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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Atto primo: Novità » Invidia *** Capitolo 2: *** Atto primo: Novità » Lussuria clandestina *** Capitolo 3: *** Atto primo: Novità » Tormento *** Capitolo 4: *** Atto secondo: Vacanza » Riflesso *** Capitolo 5: *** Atto secondo: Vacanza » Scheletri nell'armadio *** Capitolo 6: *** Atto secondo: Vacanza » Bambola ad orologeria *** Capitolo 7: *** Atto terzo: Il Male ha le sembianze di un Angelo » Rumorosi ma dolci risvegli *** Capitolo 8: *** Atto terzo: Il Male ha le sembianze di un Angelo » La bellezza di Venere e l’anima di Athena ***
Erano passati ormai tre lunghi mesi da quando Yoh e i suoi compagni,
dopo aver combattuto duramente contro i dieci ufficianti, avevano raggiunto il
plant dello Shaman King, trovandolo deserto
Erano passati ormai tre lunghi mesi da quando Yoh e i suoi
compagni, dopo aver combattuto duramente contro i dieci ufficianti, avevano
raggiunto il plant dello Shaman King, trovandolo deserto. Non vi era alcuna
traccia né di Hao né dello Spirit King, i quali che sembrano essersi dissolti
nel nulla. Nemmeno i Pache stessi riuscirono a trovare una soluzione a quello
che pareva un enigma senza risposta; il potere di Hao, ora che era divenuto a
tutti gli effetti Re degli shamani, si era incrementato enormemente, perciò
sarebbe stato impossibile da nascondere; persino un comune essere umano avrebbe
potuto percepire la sua presenza. Anche inglobando lo Spirit King, Hao di certo
non sarebbe mai riuscito a contenere un furyoku così grande.
Per quanto sia gli shamani che i
Pache cercassero in ogni modo di trovare una spiegazione plausibile a tale
rompicapo, non poterono far altro che rassegnarsi e aspettare. Tuttavia aspettare
cosa, esattamente? Che Hao si
decidesse finalmente a tornare con l’unico scopo di sterminare la razza umana e
gli shamani che non si erano uniti a favore della sua folle impresa? Forse.
Così, attenti a guardarsi sempre le spalle, i giovani shamani
tornarono alla loro vita di tutti i giorni, con la certezza che si sarebbero
informati su una qualsiasi novità riguardante tale questione.
Fu allora che, a insaputa di tutti, le pedine iniziarono a
muoversi, assicurando la Vittoria a colei che nell’ombra faceva danzare i
balocchi.
Il
Teatro dei Tradimenti
Atto
primo: Novità.
-
Invidia -
- Yoh! - Urlò una biondina dal corpo minuto, facendo
sbattere fortemente la porta scorrevole della camera del ragazzo.
- Anna?! - Riuscì appena a rispondere il moretto che, preso
di sorpresa, si alzò rapidamente guardando la giovane di fronte a lui.
- Yoh, sono le sei del mattino, si può sapere perché non sei
ancora pronto?! - Sbraitò la ragazza, incenerendolo con lo sguardo.
- Allora è ancora presto! - Cercò di giustificarsi, notando
come l’espressione della fidanzata peggiorasse ogni secondo di più. Aveva detto
qualcosa di sbagliato ma ancora non avevo capito cosa, anche se non gli ci
volle molto per farlo.
- Tu proprio non mi ascolti quando parlo, eh? - Domandò
ironicamente lei, il viso privo d’emozione. . Credevo di essere stata chiara,
ieri sera, quando t’informai che questa settimana spettava a noi occuparci
della pulizia della classe! - Riprese a urlare, buttando addosso al ragazzo la
sua cartella. – Hai un minuto per cambiarti, guai a te se osi farmi attendere
un solo secondo più! - Lo minacciò sbattendo nuovamente ma stavolta con più
violenza, la porta.
Forse intimorito dalla reazione della ragazza, forse temendo
in cosa sarebbe consistita la punizione che avrebbe ricevuto o, molto
probabilmente per entrambe le ragioni, Yoh non si fece attendere e raggiunse
rapidamente la biondina. Giunti a scuola incontrarono Manta che, “convinto” da
Anna si era proposto di dar loro una mano. Circa un’ora dopo, quando Yoh e i
suoi due compagni avevano terminato le pulizie, la scuola iniziò rapidamente ad
affollarsi, divenendo così ben rumorosa. Pur essendo lunedì mattina, il fragore
provocato dai ragazzi era intenso ma non fastidioso, donava anzi vita a quella
scuola che solo poche ore fa poteva essere comparata a un mortorio.
Peccato però che gli unici a pensarla a questo modo erano
gli alunni.
- Ragazzini, adesso mi avete
stancato! - Urlò un uomo sui quarant’anni seduto su una comoda sedia rossa,
picchiando con un pugno la superficie della cattedra. - Se non volete uno zero
gratuito in pagella, state zitti! - Finì, ottenendo il silenzio richiesto. -
Possibile che con voi funzionino solo le minacce? - Stava per iniziare la
solita ramanzina quando qualcuno, bussando alla porta, lo interruppe.
- Professor Nekoyama, perdoni il disturbo ma è una questione
urgente. - Parlò una voce di donna senza entrare nell’aula, causando la
curiosità degli alunni.
- Dove sono richiesto?
- In presidenza.
- D’accordo. - Si alzò e, guardando gli alunni severo, li
intimò al silenzio assoluto; uscì quindi dall’aula lasciando la porta aperta.
- Che cosa credete sia successo? - Domandò entusiasta un
ragazzo seduto in terza fila di fianco alla finestra, appollaiandosi contro di
essa. - Pensate sia la buona volta che licenziano Nekoyama? - Rise, provocando
la stessa reazione nei compagni.
- Lo spero, anche se non ne avrebbero ragioni. - Concordò
una ragazza di fianco a lui.
- Non basta che è un rompiscatole come scusa? - S’intromise
un altro, stiracchiando le braccia.
- Magari! A proposito, per oggi... - Il ragazzo non ebbe
tempo di terminare la frase in quanto alcuni della prima fila lo avvisarono
dell’arrivo dell’insegnante.
- Spero il vostro brusio sia dovuto al fatto che state
ripassando Shakespeare. - Si sporse leggermente sulla porta giusto il
necessario per incutere loro il timore che stesse parlando sul serio. Poi si
voltò nuovamente all’uscita e sorrise, stuzzicando l’interesse dei suoi alunni.
A chi mai si stava rivolgendo con tanta educazione e gentilezza? Tornò
nuovamente in classe, fermandosi a due passi dalla cattedra.
- Ragazzi, oggi s’inserirà nel corpo studentesco una nuova
compagna. E’ di origini giapponesi ma è la prima volta che risiederà per un lungo
periodo nel nostro paese. Ho potuto costatare la sua ottima padronanza della
lingua giapponese perciò non avrete problemi a comunicare con lei. - Continuò.
- Conto su di voi perché la nuova arrivata abbia un piacevole soggiorno. -
Finì, allargando il braccio sinistro e sorridendo alla “novità”, invitandola a
entrare. - Venga, entri pure signorina.
E fu paradisiaca visione, un
Angelo nella bocca dell’Inferno.
Entrò con grazia tale da togliere il fiato al professore
stesso. Come se avessero visto una Principessa, si alzarono tutti in piedi e
ragazze e ragazzi aprirono inconsciamente la bocca, sbalorditi da tale
bellezza. Solamente Anna cercò di non mostrare il suo stupore, anche se ciò che
la sorprese di più fu vedere il proprio fidanzato guardare estasiato la moretta
appena entrata. La giovane sentì improvvisamente qualcosa bruciarle dentro,
poté udire chiaramente il momento in cui la sua anima si lacerò eppure non ne
comprendeva la ragione. Tornò con lo sguardo verso la nuova compagna e le sue
labbra si contorsero in una smorfia: era
la ragazza più bella che avesse mai visto.
I suoi lunghi e mossi capelli cioccolato ricadevano morbidi
qualche dita più in giù dei fianchi; sulle punte si poteva notare una tonalità
più chiara di castano che sfiorato dai raggi del sole,
prendeva dei riflessi rossicci, al contrario della parte superiore che era più
scura: nera dai riflessi blu. Delle piccole ciocche le circondavano il viso,
contornando due splendidi onici nere: i suoi occhi erano davvero bellissimi.
Non solo avevano un colore così intenso da donare una quiete quasi celestiale,
la forma dei suoi occhi, leggermente a mandorla, mostrava le sue origini
orientali. Il suo sguardo però era la parte più splendida: non esprimeva nulla,
eppure esprimeva tutto. Vi era della malizia in quegli occhi color caffè,
seppur celata da un velo d’innocenza. La sua pelle non era bianca, piuttosto
rivelava origine sudamericana.
Aveva ogni cosa si
potesse desiderare.
Il suo corpo sembrava rispecchiare la perfezione.
Il suo seno era grande, non eccessivo, giusto per la sua
corporatura, a occhio e croce vestiva una terza abbondante. La pancia piatta e
le formose curve che madre natura le aveva donato rendevano quella semplice
uniforme scolastica un abitino sexy, non volgare ma veramente provocante.
Risvegliatosi dall’estasi del momento, l’insegnante scosse
il capo e ordinò ai ragazzi di sedersi i quali obbedirono, seppur ancora
imbambolati dalla vista di quell’Angelo. La ragazza sorrise timidamente mentre
le sue guance assumevano un colore roseo: era proprio deliziosa.
- Vi presento la vostra nuova compagna: Kurohime Kyrie. -
Riprendendosi anche loro dallo shock del momento, annuirono all’unisono col
capo.
- Molto piace, io sono Kurohime Kyrie, ho sedici anni e spero
di potermi trovare bene all’interno della classe. So di essere arrivata circa
un quadrimestre in ritardo ma spero questo non sia questo di divergenze fra
noi. - Concluse inchinandosi leggermente come previsto dal tradizionale saluto
giapponese. La voce era calma e armoniosa seppur avente l’ovvia vivacità
caratteristica dell’età adolescenziale con l’aggiunta un pizzico di sensualità.
- Bene Kurohime, se ha bisogno di un qualsiasi aiuto per
quanto riguarda le materie scolastiche, gli sport, gli appunti e tutto il
resto, chieda pure alla capoclasse: Kyoyama Anna. - Intervenne il professore
indicando la ragazza che non appena sentì il suo nome, si alzò e la salutò.
- Molto piacere. - Rispose a sua volta la moretta
sorridendo, anche se ciò non fu gradito dalla compagna.
- Oggi Tujimawa è assente perciò si sieda pure lì, in ultima
fila, di fianco ad Asakura; questo pomeriggio provvederò personalmente per
l’aggiunta di un nuovo banco. - La ragazza annuì e, con la stessa grazia con la
quale era entrata pochi istanti prima, si diresse al banco segnalatogli
dall’insegnante.
- D’accordo ragazzi, ora veniamo alla nostra lezione.
Stavamo trattando Shakespeare, crede di poter seguire? - Le domandò l’uomo.
- Sì, certamente. Non si preoccupi Signor professore,
Shakespeare è uno dei miei drammaturghi preferiti. - Precisò, prendendo un
quaderno nero dallo zaino.
- Molto bene. - Sorrise: la nuova arrivata sarebbe
sicuramente stata fra i più brillanti della classe. - Ad ogni modo, non sia
così formale Kurohime; può semplicemente chiamarmi “professore” o “prof”.
- Senz’altro, professore.
La sua “troppa” buona educazione e il lessico ben ricercato
irritavano le orecchie della Kyoyama che si vide estirpare il titolo di miglior
alunna della scuola. Anna Kyoyama era, di fatti, l’alunna più dotata
dell’istituto scolastico. Il suo livello intellettuale, la grammatica sempre
coincisa e le conversazioni che proponeva erano sempre state causa di lode dei
professori, che in lei vedevano l’esempio dell’alunna perfetta. I suoi voti
erano i più alti mai registrati e la sua educazione era spesso migliore degli
stessi docenti. Molte volte era stata chiamata la “gemma” dell’istituto Shinra
e ciò le faceva indubbiamente molto piacere. L’ennesima prova che Anna Kyoyama
era la numero uno in tutto.
O per lo meno, fino ad ora.
- Piacere di conoscerti, Kurohime! Io sono Reinba Kahori,
quinta sezione del terzo anno; se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiedi pure a
me!
- Il piacere è tutto mio, Reinba-senpai. Sentiti pure libera
di chiamarmi col mio nome: Kyrie.
- Davvero, posso?
- Certo! Non sono abituata a sentirmi chiamare per cognome,
si sono sempre riferiti a me utilizzando il mio nome e
mi piacerebbe continuasse ad essere così. - Spiegò. - Ad ogni modo intendo
rispettare le vostre usanze e chiamarvi per cognome, non desidero scombussolare
la tradizione giapponese in alcun modo.
- Allora lascia che mi presenti, Kyrie: io sono Yamashita
Ishigawa, seconda sezione del quarto anno, mi occupo del club di nuoto. Se
t’interessa, fammi sapere!
- Ti ringrazio. - Rispose, mostrando nuovamente
quell’angelico sorriso di cui l’intero edificio scolastico si era innamorato.
Un grande gruppo di ragazzi e ragazze circondava il tavolo
dove la nuova arrivata pranzava. Era, infatti, corsa subito la notizia
dell’arrivo di una “bomba” di sensualità e bellezza nell’istituto Shinra e
questa era niente di meno che Kyrie Kurohime. Molto gentile e cordiale con
tutti, la moretta era sempre sorridente. Capitava che le fossero rivolte frasi
acide o con fare offensivo ma lei, senza mai arrabbiarsi, rispondeva
diligentemente e con intelligenza facendo pentire alla persona di aver aperto
bocca. Ciò la rese ancora più perfetta agli occhi dei suoi ammiratori che
pianificavo fondarne un fan club ma la rese più odiosa per una certa biondina
appoggiata all’ombra di un albero.
- Ragazzi, sono io o la nuova compagna ha delle sembianze
angelicali? - Parlò Manta sedendosi vicino all’amico disteso sull’erba. - Ha un
così bel sorriso... - Sospirò, guardando in direzione della ragazza.
- Oh oh, credo che Manta si stia
innamorando! - Canzonò Yoh, seguendo lo sguardo del piccoletto.
- Ma-ma... No!
C-che ti salta in mente amico! - Arrossì, cercando di
non balbettare. – E-e poi non sarei comunque l’unico!
Ha addosso metà istituto al momento!
- Calmati Manta, stavo solo scherzando. – Rise, accomodando
le braccia dietro la nuca.
- Non mi piace. - Si sentì improvvisamente la voce di Anna,
fredda e secca.
- Beh Anna, sai com’è, a meno che tu non sia... – Prima che
potesse finire, Manta si ritrovò fulminato dal suo sguardo glaciale. - Non mi
piace. Non mi piace per niente. - Disse nuovamente stringendo i pugni e
guardando in direzione della giovane in questione. - C’è qualcosa che non
quadra. - Finì e, al suono della campanella, seguì con gli occhi l’enorme
gruppo che, circondando la moretta, si dirigeva all’interno dell’edificio.- Nei
suoi occhi, c’è qualcosa che non mi piace. - Concluse, dirigendosi anche lei in
classe.
- Maledizione, maledizione,
maledizione! - Urlò furibonda Anna, tirando l’ennesimo pugno alla parete. -
Come ho potuto essere così stupida?! – Si rimproverò,
dandosi una leggera manata sulla fronte. . Perché non ho ragionato come mio
solito e ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente solo per contraddirla!
- Si buttò sul letto, guardando il soffitto. - Invece no! Dannazione a me! Per
voler difendere il mio titolo mi sono ritrovata ancora di più nella mera
spazzatura! - Sbraitò, ricordando gli avvenimenti di quella mattina.
Qualche ora prima in
classe.
- Nell’Orlando Furioso, Ariosto vuole perciò farci
comprendere quanto la natura umana sia flessibile di fronte alle passioni tanto
da rendere folle persino un uomo come il protagonista, Orlando, tanto che sarà solo grazie Astolfo stesso che, recuperandone il senno
sulla luna, lo riporterà sulla retta via. - Spiegò il professore appoggiato
alla finestra, un piccolo libro rosso fra le mani. - Possiamo quindi dedurre
che ciò che Ariosto voleva trasmetterci era l’inutilità e il dolore che un
sentimento come l’amore porti con sé agli innamorati, per non parlare della
debolezza fisica e mentale cui... - Al vedere una mano alzarsi, il professore
cessò la spiegazione. - Domande, signorina Kurohime?
- Mi scusi professore ma non credo sia giusto affermare che
vi sia una specie di morale nell’Orlando Furioso. - Disse con voce chiara e
priva di timore la moretta, attirando l’attenzione dei compagni che si
voltarono. Mai nessuno aveva osato contraddire l’insegnante.
- Se non sbaglio però, il titolo e la trama del poema è
Orlando Furioso. - Intervenne con la mano alzata e il viso rivolto verso
quest’ultima Anna, attirando anche lei l’attenzione dei ragazzi. - Perdoni
professore ma penso che la sua spiegazione non sia sbagliata, dopotutto si
parla di un Orlando innamorato che per amore ha perso la ragione, divenendo un
essere stolto. Senza dubbio ciò che vuole dirci Ariosto è di non innamorarci
follemente ma di amare utilizzando la ragione. - Finì, guardando nuova arrivata
con occhi di sfida e un mezzo sorriso dipinto sulle labbra mentre si voltava
nuovamente verso il professore.
- Sono le tue stesse parole a contraddirti quindi,
Kyoyama-san. - Ribatté la Kyrie, facendo voltare nuovamente la biondina. - Nel
poema, esattamente come dici tu, si tratta del suo folle amore per Angelica,
una donna che per altro mai sarà sua; però non è mai giudicato tale sentimento.
- Continuò. - Tutt’altro, se avrai letto la biografia di Ludovico Ariosto,
saprai che lui stesso s’innamorò di una donna sposata e aspettò che questa
divenisse vedova prima di potersi congiungere in matrimonio con lei. Inoltre
dovette agire in grande segretezza per la paura di perdere i benefici
ecclesiastici che gli erano stati concessi e anche con lo scopo di evitare che
alla donna fosse revocata l'eredità dell’ex-marito. Potremmo piuttosto dire che
egli scrisse tale poema per dar sfogo ai suoi più repressi sentimenti, fatto
sta che fu proprio l’anno successivo, nel 1516 che Ariosto pubblicò la prima
edizione dell’Orlando Furioso. Se poi riflettiamo sul periodo in questione, in
altre parole XV-XVI secolo, possiamo dedurre che ancora non era stata
introdotta la necessità di una morale; trattandosi inoltre di un poema, non v’è
n’è alcun bisogno. Credo che ciò che Ariosto piuttosto volesse comunicarci
fosse come l’uomo, almeno una volta nella sua vita, si ritrovi in balia di un
sentimento più forte di ogni male capace di rendere folle ma invincibile quando
si ha qualcuno da amare e proteggere. Non penso tuttavia egli volesse
insegnarci qualcosa di preciso né tanto meno giudicare l’amore poiché dobbiamo
ricordare che era un uomo assai legato alla Chiesa e di conseguenza alla Fede,
perciò non si sarebbe mai permesso di mettere in discussione la base della
religione cristiana, la parola più usata dal loro dio: l’amore. - Non vi fu un suono, non un singolo respiro. Pochi istanti dopo, il
professore sorrise e, dirigendosi alla cattedra, applaudì.
- Era da tanto che aspettavo qualcuno
del genere. - Confessò contento, aprendo il registro. – Signorina Kyoyama, otto
e mezzo per la sua partecipazione. - Questa sorrise, sentendo tutti gli sguardi
su di lei: Nekoyama non aveva mai dato più di otto né a lei né a nessuno. -
Signorina Kurohime, non ho parole. Dieci per la sua ottima
osservazione, per l’impeccabile esposizione e per la perfetta conoscenza della
vita di Ariosto.
- Cosa? - Riuscì appena a sussurrare Anna; con lo sguardo
rivolto al professore ma in realtà perso nel nulla, non udì nemmeno la classe
iniziare a sussultare per le valutazioni.
- Silenzio! - Li richiamò pochi istanti dopo l’insegnante
mentre la Kyoyama sprofondava in un mare d’Ira.
- Ma maledizione a lei che è così insopportabile! - Sbottò,
tirando un forte pugno al materasso. - Devo trovare il modo di vendicarmi, e
presto. - Ne concluse, alzandosi dal letto e dirigendosi alla finestra. - Di
numero una ce n’è solo una e quella... Sono io. -
Erano ormai passate diverse settimane dall’arrivo di Kurohime
all’istituto Shinra e ancora la ragazza era al centro di tutte le attenzioni e
le lodi di studenti e insegnanti
Erano trascorse diverse settimane dall’arrivo di Kurohime
all’istituto Shinra e ancora la ragazza era al centro di tutte le attenzioni e
le lodi di studenti e insegnanti. Vi erano persino rumori che presto si sarebbe
aperto un fan club in onore suo, tanto era adorata e amata dai compagni; certo,
c’erano alcuni invidiosi che non la sopportavano, però dopo averci passato
qualche ora assieme, cambiavano totalmente di parere, conoscendo la vera
Kurohime Kyrie. Solamente per Anna quella ragazza rimaneva qualcuno di
insopportabile, la cui sola presenza la metteva a disagio.
Chi diavolo era Kyrie Kurohime in realtà? Se di una cosa era
certa, era che prima o poi l’avrebbe scoperto. E forse fu proprio la sua voglia
di sapere di più, di trovare altri motivi per odiarla così profondamente che
quel venerdì mattina la Kyoyama trascinò il suo ragazzo a scuola sapendo che,
essendo quella la settimana di pulizie di Kurohime, avrebbe pulito come lei sia
la mattina presto sia nel tardo pomeriggio, esattamente come l’alunna modello
che era.
Il Teatro dei Tradimenti
Atto primo: Novità.
- Lussuria clandestina -
Entrò con passo veloce, tuttavia facendo ben attenzione a
non far troppo rumore seppur sapesse che la compagna si fosse già accorta della
sua presenza, o che forse in realtà, già la attendeva.
- Buongiorno, Kyoyama-san. - La salutò cortesemente
mostrando quel sorriso angelicale che solo lei poteva avere. La biondina appoggiò
la borsa sul suo banco, evitando il contatto con i quegli occhi scuri così
simili ai suoi.
- Buongiorno, Kurohime-san. - Rispose più per educazione che
perché davvero le augurasse una buona giornata; fosse stato per lei, avrebbe
squarciato la terra solo per buttarcela dentro. La ragazza poi spostò lo
sguardo più in là, salutando anche Yoh e Manta.
- Buongiorno anche a te, Kurohime-san! Non credevo anche tu
fossi maniaca della pulizia come Anna tanto da venir pure la mattina presto! -
Notò Manta, avvicinandosi alla ragazza.
- Diciamo che è il minimo che posso fare; inoltre mi piace
tenermi occupata anche perché da quando sono venuta in Giappone, forse per il
fuso orario o altro, ancora non riesco a dormire molto la mattina. - Spiegò,
finendo di pulire la lavagna.
- Allora, come ti trovi in Giappone? - Yoh si trovava ad
alcuni metri da lei mostrando quel suo solito sorriso a trentadue denti.
E Anna per la prima volta sentì qualcosa di strano nei
confronti del fidanzato. Senza dubbio alcuno non era gelosia quanto estrema
possessività nei confronti delle espressioni del ragazzo che desiderava fossero
per lei e solo per lei. Guardò altrove, mordendosi la lingua.
Proprio lei stava
pensando una cosa del genere?
Sentì Kyrie rispondere e voltò nuovamente lo sguardo,
stavolta vedendola raggiungere l’angolo della classe dove aveva appoggiato la
scopa. Sorrideva, parlava con quella sua voce così gentile e dolce da far
venire il diabete; più cercava e nulla trovava. Come poteva essere così
perfetta? No, non poteva essere. Agli uomini non è concesso il beneficio della
Perfezione. Allora perché si sentiva così inferiore in sua presenza?
Improvvisamente la sentì tacere e la vide sbarrare gli
occhi; appoggiando la scopa sul banco più vicino, saltò fuori dalla finestra aperta.
Per un momento la Kyoyama gioì ma successivamente si ricordò che si ritrovavano
al piano terreno. Tuttavia il pensiero svanì non appena sentì una strana
presenza vicina.
- No, non può essere... - Sussurrò appena, alzandosi e
seguendo la moretta insieme a Yoh che saltò fuori dalla finestra mentre Manta
si mise in piedi sul banco più vicino alla finestra.
- Lo sai che potrei denunciarti per stalking, vero? - Kyrie
guardò annoiata il ragazzo dai lunghi capelli scuri di fronte a lei. Il giovane
ghignò divertito, avvicinandosi alla moretta.
- E tu invece lo sai che smetterei di inseguirti se tu mi
dicessi ciò che ho bisogno di sapere, vero? - Si fermò a pochi centimetri da
lei, alzando la mano intenzionata ad accarezzarle il volto ma prima che potesse
anche solo sfiorarla lei gliela colpì, il suo sguardo severo contro quello di
lui malizioso.
- Perché sarai sempre così difficile, Kyrie?
- Perché se fossi una donna facile troppi sgorbi come te
avrebbero il privilegio di toccarmi. - Lo shamano indietreggiò, sentendo
l’acuta e spaventata voce di Manta pronunciare il suo nome.
- Hao! -
L’Asakura maggiore sorrise in modo strafottente vedendo il gemello e la
fidanzata alcuni passi più indietro di Kyrie.
- Anna, devo dire che ti sta’ davvero bene quell’informe.
- E tu staresti bene con la lingua mozzata. - Ribatté
velocemente, volendo incenerirlo con lo sguardo. Il Re degli Shamani allora
rivolse lo sguardo al fratello ancora sbalordito.
- Hao, che cosa sei venuto a cercare? Non dovresti essere a
distruggere il mondo? - Chiese freddo seppur sinceramente felice di trovarlo
sano e salvo, Yoh; dopotutto, era la sua metà più grande. Il suo sorrisetto si
attenuò, tornando con lo sguardo su Kyrie.
- Non preoccuparti Yoh, mi libererò di te e dei tuoi inutili
compagni shamani non appena troverò una cosa che mi è stata rubata. - La
moretta alzò un sopracciglio, l’espressione mista fra noia e sbalordimento.
- Puoi inseguirmi quanto vuoi Hao, io te l’ho già detto: non
ho la minima idea di cosa tu stia parlando. - Disse, incontrando i suoi occhi
neri.
- Non lo credo proprio Kyrie. Io sono sicuro che tu ne
sappia qualcosa, solo che sei troppo brava a sfuggirmi dalle mani. - Saltò sul
ramo dell’albero più vicino, ghignando. - Ma prima o poi t’imprigionerò, Kyrie.
- Strinse il pugno destro, sfidandola con lo sguardo che poi rivolse alla
bionda. - Anna, sono sicuro ci rivedremo presto. – Rise, notando l’astio negli
occhi della giovane. - Yoh, dì pure ai tuoi amichetti shamani di godersi questi
ultimi giorno che hanno a disposizione perché molto presto tornerò per compiere
ciò che ormai da 1000 anni ho lasciato in sospeso!
- Hao! - Urlò il moretto nell’inutile tentativo di fermarlo,
vedendolo sparire nel nulla. Abbassò lo sguardo, cercando di comprendere e
riformulare tutte le informazioni che gli frullavano in testa.
- Quand’è che avevi intenzione di dircelo? - La voce fredda
di Anna si fece sentire, gli occhi ancora irati dall’incontro con Hao. Kyrie si
voltò e, incrociando il suo sguardo con quello della bionda, fece un mezzo sorriso.
- Mai. - Rispose sincera, irritando di più la compagna. -
Ciò che accade nella mia vita privata non vi riguarda minimamente, quindi non
trovo la necessità di rendervi partecipi di ciò che faccio o non faccio. -
S’incamminò verso la finestra con l’intenzione di entrare nuovamente in classe
ma una voce secca la fermò.
- Invece sono affari nostri se di Hao si tratta, Kurohime. -
Vedendo lo sguardo sorpreso della ragazza, per un momento si volle mordere la
lingua per non aver usato il suffisso onorifico solo per farle capire che non
provava alcuna forma di rispetto nei suoi confronti. Solo dopo comprese che,
così facendo, si era solo mostrata maleducata e infantile; inoltre, non aveva
cambiato assolutamente nulla: ancora si sentiva così dannatamente inferiore a
lei da farle paura.
- Kyoyama-san, che voi abbiate delle vostre divergenze con
Hao non è una cosa che mi concerne; io mi occupo dei miei problemi con lui e
non c’è bisogno di far intervenire terzi. - Continuò. - Inoltre se non vi ho
detto nulla, è stato anche per difendervi ed essere sicura che nessuno, umano o
shamano, sia ferito e messo in mezzo di questa cosa. Non è vostro il ruolo
della vittima sacrificale.
- Perché, è forse il tuo? - Ribatté Anna, guardandola con
odio. - Smettila di fare l’eroina e la santa donna perché con me non funziona,
Kurohime. Sappi che dal momento stesso in cui decidi di essere alleata di Hao,
divieni automaticamente nostra mortale nemica! - Il sorriso di Kyrie svanì,
seppur la sua espressione rimase abbastanza neutra.
- Non voglio fare l’eroina della situazione, Kyoyama-san. -
Rispose seria, sedendosi sul cornicione della finestra. - In questo caos io
sto’ facendo la mia parte, tuttavia non fingo di essere ciò che non sono, non
maschero i miei sentimenti e non tradisco nessuno. - Anna sbarrò gli occhi
sentendo le sue parole attraversarle il petto, squarciandoglielo e strappandole
il cuore.
- Che cosa vorresti dire?! - Alzò la voce, cercando di
mantenere la calma più di quanto già non stesse facendo.
- Quello che ho detto. - La Kyoyama rimase in silenzio,
reprimendo tutte le parole e le sensazioni che le attraversavano il corpo in
quell’istante. Non poteva rispondere. Non in quel momento, almeno.
- Comunque per la tua informazione, non sto’ dalla parte di
Hao. Così fosse, non avrebbe detto tutto ciò che hai sentito. - Finì, entrando
con un salto leggero in classe.
- Cos’è che sta’ cercando Hao? - Chiese finalmente Yoh,
seguendo la mora che sospirò.
- Dal suo tono di allarme e dall’impazienza che ha di
ritrovarlo, oltre alle informazioni che mi sono giunte, credo si tratti dello
Spirit King.
- Che cosa?! - Urlarono all’unisono i due ragazzi e
Amidamaru che si era finalmente mostrato agli occhi della ragazza.
- Ma non può essere! Come ha fatto a perdere lo Spirit King?
Non puoi perdere una così grande e di tale valore! - Urlò Manta, scendendo dal
banco per raggiungere gli amici.
- Stesso dico anch’io. - Concordò Kyrie, prendendo posto a
sedere. - Però a quanto pare il genio se l’è fatto rubare mentre schiacciava
quel famoso pisolino di diverse ore. - Rise, pensando a quanto poteva essere
stupido lo shamano più forte di tutti. C’era ben poco da fare: chi scemo nasce,
scemo muore.
- Perché crede tu sappia dove si trovi? - La ragazza guardò
il compagno per poi portare lo sguardo altrove.
- Sinceramente? Non ne ho la minima idea. So solo che sono
l’unica shamana che non ha partecipato allo Shaman Fight e credo che questa sia
l’unica ragione che lo convince a credere che io ne sappia qualcosa. Povero
illuso, sta’ cercando nella direzione sbagliata. - Probabilmente avrebbero
continuato a discutere riguardo ad Hao e la sua inaspettata visita ma la
campanella risuonò con forza in tutto l’istituto, facendoli tacere e rimandando
la conversazione ad un momento più opportuno.
La luce della luna illuminava ben poco quella notte
annebbiata, il freddo era intenso e le strade erano deserte. D’altronde, chi
aveva voglia di passeggiare alle 3 del mattino? Eppure una figura si muoveva
veloce per il marciapiede, dirigendosi verso un enorme edificio dal bel design
in una parte occulta della città; tirando fuori le chiavi e aprendo la porta,
fece attenzione a non essere vista da nessuno. Portava un lungo mantello nero,
il capo coperto dal cappuccio che le nascondeva buona parte del volto. Salì
veloce le scale, ansiosa di raggiungere la stanza del secondo piano. Toccando
la maniglia gelida, si domandò quante volte ormai si ritrovasse in quella
medesima situazione. Era così tanto il tempo da averne perso il conto? Scosse
leggermente la testa, finalmente entrando nella stanza buia. Sull’enorme letto
a due piazze vide un giovane dai lunghi capelli castani disteso sul letto;
riposava tranquillo, il torso nudo si alzava e abbassava lentamente mentre il
poco visibile pallore della luna gli illuminava il volto.
Quand’è che aveva
deciso che lui sarebbe diventato il suo Peccato, la ragione per la quale
sarebbe bruciata nelle fiamme più nere dell’Inferno?
Si avvicinò piano al ragazzo, togliendosi il mantello e
aprendo le coperte così da poter dormire al caldo ma una mano la fermò.
- Hai novità? - Chiese Hao, incontrando i suoi occhi scuri.
- No. - Rispose semplicemente, cercando di nascondere le
emozioni e far tacere il suo cuore che batteva all’impazzata. Lo shamano
sorrise, attirandola sotto di se.
- Per quello posso ancora aspettare. - Le confessò,
baciandole il collo e sentendola tremare al contatto. - Ma adesso voglio solo
sentirti urlare il mio nome. - Le disse, prima di baciare con violenza le sue
labbra e portare le sue forti mani nelle sue parti più intime, svelando il
segreto di un Tradimento.
Perdonate il terribilissimo ritardo! ><
Chiedo venia,
solo che quest’estate sono stata terribilmente occupata e inoltre stavo
lavorando su una nuova fan fiction di Air Gear che mi ha ottenuto occupata
mattina e sera, sorry sul serio. Ç. Ç A proposito, se
ci sono alcuni amanti di Air Gear, correte subito a leggerla! è.éThanks.
*^*
Allora, come
avete trovato il secondo capito? ^^ Su su, non siate timidi e recensite. u.u
Alla recensione del primo capitolo ho risposto via mail, le prossime le
risponderò tutte a inizio capito, promise. (:
Ah, solo una
cosa: non metterò il disclaimer solo perché mi pare ovvio dire che Shaman King
è proprietà di Hiroyuki Takei e che gli unici personaggi che mi appartengono
solo quelli da me inventati. :D
Spero sentirvi
presto così da aggiornare verysoon,
magari anche prima della fine del mese!
Quel sabato mattina Anna si svegliò abbastanza tardi, stanca per tutti
gli avvenimenti successi durante la settimana
Helloeveryone! :D
Inizio dicendo che sono
super emozionata perché ho letto più di una recensione, il che mi ha commosso e
mi ha fatto venire più idee per la fan fiction. *O* Mi
scuso già da ora se il capitolo è più corto rispetto
agli altri ma comprenderete che spiegare tutto il weekend nei dettagli avrebbe
portato la storia fuori dalla trama, quindi accontentatevi del poco di oggi che
poi il quarto sarà più pieno ed emozionante, I promise. ^.- Ekiyo:
grazie mille, mi fa piacere che ti piaccia e in particolare perché, lol. Non credo poter dire di odiare Anna in quanto è un PG
molto importante nel corso della storia e della mia fan fiction, però diciamo
pure che anche a me piace vederla ricevere delle batoste belle forti. *^*
Quindi credo noi due andremo molto d’accordo in quanto pure Io amo Hao! *w*
Mmh, dici che Kyrie sta’ con Hao? Forse, non ti saprei
dire. Potrebbe essere anche un altro PG, chi lo sa. :O
MingFu2:
I’m sosorry! >.> E’
che mi stavo dedicando in anima e corpo ad un’altra FF
e poi siccome non vedevo questa molto seguita l’ho lasciata da parte ma
prometto che d’ora in avanti Il Teatro
dei Tradimenti sarà la mia priorità. ;)
kyo250:
grazie mille! (: La loro rivalità è solo agli inizi,
in questo e nei prossimi capitoli purtroppo (?) la futura signora Asakura ne
passerà delle belle! Riguardo al commento figurati,
piacere mio averla letta. ;)
Ma ora bando alle ciance ed eccovi qui
l’ultima parte del Primo Atto.
Quel sabato mattina Anna si svegliò abbastanza tardi, stanca
per tutti gli avvenimenti successi durante la settimana. Prima di tutto la
comparsa improvvisa di Hao; scoprire che lo stupido si era fatto fregare lo
Spirit King e, ancora più scioccante, scoprire che anche Kyrie era una shamana
e faceva parte del nuovo caos creatosi; ciò non solo significava che doveva
vederla quasi tutti i giorni a scuola ma anche che, con molta probabilità,
l’avrebbe incontrata numerose volte nella vita quotidiana.
E proprio quando credeva che niente potesse andare peggio,
annunciarono un viaggio vacanza di cinque giorni al mare. Fortunata com’era,
chi era stata sorteggiata come sua unica compagna di stanza? Kyrie Kurohime.
Sospirò fortemente rigirandosi sul letto e guardando fuori dalla finestra.
Che cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo?
Il
Teatro dei Tradimenti.
Atto
primo: Novità.
- Tormento
-
Lunedì mattina arrivò più veloce di quanto avesse potuto mai
immaginare e nel peggior modo che poteva iniziare.
Yoh si era svegliato tardi e l’auto di Manta si era gustata
neanche a metà strada, obbligandoli a correre con i bagagli per tutta la città
in quanto nessun autobus quel giorno sembrava voler passare nelle fermate
vicine. Anna e i due ragazzi arrivarono tutti sudati e stanchi a scuola dove gli autobus, tra l’altro, stavano già per
partire.
- Kyoyama, Asakura, Oyamada. - La voce severa del professore
li richiamò, scrivendo i loro nomi sulla lista. - La prossima volta partiamo senza
di voi. – Comunicò mentre questi mettevano i loro bagagli nel compartimento
apposta. Anna tirò segretamente un sospiro di sollievo mentre saliva
sull’autobus che ritirò non appena vide gli unici tre posti liberi: due nella
fila a destra e uno a sinistra di fianco a chi? A Kyrie Kurohime, certamente!
S’incamminò lenta verso gli ultimi posti, decidendo come agire; incontrando lo
sguardo della compagna la salutò con un sussurro, prendendo quindi posto nel
lato opposto. Fortunatamente almeno la disposizione che presero il fidanzato e
il tappo fu come da lei prevista, ritrovandosi affiancata da Yoh per le
prossime ore di viaggio.
Arrivarono al resort circa alle 18:30, giusto in tempo per
lasciare le valigie nelle loro camere e scendere per la cena. L’itako sentì che
il mondo stava cercando di scusarsi con lei per tutte le cose successe
ultimamente e lei avrebbe accettato le sue scuse di buona voglia.
Il resort era un luogo bellissimo, con tanto di piscina e
camera extra lusso, un paradiso terreno. La sua stanza almeno era la migliore
di tutte, ultimo piano con una bellissima visione del mare. I professori si
erano proprio dati da fare. Fortunatamente non troppo lontani dal centro città
dove presto si sarebbe recata in quanto le era parso di aver visto un bel negozio
di portachiavi.
Vide Kyrie prendere posto nel letto più vicino alle grandi
finestre, sedendosi e appoggiando la valigia vicino. Lo voleva lei quel letto,
dannazione.
- Kyoyama-san siccome ti ho vista immobile di fronte a quel
letto e ci hai messo su la tua valigia, ho pensato avessi scelto quello. -
Spiegò la moretta iniziando a tirare fuori le sue appartenenze. Anna si maledì
mentalmente ma non rispose, mordendosi la lingua per evitare di parlare.
- Non mi faccio problemi del genere. - Chiarì qualche minuto
dopo, ormai distesa sul letto e accendendo la televisione. La cena era prevista
per le 20:00 quindi aveva tempo per rilassarsi. La compagna invece ne
approfittò per farsi una doccia e cambiarsi d’abito; la Kyoyama allora diede
una sbirciata dentro la borsa che aveva lasciato aperta comprendendo finalmente
perché quelle enormi dimensioni: si era portata dietro tutto il suo armadio
molto probabilmente! Chiuse gli occhi, guardando il tetto color crema e
sospirando. Aveva bisogno di riposare, anche per solo cinque minuti...
- Kyoyama-san. Kyoyama-san! - Sentì una voce delicata
pronunciare il suo nome ma non riusciva a comprendere chi fosse. - Kyoyama-san,
dobbiamo andare, ci attendono per cenare.
- Mmh? - Anna finalmente aprì gli occhi, trovando Kyrie in
piedi di fronte al suo letto con i lunghi capelli umidi raccolti in due codini
medio - alti, canottiera nera attillata, minigonna scozzese, scaldamuscoli neri
e delle DC nere e rosse ai piedi. Sembrava una bambolina, uno di quei
personaggi super kawaii degli anime.
Si portò una mano alle tempie, cercando di ricapitolare il
tutto.
Kyrie. Camera
extra lusso. Kyrie. Mare. Kyrie. Cena. Kyrie. Scuola. Kyrie.
Vacanze. Kyrie.
Kyrie.
La ragazza la guardò abbastanza sorpresa, cercando di capire
cosa stesse vagando in quel momento per la mente della bionda. Finalmente
l’itako si alzò, sistemandosi i lunghi capelli con le mani; per fortuna che era
liscia.
- Pronta? - Le domandò sorridente Kyrie dirigendosi alla
porta dalla quale uscì, lasciandola spalancata. Anna la seguì, chiudendo la
porta dietro di se.
- Hey, Anna! - La voce del suo fidanzato richiamò la sua
attenzione, facendola guardarsi attorno. - Puntuale come sei
credevo di trovarti giù, invece sei ancora qui! - Optando per non rispondere,
gli diede le spalle dirigendosi verso l’ascensore. Sicuramente Yoh si era
addormentato e Manta aveva dovuto urlargli nelle orecchie per svegliarlo, non
aveva bisogno di una spiegazione.
Di tutto avrebbe potuto immaginare ma non che Hao decidesse
di seguirla pure quando andava in viaggio con la scuola. Da una parte si
sentiva felice, realizzata del fatto di aver conquistato così tanto il Re degli
Shamani da essere seguita pure in un’occasione del genere. D’altro canto sapeva
che era rischioso e... Non era del tutto sicura che fosse lì per lei quanto per
la questione dello Spirit King.
La ragazza si muoveva con disinvoltura per le strade della
città; aveva precedentemente memorizzato i nomi delle vie e la foto della casa
dove il giovane l’attendeva desideroso di lei. Avanzò il passo quando ormai
mancavano pochi metri, immaginando cosa sarebbe successo non appena avesse
varcato la soglia.
Hao lo sapeva che per lei tutto questo era rischioso
abbastanza da farle perdere ogni cosa? Sì, e anche lei lo sapeva, eppure aveva
accettato nel momento stesso in cui la fece sua quella sera di... Quanti anni fa, due, forse anche tre? Senza rendersene conto
ormai si ritrovava sull’ultimo scalino, pronta a entrare in quella camera dove
molto presto amore e sesso si sarebbero riscontati in un unico e piacevole
momento. Entrò, sentendo il calore della stanza avvolgerla.
Notò subito i suoi lunghi capelli legati in una coda altra
mentre il suo palestrato torso nudo era fievolmente illuminato dalla luce di
una lampadina sul comodino vicino. Stava in piedi davanti alla finestra,
contemplava l’orizzonte con un sorrisetto stampato sulle labbra.
- Era ora. - Le rimproverò il ragazzo, seppur non in tono
severo. Lei non rispose, semplicemente si tolse il mantello che gettò a terra
per poi buttarsi sul letto. Vide Hao voltarsi completamente, dandole le spalle
che si limitò ad osservare e percorre con la fantasia. Poi si rigirò sul letto,
dandogli così anche lei la schiena.
- Scoperto qualcosa? - Domandò quindi. La giovane strinse i
denti e i pugni, certa che lui non potesse vederla. Perché doveva essere sempre
così? Perché doveva sempre chiedere prima d’altro che qualcosa riguardo a lei?
Dannazione, non chiedeva un “Come stai?” o “Cos’hai fatto oggi.” ma che almeno,
per una volta, solo si avvicinasse e le facesse l’amore senza discutere
d’altro.
Perché solamente così, solo quando entrava in lei per
prenderla e segnarne il territorio, lei era capace di leggerne i pensieri come
per magia; ne comprendeva i sentimenti, ne sentiva le emozioni, costatava
l’importanza che avesse lei per lui. Solamente facendo l’amore era capace di
sentirsi amata dall’uomo per cui stava rischiando tutto, solo raggiungendo le
vette più alte del piacere, lui si lasciava esplorare l’anima.
Capendo che non avrebbe risposto, Hao la raggiunse e
strafottente le sorrise, stendendosi di fianco a lei e stringendola a se.
- Ho capito. Però questa sera non voglio sentirti urlare il
mio nome. - Le disse, spostandole i lunghi capelli dal collo, baciandoglielo.
La ragazza in automatico si spinse contro di lui, desiderosa di venir amata. -
Questa notte voglio sentirtelo gridare. - Tirandola dal braccio per spostarla
sotto di lui la fece sussultare, iniziando a macchiarle il suo corpo di
Peccato.
Anna non aveva mai amato così tanto essere fra le migliori della classe
CHIEDO
UMILMENTE PERDONO.
Lo
so che è davvero tanto che non aggiorno, perciò avete tutto il diritto di
volermi morta ecc. ma vi prego ricordate che il vostro gesto comporterebbe la
mia morte ergo, rimanere con la
storia incompleta. v_v” Ora che
spero abbiate messo a terra ogni genere possibile d’arma o d’oggetto contundente,
vi ringrazio della pazienza che state avendo. *w* Siccome sono in vacanza posso
aggiornare più spesso e, infatti, ho già iniziato a scrivere il capitolo
cinque! ^O^ Non prometto nulla prima del 2011 tuttavia
sì prima che finiscano le vacanze. :P
E
ora le due antichissime recensioni, asd.
Ekiyo: grazie
mille! (: Eh, per saperlo dovrai continuare a leggere, purtroppo non svelerò
subito chi è colei che ha divorato il cuore di Hao. :D Spero continuerai a
leggere!
MingFu2: thank
you so much! ^^ Sì, non sai come ti capisco e per questo ti chiedo scusa! T_T
Ma aggiornerò prima della fine vacanze forse anche due o tre capitoli perché ho
molte idee in testa. ^.-
Yeah,
I’m done. u.u
Chiedo
nuovamente venia, prometto di farmi
sentire almeno UNA volta al mese d’ora in poi! >w< Beh che dire gente,
recensite e ditemi che ne pensate. *O*
Anna non aveva mai amato così tanto essere fra le migliori
della classe. Certo, aveva sempre saputo che ciò gli avrebbe portato vantaggi
futuri per quanto riguardava le borse di studio, ma mai avrebbe immaginato che le
sue lodevoli prestazioni scolastiche si sarebbero rese utili prima, in
un’occasione così “futile” come il denominato viaggio d’istruzione (che tutti
sapevano essere solo una settimana di vacanza). Secondo l’andamento generale di
ogni alunno, i professori avevano deciso che tutti coloro aventi una media
superiore all’otto sarebbero stati esonerati da ogni tipo di uscita istruttiva
poiché basate sul programma svolto in classe; diversamente, a coloro con la
media dal sei al sette, non era obbligata tuttavia consigliata la
partecipazione (e “consigliata” significava essere visti di buon occhio dai
professori durante lo scrutinio finale); infine, tutti quelli con la media
insufficiente non potevano far altro che attendervi senza pronunciare alcuna
lamentela. Kyoyama, ovviamente, fu la prima ad essere esclusa da ogni tipo di
attività insieme a Kurohime poiché le migliori della classe ed insieme a loro
un ristretto gruppo di persone tra i quali Manta e per 0,02 punti, anche Yoh.
Avendo a disposizione intere giornate di puro riposo, per
evitare di perdersi e quant’altro, i ragazzi-secchioni decisero di mettersi
d’accordo per le cose da fare. Così, martedì mattina, si ritrovarono tutti
nella piscina dell’albergo pronti a godere di quel meraviglioso giorno dal
gradevole calore. Inutile descrivere la maestosità, l’eleganza e il comfort di
quello che hai loro occhi non poteva che essere un sogno divenire realtà, anche
se solo per poco.
Il
Teatro dei Tradimenti.
Atto
secondo: Vacanza.
-
Riflesso -
La bionda capoclasse era distesa a pancia in giù su un lettino
con la visiera all’indietro, alla sua sinistra un tavolino affiancato da un
altro lettino vuoto. Aveva gli occhi chiusi e per quanto desiderasse dormire,
avendo Yoh e Manta a pochi metri da lei in acqua a schiamazzare come oche,
sembrava una cosa impossibile.
- Anna dai, vieni anche tu in acqua! Ci divertiamo! - La
giovane ignorò completamente l’invito del fidanzato, voltandosi così da
prendere frontalmente il sole. - Anna! - Cercò nuovamente di convincerla il
moro. Anche questa volta non ottenne risposta bensì un consiglio da parte
dell’amico: se voleva passar delle vacanze serene e senza allenamenti di mezzo,
era meglio lasciarla stare. Con la coda dell’occhio Anna vide lo shamano fare
spallucce e continuare a giocare col compagno di avventure, finalmente sicura
di non essere più disturbata. L’idea di entrare in acqua non le dispiaceva,
tuttavia aveva una cosa a cui doveva dedicarsi prima: dar vita alla sua pelle
di fantasma. Per quanto sapesse di essere una bella ragazza dall’esile fisico,
era a conoscenza del fatto di come il suo bikini nero stonasse con la sua pelle
dal pallore di un cadavere. E per quanto in molti al posto suo avrebbero usato
lo scudo “La pelle bianca è segno di nobiltà”, lei per prima esecrava quel suo
particolare: un po’ di colore ci voleva eccome.
Sospirò profondamente chiudendo gli occhi: era davvero
stanca. Aveva trascorso una nottata insonne, in particolare l’aveva svegliata
l’improvviso arrivo in camera della compagna di stanza alle prime ore del mattino.
Dove aveva trascorso la notte?
Se già prima non era riuscita a chiudere occhio, di certo
l’avvenuta improvvisa della ragazza non allietò la sua insonnia. Sentì
improvvisamente lo schiamazzo dei vari compagni placarsi, il che la face aprire
gli occhi per verificare la situazione.
In tutto il suo splendore Kurohime Kyrie dall’angelico sorriso
e dalle regali movenze, salutava come una dama i presenti con un leggero
movimento del capo e un delicato gesto della mano. L’osservò attentamente,
catturandone ogni particolare: anche lei indossava un bikini nero, tuttavia
assai diverso dal suo. Migliore del suo. Il motivo era singolare, alternativo e
allo stesso tempo infantile: dei piccoli teschi bianchi disegnati sui due pezzi
ma era di particolare attenzione la parte inferiore, la quale ricordava una
specie di micro-minigonna. I lunghi e mossi capelli dalle onde angeliche erano
raccolti in una coda di cavallo, alcune ciocche sulle spalle; al collo, una
stella a cinque punte.
Rabbrividì per un istante. Quello era lo stemma di Hao.
- Buongiorno a tutti! - Salutò vivace prendendo posto nel
lettino vuoto di fianco al suo. Perfetto, pensò ironica.
- Buongiorno Kyrie! - Manta nuotò in loro direzione,
appoggiandosi con le braccia al bordo. - Come stai? Dormito bene?
- Beh sì, qualche piccolo inconveniente però poi tutto bene.
E voi? - Chiese vedendo avvicinarsi Yoh il quale stava per rispondere, ma fu
preceduto dalla voce della fidanzata.
- Piccolo inconveniente come passare la notte altrove invece
che nella tua camera d’albergo? - La moretta la guardò sorpresa, il che fece
piacere all’itako. Bingo. - Ti ho sentita rientrare questa mattina alle prime luci
dell’alba. Eri spossata. Cos’hai fatto di bello tutta la notte? Magari potresti
invitare pure noi una sera di queste. - I due ragazzi le guardarono persi. Di
cosa diamine stavano parlando? Kyrie sorrise, iniziando a spalmarsi sulle
braccia della crema per proteggersi dai raggi solari: a differenza di Anna, lei
non aveva bisogno di abbronzarsi. La bionda non capì l’atteggiamento della
compagna e ne rimase visibilmente perplessa.
- Non sapevo t’interessassi tanto della mia vita
Kyoyama-san. - Rispose dopo alcuni attimi di silenzio. - Ti ringrazio, mi fa
piacere sapere che qualcuno si preoccupa per me!
- Non cercare di cambiare argomento, il fatto rimane. Cos’è,
eri forse a elaborare qualcosa col nemico? - La moretta rise, tuttavia non vi
era cattiveria nella sua risata cristallina.
- Ah, era dunque lì che volevi giungere Kyoyama-san? - La
guardò dolcemente prima di finire di spalmarsi la crema sulle gambe ambrate. -
Se è per quello, non preoccuparti capoclasse, non è da me che ti devi
proteggere. Piuttosto dalla ragazza riflessa allo specchio, lei si che può
essere pericolosa. - Anna s’irrigidì, cercando di capire cosa si nascondesse
fra la sua sensuale voce e il suo rompicapo di tradimenti silenziosi. - Alle
volte sa essere ciò che non vogliamo ma siamo. Fa’ attenzione a lei, non a me.
- E così dicendo si alzò e si buttò in acqua, lasciando incredula la ragazza e
ancora più persi di prima il piccolo Manta e uno dei ragazzi preferiti a titolo
di Shaman King.
Passarono il resto della mattinata normalmente, ignorando le
segrete rivelazioni che nell’aria erano apparse quella mattinata baciata dal
sole. Prima di pranzo, quando ormai tutti iniziarono a ritirarsi nelle loro
stanze per lavarsi e dirigersi al ristorante del super lussuoso hotel, Yoh si
avvicinò alla fidanzata ancora stesa sul lettino, l’aria visibilmente assopita.
- Anna? - La ragazza aprì gli occhi e non fece nulla per
nascondere il fastidio provocatole dal giovane che subito si pentì dello
spensierato gesto. - Scusa, non volevo svegliati, però è ora di andare. -
Iniziò. - E poi volevo anche dirti che ho intenzione di chiamare gli altri non
appena torneremo a casa. - Catturò così l’attenzione della biondina che gli
chiese con lo sguardo di proseguire. - Da quando è arrivata Kyrie... Non so,
sono successe cose troppo strane. So che in realtà non ci sono esempi concreti,
perché oltre all’apparizione di Hao non è successo nulla di sospetto, però...
Lo sento. - La giovane annuì piano, facendogli capire di comprendere. E lo
comprendeva eccome, anche lei si sentiva così dall’arrivo di Kurohime. Non
accadeva nulla, eppure era come se accadesse tutto.
- D’accordo. Però meglio avvisare uno per volta, non voglio
ritrovarmi la casa piena come lo era prima dello Shaman Fight o giuro che vi ammazzo
tutti.
- Allora così è deciso! Ci ritroveremo tutti qui per le
18:30! A dopo ragazzi! - Così Manta salutò il resto dei compagni che iniziarono
in gruppetti a dirigersi verso le diverse direzioni della città. Rimasero
insieme a lui sono Yoh, Anna e Kyrie la quale stava per andarsene, ma fu
prontamente fermata dal moretto.
- Anche tu a fare shopping sfrenato? - Domandò curioso. La
giovane rise piano, scuotendo il capo.
- Affatto. Sono alla ricerca di qualche negozio di souvenir,
magari anche di qualche bel portachiavi.
- Ti piacciono i portachiavi? - La sorpresa di Manta fu
incompresa dalla moretta che annuì.
- Sì, parecchio. Non sono il mio hobby ma diciamo che ne ho
diversi a casa. - Spiegò, vedendoli scambiarli sguardi complici. - Qualcosa non
va?
- No, è che tu non puoi saperlo ma Anna va matta per i
portachiavi! - Le disse Yoh facendo così infastidire la fidanzata. Odiava avere
interessi in comune con la ragazza dalle morbide fattezze.
- Davvero? Che cosa carina! - Parlò delicata, dolce, la sua
voce e la sua risatina da bambina si trasformavano in miele nel condotto che
separava il padiglione auricolare e il timpano.
Era deliziosa.
Anna si voltò di scatto, dando a notare l’astio nei suoi
confronti.
Erano due persone completamente diverse.
Lei fredda, insensibile, acida, correva del ghiaccio fra le
sue vene, azzurri erano i suoi globuli. Kyrie era infantile, tenera, gentile,
aveva la carne che sapeva di zucchero filato. Due cose diverse non potevano
essere comparate: non si può scegliere fra dolce e salato, non si può dire di
no alla luna senza volere un po’ di sole, non si può preferire sempre il bianco
al nero.
Allora perché sentiva di dover abbassar il capo in sua
presenza?
Prese a camminare lentamente seppur le sue gambe ardessero
per correre lontano da quell’entità così infernale al tatto eppure così nobile
agli occhi.
- Ho detto qualcosa che la potesse incomodare? - Il tono
puro e innocente della ragazza fece eco nelle loro anime, domandandosi se
poteva esistere davvero un essere dotato di tale candore.
- No, non credo. - Mentì Yoh conoscendo benissimo la
coinquilina-allenatrice-fidanzata. D’altronde, come spiegarle che non c’era
cosa che la biondina di lei non odiasse? - Forse però è il caso di lasciarla
sola. - Costatò, prendendo la direzione opposta. Manta annuì e raggiunse
l’amico, entrambi nell’attesa di essere poi congiunti dalla ragazza che invece
rimase immobile, assorta nella direzione in cui era sparita poco prima la
compagna di stanza. Scosse il capo e, guardando i giovani poco distanti, sorrise
gentilmente.
- Forse è proprio il caso di non lasciarla sola. - Sussurrò
prima di correre via, sentendo la voce dello shamano urlarne il nome.
Non importa ciò che la
sua mente dica, è il suo cuore che sta proteggendo.
La trovò intenta a osservare diversi portachiavi appesi al
muro, studiandone la forma, il colore, cercandone forse uno che le trasmettesse
qualcosa. Entrò piano e si avvicinò con passo felpato, ben conscia di essere
già stata scoperta.
- Che ci fai qui? - Il tono gelido non la stupì per niente e
semplicemente si mise in piedi di fianco a lei, gli occhi rivolti ai numerosi
oggetti graziosi presenti nel negozio.
- Quello che fanno tutti, cerco un qualcosa per me oppure da
portare ai miei cari. - Anna non rispose, semplicemente continuò a guardare i
portachiavi.
Di nuovo quella sensazione, pensò. Accanto a Kyrie era tutto
così... Detestava ammetterlo, ma ogni cosa era serena. Seppur si sentisse al
quanto strana in sua presenza, forse aveva sbagliato, inferiore non era del
tutto giusto come aggettivo per descriverne la percezione, tuttavia era l’unico
con il quale si ritrovava.
Si sentiva... Compresa? Qualcosa di simile. Protetta? Forse.
A suo agio? Non era poi così lontano.
Ritorno alle origini? Totalmente.
Vide la ragazza alzarsi sulle punte e fare uno sforzo immane
per raggiungere un portachiavi appeso nel lato più lato, per poco non perse l’equilibrio
ma sorprendentemente riuscì a non cadere.
- Yay, preso! - Esultò felice, quasi avesse vinto la
lotteria. - Guarda, non lo trovi fantastico? - L’itako lo guardò distratta,
quasi ne fosse obbligata, anche se dentro la curiosità era immensa. Si trattava
di un portachiavi avente una forma particolare: una fiamma nera. Al centro vi era
disegnato una stella a cinque punte di legno intinto di rosso, sotto la seguente
sequenza: 12 H & 12 K.
- Bello, non trovi? - La capoclasse guardò altrove,
rispondendo con un leggero accenno del capo. Non che fosse brutto ma ciò che
aveva attirato la sua attenzione erano i numeri e le iniziali. Cosa ci trovava
la moretta d’interessante in una cosa del genere? La vide avvicinarsi
entusiasta alla cassa, porgendo l’oggetto in questione.
- Ah, non mi sarei mai aspettata di poter vendere questo
portachiavi! - Rise l’anziana donna, sorridendo poi alla ragazza dall’infantile
aspetto. Kyrie strabuzzò gli occhi, non comprendendo le parole della donna.
- Cos’ha di male questo portachiavi?
- Assolutamente niente mia cara. Solo che, devi sapere, è un
oggetto che ho ritrovato casualmente in riva al mare16 anni fa’, in un
pomeriggio fra la seconda e la terza settimana di maggio; da allora l’ho tenuto
nella speranza di poterlo vendere eppure nessuno mai l’aveva nemmeno guardato,
per questo si trovava nell’angolo più altro e invisibile all’occhio umano, io
stessa spesso l’ho perso di vista. Mi stupisce che qualcuno l’abbia notato e
decida di comprarlo, specialmente se con tali incisioni. - La ragazza sorrise
guardando il portachiavi in mano alla signora.
- Io l’ho notato subito, non saprei nemmeno spiegarle come,
però me ne sono sentita attratta e l’ho preso. Ammetto non comprendere tali
litografie, tuttavia mi sento da esso richiamata. Tutto qui. - Porse i quindi i
soldi all’anziana signora che impacchettò l’oggetto, posandoglielo fra le mani
quasi fosse un prezioso pezzo d’antiquariato.
- Abbine cura giovane fanciulla. - Kyrie rispose con un
cenno del capo e un visibile, seppur leggero inchino che trafisse gli occhi
color pece della Kyoyama.
Hao le baciò con veemenza il collo, bloccandole i polmoni, indifferente
alla forte pressione che il suo corpo gravava contro quello della sedicenne
sotto di lui
Hao le baciò con veemenza il collo bloccandole i polmoni,
indifferente alla forte pressione che il suo corpo gravava contro quello della
sedicenne. La sentì gemere e respirare affannosamente ma perseguì con la sua
libidinosa tortura, desideroso di cancellare ogni segno di purezza da quella
pelle che rispecchiava qualcosa che non era.
- Ha-Hao... - Si lamentò piano, le sue piccole mani fra i
lunghissimi capelli di lui che prontamente si ritrasse, liberandosi dalla sua
presa.
- Lo sai che non mi piace mi si tocchino i capelli. - Parlò
severo, vedendo come quegli occhi opachi di piacere passassero da disappunto a
fastidio per giungere infine alla resa. Tornò quindi su di lei intento ad
assalirne il capezzolo sinistro ma sentì il corpo della ragazza freddo, rigido.
Rise, attirando l’attenzione della fanciulla che giaceva distesa come un morto.
- Che diamine hai da ridere? - Domandò secca.
- Ti ho forse offeso mia cara? - Le divaricò leggermente le
gambe, accarezzandone le cosce. La vide arrossire: aveva imparato a conoscerla
davvero bene in tutti questi anni di rapide scappatelle recondite. La giovane
cercò di ignorare le velenose voglie che le dita dell’Asakura maggiore stavano
lentamente insinuando in lei e strinse gli occhi nell’intento di non rimaner
vittima di quel suo strafottente sorriso che da sempre era capace di domarla. -
Invece credo dovresti sentirti onorata. - Continuò, entrando in lei con un
dito. La sentì vibrare e gemere forte mentre cercava di tenere salde le braccia
impegnandosi a non aggrapparsi a lui. Introdusse un secondo dito e questa volta
la shamana tirò un pugno al materasso, contenendo la voglia di pronunciare il
nome dell’amante. Hao di tutta risposta rise, baciandole il ventre. – Dovresti
sentirti onorata perché non c’è altra donna con cui condivido le mie voglie,
sai? - Le sussurrò all’orecchio prima di introdurre un terzo dito e venir da
lei catturato con le braccia. Allora il ragazzo s’impossessò con violenza della
sua lingua, incontrando una resistenza che si sciolse non appena sentì il corpo
dell’amante vicino all’estati totale. Fermò il movimento delle dita e la guardò
vincente. Ma dopotutto, sapeva sin dall’inizio che
avrebbe vinto su di lei. La giovane ansimò due, tre volte prima di sussurrare
quelle parole che sapeva lui attendere. Che sapeva
essere desiderosa di pronunciare per lui e lei stessa.
- Hao... Prendimi! - Trionfante quindi la penetrò con
tripudio, ridendo mentre il suo ventre conosceva il sapore della voluttà da lui
concessogli e che successivamente raggiunse anche lui.
Era vero, lei era l’unica con la quale condivideva il letto.
Ma non era l’unica presente nei suoi pensieri. Non era lei l’unico volto inciso
nel suo cuore.
Il
Teatro dei Tradimenti.
Atto
secondo: Vacanza.
- Scheletri
nell’armadio -
Si svegliò con le gambe terribilmente addolorate quella
mattina. Cercava di muoversi fra le coperte ed era un’impresa, quasi ogni pezzo
di carne presente nel suo corpo avesse il peso di dieci "Big Guy"
Bill Burton. Sospirò resa, voltandosi quindi a guardare la compagna di stanza
che sentì lamentarsi.
- Auch! - La vide muoversi piano e alzare la gamba che
prontamente ritrasse, urlando di nuovo.
- Che hai da urlare di prima mattina? - Si mosse
leggermente, ignorando le urla che volevano fuoriuscire dalle labbra.
- Buongiorno anche a te Kyoyama-san... Aia! - La sua voce
sempre tenera e sensuale aveva ora perso la solita nota spensierata e felice,
sostituta da un tono in preda all’agonia e alla frustrazione totale. - Mi fanno
male gambe e cosce... A te no? - Domandò quasi cercando conforto.
- Tsk. Sei una debole. - Rispose fredda girandosi su se
stessa, muovendo visibilmente le gambe e mordendosi fortemente la lingua
nell’intento di reprimere anche il più piccolo gemito di dolore.
- Aia... - Questa volta poté udire chiaramente il lamento
della moretta fondersi a quel tono previo alle lacrime. - Per quanto qui sia
bello, prometto non camminare più così! Chissà come staranno Manta e Yoh. - Anna sorrise fiera, immaginandosi la scena: tutti
indolori tranne la povera Kurohime, così debole da farsi abbattere da una
giornata a camminare, correre e svolgere alcuni esercizi fisici. Perché Yoh,
lei lo sapeva, anche se avesse avuto le gambe distrutte, non l’avrebbe mai dato
a vedere perché ciò avrebbe significato più allenamento una volta tornati a
casa. Spesso se lo chiedeva e anche in quel momento ci pensò: Yoh era ancora
capace di provare il dolore causato da attività fisica pesante? Lei non lo
sapeva ed era meglio per lui se non l’avesse mai saputo. Mai.
- Se dici così allora sei una rammollita. - Si fece sentire
continuando a darle le spalle. - Non abbiamo fatto niente di che ieri sera. -
Continuò, massaggiandosi le cosce che non avrebbe
osato guardare: la sofferenza patita parlava al posto loro.
- Gne, che voglia di alzarsi... - Pianse di nuovo guardando
fuori dalla finestra dalle tende parzialmente aperte. Il sole la guardava,
fiero, baciandone i lineamenti e ogni piccola parte scoperta del sensuale
corpo. I lunghissimi capelli erano sparsi fra il cuscino e le spalle, alcuni
sopra il prorompente seno seguivano il ritmo del suo respiro. Sentì dei raggi
battere forte su di lei, facendo quasi pressione sul suo corpo, il che la portò
a spostare le coperte e rimanere solo con la scollata canottiera e i
pantaloncini che più che un pigiama su di lei sembravano degli abiti erotici e
infantili alla volta a causa dei motivi a coniglietto.
Se solo lui l’avesse vista... Avrebbe sgretolato il sole fra
le sue mani per fargli pagare tale affronto.
Ma un nuovo pensiero s’impossessò della sua mente: e se lui
fosse il sole? Quello stesso sole che ora marciava su di lei arrogante,
strappandole la vista, stuprandone l’essenza.
In quel caso io sarei
la luna. Luna che s’incastra senza fobia nell’oscuro e silenzioso telaio della
notte.
Se lui era sole, lei era la luna. Non aveva paura di lui.
Così pensando sospirò forte e, stringendo fra le dita la
stella a cinque punte disegnata sul suo ciondolo, si alzò di scatto aprendo del
tutto le tende e lasciando che la magnificenza del sole brillasse su tutta la
stanza e bruciasse così ogni atto di ferocia che vi poteva essere.
Sì: oggi non aveva più paura di lui.
- Coraggio capoclasse! Fra’ poco serviranno la colazione e
il giorno è appena iniziato, abbiamo tante belle cose da fare oggi! - Esultò
saltando da un lato all’altro della camera prendendo gli abiti da indossare.
Anna, ancora a letto impossibilitata di muoversi, la seguì semplicemente con lo
sguardo domandandosi dov’era finita quella Kyrie piagnucolona di poco prima. La
vide poi entrare in bagno e sentì un forte getto d’acqua; bene, pensò: aveva
tempo per alzarsi in tutto il suo dolore. Iniziò quindi a sedersi sul letto
piano, facendo ben attenzione a non lamentarsi, anche se si maledì mentalmente:
forse avrebbe dovuto ammettere che un po’ di dolore lo provava anche lei,
seppur poco, e anche così avesse mentito, ma sarebbe stato l’unico modo per
proseguire la giornata al suo ritmo.
Invece no. Invece lei si era appoggiata al dolore di Kyrie
che già s’immaginava a lamentarsi tutto il giorno, chiedendo di procedere con
un andamento lento che lei stessa avrebbe condannato seppur poi ne avrebbe
usufruito. Errore di calcolo: non avrebbe mai pensato che la giovane avesse una
tal forza di volontà da poter superare lo sfiancante dolore alle gambe e agire
come se nulla fosse. Ora ne avrebbe pagato lei le conseguenze perché sarebbe
indubbiamente stata costretta a seguire il loro ritmo fingendo indifferenza
verso quell’ardore che sembrava divorarle per intero le gambe.
Dannazione. Dannazione a Kyrie Kurohime e a tutta la sua
generazione a venire, dannazione!
Circa mezz’ora dopo si ritrovò seduta a fianco di Kyrie, Yoh
e Manta davanti a loro. Come aveva immaginato nessuno dei due giovani accennò
evidenti dolori alle gambe che tuttavia erano abbastanza ovvi
nei movimenti, in particolare di Manta che non abituato a omettere sofferenze
fisiche. Notò invece come la compagna non accavallasse le gambe come suo
solito; probabilmente era troppo anche per lei. Dal nulla quindi Anna considerò
una cosa di cui non si era ancora resa conto: da quando Kurohime Kyrie faceva
parte del loro gruppo?
- Oggi cosa facciamo? - Domandò Manta avendo finito di
sorseggiare il latte, il che fece sorridere teneramente la moretta di fronte a
lui: lo beveva nella speranza di poter crescere, un giorno.
- Si era deciso di passare la giornata al mare ieri con gli
altri a cena, no? - Ricordò Kyrie finendo anche lei il suo latte.
- Oppure di stare in giro ma sempre nelle vicinanze della
costa. - Completò Yoh col suo solito sorriso a trentadue denti. Anna represse
l’automatico istinto di dare un calcio al fidanzato già per la snervante fitta
alle gambe, già perché avrebbe così reso ovvia la sua gelosia nei confronti del
giovane. Per tutti gli spiriti però, quanta voglia aveva di fargli del male!
L’Asakura era suo, suo il futuro cognome, suo il futuro titolo di Regina degli
Shamani.
Non gliel’avrebbe mai ceduto per nulla al mondo.
- Allora dovremmo fare così: prima girovaghiamo un po’ per
la zona, così avrò anche l’occasione di fare più foto, e poi andiamo a farci un
bagno in mare! Che ne dite? - La proposta della ragazza fu prontamente
accettata da tutti tranne che segretamente da Anna che non poté far altro che
acconsentire silenziosamente.
Foto. Quella parola le aveva fatto venire il voltastomaco.
Anna odiava le foto, le aveva sempre odiate, le avrebbe sempre odiate. Non
trovava significato nelle foto. A cosa serviva ricordare luoghi e persone che
non torneranno più? A cosa serviva immortalare gioie, delusioni, vittorie,
istanti che non si ripeteranno? Il passato è passato: è dove deve stare, perché
la necessità di ricordarlo?
Ma Kyrie? No, lei la pensava completamente differente. Kyrie
amava le foto, le aveva sempre amate, le avrebbe sempre amate. C’era tutto
nelle sue foto. Perché è necessario immortale ogni cosa,
ogni luogo, ogni oggetto, ogni persona, ogni singola emozione. Ricordare è
importante poiché ricordare, è sinonimo di imparare. Certe emozioni, certe
persone... Non le puoi dimenticare e basta. Se fa male, devi imparare a
convivere col dolore e andare avanti fiero, schiena dritta e testa alta, solo
così ogni esperienza può dichiararsi utile. Ogni persona lascia dentro di noi
un segno, buono o cattivo che sia, non si può semplicemente bruciarle via come
se non fossero mai esistite. Non esiste un modo per estirpare via dall’anima i
sentimenti, non li puoi cambiare se non semplicemente allietare. Il passato
indubbiamente lì deve restare ma ogni tanto va bene riguardarlo e ripulirlo.
Dopotutto non si possono mettere abiti nuovi in un armadio pieno di ragnatele,
no?
Come deciso quindi si ritrovarono tutti nella hall
dell’albergo alle ore quindici e si diressero nelle vicinanze del lido, dove
presero a dividersi, chi andava in acqua e chi li avrebbe raggiunti dopo. La
moretta dall’alta coda di cavallo, minigonna nera e mini-top rosa legato dietro
al collo a formare una x che ne copriva unicamente il seno e alcune costole
sotto di esso, aveva al collo penzolante la sua bellissima e costosissima
fotocamera professionale e l’immancabile ciondolo con la stella a cinque punte.
Yoh l’aveva guardata numerose volte, conscio di andare contro una morta
violenta eppure più non voleva e più lo faceva: non riusciva a staccare gli
occhi da lei. La fidanzata lo notò e, mordendosi la lingua, non ebbe altra
scelta che stargli semplicemente a fianco, con la speranza vana che almeno per
paura lui l’avrebbe guardata di meno. Era volgare quella ragazzina dagli occhi
a mandorla e dall’espressione infantile, era una poco di buono quella giovane
sprizzante sensualità da tutti i pori. Se lo ripeteva una e una volta ancora
nel vano intento di convincersene ma ogni volta che ne incontrava lo sguardo,
non poteva che tacere.
Non era assolutamente vero. Forse su altre ragazze quel
mini-top sarebbe stato eccessivo, poco adatto per una sedicenne, eppure non per
Kyrie. Era solamente più sexy del solito seppur rimanesse contornata con
quell’aura d’infantile purezza che ne fuoriusciva da ogni singolo respiro. E persino
quel piercing all’ombelico del quale prima nessuno ne conosceva l’esistenza su
di lei rimaneva qualcosa di tenero. Ma divenne istintivamente sospetto quando
ne notò il motivo: una fiamma nera. Si ricordò all’istante del portachiavi: la
fiamma era nera, come quella presente sul piercing, la stella a cinque punte
era rossa, come quella disegnata sul ciondolo; guardò quindi gli orecchini:
delle foglie nere dalle strane incisioni il cui carattere le ricordò
istintivamente la tribù dei Pache.
Sbarrò gli occhi chiedendosi dove diavolo aveva avuto la
testa prima d’allora.
- Silva...
- Mmh? Scusa hai detto qualcosa Kyoyama-san? - La bionda
allora incontrò i suoi occhi scuri, intensi, puerili. Evidentemente quei dieci
passi che le separavano erano giusti abbastanza per non farsi sentire
chiaramente ma non abbastanza da poter sussurrare senza attirare l’attenzione.
- No, niente. - Yoh la guardò perplesso e quando qualche
istante dopo Kyrie e Manta avanzarono per fare delle altre foto, ne approfittò
per raggiungerla.
- Anna... Ti ho sentita prima. Perché hai nominato Silvia? -
Parlò piano eppure dalla sua bocca quelle parole sembravano fuoriuscire
pesanti, preoccupate. - Credi lui o i Pache sappiano qualcosa riguardo...
- Ne riparliamo una volta giunti a casa. Questo non è il
luogo né il momento. - Tagliò corto raggiungendo gli altri due che fra poco
sarebbero stati molto lontani.
Perché lei sperava poter tornare a casa intatta. Ma da
quando il Destino aveva iniziato a sorridere ad Anna Kyoyama? Mai. Per lo meno
non ancora.
Come promesso, sono tornata! ;D Ho voluto
aggiornare ora anche perché durante queste due settimane a venire mi dedicherò
allo studio e a finire i pochi compiti delle vacanze che mi rimangono così da
poter poi dedicarmi alle fan fiction durante il periodo scolastico dei
recuperi! ^^ Allora, cosa ne pensate finora? *w* Ho talmente tante idee in
testa per questa storia che non immaginate, mi sento come incinta di fantasie:
partorisco idee dai lunghi sviluppi, lol. Il prossimo episodio sarà l’ultimo
del secondo atto e finalmente entreremo nel terzo, dove apparirà un altro PG chiave del Teatro dei Tradimenti. Perciò beh,
cosa dirvi, rimanete sintonizzati per saperne di più. :P
Ma ora passiamo alla recensione:
Ekiyo: ammetto mi
aspettavo una tua recensione ma ammetto non me l’aspettavo così. Grazie
davvero! (: Mi ha fatto piacere leggerla perché credo
tu stia davvero prestando attenzione a ogni parola che leggi che fra l’altro
non è mai casuale. Ogni cosa, ogni
aggettivo, ogni singolo respiro, il titolo stesso, i nomi, i capitoli... Nulla è a casaccio, tutto ha una spiegazione logica che solo
leggendo la fiction si può comprendere o si comprenderà nei capitoli a venire.
Tu stai riuscendo a cogliere un po’ questo ed è buona cosa perché comunque non
c’è da dimenticare tutto il resto dato che il mondo
continua a girare. Spero davvero la mia fiction possa darti grandi
soddisfazioni! ^^
Bene tesori miei, al prossimo aggiornamento che se va tutto bene, vedrete entro il 15. ;) Take care!
Salve a tutti. (:
Sono passati circa due anni dall’ultima volta che ho pubblicato un mio scritto online, non
perché l’avessi dimenticato, bensì perché sono stata molto presa da numerosi
cambiamenti nella mia vita che mi hanno fatto crescere, cambiare. Spesso e
volentieri questi cambiamenti interiori influenzano in un certo modo anche le
nostre passioni, nel mio caso, scrivere. Non è che mi sentissi priva di vena
inspiratoria, è solo che temevo di non dare il massimo di me stessa.
Vedete, quando scrivo, necessito di sentirmi neutra. Neutra al mondo, alla
gente, al bene e al male. Troppa mia euforia potrebbe rovinare un capito che
magari richiede serietà e malinconia, così come la mia tristezza potrebbe
trasformare un episodio gioioso in un funerale. Ecco, in quest’ultimo periodo
non mi sentivo capace di staccarmi da me stessa per poter entrare nella mia
storia e sentire sulla pelle i dolori, le gioie, le frustrazioni ma anche le
vittorie dei miei personaggi, cosa per me molto importante.
Poi, durante un tedioso pomeriggio di gennaio, ascoltando “Yoü and I (Metronomy
remix)” di Lady Gaga, ho sentito il richiamo delle mie favolose parole venire a
me. Ho sentito la mancanza del suono dei tasti sotto le mie dita. Poiché seduta
qui, davanti al mio computer, io mi sento come un pianista che compone una
melodiosa armonia che presto diverrà arte. Così considero io questa mia
passione: Arte.
Chiarisco però, non intendo dire che io scrivo pezzi d’arte. Ciò che voglio
dire è che scrivere è Arte di per se. Un’Arte che non dovrebbe mai andare
persa, Arte che io ho ritrovato.
Ho deciso di condividere con voi queste mie sensazioni prima di scrivere il
capitolo perché voglio chi legga comprenda le ragioni per le quali sono stata
bloccata per un anno. E, se avete l’occasione, ascoltatevi la canzone di Lady
Gaga.
E’ la canzone mia e della mia Arte.
Grazie dell’attenzione,
Durante tutto il pomeriggio Yoh
non aveva fatto altro che domandarsi cosa potesse mai Kyrie significare per
Silva o la tribù dei Pache. Se le intuizioni di Anna fossero state corrette,
non sarebbero venuti loro stessi a cercarla? Esattamente come Anna, trascorse
il pomeriggio a osservare cautamente i movimenti della ragazza dai capelli
cioccolato, eppure più la osservava e più non riusciva a entrare nella
psicologia di Anna. La biondina, dal suo canto, aveva il cervello consumato dai
mille ragionamenti che gli ronzavano in testa.
- Vero, Kyoyama-san? - Le aveva timidamente chiesto all’improvviso la moretta,
distogliendola dai suoi pensieri. Tuttavia questo le causò un nuovo dilemma:
come rispondere alla domanda? Sapeva che se avesse risposto chiedendo
spiegazioni sarebbe passata per quella distratta e questo certamente Miss
Kyoyama non voleva; sarebbe stato giusto quindi rischiare una figuraccia e
magari convenire positivamente a ciò che la sua coetanea le aveva chiesto? Solo
in quel momento l’itako si rese conto di un’idea aberrante quanto veritiera: qualunque
cosa dicesse Kyrie, nove volte su dieci (anche se, dentro di se, sapeva bene
che in realtà il rapporto era dieci volte su dieci) aveva ragione. Certamente,
di fronte al monumento storico dinanzi al quale si trovavano in quel momento,
non si era certamente messa a parlare dei pony! Probabilmente, saputella
com’era, aveva sfoggiato le sue tante conoscenze per far rimanere i due ragazzi
a bocca aperta. Tale comportamento, pensò, era davvero vergognoso, degno di una
persona in carenza di attenzione. Suo malgrado, Anna non sapeva di essersi auto
insultata nel medesimo istante nel quale aveva espresso fra sé e sé tale parere
poiché lei, in un’altra circostanza, sarebbe stata la prima a vantare i suoi
ottimi voti scolastici.
Tutto ciò, lavorato dalla mente della futura sposa Asakura in millesimi di
secondi, sviluppò un’unica conclusione:
- Sì.
Anna non ebbe mai pentimento più grande in vita sua.
Manta e il fidanzato la fissarono, esterrefatti. Gli occhi, sbalorditi,
ponevano una sola domanda: Anna, stai bene?
- Si può sapere che avete da guardare?!
- Anna… - Incominciò, assai timoroso, Yoh. - Kyrie ha appena detto che lo stile
di questo edificio le ricorda molto… Il palazzo reale della principessa dei
pony della serie animata che segue in televisione tutte le mattine. - Quanto
prudessero le mani alla ragazza per rompere i perfettissimi denti che la
moretta sfoggiava con tanta innocenza, solo lei poteva saperlo.
Il
Teatro dei Tradimenti.
Atto secondo: Vacanza. - Bambola ad orologeria -
Profondo era l’amore che legava la giovane Kyoyama alla bella Kurohime, così
come profondamente avverso era stato il destino con la biondina nell’ultimo
periodo. Per coronare in bellezza la settimana di vacanza-studio, i professori
avevano pensato di premiare i ragazzi con una serata di divertimento nel
pub-discoteca dell’hotel nel quale alloggiavano. Anna si era più volte
domandata quale fosse il problema e di certo non stava diventando paranoica,
tuttavia non riusciva a spiegarsi perché il mondo, improvvisamente, si
divertisse nel darle contro. “Prima la furbata di Hao, poi l’apparizione di
Kyrie - e tutto ciò che fin ora esso aveva comportato - ora il ballo…
L’universo sta forse cercando di dirmi qualcosa?”
- Anna! Anna sei lì dentro?
- Sì… Entra! - La porta si aprì e
si sentì il rumore di qualche passo prima che fosse richiusa.
- C’è Kyrie? - L’itako sentì il
sangue ribollire non appena udì quel nome e il fidanzato lo notò all’istante,
seppur la giovane non fosse davanti a lui bensì distesa a letto. Evidentemente
non aveva ancora digerito la figura poco carina che questa aveva dovuto subire
per colpa sua.
- No. - La sua voce secca
contribuì ad alimentare l’idea che Yoh si era fatto del rapporto fra le due
ragazze, ciò nonostante non comprese la vera ragione di tale risposta. D’esser
infastidita, Anna Kyoyama lo era sicuramente, ma ciò che l’aveva indotta a
rispondere così non fu tanto l’astio nei confronti della compagna di stanza…
Tanto quanto la gelosia che provò nel sentire anche il suo Yoh chiedere di lei,
seppur la giovane sapesse benissimo che la domanda avesse un altro fine. Anche
così, la shamana non poteva fermare quell’indigestione di sentimenti che aveva
provato in quei pochi secondi nei quali lo sentì pronunciare la sua ingenua
domanda.
E forse, non era solo Yoh, perché
ora il mondo intero, tutto d’un tratto, chiedeva di lei. Sempre e solo di lei.
“Eppure un qualcosa ci deve essere. Un difetto. Uno scheletro nell’armadio lo
deve pur avere!” ma più cercava di affondarla, più la moretta si rendeva
perfetta ai suoi occhi. E questo lei, in tutto il suo egoismo, per giungere
alla meta, per poter realizzare i suoi sogni… Non poteva permetterlo.
Non poteva permettersi di venir
opacata da qualcuno come lei. Non Anna Kyoyama.
Non
agli occhi suoi.
- Che dici Anna, ci andiamo
questa sera? - Si sedette sul letto molto vicino a lei, cercando il suo sguardo
per poterla rincuorare con l’unica arma che sapeva possedere contro di lei: il
suo sincero e caloroso sorriso. La giovane lo guardò e in quel momento le sue
preoccupazioni caddero a terra, frantumandosi in mille pezzi. Solo allora si
capacitò nuovamente dei suoi sentimenti, di chi fosse lui e chi fosse lei.
Lei era l’itako Anna Kyoyama,
figlia di una stirpe di potenti shamani, molto presto la sposa Asakura nonché
futura Regina degli shamani. Lei era tutto questo. E specchiandosi negli occhi
di Yoh poté intravedere la sua stella: brillava di una luce così intensa da
sembrare un fuoco impazzito, indomabile, inarrestabile. Perché lei stessa era
così.
E se Kyrie era la terra, così
necessaria e genuina nei suoi frutti, lei era quell’incendio che di certo
l’avrebbe deteriorata, lasciandone incise eterne ed incancellabili abrasioni tali
che quella terra andasse dimenticata per sempre.
- Perché non dovremmo?
- Ah no, chiedevo perché non ti
ho vista molto entusiasta come gli altri quando i prof ce l’hanno annunciato. -
Lei fece spallucce e il ragazzo si limitò a guardarla un attimo, per poi
spostare lo sguardo al bellissimo paesaggio che gli si prospettava a pochi
metri di distanza.
- Fra poche ore verrà tramonto… -
Iniziò, sentendo la fidanzata muoversi; probabilmente si era seduta sul letto.
- Ehi Anna, che ne dici di uscire?
- Adesso?
- Sì! - Confermò entusiasta il
ragazzo. - Non so tu ma io sono un po’ a corto di abiti per questa sera, sai,
nel programma non era prevista questa serata… Ti va di andare a comprarci
qualcosa? - La biondina lo guardò stranita: anche se fossero andati in giro per
negozi, Yoh non avrebbe nulla di nuovo, al massimo un’altra camicia bianca e
altri pantaloni verdi.
- Non saprei…
- Dai, Anna! - Cercò di
convincerla. - Piuttosto che stare qui rinchiusa almeno respirerai dell’aria
fresca! - Non notando alcun cambiamento nell’espressione della fidanzata, lo
shamano decise di farle capire il perché di tanta insistenza. - Inoltre sarà
l’occasione per chiacchierare, è da tempo che non usciamo da soli. - Vedendo il
sorriso del futuro marito Anna non poté che arrendersi, felice di sapere che
non era dunque la sola ad aver bisogno del suo compagno: entrambi ne sentivano
la necessità.
- E va bene… Andiamo.
Passeggiando per le strade della
città costiera Anna e Yoh camminavano vicini, quasi appoggiandosi l’uno all’altra,
sottolineando all’altro la presenza fisica e sentimentale. La ragazza, lui lo
sapeva, non era amante di dolcezze e smancerie; spesso e volentieri lei aveva
dichiarato di provare ribrezzo per l’elemento mieloso delle coppie. Al giovane,
d’altronde, ciò non poteva che far piacere in quanto sapeva di essere privo di
uno spirito romantico; tuttavia questo pesava sul cuore del moretto che, seppur
non lo avesse mai ammesso, segretamente bramava dolci momenti con la fidanzata,
anche una cosa semplice come camminare mano nella mano o stare abbracciati al
tramonto.
- Ehi Anna, dato che ormai
abbiamo acquistato ciò che ci serve, che ne dici di passare in spiaggia prima
di tornare? - La biondina ci pensò un momento per poi accennare un sì che fece
sorridere il ragazzo. Certo che ci voleva davvero poco per rallegrarlo, pensò
la giovane sorridendo tra se e se. Segretamente, ne invidiava la solare
personalità. Lei non era più capace di sorridere in quel modo da un tempo che
la sua mente ricordava infinito. Il suo cuore e la sua anima conoscevano solo
il tormento, la disperazione, l’ardore, la delusione e, cosa peggiore di tutte,
l’inferiorità. E più voleva apparire superba, più dentro di lei s’ingrandiva un
buco nero di sentimenti che la inghiottivano poco per volta, pezzo per pezzo.
Ma
Anna Kyoyama ancora non se n’era resa conto.
- E’ uno scenario spettacolare,
non trovi? - Non si rese conto che erano giunti a destinazione prima che il
ragazzo ne richiamasse l’attenzione, ma dentro di se lo ringraziò, poiché il
paesaggio che gli si prospettava dinanzi era un qualcosa che neanche i film
sono capaci di trasmettere: il sole risplendeva di un rosso fuoco che
illuminava il cielo, donando all’occhio umano una gamma di aranci e rossi
dipinti nell’aria, più chiari all’orizzonte e più scuri man mano si
allontanavano dalla loro fonte. Il mare, normalmente limpido, cristallino e
azzurro come un cielo d’estate, era ora oscurato dai raggi del sole che
rendevano quel celeste un blu intenso e il bagliore delle onde era pari solo
allo splendore di un diamante, le quali, incrociandosi le une con le altre,
provocavano piccoli assoli melodici, unico e ideale sottofondo di un simile
dipinto di colori.
- Sì, è davvero bellissimo. -
Commentò piano Anna, quasi a non voler disturbare né il sole, né il suo
tramontare, né l’acqua che, serena, era in pieno coro melodico. Con rammarico,
l’itako sentì il cuore stringersi dentro di lei.
Erano destinati a essere marito e
moglie, re e regina degli shamani, probabilmente erano pure nati per
incontrarsi e intrecciare i loro destini. Eppure tante cose erano cambiate dopo
la vittoria di Hao, ora Re degli shamani. I loro sogni erano venuti meno, e con
essi le loro certezze. Ma… Era davvero così? Era davvero venuto meno ciò che
avevano costruito oppure erano i suoi sogni e le sue aspirazioni ad essere
state infrante? Anna era una ragazza decisa e determinata, sapeva ciò che
voleva, lo sapeva dal momento in cui era venuta al mondo. Tuttavia non l’aveva
ancora abbandonato dopotutto, no? Oppure era solo una scusa? Perché lei era
indubbiamente legata a Yoh, lo amava…
Ma amava di più se stessa.
- E’ ora di rientrare. - Le fece
notare il fidanzato. - Però, prima… - La giovane non ebbe neppure il tempo di reagire
ed improvvisamente si trovò fra le braccia del suo innamorato nel bel mezzo di
un dolce e lento bacio a cui rispose istanti dopo, lasciandosi stringere e
stringendolo a sua volta.
E in quel bacio ricordò tutto.
La prima volta che si videro,
quando anni dopo si rincontrarono, la notte prima del suo viaggio a Dobbie
Village, il torneo stesso. Ciò nonostante, l’unica immagine che più di tutte
pesava nelle sue memorie, era l’istante in cui Hao veniva dichiarato vincitore.
Anna Kyoyama amava Yoh. Ma amava molto
di più se stessa.
Decisamente.
- Potranno essere passati anche
mille anni dall’ultima volta... Eppure, per me, tu non sei cambiata di una
virgola. - La moretta lo squadrò, sedendosi sul letto e aprendo la sua borsetta
rosa, dando le spalle all’inconsueto visitatore.
- Un qualsiasi gentiluomo
busserebbe alla porta e chiederebbe di entrare. - Disse. - Ma… Ah, dimenticavo.
E’ di te che si sta parlando, Hao Asakura. - Il Re degli shamani ghignò,
aprendo del tutto la finestra e scendendo dalla cornice sulla quale si era
appoggiato.
- Hanno forse mai funzionato con
te le smancerie, bambolina? - Fece qualche passo verso la ragazza ma subito il
suo aroma di zucchero filato lo fermò: aveva bisogno d’ispirare quel profumo,
quasi fosse aria necessaria per vivere.
- Mai pensato che probabilmente
era quella tua carenza che mi ha allontanata da te, reincarnazione dopo
reincarnazione? - Gli domandò, avvicinandosi allo specchio per togliersi i
numerosi accessori che portava addosso come suo solito. L’Asakura maggiore si
diresse verso la giovane ma prima che la potesse anche solo sfiorare la ragazza
si voltò veloce, fermandolo col suo sguardo intriso di sofferenza.
- Vattene Hao, ne ho abbastanza
di te. Ogni giorno mi vieni a cercare ovunque io sia per poter giocare con me,
e ogni giorno la tua presenza diventa più insopportabile per me. Lo vuoi capire
o no che non otterrai mai ciò che vuoi da me? Io non ho quello che cerchi! - Il
sorrisetto del giovane a quel punto sparì, dando spazio a un’espressione seria e
infastidita. - Seguimi pure in capo al mondo se vuoi, uccidimi se puoi,
distruggimi in anima e corpo se ciò ti rende felice… - Si toccò il petto
numerose volte all’altezza del cuore, una collana con il ciondolo a cinque
punte in mano. - Ma io non sarò mai la tua bambolina e questa volta ti
distruggerò veramente, questa volta t’impedirò di reincarnarti per sempre! -
Urlò così forte che si pentì, se qualcuno fosse entrato o si fosse messo a guardare
la scena dallo spioncino della porta la situazione sarebbe stata inspiegabile.
- Cambierai idea. - Rispose piano
lo shamano. - E questa volta sarà per sempre! - Gridò, facendosi avvolgere
dalle fiamme prima di sparire nel nulla. Kyrie cadde sulle sue ginocchia, le
gote rosse e la gonna che iniziava a bagnarsi di lacrime che cercava
inutilmente di trattenere.
- No Hao, no… - Sussurrò,
appoggiando una mano sul letto per darsi forza al rialzarsi. Pianse qualche
minuto ma quando finalmente riuscì a calmarsi si guardò allo specchio e,
asciugandosi le lacrime, promise di non piangere così mai più per una così
futile ragione. Sorrise amara, ripensando all’incontro di quella notte e
rivivendo in pochi istanti le sue più profonde e dolorose reminiscenze.
Capitolo 7 *** Atto terzo: Il Male ha le sembianze di un Angelo » Rumorosi ma dolci risvegli ***
Il ritorno a casa era stato abbastanza
piacevole per tutti oltre che sereno: stanchi a causa della nottata trascorsa a
ballare senza sosta, i ragazzi passarono il ritorno a dormire. Notte che Anna desiderava
dimenticare: non sapeva ballare e di certo, il fatto che invece la sua
“migliore amica” sembrasse una ballerina professionista di tutti i generi
musicali, non le aveva migliorato la notte. Tuttavia, l’idea di tornare a casa
la faceva stare meglio: avrebbe finalmente avuto l’occasione di contattare Silva
e capirci di più su quello specchio di perfezione che Kurohime incarnava.
- Sveglia ragazzi, siamo
finalmente tornati a casa! - Un coro misto fra gioia e dispiacere si alzò fra i
sedili dell’autobus: erano contenti di tornare a casa ma avviliti all’idea di
ricominciare a studiare. - Mi raccomando, riposatevi bene: lunedì toccheremo un
nuovo argomento e vi voglio tutti pronti!
- Ti pare che il prof vuole
rovinarci di già il weekend?
- D’altronde, abbiamo sempre
saputo cosa ci avrebbe aspettato dopo questa gita, è sempre così amico mio! -
Rispose Manta prendendo le sue valige e avvicinandosi a Yoh e alla sua
fidanzata.
- Andiamo? - Chiese annoiata la
bionda, grandi occhiali da sole che le coprivano gli occhi. Venne però
distratta dal rumore di una macchina, rumore che anche gli altri sentirono e si
stupirono nel veder arrivare una tale automobile nella loro zona: una limousine
nera si avvicinò ai ragazzi e dal posto del guidatore uscì l’autista che si
avvicinò alla bella e stanca Kyrie.
- Oh Peter, sei molto gentile ma
non era necessario che venissi, pensavo di prendere tranquillamente qualche
mezzo pubblico. - L’uomo le porse un inchino e ne prese le valige.
- No signorina, con così tante
valige non vi avrei mai permesso di fare neanche il più breve dei tragitti da
sola! Sua madre, che riposi in pace, non me l’avrebbe mai perdonato! - Per un
momento il volto sempre allegro della moretta fu velato dalla sofferenza, dal rammarico
e dall’inquietudine ma si mosse veloce verso l’auto e, poco prima di salire,
salutò i compagni ed i professori nuovamente tranquilla, per poi partire veloce
verso il suo mondo.
- Interessante. - Notò la Kyoyama,
sorridendo. - Allora hai anche tu i tuoi scheletri nell’armadio, Kurohime
Kyrie. - Parlò fra se e se, incamminandosi verso casa. - Ed io, Anna Kyoyama,
futura regina degli shamani, mi occuperò di farli uscire e farti marcire all’inferno
per sempre!
Il Teatro dei Tradimenti.
Atto terzo: Il Male ha le sembianze di un Angelo. - Rumorosi ma dolci risvegli. -
Yoh, in tutta la sua infanzia,
non aveva mai conosciuto la paura verso i genitori. Era un bambino monello,
ogni tanto stupidino, ma nonostante ciò non si era mai dovuto nascondere per
paura di venir messo in punizione. Fu quindi ovvio per il moretto chiedersi
perché, a pochi passi dal compiere diciotto anni, si trovasse a fuggire da Anna
e dal suo sguardo assassino, ma soprattutto dalla sua implacabile ira. L’amava,
questo non l’aveva mai messo in dubbio, ma certe volte desiderava soltanto
sparire e tornare quando questa si fosse calmata. Eppure, sapeva di chiedere un
miracolo.
- Dannazione! - Urlò l’itako per
l’ennesima volta. - È mai possibile che non si possa comunicare con i Pache
attraverso questo stupido aggeggio?! Come pretendono avere notizie se chiudono
ogni via di comunicazione?! Dannazione! - Gridò più forte, gettando a terra la
campanella dell’oracolo di Yoh.
- Anna… Forse al momento anche
loro sono occupati con le ricerche dello Shaman Spirit. Che ne dici se chiamiamo
gli altri? Così almeno li informiamo della situazione e insieme pensiamo a
qualcosa… Che ne pensi? - Propose il ragazzo a voce bassa, fra la paura di
venir gettato fuori di casa a calci e la speranza che la biondina si calmasse e
seguisse il suo consiglio. La fidanzata si alzò di scatto, gettando così la
sedia a terra; sorpassò il ragazzo che sentì le ginocchia cedergli.
- E sia. - A tale risposta Yoh
spalancò gli occhi: era forse un sogno? - Ma chiamali e spiega tu loro la
situazione, io sono già abbastanza stanca. E vedi di disfare le valige e
mettere tutto a posto. E non dimenticare la cena e di pulire questa casa, è
tutto un porcile! - Ordinò prima di sparire salendo gli ultimi gradini delle
scale. Il moretto sospirò, contento che la ragazza si fosse finalmente
tranquillizzata almeno un pochino. Ora non gli restava che chiamare Manta e Ryu;
dopotutto, a che servono gli amici se non ti aiutano nel momento del bisogno?
La notte passò tranquilla e Yoh
riuscì a mettersi in contatto con tutti i suoi amici, i quali furono felici di
sentirlo ma trovarono un po’ esagerata e strana la situazione. Il giovane Asakura
spiegò loro perché Anna avesse molti sospetti, sospetti che confessò però non
comprendere del tutto neanche lui stesso. Questa nuova ragazza c’entrava
davvero in tutto questo? Alcuni s’interessarono più di altri e promisero
all’amico che l’avrebbero raggiunto il più presto possibile. Ma Yoh non si si
sarebbe mai immaginato che sarebbero arrivati così presto.
Alle nove e mezza del mattino
seguente Ren si presentò alla porta dell’amico, uguale come l’aveva lasciato,
minuto e serio.
- Quando ho detto di venire con
urgenza non intendevo questa urgenza… - Fece notare Yoh una volta seduti in
salotto, la mano sulla bocca a coprire un sonoro sbadiglio.
- Se si tratta di quel maledetto
di Hao e dello Shaman Spirit non ci sono né orari né stanchezza. O forse ti da
fastidio la mia presenza in casa?
- Ma dai, come ti viene in mente!
- Piuttosto, dov’è Anna? - Alla
domanda Yoh gli fece cennò di tacere, il viso con un’espressione dipinta dalla
paura.
- Ssh! Non pronunciare il suo
nome, dorme! - Gli disse sottovoce; il panico di svegliarla era alto e la posta
in palio infiniti compiti da svolgere.
Ma a nulla servì cercare di
curare il sonno della sua “dolce” metà, in quanto pochi istanti dopo Horo Horo
si presentò alla porta di casa, annunciando rumorosamente il suo arrivo,
bussando ripetutamente alla porta e urlando a squarciagola. Prima che potessero
anche solo vederla, la giovane padroncina di casa si alzò e scattò verso la
porta.
- Ehi Anna, buong… - Il povero
Horo Horo non ebbe nemmeno il tempo di notare che era stato scaraventato via da
un grandissimo sinistro dell’itako che rientrava in casa più arrabbiata che mai.
- Non osare presentarti mai più a
questa casa, l’ingresso per te è vietato! - Urlò piena d’ira, ignorando i due
shamani e tornando in camera sua.
- Credo ci toccherà uscire. -
Sospirò il ragazzo dai capelli blu. Yoh però, nel contesto, era felice: seppur
non fosse stato il migliore dei risvegli, finalmente aveva l’occasione di
rivedere i suoi amici e trascorrere del tempo insieme. Era questa la cosa più
importante per lui: l’armonia. Si alzò sorridendo e prese il cellulare che mise
in tasca.
- Mi sa tanto di sì!
- E come potevo saperlo io che
Anna dormiva, scusate? Auch! - Chiese il giovane dai capelli azzurri mentre la
piccola Kororo ne curava le ferite.
- Sei un idiota. Non le conosci
le buone maniere? - Ren lo guardò irritato, domandandosi come avesse mai
potuto quel ragazzo far parte della sua squadra.
- A proposito Ren, vedo che non
ti sei alzato nemmeno un pochino in questo ultimo periodo, sei il nano di
sempre! - Il giovane Tao preparò la sua arma, gli occhi pieni di ira.
- Tu oggi hai il forte desiderio
di morire, vero?
- Ragazzi, calmatevi! - Manta
richiamò la loro attenzione, cercando di ricordargli che erano in un luogo
pubblico e che i camerieri li avrebbero buttati fuori a calci se non l’avessero
fatta finita. - Piuttosto, che voi sappiate, nessun altro ha intenzione di
venire oggi, vero? Altrimenti non ci sarà lì Yoh ad attenderli ma il diavolo in
persona!
- Chocolove sarà qui domenica, ma
sinceramente ne ignoro l’orario; mentre Lyserg mi ha detto che sarebbe venuto
prima di mercoledì sera.
- Bene, dato che non rispondono
alle telefonate, sarà il caso di stare attenti se non vogliamo venire uccisi da
Anna. - Fece notare Yoh, la voce corrosa dalla paura e davanti agli occhi
l’immagine di Anna con un sorriso malefico.
- Salve ragazzi! Ma che piacere
rivedervi, venite qui! - Ryu riunì tutti gli amici presenti in un forte
abbraccio che per poco non li uccise, gli occhi in lacrime ma con uno stato
d’animo a mille. - Ma... Dov’è il piccolo Lyserg?! – Chiese, sciogliendo
l’abbraccio e voltandosi a destra e a sinistra.
- Lui arriverà in settimana Ryu,
tranquillo, rivedrai presto il tuo pupillo! - Scherzò Manta, provocando la
risata degli altri.
- Se non vi dispiace, proporrei
di passare alle cose serie. - Intervenne Ren, squadrando Horo Horo d’anticipo
che non appena sentì “cose serie” sbuffò. - Chi è questa Kurohime Kyrie? E
perché Anna crede che abbia a che vedere con i Pache? Perché avete tanti
sospetti su di lei? - Il giovane Asakura guardò gli amici serio e pochi secondi
dopo rispose alle domande dell’amico.
- Come vi ho già detto è una
nostra nuova compagnia di classe di cui sappiamo poco e niente, per quanto
abbiamo cercato e ricercato informazioni sulla sua famiglia e sulla sua vita
non viene fuori nulla, non sappiamo neanche dove abita. Crediamo sia
relazionata in una qualche maniera con Hao perché la volta che si è presentato
a scuola parlavano come se si conoscessero da tempo. - Continuò, ricordando quel
momento come se fosse accaduto pochi istanti prima. - Per quanto riguarda i
Pache... Purtroppo questo lo dovete chiedere ad Anna. L’ho vista molto
arrabbiata nel non poter comunicarsi con loro, perciò credo che i suoi sospetti
possano essere fondati o comunque vicini a una qualche verità.
- Se ha qualcosa a che vedere con
Hao, di sicuro non è dalla nostra parte o per lo meno nasconde qualcosa. - Costatò
Ren, ricevendo l’approvazione degli altri che annuirono alle sue parole. Kyrie
era sicuramente una nemica che si stava nascondendo sotto le sembianze di una
semplice ragazza di città, ma loro avrebbero scovato la sua vera identità.
- Quando è possibile incontrare
questa così misteriosa ragazza? - Chiese, stranamente serio, Horo Horo. Yoh stava
per rispondere ma venne interrotto da Manta.
- Questo pomeriggio! - Disse il
piccoletto. - Le ho chiesto gentilmente se poteva prestarmi alcuni dei suoi
appunti e lei ha accettato. - I ragazzi sorrisero, felici di apprendere tale
notizia.
- Horo Horo, tu come farai? -
Chiese il moretto incuriosito. - Anna ti ha severamente proibito di entrare in
casa e io non oserei sfidarla. - Il ragazzo si prostrò ai piedi dell’amico,
implorando aiuto fra le lacrime. Avrebbero avuto davvero molto da fare quel
pomeriggio; ci fu un particolare assai rilevante però, a cui né Yoh né Manta non
prestarono attenzione: Kyrie Kurohime nella casa di Anna Kyoyama.
Sarebbe stato il pomeriggio più
impegnativo della loro vita.
Come promesso, eccomi qui! ^^ So che
questo episodio non è il massimo, sinceramente nemmeno a me piace molto;
d’altronde non avrei saputo come altro impostarlo, inoltre credo che fosse
necessario almeno un episodio di pausa di numerosi colpi di scena in quanto i
prossimi ne avranno molti. A proposito del prossimo aggiornamento: l’8 aprile
parto per Praga ed è possibile che io aggiorni o prima o dopo a seconda di come
andranno le interrogazioni a scuola, altrimenti il 19 o fra il 20 e il 21.
Colgo l’occasione per ringraziare di
cuore Caitlin Believe e MayaPatch che sono state così gentili da
recensire l’episodio precedente! (: Agli altri miei lettori che seguono la
storia invece ringrazio amorevolmente e spero leggere la vostra opinione molto
presto! u.u
Capitolo 8 *** Atto terzo: Il Male ha le sembianze di un Angelo » La bellezza di Venere e l’anima di Athena ***
Solo quando si avvicinarono le
tre del pomeriggio, ora decisa per l’arrivo di Kyrie, le menti di Yoh e del suo
minuto amico iniziarono ad elaborare la situazione. Iniziarono a riflettere su
come, un’Anna Kyoyama ancora visibilmente irritata dal risveglio così poco
delicato riservatole da Horo Horo, avrebbe potuto accogliere una così “cara
amica”; era già stato un miracolo che avesse perdonato il ragazzo delle nevi
per l’oltraggio. Tuttavia forse, la parola perdono non era completamente
esatta, in quanto in cambio il ragazzo fu obbligato a pulire tutta la casa, da
cima a fondo. Anche Amidamaru era visibilmente nervoso, mentre Ren e Ryu non
riuscivano a comprendere il perché di tale agitazione: cosa poteva mai
significare questa Kurohime?
- Si può sapere che avete voi due
da fissarmi tanto?! - Domandò irritata l’itako. I due amici si guardarono e
deglutirono spaventati, decisi però ad informare la biondina; la domanda era: chi
dei due avrebbe avuto il coraggio di rischiare la propria vita? Yoh guardò
Manta implorando aiuto, il quale a sua volta rispose con gli occhi: “E’ la tua
fidanzata, occupatene tu!”. Il moretto sospirò, cercando dentro di se tutta la
forza e il coraggio possibile; il suo spirito custode lo affiancò, provando a
infondergli più valore.
- Anna, c’è una cosa che...
Ed il campanello suonò.
Il Teatro dei Tradimenti.
Atto secondo: Il Male ha le sembianze di un Angelo. - La bellezza di Venere e l’anima di Athena. -
Manta e Yoh sbiancarono. Le donne in media erano sempre delle ritardatarie,
perché mai Kyrie doveva essere l’eccezione che confermasse la regola?
- Che aspettate ad aprire?
- Vedi, Anna… - Cercò di
continuare il moretto ma il campanello suonò nuovamente.
- Vai ad aprire! - Gli ordinò la
fidanzata, visibilmente infastidita dal suono.
- Ma…
- Vado io. - Propose seccato Ren.
Più volte si era chiesto come potesse sopportare una ragazza del genere, lui
l’avrebbe sicuramente uccisa. In realtà, il giovane Tao, non l’avrebbe neanche avuta
una fidanzata. Più volte la sua famiglia aveva cercato di fidanzarlo con una qualche
graziosa signorina di ottima famiglia, tuttavia si era più volte rifiutato.
Reputava l’amore e le relazioni una cosa futile, inoltre le donne erano spesso molto
noiose e non capivano i suoi discorsi inerenti il mondo degli shamani. Gli
bastava pensare a Jun, sua sorella maggiore: una ragazza dolce, bella e
sicuramente unica nel suo essere, eppure certe volte era davvero insopportabile;
molte volte aveva addirittura provato pietà per il povero Lee Pyron. Fra un
pensiero e l’altro si ritrovò davanti alla porta che aprì, cosciente e pronto a
vedere chi si sarebbe trovato davanti.
Ma mai si sarebbe mai immaginato
di trovare una simile dea dall’altro lato della soglia.
Lunghissimi capelli color
cioccolato fondente cadevano come delle onde più giù dei fianchi della giovane
visione che si trovava dinnanzi. Un viso divino, occhi piccoli e leggermente a
mandorla, neri come la pece, labbra sottili ma carnose abbastanza da provocare
la voglia insaziabile di morderle, stesso per il nasino fine. Ren, che di donne
e fisici non s’intendeva, per la prima volta se ne ritrovò attratto: il corpo
della ragazza superava quello di qualsiasi donna avesse mai visto in vita sua,
persino quello di Jun. Era alta come lui, eppure ogni proporzione era esatta:
il seno era visibilmente grande, la vita stretta come quella di una vespa, i fianchi
larghi e sensuali. Portava una camicetta modello boscaiolo rosa e blu,
camicetta che rendeva visibile quasi del tutto l’ombelico in quanto era stretta
in un nodo proprio all’altezza dei piercing. Ma ciò che piacque particolarmente
al giovane Tao furono le gambe mozzafiato della moretta dalla pelle ambrata.
Erano completamente scoperte se non per quel piccolo pantaloncino bianco
sportivo dai bordi rosa. Indossava dei graziosi sandali rosa e notò anche che indossava
numerosi accessori fra collane, bracciali e anelli. Rimase interdetto a
guardarla ancora per qualche secondo, ad osservarne il sorriso, lo sguardo, a cercare
di studiarla. Poteva davvero essere loro nemica quella ragazza? Il diavolo
poteva davvero incarnarsi in una tale creatura? Il male aveva davvero le
sembianze di un angelo? Quando Yoh gli aveva parlato di lei, perché non aveva
menzionato il suo incanto? Incanto che non si fermava all’aspetto fisico. C’era
qualcosa in lei che gli scaldava l’anima. Qualcosa in lei che donava
tranquillità, che lo faceva sentire bene. Se avesse dovuto descriverla, avrebbe
sicuramente detto che si trattasse di una giovane dea dalla bellezza
infinitamente superiore a quella di Venere e da un’anima che persino Athena
avrebbe invidiato.
- Ehm… Cerco Oyamada Manta, è qui
per caso? - La domanda riportò Ren alla realtà, il quale si schiarì la voce per
risponderle ma Yoh lo interruppe prima che potesse aprir bocca.
- Ehi, Kyrie! Vieni pure!
- Oh, ciao Yoh! Non sapevo ci
fossi anche tu! - Disse, avanzando solo di due passi così da ritrovarsi di
fianco a Ren che la scrutò nuovamente: era davvero una bellissima ragazza.
- In realtà questa è casa mia!
Comunque ti presento il mio amico, lui è Tao Ren e viene dalla China. - Kyrie
gli porse la mano, sorridendogli dolcemente.
- Ah, la China! Che bel posto,
spero poterla visitare un giorno! - Ren le strinse la mano piano. Anche se gli
sembrava una ragazza piena di allegria e dalla forte personalità, e nonostante
il corpo smentisse totalmente la sua età, in realtà sembrava una piccola
bambola di porcellana; ed era una bambola che non aveva intenzione di rompere.
- E Ren, ti presento Kurohime
Kyrie.
- Piacere.
- Il piacere è tutto mio! Ma per
favore chiamami Kyrie, non sono abituata a sentirmi chiamare per cognome! - Il
giovane annuì e successivamente sciolsero la stretta e la moretta fu invitata
da Yoh ad entrare in casa. Una volta in salotto tutti gli occhi furono sull’invitata,
in particolare quelli di Horo Horo e Ryu, il quale non perse tempo e subito
chiese alla giovane di diventare sua moglie.
- Mi dispiace ma… Credo sia
troppo presto per parlare di matrimonio, non trovi? - Scherzò la ragazza,
cercando di liberarsi dalla stretta di Ryu che venne spinto via da Horo Horo.
- Lascialo stare, lui non ti
merita! Ma giuro che io per te faccio di tutto, imparo anche a comportarmi a
tavola, lo prometto!
- Tu non sai come trattare il tuo
spirito custode, figuriamoci una donna! - Lo scaraventò via Ryu. - Io invece
farei di tutto! Non dovrai occuparti della casa, lavorare, nulla! Solo diventa
la mia sposa!
- Ah, grazie ma…
- Fatela finita! - Intervenne
visibilmente irritato Ren, i cui occhi fulminarono gli amici dopo averli posati
sulla Bâo-Lèi; il messaggio fu chiaro ed i due amici si ritrassero spaventati.
Kyrie incontrò lo sguardo del giovane e gli sussurrò in flebile grazie al quale
egli rispose con un cenno, il volto coperto una maschera d’indifferenza.
- Kurohime. - La moretta sorrise,
sentendo la voce della sua compagna di classe; sapeva che non avrebbe aspettato
così tanto a farsi viva.
- Kyoyama-san! Come hai trascorso
la notte? Hai una cera! - A tali parole Horo Horo si nascose dietro Yoh
sentendo su di se lo sguardo assassino della biondina. - Manta mi ha chiesto di
venire qui, aveva bisogno di alcuni appunti e io glieli ho portati!
- Manta, eh? - Quest’ultimo cercò
riparo dietro la televisione e chiuse gli occhi, immaginandosi Anna con le
sembianze di Medusa. - Comunque, sappi che non mi vai per niente a genio.
- Anna! - La voce di tutti però
sembrò non toccare le ragazze, le quali si guardarono intensamente negli occhi,
nessuna pronta a darla per vinta all’altra. Eppure, in quei due sguardi così
determinati, la differenza era totale: gli occhi dell’itako erano freddi,
vuoti, corrosi dall’odio; quelli della moretta invece erano determinati, forti
e pieni d’energia positiva.
- Sei ancora convinta che io sia
un’alleata di Hao?
- Ne sono fermamente convinta.
- E se sbagliassi? - A tali
parole la biondina strinse le mani dai nervi, evitando di mordersi le labbra, abbozzando
un sorriso per non darla vinta alla mortale nemica.
- Io sono Anna Kyoyama. Io non
sbaglio mai. - Kyrie rise piano, sfidandola con un tono di voce che seccò la
Kyoyama: come si permetteva di ridere alle sue parole? La moretta tuttavia
semplicemente la guardò con un sorriso stampato sul viso.
- Non posso obbligarti a fidarti
di me. - Disse. - Tuttavia, e non mi riferisco a nessuna persona in particolare
presente in questa stanza, la sera io faccio sogni tranquilli: non sono io
quella ad indossare la maschera della bontà per nascondere le mie oscure
intenzioni. - Le parole della moretta sorpresero tutti che si guardarono fra
loro, quasi sospettando che qualcuno di loro si fosse venduto al male.
- Stai solo cercando di
confonderci le idee! Sei tu la mela marcia qui dentro!
- Sbagli. - Rispose freddamente
Kyrie, seria in volto. - Fra di voi avete un Giuda Iscariota.
- Cosa?!
- Non è possibile!
- Non sto’ dicendo che sia o non
sia presente in questa stanza. - Continuò la ragazza, fissandoli uno per uno
negli occhi, scrutandole l’anima e il loro più grande desiderio. - Prima o poi
salterà fuori ma non spetta a me l’infame compito. - Concluse, tornando a
sorridere dolcemente. La biondina la scrutò attentamente, cercando in lei un
qualche difetto, un qualcosa fra le righe, un minimo inizio ma ancora una volta
non trovò nulla.
- Ho delle cose da fare. -
L’itako voltò le spalle senza salutarla. - Intrattenete voi l’ospite. E tu Yoh,
seguimi. - Uscirono dalla stanza e si diressero verso le scale dove l’itako si
fermò al secondo gradino.
- Non fate gli idioti e
approfittatene che è sola: cercate di scoprire più cose possibili e
trattenetela fino a tardi. Forse sono riuscita a contattare Silva. - Così detto
la giovane si congedò, infastidita e con un orrendo mostro verde sulla schiena
che di volta in volta ne consumava l’anima. Amidamaru osservò la ragazza e
seguì l’amico quando questo si diresse verso il salotto.
- Yoh… Non trovi che ci sia
qualcosa di strano in Anna? Non ha nemmeno cercato di uccidere Kyrie!
- Di strano? In Anna? - Domandò a
sua volta il ragazzo, sorpreso dal quesito dello spirito custode. - Nah, è solo
un po’ presa da questa questione di Hao, Kyrie e tutto il resto. Non c’è niente
di strano in lei! - Concluse, aprendo la porta scorrevole del salotto. Il
samurai lo guardò fisso: possibile che davvero Yoh non si rendesse conto
dell’invidia che divampava come un fuoco dentro la sua fidanzata? O forse
fingeva di non vedere nulla? Ma a che scopo? Sapeva che il suo amico non fosse
per niente stupido ma ciò che non comprendeva era perché fosse diventato
improvvisamente cieco. Yoh, ad ogni modo, non fece nemmeno caso allo spirito
custode e rise dinnanzi alla scenetta che gli si prospettava davanti agli
occhi: Kyrie era seduta di fianco a Ren, il quale aveva la lancia sguainata e
guardava fisso gli altri due componenti del gruppo. Era ovvio che stesse
evitando che l’ospite non venisse importunata più di quanto non lo fosse già
stata. O molto più probabilmente, era solo una scusa per ucciderli tutti.
- Anna sta’ bene? - Chiese
gentilmente la moretta.
- Sì sì, è solo molto occupata.
- Ah! Che sbadata! Io ho portato
dei pasticcini! - Kyrie rovistò nella sua borsa dalla quale prese un pacco rosa
che aprì.
- Ma sembrano buonissimi! - Urlò
Horo Horo gettandovisi sopra. Ryu non perse tempo e cercò di spostare l’amico,
aiutato da Manta e Yoh.
- Che morti di fame! - Commentò
Tokagero e gli altri tre spiriti custodi annuirono con approvazione.
- Non c’è bisogno che litighiate
per i pasticcini, ne ho presi a sufficienza per sfamare dieci persone!
- Posso chiedere come mai ne hai
presi così tanti? - Domandò il piccolo Manta prima di mordere un pasticcino
alla crema.
- A prenderne pochi si può
sbagliare e mi è stato insegnato che è meglio abbondare che mancare!
- Sagge parole! - Affermò a bocca
piena Horo Horo e alla sua vista Ren non poté che scuotere il capo. A quanto
pare le buone maniere continuavano a non essere il suo forte.
- Tu non ne prendi? - Kyrie
guardò il ragazzo dai capelli blu, fra tutti era quello più taciturno ma anche
quello più educato, o almeno così pareva. In qualche strano modo, ne era
rimasta impressionata. I pochi ragazzi per i quali nei passato aveva avuto una
cotta erano il totale opposto: alti, iperattivi, il sorriso sempre stampato sul
volto, una via di mezzo fra i “vip” della scuola e i nerd. Ren invece non poteva
essere inserito in nessuna delle categorie e a lei note. Per la prima volta,
trovò un po’ di difficoltà nel leggere qualcuno aldilà di stessa e forse era
stato proprio quel fatto a impressionarla. Il giovane Tao, sentendo lo sguardo
intenso della ragazza, alzò i suoi occhi dorati per incontrarne i suoi nero
pece: la ragazza sobbalzò piano e sorrise, cercando di nascondere l’imbarazzo
che si faceva pian piano strada sulle sue guance. Ren tuttavia non capì ma
decise di rendere felice l’ospite prendendo un bombolone.
- Allora, ci hanno detto che sei
nuova da queste parti. - Iniziò Ryu. - Che te ne pare, ti piace il posto?
- Oh sì, moltissimo! Sapete, qui
in Giappone tutto è diverso e anche se alcune cose forse sono un po’ troppo
severe come la questione dei cognomi e delle confidenze… Mi piace molto come
posto! D’altronde io amo conoscere nuovi luoghi e nuove usanze!
- Prima dove abitavi? -
Intervenne Manta. - Ormai è da un po’ che ci conosciamo ma non abbiamo mai
avuto occasione di sentir parlare di te, della tua vita.
- Vi basti sapere che considero
gli aerei la mia casa. Viaggio sin da quando sono nel grembo di mia madre, è
dovuto a questo la mia ottima padronanza di diverse lingue. Anche se la mia
vita l’ho trascorsa per lo più fra l’Italia e il Perù.
- Il Perù?
- Sì, è un paese davvero molto
bello e la gente è davvero fantastica! Allegra, senza preoccupazioni d’orari,
molto legata alla famiglia… Molto diverso dall’Italia in cui gli orari sono un
must e non dico che non siano allegri e legati alla famiglia ma… Dipende da
famiglia in famiglia. Vedete, in Perù è impensabile lasciare da soli i genitori
o abbandonarli in case di riposo, infatti ne esistono pochissime. Mentre in
Europa… Beh, la situazione è molto diversa. Non è che non amino i loro cari, è
solo che li amano in modo diverso, forse sono un po’ più egoisti… Però comunque
reputo l’Italia un bellissimo paese, la amo così come amo il Perù, per me sono
rispettivamente come mia madre e mio padre.
- I tuoi genitori di che si
occupano? - Chiese curioso Ryu. La giovane rimase con lo sguardo perso per un
po’, infine abbassò gli occhi e strinse i pugni che aveva appoggiato sulle
gambe.
- I miei genitori… Loro… Ecco,
io… - Sussurrava lenta, scandendo bene ogni parola con un dolore da loro
percepito come infinito. - Preferirei non parlarne, se non vi dispiace… -
Sorrise forzata, anche se in quel sorriso mise davvero tutta se stessa. I
ragazzi l’osservarono: davvero poteva quella creaturina essere una seguace di
Hao? Non c’era nulla di malvagio in lei, anzi… Era come se tutto il bene della
terra s’incarnasse in quella bambola così piccola e fragile.
- Tranquilla, possiamo capire. - Asserì
Yoh, sorridendole. Era vero che non potevano fidarsi ma di certo non era
scoprendo vita, morte e miracoli dei suoi genitori che avrebbero dedotto se fosse
una loro nemica o no.
- Sai che questi pasticcini sono
davvero ottimi? Dove li hai presi? - Domandò Horo Horo con la bocca piena, mentre
Kororo che cercava disperatamente di chiudergliela con le sue piccole manine.
- Da nessuna parte, li ho fatti
io! - I cinque amici si bloccarono, occhi e bocca spalancati, chiedendosi quali
altre sorprese fossero nascoste dentro quel corpicino minuto e delicato.
- Sei seria?
- Sì! Mi piace cucinare e i dolci
sono ciò che preferisco fare! - Affermò, fiera di se.
- Sposami! - Urlarono all’unisono
il ragazzo delle nevi e il capellone del gruppo. Tokagero si portò una mano al
viso mentre Kororo divenne rossa di gelosia e tirava Horo Horo dalla
giacchetta. Kyrie si trasse il più indietro possibile e batté la schiena contro
la parete ma non ci fece caso; fortunatamente venne prontamente salvata da Yoh
il quale ringraziò infinite volte. I due ragazzi gli stavano molto simpatici,
nonostante ciò che sembrassero non erano un involucro vuoto, anzi: erano delle
persone veramente profonde e splendide.
- Certo che siete proprio senza
speranza! - Rise Amidamaru.
- Per fortuna il mio padroncino
Ren è l’unico decente! - Si fece sentire Bason, orgoglioso del ragazzo.
- Oh, il tuo spirito custode! -
Si sorprese Kyrie. - Che onore, il più leale servitore della famiglia Tao, il
generale Bason! - La moretta fece un inchino dinnanzi allo spirito il quale,
sorpreso, non poté trattenere le lacrime. Quasi nessuno lo riconosceva, eppure
la storia del grande generale Bason era nota in tutto il mondo. Per molto tempo
si era chiesto se la sua lealtà fosse stata vana; il suo obiettivo non era
divenire famoso, a lui bastava difendere la famiglia Tao. Eppure, il fatto che
qualcuno lo riconoscesse, era una gratificazione che nessun denaro poteva
equiparare.
- Tu conosci la storia di Bason?
- Le domandò Ren, i suoi occhi velati fra indifferenza e curiosità.
- Come non potrei! Così come non
potevo non conoscere il samurai dei samurai, il signor Amidamaru, al quale gà
in un’altra occasione ho mostrato la mia più sincera stima. Entrambi gli spirti
hanno fatto la storia, compiendo gesta leggendarie, non solo come ottimi
guerrieri, bensì anche per la loro lealtà e il senso d’amicizia. - Amidamaru
annuì, ricordando ancora con gloria il momento nel quale la ragazza s’inchinò
dinnanzi a lui.
- Sai molto su di noi. -
Intervenne Tokagero, visibilmente irritato a causa dalla mancanza riverenza
verso la sua persona. - Ma tu? Dov’è il tuo spirito custode? Solo un
potentissimo shamano dall’inestimabile furyoku sarebbe in grado di farlo. Ma la
vera domanda è… Perché lo fai?
- E voi siete Tokagero, ladro
dalla cattiva fama ma dal nobile animo. - Gli sorrise, inchinandosi anche davanti
a lui. - Ammiro la valentia con la quale avete deciso di cambiare il vostro
destino e passare dalla parte dei giusti. - Lo spirito arrossì ma decise di
mantenere la sua posizione decisa, seppur molto lusingato e cambiando
rapidamente opinione sulla giovane.
- Tsk. Non cambiare argomento
ragazzina, rispondi alla mia domanda!
- Tokagero! - Lo sgridò Ryu. -
Non è così che si tratta una fanciulla!
- Non è niente. - S’intromise lei,
sorridendo. - Credo sia suo diritto pormi una simile domanda. Ma comunque no,
non nascondo alcun spirito custode, semplicemente non ne ho uno. - Notando gli
sguardi disorientati dei ragazzi, continuò. - Vedete, io sono una shamana un
po’ particolare, diversa da voi. Motivo per il quale non ho preso parte al
torneo degli shamani.
- E’ vero! Non ti abbiamo mai
vista proprio perché non c’eri!
- Come mai hai deciso di non
partecipare?
- Semplicemente perché lo
considero inutile.
- Inutile? - Domandarono in coro
accigliando le sopracciglia.
- Perdonami, ma non credo si
possa reputare inutile diventare Shaman King e salvare la sorte della terra da
un pazzoide come Hao! - Asserì Horo Horo.
- E’ solo egoismo. - Fece notare
lei, seria. - Esiste forse qualcuno fra di voi capace di porre al primo posto
la necessità degli altri piuttosto che il sogno per il quale sta combattendo?
Anzi, è proprio il sogno di ogni shamano che fa’ del male al mondo di per se.
- Ma non se questi hanno fini
benefici. - Intervenne Amidamaru.
- Non esiste uno scopo benefico.
- Rispose lei, un sorriso triste sul volto mentre la sua mente vagava verso un
passato ormai lontano ma mai dimenticato, chiedendosi se sarebbe più riuscita a
vivere senza il peso di tale responsabilità.
- Come no?! Certo che sì! -
Sostenne Horo Horo. - Basta guardare il mio!
- Tsk. Ma per favore. - Sbuffò
Ren.
- Vuoi fare a botte tu?!
- Ragazzi per favore, calmatevi! -
Manta si mise tra i due ma fu la voce di Kyrie a fermarli.
- Nemmeno il tuo è un sogno
totalmente benefico, purtroppo.
- Eh?
- Vedi Horo Horo, supponiamo che
tu divenga Re degli shamani. Il tuo scopo è salvare i Kuroppokkuru e donare
loro estesi campi per vivere. Il problema è che questo poi verrebbe in contro
ad altre problematiche ambientali e non parlo dell’uomo che si lamenta perché
non si possono costruire altre strade, bensì di altre creaturine indifese come
i tuoi piccoli amici. Cosa faresti questi due bisogni si scontrassero? Saresti
neutrale oppure cercheresti sempre di dare una mano in più ai famigliari della
bellissima Kororo? - Horo Horo non poté che rimanere in silenzio e abbassò lo
sguardo verso il suo spirito custode che prese fra le mani, guardandone il
dolce visino: non sarebbe mai stato capace di andarle contro. Ma d’altronde, si
poteva biasimarlo? Kyrie aveva ragione: nessuno avrebbe mai anteposto gli
interessi altrui ai propri.
- Purtroppo anche il tuo sogno
Ryu sembra improponibile poiché tutti abbiamo un ideale di arcadia distinto.
L’unica soluzione sarebbe quasi… Dividere il mondo in scompartimenti, su chi la
pensa in un modo e chi in un altro. Ma non troverai mai nessuno con le stesse medesime
idee ed i conflitti, quindi, ci saranno sempre. L’unica arcadia che uno si può
creare è quella dentro di se, dentro le mura delle propria casa con la gente
amata.
- Allora stando a come dici tu,
il sogno di Ren è quello più inutile fra tutti. - Notò Horo Horo che ricevette
un occhiataccia dal ragazzo in questione.
- Dipende. Fra tutti i presenti
anzi, reputo forse lui è l’unico che sarebbe pronto a diventare Shaman King.
- Eh?!
- Cosa?!
- Ma stai scherzando?! - Ren non
disse nulla, semplicemente si limitò a guardare curioso la moretta.
- E’ vero che lui lotta per
l’onore della sua famiglia ma trovo che una volta giunto al trono non si
occuperebbe di sé, anzi… Credo che nel limite delle sue possibilità cercherebbe
di far funzionare un po’ le cose. Certo, magari sarebbe molto severo ma le sue
buone e giuste azioni le farebbe.
- E che ci dici di Yoh? - Domandò
curioso Manta, che da sempre considerava l’amico l’unico meritevole di divenire
lo Shaman King.
- Yoh… All’inizio del torneo eri
tu il mio favorito. Quando ti ho visto combattere contro Silva… Eri un altro
Yoh. - Affermò, attirando l’attenzione di Amidamaru.- Però, ora… Sei diverso.
Credo che se diventassi il Re degli shamani… Indubbiamente faresti ottime cose
ma… La domanda chiave è, saresti capace di passare anni in isolamento per il
bene dell’umanità? - Alla sola idea Yoh sobbalzò ed un brivido gli percorse la
schiena. - Perché è anche questo che fa’ il Re. Saresti capace di stare lontano
dai tuoi amici senza questo provocarti alcun effetto? Il tuo modo di essere
sempre allegro è da lodare e ti comprendo perché io per prima sono così, ma
saresti capace di smettere se dovessi farlo? Ma soprattutto, saresti capace di
farlo senza che questo ti cambiasse? Io non credo, specialmente ora che per
qualche ragione trovo i tuoi occhi offuscati. - Il samurai fissò la ragazza,
cercando di comprendere se sapesse qualcosa di più. Allora non era l’unico che
aveva visto qualcosa di strano nel moretto.
- E non partecipando cosa pensi
di ottenere? - Finalmente anche Ren si fece sentire, gli occhi dorati di lui
che la scrutavano. Kyrie sorrise, giocherellando un po’ coi capelli.
- Nulla! - Rispose. - Nulla
poiché nulla voglio ottenere. A me basta consolare i poveri shamani che man
mano escono perdenti dal torneo e dar loro nuova forza per continuare la vita
di tutti i giorni dando sempre il meglio!
- Un momento… Questo significa
che anche tu sei venuta a Dobbie Village?
- Non proprio. Io sono rimasta
alle porte della città così da poter incontrare gli shamani che man mano si
ritiravano dal torneo. - Manta scosse la testa, realizzando qualcosa prima
degli altri.
- Ma quindi tu già ci conoscevi?
Per questo sapevi già perché desideravano diventare Re degli shamani?
- Non come gruppo ma come singoli
shamani. - Spiegò. - Ho seguito solo la prima fase del torneo, ovviamente non
di tutti gli shamani ma di quelli che ritenevo potenziali finalisti del torneo.
Poi mi sono recata a Dobbie Village solo quando la seconda fase è iniziata, ma
ripeto, non sono entrata perciò non conosco la disposizione dei gruppi né
nulla. - Lo sguardo cadde sul polso sinistro dove indossava l’orologio e,
vedendo l’ora, la ragazza sobbalzò. - Oh, ma come si è fatto tardi! - Sì alzò
velocemente e prese la sua borsa, sistemando i pantaloncini che si erano
leggermente alzati per la gioia di Horo Horo. - Scusatemi, ma devo proprio
andare! Comunque è stato un piacere!
- Aspetta! - La fermò Yoh. - Ti
accomp…
- Yoh! - La voce di Anna risuonò
forte in tutta la casa, forte e severa. - Ho bisogno che sbrighi delle cose per
me. - Disse seria, alzando poi lo sguardo sulla compagnia di classe. - Te ne
vai di già?
- Purtroppo sì, ho delle cose da
fare! Ad ogni modo, grazie dell’ospitalità! - Più Kyrie le sorrideva, e più la
biondina aveva voglia di cancellarla dalla faccia della terra. Eppure, lei lo
sapeva bene, non poteva.
Altrimenti, lui…
- Aspetta! Fatti accompagnare
almeno da Man…
- Manta, Horo Horo e Ryu mi
servono anche loro in casa. - Lo interruppe nuovamente Anna, polverizzandoli
con lo sguardo mentre questi cercavano di nascondersi ovunque: dietro lo
scaffale, sotto il tavolo, il piccolo Manta addirittura dentro la credenza.
- Non ce n’è bisogno, vado da
so..
- Andiamo. - La interruppe Ren
avviandosi all’uscita.
- No davvero, non vorrei disturbare
e poi… - La giovane lo seguì di corsa dopo aver salutato tutti con un gesto
della mano. Si misero le scarpe e lui si alzò per prima, prendendole la borsa.
- Sei molto gentile, davvero, ma non ce n’è bisogno! - Ripeté una volta usciti
dalla casa.
- È da prima che lo ripeti ma
ormai siamo fuori perciò continuiamo. Inoltre sono stanco di rompermi i timpani
a causa di Anna. - Kyrie sospirò, capendo che il desiderio di accompagnarla
fosse solo una scusa ma non riuscì a capire se ciò le faceva piacere… O se le
dispiaceva profondamente.
- Almeno dammi la borsa! - Ma Ren
non la degnò nemmeno di una risposta, continuando a camminare con lo sguardo
fisso sulla strada.
- Bason?
- Sì, signorino?
- Imparati bene la strada.
- Sì, signorino! - Kyrie rimase a
fissarlo per un po’, il viso in una tenera espressione di disappunto, le guance
leggermente gonfie. Infine rise, richiamando l’attenzione del ragazzo.
- Beh, che hai da ridere?
- Niente. - Rispose lei. - Sei
divertente, sai?
- Tsk. - Sorrise nuovamente,
guardandosi intorno.
- E così nemmeno tu conosci bene
la zona! - Non sentendolo rispondere, continuò. - E dimmi, a te piace qui?
- Non sei un po’ troppo curiosa? -
La morettina rise nuovamente, iniziando a saltellare.
- Non è curiosità, è solo dialogo!
Non mi piace il silenzio.
- Ho notato.
- Invece a te piace tanto. -
Constatò lei. - Io mi annoio e mi rattristo nel silenzio però!
- Vorrà dire che ti annoierai
allora. - Lei s’imbronciò nuovamente, tuttavia non perdeva mai quella bellezza
tenera che possedeva il suo splendido viso. Ren, dal canto suo, non sapeva come
comportarsi. Temeva di ferirla con la sua freddezza e con le sue parole e non lo
voleva anzi, lui… Ren si sorprese sentendo i suoi pensieri. Da quando
s’interessava se ciò che diceva faceva del male alle persone? Da quando voleva
essere gentile? Da quando… Voleva piacere a qualcuno?
- Siete il gruppo di amici più
disomogeneo che conosca! - Affermò lei dal nulla, l’espressione nuovamente
allegra. - Tu taciturno e gli altri casinisti… Però siete un bel gruppo,
nonostante tutto!
- E dire che non hai ancora
conosciuto altri due personaggi: uno è un fenomeno da baraccone mentre l’altro…
- Pensare a Lyrserg gli fece ribollire il sangue. Non avrebbe mai rispettato la
sua decisione, considerava gli X-Laws una specie di setta sotto le mentite spoglie
di un finto credo cattolico del medioevo.
- Deduco che non ti sta’ molto
simpatico.
- E’ un X-Law. - Tagliò corto
lui.
- Ah! Allora si spiega tutto! - Si
portò l’indice alle labbra. - Quindi siete in sei shamani e un umano?
- Ora sì, prima eravamo in sette
shamani.
- Davvero? E chi era l’altro?
- Un tipo davvero… Particolare.
Faust VIII.
- Oh sì, quello che ha aperto in
due Manta! - Ricordò lei. - Però, che gruppo! - Rise nuovamente portandosi le
dita alle labbra. - Hai fratelli o sorelle?
- Non ti piace proprio stare in
silenzio, eh? - Questa volta il tono prese qualche nota scherzosa che fece ridacchiare
Kyrie. Era contento di vederla ridere ma ancora più di questo, era la sua
risata a renderlo felice. Più si sforzava di capire e più non capiva: quand’è
che la sua risatina era diventata melodia che gli metteva in pace l’anima? Si
mantenne nella sua posizione e nessuno dei suoi dubbi trapelò mai dal suo viso.
- Una sorella più grande.
- Ah, che bello! - Il volto di
lei s’illuminò. - Cos’avrei dato io per un fratello! Però mi sarebbe piaciuto
più grande di me… - Pensò. - Almeno mi avrebbe difeso.
- Da chi? - Alla domanda Kyrie
rimase immobile e abbassò lo sguardo, le mani congiunte, mentre cercava di
ingabbiare la mente per non lasciarla nuovamente spaziare nel passato.
- Da tutti. - Rispose piano in un
flebile sussurro. Ren la fissò senza saper cosa dire: non era una nemica, ne
era certo, eppure che ci fosse qualcosa che nascondesse, c’era indubbiamente.
- A che punto siamo?
- Ah, vicini, vicinissimo!
Tranquillo, dovrai sopportarmi ancora per poco. - E purtroppo per lui Kyrie
aveva ragione: in pochi istanti si trovarono davanti ad un portone controllato
da due uomini in nero che appena videro la giovane la salutarono abbassando il
capo. - Siamo arrivati! Grazie mille per avermi accompagnata, anche se visto
l’umore di Anna forse ci siamo fatti un favore a vicenda! - Ren le porse la sua
borsa piano, mentre 0dentro di lui il dispiacere si faceva spazio. - Allora…
Ciao. - La moretta si voltò e si diresse verso la porta che si aprì non appena
ne fu vicina, ma prima che entrasse il giovane la chiamò.
- Kyrie! - Si voltò di scatto ma
il ragazzo rimase in silenzio. Non sapeva nemmeno perché l’aveva chiamata,
forse non sopportava l’idea di salutarla così, o forse… Non gli andava l’idea
di salutarla proprio.
- Oh, giusto! Che stupida! - Ren
si sorprese. Cosa aveva capito? La vide aprire la borsa e prendere un foglio
che gli pose. - E’ la cartina che porta a casa Asakura. Non potrai perderti
così! Ora devo proprio andare. Ancora grazie… Ren. - Sentirla pronunciare il
suo nome fu come sentirsi rinascere. Ren: tre semplici lettere; non aveva mai
apprezzato così tanto il suo nome. - Arrivederci. - Gli diede un veloce bacio
sulla guancia al quale il ragazzo si paralizzò; la vide eclissarsi dentro la
sua proprietà blindata e sicura come la casa di un presidente. Bason lo guardò
stupito, cercando di intravedere qualcosa fra le iridi dorate del giovane ma
riuscì a vederne solo un ghigno divertito, credendo fosse diventato pazzo.
- Mhp. Kyrie, eh? Non potevi
avere un nome più adatto.
- Si può sapere perché diavolo
non ti sei trattenuta e hai dovuto dire quelle cose? - La giovane non ebbe
neanche il tempo di respirare: Hao la immobilizzò contro la porta, gli occhi
bianchi dall’ira, i denti digrignati. La ragazza optò per mantenere, anche se
molto difficilmente, il suo stoico atteggiamento, sfidandolo con lo sguardo.
- La bocca è mia. Di conseguenza
ciò che dico non ti riguarda. - Per un momento l’impeto di colpirla vibrò lungo
tutto il braccio dell’Asakura originario, tuttavia si trattenne, ricordando la
madre. “Le donne non vanno toccate neanche con il petalo di una rosa.”
- La prossima volta morditi la
lingua prima di parlare. Ti ricordo che se rovinerai il mio piano, nemmeno tu
otterrai quello che tanto desideri. O credi forse che mio fratello e la sua
banda di squilibrati possa mai aspirare a battersi con me? - La ragazza si
morse il labbro inferiore, ricordando il loro accordo. Anche se avesse
combattuto fino alla morte contro Hao per sostenere la sua posizione, nel
profondo sapeva bene che quel pomeriggio aveva detto cose di troppo, rischiando
così di mandare in aria tutto ciò per cui aveva lottato… Tutto ciò per cui si
era venduta in anima e corpo e aveva tradito.
Il giovane shamano si stese nel
letto, contemplando la notte dalle finestre. La giovane, non capendo se fosse
ancora arrabbiato, rimase in piedi per qualche istante e poi si sedette ai
piedi del letto. Lo sapeva che non conveniva farlo arrabbiare, altrimenti Hao
non si sarebbe trattenuto e senza pietà si sarebbe mostrato in presenza di
tutti con le scuse più banali, come già era successo a scuola, rendendo ogni
situazione sospettosa. Ma non gli avrebbe mai chiesto scusa: mai e poi mai.
- Vieni qui… Kay. - La
giovane si voltò di scatto; da un po’ di tempo ormai lo shamano, per evitare di
pronunciarne il nome per ovvie ragioni, le aveva affibbiato quel nomignolo che
riprendeva la lettera iniziale del suo cognome. Per qualche strana ragione
però, quel soprannome aveva un qualcosa di dolce, qualcosa di tristemente
romantico che però era abbastanza da farle dimenticare ogni cosa. Kay gattonò
al suo fianco mentre Hao si metteva in ginocchio sul letto.
- Coraggio… - Iniziò, aprendo la
zip dei pantaloni e facendoli scivolare giù dalle gambe. - Mostrami la tua
lealtà, Kay. - La ragazza era divisa fra eseguire ciò che gli era stato
richiesto e mandare all’aria tutto: se c’era qualcosa che il suo carattere
orgoglioso aveva sempre odiato, era sapere una donna inginocchiata davanti
all’uomo, in ogni senso e percepiva quel particolare atto sessuale umiliante. Decisa
ad andarsene, le sue memorie la trattennero: tutto ciò che aveva fatto fino ad
ora, tutto ciò che aveva nascosto, tutti coloro che aveva ingannato col suo
viso… L’avrebbero mai perdonata? Capì che la decisione l’aveva già presa tempo
fa, la prima volta che si era concessa ad Hao, la prima volta che aveva agito a
suo volere e piacimento, ferendo in silenzio quei compagni che in lei
confidavano ciecamente.
Schiuse lentamente le labbra e,
stringendo gli occhi, cominciò a far godere lo shamano che con le mani spingeva
la testa dell’amante contro il suo membro; la sua mente però, era altrove. E
mentre Kay si dava forza per continuare quell’atto per lei ripugnante, Hao immaginò
che fosse un’altra la K con cui stesse facendo sesso. Si corresse subito però:
con lei sarebbe stato amore.
Spinse con più forza la testa
della ragazza contro di se, punendola per l’affronto subito alcuni giorni
prima: era la sua puttanella privata, non d’altri.
Domando umilmente PERDOOOOOOONO, per il
grandissimo ritardo!! çAç Il problema è che sono in piena maturità e quindi ho
spesso tutt’altro per la testa! >w< Appena avrò finito questa tortura
sarò sicuramente più attiva, fino ad allora chiedo venia e comprensione!!!
ç___ç
Ma tornando al capitolo… Avrete notato
che il campo per scoprire la vera identità dell’amante di Hao si è ristretto. E
se prima avevate qualche idea, sicuramente i dubbi si saranno chiariti! Oppure…
E’ tutta una trappola?! Kay è davvero chi pensate che sia… O una Kay che non è
ancora apparsa? MUAHUAHUAHA LO SO, AMO TENERVI IN TENSIONE AHAHA!! *_______*
Caitlin Believe ti ringrazio di cuore per la
recensione e spero vivamente che questo capitolo sia di tuo gradimento. ^^ Another
lo conosco, tuttavia ancora non mi sono data il tempo di vederlo ma lo farò
appena portrò! *^* Se ti piace la seconda guerra mondiale ti consiglio Girls
und Panze, è super divertente e tutti i protagonisti sono dei gran bei
personaggi, le versioni femminili in un certo senso degli ex-grandi leader
mondiali! *__* Spero di risentirti alla prossima recensione! (:
E chi non avesse recensito ma
trovi interessante la storia, sappia che qualche parola mi fa sempre piacere
leggerla. *^*