Life in an other world

di Atem
(/viewuser.php?uid=3947)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Day ***
Capitolo 2: *** Meting to Tokyo Tower ***
Capitolo 3: *** Way for Tokyo ***
Capitolo 4: *** Lost ***



Capitolo 1
*** A Day ***


Autore: Atem & Toy

Serie: Magic Knight Rayearth

Capitolo: 1 di ?

Rating: PG

Pairing: Ancora nulla ma sarà sia yaoi che non

Note di Atem: Evviva, sono riuscita a convincere Toy-chan a scrivere come me questa fic e non mi ci è voluta nemmeno tanta fatica! Eh, eh, tanto lo so che farebbe di tutto per il suo Comandante^__^! Dovresti solo ringraziarmi visto che te ne do la possibilità^__-! Il tutto nasce da una nostra stramba chattata una sera di qualche giorno fa in cui abbiamo immaginato il bel principe di Cephiro (Atem: Ferio *ççç*!!! Toy: Ma quale Ferio, pensiamo ad Eaggy *¬*!!!) venir catapultato nel nostro mondo insieme ad un interessante compagnia. A me l’idea è piaciuta da matti per cui ho obbligato anche Toy a collaborare e creare questa fic. Spero non sia stata un’idea così stupida, ma almeno noi ci stiamo divertendo a scriverla^__^ e un giorno, quando la pigrona si darà una mossa la pubblicheremo su un sito tutto nostro! Ah, non vedo l’ora^__^!!! (Toy: Ehm… Sèèè, povera illusa, proprio non conosci la mia lentezza*-*””)

Note di Toy: Incastrata, raggirata e completamente accalappiata per colpa di Eaggy-ammmore T_T una certa personcina (Leggi Atem èOé!) ha messo la mia firma su un contratto inderogabile che ora mi lega a lei e a questa fic per sempre T__T!!! Che dire, la chattata l’ho fatta sì… probabilmente quel giorno ero completamente ubriaca e ragionavo meno del solito ç_ç… Ma sta di fatto che ormai mi tocca collaborare con quella pazza (Atem: Ti ricordo che tu sei più pazza di me-.-!) e visto che infondo la cosa potrebbe rivelarsi davvero divertente, e che io adoro fare nuove esperienze e ancora di più scrivere allora è inutile lamentarsi XD!!! Per cui… Eagle, arrivo*____*/!!!

Disclaimers: I personaggi di MKR sono delle fantastiche Clamp. Ci siamo prese la briga di aggiungere altri personaggi che non dovrebbero centrare il manga (Toy: La responsabilità è tutta di Atem, io non volevo, Eaggy-cucciolo-bianco sappi che non è stata colpa mia ç_ç! Atem: E fammi finire-__-!) e sono invece di nostra proprietà, inventati da me e da Toy-chan per il nostro diletto e perché i quelli della serie non ci bastavano (Toy: Questo lo dici tu XD! Atem: Allora vedi di dirlo anche tu>_< !)

 

*A day*

La Tokyo Tower troneggiava nel centro della città e il solito marasma di gente la visitava con curiosità, sbadigliando ancora assonnata o camminando velocemente alla ricerca di qualcuno. Scolaresche di bambini e ragazzi ne riempivano i piani e l'allegro schiamazzare si faceva di volta in volta più forte, venendo smussato soltanto da qualche insegnante che li richiamava al silenzio o che tentava di rimettere i propri alunni in fila. Tentativi destinati a fallire per lo più.

"Ahaaaa, sensei!!! Mamiya mi fa i dispetti!!!"

"Yuu Mamiya, smettila immediatamente o lo dirò a tuo fratello!"

"Uffaaaaa... vecchia rompiscatole..."

"Hai detto qualcosa?"

"Ho detto va bene."

Un sorriso angelico comparve sul volto del piccolo Yuu Mamiya e i grandi occhi di un intenso blu si volsero più in alto verso la propria insegnante che scuoteva la testa sospirando pesantemente.

Il solito bugiardo.

Quel bambino non aveva un minimo di ritegno.

I soffici capelli scuri e ribelli erano scompigliati sulla testolina e incorniciavano il suo visino scolpito nell'alabastro, dall'apparenza così delicato da essere spesso scambiato per una bambina. Ma presto il suo sorriso candido cambiava e l'espressione birichina prendeva il sopravvento.

"Nooooooo, Mamiya, ridammelo! Quello è mio!!!"

E lui ricominciava a fare dispetti alla poveretta di turno che tutte le volte se lo ritrovava come compagno di banco o di fila. Anche quella volta non aveva fatto eccezione e la piccola lo rincorreva urlando che gli fosse ridato il suo prezioso peluche.

"Blehaaaaa, prendimi se ci riesci!!!"

"Ridammelo baka!"

"Gnegnegne!!! Ci sarai!!!"

Sghignazzando compiaciuto aveva iniziato a fare boccacce e versacci correndo all'indietro, senza guardare dove stesse andando.

"Ridammelo!!!"

Urlò lei con tutto il fiato che aveva in gola, ma la sua vocina era stata soffocata dal vociare in quel piano e nessuno fece caso a lei.

"Perché non te lo vieni a prendere?" domandò Yuu alzando quanto più poteva la ranocchia di stoffa di cui si era impossessato.

Lunghe dita affusolate la strinsero al collo e la ranocchia per un momento sembrò volare, passando di mano fu tenuta più in alto, dove nemmeno il bambino sarebbe potuto arrivarci.

"Ehy, ma chi...? Oh no..."

Una ragazza lo fissava dall'alto. La divisa dai colori scuri lasciava ad intendere che si trattava di una studente di qualcuna delle scuole medie che si erano ritrovate lì, tutte quel giorno, come se si fossero date precedentemente appuntamento.

"Yuu Mamiya non dovresti fare i dispetti alle tue compagne." affermò con tono autoritario sebbene la sua fosse una voce dolce e melodica.

Il bambino si voltò guardandola in silenzio e già intuendo cosa sarebbe successo nei pochi minuti a seguire. Il peluche di quella stupidissima mocciosa rompiscatole sarebbe tornato alla sua proprietaria, quella tipa gli avrebbe fatto una ramanzina noiosa che non sarebbe finita più... e sicuramente sarebbe arrivato anche suo fratello. Se lo sentiva, lui arrivava sempre quando Miss Perfettina lo stava sgridando, arrivava sempre in tempo per dirgliene quattro anche lui.

La rana era già tornata alla bambina che si era allontanata tornando dalle amichette e sicuramente insieme a loro si sarebbe presa gioco di lui perché era stato sgridato da una femmina.

Che rottura.

"Guarda che se continui a fare dispetti alle tue compagne non riuscirai mai ad andare d'accordo con loro." e bla, bla, bla... Miss Perfettina poteva anche continuare a parlare tanto lui non l'avrebbe ascoltata di certo, e poi...

Ecco...

Se lo sentiva...

Stava per accadere...

Tre... Due... Uno...

"Kamiyo, cos'è successo? I professori ti cercano… Uhm? Yuu e tu cosa ci fai qui? Non dovresti essere con la tua classe?"

Lo sapeva! Ormai certe cose era matematico che dovessero accadere.

"Sì, nii-san, infatti stavo andando."

Il ragazzo lo fermò prima che potesse scappare via, stringendolo per un braccio.

"Che hai combinato questa volta?"

Domanda trabocchetto visto che quasi sicuramente aveva sentito metà del discorso della rompiscatole che l'aveva sgridato.

Ma al suo posto rispose proprio Kamiyo.

"Ha preso il pupazzo di una sua compagna e non voleva restituirglielo."

Spiona!

"Yuu, ma non ti stanchi mai di fare dispetti?"

Ora il fratello come minimo gli avrebbe recitato la parte della buona figura paterna e per altri interminabili minuti il suo mondo sarebbe diventato di una noia mortale... non che prima fosse messo meglio.

"Non lo faccio più nii-san, te lo prometto."

La solita candidissima faccina d'angelo si mostrò al ragazzo in un tentativo disperato di Yuu di chiudere lì quel discorso.

L'altro lo guardò inginocchiandosi e scuotendo con vigore la testa.

Era il segno, si stava arrendendo. Allora il piccolo aggiunse anche gli occhioni dolci alla sua recitazione e finalmente giunse la salvezza.

"Sei una peste Yuu. Forza torna dalla tua maestra."

Evviva, vittoria!

Con affetto il più grande gli scompigliò i morbidi capelli e lo lasciò libero di andarsene via, sghignazzante e vittorioso mentre lanciava un'occhiatina di superiorità alla giovane Kamiyo che non si era persa nessuno dei cambiamenti del suo viso.

"Torniamo anche noi dagli altri, è meglio."

Insieme si avviarono verso i compagni che si erano fermati a fare foto ricordo e a prendere qualcosa per dissetarsi con quel gran caldo.

Ancora pochi giorni e sarebbe iniziata l'estate.

"Che programma hai per questa estate Sato-kun?" domandò distrattamente la ragazza mentre recuperava il proprio zaino appoggiato ad una delle vetrate della torre.

"Uhm... non saprei... ma credo il solito."

"Ancora lavoro?"

Sato annuì sorridendo pensieroso. Sì, molto probabilmente avrebbe lavorato per tutta l'estate infondo si era preso un impegno anche se si era piuttosto costretto a farlo, una costrizione che si chiamava Kairi Niwa. E lui, Satoru Mamiya non poteva più tirarsi indietro.

"Forse sarebbe il caso che anche io mi trovi un lavoro..." mormorò Kamiyo voltando lo sguardo verso l'esterno in cui la città faceva bella mostra di sé e tutto da lassù sembrava inesorabilmente più piccolo.

"Perché? Non ti va più bene il lavoro da baby-sitter?"

Sorrisero entrambi immaginandosi la faccia di Yuu mentre sua madre gli urlava dietro che Arisa Kamiyo sarebbe stata di nuovo la sua baby-sitter e il discorso era chiuso per sempre.

Non era un bello spettacolo.

Ma sarebbe accaduto nuovamente. Come al solito d'altronde.

"Tuo fratello mi odierà ancora di più."

"Ma no, in realtà lui ti adora."

"Sì certo, come no."

Ridacchiarono fermandosi tra qualche loro compagno che parlottava di sgattaiolare via di nascosto e si sedettero su un paio di sedie libere, un miracolo data la gran quantità di gente.

Senza molto interesse Satoru seguì la corsa di un paio di ragazze davanti a loro che a stento riuscivano a seguire una terza più avanti e, fissandola distrattamente pensò soltanto che aveva dei capelli davvero lunghi… Rossi capelli raccolti in una lunga treccia…


-TO BE CONTINUED...-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Meting to Tokyo Tower ***


Titolo: Life in an other world

Autore: Atem & Toy

Capitolo: 2 di ?

Pairing: Pazientate^^

Note di Atem: Ok, finalmente siamo riuscite ad inserire i tre cavalieri magici di Cephiro, e per il prossimo capitolo… Ci sarà anche Ferio*__*! Finalmente^__^! Praticamente vivo per quel momento*_*! (Toy: Non starai esagerando-_-? Atem: Se c’è Ferio guarda che ci sarà anche Eagle^__^… Toy: Ah, Eaggy, ammmmore, non vedo l’ora di ficcarti nella fic *çç*!!! Praticamente questa fic parla di te*_*, tu non lo sai ma sei tu il vero ed unico protagonista*__*! Atem: Non esagerare, al massimo è il mio Ferio il vero protagonista>.< !)

Note di Toy: Piano piano anche la sottoscritta si da da fare per la fic^^… Bè, io il mio aiuto alla comunità lo sto dando perciò è giusto che Atem continui sulla sua strada ed insieme facciamo entrare in scena le signorine Fuu, Umi ed Hikaru, così poi potremo dedicarci ai bei fighi della serie che sono quelli che mi premono di più per quel che mi riguarda *çç*! (Atem: Come ti capisco *çç*! Toy: Finalmente un punto in comune X3!)

Disclaimers: I personaggi di MKR sono © Clamp. Arisa Kamiyo e Satoru Mamiya sono proprietà di Atem mentre il piccolo Yuu Mamiya e Mudou-kun che comparirà in questo capitolo sono targati Toy Anderson^__^!

 

*Meting to Tokyo Tower*

"Hikaru, aspetta, non correre così!"

"Ma come fa ad avere sempre tanta energia?"

"Ah... Hikaru attenta!"

Troppo tardi.

Un tonfo sordo arrivò fino a loro e la ragazza che avevano chiamato Hikaru rimase a terra dopo la misera caduta che aveva fatto inciampando tra le gambe di qualcuno.

"La solita pasticciona."

"Ti sei fatta male?"

Le due amiche le corsero incontro aiutandola ad alzarsi.

"No, è tutto a posto." e lei sorrise loro come se niente fosse stato, rivolgendo lo sguardo verso il vetro trasparente che li separava dal resto di Tokyo, guardando in alto, verso il cielo sereno ed oltre... verso un mondo che sembrava brillare per la sua immensa bellezza.

Cephiro, il mondo in cui la magia era data dalla forza di volontà.

Sorrise sognante e felice che quel giorno fosse finalmente arrivato.

Dopo l'ultima sua visita a Cephiro aveva dovuto aspettare un lunghissimo ed interminabile mese a causa dello studio, era indietro con qualche materia e aveva dovuto mettersi sotto sacrificando le sue visite al mondo di Lantis, di Ferio, di Clef... Le mancavano... ma anche la scuola era importante, o almeno così si ripeteva per andare avanti con lo studio.

"Ehy, ti è caduto questo."

Dietro di lei un ragazzo che indossava una divisa maschile simile a quella di Hikaru si era chinato per raccogliere un medaglione rotondo porgendolo poi alla giovane ancora impegnata a fissare sognante al di là della finestra.

"Shidou, mi senti?" domandò allora lui sventolandole una mano davanti.

"Eh??? Cosa?!? Chi???"

Si era destata dai suoi sogni ad occhi aperti e allarmata si guardava intorno.

"Hikaru calmati." disse ridendo una delle sue amiche.

"Fuu ha ragione, se continui ad agitarti così finisce che cadi di nuovo."

E così fu.

"Di nuovo... Ma siamo sicuri che sai reggerti in piedi?"

La poveretta era capitolata per l'ennesima volta a terra annaspando nell'aria prima di trovare l'appiglio della divisa del compagno e trascinare anche lui nella caduta.

"Ahia..." borbottò il ragazzo tentando di rialzarsi.

"Ah Mudou-kun! Gomen nasai!"

"Uhn... sè, sè, ma stà più attenta la prossima volta. Ecco, tieni, volevo solo ridarti sta roba."

Tese la mano verso di lei e la catenina del medaglione dorato che reggeva scivolò giù dal palmo tintinnando mentre si scontrava con un braccialetto argentato al polso del ragazzo e una targhetta su cui presumibilmente era scritto un nome.

"Ah, sì, dev'essermi caduto prima! Arigato." disse raggiante Hikaru recuperando il suo piccolo tesoro, regalo di Lantis e fissando incuriosita il braccialetto.

"E' molto carino il tuo bracciale."

Dal canto suo Mudou si limitò a scoccarle un'occhiata particolarmente strana e con la mano coprì il polso nascondendolo per poi tornarsene per i fatti suoi ad ammirare il paesaggio che la Tower regalava loro.

"Ma che aveva quello?" chiese Umi senza smettere di fissarlo nella sua "fuga".

"E' un tuo compagno?" fu invece la naturale domanda di Fuu.

"Sì, ma non lo conosco molto bene..."

La ragazza con gli occhiali sorrise gentilmente verso l'amica avvicinandosi di più a lei e porgendole il cono gelato che le aveva retto prima che lei corresse alle vetrate.

Anche il suo sguardo si alzò al vetro e un sospiro sfuggì dalle sue labbra pensando a cosa avrebbe detto a Ferio quando lo avrebbe finalmente rincontrato. Le solite cose probabilmente, che lo vedeva in forma, che gli era mancato… e che niente era cambiato e lei lo amava da morire… Le solite cose insomma.

Umi le strinse la mano prendendo nella sua anche quella di Hikaru. Si scambiarono un sorriso e chiusero gli occhi.

Era ora di tornare a Cephiro.

Delicati sbuffi di vento circondarono il corpo delle ragazze facendo svolazzare la stoffa dei loro abiti mentre una luce dorata le illuminava, ma nessuno lì nella Tokyo Tower sembrò accorgersene. Per tutti gli altri quelle ragazze si stavano soltanto tenendo la mano, forse erano grandi e inseparabili amiche, ma nulla di più.

Poi…

…Il tempo stesso sembrò galleggiare nell’aria trascinando lentamente i secondi e i minuti fino a fermarsi.

Luce.

Soltanto la luce si intensificò dal corpo dei tre vecchi cavalieri magici e anche il vento si affievolì mostrando il vuoto al loro posto.

Grazie alla Colonna di Cephiro che le guidava le ragazze erano riuscite a prendere la strada per tornare là e dopo la loro scomparsa tutto riprese il suo naturale corso, come se niente fosse stato.

Chiacchiere, risate, corse per l’ampia stanza. Tutto tornò alla normalità e nessuno si accorse della mancanza di Hikaru, Umi e Fuu.

Soltanto uno sguardo dipinto nell’acquamarina fissava con stupore il punto che le tre avevano lasciato ora vuoto.

"Shidou…?"

E dietro di lui gli amici gli diedero una sonora pacca sulla schiena chiamandolo allegramente "Mudou, non startene qui tutto solo c’è un mondo là fuori che ti aspetta!"

"Ma… non avete visto anche voi?" domandò rivolgendosi ai ragazzi che non capivano assolutamente a cosa potesse riferirsi.

"Visto cosa?"

"Shidou… e quelle altre due ragazze… Sono scomparse nel nulla…"

I compagni lo fissarono perplessi per lunghi secondi scambiandosi sguardi di intesa e scuotendo la testa.

"Sì, certo, bella questa. Molto divertente davvero!"

"Non sto scherzando."

In effetti quel ragazzo non scherzava mai, né rideva mai, o almeno era raro vederlo esprimere un qualche sentimento che non fosse la più completa apatia o l’espressione particolare che il suo sguardo stranito gli donava.

Non scherzava… ma era impossibile credere che tre ragazze sparissero nel nulla. Nessuno poteva fare una cosa simile almeno che non fosse dotato di poteri magici. Persino Mudou dopo un po’ si convinse di aver solo sognato, la magia, quelle scemenze non esistono… figurati!

"Come non detto, non ci siete cascati." Affermò laconico tentando un sorriso di repertorio che invece risultò forzato e persino stupido.

"E vorrei anche vedere, chi vuoi che creda ad una scemenza simile, Mudou!"

Continuarono così per molto, a far prendere aria alla bocca mentre il ragazzo aveva già smesso da tempo di ascoltarli e lasciava vagare intorno lo sguardo cercando ancora la sua compagna e quelle altre due tipe che l’accompagavano… Non poteva essere sparita nel nulla, quindi dovevano per forza essere lì in giro, giusto?

"Sentite io vado a prendermi una coca, ci vediamo." disse lasciando il gruppetto sghignazzante che non aveva ancora finito di parlottare. Attraversò a lunghi passi la stanza passando tra le scolaresche e rischiando persino di inciampare sugli zainetti abbandonati dai bambini ma di Hikaru Shidou nemmeno l’ombra.

Probabilmente avevano cambiato piano…

E poi a lui che importava? Non era mica suo padre, né provava qualche interesse particolare nei loro confronti… Bè… forse non era del tutto vero, infondo quella tipa sempre allegra e sorridente… somigliava spaventosamente a Reira…

Strano… ma non impossibile. E poi era solo una questione di carattere, per l’aspetto infondo erano come il giorno e la notte.

"Bah… che noia…" borbottò lasciando quindi perdere la ricerca delle tre ragazze e tornando a guardarsi in giro annoiato finché non sopraggiunse la sera e in pochi attimi la Tokyo Tower si svuotò di tutti quegli studenti tornando ad un bisbigliato silenzio.

Soltanto pochi ragazzi erano rimasti lì, persino lui, sebbene si stesse annoiando a morte, non aveva trovato ancora nulla di meglio da fare e solitario vagava per i piani osservando distrattamente le vetrate e le persone che gli capitavano davanti.

Ma presto quelle persone se ne erano andate quasi tutte.

"Yuu, andiamo a casa ti prego, io sono stanco morto."

"Rimaniamo qui ancora un po’ nii-san!"

"Ma tra un po’ chiuderanno!" mentì il fratello per andarsene presto da lì e tornare a casa, magari alla sua chitarra con cui aveva ancora un pezzo finire di comporre.

Mudou li fissò per un attimo prima di scrollare le spalle e dirigersi all’ascensore per scendere al piano terra.

Si avviò velocemente fuori dalla struttura verso casa e velocemente infilò nelle orecchie un paio di auricolari facendo partire a tutto volume il suo lettore mp3, lasciando scomparire ogni rumore nella musica.

Un’ombra lo osservò mentre pesanti stivali scuri la portarono più vicino a lui prima di essere fermata da una bimbetta che lo fissava con i suoi grandi occhi.

"Che strano vestito che hai signore."

Ma lui non l’ascoltò e continuò a muovere incerti passi davanti a sé mormorando qualcosa prima che il ragazzo sparisse al di là del marciapiede.

"Eagle…"


-TO BE CONTINUED...-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Way for Tokyo ***


Titolo: Life in an other world

Autore: Atem & Toy

Serie: Magic Knight Rayearth

Capitolo: 3 di ?

Rating: PG

Pairing: Ancora no T^T

Note di Atem: Per colpa di Toy Ferio ancora non è arrivato ç_ç!!! Tutta colpa di Lantis>_< ! (Toy: Concordo, colpa di Lantis se il mio Eaggy non ha ancora fatto la sua comparsa>.< ! Atem: Ma io sto parlando di Ferio, FERIO è_é!)

Note di Toy: Yeha, altro capitolo per noi, in cui Lantx fa pure la figura del maniaco*_*””! Wawawa XD in effetti ci abbiamo messo un po’ per decidere definitivamente l’aspetto di Mudou, ma poi non abbiamo resistito a far fare la figura del fesso al povero Spadaccino di Cephiro X3!!!

Disclaimers: I personaggi di MKR sono © Clamp. Arisa Kamiyo e Satoru Mamiya sono proprietà di Atem mentre il piccolo Yuu Mamiya e Mudou-kun che comparirà in questo chappo sono targati Toy Anderson^__^!

 

*Way for Tokyo*

Canticchiando sottovoce Mudou aveva percorso più della metà della strada che lo avrebbe condotto a casa. Camminava a passo sostenuto, allungandolo ogni qual volta doveva attraversare la strada e superando velocemente i lampioni che si erano appena accesi.

Immerso nella musica del suo lettore non si era nemmeno accorto che il suo cellulare stava suonando già da un paio di minuti, finché finalmente percepì una leggera vibrazione dalla tasca dei pantaloni, ma quando lo prese in mano era già troppo tardi. Chiunque avesse voluto chiamarlo aveva riattaccato.

Sospirò rimettendolo in tasca notando un’ombra sfuggevole alle sue spalle.

Si voltò incontrando lo sguardo attento di un ragazzo alto che aveva già visto da qualche parte, strano si disse mentre tentava di ricordare dove mai aveva potuto vedere un tipo così strano.

Niente da fare, non ricordava.

Si rivoltò e tornò al suo lettore mentre un flash gli attraversò la mente.

Fuori dalla Tokyo Tower, quando era uscito per andarsene a casa. Ecco dove l’aveva già visto!

Da quel punto la sua camminata divenne una corsa, aumentando sempre progressivamente la velocità e dietro di lui, il ragazzo alto lo seguiva ricalcando ogni suo movimento.

“Ma che cavolo vuole quello?”

Avrebbe dovuto chiederglielo direttamente ma chi si fidava di un tizio vestito a quella maniera, per di più era quasi certo che alla vita, legata alla cintura degli scuri pantaloni, avesse stretto l’elsa di una spada!

“E chi cavolo è???” domanda interessante, peccato che non voleva scoprirlo e veloce svoltò a destra per ritrovarsi finalmente nel proprio quartiere. Ora la distanza che lo separava da casa era molto poca.

Ansimò stanco sentendo i pesanti passi del tizio che lo pedinava. Gli stivali scuri sbattevano violentemente sull’asfalto e il mantello frusciava ad ogni suo passo.

Non lo aveva mollato un attimo e non sembrava avere alcuna intenzione di farlo.

Prendendo un profondo respiro Mudou si fermò e si voltò ad aspettare che l’altro lo raggiungesse del tutto. Odiava quando qualcuno lo metteva sottopressione e quel tipo, bè, ci stava riuscendo alla grande!

“Ok, sentimi bene bell’imbusto…”

“Finalmente ti sei fermato!”

“Ma?”

“Si può sapere perché ti sei messo a correre così? Ero preoccupato!”

Uno sguardo profondo come l’oceano lo fissava severamente. Non gli aveva nemmeno dato il tempo di parlare e dirgliene quattro, si era intromesso subito nella sua frase ed ora lo sgridava come se lo conoscesse. Ma chi si credeva di essere quello?!

Inoltre, come se non bastasse, ora lo aveva persino circondato alla vita con il braccio e tentava di trascinarlo con sé in chissà quale posto.

“Ehy, ma che stai facendo?”

“Dobbiamo trovare gli altri, sono sicuro che siano ancora vicino a quell’edificio alto a punta.”

“Eh?”

L’altro finalmente si fermò ad ascoltarlo, o meglio, lo fissò intensamente sondandolo piuttosto preoccupato e stupendosi nello scoprire che gli abiti che indossava non erano quelli che ricordava di avergli visto addosso…

“Eagle, c’è qualcosa che non va?” domandò posandogli una mano alla guancia.

“Chi? Stai parlando di me? Proprio tu me lo chiedi?!” rispose Mudou togliendosi a forza la mano dell’altro mentre l’imbarazzo gli colorava le gote di rosso.

“Eagle…?”

Non comprendeva perché quello strano ragazzo gli avesse detto quelle altrettante strane cose o perché ora si ostinava a ripetere quella parola come se fosse il suo nome. Eagle diceva… e che diavolo significava?

Lo fissò bene a sua volta.

L’altro troneggiava su di lui, di una spanna più alto aveva gli occhi di un intenso blu e non si staccavano un momento dalla sua figura. Aveva uno sguardo penetrante, freddo persino e veniva in parte nascosto da una frangia di nerissimi capelli.

Avrebbe anche potuto pensare che fosse un bel ragazzo se non che la sua stranezza lo colpiva di più, per i vestiti più che altro, un’armatura nera che gli dava un’aria ancora più cupa e che lo faceva sembrare un cavaliere di chissà quale casata medievale.

Di certo un tipo così non poteva sperare di passare inosservato.

Ma perché se l’era presa con lui?

“Tu…” iniziò ad un certo punto spezzando il silenzio che si era creato “…non sei Eagle…”

Ma che genio.

La mano del giovane si mosse a sfiorare la cascata di morbidi e candidi capelli dell’altro, spostandoli delicatamente dal viso e dagli occhi, liberando lo sguardo smeraldino che lo fissava dubbioso.

“Eppure…”

Lo osservava attentamente, come a studiarne ogni parte, dagli occhi di un verde smeraldo ed abbagliante, ai capelli chiari e candidi come l’argento, ai vestiti che vagamente ricordavano gli abiti che indossava spesso Hikaru. Ricordava che una volta gli aveva detto che si trattava della sua divisa scolastica… forse anche lui faceva parte della sua scuola…

Ma ciò non toglieva quella straordinaria somiglianza con Eagle.

“…gli somigli così tanto…”

Se non fosse stato per il diverso colore degli occhi, avrebbe giurato che quella fosse stata la sua copia esatta…

Mudou sospirò.

Lo aveva scambiato per qualcun altro e questo in un qual modo lo aveva rincuorato.

“Ora che hai finalmente scoperto che non sono la persona che cerchi, potresti lasciarmi?”

L’altro continuava ad accarezzare i suoi capelli con le dita in un movimento automatico. Lo faceva spesso con Eagle per cui non si era mai posto alcun problema…

“Scusa.”

La sua voce era diventata improvvisamente più fredda, persino nel suo sguardo era scomparsa quella scintilla di preoccupazione che l’aveva attraversato fino a quel momento.

Ora sembrava anche fin troppo serio. Talmente tanto da mettere soggezione…

“Non fa niente…” mormorò Mudou pensieroso “Bè… allora… ciao.”

Forse era meglio lasciarlo perdere e tornarsene in santa pace a casa… infondo lui non aveva nulla a che fare con quel tipo. Gli dispiaceva che avesse perso il suo amico, ma quelli non erano fatti suoi, lui aveva già i suoi problemi.

“Aspetta.”

Si fermò limitandosi a dargli una veloce occhiata prima di guardare l’orologio e scoprire l’ora tarda.

“Dove ci troviamo qui?”

Gli rispose pronunciando il nome del suo quartiere ma all’altro non sembrava bastare e lo fissava attendendo che gli spiegasse meglio.

“Ehm… tu non sei di Tokyo vero?” gli domandò allora Mudou, ma il ragazzo accentuò soltanto l’espressione di smarrimento che aveva assunto e nulla di più.

Quello effettivamente era un problema.

“Da dove vieni?” domandò pazientemente. Anche troppo visto il suo carattere schivo e riservato, non amava parlare troppo con gli altri. Infondo però quella era una situazione diversa dal normale, poteva anche fare uno sforzo...

“Cephiro.”

Fu la risposta.

Una risposta che non significava nulla.

Una risposta che li riportava al punto di partenza.

“Che città sarebbe Cephiro?”

“Non è una città.”

Mudou si zittì. Non conosceva stati o nazioni con quel nome, eppure lo sguardo dell’altro era troppo serio per poterlo prendere in giro. Sinceramente non sembrava nemmeno il tipo.

“Questa è forse la Terra?”

Poi la sua domanda, e per un attimo il suo cervello ebbe un black-out e tutto quello che aveva pensato fino a quel momento scomparve in insulti e maledizioni contro quell’imbecille che gli faceva perdere tempo con i suoi giochetti.

“Senti, se hai voglia di giocare a Guerre Stellari sono fatti tuoi, ma lasciami in pace.”

Gli diede le spalle e si incamminò per tornare a casa.

Eppure l’altro non si mosse da lì.

Rimase a fissarlo in silenzio, con quella maledetta espressione seria sul volto e i penetranti occhi zaffirini puntati alle spalle di Mudou.

Era irritante.

Ed era maledettamente strano.

Ma lui non poteva certo perdere tempo con uno che nemmeno conosceva, che gli parlava di pianeti chiamati Cefario, Cestino, Cephiro o quel che era e pretendeva pure che rispondesse alle sue insulse domanda.

Aveva sicuramente di meglio da fare.

Giunto davanti al portone della propria abitazioni frugò in tasca tirando fuori un mazzo di chiavi per aprire. Aveva suonato più volte il citofono ma sua madre non era mai venuta ad aprire e, socchiudendo la porta scoprì che non c’era nessuna luce accesa nell’appartamento. Di sua madre nessuna traccia se non per un messaggio in segreteria.

“Tesoro sono la mamma, stasera tornerò tardi, mi dispiace. La cena è nel microonde, fai il bravo.”

Come al solito.

Sospirò accendendo il microonde mentre un piatto ruotava dando bella mostra di sé e si scaldava velocemente.

Infondo che lei ci fosse o no a casa non gli cambiava molto…

 

-TO BE CONTINUED…-

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lost ***


Titolo: Life in an other world

Autore: Atem & Toy

Serie: Magic Knight Rayearth

Capitolo: 4 di ?

Rating: PG

Pairing: Ancora nulla>.<

Note di Atem: Ferio, è arrivato Ferio, finalmente ç__ç!!! Non ce la facevo più ad aspettare è_é!

Note di Toy: Sìììì, e insieme a Ferio-.- (Atem: Non osare fare quella faccia, sai è_é!) ecco arrivare anche sua maestà il principe dei fighi*çç*, il mio Comandante Eagle Vision*__*!!! Yhea, evviva, facciamogli tutti un bell’applauso XD!!! (Atem: Facciamolo anche a Ferio allora>_< ! Toy: Clap-clap-.-… Il resto sono tutte ovazioni per Eaggy *çç*!!!)

Disclaimers: I personaggi di MKR sono © Clamp. Arisa Kamiyo e Satoru Mamiya sono proprietà di Atem mentre il piccolo Yuu Mamiya e Mudou-kun sono targati Toy Anderson^__^!

 

*Lost*

Si guardavano intorno con aria sperduta senza riuscire a capacitarsi di quello che vedevano.

La sera li avvolgeva e il manto scuro del buio celava in parte gli abiti, che sarebbero apparsi alquanto strani, che indossavano.

I lunghi mantelli color panna dei due si muovevano in continuazione al vento freddo e i capelli si scompigliavano cadendo spettinati sugli sguardi increduli mentre un terzo si era portato più vicino a quello con cui sembrava avere più confidenza.

“Che posto è mai questo?” domandò il più giovane.

“Possibile che non ci sia nessun altro oltre a noi?”

Sospirando pesantemente si rivolse con sguardo preoccupato ad un ragazzo accanto a lui, il medesimo sguardo anche nei suoi occhi e poi la realizzazione.

“Ma dov’è Lantis?”

Erano tre ragazzi dispersi in un luogo che mai avevano visto nella loro vita e uno di loro mancava persino all’appello.

“Lantis? Lantis!” lo chiamò più volte uno dei tre, la sua voce ferma era velata dal timore e forte chiamava il nome dell’altro senza ottenere nessuna risposta che non fosse il sibilare del vento serale.

Un brivido ne percorse la schiena. Com’era possibile che si fossero improvvisamente ritrovati in un posto che non era il Castello di Cephiro in cui pochi minuti prima attendevano con impazienza il ritorno dei tre Cavalieri magici? E dov’erano finite le ragazze? Perché Lantis non era con loro?

Si morse nervosamente il labbro inferiore.

Perché Lantis non era con loro…?

“E’ possibile che questa sia… la Terra.”

Gli altri lo guardarono senza negare che un’affermazione del genere era piuttosto plausibile. Avevano imparato che nulla era impossibile e che la forza di volontà poteva essere un potere inimmaginabile…

“Tu che ne pensi Eagle?”

Quello chiamato Eagle attese a lungo prima di rispondere.

Lui pensava a Lantis, il resto non lo aveva sfiorato nemmeno per un secondo.

“Eagle?”

“Uhn…”

Sospirando si decise a dare retta all’altro che con tono serioso gli ripeté la domanda e allora lui si perse nella contemplazione di quel luogo.

Il buio inghiottiva gran parte dell’area circostante in cui i lampioni si stavano illuminando lentamente mostrando soltanto in quel momento strane vetture dalla forma rettangolare, avevano quattro ruote ma non sembravano muoversi. Probabilmente dovevano essere robot a riposo, rifletté Eagle notando le vetrine di un paio di negozi in cui solide sbarre di metallo lasciavano appena intravedere la merce.

Infine, alle loro spalle, un’imponente costruzione in ferro si ergeva alta nel cielo nero di quella strana città che poco per volta stava cominciando ad animarsi.

Una torre. Che terminava in una punta…

“Ho già visto questo luogo…” mormorò ricordando quella costruzione, ritrovandola nella memoria quando con il suo FTO si era ritrovato a volare nei cieli costretto dagli eventi a combattere contro Hikaru e il suo managuerriero.

Ricordava quel posto.

Come dimenticarlo…

Lì era stato sconfitto dalla grande forza e dal grande coraggio di quella ragazzina.

Nella città in cui era nata.

Tokyo.

“Siamo a Tokyo, sulla terra…”

“E come ci siamo finiti qui?”

“Mi chiederei piuttosto come possiamo fare per tornare indietro, principe.” affermò Eagle con calma sorridendo a colui che aveva chiamato principe. Persino i suoi abiti sembravano quelli di un nobile, avvolto dal bianco mantello stringeva le mani guantate di bianco a pugno, ansioso, e rivolgeva in continuazione lo sguardo ovunque, colpito da qualsiasi rumore o presenza.

“Se almeno ci fossero le ragazze…”

Di certo loro sapevano bene come muoversi in quel posto, era il loro mondo… ma per loro tre era soltanto un luogo sconosciuto in cui altri sconosciuti li fissavano straniti indicandoli di volta in volta e ghignando mentre bisbigliavano qualcosa.

Non riusciva a sentirli.

Vedeva soltanto che ridevano, e ridevano di loro, questo era piuttosto chiaro.

“Faremo meglio a trovare un posto più appartato…” concluse quindi avanzando di qualche passo in una direzione a caso. Comunque non avrebbe saputo dove andare, tanto valeva camminare e scoprire dove sarebbero stati condotti.

“Ma… E Lantis? Non possiamo abbandonarlo?”

Era stato quello più alto a parlare questa volta. Rivolto al Comandante di Oötozam cercava conferma alla sua domanda ma ovviamente sapevano già che quello non era un problema da niente.

“Sono sicuro che Lantis sta bene, Geo.”

Eagle gli sorrise poggiando una mano alla sua spalla, rassicurandolo e Geo fissò a lungo il suo sguardo in quegli occhi dal pregiato colore dorato attendendo di vedere quella sicurezza che tanto caratterizzava il militare… La scorse, per un momento, insieme a quel sentimento di pura inquietudine che non poteva negare di avere, ma quel momento gli bastò.

“Ora dobbiamo pensare a trovare un posto dove passare la notte.”

Il principe di Cephiro aveva scorto in lontananza un gruppetto di persone che parlottando tra loro continuavano a ripetersi di voler tornare a casa e con malinconia sospirò.

Chissà quando lui sarebbe riuscito a tornarci… Chissà ora cosa stava pensando Fuu…

Di sicuro li avrebbero cercati.

Ma dove? Come potevano loro sapere che ora si trovavano lì, a chilometri e chilometri di anni luce da quel mondo magico che aveva conosciuto da poco la sua nuova Colonna Portante.

Scosse la testa scacciando via ogni pensiero negativo, o accantonandolo soltanto, fingendo di essere sicuro che tutto prima o poi si sarebbe sistemato. Perché era così… doveva esserlo…

Poco più in avanti le persone che avevano attirato la sua attenzione parlottavano in continuazione mentre un bambino non faceva altro che lamentarsi.

“Nii-san, ma è presto e io non ho voglia di tornare a casa! Dai facciamo un altro giro, soltanto uno!” continuava a borbottare mentre un tenero broncio gli dipingeva il viso infantile.

Accanto a lui quello che sembrava essere il fratello maggiore gli sorrideva dolcemente insieme ad un’amica negandogli con affettuosa gentilezza di poter andare in posti che non fossero stata la loro bella e calda casuccia.

Lo guardò bene, sembrava avere più o meno la sua età e, se non ricordava male il modo in cui Fuu teneva conto del tempo che passava avrebbe detto che si aggirasse sui quindici, massimo sedici anni.

“Eddai, ti prego!!!” insistette il piccolo tirandolo per una mano.

Non aveva davvero nessuna intenzione di tornare a casa e i suoi grandi occhi sembravano così lucidi che prima o poi le lacrime avrebbero rigato il suo viso, ne era sicuro, anche a vedere l’espressione supplicante del bambino. Ci teneva così tanto che metteva tenerezza.

Sorrise inconsciamente rivedendosi mentre anche lui, tornato per un attimo piccolo, faceva i capricci perché non voleva andare a letto, perché voleva andare in un determinato posto… o perché voleva vedere sua sorella…

Bè, ora non l’avrebbe più potuta rivedere…

“Non è giusto!!!”

E per fortuna l’urlo del bambino lo fece tornare alla realtà. Ebbe appena il tempo di vedere una chioma corvina venirgli incontro e il piccolo cadeva in terra dopo aver sbattuto contro di lui.

“Oh, scusa, ti sei fatto male?”

Si guardarono.

Il piccolo spalancò la bocca asciugandosi immediatamente gli occhi dalle lacrime salate e si rialzò senza staccare lo sguardo da lui.

“Yuu, ti sei fatto male?”

Ma appena la voce del fratello lo raggiunse corse via, scappando senza rivolgergli parola.

“No, aspetta!!! Yuu!!!”

Satoru sbuffò scusandosi velocemente con Ferio e iniziò a correre dietro il fratellino stupendosi per come quei tre tizi erano vestiti… Ma aveva altro a cui pensare e di sicuro non poteva perdere tempo dietro a costumi di chissà quale epoca. Infondo se a quei ragazzi piaceva fare cosplay erano unicamente fatti loro.

 

Vago fissava il microonde osservando come il piatto ruotasse su sé stesso mentre la luce e il calore gli sbatteva contro.

Era rimasto fisso a guardarlo dopo aver acceso la televisione, ma nulla d’interessante era trasmesso a quell’ora e lo spettacolo che l’elettrodomestico gli dava sembrava migliore.

Infondo a lui serviva soltanto fissarlo e pensare ad altro.

Tenere la mente occupata per non dover pensare a quello strano tizio che aveva incontrato qualche minuto prima. Aveva ancora addosso la sensazione di essere spiato, era come se sentisse ancora su di sé il suo sguardo profondo che lo sondava e lo analizzava.

Una sensazione in grado di provocargli i brividi. E non era nemmeno tanto sicuro che gli dispiacesse.

Stanco di attendere i pochi minuti per la preparazione della sua cena si alzò dirigendosi fuori dalla porta della cucina che dava direttamente sulla strada, tra le mani il sacco nero della spazzatura che lasciò tra i rifiuti e per caso lo sguardo andò al di là del marciapiede. Allora zaffiri di un oceano profondo e impenetrabile si rispecchiarono in brillanti smeraldi ghiacciati e Mudou fece cenno di avvicinarsi.

L’altro fece come gli era stato detto.

“Senti se continui a stare qui i vicini si faranno sicuramente una cattiva idea. Entra và, almeno te ne starai al caldo.”

Lo vide spalancare gli occhi stupito e poi concedergli un sorriso.

Non credeva che un tipo strano come quello sapesse sorridere.

Erano in molti a pensare la stessa cosa di lui: troppo serio, troppo freddo, troppo antipatico per sorridere…

Si voltò facendogli strada.

Non credeva che un tipo strano come quello potesse somigliargli tanto…

E poi aveva un bel sorriso… a differenza dei suoi occhi che sembravano sprofondare in un oceano di ghiaccio scuro… era caldo.

“Ryota Mudou. È il mio nome.”

Mudou gli diede una veloce occhiata prima che anche lui si presentasse.

“Mi chiamo Lantis…” e sorrise nuovamente.

Sì…

…quel tizio aveva un sorriso caldo…

 

-TO BE CONTINUED…-

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=47145