Tesoruccio, quand'è che metterai la testa a posto?!

di Amy Dickinson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


1



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CAPITOLO 1

Era una fresca e tranquilla mattinata di primavera....

"Ataru vuoi muoverti?!" gridava la signora Moroboshi dalla cucina.
"Oh cara che figlio sciagurato hai messo al mondo..." commentò il signor Moroboshi sospirando.
"Hai detto qualcosa caro?"
"eh? chi io? Oh, no no..."
"ah, mi era parso di sentire qualcosa..." fece la moglie abbassando la pesante padella che aveva alzato minacciosamente in direzione dell'uomo.
"ATARUUUU! E' tardi, devi andare a scuola!!!" tornò a gridare salendo un paio di gradini.
"Niente da fare...è proprio tuo figlio..." sibilò il signor Moroboshi.
SDENNNNNNG
l'uomo cade a terra colpito in pieno dalla padellata della moglie!

In quel momento Lamù scese in cucina con in mano la cartella di Ataru.
"cosa succede?"
"Lamù ma si può sapere che diavolo sta facendo quell' impiastro di Ataru?"
"non lo so, sta cercando qualcosa presumo"
"eh? ancora?!"
"si"
allora la signora salì le scale con un paio di salti e andò in camera del figlio gridando.
"inutile...quel ragazzo è senza speranza...è evidente che non ha preso nulla da me.." sentenziò il padre di Ataru.
"Taci, è identico a te!" urlò la moglie lanciandogli addosso la lavatrice e colpendolo in pieno!
"Incredibile, mia madre quando si arrabbia ha la forza di cento uomini!" osservò Ataru scendendo in cucina.
"Su tesoruccio, andiamo o arriveremo in ritardo!"
"Mi spiace ma io non mi muovo di qui se prima non trovo il mio tesoro"
"eh? ma come, il tuo tesoro è già qui" gli disse suo padre.
"dove? dove?"
La signora Moroboshi lo colpì in testa con un martellone di legno.
"tuo padre parlava di Lamù!"
"avete capito male! il mio tesoro è l'agenda dove scrivo in numeri di telefono, gli indirizzi e le misure delle ragazze più belle di Tokyo!"
tutti e tre caddero a terra!
"ora basta con queste scemenze! fila dritto a scuolaaaaaaa!! " gridarono i genitori all'unisono.
"pft...ci vuole ben altro!"
"ora ti faccio smettere io di fare lo spavaldo....prendi questa!" urlò Lamù furente lanciandogli addosso una potente scarica elettrica.
"aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh" Ataru si avviò velocemente verso la scuola.
"Lamù?"
l'aliena si volse verso la "suocera" che l'aveva chiamata.
"Per favore stagli dietro, è un perdigiorno unico, deve ancora maturare!"
"(Beh non è che voi siate il massimo esempio di perfetti genitori.. ) Si, state tranquilli, lo farò con piacere"
"oh grazie cara!" risposero insieme i signori Moroboshi.
Allora la ragazza sorrise e volò via raggiungendo Ataru che, nel frattempo era già arrivato a scuola.

La giornata passò in fretta...

"ciao,a domani Lamù" fecero all'unisono Megane, Mendo, Takugari, Kibi e Kenta.
"ciao ragazzi" rispose lei noncurante
"ehi, ma non mi salutate??"
"ciao Ataru" fecero sovrappensiero guardando Lamù mentre si alzava in volo.
"begli amici che ho!" sbuffò Ataru.
Fece qualche passo con la bella aliena al suo fianco, finché non disse con aria seria:
"dammela!"
Lamù gli tirò addosso una automobile parcheggiata lì accanto.
"Scema, che diavolo hai capito? Mi riferivo all'agenda!"
"Non ce l'ho!" rispose lei indispettita.
"Lamù so benissimo che ce l'hai tu!"
"E perché mai avrei dovuto prenderla?"
"ovvio perchè sei gelosa e non vuoi che esca con altre donne"
"si sono molto gelosa, ma non la prenderei mai e lo sai perchè?"
"perchè?"
"perchè anche se hai tutti i numeri di telefono delle ragazze più belle del mondo, nessuna uscirà mai con te!"
Ataru cadde a terra.
"sei solo invidiosa del mio successo!"
"semmai è insuccesso!" lo sbeffeggiò lei.
"ah si,eh? bene. guarda quella ragazza, le chiederò di uscire con me!" disse indicando una figura dai lunghi capelli che si intravedeva dalla vetrata di un negozio.
"eh? Aspetta tesoruccio!!!!" fece correndogli dietro pronta a mandargli le scariche elettriche addosso.
Ataru riuscì ad entrare nel negozio, mise una mano su una spalla della donna girata di spalle e le disse:
"ti prego esci con me bellezza!"
"tesoruccio come osi, tu sei mio marit..."
"oh ciao Ataru, visto che ci sei dammi un consiglio: pensi che stia bene con un po' di capelli? mi hai addirittura chiesto di uscire insieme!"
Ataru e Lamù caddero a terra.
"Sa-Sakurambo! Io ti ammazzo!"
"Ataru, non dirmi che ti piacciono gli uomini ora?"
"ah! Sakura! No a me piaci solo tu, usciamo insiemeee!"
"non montarti la testa!" gridò Lamù colpendolo con una scarica potente.
"stai lontano da me, depravato!" anche Sakura lo colpì, tirandogli una sonora gomitata appena sotto il mento.
"Ora piantala Ataru! vieni subito a casa con me!" gridò Lamù prendendolo e trascinandolo fuori dal parrucchiere.
dopo diversi metri Ataru disse:
"Lamù..."
"Si tesoruccio?"
"dammela!"
nuova scarica elettrica.
"insomma vuoi piantarla? parlavo della mia agenda!"
"uffa...sei tenace!"
"la rivoglio...è mia!"
"ok ti renderò l'agenda ma ad una condizione..." fece mettendolo giù una volta arrivati davanti casa Moroboshi.
"dimmi sono disposto a fare qualunque cosa"
"qualunque cosa?"
"si"
"bene" Lamù strinse gli occhi sino a renderli piccoli piccoli.
"siamo tornati" fece Ataru entrando dentro casa.
I genitori li salutarono.
Durante il pomeriggio Lamù stette in cucina tutto il tempo mentre ad Ataru fu vietato di uscire in vista di una verifica importantissima a scuola, importante perchè poteva decidere la sua ammissione o non ammissione all'anno successivo, così i genitori gli avevano imposto di stare a casa, e dato che Lamù si era categoricamente rifiutata di aiutarlo e che Ten non si faceva vedere da un po', Ataru dovette rassegnarsi!

Arrivò la sera...
"tesoro ho qui per te una prelibatezza..."
"eh?L'hai fatto tu?"
"si si, con tanto amore!"
"ehm...veramente non ho fame..."
"Ataru,l'agenda..."
"uff...e va bene!"
Ataru si sedette al tavolino e guardò torvo i genitori
"perchè non mangiate anche voi quel che ha cucinato Lamù?"
"Ma Ataru, Lamù ha fatto tutto questo solo per te, noi non possiamo mangiare il cibo destinato al suo futuro marito"
"Si si, con la scusa...(Furbi loro)"
"allora buon appetito!" fece Lamù
tutti mangiarono, ma Ataru dopo il primo boccone dovette correre in bagno....
"Ataru?" Lamù volò verso di lui preoccupata"amore cos'hai?"
"E' tutta colpa di quella robaccia che hai cucinato!"
Lamù si innervosì e fece:
"Se non vuoi mangiare fai pure, ma sappi che non sono soddisfatta e che quindi non riavrai la tua agenda!"
fece per tornarsene di sotto ma Ataru la afferrò per un braccio
"Lamù sai quanto tengo alla mia agenda...farò qualunque cosa pur di riaverla, perciò chiedimi pure  farò quel che vuoi ma non farmi mangiare più quella roba..."
"quel che voglio,eh?"
"esatto"
"bene allora vieni con me..." sorrise e lo portò in camera.
Lo fece sistemare sulla pelle di tigre che era stesa sul pavimento e si sedette di fronte a lui.
"e ora..."
si avvicinò e chiuse gli occhi
"...baciami..."
"ma io...(Ataru pensa che lo stai facendo per l'agenda! L'agenda! L'agenda!)"
si fece coraggio ed appoggiò le sue labbra su quelle della bella aliena.
In quel momento Ataru si sentì strano...anche se era stato costretto dalle circostanze, non gli dispiaceva baciare Lamù, anzi ne era quasi compiaciuto...
Si staccarono l'uno dall'altra per un istante e Lamù con un sorriso sulle labbra lo baciò di nuovo... Ataru ne fu sorpreso ma non la respinse, anzi, la strinse forte a sé...
Poco dopo si staccarono e Lamù molto dolcemente mormorò: "Oh, tesoruccio...ma allora mi ami"
Ataru si riprese dallo stato di trance in cui era momentaneamente entrato: "eh? Non farti strane idee, l'ho fatto per la mia agenda, e ora la rivoglio!"
Lamù allora si rese conto di essersi illusa quindi si volse dall'altra parte e gli chiese con un filo di voce: "lo hai fatto solo per quello?"
"certo che si!"
Lamù abbassò la testa, delusa.
"voglio quel che è mio!"
"Mi dispiace molto tesoruccio...ma io non l'ho mai avuta la tua agenda..."
"Dì la verità!"
"E' vero Ataru..."
"Cosaaaaaaa? Allora ho rischiato di morire avvelenato per il tuo cibo e ti ho baciato inutilmente?!"
Lamù divenne ancora più triste.
"Sono stufo di te Lamù! Quand'è che te ne tornerai a casa tua e mi lascerai in pace? "
Lamù a queste parole si alzò in piedi e incominciò a tremare.
"ohi ohi...(eccola che arriva)" pensò Ataru vedendosi già colpito dall'elettroshock....ma non accadde nulla.
Lamù parlò con voce rotta:
"Se è quello che desideri me ne vado...Addio" allora si alzò in volo e sparì nella notte.
"Brava e non farti rivedere mai più qui! " le urlò contro con rabbia.

Un'ora dopo Ataru saltò in piedi sentendo la finestra della sua camera aprirsi dall'esterno e credendo fosse Lamù la sbattè di proposito. Ma fece male perchè venne investito da una fiammata che gli arrostì tutta la faccia!
"Che cacchio fai poppante?!"
"Ti sembra il modo di trattare un bambino?"
Il piccolo Ten aveva l'aria stanca ma felice, o almeno l'aveva prima che Ataru lo facesse arrabbiare.
"Ehi ma dov'è Lamù?"
"Che vuoi che ne sappia io?"
"Sei suo marito, dovresti saperlo!"
"E piantatela tutti quanti con questa storia, è tutto un malinteso, chiaro?!"
"Ataru non dirmi che avete litigato e se ne è andata?"
"Certo!"
"Ma che diamine è successo?"
Ataru gli raccontò l'accaduto
"Ma come hai potuto comportarti così con lei?!" lo sgridò il piccolo oni.
"Senti è stata colpa sua, non doveva mentirmi!"
"Forse se tu non fossi un donnaiolo e le dimostrassi che le vuoi bene lei non avrebbe agito così!"
"Senti a me importa solo della mia agenda..."
"ah, a proposito...eccola qui, grazie Ataru, sapevo di poter trovare il numero di Sakura qui!"
Così dicendo il bimbo porse ad Ataru una piccola agendina nera.
"GRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!!! Ho dovuto baciare Lamù per colpa tua!!!!!" e così dicendo gli tirò contro una serie di oggetti di grandi dimensioni che Ten schivò con prontezza.
"Insomma ti importava solo di quell'agenda e non di Lamù?"
"Esatto! E ora sparisci idiota che devo fare un paio di dozzine di telefonate.... "
"Sei senza cuore!" gridò Ten che con un'unica fiammata incenerì sia Ataru che la sua agenda!
"Non ti importa proprio di non rivederla mai più?"
"Sciocchezze, tornerà quando la rabbia sbollirà..."
"Io non ne sarei così sicuro...Ho appena ricevuto un segnale dall'astronave di Lamù...Si trova nello spazio da un paio d'ore ormai..."
"EH?!" Ataru era incredulo.
"L'hai fatta grossa a dirle quelle cose! Ora prenditi le tue responsabilità!" fece il piccolino sdraiandosi sulla pelle di tigre.
Ataru guardò fuori dalla finestra e scrutò il panorama cittadino immerso nella notte scura come in cerca di un segnale...
Quando si decise a chiudere la finestra e ad andare a letto il piccolo Ten stava già dorrmendo. Stese il futon per terra, si cambiò e vi si mise dentro.
"(Lamù...è vero che non ci rivedremo più?)"

**************L'angolo di Amy**************************
Ciao a tutti, sono nuova e questa è la mia prima fanfiction su Lamù.

quindi per favore non linciatemi già dal primo capitolo...aspettate la fine^^.

Spero comunque quest'inizio vi piaccia!

Prima di salutarvi volevo ringraziare la mia essenziale Lorelaine86, senza la quale non sarei qui^^. un saluto a tutti,

 Amy Dickinson

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Capitolo 2
*** 2 ***


lamù 2

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 CAPITOLO 2

Era mattina inoltrata ormai, il piccolo Ten si svegliò con uno sbadiglio e si alzò dal suo giaciglio tigrato con gli occhioni sonnacchiosi.

Pigramente scese in volo al pianterreno dove trovò la signora Moroboshi intenta a cucinare il pranzo.

“Buongiorno…”

“Oh ciao piccolino! Vuoi mangiare qualcosa? Mi sono avanzati un po’ di biscottini per te…” disse la donna voltandosi verso l’oni.

“Si grazie mille, che buoniii!”

Addentò con avidità i dolciumi non appena la signora glieli porse e nella stanza si udirono solo lo sbuffare della pentola nella quale cocevano le verdure per l’oden ed il masticare continuo dell’alieno in miniatura.

La signora Moroboshi diede una rapida controllata ai fornelli e quindi prendendosi un vassoio con due tazze ed una teiera si sedette al tavolino della cucina e domandò:

“Ti va un po’ di tè?”

“No no, grazie, meglio stia attento alla linea…se non smaltisco questo pancino Sakura non vorrà più uscire con me! ” fece battendosi le mani sulla pancia producendo il rumore di un tamburello.

“Ahah…Capisco...(Beh in questo caso poteva rifiutare i dolcetti…e poi parla già come Ataru…poveri noi!)”

“Ascolta, ho una cosa da chiederti”

“Dimmi pure” rispose lei prontamente tornando alla realtà

“Ataru come ti è sembrato oggi?”

“Mmm…Beh se non fosse che si è svegliato prestissimo e che ha mangiato più del solito…direi tutto normale. Ma perché me lo chiedi Ten?”

“Beh perché stanotte mi sono svegliato un paio di volte e l’ho visto sveglio accanto alla finestra della sua stanza intento a guardar fuori, oppure l’ho visto fare su e giù per la stanza senza darsi pace…”

“In effetti è molto strano che si sia alzato tanto presto…”

“ Io penso che non abbia dormito affatto stanotte…”

“Può darsi…ma mi spieghi cosa gli è successo?” fece la signora Moroboshi preoccupata.

“Lui e Lamù hanno litigato…”

“Eh? Beh ma non è una novità, insomma, lo fanno sempre!”

“Stavolta penso che Ataru si sia arrabbiato davvero con lei, Lamù si è sentita offesa e se ne è andata”

“Beh ma anche questo non lo ha fatto molte altre volte?”

Ten allora prese un po’ d’aria con un respiro profondo e cominciò a spiegarle tutto l’accaduto.

“Uffa, quell’Ataru non si smentisce mai! Ha pensato ad uno stupido oggetto materiale piuttosto che curarsi dei desideri di Lamù! Poverina chissà come deve soffrire ora…”

“Già ed il brutto è che non posso neppure contattarla…”

“E perchè?”

“Beh perché lei era talmente arrabbiata da interrompere qualsiasi contatto con questo pianeta dimenticandosi di me…”

“Beh Ataru non doveva comportarsi così ma anche lei poteva dirgli subito la verità anziché fare tutte quelle scene!”

“Se solo lui fosse diverso e l’avesse trattata con amore e rispetto tutto questo non sarebbe accaduto! Infondo che male c’è ad attirare le attenzioni del proprio ragazzo pur di potergli rubare un bacio?”

“Hai ragione anche tu…”

“Che cosa si può fare?”

“Non lo so ancora Ten…Magari si deve solo aspettare un po’ e le cose si aggiusteranno da sole com’è sempre stato”

“Non so…non ne sarei troppo sicuro…Lamù non vuole saperne più di tornare qui…”

“Quello scemo di un Ataru…!”

“Oggi proverò a mettermi in contatto con lei ma temo che ci saranno problemi perché le sequenze dimensionali-spazio-temporali sulle quali viaggia il suo ufo sono semi sconosciute qui, ma farò almeno un tentativo” promise il piccoletto.

“Oh grazie Ten, sapevo di poter contare su di te” e gli rivolse un sorriso.

 

Intanto al liceo Tomobiki è ricreazione e sul terrazzo della scuola ci sono strani movimenti…

“Allora lei dov’è?” gli gridò contro Kakugari.

“Dicci perché Lamù non è venuta a scuola!” stavolta parlò Chibi.

“Insomma Moroboshi rispondi!” fece Megane con il suo sguardo viscido puntato addosso ad Ataru.

“ Sentite Lamù se ne è andata via di sua spontanea volontà, non c’è niente da aggiungere! Ora lasciatemi in pace, tornerà da me quando gli passerà!”

“Cosaaaaaaaaaaaa?!”

“ Ma perché vi interessa quell’ isterica?”

“Non ti permetto di parlare di lei in quel modo!” Mendo gli si buttò addosso con la katana in mano con il suo fare minaccioso.

“Ehi ehi non ucciderlo Mendo! Altrimenti come facciamo a sapere il motivo dell’assenza di Lamù?” fece Perma.

Mendo allora si fermò, si schiarì la voce e con fare serio e professionale chiese. “Insomma, dov’è la nostra Lamù?”

Ataru allora raccontò loro l’accaduto del giorno prima sperando nell’appoggio dei suoi compagni di classe ma ottenne l’effetto contrario: gli venne dato torto marcio!

Alla fine della giornata Ataru dovette lasciar perdere la normale via del ritorno verso casa sua e fu costretto ad allungare un bel po’ per  sperare di non incontrare qualcuno dei suoi “amici” pronti a tendergli un agguato, se non altro ebbe modo di riflettere.

Si chiese perchè lei avesse reagito in quel modo, infondo lui non l’aveva mai illusa, lo aveva fatto da sola, lei credeva di essere la sua futura moglie, ma non era così che  andava perché lui non gli aveva mai chiesto di sposarla….ma con quella testaccia dura di un’aliena il fiato era sprecato!

Intanto Ataru fu scosso dalla vista di una bella ragazza che si aggirava da quelle parti, così le corse incontro e le disse premuroso:

“Hai bisogno di aiuto?”

“Ehm si, grazie…cerco il caffè Casa delle Bambole…sa dirmi dov’è?”

“Oh oh oh…ma certo! Usciamo insieme e ti ci porterò ben volentieri!”

“Ehm…io veramente vorrei solo indicazioni…devo andarci perché ho un appuntamento con il mio ragazzo…”

Ataru non sentiva ragioni e le prese la mano…

“Non si prenda certe confidenze con me!” gridò lei lanciandolo in orbita con un calcio.

Nonostante tutto però il colpo lo portò a casa sua (facendogli sfondare il tetto…!).

“Eccomi” fece poco dopo scendendo al piano di sotto.

“Ti aspettavamo sai…”

I signori rimproverarono duramente il figlio ma lui non volle sentire ragioni, terminò il pranzo e salì in camera sua dove rimase per alcune ore prima di uscire a caccia di gonnelle.

 

Ataru tornò a casa distrutto.

“Ataru ma che ti è successo?” gli domandò suo padre.

“Avrà fatto il dongiovanni come al solito!” bofonchiò la moglie in tono aspro.

Il ragazzo aveva l’aria stanca, il viso era rosso per i ceffoni ricevuti e camminava in maniera ancora più storta ed innaturale del solito.

Si sedette al tavolino della cucina in attesa della cena, mentre i suoi genitori lo guardavano con disapprovazione.

“A che cosa è servito far andar via Lamù?” gli fece sua madre appoggiando un paio di piattini sul tavolino.

“Ma non siete contenti? Mi sono finalmente liberato di lei!”

Una fiammata lo incendiò da capo a piedi.

Ten scese in cucina a sua volta e suo malgrado aveva sentito tutto.

“Scusa tanto amico, non mi ero accorto ci fossi tu…” fece il bimbo sarcastico volando vicino alla signora Moroboshi che lo appoggiò sul tavolo accanto a lei.

“Insulso nanerottolo io ti…” Ataru aveva appena alzato verso di lui la sua scodella di ramen minaccioso, ma sua madre lo fulminò con lo sguardo.

“Cosa credi di fare al povero Ten?”

“Ma lui…”

“Non fare così, Ten è ancora piccolo non ha il miglior controllo di sé…”

“Se se…” Ataru non ne era affatto convinto.

 

Un’oretta dopo Ataru si recò in camera sua seguito da Ten.

“Che vuoi ora pulce?”

“Piantala Ataru, sono venuto qui solo per localizzare l’astronave di Lamù ”

“E perché lo fai?”

“Per chiederle di tornare sulla Terra…”

Ataru lo colpì in testa con la chitarra acustica che aveva in camera procurando al piccolino un gran brutto bernoccolo…

“AHIA! Ehi ma dico sei impazzito?! Sono solo un bambino io!”

“Sei soltanto un mostriciattolo, quale bambino!”

Ten lo incenerì con un sol fiato e il ragazzo si accasciò al suolo, quindi l’oni tornò al suo lavoro. Ataru poco dopo si mise a letto e fece finta di dormire, quindi il bimbetto potè portare avanti le sue ricerche delle frequenze su cui viaggiava l’ufo dell’amata cugina.

“Ho capito che Lamù si merita molto di meglio di un donnaiolo scavezzacollo come te! ” brontolò nervoso.

“Sono pronto!” fece sottovoce dopo ore di lavoro su alcuni aggeggini che aveva nel pannolino tigrato.

Ataru a questo punto dormiva davvero.

Ten gli si avvicinò e gli sussurrò:

“Non so se riuscirò a far tornare da te Lamù…Non ci credo che non le vuoi bene neppure un po’…” e cosi dicendo spalancò la finestra della stanza e premendo alcuni bottoncini notò che la sua astronave a forma di paperella era pronta. Vi ci si sistemò dentro e iniziò subito il countdown.

Nel medesimo istante Ataru venne svegliato da un fascio di luce abbagliante e si rese conto che Ten stava partendo.

“Non ti lascerò andare a riprenderla poppante!”

Poi mentalmente, dentro di sé, alla frase detta aggiunse “(non ci andrai da solo almeno! )”, quindi si attaccò al corpo metallico mentre l’ignaro piccolo alieno si preparava al decollo nello spazio aperto….

 

****************L’angolo di Amy****************

Ciao a tutti^^

Che ve ne pare?

E’ un po’ corto e noioso lo so…ma i commenti non guastano mai! Vanno benissimo anche le critiche!

Presto aggiornerò ma fatemi sapere come procede secondo voi! 

 

E ora passiamo alle recensioni:

- Per Achille88: Ciao, ti ringrazio tantissimo per la recensione, mi sento lusingata^^ sto cercando di ricalcare al meglio (per quanto possibile) il mondo di Urusei Yatsura e naturalmente il carattere dei suoi personaggi…hai ragione su Ataru, ma vedi è proprio la sua stupidità a renderlo un personaggio divertente! Grazie comunque per i nomi, neanche a farlo apposta li avevo già inseriti nel secondo capitolo! E approposito…spero ti piaccia^^

 

- Per Lorelaine86: Ciao mia cara grazie mille, senza di te la mia fanfiction non avrebbe mai avuto una forma così bella, spero che ti piaccia davvero anche il contenuto^^

 

Ciao e grazie,

Amy Dickinson

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** 3 ***


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 CAPITOLO 3

L’astronave di Ten si alzò in volo irradiando una luce abbagliante che faceva apparire i palazzi, le strade, gli alberi, le macchine circostanti bianche come neve.

Il corpo produsse un suono sommesso e metallico e la paperella salì di quota.

Ataru Moroboshi si appigliò alla meglio ma man mano che l’astronave saliva era sempre più difficile reggersi. Ad un certo punto guardò al di sotto dei suoi piedi senza volerlo e vide l’arcipelago giapponese rimpicciolirsi a vista d’occhio. Fu allora assalito dall’impulso di vomitare ma si trattenne e si costrinse a guardare la coda della paperella cui si teneva stretto.

Ovviamente poco dopo Ataru non riuscì più a respirare, tanto che dovette arrendersi e lasciarsi scoprire, del resto ne valeva della sua vita.

Quindi bussò al portello dell’astronave con forza in modo da attirare l’attenzione del piccolo alieno che la pilotava.

Ten fu distratto e allora si voltò, vide Ataru con la faccia premuta contro il portello della sua navicella e decise di aprirgli suo malgrado.

Ma in quel momento l’oni fu costretto ad usare il comando e a compiere una manovra improvvisa in modo da impedire uno scontro inevitabilmente mortale con un asteroide.

Nel compiere la manovra Ten riuscì ad evitare la collisione però così facendo aveva cambiato troppo bruscamente direzione ed aveva inclinato la navicella, tanto che Ataru stava precipitando giù verso l’atmosfera terrestre…ma l’alieno riuscì a recuperarlo in tempo e lo trascinò dentro l’astronave dove si accorse che era svenuto.

“(Ma che diavolo ci farà qui?)” pensò il piccoletto chiudendo il portellone.

Inserì il pilota automatico, e trasportò a fatica Ataru in una sorta di stanzetta a scomparsa che aveva installato in seguito al loro ultimo viaggio nello spazio, quindi lo adagiò su di un piccolo sedile.

“(Ah già! Dimenticavo che gli umani hanno problemi per la mancanza d’ossigeno nello spazio!)”

Così prese un congegno con una mascherina e lo mise sul volto di Ataru azionandolo e selezionando l’opzione “ossigeno” dal computerino di bordo.

Poco dopo Ataru riprese conoscenza e allora Ten gli tolse il respiratore. Non appena si riebbe del tutto però Ataru afferrò per la gola l’oni e tentò di strozzarlo.

“Maledetto poppante mi stavi facendo morire lo sai?!”

Ten per tutta risposta lo arrostì con una vampata di fuoco stando bene attento ad evitare le componenti interne dell’ufo.

Ataru, abbrustolito ben benino, lo lasciò andare e si accasciò sul sedile.

“Bel modo di ringraziare uno che ti salva la vita!”

“Ma che dici? Per colpa tua stavo cadendo di sotto e soffocavo…potevo morire!!”

“Ma non sei morto! E questo lo devi solo a me, quindi stai zitto prima che ci ripensi e ti rispedisca in Giappone per posta aerea!” sentenziò il bambino furente prima di tornare a sedersi al sedile di comando.

“Ehi Ten, ma perché hai messo questa cabina? L’altra volta non c’era…potevi metterla subito, no moccioso?”

“Come dovresti ben sapere questa astronave è stata concepita solo ed unicamente per trasportare uno o al massimo due bambini, quindi era ovvio non ci fosse spazio per te. In ogni caso ho voluto comunque attrezzarla perché accogliesse un umano di media taglia, e le uniche modifiche che ho potuto fare sono state l’inserimento di quella cabina a scomparsa nella quale ti trovi e l’applicazione di un distributore di acqua e ossigeno e di un piccolo sedile”

“E perché lo hai fatto?”

“Perché me lo sentivo che presto o tardi avrei dovuto affrontare un altro viaggio con te e volevo essere preparato”

Ataru non disse altro, si limitò a guardare al di là della parete di vetro alla sua sinistra e rimase affascinato dalla vista che si godeva da lì.

Le stelle sembravano essersi quadruplicate e la luna al di sotto dell’astronave apparve grande ed imponente poiché molto vicina, ed Ataru poté notare la parte in ombra più ampia rispetto a quella messa in luce.

“Chissà perché quella parte di luna rimane buia, è proprio un mistero…”

“Si certo! Francamente a parte i bambini piccoli penso che tu sia l’unico essere dotato di ragione in tutto l’universo a non sapere nulla sulle parti in luce e quelle in ombra della luna…sono nozioni base di astronomia, dovresti saperlo, vergogna!”

“E perché tu sapresti rispondere?” fece scettico il ragazzo.

“Ataru spiegartelo nei dettagli causerebbe un accumulo di informazioni nel tuo cervello ristretto e ciò lo impallerebbe per un po’ quindi ti dirò solo il nocciolo della questione: a mettere in ombra e in luce la luna sono i moti rotatori, così a seconda delle posizioni la luna viene illuminata dal sole o messa in ombra dalla Terra e questo porta all’argomento delle fasi lunari, come vedi ora le mancano pochi quarti ad oscurarsi completamente ”

Ataru ovviamente non aveva compreso la spiegazione e Ten, accorgendosene, si rassegnò all’istante rimanendo con la promessa che si auto-rivolse di regalare a quell’ignorante un libro illustrato per bambini sulle fasi lunari.

Il tempo passava e Ataru era immerso nell’esplorazione di quel generoso spicchio di universo che poteva vedere a un palmo dal suo naso.

Si era creato un innaturale silenzio e Ten lo interruppe per fare una domanda al ragazzo.

“Ataru, perché ti sei aggrappato alla mia astronave?”

“Che ti importa? Tanto ormai sono qui…”

“M’importa invece!”

“Beh diciamo che non riuscivo a prendere sonno… ”

“Ah si? E allora perchè russavi in maniera assordante?”

“Beh dormivo, finché la luce abbagliante dell’ufo non mi è arrivata in faccia!”

“E ti pare un buon motivo per attaccarti furtivamente alla navicella?”

“Sì, volevo fartela pagare!”

“Ma non farmi ridere! Non è questa la ragione…piuttosto volevi riprenderti Lamù!”

“Non dire panzane, poppante! Se sono venuto con te è solo per dirle che non la amo affatto e che può tranquillamente restarsene sul suo pianeta e non mettere più piede sulla Terra” asserì aspro.

Quelle parole secche e gelide avevano fatto male al piccolo Ten che con voce tremante gli chiese: “Ne sei sicuro?”

“Sicurissimo!” ribatté prontamente il ragazzo.

“Capisco…”

Ataru si era addormentato ad un certo punto ma Ten lo svegliò dicendogli:

Ataru non è il momento di dormire! Su su svegliati, siamo arrivati!”

Il ragazzo aprì gli occhi di malavoglia e notò che il pianeta Uru si stava sempre più avvicinando…anche se ovviamente i gentili lettori sapranno che piuttosto era il contrario, ma lasciamo Ataru libero di pensarla a modo suo…

“Atterraggio previsto fra 60 secondi. 59…58…57…56…” questa frase robotica giunse dal computer di bordo e la navicella perdeva sempre più quota, preparandosi all’atterraggio.

“(Lamù…sono arrivato finalmente…ora mi sentirai!)” pensò ardito.

L’ufo a paperella atterrò con un suono lieve su un terreno sabbioso ed il portello si aprì lasciando uscire i suoi due passeggeri.

Ataru era prontissimo ad affrontare Lamù, di certo le avrebbe detto il fatto suo, le avrebbe rimproverato tutti suoi sbagli come fidanzata e naturalmente l’equivoco madornale di quando si erano conosciuti, le avrebbe proibito di tornare da lui e di perseguitarlo e le avrebbe detto di lasciarlo stare in modo fosse libero dagli intralci e di sicuro sarebbe così uscito con molte donne…

Sì doveva dirglielo, ormai era lì e il coraggio non gli mancava…o forse sì? Sarebbe stato in grado di dire a Lamù quello che davvero pensava (sempre ammesso che fosse davvero quella la sua verità)?

Lo sapremo solo nei prossimi capitoli….

 

********************L’angolo di Amy********************

Ciao a tutti^^

Ed ecco un altro capitolo giunto al termine…cosa ve ne pare?

Spero che vi piaccia come stia venendo la storia, anche se questo è solo un capitolo di transizione e soprattutto è cortissimo^^.

Ed ora passiamo alle recensioni:

- Per Riccardo: Ciao, mi spiace che tu abbia trovato difficoltà…così va meglio?Per quanto riguarda il fatto del vomitare hai ragione, ma stavolta il cibo di Lamù ha superato il limite e l’apparato digerente di Ataru lo ha rifiutato! (povero Meals!)^^ Grazie mille per il tuo commento, fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo^^

- Per Andy Grim: Ciao, grazie anche a te del commento, mi sono indispensabili le vostre recensioni^^… beh Ataru comunque ci mette un po’ per capire le cose…riuscirà a rendersi conto dell’errore che fa o è destinato a perdere la dolce Lamù per sempre?...Grazie^^

- Per Achille88: Ciao, grazie per la recensione, mi fa piacere ti sia piaciuto il capitolo^^ sì in effetti, la puntata cui mi sono ispirata è quella, ma possiamo dire che la fan fiction sta per svilupparsi, e credo che odierai Ataru anche di più…per gli episodi mi sto attrezzando, del manga ho solo i tre volumetti finali e danno un’idea…comunque spero ti piaccia anche questo!^^

- Per Peanuts: Ciao, finalmente mi recensisci anche qui^^ grazie mille, lo sai che ormai anche i tuoi commenti sono essenziali per la resa della mia storia! Si Ataru è uno stupido, appunto mi diverto troppo a scrivere di lui! L’immagine l’ho scelta io, l’ottimo layout è invece curato dalla mia Lory!

- Per Lorelaine86: Ma ciau ^^ cioè…tu vorresti dirmi che ha identificato Ataru in una persona reale, o ho capito male? O_o poi mi devi dire chi è, in caso! Grazie mille del commento…e naturalmente grazie ancora per aver dato una forma alla mia fan fiction e per avermi fatto pubblicità^^ ti voglio bene…spero ti piaccia questo nuovo cap, bye^^.

Inoltre volevo segnalarvi anche:

Il falco e la Rosa  (ff originale creata da me)

    Lo Scapolo  (ff dedicata a Twilight)

Ultima cosa: fatemi sapere tramite mail o recensione se volete essere contattati per i prossimi aggiornamenti, e recensite please! ^^

Ciao e grazie dell’attenzione,

Amy Dickinson

 

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Capitolo 4
*** 4 ***


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Capitolo 4

Ten mise via la sua astronave e si volse verso Ataru che era completamente immerso nei suoi tormenti interiori e in tono secco richiamò la sua attenzione:

“Dai muoviamoci…”

Ataru allora si volse a guardalo e assunse un’espressione ebete…ossia quella di sempre.

Ten con pazienza gli si avvicinò e gli disse:

“Insomma vuoi andare a dire a Lamù quello che pensi di lei oppure vuoi restare qui imbambolato ancora a lungo?”

“Certo che vengo!” rispose il ragazzo tornando in sé.

Il piccolo alieno rimase a fissarlo per qualche istante con sguardo indagatore.

“Che hai da guardare?”

“Sei del tutto sicuro di quello che stai facendo?”

“Senti smettila di farmi questa stupida domanda! Sono qui, no? Trai tu le conclusioni!”

“Sono curioso di vederti all’opera allora…” fece in tono di sfida.

“Ok ma poi vedi di non rimanerci male quando mollerò tua cugina!” gli rispose spavaldo.

“Bene, se è così possiamo andare…” e così dicendo si voltò, dandogli le spalle.

“Sì, era ora!”

*Menomale che lo dice lui…* pensò sarcastico.

Si incamminarono per un lungo tratto sabbioso, fin quando non si imbatterono in un complesso roccioso molto alto e ripido.

“Ora proseguiamo per di qua…”

“Ehi ehi, aspetta un secondo!”

“Che ti prende? Non sei più impaziente di dire a Lamù il fatto suo?”

“Certo che sì, nanerottolo! Ma stai dimenticando una cosa molto importante…io non so volare!”

“E allora?”

“E me lo chiedi? Come faccio a scalare queste rocce?”

“Beh come fanno tutti gli umani limitati come te”

“”Non scherzare moccioso, dammi una mano piuttosto!”

“Eh? Con i modi che hai dovrei pure aiutarti? Te lo scodi!”

“Ma…”

“Non sai volare? E’ un tuo problema! Ora poche storie e sbrigati!” e così dicendo Ten si mosse verso l’alto e superò le rocce più basse.

“Maledetto moccioso se ti prendo io…”

“Hai detto qualcosa?”

“No no, arrivo”

Prese dunque un respiro profondo e si apprestò a salire le rocce che l’oni aveva superato in un batter d’occhio, trovandole ripide e pericolanti ma non si scoraggiò subito, con pazienza prese a salirle una ad una con Ten che velocizzava l’andatura del suo volo non appena Ataru si avvicinava a lui e si fermava ad aspettarlo quando era lontano.

Dopo almeno un’ora e mezza di scalata Ataru era distrutto, aveva il corpo intorpidito ed aveva perso sensibilità nelle mani, tanto che rischiò più volte di cadere di sotto, in quel baratro sabbioso e solitario.

Ten si stupì della tenacia che Ataru aveva quando ci metteva impegno nel fare le cose, ma si chiese comunque se lui lo stesse facendo davvero per le motivazioni che gli aveva elencate oppure se fosse stato spinto piuttosto dal bene che provava verso Lamù, un bene che lui non avrebbe mai e poi mai ammesso ma che di sicuro provava.

Ma erano solo ipotesi ancora, si disse il piccolino.

Raggiunsero la cima di quelle rocce e si trovarono davanti ad una distesa di un colore indefinibile che era a metà fra un bosco ed una savana dato che a tratti quella che pareva essere vegetazione era rigogliosa e a tratti rada e quasi del tutto assente.

“Siamo quasi arrivati” disse tranquillo Ten.

“Quasi?! Ehi dico, ma quanta strada bisogna fare ancora? Io sono stanco!”

“Senti vuoi andare da Lamù, si o no?”

“Certo!”

“Bene, allora non stare sempre a lagnarti perché me ne faccio ben poco delle tue continue lamentele!”

“Ma tu VOLI, io NO!”

“E io che posso farci? Non pretenderai mica ti trasporti io?”

“Beh sarebbe una buona idea!”

“Neanche per sogno! E ora cammina!”

E così dicendo si mosse in avanti distanziandolo di parecchi metri.

“Mi hai proprio rotto!” continuò a lamentarsi Ataru, ma nonostante tutto si mosse anche lui.

Tuttavia dopo pochi metri si fermò e si accasciò al suolo, svenuto. Ten avvertì un tonfo alle sue spalle e fece:

“Che c’è ora?”

Non appena si voltò vide il ragazzo steso a terra e gli si avvicinò.

“Non è il momento per dormire! Dai, alzati!”

Ma presto si accorse che era proprio svenuto.

Dunque si grattò la testolina appena sotto il cornino e si mise a riflettere. Cos’aveva portato Ataru a svenire così di punto in bianco?

Dopo un po’ si rese conto che il terreno su cui si trovavano sprigionava alcuni elementi chimici nell’aria che, seppur in piccole quantità, non facevano bene all’organismo umano che era naturalmente molto più vulnerabile di quello alieno.

*Quindi se lo porto a destinazione in volo dovrebbe riprendersi in fretta, lì l’aria non è contaminata* pensò l’oni, e quindi,con fatica, trasportò Ataru lontano dalla insolita radura.

In pochi minuti Ten volò diritto in alto, verso una casa imponente in cima alla collina, una dimora dalla forma un po’ strana, simile ad una rosa dei venti…tutta tigrata.

Ten salutò con un cenno gentile i sorveglianti e si lasciò aprire i cancelli, entrò e salì al terzo piano della enorme casa e non appena le porte si aprirono posò Ataru su una sedia e abbracciò i suoi zii.

“Oh piccolo Ten, come sono felice di rivederti!”

“Tesoro della zia, come stai?”

“Ciao! Io sto bene”

“Quanto ci sei mancato!” fecero in coro.

“Sono contento anch’io di essere tornato qui!” fece con un sorrisetto allegro che però fu presto sostituito da un’espressione seria ed un tono più maturo “Veniamo a noi ora…sapete il motivo per cui sono qui, datemi una mano!”

“Stai tranquillo, ci penso io!”

“Caro, so bene che si tratta di nostra figlia ma…non essere troppo duro con lui, vabene? Ricordati che è un ragazzo terrestre e…”

“Non preoccuparti” la liquidò il marito facendole l’occhiolino.

La moglie si sentì rassicurata nonostante il tono burbero e lo lasciò fare.

L’oni allora si avvicinò ad Ataru e coi suoi modi gentili lo scosse dicendogli: “Su genero svegliati…svegliati dai…ti ho detto di svegliarti!!!” fece scuotendolo con foga e facendo cenno alla moglie di rilasciare una “lieve” scarica elettrica.

Ataru si svegliò con un grido, ma è inutile dire che ricadde subito sulla sedia alquanto stordito.

“Eh? Ma dove mi trovo?”

“Oh, era ora ti svegliassi! Sei sul pianeta Uru!”

“Cosa? Ma chi sei tu? E che ci faccio qui?”

“Svegliati Ataru, sei mio genero e sei venuto qui per vedere Lamù!” e così dicendo gli mollò uno schiaffo sulla guancia in modo si svegliasse del tutto…e servì.

“Ahio, mi hai fatto male!!!”

“E finalmente!”

“Ehi sentite, non fatevi strane idee, non so cosa vi abbia detto il marmocchio ma non sono venuto qui per riprendermi Lamù, io non ho alcuna intenzione di chiederle scusa e di implorarla di venire con me sulla Terra per tornare a vivere sotto lo stesso tetto e un giorno sposarla!” gridò tutto d’un fiato.

“Ma veramente Ten non ci ha detto nulla di tutto questo…” confessò il padre di Lamù.

“Eh? Ma…ma…”

“Possiamo giurartelo…” fece la moglie.

“Ma allora…cosa vi ha detto?”

“Ten ci ha detto solo che tu e Lamù avete litigato e che veniva qui…e che alla fine ti ha trovato aggrappato alla sua navicella”

Un sorrisetto malefico si dipinse sul visetto di Ten.

Ataru aveva detto qualcosa di scomodo, e questo andava a vantaggio del suo piano.

Ma durò poco, infondo era un bambino che amava molto sua cugina, per questo non voleva che lei soffrisse e voleva dimostrare una volta per tutte che Ataru era stato solo un ipocrita verso di lei.

Il padre di Lamù dunque fece ad Ataru una domanda cruciale:

“Ascoltami bene ragazzo, diverso tempo fa io e il mio popolo scendemmo sulla Terra con l’intenzione di conquistarla…ricordi? Bene, e pur di darvi una possibilità di tenervi il vostro pianeta designammo un individuo fra tutti voi che potesse vincere una sfida contro uno dei nostri guerrieri…te lo ricordi, vero?”

“Pfui…e chi se lo dimentica…”

Ma l’orco lo ignorò e proseguì:

“Ebbene tu vincesti la sfida in questione e salvasti il pianeta Terra dall’invasione di noi Oni…”

“Sì…e allora?”

“E allora accettasti di sposare “la principessa degli Oni”, mia figlia Lamù!”

“Ehi ehi, calma calma! E’arrivato il momento di chiarire questo malinteso: io non ho mai voluto sposare Lamù!”

”E allora perché non lo hai detto subito?” lo rimproverò l’oni.

“Ma io l’ho fatto! Ho cercato in tutti i modi di dirvelo, ma nessuno mi ascoltava!”

“Ora non lagnarti come fai sempre Ataru!” intervenne Ten

“Tu non intrometterti brutto…” tentò di alzarsi per picchiare il piccolo alieno, ma lo zio lo prese e lo ributtò sulla sedia.

“Ascolta ragazzo, se è davvero così come dici avresti dovuto opporti con tutte le tue forze!”

“Ma io l’ho fatto!”

“Io non ne sarei così sicuro…se una cosa non la vuoi non te la tieni per anni!”

“Ehi ma…”

“E poi dopo tutte le volte in cui tu e lei avete litigato, se davvero non l’avessi mai voluta, non saresti tornato a cercarla qui, né l’avresti aspettata impazientemente sulla Terra!”

Accidenti il suo ragionamento non faceva una piega!

Come avrebbe potuto difendersi ora Ataru?

“Io…non volevo che lei tornasse! E quella volta che sono venuto qui…era solo per curiosità, dato che non ero mai stato nello spazio!”

I tre oni caddero a terra sbalorditi.

Credeva davvero di potersela cavare con scuse così ridicole?

Ataru ci sperava, ma non aveva alcuna possibilità di salvarsi stavolta, in cuor suo lo sapeva, sarebbe dovuto uscire allo scoperto…

“Senti Ataru, sei sicuro allora di quello che provi?”

“Certo!” ormai non poteva più smentirsi se sperava di avere una sola possibilità.

“Dunque ho una sola domanda da farti: non vuoi proprio sposare Lamù?”

“No!” rispose secco

Il re dunque abbassò mestamente lo sguardo per un istante, poi tornò a guardarlo e disse: “Dovrai dirlo a lei…lo sai questo, vero?”

“Per quanto me ne importa potete anche dirglielo voi, io posso anche tornare sulla Terra a questo punto!” disse con spavalderia

“E’ una cosa fra te e lei, noi non possiamo intrometterci” disse la madre di Lamù.

“E’ giusto che tu glielo dica Ataru, prenditi le tue responsabilità una volta tanto!” lo stuzzicò Ten

“Vabene, d’accordo…”

“E sia!” fece il ‘suocero’ “se vuoi lasciarla devi avere il coraggio di farlo…e sappi che non si può tornare indietro!”

“Non ho alcuna paura di farlo! Fatele sapere che intendo parlarle e tornerò!” fece alzandosi dalla sua sedia.

“Ma Ataru! Dove vai?” domandò Ten trattenendo a stento il riso

“Che domande, me ne vado!”

“E dove pensi di andare da solo?”

“Da solo?”

“Certo, siete ospiti qui!” ridacchiò il grande oni.

“Coosa?!”

“Si Ataru, e poi dai non perdiamo tempo, parla subito con Lamù e falla finita una buona volta!”

“Non ne ho voglia ora, non scomodatevi per andare a chiamarla!”

“Ma Ataru perché aspettare oltre?” chiese Ten.

“Già, perché aspettare?”

Ataru al suono di questa voce rabbrividì all’istante, e non appena si trovò Lamù davanti sbiancò.

I suoi occhi ghiacciati e irati lo guardavano con distacco e superiorità, facendolo sentire subito impotente.

“Cosa aspetti a parlare, Ataru?”

* E ora fammi vedere se hai ancora un briciolo della tua spavalderia!* ridacchiò Ten accostandosi al virtuoso corpo di sua cugina.

*Sono fottuto…e…e ora come faccio…?!?*

 

****************L’angolo di Amy****************

Ciao a tutti^^

Eccoci qua…Come se la caverà Ataru questa volta?

Spero che vi sia piaciuto e naturalmente mi auguro vi stia incuriosendo la storia in generale, anche se sto giocandoci molto…speriamo che mi perdonerete per i miei lavori di fantasia sulla trama e sui personaggi!^^

 

Ed ora le risposte alle vostre recensioni (approposito, grazie non sapete quanto mi rendete felice quando me le scrivete^^)…

- Per Peanuts: Ciao :), grazie per la recensione^^ hai detto proprio bene: una persona normale farebbe così e non si lascerebbe scappare una fidanzata come Lamù…non Mr. Moroboshi però! Speriamo ti piaccia anche questo capitolo, a presto^^

 

- Per Achille88: Ciao :), grazie della recensione (mi ha fatto morire l’ultima parte…lo meriterebbe senz’altro!!!), mi fa piacere ti siano piaciuti sia il capitolo che la spiegazione del piccolo Ten^^ (il cui QI supera di molto quello di Ataru!) Ho eliminato le parentesi sostituendole con degli asterischi, sperando vada meglio… Spero inoltre tu gradisca anche questo capitolo, ciao^^

 

- Per Lorelaine86: Cara^^, grazie mille per i tuoi puntuali commenti e per il tuo lavoro^^ a presto, ti voglio bene…(ormai lo sa tutto EFP! XD)

 

 

Volevo ricordarvi che se desiderate essere informati degli aggiornamenti in tempo reale potete contattarmi o chiedermelo tramite recensione^^

E approposito di recensioni…scrivetele please, invogliano la pubblicazione^^

 

Prima di salutarvi vi consiglio:

-        Il falco e la Rosa (mia, originale)

 

…e le ff dedicate a Twilight di Lorelaine86:

Lo Scapolo

Isola Esme 

Stand By me

Grazie della vostra attenzione,

un abbraccio,

Amy Dickinson

  

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Capitolo 5
*** 5 ***


lamù5
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 Capitolo 5

Ataru era paralizzato: Lamù era davanti a lui e aveva uno sguardo tutto fuorché rassicurante…

“Su Ataru ora non essere timido, dì a Lamù ciò che devi dirle, non preoccuparti” lo spronò il padre della ragazza.

“Su Ataru, non avrai paura di me?” fece Lamù con un tono fra il sarcastico ed il minaccioso, che ovviamente preoccupava il malcapitato protagonista della nostra storia.

Ataru però non si muoveva, lo sguardo di Lamù lo inchiodava alla sedia e bloccava ogni sua parola.

“Beh sembrerebbe che tu non sia poi così convinto di quello che ci hai detto prima. Erano dunque solo spavalderie? Male, male ragazzo mio!”

A queste parole Ataru riacquistò un minimo di fiducia in sé, quel tanto che bastava a fargli aprire bocca e, anche se con un po’ di timore, a fargli proferire parola:

“Lamù ascolta…io sono venuto qui per dirti che…”

Fece una pausa che l’aliena volle accompagnare con un “siiii?” strascicato.

Ataru prese una boccata d’aria, inspirò ed esplose così:

“Io non sono venuto qui per te…non ho la minima intenzione di chiederti di tornare, anzi sono qui per dirti che non devi venire mai più sulla Terra e poi…starò con tutte le ragazze che voglio…della Terra…e dell’universo! E tu non potrai farci nulla, perché non sarò più il tuo schiavo, né il tuo futuro marito…mettitelo in quella testaccia dura che ti ritrovi!”

Desiderava di certo continuare ma una scarica elettrica fuoriuscì dai cornetti che Lamù aveva in testa e lo fece indietreggiare ed ammutolire.

“E con ciò?” incalzò lei.

Ataru deglutì “E con ciò voglio dirti di non farti più vedere…io torno a casa mia…”

“Bene”

“…e non ti aspetterò…”

“Bene”

“…quindi non pensare di venire a trovarmi piangendo perché…”

Stavolta Lamù lo interruppe con una sonora risata:

“Aahahahahahahahahah… Stai tranquillo non accadrà mai….ahahahahahahah!!!”

“Ehi ma…” Ataru non capiva: prima era altezzosa, poi livida di rabbia, ora si scompisciava dalle risate…che aveva Lamù? Quello strano comportamento lo fece innervosire non poco e allora proseguì:

“Lamù, non hai capito che ti sto lasciando?”

Quelle parole le proferì con amarezza con il solo ed unico scopo di ferirla, di farla stare male, ma con suo rammarico Lamù non sembrava avere alcuna intenzione di dar peso alle sue parole.

“Certo Ataru, non devi preoccuparti, va tutto bene. Ora ognuno avrà la sua vita, come prima che ci conoscessimo, te ne tornerai sulla Terra e io non verrò più a cercarti, vabene?”

Ataru rimase scioccato dalle sue parole tanto risolute.

“Anzi facciamo una cosa migliore…non appena sarai sul tuo pianeta mandami un segnale, così cancellerò la memoria a te e a tutti quelli che hanno conosciuto me, Ten e la mia gente, in modo che voi esseri umani torniate a vivere la vita di sempre…consideralo come il mio ultimo regalo”

No. Era davvero Lamù quella ragazza? Poteva aver pronunciato lei quelle parole e per di più con una freddezza unica che non era della Lamù che lui conosceva? Ataru credeva di aver ferito l’aliena, ma alla fine l’unico che si sentiva ferito era solo ed esclusivamente lui.

“Va-vabene…” si limitò a dire, in tono meccanico e privo di espressività.

“Siamo d’accordo allora…c’è dell’altro?”

“No, ho finito”

“Avresti potuto mandarmi un messaggio tramite Ten, perché ti sei scomodato a venire fin qui per dirmi solo questo?”

“(SOLO questo? Grrrrr!!!) Tu fatti gli affari tuoi Lamù” disse aspro

“Certo certo, figurati”

“Bene”

“Allora se hai finito io vado che ho altro da fare…Addio tesoruccio” pronunciò queste parole in fretta e senza un briciolo di amore, quindi si voltò e volò via.

“Addio” fece Ataru, ma l’ultima vocale gli morì in gola.

Cosa aveva fatto? Aveva lasciato Lamù? No, Ataru non ci credeva, pensava che Lamù facesse come al suo solito e che sarebbe tornata da lui tutta affettuosa, chiamandolo ‘tesoruccio’…ma i suoi occhi polari dicevano tutt’altro e persino quell’ultima parola che aveva proferito era neutra e banale, fredda, una parola che detta così non aveva alcun senso, una parola che non l’ avrebbe più avuto a quel punto.

“Bene, sei contento Ataru? Ti sei tolto un peso, un cappio dal collo” fece il padre di Lamù, sforzandosi di non mettergli le manone poderose addosso, trattenuto com’era dalla dolce stretta della consorte che gliene teneva una fra le sue. Stavolta fu lei a parlargli:

“Era quello che sentivi di fare?”

“Si” fissava il pavimento biancastro di quella strana casa, rispondeva in tono neutro e piatto, aveva una confusione in testa paradossalmente generatagli dal vuoto che aveva nel cuore. Non capiva e quell’incomprensione lo inghiottiva.

“Nessun rimpianto dunque?”

“No, nessuno”

“In questo caso allora hai fatto bene a seguire la scelta che ti veniva suggerita dal tuo Io… per il ritorno a casa stai pure tranquillo, se Ten è disposto ad accompagnarti…”

“Non ci penso nemmeno!” sentenziò il piccolo oni con il musetto imbronciato.

“…predisporremo un tecnico che lavori per te, ti creerà una navicella su misura che ti riporti a casa tua senza alcun problema. C’è un unico problema: dovrai aspettare qui almeno un giorno, ci vuole un po’ per costruire il tutto, ma dopo potrai partire tranquillamente” lo rassicurò la donna.

“Grazie, aspetterò” così dicendo alzò la testa verso la sua interlocutrice e annuì con il capo, rassegnato “Vorrei fare una passeggiata…”

“Certo, prendi pure una di queste. E’ una ricetrasmittente, ti basterà metterti in contatto con noi se ti perdi e saremo lì da te subito” rispose l’aliena prontamente lanciandogli uno strano pendolino blu che Ataru si mise al collo.

“Sappi una cosa Ataru: con me hai chiuso definitivamente!” sentenziò Ten con voce tremante, quindi filò via dietro un muro.

“Pfui, sciocca pulce…” sibilò prima di scendere giù dalle scale ed andarsene. Uscì velocemente dalla casa di Lamù e si addentrò per una viuzza con strani alberelli bassi e fitti, sperando di essere solo e di poter riflettere su quanto gli era accaduto. Ben presto però fu distratto dal cielo buio, simile a quello terrestre, che veniva fiocamente illuminato da qualche remota stella qua e là, e da un punto rossastro con lievi sfumature violacee, una specie di luna di Uru.

“Nimayoho”

Ataru preso dalla paura fece un salto di alcuni metri più in là.

“Ran! Mi hai fatto prendere un colpo!”

“Scusami Ataru, ma ti ho visto che fissavi Nimayoho con interesse e ho voluto spiegarti come si chiamava quel pianeta”

“E’ una specie di Luna terrestre?”

“In poche parole sì, ma non viene raggiunto mai dal sole, per questo lo vediamo sempre così, non ha delle fasi come la Luna

Ataru dapprima si sentì l’unico ignorante nell’universo perché di quella ‘roba’ non sapeva nulla… poi si riprese subito e si mise a guardare Ran con interesse mentre lei guardava il pianeta. Indossava il solito vestitino e portava fra le mani un cestino di vimini.

“Come mai hai quel cestino?”

Lei tornò alla realtà e rispose subito:

“Eheheheh…devo preparare un piatto speciale per il mio Rei, quindi sono venuta a cogliere un po’ dei frutti di queste piante, sono molto prelibati sai?”

“Oh davvero? Me ne fai assaggiare uno tu, dalla tua boccuccia?”

Ran gli diede un sonoro colpo con un martello di legno, lo lasciò a Terra e se ne andò.

“Aspetta Ran!”

“Non ci penso neppure…donnaiolo!”

“Ran, per favore…”

Ran non lo ascoltava però, perché fra gli arbusti aveva visto Rei che ormai non pensava più a Lamù da un pezzo. Corse così ad abbracciare il bel ragazzo e non si curò minimamente di Ataru che le correva dietro.

“Ran! Rei! Io vi devo parlare!”

I due lo guardarono con occhi sbigottiti

“Devo confidarmi con qualcuno…sennò scoppio!”

I due si guardarono, ma poi acconsentirono. Andarono a casa di Ran dove il ragazzo potè sfogarsi un po’.

“Oh caspita…non ci avrei mai creduto…” la ragazza era incredula, Rei come al solito era di poche parole, ma si vedeva che non ci credeva neanche lui.

“Lei non ha fatto nulla per fermarmi, per provare a farmi cambiare idea…ha accettato tutto, come se lei mi avesse lasciato e non il contrario…”

“Dai Ataru cerca di stare su, forse ha solo voluto rendere tutto più semplice…mettendo fine al vostro rapporto pacificamente e senza opporsi alla tua decisione…immagino anche lo sforzo che ha fatto per fare una cosa simile”

“Sforzo? Oh, no…era sollevata invece…”

“Io non credo…”

Stavolta fu Rei a parlare, emergendo da un piatto con una strana pietanza che Ataru si era rifiutato di assaggiare.

“Lamù mi ha lasciato per te…Io e lei stavamo bene insieme…poi ti ha incontrato e non ha voluto più saperne di me…se lo ha fatto è perché a te ci teneva, e l’amore non scompare mai così all’improvviso…”

“Amore? Ma no, parliamo di lei…ero solo un suo oggetto…”

“Fidati, lei ti ama …io la conosco meglio di chiunque altro” mentre lo disse mangiò un altro boccone e si strinse a Ran.

“Davvero Ataru, Rei ha ragione…quindi credo lo abbia fatto solo per non opporsi, ti ha voluto rispettare anche se non condivide quello che hai scelto”

“Ma se mi amasse come dite voi…lei si sarebbe opposta!”

“Ataru fidati, la vedi dal verso sbagliato!”

“Perché volete farla apparire una santarellina quando non lo è? Mi pare di ricordare che tu sei il suo ex, Rei, e che lei ti abbia fatto star male…e tu, Ran, eri la sua migliore amica. Eppure lei ti ha soffiato via lui a suo tempo, e tu la odiavi per questo…”

“Ataru il tempo passa, le cose cambiano, le persone maturano e capiscono tante cose…” fece Ran dolcemente “Rei si è arreso all’evidenza e non soffre più perché ha trovato il suo amore in me, e io ho capito che l’odio non porta a nulla che non sia altro odio, e l’odio porta solo al dolore.”

Ataru era stupito di tutti loro: Lamù rassegnata all’idea di essere lasciata accettava la separazione da lui di buon grado, e quei due che aveva lì davanti non provavano più ne rabbia né rancore. Cosa accadeva al mondo?

Quando se ne andò per fare ritorno a casa di Lamù era scosso dagli eventi e ora sì che si sentiva confuso. Non sapeva come comportarsi.

Non toccò nulla del cibo alieno che  gli fu offerto, rifletté sul perché né Lamù né Ten fossero lì al tavolo con i genitori della sua ex fidanzata.

 

“Mi dispiace tantissimo Lamù…è stata colpa mia avrei dovuto accorgermene…non pensavo facesse sul serio” tentava di scusarsi il piccolo alieno mentre la cugina era accasciata sul letto in una stanzetta a piangere con la testa contro un cuscino color avorio.

“No, non c’entri nulla…io dovevo lasciarlo molto tempo fa…la colpa  è mia, soltanto mia…” singhiozzò sommessamente.

Il piccolo voleva fare qualcosa ma non sapeva cosa, gli dispiaceva così tanto per Lamù…Ataru doveva pagarla!

 

Intanto sulla Terra, contrariamente a quanto accadeva su Uru, si era fatto giorno e i signori Moroboshi trovarono un biglietto di Ataru che scrisse loro:

“Sono andato sul pianeta di Lamù per dirne quattro a quella furia…

torno presto.

non state in pena per me,

ciao,

Ataru”

 

“Oh che bello, un po’ di tranquillità!”

“L’hai detto cara, finalmente!” fece il signor Moroboshi di rimando prendendola sottobraccio.

“Si va alle terme!!!”

 

 

**************** L’angolo di Amy****************

Ciao gente^^

Cosa ve ne pare di questo capitolo?

Vorrei approfittare di questo minuscolo spazietto per ringraziarvi di cuore perché è bello sapere che la mia umile ff vi stia piacendo, e colgo l’occasione per rispondervi:

- Per Andy Grim: Ciao e grazie della recensione^^…hai ragione, povero!^^ sì i personaggi di Ran e Rei sono un po’ OOC, specie Rei e me ne scuso…ma morivo dalla voglia di dargli un cervello!^^

 

- Per Peanuts: Ciao e grazie della recensione^^ E già, proprio così! Grazie mille, mi fa piacere quello che hai detto^^

 

- Per Riccardo: Ciao e grazie della recensione^^ Beh cerco di usare la trama generale come linea guida per poi modellare la ff secondo la mia fantasia e le mie idee, per questo a volte ci ricamo sopra….Spero ti piaccia questo capitolo^^

 

- Per Achille88: Ciao e grazie della recesnione^^ Sì sì lo so che Lamù non è una principessa, se non sbaglio l’ho riportato fra virgolette il termine, già la ff di Andy Grim mi illuminò su questo fatto… Comunque ti ringrazio per il tuo interesse, spero ti stia piacendo come viene^^

 

- Per Lorelaine86: Bellezza, ma ciau!^^ Esatto sei sempre la prima…grazie mille ç_ç…già Ataru fa saltare i nervi anche a me che sono l’autrice, e non solo quando tratta male il piccolo Ten…! Grazie della recensione cara e del tuo impeccabile lavoro, e grazie anche per il ‘tesoruccio’!

 

( Chiedo scusa ancora una volta per come gioco con Uru, i suoi abitanti e la trama… spero non infastidisca!

Mi chiedo se stia venendo bene, e mi auguro non sia troppo sdolcinata!

Si accettano recensioni. Grazie! ^^)

 

Infine un po’ di pubblicità:

La mia ff originale…

-         Il falco e la Rosa

 

… e le ff dedicate a Twilight di Lorelaine86:


Lo Scapolo

Isola Esme 

   Stand By me

Amy Dickinson

 

 

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Capitolo 6
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Capitolo 6

La signora Moroboshi era appena scesa dal taxi e aspettava che un paio di baldi giovani aiutassero lei ed il marito nello scaricare i bagagli. Dopo la lettera del figlio quei due non avevano perso tempo ed avevano approfittato subito per passare il fine settimana presso uno stabilimento termale sito in alta montagna.

“Buongiorno, signori…” fece un vecchietto dall’aria gentile.

“Buongiorno a lei, siamo i Moroboshi ”

“Benvenuti allora! Queste sono le chiavi della vostra stanza, sistematevi pure. La strada per la sorgente è indicata da vari cartelli, se vorrete ristorarvi con un bagno caldo; la cena è per le 8 in punto”

“La ringrazio” fece il signor Moroboshi prendendo le chiavi dalle mani dell’omino.

“Buona permanenza signori”

“Grazie” rispose la signora Moroboshi, poi rivolgendosi al marito fece: “E’ stata un’ottima idea quella di venire qui caro!”

“Già…almeno ci riposeremo un po’!”

 

E dopo questo breve sguardo sul pianeta Terra, torniamo su Uru….

Erano trascorse almeno tre ore da quando la famiglia degli Oni si era ritirata per la notte. Ad Ataru era stata offerta una stanzetta di piccole dimensioni ma che comunque era almeno il doppio di quella che aveva sulla Terra. Stava sdraiato su una specie di futon con su alcune coperte che ovviamente avevano tonalità gialle e nere. Da una specie di finestrella che tanto ricordava un oblò, filtrava una lieve luce rossastra che schiariva appena la penombra in cui era immersa la stanza.

Ataru si girava e rigirava nel suo letto, non riusciva proprio a dormire, rimuginava su quanto stava accadendo.

“Cavolo che situazione…” sospirò irrequieto.

Si voltò verso la finestrella. Da lì si scorgevano solo il fioco bagliore delle stelle lontane ed il blu intenso ed avvolgente della notte. Ataru si alzò per nulla assonnato e si avvicinò al piccolo oblò per vedere meglio cosa si scorgesse al di là di esso. Rimase deluso nel vedere solo una distesa di terriccio con rada erbetta attorno ai cancelli della bizzarra casa e un promontorio roccioso che si estendeva a perdita d’occhio lungo tutto il paesaggio circostante.

Il ragazzo fece un altro sospiro. Poi si rese conto che la natura chiamava, quindi uscì con circospezione dalla sua stanza e si lasciò guidare dalla debole luce di Nimayoho lungo i corridoi di quella immensa casa. Non era affatto facile evitare così al buio tutti i dispositivi lasciati in giro e quegli strani mobili, senza contare poi che quel posto era una specie di labirinto, con quei corridoi lunghi e tutte quelle stanze dalle porte bianche che non differivano l’una dall’altra. Cercò in lungo e in largo una camera che potesse assomigliare ad un bagno, alla fine trovò una porta un po’ più piccola e la aprì, ma dentro vi trovò altre porte!

”E che cazzo! Ma quante porte ci sono in questa fottutissima casa?! ” sbottò ad alta voce mentre la sua vescica gridava vendetta. Si ficcò nella prima porta che aveva davanti e…ce ne trovò altre due dentro! Quasi bestemmiando in ostrogoto (si perché Ataru lo conosce U.U NdA) il poveraccio ne aprì un’altra e… si trovò in una specie di serra!

Rassegnato ormai a non trovare più il bagno si chiuse la porta alle spalle e si addentrò in quel giardino coperto. Dietro una fila di vasi notò una porticina che dava all’esterno, così l’aprì e si liberò. Nel mentre contemplava le piante che aveva intorno, specie quella più vicina a lui che aveva la forma di un grande tulipano dai riflessi azzurrini con lievi striature bianche e porpora e aveva attaccate al gambo un ammasso di foglie enormi e scure, che alla luce notturna sembravano lucide come fossero state bagnate da poco.

Terminato il suo bisogno Ataru richiuse la porticina ma dopo un solo passo si bloccò e un brivido gli attraversò la schiena. Si girò verso la porta ma non vide nulla, eppure era strano, gli sembrava che qualcuno gli avesse accarezzato la spalla. Comunque si diete subito dello stupido fifone e si volse nuovamente deciso a tornarsene in camera sua, tuttavia avvertì una strana sensazione ed un brutto presentimento, così abbassò lo sguardo e…

“Oddio! Oddio! Oddio!”

La pianta che un attimo prima stava osservando aveva un contatto con una zona delicata del ragazzo che era rimasta semi scoperta per distrazione dello stesso….  Un istante dopo la pianta mollò la presa ma Ataru fece presto a sentirsi sollevato…lo strano fiore infatti tirò indietro la testa come un serpente pronto ad attaccare e mostrò una fila di sottilissimi aculei interni ai petali che si stavano velocemente schiudendo….

Ataru in un lampo capì e girò sui tacchi per correre via mentre con una mano sistemava la zip dei pantaloni con foga. La pianta però non era da sottovalutare, infatti anche se lui era diversi metri più in là, riuscì ad acciuffarlo grazie ad una lunga radice che estrasse dal suo vaso, gli afferrò una caviglia e lo fece sbattere contro il pavimento della serra!

Ataru era terrorizzato da quella pianta, sapeva che se non avesse agito subito quel mostruoso tulipano se lo sarebbe pappato in un sol boccone “(Un boccone prelibato come me poi…che spreco! Come sopravviverebbero le mie fans?!)”

Istintivamente prese un vaso di medie dimensioni a un palmo dal suo naso e colpì la radice del tulipano che lo mollò e lanciò un gridolino di dolore.

Ataru allora si alzò di scatto e scappò fuori dalla serra. Spaventato e suggestionato credeva di vedere quelle maledette piante ad ogni angolo della casa-labirinto quindi scappava a destra e a sinistra facendo baccano, finché, esasperato, raggiunse la tanto agognata porta della sua stanza e ci si ficcò dentro senza pensare.

Rimase accostato alla porta col respiro affannato e la mano destra sul cuore. Poco dopo si sentì meglio e decise di rimettersi a letto. Il buio era però assoluto, e lui non ricordava di aver chiuso la sua finestrella. Avanzò lentamente, a tentoni lungo la parete in cerca del piccolo oblò tondeggiante, finché non lo raggiunse e lo aprì. Si volse verso il suo letto, ma vedendolo un tantino diverso ebbe un presentimento…così si guardò attorno e si rese conto che quella non era la sua stanza!

*Beh una stanza vale l’altra…chi se ne frega se non è la mia, dormirò qui, io là fuori non ci torno!* si disse e così si avvicinò al bel letto a baldacchino che gli stava davanti, scostò via le tende color avorio e ci si sdraiò sopra. Era molto comodo, si tirò più su in cerca del cuscino e quando l’ebbe trovato vi appoggiò la testa e avvertendo una lieve stanchezza sbadigliò.

*Certo che questi oni si trattano bene…I cuscini sono già caldi!* pensò il ragazzo affondandovi il viso. Poi però tentò di tirarsi su le coperte e venne investito da un profumo a lui familiare. Dolce ma non troppo, discreto, lievemente muschiato. No, a dire il vero quell’odore non era familiare…piuttosto era inconfondibile.

Dato che quella era la notte dei presentimenti Ataru diede retta al suo improvvisato sesto senso e a malincuore si tirò su a sedere, staccando la faccia dal cuscino. Scostò via le tende del baldacchino che facevano ombra e si rese conto che quel rumorino sommesso che era diffuso nella stanza non era alcun sistema di riscaldamento come lui aveva pensato…ma il suono di un respiro!

Allora tirò via le tende del suo lato e scostò le coperte con mano tremante…non era solo nel letto…con lui c’era Lamù!

Preso dalle palpitazioni, Ataru sudava freddo.

Poco dopo però, vedendo che dormiva come un angioletto, si calmò e le si avvicinò con cautela.

Subito si rese conto che la morbidezza che lo aveva estasiato non apparteneva ad un cuscino ma bensì ai seni di Lamù che erano coperti dal lenzuolo tigrato. Vedendone la forma rotonda ed abbondante e osservando la curva morbida delle sue cosce Ataru fu preso da un folle raptus, desideroso di strapparle i vestiti di dosso e farla sua…ma non appena i suoi occhi si posarono sul viso di lei, ogni brama sessuale scomparve dalla sua mente. Lamù aveva un corpo armonioso e sensuale, ma quel visino toglieva il fiato, e si sentì subito un verme per averla paragonata così ad una qualsiasi altra donna.

La bella aliena sospirò e si volse dall’altro lato, lasciando Ataru libero di contemplare il suo perfetto fondoschiena attraverso il bikini, ma stavolta il ragazzo non ci fece molto caso, scavalcò il corpo di lei e si avvicinò al suo viso per poter continuare a guardarla. Alzò una mano e con cautela le accarezzò una guancia, ma la ritrasse subito, perché la sentì umida, come se avesse pianto. Ataru sprofondò in un momento di pura depressione, l’aveva fatta piangere, lo stronzo che era!

“Mi dispiace…perdonami…” sibilò al buio.

Lamù, nel sonno, emise un gemito che provocò due reazioni diverse e contemporanee in Ataru: una scarica d’adrenalina l’aveva fatto sospettare che si stesse svegliando, e nel contempo l’avvertire quel suono aveva risvegliato in lui quella virilità che aveva represso a forza. Si allontanò da lei di parecchi centimetri, poi però le si avvicinò e sussurrò:

“Come sei bella…”

Così dicendo sfiorò le labbra di Lamù con la punta dell’indice, e nel sentirle piene e soffici si ricordò all’istante di quel dannato, bellissimo bacio che si erano dati sulla Terra e che aveva scatenato quella situazione… Il ricordo fu estasiante ed Ataru non poté fare a meno di sorridere come un ebete, da solo, al buio.

“Tesoruccio…dai, ammettilo che mi ami…”

Ataru morì quasi di infarto nell’udire queste parole, così corse via dalla stanza gridando:

“Te lo scordi megera, non ti amo affatto!”

Nella corsa Ataru sbatté pesantemente la porta dietro di sé, Lamù allora si svegliò momentaneamente e vedendo che tutto era a posto si tirò su il lenzuolo e si riaddormentò.

Ataru aveva corso trafelato per tutta la casa ed alla fine aveva ritrovato la sua stanza. Si sistemò nel letto agitatissimo. Che scusa poteva inventarsi ora? Lamù ormai lo aveva scoperto, come si sarebbe discolpato? Cosa avrebbe potuto dire?

Era quasi l’alba quando Ataru prese sonno, convintosi che ci avrebbe pensato al momento.

 

****************L’angolo di Amy****************

Ciao gente^^

E anche questo è finito… scusate se è un po’corto^^  

Vi chiedo scusa del fatto che sto ricamando sulla casa di Lamù, su Uru e sulla vicenda…mi diverto però!^^

E ora passo a rispondervi:

 

Per Lorelaine86: Tesorooooooo^^ tranquilla cara, meglio tardi che mai! Ecco, aggiorno subito subito, e certo che Ataru è un deficiente, sennò non sarebbe lui no? ;) grazie della recensione, bacione^^ tvb!

 

Per  Peanuts: Ciao Peanuts^^, hai ragione, sono disastrosi…ma se non fosse così non sarebbero tanto spassosi da seguire, non credi? Grazie della recensione ^^

 

Per Andy Grim: Ciao Andy^^ eheheheh, hai ragione, ma come dicevo le loro vicende sono belle proprio perché stra-incasinate! :D  grazie della tua recensione^^

 

Per Achille88: Ma ciao^^ stavolta sei il primo, hai strappato il primato a Lory! Grazie della recensione^^Beh che dire? I film ancora non li ho visti…quindi ti prego non anticiparmi nulla perché sto ancora alla serie tv^^ Tranquillo, si sa che Ataru è uno stronzo, e nemmeno io provo alcun dispiacere per il suo stato, io mi preoccupo solo di Lamù, sono un’autrice di parte, lo ammetto U.U,

 

Speriamo che questo capitolo un po’ ridicolo vi piaccia^^

 

Vorrei inoltre ringraziare la mia Lory che ha aggiunto la mia storia tra i preferiti e Riccardo che l’ha inserita tra i seguiti, mille grazie^^

 

Prima di salutarvi vi consiglio l’altra mia ff (un originale)…

Il falco e la Rosa

 …e le ff di Lorelaine86 ispirate dalla saga di Twilight:

  Lo Scapolo 

 Isola Esme 

Stand By me 

Grazie ancora una volta della vostra attenzione,

vi abbraccio^^

 
la vostra piccola

Amy Dickinson

 

 

 

      

 

              

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Capitolo 7
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Capitolo 7

Ataru aprì lentamente gli occhi ma, investito da un fascio di luce in piene pupille, li richiuse all’istante. Attese qualche attimo, poi scostò un po’ la testa e li riaprì. Il bagliore accecante proveniva dal piccolo oblò che aveva come finestra. Non doveva essere presto se il bagliore solare era già così forte. Si stirò velocemente e fece scrocchiare le ossa delle dita incrociando le mani e alzandole verso l’alto. Si tolse le coperte di dosso e si alzò in piedi, raggiunse una seggiola poco distante dove la sera prima aveva abbandonato la maglietta ed i jeans, quindi si rivestì velocemente.

La porta in quel momento si aprì ed entrò il padre di Lamù con grande sorpresa del ragazzo.

“Buongiorno Ataru” fece l’oni con il tono più gentile che gli veniva

“Buongiorno” si limitò a rispondere.

“Vedo che ti sei alzato da solo…ero venuto a svegliarti, si sta facendo tardi, sai? Il terzo sole fra poco si alzerà”

Ataru lo guardò come se avesse appena detto un’assurdità…ma infondo cosa ne sapeva lui che dal pianeta Uru si scorgono addirittura tre soli?*

“Vedo che sei già pronto, allora vieni a fare colazione, su”

“D’accordo (Col cavolo che mangio la roba che preparate però!)” e così seguì il grande orco verso una stanza dove c’erano i soliti strani marchingegni alla cui vista era ormai abituato ed un tavolo di medie dimensioni dalla forma ellittica. Prese posto sedendosi su una poltroncina bianca dalla forma singolare e notò che non era solo: di fronte a lui c’era la mamma di Lamù con al fianco sua figlia ed il suo nipotino, mentre il padre della oni si era seduto di fronte a lei.

“Buongiorno Ataru, cosa gradisci per colazione?” chiese la madre di Lamù in tono gentile.

“Buongiorno…No, grazie, non ho fame!”

“Pfui, scortese come al solito” brontolò il piccolo Ten.

“Ehi nanerottolo, smettila di seccarmi!”

“Come puoi parlare così ad un bambino? Chiedimi subito scusa se non vuoi che ti faccia flambé!” fece Ten piccato.

“Sempre con la scusa del bambino! Ora ti faccio vedere io!” e così dicendo Ataru si alzò dal suo posto e corse verso il piccolo oni che non si mosse di un passo da dove si trovava. Il ragazzo dovette subito arrestarsi a due passi dal bambino poiché Lamù si era appena alzata in piedi e lo sguardo minaccioso che rivolgeva ad Ataru non prometteva nulla di buono.

“Adesso basta, renditi conto che Ten è solo un bimbo, lascialo in pace una volta tanto, non fare sempre il vigliacco!” il suo tono era aspro, i suoi occhi due pezzi di ghiaccio.

Ataru trovò un briciolo di coraggio e le rispose : “E’ lui che ha cominciato! Se non stesse sempre a punzecchiarmi non lo penserei proprio!”

“Ma sei un uomo ormai, come puoi essere ancora tanto infantile da misurarti con lui? Lo sai che è piccolo, sei un villano!”

“Cosa?! Villano a me?!”

“Esatto!”

“Grrr…ma come ti permetti di parlarmi così?”

“Ne ho tutto il diritto, mio caro! E’ un sacco di tempo ormai che ti vedo trattar male mio cugino, e la cosa mi ha stancata!”

“Sta’ tranquilla, sono venuto per dirti addio e appena posso me ne vado, così non vedrò più né te né quel fastidioso microbo!”

“Non vedo l’ora!”

“A proposito Ataru” li interruppe la madre di Lamù “E’appena arrivato l’incaricato che ti rimanderà a casa”

Un attimo dopo una porta scorrevole si aprì e ne emerse un oni di mezz’età con i capelli semi brizzolati ed una lieve gobbetta.

“Salve a tutti” salutò cordiale.

“Buongiorno” fu la risposta generale.

“Dunque signori, sono qui per verificare le caratteristiche del soggetto di cui mi avete parlato” si rivolse ai genitori di Lamù.

“Bene, eccolo qui” fece il grande oni indicando Ataru “puoi portarlo nell’altra stanza, quella qui accanto, è già stata attrezzata”

“Bene” fece il tecnico vestito in giallo e nero scrutando Ataru “Seguimi ragazzo”

Ataru lanciò un’occhiata torva a Lamù che per tutta risposta rimase a fissarlo con la sua espressione più inquietante finché non uscì dalla stanza con il tecnico.

“Lamù siediti dai” la pregò il cuginetto in tono dolce.

“Su cara” disse anche sua madre.

Il suo viso si addolcì e obbedì.

“Sei sicura di volerlo lasciar fare?” domandò suo padre con evidente preoccupazione “Non voglio che dopo tu te ne penta”

“Papà, è meglio così” rispose in un soffio.

“E’ vero non si è comportato bene con te però…non è giusto che tu reprima i tuoi sentimenti”

“Lo so che non è giusto, ma credimi mamma, è la soluzione migliore, e come io sto rispettando la volontà di Ataru, vi prego di fare altrettanto con la mia decisione”

I genitori di Lamù annuirono silenziosamente, dispiaciuti di non poter aiutare la loro figlia.

“Lamù?”

“Cosa c’è?” si volse verso Ten.

“Sappi che se dovessi cambiare idea, io non verrò ad accompagnarti da lui!” 

Lamù gli rivolse un sorriso che appariva vuoto e triste, gli accarezzò la testolina e lo rassicurò dicendogli che non ce ne sarebbe stato motivo.

Ten l’abbracciò con dolcezza, ma in cuor suo voleva farla pagare ad Ataru, anche se non sapeva bene come fare.

Lamù si alzò poco dopo e disse: “Vado a fare una passeggiata, ci vediamo più tardi”

“Vuoi che venga con te?”

“Scusami piccolino, ma ho bisogno di stare da sola”

“Vabene” fece lui mogio mogio.

“La prossima volta ti porterò con me” si sforzò di sorridere, ma con pochi risultati.

Ten non la forzò e la salutò con la sua manina paffutella prima di vederla sparire dietro la porta.

“Sono davvero preoccupata, caro”

“Anch’io tesoro…Ten, seguila per favore, non mi sento tranquillo a saperla sola…ma mi raccomando non farti vedere!”

“Si, d’accordo zio” obbedì Ten uscendo subito anche lui.

 

 

Intanto nella stanza accanto…. 

“Bene, misurazioni ultimate” fece l’oni soddisfatto.

Ataru stava in piedi su una poltroncina mentre l’orco stava registrando su un piccolo computerino dalla forma circolare i dati che aveva appena rilevato.

“Ora devo solo fare un paio di analisi ed abbiamo terminato ragazzo ”

“Bene, comincio ad essere stufo…”

“Ma se siamo qui solo da cinque minuti!”

“E allora? Mi sto annoiando!” fece mentre il suo stomaco brontolava per la fame.

“Beh ma vuoi tornare sulla Terra oppure no?”

“Certo, e il prima possibile!”

“Allora cerca di collaborare ragazzo!”

“Se solo mi dicesse cosa devo fare!”

“Chiudi il becco e mi darai un grande aiuto!” fece con una risatina.

Ataru non gli rispose, si volse da una parte e scrutò una parete di vetro dove gli parve di scorgere un qualcosa in movimento, però prima di potersi accertare di cosa si trattasse, l’oni richiamò la sua attenzione dicendogli:

“Puoi sederti, ora ho bisogno che tu stia fermo”

Il ragazzo obbedì e rimase fermo…almeno finché non vide l’enorme ago che l’oni voleva ficcargli nel braccio!

“Ma non si può avere un ago più piccolo?!”

“Spiacente figliolo, è l’unico che ho a disposizione ora!”

“Ma-ma…AAAAAAAH!!!”

“Visto era giusto il tempo di dire ‘A’!”

“Maledetto alieno io…!” fece con le lacrime agli occhi prendendolo per il colletto della sua divisa tigrata.

“Ehi Ataru, cosa cerchi di fare? Se lo uccidi come torni a casa dopo?” lo rimproverò il padre di Lamù facendo capolino dalla porta richiamato dalle urla del ragazzo.

“Ma…” Ataru aprì bocca per potersi giustificare, ma il cavo orale gli venne tappato con un tubo dallo strano colore.

L’oni lo estrasse subito dopo e ultimò l’analisi passando un raggio luminoso lungo tutto il corpo di Ataru.

“Bene, ci vorrà solo un secondo…Ecco fatto!”

“Hai terminato?”

“Sì si, adesso ho tutte le informazioni che mi occorrono per costruire l’astronave che lo riporterà sul suo pianeta!”

“Ben fatto amico!” si congratulò il padre di Lamù “Hai sentito Ataru?”

“Hurrà!”

“C’è solo un problema ragazzo…”

“Cioè?”

“Non mi è mai stato chiesto di costruire delle navicelle per gli esseri umani prima d’ora”

“Pensi che sarà complicato?” chiese il grande oni

“No, complicato no, però dato che dovrà avere delle caratteristiche particolari (quindi diciamo che sarà ‘accessoriata’), avrò bisogno di più tempo per poterla realizzare ”

“E quanto tempo?”

“A occhio e croce direi che tre giorni dovrebbero bastare”

“Capisco, beh mi sembra ragionevole!”

“Cosa?! Ragionevole?!?!” si lagnò Ataru “Ma vi rendete conto? Io dovrò stare qui altri tre giorni!!!”

“Su su, non farne una tragedia ora!” lo rimproverò il padre di Lamù “Porta solo un po’ di pazienza”

“Ma non ce n’è uno migliore?”

“Le tue parole mi offendono, ragazzo”

“Chiedi subito scusa! E’ il nostro miglior tecnico ed è l’unica speranza che hai di tornartene a casa tua incolume!”

“Incolume?”

“Sì, solo una navicella speciale te lo consentirebbe!”

“Ma ho viaggiato benissimo anche con quella di Ten!”

“Appunto, quella E’ una navicella speciale!” lo apostrofò il tecnico.

“E cos’ha di speciale?”

“Ma è ovvio! Mi pare che sia vivibile per un umano!”

“Sì e allora?”

“Sei mai stato sull’ufo di Lamù?”

“No”

“Appunto, non sai che noi Oni possiamo stare senza ossigeno anche per dodici ore di fila? E che non abbiamo stessa frequente necessità di idratarci e nutrirci degli esseri umani?”

“No, non lo sapevo…ma cosa sta cercando di dire?”

Allora intervenne il padre di Lamù, spazientito da cotanta ignoranza:

“Quello che vuole dire, razza di somaro, è che se ci vuole più tempo per costruire una astronave speciale è esclusivamente colpa delle tue esigenze fisiche da umano e non della competenza del nostro tecnico!”

Ataru allora (finalmente!) capì.

“Allora mi scusi signore” fece “La prego comunque di fare il più presto possibile”

“Accetto le scuse, e ti garantisco che farò velocemente” rispose l’oni con un sorriso bonario “In ogni caso qui abbiamo finito, sei libero di andare!”

“La ringrazio” fece un cenno ed uscì dalla stanza.

Entrò in quella di fianco dove trovò la madre di Lamù seduta al tavolo a discorrere con una donna urusiana.

“Oh, Ataru…hai già finito?”

“Si, ma dov’è Lamù?”

“Oh, è uscita poco fa… come mai me lo chiedi?”

“No no, così…non che mi interessi…”

“Ovviamente no…comunque voglio presentarti mia cognata, è la mamma di Ten”

Al solo sentire il nome di Ten Ataru rabbrividì. Quella donna era giovane e bella, ma assomigliava tanto, troppo, al cuginetto di Lamù!

“Piacere signora io sono…”

“So benissimo chi sei, ragazzo!” disse interrompendo il tono zuccheroso di Ataru “E non credere di poterci provare con me, sono una donna sposata!”

Ataru sobbalzò.

“Ahahahahah…suvvia stavo solo scherzando! So bene chi sei, Ataru Moroboshi, tutti qui ti conoscono con la fama di ragazzo che ha salvato la Terra dall’invasione di Uru e come più allupato di tutti i tempi!” disse la donna scoppiando in una fragorosa risata argentina.

Ataru rimase basito…quella descrizione calzava alla perfezione!

“Sei sicuro di non voler mangiare qualcosa?” gli chiese la madre di Lamù.

“Sì signora, non si preoccupi”

“Ma ti farà male stare a stomaco vuoto”

“Ma no…ci vuole ben altro per mettermi al tappeto!” rispose spavaldo.

“Se lo dici tu…”

“Piuttosto volevo chiederle se poteva darmi uno di quegli aggeggi…”

“Vuoi forse dire la ricetrasmittente?”

“Sì”

Con un gesto brusco ma elegante, la madre di Lamù si alzò dalla sua poltroncina e volteggiando verso un mobile prese il pendolino e lo lanciò ad Ataru.

“Grazie, buona giornata”

“Ciao” lo salutarono di rimando le due donne prima che uscisse dalla stanza.

Ataru scese parecchie rampe di scale, uscì dal portone principale e sulle soglie dei cancelli fu bloccato dalle guardie che però lo riconobbero subito e lo salutarono cordialmente:

“Buongiorno signor Moroboshi”

“Buongiorno”

“Si tratterrà ancora molto su Uru?”

“Ehm…no, solo per pochi giorni”

“Stava uscendo a fare una passeggiata, vero? Beh si goda questo bel sole allora! Buona giornata”

“Grazie, altrettanto”

Non molto tempo dopo raggiunse la radura dove era stato la sera prima. Al posto di Nimayoho però c’era un sole caldo e luminoso. Pensò bene di appoggiarsi ad una roccia poco distante e di approfittarne per riflettere un po’.

Una brezza leggera e fresca gli scompigliò i capelli e fece rabbrividire la pelle delle braccia, lasciata scoperta dalle maniche che erano state tirate su.

“(Tre fottuti giorni…e poi…sarò libero…finalmente…)”

Ma i suoi pensieri poco convinti vennero interrotti da una squillante risatina poco distante.

“Chi c’è?”

Nessuna risposta.

Che fosse stata una sua impressione? Forse. Eppure…

La risatina tornò a farsi sentire.

“Chi c’è?” ripetè Ataru, stavolta gridando.

Un attimo dopo da un cespuglio spuntarono fuori il viso delicato di Ran e il muso peloso di Rei.

“Ragazzi! Mi avete fatto prendere un colpo!”

“Ciao, che ci fai qui?”

“Potrei farvi la stessa domanda…”

“Beh noi oggi avevamo in programma un pick nick però a Rei è venuta fame prima di raggiungere il posto che avevamo scelto, così ci siamo fermati qui!”

“Capisco”

“E tu invece?”

“Io riflettevo”

“Ahahahahahah…questa sì che è bella! TU che rifletti!!!”

“Ehi dico, ma per chi mi hai preso?”

“Scusami Ataru… ma mi è venuto spontaneo!” fece soffocando una risatina acuta.

In quell’istante lo stomaco di Ataru brontolò sonoramente e il ragazzo divenne rosso per l’imbarazzo.

“Scusate…sono a digiuno da ieri sera!”

“Come mai?”

“Ho il sospetto che a casa di Lamù cucinino come lei…e non ci tengo a morire avvelenato!”

“Beh in effetti…non ti do torto…comunque, ti va di restare con noi?”

“Eh? Davvero posso?”

“Ma si, certo”

“Sicura che non disturbo?”

“Assolutamente, diglielo anche tu caro”

“Hon hè hrobhema” bofonchiò Rei che nel frattempo aveva ripreso le sembianze umane e continuava a rimpinzarsi senza ritegno.

“Eh?”

“Ha detto che non c’è problema!” tradusse subito Ran, imbarazzata.

“Grazie mille” fece sedendosi su un immenso telo a scacchi di fronte ai due fidanzatini.

“Ho preparato da mangiare per un esercito, mangia pure tutto quello che vuoi!” lo esortò

“E’ tutto squisito!” disse Rei prima di mettersi in bocca un enorme okonomiyaki.

“Non ne dubito…buon appetito!” e così dicendo assaggiò un nikuman.

“Oh grazie mille Ran, è buonissimo!” e così dicendo le appoggiò amichevolmente le mani sulle spalle, un attimo dopo era di nuovo al suo posto, intento a mangiare.

Ran era rimasta immobilizzata.

“Non hai fame cara?” fece Rei.

“Ataru…sei sicuro di sentirti bene?”

“Benissimo Ran”

“E allora spiegami per quale motivo non mi sei saltato addosso!”

“Beh non mi pare il caso visto che c‘è Rei…”

“E da quando in qua ti preoccupi delle altre persone?”

“Beh che dire? Semplicemente non ne sentivo il bisogno!”

“Ma in situazioni normali mi avresti importunata senza preamboli!”

“Ma le persone cambiano…me lo hai detto proprio ieri! ”

“Si ok…ma mai così repentinamente…e poi…TU…”

“Ehi cosa vorresti dire?”

“E’ evidente che qualcosa in te sta’ cambiando…”

“Non sono diventato gay se è questo che pensi…”

“Non volevo dire questo…solo che finalmente ti stai rendendo conto dell’esistenza di sentimenti come l’amore…”

“Ehi ehi, calma! Non diciamo cazzate per cortesia!”

“Ataru tu non hai mai perso occasione di metter le mani addosso alle belle donne, e ora fai il santarellino all’improvviso, ammetti che ciò è indubbiamente strano!”

“Ran che c’è di strano se a uno un giorno non va di fare una cosa che ha  sempre fatto?”

“Inutile Ataru, tu ti sei innamorato…”

“Ran smettila ora!” tuonò, paonazzo in volto.

“Vabene…calmati però!”

Non fu più proferita parola per tutto il pranzo.

Dopo un’oretta abbondante Rei e Ataru si sdraiarono sul telo da pick nick e Ran si sedette al centro, abbracciandosi le ginocchia con le esili braccia.

“Ataru?”

“Sì?”

“Posso farti una domanda?”

“Dimmi”

“Quando ripartirai per la Terra?”

“Se tutto va bene fra tre giorni…”

“Ah…e sei davvero sicuro di quello che stai facendo?”

Ataru sbuffò: “Mi fate tutti questa domanda…”

“Perché temiamo tu sia stato troppo avventato nel fare questa scelta…”

“E perché dovrebbe esserlo?”

“Beh dai…per un’ agendina…”

“Non è per quello, Ran! Sono stufo di lei e del suo stramaledetto modo di essere…”

“Ad ogni modo…non mi hai risposto…ne sei convinto?”

Ataru però attese qualche istante prima di rispondere.

“Se l’è cercata…”

“Ammesso e non concesso sia davvero così…sei sicuro di quello che fai?”

“Sicurissimo”

“Dopo non potrai tornare indietro, lo sai questo?”

“Sì…”

“Lamù è stata molto chiara e… ”

“Lo so!” gridò collerico, sperando di zittirla.

“Non insisterò…”

“Tante grazie!” disse sarcastico.

“Però rispondi solo ad un’ultima domanda prima…”

“Spara!”

“Sei davvero felice senza di lei?”

“Sto una pacchia!”

“A me invece sembri depresso!”

“Pensala come ti pare…io sto bene così!”

Ran non disse altro, si alzò in piedi e mosse alcuni passi.

“Ran?”

“Tranquillo tesoro, mi sgranchisco solo un po’ le gambe” rassicurò il suo ragazzo con un dolce sorriso un attimo prima di allontanarsi ancora un po’.

Ataru si volse verso l’oni e lo chiamò:

“Rei?”

Il ragazzo lo guardò a sua volta, interrogativo.

“Ho una domanda da farti”

“Si?”

“Per quale motivo ti eri messo con Lamù?”

 

 

****************L’angolo di Amy****************

Ciao gente!

Questo capitolo è un pochino più lungo, spero vi piaccia^^

Allora prima di rispondere alle vostre recensioni ci sono un paio di cosette che voglio precisare:

 

* il fatto dei tre soli non lo ho inventato, l’ho ripreso da quanto viene detto nell’episodio “la vendetta del convolvolo” nel n° 46 del manga.

Inoltre volevo scusarmi perchè rivedendo l’anime mi sono accorta che Rei articola male le parole e che la madre di Lamù non parla il giapponese… Mi abbonerete anche questi due fattori, vero? ^^

Inoltre vorrei scusarmi perché quando ho scritto questo capitolo non avevo visto la puntata in cui c’è la mamma di Ten…però non me la sono sentita di modificare…mi capite, vero? Spero me l’abbonerete…^_^

 

E ora recensioni:

Per Lorelaine86: Ciao cara^^ grazie mille, sono felice ti sia piaciuto il capitolo e che ti abbia divertito! Un bacione^^

 

Per Andy Grim: Ciao Andy^^ grazie della recensione…sì sono due orgogliosi patentati (specie Ataru) e penso che lo si legga bene anche in questo capitolo^^ come andrà a finire questo circolo vizioso?^^

 

Per Peanuts: Ma ciau^^ grazie della recensione…sì concordo sulla “scemaggine” del signor Moroboshi! Cavolo stai nel letto di Lamù, è la tua occasione per starle un po’ vicino…e lui la spreca! Bah! Chissà come andrà a finire? Continueranno col tira-e-molla? ^^

 

Per Achille88: Ciao Achille^^ grazie della recensione, anche stavolta sei il primo^^…bene tu quindi non vuoi la conclusione in stile Urusei Yatsura…e se facessi la cattiva?! Eheheh ho già tutto in mente e l’unica cosa che posso dirti è che Ataru dovrà patire ancora e ancora…! Beh ma tranquillo, nessuno ti giudicherà per come la pensi, Ataru se lo meriterebbe proprio! Gente come Megane pagherebbe oro per stare al suo posto…Grazie per i complimenti, la scena della camera stava emozionando anche me e quando ho scritto quella della serra mi sono messa a ridere da sola come una cretina immaginando la scena come se fosse nell’anime! ^^

 

Grazie a tutti della vostra attenzione,

Amy Dickinson

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Capitolo 8
*** 8 ***


lamù6
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Capitolo 8

Rei era sdraiato a circa settanta centimetri da Ataru e lo fissava sbigottito.
“Ma che domanda è?”
“Coraggio Rei, rispondi! Cos’è che ti piaceva tanto di Lamù?”
“Beh prima di tutto è una bella ragazza…”
“Questo è risaputo! Che altro?”
“Beh diciamo che è una persona molto buona e dolce…”
“Siii…ceeeerto…”
“…gentile, altruista…”
“Rei, sul serio…”
“…amorevole, premurosa…”
“Si si…e poi violenta, gelosa e possessiva!”
“Ma Ataru sei tu che mi hai chiesto…”
“Si ho capito…ma lasciamo stare d’accordo?”
“Ok, come vuoi, io ho solo risposto”
Ataru si girò su un fianco e poté guardare Rei in faccia.
“Se davvero ha così tante qualità, perché le hai permesso di lasciarti?”
“Ma non te lo ricordi?”
“Cosa?”
“Lei mi ha lasciato per TE”
“Ma se l’amavi dovevi riprendertela, no?”
“E come potevo?”
“Beh di modi ce ne sono tanti…”
“Ataru era retorica…”
“Eh?”
“Credi che non abbia provato a dissuaderla e a tornare qui insieme a lei?”
“Beh potevi insistere!”
“E costringerla?”
“Ma…”
“Ataru non c’è alcun ‘ma’! Tu hai ragione, io potevo insistere e portar via Lamù, ma non l’ho fatto…E sai perché?”
“Perché sei fesso?”
“Ma che dici?! Perché lei era felice con te, nonostante tu non la trattassi con amore e con riguardo! Lamù voleva solo te, nessun altro sarebbe più esistito per lei, quindi dovevo arrendermi, nel suo cuore ormai non c’era più spazio per me!”
“Ma perché non hai provato a riconquistarla?”
“E a che sarebbe servito?”
“A togliermela dai piedi, per esempio! Se tu avessi tentato ancora a quest’ora lei starebbe con te e io sarei stato un ragazzo libero piuttosto che il suo burattino!”
“E pensi che lei me lo avrebbe permesso?”
“Ma come fai a sapere…”
“Ma è palese, Ataru! Se ami una persona non potrai mai essere felice con un’altra che ti costringe ad amarla”
“Ah ecco finché si tratta di lei è tutto ovvio…e io allora?”
“Tu?”
“Si! Io è da quando la conosco che vengo costretto a starle accanto senza amarla minimamente!”
“Ma piantala per favore! Se non l’amassi l’avresti mandata via subito!”
“Ma io ci ho provato!”
“Forse non lo hai fatto abbastanza!”
“Invece mi sono opposto in tutti i modi, ma Lamù è…”
“…cocciuta? Si, lo so bene. E’ per questo che non ho voluto provare a conquistarla, perché sapevo che avrei perso solo il mio tempo, lei si era dimenticata di me, innamorandosi di te a prima vista”
Rei guardava dritto davanti a sé la leggiadra figura di Ran che danzava a poche decine di metri, raccogliendo i particolari fiori di Uru.
“ Non pensi mai che con Lamù potevi essere felice? ” gli chiese Ataru.
“No e ti spiego subito il perché: nella mia adolescenza ho avuto tante ragazze, ma il mio primo, vero amore è stata Lamù. Di lei mi innamorai subito e anche se non siamo stati moltissimo insieme, mi ha dato molto e mi ha fatto passare dei bei momenti. All’inizio non riuscivo a credere che si fosse invaghita di un umano e avesse deciso di lasciarmi, poi però quando sono venuto a trovarvi me ne sono reso conto”
“Di che parli?”
“Del suo amore per te”
“Pfui…”
“Vedi Ataru…lei non mi prese neanche in considerazione dal momento che c’eri tu, perché quando ami una persona hai occhi solo per lei”
“Appunto! Perché non hai fatto di tutto per riprendertela?”
“Perché amare vuol dire anche far felice la persona per te più importante… io la vedevo molto presa da te e sapevo che con me non sarebbe mai stata felice allo stesso modo…io non sono stato destinato a lei”
“E come fai a dirlo? Sei un mago?”
“No, non sono un mago” il povero Rei si tratteneva a stento dal trasformarsi, Ataru lo stava facendo innervosire “Perché infondo io e Lamù siamo incompatibili, e poi te l’ho detto, solo tu puoi farla felice. Presto o tardi sarebbe finita comunque fra noi, tanto vale sia finita prima”
“Appunto, lo vedi? E’ impossibile sopportare un’arpìa del genere!”
“Ma tu che c’entri?”
“Come?”
“Io parlavo di me e lei, se non l’avessi capito!”
“Si che ho capito, ma per me è lo stesso discorso!”
“Ataru io ho detto che sarebbe finita solo perché lei ama te, e io amo Ran!”
“Ma quando hai capito di amare Ran?”
“Diciamo che l’ho sempre amata, ma non vedevo il mio sentimento, ero talmente accecato dalla mia delusione con Lamù che non vedevo il resto, ma Ran mi ha aiutato, mi è stata accanto e mi ha aperto gli occhi”
“E vi siete innamorati, giusto?”
“Esattamente”
“Infatti! Quello che dico io! Bisogna essere in due per innamorarsi!”
“E voi siete in due!”
“Adesso basta Rei, non ti ci mettere anche tu! Io non ho mai amato quella viperetta svolazzante, vi siete inventati tutto!”
“E tu quando la smetterai di insultarla ed uscirai finalmente allo scoperto?”
“Cosa?”
“Se davvero ti importasse così poco di lei non la insulteresti in continuazione, non cercheresti di metterla in cattiva luce ai nostri occhi, non staresti sempre lì a rimarcare il fatto che non la vuoi e che non vedi l’ora di tornartene a casa tua!”
L’esclamazione di Rei aveva preso Ataru in contropiede.
“Dici di non amarla, giusto? Ti sei liberato di lei? Bene, hai ottenuto il tuo scopo, a cosa serve rimuginare, non sei ancora soddisfatto?!”
Rei faceva quasi paura, il suo tono tagliente faceva accapponare la pelle, Ataru era inquieto.
Poco dopo Ran si avvicinò ai ragazzi con un mazzo di fiori in mano.
“Questi sono per te!”
“Grazie mille tesoro, sono bellissimi” e così dicendo la tirò a sé per rubarle fugacemente un bacio.
Un gesto così semplice e carico d’affetto strinse il cuore di Ataru.
Stettero ancora un po’ così, sdraiati sul telo a scacchi di Ran, poi la ragazza propose loro una passeggiata e i due ragazzi acconsentirono.
Attraversarono la radura e si avviarono lungo una distesa di prati e poco distante vi era un grande campanile con una torre molto alta.
Ataru forse si sbagliò, ma gli parve di scorgere una fanciulla dalla folta chioma verde seduta lungo una sfaccettatura del tetto spiovente ed ogivale della torretta. Ma si maledì subito perché non vide nessuno.
“Tutto bene?” gli chiese Ran vedendolo un po’ strano.
“Sì sì” rispose lui, poco convincente.

“Oh, tesoruccio…”
“Lamù non piangere, ti prego…”
“Scusami Ten…ma non posso credere che mi abbia lasciata e che fra pochi giorni lui si dimenticherà del tutto di me…”
 “Oh, Lamù…vieni dai, non stiamo ancora qui…”
“Comunque Ten ti avevo chiesto di lasciarmi sola…perché hai disobbedito?”
“Scusa…ero solo preoccupato…” disse mortificato il piccolino.
“Non c’è n’è motivo…ora sto bene, davvero…” rispose asciugandosi le lacrime.
“Non è meglio se torniamo a casa?”
“Ti prometto che tornerò fra un paio d’ore, ora vado a trovare Benten, tu aspettami a casa”
“Ci vado solo ad una condizione”
Lamù strabuzzò gli occhi prima di chiedere: “Sarebbe?”
“Promettimi di non seguire Ataru…”
Lamù addolcì l’espressione e abbracciò Ten.
“Stai tranquillo, la tentazione è forte, ma non lo farò. E’ anche per questo che vado a trovare la mia amica. E comunque è stato solo un caso se lo ho visto”
Ten annuì. L’aveva seguita tutto il tempo, sapeva che aveva detto la verità.
“Allora ci vediamo per cena, vabene?”
“Si piccolo mio”
“Lamù?”
“Cosa c’è?”
“Ti voglio tanto bene, lo sai?”
“Oh, Ten…te ne voglio anch’io”e con un’ultima stretta i due si salutarono e presero il volo in direzioni opposte.

La passeggiata di Ataru, Ran e Rei proseguì per parecchio, fino a che, vedendo il loro amico terrestre stanco morto, i due oni decisero che lo avrebbero accompagnato a casa di Lamù, arrivando poco prima di cena.
Davanti ai cancelli della casa-nave spaziale a forma di rosa dei venti c’erano un gruppo di oni intenti a parlare con la madre di Lamù.
“Buonsera” salutò Ataru.
“Oh, menomale!” sospirò la oni vedendolo arrivare “Ci stavamo preoccupando, sai?”
“E perché?”
“Ma come perché? Non sei tornato per pranzo e non rispondevi alle nostre chiamate!”
“Mi spiace signora, mi scusi” e così dicendo si tirò in avanti con l’intenzione di abbracciarla, ma la donna gli diede prontamente una gomitata che lo stese.
*E menomale che non ne aveva voglia…* pensò Ran.
“Vi ringrazio per la vostra disponibilità ma a quanto pare non ce n’è più bisogno…” disse la oni rivolta alla schiera di divise tigrate che le stava davanti.
Gli oni si congedarono e se ne andarono, quindi la madre di Lamù potè tornare a rivolgersi ad Ataru:
“Allora mi spieghi per quale motivo non rispondevi?”
“E mica ho un cellulare!”
La donna quasi cadde in terra.
“Hai la ricetrasmittente zoticone!”
“Ma non mi ha mai spiegato come funziona!”
“Dammi qua…”
Con un gesto rapido sfilò il piccolo pendolo dal collo del ragazzo e gli mostrò che aveva tre bottoncini laterali. Toccò il primo e disse:
“Ora è accesa” mentre una spia verde lampeggiava dall’altro lato.
Poi toccò il secondo.
“Ora è spenta” e il verde della lucetta scomparve.
“Capisco. E il terzo bottoncino?”
“E’ per le emergenze, devi premerlo in caso di pericolo”
“E se lo premo ora che succede?”
“Beh tu vedi di non premer…”
Uno scoppio acuto, un lampo verde e parecchio fumo.
La madre di Lamù si scansò in tempo. Poco dopo Ataru riemerse dalla fumera tutto bruciacchiato e ammaccato.
“Ti stavo appunto dicendo di non premere il pulsante perché attiva immediatamente il microdispositivo di autodistruzione!” lo rimproverò la donna.
“Ehm signora noi abbiamo riaccompagnato Ataru…” fece Ran accorgendosi che si stava facendo buio.
“Oh, ciao Ran, scusa non ti avevo vista! E ci sei anche tu Rei!” salutò rendendosi conto della loro presenza solo in quel momento.
“Buonasera signora” si limitò a salutare Rei.
“Era un bel po’ che non vi vedevo da queste parti, come state?”
“Stiamo bene, grazie…e voi?”
“Oh, anche io e mio marito stiamo bene” rispose con un sorriso “Che ne dite di rimanere per cena? Ho preparato dell’ottimo miso secondo la ricetta terrestre!”
“Che bellooooo!” quel golosone di Rei proprio non si trattenne.
“Rei!” lo fulminò Ran.
“Suvvia Ran cara, sarei felice di avervi miei ospiti, penso che anche a Lamù farebbe piacere”
“Grazie, ma non vorremmo disturbare…”
“Ma se vi ho visto crescere? Non disturbate mai!”
“Oh, ti prego…” supplicò Rei.
“Davvero signora, grazie mille, ma abbiamo un altro impegno per cena”
“Eh? Davvero?” chiesero Rei e Ataru in coro.
“Capisco. In questo caso d’accordo, ma l’invito è sempre valido, venite pure quando volete!”
“Ancora grazie, buona serata”
“Altrettanto ragazzi”
“Salve” salutò Rei, deluso di non poter mangiare subito.
“Hai fame Ataru?” domandò la madre di Lamù una volta che Ran e Rei si furono allontanati.
“Ehm…non molto”
“Ah, si? Eppure il tuo stomaco non sembra pensarla allo stesso modo…”
Ataru tacque, imbarazzato, portandosi le mani allo stomaco.
“Su su, non fare complimenti, vedrai come starai bene dopo un po’ di zuppa!”
*Oddio…*
“Su andiamo a casa, si sta facendo tardi!”
Il ragazzo non replicò e la seguì.
Una volta entrati nella sala principale Ataru notò il padre di Lamù e Ten seduti al tavolo, in attesa di cenare.
“Finalmente, ragazzo! Ti davamo per disperso, sai?” scherzò il grande oni.
“Magari fosse stato davvero così…” sibilò Ten in tono aspro.
“Brutto…”
“Non ricominciate, per favore!” li sgridò la madre di Lamù.
Al che i due si zittirono ma si guardarono torvamente.
“Ataru, prima che serva da mangiare, non è il caso che tu vada a lavarti le mani? ” lo esortò la donna.
“Me ne stavo dimenticando!”così si mosse in direzione della porta ed uscì.
*Caspio…e ora vallo a ritrovare il bagno in mezzo a ‘sto casino di porte!*
Dopo un bel po’, forse aiutato dalla luce, Ataru trovò il bagno e si lavò le mani velocemente.
Uscendo da lì però, si rese conto di non ricordare già più da che parte era venuto, così decise di affidarsi di nuovo al suo senso dell’orientamento (e menomale che non è Ryoga! NdA) e attraversò una serie di porte, tutte identiche e bianche come il latte.
Stava per perdere la speranza e chiamare qualcuno quando, poco distante, fu richiamato da una voce a lui familiare, proveniente da una stanza lì accanto. Si guardò attorno furtivamente e, accertatosi di essere solo, si volse da quella parte e seguì la voce.
Non tardò a raggiungere la stanza in questione, vi sbirciò dentro e notò che era immersa nel buio, e che vi era una sola persona dentro.
Lamù sedeva su una poltroncina gialla e nera e aveva le cuffie alle orecchie, fissando lo schermo gigante di un computer.
“Sì certo che lo so!”
Ataru sobbalzò credendo di essere stato scoperto e si nascose meglio dietro la porta. Si rese conto però che in realtà stava parlando con qualcuno.
Si affacciò con cautela e vide che non poteva sapere chi fosse l’altro interlocutore in quanto Lamù era di profilo rispetto all’entrata e di conseguenza non era possibile vederne il volto sul monitor, e neppure ascoltarne la voce, visto che la oni portava le cuffie!
Fu assalito da un moto di nervosismo: con chi stava parlando?
“Nessun problema, a domani allora, ciao!” e così dicendo, con un ampio sorriso, chiuse la chiamata.
Ataru allora si allontanò in punta di piedi, poi prese a correre in modo che Lamù non si accorgesse che era nei paraggi, ma…
“Ma dove stai andando?” chiese la ragazza in tono gelido.
Ataru si volse e la vide spuntare da un corridoio a parecchi metri di distanza.
“Stavo andando a mangiare” rispose acido.
“Stai sbagliando direzione allora, vieni, è per di qua!”
Le corse dietro senza fiatare ed in men che non si dica erano nella sala principale.
“Cerca di non perderti la prossima volta tes…Ataru”
“Pfui, non mi ero perso! Potevo trovarla benissimo da solo la stanza!” rispose spavaldo.
“Se lo dici tu…io non ne sarei tanto sicura!” disse con una risatina perfida prima di entrare.
*Grrrr…non la sopporto!*
“Finalmente, stavamo per mandare Ten…” fece il padre di Lamù.
“Ma dai, papà!” fece lei baciandolo su una guancia e sedendoglisi accanto.
Anche Ataru prese posto, sedendosi vicino alla madre di Lamù e di fronte alla ragazza.
“Buon appetito a tutti!” fecero in coro Ten e suo zio.
“Buon appetito” risposero poi gli altri.
Mangiarono in silenzio, l’unico che ci andava cauto era Ataru che beveva due bicchieri d’acqua per ogni boccone che ingoiava.
“Cosa c’è, è piccante per i tuoi gusti?” lo stuzzicò Lamù.
“No no, va benissimo!” rispose.
“Ah capisco, allora forse gradirai un altro po’ di peperoncino…” e così dicendo gliene versò in abbondanza nel piatto.
“Menomale Lamù, mi fa piacere che tu non sia più arrabbiata con Ataru” fece suo padre con un sorriso, non accorgendosi minimamente di come la bella oni si stesse prendendo gioco del ragazzo.
“Ma non ce ne sarebbe motivo” disse veemente, poi si volse verso Ataru “E’ buona, non è vero? L’ha fatta mia madre questa zuppa di miso, sai?”
(manco fosse Akane! NdA)
Ataru, nonostante l’acqua, non riusciva più a spegnere il fuoco che aveva in bocca e che gli incendiava la gola senza pietà, ma non poteva lamentarsi, non aveva intenzione di offendere la madre di Lamù che con lui era tanto gentile.
“E’…é…buonissima signora…complimenti…”
“Ti piace davvero? E’ la prima volta che la cucino…”
“Non ho mai…mangiato…niente di più squisito…”
“Oh, grazie sei così gentile…” sorrise la donna.
“Sicuro di star bene?” gli chiese Lamù.
“Non hai una bella cera…” si aggregò Ten.
“Sto…benissimo…grazie!” bofonchiò lui.
“Ecco il secondo ragazzi: frittura di molluschi spaziali!”
“Evviva!” fecero Lamù e Ten all’unisono.
“Ehhh…ancora…?”
“Certamente! E ho preparato anche un contorno di alghe del pianeta Shino e un dolce a base di curry!” disse la madre di Lamù.
Ataru si sentì svenire…

“Caro si sta riprendendo!”
“Do-dove sono…?”
“Ataru! Finalmente!” lo chiamò la madre di Lamù, sollevata.
“Signora…ma cosa mi è successo?”
“Sei svenuto mentre stavi mangiando!”
“Ah si, ora ricordo…” e così dicendo lanciò un’occhiataccia a Lamù che lo osservava da una certa distanza, appoggiata allo stipite della porta con la schiena.
“Forse hai fatto indigestione?” domandò apprensiva la madre di Lamù.
“Si, di peperoncino…” Ataru non smetteva di guardare male Lamù.
“Mi spiace molto Ataru…vuoi che chiami un medico?”
“Non ce n’è bisogno signora, sto benissimo”
“Ma ne sei sicuro?”
“Sì, vorrei solo dell’acqua, ho molta sete”
“Vado subito a prenderla!” squittì il padre di Lamù andando verso la sala.
“Non vuoi altro?”
“No, davvero”
“Vabene”
Ataru si alzò dal futon dove era stato adagiato e si sgranchì le gambe.
“Non vuoi stare coricato un altro po’?”
“Va tutto bene” ripetè “Per quanto tempo sono stato svenuto?”
“Non più di una mezz’ora, però ci hai fatto preoccupare”
“Mi dispiace”
“Sono io ad essere dispiaciuta, pensavo di aver fatto un buon lavoro in cucina e invece…”
“Ma lei ha fatto un ottimo lavoro! Era tutto squisito, solo che…”
“…devo usare meno condimento piccante possibile! Sta’ pur tranquillo!”
Ataru sospirò sollevato e seguì la donna verso la sala.
Lamù non si mosse di un millimetro da dove si trovava, e quando lui le passò davanti non poté risparmiargli un sorrisetto diabolico.
“Sei una strega…” sibilò lui impercettibilmente.
Lei gli strizzò l’occhiolino e volò via ridacchiando.
Ataru trattenne a stento la rabbia che gli saliva in corpo, ma poi si calmò quando sentì la madre della ragazza chiamarlo.
“Ataru! Vieni qui sul balcone, guarda com’è vicino Nimayoho stanotte!”
“Arrivo!” disse lui bevendo prima un po’ d’acqua.
Poco dopo fu accanto alla donna, a suo marito e a Ten.
“Wow! E’ bellissimo!” disse il ragazzo ammirando il cielo “E quante stelle!”
“Eggià! E pensa che oggi dovrebbero avvistarsi anche delle stelle cadenti!” gli disse il padre di Lamù.
“Oh, che bello!” e così dicendo si mise subito in cerca.
“Da qui però non si vede molto bene, fai il giro dei balconi” gli consigliò la madre di Lamù “Basta seguire quella direzione, ma stai attento a non cadere!”
“Non c’è pericolo!”
“E evita di andare da quella parte” fece indicandogli un’altra direzione.
“E perché?”
“Di là c’è il balcone di Lamù!” anticipò Ten.
“Ah ok!” fece Ataru incamminandosi verso il limite del balcone per poter saltare e raggiungere l’altro.
Continuò così per un bel po’ finché non trovò uno scorciò di cielo spettacolare e quindi si appoggiò al bordo del balcone dove si trovava.
Pochi metri più in là sentì tossicchiare ed avvicinandosi notò che il balcone dove si trovava confinava con una piccola veranda dove Lamù stava comodamente seduta su una poltroncina tigrata.
Subito lei si sentì osservata e si volse verso di lui.
“Ah, adesso mi spii?” fece sarcastica.
“Non farti strane idee, tua madre mi ha suggerito di girare i balconi per vedere meglio le stelle!”
“Capisco” rispose lei “Visto che ci sei…rimani”
“E perché dovrei?”
“Beh lì non puoi neanche sederti” osservò.
“Tu non ti preoccupare, sto benissimo così!”
“Io l’invito te l’ho fatto, poi sta a te scegliere se accettarlo o meno, sappi che il posto ce l’ho” fece indicando una poltroncina identica alla sua, poco distante.
Ataru stava per dirle di no, ma d’un tratto disse:
“Ripensandoci…accetto” e scavalcò, andandosi a sedere.
Lamù lo guardò senza dire una parola.
“Almeno posso approfittarne per farti una domanda”
Lamù lo guardò interrogativa e domandò:
“Che sarebbe?”

****************L’angolo di Amy****************
Ciao gente,
come state?  E anche stavolta vi lascio in sospeso….comunque c’è da dire che Lamù ha coraggio da vendere, io al suo posto lo avrei buttato di sotto altro che invitato sul balcone! Ma lei è buona si sa…che dovranno dirsi?

E ora passo alle vostre recensioni:
Per Andy Grim: Ciao caro, e chi lo sa se il fatto dei tre giorni è una scusa degli oni? Dovresti chiederlo a loro…io sono solo un’umilissima autrice mica un’indovina! Grazie mille della recensione, un bacio^^

Per Achille88: Ma ciao, sì Ataru ho cercato di renderlo più fedele possibile all’originale…quindi penso di aver svolto bene il mio lavoro finora…Ma speriamo davvero che cambi! Quanto alla parola “picnic” hai perfettamente ragione solo che utilizzavo la “k” perché lo scrivo in  inglese, forza dell’abitudine. Grazie mille della recensione, un bacio^^

Per Lorelaine86: Ma ciao mio amore, grazie mille sei carissima come sempre! Sicura di essere obiettiva?! Ma non so se se ne renderà conto o meno considerando la sua ottusaggine…grazie mille della recensione mia cara, ricambio i baci e ti mando un abbraccio^^

Per Peanuts: Ciao caro, ti ringrazio, a dire il vero adoro la famiglia di Lamù, non so perché ma l’ho vista sempre piena di calore nonostante le stranezze aliene…mi fa piacere che ti sia piaciuta! Quanto al crollo di Ataru staremo a vedere…Grazie mille anche a te che stavolta sei stato il primo, un bacio^^

Grazie mille a tutti dell’attenzione,
vi abbraccio,
Amy Dickinson ^^






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Capitolo 9
*** 9 ***


LAMù 9

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 Capitolo 9

Ataru era a circa un metro e mezzo di distanza da lei.

“Per quale motivo fai di tutto per darmi fastidio?”

Lamù stette a guardarlo poi ribatté:

“Volevo farti la stessa domanda!”

“Eh? Ma io non ho fatto nulla!”

“Ah no? E io cos’avrei fatto invece, di grazia?”

“Mi stai prendendo in giro! Ed è tutta colpa tua se sono svenuto!”

“Prima di tutto non potevo immaginare che svenissi, quindi non darmene la colpa! E poi ti ricordo che sei stato tu il primo ad avermi provocato!”

“E come?”

“Bisticciando con Ten, sai che non lo sopporto!”

“E tu sai che non sopporto la vostra cucina, e in particolare il vostro abbondare di peperoncino!”

“Certo che lo so, ma volevo vedere fino a che punto sei ipocrita!”

“Non sono affatto ipocrita!”

“Ah no? E allora perché non hai rifiutato il mangiare?”

“Perché avrei offeso tua madre!”

“Quando si trattava di offendere me però non ti tiravi mai indietro, vero?”

“E tu cosa c’entri?”

“E’ lo stesso! Sono sua figlia, e come lei non so cucinare secondo i canoni dell’arte culinaria terrestre!” ammise.

“Ma lei è diversa da te! E’ gentile e buona, mi dispiaceva che si offendesse!”

“E come fai a dire che io non sono come lei?”

“Abbiamo vissuto sotto lo stesso tetto, so bene come sei, credimi!”

“Forse non mi hai mai capita!”

“E chi è che ti voleva capire?! Sei tu la prima a non aver capito un tubo!”

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire che io non ho mai detto di volerti sposare!”

“E perché non lo hai detto subito allora?”

Anche Lamù gli aveva detto una cosa tanto palese…possibile che lui fosse stato l’unico a non aver capito che bastava qualcosa di tanto semplice?

“Cribbio…ci ho provato mille volte, ma tu non volevi sentire ragioni!”

“Non mi hai mai detto direttamente che non avevi intenzione di sposarmi!”

“Cosa?!”

“E comunque ci sono state tante occasioni di lasciarmi…se non volevi perché non ne hai mai approfittato?”

*Acc…colpito e affondato…*pensò.

“Lo vedi che ho ragione?”

“Senti smettila ora! E lasciami in pace d’ora in poi, chiaro?”

“Chiarissimo, sta’ tranquillo, non sei il centro dei miei pensieri, sai?”

“Neanche tu se è per questo!”

“Bene!”

“Più che bene!”

“Benissimo!”

Rimasero a guardarsi in silenzio, poi Lamù distolse lo sguardo e osservò il cielo notturno. Le stelle splendevano, Nimayoho aveva sfumature infuocate e riflessi iridescenti.

“Bello, vero? E pensare che capita solo una volta l’anno questo periodo in cui cadono le stelle, dura solo tre notti” Lamù pronunciò quelle parole con una voce sottile e malinconica, rivolgendole più a se stessa che ad Ataru.

Lui fissava il suo profilo con volto inespressivo, quasi non sapesse quale sentimento voler esprimere.

Eppure da una parte pensò: *Come sei bella, Lamù…*

Quando incontrò il suo sguardo notò negli occhi di lei un lieve luccichio al quale però fece finta di non badare.

Guardò il cielo, intento a cercare le stelle cadenti di cui avevano parlato i genitori di Lamù.

Stavolta fu il turno della ragazza di osservarlo ma, a differenza di Ataru, il viso di lei esprimeva esattamente ciò che stava provando.

Dolore.

Un istante dopo, Lamù si voltò istintivamente verso il cielo, e nello stesso momento vide una stella cadente trascinare il suo bagliore verso il basso, fece appena in tempo a formulare mentalmente il suo desiderio.

Ataru stava con gli occhi fissi sul firmamento notturno, di certo l’aveva vista anche lui. Chissà se aveva espresso un desiderio, e chissà se riguardava lei o meno.

Lamù cercava di costringersi a pensare che non le doveva importare di cosa volesse lui, ma era più forte di lei, non riusciva ad abituarsi all’idea che da lì in avanti Ataru non sarebbe più stato il suo amoruccio e che di lì a pochi giorni lui se ne sarebbe andato.

L’atmosfera era tesa, il silenzio stesso l’aggravava.

La bella oni abbassò lo sguardo.

“Lamù?”

“Sì?”

“Fra due giorni…partirò”

Lamù sussultò impercettibilmente.

“Il tempo di costruirmi la navicella”

Ataru la vide stringersi in una copertina tigrata che aveva indosso.

“Capisco”

“Finalmente tornerò a casa mia e nessuna ragazza mi sfuggirà! Muahahahaahahahah!!!!” il suo tono appariva davvero innaturale, ma l’aliena non se ne accorse.

Lamù non aprì bocca, mosse le labbra in un lamento muto.

“AAAAAAAAAH!”

“Cosa c’è?” chiese Lamù, voltandosi dalla sua parte.

Notò subito che aveva tutto il capo abbrustolito.

Un attimo dopo si fece avanti Ten con fare noncurante.

“Lamù ma hai notato come sia fastidioso il ronzare delle mosche stasera?”

“Ten lo sai che non ci sono mosche su Uru…”

“Mi sarò sbagliato allora!”

“Su coraggio, si sta facendo tardi”

“Posso dormire qui anche stasera?”

“Certo piccolino! Aspetta, vado ad avvertire la tua mamma e torno!” e così dicendo entrò.

“Tu…maledetta pulce, io…”

“Tu cosa, Ataru?”

“Ti riduco in briciole!”

“Non vaneggiare come tuo solito, piuttosto vedi di non importunare più Lamù!”

“Cosa?! Ma se è stata lei a dirmi di venire qui!”

“Non ti credo affatto! E poi ti avevamo avvisato di non venire da questa parte!”

“Ma questa casa è immensa…come facevo a non sbagliarmi?!”

“Te l’avevamo detto! E tu invece ci sei venuto apposta per provocare Lamù, vero?”

“Non è vero! Ti ripeto che è stata lei a chiamarmi e…”

“Basta litigare voi due!” tuonò Lamù tornando in veranda.

“Ma Lamù…” protestò il cuginetto.

“Vieni Ten, vai a lavarti i dentini così ti rimbocco le coperte!”

“Vabene…” fece Ten allontanandosi da Ataru e rivolgendogli una fugace linguaccia che lo fece grugnire.

Lamù stava per entrare poi notò la faccia inebetita del ragazzo e un po’ imbarazzata gli chiese:

“Vuoi entrare?”

“Si…ok”

Ed entrò nella stanza, che trovò piena di abiti.

“Questo è il mio armadio, salendo quelle scalette arriviamo alla mia stanza”

Ataru la seguì e notò che la stanza in cui passarono corrispondeva esattamente alla camera in cui era erroneamente entrato la notte precedente.

Attraversarono anche quella ed entrarono in una stanza più piccola, piena di pupazzetti e giochini, con al centro un lettino dalle coperte tigrate.

“Questa è la stanza di Ten” si limitò a dire Lamù.

Poco dopo il piccolino arrivò come un razzo e si sistemò nel lettino.

“Cosa ci fa lui qui?” chiese indispettito.

“Tranquillo ora me ne vado” disse Ataru in tono accigliato uscendo dalla stanza.

Così se ne tornò in veranda dove si accomodò su una delle poltroncine.

Lamù lo raggiunse entro pochi minuti.

“Scusami, dovrei chiudere la veranda…”

“Capito” e così dicendo si alzò dalla sua poltroncina e l’aiutò a trasportarla dentro insieme all’altra.

Nel camminare a Lamù scivolò di dosso la copertina che portava sulle spalle.

Sebbene l’avesse vista quotidianamente nel suo bikini giallo a strisce nere, una visione simile non poté non fargli alcun effetto…la guardò mentre si piegava a raccogliere la stoffa tigrata dal pavimento e se la riavvolgeva addosso.

Alzando lo sguardo notò che lui la stava guardando.

“Ataru…che c‘è?”

“Niente hai…” le si avvicinò cautamente e le aggiustò un lembo “la spalla scoperta…”

Il contatto con la sua pelle setosa lo fece tornare in sé…

“Oh, Ataru, grazie…”

“Beh ora non farti strane idee…lo avrei fatto per CHIUNQUE altra!”

Il sorriso che si era acceso sul volto della ragazza si spense in un istante.

“Giusto…” disse allora “Buonanotte…”

“’Notte Lamù”

La ragazza attese che saltasse sul balcone accanto per poter chiudere le tende della veranda e rientrare.

Una volta che si fu chiusa la porta-finestra alle spalle, Lamù andò in camera sua, si sedette sul suo letto e iniziò a piangere sommessamente.

“Tesoruccio mio…” disse a bassa voce “Nonostante le tue parole siano così dure non mi disilluderò mai…”.

Si sdraiò e abbracciò uno dei due cuscini che stavano alla testa del letto a una piazza e mezza sul quale dormiva.

Le lacrime scendevano, implacabili, dai suoi occhi, senza accennare a diminuire, e continuarono imperturbabili finché la giovane non si fu addormentata.

 

Intanto Ataru con non poca difficoltà era riuscito a trovare la sua stanza dopo aver fatto un rapido bagno (stava comunque cominciando a capirne un po’ di più di tutti quei corridoi e quelle porte) e ci si era ficcato dentro e, spogliandosi in un lampo, si buttò sul suo futon.

“Cavolo sono stanco morto, la passeggiata con Ran e Rei mi ha distrutto!”

Gli uscì di bocca un sospiro spontaneo.

*Cos’è stato quello strano brivido prima? Sarà stato il suo corpo a provocarlo? Certo che ha una bella collezione di curve quella ragazza…Oh, ma che diamine sto dicendo! Parlare di lei come se fosse una donna qualsiasi…no,non è questo il punto… devo smetterla di pensare a lei, punto e basta! Me ne sono liberato…lei non è più un problema…devo cercare di pensare ad altro…non a lei…eppure…eppure…*

Ataru si girava e rigirava nel letto…la sua testa scoppiava, assalita da quelli che parevano essere centinaia di pensieri…ma  in realtà si trattava di uno soltanto: lei.

Voleva dormire, ma proprio non ci riusciva.

*Certo che oggi ha fatto caldo…eppure lei stasera aveva freddo…quante buone cose ha preparato Ran oggi…chissà lei cosa faceva in quel momento…grrrr, a tavola mi ha fatto arrabbiare, si è presa gioco di me facendo leva sul fatto che non potessi reagire….maledetta!....però che bel viso aveva mentre guardava le stelle…*

Si tirò un pugno in pieno viso.

Niente.

*E pensare che mi stava chiamando ‘tesoruccio’…si è bloccata in tempo…sarà stata l’abitudine? O forse prova ancora qualcosa per me?...Ataru, ma vuoi smetterla una volta per tutte di farti queste assurde domande? Non ti deve importare nulla di quello che prova lei, l’hai mollata, ricordi? Quindi non ci devi pensare!* ormai era arrivato a un punto tale che si ammoniva e si impartiva ordini da solo.

Che stesse impazzendo?

Ad un certo punto si alzò di scatto dal futon e uscì dalla stanza in preda dall’arsura.

Con difficoltà raggiunse la sala principale e cercò un po’ d’acqua, non appena l’ebbe trovata si dissetò e tornò indietro.

Fra i corridoi illusori Ataru avvertì una strana energia che lo portava a cambiare direzione.

Inspiegabilmente non pensò a nulla, seguì quello che poi, in realtà, non era altro che un suo fortissimo desiderio, e quindi arrivò presso una delle innumerevoli porte bianche, con cautela l’aprì, entrò e la chiuse dietro di sé.

Dal piccolo oblò filtrava della luce ed un lieve venticello fresco.

Scostò le tendine avorio del baldacchino e si sedette sul letto adagio adagio.

La ‘principessa degli Oni’ dormiva placidamente, distesa supina, sfiorata dalla fioca luce che proveniva dalla finestrella.

Ataru non sapeva cosa gli stesse accadendo, si sentiva strano. Perché si trovava lì?

Che gli era venuto in mente?

Lamù mugugnò nel sonno, lui sussultò, ma non si scompose: stava dormendo, non si sarebbe svegliata, non c’era pericolo.

Se ne stava inginocchiato alla punta del letto, ma si portò avanti e le si sdraiò accanto, poggiando la testa sul cuscino tigrato, situato accanto a quello su cui era adagiata Lamù.

Gli occhi del ragazzo si posarono sul suo corpo.

I seni apparivano morbidi e abbondanti, le sinuose gambe sembravano invitarlo, le braccia aperte e abbandonate ai lati dei fianchi, quasi come a volersi lasciare abbracciare.

Le sue forme armoniose gli riempirono gli occhi e gli impedivano di ragionare, si sentiva poco lucido, si chiedeva se quello che si trovava lì in quel momento fosse davvero lui...

Si avvicinò ancora di più, si appoggiò con dolcezza sul suo seno ed ascoltò il battito regolare del suo cuore, accarezzando delicatamente la soffice stoffa del reggiseno.

Un momento dopo scostò la testa e tornò al suo posto.

Alzò una mano e prese quella della ragazza, accarezzandola amorevolmente.

Non ci aveva mai fatto caso: Lamù aveva delle mani piccole e delicate, simili a quelle di una fata delle leggende occidentali.

Nonostante questo gesto si rese conto che non poteva essere distratto a lungo dalla bellezza seducente dell’aliena.

L’occhio gli cadde sull’onda sinuosa che creava il ventre, la saliva e la scendeva con lo sguardo, quasi ossessivamente.

Lei si voltò su un fianco, stando faccia a faccia con lui, così vicino che quasi avrebbe potuto baciarla…

Ataru fissava il suo petto che si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro, e oscillava fra la curva che produceva la coscia destra piegata, il cui ginocchio poggiava sul letto, e la linea del profilo che partiva dalla spalla ed arrivava alla curva del fondoschiena.

Ataru era invaso da regolari afflussi di sangue che portavano la sua virilità ad aderire al suo indumento intimo,unica cosa che il ragazzo avesse addosso.

Non ce la faceva più a stare lì a guardarla, lui la desiderava ardentemente.

Così le si accostò,invitato da quel corpo caldo e vellutato,le mise le mani sui fianchi e la avvicinò inequivocabilmente al suo corpo.

Stava per svegliarla, totalmente ipnotizzato dalla sua lussuriosa visione e perso nei suoi desideri carnali di predatore, la voleva…ma qualcosa in lui mutò.

I suoi occhi si posarono sul viso di Lamù e tutta la sua bramosia scomparve immediatamente.

Lamù piangeva.

Lasciò la presa sui fianchi della fanciulla e si maledì per le sue intenzioni.

Desiderava Lamù, sarebbe stato disposto a tutto pur di appagare i suoi egoistici desideri, ma non pensava a lei.

L’aveva lasciata e lei soffriva, tanto da arrivare a piangere nel sonno.

E lui voleva solo portarsela a letto…si sentì viscido, sporco e non vi era stata occasione prima d’allora in cui lui si fosse disgustato a tal punto di se stesso.

Quella splendida creatura stava male e lui pensava solo a sé.

Le lacrime scorrevano enormi da sotto le folte ciglia e davano vita ad un tiepido luccichio che le imperlava le guance.

Ataru ne raccolse una con la punta delle dita e con sommo stupore si rese conto che era bollente.

Un fremito la scosse e Ataru le fu subito più vicino.

Scorse piccolissimi puntini rosei sulla pelle della oni e allora comprese che aveva freddo.

Le rimboccò amorevolmente le coperte.

“Ataru…” mormorò nel sonno.

Al ragazzo prese un colpo, ma non si mosse.

Il pianto sommesso ed incessante della ragazza lo inchiodava sul letto e non accennava a lasciarlo andare via.

“Ataru…” ripeté.

“Lamù…”

Le si avvicinò e l’abbracciò, stringendola a sé con dolcezza.

“Ti prego perdonami, ma non posso fare altrimenti…” sussurrò.

“Non andartene…no…”

Ataru la strinse più forte.

Le sue parole erano come coltelli che laceravano profondamente la sua carne, dai quali non poteva difendersi in alcun modo.

Era così che si sentiva: una vittima.

Vittima di lei, Lamù, che in ogni situazione, anche nel momento di massima fragilità, aveva sempre il coltello dalla parte del manico.

Perché lei aveva sempre ragione?

Come riusciva ad essere sempre la più forte fra i due?

Come poteva esserlo anche in quel momento mentre piangeva nel sonno e lui le era accanto pur consapevole di averla lasciata?

Come lo rendeva così schiavo, dipendente da lei con il suo viso d’angelo ed il suo corpo attraente?

Come riusciva ad attirarlo sempre a sé ogni volta che lui se ne allontanava?

Come faceva lei ad essere sempre una vincente anche in quel frangente, nel momento in cui stava perdendo?

“Non voglio stare da sola…”

“Non ti ci lascerei se le circostanze fossero altre…”

Ormai le parlava come se lei fosse sveglia e lo stesse ascoltando.

Ma quelle parole servivano solo ed unicamente a se stesso, per tentare di giustificare le sue azioni, per rendere più lecita possibile la sua decisione, per convincersi che era la cosa migliore da fare.

Ma quanto poteva esserlo, effettivamente?

Con la storia dell’agendina aveva preso la palla al balzo per levarsela di torno, ma era davvero ciò che voleva?

Ataru si diceva che era così, ma in fondo non ne era del tutto sicuro. Aveva un’incredibile confusione nella testa, gli eventi lo stavano scombussolando.

Possibile che davanti al dolce viso agonizzante di Lamù le sue teorie su libertà e tirannia si rivelassero quasi infantili e campate per aria?

La ragazza emise un gemito e anche quella volta la virilità si risvegliò in lui.

Ma la represse a forza, si sentiva confuso, stanco ed assonnato, e di sicuro l’attimo di follia gli era passato del tutto.

Con rammarico lasciò la presa su Lamù e si allontanò di poco da lei.

Le asciugò le lacrime dagli occhi con i polpastrelli, tentando di essere delicato.

Fissò con tristezza il suo dolce viso e le accarezzò una guancia.

Come poteva non sentirsi un verme per ciò che le stava facendo?

Le posò una mano sulla chioma verde e lasciò scorrere le dita fra le lunghe ciocche, lisce e lucenti come raso.

Senza pensarci posò le sue labbra su quelle dell’aliena potendo così rivivere il momento che avevano condiviso sulla Terra.

La sua piccola e rosea bocca era calda e morbida come il dorso di un’albicocca, ed incredibilmente, emanava anche lei quel profumo dolce e nel contempo aspro che caratterizzava Lamù.

Quel profumo che lo faceva letteralmente impazzire.

Se ne staccò con difficoltà.

Ataru era come ricaduto in trance, in piena lotta coi suoi desideri.

“Lo so che per te è difficile accettarlo ma…ti prego non piangere piccola mia…”

Un istante dopo si portò le mani alla bocca, inorridito.

Che caspita aveva detto?

Ma soprattutto: cosa stava facendo?

Era mica impazzito tutt’insieme?

Le aveva pronunciate lui quelle parole?

Davvero?

No, non era possibile!

Di certo gli dispiaceva molto che lei piangesse, ma non al punto da implorarla di non farlo.

Un attimo dopo però si rese conto che, in fin dei conti, stava dormendo profondamente, quindi non lo aveva sentito, non c’era alcun pericolo.

Il problema rimaneva però: lui quelle cose le aveva dette e le aveva fatte.

Comunque si sentiva sconvolto e decise che era il caso di levare le tende.

Prima che potesse dire o fare altro di cui avrebbe potuto pentirsi, Ataru uscì dalla stanza della fanciulla e, prima di richiudere la porta bisbigliò:

“Buonanotte”

Quindi sgattaiolò via.

Rientrato in camera sua e distesosi sul letto si rese conto che non c’era stato poi così poco in camera di Lamù, visto che la luce di Nimayoho risultava rischiarata di qualche tono.

Lo stato confusionale che gli attanagliava il cervello ormai era un vero e proprio caos di voci che lo esortavano a fare cose molto diverse fra loro.

C’era chi gli diceva di andare avanti per la sua strada e non preoccuparsi più di lei, chi gli diceva di tornare indietro sui suoi passi e di chiarire con Lamù, chi gli rimproverava il fatto di farla soffrire troppo, chi gli rammentava che fra poco sarebbe tornato a casa sua e avrebbe ripreso a cacciar gonnelle,…il sonno però vinse sui suoi mille dubbi, così cadde fra le braccia di Morfeo.

Eppure in mezzo al putiferio c’era una sola parola che non smetteva di ronzargli nelle orecchie, una parola che gli aveva detto Lamù qualche ora prima, sulla veranda.

 Ipocrita.

 

****************L’angolo di Amy****************

Ciao gente,

come state? Ed ecco il capitolo degli interrogativi di Mr Moroboshi giunto al termine…ma non finisce qui^^…cosa ne pensate?

 

Passiamo alle recensioni ora:

 

Per Peanuts: Ciao^^, grazie mille, mi lusinghi sempre tantissimo^^ questo è uno dei miei capitoli preferiti…spero te lo sia goduto anche tu! Un abbraccio e grazie della recensione^^

 

Per Lory: Cara^^ sono contenta ti piaccia il capitolo 8, eheheheh sì in effetti Lamù è stata dispettosa a mettergli il peperoncino nella zuppa!!! Rei nella mia versione è carino, vero? Grazie per la recensione, ti voglio bene!^^

 

Per Andy: Ciao^^, grazie mille, anche tu mi lusinghi da lungo tempo ormai…me lo meriterò davvero? Rei secondo me è un bel personaggio e, in mezzo a certi elementi assurdi nella saga di UY, mi sembrava uno dei migliori da poter, in un certo senso, rivalutare. Quanto alla tua ff è fantastica e geniale! Grazie della recensione, un abbraccio^^

 

Per Achille: Ciao^^ grazie della recensione e dei complimenti, anche a me Rei piace molto e la pensavo come te all’inizio, quand’ero una bimba e conobbi la serie per la prima volta e pensavo che Ataru non meritasse Lamù…poi però ho capito che il Moroboshi sarà strano forte e anche un b******o (te ne do atto!), ma ama Lamù…anche se a dire il vero non la merita! Perché ha detto bene Andy: se non l’amasse non ci starebbe così male! Dimmi se ti piace questo capitolo, un abbraccio^^

 

Grazie dell’attenzione,

Amy Dickinson

  

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** 10 ***


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Capitolo 10

 Il primo sole di Uru si era già levato in cielo e piccole nuvolette bianche gli facevano da contorno.

Ataru si alzò dal letto e si vestì ancora mezzo addormentato.

Aveva dormito pochissimo quella notte, troppi pensieri per la testa.

Eppure, visto che era giorno, aveva pensato di alzarsi.

Uscito dalla stanza, dovette sbattere addosso a varie porte prima di capire che stava prendendo direzioni sbagliate.

Alla fine, ormai quasi svegliò, entrò in bagno.

Aveva una terribile acidità di stomaco, conseguenza della cena della sera prima, ma parve placarsi subito dopo che se ne fu liberato.

Lavò quindi accuratamente i denti in modo da eliminare tracce.

Deterse il viso e poi si buttò nella vasca colma d’acqua calda.

Non molto tempo dopo uscì e andò nella sala principale sperando di trovare sveglio qualcuno.

La stanza era inondata dalla luce solare e Ataru si accorse che c’erano sia Lamù che sua madre sedute al tavolo, intente a fare colazione.

La donna sedeva ad un lato del tavolo, la figlia le stava di fronte.

La nostra bella aliena teneva in mano una tazza gialla dalla quale sorseggiava qualcosa, aveva indosso una vestaglia tigrata che creava un effetto vedo-non-vedo che non poteva lasciare indifferenti.

Posava la schiena sulla poltroncina e aveva le gambe accavallate, una mano posava sulla coscia destra, lo sguardo perso nel vuoto.

“Cara, mangia qualcosa” la esortò sua madre, sospingendo verso di lei un piatto contenente quelli che dovevano essere dei biscotti urusiani.

Ma la ragazza scosse la testa.

“Tesoro devi mangiare qualcosa”

“Ti ringrazio, ma stamani non ho fame”

“Ma Lamù…”

“Per favore mamma, non forzarmi” le disse con un tono lievemente basso e rauco.

“Scusami…è che sono preoccupata per te”

“Non ce n’è motivo”

“Ma pensi che sia stupida? Credi davvero che non mi accorga di cosa stia succedendo a mia figlia?” alzò il tono della voce, indispettita.

“Non ho detto questo, però ti dico che è solo un periodo e che passerà”

“Lamù ti prego, smettila di soffrire!”

“E’ tutto a posto” continuò lei.

“Ma perché sei così maledettamente testarda? Perché vuoi accettare questa situazione anziché ribellarti? Ci stai solo male!”

Lamù allora alzò lo sguardo verso sua madre.

“Mamma, è solo per amor suo che lo sto facendo…è la sua decisione ed io non posso fare altrimenti”

“Ma Lamù…”

“Ti prego non aggiungere altro,è già abbastanza duro l’impatto con la realtà dei fatti…lasciami stare” disse, quasi implorante.

La madre fece una pausa, poi le disse amorevolmente:

“Vabene, ma in cambio, ti prego, mangia qualcosa”

Lamù sospirò profondamente e prese un biscotto dal vassoio.

Il silenzio calò nella stanza.

Ataru attese qualche istante, poi entrò.

“Buongiorno” fece

“Buongiorno Ataru, dormito bene?” disse la donna sorridendo ma con voce piatta.

“Sì” mentì.

“Vuoi fare colazione?”

“Magari, ho una fame da lupi”

“Arrivo subito” così si alzò e si spostò in una stanza vicina.

“Buongiorno” disse Lamù.

“Ciao” fece lui, aspro.

“Ho fatto uno strano sogno, sai?”

Ataru non poté non accorgersi del suo sguardo malinconico e del suo flebile tono di voce.

“Ah si?” domandò indifferente.

“Sì”

“E cos’hai sognato?” chiese Ataru, aggiungendo immediatamente: “Solo per curiosità, per nessun altro motivo”

L’interesse era evidente, ma lui fece di tutto pur di nasconderlo.

 “Ho sognato che venivi in camera mia e che ti sdraiavi vicino a me…e che mi davi un bacio…”

“Come?”

“Buffo, vero? Che strani sogni…”

Com’era smorzata la sua voce.

Non sembrava più lei.

“Già solo tu potresti fare sogni tanto assurdi!”

Caspita, era come se l’avesse scoperto!

“Immagino di sì…”

“Non accadrebbe mai nella realtà!” mentì spudoratamente.

“No di certo, ho pensato di raccontartelo, proprio perché sarebbe impossibile accadesse”

“Esatto! Dal momento che non provo nulla per te…”

“Assolutamente” concluse Lamù.

Un istante dopo riapparve la madre di Lamù con in mano una tazza identica a quella che aveva sua figlia.

“Gradisci un po’ di latte, Ataru?”

“Grazie signora” disse prendendole la tazza dalle mani.

Bevve una sorsata.

“Buono!” disse trangugiando la bevanda con avidità.

“Davvero ti piace?”

“Sissignora!”

“Mi fa piacere che almeno qualcosa ti piaccia” rispose la donna, sollevata.

“Per fortuna che su Uru ci sono le mucche!”

“Mucche?”

Ci pensò su un istante e poi disse:

“Ah già, sulla Terra si beve il latte di mucca…qui prediligiamo quello di tigre invece, è decisamente più buono”

“Tigre?!”

“Sì, le nostre tigri ne producono in grande quantità, essendo l’animale più diffuso poi…sai le nostre migliori specialità culinarie sono fatte con quel latte, e sono rinomate in tutto l’universo!” spiegò la donna.

“Quindi le vostre tigri sono come le nostre mucche?”

“In teoria sì”

“Capisco”

Mangiarono silenziosamente.

Ad un tratto Lamù si alzò dalla sua poltroncina e si rivolse a sua madre:

“Vado su Nettuno, non mi aspettate per pranzo, vabene?”

“Vai da Oyuki? Posso venire anch’io?”

“Se vuoi…ma non userò il mio ufo, dubito tu possa entrare nella navetta monoposto che uso per i viaggi brevi…comunque, accomodati pure”

“Ah” fece deluso.

“Vai di già?”gli chiese sua madre.

“Sì, il tempo di prepararmi e vado”

E così se ne andò, gettando un’occhiata fugace ad Ataru un momento prima di uscire dalla stanza.

Ataru scorse il solito luccichio, ma si costrinse a non pensarci e continuò a mangiare.

Non molto tempo dopo si alzò dalla tavola ed aiutò la madre di Lamù a sparecchiare.

“Ti ringrazio”

“Di niente, per lei questo ed altro!” e così dicendo l’abbracciò.

E fece male: fu immediatamente colpito da una scarica elettrica.

“Hai sempre voglia di scherzare eh?”

Ataru poco dopo si riprese e le chiese:

“Avrei bisogno di un favore”

“Dimmi”

“Potrei fare un paio di telefonate?”

“Certo” disse “Seguimi”

Entro pochi minuti raggiunsero la stanza dove Ataru aveva visto Lamù fare la misteriosa chiamata.

“Ecco qua…è molto semplice da utilizzare…qui componi il numero, qui premi per avviare la chiamata…questo è per chiuderla invece. Così è in vivavoce, se vuoi puoi renderla una conversazione privata con queste cuffiette, basta inserirle qui” spiegò la donna.

“Ok, la ringrazio”

“Bene, se ti serve qualcosa sono in cucina a lavare i piatti”

Annuì e si mise subito le cuffie.

Compose il primo numero e lasciò che squillasse.

Attese finché non rispose la segreteria:

“Qui Moroboshi, in questo momento non siamo in casa, lasciate un messaggio e vi richiameremo il prima possibile”

“Papà, mamma, sono Ataru…Sono ancora qui da Lamù…ma tornerò dopodomani…da solo…non vi preoccupate per me, sto bene…Ciao” e chiuse la telefonata.

“(Non bene, sto benissimo…)” cercò di convincersi.

In quel momento si rese conto che non aveva il secondo numero, così si mise a cercare in quello che era il registro delle chiamate effettuate.

Scorrendole cercò il nome di Ran o, eventualmente, quello di Rei.

Alla fine lo trovò e diede l’avvio alla chiamata.

“Si? Oh Ataru! Credevo fosse Lamù…” disse Ran osservandolo dallo schermo.

“Ciao Ran”

“Come mai mi telefoni?”

“Volevo chiederti una cosa”

“Che c’è? Successo qualcosa?”

“No no…volevo sapere se hai da fare per pranzo…”

“Ataruuuuuuuuuu!” fece minacciosa.

“Ma no, che hai capito? Mi chiedevo se hai intenzione di pranzare con Rei…”

“Sì, vorremmo fare un altro picnic, pensavamo di invitarti, ti avrei chiamato io più tardi…”

“Davvero?”

“Certo!”

“In effetti penso sia presto”

“Sono le nove”

“Ah okay…a che ora devo venire?”

“Facciamo verso mezzodì, okay?”

“Vabene, e dove ci vediamo?”

“Nella radura di ieri, poi di lì ci spostiamo”

“Vabene, a più tardi allora”

“Sì, ciao”

“Ciao” e chiuse la comunicazione.

Un attimo dopo si tolse le cuffie e fece per alzarsi, ma gli venne un attacco acuto di curiosità.

Si sedette sulla poltroncina tigrata e riaprì l’elenco delle chiamate effettuate e si rese conto che dopo le sue e quella ad Oyuki ce n’era una la cui data risaliva alla sera prima…ed il destinatario era un certo Alec.

Ataru sentì montargli su un gran nervoso, ma lo represse subito.

C’erano altre chiamate fatte nello stesso arco di tempo, infondo quello era il “telefono” di casa, non era detto che la chiamata l’avesse fatta per forza Lamù.

“(E poi perché prendersela…a te non frega nulla di lei…giusto Ataru?)”

Un attimo dopo uscì dalla stanza e si diresse in cucina.

“Signora, esco anch’io per pranzo”

“Sì?”  

“Faccio un picnic con Ran e Rei…ma per favore non lo dica a Lamù…”

“Stai tranquillo”

“Grazie”

“Dove andate di bello?”

“Ancora non lo so”

“Mamma?” chiamò Lamù dalla stanza accanto.

“Sono qui, tesoro”

Lamù entrò in cucina con in mano un cappotto pesante.

“Io sto uscendo, dì a Ten che se vuole venire è stato invitato”

“Penso stia ancora dormendo…”

“Già, diglielo se si sveglia in tempo per le tredici”

“Sì, non preoccuparti, altrimenti mangerà qui”

“Vabene, grazie. Ciao ciao” e se ne andò via.

“(Ciao amoruccio…)” pensò, passando accanto ad Ataru.

“Ciao Lamù” rispose lui freddamente.

Diversi minuti dopo la madre di Lamù preparò un po’ di caffè e lo offrì ad Ataru.

“Ti va?”

“Sì, grazie”

“Quanto zucchero?”

“Uno”

In un attimo furono seduti al tavolo e sorseggiavano la calda bevanda che, a differenza di quella terrestre, risultava incredibilmente amara seppure vi fosse stato aggiunto dello zucchero, ma Ataru decise di non lamentarsene.

“Posso parlarti?” chiese la donna.

“Sì, certo” fece un po’ sorpreso.

“Sarò franca con te…non mi piace il modo in cui tratti Lamù”

Ataru la guardò sbigottito.

“Non mi sembra che le abbia mancato di rispetto…”

“Non dico questo…penso però che dovresti approcciarti diversamente con lei”

“Che vuole dire?”

“Che è consapevole vi siate lasciati…eppure non mi pare sia scortese nei tuoi riguardi…”

“Ma nemmeno io lo sono nei suoi…”

“Ataru non devi dimostrare niente a nessuno, non la vuoi più, punto e basta, lo ha capito anche lei. Perciò cerca di essere un po’ più gentile con lei, non mi sembra che voglia infastidirti… ”

In effetti la donna non aveva poi tutti i torti.

Lamù provava ad avere un minimo di dialogo evitando di litigare con lui, ma le sue risposte taglienti non facilitavano il lavoro della ragazza, vanificando i suoi sforzi.

“Non pretendo che tu faccia quel che ti dico, infondo non sei un bambino…però te lo chiedo come se fossi tua madre, non essere sgarbato”

“E se così la illudessi?”

La buttò lì, senza la minima convinzione.

La madre di Lamù alzò un sopracciglio, perplessa.

“Ha capito le tue intenzioni, e ha deciso di rispettarle, anche se vanno contro i suoi interessi” rispose “Non la illuderesti affatto, se non altro alleggeriresti la sua condizione”

Aveva ragione, non si era comportato bene.

Una voce nella sua testa gli diceva che in realtà non era quello il punto, perché lui aveva sbagliato tutto con lei.

E quella voce sovrastava tutte le altre.

Ma nonostante tutto la soffocò, dicendo:

“Vabene, accolgo la sua richiesta, ma sia chiaro: non ho intenzione di rimettermi con sua figlia!”

“E chi ha mai detto nulla del genere?”

“Ho solo voluto metterlo in chiaro”

“Era già chiarissimo…sei qui da due giorni soltanto e lo avrai detto minimo una decina di volte…”

“Mi scusi, ma non voglio illudere nessuno”

“Sì ho capito, puoi stare tranquillo”

Doveva sentirsi rassicurato da quelle parole, invece avvertì un senso di pesantezza allo stomaco, un moto d’ansia che cominciava a crescere in lui.

Se tutti erano consapevoli delle sue intenzioni era possibile che Lamù, nonostante le lacrime versate per lui, volesse consolarsi con un altro per dimenticarlo…

Non ci voleva credere, eppure quella chiamata…e quel nome…Ataru voleva vederci chiaro.

Fece per portar via la sua tazzina ma la madre di Lamù lo fermò.

“Tranquillo, fra poco tornerà mio marito, finirò il caffè con lui, lascia pure qui la tua tazza, dopo laverò tutto insieme”

“Ah…d’accordo. Allora io cominciò ad uscire, mi faccio una passeggiata”

“Vabene, buona giornata” disse lanciandogli una ricetrasmittente nuova.

Uscì silenziosamente dalla stanza e sorpassò i cancelli senza difficoltà.

“Buongiorno Ataru” lo salutò il padre di Lamù mentre tornava a casa.

“Buongiorno a lei”

“Dove te ne vai di bello?”

“Sono stato invitato a pranzo da Rei e Ran”

“Capisco, buona giornata allora!”

Salutò l’oni con un cenno e proseguì per la sua strada.

 

Raggiunse la radura senza fatica ed arrivò vicino ad alcune rocce dove si sistemò.

Il sole era luminoso e abbastanza caldo, ma il venticello che tirava era piacevolmente fresco.

“(Che ti succede? Le cose si stanno mettendo bene per te…e tu non ne sei felice?...ma certo che lo sono!...beh forse…no…)”

I suoi tormenti interiori non accennavano a diminuire.

Anzi non facevano che peggiorare, rendendogli la vita un inferno.

Appoggiò la testa alle gambe piegate e le circondò con le braccia intrecciando le dita delle mani.

Si sentiva così insicuro, si chiedeva quale fosse il motivo della sua strana ansietà.

Se aveva chiamato Ran non era per auto invitarsi a pranzo, quanto piuttosto per esaudire la sua voglia di parlare, di tentare di spiegare come stesse.

Aveva bisogno di dare voce ai suoi pensieri, di sfogarsi con qualcuno, di buttar fuori l’angoscia che provava.

Rei e Ran erano gli unici amici che aveva su quello strano pianeta, gli unici che volessero stare in sua compagnia senza problemi, benché fossero cari amici di Lamù, la sua ex.

Come suonava strano.

Quelle tre parole gli provocarono una sorta di fitta allo stomaco che tuttavia durò un solo momento.

Si tolse la maglia e si sdraiò, ricevendo i raggi del secondo sole in pieno petto.

Cominciò a ricordare di quella notte trascorsa ad ammirarne la bellezza, sentendosi una sorta di ladro, per esser penetrato così nell’intimità del suo sonno e per aver rubato la sua visione.

Immerso nei suoi pensieri, stanco com’era si addormentò.

Poche ore dopo Ran e Rei si stavano avvicinando alla radura.

Ataru fu risvegliato da una piacevole sensazione di umido sulla guancia…

“Mh…Lamù, smettila…non mi devi baciare…”

“Miau?”

“Eh? ‘Miau’?”

Ataru aprì gli occhi, stupito.

Gli venne un colpo quando vide una grande lince davanti a lui!

“AAAAAAAAAAHHH!” gridò impaurito.

Al che la lince miagolò e corse via spaventata.

“Ataru, ma cosa urli? E’ solo un innocuo gattino!” disse Ran a qualche metro di distanza.

“Innocuo dici? Ma se è una lince!”

“E’ così che chiamate sulla Terra i gatti selvatici?”

“Gatti? Quella è una belva, non un gatto!”

“Ma quale belva e belva!” fece Rei avvicinandosi all’animale spaventato.

“Rei fermo!”

Ma l’oni non lo ascoltava, prese in braccio la lince e si avvicinò ad Ataru.

“Sparisci con quella palla di pelo…ho paura!!!!”

“Non fare il fifone! Guarda, è un amore!” fece Ran accarezzando il pelo dell’animale che produsse un suono basso e continuo, in tutto e per tutto simile alle fusa di un gatto.

“Lo hai solo spaventato Ataru…E’ un cucciolo e si era avvicinato solo per poter giocare con te” spiegò Rei.

“Giocare? Cu-cucciolo? Ma se è enorme? Semmai voleva papparmi!”

“Non esagerare! Non hai mai visto una tigre allora!” fece Rei.

“E comunque dubito fortemente che qualcuno voglia mangiarti Ataru, risulteresti indigesto!” lo punzecchiò Ran.

“Beh comunque mettetelo via, o non mi avvicino!” fece gettandole un’occhiataccia.

Ran sbuffò.

“Ti manca la mamma, vero piccolo? Oh, guarda! Eccola!” fece indicando un punto lontano “Su vai!”

A quest’esortazione la lince saltò giù dalle braccia di Rei, corse via e presto non fu più visibile.

“Contento ora, fifone?”

“Non sfottere, Ran!” disse Ataru rimettendosi la maglietta.

“Su andiamo, io ho già fame…”

“Resisti solo un po’ caro”

“Sì, ma facciamo presto!” fece Rei.

Così si mossero tutti e tre verso il posto in cui avrebbero pranzato.

Ma cosa voleva dire Ataru ai suoi amici?

Potrei anche dirvelo un giorno di questi….

 

****************L’angolo di Amy****************

Ciao gente,

scusate il ritardo…buon anno nuovo innanzi tutto!

Allora ecco un altro strampalato capitolo che si conclude…cosa accadrà nel prossimo? Rispondo subito alle recensioni^^…

 

Per Lorelaine86: Ma ciao tesoro mio, grazie della recensione^^ beh che dire? Che Ataru è scemo si sa…persino qui che arriva a discutere con la ex suocera…mah, sempre il solito! Un abbraccio, ti voglio bene!

 

Per Peanuts: Ciao, grazie della recensione^^ è proprio così, Ataru, che ne approfitta sempre e comunque, stavolta si lascia sfuggire l’occasione più importante che ha….ma che dobbiamo fare se è una testa di rapa? (per non dire di peggio…) Un saluto!

 

Per Achille88: Ciao, grazie della recensione^^ mi fa piacere ti sia piaciuto il nono capitolo, hai descritto molto bene la situazione e il tuo odio per Ataru traspare sempre e comunque…beh magari succede proprio quello che hai detto…chissà? Un saluto!

 

Per Andy Grim: Ciao, grazie della recensione ‘fan’ numero 1^^ belle parole, perle di saggezza in entrambi i casi! Un saluto!

 

Ciao a tutti e alla prossima,

 

Amy Dickinson   

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** 11 ***


LAMù 9

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 Capitolo 11

 


“Ciao Lamù, accomodati” disse Oyuki vedendo la oni sulla soglia.

“Ciao Oyuki” fu la sua debole risposta.

Le due ragazze raggiunsero il soggiorno, dove si sedettero su di un divanetto di fronte ad un tavolino, poi la padrona di casa chiamò le sue ancelle per dire loro di servire l’aperitivo nella sala da pranzo.

“Hai fatto preparare anche l’aperitivo? Ma perché?”

“Ma sì Lamù, infondo è da molto che non pranziamo insieme, ho pensato ad una piccola rimpatriata…”

“Cioè?”

“Ecco ho pensato di riunire la amiche più care che ho per passare un po’ di tempo insieme”

“Capisco…quindi oltre a me e a Ten, chi altro hai invitato?”

“Benten e Ran”

“Verranno? ”

“Benten dovrebbe arrivare a momenti…Ran ha declinato l’invito perché aveva da fare con Rei…ma Ten come mai non è qui?”

“Stava dormendo”

“Ah, e pensi che arriverà in tempo per il pranzo?”

“Mmm…ne dubito fortemente…ma non si può mai sapere”

“In ogni caso non ci sono problemi” disse l’amica con un sorriso.

“Toglimi una curiosità…” Lamù la guardò di sottecchi “Come mai hai voluto organizzare questo pranzo a tue spese?”

“Lamù è ora di smettere di dire che sono taccagna…”

“Scusa Oyuki, ma è risaputo che non fai niente per niente…”

“E se fossi cambiata?”

“Il che sarebbe improbabile…ma non impossibile” aggiunse subito con un sorrisetto nervoso non appena l’amica l’ebbe fulminata con lo sguardo.

“Non siamo più bambine Lamù, bisogna mettere da parte le vecchie credenze ed aprirsi alle novità e ai cambiamenti”

“Mi sembri uno di quegli oroscopi terrestri…” disse Lamù con un altro sorriso.

Oyuki stava per replicare, ma si rese conto da sé che Lamù faceva il possibile per sorridere ed essere di compagnia, anche con delle sciocche battute, ma il suo sforzo era notevole, allora si limitò a dirle con un sorriso amichevole stampato sulle labbra:

“Stai tranquilla amica mia, sii te stessa, non sforzarti”

“Vorrei poter essere più allegra” si lamentò Lamù mentre la sua espressione si affievoliva.

“Non ne hai motivo Lamù, sappiamo come stai, quindi non devi sembrare un’altra”

Un attimo dopo una delle ancelle entrò nella stanza dicendo:

“Mi scusi signorina, di là è tutto pronto”

“Bene”

“Inoltre volevo informarla che è appena arrivata la signorina Benten”

“Metti da parte il suo cappotto insieme a quello di Lamù e falla accomodare” ordinò porgendole la pelliccia tigrata dell’amica.

L’ancella la prese e si ritirò annuendo.

Un attimo dopo Benten entrò nella stanza.

“Ehilà ragazze!”

“Ciao Benten” la salutarono le amiche.

“Quando mi hai detto che il pranzo era gratis e non dovevi chiederci nessun favore ho creduto che ci stessi facendo uno scherzo, Oyuki…”

“Basta con questi luoghi comuni su di me!”

“Su su, Oyuki, dacci almeno il tempo di abituarci all’idea…” la schernì Lamù.

“Non siete affatto gentili”

“Quando si mangia?” chiese Benten con la sua solita spontaneità “Scusate, ma ho una fame…”

“Possiamo andare anche subito” fece Oyuki alzandosi dal divanetto. “Seguitemi”

Attraversarono la stanza ed entrarono in una più ampia, con porte-finestre al posto delle pareti ed una sorta di caminetto laterale, al centro tronneggiava un tavolo imbandito con delle eleganti sedie attorno.

“Wow, è davvero tutto gratis?”

“Sì Benten…” rispose la padrona di casa fra i denti.

“Allora buon appetito!”

Benten si sedette, immediatamente seguita da Oyuki e Lamù.

Le amiche mangiarono e bevvero con gusto gli innumerevoli stuzzichini e bevande presenti sulla tavola, Lamù prendeva solo una piccola porzione di tutto e si sforzava non poco di mangiare.

“Lamù…Capisco tu stia male ma devi mangiare”

“Stai tranquilla Oyuki, mangio poco solo perché non so se dopo avrò posto per tutto il resto…” si scusò la nostra oni.

Oyuki annuì, ma la risposta non sembrò convincerla.

Dopo un po’ di tempo arrivarono tre ancelle ed in men che non si dica eliminarono le bottigliette ed i piattini vuoti portando il primo piatto.

“Che bello, adoro i soba terrestri!” esordì Benten, che in quel momento pensava solo al cibo.

Dopo un’oretta il pranzo era terminato e le ospiti sembravano più che soddisfatte, soprattutto Benten!

“Un pranzo eccezionale Oyuki, dovresti invitarci un po’ più spesso, sai?”

“Davvero, tutto molto buono”

“Che ti sia piaciuto non avevo dubbi, Benten, ma non farci troppo l’abitudine…Quanto a te Lamù, la scusa che hai usato durante l’aperitivo poi non ha retto…Hai comunque mangiato pochissimo, il minimo indispensabile direi…sicura ti sia piaciuto davvero?”

Lamù abbassò lo sguardo, mortificata.

“Ti prego di scusarmi, era tutto squisito, dico sul serio, ma sai com’è…non ho molta fame…”

“Non preoccuparti, non mi sono certo offesa, avrei gradito ne mangiassi un altro po’, tutto qui” le disse Oyuki capendo subito che Lamù era sinceramente dispiaciuta.

“Ehi, accendiamo un po’ la tv?” chiese Benten.

“Buona idea, torniamo in salotto” acconsentì Oyuki “Ci faremo portare un po’ di gelato, se ne avete voglia”

“Volentieri” dissero all’unisono Lamù e Benten.

Così, dopo che Oyuki ebbe dato istruzioni ad una delle sue ancelle, tornarono nella stanza in cui erano state prima.

Benten si sedette su una poltrona, accese la televisione e si mise a fare zapping, Lamù ed Oyuki si sedettero sul divano.

“Allora, te la senti di parlare?”

“Va bene”

“So com’è andata, Benten me ne ha parlato sommariamente. Ma dimmi: si sarebbe arrabbiato per un’agenda dunque?”

“Non so cosa dirti, sembrerebbe di sì”

“Che essere superficiale…”

“Vedi Oyuki, io a dire il vero penso lo abbia usato come pretesto…”

“E per cosa?”

“A quanto ne so io, voleva lasciarmi da tempo…”

“Cosa?! Ma se era così…per quale motivo non te lo ha detto prima?”

“Non ne ho la più pallida idea…dice di averci provato…”

“Vi siete parlati dunque?”

“Sì, ieri sera…il dialogo con lui è sempre minimo, ma basta per farmi stare male…” disse debolmente.

“Cosa ti ha detto?”

“Che ha tentato in tutti modi di dirmelo…dice che io non lo ascoltavo…”

“Scusa ma, che io sappia, ha avuto molto occasioni per lasciarti…se davvero la sua intenzione era sempre stata questa, perché non l’ha attuata prima?”

“E’ quello che gli ho detto anch’io…”

“E lui come ha reagito?”

“Muto come un pesce, come se lo avessi colto in flagrante…poi però ha smentito”

“ E’ evidente che non vuole dare a vedere che la sua è un’intenzione nata da poco…” si aggregò Benten “Ovvio che dicendo si tratti di una vecchia intenzione essa assuma un peso maggiore”

“Spiegati meglio” la esortò Oyuki.

“Voglio dire che se lui non avesse parlato in quel modo la sua decisione di lasciarti sarebbe stato vista solo come il capriccio d’un bambino che, stanco del suo giocattolo, vuole liberarsene per poterne comprare uno nuovo…dicendo che la sua intenzione è di vecchia data invece fa gravare la colpa su di te, Lamù, che glielo avresti impedito… Che farabutto!”

“Anche se io in realtà non ho impedito che mi lasciasse qualora ne avesse avuto voglia…”

“Accidenti, per essere uno così stupido, sa bene come funziona la tecnica dello scarica barili…”

“Benten, non offenderlo…” chiese Lamù, con il viso triste.

“Ma come puoi difenderlo dopo tutto quello che ti ha fatto passare?”

“Già, non dovrebbe importarti se lo si offende…”

“Vi prego ragazze, cercate di capirmi, anche se è difficile…”

“Ascoltami bene Lamù, so che per te è doloroso…ma devi dimenticarlo, devi metterci una pietra sopra e andare avanti”

“Sì, Benten ha ragione, non puoi fossilizzarti su di lui…è un ragazzo sciocco e subdolo, un verme, si è comportato malissimo nei tuoi confronti! Non si merita una ragazza come te!”

Lamù rimase colpita da quest’ultima frase.

Non era la prima volta che la sentiva, gliel’avevano detta in molti.

Ten, Mendo e Megane in modo particolare.

“Capisco la tua sofferenza…ma guarda i lati positivi della cosa” incalzò Benten.

“E quali sarebbero?”

“Tanto per cominciare sarai libera di frequentare altri ragazzi, e credimi ce ne sarebbe una lista infinita che farebbe volentieri follie per te…così potrai cercare una persona che ti si addice di più, una persona che sappia come renderti felice e che sappia gioire della tua vicinanza”

“Tutte cose che Ataru non ha mai dimostrato apertamente…” suggerì Oyuki.

“Infatti…inoltre avresti maggiore libertà, non avresti più lui come centro della tua vita, potresti tornare a curarti di più di te stessa”

“Ma come posso dimenticarmi di lui?”

“Ma che cosa ti ha dato in cambio in tutto questo tempo lui, eh? Cos’ha fatto per meritarsi tutte le tue attenzioni?” sbottò l’amica di fronte a quella risposta.

Lamù la guardò, non rispose e si mise a piangere silenziosamente.

“Benten!” la rimproverò Oyuki, fulminandola con lo sguardo.

“No Oyuki…Benten ha ragione” singhiozzò Lamù.

“Sei stata troppo dura!” insistette la regina dei ghiacci.

“Ho solo detto la verità, per quanto le faccia male è ora che lo accetti, non siamo più bambine!”

“Ci sono modi e modi di dire le cose!”

“Ma facendo a modo tuo non concludiamo un bel niente!”

“Dovremmo consolarla, Benten, non attaccarla!”

“Vi prego, non litigate per me…”

“Ascolta Lamù, il solo modo per stare bene è togliersi Ataru dalla testa una volta per tutte!”

“Vorrei poterlo fare…”

“Non è una cosa impossibile, ti ci devi solo impegnare”

Lamù per tutta risposta si mise a piangere più forte.

Oyuki guardava l’amica con odio, non sopportava i suoi modi di fare, Lamù stava sempre peggio.

“Inutile disperarsi, non lo farà tornare. Piuttosto, puoi spiegarmi per quale motivo ti sta così a cuore? Non mi pare sia speciale, anzi tutt’altro…potresti trovarne altri cento, che dico? Mille, migliori di lui! Solo su Uru conosco un mucchio di persone che farebbero follie per essere chiamati ‘tesoruccio’ da te…”

Lamù si voltò verso di lei, con gli occhi lucidi e le guance rigate dalle lacrime.

“Ma di tesoruccio ce n’è uno solo…io non chiamerò mai nessun altro in quel modo…”

“Beh, ma era solo un’espressione, io volevo dire che…”

“So bene che cosa mi volevi dire, e non pensare che non lo apprezzi…ma vedi, nessun’altra persona può capire”

Benten e Oyuki si guardarono, poi si misero a fissare l’amica in attesa di un seguito.

“Volete sapere perché mi ostino a voler bene ad Ataru, vero?”

Entrambe annuirono.

“Vedete vivere con Ataru è davvero difficile…non si ha mai un attimo di respiro, non si può mai stare tranquilli, ogni giorno è una lotta continua e il suo essere un dongiovanni è una sfida quotidiana alla mia precaria pazienza…non si ottiene mai un compenso, un complimento, un sorriso, una parola dolce per gli sforzi compiuti pur di renderlo felice…piuttosto si ricevono in cambio insulti e male parole, e quando si ha l’idea costante di essere di troppo e di essere malvoluta, mai una consolazione, una conferma positiva…ogni notte c’è sempre il pensiero che il giorno dopo ogni gonnella sarà la sua e che ci sarà bisogno di una bella scossa, ma servirà a poco, perché lui subito ripartirà alla carica, ogni giorno l’ennesima conferma, l’ennesimo combattimento, l’ennesimo esaurimento nervoso…Non demorde mai, lui, l’uomo più allupato dell’universo…già, è così che lo chiamano…ed è vero, mai soprannome sarebbe stato più azzeccato di quello per descrivere Ataru Moroboshi!”

Tentò di sorridere delle sue parole, ma non ci riuscì, piuttosto le comparve sul volto un’espressione amara.

Fece una piccola pausa, si portò la mano al petto, come se sentisse dolore per una fitta al cuore.

“Lamù…”

“Va tutto bene, Oyuki, lasciami finire…”

L’amica annuì in silenzio, ma si stava preoccupando.

“Ataru è un vero pasticcione, donnaiolo, sciocco, egoista, egocentrico, insensibile terrestre…Ma come potrei vivere senza di lui?”

Benten quasi cadde giù dalla poltrona dallo stupore.

“Ma tu hai un sacco di qualità Lamù…sei sprecata per uno come lui!”

“Sprecata o no è lui che voglio…lui, e nessun altro!”

“Se ti piace così tanto quell’idiota perché non vai a riprendertelo?”

Lamù alzò il viso umido verso Benten.

“E come potrei?”

“Come sarebbe? Vai da lui è glielo dici!”

“Benten non posso costringerlo ad amarmi…ho provato a lungo, ma non è servito…lui non ha alcun interesse per me, quindi non c’è proprio nulla che possa fare per farlo tornare”

“Sei rassegnata quindi?”

Lamù fece sì con la testa.

“La nostra Lamù non è una rammollita, Lamù è cocciuta, Lamù è testarda, Lamù non si arrende…mai!” gridò Benten.

“Non ricominciare…”

“E sta’ zitta Oyuki!” inveì “Lamù, sembra che tu non ci tenga davvero a lui, sai solo startene qui a frignare come una mocciosa!”

Lamù si sentì ferita, ormai il pianto era incontrollabile, fece uno sforzo notevole per rendere la voce meno tremula possibile.

“Benten, credo che tu non abbia capito…”

“Tsk, cosa c’è da capire?”

“Io amo Ataru”

Quella risposta tanto semplice quanto ovvia zittì l’amica.

“Lo so…il problema è che lui non ti vuole Lamù…”

“Ha capito, non sputarglielo in faccia ogni due minuti!” stavolta fu Oyuki a gridare.

“E se davvero vuoi avere una minima possibilità, non devi lasciartelo scappare!” fece Benten, ignorando l’amica.

“E come faccio a parlargli?”

“Ma sei rincitrullita? Vai da lui e gli dici quello che provi!”

Lamù scosse la testa in un movimento lento e continuo.

“Ma se non ci provi come fai a sapere…”

“Benten quello che Lamù sta tentando di dirci è che è proprio perché lei lo ama e crede alle sue parole che non vuole essere ostinata e desidera lasciarlo andare…”

Benten guardò interrogativa sia Lamù che Oyuki.

“Lamù crede che Ataru si sia davvero stancato di lei, e vuole dimostrargli che non ha intenzione di ostacolare i suoi piani stavolta, è proprio perché lo ama che vuole che sia felice…”

“E se per felice lui intende libero di cercare la sua anima gemella in altre donne e non vedermi più sono pronta ad accontentarlo… ”

“Lamù…”

“Hai ragione a dire che sono una stupida a soffrire per lui, Benten, ma credimi…mi sto sacrificando per lui, solo perché lo considero tutta la mia vita, e anche se starò malissimo per sempre, non mi importa…Ciò che conta è che lui sia felice…anche se non sarà più il mio tesoruccio…”

Si asciugò le lacrime con il dorso della mano.

“E gli renderò le cose più facili…cancellerò la sua memoria, così non avrà problemi e si dimenticherà per sempre di me, che sono stata solo un intralcio per lui…”

Lamù pianse forte, e le sue amiche non dissero nulla, le si buttarono addosso e l’abbracciarono.

“Lamù…”

“Perdonami amica mia, non potevo immaginare cos’avessi dentro…”

Anche Benten ed Oyuki iniziarono a piangere.

Dopo un bel po’ Lamù riuscì a calmarsi.

“Scusatemi, mi sono lasciata andare…”

“Non scusarti Lamù, ci dispiace tantissimo”

“Già non ce n’è motivo…sono io a dovermi scusare…”

“Sta’ tranquilla Benten, so che parlavi per il mio bene, è tutto a posto…”

“Ora devo lasciarvi…ho un conto da regolare…” fece alzandosi dal divano ed uscendo.

“Ma dove vai? E il gelato?” chiese Oyuki.

“Tranquille, non ci vorrà molto…”

“Ma dove stai andando?”

“Oyuki, stai insieme a Lamù…io devo andare a trovare una persona…”

“Benten torna qui!”

“Lasciala andare Lamù, ha detto che tornerà presto…”

“Ma non capisci Oyuki?”

La regina dei ghiacci la guardò interrogativa.

“Sta andando da tesoruccio…cioè, da Ataru!”

Oyuki non fece in tempo a trattenerla che Lamù si precipitò a prendere la sua pelliccia gialla e nera e sgattaiolò fuori.

*Se gli dice qualcosa non la perdonerò mai…* pensò correndo alla sua navetta.

 

 

****************L’angolo di Amy****************

Ciao gente,

e finalmente abbiamo dato spazio anche a Lamù…che ve ne pare? Non è un tesoro la nostra oni? Fatemi sapere se gradite questo capitolo^^

 

Per Lorelaine86: Ma ciao carissima, mi spiace per la recensione scomparsa, magari ci scriveremo una one-shot originale, che ne pensi? Comunque grazie mille per la tua gentilezza e per il tuo operato naturalmente^^ Dunque, quante domande! Allora:  1. Ataru ha voluto incontrare Ran e Rei-coso per parlare con loro visto che sono gli unici che gli danno davvero retta sul pianeta di Lamù; 2. No, Lamù stava dormendo ed il bacio l’ha portata in dormiveglia; 3. Ha la testaccia dura, non si può rendere conto dell’amore se è sempre allupatissimo per ogni donna che vede… ; 4. Perché sono fin troppo buoni e perché sanno che la figlia lo ama e se lo ammazzassero (come andrebbe fatto) lei ne soffrirebbe troppo e non li perdonerebbe mai…quanto al comportamento di Ataru penso che ormai sia inutile dire che è il re dei dongiovanni di tutto l’universo, povera Lamù ?…Comunque grazie della recensione^^

 

 

Per Achille88: Ciao, beh a dire la verità non so cosa dire riguardo alle tigri di Uru, mi piaceva la gag e mi è venuta in mente lì per lì, le ho immaginate come normali tigri però sono più grandi ed hanno naturalmente altre caratteristiche. Quanto ad Ataru rassegnati, temo nulla lo cambierà, è più fattibile la storia dell’orso polare nel Sahara secondo me XD grazie della recensione^^

 

Per Andy Grim: Ciao, ancora una volta parole sante, si prendono letteralmente per i fondelli, chissà come andrà a finire eh? Grazie della recensione e dei complimenti^^

 

Per Peanuts: Ciao, no Ataru non è confuso, è un allupato assurdo! XD Grazie della recensione^^

 

 

Grazie mille e alla prossima,

Amy Dickinson

 

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Capitolo 12
*** 12 ***


LAMù 9

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 Capitolo 12

 

Ran, Rei ed Ataru raggiunsero finalmente il posto che avevano stabilito per il picnic.

Ran tirò fuori dal cestino il telo a scacchi e facendo volteggiare il suo abito da bambolina lo posò sul prato fiorito, quindi in un batter d’occhio vi dispose ordinatamente dei vassoi con sopra le pietanze che aveva preparato.

“Cosa aspettate? Servitevi pure ragazzi, buon appetito!” li esortò con un sorriso.

I due, affamati, non se lo fecero ripetere due volte e si avventarono avidamente sul cibo.

“Come va Ataru?” gli domandò Ran dopo un po’.

“Bene, grazie…perché?”

“Non sembra affatto che tu stia bene, anzi…hai una pessima cera, come se non avessi dormito…”

Ataru quasi si strozzò.

“Fai attenzione!”

“Cough…va tutto bene…mai stato meglio…cough, cough”

“Non dire bugie”

Ran e Ataru si volsero in direzione di Rei che stava continuando a mangiare.

“Non dico bugie!”

“Sarà…ma che hai dormito male si vede lontano un miglio…”

“A dire il vero avete ragione, non ho dormito molto stanotte…”

“E perché?” chiese la ragazza che gli sedeva di fronte.

“Se ve lo dico mi promettete di non trarre conclusioni affrettate?”

“Certo”

Anche Rei annuì.

Ataru fece una pausa, poi disse:

“Sono stato nella stanza di Lamù stanotte”

Ran sputò via l’acqua che stava bevendo, Rei smise per un secondo di mangiare…solo un secondo, poi riprese il ritmo velocemente.

“A-Ataru…”

“Perché fai quella faccia Ran?”

“Ma hai detto che ti sei introdotto nella stanza di Lamù…sei un vero pervertito!”

“Ecco lo sapevo io!”

“Lo sapevo che sei innamorato di lei” fece Rei fra un boccone di riso e l’altro.

“Accidenti, di male in peggio…Non avrei dovuto dirvelo…”

“Ma insomma, perché sei andato da Lamù?”

“Il bello è che non lo so…speravo che voi avreste potuto aiutarmi invece di sparare idiozie…”

“Come sarebbe a dire che non sai il motivo?”

“E’ proprio così Ran, credimi…non so il perché…”

La ragazza lo guardava sbigottita.

“Cara, per favore, dell’altro riso…” fece Rei porgendole l’enorme insalatiera che usava come scodella, poi si rivolse al terrestre “Ataru ci sono solo due spiegazioni plausibili…”

“Sarebbero?”

“La prima è che sei stato spinto dal desiderio che provi per il corpo di Lamù…”

Ataru tacque.

“…e la seconda è che ne sei innamorato…”

Deglutì con una strana consapevolezza.

“Smettetela con queste false insinuazioni, vogliamo litigare?”

“Qui nessuno vuole litigare ma è ora che tu la smetta di mentire a te stesso!” s’aggregò Ran porgendo al suo fidanzato la sua porzione.

“Ma come devo dirvelo che Lamù non mi interessa?”

“Dillo pure finché vuoi, sappi che noi non ti crediamo! ”

“Pensavo che mi sareste stati d’aiuto, invece mi complicate solo la vita!”

“Forse ci capirai davvero solo quando la pianterai di mentire a te stesso ed accetterai il tuo amore per Lamù!”

“Ma se non la amo cosa devo accettare?”

“La stai facendo soffrire…e così soffri anche tu!” disse Rei d’un tratto, in tono calmo, che ben si contrapponeva a quello irato che gli altri due stavano utilizzando.

“Già, ammetti che la ami, dannazione!” gli urlò contro Ran.

La frase di Rei colmava la testa di Ataru.

Allora lo avevano capito?

Era così palese che anche lui stesse male nonostante gli sforzi che avesse compiuto per nasconderlo?

“Smettiamola Ataru, fai pace con Lamù”

“No! Me ne sono liberato, non tornerò mai più con lei! La schiavitù è finita!”

“Ataru!” Ran era arrabbiatissima.

“Non posso contare nemmeno su di voi…me ne vado!” e così dicendo si alzò dal telo e fece per andarsene, ma una voce al di sopra della sua testa lo fece sussultare:

“Eh no, non vai proprio da nessuna parte, Ataru!”

Il ragazzo alzò lo sguardo e notò Benten in sella alla sua moto.

Era a dir poco furiosa.

“Benten!” fu l’esclamazione generale.

La ragazza planò sul prato vicino alla coppietta seduta sul telo e a pochi metri lontano da Ataru.

“Benten, ma non avevi da fare oggi?” domandò Ran.

“Tu non preoccuparti Ran…devo mettere in chiaro un paio di cosette con questo sciagurato prima! E a proposito, perché è con voi?”

“Beh ecco…”

“Okay, lasciamo stare, me lo spiegherai in un altro momento…ho da fare ora…”

Scese così dal suo veicolo e prese a camminare nella direzione del ragazzo.

“Cara Benten, è un po’ che non ci vediamo…fatti abbracciare!” disse propagandosi in avanti una volta che lei si fu avvicinata abbastanza.

Per tutta risposta la ragazza lo stese con un pugno alla Ryunosuke.

“Ma perchè mi tratti così? Che ti ho fatto?”

“Non avvicinarti, farfallone che non sei altro!”

“Ma quale farfallone? A me interessi solo tu…”

“Finiscila! Dimmi piuttosto: come ti sei permesso?”

Ataru sembrò cadere dalle nuvole.

“Non far finta di niente, sto parlando di Lamù!”

Lo sguardo interrogativo si intensificava sempre di più sul viso del terrestre.

“Come osi farla soffrire a quel modo?” gridò piena d’ira.

Stavolta Ataru non seppe trattenere il nervosismo che teneva in corpo e sbottò:

“Oh insomma…qui non si parla d’altri che di Lamù! Come se esistesse solo lei al mondo! E a me non pensa mai nessuno, credete che stia bene? Pensate che mi faccia piacere vederla piangere a causa mia?”

“Ma non fai nulla per migliorare i rapporti con lei!”

“Cosa pretendete, che mi rimetta con lei? Beh mi spiace deludervi ma non accadrà mai!”

E così dicendo salutò il terzetto con un cenno della mano e fece per andarsene ma Rei lo raggiunse con la terza porzione di riso fra le mani e gli disse:

“Calmati Ataru, parliamone”

“Ma di cosa vuoi parlare tu? Sei stato mollato eppure difendi quella strega!”

Benten gli tirò addosso la moto con una forza tale da fare invidia a Shinobu.

“Non ti permetto di offenderla!”

“Già, basta Ataru!” tornò a farsi sentire anche Ran.

“Basta io me ne vado!”

“Aspetta” gli diceva Rei, sempre in tono calmo, con la bocca piena.

“No, mi dispiace, ma è evidente che non posso contare su di voi, infondo dovevo aspettarmelo…siete amici suoi”

“Ma io non ho ancora finito con te!” protestò Benten.

“Possiamo parlarne a cena, da soli, ma non ora”

“Maledetto dongiovanni…”

“Che diavolo sta succedendo?”

Lamù era appena saltata fuori dalla sua piccola astronave ed era furibonda.

*Di male in peggio…*

 “Non ho alcuna intenzione di parlarti Lamù, voglio avvisarti prima che i tuoi amici mi assalgano!”

“Non ne ho la minima intenzione, stai tranquillo!” disse aspra “Benten per favore lascia perdere e torniamo su Nettuno!”

“No! Quest’inetto deve sapere…”

“Che cosa?”

“Devi sapere che…”

“Benten!” Lamù ne coprì la voce.

“Ma Lamù, deve saperlo!”

“Io ho accettato la sua decisione e se ho detto che la rispetterò andrò fino in fondo! Quindi non hai proprio nulla da dirgli, su andiamo!”

Benten avrebbe voluto replicare, ma si arrese e montò in sella alla sua moto.

“Quanto a voi due” fece Lamù rivolgendosi a Ran e Rei “Ecco cos’avevate da fare, una scampagnata con lui! Immagino sappiate tutta la storia…”

“Lamù aspetta, lascia che ti spieghi…”

“Non sprecare il fiato Ran, è una testona, non capirebbe…” fece Ataru fiondandosi ad abbracciarla, sperando così di suscitare le ire di Lamù.

“Mollami dannato maniaco!” strillò Ran.

Rei allora, dopo molto resistere, si trasformò e ruggì contro Ataru che fece un volo di diverse decine di metri più in là.

Lamù aveva osservato la scena.

I suoi occhi di ghiaccio erano colmi di rabbia e piccole scariche incorniciavano minacciosamente i suoi cornini.

Ma d’un tratto si bloccò e scoppiò a ridere.

“Cos’hai da ridere tanto?” chiese Ataru piccato.

“Sei soltanto un fastidio, persino se respiri importuni la gente!”

“Non sono fatti tuoi quello che faccio!”

“No di certo, neanche mi interessano guarda!”

“E allora per quale motivo mi prendi in giro?”

“Semplice: sarebbe impossibile non ridere di uno sfigato come te!”

Ataru a questo punto era livido di rabbia.

Lamù non lo degnò più di uno sguardo e posando gli occhi su Ran e Rei disse loro:

“Se vi piace stare in sua compagnia fate pure, ma sappiate che mi avete molto deluso!”

“Lamù lasciaci spiegare!” chiesero all’unisono.

“Non le dovete alcuna spiegazione, siete liberi di frequentare chi volete, non dovete darne conto a lei!”

“Nessuno ti ha interpellato, fai silenzio” sibilò la bella oni.

“Come puoi dirmi quel che devo o non devo fare? Pensi che sia ancora il tuo schiavetto, per caso?”

“Fortunatamente non lo sei più”

“E già, fortunatamente lo dico io però!”

Lamù tornò ad ignorarlo e disse:

“Ran, Rei…buona fortuna, prendetevi cura di lui, ne ha bisogno”

Si librò in aria ed andò a rinchiudersi nella sua astronave.

“Andiamo Benten, Oyuki ci sta aspettando!”

“Okay”

Sia la navicella che la moto si alzarono in volo producendo un gran rumore.

“So badare benissimo a me stesso…io…io non ho bisogno di nessuno!…” *Non ho bisogno di te…*

Le vetture spaziali si erano allontanate a gran velocità ed era impossibile per i loro comandanti udire le parole di Ataru.

Il ragazzo cadde in ginocchio al suolo.

Rei e Ran lo raggiunsero.

“Ma sei scemo?! Vuoi aggravare ancora di più la situazione?” lo sgridò Ran.

Ataru non le rispose, lo sguardo fisso sull’astronave che si allontanava.

 

 

“Lamù?” chiamò Benten dallo schermo della sua moto.“Lamù, perché diavolo stai piangendo ora?”

All’altro capo la oni piangeva a dirotto mentre pilotava la navicella.

“Non dovevo dirgli quelle cose…sono stata…perfida…”

“Hai fatto bene invece!” tentò di consolarla.

Lamù scosse la testa.

“E’ così triste…perché non posso essere libera di amarlo, Benten? Perché?”

L’amica avrebbe voluto poterle rispondere, ma cosa poteva dirle?

Ataru l’aveva lasciata davvero, non sembrava intenzionato a voler tornare indietro e le sue parole piene d’astio nei suoi confronti non potevano che confermarlo.

E per quanto fosse doloroso da accettare Lamù ne era consapevole e voleva rispettare il volere di Ataru nonostante tutto, anche se ciò voleva significare sacrificare la sua felicità e seppellire il suo amore per lui, murando il suo cuore in una prigione di malinconici e forzati silenzi.

“Ti prego fatti coraggio amica mia…”

Si sentiva un’idiota a dire quelle parole, suonavano vuote e prive di significato, voleva solo rincuorarla, anche se sapeva che era impossibile.

Se solo non l’avesse interrotta, Benten avrebbe messo Ataru al corrente delle stato in cui si trovava Lamù visto che lui non lo vedeva…o chiudeva gli occhi per non vederlo.

Chissà come avrebbe reagito se avesse saputo come stava Lamù.

“Ora andiamo da Oyuki, ci prenderemo un bel gelato e passeremo il pomeriggio in compagnia, basta lacrime e singhiozzi però, pensiamo a stare bene, okay?”

“Sì”

La risposta fu debole ma Benten vide che le sue parole avevano convinto Lamù che prese ad asciugare le lacrime.

 

 

“Mi scusi signora, sono Ataru”

“Oh ciao, dimmi…” fece la madre di Lamù all’altro capo della ricetrasmittente.

“Mi scusi potrebbe mandare qualcuno a prendermi? Vorrei tornare a casa…”

“Sì certo, puoi darmi le tue coordinate geografiche?”

“Ehm…”

“Da’ qua, ci penso io!” fece Ran strappandogli l’oggetto dalle mani.

“Grazie” disse Ataru.

“Ataru…” Rei si era calmato ed era tornato normale.

Il ragazzo lo guardò.

“Mi spiace sia andata così…comunque accetta un consiglio…rifletti”

“Grazie, puoi tenerteli i tuoi consigli” rispose scortesemente mentre Ran gli porgeva la ricetrasmittente.

“Stanno arrivando”

“Grazie”

Nonostante i modi sgarbati di Ataru Rei non demorse:

“So esattamente come ti senti…”

“E come potresti?”

“Credimi…i tuoi occhi lucidi dicono tutto”

Punto nell’orgoglio Ataru si voltò e corse via.

Eppure gridò:

“Già se la spassa con altri…lei ci ha già messo una pietra sopra…”

“Ma che dici?”

“Non puoi capirmi Rei…non sai niente di me… un bel niente!”

 “Ataru!” lo chiamò Ran.

Lui però era già lontano e non l’ascoltava affatto.

“Vedrai, prima o poi tirerà fuori quello che ha dentro, ma gli ci vuole tempo…”

“E’ un bambino…” fece Ran, scuotendo la testa “Ma come può Lamù amare uno come lui?”

“Beh, non giudicare gli altri…” ridacchiò Rei mandando giù diverse porzioni di nikuman “Guarda con chi stai tu…”

Ran sorrise e lo abbracciò forte.

“Spero che la situazione possa risolversi presto…lo spero per Lamù…”

“E io lo spero anche per quel povero diavolo laggiù!” disse Rei mentre con una mano abbracciava Ran e con l’altra mangiava un’altra porzione di riso!

Poco dopo un’astronave planò poco distante da Ataru.

Lui fece un cenno verso i due ragazzi e salì a bordo, ansioso di andare a casa, sperando non vi fosse Lamù.

Fortunatamente il viaggio fu rapido e a casa non incontrò nessuno.

Sgattaiolò in camera sua e si sdraiò sul suo futon.

Era stanco, ma le solite vocine nella sua testa sembravano provar gusto a torturarlo, perché non accennavano a zittirsi.

Rei era proprio uno strano ragazzo.

Pareva quasi muto e davvero stupido quando lo aveva conosciuto, eppure non lo era affatto, magari era maturato, chissà?

Lui sapeva quasi leggergli nella mente, capiva davvero il suo stato d’animo?

E soprattutto, come ci riusciva?

Si voltò nel letto.

*C’è mancato poco…maledizione, quando l’ho vista andare via così…Lamù…* pensò.

Si girò dall’altra parte.

*Chissà se è vero…chissà se deve uscire con quel ragazzo…Non ci pensare Ataru, in fin dei conti non te ne importa nulla…*

Affondò la testa nel cuscino e, prima che potesse accorgersene, la stanchezza prevalse sui suoi dubbi amletici e lo fece sprofondare nel sonno.

Quando si svegliò uscì dalla stanza con l’intenzione di andare in sala.

Tuttavia le voci di Lamù e di sua madre, poco distanti, attirarono la sua curiosità, così si nascose dietro una colonnina per poter ascoltare.

“Ma Lamù perché non vuoi dirmelo? Chi è? Lo conosco?”

“No mamma, e poi non starmi così addosso… non è un appuntamento galante”

“Suvvia cara, sono tua madre…a me puoi dirle certe cose!”

“Ti ripeto che non è un appuntamento!”

“E perché ti fai bella allora?”

Ad Ataru sfuggì un ringhio sommesso.

“E’ tanto che non mi preparo per un’occasione, ne sto approfittando…”

“Bene…Ma la prossima volta presentamelo, okay?”

“Dai smettila di scherzare… non è niente di che, non è un appuntamento ti dico!”

“Va bene cara, ma mi raccomando non tornare troppo tardi…”

“Sta’ tranquilla”

Si sentì il rumore dei baci sulla guancia che le due si scambiarono e vide Lamù filar via come un fulmine.

Non gli passò davanti, quindi suo malgrado non la vide, ma una ventata di profumo lo investì e comunque si affrettò a cambiar direzione.

*Se speri di agire indisturbata hai fatto male i conti, cara Lamù!*

Quando sentì il portone principale chiudersi corse dalla madre di Lamù e le disse:

“Signora io sto uscendo…”

“Di nuovo Ataru?” chiese sorpresa.

“Sì, vado a fare una passeggiata…non mi aspettate per cena…”

“Ma sei sicuro?”

“Sì, scusi sa, vado di fretta…” salutò con un cenno ed uscì di corsa dalla casa.

*Speriamo di non averla persa…*

Subito dopo vide la ragazza accendere la navicella.

Senza pensare si mise a correre a perdifiato, senza remore spiccò un salto e si attaccò alla navicella in partenza (ci aveva preso l’abitudine ormai!).

Lamù atterrò su un pianeta poco distante da Uru, ci mise pochi minuti.

Fortunatamente Ataru riuscì a resistere con il poco ossigeno disponibile.

L’astronave planò in un ampio parcheggio e la oni scese dal veicolo spaziale.

Ataru non poté spostarsi da dove si trovava, perché Lamù non si mosse per alcuni minuti.

Il ragazzo era particolarmente nervoso, non solo perché non poteva muoversi, ma anche perché sapeva che lei si era fatta bella…per un altro.

Dopo alcuni minuti di silenzio una voce poco distanze chiamò:

“Ehi Lamù!”

Era una profonda voce maschile.

Una voce molto seducente.

Una voce che gli dava sui nervi.

Ataru trattenne a stento un altro ringhio.

“Buonasera Alec!” salutò lei in tono squillante.

*Eccolo il famoso tizio…Alec…Vuoi spassartela indisturbata, eh Lamù?! Bene! Vedremo!* pensò mentre gli montava addosso la rabbia.

 

 

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Ciao gente,

come va?

Wow Ataru si sta innervosendo…e non poco! Nel prossimo capitolo vedremo come si svolgerà la serata…chi è il misterioso Alec e cosa vuole da Lamù? E lei perché mai ci sarà uscita? Per fare un dispetto al suo ex o c’è dell’altro? E che farà Ataru? Vi lascio con un po’ di suspance^^

 

Per Achille88: Ciao, anche a me piace il personaggio di Benten, sempre schietta e sincera, non ha paura di dire le cose come stanno! Quanto a Lamù non ci si può far nulla, è cotta di Moroboshi! Ho studiato Lucrezio ma quella pillola di saggezza me l’ero persa, grazie : ) Ti ringrazio per la recensione e spero il capitolo ti piaccia^^

 

Per Andy Grim: Ciao, grazie del testo-recensione, direi che per la fanfiction è azzeccatissima! Grazie della recensione ^^

 

Ciao e alla prossima,

Amy Dickinson


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Capitolo 13
*** 13 ***


LAMù 9

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 Capitolo 13

“Sono anni che non ci vediamo, quasi non ti riconoscevo!” esclamò il tizio baciandole sonoramente le guance per salutarla.
“Sì è vero”
“Eppure avevo sentito dire che il tuo fidanzamento era una cosa seria…mi spiace tu ne stia soffrendo”
“Beh ma stasera non preoccupiamocene!” suggerì subito lei.
Ataru dal suo nascondiglio tratteneva a stento la sua rabbia, che saliva pian piano.
“Benissimo, mi fa piacere sentirtelo dire. Allora vogliamo andare? Il nostro film ci sta aspettando”
“Naturalmente” rispose Lamù.
Quel ‘nostro’ non piaceva per niente ad Ataru.
La oni ed il suo nuovo amico presero a passeggiare cosicché Ataru poté seguirli, restando a debita distanza per non farsi scoprire.
Dopo un centinaio di metri raggiunsero quello che aveva tutta l’aria di essere un cinema.
*Ah ho capito…vuole rimanere da solo con lei in sala e al buio…* pensò Ataru nascosto dietro ad una grassa signora aliena.
“Scegli pure quello che ti piace di più…”
“Ma ne sei sicuro?” domandò Lamù.
“Sicuro”
“Uno vale l’altro, basta che non siano film d’amore…”
*Bene, Lamù è prudente!...Ehi un momento, ma a me non importa!*
“Certo cara, posso capire perfettamente”
*Eh? Cara?! Grrrrr…* pensò Ataru con gran nervosismo.
“Va bene il film sui mutanti?”
“Sì”
“Due biglietti per quel film!” chiese Alec al bigliettaio di turno indicandogli un cartellone distante.
Nella penombra Ataru lo vide prendere sottobraccio Lamù e non seppe resistere, tirò un calcio sul fondoschiena dell’enorme aliena che gli stava davanti (non sapendo si trattasse di un essere vivente) la quale si voltò verso di lui ed alquanto infastidita lo sollevò da terra e lo scaraventò parecchi metri più in là gridando:
“Screanzato!”
“Che c’è?” chiese Alec vedendo Lamù voltarsi nella direzione in cui un attimo prima c’era Ataru.
*Che strano…mi era sembrato di sentire la voce di tesoruccio…* "No, nulla…possiamo andare!”
E così entrarono.
Raggiunsero la sala e vedendola semi deserta poterono scegliersi i posti migliori.
Lamù si sentiva un po’ a disagio in quella situazione, ma tentò di non pensarci.
“Vuoi comprare qualcosa prima che incominci il film?”
“No, grazie”
“Dai, offro io!”
“Vabene…una coca cola e delle pop corn caramellate”
“Arrivano subito!” e così dicendo si allontanò.
Ataru intanto era riuscito ad entrare ed a trovare la sala. Vedendo Lamù sola soletta pensò di andare da lei in un primo momento e chiederle di tornare a casa ma poi si bloccò: come avrebbe giustificato la sua presenza lì se non vuotando il sacco?
Non poteva certo dirle che si era messo a spiarla e che l’aveva seguita fin lì solo perché era…
No, era troppo rischioso per lui, quindi andò a prendersi una porzione di pop corn, stando bene attento a non farsi vedere da lei.
La sala era semi buia, ma il piccolo atrio dove vendevano il cibo e le bevande era illuminato da faretti bianchi.
Mentre stava per pagare si accorse che poco distante c’era un ragazzo di cui conosceva solo la voce. Prima non gli era stato possibile vedere Alec, ma ora che era alla luce si meravigliò: una corporatura alta e robusta, muscolatura evidente e ben sviluppata, un volto perfetto e lievemente spigoloso, occhi scuri e capelli castani leggermente lunghi. Con quella voce cavernosa, poi, sembrava un divo del cinema o un modello con cui il povero Ataru non poteva competere di certo. Gli sembrò che le sue forze venissero meno per un momento.
Era chiaro: quel tipo era bellissimo, un po’ com’era Rei, come aveva potuto non immaginarsi che Lamù aspirasse ad uscire con un ragazzo del genere?
Il nervosismo cresceva e ora Ataru era arrabbiato con la bella oni, che dalla sala chiamava il suo accompagnatore quasi con impazienza, o almeno così parve ad Ataru.
*Accidenti a te Lamù*
“Eccomi” gridò Alec uscendo dal piccolo atrio e tornando in sala.
Ataru pagò in fretta ed uscì anche lui. Andò a sedersi tre file dietro di loro ed attese che il film incominciasse.
Non era nulla di speciale come film, il classico horror fantascientifico di terz’ordine che non entusiasmava per nulla Ataru che comunque non avrebbe potuto godersene la visione neanche se avesse voluto.
Era troppo impegnato a tener d’occhio i movimenti di quei due.
Pareva che tutto sommato non facessero nulla di male, finché le loro mani non si sfiorarono nel momento in cui presero i pop corn caramellati nello stesso istante.
Ataru s’innervosì non poco considerando che si era accorto che Alec l’aveva fatto di proposito.
Non potendo permettere che lo scoprissero si mise a lanciare le sue pop corn contro la testa di Alec.
Lui all’inizio non ci fece caso, ma poi si voltò infastidito nella direzione di una coppietta (Ataru si era abbassato in tempo dietro un sedile) e disse a voce alta:
“Ehi ma insomma, chi è stato?”
“Sst! Non vede che stiamo seguendo il film?” lo sgridò il ragazzo della coppietta.
“Scusate” disse quindi Alec formalmente, ritenendo che non potevano essere stati loro, quindi tornò a sedersi al suo posto mentre Lamù lo osservava interrogativa.
Lui sorrise per tutta risposta e si rimisero a guardare il film.
Ataru, non contento, lo fece di nuovo, gli tirò una valanga di pop corn sulla nuca, poi si nascose.
“Chi è stato?” fece Alec alzandosi di nuovo.
Stavolta si girò verso un’altra coppietta che lo ignorò palesemente, troppo concentrata a fare altro per ascoltarlo.
Alec si guardò attorno con circospezione, ma si strinse nelle spalle, confuso.
“Va tutto bene?” domandò Lamù.
“Sì certo” s’affrettò a rispondere.
“Se non ti piace il film possiamo andare…”
“Ma no, stai tranquilla!” e così dicendo le mise una mano sulla spalla.
Ataru non era soddisfatto, quindi si alzò di nuovo e, considerando che le pop corn erano finite, gli tirò contro il barattolo vuoto.
L’oggetto colpì Alec che stavolta s’imbestialì gridando per tutta la sala:
“Ma si può sapere chi diavolo è stato?!”
Non ottenne risposta.
Un attimo dopo arrivò un inserviente che sbatté fuori Alec vista la confusione che stava creando e così dovette uscire dal cinema insieme a Lamù.
Ataru prese quella che aveva tutta l’aria di essere un’uscita secondaria ed in men che non si dica li distanziava di cinquanta metri circa.
Quei due camminavano molto vicini, parlavano, ma lui era lontano e non poteva udire quel che si stavano dicendo.
Camminarono ancora per un po’ fino a che non raggiunsero un ristorante graziosamente arredato e bene illuminato (in contrapposizione con le zone buie percorse fino a quel momento).
Era un ampissimo locale all’aperto, munito di tanti balconcini con circa due tavoli l’uno, ricoperto da una tettoia e circondato da fiori e tantissime piccole lucine soffuse con della musica classica in sottofondo che rendevano l’ambiente caldo e raffinato.
I due si fermarono davanti il banco all’entrata e chiesero di poter avere il loro tavolo e subito un cameriere li scortò al piano superiore attraverso un’elegante scala barocca.
“Desidera?”
Ataru sussultò avvertendo una voce alle sue spalle.
Voltandosi si trovò davanti una graziosa fanciulla il cui volto non gli era nuovo.
“Diana!”   
E l’abbracciò.
La ragazza trovò un po’ di forza e lo stese.
“Chi è lei? Come conosce il mio nome?”
“Diana non ti ricordi? Sono quello della festa di Lamù…”
“Conosci Lamù?”
“Certo! Possibile non ti ricordi di me?”
“No, mi spiace”
“Capisco…senti avrei bisogno del tuo aiuto…”
Diana lo guardò interrogativa.
Ataru le disse che Lamù lo stava tradendo e che lui voleva coglierla in flagrante.
Diana pian piano si ricordò di lui, sembrò sorpresa e poi dispiaciuta, quindi volle essergli d’aiuto.
“Cosa devo fare?”
“Dove si cambiano i camerieri?”
“Di là, ma cosa…?” non finì la frase che Ataru si fiondò nella stanza che gli aveva indicato.
Un paio di ragazze si stavano cambiando ed erano seminude (ovviamente non poteva non entrare nella camera riservata alle donne! NdA), quando lo videro entrare lanciarono grida di terrore, così si coprirono in fretta e furia ed uscirono dal camerino.
“Ma suvvia bellezze…” non terminò la frase che gli lanciarono addosso una scarpa mentre si allontanavano.
Ataru si tolse l’oggetto dalla faccia e si mise a frugare fra le divise che erano state lasciate incustodite e se ne infilò una che sembrava adatta alla sua corporatura. Prese dei fazzolettini dal dispencer della toilette e li infilò nella zona del petto.
“Ah eccoti! Ma che diavolo stai…Oh santi numi!” fece Diana portandosi le mani al viso.
“Dai non fare quella faccia…mi dai una mano?”
“Vabene…allora intanto non devi mettere la bretella così…”
Ataru durante l’operazione tentò di allungare le mani su Diana e si beccò vari ceffoni dalla ragazza che diedero alla sua faccia un colorito lievemente paonazzo che gli conferiva un’aria sana.
Dopo un po’,con l’aggiunta di una parrucca, trucco adeguato ed un paio di calze che nascondessero la peluria delle gambe, era pronto…o meglio pronta.
“Bene, possiamo andare”
Uscirono dalla sala.
“Ma tu lavori qui?”
“Il locale è gestito dalla mia famiglia” spiegò lei a bassa voce “E ora cerca di assumere un portamento più elegante ed una voce femminile!”
Inutile dire che Ataru tentò, ma era incredibilmente ridicolo….
“Vabene lasciamo perdere…mi raccomando però eh!”fece allontanandosi e sospingendolo vero l’ingresso.
“Ehi che fai tu qui? Va’ subito a servire i clienti!” lo sgridò l’uomo alla reception.
“Keiko vai al piano di sopra” esortò Diana.
“Chi sarebbe questa Keiko?” mimò sottovoce.
“Ma…sei tu idiota!” sibilò la ragazza indicandogli il piano di sopra.
Ataru allora annuì e si spicciò a salire le scale che lo avrebbero portato sul balconcino dove Lamù era seduta al tavolo con il bellimbusto.
Barcollando sui tacchi raggiunse il piano e, nascosto dietro una statua marmorea evidenziata dalle luci del balconcino, vide finalmente anche  Lamù.
E l’espressione che gli si dipinse sul volto era incredibilmente ebete.
Seduto su un’elegante ed esile sedia barocca c’era uno splendido angelo.
I lunghi capelli erano stati raccolti in una morbida treccia che le accarezzava la schiena lasciata seminuda dall’abito che indossava.
Il trucco leggero ed accurato abbelliva ulteriormente il suo dolce visino dandole un aspetto più maturo, una collana di piccoli smeraldi le adornava il collo, un lucentissimo drappo di raso azzurro cielo avvolgeva il suo sinuoso corpo, lasciando in bella mostra le braccia e le spalle, la schiena, una delle lunghe gambe e sul petto andava a formare una piccola V che accennava l’incavo dei generosi seni mentre un paio di tacchi a spillo slanciava la sua figura.
L’abito perifrasava la sua bellezza e la sua virtuosità di giovane donna, elegantissima ed impeccabile, mai sarebbe potuta apparire volgare.
I gesti che compiva erano posati e lievi, ad ogni movimento della testa le ciocche che aveva lasciato libere si spostavano sul suo decolleté o scendevano sulle candide spalle.
Il luccichio degli smeraldi alla luce accompagnava il bagliore dei suoi occhi che, Ataru ne fu sorpreso, al contrario della bocca sorridente erano infinitamente tristi.
Era con un bel tipo, splendida, in un posto bellissimo…perché era così malinconica allora?
“Che ci fai lì?” domandò una voce alle spalle di Ataru.
Diana lo raggiunse e gli disse: “Non startene nascosto o darai nell’occhio…su vai a prendere le ordinazioni e mi raccomando a come ti comporti!”
Così sospinse verso il balcone il ragazzo che si ritrovò davanti il tavolo di Lamù ed Alec.
“Buonasera signori” disse smielato e con tono effeminato dopo essersi schiarito la voce.
“Buonasera”
“Desiderate ordinare?”
“Sì, grazie” rispose Alec voltandosi verso Lamù.
“Per me…un’insalata grande, sashimi e per dessert un tiramisù” rispose senza degnare la cameriera-Ataru di uno sguardo.
“Lo stesso per me, ci aggiunga dell’acqua ed una bottiglia di vino, il miglior rosso italiano che avete”
Ataru annotò il tutto su un blocchetto e se ne andò annuendo mentre Alec gli diede i menù terrestri.
“Strana quella cameriera…non trovi?”
Lamù alzò lo sguardo verso Alec assumendo un’espressione interrogativa.
“Non ti vedo bene cara, cosa c’è che non va?”
“Ma no, nulla”
“Guardi sempre l’orologio nella tua borsa…se ti annoi possiamo andare da qualche altra parte…”
“Ma no”
“Vuoi che ti riporti a casa?”
Scosse la testa con vigore.
“No, davvero la serata va bene, stai tranquillo”
“Non c’è nulla che possa fare?”
“No, perché la tua presenza mi basta!” disse allora con un sorriso.
Alec dunque ne sorrise a sua volta.
Nel corso della serata Ataru portò loro pietanze e bevande ma Lamù parve non accorgersi della misteriosa somiglianza della cameriera con lui…
Arrivati al dolce Lamù chiese ad Alec:
“Allora quale problema ha il computer di bordo dell’astronave?”
“Oh un sacco…non comanda più l’automazione delle modalità ausiliarie tanto per fare un esempio…”
“Capisco…La cosa che non mi spiego però è il perché tu ti sia rivolto proprio a me…”
“Benten mi ha detto che sei la migliore che lei conosca” si giustificò.
“Me ne intendo abbastanza però non so se potrò risolvere tutti i problemi che presenta il tuo ufo…”
“Sono sicuro che sai farlo invece, infondo il negato sono io!”
Lamù abbozzò un sorriso ed annuì.
“Farò tutto il possibile”
“Ti ringrazio” disse lui che così dicendo tentò di avvicinare la sua mano a quella di Lamù.
Non ci riuscì però, perché Ataru, guardingo, aveva controllato la scena ed era sbucato dal pianerottolo portando due caffè.
“Grazie” disse Alec cordiale.
“Prego” rispose la cameriera-Ataru mascherando a stento la sua finta voce femminile.
Bevvero il caffè silenziosamente finché Alec si alzò, camminò verso di lei e offrendole il palmo della mano, usando tutto il potere seduttivo del suo sguardo e della sua voce domandò:
“Mi concedi l’onore di ballare con te?”
Lamù era stata presa alla sprovvista.
Ataru non le aveva mai chiesto di ballare.
“Ma…ma dove? Qui?”
“Certo che no sciocchina! Di sotto c’è una sala dedicata solo al ballo, vogliamo andare?”
“Bene” disse lei dopo un attimo di esitazione.
Prese la mano di Alec, abbandonò il tavolo e scese con lui al piano di sotto.
Ataru consegnò un ordine in tempo per poterli seguire a distanza.
Scese le scale entrarono in un ampio salone bene illuminato e con splendide vetrate, dove innumerevoli coppie danzavano sulle note di quella musica soave.
Alec era un ottimo ballerino e Lamù volteggiava leggiadra tra le sue braccia, i suoi sorrisi erano splendidi e si vedeva che la danza la coinvolgeva, sembrava felice, una felicità che lui, Ataru, non gli aveva mai dato.
Per un attimo pensò di rinunciare ma poi si disse che non poteva assolutamente farlo, quindi corse in cerca di Diana e quando l’ebbe trovata la trascinò nel salone e si mise a ballare con lei, indipendentemente dal fatto che vestiva i panni di una cameriera per di più in servizio e danzante con la padrona!
“Lasciami Ataru, ci stiamo rendendo ridicoli!” protestò lei.
“Smettila di lagnarti o ci sentiranno!”
Gli occhi puntati su Lamù e sulla mano di Alec che le toccava pericolosamente la schiena seminuda.
Verso la fine dell’aria Lamù scostò via una ciocca di capelli dal viso e nel farlo i suoi occhi incrociarono quelli di una svampita cameriera…
Un tuffo al cuore, Lamù cadde tra le braccia del suo accompagnatore, quasi in preda ad un mancamento.
“Tesoruccio…” biascicò guardando in quella direzione.
“Lamù! Vieni, è meglio se ti siedi!” Alec, allarmato, l’accompagnò verso una sedia.
Lamù non aveva smesso di guardare verso Ataru che però si era prontamente dileguato.
“Lamù cos’hai?”
“Alec, portami in un posto tranquillo…ti prego…”
Lo sguardo stravolto ed il tono implorante della bella oni lo fecero annuire, così si affrettò a pagare il conto e la condusse fuori dal ristorante.
Ataru nel frattempo era corso a cambiarsi ed era uscito, seguito da una preoccupata Diana.
“Ataru ma che è successo? Ti ha riconosciuto?”
“Non lo so ma è meglio che vada…”
“Vengo con te, non mi sento sicura a lasciarti da solo”
Ad una frase simile, in casi normali, Ataru avrebbe avuto la risposta pronta, comunque stavolta non se la sentiva di fare il buffone come suo solito e annuì, come a ringraziare la fanciulla di tanta premura nei suoi riguardi. Che davvero avesse capito la reale situazione nonostante la bugia che si era inventato e le aveva rifilato?
Seguirono furtivamente Alec e Lamù che entrarono in una specie di parco.
“Vuoi sederti?” chiese Alec premuroso sorreggendo Lamù.
La ragazza annuì con un debole cenno del capo e il suo accompagnatore la aiutò a sistemarsi su una panchina.
Dopo qualche minuto di silenzio Alec le domandò:
“Mi spieghi che cos’è successo?”
“Io ho visto il mio ragazzo…ex ragazzo…”
“Davvero? Non è che magari era qualcuno che gli assomigliava soltanto?”
Lamù scosse la testa.
“Ne sei sicura?”
“Posso giurartelo Alec, lo riconoscerei fra mille!”
Ataru ebbe una stretta al cuore.
Alec tacque per un po’, poi Lamù iniziò a dirgli:
“Scusami se ho rovinato la bella serata…”
“Ma cosa dici?”
“Oh andiamo, stavamo bene e poi io…”
“Lamù non dirlo nemmeno per scherzo! L’importante tu stia meglio…” disse prendendola per le spalle.
“Ma sì, non preoccuparti per me” quel gesto improvviso l’aveva disorientata.
“Soffri per lui, vero?”
Lamù rimase muta al che Alec l’abbracciò e le fece appoggiare la testa su una sua spalla.
La ragazza non sapeva come comportarsi, però si appoggiò ugualmente al suo accompagnatore.
“Devi sentirti molto sola…”
“E’ la verità…” ammise Lamù con tristezza.
*Ma sentila!* pensò Ataru iroso.
Alec le cinse così le spalle con un braccio mentre con la mano giocava con una ciocca dei suoi capelli.
“Cos’è che non è andato tra di voi?”
“Lui dice che il problema sono io…sono troppo gelosa, possessiva, gli sto sempre fra i piedi…”
“E tu pensi sia così?”
“Beh sì…sono soffocante con lui…ma solo perché i miei sentimenti sono sinceri…”
“Se posso dire la mia lui non si merita una ragazza come te”
Lamù lo guardò.
“Dite tutti così…ma nessuno conosce Ataru meglio di me…”
“Beh d’accordo…ma non vorresti qualcun altro vicino a te?”
*Lamù digli di no!
“Alec sono molto confusa, ti prego non complicare le cose…”
“Era solo una domanda, non devi preoccuparti”
“Ti ringrazio per l’appuntamento, avevo bisogno di cambiare aria”
“Figurati, è un piacere per me”
Ataru era rimasto deluso da Lamù, di certo la risposta che si era aspettato era un’altra. Quell’Alec gli dava davvero sui nervi….come si permetteva di stringere la sua Lamù a quel modo?
Diana intanto, accucciata dietro un cespuglio accanto a lui, lo osservava constatando le sue teorie in base al comportamento di Ataru ed alle parole di Lamù.
“Dunque stanno così le cose” domandò sottovoce “tu hai lasciato Lamù?”
Ataru si ricordò della sua presenza e con un po’ di imbarazzo annuì.
Diana spalancò la bocca scioccata.
“Lamù che ne dici di venire da me? Casa mia non è lontana e qui comincia a fare freddo” chiese Alec.
*Farabutto!*
“Voglio farti vedere la mia collezione di micro-asteroidi…” disse appoggiando le labbra sull’orecchio della ragazza “Sei così bella stasera…”
“FERMO, NON TOCCARLA!”
Il grido di Ataru risuonò per tutto il parco.
Uscito dal suo nascondiglio guardava Alec con odio.
“Lascia in pace Lamù, hai capito?”
*Tesoruccio! Ma allora…sei venuto qui per me?* Lamù aveva il cuore che le batteva all’impazzata mentre il viso le si illuminò…
Alec lo guardò con un ghigno.
“E tu chi saresti?’”
“Sono Ataru Moroboshi!”
“Io sono Alec. Per quale motivo ci hai disturbato?”
“Chi ti da il diritto di mettere le mani addosso a Lamù?”
“Dunque tu devi essere il suo ex fidanzato…spiacente ma Lamù adesso sta con me!”
“Lamù è vero?”
“Veramente io…”
“Certo che è vero!” la interruppe Alec abbracciandola di nuovo.
“Bene, se è così scusatemi…” disse subito lui “Diana, andiamocene! Continueremo altrove il nostro appuntamento!” fece girando sui tacchi e prendendo sottobraccio la ragazza.
“A-Ataru…” articolò Lamù.
“Scusa se vi ho disturbato Lamù, buon proseguimento” disse freddamente.
Ataru e Diana si allontanarono in fretta e furia.
Lamù, che non ne poteva più di divincolarsi dalla presa di Alec gli lanciò una scarica elettrica e volò in alto, seguendo Ataru con lo sguardo.
*Ma allora non eri venuto per me…stavi uscendo con un’altra ragazza…* pensò fra i singhiozzi prima di volarsene via, sconsolata, alla sua navicella.

“Ataru, scusami se te lo dico, ma hai sbagliato”
“Per favore Diana non ti ci mettere anche tu!”
“Ma non le hai nemmeno dato il tempo di parlare!”
“Ha parlato il suo nuovo ragazzo per lei, basta e avanza!”
La giovane scosse la testa con disapprovazione,
 *Uomini!* pensò.
“Devi assolutamente rimediare, lo sai bene che non stanno insieme!”
“Ma forse lui vuole chiederglielo!”
“E perché non glielo hai impedito?”
“Perché lei sembra felice!”
“Ma che cavolo vai dicendo?”
“Che non ha bisogno di una guardia del corpo e che sono stato un vero idiota a preoccuparmi per lei!”
Diana si coprì gli occhi, come ad indicare la sua perdita di speranza.
“Ascolta Ataru, io devo andare ora, si sta facendo tardi…ti lascio il mio numero, chiamami se hai bisogno di un consiglio o se ne vuoi riparlare, ok?”
“Grazie ma dubito che vorrò affrontare quest’argomento di nuovo” prese così il fogliettino che lei gli porgeva.
“Ciao Ataru, buonanotte” e così lo salutò con un gesto della mano e sparì per una viuzza semi illuminata.
Ataru si ricordò improvvisamente di una cosa…
“Diana aspetta! Diana! DIANA!” gridò correndole dietro.
Lei si volse e chiese:
“Cos’hai da urlare?”
“Scusa Diana ma avrei bisogno di un passaggio…”
Allora le spiegò che era venuto con l’astronave di Lamù…
“Vabene ti accompagno a casa” si arrese la ragazza.
In poco tempo Diana lo portò a destinazione.
“Mi raccomando Ataru, pensaci bene, non è mai troppo tardi” suggerì.
“Non ti prometto nulla…grazie del passaggio comunque! Buonanotte…” e fece per baciarla, ma la ragazza lo spinse prontamente giù dalla sua navicella.
“In bocca al lupo! E fa’ la cosa giusta!” e sparì nella notte.
Ataru rientrò così a casa.
“Bentornato” salutarono i genitori di Lamù che stavano guardando le stelle da uno dei loro balconi insieme a Ten che non lo degnò di uno sguardo.
“Buonasera” disse lui di rimando.
“Ti va di vedere le stelle con noi?”
“Grazie mille signora, ma preferisco andarmene a letto…”
“Capisco, ma non è meglio se mangi qualcosa prima? Il tuo stomaco brontola…”
A pensarci Ataru non aveva mangiato nulla quella sera.
“Ehm…grazie”
In un batter d’occhio la signora gli preparò un piatto tipico del pianeta Uru…naturalmente molto piccante!
Ataru bevve litri d’acqua ma con scarsi risultati mentre Ten se la rideva dal balcone.
Non molto tempo dopo si congedò dagli ex suoceri e si incamminò per il bagno. Quando ebbe terminato uscì per andarsi a coricare quando un oggetto attirò la sua attenzione. Era la borsettina che Lamù aveva portato con sé quella sera. Furtivo si avvicinò e notò che era aperta. Senza alcun ritegno vi mise la mano dentro e qualcosa generò in lui dell’interesse. Lo tirò fuori di lì e lo osservò alla fioca luce che proveniva dagli oblò dei corridoi.
“Ma questo è un diario…”



****************L'angolo di Amy****************
Ciao gente,
eccoci qui…scusatemi il ritardo….che ne pensate? Ataru avrà il coraggio di fare una cosa simile? Che ve ne pare della comparsa di Diana? Vi anticipo che ci sarà un altro vecchio personaggio che farà una breve comparsa…magari neanche ve ne ricorderete…ma spero vi piaccia come stia venendo la storia.
Vi chiedo di avere tanta pazienza, più avanti aggiornerò! :(
Grazie delle recensioni, Achille e Andy. 

Un saluto,
Amy Dickinson

 
 
 



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Capitolo 14
*** 14 ***


LAMù 9

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 Capitolo 14

Ataru era nella sua stanza, seduto a gambe incrociate sul suo futon con il piccolo diario fra le mani, ad illuminarlo solo la luce di Nimayoho.
*Che faccio? Lo apro o non lo apro?* si tormentava.
Le mani scorrevano da più di un’ora sulla copertina tigrata, ma non accennavano ad aprirla. Alla fine si decise e prese una pagina a caso. Molte delle scritte erano in lingua aliena e Ataru non poteva comprenderle, però dato che altre erano in giapponese (e poiché Lamù aveva una bella grafia) gli fu facile leggerle.

…Oggi volevo fare una sorpresa al mio tesoruccio, però me lo ha impedito. Non ha voluto mangiare il pranzetto che mi ero tanto prodigata nel cucinargli, era di cattivo umore perché Shinobu ha rifiutato di uscire con lui perché impegnata con Inaba…  non ha degnato di uno sguardo il mio lavoro, è uscito subito a caccia di ragazze. Prima mi sono arrabbiata e gli sono corsa dietro riempiendolo di scariche elettriche, poi però mi è scappato… E ora eccomi qui sull’ufo, a piangere…Tesoruccio non mi considera, non apprezza mai il pensiero che ho per lui…ma perché? Eppure io lo amo così tanto…

 …Tesoruccio ha proprio esagerato! Anche oggi la solita storia: non solo si è messo a fare il cascamorto con Sakura, ma ha anche tentato in tutti i modi di spiare Ryunosuke mentre si cambiava per l’ora di ginnastica, che rabbia! Esistono solo le donne per lui! Mentre di me non si accorge neppure…

…Ho deciso: me ne vado! Non ce la faccio più…Ataru non mi ama! Lo dico sempre e non lo faccio mai, stavolta sarebbe ora lo facessi...

Ataru aveva letto solo poche righe, eppure sentiva di non potere andare oltre. Aveva ferito Lamù, ma non immaginava che lei se la fosse sentita ogni volta…ed il brutto era che quelle frasi si riferivano a tre giornate distinte…ed occupavano meno che una pagina del diario…considerando che il diario era stato scritto quasi per intero…
*Devi aver sofferto non poco stando con me…* pensò *Eppure nulla ti ha vietato di dimenticarti di me!*
Chiuse il diario giallo e nero con uno schiocco e lo scaraventò furioso contro la parete.
*Come può dire di amarmi se poi esce col primo che le capita a tiro? Mi ha sempre criticato per il mio fare lascivo…e poi alla prima occasione lei fa la stessa cosa!*
Stava tentando di convincersi che fosse così.
Sapeva che quel che provava era diverso dalla rabbia, si sentiva molto triste, Lamù non aveva tardato a dimenticarlo nonostante le lacrime che fino alla notte prima stava versando per lui.
*Eppure non è passato chissà quanto tempo…solo qualche giorno…possibile che tutto l’amore che diceva di provare per me è scomparso così all’improvviso per un bellimbusto come quello?*
Ma d’altronde come biasimarla? Quell’Alec sì che aveva tutto...attraente, alto, bel fisico, pieno di fascino e di charme, eloquente e chissà quante altre qualità che di sicuro Lamù cercava.
Forse quel ragazzo avrebbe dato a Lamù tutto quello che lui non aveva mai saputo darle.
Andò a raccogliere da terra il diario, lo aprì in un’altra pagina, nella prima metà, e lo lesse.                                             

…Oggi è stata una splendida giornata! Rei è venuto a prendermi nel pomeriggio con la sua moto spaziale e siamo andati a fare una passeggiata su Urano che in questo periodo ha un clima favorevole, ed è stato tutto così romantico! Ci siamo fermati in una distesa arida e abbiamo mangiato godendoci la vista delle piste spaziali dove organizzano le corse clandestine. Poi Rei mi ha proposto di provare e mi sono messa alla guida della sua moto con convinzione e…ho vinto! E non solo una volta! Ho addirittura sfidato i boss locali e li ho battuti! Se solo Benten non fosse stata in un’altra galassia per un torneo spaziale per professionisti l’avrei invitata ed avremmo gareggiato insieme! Poi Rei mi ha riportato a casa verso sera, dopo aver mangiato un altro boccone (col mio Rei si fa per dire!). Domani ha promesso di portarmi in un bel ristorante e poi a fare un giro, magari andiamo a trovare Oyuki, oppure facciamo un giro sulle stelle vicine, vedremo. Sono così felice con Rei, lo amo!
 
Ataru aveva trattenuto il fiato durante la lettura.
Il mio Rei.
Sono così felice con Rei.
Lo amo.
Quelle parole sembravano tagliargli la pelle. L’episodio che aveva letto riportava una datazione in cui né lui né Lamù sapevano ancora dell’esistenza l’un dell’altra, un periodo in cui Ataru stava insieme a Shinobu e Lamù insieme a Rei. E da quanto emergeva Lamù era stata davvero felice con Rei, una felicità che non era mai emersa con lui, perché l’ oni aveva ricambiato i suoi sentimenti apertamente, lui invece no, anzi, l’aveva fatta sempre stare malissimo e ora, nonostante fosse stato lui a lasciarla, stava pagando i suoi errori.
Non ebbe il coraggio di continuare a leggere il diario di Lamù…cuori e scritte sdolcinate occupavano le pagine dedicate al suo periodo d’amore con Rei, di rivedere la parte dedicata a lui non se la sentiva proprio.
Chiuse il diario e lo appoggiò sul tatami, quindi si sdraiò sul futon e, tentando di non pensare, si addormentò reso stanco dalle emozioni della giornata, mentre le parole ‘lo amo’  rimbombavano nella sua testa come pietre che rotolano giù da un dirupo, e facevano male, spinte dalla consapevolezza che non erano rivolte a lui.
Lamù ormai popolava anche i sogni di Ataru. La immaginò ancora, bella e sensuale, nel suo elegantissimo abito, seduta accanto ad Alec, mentre lo guardava trionfante, come a dimostrargli che lei senza di lui ce la faceva benissimo. E la vedeva correre via da lui, raggiungere il suo accompagnatore, ora vestita da sposa, mentre gli diceva addio con un’espressione sprezzante sul viso.
Quando si svegliò era mattina presto. Turbato dal sogno appena terminato, Ataru decise che non era il caso di addormentarsi un’altra volta, quindi, sebbene avesse sonno, si alzò dal letto e si vestì.
Notò il diario di Lamù vicino al suo futon dunque si abbassò a raccoglierlo, lo fissò qualche istante, poi si mise a frugare in un piccolo mobile che c’era nella sua stanza in cerca di una penna e si sentì fortunato quando ne trovò una.
Iniziò dunque a scrivere in una pagina libera verso la fine del diario, lasciò piena libertà ai suoi pensieri e scrisse fino a che non si sentì soddisfatto.
*Quando leggerà queste pagine io sarò già partito per la Terra, spero solo che così capirà le mie motivazioni e che sarà felice* pensò circa una mezz’ora dopo.
Uscì dalla sua stanza, si guardò attorno, furtivo, e dopo essersi assicurato dell’assenza degli abitanti della casa in quell’area dell’abitato allora collocò il diario al suo posto e andò in bagno come se niente fosse.
Mentre si lavava Ataru pensò al da farsi e dopo una breve riflessione si decise.
Terminato in bagno si recò in cucina dove incontrò il padre e la madre di Lamù.
Entrambi lo salutarono con un cordiale: “Buongiorno Ataru”
E lui ricambiò, sforzandosi di essere più gentile possibile, d’altronde loro avrebbero dovuto mostrarsi disturbati dalla sua presenza considerando il male che stava facendo alla loro unica figlia, invece si mostravano gentili e sempre disponibili con lui, quindi gli sembrava giusto ricambiare.
“Vuoi fare colazione?” domandò la madre di Lamù.
“Sì, grazie”
“Ataru” il padre di Lamù attirò la sua attenzione “credo che presto la tua astronave sarà ultimata”
Ataru fu percorso da un fremito. Riuscì a reprimerlo, abbozzò un sorriso ed annuì.
I tre giorni erano passati e Ataru cominciava ad avvertire un senso d’ansia incredibilmente opprimente.
Ormai la sua partenza era imminente, mancavano poche ore.
Meno di un giorno ormai lo separava dalla sua libertà.
Eppure era tutt’altro che felice.
Perché?
“Ecco a te” disse la madre di Lamù posandogli davanti un piatto.
“Grazie signora”
“Ma cos’hai oggi? Ti vedo pallido, sai?”
“Oh, nulla”
“Ma sei sicuro? Scusami se te lo dico ma non hai una bella cera…” s’intromise anche il marito.
“Perché l’ha mai avuta?” la vocetta di Ten echeggiò in sala mentre il piccolino entrava e si precipitava a salutare i suoi zii.
“Davvero, sto bene, penso sia solo una vostra impressione”
Ten si stupì di essere ignorato a quel modo, ma si diede l’aria da superiore e fece altrettanto.
“Zia, posso avere anch’io la colazione, per favore?”
“Certamente caro, vieni pure con me e scegli quello che ti piace di più” fece prendendolo per la manina e andando insieme in cucina.
Il padre di Lamù ne approfittò per sedersi vicino ad Ataru e dirgli:
“Allora giovanotto, sei contento di tornare a casa?”
“Naturale!”
Ataru aveva tutt’altra risposta nella testa, in realtà, eppure non sapeva il perché, o più semplicemente lo sapeva ma non voleva ammetterlo, quindi adottò il solito ‘metodo’.
“In mattinata chiamerà il professore”
“Bene, aspetterò la sua telefonata allora”
Ataru terminò velocemente la sua colazione, dopodiché si alzò e sparecchiò la tavola, portando in cucina i piatti.
“Ci avrei pensato io dopo, grazie Ataru sei stato molto gentile!”
“Si figuri signora, per me è un piacere fare favori a una donna bellissima quale è lei”
Ten e la donna erano pronti a tutto dopo una simile frase, eppure non accadde nulla, insomma Ataru non provò a saltarle addosso né a importunarla. Qualcosa non andava.
“Posso chiederle un favore?”
“Ehm…sì dimmi…” la donna era comunque ancora sbigottita.
“Potrei usare il vostro telefono?”
“Certo, fai pure”
“Grazie, e se ha bisogno di un aiuto non esiti a chiamarmi” ringraziò prima di uscire dalla stanza.
“Ma che gli prende a quello?” pronunciò Ten, sorpreso.
Ataru era andato già fuori dalla sala e si mise alla ricerca della stanza dove era ubicato il telefono. Quando l’ebbe trovato si sedette, indossò le cuffiette e compose il numero dei suoi genitori.
“Qui Moroboshi” rispose sua madre, un po’ assonnata.
“Mamma!”
“Chi parla?
“Ma come?! Sono Ataru, il tuo unico figlio…!”
“Già, certo, ho un figlio!”
“Mamma!” protestò.
“Come stai?”
“Bene, mai stato meglio…e voi come ve la passate?”
“Benissimo, ieri siamo tornati da un fine settimana in un centro termale!”
“Volevo dirvi che sarò presto di ritorno”
“Di già?”
“Sembra che ti dispiaccia…”
“Ahahah…ma cosa vai a pensare!” *Accidenti!*
“Comunque a breve tornerò, magari domani o forse anche in giornata”
“Capisco…vabene”
“Allora ci vediamo mamma, ciao”
“Ciao”
E riattaccò.
*Tsk…scordarsi addirittura di avere un figlio!* pensò indignato mentre cercava il numero di Ran in rubrica.
“Sì?”
“Ciao Ran”
“Ataru?!” Ran era sbigottita nel rivedere la sua faccia attraverso lo schermo.
“Ehm sì…disturbo?”
“Cosa vuoi?” domandò con voce offesa.
“Senti Ran, so di aver sbagliato sia con te che con Rei però…avrei bisogno di parlare con voi”
“Cos’è che ci devi dire? Le tue solite cattiverie su Lamù? Perché se si tratta di questo…”
“No, te lo assicuro…credimi non lo chiederei se non fosse importante…”
“Vabene…ma prima voglio come minimo le tue scuse!”
“Ne hai tutto il diritto Ran, sia tu che Rei…le farò”
A Ran il tono ed il volto del ragazzo parvero sinceri così dopo alcuni istanti di silenzio disse:
“D’accordo”
“Quando possiamo vederci?”
“Oggi andiamo a fare un picnic sulla stella Sirio, da lì Nimayoho si vede benissimo anche durante le ore diurne”
“Potreste venire a prendermi?”
“Okay, facciamo alle dodici?”
“Sì, grazie”
“A più tardi”
“Ciao e grazie” concluse Ataru, sollevato dalla risposta di Ran.
Si tolse le cuffiette e si alzò dalla poltroncina tigrata, fece per tornare in sala quando si trovò davanti Lamù.
“Ciao”
“Ciao un corno” fu la risposta secca della oni.
“Ma ti sembra il modo di salutare?”
“Perché mi hai seguita ieri?”
L’aveva ignorato!
“Chi ti dice che io ti abbia seguita?”
“Lo so e basta, ora dimmi il perchè”
“Non ti ho seguita! Avevo un appuntamento”
“Con Diana?”
“Sì”
“Ma non dire scemenze, Diana non uscirebbe mai con te!”
“Eh? Perché?”
“E’ già impegnata e di sicuro con un ragazzo migliore di te, lo conosco! Si chiama Yuri”
Ataru montò su tutte le furie.
“Come ti permetti? Avevo un appuntamento con lei, ti dico! Se non ci credi ho il suo numero, la chiami e glielo chiedi!”
“No, non mi interessa affatto farlo, sai renderti ridicolo già da solo, non hai bisogno degli altri” disse lei in tono velenoso.
“Senti io ci sono uscito, è così, che tu lo voglia o no!”
“Non mi importa con chi esci, però non osare mai più pedinarmi!”
“Non l’ho fatto, ero al parco solo per avere un po’ di tranquillità con lei!”
“E come spieghi il fatto che eri al mio stesso ristornate, per di più travestito da cameriera?”
Colpito!
“Non rispondi eh?”
E ora?
“Quello che faccio non sono fatti tuoi!” gridò il ragazzo correndo fuori dalla stanza.
“Beh non farlo mai più!” gli gridò dietro la oni.
Ataru andò nella sala da pranzo, nervoso e irrequieto, e si sedette su una delle poltroncine.
“Ehi Ataru!” chiamò il padre di Lamù dal balcone.
“Sì?”
“Vieni!”
Con uno sbuffo sommesso, il ragazzo si alzò e andò accanto all’omone e gli rivolse uno sguardo interrogativo.
Indicò in basso e Ataru si affacciò.
Il professore che aveva conosciuto qualche giorno prima era lì, accanto ad una bella astronave.
Fu preso da una terribile morsa allo stomaco, il respiro divenne difficoltoso per alcuni istanti.
“Buongiorno” sillabò.
“Ciao ragazzo, avrei dovuto chiamare, ma ho preferito venire subito. Ecco qui: il gioiellino è pronto!” sorrise soddisfatto.
“Molto…bella”
“Vero? E pensare che è un capolavoro della tecnologia urusiana!”
“Perché non scendi a darle un’occhiata?” suggerì l’ ex suocero.
Ataru annuì ed entro pochi minuti raggiunse il vecchio oni.
La navicella era nuova di zecca, lucida come uno specchio, color rosso acceso e con dettagli cromati.
“Vuoi entrarci?”
“Bene”
L’oni allora schiacciò un pulsante su un piccolo comando che aveva in  mano e il portellone dell’astronave si aprì permettendo loro di entrare all’interno. Il professore, pieno di orgoglio,  gli mostrò gli interni lussuosi dell’astro-mezzo.
Il ragazzo rimase stupito di come fosse avanzata la tecnologia aliena e, nell’apprendere tutte le sue funzioni ed i suoi comandi, divenne sempre più ansioso di uscire da lì.
“Dunque quando posso partire?” chiese alla fine.
“Lascia che assorba i raggi solari durante questa giornata, appena fa buio potrai partire, se vorrai”
“Perché devo aspettare che faccia buio?”
“Te l’ho detto cinque minuti fa: sfrutta l’energia solare, quindi se vuoi che ti porti fino a casa tua senza problemi devi aspettare che assorba la maggior quantità di raggi possibile”
“Ah d’accordo” fece tentando di nascondere la sua rassicurazione, se non altro aveva un po’ di tempo a disposizione.
“Peccato avrei voluto che te ne andassi subito!” fece Ten.
“Per una volta sono d’accordo con te, microbo!” rispose, facendo finta di essere arrabbiato.
“Allora ragazzo, sei soddisfatto?”
“Certamente professore, grazie!”
Il vecchio oni sorrise e si congedò dal padre e dal cuginetto di Lamù, poi salutò Ataru dicendogli:
“Non la userai molto, però mi fa piacere che tu abbia apprezzato il mio lavoro”
“Beh per forza che la userò poco, sulla Terra non si usano navicelle!”
“Immagino, ma non era a quello che mi riferivo”
“Ah no?”
“No. Dico che non la userai molto perché partire non è ciò che vuoi veramente”
Ataru rimase di sasso.
“Ma…ma certo che voglio partire! Altrimenti perché mai gliel’avrei lasciata costruire?”
“Eheheh…mi raccomando ragazzo, fa’ la scelta giusta” lo salutò dandogli una pacca sulla spalla e strizzandogli l’occhiolino, poi se ne andò via con la sua astronave personale.
*Ha…capito tutto?*
 “Ataru, che fai lì impalato?” chiamò il padre di Lamù.
“Arrivo!”
Appena tornò di sopra notò che la sua ex suocera era al lavoro per il pranzo.
“Posso darle una mano?”
“Non preoccuparti, grazie lo stesso”
“Per favore”
“Ma dai Ataru, posso farcela benissimo da sola!”
“Ci tengo” insistette.
“Vabene… allora potresti lavare i piatti, per cortesia?”
“Certamente” fece, mettendosi all’opera.
“Signora?” chiese poco dopo “Non prepari nulla per me”
“Non mangi con noi neppure oggi?”
“No, vado a salutare Rei e Ran”
“Salutare?”
“Già, parto questa sera”
La donna parve comunque dispiaciuta, ma non si scompose.
“Capisco” rispose “Allora dovremmo salutarci prima che tu esca, stasera io e mio marito non ci saremo”
“Ah”
“Sai dobbiamo accompagnare Ten da Kintaro, poi andremo a vedere un concerto su Saturno” spiegò mentre preparava il pranzo.
“Ah” ripeté il ragazzo, incapace di dire altro.
Svolgendo alcune faccende per la oni il tempo passò e quando si furono fatte le dodici Ataru era pronto per uscire di casa.
“Grazie di tutto” fece salutando velocemente i genitori di Lamù.
Con Ten si limitò molto di più, d’altronde l’antipatia era reciproca.
Scese di sotto, dove attese che l’astronave di Ran venisse a prenderlo.
Gettò uno sguardo alla sua astronave e si sentì infinitamente triste.
Di lì a poche ore avrebbe detto addio a Lamù, e poi l’avrebbe dimenticata.
Il rumore della grande navicella di Ran lo riportò alla realtà.
“Ciao! Sali dal portellone!” gridò la ragazza attraverso un megafono.
Ataru obbedì senza proferire parola, e solo quando fu entrato nell’astronave salutò i ragazzi che erano all’interno.
“Non pensi di doverci dire qualcosa?”
“Certo Ran, devo dirvene qualcuna…prima di tutto vi chiedo scusa per il mio comportamento di ieri pomeriggio…”
“Sei scusato Ataru…poi?” disse anche Rei.
“Beh poi…”
“Non dovevi dirci qualcosa di importante?”
“Sì…io…” fece titubante, abbassando la testa.
“Sì?” lo esortarono all’unisono i due fidanzati.
“Io sono…” deglutì “io sono perduto per sempre!” e detto ciò scoppiò in lacrime.

***************L’angolo di Amy**************
Ciao gente,
vi lascio ancora così…ormai dovreste esserci abituati, no?
Ennesimo scontro tra Ataru e Lamù…tutto è pronto per la partenza ma il nostro terrestre ha ancora qualcosa da dire… vi aspetto per il prossimo capitolo che sarà il penultimo…mi avrete fra i piedi ancora per un po’! Senza contare poi il ‘sequel’…ma per quello c’è ancora tanto tempo, è solo in fase di sviluppo…nella mia testa! XD

Per Andy: Povero Meals, gli faccio passare sempre i guai con le mie vicende! Comunque hai ragione, quel capoccione di un Ataru vuole essere il solo tesoruccio della nostra cara oni^^
Per Achille: Ataru è sempre il solito, ci abbiamo fatto il callo ormai, però devi ammettere che ce la ha messa tutta per togliere Lamù dalle grinfie di Alec, pare che a lei ci tenga, sotto sotto^^

Amy Dickinson

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Capitolo 15
*** 15 ***


LAMù 9

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 Capitolo 15

“Cara è pronto”
Lamù sedeva sulla ringhiera del balcone della sala da pranzo con le gambe accavallate e le braccia conserte. Guardava torvamente sotto di sé quella imponente astronave rosso fuoco parcheggiata in cortile e sentiva il sangue ribollire nelle vene.
“Lamù?”
Ma la ragazza era immersa nei suoi pensieri, non sentiva la voce di sua madre che la chiamava, c’erano solo lei e quella maledetta astronave in quel maledetto giardino, in quel maledetto momento.
L’espressione che aveva dipinta sul viso non prometteva nulla di buono, era infatti molto arrabbiata e la solo vista di quell’affare la irritava profondamente. Nella sua testa la distruggeva a furia di scariche elettriche, la inceneriva con gli occhi, se solo avesse potuto l’avrebbe ridotta a pezzi in un istante tant’era la rabbia che aveva in corpo.
Eppure se ne stava lì seduta, in quella posizione e si tratteneva, ma non dal far esplodere la sua furia, bensì per riuscire a contenere il suo dolore.
Quella navicella, di lì a poco, l’avrebbe divisa da Ataru e da quel momento le loro vite avrebbero preso ciascuna la propria strada, separandosi definitivamente l’una dall’altra.
E non c’erano vie di fuga. No, non quella volta.
Ataru aveva voluto tutto ciò e non sembrava intenzionato a tornare indietro, lui adorava troppo fare il dongiovanni, non era fatto per essere fidanzato o sposato, andare a caccia di ragazze era l’unico scopo della sua vita.
Quella era l’unica prospettiva da cui lei riusciva a vedere Ataru, forse si era illusa un po’ troppo che lui potesse cambiare, maturare e un dì amarla. Sapeva che se le cose non potessero, ovviamente, cambiare dall’oggi al domani, almeno si era creata la vana illusione che la situazione potesse mutare nel tempo e magari lui le avrebbe detto qualcosa di così bello che per lei sarebbe stato come musica e l’avrebbe convinta a perdonarlo di tutte le sue malefatte e avrebbero finalmente potuto vivere felicemente la loro vita insieme.
Quello sì che sarebbe stato un bel lieto fine.
E invece no! Ataru non era cambiato affatto. O forse sì: in peggio!
Più cresceva e più i suoi ormoni impazzivano e lei ogni volta era costretta a farsi rodere il fegato e a ingoiare tutta l’amarezza dell’essere puntualmente rifiutata dal ragazzo che amava il quale a lei preferiva sempre qualcun'altra.
Spesso si era chiesta cosa ci fosse di sbagliato in lei, se non fosse abbastanza per lui, se non fosse il tipo di donna che cercava.
Eppure anche lei aveva un viso dolce come quello di Shinobu, un corpo sensuale come quello di Sakura, un fascino esotico come quello di gente come Oyuki o Kurama.
Perché per loro perdeva la testa e di lei se ne fregava deliberatamente? Perché andava da lei solo quando gli faceva comodo?
E per quale motivo prima faceva il diavolo a quattro per farla andare via e poi stava male in sua assenza, per ricominciare a dire invece di non volerla più tra i piedi una volta che lei tornava?
Tutto ciò non aveva senso.
“Lamù!” stavolta fu il padre della ragazza a farsi sentire, col suo poderoso vocione, facendola sussultare.
Distolta dai suoi pensieri, la oni saltò giù dalla ringhiera ed entrò in casa.
“Cara sono almeno cinque minuti che ti stiamo chiamando!”le fece notare sua madre.
“Noi abbiamo già iniziato, scusa ma avevamo fame…” fece Ten massaggiandosi il pancino.
“Scusatemi voi” rispose la ragazza in tono rassegnato “non vi avevo proprio sentito”
“Non ce ne eravamo accorti!” esclamò suo padre, sarcastico.
Lei abbozzò un sorriso, si sforzò di poter fare di più, ma non riuscì.
L’atmosfera era molto tesa e la battuta del grande oni non era servita a sdrammatizzare la situazione.
“Dov’è Ataru?” la sua voce riecheggiò nel silenzio imbarazzato in cui era immersa la stanza.
“E’ uscito” si limitò a rispondere suo padre, in tono freddo “Lamù non dovrebbe importarti di lui!”
“Lo zio ha ragione, ti ha fatto solo del male!”
“Ma…”
“Lamù lo so che ora stai soffrendo ma oggi se ne andrà via e quindi è meglio per te se inizi a dimenticarlo!”
“No, mai!” esplose la ragazza, piccata.
“Ma non ti vuole, non lo capisci?”
“Non posso comandare i miei sentimenti!”
“Ma puoi dimenticarlo!”
“No che non posso, invece!”
“Non devi deprimerti per uno così, ti ha lasciata ed è ora che tu lo capisca!”
Lamù non poté più sopportare oltre. Da suo padre poi, che l’aveva sempre sostenuta, protetta, trattata come una vera principessa, non se lo sarebbe mai aspettato.
Volò via in camera sua lasciando Ten e sua madre nel disappunto totale.
“Non avresti dovuto dirle quelle cose!”
“Moglie, mia figlia non deve piangere per un simile mammalucco quando può avere ai suoi piedi i migliori ragazzi dell’universo!”
“Questo lo so bene, ma non ti pare di avere esagerato?”
“E perché mai? Se sono stato duro l’ho fatto apposta per colpire nel segno, almeno ho tentato di convincerla che dimenticare Ataru è la soluzione migliore, non può piangersi addosso per lui per il resto della sua vita!”
“Sai che non è servito a null’altro se non a farla stare peggio, invece?”
“Mi dispiace moltissimo aver usato quelle parole con lei, ma è proprio perché è una ragazza testarda che deve essere presa con parole dure!”
“Ma dimentichi che nostra figlia è anche molto fragile e che ha già sofferto molto!”
“Non l’ho dimenticato…ma Ataru non vuole saperne”
“E farle credere che ciò che Ataru dice sia vero pensi che le sarà di aiuto?”
“Sì…sappiamo molto bene che quel terrestre è un altro cocciuto…sebbene provi dei sentimenti non li ammetterà mai, e ha preferito finire tutto qui, facendo del male a Lamù e facendosi del male a sua volta…”
“E con ciò?”
“Se si fa del male a noi importa perché ormai gli siamo affezionati, ma relativamente…Lamù è un altro conto. Lui non tornerà mai sui suoi passi, troppo debole o forse troppo stupido per farlo” si schiarì la voce prima di continuare “quindi è meglio imporci, in modo che nostra figlia lo dimentichi al più presto”
“Capisco le tue intenzioni caro, non sono errate, ma hai sbagliato completamente il modo di dirglielo!”
L’oni scosse la testa con convinzione, poi guardò Ten che tentò di volar via, ma inutilmente perché lo zio lo afferrò per il pannolino tigrato e lo costrinse a tornare a tavola.
“Non ho intenzione di convincerla!”
“Ma Ten, è indispensabile il tuo aiuto!”
“Zio, sai bene che io non sopporto Ataru…però non voglio fare un torto a Lamù, mi dispiace ma stavolta non ci sto” e la risposta fu categorica. 


“Capisco…mi spiace sia stato così duro verso di te, Lamù” la voce dispiaciuta e velata di Oyuki arrivò a Lamù tramite le cuffiette del videotelefono di casa.
“Mi sembra così strano che proprio lui si sia comportato così…sei sempre stata la sua cocchetta infondo!” parlò Benten poco distante, mostrandosi sbalordita.
“Già, stento ancora a crederci…” rispose Lamù con la voce roca, guardando i volti delle amiche nel monitor con gli occhi gonfi di pianto.
“Beh ma è inutile che tu stia lì ora, rischieresti solo di litigare ancora, perché non vieni qui da noi?”
“Ma ragazze, ne siete sicure? Non vi disturbo?”
“Ehi dico, ma ti ha dato di volta il cervello?!” sbottò Benten.
“Non pensarci nemmeno Lamù, siamo amiche da sempre e non ci tireremo indietro nel momento in cui ne hai maggior bisogno” si aggregò anche la regina dei ghiacci.
“Su, metti il capotto e vieni da noi, lontana da padri e astronavi!”
“Grazie di cuore, amiche mie, sarò lì in un battibaleno!” fece Lamù poco prima di chiudere la comunicazione e dirigersi in camera sua.
Si sedette sullo sgabello della toilette in tinte gialle e nere e prese a spazzolare i lunghi capelli, guardandosi allo specchio, pensierosa.
*Cosa devo fare? Dovrei lasciarlo andare via? Permettere che tutto finisca così?*
Il cuore le faceva male, ancora non era in grado di credere del tutto a quel che accadeva ormai da giorni intorno a lei.
*Vuoi davvero dimenticare tutto? Vuoi scordarti di me, tesoruccio mio?*
Una lacrima scese solitaria e le rigò una guancia ma lei l’asciugò immediatamente con il dorso della mano e si decise a prepararsi per uscire.
Spruzzò due gocce di profumo sul collo e si infilò la pelliccia di tigre, si guardò di nuovo allo specchio e pensò:
*Spero tanto che tu mi stia pensando…* quindi uscì.
“Lamù, dove stai andando?” chiese sua madre incrociandola per i corridoi della casa.
“Da Oyuki”
“Tesoro, lo so che è difficile…”
“Mamma, ti prego non ti ci mettere anche tu…”
“Papà ha sbagliato a dirti quelle cose, ma è davvero preoccupato per te…siamo tutti preoccupati per quanto ti sta accadendo, ma non devi buttarti giù”
“Oh, per favore! Non sapete cosa significa essere rifiutati dalla prima all’ultima volta dalla persona per cui dareste la vita!” sbottò, ricacciando le lacrime in gola.
La madre assunse uno sguardo triste e continuò col suo tono apprensivo: “Forse è così…ma tu sei mia figlia e mi scoraggia davvero il fatto tu stia così male. Credimi io so bene quanto ami quel ragazzo, ma non per questo devi smettere di vivere la tua vita, insomma, so bene che è presto, ma devi cercare di reagire in qualche modo”
“Sto andando dalle mie amiche, infatti”
“E questo ti farà senz’altro bene ma…non lasciarti sopraffare dal dolore, dopo starai soltanto peggio” fece, abbracciandola.
“Facile parlare!” mormorò divincolandosi dall’amorevole stretta, irritata.
“Torna presto, non fare troppo tardi” disse apprensiva.
“Torno quando voglio!” sentenziò con una nota di ribellione adolescenziale nella voce.
Raggiunse la porta principale e se la sbatté alle spalle una volta uscita.
Ten aveva sentito il litigio e andò da sua zia, trovandola seduta su una poltroncina, con il viso fra le mani.
“Mi dispiace, ho sentito tutto” disse con la sua vocetta.
“Oh piccolino, ho paura che la poverina non si riprenderà mai!”
“Non piangere, dai, se ti conforta posso starei io con lei”
“Davvero?” chiese guardandolo.
“Certo, lo sai quanto ci tengo a lei, è più di una cugina, per me è come una sorella”
“Oh grazie, grazie infinite Ten!” e così dicendo lo abbracciò, rincuorata.
“Beh io vado” fece poco dopo.
“D’accordo e mi raccomando”
“Sì”


L’astronave di Lamù volava a velocità eccessiva ed aveva quasi raggiunto Nettuno. La bella oni era ancora immersa nei suoi tristi pensieri quando atterrò sul pianeta ghiacciato. Fu solo quando le figure di Benten ed Oyuki le si pararono davanti che tornò in sé.
“Sei stata veloce come un fulmine!” commentò Benten con una risatina “quasi battevi il mio record…quasi eh!”
“Com’è andata a casa?” domandò Oyuki, un po’ preoccupata.
“Ho incontrato mia madre…cercava di confortarmi…come fate tutti voi del resto…”
“E’ normale, lo facciamo per il tuo bene, perché ci preoccupiamo per te ”
“Lo so, Oyuki, lo so…”
“Su, andiamo dentro a parlarne, che ne dici?”
“Già, qui fa un freddo cane, come al solito…”
“Ti ricordo che siamo su Nettuno, Benten, cosa pretendi?” la riprese la regina dei ghiacci, poi si rivolse a Lamù: “Andiamo cara”
Lamù annuì e si lasciò accompagnare dentro casa dove il clima era decisamente migliore.
Si accomodarono in salotto dove un’ancella aveva prontamente servito un po’ di tè caldo, considerando il gelo insopportabile del pianeta, soprattutto in quel giorno.
“Ecco, servitevi pure” fece la padrona di casa gustando invece un cono gelato.
“Dì un po’ ma sei fatta di stalattiti tu?”
“Lamù, hai voglia di sfogarti un altro po’ con noi?” chiese Oyuki, ignorando palesemente Benten.
“A dire il vero volevo farvi una domanda, ma vi prego siate sincere, non abbiate paura di ferirmi con le vostre risposte”s’interruppe facendo un profondo sospiro, poi riprese: “secondo voi ci sono speranze che Ataru ritorni sui suoi passi?”
“Lamù, Lamù, Lamù…” Benten scosse la testa “non ho mai conosciuto una donna più ostinata di te…”
“Benten?”
“Non so cosa frulli nella testa di Ataru, ma forse una possibilità c’è…”
“Di-dici sul serio?” chiese con occhi speranzosi.
“Beh come faccio a saperlo?”
“Ma hai appena detto…”
“Lamù, quello che Benten sta cercando di dirti è solo che c’è una remota possibilità che Ataru decida di tornare indietro ma, ovviamente, non devi prendere alla lettera tutto quel che ti diciamo, sono solo nostre supposizioni ma, d’altra parte, come puoi pretendere che sappiamo con esattezza cosa accadrà?”
“Avete ragione, scusate…”
“Non importa Lamù, comunque non disperare, magari quella zucca vuota capirà di aver commesso un errore…prima o poi” aggiunse Benten.
“Lamù” disse Oyuki prendendole la mano fra le sue “noi vogliamo darti una speranza, perché sarebbe bellissimo poter veder tornare il sorriso sul tuo volto, ma non per questo vogliamo illuderti, perché se così non fosse non devi rimanerci male…”
“Ma come puoi dirlo? Mi sembra normale che starò male, infondo già sono a buon punto così…”
“Noi siamo fiduciose nonostante tutto, non è così Benten?”
“Certo!”
“E quindi devi esserlo anche tu!”
“Su Lamù, facci un bel sorriso ora!”
La oni non riuscì a sorridere, piegò appena le labbra in su e si lasciò sfuggire qualche piccola lacrima da sotto le ciglia socchiuse e mormorò:
“Cosa farei senza di voi? Grazie amiche mie, non dimenticherò mai quello che state facendo per me!”
Oyuki e Benten le si accostarono e la strinsero forte.
“Tutto si aggiusterà, vedrai”
“Lo spero tanto”
“Ehi ragazze, per quest’occasione mi sono procurata un bel film comico terrestre…vi va di guardarlo?”
“Hai avuto proprio una bella idea! Lamù?”
“Perché no? Sarà divertente”stavolta il suo sorriso fu davvero espressivo e dolce.
Stava male, davvero male dentro di sé, avrebbe perso il suo unico amore di lì a poche ore, ma in quel momento si sentiva felice di avere due amiche così speciali accanto a sé.
“Scusate, signorina mi scusi…” dalla porta fece capolino un’ancella che si rivolgeva ad Oyuki “ci sarebbe un altro ospite”
“Di chi si tratta?”
“Del piccolo Ten”
“Eh?” Lamù parve perplessa.
“Certo, fallo entrare!”
“Come vuole…entra pure piccolino”
“Ciao Oyuki, ciao Benten!” salutò l’oni con il suo dolce sorriso e con il tono di voce affettuoso di sempre.
“Ciao Ten” salutarono le ragazze.
“Che sei venuto a fare qui?” chiese Lamù, sospettosa.
“Ma Lamù, ti sembra il modo di trattarlo?”
“Che sei venuto a fare qui, Ten? Fammi indovinare: ti hanno mandato i miei genitori, non è forse così?”
“Lamù io…” il piccolo sembrava quasi sul punto di piangere “io ero molto preoccupato per te…ma se non mi vuoi me ne vado…”
“Oh poverino…” fece Oyuki.
“Lamù!” disse Benten.
“Dici davvero, Ten?”
“Sì”
A quella flebile risposta Lamù si alzò dal divano e volò verso il piccolo, abbracciandolo forte contro il suo petto.
“Grazie cuginetto” e così dicendo tornò a sedersi.
“Allora, vogliamo vederlo questo film o no?”
“Un film? Oh che bello!” pigolò Ten.
“Certo, ti va?”
“Sì Oyuki” rispose “posso restare fino alle quattro però, perché poi devo tornare a casa di Lamù”
“E perché?”
“Lo zio e la zia hanno promesso di lasciarmi a giocare da Kintaro”
“Capisco, beh il film dura un po’ di più ma lo recupererai un’altra volta, ti va se lo presto a Lamù?”
“Per me va benissimo!” fece il piccolo oni.
“Benten, mettilo pure” la esortò Oyuki “Ten, ti va del cioccolato caldo?”
Il piccolo oni annuì felice e pochi istanti dopo il quartetto si dilettò con delle scenette comiche e Lamù riuscì a distrarsi per un po’.


Dopo lo sfogo iniziale Ataru restò muto per tutto il pranzo, fino a che Ran e Rei decisero di farlo parlare.
L’amica di Lamù si accostò ad Ataru e il suo ragazzo fece lo stesso, avvicinandosi a lui dall’altro lato del divanetto.
“Allora, di cosa dovevi parlarci con tanta insistenza?”
“Oh, non è nulla di così importante…”
“Senti, non cominciare…questa è una cosa che non sopporto di te… ci hai chiamato dicendoci che si trattava di una cosa davvero importante, beh ora siamo qui, ti abbiamo dato il tempo di riprenderti…ora sputa il rospo!” gridò Ran, stavolta davvero spazientita.
Ataru rimase muto.
Ran stava preparando un enorme martello di legno per darlo in testa ad Ataru ma Rei, mettendosi in bocca una gigantesca torta, la bloccò prontamente.
“Calmati!” le disse subito dopo aver assunto le sembianze oni.
“Calmarmi dici? Ma questo qui ti fa esaurire la pazienza!”
“Su Ran, siamo qui per aiutarlo”
La ragazza si calmò lentamente, fino a che non si sedette in maniera composta e si schiarì la voce.
“Ataru?”
Nessuna risposta, ormai il terrestre fissava il vuoto davanti a sé.
“Ataru, non fare così, siamo disposti ad ascoltarti” disse Rei.
“Scusatemi…possiamo fare una passeggiata, prima?”
“Ma sentilo…”
“Certo, dove vuoi andare?”
“Non so Rei, fate voi, avrei solo bisogno di un po’ d’aria”
“Okay…Ran, che ne dici dell’ astroparco di Urano?”
“Direi di sì, di solito non è affollato in mezzo alla settimana”
“Bene, Ataru vedrai il posto ti piacerà, ti ci avremmo portato anche prima, peccato non siano permessi picnic”
“Grazie” si limitò a dire Ataru.
Ran si mise alla guida ed in poco tempo la navicella si alzò in volo. Attraversarono l’atmosfera di Uru e si ritrovarono nello spazio aperto, circondati da miriadi di stelle.
Non ci volle moltissimo a raggiungere il pianeta, una mezz’oretta all’incirca.
Quando Ran atterrò nel parcheggio e spense i motori disse:
“Ve l’avevo detto che c’era poca gente, il parcheggio è praticamente vuoto!”
 “Meglio così” aggiunse Ataru.
Scesero ed entrarono nel parco che si rivelò simile ai parchi terrestri, era simile ad un luna park.
“Bello, non trovi?”
“Già!” rispose, stupefatto dai giochi di luce e colore che lo circondavano.
“Dai, vieni a fare un giro!” lo esortarono i due trascinandolo su un vertiginoso disco volante che era tutt’altro che una giostra per bambini.
Il tempo trascorse ed Ataru si divertì molto insieme ai suoi amici, però quando si fermarono ad una bancarella per prendere cibo e bevande, si voltò verso il profilo lontano e luminoso di Nimayoho e gli tornò in mente il dolce viso di Lamù e con esso tutti i suoi pensieri che gli piombarono addosso, più pesanti che mai.
“Ehi Ataru, qualcosa da mangiare?”
“No Ran, grazie, preferirei da bere”
“Okay, cosa ti prendo?”
“Una birra”
“Birra?” Ran alzò il sopracciglio, alquanto perplessa “qui non ci sono bevande terrestri”
“Nemmeno della coca cola?”
“Direi di no, però vedrò di prenderti qualcosa di simile”
Pochi minuti più tardi la ragazza gli si avvicinò e gli porse una bevanda fresca, Ataru la prese e mormorò i suoi ringraziamenti.
“Non ti diverti?”
“Sì Rei, ma…vi spiace se me ne sto un po’ per conto mio?”
I due si scambiarono un’occhiata.
“D’accordo, ma se vuoi riflettere forse è meglio tu stia lontano dal fracasso. Se vai laggiù c’è un lungo tragitto, ai lati troverai dei prati, di tanto in tanto c’è una panchina”
“Ah, va bene”
“Ataru?” lo chiamò Ran.
“Sì?”
“Non dimenticare che devi ancora dirci quella cosa”
“No, non l’ho dimenticato, stai tranquilla, ve lo dirò”
“Vuole soltanto riflettere” fece Rei con la bocca piena.
“D’accordo, non metterci troppo però, il parco chiude presto nei giorni normali, abbiamo soltanto un paio d’ore”
“Tornerò presto, divertitevi pure e non preoccupatevi per me” e così dicendo se ne andò.
Prese il sentiero che gli avevano detto i ragazzi e si incamminò in quella direzione con la testa altrove.


“Ahahahah! E’stato davvero divertente!” Lamù rideva a crepapelle assieme alle sue amiche, quel film era stato davvero esilarante.
“Lo dicevo io che era uno spasso!” fece Benten, vantandosi.
“Sapete che vi dico? Ho riso talmente tanto da essermi accalorata! Vado fuori a riprendere la mia temperatura corporea, se avete bisogno di qualcosa chiedete alle mie ancelle” disse Oyuki mettendosi in piedi ed indossando il suo kimono, un attimo dopo era fuori dalla stanza.
“Mi fa piacere che il film ti sia piaciuto” confidò Benten togliendo il dischetto dal video.
“Oh, a proposito Benten” fece Lamù “credo sia il caso di parlare di una certa cosa…”
“Tipo?”
“Alec”
“Capisco, ma perché dovremmo parlarne?”
“Non fingere di non sapere nulla!”
“Ma di che stai parlando?”
“Mi hai fatto uscire con lui perché pensavi mi dimenticassi di Ataru se quel bellimbusto mi avesse sedotta, non è forse così?” chiese irata.
“Ma che stai dicendo?”
“Non eri tu quella che sosteneva che se avessi dimenticato Ataru milioni di ragazzi avrebbero fatto follie per me?”
“Sì l’ho detto ma…”
“Allora ammetti che è tutta opera tua!”
“Calmati, accidentaccio!” ora anche Benten si stava scaldando.
“Come puoi dirmi di calmarmi dopo quello che hai cercato di fare? Sei una persona meschina e sleale e credevi di cavartela con un film!”
“Non è così!” gridò.
“Ah no? E allora spiegami, dimmi tu, perché io stento a credere che la mia migliore amica mi abbia fatto questo!” anche lei urlò.
“Innanzitutto calmati e dimmi tu per prima che cosa è successo!”
“Non fingere di non saperlo!”
“Non sto fingendo, io non so nulla! Se fossi così gentile da spiegarmelo magari…”
Lamù fece un profondo respiro e quindi parlò di nuovo.
“Quando mi avevi detto che aveva bisogno di qualcuno che gli sistemasse il guasto alla navicella ho accettato perché nel nostro giro di conoscenze in materia sono la più competente, ma non immaginavo che il suo unico scopo era quello di sedurmi!”
“Che cosa?!”
“Non dirmi che non lo sapevi!”
“E’ così Lamù, io non avevo idea che volesse…”
“E invece voleva proprio quello!”
Benten abbassò la testa e per la prima volta in vita sua si sentì davvero mortificata. Lamù se ne accorse e capì che l’amica aveva detto la verità.
“Lui che cosa ti aveva detto?”
“Che aveva bisogno di una persona che potesse riparargli il guasto all’astronave… all’inizio lo aveva chiesto a me, ma dopo che gli ho risposto che mi intendo solo di moto lui mi ha chiesto se conoscessi qualcuno che poteva dargli una mano e io gli ho suggerito te… ma non immaginavo certo che fosse quello il suo scopo…”
“Quindi tu non volevi farmi distrarre…con lui?”
“No Lamù, nella maniera più assoluta!” la pregò “Credimi!”
“Ti credo Benten, anzi ti prego di scusarmi, non so come mi sia venuto in mente…”
“Lo avrei pensato anch’io al posto tuo” confessò.
“Non potevi saperlo, scusami amica mia” e così dicendo le si buttò fra le braccia, stringendola a sé.
Benten ricambiò l’abbraccio, felice che Lamù avesse compreso la sua buona fede.
Poco dopo tornò dentro Oyuki e sorrise vedendo quelle due ribelli abbracciate l’una all’altra, proprio come facevano da bambine dopo ogni litigata.


Ataru aveva camminato a lungo e si era fermato su di una panchina, in un’ area deserta dell’astroparco. Con la bibita ancora in mano, ormai divenuta calda, fissava il cielo con ampi sospiri.
“Lamù, dove sei in questo momento? Sono nei tuoi pensieri?”
Le sue parole si perdevano nel vento freddo e davanti a lui c’erano solo i puntini luminosi delle stelle, sparsi per il cielo grigio.
Osservava i contorni degli alberelli e le lucette lontane delle giostre dall’altra parte, si sentiva solo ed impotente.
All’improvviso notò nel cielo una nuvola purpurea e poco definita dalla quale si irradiavano lievi bagliori soffusi.
Strizzò gli occhi e tentò di concentrarsi per vedere cosa creava quella luce, fino a che, notò, qualcosa si avvicinava nella sua direzione.
La luce si avvicinò sempre di più e la cosa che l’emanava sembrava un fiore ripiegato su se stesso. Prima che il ragazzo potesse dire o fare qualcosa il fiore si girò e quelli che parevano petali si dimostrarono essere piccole ali che si dischiusero delicatamente e rivelarono una deliziosa farfallina.
Ataru sussultò.
“Ciao papà!” disse la farfalla con voce dolce e femminile.
Non riusciva a crederci, non poteva essere…
Imo-chan!”
La farfallina era immensamente felice che si ricordasse di lei, così sorrise e si avvicinò ancora di più ad Ataru che l’accolse in una mano e la accarezzò amorevolmente con i polpastrelli, evitando accuratamente le ali e sperando di essere abbastanza delicato da non farle male.
“Come mai ti trovi qui, piccola mia?”
“Perché in questa parte dell’universo comincia a fare troppo freddo, così io e i miei amici stiamo migrando da un’altra parte”
“Quindi siete costretti a spostarvi ogni volta che sentite freddo?”
“Eh sì, siamo molto delicati” spiegò “e tu perché se qui e non sulla Terra?”
“Beh, è una storia lunga…”
“Dov’è la mamma? Mi piacerebbe molto salutarla…”
“Temo che non sia possibile, Imo-chan…”
“E perché?”
“Perché io e la mamma non stiamo più insieme, stasera partirò e non la vedrò mai più”
Imo-chan rimase dapprima sorpresa, poi delusa e incominciò a piangere.
“Non voglio, non può andare così…” singhiozzò come una bambina.
“Mi dispiace tanto, ma ormai è deciso…”
“Speravo di ricevere liete notizie… e invece mi hai spezzato il cuore, papà!”
“Non piangere, per favore, lasciare mamma non mi rende felice, anzi anch’io sono triste, ma è così che deve andare…”
“Tu non la ami più?”
“Ma no…non si tratta di questo, io…”
“Allora non c’è alcun motivo per cui tu e mamma dobbiate soffrire”
“Ascoltami io…”
“Purtroppo devo andare o i miei amici se ne andranno senza di me… ascoltami papà, non importi regole, non seguire per forza la tua testa, guarda dentro il tuo cuore, solo lì c’è la risposta che cerchi, quella che devi seguire…”
“Ma come faccio?”
“Promettimi che farai la cosa giusta, promettimi che farai quello che vuoi davvero…” fece alzandosi in volo, con voce implorante.
“Io…”
“Papà, promettimelo!” gridò la farfallina svanendo all’orizzonte insieme ai suoi amici.
“Te lo prometto, Imo-chan” sussurrò quando era ormai troppo lontana per udire le sue parole.


****************L’angolo di Amy****************
Ciao gente,
si conclude un altro capitolo di questa fanfiction…vi aspetto presto per vedere cosa accadrà nel prossimo…che sarà anche l’ultimo :’(
Ad ogni modo che ve ne pare della comparsa di Imo-chan? Lasciatemi le vostre impressioni. Grazie mille per le recensioni dello scorso capitolo ^^  

Amy Dickinson

 

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Capitolo 16
*** 16 ***


LAMù 9

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 Capitolo 16
Epilogo

Ataru chiese a Ran e Rei di accompagnarlo a casa di Lamù, poiché aveva deciso di partire subito.
Nonostante le insistenze di Ran non aveva voluto dire altro.
Quando raggiunsero la grande casa di Lamù, Ataru salutò i ragazzi.
“Sicuro che sia quello che vuoi?”
“Non lo so Rei, davvero, stavolta non so dirti…”
“E allora rimani, riflettici su ancora un po’…” fece Ran, un po’ frustrata dalle non-risposte di Ataru.
“Non è il caso Ran”
“Ma perché no? E poi perché non hai più voluto dirci quella cosa per cui ci avevi chiamato?”
“Tesoro non lo forzare” le disse Rei “dobbiamo rispettare la sua scelta, e anche Lamù dovrà farsene una ragione”
“Giusto” aggiunse Ataru.
“Allora noi ti lasciamo”
“Venite a trovarmi qualche volta”
“Beh ma adesso hai la tua astronave, puoi farlo anche tu…”
“Ad essere sincero non so ancora bene come usarla…però contateci”
“Bene”
“Grazie di tutto”
“Non ringraziarci, infondo non abbiamo fatto nulla, abbi cura di te”
“Anche voi e…statele accanto”
“Certo”
Si strinsero la mano e poi Rei e Ran salirono sulla loro astronave e se ne andarono.
Ataru allora si volse verso la casa di Lamù e con un sospirò pensò:
*Ci siamo…se non la vedo da una parte è meglio, sarà meno doloroso…* e così entrò.


Lamù era sdraiata sul suo letto a baldacchino, raggomitolata su se stessa, abbracciata ad un cuscino color avorio. I capelli sparsi disordinatamente sul copriletto, il viso sepolto sotto le braccia, singhiozzi profondi facevano sussultare il corpo con un ritmo scomposto e convulso.
“Sii forte Lamù, puoi farcela!” le avevano detto Benten e Oyuki, ma lei sapeva che lo avevano detto sì per cercare di confortarla, ma anche perché non avevano nulla da dire, perché in fondo non c’era altro da dire.
Non poteva andare diversamente da come stava andando.
Ci sarebbe voluto un miracolo per cambiare la situazione.
Ma Ataru non sarebbe mai tornato sui suoi passi, lei avrebbe dovuto farsene una ragione.
Ma pur sforzandosi con tutte le sue forze, non ci riusciva.
Quel donnaiolo terrestre era stato tutto per lei, dalla prima volta che si erano incontrati, sino a quel momento in cui stavano per darsi l’addio.
Lamù si tirò su a sedere, si strinse nelle ginocchia e tirò su col naso.
*Ormai non manca molto, fra poche ore Ataru se ne andrà…per sempre…solo una notte ci divide…soltanto una e poi…basta…nulla più…*
 Si alzò poi dal letto e con un sospiro si guardò allo specchio e notò che gli occhi erano visibilmente arrossati. Allora si sedette e iniziò a coprire i segni con del trucco, e fortunatamente l’arrossamento era davvero lieve, la copertura funzionava. Questo la rincuorò almeno un po’.
*Non voglio farmi vedere così, non voglio complicare le cose più del dovuto, devo essere forte* pensò.
Poco dopo uscì dalla stanza, diretta in cucina, per placare l’arsura della gola, ormai del tutto asciutta.
Nello spostarsi lì incontrò lo sguardo di Ataru che stava bevendo da un bicchiere a sua volta.
“Quando sei tornata?” chiese, in tono indifferente.
“Per quel che te ne importa…sono tornata poco fa” rispose, cercando di mascherare la stessa freddezza, sebbene il timbro nasale della sua voce tradisse il fatto che aveva pianto fino a un minuto prima.
“Come sapevi che sono uscita?” domandò poco dopo.
“Il tuo ufo ha superato quello di Ran durante un tratto di astrostrada
“Capisco…e tu dove sei stato invece?”
“Non sono fatti che ti riguardano!”
“Non c’è bisogno di essere così sgarbato”
“Se tu continui ad essere così invadente non puoi pretendere che sia gentile”
“Non è questione di gentilezza, ma di educazione”
“Stai  forse insinuando che non sono educato?”
“Non lo insinuo, lo dichiaro apertamente”
“Ho fatto proprio bene a cambiare idea sulla mia partenza, lo sai Lamù?” *Dille che non parti, diglielo…diglielo!*
“Cosa vuoi dire?” chiese con un filo di voce mentre un barlume di speranza si faceva vivo in lei.
*Diglielo…dille la verità…maledizione, Ataru!* “ Ho deciso di partire stasera stessa”
Lamù, che si stava versando dell’acqua nel bicchiere per dimostrare indifferenza, rimase sorpresa e fece cadere l’acqua per terra, scioccata dalla risposta.
*No…non può essere…*
*Dannato codardo!*
“Capisco…non ce la fai proprio a stare qui, non è vero?”
“Proprio così…non ti sopporto più”
La oni si chinò e si mise ad asciugare l’acqua sul pavimento, tentando con tutta se stessa di non dimostrare sentimenti.
“Bene, e quando avresti intenzione di partire di preciso?”
“Il tempo di raccogliere le mie cose e partirò, ci metterò al massimo dieci minuti”
“Bene, allora ti saluto, io ho da fare” la risposta fu secca e tagliente, forse anche più del dovuto “fai buon viaggio”
“Grazie, saluta i tuoi genitori e ringraziali di tutto”
“Fai lo stesso con i tuoi, ciao Ataru”
“Addio” così dicendo le strinse la mano velocemente e andò in camera sua a prendere la giacchetta con la zip ed il portafogli.
Quando gettò un’occhiata alla cucina si accorse che era vuota e così mise la mano sulla maniglia della porta e si bloccò un istante, guardandosi indietro.
*E’ davvero così che deve andare? Lamù…ti prego, non permettermi di partire…non è quello che voglio…non posso farcela da solo* pensò, ormai sconsolato.
Attese qualche istante, ma Lamù non era lì e non lo avrebbe fermato, forse aveva perso qualsiasi interesse, non le importava veramente se partiva, anzi per lei sarebbe stata certamente una liberazione, si disse, fra sé e sé.
Deglutì a fatica e uscì dalla casa, chiudendosi lentamente la porta alle spalle.
Scese in cortile con una lentezza innaturale e iniziò a preparare l’astronave, cercando di ricordare le istruzioni che lo scienziato che l’aveva costruita gli aveva detto poche ore prima.


Non appena Ataru l’aveva salutata, Lamù era corsa a rifugiarsi nella sua stanza e, una volta chiusa la porta, la sua maschera di indifferenza si era sciolta e aveva lasciato via libera ad una sconsolata tristezza che le faceva male anche dal punto di vista fisico.
Le mani coprivano il volto, ma le lacrime si rifiutarono di uscire ed il dolore rimase insito in lei che nemmeno poteva più sfogarlo.
*Ataru…non partire…non ora, ti prego…*
Pochi istanti dopo le venne in mente il suo diario che avrebbe potuto permetterle un modo per sfogarsi, e così si alzò dal pavimento per andarlo a recuperare nella borsetta che aveva indossato nel giorno dell’appuntamento con Alec.
Una volta che l’ebbe trovato si procurò una penna e iniziò a scriverlo.

Caro diario,
oggi è la giornata peggiore della mia vita.
Ataru fra poco partirà, se ne tornerà sulla Terra e io sarò costretta a cancellargli la memoria e far sì che si dimentichi di me…E’ terribile, non so davvero perché tutto questo accada…non so il perché accada a me, a noi…
Io credevo che un giorno mi avrebbe davvero capita, credevo che tesoruccio e io alla fine ci saremo sposati veramente e avremmo vissuto la nostra vita felicemente, sempre insieme…e invece…
Non voglio stare senza di lui, non è quello che desidero…vorrei che fosse un incubo, un orribile incubo dal quale svegliarmi…che triste destino il mio…sto così male che…non so nemmeno io come comportarmi…io…voglio il mio tesoruccio…voglio il mio tesoruc

Dovette fermarsi un attimo poiché le mancava il respiro, nel farlo, con un movimento improvviso, spostò il diario che cadde dal bordo del letto, riversandosi sul pavimento.
Lamù, pochi istanti dopo, si chinò a raccoglierlo e lo riappoggiò sul letto, impugnata la penna stava per continuare a scrivere, quando si accorse che il diario era aperto ad un’altra pagina che non recava la sua scrittura precisa e ordinata, piuttosto una grafia marcata, piena di cancellature, molto grossolana e rude.
La bella oni sgranò gli occhi dallo stupore.
Soltanto Ataru scriveva in quel modo.
Ma non poteva essere! Come sapeva lui che teneva un diario?
L’aveva forse spiata?
E come lo aveva preso se non mettendo mano nella sua borsetta?
E poi, per quale motivo ci aveva scritto sopra poi?
Eppure tutto ciò non le importava davvero, ora voleva solo sapere cosa aveva scritto, sperando non si trattasse di insulti e cattiverie cui invece il ragazzo era solito.
Deglutì e lesse.

Cara Lamù,
scusami se ho preso il tuo diario e se ci sto scrivendo sopra, ma non ho trovato altro e mi premeva lasciarti un messaggio, sperando che tu non incenerisca il foglio con le tue scariche elettriche.
A quest’ora sarò già tornato nella mia casa, a Tomobiki, nella mia umile casa, assieme ai genitori che non mi hanno mai amato, e sfortunato come non mai correrò di nuovo appresso a tutte le ragazze carine che incontrerò, beccandomi l’ennesimo ceffone e l’ennesimo insulto, niente di più meritato.
No ti prego, non arrabbiarti, sto scherzando, non credo che avrò più interesse per altre donne. Probabilmente non mi credi, plausibile, come potresti credermi dopo tutto il male che ti ho fatto?
Eppure devi credermi, Lamù, non mi interessa nessun’altra all’infuori di te.
Lo so con assoluta certezza, anche se avrai già provveduto a cancellarmi la memoria, io non mi dimenticherò di te, non lo farò mai.
Prima di dirti il perché, ci tengo a dirti un’altra cosa, anche se ormai è tardi, troppo tardi… scusami.
 Scusa per tutte le volte che ti ho fatto soffrire, arrabbiare, ingelosire, preoccupare inutilmente, piangere e stare male per uno come me. Scusami se non sono mai stato in grado di essere un fidanzato come avresti voluto tu, come sei tu, o meglio dire…come eri.
Scusami per tutto, non ho il diritto di chiedertelo, però ti prego davvero di scusarmi per ogni mia mancanza e per ogni mia malefatta.
Con questa umilissima lettera non spero affatto di aggiustare le cose, sono sempre stato uno sbruffone ed un arrogante, ma credimi non ho questa pretesa, sarebbe da presuntuosi e da sfacciati, e io non voglio più essere così, perché è essendo così che ti ho perso, è così che ho distrutto tutto fra noi, e per di più con le mie stesse mani, come ho sempre fatto, ma stavolta il mio egoismo e la mia ipocrisia hanno raggiunto l’apice.
Ma come posso tornare indietro?
Come posso sperare, pretendere che tu mi perdoni dopo tutto questo?
E’ impensabile, impossibile.
Lo so.
 Eppure non smetto di sperare, non chiedermi di farlo perché non ci riesco, è più forte di me.
Sarebbe bellissimo se potessi evitare, nel caso in cui tu non l’abbia già fatto, di cancellarmi la memoria, perché ti ho detto una bugia… io voglio ricordarmi di te, voglio ricordarmi del giorno in cui ci siamo incontrati, della sfida e di tutto il resto, voglio ricordare tutto, perché altrimenti nel mio cuore resterà un vuoto incolmabile e doloroso legato a ricordi che non riuscirò ad evocare.
Vedi Lamù io voglio ricordarti, con tutti i tuoi pregi e difetti, sì, soprattutto i tuoi difetti, non voglio tralasciare nulla che ti riguardi.
Per la prima volta vorrei essere davvero sincero con te.
Quando ti dicevo che non mi importava nulla di te, che non mi interessavi affatto, che erano le altre che volevo, che non vedevo l’ora te ne andassi, che non ti volevo fra i piedi, che non ero felice quando tornavi da me dopo i nostri litigi…era tutto falso.
Io non so dirti il motivo per cui mi comportassi male con te, mi nascondevo sempre dietro i miei ormoni impazziti e li usavo come scusa per tutto.
Mi dispiace se non sono mai riuscito a dimostrare quanto tu valga per me.
Tu sei una persona eccezionale, bellissima, sensuale, semplicemente fantastica…ma soprattutto unica. 
Lamù io ho sbagliato, sempre, su tutta la linea.
Non me ne sono reso conto e tu sei l’unica che stava male, perché dietro la tua forza, apparentemente inesauribile, si nasconde una donna davvero fragile in tutta la tua sensibilità.
Lamù, cara, chiederti scusa è troppo poco ma in questo momento non so cos’altro fare…credimi, sono disperato.
Non so come fare per tornare indietro, sarei uno stupido a confessare tutto, e poi credo che tu non mi perdoneresti comunque e credo che anche se impedissi tutto questo tu non accetteresti mai di tornare insieme a me. Mi fa male, ma so che è così e soprattutto me lo merito.
Ci tenevo a dirti che mi spiace, per tutto, anche se ormai è tardi.
Volevo dirtelo prima che fosse ancora più tardi di così…prima che mi cancellassi la memoria, prima che tornassi sul mio pianeta.
Non pretendo che mi perdoni, spero solo tu possa capire.
Non te l’ho mai detto in tutto questo tempo, non ti ho detto quello che veramente sentivo e sento tuttora per te…ma vedi io non mi sono mai sentito alla tua altezza, so che non è una scusa, ma cosa potevo offrirti io? Speravo che trattandoti in quel modo prima o poi ti saresti stancata e avresti cercato uno che fosse migliore, che davvero ti meritasse…anche se questo avrebbe voluto dire separarmi per sempre da te.
Non è una bugia, a me le altre non sono mai interessate veramente, era solo una scusa… una scusa idiota, lo ammetto, ma l’ho sempre fatto a fin di bene.
Anche quello che faccio ora non lo faccio certo per me ma per te.
Lo so che sembra un controsenso ma ti assicuro che non è affatto così: forse all’inizio ti farà male, ma poi dimenticherai e sarai di nuovo felice, con una persona che ti meriti.
Tutte queste parole sono solo inutili, al solito mi nascondo dietro a qualcosa… basta così…sono pronto a dirti la verità…ti amo Lamù, ti ho sempre amata e ora sono pronto a lasciarti pur di saperti felice.
Ti amo, ti ho sempre amata, ma non sono (o ero) capace di dimostrartelo, per cui, per non farti soffrire, ho preso la decisione, per me infinitamente dolorosa, di separarmi da te.
Ti prego cerca di capire.
Ti amo, sei l’amore di tutta una vita e ti porterò sempre nel mio cuore, sempre, fino alla fine della mia misera, patetica esistenza, sappilo, è l’unica grande verità.
Addio piccola Lamù.
Per sempre tuo,
 Ataru

L’aliena era rimasta muta, aveva letto quelle poche frasi tutte d’un fiato, con le mani tremanti nello stringere il diario. Un delicato, arrendevole sorriso si dipinse sulle sue labbra rosee e forse cominciò a capire qualcosa di quello che stava accadendo. Si mise in piedi e con uno scattò uscì prima fuori dalla stanza e poi dalla casa.
Adesso, finalmente, sapeva quello che doveva fare.


“Allora…accensione…modulazione comandi… aria… acqua… cibo… modalità primaria…modalità secondaria per le emergenze…comandi ausiliari…uhm, dovrebbe esserci tutto” bofonchiò a mezza voce controllando un foglio che aveva in mano e che subito dopo gettò via.
“Bene, allora posso partire”
Si voltò verso la casa di Lamù a pochi metri di distanza dall’astronave, emise un lungo sospiro e aprì il portafogli. Ne estrasse una foto piegata in due, nella quale erano raffigurati due giovani signori Moroboshi davanti alla loro casa appena comprata, in secondo piano, ed in primo piano c’era un ragazzo che scappava da una fanciulla dal costume tigrato, lui e Lamù, in una foto di molto tempo prima.
Una lacrima solitaria gli rigò la guancia, lui l’asciugò subito con il dorso della mano.
“E’ tutto inutile adesso, anche piangere non serve a nulla… non riaggiusterà le cose… non perdonerà quello che ho fatto!” bisbigliò con voce desolata.
A malincuore, ripiegò la foto e la ripose al suo posto nella taschina del portafogli.
“Qualunque cosa accada non ti dimenticherò mai, Lamù, mai!” 
Con una risolutezza che stupì perfino lui, Ataru premette un pulsante e chiuse il portello dell’astronave, con un altro accese i motori ed attese qualche istante prima che l’astro mezzo si librasse nell’aria, inaspettatamente leggero e fluido negli spostamenti.
Impiegò ancora un po’ per capire quali dei comandi avevano la priorità sugli altri (d’altronde si trattava pur sempre di Ataru Moroboshi!), quindi si guardò indietro ancora una volta e lanciò un’occhiata verso la porta della casa.
“Addio” disse in un soffio.
Proprio quando stava per voltarsi notò che Lamù uscì fuori di casa con un guizzo.
“Ataru, aspetta!” gridò.
“E’ tardi ormai…” disse, parlando sottovoce, più a lui che a lei.
“Ataru, aspetta ti prego!”
L’astronave però saliva di quota a gran velocità e diventava un puntino rosso sempre più piccolo.
“Ataru!”
Lamù prese a seguirlo in volo ma lui non si fermò, anzi aumentò la velocità.
Lamù non ce la fece a volare troppo in alto, le lacrime erano copiose sul suo volto, non aveva forze in corpo, si lasciò precipitare giù, noncurante dell’altezza.
“A-addio amore…” mormorò.
Infondo, che differenza avrebbe fatto se si fosse fatta male?
Il suo cuore era stato spezzato, il suo cuore  già sanguinava di suo.
Ataru si bloccò, spaventato.
“Vola, vola maledizione!” gridò contro il vetro della sua postazione, guardando verso la oni che stava precipitando al suolo, con gli occhi umidi e vitrei.
Lamùùùùùùù!
Lei però non sembrò ascoltarlo e chiuse gli occhi di ghiaccio liquido.
Ataru cambiò immediatamente rotta ma si rese subito conto che Lamù era troppo vicina allo schiantarsi e che in ogni caso non ce l’avrebbe fatta a raggiungerla.
“Oh, al diavolo tutto! Ha ragione Imo-chan!”
Spinse un bottone dietro l’altro con disperata sicurezza, il portello si aprì e lui saltò giù, senza protezione, senza remore alcuna.
Davanti ai suoi occhi solo il corpo di Lamù che cadeva giù, nella sua mente il pensiero di salvarla, e nient’altro.
*Ti prego, fa che riesca a salvarla…*
Riuscì ad avvicinarsi, l’afferrò per il polso e la trasse verso di sé, riuscendo a prenderla fra le braccia.
Lamù a quel contatto riaprì gli occhi di scatto, come si fosse svegliata da uno stato di trance, e il suo sguardo raggiunse Ataru, che nemmeno se ne accorse.
Non lo aveva mai visto così: il volto tirato, tesissimo, concentrato, tutto questo per salvare la vita a lei, che aveva sempre rifiutato e che per di più sapeva volare.
Proprio un secondo prima di schiantarsi al suolo, la oni capì cosa stava accadendo, si strinse a lui ed evitò la rovinosa caduta.
“Lamù, stai bene?”
“S-sì…”
“Scema! Che ti è saltato in mente?! Potevi morire!”
“Scusami, pensavo che non ti sarebbe importato nulla di me…”
Tutta la rabbiosa preoccupazione di Ataru si sciolse davanti a quel visetto sconsolato e triste, come quello di una bambina che si è appena resa conto di quant’è duro l’impatto con la realtà; la sua espressione tesa si sciolse in lacrime amare e dolorose.
“Io…sono morto di paura…accidenti a te…se tu morissi io sarei perso…”
Vedendolo piangere così Lamù gli prese il viso fra le mani e lo guardò.
“Ataru…”
“Lamù, io…”
“Non c’è bisogno che tu mi dica nulla…so tutto”
“Sai…tutto? Come sarebbe?”
Gli mise il diario sotto il naso.
“Ho letto quello che mi hai scritto” il suo tono era debole ma molto dolce.
“Davvero?” chiese sorpreso “e non sei arrabbiata per tutto quello che ti ho fatto?”
“Arrabbiata?” scosse la testa “non c’è nulla che sperassi di sentire più di quelle parole!”
“Quindi…mi hai capito?”
“Ogni cosa”
“Davvero?”
“Davvero”
“Mia piccola Lamù…posso chiederti una cosa?” il suo tono era improvvisamente timido.
“Certo”
“Se mi consideri ancora tale…mi chiameresti… ‘tesoruccio’? ”
A questa richiesta la bella aliena quasi pianse, lo strinse a sé con tutta la sua dolcezza e sussurrò:
“Sì, sei il mio tesoruccio…”
“Oh, sì…non immagini quanto mi sia mancata quella parola…”
“Amoruccio mio…”
Ataru ricambiò l’abbraccio, stringendola delicatamente fra le braccia e scaldandola col calore del suo petto.
L’aria della sera si fece a poco a poco più fredda e si udì il fragore di un tuono nel silenzio della notte.
Lamù fu scossa da un fremito.
“Meglio che andiamo dentro, sta per piovere” fece notare Ataru aiutandola ad alzarsi da terra.
Lamù si tirò su e tornò di nuovo fra le sue braccia.
“Hai inserito il pilota automatico?” domandò vedendo l’astronave di nuovo a terra.
“Già”
“Allora parcheggiala lì dentro, altrimenti si bagnerà” e così dicendo spinse un bottone accanto alla porta di casa e dall’altra parte si aprì un portellone e ne emerse un immenso spazio chiuso dove c’erano tutti i mezzi di trasporto della famiglia di Lamù.
Ataru rimase a bocca aperta.
“E’ il garage” spiegò la oni.
“Accidenti! Vi trattate bene voi oni…”
“Ahahah, già!”
“Beh ci metto un attimo…”


La cucina e la sala principale non erano mai parse tanto calde ed accoglienti come in quel momento, notò il terrestre.
Lamù aveva preparato un caffè caldo e lo aveva servito ad Ataru che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Le mani gli sudavano di nervosismo, nervosismo ed impazienza, impazienza e felicità, così grande da fargli sentire quelle famose farfalle nello stomaco che non aveva mai provato per nessuna, nemmeno quando era fidanzato con Shinobu.
Bevve il caffè senza nemmeno badare al sapore amarognolo e non appena l’ebbe finito si alzò in piedi per portare la tazza in cucina ma Lamù lo precedette e gliela tolse di mano.
Ataru tossicchiò e quando la ragazza tornò dalla cucina le si avvicinò e l’abbracciò ancora, cogliendola di sorpresa. Tutto ciò era infatti nuovissimo per lei, lui non si era mai scomodato a dimostrarle affetto prima di allora.
Fuori iniziava a piovere, la oni poteva vederlo attraverso la finestra che dava sul balcone, alle spalle di Ataru.
“Ti amo”
Quelle parole riecheggiarono per tutta la stanza, rompevano quel silenzio ovattato.
“Ti ho sempre amata”
Lamù pianse ancora, singhiozzando quasi impercettibilmente, stretta a lui.
Poco dopo Ataru si staccò da lei, le prese il mento fra le dita e le alzò il volto verso il suo. I loro sguardi si incontrarono in maniera diretta per la prima volta. Entrambi erano arrossati e gonfi, ma le loro labbra erano piegate in un sorriso radioso.
“So di aver fatto molti sbagli…e di non avertelo mai dimostrato ma…credimi è la verità”
“Non so come faccio a crederti dopo tutto quello che è successo, ma…”
“Ma…?”
“Ma ti credo, tesoro mio”
“E’ così bello sentirtelo dire…non ci speravo davvero più… Perdonami… me ne stavo andando via da qui pensando di fare il tuo bene…e invece non mi ero reso conto di distruggerti soltanto… e allo stesso tempo di fare del male anche a me stesso…”
“Ma come hai potuto pensare che sarei stata felice se te ne fossi andato via?”
“Perché sei uscita con Alec… credevo volessi dimenticarti di me…”
“Questo non potrebbe mai accadere, io non ti rimpiazzerei mai con nessun altro!”
“Sul serio?”
“Certo”
“E allora perché sei uscita con lui?”
“Pensa, prima ho avuto una discussione con Benten proprio riguardo a lui…”
“Benten? Che c’entra adesso Benten?”
“Alec è un suo amico…o almeno lo era…lei molto ingenuamente gli aveva proposto di rivolgersi a me per riparare alcune parti della sua astronave, non sapendo che lo scopo di Alec era solo quello di conquistarmi…ne era del tutto all’oscuro, era mortificata quando gliel’ho detto”
“Quindi non ci sei uscita perché ti piaceva?”
“Ma no, assolutamente no, non mi piace affatto”
“Eri così bella Lamù…perché ti sei curata a quel modo per uscire con lui?”
“Perché volevo farti ingelosire…speravo così saresti tornato sulla tua decisione…”
“Eh? Ma come facevi a sapere che ti avrei seguito?” chiese sbigottito.
“Beh ormai ti conosco, non avresti permesso che lui mi mancasse di rispetto”
“Infatti…sono così scontato per te?”
“Beh tranne alcune cose…un libro aperto!”
Com’era bella, sorrideva, incantevole più di una fata.
“Quindi non ti interessava?”
“No carino, io sono solo tua!”
Ataru tempestò di baci il suo viso, fino a che indugiò a pochi centimetri dalle sue labbra.
Si guardarono negli occhi per qualche istante, poi le mani di Ataru scivolarono sulle spalle di Lamù, la cinse delicatamente, e appoggiò le sue labbra su quelle della ragazza.
Scossa da un brivido Lamù desiderò che il bacio durasse a lungo, inclinò la testa all’indietro e ricambiò l’abbraccio.
Ataru fu felice della risposta, così continuò a baciarla, con tanta dolcezza e con tanto amore, sentendosi finalmente se stesso, libero di poter amare quella ragazza, per lui davvero unica.
Qualche minuto dopo, mentre la pioggia cadeva fitta e si infrangeva sulla terra, Ataru si staccò da lei e si inginocchiò, prendendole le mani fra le sue.
*E’ il momento* pensò.
“Ataru?”
“Lo so che siamo ancora giovani, ma… se c’è una cosa che desidero con tutto me stesso è poter passare il resto della mia vita accanto a te…” fece una pausa, quindi riprese “dopo la scuola cercherò un lavoro e mi sistemerò in un’altra casa… quando sarà possibile… vorresti diventare mia moglie, Lamù?”
La ragazza rimase dapprima impietrita, convinta di non aver capito bene.
Un attimo dopo, osservando Ataru che fremeva lì davanti a lei, sorrise, lanciò un gridolino liberatorio e si gettò fra le sue braccia.
“Lo desidero con tutta me stessa! Sì! Sì! Sì! ” il pianto e l’euforia erano ormai incontrollabili.
Ataru l’abbracciò, più felice che mai.
“E non farai più il cascamorto con le altre?”
“Mai più, lo giuro”
Lamù gli prese il volto fra le mani e lo baciò. Il bacio fu dolce e breve, ma quelli che seguirono si fecero sempre più intensi e passionali, tanto che scatenarono un’eccitazione fortissima e quasi fuori controllo.
Pochi istanti dopo Ataru la prese in braccio e i due si ritrovarono nella camera da letto di Lamù.
La ragazza gli tolse la giacca dalle spalle e lui l’abbracciò e la baciò ancora e ancora.
“Sono emozionata…” ammise la ragazza ad un certo punto, fermandosi di colpo.
“Non dirlo a me…”
“Ataru ti prego…”
“Stai tranquilla piccola mia, sarò dolcissimo, te lo prometto” la rassicurò accarezzandole amorevolmente il viso “è la prima volta anche per me, non dimenticarlo…”
La oni sorrise, lo prese fra le braccia e lo fece appoggiare sul suo petto, permettendogli così di sentire i battiti accelerati del suo cuore.
Ataru sorrise a sua volta e le accarezzò il ventre con la mano, salendo poi a toccarle il viso una volta che ripresero a baciarsi.
L’ambiente cominciava a farsi insopportabilmente caldo, il trasporto di quel momento era per entrambi nuovo ed irresistibile, tanto che si lasciarono andare, fondendosi l’un con l’altra, unendosi, corpo e anima.


Il ticchettio frenetico e insistente della pioggia si era trasformato, gradualmente, nel soffice e silenzioso fioccare della neve, fresca e leggerissima.
La notte era ancora buia e nuvolosa, il vento soffiava gelido sul pianeta Uru e Nimayoho non si vedeva.
Lamù e Ataru erano sdraiati sul letto della oni, l’una nelle braccia dell’altro, mezzi addormentati ma ancora consci.
“Hai freddo?” chiese il ragazzo quando Lamù tremò.
“Un po’ sì, a dire la verità”
“Vieni vicino a me allora, sotto le coperte”
Alzò le coltri verso l’alto e con una mano aiutò la bella oni a raggiungerlo al caldo. Il corpo nudo e infreddolito di Lamù trovò il tepore del lenzuolo e lasciò che il calore intenso e quasi ustionante di Ataru e del letto l’avvolgessero.
Si strinse a lui, posizionando il capo nell’incavo della spalla destra.
Ataru le baciò la testa e prese ad accarezzare prima i lunghi capelli color smeraldo e poi la morbida schiena levigata di Lamù.
“Lo avresti mai immaginato che sarebbe andata così?”
“No” rispose assonnata “ma ci speravo”
“Gia. Anch’io”
“Cosa diremo a tutti?”
“La verità, basta nascondermi”
“Ragionevole”
“Pensiamoci domani, questa notte non è finita ed è tutta per noi, soltanto nostra, non pensiamo a nient’altro”
Lamù si strinse ancora di più contro il corpo nudo di Ataru e appoggiò la testa sul petto, sorridendo mentre si preparava a cadere nel sonno.
“Ci saranno altre notti come questa?”
“Certamente, abbiamo tutta una vita”
“Ho paura che domani, quando mi sveglierò tu sarai di nuovo il solito Ataru…”
“Non dirlo piccola mia, quell’Ataru non esiste più”
“Giuramelo, ti prego…”
“Te lo giuro”
Lamù sorrise e si strinse ancora di più al suo amato.
“Lo sai, non sono mai stata tanto felice in vita mia…”
“Nemmeno io, amore”
“Ti amo tesoruccio mio!”
“Ti amo anch’io, Lamù”
E dopo averla accarezzata ancora un po’ Ataru scivolò nel sonno poco dopo di lei, stringendo a sé la bella oni, sperando così che nulla, nemmeno il pallido bagliore di Nimayoho nascosto dietro le nuvole dense e scure, o nessuno, neppure il più carismatico degli abitanti dell’universo, potesse portargliela via.
Ora che si erano ritrovati lui non l’avrebbe lasciata mai più, se ne sarebbe preso cura e sarebbe diventata il centro del suo mondo.
Ataru le sarebbe rimasto accanto fino alla fine dei suoi giorni e avrebbe fatto del suo meglio per farla sentire una principessa, e un dì non lontano  l’avrebbe sposata.
Guardò l’oblò osservando il cielo attraverso di esso e sottovoce mormorò:
“Ho mantenuto la mia promessa, adesso mamma e papà saranno felici per sempre, ma non ce l’avrei mai fatta senza di te… grazie di tutto, piccola Imo-chan!”
Prima che i suoi sensi si acquietassero per il riposo notturno, Ataru versò una lacrima, una lacrima di pura felicità.
Ce l’aveva fatta, finalmente. 
Ormai il testardissimo e orgoglioso tesoruccio di Lamù era davvero felice, non solo di aver finalmente dichiarato i suoi sentimenti alla donna amata, ma anche, e soprattutto, di aver messo la testa a posto!

FINE


***************L’angolo di Amy****************
Ma ciao gente!
Ecco qui che la storia si conclude, cala il sipario e con esso le mie lacrime…prendetemi pure per scema ma…sono sinceramente commossa, questa fanfiction è per me è stata davvero molto importante! Me piange ç__ç

Grazie mille a voi che mi avete seguito, più o meno appassionatamente, per tutto il corso della storia, spero tanto che il mio ‘lavoro’ sia stato di vostro gradimento e spero di rivedervi a commentare la mia prossima fanfiction su Urusei Yatsura.
Grazie a:
>Andy: un altro Lamù-dipendente che mia fornito un consiglio molto prezioso per perfezionare la lettera di Ataru e l’epilogo della fanfiction;
>Peanuts: un altro ‘fan’ affezionato, disposto a seguire la mia strampalata storia;
>Achille: l’anti-Ataru per eccellenza, sincero ed onesto, sempre e comunque;
>Lory: la mia migliore amica, per avermi aiutata con l’html in cui sono negata e soprattutto per avermi sostenuta pur non conoscendo bene la saga originale;
>Antonio: il ‘tesoruccio’ della questione, per avermi indirettamente ispirato questa fanfiction parzialmente autobiografica…per fortuna è andata bene, Ataru!
Grazie di tutto amci.
Vi abbraccio e vi faccio i miei auguri,
alla prossima, 

Amy Dickinson 

 









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