messo le mani addosso, contento? >> sbotto, guardando altrove.

<< Affatto. Lo immaginavo >> mi sorride e si avvia in palestra.

<< Ho lezione, ci vediamo! >> e mi saluta alzando una mano da dietro.

Lo fisso andarsene in palestra, con la sua passeggiata da ampie falcate, perfette e leggere.

Che strana camminata per un uomo.

Beh, sempre che lo sia…

 

***

POV MAXWELL

 

Fisso ipnotizzato la ragazzina correre per la palestra assieme agli altri suoi compagni di corso.

La osservo, pensando a poco prima, quando le ho passato la tuta e constatando quello che mi aveva detto poco prima Gabriel.

Evita il contatto fisico,e  si tiene a distanza anche nelle relazioni.

Come a maggior prova lampante, la osservo chiudere la fila dei compagni che corrono per il riscaldamento.

Non parla con nessuno.

Fissa il vuoto davanti a se con occhi spenti.

Chissà come era prima.

Doveva essere assolutamente un tipo sociale e solare, e magari un tipo pure sorridente.

Chissà che bel sorriso.

Mi concentro sul suo volto stanco e pallido, con leggere occhiaie.

No, così non va.

Le hanno cambiato apposta l’orario, mettendole la mia materia per vedere se facendo attività di gruppo, fosse più invogliata a socializzare e riaprirsi verso il prossimo.

<< Prof ma dobbiamo correre ancora per molto?! >>.

Mi riscuoto al lamento di un alunna.

Le sorrido colpevole.

Ho perso la cognizione del tempo, e gli ho fatti correre anche troppo.

<< Fermatevi, facciamo un po’ di volley…su, dividetevi in due squadre >> gli incoraggio e mi allontano a prendere il pallone, fingendo di non vedere come quei ragazzacci si dividano.

In pochi attimi tutti si dividono,e  lei rimane esclusa.

Poi un ragazzo le si avvicina e gli indica la sua squadra e lei lo segue silenziosa.

Torno verso di loro e do inizio alla partita.

La osservo attento, seguendo ogni suo singolo movimemento.

Sa giocare piuttosto bene, ed anche brava nelle coordinazioni, nonostante pecchi di relazioni.

A fine partita tento con altri giochi di gruppo, per vedere le sue reazioni.

A fine ore, mi dirigo verso la stanza degli arbitri, con tante perplessità in testa.

Mentre metto a posto alcuni strumenti sportivi, sento delle voci che passano dalla porta socchiusa.

Affino l’orecchio.

<< Allora…ti andrebbe di andare a prendere qualcosa da bere, ora all’uscita, assieme? >> sento proporre da una voce maschile, un po’ insicura.

Il silenzio pare l’unica risposta per un tempo che mi pare infinito.

<< Non ne vale la pena >> è il semplice mormorio che appartiene ad una ragazza, dalla voce limpida e dolce, forse un po’ minuta.

<< Insisto…>> ritenta quella voce maschile con più insistenza.

<< Rifiuto. Sono una da lasciar perdere >> e  sento uno scalpiccio di scarpe da ginnastica,e  poi seguito da un altro.

<< Lasciami! >> sento provenire il lamento dalla voce femminile.

A quel punto intervengo aprendo la porta e trovandomi la fantomatica Lauren assieme ad un ragazzo del suo stesso corso, che la tiene ferma per un braccio.

Istintivamente libero la ragazzina dalla presa di quel ragazzone moro, alto due volte lei, e mi metto davanti a lei.

Fa tanto damigella indifesa e prode cavaliere pronto a servirla e difenderla dal brutto mostro della palude.

E pensare che non ci ho mai creduto alle fiabe…

<< Ti pare sia il modo di comportarsi? Fila a cambiarti! > gli ordino guardandolo male.

<< Steerly, tu dammi invece un aiuto con le tute sportive da rimettere! >> lo ordino pure a lei, tenendole aperta la porta, mentre guardo in cagnesco il morettino, finito ormai inevitabilmente nella mia lista nera. Non appena entra  richiudo la porta alle mie spalle con gesto secco, al quale la vedo sobbalzare e guardarmi disperata per un lungo momento.

Le chiedo scusa e mi avvicino al tavolo con sopra almeno una ventina di divise e casacche sportive, in bella mostra.

Inizio a rimpiegarle per bene e ordinatamente.

La vedo per un attimo fissarmi perplessa , per poi avvicinarsi e aiutarmi a rimpiegare tutto.

<< Fortuna che mi sei arrivata te, altrimenti qui finivo per l’anno prossimo. Non sono affatto portato per certe mansioni >> cero di incominciare un discorso.

<< Naturale, voi uomini sapete solo comandare e fare cazzate! >> mi risponde glaciale.

Le rido in faccia.

Poi mi giro verso di lei, e la guardo con la mia solita aria astuta.

<< Con me non attacca, si vede che reciti la parte del ghiacciolino  e della sboccata! >> e le faccio un buffetto sulla testa, con  lei che la vedo guardarmi esterrefatta.

<< Ma come…>> iniziai stupita.

<< Lo noterebbe qualsiasi persona se non fosse sempre troppo persa in se stessa e nel suo egoismo >> le sorido sincero e compiaciuto.

Forse sono già ad un passo avanti.

La sincerità è sempre la politica migliore!

Le sorrido rassicurante, ma ottengo solo un occhiataccia di odio.

Mi giro verso di lei, sicuro di me.

<< Sai, non mi piace che usi quel tono con me. Io non sono come una di quelle mummie a cui mi paragoni – faccio una pausa e la guardo cauto – io sono diverso da loro…>> finisco pronto alle sue prevedibilissime reazioni.

<< Non vedo proprio la differenza tra tu e quei vecchi bacucchi! >> ribatte convinta, anzi, fintamente convinta.

<< Una ne hai subito trovato: io sono un giovanotto a confronto >> ribatto sorridendo smagliante.

Le vedo fissarmi in modo indecifrabile.

<< Ti svelo un segreto – mi avvicino con una delle mi grandi falcate a lei, per poi chinarmi e ritrovarmi vicinissimo al suo volto, tanto da sfiorarle il naso – il mio vero lavoro non è quello di insegnare, ma anzi è un passatempo questo…che uso per passare il tempo..>> finisco pronto a qualsiasi reazione da parte sua.

La vedo fissarmi ostentando incredulità.

In risposta le sorrido smagliante.

<< Lo vedo benissimo che non ci credi assolutamente a quello che ti dico. Però dovresti >> constato dispiaciuto.

<< Non vedo perché dovrei credere a tutto ciò che lei dice >> mi risponde glaciale.

<< Anche mettendo che fossi un semplice professore di educazione fisica, beh, anche in quel caso non lo sarei lo stesso, dopotutto questa professione non è proprio di nome. Lo sanno tutti che i prof di educazione fisica sono tutto fuori che quello >> parlo senza dare peso al suo ribattere tagliente.

La vedo guardar darmi un po’ confusa e a come soppesare la cosa.

<< Comunque era vero quando dicevo che questo lavoro è solo un modo per occupare il tempo. Dopo se vuoi ti faccio vedere che lavoro faccio in realtà. Se vieni con me lo potrai constatare con i tuoi occhi >> le propongo speranzoso.

Se riuscissi a fare in modo che smettesse di essere restia contro la mia figura, sarebbe un possibilissimo passo avanti verso la sua avversione per i docenti,e  magari anche di apertura verso gli altri.

Uhm…beh se ripensiamo a prima, credo proprio che ne abbia ancor meno di voglia.

<< Fidarmi?..dovrei fidarmi di uno sconosciuto? >> la sento parlare con la voce alterata e incrinata.

<< Si, ti sto chiedendo di fidarti di me >> le parlo rialzandomi dalla mia posizione inclinata verso lei, e  la fisso dalla mia fiera stazza di 1,98 cm.

Ci fissiamo intensamente negli occhi.

L’uno nello sguardo dell’altro.

Ghiaccio contro fuoco.

Mi sento pervadere da un so che in tutto il mio corpo.

Come un velo caldo e morbido, mi sento avvolgere da questo.

Come prima in cortile, mentre ci sfilava davanti a me e a Gabriel.

<< Mi dispiace, ma non puole chiedermelo – fa una pausa – Lo so benissimo che sapete tutti di questa maledetta faccenda, quindi parlerò chiaro: non voglio né essere compatita nè aiutata. Preferisco la solitudine >> abbassa lo sguardo persa probabilmente nei ricordi.

Sospiro annullato, capendo nei limiti del possibile la sua situazione.

Mi chino verso di lei e le alzo il viso con le dita, per farmi guardare da lei.

La vedo guardarmi con occhi vuoti e appannati di lacrime.

<< La solitudine è una cosa egoista, farai soffrire le persone a te vicine, ci pensi? Vuoi che soffrano come te? Nel dolore se è impossibile evitare di soffrire si soffre assieme e ci si sostiene >> le lascio andare il viso, sicuro che adesso mi ascolterà, lo noto dai suoi occhi lacrimanti di calde gocce salate.

<< Ti chiedo di provare a fidati almeno di me. Sei sveglia e l’hai notato subito che io non sono uno stupido come gli altri docenti, altrimenti né saresti qui a parlarmi, né tanto meno qui ad ascoltarmi e rispondermi >>.

Le sorrido cortese.

<< E ti saresti pure ritirata al contatto di prima…>>.

La vedo ascoltarmi attenta e silenziosa.

<< Ti chiedo di fidarti di me. Non subito, un po’ per volta. Non sono una persona cattiva! E nel consentito sono pure sano di mente! >> cerco di parlare con semplicità e cerco di coinvolgerla con il mio tono canzonatorio.

<< Ma come posso fidarmi ancora di qualcuno? Anche lo zio Sam – si ferma sconcertata a quel “zio Sam” e altre lacrime le sgorgano lungo il viso, e cerca di togliersele con stizza – anche lui era una brava persona, cosa credi! Era una bravissima persona, gentile, affettuosa ma non pensavo che in realtà fosse un tale mostro…>> e si mette le mani al viso non appena le si mozza la fase, per l’incrinazione della voce.

<< Come ti fidi delle persone che hai accanto devi riprovare a fidarti del prossimo, facendo attenzione, ma fidandoti…Ti ricordo che poi, mica tutti  siano pazzi. Ti chiedo di provarci…>> finisco per poi allontanarmi da lei e andare verso l’attaccapanni , per prendere dalla tasca del mio giubbotto un fazzoletto in stoffa.

Glielo porgo.

Lei lo fissa per un momento che pare impossibile e infinito, poi mi lancia una fugace occhiata e lo prende riluttante e con qualche esitazione e si asciuga gli occhi.

Aspetto in silenzio che si ricomponga.

Non appena a fatto, finisco ciò che ho cominciato.

<> detto ciò le giro intorno e la incoraggio ad andare, spingendola per le spalle verso l’uscita della stanzetta.

La vedo bloccarsi un attimo e guardarmi per un lungo momento.

Ha gli occhi arrossati e ancora un po’ spenti, ma tutto sommato è meglio di prima, che erano due lastre di ghiaccio.

Mi fa un cenno di saluto con il capo,e corre in corridoio diretta agli spogliatoi.

Rimango nella stanza in ascolto delle sue mosse nella stanza adiacente, poi, quando sento che corre fuori dalla palestra, prendo i miei averi e mi dirigo anche io verso il mio vero lavoro, fregandomene altamente del mio certo enorme ritardo, non preoccupandomi di constatarlo nemmeno.

Così arrivo alla moto con una leggerezza e un benessere tale, che superano di molto la semplice soddisfazione per aver aiutato – in parte – una persona, come del resto pure quel velo di calore che ancora mi avvolgeva.

 

 

Spoiler

<< Mamma, perché se Trevor e Louren sono due s-sposini non hanno un bimbo? >>.

Vedo lo zio mummificarsi e Trevor e zia ridere.

<< Klaus, tuo fratello e tua cugina non sono due sposini. Mamma diceva così per dire >> spiega zio in procinto di un infarto.

<< E allora quando si s-s-posano e  fanno un bimbo? >> chiede ingenuamente, immergendo un biscotto del suo latte.

<< Tesoro, non è detto che succeda >> interviene zia.

<< E perché? Stanno sempre insieme e si v-vogliono tanto bene! >> ribatte cocciuto il piccolo.

<< Non per questo vuol dire che ci dobbiamo sposare. Pensa a quanto bene ti vuole Louren e tutto il tempo che perde a coccolarti? Non è lo stesso? >> prova a intercedere Trevor.

Vedo lo zio tornare un po’ più roseo ma quasi strozzarsi con la spremuta quando Klaus parla di nuovo.

<< Allora sposo io Louren! >> dice tutto contento e allargando i suoi grandi occhioni verdi.

---ANGOLINO AUTRICE---

Come promesso eccomi qui!

Spero tanto che questo nuovo  chappy vi piaccia ^.^

Mi raccomando, commentate in tante ^.^

BESOS!!!!!!!!!!!!!

 

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Capitolo 7
*** La mia rimonta ***


6

 

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6. La mia rimonta

 

POV LOUREN

 

Buio.

Dolore.

Mancanza.

Freddo.

Desiderio.

Sogni.

Speranze.

 

Ancora un singhiozzo, e  ancora una cascata di lacrime invade il mio viso.

Soffoco un singhiozzo più forte nel cuscino.

Lo abbraccio come fosse il mio unico scampolo di salvezza.

Mamma!

Papà!

Voglio che tutto sia un incubo!

Un brutto incubo.

Fa male…

Fa tanto male…

Ancora giù lacrime che sgorgano sul mio volto.

Mi rigiro senza posa nel mio letto.

L’oscurità mi avvolge, ma non consola né argina il mio dolore.

Sento le solite fitte di dolore al petto.

Mi rigiro a pancia in su e stringo al petto il cuscino e  ci soffoco dentro un urlo di dolore e pianto.

E piango…

Piango come non avevo mai pianto prima d’ora…

E cado tra il dolore, completamente nell’oscurità.

Mi agito nel dormiveglia.

Accarezzo il cuscino al mio fianco, come se fosse la persona più importante per me al mondo.

Poi l’immagine di mamma e papà riempe la mia visuale.

E un fiotto di lacrime scorre nuovamente.

E riprendo il mio pianto incessante.

Poi dopo non so quanto tempo, ripiombo in quell’oscurità spaventosa, fatta di ricordi e speranze, e di desideri ormai persi.

Ricordi di una vita precedente.

Mi rigiro tra le coperte.

Le stringo a me.

Constato che ho la gola secca e rastia.

Provo ad ingoiare ma non ce la faccio.

Mi sento malissimo.

La testa mi gira e sono stremata dal dolore e dalle fitte al petto.

Come un automa mi alzo dal letto tirando via con me le coperte, e strascicandole per terra mi dirigo al piano di sotto.

Mi muovo con passo lento e strascicato reggendomi ad ogni mobilio possibile.

La testa mi gira.

In cucina prendo un bicchiere d’acqua e mi disseto.

Poi a  passi sempre linte e deboli faccio il percorso inverso.

Quando sono di nuovo davanti al letto mi ci lascio cadere pesantemente, mi rigiro bene tra le coperte, stringo di nuovo il cuscino e mi sfogo nuovamente, dando pieno sfogo al mio dolore.

Solo adesso capisco che alla morte dei miei genitori mi sono trattenuta, ho nascosto il mio dolore sotto chili di serietà e responsabilità.

Nemmeno con Trevor ero riuscita a sfogarmi così bene.

Anche se sto male, anche se piango…non mi sento più leggera…no…

Sento altro…

Non so cosa.

Non ci do pensiero e mi sfogo, come è giusto che faccia, pur di mettere in pace i fantasmi del mio passato che sento sempre starmi con il fiato sul collo.

Sento un dolore sordo, che taglia in due la mia coscienza.

Sento che nel mentre sta per nascermi un urlo di disperazione.

Prendo il cuscino e  me lo premo al volto.

Sento le lacrime scomparire a quel contatto.

Non ce la faccio più!

Rivoglio in dietro mamma e papà!

Quando l’urlo di rabbia e disperazione passa, tolgo il cuscino dal volto e sento le lacrime scorrermi ai lati del volto.

<< Non ce la faccio più…>> mormoro con voce strozzata.

Perché loro e non io?

Perché?

Perché loro e non altri?

Che so…quello stesso pazzoide o un killer?

Ma perché loro!

Mi copro gli occhi piangendo nuovamente a dirotto…

Apro gli occhi lentamente.

L’oscurità mi avvolge ma me la sento un po’ più amica.

Non ho più lacrime da versare al ricordo di mamma e papà.

Mi alzo debolmente da letto e a piccoli passi mi dirigo verso la portafinestra di camera.

Con un colpo secco sposto le tende, poi apro i vetri e  poi le persiane.

Davanti a me si apre l’alba, l’inizio di un nuovo giorno.

Mi incanto ad osservare quel rosa blu che si mischiano e  intrecciano assieme, dietro dei tenui raggi di sole.

Il sole che sale.

Mi sento come il sole.

Accenno un sorriso a questo pensiero.

Come lui questa mattina inizierò la mia rimonta verso la vita.

Me lo merito, come qualsiasi altra persona.

Merito di vivere felice e di realizzare i miei sogni.

Merito di avere dei sogni.

Chiudo gli occhi e respiro la brezza mattutina.

Poi li riapro e corro verso il mio bagno personale.

Mi spoglio e  fisso la mia immagine allo specchio.

Mi sento diversa e mi vedo diversa.

Sento che ce la posso fare.

Posso dare ancora il meglio di me in questa vita.

Osservo attentamente i miei occhi.

Ora si che li riconosco.

Color cioccolato e limpidi.

Questi sono i miei.

Tocco lo specchio come volessi toccarli veramente.

Accenno un sorriso.

Semplice, un po’ stiracchiato e stanco.

Mi riprendo dopo un po’ di smarrimento a tale pensiero e mi metto sotto la doccia e mi lascio cullare dall’acqua bollente che guizza e tocca tutto il mio corpo.

Sento che le ultime tracce del tempo passato a compiangermi e  rimuginare sui fantasmi del mio passato stanno scomparendo.

Mi insapono bene i capelli secchi e ruvidi dalle lacrime salate.

Li lavo energicamente e li sgraticcio sempre più convinta ad ogni pettinata.

Voglio vivere al meglio la mia vita, come avevo sempre fatto prima della fine di tutto.

Mi rattristo un po’ a tale pensiero e rimango in ascolto.

Niente fitte o lacrime.

Solo un’ombra sul cuore.

Mi tocco il petto, all’altezza del cuore.

Ce la possa fare!

Posso superare anche questo!

E mentre finisco di lavarmi penso ai cambiamenti che devo apportare alla mia vita,e mi vergogno di tutti quei comportamenti che ho avuto da un mese a questa parte.

Quando esco dal box doccia mi asciugo, ma mentre apro il cassettone per prendere una maglia mi blocco.

Basta così, è ora di cambiare.

E invece di prendere la maglia ormai sformata e vecchia, prendo l’abitino nuovo che mi ha regalato la zia la scorsa settimana.

Lo indosso e  mi osservo soddisfatta allo specchio.

Nel riflesso vedo uan ragazzina di 17 anni dai capelli bagnati e  mossi color cioccolato, che indossa con disinvoltura un abitino color turchese in seta con maniche a tra quarti e una piccala scollatura a v, con la gonna che finisce con un attorcigliamento di veli e finisce qualche centimetro più in su del ginocchio.

Appena mi riprendo da quella nuova me, che pensavo che non sarei mai stata più corro e prendo degli stivaletti dal tacco basso del medesimo colore e gli indosso, poi una passatina di un colore simile con un fiore bianco in cima e la indosso. Sempre correndo per il parquet e cercando di fare meno rumore possibile con gli stivali, prendo delle forcine e mi acconcio i capelli a metà crocchia dietro, lasciando  la frangetta sul davanti e dietro un po’ di capelli in modo che tocchino le spalle.

Appena mi guardo allo specchio mi ricordo degli orecchini e corro al cassettino e  prendo gli orecchini in oro bianco che mamma e papà mi avevano regalato lo scorso natale.

Li indosso  senza timore di ricordare.

Appena finisco di rimirarmi contenta che la mia vera me sia ritornata scendo di corsa al piano di sotto in cucina, non prima di aver visto l’ora della sveglia – le 6:37 – e inizio a preparare al colazione per l’intera famiglia.

Riscaldo il latte, apparecchio, preparo le frittelle, tiro fuori dal frigo lo yogurt del piccolo Klaus e faccio delle focaccine come adora lo zio.

Ad un tratto sento un  rumore e mi giro.

Trovo sulla porta tutta la mia famiglia guardarmi sorpresa.

Gli sorrido come non facevo da tempo.

Io ho sempre amato sorridere, perché è il miglior modo di esprimere le proprie emozioni agli altri.

L’unico che si riprende è Klaus che mi corre in contro e lo prendo in collo di slancio.

Quasi non ce la faccio.

<< Mamma mia come cresci ogni giorno, cucciolo! >> gli dico mentre me lo accomodo in collo, cercando di non crollare a terra.

Lo sento ridere e abbracciarmi.

<< Sei bellissima Louren! >> lo sento dire con la sua vocina dolce e piccola.

Gli do un bacio sulla testa e guardo gli altri.

Nel mentre vedo gli zii venirmi incontro e abbracciarmi.

Sento gli zii commossi.

<< Mi dispiace di avervi fato preoccupare, prometto che non succederà più >> gli prometto abbracciandoli come posso, con Klaus in collo.

<< Non fa nulla, l’importante è che ora stai bene di nuovo…>> replica zio, facendomi un buffetto alla guancia poi si riprende.

<< Ma non sentite odore di bruciato ? >> parla perplesso, muovendo i baffi in quel modo buffo che Trevor ama prendere in giro.

Tutti e quattro annusiamo l’aria.

<< Si…papà…c’è una certa puzza…>> acconsente il piccolino.

Ci penso su…

Ma…ho cotto tutto…

Poi mi si prende un colpo a quell’illuminazione.

<< Le focaccine di zio! >> dico dispiaciuta, ma non mi avvicino ai fornelli.

Ho Klaus in braccio, che non sia mai!

Vedo zia staccarsi da me e correre al forno e tirarle fuori e zio guardarle quasi con le lacrime agli occhi.

<< Le mie adorate focaccine… >> lo sento mormorare e si siede a tavola con zia che le serve nel cesto che posa in tavolo e mi da un bacio sulla guancia, poi inizia a mettere tutta la roba da me cucinata in tavola.

Io intanto fisso Trevor.

<< Che fai non mi abbracci? >> lo riprendo.

Lo vedo venire verso di me sorridente e abbracciarmi fortissimo.

<< Aih! >> sento lamentarsi il piccolo ancora in braccio a me.

Trevor ride e allenta un pochino la presa.

La zia ci chiama tutti e tre e ci voltiamo verso di lei, ma un flash ci acceca.

Zio ci ha fatto una foto.

<< Beh? Ci voleva una foto no? >> e posa la macchinetta istantanea sul tavolo e inizia a mangiare.

Io e Trevor ci fissiamo e scoppiamo a ridere.

Vedo zia guardarci ancora abbracciati.

<< Tesoro, non sembrano così una coppietta di sposati con il loro bimbo? >> sento dire melliflua  da zia.

Sento andarmi a fuoco il viso sotto lo sguardo di zia.

Vedo lo zio girarsi e picchiarsi il petto per un boccone andato per la mala via.

Lo vedo girasi pallido verso la zia.

<< Non scherzare! Louren è ancora una bambina! E Trevor pure! E io sono ancora troppo giovane per essere nonno! >> lo sento ringhiare  e inforchettare un pezzo di bacon.

<< Oh si certo…>> e zia si rigira verso i fornelli.

Io divento pietra.

Osservo Trevor che è il ritratto della serietà.

Non si è nemmeno scomposto come me.

Beh…lui un ragazzo.

Sempre rossa in volto prendo Klaus e lo metto sulla sedia con il cuscino sotto, mentre Trevor gli mette un bavaglio.

Klaus è un vero campione quando si tratta di sbrodolarsi.

Poi mi siedo e come me mio cugino maggiore.

Servo Klaus e gli porgo anche lo yogurt, poi gli metto nella tazza del latte con cacao e gli metto accanto dei biscotti appena sforntati dalla sottoscritta.

Dopodiché, inizio a servirmi con del bacon e uova quando Klaus mi blocca con una sua frase.

<< Mamma, perché se Trevor e Louren sono due s-sposini non hanno un bimbo? >>.

Vedo lo zio mummificarsi e Trevor e zia ridere.

<< Klaus, tuo fratello e tua cugina non sono due sposini. Mamma diceva così per dire >> spiega zio in procinto di un infarto.

<< E allora quando si s-s-posano e  fanno un bimbo? >> chiede ingenuamente, immergendo un biscotto del suo latte.

<< Tesoro, non è detto che succeda >> interviene zia.

<< E perché? Stanno sempre insieme e si v-vogliono tanto bene! >> ribatte cocciuto il piccolo.

<< Non per questo vuol dire che ci dobbiamo sposare. Pensa a quanto bene ti vuole Louren e tutto il tempo che perde a coccolarti? Non è lo stesso? >> prova a intercedere Trevor.

Vedo lo zio tornare un po’ più roseo ma quasi strozzarsi con la spremuta quando Klaus parla di nuovo.

<< Allora sposo io Louren! >> dice tutto contento e allargando i suoi grandi occhioni verdi.

<< Ma…vedremo Klaus >> gli dice zia, per mettere a tacere tutta la faccenda,e mormorando allo zio – è ancora un bambino – facendolo tornare roseo.

Io per tutta la scena sono rimasta muta  e ferma, come una mummia.

Quando gli altri riprendono a mangiare, io faccio lo steso ma mi accorgo che Trevor mi sta guardando.

<< Non ti piacciono le mie frittelle? >> gli chiedo perplessa.

<< No, sono ottime >> lo vedo rispondermi, guardandomi in un modo…

Sembra che mi guardi, ma non  mi sta veramente guardando.

<< Tutto ok? >> gli mormoro.

Lui mi fa un cenno e  torna a mangiare.

La colazione poi è tutta tranquilla e serena.

<< Quanto tempo sono rimasta su in camera? >> chiedo seria.

<< Due giorni e una sera >> dice zio guardandomi ancora un po’ preoccupato.

Gioco con l’ultimo boccone nel piatto.

<< Ecco, mi chiedevo se potessi saltare anche oggi scuola >>.

<< Si, certo…prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno >> mi accarezza una mano parlando la zia.

<< Ecco, volevo andare a rifarmi il guardaroba e poi andare dai miei al cimitero, non ci sono ancora stata… >>.

Non ne avevo mai avuto il coraggio.

Avevo troppa paura.

Mentre adesso mi sento più forte, e poi lo devo fare, è l’ultima cosa che devo affrontare prima di lasciarmi definitivamente i fantasmi del mio passato alle spalle.

<< Ti accompagno io >>.

Mi giro verso mio cugino maggiore.

<< Posso anche andarci da sola, non c’è bisogno che tu salti il college per me >> replico dispiaciuta.

<< Affatto, lo faccio con piacere >> e si alza andando al lavello e posando le sue stoviglie.

<< E poi ti servirà un facchino, no? >> e mi si avvicina spettinandomi i capelli acconciati e si dirige verso il piano di sopra, probabilmente a prendere le chiavi della sua macchina.

Lo guardo male e cerco di rimettermi apposto i capelli, mentre sale le scale e gli faccio la linguaccia e lui ride.

Struffio sconsolata e sparecchio, mentre zio prepara Klaus per portarlo a  scuola.

<< Lo accompagniamo noi, così vai più tranquillo a lavoro >> gli propongo.

<< D’accordo. >> e va a salutare prima la zia, me e infine il piccolino.

Io corro su per le scale, prendo una borsa bianca e ci metto dentro il cellulare, le chiavi di casa, il portafoglio, una trousse anche se non sono truccata e poi il fazzoletto.

Un momento, il fazzoletto?

Osservo il fazzoletto di stoffa da uomo con ricamato due iniziali.

M.L.

E’ il fazzoletto che il professore di ginnastica mi ha prestato.

Lo porto istintivamente al volto e annuso il tessuto.

C’è impregnato un profumo da uomo!

Il suo profumo…

Constato rossa in viso.

Prendo il fazzoletto e lo metto in borsa nervosamente, ma con la decisione di renderglielo il giorno dopo a scuola.

Scendo le scale di corsa e all’entrata vado quasi a sbattere contro la porta, ma non mi fermo e corro fuori, verso la Range Rover Sport già nel vialetto ad aspettarmi.

Vedo Klaus spostarsi da dietro e sporgersi verso Trevor e suonarmi.

Corro verso di loro e  la prima cosa che faccio è recuperare quel birichino del mio cuginetto e legarlo al seggiolino di dietro.

Poi salgo con un po’ di fatica di fianco al mio facchino personale.

Mi aggancio al serratura e parte a razzo verso la scuola materna del piccolo.

Dopo aver parcheggiato l’auto scendiamo e  per mano, uno da un alto e uno dall’altra io e Trevor, accompagniamo il piccolo a scuola.

Ha ragione la zia.

Così come siamo sembriamo davvero una famiglia, o come dice lei: “Una coppietta di sposini con il loro bimbo”.

Sorrido a quel pensiero,e faccio un buffetto al mio piccolo angioletto, dai grandi occhi verdi.

 

Spoiler

 

<< Affatto, prima donna >> e guardo avanti, ma dopo qualche passo mi accorgo di non averlo più di fianco.

Mi giro indietro.

Lo vedo fermo con la bocca storta in una smorfia.

<< Prima donna? >> lo sento dire.

<< Si, sei pieno come una prima donna e sculetti pure, più chiaro di così! >> e riprendo a camminare verso il parcheggio.

Ad un tratto mi sento sollevare e prendere a mo di sacco di patate e lancio un urletto sorpresa facendo girare i passanti curiosi.

<< Questa me la paghi! Te la faccio vedere io chi è la prima donna! >> e inizia a camminare tranquillamente sul marciapiede con tutte le borse da una parte, l’una dentro l’altra e dall’altra io a testa in giù, sulla sua spalla sinistra con lui che mi tiene per il fianco.

<< Lasciami! Fammi scendere! >> gli urlo quasi.

Vedo che tutti ci guardano: chi perplessamente, chi ridacchiando, chi dandosi delle gomitate tra amici.

Voglio scavarmi uan buca  e sprofondarci dentro!

 

---ANGOLINO AUTRICE---

Come promesso eccomi qui!

Spero tanto che questo nuovo  chappy vi piaccia ^.^

Mi raccomando, commentate in tante ^.^

BESOS!!!!!!!!!!!!!

 

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Capitolo 8
*** Ancora una prova ***


7

amylee:  Grazie 1000! ^.^ Spero tu possa dire lo stesso di questo nuovo chappy! BESOS!!!!!

Rein94:  XDXDXD figurati, lo faccio spessissimo anche io…mi annoio e spulcio tutto il sito quando non voglio studiare e l’ispirazione c’è ma non scrivo perché sennò se inizio non finisco più e addio compiti ç_ç…davvero ti piace Batticuore notturno? ^-^ Sono contentissima! A giorni, salvo imprevisti dovrei aggiornarlo!!!^-^ Figurati  e felice che ti piaccia questa fic!!! BESOS!!!!!

kimi_92: *me fischietta con la coscienza sporca*…eh…il prof del titolo è BIPPPPPP….e Maxwell BIPPPPPPP e il cugino…BIPPPPP, no asp…lo capisci in questo chappy ^.^ Felicssima che le storia ti piaccia…mi sa che ho calcato un po’ la mano sull’impatto iniziale…ma adesso risolverò…come si vedrà adesso e soprattutto dall’ottavo chappy in poi! Scusa gli errori, cercherò di diminuirli! ^-^ BESOS!!!!!!!!!!

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7. Ancora un prova

 

POV LOUREN

 

<< Ho i bracci che mi stanno per scoppiare! >> si lamenta Trevor, sommerso da mille borse e pacchi.

Avete presente i facchini che portano mille cose alle donne in carriera nei film Hollywoodiani?

Ecco, penso che rendiamo esattamente la stessa immagine sia io che Trevor.

Gli faccio la linguaccia serena.

Gli vado lateralmente e gli tasto i muscoli del braccio, in perfetto sforzo.

Valuto attenta.

Sento il suo sguardo su di me.

Gli sorrido smagliante.

<< Sono tutte scuse! I muscoli ce li hai, almeno che non ti faccia di steroidi! >> lo prendo in giro e gli corro davanti saltellando e mettendomi dall’altro lato.

<< Ci mancherebbe! Sono tutti veri! Frutto di anni di palestra >>.

Poi si sporge verso di me e mi tasta un braccio.

Ma allora ne aveva ancora di libertà per portarmi un'altra borsa!

Alzo un sopracciglio contattando ciò.

<< Non ho mica delle gambe di gallina come te al posto dei bracci! >> .

Lo guardo a bocca aperta.

<< Ha parlato mister pancetta! >> e gli tasto i perfetti addominali.

Mannaggia! Sono a corto di prese di giro!

Fisicamente non pecca di nulla!

<< Certo come no. Adesso gli addominali scolpiti si chiamano pancia >>.

Mentre avanza a lunghe falcate come di suo solito, si gira verso di me e mi sorride.

<< A corto di prese di giro? >> commenta esultante.

Gli sorrido maligna.

<< Affatto, prima donna >> e guardo avanti, ma dopo qualche passo mi accorgo di non averlo più di fianco.

Mi giro indietro.

Lo vedo fermo con la bocca storta in una smorfia.

<< Prima donna? >> lo sento dire.

<< Si, sei pieno come una prima donna e sculetti pure, più chiaro di così! >> e riprendo a camminare verso il parcheggio.

Ad un tratto mi sento sollevare e prendere a mo di sacco di patate e lancio un urletto sorpresa facendo girare i passanti curiosi.

<< Questa me la paghi! Te la faccio vedere io chi è la prima donna! >> e inizia a camminare tranquillamente sul marciapiede con tutte le borse da una parte, l’una dentro l’altra e dall’altra io a testa in giù, sulla sua spalla sinistra con lui che mi tiene per il fianco.

<< Lasciami! Fammi scendere! >> gli urlo quasi.

Vedo che tutti ci guardano: chi perplessamente, chi ridacchiando, chi dandosi delle gomitate tra amici.

Voglio scavarmi uan buca  e sprofondarci dentro.

<< Mi fai scendere? Ci stanno guardando tutti! >> gli chiedo ad un tono molto più basso.

<< Manco per idea, ci dovevi pensare prima! >> e tranquillamente prosegue per il marciapiede.

Tiro arrabbiata uno scappellotto alla sua schiena e fisso l’asfalto che scorre sotto di me.

Beh, ormai il danno è fatto! Tanto vale continuare, no?

<< E meno male che ti scoppiavano le braccia a portare i pacchi e le borse! Sei uno scansa fatiche che si lamenta come una donna >>.

Nulla,non mi risponde nemmeno.

Fa il finto tonto eh?

Poi noto una cosa, nel suo camminare, che non avevo mai notato seriamente.

<< E per di più sculetti come una donna! >> dopo questa lo sento agitarsi.

D’un tratto mi ritrovo a testa ingiù quasi a terra.

Mi ha calato ancora più giù!

<< Vediamo se con questo ti raddrizzo! >> e continua a camminare.

Mentre sto per dar sfogo alla mia arrabbiatura, quando mi accorgo di una cosa a cui non avevo dato peso.

La gonna.

Faccio forza sulle braccia  me la tocco.

Fiu…mi ci ha tenuto il braccio, sai che figura a fare vedere a tutti le mutandine?

Sospiro più tranquilla e prendo un fiato per riprendere da dove avevo interrotto.    

<< Trevor!!! Smettila, dai! >> ritento.

Lo sento fermarsi e ritirami prima su, poi posarmi davanti a lui.

Lo guardo rossa in viso.

<< Questa me la paghi! >> e infilo in macchina, notando che siamo arrivati alla nostra destinazione.

 In risposta lo sento ridere e rispondermi.

<< Questo dovrei dirlo io! >>.

Poi finisce di sistemare tutta la roba nel bagagliaio e mi raggiunge al posto di guida e si gira verso di me.

Io lo guardo imbronciata.

Dopo poco scoppiamo a ridere assieme.

<< Che figura! >> e mi copro il viso.

<< Però è stato divertente! >> e mette in moto la macchina.

<< Per te forse – faccio un attimo di pausa, pensandoci su – Ok, è stato divertente >>.

Sento che mi sposta le mani dal volto.

<< Certo che però un bacino me lo potresti anche dare! Ti ho portato tutte quelle cianfrusaglie! >>.

<< Mi sa che tra la zia e Klaus ti sei fato condizionare >> e scuoto la testa sconsolata.

Lo vedo poi guardare avanti e fare retromarcia girandosi indietro, mentre esce dal parcheggio.

<< Comunque potremmo,no? Dopotutto non siamo cugini…>> e fissa la strada guidando e richiudendosi in un silenzio pieno di significato.

Che cos’è questa novità?

E perché tira di nuovo in ballo questa storia?

Lo so benissimo che non siamo realmente cugini, ma perché si auto infligge dolore?

Che sia masochista come me a volte?

Fisso il finestrino rattristata.

<< Per me sei Trevor, il mio migliore amico, il mio cugino, il mio confidente e pure il mio facchino preferito, anche se le tue prestazioni lasciano a desiderare! Eh! >> gli faccio un buffetto alla guancia perfettamente rasata.

Lo vedo sorridere davanti  e prendermi la mano e farmi un buffetto sulla guancia, senza distogliere gli occhi dalla strada.

<< Ti voglio bene, anche se sei una sfruttatrice porta pacchi e una gran rompiscatole >>.

<< Anche io ti voglio bene anche se ti comporti da prima donna! >> e mi lascia la mano per aumentare i giri dell’auto.

Accendo la radio e mi sintonizzo sulla mia stazione preferita.

<< Allora andiamo dagli zii? >> mi chiede serio.

Assentisco e chiudo gli occhi, abbandonandomi al seggiolino.

<< Siamo arrivati…>>.

Li riapro tesa.

Los entro scendere e venire ad aprirmi la portiera e guardarmi serio.

<< Ce la puoi fare >> e mi tende una mano.

La prendo e scendo, e sempre mano nella mano ci dirigiamo al cimitero.

Quando mi ritrovo davanti ai due forni, davanti alle foto sorridenti di mamma e papà mi sento quasi svenire.

Un conto e rendersi conto ceh sono morti materialmente , non avendoli più accanto, un conto è avere la prova schiacciante davanti agli occhi.

Sai benissimo che sono morti, ma non realizzi veramente pienamente tutto ciò, perché pensi che non vedendo le loro tombe tu possa far finta che nulla sia successo e che tutto sia come prima.

E’ una negazione della realtà.

Un errore.

Non si può vivere a lungo così.

Non si può vivere nella negazione della realtà dei fatti anche se fa male.

Tanto.

Osservo le lastre in marmo bianco, le lettere dei loro nomi, le date di nascita e morte.

Faccio un passo avanti e le sfioro delicatamente, come per accertarmi che tutto sia reale.

Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo.

All’improvviso sento Trevor dietro di me che mi abbraccia.

<< Ti va se annaffiamo questi bellissimi fiori? >> mi propone.

Acconsento e con lui mi avvio alla cannella poco distante con una tanica da lui procuratami sul momento.

Mentre riempo il fondo della tanica noto che le mani mi tremano.

Trevor mi si affianca, accortosi della medesima cosa e mi aiuta.

Poi assieme, leviamo i fiori dai contenitori e leviamo la poca acqua presente e gliene mettiamo fresca.

Poi munitosi di coltello Trevor toglie le escrescenze vecchie e non necessarie ai fiori.

Mi avvicino e  gli do una mano.

Sorrido nel vedere i fiori.

Camelie per mamma, le sue preferite miste ad altri fiori che non conosco.

Mentre nel mazzo di papà ci sono dei tulipani e  altro.

Non mi sono mai interessata ai fiori.

Mamma e papà si, ed è proprio per questa loro passione che si sono conosciuti.

Rimetto apposto i fiori e osservo il nostro lavoro.

Ora va meglio.

Mi metto a sedere lì davanti, su una panchina messa apposta e aspetto che il mio facchino ritorni.

Osservo nostalgica e affamata di particolari quelle foto.

Sono di gualche mese fa.

Le avevamo fatte nel nostro viaggio a Praga.

Bellissimo e indimenticabile come tutti i viaggi fatti assieme.

Eravamo una famiglia molto unita e affiatata.

Papà sorride tranquillo, ormai rassegnato alle mille foto che facevo, mentre mamma ride divertita.

Quanto mi mancano.

La storia del tempo è una grande baggianata.

Me lo sento, perché è impossibile che il dolore si affievolisca, come la mancanza e la nostalgia.

Sento accanto a me Trevor che si siede e mi appoggio ad una sua spalla inclinando il capo, e facendomi circondare da un suo braccio.

E rimaniamo così per non so quanto tempo, nella tranquillità del posto, circondati da una mareggiata di ricordi che vanno e  vengono, di fronte ai miei genitori che ci guardano felici…

 

 

***

Mi metto la camicia da notte a spalline strette color lilla che Trevor mi ha voluto regalare e indosso dei fantasmini.

Mi sciolgo i capelli e mi avvicino allo specchio a parete della mia stanza, mi siedo sullo sgabello e mi pettino accuratamente.

Non mi va di dormire in stanza da sola, quindi dormirò con i miei cuginetti.

Sorrido alla mia immagine riflessa.

Gli zii hanno pensato proprio a tutto.

Hanno messo in stanza dei due figli un altro letto per me, nel caso come questa sera non riuscissi a dormire da sola.

E’ stato davvero un bel gesto.

Anche lo zio era daccordissimo.

Beh certo…avrà pensato che sicuramente se accadesse il peggio, cioè che io e Trevor facessimo coppia, non si facesse nulla con Klaus.

Mi sa che lo zio si fa veramente troppi filmini in testa.

E mi sa anche che il più grande dei suoi figli abbia preso proprio da lui!

Quando raggiungo un immagine soddisfacente ripongo tutto e a passi furtivi e naturalmente scalza mi avvio verso la camera di Trevor  e Klaus.

La porta chiusa in legno massiccio che mi si presenta davanti la apro con cura, cercando di fare meno rumore possibile.

Entro e vi è oscurità eccetto per l’animaletto in plastica a forma di panda che illumina debolmente la stanza, di fianco al piccolo che dorme beatamente.

Mi dirigo furtivamente verso il piccolo, gli rimbocco le coperte e gli do un bacio in fronte, cercando di non svegliarlo.

Poi a passi sempre furtivi mi dirigo verso il terzo letto vuoto, passando di fianco ad un Trevor nel mondo dei sogni, ma non appena mi avvicino a rimboccare le coperte anche  a lui, lo vedo aprire gli occhi e tirarmi a se, cadendo sopra di lui.

Riesco a non urlare solo perché mi tappa con la mano la bocca.

Gli mordo un dito poco convinta.

<< Aih! >> lo sento mugolare nel buio.

<< Ben ti sta! Ma ti sembrano scherzi da fare? >> lo rimbecchetto e mi faccio spazio, posizionandomi tra la parete e lui.

Mi sdraio girandomi verso di lui, che sta comodamente a pancia in su, con le braccia sotto la testa.

<< Non ho saputo resistere …come mai qua? Non ti andava di dormire da sola? O morivi dalla voglia di sentirmi russare? >> mi chiede mentre distende un braccio e me lo mette sotto la testa a mo di cuscino.

Uhm…non male questi muscoli per cuscino.

<< Non mi andava di stare da sola >> mormoro cercando di non addormentarmi.

Devo ancora ritornare nel lettino di qua a fianco.

Non mi posso certo addormentare, sennò come spiego a zia e zio la situazione? Penseranno subito male!

<< Hai fatto bene, pulce. Sai a cosa sto pensando? >> mi incuriosisce.

<< Al colpo che gli si prenderà allo zio se ci trova addormentati così domani mattina? >> butto così, senza convinzione.

<< Oh no, quello no. A qualcosa di più sconvolgente – fa una pausa e cerca il mio sguardo nel buio – Pensavo a quando ci siamo conosciuti per la prima volta >> parla carico di affetto.

Sorrido al ricordo e socchiudo gli occhi.

Nella mente ritorno a tanti anni prima quando, un pallido bambino di sette anni, dagli spettinati capelli castani  e occhi verdi, si stagliava davanti a me spaurito e sulle sue, sulla neve del giardino di casa mia.

Ricordo la mia grande curiosità da classica bimba di sei anni, di fronte a tale novità.

Io sorridente e lui teso.

Mi ricordo di come sciolsi il ghiaccio!

Gli tirai da brava pestifera una pallata di neve, risi della sua sorpresa e dopo un momento di esitazione iniziammo a giocare a pallate di neve, e quando dovette andare via con gli zii ricordo che eravamo in lacrime entrambi disperati.

Quella era stata la prima volta che vedevo Trevor, il bambino adottato dagli zii una settimana prima.

Mi piacque subito.

Come non farsi piacere un bimbo tranquillo e timidino come lui.

<< Allora si che eri una chicca! Ora sei insopportabile Trev! >> sospiro affranta.

Lo sento tirarmi verso di sé con il braccio e iniziare a farmi il solletico alla pancia e ai fianchi, nel mentre io mi tappo la bocca per non svegliare Klaus o qualcun altro per le risa.

Poi preso coraggio trattengo il fiato e ribalto la situazione e sono io a fare il solletico a lui, ma pare non ne soffra allora mi fermo e così lui, tenendomi fermi i polsi.

<< Che c’è? >> mi chiede perplesso.

<< C’è che non soffri il solletico! Ecco cosa c’è! >> e mi imbroncio, liberandomi dalla sua presa leggera e incrociando le braccia offesa e rimettendomi sdraiata nel letto.

<< Mica sono una femminuccia! >> e mi prende una mano e  inizia a giocarci.

<< Giusto! Tu sei una prima donna! >> dico mezza addormentata.

<< Sei impossibile >> lo sento ribattere e girarsi verso di me.

<< Lo sai che stai proprio bene con questa camicia da notte? >> lo sento sussurrare al mio orecchio.

Sento il suo fiato caldo sul collo.

<< Ehi, dormi? >> mi friziona i capelli.

<< Uhm…>> mugugno e gli do le spalle e mi avvolgo nelle coperte.

Sento dei movimenti e poi lo sento abbracciami sotto le coperte ma ho troppo sonno per curarmene e pure per alzarmi e  fare due passi per raggiungere il letto vuoto dopo quello su cui sto dormendo.

 

SPOILER

Ma sono costretto ad allontanarmi all’improvviso quando sentiamo dei rumori.

Repentinamente, la prendo per mano e  la trascino nella prima porta che trovo e la richiudo.

Peggio o miglior posto non avrei mai potutto trovarlo, secondo i punti di vista.

Siamo nel peggior posto del mondo e nel più conosciuto, non ho parole per il mio tempismo e buona sorte.

Nello sgabuzzino delle scope.

<< Certo che hai un tempismo e un talento per scegliere certi posti…>> commenta divertita.

Alzo gli occhi al cielo e mi rigiro verso di lei.

 

---ANGOLINO AUTRICE---

Come promesso eccomi qui!

Spero tanto che questo nuovo  chappy vi piaccia ^.^

Mi raccomando, commentate in tante ^.^

BESOS!!!!!!!!!!!!!

 

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Capitolo 9
*** Verso la rimonta ***


8

Kimi_92: Preparati perché i primi scossoni arrivano adesso!!!! BESOS!!!!!!!

 

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8. Verso la rimonta

 

POV LOUREN

 

Mi sento scuotere leggermente per la spalla.

Mi giro verso il disturbatore e vedo che è il possessore del letto intento a cambiarsi.

Lo guardo tra le foschie del sonno.

<< Alzati dai, sennò facciamo tardi a scuola entrambi, su! >> lo guardo come se non avesse detto niente.

Mi metto a pancia in giù e mi copro la testa con il cuscino e mugugno in disaccordo.

E mi riaddormento.

Poi all’improvviso mi sento tirare via le coperte.

<< Avanti alzati, rubacoperte! >> e nel mentre mi leva pure il cuscino e mi solleva dal letto, ma io mi aggancio alla materassa e rimango in ginocchioni su di essa.

Poi la mollo e  mi metto seduta scompostamente e sbadiglio, stropicciandomi gli occhi.

<< Non sei il primo che me lo dice >> e sbadiglio ancora  sonoramente e mi stropiccio gli occhi con ancora addosso il sonno.

Scendo da letto e mi ritrovo il mio disturbatore personale guardarmi con una faccia strana.

<< Che c’è? >> e lo aggiro, gli do un bacino sulla guancia e mi dirigo verso camera mia a cambiarmi.

Non appena esco di stanza sento lo zio andare nella stanza dei figli, probabilmente per andare a svegliare il più piccolo.

A tempo, penso mentre corro al bagno per un velocissima doccia.

 

***

 

Sto seguendo compostamente la lezione, prendo appunti in silenzio e non disturbo la lezione.

Temo che al professor Keighton gli si stia per prendere male.

E’ tutta la lezione che mi fissa timorato e  via via sempre più sconcertato.

Sarà perché ancora non ho disturbato? O perché ancora non l’ho preso in giro davanti alla classe?

Non che me ne importi però…

<< Signorina Steerly, le dispiacerebbe seguire la mia lezione invece che distrarsi? >> tenta di vedere una mia reazione.

<< Mi scusi >> lo dico abbastanza forte da farmi sentire da tutti.

Ogni persona viva in questa stanza, mi sta osservando a bocca aperta.

Dopo poco anche il professore si riprende e continua la lezione.

In realtà stavo seguendo eccome, comunque, tanto per dargli una soddisfazione…

Sento il suono della campanella che scandisce la fine di questo supplizio.

Esco di classe correndo dall’altra parte dell’edificio, ma nel cortile mi fermo quando a un metro di distanza mi trovo davanti il professor Lewis – il professore di ginnastica – e il professor Clauser a chiacchierare vivacemente.

Lewis si accorge subito di me e mi sorride, mentre poco dopo Clauser lo imita.

Mi sento avvampare a guardare Lewis negli occhi, se penso al suo fazzoletto.

Porto una mano all’altezza della giacca in cui l’ho riposto questa mattina prima di uscire.

Rimango ancora lì impalata ad osservarlo indecisa.

Glielo rendo adesso? O magari dopo?

Mi mordo un labbro indecisa.

<< Buongiorno >> mi saluta il biondino.

Sento il mio cuore saltare un battito al pensiero che quella frase fosse tutta per me.

Ingoio a vuoto e ricambio incerta, sicuramente rossa in viso per poi scappare a lezione.

Che qualcuno mi dia un sacchetto e delle forbici!

Voglio mettermelo in testa e non togliermelo mai più!

Che figura!

 

 

POV MAXWELL

 

Rido rimproverando Gabriel.

<< Sei troppo severo con tuo fratello, dopotutto ha solo 19 anni, lascialo vivere e divertirsi !>>.

<< Parli bene tu che non hai una madre che ti sta col fiato sul collo come la mia, se non gli sto dietro >> risponde stressato da questa cosa.

Gli rido in faccia divertito.

<< Suvvia, ci siamo passati tutti! Fagli godere il successo con le donne! >> e gli do una pacca consolatrice alla spalla.

<< Certo lo capisco, ma non può, testuali parole di mia madre “Cambiare ragazza come ogni volta che si cambia la maglia”. Su questo non posso dargli torto. Ci va a letto e che sè visto sè visto >> spiega preso dal discorso, gesticolando ampliamente.

<< Beh…in effetti. Saranno gli ormoni >>.

Cavolo, deve essere proprio un ragazzaccio con la R maiuscola, se preoccupa pure Gabriel.

<< E la cosa peggiore che preoccupa mia madre è che tutte le sere si butta in una discoteca, abborda, le porta nella seconda casa che abbiamo qua, si diverte e per finire, il giorno dopo è talmente stanco che salta scuola e cazzeggia…>> finisce con cipiglio incavolato, incrociando le braccia al petto.

<< Ci hai parlato con questo eroe della patria? >> gli chiedo sempre più divertito.

Questo ragazzo lo devo conoscere, sai che spasso!

<< Mi ci sono finito il fiato e >>smetto di ascoltarlo non appena noto due occhi color cioccolato fissarmi.

Louren Steerly.

Le sorrido di rimando.

Pare che sia tornata a scuola, dopo due giorni di assenza, escludendo la domenica.

La vedo guardarmi impalata,e cincischiare sul posto, come volesse fare qualcosa, ma sta lì ferma e mi guarda rossa in volto.

La cosa si fa interessante.

Mi sembra diversa, a partire dal modo di vestire.

La squadro senza ritegno che qualcuno possa farci caso.

Pantaloni color ciliegia a sigaretta, camicetta immacolata, abbinata ad una giacchetta del medesimo colore e tessuto dei pantaloni.

Porta i capelli mossi, lasciati giù lungo le spalle, e decorati con un filo bianco, che riprende non solo la camicetta, ma anche le scarpette a bambola.

Ecco perché mi sembra più bassa!

Carina, molto.

Mi lascio in fine il pezzo meglio.

Gli occhi color cioccolato vivi, non smorti o adombrati come l’altro giorno, contornati da un leggero trucco e le labbra carnose rosate.

Quel lucidalabbra serve a tutto fuorché ad esaltarle le labbra, penso malizioso.

Poi un eloquente cozzo di Gabriel mi fa riprendere e torno più lucido, dandomi del pervertito.

Mai guardato un’alunna e incomincio ora?

Roba da pazzi.

<< Buongiorno >> la saluto non riuscendomene a stare zitto.

La vedo fissarmi per un attimo sorpresa, poi cerca più volte di dirmi qualcosa ma non ci riesce finchè non mi arriva alle orecchie un incerto “Buongiorno” molto apprezzato.

Poi all’improvviso si gira e scappa via, probabilmente alla prossima lezione.

Seguo la sua corsa interessato.

Uhm…sembra quasi che…

Si, ne sono sicuro.

Sculetta!

Bella visione…

<< Ma la vuoi smettere? >> il rimprovero e la gomitata che mi lancia il mio collega offeso, mi fa riavere dai miei pensieri interrompendoli.

Molto piacevoli.

Quando registro questa cosa, non posso fare a meno di darmi dello stupido al pensiero di Louren rossa.

Causato molto probabilmente dal mio sorriso o dalla mai presenza.

Sorrido smagliante, senza accorgermene.

<< Sono contento che ogni cosa che io dica ti faccia ridere! >> detto ciò Gabriel mi lascia solo in cortile.

Alzo gli occhi al cielo.

Solo perché mi sono distratto un attimo a ciò che diceva, vorrei vedere lui al posto mio.

No, un momento.

E se? No, ma che idee ridicole mi vengono in mente…

Solo io posso avere una mente così depravata e vedere cose inesistenti, si.

Mi devo essere assolutamente sbagliato.

Anche se per un momento Gabriel mi è sembrato geloso delle attenzioni che io davo a Louren.

Nah! Che vado a pensare.

Concluso ciò mi avvio alla mia seguente lezione.

 

***

Chiudo l’armadietto a chiave e mi dirigo a passo sostenuto verso la mensa.

Ho un certo languorino in effetti…

Salgo gli scalini, pensando che dopo queste due rampe di scale, qualcosa di più sostanzioso oltre ad un primo potrei permettermelo.

Magari faccio uan corsetta in tapirulan prima di cenare questa sera.

Sorrido divertito pensando a ciò.

E io che quasi dieci anni fa pensavo di essere già finito, nella mia carriera di modello!

Tu pensa un po’!

Tutti da giovane a terrorizzarmi che passati i 25 non avrei trovato più lavoro nel campo e mi avrebbero riciclato, per un'altra emergente promessa.

Tze! Alla loro faccia.

Ho 32 anni e ho ancora parecchi contratti che mi capitano tra le mani!

Non faccio in tempo ad aprire la porta della mensa, che qualcuno mi viene addosso.

Quell’ombra in movimento rimbalza su di me, ma prima che possa solo cadere all’indietro l’afferro pronto.

<< Ehi attenta >> vorrei dire a quella ragazza che sto abbracciando, ma la frase mi muore sulle labbra vedendo chi sia.

Louren.

La vedo guardarmi sorpresa e a bocca aperta, poi si riprende, mi lancia un mormorio di scuse e scende frettolosa le scale, per dirigersi verso il retro della scuola.

Osservo perplesso la sua corsa, poi mi riprendo con uno scossone ed entro in mensa, prendo un panino e le corro dietro.

Beh, mi sa che questa sarà il tapirulan non servirà!

Non capisco più nulla.

La mia testa va per conto suo, idem le gambe, che non mi rispondono più.

Meglio la testa e le gambe, che altro.

Faccio una smorfia divertito.

Ma possibile che non riesca a stare serio nemmeno due secondi?

Poi la vedo, eccola lì.

La vedo svoltare verso le gradinate del campo da Rugby.

Le vado dietro e la trovo lì, seduta compostamente con la cartella al seguito, di fianco a lei, sugli spalti.

Ha lo sguardo perso nel campo.

La ammiro come uno scemo.

Beh, lo sono quindi…ne approfitto, no?

Mi avvicino silenzioso,e le siedo dalla parte libera e solo adesso si accorge di me.

La vedo boccheggiare stupita.

<< Amante dei pranzi all’aperto o dei cambi da rugby deserti? >> le chiedo senza pensarci, dandomi dell’idiota da solo.

Ma dove è andato a finire il mio repertorio da conquista?

Oh cazzo, questa che ho pensato è bella grossa.

Cavolo, sono proprio senza remore.

Ho 32 anni,e penso come uno di 19.

Adesso che ci penso, ma lei quanti anni ha?

Fa il terzo anno, anche se si è trasferita già a anno scolastico inoltrato quindi…

17

Porca miseria!

Potessi, mi darei un pugno da solo, per vedere se rinsavisco.

<< Diciamo che mi piace la tranquillità >> risponde dopo un’infinità di tempo.

<< Allora siamo in due >> e le sorrido a pesce lesso.

La vedo arrossire e guardare il panino tra le mani.

<< Grazie…>> mormora guardandomi negli occhi.

Occhi ammaliatori.

<< Di nulla, ma grazie per cosa? >> non smetto di guardarla negli occhi, così fa anche lei.

<< Grazie per quello che mi ha detto qualche giorno fa…mi ha dato da pensare e mi sono presa il mio tempo…grazie >> e con un po’ di incertezza mentre parla scarta il panino e  inizia a mangiarlo, tra un boccone l’altro mi racconta tutto quello che è avvenuto dopo.

Io la imito e mangio assieme a lei.

Sembrerà una cosa assurda ma, non ci conosciamo eppure lei si confida con me, e mi parla come se mi conoscesse da tempo.

Mi piace questa cosa.

Da una certa intimità, ma anche fiducia.

Quando finisce restiamo un attimo in silenzio, ma non è uno assordante o peso, anzi, uno di quelli giusti.

Appoggio la schiena alle gradinate e distendo le mie lunghe gambe su quelle di sotto.

<< Questo vuolesi dimostrare che io ho sempre ragione >> e le faccio l’occhiolino.

La sento ridere tranquilla e leggera.

E’ davvero carina così, ed ha davvero una bella risata, anche se un po’ fioca, forse per le troppe lacrime di questi giorni.

<< Che pallone gonfiato che sei! >> mi prende in giro, e mi da del tu come le avevo chiesto.

<< Sempre impertinente rimani! >> ribatto anche io divertito.

<< Oh, e ancora non hai visto niente >> mi prepara quella ragazzaccia.

Mi sporgo verso di lei e le spettino i capelli, con una di quelle grandi manone che mi ritrovo.

Potrebbe essere mia figlia.

Scaccio subito quello stupido pensiero, e mi concentro sulla sua faccia imbronciata , mentre tenta di risistemarsi il nastro che le ho volutamente levato.

Nell’osservare quel nastro, mi viene da sorridere dispettoso, come non so da quanto tempo non facevo.

Con una mossa veloce lo afferro e mi alzo, scendendo rapidamente qualche scalino, mentre la vedo guardarmi con una faccia sconcertata, nonché sorpresa!

<< Ridammelo! >> la vedo alzarsi sul posto.

Le regalo uan smorfietta di tutto dire.

<< Vieni a prenderlo! >> e mi faccio rincorrere per tutto il campo.

Non so come ma ci ritroviamo negli spogliatoi dei giocatori, l’uno a pochi centimetri dall’altro.

<< Ti fidi di me ? >> le chiedo soffiandole in viso.

La vedo guardarmi con due occhioni immensi e bellissimi.

<< Si, anche se non so il perché…>> lo dice, sempre con quelle guance così rosse…

Quando sento che un qualcosa dentro di me mi spinge verso le sue labbra, lo lascio fare, scacciando via la razionalità dalla mia mente, avvicinandomi sempre più a quelle labbra piene, con ancora un po’ del residuo di quel lips, che da appena visto, ho avuto subito la voglia di levarglielo a  suon di morsi.

Ma sono costretto ad allontanarmi all’improvviso quando sentiamo dei rumori.

Repentinamente, la prendo per mano e  la trascino nella prima porta che trovo e la richiudo.

Peggio o miglior posto non avrei mai ipotutto trovarlo, secondo i punti di vista.

Siamo nel peggior posto del mondo e nel più conosciuto, non ho parole per il mio tempismo e buona sorte.

Siamo nelle sgabuzzino delle scope.

Intanto sento il suo respiro agitato pari al mio, con lei schiacciata tra il muro e la mia schiena.

Mentre io ascolto i rumori dall’altra parte, cerco di non fare rumore con uno spazzolone di troppo.

Sento dall’altra parte smanettare, poi mi accorgo che verso l’interno c’è una chiave e senza fare più rumore del necessario ci chiudo dentro.

Nel buio del microscopico ambiente mi rigiro.

La sento ancorarsi immediatamente al mio petto e appoggiare la testa sul mio busto, all’altezza del cuore.

Sarò nella situazione più imbarazzante e ridicola di questo mondo, ma non mi era mai capitato di stare così dannatamente bene!

Sento ancora smanettare dall’altra parte e qualcuno forzare la porta e inveire contro quest’ultima.

Poi andarsene alla ricerca della chiave che tengo in mano.

<< Se ne andato, dobbiamo fare veloci o ritornerà presto >> la avverto, più timoroso per lei che per me.

Di questo lavoro non me ne frega assolutamente niente , ma della reputazione di questo scricciolo minorenne si.

<< Certo che hai un tempismo e un talento per scegliere certi posti…>> commenta divertita.

Alzo gli occhi al cielo e mi rigiro e apro, allontanando così quelle mani calde e morbide.

Esco e con me lei, senza prendere fiato la trascino fuori,e la porto verso un posto appartato verso il retro della scuola.

Solo lì tiro un sospiro di sollievo e mi metto a sedere pesantemente a terra.

<< C’è mancato poco >> mormoro più a me stesso che a lei.

<< Paura? >> mi chiede spensierata, pensando certamente per il motivo sbagliato.

<< Certo, pensa un po’ che bella reputazione ti saresti fatta >> ribatto serio.

<< Perché, se ne è già fatte molte nello sgabuzzino o negli spogliatoi dei rugbisti? >> la guardo sinceramente colpito.

La vedo guardarmi seria anche lei, e non maliziosa come avrei pensato.

<< Ci mancherebbe! Mai capitata una situazione del genere, e per tua informazione lo faccio in posti comodi e con maggiorenni >> faccio una pausa e ribadisco << Molto maggiorenni! >> per farle capire che non sono certo un ninfomane.

Ripensandoci, da ragazzo ero un po’ come Faust, il fratello minore di Gabriel, soprattutto nei primi anni della mia giovanissima carriera da modello, poi con l’età mi son dato una giusta regolata.

<< Meglio così >> la sento rispondere fredda.

Alzo gli occhi su di lei e la guardo serio.

Mentre i miei occhi si fondono nei suoi, all’improvviso si abbassa e mi da un bacio su una guancia e se ne va verso l’entrata dell’edificio scolastico.

Quando mi riprendo da quel gesto inatteso, mi accorgo che la campanella è suonata e come lei devo andare a fare il mio dovere.

Lei di studentessa e io di insegnate.

 

***

 

POV LOUREN

 

Non ho mai provato delle emozioni tanto intense e tutte insieme come prima.

E’ stata una cosa pazzesca!

E nello sgabuzzino?!

E poi, come mi è saltato in mente di dargli un bacio sulla guancia?!

Mi porto le mani al volto imbarazzata.

Di fronte a lui ho cercato di non svenire né di fargli vedere cosa mi agitava dentro, però se penso a come mi sono comportata in palestra, prima…

 

INIZIO FLASH BACK

 

Mi cambio come un razzo e  vado nello spogliatoio/stanza dei prof di educazione fisica.

Non busso nemmeno e entro.

Chiudo la porta e gli sorrido sincera, mentre il cuore mi batte come un tamburo africano.

<< Ehilà…>> mi saluta, mentre lo vedo cercare un qualcosa ovunque,e spostare ogni cosa.

Porta anche una mano a frizionarsi i capelli biondi, per poi passarsela sotto il mento e grattarsi quel pizzetto assolutamente sexy.

Tum tum tum.

Ormai non ci faccio più caso ai pensieri adolescenziali della mia mente.

Era da così tanto che non mi sentivo libera e leggera…

Devo guardare al futuro davanti a me e non al passato.

Solo felicità e sogni, niente dolore né tristezza, mi ricordo risoluta.

<< Cosa cerchi? >> gli chiedo curiosa avvicinandomi, facendolo voltare di scatto.

Si è fermato.

Non si era forse accorto che ero io.

<< Niente di importante >> e mi sorride in quel modo così…così…

Ma siamo sicuri che non sia un modello della rivista di Jack?!

Ok, respira e inspira.

Fermi ormoni. Stop! Parar!Arrêter!

Mi si avvicina e una vampata del suo profumo mi circonda, per non parlare di quella del suo dopobarba, quando avvicina il suo volto al mio.

Quegli occhi…

Bellissimi.

Ridenti.

Giocosi.

Indomabili.

<< Mettiti una mano nella tasca destra dietro dei jeans…>> gli suggerisco incantata da quella visione cerulea.

Grigi, bellissimi.

Non avevo mai visto degli occhi grigi, tanto meno così belli.

Lo vedo guardarmi perplesso ma eseguire.

Sorrido alla sua sorpresa, nel trovarsi in mano il fazzoletto che mi aveva prestato.

<< Te l’ ho lavato, poi prima nello sgabuzzino te l’ho riposto lì, sennò me lo dimenticavo di rendertelo >> spiego rossa in volto al pensiero di quello che stia pensando.

Mi sorride smagliante, storcendo la bocca verso un lato.

Lo vedo da come mi guarda.

Ha capito il mio imbarazzo.

Fate uno più uno, forza.

Fazzoletto + tasca jeans = toccato involontariamente fondoschiena del prof.

Sento in testa come un applauso alla gaffè, nell’arrossire.

<< Grazie, ma non dovevi >> m ringrazia invece di fare qualche battutina a cui mi stavo preparando, per poi sprofondare nell’imbarazzo.

<< Nulla >> cincischio un po’ mentre mi guardo i piedi, molto interessata.

Sento che si sta avvicinando,si sporge verso di me, con un qualcosa da dirmi ma viene interrotto da delle voci degli altri alunni e li raggiungiamo con molta discrezione.

 

FINE FLASH BACK

 

Caspita…che giornata intensa.

<< Ma mi stai ascoltando Louren? >> mi sento riprendere.

Mi giro verso Clauser chiedendogli scusa, mentre mi guarda di pessimo umore e con le braccia incrociate al petto.

<< Lasciamo perdere che oggi non è giornata >> e lo vedo chiudere i volumi,e  tirare fuori accendino e sigaretta.

Lo guardo in  silenzio mentre fuma.

<< Il fumo fa male >> lo rimprovero gentilmente.

<< Anche bere e drogarsi >> mi ribatte severo.

Rimaniamo in silenzio, mentre mi guarda scuro in volto.

<< Sei arrabbiato con me? >> gli chiedo in certa.

<< No >> è la sua secca risposta.

Il fumo mi arriva alle narici e tossisco involontariamente.

Lo vedo spostarsi e fissarmi dalla cattedra a cui sta appoggiato.

Mi sento come un insetto da laboratorio.

Quello sguardo mi sta facendo passare tutto ciò di bello e  esaltante mi era successo durante la giornata.

Rimetto nel mentre a posto la mia roba e lo guardo curiosa.

Non posso fare a meno di notare le differenze che ci sono tra lui e  Max.

Oh, beh sapete…oltre che a chiamarlo per nome mi ha dato il permesso di chiamarlo addirittura per diminutivo.

Arrossisco a tale pensiero.

Vedo il mio professore personale guardarmi di sottecchi e più neutrale.

Uno moro e l’altro biondo.

Uno dagli occhi turchesi e uno grigi.

Entrambi alti e palestrati, ma Max lo è molto di più in entrambi i campi.

Il biondo è divertente e sempre allegro e sorridente, mentre il moro sempre troppo calibrato e preciso.

Un tipo che non si lascia andare facilmente,e  a parer mio se lo fa, beh…lo fa con stile.

Un po’ come lo era papà.

Sorrido dentro nostalgica a quel ricordo, ma per nulla triste.

<< Vedo che ti sei ripresa. Me lo hanno fatto notare anche gli altri insegnanti pensando fosse merito mio – fa una pausa e mi guarda attento – ma non lo è >> conclude serafico.

<< Avevo bisogno di un po’ di tempo per me e rimettere a posto le idee >> chiudo lì il discorso.

Solo perché mi sto riprendendo non vuol dire certo che mi fidi cecamente di tutti, tranne che di Maxwell.

E’ dalla prima volta che gli ho lanciato un occhiata…che mi ha dato quella sicurezza speciale…

<< Capisco, e chi è stato? Mi vorrei congratulare con lui >> e mi accenna un sorriso, che ancora in tutto il giorno  non avevo ancora visto.

Rispondo senza pensarci, ancora con l’immagine di Max in testa.

<< Il professor Lewis >>.

Sento lo scalpiccio dei suoi passi pesanti rimbombare nell’aula e torno al presente.

Lo vedo prendere un'altra sigaretta dal pacchetto e accendersela con stizza.

Non faccio nemmeno in tempo ad aprire bocca per tormentarlo con il discorso che “il fumo fa male”, quando mi sputa in faccio una frase davvero cattiva, che da lui proprio non mi sarei aspettata.

<< Sta tranquilla. Di certo non morirò prematuramente come i tuoi genitori! >> tempo di dirlo, che mi salgono le lacrime agli occhi.

Prendo immediatamente la cartella, e senza guardarlo né girarmi ai suoi richiami, esco dall’aula e corro via.

Lontano da lui e dalla sua cattiveria.

Non mi soffermo nemmeno quando vado addosso a qualcuno.

Non chiedo scusa, non guardo nemmeno chi sia, corro via e basta.

Con il mio cuore che piange di nuovo.

 

Spoiler

Mentre sto per uscire dalla classe, me lo ritrovo di nuovo trai piedi.

<< Scansati >> lo incito di levarsi dalla porta quasi ringhiando.

<< Stava piangendo >>.

Alzo gli occhi al cielo, mentre ribatto.

<< Vuoi una laurea per questa tu acuta osservazione? >> lo provoco, ma nel mentre mi arriva un destro niente male.

 

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Capitolo 10
*** Verde di gelosia ***


Rein94: *ç* grazie 1000 a te che leggi

 

Rein94: *ç* grazie 1000 a te che leggi! ^.^ nulla tranquilla, succede !!! BESOS!!!

 

 FlowerChild : grazie 1000 per aver letto! ^.^ *me vorrebbe conoscere il neurone lungi minate* lo trovo molto sveglio quel bel neurone tesora! Si vedrà, un po’ di pazienza!! ^.^ e la tua curiosità verrà soddisfatta! ^.^ BESOS!!!

 

 XXX_Ice_Princess_XXX:  grazie 1000! ^.^ si, Max è l’abbreviazione di Maxwell, beh per sapere di chi è innamorata…lo vedrai…XP anche abbastanza presto…BESOS!!!

 

 kimi_92: spero che la tua curiosità possa essere soddisfatta con questo chappy ^.^ BESOS!!!

 

BUONA LETTURA E SCUSATE IL RITARDO

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9. Verde di gelosia

 

POV GABRIEL

 

<< Sta tranquilla. Di certo non morirò prematuramente come i tuoi genitori! >> appena finisco di parlare me ne pento subito.

Come ho fatto ad essere così insensibile?

La vedo bloccarsi e iniziare a piangere, poi scappare via, portando con se le sue cose.

Rimango un attimo interdetto a quelle lacrime registrando crudamente, che se piange è solo colpa mia e della mia linguaccia.

Poi mi riprendo e le corro dietro, ma è troppo veloce.

Non si ferma nemmeno quando dopo la prima rampa va a sbattere contro di lui.

Maxwell.

Lo vedo fissarci e  rimanere sorpreso a vederla in lacrime.

Me ne sbatto altamente di lui, e gli vado dietro chiamandola.

Ma vengo bloccato da una presa ferrea nel cortile della scuola, ormai vuoto da ore.

Mi giro contro chi penso che sia e lo fisso incazzato nero.

<< Che diavolo è successo? >> mi chiede serio.

<< Non sono affari che ti riguardano >> gli sputo in faccia questa frase nel modo più feroce che posso e con la sola voglia di staccargli la mascella, ma mi trattengo e mi libero dalla sua presa tornando in aula a prendere la giacca e levarmi di torno.

Mentre sto per uscire dalla classe, me lo ritrovo di nuovo trai piedi.

<< Scansati >> lo incito di levarsi dalla porta quasi ringhiando.

<< Stava piangendo >> afferma nuovamente con la faccia insolitamente seria.

Alzo gli occhi al cielo, mentre ribatto nella sua direzione.

<< Vuoi una laurea per questa tu acuta osservazione? >> lo provoco, ma nel mentre mi arriva un destro niente male.

Mi fa perdere l’equilibrio  e indietreggio scompostamente, ma non cado riprendendomi con qualche passo incerto, poi vado alla carica nel sentirmi il sangue in bocca.

Tempo tre secondi e  siamo già a fare a botte a terra e tra una steccata e l’altra, ci urliamo contro.

<< Bastardo! >>

<< Figlio di buona donna! >>.

<< Cane! >>.

<< Illuso! >>

E continuiamo così, fino a  quando ci fermiamo allo squillare del telefono.

Ho il fiatone e alcune parti del corpo proprio non me le sento.

Lo vedo rispondere al cellulare e abbaiare una risposta.

<<  Ora devo andare, ma non è finita qui >> mi minaccia e si rialza andandosene via, mentre io raccatto la giacca a terra e la scuoto malconcio.

Figlio di puttana!

L’ho capito sai che la mia alunna ti piace.

Tzè, me ne sono accorto eccome di come la guarda.

Poi quel tono che usava preoccupato e incavolato nero per sapere cosa avevo fatto.

Fanculo.

Ancora arrabbiato con il mondo intero, mi dirigo alla macchina, sempre più sicuro e certo che forse, quella mocciosetta mi è forse più cara di quel che credessi.

 

***GIORNO DOPO***

 

Tic. Tic. Tic.

Blocco lo stupido gioco antistress, smettendo di sbattere la punta della penna chiusa sul banco.

Fisso di pessimo umore fuori dalla finestra, mentre sento che il braccio con cui mi sto appoggiando la testa si sta per informicolare.

Non ci do peso e penso che peggio di così non possa andare.

E’ tutto il giorno che cerco di parlarle, ma mi evita continuamente.

Scappa,e  io non riesco a starle dietro.

Prima mi frega nel fermarsi a  parlare con il professore di trigonometria, poi la seconda volta si è nascosta tra il suo gruppo di amiche e infine, quando ero quasi alla meta che mi succede?

Vengo fermato da quattro del primo anno che frequentano fisica con me e cincischiano cose senza senso, pur di catturare la mia attenzione e lei ne ha approfittato per filarsela!

Ma porca miseria!

Lascio uscire dalla mia bocca chiusa in una smorfia un ringhio gruttale.

E ora, quando dovremmo avere lezione non c’è.

Non che pensassi seriamente che sarebbe venuta a lezione dopo quello che gli avevo detto, soprattutto dopo che era tutto il giorno che mi ha evitato.

Però una piccola speranza…un piccolo lume c’era.

Ringhio nuovamente insofferente.

Io e la mia stupida linguaccia e che Maxwell sia dannato!

Mi alzo strusciando pesantemente la sedia, prendo la giacca e me la infilo con modo stizzoso e esco a lunghe e pesanti falcate verso l’uscita della scuola.

Mentre sto uscendo verso l’entrata della scuola, mi ricordo che la macchina l’ho messa sul retro, quindi prendo e  rigiro su me stesso e mi dirigo dalla parte opposta e passo per il cortile, sto per girare l’ennesimo muro, dove ci sono le scale anti incendio di emergenza ma una frase mi blocca.

<< Se rifà una cosa del genere dimmelo >>.

Riconosco immediatamente la voce.

Maxwell.

Poi sento un singhiozzo e un flebile ringraziamento.

Louren.

Poi sento dei fruscii e mi sporgo leggermente e con cautela, per non farmi cogliere in flagrante.

Sento gelarmi in sangue nelle vene e montarmi una rabbia mai provata prima.

Maxwell che abbraccia la mia alunna, mentre lei gli piange sulla spalla e lo stringe a sua volta.

Sento che sto per avanzare verso i due e dividerli, quando vedo lui dargli un bacio in fronte e accarezzargli la schiena, ma uno scambio di battute mi blocca ancora una volta.

<< Mi sa che hai ancora bisogno di questo – le porge un fazzoletto credo, lei lo prende sorridendogli – Lo puoi tenere >>.

Si guardano negli occhi e  lei lo riabbraccia.

<< Ora ho la scusa per venirti di nuovo a cercarti e farmi ritrascinare nello sgabuzzino… >>.

Poi li sento ridere e mi allontano ripercorrendo i miei passi, fuggendo da quella scena da libro cuore.

Un milione di domande mi invade la testa, ma solo una è quella che mi preme di più.

Come cazzo è possibile che siano già a quel punto?!

Lo sgabuzzino…

Mi mordo a forza le labbra per non urlare una bestemmia e mandare al diavolo quel biondino dei miei stivali.

Se solo mi capita tra le mani…

Sbam!

<< Lo ammazzo! >> finisco il pensiero a voce alta mentre chiudo la portiera della mia auto con stizza.

Accendo con rabbia l’auto, e con uno scatto brusco levo il freno  a mano e con la più salutare e giusta delle idee che mi siano mai venute in mente, mi dirigo verso casa.

 

***POMERIGGIO DEL GIORNO SEGUENTE***

Mi sistemo meglio il cuscino sotto la testa, cercando di vedere il lato migliore dell’essermi preso due giorni di ferie.

Gli do qualche colpo e riprendo dal punto in cui stavo leggendo il libro.

Lo stesso rigo che sto cercando di leggere da più di due ore.

Sgabuzzino.

Buio.

E un mondo di cose da farci.

Non riesco a smettere di pensare e rivedere quella scena di ieri pomeriggio, e tanto meno quello che si sono detti.

Ma perché!

Ma come è possibile che lei lo abbracci e ci abbia così tanta confidenza, se con me e gli altri ci tiene sempre a grande distanza?

Cosa cavolo non ho che ha Maxwell? Cosa?

Digrigno i denti.

Sono spigliato e divertente, simpatico e fisicato, certo non quanto lui.

Per me è tutto gonfiato…

Chiudo stizzito il libro e lo poggio sul tavolo davanti al divano su cui sono sdraiato.

Mi rialzo e mi piego in avanti mettendo i gomiti sulle coscie, mi porto alle mani i capelli.

Che casino!

Dopo non so quanto mi alzo velocemente e prendendo la mia inseparabile giacca, esco di casa per una lunga passeggiata.

I negozzi mi scorrono davanti agli occhi, ma non ci faccio assolutamente caso.

Distrattamente giro per andare verso il grande parco di questa città.

Adoro i parchi.

Adoro la tranquillità e la semplicità della gente che ci passa.

Chi con il cane a passeggio, chi invece gioca con il figlio.

Stiracchio la bocca al pensare a mio fratello minore.

Quando era nato era davvero carino.

Poi è cresciuto ed è diventato un ninfomane!

Alzo gli occhi al cielo pensando alle prossime lamentele di mia madre per telefono, sul suo adorato e piccolo Layton.

Un movimento laterale della mia visuale, cattura la mia attenzione, proprio mentre cammino vicino ad un albero.

Mi giro verso quel movimento e vedo un ingenuo e vitale bambino di forse cinque o sei anni giocare a rincorrere le nane uscite dal laghetto artificiale.

Lo guardo interessato, appoggiandomi all’albero con le spalle.

Sorrido, perso nei ricordi.

E’ davvero buffo.

Cerca di stargli dietro ma quelle scappano.

Qualcuno gli si avvicina, forse il padre con in mano un pezzo di pane.

Il bimbo quasi in lacrime e dispiaciuto, guarda quel ragazzone castano e assai giovane.

Parecchio giovane per essere un padre, ma tutto può essere.

Errori di gioventù.

Subito in mente mi appare l’immagine dell’incubo della notte precedente.

Maxwell e Louren a darsi da fare in uno sgabuzzino.

Spero per lui che usi le precauzioni altrimenti…

Digrigno i denti e mi concentro nuovamente sul bambino che adesso timidamente e con fare furbo sta preparando un percorso per le nane, con le briciole del pezzo di pane.

Le fitte allo stomaco scompaio.

Vedo il padre allontanarsi verso una panchina, ma non lo seguo del tutto e riporto la mia attenzione su quella testolina castana - bionda.

Sembra non assomigliare affatto al padre.

Il bambino sembra assomigliare alla madre presumo.

Da questi pochi metri che mi separano dal bambino non riesco a distinguere molto bene il colore degli occhi, forse verdi, ma non ci giurerei; mentre quelli del padre potrei dire che fossero scuri, ma avevano dei riflessi un po’ chiari.

Ora il piccolo sta imboccando con gli ultimi pezzi di pane una nanna che gli sta prendendo il pane dalle sue stesse mani, mentre ride felice.

Una lieve nostalgia dei bei tempi passati di quando ero un ragazzino come mio fratello mi invadono.

Certe scene erano all’ordine del giorno, mentre lui ancora piccolo se ne stava a giocare con papà ogni qual volta eravamo al parco.

Un piccolo pianto, non molto forte mi fa riavere dai miei pensieri e vedo il piccolo piangere e levarsi con una sola mano le lacrime.

La nana lo deve aver morso.

Un istinto paterno  che ho sempre saputo di avere da quando è nato mio fratello e  mi sono dovuto occupare io di lui e della mamma quando mio padre è venuto a mancare, mi prende il petto, ma prima che possa fare un solo passo, il padre e la madre lo raggiungono immediatamente.

Vedo il padre piegarsi verso di lui e fargli qualche carezza alla testa mentre la madre lo abbraccia in un primo momento e gli lava le mani con dell’acqua e delle salviettine bagnate.

Pian piano si calma.

Sorride hai genitori e alza le mani verso la madre, che ancora mi da le spalle e non riesco a vederle il volto.

Che stano.

Anche la madre ha i capelli castani, anche se sempre molto più chiari del compagno e  forse molto più vicini a quelli del figlio.

Vedo la madre provare  a piegarsi a prenderlo in collo, ma il compagno la blocca e lo prende lui in braccio e se lo posa addirittura sulle spalle.

Sorriso sornione nel vedere il bambino fare un broncio titanico verso il padre e guardare la madre supplichevole.

Il bambino è piuttosto grande, quindi posso dedurre che sia troppo pesante per lei.

Logico.

Non è molto alta, direi che ha una statura media e ha un fisico invidiabile.

Deve essere anche lei molto giovane, forse anche più del compagno.

Un pensiero maligno non può che salirmi alla mente.

Prima o poi il danno lo combinerà pure mio fratello, e allora si che riderò quando si ritroverà nella sua stessa situazione.

Non che voglia essere cattivo, però una lezioncina non sarebbe male.

Dopo un po’ vedo il bambino  dare un bacio al padre e poi alla madre che si avvina a lui, abbracciando pure il compagno e nel mentre si gira e…

Mi si prende un collasso!

La guardo con gli occhi fuori dalle orbite.

Che qualcuno mi dia un pizzicotto, perché sto vivendo un incubo!

Quella è Louren!

Ma che diavolo succede?

Ha un figlio? Ma non se la spassava con quel pompato di Maxwell?

Che abbia il piede in due staffe?

No, non mi sembra il tipo…

Dopotutto anche se avesse un figlio con quello lì, non è detto che ci stiano insieme.

Sento delle nuove fitte allo stomaco.

Li vedo parlare animatamente, come una famigliola felice.

Non mi sembrava nemmeno un tipo da fare sesso con un professore e magari in uno sgabuzzino dell’istituto!

Ma come si può fare certe cose con uno come Maxwell e addirittura con un figlio, che hai già avuto prematuramente?!

Faccio un calcolo mentale.

Mettiamo che il bambino abbia cinque anni…

Lei ne ha 17…

Strabuzzo gli occhi aprendo la bocca sorpreso.

Rifaccio il calcolo elementare più e più volte, non credendoci veramente.

Dopo essermi parzialmente ripreso, alias chiuso la bocca e essermi dato un contegno, senza farmi vedere mi sposto dietro ad un albero più vicino a loro e affino l’udito.

<> sento il bimbo cercare di convincere Louren in qualcosa.

La vedo fissare il tizio pensierosa.

<< Se Trevor promette di non dire nulla a zia si! >> detto ciò si mette a fianco del tizio e lo prende per mano, mentre allo stesso tempo un’altra mano, spregevole e malvagia, stringe qualche altra mia parte del mio corpo.

Ingoio a corto di saliva, mentre l’altro sorride a Louren.

<< Ma solo se prendi un gelato piccolo, che è quasi ora di cena! >> detto ciò il piccolo stringe forte il collo del tizio e si piega di lato dando nuovamente un bacio a entrambi.

<< Grazie fratellone e grazie Louren! >> e inizia a cantare una canzoncina forse dei cartoni animati, mentre interamente, metà morsa che stringava il mio cuore e graffiava il petto si acuisce un poco.

Ok, non era suo figlio, ma chi diavolo era quel moro?

Non appena se ne vanno continuo la mia passeggiata fino a ritornarmene a casa, più confuso e distrutto interamente più di quando me ne ero uscito di casa.

 

***DUE GIONI DOPO***

 

Ok, ricapitolando.

Dopo due giorni in pipe mentali sono arrivato alla conclusione che, sono geloso marcio di qualsiasi uomo di sesso maschile si avvicini alla mia alunna speciale, e che mi sono preso una sbandata impossibile e fulminea per una minorenne.

Conclusione?

Che non riesco ancora a capacitarmene e ripeterselo voce alta è ancora peggio.

Urto involontariamente un ragazzo, gli chiedo scusa velocemente e mi posiziono lateralmente alla porta di un aula.

La campanella suona e dopo pochi attimi una marea di ragazzini esce frettolosamente diretti alla prossima lezione.

Appena intravedo la capoccia che mi interessa la prendo per un braccio e la trascino contro la sua volontà verso il piano di sopra, dove al momento è più calmo per le lezioni meno frequenti degli altri piani dell’istituto.

All’ultimo giro però mi molla una pestata stellare con quel cavolo di tacchetto che si ritrova allo stivale, e mentre impreco mentalmente per il dolore al piede mi distraggo e riesco a concederle la fuga.

Ripresomi la rincorro, e quando entra nel bagno delle donne la seguo.

Quando si gira accorgendosi che l’ho seguita  mi guarda spaventata, ma non perdo tempo e presa per una spalla, dopo aver chiuso la porta del bagno, la trascino dentro ad un gabinetto e le impongo di sostenere la mia presenza, bloccando la porta con la schiena.

La vedo fissarmi preoccupata e agitata.

Non mollo la presa dalla sua spalla e le metto anche l’altra sull’altra spalla.

Le impongo di guardarmi negli occhi.

Pian piano alza il volto verso il mio e mi guarda con le lacrime agli occhi.

Mi sento morire a vederla così.

<< Scusa >>.

Lo dico così, senza pensarci, sperando che lei possa capire quanto sono dispiaciuto.

La vedo fissarmi in silenzio.

<< Ero arrabbiato per dei miei affari e mi sono arrabbiato e poi rivolto male contro di te ingiustamente – faccio una pausa sentendomi ancora più schifo del solito – Ti chiedo scusa per quella frase, non dovevo…>> le vedo che le scende una lacrima e che se la leva svelta dal viso, ma non parla.

<< Mi puoi perdonare ? >> le chiedo timoroso di una risposta negativa.

Il silenzio ci invade, mentre mi fissa attentamente.

Non parla ma assentisce.

Ora potrei anche spostarmi, dopo essere riuscito nel mio intento, però i miei piedi non si muovono.

Mi sento di nuovo la gola secca e il cuore aumentare i battiti in modo anomalo e  sudare freddo.

Io e lei appiccicati e  da soli in uno spazio ristretto…

Sento invadermi da una sensazione particolarmente ricercata e conosciuta.

La fisso con uno sguardo che vorrebbe dire tanto ma non ha il coraggio.

Ci riscuotiamo assieme ad un bussare insistente.

Le do le spalle e esco dal gabinetto e mi nascondo dietro la porta chiusa,e  le lancio uno sguardo eloquente.

Lei rimane zitta e mi guarda per un lungo momento, poi accenna un sorriso e apre la porta.

<< Ecco dove eri! Ti ho cercata ovunque! >> sento una voce femminile strillare, mentre me ne sto rintanato dietro questa porta con le spalle al muro.

Ma come ho fatto a  cacciarmi in una situazione simile?

Sai che figura se quella ragazza si accorge di me?

<< Scusa…>> la sento mormorare flebile, ma l’altra la sente comunque.

<< Ma come mai scappi dal professor Clauser? >> la sento chiedere con una gran curiosità.

Ecco, ci mancava solo questa.

<< Nulla di che…gli ho solo risposto male e lui vuole delle scuse che non voglio dargli, tutto qui Amy, andiamo? >>.

Few! Salvo!

<< Oh…>> cala un istante di silenzio, per la delusione della ragazza.

Chissà a cosa pensava.

Rido internamente, poi mi congelo al pensiero del fatto di vedermi qui con Louren.

Sarebbe capace di consumarsi un’intera vita di fantasie in un attimo!

<< Dai…andiamo che facciamo tardi, su…>> prova ad incoraggiarla Louren, ma non si muove.

<< Che c’è? >> la sento continuare la mia alunna personale.

<< Oh…nulla – fa un eloquente pausa e riprende maliziosa – mi chiedevo solo se sapessi quanti anni avesse quel bonazzo! >> e la sento ridacchiare.

Vedo Louren sorridere divertita.

Non so perché ma quel sorrisino particolare mi fa pensare male…

<< Non so…45?50? >> la sento proporre tranquillamente, infischiandosene del fatto che io la possa sentire.

La guardo allucinato.

Prega che questa stoccata non mi ritorni in mente quando sono a correggerti un tuo compito, altrimenti…

<< Ma che dici! Avrà si o no 25 anni! Esagerata! >> mando un grazie spontaneo alla sconosciuta.

Se sei tra i miei alunni di qualche classe ricordami di essere clemente con te!

<< Nah! Ma non hai visto le rughe sulla fronte? E quelli che gli vengono ai lati della bocca quando sorride? Sisi, 45 sicuri, anche se sono più propensa verso i 50…>>.

Ma io ti squarto!

Te li do io 45 e i 50! E pure le rughe!

Prega di essere sempre accompagnata da qualcuno quando ti muovi per la scuola, perché se ti pecco da sola…

L’altra ride.

<< Tu proprio con le età non ci sai proprio fare…ok, facciamo che gli diamo 35 anni e cosa chiusa? >> le propone a mo di touchè.

Chiusa un corno!

Se vi becco a tutte e due, vi faccio un sedere così al momento dei voti sui compiti e interrogazioni.

Poi sento che l’altra incita Louren ad andare a lezione e la segue, ma non prima di essersi sporta verso di me, avermi fato l’occhiolino e essersela data a gambe.

Beh…quasi quasi la perdono…

 

 

---ANGOLINO AUTRICE---

Scusate ancora per il ritardo!

Imperdonabile come sempre!

XP alla prossima! ^.^

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Capitolo 11
*** Vetri rotti e riattaccati ***


amylee: Grazie 1000

amylee: Grazie 1000! Spero tu possa dire lo stesso di questo chappy, anche se penso che mi lincerete, ma che forse mi risparmierete per come saprò farmi perdonare alla fine della fics! ^_- alla prossima tesora!! BESOS!!!!

 

 FlowerChild: grazie 1000!

O.O Beautiful? Uhm…non sarebbe male.

VERSIONE BEAUTIFUL:

Louren: Gabriel ti amo!

Gabriel: Allora mi sposi?

Louren: Si! Ora però vado da Maxwell!

Gabriel: Perché?

Louren: A fare la mia festa di addio al nubilato con lui!.

Gabriel: Ok, mi raccomando però, niente figlie che non voglio di bastardi!

Louren: Certo, però dopo poi passo a farmi Trevor per il contentino.

Gabriel : Giusto! U.U

Louren: Poi anche da tuo fratello Layton, e mi faccio pure lui, dopotutto sta per diventare il mio fratellone acquisito no? Bisogna conoscerci…

Gabriel: Ben detto. Dato che ci sei fatti anche mio fratello Faust, così io vado a fare una visitina a mia cognata e te la saluto.

 

No…credo che eviterò…certe scene…XD

Tra poco se ne vedranno delle altre….preparati! ^_^

BESOS, tesora!!!!

 

 Rein94: grazie 1000! Spero possa piacerti anche questi, dato che ci sono nuovi risvolti e la protagonista nei guoi  fino al collo ^.^ Besos, tesora!!!

 

 BluRose89: Grazie 1000! Felicissima ceh la storia ti piaccia! Beh…con chi si metterà…*********************** NOT SPOILER su questo U.U c’è ancora da spettare un pochino, COMMY AUTRICE: poveri tutti, di cui ce ne sarà solo uno che se la spasserà per benissimo per tutta la fic  – non l’ho ancora messo il personaggio XP – oltre a Louren e ****************** alla fine ^.^ BESOS!!!

 

 

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10. Vetri rotti e riattaccati

 

POV LOUREN

 

*** DUE GIORNI PRIMA***

 

“ Sta tranquilla, non morirò prematuramente come i tuoi genitori”.

Ancora rimbomba dentro di me quella frase.

Un altro singhiozzo mi mozza il respiro.

E corro…

Corro senza fermarmi, incurante delle sferzate di vento che frustano il mio volto e le mie lacrime salate.

Perché così tanta crudeltà?

Lo facevo per il suo bene.

L’immagine del suo volto distorto dalla rabbia occupa la mia mente.

Altre lacrime e singhiozzi.

Corro automaticamente senza sapere dove.

Un dolore familiare che pensavo di non provare più con così tanta intensità mi pervade in tutto il corpo.

Sento il petto in fiamme dal dolore.

All’improvviso cesso di correre stanca.

Sono davanti a dei cancello imponente e grande, di un rosso acceso, nonostante gli innumerevoli anni.

E’aperto per metà.

Lo guardo incurante della leggera pioggia che lenta scende e inumidisce i miei abiti leggeri.

Non mi riparo, ma mi sposto e a passo lento varco quel cancello e stando attenta al ciottolato immacolato cammino verso la mia metà.

Appena arrivo, mi metto seduta sulla panchina e osservo con sguardo vuoto e un eco di dolore, le tombe dei miei genitori.

 

***

<< Ehi signorina, dovrebbe andare. Stiamo chiudendo >>.

Ritorno alla realtà sbattendo gli occhi un po’ smarrita, osservando il mio interlocutore.

Assentisco non vedendolo veramente.

Mi alzo e a passo sempre lento mi dirigo verso l’uscita del cimitero.

...

Fuori è buio e freddo.

Piove ad acquazzone, ma non me ne curo.

Sono completamente zuppa e i miei vestiti mi aderiscono fastidiosamente alle membra intorpidite.

Come un automa mi siedo su un blocco di cemento ai piedi di un cipresso.

Fisso il parcheggio ormai deserto e buio.

Il silenzio mi assordisce.

Mi rannicchio sconfitta dal dolore.

Possibile che appena ripresa, ci sia sempre uan controparte?

Da quando sono così sfortunata?

E che cosa ho fatto di male?

Un fiotto di lacrime riprende a sgorgarmi sul volto.

Uno stupido ricordo mi fa piegare le labbra in una smorfia.

“C’è a chi piace la pioggia, perché gli permette di camminare a testa alta tra le persone, senza che nessuno veda le proprie lacrime e il dolore”.

Che stupidità.

Neanche mi ricordo in quale libro o commento l’ho letto.

A cosa serve soffrire in silenzio o non darlo a vedere?

Sempre si soffre e sempre si è deboli.

Possibile che si guardi sempre alle apparenze?

Sono stufa di questo dolore.

Sono stufa di questa vita.

E sono stufa nel non trovare una semplice candela in questa immensa oscurità.

E se trovo la candela, perché non ho mai un accendino per accenderla e farmi luce?

Possibile che…

<< Stupida! Vuoi prenderti un accidenti?! >>.

Alzo gli occhi sull’individuo da cui proviene l’urlo.

Non riesco a farlo dato che quella persona mi sta abbracciando e avvolgendomi nel suo caldo giaccone.

L’abbraccio a mia volta e affondo il volto nel suo tepore.

Mi sento sollevare.

Mi aggrappo a questa figura fregandomene altamente di chi sia.

Provo a vederlo in volto ma non ci riesco, vedo tutto distorto.

La pioggia incessante…

Il freddo…

Sento l’oscurità che sta per invadermi.

Tra le nebbie oscure che mi circondano, cerco ancora uan volta di vedere il volto di chi mi infonde calore.

Forse, ho appena trovato il fiammifero di scorta, invece dell’accendino…

 

***

 

<< Uhu…che …male alla testa…uhu…>>.

Mi sento la gola secca mentre mi lamento in un mormorio quasi indistinto, e la testa mi si fracassa.

<< Louren! >>.

<< Pietà…>> spiro a mezza bocca, prendendo il cuscino e posandomelo sopra la testa.

Sento qualcuno  salire sul mio letto e poi una porta che sbatte.

Poi silenzio.

Sposto sempre ad occhi chiusi il cuscino e mi giro a pancia in giù.

Una consapevolezza orrenda mi invade e mi alzo di scatto, seduta sul letto.

Mi guardo attorno e sobbalzo nel vedere nel buio due tizzoni ardenti.

<< Mi hai fatto morire di paura >>.

Trevor.

Gli occhi di Trevor e la voce roca e cavernosa…

<< Scusa…>> mormoro incurante delle fitte immani alla testa e del capogiro che mi sta prendendo.

<< Scusa? Ma ti rendi conto di quello che stavi facendo? >>.

Mi sta rimproverando a tono basso, ma lo so che è arrabbiato da impazzire, mi basta vedere i suoi occhi per capirlo.

Abbasso a mia volta i miei per non incontrare i suoi vergognosa.

<< Anzi…mi vuoi spiegare cosa è successo? Perché te ne sei andata via e non mi hai aspettato? E soprattutto perché eri sotto quell’acquazzone…>>.

Nuovamente la sua voce roca e inflessibile, ma bassa mi fa vergognare di ciò che ho fatto.

Gli avevo promesso niente più stupidate da parte mia, e invece…

Delle lacrime mi risalgono agli occhi  e il dolore alla testa mi si intensifica.

<< Stupida >>.

Sobbalzo nell’abbraccio inaspettato di Trevor.

Non mi ero accorta che si era alzato e seduto sul letto.

Mi stava abbracciando a sè.

<< Giuro che non volevo…è solo che…>> mi mordo un labbro stanca e con nessuna voglia di parlarne.

Una lacrima scappa e mi solca il viso.

E’ tiepida e salata.

Chiudo gli occhi per la stanchezza e per il male alla gola, rifugiandomi sempre più in quell’abbraccio accogliente.

<< E’ solo che? …continua >> mi incoraggia.

Affondo di più il viso nel suo torace.

Faccio un respiro.

Due.

Tre.

Cerco di calmarmi, stesso vale per le lacrime.

Mi rassegno e alzando lo sguardo pieno nuovamente di lacrime, mi sfogo, parlandoli di come mi sento e di tutto, perché finchè sono nel suo abbraccio il mondo non può farmi nulla.

Tutto il male e il dolore di questo mondo non possono nulla contro la mia candela e la sua fiammella.

 

*** UNA SETTIMANA DOPO***

 ( 5 giorni dopo l’episodio nei bagni con Gabriel)

 

 

<< Corri che siamo in ritardo! >>.

<< Si, eccomi, Hana! >>.

Possibile che sia la stessa storia tutte le volte che dobbiamo andare a trigonometria?

Solo io e Hana abbiamo la lezione precedente dall’altra parte dell’edificio, uffi!

<< Ehi aspetta! >>.

Cerco di farmi sentire dalla mia compagna di corso, ma ormai ha già svoltato all’angolo ed è entrata nell’edificio.

Uffi! Ma come faccio ad essere così lumaca?

Corri Louren, corri!

Wow, mi incoraggio pure da sola.

Funzionasse.

<< Che botta…>> mi lamento massaggiandomi il gomito battuto.

<< Impiastro! >>.

Sento qualcuno richiamarmi, ma con tono divertito.

Mi giro verso la voce.

Gabriel.

Lo guardo scettica.

<< Colpa sua che non ha guardato dove andava >> lo riprendo non dandogliela vinta, marcando sul dargli del lei.

Lo vedo serrare la mascella con stizza e battere i denti e guardarmi male.

<< Quello che si dovrebbe lamentare è il sottoscritto – e con un gesto eclatante mi mostra la sua visuale – Non sei affatto una piuma! >>.

Lo fisso a bocca aperta sorpresa.

Mi alzo come un automa, e gli do le spalle.

<< Non è colpa mia se lei è così vecchio da non riuscire a sopportare il peso di una ragazzina! >> e scappo a lezione, senza vedere la sua reazione.

Reazione assolutamente scontata da prevedere.

Che figura.

Gli sono praticamente caduta addosso.

Fortuna che non c’era nessuno.

Già…in questa scuola non c’è mai nessuno a bighellonare, ma…sarà perché tutti magari sono a lezione tranne la sottoscritta!

 

***

<< Uffiuffiuffiuffiuffiuffiuffiuffi! >> borbotto incessantemente, mentre mi dirigo a lezione con Gabriel, naturalmente con tutta la calma di questo mondo.

Non sia mai che per lui corra…

<< Anche il vizio di parlare da sola? >>.

Mi fermo voltandomi.

<< Lo sa che lei è davvero un nonnino noioso…>> inizio urlandolo quasi nel corridoio deserto, poi riconoscendo la figura, diminuisco il tono fino a farmi morire in gola tutto il resto della frase.

Divento rossa per l’imbarazzo.

Vorrei darmela a gambe, ma farei peggio.

Lo vedo trattenersi dal ridere, mentre cerco di spiegargli che lo avevo preso per un’altra persona.

<< Immagino pure chi >> afferma tranquillo.

Ci fissiamo in silenzio.

Non posso fare a meno di sorridergli di rimando.

Mi ricambia.

Sento un non so che prendermi il petto e…

<< Stai andando a lezione da lui? >>.

<< Già. Ma tu non dovresti essere già a casa? >> non posso fare a meno di impicciarmi come da qualche giorno a  questa parte.

E’ una persona fantastica.

E’ intelligente, sa quattro lingue diverse, ama mangiare il giapponese e il cinese, adora la musica rock e il rap e anche andare in bike.

Ma ama anche leggere libri e viaggiare.

E’ una persona aperta e anche di mente.

Adoro il suo modo di parlare e relazionarsi con gli altri.

E’ unico.

<< Si…ma avevo altri progetti >> conclude serafico con un sorrisino che non mi promette nulla di buono.

Che si veda con un’alunna?

Sento lo stomaco contorcersi.

Ho con una bella professoressa?

<< Quali? >> chiedo apprensiva.

Non pensavo di essere così masochista…

<< Portare a divertirsi una morettina e lasciare il lupo cattivo a crogiolarsi nel suo perenne malumore >> mi propone divertito e malizioso.

<< E perché la morettina dovrebbe andare a divertirsi con la lepre? >> sto al gioco mostrandomi fintamente sconcertata.

<< Bhè perché il lupo ha sempre intenzioni malvagie, basta pensare a cappuccetto rosso, mentre la lepre è solo ciocca anche se cerca di essere furba >> e mi sorride porgendomi un casco da moto.

Gli sorrido di rimando e lo prendo e me lo metto.

Bhè, non credo ci sia nulla di male se lascio il lupo Gabriel a smaltire l’ultima mia frecciatina,no?

<< Fammi strada! >> lo incito scacciando via il flebile sibilo della voce della mia coscienza.

Appena vedo la moto e con lui sopra, monto a razzo anche io e mi aggrappo a lui, senza remore e entusiasta.

<< Chissà perché ma ho come la sensazione che le moto ti piacciano >> lo sento insinuare sempre contento.

Ha davvero un bel sorriso, e io sto producendo forse troppa bava al sol guardarlo!

<< Affatto, mi fanno paura il solo vederle certi bestioni come questi >> finisco bleffando e accarezzando con lo sguardo – naturalmente sporgendomi lateralmente – la vernice lucida della fiammante Ducati 900.

<< Arreggiti forte! >> detto ciò parte sgommando.

 

 

Non chiedetemi come ha fatto e lo stesso io, ma è proprio così.

Sono a casa di Maxwell – precisamente in cucina – non so come lui abbia trovato il coraggio di chiedermelo e io di accettare ma…mi ha invitata a seguirlo a lavoro!

E io ho detto di si, e ho pure acconsentito a fermarci un attimo qua per prendere la macchina e stare più comodi.

Al momento sto spulciando curiosa tutta la cucina, mentre la mia razionalità se ne è andata in vacanza.

Ordinata, piccola ma pulita.

Osservo la disposizione della macchinetta per il caffè con accanto l’occorrente messo in ordine impeccabile.

Soffoco una risata in grande stile.

Ah…quanto si vede che in questa casa, o meglio in questa stanza ci vigila un uomo! Lo si vede da come tiene tutto!

<< Ridi del mio ordine e perfezione maniacale o perché c’è magari un calzino nel tostapane che ho dimenticato di lavare? >> mi compare alle spalle il padrone di casa, in perfetto abbigliamento casual.

Scarpe sportive, pantaloni in panno color cachi e camicia color panna.

Ma come fa un uomo a essere così bello?

E da quando sono così disinibita?

Mi sento andare a fuoco le guance nell’incrociare il suo sguardo.

Vedo i suoi occhi toccarmi con il semplice sguardo tutta la mia persona, dall’alto in basso.

Anche nell’immenso imbarazzo non posso fare a meno di ricambiare il suo splendido sorriso.

Lo vedo avvicinarsi con poche falcate delle sue lunghe e atletiche gambe e stagliarsi di fronte a me a pochi centimetri di distanza, per poi piegarsi alla mia imbarazzante altezza.

Due oceani chiari che si legano assieme.

Il suo respiro caldo che mi sfiora il viso mi da alla testa.

Come faccio  reagire quando mi guarda così…

<< Vuoi qualcosa?...>> lo sento chiedermi da bravo padrone di casa, mentre le sue labbra si avvicinano sempre più verso le mie semi aperte.

Mi sento come una corda di violino.

La sua vicinanza mi fa leggermente indietreggiare e appoggiarmi al frigorifero.

<< No, grazie…>> mormoro persa di lui, come ipnotizzata.

Il suo corpo sfiora il mio bloccandomi ogni via d’uscita, e le sue braccia salgono velocemente all’altezza del mio volto e le sue labbra…

Sono già sulle mie…e si staccano immediatamente!

<< Scusa…>> si allontana svaporato quasi quanto me, rispondendo al fastidioso e impertinente, ma soprattutto inopportuno telefono di casa.

Chiude velocemente la chiamata e prendendomi per le spalle, mi conduce al piano inferiore verso la sua macchina.

Mi apre addirittura la portiera.

Che cavaliere!

Però uffi…stupido telefono…

Durante il viaggio chiacchieriamo del più e del meno, e scopro i suoi anni!

Caspita, lo facevo più giovane.

Bhè…sempre detto che gli uomini più grandi sono quelli più fascinosi, anche perché sanno cosa vogliono dalla vita e non sono più dei bambocci figli di papà.

Mi volto verso di lui e lo osservo guidare.

E’ davvero bellissimo.

<< Siamo arrivati >>.

Nemmeno il tempo di riprendermi dalla sua ipnosi fascinosa che mi apre la portiera e mi aiuta a scendere di macchina.

Non posso fare altro che scendere stranamente felice, e camminare al suo fianco a braccetto.

Che cosa buffa: un suo passo sono quasi due dei miei.

Accanto a lui mi sento così bambina, ma anche così al sicuro.

Lo fisso di sottecchi mentre entriamo nell’imponente e innovativo grattacielo e ci passano avanti numerosi corridoi e porte.

Non posso che osservare tutto con curiosità pura.

Poi all’improvviso ci fermiamo e mi precede per la prima volta in un enorme salone con soppalco, con sfondo di un immacolato bianco e mille luci puntate nella stessa direzione.

Poi sento un rumore alle nostre spalle e ci viene incontro un ragazzo dal sorriso gioviale, in nero e con in mano una sofisticata macchina fotografica.

<< Ci avrei scommesso! Sei un modello della rivista Jack! >> pronuncio l’affermazione così sorpresa che non modulo nemmeno la voce, tanto da fare ridere i due.

<< No, è troppo scacio per roba del genere! >> sento rispondermi dal nuovo arrivato tra le risa, mentre vedo Max guardarlo quasi male a quel “scacio”.

Mi sento avvampare il volto per l’ennesima volta nella stessa giornata.

Ma possibile che sia così sciocca?

Come faccio a essere così infantile?

Mi fisso i piedi molto interessata.

<< Louren ti presento Michael. Michael questa è Louren >> ci presenta l’un l’altro, spingendomi con una mano sulla schiena verso il rosso.

Mi offre la mano e gliela stringo timida.

Lo vedo ancora guardarmi divertito per poi puntare lo sguardo sul mio prof.

<< Cos’è, hai ripreso ad abbordare le colleghe? >>.

La sua frase mi gela sul posto, facendomi quasi morire il sorriso.

<< Fa meno l’idiota! >> lo rimprovera dandogli una leggera spinta.

L’altro alza gli occhi al cielo e ordina a Max di andare a cambiarsi.

E io e  il rosso rimaniamo da soli, mentre lui sistema l’attrezzatura.

Lo osserva spaventata.

Da quando sono gelosa? E soprattutto di Max?

Nel mentre mi siedo in un angolo del soppalco e lo osservo montare la montatura.

<< Non te la sarai mica presa per prima? Scherzavo…>> lo vedo girarsi un attimo e farmi l’occhiolino.

<< Affatto >> cerco di salvarmi la faccia.

Assentisce, poco convinto immagino.

Appena finisce lo vedo venire a sedersi vicino a me e sorridermi sarcastico.

<< Fidanzata gelosa? >>.

<< Acqua >>.

<< Amante di turno? >>.

<< Atlantico >>.

<< Addirittura? Aiutino? >>.

<< Sono una sua alunna…>>.

Lo vedo arcuare un sopracciglio color grano.

<< Davvero…>>.

Cerco di convincerlo ma pare non ci riesca proprio.

<< Farò finta di crederci. Ti piacciono gli scherzi? >> mi chiede astuto e con un aria cospiratoria.

<< Bisogna vedere quali, comunque si, perché? >> gli chiedo perplessa, mentre sento un rumore di passi avvicinarsi.

Prima che Max entri in stanza in un completo di camicia, gilè, jeans e tracolla, e sembrasse un dio in terra, Michael mi si avvicina di botto facendomi l’occhiolino e dandomi un bacio.

Per un attimo si sente solo lo schiocco del suo bacio sulla mia guancia.

Poi si sposta e va verso le macchine fotografiche.

Mi volto sorpresa verso Max che è una statua di cera, per poi riprendersi e  camminare con stizza e nervosismo verso l’incontro delle luci.

Ha uno sguardo di fuoco…

<< Allora dopo ti faccio firmare il contrato…>> lo sento ricordarmi, peccato non capisca cosa stia facendo.

<< Quale contratto? >> ci fissa alternativamente il modello.

<< Le ho proposto un calendario…sai com’è, Emy è sorpassata, come i suoi anni quindi…>> non finisce teatralmente la frase e scatta foto, mentre Max sbianca e si chiude in un profondo mutismo.

Ho capito che scherzo voglia tirargli, ma forse sta un po’ esagerando…

Per tutto il set fotografico, l’unico rumore che si sente è il clik delle foto e gli ordini di Michael.

Quando ha finito e ripone tutto, aspetta che ritorni cambiato l’altro e mi si avvicina e ad alta voce parla come se niente fosse, esagerando.

<< Non c’è bisogno che la riporti a casa, ci penso io a lei. Ci fermiamo a casa mia, così firmiamo il contratto e…>>.

Non finisce la frase che si abbassa per schivare una scarpa volante, e assai pericolosa.

<< Smettila di fare l’idiota! >> detto ciò si avvicina, recupera la scarpa e tenendomi ferma per un braccio mi trascina fuori dalla stanza tra le risa dell’amico.

Così mi ritrovo con Maxwell in macchina in un lampo.

Non so se ridere o no.

La cosa è buffa.

Sembra quasi geloso di me,e  poi la sua faccia.

<< Davvero ti ha offerto un contratto? >>

<< Uhmp…>> non ce la faccio e mi giro verso il mio finestrino.

<< Che c’è? >> lo sento chiede sorpreso.

Mi giro verso di lui e scoppio a ridere, tanto da tenermi la pancia.

Lo vedo fermare la macchiane fissarmi male, girandosi un po’ verso il mio sedile e incrociando le braccia al petto.

Pian piano smetto di ridere e lo guardo sarcastico.

<< La tua faccia e quello che hai detto >> affermo toccandoli con giocosità il naso.

Solleva un angolo della bocca e fa una smorfietta.

<< Mi prendevate per i fondelli! >> afferma convincendo se stesso e facendomi quasi ristoppiare a ridere.

<< Geloso? >> e gli faccio una linguaccia e esco di macchina.

Chiudo la portiera e mi avvio all’ingresso, e mi fermo in veranda.

Un ombra mi copre la luce per aprire con le chiavi il portone.

Mi giro innocentemente.

<< Mi vuoi tagliare la lingua? >> gli propongo divertita.

Mi sorride storto, a mo’ di serial killer.

Mi si avvicina di più e allunga un braccio, fino ad appoggiare una mano alla porta e al farmi indietreggiare fino ad avere la schiena contro la porta.

Sento il fiato mancarmi quasi.

Ci fissiamo negli occhi e pare che la cosa duri in eterno,  e anche tutto il resto.

Lo vedo come spostarsi a rallentatore e il mio cuore battere così forte, come le ali di un colibrì.

Sento che potrei svenire quasi da un momento all’altro, poi arrivano…

Le labbra più dolci e morbide che abbia mai sfiorato.

Due rose di velluto che si sfiorano per dare piacere.

Dei baci semplici e leggeri, dati con malizia che diventano sempre più vogliosi, fino al desio di un bacio vero e passionale.

Due rose che diventano una, rossa come la passione, bellissima come la rugiada che la tocca una fresca mattina invernale, affascinante come per chi la raccoglie  e dolce e importante come per chi la dona…

Troppo presto decido di staccarmi frastornata, gli do un bacio sulla guancia abbracciandolo forte: un po’ per forse l’irrealtà della cosa e un po’ per l’emozione di un passato momento ancora impresso in me.

Quando mi sento in grado di ragionare con lucidità lo riguardo in volto mentre accarezza il profilo del mio viso, poi gli do le spalle e con uno scatto apro la porta e gliela sbatto in faccia, correndo fino in camera alla porta finestra e salutarlo dalla terrazzina con una semplice svolazzata perpetua di polso.

Credo che sia la cosa più bella che mi sia mai capitata per quello che ho provato nel bacio anche se…

 

***

 

Un’ombra annoiata e preoccupata osserva gelida come una statua i due spasimanti, al chiarore della luna di prima serata, con l’amaro in bocca e i desideri e sogni di una vita frantumanti nell’attimo in cui, il suo bene più prezioso al mondo veniva rubato da un altro.

 

 

---- ANGOLINO AUTRICE---

Scusate l’immane ritardo!

E alla prossima BESOS!!!

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Capitolo 12
*** Peccati carnali, pensieri illeciti ***


11

GRAZIE 1000 A TUTTE QUELLE CHE HANNO RECENSITO, E BUONA LETTURA  A TUTTE! 

jekkachan: felice che la mia storia ti piaccia. Purtroppo ho altre 2 fic avviate e la scuola mi succhia tempo ç_ç, ma tra un tiro mancino ai prof e un interrogazione dei mie compagni scribacchio sempre un po’! ^.^ spero ti piaccia anche questo nuovo chappy!!!BESOS!!!!!

 

 

amylee: Tesora…non siamo neanche a metà, tranquilla ^.^ ….a dire il vero…il mio personaggio preferito e Layton, non so perché…forse perché rappresenta il mio lato peggiore? Si, assolutamente si! BESOS!!!!

 

FlowerChild: O.O beh…che dire…mai pensato che l’ombra potesse essere il piccolo Klause? Dopotutto Louren la vuole sposare no? XD …si…ci sono molte persone ceh devono chiarirsi…e non sai quanto!!! BESOS!!!!

 

 XXX_Ice_Princess_XXX: sempre acuta! E che io le pubblico sempre di sera per vedere se state attente! O.O Brava, buon occhio! ^_^ BESOS!!!!

 

 kimi_92: Tesora, spero ceh non mi squarteraia  fine cap, nello scoprire coem reagisce Gabriel *me fa le valige e scappa* !!Imploro clemenza!!

 

 

 

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11. Peccati carnali, pensieri illeciti

 

POV GABRIEL

 

Mi appoggio alla finestra dell’aula – naturalmente già aperta – e mi accendo una sigaretta.

Faccio un lungo tiro chiudendo gli occhi, e assaporo il fumo che mi attraversa fino ai polmoni, per poi espiarlo fuori.

Apro gli occhi.

Mi fermo un attimo a osservare il cielo limpido, di un tiepido pomeriggio di inizio primavera.

Non posso fare a meno di ripensare agli ultimi incontri tra me e Louren.

Ma possibile che non ci riesca di comportarci da adulti?

Beh, in effetti l’adulto tra i due è il sottoscritto…e pure chi incomincia!

Cane e gatto, identici.

Un sorriso mi sale spontaneo alle labbra, al pensiero del suo volto imbronciato, dalla mia infondata offesa di questa mattina.

Troppo carina.

Un forte rumore di sgasso proveniente da una moto attira la mia attenzione.

Maxwell senza casco, che sta andando via con uan ragazza.

Bene, che si levi dalle scatole!

Sogghigno soddisfatto, ma lo smorzo in uno amareggiato e mi ammutolisco.

Quella dietro di lui con il casco è Louren!

Ha preferito saltare una mia lezione per andare a gironzolare con lui – nel migliore dei casi – o magari andare a spassarsela con uno come lui – questo nel peggiore dei casi – .

Stizzito mi rimetto in posizione eretta, prendo la giacca e la tracolla, dirigendomi verso casa.

Tempo due ore che sono già sotto il portico.

Apro la porta ancora arrabbiato e mi dirigo a passi pesanti e  furiosi verso camera mia.

Tempo di entrare che sono già sdraiato sul letto a inveire contro quel pomposo del mio rivale.

<< Tessssssoroooo, sei a casa! >>.

L’urlo di gioia di mia madre mi fa fare un salto dal record sul letto, svegliandomi del tutto, anche se il peggio è l’abbraccio strangolatore che mi regala.

Mi libero dai suoi tentacoli e inizio a cambiarmi, mentre lei mi racconta i suoi ultimi pettegolezzi, seduta sul mio letto.

Dopo non so quale immensa grazia divina esce di stanza e mi lascia solo.

Non che non le voglia bene, ma a voi, quanto interessa se la figlia dei Recht ha divorziato dal marito mercoledì scorso? O che mio fratello Layton ne ha combinata un’altra?

Io punto.

<< Tesoro! >>.

Salto sul posto spaventato.

Deve essere rientrata dentro la mia stanza con passo felpato.

Che cosa inquietante.

<< Che c’è? >> le chiedo ormai arrendevole.

Ma chi me lo ha fatto fare di tornare un po’ a casa?

Un brutto baleno mi passa per la testa, affiancato da un immagine poco casta di due persone avvinghiate, di cui l’uomo, purtroppo, non è il sottoscritto.

<< Ti ho appena detto due minuti fa che abbiamo ospiti questa sera >> e detto ciò, entra  e mi strappa di mano la camicia che ho in mano e sparisce, non prima di avermi lanciato una delle sue occhiate “ ho una sorpresa per te” da film horror.

Che mi avrà combinato?

Mentre mi scervello per capire il suo piano malefico, mi cambio nuovamente d’abito, scegliendone uno quasi da gala.

Che non sia mai che alle cene di mia madre mi presenti in tuta da palestra!

Osservo schifato le cravatte.

Ok, forse è il caso che me la dia a gambe levate dalla finestra.

Mi dirigo alla finestra e guardo giù.

Porca miseria!

Terzo piano!

E dove cavolo è finita la mia auto lasciata nel vialetto?

<< Mi ha fottuto quella strega ammaliatrice di mia madre! >> parlo a voce alta.

<< Io direi una affascinate strega ammaliatrice e astuta…>>.

<< Si, e aggiungerei anche…ma che? >> mi giro e vedo sulla porta mio fratello Layton.

Fisicamente la fotocopia di mamma, versione maschile.

Peccato che non ci si assomigli, così avrebbe ereditato anche lui qualcosa di papà…

<< Ehilà! Quale orribile e atroce disgrazia ti ha condotto tra le mani di mamma Morgana? >> parla gongolante, entrando.

<< Affari mia. Tu piuttosto, che hai combinato? >> parlo girandomi completamente verso di lui, incrociando le braccia.

<< Cazzi mia! Oh guarda…>> e mi indica il volto, avvicinandosi.

<< Cosa? >>.

<< Ti sono venute altre rughe agli occhi, a forza di fare il cazzone! >> e scappa via, uscendo di stanza, mentre gli ringhio contro rincorrendolo.

<< Ragazzi! Che modi! >> ci riprende mamma mentre cerco di afferrarlo per le scale.

Sento nel mentre qualcun altro ridere, ma non gli do peso.

Sto per raggiungerlo, quando ci fermiamo.

L’ho bloccato alla piscina.

Scricchiolo le nocche delle mani e lo guardo sadicamente.

<< Ecco vedi? Pure la cartilagine alle mani hai già finito. Nonno! >> e mi ride in faccia.

Ora lo faccio ridere io…

<< Questa è la volta buona che ti do una lezione per tutte >> lo minaccio nuovamente, preparandolo psicologicamente al destino che lo attende.

<< Uhuuu che paura. Pure la mamma in camicia da notte incute più paura di te! >>.

Ora basta.

Vado verso di lui, quasi in rincorsa e mi slancio.

Allungo le braccia nel salto e…

<< Figlio di buona donna! Aspetta che esca dalla piscina e ti faccio un vestito di quelli… >> lo minaccio, cercando di uscire dalla piscina, nella quale sono caduto nel farmi scavalcare da mio fratello minore, manco fossi una cavallina.

<< Ma lo vedi quanto sei antico? Ma secondo te che si possono dare ancora gli scapaccioni alla mia età? Nonno! >> e si leva di torno, tornandosene in villa.

Ma tu bada quel piccolo stronzo…

Questa me la paga…

Mentre progetto piani di vendetta malefici, mi avvio ad asciugarmi e cambiarmi per la cena.

Quando arrivo in sala c’è tutta la famiglia al completo: mamma, Layton, Faust – il maggiore dei miei fratelli – con moglie – Annie e il piccolo Tod e Jenny – i miei nipoti.

Mi soffermo un pò troppo su mia nipote, richiamando una spiacevole sequenza di pensieri.

Louren ha solo due anni più di Jenny.

Potrei essere addirittura uno zio per lei!

Sento che sto per sclerare, quando lei stessa, per la mia occhiata troppo insistente mi chiama con il suo solito dolce e affettuoso “Zio Gab!”

Mi trattengo e cerco di essere il più normale possibile.

Questa situazione mi sta massacrando, come tutte le seghe mentali che mi sto facendo.

Al diavolo la differenza di età!

Sbuffo, cercando di togliermi un po’ del disagio e  tensione accumulato, e osservo l’ospite estraneo.

Melanie.

La figlia venticinquenne della migliore amica di mamma.

Ci conosciamo da una vita e siamo pure cresciuti insieme.

Ma poi le cose sono cambiate.

Lei si è fatta puttana – e aggiungerei tutta la popolazione maschile dello stato di Whashinton, trai quali pure mio fratello Layton – e io uomo.

Troppo diversi per rimanere amici, anche per la sua ossessione per me.

La cena passa tutt’altro che tranquilla, tra le occhiate vogliose di Melanie e i suoi piedino sotto tavolo, non dimentichiamoci le occhiate compiaciute di mia madre, per non parlare della complicità assolutamente non gradita di entrambi i miei fratelli, e mia cognata e nipoti a ridere sotto i baffi…

Beh, peggio di così non può che andare.

Alla fine della stressante cena, mi madre molto gentilmente, mi obbliga ad accompagnare Melanie a casa.

Un classico no?

Come un classico quello che mi sta per chiedere, qui, sotto casa sua, nella mia macchina.

<< Entri? Mi piacerebbe offrirti da bere >> e seducentemente sbatte quelle ciglia finte che si ritrova e fa boccuccia.

Perché non dovrei accettare il suo invito?

Louren non mi guarda nemmeno no?

Ecco il problema…lei.

Sono certo che mi piaccia, ma non posso dire che lei provi interesse per me.

Chi ha detto che gli opposti si attraggono?

Cazzate.

Perché se fosse vero, anche lei mi ricambierebbe.

E poi, perché non dovrei spassarmela almeno per una sera?

Dopotutto, lei starà facendo la medesima cosa con quel ninfomane di Maxwell, no?

Senza risponderle scendo e così fa lei.

Mi fa entrare, precedendomi.

Le faccio appoggiare la borsetta sul tavolo e appena si gira le salto addosso baciandola con impeto, facendola salire sul tavolo.

Le cingo il volto con la mano, mentre l’altra vaga già sulle sue gambe, tra le sue morbidezze, iniziando così, la cazzata più grande della mia vita…

Tutto pur di non pensare alla cruda realtà.

 

***

 

Svolto l’angolo con impeto, camminando a passo svelto, quasi correndo.

Non mi fermo davanti alla porta aperta.

Guardo dentro ma non vi trovo Louren.

Indispettito mi dirigo fuori dell’edificio, verso il campo da rugby.

Che giornata schifosa.

Il peggio è che è pure iniziata nel peggiore dei modi.

 

<< E dai, rimani >> mi miagola nelle orecchie, bloccando quasi i miei movimenti, nell’abbracciarmi da dietro.

Trattengo una parolaccia e faccio finta di niente.

Non si arrende e mi passa sensualmente un dito sulla mia schiena.

Un brivido mi scorre lungo la schiena.

Trattengo il respiro, e mi faccio forza.

Il suo odore, misto al suo profumo mi punge il naso.

Poi, mi alzo e mi abbottono i pantaloni, liberandomi dalla sua presa.

Mi giro e guardandola, mi metto la camicia.

Non mi piace il suo odore, è troppo pungente; vorrei sentirne soltanto un altro.

Uno dolce come il miele…

Maliziosamente sposta il leggero lenzuolo, scoprendo le sue nudità femminee.

La guardo inflessibile.

<< Se proprio devi andare a lavoro, vediamoci stasera qua a casa mia >> mi propone, lanciando delle occhiate poco caste alla mia figura.

Non mi incanti più.

<< No >> detto ciò, mi abbasso su di lei.

Mi sorride contenta, come le avessi detto di “si”, mentre si avvicina anche lei.

Le sorrido cattivo.

<< Assolutamente no >> ribadisco convinto, prendendo il lenzuolo e coprendola a tradimento, per poi uscire di casa sua.

Quando entro in macchina sogghigno ancora soddisfatto, del mio “A mai più rivedersi!” sulla porta di casa sua, mentre lei imprecava per il mio scherzo, avendola spettinata più del lecito e il non esserle caduto di nuovo ai piedi.

 

Sbuffo stanco per non aver praticamente dormito.

Se ho ceduto è solo stato per accumulo di stress.

E il bello è che dopo essermi sfogato con Melanie, non sono riuscito praticamente a chiudere gli occhi.

Non so cosa ne sia stata la causa, solo che appena tornato lucido me ne sono pentito.

Un lieve svolazzo colorato cattura la mia attenzione.

Alzo lo sguardo e  metto a fuoco.

Beccata!

Corro verso l’interno, prendendo le scalette per arrivare alle gradinate da dietro.

Appena la trovo, mi fermo all’improvviso a contemplarla.

Un semplice dolcevita azzurro, con coordinata passata a foulard, un jeans terra bruciata e tanti bizzarri braccialetti di qualsiasi colore al suo braccio sinistro.

E’ il ritratto della bellezza.

Con il suo sguardo celeste rivolto alle nuvole…

Provo a immaginarmela con un vestito greco, un vestito femminile che secondo gli antichi portavano le dee.

Una Venere.

Incantevole.

Un dolce panno bianco, e  un gioco di veli che le sfiora il corpo piccolo e formoso, ancora un po’ bambino ma già donna, a coprirle le nudità accennate  dai veli maliziosi…

<< Che ci fai qui? >> la sua improvvisa domanda mi fa tornare alla realtà, dandomi del deficiente.

Che razza di pensieri depravati.

Ieri sera invece che farmi bene, mi ha aperto le valvole di scolo al mio lato virile.

Accidenti.

<< Parlare >> gli biascico, ma la vedo guardarmi ancora più perplessa e confusa.

Possibile che più cerco di starle lontano e più sento crescermi qualcosa dentro?

Mi schiarisco la voce mettendomi le mani in tasca, e mi giro verso il campo.

Tutto pur di non affondare in quegli occhi così languidi, da istigare  l’animale che è in me.

Ingoio, constatando che ho la gola secca.

<< Hai saltato le lezioni ieri >> affermo duro.

Mi giro verso di lei, troppo debole per non cedere al desiderio d guardarla negli occhi.

La vedo osservarmi silenziosa e con le guance rosse.

Uno spettacolo memorabile.

La fanno sembrare ancora più piccola e tenera…

E quel mordicchiarsi nervosa il labro inferiore…

Chissà quanto sono morbide e succose…

<< Scusa, è capitato un impegno >> mi risponde quasi mormorando.

La fisso frustato, riprendendomi all’istante, pensando che tanta bellezza possa essere reclusa solo a quel fortunato di Maxwell.

<< E immagino che si chiami Maxwell, erro? >> le rispondo burbero, incrociando le braccia al petto, con uno movimento violento che la fa sobbalzare da seduta.

Quasi me ne pento.

<< Mi costringi a parlare con i tuoi tutori >> enuncio esteriormente serio e risoluto, dentro mortificato e con un cuore spezzato.

“E’ così che mi vendico di Max? Mettendo nei guai lei?”

Ecco, ci mancava anche la voce della coscienza, fantastico…

<< Non lo nego >> e  si alza, prendendo la cartella e facendo per andarsene, tutto con molta serietà.

Le blocco il passaggio.

Mi si avvicina, e mi sfiora il petto con un dito, con fare minatorio.

<< Fammi passare o ti faccio passare io la voglia di parlare con i miei zii >>  scandisce parola per parola, come se quella arrabbiata di diritto fosse lei.

Quasi non so se ridergli in faccia oppure fare di peggio.

E’ davvero carina con quel broncio, che non farebbe paura nemmeno a un gattino.

Poi il suo dito sugli addominali…

Sento come se fosse bollente, di un calore stranamente famigliare, ma anche nuovo, per il come punge.

Le prendo il polso e glielo abbasso.

Fissa i miei movimenti a bocca aperta, sorpresa.

<< Lasciami >> le sento dire a stento.

In reazione la avvicino di più a me, e  mi abbasso verso di lei.

Un ondata del suo dolce e naturale odore mi investe.

Una fiammata di eccitazione mi attraversa tutto il corpo, come un fulmine a ciel sereno.

Poi le sue due pietre turchesi per un attimo affondano nel mio sguardo, inviandomi un messaggio subliminale, che per una manciata di secondi mi tentano, per poi rinsavire.

<< Che non accada mai più >> le soffio sul volto la frase, mentre le lascio il polso e  faccio un passo indietro, lasciandole il passo libero.

La vedo osservarmi per un lungo momento con sguardo indecifrabile, per poi correre via alle mie spalle, verso la scuola.

Faccio un lungo sospiro per calmarmi, e dopo aver contato fino a cento mi avvio verso la mia prossima ora, allungando assolutamente il percorso, girando dietro al campo, per cercare di calmare l’inquilino del piano di sotto, che chiede soddisfazione dolorosamente.

 

 

 

--- ANGOLINO AUTRICE---

Ok, credo che sia giunto il momento di alzare il raiting, voi che dite?

Scusate il ritardo, al solito.

Un bacione e recensite! ^_-

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Capitolo 13
*** Trevor è fuori? ***


FlowerChild: Spero che tu sia pronta per questo aggiornamento, perché adesso tutto inizia a ballare e i casi ad arrivare

 FlowerChild:  Spero che tu sia pronta per questo aggiornamento, perché adesso tutto inizia a ballare e i casi ad arrivare! KISSES!

 

amylee: Grazie 1000! ^//^ No, non sono siciliana ma avendo un amico che lo è mi influenza molto. Sono toscana ma ho molte amicizie pure napoletane,e  certe cosucce scappano a loro e io gli inglobo senza accorgermene. Alle volte mi scappano pure qualche parola fiorentina!perdono per gli errori, ma quando rileggo è semrpe di sera e casco dal sonno. Da quanto sono stanca la sera della rilettura potrebbe addirittura entrarmi un ladro in casa e salutarlo come se niente fosse da come ci vedo doppio!KISSES!

 

sassybaby: Sono contenta che la fics ti piaccia. Si il genere di storia tra prof e studentessa  mi piacciono, non all’inverosimile però mi trovo bene a scrivere di storie con una coppia di sostenuti anni di differenza essendone pure la sottoscritta imbrigliata, così per caso mentre osservavo…ehm sbavavo sulla visione del prof di estimo, la storia è sbucata! Nuuu tranquilla, macchè pargoli arpia-angiolotto versione melanie-gabriel! Ci mancherebbe! *me in dubbio* Meglio chiedere!

 

Ransie: Gab, ke hai combinato?

Gabriel –fa il virtuoso - : Un bombolone…

Ransie: O.O

Gabriel –sorrisino-: Te lo devo mimare?

Ransie – ci arriva, evitando di rispondere alla provocazione - : Senza crema?

Gabriel –innervosito - : Metti in dubbio qualcosa?

Ransie: Si, la tua accortezza nelle precauzioni.

Gabriel – vocetta isterica – Senza!

Gabriel si allontana indignato verso il suo camerino, in attesa della sua ricomparsa.

 

*l’autrice si riprende dalla  paura*

Confermato che non ci saranno pargoletti versione Gabriel, per chi ha capito le allusioni!^_^ KISSES!

 

 kimi_92: Beato lui con la piscina, ma sfortunato dall’altro lato…che presto scoprirete tra un paio di capitoli!Accomodati, però mi sa che c’è la fila per consolare Gabriel!KISSES!

 

 XXX_Ice_Princess_XXX: ^//^ Penso che per scrivere l’ultima frase di essere diventata rossa!Grazie! KISSES!

 

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12. Trevor è fuori?

 

POV LOUREN

 

Non posso crederci…

Stringo forte il cuscino affondandoci dentro il volto.

Trattengo per un lungo momento il respiro.

“Max mi ha baciata sotto il portico di casa!”

Rialzo il volto e prendo un lungo respiro, per poi rotolarmi sul letto, fino a fissare il soffitto.

“Ieri sera Maxwell mi ha baciata!”.

Se questo è un sogno beh, da qui non voglio assolutamente svegliarmi!

Mi tocco le guance accaldata e mi rialzo dal letto, per dirigermi alla scrivania in fondo alla mia stanza e svolgere i compiti del giorno.

L’ho evitato tutto il giorno, saltando addirittura le sue ore.

“Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia!”.

Avevo paura che vedendomi se ne fosse pentito del gesto, oppure lo imbarazzassi.

E se l’avesse presa come una svista?

Finalmente, dopo tanti pensieri borbotto tra me ad alta voce, esprimendo tutto il pessimismo possibile.

Proprio mentre svolgo alcune formule di chimica per la risoluzione del problema i miei pensieri cambiano direzione, concentrandosi sul volto di uno sgarbato moro dagli occhi di ghiaccio.

Clauser Gabriel.

Porto una mano sotto il mento e osservo con sguardo pensieroso il bordo del libro.

Quell’uomo mi manda in confusione.

Ha un carattere così volubile.

Peggio di una checca isterica, per non parlare del suo fare da prima donna e dall’orgoglio maschio bastardo …

Una risata improvvisa rallegra la stanza, sfuggita ai pensieri seriosi.

“Uhm, fosse gay sarebbe un problema: avrei più concorrenza e meno pesci nel mare per la sottoscritta! Mannaggia!”

Mi piego in due dalle risate al sol pensiero.

Ma figuriamoci…come minimo è etero.

Mi propongo a questo punto di tornare allo studio.
Rialzo nuovamente gli occhi dal mio impegno solo quando decido di andare a letto e riposarmi, saltando la cena, troppo piena di dubbi, incertezze, paure e scenette comiche!

 

***

 

Un tocco leggero e caldo che scende sulla guancia alla spalla, mi sveglia dolcemente.

Tra le nebbie  del sonno notturno ancora addosso, cerco di fissare lo sguardo su chi mi sta accanto.

Vedo Trevor fissarmi tranquillo, con un sorriso contenuto, ritto nella sua altezza statuaria.

Guardo l’ora e mi si prende un mezzo colpo: sono appena le cinque del mattino.

Mi alzo spaventata facendo un balzo dal letto, già pensando al peggio e sommergendo mio cugino di domande, sul cosa sia accaduto.

<< Nulla, sta calma. E’ una sorpresa di zio: Gita al Tample Lake >> mi spiega rilassato e fermo sul posto.

Lo guardo stralunata per poi tirare un sospiro di sollievo.

<< Preparati e  scendi, altrimenti faremo tardi >> blocca così le mie domande che stavano per riprendere il loro corso, per poi uscire di camera mia silenziosamente.

Mi vesto perplessa preparando anche una piccola borsa con dentro tutto il necessario per una ragazza, con l’aggiunta del mio ex quaderno di scrittura, su di cui una volta scrivevo dando vita a mille posti incantati.

La fantasia.

Pura semplice e fresca, vista da una ragazza cresciuta tra quelle pagine bianche, in trepidazione di essere riempito di un unico colore: quello dell’inchiostro.

Ma ormai i tempi sono passati, ma il blocco non lo mollo.

C’è dentro tutta una vita.

Poi, nel miracolo che mi tornasse l’ispirazione, con la voglia di volare in quel luogo tanto famigliare quanto distante…

Sospiro sfiancata dalla quieta nostalgia di esprimermi a parole scritte, per dirigermi al piano di sotto dove trovo la zia, la quale mi mette in mano una brioche e una bottiglia di latte al cioccolato, per poi trascinarmi verso il garage.

Mi siedo dietro tra Trevor e il seggiolino di Klaus, nel quale quest’ultimo dorme beatamente e gli allaccio la cintura di sicurezza.

Il viaggio passa velocemente, tra un sospiro di sollievo per il giorno scolastico saltato per paura di vedere Max, sia tra un continuo dormiveglia con sfruttamento di mio cugino maggiore come cuscino personale.

<< Bella addormentata, sveglia! >>.

A quel grido mi sveglio, sussultando spaventata, alzandomi così dalla spalla – cuscino di Trevor.

Mi guardo un attimo spaesata attorno, poi i ricordi affiorano.

Sbadiglio lentamente e con la stessa velocità di un bradipo scendo di macchina con alle calcagna un pimpante bimbo di cinque anni e un insolito e silenzioso Trevor, rigido peggio di una trave di legno.

Sullo sfondo gli zii, già a montare il tavolino e tutto il resto sul prato di fronte all’auto.

Non faccio in tempo un passo per andare verso gli zii e aiutarli, che Klaus mi trascina letteralmente verso la riva dell’immenso e limpido lago che si staglia qualche metro più in avanti.

Addirittura non mi fa nemmeno aprire bocca che con tutta la forza che ha mi fa perdere l’equilibrio e cado rovinosamente in acqua, nella bassa riva.

Guardo sorpresa prima un Trevor divertito raggiungerci a bordo riva e il piccolino tuffarsi vestito come la sottoscritta.

Lancio un’occhiataccia di rimprovero a entrambi e mi unisco alle loro risa, giocando a schizzarci tra di noi.

Fisso sconsolata Trevor in costume, nell’arrendermi ai miei vestiti appiccicati addosso come una seconda pelle.

Solo quando mi fermo per un attimo a contemplare Klaus e Trevor ridere e giocare assieme capisco ciò che avevo perso veramente, nella mia passata depressione.

Avevo perso le gioie del vivere, la spensieratezza, la voglia di amare e farmi amare dagli altri.

Mi avvicino al bimbo e gli bacio la fronte.

L’amore è tanto bello, e ti da la forza di vivere.

Uno strano calore mi pervade il corpo, mentre un velo trasparente copre la mia visuale, tornando a familiarizzare con una parte della me persa da mesi.

Lo vedo dallo sguardo di Trevor.

Lui se ne è già accorto.

E gli sorrido spensierata caricandomi Klaus sulle spalle e slanciandomi verso mio cugino per affogarlo assieme al mio aiutante.

Sto tornando, la vera Louren sta tornando.

 

***

 

<< Ma mamma! Voglio a-anche io andare con Louren a nuotare! >> sbotta il piccolo della famiglia, dando sfoggio alla migliore del repertorio delle sue smorfie.

Lo zio diniega sostenendo lo sguardo e rimproverandolo, ma amorevolmente.

<< Ti avevamo detto che se facevi merenda prima dell’ora stabilita non andavi e così è deciso! >> detto ciò incrocia le braccia.

Che facce buffe che hanno questi due.

Alzo le spalle quando vedo il piccolo guardarmi supplichevole.

<< Lo zio ha ragione  e poi andrei nell’acqua alta. Non sai ancora nuotare >> provo ad addolcire la pillola con la logica.

Non posso fare altrimenti.

Detto ciò mi allontano per consentire agli zii di stare un po’ da soli con il figlio, mentre io mi dirigo dalla parte opposta tuffandomi in acqua, ora in costume.

Mi dedico a una nuotata in stile libero, sciogliendo i muscoli e circondandomi di quella calma e rilassamento che solo una nuotata può consentire.

Mi fermo poi a galleggiare sulla superficie, quando un fascio di acqua mi viene addosso.

Ritorno in posizione verticale tossendo l’acqua bevuta.

Appena mi riprendo guardo il colpevole.

Mi lancio al suo inseguimento verso il largo, per poi giungere alla riva opposta.

Il lago non è molto grande, ma è conosciuto per la sua profondità e per la varietà di pesci da pesca.

Quando lo metto con le spalle alla parete rocciosa il colpevole, lo guardo sinistramente.

<< Preparati, perché adesso arriva la mia punizione! >> lo avviso prendendo slancio e raggiungendolo aggrappandomi al suo collo.

Lui non fa una piega e sorridente mi prende subito, legando i suoi bracci alla mia schiena, mettendomi con le spalle al muro.

<< Così non vale! >> mi lamento per l’affogata mancata.

Mi sorride furbo, abbassando la sua testa all’altezza della mia.

Grigio contro color cioccolato.

Due occhi così belli, ma unici.

Gli sorrido divertita, bloccata da lui.

Smetto quando però sento la schiena contro la roccia che mi provoca un lungo brivido e lui mi fissa serio.

<< Trevor…>> provo a dire, ma il suo sguardo è fisso e irremovibile sul mio.

Sento albeggiare tra noi, non solo il rumore dell’acqua che si contra contro di noi nei nostri movimenti per tenerci a galla, o le piccole onde schiantarsi contro la parete alla mie spalle, ma anche qualcos’altro.

No, è qualcosa di denso e misterioso.

Palpabile, e a tratti sconosciuto e spaventoso, portatore di forse qualcosa di nuovo o di sempre saputo.

Ingoio.

Ho la gola secca e una strana sensazione si fa largo in me.

All’improvviso un suo braccio si sposta ad un mio fianco , mentre l’altro si appoggia alla parete rocciosa. Il suo busto costringe il mio alla parete, concedendo alle nostre carni di aderire insieme.

Sempre tutto in pochi attimi mi trovo le mie labbra catturate dalle sue.

Sconvolta e preda di una sensazione aliena, dal sentore sbagliato si prende gioco di me.

Le sue labbra toccano delicatamente le mia con timidezza.

Il suo fiato caldo sulle mie labbra mi stordisce con il suo sapore misto al mio, provocandomi un vuoto allo stomaco.

La sua mano all’altezza del mio fianco mi brucia violentemente.

E rimango inerme.

Sorpresa per il suo gesto.

Scottata da quel contatto nuovo.

Stordita per le reazioni negative che mi scombussolano dentro.

Quando concepisco che vuole di più, mi agito, rifiutando la sua esplorazione della mia bocca.

Mi fa resistenza e continua, invade aggressivamente la mia bocca.

Le sue mani mi stringono la vita, mentre una risale la schiena.

Quando penso per come la cosa possa ancora degenerare, spaventata cerco di molargli un calcio.

Non mi importa dove, ma basta che mi lasci, che si allontani da me. Quando all’improvviso cede per una ginocchiata al basso verde, scappo.

Nuoto con tutta la forza che ho per raggiungere la più vicina sponda e allontanarmi da lui.

E’ solo a non più di cinque metri a destra.

Con neanche tre braccia ci sono e esco dall’acqua.

Il vento mi colpisce in pieno facendomi rabbrividire, ma non arretro e continuo con ancora lo spavento nel cuore a scandire i miei battiti.

Sento degli schizzi d’acqua arrivarmi alle caviglie.

Mi giro allarmata, ma non faccio in tempo che Trevor mi viene addosso e mi fa cadere a bocconi sulla bagnasciuga artificiale.

Mi volta con uno strattone, sovrastandomi con la sua figura.

Lo fisso terrorizzata con le lacrime agli occhi, tremando visibilmente.

Non per il freddo, no.

Per quello che vedo nel suo sguardo.

Lui non può avercelo.

Lui non può e non deve guardarmi in quel modo.

<< Ti amo!… >> tenta di urlarmelo mentre si precipita nuovamente sulle mie labbra.

Lo sapevo.

Temevo che fosse quello lo sguardo.

No, non voglio che sia vero.

Lui è solo mio cugino, il mio migliore amico.

Perché?

Non è giusto.

Un singhiozzo viene soffocato dal sua invasione.

Mi sento morire quando sento la sua eccitazione premere sulla coscia.

Non ho forza abbastanza per liberarmi da lui.

E’ fuori!

Ma cosa gli è preso!

Tutto insieme poi!

Quando dalle labbra passa al collo cerco di fermarlo a parole, è l’unica.

Ma non mi ascolta.

Quando arriva all’altezza del seno me lo palpa, sentendo solo un’ondata di ribrezzo più incisiva in tutto il corpo, e mi agito, ma è inutile.

E’ troppo pesante.

Non riesco a muovere le gambe, né a togliermelo di dosso con i miei cazzotti sulla schiena, perchè non gli fanno niente.

Poi all’improvviso sento la mia carne nuda del seno a contatto con le sue labbra.

E lo imploro nuovamente di smettere, tra le lacrime incessanti.

<< Vai a letto con tutti e non con me che ti amo? >> mi sento ringhiare contro, finalmente fermandosi e lanciandomi l’occhiata più terribile che abbia mai visto.

Ha gli occhi lucidi di disperazione.

Respiro velocemente spaventata e con tanta paura ancora addosso.

La paura e il ribrezzo sovrastano tutto il resto, ance la ragione.

<< Non è vero…>> soffio sul suo viso, ora a pochi centimetri da me.

<< Vorresti negare cosa è successo due sere fa? >> mi sibila contro.

Ingoio a vuoto capendo la sua ira.

Mi ha vista con Max!

<< Non ci sono andata a letto >> cerco di parlare con la voce più sicura e ferma possibile.

<< Però avete fatto altro! >> lo dice con rabbia, accarezzandomi le labbra con le dita delle mani.

Il suo tocco è così forzoso che gemo inavvertitamente spaventata.

Continuo a tremare spaventata.

Poi all’improvviso guardando il suo volto e il sentire le sue mani su di me, mi sveglio con un’onda di ribellione dentro.

<< Questo non ti da il diritto di mettermi le mani addosso! >> gli grido contro, facendo leva su tutto ciò che provo in questo momento.

Rabbia.

Paura.

Sofferenza.

Amarezza.

Ribrezzo.

La vista mi si appanna, per un nuovo e più concentrato pianto, ma riesco a notare la faccia convulsa di Trevor.

La bocca leggermente aperta, gli occhi sbarrati che fissano le sue mani e la fronte crucciata per la situazione.

All’improvviso sento il peso del suo corpo scomparire da me e sollevarmi.

La parte del mio corpo destro poggia sul suo torace caldo e agitato.

Tremo ancora, ma qualcosa è cambiato.

Alzo lo sguardo verso il suo.

Non mi guarda, ma fissa davanti a se spostandosi nella pineta.

<< Mi dispiace, non so cosa mi sia preso. Perdonami >>.

Le sue scuse flebili e dal tono basso sembrano venire dall’oltretomba.

<< Non farlo mai più >> è tutto ciò che posso concedergli mentre mi risistemo il costume.

Cammina lentamente, insensibile alle ventate di fredde di vento che si abbattono sul suo corpo bagnato.

Non riesco a rilassarmi tra le sue braccia.

Ormai tutto è cambiato.

Tutto è a pezzi.

Il mondo è crollato nuovamente, ma da un altro lato.

Niente sarà più come prima.

Ormai le cose tra noi sono cambiate.

Lui mi ama e io gli voglio bene.

Ha tentato di mettermi le mani addosso e l’ho scacciato.

Desidera me, lo leggo nel suo sguardo e  da come si muove agitato, ma io ho solo paura di lui.

Non mi vuole far scendere, ma so che non mi farà più del male.

Le sue braccia non saranno più le stesse per me.

Non calde e accoglienti, pronte a proteggermi da tutto e tutti.

No, sarà peggio.

Saranno il primo pericolo, maggiore fra tutti per quello che ha dentro.

Lo conosco.

E’ la persona più buona e dolce del mondo, ma quando è preda dei suoi sentimenti non resiste.

Ha dentro un fuoco che arde le sue emozioni, e lo spingono all’estremo, senza soffermarsi a pensare se è giusto o sbagliato.

E ciò mi fa paura.

Mi chiedo cosa possa riservarmi il futuro adesso.

Me lo chiedo mentre i miei muscoli si rilassano stanchi di tremare e io cedo al sonno.

 

 

Angolino autrice

OK, il ritardo è abnorme ma spero che mi perdoniate!

Troppe fics avviate, e poco tempo per scrivere!

Scusate la lentezza ma faccio gli aggiornamenti a turno!

Alla prossima!

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Capitolo 14
*** Figuracce dai risvolti inaspettati ***


P

P.s. Volevo informare che  a breve pubblicherò una one-shot integrativa di questa fic, ma che sarà ( NATURALMENTE ) uno spoiler ( con i controfiocchi!).

In tanto vi annuncio il titolo: “Ultimo bagliore”

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13. Figuracce dai risvolti inaspettati

 

POV LOUREN

 

<< Tesoro, puoi passarmi il tuo costume? >>.

La voce della zia mi trapassa dolcemente, con la sua voce squillante ma allo stesso tempo leggermente impastata per l’ora mattiniera.

Prendo come un’automa il mio costume dai panni da stirare e glielo passo.

La fisso stirarlo, mentre un’ondata di brutti ricordi del giorno prima mi dilaniano la mente.

 

“Sabbia, paura, passione, rabbia e dolore”

 

<< Louren? Tutto bene? >> mi chiede apprensiva avvicinandosi.

Le faccio un segno di assenso, con gli occhi lucidi.

Nel guardarla negli occhi non ce la faccio e scoppio a piangere.

Subito lascia il ferro da stiro e mi abbraccia.

Mi lascia piangere così, tra le sue braccia come avrebbe fatto la mamma.

<< E’ successo qualcosa con Trevor? >> mi chiede gelandomi sul posto.

Smetto immediatamente di piangere e la guardo terrorizzata.

Non voglio che sappia cosa sia successo ieri.

Trevor non è cattivo, ma la zia potrebbe starci molto male interpretando male quello che è successo ieri.

Non lo deve sapere, è per il bene della famiglia.

La colpa è mia.

Se magari lo avessi ricambiato ora non starei così, e non saremmo a questo punto.

Ma perché…doveva succedere ciò?

Non posso mentirle totalmente però, certe cose si vedono, come l’evitarlo.

<< Ieri mio figlio si è dichiarato e tu l’hai rifiutato, giusto? >> mi chiede cauta.

Visto, lo immaginavo che avesse capito in parte.

<< Per me è un fratello >> esordisco non sapendo come possa reagire lei.

Mi sorride dolcemente.

<< Dovresti dirglielo, poi piano piano capirà! >> e riprende a stirare.

La fisso con lo sguardo perso chissà dove.

Ammetto che non ci sia stato dialogo tra me e lui, ma…

Perché non provare a chiarire?

E’ la cosa migliore, ma ho paura di come possa reagire.

Non mi pare che sia una semplice cotta.

Mi porto una mano al polso destro, dove nascosto dalla maglietta c’è un livido violaceo.

No, non lo è.

Questa cosa mi fa davvero paura.

<< Meglio fare una cosa oggi che rimandarla  domani. E poi provare non costa nulla >>.

E come se mi avesse letto nel pensiero mi spinge verso la giusta direzione.

Si ha ragione.

<< Ma è meglio se prima corri a scuola che è tardi! >> assentisco persa in un futuro incerto, pieno di paure e reazioni immaginarie.

Esco dalla stanza del bucato e mi dirigo in cucina, prendo lo zaino e corro alla fermata dell’autobus.

No, non è il caso di salire in macchina con lui.

E mentre aspetto il mezzo pubblico mi preparo sul come affrontare mio cugino.

 

***

 

Cammino a passo di tartaruga verso la palestra.

Gli altri in confronto a me sembrano dei treni in corsa, tanto vado lenta.

Non ho la ben che minima fretta di arrivare là.

Si perché c’è proprio una persona che vorrei evitare.

No scusate.

La mia testa mi dice di evitarlo, il mio cuore un altro.

Passo dopo passo sembra di andare sotto il patibolo.

Quando arrivo davanti alla porta esterna dell’edificio la apro con cautela e sgattaiolando con passo felpato da ladro mi dirigo negli spogliatoi femminili e mi cambio, tanto lentamente da far spazientire Amy.

Alzo gli occhi al cielo non appena si lamenta nuovamente e mi trascina fuori di lì.

In palestra mi nascondo tra il gruppo delle ragazze, cercando di non essere notata da Maxwell non appena entra pure lui.

Fisso costantemente a terra il parquet da palestra sportiva, evitando il suo volto.

Quando ci dice di iniziare a correre per il riscaldamento oso appena  alzarlo quanto basta per non andare addosso ad un compagno di corso.

<< Ma cos’hai? >>.

La voce affannosa di Amy richiama la mia attenzione e mi spingo ad alzare il volto e fissarla.

<< Nulla >> mormoro agitata.

Lei alza le spalle e continua a correre al mio fianco.

Un fischio riempe l’aria per un breve momento.

Mi giro sempre correndo per vedere da dove provenga.

Non faccio in tempo a realizzare che proveniva da Max, che vado a sbattere contro qualcuno cadendo rovinosamente a terra.

Alzo lo sguardo dispiaciuto, già scusandomi a parole.

Ciò che trovo è un ragazzo della capigliatura rosso fuoco sparata a riccio che mi porge una mano per rialzarmi.

Gli sorrido cortese, chiedendogli scusa ancora e prendendo la sua mano.

Con un unico gesto mi solleva rimettendomi in piedi.

Entrambi fissiamo l’insegnate che ha già preso a parlare.

Io mi guardo in torno sperando che nessuno mi abbia notato, ma pare vano sperarlo.

Amy e Charlotte, insieme a due ragazzi a tre piedi di distanza da me se la ridono sotto i baffi.

Quello accanto pare accorgersene del mio imbarazzo, come del rossore che colorano naturalmente le mie guance, e mi da un leggero cozzo alla spalla con il braccio, come a dire “fregatene”.

Assentisco leggermente, anche se poco convinta.

Quando sento il mio nome, sobbalzo imbarazzata.

Vedo che tutti mi guardano e guardo verso chi mi ha chiamata, capendo che ci stiamo spartendo la palestra per dividerci in uno sport.

A quanto pare oggi niente test.

Propongo la prima cosa che mi passa per la testa.

<< Basket >> ma me ne pento un attimo dopo.

Vedo Maxwell alzare comicamente un sopracciglio, mentre il resto della classe guardarmi scettici.

Che ho detto?

Maxwell non si sofferma un attimo di più, producendomi un colpo al cuore.

Ma come?

Un solo misero sguardo per il bacio che ci siamo dati?

Non mi merito qualcosa di più?

Un sorriso?

No, forse mi sono illusa troppo.

Complimenti Louren, hai vinto il mongolino d’oro.

Mi riprendo, scacciando in dietro le incipienti lacrime che stavano per scorrermi, non appena mi sento trascinare per un braccio dal rosso di prima.

Lo guardo perplessa finchè non mi porge in mano un pallone arancione e capisco.

<< Allora, facciamo tre contro due >> mi spiega mentre un altro ragazzo, questa volta castano e piuttosto spilungone si avvicina a noi.

A quanto pare hanno capito che la sottoscritta è una mezza calzetta in quel gioco.

Fantastico, anche se non hanno tutti i torti di questo mondo a pensarlo.

<< Io sono Tim – dice il rosso, poi indicando il castano – lui è Lucas e gli altri due ricordali solo come Idioti! >> e gli sorride contro strafottente.

<< Ha parlato miss Decerebrato! >> gli risponde uno dei due Idioti.

<< Io sono James e lui è Albert >> parla quello moro, per poi indicare il ragazzo…che qualche settimana prima mi aveva dato noia a fine ora!

Quest’ultimo non fa una piega e porgo a tutti la mano presentandomi.

Dopo le presentazioni Tim e Lucas si mettono nella nostra parte di campo vicino al canestro e mi spiegano le regole apposite per giocare in appena poco meno di una ventina di metri quadrati di campo.

Appena finisce iniziamo e …è divertentissimo!

E’ fighissimo.

Il correre all’impazzata dietro uan palla, il cercare di palleggiare  e allo stesso tempo di tenere lontani gli avversari. Fare passaggi di palla calcolati ai compagni ma giusti per fare canestro! Pensavo fosse impossibile con la mia altezza e invece ne ho pure fatti due! Uno per passaggio di Lucas e un altro per merito di Tim!

E’ il più bello sport a cui abbia mai giocato!

 

Dopo neanche mezzora dall’inizio, al canestro di Lucas mi avvicino per dargli una pacca alla spalla come a elogiarlo assieme al rosso, guadagnandomi una spettinata di capelli come gesto di reciproco.

Poi torniamo ai nostri posti e tra uno smacco e l’altro recuperiamo palla.

Trovandomi in procinto del sotto canestro Tim mi passa la palla e faccio questa volta io canestro.

Non faccio in tempo a riprenderla per passarla agli avversari per la rimessa dalla loro, che mi sento sollevare e mi ritrovo a sedere sulle spalle di Lucas, con l’altro compagno a festeggiare animatamente.

<< E abbiamo vinto!!! Schiappe! >> urla Lucas contro gli altri due mentre saltella con me sulle sue spalle.

Io imbarazzata mi aggrappo al suo collo come posso.

<< Ma come vinto? Non abbiamo appena iniziato? >> chiedo perplessa e rossa ai miei compagni.

<< Capisco che tu ci abbia preso gusto, ma non potevamo mica arrivare a 100! La mini partita finiva a 50 punti! Ora passiamo al calcio! Sei dei nostri vero? >> mi spiega divertito il rosso.

Io assentisco imbambolata, chiedendo cortesemente di scendere.

<< Non prima dell’ultimo canestro! >> detto ciò Lucas ballonzola sotto il canestro e mi fa tirare, o meglio mettere la palla dentro al canestro, sotto gli occhi di tutta la classe.

Forse adesso capisco perché si festeggia tanto quando si fa punto o si vince in una partita.

Si è esaltati all’inverosimile perché la vittoria piace ed erigersi sugli altri ancora di più!

Tra le risa scendo, mentre Tim prendendomi per le spalle e abbassandosi alla mia altezza, mi trascina verso l’altra metà campo dove i ragazzi stanno facendo le squadre per giocare a calcio, mentre la nostra parte di campo viene occupata da tutte le ragazze del corso per giocare a pallavolo.

<< Steerly! >>.

Mi giro imbarazzata verso il mio professore preferito.

<< Vieni >> mi dice, accennandomi a seguirlo, mentre stacco pure Lucas, che invece si era appoggiato alla mia testa a mo di scoglio-salva-vita.

Non appena lo raggiungo nello stanzino del corridoio interno dove lo avevo visto scomparirci dentro un attimo prima, mi guardo attorno perplessa.

Ma dove…

Al rumore di della porta sbattuta alle mie spalle sobbalzo vistosamente sul posto, facendomi girare verso chi l’ha chiusa alle mie spalle.

Max mi fissa con le braccia incrociate al busto, appoggiato alla porta.

Sento l’atmosfera cambiare mano a mano che i secondi passano, l’uno nello sguardo dell’altro.

Il mio cuore sembra battere al ritmo delle ali di un colibrì.

Alla fine si stacca dalla porta, annunciando sul volto un mezzo sorrido e avvicinandosi lentamente, fino a fermarsi quando non c’è più spazio tra di noi.

Si abbassa alla mai altezza.

<< Come fai? >> mi soffia in volto.

Lo guardo perplessa non capendo.

<< A fare …cosa? >>.

Pendo dalle sue labbra e da ogni parola che ne uscirà.

Pensavo che fosse il momento della resa dei conti, dei chiarimenti ma…

<< A farmi ingelosire… >> lo dice come se non ci credesse neppure lui.

Forse è così.

<< Non ci consociamo quasi nemmeno >> dico senza pensarci, troppo persa in altro.

<< Ti ho baciata >> riprova cocciuto.

<< Potevi baciare chiunque, anche uno sconosciuto >> ribadisco, più cocciuta di lui.

Fa una smorfietta davvero buffa, allontanadosi impercettibilmente dalle mie labbra protese.

<< Se permetti ribadisco : sconosciute >>.

Dopo aver difeso i suoi gusti mi posa una calda mano sul mento e con il pollice accarezza il contorno delle mie labbra.

Lentamente, come una lunga e seducente tortura che vorresti non finisse mai.

Socchiudo gli occhi estasiata.

Gli basta così poco per sottomettermi.

<< Mi attiri come una falena alla luce >> esordisce interrompendo il nuovo silenzio.

Apro gli occhi sorpresa con una vana speranza.

<< Ti piaccio >>.

Ma dove l’ho trovato tutto questo coraggio?

Ma cosa ho detto?!

Che qualcuno mi dia una palla e mi seppelliscano!

Cosa ho detto?

Signore, fa che sia solo un incubo…

<< Può essere…>> detto ciò unisce le nostre labbra.

E mi perdo.

Si, nelle sensazioni più nuove e impossibili che abbia mai provato.

Mi ha già baciata, ma cosa c’è di diverso?

Non capisco…

Le sue labbra toccano sicure le mia con movimenti lenti.

Calde e morbide.

Una tentazione insostenibile.

Porta una mano al mio volto, per poi procedere verso la mia coda e sciogliermi i capelli e giocarci.

Allo stesso tempo mi aggrappo a lui, stringendo in pieghe il tessuto della maglia del suo torace per non perdere l’equilibrio man mano che aumenta la forza.

E’ un bacio così passionale…

Poi all’improvviso come è iniziato, tutto finisce.

Le sue labbra sulle mie, la sua mano trai miei capelli, la sua mano sul mio fianco.

Lo guardo stralunata non capendo cosa succeda.

Sorridendomi fa scorrere la mano dai miei capelli, alla mia schiena spingendomi contro di lui.

<< Si, direi che è confermato >> mi sussurra all’orecchio, per poi farmi un buffetto sulla guancia e scaricarmi in mano una pila di tuniche in fibra colorate, con la scusa “per la scena”.

Come un’automa assentisco e torno in palestra.

Distribuisco le maglie e sotto l’attento sguardo del mio baciatore proibito mi accingo a giocare con i miei nuovi amici.

Chi l’avrebbe mai pensato che sarebbe stata una giornata così proficua e positiva?

 

***

<< Ehi, ci sei o ci fai?! >>.

<< Eh? >> chiedo tornando alla realtà, per poi fare un lungo e  lento sospirone da oscar.

“Mi ha baciato nello stanzino e ha confermato che gli interesso,e per di più è geloso di me!”.

Come faccio a non esserne felice?

Impossibile!

Sorrido estasiata dai fortuiti eventi, assai inaspettati.

<< Ti vuoi svegliare? >>.

Porto annoiata lo sguardo su chi mi sta a fianco.

Clauser.

Subito mi ricompongo, raddrizzandomi sulla sedia dalla posizioni semi sdraiata appoggiata al gomito, prestandogli massima attenzione.

<< Scusa…>> dico dispiaciuta.

In compenso mi guarda arcigno.

<< Ma stai bene? Tu che mi dici scusa è anomalo >> sta zitto un momento.

<< E’ il primo aprile? >>.

Alzo gli occhi al cielo.

<< Non è ancora arrivato. Ma  è così smanioso di ricevere il mio pesce d’aprile? >> sorrido maligna.

Ah…che lunga lista di cose che gli potrei fare.

Nemmeno a natale mi sarei potuta divertire così tanto in confronto alla lista che ho messo giù da realizzare!

Non so perché ma quest’uomo tira fuori il peggio di me.

Preoccupante la cosa.

<< Già stavo a fare il festino se avevi smesso di darmi del lei, e invece…>>.

Si porta la mano sotto il mento e mi fissa.

Mi giro completamente verso di lui per non storcere al testa.

<< Perché con tutti i professori adesso sei un agnellino a eccezione del sottoscritto? >> mi chiede curioso, ma serio.

<< Sarà perché mi ispira…>> chiudo il discorso così, prendendo il foglio sottomano e  riprendendo a scrivere.

<< O per inguaribile orgoglio >>.

Adesso mi volto io, non capendoci nulla.

<< Orgoglio? >> ripeto persa.

<< Sai, quel caratterino che ti ritrovi ti spinge a sfidare chiunque riesca a tenerti testa >> spiega adesso con l’espressione tranquilla, vivacizzata pian piano da un’adorabile smorfietta.

<< Hai trovato pane per i tuoi denti >> conclude a quanto pare, entusiasta di questa prospettiva.

<< Lei fa dei ragionamenti contorti, ma è normale scusata la sua età >> dopo quest’ultima frecciatina riprendo a scrivere.

<< Me le mangio a colazione le pestifere come te >> replica con un intonazione dalla parvenza divertita .

<< Stia attento a non ingrassare che poi non può andare a correre per colpa del ginocchio sbilenco >>.

Possibile che oggi non se la prenda?

Uffa, proprio oggi lo dovevo beccare loquace?

<< Faccio abbastanza sport da tenermi in forma, basta vedere con te. Faccio pure il bis! >> finisce regalandomi un sorriso da film.

Da quanto è grande il sorriso penso che potrebbe illuminare tuta la stanza.

Domani per precauzione porterò gli occhiali da sole…

Lo guardo attenta.

Mi fa senso vederlo così…

Si insomma così di buono umore, poi non si arrabbia neppure se lo offendo.

E poi i sorrisi…

Che qualcuno mi salvi!

Ci manca solo che si offra pure di farmi i compiti e siamo a posto.

<< Allora le consiglio di munirsi di uno stuzzicadenti >> detto ciò lascio perdere e continuo il mio lavoro, fino alla fine del pomeriggio.

Prima che esca di aula mi richiama, bloccandomi.

<< Come mai ieri sei stata assente? >> mi chiede mentre indossa la giacca.

Alzo le spalle insofferente.

<< Una gita in famiglia >> ribadisco il più freddamente possibile.

Non voglio che si allarghi con me.

Assentisce convinto di qualcosa, magari di un pensiero che trova divertente.

<< Le ho sempre adorate. Ti sei divertita? >> mi chiede avvicinandosi.

In un solo momento la maschera teatrale mi cade , al ricordo del giorno prima.

Un lungo brivido freddo blocca ogni mio muscolo, gelandomi il sangue nelle vene.

Quando mi riprendo esco dall’aula ignorandolo, concedendogli un “ Male” come risposta, per poi correre alla fermata degli autobus.

Ma proprio mentre aspetto il mezzo vedo uan macchina nera fermarsi davanti a me.

Un finestrino si abbassa e un volto si sporge in fuori.

<< Posso offrirle un passaggio sua Maestà Permalosia fatta a persona? >>. Il mio professore personale, quello più insopportabile di tutti mi usa una gentilezza?

Piuttosto che salire nella sua macchiane mi la faccio tutta la strada a piedi sotto un temporale.

Stizzita e offesa per il suo anomalo comportamento, seguito dalla sua ultima presa di giro, incrocio le braccia al corpo e giro la testa dalla parte opposta.

<< Neanche morta salirei mai sul…>> mi blocco immediatamente  alzandomi dalla panchina e salendo nella sua auto, tutto in una manciata di secondi.

Lasciandolo ancora allibito per la mia improvvisata, rimette in moto mentre io mi rinchiudo in un silenzio di tomba, troppo scioccata per quello appena visto…

 

Angolino autrice

 

zia_addy: Ciao! Mi dispiace di averti traumatizzata per Trevor…mi ci è scappato il dito XP! Affatto, mi fa piacere che tu mi corregga! Spero di aver limitato gli errori! Spero che almeno questo nuovo chappy ti piaccia! KISSES!!!!

 

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