Drammi di madri

di Amathea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sfogo di madre verso un figlio scapestrato ***
Capitolo 2: *** Sfogo di madre verso una figlia depravata ***



Capitolo 1
*** Sfogo di madre verso un figlio scapestrato ***


sfogo di madre verso un figlio scapestrato





Amathea: Breve fanfiction sulle riflessioni di due madri relativamente al momento immediatamente successivo (o di poco scostante) alla fuga dei figli. La prima vede Walburga, la seconda Druella. Mi è sembrata un'idea carina farla sotto forma di dialogo (in realtà un quasi-monologo perché l'altro personaggio ha una funzione di brevissima consolazione, il travaglio è tutto interiore alle madri). Ho cercato di tirar fuori tutti (cioè quelli che mi venivano in mente) i possibili mezzi per sostenere la causa dei Purosangue. Buona lettura!

DRAMMI DI MADRI

Sfogo di madre verso un figlio scapestrato

"Se n'è andato. Sì, è scappato. E' fuggito come il peggiore dei figli. La sua camera è vuota, il letto ancora sfatto.” proruppe Walburga ma ebbe come l'impressione che quelle parole le pronunciasse qualcun altro e non la sua bocca ancora incredula “Dimmi, dove ho sbagliato? Ti prego dimmelo, dimmi che l'errore è mio.” continuò alzando lo sguardo, le labbra tremanti; con un gesto rifiutò la tazza fumante che la cognata le porgeva “Non ne ho voglia, davvero.” riuscì a biascicare.
"Ma ti farebbe bene, è alla melissa e al biancospino, bevine almeno un po' che rilassa.” provò ad insistere Lucretia mentre si sedeva sul divano accanto a Walburga, che scosse il capo e soffiò sonoramente il naso.
"Non so, non lo so cosa ho fatto di male per meritarmi un figlio del genere, è scappato come l'ultimo dei vigliacchi, come chi non accetta la propria condizione, come chi si estranea dalla propria comunità, dalla propria cerchia, dalla propria famiglia... e poi per cosa, per essere un solo? Più non potrà contare dell'appoggio e della comprensione della madre, dell'amore del padre, dell'affetto del fratello. Perché ha agito così? Perché non pensa che quello che sta facendo è tutto sbagliato; ma come fa a non capirlo? Eppure ho cercato di insegnarli tutto quello che un buon mago della nostra condizione dovesse sapere...” disse Walburga lasciando scemare la voce.
"Non rimproverarti, hai fatto il possibile.” rispose Lucretia cercando di infonderle un po' di fiducia, pose la mano sopra quella di Walburga, che era gelata “Lo hai educato benissimo, non fartene una colpa. Guarda la differenza rispetto a Regulus: il vero problema è che si è dimostrato fin dall'inizio una mela marcia e contro un'indole del genere non potevi combattere, i tuoi insegnamenti sono stati vani per questo, non di sicuro per qualche tua mancanza.” proseguì Lucretia, accarezzò una spalla della cognata, che nascose nuovamente il volto nella manica dell'abito bagnata di lacrime.
Dopo un attimo di silenzio Walburga alzò la testa e parve abbozzare un timido sorriso. “Ricordo... ricordo” iniziò tentennante “ancora la gioia quando nacque... Orion ed io eravamo così contenti di aver dato un maschio alla famiglia, dopo le femmine di mio fratello. Era stato un figlio così tanto desiderato, ardeva per lui tutta la famiglia, sì tutta. La mia felicità era davvero troppo grande, le mie braccia se lo cullavano tutti i giorni, vederlo crescere era un tale incanto: notare quanto l'ovale del suo viso fosse simile al mio! E l'altezza, tutta quella di Orion! E gli occhi, oh gli si leggeva nello sguardo la luce del nonno Arcturus. E l'arte magica, ah quella tutta dal nonno Pollux l'aveva presa, una bravura incontrastata. Prometteva così bene, tutte le streghe mi dicevano quanto ero fortunata ad avere un figlio del genere, e io andavo così fiera di lui, primogenito, sarebbe stato l'orgoglio della famiglia, rinnovato fiore dello splendore e della gloria dei nostri antenati, ennesima gemma dei Black, illustre contributo al mondo magico, indicato fra tanti come lustro della nostra nobile stirpe. Sai Lucretia, quando era un bambino mi immaginavo per lui le cose migliori: una buona padronanza nella arti oscure, che divenisse una persona colta, l'avere al suo fianco una buona moglie che mi desse dei nipotini, così da rallegrare le giornate della mia vecchiaia con Orion. Desideravo che da suo padre ereditasse la bellezza, la capacità di presentarsi come un mago autorevole, la sensibilità e da me l'arguzia, l'acutezza dell'ingegno, la capacità di intuire le persone, l'arte del saper comandare: tutte qualità che la nostra stirpe ha sempre posseduto, con onore e orgoglio. Invece chi mi sono travata a crescere? Prima di tutto un ingrato, uno che non ha mai capito tutto quello che ho fatto per lui, per noi, per la nostra famiglia. Ha sempre e solo pensato per se stesso, quel depravato, 'alla mia volontà non pensi?', mi diceva 'e se io non fossi come voi?' piagnucolò Walburga con una vocetta esile e sottile “cose senza senso, sì lo so. Un vigliacco, sotto all'ostentazione della sua volontà nascondeva la viltà di non affrontare a schiena dritta quello che era, un mago purosangue di altissima famiglia.”

"Non tutti sono adatti ad un tale compito, è una grande responsabilità, gli animi deboli non lo reggono con facilità.” la rincuorò Lucretia.
"Lo so, lo so ma speravo cambiasse, speravo che, maturando, sapesse prendersi le sue responsabilità. Quando mi resi conto che il suo spirito si stava guastando non ci volevo credere, cercai in tutti in modi di raddrizzarne l'indole, non credevo possibile che una cosa del genere potesse accadere ad un Black, non aveva senso. Forse ho agito male, avrei dovuto essere più dolce con lui, prenderlo con le buone, ma mi riesce difficile: una volta resomi conto in che si stava trasformando mi sono infiammata di sdegno.” disse Walburga.
"Smettila di rimproverarti: ti ho già detto che non hai sbagliato, e comunque è inutile farsene una colpa, soprattutto ora, a cose fatte. E poi una madre è sempre convinta che i suoi figli siano il meglio: succede anche a me. Guarda invece Regulus, lui sì che è il vero prosecutore della stirpe, non si è mai dimostrato come il fratello: ciò dimostra che quello che conta di più è la predisposizione dell'animo. E sarà Regulus la vostra gloria, la nostra gioia, non sai quanto sei fortunata ad avere un figlio degno del nome che porta? Se avessi avuto solo il primogenito sarebbe stata una disfatta ma con Regulus no, lui rialzerà le sorti della famiglia e il fratello insano sarà dimenticato del tutto.” asserì con fermezza Lucretia.
"Ci ha disonorati, saremo derisi da ogni mago che si rispetti, oggetto di pubblico ludibrio, infamia terribile per il nostro casato. E tutto per colpa sua, anzi, è stata quella scuola a rovinarmelo, quella stupida Casa in cui si è ficcato, quelle folli amicizie” e nel pronunciare il termine si sentì quanto lo trovasse inappropriato “Si è lasciato manovrare da quelle idee eversive, senza che riuscisse a vedere la verità, me l'hanno nutrito di pazzie, cose che non stanno né in cielo né in terra, tutti quei Mezzosangue, babbanofili, che vergogna! Sono riusciti a convincerlo con le loro assurdità, concetti che agli occhi di un ragazzetto ribelle e così giovane come lui potevano ben far presa... sono stata una sciocca a non accorgermene! Dovevo capirlo, dovevo anticipare le loro mosse. Se l'hanno manovrato con così tanta facilità, avrei potuto riuscirci anch'io: ma quella è gente senza scrupoli, senza valori, non sanno quanto sia importante una famiglia. Il mio primogenito sarà sempre solo, ma noi no, non capisce quanto sia importante essere uniti, lo spirito di fratellanza, la concordia, io ho cercato di insegnargli questi valori, ma è stata un'impresa vana, pensava solo a se stesso: un individualista, un egoista, ecco cos'è. Ed è bastato poco per portarmelo via, via da sua madre.” disse Walburga, con i polpastrelli si tamponò le lacrime e tirò su col naso “Mi ha distrutta.” sospirò “Mi ha distrutta Lucretia, come fa a non capire al male che provoca ad una mamma? Io vivevo per lui, per la sua luce e ora mi ha spezzato il cuore; non credevo di arrivare a tanto, alla fuga. Io l'amavo e dentro di me ora c'è un vuoto incolmabile. Ci ha delusi tutti, si è dimostrato uno smidollato, nemmeno un'ombra ha della forza dei Black; sì che vada pure da quegli stolti dei suoi compari a inseguire un futuro di solitudine, senza legami, senza famiglia, senza relazioni che contano, che siano dettate dall'autenticità dei legami di sangue, che se ne vada pure: non ne ricaverà nulla, non sarà mai quieto il suo animo, non si sentirà mai in pace con lo spirito, non si sentirà mai accolto al livello pari di una famiglia. Perché nella famiglia nasci, ci cresci, ci passi la vita, apparterrai per sempre e sentirà anche lui la nostra mancanza! Capirà d'aver sbagliato tutto! Ha rovinato tutto, che vergogna per la nostra famiglia! Che disonore! Tutto il rispetto che con fatica ci siamo guadagnati nell'arco di secoli svanito in un lampo! Non lo posso più sopportare, non lo voglio più vedere, non lo voglio più nominare, non lo voglio più sentire! Che non osi tornare: mi ha distrutta e per me non esiste più!” esclamò alzandosi in piedi, impugnò con ferocia la bacchetta, tanto che Lucretia temette per se stessa ma si limitò a sgranare gli occhi.
"Basta!” sbraitò all'aria Walburga, esasperata “Non esisterà più nessun Sirius Black! Il mio primogenito è e sarà chi è degno di assumersene il compito! Un onore immenso! Il nostro Regulus!” disse con la voce spezzata mentre attraversava a grandi passi l'enorme salone: giunse davanti all'arazzo con l'albero genealogico vi puntò contro la bacchetta e bruciò il nome del figlio reietto.
Fissò con furore inumano la bruciatura nella stoffa e il respiro affannoso mano a mano si fece più regolare.

"Non esisti più.” sussurrò Walburga, abbassò gli occhi che così velocemente come si erano infuriati altrettanto velocemente si spensero, lasciò che le braccia le cadessero molli lungo i fianchi.
"Questa ferita nel mio cuore non si rimarginerà più, come su quest'arazzo.” mormorò toccando quasi amorevolmente la bruciatura, i filamenti carbonizzati sotto i polpastrelli. Nel mentre che Lucretia accorreva da lei Walburga si accasciò sul pavimento e riprese a piangere.


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Capitolo 2
*** Sfogo di madre verso una figlia depravata ***


Sfogo di madre verso una figlia depravata





Amathea


Grazie per le recensioni, le ho apprezzate particolarmente! Grazie di cuore!

DRAMMI DI MADRI

Sfogo di madre verso una figlia depravata


"Non capisco, sembrava felice.” proferì Druella con la voce rotta “Non un lamento, non una parola, non un gesto che ci abbia insospettito, vero? Non mi rendo conto come una cosa del genere possa essere accaduta nella nostra casa: abbiamo privilegi che qualunque mago assennato desidererebbe, allora perché questo?” esclamò disorientata, alzò lo sguardo per poter incontrare quello della figlia “Tu e Bellatrix non farete così, vero? Voi sapete dare un giusto peso alle virtù delle quali siamo portatori esclusivi, appannaggio delle nostre nobili stirpi.” concluse Druella in modo struggente.
"Certo mamma,” le rispose dolcemente Narcissa con un sorriso luminoso “non succederà di sicuro. Sappiamo bene cosa dobbiamo a motivo del nostro lignaggio e ciò che per questo ci è dovuto: la cosa ci onora.” affermò “Ma, ti prego, non fare così, non disperarti, dài mamma... pensa appunto a me e a Bella. Mi fa troppo male vederti in questo stato, non sembri più tu.” fece Narcissa protendendosi verso la madre, che aveva rivolto il viso sullo schienale del divano per nasconderne l'aspetto imbruttito e le lacrime che le inumidivano gli occhi.
Druella prima di ribattere tirò su col naso “S-sei tanto cara, Cissy” disse con sforzo “Io non mi spiego cosa sia successo nel suo animo... eppure mi pareva a suo agio, non mi so dare un senso. Qui in famiglia c'è tutto l'amore che conviene, che necessità c'è di cercarne altrove? Perché non ce ne ha parlato? L'avremmo fatta ragionare, riflettere, è ancora troppo giovane per poter capire certe cose: di sicuro non sarebbe finita in pasto ai leoni. No, non c'è ragione alcuna, non c'è scusante che regga per quello che ha fatto. E' una cosa talmente illogica, talmente tanto lontana da noi: ma che può offrire ad una degna strega del nostro rango un... un lurido abominio di tal specie? In virtù di che ha agito? Ora non ha più nulla, tutto è la propria casata, viviamo per essa e in ciò ci riconosciamo. E la nostra stirpe è illustrissima: io stessa mi rispecchio e vedo il fine della mia esistenza nella casata, e soprattutto in voi, Narcissa e Bellatrix, degne continuatrici e perpetuatrici del nostro sangue puro. Quindi non scorgo un senso, la benché pallida ragione. Non so. E' come se mi trovassi di fronte a un nulla.” finì Druella.

"E' solo biasimare madre,” le disse Narcissa divenendo più severa in volto, per cercare di rincuorarla le diede anche delle lievi pacche sulle spalle “è una povera illusa, mi spiace solo che abbia rovinato l'armonia familiare.” concluse con rammarico.
"Hai proprio ragione tesoro mio. Che disonore per la nostra specie, che vergogna! Che orrore! Che infamia per la casata! E che schifo immaginare che una mia figlia, la nostra carne e il nostro sangue possa essere anche solo sfiorata da uno sporco Mezzosangue, mi disgusta! Mi ripudia!” eruppe Druella, e mentre proferiva queste parole chiuse gli occhi e arricciò il naso per cercare di scacciarne anche solo il pensiero “Ma come ha fatto, come ha permesso che la sviassero? La mia bambina, la mia streghetta...” continuò scoppiando in pianto “Io non avrei mai creduto di crescere una serpe in seno! Ma lo so io con cosa l'hanno traviata... che orrore per la stirpe! Con la lussuria! So bene come ci si sente da giovani, quando le carni ti bruciano dal desiderio, la mente ti si annebbia: non c'avrà visto più, ecco perché buttarsi fra le braccia di quel pezzente! E quello sporco Mezzosangue mi ha corrotto la figlia, l'ha ubriacata con le delizie della sensualità, ne ha approfittato! Certo, una strega meglio di lei non c'era! Così quella sciocca si è lasciata guidare dai piaceri dell'età, ma non poteva scegliersi un Purosangue? Non ne ha che l'imbarazzo della scelta, e uno meglio dell'altro! Ah ma è stato quel lurido verme a portarla sulla strada della perdizione, ad invasarla di voluttà, le ha corrotto la giovinezza, a mia figlia! Che disgusto! Poteva consumare i suoi vizi, ma almeno con un Purosangue! Perché? Perché c'è toccata a noi una vergogna del genere?” si chiese Dreulla, alzò gli occhi al cielo e allargò le braccia, il fazzoletto sventolante “Ma io dov'ero? Una madre che si rispetti non capisce quando le strappano con violenza la sua creatura dal grembo? Come ho fatto a non accorgermi della strada malsana imboccata dalla figlia?” si rivolse a Narcissa con gli occhi stralunati “E tu non ti sei accorta di nulla? Nemmeno per un attimo t'è insorto il dubbio?” domandò Druella con tono lacrimevole.
La ragazza scosse il capo “No, mamma, il suo comportamento non mi ha dato da pensare... sembrava più preoccupata ma lo attribuivo a cause scolastiche.” disse Narcissa, aggrottò le sopracciglia “Si era fatta un po' più riservata... adesso che ci penso qualche strampalato discorso le era uscito di bocca ma non mi aveva dato adito a preoccupazioni. Un po' taciturna lo era, stranamente silenziosa rispetto al solito, ma non era davvero una cosa che mi dava dispiacere: credevo fosse maturata. Non sono mai girate nemmeno voci strane sul suo conto a scuola; devo riconoscerle il merito di aver agito con astuzia, ha simulato molto bene. Ci ha proprio ingannato come si deve.” concluse Narcissa con un velo di freddezza nella voce.

"Vedi Cissy, vedi perché non mi dava da che preoccuparmi: comportamento degno della migliore Serpeverde. Non discostava per nulla da noi: davvero non riesco a crederci, mi sembra di vederla ancora volteggiare qua per casa, con quelle sue assurde acconciature! Invece è una traditrice, un'empia traditrice del suo stesso sangue.” disse amaramente Druella, nell'espressione del volto le si leggeva una profonda delusione “E pensare che era così mansueta, fin docile, seguiva con scrupolosità i consigli miei e di vostro padre: come si conviene ad una buona Purosangue. Obbediva, era coscienziosa, sembrava possedere una mente vivace: apprendeva in fretta tutto quello che le insegnavamo; i valori dei legami di sangue, il rispetto, l'onore, la fraternità, le arti magiche oscure. Non so darmi pace: perché pugnalarci in pieno petto, perché rivoltarsi contro la famiglia che ti ama, a cui appartieni, di cui nei sei un pezzo che si incastona così armoniosamente nel mosaico del nostro splendido casato? Perché buttare alle ortiche i legami di sangue, lacci indissolubili e sacri? Perché questo? Perché farci così del male? Non l'avremmo mica data in pasto all'orca, se è quello che temeva. Da dove scaturisce tutta questa crudeltà verso la propria stirpe, che è come nuocere a se stessi? Ed ora che ragione darà alla propria vita?”
"Non c'è ragione,” le rispose pacatamente Narcissa “hai detto bene, è stata troppo docile, si è lasciata trascinare da cattive compagnie che probabilmente frequentava clandestinamente.”
"Sì, quant'è vero!” concordò Druella, sospirò e riprese a parlare “Si starà consumando nei più folli vizi, che perversa, senza onore! Dov'è andata la dignità che si unisce al nome che portiamo? Sopita! Messa a tacere da quei pezzenti! E' stata rozzamente manovrata da quelle menti odiose e ignobili, non è possibile che quella fosse la sua volontà: che esseri crudeli... le hanno insegnato ad ignorare quello che è e che rappresenta per divenire una poco di buono, un qualcosa di monco, e le hanno rifilato un lungo stuolo di pseudo-virtù in cui c'avrà creduto; che stolta! Chissà con che perfida gioia l'avranno accolta, quegli sporchi mezzobabbani. E con quanta precisione diabolica congetturare tutto: arrivare fino al matrimonio! No, ma che dico, quella è un'unione illegittima, colpevole, si è ridotta al ruolo di infima concubina, quella scapestrata. La famiglia non ha neanche dato il consenso! Quella non è una vita! Che si aspetta? Che crede di diventare? Un niente! E' nulla, ora! Come fa ad essere caduta così in basso, ad essere scivolata al fondo della società quando per diritto di nascita ne era alle vette, con noi avrebbe potuto vedere il mondo dall'alto. Invece s'è ridotta all'essere la vergogna della nostra casata. Mi riempie il cuore di sdegno. Possibile che mia figlia abbia potuto agire così? Quella figlia? Quale figlia? Non credo sia più mia figlia, no, non lo è più: noi maghi purosangue abbiamo la libertà che accompagna la nostra condizione e non possiamo ammettere di ridurci a fantocci giostrati spietatamente da filobabbani che non sanno nulla! Che illusa, lasciare la luce abbagliante della verità per chiudersi in un lugubre mondo fittizio e vuoto. E per cosa poi, per essere dimenticata, per vivere nell'ombra, nessuno si vanterà d'averla avuta come antenata, come è d'uso in famiglie degne di rispetto e ricoperte di gloria. Sarà ignorata con la stessa spietatezza con la quale se n'è andata: ecco cos'ha ricavato, di venire cancellata dalla sua casata.” disse Druella.
"Ben detto madre,” commentò la voce di Bellatrix. Druella e Narcissa alzarono gli occhi per incontrarne la figura: era appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate sotto il seno, nessuna delle due si era accorta della sua presenza, a meno che non fosse appena arrivata. “dovresti smetterla di sprecare così tanto fiato per lei: non lo merita e quello che ha fatto non è esprimibile a parole. E' stata sciocca, ma vedi: è stata.” disse Bellatrix estraendo la bacchetta “La cosa ricorda un tempo lontano, comunque passato. E ora non è più. Sono stanca di sentirne parlare e per te, mamma, è peggio richiamarne alla mente il ricordo: ne rinforzi la sofferenza, come si fa così a rimarginare una piaga?” chiese Bellatrix, puntò la bacchetta contro l'arazzo dell'albero genealogico e ne bruciò il nome della sorella mezzana “Vedi, in un attimo è sparita. Non dolertene oltre, altrettanto velocemente dovrebbe esaurirsi il tuo dolore.”






Amathea


N.d.A.: Scrivere queste due storie è stato decisamente difficile perché i motivi di Druella e Walburga sono a grandi linee gli stessi, condividendo i valori dei Purosangue. Arduo il compito di riuscire a fare diversi i discorsi, finivano coll'essere uno la fotocopia dell'altro, ma proprio in questo stava la bellezza. Spero di essere riuscita a dare ad ognuno una sfumatura diversa... per esempio ho cercato di variare il vocabolario delle due – ma il progetto è solo parzialmente riuscito. Purtroppo mi sembra di aver dipinto Druella un po' troppo debole, cosa che non volevo, non era quella l'intenzione poichè me la immagino un tipo duro e severo (a un certo punto il personaggio m'è scappato di mano, lo ammetto, e ho cercato di rimediare come meglio potevo - tenendo conto che la fuga di Andromeda capitasse come un fulmine a ciel sereno, quindi dovrebbe essere molto più scossa di Walburga). La domanda-chiave per la vicenda di Druella è stata: che argomento si può usare per andare contro Andromeda (che ha dalla sua niente meno che l'amore)? La lussuria è l'unico che ho trovato dato che non me la sono mai figurata come una ribelle.


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