Sogno del Crepuscolo

di NiKi 94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un sogno che dura per sempre ***
Capitolo 2: *** Incontro al Buio ***
Capitolo 3: *** Il Sogno di Speranza ***
Capitolo 4: *** L'Inizio dell'Avventura ***
Capitolo 5: *** Maaht ***



Capitolo 1
*** Un sogno che dura per sempre ***


1. Un sogno che dura per sempre
Un forte odore di sangue lo svegliò dal suo sonno profondo. Non ricordava assolutamente nulla di quello che era successo prima di svenire; non ricordava neanche il suo nome! Si accorse che l'odore di sangue proveniva proprio da lui, più precisamente da una ferita che copriva quasi tutta la schiena e che gli causava un dolore acuto e lancinante.Cercò di muoversi verso la piccola fonte di luce che riusciva a distiguere attraverso gli occhi appannati dalla sofferenza, ma appena avanzò strisciando, una mano lo bloccò.
- Se continui a muoverti finirai morto stecchito! Vedi di ritornare a dormire che devo cambiarti le bende - disse la voce dell' uomo che lo aveva fermato.
Aveva una folta barba, di un colore scuro per quanto si poteva vedere con la poca luce che arrivava. Guardando più attentamente, si accorse che a fianco della pozza di sangue in cui si era risvegliato c'era un ammasso di bende che avevano assunto una colorazione scura a causa della ferita troppo profonda.
- C-c-cosa mi è suc-c-cesso? - chiese sputando sangue.
- Sei stato attaccato da delle Creature del Crepuscolo, ragazzo. Ti hanno conciato proprio male; hai perso tantissimo sangue. Per fortuna che ti ho trovato nel vicolo prima che ti divorassero! - rispose in fretta l'uomo mentre iniziava a bendargli la schiena.
- Le C-creature del C-crepuscolo? - disse incuriosito e al contempo preoccupato il ragazzo.
- Esatto! Sono delle crature maligne, figlie del Diavolo stesso. Escono fuori con l'arrivo della sera e perseguitano le vie più isolate della città. Sei stato fortunato che erano solo due, perchè altrimenti non saresti qui a parlare con me!
A quelle parole, sulla schiena del ragazzo passò un brivido freddo che gli provocò un'incredibile fitta di dolore. Non riusciva ancora a capire quello che quell' uomo gli stava dicendo; aveva la testa troppo dolorante per comprendere.
- Finito! Ora tornatene a dormire, che può farti solo bene. Vedrai che quando sarai di nuovo sveglio ti sentirai rinato! - disse l'uomo dopo aver finito con la bendatura.
Al ragazzo servì poco per tornare a dormire, anche se di un sonno disturbato da incubi. Strane creature dagli occhi rossi come il sangue lo stavano inseguendo ,senza dargli un secondo per respirare. Voleva svegliarsi da quell'incubo, ma le creature lo obbligavano a continuare a correre. Una di queste, utilizzando tutte le forze che aveva, si avventò sul ragazzo, piantando i suoi artigli della sua schiena. Provò un dolore lancinante, ma neanche lontanamente paragonabile a quello immediatamente successivo: si ritrovò sommerso da quelle masse nere, circondato da occhi famelici che lo fissavano bramosi della sua carne. Con un comando silenzioso, tutte le creature contemporaneamente affondarono i loro denti nella carne del ragazzo, che si svegliò di colpo! Si guardò attorno, ma non riuscì a trovare l'uomo; probabilmente aveva sognato pure lui, ma quando si accorse del forte odore di sangue e delle bende che gli cingevano il busto, capì che non era così. Cercò di alzarsi a sedere e ,con qualche fitta alla ferita, ci riuscì. Doveva aver dormito parecchio perchè fuori si intravedeva di nuovo la stessa luce che lo invitava ad avvicinarsi. Riuscì miracolosamente ad alzarsi in piedi e ,con qualche difficoltà e reggendosi alle pareti di qualla strana stanza, si avvicinò alla luce. Appena fu abbastanza vicino, si accorse che in realtà non era una luce, ma semplicemente una parete che risplendeva al buio. Era dipinta con uno strano colore tra il bianco e il verde e dava anche una strana sensazione di pace e calore. All'improvviso, la parete si aprì e l'uomo che lo aveva curato entrò dentro alla stanza, facendo una piccola smorfia per la puzza di sangue stantio. Vedendolo in piedi, si mise ad imprecare verso di lui.
- Stupido di un ragazzo! Ti avevo detto di restare a dormire! - gli gridò contro l'uomo, ma lui non lo stava a sentire.
Stava guardando estasiato quella parete magica che brillava e che poteva aprirsi come una porta, senza capire come potesse accadere una cosa simile.
- Ragazzo, non hai mai visto una Porta Albina? Ma dove vivevi? Comunque, ora che mi sembri in un buono stato, dimmi come ti chiami. - disse in tono canzonatorio l'uomo.
- Non lo so. Non mi ricordo nulla. - disse il ragazzo sempre guardando quella strana parete brillante.
- Accidenti! Non ci voleva proprio un' amnesia in questo momento. Comunque, il mio nome è Nephius, ma tutti mi chiamano Nef. E ora, visto che tu non ti ricordi il tuo, dobbiamo trovartene uno, non trovi? - disse Nef, ma il ragazzo continuava a fissare quella parete meravigliosa e magica, senza ascoltarlo minimamente - Ehi! visto che ti piace tanto quella porta, che ne dici del nome Albireo? Mi sembra un bel nome! Che ne pensi, Al?
- Si, bello, ma non è che puoi spiegarmi come funziona questa parete magica?
- Primo, si chiama Porta Albina. Secondo, non saprei come funziona; sò solo come si usa. Basta andargli vicino, appoggiare la mano e dire "Clack", imitando l'apertura di una serratura. Tutto chiaro?
- Non proprio, ma ci voglio provare! - rispose divertito Albireo - Clack!
Magicamente, la parete si aprì, rivelando l'esterno di quella stanza: un'enorme distesa di edifici si stagliava fino all'orizzonte e non si riusciva nemmeno a vederne la sommità, creando una sorta di ombra perenne su tutto quello che c'era intorno, lasciando ad Al una sensazione di freddo e di distacco da quel cielo che sembrava inesistente da la giù; era uno spettacolo incredibile e inquietante allo stesso tempo.
- Benvenuto a Nuova City, la città più tecnologica e corrotta di tutto il continente di Rubia! - esordì alle sue spalle Nef.
Al si girò per osservare il suo compagno e la parete magica da cui era uscito, ma trovò soltanto una comune porta d'ingresso in legno e vetro, come quella delle villette di campagna. Non riusciva a credere ai propri occhi; si trovava in un posto totalmente sconosciuto e con cose che non aveva neanche mai visto o sentito nominare e la cosa lo turbava molto. E per di più, con un'amnesia! Guardando in alto, verso la cima di quei grattacieli dalle dimensioni assurde, intravide un piccolo lembo di cielo; stava arrivando la sera e Nef se ne accorse.
- Coraggio! Torniamo dentro. Non credo che tu voglia ricevere un'altra visitina da quei mostri - e trascinò Al dentro con se.
Quella sera, Nef si mise a spiegare molte cose su Nuova City e sulle Creature del Crepuscolo. Gli raccontò che queste creature iniziarono a popolare i vicoli da quando era succeduto al trono Mefesto, il figlio di Kefres, il vecchio re che aveva provveduto allo sviluppo tecnologico della città. Gli spiegò che era un uomo privo di scrupoli e senza alcun sentimento e che pensava solo al suo tornaconto e l'unica cosa che desiderava era di avere sempre più soldi. Spiegò anche di come tutte le case iniziarono ad essere abbattute per poter costruire quei palazzi enormi e avere sempre più posti di lavoro per avere così più dipendenti statali e, di conseguenza, più menti sotto il potere di Mefesto.
Arrivò l'ora di andare a dormire per Albireo, che si accasciò privo di forze sul pavimento mentre Nef stava iniziando a pulire il pavimento da tutto il sangue che ormai si era raggrumato.
Quella notte, Al sognò di nuovo i mostri che lo inseguivano, ma questa volta era sui tetti di quei grattacieli enormi.
Continuava a correre, sempre inseguito da quelle figure nere e indistinte, con occhi famelici e di un rosso ancora più agghiacciante del sogno precedente. Saltava da palazzo a palazzo con un'agilità che è concessa solo a una persona che sta sognando, ma non bastava a salvarlo dalle creature. Ad un tratto, mentre saltava da un tetto all'altro, la sua agilità tornò normale e non riuscì a raggiungere l'altro palazzo. Iniziò a precipitare. Continuava a cadere e a cadere, per un tempo infinito, senza mai vedere il fondo, come in un pozzo. Ma ad un certo punto, proprio mentre pensava che avrebbe continuato questa discesa per l'eternità, si ritrovò con il pavimento davanti alla faccia e, per lo spavento, si risvegliò.
Dopo quell'incubo, trascorse qualche giorno a riposare e a muovere qualche passo nei pressi della casa, continuando a fare domande a Nef in attesa di andare a fare un giro in città per la prima volta. Ormai aveva capito e si era rassegnato; quello non era un sogno...

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Capitolo 2
*** Incontro al Buio ***


2. Incontro al Buio

Dopo la prima settimana di riposo, Nef iniziò a far fare ad Al un giro completo della città. Come prima tappa si diressero al centro della città, l'unica parte che era rimasta intatta. Aveva un aspetto sobrio e contemporaneamente con gusto ricercato. Gli edifici erano in stile rinascimentale ed erano colorati con sfumature pastello che andavano dal bianco al rosa al verde tenue. Al era estasiato davanti a tal sfoggio di bellezza architettonica e urbanistica, ma la cosa che lo colpì di più era quella strana costruzione dalla quale zampillava acqua.
- Ehi, Nef! Che cosa sarebbe questa cosa? - chiese Albireo incuriosito.
- Questa è una fontana, ragazzo. E' una scultura che butta fuori l'acqua. Questa è per commemorare il fondatore di Nuova City, Adalberto di Rubia, "Il Colone della Tecnologia", come viene chiamato qui - rispose eloquiente Nephius.
- E perchè si spreca tutta quest'acqua per ricordare un uomo morto? Mi sembra una cosa inutile! - rispose Al.
- Boh. Vallo a chiedere ai tipi che abitano ai quartieri alti!
- E dove sono questi "quartieri alti"? - chiese Al pronto a partire.
- Stupido di un ragazzo. E' un modo di dire. Serve ad indicare le persone ricche e gli aristocratici. Sono gli unici che conoscono i segreti della città e il suo passato.
- Ma allora tu sei uno dei quartieri alti! Sai praticamente tutto!
- Oh, no. Io sono un comune lavoratore. E' solo che mia piace tenermi informato - disse con un mezzo sorriso Nef.
Nel frattempo,da uno dei palazzi del centro, una ragazza stava guardando la scena divertita; le sarebbe piaciuto poter conoscere persone tanto simpatiche invece che i soliti aristocratici.
Al, finito quel piccolo dialogo, si era avvicinato alla fontana e scoprì una cosa meravigliosa; aveva visto la sua immagine riflessa nell'acqua. Aveva un bel viso, magro e senza barba o baffi; occhi verdi e capelli fulvi e scompligliati, che arrivavano fino alle spalle.
- Mi sa tanto che dovremo tagliare questa zazzera di capelli, prima o poi, non trovi? - disse Nef con un tono canzonatorio.
- Già. Credo proprio che sia il caso - rispose Al prendendosi in mano la frangia che gli arrivava fino al naso.
- E allora andiamo da un bel barbiere a farci un taglio da signori - e scoppiò in una fragorosa risata che risuonò per tutta la piazzetta della fontana. Contemporaneamente alla loro decisione, la stanza della casa vittoriana era rimasta vuota.
I due uomini iniziarono a camminare verso sud, imboccando una via secondaria. Mentre passeggiavano chiacchierando, Al si metteva ad osservare i diversi tipi di edifici, che si facevano sempre più poveri e comuni  man mano che si allontanavano dal centro. Dopo un buon quarto d'ora, i due arrivarono ad un negozio con un insegna che recava inciso: "Bart il Barbiere".
- Eccoci arrivati! Il miglior barbiere di tutti i bassifondi! Coraggio, entriamo -  disse Nephius.
Una volta dentro, l'aspetto migliorava, passando dal grigio dell'esterno a un più colorito azzurro cielo. Nell'aria c'era uno strano odore che Al non riuscì a distinguere; probabilmente era un prodotto per capelli. Un commesso si avvicinò ai due.
- Oh, Nef! Che piacere rivederti! Chi è questo tuo amico? - chiese il commesso.
- Lui è Albireo, per gli amici Al. Al, questo è Dione, uno degli assistenti di Bart. Sarà lui a tagliarti quel groviglio che chiami capelli - disse Nef con la sua solita risata.
- Allora, Al. Iniziamo subito. Vieni qui - e Dione indicò al ragazzo un sedile
Come prima cosa, gli lavò accuratamente i capelli, metendogli una bella dose di balsamo. Poi lo portò davanti ad uno specchio, dove iniziò a tagliargli la frangia e tutto il resto. Più il tempo passava e più capelli finivano sparsi sul pavimento. Dopo una buona mezz'ora, Dione tagliò l'ultimo ciuffetto e lasciò vedere ad Al la sua immagine riflessa nello specchio: un ragazzo agli occhi verdi con capelli corti e una frangetta fulva si trovava davanti a lui.
- Ecco fatto, ragazzo. Penso proprio di aver fatto un bel lavoro, che ne dici, Nef? - disse Dione.
- Si, perfetto! Proprio quello che volevo per Al! - rispose soddisfatto Nephius.
- Perfetto. In tutto fanno 50Muh - disse Dione da dietro una piccola cassa.
Dopo aver pagato e salutato, i due uscirono dal negozio. Al, appena messo fuori un piede, sentì subito un venticello sferzargli la testa, che ora non era più coperta da tutta la zazzera di prima.
- E ora, torniamo a casa. Ormai si avvicina il crepuscolo! - e a quelle parole Al capì a cosa stava alludendo: le Creature del Crepuscolo.
I due si affrettarono a tornare nel centro, per poi imboccare la strada che li avrebbe riportati nella stanza di Nef. Dopo essersi lasciati alle spale la fontana, proseguirono per la stessa strada rinascimentale dell'andata, stando attenti al tempo che passava.
- Merda! Non ce la faremo mai ad arrivare! Ci raggiungeranno! Corri! - urlò Nef mentre iniziava a correre.
Ormai il sole era già calato quando arrivarono alla strada che faceva da angolo; all'orizzonte si vedeva già la porta della casa di Nef. Ma mentre si stavano avvicinando, ecco che una creatura enorme e con occhi color cremisi esce da una via laterale.
- Troppo tardi! Ci hanno trovato. Non smettere di correre! - gridò Nef aumentando la corsa.
Sfortunatamente per loro, la creatura, che aveva vagamente la forma di un drago che si reggeva su due zampe e aveva delle ali piumate, si avvicinò come un lampo. Neanche il tempo di voltarsi e il mostro era già sopra Nef.
Un taglio netto, un urlo e poi il nulla...
La Creatura del Crepuscolo si era accanita sul braccio inerme di Nef. Nonostante questo, i due si rimisero a correre, utilizzando il poco tempo a disposizione durante il pasto del mostro. Riuscirono ad arrivare alla porta e dopo un rapido "Clack", erano al sicuro dentro la stanza.
- Nef! Il tuo braccio! Sei rimasto senza! - urlò disperato Al.
- Non ti preoccupare. E' già tutto passato. Le nano-macchine che ho nel corpo mi impediscono di provare forti dolori e hanno già cicatrizzato la ferita. Guarda bene - disse Nef facendogli osservare il moncherino lucido, prova della cicatrizzazione - Non per niente siamo a Nuova City, la città più tecnologica di Rubia! - disse con una punta di sarcasmo nella solita risata.
Dopo questo piccolo dialogo, Nef se ne andò a dormire, lasciando Al solo nella sua disperazione. Da quella notte, le creature dei suoi sogni erano tutte draghiformi e continuavano a tagliargli pezzi di corpo che ricrescevano per essere poi amputate di nuovo in un cerchio doloroso e orribile...

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Capitolo 3
*** Il Sogno di Speranza ***


3.Il Sogno di speranza

Da quando Nef aveva perso il braccio, nella stanza regnava un silenzio spesso e deprimente. Tutto questo solo perchè Al era terrorizzato dall'idea di parlare. Non voleva ricordare quella scena orribile e non voleva neanche pensare ai sogni che lo tormentavano da allora. Tutte le sere, Nef usciva per un paio di ore, per poi tornare a notte fonda, lasciando Al solo, al buio, con i sensi di colpa che lo corrodevano, senza sapere dove andasse. Un giorno, Al riprese a parlare proprio per chiedere di queste uscite continue.
- Nef. Dove vai quando esci la sera? - chiese Al titubante.
- Oh. Finalmente hai ripreso l'uso della parola? Comunque, vado ad incontrare gente, niente che ti interessi! - rispose lui schietto.
- Ah... Ok. A domani, allora - e salutò l'uomo che stava uscendo.
Quella notte, al posto dell'ormai ricorrente sogno con le sue continue mutilazioni, Al sognò Nef che si incontrava con strani individui incappucciati, con occhi colorati con i colori più accesi e vari che avesse mai visto. Appena il gruppetto incrociò il suo sguardo, tutti iniziarono ad inseguirlo, urlandogli contro parole che non riusciva a comprendere, ma che gli facevano venire comunque dei brividi enormi su tutta la schiena. I tipi strani riuscirono a raggiungerlo e a bloccarlo a terra, mentre Nef si avvicinava e gli diceva parole incomprensibili; solo l'ultima frase arrivò dritta alle orecchie di Al:
- Mi dispiace, Al. Ma ormai è finita!
A quelle parole, il ragazzo si svegliò con il fiato corto e il sudore freddo, che gli aveva bagnato tutti i vestiti. Dopo essersi cambiato, andò alla porta per vedere che ora era; fuori era appena iniziata la giornata e il sole stava salendo alto nel cielo. Al decise di andare a fare un giro per dimenticarsi dell'incubo della sera.
Decise di dirigersi verso la piazza della città, luogo che gli dava uno strano sentore di pace e serenità. Arrivò in poco tempo, visto che ormai conosceva le strade e una volta là , si accorse che c'era qualcosa di leggermente diverso dal solito: tutte le persone stavano in silenzio agli angoli della piazza ad osservare la scena che si svolgeva proprio davanti alla fontana. Due guardie stavano sovrastando una piccola figura , intimandola con le loro armi. Avvicinandosi di più, Al si accorse che quella era una ragazza che avrà avuto si e no la sua età. Decise di andare in suo aiuto spinto da un moto di pietà. Così si avvicinò ad una delle due guardie, che voltabdosi gli tirò contro diverse imprecazioni.
- Mi scusi. Posso sapere perchò state importunando questa ragazza? - chiese Al con un tono pacato e rilassato.
- Cosa vuoi, moccioso?! Non ti intromettere! Sono questioni di legge! - rispose la guardia.
- Oh, Karl. Possiamo anche spiegare il motivo di tutto questo! Vedi, ragazzo, questa qua si è rifiutata di farsi rinnovare le nanomacchine  e, come tutti sanno, è uno dei reati punibili con le frustate! - spiegò con un ghigno l'altra guardia.
- Vi prego, lasciatela in pace! - chiese Al.
- Oh, se volete, ragazzo, posso toglierle la pena! Ma visto che siamo già qua, dobbiamo pur far qualcosa, no?! - disse la guardia di prima comandando a Karl di prenderlo.
Al tentò di ribellarsi, ma la guardia era quasi il doppio di lui. Una volta immobilizzato, gli otlsero la maglia e si prepararono per l'esecuzione pubblica. Al stava sudando freddo quando il primo colpo di fruta sferzò l'aria e si scagliò sulla sua schiena come un fulmine che squarcia il cielo notturno.
- RAAARH! - urlò Al in preda al dolore.
- Bwahahah! Già urli dopo il primo colpo?! Ne mancano solo altri nove! - rise di gusto la guardia.
- Due! Tre! Quattro! - continuò la guardia.
Intanto la schiena di Al iniziò a sanguinare e anche la ferita che gli si era richiusa si riaprì, scatenando in lui un dolore che lo accecò.
- Cinque! Sei! Sette! - continuò con sempre più foga la guardia.
La gente intorno alla piazza stava ancora in silenzio, terrorizzata dalla scena lì davanti. La ragazza incolpata assisteva alla scena con le lacrime agli occhi. Al intanto non riusciva più a resistere e si accasciò al terreno in uno stato di semi incoscienza.
- Otto! Nove! Dieci! - finì la guardia tra spasmi di adrenalina e una furia che l'avrebbe portato a continuare.
- Bene, possiamo andare. Arrivederci, ragazzo! E consiglio alla tua amica di farsi inniettare le nanomacchine! - e se ne andarono sogghignando.
Passarono diversi minuti prima che Al potesse capire dov'era: si trovava con la testa appoggiata sulle gambe di quella ragazza che stava ancora piangendo.
- Oh! Ti sei svegliato, finalmente! Sono così in pena per te! È stata tutta colpa mia! Non dovevi...
- No... Fa lo stesso... Almeno non sei ferita... - rispose debolmente Al.
- Ma! Ti sei fatto frustare al posto mio! Hai rischiato per una sconosciuta! - disse la ragazza continuando a piangere.
- Beh... Io sono Albireo! E te? Come ti chiami?!- chiese Al con un po' di energia.
- Eclaire... Se mi permetti, posso curarti le ferite?! In fondo, è colpa mia!
- Grazie, Eclaire. Visto che non ho aiutato una sconosciuta?! - disse Al con un mezzo sorriso mentre si alzava per andare con Eclaire.
Entrarono in una delle case che si affacciavano sulla piazza. Eclaire l'aiutò a salire le scale e una volta arrivati nella sua stanza l'adagiò sul letto. Eclaire andò a prendere bende e disinfettante per cercare di tamponare le ferite. Guardò bene la schiena e notò una cosa bizzarra.
- Albireo, giusto?! Come mai le tue ferite non si stanno curando da sole?! - chiese sbalordita.
- Beh... Io non ho nanomacchine in corpo.
- Quindi anche te ti rifiuti di fare il richiamo?
- Potremmo dire che è così! - rispose ridacchiando Al - e comunque, chiamami Al!
- Ok, Al. Preparati che brucia leggermente - disse Eclaire spargendo del disinfettante sulla sua schiena.
Al stava soffrendo, ma pian piano il dolore si affievolì. Le mani della ragazza si muovevano lentamente e gli sembrava di essere cullato. Mentre gli stava avvolgendo le bende, il ragazzo si addormentò.
Sognò di essere circondato da un plotone di guardie, tutte armate di frusta e pronti a colpire. Ma appena alzavano il braccio per colpirlo, una mano esile li fermava; dopo tanto tempo, il primo sogno che non fece sudare freddo il povero Albireo; una lacrima gli scese gentilmente lungo la guancia...

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Un grazie a schwarzlight che ha commentato la mia storia. Anche per questo ho aumentato il font. Ps. Questo era l'ultimo cap di quelli che avevo già scritto, quindi per gli altri potrebbe volerci più tempo! Commentate in molti e suggerite pure per la trama! Vedrò di tenere in considerazione le vostre proposte, visto che non ho ancora una trama ben delineata! XD
Saluti da Nicla!

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Capitolo 4
*** L'Inizio dell'Avventura ***


4. L'inizio dell'avventura

Al si svegliò che era ormai il tramonto; non poteva tornare a casa, altrimenti avrebbe rischiato di incontrare le Creature del Crepuscolo. Eclaire non era nella stanza con lui.
- Eclaire! Ci sei?! - urlò Al, con l'intenzione di farsi sentire in tutta la casa.
Sentì un rumore di passi frettolosi che si dirigevano verso la stanza e la ragazza comparve davanti alla porta. Per la prima volta poteva vederla senza la mente annebbiata. Aveva lunghi capelli rossi raccolti in una treccia morbida, occhi neri come il carbone, così in contrasto con i suoi capelli, e un visino tondo e bello.
- Al! Finalmente ti sei svegliato. Come va? - chiese lei con voce apprensiva.
- Si... Sto molto meglio, grazie Eclaire. Ma non posso tornare a casa! È troppo tardi ormai! - disse Al leggermente preoccupato.
- Beh... Se dovesse servire, puoi dormire qui... - suggerì Eclaire con le gote leggermente arrossate - Infondo, tu mi hai aiutata, quindi devo restituire il favore, non trovi?
- Sei sicura?! Potrei essere un malintenzionato!
- Un malintenzionato non direbbe mai una cosa del genere! Non ti preoccupare! Ho una brandina. Ti lascio il letto, visto che sei ancora ferito. Non voglio sentirmi in colpa! - disse sempre un poco imbarazzata - Beh... Ormai è pronta la cena. Vieni a tavola.
Il ragazzo riuscì ad alzarsi da solo e seguì Eclaire verso la sala da pranzo. Era una stanza ben arredata, molto diversa da quella di Nef: magnifici quadri, appesi su pareti di un colore tenue, simile al rosa, un camino con un bel fuoco scoppiettante, circondato da alte statue rappresentanti figure in pose statiche, delle piante esotiche e colorate. Al si stava perdendo in quella bellezza quando Eclaire gli mise la cena davanti, svegliandolo da quella trance a causa dell'odore paradisiaco.
- Spero che ti possa andare bene... Non sono una cuoca straordinaria! - disse la ragazza imbarazzata.
- È tutto buonissimo, Eclaire! Sei meravigliosa! - disse con la bocca piena di cibo, facendo arrossire la povera ragazza.
La cena passò in fretta e, arrivata notte fonda, i due si prepararono a dormire. Al era un poco nervoso a dormire con una ragazza, visto che non gli era mai successo; la ragazza di rimando era ancora più imbarazzata, ma cercava di non darlo a vedere. Si misero entrambi a dormire, entrambi nel proprio letto. Passarono ore, ma Al non riusciva a dormire...
- Al... Sei sveglio? - chiese sottovoce Eclaire.
- Si... Perchè?
- Hai freddo?
- Un poco...
- Ti va di venire qui?! In due ci scaldiamo meglio, no?! - disse con una vocina timida timida.
A quelle parole, Al divenne come un peperone, ma ugualmente si alzò e andò verso il letto della ragazza. Si mise sotto le coperte. Stavano leggermente stretti, uno contro l'altro.
- Eclaire... Possiamo parlare? Perchè non riesco a dormire... Continuo ad avere incubi...
- Certo! parlami un poco di te! - disse Eclaire girandosi verso di lui e avvicinandosi un poco di più.
Al iniziò a raccontare della sua amnesia e di tutto quello che gli era successo fino ad adesso. Parlarono così tanto che alla fine si addormentarono stanchi, uno vicino all'altro, quasi abbracciati.
La mattina arrivò in fretta; Al si svegliò con una strana morbidezza sulla faccia. Quando capì che cos'era, si scostò immediatamente dal seno della ragazza con una faccia più rossa dei suoi capelli. Andò subito in bagno a raffreddarsi la faccia e, quando entrò nella camera da letto, Eclaire si stava svegliando.
- Buongiorno Al! - disse con la voce ancora un poco impastata.
- Buongiorno... Scusa ma devo tornare a casa mia... Nef sarà preoccupato...
- Certo! Posso accompagnarti? Così me lo presenti!
I due si avviarono verso casa di Nef, chiacchierando allegramente. Una volta arrivati ed entrati in casa, Al notò subito una cosa che lo fece impallidire. Sangue ovunque e un corpo privo di vita, e di testa. Avvicinandosi e guardando attentamente, Al notò che al cadavere mancava un braccio.
- Nef! - urlò Al in preda alla rabbia - Eclaire, esci, ti prego.
La ragazza uscì dalla stanza, lasciando il ragazzo da solo con il cadavere esangue del suo amico. Notò che ormai era rigido; quindi doveva essere stato ucciso durante la notte. Per fortuna che ha incontrato Eclaire, o anche a lui sarebbe toccata la stessa sorte. Uscì dalla casa e si rivolse ad un'Eclaire terrorizzata ed in lacrime.
- Eclaire. Dobbiamo andare! Non so il motivo di tutto questo, ma sento che ho il dovere di portarti con me. Altrimenti potrebbe toccarti la stessa sorte! - gli porse la mano e la ragazza la prese senza dire una parola.
I due si diressero prima verso la piazza e, chieste indicazioni, si diressero verso l'uscita dalla città. Si fermarono in un negozio per comprare del cibo e delle cose per la soppravvivenza: due sacchi a pelo, torcia, fiammiferi. Continuarono la loro fuga verso il limite della città. Fortunatamente, non c'erano controlli per quelli che uscivano; infondo, solo i pazi, o i mercanti e i mercenari, uscivano di propria volontà da Nuova City.
Proseguirono ancora per un paio d'ore e, una volta trovato un luogo abbastanza riparato, si fermarono a mangiare qualcosa. Non avevano ancora parlato in tutta quella fuga, quando Eclaire parlò per prima.
- E adesso? Dove andiamo? -chiese preoccupata.
- Non lo so... Un posto poco abitato, magari un villaggio...
- Conosco un villaggio a due ore da qui. Non sarà molto lontano, ma almeno dovremmo arrivarci prima di essere presi dalle Creature del Crepuscolo! - disse spaventata dalle ultime parole.
- Perfetto! - e mise via il cibo - Muoviamoci!
E i due partirono per questa avventura improvvisata e pericolosa...

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Grazie per aver letto il mio quarto capitolo... Scusate se ci ho messo così tanto a postare, ma questi sono i mesi tragici della scuola... -.-
Commentate! Le critiche sono sempre ben accette!!!

ps. Non c'entra con la storia... Ma la notizia di Dio mi ha lasciato l'amaro in bocca... Pace all'anima sua e forever rocker! TT_TT

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Capitolo 5
*** Maaht ***


5. Maaht

Continuarono a camminare per un'ora, fino a quando arrivarono in un bosco.
- Non ci sono altri modi per arrivare al villaggio? - chiese Al.
- Non credo. Il villaggio è proprio oltre il bosco.
Il sole stava ormai calando, colorando di fiamme tutto il circondario. Al era preoccupato che le Creature del Crepuscolo potessero prenderli; in uno spazio aperto come quello sarebbe stato impossibile scappare illesi.
Cominciarono ad addentrarsi dentro la fitta vegetazione,tenendosi per mano per non perdersi. Tutto il bosco stava in un silenzio agitato ed irrequieto; gli animali erano spaventati, ma di che cosa?! Al era sempre più preoccupato: aveva la bruttissima sensazione di essere seguito da occhi malvagi. Proseguirono tra arbusti e cespugli, senza sentire il richiamo di un singolo uccello.
Di colpo, uno scricchiolio, uno scoppio, un tonfo... Qualcosa era caduto da un ramo dietro di loro! I due ragazzi si voltarono di scatto, ritrovandosi davanti una cosa mai vista...
Una strana creatura, un misto tra una scimmia, un drago e un androide: due strani occhi viola e freddi li fissavano, una coda lunga e che sembrava di energia pura, due ali piccole ma a vederle molto resistenti, un muso da cucciolo e braccia metalliche.
L' "animale" era spaventato dai due ragazzi, ma non li attaccò; rimase lì, immobile, a fissarli.
Al era paralizzato da quelle ametiste che lo stavano fissando e, spinto da una forza invisibile, si avvicinò pian piano alla creatura.
- Al... Stai attento! È un Fiendbot! Un animale modificato da scienziati pazzi! Potrebbe ssere pericoloso! - gli sussurrò Eclaire.
Al la ignorò; ormai era a pochi passi dall'animale.
- Coraggio, piccolo! Non sono malvagio! - disse con un tono di voce pacato.
L'animale fissò la mano che si era avvicinata nella sua direzione. Passarono secondi infiniti... Il Fiendbot avvicinò la mano al ragazzo e i due si toccarono... Uno scoppio violento fece illuminare tutto il circondario. Eclaire era terrorizzata: con tutta quella luce, non riusciva a vedere cosa stava succedendo ad Albireo!
Pian piano la luce si affievolì... La prima cosa che Eclaire notò era l'assenza del Fiendbot... Poi notò una cosa che la fece impallidire: Albireo si era unito all'animale! Nel momento in cui se ne accorse, il ragazzo si accasciò a terra svenuto.
- Dove mi trovo? - disse Al.
Si guardò intorno: riusciva a vedere bianco ovunque; niente che sembrasse vivo o animato. Il Fiendbot si materializzò a pochi passi da lui.
- Tu, animo puro e non contaminato dalla tecnologia, accogli il mio potere! Sei stato scelto da uno degli Animali del Creatore! - esordì l'animale.
- Ma cosa vuol dire questo?
- Non posso rispondere alle domande; imparerai tutto a tempo debito. Io sono Maaht, la Scimmia Dragone, il numero 3 degli Animali del Creatore! Utilizza il mio potere con saggezza, Possessore! - e svanì nel nulla.
Al si svegliò nel bosco, con Eclaire al fianco.
- Che cosa è successo? - chiese Al
- Forse sei te a dover spiegare! - disse Eclaire alludendo al corpo di Al.
La sua pelle era diventata color ametista, le braccia si erano corazzate, sulla schiena aveva ali metalliche, da dietro usciva una lunga cosa elettrica e sulla testa aveva una maschera bianca e inespressiva a forma di scimmia, con occhi del colore della pelle.
- Ma che cazzo?! Allora non era un sogno la scimmietta!
- Al! Che cosa è successo?
- Il Fiendbot... Ha detto di essere Maaht, la Scimmia Dragone e il numero 3 di qualche strano gruppo di Animali mutati o qualche cosa del genere - disse Al di fretta - Ha detto che il suo potere ora è mio...
- Non dirmi che è uno degli Animali del Creatore?! Sono le prime creazioni semirobotiche, create dal fondatore di Nuova City! Pensavo fosse una leggenda! - disse Eclaire incredula.
- Adesso non è quella la priorità! Come faccio a tornare normale?! - disse stizzito Albireo.
- Non saprei... È pur sempre una leggenda! Prova a toglierti la maschera!
Al seguì il consiglio della ragazza e si tolse la maschera. Appena la sfilò, una luce viola li abbagliò e Maaht comparve ai suoi piedi.
- Possessore, hai capito come ottenere il mio potere?! - chiese la creatura.
- Ho capito come toglierlo! - urlò Al alla scimmietta.
- Beh... Se dovesse servirti, ricordati della maschera. Non ti preoccupare, da adesso sono obbligato a seguirti, ma non credermi uno schiavo!
- Se... se... Adesso andiamo, scimmia! - disse Al un poco sarcastico.
- Ma con chi parli?! Con la scimmia?! - chiese Eclaire perplessa.
- Perchè?! Te non la senti?!
- Solo il mio Possessoro può capirmi...
- Ah... Eclaire, Maaht ha detto che solo io lo capisco! Comunque, riprendiamo il cammino, ormai dovrebbe mancare poco! - disse Al, cominciando a camminare.
Ripresero la marcia, ma con un personaggio in più...
Dopo una mezz'oretta, uscirono dal bosco e videro il villaggio. Ormai erano arrivati; finalmente si sarebbero potuti riposare!
- Possessore! È meglio non farmi vedere da altre persone. Prova a dire "Sleep"... Dovrebbe farmi diventare un oggetto relativamente trascurabile... In quella condizione posso sempre parlare; per farmi tornare normale, devi dire "Move" - spiegò Maaht.
- Sleep! - disse Albireo.
Subito la creatura si illuminò! Finita la luce, Al si trovò in mano una collana di ametista. Se la mise al collo e si incamminò dentro al villaggio insieme ad Eclaire...

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Grazie per aver letto! Il prossimo capitolo devo ancora iniziare a progettarlo, quindi, consigliatemi come proseguire! Prometto di prendere in considerazione ogni idea! Le critiche sono ben accette ^^

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