Il Teatro dei Tradimenti.

di Principessa Purosangue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto primo: Novità » Invidia ***
Capitolo 2: *** Atto primo: Novità » Lussuria clandestina ***
Capitolo 3: *** Atto primo: Novità » Tormento ***
Capitolo 4: *** Atto secondo: Vacanza » Riflesso ***
Capitolo 5: *** Atto secondo: Vacanza » Scheletri nell'armadio ***
Capitolo 6: *** Atto secondo: Vacanza » Bambola ad orologeria ***
Capitolo 7: *** Atto terzo: Il Male ha le sembianze di un Angelo » Rumorosi ma dolci risvegli ***
Capitolo 8: *** Atto terzo: Il Male ha le sembianze di un Angelo » La bellezza di Venere e l’anima di Athena ***



Capitolo 1
*** Atto primo: Novità » Invidia ***


Erano passati ormai tre lunghi mesi da quando Yoh e i suoi compagni, dopo aver combattuto duramente contro i dieci ufficianti, avevano raggiunto il plant dello Shaman King, trovandolo deserto

Erano passati ormai tre lunghi mesi da quando Yoh e i suoi compagni, dopo aver combattuto duramente contro i dieci ufficianti, avevano raggiunto il plant dello Shaman King, trovandolo deserto. Non vi era alcuna traccia né di Hao né dello Spirit King, i quali che sembrano essersi dissolti nel nulla. Nemmeno i Pache stessi riuscirono a trovare una soluzione a quello che pareva un enigma senza risposta; il potere di Hao, ora che era divenuto a tutti gli effetti Re degli shamani, si era incrementato enormemente, perciò sarebbe stato impossibile da nascondere; persino un comune essere umano avrebbe potuto percepire la sua presenza. Anche inglobando lo Spirit King, Hao di certo non sarebbe mai riuscito a contenere un furyoku così grande.

Per quanto sia gli shamani che i Pache cercassero in ogni modo di trovare una spiegazione plausibile a tale rompicapo, non poterono far altro che rassegnarsi e aspettare. Tuttavia aspettare cosa, esattamente? Che Hao si decidesse finalmente a tornare con l’unico scopo di sterminare la razza umana e gli shamani che non si erano uniti a favore della sua folle impresa? Forse.

Così, attenti a guardarsi sempre le spalle, i giovani shamani tornarono alla loro vita di tutti i giorni, con la certezza che si sarebbero informati su una qualsiasi novità riguardante tale questione.

Fu allora che, a insaputa di tutti, le pedine iniziarono a muoversi, assicurando la Vittoria a colei che nell’ombra faceva danzare i balocchi.

 

 

 

Il Teatro dei Tradimenti

Atto primo: Novità.

- Invidia -

 

 

 

- Yoh! - Urlò una biondina dal corpo minuto, facendo sbattere fortemente la porta scorrevole della camera del ragazzo.

- Anna?! - Riuscì appena a rispondere il moretto che, preso di sorpresa, si alzò rapidamente guardando la giovane di fronte a lui.

- Yoh, sono le sei del mattino, si può sapere perché non sei ancora pronto?! - Sbraitò la ragazza, incenerendolo con lo sguardo.

- Allora è ancora presto! - Cercò di giustificarsi, notando come l’espressione della fidanzata peggiorasse ogni secondo di più. Aveva detto qualcosa di sbagliato ma ancora non avevo capito cosa, anche se non gli ci volle molto per farlo.

- Tu proprio non mi ascolti quando parlo, eh? - Domandò ironicamente lei, il viso privo d’emozione. . Credevo di essere stata chiara, ieri sera, quando t’informai che questa settimana spettava a noi occuparci della pulizia della classe! - Riprese a urlare, buttando addosso al ragazzo la sua cartella. – Hai un minuto per cambiarti, guai a te se osi farmi attendere un solo secondo più! - Lo minacciò sbattendo nuovamente ma stavolta con più violenza, la porta.

Forse intimorito dalla reazione della ragazza, forse temendo in cosa sarebbe consistita la punizione che avrebbe ricevuto o, molto probabilmente per entrambe le ragioni, Yoh non si fece attendere e raggiunse rapidamente la biondina. Giunti a scuola incontrarono Manta che, “convinto” da Anna si era proposto di dar loro una mano. Circa un’ora dopo, quando Yoh e i suoi due compagni avevano terminato le pulizie, la scuola iniziò rapidamente ad affollarsi, divenendo così ben rumorosa. Pur essendo lunedì mattina, il fragore provocato dai ragazzi era intenso ma non fastidioso, donava anzi vita a quella scuola che solo poche ore fa poteva essere comparata a un mortorio.

Peccato però che gli unici a pensarla a questo modo erano gli alunni.

- Ragazzini, adesso mi avete stancato! - Urlò un uomo sui quarant’anni seduto su una comoda sedia rossa, picchiando con un pugno la superficie della cattedra. - Se non volete uno zero gratuito in pagella, state zitti! - Finì, ottenendo il silenzio richiesto. - Possibile che con voi funzionino solo le minacce? - Stava per iniziare la solita ramanzina quando qualcuno, bussando alla porta, lo interruppe.

- Professor Nekoyama, perdoni il disturbo ma è una questione urgente. - Parlò una voce di donna senza entrare nell’aula, causando la curiosità degli alunni.

- Dove sono richiesto?

- In presidenza.

- D’accordo. - Si alzò e, guardando gli alunni severo, li intimò al silenzio assoluto; uscì quindi dall’aula lasciando la porta aperta.

- Che cosa credete sia successo? - Domandò entusiasta un ragazzo seduto in terza fila di fianco alla finestra, appollaiandosi contro di essa. - Pensate sia la buona volta che licenziano Nekoyama? - Rise, provocando la stessa reazione nei compagni.

- Lo spero, anche se non ne avrebbero ragioni. - Concordò una ragazza di fianco a lui.

- Non basta che è un rompiscatole come scusa? - S’intromise un altro, stiracchiando le braccia.

- Magari! A proposito, per oggi... - Il ragazzo non ebbe tempo di terminare la frase in quanto alcuni della prima fila lo avvisarono dell’arrivo dell’insegnante.

- Spero il vostro brusio sia dovuto al fatto che state ripassando Shakespeare. - Si sporse leggermente sulla porta giusto il necessario per incutere loro il timore che stesse parlando sul serio. Poi si voltò nuovamente all’uscita e sorrise, stuzzicando l’interesse dei suoi alunni. A chi mai si stava rivolgendo con tanta educazione e gentilezza? Tornò nuovamente in classe, fermandosi a due passi dalla cattedra.

- Ragazzi, oggi s’inserirà nel corpo studentesco una nuova compagna. E’ di origini giapponesi ma è la prima volta che risiederà per un lungo periodo nel nostro paese. Ho potuto costatare la sua ottima padronanza della lingua giapponese perciò non avrete problemi a comunicare con lei. - Continuò. - Conto su di voi perché la nuova arrivata abbia un piacevole soggiorno. - Finì, allargando il braccio sinistro e sorridendo alla “novità”, invitandola a entrare. - Venga, entri pure signorina.

 

E fu paradisiaca visione, un Angelo nella bocca dell’Inferno.

 

Entrò con grazia tale da togliere il fiato al professore stesso. Come se avessero visto una Principessa, si alzarono tutti in piedi e ragazze e ragazzi aprirono inconsciamente la bocca, sbalorditi da tale bellezza. Solamente Anna cercò di non mostrare il suo stupore, anche se ciò che la sorprese di più fu vedere il proprio fidanzato guardare estasiato la moretta appena entrata. La giovane sentì improvvisamente qualcosa bruciarle dentro, poté udire chiaramente il momento in cui la sua anima si lacerò eppure non ne comprendeva la ragione. Tornò con lo sguardo verso la nuova compagna e le sue labbra si contorsero in una smorfia: era la ragazza più bella che avesse mai visto.

I suoi lunghi e mossi capelli cioccolato ricadevano morbidi qualche dita più in giù dei fianchi; sulle punte si poteva notare una tonalità più chiara di castano che sfiorato dai raggi del sole, prendeva dei riflessi rossicci, al contrario della parte superiore che era più scura: nera dai riflessi blu. Delle piccole ciocche le circondavano il viso, contornando due splendidi onici nere: i suoi occhi erano davvero bellissimi. Non solo avevano un colore così intenso da donare una quiete quasi celestiale, la forma dei suoi occhi, leggermente a mandorla, mostrava le sue origini orientali. Il suo sguardo però era la parte più splendida: non esprimeva nulla, eppure esprimeva tutto. Vi era della malizia in quegli occhi color caffè, seppur celata da un velo d’innocenza. La sua pelle non era bianca, piuttosto rivelava origine sudamericana.

Aveva ogni cosa si potesse desiderare.

Il suo corpo sembrava rispecchiare la perfezione.

Il suo seno era grande, non eccessivo, giusto per la sua corporatura, a occhio e croce vestiva una terza abbondante. La pancia piatta e le formose curve che madre natura le aveva donato rendevano quella semplice uniforme scolastica un abitino sexy, non volgare ma veramente provocante.

Risvegliatosi dall’estasi del momento, l’insegnante scosse il capo e ordinò ai ragazzi di sedersi i quali obbedirono, seppur ancora imbambolati dalla vista di quell’Angelo. La ragazza sorrise timidamente mentre le sue guance assumevano un colore roseo: era proprio deliziosa.

- Vi presento la vostra nuova compagna: Kurohime Kyrie. - Riprendendosi anche loro dallo shock del momento, annuirono all’unisono col capo.

- Molto piace, io sono Kurohime Kyrie, ho sedici anni e spero di potermi trovare bene all’interno della classe. So di essere arrivata circa un quadrimestre in ritardo ma spero questo non sia questo di divergenze fra noi. - Concluse inchinandosi leggermente come previsto dal tradizionale saluto giapponese. La voce era calma e armoniosa seppur avente l’ovvia vivacità caratteristica dell’età adolescenziale con l’aggiunta un pizzico di sensualità.

- Bene Kurohime, se ha bisogno di un qualsiasi aiuto per quanto riguarda le materie scolastiche, gli sport, gli appunti e tutto il resto, chieda pure alla capoclasse: Kyoyama Anna. - Intervenne il professore indicando la ragazza che non appena sentì il suo nome, si alzò e la salutò.

- Molto piacere. - Rispose a sua volta la moretta sorridendo, anche se ciò non fu gradito dalla compagna.

- Oggi Tujimawa è assente perciò si sieda pure lì, in ultima fila, di fianco ad Asakura; questo pomeriggio provvederò personalmente per l’aggiunta di un nuovo banco. - La ragazza annuì e, con la stessa grazia con la quale era entrata pochi istanti prima, si diresse al banco segnalatogli dall’insegnante.

- D’accordo ragazzi, ora veniamo alla nostra lezione. Stavamo trattando Shakespeare, crede di poter seguire? - Le domandò l’uomo.

- Sì, certamente. Non si preoccupi Signor professore, Shakespeare è uno dei miei drammaturghi preferiti. - Precisò, prendendo un quaderno nero dallo zaino.

- Molto bene. - Sorrise: la nuova arrivata sarebbe sicuramente stata fra i più brillanti della classe. - Ad ogni modo, non sia così formale Kurohime; può semplicemente chiamarmi “professore” o “prof”.

- Senz’altro, professore.

La sua “troppa” buona educazione e il lessico ben ricercato irritavano le orecchie della Kyoyama che si vide estirpare il titolo di miglior alunna della scuola. Anna Kyoyama era, di fatti, l’alunna più dotata dell’istituto scolastico. Il suo livello intellettuale, la grammatica sempre coincisa e le conversazioni che proponeva erano sempre state causa di lode dei professori, che in lei vedevano l’esempio dell’alunna perfetta. I suoi voti erano i più alti mai registrati e la sua educazione era spesso migliore degli stessi docenti. Molte volte era stata chiamata la “gemma” dell’istituto Shinra e ciò le faceva indubbiamente molto piacere. L’ennesima prova che Anna Kyoyama era la numero uno in tutto.

O per lo meno, fino ad ora.

 

 

 

- Piacere di conoscerti, Kurohime! Io sono Reinba Kahori, quinta sezione del terzo anno; se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiedi pure a me!

- Il piacere è tutto mio, Reinba-senpai. Sentiti pure libera di chiamarmi col mio nome: Kyrie.

- Davvero, posso?

- Certo! Non sono abituata a sentirmi chiamare per cognome, si sono sempre riferiti a me utilizzando il mio nome e mi piacerebbe continuasse ad essere così. - Spiegò. - Ad ogni modo intendo rispettare le vostre usanze e chiamarvi per cognome, non desidero scombussolare la tradizione giapponese in alcun modo.

- Allora lascia che mi presenti, Kyrie: io sono Yamashita Ishigawa, seconda sezione del quarto anno, mi occupo del club di nuoto. Se t’interessa, fammi sapere!

- Ti ringrazio. - Rispose, mostrando nuovamente quell’angelico sorriso di cui l’intero edificio scolastico si era innamorato.

Un grande gruppo di ragazzi e ragazze circondava il tavolo dove la nuova arrivata pranzava. Era, infatti, corsa subito la notizia dell’arrivo di una “bomba” di sensualità e bellezza nell’istituto Shinra e questa era niente di meno che Kyrie Kurohime. Molto gentile e cordiale con tutti, la moretta era sempre sorridente. Capitava che le fossero rivolte frasi acide o con fare offensivo ma lei, senza mai arrabbiarsi, rispondeva diligentemente e con intelligenza facendo pentire alla persona di aver aperto bocca. Ciò la rese ancora più perfetta agli occhi dei suoi ammiratori che pianificavo fondarne un fan club ma la rese più odiosa per una certa biondina appoggiata all’ombra di un albero.

- Ragazzi, sono io o la nuova compagna ha delle sembianze angelicali? - Parlò Manta sedendosi vicino all’amico disteso sull’erba. - Ha un così bel sorriso... - Sospirò, guardando in direzione della ragazza.

- Oh oh, credo che Manta si stia innamorando! - Canzonò Yoh, seguendo lo sguardo del piccoletto.

- Ma-ma... No! C-che ti salta in mente amico! - Arrossì, cercando di non balbettare. – E-e poi non sarei comunque l’unico! Ha addosso metà istituto al momento!

- Calmati Manta, stavo solo scherzando. – Rise, accomodando le braccia dietro la nuca.

- Non mi piace. - Si sentì improvvisamente la voce di Anna, fredda e secca.

- Beh Anna, sai com’è, a meno che tu non sia... – Prima che potesse finire, Manta si ritrovò fulminato dal suo sguardo glaciale. - Non mi piace. Non mi piace per niente. - Disse nuovamente stringendo i pugni e guardando in direzione della giovane in questione. - C’è qualcosa che non quadra. - Finì e, al suono della campanella, seguì con gli occhi l’enorme gruppo che, circondando la moretta, si dirigeva all’interno dell’edificio.- Nei suoi occhi, c’è qualcosa che non mi piace. - Concluse, dirigendosi anche lei in classe.

 

 

 

- Maledizione, maledizione, maledizione! - Urlò furibonda Anna, tirando l’ennesimo pugno alla parete. - Come ho potuto essere così stupida?! – Si rimproverò, dandosi una leggera manata sulla fronte. . Perché non ho ragionato come mio solito e ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente solo per contraddirla! - Si buttò sul letto, guardando il soffitto. - Invece no! Dannazione a me! Per voler difendere il mio titolo mi sono ritrovata ancora di più nella mera spazzatura! - Sbraitò, ricordando gli avvenimenti di quella mattina.

 

 

 

Qualche ora prima in classe.

 

- Nell’Orlando Furioso, Ariosto vuole perciò farci comprendere quanto la natura umana sia flessibile di fronte alle passioni tanto da rendere folle persino un uomo come il protagonista, Orlando, tanto che sarà solo grazie Astolfo stesso che, recuperandone il senno sulla luna, lo riporterà sulla retta via. - Spiegò il professore appoggiato alla finestra, un piccolo libro rosso fra le mani. - Possiamo quindi dedurre che ciò che Ariosto voleva trasmetterci era l’inutilità e il dolore che un sentimento come l’amore porti con sé agli innamorati, per non parlare della debolezza fisica e mentale cui... - Al vedere una mano alzarsi, il professore cessò la spiegazione. - Domande, signorina Kurohime?

- Mi scusi professore ma non credo sia giusto affermare che vi sia una specie di morale nell’Orlando Furioso. - Disse con voce chiara e priva di timore la moretta, attirando l’attenzione dei compagni che si voltarono. Mai nessuno aveva osato contraddire l’insegnante.

- Se non sbaglio però, il titolo e la trama del poema è Orlando Furioso. - Intervenne con la mano alzata e il viso rivolto verso quest’ultima Anna, attirando anche lei l’attenzione dei ragazzi. - Perdoni professore ma penso che la sua spiegazione non sia sbagliata, dopotutto si parla di un Orlando innamorato che per amore ha perso la ragione, divenendo un essere stolto. Senza dubbio ciò che vuole dirci Ariosto è di non innamorarci follemente ma di amare utilizzando la ragione. - Finì, guardando nuova arrivata con occhi di sfida e un mezzo sorriso dipinto sulle labbra mentre si voltava nuovamente verso il professore.

- Sono le tue stesse parole a contraddirti quindi, Kyoyama-san. - Ribatté la Kyrie, facendo voltare nuovamente la biondina. - Nel poema, esattamente come dici tu, si tratta del suo folle amore per Angelica, una donna che per altro mai sarà sua; però non è mai giudicato tale sentimento. - Continuò. - Tutt’altro, se avrai letto la biografia di Ludovico Ariosto, saprai che lui stesso s’innamorò di una donna sposata e aspettò che questa divenisse vedova prima di potersi congiungere in matrimonio con lei. Inoltre dovette agire in grande segretezza per la paura di perdere i benefici ecclesiastici che gli erano stati concessi e anche con lo scopo di evitare che alla donna fosse revocata l'eredità dell’ex-marito. Potremmo piuttosto dire che egli scrisse tale poema per dar sfogo ai suoi più repressi sentimenti, fatto sta che fu proprio l’anno successivo, nel 1516 che Ariosto pubblicò la prima edizione dell’Orlando Furioso. Se poi riflettiamo sul periodo in questione, in altre parole XV-XVI secolo, possiamo dedurre che ancora non era stata introdotta la necessità di una morale; trattandosi inoltre di un poema, non v’è n’è alcun bisogno. Credo che ciò che Ariosto piuttosto volesse comunicarci fosse come l’uomo, almeno una volta nella sua vita, si ritrovi in balia di un sentimento più forte di ogni male capace di rendere folle ma invincibile quando si ha qualcuno da amare e proteggere. Non penso tuttavia egli volesse insegnarci qualcosa di preciso né tanto meno giudicare l’amore poiché dobbiamo ricordare che era un uomo assai legato alla Chiesa e di conseguenza alla Fede, perciò non si sarebbe mai permesso di mettere in discussione la base della religione cristiana, la parola più usata dal loro dio: l’amore. - Non vi fu un suono, non un singolo respiro. Pochi istanti dopo, il professore sorrise e, dirigendosi alla cattedra, applaudì.

- Era da tanto che aspettavo qualcuno del genere. - Confessò contento, aprendo il registro. – Signorina Kyoyama, otto e mezzo per la sua partecipazione. - Questa sorrise, sentendo tutti gli sguardi su di lei: Nekoyama non aveva mai dato più di otto né a lei né a nessuno. - Signorina Kurohime, non ho parole. Dieci per la sua ottima osservazione, per l’impeccabile esposizione e per la perfetta conoscenza della vita di Ariosto.

- Cosa? - Riuscì appena a sussurrare Anna; con lo sguardo rivolto al professore ma in realtà perso nel nulla, non udì nemmeno la classe iniziare a sussultare per le valutazioni.

- Silenzio! - Li richiamò pochi istanti dopo l’insegnante mentre la Kyoyama sprofondava in un mare d’Ira.

 

 

 

- Ma maledizione a lei che è così insopportabile! - Sbottò, tirando un forte pugno al materasso. - Devo trovare il modo di vendicarmi, e presto. - Ne concluse, alzandosi dal letto e dirigendosi alla finestra. - Di numero una ce n’è solo una e quella... Sono io. -

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Capitolo 2
*** Atto primo: Novità » Lussuria clandestina ***


Erano ormai passate diverse settimane dall’arrivo di Kurohime all’istituto Shinra e ancora la ragazza era al centro di tutte le attenzioni e le lodi di studenti e insegnanti

Erano trascorse diverse settimane dall’arrivo di Kurohime all’istituto Shinra e ancora la ragazza era al centro di tutte le attenzioni e le lodi di studenti e insegnanti. Vi erano persino rumori che presto si sarebbe aperto un fan club in onore suo, tanto era adorata e amata dai compagni; certo, c’erano alcuni invidiosi che non la sopportavano, però dopo averci passato qualche ora assieme, cambiavano totalmente di parere, conoscendo la vera Kurohime Kyrie. Solamente per Anna quella ragazza rimaneva qualcuno di insopportabile, la cui sola presenza la metteva a disagio.

Chi diavolo era Kyrie Kurohime in realtà? Se di una cosa era certa, era che prima o poi l’avrebbe scoperto. E forse fu proprio la sua voglia di sapere di più, di trovare altri motivi per odiarla così profondamente che quel venerdì mattina la Kyoyama trascinò il suo ragazzo a scuola sapendo che, essendo quella la settimana di pulizie di Kurohime, avrebbe pulito come lei sia la mattina presto sia nel tardo pomeriggio, esattamente come l’alunna modello che era.

 

 

 

Il Teatro dei Tradimenti

Atto primo: Novità.

- Lussuria clandestina -

 

 

 

Entrò con passo veloce, tuttavia facendo ben attenzione a non far troppo rumore seppur sapesse che la compagna si fosse già accorta della sua presenza, o che forse in realtà, già la attendeva.

- Buongiorno, Kyoyama-san. - La salutò cortesemente mostrando quel sorriso angelicale che solo lei poteva avere. La biondina appoggiò la borsa sul suo banco, evitando il contatto con i quegli occhi scuri così simili ai suoi.

- Buongiorno, Kurohime-san. - Rispose più per educazione che perché davvero le augurasse una buona giornata; fosse stato per lei, avrebbe squarciato la terra solo per buttarcela dentro. La ragazza poi spostò lo sguardo più in là, salutando anche Yoh e Manta.

- Buongiorno anche a te, Kurohime-san! Non credevo anche tu fossi maniaca della pulizia come Anna tanto da venir pure la mattina presto! - Notò Manta, avvicinandosi alla ragazza.

- Diciamo che è il minimo che posso fare; inoltre mi piace tenermi occupata anche perché da quando sono venuta in Giappone, forse per il fuso orario o altro, ancora non riesco a dormire molto la mattina. - Spiegò, finendo di pulire la lavagna.

- Allora, come ti trovi in Giappone? - Yoh si trovava ad alcuni metri da lei mostrando quel suo solito sorriso a trentadue denti.

E Anna per la prima volta sentì qualcosa di strano nei confronti del fidanzato. Senza dubbio alcuno non era gelosia quanto estrema possessività nei confronti delle espressioni del ragazzo che desiderava fossero per lei e solo per lei. Guardò altrove, mordendosi la lingua.

Proprio lei stava pensando una cosa del genere?

Sentì Kyrie rispondere e voltò nuovamente lo sguardo, stavolta vedendola raggiungere l’angolo della classe dove aveva appoggiato la scopa. Sorrideva, parlava con quella sua voce così gentile e dolce da far venire il diabete; più cercava e nulla trovava. Come poteva essere così perfetta? No, non poteva essere. Agli uomini non è concesso il beneficio della Perfezione. Allora perché si sentiva così inferiore in sua presenza?

Improvvisamente la sentì tacere e la vide sbarrare gli occhi; appoggiando la scopa sul banco più vicino, saltò fuori dalla finestra aperta. Per un momento la Kyoyama gioì ma successivamente si ricordò che si ritrovavano al piano terreno. Tuttavia il pensiero svanì non appena sentì una strana presenza vicina.

- No, non può essere... - Sussurrò appena, alzandosi e seguendo la moretta insieme a Yoh che saltò fuori dalla finestra mentre Manta si mise in piedi sul banco più vicino alla finestra.

- Lo sai che potrei denunciarti per stalking, vero? - Kyrie guardò annoiata il ragazzo dai lunghi capelli scuri di fronte a lei. Il giovane ghignò divertito, avvicinandosi alla moretta.

- E tu invece lo sai che smetterei di inseguirti se tu mi dicessi ciò che ho bisogno di sapere, vero? - Si fermò a pochi centimetri da lei, alzando la mano intenzionata ad accarezzarle il volto ma prima che potesse anche solo sfiorarla lei gliela colpì, il suo sguardo severo contro quello di lui malizioso.

- Perché sarai sempre così difficile, Kyrie?

- Perché se fossi una donna facile troppi sgorbi come te avrebbero il privilegio di toccarmi. - Lo shamano indietreggiò, sentendo l’acuta e spaventata voce di Manta pronunciare il suo nome.

- Hao! - L’Asakura maggiore sorrise in modo strafottente vedendo il gemello e la fidanzata alcuni passi più indietro di Kyrie.

- Anna, devo dire che ti sta’ davvero bene quell’informe.

- E tu staresti bene con la lingua mozzata. - Ribatté velocemente, volendo incenerirlo con lo sguardo. Il Re degli Shamani allora rivolse lo sguardo al fratello ancora sbalordito.

- Hao, che cosa sei venuto a cercare? Non dovresti essere a distruggere il mondo? - Chiese freddo seppur sinceramente felice di trovarlo sano e salvo, Yoh; dopotutto, era la sua metà più grande. Il suo sorrisetto si attenuò, tornando con lo sguardo su Kyrie.

- Non preoccuparti Yoh, mi libererò di te e dei tuoi inutili compagni shamani non appena troverò una cosa che mi è stata rubata. - La moretta alzò un sopracciglio, l’espressione mista fra noia e sbalordimento.

- Puoi inseguirmi quanto vuoi Hao, io te l’ho già detto: non ho la minima idea di cosa tu stia parlando. - Disse, incontrando i suoi occhi neri.

- Non lo credo proprio Kyrie. Io sono sicuro che tu ne sappia qualcosa, solo che sei troppo brava a sfuggirmi dalle mani. - Saltò sul ramo dell’albero più vicino, ghignando. - Ma prima o poi t’imprigionerò, Kyrie. - Strinse il pugno destro, sfidandola con lo sguardo che poi rivolse alla bionda. - Anna, sono sicuro ci rivedremo presto. – Rise, notando l’astio negli occhi della giovane. - Yoh, dì pure ai tuoi amichetti shamani di godersi questi ultimi giorno che hanno a disposizione perché molto presto tornerò per compiere ciò che ormai da 1000 anni ho lasciato in sospeso!

- Hao! - Urlò il moretto nell’inutile tentativo di fermarlo, vedendolo sparire nel nulla. Abbassò lo sguardo, cercando di comprendere e riformulare tutte le informazioni che gli frullavano in testa.

- Quand’è che avevi intenzione di dircelo? - La voce fredda di Anna si fece sentire, gli occhi ancora irati dall’incontro con Hao. Kyrie si voltò e, incrociando il suo sguardo con quello della bionda, fece un mezzo sorriso.

- Mai. - Rispose sincera, irritando di più la compagna. - Ciò che accade nella mia vita privata non vi riguarda minimamente, quindi non trovo la necessità di rendervi partecipi di ciò che faccio o non faccio. - S’incamminò verso la finestra con l’intenzione di entrare nuovamente in classe ma una voce secca la fermò.

- Invece sono affari nostri se di Hao si tratta, Kurohime. - Vedendo lo sguardo sorpreso della ragazza, per un momento si volle mordere la lingua per non aver usato il suffisso onorifico solo per farle capire che non provava alcuna forma di rispetto nei suoi confronti. Solo dopo comprese che, così facendo, si era solo mostrata maleducata e infantile; inoltre, non aveva cambiato assolutamente nulla: ancora si sentiva così dannatamente inferiore a lei da farle paura.

- Kyoyama-san, che voi abbiate delle vostre divergenze con Hao non è una cosa che mi concerne; io mi occupo dei miei problemi con lui e non c’è bisogno di far intervenire terzi. - Continuò. - Inoltre se non vi ho detto nulla, è stato anche per difendervi ed essere sicura che nessuno, umano o shamano, sia ferito e messo in mezzo di questa cosa. Non è vostro il ruolo della vittima sacrificale.

- Perché, è forse il tuo? - Ribatté Anna, guardandola con odio. - Smettila di fare l’eroina e la santa donna perché con me non funziona, Kurohime. Sappi che dal momento stesso in cui decidi di essere alleata di Hao, divieni automaticamente nostra mortale nemica! - Il sorriso di Kyrie svanì, seppur la sua espressione rimase abbastanza neutra.

- Non voglio fare l’eroina della situazione, Kyoyama-san. - Rispose seria, sedendosi sul cornicione della finestra. - In questo caos io sto’ facendo la mia parte, tuttavia non fingo di essere ciò che non sono, non maschero i miei sentimenti e non tradisco nessuno. - Anna sbarrò gli occhi sentendo le sue parole attraversarle il petto, squarciandoglielo e strappandole il cuore.

- Che cosa vorresti dire?! - Alzò la voce, cercando di mantenere la calma più di quanto già non stesse facendo.

- Quello che ho detto. - La Kyoyama rimase in silenzio, reprimendo tutte le parole e le sensazioni che le attraversavano il corpo in quell’istante. Non poteva rispondere. Non in quel momento, almeno.

- Comunque per la tua informazione, non sto’ dalla parte di Hao. Così fosse, non avrebbe detto tutto ciò che hai sentito. - Finì, entrando con un salto leggero in classe.

- Cos’è che sta’ cercando Hao? - Chiese finalmente Yoh, seguendo la mora che sospirò.

- Dal suo tono di allarme e dall’impazienza che ha di ritrovarlo, oltre alle informazioni che mi sono giunte, credo si tratti dello Spirit King.

- Che cosa?! - Urlarono all’unisono i due ragazzi e Amidamaru che si era finalmente mostrato agli occhi della ragazza.

- Ma non può essere! Come ha fatto a perdere lo Spirit King? Non puoi perdere una così grande e di tale valore! - Urlò Manta, scendendo dal banco per raggiungere gli amici.

- Stesso dico anch’io. - Concordò Kyrie, prendendo posto a sedere. - Però a quanto pare il genio se l’è fatto rubare mentre schiacciava quel famoso pisolino di diverse ore. - Rise, pensando a quanto poteva essere stupido lo shamano più forte di tutti. C’era ben poco da fare: chi scemo nasce, scemo muore.

- Perché crede tu sappia dove si trovi? - La ragazza guardò il compagno per poi portare lo sguardo altrove.

- Sinceramente? Non ne ho la minima idea. So solo che sono l’unica shamana che non ha partecipato allo Shaman Fight e credo che questa sia l’unica ragione che lo convince a credere che io ne sappia qualcosa. Povero illuso, sta’ cercando nella direzione sbagliata. - Probabilmente avrebbero continuato a discutere riguardo ad Hao e la sua inaspettata visita ma la campanella risuonò con forza in tutto l’istituto, facendoli tacere e rimandando la conversazione ad un momento più opportuno.

 

 

 

La luce della luna illuminava ben poco quella notte annebbiata, il freddo era intenso e le strade erano deserte. D’altronde, chi aveva voglia di passeggiare alle 3 del mattino? Eppure una figura si muoveva veloce per il marciapiede, dirigendosi verso un enorme edificio dal bel design in una parte occulta della città; tirando fuori le chiavi e aprendo la porta, fece attenzione a non essere vista da nessuno. Portava un lungo mantello nero, il capo coperto dal cappuccio che le nascondeva buona parte del volto. Salì veloce le scale, ansiosa di raggiungere la stanza del secondo piano. Toccando la maniglia gelida, si domandò quante volte ormai si ritrovasse in quella medesima situazione. Era così tanto il tempo da averne perso il conto? Scosse leggermente la testa, finalmente entrando nella stanza buia. Sull’enorme letto a due piazze vide un giovane dai lunghi capelli castani disteso sul letto; riposava tranquillo, il torso nudo si alzava e abbassava lentamente mentre il poco visibile pallore della luna gli illuminava il volto.

Quand’è che aveva deciso che lui sarebbe diventato il suo Peccato, la ragione per la quale sarebbe bruciata nelle fiamme più nere dell’Inferno?

Si avvicinò piano al ragazzo, togliendosi il mantello e aprendo le coperte così da poter dormire al caldo ma una mano la fermò.

- Hai novità? - Chiese Hao, incontrando i suoi occhi scuri.

- No. - Rispose semplicemente, cercando di nascondere le emozioni e far tacere il suo cuore che batteva all’impazzata. Lo shamano sorrise, attirandola sotto di se.

- Per quello posso ancora aspettare. - Le confessò, baciandole il collo e sentendola tremare al contatto. - Ma adesso voglio solo sentirti urlare il mio nome. - Le disse, prima di baciare con violenza le sue labbra e portare le sue forti mani nelle sue parti più intime, svelando il segreto di un Tradimento.

 

 

 

 

 

 

Perdonate il terribilissimo ritardo! ><

Chiedo venia, solo che quest’estate sono stata terribilmente occupata e inoltre stavo lavorando su una nuova fan fiction di Air Gear che mi ha ottenuto occupata mattina e sera, sorry sul serio. Ç. Ç A proposito, se ci sono alcuni amanti di Air Gear, correte subito a leggerla! è.é Thanks. *^*

Allora, come avete trovato il secondo capito? ^^ Su su, non siate timidi e recensite. u.u Alla recensione del primo capitolo ho risposto via mail, le prossime le risponderò tutte a inizio capito, promise. (:

Ah, solo una cosa: non metterò il disclaimer solo perché mi pare ovvio dire che Shaman King è proprietà di Hiroyuki Takei e che gli unici personaggi che mi appartengono solo quelli da me inventati. :D

Spero sentirvi presto così da aggiornare very soon, magari anche prima della fine del mese!

xoxo

 

Prinny.

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Capitolo 3
*** Atto primo: Novità » Tormento ***


Quel sabato mattina Anna si svegliò abbastanza tardi, stanca per tutti gli avvenimenti successi durante la settimana

Hello everyone! :D

Inizio dicendo che sono super emozionata perché ho letto più di una recensione, il che mi ha commosso e mi ha fatto venire più idee per la fan fiction. *O* Mi scuso già da ora se il capitolo è più corto rispetto agli altri ma comprenderete che spiegare tutto il weekend nei dettagli avrebbe portato la storia fuori dalla trama, quindi accontentatevi del poco di oggi che poi il quarto sarà più pieno ed emozionante, I promise. ^.-
Ekiyo: grazie mille, mi fa piacere che ti piaccia e in particolare perché, lol. Non credo poter dire di odiare Anna in quanto è un PG molto importante nel corso della storia e della mia fan fiction, però diciamo pure che anche a me piace vederla ricevere delle batoste belle forti. *^* Quindi credo noi due andremo molto d’accordo in quanto pure Io amo Hao! *w* Mmh, dici che Kyrie sta’ con Hao? Forse, non ti saprei dire. Potrebbe essere anche un altro PG, chi lo sa. :O

MingFu2: I’m so sorry! >.> E’ che mi stavo dedicando in anima e corpo ad un’altra FF e poi siccome non vedevo questa molto seguita l’ho lasciata da parte ma prometto che d’ora in avanti Il Teatro dei Tradimenti sarà la mia priorità. ;)

kyo250: grazie mille! (: La loro rivalità è solo agli inizi, in questo e nei prossimi capitoli purtroppo (?) la futura signora Asakura ne passerà delle belle! Riguardo al commento figurati, piacere mio averla letta. ;)

Ma ora bando alle ciance ed eccovi qui l’ultima parte del Primo Atto.

See ya!

 

Prinny.

 

 

 

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Quel sabato mattina Anna si svegliò abbastanza tardi, stanca per tutti gli avvenimenti successi durante la settimana. Prima di tutto la comparsa improvvisa di Hao; scoprire che lo stupido si era fatto fregare lo Spirit King e, ancora più scioccante, scoprire che anche Kyrie era una shamana e faceva parte del nuovo caos creatosi; ciò non solo significava che doveva vederla quasi tutti i giorni a scuola ma anche che, con molta probabilità, l’avrebbe incontrata numerose volte nella vita quotidiana.

E proprio quando credeva che niente potesse andare peggio, annunciarono un viaggio vacanza di cinque giorni al mare. Fortunata com’era, chi era stata sorteggiata come sua unica compagna di stanza? Kyrie Kurohime. Sospirò fortemente rigirandosi sul letto e guardando fuori dalla finestra.

Che cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo?

 

 

 

Il Teatro dei Tradimenti.

Atto primo: Novità.

- Tormento -

 

 

 

Lunedì mattina arrivò più veloce di quanto avesse potuto mai immaginare e nel peggior modo che poteva iniziare.

Yoh si era svegliato tardi e l’auto di Manta si era gustata neanche a metà strada, obbligandoli a correre con i bagagli per tutta la città in quanto nessun autobus quel giorno sembrava voler passare nelle fermate vicine. Anna e i due ragazzi arrivarono tutti sudati e stanchi a scuola dove gli autobus, tra l’altro, stavano già per partire.

- Kyoyama, Asakura, Oyamada. - La voce severa del professore li richiamò, scrivendo i loro nomi sulla lista. - La prossima volta partiamo senza di voi. – Comunicò mentre questi mettevano i loro bagagli nel compartimento apposta. Anna tirò segretamente un sospiro di sollievo mentre saliva sull’autobus che ritirò non appena vide gli unici tre posti liberi: due nella fila a destra e uno a sinistra di fianco a chi? A Kyrie Kurohime, certamente! S’incamminò lenta verso gli ultimi posti, decidendo come agire; incontrando lo sguardo della compagna la salutò con un sussurro, prendendo quindi posto nel lato opposto. Fortunatamente almeno la disposizione che presero il fidanzato e il tappo fu come da lei prevista, ritrovandosi affiancata da Yoh per le prossime ore di viaggio.

Arrivarono al resort circa alle 18:30, giusto in tempo per lasciare le valigie nelle loro camere e scendere per la cena. L’itako sentì che il mondo stava cercando di scusarsi con lei per tutte le cose successe ultimamente e lei avrebbe accettato le sue scuse di buona voglia.

Il resort era un luogo bellissimo, con tanto di piscina e camera extra lusso, un paradiso terreno. La sua stanza almeno era la migliore di tutte, ultimo piano con una bellissima visione del mare. I professori si erano proprio dati da fare. Fortunatamente non troppo lontani dal centro città dove presto si sarebbe recata in quanto le era parso di aver visto un bel negozio di portachiavi.

Vide Kyrie prendere posto nel letto più vicino alle grandi finestre, sedendosi e appoggiando la valigia vicino. Lo voleva lei quel letto, dannazione.

- Kyoyama-san siccome ti ho vista immobile di fronte a quel letto e ci hai messo su la tua valigia, ho pensato avessi scelto quello. - Spiegò la moretta iniziando a tirare fuori le sue appartenenze. Anna si maledì mentalmente ma non rispose, mordendosi la lingua per evitare di parlare.

- Non mi faccio problemi del genere. - Chiarì qualche minuto dopo, ormai distesa sul letto e accendendo la televisione. La cena era prevista per le 20:00 quindi aveva tempo per rilassarsi. La compagna invece ne approfittò per farsi una doccia e cambiarsi d’abito; la Kyoyama allora diede una sbirciata dentro la borsa che aveva lasciato aperta comprendendo finalmente perché quelle enormi dimensioni: si era portata dietro tutto il suo armadio molto probabilmente! Chiuse gli occhi, guardando il tetto color crema e sospirando. Aveva bisogno di riposare, anche per solo cinque minuti...

- Kyoyama-san. Kyoyama-san! - Sentì una voce delicata pronunciare il suo nome ma non riusciva a comprendere chi fosse. - Kyoyama-san, dobbiamo andare, ci attendono per cenare.

- Mmh? - Anna finalmente aprì gli occhi, trovando Kyrie in piedi di fronte al suo letto con i lunghi capelli umidi raccolti in due codini medio - alti, canottiera nera attillata, minigonna scozzese, scaldamuscoli neri e delle DC nere e rosse ai piedi. Sembrava una bambolina, uno di quei personaggi super kawaii degli anime.

Si portò una mano alle tempie, cercando di ricapitolare il tutto.

Kyrie. Camera extra lusso. Kyrie. Mare. Kyrie. Cena. Kyrie. Scuola. Kyrie. Vacanze. Kyrie.

Kyrie.

La ragazza la guardò abbastanza sorpresa, cercando di capire cosa stesse vagando in quel momento per la mente della bionda. Finalmente l’itako si alzò, sistemandosi i lunghi capelli con le mani; per fortuna che era liscia.

- Pronta? - Le domandò sorridente Kyrie dirigendosi alla porta dalla quale uscì, lasciandola spalancata. Anna la seguì, chiudendo la porta dietro di se.

- Hey, Anna! - La voce del suo fidanzato richiamò la sua attenzione, facendola guardarsi attorno. - Puntuale come sei credevo di trovarti giù, invece sei ancora qui! - Optando per non rispondere, gli diede le spalle dirigendosi verso l’ascensore. Sicuramente Yoh si era addormentato e Manta aveva dovuto urlargli nelle orecchie per svegliarlo, non aveva bisogno di una spiegazione.

 

 

 

Di tutto avrebbe potuto immaginare ma non che Hao decidesse di seguirla pure quando andava in viaggio con la scuola. Da una parte si sentiva felice, realizzata del fatto di aver conquistato così tanto il Re degli Shamani da essere seguita pure in un’occasione del genere. D’altro canto sapeva che era rischioso e... Non era del tutto sicura che fosse lì per lei quanto per la questione dello Spirit King.

La ragazza si muoveva con disinvoltura per le strade della città; aveva precedentemente memorizzato i nomi delle vie e la foto della casa dove il giovane l’attendeva desideroso di lei. Avanzò il passo quando ormai mancavano pochi metri, immaginando cosa sarebbe successo non appena avesse varcato la soglia.

Hao lo sapeva che per lei tutto questo era rischioso abbastanza da farle perdere ogni cosa? Sì, e anche lei lo sapeva, eppure aveva accettato nel momento stesso in cui la fece sua quella sera di... Quanti anni fa, due, forse anche tre? Senza rendersene conto ormai si ritrovava sull’ultimo scalino, pronta a entrare in quella camera dove molto presto amore e sesso si sarebbero riscontati in un unico e piacevole momento. Entrò, sentendo il calore della stanza avvolgerla.

Notò subito i suoi lunghi capelli legati in una coda altra mentre il suo palestrato torso nudo era fievolmente illuminato dalla luce di una lampadina sul comodino vicino. Stava in piedi davanti alla finestra, contemplava l’orizzonte con un sorrisetto stampato sulle labbra.

- Era ora. - Le rimproverò il ragazzo, seppur non in tono severo. Lei non rispose, semplicemente si tolse il mantello che gettò a terra per poi buttarsi sul letto. Vide Hao voltarsi completamente, dandole le spalle che si limitò ad osservare e percorre con la fantasia. Poi si rigirò sul letto, dandogli così anche lei la schiena.

- Scoperto qualcosa? - Domandò quindi. La giovane strinse i denti e i pugni, certa che lui non potesse vederla. Perché doveva essere sempre così? Perché doveva sempre chiedere prima d’altro che qualcosa riguardo a lei? Dannazione, non chiedeva un “Come stai?” o “Cos’hai fatto oggi.” ma che almeno, per una volta, solo si avvicinasse e le facesse l’amore senza discutere d’altro.

Perché solamente così, solo quando entrava in lei per prenderla e segnarne il territorio, lei era capace di leggerne i pensieri come per magia; ne comprendeva i sentimenti, ne sentiva le emozioni, costatava l’importanza che avesse lei per lui. Solamente facendo l’amore era capace di sentirsi amata dall’uomo per cui stava rischiando tutto, solo raggiungendo le vette più alte del piacere, lui si lasciava esplorare l’anima.

Capendo che non avrebbe risposto, Hao la raggiunse e strafottente le sorrise, stendendosi di fianco a lei e stringendola a se.

- Ho capito. Però questa sera non voglio sentirti urlare il mio nome. - Le disse, spostandole i lunghi capelli dal collo, baciandoglielo. La ragazza in automatico si spinse contro di lui, desiderosa di venir amata. - Questa notte voglio sentirtelo gridare. - Tirandola dal braccio per spostarla sotto di lui la fece sussultare, iniziando a macchiarle il suo corpo di Peccato.

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Capitolo 4
*** Atto secondo: Vacanza » Riflesso ***


Anna non aveva mai amato così tanto essere fra le migliori della classe

CHIEDO UMILMENTE PERDONO.

Lo so che è davvero tanto che non aggiorno, perciò avete tutto il diritto di volermi morta ecc. ma vi prego ricordate che il vostro gesto comporterebbe la mia morte ergo, rimanere con la storia incompleta. v_v” Ora che spero abbiate messo a terra ogni genere possibile d’arma o d’oggetto contundente, vi ringrazio della pazienza che state avendo. *w* Siccome sono in vacanza posso aggiornare più spesso e, infatti, ho già iniziato a scrivere il capitolo cinque! ^O^ Non prometto nulla prima del 2011 tuttavia prima che finiscano le vacanze. :P

E ora le due antichissime recensioni, asd.

Ekiyo: grazie mille! (: Eh, per saperlo dovrai continuare a leggere, purtroppo non svelerò subito chi è colei che ha divorato il cuore di Hao. :D Spero continuerai a leggere!

MingFu2: thank you so much! ^^ Sì, non sai come ti capisco e per questo ti chiedo scusa! T_T Ma aggiornerò prima della fine vacanze forse anche due o tre capitoli perché ho molte idee in testa. ^.-

Yeah, I’m done. u.u

Chiedo nuovamente venia, prometto di farmi sentire almeno UNA volta al mese d’ora in poi! >w< Beh che dire gente, recensite e ditemi che ne pensate. *O*

xoxo

 

Prinny.

 

 

 

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Anna non aveva mai amato così tanto essere fra le migliori della classe. Certo, aveva sempre saputo che ciò gli avrebbe portato vantaggi futuri per quanto riguardava le borse di studio, ma mai avrebbe immaginato che le sue lodevoli prestazioni scolastiche si sarebbero rese utili prima, in un’occasione così “futile” come il denominato viaggio d’istruzione (che tutti sapevano essere solo una settimana di vacanza). Secondo l’andamento generale di ogni alunno, i professori avevano deciso che tutti coloro aventi una media superiore all’otto sarebbero stati esonerati da ogni tipo di uscita istruttiva poiché basate sul programma svolto in classe; diversamente, a coloro con la media dal sei al sette, non era obbligata tuttavia consigliata la partecipazione (e “consigliata” significava essere visti di buon occhio dai professori durante lo scrutinio finale); infine, tutti quelli con la media insufficiente non potevano far altro che attendervi senza pronunciare alcuna lamentela. Kyoyama, ovviamente, fu la prima ad essere esclusa da ogni tipo di attività insieme a Kurohime poiché le migliori della classe ed insieme a loro un ristretto gruppo di persone tra i quali Manta e per 0,02 punti, anche Yoh.

Avendo a disposizione intere giornate di puro riposo, per evitare di perdersi e quant’altro, i ragazzi-secchioni decisero di mettersi d’accordo per le cose da fare. Così, martedì mattina, si ritrovarono tutti nella piscina dell’albergo pronti a godere di quel meraviglioso giorno dal gradevole calore. Inutile descrivere la maestosità, l’eleganza e il comfort di quello che hai loro occhi non poteva che essere un sogno divenire realtà, anche se solo per poco.

 

 

 

Il Teatro dei Tradimenti.

Atto secondo: Vacanza.

- Riflesso -

 

 

 

La bionda capoclasse era distesa a pancia in giù su un lettino con la visiera all’indietro, alla sua sinistra un tavolino affiancato da un altro lettino vuoto. Aveva gli occhi chiusi e per quanto desiderasse dormire, avendo Yoh e Manta a pochi metri da lei in acqua a schiamazzare come oche, sembrava una cosa impossibile.

- Anna dai, vieni anche tu in acqua! Ci divertiamo! - La giovane ignorò completamente l’invito del fidanzato, voltandosi così da prendere frontalmente il sole. - Anna! - Cercò nuovamente di convincerla il moro. Anche questa volta non ottenne risposta bensì un consiglio da parte dell’amico: se voleva passar delle vacanze serene e senza allenamenti di mezzo, era meglio lasciarla stare. Con la coda dell’occhio Anna vide lo shamano fare spallucce e continuare a giocare col compagno di avventure, finalmente sicura di non essere più disturbata. L’idea di entrare in acqua non le dispiaceva, tuttavia aveva una cosa a cui doveva dedicarsi prima: dar vita alla sua pelle di fantasma. Per quanto sapesse di essere una bella ragazza dall’esile fisico, era a conoscenza del fatto di come il suo bikini nero stonasse con la sua pelle dal pallore di un cadavere. E per quanto in molti al posto suo avrebbero usato lo scudo “La pelle bianca è segno di nobiltà”, lei per prima esecrava quel suo particolare: un po’ di colore ci voleva eccome.

Sospirò profondamente chiudendo gli occhi: era davvero stanca. Aveva trascorso una nottata insonne, in particolare l’aveva svegliata l’improvviso arrivo in camera della compagna di stanza  alle prime ore del mattino.

Dove aveva trascorso la notte?

Se già prima non era riuscita a chiudere occhio, di certo l’avvenuta improvvisa della ragazza non allietò la sua insonnia. Sentì improvvisamente lo schiamazzo dei vari compagni placarsi, il che la face aprire gli occhi per verificare la situazione.

In tutto il suo splendore Kurohime Kyrie dall’angelico sorriso e dalle regali movenze, salutava come una dama i presenti con un leggero movimento del capo e un delicato gesto della mano. L’osservò attentamente, catturandone ogni particolare: anche lei indossava un bikini nero, tuttavia assai diverso dal suo. Migliore del suo. Il motivo era singolare, alternativo e allo stesso tempo infantile: dei piccoli teschi bianchi disegnati sui due pezzi ma era di particolare attenzione la parte inferiore, la quale ricordava una specie di micro-minigonna. I lunghi e mossi capelli dalle onde angeliche erano raccolti in una coda di cavallo, alcune ciocche sulle spalle; al collo, una stella a cinque punte.

Rabbrividì per un istante. Quello era lo stemma di Hao.

- Buongiorno a tutti! - Salutò vivace prendendo posto nel lettino vuoto di fianco al suo. Perfetto, pensò ironica.

- Buongiorno Kyrie! - Manta nuotò in loro direzione, appoggiandosi con le braccia al bordo. - Come stai? Dormito bene?

- Beh sì, qualche piccolo inconveniente però poi tutto bene. E voi? - Chiese vedendo avvicinarsi Yoh il quale stava per rispondere, ma fu preceduto dalla voce della fidanzata.

- Piccolo inconveniente come passare la notte altrove invece che nella tua camera d’albergo? - La moretta la guardò sorpresa, il che fece piacere all’itako. Bingo. - Ti ho sentita rientrare questa mattina alle prime luci dell’alba. Eri spossata. Cos’hai fatto di bello tutta la notte? Magari potresti invitare pure noi una sera di queste. - I due ragazzi le guardarono persi. Di cosa diamine stavano parlando? Kyrie sorrise, iniziando a spalmarsi sulle braccia della crema per proteggersi dai raggi solari: a differenza di Anna, lei non aveva bisogno di abbronzarsi. La bionda non capì l’atteggiamento della compagna e ne rimase visibilmente perplessa.

- Non sapevo t’interessassi tanto della mia vita Kyoyama-san. - Rispose dopo alcuni attimi di silenzio. - Ti ringrazio, mi fa piacere sapere che qualcuno si preoccupa per me!

- Non cercare di cambiare argomento, il fatto rimane. Cos’è, eri forse a elaborare qualcosa col nemico? - La moretta rise, tuttavia non vi era cattiveria nella sua risata cristallina.

- Ah, era dunque lì che volevi giungere Kyoyama-san? - La guardò dolcemente prima di finire di spalmarsi la crema sulle gambe ambrate. - Se è per quello, non preoccuparti capoclasse, non è da me che ti devi proteggere. Piuttosto dalla ragazza riflessa allo specchio, lei si che può essere pericolosa. - Anna s’irrigidì, cercando di capire cosa si nascondesse fra la sua sensuale voce e il suo rompicapo di tradimenti silenziosi. - Alle volte sa essere ciò che non vogliamo ma siamo. Fa’ attenzione a lei, non a me. - E così dicendo si alzò e si buttò in acqua, lasciando incredula la ragazza e ancora più persi di prima il piccolo Manta e uno dei ragazzi preferiti a titolo di Shaman King.

Passarono il resto della mattinata normalmente, ignorando le segrete rivelazioni che nell’aria erano apparse quella mattinata baciata dal sole. Prima di pranzo, quando ormai tutti iniziarono a ritirarsi nelle loro stanze per lavarsi e dirigersi al ristorante del super lussuoso hotel, Yoh si avvicinò alla fidanzata ancora stesa sul lettino, l’aria visibilmente assopita.

- Anna? - La ragazza aprì gli occhi e non fece nulla per nascondere il fastidio provocatole dal giovane che subito si pentì dello spensierato gesto. - Scusa, non volevo svegliati, però è ora di andare. - Iniziò. - E poi volevo anche dirti che ho intenzione di chiamare gli altri non appena torneremo a casa. - Catturò così l’attenzione della biondina che gli chiese con lo sguardo di proseguire. - Da quando è arrivata Kyrie... Non so, sono successe cose troppo strane. So che in realtà non ci sono esempi concreti, perché oltre all’apparizione di Hao non è successo nulla di sospetto, però... Lo sento. - La giovane annuì piano, facendogli capire di comprendere. E lo comprendeva eccome, anche lei si sentiva così dall’arrivo di Kurohime. Non accadeva nulla, eppure era come se accadesse tutto.

- D’accordo. Però meglio avvisare uno per volta, non voglio ritrovarmi la casa piena come lo era prima dello Shaman Fight o giuro che vi ammazzo tutti.

 

 

 

- Allora così è deciso! Ci ritroveremo tutti qui per le 18:30! A dopo ragazzi! - Così Manta salutò il resto dei compagni che iniziarono in gruppetti a dirigersi verso le diverse direzioni della città. Rimasero insieme a lui sono Yoh, Anna e Kyrie la quale stava per andarsene, ma fu prontamente fermata dal moretto.

- Anche tu a fare shopping sfrenato? - Domandò curioso. La giovane rise piano, scuotendo il capo.

- Affatto. Sono alla ricerca di qualche negozio di souvenir, magari anche di qualche bel portachiavi.

- Ti piacciono i portachiavi? - La sorpresa di Manta fu incompresa dalla moretta che annuì.

- Sì, parecchio. Non sono il mio hobby ma diciamo che ne ho diversi a casa. - Spiegò, vedendoli scambiarli sguardi complici. - Qualcosa non va?

- No, è che tu non puoi saperlo ma Anna va matta per i portachiavi! - Le disse Yoh facendo così infastidire la fidanzata. Odiava avere interessi in comune con la ragazza dalle morbide fattezze.

- Davvero? Che cosa carina! - Parlò delicata, dolce, la sua voce e la sua risatina da bambina si trasformavano in miele nel condotto che separava il padiglione auricolare e il timpano.

Era deliziosa.

Anna si voltò di scatto, dando a notare l’astio nei suoi confronti.

Erano due persone completamente diverse.

Lei fredda, insensibile, acida, correva del ghiaccio fra le sue vene, azzurri erano i suoi globuli. Kyrie era infantile, tenera, gentile, aveva la carne che sapeva di zucchero filato. Due cose diverse non potevano essere comparate: non si può scegliere fra dolce e salato, non si può dire di no alla luna senza volere un po’ di sole, non si può preferire sempre il bianco al nero.

Allora perché sentiva di dover abbassar il capo in sua presenza?

Prese a camminare lentamente seppur le sue gambe ardessero per correre lontano da quell’entità così infernale al tatto eppure così nobile agli occhi.

- Ho detto qualcosa che la potesse incomodare? - Il tono puro e innocente della ragazza fece eco nelle loro anime, domandandosi se poteva esistere davvero un essere dotato di tale candore.

- No, non credo. - Mentì Yoh conoscendo benissimo la coinquilina-allenatrice-fidanzata. D’altronde, come spiegarle che non c’era cosa che la biondina di lei non odiasse? - Forse però è il caso di lasciarla sola. - Costatò, prendendo la direzione opposta. Manta annuì e raggiunse l’amico, entrambi nell’attesa di essere poi congiunti dalla ragazza che invece rimase immobile, assorta nella direzione in cui era sparita poco prima la compagna di stanza. Scosse il capo e, guardando i giovani poco distanti, sorrise gentilmente.

- Forse è proprio il caso di non lasciarla sola. - Sussurrò prima di correre via, sentendo la voce dello shamano urlarne il nome.

 

Non importa ciò che la sua mente dica, è il suo cuore che sta proteggendo.

 

La trovò intenta a osservare diversi portachiavi appesi al muro, studiandone la forma, il colore, cercandone forse uno che le trasmettesse qualcosa. Entrò piano e si avvicinò con passo felpato, ben conscia di essere già stata scoperta.

- Che ci fai qui? - Il tono gelido non la stupì per niente e semplicemente si mise in piedi di fianco a lei, gli occhi rivolti ai numerosi oggetti graziosi presenti nel negozio.

- Quello che fanno tutti, cerco un qualcosa per me oppure da portare ai miei cari. - Anna non rispose, semplicemente continuò a guardare i portachiavi.

Di nuovo quella sensazione, pensò. Accanto a Kyrie era tutto così... Detestava ammetterlo, ma ogni cosa era serena. Seppur si sentisse al quanto strana in sua presenza, forse aveva sbagliato, inferiore non era del tutto giusto come aggettivo per descriverne la percezione, tuttavia era l’unico con il quale si ritrovava.

Si sentiva... Compresa? Qualcosa di simile. Protetta? Forse. A suo agio? Non era poi così lontano.

Ritorno alle origini? Totalmente.

Vide la ragazza alzarsi sulle punte e fare uno sforzo immane per raggiungere un portachiavi appeso nel lato più lato, per poco non perse l’equilibrio ma sorprendentemente riuscì a non cadere.

- Yay, preso! - Esultò felice, quasi avesse vinto la lotteria. - Guarda, non lo trovi fantastico? - L’itako lo guardò distratta, quasi ne fosse obbligata, anche se dentro la curiosità era immensa. Si trattava di un portachiavi avente una forma particolare: una fiamma nera. Al centro vi era disegnato una stella a cinque punte di legno intinto di rosso, sotto la seguente sequenza: 12 H & 12 K.

- Bello, non trovi? - La capoclasse guardò altrove, rispondendo con un leggero accenno del capo. Non che fosse brutto ma ciò che aveva attirato la sua attenzione erano i numeri e le iniziali. Cosa ci trovava la moretta d’interessante in una cosa del genere? La vide avvicinarsi entusiasta alla cassa, porgendo l’oggetto in questione.

- Ah, non mi sarei mai aspettata di poter vendere questo portachiavi! - Rise l’anziana donna, sorridendo poi alla ragazza dall’infantile aspetto. Kyrie strabuzzò gli occhi, non comprendendo le parole della donna.

- Cos’ha di male questo portachiavi?

- Assolutamente niente mia cara. Solo che, devi sapere, è un oggetto che ho ritrovato casualmente in riva al mare16 anni fa’, in un pomeriggio fra la seconda e la terza settimana di maggio; da allora l’ho tenuto nella speranza di poterlo vendere eppure nessuno mai l’aveva nemmeno guardato, per questo si trovava nell’angolo più altro e invisibile all’occhio umano, io stessa spesso l’ho perso di vista. Mi stupisce che qualcuno l’abbia notato e decida di comprarlo, specialmente se con tali incisioni. - La ragazza sorrise guardando il portachiavi in mano alla signora.

- Io l’ho notato subito, non saprei nemmeno spiegarle come, però me ne sono sentita attratta e l’ho preso. Ammetto non comprendere tali litografie, tuttavia mi sento da esso richiamata. Tutto qui. - Porse i quindi i soldi all’anziana signora che impacchettò l’oggetto, posandoglielo fra le mani quasi fosse un prezioso pezzo d’antiquariato.

- Abbine cura giovane fanciulla. - Kyrie rispose con un cenno del capo e un visibile, seppur leggero inchino che trafisse gli occhi color pece della Kyoyama.

Aveva il portamento di una Principessa.

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Capitolo 5
*** Atto secondo: Vacanza » Scheletri nell'armadio ***


Hao le baciò con veemenza il collo, bloccandole i polmoni, indifferente alla forte pressione che il suo corpo gravava contro quello della sedicenne sotto di lui

Hao le baciò con veemenza il collo bloccandole i polmoni, indifferente alla forte pressione che il suo corpo gravava contro quello della sedicenne. La sentì gemere e respirare affannosamente ma perseguì con la sua libidinosa tortura, desideroso di cancellare ogni segno di purezza da quella pelle che rispecchiava qualcosa che non era.

- Ha-Hao... - Si lamentò piano, le sue piccole mani fra i lunghissimi capelli di lui che prontamente si ritrasse, liberandosi dalla sua presa.

- Lo sai che non mi piace mi si tocchino i capelli. - Parlò severo, vedendo come quegli occhi opachi di piacere passassero da disappunto a fastidio per giungere infine alla resa. Tornò quindi su di lei intento ad assalirne il capezzolo sinistro ma sentì il corpo della ragazza freddo, rigido. Rise, attirando l’attenzione della fanciulla che giaceva distesa come un morto.

- Che diamine hai da ridere? - Domandò secca.

- Ti ho forse offeso mia cara? - Le divaricò leggermente le gambe, accarezzandone le cosce. La vide arrossire: aveva imparato a conoscerla davvero bene in tutti questi anni di rapide scappatelle recondite. La giovane cercò di ignorare le velenose voglie che le dita dell’Asakura maggiore stavano lentamente insinuando in lei e strinse gli occhi nell’intento di non rimaner vittima di quel suo strafottente sorriso che da sempre era capace di domarla. - Invece credo dovresti sentirti onorata. - Continuò, entrando in lei con un dito. La sentì vibrare e gemere forte mentre cercava di tenere salde le braccia impegnandosi a non aggrapparsi a lui. Introdusse un secondo dito e questa volta la shamana tirò un pugno al materasso, contenendo la voglia di pronunciare il nome dell’amante. Hao di tutta risposta rise, baciandole il ventre. – Dovresti sentirti onorata perché non c’è altra donna con cui condivido le mie voglie, sai? - Le sussurrò all’orecchio prima di introdurre un terzo dito e venir da lei catturato con le braccia. Allora il ragazzo s’impossessò con violenza della sua lingua, incontrando una resistenza che si sciolse non appena sentì il corpo dell’amante vicino all’estati totale. Fermò il movimento delle dita e la guardò vincente. Ma dopotutto, sapeva sin dall’inizio che avrebbe vinto su di lei. La giovane ansimò due, tre volte prima di sussurrare quelle parole che sapeva lui attendere. Che sapeva essere desiderosa di pronunciare per lui e lei stessa.

- Hao... Prendimi! - Trionfante quindi la penetrò con tripudio, ridendo mentre il suo ventre conosceva il sapore della voluttà da lui concessogli e che successivamente raggiunse anche lui.

Era vero, lei era l’unica con la quale condivideva il letto. Ma non era l’unica presente nei suoi pensieri. Non era lei l’unico volto inciso nel suo cuore.

 

 

 

Il Teatro dei Tradimenti.

Atto secondo: Vacanza.

- Scheletri nell’armadio -

 

 

 

Si svegliò con le gambe terribilmente addolorate quella mattina. Cercava di muoversi fra le coperte ed era un’impresa, quasi ogni pezzo di carne presente nel suo corpo avesse il peso di dieci "Big Guy" Bill Burton. Sospirò resa, voltandosi quindi a guardare la compagna di stanza che sentì lamentarsi.

- Auch! - La vide muoversi piano e alzare la gamba che prontamente ritrasse, urlando di nuovo.

- Che hai da urlare di prima mattina? - Si mosse leggermente, ignorando le urla che volevano fuoriuscire dalle labbra.

- Buongiorno anche a te Kyoyama-san... Aia! - La sua voce sempre tenera e sensuale aveva ora perso la solita nota spensierata e felice, sostituta da un tono in preda all’agonia e alla frustrazione totale. - Mi fanno male gambe e cosce... A te no? - Domandò quasi cercando conforto.

- Tsk. Sei una debole. - Rispose fredda girandosi su se stessa, muovendo visibilmente le gambe e mordendosi fortemente la lingua nell’intento di reprimere anche il più piccolo gemito di dolore.

- Aia... - Questa volta poté udire chiaramente il lamento della moretta fondersi a quel tono previo alle lacrime. - Per quanto qui sia bello, prometto non camminare più così! Chissà come staranno Manta e Yoh. - Anna sorrise fiera, immaginandosi la scena: tutti indolori tranne la povera Kurohime, così debole da farsi abbattere da una giornata a camminare, correre e svolgere alcuni esercizi fisici. Perché Yoh, lei lo sapeva, anche se avesse avuto le gambe distrutte, non l’avrebbe mai dato a vedere perché ciò avrebbe significato più allenamento una volta tornati a casa. Spesso se lo chiedeva e anche in quel momento ci pensò: Yoh era ancora capace di provare il dolore causato da attività fisica pesante? Lei non lo sapeva ed era meglio per lui se non l’avesse mai saputo. Mai.

- Se dici così allora sei una rammollita. - Si fece sentire continuando a darle le spalle. - Non abbiamo fatto niente di che ieri sera. - Continuò, massaggiandosi le cosce che non avrebbe osato guardare: la sofferenza patita parlava al posto loro.

- Gne, che voglia di alzarsi... - Pianse di nuovo guardando fuori dalla finestra dalle tende parzialmente aperte. Il sole la guardava, fiero, baciandone i lineamenti e ogni piccola parte scoperta del sensuale corpo. I lunghissimi capelli erano sparsi fra il cuscino e le spalle, alcuni sopra il prorompente seno seguivano il ritmo del suo respiro. Sentì dei raggi battere forte su di lei, facendo quasi pressione sul suo corpo, il che la portò a spostare le coperte e rimanere solo con la scollata canottiera e i pantaloncini che più che un pigiama su di lei sembravano degli abiti erotici e infantili alla volta a causa dei motivi a coniglietto.

Se solo lui l’avesse vista... Avrebbe sgretolato il sole fra le sue mani per fargli pagare tale affronto.

Ma un nuovo pensiero s’impossessò della sua mente: e se lui fosse il sole? Quello stesso sole che ora marciava su di lei arrogante, strappandole la vista, stuprandone l’essenza.

In quel caso io sarei la luna. Luna che s’incastra senza fobia nell’oscuro e silenzioso telaio della notte.

Se lui era sole, lei era la luna. Non aveva paura di lui.

Così pensando sospirò forte e, stringendo fra le dita la stella a cinque punte disegnata sul suo ciondolo, si alzò di scatto aprendo del tutto le tende e lasciando che la magnificenza del sole brillasse su tutta la stanza e bruciasse così ogni atto di ferocia che vi poteva essere.

Sì: oggi non aveva più paura di lui.

- Coraggio capoclasse! Fra’ poco serviranno la colazione e il giorno è appena iniziato, abbiamo tante belle cose da fare oggi! - Esultò saltando da un lato all’altro della camera prendendo gli abiti da indossare. Anna, ancora a letto impossibilitata di muoversi, la seguì semplicemente con lo sguardo domandandosi dov’era finita quella Kyrie piagnucolona di poco prima. La vide poi entrare in bagno e sentì un forte getto d’acqua; bene, pensò: aveva tempo per alzarsi in tutto il suo dolore. Iniziò quindi a sedersi sul letto piano, facendo ben attenzione a non lamentarsi, anche se si maledì mentalmente: forse avrebbe dovuto ammettere che un po’ di dolore lo provava anche lei, seppur poco, e anche così avesse mentito, ma sarebbe stato l’unico modo per proseguire la giornata al suo ritmo.

Invece no. Invece lei si era appoggiata al dolore di Kyrie che già s’immaginava a lamentarsi tutto il giorno, chiedendo di procedere con un andamento lento che lei stessa avrebbe condannato seppur poi ne avrebbe usufruito. Errore di calcolo: non avrebbe mai pensato che la giovane avesse una tal forza di volontà da poter superare lo sfiancante dolore alle gambe e agire come se nulla fosse. Ora ne avrebbe pagato lei le conseguenze perché sarebbe indubbiamente stata costretta a seguire il loro ritmo fingendo indifferenza verso quell’ardore che sembrava divorarle per intero le gambe.

Dannazione. Dannazione a Kyrie Kurohime e a tutta la sua generazione a venire, dannazione!

Circa mezz’ora dopo si ritrovò seduta a fianco di Kyrie, Yoh e Manta davanti a loro. Come aveva immaginato nessuno dei due giovani accennò evidenti dolori alle gambe che tuttavia erano abbastanza ovvi nei movimenti, in particolare di Manta che non abituato a omettere sofferenze fisiche. Notò invece come la compagna non accavallasse le gambe come suo solito; probabilmente era troppo anche per lei. Dal nulla quindi Anna considerò una cosa di cui non si era ancora resa conto: da quando Kurohime Kyrie faceva parte del loro gruppo?

- Oggi cosa facciamo? - Domandò Manta avendo finito di sorseggiare il latte, il che fece sorridere teneramente la moretta di fronte a lui: lo beveva nella speranza di poter crescere, un giorno.

- Si era deciso di passare la giornata al mare ieri con gli altri a cena, no? - Ricordò Kyrie finendo anche lei il suo latte.

- Oppure di stare in giro ma sempre nelle vicinanze della costa. - Completò Yoh col suo solito sorriso a trentadue denti. Anna represse l’automatico istinto di dare un calcio al fidanzato già per la snervante fitta alle gambe, già perché avrebbe così reso ovvia la sua gelosia nei confronti del giovane. Per tutti gli spiriti però, quanta voglia aveva di fargli del male! L’Asakura era suo, suo il futuro cognome, suo il futuro titolo di Regina degli Shamani.

Non gliel’avrebbe mai ceduto per nulla al mondo.

- Allora dovremmo fare così: prima girovaghiamo un po’ per la zona, così avrò anche l’occasione di fare più foto, e poi andiamo a farci un bagno in mare! Che ne dite? - La proposta della ragazza fu prontamente accettata da tutti tranne che segretamente da Anna che non poté far altro che acconsentire silenziosamente.

Foto. Quella parola le aveva fatto venire il voltastomaco. Anna odiava le foto, le aveva sempre odiate, le avrebbe sempre odiate. Non trovava significato nelle foto. A cosa serviva ricordare luoghi e persone che non torneranno più? A cosa serviva immortalare gioie, delusioni, vittorie, istanti che non si ripeteranno? Il passato è passato: è dove deve stare, perché la necessità di ricordarlo?

Ma Kyrie? No, lei la pensava completamente differente. Kyrie amava le foto, le aveva sempre amate, le avrebbe sempre amate. C’era tutto nelle sue foto. Perché è necessario immortale ogni cosa, ogni luogo, ogni oggetto, ogni persona, ogni singola emozione. Ricordare è importante poiché ricordare, è sinonimo di imparare. Certe emozioni, certe persone... Non le puoi dimenticare e basta. Se fa male, devi imparare a convivere col dolore e andare avanti fiero, schiena dritta e testa alta, solo così ogni esperienza può dichiararsi utile. Ogni persona lascia dentro di noi un segno, buono o cattivo che sia, non si può semplicemente bruciarle via come se non fossero mai esistite. Non esiste un modo per estirpare via dall’anima i sentimenti, non li puoi cambiare se non semplicemente allietare. Il passato indubbiamente lì deve restare ma ogni tanto va bene riguardarlo e ripulirlo. Dopotutto non si possono mettere abiti nuovi in un armadio pieno di ragnatele, no?

Come deciso quindi si ritrovarono tutti nella hall dell’albergo alle ore quindici e si diressero nelle vicinanze del lido, dove presero a dividersi, chi andava in acqua e chi li avrebbe raggiunti dopo. La moretta dall’alta coda di cavallo, minigonna nera e mini-top rosa legato dietro al collo a formare una x che ne copriva unicamente il seno e alcune costole sotto di esso, aveva al collo penzolante la sua bellissima e costosissima fotocamera professionale e l’immancabile ciondolo con la stella a cinque punte. Yoh l’aveva guardata numerose volte, conscio di andare contro una morta violenta eppure più non voleva e più lo faceva: non riusciva a staccare gli occhi da lei. La fidanzata lo notò e, mordendosi la lingua, non ebbe altra scelta che stargli semplicemente a fianco, con la speranza vana che almeno per paura lui l’avrebbe guardata di meno. Era volgare quella ragazzina dagli occhi a mandorla e dall’espressione infantile, era una poco di buono quella giovane sprizzante sensualità da tutti i pori. Se lo ripeteva una e una volta ancora nel vano intento di convincersene ma ogni volta che ne incontrava lo sguardo, non poteva che tacere.

Non era assolutamente vero. Forse su altre ragazze quel mini-top sarebbe stato eccessivo, poco adatto per una sedicenne, eppure non per Kyrie. Era solamente più sexy del solito seppur rimanesse contornata con quell’aura d’infantile purezza che ne fuoriusciva da ogni singolo respiro. E persino quel piercing all’ombelico del quale prima nessuno ne conosceva l’esistenza su di lei rimaneva qualcosa di tenero. Ma divenne istintivamente sospetto quando ne notò il motivo: una fiamma nera. Si ricordò all’istante del portachiavi: la fiamma era nera, come quella presente sul piercing, la stella a cinque punte era rossa, come quella disegnata sul ciondolo; guardò quindi gli orecchini: delle foglie nere dalle strane incisioni il cui carattere le ricordò istintivamente la tribù dei Pache.

Sbarrò gli occhi chiedendosi dove diavolo aveva avuto la testa prima d’allora.

- Silva...

- Mmh? Scusa hai detto qualcosa Kyoyama-san? - La bionda allora incontrò i suoi occhi scuri, intensi, puerili. Evidentemente quei dieci passi che le separavano erano giusti abbastanza per non farsi sentire chiaramente ma non abbastanza da poter sussurrare senza attirare l’attenzione.

- No, niente. - Yoh la guardò perplesso e quando qualche istante dopo Kyrie e Manta avanzarono per fare delle altre foto, ne approfittò per raggiungerla.

- Anna... Ti ho sentita prima. Perché hai nominato Silvia? - Parlò piano eppure dalla sua bocca quelle parole sembravano fuoriuscire pesanti, preoccupate. - Credi lui o i Pache sappiano qualcosa riguardo...

- Ne riparliamo una volta giunti a casa. Questo non è il luogo né il momento. - Tagliò corto raggiungendo gli altri due che fra poco sarebbero stati molto lontani.

Perché lei sperava poter tornare a casa intatta. Ma da quando il Destino aveva iniziato a sorridere ad Anna Kyoyama? Mai. Per lo meno non ancora.

Non allora.

 

 

 

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Hello! (:

Come promesso, sono tornata! ;D Ho voluto aggiornare ora anche perché durante queste due settimane a venire mi dedicherò allo studio e a finire i pochi compiti delle vacanze che mi rimangono così da poter poi dedicarmi alle fan fiction durante il periodo scolastico dei recuperi! ^^ Allora, cosa ne pensate finora? *w* Ho talmente tante idee in testa per questa storia che non immaginate, mi sento come incinta di fantasie: partorisco idee dai lunghi sviluppi, lol. Il prossimo episodio sarà l’ultimo del secondo atto e finalmente entreremo nel terzo, dove apparirà un altro PG chiave del Teatro dei Tradimenti. Perciò beh, cosa dirvi, rimanete sintonizzati per saperne di più. :P

Ma ora passiamo alla recensione:

Ekiyo: ammetto mi aspettavo una tua recensione ma ammetto non me l’aspettavo così. Grazie davvero! (: Mi ha fatto piacere leggerla perché credo tu stia davvero prestando attenzione a ogni parola che leggi che fra l’altro non è mai casuale. Ogni cosa, ogni aggettivo, ogni singolo respiro, il titolo stesso, i nomi, i capitoli... Nulla è a casaccio, tutto ha una spiegazione logica che solo leggendo la fiction si può comprendere o si comprenderà nei capitoli a venire. Tu stai riuscendo a cogliere un po’ questo ed è buona cosa perché comunque non c’è da dimenticare tutto il resto dato che il mondo continua a girare. Spero davvero la mia fiction possa darti grandi soddisfazioni! ^^

Bene tesori miei, al prossimo aggiornamento che se va tutto bene, vedrete entro il 15. ;) Take care!

xoxo

 

Prinny.

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Capitolo 6
*** Atto secondo: Vacanza » Bambola ad orologeria ***


Salve a tutti. (:
Sono passati circa due anni dall’ultima volta che ho pubblicato un mio scritto online, non perché l’avessi dimenticato, bensì perché sono stata molto presa da numerosi cambiamenti nella mia vita che mi hanno fatto crescere, cambiare. Spesso e volentieri questi cambiamenti interiori influenzano in un certo modo anche le nostre passioni, nel mio caso, scrivere. Non è che mi sentissi priva di vena inspiratoria, è solo che temevo di non dare il massimo di me stessa.
Vedete, quando scrivo, necessito di sentirmi neutra. Neutra al mondo, alla gente, al bene e al male. Troppa mia euforia potrebbe rovinare un capito che magari richiede serietà e malinconia, così come la mia tristezza potrebbe trasformare un episodio gioioso in un funerale. Ecco, in quest’ultimo periodo non mi sentivo capace di staccarmi da me stessa per poter entrare nella mia storia e sentire sulla pelle i dolori, le gioie, le frustrazioni ma anche le vittorie dei miei personaggi, cosa per me molto importante.
Poi, durante un tedioso pomeriggio di gennaio, ascoltando “Yoü and I (Metronomy remix)” di Lady Gaga, ho sentito il richiamo delle mie favolose parole venire a me. Ho sentito la mancanza del suono dei tasti sotto le mie dita. Poiché seduta qui, davanti al mio computer, io mi sento come un pianista che compone una melodiosa armonia che presto diverrà arte. Così considero io questa mia passione: Arte.
Chiarisco però, non intendo dire che io scrivo pezzi d’arte. Ciò che voglio dire è che scrivere è Arte di per se. Un’Arte che non dovrebbe mai andare persa, Arte che io ho ritrovato.
Ho deciso di condividere con voi queste mie sensazioni prima di scrivere il capitolo perché voglio chi legga comprenda le ragioni per le quali sono stata bloccata per un anno. E, se avete l’occasione, ascoltatevi la canzone di Lady Gaga.
E’ la canzone mia e della mia Arte.
Grazie dell’attenzione,

Prinny.

 

 

 

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Durante tutto il pomeriggio Yoh non aveva fatto altro che domandarsi cosa potesse mai Kyrie significare per Silva o la tribù dei Pache. Se le intuizioni di Anna fossero state corrette, non sarebbero venuti loro stessi a cercarla? Esattamente come Anna, trascorse il pomeriggio a osservare cautamente i movimenti della ragazza dai capelli cioccolato, eppure più la osservava e più non riusciva a entrare nella psicologia di Anna. La biondina, dal suo canto, aveva il cervello consumato dai mille ragionamenti che gli ronzavano in testa.
- Vero, Kyoyama-san? - Le aveva timidamente chiesto all’improvviso la moretta, distogliendola dai suoi pensieri. Tuttavia questo le causò un nuovo dilemma: come rispondere alla domanda? Sapeva che se avesse risposto chiedendo spiegazioni sarebbe passata per quella distratta e questo certamente Miss Kyoyama non voleva; sarebbe stato giusto quindi rischiare una figuraccia e magari convenire positivamente a ciò che la sua coetanea le aveva chiesto? Solo in quel momento l’itako si rese conto di un’idea aberrante quanto veritiera: qualunque cosa dicesse Kyrie, nove volte su dieci (anche se, dentro di se, sapeva bene che in realtà il rapporto era dieci volte su dieci) aveva ragione. Certamente, di fronte al monumento storico dinanzi al quale si trovavano in quel momento, non si era certamente messa a parlare dei pony! Probabilmente, saputella com’era, aveva sfoggiato le sue tante conoscenze per far rimanere i due ragazzi a bocca aperta. Tale comportamento, pensò, era davvero vergognoso, degno di una persona in carenza di attenzione. Suo malgrado, Anna non sapeva di essersi auto insultata nel medesimo istante nel quale aveva espresso fra sé e sé tale parere poiché lei, in un’altra circostanza, sarebbe stata la prima a vantare i suoi ottimi voti scolastici.
Tutto ciò, lavorato dalla mente della futura sposa Asakura in millesimi di secondi, sviluppò un’unica conclusione:
- Sì.
Anna non ebbe mai pentimento più grande in vita sua.
Manta e il fidanzato la fissarono, esterrefatti. Gli occhi, sbalorditi, ponevano una sola domanda: Anna, stai bene?
- Si può sapere che avete da guardare?!
- Anna… - Incominciò, assai timoroso, Yoh. - Kyrie ha appena detto che lo stile di questo edificio le ricorda molto… Il palazzo reale della principessa dei pony della serie animata che segue in televisione tutte le mattine. - Quanto prudessero le mani alla ragazza per rompere i perfettissimi denti che la moretta sfoggiava con tanta innocenza, solo lei poteva saperlo.

 

 

 

Il Teatro dei Tradimenti.
Atto secondo: Vacanza.
- Bambola ad orologeria -

 



Profondo era l’amore che legava la giovane Kyoyama alla bella Kurohime, così come profondamente avverso era stato il destino con la biondina nell’ultimo periodo. Per coronare in bellezza la settimana di vacanza-studio, i professori avevano pensato di premiare i ragazzi con una serata di divertimento nel pub-discoteca dell’hotel nel quale alloggiavano. Anna si era più volte domandata quale fosse il problema e di certo non stava diventando paranoica, tuttavia non riusciva a spiegarsi perché il mondo, improvvisamente, si divertisse nel darle contro. “Prima la furbata di Hao, poi l’apparizione di Kyrie - e tutto ciò che fin ora esso aveva comportato - ora il ballo… L’universo sta forse cercando di dirmi qualcosa?”

- Anna! Anna sei lì dentro?

- Sì… Entra! - La porta si aprì e si sentì il rumore di qualche passo prima che fosse richiusa.

- C’è Kyrie? - L’itako sentì il sangue ribollire non appena udì quel nome e il fidanzato lo notò all’istante, seppur la giovane non fosse davanti a lui bensì distesa a letto. Evidentemente non aveva ancora digerito la figura poco carina che questa aveva dovuto subire per colpa sua.

- No. - La sua voce secca contribuì ad alimentare l’idea che Yoh si era fatto del rapporto fra le due ragazze, ciò nonostante non comprese la vera ragione di tale risposta. D’esser infastidita, Anna Kyoyama lo era sicuramente, ma ciò che l’aveva indotta a rispondere così non fu tanto l’astio nei confronti della compagna di stanza… Tanto quanto la gelosia che provò nel sentire anche il suo Yoh chiedere di lei, seppur la giovane sapesse benissimo che la domanda avesse un altro fine. Anche così, la shamana non poteva fermare quell’indigestione di sentimenti che aveva provato in quei pochi secondi nei quali lo sentì pronunciare la sua ingenua domanda.

E forse, non era solo Yoh, perché ora il mondo intero, tutto d’un tratto, chiedeva di lei. Sempre e solo di lei. “Eppure un qualcosa ci deve essere. Un difetto. Uno scheletro nell’armadio lo deve pur avere!” ma più cercava di affondarla, più la moretta si rendeva perfetta ai suoi occhi. E questo lei, in tutto il suo egoismo, per giungere alla meta, per poter realizzare i suoi sogni… Non poteva permetterlo.

Non poteva permettersi di venir opacata da qualcuno come lei. Non Anna Kyoyama.

Non agli occhi suoi.

- Che dici Anna, ci andiamo questa sera? - Si sedette sul letto molto vicino a lei, cercando il suo sguardo per poterla rincuorare con l’unica arma che sapeva possedere contro di lei: il suo sincero e caloroso sorriso. La giovane lo guardò e in quel momento le sue preoccupazioni caddero a terra, frantumandosi in mille pezzi. Solo allora si capacitò nuovamente dei suoi sentimenti, di chi fosse lui e chi fosse lei.

Lei era l’itako Anna Kyoyama, figlia di una stirpe di potenti shamani, molto presto la sposa Asakura nonché futura Regina degli shamani. Lei era tutto questo. E specchiandosi negli occhi di Yoh poté intravedere la sua stella: brillava di una luce così intensa da sembrare un fuoco impazzito, indomabile, inarrestabile. Perché lei stessa era così.

E se Kyrie era la terra, così necessaria e genuina nei suoi frutti, lei era quell’incendio che di certo l’avrebbe deteriorata, lasciandone incise eterne ed incancellabili abrasioni tali che quella terra andasse dimenticata per sempre.

- Perché non dovremmo?

- Ah no, chiedevo perché non ti ho vista molto entusiasta come gli altri quando i prof ce l’hanno annunciato. - Lei fece spallucce e il ragazzo si limitò a guardarla un attimo, per poi spostare lo sguardo al bellissimo paesaggio che gli si prospettava a pochi metri di distanza.

- Fra poche ore verrà tramonto… - Iniziò, sentendo la fidanzata muoversi; probabilmente si era seduta sul letto. - Ehi Anna, che ne dici di uscire?

- Adesso?

- Sì! - Confermò entusiasta il ragazzo. - Non so tu ma io sono un po’ a corto di abiti per questa sera, sai, nel programma non era prevista questa serata… Ti va di andare a comprarci qualcosa? - La biondina lo guardò stranita: anche se fossero andati in giro per negozi, Yoh non avrebbe nulla di nuovo, al massimo un’altra camicia bianca e altri pantaloni verdi.

- Non saprei…

- Dai, Anna! - Cercò di convincerla. - Piuttosto che stare qui rinchiusa almeno respirerai dell’aria fresca! - Non notando alcun cambiamento nell’espressione della fidanzata, lo shamano decise di farle capire il perché di tanta insistenza. - Inoltre sarà l’occasione per chiacchierare, è da tempo che non usciamo da soli. - Vedendo il sorriso del futuro marito Anna non poté che arrendersi, felice di sapere che non era dunque la sola ad aver bisogno del suo compagno: entrambi ne sentivano la necessità.

- E va bene… Andiamo.

 

 

 

Passeggiando per le strade della città costiera Anna e Yoh camminavano vicini, quasi appoggiandosi l’uno all’altra, sottolineando all’altro la presenza fisica e sentimentale. La ragazza, lui lo sapeva, non era amante di dolcezze e smancerie; spesso e volentieri lei aveva dichiarato di provare ribrezzo per l’elemento mieloso delle coppie. Al giovane, d’altronde, ciò non poteva che far piacere in quanto sapeva di essere privo di uno spirito romantico; tuttavia questo pesava sul cuore del moretto che, seppur non lo avesse mai ammesso, segretamente bramava dolci momenti con la fidanzata, anche una cosa semplice come camminare mano nella mano o stare abbracciati al tramonto.

- Ehi Anna, dato che ormai abbiamo acquistato ciò che ci serve, che ne dici di passare in spiaggia prima di tornare? - La biondina ci pensò un momento per poi accennare un sì che fece sorridere il ragazzo. Certo che ci voleva davvero poco per rallegrarlo, pensò la giovane sorridendo tra se e se. Segretamente, ne invidiava la solare personalità. Lei non era più capace di sorridere in quel modo da un tempo che la sua mente ricordava infinito. Il suo cuore e la sua anima conoscevano solo il tormento, la disperazione, l’ardore, la delusione e, cosa peggiore di tutte, l’inferiorità. E più voleva apparire superba, più dentro di lei s’ingrandiva un buco nero di sentimenti che la inghiottivano poco per volta, pezzo per pezzo.

Ma Anna Kyoyama ancora non se n’era resa conto.

- E’ uno scenario spettacolare, non trovi? - Non si rese conto che erano giunti a destinazione prima che il ragazzo ne richiamasse l’attenzione, ma dentro di se lo ringraziò, poiché il paesaggio che gli si prospettava dinanzi era un qualcosa che neanche i film sono capaci di trasmettere: il sole risplendeva di un rosso fuoco che illuminava il cielo, donando all’occhio umano una gamma di aranci e rossi dipinti nell’aria, più chiari all’orizzonte e più scuri man mano si allontanavano dalla loro fonte. Il mare, normalmente limpido, cristallino e azzurro come un cielo d’estate, era ora oscurato dai raggi del sole che rendevano quel celeste un blu intenso e il bagliore delle onde era pari solo allo splendore di un diamante, le quali, incrociandosi le une con le altre, provocavano piccoli assoli melodici, unico e ideale sottofondo di un simile dipinto di colori.

- Sì, è davvero bellissimo. - Commentò piano Anna, quasi a non voler disturbare né il sole, né il suo tramontare, né l’acqua che, serena, era in pieno coro melodico. Con rammarico, l’itako sentì il cuore stringersi dentro di lei.

Erano destinati a essere marito e moglie, re e regina degli shamani, probabilmente erano pure nati per incontrarsi e intrecciare i loro destini. Eppure tante cose erano cambiate dopo la vittoria di Hao, ora Re degli shamani. I loro sogni erano venuti meno, e con essi le loro certezze. Ma… Era davvero così? Era davvero venuto meno ciò che avevano costruito oppure erano i suoi sogni e le sue aspirazioni ad essere state infrante? Anna era una ragazza decisa e determinata, sapeva ciò che voleva, lo sapeva dal momento in cui era venuta al mondo. Tuttavia non l’aveva ancora abbandonato dopotutto, no? Oppure era solo una scusa? Perché lei era indubbiamente legata a Yoh, lo amava…

Ma amava di più se stessa.

- E’ ora di rientrare. - Le fece notare il fidanzato. - Però, prima… - La giovane non ebbe neppure il tempo di reagire ed improvvisamente si trovò fra le braccia del suo innamorato nel bel mezzo di un dolce e lento bacio a cui rispose istanti dopo, lasciandosi stringere e stringendolo a sua volta.

E in quel bacio ricordò tutto.

La prima volta che si videro, quando anni dopo si rincontrarono, la notte prima del suo viaggio a Dobbie Village, il torneo stesso. Ciò nonostante, l’unica immagine che più di tutte pesava nelle sue memorie, era l’istante in cui Hao veniva dichiarato vincitore.

Anna Kyoyama amava Yoh. Ma amava molto di più se stessa.

Decisamente.

 

 

 

- Potranno essere passati anche mille anni dall’ultima volta... Eppure, per me, tu non sei cambiata di una virgola. - La moretta lo squadrò, sedendosi sul letto e aprendo la sua borsetta rosa, dando le spalle all’inconsueto visitatore.

- Un qualsiasi gentiluomo busserebbe alla porta e chiederebbe di entrare. - Disse. - Ma… Ah, dimenticavo. E’ di te che si sta parlando, Hao Asakura. - Il Re degli shamani ghignò, aprendo del tutto la finestra e scendendo dalla cornice sulla quale si era appoggiato.

- Hanno forse mai funzionato con te le smancerie, bambolina? - Fece qualche passo verso la ragazza ma subito il suo aroma di zucchero filato lo fermò: aveva bisogno d’ispirare quel profumo, quasi fosse aria necessaria per vivere.

- Mai pensato che probabilmente era quella tua carenza che mi ha allontanata da te, reincarnazione dopo reincarnazione? - Gli domandò, avvicinandosi allo specchio per togliersi i numerosi accessori che portava addosso come suo solito. L’Asakura maggiore si diresse verso la giovane ma prima che la potesse anche solo sfiorare la ragazza si voltò veloce, fermandolo col suo sguardo intriso di sofferenza.

- Vattene Hao, ne ho abbastanza di te. Ogni giorno mi vieni a cercare ovunque io sia per poter giocare con me, e ogni giorno la tua presenza diventa più insopportabile per me. Lo vuoi capire o no che non otterrai mai ciò che vuoi da me? Io non ho quello che cerchi! - Il sorrisetto del giovane a quel punto sparì, dando spazio a un’espressione seria e infastidita. - Seguimi pure in capo al mondo se vuoi, uccidimi se puoi, distruggimi in anima e corpo se ciò ti rende felice… - Si toccò il petto numerose volte all’altezza del cuore, una collana con il ciondolo a cinque punte in mano. - Ma io non sarò mai la tua bambolina e questa volta ti distruggerò veramente, questa volta t’impedirò di reincarnarti per sempre! - Urlò così forte che si pentì, se qualcuno fosse entrato o si fosse messo a guardare la scena dallo spioncino della porta la situazione sarebbe stata inspiegabile.

- Cambierai idea. - Rispose piano lo shamano. - E questa volta sarà per sempre! - Gridò, facendosi avvolgere dalle fiamme prima di sparire nel nulla. Kyrie cadde sulle sue ginocchia, le gote rosse e la gonna che iniziava a bagnarsi di lacrime che cercava inutilmente di trattenere.

- No Hao, no… - Sussurrò, appoggiando una mano sul letto per darsi forza al rialzarsi. Pianse qualche minuto ma quando finalmente riuscì a calmarsi si guardò allo specchio e, asciugandosi le lacrime, promise di non piangere così mai più per una così futile ragione. Sorrise amara, ripensando all’incontro di quella notte e rivivendo in pochi istanti le sue più profonde e dolorose reminiscenze.

 

Il nostro tempo è passato mille anni fa, Hao.

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Capitolo 7
*** Atto terzo: Il Male ha le sembianze di un Angelo » Rumorosi ma dolci risvegli ***


Il ritorno a casa era stato abbastanza piacevole per tutti oltre che sereno: stanchi a causa della nottata trascorsa a ballare senza sosta, i ragazzi passarono il ritorno a dormire. Notte che Anna desiderava dimenticare: non sapeva ballare e di certo, il fatto che invece la sua “migliore amica” sembrasse una ballerina professionista di tutti i generi musicali, non le aveva migliorato la notte. Tuttavia, l’idea di tornare a casa la faceva stare meglio: avrebbe finalmente avuto l’occasione di contattare Silva e capirci di più su quello specchio di perfezione che Kurohime incarnava.

- Sveglia ragazzi, siamo finalmente tornati a casa! - Un coro misto fra gioia e dispiacere si alzò fra i sedili dell’autobus: erano contenti di tornare a casa ma avviliti all’idea di ricominciare a studiare. - Mi raccomando, riposatevi bene: lunedì toccheremo un nuovo argomento e vi voglio tutti pronti!

- Ti pare che il prof vuole rovinarci di già il weekend?

- D’altronde, abbiamo sempre saputo cosa ci avrebbe aspettato dopo questa gita, è sempre così amico mio! - Rispose Manta prendendo le sue valige e avvicinandosi a Yoh e alla sua fidanzata.

- Andiamo? - Chiese annoiata la bionda, grandi occhiali da sole che le coprivano gli occhi. Venne però distratta dal rumore di una macchina, rumore che anche gli altri sentirono e si stupirono nel veder arrivare una tale automobile nella loro zona: una limousine nera si avvicinò ai ragazzi e dal posto del guidatore uscì l’autista che si avvicinò alla bella e stanca Kyrie.

- Oh Peter, sei molto gentile ma non era necessario che venissi, pensavo di prendere tranquillamente qualche mezzo pubblico. - L’uomo le porse un inchino e ne prese le valige.

- No signorina, con così tante valige non vi avrei mai permesso di fare neanche il più breve dei tragitti da sola! Sua madre, che riposi in pace, non me l’avrebbe mai perdonato! - Per un momento il volto sempre allegro della moretta fu velato dalla sofferenza, dal rammarico e dall’inquietudine ma si mosse veloce verso l’auto e, poco prima di salire, salutò i compagni ed i professori nuovamente tranquilla, per poi partire veloce verso il suo mondo.

- Interessante. - Notò la Kyoyama, sorridendo. - Allora hai anche tu i tuoi scheletri nell’armadio, Kurohime Kyrie. - Parlò fra se e se, incamminandosi verso casa. - Ed io, Anna Kyoyama, futura regina degli shamani, mi occuperò di farli uscire e farti marcire all’inferno per sempre!

 

 

 

Il Teatro dei Tradimenti.
Atto terzo: Il Male ha le sembianze di un Angelo.
- Rumorosi ma dolci risvegli. -

 

 

 

Yoh, in tutta la sua infanzia, non aveva mai conosciuto la paura verso i genitori. Era un bambino monello, ogni tanto stupidino, ma nonostante ciò non si era mai dovuto nascondere per paura di venir messo in punizione. Fu quindi ovvio per il moretto chiedersi perché, a pochi passi dal compiere diciotto anni, si trovasse a fuggire da Anna e dal suo sguardo assassino, ma soprattutto dalla sua implacabile ira. L’amava, questo non l’aveva mai messo in dubbio, ma certe volte desiderava soltanto sparire e tornare quando questa si fosse calmata. Eppure, sapeva di chiedere un miracolo.

- Dannazione! - Urlò l’itako per l’ennesima volta. - È mai possibile che non si possa comunicare con i Pache attraverso questo stupido aggeggio?! Come pretendono avere notizie se chiudono ogni via di comunicazione?! Dannazione! - Gridò più forte, gettando a terra la campanella dell’oracolo di Yoh.

- Anna… Forse al momento anche loro sono occupati con le ricerche dello Shaman Spirit. Che ne dici se chiamiamo gli altri? Così almeno li informiamo della situazione e insieme pensiamo a qualcosa… Che ne pensi? - Propose il ragazzo a voce bassa, fra la paura di venir gettato fuori di casa a calci e la speranza che la biondina si calmasse e seguisse il suo consiglio. La fidanzata si alzò di scatto, gettando così la sedia a terra; sorpassò il ragazzo che sentì le ginocchia cedergli.

- E sia. - A tale risposta Yoh spalancò gli occhi: era forse un sogno? - Ma chiamali e spiega tu loro la situazione, io sono già abbastanza stanca. E vedi di disfare le valige e mettere tutto a posto. E non dimenticare la cena e di pulire questa casa, è tutto un porcile! - Ordinò prima di sparire salendo gli ultimi gradini delle scale. Il moretto sospirò, contento che la ragazza si fosse finalmente tranquillizzata almeno un pochino. Ora non gli restava che chiamare Manta e Ryu; dopotutto, a che servono gli amici se non ti aiutano nel momento del bisogno?

 

 

 

La notte passò tranquilla e Yoh riuscì a mettersi in contatto con tutti i suoi amici, i quali furono felici di sentirlo ma trovarono un po’ esagerata e strana la situazione. Il giovane Asakura spiegò loro perché Anna avesse molti sospetti, sospetti che confessò però non comprendere del tutto neanche lui stesso. Questa nuova ragazza c’entrava davvero in tutto questo? Alcuni s’interessarono più di altri e promisero all’amico che l’avrebbero raggiunto il più presto possibile. Ma Yoh non si si sarebbe mai immaginato che sarebbero arrivati così presto.

Alle nove e mezza del mattino seguente Ren si presentò alla porta dell’amico, uguale come l’aveva lasciato, minuto e serio.

- Quando ho detto di venire con urgenza non intendevo questa urgenza… - Fece notare Yoh una volta seduti in salotto, la mano sulla bocca a coprire un sonoro sbadiglio.

- Se si tratta di quel maledetto di Hao e dello Shaman Spirit non ci sono né orari né stanchezza. O forse ti da fastidio la mia presenza in casa?

- Ma dai, come ti viene in mente!

- Piuttosto, dov’è Anna? - Alla domanda Yoh gli fece cennò di tacere, il viso con un’espressione dipinta dalla paura.

- Ssh! Non pronunciare il suo nome, dorme! - Gli disse sottovoce; il panico di svegliarla era alto e la posta in palio infiniti compiti da svolgere.

Ma a nulla servì cercare di curare il sonno della sua “dolce” metà, in quanto pochi istanti dopo Horo Horo si presentò alla porta di casa, annunciando rumorosamente il suo arrivo, bussando ripetutamente alla porta e urlando a squarciagola. Prima che potessero anche solo vederla, la giovane padroncina di casa si alzò e scattò verso la porta.

- Ehi Anna, buong… - Il povero Horo Horo non ebbe nemmeno il tempo di notare che era stato scaraventato via da un grandissimo sinistro dell’itako che rientrava in casa più arrabbiata che mai.

- Non osare presentarti mai più a questa casa, l’ingresso per te è vietato! - Urlò piena d’ira, ignorando i due shamani e tornando in camera sua.

- Credo ci toccherà uscire. - Sospirò il ragazzo dai capelli blu. Yoh però, nel contesto, era felice: seppur non fosse stato il migliore dei risvegli, finalmente aveva l’occasione di rivedere i suoi amici e trascorrere del tempo insieme. Era questa la cosa più importante per lui: l’armonia. Si alzò sorridendo e prese il cellulare che mise in tasca.

- Mi sa tanto di sì!

 

 

 

- E come potevo saperlo io che Anna dormiva, scusate? Auch! - Chiese il giovane dai capelli azzurri mentre la piccola Kororo ne curava le ferite.

- Sei un idiota. Non le conosci le buone maniere? -  Ren lo guardò irritato, domandandosi come avesse mai potuto quel ragazzo far parte della sua squadra.

- A proposito Ren, vedo che non ti sei alzato nemmeno un pochino in questo ultimo periodo, sei il nano di sempre! - Il giovane Tao preparò la sua arma, gli occhi pieni di ira.

- Tu oggi hai il forte desiderio di morire, vero?

- Ragazzi, calmatevi! - Manta richiamò la loro attenzione, cercando di ricordargli che erano in un luogo pubblico e che i camerieri li avrebbero buttati fuori a calci se non l’avessero fatta finita. - Piuttosto, che voi sappiate, nessun altro ha intenzione di venire oggi, vero? Altrimenti non ci sarà lì Yoh ad attenderli ma il diavolo in persona!

- Chocolove sarà qui domenica, ma sinceramente ne ignoro l’orario; mentre Lyserg mi ha detto che sarebbe venuto prima di mercoledì sera.

- Bene, dato che non rispondono alle telefonate, sarà il caso di stare attenti se non vogliamo venire uccisi da Anna. - Fece notare Yoh, la voce corrosa dalla paura e davanti agli occhi l’immagine di Anna con un sorriso malefico.

- Salve ragazzi! Ma che piacere rivedervi, venite qui! - Ryu riunì tutti gli amici presenti in un forte abbraccio che per poco non li uccise, gli occhi in lacrime ma con uno stato d’animo a mille. - Ma... Dov’è il piccolo Lyserg?! – Chiese, sciogliendo l’abbraccio e voltandosi a destra e a sinistra.

- Lui arriverà in settimana Ryu, tranquillo, rivedrai presto il tuo pupillo! - Scherzò Manta, provocando la risata degli altri.

- Se non vi dispiace, proporrei di passare alle cose serie. - Intervenne Ren, squadrando Horo Horo d’anticipo che non appena sentì “cose serie” sbuffò. - Chi è questa Kurohime Kyrie? E perché Anna crede che abbia a che vedere con i Pache? Perché avete tanti sospetti su di lei? - Il giovane Asakura guardò gli amici serio e pochi secondi dopo rispose alle domande dell’amico.

- Come vi ho già detto è una nostra nuova compagnia di classe di cui sappiamo poco e niente, per quanto abbiamo cercato e ricercato informazioni sulla sua famiglia e sulla sua vita non viene fuori nulla, non sappiamo neanche dove abita. Crediamo sia relazionata in una qualche maniera con Hao perché la volta che si è presentato a scuola parlavano come se si conoscessero da tempo. - Continuò, ricordando quel momento come se fosse accaduto pochi istanti prima. - Per quanto riguarda i Pache... Purtroppo questo lo dovete chiedere ad Anna. L’ho vista molto arrabbiata nel non poter comunicarsi con loro, perciò credo che i suoi sospetti possano essere fondati o comunque vicini a una qualche verità.

- Se ha qualcosa a che vedere con Hao, di sicuro non è dalla nostra parte o per lo meno nasconde qualcosa. - Costatò Ren, ricevendo l’approvazione degli altri che annuirono alle sue parole. Kyrie era sicuramente una nemica che si stava nascondendo sotto le sembianze di una semplice ragazza di città, ma loro avrebbero scovato la sua vera identità.

- Quando è possibile incontrare questa così misteriosa ragazza? - Chiese, stranamente serio, Horo Horo. Yoh stava per rispondere ma venne interrotto da Manta.

- Questo pomeriggio! - Disse il piccoletto. - Le ho chiesto gentilmente se poteva prestarmi alcuni dei suoi appunti e lei ha accettato. - I ragazzi sorrisero, felici di apprendere tale notizia.

- Horo Horo, tu come farai? - Chiese il moretto incuriosito. - Anna ti ha severamente proibito di entrare in casa e io non oserei sfidarla. - Il ragazzo si prostrò ai piedi dell’amico, implorando aiuto fra le lacrime. Avrebbero avuto davvero molto da fare quel pomeriggio; ci fu un particolare assai rilevante però, a cui né Yoh né Manta non prestarono attenzione: Kyrie Kurohime nella casa di Anna Kyoyama.

 

Sarebbe stato il pomeriggio più impegnativo della loro vita.

 

 

 

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SAAAAALVE! :3

Come promesso, eccomi qui! ^^ So che questo episodio non è il massimo, sinceramente nemmeno a me piace molto; d’altronde non avrei saputo come altro impostarlo, inoltre credo che fosse necessario almeno un episodio di pausa di numerosi colpi di scena in quanto i prossimi ne avranno molti. A proposito del prossimo aggiornamento: l’8 aprile parto per Praga ed è possibile che io aggiorni o prima o dopo a seconda di come andranno le interrogazioni a scuola, altrimenti il 19 o fra il 20 e il 21.

Colgo l’occasione per ringraziare di cuore Caitlin Believe e MayaPatch che sono state così gentili da recensire l’episodio precedente! (: Agli altri miei lettori che seguono la storia invece ringrazio amorevolmente e spero leggere la vostra opinione molto presto! u.u

BUONA PASQUA E BUONE VACANZE!

 

 

Prinny *

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Capitolo 8
*** Atto terzo: Il Male ha le sembianze di un Angelo » La bellezza di Venere e l’anima di Athena ***


Solo quando si avvicinarono le tre del pomeriggio, ora decisa per l’arrivo di Kyrie, le menti di Yoh e del suo minuto amico iniziarono ad elaborare la situazione. Iniziarono a riflettere su come, un’Anna Kyoyama ancora visibilmente irritata dal risveglio così poco delicato riservatole da Horo Horo, avrebbe potuto accogliere una così “cara amica”; era già stato un miracolo che avesse perdonato il ragazzo delle nevi per l’oltraggio. Tuttavia forse, la parola perdono non era completamente esatta, in quanto in cambio il ragazzo fu obbligato a pulire tutta la casa, da cima a fondo. Anche Amidamaru era visibilmente nervoso, mentre Ren e Ryu non riuscivano a comprendere il perché di tale agitazione: cosa poteva mai significare questa Kurohime?

- Si può sapere che avete voi due da fissarmi tanto?! - Domandò irritata l’itako. I due amici si guardarono e deglutirono spaventati, decisi però ad informare la biondina; la domanda era: chi dei due avrebbe avuto il coraggio di rischiare la propria vita? Yoh guardò Manta implorando aiuto, il quale a sua volta rispose con gli occhi: “E’ la tua fidanzata, occupatene tu!”. Il moretto sospirò, cercando dentro di se tutta la forza e il coraggio possibile; il suo spirito custode lo affiancò, provando a infondergli più valore.

- Anna, c’è una cosa che...

Ed il campanello suonò.

                                                                                                                                                                                          

 

 

Il Teatro dei Tradimenti.
Atto secondo: Il Male ha le sembianze di un Angelo.
- La bellezza di Venere e l’anima di Athena. -

 



Manta e Yoh sbiancarono. Le donne in media erano sempre delle ritardatarie, perché mai Kyrie doveva essere l’eccezione che confermasse la regola?

- Che aspettate ad aprire?

- Vedi, Anna… - Cercò di continuare il moretto ma il campanello suonò nuovamente.

- Vai ad aprire! - Gli ordinò la fidanzata, visibilmente infastidita dal suono.

- Ma…

- Vado io. - Propose seccato Ren. Più volte si era chiesto come potesse sopportare una ragazza del genere, lui l’avrebbe sicuramente uccisa. In realtà, il giovane Tao, non l’avrebbe neanche avuta una fidanzata. Più volte la sua famiglia aveva cercato di fidanzarlo con una qualche graziosa signorina di ottima famiglia, tuttavia si era più volte rifiutato. Reputava l’amore e le relazioni una cosa futile, inoltre le donne erano spesso molto noiose e non capivano i suoi discorsi inerenti il mondo degli shamani. Gli bastava pensare a Jun, sua sorella maggiore: una ragazza dolce, bella e sicuramente unica nel suo essere, eppure certe volte era davvero insopportabile; molte volte aveva addirittura provato pietà per il povero Lee Pyron. Fra un pensiero e l’altro si ritrovò davanti alla porta che aprì, cosciente e pronto a vedere chi si sarebbe trovato davanti.

Ma mai si sarebbe mai immaginato di trovare una simile dea dall’altro lato della soglia.

Lunghissimi capelli color cioccolato fondente cadevano come delle onde più giù dei fianchi della giovane visione che si trovava dinnanzi. Un viso divino, occhi piccoli e leggermente a mandorla, neri come la pece, labbra sottili ma carnose abbastanza da provocare la voglia insaziabile di morderle, stesso per il nasino fine. Ren, che di donne e fisici non s’intendeva, per la prima volta se ne ritrovò attratto: il corpo della ragazza superava quello di qualsiasi donna avesse mai visto in vita sua, persino quello di Jun. Era alta come lui, eppure ogni proporzione era esatta: il seno era visibilmente grande, la vita stretta come quella di una vespa, i fianchi larghi e sensuali. Portava una camicetta modello boscaiolo rosa e blu, camicetta che rendeva visibile quasi del tutto l’ombelico in quanto era stretta in un nodo proprio all’altezza dei piercing. Ma ciò che piacque particolarmente al giovane Tao furono le gambe mozzafiato della moretta dalla pelle ambrata. Erano completamente scoperte se non per quel piccolo pantaloncino bianco sportivo dai bordi rosa. Indossava dei graziosi sandali rosa e notò anche che indossava numerosi accessori fra collane, bracciali e anelli. Rimase interdetto a guardarla ancora per qualche secondo, ad osservarne il sorriso, lo sguardo, a cercare di studiarla. Poteva davvero essere loro nemica quella ragazza? Il diavolo poteva davvero incarnarsi in una tale creatura? Il male aveva davvero le sembianze di un angelo? Quando Yoh gli aveva parlato di lei, perché non aveva menzionato il suo incanto? Incanto che non si fermava all’aspetto fisico. C’era qualcosa in lei che gli scaldava l’anima. Qualcosa in lei che donava tranquillità, che lo faceva sentire bene. Se avesse dovuto descriverla, avrebbe sicuramente detto che si trattasse di una giovane dea dalla bellezza infinitamente superiore a quella di Venere e da un’anima che persino Athena avrebbe invidiato.

- Ehm… Cerco Oyamada Manta, è qui per caso? - La domanda riportò Ren alla realtà, il quale si schiarì la voce per risponderle ma Yoh lo interruppe prima che potesse aprir bocca.

- Ehi, Kyrie! Vieni pure!

- Oh, ciao Yoh! Non sapevo ci fossi anche tu! - Disse, avanzando solo di due passi così da ritrovarsi di fianco a Ren che la scrutò nuovamente: era davvero una bellissima ragazza.

- In realtà questa è casa mia! Comunque ti presento il mio amico, lui è Tao Ren e viene dalla China. - Kyrie gli porse la mano, sorridendogli dolcemente.

- Ah, la China! Che bel posto, spero poterla visitare un giorno! - Ren le strinse la mano piano. Anche se gli sembrava una ragazza piena di allegria e dalla forte personalità, e nonostante il corpo smentisse totalmente la sua età, in realtà sembrava una piccola bambola di porcellana; ed era una bambola che non aveva intenzione di rompere.

- E Ren, ti presento Kurohime Kyrie.

- Piacere.

- Il piacere è tutto mio! Ma per favore chiamami Kyrie, non sono abituata a sentirmi chiamare per cognome! - Il giovane annuì e successivamente sciolsero la stretta e la moretta fu invitata da Yoh ad entrare in casa. Una volta in salotto tutti gli occhi furono sull’invitata, in particolare quelli di Horo Horo e Ryu, il quale non perse tempo e subito chiese alla giovane di diventare sua moglie.

- Mi dispiace ma… Credo sia troppo presto per parlare di matrimonio, non trovi? - Scherzò la ragazza, cercando di liberarsi dalla stretta di Ryu che venne spinto via da Horo Horo.

- Lascialo stare, lui non ti merita! Ma giuro che io per te faccio di tutto, imparo anche a comportarmi a tavola, lo prometto!

- Tu non sai come trattare il tuo spirito custode, figuriamoci una donna! - Lo scaraventò via Ryu. - Io invece farei di tutto! Non dovrai occuparti della casa, lavorare, nulla! Solo diventa la mia sposa!

- Ah, grazie ma…

- Fatela finita! - Intervenne visibilmente irritato Ren, i cui occhi fulminarono gli amici dopo averli posati sulla Bâo-Lèi; il messaggio fu chiaro ed i due amici si ritrassero spaventati. Kyrie incontrò lo sguardo del giovane e gli sussurrò in flebile grazie al quale egli rispose con un cenno, il volto coperto una maschera d’indifferenza.

- Kurohime. - La moretta sorrise, sentendo la voce della sua compagna di classe; sapeva che non avrebbe aspettato così tanto a farsi viva.

- Kyoyama-san! Come hai trascorso la notte? Hai una cera! - A tali parole Horo Horo si nascose dietro Yoh sentendo su di se lo sguardo assassino della biondina. - Manta mi ha chiesto di venire qui, aveva bisogno di alcuni appunti e io glieli ho portati!

- Manta, eh? - Quest’ultimo cercò riparo dietro la televisione e chiuse gli occhi, immaginandosi Anna con le sembianze di Medusa. - Comunque, sappi che non mi vai per niente a genio.

- Anna! - La voce di tutti però sembrò non toccare le ragazze, le quali si guardarono intensamente negli occhi, nessuna pronta a darla per vinta all’altra. Eppure, in quei due sguardi così determinati, la differenza era totale: gli occhi dell’itako erano freddi, vuoti, corrosi dall’odio; quelli della moretta invece erano determinati, forti e pieni d’energia positiva.

- Sei ancora convinta che io sia un’alleata di Hao?

- Ne sono fermamente convinta.

- E se sbagliassi? - A tali parole la biondina strinse le mani dai nervi, evitando di mordersi le labbra, abbozzando un sorriso per non darla vinta alla mortale nemica.

- Io sono Anna Kyoyama. Io non sbaglio mai. - Kyrie rise piano, sfidandola con un tono di voce che seccò la Kyoyama: come si permetteva di ridere alle sue parole? La moretta tuttavia semplicemente la guardò con un sorriso stampato sul viso.

- Non posso obbligarti a fidarti di me. - Disse. - Tuttavia, e non mi riferisco a nessuna persona in particolare presente in questa stanza, la sera io faccio sogni tranquilli: non sono io quella ad indossare la maschera della bontà per nascondere le mie oscure intenzioni. - Le parole della moretta sorpresero tutti che si guardarono fra loro, quasi sospettando che qualcuno di loro si fosse venduto al male.

- Stai solo cercando di confonderci le idee! Sei tu la mela marcia qui dentro!

- Sbagli. - Rispose freddamente Kyrie, seria in volto. - Fra di voi avete un Giuda Iscariota.

- Cosa?!

- Non è possibile!

- Non sto’ dicendo che sia o non sia presente in questa stanza. - Continuò la ragazza, fissandoli uno per uno negli occhi, scrutandole l’anima e il loro più grande desiderio. - Prima o poi salterà fuori ma non spetta a me l’infame compito. - Concluse, tornando a sorridere dolcemente. La biondina la scrutò attentamente, cercando in lei un qualche difetto, un qualcosa fra le righe, un minimo inizio ma ancora una volta non trovò nulla.

- Ho delle cose da fare. - L’itako voltò le spalle senza salutarla. - Intrattenete voi l’ospite. E tu Yoh, seguimi. - Uscirono dalla stanza e si diressero verso le scale dove l’itako si fermò al secondo gradino.

- Non fate gli idioti e approfittatene che è sola: cercate di scoprire più cose possibili e trattenetela fino a tardi. Forse sono riuscita a contattare Silva. - Così detto la giovane si congedò, infastidita e con un orrendo mostro verde sulla schiena che di volta in volta ne consumava l’anima. Amidamaru osservò la ragazza e seguì l’amico quando questo si diresse verso il salotto.

- Yoh… Non trovi che ci sia qualcosa di strano in Anna? Non ha nemmeno cercato di uccidere Kyrie!

- Di strano? In Anna? - Domandò a sua volta il ragazzo, sorpreso dal quesito dello spirito custode. - Nah, è solo un po’ presa da questa questione di Hao, Kyrie e tutto il resto. Non c’è niente di strano in lei! - Concluse, aprendo la porta scorrevole del salotto. Il samurai lo guardò fisso: possibile che davvero Yoh non si rendesse conto dell’invidia che divampava come un fuoco dentro la sua fidanzata? O forse fingeva di non vedere nulla? Ma a che scopo? Sapeva che il suo amico non fosse per niente stupido ma ciò che non comprendeva era perché fosse diventato improvvisamente cieco. Yoh, ad ogni modo, non fece nemmeno caso allo spirito custode e rise dinnanzi alla scenetta che gli si prospettava davanti agli occhi: Kyrie era seduta di fianco a Ren, il quale aveva la lancia sguainata e guardava fisso gli altri due componenti del gruppo. Era ovvio che stesse evitando che l’ospite non venisse importunata più di quanto non lo fosse già stata. O molto più probabilmente, era solo una scusa per ucciderli tutti.

- Anna sta’ bene? - Chiese gentilmente la moretta.

- Sì sì, è solo molto occupata.

- Ah! Che sbadata! Io ho portato dei pasticcini! - Kyrie rovistò nella sua borsa dalla quale prese un pacco rosa che aprì.

- Ma sembrano buonissimi! - Urlò Horo Horo gettandovisi sopra. Ryu non perse tempo e cercò di spostare l’amico, aiutato da Manta e Yoh.

- Che morti di fame! - Commentò Tokagero e gli altri tre spiriti custodi annuirono con approvazione.

- Non c’è bisogno che litighiate per i pasticcini, ne ho presi a sufficienza per sfamare dieci persone!

- Posso chiedere come mai ne hai presi così tanti? - Domandò il piccolo Manta prima di mordere un pasticcino alla crema.

- A prenderne pochi si può sbagliare e mi è stato insegnato che è meglio abbondare che mancare!

- Sagge parole! - Affermò a bocca piena Horo Horo e alla sua vista Ren non poté che scuotere il capo. A quanto pare le buone maniere continuavano a non essere il suo forte.

- Tu non ne prendi? - Kyrie guardò il ragazzo dai capelli blu, fra tutti era quello più taciturno ma anche quello più educato, o almeno così pareva. In qualche strano modo, ne era rimasta impressionata. I pochi ragazzi per i quali nei passato aveva avuto una cotta erano il totale opposto: alti, iperattivi, il sorriso sempre stampato sul volto, una via di mezzo fra i “vip” della scuola e i nerd. Ren invece non poteva essere inserito in nessuna delle categorie e a lei note. Per la prima volta, trovò un po’ di difficoltà nel leggere qualcuno aldilà di stessa e forse era stato proprio quel fatto a impressionarla. Il giovane Tao, sentendo lo sguardo intenso della ragazza, alzò i suoi occhi dorati per incontrarne i suoi nero pece: la ragazza sobbalzò piano e sorrise, cercando di nascondere l’imbarazzo che si faceva pian piano strada sulle sue guance. Ren tuttavia non capì ma decise di rendere felice l’ospite prendendo un bombolone.

- Allora, ci hanno detto che sei nuova da queste parti. - Iniziò Ryu. - Che te ne pare, ti piace il posto?

- Oh sì, moltissimo! Sapete, qui in Giappone tutto è diverso e anche se alcune cose forse sono un po’ troppo severe come la questione dei cognomi e delle confidenze… Mi piace molto come posto! D’altronde io amo conoscere nuovi luoghi e nuove usanze!

- Prima dove abitavi? - Intervenne Manta. - Ormai è da un po’ che ci conosciamo ma non abbiamo mai avuto occasione di sentir parlare di te, della tua vita.

- Vi basti sapere che considero gli aerei la mia casa. Viaggio sin da quando sono nel grembo di mia madre, è dovuto a questo la mia ottima padronanza di diverse lingue. Anche se la mia vita l’ho trascorsa per lo più fra l’Italia e il Perù.

- Il Perù?

- Sì, è un paese davvero molto bello e la gente è davvero fantastica! Allegra, senza preoccupazioni d’orari, molto legata alla famiglia… Molto diverso dall’Italia in cui gli orari sono un must e non dico che non siano allegri e legati alla famiglia ma… Dipende da famiglia in famiglia. Vedete, in Perù è impensabile lasciare da soli i genitori o abbandonarli in case di riposo, infatti ne esistono pochissime. Mentre in Europa… Beh, la situazione è molto diversa. Non è che non amino i loro cari, è solo che li amano in modo diverso, forse sono un po’ più egoisti… Però comunque reputo l’Italia un bellissimo paese, la amo così come amo il Perù, per me sono rispettivamente come mia madre e mio padre.

- I tuoi genitori di che si occupano? - Chiese curioso Ryu. La giovane rimase con lo sguardo perso per un po’, infine abbassò gli occhi e strinse i pugni che aveva appoggiato sulle gambe.

- I miei genitori… Loro… Ecco, io… - Sussurrava lenta, scandendo bene ogni parola con un dolore da loro percepito come infinito. - Preferirei non parlarne, se non vi dispiace… - Sorrise forzata, anche se in quel sorriso mise davvero tutta se stessa. I ragazzi l’osservarono: davvero poteva quella creaturina essere una seguace di Hao? Non c’era nulla di malvagio in lei, anzi… Era come se tutto il bene della terra s’incarnasse in quella bambola così piccola e fragile.

- Tranquilla, possiamo capire. - Asserì Yoh, sorridendole. Era vero che non potevano fidarsi ma di certo non era scoprendo vita, morte e miracoli dei suoi genitori che avrebbero dedotto se fosse una loro nemica o no.

- Sai che questi pasticcini sono davvero ottimi? Dove li hai presi? - Domandò Horo Horo con la bocca piena, mentre Kororo che cercava disperatamente di chiudergliela con le sue piccole manine.

- Da nessuna parte, li ho fatti io! - I cinque amici si bloccarono, occhi e bocca spalancati, chiedendosi quali altre sorprese fossero nascoste dentro quel corpicino minuto e delicato.

- Sei seria?

- Sì! Mi piace cucinare e i dolci sono ciò che preferisco fare! - Affermò, fiera di se.

- Sposami! - Urlarono all’unisono il ragazzo delle nevi e il capellone del gruppo. Tokagero si portò una mano al viso mentre Kororo divenne rossa di gelosia e tirava Horo Horo dalla giacchetta. Kyrie si trasse il più indietro possibile e batté la schiena contro la parete ma non ci fece caso; fortunatamente venne prontamente salvata da Yoh il quale ringraziò infinite volte. I due ragazzi gli stavano molto simpatici, nonostante ciò che sembrassero non erano un involucro vuoto, anzi: erano delle persone veramente profonde e splendide.

- Certo che siete proprio senza speranza! - Rise Amidamaru.

- Per fortuna il mio padroncino Ren è l’unico decente! - Si fece sentire Bason, orgoglioso del ragazzo.

- Oh, il tuo spirito custode! - Si sorprese Kyrie. - Che onore, il più leale servitore della famiglia Tao, il generale Bason! - La moretta fece un inchino dinnanzi allo spirito il quale, sorpreso, non poté trattenere le lacrime. Quasi nessuno lo riconosceva, eppure la storia del grande generale Bason era nota in tutto il mondo. Per molto tempo si era chiesto se la sua lealtà fosse stata vana; il suo obiettivo non era divenire famoso, a lui bastava difendere la famiglia Tao. Eppure, il fatto che qualcuno lo riconoscesse, era una gratificazione che nessun denaro poteva equiparare.

- Tu conosci la storia di Bason? - Le domandò Ren, i suoi occhi velati fra indifferenza e curiosità.

- Come non potrei! Così come non potevo non conoscere il samurai dei samurai, il signor Amidamaru, al quale gà in un’altra occasione ho mostrato la mia più sincera stima. Entrambi gli spirti hanno fatto la storia, compiendo gesta leggendarie, non solo come ottimi guerrieri, bensì anche per la loro lealtà e il senso d’amicizia. - Amidamaru annuì, ricordando ancora con gloria il momento nel quale la ragazza s’inchinò dinnanzi a lui.

- Sai molto su di noi. - Intervenne Tokagero, visibilmente irritato a causa dalla mancanza riverenza verso la sua persona. - Ma tu? Dov’è il tuo spirito custode? Solo un potentissimo shamano dall’inestimabile furyoku sarebbe in grado di farlo. Ma la vera domanda è… Perché lo fai?

- E voi siete Tokagero, ladro dalla cattiva fama ma dal nobile animo. - Gli sorrise, inchinandosi anche davanti a lui. - Ammiro la valentia con la quale avete deciso di cambiare il vostro destino e passare dalla parte dei giusti. - Lo spirito arrossì ma decise di mantenere la sua posizione decisa, seppur molto lusingato e cambiando rapidamente opinione sulla giovane.

- Tsk. Non cambiare argomento ragazzina, rispondi alla mia domanda!

- Tokagero! - Lo sgridò Ryu. - Non è così che si tratta una fanciulla!

- Non è niente. - S’intromise lei, sorridendo. - Credo sia suo diritto pormi una simile domanda. Ma comunque no, non nascondo alcun spirito custode, semplicemente non ne ho uno. - Notando gli sguardi disorientati dei ragazzi, continuò. - Vedete, io sono una shamana un po’ particolare, diversa da voi. Motivo per il quale non ho preso parte al torneo degli shamani.

- E’ vero! Non ti abbiamo mai vista proprio perché non c’eri!

- Come mai hai deciso di non partecipare?

- Semplicemente perché lo considero inutile.

- Inutile? - Domandarono in coro accigliando le sopracciglia.

- Perdonami, ma non credo si possa reputare inutile diventare Shaman King e salvare la sorte della terra da un pazzoide come Hao! - Asserì Horo Horo.

- E’ solo egoismo. - Fece notare lei, seria. - Esiste forse qualcuno fra di voi capace di porre al primo posto la necessità degli altri piuttosto che il sogno per il quale sta combattendo? Anzi, è proprio il sogno di ogni shamano che fa’ del male al mondo di per se.

- Ma non se questi hanno fini benefici. - Intervenne Amidamaru.

- Non esiste uno scopo benefico. - Rispose lei, un sorriso triste sul volto mentre la sua mente vagava verso un passato ormai lontano ma mai dimenticato, chiedendosi se sarebbe più riuscita a vivere senza il peso di tale responsabilità.

- Come no?! Certo che sì! - Sostenne Horo Horo. - Basta guardare il mio!

- Tsk. Ma per favore. - Sbuffò Ren.

- Vuoi fare a botte tu?!

- Ragazzi per favore, calmatevi! - Manta si mise tra i due ma fu la voce di Kyrie a fermarli.

- Nemmeno il tuo è un sogno totalmente benefico, purtroppo.

- Eh?

- Vedi Horo Horo, supponiamo che tu divenga Re degli shamani. Il tuo scopo è salvare i Kuroppokkuru e donare loro estesi campi per vivere. Il problema è che questo poi verrebbe in contro ad altre problematiche ambientali e non parlo dell’uomo che si lamenta perché non si possono costruire altre strade, bensì di altre creaturine indifese come i tuoi piccoli amici. Cosa faresti questi due bisogni si scontrassero? Saresti neutrale oppure cercheresti sempre di dare una mano in più ai famigliari della bellissima Kororo? - Horo Horo non poté che rimanere in silenzio e abbassò lo sguardo verso il suo spirito custode che prese fra le mani, guardandone il dolce visino: non sarebbe mai stato capace di andarle contro. Ma d’altronde, si poteva biasimarlo? Kyrie aveva ragione: nessuno avrebbe mai anteposto gli interessi altrui ai propri.

- Purtroppo anche il tuo sogno Ryu sembra improponibile poiché tutti abbiamo un ideale di arcadia distinto. L’unica soluzione sarebbe quasi… Dividere il mondo in scompartimenti, su chi la pensa in un modo e chi in un altro. Ma non troverai mai nessuno con le stesse medesime idee ed i conflitti, quindi, ci saranno sempre. L’unica arcadia che uno si può creare è quella dentro di se, dentro le mura delle propria casa con la gente amata.

- Allora stando a come dici tu, il sogno di Ren è quello più inutile fra tutti. - Notò Horo Horo che ricevette un occhiataccia dal ragazzo in questione.

- Dipende. Fra tutti i presenti anzi, reputo forse lui è l’unico che sarebbe pronto a diventare Shaman King.

- Eh?!

- Cosa?!

- Ma stai scherzando?! - Ren non disse nulla, semplicemente si limitò a guardare curioso la moretta.

- E’ vero che lui lotta per l’onore della sua famiglia ma trovo che una volta giunto al trono non si occuperebbe di sé, anzi… Credo che nel limite delle sue possibilità cercherebbe di far funzionare un po’ le cose. Certo, magari sarebbe molto severo ma le sue buone e giuste azioni le farebbe.

- E che ci dici di Yoh? - Domandò curioso Manta, che da sempre considerava l’amico l’unico meritevole di divenire lo Shaman King.

- Yoh… All’inizio del torneo eri tu il mio favorito. Quando ti ho visto combattere contro Silva… Eri un altro Yoh. - Affermò, attirando l’attenzione di Amidamaru.- Però, ora… Sei diverso. Credo che se diventassi il Re degli shamani… Indubbiamente faresti ottime cose ma… La domanda chiave è, saresti capace di passare anni in isolamento per il bene dell’umanità? - Alla sola idea Yoh sobbalzò ed un brivido gli percorse la schiena. - Perché è anche questo che fa’ il Re. Saresti capace di stare lontano dai tuoi amici senza questo provocarti alcun effetto? Il tuo modo di essere sempre allegro è da lodare e ti comprendo perché io per prima sono così, ma saresti capace di smettere se dovessi farlo? Ma soprattutto, saresti capace di farlo senza che questo ti cambiasse? Io non credo, specialmente ora che per qualche ragione trovo i tuoi occhi offuscati. - Il samurai fissò la ragazza, cercando di comprendere se sapesse qualcosa di più. Allora non era l’unico che aveva visto qualcosa di strano nel moretto.

- E non partecipando cosa pensi di ottenere? - Finalmente anche Ren si fece sentire, gli occhi dorati di lui che la scrutavano. Kyrie sorrise, giocherellando un po’ coi capelli.

- Nulla! - Rispose. - Nulla poiché nulla voglio ottenere. A me basta consolare i poveri shamani che man mano escono perdenti dal torneo e dar loro nuova forza per continuare la vita di tutti i giorni dando sempre il meglio!

- Un momento… Questo significa che anche tu sei venuta a Dobbie Village?

- Non proprio. Io sono rimasta alle porte della città così da poter incontrare gli shamani che man mano si ritiravano dal torneo. - Manta scosse la testa, realizzando qualcosa prima degli altri.

- Ma quindi tu già ci conoscevi? Per questo sapevi già perché desideravano diventare Re degli shamani?

- Non come gruppo ma come singoli shamani. - Spiegò. - Ho seguito solo la prima fase del torneo, ovviamente non di tutti gli shamani ma di quelli che ritenevo potenziali finalisti del torneo. Poi mi sono recata a Dobbie Village solo quando la seconda fase è iniziata, ma ripeto, non sono entrata perciò non conosco la disposizione dei gruppi né nulla. - Lo sguardo cadde sul polso sinistro dove indossava l’orologio e, vedendo l’ora, la ragazza sobbalzò. - Oh, ma come si è fatto tardi! - Sì alzò velocemente e prese la sua borsa, sistemando i pantaloncini che si erano leggermente alzati per la gioia di Horo Horo. - Scusatemi, ma devo proprio andare! Comunque è stato un piacere!

- Aspetta! - La fermò Yoh. - Ti accomp…

- Yoh! - La voce di Anna risuonò forte in tutta la casa, forte e severa. - Ho bisogno che sbrighi delle cose per me. - Disse seria, alzando poi lo sguardo sulla compagnia di classe. - Te ne vai di già?

- Purtroppo sì, ho delle cose da fare! Ad ogni modo, grazie dell’ospitalità! - Più Kyrie le sorrideva, e più la biondina aveva voglia di cancellarla dalla faccia della terra. Eppure, lei lo sapeva bene, non poteva.

Altrimenti, lui…

- Aspetta! Fatti accompagnare almeno da Man…

- Manta, Horo Horo e Ryu mi servono anche loro in casa. - Lo interruppe nuovamente Anna, polverizzandoli con lo sguardo mentre questi cercavano di nascondersi ovunque: dietro lo scaffale, sotto il tavolo, il piccolo Manta addirittura dentro la credenza.

- Non ce n’è bisogno, vado da so..

- Andiamo. - La interruppe Ren avviandosi all’uscita.

- No davvero, non vorrei disturbare e poi… - La giovane lo seguì di corsa dopo aver salutato tutti con un gesto della mano. Si misero le scarpe e lui si alzò per prima, prendendole la borsa. - Sei molto gentile, davvero, ma non ce n’è bisogno! - Ripeté una volta usciti dalla casa.

- È da prima che lo ripeti ma ormai siamo fuori perciò continuiamo. Inoltre sono stanco di rompermi i timpani a causa di Anna. - Kyrie sospirò, capendo che il desiderio di accompagnarla fosse solo una scusa ma non riuscì a capire se ciò le faceva piacere… O se le dispiaceva profondamente.

- Almeno dammi la borsa! - Ma Ren non la degnò nemmeno di una risposta, continuando a camminare con lo sguardo fisso sulla strada.

- Bason?

- Sì, signorino?

- Imparati bene la strada.

- Sì, signorino! - Kyrie rimase a fissarlo per un po’, il viso in una tenera espressione di disappunto, le guance leggermente gonfie. Infine rise, richiamando l’attenzione del ragazzo.

- Beh, che hai da ridere?

- Niente. - Rispose lei. - Sei divertente, sai?

- Tsk. - Sorrise nuovamente, guardandosi intorno.

- E così nemmeno tu conosci bene la zona! - Non sentendolo rispondere, continuò. - E dimmi, a te piace qui?

- Non sei un po’ troppo curiosa? - La morettina rise nuovamente, iniziando a saltellare.

- Non è curiosità, è solo dialogo! Non mi piace il silenzio.

- Ho notato.

- Invece a te piace tanto. - Constatò lei. - Io mi annoio e mi rattristo nel silenzio però!

- Vorrà dire che ti annoierai allora. - Lei s’imbronciò nuovamente, tuttavia non perdeva mai quella bellezza tenera che possedeva il suo splendido viso. Ren, dal canto suo, non sapeva come comportarsi. Temeva di ferirla con la sua freddezza e con le sue parole e non lo voleva anzi, lui… Ren si sorprese sentendo i suoi pensieri. Da quando s’interessava se ciò che diceva faceva del male alle persone? Da quando voleva essere gentile? Da quando… Voleva piacere a qualcuno?

- Siete il gruppo di amici più disomogeneo che conosca! - Affermò lei dal nulla, l’espressione nuovamente allegra. - Tu taciturno e gli altri casinisti… Però siete un bel gruppo, nonostante tutto!

- E dire che non hai ancora conosciuto altri due personaggi: uno è un fenomeno da baraccone mentre l’altro… - Pensare a Lyrserg gli fece ribollire il sangue. Non avrebbe mai rispettato la sua decisione, considerava gli X-Laws una specie di setta sotto le mentite spoglie di un finto credo cattolico del medioevo.

- Deduco che non ti sta’ molto simpatico.

- E’ un X-Law. - Tagliò corto lui.

- Ah! Allora si spiega tutto! - Si portò l’indice alle labbra. - Quindi siete in sei shamani e un umano?

- Ora sì, prima eravamo in sette shamani.

- Davvero? E chi era l’altro?

- Un tipo davvero… Particolare. Faust VIII.

- Oh sì, quello che ha aperto in due Manta! - Ricordò lei. - Però, che gruppo! - Rise nuovamente portandosi le dita alle labbra. - Hai fratelli o sorelle?

- Non ti piace proprio stare in silenzio, eh? - Questa volta il tono prese qualche nota scherzosa che fece ridacchiare Kyrie. Era contento di vederla ridere ma ancora più di questo, era la sua risata a renderlo felice. Più si sforzava di capire e più non capiva: quand’è che la sua risatina era diventata melodia che gli metteva in pace l’anima? Si mantenne nella sua posizione e nessuno dei suoi dubbi trapelò mai dal suo viso. - Una sorella più grande.

- Ah, che bello! - Il volto di lei s’illuminò. - Cos’avrei dato io per un fratello! Però mi sarebbe piaciuto più grande di me… - Pensò. - Almeno mi avrebbe difeso.

- Da chi? - Alla domanda Kyrie rimase immobile e abbassò lo sguardo, le mani congiunte, mentre cercava di ingabbiare la mente per non lasciarla nuovamente spaziare nel passato.

- Da tutti. - Rispose piano in un flebile sussurro. Ren la fissò senza saper cosa dire: non era una nemica, ne era certo, eppure che ci fosse qualcosa che nascondesse, c’era indubbiamente.

- A che punto siamo?

- Ah, vicini, vicinissimo! Tranquillo, dovrai sopportarmi ancora per poco. - E purtroppo per lui Kyrie aveva ragione: in pochi istanti si trovarono davanti ad un portone controllato da due uomini in nero che appena videro la giovane la salutarono abbassando il capo. - Siamo arrivati! Grazie mille per avermi accompagnata, anche se visto l’umore di Anna forse ci siamo fatti un favore a vicenda! - Ren le porse la sua borsa piano, mentre 0dentro di lui il dispiacere si faceva spazio. - Allora… Ciao. - La moretta si voltò e si diresse verso la porta che si aprì non appena ne fu vicina, ma prima che entrasse il giovane la chiamò.

- Kyrie! - Si voltò di scatto ma il ragazzo rimase in silenzio. Non sapeva nemmeno perché l’aveva chiamata, forse non sopportava l’idea di salutarla così, o forse… Non gli andava l’idea di salutarla proprio.

- Oh, giusto! Che stupida! - Ren si sorprese. Cosa aveva capito? La vide aprire la borsa e prendere un foglio che gli pose. - E’ la cartina che porta a casa Asakura. Non potrai perderti così! Ora devo proprio andare. Ancora grazie… Ren. - Sentirla pronunciare il suo nome fu come sentirsi rinascere. Ren: tre semplici lettere; non aveva mai apprezzato così tanto il suo nome. - Arrivederci. - Gli diede un veloce bacio sulla guancia al quale il ragazzo si paralizzò; la vide eclissarsi dentro la sua proprietà blindata e sicura come la casa di un presidente. Bason lo guardò stupito, cercando di intravedere qualcosa fra le iridi dorate del giovane ma riuscì a vederne solo un ghigno divertito, credendo fosse diventato pazzo.

- Mhp. Kyrie, eh? Non potevi avere un nome più adatto.

 

 

 

- Si può sapere perché diavolo non ti sei trattenuta e hai dovuto dire quelle cose? - La giovane non ebbe neanche il tempo di respirare: Hao la immobilizzò contro la porta, gli occhi bianchi dall’ira, i denti digrignati. La ragazza optò per mantenere, anche se molto difficilmente, il suo stoico atteggiamento, sfidandolo con lo sguardo.

- La bocca è mia. Di conseguenza ciò che dico non ti riguarda. - Per un momento l’impeto di colpirla vibrò lungo tutto il braccio dell’Asakura originario, tuttavia si trattenne, ricordando la madre. “Le donne non vanno toccate neanche con il petalo di una rosa.”

- La prossima volta morditi la lingua prima di parlare. Ti ricordo che se rovinerai il mio piano, nemmeno tu otterrai quello che tanto desideri. O credi forse che mio fratello e la sua banda di squilibrati possa mai aspirare a battersi con me? - La ragazza si morse il labbro inferiore, ricordando il loro accordo. Anche se avesse combattuto fino alla morte contro Hao per sostenere la sua posizione, nel profondo sapeva bene che quel pomeriggio aveva detto cose di troppo, rischiando così di mandare in aria tutto ciò per cui aveva lottato… Tutto ciò per cui si era venduta in anima e corpo e aveva tradito.

Il giovane shamano si stese nel letto, contemplando la notte dalle finestre. La giovane, non capendo se fosse ancora arrabbiato, rimase in piedi per qualche istante e poi si sedette ai piedi del letto. Lo sapeva che non conveniva farlo arrabbiare, altrimenti Hao non si sarebbe trattenuto e senza pietà si sarebbe mostrato in presenza di tutti con le scuse più banali, come già era successo a scuola, rendendo ogni situazione sospettosa. Ma non gli avrebbe mai chiesto scusa: mai e poi mai.

- Vieni qui… Kay. - La giovane si voltò di scatto; da un po’ di tempo ormai lo shamano, per evitare di pronunciarne il nome per ovvie ragioni, le aveva affibbiato quel nomignolo che riprendeva la lettera iniziale del suo cognome. Per qualche strana ragione però, quel soprannome aveva un qualcosa di dolce, qualcosa di tristemente romantico che però era abbastanza da farle dimenticare ogni cosa. Kay gattonò al suo fianco mentre Hao si metteva in ginocchio sul letto.

- Coraggio… - Iniziò, aprendo la zip dei pantaloni e facendoli scivolare giù dalle gambe. - Mostrami la tua lealtà, Kay. - La ragazza era divisa fra eseguire ciò che gli era stato richiesto e mandare all’aria tutto: se c’era qualcosa che il suo carattere orgoglioso aveva sempre odiato, era sapere una donna inginocchiata davanti all’uomo, in ogni senso e percepiva quel particolare atto sessuale umiliante. Decisa ad andarsene, le sue memorie la trattennero: tutto ciò che aveva fatto fino ad ora, tutto ciò che aveva nascosto, tutti coloro che aveva ingannato col suo viso… L’avrebbero mai perdonata? Capì che la decisione l’aveva già presa tempo fa, la prima volta che si era concessa ad Hao, la prima volta che aveva agito a suo volere e piacimento, ferendo in silenzio quei compagni che in lei confidavano ciecamente.

Schiuse lentamente le labbra e, stringendo gli occhi, cominciò a far godere lo shamano che con le mani spingeva la testa dell’amante contro il suo membro; la sua mente però, era altrove. E mentre Kay si dava forza per continuare quell’atto per lei ripugnante, Hao immaginò che fosse un’altra la K con cui stesse facendo sesso. Si corresse subito però: con lei sarebbe stato amore.

Spinse con più forza la testa della ragazza contro di se, punendola per l’affronto subito alcuni giorni prima: era la sua puttanella privata, non d’altri.

 

 

 

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Domando umilmente PERDOOOOOOONO, per il grandissimo ritardo!! çAç Il problema è che sono in piena maturità e quindi ho spesso tutt’altro per la testa! >w< Appena avrò finito questa tortura sarò sicuramente più attiva, fino ad allora chiedo venia e comprensione!!! ç___ç

Ma tornando al capitolo… Avrete notato che il campo per scoprire la vera identità dell’amante di Hao si è ristretto. E se prima avevate qualche idea, sicuramente i dubbi si saranno chiariti! Oppure… E’ tutta una trappola?! Kay è davvero chi pensate che sia… O una Kay che non è ancora apparsa? MUAHUAHUAHA LO SO, AMO TENERVI IN TENSIONE AHAHA!! *_______*

Caitlin Believe ti ringrazio di cuore per la recensione e spero vivamente che questo capitolo sia di tuo gradimento. ^^ Another lo conosco, tuttavia ancora non mi sono data il tempo di vederlo ma lo farò appena portrò! *^* Se ti piace la seconda guerra mondiale ti consiglio Girls und Panze, è super divertente e tutti i protagonisti sono dei gran bei personaggi, le versioni femminili in un certo senso degli ex-grandi leader mondiali! *__* Spero di risentirti alla prossima recensione! (:

E chi non avesse recensito ma trovi interessante la storia, sappia che qualche parola mi fa sempre piacere leggerla. *^*

Ciaossu ~

 

 

 

Prinny *

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