A mezzanotte tutti i gatti sono grigi

di Diana924
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Mezzanotte ***
Capitolo 2: *** la Vita di Filip Choszcz ***
Capitolo 3: *** Rapporto dell’ispettore Jan Sapkowsky in merito ai fatti accaduti il 27 marzo 20… ***



Capitolo 1
*** A Mezzanotte ***


A mezzanotte tutti i gatti sono grigi recita un proverbio francese, ma per me mezzanotte sarà la fine. La fine di tutto. Maledetto il momento in cui ho dato retta a mia sorella e ho deciso di scommettere con mio cugino.

A Varsavia, vicino il Saxon Garden, c’è una casa, chiamata “ La casa dei serpenti ”, ricordo che da bambini i nostri genitori ci dicevano sempre di non andarci, che era pericoloso.  Io, Sonja Mescaska, avevo dieci anni, quando per la prima volta infransi questo avviso ed entrai nel giardino. Volevo solo recuperare una palla che avevo perduto. Il giardino non era per niente curato, vi erano molte erbacce e qua e là prosperava anche un roveto molto spesso. Per somma sfortuna la mia palla era finita lì, così mi mossi e facendo molta attenzione la recuperai, anche se ormai era sgonfia. Fu allora che lo intravidi. Era qualcosa di repellente, e si muoveva strisciando, poi non mi ricordo altro. Mi sembrava che mi avesse seguito e che mi conoscesse da sempre. Inutile aggiungere che fuggii a gambe levate. Tornata a casa non raccontai niente ai miei genitori, ma non seppi spiegare perchè la palla si fosse sgonfiata. Ebbi incubi per i successivi tre anni. Sempre la stessa “cosa” che si muoveva e che mi fissava, e proprio mentre stavo per vederle il volto, mi svegliavo di soprassalto. In ogni caso ormai erano passati dieci anni e ogni volta che ripensavo a quell’episodio mi davo della scema condizionata dalle leggende urbane, ma sotto sotto avevo ancora un residuo di paura. Adesso ho ventuno anni.  Il giorno del compleanno di mia sorella Marja accadde un avvenimento che non potrò mai dimenticare. Mio cugino Andreas, venticinque anni, laureando in economia mi propose una sfida. << Dovrai passare una notte dentro la “ casa dei serpenti ” >>. << Se lo faccio che cosa ci guadagno?  Tu hai tutto da guadagnarci, io invece non ho niente! >> esclamaii, il ricordo di quello che avevo visto stava ricominciando a tormentarmi. << Si dia il caso che conosca il professore che sarà il tuo relatore per la tesi, potrei metterci una buona parola, è il fratello della mia fidanzata >>. aggiunse. << Io direi più precisamente moglie, o futura moglie - s’intromise mia sorella Marja- papà e lo zio Sasha non sono contenti di quello che hai combinato! >> << Come facevo a sapere che Alija non si era mai sbronzata in vita sua? A me capita una volta al mese! >> ribatte lui. << In ogni caso ti sposi fra due mesi, e fra otto noi due saremo zie! >> aggiunsi io.

<< Quindi, ricapitoliamo: Sonja va nella “ casa dei serpenti ”, ci passa una notte, io e Marja abbiamo delle ricetrasmittenti per metterci in contatto con te, e il giorno dopo esci, vai al Saxon Garden, ci vediamo lì, più 100 zloty per te >>. << Una cifra simbolica, giusto? >> aggiunsi. << Che ci vuoi fare? Il matrimonio sta dissanguando le mie finanze e così ti posso offrire poco! >> ribatte lui sfoderando un sorriso sarcastico. << E va bene ci penserò su e ti farò sapere, Andreas! >> esclamai irritata, sapeva sempre come provocarmi. La sera dopo ne parlai con Marja, ed entrambe decidemmo di tentare la sorte, così iniziai a preparami. Marja bramava di sapere che cosa ci fosse all’interno della “ casa dei serpenti ” e perchè i nostri genitori per anni ci avevano vietato di entrarci.

Due sere dopo quella conversazione con Andreas e Marja ero pronta. Devo aggiungere che fu Marja a convincermi, io non avevo alcuna intenzione di tornare là dentro. Naturalmente non le avevo mai rivelato quello che mi era accaduto a dieci anni.

Ci trovammo vicino la casa ed Andreas ci aveva portato delle ricetrasmittenti, dopo che m’informai su dove Marja avesse dormito quella sera presi il coraggio a due mani ed entrai.

Quello che vidi illuminando il percorso con la torcia non mi sorprese: le erbacce e i rovi continuavano imperterriti a crescere, ma qualcos’altro invece m’incuriosì. Sembrava che alcuni punti del giardino fossero stati più “ usati ” di altri, vi erano dei solchi profondi ma nessuna impronta. Ripensandoci con più attenzione mi resi conto che avevo già visto quei solchi. Era stato undici anni fa, ma ero troppo occupata a cercare la mia palla per farci caso. Ma poi vidi, appoggiata alla porta, una bicicletta, non era in condizioni pessime ma prossime ad esserlo. Chiunque avesse una simile bicicletta doveva usarla poco, ma da tanti anni. Per un secondo rimasi ferma a guardarla, poi presi la ricetrasmittente e chiesi istruzioni ad Andreas, non era previsto che ci fosse qualcuno. << Ma che sarà mai? Un guardiano notturno? Stai in guardia. Una coppietta? Improbabile, nessuno vi entra da almeno vent’anni >> mi rispose. << Non è vero - lo interruppi - io sono entrata nel cortile undici anni fa >>. Finalmente avevo trovato il coraggio di rivelare quello che mi era accaduto. << Non mi dire?! E’ per quello che hai avuto paura quando ti ho proposto questa stupida scommessa? Non fa niente, ora esci e ci raggiungi a casa mia >>. L’invito suonava invitante. Ma avevo preso un impegno con me stessa. << La tua offerta è stuzzicante, Andreas, ma ormai sono qui, voglio arrivare in fondo a questa faccenda e voglio smettere di avere gli incubi, sono undici anni che ho paura, e ora di dire basta >>. << Va bene, fai come ti pare, ma sappi che se non ce la fai ti aspettiamo a casa >> mi rispose Marja, erano veramente preoccupati.

Mi avvicinai al portone, volevo solo toccarlo, ma sorprendentemente si spalancò, rivelandomi il primo orrore della “ casa dei serpenti ”. Giaceva vicino la porta, attorno al suo corpo c’era una catena, doveva aver lottato a lungo prima di arrendersi alla morte, e la porta si era aperta perchè lui era scivolato. A prima vista sembrava un serpente come tanti. Fu quando lo colpii con un fascio di luce che mi resi conto di quale mostruosità era stato. Infatti quell’essere non aveva una coda, ma da entrambe le estremità sbucava una testa! Pensai agghiacciata a cosa doveva aver provocato la morte, se la sua condizione o dell’altro. In ogni caso di quell’infelice essere non restava che la pelle, ma appena lo sfiorai si dissolse in polvere finissima, segno che era morto da tempo. << Un’anfesibena, il rettile a due teste di cui si parlò nella Farsalia >> aggiunse Andreas dalla ricetrasmittente, a cui avevo descritto quella cosa.

<< E’ possibile che un essere del genere possa esistere? E non essere semplicemente un’invenzione letteraria? >> gli domandai. << Fino a cinque minuti fa credevo che fosse improbabile che esistesse un serpente a due teste, ma ora mi devo ricredere, peccato che non ci siano delle foto >> mi rispose Andreas scoraggiato. << E chi lo dice? Prima di toccarlo gli ho fatto una foto con il mio cellulare >>. << Sonja sei un genio! Davvero, peccato che sia morto >> s’intromise Marja. << Io davvero non ti capisco Marja, un essere del genere… vivo! Io gli avrei augurato solo una morte veloce e indolore per evitargli una vita di stenti >> replicai, la superficialità di mia sorella mi sorprendeva sempre. Continuai ad avanzare. Mentre mi avvicinavo alle scale m’imbattei in un’altra cosa, solo che questa aveva tre teste e un abbozzo di zampe. Questa volta Andreas non sapeva che pesci pigliare, quell’essere era troppo strano perchè potesse essere soltanto concepito. Stavo per iniziare a salire le scale, quando mi resi conto di una cosa, quella creatura era ancora viva, o meglio, stava agonizzando. Quando chiesi ad Andreas come mi dovevo comportare lui mi rispose << La vita di quella cosa sta per finire, sarebbe ingiusto prolungarle l’agonia, quindi prendi qualcosa e schiacciala >>. Il consiglio era giusto, ma esitai; alla fine presi un candelabro e lo colpii su tutte e tre le teste. Il suo ultimo sguardo mi sorprese, sembrava che mi stesse ringraziando. Dopo che ebbi posato il candelabro su un tavolinetto, mi resi conto di una cosa, era stato utilizzato, e di recente, quindi qualcuno era venuto nella casa. La cosa mi terrorizzò, come spiegare ad un ipotetico padrone di casa il perchè io, Sonja Mescaska, ero lì. Mentre cercavo una risposta che potesse essere giudicata accettabile udii un suono. Proveniva dal piano di sopra. Salii precipitosamente le scale, quando arrivata in cima temetti di svenire. In un contenitore di vetro, riempito fino all’orlo di uno strano liquido un serpente, piccolo ma con aria letale, si agitava contorcendosi. Ad un certo punto mi sembrò di assistere ad un’illusione ottica: sembrava che il serpente non avesse mai fine, ogni volta che si girava vedevo una nuova testa. Poi mi resi conto che non era un’illusione ottica. Cercai di rompere quel contenitore, ma mi resi conto che sarebbe stata una condanna a morte, quel serpente non sarebbe riuscito a sopravvivere senza acqua. Così arrivaii al secondo piano. Questo piano era in condizioni migliori del primo, dove le ragnatele proliferavano indisturbate. Mi resi conto che da una stanza dall’altra parte della stanza splendeva una luce, qualcuno si trovava dentro. Certamente il padrone della bici.

Mi avvicinai con cautela e ascoltai. Ricordo ancora quello che udii. Erano due, uno sulla trentina, biondo, alto, ma mal vestito. L’altro era l’esatto contrario: doveva avere circa sessant’anni, quasi calvo, più basso di me e vestito con gusto. Stavano litigando. Il primo disse al secondo che forse era meglio fermarsi, il secondo non era d’accordo, sosteneva che era da idioti interrompere gli esperimenti ora, che erano vicini all’obbiettivo più delle altre volte. Il primo invece voleva fermarsi, sostenendo che era anti - etico, anti - umano, anti tutto; che era impossibile per loro ricreare in laboratorio la “signora delle vipere”, un insieme di vipere apparentemente immortale. << Ti sbagli - lo contraddiceva l’altro - ci siamo quasi, quello creato un anno fa ne è la prova più evidente, avremmo già finito se non ti fossi fatto prendere dagli scrupoli e non fossi andato a Stettino per due mesi, conosci i patti, nessuno si deve muovere da qui finché non avremo finito! >> << Prova? Prova? Quell’essere è costretto a vivere in vitro e ci resterà sicuramente per tutta la vita, abbiamo sbagliato, non gli abbiamo creato i polmoni, è il nostro più grande fallimento, gli altri almeno sono sopravvissuti al secondo anno, lui ha serie possibilità di non farcela, e per quanto durerà? Farai come hai fatto per gli altri! Lo incatenerai da qualche parte in casa e poi lo lascerai morire di fame, e sarà un’agonia estenuante, l’anfesibena ha resistito sei mesi e tre settimane prima di tirare le cuoia >> replicava l’altro, alzando la voce fino ad arrivare ad un tono isterico. Fu allora che mi spaventai davvero, quando il secondo impugnò una pistola e mentre la puntava verso il socio per sbaglio fece partire un colpo. Il proiettile si conficco a circa tre centimetri da me, ma colpì lo zaino dove tenevo il sacco a pelo. Il rumore si senti distintamente. Non persi tempo a vedere quanto tempo impiegavano quei due per giungere alla conclusione che qualcuno li aveva spiati, perchè girai su me stessa come un trottola e iniziai a correre.

Mentre cominciavo a scendere le scale sentii una porta che si apriva e dopo dei passi. Faci l’unica cosa he mi sembrava sensata: presi il contenitore con il serpente e lo infransi per terra. Poi ripresi a correre.

Udii dei rumori e un urlo, il serpente doveva aver morso uno dei due prima di morire.

Poi non mi ricordo niente, solo che prendevo la bici e che mi dirigevo a tutta velocità a casa di Andreas. Ricordo anche che lui e Marja mi aspettavano, che mi diedero qualcosa da bere e che mi misero a letto. Oggi, sono passati nove giorni, ho ricevuto una lettera, dice soltanto “ so chi sei, so dove abiti, a mezzanotte ”; ho una paura tremenda. E’ suonata adesso la mezzanotte, e qualcuno bussa alla mia porta, devo andare a vedere che è.

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Capitolo 2
*** la Vita di Filip Choszcz ***


Fin da bambino Filip Choszcz era stata dominato da due cose: un genio incredibile e un’enorme ingenuità. La prima gli era servita per terminare l’università ad appena vent’anni, in genetica. La seconda gli aveva fatto incontrare Anatol Zalesky. Aggiungiamo a queste due un ego spaventoso e manie di persecuzione.

Appena finiti gli studi tutto sembrava andare per il verso giusto: si sarebbe sposato di lì ad un mese, aveva trovato lavoro. Si sentiva felice e appagato. Almeno finchè non incontrò Anatol al bar dell’università dove di tanto in tanto si recava. Dopo avergli parlato un po’ Anatol gli disse: << Le sue facoltà sono sprecate in un luogo come questo, so io che cosa le servirebbe fare, le do appuntamento a questo indirizzo >>. Fu in quel momento che la severa moralità inculcata in Filip  fin dall'infanzia cominciò a sgretolarsi? Nemmeno lui se ne rese conto, ma il giorno dopo si presentò all’appuntamento. Cosa accadde non fu in grado di raccontarlo ad anima viva, ma qualcosa in lui s’infranse. Dopo un mese ruppe il fidanzamento e sparii dalla scena accademica, in molti parlarono di un crollo nervoso o di stress, ma solo Anatol Zalesky sapeva la verità. Nel frattempo Filip si dedicava a studi di genetica sui serpenti, Anatol l’aveva convinto che era possibile ricreare in laboratorio “ la signora delle vipere ”, un insieme di vipere apparentemente immortale. Per anni cercarono un modo, ma ogni tentativo falliva. Poi ebbero un’idea: cominciare con qualcosa di facile e poi aumentare la difficoltà. La prima creazione fu pronta dopo appena tre mesi: era un serpente con due teste e due paia di zampe. Tutto ciò creò a Filip il suo primo delirio di onnipotenza: si sentii Dio, o almeno più vicino a Lui di chiunque altro. La creazione purtroppo morì dopo sette mesi, la trovarono dilaniata da un cane che spaventassimo l’aveva presa a morsi fino a ucciderla. Dopo averla bruciata in una stufa che tenevano in cantina decisero di ricominciare. Negli anni produssero altre deformità, la cui creazione sarebbe stata considerata da chiunque altro un abominio. Più gli anni passavano più Filip aveva dei dubbi, la cosa gli appariva sempre più orribile, e il comportamento di Anatol ripugnate:  infatti ogni volta che un serpente era considerato superato e si doveva passare a una “ versione migliore ” Anatol li legava da qualche parte, preferibilmente alle scale o alle porte e poi aspettava che morissero di fame. Dopo dieci anni Filip aveva tentato di ribellarsi, aveva detto ad Anatol che aveva bisogno di una vacanza per schiarirsi le idee. Era stato a Stettino, dove da bambino passava le vacanze, due mesi invece delle due settimane previste. Aveva fatto il bagno nelle gelide acque del Baltico, aveva fatto molte passeggiate, ma aveva constatato due gravi problemi. La prima cosa era che soffriva di una forma latente di agorafobia, sicuramente sviluppata negli anno in qui non si era mosso dalla casa. La seconda era un’insoddisfazione quasi generale di ciò che prima era stato il suo hobby preferito: collezionare francobolli. Pensava di poter ricominciare la sua collezione, ma ogni volta tornava con il pensiero a Varsavia e a quello che poteva fare Anatol di quelle che lui chiamava “ le mie creature ”. Così era tornato. Ma di lì a poco qualcosa lo avrebbe indotto di nuovo a cambiare idea. Infatti l’anfesibena, la sua creazione preferita era da confidarsi, secondo Anatol “ superata, ha due misere teste, ciò che ci serve è la signora delle vipere, e ci riusciremo ”. Detto questo Anatol l’aveva incatenata alla porta  d’ingresso e poi l’aveva lasciata morire di fame. Una settimana dopo la sua morte, avvenuta dopo sei mesi e tre settimane, Filip aveva avuto il coraggio di affrontare Anatol. Avevano discusso per ore, addirittura Anatol lo aveva minacciato con una pistola. Mentre la riponeva sul tavolo era partito un colpo e si era sentito un rumore, il proiettile aveva colpito qualcosa, Filip aveva aperto la porta. Videro una ragazza, di circa vent’anni, mora e alta un po’ più di Anatol che correva verso le scale. Nonostante fosse più anziano, Anatol in poco tempo superò Filip, ma accadde. La ragazza aveva preso il contenitore in vitro e lo aveva spaccato per terra. L’ultimo gesto del serpente fu quello di mordere Anatol. Filip sapeva che il veleno avrebbe impiegato due ore per uccidere un uomo della corporatura di Anatol, così prese la pistola, si era attardato un minuto per prenderla, e lo colpì al cuore con un colpo solo, finendolo.

Dopo riprese a correre e vide la ragazza che prendeva la bici di Anatol e se la filava. Corse subito nella sua macchina e la seguì. La ragazza si reco in una casa, dove alcune persone, Filip pensò a familiari o amici stretti, si presero cura di lei. Il giorno dopo, aveva dormito in macchina, la seguì nuovamente. Abitava in un pensionato per studenti. Dopo sei giorni già sapeva a memoria tutti i suoi orari, così dopo altri tre giorni le scrisse su un biglietto che fece scivolare sotto la porta “ so chi sei, so dove abiti, a mezzanotte ”.  Era mezzanotte e doveva andare da lei e ucciderla, lei sapeva tutto e lui aveva i proiettile, uno per lei e uno per sé.

 

***

Non si era mai resoconto di una cosa: la vita meritava di essere vissuta solo per quel momento. Era bellissimo, non riusciva a trovare le parole. All’inizio aveva provato un provato un po’ di freddo, come quando si entra in una stanza con la finestra aperta. Dopo anche quella sensazione era svanita, lasciando il posto a un’altra: sentiva il sangue che lo abbandonava, e con lui la vita. Cercò di  pensare a un buon ricordo, ne aveva molti, tutta la sua vita fino ai ventun’anni era sta piena di buoni ricordi. Ma non ci riuscì. Gli tornava in mente invece quella ragazza, e ciò che aveva scorto, o creduto di scorgere, nei suoi occhi nel momento in cui il suo proiettile l’aveva colpito. Mentre questi pensieri lo tormentavano disse qualcosa “ allora è così ”, poi più niente

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Capitolo 3
*** Rapporto dell’ispettore Jan Sapkowsky in merito ai fatti accaduti il 27 marzo 20… ***


Dopo che da tre giorni la signorina Sonja Mescaska, studentessa, 21 anni, non rispondeva alle chiamate dalla signorina Marja Mescaska, studentessa,18 anni, sorella della suddetta Sonja, e del signor Andreas Mascasky, studente, 24 anni, cugino delle suddette, i due si sono recati dove abitava la signorina Sonja. Dopo aver bussato diverse volte si sono diretti verso il nostro commissariato per denunciare l’accaduto. Trovandomi sprovvisto di incarichi ho deciso di andare a verificare. Dopo essere giunto sul luogo a forzato la porta e insieme ai suddetti Marja e Andreas sono entrato. La signorina Sonja giaceva vicino il suo letto, con un foro da proiettile nell’addome e una coltellata che aveva reciso l’arteria femorale. Se ne deduce che è stata la perdita di sangue a causare la morte, peraltro avvenuta tra la sera del 24 marzo 20… e la notte del suddetto giorno. Accanto a lei giaceva un altro corpo. Apparentemente non identificabile. Solo i documenti hanno permesso di svelare che si trattava di Filip Choszcz, trentadue anni, scienziato specializzato in genetica. Il suddetto Choszcz aveva una pallottola piantata nelle vicinanze del cuore. Alla luce di questo si può dedurre lo svolgimento della tragedia. La signorina Mescaska ha aperto la porta al signor Choszcz. Il signor Choszcz deve aver proposto qualcosa alla signorina Mescaska, ignoriamo di cosa si tratti, in seguito la situazione deve essere degenerata, lo provano i mobili in disordine della signorina Mescaska, segno evidente di una colluttazione. A un certo punto il signor Choszcz deve aver fatto fuoco, probabilmente accanto alla camera da letto della signorina, la prova di questo è una macchia di sangue sulla parete. La signorina Mescaska si è trascinata fino al letto, ne è la prova una scia di sangue. In quel momento il signor Choszcz le si è avvicinato e l’ha colpita all’arteria con un coltello la cui lama è lunga circa 15 cm.  L’omicida non si è preoccupato di ritirare il coltello dal colpo della vittima. La vittima è deceduta di lì a poco. Dopo la morte il signor Choszcz si è diretto nel bagno che si trovava vicino la camera da letto della vittima, si è lavato le mani e poi è tornato. Ha rivolto l’arma contro sé stesso. La morte è sopraggiunta dopo tre minuti perchè il signor Choszcz ha mirato al polmone sinistro, che comprimendosi ha schiacciato il cuore.

Firmato: Jan Sapkowsky                                                                                                                        Varsavia, 28 marzo 20…

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