La missione di Piton

di Mizar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come cominciò ***
Capitolo 2: *** L'arma segreta ***
Capitolo 3: *** Ma... fare harakiri è così doloroso? ***
Capitolo 4: *** Cantami o diva del Pelide Achille l’ira funesta… ***
Capitolo 5: *** L’arma segreta revenge ***
Capitolo 6: *** Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo ***
Capitolo 7: *** La Notte degli Esami ***
Capitolo 8: *** La dura vita del Latin Lover ***
Capitolo 9: *** Notte Rosa ***
Capitolo 10: *** Occhio malocchio prezzemolo e finocchio… ***
Capitolo 11: *** Non ti fidar di un bacio a mezzanotte ***
Capitolo 12: *** Il confronto ***



Capitolo 1
*** Come cominciò ***


DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.



La missione di Piton

storia dedicata a Redseapearl


Si aspetta che io parli?
No, io mi aspetto che lei muoia! Non v'è nulla di cui lei mi possa parlare che non sappia di già.
(Agente 007, missione Goldfinger)



Severus Piton stava misurando a lunghi passi lo studio di Silente, con uno sguardo talmente cupo da farlo assomigliare sinistramente a Voldemort.
“Albus, per quanto io la stimi, e il fatto che le abbia affidato l’incolumità di Lily Evans ne è la prova schiacciante, oltre ad essere diventato una sua spia e so già che questo mi risparmierà il dispiacere d’invecchiare, non riesco proprio a capire come possa veramente pensare che IO porterò a termine questo sconclusionatissimo piano.
Insomma!… Capisco che sia abituato a comandare gente un poco ingenua, credulona, quasi patetica: Lupin, Black, Potter”, quest’ultimo nome lo sputò quasi, arricciando il naso dal disgusto, “ma pretendere che IO beva queste fandonie. Andiamo! Siamo seri!”.
Silente, per nulla scoraggiato, continuava a fissarlo da dietro i suoi occhialetti dorati, masticando magichewingum e sorridendo.
“Suvvia, Severus, solo perché tu non credi nel potere dell’Amore non vuole dire che questo non esista. Proprio tu stesso, per amore, ti sei convertito alla nostra causa, decidendo di tradire Voldemort e schierarti dalla parte dei buoni”.
“Veramente IO non avevo nessuna intenzione di diventare una spia dell’Ordine del Pappagallo…”
“Fenice, caro, Fenice”, lo corresse dolcemente il preside.
“Fenice, pappagallo, tacchino, che importa? Il fatto è che se LEI non mi avesse ricattato IO non lo avrei mai fatto!!! Questo non è il potere dell’Amore, ma il potere dell’estorsione!”.
“Ricatto? Che parolona! Andiamo Severus, io ti ho dato esattamente quello che tu mi hai chiesto: protezione per la tua cara amica Lily”.
“Ma l’ha fatta sposare con Potter!!! Secondo lei era questo che io volevo?”.
“Va beh, un piccolissimo errorino, ma la colpa è tua. Non mi avevi mica detto che lei era la tua ex. Comunque essendo la mogliettina di James direi che è ottimamente protetta. Lui è un Auror, i suoi genitori e il suo migliore amico pure. Senza contare l'asso nella mainca: Remus.Che qualcuno provi ad avvicinarsi a casa Potter nelle notti di luna piena!”.
“Che gioia! Adesso sì che sono tranquillo. Grazie!” Sibilò il ragazzo, appoggiandosi alla scrivania del docente e facendosi ancora più cupo.
“Sapere che Lupin si trasformerà nella cantina dei Potter, mi fa sentire molto più sicuro per l’incolumità di Lily” e con una giravolta che gli fece gonfiare il mantello ricominciò a camminare.
“Severus, su, basta preoccuparti di cose che non ti riguardano direttamente. Adesso torniamo all’argomento della nostra convocazione. Allora, come ti dicevo, l’unica persona che può aiutarci a sconfiggere l’Oscuro Signore è quella ragazzina,e tu devi ASSOLUTAMENTE andarla a prendere. La profezia non mente mai e tu l’hai udita”
“Certo che l’ho udita, ma parlava di un figlio che nascerà nel mese di luglio da chi era sfuggito a Voldemort tre volte. Che cavolo c'entra questa roba con il suo piano?”
“C'entra, c'entra. Se tu avessi ascoltato bene, tutta la profezia sapresti che la ragazza in questione è il fulcro della predizione.”
“Ma come cavolo può una mocciosa babbana sconfiggere Lord Voldemort, quando nemmeno un esercito di agguerriti Auror ci sono riusciti?”
“Abbi fede nell’Amore”, e così dicendo il preside posò una mano sulla spalla del ragazzo, che si era accostato di nuovo alla scrivania con sguardo omicida.
“Adesso, Alastor, ti spiegherà come fare a trovare la piccola babbana. Buona Fortuna mio valoroso guerriero” e con queste parole Silente terminò la conversazione.


Angolino delle chiacchiere tra amiche

Questa storia ha partecipato al contest : 'Mary Sue & Gary Stu Contest', indetto da redseapearl La prima stesura era molto diversa, ma poi, approfittando dei consigli che mi ha dato nel giudizio finale, che ha espresso nonostante il contest non avesse avuto la quota d'iscrizioni minima per partire (veramente correttissima redseapearl), ho deciso di riscriverla. Questo è il risultato e spero sarà di vostro gradimento.


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Capitolo 2
*** L'arma segreta ***


L'arma segreta


"Il doppio zero della sua sigla l'autorizza ad uccidere, non ad essere ucciso"
(Agente 007 Licenza di uccidere)



Severus si materializzò seguendo le coordinate che Alastor Moody gli aveva fatto imparare a memoria e si trovò in una piccola strada di campagna.
Lunghi filari di siepe costeggiavano il nastro d’asfalto, mentre oltre si estendevano i campi.
Un cartello stradale indicava il nome del paese più vicino a soli dieci chilometri da lì.
“Oh Cavolo”, mormorò afflitto, “non è possibile che quel paranoico di Malocchio mi abbia fatto smaterializzare così lontano dal centro abitato”, ma la risposta la conosceva già: Vigilanza Costante!
Sacramentando a bassa voce s’avviò per la strada.
Un sole di maggio, che pareva già estivo, batteva implacabile sul nastro d’asfalto arroventandolo e tutta questa calura si riversava sul povero mago che, interamente vestito di nero, colore che amplifica il caldo per eccellenza, arrancava sudando per quella stradina tutta in salita.
Un’oretta dopo, quasi disidratato, faceva il suo ingresso in paese.
Adesso doveva solo cercare la scuola, prelevare la ragazza e poi andarsene.
Con sguardo ferino si guardò intorno, ma la piazzetta pareva vuota, poi adocchiò la preda: due vecchietti che, incuranti del solleone, stavano giocando a carte seduti al tavolino di un bar.
“Scopa!” Gridò quello con gli occhiali a fondo di bottiglia, posando sul tavolo un fante di bastoni.
“Amilcare, quello non è l’asso! Guardalo bene, è il fante”, ringhiò l’altro, dando una feroce manata sulla carta incriminata.
“Casimiro, tu mi offendi. Figurati se non distinguo il fante dall’asso di bastoni”, replicò l’amico, agitando il bastone.
“Certo che non lo distingui, sei cieco”.
“Non è vero, noi Cavalieri di Vittorio Veneto siamo famosi per la vista acuta”.
In quel mentre un sibilo acuto, tipo jet al decollo, partì dall’apparecchio acustico di Casimiro segnalando un guasto.
Il vecchio, che era sordo come una campana, manco se ne accorse e, mentre i bicchieri del loro bianchino s’incrinavano e il cane del barista cominciava ad ululare, lui continuò a litigare con l’amico .
Se Severus fosse stato del luogo non si sarebbe mai avvicinato alla terribile coppia, ma lui era uno straniero e non poteva sapere.
“Per cortesia mi sapreste indicare il liceo Parini?” chiese urbanamente ai due, cercando di esprimersi in un italiano corretto.
“COSA?” tuonò Casimiro, dando un gran colpo all’orecchio per riattivare l’apparecchio.
“Il liceo Parini”, si sgolò Piton, mentre il solito sibilo riempiva l’aria.
“No, non m’interessano i cavallucci marini”, sbraitò l’anziano indignato.
“Cavallucci marini?” Chiese Amilcare strizzando gli occhi per mettere a fuoco Severus, “cosa vuole che ce ne facciamo di quella roba lì. Insomma voi negri dovreste smetterla di venire a vendere cianfrusaglie alla gente per bene”.
Severus strabuzzò gli occhi. Negro a lui non lo aveva mai detto nessuno.
Cercando di ritrovare la calma esalò un lungo respiro, poi riprovò a porre la domanda
“Io non sono un venditore ambulante. Voglio solo un’informazione. Dov’è il liceo Parini?”
“Niente le do”, tuonò ancora Casimiro.
“Secondo lei, con i due soldi che predo di pensione, posso farle l’elemosina. Uno giovane come lei a lavorare deve andare! ”
“Giusto! Lavorare, chinare la gobba”, intervenne Amilcare e il suo bastone sottolineò il concetto, calando sulla schiena del povero Piton, mentre l’altro vecchio strepitava che per trovare un lavoro avrebbe dovuto tagliarsi i capelli e smetterla di vestire come uno di quei teppisti di strada che si drogano e fornicano.
Severus prese fiato.
Teppista a un professore di Hogwart? Sacrilegio! E in quanto a fornicare… bei tempi quelli in cui si batteva ancora un chiodo!
Al limite della sopportazione sentiva i nervi del collo tesi come corde d’acciaio e la bacchetta gli fremeva nella tasca, ma i due vegliardi parevano non accorgersi del pericolo.
“Fuffy, mordi questo disgraziato ”, ordinò Casimiro al botolo spelacchiato che si stava tranquillamente spulciando a due passi da loro.
Il cane guardò Severus con occhi vacui e continuò a grattarsi.
“Muoviti, su. Sei un cane da guardia. Fa il tuo dovere!”
Con un’energica bastonata, Amilcare pungolò l’animale che, piano piano s’avvicinò al mago.
Dopo pochi secondi alzava la zampetta ed innaffiava la preda.
Severus divenne ancora più smorto del solito poi, sguainata la bacchetta la puntò sui due vecchi.
“Fulgur Tempestatis”, sibilò con rabbia, mentre una nube nera s’addensava sopra il bar e un fulmine incendiava il tavolino dei vegliardi.
Le urla dei due si fecero stridule e gli ululati di Fufy strazianti.
Il barista, richiamato da tutto quel trambusto, accorse e si trovò davanti due maiali rosei ,uno con gli occhiali e l’altro con uno strano apparecchietto che sibilava,che grufolavano inferociti.
Severus, ora in pace con sé stesso, s’era intanto incamminato verso il centro e si stava guardando intorno per riuscire ad individuare la scuola, maledicendo tra sé e sé Moody e le sue paranoie.
Aveva appena superato il municipio, quando il suo sguardo cadde su un grande edificio circondato da un parcheggio all’interno del quale stavano parcheggiati un sacco di motorini.
“Motorini uguale a Ragazzi adolescenti. Ecco trovata la scuola”, pensò consolandosi e svelto entrò nel palazzo, dirigendosi verso la segreteria.
Il piano era semplice: confondere l’impiegata e spacciarsi per il padre dell’alunna Gaia Malatesta.
“Ehi…PSSSS…dico a te! Ohhhh Batman…”
Piton si girò incredulo verso quel richiamo e si ritrovò davanti due occhi verdissimi coperti da una frangetta scura.
“Alla buon ora, mi sono dovuta sgolare. Ma che, sei sordo?”.
Una ragazzina di non più di sedici anni stava seduta su una delle sedie poste di fronte agli uffici del polo scolastico.
“Chi sei e cosa vuoi?” Chiese gelido Severus, con la sua collaudata grinta serpeverde, squadrandola con disgusto.
“Punto primo non tirartela tanto che non sei poi tutto sto granché. Punto secondo ho bisogno d’aiuto, subito, e tu devi darmelo”
Severus sgranò gli occhi a tanta sfrontatezza.
Come si permetteva quella mocciosa di trattarlo in quell’abominevole maniera?
“Col cavolo!” Scandì lentamente fulminandola con gli occhi.
“Ok, allora faccio da sola…Aiutoooo un molestatore è entrato nella scuola!!!” La ragazza gridava con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre al mago si rizzavano i capelli in testa.
Con balzo da felide le tappò la bocca.”
“Io ti ammazzo”, gli sibilò all’oracchio, ma lei, per nulla intimorita dalla sua espressione truce, gli piazzò un pizzico nel sedere.
“Dai, vampirello, invece di fare le facce, vai da quella ‘cecata’ della segretaria e spacciati per mio padre, devo assolutamente uscire di qui al più presto!”
“Non ho ben capito. Io devo spacciarmi per cosa? Ho vent’anni, nel caso tu non lo abbia notato”, sibilò Severus, scostandosi con uno scatto da lei.
“Che importa? Madame Blanchette è semicieca e non vuole portare gli occhiali perché dice che perde fascino.”
Piton gettò un’occhiata alla signora che s’intravedeva dalla finestrella dell’ufficio, la quale, tenendo il naso quasi appiccicato al monitor del computer, stava scrivendo, ignara di ciò che succedeva a due metri da lei.
“Per favore…davvero sono nei guai”, lo pregò la ragazzina.
“Perché mai ti dovrei aiutare? Visto che io non sono quel granché cercati uno più figo e convincilo a farti da padre”, sogghignò il ragazzo, pronto ad andarsene.
“Signorina Lunardi, con chi diavolo sta parlando?”
La donna all’improvviso si girò verso la ragazza, continuando a battere sulla tastiera.
“E’ arrivato mio padre madame. Posso andare a casa ora?”
“Signor Lunardi, questa volta Alice si è presa ben due settimane di sospensione! Se non prenderà provvedimenti credo che saremo costretti ad espellerla da questa scuola!”
“Ma,cosa ha fatto?” Chiese incredulo Piton guardando sgomento quel visetto angelico che lo guardava supplice.
“Ha cercato di dar fuoco alla sala insegnanti. L’abbiamo scoperta per miracolo, grazie alla segnalazione di una sua compagna di classe.”
“Infamia e calunnia! Io cercavo solo di bruciare il mobile che conteneva i compiti in classe di matematica”, sibilò a voce bassissima Alice.
“Il problema è sorto quando mi sono accorta che quella sporca rubafidanzati della Gaia Malatesta c’era nascosta dietro con Terminator, brutto fedifrago, ma aspetta solo che l’acchiappi…”
“Madame, le garantisco che questa teppista non le creerà più problemi”, intervenne Piton secco, dopo aver riconsegnato i moduli che la donna gli aveva dato da firmare e aver preso per un braccio la ragazza.
Appena fuori dall’edificio Alice si divincolò.
“Grazie tante, ma adesso non c’è più bisogno che mi tieni. Arrivederci e tante belle cose!”
“E no, carina, tu ora vieni con me”, ringhiò il mago.
“Non ci penso neanche! Che sei un maniaco?”
“Ma per favore! Qual’ è la Malatesta tra tutte queste mocciose che stanno uscendo da scuola?”
“Tu cerchi Gaia la rovinafamiglie?”
Chiese inorridita Alice, guardandolo con disgusto.
“Sì e poiché non la conosco tu mi aiuterai a trovarla.”
“Perché la cerchi se hai la fortuna di non conoscerla? La vuoi forse rapire?”
Gli occhi di Alice ebbero un brillio inquietante, ma Piton spense i suoi sogni col solito malgarbo.
“Non t’impicciare e spicciati ad indicarmela se non vuoi tornare in presidenza.”
“Mpfff”, sbuffò Alice indicando con la testa una bellissima studentessa al centro del cortiletto, circondata da un codazzo di ragazzi adoranti.
La dea, bionda come una veela, sorrideva a destra e a manca, mentre con andatura da modella, attraversava il piccolo spiazzo asfaltato al braccio di un energumeno nero vestito.
“Vedo che l’hai notata”
La voce sarcastica di Alice risvegliò Piton dalla trance indotta alla visione di tanta perfezione.
“Q-quella è…”
“In tutto il suo splendore! Ok, ora che l’hai vista ti saluto. Rapiscila pure, ma non ti venga in mente di toccare il ragazzo. A lui penserò io! Ah, mi raccomando, vedi di tenertela anche dopo che il suo ricco paparino avrà pagato il riscatto, che meno la vedo e meglio sto”, disse caustica, dirigendosi verso il cancello.
Piton si avvicinò a Gaia.
“La signorina Malatesta?”
“Oui, cest moi”
“Venga con me”, affermò con un tono che non ammetteva repliche, mentre senza tante cerimonie l’afferrava per un braccio.
“Ohhhh Cielo, mi vogliono rapire. Terminator aiutoooo”, boccheggiò la divina, mentre portava una mano al cuore, con fare melodrammatico.
In due secondi e ventisette centesimi la montagna umana che rispondeva al nome di Terminator, afferrò per il collo il povero mago, mentre tutti i ragazzi che attorniavano la bionda si scagliavano su di lui, pronti anche alla morte, pur di difendere la loro eroina.
Piton, in evidenti difficoltà, stava pensando a come uscire dall’incresciosa situazione quando una gragnaiuola di sassi cominciò a piovere sugli assalitori.
Uno di questi colpì Terminator sulla fronte e il ragazzo, barcollando, lasciò la presa sul giovane professore che, veloce, estrasse la bacchetta dalla tasca del mantello e lanciò un incantesimo pietrificante su tutti.
Con calma poi, obliò le menti dei ragazzi una per una, in modo che non ricordassero nulla e poi si preparò alla smaterializzazione.
Era a metà giravolta, quando si accorse di due occhi verdissimi e sgranati che lo fissavano.
Alice, che con ancora i sassi in mano si godeva la scena del rapimento di Gaia, era rimasta fuori dall’incantesimo e lo stava osservando all’opera.
Per non lasciare testimoni Severus l’afferrò per la maglia e insieme si smaterializzarono ai confini di Hogwarts.
Più tardi, nello studio di Silente, una bionda inferocita , ormai ritornata in sé, stava riempiendo d’insulti Severus.
“Sei uno screanzato! Liberami subito! Guarda che roba, mi hai fatto smagliare una calza e rompere un’unghia. Quando lo verrà a sapere Terminator di te troveranno solo un ciuffetto di capelli unticci.”
“Terminator?” Si stupì Piton.
“Sì, il mio ragazzo!”
“Ma non era il ragazzo di Alice?”
“Per favore”, s’inalberò la giovane, sporgendo il petto ed evidenziando la sua settima di reggiseno.
“ Ti pare che uno così possa perdere tempo con quella patata lessa? Io sono la sua fidanzata e tu ti pentirai d’essere nato, non appena riuscirà a metterti le mani addosso”, sibilò, cercando di affibbiargli un calcio negli stinchi con le sue costosissime scarpine di Prada.
Alice a quelle parole s’era alzata dalla sedia ed ora cercava di incendiare Gaia con il suo Zippo.
“Tu ti pentirai d’essere nata, brutta gallina, e comunque Termi non è il tuo ragazzo. Lui appartiene a me e basta!”
“Ma se sono anni che lo corteggi e manco ti guarda!”
La voce della Malatesta grondava commiserazione, mentre cercava di tenere a distanza la piromane usando la sedia buona di Silente.
“Lo vedremo chi la vincerà!”
Alice con un affondo ben calibrato riuscì ad appiccare il fuoco alle trine della seggiola che s'incendiò in un lampo, tra gli strilli di Gaia.
Severus, imperturbabile sollevò con gesto pigro il polso e due secondi dopo sia Gaia che Alice erano pietrificate e la sedia rimessa a nuovo.


Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni

Per Meissa_S : Ciao Vale. Che bello ritrovarti! Lo svolazzante Piton avrà le sue belle grane in questa fic, e credo che il suo mantello si gonfierà ancora moooolto. Gaia mi pare la personcina giusta per irritarlo e, forse, alla fine, lascierà perdere Lily e tutto l'Ordine del Pappagallo, pardon Fenice, per ritirarsi in eremitaggio su qualche montagna. Anche Silente ci stupirà con il suo Arterio, volevo dire Acume, e la sua abilità nelle manovre pazze. Remino bello farà come sempre il fidanzatino di Sirius, ma passerà i suoi guai anche lui per mano della svampita babbana...leggere per credere!

Per Sklupin : Ciao Sara. Sono felice che l'inizio della storia ti abbia incuriosito e spero che col nuovo capitolo non rimarrai delusa. Il giovane Piton avrà ancora molto di cui pentirsi e quando conoscerai la babbana in questione capirai perchè. Ti basti sapere che per rappresentare Gaia Malatesta ho usato l'immagine della famosa Cipriani, che alla domenica sera allieta le famiglie con le sue strabilianti performance alla Pupa e il secchione... Se guardi il programma capirai i tormenti del povero pozionista!

Per Alohomora : Ciao Giulia! Eccomi qua con un nuovo delirio. In questi giorni piovosi ho bisogno di qualche storia scema che mi tiri su di morale e allora ho riesumato una vecchia fic che aveva scritto per un concorso. L'ho un po' aggiustata et voilà... Spero che anche questo cap. ti piaccia e che continueri a seguire le imprese dell'agente 00Piton in missione speciale.

Per Adhara : Ciao Adara, ben arrivata tra le amiche pazze che recensiscono le mie pazze storielle. Mi fa piacere che Piton ti abbia colpito e spero vivamente che anche la dooolce Gaia ti piacerà e che ti piaceranno anche le situazioni incresciose che con il suo scarso cervello saprà creare. Che Silente abbia preso un abbaglio questa volta?

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Capitolo 3
*** Ma... fare harakiri è così doloroso? ***


Ma... fare harakiri è così doloroso?


"Veramente io sono un agente segreto britannico"
"E io sono l'Uomo Ragno! e la dichiaro in arresto" .
(Agente 007 Bersaglio mobile)



La Malatesta uscì dallo studio del preside, ciarlando senza sosta e sventolando a destra e a manca il suo famosissimo decoltè che tutti gli uomini rimiravano come fosse il Colosseo.
“Per fortuna che c’è lei, una persona rispettabile e colta. Adesso che mi ha spiegato tutto sono più tranquilla”, miagolò scoccando un sorrisone a trentadue denti verso Silente, “ma mi dica, perché il suo cameriere non mi ha avvisato che sono stata invitata qui per salvare il Mondo da quel tiranno? Sarei venuta un po’ più attrezzata. Pensi che non ho neppure un vestito o le strisce depilatorie per la mia ceretta”.
A quelle accorate parole, accompagnate da un luccichio lacrimoso degli intesi occhi azzurri, il preside non potè rimanere indifferente.
“Cara ragazza, oggi nel pomeriggio la farò accompagnare nella Londra Babbana dove lei e la sua compagna potrete fare acquisti”, la rassicurò con fare paterno.
“Ottimo! Papà mi ha giusto ricaricato la mia Carta Oro American Express versando un po’ di spiccioli sul mio conto personale. Comunque, tornando al comportamento incivile del suo uomo di fatica, le devo proprio dire che urge prendere provvedimenti. E’ vero che la servitù non è più quella di una volta, lo dice sempre anche papino, però dovrebbe essere un po’ più severo con lui. Guardi, glielo dico per esperienza, un mese a paga ridotta e una bella minaccia di licenziamento fanno mettere giudizio anche al servo più allocco”,concluse lanciando un’occhiataccia a Piton.
“Grazie signorina Malatesta, seguirò i suoi consigli”, assentì conciliante Silente, accompagnando la ragazza verso l’uscita e guardando divertito il viso di Piton diventare cremisi e i suoi nervi del collo tendersi allo spasimo.
“Adesso, però, affido lei e la sua amica alle cure del caro professor Remus, che vi accompagnerà nei vostri alloggi e vi terrà compagnia a pranzo”, continuò dando una leggera pacca sulla spalla ad un inebetito Lupin impalato a rimirare la fanciulla, poi con un cenno chiamò Severus nel suo studio.
“Ottimo lavoro”, si congratulò, non appena chiusa la porta.
“Hai svolto alla perfezione la prima parte del piano. Adesso dovremo pensare alla seconda”.
“In che senso?”
La voce di Piton era carica di sospetto, ma lui finse di non accorgersene.
“Per l’assenza di Gaia da casa non dobbiamo preoccuparci; mentre tu eri a scuola Malocchio ha stregato i camerieri di casa Malatesta e adesso credono che la ragazza sia in viaggio col padre, che è fuori Italia per questioni di lavoro. Se tutto procederà per il meglio dovremmo terminare la missione prima del suo rientro, perciò non c’è tempo da perdere”.
“Veramente io pensavo che il mio compito terminasse qui”, ringhiò Piton, guardando malissimo il preside.
“Suvvia Severus, Gaia ha bisogno di qualcuno che l’aiuti ad ambientarsi qui da noi e chi meglio di un giovane professore come te può fare questo?”
Silente con aria mite guardava negli occhi un recalcitrante Severus che, a braccia incrociate, ricambiava il suo sguardo con sfida.
“Non ci penso neanche! Non può chiedermi questo! Io sono un Mangiamorte, ho una mia dignità e molti impegni importanti da portare a termine per conto dell’Oscuro. Si trovi un altro come baby sitter di quelle due galline starnazzanti.”
“Severus come puoi giudicarle che neanche le conosci? Magari, per alleviarti le fatiche, giusto perché so quanto sei impegnato, chiederò a Lupin di aiutarti in questo compito.”
A quelle parole Severus impallidì.
“Quella brutta bestiaccia? Alla larga da me!”
Gridò facendo un balzo indietro inorridito.
“Severus! Quante volte ti devo dire che è molto male misurare la gente usando il metro dei pregiudizi. Remus è un ottimo ragazzo: intelligente, leale e anche di buon carattere”, continuò pacato, mentre Severus si ergeva in tutto la sua sdegnata figura.
“A parte che è un licantropo, quindi una bestia, ha pure cercato di sbranarmi al terzo anno di scuola!”
“Lo sai che è stato un increscioso incidente”.
“Non m’interessa. Io non lo voglio vicino! Oltre che una belva assetata di sangue è pure gay!”
“E allora? Hai forse paura che attenti alla tua virtù?”
“Certo che no, che solo ci provi”, ringhiò Severus sguainando la bacchetta e guardandosi alle spalle con aria combattiva.
“Comunque non capisco perché devo starci anch’io con le babbane se c’è già lui? Non le basta avermi appioppato il compito di fare la spia e rischiare la vita tutti i santi giorni?
“Andiamo, caro, sai anche tu che Remus non ha il tuo polso fermo. Con Gaia c’è bisogno di una persona decisa, forte, insomma tu. Sono certo che Lily te ne sarà molto grata, quando finalmente sarà fuori pericolo.”
Il nome della Evans bastò ad ammansire il giovane insegnante che di colpo si zittì.
“Bravo Severus, sapevo che avresti capito. Oggi tu e Remus accompagnerete Gaia e Alice a fare shopping, poi procederemo secondo il mio piano”.
La prima persona che Severus vide, uscendo dall’ufficio del preside, fu Alice seduta in corridoio.
“Alla buon ora! Ce ne hai messo di tempo a parlare col vecchio babbione! Allora? Avete chiesto il riscatto? Suo padre paga? Guarda, te lo dico per il tuo bene, il mio non scucirà un centesimo, quindi evita di spedire lettere perché caschi male. Lui e mia madre sono separati e fanno a gara per scaricarmi uno a casa dell’altro. Praticamente vivo con la valigia in mano”, e così dicendo indicò l’enorme zaino sdrucito, su cui stava seduta.
“Cosa diavolo ci fai tu qui? Dovresti essere in camera a mangiare.”
“C’ero fino a poco fa, ma poi il professor Lupin mi ha gentilmente chiesto di venire ad aspettarti qui”.
“Come mai?”
“Non saprei, forse lo fa per cordialità nei tuoi confronti, mi sembra una persona così carina e dolce.”
A quelle parole Severus ebbe un brivido involontario.
Nonostante la buona creanza che il collega ostentava in ogni occasione, non riusciva a scordare quale bestiaccia in realtà si nascondesse in lui.
“Va bene, andiamo”, disse secco, avvolgendosi più stretto nel mantello e avviandosi lungo il corridoio con Alice al fianco.
Poco dopo, entrando nella suite delle ragazze, molte cose si chiarirono.
Un Lupin, molto scarmigliato, venne loro incontro dalla sala da pranzo, mentre Gaia se ne stava stesa sul divano, legata ed imbavagliata.
“Sono pazze”, gridò sconvolto, sfoderando la bacchetta contro Alice che si nascose prontamente dietro a Severus.
Mentre pranzavamo hanno avuto un litigio e hanno cominciato a tirarsi piatti e stoviglie addosso. Ho il risotto con i broccoli fin nelle mutande e non ti dico in che stato hanno ridotto il soggiorno. Sono riuscito a immobilizzare Gaia, ma quella disgraziata che hai dietro il mantello è riuscita a sfuggire alla mia bacchetta vendicatrice.”
Severus guardò Alice con fiero cipiglio, poi con aria canzonatoria, squadrò Lupin.
“Un professore capace dovrebbe sapere come si tiene in riga una scolaresca”, sogghignò, “ma evidentemente tu non ne sei in grado”.
“Giustissimo, perciò adesso do le dimissioni e le due maniache le passo a te che sei così capace”.
Severus sbiancò, ma Remus, senza degnarlo di un ulteriore sguardo, se n’era già andato, lasciandolo solo con le due pestifere.
Quel pomeriggio fu annoverato tra peggiori ricordi di Piton: tre ore di shopping selvaggio accanto ad una starnazzante Gaia, che ad ogni negozio si fermava, ed un immusonita Alice che continuava a brontolare di consumismo sfrenato e ridistribuzione delle ricchzze del pianeta.
Dopo innumerevoli prove di abitini, jeans, magliette e quant’altro le ragazze fecero rientro ad Hogwarts con decine di borse che naturalmente era lui a dover trascinare.
Alice non aveva comprato molto in verità, le sue scarse finanze non gli permettevano certo di scialare, ma Gaia s’era lanciata.
Dopo una cena consumata in sala Grande, Alice e Piton alla tavolata di Serpeverde, Gaia e Lupin in quella di Grifondoro, si rifugiarono tutti in biblioteca.
Remus pensava che quello fosse il posto più adatto perché le due ragazze potessero avvicinarsi al mondo magico.
Tra centinaia di libri ne scelse alcuni semplici, che parlavano della storia dei maghi e delle differenze tra il loro mondo e quello non magico e cominciò la lezione.
Alice lo ascoltava interessata e prendeva appunti, mentre Gaia, visibilmente annoiata, si limava le curatissime unghie guardando fuori dalla finestra.
“Signorina Malatesta, capisco che il panorama notturno sia più interessante della lezione di Lupin, ma se poi incontrasse un Mangiamorte sarebbe più salutare se sapesse riconoscerlo”, disse con sarcasmo Piton, mentre la ragazza lo fulminava con lo sguardo.
“Anche se non prendo appunti non sono sorda. Ho due orecchie ed un cervello funzionanti perciò ho capito tutto”, rispose inviperita posando la limetta sul tavolo con uno scatto.
“Benissimo, m’inchino a cotanta intelligenza però, per sicurezza, preferirei farle qualche semplice domandina. Mi parli della caratteristica principale dei maghi e delle streghe?”
“Essere brutti e cattivi”, rispose sicura Gaia,ricominciando a limarsi le unghie.
Piton trasecolò.
“Ma che cosa stai dicendo?”
“La verità. Nelle favole ci sono un sacco di esempi sulla vostra mostruosità e malvagità e, senza offesa, lei rientra perfettamente in quelle categorie, quindi è chiaro che lei è un mago”.
Gaia sorrise complimentandosi tra sé e sé per il filo logico del suo ineccepibile ragionamento, mentre Lupin e Severus si scambiavano uno sguardo esasperato.
“Ma scusa, cara, stasera tu stessa hai più volte accennato a quanto fosse carino il ragazzo che avevamo seduto accanto ”, sospirò Remus, “eppure lui è un mago”.
“Sarà un Fato, come lei”, acconsentì la ragazza con una leggera scrollata di spalle, poi vedendo la confusione sul volto dei presenti specificò: “Un Fato, cioè il maschio delle Fate. Loro sono belle e buone, come tutti sanno”.
A quel punto Severus, per non compromettersi s’alzò dalla sedia e si posizionò lontano dalla creatura che avrebbe tanto voluto strangolare.
“I maghi e le streghe si differenziano dagli umani perché sono in grado di compiere magie”, rispose Alice interpellata da Remus, guardando con derisione la compagna di studi.
“Brava, cara”, disse sorridendo il giovane professore, mentre Gaia metteva il broncio. Alice rispose anche ad altre domande e il licantropo si congratulò con lei sotto gli occhi feroci di Gaia.
“Ottimo mia cara, vuoi provare adesso a spiegarmi cosa sono i Mangiamorte?”
A quella domanda Gaia alzò prontamente la mano.
“Lo so io. I Mangiamorte, come specifica il nome Mangia- Morte, sono i cuochi di Lord Voldemort, che è il vostro re che io devo detronizzare”, disse compunta, sfoderando il decoltè e guardando Lupin con occhi luccicanti.
Il povero professore quasi stramazzò a terra, mentre Piton, forse per la prima volta in tutta la sua vita, si sganasciava dalle risate.
“Cara, credo che tu non abbia propriamente afferrato il concetto di Mangiamorte”, alitò Remus, bianco come un lenzuolo.
“Forse è meglio che ti ripeta la lezione”.
“Già”, rincarò Severus che ormai non rideva più, “soprattutto la parte che riguarda la segretezza della nostra missione!”
Gaia alzò gli occhi al cielo con aria annoiata, ma non rispose nulla.
Lupin riprese a spiegare ma, dopo poco, fu interrotto da uno strano rumore.
Un piccolo portachiavi colorato che la ragazza teneva appeso alla cintura si era animato ed emetteva un sibilo acuto, lampeggiando a intermittenza.
Gaia lo guardò curiosa e poi spostò lo sguardo sullo studente che era appena passato accanto al loro tavolo, ricambiando il sorriso smagliante che lui le aveva rivolto.
“Mostrami quell’oggetto”, disse serio Lupin tendendo la mano, mentre anche Severus si avvicinava al lei.
Gaia obbedì e i due si ritrovarono a rimirare uno strano congegno magico.
“Uno spioscopio? Ma com’è possibile che ne sia in possesso? Lei è una babbana.”
“Me lo ha regalato un ragazzo carinissimo che ho conosciuto lo scorso anno al mare. Kingsley, mi pare si chiamasse e devo dire che era proprio un gran fusto. Alto, abbronzato, con due spalle… Ballava divinamente e baciava ancora meglio”, cinguettò, sbattendo le ciglia sugli occhioni da bambola.
“Shacklebolt?”
Remus era sempre più allibito.
“Sì, ma allora lo conoscete? Com’è piccolo il mondo”, rise civettuola.
“Diceva che era un congegno di protezione e che ci avrebbe salvato da qualunque situazione pericolosa, ma a parte sfuggire agli occhi di mio padre non vedo proprio quale pericolo avremmo potuto correre, mentre pomiciavamo in spiaggia. Però, secondo me, non funziona molto bene. Quando lui mi ha rapito non ha suonato affatto”, affermò, puntando l’indice verso Piton.
“Funziona eccome”, s’intromise quest’ultimo accigliato.
“Il ragazzo che è appena passato è Rabastan Lestrange ed è un Mangiamorte”, sussurrò a denti stretti.
“Ottimo”, decretò Gaia felice, “ allora, anche se non ho preso appunti, sono al sicuro. Non abbiamo più bisogno di studiare no? Voi due siete maghi, quindi i Mangiamorte li sapete individuare e lei è una poveretta che non interessa di certo al vostro tiranno”, concluse sventolando una mano in direzione di Alice, come per scacciare una mosca.
“Credo di essere un po’ stanca adesso e vorrei ritirarmi nei miei appartamenti per fare un bagno caldo”, sospirò avviandosi ancheggiando all’uscita.
“Buona serata a tutti e ci si vede domani”.
Piton la fulminò con lo sguardo poi, livido di rabbia, sbatté le mani sul tavolo.
“Adesso mi sono proprio scocciato. Se Shacklebolt era con lei vuole dire che Silente la sta tenendo d’occhio da un po’ e allora, dal momento che era suo l’ingrato compito, io do le dimissioni! Non voglio avere più a che fare né con queste due babbane né con gli sconclusionatissimi piani di quel vecchi pazzo.”
Con una giravolta degna di uno dei ballerini della De Filippi voltò le spalle al collega e, a grandi falcate, uscì dalla biblioteca, lasciando soli Alice e Remus.
Al povero professore non restò che seguire Gaia nei suoi appartamenti, trascinandosi dietro una recalcitrante allieva che prometteva vendetta e spargimenti di sangue se l'avesse costretta ad una convivenza forzata con la sua acerrima nemica.
Molto preoccupato da quelle premesse, pensò non fosse una buona idea lasciare quelle due pazze da sole sotto lo stesso tetto, perciò s’affrettò a scrivere una pergamena a Sirius, suo novello sposo, per avvertirlo che avrebbe dormito al castello, poi chiese ad un elfo domestico di spedirla con urgenza via gufo.
Le sue premonizioni si rivelarono tristemente esatte, infatti Gaia e Alice riuscirono a convivere nella stessa stanza per poco più di un’ora e mezzo, giusto il tempo che impiegò la Malatesta a fare la sua toilette serale chiusa nella stanza da bagno.
Quando la ragazza, in un indecente camiciola di pizzo lilla che ben poco lasciava all’immaginazione, si accomodò su una poltrona del soggiorno, per seguire con gli altri il film d’amore trasmesso da Rete Mago, scoppiò la rissa.
I due protagonisti stavano baciandosi appassionatamente e lei, con un languido sospiro,mormorò :
“ sapeste quanto mi manca il mio Terminatoruccio”.
In un momento Alice le fu al collo con intenti più che evidenti.
Lupin cercò d’intervenire, ma Alice afferrò la sua bacchetta e gliela strappò di mano. Non avendo magia non poteva usarla, ma aveva capito che senza quel bastoncino Remus non avrebbe potuto fermarla.
Mentre il mago la rincorreva per la stanza lei, col suo accendino, tentava di incendiare le varie cose che la sua nemica aveva lasciato in giro qua e là.
Gaia, vedendo i suoi nuovi abitini in pericolo, cominciò a dare di matto e, armata di una sedia, si mise ad inseguire i due schiamazzando come un’oca e lanciando all’indirizzo di Alice oggetti vari.
La stanza era nel caos più completo e già qualche piccolo focolare cominciava a scoppiettare allegro, Remus, rincorrendo Alice, si stava domandando se fare Harakiri fosse poi così doloroso al confronto di quello che Silente pretendeva da lui, quando Severus, richiamato da tutto quel trambusto, comparve sulla soglia.
Vedendo ciò che stava accadendo s’accigliò e, con un leggero sventolio della bacchetta, immobilizzò le ragazze.
“Remus, che cavolo sta succedendo?” domandò molto contrariato, cercando di riparare i danni più evidenti a suon d’incantesimi.
“Indovina”, rispose scocciato il licantropo, sudato e scarmigliato come non mai, guardandolo con odio.
“Mi hai abbandonato con queste due squilibrate e questo è il risultato. Adesso aiutami a rimettere in ordine sto casino e poi portati via quell’assatanata con gli occhi verdi”, ringhiò ed era così furioso che Severus s’astenne da qualsiasi commento, facendo esattamente quello che gli era stato ordinato.
Poco dopo Alice, ancora tutta anchilosata dall’incantesimo di pietrificazione, s’affrettava a rincorrere Severus per il corridoio.
“Hei, aspettami! Te l’ho mica chiesto io di rapirmi! Anzi te l’avevo anche detto che il mio vecchio non avrebbe sganciato un centesimo per riavermi indietro!”
“Ci credo”, ruggì il mago, “nessuno sano di mente pagherebbe perché tu gli venga restituita!”
Alice si sentì un po’ offesa da quelle parole, ma non disse nulla limitandosi a guardarlo male, mentre si fermava davanti ad una porta e pronunciava un incantesimo per aprirla.
Stava per entrare nella stanza, quando lui si girò a fissarla con sguardo di fuoco.
“Dove credi di andare?” le domandò con voce di ghiaccio.
“Beh, con te nei tuoi appartamenti”, rispose sbigottita la ragazza.
”Scordatelo”, fu la lapidaria risposta.
“Fila via immediatamente dalla mia vista e guai a te se ti azzardi a dire una sola parola” ringhiò rabbioso e Alice s’affrettò a fare un passo indietro.
“Dai, non fare così, su”, cercò di rabbonirlo.
“ Sei tu che hai voluto rapire la Malatesta, io ti avevo anche avvertito che era meglio non conoscerla. L’errore è stato tuo, quindi non puoi prendertela con me.”
“Non me ne frega niente! Adesso tu sparisci senza fare storie e io cercherò di dimenticarmi di tutto questo casino!”
“E dove vado a quest’ora di notte?”
Alice era molto preoccupata.
“Dove ti pare, ma lontano da me”.
“Ok, vorrà dire che dormirò sdraiata qui in corridoio, davanti alla tua porta, e a tutti quelli che mi chiederanno qualcosa dirò che TU, dopo avermi ADESCATO con l’inganno, mi hai ABBANDONATA al mio destino”.
Piton inorridì a quelle parole.
Sapeva quali lingue biforcute s’annidassero tra i professori di Hogwarts e lui non era certo uno che attirasse le simpatie dei colleghi.
Con malagrazia afferrò la ragazzina per un braccio e la trascinò nei suoi appartamenti.
“Stasera starai qui, ma guai a te se dici una parola, intesi?”
Alice annuì compunta e per il resto della serata rimase quieta a leggere alcuni dei libri della biblioteca personale del prof, limitandosi a sbocconcellare qualche crekers che aveva nello zaino.
Intanto, al Ministero della Magia, Sirius aveva ricevuto il gufo e si domandava quale impegno avesse potuto tenere Remus lontano da lui proprio quella sera.
Dovevano festeggiare il loro nono mesiversario di matrimonio e lui aveva prenotato una cena al ristorante più chic di Hogsmeade.
Il tarlo della gelosia cominciò a rodere il suo cuore e, poco dopo, era in viaggio per Hogwarts a bordo della sua moto magica.

Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni

Per Sklupin : Carissima Sara, lo sai che, anche se ci provo, io non sono una persona seria e prima o poi il mio vero essere salta sempre fuori… In questo nuovo capitolo non ci saranno vecchietti rimbambiti, se escludiamo Silente, ma arriverà il caro Licantropo che tutte noi amiamo ad aiutare il povero Piton. Gaia e Alice metteranno a dura prova il suo proverbiale self control e, come potrai notare dall’immagine che apre il capitolo, il dolce ragazzo ne resterà un pochino traumatizzato…E poi dicono che è la licantropia il suo più grande problema…

Per Alohomora : Cara Giulia, ma lo sai che la tua idea del pensatoio è FAVOLOSA? Hai solleticato il mio lato sadico e, anche se di cattiverie verso il povero Severino questa fic è già pienissima, chissà che non la metta in atto. Intanto goditi il nuovo capitolo, dove vedrai all’opera il caro Remus e preparati anche al prossimo arrivo del tuo amatissimo Sirius che avrà un cap quasi tutto suo. Grazie ancora del buon consiglio e della recensione.

Per Adhara : Capisco che Gaia, come arma segreta sembri un po’ una FETECCHIA, come dicono quelli di Striscia la Notizia, ma se l’ha scelta Silente qualcosa saprà pur fare, oltre alla ceretta e al french manicure. Vedremo… Intanto goditi questo capitolo che parlerà dell’arrivo ad Hogwarts delle babbane e fornirà altri indizi sulla missione segreta…Buon divertimento e attenta alla mascella!

Per Titimaci : Ben arrivata cara Titimaci. Felicissima di fare la tua conoscenza! Spero che anche questo capitolo ti divertirà come il precedente. Quella mente geniale di Silente qui ci darà dimostrazione della sua brillantezza, affiancando al povero Piton un altro professore . Naturalmente lo sceglierà tra i Malandrini, che com’è risaputo sono i suoi peggiori nemici, ma avrà l’acume di nominare Remus, quello che, a parte essere mezzo babbano, quindi di sangue non puro, povero è pure licantropo, per la gioia del nostro Serpeverde. Comunque le disgrazie di Lupin passeranno in secondo piano a confronto di quelle di Gaia…Leggere per credere!

Per Meissa : Lo so che l’immagine di Gaia Malatesta parla da sola e che tu, che ben mi conosci, hai tratto subito le giuste conclusioni. In effetti il povero Pipistrellone, questa volta s’è trovato in un bel casino, ma d’altra parte a seguire i piani di quel matto di Silente, i guai piovono a catinelle:
i vegliardi del bar e il loro botolo rognoso sono solo l’assaggio. Comunque Sevvie in questa fic non assumera prozzacone, ma sostanze (rigorosamente illecite) per rimanere calmo e sereno. Una brutta notizia…Bellatrix, per ora, non comparirà in questa storia. Però non è detto che, prima o poi,riscriva qualcosa su di lei. A presto!!!

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Capitolo 4
*** Cantami o diva del Pelide Achille l’ira funesta… ***


Cantami o diva del Pelide Achille l’ira funesta…


"Ma la pistola non serve!"
"Forse… dipende da cosa intendi per sesso sicuro." .
(Agente 007 Licenza di uccidere)



Sirius scese in picchiata nel parco di Hogvarts e poi parcheggiò la moto con una spettacolare derapata davanti all’orto di Hagrid.
Col cuore a mille si mise a correre verso il castello.
Sentiva che c’era qualcosa di molto losco: il suo Remino non aveva mai dimenticato un mesiversario!
Dopo aver suonato imperiosamente il campanello d’ingresso ed aver quasi travolto il povero Gazza, che era venuto ad aprirgli in pigiama, berretto da notte e archibugio (la prudenza non era mai troppa di quei tempi), salì veloce le scale che conducevano agli appartamenti degli insegnanti.
Arrivato davanti alla porta 203 bussò con forza, ma nessuno rispose.
Con mano tremante prese la bacchetta e sussurrò un incantesimo di apertura.
La stanza di Remus era vuota.
Un elfo domestico, che stava lavando il corridoio, lo informò che il professore s’era trasferito nella suite 112.
Il cuore di Sirius ebbe un sussulto.
Cosa ci faceva il suo Remino in un appartamento per famiglie?
Con passi rapidi percorse il corridoio fino alla stanza incriminata e, dopo aver respirato profondamente per calmarsi, puntò la bacchetta sulla serratura.
“Alohomora”, sussurrò.
La porta docilmente s’aprì e lo scenario che gli si presentò agli occhi lo lasciò senza respiro.
Una procace bionda, con un davanzale così esteso che ricordava i Giardini Pensili di Babilonia, stava piangendo tra le braccia di suo marito.
Il suo cuore perse un battito, mentre alle labbra gli salivano accorate parole:
“Tu quoque Remus?”
Il grido di Black fece sussultare Gaia e inorridire Lupin.
“A-amorino… Posso spiegare tutto”, pigolò, mentre Sirius avanzava con passi lenti e marziali, bacchetta sguainata alla mano.
“Violenza e sterminio!” ruggì spingendo il bastoncino alla sua giugulare.
“N-non è come tu credi…”
“Ah, no? Allora illuminami, ma sappi che hai esattamente trentasette secondi per raccontarmi tutto e vedi di essere credibile se ci tieni alla pelliccia!”
“Ma sei scemo!”
Lupin, ritrovato il suo spirito s'era eretto in tutto il suo metro e novanta ed ora fronteggiava il marito con sguardo battagliero.
“Secondo te, io e lei, cosa stavamo facendo?” gridò esasperato, ma quello fu un errore.
Sirius aveva le idee MOLTO chiare su cosa stessero facendo abbracciati sul divano e, dopo un urlo belluino, cominciò a sfasciare la stanza lanciando maledizioni complesse e multiple.
“Aiuto, i Mangiamorte sono al castello”, strillò Gaia terrorizzata, mentre Remus cercava di schivare gli Schiantesimi, saltellando qua e là.
“Traditore! Fedifrago! Come hai potuto infangare così il nostro amore?”
Gridava Sirius, con gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca.
“Fermo!”
La gelida voce di Piton interruppe come d’incanto la scena tragica.
Sirius, in pochi istanti, si ritrovò legato, mentre Gaia sveniva platealmente sul divano imbottito.
“Che cavolo stai facendo Black, ti ha dato di volta il cervello?”
La voce di Severus era ghiaccio puro.
“Credo che il mio Sirius sia vittima di un equivoco”, alitò Remus, che aveva ancora la tachicardia e le extrasistoli.
“Non c’è nessun equivoco, brutto traditore”, ringhiò il ragazzo cercando di divincolarsi dall’Incantesimo delle Pastoie che gli aveva appioppato Piton.
“Tu credi che lui… Hahahaha”
Vedere Severus che sghignazzava come un clown, lasciò Black talmente allibito da non riuscire più a continuare il lungo discorso che s’era preparato.
“Secondo te, quella stragnocca, guarda uno sfigato come il tuo mannaro?”
Rantolò il giovane pozionista, quando si fu un po’ripreso.
“Sirius, sei così fesso che mi meravigli ogni giorno di più!”
“Taci Mocciosus, cosa ne vuoi sapere tu, che non hai visto nulla?”
A quel punto una vocina dolce si fece udire.
“ Il professor Lupin non è uno sfigato, anzi direi che è piuttosto carino e Gaia è una maliarda ninfomane che si butta a pesce su qualsiasi uomo che incontri”, intervenne Alice, che non vedeva l’ora di trovare alleati contro la sua nemica numero uno.
“Argggggghhhh! Brutalità e Carneficina!”
L’ululato di Black riecheggiò sinistro nella stanza silenziosa, ed era qualcosa di così spaventoso che fece tremare i presenti, soprattutto Remus.
“Ma che ti stai inventando, disgraziata”, sibilò Severus, mentre Alice lo guardava con la sua aria più angelica.
“Nulla che non sia la pura verità. Guardi, signor Mangiamorte, se io fossi in lei sorveglierei suo marito con molta attenzione. Sapesse che storie girano su quella ragazzaccia di facili costumi!”
“Amorino, non è come pensi, te lo giuro”, intervenne Lupin, senza però avvicinarsi al ragazzo legato.
“Silente ci ha affidato una pericolosa missione grazie alla quale sconfiggeremo definitivamente Lord Voldemort.”
“E te lo ha chiesto espressamente lui di intrattenere sul divano quella spudorata seminuda?”
“Stavo solo cercando di calmarla, dopo che aveva litigato con Alice. Chiedi a Severus se non mi credi?”
“Guarda, Black, nonostante il vostro teatrino mi diverta assai, devo confermare le parole della bestia immonda, pardon del collega qui a fianco. Comunque Silente sarà qui tra poco e potrai farti tranquillizzare da lui.”
A quelle parole Sirius parve calmarsi un poco, ma poteva essere una finta e nessuno ebbe il coraggio di slegarlo, almeno fino a che Albus in persona non venne a spiegare per bene la faccenda.
Quella notte Gaia rimase affidata alle cure di Madama Chips, Severus, sbuffando come una locomotiva, portò Alice con sé e Remus potè continuare a scusarsi con il suo Sirius, utilizzando la bellissima suite delle babbane.
Fecero la pace alla loro maniera e, quando il sole del mattino cominciò a rischiarare il cielo, erano ancora intenti a ‘chiarirsi’, molto stanchi ma altrettanto soddisfatti.
“Amorino, tu riposa pure se vuoi, ma io devo andare a svegliare Gaia e cominciare le lezioni”, sussurrò il licantropo all’orecchio di un sonnacchioso Sirius, qualche ora dopo.
“Mmmmmm, perché tu? Non può andare Mocciosus?” si lamentò Black, strusciandosi contro di lui.
“No, lui deve occuparsi di Alice. Non possiamo lasciarle insieme perché tendono ad azzuffarsi”, spiegò paziente Remus, carezzandogli i capelli.
“Ma io ho tanto sonno”,pigolò Black, sbadigliando con la grazia di un ippopotamo.
“Continua pure a dormire, amore, magari ci vediamo più tardi in biblioteca”, bisbigliò Lupin, posandogli un dolce bacio sul naso.
Intanto, nella stanza di Piton l’atmosfera non era così allegra e rilassata.
Il ragazzo aveva passato una notte d’inferno pensando che, mentre Remus e Sirius erano insieme, lui non poteva neanche vedere la sua adorata Lily.
Alla mattina era così nervoso che, per non farsi venire un travaso di bile si sfogò sull’unica persona che aveva sottomano.
“Alice, sveglia!” tuonò, facendole fare un salto olimpionico dal divano su cui dormiva placidamente. “Sono già le sette perciò ti voglio pronta tra cinque minuti. Spicciati che non ho tempo da perdere”, dichiarò cupo sbattendosi dietro la porta del bagno dal quale era uscito avvolto in un accappatoio nero come il suo umore.
Alice, tutta rintronata, si alzò e si affrettò verso la doccia, pensando che se il buon giorno si vedeva dal mattino sarebbe stata una giornata veramente interessante.
Tre cappuccini con brioche e un’ora e mezzo dopo, i due stavano ancora aspettando Remus e Gaia in sala grande.
“Quella bestiaccia in calore”, borbottava feroce tra sé Piton, pensando al collega, “scommetto che invece di venire al lavoro sta fornicando con quell’altro disgraziato”, e il suo cuore sanguinava dall’invidia.
Finalmente, quando ormai Severus era prossimo all’esaurimento nervoso, dalla porta spuntò Lupin, tutto trafelato, insieme ad una Gaia altezzosa e indifferente come sempre.
“Mi spiace Severus, ma lei ci ha impiegato un sacco di tempo a prepararsi. Ha dovuto fare gli esercizi ginnici del mattino e poi l’idromassaggio, si è provata tutti i vestiti dell’armadio e ha cambiato almeno una decina di acconciature. Non sapevo più cosa fare per convincerla ad uscire dalla suite.”
Intanto Gaia, in tutto il suo splendore, osservava con sublime indifferenza il nero professore, mentre si versava una tazza di the accavallando le lunghissime gambe tra gli sguardi adoranti dei ragazzi presenti.
“Una ragazza al mattino ha il dovere di rendersi presentabile”, disse con calma, mentre sorbiva a piccoli sorsi il the, “ma è evidente che qui dentro non sono in molti a capirlo”, concluse guardando con sufficienza Alice in jeans e felpa.
In effetti Gaia era molto elegante fasciata in una minigonna rossa, con scarpe e cintura coordinate ed una maglietta bianca che le lasciava scoperte le spalle.
Piton, a quelle parole avrebbe voluto azzannarla, ma si trincerò dietro la sua facciata d’indifferenza, anche se il suo nervosismo era palesato dalla maniera in cui morsicava la sua quarta brioche.
A togliere il gruppo dal silenzio imbarazzato che era caduto ci pensò Sirius, che scelse proprio quel momento per fare il suo ingresso in Sala grande.
Quando Gaia lo vide entrare, fresco e rilassato, non lo riconobbe e rimase a fissarlo incredula.
Era il ragazzo più bello che avesse mai visto.
Alto, slanciato, con un fisico scolpito che i jeans e la maglietta neri mettevano ben in evidenza.
Sirius, sorridendo, si diresse verso il loro tavolo e si sedette accanto al giovane licantropo passandogli un braccio attorno alle spalle.
“Buongiorno Remi, come mai ancora qui?” chiese dolcemente, poi si rivolse agli altri.
“Salve a tutti. Caro Severino, sempre di ottimo umore vedo”, aggiunse guardando il viso imbronciato di Piton che lo raggelò con lo sguardo.
“Buon giorno anche a te, meraviglia”, esalò la ragazza con sguardo rapinoso, “io sono la signorina Malatesta, ma puoi chiamarmi solamente Gaia, se preferisci”, s’affrettò ad aggiungere assumendo una posa languida e sensuale che evidenziava tutte le sue grazie.
Remus, che aveva versato per il marito una tazza di cioccolato e gliela stava porgendo, non apprezzò per niente la manovra, ma Sirius parve non accorgersi di nulla .
“Grazie Remi”, mormorò prendendo con piacere la tazzina e regalandogli un bel sorriso, “non so che farei senza di te”.
“Blah, smielati”, bofonchiò Piton, facendo la faccia schifata, mentre Alice sorrideva alle tattiche d’accerchiamento di Gaia.
Lei non sapeva ancora del legame tra il professor Lupin e Sirius, e continuava a fare la civettuola sperando di accattivarsi le sue simpatie”
“ Remus mi ha spiegato il vostro piano”, disse questi sorbendo un altro sorso di cacao, “pare che il preside riponga molte speranze in te, anche se non ho capito bene con quali armi sconfiggerai l’Oscuro”.
A queste parole Gaia sporse il petto e un sorriso smagliante si disegnò sulle sue labbra perfette.
“Veramente i dettagli non me li ha spiegati, dice lo farà man mano, ma sembra che IO sia citata dalla profezia”, rispose gongolante .
“Caspita! Certo che hai una bella responsabilità sulle spalle”, fu il commento di Black, che la guardò con rinnovato rispetto.
“Non mi spaventano le responsabilità, Sirius caro”, miagolò Gaia in tono sensuale.
“Sono abituata a prendermele. A scuola ho l’incarico di capoclasse e sono anche il capitano della squadra delle Cheerleaders. Anche a casa ho un sacco di incombenze, pensa che comando praticamente da sola i cinque domestici della villa”, sospirò passandosi con nonchalance una mano nei capelli e sporgendo ancora più in fuori il decoltè.
Sirius le sorrise amabilmente, mentre dentro di sé si domandava se Silente avesse l’Arterio sclerosi.
Come poteva affidare a quella mocciosa insopportabile le sorti del Mondo Magico?
“Beh, allora non mi rimane che augurarti buona fortuna” disse, scostandosi un poco con la sedia per evitare la ragazza che continuava a strofinare, casualmente, una gamba contro la sua, sotto lo sguardo imbarazzatissimo del povero professor Lupin, che cercava di allontanarla con un incantesimo respingente.
“Ebbene”, esordì Remus a fine colazione, dopo che Sirius li ebbe lasciati soli per recarsi al Ministero dove lavorava.
“Il preside mi ha chiesto di aiutarti a spiegare a Gaia il suo compito, Severus, perciò penso che tornare in biblioteca potrebbe essere un’idea. Lì sicuramente saremo tranquilli e potremo parlare senza paura di essere ascoltati da orecchie indiscrete.”
“Va bene” disse asciutto Piton alzandosi.
“Umpfff” sbuffò Gaia, pensando che avrebbe preferito andarsene fuori con il bel Sirius, in vece che studiare in biblioteca.
“Togliti dalla testa certe idee”, sogghignò Piton approfittando di un momento di distrazione del collega.
“Black è gay ed è felicemente maritato con il qui presente professor Remus Lupin.
“Diamine”, brontolò a bassa voce la ragazza, “è mai possibile che quelli carini abbiano sempre delle magagne nascoste?”
“Credo sia così anche per le ragazze”, sibilò perfidamente Alice, mentre Gaia la guardava in cagnesco.
Intanto Remus, sentendo la ragazza sbuffare, ignaro del vero motivo delle sue pene la incitava allo studio con una bella paternale.
“Cara, come pensi di affrontare la tua pericolosa missione, senza un poco di sacrificio?”
“Come ho sempre affrontato tutto nella mia vita”, rispose con sussiego la ragazza.
“Sono molto dotata io, ho un vero sesto senso per capire le cose. Praticamente siete in una botte di ferro”.
“Sì, del tipo di quella di Marco Atilio Regolo: piena di chiodi”, sbuffò Piton, mentre Lupin alzava gli occhi al cielo.
“Siamo sicuri che tu sia molto dotata, se Silente ti ha scelto un motivo ci sarà, ma non sei curiosa di sapere cosa ti aspetta?”
“Se ti riferisci alla mia missione ne so già abbastanza e direi che basterà poco affinché io sia pronta ad affrontare il vostro tirannuccio da due soldi”, ribattè decisa sotto lo sguardo schifato di Piton.


Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni

Per Rodelinda: Ciao Rodelinda, piacere di fare la tua conoscenza. Sono assai lusingata dalla tua bellissima recensione, che ha sparato il mio ego a mille. Il machiavellico Silente questa volta sta portando avanti un piano ben astruso, usando Gaia come arma segreta. Piton e Lupin hanno seri dubbi sull’impresa e, come potrai vedere tu stessa, sono pensieri ben motivati. Chissà quali saranno le doti della bambolona bionda, oltre alla prestanza fisica e al decoltè formato famiglia? Che il preside, per una volta, abbia preso un granchio? Come dicevano una volta alla tv lo scopriremo nelle prossime puntate… Sperando che continuerai a seguirmi.

Per Alohomora : Cara Giulia,come vedi è arrivato Sirius e s’è fatto ben sentire, in perfetto stile Black. Spero apprezzerai la foto che ho scelto per rappresentarlo, dal momento che non né ho trovata nessuna di Gary in moto. Per la tua idea sappi che sto lavorandoci, quindi non dovrai aspettare molto per sentirti ancora più in colpa!

Per Adhara : Volevi Sirius? Eccolo arrivato, in tutto il suo splendore. Come sempre le sue entrate sono dei veri fuochi artificiali e Remino bello questa volta pensava già di essersi giocato la pelliccia…Meno male che è arrivato Severus! Gaia ci regalerà ancora molte emozioni nei capitoli successivi, con il suo intuito e la sua sagacia. Ti aspetto allora!

Per Titimaci: sono felice che il capitolo precedente sia stato di tuo gradimento e mi auguro che anche il nuovo ti sia piaciuto. E’ arrivato Sirius in tutto il suo furente splendore e ha subito messo in chiaro di chi è il licantropo. Gaia si sta dimostrando un’allieva brillante e sagace, soprattutto a guardare i ragazzi e a farsi la manicure e Piton credo abbia già l’ulcera a furia di sentire le sue disgraziatissime uscite. Nel prossimo capitolo cominceranno le lezioni di addestramento e si vedrà sul campo di quale pasta è fatta la nostra arma segreta…Spero ci sarai anche tu a commentarle! A presto

Per Meissa : Ebbene sì, cara Mei, anche Kingsley c’è cascato. Diavolo di una Gaia! Sirius non sarà contento di molte cose, oltre che del risotto di broccoli nelle mutande di Remino bello, ma lo scoprirai più avanti. Lucius ti manda a dire che è un cuoco provetto, ma non è Bella a dirigere la cucina. Quest’onore aspetta a zio Voldy in persona che, con grembiulino di pizzo e pattine felpate (sai il loro covo è in uno degli appartamenti di quella fissata di Wally) istruisce i suoi seguaci sui misteri del souflè o della cottura a bagnomaria…

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Capitolo 5
*** L’arma segreta revenge ***


L’arma segreta revenge

Cap dedicato ad Alohomora


"Cos'è, un ricordino di una donna gelosa ?"
"Sì, ma da allora non volto più le spalle ad una signora"

(Agente 007 dalla russia con amore)



Era ormai l’inizio di giugno e la scuola stava per chiudere i battenti, ma il professor Piton, da vero cerbero, nonostante il caldo torrido e l’aria di vacanza, pretendeva di rispettare il solito orario scolastico, che prevedeva lezioni sia al mattino che al pomeriggio.
Naturalmente Gaia faceva di tutto per creare problemi, con ritardi e capricci di ogni sorta, facendo infuriare ancora di più il già nervosissimo pozionista.
Lupin cercava in ogni modo di vivacizzare le lezioni e, per renderle più interessanti, proponeva ogni giorno luoghi diversi per i loro allenamenti, scegliendoli tra gli angoli più suggestivi e freschi del grande parco della scuola.
Addirittura spesso, a fine mattinata, organizzava picnic a sorpresa, con ottime vivande che gli elfi portavano direttamente dalle cucine del castello.
Il licantropo aveva ideato un programma semplificato, ma molto esauriente, di difesa contro le arti oscure, che spiegava in maniera semplice e chiara le maledizioni e le loro conseguenze, inoltre si era prodigato a insegnare alle ragazze come schivare fatture e maledizioni semplicemente con l’agilità, dal momento che nessuna delle due era in grado di usare la bacchetta magica.
Con l’aiuto di Sirius aveva anche predisposto un compendio, corredato d’immagini mobili, sulle creature magiche pericolose dalle quali guardarsi.
Severus, invece, aveva mutato le sue lezioni di pozioni in insegnamenti d’erboristeria, di modo che le due studentesse imparassero a trovare in natura i rimedi per curare le ferite e le malattie.
Nonostante tutto ciò fosse molto interessante, Gaia poco amava questi ammaestramenti che la obbligavano a lunghe scampagnate.
Con i suoi abiti modaioli e le sue scarpine con tacchi vertiginosi non si trovava certo a suo agio tra sassi ed erbacce, e poi non sopportava la disciplina e le regole rigide imposte da Piton.
Alice, invece, adorava quelle lezioni e, soprattutto, si divertiva un mondo a vedere la compagna arrancare per campi e calli, tutta spettinata e sudata, imprecando coloritamente contro i due professori che la sottoponevano a tale tortura.
Era motivo di giubilo per lei il modo brusco e scortese con cui il professor Piton la trattava e i soprannomi terribili che inventava per identificarla: gallina spennata, oca peregrina e imbranata cronica.
Purtroppo, per par condicio e per il suo pessimo carattere, spesso maltrattava anche lei, ma Alice non se la prendeva, troppo felice di notare che, una volta tanto, anche la nemica avesse trovato un uomo che non si prostrava ai suoi piedi.
Se le giornate ad Hogwarts erano piene e impegnative le serate non lo erano da meno.
Alice e Gaia, ogni sera, erano invitate alle attività ricreative organizzate dagli studenti delle varie case, e questo imponeva ai due professori una vigilanza notturna costante (e stancante), della quale s’erano molto lamentati, ma Silente era stato irremovibile.
le due ragazze dovevano essere trattate come studentesse normali, poiché la loro copertura era quella di assistenti erboriste mandate da una scuola italiana ad imparare le usanze dei colleghi inglesi, grazie ad un progetto di gemellaggio tra i due istituti.
Un soleggiato lunedì mattina di giugno, Piton aveva in programma la preparazione di una pozione repellente, che sarebbe servita per tenere lontane Avvincini, Berretti rossi, Doxy, Kneazle e altre le piccole creature magiche.
Poiché negli ingredienti erano presenti erbe nocive ai licantropi, Remus era stato esentato dal partecipare alla lezione, con grande gioia di Sirius che aveva prenotato per loro un lungo e romantico week end al mare.
Quella mattina era stato Piton ad andare a svegliare Gaia e a sopportare le sue bizze quotidiane e già questo lo aveva molto indisposto.
La giornata era comincia con un litigio feroce tra la ragazza e il professore sulla scelta del luogo in cui svolgere la lezione.
Gaia, dopo una notte passata a ballare, era stanca morta e non voleva neppure sentire parlare di lezioni all’ aria aperta, pretendendo di rimanere in biblioteca tranquilla e comoda a sonnecchiare su qualche libro.
Piton, invece, voleva attenersi ai programmi e poi aveva assolutamente bisogno di rimpinguare le scorte di repellente per Hagrid, che doveva proteggere l’orto da quelle bestiacce rapinose.
Lo scontro titanico era terminato con Gaia accasciata sul pavimento dopo un finto svenimento, che si lamentava come una moribonda e Madama Chips che riprendeva Severus esortandolo ad essere più paziente e meno brutale con le sue allieve.
Il preside, a questo punto, era intervenuto e aveva concesso alle ragazze la giornata libera, perché Gaia potesse riposare un po’ e rimettersi in salute.
Piton s’era così arrabbiato che per non esplodere s’era ritirato nella stanza delle necessità e aveva trascorso il tempo ad esercitarsi sulle maledizioni proibite contro un manichino con le sembianze della Malatesta.
Il giorno dopo, ben lungi dall’idea di darla vinta a Gaia che ancora pretendeva di rimanere in biblioteca, il professore obbligò le studentesse a seguirlo alle serre d’erbologia, per preparare la famosa pozione.
Dopo aver sistemato il focolare nel prato dietro i vivai e controllato gli ingredienti trasportati dal castello con la sua capiente sacca, chiese alle ragazze di raccogliere un poco Erbaciocca, mentre lui provvedeva ad accendere il fuoco e sistemarvi sopra il calderone pieno d’acqua attinta dal vicino ruscello.
Alice, cercando di placare il professore che pareva più scorbutico del solito, era partita in quarta, setacciando tutto il vicino giardino botanico, ma non né aveva trovato un filo.
Gaia, invece, non sapendo neppure che aspetto avesse quest’erba, aveva gironzolato un po’ poi si era messa a raccogliere fiorellini da un bel cespuglio sul limitare del bosco, senza sapere che era quello che stava cercando.
“Non ci posso credere! Allora qualche neurone sopravvive ancora sotto quella fluente chioma bionda”, aveva mormorato caustico Piton, quando l’aveva vista tornare col mazzolino di fiori poi, con malagrazia, lo aveva afferrato e triturato, riservando ad Alice un brusco invito a studiare di più, invece che pensare ai ragazzi che non la filavano manco di striscio.
Era una chiara allusione a Terminator e la ragazza si sentì molto ferita.
“Già, magari faccio come te che invece di cercare donne ammuffisci tra erbacce e misture puzzolenti”, pensò maligna e rimase molto sorpresa quando il professore le diede una bacchettata sulle dita, guardandola malissimo.
Intanto Remus, che non sapeva dello spostamento della lezione, era arrivato ad Hogwarts e, dopo aver chiesto a madame Pince dove si trovassero Severus e le ragazze, si era diretto alle serre, ben felice di poter trascorrere la mattina in quel posto che aveva sempre amato.
Gaia mescolava la pozione, mentre Alice, tutta imbronciata, leggeva e dosava gli ingredienti da aggiungere sotto lo sguardo attento di Severus.
“Nove semi di mandarino pestati e una radice di zenzero triturata” lesse e, dopo aver sistemato i semi, s’accinse a ridurre a piccoli pezzi la radice.
Il coltello affilato affondava nello zenzero, ma Alice aveva la testa altrove.
Da quando era arrivata al castello non era passata notte in cui non fosse stata svegliata dai lamenti del professore, che nel sonno invocava una certa Lily.
Curiosa, aveva cercato di indagare su chi fosse questa misteriosa ragazza,ma non era venuta a capo di nulla.
Una mattina in cui Severus pareva leggermente meno incavolato del solito, aveva provato a chiedere chiarimenti.
“Senti, ma chi cavolo è questa Lily?” aveva domandato a bruciapelo.
Severus era sbiancato.
“Non sono cose che ti riguardano!” le aveva risposto digrignando i denti.
“Allora evita di parlare di lei per tutta la notte. Mi hai tenuta sveglia fino alle tre anche ieri sera, a sentire i tuoi lamenti amorosi!”
Il professore aveva fatto la faccia scura e poi l’aveva invitata a smettere di dire sciocchezze e ad essere pronta in meno di cinque minuti, visto che con le sue stupide ciance gli aveva fatto perdere già abbastanza tempo.
Per tutto il resto della giornata era stato di umore pessimo e aveva torturato lei e Gaia con ogni sorta di battutine sarcastiche e velenose, oltre ad imporre un’ora di lezione supplementare perché le riteneva indietro sul programma.
Da quel giorno la ragazza s’era ben guardata di chiedere ancora qualcosa, fingendo di non sentirlo quando s’agitava nel letto inquieto.
Persa in questi pensieri Alice non guardava molto il lavoro che stava facendo e l’affilato coltellino, invece di sminuzzare lo zenzero, affondò in una delle sue dita procurandole un taglio profondo.
La ragazza represse a stento un grido, mentre Severus la guardava con fiero cipiglio.
“Sei sempre la solita imbranata”, commentò a bassa voce cercando di tamponare il sangue col suo fazzoletto, “se invece di pensare ai ragazzi guardassi quello che fai forse riusciresti a salvare i polpastrelli”.
Alice sbuffò, ma non ripose, troppo impegnata a trattenere le lacrime.
“Signorina Malatesta, termini lei di tagliare lo zenzero, mentre io accompagno quest’impiastro da Madama Chips”, disse a voce alta, mentre sorreggeva per un braccio la ragazza e s’avviava verso il castello.
Gaia, diligentemente, prese una nuova radice e cominciò a triturarla.
Dopo aver aggiunto lo zenzero alla pozione, che a fuoco spento si raffreddava lentamente, ed aver mischiato bene, controllò la pergamena delle istruzioni.
Era stanca delle continue battute del prof riguardo alla sua scarsa intelligenza.
Voleva farlo ricredere sulle sue capacità e quella le sembrava una buona occasione.
“A questo punto aggiungete sei gocce di mercurio e mischiate di nuovo tre volte a destra e quattro a sinistra. Se sarete stati diligenti la pozione cambierà colore e da rossa diverrà di un bel verde prato”, lesse e, certa delle sue doti di pozionista, cominciò a frugare nella borsa di Piton per cercare l’ingrediente richiesto.
C’era una quantità di roba strana in quella borsa e lei, un po’ schifata, si ritrovò tra le mani cose raccapriccianti: code di lucertola, una fialetta di occhi di ranocchio e persino dei sassolini grigetti che rotolavano in un sacchetto dall’aria consunta.
“Qui occorre fare un po’ d’ordine e pulizia”, si disse decisa, storcendo il naso all’odore pungente che si stava sprigionando . Senza esitazione svuotò la borsa e la lavò nel vicino ruscello, poi gettò via quello che le pareva solo ciarpame e vi mise una bella scorta di lavanda che aveva raccolto dal cespuglio vicino, certa che il professore avrebbe apprezzato di trovare tutto pulito e profumato.
Tra i vari flaconcini da riporre una fialetta color argento attirò la sua attenzione e lei, memore che il mercurio fosse di quel colore, la prese e cominciò a versarne il contenuto nella pozione col contagocce.
“ Una, due, tre,” secondo le istruzioni, arrivata alle sei gocce, dopo aver mischiato correttamente, il liquido doveva cambiare colore ma, nonostante le sue aspettative, la pozione rimase rossa.
A quel punto, molto contrariata, guardò la fialetta e s’accorse che il mercurio non aveva quel bel colore vivace che di solito vedeva nella punta dei termometri.
In realtà quello che maneggiava era argento liquido e la sigla stava chiaramente scritta a pennarello sul tappo, ma per lei la chimica era sempre stata incomprensibile e confondere il simbolo AR di argento con HG di mercurio le venne naturale.
Convinta che, per risparmiare, Piton usasse mercurio di seconda mano, pensò di aumentare la dose e aggiunse tutta la fialetta alla pozione.
Il liquido cambiò colore e diventò viola, poi cominciò a sfrigolare e a gonfiarsi, mentre lampi colorati s’addensavano sopra la pentola.
Gaia s’allontanò allarmata e poco dopo il calderone esplodeva, inondando di liquido tiepido il professor Lupin che era appena arrivato.
Con un grido che nulla aveva d’umano il mago stramazzò al suolo svenuto.
Gaia accorse per soccorrerlo, ma al povero ragazzo erano già cominciate le convulsioni.
Severus, che stava tornando con Alice, sentita l’esplosione si mise a correre e, quando vide Remus che si dibatteva a terra ricoperto di liquido viola, pensò veramente al peggio.
“Gaia cos’è successo?” gridò fuori di sé dall’ansia.
“Il mercurio… L’esplosione…”
La ragazza era sotto shock e non riusciva a spiegarsi, ma il professore aveva notato che stringeva in mano la fialetta dell’argento e un sudore freddo lo aveva percorso da capo a piedi.
Quel metallo era letale per i licantropi e sicuramente Remus s’era avvelenato”.
Cercò subito nella borsa delle sue scorte un Bezoar, ma il sacchetto che lo conteneva era pieno di fiorellini di lavanda.

“Alice corri subito nel mio sotterraneo e cerca nell’armadio la confezione di Bezoar nuova e tu Gaia fila a chiamare la Chips, prima che t’affatturi con le mie mani” gridò, mentre cercava di soccorrere come poteva il collega,che aveva ripreso a contorcersi sull’erba in preda ad una nuova crisi di convulsioni.
Le ragazze erano scattate, ma Gaia, che indossava tacchi a spillo di dieci centimetri, era inciampata su una radice ed era finita a terra, sbattendo il naso proprio su una delle pietre di Bezoar di Piton.
Grazie a questo miracoloso ritrovamento Remus si era salvato, ma era dovuto rimanere in infermeria per una settimana e Severus si era dovuto sorbire le sfuriate di Sirius, oltremodo incavolato per il pericolo corso dal suo adorato compagno.
“Sei un disgraziato! Tutti sappiamo che, da quella volta al terzo anno, lo odi e scommetto che hai fatto apposta per eliminarlo”, gli aveva gridato feroce, continuando ad accarezzare i capelli di un pallidissimo Remus steso nel lettuccio dell’infermeria, ancora svenuto.
“Ti farò giudicare dall’intero Wizengamot per tentato omicidio e incapacità ”, aveva continuato, mentre James, al suo fianco cercava di calmarlo.
“Senti, Sirius, se veramente è stata colpa di Mocciosus troveremo le prove e lo faremo incriminare, siamo due Auror e sarà facile, ma adesso cerca di stare tranquillo e prenderti cura del nostro Lunastorta.
“Ok, adesso mi calmo, ma ti giuro James, troverò le testimonianze e se lo ha fatto apposta ti garantisco che si pentirà d’essere nato”, disse piano, mentre l’amico gli circondava le spalle con un braccio, per consolarlo.
Tre sere dopo, mentre Severus dormiva il sonno dei giusti, aiutato da una bella pozione calmante per impedirgli di pensare a ciò che era accaduto, due loschi figuri, coperti dal mantello dell’invisibilità, penetravano nei suoi appartamenti.
Con un colpo di bacchetta rafforzarono il sonno della ragazzina che dormiva sul divano e silenziosi scivolarono nella camera del professore.
Severus stava dormendo della grossa e russava come un trombone, ma per precauzione l’incanto di rafforzamento onirico venne ripetuto, poi Sirius cominciò ad estrarre i suoi ricordi.
“James, come faccio a trovare quello giusto tra tutti questi fili argentati?” chiese confuso, vedendo apparire a fior di bacchetta un intricato gomitolo argenteo.
“ I ricordi hanno colori leggermente differenti, a seconda siano sereni o preoccupanti. Quelli brutti hanno una sfumatura rossa che è più intensa se sono freschi. Cerca tra quelli.”
Sirius girò la bacchetta sul capo di Piton e tre fili rosati si deposero ordinatamente nel piccolo pensatoio portatile che James reggeva.
In silenzio i due cominciarono a visionarli.
Il primo riguardava Silente che annunciava a Piton il matrimonio di Lily con Potter, il secondo mostrava due vecchietti che litigavano con lui e la scenetta rallegrò molto gli animi dei due Malandrini, che decisero di duplicare il ricordo per poterselo riguardare a piacimento, nel terzo, finalmente, scoprirono cos’era veramente successo a Remus e s’accorsero che era stata tutta colpa di Gaia.
“Quella mentecatta sarebbe la nostra arma segreta?” si meravigliò Potter guardando le imprese della ragazza.
“Già”, commentò laconico Sirius.
“Secondo me il vecchio è proprio andato di testa”, mormorò poi avvilito, rimettendo a posto i ricordi di Piton e approfittandone per dargli una serie di sonore bacchettate sulla zucca.
Quando Remus venne dimesso dall’infermeria Sirius, per non permettergli di avvicinare Gaia da solo, si prese le ferie e cominciò ad accompagnarlo personalmente ad ogni lezione, vigilando come un falco sulla sua incolumità e rendendo le ore di scuola teatro di risse e litigi continui tra lui e Piton, che si odiavano fin dall’infanzia.
Dopo aver visionato i suoi ricordi, Sirius cominciò a chiamarlo Kunta Kinte o in alternativa Jambo Buana negro banana, e Piton si lambiccava il cervello per cercare di capire come avesse fatto quel ficcanaso a scoprire certi suoi segreti.
“Jambo Buana, vai a vendere tappeti volanti da un’altra parte”, lo apostrofava ogni volta che Severus faceva una battuta sarcastica sul fatto che Remus avesse un fedele cane da guardia.
“Cagnaccio rognoso e pieno di zecche, vattene a cuccia o t’affatturo”, ribatteva Piton sdegnato.
“Zitto, Kunta Kinte o Felpato potrebbe innaffiarti la palandrana” e dalle parole ai fatti il passo era molto breve.
Queste liti causavano l’interruzione delle lezioni più volte al giorno, per la disperazione di Remus e la gioia e il divertimento delle due allieve che, una volta tanto, vedevano qualcuno dare filo da torcere a quell’arrogante del professore di pozioni.


Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni


Per Sklupin : Ciao Sara, quale onore, per me, sapere che per documentarti sulla mirabolante Gaia Malatesta, Arma segreta di Silente, ti sei guardata persino ‘La Pupa e il Secchione’. Sono commossa e mentre mi asciugo gli occhi con un fazzolettino stile lenzuolo, (dev’essere di Hagrid) ti pongo la fatal domanda: ma secondo te, quella senza cervello, potrà mai sconfiggere Lord Voldemort? Ok che i piani di Silente sono incomprensibili ai più, basta dire che contro il tiranno più feroce del Mondo Magico voleva mandarci Harry Potter, ma adesso si esagera un po’!

Per Imperfect_ angel: Cara, carissima Imperfect_ angel, finalmente qualcuna che guarda La Pupa e il secchione!!! Non mi hai affatto annoiata con le tue disquisizioni sul programma che allieta la mia domenica sera. Lo so che è tv spazzatura, ma per una volta che trovo qualcosa che mi fa sentire edotta e intelligente... Gaia Malatesta è il secondo nome della Cipriani Francesca, l’iperbolica pupa scema che crede che la terra sia piatta e che Hilary Clinton sia la moglie di Totti. Immaginati, quindi, Severus come può giudicare efficace l’arma segreta di Silente! In questo capitolo si è compresa meglio la portata della catastrofe ed ora urgono decisioni drastiche per salvare il Mondo Magico, non da Voldemort, ma da Gaia! Come finirà? Leggere per credere….

Per Adhara : Come direbbe Silente, Ops, credo di aver fatto un errorino… Eppure, a me, Riccardo Scamarcio mi sembrava tanto carinoooo! (Ok, posa le padelle e firmiamo un armistizio). Spero che questo capitolo ti abbia fatto sorridere e che adesso sarai più propensa a perdonare le mie mancanze. L’arma segreta è sempre più, come dire, letale, anche se a farne le spese non sono proprio i Mangiamorte. Che Silente abbia deciso di eliminare Piton e Lupin? In fondo uno è un ex Mangiamorte e l’altro un Licantropo, quindi una creatura malefica ed entrambi sono molto imbarazzanti da presentare come professori in consiglio di classe…

Per Meissa_S : Ok, Siriussino è un filo geloso e, come un vero Black, esterna la sua indignazione in grande stile (deve aver preso da mammina). Certo che vedere Remino che stringe tra le braccia Gaia in babydoll è una visione forte… Possiamo capirlo se ha dato un po’ di matto. Severus è sempre la colonna di granito su cui si basa tutta la vicenda. Se non ci fosse lui chi riuscirebbe a tenere a freno quella calamità di Arma Segreta? Comunque, alla fine, tutto bene ciò che finisce bene e Paddy e Moony hanno fatto ‘molto’ la pace… PS: ma Scamarcio piace solo a me???

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Capitolo 6
*** Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo ***


Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo


”Mi avevano detto che lei era stato assassinato a Hong Kong”.
“Sì, questa è la mia seconda vita”.
“Si vive solo due volte, Signor Bond !”
(Agente 007 Si vive solo due volte)



Dal momento che Sirius presenziava a tutte le lezioni di Gaia, ed era un Auror dei reparti speciali, Silente gli aveva chiesto se poteva valutare il suo grado di preparazione per quanto riguardava Difesa contro le Arti Oscure.
Voleva avere un parere diverso da quello fortemente negativo dei due insegnanti che la seguivano quotidianamente.
Così, un pomeriggio di giugno, il ragazzo decise di sottoporla a qualche test di valutazione riguardo il riconoscimento dei principali incantesimi di battaglia e le contromisure da prendere, su cui Remus faticava da settimane.
L’esame si sarebbe tenuto in un piccolo giardino sul limitare della foresta, un luogo appartato e tranquillo in cui Gaia avrebbe potuto dare il meglio di sé, senza essere distratta o disturbata da nessuno.
Dopo un’interrogazione orale, nella quale la presunta Arma Segreta s’era distinta con risposte assai interessanti, tra le quali che Expelliarmus era un incantesimo contro il catarro e che l’Avadakedavra serviva soprattutto per la derattizzazione dell’orto di Hagrid,l’Auror l’aveva chiamata in campo e l’aveva invitata ad una dimostrazione pratica delle sue doti di duellatrice.
Gaia, ancheggiando sui vertiginosi tacchi a spillo delle sue nuove scarpine di Prada, s’era messa in posizione e poi, gonfiando il suo già prominente decoltè e facendo lo sguardo da dura, aveva esclamato:
“Sono pronta!”.
A quel punto era successo il finimondo.
La ragazza si era rivelata pericolosissima e la sua potenza distruttrice, letale, pari a quella di un Mangiamorte nonostante non avesse un briciolo di magia in corpo.
Per prima cosa, dopo aver cercato di parare una maledizione di disarmo lanciatagli da Severus, era inciampata riuscendo ad atterrare Remus con una potente gomitata al costato.
Il povero ragazzo era stramazzato a terra boccheggiante e Sirius s’era messo le mani nei capelli, credendosi già vedovo.
L’esame era stato sospeso per quasi un’ora, giusto il tempo perchè la Chips ricoverasse il povero licantropo, gli raddrizzasse le costole incrinate e lo fasciasse per benino.
I test erano dunque ricominciati e questa volta Gaia aveva messo fuori combattimento Piton, che si era ritrovato, tutto acciaccato, sul ramo più basso di una quercia, dopo che lei aveva inavvertitamente urtato il braccio di Sirius, mentre le stava mostrando come si eseguiva in maniera corretta uno Schiantesimo.
Vedere il nero professore pieno di foglie e con un nido infilzato sulla testa era stato motivo d’ilarità per il Malandrino, che non aveva perso tempo a fissare bene il ricordo nella mente, per farlo vedere la sera stessa a James.
“Che fai, Kunta Kinte, prendi il fresco?” era sbottato, sbellicandosi dalle risate.
“Scendi subito da lì, negro lavativo, e vieni a lavorare” .
Severus, con calma era disceso dall’albero e poi, zoppicando vistosamente, s’era avvicinato all’Auror.
Dopo essersi tolto il nido dal capo con una manata, aveva estratto la bacchetta e con un leggero scatto del polso lo aveva trasformato in un maiale.
Grufolando indispettito, Sirius s’era subito vendicato e, dopo poco, si fronteggiavano rabbiosi un caprone nero ed un porcellino roseo e rubicondo, entrambi armati di bacchetta, che tenevano stretta tra i denti.
Era cominciata così una gara d’incantesimi che aveva assai divertito le ragazze.
Sirius era stato mutato in un coniglio d’angora, un lemure e una bertuccia, mentre Severus era diventato un bradipo, un orangutango e un ciucchino.
La cosa avrebbe continuato per lungo tempo se non fosse intervenuta la McGrannit, attirata sul luogo dalla fantasmagorica scia di stelline colorate che accompagnavano ogni trasformazione.
La Professoressa aveva pietrificato i due litiganti e poi, dopo averli riportati alle loro sembianze naturali, li aveva ammoniti con un lungo sermone sulle loro responsabilità e sul decoro e il comportamento corretto che tutti gli insegnanti di Hogwarts dovevano tenere.
I ragazzi s’erano sentiti molto umiliati, soprattutto quando lei aveva preteso di rimanere a sorvegliarli, per evitare altre spiacevoli scene.
“Hai visto, Kunta Kinte, per colpa tua siamo finiti sotto sorveglianza speciale”, aveva sibilato Sirius rabbioso.
“Taci, canide rognoso e fatti l’esame di coscienza”, aveva risposto glaciale Piton, guardandolo con odio.
A quel punto Minerva aveva alzato minacciosa la bacchetta e i due s’erano zittiti.
L’esame era così ripreso e la Mc Grannit, vedendo quanto imbranata fosse Gaia, mossa da pietà le aveva regalato un piccolo amuleto scudo, per aiutarla un pochino, nel malaugurato caso Silente l’avesse veramente mandata ad incontrare Voldemort.
Si trattava di uno specchietto che serviva a parare le maledizioni e rispedirle a chi le aveva lanciate.
Per dimostrarle la sua gratitudine la ragazza lo aveva subito provato, con il risultato di stendere la professoressa con il rimbalzo di uno Schiantesimo di Sirius.
Mentre l’Auror accorreva per soccorrere la prof semisvenuta Gaia, che ancora si agitava per fuggire ad un incantesimo di pietrificazione, lo aveva investito, facendo schizzare la sua bacchetta dritta nell’occhio destro Severus, chino anche lui sulla docente.
A quel punto si era deciso di sospendere l’esame e il gruppo degli esaminatori era stato ricoverato in infermeria.
Pochi giorni dopo, nell’ufficio del preside, un furioso Piton, con ancora la benda all’occhio, stava facendo le sue rimostranze.
“E’ un’incapace, una calamità, una catastrofe naturale”, stava gridando, agitando le mani al cielo e percorrendo l’ufficio a grandi falcate.
“Per colpa sua io sono orbo da un occhio, Minerva ha il femore destro fratturato, mentre Remus ha quattro costole incrinate”.
“Severus caro, capisco il tuo, hemmm, stato d’animo, ma sai anche tu che i vostri sacrifici sono per una giusta causa”, asserì calmo Silente, mentre incrociava le mani sulla cattedra.
“Non me ne frega un tubo della giusta causa”, ringhiò Piton continuando a percorrere a grandi passi la stanza, le mani incrociate dietro la schiena e il mantello svolazzante.
“Dopo quest’infernale periodo, piuttosto che continuare ad essere il precettore di Gaia, preferisco affrontare Voldemort e il suo Serpentaccio: torno a fare il Mangiamorte a tempo pieno!”
“Severus, se tu mi abbandonerai dovrò cercare qualcun altro che aiuti Remus a preparare Gaia. Non vorrai che lo chieda a James vero? Lasciare sola la povera Lily nelle sue condizioni non mi pare una buona idea”, mormorò affranto.
Piton sbiancò.
“Cos’ha la mia Lily che non va? E’ forse malata? Ferita?”
“No, caro, non ti agitare. Solamente… Beh, credo che la cicogna farà presto visita a casa Potter. Molto presto.”
“Lily è incinta per davvero?” trasecolò il giovane, aggrappandosi alla sedia, mentre le gambe gli cedevano di schianto.
“Temo proprio di sì.”
“Ma come? Lei mi aveva detto che avrebbe finto di esserlo per sviare i sospetti di Lord Voldemort da lei”, alitò Piton, bianco come un cadavere.
“Quel Potter! Sono certo che questo sia stato un trucco escogitato da lui, per allontanarla definitivamente da me”, ringhiò feroce, mentre i suoi occhi neri si assottigliavano.
“Severus, suvvia, non prenderla così. Forse, quando ti ho annunciato la sua gravidanza, mesi fa, non mi sono ben spiegato. Non ho detto che era una cosa finta, ma che lei e James avevano creato una manovra diversiva per ingannare Voldemort, che cercava la ragazza per ucciderla. L’arrivo di un bambino è la copertura ideale per la tua Lily. Come potrà mai,l’Oscuro, capire che lei è la ragazza per cui tu l’hai supplicato di clemenza? Ormai sono talmente tanti mesi che non ti frequenta. E’ un piano perfetto e poi, una vita che nasce, è sempre una gioia, non lo pensi anche tu?”
“NO! Lily è la mia ragazza!!!”
“Ops… ma caro, lei e James sono felicemente sposati, ormai pensavo che tu ti fossi, come dire, rassegnato…”
“Non un’altra parola, Silente, o l’affatturo”, ringhiò feroce l’insegnante uscendo dall’ufficio e sbattendo la porta.
In corridoio si scontrò con Lupin e le ragazze.
“Severus”, cercò di chiamarlo Remus, ma lui lo sorpassò senza degnarlo di uno sguardo e a grandi falcate si diresse verso i sotterranei.
Era ormai tarda sera, quando Alice bussò alla sua porta.
Con lei un paio di elfi domestici, che reggevano il vassoio della cena.
“Ho pensato che magari avevi fame”, disse cauta, quando la porta si aprì ed uno spiritato Piton si affacciò alla soglia, guardandola malissimo.
L’uomo sbuffò, ma la fece entrare.
Dopo cena Alice, vedendolo sempre più cupo, cercò d’indagare.
“Mi sembri proprio giù di corda”, disse, ricevendo in risposta un grugnito.
“Brutta giornata?”
“Pessima!”
“Quando io sono giù di corda mi fumo sempre un paio di paglie delux. Vuoi provare?”
Il mago la guardò allibito, mentre accendeva una strana sigaretta.
“Toh, tieni, fai un tiro. Le ho fregate a Terminator dalla sua scorta privata”, e così dicendo la ragazza caccio la sua sigaretta in bocca a Piton.
L’uomo aspirò e poi tossì.
“Calma bello, è roba forte. Aspira piano, così”, disse mostrando al mago come fare.
Severus aspirò un altro po’ di fumo e questa volta tutto andò liscio.
Dopo un paio di sigarette il professore sembrava decisamente più calmo.
“Mmmm, hai avuto un buona idea Alice, le tue sigarette funzionano proprio bene”, disse con voce strascicata.
“Ringrazia Terminator, non me. Io gliele ho solo sgraffignate”, ridacchiò la ragazza.
“Ma per i babbani tu hai l’età per fumare? Quanti anni hai detto che hai?... Diciotto?”
“Quasi”, disse la ragazza facendo gli anelli di fumo con la bocca.
“Quanto quasi?” Chiese il mago con sguardo scettico, mentre aspirava ancora.
“Tra undici mesi e quindici giorni circa”, rispose lei guardandolo in cagnesco, “è un problema?”
Dopo le sigarette di Terminator per Severus non esistevano più problemi e non gli importava davvero nulla dell’età di Alice.
Aveva ritrovato la calma e cominciava a vedere le cose sotto un aspetto decisamente più allegro e frivolo.
“No, Alice, non me ne può fregare di meno”, rispose ridacchiando.
“Alice, Alicina, che è una piccola ragazzina, mollata di brutto dal suo amoruccio”, canticchiò Severus continuando a ridere.
“Non è vero. Terminator è il mio migliore amico e basta!!!” ribattè Alice, rossa come un peperone. “Col cavolo. Ti piace da quando avevi quattordici anni, ma lui non ti fila proprio…” “Scommetto te le ha dette Gaia queste cose, ma sono solo bugie!!!!” “Figurati se le mie informazioni le prendo da quella sciroccata, io sono un ottimo mago e quindi so tutto, rassegnati”.
Severus continuava a ridere come uno scemo, mentre il fumo gli formava una graziosa nuvoletta attorno al viso .
“Sei invidiosa perché lei è bella e ti ha fregato il ragazzo”, la canzonò malignamente, proseguendo a canticchiare.
“Non è vero! Non vorrei mai essere come lei: è odiosa!” proclamò Alice, ma con un po’ troppa enfasi.
“Odiosa? Mmmm, c’è qualcuno che non la pensa così”.
“Affogati, sfigato di un pipistrello”, ringhiò la ragazzina strappandogli la sigaretta dalle mani, mentre Severus la fissava trasognato continuando a ridacchiare.
“Coraggio, Piattola. Sono certo che se Terminator ha un po’ di cervello alla fine sceglierà te piuttosto che quella decerebrata”, le disse alla fine, dandole un tenero buffetto sulla guancia.
“Certo che lei ha un gran bel balcone però, mentre tu…”
“Sfotti, sfotti! Lo so anch’io che Gaia è bellissima, ha un sacco di soldi ed una fortuna incredibile”, ringhiò Alice, “e so anche che tutti l’adorano! Anche a scuola, nonostante sia completamente scema, riesce sempre ad ottenere ottimi voti perché i professori stravedono per lei. Mi fa una rabbia!!!”
“E’ inutile essere invidiosi, il suo è il fascino delle Veela e non si può combattere. Loro non sono donne normali, ma creature fatate e riescono ad ammaliare le persone. Il comportamento che si ritrovano ad avere le loro prede è di completa assuefazione e non possono fare altro che quello che lei gli ordina”, le spiegò con un sorriso assente inspirando ancora un altro po’ di fumo.
“Con te non mi pare funzioni molto, però”, rispose Alice sbuffando una nuvoletta bianca.
“Io sono un mago e so come difendermi da lei”.
“Ma come ha fatto a nascere fatata se è una non magica?” chiese Alice, pensierosa.
“Alcune volte succede che da persone babbane nascano figli magici. Qui ad Hogwarts ne conoscerai molti. Sono piccoli scherzi che la Natura compie”.
A quelle parole la ragazza si sentì un po’ meno arrabbiata.
In fondo sapere che Gaia era uno scherzo della Natura era magnificamente consolante.
“Alice, Alicina… ma sai che hai un nome carino? Forse anche tu saresti carina se ti conciassi un po’ meno da babbana”
. “Che cavolo vuole dire conciarsi da babbana?”
“Mah, non so, vestirsi strana come fai tu. Gaia ha decisamente più gusto.”
“Complimenti per l’osservazione, grande mago, il tuo acume mi spiazza”, lo rimbeccò la fanciulla, guardandolo di traverso.
“Avessi anch’io soldi da spendere che ha lei, forse le cose sarebbero diverse sai, fatucchiere dei miei stivali.”
“Poco sarcasmo, pulce, perché davvero io sono Severus Piton il grandissimo mago”, biascicò il ragazzo, continuando a fumare, “ e se stai a guardare te lo dimostrerò: sarò il tuo genio della lampada. Avanti esprimi un desiderio”, disse, sfoderando la bacchetta e agitandola in aria, producendo una marea di scintille colorate.
“Forte, mi fai provare?” chese Alice ridendo a crepapelle.
“Certamente, ecco qua.”
“Bella, ma cosa devo dire?”
“Beh, dipende cosa vuoi fare.”
“Voglio farmi diventare i capelli verdi. Li ho sempre desiderati. Abracadabra, Abracadabra”.
Alice cominciò a darsi bacchettate sulla testa, ma i suoi capelli rimanevano ostinatamente bruni.
“Che babbana imbranata, non hai neppure un briciolo di magia nel tuo sangue impuro”, ridacchiò il mago.
“Sei quasi peggio della tua amica. L’altra sera, quando Silente le ha fatto provare la sua bacchetta, ha quasi infilzato la povera Fanny, che stava sul trespolo a spulciarsi. Dovevi vedere la scena: la bestia ha cominciato a strillare e a svolazzare ovunque, distruggendo metà stanza. Un vero casino”.
i due risero di gusto, poi Severus si fece serio e aggiunse:
“Non so che ci trovi in lei quel matto del preside, ma secondo me, Gaia è solo una babbanastra del piffero, esattamente come te”, poi, forse ricordandosi che era stata Alice a portargli la cena e a offrigli le sigarette, ebbe un moto di simpatia per lei e, molto più conciliante, le si avvicinò.
“Vieni qui, impiastro, ci penso io ai tuoi capelli” e, con un lieve tocco di bacchetta, la chioma scura di Alice divenne verde smeraldo.
“Mmmmm, niente male”, affermò guardandola compiaciuto.
“proviamo anche ad accorciarli un po’ e vediamo che effetto fa?”
Un altro gesto e i capelli si composero in un bellissimo taglio scalato.
“Guardati allo specchio e ringrazia, piccola sfigata”, enunciò tutto soddisfatto accendendosi un’altra sigaretta.
Alice si rimirò estasiata. Stava benissimo con quel nuovo look.
“Bellissimi! Quella serpe di Gaia morirà d’invidia, quando mi vedrà e, magari, riuscirò finalmente a trovare un bel maghetto che mi faccia divertire un po’”, ghignò maliziosamente.
“Ma come, non eri innamorata di Terminator?”.
“Beh, ma tanto quello manco mi vede. Esiste solo Gaia per lui. E poi non ci credo più nell’amore, porta solo guai! Cercherò uno con cui stare allegra e chi si è visto si è visto”.
Severus la guardò un po’ in tralice, poi il pensiero di Lily incinta di Potter si riaffacciò alla sua mente ottenebrata.
“Hai proprio ragione bimba! Mille avventure e nessun amore! Ottima filosofia”, approvò, mentre la ragazza gli prendeva la sigaretta e se la portava alle labbra.
La mattina dopo, quando un raggio di sole insistente costrinse Piton ad aprire gli occhi, si rese conto subito di tre cose: aveva un mal di testa da urlo, era sul suo divano e qualcuno stava dormendo sulla sua schiena. Cercando di districarsi da quella specie di abbraccio si ritrovò faccia a faccia con una Alice assonnata e scorbutica.
“Che maniere, sei proprio uno zulù! Mi hai dato un calcio in una gamba”, sibilò imbronciata, passandosi una mano tra i verdi capelli scompigliati.
“Se mai sono io che dovrei essere scocciato! Per colpa tua ho la schiena a pezzi, oltre un mal di testa colossale!”
“Te l’avevo detto che le sigarette erano forti, ma tu mica mi hai ascoltato. Comunque non sei il grande mago? Fai una magia e rimettiti in sesto oppure fai comparire una scatola d’aspirina”, lo pungolò la ragazza, sbadigliando.
Per non compromettersi con azioni azzardate, tipo omicidio colposo, Piton si alzò dal divano e tutto anchilosato si diresse nel bagno.
“Ti voglio pronta tra cinque minuti o ti affatturo. E niente proteste”, ringhiò, mentre Alice sospirava esasperata.


Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni

Per alice81 : Carissima Alice, (immagino tu non sia la ragazza rapita da Piton) piacere di conoscerti. Il fatto che i vecchietti del bar ti abbiano lasciata senza parole è un effetto collaterale che capisco, sai, gli ex cavalieri di Vittorio Veneto sono gente spiccia, rudi soldati di poche parole e molti fatti. Amilcare ha solo cercato di difendere lui e Casimiro da quella che sembrava una minaccia: il nero Piton. Spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto e di risentirti presto nelle recensioni

Per Alohomora : Di sicuro, conoscendo i due ceffi in questione, i ricordi di Piton verranno trasmessi su grande schermo, nelle serate uggiose in cui ci si sente un po’ depressi. Credo che nel Mondo Magico i pensatoi siano come da noi i lettori DVD: molto utili quando in tv non c’è nulla d’interessante!

Per Adhara : Gaia è sempre la solita e solo Silente ha capito le sue doti, noi poveri comuni mortali rimaniamo ad arrovellarci il cervello. Kunta Kinte, pardon, Piton dovrà sopportare ancora per molto le prese in giro del malefico Sirius, d’altronde, dopo certe rivelazioni, chi non lo sfotterebbe?

Per Meissa_S : Cara Mei, anche senza andare troppo indietro nei ricordi credo che i Malandrini, da ora in avanti, avranno di che divertirsi nelle serate tra amici. Sirius ha deciso di seguire da vicino Remus, per non lasciarlo solo con 'Gaia la distruttrice' e credo che di ricordi imbarazzanti sul vecchio pipistrellone ne accumulerà un bel po’. Naturalmente correrà a regalarli in visione a Potter, giusto per rallegrargli un po’ la vita

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Capitolo 7
*** La Notte degli Esami ***


La Notte degli Esami


“Tu cosa ne sai in fatto di oro, Moneypenny ? ”
“Oh!, il solo che mi interessa è quello che si porta… sai, all’anulare della mano sinistra”
(Agente 007 Missione Goldfinger)



“Severus caro, sono veramente strabiliato del bel lavoro che avete svolto tu e Lupin”, disse Silente, mentre un sorriso birichino illuminava i suoi occhi azzurri fissi su Gaia, che schivava con abilità le maledizioni di Sirius.
“Credo che la ragazza sia ormai pronta per la missione” .
“Albus…Mi chiedo se lei è ben certo di quello che sta facendo”, rispose Piton sospirando.
“Voglio dire, Gaia è davvero…”
“Perfetta”, terminò serafico il preside.
“Comunque , Severus, pensavo di farle fare un altro esamino prima della prova decisiva”.
A quelle parole un brivido gelido percorse la spina dorsale di Piton.
Aveva ancora ben impresso nella mente cos’era accaduto all’esame precedente.
Intanto Silente, ignaro dello sconvolgimento interiore del suo professore, che aveva cominciato ad accusare uno strano tic nervoso all’occhio infortunato, proseguiva serenamente ad esporre il suo piano.
“ Questa notte dovrai portare Gaia nella Foresta Proibita e farle incontrare i Centauri. Desidero che Cassandro mi dia un parere sulla ragazza e poi, visto che qui a scuola serve una nuova scorta di Erbe Centaurine, potremmo approfittarne per comprarle, così farai un viaggio e due servizi. Spedisco subito il modulo d’ordine via gufo”.
Piton sospirò ma, capendo che era inutile cercare di far ragionare il preside, non disse nulla.
In cuor suo sperava nel parere negativo del capo dei Centauri che, a quanto pareva, era tenuto in gran considerazione da Silente.
Era ormai il tramonto quando Lupin, Sirius e Severus, accompagnati dalle due babbane, si ritrovarono nel parco di Hogwarts.
“Ragazze, adesso ci recheremo nella Foresta Proibita e incontreremo i Centauri”, spiegò con gentilezza Remus.
“Ma perché?” chiese Gaia tutta indispettita, guardando malamente Piton che sbuffava.
“Te l’ho detto prima, sei sorda?”, ringhiò lui.
“I Centauri vogliono conoscere la ragazza della profezia”.
“Vedi, cara”, intervenne pacato Lupin, “loro sono membri di una tribù molto antica e conoscono magie che noi non possediamo più. Una di queste è il dono di vedere ciò che accadrà nell’immediato futuro di una persona solo guardandola o toccandola. Noi maghi non né siamo più capaci e quello che ti accingi a fare, dunque, è un importantissimo esame. Cerca di essere rilassata e fai quello che il loro capo ti dirà, ma soprattutto, vedi di essere gentile, perchè ricevendoci ti stanno facendo un grandissimo favore e meritano tutto il nostro rispetto e la nostra riconoscenza”, concluse, mentre Gaia lo ascoltava attentamente.
“Mi sta dicendo che, questi…Come si chiamano? Centurioni?”
“Centauri”, le venne gentilmente in aiuto Remus.
“Sì, Centauri, mi faranno l’esame come a scuola?”
“Già, e vedi di comportarti bene e tenere quella tua boccaccia chiusa perché se no, non solo capiranno che sei un'impostora, ma non ci daranno neppure gli ingredienti magici in loro possesso perché io possa preparare una pozione in grado di aiutarti nella tua disperata impresa”, terminò acido Piton.”
Gaia sbuffò, scuotendo la lunga chioma bionda.
“Nel caso che lei non lo sapesse, io piaccio molto ai Centauri, tanto più che sono fidanzata con uno di loro”.
I tre professori la guardarono shockati.
“Cosa dici cara?” alitò Remus, appoggiandosi a Sirius, che solerte gli cinse la vita con un braccio.
“Sì, il mio Terminatoruccio ha una moto stupenda, quindi è un Centauro, no?”
Sirius e Piton scoppiarono in un’irrefrenabile risata, mentre Lupin tirava un sospiro di sollievo.
“Cara, mi pareva di averti ben spiegato cosa sono i Centauri”, si limitò a dire, riprendendo il cammino nella foresta,
“ma visto che non ricordi bene ti ripeterò la lezione”
“Che noia”, pensò Gaia sbuffando,“ci mancava solo l’addestramento supplementare pre esame. E io che questa sera pensavo di partecipare alla Festa d’Estate organizzata dai Serpeverde.”
Quel pomeriggio, infatti, uno studente di quella casata, che somigliava incredibilmente a Sirius, l’aveva invitata alla serata danzante e lei aveva accettato contenta.
Pensando a lui Gaia sorrise languida.
Era un ragazzo così carino e aveva dei modi tanto gentili e cavallereschi. Nel porgergli il suo invito le aveva baciato la mano e offerto una rosa rossa, come un vero lord. Com’è che si chiamava? Remolo?… Romolo?… Regolo? ma che importava il nome! Sicuramente avrebbe trascorso un bel sabato sera in sua compagnia e invece aveva dovuto rinunciarci, per passare il tempo con quella banda di sfigati e subire anche l’esame.
“Che rabbia!” disse ad alta voce, dando un calcio ad un piccolo sasso che si trovava sul sentiero poi, con passo deciso, s’avvio nella boscaglia.
Voleva sbrigare quell’ingrato compito il più presto possibile così, magari, poteva ancora aggiustare la serata rovinata.
Non aveva fatto che pochi passi quando sentì la mano di Piton che l’afferrava per la maglietta, giusto un momento prima che i suoi piedi calpestassero una delle trappole per cinghiali che Hagrid aveva disseminato ovunque.
“Fermati, impiastro, se non vuoi finire appesa all’albero”, disse con sarcasmo Severus, indicando il laccio seminascosto dalla vegetazione.
“La Foresta Proibita è molto pericolosa per le oche come te. Meglio che andiamo avanti io e Lupin, per evitare che la nostra ‘Arma Segreta’ tiri le cuoia prima ancora di conoscere Voldemort.”
Sentendo con quanto biasimo il professore pronunciava quelle parole Gaia lo fulminò con lo sguardo, ma si adattò a stare nelle retrovie con Alice e Sirius.
Qualche minuto dopo Lupin si fermò accanto ad un albero cavo.
Si portò le mani alla bocca ed emise un fischio acuto a cui presto rispose uno identico.
Pochi minuti dopo una creatura magica, mezzo uomo e mezzo cavallo, uscì dal folto della foresta e si diresse verso di loro, facendo strillare di paura Gaia.
“Ahhhhh il mostro!” gridò terrorizzata buttandosi addosso a Sirius che si ritrovò atterrato nel prato, con il naso affondato nel prominente decoltè della ragazza.
Subito Remus accorse a salvarlo e, mentre cercava di aiutare Gaia a rimettersi in piedi, guardava con fiero cipiglio il compagno che rimirava estasiato il panorama messo in mostra dalla scollatura della camicetta dell’Arma Segreta.
Piton, che aveva cercato di soffocare le strida della ragazza fingendo un attacco di tosse convulsa, s’era invece recato davanti al Centauro, che li osservava allibito.
“Benvenuti, Io sono Fiorenzo e sono qui per condurvi al nostro villaggio”, disse il nuovo venuto con voce profonda, congiungendo le mani e abbassando il capo in segno di rispetto.
Severus s’affrettò ad imitare il saluto, dando un colpetto ad Alice perché lo seguisse.
“ Silente ci ha avvisato che avete bisogno del nostro aiuto.”
“Sì, Fiorenzo”, confermò Remus, “e vi ringraziamo anticipatamente per la gentilezza mostrata accettando d’incontrarci”.
“Non c’è di che, ma adesso dovete bendarvi” e così dicendo mosse la mano in cerchio.
Subito bende nere adesive calarono sugli occhi dei ragazzi.
Gaia gridò dallo spavento, mentre Lupin cercava di rassicurarla stringendole la mano.
“Bene”, continuò Fiorenzo, “adesso datevi la mano e tu, uomo vestito di nero, prendi la mia .”
Severus strinse la mano al Centauro e piano piano il gruppo s’incamminò nel bosco.
A causa della benda, che impediva loro di vedere dove andavano, ci misero molto tempo ad arrivare e, quando finalmente furono al cospetto del capo villaggio, era già notte.
Dopo le presentazioni Cassandro guardò Gaia, soppesandola.
“ Quindi sei tu che ci salverai dall’oscurità?” chiese un po’ perplesso.
“Certamente”, rispose sicura lei.
“La profezia lo ha detto e le profezie non sbagliano mai.”
“Vedo che sei molto sicura di te, e questo potrebbe non essere un bene. Adesso ti metterò alla prova”.
L’essere si avvicinò a Gaia e, prendendola per mano, la condusse al limitare della radura in cui si trovavano.
“Laggiù, su quel grosso albero, c’è un nido di fate. Presto si schiuderà e le piccole creature cominceranno a sciamare per il nostro villaggio procurandoci guai a non finire. Il tuo compito è prenderlo e portalo lontano da qui”, enunciò solennemente.
“Tutto qui?” si stupì Gaia scrollando le spalle.
“Ok, vado e torno in un minuto”, affermò e, con passo deciso, s’avviò verso l’albero cavo che conteneva il nido.
“Fermati ”, mormorò Lupin, cercando di afferrarla per un braccio, ma il centauro s’interpose tra lui e la ragazza con aria truce.
“Tu non c’entri nulla. Lei deve compiere l’impresa da sola”.
“Cassandro, lei è una babbana. Non conosce il pericolo che nascondono le fate…”
“Se pensa di sconfiggere lord Voldemort da sola sarà anche in grado di liberarci di un nido di fatine”, dichiarò senza appello Cassandro.
“Sei sempre il solito spilorcio. Dovresti chiamare il reparto disinfestazione del ministero, lo sai” s’intromise Sirius, guardandolo con fiero cipiglio.
“Sheee, con quello che costano! Non se ne parla neanche! Dovrete guadagnarvi l’onore di poter ottenere una nostra predizione sulla vostra Arma Segreta!” s’impuntò e i maghi capirono che nulla lo avrebbe smosso dalla sua decisione.
Intanto Gaia era arrivata vicino al tronco e guardava estasiata il grosso nido palpitante di luci colorate, appeso sopra un alto ramo.
“Scusi, signor Centauro, io non ci arrivo. E’ appeso troppo in alto. Potrebbe venire qualcuno ad aiutarmi?”
“Certo”, rispose Cassandro ghignando.
“Tu, vestito di nero, aiutala.”
Piton sentì un brivido gelido percorrergli per la schiena.
Sapeva bene che genere d’insidia fossero le fatine.
Con sgomento guardò il Centauro che, in risposta, gli fece un cenno imperioso verso la ragazza.
Intanto Gaia, stufa di aspettare, aveva cominciato a lanciare sassi verso il nido sperando di farlo cadere.
“Ferma”, le gridarono all’unisono i professori, ma era troppo tardi.
Uno sciame di piccole luci colorate uscì dal nido e cominciò a vorticare impazzito intorno a lei.
“Aiuto”, gridò la giovane donna, mentre i Centauri se la filavano al galoppo.
“Severus dobbiamo andare da lei”, urlò Lupin, pallido come un fantasma.
“Non ci penso neanche! Sai anche tu cosa significa avvicinarsi” rispose Piton di rimando.
“Non possiamo lasciarla sola. Silente ci spellerà vivi se le capita qualcosa!”
“Ok, ma prima pensiamo a mettere in salvo Alice, almeno. Fiorenzo!”
Il Centauro arrivò al trotto, afferrò la ragazza in vita e se la caricò in groppa, poi sparì veloce nella foresta.
Remus, Sirius e Severus si avvicinarono cautamente al tronco cavo, ai piedi del quale giaceva svenuta Gaia.
Con un incantesimo congiunto di pietrificazione riuscirono a bloccare quasi tutte le fatine, ma quelle rimaste cominciarono a rincorrerli, cercando di morderli con i dentini acuminati.
“Pietrificus Totalus”, gridavano i tre maghi lanciando incantesimi a raffica, mentre correvano a zig zag per il bosco.
Per fortuna, la loro abilità nei duelli di magia, li aiutò e, dopo poco, le fate erano tutte pietrificate.
Mentre Remus e Sirius raccoglievano i corpicini rigidi e li deponevano con cura in un sacchetto, Piton si avvicinò a Gaia, riversa nell’erba, pallidissima e con gli occhi chiusi.
Sembrava morta.
Il mago s’accostò al suo petto, per controllare che respirasse, ma fu un’imprudenza.
La ragazza, sentendosi toccare, si svegliò e guardando Piton in uno strano modo, mormorò:
“Bellissimo!Ti voglio” e lo strinse a se, cominciando a baciarlo appassionatamente.
“Reeeeeemus corri… Il veleno delle fate sta facendo effetto!!!”
La voce di Piton era carica d’urgenza, mentre la ragazza, dopo averlo immobilizzato col suo peso, aveva cominciato a spogliarlo.
Lupin lasciò perdere la raccolta delle fatine irrigidite e accorse in soccorso del collega, che a torso nudo cercava di allontanare le mani rapinose di Gaia dalla cintura dei calzoni.
Sirius, invece, si rotolava per terra dalle risate, cercando d’imprimersi nella mente, fin nei minimi dettagli, tutta la scena.
Ormai, a casa Potter, tutte le sere i Malandrini si riunivano per visionare gli ultimi ricordi delle gaffe di Gaia ai danni di Severus e spesso i ricordi più atroci venivano duplicati e conservati per essere rivisti a piacere.
“Pietrificus”, gridò Remus alzando la bacchetta in un gesto elegante
La ragazza stramazzò al suolo immobilizzata, ma i suoi occhi lascivi non smettevano di fissare Severus.
Più tardi, dopo che le fate erano state tutte raccolte e i Centauri avevano dato le erbe e la pergamena del responso a Remus, il gruppo tornò verso il castello, trasportando Gaia, pietrificata, su una barella di fortuna costruita con fronde.
“Ma cosa le è successo?” chiese Alice, vedendo con quanta lussuria la ragazza fissava il sedere di Piton.
“Vedi, cara, le giovani fatine hanno nei loro denti una specie di veleno, che altro non è che una potente pozione afrodisiaca”, cominciò a spiegare Lupin.
“ Normalmente, chi viene morso, manifesta segni di un innamoramento, diciamo carnale, verso la prima persona su cui si posano i suoi occhi. Gaia è stata morsa da molte di loro ed ora ha in corpo una frenesia che le impedisce di trattenersi e poiché la prima persona che i suoi occhi hanno veduto, dopo l’incidente, è stato Severus, desidera farlo suo.”
“Cioè, SUO in QUEL senso?” chiese Alice stupefatta.
Il licantropo arrossì scrollando le spalle e la ragazzina scoppiò in una risata atomica, mentre Piton l’inceneriva con lo sguardo.
Più tardi, negli appartamenti del professore di pozioni, Remus e Sirius stavano tentando di calmare Gaia la quale, nonostante fosse legata al letto, continuava ad insidiare verbalmente Severus.
Quest’ultimo, appollaiato in cima all’armadio, sfogliava nervosamente un grosso volume intitolato “Antidoti ai veleni naturali”.
“Severuccio, è inutile che fai il sostenuto. So che anche tu mi desideri. Lo fanno tutti gli uomini. Suvvia non fare il ritroso, bel Pipistrellone mio, e ti prometto una nottata indimenticabile. ”
Sentendo quelle accorate parole, Severus la guardò con disprezzo, mentre si rintanava ancora di più sul guardaroba, sguainando la bacchetta.
Sirius, a quella scena, non riuscì più a trattenersi e cominciò a ridere come un matto, sotto lo sguardo irritato di Lupin e quello fulminante del professore di pozioni.
Gaia approfittando di quel momento di distrazione, veloce si liberò dai lacci e, sgusciando via dal letto, raggiunse la cima dell’armadio.
“AHHHH L'ASSATANATA!!!”
Il grido di terrore del povero professore fu smorzato dalle avide labbra della ragazza, che si appiccicarono alle sue come ventose.
“Sirius presto, dobbiamo salvarlo”, gridò Remus, avvicinandosi al guardaroba che dondolava sinistramente, ma il compagno, in preda ad un nuovo attacco d’ilarità, non riusciva a seguirlo.
“Pietrificus Totalus”, gridò Lupin, cercando di arginare il disastro, ma il raggio luminoso colpì Severus anziché la ragazza.
“Oh cavoli”, disse, osservando Gaia che cominciava a spogliare il povero mago, rigido come uno stoccafisso.
Per salvare il buon nome del collega, ormai in mutande, lanciò un nuovo incantesimo, ma il mobile, già sollecitato dal troppo peso e dai movimenti bruschi, cedette e tutti precipitarono a terra in una nube di schegge di legno, polvere e vestiti.
Quella notte l’infermeria di Hogwarts fu piuttosto affollata.
Oltre ai quattro infortunati, con fratture, contusioni ed escoriazioni varie, erano presenti Alice, che non se la sentiva di lasciarli da soli, e Silente e la McGrannit, chiamati d’urgenza dalla medimaga.
Gaia, nonostante le fasciature multiple, continuava ad insidiare Severus e, per ristabilire un po’ d’ordine, la Chips fu costretta a legarla al letto e poi rinchiuderla nello sgabuzzino delle scope, adiacente al dormitorio di Tassorosso, dando il via ad una processione di alunni della casata che venivano a brontolare per gli ululati amorosi, che non li lasciavano riposare.

Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni

Per Meissa_S: Carissima Mei, so che la tua mente malvagia e perversa aveva già mal interpretato le azioni del Piton fumato, ma come hai potuto notare LUI è un gentiluomo, anche se in questo capitolo ha dovuto lottare assai per mantenere integro il suo buon nome. Forse è sulla dabbenaggine di Gaia che il machiavellico Silente conta per sconfiggere zio Voldy. (Comunque il povero Sevvie sta veramente prendendo in considerazione l’idea del resort . Magari in Giamaica, così potrà tranquillamente ‘coltivare’ la sua nuova passione per ‘quelle cose babbane’che Alice gli ha insegnato ad apprezzare

Per Alohomora : Cara Giulia, per ora, più che con Alice, Sevvie potrebbe avere ‘incontri ravvicinati del terzo tipo’ con Gaia, per suo grande orrore e disgusto. Naturalmente Sirius sta facendo una cura di fosforo, per incrementare la memoria e poter ricordare alla perfezione le immagini del povero mago assediato dalla ninfomane. Credo che per i Malandrini si prospettino seratine piacevoli, e immagino già James preparare i pop corn e la Coca cola, per godersi lo spettacolo come al cinema.

Per Adhara : Gaia è una catastrofe ma, come Silente ha dimostrato, potrebbe anche essere utile in battaglia…Vedremo! Riguardo al povero Severus che vuoi che ti dica, cara, era in uno stato di depressione molto profonda. Sai, pensare a Lily incinta di quel Potter… Comunque, nonostante la carne sia debole, ha ceduto solo alle sigarette, per ora…

Per Rodelinda: Cara Rodelinda, hai ragione da vendere. Piton è decisamente OOC, ma mi fa così ridere pensarlo in certe situazioni… In effetti, il vero Severus, probabilmente avrebbe già schiantato o meglio avadakedavrizzato Gaia, con buona pace dei piani di Silente. Povero, in quel caso, avrebbe anche la mia simpatia, ma una Gaia morta non mi servirebbe per mandare avanti la trama della storia…Perdonami! Comunque, se ci pensi, Piton è abituato ad assecondare le mattane del machiavellico preside: ha dovuto salvare dai guai Harry Potter per ben sei anni, quando quello le catastrofi le andava a cercare con la lanterna…Per il betaggio ci sto pensando da tempo, perché mi rendo conto che ne avrei bisogno. Sono andata anche sul sito apposito, per avere informazioni più dettagliate sul servizio, ma devo dire che mi sono spaventata un po’ per i tempi di consegna lavoro. Mi spiego meglio. Ogni beta ha varie persone da seguire e, giustamente, una vita privata piena d’impegni. La normalità, mi pare di aver capito, è circa due o tre settimane d’attesa per ogni capitolo e onestamente ho paura mi scappi l’ispirazione in così tanto tempo…Non so cosa fare e accetto consigli!

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Capitolo 8
*** La dura vita del Latin Lover ***


La dura vita del Latin Lover


"Mister Bond!
Lei compare con la tediosa inevitabilità
di una stagione non amata..."
(Agente 007 Operazione Moonraker)



Se a Severus lo avessero raccontato solo qualche mese prima, non ci avrebbe mai creduto.
Lui, che sapeva manipolare pozioni che solo Merlino in persona conosceva.
Lui, il famoso Mangiamorte che faceva il doppio gioco con Voldemort senza minimamente scomporsi.
Lui, il famigerato Man in Black di Hogwarts, adesso era costretto a stare barricato in camera sua con la ragazza più scema e odiosa della terra che gli dava la caccia peggio di un segugio.
Da riderci sopra!
Ok, lo stava facendo per Lily, la persona che lui amava di più al mondo, ma che prezzo stava pagando!
Era tutta la settimana che doveva guardarsi le spalle perché, se solo si distraeva un attimo, l’assatanata ninfomane cercava di aggredirlo.
Madame Chips, nonostante la sera dell’incidente li avesse curati amorevolmente, ad un certo punto li aveva cacciati dall’infermeria prima del previsto, stufa marcia dei continui piani di Gaia per possederlo e, da allora, aveva già subito una moltitudine di molestie.
Il primo attacco lo aveva affrontato in sala grande il mattino stesso della dimissione e gli aveva procurato un nuovo ricovero di un giorno per ustioni alla mano sinistra, a causa del the bollente che si stava versando.
Erano poi seguiti vari agguati nelle aule, nei corridoi del castello, in giardino, in biblioteca e persino nel bagno dei professori.
Anche quella mattina aveva rischiato il cardiopalma, quando Gaia, dopo essere riuscita ad infiltrarsi nel suo sotterraneo, gli era sbucata fuori dal calderone in babydoll cantando la canzone ‘Bye Bye Baby’ , sotto lo sguardo allucinato degli studenti di Tassorosso.
Ormai esasperato lui l’aveva schiantata sul colpo, mandando a quel paese le raccomandazioni di Silente sull’essere paziente con la povera ragazza.
La professoressa Cooman, che in quel momento passava davanti alla porta del sotterraneo insieme a Mastro Gazza e a Mrs Purr, sentendo il botto dello Schiantesimo si era tutta eccitata.
“Il mio Occhio Interiore prevede la morte di qualche studentello. Sicuramente si sarà fatto a pezzi esplodendo con il calderone e troveremo i suoi poveri resti sparsi per l’aula”, aveva esclamato estasiata e, mentre affrettava il passo per giungere sul luogo del sinistro il più in fretta possibile, continuava predire stragi, disgrazie e morti violente, per buona pace di Gazza che tra uno scongiuro e l’altro la seguiva.
Il suo sguardo s’era illuminato quando, appena aperto la porta, aveva visto la povera Gaia stesa a terra esanime e, presa da euforia, aveva subito fatto una profezia che cominciava con un sinistro:

“Morte e distruzione
nel sotterraneo maledetto
del nero figuro
pozionista perfetto…”

Poi, però, vedendo l’abbigliamento inusuale della fanciulla s’era impappinata e, arrossendo furiosamente, non era più riuscita a parlare, mentre il bidello, con una serie di mugugni, comunicava al mondo il suo sdegno per i giovani professori, scapestrati, latin lover e sciupafemmine impenitenti.
Per fortuna, prima che Argus chiamasse la ‘Buoncostume’, era intervenuto Silente che, dopo essersi premurato di trasfigurare la succinta biancheria di Gaia in un cappotto molto simile a quello che indossava Hagrid nei giorni di festa, giusto per non generare ulteriore scandalo, aveva suggerito a Piton di chiudersi a chiave nei suoi appartamenti, mentre Remus e Sirius erano stati spediti a Diagon Alley per cercare gli ultimi ingredienti per l’antidoto al veleno di fata.
Così, dopo aver seguito il consiglio del preside, Severus rintanato sul lampadario di bronzo della sua camera, meditava sulle sue disgrazie, mentre una leggera brezza estiva entrava dalla finestra, scompigliandogli i capelli.
Per la centesima volta si domandò dove fossero finiti quell’inetto di un licantropo e il suo complice, pardon compagno.
Sicuramente avevano approfittato dell’uscita per infrattarsi a Nocturne Alley in qualche locale da scostumati a bere burrobirra e fire whiskey!
“Severuccioooo… sono tornataaaaa. Aprimi amoruccio mio bellooo” .
La voce di Gaia si fece sentire dalla porta sbarrata con almeno sei incantesimi e Piton,per riflesso condizionato, puntò la bacchetta dinnanzi a sé, mormorando tra i denti che avrebbe venduto cara la pelle!
Con orrore la sua mente riandò alla prima notte in ospedale quando, nonostante la pozione calmante che la Chips le aveva somministrato a forti dosi, Gaia era riuscita a fuggire dallo stanzino in cui era stata rinchiusa e a legarlo al letto con un paio di manette di peluche rosa, prese chissà dove.
Un brivido gli serpeggiò nella schiena mentre, cercando di sistemarsi meglio sullo scomodo lampadario, rinforzava con un colpo di bacchetta l’incantesimo di adesività dei calzoni alle sue carni.
Intanto a Diagon Alley, Sirius, Remus e Alice, stavano gustando un gelato seduti nel giardinetto della gelateria di Florian Fortebraccio, chiacchierando tranquillamente e infischiandosene dei problemi del povero pozionista.
“Chissà cosa starà facendo Severus al castello?”, chiese con malizia la ragazza, leccando la crema del suo super cono gigante.
“Alice, non si ride delle disgrazie altrui”,la riprese bonariamente il professor Lupin, mentre Sirius si riempiva la bocca di focaccina alla panna per nascondere il suo ghigno beffardo.
In quella settimana aveva accumulato un mucchio di ricordi imbarazzanti su Mocciosus e l’Arma Segreta e la sera prima, al poker settimanale dei Malandrini, li aveva trasmessi via pensatoio nel salotto dei Potter, davanti a una pizza gigante e varie burrobirre.
Naturalmente Remus non aveva approvato la cosa e aveva molto criticato anche il dono che aveva fatto a James : una gigantografia di Piton, in mutandoni ascellari e canottiera a costine in stile camionista, legato al letto dell’infermeria con manette rosa di peluche.
Sirius, per difendersi, lo aveva spacciato per un famoso quadro di Andy Warhol, ma Remus assumendo il fiero cipiglio della Mc Grannit, lo aveva sbugiardato subito, prendendolo pure a schiaffetti sul collo.
In compenso James aveva gradito moltissimo quel dono e adesso il quadro faceva bella mostra di sé nella parete centrale del salotto buono dei Potter, proprio sopra il divano.
“Sirius, piantala di ridacchiare”
La voce severa di Remus lo riportò alla realtà, mentre Alice interveniva in suo favore.
“Va be’ prof, ha ragione sul fatto che non si deve ridere delle disgrazie degli altri, ma è così buffo vedere Gaia che insegue Severus per i corridoi di Hogwarts”.
“Poveretto, non vorrei essere nei suoi panni” commentò il licantropo scuotendo il capo con tristezza.
“Secondo me, il vecchio pipistrellone, finge di non volerla”, commentò a bocca piena Black, beccandosi l’ennesima occhiataccia dal marito.
“Tu lo compiangi tanto, ma quando mai ha trovata una così carina che ci sta?” continuò ingollando l’ultimo boccone di focaccina.
“Pads!” la voce di Remus somigliava sinistramente a quella di Malfoy prima di lanciare un Avada e Sirius si zittì all’istante.
“Anche secondo me Severus finge”, commentò Alice, per nulla impressionata dai ringhi del suo professore.
“Lui ripete sempre che è un grande mago, ma se fosse vero si sarebbe già liberato di Gaia con un buon incantesimo!”
Remus sospirò, appoggiando le mani sul tavolino.
“Alice, non funziona così la magia, sarebbe troppo semplice e, comunque, davvero il professor Piton è un ottimo mago. Un pozionista di rimordine e anche un ottimo Legilimens.”
“Legi che?”
“Legilimens. Lui sa leggere nei pensieri.”
Alice sgranò gli occhi.
Adesso molte cose gli erano chiare!
Ecco come aveva scoperto delle sue disgrazie amorose con Terminator.
“Sì, Alice, quando quel serpentaccio ti guarda negli occhi, se non stai ben attenta, ti penetra nella mente”, aggiunse con disprezzo Sirius.
“Lo faceva anche da ragazzino! Io e Remy abbiamo imparato da tempo a non fissarlo mai senza stare all’erta!”
“…Ma quando lo fa non ti accorgi di nulla?” boccheggiò Alice.
“Piton è molto esperto ed ha un tocco assai delicato quindi, ad una persona poco allenata, la cosa potrebbe sfuggire. Comunque cara, per sicurezza, è meglio non fissare mai un mago negli occhi”, concluse Remus, ripulendo la coppa dalle ultime tracce di gelato.
“Non fissarlo? Col cavolo!” pensò Gaia.
“Adesso che lo so mi divertirò un pochino io, con quel brutto pipistrellone ficcanaso! Voglio proprio vedere se, dopo la mia cura, avrà ancora il coraggio di curiosare nella mia testolina”, si disse decisa, e da quel giorno, ogni volta che Piton la guardava negli occhi, Alice pensava intensamente a lui in mutande, sull’armadio, con Gaia abbarbicata addosso.

Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni

Per Sklupin : Ciao Sara, ben ritrovata nelle recensioni. Cosa ci avrà trovato Silente in Gaia? Questa è la domanda da un milione di dollari che tutti ci stiamo ponendo. Forse, come tu mi fai notare, il vecchiaccio maligno vuole disfarsi di quella mandria di addormentati che compongono l’Ordine della Fenice e, senza dare nell’occhio, sta cercando di eliminarli usando la sua terribile Arma Segreta, oppure è definitivamente rimbambito. Intanto, mentre meditiamo sulla questione, godiamoci il povero Piton insidiato da Gaia e sbeffeggiato da Sirius, e immaginiamo la sua faccia la prossima volta che cercherà di sondare la mente di Alice. PS: perchè mi chiedi se le recensioni arrivano? Ne abbiamo smarrita qualcuna?

Per Alohomora : Cara Giulia, non so perché ma ero più che certa che avresti individuato subito, tra la folla di studenti di Hogwarts, chi fosse il Serpeverde che aveva invitato Gaia al ballo. Sarà il mio occhio interiore? Hai ragione sul fatto che, dopo aver affrontato gli inferi(e io aggiungo anche la cara Wally), a lui le avance della ragazza non avrebbero fatto un baffo, ma lei s’è innamorata di Severus e questa volta senza neppure il prozaccone! Anch’io adorerei vedere i ricordi di Sirius su youtube, ma credo che per i maghi queste invenzioni babbane siano ancora inarrivabili… Per ora limitiamoci ad immaginare e, dopo questo capitolo, abbiamo tanto su cui lavorare.

Per Adhara : Credo che tu abbia ragione. Avanti così e dell’Ordine del Pappagallo, pardon Fenice, non rimarrà che cenere e macerie. Per ora il più, come possiamo dire, ‘colpito’ è il povero Piton, ma anche Sirius e James stanno correndo il tremendo rischio di morire dalle risate, a furia di visionare ricordi imbarazzanti del Pipistrellone e della pupa più scema dell’intero Mondo Magico. Speriamo che Lupin riesca a salvarli, prima che l’Arma Segreta riesca a mettere fuori uso anche lui!

Per Meissa : Cara Vale, lo sai bene, ho un debole per Sevvie! Se nell'altra fic lo lasciavo nelle grinfie della Girl in Black assatanata, in questa non potevo fargli mancare le attenzioni di Gaia. Ti faccio uno spoiler sottovoce...Il Pitonuccio ne vedrà ancora di belle prima del titanico scontro finale...Wally sta ringraziando Merlino e Maga Magò in tutte le lingue per lo scampato pericolo del figliolo buono. Già c'è Sirius che da scandalo in famiglia! Però... PS:Il "wizardtube" mi ha fatto morire dalle risate. Come vorrei potermi connettere!!!

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Capitolo 9
*** Notte Rosa ***


Notte Rosa


" Non si preoccupi. Abbiamo tutto il tempo del mondo... "
(Agente 007 al servizio segreto di Sua Maestà)



Per tutto il periodo in cui Gaia rimase sotto gli effetti del veleno di fata, le lezioni speciali pro Arma Segreta furono sospese e Alice si ritrovò a passare tutto il suo tempo in compagnia degli studenti di Hogwarts.
La scuola era finita e chi non doveva sostenere esami o recuperare debiti, in quegli ultimi giorni prima del rientro a casa, poteva dedicarsi alle molte attività ricreative che il collegio metteva a disposizione.
Per Alice rimanere tra i coetanei era molto più divertente che seguire le lezioni di Lupin e Piton e, almeno dal suo punto di vista, mille volte più istruttivo.
Infatti fu durante un week end in campeggio che la ragazza finalmente scoprì chi fosse la famosa Lily degli incubi di Piton.
Eduardo Edgecombe, fratello di un Corvonero coetaneo del tenebroso professore, amava molto il gossip e anche il melodramma, così, davanti ad un fuocherello che rischiarava appena lo spiazzo antistante la tenda da campeggio, mise in scena il racconto del tenero amore che univa Piton e Lily fin dall’infanzia, funestato poi dall’intrusione di James Potter, eroe dei Grifondoro e acerrimo nemico di Severus.
“Che storia romantica”, sospirò Nadine Bones, una simpatica e dolcissima Tassorosso, al termine del racconto, asciugandosi di nascosto una lacrimuccia.
“Romantica un tubo! Quel James è un rovina famiglie”, commentò acida Alice, che dopo la storia di Terminator e Gaia era molto suscettibile a certi argomenti.
“A farli rompere non è stato James Potter”, la contraddisse Eduardo, “ma il caratteraccio del nostro prof. Pensate che in una lite ha chiamato Lily ‘sangue sporco’”, sussurrò, mentre tutti inorridivano.
“E’ un offesa terribile”, proruppe scandalizzata Sheila Johnson, la migliore amica di Nadine.
“Io non avrei mai perdonato uno che mi avesse apostrofato così!”.
“Neanche Lily lo perdonò e, infatti, lo piantò su due piedi. Non s’intenerì neppure quando lui si umiliò a chiederle scusa in ginocchio”, rincarò Eduardo, malignamente compiaciuto.
“Ehhh, quanta cattiveria”, rise Alexander Clearwater, un biondino occhialuto di Corvonero, grande amico del ragazzo.
“Non sarà perché nell’ultimo compito di pozioni, quella peste di professore ti ha affibbiato una T di Troll e ti ha rovinato la media in pagella?”
Eduardo lo guardò male poi, forse pentendosi, sospirò: “per essere obiettivi forse qualche scusante l’aveva anche lui, poveretto. Quando avvenne il fattaccio era ancora intontito dal Confundus che Sirius gli aveva lanciato a tradimento e poi era molto arrabbiato. Credo che chiunque avrebbe 'straparlato', vedendo la propria ragazza civettare con un latin lover come James”,aggiunse pensieroso.
“Lily non è certo una che civetta e James è un eroe, non un ‘rubafidanzate’”, s’inalberò Sheila, che essendo imparentata con i Potter non poteva lasciar correre certe infamanti insinuazioni.
“E’ ovvio che lei, dovendo scegliere tra quello scorbutico e il mitico cercatore di Grifondoro si sia innamorata di quest’ultimo. Non dimentichiamo che era il più bel ragazzo di Hogwarts, escludendo per ovvi motivi Sirius.”
Alice, che ormai vedeva in James la controparte maschile di Gaia, sbuffò.
Severus non gli era certo simpatico, ma quel Potter doveva essere veramente odioso.
“Se era così bello, bravo, eroico e generoso, che bisogno aveva di fregare la ragazza a Piton? Non poteva stare con una delle sue fan e farla finita”, domandò con una punta di sarcasmo nella voce.
“Lo penso anch’io”, s’intromise Alexander, ricevendo un’ochiataccia dall’amica.
Insomma, Sheila, poveretto! Il nostro prof non è certo un Adone e di sicuro, col suo carattere pestifero, non ha mai avuto la coda di donne alla sua porta. James non si è certo comportato bene rubandogli l’unica disgraziata che se lo filava”, affermò scuotendo il capo.
“Ma cosa dici, sei ammattito? James era veramente innamorato di Lily e lei di lui”, chiarì Sheila.
“ L’anno dopo il diploma si sono sposati con la benedizione di Silente e ora aspettano un bambino.”
A questa notizia Alice provo un sincero moto di pena per Severus, sedotto e abbandonato.
“Secondo voi Lily lo ha proprio dimenticato del tutto?” si ritrovò a chiedere molto dispiaciuta.
“Mah, sicuramente il fatto che lei e Potter aspettino un figlio non depone a favore del nostro prof”, rispose sbadigliando Alexander e anche gli altri furono concordi con lui.
Il mattino dopo, mentre i ragazzi pescavano ‘il pranzo’, nel vicino laghetto, le ragazze prendevano il sole leggendo riviste di magic gossip e chiacchierando.
Nadine era una fedele abbonata di Strega 3000, Maga moderna e Beautiful Magic, e una fans sfegatata della veggente Alyssa, che teneva la rubrica della posta del cuore su tutti e tre i settimanali.
Mentre leggevano avide le risposte ai quesiti di maghi e streghe innamorati, una pubblicità attrasse l’attenzione di Alice.
“Hey, sentite questa: Siete stati lasciati? Soffrite per amore? I vostri problemi si risolveranno in un attimo se userete la pozione di Madama Iride. C’è anche il tagliando per l’ordine via gufo.”
“Alice, risparmia i soldi, quella roba non funziona per niente. I veri filtri d’amore sono proibiti qui in Inghilterra”.
“Proibiti? Ma se ad ogni pagina di questo settimanale c’è una pubblicità che li reclamizza.”
“Sì, ma quelli non sono delle vere bevande magiche. Sono delle cosette innocue che, al massimo, servono per poter rubare qualche bacio, ma non funzionano davvero.”
“Quindi, qui da voi, se uno volesse procurarsi un vero filtro d’amore, come dovrebbe fare?”
“Come ti abbiamo già spiegato, qui sono illegali, ma si può sempre ricorrere al mercato nero di Nocturne Alley, anche se gli articoli proibiti costano un occhio della testa per non parlare dei rischi che si corrono ad immischiarsi con certa gentaglia”, rispose Nadine rabbrividendo.
Alice sospirò: le sarebbe tanto piaciuto comprare una pozione d’amore e poi poterla testare su Terminator ma, come sempre, era a corto di contante.
Mentre rimuginava sulle sue disgrazie una domanda le sorse spontanea.
“Non capisco una cosa, però: tutti dicono che il professor Piton è un ottimo mago pozionista, quindi dovrebbe essere in grado di preparare un filtro innamorante, allora perché non ha tentato di tenersi la sua Lily in quella maniera?”
“Cosa dici! Nessun mago inglese che si rispetti userebbe un trucco del genere per incantare la ragazza che ama. Non è etico!”
Le voci costernate di Eduardo e Alexander, le fecero trasalire.
Non s’erano accorte che i due ragazzi stavano seguendo le loro chiacchiere.
“Alice, ma i maghi italiani usano questi sotterfugi?”
“Non lo so”, rispose onestamente la ragazza, “ma se io potessi usare un filtro d’amore per fare tornare da me Terminator, lo farei di certo. Peccato che pozioni non sia una delle materie del mio corso di studi”.
“Devi essere proprio innamorata di lui”, sospirò Nadine, mentre i suoi occhi assumevano uno sguardo languido.
In realtà Alice più che innamorata era molto arrabbiata.
Non poteva sopportare che il ragazzo che le piaceva da una vita le avesse preferito Gaia Malatesta.
“Sei proprio di coccio eh tu?”
Rise Sheila dandole un buffetto in testa.
“Mi piace la gente decisa e se potessi ti darei volentieri una mano”
“E come? Sai come si fanno i filtri d’amore?”
“Veramente, almeno in teoria, dovrei essere in grado di distillarne uno,se avessi davanti le istruzioni; sono una studentessa del sesto anno e Piton è un buon insegnante, anche se è sgarbato e antipatico.
“Davvero sapresti farlo?”
Alice speranzosa, fissava l’amica con occhi luccicanti di desiderio.
“In teoria sì”, intervenne Nadine, “ ma in pratica lei è un disastro in quella materia e io pure. Se non fosse per Alexander, che ci aiuta di nascosto, finiremmo bocciate entrambe”.
“Cavolo” sospirò Alice delusa, “ne avrei avuto così bisogno”.
“Mi dispiace, cara”, dichiarò comprensiva Nadine, abbracciandola.
“Già, anche a me”, sospirò Sheila arricciando il naso.
“Mi fa una rabbia sapere che quella disgraziata, ruba fidanzati, non riceverà nessuna lezione. E’ così antipatica! Pensa che pure con il mio Vincent ha fatto la svenevole. Dovremmo proprio fargliela pagare! Perchè non lo somministriamo a lei un filtro fatto con le nostre mani?”
Sentendo quelle parole Eduardo e Alexander si misero le mani nei capelli.
“Ma sei ammattita? Vuoi finire ad Azkaban per aver avvelenato una babbana!”
Gridò il primo, mentre il secondo ricordava alle ragazze quanto fossero maldestre in quella materia e a quali tremende esplosioni fossero andati incontro i loro calderoni durante le ore di lezione.
“Calma, ragazzi. Anche se noi fossimo ottime pozioniste, cosa che non è, dovremmo avere comunque la ricetta per poter distillare il filtro d’amore, ma nessuno con un po’ di cervello metterebbe mai in vendita una cosa così pericolosa”, affermò saggiamente Nadine, girando pagina e concentrandosi sull’interessante articolo di una certa Rita Skeeter, che parlava dei presunti amori di Regulus Black.
Vedendo che l’interesse per i filtri d’amore era scemato i due ragazzi, tranquillizzati, ripresero a pescare, mentre le ragazze rimanevano a confabulare di pettegolezzi.
Quella sera, però, non appena rientrate in tenda, Alice e le altre ricominciarono a parlottare di filtri d’amore e Amanda, la sorella minore di Sheila, che se n’era rimasta zitta e pensierosa quasi tutto il pomeriggio, estrasse dal suo zaino un libretto che porse ad Alice.
“Ecco una cosetta che sembra proprio fare al caso nostro”, sussurrò sibillina mostrando il titolo accattivante, inciso sul frontespizio:
‘Ricettario di pozioni amorose’.
Il riccioluto mago biondo, che campeggiava sotto tanta promessa, assicurava che nessuna pena d’amore avrebbe più rattristato il cuore di chi si sottoponeva all’antiche pozione di Madama Manuela.
“Grazie, Amanda”, disse Alice rigirandosi tra le mani il prezioso volume, “come l’hai avuto?
“Non domandare, cara, che è meglio. Ho ancora i brividi se penso al negozio di Magie Sinister”.
“Sei andata a Nocturn Alley senza di me?” gridò Sheila inviperita.
“Come hai potuto!”
“Durante le vacanze primaverili, mentre tu eri da Nadine, il cugino Andrew ha voluto compiere una bravata e mi ha trascinato con lui. Una paura…”
“E come mai hai comprato un libro per i filtri d’amore?”
“Per Alexander",rispose timidamente la ragazzina, arrossendo fino alla radice dei capelli.
“Alexander Clearwater?”
Alice era veramente stupita: come faceva Amanda a desiderare quell’insipido e saputello biondino?
“Già”, confermò Sheila, “sono mesi che ne è innamorata cotta. Secondo me lui la ricambia pure, ma non ho mai visto due tanto timidi e imbranati, ma adesso è ora di finirla. Domani glielo dico io e vedrai che dopo non ti serviranno più i ritrovati della nonna di Gilderoy Allock!”
“No, ti prego Sheila, non puoi farmi questo. Se ci provi non ti rivolgerò mai più la parola”, piagnucolò la ragazzina pizzicando la sorella su un braccio.
Sheila si mise a ridere e poi l’abbracciò, promettendole il silenzio.
“Bhe, dal momento che abbiamo la ricetta, perché non proviamo a preparare un filtro? Prima cominciamo e prima potremo farlo bere ai vostri… Come si chiamano? Quasi fidanzati o uomini reticenti al vostro amore?”
“Scema!” fu la risposta corale delle due ragazze, che però, all’idea, s’erano molto eccitate.
“Senti, Sheila, pensi veramente che potremmo farcela?”, chiese timidamente Amanda.
“Certo, siamo o non siamo streghe? E poi il mio ragazzo, che frequenta il settimo anno e sta studiando per i MAGO, non ci negherà certo il suo aiuto, e lui in pozioni ha ‘Oltre Ogni Previsione’. State allegre mie care, non solo i vostri problemi amorosi stanno per finire, ma il prossimo anno produrremo il filtro a grandi dosi e lo venderemo a tutte le nostre compagne, così ne ricaveremo tanti bei soldini”, affermò sfregandosi le mani.
“E per la cavia?” chiese Nadine ansiosa, “a chi lo faremo testare?”.
“Veramente un progettino ce lo avrei”, sussurrò Alice, con gli occhi che brillavano malvagi.
“Che ne dite del nostro Prof di pozioni? Insomma, lui deve dimenticare un amore infelice e Gaia non fa che inseguirlo per tutto il castello perché s’è innamorata di lui… Mi pare la maniera più semplice per risolvere tutti i loro problemi e, nello stesso tempo, togliermi la mia rivale dai piedi, senza contare che faremmo anche una buona azione.”
“WOW! Che idea grandiosa” esplose Sheila, saltando letteralmente in piedi e applaudendo.
“Ma che dite? E se Piton muore avvelenato cosa facciamo?”.
Nadine fissava severa le due ragazze, mentre anche Amanda esprimeva le sue perplessità.
"Magari, prima di avvelenare…hemmm, cioè, di somministrare la pozione al prof, potremmo usare un animale come cavia. C’è giusto la gattaccia del custode che fa al caso nostro. Questo trimestre sono finita in punizione tre volte a causa sua!”
“Ottimo!Se la bestiaccia non muore il Pipistrellone sarà la seconda cavia e così la signorina Malatesta finirà d’imperversare nella mia vita amorosa” esultò Alice mettendosi a saltellare per la stanza.
Le ragazze ridacchiarono e poi si misero d’accordo su come portare a termine il loro piano criminoso.
La notte dopo, Alice, avrebbe saccheggiato l’armadio delle scorte d’ingredienti del professore e la mattina si sarebbero incontrate nel bagno di Mirtilla mal Contenta, che tutti disertavano per non dover subire le lagne del fantasma che lo abitava.
Così, esattamente trentasei ore dopo, il gruppo degli intrepidi pozionisti, allargato anche a Simon, (il fidanzato di Nadine, tre volte campione di pozioni alle olimpiadi scolastiche) e ad Alexander ed Eduardo, che avevano seguito le amiche di nascosto ed ora minacciavano rappresaglie se li avessero lasciati fuori dal progetto, si mise alacremente al lavoro.
Nei giorni seguenti operarono con molto impegno, sotto l’esperta guida dei ragazzi più grandi e così, prima della fine della settimana, un’ampolla trasparente piena di un liquido rosa e profumato era nelle mani di Alice, mentre in quelle di Amanda c’era Alexander, che aveva finalmente trovato il coraggio di dichiararsi.
Intanto, mentre Alice e socie distillava pozioni proibite, Sirius e James erano in missione al reparto Creature Magiche del Ministero.
Il loro compito era di catturare e infilare in una gabbia le fatine neonate, che avevano portato lì la notte del fattaccio, perché fossero messe in incubatrice e finissero di crescere.
Quella sera le avrebbero liberate di nuovo nel bosco, per reintrodurle nel loro ambiente naturale.
Mentre lavoravano con impegno chiacchieravano e James stava confidando all’amico i suoi problemi famigliari.
“Ero così felice di rivederla dopo due settimane di lontananza. Era la prima volta che andava in vacanza senza di me, da quando è la signora Potter”, stava dicendo emozionato, “così mi sono fatto bello e sono andato a riceverla alla stazione con un bel mazzo di gigli, i suoi fiori preferiti. Per farle una sorpresa avevo anche prenotato un tavolo nel miglior ristorante della Londra Magica, giusto per trascorrere una buona serata”.
“Che bel gesto”, approvò Sirius, “io, però, non avrei mai potuto separarmi dal mio Moony per così tanto tempo. Proprio non capisco perché non ti sia preso le ferie per andare al mare con lei.”
“Ma sei matto Paddy mio? Nella villetta al mare c’erano anche sua sorella e sua madre! Quando sono insieme quelle tre, le Parche sembrano agnellini!”
Un brivido scosse le spalle di Sirius, che improvvisamente aveva capito tutto e che s’affretto ad annuire.
Petunia era una vera strega, anche se non aveva una briciola di magia nel sangue, e la signora Evans… Tanto buona, per carità, ma di un noioso.
“Appena rincasati, però, Lily ha visto il tuo regalo e s’è messa a strillare come un’aquila, accusandomi di essere un disgraziato. Io ho cercato di spacciarlo per un quadro di Warhol, come mi aveva detto tu, ma per tutta risposta lei mi ha schiantato. Quando mi sono ripreso Petunia e la signora Evans, stavano rimirando la foto e la commentavano. Ti giuro, Sirius, da rimanerci secco. Secondo mia suocera Mocciosus, sotto panni, non è poi così male: belle spalle, petto ampio e vita stretta e Petunia ha aggiunto che gli pareva anche ben dotato laggiù.”
A quelle parole Sirius sgranò gli occhi orripilato.
“Ohhhh!!! ma dici sul serio?”
“Lo giuro”
“E dopo?”
“Lily me ne ha dette di tutti i colori e ora non mi rivolge più la parola, credendo sia per colpa nostra se Severus è finito ammanettato al letto con quella matta di Gaia che lo insidia. Insomma, quel brutto ceffo trova sempre la maniera per farmi litigare con mia moglie”, si lamentò James, facendo gli occhi tristi.
“Dai su, stasera dirò al mio Remino di passare da lei e di spiegarle la verità”, lo consolò Sirius, che si sentiva terribilmente in colpa.
Il marito, infatti, gli aveva predetto che al rientro a casa della Evans ci sarebbero stati guai grossi, ma lui non lo aveva voluto ascoltare.
“Comunque hai ragione tu James, Severus meriterebbe proprio una punizione” disse accorato poi, con ghigno malefico,aggiunse:
“ e se noi liberassimo un paio di fatine sotto la sua finestra e lo facessimo mordere?”
“Potremmo farlo dopo aver inviato la Cooman nella sua stanza con un trucco”, rincarò Potter, “così avremmo altri ricordi da trasmettere alla ‘pizzata’ di martedì sera e Lily potrebbe vedere con i suoi occhi che tipaccio di bassi costumi è Mocciosus”.
Il sorriso malandrino, ma abbacinante, dell’amico era una risposta più che esauriente e il piano venne perfezionato nel corso della giornata.
Sirius era sicuro che la sua bravata sarebbe passata inosservata al licantropo del suo cuore che, insieme a Severus, doveva fronteggiare tanti un altri problemi con quell’Arma Segreta assatanata e incompetente e quel matto di Silente che insisteva per usarla contro Voldemort.
Così, qualche sera dopo…

Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni

Per Sklupin : Carissima Sara, mi dispiace un sacco di aver rovinato la tua vita onirica con certe immagini al limite del lecito, anche se, come avrai letto, le performance fotografiche del nostro eroe hanno ricevuto ottimi consensi. Adesso,come hai ben capito, la sua missione consisterà soprattutto nel far ragionare il vecchio rimbambito, cioè, volevo dire, l’illustrissimo professor Silente, e togliere l’incarico a Gaia (oltre che fuggire da lei a gambe levate), mentre Sirius e James, per non parlare di Alice, renderanno la sua vita ancora più interessante e movimentata. Per le recensioni smarrite mi hai fatto venire un colpo. Ok che sono una distratta cronica e che perdo sempre tutto, ma addirittura smarrire le recensioni…Così ho ricontrollato nei capitoli vecchi e mi sono accertata che non ci fossero. Se le sarà mangiate EFP, io non c’entro lo giuroooo!

Per Alohomora : Cara Giulia, come mi hai fatto notare, difficilmente Lily avrebbe tollerato certe sconcezze in casa sua, soprattutto nel salotto buono, anche se, alla fine, alle sue ospiti il quadro non è dispiaciuto… Era ovvio che lei non era presente quando il maritino indiceva disdicevoli partite di poker (gioco d’azzardo ) e trasmetteva filmini vietati ai minori, oltre che inchiodava quadri di pop-art al muro, ma adesso è tornata e così…
Intanto per il povero Sevvie si prospetta un futuro mooolto movimentato. I Malandrini stanno tramando nell’ombra e Alice, novella Lucrezia Borgia, ha già la pozione in mano…
Che accadrà ora?
Riuscirà il nostro eroe a sopravvivere a tutto ciò?
Come si diceva una volta, il resto alla prossima puntata

Per Adhara : Adhara carissima, anch’io ho cercato di trovare il quadro incriminato per attaccarlo in ufficio e rallegrarmi la giornata, soprattutto dopo aver sentito le ottime recensioni della signora Evans e di Petunia, ma pare che Lily lo tenga sotto chiave. Chissà, magari in fondo in fondo ha ancora qualche interesse per il nero figuro in mutandoni e canottierina… I poveri Tassorosso non riescono a parlare d’altro che del loro prof, come hai potuto leggere nel capitolo odierno e, se tutto andrà bene, ne parleranno ancora a luuuungoooo. Anche i Malandrini stanno cercando di contribuire alla fama di Latin lover di Sevvie, così mi permetto di pronosticare che la sua vita sarà molto movimentata nell’immediato futuro. Leggere per credere…

Per MEISSA_S Cara Mei,è ovvio che Lily non permetterebbe mai a James di attaccare poster infamanti sul Mangiamorte più carino dell’intero Mondo Magico(dopo il platinato Lulù, s’intende), e doveva per forza esserci un trucco. Tu e Alohomora mi beccate sempre in castagna, non c’è che dire! La storia del quadro era la miccia per mettere in moto la mente malata dei due psicopatici punti nell’amor proprio e come vedi ha funzionato. Il malefico scherzo sta decollando, nonostante ciò che rischiano se i loro compagni li scopriranno. Alice mi pare una che possa darci buone soddisfazioni e, se nella saga della Rowling il povero Piton subisce angherie a tutto spiano, pure in questa fic sbalestratissima ha la sua buona dose di rogne, anche se per ora litri di sangue e serpentacci famelici non hanno ancora fatto la loro comparsa. Ci risentiamo al prossimo capitolo, dove vedremo all’opera la banda dei nefasti e la terribile babbana avvelenatrice…

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Capitolo 10
*** Occhio malocchio prezzemolo e finocchio… ***


Occhio malocchio prezzemolo e finocchio…


" Ah, che cosa non si deve fare per la Regina e per il paese...”
(Agente 007 si vive solo due volte)



Remus e Severus erano preoccupatissimi.
Dopo vari confronti tra loro e consulti con altri membri dell’Ordine della Fenice, erano certi che Silente avesse preso un abbaglio quando aveva indicato Gaia come il nocciolo della profezia che avrebbe portato alla sconfitta di Voldemort e cominciavano a temere che la vecchiaia gli avesse giocato un brutto scherzo.
Quel pomeriggio il professore di pozioni avrebbe tentato, ancora una volta, di fare ragionare il potente mago sulla pericolosità delle sue scelte, ma se si fosse incaponito a portare avanti quel piano maldestro avrebbero dovuto prendere drastici provvedimenti.
Fu quindi con una certa apprensione che si presentò all’appuntamento.
Albus lo ricevette con la consueta cortesia, facendolo accomodare e chiamando un elfo perché servisse uno spuntino.
“Nonostante l’increscioso incidente che ti ha reso vittima della signorina Malatesta, sono molto contento di costatare che hai eseguito i miei ordini alla lettera, caro Severus”, disse allegro, dopo aver sentito il resoconto dei progressi di Gaia dalle labbra imbronciate del pozionista.
“Grazie”, rispose asciutto Severus, sorseggiando il the freddo che gli era stato servito.
“Ormai il tempo stringe e pensavo di fare in modo che la ragazza incontrasse il suo, chiamiamolo destino, esattamente questo sabato, al party dei Malfoy”, aggiunse il preside sorridendo.
“Naturalmente tu e Remus sarete con lei”, aggiunse solerte alla vista della smorfia incredula di Piton, “tu, nelle vesti del Mangiamorte che la accompagnerà e Lupin, grazie alla Pozione Polisucco, in quelle della tua zietta Aureliana Prince.”
A quelle parole il povero Piton sbiancò.
Aureliana era un’eccentrica maga di una certa età che viveva nel mondo babbano per scelta.
In gioventù era stata una ragazza molto ‘libera’ e aveva avuto tante ‘avventure’ che avevano fatto gridare allo scandalo la casata dei Prince.
Fuggita di casa a vent’anni con un giovane duca, aveva cambiato il suo nome in Marina e si era sposata.
Il matrimonio non era finito molto bene ma lei non s’era certo scoraggiata.
Aiutata dal suo fascino e da qualche incantesimo ai margini della legalità aveva avuto molti flirt amorosi, facendosi mantenere alla grande da qualunque uomo su cui mettesse le mani.
Ora tutti la conoscevano come la signora Ripa di Meana, grazie al suo nuovo marito e, anche se le cose tra loro andavano maluccio,continuava a vivere nel lusso.
Nessuno sapeva, però, che la strega era una fervente sostenitrice del nero Lord, che trovava assai sexy, e che spesso aveva sovvenzionato le imprese dei Mangiamorte con il suo cospicuo capitale, guardandosi bene, però, dal parteciparvi.
Vedendo il suo sguardo sorpreso Silente fece un gesto con la mano come a voler liquidare una cosa senza importanza.
“Conosco bene la tua zietta, nonché madrina, eravamo compagni di scuola, è inutile quindi che cerchi di negare la parentela. Comunque, da quello che so, lei adesso è…diciamo impossibilitata a partecipare al party.”
“Impossibilitata in che senso?” si stupì Piton, che conosceva bene la vegliarda e sapeva non avrebbe mai disertato un’occasione come quella per darsi da fare col vecchio Tom Riddle.
“Diciamo che Kingsley è riuscito a farsi assumere come personal trainer e la sta ‘distraendo’ dalla sua ossessione per ‘Tu Sai Chi’ e questo è una buona cosa, così Remus, sabato sera, potrà prendere il suo posto e aiutarti a proteggere Gaia.
A quelle parole Piton boccheggiò.
La sorte che era toccata a Shacklebolt era assai peggiore della sua!
Con un brivido pensò alla zietta carampana che cercava d’insidiare il giovane mago e si asciugò il sudore che gli aveva imperlato la fronte a tradimento.
Quella era l’ennesima prova che Silente non ci stava più con la testa.
Dopo un lungo sorso di the, ripreso un po’ il controllo dei suoi nervi, con calma cercò di far ragionare il preside.
“Albus, sei veramente convinto di quello che fai?” chiese accoratamente.
“Gaia non mi sembra proprio la persona giusta per sconfiggere l’Oscuro e poi, il povero Kingsley…
“Non hai fede nelle profezie, Severus?” chiese sorpreso il preside.
“Alla Cooman non farei profetizzare neanche i numeri del lotto, e qui si parla d’informazioni vitali per sconfiggere un dittatore potente come Voldemort”, sussurrò, pallido come un cencio.
“Abbi fede, Severus, abbi fede”,rispose sibillino il mago, e con un gesto della mano lo congedò.
Uscendo dalla presidenza Piton trovò Lupin, che lo stava aspettando passeggiando nervosamente per il corridoio.
“Allora com’è andata?” chiese ansioso, senza neppure salutarlo.
“Silente ha fissato la missione per sabato sera. Crede davvero che Gaia sia capace di riuscire a sconfiggere il tiranno.”
La voce funerea del professore non lasciava adito a dubbi sui suoi funesti pensieri.
“E’ molto più grave del previsto”, assentì Lupin serio, “andiamo nei tuoi appartamenti e parliamone lì.
Poche ore dopo i due avevano chiamato a rapporto i membri più influenti dell’Ordine della Fenice, per una riunione straordinaria nella stanza delle necessità.
All’ordine del giorno si discuteva la demenza senile che pareva aver colpito il preside.
Purtroppo non tutti erano presenti, perché il preavviso era stato troppo breve.”
All’appello mancavano James Potter,che era in missione Auror, Kingsley Shacklebolt, per ovvi motivi e Fabian Prewett che stava sorvegliando il Ministero, oltre, naturalmente,a Silente.
Il professor Piton si mise al centro della stanza e cominciò a spiegare agli attoniti membri il grave problema che li affliggeva.
Dopo aver illustrato il piano di Albus ed aver presentato le caratteristiche dell’arma Segreta, terminò il monologo con accorate parole.
“Gaia non è, e non sarà mai, pronta per quest’incarico. E’ una ragazza che non ha doti, né magiche nè mentali, in grado di garantirle la sopravvivenza in caso di scontro con ‘Voi Sapete Chi’. Non capisco come Albus possa averla designata come la donna della profezia, anzi, a dirla tutta, non capisco neppure cosa centri lei, dato che la Cooman parlava di un bambino nato sul finire del settimo mese.”
Un brusio eccitato percorse la sala e in molti sussurrarono frasi in favore del preside.
“Silente è sempre stato una persona acuta e io mi fido ciecamente del suo giudizio”, intervenne pacata la professoressa Mc Grannit, “però, questa volta, mi trovo a dover appoggiare il professor Piton. Ho avuto modo di conoscere Gaia e garantisco che non è all’altezza del compito che le è stato imposto. Credo che Albus, questa volta, abbia preso un abbaglio. Mandare quella ragazzina incontro alla morte ci porterà ad infrangere il voto che abbiamo pronunciato quando abbiamo fondato l’Ordine : difendere gli innocenti dalle forze oscure”, proseguì seria.
Un mormorio di stupore percorse l’assemblea.
Minerva non aveva mai dubitato delle decisioni di Silente.
“ Purtroppo, la malattia di Albus ci costringe prendere un provvedimento immediato per la salvezza di Gaia e, probabilmente, la nostra. Se i Mangiamorte si sentiranno attaccati reagiranno con violenza e loro sono molto più forti di noi”, mormorò Lupin, intervenendo nel discorso.
Un coro di assensi proruppe dalle bocche dei membri dell’Ordine e in molti si chiesero come avrebbero potuto continuare a combattere le forze del male se il loro leader cominciava a perdere colpi.
“Non posso credere che Albus abbia ideato un piano tanto sconsiderato”, sussurrò Frank Paciok, pallido in viso.
“Mandare una ragazzina in contro a Voi Sapete Chi è pura follia”.
“Gaia non sarà sola”, sospirò Severus, “io e Lupin dovremo accompagnarla per poterla difendere in caso di pericolo”.
“Ma è una missione suicida”, boccheggiò Malocchio Moody.
“Nessuno di noi è pronto per affrontare una riunione di Mangiamorte capeggiati dal Lord in persona!”
I due professori chinarono il capo sospirando, mentre dalla platea proveniva un accorato grido.
“Coooosaaaa? Anche se Silente è ammattito, io non permetterò mai che il mio Amorino si faccia ammazzare”, tuonò Sirius scattando in piedi come una molla poi, afferrato Remus per il bavero della giacca, gli piazzò un dito sotto il naso minacciandolo.
“Tu non andrai a nessun incontro di Mangiamorte e guai a te se provi a dire una parola!”
“Sirius, amore mio, non posso lasciare che Gaia affronti la morte da sola.”
“Oh, sì che puoi”, garantì Black sfoderando la bacchetta e minacciando gli astanti.
“Ti vieto categoricamente di unirti a questa banda di matti! Se Silente è impazzito ci penserò io a difendere la mia famiglia e voi non provate a fermarci o sono guai”, gridò prendendo per mano il licantropo e smaterializzandosi velocemente.
“Santo Cielo”, sussurrò la Mc Grannit, portandosi una mano al petto.
“Credo che Sirius non abbia tutti i torti e anch’io non permetterei mai a mia moglie di partecipare ad un massacro annunciato”, affermò deciso Frank Paciock.
“Questo piano è stupido e pericoloso, oltre che inutile. Se noi fossimo in grado di affrontare Voldemort lo avremmo già fatto, ma il problema è che non lo siamo. Non sono Remus e Severus la nostra arma segreta. Silente lo sa, come lo sappiamo noi. Gaia poteva essere una speranza, ma a questo punto…”
Molti dei maghi presenti assentirono, mentre la Mc Grannit, con le lacrime agli occhi, cercava di giustificare l’operato del preside, adducendo le sue scelte sbagliate a stress e stanchezza.
Quella notte Piton era così nervoso che non riusciva a trovare una posizione che gli permettesse di dormire.
Alla fine della riunione si era deciso che Malocchio e Minerva avrebbero cercato di ricondurre alla ragione il preside e, se non ci fossero riusciti, sarebbe intervenuta Madame Chips con una bella pozione calmante, di quelle che usavano al San Mungo per i ricoverati in psichiatria.
Con questo stratagemma non ci sarebbe stata nessun inutile spargimento di sangue, ma a lui e agli altri dell’Ordine piangeva il cuore destituire così il loro leader.
Inoltre il problema della sicurezza di Lily rimaneva, ma non c’era nessun’altra soluzione.
Con quei tristi pensieri per la testa si rigirava insonne tra le lenzuola sbuffando, facendo cigolare e gemere il vecchio letto.
Alice, che cercava di dormire accoccolata sul divano del salotto, stanca di sentirlo agitarsi e borbottare lo raggiunse, ben decisa a farsi confidare i suoi crucci, in modo da confortarlo e riuscire poi a dormire in santa pace.
“Prof, che cavolo hai da agitarti così?” chiese sbadigliando, mentre s’infilava nel letto ormai disfatto.
“Fatti gli affari tuoi e fila via”, rispose gelido il mago, guardandola con occhi di fuoco.
“Sono affari anche miei se a causa delle tue paturnie non mi lasci dormire. Datti una calmata va, che alla tua età lo stress è micidiale!”
“A parte che ho solo quattro anni più di te, quindi le mie coronarie sono giovani e sanissime, non vedo in quale maniera la mia insonnia ti possa riguardare.”
“Ah, no? Prova tu a dormire con uno che balla la samba su un vecchio letto che cigola e poi dimmi se ci riesci! Non bastasse un divanaccio tutto bitorzoli, ci mancava solo la colonna sonora di sospiri, mugugni e cigolii…”
“Se i miei alloggi ti sono così intollerabili puoi andare a dormire altrove”, l’aggredì sgarbato Severus, girandosi verso il muro.
Alice sospirò.
Qui ci voleva il rimedio della nonna.
Scese dal letto e tornò in salotto per poi fare ritorno in camera, pochi minuti dopo, portando con se una bottiglia di liquore e due bicchierini.
“Dai professorucolo dei miei stivali, facciamoci un 'cicchetto' alla nostra salute.”
Severus la guardò malissimo, ma la ragazza teneva in mano il distillato di amarene e lui ne andava letteralmente pazzo.
Pensò che un po’ di alcol gli avrebbe calmato i nervi e così allungò la mano verso Alice.
Dopo molti brindisi i due ragazzi erano alquanto alticci.
A Severus era presa una gran malinconia e aveva cominciato a pontificare sull’ inconsistenza dell’amore e della fedeltà, perciò l’atmosfera non era certo delle più allegre.
C’era solo una soluzione, per mettere fine a tutto ciò, e stava nascosta nella tasca della camiciona scozzese taglia XXL di Alice.
Il test su Miss Pur era andato bene e la bestiaccia non era defunta, adesso era proprio ora di collaudare il filtro su Severus.
“In fondo è troppo giovane per essere un relitto umano di questa portata”, disse tra sé la ragazza, per farsi coraggio.
“Non è giusto che passi gli anni migliori della sua vita a struggersi per una donna che non lo ama e, aiutandolo, non solo compirò una buona azione per lui ma anche per Gaia e per quel traditore di Terminetor, che non merita nulla ma non lo si può condannare ad un fidanzamento con quella gallina svampita.”
Così, con la scusa di andare in bagno un momento, recuperò la preziosa fialetta e anche il book fotografico di Gaia, che aveva trafugato giorni prima dalla sua stanza.
L’idea era di aprirglielo davanti non appena avesse bevuto la pozione, giusto perché il suo amore venisse indirizzato verso il bersaglio giusto.
In quel mentre, però, il destino stava tessendo le sue trame e non erano esattamente quelle che Alice sperava.
Sotto la finestra degli appartamenti di Piton, infatti, c’era James con un sacchetto contenente quattro fatine travestite da Zanzarone Innocentis, un’insetto innocuo ma molto fastidioso e mordace, che aveva dimora nella Foresta Proibita.
Stava aspettando le undici in punto, poi le avrebbe liberate.
Secondo i piani, a quell’ora, la professoressa Cooman si sarebbe recata in camera di Piton, dopo che Pads, nascosto sotto il mantello dell’invisibilità, le avesse suggerito, con voce arcana, una profezia riguardante il nero figuro.
James non vedeva l’ora di vedere il Pipistrellone dal naso adunco fidanzato con quell’invasata che prediceva solo disgrazie e spargimenti di sangue.
Il solo pensiero serviva a rimetterlo di buon umore, nonostante Voldemort stesse dando la caccia alla sua famiglia e sua moglie non gli parlasse da giorni.
Mentre gongolante attendeva l’ora X, ignaro del fatto che il suo complice, per salvare il marito, era fuggito dal castello, due occhi biechi lo stavano spiando.
“Minus a Lucius… Minus a Lucius… Rispondi passo”, mormorò un ragazzo biondo guardando in uno specchietto rotondo.
“Sono in ascolto”, rispose Malfoy, apparendo nel cerchio lucido.
“James sta sotto la finestra di Mocciosus con un sacchetto pieno d’insetti ronzanti”.
A quelle parole Lucius storse la bocca.
“Quante volte ti devo dire che non si usano certi soprannomi per indicare Piton”, ringhiò furioso, poi ritrovata la sua calma glaciale ordinò: “Vai a controllare di cosa si tratta”.
“E come faccio? Io ho paura degli insetti”, piagnucolò Minus, ma il collegamento era già stato interrotto.
Nel frattempo la gatta del custode, che dopo la pozione era in calore perenne, s’aggirava per il parco in cerca di avventure.
Avvistato il ragazzo si strusciò sulle sue gambe poi, riconoscendo lo strano odore di topo che emanava, lo aggredì graffiandolo a sangue.
Minus, spaventato, emise uno acuto strillo con quanto fiato aveva in gola e Potter, preso di sorpresa, lasciò cadere il sacchetto a terra.
Le fatine, arrabbiate più che mai, uscirono sciamando, pronte all’attacco, mentre sia la gatta che Peter se la davano a gambe.
Il piccolo sciame, ancora intontito, cominciò a girare in circolo sopra la testa di Potter, che nella caduta aveva perso gli occhiali e, semicieco, annaspava nell’erba.
Presto fu avvistato dalle piccole belve che scesero in picchiata e fecero scempio delle sue carni.
Finito che ebbero il banchetto, non contente, ricominciarono a ronzare in cerca di altre prede e la finestra aperta della camera di Piton, fiocamente illuminata, attirò la loro attenzione.
In un attimo ripresero la formazione d’attacco e decollarono, mentre nel parco, con un lieve plop, si materializzava proprio Sibilla Cooman, che rientrava da una visita alla famiglia.
Vedendo il ragazzo riverso sull’erba s’illuminò tutta: sicuramente era successa una disgrazia.
Con gioia a mala pena repressa accorse verso il povero sventurato, ma non appena si fu accostata a lui, quegli aprì gli occhi e la guardò con concupiscenza.
All’interno della stanza, intanto, Severus s’era appena scolato mezzo bicchiere di liquore corretto con la pozione d’amore e cominciava a sentirsi un po’ strano.
Alice, che lo fissava con tanto d’occhi, cominciò a rendersi conto del suo cambiamento e, vedendolo sudare copiosamente, rosso come un papavero, prese l’album delle foto di Gaia, ma le terribili fatine, senza un attimo d’esitazione, entrarono dalla finestra e l’assalirono senza darle il tempo di aprirlo.
Alice fu morsa più volte, mentre Severus, bacchetta alla mano, cercava d’immobilizzarle.
A causa della sbronza, però, non era in grado di prendere bene la mira e perciò anche lui venne morso ripetutamente prima di riuscire a cacciarle dalla finestra.
Quando finalmente ebbe rinchiuso i vetri, s’accorse che Alice giaceva svenuta sul letto e le si avvicinò.
Non poteva essere una cosa grave, le Zanzarone Innocentis erano innocue, anche se alcune persone più sensibili ai loro morsi cadevano addormentate.
L’unico antidoto era una dose di alcol e Piton, con la mente confusa e le mani tremanti, prese il resto del suo liquore corretto e lo accostò alle labbra della ragazza.
Mentre un‘ondata di calore invadeva il suo corpo, Alice aprì gli occhi e si ritrovò a perdersi in due iridi nerissime e sgomente, che a loro volta la fissavano con cupidigia.
“Severus…” mormorò titubante, mentre lui le prendeva le mani nelle sue, continuando a fissarla.
“Non dire nulla, perché non posso fermarmi”, alitò lui avvicinandosi al suo viso.
Nel giro di pochi attimi il professore e la ragazza cominciarono a baciarsi appassionatamente, mentre mani ansiose scorrevano sui loro corpi ardenti di desiderio.


Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni

Buona sera ragazze, eccomi ancora qui con un nuovo capitolo, anche se con un po’ di ritardo rispetto al solito.
Per farmi perdonare l’ho scritto bello lungo e anche denso di avvenimenti e rivelazioni, sperando sia di vostro gradimento. Veniamo adesso alle risposte delle vostre recensioni.

Per Meissa : Non ti preoccupare Vale, il pipistrello mi serve per terminare questa storia, perciò, almeno per i prossimi due o tre capitoli lo lasceremo vivo… Ammesso che Silente non lo avakedavrizzi per l’increscioso incidente accaduto nella notte con Alice. Come osi dubitare del fascino del carissimo Prongs? Pare si stia dando moooolto da fare con la sua nuova conquista… Adesso aspettiamo solo che l’effetto ‘fatina’ si sia smorzato per i commenti! Anch’io penso che Petunia potrebbe rivelare risvolti interessanti se qualcuno si desse la pena d’intervistarla, invece tutti a lodare e scrivere di sua sorella. E’ una vera ingiustizia!

Per Adhara : Preoccupata per il povero Piton? Noooooo!!! Lo amo troppo per farlo morire avvelenato, anche se ogni tanto lui lo preferirebbe… Comunque in questo capitolo direi che quello con più probabilità di una morte immediata, o per infarto o per mano di sua moglie, ragazza manesca e pericoloso Auror, è Potter. Come ha potuto fidarsi di Sirius? Eppure lo conosce bene!

Per Sklupin : Ciao Sarina bella… Non ho ricevuto nessuna recensione, ma visto che ogni tanto le perdiamo ti faccio comunque un saluto!

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Capitolo 11
*** Non ti fidar di un bacio a mezzanotte ***


Non ti fidar di un bacio a mezzanotte

Capitolo tutto dedicato ad Adhara


" Sembra la pistola di una donna...”
“Conosce bene le armi, mister Bond?”
“No, conosco un po' le donne...”
(Agente 007 Thunderball: operazione Tuono)



Severus si svegliò da uno strano sogno, in cui correva a perdifiato per un prato soleggiato e pieno di fiori.
L’intento era quello di far volare un aquilone e nel mondo onirico era una cosa che gli dava immenso piacere.
In realtà lui non aveva mai nemmeno provato questo tipo di divertimento babbano e, da persona seria e matura quale era sempre stato, disapprovava i compagni che sottraevano ore allo studio per dedicarsi a simili facezie.
Però, quel sogno, gli aveva lasciato un senso d’appagamento e dolcezza che raramente faceva parte delle sue giornate.
Mentre si perdeva in queste constatazioni, gli occhi ancora appannati dal sonno e i sensi intorpiditi, un lieve movimento attrasse la sua attenzione.
Chinò il capo e vide una testolina verde fare capolino tra le coltri sgualcite.
“Ciao”, bofonchiò Alice, tutta avvoltolata nel lenzuolo.
“Ciao”, rispose senza fiato Severus.
Cosa ci faceva lei lì?
Perché non era sul divano come sempre?
Cosa era successo la notte precedente?
E, soprattutto, perché lui non ricordava nulla?
Preso dal panico si tirò un po’ di coperta addosso, per nascondere il petto nudo, mentre Alice lo guardava stupita.
“Severus, tutto bene?” chiese preoccupata, mentre al giovane s’imporporavano le guance.
“C-certo”, rispose asciutto, cercando di darsi un contegno.
Ora le immagini della notte prima avevano cominciato a scorrere nella sua mente e gli era spaventosamente chiaro cosa ci facesse Alice lì.
“Com’è stato possibile tutto ciò?” si chiese costernato.
Non che Alice non fosse carina, anzi, ma lui non era certo il tipo che si tuffava in un’avventura così.
Lui ponderava bene le cose e sapeva che concedersi una scappatella romantica con una sua allieva era una cosa imperdonabile, senza contare che Alice gli era stata affidata da Silente in persona!
“Severus?”
Ancora la voce della ragazza, questa volta decisamente allarmata.
“Sei certo che vada tutto ok? Mi stai guardando come se mi fosse spuntata un’altra testa…”
“Alice” borbottò lui, agitatissimo, “io non so come sia potuto accadere… Cioè… Non capisco cosa mi sia preso stanotte, ma di sicuro tutto questo è un errore.”
Severus si fermò un momento per fare un gesto eloquente con la mano, mentre ricominciava ad arrossire.
“Perché?” chiese Alice in un soffio, mentre gli occhi le si allagavano di lacrime, “non sei stato bene con me?”.
Guardando quel faccino deluso a Piton si chiuse lo stomaco.
“Sono stato benissimo, ma è tutto sbagliato. Tu sei una mia allieva. Capisci?”
“No. Per prima cosa tu sei il mio prof solo per caso, ed io non appartengo certo alla scuola dove tu insegni; per seconda, non credo sia giusto che tu, dopo avermi regalato una notte indimenticabile, al mattino mi scarichi, come fossi qualcosa senza importanza di cui ti vuoi disfare.”
Severus arrossì furiosamente e distolse lo sguardo da quegli occhi limpidi che lo fissavano, sentendosi un verme.
“Alice, non è così credimi, ma ci sono cose che non possono accadere. Devi dimenticare tutto, per il tuo bene. Adesso ti farò un bell’incantesimo di obliazione e poi…”
“Col cavolo!”
Il sibilo minaccioso che uscì dalle labbra della ragazza fece rizzare i peli della schiena al giovane prof.
Alice aveva lo stesso sguardo di Bellatrix Lestrange e questo non era un buon segno, poi si ricordò di essere Severus Piton e con un ruggito rispose:
“Attenta, ragazzina, perché fino a prova contraria la bacchetta la uso ancora io, qui dentro”, ma non proseguì per molto perché Alice gli era già saltata alla giugulare e minacciava di strangolarlo.
“E tu pensi che io sia disposta a farmi cancellare la memoria perché tu poi mi possa gettare via come un sacchetto del pattume? Manco morta!!! IO TI AMO STUPIDO PIPISTRELLACCIO!!!” gridò tenendolo per il collo e scrollandolo.
Severus la fissò negli occhi e lesse nella sua mente che non stava fingendo.
Alice era davvero innamorata di lui.
E lui cosa provava per quella ragazza?
Cos’era quello strano nodo allo stomaco che lo stava facendo sciogliere?
Cosa voleva dire il modo irregolare in cui il suo cuore batteva?
E soprattutto, cos’erano quei continui rossori da educanda, così poco consoni al suo personaggio?
“Alice”, chiese gelido, ritrovando a fatica la ragione, mentre lottava con tutto se stesso contro Il desiderio, insano, di abbracciare e soffocare di baci quella piccola peste.
“Che cavolo hai messo nel liquore, ieri sera?!”
Poco dopo, nell’ambulatorio di Madama Chips, un agitatissimo Piton esternava a gran voce tutta la sua indignazione ad un costernato Silente, accorso immediatamente in infermeria dopo che la medimaga lo aveva avvisato che, professore e alunna, erano ricoverati a causa d’una intossicazione da ‘Amorenthia’, aggravata da morsi di fatina.
“Una pozione illegale d’innamoramento! Lei che è una babbana e non sa nulla di filtri magici! Poteva uccidermi e uccidere anche se stessa!”
Piton era in preda ad un attacco isterico e, incapace di stare fermo, salterellava per la stanzetta, avvolto in un pigiamone nero che gli dava l’aria un grosso avvoltoio arruffato.
Silente lo osservava cercando di rimanere impassibile, anche se stava morendo dalla voglia di scoppiare in una risata.
“Io con queste qui non ci starò un secondo di più! Sono un attentato continuo alla mia vita! Prima quella pazza di Gaia si fa mordere dalle fatine e comincia ad mettere in pericolo il mio buon nome così, per evitare una violenza carnale, mi ritrovo a vivere su mensole o armadi a tre metri da terra; adesso questa cerca di avvelenarmi. Io do le dimissioni! Era meno pericoloso fare il Mangiamorte!” tuonò battendo i palmi delle mani sul comodino.
“Severus, capisco il tuo, hemmm, stato d’animo, ma non puoi abbandonare il piano a questo punto. Sai bene che i tuoi sforzi sono per una giusta causa”
“Giusta causa un corno. Io me ne vado. Sparisco. Si trovi qualcun altro che faccia da guardia del corpo alla sua Arma Segreta e a quell’altra sbalestrata, attentatrice e assassina!” ringhiò a due dita dal naso del preside, mentre con i capelli arruffati e le guance stranamente rosee continuava la sua filippica contro Alice, Gaia e tutte le adolescenti, babbane e magiche, del mondo.
Il mago più anziano sospirò.
“Su, Severus, la ragazza ci ha spiegato perché ha agito così; anzi, da professore zelante come sei, dovresti rallegrarti che sia riuscita da sola a preparare un filtro tanto complesso.”
“E secondo lei io ci credo che ha fatto tutto da sola? Non né sarebbe mai stata capace! Deve avere avuto per forza dei complici”, gridò agitandosi ancora di più.
“ Sirius Black, ecco chi l’ha aiutata. E’ stato lui, me lo sento! Solo ad un disgraziato così possono venire certe idee”, tuonò con gli occhi fuori dalle orbite.
“Severus, ragiona. Sirius, come del resto gli altri tre malandrini, non saprebbero mai fare una pozione difficile come l’Amorenthia. Non ti ricordi le tremende esplosioni dei loro calderoni durante le ore di Lumacorno?”
“Va bene, forse quel disgraziato non c’entra, ma rimane il fatto che l’Amorenthia, assunta a casaccio, senza calibrare bene la dose, poteva cancellarci la memoria!”
“Va be’, ma grazie al cielo non è successo”.
“Ma poteva e anzi, moralmente, è come se mi avesse ucciso”, ringhiò il professore imbronciandosi ancor di più.
“Ma dai Severus, non fare il tragico, pensa invece che Alice ha preparato una pozione amorosa per te”, s’intenerì Silente scuotendo il capo, “per farti dimenticare le tue pene. Non è una cosa dolcissima? Allora anche un freddo e cupo Mangiamorte può soffrire per amore…”
“Sta scherzando?”, sbottò feroce Piton, che ormai aveva perso tutto il suo aplomb inglese.
“La mia ragazza, che lei ha fatto sposare ad un altro, adesso aspetta un bambino e lei si chiede se posso soffrire per amore? Mi vuole prendere in giro?”
“Credevo che tra te e Lily fosse una storia finita, Severus caro. Cioè, quando tu sei venuto da me, per chiedermi di proteggerla, lei era piuttosto arrabbiata con te e poi c’era quel Potter che…”
“Avevamo litigato di brutto, ma io non ho mai smesso d’amarla! Sarebbe tornata con me, senza i suoi piani cretini con cui l’ha praticamente data in pasto a quell’allocco!”
“Ops…”
Fu la laconica risposta di Silente, mentre il viso sereno s’arrossava sulle gote.
“Chiedo venia, caro Severus, ma…”
“Non.
Dica.
Una.
Parola! Adesso io me ne andrò da qui.
Da questa stanza.
Da questa scuola.
Da questo stato.
Tornerò a fare il Mangiamorte, il killer o, se è necessario, anche il venditore ambulante d’aspirapolvere, ma non voglio mai più sentire parlare di babbane, profezie, arme segrete e, soprattutto, di Potter!” gridò fuori di sé, afferrando i suoi vestiti e dirigendosi alla porta a grandi passi.
“Severus”, cercò di richiamarlo il preside, ma il ragazzo se n’era già andato.

***


Intanto, nel parco del castello, qualcun altro si stava svegliando e, con infinito sbigottimento cercava di capire cosa ci facesse riverso nell’erba addosso ad una persona che russava come un tasso.
Tra la nebbia del sonno e quella dovuta alla mancanza dei suoi occhiali, James Potter annaspava, alla ricerca di una spiegazione (e delle sue lenti).
Finalmente la sua mano incontrò quella che sembrava una montatura d’occhiali, anche se molto diversa dalla sua.
Preso da frenesia il giovane se ne appropriò e inforcatala s’accorse che il mondo era alquanto ingigantito, ma molto più nitido.
Il suo sguardo corse alla creatura che dormiva accanto a lui, e che stiracchiandosi pigramente, stava facendo tintinnare i vari monili: la Cooman.
I capelli già orribilmente incasinati di Potter ebbero un fremito e poi si spararono verso l’alto come viticci impazziti.
“Sibilla…” boccheggiò lui, sentendo salirgli la tachicardia.
La maga sorrise dolcemente nel sonno, mentre le prime avvisaglie di uno svenimento carezzavano i sensi ottenebrati di Potter.
“J-James chiama Sirius… Rispondimi Paddy perché sto per morire…”
La voce soffocata di Potter echeggiava nella stanzetta candida invasa dalla luce del sole.
Remus aprì un occhio e scosse dolcemente Sirius, che gli dormiva accoccolato addosso.
“Amore, credo che Jamie sia in difficoltà” sussurrò al suo orecchio, ma per tutta risposta il ragazzo arricciò il naso mugolando e poi nascose il viso contro il suo petto, riprendendo a dormire.
Remus sorrise intenerito.
Con una carezza gli sistemò i capelli arruffati dietro l’orecchio e poi s’allungò verso il comodino e s’appropriò dello specchietto.
“Buon giorno James, cosa succede? E’ arrivato il momento del parto?”
“Peggio, Moony mio, molto peggio”, ululò il ragazzo in piena crisi isterica, “guarda tu stesso!”
Lupin guardò meglio il viso paonazzo dell’amico, deturpato da strani occhialoni a fondo di bottiglia, poi il suo occhio cadde sullo scenario dietro di lui.
“James, calmati e spiegati meglio. Cosa ci fa la Cooman svenuta sull’erba e perché tu hai i suoi occhiali? E Mastro Gazza? Anche lui è accasciato dietro di te. Vi hanno forse assalito i Mangiamorte?”
“Ahhhhhh”, l’urlo belluino di James, che alla vista di Argus era sbiancato ancora di più, destò anche Sirius.
“Prongy, ma che cavolo…Ohhhhhhhhhh!”
Vedendo che anche Sirius sbiancava, Remus cominciò veramente a preoccuparsi.
“James...C-calma, non tirare conclusioni affrettate, forse c’è un’altra spiegazione”, balbettò Sirius, ormai completamente sveglio e molto agitato.
“Paddy, preparati a morire!” ruggì James appannando per un momento tutto lo specchietto.
“Per colpa tua io … Non riesco nemmeno a dirlo!” alitò poi, facendosi sempre più smorto.
“Insomma volete spiegarmi!”intervenne con decisione Remus, ma i due parevano pietrificati.
“V-vieni qui s-subito. S-siamo nel Manor a Dover”, balbettò Sirius e poco dopo, con uno schiocco, James si materializzò nella loro camera da letto.

***


Alice era sdraiata su uno dei lettini dell'infermeria, nel reparto degli studenti.
Guardava, tutta triste,la finestra, mentre Sheila e Nadine cercavano di consolarla.
“Cara, su, non fare così. Adesso la medicina farà effetto e ti passerà tutto. Non posso credere che a causa nostra tu possa esserti innamorata di quella specie di demonio. E’ il professore più perfido che esista sulla faccia della terra”, le sussurrava Nadine carezzandole un braccio, mentre Sheila annuiva convinta.
“E poi è brutto, tutto nero, con quel nasone a becco e quei capelli unticci. Alice, ma davvero tu e lui…”
“Già”, rispose laconicamente la ragazza.
“Mamma mia!”, esclamò rabbrividendo Sheila, mentre Nadine allargava gli occhi sgomenta.
“Comunque non devi farne una malattia, cioè, noi ti capiamo. Ieri sera eri drogata e non eri padrona delle tue azioni. Nessuno può fartene una colpa, se mai è lui da biasimare, che razza d’insegnante di pozioni è se non sa riconoscere il sapore di un filtro magico? Adesso che madame Chips ti ha dato la contropozione, tornerai in te e vorrai solo dimenticare e noi t’aiuteremo. Magari ti faremo obliare da Vincent, se è necessario, e nessuno saprà mai nulla. Giuro che noi non lo riveleremo mai ad anima viva, nemmeno sotto tortura, perciò tranquilla che il tuo buon nome è salvo.”
Alice non disse nulla e le ragazze si guardarono preoccupate.
“Cosa c’è ancora?” chiese allarmata Nadine, intuendo che c’era dell’altro che la loro amica non aveva raccontato.
“C’è che il filtro non c’entra nulla mie care, se no a quest’ora, dopo la doppia razione d’antidoto che gli ho somministrato, non ricorderebbe nemmeno chi è Severus Piton”, intervenne madame Chips che nel frattempo si era avvicinata al letto.
“Questa è una genuina cotta con i fiocchi e i controfiocchi!” sentenziò decisa, mentre infilava il termometro in bocca ad Alice.
“Tu innamorata di quel coso!?” gridò Sheila, mentre Nadine inorridiva a sua volta.
Alice arrossì, ma non smentì.
Dopo la notte d’amore con Severus si sentiva terribilmente confusa.

***


Nel frattempo sulle rive del laghetto Gaia stava passeggiando in compagnia di Rabastan Lestrange che, approfittando dell’assenza dei professori, l’aveva abbordata.
“Questa sera, mia cara, a villa Malfoy ci sarà un party in onore del nostro leader politico. Sarà la festa dell’anno. Parteciperanno tutti i vip del Magimondo, le più nobili famiglie, gli imprenditori più affermati, le attrici più famose. Sarebbe l’ideale per il tuo debutto nell’alta società inglese, Gaia cara, e io sarei molto felice se tu mi concedessi l’onore di accompagnarti.”
La ragazza lo guardò lusingata.
“Veramente io non dovrei uscire dalle mura di questa scuola, perchè secondo il preside è troppo pericoloso. E’ per questo che Piton e Lupin mi sono sempre alle costole, però, in tua compagnia forse…”
“Silente è ormai avanti con l’età e noi tutti conosciamo le sue stranezze. Non prenderlo troppo sul serio; Quale pericolo vuoi che ci sia per una deliziosa fanciulla come te”, le sussurrò all’orecchio il ragazzo, con fare cospiratorio.
Gaia sorrise.
Quel Rabastan le piaceva proprio.
Era carino, simpatico di bei modi e poi pareva sveglio.
“Accetta, ti prego, questo mio invito” stava dicendole ora, accarezzandole la mano, “vieni con me e ti prometto che sarà indimenticabile”
“Mi piacerebbe molto, ma non so se i miei professori me lo permetteranno”, sussurrò poco convinta la ragazza.
“Beh, ci sono molti modi per eludere la sorveglianza dei prof e, comunque, oggi i tuoi carcerieri pare siano scomparsi.”
“In effetti hai ragione. Il preside mi ha parlato di un incidente accaduto al professor Piton che lo ha costretto in infermeria e anche il professor Lupin non si è fatto vedere.”
“Bene!” esultò Rabastan, poi, vedendo il viso sorpreso di Gaia, con un colpetto di tosse rettificò.
“Emmm, volevo dire mi dispiace molto per il professore di pozioni, ma questo è un segno del destino.”
“E’ vero, ma temo di dover rifiutare lo stesso. Non sono pronta per fare il mio debutto in società. Non sono andata dalla parrucchiera, né al salone di bellezza. Non ho nemmeno comprato un comprato un abito adatto alla serata…”
“Non temere cara, prima di recarci a Villa Malfoy passeremo dal mio castello, dove i nostri dieci elfi si metteranno a tua disposizione. Anche gli abiti non sono un problema. Mammina conosce personalmente madame McLan, la proprietaria della boutique di moda più chic dell’intera Inghilterra Magica. Ti faremo portare una collezione d’abiti tra i quali potrai scegliere quello a te più consono e, naturalmente, questo sarà il mio personale regalo di benvenuto”, aggiunse baciandole galantemente la mano.
“Oh, Raby caro, a questo punto come potrei non accettare?” cinguettò Gaia e Lestrange, felicissimo, la condusse fuori dai giardini di Hogwarts.

***



Piton aveva un diavolo per capello e neppure una lunga passeggiata nella foresta,lo aveva calmato.
Alice aveva disonorato il suo buon nome e stroncato la sua carriera d’insegnante.
Cosa avrebbero pensato ora di lui i ragazzi?
E i colleghi?
Mentre nella sua mente s’agitavano cupi pensieri in cui già si vedeva messo alla berlina e additato come mostro adescatore di adolescenti, s’imbattè in Sheila e Nadine che uscivano dall’infermeria.
Erano così prese a confabulare che gli passarono praticamente davanti senza vederlo.
“Secondo me è passibile di denuncia”, stava dicendo Sheila,gesticolando furiosa, “un professore che si porta a letto una allieva è una vera vergogna!”
A quel punto le orecchie del professore si erano fatte di fuoco.
Ecco, aveva avuto ragione, e adesso stava rischiando di finire ad Azkaban!
“Andiamo Sheila, sai anche tu che era sotto l’influsso dell’Amorenthia, quindi non padrone delle sue azioni e poi lei era consenziente”.
“Certo che però, da lui non me la sarei mai aspettata. E’ sempre così scostante, gelido, scorbutico, e poi è così brutto!”
A quelle parole il naso di Severus si storse.
“Sarai bella tu, con quei denti da castoro”, ringhiò tra sé, mentre la bacchetta gli fremeva tra le mani.
“Sheila, non ti ha mai detto nessuno che la bellezza sta negli occhi di chi guarda? Evidentemente, per Alice, il professor Piton è bello e desiderabile, altrimenti non si sarebbe innamorata di lui”, aggiunse scuotendo mestamente la testa.
A quelle parole il professore trasecolò.
Ma come! Alice aveva preso l’antidoto e perciò adesso l’infatuazione avrebbe dovuto esserle già passata.
“Brutto affare Nadine, anche perché quel mostro di cattiveria difficilmente avrà un cuore sotto quella palandrana sdrucita, perciò non potrà certo corrisponderla”, sussurrò tristemente Sheila.
“Povera Alice”, sospirarono e sconsolate s’avviarono verso il parco.
Piton rimase a guardarle pensieroso, mentre nel suo cuore s’agitavano strani sentimenti.
Alice non poteva essere innamorata di lui, di solito non riscuoteva molto successo con le ragazze, specie quelle carine.
Solo Lily lo aveva amato, anche se poi era finita male.
Cos’è che gli ripeteva sempre, quando erano ragazzini?
La voce di una Lily sedicenne risuonò alle sue orecchie:
“Severus, non è vero che non hai corteggiatrici perché non sei desiderabile, è il tuo caratteraccio che terrorizza tutti”
"Beh, questa ragazzina petulante e testarda non è rimasta molto spaventata dal mio carattere", sussurrò con un sorriso un po' ebete, poi, notando l'assurdità del suo compostamento si ricompose.
Insomma, quel giorno si sentiva decisamente strano.
Forse l'antidoto di Madame Chips era scaduto e non funzionava più tanto bene, o forse erano gli effetti collaterali di una pozione d'amore mal riuscita?
Il suono di una voce terribilmente conosciuta lo distolse da questi pensieri.
Girando il capo vide, a pochi passi da lui, Rabastan Lestrange e Gaia prendersi per mano e sparire in un lampo.


Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni

Per Adhara : Adhara carissima Sirius è un Black e anche se, come tutta la sua famiglia, dovrebbe essere impassibile e glaciale, noi tutti sappiamo che è una pecora nera. Così, per la disperazione di Walburga, lui è caliente, casinista e molto innamorato di Remus, che protegge come una chioccia farebbe col suo pulcino. Nulla di strano, quindi, che abbia costretto il licantropo ad una fuga strategica, dopo aver sentito l’assurdo piano di Silente. Alice e Severus insieme? Mah, per adesso la sola che sembra innamorata è lei, ma il Pipistrello è uno che sa nascondere bene i sentimenti. In questa parte di storia abbiamo assistito a molti tragici risvegli dei sensi ( il peggiore credo sia stato quello di James) e forse… Per adesso ti dedico questo capitolo, perché sei una fedele recensitrice ( si dice così?). A presto!

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Capitolo 12
*** Il confronto ***


Il confronto


Cosa posso portarti dall'Olanda Moneypenny?
Un diamante... in un anello?
Ti accontenteresti di un tulipano?

(Agente 007 una cascata di diamanti)



“Insomma, volete dire che lo scherzo si è ritorto contro di voi?”
Remus avrebbe voluto rimanere serio e fare una lunga ramanzina a quello sciagurato di suo marito ed al suo degno complice, ma il pensiero di James tra le braccia della Cooman era troppo divertente.
“E’ tutta colpa di quello zotico di un cagnaccio. Doveva mandare Sibilla da Mocciosus e invece era qui a fornicare con te!”
“Non stavo fornicando! Almeno non solo. Ho dovuto rapire il mio Amorino perché quel matto di Silente voleva mandarlo ad un party di Mangiamorte. Tu cos’avresti fatto?”
“Ok, ma potevi avvisare!”
“Preso dalla foga mi sono dimenticato”, sospirò mesto Sirius, mentre anche James emetteva un lunghissimo sospiro.
“Non capisco una cosa, però, perchè non ricordi nulla?”
“Che vuoi che ti dica, Remus, sarà lo shock! Ho anche un mal di testa da urlo.”
“Senti, James, adesso tu ti stendi sul letto e io provvederò ad estrarti i ricordi della nottata”, intervenne Sirius, convinto che era meglio far sparire certe prove incriminanti, caso mai Lily avesse fatto una capatina nei ricordi del marito.
“Ti prego, Pads, distruggili senza farmeli vedere; anzi, obliatemi dopo l'operazione, voglio solo dimenticare tutto”, boccheggiò il povero Potter, buttandosi a peso morto sul giaciglio sfatto.
Intanto a Godric's Hollow, Lily, molto preoccupata per l’assenza notturna del marito, cercava disperatamente di contattare il resto dei Malandrini che, a parte Peter, erano introvabili.
Il biondino se ne stava seduto con aria assente sul divano del salotto e continuava a mangiare biscotti, senza proferir parola.
Ok che non era mai stato un tipo brillante, ma questa sua vacuità la stava seriamente preoccupando.
“Peter sei certo di sentirti bene?”, chiese per l’ennesima volta, passandogli una mano dinanzi agli occhi e notando che non sbatteva le palpebre.
“Certo, cara”, rispose lui con voce monocorde.
A quel punto la ragazza s’insospettì.
Minus sembrava sotto Imperius e lei, anche se in permesso di maternità, era pur sempre un Auror e aveva il dovere d’indagare.
Con un elegante gesto della bacchetta pietrificò l’amico e poi estrasse i suoi ricordi.
Qualche ora dopo, scortato da Malocchio Moody e da Silente in persona, Peter veniva ricoverato al San Mungo, nel reparto maledizioni proibite, mentre a casa Potter scoppiava il finimondo.
“Sei un disgraziato”, urlava la rossa al marito che, insieme agli amici l’aveva raggiunta.
James,dopo essere stato schiantato per ben tre volte, ormai stava steso sul pavimento senza più la forza di reagire.
“Lily, cara, come hai potuto notare visionando i ricordi di Peter, James non ha potuto fare nulla alla Cooman. Grazie al cielo Gazza lo ha tramortito con un colpo di Karaté e lui è rimasto privo di sensi fino al mattino.
“Ma poteva accadere!” gridò ancora la ragazza, alzando la bacchetta e puntandola verso il marito.
“Su Lily, calmati. Capisco il tuo stato d’animo, ma non è ammazzando James e Sirius che risolverai la questione. Guardali. Mio marito è ancora svenuto e il tuo sembra più morto che vivo!”
La voce di Remus parve fare breccia nel cuore della ragazza, che abbassò la bacchetta.
Intanto, dal pensatoio, usciva ancora il ricordo che Sirius aveva estratto a James.
Mostrava la Cooman che veniva assalita dal ragazzo e che cominciava a gridare, anche se non troppo convinta.
Dalla foresta spuntava Gazza in kimono e, dopo aver spiccato un balzo da vero ninja, atterrava James con un calcio.
Non pago di ciò, inferocito, gli assestava tutta la gamma dei colpi d’attacco del kung fu, sbatacchiandolo qua e là, tipo cartone animato giapponese e, dopo un volo di sei metri, si vedeva chiaramente che James stramazzava al suolo svenuto, mentre Sibilla ringraziava il suo salvatore con un bacio in fronte.
Remus, a quella vista, cercò di trattenere l’ennesima risata, ma il tentativo fallì miseramente e, con la sua allegria, finì per contagiare anche Lily, che finalmente depose la bacchetta.
“ Come ha detto Malocchio è stata una vera fortuna accorgersi subito dell’Imperius di Peter, altrimenti avremmo avuto una spia all’interno dell’Ordine”, sussurrò il licantropo asciugandosi gli occhi.
“Pare che, per una volta, quelle due teste di legno l’abbiano fatta giusta”, rispose Lily, accingendosi a preparare la cena, mentre i due poveri Auror continuavano a giacere sul pavimento.


Nel frattempo, al castello di Hogwarts…


“Le dico che è scomparsa”, stava gridando Minerva al preside, appena rientrato a scuola dal San Mungo, dove aveva assistito il povero Minus che veniva ‘Disimperiato’.
“Stamattina era con me in biblioteca, ma poi mi sono dovuta assentare per soccorrere un ragazzo di Tassorosso rimasto intrappolato dentro un’armatura magica e al mio ritorno non c’era più. L’ho fatta cercare per tutta la scuola, ma non nessuno è riuscito a trovarla. Neppure a cena s’è presentata”.
“Calmati cara, il professore che l’aveva in custodia cosa dice?”
“Lupin è momentaneamente impossibilitato a seguire Gaia”, sussurrò la donna abbassando all’istante la voce e arrossendo furiosamente.
Silente la guardò stupito.
“Ma come? Ho controllato il calendario e siamo ben lontani dalla luna piena. Non so proprio cosa pensare: non è certo da Remus abbandonare un incarico, senza avvertire”.
“C-credo che Sirius non abbia m-molto gradito quella parte del piano in cui mandavi suo marito al party di Voldemort e così l’ha rapito”, balbettò la donna, cercando di darsi un contegno.
“Minerva, non capisco, come sarebbe a dire che Sirius ha rapito Remus perché non voleva andasse in missione? Siamo o non siamo combattenti per la libertà?”
Silente, con fiero cipiglio, stava misurando il suo ufficio a grandi passi le mani dietro la schiena, la lunga barba bianca dondolante, mentre la professoressa, molto imbarazzata, cercava di spiegargli cos’era successo.
“Albus, caro, evidentemente Black non era molto persuaso del tuo progetto e tu sai quanto quel ragazzo sia protettivo verso suo marito. D’altronde, non mi sento di biasimarlo. Quella Gaia non convince neppure me. E’ così…”
La donna lasciò la frase in sospeso, mentre cercava l’aggettivo giusto per descrivere la Malatesta.
“So che Gaia, a prima vista, non fa l’impressione dell’eroina, ma credimi Minerva è lei la persona giusta. Se nessuno di voi mi presta fede l’accompagnerò io stesso all’incontro con Tom e sono certo che non vi deluderà”, affermò deciso, mentre la maga arrossiva di nuovo sotto il suo sguardo accusatore.
“Certo caro, ti chiedo scusa per aver dubitato di te. Se vuoi stasera anch’io mi unirò a te nell’impresa, ma il problema più urgente, ora, è scoprire dov’è la ragazza.”
“Credo di potervi aiutare”, esordì una voce lugubre dal camino, mentre tra le fiamme verdi appariva il viso furente di Piton.
Silente e La McGrannit sussultarono, mentre Fanny, spaventata, starnazzava per la stanza.
“La vostra Arma Segreta è a palazzo Lestrange e, da quanto ho sentito dire, stasera si presenterà alla cena di gala accompagnata dal suo nuovo fidanzato: Rabastan”.
“Oh cielo”, disse la professoressa portandosi le mani al petto, “Rabastan è un pessimo elemento. Povera ragazza!”
“Credo che questo non sia nulla in confronto all’ALTRO pessimo elemento che incontrerà tra poche ore”, sibilò sarcastico Severus, facendo un chiaro riferimento a Voldemort.
“Beh, in fondo Gaia è esattamente dove dovrebbe trovarsi, quindi direi che il piano sta andando a gonfie vele”, esclamò con gli occhi luccicanti Silente, fregandosi le mani.


Ormai le venti erano passate da un pezzo, Rabastan, in uno smoking che gli stava a pennello, camminava su e giù per il salone di casa sua, mentre Regulus, più imbronciato che mai, era seduto su una delle poltrone poste dinnanzi al camino, sorseggiando un aperitivo e invidiando l’amico.
“Mi sembrano in lieve ritardo”, sospirò Lestrange, mentre scoccava l’ennesima occhiata all’orologio.
“Meglio. Magari hanno deciso di non venirci per niente alla festa”, ringhiò Black, mentre posava il bicchiere vuoto sul tavolino.
“Oh, piantala Reg, per una volta che ti chiedo un favore potresti essere un po’ più condiscendente.”
“Già, dovrei sorridere e fare i salti di gioia, dopo che mi hai costretto ad uscire con quella tua cugina socialmente impegnata che si veste come una Hippy ed è alta come un puffo”, rispose acido il ragazzo, facendo cenno all’elfo di riempire ancora il suo bicchiere.
“Piantala di rognare e pensa a quanti piaceri t’ho fatto io in tutti questi anni. Sono certo che, per il party di questa sera, Melinda si vestirà elegante come tutte le altre ragazze. Mia zia me lo ha garantito. Credo anche che sarà ben felice di uscire con te, invece che con me, ha sempre avuto un debole per il bel cercatore di Serpeverde”, aggiunse ghignando, mentre Balck arrossiva.
“Umf”, sbuffò scuotendo il capo.
“Comunque il nocciolo della questione rimane: tu sei sempre il solito ricattatore. Spero solo che stasera la mia dama si comporti in modo adeguato, e non come fa di solito, se no poi chi la sente mia madre. Da quando hanno diseredato mio fratello sono io l’erede dei Black e non posso certo mettere in imbarazzo la mia famiglia uscendo con una che pare la sorellina di Marylin Menson. Pensare che per stasera avevo la scelta fra la Carrow e la Doholow”.
“Wow, Alecto è proprio un bel bocconcino, ma dicono che non la da a nessuno…”
“Mai dire mai, Rabastan”, sussurrò con aria maliziosa Regulus.
I due ragazzi risero di cuore, poi si unirono nell'ennesimo brindisi.
In quel mentre la porta del salone si aprì e Gaia e Melinda fecero il loro ingresso, mentre ai due cavalieri si giravano ad accoglierle.
Un'occhiata alle dame e il sorriso si congelò sulle loro labbra.


La sala, suntuosamente arredata, risplendeva di luci che si riflettevano sui cristalli e l’argenteria che decorava l’immensa tavola a buffet, posta sulla parete nord accanto alle vetrate.
Lucius Malfoy sedeva eretto accanto a Lord Voldemort, a cui era stato riservato il posto d’onore nella poltrona centrale, mentre altri purosangue erano accomodati chi su divani chi su altre poltrone.
La conversazione verteva su temi di politica e gli uomini parevano a loro agio.
Sul patio del giardino, un orchestra suonava un lento e molte coppie danzavano abbracciate languidamente.
Narcissa guardava preoccupata l’orologio, mentre i suoi elfi domestici facevano la spola tra gli ospiti, portando vassoi di tartine e calici di champagne.
Rabastan e Regulus erano in ritardo, e questo non era bene.
Lord Voldemort aveva già chiesto di loro, durante la conversazione con suo marito, e ciò la preoccupava non poco.
Era impensabile far aspettare l’oscuro e, ancora di più, contrariarlo.
Pensierosa fissò la porta e, quasi come se il suo sguardo li avesse fatti materializzare, eccoli apparire.
Un “OHHH” di stupore si levò dalla tavolata, mentre Regulus e quella che a prima vista pareva una delle Sorelle Stravagarie entravano.
Narcissa, cercando d’impedire una tale visione alla zia Walburga, nota per il suo caratteraccio, si parò davanti alla coppia, ma la donna aveva già veduto ed ora si preparava ad affrontare a colpi di bacchetta il suo sciagurato secondogenito.
Regulus”, sibilò con voce glaciale, parandosi dinnanzi a i due.
“Posso avere l’onore di conoscere cotanta fanciulla?”.
“Ehm… sì, certo, madre. Le presento Melinda, Lucrezia, Amina, Lestrange.
“Hey”, disse la ragazza dandogli il tipico saluto dei Rapper.
La donna divenne smorta, mentre Orion, che l’aveva raggiunta, osservava la scena incantato.
Mai nessuno aveva osato trattare così Wlaburga Black”.
Con gesto imperioso la maga alzò la bacchetta e stava per lanciare una maledizione, quando Gaia, fasciata in un abito azzurro pervinca, lo stesso colore dei suoi occhi, si mise a correre felice verso i divani, schiamazzando come un’oca.
“Papino, cosa ci fai qui?” esclamò emozionata, guardando Lord Voldemort.
Il signore oscuro aveva perso il suo solito candido colorito, per assumere una calda tonalità di rosa che lo rendeva incredibilmente umano.
“Gaia, tesoro mio”, boccheggiò, mentre la sua adorata figliola si gettava tra le sue braccia.
“Oh, papino mio, hai voluto farmi una sorpresa vero?” gli sussurrò felice, accoccolandosi sul suo petto come una bimba.
Tutti gli ospiti li guardavano senza fiatare, mentre Voldemort con gesto affettuoso accarezzava i capelli di sua figlia.
“Dobby”, disse discretamente Lucius, “aggiungi una poltrona per Gaia, presto”.
Più tardi, durante la serata, Voldemort ebbe modo di presentare Gaia ai suoi seguaci, ma si vedeva che stava sulle spine.
Tutti si chiedevano come mai avesse sempre tenuto nascosto il fatto d’essere padre e chi fosse la madre di quella splendida creatura, che pareva quasi una veela, anche se molto più in carne.
Il mistero, però, era destinato a non essere svelato e il Lord glissava elegantemente su tutte le domande che riguardavano la sua famiglia.
Chi invece non taceva un solo istante era Rabastan, che adorava essere al centro dell’attenzione.
Chiaramente, visto la curiosità generale e la poca disponibilità a soddisfarla di Voldemort, aveva pensato bene di mettersi a spettegolare, sciorinando a tutti un sacco di bugie inventate sul momento .
Aveva narrato di duelli magici a cui la ragazza si sottoponeva quotidianamente, per mantenere l’allenamento.
Delle sue incredibili doti di legilimanzia e di chiaroveggenza.
Della sua incredibile propensione agli incantesimi più difficili senza l'uso della bacchetta e del suo inconfondibile patronus a forma di drago cinese, dell’altezza di tre metri.
Tutti i nobili erano in sollucchero per queste splendide notizie e, tra le famiglie purosangue che avevano figli in età da matrimonio o fidanzamento, ogni madre stava meditando su come fare per accaparrarsi una nuora di questo altissimo lignaggio.
Intanto, la ragazza, ignara dello scalpore che stava suscitando,danzava felice nel bellissimo giardino, cambiando cavaliere ad ogni ballo, convinta che quella bellissima festa fosse un regalo di paparino.
Anche Regulus, contro tutte le previsioni, si stava divertendo molto, nonostante il vestito poco consono che la sua dama indossava.
Melinda si era rivelata una accompagnatrice gradevole e divertente e poi, forse grazie ai numerosi cocktail che Rabastan gli aveva praticamente imposto di bere, si sentiva un po’ meno Black e molto più ragazzo.
La coppia si stava scatenando in pista in danze stile Tony Manero, che destavano molto successo tra i coetanei.
Walburga, che per evitare il travaso di bile s’era seduto molto lontana dalla pista da ballo, stava ringraziando Merlino che la scoperta della figlia segreta di Voldemort avesse messo in secondo piano la stravaganza della ragazza con cui era arrivato suo figlio e, per consolarsi, pensava che almeno Melinda era una femmina, rammentando una certa sera di qualche anno prima quando Sirius era arrivato al ballo dei Carrow accompagnato da Remus.

Severus,che partecipava alla festa come ospite di Malfoy, non staccava loro gli occhi di dosso e guardando Melinda volteggiare leggera tra le braccia del cavaliere di turno non poteva fare a meno di pensare con nostalgia ad Alice.
“Che diamine mi sta succedendo?” si chiese per l’ennesima volta,cercando di darsi un contegno, ma non aveva altra risposta che quella di essersi innamorato della ragazzina babbana a cui aveva fatto da insegnante nell’ultimo mese.
Alla fine di quell’interessante serata, mentre Lord Voldemort e Gaia stavano ritirandosi negli appartamenti messi a disposizione per loro dai Malfoy, successe però l’inevitabile.
Nel salotto della suite, ad attendere padre e figlia, c’era Silente, fatto entrare di nascosto da Piton.
“Caro Tom, sono felice che la tua bambina abbia riscosso tanto successo al suo debutto nella società magica”, esordì cordiale, mentre il viso di Voldemort diventava più candido del lenzuolo di un fantasma.
Gaia gli scoccò un sorriso smagliante.
“E’ stato veramente molto carino ad assecondare papà. Questa è stata la festa più bella della mia vita”, esclamò emozionata.
“Sono felice che ti sia piaciuta e che i nostri sforzi siano valsi a qualcosa”, rispose il preside, mentre il padre della ragazza gli lanciava occhiate di fuoco.
“Adesso, però, devi andare a riposare. Domani sarà un altro giorno importante per te.
I tuoi amici di Hogwarts festeggeranno l’ultimo giorno di scuola e, immagino, che sarà una bella ma lunga giornata.”
Sorridendo felice la ragazza s’incamminò verso la sua stanza, dopo aver dato la buona notte.
Quando finalmente furono soli i due maghi smisero di sorridere e si fronteggiarono seri.
“Cosa vuole dire tutto ciò?” chiese gelido Voldemort, “perché hai tirato in ballo mia figlia?”
“Caro Tom, mi pareva un vero peccato che, una ragazza deliziosa come Gaia, dovesse essere tenuta nascosta all’intero Mondo Magico”.
“Sai perché l’ho fatto”, rispose a bassa voce il l’Oscuro, “e, conoscendoti, immagino che tu mi voglia ricattare, ora che lo hai scoperto.”
“Ricattare… Che parolone! Diciamo che, se tu mi farai un piccolissimo favore, io potrei anche impegnarmi a non divulgare la notizia che la tua unica figlia, la luce dei tuoi occhi, è una maganò”.
“Non è una maganò”, affermò con rabbia Voldemort, “solamente non ha ancora sviluppato a pieno i suoi poteri. D’altronde è ancora giovane… Forse più avanti…”
“Già, forse, però, per adesso, ti sembra più prudente farla vivere in Italia, nascosta sotto falso nome.”
Tom abbassò gli occhi e assentì con il capo.
“Cosa vuoi per non rivelare a nessuno il nostro segreto”, chiese infine in un sussurro.
“Voglio che tu te ne vada. Che scompaia, politicamente parlando, e anche fisicamente se puoi, dal Mondo Magico. Te ne tornerai a casa tua, continuando a fare l’imprenditore e mai più dovrai presentarti a noi.”
“E come farò a sparire, senza che i miei seguaci mi cerchino?” Chiese senza alzare lo sguardo dal tappeto.
“Ci penserò io a far credere a tutti che un terribile incidente ha portato via la tua vita e quella della tua carissima figliola.”
“Capisco”, disse Tom, versandosi poi un bicchierino di brandy dal vassoio appoggiato al tavolino.


Alcune sere dopo Silente e Minerva erano seduti al tavolo dei ‘Tre manici di scopa’, sorseggiando vino elfico e gustando l’ottima cena che Madama Rosmerta aveva cucinato per loro.
“Caro devo ammettere si essermi sbagliata sul tuo conto”, sussurrò dolcemente la donna.
“Gaia era veramente quello che il Mondo Magico aspettava, per poter ritrovare la pace e la speranza”.
Il mago sorrise sornione, mentre portava alle labbra il calice di vino rosso.
“Certo che voi dell’Ordine avete fatto di tutto per mandare a monte la missione” disse poi, umettandosi la bocca col tovagliolo.
Minerva arrossì e abbassò il viso verso il piatto fumante.
“Mi dispiace, Albus, di aver dubitato del tuo giudizio”, disse piano.
Silente le prese con dolcezza la mano e la strinse.
“Minerva cara, ammetto di essere rimasto un po’ ferito dal vostro comportamento, ma date le circostanze, posso capirvi.”
La donna sorrise, guardandolo con tenerezza.
Erano amici da così tanto tempo.
“Una cosa, però, non l’ho capita. Come hai fatto a intuire che Gaia era la figlia di lord Voldemort?”
Silente ridacchiò, mentre con sguardo birichino guardava la sua amica.
“Beh, quando la Cooman ha fatto la profezia aveva una voce diversa dalla solita. Il tono roco e balbettante la rendeva difficoltosa da capire e, devo ammettere, che subito anch’io avevo inteso quello che voi tutti sapete. Poi, però, riascoltandola, tramite la sfera magica che sta all’ufficio misteri, mi sono accorto che non parlava di un bambino, ma di una bambina nata sul finire del settimo mese da chi lo aveva sfidato tre volte, e mi sono ricordata di Alexis Moore, quella ragazza in parte Veela che frequentava Hogwarts ai tempi in cui Tom era supplente di Difesa contro le arti oscure.”
Minerva strabuzzò gli occhi.
“Stai parlando di quella biondina di Tassorosso che tutti i maschi adoravano?”
“Già, proprio lei; vedo con piacere che la ricordi.”
Minerva strinse le labbra con forza, mentre il viso si rabbuiava.
La ricordava sì quella scostumata.
I professori dovevano sorvegliarla come falchi, per impedire che s’appartasse con questo o quel ragazzo, mettendo a rischio il buon nome della scuola e la fama della serietà di quell’istituzione.
“Albus… non mi dire che…”
“Sì, Minerva. A quei tempi Tom era un ragazzo romantico e s’era innamorato di lei. Io, naturalmente, non sospettavo di nulla e mi domandavo com’era possibile che nella sua materia Alexis eccellesse, mentre in tutte le altre era un disastro. L’ho scoperto più tardi, quando Riddle è venuto da me per dare le dimissioni. La ragazza era incinta e lui voleva prendersi le sue responsabilità.”
“Santo cielo” trasecolo la professoressa, portandosi una mano al petto, “non lo facevo così romantico.”
“E non sai il resto. Il suo rivale in amore era un nato babbano, Marcus Sellers, di Corvonero, classe 1950. Quel bel ragazzo biondo che giocava come battitore…”
“Lo ricordo sì”, ammise Minerva, con un sospiro.
Marcus era uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto, oltre che uno studente modello.
Per ben tre volte lui e la Moore avevano cominciato una relazione, ma mai la storia si era concretizzata in un rapporto più serio, con grande soddisfazione degli insegnanti, preoccupati per lui.
“Quello che non sai, cara, è che mentre Alexis flirtava con lui era già fidanzata con Tom, anche se segretamente. Ecco spiegata la storia della bambina nata da chi lo aveva sfidato tre volte!”
“Vuoi dire che Gaia è figlia di Marcus?”
“Temo di sì, mia cara”.
“Ma Tom… voglio dire... lo sospetta?”
“Assolutamente no, altrimenti non avrebbe mai sottostato al mio … diciamo accordo.”
“E tu come hai scoperto la cosa?”
“Quando Tom e la ragazza sono venuti da me a confidarmi il loro amore lei aveva un comportamento strano. Non mi pareva molto innamorata e allora… Lo sai che sono un ottimo legilimens… insomma non ho saputo resistere e ho dato una sbirciatina nei suoi ricordi”.
Il preside sorrise amabilmente, mentre la sua compagna di cena trasecolava.
“Ma… tu, non hai messo sull’avviso il povero Tom?”
“E perché mai, Minerva? Lui era felicissimo di diventare padre e io non volevo certo deluderlo”, sospirò il mago, asciugandosi le labbra.
“Albus, non ho parole!” sospirò la donna, alzando gli occhi al cielo.
“Quando Voldemort ha cominciato la sua carriera politica, un paio d’anni fa, ad un convegno di magia ho rincontrato Alexis, che adesso vive in Albania ed ha sposato il preside di Durmstrang. Quando le ho chiesto della sua figliola lei è sbiancata e così ho dato un’altra sbirciatina ai suoi pensieri ed ho scoperto che Gaia era una maganò e che viveva con il padre in Italia,sotto falso nome. Così con l’aiuto di Kingsley Shaklebot ho cominciato ad indagare, ma purtroppo c’è stato un ‘piccolissimo inconveniente ’, così ho passato la missione a Piton e Lupin, che mi parevano più adatti”.
“Oh, Albus, sei veramente incredibile”, disse la donna, mentre lo guardava divertita.
“Mai e poi mai noi ci saremmo arrivati!”
“Beh, io ero a conoscenza di più informazioni di voi, e poi, non sono mica il capo per niente!”
I due amici risero di cuore e poi brindarono a Gaia, alla loro salute e alla pace del mondo magico.


Epilogo



Un anno dopo Gaia spegneva le diciotto candeline della torta, sull’elegante tavolo, posto accanto alla piscina, attorniata dai compagni di classe che la incitavano felici.
Era una splendida notte di Luglio e nel cielo brillavano migliaia di stelle.
La musica fuoriusciva ad alto volume dalle casse dislocate per il grande giardino, mentre i ragazzi, in pareo e costume da bagno, ballavano e facevano casino.
“Alice”, disse Gaia cominciando a scartare i regali “qual è il tuo?”
“Io e Severus ti abbiamo comperato quello”, rispose sorridendo la ragazza, accoccolata tra le braccia del suo fidanzato, a bordo vasca.
Gaia aprì il pacchetto e vi trovò uno splendido foulard di Hermes.
“Che meraviglia! Guarda Termi, è proprio quello che desideravo”, sorrise felice, mentre Terminator l’abbracciava da dietro, appoggiando il viso sulla sua spalla per vedere meglio il regalo.
“Grazie”, sussurrò Gaia, mentre posava un bacetto sulla guancia di Alice.
“Dovere”, disse lei, ricominciando subito a sbaciucchiare Piton.
“Fa piacere vedere come tu e Gaia siete diventate amiche”, ridacchiò il professore all’orecchio della ragazza, approfittandone anche per mordicchiargli un po’il lobo.
“Guarda che lo so, che oltre all’incantesimo di obliazione, tu e Remus gliene avete fatto un altro di simpatia nei miei confronti”, disse rabbrividendo Alice.
“Beh, se tu e lei non foste amiche come faremmo io e Remus a tenere sotto controllo suo padre? E poi non si sta malissimo a villa Malatesta, non trovi?” rispose Severus con sguardo birichino, mentre indicava Lupin e Sirius che, abbracciati, ballavano un lento a centro del giardino.
Alice sorrise.
Certo che in un anno la sua vita era proprio cambiata e una volta tanto in meglio.
Con ancora il sorriso sulle labbra volse di nuovo lo sguardo a Gaia, che stava scartando un altro regalo.
“Guarda Ali, non è adorabile? E’ il regalo di Sirius e Remus”, cinguettò sventolando davanti al viso una maglietta nera con una profonda scollatura.
“Già”, disse Alice tuffandosi in piscina, seguita subito da Piton “certo che il 31 luglio è proprio una data stupenda per compiere gli anni”.




Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni

E così è finita anche questa storia.
Tutto bene ciò che finisce bene, dicevano una volta e, per Alice e Severus, le cose non sono andate affatto male.
Spero che le mirabolanti avventure del nostro pozionista preferito e di tutta l'allegra brigata di Hogwarts vi siano piaciute e che vi abbiano divertito almeno un poco.
Voglio fare un ringraziamento particolare a:

sonia1977
Adhara
meissa_s
Sklupin
Alohomora
Rodelinda
alice81
Imperfect_ angel
titimaci

che con le loro recensioni mi hanno consigliato, ispirato e anche rallegrato.
Ragazze il vostro supporto è stato veramente molto importante per me!


Un pensiero anche a chi ha messo la storia nei preferiti/seguiti/ricordati e a chi ha semplicemente letto.


Un saluto e un abbraccio a tutti e…
Alla prossima!!!

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