Life Less Frightening (traduzione di elyranma)

di skarch86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Vivere fa meno paura

“Corri, Draco!”

Corse quanto più velocemente le gambe gli permettessero. Il fatto che tremasse così tanto non aiutava, e inciampò, cadendo con il volto a terra. Costringendosi a rialzarsi, riuscì a raggiungere i cancelli della scuola proprio mentre udiva uno stridere acuto e lo sbattere di enormi ali. Il maledetto pollo del vecchio pazzo. Voltandosi indietro, vide qualcuno a terra e Piton correre verso i cancelli. In pochi secondi Piton era al suo fianco, che urlava: “Afferra il mio braccio!” E nello stato di panico e confusione in cui si trovava, lo afferrò…

All’improvviso tutto si oscurò. Percepì l’aria intorno a lui quasi comprimerlo, spingendogli l’ossigeno fuori dai polmoni. Prima che se ne rendesse conto, stava boccheggiando per riprendere fiato. Draco aprì gli occhi e fu certo di non essere più all’interno dei confini di Hogwarts.

La voce gli uscì con un sussurro teso. “Dove siamo?” Draco sperava che non si sarebbero subito diretti dal Signore Oscuro. Sapeva che la faccenda non sarebbe potuta finire bene, e non era certo che Piton avesse ancora intenzione di proteggerlo. Molti pensieri, per lo più incoerenti, affollavano la sua mente.

“Spinner’s End. Sta’ zitto e seguimi,” ordinò Piton in tono brusco.

Draco lo seguiva passivamente, ancora in stato di shock. La parte funzionante del suo cervello notò che ogni casa sembrava cadere a pezzi. Sicuramente il Signore Oscuro non si sarebbe mai nascosto in un luogo popolato da babbani. Draco ponderò che la sua vita non fosse in pericolo, per il momento. Piton si fermò proprio all’ultimo edificio, facendo segno a Draco di rimanere di fuori. Aprì la porta, alzò la bacchetta e urlò: “Stupeficium!

Un tonfo all’interno della casa fece rilasciare a Draco il respiro, che non si era reso conto di star trattenendo. Piton gli afferrò la manica e lo spinse dentro.

Draco seguì Piton come una automa per tutta la casa, quando questi prese una borsa e iniziò a riempirla a casaccio.

“Ascoltami bene,” disse Piton lentamente, come ad attendere che ogni parola penetrasse. “Se vuoi sopravvivere, farai tutto quello che ti dirò. Il Signore Oscuro prestò saprà quello che è accaduto questa notte. Ti vorrà morto. Io posso nasconderti. Vuoi che lo faccia?”

“Ma mia madre? Mio-mio padre…” Merda. Tutta questa fatica e alla fine moriranno tutti lo stesso. Il ricongiungimento della famiglia Malfoy nell’aldilà sarà davvero piacevole. ‘Salve, Madre. Sei morta perché non sono riuscito ad uccidere qualcuno. Oh, guarda, c’è Padre. Sarà felice di sapere che sarebbe ancora vivo se innanzitutto i suoi fallimenti non mi avessero cacciato in questo casino.’

“Tuo padre è al sicuro. Il Signore Oscuro non può fargli del male, ad Azkaban. Per tua madre la questione è diversa. Io posso proteggerla, ma soltanto se tu acconsenti a fare ciò che ti dirò.” Piton tentava di dare alla sua voce un tono quanto più possibile rassicurante, ma non era abbastanza da calmare il panico di Draco.

“Sì, farò qualsiasi cosa. Solo, non permettere che le sia fatto del male,” rispose Draco, ancora sotto shock per tutto quello che era successo.

“Bene,” disse Piton in tono piatto. Puntò la bacchetta alla borsa, che si chiuse all’istante.

La mente di Draco era sommersa dalle domande. Non aveva idea di quale avrebbe dovuto porre per prima, e nel frattempo si guardava intorno tentando di farsi venire in mente qualcosa.

“Professore, chi è quella massa informe che giace senza sensi sul divano?” chiese quando individuò qualcuno disteso sgraziatamente sui cuscini laceri. Perché non l’aveva notato prima? Avrebbe dovuto cominciare sul serio a prestare attenzione se voleva riuscire a nascondersi da tutti.

“Codaliscia.” Draco stava per chiedere chi fosse, ma Piton lo interruppe prima che le parole uscissero dalla sua bocca. “Peter Minus.”

“Peter Minus?” squittì Draco. Fantastico. Avevano appena messo K.O. il cagnolino del Signore Oscuro. Era proprio andato tutto liscio.

“Sì,” strascicò Piton. C’era una strana luce nei suoi occhi che Draco immaginò essere divertimento. Come poteva Piton ridere di lui in una situazione come quella?

“Ma…ma…dirà tutto a Lui!” Presto avrebbe iniziato ad iperventilare, lo sentiva. Evidentemente la fortuna non era dalla sua parte, quella notte.

“Draco, cerca di calmarti. Stava dormendo prima che l’incantesimo lo colpisse, quindi non ha idea di cosa sia accaduto. Ci ha solo fatto guadagnare tempo. Il Signore Oscuro non ricaverà niente di utile da lui. Ora seguimi, devo ancora nascondere te e tua madre prima che vada a riferire la mia versione dei fatti al Signore Oscuro.”

::

Si Materializzarono davanti ad una baracca abbandonata, nascosta in mezzo ad una foresta. Piton utilizzò la sua bacchetta per aprire la porta e ordinò a Draco di restare lì fino al suo ritorno, quasi sbattendogliela in faccia.

Draco sospirò. Nonostante fosse esausto, sentiva che non sarebbe riuscito a prendere sonno. Gli eventi di quella notte erano troppo da gestire, perciò spinse da parte quei pensieri, cercando di ambientarsi. Dopo un Gratta e netta ad un angolo della stanza e, per sicurezza, un Incantesimo Imbottito, ci riuscì. Si addormentò in pochi minuti, intensificando la stretta sulla bacchetta.

Non si mosse fino alla mattina successiva. Proprio nel bel mezzo di un sogno alquanto bizzarro – che comprendeva Cioccorane, un Crup rabbioso e un concerto delle Sorelle Stravagarie – il Crup iniziò ad abbaiare come un pazzo e Draco tornò subito alla realtà. Beh, quasi.

“Draco, svegliati!” abbaiò il Crup, che cominciò a trasformarsi in Piton, fino a che Draco aprì gli occhi e si ritrovò faccia a faccia con la sagoma di un grande naso.

Sobbalzò e batté la testa contro il muro. Si guardò intorno nella stanza e lanciò un’occhiataccia a Piton, massaggiandosi la testa dove era sicuro che presto sarebbe spuntato un bernoccolo. Ecco chi è che stava abbaiando, in realtà… Draco avrebbe già iniziato a ridacchiare se si fosse trovato in un’altra situazione, ma lui era in fuga e la sua famiglia in pericolo.

“Come sta mia madre?” chiese, ora del tutto sveglio.

“Chiunque proverà a cercarla a Villa Malfoy penserà che sia scomparsa. In realtà, si sta nascondendo nelle cantine.”

Draco aggrottò le sopracciglia.

“Davvero ti aspetti che mia madre viva laggiù?” lo schernì. Giammai. Narcissa non avrebbe mai abbandonato le sue stanze per vivere sottoterra, circondata dalla collezione di vini di Lucius. Anche se avesse bevuto la metà delle bottiglie, non sarebbe stata abbastanza ubriaca da accettare una cosa del genere.

“Certo che no. È sotto l’Incanto Fidelius. Io sono il Custode Segreto. Rimarrà nascosta nelle cantine per pochi giorni, giusto il tempo perché tutti pensino che sia fuggita, e poi tornerà ad utilizzare anche il resto della casa. Ho informato gli elfi domestici. Sono sicuro che faranno del loro meglio per prendersi cura di lei.”

“Oh. Professore…” Doveva chiederglielo. Non aveva importanza se fosse sembrato un moccioso. Da quando Lucius era stato rinchiuso ad Azkaban sua madre era diventata insopportabile, ma ora più che mai erano in pericolo e aveva bisogno di rivederla. Anche solo per essere rassicurato che non aveva passato tutti quei guai per niente.

“Sì, Draco?”

“Potrò vederla presto?” Ecco fatto. Non era così difficile.

“Spero di sì, Draco. Spero di sì.”

::

Harry era di nuovo dai Dursley. Perché era così che voleva Silente. Ogni notte sognava della notte in cui era morto – “No! È stato assassinato!” si corresse mentalmente. Il sogno cominciava sempre alla caverna, nel momento in cui costringeva Silente a bere il liquido verde smeraldo dal bacile, e si concludeva sempre sulla sommità della Torre di Astronomia, con Piton che scagliava l’Anatema che Uccide contro Silente e lo gettava giù dalla torre. Ogni notte Harry si svegliava urlando, come quella notte. O per lo meno, sentendo come se stesse urlando, anche se, come quella notte, non aveva emesso alcun suono.

Dopo ogni sogno, continuava a rivivere quei momenti nella sua mente. Il volto di Silente mentre beveva la pozione e mentre implorava Piton e…l’immagine di Silente scagliato in aria…l’immagine di Malfoy che abbassava la sua bacchetta…il viso di Piton appena prima che uccidesse Silente…

I Dursley avevano smesso di torturarlo. Forse avevano capito che qualcosa non andava. Harry avrebbe scommesso tutti i suoi Galeoni che la causa era il fatto che dopo il suo compleanno si sarebbero liberati di lui per sempre. Doveva ancora dare una mano nella faccende domestiche, ma solo zia Petunia gli rivolgeva la parola e sempre con frasi del tipo “Pulisci la macchina” e “Lava i piatti”. Zio Vernon grugniva semplicemente ogni volta che lo vedeva, e Dudley era fuori tutto il giorno.

Si poteva quasi considerare un miglioramento.

Lo stesso Harry non aveva parlato più di cinque volte, nelle ultime settimane. Concentrava tutte le sue energie nel riflettere sugli Horcrux rimanenti. Ogni volta, però, non giungeva a nessuna conclusione. Non riusciva proprio ad immaginare dove Voldemort potesse averli nascosti.

Nel frattempo, almeno un paio di volte al giorno, pensava a vari modi per torturare Piton. Ogni possibilità terminava con un Piton gravemente ferito ai piedi di Harry, supplicandolo di risparmiarlo. E ogni volta Harry gli puntava contro la bacchetta e urlava “Avada Kedavra”, guardando il volto di Piton mentre moriva.

Harry credeva sul serio che avrebbe potuto farlo.

Ron e Hermione gli scrivevano almeno tre volte a settimana. Hermione sarebbe andata alla Tana qualche giorno prima di Harry. Forse le cose si risolveranno, tra lei e Ron. Sorrise. Non vedeva l’ora di essere di nuovo con i suoi amici e con i Weasley. E Ginny – voleva rivedere Ginny ancora una volta. Nonostante si fossero lasciati, gli mancava molto, ma sapeva che non poteva intraprendere una relazione con nessuno, per lo meno fino a quando non avrebbe ucciso Voldemort.

Voldemort. Si riduceva sempre tutto a lui.

Harry sapeva che non avrebbe potuto essere tranquillo finché non fosse stato sicuro che Voldemort se n’era andato una volta per tutte. Troppe persone avevano sofferto a causa sua. Era suo compito non permettere che altri avessero lo stesso destino. Quel pensiero gli dava la forza mentre lavava la macchina, vangava il giardino, strofinava le pentole, rifaceva i letti…

Come in quel momento, quando i Dursley avevano appena finito di cenare e lo avevano lasciato da solo in cucina a ripulire i loro avanzi. Pensò a Voldemort e attaccò la padella con lo strofinaccio.

Senza fiato, alzò gli occhi e scorse la luna piena attraverso la finestra.

::

Dopo aver vissuto nella baracca abbandonata per alcuni giorni, Draco cominciò ad abituarsi. Non c’era bisogno di dire che odiava quel posto e che desiderava assomigliasse un po’ di più alle sue stanze a Villa Malfoy, ma se vivere in quelle condizioni era l’unico modo per sopravvivere, allora per lui andava più che bene.

Piton era via per la maggior parte del tempo. Di solito veniva ogni due o tre giorni per controllare come stesse Draco e per portargli del cibo, ma non parlava molto.

Draco stava cominciando ad annoiarsi.

È questo il motivo per cui iniziò ad uscire dalla baracca per fare delle passeggiate nella foresta. Ogni volta si spingeva più lontano della precedente. Era certo che Piton sarebbe stato furioso quando l’avesse saputo. Tuttavia, né questo né la paura di bestie selvagge e di foreste sconosciute erano abbastanza da scoraggiarlo. La noia lo rendeva irrequieto.

Quel pomeriggio, come aveva fatto molte volte, Draco si mise la bacchetta in tasca e uscì. Cominciò a seguire un sentiero attraverso gli alberi, e dopo quindici minuti finalmente raggiunse il fiume. Guardò il sole. “Manca circa un’ora al tramonto,” pensò.

Udì il fruscio delle foglie di alcuni cespugli nelle vicinanze, mosse da una brezza leggera. Draco rabbrividì.

A metà del suo cammino aveva avuto la sensazione di essere osservato. Si scrollò di dosso quel pensiero e diede la colpa alla brezza che gli faceva drizzare i capelli sulla nuca. Dopotutto, erano a metà luglio. Era sudato e aveva brividi dietro al collo a causa del vento. Era una cosa perfettamente normale.

Perfettamente normale.

Ripetere la stessa frase nella sua testa probabilmente non era un buon segno.

Soprattutto quando qualcuno lo afferrò da dietro e gli piazzò una mano puzzolente sulla bocca.

Durante l’ultimo momento che ebbe prima che il panico lo sopraffacesse, lanciò un’occhiata alla mano e vide le lunghe unghie giallastre. Quando le riconobbe, cominciò subito ad urlare e a dimenarsi.

::

Non lasciarti prendere dal panico… Non è ancora buio…

Era stato legato ad un albero cinque minuti prima che calasse la notte. In una notte di luna piena. Con Fenrir Greyback che camminava tranquillamente davanti a lui.

“Sai, il Signore Oscuro sarà estremamente felice, indipendentemente da come questo finirà.”

Draco cercò di parlare attraverso il bavaglio, ma ne uscirono solo dei versi indefiniti.

“Ci sono due opzioni, lo sai. Uno, ti mordo e mi fermò lì. Tu ti diventeresti un lupo mannaro,” disse Grayback, alzando un dito. “O due, ti mordo ancora e ancora e ancora, strappandoti la carne dalle ossa, schizzando il tuo sangue dappertutto…” Osservava sognante il secondo dito che aveva alzato.

A Draco veniva da vomitare.

Greyback lo guardò, continuando a parlare.

“Non che sarò davvero cosciente delle mie azioni…di solito non mi trattengo con le mie vittime. Ma ho saputo che ci si sporca abbastanza!”

Emise una disturbante risata da cane, proprio quando scendeva la notte e la luna piena appariva in cielo.

La trasformazione ebbe inizio.

Greyback cominciò a tremare. La testa e il corpo si stavano allungando, le spalle incurvando; peli spuntavano in ogni brandello visibile di pelle-

Di fronte a Draco, il lupo ringhiò.

Per favore, fammi morire…

La bestia si lanciò in avanti. Non appena il suo morso gli si chiuse sul polpaccio, Draco urlò. Non era il dolore a spaventarlo, ma la realizzazione del fatto che, se fosse sopravvissuto, sarebbe diventato un lupo mannaro. Un mostro mezzosangue.

Gli sembrava come se fossero passati anni, nonostante accadde soltanto pochi secondi dopo che qualcuno apparve dal nulla e attaccò il lupo con una scure. Le nere vesti che turbinavano mentre quella persona colpiva ripetutamente la schiena del lupo ricordarono a Draco di Piton, e sperò di avere ragione. Ululati di dolore gli perforavano le orecchie, la testa gli doleva, non sentiva più la gamba, il sangue era dappertutto…

Il lupo emise un lamento e cessò di muoversi. Finalmente Draco permise che le corde gli fossero tolte e che delle forti braccia lo sollevassero, ma gli girava la testa ed era stanco. Voleva soltanto morire. Credette che il suo desiderio fosse stato esaudito quando tutto intorno a lui si offuscò e poi calò il buio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Harry era all’ingresso dall’abitazione dei Dursley, seduto sul suo baule. Diede un’altra occhiata all’orologio.

Undici e cinquanta.

Dudley era uscito diverse ore prima. Probabilmente in quel momento si trovava al parco con i suoi amici, a picchiare qualche povero bambino indifeso. Zio Vernon era in salotto davanti al televisore, sintonizzato su un programma terribilmente noioso. Zia Petunia percorreva nervosamente la cucina, affacciandosi di tanto in tanto per osservarlo.

Undici e cinquantadue.

Sembrava che i suoi ultimi minuti dai Dursley non passassero mai. Ancora otto minuti, e avrebbe compiuto diciassette anni. Gli sarebbe piaciuto festeggiare il suo compleanno con i suoi amici, ma dal momento che Silente aveva voluto che rimanesse lì…

Undici e cinquantatre.

Edvige gridò dalla sua gabbia.

Harry si rese conto di essere agitato.

Cominciò a canticchiare un motivetto per distrarsi dall’attesa. Lo tirò un po’ su di morale, e canticchiò più forte. La testa di zia Petunia apparve dalla porta della cucina.

“Shhh!”

“Scusa…” borbottò Harry.

Undici e cinquantotto.

Harry si alzò dal baule e un attimo dopo era in piedi davanti alla porta del salotto.

“Addio, zio Vernon!”

Suo zio rispose con un grugnito, non distogliendo nemmeno gli occhi dal televisore. Harry andò in cucina e trovò la zia.

“Addio, zia Petunia.”

La donna tentò uno sguardo torvo, ma finì per annuire prima di voltarsi, dandogli le spalle. Harry tornò all’ingresso per prendere le sue cose ed uscire. Non appena le lancette del suo orologio segnarono la mezzanotte, Harry osservò la casa e vide una barriera, prima invisibile, circondarla: splendette per un momento di una tenue luce, poi si dissolse in scintille dorate.

Harry alzò il braccio in cui teneva la bacchetta.

Con un forte “bang”, il Nottetempo apparve di fronte a lui.

::

Harry arrivò al Paiolo Magico mezz’ora dopo. Il tragitto lo aveva lasciato un po’ scombussolato, ma fortunatamente Tom, il proprietario, fu molto disponibile ad aiutarlo con le sue cose. Probabilmente in quei giorni si annoiava a morte, dal momento che il locale era vuoto per la maggior parte del tempo. Da quello che Harry aveva potuto leggere sulla Gazzetta del Profeta, le persone evitavano Diagon Alley anche più di quanto la evitassero l’anno precedente. Dopo quello che era accaduto ad Hogwarts, ritenevano che nessun luogo fosse sicuro, ormai. Harry ne era felice, perché così nessuno gli avrebbe potuto dare fastidio.

Tom gli mostrò la sua stanza. Quando Harry fu finalmente solo, non si tolse neanche i vestiti prima di crollare sul letto. Si addormentò in pochi minuti.

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La mattina presto, dopo una deliziosa colazione al Paiolo Magico, Harry si recò al Ministero della Magia. Aveva intenzione di ottenere la sua licenza di Materializzazione prima possibile, poiché era certo che ne avrebbe avuto bisogno nei mesi successivi.

Fortunatamente l’esame fu breve e l’istruttore di Materializzazione gli sembrò soddisfatto delle sue capacità. Completata la sua registrazione, che comprendeva la firma di numerosi moduli ministeriali, si diresse verso l’ufficio di Arthur Weasley. Stava per bussare, quando la porta si aprì e Arthur Weasley gli finì addosso.

“Oh! Mi dispiace, non avevo-” cominciò, ma poi si aprì in un largo sorriso appena vide il viso di Harry. “Harry! Come stai? Che ci fai qui?”

“Salve, signor Weasley. Oggi avevo alcune faccende da sbrigare qui, prima di venire alla Tana, così ho pensato di aspettare che finisse di lavorare.”

“Ah, sì. Certamente. Vieni dentro, vieni dentro! Non ci metterò molto.” Fece segno ad Harry di entrare nell’ufficio e scomparve nel corridoio.

Harry si sedette su una sedia di fronte alla scrivania. Il signor Weasley tornò pochi minuti dopo e prese il suo cappotto. Fecero una breve sosta al Paiolo Magico per raccogliere le cose di Harry, dopodichè arrivarono alla Tana con la Metropolvere.

::

Appena uscì dal camino, Harry fu soffocato da una strillante testa cespugliosa.

“Ciao, Hermione!” tentò di dire, ma la sua voce si perdette tra i capelli dell’amica.

“Oh, Harry! Buon compleanno! Ci sei mancato così tanto!”

“Per Merlino, Hermione, smettila! Lo stai strozzando!” giunse la voce di Ron.

Harry trascorse le ore immediatamente successive a chiacchierare con i suoi amici. Fortunatamente l’argomento “morte di Silente” fu lasciato fuori dalla conversazione e Harry iniziò a sentirsi meglio. Era con i suoi migliori amici, alla Tana. Niente poteva andare storto.

Quella notte Harry, Ron e Hermione dovettero andare a letto presto, poiché il giorno seguente sarebbe stato davvero lungo. Il matrimonio di Bill e Fleur si sarebbe celebrato nel pomeriggio e tutti avrebbero aiutato per essere certi che tutto fosse perfetto. Perfino Ginny, che prima odiava Fleur, durante tutta la cena aveva parlato degli abiti di Fleur e di Bill e del diadema di Zia Muriel – “Fatto dai goblin, ovviamente. È magnifico sui capelli di Fleur, dovete assolutamente vederlo!” Harry sospettava che il suo cambiamento di opinione avesse a che fare con come Fleur aveva reagito alle ferite di Bill.

Quando Harry uscì dal bagno, Ron stava già dormendo e aveva la bocca semiaperta. Harry sorrise e crollò sul letto, addormentandosi poco dopo.

::

“Sono così felice che finalmente possiamo usare la magia!” disse Ron, seduto sulla sua sedia in giardino. “Se il matrimonio ci fosse stato l’anno scorso, avremmo dovuto trasportare tutta questa roba! Mi sento stanco al solo pensiero!”

Era tutto pronto per il matrimonio. Ron e Harry avevano sistemato le sedie in giardino, Ginny aveva trascinato Hermione in camera di Fleur per aiutarla a prepararsi, e i primi invitati erano arrivati. Harry pensò di essere ad una sorta di riunione del parentado Weasley; vedere tutte quelle teste rosse in giro gli stava facendo male agli occhi. Ovviamente, quando arrivò la famiglia di Fleur l’effetto creato dalle teste rosse e da quelle biondo-argento era accecante. Harry era lieto che gli invitati non appartenessero soltanto alle famiglie Weasley e Delacour. Non era certo che i suoi occhi avrebbero potuto sopportare più teste dai capelli così scintillanti.

Il fatto che Tonks sfoggiasse il suo nuovo taglio – di un accesissimo verde fluorescente – non aiutava affatto.

Improvvisamente la musica li avvolse e ognuno prese il proprio posto. Bill era in piedi davanti a tutti in attesa di Fleur, che apparve poco dopo, preceduta da Ginny e Gabrielle. Una volta che Fleur ebbe raggiunto il suo posto accanto a Bill, Hermione scivolò nella sedia tra Ron e Harry.

La signora Weasley pianse per l’intera cerimonia.

Così come la madre di Fleur, sebbene stesse facendo davvero un buon lavoro nel nasconderlo.

Fleur era bellissima nel suo candido vestito bianco. Bill non riusciva a toglierle gli occhi di dosso e il suo viso emanava così tanta gioia che a nessuno sembrava importare delle orribili cicatrici che lo sfregiavano. Al termine della cerimonia, Bill baciò delicatamente Fleur sulle labbra e gli invitati applaudirono.

Come previsto, la folla si diresse ai tavoli in pochi minuti. Lo stomaco di Harry brontolò. Forse i matrimoni fanno questo effetto, pensò. Sembra che tutti potrebbero mangiare un ippogrifo.

::

Piton raggiunse la grande casa diroccata mentre il sole scompariva dietro ad una foresta nelle vicinanze. Il Marchio gli bruciava ed avvertiva gocce di sudore imperlargli la fronte. Maledicendo mentalmente l’abbigliamento scelto da Voldemort per suoi seguaci, raggiunse l’ingresso principale e mormorò un incantesimo. La porta si aprì con un cigolio e due figure incappucciate gli fecero segno di entrare.

Voldemort sedeva in salotto, e conversava con il suo serpente emettendo lievi sibili. Non appena vide Piton avvicinarsi, evocò uno sgabello a circa un metro dalla sua poltrona.

“Accomodati, Severus,” disse agitando le sue dita innaturalmente lunge e bianche in direzione dello sgabello.

Piton fece come gli era stato ordinato.

“Non hai ancora trovato il giovane Malfoy?” La voce di Voldemort riecheggiò nella stanza.

“No, Signore. Sembra scomparso.”

“E Narcissa?”

“Anche Narcissa. Sospetto che Draco sia tornato a casa, dopo essere scappato da me. Sembra che Villa Malfoy sia vuota. Le stanze di Narcissa indicano che si sia allontanata velocemente.”

“È tutto?”

“Sfortunatamente sì, mio Signore. Ho perlustrato l’intera casa e ho trovato soltanto gli elfi domestici. Il guardaroba di Narcissa è stato svuotato per metà, così come quello in camera di suo figlio.”

“Ah, sì…E tu che cosa pensi a riguardo?”

“Ritengo che abbiano lasciato il Paese. Fino ad ora nessuno è riuscito a rintracciarli in Inghilterra. È probabile che si stiano nascondendo in Francia. So che Lucius vi aveva alcune conoscenze, persone che potrebbero acconsentire a nascondere Narcissa e Draco.”

“Capisco…La tua prossima missione sarà di indagare su questa possibilità.”

“Sì, mio Signore.”

Voldemort emise un lento sibilo e il suo serpente si mosse appena, prima di strisciare via. Quando finalmente l’estremità della sua coda scomparve oltre la porta, Voldemort si spostò leggermente e si sporse verso Piton.

“Severus, ho ricevuto alcune novità piuttosto…sgradevoli. Sembra che Fenrir Greyback sia morto.”

::

Un’ora dopo Piton entrava nello sperduto palazzo babbano abbandonato dove nascondeva Draco. Dopo l’attacco di Greyback, Piton non aveva perso tempo ed aveva subito trovato un nuovo nascondiglio, intorno al quale aveva innalzato una forte barriera per evitare altri ospiti indesiderati, sebbene in primo luogo non avesse idea di come Greyback li avesse trovati. Attraversando la barriera, salì le scale cigolanti e raggiunse la seconda porta del corridoio al secondo piano.

Draco era disteso su uno sporco materasso, raggomitolato tra le lenzuola logore che avevano trovato nella casa. Si dimenava, ansimante, e immediatamente Piton gli fu accanto, appoggiandogli una mano sulla fronte. Meraviglioso. Scotta.

“Draco, svegliati.”

Nessuna risposta.

“Svegliati!” abbaiò.

Draco aprì gli occhi bruscamente. Sembrò perso per qualche istante, finché non guardò Piton.

“Cosa…?” gracchiò.

“Hai la febbre. Muoviti, devo controllare la tua gamba.”

“Cosa-” si bloccò per schiarirsi la voce. “Cosa è successo?”

“Il Signore Oscuro sa che Greyback è morto. Non è affatto felice della notizia.”

“Oh.” Draco sussultò quando Piton applicò dell’unguento curativo sulla sua ferita. “Come sembra?” chiese non appena Piton ebbe finito.

“Orribile, proprio come dovrebbe sembrare. E la tua faccia ha assunto una preoccupante tonalità di verde.”

“Colore Serpeverde.” Draco tentò un sorriso compiaciuto.

“Non direi. Assomiglia più al colore della bile di armadillo.”

Draco smise di sorridere e lanciò a Piton uno sguardo truce, prima di affondare nuovamente nel materasso.

::

Nel tragitto verso il paese, Harry camminava tra Ron e Hermione. Era divertente, riflettè, stare tra i due ed osservare come ogni tanto uno lanciasse una veloce occhiata all’altra e viceversa, e poi si voltasse immediatamente. Uno di quei giorni avrebbe dovuto discutere con loro della questione.

In paese acquistarono dei gelati e si sedettero su una panchina per mangiarli, osservando la gente che passava. Il matrimonio aveva fornito loro abbastanza materiale da farli ridere ancora dopo due settimane. Mentre gustavano il proprio gelato, continuavano a ridere al ricordo degli avvenimenti di quella sera.

“Non posso ancora credere che zia Muriel si sia lanciata contro il cugino di Fleur! Avete visto la faccia di quel tipo?” Il sorriso di Ron rivelò della cioccolata rimastagli tra i denti.

“Ma insomma, Ron! Sei proprio un maiale!”

Harry rise all’osservazione di Hermione.

“Perché? Che ho detto?” Ron cercò di sembrare ferito.

“Seriamente, Ron. Devi guardare i tuoi denti!”

Ron si voltò per osservarsi alla finestra alle loro spalle. Quando vide lo stato dei suoi denti, si girò verso gli altri e li guardò torvo. Poi rivolse lo sguardo dritto davanti a sé, evitando il loro.

“Grazie per esservi presi gioco di me,” mormorò.

Harry e Hermione si guardarono e subito cominciarono a scusarsi con lui.

“Ron, non intendevo-“

“Ron, amico, non-”

Ron voltò lentamente la testa e rivolse loro un sorriso compiaciuto.

“Non posso credere che ci siate cascati!”

Gli occhi di Harry si spalancarono, mentre quelli di Hermione si assottigliarono pericolosamente. Con un ringhio, entrambi si scagliarono su Ron e cominciarono a fargli il solletico, facendogli cadere a terra il gelato mangiato soltanto per metà.

::

Quella sera tutti e tre erano seduti in giardino a mangiare Gelatine Tuttigusti+1. La signora Weasley stava lavando i piatti in cucina, e il signor Weasley era probabilmente intento a riordinare la sua collezione di spine elettriche da qualche parte. Ginny era partita due giorni prima per andare a stare a casa di Luna.

Harry decise che quello era il momento di rivelare ai suoi amici ciò che aveva in mente.

Si schiarì la voce. Ron e Hermione smisero di masticare le gelatine e attesero che parlasse.

“Io-uh…” Deglutì. “Ho intenzione di andare a Godric’s Hollow.”

“Grande! Quando partiamo?” chiese Ron.

Hermione rimase in silenzio, avendo percepito il disagio di Harry.

“Andrò da solo.” Ron si rabbuiò. “E prima che cominciate a protestare, lasciatemi spiegare. Non ho intenzione di andare da solo alla ricerca degli Horcrux. Voi due volete venire con me e io apprezzo molto e rispetto la vostra decisione, ma…” Fece un sospiro. “Ho bisogno di andare a Godric’s Hollow da solo. È dove tutto è cominciato, dove i miei genitori vivevano, dove io avrei dovuto vivere prima che Voldemort-”

Si alzò in piedi e iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro. Respirando profondamente un po’ di volte per calmarsi, continuò a parlare.

“Vi chiedo solo fidarvi di me per questa cosa. Ho bisogno di farlo. Dopo tornerò e faremo tutto insieme.”

Ron annuì.

“Bene. Come ci andrai?” chiese Hermione.

“Prenderò il Nottetempo. Porterò con me anche il Mantello dell’Invisibilità, nel caso succeda qualcosa.”

“Beh, cerca di non far succedere niente!” disse Ron con voce roca.

“Non preoccuparti, Ron. Starò attento.” Harry sorrise e si mise in bocca una gelatina. “Eww, sa di piedi!” guaì, sputando la gelatina per terra.

Sotto la luna piena, i tre ragazzi si piegarono in due dalle risate.

::

Quella mattina, per evitare di imbattersi in Molly Weasley, Harry uscì molto presto. Ron e Hermione rimasero con lui fino a quando non salì sul Nottetempo, per salutarlo e raccomandargli di fare attenzione. Harry li guardò di sfuggita per l’ultima volta mentre l’autobus iniziava la sua folle corsa. Era strano essere sul Nottetempo senza Stan Picchetto, pensò.

Non notò una figura dal mantello nero in fondo all’autobus.

Il tragitto fu più breve di quanto pensasse. Venti minuti, per l’esattezza. Forse perché l’autobus era quasi vuoto e si era fermato solo per far scendere a casa sua un vecchio mago ubriaco. Ora era a Godric’s Hollow. Harry era a casa. Prese lo zaino, salutò il conducente, e scese. Mentre si guardava intorno, l’autobus ripartì e-

Un gregge stava venendo dritto verso di lui. Balzò di lato e arricciò il naso. Era davvero troppo presto per poter sopportare lo sgradevole odore delle pecore. Il pastore apparve pochi metri dopo.

Harry gli chiese informazioni riguardo la direzione da prendere. Il vecchio fu più che felice di poterlo aiutare: gli indicò la via per il cimitero, però, no, non sapeva dove fosse la casa dei Potter, sebbene esistesse un luogo che un tempo forse lo era stato e, certamente, gliel’avrebbe indicato volentieri.

Harry non potette far altro che seguire il gregge.

::

Era come si era aspettato che fosse. Un terreno vuoto, con pochissime tracce del fatto che un tempo vi fosse stata una casa. Camminò in tondo per un po’, tentando di scorgere qualcosa – qualsiasi cosa – che rendesse reale il passato di quel posto.

Niente. Se non si contavano le fondamenta della casa che talvolta si potevano notare tra l’erba.

Si voltò e si diresse verso il cimitero.

::

Le tombe dei suoi genitori erano ai piedi di un salice.

Harry vi si inginocchiò di fronte, riflettendo su cosa avrebbe fatto dopo. Parlare con loro non era un’opzione. Innanzitutto, non potevano udirlo, e poi una parte di se stesso sentiva che se avesse iniziato a parlare non sarebbe stato capace di fermarsi.

Allora Harry provò a sorridere. Ma non appena gli angoli della sua bocca si curvarono un po’ all’insù, le lacrime cominciarono a scendergli dagli occhi. Non preoccupandosi di asciugarle, si piegò in avanti e pose una mano su ognuna delle lapidi.

Qualcosa non andava.

Per una qualche ragione, gli tornarono alla mente i momenti trascorsi nella caverna con Silente. E anche la casa dei Gaunt. Dove era stato nascosto l’anello.

Qualcosa scattò nella sua testa. Trasfigurò un ramo in una pala e cominciò a scavare. Non aveva idea di cosa stesse facendo, né del perché. Sapeva soltanto che doveva continuare a scavare. All’improvviso, la pala incontrò qualcosa di metallico.

Togliendo il resto della terra con le proprie mani, estrasse una coppa. Una piccola coppa dorata con due manici in ferro battuto finemente lavorato.

Avrebbe dovuto essere estatico per aver trovato uno degli Horcrux. Invece, era furioso.

“Nella tomba di mia madre….” Ringhiò. “BASTARDO!” Il ringhio divenne un vero e proprio ruggito.

Harry gettò la coppa a terra e in un attimo aveva la bacchetta puntata contro di essa. Subito cominciò a lanciare ogni incantesimo e maledizione potessero venirgli in mente, e non gli importava: voleva soltanto farla finita e avere la possibilità di vivere, di vivere davvero un’altra volta-

…quando uno degli incantesimi, o forse più d’uno, si ritorse contro di lui e lo colpì dritto nel petto. Cadde all’indietro; vide tutto oscurarsi davanti ai suoi occhi e una figura vestita di nero ergersi su di lui, ma non ebbe la possibilità di preoccuparsene. Era già tutto nero quando alla fine svenne.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


“È andato via tre giorni fa! Sarebbe dovuto tornare ieri! Per che cosa vi pagano? Si tratta di Harry Potter!”

Un furioso Ron, il cui volto era diventato di una tonalità perfino più rossa dei suoi capelli, camminava su e giù per la cucina, lanciando continue occhiatacce agli Auror. Hermione stava per scoppiare a piangere.

“E il gufo è ritornato con la lettera?” chiese il più basso tra i due uomini.

“Sì! Fino ad ora aveva sempre trovato Harry! Se non può rintracciarlo…” La voce di Ron si incrinò.

“Avete trovato qualcosa a Godric’s Hollow?” chiese Hermione.

“Un vecchio pastore, un babbano, lo ha visto la mattina in cui è arrivato. Oltre a questo, sembra essere scomparso nel nulla. E abbiamo perlustrato l’intero villaggio.”

Ron sentì i propri occhi inumidirsi. Hermione singhiozzò. Ginny, che era tornata alla Tana quel giorno ed era rimasta in silenzio fino a quel momento, perse la pazienza.

“Ma vi state ascoltando?” disse, con le mani sui fianchi, fulminando Ron e Hermione con lo sguardo. “Non è morto.” A quel punto Ron sussultò. “Potrebbe essere in pericolo, ma se voi continuate a comportarvi in questo modo, non aiutate nessuno! Queste persone sono qui per dare una mano. Quindi, Ron, ti suggerisco di stare un minuto zitto. E non ti farebbe male avere un po’ di fiducia in Harry. Ora, se mi scusate, devo disfare il miei bagagli.”

Girò i tacchi ed corse fuori dalla stanza sorpassando la madre, che aveva tracce di lacrime sulle guance.

::

Harry aprì gli occhi. Non aveva idea di dove fosse, né da quanto tempo fosse lì o del perché non potesse muoversi. Cercò di dire qualcosa. Niente, non ci riesco lo stesso, riflettè. Il panico l’aveva quasi assalito, quando la porta si spalancò e Piton entrò nella stanza.

Harry perse il controllo.

Tentò di muoversi per attaccare Piton, ma il suo corpo lo tradì. Solo il suo viso si arrossò per lo sforzo, ma a parte ciò, non vi fu alcun cambiamento. Piton iniziò a parlare.

“Ancora una volta, Potter, hai dimostrato di essere un vero imbecille, andandotene in giro da solo a lanciare incantesimi su delle tazze, per Merlino!”

Harry lo guardò truce.

“Ne ho abbastanza! Andiamo e torniamo dall’inferno per tenerti al sicuro e tu vai e fai qualcosa di così estremamente stupido e quasi rovini tutto!”

Harry non aveva idea di cosa Piton stesse parlando.

“Sei stato svenuto per quattro giorni. In questo momento sei sotto l’incantesimo della Pastoia Total-Body. Sono sicuro che senza di esso a questo punto avresti già tentato di strangolarmi. Se vuoi che lo tolga, devi fidarti di me. E per farlo, hai bisogno di prove. Ebbene, ecco le tue prove,” concluse Piton, puntando la bacchetta su Harry. “Reagisci e guarda tu stesso. Legilimens!”

Silente stava di nuovo precipitando dalla torre…Malfoy era disteso in una pozza di sangue…Ron era scosso dalle convulsioni, della schiuma fuoriusciva dalla sua bocca…

Cominciò a respingere l’intrusione. I ricordi sbiadirono e la figura di Piton divenne sempre più nitida. Improvvisamente, la mente di Harry fu invasa da ricordi non suoi.

Ed Harry conobbe la verità.

::

Qualche minuto dopo, Harry era disteso sul letto, senza fiato. Percepì Piton rimuovere l’incantesimo dalla parte superiore del suo corpo e scoprì di poter di nuovo utilizzare la voce.

“Come vedi, non ho avuto scelta.” Piton sembrò stanco.

“Come faccio a sapere che quei ricordi erano reali?” chiese Harry.

“Ma insomma, Potter! Perfino qualcuno scemo come te saprebbe riconoscere la differenza!”

“Insultarmi non è il miglior modo per convincermi a fidarmi di lei, sa?”

Si fissarono con astio. Piton fu il primo a parlare.

“Erano reali. Silente voleva che ricavassi da Narcissa più informazioni possibili riguardo la missione di Draco, perciò ho stretto il Voto. Fino alla fine non abbiamo saputo in cosa consisteva la missione. Silente mi ha chiesto di ucciderlo quella notte. Dovevo farlo. In questo modo, mi sarei dimostrato fedele al Signore Oscuro, e allo stesso tempo avrei protetto Draco e mantenuto il Voto. Senza contare che Silente non sarebbe potuto vivere ancora a lungo dopo aver bevuto tutto quel veleno.”

“E le ha detto tutto questo sulla torre? In quanto, cinque secondi? Davvero si aspetta che ci creda?”

“Silente era un migliore legilimens di quanto io potrò mai essere. Mi ha detto ciò che dovevo sapere.”

“Risposta sbagliata!”

Piton si sporse improvvisamente in avanti e afferrò una manciata dei capelli di Harry.

“Non imparerai mai la lezione, eh? Tu mi mostrerai rispetto. Ti ho salvato la vita, là fuori, se per te conta qualcosa,” grugnì, e lo lasciò. “Il Ministero ti sta cercando dappertutto. Non posso lasciarti andare. Appena ne avremo la possibilità, andremo a Hogwarts. Il ritratto di Silente potrebbe riuscire a convincerti.”

“Quando riavrò la mia bacchetta?” chiese Harry.

Piton lo scrutò per qualche secondo, e sembrava che stesse riordinando le idee.

“Hai intenzione di fuggire o di attaccarmi?” chiese infine.

“No.”

“Ho la tua parola?”

“Sì,” rispose, serrando i denti. Beh, non significava che l’avrebbe mantenuta.

“Bene. Ti riconsegnerò la bacchetta non appena starai meglio. È stata una combinazione di incantesimi davvero…interessante. Apparentemente, a causa dell’Incantesimo di Lancio, l’Incantesimo Reductor si è ritorto contro di te e ti ha colpito al petto. Anche se non riesco a capire perché volessi distruggere una coppa.”

La menzione della coppa risvegliò Harry immediatamente.

“La coppa! Dov’è?” chiese con foga.

“Con la tua bacchetta. La riavrai più tardi,” rispose Piton. Rimosse totalmente l’incantesimo dal corpo di Harry ed uscì dalla stanza, borbottando qualcosa riguardo fastidiosi adolescenti mentre chiudeva la porta.

::

Harry trascorse da solo le ore successive. Era sicuro che la porta sarebbe stata bloccata e aveva deciso di mostrarsi d’accordo fino a quando non avesse trovato un modo per scappare. In più, la ferita che aveva nel petto gli creava un disagio nel respirare, e ciò si sarebbe rivelato un problema se avesse provato ad andarsene prima di stare meglio.

Il suono di passi che si avvicinavano mise in allerta Harry, che cercò di mettersi a sedere. Piton rientrò nella stanza.

“Se hai fame, puoi venire in cucina e prepararti qualcosa da mangiare.”

Si voltò per uscire. Harry decise che avrebbe dovuto alzarsi e seguirlo. Piton si stava dirigendo verso le scale. Quando giunsero al piano inferiore, Harry gli chiese dove fossero.

“È una vecchia locanda babbana, abbandonata da anni. È Indisegnabile e protetta da svariati incantesimi.”

Harry non ne chiese la ragione.

Dopo un’altra rampa di scale, giunsero al piano terra. Piton percorse un corridoio dalle pareti ammuffite, alzando ad ogni passo la polvere depositata sul pavimento. In fondo al corridoio una porta, che Harry immaginò essere quella della cucina, era semiaperta. Harry pensò di aver sentito dei rumori provenire dal quella direzione.

E aveva ragione.

Quando entrò nella stanza, la prima cosa che notò fu il terzo occupante dell’edificio, chinato di fronte alla credenza, con i suoi biondi capelli che oscillavano avanti e indietro mentre rovistava tre le stoviglie.

Draco Malfoy.

Prima che Malfoy avesse il tempo di voltarsi, prima che Piton realizzasse cosa stava accadendo, prima che perfino Harry si rendesse conto di ciò che stava facendo, questi urlò e balzò su Malfoy. Non gli importava del dolore al petto. Non gli interessava che Piton avrebbe potuto lanciargli contro qualche incantesimo. Voleva solo continuare a colpire Malfoy, che ora era intrappolato sotto di lui, troppo scioccato per contrattaccare.

Delle forti braccia lo afferrarono e lo tirarono via da Malfoy.

“Smettila subito!”

Harry aveva appena smesso di tirare calci e pugni in aria, quando Malfoy si risvegliò dallo shock e decise di vendicarsi. Con una rapido movimento che sorprese Harry, Piton afferrò il colletto di Malfoy e lo fermò prima che potesse colpirlo.

“Ascoltate molto attentamente,” disse in un sussurro che ad Harry fece venire brividi lungo tutta la spina dorsale. “Tu,” e guardò Malfoy, “ti siedi in questa sedia. Adesso. Tu”, e fulminò Harry con lo sguardo, “ti siedi in quell’altra.” Le sedie erano ai lati opposti del tavolo e abbastanza lontane perché per ognuno di loro fosse impossibile raggiungere l’altro.

Tuttavia, iniziarono una battaglia di sguardi.

“Non sono qui per farvi da baby-sitter. Se dovessi sorprendervi ad azzuffarvi di nuovo, entrambi rimpiangerete il giorno in cui siete nati. Sto cercando di mantenere tutti e due in vita, non di fare l’arbitro alle vostre risse. Marmocchi ingrati!”

Harry aveva sentore che l’ultimo commento fosse diretto soprattutto a lui. Osservò il volto di Malfoy mentre la sua espressione mutava gradualmente. Deve aver appena realizzato cosa ha detto Piton, pensò Harry, volendo quasi ridere della faccia inorridita di fronte a lui.

Sospettava che Malfoy non avesse idea che Piton non era esattamente un leale Mangiamorte.

::

“Che cosa hai detto?”

Draco si schiaffeggiò mentalmente. Non poteva credere di aver appena squittito.

“Suppongo che tu non ti riferisca alla parte in cui ti ho chiamato ‘marmocchio ingrato’.”

Draco lo fulminò con lo sguardo.

“Ho detto che sto cercando di mantenere te e Potter in vita. E non ho davvero bisogno di darti delle spiegazioni.” Piton gli dette le spalle e prese una pentola.

“Potter? Tu stai cercando di proteggere lui? Che sta succedendo, qui? La prossima cosa che mi dirai è che lavori contro il Signore Oscuro e spii per conto dell’Ordine della Fenice!”

Draco ribolliva di rabbia. Semplicemente, Piton lo guardò ed inarcò un sopracciglio, e Draco fu piuttosto nauseato non appena comprese tutto.

“È così, non è vero? Aspetta che lo venga a sapere. Ti distruggerà. Ma se sarò io a dirglielo…”

Piton si mosse troppo velocemente perché potesse reagire, e lo agguantò alla gola. Non riusciva a respirare.

“Non pensarci nemmeno. Ho fatto tutto quello che potevo per proteggere te e tua madre. Se adesso mi volti le spalle, vi farò soffrire.”

Tolse la mano e Draco boccheggiò non appena l’aria gli riempì di nuovo i polmoni.

“Te l’ho già chiesto, ma te lo devo richiedere. Vuoi sopravvivere?”

“Sì,” riuscì a dire.

“Allora è meglio se speri che Potter, qui, vinca. Il Signore Oscuro, così come molti dei suoi seguaci, avranno un grande piacere nel poterti torturare, prima di ucciderti. Non puoi tornare da loro. Ora hai una scelta: vuoi continuare a scappare per sempre, od offrire a Potter il tuo aiuto per risolvere al più presto questo casino?”

Draco non aveva idea di come rispondere. La mandibola aveva cominciato a fargli male, e non avrebbe saputo dire se era colpa dei pugni di Potter o del tentativo di mantenere la sua espressione omicida. Non poteva rimanere in quella stanza un minuto di più.

Sospirando sonoramente, si alzò ed uscì, zoppicando per l’acuto dolore alla gamba.

::

Harry seguì Malfoy con lo sguardo mentre si allontanava, fino a quando non scomparve in fondo al corridoio. Notò la sua andatura zoppicante e si chiese se si fosse ferito durante la zuffa. “No, avrebbe cominciato a lamentarsi che gli avevo rotto la gamba”, pensò, ricordando l’incidente con Fierobecco al terzo anno. Malfoy non aveva menzionato la sua gamba per niente e questo, secondo Harry, indicava che non voleva richiamare l’attenzione su di essa.

C’era senz’altro qualcosa riguardo quella ferita che imbarazzava Malfoy, e Harry aveva intenzione di scoprire che cosa.

Piton lo stava guardando torvo.

“Cosa c’è?” protestò.

“Mi auguro che tu non lo prenda più a pugni come hai fatto oggi, quando non ci sono.”

“Sta scherzando? Prima mi dice che devo stare in questa catapecchia, poi scopro che anche Malfoy è qui, e lei vuole che io non faccia niente mentre sarà via per i suoi ‘viaggetti di lavoro’?”

Poteva vedere che Piton ce la stava davvero mettendo tutta per non afferrare la bacchetta, e decise non di sfidare troppo la sua fortuna.

“D’accordo. D’accordo! Io mi comporterò bene. Ma se quel coglione anche solo penserà di venirmi vicino, dovrà preoccuparsi di molto di più di una gamba malconcia!”

Harry si risedette nella sedia incrociando le braccia e guardando dappertutto tranne che Piton.

“Non…parlare di cose di cui non sai niente…” disse Piton con voce tagliente. Uscì dalla stanza sbattendo la porta.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Due giorni dopo, Harry fu svegliato da Piton. Fuori era ancora buio. L’uomo lo informò che non sarebbe stato via per molto e gli riconsegnò la bacchetta, con la minaccia, però, che gli avrebbe fatto subire una morte molto dolorosa se al suo ritorno avesse ritrovato Malfoy in pezzi. Harry acconsentì a malincuore e si ficcò il cuscino sulla testa per non ascoltare la voce di Piton e poter dormire un po’ di più.

Era mezzogiorno quando finalmente riuscì a svegliarsi del tutto. La luce del sole rifletteva su qualcosa di dorato e il bagliore lo colpiva dritto negli occhi. Harry indossò gli occhiali per vedere cosa fosse: Piton aveva lasciato la coppa di Tosca Tassorosso vicino alla sua bacchetta.

Il suo stomaco stava brontolando un po’ troppo per essere ignorato. Si vestì e scese in cucina.

Nessuna traccia di Malfoy. Bene.

Trovò degli avanzi del giorno precedente e li divorò con tanta foga che gli venne mal di pancia. Mentre si chiedeva perché sembrava che il suo stomaco stesse per scoppiare, udì dei passi provenire dal corridoio.

Malfoy. Maledizione.

Quando Malfoy entrò, Harry si alzò di scatto per uscire. Entrambi si irrigidirono. Gli occhi di Malfoy lampeggiarono per un momento, poi, dirigendosi verso il lavandino, colpì deliberatamente Harry con la spalla. Harry grugnì ed uscì, sbattendo la porta con quanta più forza potesse.

::

La coppa brillava, sotto la luce del sole. Harry continuava a fissarla, riflettendo su come potesse distruggerla. Non c’era nessun segno visibile che mostrasse che si trattava di un Horcrux. Realizzando che un frammento dell’anima di Voldemort era intrappolata lì dentro, Harry rabbrividì. Con l’indice tracciò il contorno della coppa, spostandolo, poi, sul tasso che vi era inciso.

Aveva bisogno dell’aiuto dei suoi amici.

Harry si alzò in piedi e cominciò a fare i bagagli. Ficcò la coppa nello zaino, prese la bacchetta ed uscì velocemente dalla stanza. Camminò in punta di piedi quando raggiunse il piano inferiore, evitò accuratamente le assi del pavimento che sapeva avrebbero scricchiolato, e trattenne il fiato fino quando la sua mano non fu sulla maniglia della porta principale.

Sì…

Una brezza leggera gli arruffò i capelli non appena aprì la porta. La richiuse attentamente alle sue spalle e fece, cauto, qualche passo verso il cancello. Quando fu a circa dieci metri dall’edificio, però, incontrò una barriera invisibile.

Cazzo. Cazzo cazzo cazzo.

Tirò fuori la bacchetta ed iniziò a scagliare ogni incantesimo gli venisse in mente. Tutti si dissolsero in scintille luminose non appena colpirono la barriera. Scoraggiato, stava per lanciare un Incantesimo Tagliuzzante, sebbene sapesse che probabilmente non avrebbe funzionato, quando sentì qualcuno avvicinarsi. Si voltò e vide Malfoy correre a tutta velocità, con gli occhi sgranati e il volto pallido come un fantasma. Non appena gli fu abbastanza vicino, Malfoy balzò su Harry, bloccandolo a terra.

“No, idiota! Ci troveranno!” ringhiò, e prese Harry per un braccio, tentando di trascinarlo all’interno della casa.

Harry provò a resistere, ma Malfoy lo strattonò con così tanta forza che gli fu quasi impossibile non seguirlo. Quando finalmente raggiunsero l’ingresso, Malfoy chiuse la porta e la sigillò. Teneva la bacchetta in un modo che ad Harry ricordò di certe scene dei film dell’orrore, proprio quando il protagonista realizzava che un pluriomicida era nella sua casa. Malfoy, respirando affannosamente, sbirciò fuori attraverso le tende.

“Ma che diavolo stai facendo, Malfoy!” ringhiò.

“Che diavolo tu stai facendo! Se la barriera si dissolve, sia il Ministero che i Mangiamorte saranno qui in un attimo! Non mi interessa quello che succede nella testa dura che ti ritrovi, ma in questo momento io non voglio essere trovato da nessuno dei due!” Malfoy chiuse gli occhi per un momento e inspirò profondamente. Si portò le mani al viso ed iniziò a massaggiarsi le tempie, continuando a parlare con voce stanca. “No, anzi, sai cosa? Me ne sto chiuso nella mia stanza. Ci pensi tu a loro, quando verranno. Io non ho particolarmente voglia di morire oggi.”

Detto questo, Malfoy prese a salire le scale, zoppicando ancora una volta e lasciando all’ingresso un Harry molto confuso.

::

Harry trascorse le ventiquattro ore successive al secondo piano. La ferita al petto gli faceva ancora molto male, soprattutto dopo i fatti del giorno prima. L’enorme livido, che andava dalla clavicola alla pancia, era diventato di uno sgradevole colore violaceo. Non poteva credere che la causa fosse un Incantesimo Reductor. Soltanto qualcosa di gran lunga peggiore avrebbe potuto avere un aspetto così brutto dopo tutte le pozioni che Piton diceva di avergli dato.

Si stava annoiando di nuovo. Maledicendo se stesso per aver permesso che la presenza di Malfoy lo condizionasse a tal punto da isolarsi nella sua stanza, decise di scendere nuovamente in cucina e di ignorare quel fastidioso bastardo nel caso l’avesse incrociato. Invece di imbattersi in Malfoy, trovò Piton seduto al tavolo che leggeva una copia stropicciata della Gazzetta del Profeta. Harry gli si sedette di fronte.

Senza proferire parola, Piton spinse il giornale davanti ad Harry. Curioso, lo prese ed iniziò a leggere la prima pagina.

HARRY POTTER È SCOMPARSO. I GOVERNATORI SCOLASTICI ANNUNCIANO CHE HOGWARTS NON RIAPRIRÀ

Una settimana fa Harry Potter, di anni 17, è scomparso da Godric’s Hollow. Il Ministero ha tentato di tenere nascosto l’accaduto, ma dal momento che abbiamo ricevuto tale informazione da una fonte che desidera restare nell’anonimato, i funzionari ministeriali hanno risposto, seppur con riluttanza, ad alcune nostre domande.

Secondo degli amici del suddetto Potter, questi si trovava a Godric’s Hollow per visitare la propria abitazione, la stessa nella quale Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fu sconfitto sedici anni fa. È stato notato da un babbano ed è misteriosamente scomparso poche ore dopo, senza lasciare alcuna traccia.

L’accaduto è la conferma dei timori dei governatori scolastici. Il governatore Arnold Sykes ha dichiarato: “Dopo i fatti dello scorso giugno, ci siamo resi conto che la scuola non è più un luogo sicuro. I membri del Consiglio di amministrazione stavano facendo tutto il possibile per assicurare ai genitori che sarebbero state prese delle misure per garantire la sicurezza dei loro figli. Sfortunatamente, dopo la scomparsa del Sig. Potter, abbiamo ricevuto diverse lettere con le quali tali genitori esprimevano la loro richiesta di trasferimento per i propri figli. Con la frequenza con cui queste lettere stanno arrivando, non vi saranno studenti a sufficienza perché la scuola rimanga aperta.”

Si consiglia, agli studenti che intendono proseguire i loro studi ad Hogwarts, di contattare altre scuole, dal momento che Hogwarts rimarrà chiusa fino a nuovo avviso. (Per maggiori informazioni, vedere a pagina 4, colonna 2)

“Bene. Quindi che succede, adesso?” chiese Harry, non appena finì di leggere l’articolo.

“Adesso…adesso possiamo andare ad Hogwarts.”

::

Harry rimase chiuso nella sua stanza per ore. Non voleva andare ad Hogwarts. Il ritratto di Silente avrebbe confermato l’innocenza di Piton, e ciò significava che Harry non avrebbe avuto più alcuna ragione per non fidarsi di lui. E non voleva fidarsi di lui. Aveva disperatamente bisogno di odiarlo. E poi c’era la questione di Malfoy.

Malfoy era semplicemente spaventato a morte. In qualche modo, questa non gli sembrava una buona ragione per fidarsi di lui. Harry era certo che Malfoy non sarebbe mai riuscito ad uccidere qualcuno, ma non lo era altrettanto che non l’avrebbe consegnato direttamente a Voldemort se avesse pensato che tale gesto sarebbe stato sufficiente a salvargli la vita.

Harry desiderava che queste fossero le sole ragioni per cui si mostrava reclutante a tornare ad Hogwarts, ma c’era dell’altro, qualcosa a cui non voleva pensare.

Non era neanche sicuro che il suo celebre coraggio Grifondoro gli avrebbe impedito di scoppiare a piangere di fronte al ritratto di Silente.

::

Nei giorni successivi, Harry e Piton pianificarono la loro visita ad Hogwarts. Purtroppo per Harry, quando Piton diceva ‘noi’, si riferiva anche a Malfoy. Sebbene non fosse stato presente alle prime sessioni di pianificazione, alla fine Malfoy aveva deciso di raggiungerli, facendo del suo meglio per ignorare Harry e arricciando il naso ad ogni proposta.

Una degli aspetti che più preoccupavano Piton era entrare nella scuola senza essere visti. Hagrid viveva ancora lì e, probabilmente, sarebbe stato intento a controllare la zona insieme a Thor. Piton rimase in silenzio per molto tempo, forse riflettendo su come intrufolarsi inosservati, e sembrava star scartando le sue stesse idee, aggrottando le sopracciglia di tanto in tanto.

Alla fine, Harry decise che lo aveva fatto soffrire abbastanza.

“Conosco un modo per entrare direttamente nel castello.”

Piton si risvegliò dai suoi pensieri e lo guardò. Così come Malfoy, per la prima volta da giorni.

Harry pensò che fosse saggio non rivelare loro tutti i dettagli del passaggio segreto, perciò disse soltanto che sarebbero dovuti passare da Mielandia. Piton si morse la lingua, ma finì per annuire e così continuarono a pianificare…e pianificare…e pianificare.

::

Avevano pensato di partire il 1° settembre. Era domenica, perciò Mielandia sarebbe stato chiuso.

Piton svegliò Harry diverse ore prima dell’alba. Questi non desiderava altro che sprofondare di nuovo tra le coperte ed ignoralo ma, seppur con riluttanza, si alzò e si infilò i vestiti. Qualche minuto dopo scese di sotto, con in tasca il Mantello dell’Invisibilità. Malfoy era seduto al tavolo, e sembrava che stesse per crollare dal sonno.

Harry aveva appena cominciato a masticare un pezzetto di toast quando Piton entrò nella stanza.

“Pronti?” chiese.

Malfoy annuì e si alzò. Harry borbottò un ‘’ mentre cercava di ingoiare il boccone.

Seguirono Piton fino a quando non raggiunsero la barriera. L’uomo puntò in aria la bacchetta e cantilenò un incantesimo; esso fece scaturire un bianco raggio, che aprì un varco abbastanza grande da permettere a tutti e tre di uscire. Quando finalmente furono fuori dalla barriera, Piton richiuse il varco e pronunciò un Incantesimo di Disillusione per Draco e per se stesso. Harry, invece, indossò il suo mantello. E con tre leggeri “pop”, si Smaterializzarono.

::

Quando Harry riaprì gli occhi, era davanti a Mielandia. Non vi era nessuna traccia né di Piton, né di Malfoy.

“Dove diavolo sono?” si chiese, e il pensiero di fuggire il più lontano possibile aveva già attraversato la sua mente, quando udì il sussurro di Piton.

“Potter! Ingresso principale.”

Quando lo sguardo di Harry di soffermò sulla porta, questa scattò e l’aria oscillò nel momento in cui Piton e Malfoy, invisibili a causa dell’Incantesimo di Disillusione, si affrettarono all’interno. Harry li seguì e si richiuse la porta alle spalle, cercando di non fare alcun rumore.

Piton aveva appena rimosso l’incantesimo da se stesso e puntava la bacchetta verso il luogo dove, evidentemente, era Malfoy. Harry si tolse il mantello e lo rimise in tasca. Quando rialzò la testa, Malfoy era di nuovo visibile.

Camminando il più silenziosamente possibile, Harry si diresse verso il bancone e fece cenno a Piton e a Malfoy di seguirlo. Strisciò attraverso la porta dietro il bancone e salì le scale, tenendo la bacchetta davanti a sé per illuminare il passaggio. Quando raggiunse la botola, la aprì e attese che anche gli altri arrivassero, prima di scomparire attraverso la buia apertura.

::

Draco seguì Piton mentre spariva nella botola. Se Potter aveva ragione riguardo il passaggio…No, non doveva permettersi di pensarci. Continuò a seguire Piton giù per i logori scalini di pietra, cercando di non pensare a cosa avrebbe potuto attenderlo in fondo al passaggio. Presto gli scalini finirono e Potter li guidò in un altro passaggio. A Draco sembrò di scendere sempre più in profondità. Delle minuscole gocce di sudore si erano formate sulla sua fronte, e alzò il braccio per asciugarle con la manica.

Il pavimento irregolare rallentò il loro cammino, poiché Draco continuava ad inciampare quasi ad ogni passo. Dopo molte curve e svolte a destra e a sinistra, il passaggio si interruppe e Draco vide che si trovavano ai piedi di un lungo scivolo di pietra. Avvertì il sangue martellargli nelle vene. Prima che avesse il tempo di riprendere fiato, Potter puntò la bacchetta verso lo scivolo e apparve una corda.

Grandioso. Ora dovevano arrampicarsi.

Potter andò per primo, e Piton gli fu subito dietro. Draco trovò la cosa difficile, con il fondoschiena di Piton quasi sulla sua faccia. Provò a non pensarci. In tutta onestà, era davvero troppo presto per strisciare attraverso dei tunnel con il sedere di Piton a bloccargli la visuale, e non importava quanto rispetto avesse per lui.

Pochi minuti dopo, il fondoschiena del suo professore scomparve e rivelò una piccola apertura in cima allo scivolo. Draco si arrampicò ancora qualche decina di centimetri e gettò un’occhiata al di fuori.

Non poteva credere ai suoi occhi. Potter aveva ragione. Erano ad Hogwarts.

Aveva passato un intero anno cercando di aggiustare un Armadio Svanitore per permettere ai Mangiamorte di entrare nella scuola, quando esisteva un passaggio del genere. E, ovviamente, Potter ne era a conoscenza. Draco represse l’impulso di scagliare incantesimi contro qualsiasi cosa nelle vicinanze, ed uscì dalla gobba della statua.

::

Harry attese pazientemente che Piton pronunciasse un Incantesimo di Disillusione per se stesso e per Malfoy, prima di indossare di nuovo il mantello. Sebbene l’unica persona nei pressi di Hogwarts fosse Hagrid, che non era neppure nel castello, non volevano rischiare di rivelare la loro presenza. Dovevano ancora pensare a nascondersi dai fantasmi e dai ritratti. Così, si diressero verso l’ufficio di Silente il più silenziosamente possibile.

“Prima ho bisogno di andare da solo,” disse Harry il momento in cui giunsero davanti alla statua del gargoyle.

Un getto luminoso colpì il gargoyle, chiaramente scagliato da Piton. Il gargoyle si spostò di lato e Piton spinse Harry verso lo scalone di pietra non appena questo iniziò a muoversi.

“Hai dieci minuti, prima che ti raggiungiamo,” Harry sentì Piton dire, proprio mentre gli appariva la porta in legno di quercia dell’ufficio di Silente. Fu sorpreso da quanto facilmente Piton avesse acconsentito alla sua richiesta, ma immaginò stesse semplicemente architettando di irrompere nell’ufficio prima che il suo tempo fosse scaduto. Sospirando, posò una mano sul grifone di ottone e spinse la porta.

La stanza era immersa in una tiepida luce, dal momento che i raggi del sole filtravano attraverso le finestre. Harry la osservò nella sua interezza, soffermandosi per un istante con lo sguardo sul trespolo di Fanny, prima di posarlo, finalmente, sul dipinto per il quale era venuto. L’uomo si mosse leggermente e gli sorrise, mentre si chiudeva la porta alle spalle.

“Buongiorno, Harry. Mi stavo chiedendo quando ti avrei rivisto.”

::

Anche da ritratto, Silente aveva lo stesso familiare scintillio negli occhi. Harry lo fissava e provava a parlargli, ma ogni volta si bloccava, sentendo come un groppo salirgli alla gola. Al sesto tentativo, grazie all’incoraggiante sorriso del ritratto, finalmente riuscì a dire qualcosa.

“Professore…” gracchiò. Il suono che fece la sua voce lo imbarazzò. Harry si era ripromesso che non sarebbe crollato, ma gli ci vollero soltanto un paio di minuti per fallire miseramente nel suo proposito.

“È bello rivederti, Harry. L’ultima volta siamo stati…interrotti prima che potessi spiegarti tutto. Suppongo ci siano alcune domande che ti piacerebbe farmi.”

“Piton è qui.”

Harry attese un qualsiasi tipo di segnale che lo avvertisse di afferrare un po’ di Metropolvere ed andarsene di corsa da lì, ma non ve ne fu alcuno.

“Davvero? Splendido! Devo discutere con Severus di alcune questioni.”

Scintillio negli occhi, c’è.

Sorriso enigmatico, c’è.

“Signore, ho bisogno di sapere se posso fidarmi di lui. Mi ha mostrato cos’è accaduto, ma ho bisogno di sentirlo da lei. Gli ha davvero ordinato di fare ciò che ha fatto?”

Il Silente del ritratto sospirò.

“Harry, talvolta siamo chiamati a compiere dei sacrifici. A quel punto, non vi era nessun’altra possibilità. Silente si mosse nella sua sedia dipinta. “Tu ne non saresti dovuto venire a conoscenza. Ammetto di aver avuto dei sospetti per l’intero anno, ma non volevo correre rischi. Perché pensi che abbia finalmente lasciato che Piton ottenesse la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure?”

Harry aprì la bocca, ma la richiuse immediatamente.

“L’ho fatto perché sapevo che presto avrebbe dovuto lasciare la scuola. Mi fido di Severus. Ha un difficile compito e fino ad ora ci ha aiutato immensamente. Ma non era abbastanza. Sembra che Lord Voldemort non fosse del tutto convinto della sua lealtà.”

Harry cominciò a giocherellare con la sua manica, mentre Silente continuava a parlare, spiegando cosa fosse accaduto durante l’anno appena trascorso. Alla fine, Harry non potette far altro che credere alle parole di Piton.

::

Silente aveva appena terminato di parlare, quando Harry udì bussare.

“Può entrare,” disse, alzando la voce in modo tale che Piton potesse sentirlo attraverso la spessa porta in legno di quercia.

Piton entrò nella stanza in un turbinio di vesti, seguito da un Malfoy che aveva più l’aspetto di un gattino bagnato. Harry si chiese come avesse fatto a non notare lo stato di Malfoy. I capelli erano attaccati alla faccia, mentre alcune ciocche sporgevano sulla testa. Soppresse uno sbuffo e decise di concentrarsi, invece, sul volto di Piton. Quello che vide, però, non era esattamente quello che si aspettava.

Piton sembrava…felice? Sollevato? Harry non riusciva a decifrare quell’espressione, ma era la prima volta che vedeva Piton così. Per quanto ne sapeva, sarebbe anche potuto essere sotto l’effetto di qualche droga, in quel momento. Piton ignorò Harry e si mise di fronte al ritratto.

“Preside,” salutò il ritratto, inchinandosi appena.

“Severus. Vedo che hai portato il Sig. Malfoy con te.” Silente posò lo sguardo su Malfoy, che all’improvviso apparve molto interessato alla fantasia del tappeto.

“Non sarà un problema,” replicò Piton. E con ciò, si voltò e pronunciò un Muffliato in direzione di Malfoy.

“Hey!” Malfoy tentò di protestare, ma un’occhiataccia di Piton lo zittì. Si sedette in una poltrona e mise il broncio, mentre Piton continuava la sua conversazione con Silente.

“Allora, Severus, come mai siete qui, tu e il Sig. Potter?”

Piton raccontò brevemente di come avesse notato Harry sul Nottetempo e avesse deciso di seguirlo. Quando descrisse la scena a cui aveva assistito al cimitero, gli occhi di Silente brillarono in modo allarmante e Harry sentì le sue guance avvampare.

“Molto bene, Harry. Non mi aspettavo che trovassi un altro Horcrux così presto.”

Il cuore di Harry perse un battito. Perché mai Silente dovrebbe parlare degli Horcrux di fronte a Piton? Aprì la bocca per esternare i suoi dubbi, ma Silente ricominciò subito a parlare.

“Date le circostanze, ritengo che sarebbe utile permettere al Professor Piton di aiutarti a trovare e a distruggere i restanti Horcrux.”

“Ma…ma, signore-“ farfugliò Harry.

“Harry, se torni dai tuoi amici, tutti si chiederanno dove tu sia stato. Inoltre, il Ministero ha intenzione di tenerti d’occhio, una volta riapparso. Tutto ciò ti sarà soltanto di ostacolo.”

::

Nell’ora successiva Harry spiegò a Piton, seppur con riluttanza, ciò che aveva appreso riguardo gli Horcrux durante i mesi precedenti. Silente si limitò ad annuire alle sue parole, sebbene la sua bocca si contraesse si tanto in tanto. Harry non riusciva a credere che Silente fosse divertito dal suo comportamento. Quando ebbe terminato, guardò il ritratto e attese che parlasse.

“Eccellente! Vedo che non hai dimenticato i nostri incontri.” Silente rivolse ad Harry un sorriso raggiante.

Harry sorrise leggermente a sua volta.

“Sono molto soddisfatto per il fatto che tu abbia pensato di cercare gli Horcrux al cimitero. Devo ammettere di essere piuttosto sorpreso che Lord Voldemort abbia deciso di nascondere la coppa lì, dal momento che - ne sono sicuro - quello non era il nascondiglio originario. Dimmi, Harry, vedi un collegamento tra i luoghi in cui ha scelto di nascondere questi oggetti?”

“Sì, signore.”

Silente agitò la mano, invitando Harry ad andare avanti.

“Ha scelto luoghi che in passato sono stati importanti per lui. L’anello era stato nascosto nella casa dei Gaunt, che rappresenta il suo legame con la discendenza di Salazar Serpeverde. La caverna era dove aveva terrorizzato quei due bambini dell’orfanotrofio. Lì…lì era dove utilizzava la sua magia per minacciare gli altri. Per ‘ferirli, se voleva’, come ha detto. E…” Harry fece una pausa, non volendo scoppiare a piangere. “E la tomba di mia madre. È stato il sacrificio di mia madre che lo ha fermato, in passato.”

“Molto bene, Harry. E se dovessi provare ad immaginare dove cercare il prossimo Horcrux, cosa diresti?” Sembrava che Silente fosse sicuro che Harry avrebbe dato la risposta esatta.

Quello era tutto l’incoraggiamento di cui aveva bisogno. Era certo che il primo pensiero che avesse attraversato la sua mente in quel momento sarebbe stata la risposta che Silente aspettava.

“L’orfanotrofio. Controllerei all’orfanotrofio.”

::

Silente era sembrato moto soddisfatto della risposta di Harry. Era sul punto di iniziare a spiegare loro come avrebbero dovuto fare per distruggere un Horcrux, quando Harry decise di rivelargli che il medaglione era ancora mancante. Silente rimase in silenzio per un po’. Piton si tolse qualche inesistente granello di polvere dalla veste ed Harry rimase semplicemente lì, in piedi, in attesa della reazione di Silente. Proprio quando ormai pensava che il ritratto non avrebbe più parlato, Silente si schiarì la voce.

“Beh, non posso fingere che questo non intralci i nostri piani. Forse, però, sarebbe meglio se per ora non te ne preoccupassi. Se c’è qualcuno che può trovare quel medaglione, quel qualcuno sei tu, Harry.”

Harry voleva strisciare sotto un masso enorme e non venir fuori mai più. Già trovare gli Horcrux era abbastanza difficile, ma trovare un medaglione che poteva essere ovunque nel mondo sarebbe stato impossibile. La voce di Silente lo riportò alla realtà.

“Credo che ora sia tempo di mostrarvi come distruggere un Horcrux. In alcuni casi è piuttosto semplice, come lo è stato per il diario, come ricorderai. Altri oggetti richiedono un diverso approccio. Immagino che con la coppa si debba agire allo stesso modo dell’anello. Allora, innanzitutto…”

Harry prese subito una piuma e una pergamena dalla scrivania di Silente e cominciò a prendere appunti.

::

Draco era furioso. Non poteva credere che lo avessero trascinato fin lì e lo avessero messo a sedere nella stessa stanza, per poi impedirgli di ascoltare la loro piccola riunione con un incantesimo. Quindi fece ciò che sapeva fare meglio: sprofondò nella poltrona e adottò la sua migliore espressione da ‘puoi-pure-morire-in-questo-momento-per-quanto-me-ne-frega’.

L’unico inconveniente era dopo un’ora i muscoli facciali avevano cominciato ad indolenzirsi. Draco, allora, decise che la sua espressione non interessava a nessuno, quindi provò a dormire un po’. Tirò su le gambe e cercò di mettersi comodo. Si era ormai quasi addormentato quando all’improvviso udì la voce di Piton.

Certo. Ora dovevano decidere di rimuovere l’incantesimo.

“Draco, svegliati. Il Preside vorrebbe parlarti.”

Draco si mise subito seduto. Fino ad allora era riuscito ad evitare il ritratto. Sfortunatamente, sembrava che non l’avrebbe scampata così facilmente. Parlare con il ritratto di Silente significava che avrebbe dovuto affrontare parecchie cose che fino ad allora era riuscito ad evitare. Dopotutto, aveva passato un anno intero a cercare di uccide l’anziano uomo.

Attraversò la stanza e si fermò davanti al ritratto. Quando seppe di non poter più indugiare, alzò la testa ed incontrò lo sguardo di Silente.

“Buongiorno, Draco. Come ti senti?”

Draco si schiarì la voce. “Bene,” replicò, compiendo un enorme sforzo per non distogliere lo sguardo dal volto di Silente.

“Sono trascorsi alcuni mesi dal nostro ultimo incontro, il quale temo si sia concluso piuttosto bruscamente. Non abbiamo più avuto la possibilità di terminare il nostro discorso.” La voce Silente, così calma, mandò un brivido lungo la schiena di Draco.

“Sì,” rispose, non sapendo cos’altro dire.

“L’offerta che ti ho fatto quella notte è ancora valida. Immagino che tu abbia avuto abbastanza tempo per ripensarci.”

Ora tutto aveva un senso. Ciò che Piton aveva fatto per lui era ciò che Silente aveva suggerito.

“Non ho avuto scelta, alla fine.” Draco fece una pausa ad effetto, soltanto per vedere che Silente non sembrava affatto impressionato. “Non sono riuscito a portare a termine la mia missione. Le mie opzioni erano piuttosto chiare, dopo: o morivo, o accettavo la sua offerta. Anche se sono stato convinto con l’inganno,” e a quel puntò lanciò a Piton un’occhiataccia, “non è che abbia tutta questa voglia di morire. E dal momento che la parte da cui stavo prima vuole vedermi morto, sembra che debba restare con la sua.”

Draco non aveva ancora preso una decisione netta sulla questione, ma realizzò che, almeno, era davvero convinto di ciò che aveva appena detto. Silente rispose con un sorriso enigmatico. Draco si sentì più rilassato di quanto lo fosse mai stato sin dalla notte in cui era fuggito da Hogwarts, e per qualche ragione pensò che Silente non fosse allarmato dal fatto che aveva passato un intero anno a cercare di ucciderlo.

“Molto bene, ragazzo mio. Sono sicuro che il Professor Piton saprà prendersi cura di te.”

Draco si sentì molto meglio quando vide l’espressione scioccata sul volto di Potter.

::

Rimasero nell’ufficio di Silente per il resto della giornata, poiché era troppo rischioso lasciare la scuola prima che facesse buio. Draco riprese il suo posto sulla poltrona e riprovò a dormire. Mancavano pochi giorni alla luna piena e si sentiva spossato, dal momento che il suo corpo non era abituato ai cambiamenti che doveva subire durante un mese lunare. Draco si era addormentato sentendo Piton bisbigliare qualcosa al ritratto.

Proprio nel mezzo di uno splendido sogno, nel quale si trovava nella sua sala da pranzo a Villa Malfoy, spolverando un’infinita quantità di piatti dei più deliziosi cibi possibili, sentì qualcuno scuoterlo per la spalla. Gli girò la testa ed aprì gli occhi lentamente, soltanto per trovare Potter che lo fissava.

“Piton dice che dovresti venire a mangiare qualcosa,” disse indicando un vassoio di tramezzini sulla scrivania.

Draco ebbe appena il tempo di replicare prima che Potter gli desse le spalle ed andasse a mangiare, ignorandolo ancora una volta. Quando il suo stomaco brontolò, si alzò e si diresse verso la scrivania, afferrò qualche tramezzino e tornò alla poltrona. Non si alzò fino a quando non fu tempo di andare.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Era ormai molto tardi quando tornarono al nascondiglio. Nell’esatto momento in cui entrarono all’interno dell’edificio, Harry, ignorando gli altri, andò dritto nella sua stanza. Abbandonati i vestiti in una disordinata pila sul pavimento, si sdraiò sul letto e si addormentò all’istante.

Non si svegliò prima delle dodici. Ricordandosi che proprio quel giorno avrebbero distrutto l’Horcrux, balzò giù dal letto e si vestì in fretta. La coppa era ancora dove l’aveva lasciata, nascosta sotto un’asse scostata del pavimento, vicino al muro. Harry prese la coppa e si diresse in cucina.

Una volta lì, vide Piton ricurvo su un calderone gorgogliante e un odore familiare raggiunse il suo naso. No, non può essere…Si schiarì la voce per annunciare la propria presenza.

“Siediti. Inizieremo a lavorare sulla coppa tra qualche minuto,” disse Piton, senza distogliere lo sguardo dal calderone. Spense il fuoco e lasciò la pozione a raffreddarsi.

“Quella è Pozione Antilupo?” chiese Harry con tutta la nonchalance che gli riuscì, mentre si sedeva al tavolo.

Piton si voltò in un turbinio di vesti e un’espressione divertita si formò sul suo viso.

“Beh, Potter…Sembra che tu abbia davvero imparato qualcosa di pozioni, dopotutto…”

Harry pensò che avrebbe dovuto ribattere, ma Malfoy scelse proprio quel momento per entrare nella stanza. Ignorò Harry completamente e si avvicinò a Piton, bisbigliandogli qualcosa. Piton rispose con lo stesso tono di voce. Quando afferrò una tazza e vi versò un po’ di pozione, porgendola a Malfoy, Harry dovette sbattere le palpebre un paio di volte per essere sicuro che la scena a cui stava assistendo fosse reale. A quel punto, Malfoy prese in mano la tazza fumante e bevve cautamente un sorso, mentre sul suo viso si formava un’espressione di disgusto.

Harry sentì gli occhi quasi uscirgli fuori dalle orbite, ma dopo un po’ decise di non dire niente. Se aveva ragione, sarebbe stato meglio se Malfoy non avesse saputo che aveva scoperto il suo segreto.

::

Mezz’ora dopo erano tutti e tre seduti al tavolo, concentrati sulla coppa. Stavano così da almeno venti minuti. Nessuno sembrava avere intenzione di iniziare.

Malfoy si mosse sulla sua sedia, mentre Piton si schiarì la voce.

“Immagino che dovremmo distruggerlo, allora,” borbottò Harry, decidendo che avevano aspettato fin troppo tempo.

Piton tirò fuori la bacchetta.

“Aspettate!” gridò Malfoy. Sia Harry che Piton si voltarono verso di lui. Draco continuò a voce più bassa. “Cos’è che dovrei fare?”

“Oh, per…” Harry lasciò cadere la mano sul tavolo. Era la terza volta che Malfoy faceva quella domanda e Piton gli aveva già spiegato tutto due volte. “Devi solo startene seduto lì e darci qualche goccia del tuo sangue quando te lo chiediamo. E se succede qualcosa e non ci riusciamo e un frammento di anima inizia a svolazzare per la stanza, devi ucciderlo!” Aveva bisogno di calmarsi. Malfoy non stava prestando attenzione e ciò lo stava facendo innervosire.

La sua sfuriata si guadagnò un ghigno da parte di Malfoy. Da qual momento Harry fece del suo meglio per ignorarlo.

Un brillante raggio luminoso fuoriuscì dalla bacchetta di Piton: colpì la coppa e la fece risplendere. Quando la coppa cominciò a tremare, Harry prese il coltello che aveva preparato sul tavolo per l’occasione e si ferì la mano. Il dolore gli fece emettere un sibilo, ma subito spinse il coltello verso Malfoy.

“È il tuo turno…”

Sembrava che Malfoy stesse per svenire da un momento all’altro. Ciononostante, afferrò comunque il coltello e ripetette gli stessi gesti di Harry. Attesero poi il segnale di Piton, mentre il sangue aveva iniziato a scorrere dalle loro ferite.

“È quasi ora…” Piton sembrava stanco. Evidentemente, c’era bisogno di un grande sforzo per tenere attivo l’incantesimo. “Fatelo…adesso!”

Harry allungò la mano e lasciò che il sangue gocciolasse sulla coppa. Una volta che Harry ebbe finito, Malfoy fece lo stesso.

Non appena l’ultima goccia del sangue di Malfoy raggiunse la coppa, la sua superficie si offuscò e sembrò come se qualcosa di trasparente stesse cercando di uscire. La luce proveniente dalla bacchetta di Piton scomparve e quella cosa continuò ad ingrandirsi. Nel momento in cui ebbe definitivamente lasciato la coppa, Harry prese la bacchetta con l’intenzione di colpirla, ma Piton fu più veloce. La sua bacchetta era già puntata e le parole erano già sulla punta della sua lingua.

Avada Kedavra!

Quando l’incantesimo colpì il frammento dell’anima di Voldemort, il lampo verde illuminò l’intera stanza. Harry osservò il frammento ondeggiare, prima di dissolversi, infine, in uno sbuffo di fumo. Si voltò e vide Piton asciugarsi il sudore sulla fronte.

“Dovrebbe controllare la sua ossessione per quell’incantesimo. Non può farle bene,” disse Harry, alzandosi per uscire dalla stanza. Era sicuro di aver sentito sbuffare non appena ebbe raggiunto la porta.

::

Harry si richiuse la porta alle spalle e crollò sul letto. Vedere Piton utilizzare di nuovo l’Anatema che Uccide gli aveva ricordato della notte in cui Silente era morto. Non aveva importanza che ora conoscesse tutta la verità; era comunque doloroso. Aveva bisogno di un po’ di tempo per calmarsi.

E poi c’era anche quell’altra…questione. Malfoy era un lupo mannaro. Non poteva esserci nessun'altra ragione perché dovesse bere la Pozione Antilupo. Certamente, Piton era un orribile bastardo, ma nemmeno lui avrebbe preparato qualcosa di tanto difficile in una situazione del genere e l’avrebbe fatta bere a Malfoy. Le persone come loro – Serpeverde? Mangiamorte? Casi mentali? – facevano un mucchio di cose strane, ma Harry dubitava che qualcuno di loro iniziasse la propria giornata con una tazza fumante di Pozione Antilupo.

Non sapeva esattamente che giorno fosse, quello, ma immaginò che fosse passato circa un mese da quando aveva lasciato la Tana. Sembrava di più, ma ricordava che era stato per l’ultima volta con i suoi amici durante la precedente luna piena. Che cosa stavano facendo i suoi amici in quel momento? Gli mancavano terribilmente, e sapeva che si stavano preoccupando. Una parte di sé sperava che avrebbero cercato di rintracciarlo, ma sapeva che ciò li avrebbe soltanto messi in pericolo.

Ad un certo punto, Harry aprì gli occhi e si rese conto di essersi addormentato. A giudicare dai suoni che provenivano dal suo stomaco, aveva fame. Si alzò e guardò fuori dalla finestra. Presto sarebbe calato il buio.

Si ficcò in tasca la bacchetta, uscì dalla stanza e si diresse verso le scale. Il suo piede aveva appena raggiunto il primo scalino quando udì delle voci provenire dal primo piano. Cercando di fare meno rumore possibile, scese qualche gradino e si accovacciò nelle tenebre.

Malfoy era davanti alla seconda porta del corridoio e con le mani teneva il braccio di Piton in una stretta morsa. Ha un aspetto di merda.

“Non posso…Fa troppo male…”

E detto ciò, si gettò su Piton e cominciò a piagnucolare sulla sua veste. Sembrava che Piton fosse combattuto tra il sentirsi imbarazzato o leggermente disgustato. Fece una smorfia nell’osservarsi i vestiti, ma alzò il suo braccio libero e tentò di accarezzarlo appena sulla schiena.

Harry quasi scoppiò a ridere. Quasi.

Ridere del disagio di Piton era una cosa. Ma prendere in giro il dolore di Malfoy gli sembrava semplicemente sbagliato. Harry ricordò cos’era accaduto l’ultima volta che aveva visto Malfoy piangere, e rabbrividì. Se Malfoy lo avesse visto in quel momento, non si sarebbe disturbato a lanciargli contro la Maledizione Cruciatus. Sarebbe passato direttamente all’Avada Kedavra.

Fortunatamente, Piton riuscì a spingere Malfoy dentro la stanza e Harry attese qualche minuto prima di scendere al piano di sotto.

Aveva appena finito di mangiare quando Piton apparve in cucina. All’improvviso il suo piatto vuoto sembrò ad Harry molto interessante, e decise di mettersi ad analizzare le briciole rimaste.

“Forse Draco era troppo turbato per notarti, ma non pensare che io non sapessi che eri lì.”

Harry si irrigidì.

“Sta’ attento, Potter. Che non ti venga neanche in mente di dire a Draco che sei a conoscenza di tutto questo. Se scopro che usi tale informazione contro di lui, ti garantisco che ti stacco ogni arto del tuo corpo a suon di incantesimi.”

Dopo la minaccia, Piton gli diede le spalle e andò al lavandino per ripulire i suoi calderoni. Harry rimase in cucina abbastanza a lungo da fargli capire che la minaccia non l’aveva spaventato affatto, prima di tornare nella sua stanza.

::

Plink. Plink. Plink.

“Mmm…Basta. Ho freddo…”

Plink. Plink. Plink plink plink.

Harry aprì pigramente un occhio per vedere quale idiota avesse deciso di fargli uno scherzo mentre dormiva. Dopo una veloce occhiata alla stanza, sebbene un po’ offuscata, si ricordò dove fosse. Afferrò gli occhiali e li indossò, balzando, nel frattempo, giù dal letto. Si guardò intorno per cercare di capire cosa l’avesse svegliato.

Dal soffitto, dell’acqua stava gocciolando sul suo letto.

Guardando fuori dalla finestra, Harry vide che stava piovendo molto forte. L’acqua era penetrata nel soffitto e sembrava che la situazione stesse peggiorando.

“Tutto questo è ridicolo…” borbottò tra sé e sé. Non c’era alcuna possibilità che sarebbe riuscito a rimettersi a dormire, dopo quello.

Harry iniziò allora a vedere se nel suo piano vi fosse un’altra stanza in cui poteva trasferirsi, ma sembrava che ad ogni porta che apriva trovasse qualcosa di peggio. In alcune stanze il pavimento era crollato, in altre dei buchi si aprivano nelle pareti, e le ultime due proprio non avevano il soffitto. Con un sospiro, decise di scendere di sotto e di provare lì.

Fu così che, due minuti dopo, quasi si scontrò con Malfoy, che usciva allora dal bagno. Era avvolto in una logora coperta grigia e non sembrava che indossasse qualcosa sotto. Harry cercò di spazzare via quel pensiero e si concentrò su altre parti di Malfoy. Il suo sguardo si posò su una brutta cicatrice nella gamba.

Malfoy sistemò subito la coperta in modo da coprirla e gli rivolse un ghigno.

“Che ci fai qui?”

Ma Harry non ne fu colpito. Sembrava che non funzionasse tanto bene quando il viso di Malfoy era così stanco e pallido.

“Sto cercando di trovare una camera. Nella mia, la pioggia è penetrata nel soffitto,” rispose, sorpreso per aver mantenuto un tono tanto calmo.

Malfoy girò i tacchi e andò nella sua stanza, sbattendo la porta dietro di sé.

Harry restò lì, confuso. Era appena stato gentile con Malfoy? Bisognava ammetterlo, Malfoy aveva un aspetto orribile e non gli era sembrato giusto dargli fastidio proprio allora…però! Quello era Malfoy, ed era strano essere gentile con lui.

Forse sarebbe rimasto lì a rimuginare per un bel po’, ma Piton aveva sentito dei rumori e si era affacciato dalla sua porta per capire cosa stesse succedendo. Harry gli spiegò la situazione e Piton gli indicò una porta nel corridoio, prima di sparire di nuovo nella stanza. La nuova stanza non era migliore della precedente, ma per lo meno non gocciolava acqua da tutte le parti.

Dopo aver sistemato le sue cose nell’armadio, Harry scese di sotto per fare colazione. Con quel tempo, una tazza di cioccolata calda gli sembrava un’ottima idea.

::

Durante la settimana successiva, Harry tentò disperatamente di trovare dei modi per sfuggire alla noia. La sua nuova stanza era quanto più pulita potesse essere, la porta non cigolava e il lavandino non gocciolava più durante la notte. La sua più recente scoperta era una stanza al piano terra, che probabilmente un tempo era stata uno studio. Tutto era ricoperto dalla polvere, ma dopo un po’ di incantesimi di pulizia era tornata ad avere un aspetto decente. Harry notò dei libri sulle mensole e decise di dare un’occhiata. Forse potrei mettermi a leggere, invece di giocare a fare la donna delle pulizie per due ex-Mangiamorte.

Fu lì che Piton lo trovò qualche ora dopo, sdraiato sul divano e con il viso sepolto in un libro. Dichiarò che sarebbe dovuto partire per alcuni giorni e che gli sarebbe piaciuto che lui e Draco non si fossero uccisi a vicenda prima del suo ritorno. Poi disse che avrebbero cominciato a cercare il prossimo Horcrux quando sarebbe tornato, ed uscì dalla stanza con le vesti che si gonfiavano dietro di lui.

Harry sospirò e chiuse il libro. Non era interessante come aveva sperato. Per di più, poteva fare uno sforzo e andare a parlare con Malfoy, invece di stare lì seduto da solo. La prospettiva gli sembrava certamente più interessante del libro. Molto probabilmente sarebbe finito tutto con una lotta selvaggia, ma sarebbe comunque stato più… normale. Tutto quel leggere per passare il tempo era incredibilmente stano. Perfino Hermione avrebbe pensato che era sotto la Maledizione Imperius, se avesse saputo quanto aveva letto.

Raggiunse la porta di Malfoy senza neanche realizzare di essersi mosso. Vide la propria mano alzarsi per bussare, ancora incerto su quello che avrebbe detto.

::

“Cosa?”

Draco non poteva credere a ciò che aveva appena sentito.

“Ho detto: ‘Ti va di venire di sotto e di sederti con me’?” chiese Harry, serrando i denti.

Sta scherzando…

“E perché dovrei volere una cosa del genere?” replicò, assottigliando gli occhi.

“Argh! Malfoy, sei impossibile. Non posso farlo…” E con ciò, Potter si voltò e si diresse verso le scale, passandosi una mano tra i capelli e borbottando tra sé e sé.

Draco ci stava già ripensando. Si era allontanato dai suoi amici durante l’anno precedente e, a parte Piton, non aveva nessuno con cui parlare sin da quando era fuggito da Hogwarts. Trascorrere un po’ di tempo con Potter, anche se sarebbero finiti a scagliarsi contro incantesimi dopo pochi minuti, stava cominciando a sembrargli un’idea interessante. Però sarebbe stato meglio aspettare un po’ prima di scendere di sotto: non voleva che Potter pensasse che si era arreso così facilmente.

Cominciò a cercarlo un’ora dopo.

::

Potter era in cucina, seduto al tavolo davanti ad una fumante tazza di tè.

“Ho preparato il tè,” bofonchiò, senza neanche guardarlo.

“Lo vedo,” replicò Draco, sforzandosi di mantenere la voce calma. Allungò la mano per prendere la teiera e versò un po’ di tè in una tazza pulita. Si sedette soltanto quando si sentì abbastanza sicuro che non avrebbe aggredito Potter all’istante, ma evitò di guardarlo.

Stava bevendo un sorso del suo tè quando Potter parlò.

“Allora, um…Come va?”

Draco si versò tutto il tè addosso. Si sentì le mani pizzicare e le asciugò sui vestiti dopo aver posato la tazza sul tavolo. Beh, questa non me l’aspettavo.

Potter lo stava guardando come se gli fossero cresciute le corna. Decise che forse avrebbe dovuto rispondergli. Spero che tu sia pronto per questa esplosione, Potter.

“Bene. Sì, se ignori i dettagli, tipo che mi sto nascondendo da tutti, o che non posso incontrare mia madre, o che non vedo i miei amici da mesi. E poi c’è un altro dettaglio, molto meno importante, cioè che gli amici di mio padre sono là fuori a cercarmi e a pensare come meglio potrebbero soddisfare il Signore Oscuro consegnandogli il mio cadavere. Senza contare che dovrei essere dalla tua parte, perché è l’unica possibilità che ho di sopravvivere. Ma dopotutto, credo che non ci si debba mai preoccupare di cose così insignificanti.”

Draco l’aveva guardato truce durante l’intera sfuriata. Potter era tutto rosso e sembrava che si stesse sforzando davvero molto per non mettersi ad urlare o iniziare a strangolarlo. O tutte e due le cose.

Rimasero in silenzio per un paio di minuti.

“Ero sulla torre, quella notte. Ho visto tutto,” disse Potter infine.

“Quale notte?” sbottò Draco, con un brutto presentimento riguardo la piega che stava prendendo quella conversazione.

“La notte che te ne sei andato. So che stavi cercando di uccidere Silente.” Potter fece una breve pausa, prima di continuare con la stessa voce stanca. “So anche che non lo avresti fatto…Non avresti potuto farlo.”

Ma certo…Mando tutto a puttane e ovviamente Potter già lo sa.

“Oh, sì, rigira il coltello nella piaga, Potter! Sono sicuro che ti sei fatto una bella risata con i tuoi amici quando gli hai riferito come Draco Malfoy fosse stato un debole, inutile codardo-”

“Cos-” farfugliò Harry, “Che diavolo hai che no va, tu? Debole?

“Sì, debole. È quello che diranno tutti”, disse Draco, distogliendo lo sguardo da Potter. Non c’è da stupirsi che Piton non mi dica niente riguardo mia madre. Si starà sicuramente chiedendo come abbia fatto a crescere qualcuno come me.

“Beh, Malfoy, ho qualcosa da dirti. Tu sei tante cose. La mia prima risposta sarebbe ‘rompicoglioni’, anche se ‘stupido’ mi sembra più adatto al momento. Ma sbagli se pensi che non riuscire ad uccidere un’altra persona ti renda debole. Al massimo, ti rende umano, che è qualcosa di cui dubitavo seriamente, prima di quella notte.” Sembrava che Potter stesse parlando a denti serrati.

Draco non aveva idea di come rispondere. Potter lo tolse d’impaccio alzandosi ed uscendo dalla stanza, sbattendo la porta.

::

Ma che cazzo gli ho detto? E perché diavolo l’ho fatto?

Harry crollò contro la porta della sua stanza, non appena richiusa. Tutto per avere una normale conversazione con Malfoy. Stare segregato nella sua stanza fino al ritorno di Piton gli apparve improvvisamente molto più interessante.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Piton tornò quattro giorni dopo. Harry aveva trascorso la maggior parte del tempo nello studio, e fu di nuovo lì che lo trovò, seduto alla scrivania con la schiena rivolta alla porta. Era così concentrato nella lettura che non sentì la porta aprirsi. Quando Piton si schiarì la voce, Harry si voltò così velocemente che quasi cadde dalla sedia. Ricoprendo mentalmente Piton di una serie di insulti che avrebbero fatto venire un aneurisma alla signora Weasley, cercò di sembrare semplicemente infastidito piuttosto che sorpreso.

“La cena sarà pronta fra trenta minuti. Dopo discuteremo dei nostri piani,” annunciò un Piton alquanto accigliato, prima di sparire nel corridoio.

Per il minuto successivo Harry continuò a guardare truce la porta. Rimanere confinato in quell’edificio aveva cominciato a renderlo nervoso ed era irritato con Piton per averglielo ricordato. Passò quasi tutta la successiva mezz’ora a rileggere sempre lo stesso paragrafo, fino a quando non realizzò che era ora di cena. Gettò via il libro e si stiracchiò la schiena, dopodichè si alzò e si diresse in cucina.

Il rumore dei piatti che venivano apparecchiati sulla tavola poteva essere udito sin dal corridoio. Avvicinandosi alla cucina, sentì delle voci sommesse provenire da dietro la porta. Harry si mosse lentamente e si appoggiò alla parete del corridoio, cercando di rimanere nell’ombra, e si sforzò di cogliere l’argomento della conversazione.

“Ma-ma come fa lei a saperlo? Che cosa ha detto?” Malfoy sembrava nel panico.

“Niente fuori dall’ordinario, per lei, ma abbastanza perché io mi chieda se non sospetti qualcosa. Probabilmente si sta solo comportando di nuovo da paranoica, ma d’ora in poi dobbiamo fare maggiore attenzione.”

Harry udì un suono come di piedi che venivano strascicati, e immaginò appartenessero a Malfoy, mentre seguiva Piton per la stanza.

“Come fai ad essere sicuro che non ti abbia seguito? Tu non la conosci come la conosco io! Lei è-”

“Credimi, Draco, la conosco molto meglio di te,” lo interruppe Piton. “Cerca di controllarti. L’ho ingannata più di una volta. Non hai alcun motivo per dubitare delle mie capacità di tenerla lontana. Fine della discussione. E ora siediti! Mi stai facendo venire un’emicrania.”

A giudicare dal raschiare di una sedia sul pavimento, Malfoy dovette aver obbedito. Harry decise che quello fosse un buon momento per entrare, prima che ricominciassero a parlare. Quando aprì la porta, Piton si comportò come se non fosse successo niente e Malfoy quasi sobbalzò, ma si riprese immediatamente guardando ovunque nella stanza tranne che in direzione di Harry.

Presto la cena fu servita. Le costolette di maiale, eccessivamente unte, non avevano un aspetto molto invitante, ma Harry le mangiò ugualmente, sebbene si rifiutò di finire i piselli. Continuò a giocare con i suoi avanzi nel piatto, aspettando che gli altri terminassero di mangiare, cosicché potessero finalmente iniziare la discussione sull’Horcrux.

“Hai finito, Potter?” chiese Piton, guardandolo con un’espressione leggermente disgustata.

Harry annuì e spinse via il piatto. Con un movimento di bacchetta, Piton fece sparire il cibo e mandò i piatti direttamente dentro il lavandino.

“Innanzitutto, Potter, da oggi in poi assicurati di avere tutte le tue cose pronte. C’è la possibilità che presto dovremmo allontanarci velocemente da qui.”

Harry deglutì. “Perché? Chi sta venendo?” È di questo che stavano parlando, prima.

“Nessuno!” sbraitò Piton, ma continuò in un tono più calmo. “Per ora. Sembra che alcune persone sospettino di me e sono sicuro che cercheranno di…indagare per rintracciare questo posto. Ho già pronto un altro nascondiglio, ma non c’è motivo di preoccuparsene ora.”

Harry voleva saperne di più, ma Piton lo bloccò non appena aprì la bocca.

“Bene. Allora, domani visiteremo l’orfanotrofio. Questo è ciò che faremo…”

::

Avevano passato diverse ore ad organizzare tutto e quella notte andarono a dormire molto tardi. La mattina fu difficile alzarsi, ma Harry fu del tutto sveglio non appena ripensò a quello che avrebbero dovuto affrontare. Quando scese di sotto trovò Piton che stava trasfigurando i vestiti di Malfoy in un completo babbano, mentre la sua veste era stata già trasformata in un gessato grigio, con una cravatta verde scuro a completare il quadro. Per qualche ragione, osservare Piton vestito in quel modo gli faceva venire da ridere, ma si fermò appena in tempo per vederlo puntare la bacchetta verso di lui. Percepì i propri vestiti cambiare e guardò in basso per vedere cos’era successo.

Grandioso. Adesso io e Malfoy siamo pure coordinati…

Entrambi erano vestiti di nero dalla testa ai piedi. Harry sentì la cravatta stringergli la gola e cercò di allentare leggermente il nodo. Era certo che Piton l’avesse fatto apposta.

“Avete le vostre bacchette?” chiese Piton, sistemandosi la giacca.

Harry borbottò un ‘sì’, mentre Malfoy annuì debolmente.

“Bene. Allora andiamo. Afferrate le mie braccia.”

I due ragazzi obbedirono. Harry ebbe a mala pena il tempo di pensare a quanto odiasse la sensazione della Smaterializzazione, prima che riaprisse gli occhi e scoprisse di essere già giunto a destinazione. Tutti e tre, in abiti così formali, apparivano del tutto fuori luogo in quel sudicio vicolo della Londra babbana. Piton si diresse verso la strada principale, lasciando che Harry e Malfoy lo seguissero.

Era la stessa strada che Harry aveva visto nel Pensatoio di Silente. Riconobbe il cancello in ferro dell’orfanotrofio, a qualche edificio di distanza. Piton attese che lo raggiungessero, prima di entrare nel cortile. Lo stomaco di Harry era in subbuglio. Era allo stesso tempo nervoso ed eccitato; nervoso perché non sapeva cosa avrebbero trovato all’interno dell’edificio, ed eccitato perché sarebbe stato più vicino alla distruzione di Voldemort. Se aveva avuto ragione riguardo il luogo dove era nascosto l’Horcrux.

Non appena raggiunsero il portone principale, Piton bussò. Quando ormai Harry pensava che nessuno avrebbe risposto, la porta si aprì e rivelò una ragazza bassina e paffuta dai ricci capelli biondi.

“Buongiorno. Il mio nome è Reginald Hill. Vorrei parlare con la direttrice.”

Harry rabbrividì. Piton faceva quasi sempre paura, ma il soave tono strascicato che stava usando in quel momento era incredibilmente disturbante.

“Sì, signore. Prego, entrate pure. La vado subito a chiamare.”

Neanche l’ingresso sembrava cambiato: le mattonelle che formavano il pavimento, nere e bianche, erano ancora pulitissime. Harry osservò le scale in pietra che conducevano al piano superiore. Dov’era stata la stanza di Riddle. Un rumore di tacchi lo fece voltare, e vide la direttrice che si avvicinava. Sembrava una versione più giovane della McGranitt, soprattutto quando lì squadrò prima di fermarsi di fronte a Piton.

La ragazza che aveva aperto la porta ora si trovava a circa un metro dietro di lei, e guardava Harry sbattendo le ciglia. Harry pensò che assomigliasse proprio a Miss Piggy. [1]

“Salve. Sono Margaret Elliot, la direttrice. Voleva vedermi?” disse la donna.

“Sì, signora Elliot. Sono Reginald Hill,” disse Piton con lo stesso tono che aveva usato in precedenza. Porse la mano per salutarla. “Questi sono i miei figli, Tobias e Derek. Possiamo discutere in privato da qualche parte?” Chiese, lanciando un’occhiata in direzione della ragazza.

“Certamente,” rispose, dopodichè si voltò verso la ragazza. “Peggy, vai in cucina e vedi se il cuoco ha bisogno di qualcosa.” Peggy borbottò qualcosa e corse via. “Seguitemi, prego.” La donna diede loro le spalle e li guidò nella stanza che Harry ricordò era stata l’ufficio della signora Cole. Una volta all’interno, la signora Elliot chiuse la porta e indicò le sedie, non tutte dello stesso tipo. “Prego, accomodatevi.” Disse, e andò a sedersi dietro alla disordinata scrivania.

“Allora, come posso esservi utile?” chiese, osservandoli cautamente.

“Andrò dritto al punto, signora Elliot. Dodici anni fa, mia moglie ed io decidemmo di adottare un bambino. Certamente, avevamo il nostro Tobias-” fece una pausa per guardare Harry, “tuttavia, visitammo questo posto e trovammo Derek. Lo adottammo non appena ci fu possibile. Lui e Tobias andarono subito molto d’accordo.” Fece un’altra pausa, sforzandosi per avere l’espressione di chi sta rievocando il passato. Harry soppresse uno sbuffo. Che lui e Malfoy andassero perfettamente d’accordo era così lontano dalla realtà che la storia di Piton gli faceva venir voglia di scoppiare a ridere. “Lo scorso anno mia moglie si è ammalata. I dottori non hanno potuto fare niente, sfortunatamente…” tirò fuori un fazzoletto e si soffiò il naso. “Mi scusi…È morta il mese scorso.”

“Sono terribilmente dispiaciuta. Le mie condoglianze…” La signora Elliot sembrava nervosa. “Chi non lo sarebbe, a vedere uno come Piton che si comporta così?” pensò Harry.

“La ringrazio.” Piton rimise in tasca il fazzoletto. “Derek voleva scoprire chi fossero i suoi veri genitori, ma non voleva turbare Eileen. Perciò abbiamo atteso fino ad oggi per venire qui. C’è qualche possibilità che lei possa aiutarci?”

Malfoy si stava davvero sforzando per calarsi nella parte nel povero orfanello, ma sembrava che la signora Elliot non si fosse bevuta la storia. Harry era certo che avrebbe rifiutato e uno sguardo a Piton lo convinse che stava pensando la stessa cosa. Avrebbero fallito, se lo sentiva. Guardò la direttrice, provando a pensare che cosa avrebbe potuto dire per impedire il disastro, quando vide che il suo sguardo divenne spento. Sembrava in una sorta di trance.

Harry e Piton si voltarono di scatto verso Malfoy, che aveva la bacchetta puntata in direzione della donna.

“Che c’è?” protestò. “La tua storia strappalacrime non l’avrebbe mai convinta! Dovevo fare qualcosa!”

Sembrava che Piton volesse strangolarlo, ma presto si arrese.

“Dille di lasciarci perlustrare il posto per un po’, perché tu stai cercando la tua camera. Dopo che ce ne saremo andati, deve dimenticarsi che siamo stati qui,” brontolò.

Malfoy si concentrò e guardò la donna. Quando terminò, la direttrice sbatté le palpebre ed iniziò a comportarsi come se avesse appena realizzato che erano lì.

“Giusto. Vi accompagno al piano superiore. Nessuno vi disturberà.”

Si alzò ed uscì dalla stanza, compiendo lo stesso percorso compiuto dalla signora Cole quando Silente era stato lì. Non appena arrivarono al piano superiore, tuttavia, si fermò.

“Sentitevi liberi di chiamarmi se avete bisogno di qualcosa,” disse, e li lasciò lì.

Adesso, tutto quello che dovevano fare era cercare l’Horcrux.

::

“Ora tocca a te, Potter,” disse Piton.

Harry sentiva che innanzitutto avrebbero dovuto controllare nella stanza di Riddle. “Quassù,” dichiarò, e salì i gradini rimanenti. Piton e Malfoy gli furono subito dietro.

Quando raggiunse il secondo pianerottolo, tuttavia, non trovò ciò che stava cercando.

“La porta non c’è più!” esclamò. “Era proprio qui!” Indicò con rabbia il muro davanti a sé.

Piton lo spinse di lato e tirò fuori la sua bacchetta, facendo degli incantesimi che Harry non riconobbe. “È vero. Qui c’è qualcosa,” annunciò pochi minuti dopo. Il successivo incantesimo fece brillare il muro, rivelando la porta lì dov’era in origine.

Harry sentì la sua frustrazione scemare all’istante. Ce la stavano facendo.

Ora dovevano entrare nella stanza. Non poteva essere così semplice. Harry allungò la mano per toccare la maniglia della porta, ma Piton la afferrò in tempo.

“No! Ma non vedi, Potter? È una trappola!” Evocò un verme e lo levitò fino alla maniglia. Non appena il verme sfiorò il metallo, si contorse violentemente e si dissolse con un sibilo. Piton guardò torvo la porta. “Sangue,” mormorò.

Ancora?” protestò Harry, guadagnandosi un ghigno da parte di Piton, che tirò fuori un coltello e si tagliò la mano prima di lasciarne sulla porta un’impronta insanguinata. Con un leggero ‘click’, lentamente la porta si aprì. Harry sbirciò all’interno della stanza.

Era rimasta la stessa, tanto che Harry quasi si aspettava di vedere Tom seduto sul letto. Deglutì a vuoto e guardò verso l’armadio.

“Lì,” sussurrò a Piton, indicando il vecchio mobile.

Entrarono nella stanza e si fermarono di fronte all’armadio. Piton fece un'altra serie di incantesimi, che suonavano molto simili al precedente, e le ante si illuminarono, risplendendo di diversi colori.

“Che cos’è?” chiese Harry.

“C’è qualcosa, qui dentro. Non è protetto da niente di…letale. Cosa inusuale, in confronto alle protezioni impiegate per la porta.”

Harry scosse la testa. Di quel passo, ci avrebbero messo un’infinità di tempo per prendere l’Horcrux. Fece un passo in avanti e aprì l’anta dell’armadio. L’intero mobile andò in fiamme, facendo loro fare un salto all’indietro.

“Ma quanto puoi essere stupido, Potter? Stai cercando di farci ammazzare?” Piton aveva uno sguardo assassino.

“Scommetto dieci Galeoni che entro tre minuti mi chiederà scusa,” replicò Harry, guardando fisso l’armadio e avvicinandosi nuovamente ad esso.

Il fuoco non era reale, nel ricordo…

Harry mise una mano tra le fiamme, troppo concentrato su ciò che stava facendo per notare le esclamazioni di sorpresa di Piton e di Malfoy, e raggiunse il ripiano più alto. Proprio come sospettava, c’era qualcosa. Lo prese; era la scatola di cartone del ricordo. Respirando profondamente, spostò il coperchio e guardò dentro la scatola.

Vide il proprio viso riflesso dalla superficie di uno specchietto in bronzo. Il manico brillava alla luce del fuoco.

“Non è reale...” borbottò Malfoy, fissando le fiamme con soggezione.

E all’improvviso, le fiamme scomparvero. Harry prese lo specchio e se lo rigirò tra le mani. Sul retro vi era un’incisione raffigurante un’aquila dalle ali aperte. “Sì!” Si ficcò lo specchio in tasca.

“Abbiamo finito?” chiese Piton.

“Sì.”

“Allora andiamocene via,” grugnì uscendo dalla stanza. Harry e Malfoy gli furono subito dietro.

Non appena arrivarono al portone principale, si ritrovarono faccia a faccia con la ragazza bassina.

“Ve ne andate così presto?” chiese, guardando Harry.

“Qui abbiamo finito. Grazie mille, sei stata molto utile,” replicò Piton, utilizzando lo stesso tono viscido di prima. Afferrò Harry per il braccio per trascinarlo fuori. Harry vide di sfuggita la ragazza arrossire, prima che Piton le sbattesse la porta in faccia.

Harry lanciò a Piton un’occhiataccia, pronto a commentare il suo comportamento con i babbani. “Non una parola…” brontolò Piton.

Harry avrebbe ridacchiato, se non fosse stato interrotto dalla spiacevole sensazione della Smaterializzazione, quando Piton li riportò al loro nascondiglio.

::

Draco aprì pigramente un occhio e guardò dalla finestra. Era tardi, ma non riusciva ancora a ad uscire dal letto. Emise un gemito, tirandosi le coperte fin sulla testa.

Avrebbero distrutto l’Horcrux quel giorno stesso, più tardi. Piton gli aveva spiegato ciò che il Signore Oscuro aveva fatto. Doveva ammettere che in teoria era un buon piano, ma doveva avere parecchi difetti se Potter era riuscito a trovare gli Horcrux tanto facilmente.

Potter…Draco era finalmente riuscito ad ignorarlo durante l’anno precedente. Era stato troppo occupato a fare altre cose. E guarda dove ti hanno portato.

Averlo intorno si stava dimostrando meno difficile di quanto aveva pensato. Potter lo evitava la maggior parte del tempo, eccetto quella volta che aveva cercato di parlargli. Almeno sembrava che stesse cambiando idea su di lui. Il fatto che Potter non lo considerasse più un nemico sarebbe potuto essergli utile, in futuro. Doveva già collaborare con lui per sopravvivere, ma così doveva rimanere nascosto. Se fosse uscito vivo da quel casino, avrebbe dovuto ripulire la sua fedina penale. No, non sarebbe sceso tanto in basso da chiedere a Potter di aiutarlo per una cosa del genere. Potter lo avrebbe probabilmente fatto di sua iniziativa.

Ma Draco non avrebbe mai, mai giocato la carta del lupo mannaro per far leva sulla sua pietà. Più a lungo Potter ignorava la cosa, meglio era per lui. Non poteva sopportare il pensiero che l’Esercito della Luce provasse dispiacere per il ‘povero rampollo purosangue trasformato in un mostro mezzosangue’. Comunque non poteva escludere che Potter decidesse di usare quell’informazione contro di lui. Potter avrebbe capito quanto la sua condizione lo facesse soffrire. Anche lui si sarebbe reso conto di quanto potere avrebbe avuto su Draco.

Draco non riusciva a decidere quale opzione fosse peggiore. Tuttavia, l’opinione che Potter aveva di lui era l’ultima delle sue preoccupazioni. Ciò che gli importava davvero era la reazione di sua madre.

Piton si rifiutava di dargli maggiori notizie sul suo conto, ma ribadiva che non era a conoscenza del fatto che era stato morso. Per quanto ne sapeva Draco, sua madre avrebbe anche potuto averlo saputo subito e averlo dato per spacciato. E non voleva neanche pensare a cosa avrebbe fatto Lucius, se l’avesse saputo, ma certamente Narcissa non avrebbe mai voluto un lupo mannaro come figlio.

Era buffo come avesse passato l’ultima estate a cercare di evitarla e ad andare su tutte le furie ad ogni manifestazione della sua iperprotettività, quando in quel momento avrebbe rinunciato a tutto purché lei gli avesse dedicato tutta la sua attenzione.

“Uffa, è ridicolo!” mormorò, e scalciò via la coperta prima di alzarsi.

::

Potter aveva finalmente deciso di onorarli della sua presenza. Borbottò qualcosa riguardo preparare le sue cose e si sedette. Quando tutti ebbero finito di cenare, Potter posò lo specchio sul tavolo. Piton annunciò che doveva controllare qualcosa di sopra ed uscì dalla stanza.

Draco osservò lo specchio. Allungò una mano per toccarlo, guardando Potter con la coda dell’occhio. Quando finalmente lo prese in mano, Potter gli lanciò un’occhiataccia e cominciò ad agitarsi. Draco esaminò l’incisione per un po’, ma decise che era una cosa noiosa e girò lo specchio per osservare il proprio riflesso. Mosse la mano su e giù, a sinistra e a destra, per ammirare il suo viso da diverse angolazioni. Quando arricciò il naso, Potter decise di parlare.

“Ma la vuoi smettere? Lì dentro c’è l’anima di Voldemort!”

Draco riuscì appena a non sussultare, quando sentì il nome del Signore Oscuro. Ripose lo specchio sul tavolo e cercò di sembrare offeso, incrociando le braccia e serrando la mascella. Proprio quando stava cominciando a battere il piede, Piton tornò.

“Iniziamo,” borbottò questi, spingendo il coltello verso Potter, che lo afferrò immediatamente, attendendo che Piton facesse l’incantesimo.

Esattamente come la volta precedente, l’incantesimo di Piton colpì lo specchio e Potter si tagliò la mano non appena cominciò ad agitarsi. Draco prese il coltello e fece lo stesso, mordendosi il labbro quando sentì la ferita pizzicargli. Cominciò a tremare.

“Adesso!” ordinò Piton.

Potter fece gocciolare il proprio sangue sullo specchio, il viso contorto in un’espressione di dolore. Anche Draco allungò la mano. Stava tremando così tanto che del sangue finì sul tavolo invece che sullo specchio. Avvertì la stanza girare. Quando il frammento di anima emerse dallo specchio, aveva così freddo che cominciò a battere i denti.

“Avada Kedavra!”

La stanza risplendette di una luce verde, ma tutto ciò che Draco vide fu dei denti aguzzi brillare alla luce della luna. No…

“I Dissennatori! Tienili a bada!”

Piton uscì dalla stanza e Potter fece qualcosa con la bacchetta. Saltò fuori una creatura argentata, che andò…da qualche parte… Draco non riusciva a tenere gli occhi aperti. Sentì di nuovo il morso del lupo sulla gamba e cominciò ad urlare a pieni polmoni. Sembrava non finire mai, quando all’improvviso qualcuno lo afferrò per un braccio e prese a scuoterlo.

Tutto finì. La mano lasciò il suo braccio e gli chiuse la bocca per placare le urla. Draco aprì gli occhi.

Si trovavano di fronte ad un piccolo cottage. La facciata era ricoperta di viti fino al tetto. Le finestre erano a mala pena visibili attraverso le foglie e la vernice della porta era scrostata. Piton si allontanò da lui e si diresse verso la casa con tre borse in mano. Draco pensò che fosse meglio seguirlo.

Fece un passo in avanti e perse l’equilibrio, ma Potter lo afferrò per un braccio all’ultimo momento e lo sostenne. Normalmente l’avrebbe spinto via, insultando i suoi amici e parenti allo stesso tempo, ma in quel momento voleva soltanto andare in un posto sicuro, e velocemente. Quindi mise da parte l’orgoglio e lasciò che Potter che aiutasse ad entrare in casa.

Quando arrivarono, Piton aveva già acceso il camino. Draco inciampò di continuo fino a quando non arrivò sul divano di fronte al fuoco e crollò sui cuscini. Puzzavano, non essendo stati usati probabilmente da decenni, ma era troppo esausto perché gli importasse. Sentì qualcuno posare su di lui una coperta e si abbandonò al sonno.

::

Harry seguì Piton dentro una delle stanze. Si chiuse la porta alle spalle, certo che avrebbe finito per mettersi ad urlare. Non c’era bisogno che Malfoy lo sentisse.

“Che diavolo è successo?” ringhiò, non aspettando neanche che Piton si voltasse verso di lui.

“Dissennatori. Una semplice spiegazione, perfino per te.”

Harry serrò e rilassò le mani. Fino ad allora era riuscito a controllarsi e a non saltargli addosso, ma ogni volta era più difficile della precedente.

“Come lo sapeva? Come ci hanno trovato? Perché non ce ne siamo andati prima? E quand’è che ha intenzione di dire tutta la verità del caz-”

“Era maledetto, Potter!” Piton lo interruppe con un ringhio. “I Dissennatori sono stati attirati dallo specchio non appena abbiamo cominciato a distruggerlo! E non era l’unico. Ti ricordi quant’è stato facile trovare la coppa? La maledizione su di essa era dieci volte peggiore e tu ora saresti morto, se io non ti avessi trovato. Adesso vai a dormire. È tardi e siamo tutti stanchi. Non ho intenzione di discutere ancora di questo prima di domani mattina,” disse Piton, voltandogli le spalle.

Harry si impose di non urlargli contro proprio all’ultimo momento. Non poteva credere che dopo tutto quel tempo le persone ancora insistessero a non dirgli tutto, specialmente quando era coinvolto in prima persona. Lasciò quella stanza, frustrato per il fatto che quella notte non poteva fare altro, e andò in un’altra, crollando sul letto e tenendo il broncio per un bel po’ di tempo prima di addormentarsi.

[1] Se non avete idea di chi sia Miss Piggy, ecco qui! ^_^

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Sembrava che qualche ora di sonno e una buona colazione fossero sufficienti a rendere Piton più accondiscendente rispetto alla sera precedente. Spiegò ad Harry come la maledizione sullo specchio aveva funzionato e perché non li avesse avvertiti prima, sottolineando il fatto che avesse scoperto cosa stava accadendo soltanto nel momento in cui avevano cominciato a distruggere lo specchio. Non era poi stato difficile collegare quella maledizione a quella sulla coppa.

Era ancora irremovibile, però, su una questione: non poteva rivelare tutto ad Harry. Questi si era arrabbiato, ma un’occhiataccia di Piton l’aveva costretto a lasciar stare. Almeno per il momento…

Malfoy era stato silenzioso, i primi giorni. Harry immaginò che si vergognasse per quello che era successo durante l’attacco dei Dissennatori, soprattutto considerando quanto aveva preso in giro Harry durante il loro terzo anno. Alla fine Harry decise di ignorarlo, ma ciò si rivelò più difficile di prima, perché la casa era più piccola e, perciò, continuavano ad incrociarsi.

Harry dovette però ammettere che la casa era di gran lunga migliore della precedente. Sebbene vi fosse ovunque un cattivo odore, era piacevole abitarvi dopo aver lasciato per un po’ le finestre spalancate. E non era disastrata come la locanda; il tetto e i pavimenti erano intatti, e non ci volle molto per rimuovere la polvere che si era depositata negli anni.

Dopo qualche giorno, Piton ricominciò ad uscire. Tornava sempre con dei pacchi, che accatastava nella credenza in cucina. Un giorno riportò un calderone nuovo. Fu allora che Harry capì ciò che stava facendo. La successiva notte di luna piena si avvicinava e presto Malfoy avrebbe avuto bisogno della Pozione Antilupo. Harry decise di controllare la luna. Avrebbe fatto meglio a stare lontano da Malfoy, durante la trasformazione; sarebbe stato irritabile e, sorprendentemente, Harry non era proprio dell’umore giusto per litigare.

Ma non c’era bisogno di controllare ogni notte. Infatti, Malfoy era sempre più nervoso a mano a mano che i giorni passavano.

Era già la seconda settimana di ottobre, quando una mattina Harry entrò in cucina e trovò Piton che sistemava sul tavolo alcuni ingredienti per le pozioni. Il calderone era già sul fornello, che però non era ancora accesso.

Piton non lo degnò di uno sguardo e posizionò dei coltelli vicino agli ingredienti. Harry stava già per sedersi al tavolo, quando gli venne un’idea.

“Posso dare una mano?” chiese prima di potersi fermare.

Piton si irrigidì per un momento, ma poi si voltò di scatto e lo guardò torvo.

“Ne dubito fortemente.” Osservò Harry per alcuni minuti, senza parlare, sicuramente riflettendo su qualcosa. Poi la sua espressione mutò all’istante: sembrava che avesse appena ingerito una dose di NO-PUPÙ-NO-PIPÌ.

“Oh, che…” bofonchiò. “Alzati. Stai attento e non fare danni!”

Harry si mise subito accanto a Piton, e i due cominciarono a lavorare alla pozione. Piton dava istruzioni ad Harry facendolo tritare e spezzettare e sbriciolare gli ingredienti, mentre gli mostrava l’ordine corretto per aggiungerli alla pozione e come mescolare il tutto. Harry non sapeva esattamente perché si fosse offerto di aiutarlo. Forse voleva esasperarlo. Forse voleva dimostrargli che non era così incapace quando si trattava di pozioni. Forse voleva solo imparare a preparare la Pozione Antilupo. Alla fine, non era poi così importante.

Riuscirono a preparare una buona quantità di Pozione Antilupo ed Harry avvertì le sue labbra distendersi in un piccolo sorriso.

::

Draco avrebbe dovuto capire fin dall’inizio che quel giorno sarebbe stato orribile. Un raggio di sole era sfuggito alle tende e lo aveva colpito dritto negli occhi, quasi accecandolo quando aveva tentato di aprirli. Il braccio sinistro era tutto indolenzito, poiché lo aveva tenuto schiacciato in qualche strana posizione sotto il suo corpo durante l’intera notte. E la bocca? Gli sembrava di aver bevuto pipì di troll.

Ma niente, niente, avrebbe potuto prepararlo a ciò che sentì mentre stava per entrare in cucina.

Poteva percepire l’odore della Pozione Antilupo che veniva preparata fin dalla porta della sua stanza. Non appena ebbe raggiunto quella della cucina, tuttavia, udì Piton dare delle istruzioni.

“Sminuzza la radice. No, non così! Deve essere polverizzata… Quando hai finito, trita le foglie di Mandragora in pezzetti uguali, come questi qui.”

“D’accordo. Come mai usiamo le foglie di Mandragora?”

“Neutralizzano il veleno contenuto nella radice. Fai attenzione!”

“Sto facendo attenzione!”

Draco distinse il rumore di un pestello che sminuzzava qualcosa di essiccato in un mortaio, seguito dal suono di qualcos’altro che veniva tritato e dal ribollire della pozione nel calderone. Allungò il collo per sbirciare attraverso la porta e vide Potter, in piedi accanto a Piton, che tagliava alcune foglie mentre Piton mescolava il liquido nel calderone con un mestolo di legno.

Era furioso. Che cosa cavolo stava facendo Potter con la sua pozione? Perché Piton gliene aveva parlato? Draco sentì il bisogno di irrompere nella stanza e versare addosso a loro tutto il contenuto del calderone, e pensò che ficcar loro in gola un po’ di quella radice sarebbe stato ancora meglio.

Invece, rimase lì, a guardarli lavorare alla pozione. I suoi occhi seguivano i loro movimenti mentre preparavano gli ingredienti e li gettavano nel calderone, mentre Piton mescolava la pozione, e mentre Potter si lavava le mani nel lavandino. Quando la pozione fu pronta, Piton spense il fuoco e appoggiò il calderone sul tavolo, lontano dal fornello.

“Ora la pozione deve riposare. Quando sarà pronta, il vapore raddoppierà la sua quantità e diventerà più denso. Qualche domanda?” Piton strascicò l’ultima parte.

“No.”

“Bene. È il tuo turno di preparare la colazione.”

Potter alzò gli occhi al cielo, ma si mise a cucinare senza lamentarsi. Draco attese qualche altro minuto, prima di entrare torvo nella stanza. Sfortunatamente, non sembrò impressionare nessuno. Piton versò un po’ di pozione in una tazza e la lasciò sul tavolo, vicino al calderone. Alzò un sopracciglio scrutando Draco e si andò a sedere.

Per raggiungere la tazza, Draco doveva necessariamente passare dietro a Potter. Lanciando un’ultima occhiataccia a Piton, si mosse per prenderla. Quando entrò nel campo visivo di Potter, questi smise di mescolare ciò che era nella pentola e lo guardò.

Dì qualcosa. Ti sfido.

Draco gli lanciò un’occhiataccia piena di tutto l’odio e di tutta la rabbia che poteva trovare dentro di sé. Senza distogliere i suoi occhi da quelli di Potter, afferrò la tazza e mandò giù la pozione in pochi sorsi. Quando ebbe terminato, sbattè la tazza sul tavolo, guardò Potter con un sogghigno e si andò a sedere vicino a Piton.

Ebbe l’impressione che Potter fosse divertito, invece che intimidito, dalla sua piccola performance, e questo lo fece arrabbiare ancora di più.

::

Harry notò che anche il giorno dopo Malfoy bevve la pozione, dopo pranzo. Poi Malfoy andò in salotto e si rannicchiò sul divano, fissando le braci ardenti del camino. Harry era all’altro lato della stanza, seduto nella poltrona vicino alla finestra, e leggeva un libro. Quando cominciò a calare la sera, Piton entrò nella stanza e disse qualcosa a Malfoy, prima di condurlo nella sua camera.

Malfoy si fermò fuori dalla porta e mormorò qualcosa a Piton, mentre giocherellava con la manica della sua veste. Piton sembrava impaziente. Gli rispose in un sibilo, ma Malfoy continuava a mormorare e a guardarlo.

“No, Draco! Ti ho già detto che devi farlo da solo. Adesso entra lì dentro!”

Gli occhi di Malfoy lampeggiarono per un momento, dopodichè girò i tacchi ed entrò nella sua stanza, sbattendo la porta. Harry pensò di aver visto Piton sussultare al rumore. Poi seppellì di nuovo il viso nel libro e, quando Piton si voltò, cercò di comportarsi come se non si fosse accorto di niente.

Non appena la luna apparve sopra agli alberi, ad Harry sembrò di sentire un leggero lamento provenire dalla camera di Malfoy. Richiuse il libro ed andò nella sua stanza, crollando sul letto e premendosi il cuscino sulla testa.

::

La mattina successiva, Harry stava per entrare in cucina, quando udì Piton borbottare adirato, e si fermò fuori dalla porta. Allungò il collo per vedere cosa stava succedendo.

Piton era al tavolo e si premeva le dita sulle tempie.

“Marmocchio viziato…Fa i capricci quando non va tutto come vuole lui…”

Harry era certo che la causa di quel comportamento fosse Malfoy. Aspettò un po’, in parte godendo della sofferenza di Piton, prima di entrare nella stanza. Piton mosse la testa così velocemente che Harry pensò gli si sarebbe staccata dal collo, ma quando vide chi era, lo guardò accigliato.

“Oh, sei tu.”

Malfoy deve averla fatta proprio grossa, questa volta, pensò Harry, se Piton si comporta così con me.” Stava per cominciare a servirsi, quando Piton lo fermò.

“Prima che inizi a mangiare, ho bisogno che porti quello a Draco,” disse, indicando un vassoio sul tavolo.

Harry stava quasi per dirgli dove poteva mettersi il suo stupido vassoio, ma ci ripensò. Lasciamo che oggi sia Malfoy a dare sui nervi a Piton. Io lo faccio già abbastanza per tutto il resto del mese.

“Erm…” disse invece.

“È chiuso a chiave nella sua stanza e non vuole aprirmi. Può darsi che a te apra, se gli dici che hai del cibo.” Piton sembrava infastidito.

“D’accordo.” Lasciò il suo piatto sul tavolo e prese il vassoio, diretto in camera di Malfoy. Quando raggiunse la porta, lo mise in equilibrio su una mano e bussò alla porta con l’altra.

Nessuna risposta. Mise la mano sulla maniglia, ma questa non si muoveva.

“Malfoy, sono io. Apri la porta.”

“Vattene…” giunse la risposta ovattata di Malfoy.

“Ti ho portato da mangiare. O apri la porta adesso o lascio il vassoio qui e tu dovrai alzarti per prenderlo,” sbottò Harry.

La serratura scattò e la maniglia tremò leggermente. Harry alzò la mano ed aprì la porta.

Malfoy era sdraiato sul letto, avvolto nella coperta fino al naso. Aveva appena riposto la bacchetta sul comodino ed in quel momento stava di nuovo seppellendo il braccio sotto le coperte. Per un istante, Harry pensò di controllarlo per vedere se aveva il Marchio, ma ci ripensò immediatamente. Oltretutto, era il braccio destro, quindi non l’avrebbe visto in ogni caso.

Harry camminò fino al letto ed appoggiò il vassoio sul comodino, spostando di lato la bacchetta di Malfoy.

“Ti serve altro?” chiese, cercando di essere il più gentile possibile. Beh, per quanto poteva essere gentile con Malfoy.

Questi scosse la testa.

“Ok. Allora…se hai bisogno di qualcosa, più tardi, beh…lo sai.” Ma che sto dicendo?

E con ciò, Harry quasi corse via dalla camera di Malfoy e scomparve nella propria. Non appena ebbe richiuso la porta, si fermò un attimo a pensare e scosse la testa. “Sul serio, che gli ho detto? E perché? Cosa stavo pensando? Grandioso, ora penserà che voglio essere suo amico o qualcosa del genere…”

::

Il giorno dopo Piton bussò alla sua porta, chiedendogli di parlare in privato. Harry lo fece entrare con riluttanza.

“Tra qualche giorno porterò qui la madre di Draco.”

“CHE COSA?” urlò, ma Piton lo zittì all’istante.

“Smetti di gridare, Potter! A Draco non devi dire niente. Lui non lo deve sapere. Lo sto dicendo a te soltanto perché dovrai nasconderti, quando verrà. È che…Narcissa non sa che collaboriamo con te. E preferirei che le cose rimanessero così fino a quando il Signore Oscuro non verrà sconfitto.”

“E pensa che lui non le dirà niente? Le rivelerà tutto non appena la vedrà!”

“Tu non hai nessuna voce in capitolo. Basta che tra quattro giorni rimarrai nascosto qui dentro senza far rumore. E non dire niente a Draco!”

E con ciò, Piton si voltò ed uscì dalla stanza, lasciando Harry da solo ed arrabbiato. Diede un calcio all’armadio e finì a terra, afferrandosi la gamba e gemendo per il dolore.

::

Piton non aveva mentito. Quattro giorni dopo annunciò che sarebbe stato via per qualche ora, e lanciò ad Harry un’occhiata significativa mentre si metteva il mantello. Harry sospirò, prese le sue cose e si diresse nella sua stanza. Malfoy sembrò un po’ confuso da quello scambio di sguardi e continuò a sorseggiare il suo tè osservandosi intorno nervosamente. Harry chiuse la porta della camera e vi posizionò dietro una sedia.

Piton gli aveva detto di rimanere lì dentro. Non gli aveva detto di non guardare quello che succedeva. Il buco della serratura era proprio alla giusta altezza e alla giusta angolazione per offrirgli una perfetta vista dell’intero salotto, e la porta era abbastanza sottile da permettergli di sentire quasi tutto.

Piton non ci mise molto a tornare. Fino ad allora Harry aveva dovuto guardare Malfoy seduto al tavolo che si comportava come se i Mangiamorte stessero per attaccare. Quando Piton aprì la porta Malfoy sussultò, ma quando Piton si fece da parte per rivelare la persona dietro di lui, Malfoy balzò in piedi così velocemente che Harry dovette sforzarsi per non ridere.

“Madre!” Si stava visibilmente trattenendo dal correre da lei.

“Ciao, Draco,” disse, togliendosi i guanti e dando un’occhiata alla stanza prima di tornare a guardare Malfoy. Piton richiuse la porta dietro di lei. Malfoy oscillava leggermente avanti e indietro, come se si trattenesse dal muoversi proprio all’ultimo momento.

“Beh,” disse Narcissa Malfoy, “date le circostanze, penso che ci sia permesso…” deglutì e si guardò le mani, “essere un po’ emotivi, non credi?”

Non servì altro. Malfoy corse da lei e la abbracciò, seppellendole il viso nel collo. La donna sembrò sorpresa per un istante, ma poi sorrise e lo abbracciò a sua volta. Piton indicò il divano e vi fece lentamente sedere Malfoy.

“Mamma, mi dispiace, mi dispiace così tanto!” borbottò, continuando a tenere il viso premuto contro il suo collo.

“Shh, Draco, piccolo. Non ti devi preoccupare di questo, adesso. Andrà tutto bene.” Gli passò una mano tra i capelli, mentre con l’altra lo accarezzava sulla schiena. Harry pensò che Malfoy sembrasse un po’ sciocco, comportandosi come un bambino troppo grande, ma non ebbe cuore di ridere di quella scena.

“No!” piagnucolò Malfoy. “Il Professor Piton non ti ha detto che cosa mi è successo?” Quando non ricevette alcuna risposta, si allontanò dalla madre e la guardò con occhi sgranati. “Oh, no! Non te l’ha detto, vero?” Sembrava che stesse per sentirsi male.

“Non essere ridicolo, Draco. Certo che me lo ha detto.”

“Ma allora come...? Perché...? Se sono un-?” farfugliò.

Narcissa sorrise e allungò la mano per accarezzargli la guancia, asciugando una lacrima - Come c'era finita lì? - con il pollice.

“Pensavi che mi sarei vergognata di te? Che avrei voluto allontanarti da me?”

“Beh, io-” Fece una pausa e la guardò. “Stiamo parlando della stessa cosa?”

“Stiamo parlando della tua...condizione, sì.”

“E allora perché sei così calma?”

Narcissa gli prese la mano ed intrecciò le loro dita. “Perché sei pur sempre mio figlio. E sii felice che Severus abbia ucciso Greyback, perché altrimenti in questo momento gli starei dando la caccia, invece di essere qui con te.” E detto ciò lo baciò sulla fronte.

Harry non voleva vedere altro. Silenziosamente, raggiunse il letto e si mise sotto le coperte, imputando il senso di vuoto all'altezza del suo stomaco all'aver saltato la cena.

::

La prima cosa che vide la mattina successiva quando aprì la porta della camera fu Malfoy, spaparanzato sul divano con un sorriso stampato in faccia. Harry represse l'impulso di dargli un pugno e si diresse verso la sua poltrona. Quando si sedette, guardò Malfoy e vide che il sorriso era ancora lì.

“Si può sapere che hai da sorridere?” sbottò.

Il sorriso di Malfoy svanì all'istante. Afferrò un cuscino e lo lanciò ad Harry con un ringhio. Harry lo prese quando ormai era proprio davanti al suo viso e stava per rilanciarglielo, quando si accorse che Malfoy aveva girato la testa, borbottando con rabbia.

“Coglione.”

“Cretino”, replicò Harry.

“Oh, va' al diavolo.” Malfoy si dimenò per un po', cercando di cambiare posizione e di mettersi con la schiena rivolta verso di lui.

Beh, almeno ha smesso di sorridere.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Presto Piton dovette riprendere i suoi ‘viaggetti di lavoro’. Camminava avanti e indietro per la stanza dando istruzioni a Harry e Malfoy riguardo cosa avrebbero dovuto fare finché non fosse tornato, e spostava la testa da uno all’altro così bruscamente che Harry pensò che il suo enorme naso avrebbe presto accecato qualcuno.

Alla fine, indossò un mantello nero ed uscì, richiudendo velocemente la porta. Il silenziò che seguì durò circa cinque secondi, fino a quando Malfoy non parlò.

“Qualsiasi cosa facciate, non uscite dalla casa! Non aprite le finestre! Tenete chiuse le tende!” disse imitando la voce di Piton, mentre fissava la porta principale.

Harry pensò che fosse davvero una buona imitazione di Piton, ma non l’avrebbe mai ammesso.

“Mi stupisce che non abbia concluso con un ‘Vigilanza Costante!’” replicò invece.

Malfoy lo scrutò da sopra la sua spalla, alzando un sopracciglio. “Stai imparando, vedo.”

Per un momento, Harry pensò di aver capito male, ma poi decise di punzecchiarlo un po’. “Hey, Malfoy, ti stai rammollendo? Perché quello che hai detto suonava come un complimento.” Accompagnò il tutto con il sorriso più Malfoyescamente compiaciuto che gli riuscì.

L’espressione di Malfoy mutò all’istante. “Non ti allargare,” ghignò, e andò dritto nella sua stanza. Quando richiuse la porta, Harry quasi scoppiò a ridere.

E Grifondoro vince ancora!

::

Draco appoggiò la schiena contro la porta. Inspirando profondamente, piegò le gambe e scivolò a terra. Le cose stavano cambiando troppo in fretta, per lui. Era passato dall’aiutare i Mangiamorte ad entrare nella scuola, al lavorare alla caduta del Signore Oscuro, dall’essere fiero della sua discendenza, al cercare di accettare la sua nuova condizione, dall’avere finalmente delle cose più importanti da fare che prendere in giro Potter, al dover abitare e collaborare con lui…

Tuttavia, Potter si stava comportando in modo diverso, nei suoi confronti. Draco sapeva che il cambiamento non era dovuto alla sua condizione; Potter l’avrebbe trattato diversamente. Come, Draco non lo sapeva. Ma c’erano stati dei momenti, come quel giorno, in cui erano stati civili l’uno con l’altro. Se fosse stato per la questione del lupo mannaro, Potter avrebbe cercato di comportarsi sempre così, no?

Draco non avrebbe saputo dirlo. Ultimamente ne aveva passate abbastanza da capire che le cose non erano sempre come sembravano.

::

Piton sgombrò la mente prima di entrare nella stanza dove il Signore Oscuro lo stava aspettando. Quando la porta si aprì, lo vide seduto accanto al camino, con il serpente raggomitolato vicino ai suoi piedi e Bellatrix Lestrange al suo fianco.

“Accomodati, Severus,” ordinò.

Piton si sedette in una delle sedie.

“Hai fatto qualche progresso nel localizzare i Malfoy?” Pronunciò l’ultima parola con un sibilo.

Sii furioso. “Sfortunatamente no, mio Signore. Non vi è assolutamente niente che possa indicare dove si trovino. I miei sospetti si sono dimostrati infondati.”

“Avverto il tuo disappunto. Cosa ne pensi della tua missione?”

“Non riuscire a trovarli è esasperante. Sono più che capace di farlo, eppure sembra che i miei sforzi non portino a nulla. Senza contare che è al dir poco oltraggioso, essere ingannato da una donna e da un’inutile ragazzino.”

Bellatrix si mosse per prendere la bacchetta, ma il Signore Oscuro la fermò con un cenno della mano. Salve Bella, regina delle contraddizioni. Cerchi di accorrere in difesa di tua sorella, e intanto fai il possibile per uccidere suo figlio.

“Controllati, Bella.”

La donna tornò lentamente al suo posto, fulminando Piton con lo sguardo. “Come desidera, mio Signore.”

“Ora, Severus, dal momento che sei così impegnato in questo compito, non vi è alcun motivo perché io lo affidi a qualcun altro. Tuttavia, vorrei che tu fossi presente alla prossima riunione. Potrei dovertene affidare uno ulteriore.”

::

Dopo tre ore davvero poco entusiasmanti, Piton fu libero di andare. O almeno, così pensava. Si stava sistemando il mantello sulle spalle, quando fu avvicinato da Bellatrix.

“Puoi pure avere ingannato lui, ma io non ci credo, a quella merda che hai cercato di propinargli.”

“Elegante come sempre, vedo,” replicò, arricciando il naso quando il fetore del suo alito lo raggiunse alle narici. “È di nuovo quel periodo del mese?”

Stizzita, Bellatrix inclinò la testa per bisbigliare al suo orecchio. “Ti terrò d’occhio, Piton.” E detto questo se ne andò, con le vesti che ondeggiavano ad ogni suo passo. Piton ghignò, divertito da quel tentativo di spaventarlo, e uscì dall’edificio, diretto all’area oltre la barriera anti-Materializzazione.

::

Nelle due settimane successive Piton non rimase a lungo al nascondiglio. Harry non si lamentava; sapeva che quando Piton avesse avuto tempo, avrebbero dovuto parlare di come trovare un altro Horcrux, ed era segretamente felice che la discussione fosse rimandata.

Nel frattempo, era riuscito ad avere alcune conversazioni civili con Malfoy. Tutto era cominciato quando un giorno Harry aveva iniziato a lamentarsi del cattivo tempo e Malfoy aveva poi detto la sua, sottolineando quanto i suoi piedi fossero freddi la mattina. Sembrava ci fosse un tacito accordo tra i due affinché fossero evitati degli argomenti che avrebbero finito per farli litigare, perciò non rimaneva molto di cui parlare.

Una volta, dopo essere divenuto di un’imbarazzante tonalità rosata, Malfoy aveva ammesso di essere un fan delle Sorelle Stravagarie. Era sembrato dispiaciuto di non essere potuto andare a nessuno dei loro concerti, e di averle viste esibirsi soltanto al Ballo del Ceppo.

“È vero, quella volta sono state magnifiche. Forse potremmo andare ad uno dei loro concerti, quando tutto questo sarà finito,” aveva suggerito Harry, che subito aveva desiderato di non aver detto niente, quando aveva visto Malfoy irrigidirsi e distogliere lo sguardo.

Sapeva quanto quella proposta fosse sembrata stupida. Non è che fossero amici o qualcosa del genere.

Ma poi Piton era tornato ed aveva annunciato che finalmente dovevano parlare. Fu così che quella sera si ritrovarono tutti e tre attorno al tavolo della cucina. Harry sentiva che non sarebbero arrivati da nessuna parte; non avevano nessuna possibilità neanche di capire da dove cominciare, e non importava quanto ne avrebbero discusso.

“Quindi il medaglione era falso,” cominciò Piton.

“Già,” borbottò Harry.

“Qualche idea su dove possa essere l’originale?”

“Nessuna.”

“Ricapitoliamo quelli che sono già stati distrutti, allora.” Dal tono, sembrava che Piton si stesse davvero sforzando per non perdere la pazienza.

“Lo specchio e la coppa. Questi sa dov’erano. L’anello, che è stato distrutto da Silente, era alla casa dei Gaunt. E il diario. Non so dove fosse inizialmente, ma ad un certo punto è arrivato nelle mani del padre di Malfoy.”

“Che significa che ce l’aveva mio padre?” protestò Malfoy, ma Harry tentò di ignorarlo.

“Sai qualche altra cosa, qualsiasi altra cosa sul medaglione che hai omesso quando eravamo ad Hogwarts?” chiese Piton, sovrastando la voce di Malfoy.

“C’era un messaggio, in quello falso. Ma non siamo riusciti a scoprire chi l’abbia scritto, tranne che le sue iniziali erano R.A.B.”

“Potter, ti ho fatto una domanda!” Malfoy lo stava fulminando con lo sguardo.

Harry si voltò per rispondergli e non notò il modo in cui cambiò l’espressione di Piton, come se qualcosa avesse finalmente cominciato ad avere un senso. “Quando stavamo per iniziare il secondo anno, tuo padre fece scivolare il diario tra i libri di Ginny, a Diagon Alley. Il tuo elfo domestico ha passato l’intero anno a cercare di rivelarmi tutto!”

“R.A.B….Potter, cosa diceva il messaggio?” interruppe Piton.

Harry si voltò di nuovo. “La persona che l’ha scritto sapeva che sarebbe stato già morto, quando Voldemort l’avrebbe trovato. Aveva scoperto il suo segreto e voleva distruggere l’Horcrux. Poi c’era scritto qualcosa riguardo l’affrontare la morte nella speranza che Voldemort sarebbe stato di nuovo mortale quando avrebbe incontrato il suo degno rivale.”

“Lo sapevo che quell’elfo non valeva niente. Aveva qualcosa di strano. Padre diceva sempre a Madre che non gli dava abbastanza calci.”

“Hey! Non parlare così di Dobby!” Era ridicolo. Da come doveva voltare la testa ogni tre secondi, gli sembrava di star assistendo ad una partita di tennis.

“Perché? Ti sei preso una cotta per lui?” Gli occhi di Malfoy lampeggiarono pericolosamente.

“Ho capito di chi si tratta…” bisbigliò Piton, ma Harry non lo sentì.

“Malfoy, è disgustoso!”

“Oh, ma sta’ zitto! Tu non hai idea di come debba essere un buon elfo domestico. Non è che tu ne abbia mai avuto uno, dato che sei cresciuto con i babbani. La famiglia di mia madre ha sempre avuto gli elfi più obbedienti. Non riesco proprio a capire come quella deplorevole creatura sia finita a lavorare per noi.”

“Oh, sì, ho visto come sono bravi, quegli elfi! Ho conosciuto Kreacher, l’elfo della tua prozia. Cleptomane, pazzo, che tradisce i suoi padroni e collabora nel farli uccidere!” Così non andava. Ora stava ripensando a Sirius e sapeva che sarebbe scoppiato a piangere da un momento all’altro.

“State zitti, tutti e due!” ringhiò Piton, e Malfoy chiuse la bocca e si trattenne dal replicare. Harry sprofondò nella sua sedia e cercò di tenere a bada i suoi sentimenti. “Ho detto che so chi è stato! Se avete finito di litigare sul comportamento più appropriato per un elfo domestico, possiamo continuare quello che dobbiamo fare questa sera!”

“Abbiamo finito…” borbottò Harry, incrociando le braccia sul petto e fissando l’altro angolo della stanza.

“Draco?”

“Come ha detto lui,” brontolò Malfoy.

“Grazie a Merlino!” sospirò Piton.

Nessuno parlò per alcuni secondi. Harry pensò che far parlare di nuovo Piton sarebbe stata una buona idea. “Chi è stato, quindi?” chiese.

“Regulus Black.”

Harry credette di aver capito male. “Chi?” chiese, guardando Piton con occhi sgranati.

“Regulus Black.”

“No…Non può essere. Era un Mangiamorte!” protestò Harry.

Piton lo guardò come se avesse appena dichiarato amore eterno alla Piovra Gigante. “Dimmi, Potter, quanto puoi essere stupido? Dopo tutti questi anni non hai ancora capito che la maggior parte delle volte niente è come sembra?”

“Ma-ma Voldemort l’aveva ucciso e-” Harry sentì le sue stesse parole e improvvisamente tutto gli fu chiaro. “Oh. Oh!”

“Proprio così. ‘Oh’!” lo schernì.

“Quindi deve per forza essere averlo nascosto da qualche parte…Ma dove- ” Harry si bloccò quando un’idea gli attraversò la mente. “Il medaglione potrebbe essere a Grimmauld Place n° 12?”

“Non credo, ma è un inizio. Sebbene l’Ordine usi ancora quella casa come suo Quartier generale e per noi sia quasi impossibile andarci e cercare il medaglione.”

All’improvviso Harry ricordò qualcosa. “Prima del quinto anno, mentre pulivamo la casa… Mi ricordo che trovammo un medaglione, da qualche parte….Forse è proprio quello che cerchiamo!” Si alzò e cominciò a camminare su e giù per la stanza, troppo agitato per rimanere fermo. “Ma se l’avessimo gettato via? Ci serve qualcuno che può cercarlo per tutta la casa senza essere visto e …” Harry si bloccò. “Ci sono. KREACHER!”

Con un forte ‘crack’, il fastidioso elfo domestico apparve al centro della stanza. Era vestito di sporchi stracci e borbottava rivolto a nessuno in particolare.

“Oh, quanto Kreacher odia il suo Padrone, sporco amico dei Mezzosangue, oh, la padrona di Kreacher sarebbe furiosa se sapesse che cosa il suo Padrone costringe Kreacher a fare…”

“Kreacher!” ringhiò Harry, catalizzando su di sé l’attenzione dell’elfo.

“Il Padrone mi ha chiamato?” Kreacher si inchinò, ma lanciava ad Harry delle occhiatacce.

Malfoy stava osservando la scena davanti ai suoi occhi con un’espressione scioccata.

“Sì, ho bisogno che tu faccia qualcosa per me.”

Kreacher si guardò intorno, fino a che non notò Malfoy. Gli occhi gli balzarono quasi fuori dalle orbite. “Oh, come è felice Kreacher di rivedere il giovane Padrone Malfoy, un così nobile ragazzo purosangue dalle eccellenti maniere, ma che cosa potrebbe mai star facendo con una persona orribile come il Padrone di Kreacher?” gracchiò.

Malfoy aprì e richiuse la bocca diverse volte, come un pesce rosso.

“Basta, Kreacher!” urlò Harry.

Kreacher arretrò e smise di parlare, in attesa degli ordini di Harry.

“Devi andare a Grimmauld Place n° 12. Devi perlustrare la casa con attenzione senza che qualcuno scopra che sei lì. Quello che devi cercare è un pesante medaglione dorato con sopra una S. Una volta trovato, devi portarmelo. Se non è nella casa, devi comunque tornare qui ed informarmi. Se ho qualche sospetto che hai avuto la possibilità di prenderlo, ma hai trovato un modo per disobbedirmi, verrai punito severamente. E ti proibisco di parlare con qualcuno riguardo quello che è successo ora qui dentro e del fatto che tu abbia visto me o qualsiasi altra persona che si trova in questa stanza. Tutto chiaro?” disse Harry, scegliendo con attenzione le sue parole.

“Kreacher deve obbedire al suo Padrone, ma oh, quanto lo odia, e non ha scelta, e il Padrone pensa a tutto…” cominciò a borbottare Kreacher.

“Bene. Ora puoi andare. Torna quando hai finito e cerca di fare presto.”

Kreacher lanciò ad Harry un’ultima occhiataccia e scomparve con un forte ‘crack’.

“Quello, Malfoy, era l’elfo della tua prozia. Tipetto affascinante, non trovi?” sputò fuori Harry. Uscì dalla stanza, sfinito, e si richiuse alle spalle la porta della camera.

::

Dopo quel giorno, Harry non volle più rimanere a lungo accanto a Malfoy. Quella conversazione gli aveva fatto tornare in mente delle cose che aveva cercato di dimenticare. Pensare a Sirius era troppo doloroso, e rivedere Kreacher lo aveva reso furioso. Affrontò la situazione al solito modo: chiudendosi in camera ed ignorando tutto e tutti.

Però durò tre giorni. Il quarto, Piton lo svegliò e lo trascinò in cucina. Insistette che si trattava di qualcosa davvero importante.

La cosa davvero importante si rivelò essere che Harry doveva imparare a preparare la Pozione Antilupo interamente da solo, mentre Piton gli stava accanto dandogli istruzioni ad ogni esitazione. Quando la pozione fu pronta, Piton prese il mantello e si preparò per uscire, annunciando che aveva alcune faccende da sbrigare - missioni da Mangiamorte, tradusse Harry - e che sarebbe tornato il prima possibile, ma non prima della luna piena, che ci sarebbe stata il giorno seguente. Quindi disse ad Harry di assicurarsi che Malfoy prendesse la sua pozione e che fosse chiuso a chiave nella sua stanza durante la trasformazione, e non tralasciò le solite istruzioni, cioè che Harry e Malfoy dovevano stare molto attenti, nel caso venissero scoperti.

Quando Harry udì la porta principale chiudersi, emise un gemito di frustrazione e lasciò cadere la testa sul tavolo della cucina. “Che bel modo di cominciare la giornata…” pensò.

Poi Malfoy decise di farsi vedere.

“Dov’è Piton?”

Harry nemmeno alzò la testa per guardarlo, prima di rispondere. “Aveva delle cose da fare. Tornerà tra qualche giorno,” borbottò. Sentendo che Malfoy gli avrebbe chiesto della sua pozione, continuò. “La pozione è pronta,” aggiunse.

Udì i passi di Malfoy che camminava verso il tavolo per vederla. “L’ha preparata prima di andarsene?” chiese Malfoy.

“Già.” Harry non voleva rivelargli che era stato lui a prepararla. Sicuramente Malfoy avrebbe fatto una scenata e si sarebbe rifiutato di berla, e già che c’era avrebbe anche insultato lui e le sue capacità.

Dai rumori che sentì, Harry capì quando Malfoy prese una tazza e vi versò dentro un po’ di pozione, quando la bevve e quando mise la tazza nel lavandino. Seppe anche quando Malfoy uscì dalla cucina, trascinando i piedi verso la porta.

::

Stranamente, da quella mattina Malfoy era stato meno fastidioso che mai. Aveva bevuto la pozione quando stabilito e più volte aveva cercato di intraprendere una conversazione con Harry, come quelle che avevano avuto prima che Kreacher venisse. Harry l’aveva assecondato, se non altro per evitare di mettersi a litigare proprio prima della trasformazione.

Però era sicuro che Malfoy avesse qualche altra motivazione. Altrimenti, non sarebbe stato Malfoy.

Seppe di aver avuto ragione proprio la notte seguente.

Malfoy si alzò dal divano, diretto nella sua stanza, dove sarebbe avvenuta la trasformazione. Tuttavia, una volta raggiunta la porta, si fermò e si voltò esitante verso Harry.

“Potter…” chiamò.

“Sì?” Harry abbassò il libro che stava leggendo ed attese che Malfoy continuasse.

“Piton pensa che non vada bene, ma io-beh, odio stare da solo dopo la cosa, perciò…” Raddrizzò la schiena e guardò Harry con arroganza. “Tanto non è che tu abbia altro da fare.”

Allora è questo che voleva il furetto…Harry era in qualche modo divertito dal modo con cui Malfoy stava cercando di non far sembrare che stesse chiedendo aiuto. “Sì, certo. A meno che tu non abbia intenzione di attaccarmi o qualcosa del genere…” Non lo sapeva bene neanche lui, se stava scherzando o se la considerava realmente una possibilità.

“Ha ha, davvero divertente, Potter! Ti farò sapere quando puoi entrare…” disse, e sparì nella sua stanza.

::

Non molto tempo dopo, Harry udì Malfoy – o avrebbe dovuto dire il lupo? Non riusciva a decidersi – guaire e grattare la porta. Chiuse il libro e lo lasciò sulla poltrona, prima di dirigersi verso la camera di Malfoy. Inspirando profondamente, poggiò la mano sulla maniglia e si dette coraggio.

Aperta la porta, la prima cosa che vide fu un lupo grigio seduto di fronte al lui sul pavimento, con gli occhi fissi nei suoi. Per un momento fu certo che qualcosa fosse andato storto con la pozione, o che nonostante tutto Malfoy l’avrebbe attaccato comunque, ma poi il lupo si alzò e balzò sul letto, mentre la folta coda ondeggiava ad ogni suo movimento.

Ad Harry veniva da ridere. Anche da lupo, Malfoy era sempre lo stesso. Si muoveva come se si aspettasse che tutti venerassero il suolo sul quale camminava. Il suo muso era troppo appuntito perfino per un lupo. Ed Harry avrebbe scommesso che anche così Malfoy avesse trovato un modo per ghignare.

Guardandosi intorno, Harry realizzò che non vi era altro posto per sedersi che il letto. Si sedette cautamente, cercando di non spostare il materasso. A Malfoy non sarebbe piaciuto.

Dopo alcuni minuti di silenzio, Harry decise di dire qualcosa, dal momento che comunque Malfoy non poteva.

“Sai, Malfoy, credo di preferirti così. La tua incapacità di parlare per me è un vantaggio, non pensi?”

Malfoy emise un basso ringhio.

“Hey, calmati, sto scherzando,” Harry si voltò e gli sorrise. Per qualche ragione, così gli sembrò più facile parlare con Malfoy. Forse perché non poteva rispondergli.

Malfoy guaì leggermente ed appoggiò la testa sulle zampe.

“Dai, non può essere così male!”

Malfoy rispose con un guaito ancora più forte. Harry ricordò come Malfoy si comportava quando si feriva a scuola. Tuttavia, allungò la mano e gli accarezzò la testa. Malfoy espirò e chiuse gli occhi.

Dopo un po’ Harry realizzò di essere stanco. A forza di stare relegato in quell’angolo e di allungare il braccio per accarezzare la testa di Malfoy – del lupo – la schiena e la spalla avevano cominciato a fargli male.

Si alzò in piedi e si stiracchiò la schiena. Malfoy alzò la testa.

“Allora, um- ” Si passò una mano tra i capelli. “Posso uscire, se vuoi dormire. Ma posso rimanere di più, se vuoi,” disse tutto d’un fiato.

Malfoy agitò la coda. Harry represse una risata, quando pensò a quanto quella scena sembrasse bizzarra, e si risedette sul letto, appoggiando la testa sul cuscino. Scalciò via le scarpe ed incrociò le mani sulla pancia. Malfoy strisciò lentamente sul letto ed appoggiò la testa sulla coscia di Harry, che allungò di nuovo la mano per accarezzargli il soffice pelo dietro le orecchie.

Con il passare del tempo, il respiro di Malfoy divenne regolare, e il calore penetrava attraverso i jeans di Harry. Questi si sentì rilassato, cosa molto strana se si considerava che la causa era Malfoy. Ad un certo punto sembrò che Malfoy si fosse addormentato, ma Harry non avrebbe saputo dirlo con certezza perché si addormentò poco dopo.

::

Draco aveva freddo. Era ancora mezzo addormentato e non aveva nessuna intenzione di muovere il suo corpo dolorante, nemmeno per mettersi sotto le coperte. Ma c’era qualcosa di diverso. La sua testa era poggiata su qualcosa che non era né il cuscino né il letto. E qualcosa era impigliato tra i suoi capelli.

Girando la testa con riluttanza, scoprì che era poggiata sulla coscia di Potter. E la cosa tra i suoi capelli era la mano di Potter.

Con uno squittio, Draco rotolò giù dal letto, portandosi dietro le coperte mentre finiva sul pavimento. Nello stesso istante, Potter balzò in piedi in preda al panico, tirando fuori la bacchetta e sbattendo le palpebre, con uno sguardo quasi da allocco dietro gli occhiali storti. “Che-che succede?” biascicò, cercando di mettere la stanza a fuoco.

“Fuori! Esci fuori! Ora!” strillò Draco, mentre strattonava le coperte con più forza e le avvolgeva intorno alle spalle.

Potter si irrigidì. “Ma quale diavolo è il tuo problema?” Si piegò per prendere le scarpe e si diresse verso la porta. “Sai cosa? D’accordo!”

Draco sussultò quando Potter sbattè la porta.

“Idiota! ‘Hey, Potter, stai con me mentre sono un lupo! Te lo assicuro, è un’esperienza grandiosa! Puoi coccolarmi ed accarezzarmi la testa! C’è soltanto un minuscolo dettaglio che mi sono dimenticato di menzionare. La mattina sono completamente nudo; spero che per te vada bene lo stesso!’ Merlino, cosa c’è che non va in me?” pensò Draco. Cominciò a vestirsi, muovendosi lentamente perché gli faceva male dappertutto.

“Argh!”

Davvero non sapeva che cosa gli desse più fastidio. Il fatto che si era arreso e aveva chiesto a Potter di stare con lui era già difficile da accettare. Normalmente – ma cos’era più normale, ormai? – avrebbe preferito trascorrere una notte di dolore da solo, piuttosto che mostrarsi debole davanti a Potter. Sentirsi mortificato, tuttavia, perché Potter l’aveva visto nudo era qualcosa del tutto nuovo.

Non è che non si sentisse a suo agio a rimanere nudo davanti ad altri. Sei anni passati nella stessa stanza con altri ragazzi, di cui cinque pure negli spogliatogli per il Quidditch, erano stati sufficienti per farlo abituare all’idea, sebbene con riluttanza.

Non c’era altra spiegazione. La cosa del lupo mannaro gli aveva fatto qualcosa al cervello.

Insomma, permettere a Potter di coccolarlo? “Sto impazzendo…” Se Lucius fosse mai venuto a sapere di tutto quello, Draco sarebbe finito sepolto vivo sotto Villa Malfoy. E quella era la possibilità migliore. Non voleva pensare a quali potessero essere le peggiori.

Draco decise di ignorare la vocina in una angolo remoto della sua mente che gli faceva notare di aver apprezzato quello che era successo.

::

Harry entrò nella sua stanza come una furia, trattenendosi dal dare un calcio alla prima cosa che si fosse trovato davanti. Non aveva nessuna intenzione di zoppicare per chissà quanti giorni, non importava quanto Malfoy l’avesse fatto arrabbiare.

Non riusciva proprio a capire il comportamento di Malfoy. Un momento era arrogante ed irritante come al solito, quello dopo cercava di essere gentile con Harry, nel suo modo bizzarro, e poi andava fuori di testa per nessuna ragione apparente.

Normalmente a quel punto Harry l’avrebbe già strangolato. Non l’aveva ancora fatto, e questo lo preoccupava.

Affrontare Malfoy durante i suoi sbalzi d’umore non sarebbe servito a niente. Harry aveva intenzione di stargli lontano per il bene della sua sanità mentale.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Fortunatamente, per i due giorni successivi Malfoy se ne stette per conto suo. Harry dovette incontrarlo soltanto quando uscì dalla sua stanza per prendere qualcosa da mangiare. Tuttavia, non avrebbe potuto scegliere un momento peggiore.

La seconda sera dopo la luna piena, mentre Harry era accovacciato di fronte al camino e ravvivava il fuoco, Malfoy aprì lentamente la porta della sua camera, ma si irrigidì non appena udì un sonoro ‘crack’.

Harry balzò in piedi e afferrò la bacchetta, ma subito tirò un sospiro di sollievo, quando vide Kreacher apparire da dietro il divano. L’elfo gli si avvicinò trascinando i piedi.

“Kreacher è qui per informare il suo Padrone riguardo il suo compito,” gracchiò, lanciando ad Harry un’occhiataccia.

“Cos’è successo? L’hai trovato?” Harry si alzò di nuovo, inconsciamente tentando di troneggiare sull’altro.

“Kreacher ha perlustrato l’intera casa, ma non ha trovato ciò che il Padrone cerca. Oh, come si vergognerebbe la sua Padrona, se sapesse,” borbottò, senza staccare gli occhi dal pavimento.

“Oh, davvero?” replicò Harry seccamente. “Sei sicuro di aver cercato con attenzione?” chiese lentamente, serrando i pugni. Non poteva essere certo che Kreacher non avesse trovato un modo per disobbedire ai suoi ordini, e ciò lo irritava.

“Kreacher ha seguito gli ordini del suo Padrone. Ha cercato il medaglione dappertutto,” rispose con veemenza, facendo del suo meglio per apparire offeso.

“D’accordo. Hai parlato con qualcuno o qualcuno ti ha notato, dall’ultima volta che sei stato qui?”

“No.”

“Chi c’era nella casa?”

Kreacher serrò la mascella, tentando di resistere dal rispondere.

“Kreacher…” lo rimbrottò Harry.

“Kreacher ha sentito soltanto il traditore del suo sangue, sua madre e la Mezzosangue.”

L’unica cosa che trattenne Harry dall’urlargli in faccia per aver insultato i suoi amici era la sensazione di vuoto che avvertiva all’altezza dello stomaco. Si rese conto che gli mancavano da morire e che aveva bisogno di rivederli.

Ma ora aveva la possibilità di mandar loro un messaggio. Strappò una pagina bianca da un libro, scarabocchiò una nota e la consegnò a Kreacher, ordinandogli di portarla direttamente a Ron e di rivelare soltanto a lui di averlo visto. Kreacher gli lanciò un’occhiataccia e con un sonoro ‘crack’ scomparve, seguito da Malfoy che sbatteva la porta della sua stanza, richiudendola a chiave.

::

Quando Piton tornò la mattina successiva, Harry decise di non aspettare oltre e di dirgli subito che due giorni dopo si sarebbe incontrato con i suoi amici.

Si rivelò un enorme sbaglio.

Non appena Piton sentì che Harry aveva comunicato con qualcuno, cominciò ad urlare e sbraitare e ad agitare rabbiosamente le braccia, mentre camminava su e giù per il salotto. Harry iniziò ad indietreggiare, ma ormai era troppo tardi.

“…e non ti sei mai neanche fermato a pensare che la tua trovata avrebbe messo tutto in pericolo? La nostra sicurezza? Il successo dei nostri sforzi? Potresti essere più stupido, Potter?”

Non ci pensava nemmeno a non presentarsi all’incontro, ma sospettava che Piton avrebbe cercato di impedirgli proprio quello.

“Ma non lo diranno a nessuno! Mi fido di loro molto più di quanto mi fidi di lei, eppure non me ne sono ancora andato! Sono rimasto qui, anche se non posso essere certo che un giorno o l’altro non si presenterà alla porta con un gruppetto dei suoi colleghi! O che non mi consegnerà direttamente a Voldemort! Quindi la smetta e mi lasci chiedere aiuto ai miei amici! Loro sono gli unici che possono fare qualcosa, ora come ora!” Gridò Harry, furioso.

Ansimava, ormai. Sembrava che Piton stesse riflettendo sulla risposta più adatta da dargli. Beh, qualsiasi cosa avesse deciso di dirgli, Harry non l’avrebbe ascoltato. Nessuno avrebbe potuto impedirgli di rivedere i suoi migliori amici. Erano passati due mesi dall’ultimo giorno che avevano trascorso insieme, ma gli sembrava molto di più, ora che stava pensando a loro così tanto. Aveva bisogno di vederli perché non sapeva con certezza che avrebbe poi avuto un’altra possibilità. Il giorno in cui avrebbe dovuto uccidere Voldemort si avvicinava e una vocina nella sua testa gli ricordava che esisteva anche la possibilità che non ce l’avrebbe fatta.

Senza contare che anche i suoi amici erano in pericolo. Conoscendoli, a quel punto probabilmente erano già entrati a far parte dell’Ordine, o comunque collaboravano con i suoi membri. E se fosse successo loro qualcosa mentre lo stavano cercando? Doveva informarli che stava bene – per lo meno fisicamente – prima che facessero qualcosa di avventato.

Quello che Piton pensava non gli interessava minimamente. Sarebbe andato all’appuntamento con i suoi amici, punto e basta. Nessuno glielo avrebbe potuto impedire. Anche se Piton avesse deciso di chiuderlo a chiave nella sua stanza o di tramortirlo, sarebbe comunque andato all’appuntamento. Come avrebbe fatto, essendo svenuto, non lo sapeva. Al momento non era importante.

Abbandonando le braccia lungo i fianchi, Piton si voltò verso la porta della sua camera.

“Puoi andare, ma alle mie condizioni. Ne riparliamo più tardi,” disse, stanco. Uscì dal salotto chiudendosi piano la porta alle spalle.

::

Harry non aveva pensato che la sua reazione avrebbe potuto preoccupare Piton così tanto. Il giorno dopo gli diede istruzioni con voce piatta, cercando di mascherare la sua rassegnazione, ma fallì miseramente. Harry sapeva cosa stava pensando; che non sarebbe più tornato, che li avrebbe traditi e consegnati al Ministero, o che sarebbe ricomparso con una dozzina di Auror o di membri dell’Ordine…forse perfino che gli sarebbe successo qualcosa.

Dubitava fortemente dell’ultima opzione ma, pensandoci meglio, non era impossibile. Il piano di Piton per tirare lui e Malfoy fuori dai casini in cui al momento si trovavano avrebbe sicuramente coinvolto Harry in qualche altro modo, oltre ad uccidere Voldemort.

Tuttavia, doveva ammettere che Piton gli aveva insegnato un bel po’ di cose interessanti. La più importante era stata mostragli come utilizzare il suo Patronus per inviare messaggi, un metodo molto più sicuro di Kreacher, dal momento che il suo Patronus né lo detestava né gli augurava la morte.

Una delle condizioni di Piton fu che avrebbe dovuto cambiare il suo aspetto per impedire che altri lo riconoscessero. Gli insegnò qualche semplice ma efficace incantesimo per modificare i suoi lineamenti, e gli spiegò come avrebbe dovuto fare per andare via senza far scattare gli incantesimi protettivi che circondavano la casa.

Piton andò a letto presto, lasciando Harry da solo in cucina. Per tutto quel tempo, Malfoy non era mai uscito dalla sua stanza.

::

I suoi amici seguirono le sue istruzioni e non gli inviarono alcuna risposta, anche perché Kreacher non era obbligato ad obbedire ai loro ordini e perciò avrebbe probabilmente rivelato tutto. Harry non poteva sapere se avevano davvero ricevuto il suo messaggio e se avevano capito che non era falso, ma sperò che da quello che aveva scritto fosse chiaro che l’aveva mandato lui.

Del tutto irriconoscibile, la mattina successiva lasciò la casa facendo attenzione a tutto ciò che Piton gli aveva detto e si Smaterializzò a Londra.

Il complesso della stazione di King’s Cross era dal lato opposto della strada. C’era qualcuno che vi passava davanti senza fermarsi, ma la maggior parte delle persone entrava all’interno dell’edificio. Harry attraversò la strada e tentò di mescolarsi con la folla.

Una volta entrato, andò diretto alla biglietteria, dove avrebbe dovuto incontrare Ron e Hermione. E infatti li vide non appena girò l’angolo: erano dall’altra parte dell’atrio, in piedi vicino a una colonna.

Non vedeva l’ora di parlare di nuovo con loro, ma la scena che gli si presentò davanti era così buffa che doveva proprio gustarsela.

Hermione indossava un lungo impermeabile beige e aveva cercato – senza successo – di domare i suoi capelli raccogliendoli in un berretto. Il suo viso era per metà nascosto da un paio di occhiali da sole talmente grandi da essere ridicoli, e da dietro di essi stava probabilmente scrutando attentamente sia l’intera area dietro di loro sia il giornale che fingeva di leggere e che teneva aperto di fronte a lei.

Intanto Ron si stava sistemando i suoi, di occhiali da sole, che continuavano a scendergli sul naso. Era vestito di nero dalla testa ai piedi, tranne che per i calzini a righe arancioni e azzurre che si intravedevano sotto i pantaloni. Il cappotto sembrava due taglie più piccolo, probabilmente perché Ron era troppo alto per indossarlo, e i capelli spiccavano a causa di tutto quel nero, e non gli serviva a niente cercare di sistemarsi il borsalino che teneva appollaiato sulla testa.

Per due volte Ron si chinò a bisbigliare qualcosa all’orecchio di Hermione, ma lei lo zittì entrambe le volte, dandogli una gomitata al braccio. Imbarazzato, Ron tornò a sistemarsi gli occhiali.

Harry si mosse senza farsi notare e si fermò a pochi passi dietro di loro, ma si avvicinò ulteriormente quando realizzò che se avesse continuato così non si sarebbero mai accorti di lui.

“Ma Hermione, sei sicura che nessuno ci riconoscerà? Non è che sembriamo tanto diversi…” borbottò Ron.

“Oh, davvero? La prossima volta ci pensi tu, al travestimento. Adesso sta’ zitto, Harry sarà qui a momenti.” Il suo gomito colpì le costole di Ron , che dovette trattenersi dal gridare per il dolore.

“Sono qui,” bisbigliò Harry.

Hermione si voltò così bruscamente che il berretto quasi le cadde dalla testa. Si bloccò, però, non appena posò lo sguardo sul viso di Harry. Harry non poteva biasimarla. Aveva un aspetto completamente diverso dal solito; capelli castano chiaro invece che neri, occhi nocciola invece che verdi, e un viso molto più paffuto. Senza contare che non aveva più la cicatrice.

“Incantesimi…” sospirò, e agitò una mano davanti al viso.

Ron fu il primo a reagire. Strinse Harry in un abbraccio così forte che gli sembrò che i piedi gli si fossero sollevati da terra. Per un paio di secondi non riuscì a respirare.

“Ron, smettila! Lo stai strozzando,” Harry sentì Hermione dire.

Ron allentò la presa e Harry ricominciò a respirare normalmente.

“Scusa…” borbottò arrossendo, senza distogliere gli occhi dal pavimento.

Harry lo abbracciò a sua volta. “Anche tu mi sei mancato, amico.” Con la coda dell’occhio vide gli occhi di Hermione riempirsi di lacrime. Allungando la mano, strinse anche lei nell’abbraccio. Rimasero così per qualche secondo, fino a che Harry non si ricordò dove si trovavano e li lasciò andare.

“Ok. Dobbiamo trovare un posto per parlare.”

::

Poco dopo si recarono in un vicino fast-food. Harry spiegò che nessuno li avrebbe mai cercati lì, sebbene Hermione continuava ad occhieggiare il locale come se rientrasse nei malefici piani di Voldemort. Ron si guardava intorno meravigliato, e Hermione cercò di trascinarlo via dalla cassa; chissà cosa avrebbe potuto ordinare.

Harry li lasciò al tavolo e andò ad ordinare. Tornò dopo qualche minuto, portando due vassoi. Ron gli rivolse un sorriso raggiante e cominciò a divorare il suo primo hamburger. Hermione guardò tristemente la sua insalata.

“Non ti piace?” chiese Harry, notando la sua reazione.

“Beh, sembra buona, ma il condimento sarà pieno di zucchero… Anche se è probabilmente la cosa più salutare che si può mangiare in questo posto…”

“Ma dai, Hermione! Non è che mangiamo queste cose così spesso!” protestò Ron, masticando delle patatine.

“Comunque…” continuò, lanciandogli un’occhiataccia, “Non siamo qui per il cibo. Abbiamo questioni più importanti di cui discutere. Harry?”

Harry non sapeva da dove cominciare, ma prese un bel respiro e decise di rivelare tutto insieme, senza pause.

“Ho trovato un Horcrux a Godric’s Hollow.” I suoi amici stavano per replicare, ma li fermò alzando una mano. “Ho cercato di distruggerlo e mi sono ferito. Piton mi ha trovato e curato. Poi abbiamo trovato un altro Horcrux e li abbiamo distrutti entrambi. E siamo andati ad Hogwarts e abbiamo parlato con il ritratto di Silente.”

Gli altri due non sembravano sorpresi. Rimasero a guardarlo come se stessero aspettando che continuasse a parlare. “Beh, mi ero aspettato una reazione un po’ diversa…” borbottò.

“Oh, no, Harry!” intervenne Hermione. “È solo che già conosciamo alcune di queste cose!”

Questa non me l’aspettavo. “Ma–come? Voglio dire–nessuno–”

“Silente è venuto a Grimmauld Place, nel ritratto nella nostra stanza. L’Ordine ha organizzato una riunione lì,” spiegò Ron. “Una sera siamo sgattaiolati nella stanza e ci abbiamo parlato.”

Harry non aveva neanche preso in considerazione una possibilità del genere. “E che cosa vi ha detto? Che cosa ha detto all’Ordine?”

“Adesso l’Ordine è a conoscenza del piano, o per lo meno i membri più fidati, quindi lasceranno stare Piton. Ma il Ministero lo sta ancora cercando. Poi ci ha detto che tu stavi bene e che ti aveva visto, ma che non saremmo dovuti venirti a cercare a meno che non ci avessi contattato. Però era sicuro che l’avresti fatto.” Hermione si interruppe per bere un sorso d’acqua. “Insomma, noi non dobbiamo dire a nessuno che ti abbiamo incontrato. Anche se tu non ce l’avessi detto, l’ha comunque fatto Silente.”

“E l’Ordine che cosa ha detto?”

“Sembra che abbiano acconsentito a testimoniare a favore di Piton quando sarà tutto finito. Se affronta un processo molto probabilmente sarà assolto, specialmente se il Wizengamot lascia parlare Silente. Ora c’è un suo ritratto anche al Ministero, perciò non sarà difficile. Ma per adesso non te ne devi preoccupare. Perché non ci dici cosa possiamo fare per aiutarti?”

“Ho bisogno che cerchiate il vero medaglione.”

::

Tre ore dopo non avevano ancora idea di dove cercare l’Horcrux. Harry aveva rivelato loro che Piton pensava fosse stato Regulus Black a rubarlo dalla caverna, e aveva confidato di essere certo che il medaglione fosse quello che avevano trovato prima del loro quinto anno, durante le pulizie. Raccontò anche tutta la storia del medaglione, come fosse passato da Merope Gaunt a Caractacus Burke, da Burke a Hepzibah Smith e come Tom Riddle se ne fosse quindi appropriato.

“Per quanto ne sappiamo, Dung avrebbe anche potuto averlo rubato e venduto a qualcuno…” borbottò Ron pensieroso, stravaccandosi sulla sedia e guardando il soffitto.

Harry si infuriò al solo ricordo di Mundungus che intascava le cose di Sirius – no, le sue cose! – , ma si rese conto sarebbe stato molto meglio se quella fosse la verità. Per lo meno avrebbero avuto una pista e non avrebbero dovuto cercare in tutti i posti in cui avevano gettato la spazzatura quando avevano pulito Grimmauld Place. Stiracchiò la schiena. Stava per discutere questa possibilità con i suoi amici, quando Ron parlò di nuovo, seguendo il corso dei suoi pensieri.

“Voglio dire, se è così, probabilmente sarà da Magie Sinister. Ma se tornassimo in quel posto ne riusciremmo sicuramente a mani vuote. Sinister non ce lo darebbe mai…”

Hermione lo guardò a bocca aperta. “Ma sì, Harry!” disse infine, voltandosi verso di lui.

“Come scusa?” Harry pensò di aver capito male. Ron guardava Hermione come se fosse impazzita.

“Sembra logico. Possiamo cominciare da lì. Beh, dobbiamo ancora far confessare Mundungus, ma anche se lui non l’avesse mai avuto, Magie Sinister rimane il primo posto in cui dovremmo iniziare a cercare! Pensateci! Dove altro potremmo trovare il medaglione di Serpeverde?”

Harry sperava avesse ragione. Sia lei che Ron erano sembrati entusiasti di andare alla ricerca degli Horcrux. Adesso non rimaneva loro molto da fare. Tuttavia, ora voleva passare il tempo che gli rimaneva a parlare con loro come se i due mesi precedenti non ci fossero mai stati. Era davvero curioso di sapere cos’era successo durante la sua assenza.

Apparentemente gli Weasley erano stati a Grimmauld Place per le ultime sei settimane. Ron e Hermione avevano cercato di entrare a far parte dell’Ordine, ma la signora Weasley aveva sabotato i loro sforzi. Dopo la chiacchierata con Silente ci avevano rinunciato ed avevano atteso che fosse Harry a chiedere il loro aiuto.

Ron rivelò, seppur con riluttanza, che Ginny era tornata con Dean. Dire che non ne era felice era un eufemismo. Harry dovette essere sembrato molto rattristato dalla notizia, poiché Hermione gli toccò la mano come per confortarlo.

La verità era che non gli dava davvero fastidio. Dopotutto, era stato lui a lasciarla, e per una buona ragione. Sarebbe stato egoista pensare che avrebbe dovuto aspettarlo. E poi ne aveva abbastanza di cose di cui preoccuparsi, al momento, e sarebbe stato peggio se ci avesse anche aggiunto la loro relazione – o quello che ne restava.

“Allora, Harry, che fai durante la giornata? Ti annoierai a morte.”

Annoiarmi? Non credo ci siano parole per descrivere quanto.”

“Va così male, eh?” Ron lo guardò con compassione.

“Vi basti sapere che la cosa migliore che può succedermi è litigare con Malfoy.”

Ron e Hermione si irrigidirono all’istante e spalancarono gli occhi in un modo alquanto buffo. “Ops…” pensò Harry.

“Er, mi sa che sia io che Silente ci siamo dimenticati di menzionare quella parte.”

“Ma–ma…Malfoy!” farfugliò Ron. “Come è successo?!”

“Piton lo sta nascondendo. Ora è dalla nostra parte…più o meno. Non è che avesse scelta. Voldemort lo vuole morto e ha ordinato a dei Mangiamorte di trovarlo.”

I suoi amici erano sorpresi dalla rivelazione. Gli ci volle almeno un’ora per spiegare che sì, Malfoy li aveva aiutati con gli Horcrux, e che no, non aveva intenzione di ucciderlo: si comportava soltanto come l’idiota che era sempre stato.

Alla fine Harry decise di farla finita con quel discorso. Era lì per vedere i suoi amici, non per perdere tempo a parlare di Malfoy. Quel cretino era già abbastanza al centro dei suoi pensieri quando si trovavano nella stessa casa, e non c’era alcun bisogno perché ciò accadesse pure quando era lontano da lui.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Era ormai mattina, quando Harry si separò dai suoi amici. Avevano trascorso l’intera notte nella Londra babbana, a chiacchierare e a divertirsi, cercando di dimenticare per un po’ i tempi difficili che li aspettavano. Quando si Materializzò davanti al nascondiglio, però, Harry si rese conto di quanto fosse stanco. Aveva disperatamente bisogno di infilarsi sotto un mucchio di coperte, al caldo, e di non svegliarsi fino alla mattina successiva.

Facendo molta attenzione, disattivò temporaneamente gli incantesimi protettivi, dopodichè raggiunse la casa ed aprì la porta. L’aveva appena richiusa ed aveva quasi terminato i controincantesimi per tornare del suo vero aspetto, quando percepì che qualcuno lo stava fissando. Voltando la testa, vide Malfoy che se ne stava a braccia conserte appoggiato alla porta della sua camera.

“Potter, ma che sorpresa! Hai deciso di tornare, dopotutto! Che carino!” disse, fulminandolo con lo sguardo.

Harry era troppo stanco per affrontare una discussione.

“Falla finita, Malfoy,” replicò, massaggiandosi la radice del naso mentre cercava di ripescare gli occhiali dalla tasca.

“Perché? L’incontro non è andato come ti aspettavi? Weasley e Granger non sembravano felici di rivederti? O la tua fidanzatina non si è presentata?” sputò.

Harry ringhiò ed attraversò con rabbia la stanza, raggiungendo Malfoy. “Sta’ zitto, non sono fatti tuoi!” Afferrò Malfoy per la veste e lo trascinò via dalla porta, sbattendolo contro il muro. “E se proprio lo vuoi sapere, ho lasciato Ginny al funerale di Silente. Certo, non sarebbe successo niente di tutto questo, se non fosse morto per colpa tua!” Ogni parola di Harry spingeva Malfoy sempre più violentemente contro il muro, e il viso di quest’ultimo si contraeva in una in una smorfia ogni qualvolta la sua schiena lo colpiva.

Non appena Harry allentò la presa, Malfoy ne approfittò per tentare di afferrargli le mani. “Perché sei tornato? Perché non sei rimasto con i tuoi amici?” gridò mentre cercava di dargli un pugno, non essendo riuscito a bloccarlo.

“Credimi, l’avrei fatto, se avessi avuto scelta! Ma non ce l’ho, quindi sono dovuto tornare qui a subire la tua presenza, coglione!” Harry riuscì a bloccare i pugni di Malfoy e, nonostante la stanchezza, gliene diede alcuni sullo stomaco.

“Oh, davvero? Fottiti!” urlò Malfoy, afferrando finalmente Harry per le spalle.

Harry cerco di sfuggire alla sua presa, ma Malfoy lo prese e lo tirò per i capelli. Harry gridò per il dolore, ma fu subito interrotto dalla bocca di Malfoy.

Ma che…?

Malfoy lo stava baciando. Gli aveva ficcato la lingua in bocca, e sembrava come se stesse cercando di scavargli le tonsille. Il bacio era umido, arrabbiato, goffo, così diverso da quelli che aveva scambiato con Ginny, ma gli fece ugualmente emettere un profondo gemito.

Ciò sembrò riportare Malfoy alla realtà. Inorridito, si allontanò immediatamente da Harry e scomparve nella sua stanza, sbattendo la porta dietro di sé e in faccia ad Harry.

::

Harry rimase a fissare la porta della camera di Malfoy per un bel po’, prima di riuscire a muoversi di nuovo.

Forse è un sogno…No! Un’allucinazione. Perché sono stanco. Se dormo un po’, se ne andrà.

Camminò in modo instabile fino alla sua stanza e crollò sul letto. Se era successo davvero, non aveva intenzione di pensarci fino a che non si fosse concesso una lunga dormita.

::

Draco sigillò la porta con ogni incantesimo che gli venne in mente e scivolò a terra, piegando le ginocchia.

Stava iperventilando. E tremava parecchio.

Aveva baciato Potter. Aveva baciato Potter? Ma che gli era preso?

Seppellendo il viso tra le ginocchia, emise un gemito di dolore.

In qualche modo, questo spiegava molte cose. Ad esempio, perché Pansy non gli piacesse, o perché fosse più interessato al fondoschiena di Blaise che a quello della ragazza.

“Oh mio Dio!” gemette, stringendosi maggiormente le ginocchia.

Potter gli piaceva in quel senso? E se era così, sarebbe davvero stato tanto difficile controllarsi e non saltagli addosso?

Come l’avrebbe affrontato, adesso?

Semplicemente, non l’avrebbe affrontato. Sarebbe rimasto chiuso per sempre nella sua stanza.

::

Harry si svegliò più di una volta, ma si impose sempre di tornare a dormire, terrorizzato da quello a cui avrebbe dovuto pensare quando si sarebbe finalmente alzato. Non lasciò mai il letto fino alla mattina seguente, e solo perché ventiquattro ore senza andare al bagno erano decisamente troppo per la sua vescica.

Tornò nella sua camera in tempo record. Più rimaneva fuori, più probabilità aveva di incontrare Malfoy. A proposito…

Malfoy l’aveva baciato? Davvero baciato? Con la lingua? Sì, la cosa più strana è stata proprio la lingua…” sbuffò.

Era diverso. Se considerava soltanto il bacio, doveva ammettere che era stato…piacevole. I punti che aveva perso in tecnica, Malfoy li aveva sicuramente riguadagnati in entusiasmo.

“Ma è Malfoy!” ricordò a se stesso.

Sì, ma sembrava comunque che gli piacesse. Beh, almeno fino a quando non aveva realizzato ciò che stava facendo.

“Ma-ma è un ragazzo! Io sono un ragazzo! Non dovremmo baciarci, e soprattutto non dovrebbe piacerci!” disse ad alta voce.

Grandioso. Finire a parlare da solo era una ragione in più per rimanere chiuso nella sua stanza il più a lungo possibile. Non c’era nessuna possibilità che sarebbe riuscito ad affrontare di nuovo Malfoy come se non fosse successo niente.

Perché di sicuro una cosa del genere non se la sarebbe mai dimenticata. Era troppo grande.

Harry ripensò all’espressione scioccata di Malfoy. Si era certamente pentito di quello che aveva fatto. ‘Oh, di sicuro farà finta di niente…’

Anche se non voleva ammetterlo, l’idea non gli faceva poi così piacere come avrebbe dovuto.

::

“Sei sicura che funzionerà? L’ultima volta non se l’è bevuta!”

“Ora siamo preparati. Non ci riconoscerà.”

“Spero che tu abbia ragione. Eccoci arrivati.”

“Notturn Alley…”

“Lo so…questo posto mi mette i brividi.”

“Forza, entriamo.”

“Posso aiutarvi?”

“Hem…In realtà sì. Vorrei acquistare un regalo per mia moglie.”

“Capisco…La signora ha qualche preferenza?”

“Diglielo, cara.”

“Oh, sì! Da un amico ho saputo che lei è recentemente entrato in possesso di un medaglione di grande valore…Mi piacerebbe acquistarlo. Mio marito è molto ricco, perciò il denaro non sarà un problema.”

“Chi gliel’ha detto? Uscite dal mio negozio!”

“Ora!”

“Non si muova!”

“Davvero pensate che minacciarmi vi servirà? Qui dentro la vostra bacchetta è del tutto inutile!”

“Sì, sì, Sinister, sono sicuro che…Dicci dov’è il medaglione.”

“No.”

“Diccelo!”

“Suvvia, non c’è bisogno di essere violenti…È nel pavimento, dietro il bancone, sotto la terza mattonella dalla parete. Quella con una B incisa nell’angolo.”

“L’ho preso! Andiamo!”

“No, non–”

Oblivion!”

“Bella mira…”

“Usciamo di qui. Adesso!”

“Salve. Chi siete?”

“Per fortuna Harry ci ha mostrato questi incantesimi per modificare il nostro aspetto. Ora Sinister non ci riconoscerà.”

“Pfft, io già ne conoscevo la metà.”

“Davvero?”

“Sì. Cosa pensi che faccia, quando sto lì a leggere tutti quei libri? Questi sono tempi pericolosi, Ron. Dobbiamo essere preparati. Ma insomma!”

::

Harry era riuscito a rimanere chiuso nella sua camera per quattro giorni, e quelle rare volte che era uscito per mangiare o per andare in bagno era stato estremamente attento a non incontrare nessuno. Era incredibile quante cose si potessero vedere attraverso un buco della serratura.

Ma il quinto giorno Piton entrò nella stanza e lo trascinò via, letteralmente. Harry urlò e scalciò e si dibattè, ma Piton lo lasciò andare soltanto una volta entrati in cucina.

Anche Malfoy era lì.

Ora Harry non voleva più scappare. Non aveva nessuna intenzione di far credere a Malfoy di essere spaventato. Perché non lo era. Vero?

Guardandolo meglio, Harry notò che Malfoy sembrava un animale in trappola. Continuava a lanciare occhiate alla porta, era agitato, aveva persino le sue pupille dilatate. Aveva quasi la stessa espressione che aveva avuto quando al primo anno si erano ritrovati faccia a faccia con Voldemort nella Foresta Proibita.

“Seduti!” Gridò Piton, che spinse Harry su una sedia.

Harry si morse il labbro per trattenersi dal ricoprire Piton di tutti gli insulti che già aveva in mente. Quella situazione non gli piaceva per niente. Malfoy doveva aver detto qualcosa a Piton, e lui avrebbe…

“Basta così. Non so cosa sia accaduto durante il vostro ultimo litigio, e sinceramente non mi interessa. Ma vi sbagliate se pensate che vi lascerò rimanere chiusi nelle vostre stanze a tenere il broncio.” Piton si voltò bruscamente a guardare Malfoy. “Vale per tutti e due.” Harry si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. Allora Piton non sapeva niente e aveva fatto tutto di sua iniziativa.

“Ora, ho visto che siete capaci di tollerarvi, perfino…” fece una smorfia “…di comportarvi in modo amichevole. Risolvete questa situazione. Adesso.”

Harry sprofondò ancora di più nella sua sedia. Mancava pochissimo che Malfoy saltasse in piedi e sparisse nella sua camera. Piton continuava a fissarli, accigliato.

Proprio in quel momento un qualcosa di argentato e trasparente, della forma di una lontra, giunse attraverso la parete della cucina.

Il Patronus di Hermione… Harry era salvo.

::

Harry fu pronto in pochi minuti. Gli altri non avevano potuto vedere quale fosse il messaggio di Hermione, quindi non sapevano che avrebbero dovuto incontrarsi soltanto diverse ore dopo. Era la scusa perfetta per andarsene il prima possibile e per evitare Malfoy e la discussione che avrebbero dovuto avere.

Harry sapeva che non avrebbe potuto evitarla per sempre. Aveva solo bisogno di un po’ più di tempo per pensare a cosa avrebbe detto.

::

Draco si calmò non appena Potter fu uscito. Era felice che la discussione fosse rimandata, non solo perché aveva paura di affrontare Potter, ma anche perché Piton era intenzionato ad ascoltare tutto quello che era successo tra di loro. Piton avrebbe sicuramente pensato di essere impazzito, se avesse sentito che Draco aveva baciato Potter.

Condurre alla follia l’uomo che lo proteggeva non sarebbe stato saggio, no?

Sfortunatamente, non mostrava alcun segno di ripensamento. Draco impiegò più di due ore soltanto per convincerlo a lasciare che lui e Potter risolvessero da soli le loro divergenze. Alla fine Piton accettò, sebbene a malincuore, ma solo se la discussione fosse avvenuta subito dopo il ritorno di Potter.

Draco lo guardò torvo e tornò nella sua stanza. Con il passare del tempo, si ritrovò a desiderare che fosse successo qualcosa a Potter e che non potesse più tornare, ma se ne pentì immediatamente.

Sembrava avesse sviluppato un talento per cacciarsi nelle peggiori situazioni possibili. Sicuramente quella rientrava nella categoria. Draco Malfoy, lupo mannaro, ricercato dai Mangiamorte, opera contro il Signore Oscuro ed ha una cotta per Harry Potter. Proprio un perfetto biglietto da visita per le feste. A Lucius sarebbe piaciuto da morire.

Perché non poteva semplicemente scappare da tutto quello?

Le voci ovattate provenienti dalla cucina interruppero i suoi pensieri. Pochi minuti dopo Piton aprì la porta ed attese che Potter entrasse. Questi entrò molto lentamente, fulminando Piton con lo sguardo come se lo avesse costretto ad entrare nudo nella Sala Grande.

“Non pensare a Potter nudo!” si sgridò mentalmente. Da dove gli era venuta? La situazione diventava sempre più preoccupante.

“Non ho né il tempo né la pazienza per sopportare il vostro comportamento. Nel caso ve ne foste dimenticati, abbiamo cose più importanti di cui occuparci. Non lascerete questa stanza fino a quando non avrete risolto le vostre divergenze.” E detto ciò uscì, sbattendo la porta.

Draco sussultò. Con la coda dell’occhio vide Poter fare lo stesso.

Nella stanza scese un inquietante silenzio. Una mosca volava in un angolo. Draco giurava di poter quasi sentire il suo ronzio.

“Allora…” disse finalmente Potter dopo diverso tempo. Ha, benissimo, Draco. Questa è la persona che ti piace? Avresti potuto scegliere la Piovra Gigante, invece. Probabilmente sarebbe stata più eloquente di Potter.

Draco non mostrò nessuna reazione.

Potter sbuffò e si passò una mano tra i capelli. “Senti, Malfoy, per quanto detesti ammetterlo, Piton ha ragione. A proposito, non posso credere di averlo detto davvero. Ti ucciderò, se lo dici a qualcuno. Dimmi soltanto perché cazzo hai fatto quello che hai fatto, così la facciamo finita.”

“Perché, brutto pezzo di…” No. Era necessario un approccio diverso. Potter chi pensava di essere, esigendo così una spiegazione?

Draco si schiarì la voce. “Cosa ho fatto?” chiese. “Io non ricordo niente.” Ecco qua. Confondiamolo un po’, magari si stanca. Voleva darsi una pacca sulla schiena per la sua trovata.

Potter si rabbuiò. “Cazzate, Malfoy. Sai perfettamente che cosa hai fatto.”

“Sinceramente non ho idea di cosa tu stia parlando.” Draco non sapeva come riuscisse a rimanere così calmo e a continuare la sua messinscena. Era difficile, ma non voleva far vincere Potter, sebbene sapesse che presto sarebbe successo proprio quello.

“Mi hai baciato! Di questo sto parlando! E voglio sapere perché l’hai fatto!” Beh, almeno Potter stava cominciano a perdere la pazienza. Draco la considerò una piccola vittoria, ma realizzò che non sarebbe riuscito ad continuare così ancora per molto. Voleva soltanto che quella discussione fisse al più presto.

“Possibile che tutto debba riguardare te? Non te ne puoi dimenticare? Fai finta che non sia mai successo.” Bravissimo, Draco. Così l’hai confuso del tutto.

“Sono stato baciato da un ragazzo! Certo che non posso far finta che non sia mai successo!” esclamò Potter. Draco emise una risata di scherno.

“Davvero, Potter, sei incredibile! Soltanto tu potresti preoccuparti per una cosa del genere! Considerando tutto il resto…‘Sono stato baciato da un ragazzo’…” ripetette le parole di Potter. “Sono sbalordito! E io che pensavo di saresti preoccupato di tutte le altre cose che sono! Sai, un Malfoy, un Mangiamorte, un lupo mannaro? Devi proprio rivedere le tue priorità.” Finì con un tono più amaro che divertito. Maledetto Potter e l’effetto che aveva su di lui…

“Smettila! Smettila e dimmi la verità! Per una volta nella tua vita, smettila di fingere e dimmi che sta succedendo in quella testa dura che ti ritrovi!”

Potter sembrava furioso. Le sue guance erano tutte rosse e i suoi occhi erano fissi su quelli di Draco. Aveva uno sguardo tanto duro che senza riflettere questi cominciò a rispondere alla domanda di Potter. Se avesse saputo cosa avrebbe detto, si sarebbe sigillato la bocca con lo scotch.

“Cosa vuoi sentirti dire? Che volevo solo cercare di confonderti le idee per vendicarmi di te? Che era parte di un piano per farti finire direttamente nelle mani del Signore Oscuro? Che ero solo ed eccitato e ho semplicemente baciato la prima persona che mi sono trovato davanti? Oh, sì! Diamo la colpa alla fattore ‘lupo mannaro’! Sono sicuro che sarebbe molto comodo, considerate tutte le cose assurde che ho fatto da quando sono stato morso!”

Draco fece una pausa. la sua voce si stava incrinando e aveva bisogno di riassumere il controllo su di essa prima di fornire la sua spiegazione. Prese un bel respiro e continuò in un sussurro.

“Sorprendentemente, nessuna di queste cose è vera.” Distogliendo gli occhi da quelli di Potter, si costrinse ad andare fino in fondo. “Ho cominciato a vederti in quel modo. Non so perché non sono riuscito a trattenermi dal fare quello che ho fatto. E sì, capisco che quanto ho appena ammesso, insieme a tutto il resto che già sai, ti da un enorme vantaggio su di me. Puoi utilizzare queste informazioni per ferirmi o ridere con i tuoi amici quando tutto questo sarà finito, ma onestamente non me ne frega un cazzo. Per di più, è colpa tua. Sei tu che mi fai sentire così.” Draco era mortificato per ciò che aveva appena detto, ma ne valeva la pena se poteva liberarsi di Potter. “Se qui abbiamo finito, vorrei rimanere da solo, per favore…” Dando le spalle a Potter, chiuse gli occhi ed attese che se ne andasse mentre cercava di calmarsi.

Vattene e basta. Non voglio che tu mi veda crollare in questo modo. È umiliante.

Da un momento all’altro Potter sarebbe uscito dalla stanza e tutto sarebbe finito. A giudicare dal leggero rumore di passi che udiva, non mancava molto. Forza, vai via!

O forse no.

Draco avvertì una lieve pressione sul braccio. Aprendo lentamente gli occhi, guardò giù e vide la mano di Potter che tirava delicatamente la sua manica. Cercò di ingoiare il groppo che aveva in gola, prima di chiedere di nuovo a Potter di uscire. Proprio quando aprì la bocca per parlare, Potter girò intorno a lui e gli si posizionò di fronte. Draco era troppo sorpreso per dire qualcosa; aveva un centinaio di pensieri diversi che fluttuavano nella sua mente, ma non riusciva a tradurre in parole nessuno di loro.

Potter alzò l’altra mano ed accarezzò la guancia di Draco, avvicinandosi quanto più lentamente possibile. Finalmente, dopo quelli che sembrarono secoli, premette le sua labbra su quelle di Draco. Un attimo dopo si tirò indietro, giusto un po’, per controllare la reazione dell’altro.

Draco deglutì e si leccò le labbra. Il respiro di Potter era caldo, sulla sua bocca. Sentì le palpebre farsi pesanti, e non gliene poteva importare di meno se Potter era serio o se lo stava soltanto prendendo in giro. Tutto quello che voleva era continuare quello che stavano facendo. Si mosse in avanti e richiuse la distanza che li separava.

Quando Potter gli passò la lingua sulle labbra, Draco fece del suo meglio per evitare di mugolare in modo patetico, ed aprì invece la bocca per permettere alla lingua di Potter di entrare. Non poteva credere a come la situazione si fosse ribaltata. Le ginocchia minacciavano di cedergli, ma riuscì ad impedirlo all’ultimo momento, aggrappandosi a Potter.

Se qualcuno allora gliel’avesse chiesto, avrebbe detto che era finito tutto troppo presto. Potter fece un passo indietro e lo guardò, lasciandogli il braccio e rivolgendogli un esitante mezzo sorriso. Stava ovviamente aspettando che Draco dicesse qualcosa.

“Io ah–um…” La voce gracchiante con cui parlò era davvero imbarazzante. Grandioso. È proprio così che voglio comportarmi davanti a Potter. Vai così, Draco. “Allora…”

“Allora…” gli fece eco Potter.

Draco dubitava che sarebbe arrivati da qualche parte, considerata la loro capacità di articolazione delle parole, o, piuttosto, la mancanza di suddetta capacità.

“Piton starà aspettando,” offrì debolmente, nello stesso momento in cui Potter se ne usciva con “Forse dovrei–”

Dopo qualche momento di silenzio, Potter parlò. “Hai ragione. Sarà sicuramente in cucina, a guardare torvo la credenza o qualcosa del genere.”

“Già…”

“Allora…Dovremmo andare a dirgli che abbiamo ‘risolto le nostre divergenze’?” Vedendo il sorriso malandrino di Potter, Draco si preoccupò seriamente che avrebbe rivelato a Piton come esattamente l’avevano fatto.

“Non hai intenzione di dirglielo, vero?” chiese, terrorizzato dalla risposta che pensava avrebbe ricevuto.

Potter ridacchiò, divertito dall’espressione allarmata di Draco. “Per quanto possa voler vedere la sua faccia alla notizia, non credo che il seguito sarebbe altrettanto piacevole.”

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Per fortuna, Piton non fece domande riguardo a come la tregua era stata raggiunta. La cena fu noiosa e silenziosa come sempre. Draco continuava a lanciare delle occhiate a Potter, ma sembrava che lui non le notasse. Quando erano usciti dalla sua camera, Draco era certo che questi fosse serio riguardo il bacio. Con il passare del tempo, però, e Potter che guardava dappertutto nella stanza tranne che nella sua direzione, Draco cominciò a pensare che l’altro se ne fosse pentito.

Come aveva potuto essere così stupido? Come se due o tre enormi rivelazioni su di sé non fossero state sufficienti, doveva proprio fargli sapere anche che aveva cominciato a vederlo in modo diverso? “E che ti aspettavi, idiota? Di tenersi per mano e di baciarsi sotto la luna piena?”

Quasi sbuffò all’ultima parte, ma si fermò appena in tempo. Gli altri avrebbero pensato che fosse diventato pazzo. O almeno, più di quanto ultimamente fosse sembrato.

Non appena ebbe finito di mangiare si scusò e subito si chiuse nella sua camera. Voleva soltanto mettersi a dormire e fingere che quella giornata non fosse mai accaduta.

::

La mattina seguente Draco fu svegliato da un tuono tanto forte da far tremare i vetri della finestra. Era troppo freddo, troppo presto e, semplicemente, una giornata fin troppo brutta per uscire dal letto. La sua mente fu invasa dai ricordi della sera precedente, e Draco soffocò nel cuscino un gemito di frustrazione. Poi si tirò la coperta fin sopra alla testa, come se ciò bastasse a nasconderlo da tutti.

Ovviamente, non fu così. Piton bussò alla sua porta per ricordargli che si sarebbe dovuto alzare alla svelta per aiutarli a distruggere l’Horcrux che Potter aveva portato il giorno prima.

Draco scansò le coperte ed inciampò nella sedia sulla quale aveva lasciato i suoi vestiti. Una volta indossati, si passò una mano tra i capelli, sforzandosi di renderli presentabili, ed uscì dalla stanza. Gli altri lo stavano aspettando in cucina. Piton era in piedi vicino al tavolo a braccia conserte, mentre Potter era accasciato su una sedia ed aveva un’espressione tanto annoiata che sembrava stesse assistendo ad una lezione di Storia della Magia.

Non battè ciglio nemmeno quando Draco si sedette.

Allora era così che aveva intenzione di comportarsi. Benissimo, Draco poteva ignorarlo con la stessa facilità. Dopotutto, era stato soltanto un bacio.

“Stiamo aspettando qualcuno?” disse poi a Piton con un sorriso di scherno, dal momento che era arrivato da un minuto e nessuno si era ancora mosso.

Piton tirò fuori un coltello dalla veste e lo lanciò sul tavolo. Draco non voleva guardare direttamente verso Potter, ma con la coda dell’occhio lo vide frugare nelle tasche, tirarne fuori un medaglione dorato e posarlo sul tavolo.

Stupido Potter col suo stupido medaglione…

Mentre Piton pronunciava l’incantesimo, Draco riusciva a pensare soltanto a quanto volesse scuotere Potter fino ad ottenere una sua reazione. Afferrò il coltello che Potter gli porgeva e si ferì il palmo della mano, ma il taglio si rivelò più profondo di quanto desiderasse. Grandioso. Morirò dissanguato perché quell’idiota mi ha fatto arrabbiare.

Piton diede loro il segnale che quello era il momento di lasciare gocciolare il sangue sul medaglione. Quando il frammento di anima iniziò ad emergere dall’oggetto, Draco si voltò e fulminò Potter con lo sguardo, ma questi sembrò sorpreso. Draco lo guardava sempre peggio.

Da qualche parte nella stanza udì Piton pronunciare l’Anatema che Uccide. Draco aveva appena sentito un ‘click’ metallico, quando percepì qualcosa di pesante colpirlo direttamente nell’occhio.

Ululò per il dolore e si coprì l’occhio con la mano.

Potter si precipitò accanto a lui, cercando di vedere in che condizioni fosse la sua faccia.

“Ow! No, non toccarmi! Ma che cazzo è stato?” gridò, schiaffeggiando le mani di Potter.

“Il medaglione! È esploso! Ora vuoi farmi vedere che ti è successo?” gridò Potter di rimando.

“Va bene!” gridò ancora Draco, che tolse la mano dal suo viso. L’espressione di Potter non poteva certo essere un buon segno.

“Com’è l’occhio? È messo tanto male?” chiese, preparandosi per la risposta che sapeva avrebbe ricevuto.

“Um.”

Oddio! “Quanto male?” quasi squittì.

“Beh, sarà nero in poche ore, questo è certo. E poi è rosso da una parte, quindi forse è scoppiata una vena, o qualcosa del genere.”

Cosa? Si alzò così rapidamente che gli girò la testa, ma corse al bagno il più velocemente possibile e si guardò allo specchio.

Era orribile.

No, era più che orribile. Era disgustoso. Per fortuna la palpebra si stava gonfiando, così presto non avrebbe più potuto vedere quell’occhio spaventoso.

Perché succedevano sempre tutte a lui?

::

Draco era seduto sul bordo della vasca già da qualche minuto, quando Potter bussò alla porta.

“Malfoy? Posso entrare?”

No. Certo che non puoi entrare, perché è tutta colpa tua, brutto coglione del cazzo. Beh, la colpa non era proprio di Potter, ma Draco aveva bisogno di darla a qualcuno.

“Sì…”

Potter entrò in bagno, chiudendosi lentamente la porta alle spalle. “Ti ho portato un po’ di ghiaccio.” Indicò l’impacco di ghiaccio che aveva in mano e glielo porse.

Draco lo prese e se lo mise sull’occhio, gemendo di dolore non appena lo sfiorò. Potter si sedette vicino a lui e si guardò le mani pensando, probabilmente, a qualcosa da dire.

“Um…”

“Potter, non sono proprio dell’umore giusto. L’occhio mi fa male da morire e la testa mi scoppia. Non mi va di fare una chiacchierata. Quindi lasciare stare.”

Appoggiando la testa all’indietro, chiuse gli occhi ed attese che Potter se ne andasse. Invece questi si avvicinò lentamente, sfiorandogli il ginocchio con il proprio. “Dovevo diventare cieco, perché tu ti preoccupassi per me?” Se quello era l’unico modo per ottenere qualcosa da Potter, allora non voleva avere niente a che fare con lui. Era stato un errore, adesso ne era sicuro.

Potter continuava a rimanere in silenzio.

“Maledizione, Potter! Se ti sei pentito di quello che è successo ieri, dillo e basta!” E questa da dove gli era venuta?

“Ma di cosa stai parlando? Non sono io quello che da ieri sera ha cambiato umore ogni dieci secondi!”

“No, infatti tu eri troppo occupato a fingere che neanche ci fossi…”

Potter si abbandonò ad un gemito di frustrazione. “Tu sei ovviamente fuori di testa. Che cosa avrei dovuto fare? Buttarti sul tavolo e baciarti fino a farti perdere i sensi? Hai quasi avuto un infarto quando ho detto di raccontare a Piton di quello, e stavo solo scherzando!” Si alzò e cominciò a camminare su e giù per la stanza. Draco aprì il suo occhio illeso e lo guardò. Pensare a Potter che lo baciava fino a farlo svenire sul tavolo della cucina gli provocò un’ondata di calore in viso.

“In realtà, Malfoy, ti sei mai chiesto in che posizione io mi trovassi? Soltanto perché ti ho baciato, non vuol dire che ho una risposta a tutto. Tu non sei l’unico che non sa cosa fare, qui,” aggiunse stanco.

“Allora…dovremmo semplicemente lasciar perdere?” mormorò Draco tristemente.

“Tu vuoi lasciar perdere?” Potter lo guardò storto.

“…No.” Odiava quando Potter aveva ragione.

Potter si risedette vicino a lui. “Ascolta, Malfoy”, disse infine, dopo qualche minuto. “Possiamo provarci, vedere come va.” Draco sapeva che lo stava guardando, e pensò di poter percepire l’intensità di quello sguardo.

“Okay…” bisbigliò, e si morse un labbro. Avvertì Potter avvicinarsi e baciare delicatamente l’angolo della bocca. Togliendosi l’impacco di ghiaccio dal viso, Draco si voltò e rispose al bacio. Potter alzò una mano per accarezzargli la guancia, stando sempre attento a non sfiorargli l’occhio. Quando morse appena il labbro inferiore di Draco, questi mugolò ed afferrò il maglione dell’altro per tirarlo più vicino.

Qualcuno bussò alla porta e i due si allontanarono immediatamente. Draco cercò di riprendere fiato, ma poi fece l’errore di guardare Potter, tutto rosso in viso e con la bocca leggermente aperta, e a quel punto avrebbe soltanto voluto aprire la porta ed urlare in faccia a Piton per averli interrotti.

Potter si alzò in piedi e camminò instabile fino alla porta, sistemandosi gli occhiali prima di aprirla. Piton registrò la sua espressione, per dedicarsi poi a Draco.

“Per Merlino, Potter!” esclamò, precipitandosi accanto a Draco per esaminarlo più da vicino. “Dovevi proprio azzuffarti con lui mentre è in questo stato?” Prese l’impacco di ghiaccio e lo premette sull’occhio di Draco, facendolo gridare di nuovo per il dolore, prima di tirarlo in piedi e di avvicinarsi con lui alla porta.

“Um…cosa?” L’espressione confusa di Potter era impagabile. L’unica cosa che impedì a Draco di ridacchiare era l’acuto dolore all’occhio. Ma certo! Piton pensava che il loro aspetto arruffato fosse il risultato di un litigio! Draco non poteva biasimarlo; chi avrebbe mai potuto pensare che lui e Potter si stessero baciando?

“Dovevi portagli del ghiaccio, non fare a botte con lui! Proprio quando pensavo che voi due aveste risolto le vostre divergenze…Non sono qui per fare da arbitro ai vostri litigi! Draco, stai bene?”

“Mai stato meglio,” disse mentre Piton lo trascinava fuori dalla porta. Si voltò e rivolse a Potter un sorriso compiaciuto.

::

Le cose andarono notevolmente meglio, dopo quel giorno. Sì, insomma, se non considerava la sua ferita. Quella era ancora orribile.

Draco aveva smesso di preoccuparsi per Potter e per qualsiasi cosa stesse accadendo tra di loro, ora che aveva realizzato di aver esagerato. La reazione di Piton per un po’ fu divertente, ma più tardi Draco decise di evitare a Potter altri guai e di assicurare a Piton che non stavano litigando. Si inventò una storia su Potter che cercava di aiutarlo con il ghiaccio mentre lui continuava ad allontanarlo, e la propinò a Piton, felice che fosse ancora spossato dopo l’incantesimo che aveva dovuto usare per distruggere l’Horcrux.

Potter gli rivolse un sorriso esitante non appena Piton diede loro le spalle. Draco fece del suo meglio per non reagire, ma gli angoli della sua bocca scattarono automaticamente all’insù.

Quella sera sfiorò la spalla di Potter mentre andava a letto.

Quando si alzò la mattina seguente, si sentì più rilassato di quanto lo fosse stato negli ultimi tempi. Inoltre, la giornata iniziò alla grande, poiché a colazione Potter allungò la gamba sotto il tavolo e posizionò il suo piede accanto a quello di Draco. Quel giorno non accadde nient’altro, perché Piton li osservava tutto il tempo, controllando che non si saltassero di nuovo addosso.

Il giorno dopo Draco ebbe la possibilità di ricambiare il gesto di Potter. Erano seduti sul divano davanti al camino con Piton a circa un metro di distanza; si era sistemato su una poltrona e continuava a scrutarli da sopra il libro che stava leggendo. Draco cominciò ad avvicinarsi a Potter il più lentamente possibile. Quando fu certo che Piton non stesse guardando, inclinò la gamba fino a che il suo ginocchio non toccò quello di Potter. Sollevando lo sguardo, vide che Potter cercava di trattenere un sorriso.

Fu in quel momento che Draco realizzò quanto quella situazione sembrasse uno strano rituale Tassorosso di corteggiamento. Per quanto inizialmente fosse scioccante, decise di ignorare la questione e di continuare quello che stava facendo.

Tutti quei gesti casuali costituirono l’unica cosa interessante che accadde nella settimana seguente. Piton aveva annunciato loro che per un po’ non avrebbero avuto nient’altro da fare, poiché doveva ottenere nuove informazioni sui progetti del Signore Oscuro prima di iniziare la ricerca del successivo Horcrux il quale, apparentemente, era il suo serpente. Ora che Draco sapeva perfettamente che cosa fosse un Horcrux, non poteva evitare di pensare a quanto fosse idiota trasformare il proprio animale domestico in uno di quelli. Forse collaborare per la sua disfatta non era poi un’idea così cattiva.

::

Era passata più di una settimana dall’incidente con il medaglione, ma Harry era ancora sorpreso per il fatto che Malfoy quel giorno fosse stato di umore così volubile perché si sentiva insicuro riguardo la loro situazione. Capirlo in tempo gli aveva impedito di arrabbiarsi per il suo irritante comportamento.

Non che la loro situazione non fosse sorprendente già di per sé. Malfoy aveva ammesso che gli piaceva. Certo, il comportamento di Malfoy un po’ lo confondeva, senza contare che a volte continuava ad essere fastidioso come lo era sempre stato, ma quando Harry lo aveva costretto a dargli una spiegazione, qualcosa era cambiato.

Il modo in cui la voce di Malfoy si era incrinata quando aveva ammesso i suoi sentimenti, e il modo in cui aveva abbassato le spalle sconfitto, avevano fatto sentire Harry…beh, non riusciva a pensare ad una parola che descrivesse bene ciò che aveva sentito, ma era stato lì che aveva capito quello che doveva fare. Era ancora confuso, ma aveva deciso di smettere di preoccuparsi e di seguire semplicemente il suo istinto. Non sapeva nemmeno se sarebbe sopravvissuto. Prima di tutto, doveva uccidere Voldemort. Poi poteva cominciare a preoccuparsi del resto. Giusto?

I giorni successivi all’incidente erano stati davvero interessanti. Malfoy era proprio pieno di sorprese. Chi avrebbe mai immaginato che avrebbe mentito a Piton per salvargli la pelle?

Harry aveva realizzato che questo Malfoy era diverso da quello che conosceva. Forse perché non aveva mai davvero conosciuto il vecchio Malfoy. Forse Malfoy non era cambiato poi così tanto. Ad ogni modo, aveva già deciso di dargli una possibilità.

::

Quando Draco guardò fuori dalla finestra quella mattina, vide tutto coperto di neve. Fu in quel momento che realizzò che era già la prima settimana di dicembre. Aprendo la porta della sua camera, vide Potter seduto per terra davanti al camino. Draco attraversò la stanza e si sedette vicino a lui.

“Piton si è già alzato?”

“Piton è uscito.” Potter non distolse lo sguardo dal fuoco.

“Oh?”

“Sì, più o meno mezz’ora fa. Aveva fretta.”

“Sai quando tornerà?” Deve tornare presto. Mancava poco alla luna piena e Draco avrebbe avuto bisogno della sua pozione.

“No, non ha detto niente.”

“Giusto. Allora…immagino che siamo rimasti da soli.”

Potter rimase a fissare le fiamme per un altro po’, poi si alzò, sistemandosi i vestiti. “Dai, vieni, andiamo a fare colazione,” disse, voltandosi verso Draco e porgendogli la mano per aiutarlo a mettersi in piedi.

Draco la prese.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Piton si trovava in una stanza piena di Mangiamorte, tutti ad attendere che il Signore Oscuro fornisse loro una qualche spiegazione per averli convocati alle sette del mattino. Bellatrix gli sedeva accanto, ostentando superiorità, mentre il Signore Oscuro cominciava con l’usuale preambolo. Dopo tutti quegli anni, Piton dovette ammettere che la situazione stava diventando davvero stancante e noiosa. Sì, insomma, fino a che il Signore Oscuro non giunse finalmente al nocciolo della questione.

“Accompagnerete Bellatrix in Italia per alcuni giorni. Ho ricevuto una richiesta molto interessante da parte di un gruppo di maghi locali che vorrebbero assisterci nella nostra causa.”

Meraviglioso. Dovevano andare fin laggiù per negoziare con un mucchio di lecchini.

“Seguite gli ordini di Bella. Quando avrete scoperto cos’hanno davvero in mente, fateli tutti fuori.”

Oh. Almeno avrebbero saltato le chiacchiere inutili. Beh, il Signore Oscuro era sempre pieno di sorprese.

“Ora Bella vi darà tutte le istruzioni. Partirete fra tre ore.”

Quella non ci voleva... Il ghigno di trionfo che Bella gli rivolse avrebbe messo chiunque altro notevolmente a disagio. Il Signore Oscuro uscì dalla stanza, dando a Bellatrix la possibilità di iniziare il suo personale discorso, entusiastico e piuttosto folle.

::

Di fuori la neve sembrava così invitante, e l’idea di una battaglia a palle di neve era così allettante che Harry si chiese che cosa stesse facendo ancora dentro casa. Tanto più che era passato un giorno e Piton non era ancora tornato, ed Harry cominciava a essere inquieto. E se qualcuno li avesse scoperti? E se Voldemort avesse costretto Piton a rivelare dove si trovavano? E se Piton l’avesse fatto di sua spontanea volontà?

La vista di una figura avvolta in un mantello nero che si avvicinava alla casa interruppe i suoi pensieri. Subito afferrò la bacchetta, ma si rilassò non appena realizzò che si trattava di Piton. Pochi secondi dopo la porta si spalancò e Piton irruppe nella casa, dimenticandosi di chiuderla.

“Potter, dov’è Draco?”

“Io – dorme. Perché? Cos’è successo?” Piton sembrava turbato. Harry era certo che fosse accaduto qualcosa di brutto.

Piton scomparve nella camera di Malfoy e ne uscì un minuto dopo, trascinandosi dietro un Malfoy non del tutto sveglio. Proprio quando Harry cominciò a temere che Piton avrebbe portato Malfoy via con sé, probabilmente per depositarlo direttamente da Voldemort, Piton lo fece sedere sul divano. Malfoy stava cercando di capire cosa stesse succedendo, ma non sembrava che ci stesse riuscendo poi tanto bene.

“Non posso rimanere a lungo, ma dovevo venire ad avvertirvi,” disse Piton, puntando la bacchetta alle finestre e pronunciando degli incantesimi di cui Harry non aveva mai sentito parlare prima. “Ci hanno affidato una missione. Ho dovuto comprare una Passaporta illegale, per venire qui,” brontolò.

“Perché? Dove sei stato?” borbottò Malfoy, ancora assonnato.

“Il Signore Oscuro ha deciso di inviare un gruppo di fidati seguaci a Venezia per un romantico viaggetto. Che comprende torture e omicidi, senza contare che il nostro capo è lei!” Piton sputò fuori l’ultima parte.

Malfoy si svegliò del tutto. “Che cosa ha detto? Lo sa?

“No, ma sta cercando di scoprirlo. Per questo non posso restare; sta cercando un modo per scoprire cosa stiamo facendo. Devo tornare immediatamente. Non lasciate la casa, finché non ci sono. Potter, domani mattina sarai tu a preparare la pozione per Draco.”

“Che cosa?” Harry sperò di aver sentito male.

“Prepara la pozione. Lo hai già fatto due volte. Per quanto odi doverlo ammettere, sei capace di rifarlo, anche se questa volta da solo.” Detto ciò, Piton mise via la bacchetta e raggiunse la porta. “Cercate di non ammazzarvi, mentre non ci sono.”

Quando Piton si richiuse la porta alle spalle, Harry desiderò che si trattasse di uno scherzo. Non sapeva chi quella ‘lei’ fosse, né perché terrorizzasse Malfoy e facesse arrabbiare Piton; non sapeva se sarebbe riuscito a preparare una pozione decente, e non era neanche tanto sicuro che lui e Malfoy sarebbero riusciti a sopravvivere.

Il sussurro di Malfoy bloccò il suo imminente attacco di panico.

“Sul serio hai già preparato la pozione due volte?”

“Sì…” borbottò Harry, che sprofondò sul divano, vicino a lui.

“Ha funzionato?”

“Il mese scorso non mi hai attaccato, quindi suppongo di sì.”

“…Oh.” Malfoy si fissò le mani per un momento o due. “Solo…cerca di farla funzionare di nuovo, okay?”

Fu allora che Harry credette davvero che ce l’avrebbe fatta.

::

“Sei sicuro che vada bene?”

Harry fece un respirò profondo. “Sì, Malfoy, è assolutamente perfetta.”

Malfoy occhieggiava la tazza come se fosse stata riempita di veleno. Harry perse la pazienza. “Bevila e basta!”

Malfoy lo fulminò con lo sguardo. “Se non funziona, domani ti moderò.”

“Se non funziona, te lo lascerò fare!”

Malfoy prese la tazza e bevve la pozione, deglutendo con un’espressione di estremo disgusto dipinta sul viso.

“È davvero così cattiva?” gli chiese Harry quando posò la tazza sul tavolo.

“È orribile…ma…” Quasi strozzandosi, Malfoy si interruppe, “…è orribile come tutte le altre volte. Dopotutto, potrebbe aver davvero funzionato.” Sembrava sconsolato. Harry notò come il labbro inferiore sporgesse appena. Malfoy aveva messo il broncio!

Senza pensarci, Harry si avvicinò ed accarezzò quel labbro con la lingua. Non appena l’altro aprì leggermente la bocca in risposta, Harry spinse delicatamente la lingua all’interno. Quando, qualche minuto dopo, abbandonò la bocca di Malfoy e iniziò a dedicarsi al suo collo, sentì la mano di Malfoy prenderlo per la vita, per poi avvicinarlo ulteriormente a sé, afferrandolo per il fondoschiena.

Harry quasi perse il controllo.

Avrebbe continuato a baciarlo e a leccarlo e a morderlo, ma si rese conto che Malfoy aveva sicuramente percepito la sua erezione, premuta contro la sua coscia, e si tirò indietro respirando affannosamente, mortificato per aver fatto sentire all’altro esattamente quanto gli piacesse ciò che stavano facendo.

“Scusa, per quello…” ansimò, cercando di stabilizzare il suo respiro. Era così imbarazzato che avrebbe soltanto voluto strisciare via da qualche parte e nascondersi fino a quando il suo uccello non avesse capito come ci si comportava, invece di mettersi in mostra se non era stato invitato, solo per scioccare lui e Malfoy.

“Per cosa?” Malfoy ansimava anche più di lui.

“Per…Per–” Harry si interruppe quando Malfoy si spinse interamente contro di lui, perché la sentì. Malfoy aveva un’erezione altrettanto evidente, che cominciò a strusciare senza pudore contro la coscia di Harry.

Non servì altro.

L’ultimo pensiero coerente che Harry ebbe prima che il sangue lasciasse il suo cervello, fu che doveva semplicemente smetterla di sentirsi in imbarazzo e seguire il suo istinto, tanto più che Malfoy sembrava non avere alcuna riserva. A quel punto, lasciò che a pensare fosse il suo uccello.

Tra i gemiti ed i frenetici sfregamenti, Harry spinse Malfoy sul tavolo e si sistemò sopra di lui, seppellendo il viso nel suo collo. Malfoy si contorceva sotto di lui, spingendo in alto i fianchi e gemendo ogni qualvolta i loro uccelli si sfioravano attraverso i vestiti.

Poi afferrò la mano di Harry e la pose tra di loro. Harry pensò che presto sarebbe impazzito. La mano di Malfoy sull’inguine era quasi troppo da sopportare, ma quando l’altro strinse leggermente, Harry non riuscì più a trattenersi. Affondò i denti nel collo di Malfoy e tremò violentemente, prima di crollare su Malfoy, che emise un profondo gemito soltanto un attimo dopo.

Harry sentiva il sangue pulsare in ogni vena del suo corpo. Il suo cuore batteva così forte che pensò stesse per uscirgli fuori dal petto. Poteva sentire il battito del cuore di Malfoy contro il suo petto, e non batteva alla stessa velocità. Riusciva a malapena da tenere gli occhi aperti, ed attese che il respiro si stabilizzasse, rinunciando ad ogni tentativo di muoversi prima di essere certo di poter controllare di nuovo il suo corpo.

Malfoy si mosse, liberando le loro mani, ed Harry fu sorpreso di percepire le dita dell’altro posarsi dietro al suo collo. Sospirò e chiuse gli occhi.

::

“Potter…” Fu svegliato da un leggero sussurro.

“Mmm?”

Proprio allora ricordò cos’era accaduto. Si tirò su e cercò di non guardare Malfoy. Cosa che si rivelò davvero difficile, specialmente quando l’altro si mise seduto e prese un bel respiro, come se volesse dire qualcosa. Quando non disse niente, Harry si voltò a guardarlo.

Malfoy aprì e richiuse la bocca diverse volte, aggrottando le sopracciglia e scuotendo la testa, fino a che non guardò Harry. Entrambi distolsero subito lo sguardo e fissarono il pavimento.

Dopo diversi secondi di silenzio, Harry decise di parlare. Ciò che avevano fatto aveva reso le cose tra di loro ancora più strane, ma se avessero continuato a comportarsi così, la situazione sarebbe stata insostenibile. “Io…uh–”

“Cosa?” lo interruppe Malfoy.

Harry alzò lo sguardo fino ad incontrare il suo. “Te ne sei pentito?” Per favore, non dire di sì…

“No…” sussurrò Malfoy, abbassando nuovamente lo sguardo. Un attimo dopo tornò a guardare Harry. “E tu?”

“No…” Harry capì perché Malfoy aveva abbassato lo sguardo quando fece esattamente lo stesso.

Di nuovo silenzio. “Forza, Malfoy, dì qualcosa!”

Niente. Fino…

“Puah! Devo cambiarmi i vestiti!” Malfoy scese dal tavolo e fuggì dalla stanza.

Quello portò Harry a notare lo stato dei suoi pantaloni. “Beh, Malfoy, non sei l’unico,” mormorò.

::

Più tardi non parlarono mai di ciò che era accaduto, ma con immenso sollievo Harry vide che davvero Malfoy non se ne era pentito. Il che era una buona cosa. Neanche Harry era pentito, ma non era comunque così propenso a discuterne.

Trascorsero la serata in salotto; non parlarono molto, ma neanche si ignorarono. Malfoy sembrava più stanco del solito e finì per addormentarsi sul divano. Harry lo osservò per un po’, notando come il torace si muovesse ad ogni respiro e come la bocca fosse leggermente aperta. Poi lo svegliò e gli disse che era ora di andare a letto.

Malfoy barcollò fino alla sua camera, sbadigliando. Harry soffocò uno sbadiglio e pochi minuti dopo si diresse nella propria stanza.

La mattina successiva, Malfoy bevve la pozione senza protestare, sebbene fece una smorfia di disgusto. Trascorse il resto della giornata raggomitolato sul divano, parlando soltanto quando Harry gli chiedeva qualcosa.

Quando fu quasi ora per lui di andare nella sua camera per la trasformazione, cominciò a giocherellare con la sua manica e ad occhieggiare Harry, ma non disse niente. Harry ebbe compassione e parlò per primo.

“Vuoi che venga, dopo?”

Malfoy scrollò le spalle.

Harry stava perdendo la pazienza. “Sì o no?”

“Sì,” borbottò Malfoy.

“Ok.” E con ciò, Malfoy si alzò ed annuì, prima di dirigersi verso la sua camera. Harry lanciò un ceppo nel camino ed attese che Malfoy gli facesse sapere quando poteva entrare. Non ci volle molto. La luna apparve alta in cielo e pochi minuti dopo Harry sentì Malfoy grattare la porta. Prese la bacchetta ed entrò nella stanza.

Malfoy era già sul letto. Agitò un paio di volte la coda quando Harry entrò, ma per il resto non si mosse di un millimetro fino a che Harry non si sedette sul letto accanto a lui. Soltanto allora si avvicinò, strofinando il muso contro il palmo della sua mano.

Harry mise la bacchetta sul comodino e sistemò un cuscino contro la testiera del letto, prima di sdraiarsi. Quando allungò la mano, Malfoy vi strisciò sotto e guaì; smise soltanto quando Harry cominciò ad accarezzargli la testa.

Poco tempo dopo, quando realizzò che Malfoy si era addormentato, Harry mise gli occhiali sul comodino e appoggiò il braccio su di lui. Sentendo il torace di Malfoy muoversi ad ogni respiro, chiuse gli occhi e si addormentò.

::

Non fu la tenue luce del mattino a svegliare Harry, ma Malfoy che rabbrividì accanto a lui. Cercando di districare la mano che Malfoy teneva stretta sul petto, riuscì a raggiungere la bacchetta e a richiamare una coperta che si trovava sulla sedia dall’altra parte della stanza. Dopo averlo coperto accuratamente, lo avvolse nel suo abbraccio ed avvicinò la testa, baciandolo delicatamente dietro al collo.

Non appena Malfoy smise di tremare, Harry tornò a dormire. Si svegliò di nuovo diverse ore dopo, a giudicare dalla luce del sole che penetrava attraverso la finestra.

Quando si schiarì la voce, sentì Malfoy irrigidirsi. Grandioso. È sveglio. Darà di matto come l’altra volta.

“Buongiorno,” sussurrò, preparandosi ad affrontare le urla di Malfoy.

“Hmm…”

Quella non era proprio la reazione che si era aspettato. “Tutto bene?”

“No…”

Evidentemente, Malfoy aveva deciso di comportarsi come un bambino. Harry lo prese come un buon segno; se Malfoy avesse dato di matto, non si sarebbe comportato così. “Che c’è che non va?”

Invece di rispondere, Malfoy si girò lentamente e lo fissò. Mentre si muoveva, la sua espressione mostrò quanto fosse difficile per lui, senza contare doloroso.

Dato che al momento non aveva gli occhiali, Harry poteva vedere chiaramente soltanto il viso di Malfoy; non riusciva a distinguere nient’altro nella stanza. I loro nasi quasi si sfioravano. Per un momento, Harry pensò che Malfoy l’avrebbe baciato, ma poi seppellì il viso nel suo collo e tirò fuori un braccio dalla coperta per avvicinarlo a sé.

Inizialmente Harry ne fu sorpreso, ma si riprese presto e strinse maggiormente Malfoy. Nessuno dei due si mosse per un po’.

 

 

Grazie a tutte/i per le recensioni e per aver messo (o rimesso) la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Harry pensava che le cose tra lui e Malfoy sarebbero migliorate, dopo quel giorno. Invece, con il passare del tempo Malfoy divenne sempre più distante. Harry non sapeva che fare. All’inizio era irritato, pensando che Malfoy si comportasse così a causa di qualcosa che aveva fatto. Poi era arrabbiato, perché Malfoy continuava ad ignorare qualsiasi sforzo facesse per cercare di scoprire cosa fosse successo. Alla fine, era semplicemente frustrato. Non era così che voleva passare il Natale, e mancavano soltanto tre giorni.

Beh, se avesse avuto una scelta, avrebbe preferito essere con i suoi amici e con gli altri Weasley, a scambiarsi regali e a rimpinzarsi delle deliziose pietanze preparate dalla signora Weasley.

Il pensiero lo rattristò per un attimo, fino a quando non realizzò che non poteva fare niente perché accadesse.

Stava riflettendo su cosa avrebbe dovuto includere nel messaggio da inviare a Ron ed Hermione, quando ebbe un’idea. Realizzò cosa poteva fare, ovvero migliorare un po’ la sua attuale situazione.

Soddisfatto di sé per averci pensato, evocò il suo Patronus e lo inviò ai suoi amici.

::

Sì. Avrebbe funzionato di sicuro. Ora doveva soltanto sistemare alcune cose.

Cucinare qualcosa di insolito era fuori questione. Non era certo che ci sarebbe riuscito, e poi in cucina non aveva gli ingredienti necessari. “Vada per la carne in scatola,” borbottò deluso, mentre rovistava nella credenza.

Il resto dei preparativi fu più semplice. Evocò dei festoni e li sistemò sopra al camino. Non ottenne proprio il risultato che si era aspettato – erano un po’ scarni e malridotti – ma era il massimo che potesse fare, al momento.

Quando uscì dalla sua camera, Malfoy osservò curioso le decorazioni. “Che cosa sono?”

“Festoni,” sorrise Harry. Quando vide che Malfoy stava aspettando che continuasse, aggiunse, “Domani è Natale.”

“Giusto…”

“Sta già funzionando,” pensò, quando vide il viso di Malfoy rilassarsi leggermente.

::

Il giorno di Natale, Harry si alzò all’alba. Si vestì velocemente, si precipitò in salotto e si sedette accanto alla finestra. Presto notò un puntino nel cielo che, avvicinandosi, divenne una bianca civetta.

Aprì la finestra ed Edvige planò sul tavolo, allungando la zampetta per indicare il pacco che trasportava.

Harry sciolse il cordoncino e cercò di accarezzare Edvige sul capo. “Ciao, piccola. Mi sei mancata…” Lei schioccò il becco furiosa e girò la testa per mostrare la sua irritazione. Harry non poteva biasimarla; non lo vedeva da mesi e l’unica ragione per cui era lì era consegnargli un pacco.

“Mi dispiace, Edvige. Non sapevo che sarei dovuto stare via per così tanto tempo. E anche se l’avessi saputo, non avrei potuto portarti con me. È troppo pericoloso, per te.”

Sospettosa, si allontanò da Harry, tenendo la testa ancora voltata dall’altra parte.

“Oh, ma dai!” Harry si turò il naso ed agitò la bacchetta per far scomparire i bianchi escrementi che aveva lasciato sul tavolo. “Non è andata così male! Ron ed Hermione si sono presi cura di te! E ho già detto che mi dispiace, okay?”

Ma la civetta continuava ad ignorarlo.

“Donne…Ma che me ne frega, poi?” borbottò. “Senti, mi dispiace da morire per averti lasciata sola per così tanto tempo. E mi dispiace ancora di più, perché non ho biscottini da offrirti, e so quanto ti piacciono. Ma davvero vuoi continuare ad essere arrabbiata con me? Potrei morire domani, Edvige. Potresti non vedermi mai più.”

Edvige si alzò in volo e si appollaiò sulla sua spalla, gridandogli triste nell’orecchio. Harry si congratulò con se stesso per come aveva risolto la situazione. “Mi hai perdonato, allora, eh? Bravissima…Adesso vediamo che cosa mi hanno mandato Ron e Hermione, okay?”

In tutta risposta gli mordicchiò l’orecchio, anche se un po’ più forte del solito. Te lo prometto, piccola, quando sarà tutto finito, sarò sempre con te… Harry strappò la carta marrone e alcune delle cose contenute nel pacco si sparpagliarono sul tavolo. Tirò fuori il resto; c’era un altro pacco, più piccolo, avvolto in carta argentata, un maglione verde scuro e un biglietto da parte di Ron ed Hermione, che gli auguravano buon Natale e lo informavano che gli avevano mandato quello che aveva richiesto, insieme ad alcuni regali per lui.

Edvige strillò. Harry mise giù il biglietto e si guardò intorno, finché non notò Malfoy che lo fissava accigliato dall’altra parte della stanza. “Buon Natale, Malfoy.”

Nessuna risposta. D’accordo, allora… “Questo è per te.” Prese il piccolo pacco argentato ed allungò il braccio verso Malfoy.

“Che succede, Weasley e Granger ti hanno mandato così tanti regali che hai avuto pietà per me e hai deciso di darmi quello che non ti serve? Offerta generosa, ma penso proprio che non accetterò.”

Harry era furioso. Ma per chi l’aveva preso? Si alzò così velocemente che Edvige perse l’equilibrio ed agitò le ali. Raccolse i suoi regali e si diresse furente verso Malfoy.

“Ho chiesto loro di mandarmi questo perché oggi volevo regalarti qualcosa. Evidentemente sono stato un idiota, a pensare che l’avresti apprezzato.”

Si precipitò nella sua stanza e sbatté la porta, riaprendola poco dopo per far entrare Edvige. A quel punto, sbatté di nuovo la porta – un giorno di quelli una porta si sarebbe staccata dai cardini – e si sedette sul letto, furioso. Sperò che Malfoy si sarebbe strozzato con i dolci che erano nel pacchetto.

::

Da quel giorno, Harry fece del suo meglio per evitare Malfoy. Non riusciva a credere a quanto fosse stato stupido! Malfoy non sarebbe mai cambiato, non importava quante volte si fossero accarezzati e baciati e toccati, non importava cosa dicessero. Era stato tutto uno sbaglio.

Quando trovò il salotto vuoto, strappò via tutti i festoni e li gettò nel fuoco, fissando le fiamme che li divoravano. Poi mandò via Edvige, ricordandosi che Piton sarebbe tornato presto. Non gli andava proprio di ricevere una ramanzina su come avrebbero potuto rintracciarli se qualcuno l’avesse seguita.

Piton tornò due giorni dopo Natale. Borbottò che avrebbero discusso il da farsi la mattina seguente, e scomparve nella sua camera. Sembrava più irritabile del solito. Harry immaginò che il suo viaggetto non fosse stato molto piacevole.

La mattina successiva Harry entrò in cucina e trovò Piton e Malfoy ad aspettarlo seduti al tavolo. Mentre faceva colazione cercò di ignorare Malfoy. Una volta che tutti ebbero finito di mangiare, Piton disse che avrebbe presto raccolto maggiori informazioni sui futuri piani di Voldemort e che avrebbero dovuto far visita al ritratto di Silente per discutere come l’avrebbero attaccato. Dal momento che Silente aveva suggerito che l’ultimo Horcrux fosse Nagini, Piton l’avrebbe tenuto a mente e avrebbe cercato di fare attenzione anche al suo comportamento.

Harry stava cominciando a rattristarsi ulteriormente: non aveva idea di quanto ci sarebbe voluto prima che tutto fosse finito. Malfoy scelse proprio quel momento per peggiorare le cose. Quel cretino ebbe la faccia tosta di chiedere a Piton di poter di nuovo vedere sua madre! E, naturalmente, Piton non ci mise molto per accettare.

Era tutto così ingiusto da fargli male. Malfoy poteva vedere sua madre tutte le volte che lo chiedeva, ma Harry doveva pregare per incontrare i suoi amici.

Si alzò da tavola e si chiuse nella sua stanza per tenere il muso in pace.

::

Come previsto, tre giorni dopo Piton uscì, assicurandosi che Harry sarebbe rimasto nella sua camera. Harry lanciò un’occhiataccia a Malfoy e sbatté la porta – questa volta i cardini tremarono –, prendendo a calci l’armadio con tutta la forza che aveva. Per lo meno, il dolore lo distrasse per un po’. Quando il piede non gli fece più così male, spinse la sedia contro la porta e si preparò a spiare la bella riunione della famiglia Malfoy.

Dal momento che Malfoy era sempre lo stesso bastardo, era possibilissimo che avrebbe cercato di fare qualcosa di strano. Non gli avrebbe fatto male rimanere nascosto, no?

Questa volta Piton impiegò più tempo per portare Narcissa Malfoy al nascondiglio. In tutta onestà, aveva un aspetto peggiore, rispetto all’ultima volta che l’aveva vista. Anche Malfoy dovette averlo notato, a giudicare da come la sua espressione cambiò non appena la vide. Si sedettero sul divano, mentre Piton camminava per la stanza e fingeva di non sentirli.

Ma solo Harry poté accorgersene. Piton ascoltava ogni parola pronunciassero e faceva attenzione ad ogni loro movimento.

E così anche Piton teme che quel cretino possa dire qualcosa di stupido…

Ma nonostante Harry lo scrutasse attentamente, vide che Malfoy non disse né fece niente che permettesse alla madre di sapere la verità. Per qualche ragione, ciò lo face arrabbiare ancora di più. Quando la madre di Malfoy tirò fuori una sciarpa grigia dalla tasca del mantello e la avvolse intorno al suo collo, dicendogli che non era potuta andare a comprargli un vero regalo, Harry trattenne il respiro per ascoltare meglio…

…solo per sentire che la sciarpa era appartenuta a Lucius Malfoy.

Come si trattenne dallo spalancare la porta e precipitarsi dentro la stanza per tirare via la sciarpa dal collo di Malfoy e strapparla in tanti minuscoli pezzettini, non ne aveva idea. Era come se qualcuno l’avesse pietrificato. Non riusciva a distogliere lo sguardo da loro, anche quando Malfoy cominciò ad accarezzarsi distrattamente la sciarpa mentre parlava con sua madre.

“Perché la prossima volta non gli porti direttamente la sua Mano della Gloria, vecchia strega?”

Era ufficiale. Malfoy era un caso perso. Se gli oggetti appartenuti a Malfoy senior lo rendevano tanto felice, che cosa avrebbe fatto se suo padre fosse evaso da Azkaban? Harry conosceva già la risposta; Malfoy sarebbe corso da lui. E Lucius Malfoy sarebbe sempre stato dalla parte di Voldemort. Probabilmente Narcissa aveva già chiesto alla sua pazza sorella di aiutarla ad ottenere il sostegno di Voldemort.

Harry non voleva vedere altro. Aveva visto abbastanza, per quella sera. Che i Malfoy siamo felici insieme…

Si alzò dalla sedia senza far rumore e si mise a letto, ma cambiò posizione diverse volte prima di addormentarsi.

::

La mattina seguente, Harry andò in cucina e trovò Piton intento a preparare la colazione. Si sedette al tavolo ed attese che fosse pronta. Avevano già cominciato a mangiare, quando Malfoy entrò con la sua stupida sciarpa attorno al collo, legata in modo piuttosto elaborato. Harry era troppo arrabbiato per chiedersi perché un piccolo pezzo di seta gli desse tanto fastidio.

Harry si impose di non permettere a Malfoy di capire che lo stava osservando. Ciò lo avrebbe sicuramente avvisato che Harry sapeva che non era cambiato o, ancora peggio, gli avrebbe fatto pensare che Harry voleva di nuovo fare qualcosa con lui. Perché non voleva proprio. No, davvero.

Alcune parti – traditrici – del suo corpo avevano qualcosa da obiettare. Harry incrociò le gambe e cercò di liberare la mente da tutti i pensieri che riguardavano lui e Malfoy, insieme a fare qualcosa, prima che fosse troppo tardi.

Che modo di cominciare il nuovo anno…

Un giorno di quelli avrebbe dovuto parlare con Piton e in qualche modo convincerlo a mettere Malfoy in disparte. Sconfiggere Voldemort era troppo importante perché Malfoy rovinasse tutto.

Alzando gli occhi, colse Malfoy intento a fissarlo. Harry lo fulminò con lo sguardo e l’altro abbassò la testa per guardare il piatto davanti a lui. Un momento dopo alzò una mano e toccò la sciarpa, allentandola appena. Harry fece cadere la forchetta nel piatto e si alzò così velocemente che non vide Malfoy sussultare al rumore.

Uscì dalla stanza senza neanche preoccuparsi di controllare la reazione degli altri. Aveva già in mente cosa avrebbe detto a Piton.

::

Nel corso della settimana successiva, Harry notò che Malfoy lo osservava più del solito. Forse aveva cominciato a capire cosa Harry stava per fare. Con il passare dei giorni sembrava sempre più nervoso, e distoglieva lo sguardo ogni qualvolta Harry lo sorprendeva a fissarlo.

Una ragione in più per parlare con Piton il prima possibile.

Ne ebbe la possibilità una sera che Malfoy era uscito dalla cucina subito dopo cena, dicendo che non si sentiva bene e che voleva andare a dormire. Perfetto…

::

Come sempre, Piton mandò i piatti direttamente dentro il lavandino con un movimento di bacchetta. Doveva aver notato che Harry era più inquieto del solito, perché gliene chiese la ragione subito dopo.

“C’è qualche problema, Potter?” Bene. Aveva quell’espressione disgustata che aveva sempre quando parlava con lui.

“Sì.” Probabilmente Piton non si aspettava che Harry gli dicesse davvero che cosa lo preoccupava, perché sembrò un po’ sorpreso della risposta. Harry pensò che fosse saggio continuare prima che Piton si riprendesse. “Voglio che da oggi in poi Malfoy ne stia fuori.”

“Fuori da cosa?”

“Dalla nostra missione,” buttò fuori Harry, e poi continuò, con più sicurezza, “Non mi fido di lui.”

“Non ti fidi di lui…”

“No, non mi fido.”

“Potter, pensavo che avessi deciso di lasciar perdere questa faida senza senso. Draco ha fatto le sue scelte. Non era abbastanza chiaro?”

Sembrava che si fosse sbagliato, su Piton. Evidentemente ancora si fidava di Malfoy. Ma Harry sapeva che doveva convincerlo. L’ultima volta che non era stato creduto riguardo Malfoy, le cose erano andate malissimo.

Chiedendosi brevemente perché se ne fosse dimenticato durante gli ultimi mesi, cominciò a gridare. “Non ho intenzione di mettere tutto a rischio soltanto perché lei vuole proteggerlo! Ci tradirà non appena ne avrà l’occasione, e lei lo sa! Non voglio aspettare che sua madre gli faccia rivelare tutto e poi vada a raccontarlo a Voldemort! Quindi trovi un posto in cui mandare quel coglione, o io vado a combattere Voldemort da solo!”

Piton era sembrato furioso durante la sfuriata di Harry, ma ora fissava qualcosa oltre la sua spalla con un’espressione scioccata dipinta in viso. Harry si voltò per vedere cosa fosse successo.

Malfoy era in piedi fuori dalla porta della cucina. Tremava dalla rabbia ed aveva la mascella serrata. Per un momento Harry si irrigidì, non sapendo cosa fare, e poi si diresse verso Malfoy–

Ma Malfoy reagì all’istante e scattò verso la porta, non curandosi neanche di chiuderla mentre correva via di casa. Harry si lanciò dietro di lui, sperando di raggiungerlo prima che fosse troppo tardi. Si stava avvicinando attimo dopo attimo. Alla fine fece un salto, afferrò la veste di Malfoy proprio all’ultimo momento e lo gettò a terra.

Malfoy scalciava e gridava, ma Harry lo contrastava con ugual forza, sfruttando il peso del proprio corpo a suo vantaggio.

“Lasciami!” ringhiò Malfoy, cercando di spingere via Harry. Mentre tentava di farlo stare fermo, Harry colpì il suo naso con il gomito. La voce di Piton stava urlando qualcosa dietro di lui, ma Harry non vi stava prestando attenzione–

Fino a che non sentì una mano tirargli i capelli. Ululando di dolore, aprì gli occhi e vide Piton tirare su sia lui che Malfoy, per poi trascinarli di nuovo dentro casa.

“Ma si può sapere che avete? Vi rendete conto che stavate litigando oltre l’area protetta dagli incantesimi? Volete farvi ammazzare?”

Harry dette un’occhiata a Malfoy e vide che si stava asciugando il sangue che aveva sul viso con la manica della veste.

“…e se non mi sono spiegato abbastanza bene,” Piton non aveva smesso di parlare, “ci sono persone che vogliono trovarci. È stata la cosa più insensata che poteste fare! Restate qui e non pensate nemmeno di poter uscire di nuovo!”

Piton li aveva appena riportati dentro. Malfoy stava ancora piagnucolando nella sua manica.

“Lo dica a Malfoy. Non sono stato io a fuggire via,” borbottò Harry.

“Vaffanculo,” sputò Malfoy.

“È la verità. È inutile negarlo.”

“Fantastico, Potter. Hai capito tutto questo da solo? Merlino, sei impossibile!” Malfoy crollò sul divano e reclinò la testa. “Non ho chiesto io tutto questo, eppure ho dato una mano. Ma non ho nessuna intenzione di starmene buono a sentire che insulti mia madre alle mie spalle. Vai ad affrontare il Signore Oscuro da solo, vedi quando me ne frega…” Disse le ultime parole in un sussurro. Chiuse gli occhi.

“Insultare tua madre? Solo perché ho detto che andrà a spifferare tutto a Voldemort non appena saprà la verità? Questo non è un insulto, Malfoy. È la verità. Come fai a sapere che non l’abbia già fatto?”

“Non sono cose che ti riguardano!” replicò Malfoy. “E poi, non – non può,” balbettò.

“Sì, davvero molto convincente. Continua a ripeterlo a te stesso.”

Malfoy cercò di dire qualcosa, ma non riuscì ad emettere alcun suono. Piton gli poggiò una mano sulla spalla per rassicurarlo, e parlò al suo posto. “Sta dicendo la verità, Potter. Davvero sua madre non può farlo.” Harry stava per sbuffare, ma Piton continuò a spiegare. “Tutti pensano che lei e Draco siano fuggiti. Le sole persone che sanno che è ancora nella sua casa, sono in questa stanza.”

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Nelle ore successive Piton spiegò come avesse posto Narcissa Malfoy sotto l’Incanto Fidelius. Dopo quello, Harry evitò di guardare Malfoy. Non avrebbe mai pensato di poter avere la minima compassione per lei, ma doveva ammettere che probabilmente neanche lei meritava di rimanere nascosta, da sola, per così tanto tempo.

Poi Piton rivelò che Voldemort gli aveva affidato il compito di trovare Draco e sua madre e che Bellatrix Lestrange sospettava che lui sapesse più di quando diceva. Ecco spiegato chi la famosa ‘lei’ fosse. Apparentemente, Bellatrix aveva deciso di fare ricerche per conto suo e Piton temeva che giorno dopo giorno fosse sempre più vicina a trovarli. Harry pensò alle sue cose, tutte già nel suo zaino.

Poteva venire quando voleva. Harry era pronto.

Stava per dirlo, quando un acuto stridore risuonò nella stanza. Piton tirò fuori la bacchetta e la puntò verso la porta, emettendo un bianco raggio. “Prendete le vostre cose. Ora!”

Harry corse nella sua camera ed afferrò il suo zaino. Quando tornò nel salotto, sia Malfoy che Piton stavano uscendo dalle proprie stanze ed avevano le proprie borse. Malfoy stava per dire qualcosa, quando una rossa sfera di luce apparve alla porta. “Afferrate le mie braccia!” mormorò Piton.

“E la mia pozione?” gridò Malfoy.

“Non c’è tempo,” lo interruppe Piton, che afferrò il suo braccio e quello di Harry, Smaterializzandoli proprio mentre la porta veniva aperta.

::

Harry sapeva dove sarebbero finiti e le sue supposizioni furono confermate non appena riaprì gli occhi. Un altro posto abbandonato in mezzo al nulla. Fantastico…

“Come fa a conoscere tutti questi posti?” chiese a Piton, mentre camminavano verso quella casa malridotta.

“L’Ordine della Fenice li predispose come nascondigli durante la prima guerra. Ce ne sono molti altri, ma sfortunatamente questo è l’ultimo che conosco. L’anno scorso Silente fu abbastanza gentile da rivelarmene la collocazione. Sapeva che ne avrei avuto bisogno.”

Harry si fermò di colpo. “Quindi l’Ordine ne è a conoscenza?”

“Sì e no. L’Ordine sa che esistono, ma ogni membro sa soltanto dove se ne trovano alcuni.”

Piton aveva raggiunto la porta, portandosi dietro un Malfoy stranamente silenzioso. Harry li seguì.

Era addirittura peggio del primo nascondiglio in cui erano stati. Uno spesso strato di polvere copriva ogni superficie della casa e se non fosse stato per quello le assi del pavimento avrebbero scricchiolato davvero molto.

“Devo andare,” annunciò Piton. “Draco, temo che questa volta dovrai farcela senza la pozione. Non riuscirò ad acquistare in tempo gli ingredienti e tutto quello che serve.”

“Cosa? No, stai scherzando!” disse Malfoy, incredulo.

Harry stava per dire lo stesso, ma Piton lo interruppe. “Devo tornare dagli altri per mantenere la mia copertura.” Harry non aveva mai visto Piton tanto…disperato. “È…se vuoi che tutto questo finisca, non abbiamo altra scelta.”

Ordinò ad Harry di chiudere Malfoy in una stanza e di chiudersi poi in un’altra, e gli mostrò non meno di tre complessi incantesimi per farlo. Dopo attese che provasse lui e andò via soltanto quando fu soddisfatto del risultato, ignorando completamente le urla di Malfoy mentre si richiudeva la porta alle spalle.

Harry sentì la stanza opprimerlo. Malfoy crollò a terra e nascose il viso tra le ginocchia.

La realtà della situazione lo colpì come se una tonnellata di mattoni gli fosse caduta sulla testa. Avrebbe dovuto passare la notte chiuso in una casa con un vero lupo mannaro, non semplicemente con Malfoy nel corpo di un lupo. Un vero lupo mannaro, che al momento era soltanto un essere umano, tremante e raggomitolato sul pavimento.

Mettendo da parte tutte le sue paure e la diffidenza nei suoi confronti, si avvicinò a Malfoy e si sedette accanto a lui, inghiottendo il groppo che sentì alla gola quando Malfoy sussultò al contatto tra i loro gomiti.

Si mosse per toccare il suo braccio. “Malfoy…”

“Non toccarmi.”

“Per favore…”

“Qualsiasi cosa tu faccia, domani notte non ti proteggerà. Lasciami in pace. E poi è troppo tardi per ricominciare ad essere gentile con me. L’ho capito che era tutta una finta, se te ne sei dimenticato.”

“Davvero? Troppo tardi, voglio dire.”

“Tu che ne pensi? Di punto in bianco hai deciso che non ne valevo più la pena e ti sei messo a cercare il modo migliore per liberarti di me. Non ti sei neanche fermato a pensare che cosa avrebbe significato per me. Muoio, se Piton smette di proteggermi.”

“Ho solo pensato–”

“No, tu non hai pensato! È questo il problema! Hai anche solo una vaga idea di come sarà domani? Perché io di sicuro no! E io sono quello a cui si strapperà via la pelle.”

“Mi dispiace…”

“È giusto così. In realtà, ti dispiacerà. Dopotutto, se non farai bene quegli incantesimi, probabilmente finirò per ucciderti.”

Harry sbuffò e diede a Malfoy una leggera gomitata nella costole. “Forza, alzati. Puliamo un po’. Preferirei non morire in mezzo a tutto questo schifo.”

::

Rendere quel posto abitabile era un lavoro troppo faticoso per due sole persone. Diverse ore dopo, Harry crollò sul divano, accanto a Malfoy, che aveva smesso pochi minuti prima. Puntò in alto la bacchetta ed eliminò le ultime ragnatele sul soffitto, prima di poggiare indietro la testa.

Malfoy guardava fuori dalla finestra. Quando lo stomaco di Harry brontolò, si voltò velocemente, e sembrava che si fosse appena ricordato dove fosse.

“Vado a vedere se c’è qualcosa da mangiare. Hai fame?” gli chiese Harry, alzandosi. Malfoy annuì solamente, prima di voltarsi a guardare di nuovo fuori dalla finestra.

Harry sospirò e cominciò a rovistare nella credenza, tirandone fuori due lattine di zuppa e due cucchiai, che poggiò sul tavolo. Dopo aver aperto le lattine ed aver riscaldato la zuppa con un incantesimo, chiamò Malfoy, che arrivò trascinando i piedi.

Rimasero seduti al tavolo per un po’, in silenzio, fino a quando Harry non vide calare il buio di fuori. A quell’ora il giorno seguente avrebbe condiviso la casa con un lupo mannaro. Malfoy dovette averlo visto irrigidirsi, perché si schiarì la voce e borbottò qualcosa riguardo l’essere stanco e voler andare a letto. Si precipitò in una delle due stanze, quasi rovesciando la sedia mentre si alzava.

Harry appoggiò la testa sul tavolo. Non poteva andare peggio di così.

::

Draco non voleva uscire dal letto. Non voleva che quel giorno iniziasse, non voleva essere lì e sicuramente non voleva trasformarsi senza la pozione. In quel momento, avrebbe fatto qualsiasi cosa perché il tempo avanzasse di ventiquattro ore.

Detestava ammetterlo, ma era terrorizzato da quello che sarebbe successo. Fino ad allora, la trasformazione era sempre stata sotto l’influenza della pozione Antilupo. Poter pensare da umano mentre era costretto nel corpo di un lupo era l’unica cosa che gli impediva di odiarsi. Diventare un vero lupo mannaro l’avrebbe reso qualcosa che aveva sempre disprezzato.

Il fatto che Potter sarebbe stato nella casa quella notte peggiorava soltanto la situazione. E se qualcosa fosse andato storto e lui l’avesse morso? Non aveva dimenticato quanto Potter l’avesse trattato male a partire dal giorno di Natale, e voleva ancora vendicarsi, ma attaccarlo sarebbe stato davvero troppo.

Il pensiero di svegliarsi coperto di sangue accanto al cadavere martoriato di Potter gli fece attorcigliare lo stomaco per il disgusto.

Alla fine Draco decise di alzarsi. Doveva smettere di pensarci, prima di diventare del tutto pazzo.

::

Era quasi ora. Harry aveva trascorso l’intera giornata con un Malfoy piuttosto agitato e silenzioso, desiderando soltanto che potesse dimenticare cosa sarebbe accaduto quella notte. Era una questione di minuti, prima di dover rinchiudere Malfoy nella sua camera.

Si schiarì la voce e disse a Malfoy che avrebbe dovuto prepararsi. Malfoy si alzò e si diresse verso la sua stanza, ma di bloccò sulla porta e si voltò verso Harry. Ti tolse la sciarpa, tenendola davanti a sé.

“Tienila per me. Non voglio rovinarla, stanotte.”

Harry fece del suo meglio per non afferrare la sciarpa, buttarla a terra e pestargliela. La prese con attenzione, come se il contatto potesse ustionargli la pelle, e se la mise in tasca. “D’accordo,” gracchiò. Malfoy sospirò ed andò nella usa stanza. “Ci vediamo domani mattina,” mormorò Harry, chiudendo la porta ed evitando di guardare Malfoy in faccia.

Dopo aver fatto tutti gli incantesimi sigillanti che Piton gli aveva insegnato, il battito del suo cuore cominciò ad accelerare. Ad ogni suo passo, le assi del pavimento scricchiolavano sotto il suo peso. Sembrava che il suono rimbombasse per tutta la casa. Quando chiuse la porta, Harry ripetette gli stessi incantesimi e spostò il letto così da contrastare chiunque cercasse di aprire.

Sentiva il sangue pulsargli con violenza nelle tempie, e gli girava la testa. Camminò fino alla finestra e guardò di fuori. Aspettava che la luna si alzasse nel cielo, e teneva la bacchetta stretta in mano.

Mentre osservava la luna, quasi non vide qualcosa muovesi all’improvviso lontano nella foresta. All’iniziò pensò che si trattasse di Piton, ma poi il sollievo divenne panico non appena la figura si avvicinò.

“Merda!”

Era Bellatrix Lestrange.

Harry si allontanò dalla finestra. Restando attaccato al muro, dette un’occhiata di fuori. Bellatrix aveva quasi raggiunto la casa. E la luna ancora non si vedeva…

Un infinito numero di domande si affollavano nella sua mente, che andavano da come li avesse trovati a cosa sarebbe accaduto una volta entrata, da cosa avrebbe fatto se avesse trovato Malfoy a come avrebbe reagito quando si sarebbe trovata faccia a faccia con il lupo.

Il suo cuore batteva così forte che Harry pensava gli sarebbe presto uscito dal petto.

Udì lo stridio dei cardini della porta principale che veniva aperta, sebbene gli giungesse ovattato attraverso le pareti. Bellatrix era entrata in casa. Poi sentì qualcosa scricchiolare, e il rumore divenne sempre più forte a mano a mano che si inoltrava nella casa e si avvicinava alla camera di Harry. Questi alzò la bacchetta e la puntò verso la porta, trattenendo il respiro quando non sentì più niente.

Harry non aveva idea di cosa Bellatrix stesse facendo. Stava calando il buio, perciò Malfoy si sarebbe trasformato da un momento all’altro. E se l’avesse trovato prima della trasformazione?

“Draco? Sei lì dentro? Che c’è che non va? Hai paura della tua zietta preferita?”

La udì sussurrare degli incantesimi. Non poteva sapere se stesse cercando di aprire la porta di Malfoy o la sua.

“Piton è proprio uno sciocco. Ha fatto tanto per nasconderti, e poi ti chiude qui dentro con degli incantesimi che anche un bambino di tre anni potrebbe disattivare. Ma a lui penserò dopo.”

Harry si voltò per scrutare fuori dalla finestra, e vide la luna ergersi finalmente sulla foresta. Se Bellatrix avesse aperto la porta di Malfoy invece che la sua, avrebbe ricevuto la sorpresa più grande della sua vita. Harry strinse maggiormente la bacchetta e attese.

Bellatrix mormorò un incantesimo. “Spero tu sia pronto per una bella riunione di famiglia,” cantilenò, e il ‘click’ che Harry udì indicava che aveva aperto la porta. “Saluta tua zi– aaah!”

Le sue grida si mescolarono ai versi del lupo, che ringhiava e digrignava i denti. Harry rabbrividì. Sembrava che non finisse mai, ma poi le urla si interruppero e Harry sospirò.

Se solo avesse avuto una qualche idea di cosa fare…

Raggiunse la porta e salì sul letto per accostarvi l’orecchio. Non sentiva niente. Fino a che–

Un forte colpo alla porta lo fece balzare all’indietro. La porta tremava e il lupo cercava di entrare, ringhiando e graffiandola con le zampe. Harry scese dal letto e lo spinse ancora di più contro la porta, temendo che questa potesse crollare da un momento all’altro, ma dopo quelli che sembrarono secoli ci fu finalmente silenzio.

Asciugandosi il sudore sulla fronte, Harry attese. Udì soltanto dei leggeri passi affrettati, che fecero scricchiolare appena le assi del pavimento e poi si estinsero. Sentì allora ululare di fuori; si alzò e guardò dalla finestra.

Il lupo stava correndo verso la foresta.

Harry crollò a terra, a mala pena notando che le mani gli tremavano. Poggiò la testa sulle ginocchia e cercò di dimenticare che c’era un cadavere fuori dalla porta e che Malfoy si aggirava libero nella foresta. Ci avrebbe pensato al sorgere del sole.

::

Quando fu finalmente mattina, Harry stava dormendo sul pavimento, non sapendo che proprio in quel momento Malfoy stava tornando barcollante a casa. Si svegliò soltanto quando udì un rumore provenire dalla porta principale.

“Potter?”

Harry balzò in piedi. Malfoy parlò di nuovo, e questa volta sembrava più disperato. “Potter?”

Puntando la bacchetta alla porta, cominciò a rimuovere gli incantesimi sigillanti, ma si bloccò quando da fuori sentì un tonfo.

“Oddio!”

Harry si rimise subito all’opera e spostò il letto dalla porta, mentre Malfoy ansimava e piangeva. Quando ebbe abbastanza spazio per aprire la porta, corse fuori, ma si bloccò non appena vide la scena che gli si presentò davanti.

Bellatrix era a terra in una pozza di sangue, con le braccia e le gambe in posizioni innaturali. La gola era tagliata e la veste strappata ed intrisa di sangue. Harry guardò il viso. Gli occhi fissavano vuoti il soffitto, mentre la bocca era spalancata, ricordandogli le sue grida.

Distolse lo sguardo per vedere in che stato fosse Malfoy, che era nudo e coperto di fango e sangue rappreso, gemendo e dondolandosi avanti e indietro sul pavimento accanto a lei. Harry si avvicinò e si accovacciò, portandolo via dal corpo e dalla pozza di vomito.

“No!”

Harry strinse maggiormente Malfoy, che si voltò e seppellì il viso nel suo maglione, gemendo contro il suo torace. Sebbene inizialmente ne fosse sorpreso, Harry lo abbracciò e lo avvicinò a sé.

Malfoy tremava e parlava piano, in modo incoerente. Harry lo strinse fino a quando quasi smise di piangere.

“Forza, Malfoy, devi ripulirti un po’,” sussurrò, non appena si rese conto che Malfoy era troppo sconvolto per fare qualsiasi cosa. Lo condusse nel piccolo bagno e lo fece sedere dentro la vasca, dopodichè aprì l’acqua e cominciò a lavarlo. Quando notò le cicatrici, appena visibili, sul torace di Malfoy, smise all’istante di osservarlo e si concentrò sull’acqua sporca che veniva inghiottita dallo scarico, fino a che non vi giunse quella pulita.

Quando ebbe finito, avvolse Malfoy in un logoro asciugamano e lo accompagnò nella sua stanza; quando vide che ancora non reagiva, lo aiutò a vestirsi.

A quel punto, doveva liberarsi del cadavere.

Guardando Malfoy, si rese subito conto che avrebbe dovuto pensarci da solo.

Spostò le coperte e lo mise a letto. Ripescò poi la sciarpa dalla tasca e la consegnò a Malfoy. Quel gesto lo fece irrigidire per un momento, prima di tornare a tremare.

Harry perlustrò la casa in cerca di una pala, ma decise poi di trasfigurare una scopa, dal momento che non riuscì a trovarne neanche una. Uscì fuori alla fredda aria invernale, girò intorno alla casa e trovò una zona di terreno più molle, in cui cominciò a scavare con forza. Quando la fossa fu abbastanza larga e profonda, tornò nella casa e trascinò Bellatrix di fuori, gettandola all’interno e ricoprendola di terra fino a quando non vi era più alcun segno della fossa.

Come se non avesse appena seppellito qualcuno…

Non che meritasse di essere sepolta. Harry era frustrato per non aver avuto la possibilità di vendicarsi per la morte di Sirius e arrabbiato perché era venuta proprio quella notte, costringendo Malfoy ad ucciderla. Pensò di poter comprendere perché Malfoy avesse reagito in quel modo. Non era un assassino; Harry lo sapeva fin da quella notte sulla torre. Ed ora, per colpa di Bellatrix, aveva dovuto uccidere.

Beh, era anche sua zia. Ma Harry si rifiutava di pensare che Malfoy potesse essere tanto scosso per quello.

Non ci volle molto per ripulire il sangue. Quando ogni traccia che potesse testimoniare che qualcuno era stato ucciso all’interno della casa era scomparsa, Harry andò in camera di Malfoy per controllare come stava.

Non si era mosso di un millimetro. Harry si avvicinò per vedere se dormiva. Gli occhi di Malfoy erano rossi, e fissavano vacui la parete vicino al suo letto.

“Ci ho pensato io…” mormorò Harry. “L’ho seppellita di fuori…”

Malfoy tirò su col naso.

Harry era così stanco che poteva a mala pena tenere gli occhi aperti. Si infilò nel letto e si sdraiò accanto a Malfoy, avvolgendo il polso di Malfoy con la propria mano appena prima di addormentarsi.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Harry si svegliò quella sera stessa, ma non volle uscire dal letto. Studiò il viso di Malfoy per diverso tempo, prima di riaddormentarsi con ancora l’immagine delle sue palpebre tremanti impressa negli occhi, così seminascoste dai capelli biondi. Quando lando a mattina arrivò, la sua mano era ancora su quella di Malfoy, che non si era mosso per tutta la notte.

Attese di sentire il respiro regolare di Malfoy, prima di alzarsi. Mentre si dirigeva in bagno, il suo stomaco brontolò, ricordandogli che non aveva toccato cibo da un giorno e mezzo, a causa di ciò che era accaduto il giorno precedente.

Al momento trovava molto difficile riuscire a fidarsi di Piton. Li aveva lasciati in mezzo al nulla, in una notte di luna piena e senza pozione Antilupo. E Bellatrix li aveva trovati. Sembrava quasi impossibile che ci fosse riuscita da sola.

Proprio quando Harry aveva cominciato a mangiucchiare un po’ di crostini, la porta principale fu aperta e ne entrò Piton. Harry afferrò la bacchetta e la tenne stretta sotto al tavolo.

“Era Bellatrix…” borbottò Piton, togliendosi il mantello e poggiandolo su una sedia.

“Oh, davvero?”

Piton si voltò a guardarlo. “Sì, davvero. C’è qualche problema, Potter? Draco dov’è?”

Fu invaso dalla rabbia. “È strano che lo chieda. Ma che gliene importa, poi? Ci ha lasciati qui, in mezzo al nulla, senza pozione in una notte di luna piena, e poi se ne andato dai suoi amichetti Mangiamorte!”

Piton mostrò i denti. “Non avevo scelta! A voi non sarà sembrata la cosa migliore, ma dovevo tornare lì ed assicurarmi che non ci avrebbe più trovati!” gridò ad Harry.

“Sì, beh, allora deve aver fatto proprio un lavoro di merda, perché invece ci ha trovati!”

Piton stava per rispondere a tono, ma si bloccò, la bocca leggermente aperta. “Cosa?”

“È venuta qui. Durante la trasformazione di Malfoy. La porta era sigillata, ma è riuscita ad aprirla e Malfoy l’ha uccisa.”

Piton scrutò la stanza, cercando prove della sincerità di Harry. “Che fa, davvero pensa che avrei lasciato qui un cadavere?” lo schernì Harry. “L’ho seppellita.”

“Draco lo sa?”

“Che l’ha uccisa? Sì. Non credo abbia capito quello che gli ho detto dopo, però.”

Piton tacque per un po’. Infine, gli chiese in quale stanza fosse Malfoy. Harry gliela indicò e si diresse poi nell’altra, sigillandola. Che Piton dormisse pure sul divano. Bastardo!

::

Più tardi Piton spiegò ad Harry cosa Bellatrix avesse cercato di fare. Apparentemente, altri dodici Mangiamorte l’avevano aiutata, e aveva passato gli ultimi due mesi a tentare di rintracciare Piton, ovviamente senza che lui ne fosse al corrente. Piton sosteneva che non aveva idea di come avesse fatto a scoprire dove si trovava Malfoy.

Harry ne dubitava. Ma dopo aver visto quanto si fosse agitato per Malfoy, non poteva far altro che credere che Bellatrix li avesse trovati senza il suo aiuto. In più, nonostante tutto l’odio che provava nei confronti della donna, mandarla da loro proprio durante la trasformazione di Malfoy sarebbe stato davvero troppo per lui.

Malfoy non si era ancora ripreso. Non aveva lasciato il letto per tutto il giorno e non aveva detto a Piton una sola parola. Quando Harry gli portò qualcosa da mangiare, si limitò a restare sdraiato con uno sguardo vacuo, continuando a stringere la sciarpa di suo padre. Ovviamente, non toccò cibo.

Ma quella situazione non durò a lungo. Due giorni dopo Malfoy finalmente uscì dalla sua stanza e li raggiunse a colazione. Sembrava quasi normale, per lo meno fino a che Piton non gli chiese se stesse bene. Il piatto che teneva in mano cadde a terra e andò in frantumi. Malfoy quasi si mise di nuovo a piangere; si piegò per pulire – Malfoy? Pulire? – e aggredì Harry quando questi cercò di aiutarlo.

Harry serrò i denti, ma fece del suo meglio per passarci sopra.

::

Harry non ce la faceva più ad avere intorno un Malfoy tanto nervoso. Malfoy era come una bomba pronta ad esplodere. Harry non voleva essere nei paraggi quando sarebbe accaduto, perciò prese al volo la prima occasione per uscire dalla casa.

…anche se significava dover aiutare Piton a sistemare gli incantesimi protettivi.

Ovviamente, l’unico modo per evitare di litigare con Malfoy era litigare con Piton. Fortunatamente avevano concluso il loro lavoro prima di cominciare a scagliarsi maledizioni.

Harry corse dentro casa e si chiuse in camera. In quel momento, voleva soltanto che tutto finisse il più presto possibile.

::

Dopo quel giorno, Piton riprese ad uscire per spiare Voldemort. O almeno così diceva. Harry era felice di non averlo intorno; la casa era troppo piccola perché tutti e tre riuscissero ad evitarsi.

Malfoy non restava quasi mai a lungo fuori dalla sua camera, e quando lo faceva era perso nei suoi pensieri e si agitava ogni volta che Harry gli rivolgeva la parola. Dopo una settimana di sopportazione e dopo essersi a lungo trattenuto dall’afferrarlo e scuoterlo, Harry prese una decisione. Si sarebbe impegnato a farlo parlare di quello che era accaduto.

Ne ebbe la possibilità più tardi, quello stesso giorno. Piton era appena uscito di nuovo e Malfoy entrò in cucina per cercare nella credenza qualcosa da mangiare.

“Fame?”

Malfoy fece quasi cadere un pacco di biscotti, al suono della voce di Harry. “Sì,” borbottò, e fece per tornare nella sua stanza. Harry lo fermò e gli fece segno di sedersi al tavolo. “Puoi anche mangiare qui, no? Resta. Per favore…”

Malfoy lo guardò circospetto, ma alla fine si sedette ed aprì la scatola. Cominciò a masticare un biscotto ed Harry si sedette accanto a lui.

Non importava quanto tempo Harry lo fissasse, Malfoy non si muoveva. Era come se fosse solo, nella stanza. Il rumore che faceva masticando stava cominciando ad infastidire Harry, ma non parlò fino a quando Malfoy non ebbe mangiato metà dei biscotti contenuti nella scatola.

“Hai intenzione di parlarne?”

Malfoy quasi si strozzò. Tossì e replicò, cercando di suonare calmo. “Di che cosa?”

“Di quello che è successo. La notte di luna piena.”

Draco impallidì. “No.” Fece per alzarsi.

“Malfoy–”

“Ho detto di no! Non ho intenzione di parlarne, perché non è successo niente!” gridò Malfoy, che si voltò per andarsene, ma Harry si era già alzato e lo bloccò di nuovo.

“Non puoi continuare così, Malfoy.”

“Oh, davvero? Guarda un po’,” lo schernì, e cercò di spingere via Harry. Questi, però, gli afferrò un braccio e lo fermò. “Basta! Lasciami!”

Harry non lo lasciò. Lo tirò con più forza, ma perse l’equilibrio quando Malfoy lo spinse. Cadde a terra, ma tenne Malfoy sopra lui, sebbene continuasse ad agitarsi. Harry sentì un debole pugno sullo stomaco e per un momento allentò la presa, ma poi agganciò una gamba dietro le ginocchia di Malfoy, bloccandolo.

Forse, non era stata proprio una buona idea.

Perché ora Malfoy era tra le sue gambe, che gridava e si contorceva, e la frizione contro il suo inguine aveva risvegliato una parte del suo corpo che ultimamente era rimasta invece sostanzialmente inattiva.

Alzò la testa ed avvicinò Malfoy, unendo le proprie labbra alle sue. Sapeva di cioccolato; passando la lingua sui suoi denti, Harry trovò delle briciole di biscotti. Dopo un po’ Malfoy smise di agitarsi e cominciò a rispondere al bacio.

Fu Malfoy ad interromperlo, poggiando poi per un minuto la fronte contro quella di Harry, prima di allontanarsi. Harry si alzò sui gomiti, cercando di riprendere fiato mentre osservava Malfoy raggomitolato nell’angolo.

Dopo un po’ Malfoy parlò di nuovo, evitando di guardare Harry negli occhi. “Ancora non voglio parlarne. E puoi anche smettere di fissarmi.”

“Ed io penso ancora che dovresti.” Pensandoci meglio, “E non ti sto fissando,” aggiunse in fretta.

Malfoy si voltò a guardarlo e sollevò un sopracciglio, ed Harry distolse lo sguardo. Si alzò e si sistemò i vestiti, prima di dirigersi verso la sua stanza. Si fermò per dare un’ultima occhiata ad Harry.

Mentre Malfoy spariva nella sua camera, ad Harry sembrò di averlo visto sorridere.

::

Dopo quel giorno Malfoy si calmò un po’. Continuava a non parlare molto, ma aveva smesso di sussultare ogni volta che Harry gli rivolgeva la parola. A volte ad Harry sembrava Malfoy lo stesse fissando, ma non si voltava mai in tempo sorprenderlo a farlo.

Piton tornava soltanto per la notte; preparava qualcosa da mangiare ed andava poi a dormire sul divano. La mattina già non c’era più. Harry notò che nella credenza si stavano accumulando vari ingredienti per pozioni. Almeno la prossima volta Malfoy avrebbe avuto la sua pozione.

Erano passate quasi tre settimane dall’ultima notte di luna piena, quando una sera Piton tornò prima del solito. Chiamò Harry e Malfoy e chiese loro di sedersi al tavolo. Il solo fatto di chiedere loro qualcosa era già abbastanza preoccupante. Non ci mise molto a sganciare la bomba.

“Domani notte andrete ad Hogwarts.”

“Cosa?”

“Bisogna cominciare a preparare il nostro attacco. Dovete parlare con Silente.” Piton iniziò poi a spiegare di cosa Harry avrebbe dovuto discutere con Silente. Harry cercò di memorizzare ogni singolo dettaglio, ma improvvisamente sentì lo stomaco chiudersi, quando realizzò che si stava ormai avvicinando alla fine.

“Io non ci sarò per alcuni giorni. Draco verrà con te. Cercate di rimanere ad Hogwarts per una o due notti.”

Malfoy parlò prima ancora Harry avesse la possibilità di chiedere alcunché. “E la mia pozione? Tra una settimana c’è la luna piena!” La sua voce divenne più acuta quando pronunciò le ultime parole.

“Per quel giorno saremo tornati tutti e tre. E se anche io non ci fossi riuscito, la preparerà Potter. Ho già acquistato gli ingredienti.”

::

Due giorni dopo furono svegliati da Piton. Fuori era buio, e probabilmente lo sarebbe stato ancora, per quando sarebbero arrivati ad Hogwarts. Harry aveva preparato le sue cose la notte precedente, perciò doveva soltanto vestirsi. Dopo qualche minuto, uscì dalla sua stanza e trovò Piton, in piedi accanto alla porta principale, che fissava accigliato la porta della camera di Malfoy e stringeva un pesante mantello invernale fra le mani.

Harry era a circa un metro di distanza e soffocò uno sbadiglio, appoggiandosi alla parete e chiudendo gli occhi. Quando sentì Malfoy uscire dalla stanza, li riaprì all’istante.

Malfoy camminava verso di loro trascinando i piedi, e fulminò Piton con lo sguardo quando questi gli disse di sbrigarsi. Uscirono tutti e tre alla fredda aria invernale, e si allontanarono dalla casa. Una volta oltrepassate le barriere protettive, Piton dette loro le ultime istruzioni, prima di attendere che si Smaterializzassero.

Harry percepì la mano di Malfoy stringergli l’avambraccio. Chiuse gli occhi ed immaginò la stazione di Hogsmeade. Si sentì comprimere dall’aria intorno a lui, e non era una sensazione piacevole; quando riaprì gli occhi, era di fronte alla stazione. Mentre cercava di liberarsi del disagio per la Materializzazione, realizzò che Malfoy stava ancora stringendo il suo braccio.

“Siamo arrivati,” bisbigliò.

“Lo vedo. Ma non capisco come riusciremo ad entrare nella scuola da qui. Piton ha detto che non dobbiamo di nuovo irrompere da Mielandia.”

“Sì, l’ho sentito anch’io!” Protestò Harry. “Conosco altri modi per entrare nella scuola. Seguimi.” Cominciò a camminare attraverso i binari, con Malfoy che lo seguiva a pochi passi di distanza. Il tragitto era breve, ma al buio sembrò più lungo. Alla fine, scorse la sagoma del vecchio edificio.

“Potter… Perché stiamo andando verso la Stamberga Strillante?” sibilò Malfoy, non riuscendo a non far trapelare una leggera preoccupazione.

“Ora vedrai.” Una volta raggiunta la Stamberga, Harry tentò di aprire la porta utilizzando vari incantesimi, ma invano. Era ormai scoraggiato, e presto il sole sarebbe sorto. Trasfigurò allora un ramo in una barra di metallo, con cui iniziò a rimuovere le assi che erano alle finestre. Quando la fessura fu abbastanza larga, gettò dentro la sua borsa ed entrò, ma subito si affacciò a vedere perché Malfoy non l’avesse ancora seguito.

“Vieni o no?”

Malfoy esitò un attimo, scrutando oltre la propria spalla prima di arrampicarsi attraverso la finestra. Una volta dentro, si guardò intorno ed ebbe un brivido.

“Non è infestata,” disse Harry.

“Non è quello!” sbottò Malfoy, ma fece un respiro profondo e cercò subito di calmarsi. “È solo che…c’è qualcosa di strano. E uno strano odore.”

Harry odorò l’aria intorno a lui. “Ovvio che senti uno strano odore. Questo posto è vecchio e sporco. Che ti aspettavi?”

“No, non è quello. Odora di…qualcuno. Non lo so. Possiamo andare adesso?” piagnucolò Malfoy, che afferrò subito la propria borsa.

Harry annuì. Mentre si avviava verso la stanza in cui si trovava l’entrata del tunnel, si chiese se l’odore di cui parlava Malfoy potesse avere qualcosa a che fare con le trasformazioni di Lupin in quel posto.

Quando raggiunse il buco nella parete, vi strisciò dentro ed attese che Malfoy lo seguisse. Si inoltrarono sempre più in profondità, camminando ricurvi. Trasportare così le loro borse era faticoso, soprattutto per una tale distanza. Per quando arrivarono alla fine del tunnel, ad Harry faceva malissimo la schiena, e aveva un disperato bisogno di sdraiarsi. La tenue luce del giorno illuminava l’ultima parte del tunnel, e li raggiungeva attraverso le radici dell’albero.

Harry si arrampicò cauto, e premette subito la radice del Platano Picchiatore prima che l’albero potesse attaccarlo. Prese le borse che Malfoy gli passò e poi lo aiutò a salire. Si allontanarono dall’albero e Harry tirò fuori dal suo zaino il Mantello dell’Invisibilità, che usò per coprire se stesso e Malfoy. Il mantello riusciva a malapena a contenere loro due, figurasi le borse, perciò Harry si avvicinò il più possibile a Malfoy, passandogli un braccio intorno alla vita per sincronizzare i loro passi.

Come previsto, il portone principale era chiuso. Harry non cercò nemmeno di aprirlo con qualche incantesimo. Conosceva un modo più semplice, per entrare.

“Dobby!”

L’elfo domestico apparve con un sonoro ‘crack’. Si guardò intorno e quando non vide nessuno si grattò la testa, pronto ad andarsene. Harry sollevò appena il mantello e mostrò la testa.

“Harry Potter, signore!” strillò, ma Harry gli fece cenno di tacere.

“Fai piano! Nessuno deve sapere che sono qui! C’è qualcuno dentro?”

“No, signore. Ci sono solo Dobby e gli altri elfi domestici.”

“Puoi aprire il portone?”

Dobby schioccò le dita e il grande portone si aprì all’istante, a sufficienza perché Harry e Malfoy sgusciassero all’interno. Una volta entrati, Harry si tolse il mantello e stava per rimetterselo in tasca, quando Dobby gridò. Harry afferrò la bacchetta e cercò di capire cosa fosse successo.

Dobby stava fissando Malfoy, con il suo braccino ossuto puntato verso di lui come se stesse per lanciargli contro qualche incantesimo. Harry balzò tra di loro e cercò di fermarlo. “No, Dobby! È con me!”

“Ma–Harry Potter, signore, lui ha–” protestò Dobby. Harry lo interruppe. “Non importa. Ora è qui per aiutarmi.”

Gli enormi occhi di Dobby sfrecciavano dal viso di Harry a quello di Malfoy. Ci volle un po’ prima che dicesse qualcosa, e quando parlò, cominciò a battere la testa contro il muro. “Draco Malfoy è un orribile ragazzo!”

Harry si piegò ed allontanò Dobby dalla parete. “Dobby, basta! Basta!”

L’elfo smise di punirsi e guardò Harry. “Grazie, Harry Potter, signore. Per Dobby è ancora difficile dire la verità sui suoi vecchi padroni.” Disse ciò occhieggiando Malfoy con timore.

Harry decise che fosse giunto il momento di concludere quella discussione. Prima di parlare a Dobby dette un’occhiata a Malfoy, che fissava accigliato il suo vecchio elfo domestico. “In realtà, molte cose sono cambiate. Non è più così cattivo. È perfino…carino, a volte.”

Malfoy smise di fissare Dobby e cominciò a studiarsi le unghie, mentre l’elfo replicava ad Harry con la sua voce stridula. “Dobby non lo sapeva, signore. Ma se lo dice Harry Potter, allora deve essere vero. Dobby è molto dispiaciuto per come si è comportato prima.”

“Ne sono sicuro. Però non punirti più, ok?” Sapendo che Dobby avrebbe cominciato a ringraziarlo e a parlare della grandezza e della gentilezza di Harry Potter, continuò prima che l’elfo avesse la possibilità di parlare. “Senti, dobbiamo rimanere qui per due o tre notti. Potresti prepararci una stanza per dormire?”

“Sì, Harry Poter, signore! Dobby farà tutto quello che Harry Potter desidera! Dobby preparerà subito la stanza!”

“Benissimo. Saremo all’ufficio del Preside. Ti chiamo non appena abbiamo fatto.”

::

Il gargoyle che nascondeva l’entrata all’ufficio del Preside si spostò di lato prima ancora che Harry potesse toccarlo. Balzò sulla scala a chiocciola, con Malfoy a pochi scalini di distanza, e fece un profondo respiro quando raggiunsero la porta in legno di quercia ed entrarono nell’ufficio.

“Ciao, Harry. Draco,” li salutò Silente dal suo ritratto.

“Buongiorno, Preside.” Harry prese una sedia e la trascinò davanti al dipinto. Quando vide Malfoy ancora in piedi accanto alla porta, gli fece segno di venire e gli indicò un’altra sedia. Malfoy la portò accanto a quella di Harry e si sedette, portandosi una mano davanti alla bocca per nascondere uno sbadiglio.

“Presumo che il Professor Piton oggi non ci raggiungerà.”

Harry spinse la sua borsa sotto la sedia con un piede, dopodichè alzò gli occhi. “No. Ci ha mandato qui e ci ha detto di rimanere per un paio di giorni. Abbiamo trovato tutti gli Horcrux e li abbiamo distrutti; tutti tranne Nagini. Ora vorremmo discutere con lei riguardo il modo con cui attaccheremo lei e Voldemort.”

“Vi consiglio di mettervi comodi, allora. Ci vorrà un po’.”

 

 

Grazie mille per tutte le vostre fantastiche recensioni! <3

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Diverse ore più tardi, dopo che il sole era tramontato ed Harry aveva riferito a Silente tutto quello che era accaduto dall’ultima volta che erano venuti ad Hogwarts, includendo le informazioni su Voldemort che Piton gli aveva raccomandato di riportare, Silente chiuse la discussione.

Harry prese la sua borsa e andò alla porta, aspettando che Malfoy lo seguisse. Non dovette neanche chiamare Dobby; l’elfo era già fuori dalla porta e raddrizzò la schiena non appena vide Harry.

“Dobby è qui per portare Harry Potter nella sua stanza.”

Harry camminava a poca distanza da Dobby, e dopo essere passati per vari piani, realizzò che si stavano dirigendo verso la Torre di Grifondoro. Presto si ritrovarono di fronte al ritratto della Signora Grassa. Ella fece per dire qualcosa, ma Dobby schioccò le dita e il ritratto si spostò di lato, mostrando l’entrata della Sala Comune.

Una volta dentro, videro il fuoco crepitare nel camino, illuminando un tavolinetto nelle vicinanze, sul quale qualcuno aveva sistemato due vassoi pieni di cibo. Lo stomaco di Harry brontolò; aveva mangiato soltanto dei tramezzini che erano apparsi nell’ufficio di Silente intorno a mezzogiorno.

“Gli altri elfi hanno preparato la cena per Harry Potter e l’hanno portata quando Dobby gliel’ha detto! Dobby ha preparato due letti nel dormitorio di Harry Potter.”

“Grazie, Dobby. Ti chiamo, se abbiamo bisogno di qualcos’altro.” L’elfo guardò diffidente Malfoy prima di spartire con un ‘crack’. Spaparanzato per terra accanto al tavolo, Harry afferrò una forchetta e cominciò a mangiare. Malfoy fece lo stesso un attimo dopo.

Se paragonato al cibo che aveva mangiato da quando aveva cominciato ad abitare con Piton e Malfoy, questo aveva il sapore del Paradiso. Non si fermò neanche per asciugare il sugo che aveva agli angoli della bocca fino a che il suo piatto non fu del tutto vuoto. Dopo aver finito, si sdraiò all’indietro sul pavimento; sentiva come se lo stomaco stesse per scoppiargli. Probabilmente Malfoy era nelle stesse condizioni, a giudicare da tutti i sospiri che arrivavano alle orecchie di Harry.

Non era ancora molto tardi, ma l’unica cosa a cui Harry riusciva a pensare era infilarsi dentro un caldo letto e addormentarsi. Qualche minuto dopo riuscì a mettersi in piedi.

“Vado a letto,” annunciò a Malfoy, che si era invece sistemato su una poltrona. Quando registrò le parole di Harry, si alzò con fatica, prese le sue cose e seguì Harry su per le scale.

Quando entrarono nel dormitorio, Harry gettò la borsa su uno dei letti. Notò un paio di pigiami sul suo letto e li afferrò per dar loro un’occhiata, ma Malfoy, che era accanto a lui, glieli strappò subito dalle mani.

“Ma che–”

“Sono miei!” disse Malfoy, e le sue labbra si curvarono all’insù in un piccolo sorriso. “Miei…Io – io avevo lasciato le mie cose qui, quando me ne sono andato…” si interruppe, continuando a fissarli e a passare le dita sulla stoffa.

Harry ricordava perfettamente la notte in cui Malfoy era andato via. “Possiamo chiedere a Dobby di portarti il resto, domani mattina.”

Malfoy annuì, mordendosi il labbro. “Dov’è il bagno?”

“Fuori, seconda porta a sinistra.” Harry fissò la schiena di Malfoy mentre usciva dalla stanza. Cominciò a disfare la sua borsa, invece che mettersi seduto ad aspettare che Malfoy avesse finito e che fosse quindi il suo turno di farsi la doccia.

Quindici minuti dopo Malfoy non era ancora tornato. Harry stava per addormentarsi, ma non aveva intenzione di cedere al sonno prima di essersi dato una pulita. Si tolse le scarpe ed andò in bagno, scegliendo la cabina più lontana da Malfoy. Aveva già finito di insaponarsi i capelli, quando sentì Malfoy chiudere l’acqua e un paio di minuti dopo poi la porta del bagno.

Harry si rilassò. Sotto la doccia, appoggiò la fronte sulle mattonelle e lasciò che l’acqua gli scorresse sulla schiena. Per quando uscì dalla doccia, le sue dita erano tutte raggrinzite.

Non appena tornò nel dormitorio, vide Malfoy sdraiato su–

“Quello è il mio letto,” osservò.

“Non ho visto niente che lo dimostrasse,” mormorò Malfoy assonnato.

Harry sospirò e si passò una mano fra i capelli. “Non ho–”

“Non ho nessuna intenzione di spostarmi. Se per te è così importante dormire in questo letto, beh, c’è abbastanza spazio. Però smettila di parlare. Voglio dormire.”

Non era quello che Harry avrebbe detto. Ma la vista di Malfoy raggomitolato nel suo letto, con i capelli umidi sparpagliati sul cuscino, rese la sua decisione molto più semplice.

Perciò si sedette sul letto e si mise sotto le coperte, avvicinandosi a Malfoy prima di riuscire a fermarsi.

Una delle mani di Malfoy strisciò sotto le coperte e si fermò sulla vita di Harry. Harry si voltò e vide Malfoy osservarlo attraverso gli occhi semichiusi. Si avvicinò ancora di più e lo baciò, alzandosi leggermente e sdraiandosi su Malfoy.

Malfoy mise le mani sui fianchi di Harry, ma poco dopo le infilò dentro i suoi boxer. E poi strinse. Harry ne fu così sorpreso che morse il labbro di Malfoy più forte di quanto volesse, facendolo gridare.

Mormorando delle scuse contro le labbra di Malfoy, fece scivolare giù le proprie mani e le agganciò all’elastico dei pantaloni del pigiama di Malfoy, abbassandoli lentamente. Prese in mano l’uccello di Malfoy e cominciò a muoverla, aumentando la velocità quando lo sentì contrarsi ed indurirsi. Malfoy lo baciò con forza, spingendo le proprie mani nei boxer di Harry e facendo lo stesso.

Harry si liberò dei boxer per facilitare i movimenti di Malfoy, e un attimo dopo slacciò i bottoni della sua maglietta. Sapeva che non sarebbe durato a lungo, se Malfoy avesse continuato a fare quella torsione con il polso, ma voleva provarci. Leccò tutto il tragitto dalla mandibola di Malfoy fino al suo capezzolo e, quando finalmente lo raggiunse, prese a succhiarlo.

Il gemito di Malfoy lo fece quasi andare fuori di testa. Tuttavia, riuscì a trattenere il suo orgasmo e continuò a leccare e a mordere e ad accarezzare fino a che Malfoy non gemette ancora più forte ed Harry non potè far altro che venire sulle dita di Malfoy.

Tremando violentemente, seppellì il viso nel collo di Malfoy – che, doveva ammettere, stava diventando una delle sua parti preferite del corpo di Malfoy sebbene, pensandoci meglio, l’uccello pulsante nella sua mano gli piacesse altrettanto. Harry non aspettò neanche di riprendere fiato, ma continuò a muoversi per far venire Malfoy, riuscendoci pochi secondi dopo.

Malfoy ansimò e si inarcò, stringendosi ad Harry e dandogli un bacio umido mentre crollava sul materasso. Harry rimase sopra di lui, non preoccupandosi affatto dello sperma tra di loro e sulle loro mani. Ci avrebbero pensato la mattina seguente.

“Notte, Malfoy…” mormorò all’orecchio di Malfoy.

“Mmm…”

::

Harry era straiato su un enorme letto a baldacchino, e bianche tende di lino ondeggiavano alla brezza estiva. Malfoy era a cavalcioni sopra di lui, e sul suo torace e sulla sua pancia c’era qualcosa di appiccicoso che profumava di cioccolata, e Malfoy lo leccava con movimenti atrocemente lenti. Aveva un buon profumo, ma la lingua di Malfoy era decisamente migliore e l’uccello di Harry era tanto duro da fargli male. Malfoy leccava sempre più basso, avvicinandosi alla fine della cioccolata. E poi la testa di Malfoy fu sul suo uccello, e all’improvviso si abbassò, e Malfoy aveva tutto l’uccello di Harry in bocca, fin dalla base–

“Harry Potter, signore!”

Oh, cazzo.

Harry aprì un occhio titubante. Niente estate, niente enorme letto a baldacchino – solo il suo letto e il suo dormitorio – e niente Malfoy che gli faceva un pompino. Malfoy era intrappolato sotto di lui, russando leggermente. Ciò significava–

Harry si alzò su un gomito e dette un’occhiata accanto al letto, riconoscendo la figura sfocata di Dobby. Non aveva idea di dove fossero i suoi occhiali.

“Sì?”

“Il Preside Silente ha detto a Dobby di svegliare Harry Potter. Dobby ha preparato la colazione per Harry Potter e l’ha servita nella Sala Comune.”

“Bene, Grazie.”

Ma Dobby rimase lì, senza dubbio ad analizzare la scena davanti ai suoi occhi e a cercare di darle un senso. “Dobby,” bisbigliò Harry, cercando di distogliere l’attenzione di Dobby da quello che stava accadendo nel letto, “Tu sai dove sono le cose di Malfoy? Quelle ha lasciato qui quando se n’è andato l’anno scorso?”

“Oh, sì, Dobby lo sa! La Preside ha ordinato agli elfi domestici di pensare a loro, quindi le abbiamo messe dove teniamo le cose che gli studenti lasciano qui–”

Harry lo interruppe di nuovo, dal momento che da solo Dobby non l’avrebbe mai fatto. “Puoi portarle qui? Mentre siamo all’ufficio di Silente?”

“Sì, Harry Potter, signore! Dobby lo farà!”

“Bene. Ti dispiacerebbe lasciarci, adesso?” Harry rivolse a Dobby un sorriso, non volendo deluderlo. Dobby gli sorrise a sua volta ed annuì, Smaterializzandosi il più silenziosamente possibile. Fece comunque troppo rumore. Malfoy si mosse.

Harry alzò una mano e spostò una ciocca di capelli dalla fronte di Malfoy, quando questi aprì gli occhi e li strizzò per cercare di mettere Harry a fuoco.

“Ora è?” mormorò, stiracchiandosi ed inarcando la schiena.

“Non lo so. Tardi, probabilmente.” Harry abbassò la testa ed appoggiò la fronte sulla spalla di Malfoy, baciando il torace di Malfoy un attimo dopo. Una mano gli toccò la testa esitante, cominciando poi ad accarezzargli i capelli. Sarebbe potuto rimanere così per sempre–

“Ho bisogno di una doccia,” mormorò Malfoy, che cercò di alzarsi, spingendolo via.

Harry lo afferrò per un braccio prima ancora che uscisse dal letto. “Vuoi compagnia?”

Malfoy si morse il labbro per un attimo, prima di annuire. Poi si alzò e scalciò via i pantaloni del pigiama, che aveva ancora intorno alle ginocchia. Harry si era già spogliato prima che Malfoy finisse di togliersi la maglietta. Lo seguì al bagno, restando a pochi passi da lui per ammirare il suo pallido fondoschiena.

In bagno, Malfoy entrò in una cabina ed aprì l’acqua. Harry si precipitò dentro e lo spinse contro il muro, catturando le sue labbra in una bacio che lasciò entrambi ansanti ed eccitati. Quando il getto d’acqua calda cominciò a scorrere sulle loro schiene, Harry si prese tutto il tempo che voleva, baciando delicatamente il viso di Malfoy, mentre le mani di Malfoy lo accarezzavano sulla schiena.

Prendendo un po’ di sapone, Harry afferrò i loro uccelli con la propria mano e cominciò a muoverla. Subito la mano di Malfoy si unì alla sua. Quando le loro mani presero a muoversi più velocemente, la schiuma cominciò a schizzare e a ricoprire i peli alla base dei loro uccelli, mescolandosi presto allo sperma non appena entrambi vennero, crollando a terra in un groviglio di gambe.

Quando finalmente riuscirono a rialzarsi, si lavarono velocemente ed uscirono dalla doccia, avvolgendosi spessi asciugamani intorno alle spalle e tornando in camera per vestirsi.

Probabilmente Dobby aveva fatto un incantesimo riscaldante sulla loro colazione, perché per quando scelsero di sotto non si era ancora raffreddata. Non ci misero molto a mangiare tutto ciò che era nei loro piatti. Poi andarono subito all’ufficio di Silente, e mentre camminavano i dorsi delle loro mani si sfiorarono occasionalmente.

E adesso…è ora di lavorare. Quando si sedette di fronte al ritratto, Harry cercò di dimenticare per un po’ quello che era accaduto, per potersi concentrare sulla loro missione.

::

Ci vollero molto tempo e molte proposte che sembravano non portare a niente, ma alla fine riuscirono ad avere una sorta di piano. A dirla tutta, non era certo perfetto, ma avevano tutto il tempo per migliorarlo, almeno fino a quando–

Fino a quando non organizzarono una delle parti essenziali del piano. Che fu un’idea di Malfoy. Harry rimase a bocca aperta per quasi un minuto, dopo che Malfoy l’aveva interrotto per dare voce ai propri pensieri – e per offrirsi di fare…quello. Beh, sarebbe stato a dir poco interessante.

Harry voleva davvero che il piano funzionasse. Perché altrimenti, se qualcosa fosse andato storto–

No. Quei pensieri non erano di nessun aiuto. Si sforzò per concentrarsi di nuovo sulle parole di Silente.

“Ovviamente, ne discuterai i dettagli con Severus. Ora, Draco, credo che ci sia qualcosa ad attenderti nel dormitorio. Forse vorresti un po’ di privacy. Terrò Harry con me un po’ più a lungo.”

Malfoy guardò interrogativo prima Silente e poi Harry, ma lasciò la stanza senza parlare. Come faceva Silente a sapere delle cose di Malfoy?

“Harry…” cominciò Silente, continuando quando questi alzò lo sguardo. “Già lo sai, ma è necessario che io ti ricordi che è possibile che Nagini non sia un Horcrux.”

“Lei pensa che lo sia.”

“Sì, ma ho sbagliato, in passato.”

“Non importa. Ho scelto di crederle.” Subito dopo averlo detto, Harry ne fu imbarazzato, poiché una debole sfumatura luminosa di bianco apparve negli occhi del ritratto. Distolse rapidamente lo sguardo ed attese che fosse Silente a parlare.

“Beh, grazie.” Harry annuì debolmente ed alzò lentamente la testa. “Allora, Draco sembra piuttosto cambiato,” aggiunse Silente, per togliere Harry dall’imbarazzo.

“Sì, infatti.”

“Riguardo l’incidente con Bellatrix Lestrange…Come sta?”

Ricordi di quella notte invasero la mente di Harry, ricordi che aveva cercato di dimenticare. “Beh, all’inizio lui–non l’ha presa bene. Ma dopo un po’, o almeno è che quello che penso abbia fatto, ha semplicemente…deciso di non pensarci. Forse per lui è meglio così, almeno per ora.” Dopo averlo detto, Harry realizzò che dovesse essere andata proprio così.

Silente annuì, ma non chiese altro, come se potesse sentire che Harry non voleva più discutere dell’argomento.

“Partirete domani sera, se non sbaglio.”

“Già…”

“Mi piacerebbe parlarvi di nuovo, prima della partenza. Ed ora credo che abbiamo lasciato a Draco abbastanza tempo per sé. Puoi andare.”

Harry ringraziò Silente e lasciò l’ufficio, dirigendosi verso la Torre di Grifondoro. Una volta oltrepassato il ritratto, andò dritto al dormitorio per cercare Malfoy. Ma quando raggiunse la porta, vide un baule spalancato in mezzo alla stanza, e tutto ciò che prima conteneva era sparpagliato sul pavimento.

“Malfoy?” Guardò dappertutto nella stanza e nei dintorni, ma non trovò Malfoy da nessuna parte.

“Dobby!” chiamò, teso.

L’elfo si Materializzò, e il ‘crack’ con cui apparve risuonò ancora più forte nella vuota Sala Comune. “Cos’è successo? Dov’è Malfoy?”

“Draco Malfoy ha cominciato ad esaminare le sue cose. Ha trovato qualcosa ed è corso via, ma Dobby lo ha seguito. È al sesto piano, nel bagno dei ragazzi, Harry Potter, signore!” strillò Dobby.

Harry corse via all’istante. Quando raggiunse il sesto piano, trovò Dobby ad attenderlo. Dev’essersi Materializzato… “Da questa parte!” strillò l’elfo, indicando una porta un po’ più giù nel corridoio. Harry raggiunse la porta e la spinse, irrompendo nella stanza.

E poi tutto sembrò andare a rallentatore. Malfoy era seduto sul pavimento – seduto! Sulle mattonelle sporche e spaccate! – a fissare una pila di vestiti che teneva piegati ordinatamente sul grembo. L’unico suono era quello provocato dall’acqua che gocciolava da un lavandino.

Non riusciva a muoversi. Malfoy cominciò a parlare, senza voltarsi a guardarlo. “Ti ricordi cos’è successo qui?” Sì, se lo ricordava. Quello era il bagno in cui aveva trovato Malfoy a piangere, in cui avevano duellato fino a che Harry non gli aveva lanciato contro il Sectumsempra e gli aveva squarciato il petto e Malfoy era caduto a terra, in una pozza di sangue–

“Questi sono i vestiti che indossavo quel giorno. Non ho permesso che nessuno li gettasse via o li riparasse. Volevo tenerli perché avevo bisogno di ricordare. Perché sapevo che un giorno mi sarebbe importato di nuovo di te ed avevo bisogno di ricordare che cosa avrei dovuto provare.”

Harry deglutì.

“Le cose sono cambiate. Non è più questo, che voglio ricordare.”

Harry camminò lentamente fino a raggiungere Malfoy, e cadde sulle ginocchia accanto a lui. Notò che i vestiti erano strappati ed ancora macchiati di sangue. Sentì un groppo salirgli in gola. “Malfoy–”

“Bruciali,” disse Malfoy in tono brusco, mettendo i vestiti in mano ad Harry.

“Malfoy, quello è ciò che è successo. Non puoi cancellarlo a ricordare qualcos’altro al suo posto. Non puoi…ignorare delle cose soltanto perché per te è meglio così.”

“Ho detto…Bruciali.” Ripetè Malfoy, serrando i denti.

“No.”

“Brucia questi cazzo di vestiti e basta, Potter! Liberatene, non veglio vederli mai più!” A quel punto Malfoy stava urlando, e le sue guance erano di un rosa acceso. Quando capì che Harry non avrebbe fatto ciò che lui gli chiedeva, tirò fuori la bacchetta e la puntò verso i vestiti. “D’accordo! Lo farò io!”

Muovendosi tanto rapidamente che Malfoy non ebbe neanche la possibilità di reagire, Harry gettò i vestiti da una parte ed afferrò entrambi i polsi di Malfoy, tenendoli stretti. Si scambiarono uno sguardo che quasi gli fece allentare la presa – quasi, ma poi sentì Malfoy irrigidirsi di nuovo, prima di ringhiare e cominciare a contorcersi.

Harry balzò su Malfoy e lo spinse a terra, intrappolandogli le mani tra i loro corpi. Malfoy continuava a dimenarsi e a ringhiare.

“Smettila!” gridò Harry. “Smettila e basta! Non è giusto! Perché tu dovresti dimenticare quando io non potrò mai fare lo stesso?”

Malfoy smise di muoversi e lo guardò, respirando affannosamente. Harry lasciò le sue mani ed aggredì i bottoni della sua veste, strappandoli a forza per aprirla e spostando ogni pezzo di stoffa incontrasse, fino a quando non rivelò il pallido torace di Malfoy. Le cicatrici erano appena visibili nella tenue luce della stanza, ma se si concentrava poteva vederle.

Tracciandone la linea con la lingua, si fermò nelle parti in cui alcune si incrociavano, continuando quando una terminò a pochi millimetri da un capezzolo. Malfoy aveva alzato un mano, e la mordeva per trattenere i suoi gemiti.

“Non posso permettere che tu lo dimentichi, ma posso darti qualcos’altro da ricordare,” ansimò, allontanando la bocca dal torace di Malfoy soltanto il tempo necessario per dire quelle parole. Continuò a muoversi, sempre più in basso, leccando l’ombelico di Malfoy e facendo gridare. La sua voce echeggiò curiosamente nella stanza.

Sbottonando lentamente i pantaloni di Malfoy, continuò a leccare attraversando la scia di peli biondi che scomparivano nelle sue mutande, respirando sull’erezione nascosta sotto la bianca stoffa.

“Lo giuro, Potter,” ansimò Malfoy, quando Harry smise di muoversi, “Se hai fatto tutto questo solo per tirarti indietro adesso, io ti – nnngh!”

Harry riuscì a zittirlo prendendo in bocca la sua erezione attraverso le mutande. Con un rapido gesto le tirò giù, liberando l’uccello di Malfoy dalla stoffa che lo opprimeva. Alzando appena la testa, incrociò lo sguardo di Malfoy ed abbassò poi la testa per prendere in bocca il suo uccello. Malfoy sgranò gli occhi incredulo nel momento stesso in cui Harry lo fece.

Quando Harry chiuse le labbra sulla punta dell’uccello di Malfoy, questi gridò e gettò la testa all’indietro. All’inizio gli sembrò strano, ma poi Harry fece un tentativo e leccò la punta, tirando giù il prepuzio e stuzzicando la fessura con la lingua una seconda volta, quando vide che Malfoy sembrava averlo apprezzato la prima. Ne mise in bocca un po’ di più, lentamente, fermandosi solo quando si rese conto di non poter evitare che gli venissero le forze di stomaco. Avvolgendo saldamente la base con la mano, tornò a rivolgere la sua attenzione alla punta.

Malfoy non durò a lungo, dopo quello. Non avendo sentito il suo preavviso, Harry quasi si strozzò quando Malfoy gli venne in bocca, facendo del suo meglio per trattenersi dallo sputare tutto. Almeno non faceva così schifo come la Polisucco, pensò mentre inghiottiva lo sperma di Malfoy.

Alzandosi sui gomiti, Malfoy scrutò Harry con occhi offuscati. Sembrava incredibilmente in estasi, con i vestiti sbottonati, i pantaloni tirati giù e il viso arrossato. Harry notò un succhiotto violaceo sul torace di Malfoy e distolse lo sguardo, tornando ad osservare il viso di Malfoy.

“Okay?” chiese. Malfoy annuì semplicemente, respirando ancora affannosamente. Harry gli risistemò i vestiti, prima di aiutarlo ad alzarsi, non dimenticando di prendere i vestiti strappati mentre uscivano.

Una volta tornati nella loro stanza, Harry aiutò Malfoy a mettere le sue cose dentro il baule, e sorrise quando lo vide infilare i vestiti nella sua borsa. Dopo aver mangiato la cena che Dobby aveva portato loro, andarono a letto. Malfoy abbracciò Harry da dietro pochi minuti dopo aver spento le luci.

 

 

Grazie a tutte per i commenti! Vi voglio bene!

PS: mi scuso con tutte/i, ma fino al 10 non potrò pubblicare perchè sono ancora impegnata con gli esami di maturità -_-'

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


La mattina successiva, Harry si svegliò con Malfoy sdraiato su di lui e il suo caldo respiro alla base del collo. "Malfoy... Mi stai schiacciando."

"Non è vero..." Draco aveva la bocca contro la spalla di Harry.

"Certo, no. Forza, muoviti. Oggi dobbiamo partire."

Malfoy non si mosse. Harry riuscì a rigirarlo e scese dal letto, ignorando le proteste di Malfoy. Cominciò a sistemare le sue cose e si vestì. Spostò poi le coperte per costringere Malfoy a svegliarsi. Questi si alzò, ma lanciò ad Harry un'occhiataccia mentre si dirigeva in bagno.

Dobby aveva già servito la colazione nella Sala Comune. Quando Malfoy scese, Harry aveva mangiato metà della sua porzione. Malfoy aveva i capelli ancora bagnati per la doccia.

"Che cosa facciamo, oggi?" chiese Malfoy qualche minuto dopo, mentre mangiava un po' di uova strapazzate.

Harry bevve del succo di zucca. "Dopo colazione andiamo da Silente. Vuole parlarci prima che partiamo. Poi decideremo quando è meglio andare."

Quando ebbero finito salirono in camera per prendere le loro cose. Malfoy si bloccò sulla porta, fissando il suo baule. Dopo un po' chiamò Dobby, che apparve al centro della stanza. Sembrava che l'elfo cercasse di mantenere le distanze da Malfoy.

"Draco Malfoy ha chiamato Dobby?" chiese, guardandosi intorno per vedere se Harry stava bene.

"Sì, io-beh, è che..." Malfoy inspirò a fondo. "Potresti portare questo a casa mia, dopo che siamo andati via?" Indicò il suo baule.

Dobby voltò i suoi enormi occhi verso Harry, che annuì un attimo dopo. "Sì, Dobby lo farà," rispose.

"Grazie," sussurrò Malfoy, che uscì subito dalla stanza, lasciando Harry e Dobby da soli.

"Devo averlo contagiato," riflettè Harry. "Dobby, potremmo rivederci ancora prima della partenza. Noi saremo all'ufficio di Silente," disse all'elfo, dopodichè seguì Malfoy.

Lo trovò all'entrata della Sala Comune, e insieme si avviarono verso il secondo piano. Quando giunsero fuori dalla porta dell'ufficio di Silente, però, Malfoy afferrò il braccio di Harry, fermandolo. Gli dette un rapido ma intenso bacio, prima di stringerlo in un abbraccio.

"Sta per iniziare, non è vero? Lo faremo davvero, una volta andati via da qui..." sussurrò all'orecchio di Harry.

"Già..." gracchiò Harry. "Forza, andiamo," accarezzò la schiena di Malfoy e lo voltò, ponendolo di fronte alla spessa porta. Allungò una mano per afferrare il battente di ottone. Poco dopo erano nelle loro sedie davanti al ritratto, discutendo con Silente degli ultimi dettagli del loro piano.

::

"Quindi tutto quello di cui abbiamo bisogno è un potente veleno ed un'arma, ammesso che Piton abbia il tempo necessario per preparare la pozione," disse Harry qualche ora dopo, mentre si toglieva un attimo gli occhiali per sfregarsi gli occhi.

Silente attese rialzasse lo sguardo, prima di parlare. "In realtà, Harry, hai già un'arma..." Ops. Ecco di nuovo quello scintillio negli occhi...

Harry seguì lo sguardo del ritratto mentre si spostava per la stanza, fin a quando non si arrestò su una teca di vetro sulla parete opposta. Harry la raggiunse e si voltò verso Silente con uno sguardo interrogativo, quando realizzò cosa volesse dire.

"Signore, io-È sicuro?" chiese, prendendo in mano la spada.

"A dire la verità, Harry, sono sorpreso che non l'abbia richiesta tu stesso."

Harry tornò a sedere, maneggiandola con cura. "È tutto, ragazzi miei. Potete andare. Sono certo che tutto andrà per il meglio," disse Silente, ma Harry non si alzò. "Grazie," disse Malfoy, che sfiorò la spalla di Harry, avvicinandosi per bisbigliargli all'orecchio, "Ti aspetto fuori."

Harry annuì ed attese che Malfoy uscisse dalla stanza. Soltanto dopo che la porta si fu richiusa, si alzò e si camminò fino al ritratto con la spada in mano. "Lo farò," disse, rivolgendo al Silente un mezzo sorriso e stringendo maggiormente la spada.

"Ne sono certo, Harry. Dopo tutto, sei il solo a potercela fare."

Harry alzò la mano per toccare il ritratto, appoggiando le dita sulla tela. Silente gli sorrise. "Arrivederci, Harry. Andrà tutto bene."

Non aveva idea di quanto tempo fosse rimasto così, ma ala fine Harry si tirò indietro, lanciando un'ultima occhiata al ritratto mentre usciva dalla stanza. Trovò Malfoy ad aspettarlo alla fine della rampa di scale.

Malfoy non fece alcun commento sulle lacrime che scendevano dagli occhi di Harry - che in quel momento Harry prese ad asciugare con la manica.

così ingiusto!" protestò Malfoy.

"Cosa?" chiese Harry, asciugandosi una lacrima scesa sulla punta del suo naso.

"Ma dai! Veniamo fino a qui e guarda che riportiamo! Io ho ottenuto una pila di vestiti strappati e insanguinati. Tu, una spada antica di mille anni che sicuramente varrà una fortuna. È così ingiusto che anche solo pensarci mi fa male alla testa."

Harry sbuffò. "Se ti fa sentire meglio, hai anche ricevuto un pompino."

"È vero, eh?" Malfoy aveva uno sguardo sognante. "Hmm...non sono sicuro che possa competere con la spada, però...Guardala! Ha i rubini! Non me l'hai neanche preso tutto in bocca! Ma insomma, Potter, penso che tu debba offrire un po' di più se-"

Harry gettò a terra le sue cose e si tirò su le maniche, preparandosi a gettarsi su Malfoy. "Sei davvero nei guai, adesso!"

Malfoy scappò nel corridoio più vicino.

::

Quando tornarono al nascondiglio quella sera tardi, trovarono Piton addormentato nella camera di Harry. Harry rimase alla porta, maledicendo tra sé e sé quel bastardo che gli aveva rubato il letto, fino a che Malfoy non lo prese per mano e lo trascinò nella sua stanza, gettando le loro borse accanto al letto.

Dopo avergli dato un leggero bacio all'angolo della bocca, Malfoy tornò nell'altra camera e si avvicinò a Piton. Quando parlò, imitò la voce di suo padre in modo così perfetto che Harry sentì rizzarsi i capelli sulla nuca.

"Severus," sibilò Malfoy all'orecchio di Piton.

In un attimo, la bacchetta di Piton era alla sua gola. Malfoy sbattè le palpebre. Anche Piton.

"Ma sei fuori di testa?" Piton mise via la bacchetta. "Avrei potuto ammazzarti! La stupidità di Potter è contagiosa?"

Harry lo fulminò con lo sguardo. "Beh, non ero io che dormivo come ghiro mentre due persone si aggiravano per la stanza!"

Malfoy ghignò a Piton. "Ha ragione, lo sai. Ora alzati, che abbiamo molto da fare."

"E immagino che sia così urgente che dobbiamo cominciare immediatamente..."

"Dipende. Quanto tempo ti ci vorrà per preparare un po' di pozione Polisucco?"

::

"Tutto questo è ridicolo! Non funzionerà mai," Piton camminava su e giù accanto al tavolo.

"Silente pensa di sì," protestò Harry.

"Beh, non funzionerà comunque. Davvero pensate che il Signore Oscuro non capirà che qualcosa non va? Non possiamo semplicemente andare lì, così, anche se sarete-"

"Ma su! Sarà tutto finito prima ancora che se ne renderà conto. Il suo serpente sarà già morto, così non ci farà scoprire, e Malfoy reciterà il suo ruolo alla perfezione, quindi dove cazzo sta il problema?"

"Ovunque!"

"Oh, sta' zitto. Funzionerà e lo sai. Sei arrabbiato soltanto perché non ci hai pensato prima tu!"

"Malfoy, basta. È tutto a posto..." Harry mise una mano sulla spalla di Malfoy e si alzò, raggiungendo Piton. "Senta, so che sembra difficile. Lo so che ci sono centinaia di cose che potrebbero andare storte. Ma facciamo funzionare questo piano, e ci libereremo di lui una volta per tutte. Ci aiuti..."

Piton li guardò per un po', prima di prendere una decisione. "Vediamo...nelle prossime tre settimane, dovrò acquistare gli ingredienti e preparare pozione Antilupo e pozione Polisucco, senza contare un veleno letale dai rapidi effetti che devo inventare io stesso?"

"Più o meno..."

"Se pensate che io faccia tutto questo da solo..."

"Daremo una mano."

"Che Salazar ci aiuti..."

::

Piton uscì la mattina presto per acquistare tutti gli ingredienti per le pozioni che dovevano preparare. Tornò soltanto nel tardo pomeriggio; sistemò tutto e mise le mosche crisopa a stufare.

Due giorni dopo, Harry lo aiutò con la pozione Antilupo. Malfoy lo aveva praticamente trascinato fuori dal letto, così rimase vicino a lui e a Piton mentre lavoravano alla pozione e dette una mano nel processo.

Stranamente, Piton non aveva detto una parola sul fatto che lui e Malfoy dormivano nello stesso letto. Harry non sapeva se doveva preoccuparsi o sentirsi sollevato.

La notte della trasformazione, Harry attese fuori dalla loro stanza fino a quando non sentì Malfoy grattare la porta. Mentre entrava, gli tornò in mente ciò che era accaduto durante la precedente notte di luna piena. Malfoy dovette aver avvertito il suo disagio, perché arretrò lentamente e si nascose dietro il letto. Gli ci volle un po', ma alla fine Harry riuscì a convincerlo che era tutto a posto e a farlo salire su letto.

Harry si addormentò con un braccio appoggiato sul corpo di Malfoy, e con le dita tra il soffice pelo del suo collo. Più tardi, si svegliò quando sentì Piton tornare a casa - era uscito per prendere l'erba fondente necessaria per la pozione Polisucco - ma presto richiuse gli occhi e tornò a dormire.

La mattina successiva restarono sotto le coperte per un po', senza far menzione dall'incidente della notte precedente. Inizialmente Malfoy sembrava a disagio, ma si calmò un po' dopo la prima sessione mattutina di baci. Era tornato alla normalità dopo la terza.

Ma la trasformazione li distolse da cosa li aspettava soltanto per poco tempo. Presto Piton dovette uscire per incontrare Voldemort e tornò il giorno successivo, per poi chiudersi nella sua stanza ed ignorare il resto del mondo fino alla mattina seguente.

::

"Che cosa le ha detto?"

Harry stava strofinando uno dei calderoni. Piton rispose senza alzare gli occhi dagli ingredienti che stava sistemando. "Quello che voleva sentire. Strofina."

"Non sarebbe male se ci dicessi anche i dettagli. Anche noi stiamo rischiando la vita, sai," borbottò Malfoy.

"Draco..." La voce di Piton costrinse Malfoy a distogliere lo sguardo dalla pozione che stava mescolando al momento. "Sta' zitto."

Malfoy lo ignorò e cominciò a parlare tra sé e sé. "Dopo tutti gli anni che quest'uomo mi conosce, alla fine mi dice di stare zitto proprio quando ho pienamente ragione. Incredibile... Sai, Potter, quel calderone non si strofina da solo."

Malfoy non fece silenzio neanche quando Harry gli lanciò addosso un sudicio strofinaccio, che gli atterrò sulla testa. "Ha ha. Una risposta davvero matura, Potter. Bravissimo. Come posso discutere con-"

"Potresti semplicemente chiudere la bocca e MESCOLARE QUELLA MALEDETTA POZIONE?"

Anche Harry sussultò alla reazione di Piton. Malfoy si fece piccolo piccolo e tornò a concentrarsi sul suo lavoro. In dieci giorni la pozione Polisucco sarebbe stata pronta e sarebbe giunto il momento di attaccare Voldemort.

::

Il tempo passò senza che quasi se ne accorgessero. Quando, nove giorni dopo, Piton annunciò che la pozione Polisucco sarebbe stata pronta la mattina successiva, Harry fuggì nella sua camera appena potette. Pochi minuti dopo, Malfoy entrò nella stanza e lo trovò a gambe incrociate sul letto che teneva in mano la spada e la fissava.

"Se non smetti subito di fissare la spada in quel modo, diventerò estremamente geloso."

Harry alzò gli occhi e guardò Malfoy, che lo prese come il segno di potersi avvicinare. Sedendosi accanto a lui, Malfoy gli tolse lentamente la spada dalle mani, posizionandola sul pavimento, vicino al letto, e prendendo una mano di Harry tra le sue.

"È semplice. Lui morirà, noi no."

"Non puoi saperlo." Harry cercò di concentrarsi sulla sensazione del pollice di Malfoy che accarezzava il dorso della sua mano.

"No...Ma non fammi pensare che possa essere diverso da così. Per favore..."

La mano di Malfoy aveva cominciato a tremare. Ancora scosso, Harry prese un bel respiro, si voltò e lo abbracciò, seppellendo il viso tra i capelli di Malfoy.

"Okay..."

::

La mattina seguente fecero colazione in silenzio. Ogni tanto Piton si alzava per controllare la pozione Polisucco, e quando fu pronta riempì un'ampolla. Vicino ce n'era un'altra con il veleno. Avendole viste così allineate, Harry andò nella sua stanza per prendere la spada e il Mantello dell'Invisibilità.

Malfoy si agitava sulla sedia. Harry pensava che avrebbe presto rigettato tutto quello che aveva mangiato. Piton sembrava costipato.

Harry fu sorpreso che riuscirono ad arrivare fino alla fine di quella giornata.

Partirono subito dopo il tramonto, e con Piton si Materializzarono fino al luogo dove Voldemort si nascondeva. A giudicare dalle sue osservazioni, Nagini andava sempre a caccia al crepuscolo.

Aveva avuto ragione. Mentre aspettavano in un campo presso il nascondiglio di Voldemort, Harry la sentì avvicinarsi. Era certo che gli altri non potessero, ma cominciò a chiamarla in Serpentese. Con la coda dell'occhio si accorse che Malfoy lo fissava ad occhi sgranati.

Quando Nagini apparve, Piton la colpì con un Incantesimo Confundus prima che avesse la possibilità di capire chi fossero. Harry tirò fuori la spada di Grifondoro e passò la mano sulla lama, versandoci sopra del veleno subito dopo e vedendolo mescolarsi con il proprio sangue. Continuando a parlare a Nagini per farla stare ferma, si avvicinò e con un rapido movimento le perforò il cranio.

Era doloroso ascoltare le sue grida. La guardò contrarsi e contorcersi a terra, fino a quando i suoi movimenti e le sue grida non si arrestarono del tutto.

Harry rimosse la spada e oltrepassò il corpo del serpente, diretto verso la casa che vedeva in lontananza. Quando realizzò che gli altri non lo stavano seguendo, voltò la testa e li chiamò da sopra la sua spalla.

"Uccidiamolo. Voglio tornare a casa presto."

::

Peter non era stupido. Sapeva che Piton nascondeva qualcosa. "Codaliscia stava dormendo come un ghiro" un cazzo. Come se non avesse capito che era stato schiantato...

E poi c'era Bellatrix. Pur pazza che fosse, Peter sapeva che aveva ragione, riguardo Piton. Sicuramente stava per scoprire qualcosa. Ma poi è svanita nel nulla. Fu allora che Peter aveva deciso di tenere la bocca chiusa.

Dopo essersi trasformato in topo, Peter attraversò un buco nella parete e strisciò sotto le assi del pavimento, dirigendosi verso la cucina. Quando passò accanto a quello che un tempo era stato il salotto, udì il Signore Oscuro sibilare il nome di Piton. Non gli avrebbe fatto male ascoltare, no?

Peter trovò un buco nel pavimento presso l'angolo più remoto della stanza. Quando spinse fuori la testa, vide Piton che teneva un Harry Potter legato con delle corde. Il Signore Oscuro sembrava molto soddisfatto. Peter cercò di concentrarsi sulle loro parole, ma qualcosa lo distrasse.

C'erano due Harry, nella stanza. Ne poteva vedere uno, ma sentiva l'odore dell'altro, da qualche parte nella stanza. Concentrandosi, dopo un po' riuscì a percepire un debolissimo scricchiolio delle assi del pavimento, lungo la parete.

Non poteva essere altrimenti. Harry era lì, sotto il Mantello dell'Invisibilità di suo padre.

Peter non sarebbe dovuto essere nella stanza. Se ci fosse stato chiunque altro che non fosse Harry, si sarebbe ritrasformato nella sua forma umana per avvertire il Signore Oscuro. Ma ora non poteva farlo; non quando aveva un debito di vita nei confronti di Harry. Che se ne occupi lui. Se esce da qui vivo, non gli dovrò più niente.

Cercò di seguire i passi dell'Harry invisibile, e trattenne il respiro quando realizzò che si stava dirigendo proprio verso il Signore Oscuro. Avvicinandosi, i passi di Harry stavano diventando sempre più lenti e instabili.

Peter si aspettava che sarebbe accaduto qualcosa del genere, ma ne fu ugualmente sorpreso. Una spada apparve come dal nulla, e colpì il Signore Oscuro all'addome, per poi riuscire dalla schiena, tra le scapole. Emise una serie di sibili di rabbia e dolore, agitando una mano davanti a sé come per scacciare qualcosa che non c'era, mentre con l'altra prendeva la bacchetta.

Piton si abbassò, coprendo il falso Potter con il proprio corpo. Incantesimi e maledizioni cominciarono ad attraversare la stanza. Le ginocchia del Signore Oscuro si piegarono e quasi colpì Piton con l'Anatema che Uccide, ma qualcuno gli tolse la bacchetta di mano e-

Della luce verde avvolse Peter. E poi più nulla.

 

 

Scusate davvero per aver ripreso a pubblicare solo ora, ma ho avuto gli orali ieri (btw, 100 e lode!!!!!!! ^_^). A parte ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto. E' il penultimo, quindi il mio lavoro è quasi giunto alla fine. Forse mercoledì ci sarà una sorpresa. Ho detto forse! Un bacione <3

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Draco non ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo. Quando Potter colpì il Signore Oscuro e gli incantesimi iniziarono a volare per la stanza, Piton lo mise al sicuro. Draco attese che tutto finisse, sperando di uscirne vivo.

Poi si accorse che Piton lo stava trascinando là dov’era il cadavere del Signore Oscuro. Scandagliò il pavimento con le mani, fin a quando non trovò la massa invisibile che era Potter, dopodichè Smaterializzò tutti e tre fuori di lì.

Si ritrovarono sul pavimento della loro casa. Piton strisciò via, tenendosi il braccio sinistro e serrando i denti.

Draco tastò il pavimento intorno a lui fino a quando non trovò il mantello di Potter, e lo tirò via.

Dalla cicatrice di Potter, del sangue era colato su tutta la fronte e, così scuro, il rosso risaltava ancora di più contro la pelle, tanto pallida da essere quasi bianca.

“No…Potter, svegliati.” Draco lo scosse, ma non accadde nulla. “Merda…No, non farmi questo, adesso…”

Dopo aver rovistato per un po’, trovò la bacchetta e la puntò contro Potter. “Innerva!”

Ancora niente. “Forza, Potter, non voglio colpirti…” Non può morire. Non dopo…

“Se non ti svegli adesso, io–”

All’improvviso, Potter inspirò e cominciò a tossire. Draco lo aiutò ad alzarsi, tenendogli la schiena finché la tosse non si placò. “L’ho–L’ho ucciso?”

“Sì,” rispose Draco, asciugando la fronte di Potter con la propria manica. “Ce l’hai fatta. È finita.”

Potter appoggiò la fronte contro il petto di Draco. “Hai ancora il mio aspetto…” bofonchiò. Draco alzò una mano per toccarsi i capelli, e trovò la stessa massa informe che vedeva in testa a Potter.

“In realtà, ho un aspetto di gran lunga migliore del tuo. Lo penseresti anche tu, se potessi vederti ora,” bisbigliò Draco, seppellendo il naso tra i capelli di Potter e passandogli un braccio attorno alle spalle.

“Mmmm…”

Potter si addormentò tra le braccia di Draco proprio mentre Piton entrava nella stanza. Questi lo aiutò a portare Potter nella loro camera, dove lo lasciarono dormire dopo avergli pulito il viso. Draco attese che Piton fosse uscito – con la mano destra a coprire il braccio sinistro, là dove si trovava il Marchio Nero – prima di infilarsi sotto le coperte e di raggomitolarsi vicino a Potter.

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Harry si svegliò con un mal di testa lancinante e ricordi confusi degli eventi della notte precedente. Dopo essersi liberato dalla stretta di Malfoy, andò in bagno. Scrutandosi allo specchio, realizzò che la cicatrice era orribile almeno quanto gli faceva male.

Quando tornò nella sua camera, trovò Malfoy che abbracciava il cuscino. “Forza, Bello Addormentato. Oggi torniamo a casa.”

Malfoy mormorò qualcosa contro il cuscino, e quasi fece le fusa, quando Harry cominciò ad accarezzargli la schiena. Dopodichè Harry si sdraiò sopra di lui e lo baciò dietro al collo.

“Mmm…Bello…”

Harry si fermò e si tirò su, nonostante i lamenti di Malfoy. “Seriamente, Malfoy. Devi alzarti.”

Malfoy aprì gli occhi lentamente, voltandosi per fulminare Harry con lo sguardo. E saltò su all’istante.

“Stai bene!” disse, allungando la mano per toccare il viso di Harry.

“Certo che sto bene.” Harry gli diede un breve bacio, prima di alzarsi e tirarlo giù dal letto. “Andiamo da Piton. Dobbiamo discutere di alcune cose.”

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“Processo? Mi spediscono ad Azkaban non appena mi vedono-“

“Malfoy, calmati! Non lo faranno. Andrà tutto bene, sia per te che per Piton. È solo per dimostrare la vostra innocenza. Vuoi continuare a scappare per sempre?”

Piton prese la parola. “Draco… Potter ha ragione.”

Malfoy sprofondò nella sua sedia. “Lo so, è solo che…”

Harry attese che rispondesse.

“Non voglio che nessuno scopra cosa sono.”

Avrebbe dovuto aspettarselo. “Malfoy…Non ho alcuna intenzione di dirlo.”

Malfoy alzò gli occhi e fissò Harry. “Cosa?”

“È qualcosa di molto personale. Nessuno deve saperlo, se tu non vuoi. Io…” Harry allungò una mano sotto il tavolo, afferrando quella di Malfoy e intrecciando le loro dita, “…Continuerò ad aiutarti. Se vuoi, ovviamente…”

Sapeva che se avesse continuato sarebbe sembrato sempre più idiota, così tacque. Malfoy cercava di dire qualcosa, ma finì per annuire solamente.

“Bene… Prepariamo i bagagli e torniamo a casa…”

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Villa Malfoy sembrava abbandonata, come se nessuno ci avesse vissuto da mesi. La porta principale era stata lasciata socchiusa e una scia di foglie, ramoscelli e terra portava all’interno. Malfoy si fece lentamente strada, e Piton gli camminava a fianco. Harry era dietro di loro, occhieggiando i ritratti alle pareti, che lo fissavano sospettosi dalle loro cornici.

Quando Malfoy e Piton entrarono nella stanza in cui erano diretti, Harry si fermò sulla porta, restando nascosto alla vista, nel buio corridoio, ma in una posizione tale da permettergli di osservare ciò che accadeva all’interno.

La madre di Malfoy era in piedi presso la porta-finestra che dava sul balcone. Si voltò quando li sentì arrivare, correndo per venire incontro a Malfoy e stringendolo in un abbraccio che avrebbe potuto rompergli qualche osso. I due bisbigliarono qualcosa, ma poi le lacrime cominciarono a scendere sulle guance della donna e Malfoy alzò una mano per asciugarle.

Tutto sembrava procedere secondo i piani, finché Narcissa Malfoy non lo notò. Balzò immediatamente davanti a Malfoy, estraendo la bacchetta e puntandola contro Harry.

“Madre, no!” Malfoy la fermò prima che avesse la possibilità di dire alcunché.

Si voltò a guardarlo con un’espressione scioccata. “Cosa sta succedendo, Draco?”

“Non farlo. Se non fosse stato per lui, a quest’ora sarei morto. Potter–” Malfoy fece una pausa ed inspirò a fondo, “Potter mi aiuterà a dimostrare la mia innocenza. Dopo tutto ciò che ho fatto.”

Piton e Malfoy ci misero un’ora a convincerla che era vero, e spiegarono cos’era accaduto durante i sei mesi precedenti e come Harry era sempre stato con loro. Narcissa sembrava calmarsi sempre di più alle loro parole, finché Piton non disse ad Harry che era ora di andare.

Harry salutò Malfoy con la mano e si diresse verso la porta, seguito da Piton, ma Malfoy lasciò sua madre e lo raggiunse. Quando abbracciò Harry, sua madre ricominciò a ringhiare. A quel punto doveva davvero andarsene, prima che Narcissa gli facesse sparire qualche parte del corpo con un incantesimo.

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Harry non riusciva a credere che tre settimane fossero passate tanto velocemente.

In qualche modo, al Ministero era giunta la notizia della sconfitta di Voldemort – Piton aveva borbottato qualcosa come “codardi” e “idioti” – e i membri dell’Ordine che vi lavoravano avevano atteso l’arrivo di Harry.

L’interrogatorio durò fino alla mattina presto del giorno dopo. Rinchiusero Piton in una cella da qualche parte nel Ministero e mandarono Harry a casa. Tonks lo portò a Grimmauld Place dove, per fortuna, erano ancora tutti a dormire.

Ma ciò non impedì a Ron ed Hermione di restare seduti accanto al suo letto fino a quando non si svegliò, diverse ore più tardi. Cominciarono a parlare nel momento esatto in cui Harry aprì gli occhi, e si fermarono soltanto quando realizzarono che non aveva capito una parola di quello che avevano detto. Li capì quando ripetettero le loro domande ad una velocità normale.

Harry riferì tutto quello che era successo dall’ultima volta che li aveva visti, ovviamente tralasciando le parti che riguardavano il fatto che Malfoy fosse un lupo mannaro e la loro relazione – se la si poteva chiamare così. Non aveva idea di cosa fosse ciò che c’era tra di loro, in realtà.

Mentre tutti erano in strada a festeggiare la sconfitta di Voldemort, Harry stava disperatamente cercando di sfuggire loro per qualche tempo per preparare la pozione per Malfoy, dal momento che Piton non poteva farlo. Una volta pronta, usò Edvige per mandarne un’ampolla a Malfoy.

Il processo di Piton – e di Malfoy – iniziò la mattina dopo la notte di luna piena. Harry notò l’aspetto terribile che aveva Malfoy, ma non potette avvicinarsi per parlargli. Il processo durò vari giorni ma, fortunatamente, a Malfoy fu concesso di restare a casa sotto la supervisione del Ministero, almeno fino alla fine del processo.

Il processo in sé fu davvero interessante, almeno per qualcuno che non conosceva l’intera vicenda, ovviamente. Il primo giorno, Silente testimoniò da un ritratto dell’aula del Wizengamot ottenendo, per varie parti del suo discorso, molte esclamazioni di sorpresa dal suo uditorio.

Quando, pochi giorni dopo, fu il turno di Harry, egli sottolineò come senza Piton e Malfoy non avrebbe mai potuto sconfiggere Voldemort – tutti sussultarono ogni singola volta che pronunciò quel nome – e disse che avrebbe sempre fatto affidamento su di loro se tali eventi si fossero verificati di nuovo. Dichiarò anche che considerava Malfoy un caro amico, dopo tutto quello a cui erano andati incontro, e non gli importava affatto che Narcissa lo stesse fulminando con lo sguardo a quelle parole.

Alla fine, un anziano mago sdentato si alzò, dicendo che il Ministero avrebbe dovuto prendere una decisione molto tempo prima, sfruttando le proprie risorse per dare la caccia ai Mangiamorte fuggitivi, invece di tenere in prigione “le persone che aiutarono il Prescelto a sconfiggere Voi-Sapete-Chi, persone di cui il grande Albus Silente si fida anche dopo la morte”.

Alcuni impiegati del Ministero cacciarono l’uomo dall’aula, ma la decisione fu presa più tardi quello stesso giorno, assolvendo sia Piton che Malfoy.

La folla cominciò a rovesciarsi fuori dall’aula e subito i giornalisti cercarono di avvicinarsi a Piton, Malfoy ed Harry. Questi riuscì ad evitarne la maggior parte, scappando dall’aula non appena potette, ma gli altri non furono così fortunati. Harry si allontanò dall’entrata dell’aula e li aspettò lì.

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Draco non riusciva a crederci. Alla fine, era libero. E lo doveva a Potter. Potter, la cui testimonianza era stata un capolavoro, giocando la carta del Prescelto nei momenti più adatti, facendo passare Draco per una persona innocente e coraggiosa che era stata fondamentale per la sconfitta del Signore Oscuro. Era  stata straordinariamente utile; ora era libero di tornare a casa e di vivere una vita normale, senza essere odiato dall’intero Mondo Magico.

Aveva così tanta voglia di baciare Potter, in quel momento.

Sua madre spaventò tutti i giornalisti e li mandò da Piton, che diede loro il trattamento che meritavano – erano già scomparsi prima ancora che Draco uscisse dalla stanza. Dopo averlo accompagnato di fuori, sua madre andò ad incontrare il Capo degli Auror.

Ovvero, gli dirà che deve far subito sloggiare quegli idioti da casa nostra, ma con un tono elegante e affascinante insieme. Oh, Madre, quanto ti adoro…

Draco ridacchiò piano e si guardò intorno. Le persone si fermavano per parlargli, ma lui voleva vedere una sola persona. E la trovò.

Potter era dall’altra parte della stanza. Nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono, gli angoli della sua bocca si curvarono all’insù, formando un sorriso esitante. Draco sorrise di rimando ed inspirò a fondo, pronto a fare il primo passo verso Potter, quando due persone lo oltrepassarono di corsa, diretti verso di lui. Potter spostò lo sguardo su di loro e rivolse loro un ampio sorriso.

Erano Weasley e la Granger. Raggiunsero Potter e i tre iniziarono a parlare. Draco era distrutto. Quindi adesso era invisibile, per Potter…Era finita…

Abbassò gli occhi, volendo schiaffeggiarsi per aver pensato che quello che c’era stato con Potter avesse una qualche possibilità di continuare. Probabilmente, ora che le cose erano tornate alla normalità, si sarebbe rimesso con la sorella di Weasley.

Bene. Comunque, non è che avessero potuto fare niente con la benedizione del Mondo Magico.

Draco si voltò per andarsene. Non aveva fatto più di due passi, quando udì qualcuno correre ed avvicinarsi a lui. Sentì una mano afferrarlo per il braccio e fermarlo.

“Hey…” Potter… E adesso che vuole? Draco si preparò ad essere rifiutato e si voltò per guardare Potter negli occhi.

“Volevo parlarti, ma è stato tutto così folle, dall’inizio del processo.”

Oh, davvero? “Parla, allora”, replicò Draco, seccamente. “Nessuno te lo impedisce.”

Potter gli lasciò il braccio. Si prese un momento per stabilizzare il respiro. “Non so cosa risponderai, ma non posso non chiedertelo. Le cose che sono successe…” Potter si interruppe. Draco aspettava.

“Vorrei vederti ancora. Se vuoi.” Fece una pausa, mordendosi il labbro e guardando Draco speranzoso.

“Non credo che ai tuoi amici farà piacere. Né a nessun altro, comunque.”

Potter sorrise. “Se i miei amici mi vedono felice, apprezzeranno qualunque cosa ne sia la causa. E per il resto? Onestamente, non mi interessa. Se hai altre ragioni per lasciar perdere, dimmele, ma se questa è l’unica cosa che ti preoccupa, ti dico che non è importante. Solo…fidati di me. E poi, ecco…già mi sei mancato.” Disse l’ultima parte più rapidamente, arrossendo e agitando i piedi. “Allora, che dici?”

Allora Draco decise di fare proprio quello: fidarsi di lui. E non aveva importanza che erano in piedi al centro di una stanza piena di persone, e che Draco sentiva di essere arrossito a sua volta, e che presto sarebbero sembrati due idioti, con i loro sorrisi uguali, perché si sentiva bene. Qualcosa era definitivamente finito, ma altre cose, cose migliori, stavano appena cominciando. Si arrese e lasciò che il sorriso si formasse sul suo viso, prese un bel respiro e diede la sua risposta.

“Sì.”

 

~Fine~



 

E così, siamo giunti alla fine. Grazie a tutte/i per avermi seguito, per i vostri commenti e il vostro supporto. ^_^ Volevo soltanto ricordarvi di andare a vedere il link della storia originale e di scorrere la storia per ammirare tutte le fantastiche fanart che sono state realizzate per Life Less Frightening. Un bacione a tutte/i! Alla prossima! <3

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