Killers - witnesses who keep silent are accomplice

di XShade_Shinra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Circus ***
Capitolo 2: *** Ripperless ***



Capitolo 1
*** Circus ***


-Killers - witnesses who keep silent are accomplice-  
Nella periferia della città gira da diverse notti un pericoloso serial killer, ma gli artisti del circo continuano indisturbati i loro spettacoli tra la neve… almeno finché uno di loro non deciderà di scappare [Shounen-ai/Yaoi - Tyki x Allen, Mana + Allen]
FanFiction classificata 1° e Vincitrice dei premi "Miglior fanfic partecipante", "Miglior long fanfic" e "Coraggio di Partecipazione" al Contest "Mi basta il paradiso (la vendetta)" indetto da cdmyy sul Forum di EFP




-Autore: XShade-Shinra
-Titolo: Killers - witnesses that keep silent are accomplices
-Citazione dall'Antico testamento: Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora l'occhio mio ti ha visto. [Giobbe 42:5]
-Citazione dall'Opera di Shakespeare: Il manto della notte mi nasconde ma se non mi ami lascia che mi trovino. Meglio che il loro odio mi tolga la vita e non che la morte tardi senza il tuo amore. [Romeo e Giulietta]
-Fandom: D.Gray-man  
-Paring: Tyki x Allen [poker pair], Mana + Allen
-Rating: Arancione
-Genere: Dark, Sentimentale
-Avvertenze: Shounen-ai/Yaoi, Non per stomaci delicati, E se...
-Capitoli: 2
-Note dell'autore: Questa fanficion è stata pensata per essere una one-shot, ma, vista la lunghezza, ho preferito dividerla in due capitoli. E’ una FF ambientata pochi giorni dopo che Allen viene adottato da Mana - siamo quindi in periodo di capodanno - ed è una “E se…” e non ho volutamente specificato il futuro dei due protagonisti (sia per quanto riguarda la FanFiction, che per quanto riguarda la storia del manga) , quello lo lascio all’immaginazione del lettore. In questa FF esistono sia gli Esorcisti sia i Noah, con poteri annessi; Allen non è ancora un Esorcista e ha il caratterino scontroso e poco educato di cui faceva sfoggio quando lavorava come garzone al circo.
-Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.



- Killers - witnesses who keep silent are accomplice -
- Circus -

Anche quella sera gli spalti erano gremiti di gente, come al solito. I biglietti per quello spettacolo notturno erano stati venduti tutti in pochi minuti dall'apertura, e ciò non faceva altro che preoccupare un certo clown dai capelli castani, decisamente restio a farsi truccare da un secondo pagliaccio più grande di lui.
«Perché cacchio devo esibirmi insieme a te anche stasera, Mana?» domandò scontroso, mentre il collega sbuffava e cercava di mettergli per bene il rossetto nero.
«Perché sei un ottimo clown e ti voglio al mio fianco per il nostro sketch comico.» spiegò l'altro, facendogli un segno verticale passante per l'occhio sinistro «Abbiamo preparato diversi spettacolini e sono tutti grandiosi!»
«Bah...» sbuffò, legandosi i capelli in una codina alta «Non mi sembra di essere tanto bravo...» borbottò, guardando in basso «Ieri ho sbagliato le battute, non le ricordavo più.»
«E solo per questo ti demoralizzi?» chiese Mana «Allen, ricorda che ci sono io ad aiutarti!»
«Lo so, ma voglio essere in grado di cavarmela da solo! Devo solo studiare di più e...» ma l'altro lo interruppe:
«No, devi solo applicarti, e si impara sul palco.» sorrise, battendogli una mano sulla spalla, cercando di trasmettergli un po' di positività e sicurezza «Oggi proviamo lo spettacolo con il pallone.» disse, alzandosi per andare davanti allo specchio a rifinirsi il cerone.
«Va bene...» soffiò il ragazzo, guardando tristemente il pesante tendone rosso che li separava dall’arena.
Fino alla settimana prima, Allen, orfano, aveva lavorato come garzone presso un circo, ma da circa una settimana aveva avuto la fortuna di incontrare Mana Walker, un pagliaccio che lavorava nel suo stesso luogo di lavoro e che aveva deciso di adottarlo, donandogli il proprio cognome e la propria compagnia. Così, i due si erano spostati in un nuovo circo, cominciando a lavorare in coppia.
Per Allen, sempre tenuto in disparte a causa della sua mano sinistra deforme, era un po' difficile stare sotto i riflettori davanti a tutti quelli sguardi, ma Mana lo aiutava sempre, correggendo gli errori del ragazzo in modo da sembrare che facesse tutto parte della messinscena.
Dopo pochi minuti, i due sentirono distintamente la voce del direttore del circo che annunciava a gran voce i clown, seguito da uno scroscio d'applausi di incoraggiamento. Allen ingoiò a vuoto e Mana, appena tornato dal camerino facendo rimbalzare una palla grande due volte lui, gli posò una mano sulla testa, spettinandolo appena.
«Non preoccuparti, Figliuolo.» disse con voce bassa e avvolgente «L'importante è divertirsi. Se noi ci divertiamo, anche il pubblico farà altrettanto, quindi ora... andiamo!» esclamò, correndo verso gli spettatori che li attendevano in trepidante attesa.
«Ehy!» si lamentò il giovane, correndo per raggiungerlo. Se non avesse avuto il trucco, tutti avrebbero visto il suo rossore: Mana era l'unica persona al mondo che lo avesse mai trattato bene, ricevere quei gesti d'affetto era cosa piuttosto nuova per lui.
"Mana è sempre il solito..." pensò contrariato, uscendo da dietro il sipario e venendo quasi accecato dalle forti luci, dalle quali si schermò con un braccio.
Per fortuna, il Clown più grande gli prese l'altra mano e lo condusse al centro dell'arena, dove si inchinarono con un bel sorrisone.
Cominciava il loro spettacolo.
L'inizio fu un susseguirsi di battute con un sottile "umorismo all'inglese", molto educato e composto, poi i due passarono alle mani, fingendo di combattere utilizzando dei palloncini che gonfiavano ed assemblavano di volta in volta, creando battaglie con le spade e delle lotte clandestine tra cani. Arrivarono presto alla scena finale: Allen doveva rincorrere Mana utilizzando il pallone portato nell'arena, mentre l'uomo doveva costruire un ombrello sempre utilizzando i palloncini; questa era una figura molto complessa, che quindi richiedeva parecchi minuti, e i due avevano studiato lo stratagemma del pallone per poter così intrattenere il pubblico in quel tempo morto.
«Ahah!» rise Mana, iniziando a correre e gonfiare quanti più palloncini possibile mentre li annodava ed applicava le giuste torsioni per costruire la forma d'ombrello che desiderava. Come minimo a fine spettacolo sarebbe svenuto per mancanza d'ossigeno!
«Non scappare!» urlò il ragazzo, salendo con un balzo ben calibrato sulla palla, che oscillò pericolosamente.
Sembrava che Allen fosse riuscito nel solito esercizio che compiva sempre senza problemi, ma non fece nemmeno in tempo a fare due passi su quella sferica superficie che sentì la palla incontrare un ostacolo a terra, e rimbalzarvici contro, facendogli così perdere il ritmo e l’equilibrio.
Mana non poté fare niente per lui, stavolta: il ragazzo cadde rovinosamente a terra, slogandosi la caviglia. Non riuscì a trattenere l'ansito di dolore che gli uscì dalle labbra quando sentì lo schioccare dell'articolazione ed avvertì il dolore alle ginocchia che si erano contuse e sbucciate, facendolo finire lungo disteso a terra, davanti agli occhi critici ed impietosi del pubblico. Si capiva lontano un miglio che non faceva parte dello spettacolo...
Il ragazzo dai capelli castani, ormai sciolti, si guardò intorno, notando una smorfia di disgusto in ogni volto sul quale posasse lo sguardo. Quello era un circo rinomato e molto popolare, il pubblico non voleva certo vedere degli scartini!
Alla fine dello sketch con la palla, avrebbero dovuto simulare l'inizio di un acquazzone e Mana avrebbe invitato Allen sotto il proprio ombrello, ma il ragazzo avrebbe fatto finta di schizzarlo con una pozzanghera e sarebbe corso via dietro il sipario, seguito a ruota dal genitore: questa era la scaletta. Però, le cose non erano andate come stabilito e Allen sapeva che, a causa del suo errore, ne sarebbe andato di mezzo anche Mana; probabilmente non avrebbero mangiato l'indomani e non era da escludere che avrebbero decurtato loro qualcosa dalla paga giornaliera.
«Mana... Cacchio...» soffiò appena il ragazzo, abbassando lo sguardo a terra, stringendo il grosso tappeto con un pugno.
Sapeva di non essere pronto e non voleva che ci andassero di mezzo altre persone, non voleva dare questo genere di dispiaceri a Mana. Ecco perché non si sentiva pronto per fare gli spettacoli con lui.
Scuotendo appena la testa, espirò piano, pronto a cercare di mettersi in piedi e poter così zoppicare fino all'uscita con le orecchie basse, ma qualcosa catturò la sua attenzione.
Era un piccolissimo rumore, ma in mezzo a tutto quel silenzio quasi innaturale, lo sentì come un boato: alzò lo sguardo e vide che un giovane uomo in mezzo al pubblico, vestito con un elegante abito nero completo di tuba, si era alzato e aveva iniziato a battere le mani, applaudendo per la performance del pagliaccio.
Allen restò paralizzato a quel gesto che non si aspettava minimamente. Inizialmente pensò che fosse una presa in giro, ma, quando vide il bel sorriso che l'uomo aveva sulle labbra e che stava indirizzando proprio a lui, ogni dubbio gli si dissipò dal cuore e comprese che quello spettatore dalla carnagione abbronzata voleva solamente incoraggiarlo e fargli capire che lo spettacolo gli era piaciuto ugualmente - almeno, fino a quel punto. Nonostante fosse solo, il moro continuò ad applaudire, lasciando Allen senza fiato.
Arrossendo appena, il ragazzo notò che Mana lo guardava preoccupato - era in pensiero più per la caviglia del figlio che per la loro futura punizione -, poi tornò ad osservare le mani guantate del moro, senza mai incrociare il suo sguardo.
All’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, guardando quelle mani, gli venne un'idea. Sorrise e si rimise in piedi a fatica, facendo un profondo inchino al pubblico, poi salì sui sacchi che dividevano l'arena dal pubblico - così da recuperare qualche decimetro d'altezza - e risalì sulla grande palla, lasciando perplessi tutti i presenti, soprattutto il padre.
Molti degli spettatori iniziarono a commentare il fatto che Allen, ormai, non avrebbe potuto più continuare lo spettacolo - visto che la caviglia si stava ingrossando, cominciando a diventare violacea -, ma, con immensa sorpresa, l'inglesino si issò sulle braccia e fece la verticale sul pallone, continuando lo spettacolo e iniziando a rincorrere Mana movendo il pallone con le mani. L’uomo lo guardava sorridendo, fiero del proprio ragazzo.
Nonostante l'incidente, i due riuscirono a terminare lo sketch nel migliore dei modi, prendendosi come premio un applauso da tutto il pubblico, mentre uscivano di scena. Dietro le quinte, Mana si caricò Allen in spalla e corse con lui nuovamente al centro dei riflettori, per poter godere di quel gesto da parte degli spettatori.
«Sei stato bravissimo.» lo lodò il clown più grande.
«Grazie, ma il merito non è solo mio.» disse al genitore, mentre entrambi continuavano a sorridere e ad agitare le braccia.
«L'applauso di quell'uomo ti è stato d'aiuto?»
«Sì.» rispose, posando lo sguardo nel posto dove era seduto l'elegante moro, incrociando per la prima volta lo sguardo con il suo e perdendosi in quelle due pozze dorate, che vide distintamente nonostante la distanza che intercorreva tra i due.
«Viene tutte le sere.» lo informò Mana, facendo un inchino.
«Davvero? Come lo sai?» chiese il ragazzo, facendo a sua volta una riverenza.
«Sei ancora nuovo di questo mondo, ma io ricordo bene il volto delle persone presenti agli spettacoli. Li guardo per captare le loro emozioni.» spiegò, tornando con il figlio dietro il sipario «E sappi che il suo sguardo è sempre su di te! Hai un ammiratore, Allen!» a quelle parole, il ragazzo arrossì palesemente. A causa della caduta, molto trucco gli si era pulito via dal viso, lasciandogli le guance scoperte.
«Imbecille!» urlò, dandogli un pugno in testa.
Nonostante ciò, l'inglesino si girò un'ultima volta indietro, ed il cuore gli si strinse nel vedere il posto del giovane uomo ormai vuoto. Se ne doveva essere andato via... Eppure mancavano ancora diversi spettacoli prima della fine...
«Non preoccuparti, tornerà domani!» rise il genitore «Sicuramente se n'è andato a causa del killer che sta girando queste notti proprio in questo quartiere, e non vuole fare tardi!»
«Non mi importa di lui...» si imbronciò il neo-clown, gonfiando una guancia e girando di lato il viso.
"Dici davvero, Allen?" gli chiese mentalmente Mana, portando il figlio dal dottore perché gli fasciasse il piede.


§Continua§
XShade-Shinra


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Capitolo 2
*** Ripperless ***


-Killers - witnesses who keep silent are accomplice-  
Nella periferia della città gira da diverse notti un pericoloso serial killer, ma gli artisti del circo continuano indisturbati i loro spettacoli tra la neve… almeno finché uno di loro non deciderà di scappare [Shounen-ai/Yaoi - Tyki x Allen, Mana + Allen]
FanFiction classificata 1° e Vincitrice dei premi "Miglior fanfic partecipante", "Miglior long fanfic" e "Coraggio di Partecipazione" al Contest "Mi basta il paradiso (la vendetta)" indetto da cdmyy sul Forum di EFP

-Autore: XShade-Shinra
-Titolo: Killers - witnesses that keep silent are accomplices
-Citazione dall'Antico testamento: Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora l'occhio mio ti ha visto. [Giobbe 42:5]
-Citazione dall'Opera di Shakespeare: Il manto della notte mi nasconde ma se non mi ami lascia che mi trovino. Meglio che il loro odio mi tolga la vita e non che la morte tardi senza il tuo amore. [Romeo e Giulietta]
-Fandom: D.Gray-man  
-Paring: Tyki x Allen [poker pair], Mana + Allen
-Rating: Arancione
-Genere: Dark, Sentimentale
-Avvertenze: Shounen-ai/Yaoi, Non per stomaci delicati, E se...
-Capitoli: 2
-Note dell'autore: Questa fanficion è stata pensata per essere una one-shot, ma, vista la lunghezza, ho preferito dividerla in due capitoli. E’ una FF ambientata pochi giorni dopo che Allen viene adottato da Mana - siamo quindi in periodo di capodanno - ed è una “E se…” e non ho volutamente specificato il futuro dei due protagonisti (sia per quanto riguarda la FanFiction, che per quanto riguarda la storia del manga) , quello lo lascio all’immaginazione del lettore. In questa FF esistono sia gli Esorcisti sia i Noah, con poteri annessi; Allen non è ancora un Esorcista e ha il caratterino scontroso e poco educato di cui faceva sfoggio quando lavorava come garzone al circo.
-Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.



- Killers - witnesses who keep silent are accomplice -

- Ripperless -

Erano passati alcuni giorni dalla sera dell'incidente durante lo spettacolo, e Allen aveva recuperato perfettamente l'uso del piede, per somma gioia di Mana, ma soprattutto del direttore del circo, dato che era rimasto particolarmente irritato dall'accaduto, minacciando addirittura di sbattere fuori sia il ragazzo che il genitore.
«Che palle...» borbottò Allen, mentre dava da mangiare agli elefanti.
Visto che non poteva prendere parte agli spettacoli, il direttore lo aveva messo a fare i garzone, trattenendogli i soldi della paga da clown. In pratica lavorava quasi gratis.
«Non ne posso più, questo circo è il triplo dell'altro...» sbuffò, andando a prendere la carne per sfamare le tigri poco prima del loro spettacolo, il penultimo nella scaletta «Uff... Mi ero abituato troppo bene...» parlò da solo, raggiungendo la gabbia con i felini.
Quella sarebbe stata l'ultima sera da sguattero prima di tornare al lavoro da pagliaccio, e ciò era l'unico motivo che lo spingeva a dare il meglio di sé. Inoltre, dopo la sua scarsa performance, era visto come un perfetto incapace dagli altri artisti circensi - forse perfino dalle scimmie ammaestrate di Jake - e tutti lo tenevano d'occhio, soprattutto il padrone, che gli aveva urlato in faccia che, visto che si era già giocato il Jolly, alla prossima castroneria lo avrebbe buttato fuori con una bella pedata sulla chiappa destra.
Scutendo la testa come un mulo, Allen finì di dar da mangiare alle tigri, perdendosi per un attimo nei profondi occhi dorati di una di loro: erano così simili a quelli del distinto uomo che gli aveva applaudito. Mana - che aveva finito da circa quindici minuti il suo sketch in singolo - gli aveva raccontato che in quei giorni non aveva smesso una sola sera di venire a vedere lo spettacolo, ma, puntualmente, dopo spariva, tornando a quello del giorno dopo. Se solo non avesse avuto il timore di peggiorare la propria situazione, l'inglesino lo avrebbe sicuramente cercato per quantomeno ringraziarlo dell'aiuto di quel giorno.
«Tsk!» sputò, camminando verso il recinto dei porcellini, quegli adorabili animaletti onnivori che sembravano guardarlo con un piccolo barlume di intelligenza negli occhi quando portava loro da mangiare. Solo quando portava loro da mangiare, perché, in caso contrario, erano come piccoli demonietti, più temibili delle tigri, capaci di divorare qualsiasi essere in men che non si dica, lasciando solo pochi resti.
Tra queste bestie, Allen aveva però preso in simpatia il più minuto dei porcellini, quello che si lasciava avvicinare e addirittura prendere in braccio senza mordere o tentare di scappare dibattendosi come un forsennato. Si chiamava Milky ed era perfettamente rosa, tranne che per una macchia color caffellatte sulla coscia destra, di forma non meglio identificata.
«Vieni Milky!» lo chiamò l'ex-clown, prendendolo da parte e portandolo fuori dal recinto dopo aver versato il cibo nel trogolo per i fratellini.
Il maialino si lasciò prendere in braccio, grugnendo appena, e l’inglese se lo mise sulle ginocchia, porgendogli delle ghiande dalla propria mano sinistra tenuta a coppa. Sorrise mentre lo vedeva mangiare con gusto, nonostante gli stesse sbavando la mano e stesse facendo cadere parecchia frutta secca a terra, in mezzo alla neve.
Una volta finite le ghiande offertegli, puntò quelle ruzzolate tra la neve e grugnì per farsi mettere giù.
Allen ridacchiò e lo lasciò andare, dopotutto era un cucciolo abbastanza tranquillo, quindi sarebbe bastato solo tenerlo d'occhio, mentre correva sculettando verso il buco nella recinzione dello spiazzo dove si era fermato il circo...
«Ehy!» urlò il ragazzo, correndo il più velocemente possibile, lottando contro la neve alta fino alle ginocchia che lo rallentava «Torna indietro, Milky!»
Il porcellino, però, si spaventò per tutto quel chiasso e per l'agitazione di Allen, e continuò a correre sempre più veloce, oltrepassando la recinzione proprio un attimo prima che il garzone potesse acchiapparlo.
«Milky!» urlò ancora l'inglese, aggrappandosi alla rete, come a volerla distruggere per poterci passare attraverso, naturalmente invano «Cacchio!» esclamò irato, battendo le mani sulla recinzione.
Come se avesse il Diavolo alle calcagna, Allen corse fino all'uscita posteriore del circo, e continuò il suo inseguimento senza mai rallentare.
Fortunatamente nessuno era lì ad assistere alla scena. Se il direttore lo fosse venuto a sapere, l'inglesino sarebbe stato ridotto ai lavori forzati per ripagare il maialino e poi radiato da ogni circo della zona e, con lui, anche Mana.
«Stupido maiale, torna indietro!» urlò, pensando che da quel suino dipendeva il futuro del suo genitore.
Nonostante quelle fossero stradine di periferia, l'illuminazione era sufficiente per seguire Milky che correva terrorizzato lungo la via principale.
«Porco!» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, sperando che il fuggiasco si fermasse, ma ottenendo solamente il magro risultato che due donne, probabilmente due prostitute, si girarono preoccupate guardandosi intorno, credendo di vedere chissà quale losco figuro nascosto nelle tenebre.
«Oink! Oink!» grugnì il cucciolo, scivolando su una lastra di ghiaccio formatasi sul marciapiede e rotolando in mezzo ad un cumulo di neve.
«Ti ho preso!» urlò Allen, buttandosi sul porcellino, che, più impaurito di prima, scartò velocemente a destra, buttandosi in mezzo alla strada ed arrivando in un lampo dall'altra parte, infilandosi in un vicolo non illuminato.
Il ragazzo però fu abbastanza lesto - e disperato - da riuscire a rialzarsi di scatto ed afferrare l'animale pochi secondi dopo aver varcato quella stradina immersa nell'oscurità e mezzo sepolta dalla neve.
«Preso!» esclamò, portandoselo al petto, così da bloccarlo.
La neve lo aiutò a rallentare la propria corsa, che si arrestò davanti ad una traversa illuminata fiocamente solamente da una lanterna retta da una... farfalla...
Allen rimase immediatamente catturato da quella creatura - un gigantesco lepidottero nero e viola, che batteva con grazia le ali - e ci mise qualche secondo ad accorgersi della presenza di due persone in quel vicolo, ed impiegò altrettanti secondi per capire che non sarebbe dovuto essere lì in quel momento. Ciò che vide lo bloccò come se fosse stato paralizzato, i piedi divennero troppo pesanti per muoversi e le gambe rimasero rigide, come inamidate. Dentro quel lugubre vicolo si stava compiendo un omicidio.
La vittima era un uomo di mezza età, vestito con una cappa bianca e nera, con una croce - forse d'argento - appuntata all'altezza del cuore, dove l'assassino aveva sprofondato il braccio, bisbigliando qualcosa di incomprensibile all'uomo. Le sue parole erano rese ancora più difficili da capire a causa del guanto che teneva tra i denti dalla punta del dito medio. La vittima disse qualcosa in tono sprezzante e il killer sfilò di colpo l'arto dal suo corpo, portandosi appresso un ammasso rosso di carne ancora pulsante, della grandezza di un pugno; non lo teneva direttamente con la mano nuda, ma utilizzava una seconda farfalla, più grande e dall'aspetto terrificante, che teneva quello che doveva essere il cuore dell'uomo tra i denti di una macabra bocca sull'addome.
Non c'erano dubbi: era il killer seriale che terrorizzava il quartiere in quelle sere. Il suo modus operandi non lasciava spazio ad alcun dubbio: morti atroci che, presentavano l'assenza del cuore, senza però alcuna ferita esterna, come risultava dai referti delle autopsie.
Gli occhi del ragazzo si spalancarono alla vista dell'uomo che, interte, cadeva a terra senza aver mai emesso suono, senza sporcare la neve di rosso, né lasciando alcun alone sulla sua divisa nonostante la morte violenta che lo aveva colto. Vedendo nuovamente la croce dell'uomo, ad Allen tornò in mente un passo dell'Antico testamento che gli aveva letto Mana:
"Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora... l'occhio mio... ti ha visto..." ripeté mentalmente. Quanto avrebbe voluto non aver mai visto quell'assassino ed essere ancora al circo a giocare con Milky...
Dopo quella scena, ad Allen sembrò di vedere un video a rallentatore: l'assassino sorrise maligno, contemplando il suo ennesimo capolavoro e, senza che nessuno potesse evitarlo, Milky grugnì forte ed il suo verso riecheggiò nel vicoletto, facendo così girare il killer verso di loro. All'inizio, solo i mori capelli mossi erano illuminati dalla lanterna tenuta a mezz'aria dalla farfalla nera, poi, mentre egli ruotava il volto, Allen poté riconoscere la carnagione abbronzata, i lineamenti mediterranei e, infine, quegli occhi dorati e ferini che aveva incrociato durante il suo ultimo spettacolo.
«Tu...» sussurrò l'inglesino, con un fil di voce, stringendo di più a sé il suino.
Non ci poteva credere. Quella persona tanto gentile nei suoi confronti, in realtà era il killer seriale di cui si parlava.
Al contrario di quanto diceva il passo biblico, il ragazzo già aveva conosciuto l'assassino, ed in quel momento, l’uomo stava camminando verso di lui, arrivando così vicino che il ragazzo poté distintamente sentire l'odore di colonia che lo avvolgeva.
«Ciao, ragazzino.» lo salutò a bassa voce, rimettendosi il guanto nella mano perfettamente pulita.
L'inglesino ingoiò sonoramente e trovò la forza di arretrare - ogni passo gli costava un'immensa fatica - fino a toccare il vecchio muro fuligginoso fatto di mattoni. Non perse neppure per un attimo il contatto con le iridi dello straniero - quasi gli sfuggì quel piccolo neo sotto l’occhio sinistro e quelle strane stigmate sulla fronte -, arrivando a vedere la propria immagine riflessa in loro,.
«Tu... Sei quel tizio... al circo...» balbettò.
«Vedo con piacere che ti rammenti di me, piccolo clown.» gli sorrise, sfiorandogli il volto con la mano pura da ogni colpa «Senza trucco sei davvero molto più carino di quanto avessi immaginato.»
Allen spostò lo sguardo sulla mano del giovane uomo. Non riusciva a pensare lucidamente, ma quella carezza non gli faceva paura, nonostante rimanesse all'erta nel caso avesse cercato di fargli del male.
Perché aveva scoperto che quelle mani erano capaci di essere gentili e, nel contempo, di saper uccidere.
«Tu sei... l'assassino che...» iniziò a dire, venendo però interrotto dal moro:
«Hai visto tutto?» domandò, passando il pollice sulle labbra del circense.
«...» Allen non rispose a quella domanda ed il suo silenzio fu letto come un palese "sì" alle orecchie del moro.
«Mi 'spiace che proprio tu l'abbia dovuto vedere.»
Quelle parole misero in agitazione l'inglesino, che pensava di essere diventato un testimone scomodo per l'uomo, e che quindi fosse da eliminare, ma con grande sorpresa vide il killer allontanare la mano da lui, poggiandosela al fianco. Non sembrava volergli fare del male.
«Non ho avuto ordine dal Conte del Millennio di far fuori coloro che non sono Esorcisti.» sorrise «Puoi stare tranquillo.»
"Il Conte del Millennio?" pensò il ragazzino "Dov'è che ho già sentito questo nome?" si chiese, per poi sentire delle voci provenire dalla strada principale illuminata.
Girò lo sguardo e vide un gruppetto di quattro persone fermarsi proprio lì, davanti all'ingresso della stradina, a chiacchierare animatamente: due gendarmi, un uomo vestito in borghese - avvolto in un mantello e portante un grosso zaino - e una giovane donna dai capelli biondi con una scimmietta sulla spalla. L'avrebbe senz'altro scambiata per una circense, se non fosse che era vestita con gli stessi abiti dell'uomo appena ucciso. Forse facevano parte dello stesso ordine religioso...
Il killer voltò il capo, vedendo anche lui quelle persone e tornò a guardare nuovamente Allen: il ragazzo sembrava diviso in due, una parte sembrava volesse correre da quegli uomini, l'altra invece, sembrava volesse rimanere lì al buio dove nessuno dei due sarebbe stato visto. Il giovane uomo aveva intuito che il suo stato d’animo era diviso tra paura e senso del dovere.
«Ora come ora, il manto della notte mi nasconde,» sussurrò al ragazzo, volgendo lo sguardo dalla strada alle pozze argentate del garzone «ma se non mi ami lascia che mi trovino. Meglio che il loro odio mi tolga la vita e non che la morte tardi senza il tuo amore...» sussurrò, usando parole e costruzioni ricercate.
Allen lo guardò trattenendo il fiato.
"Amore?" si chiese "No, io non provo amore per lui..." scosse il capo, sentendo poi un fremito quando l'altro posò la mancina sulla sua testa, accarezzandogli i ciuffi castani.
«Sai, venivo sempre al circo solo per vedere te...» gli confidò «Mi piaci molto...»
Allen si imbarazzò a quei tocchi gentili come le sue parole: oltre Mana nessuno lo aveva mai trattato così.
«...Grazie per l'altra volta.» riuscì a dire, lanciando uno sguardo verso il quartetto, per poi naufragare di nuovo nelle aurifere iridi del killer.
Ciò che divideva Allen però, non erano la paura e il senso del dovere, come erroneamente pensava il moro, ma erano la gratitudine ed il senso del dovere: se lo avesse denunciato alle autorità, quell'uomo dai poteri bizzarri - quasi satanici - sarebbe stato sbattuto in prigione. Così facendo, non avrebbe potuto ripagare il debito che aveva con lui, quando non solo gli aveva dato l'idea di cambiare esibizione, ma gli aveva dato soprattutto la fiducia in se stesso e salvato il suo posto di lavoro.
«Non lo dirò a nessuno... per questa volta.» sussurrò piano.
«Veramente, ragazzino?» chiese il moro, sorridendo.
«Sì...» rispose piano, distogliendo lo sguardo e preferendo guardare il maialino che se ne stava buono buono tra le sue braccia.
«Mi chiamo Tyki, e tu?» domandò, avvicinando il volto a quello del ragazzo, tanto da accarezzargli il naso con il proprio.
«Allen... Allen Walker...» rispose, sollevando il viso.
«Piacere di conoscerti, allora.» bisbigliò prima di posare le labbra su quelle del giovane.
L'inglesino all'iniziò fu preso in contropiede, poi si lasciò completamente andare a quel bacio. Perché non vedeva la parte malvagia, oscura, di quell'uomo, ma quella gentile che sembrava essersi particolarmente affezionata a lui.
Il bacio durò parecchi minuti, nei quali le lingue ballarono una danza condotta da Tyki, i respiri si miscelarono e le labbra si accarezzarono. L'ex-clown cercava di non serrare troppo la presa su Milky, mentre le mani dell'assassino scorrevano sui suoi poveri vestiti, soffermandosi in certi punti che rubavano ansiti pieni di lussuria al ragazzino, che si accorse eccitato da tutte quelle carezze, soprattutto quelle intime che gli facevano sentire uno strano calore in mezzo alle gambe ed uno ancora più ardente nel petto.
«Tyki...» sussurrò il nome del moro, aggrappandosi alla sua camicia con una sola mano, come se lo volesse stringere a sé, come se avesse paura di perderlo.
«Ragazzino...» sussurrò il portoghese, sciogliendo il focoso bacio e abbracciandolo forte, attento a non schiacciare il porcellino.
«Tyki io... io...»
«Ti piacciono le mie attenzioni?» gli sussurrò «Sei eccitato?»
«Nh... Non dire cazzate!» negò, dandogli un colpetto.
«Anche io lo sono...» gli sussurrò «Ti va se...» gli bisbigliò all'orecchio parole sconce, piene di desiderio, che fecero arrossire l'inglese.
«Ma che cacchio dici?» chiese, tremando ad immaginare quelle cose che non pensava qualcuno potesse mai proporgli «Hai... hai appena ucciso una persona... e io devo... devo riportare Milky al circo...>> gli ricordò.
«Va bene.» sussurrò, dandogli un ultimo bacio a fior di labbra, per poi allontanarsi.
Allen sentì all'improvviso il gelo avvolgerlo. Le carezze del moro già gli mancavano.
«Vado...» soffiò, camminando verso l'uscita ed accorgendosi solo in quel momento che il quartetto era sparito.
«Ci vediamo domani allo spettacolo.» fece il giovane uomo dalla pelle abbronzata, accendendosi una sigaretta mentre tornava ad occuparsi delle sue due strane farfalle e del cadavere.
Allen annuì e corse via, con il maialino sottobraccio. Aveva il fiatone e la testa stracolma di pensieri, di sensazioni... un po' come il cuore che gli martellava nel petto.
"Tyki..." pensò senza posa, sentendo ancora quelle mani su di sé che lo accarezzavano.
Appena girato l'angolo, sbatté contro una grossa pancia, talmente tanto morbida che lo fece cadere a terra.
«Ouch!» esclamò, attento che il suino non si fosse fatto male.
«Allen!» esclamò l'uomo, abbracciandolo. Era Mana uscito dal circo ancora in tenuta da clown, anche se struccato «Allen ma dov'eri?! Ti abbiamo cercato dappertutto! Ero preoccupatissimo!»
«Ah... io...» balbettò il ragazzo, che optò per dire mezza verità «Milky era scappato e l'ho acchiappato.»
«Potevi avvisarmi!» lo sgridò con dolcezza.
«No, Mana... ti ho già deluso una volta.» disse, scuotendo il capo.
Il clown più anziano si alzò da terra, aiutando il figlio a sollevarsi.
«Non mi hai mai deluso, Allen.» gli bisbigliò all'orecchio, sentendo addosso al ragazzo uno strano odore, come di pregiato profumo da uomo «Hai incontrato qualcuno?» domandò.
«N-- No!» negò, forse un po' troppo forte.
«Uhmm...» fece pensieroso «Non è che hai il fidanzatino? Ti ricordo che noi due siamo esterni, presto ce ne andremo da qui.»
«Non dire cazzate! Non sono fidanzato!» lo assalì, arrossendo.
«Davvero?» lo stuzzicò.
«Grr...» ringhiò, assottigliando lo sguardo.
«Aspetta che lo sappia il tuo fan! Magari è proprio lui?» continuò ad insistere, cominciando a correre via per non incappare nell'ira del figlio.
«Che dici?! Torna indietro!» urlò, seguendolo a ruota, proprio come nel loro sketch comico.

~†~

Il giorno dopo, Allen tornò sulle scene ed accompagnò Mana nello spettacolo, raccogliendo applausi e fischi d'apprezzamento da tutta la platea. Alla fine dello spettacolo, l'inglesino fece un profondo inchino al suo pubblico, guardando verso gli spalti dove era seduto Tyki, che gli sorrise, applaudendo con vigore.
Quella sera però, Allen vide un distinto uomo seduto accanto al portoghese che gli parlò all'orecchio, sussurrandogli qualcosa che fece volgere l'espressione contenta del giovane uomo in una più triste e rammaricata. Con un movimento lento, smise di applaudire e salutò il ragazzo con un gesto della mano, seguendo poi l'uomo verso l'uscita.
"Tyki..." pensò il ragazzo, con gli occhi che si velarono di lacrime.
«Ehy, Allen!» lo richiamò Mana, accanto a lui «Sorridi al tuo pubblico e non pensare al tuo fan che se ne sta andando!»
«Ma che cacchio dici? Non me n'ero neppure accorto!» fece il ragazzo, cercando di apparire contento, mentre ben immaginava che il moro non sarebbe più venuto a vedere il suo spettacolo.
"Questo non è un addio, ragazzino..." pensò Tyki, guardando per un'ultima volta l'arena prima di sparire oltre l'uscita di quel circo, seguendo il Conte del Millennio nella sua forma umana.
"Tyki... Girerò il mondo di circo in circo... e sono certo che ci rivedremo..." pensò il ragazzo, increspando il labbro superiore in un sorriso nostalgico, mentre tornava con Mana dietro le quinte.
Entrambi lo sapevano bene, era come se lo sentissero nel profondo del loro cuore: non importava né il come, né il quando, ma i loro destini si sarebbero rincrociati, poiché erano complici di un omicidio.


- Assassini -
- Testimoni che Tacciono sono Complici -
§Owari§
XShade-Shinra



Risposte alle Recensioni:

x LadyKokatorimon
: <3 Ho letto la tua recensione come fosse un vero e proprio incoraggiamento, e ciò mi ha fatto molto piacere! ^^ Purtroppo mi sono resa conto anche io che il primo capitolo non faceva entrare nel vivo della storia - infatti doveva essere un prologo, solo che mi è venuto troppo lungo e ho preferito dividere la storia in due capitoli -, ma sono contenta che ti sia piaciuto. Il circo è un luogo che piace molto anche a me (animali a parte...) e non ho davvero resistito ad utilizzare questo luogo per una FF! ^^

x Rota
: Ho cercato di metterci più pathos possibile in quella scena, e sono contenta che i miei sforzi siano arrivati al lettore; davvero, non c'è cosa che mi faccia più piacere di vedere di essere riuscita nel mio intento. Grazie, inoltre, per i complimenti sullo stile e il mio modo di far muovere i personaggi! <3

x icaro smile:  Anche io adoro Mana di tutto cuore! Non sapendo bene il suo IC - se non dalle poche informazioni date con il contagocce - me lo immagino sempre come un padre ideale, sempre attento a suo figlio. <3 Sono molto contenta che la storia ti piaccia, spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento! ^^ 

Grazie a tutti coloro che hanno commentato, che hanno messo questa mia FF  tra le loro storie preferite/da ricordare/seguite e a tutti quelli che la hanno solamente letta.
XShade-Shinra

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