Tesoruccio, quand'è che metterai la testa a posto?! di Amy Dickinson (/viewuser.php?uid=81391)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 1 *** 1 ***
1
CAPITOLO
1
Era una fresca e
tranquilla mattinata di primavera....
"Ataru vuoi muoverti?!" gridava la signora Moroboshi dalla cucina.
"Oh cara che figlio sciagurato hai messo al mondo..."
commentò il
signor Moroboshi sospirando.
"Hai detto qualcosa caro?"
"eh? chi io? Oh, no no..."
"ah, mi era parso di sentire qualcosa..." fece la moglie abbassando
la pesante padella che aveva alzato minacciosamente in direzione
dell'uomo.
"ATARUUUU! E' tardi, devi andare a scuola!!!" tornò a
gridare salendo
un paio di gradini.
"Niente da fare...è proprio tuo figlio..." sibilò
il signor
Moroboshi.
SDENNNNNNG
l'uomo cade a terra colpito in pieno dalla padellata della moglie!
In quel momento Lamù scese in cucina con in mano la cartella
di Ataru.
"cosa succede?"
"Lamù ma si può sapere che diavolo sta facendo
quell' impiastro di
Ataru?"
"non lo so, sta cercando qualcosa presumo"
"eh? ancora?!"
"si"
allora la signora salì le scale con un paio di salti e
andò in camera del
figlio gridando.
"inutile...quel ragazzo è senza speranza...è
evidente che non ha preso
nulla da me.." sentenziò il padre di Ataru.
"Taci, è identico a te!" urlò la moglie
lanciandogli addosso la
lavatrice e colpendolo in pieno!
"Incredibile, mia madre quando si arrabbia ha la forza di cento
uomini!" osservò Ataru scendendo in cucina.
"Su tesoruccio, andiamo o arriveremo in ritardo!"
"Mi spiace ma io non mi muovo di qui se prima non trovo il mio
tesoro"
"eh? ma come, il tuo tesoro è già qui" gli disse
suo padre.
"dove? dove?"
La signora Moroboshi lo colpì in testa con un martellone di
legno.
"tuo padre parlava di Lamù!"
"avete capito male! il mio tesoro è l'agenda dove scrivo in
numeri di
telefono, gli indirizzi e le misure delle ragazze più belle
di Tokyo!"
tutti e tre caddero a terra!
"ora basta con queste scemenze! fila dritto a scuolaaaaaaa!! "
gridarono i genitori all'unisono.
"pft...ci vuole ben altro!"
"ora ti faccio smettere io di fare lo spavaldo....prendi questa!"
urlò Lamù furente lanciandogli addosso una
potente scarica elettrica.
"aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh" Ataru si avviò
velocemente
verso la scuola.
"Lamù?"
l'aliena si volse verso la "suocera" che l'aveva chiamata.
"Per favore stagli dietro, è un perdigiorno unico, deve
ancora
maturare!"
"(Beh non è che voi siate il massimo esempio di perfetti
genitori.. ) Si,
state tranquilli, lo farò con piacere"
"oh grazie cara!" risposero insieme i signori Moroboshi.
Allora la ragazza sorrise e volò via raggiungendo Ataru che,
nel frattempo era
già arrivato a scuola.
La giornata passò in fretta...
"ciao,a domani Lamù" fecero all'unisono Megane, Mendo,
Takugari, Kibi
e Kenta.
"ciao ragazzi" rispose lei noncurante
"ehi, ma non mi salutate??"
"ciao Ataru" fecero sovrappensiero guardando Lamù mentre si
alzava in
volo.
"begli amici che ho!" sbuffò Ataru.
Fece qualche passo con la bella aliena al suo fianco, finché
non disse con aria
seria:
"dammela!"
Lamù gli tirò addosso una automobile parcheggiata
lì accanto.
"Scema, che diavolo hai capito? Mi riferivo all'agenda!"
"Non ce l'ho!" rispose lei indispettita.
"Lamù so benissimo che ce l'hai tu!"
"E perché mai avrei dovuto prenderla?"
"ovvio perchè sei gelosa e non vuoi che esca con altre donne"
"si sono molto gelosa, ma non la prenderei mai e lo sai
perchè?"
"perchè?"
"perchè anche se hai tutti i numeri di telefono delle
ragazze più belle
del mondo, nessuna uscirà mai con te!"
Ataru cadde a terra.
"sei solo invidiosa del mio successo!"
"semmai è insuccesso!" lo sbeffeggiò lei.
"ah si,eh? bene. guarda quella ragazza, le chiederò di
uscire con
me!" disse indicando una figura dai lunghi capelli che si intravedeva
dalla vetrata di un negozio.
"eh? Aspetta tesoruccio!!!!" fece correndogli dietro pronta a
mandargli le scariche elettriche addosso.
Ataru riuscì ad entrare nel negozio, mise una mano su una
spalla della donna
girata di spalle e le disse:
"ti prego esci con me bellezza!"
"tesoruccio come osi, tu sei mio marit..."
"oh ciao Ataru, visto che ci sei dammi un consiglio: pensi che stia
bene
con un po' di capelli? mi hai addirittura chiesto di uscire insieme!"
Ataru e Lamù caddero a terra.
"Sa-Sakurambo! Io ti ammazzo!"
"Ataru, non dirmi che ti piacciono gli uomini ora?"
"ah! Sakura! No a me piaci solo tu, usciamo insiemeee!"
"non montarti la testa!" gridò Lamù colpendolo
con una scarica
potente.
"stai lontano da me, depravato!" anche Sakura lo colpì,
tirandogli
una sonora gomitata appena sotto il mento.
"Ora piantala Ataru! vieni subito a casa con me!" gridò
Lamù
prendendolo e trascinandolo fuori dal parrucchiere.
dopo diversi metri Ataru disse:
"Lamù..."
"Si tesoruccio?"
"dammela!"
nuova scarica elettrica.
"insomma vuoi piantarla? parlavo della mia agenda!"
"uffa...sei tenace!"
"la rivoglio...è mia!"
"ok ti renderò l'agenda ma ad una condizione..." fece
mettendolo giù
una volta arrivati davanti casa Moroboshi.
"dimmi sono disposto a fare qualunque cosa"
"qualunque cosa?"
"si"
"bene" Lamù strinse gli occhi sino a renderli piccoli
piccoli.
"siamo tornati" fece Ataru entrando dentro casa.
I genitori li salutarono.
Durante il pomeriggio Lamù stette in cucina tutto il tempo
mentre ad Ataru fu
vietato di uscire in vista di una verifica importantissima a scuola,
importante
perchè poteva decidere la sua ammissione o non ammissione
all'anno successivo,
così i genitori gli avevano imposto di stare a casa, e dato
che Lamù si era
categoricamente rifiutata di aiutarlo e che Ten non si faceva vedere da
un po',
Ataru dovette rassegnarsi!
Arrivò la sera...
"tesoro ho qui per te una prelibatezza..."
"eh?L'hai fatto tu?"
"si si, con tanto amore!"
"ehm...veramente non ho fame..."
"Ataru,l'agenda..."
"uff...e va bene!"
Ataru si sedette al tavolino e guardò torvo i genitori
"perchè non mangiate anche voi quel che ha cucinato
Lamù?"
"Ma Ataru, Lamù ha fatto tutto questo solo per te, noi non
possiamo
mangiare il cibo destinato al suo futuro marito"
"Si si, con la scusa...(Furbi loro)"
"allora buon appetito!" fece Lamù
tutti mangiarono, ma Ataru dopo il primo boccone dovette correre in
bagno....
"Ataru?" Lamù volò verso di lui preoccupata"amore
cos'hai?"
"E' tutta colpa di quella robaccia che hai cucinato!"
Lamù si innervosì e fece:
"Se non vuoi mangiare fai pure, ma sappi che non sono soddisfatta e che
quindi non riavrai la tua agenda!"
fece per tornarsene di sotto ma Ataru la afferrò per un
braccio
"Lamù sai quanto tengo alla mia agenda...farò
qualunque cosa pur di riaverla,
perciò chiedimi pure farò
quel che vuoi
ma non farmi mangiare più quella roba..."
"quel che voglio,eh?"
"esatto"
"bene allora vieni con me..." sorrise e lo portò in camera.
Lo fece sistemare sulla pelle di tigre che era stesa sul pavimento e si
sedette
di fronte a lui.
"e ora..."
si avvicinò e chiuse gli occhi
"...baciami..."
"ma io...(Ataru pensa che lo stai facendo per l'agenda! L'agenda!
L'agenda!)"
si fece coraggio ed appoggiò le sue labbra su quelle della
bella aliena.
In quel momento Ataru si sentì strano...anche se era stato
costretto dalle circostanze,
non gli dispiaceva baciare Lamù, anzi ne era quasi
compiaciuto...
Si staccarono l'uno dall'altra per un istante e Lamù con un
sorriso sulle labbra
lo baciò di nuovo... Ataru ne fu sorpreso ma non la
respinse, anzi, la strinse
forte a sé...
Poco dopo si staccarono e Lamù molto dolcemente
mormorò: "Oh,
tesoruccio...ma allora mi ami"
Ataru si riprese dallo stato di trance in cui era momentaneamente
entrato:
"eh? Non farti strane idee, l'ho fatto per la mia agenda, e ora la
rivoglio!"
Lamù allora si rese conto di essersi illusa quindi si volse
dall'altra parte e
gli chiese con un filo di voce: "lo hai fatto solo per quello?"
"certo che si!"
Lamù abbassò la testa, delusa.
"voglio quel che è mio!"
"Mi dispiace molto tesoruccio...ma io non l'ho mai avuta la tua
agenda..."
"Dì la verità!"
"E' vero Ataru..."
"Cosaaaaaaa? Allora ho rischiato di morire avvelenato per il tuo cibo e
ti
ho baciato inutilmente?!"
Lamù divenne ancora più triste.
"Sono stufo di te Lamù! Quand'è che te ne
tornerai a casa tua e mi
lascerai in pace? "
Lamù a queste parole si alzò in piedi e
incominciò a tremare.
"ohi ohi...(eccola che arriva)" pensò Ataru vedendosi
già colpito
dall'elettroshock....ma non accadde nulla.
Lamù parlò con voce rotta:
"Se è quello che desideri me ne vado...Addio" allora si
alzò in volo
e sparì nella notte.
"Brava e non farti rivedere mai più qui! " le
urlò contro con rabbia.
Un'ora dopo Ataru saltò in piedi sentendo la finestra della
sua camera aprirsi
dall'esterno e credendo fosse Lamù la sbattè di
proposito. Ma fece male perchè
venne investito da una fiammata che gli arrostì tutta la
faccia!
"Che cacchio fai poppante?!"
"Ti sembra il modo di trattare un bambino?"
Il piccolo Ten aveva l'aria stanca ma felice, o almeno l'aveva prima
che Ataru
lo facesse arrabbiare.
"Ehi ma dov'è Lamù?"
"Che vuoi che ne sappia io?"
"Sei suo marito, dovresti saperlo!"
"E piantatela tutti quanti con questa storia, è tutto un
malinteso,
chiaro?!"
"Ataru non dirmi che avete litigato e se ne è andata?"
"Certo!"
"Ma che diamine è successo?"
Ataru gli raccontò l'accaduto
"Ma come hai potuto comportarti così con lei?!" lo
sgridò il piccolo
oni.
"Senti è stata colpa sua, non doveva mentirmi!"
"Forse se tu non fossi un donnaiolo e le dimostrassi che le vuoi bene
lei
non avrebbe agito così!"
"Senti a me importa solo della mia agenda..."
"ah, a proposito...eccola qui, grazie Ataru, sapevo di poter trovare il
numero di Sakura qui!"
Così dicendo il bimbo porse ad Ataru una piccola agendina
nera.
"GRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!!! Ho dovuto baciare Lamù
per colpa
tua!!!!!" e così dicendo gli tirò contro una
serie di oggetti di grandi
dimensioni che Ten schivò con prontezza.
"Insomma ti importava solo di quell'agenda e non di Lamù?"
"Esatto! E ora sparisci idiota che devo fare un paio di dozzine di
telefonate.... "
"Sei senza cuore!" gridò Ten che con un'unica fiammata
incenerì sia
Ataru che la sua agenda!
"Non ti importa proprio di non rivederla mai più?"
"Sciocchezze, tornerà quando la rabbia
sbollirà..."
"Io non ne sarei così sicuro...Ho appena ricevuto un segnale
dall'astronave di Lamù...Si trova nello spazio da un paio
d'ore ormai..."
"EH?!" Ataru era incredulo.
"L'hai fatta grossa a dirle quelle cose! Ora prenditi le tue
responsabilità!" fece il piccolino sdraiandosi sulla pelle
di tigre.
Ataru guardò fuori dalla finestra e scrutò il
panorama cittadino immerso nella
notte scura come in cerca di un segnale...
Quando si decise a chiudere la finestra e ad andare a letto il piccolo
Ten
stava già dorrmendo. Stese il futon per terra, si
cambiò e vi si mise dentro.
"(Lamù...è vero che non ci rivedremo
più?)"
**************L'angolo di Amy**************************
Ciao a tutti, sono nuova e questa è la mia prima fanfiction su Lamù.
quindi per favore non linciatemi già dal primo capitolo...aspettate la fine^^.
Spero comunque quest'inizio vi piaccia!
Prima di salutarvi volevo ringraziare la mia essenziale Lorelaine86, senza la quale non sarei qui^^. un saluto a tutti,
Amy Dickinson
|
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Capitolo 2 *** 2 ***
lamù 2
CAPITOLO
2
Era mattina inoltrata
ormai, il piccolo Ten si svegliò con uno sbadiglio e si alzò dal suo giaciglio
tigrato con gli occhioni sonnacchiosi.
Pigramente scese in volo
al pianterreno dove trovò la signora Moroboshi intenta a cucinare il pranzo.
“Buongiorno…”
“Oh ciao piccolino! Vuoi
mangiare qualcosa? Mi sono avanzati un po’ di biscottini per te…” disse la
donna voltandosi verso l’oni.
“Si grazie mille, che
buoniii!”
Addentò con avidità i
dolciumi non appena la signora glieli porse e nella stanza si udirono solo lo
sbuffare della pentola nella quale cocevano le verdure per l’oden ed il
masticare continuo dell’alieno in miniatura.
La signora Moroboshi
diede una rapida controllata ai fornelli e quindi prendendosi un vassoio con
due tazze ed una teiera si sedette al tavolino della cucina e domandò:
“Ti va un po’ di tè?”
“No no, grazie, meglio
stia attento alla linea…se non smaltisco questo pancino Sakura non vorrà più
uscire con me! ” fece battendosi le mani sulla pancia producendo il rumore di
un tamburello.
“Ahah…Capisco...(Beh in
questo caso poteva rifiutare i dolcetti…e poi parla già come Ataru…poveri
noi!)”
“Ascolta, ho una cosa da
chiederti”
“Dimmi pure” rispose lei
prontamente tornando alla realtà
“Ataru come ti è sembrato
oggi?”
“Mmm…Beh se non fosse che
si è svegliato prestissimo e che ha mangiato più del solito…direi tutto
normale. Ma perché me lo chiedi Ten?”
“Beh perché stanotte mi
sono svegliato un paio di volte e l’ho visto sveglio accanto alla finestra
della sua stanza intento a guardar fuori, oppure l’ho visto fare su e giù per
la stanza senza darsi pace…”
“In effetti è molto
strano che si sia alzato tanto presto…”
“ Io penso che non abbia
dormito affatto stanotte…”
“Può darsi…ma mi spieghi
cosa gli è successo?” fece la signora Moroboshi preoccupata.
“Lui e Lamù hanno
litigato…”
“Eh? Beh ma non è una
novità, insomma, lo fanno sempre!”
“Stavolta penso che Ataru
si sia arrabbiato davvero con lei, Lamù si è sentita offesa e se ne è andata”
“Beh ma anche questo non
lo ha fatto molte altre volte?”
Ten allora prese un po’
d’aria con un respiro profondo e cominciò a spiegarle tutto l’accaduto.
“Uffa, quell’Ataru non si
smentisce mai! Ha pensato ad uno stupido oggetto materiale piuttosto che
curarsi dei desideri di Lamù! Poverina chissà come deve soffrire ora…”
“Già ed il brutto è che
non posso neppure contattarla…”
“E perchè?”
“Beh perché lei era
talmente arrabbiata da interrompere qualsiasi contatto con questo pianeta
dimenticandosi di me…”
“Beh Ataru non doveva
comportarsi così ma anche lei poteva dirgli subito la verità anziché fare tutte
quelle scene!”
“Se solo lui fosse
diverso e l’avesse trattata con amore e rispetto tutto questo non sarebbe
accaduto! Infondo che male c’è ad attirare le attenzioni del proprio ragazzo
pur di potergli rubare un bacio?”
“Hai ragione anche tu…”
“Che cosa si può fare?”
“Non lo so ancora
Ten…Magari si deve solo aspettare un po’ e le cose si aggiusteranno da sole
com’è sempre stato”
“Non so…non ne sarei
troppo sicuro…Lamù non vuole saperne più di tornare qui…”
“Quello scemo di un
Ataru…!”
“Oggi proverò a mettermi
in contatto con lei ma temo che ci saranno problemi perché le sequenze
dimensionali-spazio-temporali sulle quali viaggia il suo ufo sono semi
sconosciute qui, ma farò almeno un tentativo” promise il piccoletto.
“Oh grazie Ten, sapevo di
poter contare su di te” e gli rivolse un sorriso.
Intanto al liceo Tomobiki
è ricreazione e sul terrazzo della scuola ci sono strani movimenti…
“Allora lei dov’è?” gli
gridò contro Kakugari.
“Dicci perché Lamù non è
venuta a scuola!” stavolta parlò Chibi.
“Insomma Moroboshi
rispondi!” fece Megane con il suo sguardo viscido puntato addosso ad Ataru.
“ Sentite Lamù se ne è
andata via di sua spontanea volontà, non c’è niente da aggiungere! Ora
lasciatemi in pace, tornerà da me quando gli passerà!”
“Cosaaaaaaaaaaaa?!”
“ Ma perché vi interessa
quell’ isterica?”
“Non ti permetto di
parlare di lei in quel modo!” Mendo gli si buttò addosso con la katana in mano
con il suo fare minaccioso.
“Ehi ehi non ucciderlo
Mendo! Altrimenti come facciamo a sapere il motivo dell’assenza di Lamù?” fece
Perma.
Mendo allora si fermò, si
schiarì la voce e con fare serio e professionale chiese. “Insomma, dov’è la
nostra Lamù?”
Ataru allora raccontò
loro l’accaduto del giorno prima sperando nell’appoggio dei suoi compagni di
classe ma ottenne l’effetto contrario: gli venne dato torto marcio!
Alla fine della giornata
Ataru dovette lasciar perdere la normale via del ritorno verso casa sua e fu
costretto ad allungare un bel po’ per sperare di non incontrare qualcuno dei suoi
“amici” pronti a tendergli un agguato, se non altro ebbe modo di riflettere.
Si chiese perchè lei
avesse reagito in quel modo, infondo lui non l’aveva mai illusa, lo aveva fatto
da sola, lei credeva di essere la sua futura moglie, ma non era così che andava perché lui non gli aveva mai chiesto
di sposarla….ma con quella testaccia dura di un’aliena il fiato era sprecato!
Intanto Ataru fu scosso
dalla vista di una bella ragazza che si aggirava da quelle parti, così le corse
incontro e le disse premuroso:
“Hai bisogno di aiuto?”
“Ehm si, grazie…cerco il
caffè Casa delle Bambole…sa dirmi dov’è?”
“Oh oh oh…ma certo!
Usciamo insieme e ti ci porterò ben volentieri!”
“Ehm…io veramente vorrei
solo indicazioni…devo andarci perché ho un appuntamento con il mio ragazzo…”
Ataru non sentiva ragioni
e le prese la mano…
“Non si prenda certe
confidenze con me!” gridò lei lanciandolo in orbita con un calcio.
Nonostante tutto però il
colpo lo portò a casa sua (facendogli sfondare il tetto…!).
“Eccomi” fece poco dopo
scendendo al piano di sotto.
“Ti aspettavamo sai…”
I signori rimproverarono
duramente il figlio ma lui non volle sentire ragioni, terminò il pranzo e salì
in camera sua dove rimase per alcune ore prima di uscire a caccia di gonnelle.
Ataru tornò a casa
distrutto.
“Ataru ma che ti è
successo?” gli domandò suo padre.
“Avrà fatto il
dongiovanni come al solito!” bofonchiò la moglie in tono aspro.
Il ragazzo aveva l’aria
stanca, il viso era rosso per i ceffoni ricevuti e camminava in maniera ancora
più storta ed innaturale del solito.
Si sedette al tavolino
della cucina in attesa della cena, mentre i suoi genitori lo guardavano con
disapprovazione.
“A che cosa è servito far
andar via Lamù?” gli fece sua madre appoggiando un paio di piattini sul tavolino.
“Ma non siete contenti?
Mi sono finalmente liberato di lei!”
Una fiammata lo incendiò
da capo a piedi.
Ten scese in cucina a sua
volta e suo malgrado aveva sentito tutto.
“Scusa tanto amico, non
mi ero accorto ci fossi tu…” fece il bimbo sarcastico volando vicino alla
signora Moroboshi che lo appoggiò sul tavolo accanto a lei.
“Insulso nanerottolo io
ti…” Ataru aveva appena alzato verso di lui la sua scodella di ramen
minaccioso, ma sua madre lo fulminò con lo sguardo.
“Cosa credi di fare al
povero Ten?”
“Ma lui…”
“Non fare così, Ten è
ancora piccolo non ha il miglior controllo di sé…”
“Se se…” Ataru non ne era
affatto convinto.
Un’oretta dopo Ataru si
recò in camera sua seguito da Ten.
“Che vuoi ora pulce?”
“Piantala Ataru, sono
venuto qui solo per localizzare l’astronave di Lamù ”
“E perché lo fai?”
“Per chiederle di tornare
sulla Terra…”
Ataru lo colpì in testa
con la chitarra acustica che aveva in camera procurando al piccolino un gran
brutto bernoccolo…
“AHIA! Ehi ma dico sei
impazzito?! Sono solo un bambino io!”
“Sei soltanto un
mostriciattolo, quale bambino!”
Ten lo incenerì con un
sol fiato e il ragazzo si accasciò al suolo, quindi l’oni tornò al suo lavoro.
Ataru poco dopo si mise a letto e fece finta di dormire, quindi il bimbetto potè
portare avanti le sue ricerche delle frequenze su cui viaggiava l’ufo
dell’amata cugina.
“Ho capito che Lamù si
merita molto di meglio di un donnaiolo scavezzacollo come te! ” brontolò
nervoso.
“Sono pronto!” fece
sottovoce dopo ore di lavoro su alcuni aggeggini che aveva nel pannolino
tigrato.
Ataru a questo punto
dormiva davvero.
Ten gli si avvicinò e gli
sussurrò:
“Non so se riuscirò a far
tornare da te Lamù…Non ci credo che non le vuoi bene neppure un po’…” e cosi
dicendo spalancò la finestra della stanza e premendo alcuni bottoncini notò che
la sua astronave a forma di paperella era pronta. Vi ci si sistemò dentro e
iniziò subito il countdown.
Nel medesimo istante
Ataru venne svegliato da un fascio di luce abbagliante e si rese conto che Ten
stava partendo.
“Non ti lascerò andare a
riprenderla poppante!”
Poi mentalmente, dentro
di sé, alla frase detta aggiunse “(non ci andrai da solo almeno! )”, quindi si
attaccò al corpo metallico mentre l’ignaro piccolo alieno si preparava al
decollo nello spazio aperto….
****************L’angolo di
Amy****************
Ciao a tutti^^
Che ve ne pare?
E’ un po’ corto e noioso lo
so…ma i commenti non guastano mai! Vanno benissimo anche le critiche!
Presto aggiornerò ma fatemi
sapere come procede secondo voi!
E ora passiamo alle
recensioni:
- Per Achille88: Ciao, ti
ringrazio tantissimo per la recensione, mi sento lusingata^^ sto cercando di
ricalcare al meglio (per quanto possibile) il mondo di Urusei Yatsura e
naturalmente il carattere dei suoi personaggi…hai ragione su Ataru, ma vedi è
proprio la sua stupidità a renderlo un personaggio divertente! Grazie comunque
per i nomi, neanche a farlo apposta li avevo già inseriti nel secondo capitolo!
E approposito…spero ti piaccia^^
- Per Lorelaine86: Ciao mia
cara grazie mille, senza di te la mia fanfiction non avrebbe mai avuto una
forma così bella, spero che ti piaccia davvero anche il contenuto^^
Ciao e grazie,
Amy Dickinson
|
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Capitolo 3 *** 3 ***
lamù3
CAPITOLO
3
L’astronave
di Ten si alzò in
volo irradiando una luce abbagliante che faceva apparire i palazzi, le
strade,
gli alberi, le macchine circostanti bianche come neve.
Il
corpo produsse un suono
sommesso e metallico e la paperella salì di quota.
Ataru
Moroboshi si appigliò
alla meglio ma man mano che l’astronave saliva era sempre
più difficile
reggersi. Ad un certo punto guardò al di sotto dei suoi
piedi senza volerlo e
vide l’arcipelago giapponese rimpicciolirsi a vista
d’occhio. Fu allora assalito
dall’impulso di vomitare ma si trattenne e si costrinse a
guardare la coda
della paperella cui si teneva stretto.
Ovviamente
poco dopo Ataru
non riuscì più a respirare, tanto che dovette
arrendersi e lasciarsi scoprire,
del resto ne valeva della sua vita.
Quindi bussò
al portello
dell’astronave con forza in modo da attirare
l’attenzione del piccolo alieno
che la pilotava.
Ten fu distratto e
allora si
voltò, vide Ataru con la faccia premuta contro il portello
della sua navicella
e decise di aprirgli suo malgrado.
Ma in quel momento
l’oni fu
costretto ad usare il comando e a compiere una manovra improvvisa in
modo da
impedire uno scontro inevitabilmente mortale con un asteroide.
Nel compiere la manovra
Ten
riuscì ad evitare la collisione però
così facendo aveva cambiato troppo
bruscamente direzione ed aveva inclinato la navicella, tanto che Ataru
stava
precipitando giù verso l’atmosfera
terrestre…ma l’alieno riuscì a
recuperarlo
in tempo e lo trascinò dentro l’astronave dove si
accorse che era svenuto.
“(Ma che
diavolo ci farà
qui?)” pensò il piccoletto chiudendo il portellone.
Inserì il
pilota automatico,
e trasportò a fatica Ataru in una sorta di stanzetta a
scomparsa che aveva
installato in seguito al loro ultimo viaggio nello spazio, quindi lo
adagiò su
di un piccolo sedile.
“(Ah
già! Dimenticavo che gli
umani hanno problemi per la mancanza d’ossigeno nello
spazio!)”
Così
prese un congegno con
una mascherina e lo mise sul volto di Ataru azionandolo e selezionando
l’opzione “ossigeno” dal computerino di
bordo.
Poco
dopo Ataru riprese
conoscenza e allora Ten gli tolse il respiratore. Non appena si riebbe
del
tutto però Ataru afferrò per la gola
l’oni e tentò di strozzarlo.
“Maledetto
poppante mi stavi
facendo morire lo sai?!”
Ten per tutta risposta
lo
arrostì con una vampata di fuoco stando bene attento ad
evitare le componenti
interne dell’ufo.
Ataru,
abbrustolito ben
benino, lo lasciò andare e si accasciò sul sedile.
“Bel
modo di ringraziare uno
che ti salva la vita!”
“Ma
che dici? Per colpa tua stavo
cadendo di sotto e soffocavo…potevo morire!!”
“Ma
non sei morto! E questo
lo devi solo a me, quindi stai zitto prima che ci ripensi e ti
rispedisca in
Giappone per posta aerea!” sentenziò il bambino
furente prima di tornare a
sedersi al sedile di comando.
“Ehi
Ten, ma perché hai messo
questa cabina? L’altra volta non
c’era…potevi metterla subito, no
moccioso?”
“Come
dovresti ben sapere
questa astronave è stata concepita solo ed unicamente per
trasportare uno o al
massimo due bambini, quindi era ovvio non ci fosse spazio per te. In
ogni caso
ho voluto comunque attrezzarla perché accogliesse un umano
di media taglia, e
le uniche modifiche che ho potuto fare sono state
l’inserimento di quella
cabina a scomparsa nella quale ti trovi e l’applicazione di
un distributore di
acqua e ossigeno e di un piccolo sedile”
“E
perché lo hai fatto?”
“Perché
me lo sentivo che
presto o tardi avrei dovuto affrontare un altro viaggio con te e volevo
essere
preparato”
Ataru
non disse altro, si
limitò a guardare al di là della parete di vetro
alla sua sinistra e rimase
affascinato dalla vista che si godeva da lì.
Le
stelle sembravano essersi
quadruplicate e la luna al di sotto dell’astronave apparve
grande ed imponente
poiché molto vicina, ed Ataru poté notare la
parte in ombra più ampia rispetto
a quella messa in luce.
“Chissà
perché quella parte
di luna rimane buia, è proprio un
mistero…”
“Si
certo! Francamente a
parte i bambini piccoli penso che tu sia l’unico essere
dotato di ragione in
tutto l’universo a non sapere nulla sulle parti in luce e
quelle in ombra della
luna…sono nozioni base di astronomia, dovresti saperlo,
vergogna!”
“E
perché tu sapresti
rispondere?” fece scettico il ragazzo.
“Ataru
spiegartelo nei
dettagli causerebbe un accumulo di informazioni nel tuo cervello
ristretto e
ciò lo impallerebbe per un po’ quindi ti
dirò solo il nocciolo della questione:
a mettere in ombra e in luce la luna sono i moti rotatori,
così a seconda delle
posizioni la luna viene illuminata dal sole o messa in ombra dalla
Terra e questo
porta all’argomento delle fasi lunari, come vedi ora le
mancano pochi quarti ad
oscurarsi completamente ”
Ataru
ovviamente non aveva
compreso la spiegazione e Ten, accorgendosene, si rassegnò
all’istante
rimanendo con la promessa che si auto-rivolse di regalare a
quell’ignorante un
libro illustrato per bambini sulle fasi lunari.
Il
tempo passava e Ataru era
immerso nell’esplorazione di quel generoso spicchio di
universo che poteva
vedere a un palmo dal suo naso.
Si
era creato un innaturale
silenzio e Ten lo interruppe per fare una domanda al ragazzo.
“Ataru,
perché ti sei
aggrappato alla mia astronave?”
“Che ti
importa? Tanto ormai
sono qui…”
“M’importa
invece!”
“Beh diciamo
che non riuscivo
a prendere sonno… ”
“Ah si? E
allora perchè
russavi in maniera assordante?”
“Beh dormivo,
finché la luce
abbagliante dell’ufo non mi è arrivata in
faccia!”
“E
ti pare un buon motivo per
attaccarti furtivamente alla navicella?”
“Sì,
volevo fartela pagare!”
“Ma non farmi
ridere! Non è
questa la ragione…piuttosto volevi riprenderti
Lamù!”
“Non dire
panzane, poppante!
Se sono venuto con te è solo per dirle che non la amo
affatto e che può
tranquillamente restarsene sul suo pianeta e non mettere più
piede sulla Terra”
asserì aspro.
Quelle parole secche e
gelide
avevano fatto male al piccolo Ten che con voce tremante gli chiese:
“Ne sei
sicuro?”
“Sicurissimo!”
ribatté
prontamente il ragazzo.
“Capisco…”
Ataru
si era addormentato ad
un certo punto ma Ten lo svegliò dicendogli:
“Ataru
non è il momento di
dormire! Su su svegliati, siamo arrivati!”
Il
ragazzo aprì gli occhi di
malavoglia e notò che il pianeta Uru si stava sempre
più avvicinando…anche se
ovviamente i gentili lettori sapranno che piuttosto era il contrario,
ma
lasciamo Ataru libero di pensarla a modo suo…
“Atterraggio
previsto fra 60
secondi.
59…58…57…56…”
questa frase robotica giunse dal computer di bordo e la
navicella perdeva sempre più quota, preparandosi
all’atterraggio.
“(Lamù…sono
arrivato
finalmente…ora mi sentirai!)” pensò
ardito.
L’ufo
a paperella atterrò con
un suono lieve su un terreno sabbioso ed il portello si aprì
lasciando uscire i
suoi due passeggeri.
Ataru
era prontissimo ad
affrontare Lamù, di certo le avrebbe detto il fatto suo, le
avrebbe
rimproverato tutti suoi sbagli come fidanzata e naturalmente
l’equivoco
madornale di quando si erano conosciuti, le avrebbe proibito di tornare
da lui
e di perseguitarlo e le avrebbe detto di lasciarlo stare in modo fosse
libero
dagli intralci e di sicuro sarebbe così uscito con molte
donne…
Sì doveva
dirglielo, ormai
era lì e il coraggio non gli mancava…o forse
sì? Sarebbe stato in grado di dire
a Lamù quello che davvero pensava (sempre ammesso che fosse
davvero quella la
sua verità)?
Lo
sapremo solo nei prossimi
capitoli….
********************L’angolo di Amy********************
Ciao a tutti^^
Ed ecco un altro capitolo giunto al
termine…cosa ve ne
pare?
Spero che vi piaccia come stia
venendo la storia,
anche se questo è solo un capitolo di transizione e
soprattutto è cortissimo^^.
Ed ora passiamo alle recensioni:
- Per Riccardo: Ciao,
mi spiace che tu abbia trovato
difficoltà…così
va meglio?Per quanto riguarda il fatto del vomitare hai ragione, ma
stavolta il
cibo di Lamù ha superato il limite e l’apparato
digerente di Ataru lo ha
rifiutato! (povero Meals!)^^ Grazie mille per il tuo commento, fammi
sapere
cosa ne pensi di questo capitolo^^
- Per Andy
Grim: Ciao, grazie anche a te del
commento, mi
sono indispensabili le vostre recensioni^^… beh Ataru
comunque ci mette un po’
per capire le cose…riuscirà a rendersi conto
dell’errore che fa o è destinato a
perdere la dolce Lamù per sempre?...Grazie^^
- Per Achille88: Ciao,
grazie per la recensione, mi fa
piacere ti sia piaciuto il capitolo^^ sì in effetti, la
puntata cui mi sono
ispirata è quella, ma possiamo dire che la fan fiction sta
per svilupparsi, e
credo che odierai Ataru anche di più…per gli
episodi mi sto attrezzando, del
manga ho solo i tre volumetti finali e danno
un’idea…comunque spero ti piaccia
anche questo!^^
- Per Peanuts: Ciao,
finalmente mi recensisci anche qui^^ grazie
mille, lo sai che ormai anche i tuoi commenti sono essenziali per la resa
della mia
storia! Si Ataru è uno stupido, appunto mi diverto troppo a
scrivere di lui!
L’immagine l’ho scelta io, l’ottimo
layout è invece curato dalla mia Lory!
- Per Lorelaine86: Ma
ciau ^^ cioè…tu vorresti dirmi che
ha identificato Ataru in una persona reale, o ho capito male? O_o poi
mi devi
dire chi è, in caso! Grazie mille del commento…e
naturalmente grazie ancora per
aver dato una forma alla mia fan fiction e per avermi fatto
pubblicità^^ ti
voglio bene…spero ti piaccia questo nuovo cap, bye^^.
Inoltre volevo segnalarvi anche:
Il falco e la Rosa (ff originale creata da me)
Lo
Scapolo (ff dedicata a Twilight)
Ultima cosa: fatemi sapere tramite
mail o recensione
se volete essere contattati per i prossimi aggiornamenti, e recensite
please!
^^
Ciao e grazie
dell’attenzione,
Amy
Dickinson
|
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Capitolo 4 *** 4 ***
lamù4
Capitolo 4
Ten mise via la sua
astronave e si volse verso Ataru che era completamente immerso nei suoi
tormenti interiori e in tono secco richiamò la sua attenzione:
“Dai muoviamoci…”
Ataru allora si volse a
guardalo e assunse un’espressione ebete…ossia quella di sempre.
Ten con pazienza gli si
avvicinò e gli disse:
“Insomma vuoi andare a
dire a Lamù quello che pensi di lei oppure vuoi restare qui imbambolato ancora
a lungo?”
“Certo che vengo!”
rispose il ragazzo tornando in sé.
Il piccolo alieno rimase
a fissarlo per qualche istante con sguardo indagatore.
“Che hai da guardare?”
“Sei del tutto sicuro di
quello che stai facendo?”
“Senti smettila di farmi
questa stupida domanda! Sono qui, no? Trai tu le conclusioni!”
“Sono curioso di vederti
all’opera allora…” fece in tono di sfida.
“Ok ma poi vedi di non
rimanerci male quando mollerò tua cugina!” gli rispose spavaldo.
“Bene, se è così possiamo
andare…” e così dicendo si voltò, dandogli le spalle.
“Sì, era ora!”
*Menomale che lo dice
lui…* pensò sarcastico.
Si incamminarono per un
lungo tratto sabbioso, fin quando non si imbatterono in un complesso roccioso
molto alto e ripido.
“Ora proseguiamo per di
qua…”
“Ehi ehi, aspetta un
secondo!”
“Che ti prende? Non sei
più impaziente di dire a Lamù il fatto suo?”
“Certo che sì, nanerottolo!
Ma stai dimenticando una cosa molto importante…io non so volare!”
“E allora?”
“E me lo chiedi? Come
faccio a scalare queste rocce?”
“Beh come fanno tutti gli
umani limitati come te”
“”Non scherzare moccioso,
dammi una mano piuttosto!”
“Eh? Con i modi che hai
dovrei pure aiutarti? Te lo scodi!”
“Ma…”
“Non sai volare? E’ un
tuo problema! Ora poche storie e sbrigati!” e così dicendo Ten si mosse verso
l’alto e superò le rocce più basse.
“Maledetto moccioso se ti
prendo io…”
“Hai detto qualcosa?”
“No no, arrivo”
Prese dunque un respiro
profondo e si apprestò a salire le rocce che l’oni aveva superato in un batter
d’occhio, trovandole ripide e pericolanti ma non si scoraggiò subito, con pazienza
prese a salirle una ad una con Ten che velocizzava l’andatura del suo volo non
appena Ataru si avvicinava a lui e si fermava ad aspettarlo quando era lontano.
Dopo almeno un’ora e mezza
di scalata Ataru era distrutto, aveva il corpo intorpidito ed aveva perso
sensibilità nelle mani, tanto che rischiò più volte di cadere di sotto, in quel
baratro sabbioso e solitario.
Ten si stupì della
tenacia che Ataru aveva quando ci metteva impegno nel fare le cose, ma si
chiese comunque se lui lo stesse facendo davvero per le motivazioni che gli
aveva elencate oppure se fosse stato spinto piuttosto dal bene che provava
verso Lamù, un bene che lui non avrebbe mai e poi mai ammesso ma che di sicuro
provava.
Ma erano solo ipotesi
ancora, si disse il piccolino.
Raggiunsero la cima di
quelle rocce e si trovarono davanti ad una distesa di un colore indefinibile
che era a metà fra un bosco ed una savana dato che a tratti quella che pareva
essere vegetazione era rigogliosa e a tratti rada e quasi del tutto assente.
“Siamo quasi arrivati”
disse tranquillo Ten.
“Quasi?! Ehi dico, ma
quanta strada bisogna fare ancora? Io sono stanco!”
“Senti vuoi andare da
Lamù, si o no?”
“Certo!”
“Bene, allora non stare
sempre a lagnarti perché me ne faccio ben poco delle tue continue lamentele!”
“Ma tu VOLI, io NO!”
“E io che posso farci?
Non pretenderai mica ti trasporti io?”
“Beh sarebbe una buona
idea!”
“Neanche per sogno! E ora
cammina!”
E così dicendo si mosse
in avanti distanziandolo di parecchi metri.
“Mi hai proprio rotto!”
continuò a lamentarsi Ataru, ma nonostante tutto si mosse anche lui.
Tuttavia dopo pochi metri
si fermò e si accasciò al suolo, svenuto. Ten avvertì un tonfo alle sue spalle
e fece:
“Che c’è ora?”
Non appena si voltò vide
il ragazzo steso a terra e gli si avvicinò.
“Non è il momento per
dormire! Dai, alzati!”
Ma presto si accorse che
era proprio svenuto.
Dunque si grattò la
testolina appena sotto il cornino e si mise a riflettere. Cos’aveva portato
Ataru a svenire così di punto in bianco?
Dopo un po’ si rese conto
che il terreno su cui si trovavano sprigionava alcuni elementi chimici nell’aria
che, seppur in piccole quantità, non facevano bene all’organismo umano che era
naturalmente molto più vulnerabile di quello alieno.
*Quindi se lo porto a
destinazione in volo dovrebbe riprendersi in fretta, lì l’aria non è
contaminata* pensò l’oni, e quindi,con fatica, trasportò Ataru lontano dalla
insolita radura.
In pochi minuti Ten volò
diritto in alto, verso una casa imponente in cima alla collina, una dimora
dalla forma un po’ strana, simile ad una rosa dei venti…tutta tigrata.
Ten salutò con un cenno
gentile i sorveglianti e si lasciò aprire i cancelli, entrò e salì al terzo
piano della enorme casa e non appena le porte si aprirono posò Ataru su una
sedia e abbracciò i suoi zii.
“Oh piccolo Ten, come
sono felice di rivederti!”
“Tesoro della zia, come
stai?”
“Ciao! Io sto bene”
“Quanto ci sei mancato!”
fecero in coro.
“Sono contento anch’io di
essere tornato qui!” fece con un sorrisetto allegro che però fu presto
sostituito da un’espressione seria ed un tono più maturo “Veniamo a noi
ora…sapete il motivo per cui sono qui, datemi una mano!”
“Stai tranquillo, ci
penso io!”
“Caro, so bene che si
tratta di nostra figlia ma…non essere troppo duro con lui, vabene? Ricordati
che è un ragazzo terrestre e…”
“Non preoccuparti” la
liquidò il marito facendole l’occhiolino.
La moglie si sentì
rassicurata nonostante il tono burbero e lo lasciò fare.
L’oni allora si avvicinò ad
Ataru e coi suoi modi gentili lo scosse dicendogli: “Su genero
svegliati…svegliati dai…ti ho detto di svegliarti!!!” fece scuotendolo con foga
e facendo cenno alla moglie di rilasciare una “lieve” scarica elettrica.
Ataru si svegliò con un
grido, ma è inutile dire che ricadde subito sulla sedia alquanto stordito.
“Eh? Ma dove mi trovo?”
“Oh, era ora ti
svegliassi! Sei sul pianeta Uru!”
“Cosa? Ma chi sei tu? E
che ci faccio qui?”
“Svegliati Ataru, sei mio
genero e sei venuto qui per vedere Lamù!” e così dicendo gli mollò uno schiaffo
sulla guancia in modo si svegliasse del tutto…e servì.
“Ahio, mi hai fatto
male!!!”
“E finalmente!”
“Ehi sentite, non fatevi
strane idee, non so cosa vi abbia detto il marmocchio ma non sono venuto qui
per riprendermi Lamù, io non ho alcuna intenzione di chiederle scusa e di
implorarla di venire con me sulla Terra per tornare a vivere sotto lo stesso
tetto e un giorno sposarla!” gridò tutto d’un fiato.
“Ma veramente Ten non ci
ha detto nulla di tutto questo…” confessò il padre di Lamù.
“Eh? Ma…ma…”
“Possiamo giurartelo…”
fece la moglie.
“Ma allora…cosa vi ha
detto?”
“Ten ci ha detto solo che
tu e Lamù avete litigato e che veniva qui…e che alla fine ti ha trovato
aggrappato alla sua navicella”
Un sorrisetto malefico si
dipinse sul visetto di Ten.
Ataru aveva detto
qualcosa di scomodo, e questo andava a vantaggio del suo piano.
Ma durò poco, infondo era
un bambino che amava molto sua cugina, per questo non voleva che lei soffrisse
e voleva dimostrare una volta per tutte che Ataru era stato solo un ipocrita
verso di lei.
Il padre di Lamù dunque
fece ad Ataru una domanda cruciale:
“Ascoltami bene ragazzo,
diverso tempo fa io e il mio popolo scendemmo sulla Terra con l’intenzione di
conquistarla…ricordi? Bene, e pur di darvi una possibilità di tenervi il vostro
pianeta designammo un individuo fra tutti voi che potesse vincere una sfida
contro uno dei nostri guerrieri…te lo ricordi, vero?”
“Pfui…e chi se lo
dimentica…”
Ma l’orco lo ignorò e
proseguì:
“Ebbene tu vincesti la
sfida in questione e salvasti il pianeta Terra dall’invasione di noi Oni…”
“Sì…e allora?”
“E allora accettasti di
sposare “la principessa degli Oni”, mia figlia Lamù!”
“Ehi ehi, calma calma!
E’arrivato il momento di chiarire questo malinteso: io non ho mai voluto
sposare Lamù!”
”E allora perché non lo
hai detto subito?” lo rimproverò l’oni.
“Ma io l’ho fatto! Ho cercato
in tutti i modi di dirvelo, ma nessuno mi ascoltava!”
“Ora non lagnarti come
fai sempre Ataru!” intervenne Ten
“Tu non intrometterti
brutto…” tentò di alzarsi per picchiare il piccolo alieno, ma lo zio lo prese e
lo ributtò sulla sedia.
“Ascolta ragazzo, se è
davvero così come dici avresti dovuto opporti con tutte le tue forze!”
“Ma io l’ho fatto!”
“Io non ne sarei così
sicuro…se una cosa non la vuoi non te la tieni per anni!”
“Ehi ma…”
“E poi dopo tutte le
volte in cui tu e lei avete litigato, se davvero non l’avessi mai voluta, non
saresti tornato a cercarla qui, né l’avresti aspettata impazientemente sulla
Terra!”
Accidenti il suo
ragionamento non faceva una piega!
Come avrebbe potuto
difendersi ora Ataru?
“Io…non volevo che lei
tornasse! E quella volta che sono venuto qui…era solo per curiosità, dato che
non ero mai stato nello spazio!”
I tre oni caddero a terra
sbalorditi.
Credeva davvero di
potersela cavare con scuse così ridicole?
Ataru ci sperava, ma non
aveva alcuna possibilità di salvarsi stavolta, in cuor suo lo sapeva, sarebbe
dovuto uscire allo scoperto…
“Senti Ataru, sei sicuro
allora di quello che provi?”
“Certo!” ormai non poteva
più smentirsi se sperava di avere una sola possibilità.
“Dunque ho una sola
domanda da farti: non vuoi proprio sposare Lamù?”
“No!” rispose secco
Il re dunque abbassò
mestamente lo sguardo per un istante, poi tornò a guardarlo e disse: “Dovrai
dirlo a lei…lo sai questo, vero?”
“Per quanto me ne importa
potete anche dirglielo voi, io posso anche tornare sulla Terra a questo punto!”
disse con spavalderia
“E’ una cosa fra te e
lei, noi non possiamo intrometterci” disse la madre di Lamù.
“E’ giusto che tu glielo
dica Ataru, prenditi le tue responsabilità una volta tanto!” lo stuzzicò Ten
“Vabene, d’accordo…”
“E sia!” fece il
‘suocero’ “se vuoi lasciarla devi avere il coraggio di farlo…e sappi che non si
può tornare indietro!”
“Non ho alcuna paura di
farlo! Fatele sapere che intendo parlarle e tornerò!” fece alzandosi dalla sua
sedia.
“Ma Ataru! Dove vai?”
domandò Ten trattenendo a stento il riso
“Che domande, me ne
vado!”
“E dove pensi di andare
da solo?”
“Da solo?”
“Certo, siete ospiti
qui!” ridacchiò il grande oni.
“Coosa?!”
“Si Ataru, e poi dai non
perdiamo tempo, parla subito con Lamù e falla finita una buona volta!”
“Non ne ho voglia ora,
non scomodatevi per andare a chiamarla!”
“Ma Ataru perché
aspettare oltre?” chiese Ten.
“Già, perché aspettare?”
Ataru al suono di questa
voce rabbrividì all’istante, e non appena si trovò Lamù davanti sbiancò.
I suoi occhi ghiacciati e
irati lo guardavano con distacco e superiorità, facendolo sentire subito
impotente.
“Cosa aspetti a parlare,
Ataru?”
* E ora fammi vedere se
hai ancora un briciolo della tua spavalderia!* ridacchiò Ten accostandosi al
virtuoso corpo di sua cugina.
*Sono fottuto…e…e ora
come faccio…?!?*
****************L’angolo
di Amy****************
Ciao a
tutti^^
Eccoci
qua…Come se la caverà Ataru questa volta?
Spero che
vi sia piaciuto e naturalmente mi auguro vi stia incuriosendo la storia in
generale, anche se sto giocandoci molto…speriamo che mi perdonerete per i miei
lavori di fantasia sulla trama e sui personaggi!^^
Ed ora le
risposte alle vostre recensioni (approposito, grazie non sapete quanto mi
rendete felice quando me le scrivete^^)…
- Per Peanuts: Ciao :),
grazie per la recensione^^ hai detto proprio bene: una persona normale farebbe
così e non si lascerebbe scappare una fidanzata come Lamù…non Mr. Moroboshi
però! Speriamo ti piaccia anche questo capitolo, a presto^^
- Per Achille88: Ciao :),
grazie della recensione (mi ha fatto morire l’ultima parte…lo meriterebbe
senz’altro!!!), mi fa piacere ti siano piaciuti sia il capitolo che la
spiegazione del piccolo Ten^^ (il cui QI supera di molto quello di Ataru!) Ho
eliminato le parentesi sostituendole con degli asterischi, sperando vada
meglio… Spero inoltre tu gradisca anche questo capitolo, ciao^^
- Per Lorelaine86: Cara^^,
grazie mille per i tuoi puntuali commenti e per il tuo lavoro^^ a presto, ti
voglio bene…(ormai lo sa tutto EFP! XD)
Volevo ricordarvi
che se desiderate essere informati degli aggiornamenti in tempo reale potete
contattarmi o chiedermelo tramite recensione^^
E
approposito di recensioni…scrivetele please, invogliano la pubblicazione^^
Prima di
salutarvi vi consiglio:
-
Il falco e la Rosa (mia, originale)
…e le ff
dedicate a Twilight di Lorelaine86:
Lo
Scapolo
Isola
Esme
Stand
By me
Grazie
della vostra attenzione,
un
abbraccio,
Amy Dickinson
|
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Capitolo 5 *** 5 ***
lamù5
Capitolo 5
Ataru era paralizzato: Lamù
era davanti a lui e aveva uno sguardo tutto fuorché rassicurante…
“Su Ataru ora non essere
timido, dì a Lamù ciò che devi dirle, non preoccuparti” lo spronò il padre
della ragazza.
“Su Ataru, non avrai paura
di me?” fece Lamù con un tono fra il sarcastico ed il minaccioso, che
ovviamente preoccupava il malcapitato protagonista della nostra storia.
Ataru però non si muoveva,
lo sguardo di Lamù lo inchiodava alla sedia e bloccava ogni sua parola.
“Beh sembrerebbe che tu non
sia poi così convinto di quello che ci hai detto prima. Erano dunque solo
spavalderie? Male, male ragazzo mio!”
A queste parole Ataru
riacquistò un minimo di fiducia in sé, quel tanto che bastava a fargli aprire
bocca e, anche se con un po’ di timore, a fargli proferire parola:
“Lamù ascolta…io sono venuto
qui per dirti che…”
Fece una pausa che l’aliena
volle accompagnare con un “siiii?” strascicato.
Ataru prese una boccata
d’aria, inspirò ed esplose così:
“Io non sono venuto qui per
te…non ho la minima intenzione di chiederti di tornare, anzi sono qui per dirti
che non devi venire mai più sulla Terra e poi…starò con tutte le ragazze che
voglio…della Terra…e dell’universo! E tu non potrai farci nulla, perché non
sarò più il tuo schiavo, né il tuo futuro marito…mettitelo in quella testaccia
dura che ti ritrovi!”
Desiderava di certo
continuare ma una scarica elettrica fuoriuscì dai cornetti che Lamù aveva in
testa e lo fece indietreggiare ed ammutolire.
“E con ciò?” incalzò lei.
Ataru deglutì “E con ciò
voglio dirti di non farti più vedere…io torno a casa mia…”
“Bene”
“…e non ti aspetterò…”
“Bene”
“…quindi non pensare di
venire a trovarmi piangendo perché…”
Stavolta Lamù lo interruppe
con una sonora risata:
“Aahahahahahahahahah… Stai
tranquillo non accadrà mai….ahahahahahahah!!!”
“Ehi ma…” Ataru non capiva:
prima era altezzosa, poi livida di rabbia, ora si scompisciava dalle risate…che
aveva Lamù? Quello strano comportamento lo fece innervosire non poco e allora
proseguì:
“Lamù, non hai capito che ti
sto lasciando?”
Quelle parole le proferì con
amarezza con il solo ed unico scopo di ferirla, di farla stare male, ma con suo
rammarico Lamù non sembrava avere alcuna intenzione di dar peso alle sue parole.
“Certo Ataru, non devi preoccuparti,
va tutto bene. Ora ognuno avrà la sua vita, come prima che ci conoscessimo, te
ne tornerai sulla Terra e io non verrò più a cercarti, vabene?”
Ataru rimase scioccato dalle
sue parole tanto risolute.
“Anzi facciamo una cosa
migliore…non appena sarai sul tuo pianeta mandami un segnale, così cancellerò
la memoria a te e a tutti quelli che hanno conosciuto me, Ten e la mia gente,
in modo che voi esseri umani torniate a vivere la vita di sempre…consideralo
come il mio ultimo regalo”
No. Era davvero Lamù quella
ragazza? Poteva aver pronunciato lei quelle parole e per di più con una
freddezza unica che non era della Lamù che lui conosceva? Ataru credeva di aver
ferito l’aliena, ma alla fine l’unico che si sentiva ferito era solo ed
esclusivamente lui.
“Va-vabene…” si limitò a
dire, in tono meccanico e privo di espressività.
“Siamo d’accordo allora…c’è
dell’altro?”
“No, ho finito”
“Avresti potuto mandarmi un
messaggio tramite Ten, perché ti sei scomodato a venire fin qui per dirmi solo
questo?”
“(SOLO questo? Grrrrr!!!) Tu
fatti gli affari tuoi Lamù” disse aspro
“Certo certo, figurati”
“Bene”
“Allora se hai finito io
vado che ho altro da fare…Addio tesoruccio” pronunciò queste parole in fretta e
senza un briciolo di amore, quindi si voltò e volò via.
“Addio” fece Ataru, ma
l’ultima vocale gli morì in gola.
Cosa aveva fatto? Aveva
lasciato Lamù? No, Ataru non ci credeva, pensava che Lamù facesse come al suo
solito e che sarebbe tornata da lui tutta affettuosa, chiamandolo
‘tesoruccio’…ma i suoi occhi polari dicevano tutt’altro e persino quell’ultima
parola che aveva proferito era neutra e banale, fredda, una parola che detta
così non aveva alcun senso, una parola che non l’ avrebbe più avuto a quel
punto.
“Bene, sei contento Ataru?
Ti sei tolto un peso, un cappio dal collo” fece il padre di Lamù, sforzandosi
di non mettergli le manone poderose addosso, trattenuto com’era dalla dolce
stretta della consorte che gliene teneva una fra le sue. Stavolta fu lei a
parlargli:
“Era quello che sentivi di
fare?”
“Si” fissava il pavimento
biancastro di quella strana casa, rispondeva in tono neutro e piatto, aveva una
confusione in testa paradossalmente generatagli dal vuoto che aveva nel cuore.
Non capiva e quell’incomprensione lo inghiottiva.
“Nessun rimpianto dunque?”
“No, nessuno”
“In questo caso allora hai
fatto bene a seguire la scelta che ti veniva suggerita dal tuo Io… per il
ritorno a casa stai pure tranquillo, se Ten è disposto ad accompagnarti…”
“Non ci penso nemmeno!”
sentenziò il piccolo oni con il musetto imbronciato.
“…predisporremo un tecnico
che lavori per te, ti creerà una navicella su misura che ti riporti a casa tua
senza alcun problema. C’è un unico problema: dovrai aspettare qui almeno un
giorno, ci vuole un po’ per costruire il tutto, ma dopo potrai partire
tranquillamente” lo rassicurò la donna.
“Grazie, aspetterò” così
dicendo alzò la testa verso la sua interlocutrice e annuì con il capo,
rassegnato “Vorrei fare una passeggiata…”
“Certo, prendi pure una di
queste. E’ una ricetrasmittente, ti basterà metterti in contatto con noi se ti
perdi e saremo lì da te subito” rispose l’aliena prontamente lanciandogli uno
strano pendolino blu che Ataru si mise al collo.
“Sappi una cosa Ataru: con
me hai chiuso definitivamente!” sentenziò Ten con voce tremante, quindi filò
via dietro un muro.
“Pfui, sciocca pulce…”
sibilò prima di scendere giù dalle scale ed andarsene. Uscì velocemente dalla
casa di Lamù e si addentrò per una viuzza con strani alberelli bassi e fitti,
sperando di essere solo e di poter riflettere su quanto gli era accaduto. Ben
presto però fu distratto dal cielo buio, simile a quello terrestre, che veniva
fiocamente illuminato da qualche remota stella qua e là, e da un punto
rossastro con lievi sfumature violacee, una specie di luna di Uru.
“Nimayoho”
Ataru preso dalla paura fece
un salto di alcuni metri più in là.
“Ran! Mi hai fatto prendere
un colpo!”
“Scusami Ataru, ma ti ho
visto che fissavi Nimayoho con interesse e ho voluto spiegarti come si chiamava
quel pianeta”
“E’ una specie di Luna
terrestre?”
“In poche parole sì, ma non
viene raggiunto mai dal sole, per questo lo vediamo sempre così, non ha delle
fasi come la Luna”
Ataru dapprima si sentì
l’unico ignorante nell’universo perché di quella ‘roba’ non sapeva nulla… poi
si riprese subito e si mise a guardare Ran con interesse mentre lei guardava il
pianeta. Indossava il solito vestitino e portava fra le mani un cestino di
vimini.
“Come mai hai quel cestino?”
Lei tornò alla realtà e
rispose subito:
“Eheheheh…devo preparare un
piatto speciale per il mio Rei, quindi sono venuta a cogliere un po’ dei frutti
di queste piante, sono molto prelibati sai?”
“Oh davvero? Me ne fai
assaggiare uno tu, dalla tua boccuccia?”
Ran gli diede un sonoro
colpo con un martello di legno, lo lasciò a Terra e se ne andò.
“Aspetta Ran!”
“Non ci penso
neppure…donnaiolo!”
“Ran, per favore…”
Ran non lo ascoltava però,
perché fra gli arbusti aveva visto Rei che ormai non pensava più a Lamù da un
pezzo. Corse così ad abbracciare il bel ragazzo e non si curò minimamente di
Ataru che le correva dietro.
“Ran! Rei! Io vi devo
parlare!”
I due lo guardarono con
occhi sbigottiti
“Devo confidarmi con
qualcuno…sennò scoppio!”
I due si guardarono, ma poi
acconsentirono. Andarono a casa di Ran dove il ragazzo potè sfogarsi un po’.
“Oh caspita…non ci avrei mai
creduto…” la ragazza era incredula, Rei come al solito era di poche parole, ma
si vedeva che non ci credeva neanche lui.
“Lei non ha fatto nulla per
fermarmi, per provare a farmi cambiare idea…ha accettato tutto, come se lei mi
avesse lasciato e non il contrario…”
“Dai Ataru cerca di stare
su, forse ha solo voluto rendere tutto più semplice…mettendo fine al vostro
rapporto pacificamente e senza opporsi alla tua decisione…immagino anche lo
sforzo che ha fatto per fare una cosa simile”
“Sforzo? Oh, no…era
sollevata invece…”
“Io non credo…”
Stavolta fu Rei a parlare,
emergendo da un piatto con una strana pietanza che Ataru si era rifiutato di
assaggiare.
“Lamù mi ha lasciato per
te…Io e lei stavamo bene insieme…poi ti ha incontrato e non ha voluto più
saperne di me…se lo ha fatto è perché a te ci teneva, e l’amore non scompare
mai così all’improvviso…”
“Amore? Ma no, parliamo di
lei…ero solo un suo oggetto…”
“Fidati, lei ti ama …io la
conosco meglio di chiunque altro” mentre lo disse mangiò un altro boccone e si
strinse a Ran.
“Davvero Ataru, Rei ha
ragione…quindi credo lo abbia fatto solo per non opporsi, ti ha voluto
rispettare anche se non condivide quello che hai scelto”
“Ma se mi amasse come dite
voi…lei si sarebbe opposta!”
“Ataru fidati, la vedi dal
verso sbagliato!”
“Perché volete farla
apparire una santarellina quando non lo è? Mi pare di ricordare che tu sei il
suo ex, Rei, e che lei ti abbia fatto star male…e tu, Ran, eri la sua migliore
amica. Eppure lei ti ha soffiato via lui a suo tempo, e tu la odiavi per
questo…”
“Ataru il tempo passa, le
cose cambiano, le persone maturano e capiscono tante cose…” fece Ran dolcemente
“Rei si è arreso all’evidenza e non soffre più perché ha trovato il suo amore
in me, e io ho capito che l’odio non porta a nulla che non sia altro odio, e
l’odio porta solo al dolore.”
Ataru era stupito di tutti
loro: Lamù rassegnata all’idea di essere lasciata accettava la separazione da
lui di buon grado, e quei due che aveva lì davanti non provavano più ne rabbia
né rancore. Cosa accadeva al mondo?
Quando se ne andò per fare
ritorno a casa di Lamù era scosso dagli eventi e ora sì che si sentiva confuso.
Non sapeva come comportarsi.
Non toccò nulla del cibo
alieno che gli fu offerto, rifletté sul perché né Lamù né Ten fossero lì
al tavolo con i genitori della sua ex fidanzata.
“Mi dispiace tantissimo
Lamù…è stata colpa mia avrei dovuto accorgermene…non pensavo facesse sul serio”
tentava di scusarsi il piccolo alieno mentre la cugina era accasciata sul letto
in una stanzetta a piangere con la testa contro un cuscino color avorio.
“No, non c’entri nulla…io
dovevo lasciarlo molto tempo fa…la colpa è mia, soltanto mia…” singhiozzò
sommessamente.
Il piccolo voleva fare
qualcosa ma non sapeva cosa, gli dispiaceva così tanto per Lamù…Ataru doveva
pagarla!
Intanto sulla Terra,
contrariamente a quanto accadeva su Uru, si era fatto giorno e i signori
Moroboshi trovarono un biglietto di Ataru che scrisse loro:
“Sono andato sul pianeta di
Lamù per dirne quattro a quella furia…
torno presto.
non state in pena per me,
ciao,
Ataru”
“Oh che bello, un po’ di
tranquillità!”
“L’hai detto cara,
finalmente!” fece il signor Moroboshi di rimando prendendola sottobraccio.
“Si va alle terme!!!”
****************
L’angolo di Amy****************
Ciao gente^^
Cosa ve ne pare di questo capitolo?
Vorrei approfittare di questo minuscolo spazietto per ringraziarvi di
cuore perché è bello sapere che la mia umile ff vi stia piacendo, e colgo
l’occasione per rispondervi:
- Per Andy Grim: Ciao e grazie della recensione^^…hai
ragione, povero!^^ sì i personaggi di Ran e Rei sono un po’ OOC, specie Rei e
me ne scuso…ma morivo dalla voglia di dargli un cervello!^^
- Per Peanuts: Ciao e grazie della recensione^^ E già,
proprio così! Grazie mille, mi fa piacere quello che hai detto^^
- Per Riccardo: Ciao e grazie della recensione^^ Beh cerco
di usare la trama generale come linea guida per poi modellare la ff secondo la
mia fantasia e le mie idee, per questo a volte ci ricamo sopra….Spero ti
piaccia questo capitolo^^
- Per Achille88: Ciao e grazie della recesnione^^ Sì sì lo
so che Lamù non è una principessa, se non sbaglio l’ho riportato fra virgolette
il termine, già la ff di Andy Grim mi illuminò su questo fatto… Comunque ti
ringrazio per il tuo interesse, spero ti stia piacendo come viene^^
- Per Lorelaine86: Bellezza, ma ciau!^^ Esatto sei sempre la
prima…grazie mille ç_ç…già Ataru fa saltare i nervi anche a me che sono
l’autrice, e non solo quando tratta male il piccolo Ten…! Grazie della
recensione cara e del tuo impeccabile lavoro, e grazie anche per il
‘tesoruccio’!
( Chiedo scusa ancora una volta per come gioco con Uru, i suoi abitanti
e la trama… spero non infastidisca!
Mi chiedo se stia venendo bene, e mi auguro non sia troppo sdolcinata!
Si accettano recensioni. Grazie! ^^)
Infine un po’ di pubblicità:
La mia ff originale…
-
Il falco e la Rosa
… e le ff dedicate a Twilight di Lorelaine86:
Lo
Scapolo
Isola
Esme
Stand
By me
Amy Dickinson
|
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Capitolo 6 *** 6 ***
lamù6
Capitolo 6
La
signora Moroboshi era appena scesa dal taxi e aspettava che un paio di
baldi
giovani aiutassero lei ed il marito nello scaricare i bagagli. Dopo la
lettera
del figlio quei due non avevano perso tempo ed avevano approfittato
subito per
passare il fine settimana presso uno stabilimento termale sito in alta
montagna.
“Buongiorno,
signori…” fece un vecchietto dall’aria
gentile.
“Buongiorno
a lei, siamo i Moroboshi ”
“Benvenuti
allora! Queste sono le chiavi della vostra stanza, sistematevi pure. La
strada
per la sorgente è indicata da vari cartelli, se vorrete
ristorarvi con un bagno
caldo; la cena è per le 8 in
punto”
“La
ringrazio” fece il signor Moroboshi prendendo le chiavi dalle
mani dell’omino.
“Buona
permanenza signori”
“Grazie”
rispose la signora Moroboshi, poi rivolgendosi al marito fece:
“E’ stata
un’ottima idea quella di venire qui caro!”
“Già…almeno
ci riposeremo un po’!”
E
dopo questo breve sguardo sul pianeta Terra, torniamo su
Uru….
Erano
trascorse almeno tre ore da quando la famiglia degli Oni si era
ritirata per la
notte. Ad Ataru era stata offerta una stanzetta di piccole dimensioni
ma che
comunque era almeno il doppio di quella che aveva sulla Terra. Stava
sdraiato
su una specie di futon con su alcune coperte che ovviamente avevano
tonalità
gialle e nere. Da una specie di finestrella che tanto ricordava un
oblò,
filtrava una lieve luce rossastra che schiariva appena la penombra in
cui era
immersa la stanza.
Ataru
si girava e rigirava nel suo letto, non riusciva proprio a dormire,
rimuginava
su quanto stava accadendo.
“Cavolo
che situazione…” sospirò irrequieto.
Si
voltò verso la finestrella. Da lì si scorgevano
solo il fioco bagliore delle
stelle lontane ed il blu intenso ed avvolgente della notte. Ataru si
alzò per
nulla assonnato e si avvicinò al piccolo oblò per
vedere meglio cosa si
scorgesse al di là di esso. Rimase deluso nel vedere solo
una distesa di
terriccio con rada erbetta attorno ai cancelli della bizzarra casa e un
promontorio roccioso che si estendeva a perdita d’occhio
lungo tutto il
paesaggio circostante.
Il
ragazzo fece un altro sospiro. Poi si rese conto che la natura
chiamava, quindi
uscì con circospezione dalla sua stanza e si
lasciò guidare dalla debole luce
di Nimayoho lungo i corridoi di quella immensa casa. Non era affatto
facile
evitare così al buio tutti i dispositivi lasciati in giro e
quegli strani
mobili, senza contare poi che quel posto era una specie di labirinto,
con quei
corridoi lunghi e tutte quelle stanze dalle porte bianche che non
differivano l’una
dall’altra. Cercò in lungo e in largo una camera
che potesse assomigliare ad un
bagno, alla fine trovò una porta un po’
più piccola e la aprì, ma dentro vi
trovò altre porte!
”E
che cazzo! Ma quante porte ci sono in questa fottutissima casa?!
” sbottò ad
alta voce mentre la sua vescica gridava vendetta. Si ficcò
nella prima porta
che aveva davanti e…ce ne trovò altre due dentro!
Quasi bestemmiando in
ostrogoto (si perché Ataru lo conosce U.U NdA) il poveraccio
ne aprì un’altra
e… si trovò in una specie di serra!
Rassegnato
ormai a non trovare più il bagno si chiuse la porta alle
spalle e si addentrò
in quel giardino coperto. Dietro una fila di vasi notò una
porticina che dava
all’esterno, così l’aprì e si
liberò. Nel mentre contemplava le piante che aveva
intorno, specie quella più vicina a lui che aveva la forma
di un grande
tulipano dai riflessi azzurrini con lievi striature bianche e porpora e
aveva
attaccate al gambo un ammasso di foglie enormi e scure, che alla luce
notturna
sembravano lucide come fossero state bagnate da poco.
Terminato
il suo bisogno Ataru richiuse la porticina ma dopo un solo passo si
bloccò e un
brivido gli attraversò la schiena. Si girò verso
la porta ma non vide nulla,
eppure era strano, gli sembrava che qualcuno gli avesse accarezzato la
spalla.
Comunque si diete subito dello stupido fifone e si volse nuovamente
deciso a
tornarsene in camera sua, tuttavia avvertì una strana
sensazione ed un brutto
presentimento, così abbassò lo sguardo
e…
“Oddio!
Oddio! Oddio!”
La
pianta che un attimo prima stava osservando aveva un contatto con una
zona
delicata del ragazzo che era rimasta semi scoperta per distrazione
dello
stesso…. Un
istante dopo la pianta mollò
la presa ma Ataru fece presto a sentirsi sollevato…lo strano
fiore infatti tirò
indietro la testa come un serpente pronto ad attaccare e
mostrò una fila di
sottilissimi aculei interni ai petali che si stavano velocemente
schiudendo….
Ataru
in un lampo capì e girò sui tacchi per correre
via mentre con una mano
sistemava la zip dei pantaloni con foga. La pianta però non
era da sottovalutare,
infatti anche se lui era diversi metri più in là,
riuscì ad acciuffarlo grazie
ad una lunga radice che estrasse dal suo vaso, gli afferrò
una caviglia e lo
fece sbattere contro il pavimento della serra!
Ataru
era terrorizzato da quella pianta, sapeva che se non avesse agito
subito quel
mostruoso tulipano se lo sarebbe pappato in un sol boccone
“(Un boccone
prelibato come me poi…che spreco! Come sopravviverebbero le
mie fans?!)”
Istintivamente
prese un vaso di medie dimensioni a un palmo dal suo naso e
colpì la radice del
tulipano che lo mollò e lanciò un gridolino di
dolore.
Ataru
allora si alzò di scatto e scappò fuori dalla
serra. Spaventato e suggestionato
credeva di vedere quelle maledette piante ad ogni angolo della
casa-labirinto
quindi scappava a destra e a sinistra facendo baccano,
finché, esasperato,
raggiunse la tanto agognata porta della sua stanza e ci si
ficcò dentro senza
pensare.
Rimase
accostato alla porta col respiro affannato e la mano destra sul cuore.
Poco
dopo si sentì meglio e decise di rimettersi a letto. Il buio
era però assoluto,
e lui non ricordava di aver chiuso la sua finestrella.
Avanzò lentamente, a
tentoni lungo la parete in cerca del piccolo oblò
tondeggiante, finché non lo
raggiunse e lo aprì. Si volse verso il suo letto, ma
vedendolo un tantino
diverso ebbe un presentimento…così si
guardò attorno e si rese conto che quella
non era la sua stanza!
*Beh
una stanza vale l’altra…chi se ne frega se non
è la mia, dormirò qui, io là
fuori non ci torno!* si disse e così si avvicinò
al bel letto a baldacchino che
gli stava davanti, scostò via le tende color avorio e ci si
sdraiò sopra. Era
molto comodo, si tirò più su in cerca del cuscino
e quando l’ebbe trovato vi
appoggiò la testa e avvertendo una lieve stanchezza
sbadigliò.
*Certo
che questi oni si trattano bene…I cuscini sono
già caldi!* pensò il ragazzo
affondandovi il viso. Poi però tentò di tirarsi
su le coperte e venne investito
da un profumo a lui familiare. Dolce ma non troppo, discreto,
lievemente
muschiato. No, a dire il vero quell’odore non era
familiare…piuttosto era
inconfondibile.
Dato
che quella era la notte dei presentimenti Ataru diede retta al suo
improvvisato
sesto senso e a malincuore si tirò su a sedere, staccando la
faccia dal
cuscino. Scostò via le tende del baldacchino che facevano
ombra e si rese conto
che quel rumorino sommesso che era diffuso nella stanza non era alcun
sistema
di riscaldamento come lui aveva pensato…ma il suono di un
respiro!
Allora
tirò via le tende del suo lato e scostò le
coperte con mano tremante…non era
solo nel letto…con lui c’era Lamù!
Preso
dalle palpitazioni, Ataru sudava freddo.
Poco
dopo però, vedendo che dormiva come un angioletto, si
calmò e le si avvicinò
con cautela.
Subito
si rese conto che la morbidezza che lo aveva estasiato non apparteneva
ad un
cuscino ma bensì ai seni di Lamù che erano
coperti dal lenzuolo tigrato.
Vedendone la forma rotonda ed abbondante e osservando la curva morbida
delle sue
cosce Ataru fu preso da un folle raptus, desideroso di strapparle i
vestiti di
dosso e farla sua…ma non appena i suoi occhi si posarono sul
viso di lei, ogni brama
sessuale scomparve dalla sua mente. Lamù aveva un corpo
armonioso e sensuale,
ma quel visino toglieva il fiato, e si sentì subito un verme
per averla
paragonata così ad una qualsiasi altra donna.
La
bella aliena sospirò e si volse dall’altro lato,
lasciando Ataru libero di
contemplare il suo perfetto fondoschiena attraverso il bikini, ma
stavolta il
ragazzo non ci fece molto caso, scavalcò il corpo di lei e
si avvicinò al suo
viso per poter continuare a guardarla. Alzò una mano e con
cautela le accarezzò
una guancia, ma la ritrasse subito, perché la
sentì umida, come se avesse
pianto. Ataru sprofondò in un momento di pura depressione,
l’aveva fatta
piangere, lo stronzo che era!
“Mi
dispiace…perdonami…” sibilò
al buio.
Lamù,
nel sonno, emise un gemito che provocò due reazioni diverse
e contemporanee in
Ataru: una scarica d’adrenalina l’aveva fatto
sospettare che si stesse
svegliando, e nel contempo l’avvertire quel suono aveva
risvegliato in lui
quella virilità che aveva represso a forza. Si
allontanò da lei di parecchi centimetri,
poi però le si avvicinò e sussurrò:
“Come
sei bella…”
Così
dicendo sfiorò le labbra di Lamù con la punta
dell’indice, e nel sentirle piene
e soffici si ricordò all’istante di quel dannato,
bellissimo bacio che si erano
dati sulla Terra e che aveva scatenato quella situazione… Il
ricordo fu
estasiante ed Ataru non poté fare a meno di sorridere come
un ebete, da solo,
al buio.
“Tesoruccio…dai,
ammettilo che mi ami…”
Ataru
morì quasi di infarto nell’udire queste parole,
così corse via dalla stanza
gridando:
“Te
lo scordi megera, non ti amo affatto!”
Nella
corsa Ataru sbatté pesantemente la porta dietro di
sé, Lamù allora si svegliò
momentaneamente e vedendo che tutto era a posto si tirò su
il lenzuolo e si
riaddormentò.
Ataru
aveva corso trafelato per tutta la casa ed alla fine aveva ritrovato la
sua
stanza. Si sistemò nel letto agitatissimo. Che scusa poteva
inventarsi ora?
Lamù ormai lo aveva scoperto, come si sarebbe discolpato?
Cosa avrebbe potuto
dire?
Era
quasi l’alba quando Ataru prese sonno, convintosi che ci
avrebbe pensato al
momento.
****************L’angolo
di Amy****************
Ciao
gente^^
E
anche questo è finito…
scusate se è un po’corto^^
Vi
chiedo scusa del fatto
che sto ricamando sulla casa di Lamù, su Uru e sulla
vicenda…mi diverto però!^^
E
ora passo a
rispondervi:
Per Lorelaine86:
Tesorooooooo^^
tranquilla cara, meglio tardi che mai! Ecco, aggiorno subito subito, e
certo
che Ataru è un deficiente, sennò non sarebbe lui
no? ;) grazie della
recensione, bacione^^ tvb!
Per Peanuts:
Ciao Peanuts^^, hai ragione, sono disastrosi…ma se non
fosse così non sarebbero tanto spassosi da seguire, non
credi? Grazie della
recensione ^^
Per Andy
Grim:
Ciao Andy^^ eheheheh,
hai ragione, ma come dicevo le loro vicende sono belle proprio
perché
stra-incasinate! :D grazie
della tua
recensione^^
Per Achille88: Ma
ciao^^ stavolta sei
il primo, hai strappato il primato a Lory! Grazie della recensione^^Beh
che
dire? I film ancora non li ho visti…quindi ti prego non
anticiparmi nulla
perché sto ancora alla serie tv^^ Tranquillo, si sa che
Ataru è uno stronzo, e
nemmeno io provo alcun dispiacere per il suo stato, io mi preoccupo
solo di
Lamù, sono un’autrice di parte, lo ammetto U.U,
Speriamo
che questo
capitolo un po’ ridicolo vi piaccia^^
Vorrei
inoltre
ringraziare la mia Lory
che
ha aggiunto la mia storia tra i preferiti e Riccardo che
l’ha inserita tra i
seguiti, mille grazie^^
Prima
di salutarvi vi
consiglio l’altra mia ff (un originale)…
Il falco e la Rosa
…e
le ff di Lorelaine86
ispirate dalla saga di Twilight:
Lo
Scapolo
Isola
Esme
Stand
By me
Grazie
ancora una volta
della vostra attenzione,
vi
abbraccio^^
la
vostra piccola
Amy
Dickinson
|
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Capitolo 7 *** 7 ***
lamù6
Capitolo 7
Ataru aprì lentamente gli
occhi ma, investito da un fascio di luce in piene pupille, li richiuse
all’istante. Attese qualche attimo, poi scostò un po’ la testa e li riaprì. Il
bagliore accecante proveniva dal piccolo oblò che aveva come finestra. Non
doveva essere presto se il bagliore solare era già così forte. Si stirò
velocemente e fece scrocchiare le ossa delle dita incrociando le mani e
alzandole verso l’alto. Si tolse le coperte di dosso e si alzò in piedi,
raggiunse una seggiola poco distante dove la sera prima aveva abbandonato la
maglietta ed i jeans, quindi si rivestì velocemente.
La porta in quel momento
si aprì ed entrò il padre di Lamù con grande sorpresa del ragazzo.
“Buongiorno Ataru” fece
l’oni con il tono più gentile che gli veniva
“Buongiorno” si limitò a
rispondere.
“Vedo che ti sei alzato
da solo…ero venuto a svegliarti, si sta facendo tardi, sai? Il terzo sole fra
poco si alzerà”
Ataru lo guardò come se
avesse appena detto un’assurdità…ma infondo cosa ne sapeva lui che dal pianeta
Uru si scorgono addirittura tre soli?*
“Vedo che sei già pronto,
allora vieni a fare colazione, su”
“D’accordo (Col cavolo
che mangio la roba che preparate però!)” e così seguì il grande orco verso una
stanza dove c’erano i soliti strani marchingegni alla cui vista era ormai
abituato ed un tavolo di medie dimensioni dalla forma ellittica. Prese posto
sedendosi su una poltroncina bianca dalla forma singolare e notò che non era
solo: di fronte a lui c’era la mamma di Lamù con al fianco sua figlia ed il suo
nipotino, mentre il padre della oni si era seduto di fronte a lei.
“Buongiorno Ataru, cosa
gradisci per colazione?” chiese la madre di Lamù in tono gentile.
“Buongiorno…No, grazie,
non ho fame!”
“Pfui, scortese come al
solito” brontolò il piccolo Ten.
“Ehi nanerottolo,
smettila di seccarmi!”
“Come puoi parlare così
ad un bambino? Chiedimi subito scusa se non vuoi che ti faccia flambé!” fece
Ten piccato.
“Sempre con la scusa del
bambino! Ora ti faccio vedere io!” e così dicendo Ataru si alzò dal suo posto e
corse verso il piccolo oni che non si mosse di un passo da dove si trovava. Il
ragazzo dovette subito arrestarsi a due passi dal bambino poiché Lamù si era
appena alzata in piedi e lo sguardo minaccioso che rivolgeva ad Ataru non
prometteva nulla di buono.
“Adesso basta, renditi
conto che Ten è solo un bimbo, lascialo in pace una volta tanto, non fare
sempre il vigliacco!” il suo tono era aspro, i suoi occhi due pezzi di
ghiaccio.
Ataru trovò un briciolo
di coraggio e le rispose : “E’ lui che ha cominciato! Se non stesse sempre a
punzecchiarmi non lo penserei proprio!”
“Ma sei un uomo ormai,
come puoi essere ancora tanto infantile da misurarti con lui? Lo sai che è
piccolo, sei un villano!”
“Cosa?! Villano a me?!”
“Esatto!”
“Grrr…ma come ti permetti
di parlarmi così?”
“Ne ho tutto il diritto,
mio caro! E’ un sacco di tempo ormai che ti vedo trattar male mio cugino, e la
cosa mi ha stancata!”
“Sta’ tranquilla, sono
venuto per dirti addio e appena posso me ne vado, così non vedrò più né te né
quel fastidioso microbo!”
“Non vedo l’ora!”
“A proposito Ataru” li
interruppe la madre di Lamù “E’appena arrivato l’incaricato che ti rimanderà a
casa”
Un attimo dopo una porta
scorrevole si aprì e ne emerse un oni di mezz’età con i capelli semi brizzolati
ed una lieve gobbetta.
“Salve a tutti” salutò
cordiale.
“Buongiorno” fu la
risposta generale.
“Dunque signori, sono qui
per verificare le caratteristiche del soggetto di cui mi avete parlato” si
rivolse ai genitori di Lamù.
“Bene, eccolo qui” fece
il grande oni indicando Ataru “puoi portarlo nell’altra stanza, quella qui
accanto, è già stata attrezzata”
“Bene” fece il tecnico
vestito in giallo e nero scrutando Ataru “Seguimi ragazzo”
Ataru lanciò un’occhiata
torva a Lamù che per tutta risposta rimase a fissarlo con la sua espressione
più inquietante finché non uscì dalla stanza con il tecnico.
“Lamù siediti dai” la
pregò il cuginetto in tono dolce.
“Su cara” disse anche sua
madre.
Il suo viso si addolcì e
obbedì.
“Sei sicura di volerlo
lasciar fare?” domandò suo padre con evidente preoccupazione “Non voglio che
dopo tu te ne penta”
“Papà, è meglio così”
rispose in un soffio.
“E’ vero non si è
comportato bene con te però…non è giusto che tu reprima i tuoi sentimenti”
“Lo so che non è giusto,
ma credimi mamma, è la soluzione migliore, e come io sto rispettando la volontà
di Ataru, vi prego di fare altrettanto con la mia decisione”
I genitori di Lamù
annuirono silenziosamente, dispiaciuti di non poter aiutare la loro figlia.
“Lamù?”
“Cosa c’è?” si volse
verso Ten.
“Sappi che se dovessi
cambiare idea, io non verrò ad accompagnarti da lui!”
Lamù gli rivolse un
sorriso che appariva vuoto e triste, gli accarezzò la testolina e lo rassicurò
dicendogli che non ce ne sarebbe stato motivo.
Ten l’abbracciò con
dolcezza, ma in cuor suo voleva farla pagare ad Ataru, anche se non sapeva bene
come fare.
Lamù si alzò poco dopo e
disse: “Vado a fare una passeggiata, ci vediamo più tardi”
“Vuoi che venga con te?”
“Scusami piccolino, ma ho
bisogno di stare da sola”
“Vabene” fece lui mogio
mogio.
“La prossima volta ti porterò
con me” si sforzò di sorridere, ma con pochi risultati.
Ten non la forzò e la
salutò con la sua manina paffutella prima di vederla sparire dietro la porta.
“Sono davvero
preoccupata, caro”
“Anch’io tesoro…Ten,
seguila per favore, non mi sento tranquillo a saperla sola…ma mi raccomando non
farti vedere!”
“Si, d’accordo zio”
obbedì Ten uscendo subito anche lui.
Intanto nella stanza
accanto….
“Bene, misurazioni
ultimate” fece l’oni soddisfatto.
Ataru stava in piedi su
una poltroncina mentre l’orco stava registrando su un piccolo computerino dalla
forma circolare i dati che aveva appena rilevato.
“Ora devo solo fare un
paio di analisi ed abbiamo terminato ragazzo ”
“Bene, comincio ad essere
stufo…”
“Ma se siamo qui solo da
cinque minuti!”
“E allora? Mi sto
annoiando!” fece mentre il suo stomaco brontolava per la fame.
“Beh ma vuoi tornare
sulla Terra oppure no?”
“Certo, e il prima
possibile!”
“Allora cerca di
collaborare ragazzo!”
“Se solo mi dicesse cosa
devo fare!”
“Chiudi il becco e mi
darai un grande aiuto!” fece con una risatina.
Ataru non gli rispose, si
volse da una parte e scrutò una parete di vetro dove gli parve di scorgere un
qualcosa in movimento, però prima di potersi accertare di cosa si trattasse,
l’oni richiamò la sua attenzione dicendogli:
“Puoi sederti, ora ho
bisogno che tu stia fermo”
Il ragazzo obbedì e
rimase fermo…almeno finché non vide l’enorme ago che l’oni voleva ficcargli nel
braccio!
“Ma non si può avere un
ago più piccolo?!”
“Spiacente figliolo, è
l’unico che ho a disposizione ora!”
“Ma-ma…AAAAAAAH!!!”
“Visto era giusto il
tempo di dire ‘A’!”
“Maledetto alieno io…!”
fece con le lacrime agli occhi prendendolo per il colletto della sua divisa
tigrata.
“Ehi Ataru, cosa cerchi
di fare? Se lo uccidi come torni a casa dopo?” lo rimproverò il padre di Lamù
facendo capolino dalla porta richiamato dalle urla del ragazzo.
“Ma…” Ataru aprì bocca
per potersi giustificare, ma il cavo orale gli venne tappato con un tubo dallo
strano colore.
L’oni lo estrasse subito
dopo e ultimò l’analisi passando un raggio luminoso lungo tutto il corpo di
Ataru.
“Bene, ci vorrà solo un
secondo…Ecco fatto!”
“Hai terminato?”
“Sì si, adesso ho tutte
le informazioni che mi occorrono per costruire l’astronave che lo riporterà sul
suo pianeta!”
“Ben fatto amico!” si
congratulò il padre di Lamù “Hai sentito Ataru?”
“Hurrà!”
“C’è solo un problema
ragazzo…”
“Cioè?”
“Non mi è mai stato
chiesto di costruire delle navicelle per gli esseri umani prima d’ora”
“Pensi che sarà
complicato?” chiese il grande oni
“No, complicato no, però
dato che dovrà avere delle caratteristiche particolari (quindi diciamo che sarà
‘accessoriata’), avrò bisogno di più tempo per poterla realizzare ”
“E quanto tempo?”
“A occhio e croce direi
che tre giorni dovrebbero bastare”
“Capisco, beh mi sembra
ragionevole!”
“Cosa?! Ragionevole?!?!”
si lagnò Ataru “Ma vi rendete conto? Io dovrò stare qui altri tre giorni!!!”
“Su su, non farne una
tragedia ora!” lo rimproverò il padre di Lamù “Porta solo un po’ di pazienza”
“Ma non ce n’è uno
migliore?”
“Le tue parole mi
offendono, ragazzo”
“Chiedi subito scusa! E’
il nostro miglior tecnico ed è l’unica speranza che hai di tornartene a casa
tua incolume!”
“Incolume?”
“Sì, solo una navicella
speciale te lo consentirebbe!”
“Ma ho viaggiato
benissimo anche con quella di Ten!”
“Appunto, quella E’ una
navicella speciale!” lo apostrofò il tecnico.
“E cos’ha di speciale?”
“Ma è ovvio! Mi pare che
sia vivibile per un umano!”
“Sì e allora?”
“Sei mai stato sull’ufo
di Lamù?”
“No”
“Appunto, non sai che noi
Oni possiamo stare senza ossigeno anche per dodici ore di fila? E che non
abbiamo stessa frequente necessità di idratarci e nutrirci degli esseri umani?”
“No, non lo sapevo…ma
cosa sta cercando di dire?”
Allora intervenne il
padre di Lamù, spazientito da cotanta ignoranza:
“Quello che vuole dire,
razza di somaro, è che se ci vuole più tempo per costruire una astronave
speciale è esclusivamente colpa delle tue esigenze fisiche da umano e non della
competenza del nostro tecnico!”
Ataru allora
(finalmente!) capì.
“Allora mi scusi signore”
fece “La prego comunque di fare il più presto possibile”
“Accetto le scuse, e ti
garantisco che farò velocemente” rispose l’oni con un sorriso bonario “In ogni
caso qui abbiamo finito, sei libero di andare!”
“La ringrazio” fece un
cenno ed uscì dalla stanza.
Entrò in quella di fianco
dove trovò la madre di Lamù seduta al tavolo a discorrere con una donna
urusiana.
“Oh, Ataru…hai già
finito?”
“Si, ma dov’è Lamù?”
“Oh, è uscita poco fa…
come mai me lo chiedi?”
“No no, così…non che mi
interessi…”
“Ovviamente no…comunque
voglio presentarti mia cognata, è la mamma di Ten”
Al solo sentire il nome
di Ten Ataru rabbrividì. Quella donna era giovane e bella, ma assomigliava
tanto, troppo, al cuginetto di Lamù!
“Piacere signora io
sono…”
“So benissimo chi sei,
ragazzo!” disse interrompendo il tono zuccheroso di Ataru “E non credere di
poterci provare con me, sono una donna sposata!”
Ataru sobbalzò.
“Ahahahahah…suvvia stavo
solo scherzando! So bene chi sei, Ataru Moroboshi, tutti qui ti conoscono con
la fama di ragazzo che ha salvato la
Terra dall’invasione di Uru e come più allupato di tutti i
tempi!” disse la donna scoppiando in una fragorosa risata argentina.
Ataru rimase
basito…quella descrizione calzava alla perfezione!
“Sei sicuro di non voler
mangiare qualcosa?” gli chiese la madre di Lamù.
“Sì signora, non si
preoccupi”
“Ma ti farà male stare a
stomaco vuoto”
“Ma no…ci vuole ben altro
per mettermi al tappeto!” rispose spavaldo.
“Se lo dici tu…”
“Piuttosto volevo
chiederle se poteva darmi uno di quegli aggeggi…”
“Vuoi forse dire la
ricetrasmittente?”
“Sì”
Con un gesto brusco ma
elegante, la madre di Lamù si alzò dalla sua poltroncina e volteggiando verso
un mobile prese il pendolino e lo lanciò ad Ataru.
“Grazie, buona giornata”
“Ciao” lo salutarono di rimando
le due donne prima che uscisse dalla stanza.
Ataru scese parecchie
rampe di scale, uscì dal portone principale e sulle soglie dei cancelli fu
bloccato dalle guardie che però lo riconobbero subito e lo salutarono
cordialmente:
“Buongiorno signor
Moroboshi”
“Buongiorno”
“Si tratterrà ancora
molto su Uru?”
“Ehm…no, solo per pochi
giorni”
“Stava uscendo a fare una
passeggiata, vero? Beh si goda questo bel sole allora! Buona giornata”
“Grazie, altrettanto”
Non molto tempo dopo
raggiunse la radura dove era stato la sera prima. Al posto di Nimayoho però
c’era un sole caldo e luminoso. Pensò bene di appoggiarsi ad una roccia poco
distante e di approfittarne per riflettere un po’.
Una brezza leggera e
fresca gli scompigliò i capelli e fece rabbrividire la pelle delle braccia,
lasciata scoperta dalle maniche che erano state tirate su.
“(Tre fottuti giorni…e
poi…sarò libero…finalmente…)”
Ma i suoi pensieri poco
convinti vennero interrotti da una squillante risatina poco distante.
“Chi c’è?”
Nessuna risposta.
Che fosse stata una sua
impressione? Forse. Eppure…
La risatina tornò a farsi
sentire.
“Chi c’è?” ripetè Ataru,
stavolta gridando.
Un attimo dopo da un
cespuglio spuntarono fuori il viso delicato di Ran e il muso peloso di Rei.
“Ragazzi! Mi avete fatto
prendere un colpo!”
“Ciao, che ci fai qui?”
“Potrei farvi la stessa
domanda…”
“Beh noi oggi avevamo in
programma un pick nick però a Rei è venuta fame prima di raggiungere il posto
che avevamo scelto, così ci siamo fermati qui!”
“Capisco”
“E tu invece?”
“Io riflettevo”
“Ahahahahahah…questa sì
che è bella! TU che rifletti!!!”
“Ehi dico, ma per chi mi
hai preso?”
“Scusami Ataru… ma mi è
venuto spontaneo!” fece soffocando una risatina acuta.
In quell’istante lo
stomaco di Ataru brontolò sonoramente e il ragazzo divenne rosso per
l’imbarazzo.
“Scusate…sono a digiuno
da ieri sera!”
“Come mai?”
“Ho il sospetto che a
casa di Lamù cucinino come lei…e non ci tengo a morire avvelenato!”
“Beh in effetti…non ti do
torto…comunque, ti va di restare con noi?”
“Eh? Davvero posso?”
“Ma si, certo”
“Sicura che non
disturbo?”
“Assolutamente, diglielo
anche tu caro”
“Hon hè hrobhema”
bofonchiò Rei che nel frattempo aveva ripreso le sembianze umane e continuava a
rimpinzarsi senza ritegno.
“Eh?”
“Ha detto che non c’è
problema!” tradusse subito Ran, imbarazzata.
“Grazie mille” fece
sedendosi su un immenso telo a scacchi di fronte ai due fidanzatini.
“Ho preparato da mangiare
per un esercito, mangia pure tutto quello che vuoi!” lo esortò
“E’ tutto squisito!”
disse Rei prima di mettersi in bocca un enorme okonomiyaki.
“Non ne dubito…buon
appetito!” e così dicendo assaggiò un nikuman.
“Oh grazie mille Ran, è
buonissimo!” e così dicendo le appoggiò amichevolmente le mani sulle spalle, un
attimo dopo era di nuovo al suo posto, intento a mangiare.
Ran era rimasta
immobilizzata.
“Non hai fame cara?” fece
Rei.
“Ataru…sei sicuro di
sentirti bene?”
“Benissimo Ran”
“E allora spiegami per
quale motivo non mi sei saltato addosso!”
“Beh non mi pare il caso
visto che c‘è Rei…”
“E da quando in qua ti
preoccupi delle altre persone?”
“Beh che dire?
Semplicemente non ne sentivo il bisogno!”
“Ma in situazioni normali
mi avresti importunata senza preamboli!”
“Ma le persone cambiano…me
lo hai detto proprio ieri! ”
“Si ok…ma mai così
repentinamente…e poi…TU…”
“Ehi cosa vorresti dire?”
“E’ evidente che qualcosa
in te sta’ cambiando…”
“Non sono diventato gay
se è questo che pensi…”
“Non volevo dire
questo…solo che finalmente ti stai rendendo conto dell’esistenza di sentimenti
come l’amore…”
“Ehi ehi, calma! Non
diciamo cazzate per cortesia!”
“Ataru tu non hai mai
perso occasione di metter le mani addosso alle belle donne, e ora fai il
santarellino all’improvviso, ammetti che ciò è indubbiamente strano!”
“Ran che c’è di strano se
a uno un giorno non va di fare una cosa che ha
sempre fatto?”
“Inutile Ataru, tu ti sei
innamorato…”
“Ran smettila ora!”
tuonò, paonazzo in volto.
“Vabene…calmati però!”
Non fu più proferita
parola per tutto il pranzo.
Dopo un’oretta abbondante
Rei e Ataru si sdraiarono sul telo da pick nick e Ran si sedette al centro,
abbracciandosi le ginocchia con le esili braccia.
“Ataru?”
“Sì?”
“Posso farti una
domanda?”
“Dimmi”
“Quando ripartirai per la Terra?”
“Se tutto va bene fra tre
giorni…”
“Ah…e sei davvero sicuro
di quello che stai facendo?”
Ataru sbuffò: “Mi fate
tutti questa domanda…”
“Perché temiamo tu sia
stato troppo avventato nel fare questa scelta…”
“E perché dovrebbe
esserlo?”
“Beh dai…per un’
agendina…”
“Non è per quello, Ran!
Sono stufo di lei e del suo stramaledetto modo di essere…”
“Ad ogni modo…non mi hai
risposto…ne sei convinto?”
Ataru però attese qualche
istante prima di rispondere.
“Se l’è cercata…”
“Ammesso e non concesso
sia davvero così…sei sicuro di quello che fai?”
“Sicurissimo”
“Dopo non potrai tornare
indietro, lo sai questo?”
“Sì…”
“Lamù è stata molto
chiara e… ”
“Lo so!” gridò collerico,
sperando di zittirla.
“Non insisterò…”
“Tante grazie!” disse
sarcastico.
“Però rispondi solo ad
un’ultima domanda prima…”
“Spara!”
“Sei davvero felice senza
di lei?”
“Sto una pacchia!”
“A me invece sembri
depresso!”
“Pensala come ti pare…io
sto bene così!”
Ran non disse altro, si
alzò in piedi e mosse alcuni passi.
“Ran?”
“Tranquillo tesoro, mi
sgranchisco solo un po’ le gambe” rassicurò il suo ragazzo con un dolce sorriso
un attimo prima di allontanarsi ancora un po’.
Ataru si volse verso
l’oni e lo chiamò:
“Rei?”
Il ragazzo lo guardò a
sua volta, interrogativo.
“Ho una domanda da farti”
“Si?”
“Per quale motivo ti eri
messo con Lamù?”
****************L’angolo
di Amy****************
Ciao
gente!
Questo
capitolo è un pochino più lungo, spero vi piaccia^^
Allora
prima di rispondere alle vostre recensioni ci sono un paio di cosette che
voglio precisare:
*
il fatto dei tre soli non lo ho inventato, l’ho ripreso da quanto viene detto
nell’episodio “la vendetta del convolvolo” nel n° 46 del manga.
Inoltre
volevo scusarmi perchè rivedendo l’anime mi sono accorta che Rei articola male
le parole e che la madre di Lamù non parla il giapponese… Mi abbonerete anche
questi due fattori, vero? ^^
Inoltre
vorrei scusarmi perché quando ho scritto questo capitolo non avevo visto la
puntata in cui c’è la mamma di Ten…però non me la sono sentita di modificare…mi
capite, vero? Spero me l’abbonerete…^_^
E
ora recensioni:
Per
Lorelaine86: Ciao cara^^ grazie mille, sono felice ti sia piaciuto il capitolo
e che ti abbia divertito! Un bacione^^
Per
Andy Grim: Ciao Andy^^ grazie della recensione…sì sono due orgogliosi patentati
(specie Ataru) e penso che lo si legga bene anche in questo capitolo^^ come
andrà a finire questo circolo vizioso?^^
Per
Peanuts: Ma ciau^^ grazie della recensione…sì concordo sulla “scemaggine” del
signor Moroboshi! Cavolo stai nel letto di Lamù, è la tua occasione per starle
un po’ vicino…e lui la spreca! Bah! Chissà come andrà a finire? Continueranno
col tira-e-molla? ^^
Per
Achille88: Ciao Achille^^ grazie della recensione, anche stavolta sei il
primo^^…bene tu quindi non vuoi la conclusione in stile Urusei Yatsura…e se
facessi la cattiva?! Eheheh ho già tutto in mente e l’unica cosa che posso
dirti è che Ataru dovrà patire ancora e ancora…! Beh ma tranquillo, nessuno ti
giudicherà per come la pensi, Ataru se lo meriterebbe proprio! Gente come
Megane pagherebbe oro per stare al suo posto…Grazie per i complimenti, la scena
della camera stava emozionando anche me e quando ho scritto quella della serra
mi sono messa a ridere da sola come una cretina immaginando la scena come se
fosse nell’anime! ^^
Grazie
a tutti della vostra attenzione,
Amy
Dickinson
|
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Capitolo 8 *** 8 ***
lamù6
Capitolo 8
Rei era sdraiato a circa settanta centimetri da Ataru e lo fissava sbigottito.
“Ma che domanda è?”
“Coraggio Rei, rispondi! Cos’è che ti piaceva tanto di Lamù?”
“Beh prima di tutto è una bella ragazza…”
“Questo è risaputo! Che altro?”
“Beh diciamo che è una persona molto buona e dolce…”
“Siii…ceeeerto…”
“…gentile, altruista…”
“Rei, sul serio…”
“…amorevole, premurosa…”
“Si si…e poi violenta, gelosa e possessiva!”
“Ma Ataru sei tu che mi hai chiesto…”
“Si ho capito…ma lasciamo stare d’accordo?”
“Ok, come vuoi, io ho solo risposto”
Ataru si girò su un fianco e poté guardare Rei in faccia.
“Se davvero ha così tante qualità, perché le hai permesso di lasciarti?”
“Ma non te lo ricordi?”
“Cosa?”
“Lei mi ha lasciato per TE”
“Ma se l’amavi dovevi riprendertela, no?”
“E come potevo?”
“Beh di modi ce ne sono tanti…”
“Ataru era retorica…”
“Eh?”
“Credi che non abbia provato a dissuaderla e a tornare qui insieme a lei?”
“Beh potevi insistere!”
“E costringerla?”
“Ma…”
“Ataru non c’è alcun ‘ma’! Tu hai
ragione, io potevo insistere e portar via Lamù, ma non
l’ho fatto…E sai perché?”
“Perché sei fesso?”
“Ma che dici?! Perché lei era felice con te, nonostante tu
non la trattassi con amore e con riguardo! Lamù voleva solo te,
nessun altro sarebbe più esistito per lei, quindi dovevo
arrendermi, nel suo cuore ormai non c’era più spazio per
me!”
“Ma perché non hai provato a riconquistarla?”
“E a che sarebbe servito?”
“A togliermela dai piedi, per esempio! Se tu avessi tentato
ancora a quest’ora lei starebbe con te e io sarei stato un
ragazzo libero piuttosto che il suo burattino!”
“E pensi che lei me lo avrebbe permesso?”
“Ma come fai a sapere…”
“Ma è palese, Ataru! Se ami una persona non potrai mai
essere felice con un’altra che ti costringe ad amarla”
“Ah ecco finché si tratta di lei è tutto ovvio…e io allora?”
“Tu?”
“Si! Io è da quando la conosco che vengo costretto a starle accanto senza amarla minimamente!”
“Ma piantala per favore! Se non l’amassi l’avresti mandata via subito!”
“Ma io ci ho provato!”
“Forse non lo hai fatto abbastanza!”
“Invece mi sono opposto in tutti i modi, ma Lamù è…”
“…cocciuta? Si, lo so bene. E’ per questo che non ho
voluto provare a conquistarla, perché sapevo che avrei perso
solo il mio tempo, lei si era dimenticata di me, innamorandosi di te a
prima vista”
Rei guardava dritto davanti a sé la leggiadra figura di Ran che
danzava a poche decine di metri, raccogliendo i particolari fiori di
Uru.
“ Non pensi mai che con Lamù potevi essere felice? ” gli chiese Ataru.
“No e ti spiego subito il perché: nella mia adolescenza ho
avuto tante ragazze, ma il mio primo, vero amore è stata
Lamù. Di lei mi innamorai subito e anche se non siamo stati
moltissimo insieme, mi ha dato molto e mi ha fatto passare dei bei
momenti. All’inizio non riuscivo a credere che si fosse invaghita
di un umano e avesse deciso di lasciarmi, poi però quando sono
venuto a trovarvi me ne sono reso conto”
“Di che parli?”
“Del suo amore per te”
“Pfui…”
“Vedi Ataru…lei non mi prese neanche in considerazione dal
momento che c’eri tu, perché quando ami una persona hai
occhi solo per lei”
“Appunto! Perché non hai fatto di tutto per riprendertela?”
“Perché amare vuol dire anche far felice la persona per te
più importante… io la vedevo molto presa da te e sapevo
che con me non sarebbe mai stata felice allo stesso modo…io non
sono stato destinato a lei”
“E come fai a dirlo? Sei un mago?”
“No, non sono un mago” il povero Rei si tratteneva a stento
dal trasformarsi, Ataru lo stava facendo innervosire
“Perché infondo io e Lamù siamo incompatibili, e
poi te l’ho detto, solo tu puoi farla felice. Presto o tardi
sarebbe finita comunque fra noi, tanto vale sia finita prima”
“Appunto, lo vedi? E’ impossibile sopportare un’arpìa del genere!”
“Ma tu che c’entri?”
“Come?”
“Io parlavo di me e lei, se non l’avessi capito!”
“Si che ho capito, ma per me è lo stesso discorso!”
“Ataru io ho detto che sarebbe finita solo perché lei ama te, e io amo Ran!”
“Ma quando hai capito di amare Ran?”
“Diciamo che l’ho sempre amata, ma non vedevo il mio
sentimento, ero talmente accecato dalla mia delusione con Lamù
che non vedevo il resto, ma Ran mi ha aiutato, mi è stata
accanto e mi ha aperto gli occhi”
“E vi siete innamorati, giusto?”
“Esattamente”
“Infatti! Quello che dico io! Bisogna essere in due per innamorarsi!”
“E voi siete in due!”
“Adesso basta Rei, non ti ci mettere anche tu! Io non ho mai
amato quella viperetta svolazzante, vi siete inventati tutto!”
“E tu quando la smetterai di insultarla ed uscirai finalmente allo scoperto?”
“Cosa?”
“Se davvero ti importasse così poco di lei non la
insulteresti in continuazione, non cercheresti di metterla in cattiva
luce ai nostri occhi, non staresti sempre lì a rimarcare il
fatto che non la vuoi e che non vedi l’ora di tornartene a casa
tua!”
L’esclamazione di Rei aveva preso Ataru in contropiede.
“Dici di non amarla, giusto? Ti sei liberato di lei? Bene, hai
ottenuto il tuo scopo, a cosa serve rimuginare, non sei ancora
soddisfatto?!”
Rei faceva quasi paura, il suo tono tagliente faceva accapponare la pelle, Ataru era inquieto.
Poco dopo Ran si avvicinò ai ragazzi con un mazzo di fiori in mano.
“Questi sono per te!”
“Grazie mille tesoro, sono bellissimi” e così
dicendo la tirò a sé per rubarle fugacemente un bacio.
Un gesto così semplice e carico d’affetto strinse il cuore di Ataru.
Stettero ancora un po’ così, sdraiati sul telo a scacchi
di Ran, poi la ragazza propose loro una passeggiata e i due ragazzi
acconsentirono.
Attraversarono la radura e si avviarono lungo una distesa di prati e
poco distante vi era un grande campanile con una torre molto alta.
Ataru forse si sbagliò, ma gli parve di scorgere una fanciulla
dalla folta chioma verde seduta lungo una sfaccettatura del tetto
spiovente ed ogivale della torretta. Ma si maledì subito
perché non vide nessuno.
“Tutto bene?” gli chiese Ran vedendolo un po’ strano.
“Sì sì” rispose lui, poco convincente.
“Oh, tesoruccio…”
“Lamù non piangere, ti prego…”
“Scusami Ten…ma non posso credere che mi abbia lasciata e
che fra pochi giorni lui si dimenticherà del tutto di
me…”
“Oh, Lamù…vieni dai, non stiamo ancora qui…”
“Comunque Ten ti avevo chiesto di lasciarmi sola…perché hai disobbedito?”
“Scusa…ero solo preoccupato…” disse mortificato il piccolino.
“Non c’è n’è motivo…ora sto bene, davvero…” rispose asciugandosi le lacrime.
“Non è meglio se torniamo a casa?”
“Ti prometto che tornerò fra un paio d’ore, ora vado a trovare Benten, tu aspettami a casa”
“Ci vado solo ad una condizione”
Lamù strabuzzò gli occhi prima di chiedere: “Sarebbe?”
“Promettimi di non seguire Ataru…”
Lamù addolcì l’espressione e abbracciò Ten.
“Stai tranquillo, la tentazione è forte, ma non lo
farò. E’ anche per questo che vado a trovare la mia amica.
E comunque è stato solo un caso se lo ho visto”
Ten annuì. L’aveva seguita tutto il tempo, sapeva che aveva detto la verità.
“Allora ci vediamo per cena, vabene?”
“Si piccolo mio”
“Lamù?”
“Cosa c’è?”
“Ti voglio tanto bene, lo sai?”
“Oh, Ten…te ne voglio anch’io”e con
un’ultima stretta i due si salutarono e presero il volo in
direzioni opposte.
La passeggiata di Ataru, Ran e Rei proseguì per parecchio, fino
a che, vedendo il loro amico terrestre stanco morto, i due oni decisero
che lo avrebbero accompagnato a casa di Lamù, arrivando poco
prima di cena.
Davanti ai cancelli della casa-nave spaziale a forma di rosa dei venti
c’erano un gruppo di oni intenti a parlare con la madre di
Lamù.
“Buonsera” salutò Ataru.
“Oh, menomale!” sospirò la oni vedendolo arrivare “Ci stavamo preoccupando, sai?”
“E perché?”
“Ma come perché? Non sei tornato per pranzo e non rispondevi alle nostre chiamate!”
“Mi spiace signora, mi scusi” e così dicendo si
tirò in avanti con l’intenzione di abbracciarla, ma la
donna gli diede prontamente una gomitata che lo stese.
*E menomale che non ne aveva voglia…* pensò Ran.
“Vi ringrazio per la vostra disponibilità ma a quanto pare
non ce n’è più bisogno…” disse la oni
rivolta alla schiera di divise tigrate che le stava davanti.
Gli oni si congedarono e se ne andarono, quindi la madre di Lamù potè tornare a rivolgersi ad Ataru:
“Allora mi spieghi per quale motivo non rispondevi?”
“E mica ho un cellulare!”
La donna quasi cadde in terra.
“Hai la ricetrasmittente zoticone!”
“Ma non mi ha mai spiegato come funziona!”
“Dammi qua…”
Con un gesto rapido sfilò il piccolo pendolo dal collo del
ragazzo e gli mostrò che aveva tre bottoncini laterali.
Toccò il primo e disse:
“Ora è accesa” mentre una spia verde lampeggiava dall’altro lato.
Poi toccò il secondo.
“Ora è spenta” e il verde della lucetta scomparve.
“Capisco. E il terzo bottoncino?”
“E’ per le emergenze, devi premerlo in caso di pericolo”
“E se lo premo ora che succede?”
“Beh tu vedi di non premer…”
Uno scoppio acuto, un lampo verde e parecchio fumo.
La madre di Lamù si scansò in tempo. Poco dopo Ataru riemerse dalla fumera tutto bruciacchiato e ammaccato.
“Ti stavo appunto dicendo di non premere il pulsante
perché attiva immediatamente il microdispositivo di
autodistruzione!” lo rimproverò la donna.
“Ehm signora noi abbiamo riaccompagnato Ataru…” fece Ran accorgendosi che si stava facendo buio.
“Oh, ciao Ran, scusa non ti avevo vista! E ci sei anche tu
Rei!” salutò rendendosi conto della loro presenza solo in
quel momento.
“Buonasera signora” si limitò a salutare Rei.
“Era un bel po’ che non vi vedevo da queste parti, come state?”
“Stiamo bene, grazie…e voi?”
“Oh, anche io e mio marito stiamo bene” rispose con un
sorriso “Che ne dite di rimanere per cena? Ho preparato
dell’ottimo miso secondo la ricetta terrestre!”
“Che bellooooo!” quel golosone di Rei proprio non si trattenne.
“Rei!” lo fulminò Ran.
“Suvvia Ran cara, sarei felice di avervi miei ospiti, penso che anche a Lamù farebbe piacere”
“Grazie, ma non vorremmo disturbare…”
“Ma se vi ho visto crescere? Non disturbate mai!”
“Oh, ti prego…” supplicò Rei.
“Davvero signora, grazie mille, ma abbiamo un altro impegno per cena”
“Eh? Davvero?” chiesero Rei e Ataru in coro.
“Capisco. In questo caso d’accordo, ma l’invito è sempre valido, venite pure quando volete!”
“Ancora grazie, buona serata”
“Altrettanto ragazzi”
“Salve” salutò Rei, deluso di non poter mangiare subito.
“Hai fame Ataru?” domandò la madre di Lamù una volta che Ran e Rei si furono allontanati.
“Ehm…non molto”
“Ah, si? Eppure il tuo stomaco non sembra pensarla allo stesso modo…”
Ataru tacque, imbarazzato, portandosi le mani allo stomaco.
“Su su, non fare complimenti, vedrai come starai bene dopo un po’ di zuppa!”
*Oddio…*
“Su andiamo a casa, si sta facendo tardi!”
Il ragazzo non replicò e la seguì.
Una volta entrati nella sala principale Ataru notò il padre di Lamù e Ten seduti al tavolo, in attesa di cenare.
“Finalmente, ragazzo! Ti davamo per disperso, sai?” scherzò il grande oni.
“Magari fosse stato davvero così…” sibilò Ten in tono aspro.
“Brutto…”
“Non ricominciate, per favore!” li sgridò la madre di Lamù.
Al che i due si zittirono ma si guardarono torvamente.
“Ataru, prima che serva da mangiare, non è il caso che tu
vada a lavarti le mani? ” lo esortò la donna.
“Me ne stavo dimenticando!”così si mosse in direzione della porta ed uscì.
*Caspio…e ora vallo a ritrovare il bagno in mezzo a ‘sto casino di porte!*
Dopo un bel po’, forse aiutato dalla luce, Ataru trovò il bagno e si lavò le mani velocemente.
Uscendo da lì però, si rese conto di non ricordare
già più da che parte era venuto, così decise di
affidarsi di nuovo al suo senso dell’orientamento (e menomale che
non è Ryoga! NdA) e attraversò una serie di porte, tutte
identiche e bianche come il latte.
Stava per perdere la speranza e chiamare qualcuno quando, poco
distante, fu richiamato da una voce a lui familiare, proveniente da una
stanza lì accanto. Si guardò attorno furtivamente e,
accertatosi di essere solo, si volse da quella parte e seguì la
voce.
Non tardò a raggiungere la stanza in questione, vi
sbirciò dentro e notò che era immersa nel buio, e che vi
era una sola persona dentro.
Lamù sedeva su una poltroncina gialla e nera e aveva le cuffie
alle orecchie, fissando lo schermo gigante di un computer.
“Sì certo che lo so!”
Ataru sobbalzò credendo di essere stato scoperto e si nascose
meglio dietro la porta. Si rese conto però che in realtà
stava parlando con qualcuno.
Si affacciò con cautela e vide che non poteva sapere chi fosse
l’altro interlocutore in quanto Lamù era di profilo
rispetto all’entrata e di conseguenza non era possibile vederne
il volto sul monitor, e neppure ascoltarne la voce, visto che la oni
portava le cuffie!
Fu assalito da un moto di nervosismo: con chi stava parlando?
“Nessun problema, a domani allora, ciao!” e così dicendo, con un ampio sorriso, chiuse la chiamata.
Ataru allora si allontanò in punta di piedi, poi prese a correre
in modo che Lamù non si accorgesse che era nei paraggi,
ma…
“Ma dove stai andando?” chiese la ragazza in tono gelido.
Ataru si volse e la vide spuntare da un corridoio a parecchi metri di distanza.
“Stavo andando a mangiare” rispose acido.
“Stai sbagliando direzione allora, vieni, è per di qua!”
Le corse dietro senza fiatare ed in men che non si dica erano nella sala principale.
“Cerca di non perderti la prossima volta tes…Ataru”
“Pfui, non mi ero perso! Potevo trovarla benissimo da solo la stanza!” rispose spavaldo.
“Se lo dici tu…io non ne sarei tanto sicura!” disse con una risatina perfida prima di entrare.
*Grrrr…non la sopporto!*
“Finalmente, stavamo per mandare Ten…” fece il padre di Lamù.
“Ma dai, papà!” fece lei baciandolo su una guancia e sedendoglisi accanto.
Anche Ataru prese posto, sedendosi vicino alla madre di Lamù e di fronte alla ragazza.
“Buon appetito a tutti!” fecero in coro Ten e suo zio.
“Buon appetito” risposero poi gli altri.
Mangiarono in silenzio, l’unico che ci andava cauto era Ataru che
beveva due bicchieri d’acqua per ogni boccone che ingoiava.
“Cosa c’è, è piccante per i tuoi gusti?” lo stuzzicò Lamù.
“No no, va benissimo!” rispose.
“Ah capisco, allora forse gradirai un altro po’ di
peperoncino…” e così dicendo gliene versò in
abbondanza nel piatto.
“Menomale Lamù, mi fa piacere che tu non sia più
arrabbiata con Ataru” fece suo padre con un sorriso, non
accorgendosi minimamente di come la bella oni si stesse prendendo gioco
del ragazzo.
“Ma non ce ne sarebbe motivo” disse veemente, poi si volse
verso Ataru “E’ buona, non è vero? L’ha fatta
mia madre questa zuppa di miso, sai?”
(manco fosse Akane! NdA)
Ataru, nonostante l’acqua, non riusciva più a spegnere il
fuoco che aveva in bocca e che gli incendiava la gola senza
pietà, ma non poteva lamentarsi, non aveva intenzione di
offendere la madre di Lamù che con lui era tanto gentile.
“E’…é…buonissima signora…complimenti…”
“Ti piace davvero? E’ la prima volta che la cucino…”
“Non ho mai…mangiato…niente di più squisito…”
“Oh, grazie sei così gentile…” sorrise la donna.
“Sicuro di star bene?” gli chiese Lamù.
“Non hai una bella cera…” si aggregò Ten.
“Sto…benissimo…grazie!” bofonchiò lui.
“Ecco il secondo ragazzi: frittura di molluschi spaziali!”
“Evviva!” fecero Lamù e Ten all’unisono.
“Ehhh…ancora…?”
“Certamente! E ho preparato anche un contorno di alghe del
pianeta Shino e un dolce a base di curry!” disse la madre di
Lamù.
Ataru si sentì svenire…
“Caro si sta riprendendo!”
“Do-dove sono…?”
“Ataru! Finalmente!” lo chiamò la madre di Lamù, sollevata.
“Signora…ma cosa mi è successo?”
“Sei svenuto mentre stavi mangiando!”
“Ah si, ora ricordo…” e così dicendo
lanciò un’occhiataccia a Lamù che lo osservava da
una certa distanza, appoggiata allo stipite della porta con la schiena.
“Forse hai fatto indigestione?” domandò apprensiva la madre di Lamù.
“Si, di peperoncino…” Ataru non smetteva di guardare male Lamù.
“Mi spiace molto Ataru…vuoi che chiami un medico?”
“Non ce n’è bisogno signora, sto benissimo”
“Ma ne sei sicuro?”
“Sì, vorrei solo dell’acqua, ho molta sete”
“Vado subito a prenderla!” squittì il padre di Lamù andando verso la sala.
“Non vuoi altro?”
“No, davvero”
“Vabene”
Ataru si alzò dal futon dove era stato adagiato e si sgranchì le gambe.
“Non vuoi stare coricato un altro po’?”
“Va tutto bene” ripetè “Per quanto tempo sono stato svenuto?”
“Non più di una mezz’ora, però ci hai fatto preoccupare”
“Mi dispiace”
“Sono io ad essere dispiaciuta, pensavo di aver fatto un buon lavoro in cucina e invece…”
“Ma lei ha fatto un ottimo lavoro! Era tutto squisito, solo che…”
“…devo usare meno condimento piccante possibile! Sta’ pur tranquillo!”
Ataru sospirò sollevato e seguì la donna verso la sala.
Lamù non si mosse di un millimetro da dove si trovava, e quando
lui le passò davanti non poté risparmiargli un sorrisetto
diabolico.
“Sei una strega…” sibilò lui impercettibilmente.
Lei gli strizzò l’occhiolino e volò via ridacchiando.
Ataru trattenne a stento la rabbia che gli saliva in corpo, ma poi si
calmò quando sentì la madre della ragazza chiamarlo.
“Ataru! Vieni qui sul balcone, guarda com’è vicino Nimayoho stanotte!”
“Arrivo!” disse lui bevendo prima un po’ d’acqua.
Poco dopo fu accanto alla donna, a suo marito e a Ten.
“Wow! E’ bellissimo!” disse il ragazzo ammirando il cielo “E quante stelle!”
“Eggià! E pensa che oggi dovrebbero avvistarsi anche delle
stelle cadenti!” gli disse il padre di Lamù.
“Oh, che bello!” e così dicendo si mise subito in cerca.
“Da qui però non si vede molto bene, fai il giro dei
balconi” gli consigliò la madre di Lamù
“Basta seguire quella direzione, ma stai attento a non
cadere!”
“Non c’è pericolo!”
“E evita di andare da quella parte” fece indicandogli un’altra direzione.
“E perché?”
“Di là c’è il balcone di Lamù!” anticipò Ten.
“Ah ok!” fece Ataru incamminandosi verso il limite del balcone per poter saltare e raggiungere l’altro.
Continuò così per un bel po’ finché non
trovò uno scorciò di cielo spettacolare e quindi si
appoggiò al bordo del balcone dove si trovava.
Pochi metri più in là sentì tossicchiare ed
avvicinandosi notò che il balcone dove si trovava confinava con
una piccola veranda dove Lamù stava comodamente seduta su una
poltroncina tigrata.
Subito lei si sentì osservata e si volse verso di lui.
“Ah, adesso mi spii?” fece sarcastica.
“Non farti strane idee, tua madre mi ha suggerito di girare i balconi per vedere meglio le stelle!”
“Capisco” rispose lei “Visto che ci sei…rimani”
“E perché dovrei?”
“Beh lì non puoi neanche sederti” osservò.
“Tu non ti preoccupare, sto benissimo così!”
“Io l’invito te l’ho fatto, poi sta a te scegliere se
accettarlo o meno, sappi che il posto ce l’ho” fece
indicando una poltroncina identica alla sua, poco distante.
Ataru stava per dirle di no, ma d’un tratto disse:
“Ripensandoci…accetto” e scavalcò, andandosi a sedere.
Lamù lo guardò senza dire una parola.
“Almeno posso approfittarne per farti una domanda”
Lamù lo guardò interrogativa e domandò:
“Che sarebbe?”
****************L’angolo di Amy****************
Ciao gente,
come state? E anche
stavolta vi lascio in sospeso….comunque c’è da dire
che Lamù ha coraggio da vendere, io al suo posto lo avrei
buttato di sotto altro che invitato sul balcone! Ma lei è buona
si sa…che dovranno dirsi?
E ora passo alle vostre recensioni:
Per Andy Grim: Ciao caro, e
chi lo sa se il fatto dei tre giorni è una scusa degli oni?
Dovresti chiederlo a loro…io sono solo un’umilissima
autrice mica un’indovina! Grazie mille della recensione, un
bacio^^
Per Achille88: Ma ciao,
sì Ataru ho cercato di renderlo più fedele possibile
all’originale…quindi penso di aver svolto bene il mio
lavoro finora…Ma speriamo davvero che cambi! Quanto alla parola
“picnic” hai perfettamente ragione solo che utilizzavo la
“k” perché lo scrivo in inglese, forza
dell’abitudine. Grazie mille della recensione, un bacio^^
Per Lorelaine86: Ma ciao mio
amore, grazie mille sei carissima come sempre! Sicura di essere
obiettiva?! Ma non so se se ne renderà conto o meno considerando
la sua ottusaggine…grazie mille della recensione mia cara,
ricambio i baci e ti mando un abbraccio^^
Per Peanuts: Ciao caro, ti
ringrazio, a dire il vero adoro la famiglia di Lamù, non so
perché ma l’ho vista sempre piena di calore nonostante le
stranezze aliene…mi fa piacere che ti sia piaciuta! Quanto al
crollo di Ataru staremo a vedere…Grazie mille anche a te che
stavolta sei stato il primo, un bacio^^
Grazie mille a tutti dell’attenzione,
vi abbraccio,
Amy Dickinson ^^
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Capitolo 9 *** 9 ***
LAMù 9
Capitolo 9
Ataru era a circa un metro e
mezzo di distanza da lei.
“Per quale motivo fai di
tutto per darmi fastidio?”
Lamù stette a guardarlo poi
ribatté:
“Volevo farti la stessa
domanda!”
“Eh? Ma io non ho fatto
nulla!”
“Ah no? E io cos’avrei fatto
invece, di grazia?”
“Mi stai prendendo in giro!
Ed è tutta colpa tua se sono svenuto!”
“Prima di tutto non potevo
immaginare che svenissi, quindi non darmene la colpa! E poi ti ricordo che sei
stato tu il primo ad avermi provocato!”
“E come?”
“Bisticciando con Ten, sai
che non lo sopporto!”
“E tu sai che non sopporto la
vostra cucina, e in particolare il vostro abbondare di peperoncino!”
“Certo che lo so, ma volevo
vedere fino a che punto sei ipocrita!”
“Non sono affatto ipocrita!”
“Ah no? E allora perché non
hai rifiutato il mangiare?”
“Perché avrei offeso tua
madre!”
“Quando si trattava di
offendere me però non ti tiravi mai indietro, vero?”
“E tu cosa c’entri?”
“E’ lo stesso! Sono sua
figlia, e come lei non so cucinare secondo i canoni dell’arte culinaria terrestre!”
ammise.
“Ma lei è diversa da te! E’
gentile e buona, mi dispiaceva che si offendesse!”
“E come fai a dire che io non
sono come lei?”
“Abbiamo vissuto sotto lo
stesso tetto, so bene come sei, credimi!”
“Forse non mi hai mai
capita!”
“E chi è che ti voleva
capire?! Sei tu la prima a non aver capito un tubo!”
“Che vuoi dire?”
“Voglio dire che io non ho
mai detto di volerti sposare!”
“E perché non lo hai detto
subito allora?”
Anche Lamù gli aveva detto
una cosa tanto palese…possibile che lui fosse stato l’unico a non aver capito
che bastava qualcosa di tanto semplice?
“Cribbio…ci ho provato mille
volte, ma tu non volevi sentire ragioni!”
“Non mi hai mai detto
direttamente che non avevi intenzione di sposarmi!”
“Cosa?!”
“E comunque ci sono state
tante occasioni di lasciarmi…se non volevi perché non ne hai mai approfittato?”
*Acc…colpito e affondato…*pensò.
“Lo vedi che ho ragione?”
“Senti smettila ora! E
lasciami in pace d’ora in poi, chiaro?”
“Chiarissimo, sta’
tranquillo, non sei il centro dei miei pensieri, sai?”
“Neanche tu se è per questo!”
“Bene!”
“Più che bene!”
“Benissimo!”
Rimasero a guardarsi in
silenzio, poi Lamù distolse lo sguardo e osservò il cielo notturno. Le stelle
splendevano, Nimayoho aveva sfumature infuocate e riflessi iridescenti.
“Bello, vero? E pensare che
capita solo una volta l’anno questo periodo in cui cadono le stelle, dura solo
tre notti” Lamù pronunciò quelle parole con una voce sottile e malinconica,
rivolgendole più a se stessa che ad Ataru.
Lui fissava il suo profilo
con volto inespressivo, quasi non sapesse quale sentimento voler esprimere.
Eppure da una parte pensò:
*Come sei bella, Lamù…*
Quando incontrò il suo
sguardo notò negli occhi di lei un lieve luccichio al quale però fece finta di
non badare.
Guardò il cielo, intento a
cercare le stelle cadenti di cui avevano parlato i genitori di Lamù.
Stavolta fu il turno della
ragazza di osservarlo ma, a differenza di Ataru, il viso di lei esprimeva
esattamente ciò che stava provando.
Dolore.
Un istante dopo, Lamù si
voltò istintivamente verso il cielo, e nello stesso momento vide una stella
cadente trascinare il suo bagliore verso il basso, fece appena in tempo a
formulare mentalmente il suo desiderio.
Ataru stava con gli occhi
fissi sul firmamento notturno, di certo l’aveva vista anche lui. Chissà se
aveva espresso un desiderio, e chissà se riguardava lei o meno.
Lamù cercava di costringersi
a pensare che non le doveva importare di cosa volesse lui, ma era più forte di
lei, non riusciva ad abituarsi all’idea che da lì in avanti Ataru non sarebbe
più stato il suo amoruccio e che di lì a pochi giorni lui se ne sarebbe andato.
L’atmosfera era tesa, il
silenzio stesso l’aggravava.
La bella oni abbassò lo
sguardo.
“Lamù?”
“Sì?”
“Fra due giorni…partirò”
Lamù sussultò
impercettibilmente.
“Il tempo di costruirmi la
navicella”
Ataru la vide stringersi in
una copertina tigrata che aveva indosso.
“Capisco”
“Finalmente tornerò a casa
mia e nessuna ragazza mi sfuggirà! Muahahahaahahahah!!!!” il suo tono appariva
davvero innaturale, ma l’aliena non se ne accorse.
Lamù non aprì bocca, mosse le
labbra in un lamento muto.
“AAAAAAAAAH!”
“Cosa c’è?” chiese Lamù,
voltandosi dalla sua parte.
Notò subito che aveva tutto
il capo abbrustolito.
Un attimo dopo si fece avanti
Ten con fare noncurante.
“Lamù ma hai notato come sia
fastidioso il ronzare delle mosche stasera?”
“Ten lo sai che non ci sono
mosche su Uru…”
“Mi sarò sbagliato allora!”
“Su coraggio, si sta facendo
tardi”
“Posso dormire qui anche
stasera?”
“Certo piccolino! Aspetta,
vado ad avvertire la tua mamma e torno!” e così dicendo entrò.
“Tu…maledetta pulce, io…”
“Tu cosa, Ataru?”
“Ti riduco in briciole!”
“Non vaneggiare come tuo
solito, piuttosto vedi di non importunare più Lamù!”
“Cosa?! Ma se è stata lei a
dirmi di venire qui!”
“Non ti credo affatto! E poi
ti avevamo avvisato di non venire da questa parte!”
“Ma questa casa è
immensa…come facevo a non sbagliarmi?!”
“Te l’avevamo detto! E tu
invece ci sei venuto apposta per provocare Lamù, vero?”
“Non è vero! Ti ripeto che è
stata lei a chiamarmi e…”
“Basta litigare voi due!”
tuonò Lamù tornando in veranda.
“Ma Lamù…” protestò il
cuginetto.
“Vieni Ten, vai a lavarti i
dentini così ti rimbocco le coperte!”
“Vabene…” fece Ten
allontanandosi da Ataru e rivolgendogli una fugace linguaccia che lo fece
grugnire.
Lamù stava per entrare poi
notò la faccia inebetita del ragazzo e un po’ imbarazzata gli chiese:
“Vuoi entrare?”
“Si…ok”
Ed entrò nella stanza, che
trovò piena di abiti.
“Questo è il mio armadio,
salendo quelle scalette arriviamo alla mia stanza”
Ataru la seguì e notò che la
stanza in cui passarono corrispondeva esattamente alla camera in cui era
erroneamente entrato la notte precedente.
Attraversarono anche quella
ed entrarono in una stanza più piccola, piena di pupazzetti e giochini, con al
centro un lettino dalle coperte tigrate.
“Questa è la stanza di Ten”
si limitò a dire Lamù.
Poco dopo il piccolino arrivò
come un razzo e si sistemò nel lettino.
“Cosa ci fa lui qui?” chiese
indispettito.
“Tranquillo ora me ne vado”
disse Ataru in tono accigliato uscendo dalla stanza.
Così se ne tornò in veranda
dove si accomodò su una delle poltroncine.
Lamù lo raggiunse entro pochi
minuti.
“Scusami, dovrei chiudere la
veranda…”
“Capito” e così dicendo si
alzò dalla sua poltroncina e l’aiutò a trasportarla dentro insieme all’altra.
Nel camminare a Lamù scivolò
di dosso la copertina che portava sulle spalle.
Sebbene l’avesse vista
quotidianamente nel suo bikini giallo a strisce nere, una visione simile non
poté non fargli alcun effetto…la guardò mentre si piegava a raccogliere la
stoffa tigrata dal pavimento e se la riavvolgeva addosso.
Alzando lo sguardo notò che lui
la stava guardando.
“Ataru…che c‘è?”
“Niente hai…” le si avvicinò
cautamente e le aggiustò un lembo “la spalla scoperta…”
Il contatto con la sua pelle
setosa lo fece tornare in sé…
“Oh, Ataru, grazie…”
“Beh ora non farti strane idee…lo
avrei fatto per CHIUNQUE altra!”
Il sorriso che si era acceso
sul volto della ragazza si spense in un istante.
“Giusto…” disse allora
“Buonanotte…”
“’Notte Lamù”
La ragazza attese che
saltasse sul balcone accanto per poter chiudere le tende della veranda e
rientrare.
Una volta che si fu chiusa la
porta-finestra alle spalle, Lamù andò in camera sua, si sedette sul suo letto e
iniziò a piangere sommessamente.
“Tesoruccio mio…” disse a
bassa voce “Nonostante le tue parole siano così dure non mi disilluderò mai…”.
Si sdraiò e abbracciò uno dei
due cuscini che stavano alla testa del letto a una piazza e mezza sul quale
dormiva.
Le lacrime scendevano,
implacabili, dai suoi occhi, senza accennare a diminuire, e continuarono
imperturbabili finché la giovane non si fu addormentata.
Intanto Ataru con non poca
difficoltà era riuscito a trovare la sua stanza dopo aver fatto un rapido bagno
(stava comunque cominciando a capirne un po’ di più di tutti quei corridoi e
quelle porte) e ci si era ficcato dentro e, spogliandosi in un lampo, si buttò
sul suo futon.
“Cavolo sono stanco morto, la
passeggiata con Ran e Rei mi ha distrutto!”
Gli uscì di bocca un sospiro
spontaneo.
*Cos’è stato quello strano
brivido prima? Sarà stato il suo corpo a provocarlo? Certo che ha una bella
collezione di curve quella ragazza…Oh, ma che diamine sto dicendo! Parlare di
lei come se fosse una donna qualsiasi…no,non è questo il punto… devo smetterla
di pensare a lei, punto e basta! Me ne sono liberato…lei non è più un
problema…devo cercare di pensare ad altro…non a lei…eppure…eppure…*
Ataru si girava e rigirava
nel letto…la sua testa scoppiava, assalita da quelli che parevano essere
centinaia di pensieri…ma in realtà si
trattava di uno soltanto: lei.
Voleva dormire, ma proprio
non ci riusciva.
*Certo che oggi ha fatto
caldo…eppure lei stasera aveva freddo…quante buone cose ha preparato Ran
oggi…chissà lei cosa faceva in quel momento…grrrr, a tavola mi ha fatto
arrabbiare, si è presa gioco di me facendo leva sul fatto che non potessi
reagire….maledetta!....però che bel viso aveva mentre guardava le stelle…*
Si tirò un pugno in pieno
viso.
Niente.
*E pensare che mi stava
chiamando ‘tesoruccio’…si è bloccata in tempo…sarà stata l’abitudine? O forse
prova ancora qualcosa per me?...Ataru, ma vuoi smetterla una volta per tutte di
farti queste assurde domande? Non ti deve importare nulla di quello che prova
lei, l’hai mollata, ricordi? Quindi non ci devi pensare!* ormai era arrivato a
un punto tale che si ammoniva e si impartiva ordini da solo.
Che stesse impazzendo?
Ad un certo punto si alzò di
scatto dal futon e uscì dalla stanza in preda dall’arsura.
Con difficoltà raggiunse la
sala principale e cercò un po’ d’acqua, non appena l’ebbe trovata si dissetò e
tornò indietro.
Fra i corridoi illusori Ataru
avvertì una strana energia che lo portava a cambiare direzione.
Inspiegabilmente non pensò a nulla,
seguì quello che poi, in realtà, non era altro che un suo fortissimo desiderio,
e quindi arrivò presso una delle innumerevoli porte bianche, con cautela
l’aprì, entrò e la chiuse dietro di sé.
Dal piccolo oblò filtrava della
luce ed un lieve venticello fresco.
Scostò le tendine avorio del
baldacchino e si sedette sul letto adagio adagio.
La ‘principessa degli Oni’
dormiva placidamente, distesa supina, sfiorata dalla fioca luce che proveniva
dalla finestrella.
Ataru non sapeva cosa gli
stesse accadendo, si sentiva strano. Perché si trovava lì?
Che gli era venuto in mente?
Lamù mugugnò nel sonno, lui
sussultò, ma non si scompose: stava dormendo, non si sarebbe svegliata, non
c’era pericolo.
Se ne stava inginocchiato
alla punta del letto, ma si portò avanti e le si sdraiò accanto, poggiando la
testa sul cuscino tigrato, situato accanto a quello su cui era adagiata Lamù.
Gli occhi del ragazzo si
posarono sul suo corpo.
I seni apparivano morbidi e
abbondanti, le sinuose gambe sembravano invitarlo, le braccia aperte e
abbandonate ai lati dei fianchi, quasi come a volersi lasciare abbracciare.
Le sue forme armoniose gli
riempirono gli occhi e gli impedivano di ragionare, si sentiva poco lucido, si
chiedeva se quello che si trovava lì in quel momento fosse davvero lui...
Si avvicinò ancora di più, si
appoggiò con dolcezza sul suo seno ed ascoltò il battito regolare del suo cuore,
accarezzando delicatamente la soffice stoffa del reggiseno.
Un momento dopo scostò la
testa e tornò al suo posto.
Alzò una mano e prese quella
della ragazza, accarezzandola amorevolmente.
Non ci aveva mai fatto caso:
Lamù aveva delle mani piccole e delicate, simili a quelle di una fata delle
leggende occidentali.
Nonostante questo gesto si
rese conto che non poteva essere distratto a lungo dalla bellezza seducente
dell’aliena.
L’occhio gli cadde sull’onda
sinuosa che creava il ventre, la saliva e la scendeva con lo sguardo, quasi
ossessivamente.
Lei si voltò su un fianco,
stando faccia a faccia con lui, così vicino che quasi avrebbe potuto baciarla…
Ataru fissava il suo petto
che si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro, e oscillava fra la curva
che produceva la coscia destra piegata, il cui ginocchio poggiava sul letto, e
la linea del profilo che partiva dalla spalla ed arrivava alla curva del
fondoschiena.
Ataru era invaso da regolari
afflussi di sangue che portavano la sua virilità ad aderire al suo indumento
intimo,unica cosa che il ragazzo avesse addosso.
Non ce la faceva più a stare
lì a guardarla, lui la desiderava ardentemente.
Così le si accostò,invitato
da quel corpo caldo e vellutato,le mise le mani sui fianchi e la avvicinò
inequivocabilmente al suo corpo.
Stava per svegliarla,
totalmente ipnotizzato dalla sua lussuriosa visione e perso nei suoi desideri
carnali di predatore, la voleva…ma qualcosa in lui mutò.
I suoi occhi si posarono sul
viso di Lamù e tutta la sua bramosia scomparve immediatamente.
Lamù piangeva.
Lasciò la presa sui fianchi
della fanciulla e si maledì per le sue intenzioni.
Desiderava Lamù, sarebbe
stato disposto a tutto pur di appagare i suoi egoistici desideri, ma non
pensava a lei.
L’aveva lasciata e lei
soffriva, tanto da arrivare a piangere nel sonno.
E lui voleva solo portarsela
a letto…si sentì viscido, sporco e non vi era stata occasione prima d’allora in
cui lui si fosse disgustato a tal punto di se stesso.
Quella splendida creatura
stava male e lui pensava solo a sé.
Le lacrime scorrevano enormi da
sotto le folte ciglia e davano vita ad un tiepido luccichio che le imperlava le
guance.
Ataru ne raccolse una con la
punta delle dita e con sommo stupore si rese conto che era bollente.
Un fremito la scosse e Ataru
le fu subito più vicino.
Scorse piccolissimi puntini
rosei sulla pelle della oni e allora comprese che aveva freddo.
Le rimboccò amorevolmente le
coperte.
“Ataru…” mormorò nel sonno.
Al ragazzo prese un colpo, ma
non si mosse.
Il pianto sommesso ed
incessante della ragazza lo inchiodava sul letto e non accennava a lasciarlo
andare via.
“Ataru…” ripeté.
“Lamù…”
Le si avvicinò e l’abbracciò,
stringendola a sé con dolcezza.
“Ti prego perdonami, ma non
posso fare altrimenti…” sussurrò.
“Non andartene…no…”
Ataru la strinse più forte.
Le sue parole erano come
coltelli che laceravano profondamente la sua carne, dai quali non poteva
difendersi in alcun modo.
Era così che si sentiva: una
vittima.
Vittima di lei, Lamù, che in
ogni situazione, anche nel momento di massima fragilità, aveva sempre il
coltello dalla parte del manico.
Perché lei aveva sempre
ragione?
Come riusciva ad essere
sempre la più forte fra i due?
Come poteva esserlo anche in
quel momento mentre piangeva nel sonno e lui le era accanto pur consapevole di
averla lasciata?
Come lo rendeva così schiavo,
dipendente da lei con il suo viso d’angelo ed il suo corpo attraente?
Come riusciva ad attirarlo
sempre a sé ogni volta che lui se ne allontanava?
Come faceva lei ad essere
sempre una vincente anche in quel frangente, nel momento in cui stava perdendo?
“Non voglio stare da sola…”
“Non ti ci lascerei se le
circostanze fossero altre…”
Ormai le parlava come se lei
fosse sveglia e lo stesse ascoltando.
Ma quelle parole servivano
solo ed unicamente a se stesso, per tentare di giustificare le sue azioni, per rendere
più lecita possibile la sua decisione, per convincersi che era la cosa migliore
da fare.
Ma quanto poteva esserlo,
effettivamente?
Con la storia dell’agendina
aveva preso la palla al balzo per levarsela di torno, ma era davvero ciò che
voleva?
Ataru si diceva che era così,
ma in fondo non ne era del tutto sicuro. Aveva un’incredibile confusione nella
testa, gli eventi lo stavano scombussolando.
Possibile che davanti al
dolce viso agonizzante di Lamù le sue teorie su libertà e tirannia si
rivelassero quasi infantili e campate per aria?
La ragazza emise un gemito e anche
quella volta la virilità si risvegliò in lui.
Ma la represse a forza, si
sentiva confuso, stanco ed assonnato, e di sicuro l’attimo di follia gli era
passato del tutto.
Con rammarico lasciò la presa
su Lamù e si allontanò di poco da lei.
Le asciugò le lacrime dagli
occhi con i polpastrelli, tentando di essere delicato.
Fissò con tristezza il suo
dolce viso e le accarezzò una guancia.
Come poteva non sentirsi un
verme per ciò che le stava facendo?
Le posò una mano sulla chioma
verde e lasciò scorrere le dita fra le lunghe ciocche, lisce e lucenti come
raso.
Senza pensarci posò le sue
labbra su quelle dell’aliena potendo così rivivere il momento che avevano
condiviso sulla Terra.
La sua piccola e rosea bocca
era calda e morbida come il dorso di un’albicocca, ed incredibilmente, emanava
anche lei quel profumo dolce e nel contempo aspro che caratterizzava Lamù.
Quel profumo che lo faceva
letteralmente impazzire.
Se ne staccò con difficoltà.
Ataru era come ricaduto in
trance, in piena lotta coi suoi desideri.
“Lo so che per te è difficile
accettarlo ma…ti prego non piangere piccola mia…”
Un istante dopo si portò le
mani alla bocca, inorridito.
Che caspita aveva detto?
Ma soprattutto: cosa stava
facendo?
Era mica impazzito
tutt’insieme?
Le aveva pronunciate lui
quelle parole?
Davvero?
No, non era possibile!
Di certo gli dispiaceva molto
che lei piangesse, ma non al punto da implorarla di non farlo.
Un attimo dopo però si rese
conto che, in fin dei conti, stava dormendo profondamente, quindi non lo aveva
sentito, non c’era alcun pericolo.
Il problema rimaneva però:
lui quelle cose le aveva dette e le aveva fatte.
Comunque si sentiva sconvolto
e decise che era il caso di levare le tende.
Prima che potesse dire o fare
altro di cui avrebbe potuto pentirsi, Ataru uscì dalla stanza della fanciulla
e, prima di richiudere la porta bisbigliò:
“Buonanotte”
Quindi sgattaiolò via.
Rientrato in camera sua e
distesosi sul letto si rese conto che non c’era stato poi così poco in camera
di Lamù, visto che la luce di Nimayoho risultava rischiarata di qualche tono.
Lo stato confusionale che gli
attanagliava il cervello ormai era un vero e proprio caos di voci che lo
esortavano a fare cose molto diverse fra loro.
C’era chi gli diceva di
andare avanti per la sua strada e non preoccuparsi più di lei, chi gli diceva
di tornare indietro sui suoi passi e di chiarire con Lamù, chi gli rimproverava
il fatto di farla soffrire troppo, chi gli rammentava che fra poco sarebbe
tornato a casa sua e avrebbe ripreso a cacciar gonnelle,…il sonno però vinse
sui suoi mille dubbi, così cadde fra le braccia di Morfeo.
Eppure in mezzo al putiferio
c’era una sola parola che non smetteva di ronzargli nelle orecchie, una parola
che gli aveva detto Lamù qualche ora prima, sulla veranda.
Ipocrita.
****************L’angolo di
Amy****************
Ciao gente,
come state? Ed ecco il
capitolo degli interrogativi di Mr Moroboshi giunto al termine…ma non finisce
qui^^…cosa ne pensate?
Passiamo alle
recensioni ora:
Per Peanuts: Ciao^^, grazie mille, mi lusinghi sempre tantissimo^^ questo è uno dei
miei capitoli preferiti…spero te lo sia goduto anche tu! Un abbraccio e grazie
della recensione^^
Per Lory:
Cara^^ sono contenta ti piaccia il capitolo 8, eheheheh sì in effetti Lamù è
stata dispettosa a mettergli il peperoncino nella zuppa!!! Rei nella mia
versione è carino, vero? Grazie per la recensione, ti voglio bene!^^
Per Andy:
Ciao^^, grazie mille, anche tu mi lusinghi da lungo tempo ormai…me lo meriterò
davvero? Rei secondo me è un bel personaggio e, in mezzo a certi elementi
assurdi nella saga di UY, mi sembrava uno dei migliori da poter, in un certo
senso, rivalutare. Quanto alla tua ff è fantastica e geniale! Grazie della
recensione, un abbraccio^^
Per Achille: Ciao^^ grazie della recensione e dei complimenti, anche a me Rei
piace molto e la pensavo come te all’inizio, quand’ero una bimba e conobbi la
serie per la prima volta e pensavo che Ataru non meritasse Lamù…poi però ho
capito che il Moroboshi sarà strano forte e anche un b******o (te ne do atto!),
ma ama Lamù…anche se a dire il vero non la merita! Perché ha detto bene Andy:
se non l’amasse non ci starebbe così male! Dimmi se ti piace questo capitolo,
un abbraccio^^
Grazie
dell’attenzione,
Amy Dickinson
|
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Capitolo 10 *** 10 ***
lamù6
Capitolo 10
Il primo sole di Uru si
era già levato in cielo e piccole nuvolette bianche gli facevano da contorno.
Ataru si alzò dal letto e
si vestì ancora mezzo addormentato.
Aveva dormito pochissimo
quella notte, troppi pensieri per la testa.
Eppure, visto che era
giorno, aveva pensato di alzarsi.
Uscito dalla stanza,
dovette sbattere addosso a varie porte prima di capire che stava prendendo
direzioni sbagliate.
Alla fine, ormai quasi
svegliò, entrò in bagno.
Aveva una terribile
acidità di stomaco, conseguenza della cena della sera prima, ma parve placarsi
subito dopo che se ne fu liberato.
Lavò quindi accuratamente
i denti in modo da eliminare tracce.
Deterse il viso e poi si
buttò nella vasca colma d’acqua calda.
Non molto tempo dopo uscì
e andò nella sala principale sperando di trovare sveglio qualcuno.
La stanza era inondata
dalla luce solare e Ataru si accorse che c’erano sia Lamù che sua madre sedute
al tavolo, intente a fare colazione.
La donna sedeva ad un
lato del tavolo, la figlia le stava di fronte.
La nostra bella aliena
teneva in mano una tazza gialla dalla quale sorseggiava qualcosa, aveva indosso
una vestaglia tigrata che creava un effetto vedo-non-vedo che non poteva
lasciare indifferenti.
Posava la schiena sulla
poltroncina e aveva le gambe accavallate, una mano posava sulla coscia destra,
lo sguardo perso nel vuoto.
“Cara, mangia qualcosa”
la esortò sua madre, sospingendo verso di lei un piatto contenente quelli che
dovevano essere dei biscotti urusiani.
Ma la ragazza scosse la
testa.
“Tesoro devi mangiare
qualcosa”
“Ti ringrazio, ma stamani
non ho fame”
“Ma Lamù…”
“Per favore mamma, non
forzarmi” le disse con un tono lievemente basso e rauco.
“Scusami…è che sono
preoccupata per te”
“Non ce n’è motivo”
“Ma pensi che sia
stupida? Credi davvero che non mi accorga di cosa stia succedendo a mia
figlia?” alzò il tono della voce, indispettita.
“Non ho detto questo,
però ti dico che è solo un periodo e che passerà”
“Lamù ti prego, smettila
di soffrire!”
“E’ tutto a posto”
continuò lei.
“Ma perché sei così
maledettamente testarda? Perché vuoi accettare questa situazione anziché
ribellarti? Ci stai solo male!”
Lamù allora alzò lo
sguardo verso sua madre.
“Mamma, è solo per amor
suo che lo sto facendo…è la sua decisione ed io non posso fare altrimenti”
“Ma Lamù…”
“Ti prego non aggiungere
altro,è già abbastanza duro l’impatto con la realtà dei fatti…lasciami stare”
disse, quasi implorante.
La madre fece una pausa,
poi le disse amorevolmente:
“Vabene, ma in cambio, ti
prego, mangia qualcosa”
Lamù sospirò
profondamente e prese un biscotto dal vassoio.
Il silenzio calò nella
stanza.
Ataru attese qualche
istante, poi entrò.
“Buongiorno” fece
“Buongiorno Ataru,
dormito bene?” disse la donna sorridendo ma con voce piatta.
“Sì” mentì.
“Vuoi fare colazione?”
“Magari, ho una fame da
lupi”
“Arrivo subito” così si
alzò e si spostò in una stanza vicina.
“Buongiorno” disse Lamù.
“Ciao” fece lui, aspro.
“Ho fatto uno strano
sogno, sai?”
Ataru non poté non
accorgersi del suo sguardo malinconico e del suo flebile tono di voce.
“Ah si?” domandò
indifferente.
“Sì”
“E cos’hai sognato?”
chiese Ataru, aggiungendo immediatamente: “Solo per curiosità, per nessun altro
motivo”
L’interesse era evidente,
ma lui fece di tutto pur di nasconderlo.
“Ho sognato che venivi in camera mia e che ti
sdraiavi vicino a me…e che mi davi un bacio…”
“Come?”
“Buffo, vero? Che strani
sogni…”
Com’era smorzata la sua
voce.
Non sembrava più lei.
“Già solo tu potresti
fare sogni tanto assurdi!”
Caspita, era come se
l’avesse scoperto!
“Immagino di sì…”
“Non accadrebbe mai nella
realtà!” mentì spudoratamente.
“No di certo, ho pensato
di raccontartelo, proprio perché sarebbe impossibile accadesse”
“Esatto! Dal momento che
non provo nulla per te…”
“Assolutamente” concluse
Lamù.
Un istante dopo riapparve
la madre di Lamù con in mano una tazza identica a quella che aveva sua figlia.
“Gradisci un po’ di
latte, Ataru?”
“Grazie signora” disse
prendendole la tazza dalle mani.
Bevve una sorsata.
“Buono!” disse
trangugiando la bevanda con avidità.
“Davvero ti piace?”
“Sissignora!”
“Mi fa piacere che almeno
qualcosa ti piaccia” rispose la donna, sollevata.
“Per fortuna che su Uru
ci sono le mucche!”
“Mucche?”
Ci pensò su un istante e
poi disse:
“Ah già, sulla Terra si
beve il latte di mucca…qui prediligiamo quello di tigre invece, è decisamente
più buono”
“Tigre?!”
“Sì, le nostre tigri ne
producono in grande quantità, essendo l’animale più diffuso poi…sai le nostre
migliori specialità culinarie sono fatte con quel latte, e sono rinomate in
tutto l’universo!” spiegò la donna.
“Quindi le vostre tigri
sono come le nostre mucche?”
“In teoria sì”
“Capisco”
Mangiarono
silenziosamente.
Ad un tratto Lamù si alzò
dalla sua poltroncina e si rivolse a sua madre:
“Vado su Nettuno, non mi
aspettate per pranzo, vabene?”
“Vai da Oyuki? Posso
venire anch’io?”
“Se vuoi…ma non userò il
mio ufo, dubito tu possa entrare nella navetta monoposto che uso per i viaggi
brevi…comunque, accomodati pure”
“Ah” fece deluso.
“Vai di già?”gli chiese
sua madre.
“Sì, il tempo di
prepararmi e vado”
E così se ne andò,
gettando un’occhiata fugace ad Ataru un momento prima di uscire dalla stanza.
Ataru scorse il solito
luccichio, ma si costrinse a non pensarci e continuò a mangiare.
Non molto tempo dopo si
alzò dalla tavola ed aiutò la madre di Lamù a sparecchiare.
“Ti ringrazio”
“Di niente, per lei
questo ed altro!” e così dicendo l’abbracciò.
E fece male: fu
immediatamente colpito da una scarica elettrica.
“Hai sempre voglia di
scherzare eh?”
Ataru poco dopo si
riprese e le chiese:
“Avrei bisogno di un favore”
“Dimmi”
“Potrei fare un paio di
telefonate?”
“Certo” disse “Seguimi”
Entro pochi minuti
raggiunsero la stanza dove Ataru aveva visto Lamù fare la misteriosa chiamata.
“Ecco qua…è molto
semplice da utilizzare…qui componi il numero, qui premi per avviare la
chiamata…questo è per chiuderla invece. Così è in vivavoce, se vuoi puoi
renderla una conversazione privata con queste cuffiette, basta inserirle qui”
spiegò la donna.
“Ok, la ringrazio”
“Bene, se ti serve
qualcosa sono in cucina a lavare i piatti”
Annuì e si mise subito le
cuffie.
Compose il primo numero e
lasciò che squillasse.
Attese finché non rispose
la segreteria:
“Qui Moroboshi, in questo
momento non siamo in casa, lasciate un messaggio e vi richiameremo il prima
possibile”
“Papà, mamma, sono Ataru…Sono
ancora qui da Lamù…ma tornerò dopodomani…da solo…non vi preoccupate per me, sto
bene…Ciao” e chiuse la telefonata.
“(Non bene, sto
benissimo…)” cercò di convincersi.
In quel momento si rese
conto che non aveva il secondo numero, così si mise a cercare in quello che era
il registro delle chiamate effettuate.
Scorrendole cercò il nome
di Ran o, eventualmente, quello di Rei.
Alla fine lo trovò e
diede l’avvio alla chiamata.
“Si? Oh Ataru! Credevo
fosse Lamù…” disse Ran osservandolo dallo schermo.
“Ciao Ran”
“Come mai mi telefoni?”
“Volevo chiederti una
cosa”
“Che c’è? Successo
qualcosa?”
“No no…volevo sapere se
hai da fare per pranzo…”
“Ataruuuuuuuuuu!” fece
minacciosa.
“Ma no, che hai capito?
Mi chiedevo se hai intenzione di pranzare con Rei…”
“Sì, vorremmo fare un
altro picnic, pensavamo di invitarti, ti avrei chiamato io più tardi…”
“Davvero?”
“Certo!”
“In effetti penso sia
presto”
“Sono le nove”
“Ah okay…a che ora devo
venire?”
“Facciamo verso mezzodì,
okay?”
“Vabene, e dove ci
vediamo?”
“Nella radura di ieri,
poi di lì ci spostiamo”
“Vabene, a più tardi
allora”
“Sì, ciao”
“Ciao” e chiuse la
comunicazione.
Un attimo dopo si tolse
le cuffie e fece per alzarsi, ma gli venne un attacco acuto di curiosità.
Si sedette sulla
poltroncina tigrata e riaprì l’elenco delle chiamate effettuate e si rese conto
che dopo le sue e quella ad Oyuki ce n’era una la cui data risaliva alla sera
prima…ed il destinatario era un certo Alec.
Ataru sentì montargli su
un gran nervoso, ma lo represse subito.
C’erano altre chiamate
fatte nello stesso arco di tempo, infondo quello era il “telefono” di casa, non
era detto che la chiamata l’avesse fatta per forza Lamù.
“(E poi perché
prendersela…a te non frega nulla di lei…giusto Ataru?)”
Un attimo dopo uscì dalla
stanza e si diresse in cucina.
“Signora, esco anch’io
per pranzo”
“Sì?”
“Faccio un picnic con Ran
e Rei…ma per favore non lo dica a Lamù…”
“Stai tranquillo”
“Grazie”
“Dove andate di bello?”
“Ancora non lo so”
“Mamma?” chiamò Lamù
dalla stanza accanto.
“Sono qui, tesoro”
Lamù entrò in cucina con
in mano un cappotto pesante.
“Io sto uscendo, dì a Ten
che se vuole venire è stato invitato”
“Penso stia ancora
dormendo…”
“Già, diglielo se si
sveglia in tempo per le tredici”
“Sì, non preoccuparti,
altrimenti mangerà qui”
“Vabene, grazie. Ciao
ciao” e se ne andò via.
“(Ciao amoruccio…)”
pensò, passando accanto ad Ataru.
“Ciao Lamù” rispose lui freddamente.
Diversi minuti dopo la
madre di Lamù preparò un po’ di caffè e lo offrì ad Ataru.
“Ti va?”
“Sì, grazie”
“Quanto zucchero?”
“Uno”
In un attimo furono
seduti al tavolo e sorseggiavano la calda bevanda che, a differenza di quella
terrestre, risultava incredibilmente amara seppure vi fosse stato aggiunto
dello zucchero, ma Ataru decise di non lamentarsene.
“Posso parlarti?” chiese
la donna.
“Sì, certo” fece un po’
sorpreso.
“Sarò franca con te…non
mi piace il modo in cui tratti Lamù”
Ataru la guardò
sbigottito.
“Non mi sembra che le
abbia mancato di rispetto…”
“Non dico questo…penso
però che dovresti approcciarti diversamente con lei”
“Che vuole dire?”
“Che è consapevole vi
siate lasciati…eppure non mi pare sia scortese nei tuoi riguardi…”
“Ma nemmeno io lo sono
nei suoi…”
“Ataru non devi
dimostrare niente a nessuno, non la vuoi più, punto e basta, lo ha capito anche
lei. Perciò cerca di essere un po’ più gentile con lei, non mi sembra che
voglia infastidirti… ”
In effetti la donna non
aveva poi tutti i torti.
Lamù provava ad avere un
minimo di dialogo evitando di litigare con lui, ma le sue risposte taglienti
non facilitavano il lavoro della ragazza, vanificando i suoi sforzi.
“Non pretendo che tu
faccia quel che ti dico, infondo non sei un bambino…però te lo chiedo come se
fossi tua madre, non essere sgarbato”
“E se così la illudessi?”
La buttò lì, senza la
minima convinzione.
La madre di Lamù alzò un
sopracciglio, perplessa.
“Ha capito le tue
intenzioni, e ha deciso di rispettarle, anche se vanno contro i suoi interessi”
rispose “Non la illuderesti affatto, se non altro alleggeriresti la sua
condizione”
Aveva ragione, non si era
comportato bene.
Una voce nella sua testa
gli diceva che in realtà non era quello il punto, perché lui aveva sbagliato
tutto con lei.
E quella voce sovrastava
tutte le altre.
Ma nonostante tutto la
soffocò, dicendo:
“Vabene, accolgo la sua
richiesta, ma sia chiaro: non ho intenzione di rimettermi con sua figlia!”
“E chi ha mai detto nulla
del genere?”
“Ho solo voluto metterlo
in chiaro”
“Era già chiarissimo…sei
qui da due giorni soltanto e lo avrai detto minimo una decina di volte…”
“Mi scusi, ma non voglio
illudere nessuno”
“Sì ho capito, puoi stare
tranquillo”
Doveva sentirsi
rassicurato da quelle parole, invece avvertì un senso di pesantezza allo
stomaco, un moto d’ansia che cominciava a crescere in lui.
Se tutti erano
consapevoli delle sue intenzioni era possibile che Lamù, nonostante le lacrime
versate per lui, volesse consolarsi con un altro per dimenticarlo…
Non ci voleva credere,
eppure quella chiamata…e quel nome…Ataru voleva vederci chiaro.
Fece per portar via la
sua tazzina ma la madre di Lamù lo fermò.
“Tranquillo, fra poco
tornerà mio marito, finirò il caffè con lui, lascia pure qui la tua tazza, dopo
laverò tutto insieme”
“Ah…d’accordo. Allora io
cominciò ad uscire, mi faccio una passeggiata”
“Vabene, buona giornata”
disse lanciandogli una ricetrasmittente nuova.
Uscì
silenziosamente dalla stanza e sorpassò i cancelli senza difficoltà.
“Buongiorno
Ataru” lo salutò il padre di Lamù mentre tornava a casa.
“Buongiorno
a lei”
“Dove te ne
vai di bello?”
“Sono stato
invitato a pranzo da Rei e Ran”
“Capisco,
buona giornata allora!”
Salutò
l’oni con un cenno e proseguì per la sua strada.
Raggiunse la radura senza
fatica ed arrivò vicino ad alcune rocce dove si sistemò.
Il sole era luminoso e
abbastanza caldo, ma il venticello che tirava era piacevolmente fresco.
“(Che ti succede? Le cose
si stanno mettendo bene per te…e tu non ne sei felice?...ma certo che lo
sono!...beh forse…no…)”
I suoi tormenti interiori
non accennavano a diminuire.
Anzi non facevano che
peggiorare, rendendogli la vita un inferno.
Appoggiò la testa alle
gambe piegate e le circondò con le braccia intrecciando le dita delle mani.
Si sentiva così insicuro,
si chiedeva quale fosse il motivo della sua strana ansietà.
Se aveva chiamato Ran non
era per auto invitarsi a pranzo, quanto piuttosto per esaudire la sua voglia di
parlare, di tentare di spiegare come stesse.
Aveva bisogno di dare
voce ai suoi pensieri, di sfogarsi con qualcuno, di buttar fuori l’angoscia che
provava.
Rei e Ran erano gli unici
amici che aveva su quello strano pianeta, gli unici che volessero stare in sua
compagnia senza problemi, benché fossero cari amici di Lamù, la sua ex.
Come suonava strano.
Quelle tre parole gli
provocarono una sorta di fitta allo stomaco che tuttavia durò un solo momento.
Si tolse la maglia e si sdraiò,
ricevendo i raggi del secondo sole in pieno petto.
Cominciò a ricordare di
quella notte trascorsa ad ammirarne la bellezza, sentendosi una sorta di ladro,
per esser penetrato così nell’intimità del suo sonno e per aver rubato la sua
visione.
Immerso nei suoi
pensieri, stanco com’era si addormentò.
Poche ore dopo Ran e Rei
si stavano avvicinando alla radura.
Ataru fu risvegliato da
una piacevole sensazione di umido sulla guancia…
“Mh…Lamù, smettila…non mi
devi baciare…”
“Miau?”
“Eh? ‘Miau’?”
Ataru aprì gli occhi,
stupito.
Gli venne un colpo quando
vide una grande lince davanti a lui!
“AAAAAAAAAAHHH!” gridò
impaurito.
Al che la lince miagolò e
corse via spaventata.
“Ataru, ma cosa urli? E’
solo un innocuo gattino!” disse Ran a qualche metro di distanza.
“Innocuo dici? Ma se è
una lince!”
“E’ così che chiamate
sulla Terra i gatti selvatici?”
“Gatti? Quella è una
belva, non un gatto!”
“Ma quale belva e belva!”
fece Rei avvicinandosi all’animale spaventato.
“Rei fermo!”
Ma l’oni non lo
ascoltava, prese in braccio la lince e si avvicinò ad Ataru.
“Sparisci con quella
palla di pelo…ho paura!!!!”
“Non fare il fifone!
Guarda, è un amore!” fece Ran accarezzando il pelo dell’animale che produsse un
suono basso e continuo, in tutto e per tutto simile alle fusa di un gatto.
“Lo hai solo spaventato
Ataru…E’ un cucciolo e si era avvicinato solo per poter giocare con te” spiegò
Rei.
“Giocare? Cu-cucciolo? Ma
se è enorme? Semmai voleva papparmi!”
“Non esagerare! Non hai
mai visto una tigre allora!” fece Rei.
“E comunque dubito
fortemente che qualcuno voglia mangiarti Ataru, risulteresti indigesto!” lo
punzecchiò Ran.
“Beh comunque mettetelo
via, o non mi avvicino!” fece gettandole un’occhiataccia.
Ran sbuffò.
“Ti manca la mamma, vero
piccolo? Oh, guarda! Eccola!” fece indicando un punto lontano “Su vai!”
A quest’esortazione la
lince saltò giù dalle braccia di Rei, corse via e presto non fu più visibile.
“Contento ora, fifone?”
“Non sfottere, Ran!”
disse Ataru rimettendosi la maglietta.
“Su andiamo, io ho già
fame…”
“Resisti solo un po’
caro”
“Sì, ma facciamo presto!”
fece Rei.
Così si mossero tutti e
tre verso il posto in cui avrebbero pranzato.
Ma cosa voleva dire Ataru
ai suoi amici?
Potrei anche dirvelo un
giorno di questi….
****************L’angolo
di Amy****************
Ciao gente,
scusate il
ritardo…buon anno nuovo innanzi tutto!
Allora ecco
un altro strampalato capitolo che si conclude…cosa accadrà nel prossimo?
Rispondo subito alle recensioni^^…
Per
Lorelaine86: Ma ciao tesoro mio, grazie della recensione^^ beh che dire? Che
Ataru è scemo si sa…persino qui che arriva a discutere con la ex suocera…mah,
sempre il solito! Un abbraccio, ti voglio bene!
Per
Peanuts: Ciao, grazie della recensione^^ è proprio così, Ataru, che ne
approfitta sempre e comunque, stavolta si lascia sfuggire l’occasione più
importante che ha….ma che dobbiamo fare se è una testa di rapa? (per non dire
di peggio…) Un saluto!
Per
Achille88: Ciao, grazie della recensione^^ mi fa piacere ti sia piaciuto il
nono capitolo, hai descritto molto bene la situazione e il tuo odio per Ataru
traspare sempre e comunque…beh magari succede proprio quello che hai
detto…chissà? Un saluto!
Per Andy
Grim: Ciao, grazie della recensione ‘fan’ numero 1^^ belle parole, perle di
saggezza in entrambi i casi! Un saluto!
Ciao a
tutti e alla prossima,
Amy Dickinson
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Capitolo 11 *** 11 ***
LAMù 9
Capitolo 11
“Ciao Lamù, accomodati”
disse Oyuki vedendo la oni sulla soglia.
“Ciao Oyuki” fu la sua
debole risposta.
Le due ragazze
raggiunsero il soggiorno, dove si sedettero su di un divanetto di fronte ad un
tavolino, poi la padrona di casa chiamò le sue ancelle per dire loro di servire
l’aperitivo nella sala da pranzo.
“Hai fatto preparare
anche l’aperitivo? Ma perché?”
“Ma sì Lamù, infondo è da
molto che non pranziamo insieme, ho pensato ad una piccola rimpatriata…”
“Cioè?”
“Ecco ho pensato di
riunire la amiche più care che ho per passare un po’ di tempo insieme”
“Capisco…quindi oltre a
me e a Ten, chi altro hai invitato?”
“Benten e Ran”
“Verranno? ”
“Benten dovrebbe arrivare
a momenti…Ran ha declinato l’invito perché aveva da fare con Rei…ma Ten come
mai non è qui?”
“Stava dormendo”
“Ah, e pensi che arriverà
in tempo per il pranzo?”
“Mmm…ne dubito
fortemente…ma non si può mai sapere”
“In ogni caso non ci sono
problemi” disse l’amica con un sorriso.
“Toglimi una curiosità…”
Lamù la guardò di sottecchi “Come mai hai voluto organizzare questo pranzo a
tue spese?”
“Lamù è ora di smettere
di dire che sono taccagna…”
“Scusa Oyuki, ma è
risaputo che non fai niente per niente…”
“E se fossi cambiata?”
“Il che sarebbe
improbabile…ma non impossibile” aggiunse subito con un sorrisetto nervoso non
appena l’amica l’ebbe fulminata con lo sguardo.
“Non siamo più bambine
Lamù, bisogna mettere da parte le vecchie credenze ed aprirsi alle novità e ai
cambiamenti”
“Mi sembri uno di quegli
oroscopi terrestri…” disse Lamù con un altro sorriso.
Oyuki stava per
replicare, ma si rese conto da sé che Lamù faceva il possibile per sorridere ed
essere di compagnia, anche con delle sciocche battute, ma il suo sforzo era
notevole, allora si limitò a dirle con un sorriso amichevole stampato sulle
labbra:
“Stai tranquilla amica
mia, sii te stessa, non sforzarti”
“Vorrei poter essere più
allegra” si lamentò Lamù mentre la sua espressione si affievoliva.
“Non ne hai motivo Lamù,
sappiamo come stai, quindi non devi sembrare un’altra”
Un attimo dopo una delle
ancelle entrò nella stanza dicendo:
“Mi scusi signorina, di
là è tutto pronto”
“Bene”
“Inoltre volevo
informarla che è appena arrivata la signorina Benten”
“Metti da parte il suo
cappotto insieme a quello di Lamù e falla accomodare” ordinò porgendole la
pelliccia tigrata dell’amica.
L’ancella la prese e si
ritirò annuendo.
Un attimo dopo Benten
entrò nella stanza.
“Ehilà ragazze!”
“Ciao Benten” la
salutarono le amiche.
“Quando mi hai detto che
il pranzo era gratis e non dovevi chiederci nessun favore ho creduto che ci
stessi facendo uno scherzo, Oyuki…”
“Basta con questi luoghi
comuni su di me!”
“Su su, Oyuki, dacci
almeno il tempo di abituarci all’idea…” la schernì Lamù.
“Non siete affatto
gentili”
“Quando si mangia?”
chiese Benten con la sua solita spontaneità “Scusate, ma ho una fame…”
“Possiamo andare anche
subito” fece Oyuki alzandosi dal divanetto. “Seguitemi”
Attraversarono la stanza
ed entrarono in una più ampia, con porte-finestre al posto delle pareti ed una
sorta di caminetto laterale, al centro tronneggiava un tavolo imbandito con
delle eleganti sedie attorno.
“Wow, è davvero tutto
gratis?”
“Sì Benten…” rispose la
padrona di casa fra i denti.
“Allora buon appetito!”
Benten si sedette,
immediatamente seguita da Oyuki e Lamù.
Le amiche mangiarono e
bevvero con gusto gli innumerevoli stuzzichini e bevande presenti sulla tavola,
Lamù prendeva solo una piccola porzione di tutto e si sforzava non poco di
mangiare.
“Lamù…Capisco tu stia
male ma devi mangiare”
“Stai tranquilla Oyuki,
mangio poco solo perché non so se dopo avrò posto per tutto il resto…” si scusò
la nostra oni.
Oyuki annuì, ma la
risposta non sembrò convincerla.
Dopo un po’ di tempo
arrivarono tre ancelle ed in men che non si dica eliminarono le bottigliette ed
i piattini vuoti portando il primo piatto.
“Che bello, adoro i soba
terrestri!” esordì Benten, che in quel momento pensava solo al cibo.
Dopo un’oretta il pranzo
era terminato e le ospiti sembravano più che soddisfatte, soprattutto Benten!
“Un pranzo eccezionale
Oyuki, dovresti invitarci un po’ più spesso, sai?”
“Davvero, tutto molto
buono”
“Che ti sia piaciuto non
avevo dubbi, Benten, ma non farci troppo l’abitudine…Quanto a te Lamù, la scusa
che hai usato durante l’aperitivo poi non ha retto…Hai comunque mangiato
pochissimo, il minimo indispensabile direi…sicura ti sia piaciuto davvero?”
Lamù abbassò lo sguardo,
mortificata.
“Ti prego di scusarmi,
era tutto squisito, dico sul serio, ma sai com’è…non ho molta fame…”
“Non preoccuparti, non mi
sono certo offesa, avrei gradito ne mangiassi un altro po’, tutto qui” le disse
Oyuki capendo subito che Lamù era sinceramente dispiaciuta.
“Ehi, accendiamo un po’
la tv?” chiese Benten.
“Buona idea, torniamo in
salotto” acconsentì Oyuki “Ci faremo portare un po’ di gelato, se ne avete
voglia”
“Volentieri” dissero
all’unisono Lamù e Benten.
Così, dopo che Oyuki ebbe
dato istruzioni ad una delle sue ancelle, tornarono nella stanza in cui erano
state prima.
Benten si sedette su una
poltrona, accese la televisione e si mise a fare zapping, Lamù ed Oyuki si
sedettero sul divano.
“Allora, te la senti di
parlare?”
“Va bene”
“So com’è andata, Benten
me ne ha parlato sommariamente. Ma dimmi: si sarebbe arrabbiato per un’agenda
dunque?”
“Non so cosa dirti,
sembrerebbe di sì”
“Che essere
superficiale…”
“Vedi Oyuki, io a dire il
vero penso lo abbia usato come pretesto…”
“E per cosa?”
“A quanto ne so io,
voleva lasciarmi da tempo…”
“Cosa?! Ma se era
così…per quale motivo non te lo ha detto prima?”
“Non ne ho la più pallida
idea…dice di averci provato…”
“Vi siete parlati
dunque?”
“Sì, ieri sera…il dialogo
con lui è sempre minimo, ma basta per farmi stare male…” disse debolmente.
“Cosa ti ha detto?”
“Che ha tentato in tutti
modi di dirmelo…dice che io non lo ascoltavo…”
“Scusa ma, che io sappia,
ha avuto molto occasioni per lasciarti…se davvero la sua intenzione era sempre
stata questa, perché non l’ha attuata prima?”
“E’ quello che gli ho
detto anch’io…”
“E lui come ha reagito?”
“Muto come un pesce, come
se lo avessi colto in flagrante…poi però ha smentito”
“ E’ evidente che non
vuole dare a vedere che la sua è un’intenzione nata da poco…” si aggregò Benten
“Ovvio che dicendo si tratti di una vecchia intenzione essa assuma un peso
maggiore”
“Spiegati meglio” la
esortò Oyuki.
“Voglio dire che se lui
non avesse parlato in quel modo la sua decisione di lasciarti sarebbe stato
vista solo come il capriccio d’un bambino che, stanco del suo giocattolo, vuole
liberarsene per poterne comprare uno nuovo…dicendo che la sua intenzione è di
vecchia data invece fa gravare la colpa su di te, Lamù, che glielo avresti
impedito… Che farabutto!”
“Anche se io in realtà
non ho impedito che mi lasciasse qualora ne avesse avuto voglia…”
“Accidenti, per essere
uno così stupido, sa bene come funziona la tecnica dello scarica barili…”
“Benten, non offenderlo…”
chiese Lamù, con il viso triste.
“Ma come puoi difenderlo
dopo tutto quello che ti ha fatto passare?”
“Già, non dovrebbe
importarti se lo si offende…”
“Vi prego ragazze,
cercate di capirmi, anche se è difficile…”
“Ascoltami bene Lamù, so
che per te è doloroso…ma devi dimenticarlo, devi metterci una pietra sopra e
andare avanti”
“Sì, Benten ha ragione,
non puoi fossilizzarti su di lui…è un ragazzo sciocco e subdolo, un verme, si è
comportato malissimo nei tuoi confronti! Non si merita una ragazza come te!”
Lamù rimase colpita da
quest’ultima frase.
Non era la prima volta
che la sentiva, gliel’avevano detta in molti.
Ten, Mendo e Megane in
modo particolare.
“Capisco la tua
sofferenza…ma guarda i lati positivi della cosa” incalzò Benten.
“E quali sarebbero?”
“Tanto per cominciare
sarai libera di frequentare altri ragazzi, e credimi ce ne sarebbe una lista
infinita che farebbe volentieri follie per te…così potrai cercare una persona
che ti si addice di più, una persona che sappia come renderti felice e che
sappia gioire della tua vicinanza”
“Tutte cose che Ataru non
ha mai dimostrato apertamente…” suggerì Oyuki.
“Infatti…inoltre avresti
maggiore libertà, non avresti più lui come centro della tua vita, potresti
tornare a curarti di più di te stessa”
“Ma come posso
dimenticarmi di lui?”
“Ma che cosa ti ha dato
in cambio in tutto questo tempo lui, eh? Cos’ha fatto per meritarsi tutte le
tue attenzioni?” sbottò l’amica di fronte a quella risposta.
Lamù la guardò, non
rispose e si mise a piangere silenziosamente.
“Benten!” la rimproverò
Oyuki, fulminandola con lo sguardo.
“No Oyuki…Benten ha
ragione” singhiozzò Lamù.
“Sei stata troppo dura!”
insistette la regina dei ghiacci.
“Ho solo detto la verità,
per quanto le faccia male è ora che lo accetti, non siamo più bambine!”
“Ci sono modi e modi di
dire le cose!”
“Ma facendo a modo tuo
non concludiamo un bel niente!”
“Dovremmo consolarla,
Benten, non attaccarla!”
“Vi prego, non litigate
per me…”
“Ascolta Lamù, il solo
modo per stare bene è togliersi Ataru dalla testa una volta per tutte!”
“Vorrei poterlo fare…”
“Non è una cosa
impossibile, ti ci devi solo impegnare”
Lamù per tutta risposta
si mise a piangere più forte.
Oyuki guardava l’amica
con odio, non sopportava i suoi modi di fare, Lamù stava sempre peggio.
“Inutile disperarsi, non
lo farà tornare. Piuttosto, puoi spiegarmi per quale motivo ti sta così a
cuore? Non mi pare sia speciale, anzi tutt’altro…potresti trovarne altri cento,
che dico? Mille, migliori di lui! Solo su Uru conosco un mucchio di persone che
farebbero follie per essere chiamati ‘tesoruccio’ da te…”
Lamù si voltò verso di
lei, con gli occhi lucidi e le guance rigate dalle lacrime.
“Ma di tesoruccio ce n’è
uno solo…io non chiamerò mai nessun altro in quel modo…”
“Beh, ma era solo
un’espressione, io volevo dire che…”
“So bene che cosa mi
volevi dire, e non pensare che non lo apprezzi…ma vedi, nessun’altra persona
può capire”
Benten e Oyuki si
guardarono, poi si misero a fissare l’amica in attesa di un seguito.
“Volete sapere perché mi
ostino a voler bene ad Ataru, vero?”
Entrambe annuirono.
“Vedete
vivere con Ataru
è davvero difficile…non si ha mai un attimo di respiro,
non si può mai stare
tranquilli, ogni giorno è una lotta continua e il suo essere un
dongiovanni è
una sfida quotidiana alla mia precaria pazienza…non si ottiene
mai un compenso,
un complimento, un sorriso, una parola dolce per gli sforzi compiuti
pur di
renderlo felice…piuttosto si ricevono in cambio insulti e male
parole, e quando
si ha l’idea costante di essere di troppo e di essere malvoluta,
mai una
consolazione, una conferma positiva…ogni notte c’è
sempre il pensiero che il giorno
dopo ogni gonnella sarà la sua e che ci sarà bisogno di
una bella scossa, ma
servirà a poco, perché lui subito ripartirà alla
carica, ogni giorno l’ennesima
conferma, l’ennesimo combattimento, l’ennesimo esaurimento
nervoso…Non demorde
mai, lui, l’uomo più allupato
dell’universo…già, è così che lo
chiamano…ed è
vero, mai soprannome sarebbe stato più azzeccato di quello per
descrivere Ataru
Moroboshi!”
Tentò di sorridere delle
sue parole, ma non ci riuscì, piuttosto le comparve sul volto un’espressione amara.
Fece una piccola pausa,
si portò la mano al petto, come se sentisse dolore per una fitta al cuore.
“Lamù…”
“Va tutto bene, Oyuki,
lasciami finire…”
L’amica annuì in
silenzio, ma si stava preoccupando.
“Ataru è un vero
pasticcione, donnaiolo, sciocco, egoista, egocentrico, insensibile terrestre…Ma
come potrei vivere senza di lui?”
Benten quasi cadde giù
dalla poltrona dallo stupore.
“Ma tu hai un sacco di
qualità Lamù…sei sprecata per uno come lui!”
“Sprecata o no è lui che
voglio…lui, e nessun altro!”
“Se ti piace così tanto
quell’idiota perché non vai a riprendertelo?”
Lamù alzò il viso umido
verso Benten.
“E come potrei?”
“Come sarebbe? Vai da lui
è glielo dici!”
“Benten non posso
costringerlo ad amarmi…ho provato a lungo, ma non è servito…lui non ha alcun
interesse per me, quindi non c’è proprio nulla che possa fare per farlo
tornare”
“Sei rassegnata quindi?”
Lamù fece sì con la
testa.
“La
nostra Lamù non è una
rammollita, Lamù è cocciuta, Lamù è
testarda, Lamù non si arrende…mai!” gridò
Benten.
“Non ricominciare…”
“E sta’ zitta Oyuki!”
inveì “Lamù, sembra che tu non ci tenga davvero a lui, sai solo startene qui a
frignare come una mocciosa!”
Lamù si sentì ferita,
ormai il pianto era incontrollabile, fece uno sforzo notevole per rendere la
voce meno tremula possibile.
“Benten, credo che tu non
abbia capito…”
“Tsk, cosa c’è da
capire?”
“Io amo Ataru”
Quella risposta tanto
semplice quanto ovvia zittì l’amica.
“Lo so…il problema è che
lui non ti vuole Lamù…”
“Ha capito, non
sputarglielo in faccia ogni due minuti!” stavolta fu Oyuki a gridare.
“E se davvero vuoi avere
una minima possibilità, non devi lasciartelo scappare!” fece Benten, ignorando
l’amica.
“E come faccio a
parlargli?”
“Ma sei rincitrullita?
Vai da lui e gli dici quello che provi!”
Lamù scosse la testa in
un movimento lento e continuo.
“Ma se non ci provi come
fai a sapere…”
“Benten quello che Lamù
sta tentando di dirci è che è proprio perché lei lo ama e crede alle sue parole
che non vuole essere ostinata e desidera lasciarlo andare…”
Benten guardò
interrogativa sia Lamù che Oyuki.
“Lamù crede che Ataru si
sia davvero stancato di lei, e vuole dimostrargli che non ha intenzione di
ostacolare i suoi piani stavolta, è proprio perché lo ama che vuole che sia
felice…”
“E se per felice lui
intende libero di cercare la sua anima gemella in altre donne e non vedermi più
sono pronta ad accontentarlo… ”
“Lamù…”
“Hai ragione a dire che
sono una stupida a soffrire per lui, Benten, ma credimi…mi sto sacrificando per
lui, solo perché lo considero tutta la mia vita, e anche se starò malissimo per
sempre, non mi importa…Ciò che conta è che lui sia felice…anche se non sarà più
il mio tesoruccio…”
Si asciugò le lacrime con
il dorso della mano.
“E gli renderò le cose
più facili…cancellerò la sua memoria, così non avrà problemi e si dimenticherà
per sempre di me, che sono stata solo un intralcio per lui…”
Lamù pianse forte, e le
sue amiche non dissero nulla, le si buttarono addosso e l’abbracciarono.
“Lamù…”
“Perdonami amica mia, non
potevo immaginare cos’avessi dentro…”
Anche Benten ed Oyuki
iniziarono a piangere.
Dopo un bel po’ Lamù
riuscì a calmarsi.
“Scusatemi, mi sono
lasciata andare…”
“Non scusarti Lamù, ci
dispiace tantissimo”
“Già non ce n’è
motivo…sono io a dovermi scusare…”
“Sta’ tranquilla Benten,
so che parlavi per il mio bene, è tutto a posto…”
“Ora devo lasciarvi…ho un
conto da regolare…” fece alzandosi dal divano ed uscendo.
“Ma dove vai? E il
gelato?” chiese Oyuki.
“Tranquille, non ci vorrà
molto…”
“Ma dove stai andando?”
“Oyuki, stai insieme a
Lamù…io devo andare a trovare una persona…”
“Benten torna qui!”
“Lasciala andare Lamù, ha
detto che tornerà presto…”
“Ma non capisci Oyuki?”
La regina dei ghiacci la
guardò interrogativa.
“Sta andando da
tesoruccio…cioè, da Ataru!”
Oyuki non fece in tempo a
trattenerla che Lamù si precipitò a prendere la sua pelliccia gialla e nera e
sgattaiolò fuori.
*Se gli dice qualcosa non
la perdonerò mai…* pensò correndo alla sua navetta.
****************L’angolo
di Amy****************
Ciao gente,
e
finalmente abbiamo dato spazio anche a Lamù…che ve ne pare? Non è un tesoro la
nostra oni? Fatemi sapere se gradite questo capitolo^^
Per
Lorelaine86: Ma ciao carissima, mi spiace per la recensione scomparsa, magari
ci scriveremo una one-shot originale, che ne pensi? Comunque grazie mille per
la tua gentilezza e per il tuo operato naturalmente^^ Dunque, quante domande!
Allora: 1. Ataru ha voluto incontrare
Ran e Rei-coso per parlare con loro visto che sono gli unici che gli danno
davvero retta sul pianeta di Lamù; 2. No, Lamù stava dormendo ed il bacio l’ha
portata in dormiveglia; 3. Ha
la testaccia dura, non si può rendere conto dell’amore se è sempre
allupatissimo per ogni donna che vede… ; 4. Perché sono fin troppo buoni e
perché sanno che la figlia lo ama e se lo ammazzassero (come andrebbe fatto)
lei ne soffrirebbe troppo e non li perdonerebbe mai…quanto al comportamento di
Ataru penso che ormai sia inutile dire che è il re dei dongiovanni di tutto
l’universo, povera Lamù ?…Comunque grazie della recensione^^
Per
Achille88: Ciao, beh a dire la verità non so cosa dire riguardo alle tigri di
Uru, mi piaceva la gag e mi è venuta in mente lì per lì, le ho immaginate come
normali tigri però sono più grandi ed hanno naturalmente altre caratteristiche.
Quanto ad Ataru rassegnati, temo nulla lo cambierà, è più fattibile la storia
dell’orso polare nel Sahara secondo me XD grazie della recensione^^
Per Andy
Grim: Ciao, ancora una volta parole sante, si prendono letteralmente per i
fondelli, chissà come andrà a finire eh? Grazie della recensione e dei
complimenti^^
Per
Peanuts: Ciao, no Ataru non è confuso, è un allupato assurdo! XD Grazie della
recensione^^
Grazie
mille e alla prossima,
Amy
Dickinson
|
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Capitolo 12 *** 12 ***
LAMù 9
Capitolo 12
Ran, Rei ed Ataru
raggiunsero finalmente il posto che avevano stabilito per il picnic.
Ran tirò fuori dal
cestino il telo a scacchi e facendo volteggiare il suo abito da bambolina lo
posò sul prato fiorito, quindi in un batter d’occhio vi dispose ordinatamente
dei vassoi con sopra le pietanze che aveva preparato.
“Cosa aspettate?
Servitevi pure ragazzi, buon appetito!” li esortò con un sorriso.
I due, affamati, non se
lo fecero ripetere due volte e si avventarono avidamente sul cibo.
“Come va Ataru?” gli
domandò Ran dopo un po’.
“Bene, grazie…perché?”
“Non sembra affatto che
tu stia bene, anzi…hai una pessima cera, come se non avessi dormito…”
Ataru quasi si strozzò.
“Fai attenzione!”
“Cough…va tutto bene…mai
stato meglio…cough, cough”
“Non dire bugie”
Ran e Ataru si volsero in
direzione di Rei che stava continuando a mangiare.
“Non dico bugie!”
“Sarà…ma che hai dormito
male si vede lontano un miglio…”
“A dire il vero avete
ragione, non ho dormito molto stanotte…”
“E perché?” chiese la
ragazza che gli sedeva di fronte.
“Se ve lo dico mi
promettete di non trarre conclusioni affrettate?”
“Certo”
Anche Rei annuì.
Ataru fece una pausa, poi
disse:
“Sono stato nella stanza
di Lamù stanotte”
Ran sputò via l’acqua che
stava bevendo, Rei smise per un secondo di mangiare…solo un secondo, poi
riprese il ritmo velocemente.
“A-Ataru…”
“Perché fai quella faccia
Ran?”
“Ma hai detto che ti sei
introdotto nella stanza di Lamù…sei un vero pervertito!”
“Ecco lo sapevo io!”
“Lo sapevo che sei
innamorato di lei” fece Rei fra un boccone di riso e l’altro.
“Accidenti, di male in
peggio…Non avrei dovuto dirvelo…”
“Ma insomma, perché sei
andato da Lamù?”
“Il bello è che non lo
so…speravo che voi avreste potuto aiutarmi invece di sparare idiozie…”
“Come sarebbe a dire che
non sai il motivo?”
“E’ proprio così Ran,
credimi…non so il perché…”
La ragazza lo guardava
sbigottita.
“Cara, per favore,
dell’altro riso…” fece Rei porgendole l’enorme insalatiera che usava come
scodella, poi si rivolse al terrestre “Ataru ci sono solo due spiegazioni
plausibili…”
“Sarebbero?”
“La prima è che sei stato
spinto dal desiderio che provi per il corpo di Lamù…”
Ataru tacque.
“…e la seconda è che ne
sei innamorato…”
Deglutì con una strana
consapevolezza.
“Smettetela con queste
false insinuazioni, vogliamo litigare?”
“Qui nessuno vuole
litigare ma è ora che tu la smetta di mentire a te stesso!” s’aggregò Ran
porgendo al suo fidanzato la sua porzione.
“Ma come devo dirvelo che
Lamù non mi interessa?”
“Dillo pure finché vuoi,
sappi che noi non ti crediamo! ”
“Pensavo che mi sareste
stati d’aiuto, invece mi complicate solo la vita!”
“Forse ci capirai davvero
solo quando la pianterai di mentire a te stesso ed accetterai il tuo amore per
Lamù!”
“Ma se non la amo cosa
devo accettare?”
“La stai facendo
soffrire…e così soffri anche tu!” disse Rei d’un tratto, in tono calmo, che ben
si contrapponeva a quello irato che gli altri due stavano utilizzando.
“Già, ammetti che la ami,
dannazione!” gli urlò contro Ran.
La frase di Rei colmava
la testa di Ataru.
Allora lo avevano capito?
Era così palese che anche
lui stesse male nonostante gli sforzi che avesse compiuto per nasconderlo?
“Smettiamola Ataru, fai
pace con Lamù”
“No! Me ne sono liberato,
non tornerò mai più con lei! La schiavitù è finita!”
“Ataru!” Ran era
arrabbiatissima.
“Non posso contare
nemmeno su di voi…me ne vado!” e così dicendo si alzò dal telo e fece per
andarsene, ma una voce al di sopra della sua testa lo fece sussultare:
“Eh no, non vai proprio
da nessuna parte, Ataru!”
Il ragazzo alzò lo
sguardo e notò Benten in sella alla sua moto.
Era a dir poco furiosa.
“Benten!” fu
l’esclamazione generale.
La ragazza planò sul
prato vicino alla coppietta seduta sul telo e a pochi metri lontano da Ataru.
“Benten, ma non avevi da
fare oggi?” domandò Ran.
“Tu non preoccuparti
Ran…devo mettere in chiaro un paio di cosette con questo sciagurato prima! E a
proposito, perché è con voi?”
“Beh ecco…”
“Okay, lasciamo stare, me
lo spiegherai in un altro momento…ho da fare ora…”
Scese così dal suo
veicolo e prese a camminare nella direzione del ragazzo.
“Cara Benten, è un po’
che non ci vediamo…fatti abbracciare!” disse propagandosi in avanti una volta
che lei si fu avvicinata abbastanza.
Per tutta risposta la
ragazza lo stese con un pugno alla Ryunosuke.
“Ma perchè mi tratti
così? Che ti ho fatto?”
“Non avvicinarti,
farfallone che non sei altro!”
“Ma quale farfallone? A
me interessi solo tu…”
“Finiscila! Dimmi
piuttosto: come ti sei permesso?”
Ataru sembrò cadere dalle
nuvole.
“Non far finta di niente,
sto parlando di Lamù!”
Lo sguardo interrogativo
si intensificava sempre di più sul viso del terrestre.
“Come osi farla soffrire
a quel modo?” gridò piena d’ira.
Stavolta Ataru non seppe
trattenere il nervosismo che teneva in corpo e sbottò:
“Oh insomma…qui non si
parla d’altri che di Lamù! Come se esistesse solo lei al mondo! E a me non
pensa mai nessuno, credete che stia bene? Pensate che mi faccia piacere vederla
piangere a causa mia?”
“Ma non fai nulla per
migliorare i rapporti con lei!”
“Cosa pretendete, che mi
rimetta con lei? Beh mi spiace deludervi ma non accadrà mai!”
E così dicendo salutò il
terzetto con un cenno della mano e fece per andarsene ma Rei lo raggiunse con
la terza porzione di riso fra le mani e gli disse:
“Calmati Ataru,
parliamone”
“Ma di cosa vuoi parlare
tu? Sei stato mollato eppure difendi quella strega!”
Benten gli tirò addosso
la moto con una forza tale da fare invidia a Shinobu.
“Non ti permetto di
offenderla!”
“Già, basta Ataru!” tornò
a farsi sentire anche Ran.
“Basta io me ne vado!”
“Aspetta” gli diceva Rei,
sempre in tono calmo, con la bocca piena.
“No, mi dispiace, ma è
evidente che non posso contare su di voi, infondo dovevo aspettarmelo…siete
amici suoi”
“Ma io non ho ancora
finito con te!” protestò Benten.
“Possiamo parlarne a
cena, da soli, ma non ora”
“Maledetto dongiovanni…”
“Che diavolo sta succedendo?”
Lamù era appena saltata
fuori dalla sua piccola astronave ed era furibonda.
*Di male in peggio…*
“Non ho alcuna intenzione di parlarti Lamù,
voglio avvisarti prima che i tuoi amici mi assalgano!”
“Non ne ho la minima
intenzione, stai tranquillo!” disse aspra “Benten per favore lascia perdere e
torniamo su Nettuno!”
“No! Quest’inetto deve
sapere…”
“Che cosa?”
“Devi sapere che…”
“Benten!” Lamù ne coprì
la voce.
“Ma Lamù, deve saperlo!”
“Io ho accettato la sua
decisione e se ho detto che la rispetterò andrò fino in fondo! Quindi non hai
proprio nulla da dirgli, su andiamo!”
Benten avrebbe voluto
replicare, ma si arrese e montò in sella alla sua moto.
“Quanto a voi due” fece
Lamù rivolgendosi a Ran e Rei “Ecco cos’avevate da fare, una scampagnata con
lui! Immagino sappiate tutta la storia…”
“Lamù aspetta, lascia che
ti spieghi…”
“Non sprecare il fiato
Ran, è una testona, non capirebbe…” fece Ataru fiondandosi ad abbracciarla,
sperando così di suscitare le ire di Lamù.
“Mollami dannato
maniaco!” strillò Ran.
Rei allora, dopo molto
resistere, si trasformò e ruggì contro Ataru che fece un volo di diverse decine
di metri più in là.
Lamù aveva osservato la
scena.
I suoi occhi di ghiaccio
erano colmi di rabbia e piccole scariche incorniciavano minacciosamente i suoi
cornini.
Ma d’un tratto si bloccò
e scoppiò a ridere.
“Cos’hai da ridere
tanto?” chiese Ataru piccato.
“Sei soltanto un
fastidio, persino se respiri importuni la gente!”
“Non sono fatti tuoi
quello che faccio!”
“No di certo, neanche mi
interessano guarda!”
“E allora per quale
motivo mi prendi in giro?”
“Semplice: sarebbe
impossibile non ridere di uno sfigato come te!”
Ataru a questo punto era
livido di rabbia.
Lamù non lo degnò più di
uno sguardo e posando gli occhi su Ran e Rei disse loro:
“Se vi piace stare in sua
compagnia fate pure, ma sappiate che mi avete molto deluso!”
“Lamù lasciaci spiegare!”
chiesero all’unisono.
“Non le dovete alcuna
spiegazione, siete liberi di frequentare chi volete, non dovete darne conto a
lei!”
“Nessuno ti ha interpellato,
fai silenzio” sibilò la bella oni.
“Come puoi dirmi quel che
devo o non devo fare? Pensi che sia ancora il tuo schiavetto, per caso?”
“Fortunatamente non lo
sei più”
“E già, fortunatamente lo
dico io però!”
Lamù tornò ad ignorarlo e
disse:
“Ran, Rei…buona fortuna,
prendetevi cura di lui, ne ha bisogno”
Si librò in aria ed andò
a rinchiudersi nella sua astronave.
“Andiamo Benten, Oyuki ci
sta aspettando!”
“Okay”
Sia la navicella che la
moto si alzarono in volo producendo un gran rumore.
“So badare benissimo a me
stesso…io…io non ho bisogno di nessuno!…” *Non ho bisogno di te…*
Le vetture spaziali si
erano allontanate a gran velocità ed era impossibile per i loro comandanti
udire le parole di Ataru.
Il ragazzo cadde in
ginocchio al suolo.
Rei e Ran lo raggiunsero.
“Ma sei scemo?! Vuoi
aggravare ancora di più la situazione?” lo sgridò Ran.
Ataru non le rispose, lo
sguardo fisso sull’astronave che si allontanava.
“Lamù?” chiamò Benten
dallo schermo della sua moto.“Lamù, perché diavolo stai piangendo ora?”
All’altro capo la oni
piangeva a dirotto mentre pilotava la navicella.
“Non dovevo dirgli quelle
cose…sono stata…perfida…”
“Hai fatto bene invece!”
tentò di consolarla.
Lamù scosse la testa.
“E’ così triste…perché
non posso essere libera di amarlo, Benten? Perché?”
L’amica avrebbe voluto
poterle rispondere, ma cosa poteva dirle?
Ataru l’aveva lasciata
davvero, non sembrava intenzionato a voler tornare indietro e le sue parole
piene d’astio nei suoi confronti non potevano che confermarlo.
E per quanto fosse
doloroso da accettare Lamù ne era consapevole e voleva rispettare il volere di
Ataru nonostante tutto, anche se ciò voleva significare sacrificare la sua
felicità e seppellire il suo amore per lui, murando il suo cuore in una
prigione di malinconici e forzati silenzi.
“Ti prego fatti coraggio
amica mia…”
Si sentiva un’idiota a
dire quelle parole, suonavano vuote e prive di significato, voleva solo
rincuorarla, anche se sapeva che era impossibile.
Se solo non l’avesse
interrotta, Benten avrebbe messo Ataru al corrente delle stato in cui si
trovava Lamù visto che lui non lo vedeva…o chiudeva gli occhi per non vederlo.
Chissà come avrebbe
reagito se avesse saputo come stava Lamù.
“Ora andiamo da Oyuki, ci
prenderemo un bel gelato e passeremo il pomeriggio in compagnia, basta lacrime
e singhiozzi però, pensiamo a stare bene, okay?”
“Sì”
La risposta fu debole ma
Benten vide che le sue parole avevano convinto Lamù che prese ad asciugare le
lacrime.
“Mi scusi signora, sono
Ataru”
“Oh ciao, dimmi…” fece la
madre di Lamù all’altro capo della ricetrasmittente.
“Mi scusi potrebbe
mandare qualcuno a prendermi? Vorrei tornare a casa…”
“Sì certo, puoi darmi le
tue coordinate geografiche?”
“Ehm…”
“Da’ qua, ci penso io!”
fece Ran strappandogli l’oggetto dalle mani.
“Grazie” disse Ataru.
“Ataru…” Rei si era
calmato ed era tornato normale.
Il ragazzo lo guardò.
“Mi spiace sia andata
così…comunque accetta un consiglio…rifletti”
“Grazie, puoi tenerteli i
tuoi consigli” rispose scortesemente mentre Ran gli porgeva la
ricetrasmittente.
“Stanno arrivando”
“Grazie”
Nonostante i modi
sgarbati di Ataru Rei non demorse:
“So esattamente come ti
senti…”
“E come potresti?”
“Credimi…i tuoi occhi
lucidi dicono tutto”
Punto nell’orgoglio Ataru
si voltò e corse via.
Eppure gridò:
“Già se la spassa con
altri…lei ci ha già messo una pietra sopra…”
“Ma che dici?”
“Non puoi capirmi Rei…non
sai niente di me… un bel niente!”
“Ataru!” lo chiamò Ran.
Lui però era già lontano e
non l’ascoltava affatto.
“Vedrai, prima o poi
tirerà fuori quello che ha dentro, ma gli ci vuole tempo…”
“E’ un bambino…” fece
Ran, scuotendo la testa “Ma come può Lamù amare uno come lui?”
“Beh, non giudicare gli
altri…” ridacchiò Rei mandando giù diverse porzioni di nikuman “Guarda con chi
stai tu…”
Ran sorrise e lo
abbracciò forte.
“Spero che la situazione
possa risolversi presto…lo spero per Lamù…”
“E io lo spero anche per
quel povero diavolo laggiù!” disse Rei mentre con una mano abbracciava Ran e con
l’altra mangiava un’altra porzione di riso!
Poco dopo un’astronave
planò poco distante da Ataru.
Lui fece un cenno verso i
due ragazzi e salì a bordo, ansioso di andare a casa, sperando non vi fosse
Lamù.
Fortunatamente il viaggio
fu rapido e a casa non incontrò nessuno.
Sgattaiolò in camera sua
e si sdraiò sul suo futon.
Era stanco, ma le solite
vocine nella sua testa sembravano provar gusto a torturarlo, perché non
accennavano a zittirsi.
Rei era proprio uno
strano ragazzo.
Pareva quasi muto e
davvero stupido quando lo aveva conosciuto, eppure non lo era affatto, magari
era maturato, chissà?
Lui sapeva quasi
leggergli nella mente, capiva davvero il suo stato d’animo?
E soprattutto, come ci
riusciva?
Si voltò nel letto.
*C’è mancato
poco…maledizione, quando l’ho vista andare via così…Lamù…* pensò.
Si girò dall’altra parte.
*Chissà se è vero…chissà
se deve uscire con quel ragazzo…Non ci pensare Ataru, in fin dei conti non te
ne importa nulla…*
Affondò la testa nel
cuscino e, prima che potesse accorgersene, la stanchezza prevalse sui suoi
dubbi amletici e lo fece sprofondare nel sonno.
Quando si svegliò uscì
dalla stanza con l’intenzione di andare in sala.
Tuttavia le voci di Lamù
e di sua madre, poco distanti, attirarono la sua curiosità, così si nascose
dietro una colonnina per poter ascoltare.
“Ma Lamù perché non vuoi
dirmelo? Chi è? Lo conosco?”
“No mamma, e poi non
starmi così addosso… non è un appuntamento galante”
“Suvvia cara, sono tua
madre…a me puoi dirle certe cose!”
“Ti ripeto che non è un
appuntamento!”
“E perché ti fai bella
allora?”
Ad Ataru sfuggì un
ringhio sommesso.
“E’ tanto che non mi
preparo per un’occasione, ne sto approfittando…”
“Bene…Ma la prossima
volta presentamelo, okay?”
“Dai smettila di
scherzare… non è niente di che, non è un appuntamento ti dico!”
“Va bene cara, ma mi
raccomando non tornare troppo tardi…”
“Sta’ tranquilla”
Si sentì il rumore dei
baci sulla guancia che le due si scambiarono e vide Lamù filar via come un
fulmine.
Non gli passò davanti,
quindi suo malgrado non la vide, ma una ventata di profumo lo investì e
comunque si affrettò a cambiar direzione.
*Se speri di agire
indisturbata hai fatto male i conti, cara Lamù!*
Quando sentì il portone
principale chiudersi corse dalla madre di Lamù e le disse:
“Signora io sto uscendo…”
“Di nuovo Ataru?” chiese
sorpresa.
“Sì, vado a fare una
passeggiata…non mi aspettate per cena…”
“Ma sei sicuro?”
“Sì, scusi sa, vado di
fretta…” salutò con un cenno ed uscì di corsa dalla casa.
*Speriamo di non averla
persa…*
Subito dopo vide la
ragazza accendere la navicella.
Senza pensare si mise a
correre a perdifiato, senza remore spiccò un salto e si attaccò alla navicella
in partenza (ci aveva preso l’abitudine ormai!).
Lamù atterrò su un
pianeta poco distante da Uru, ci mise pochi minuti.
Fortunatamente Ataru
riuscì a resistere con il poco ossigeno disponibile.
L’astronave planò in un
ampio parcheggio e la oni scese dal veicolo spaziale.
Ataru non poté spostarsi
da dove si trovava, perché Lamù non si mosse per alcuni minuti.
Il ragazzo era
particolarmente nervoso, non solo perché non poteva muoversi, ma anche perché
sapeva che lei si era fatta bella…per un altro.
Dopo alcuni minuti di
silenzio una voce poco distanze chiamò:
“Ehi Lamù!”
Era una profonda voce
maschile.
Una voce molto seducente.
Una voce che gli dava sui
nervi.
Ataru trattenne a stento
un altro ringhio.
“Buonasera Alec!” salutò
lei in tono squillante.
*Eccolo il famoso
tizio…Alec…Vuoi spassartela indisturbata, eh Lamù?! Bene! Vedremo!* pensò
mentre gli montava addosso la rabbia.
------
Ciao gente,
come va?
Wow Ataru si sta
innervosendo…e non poco! Nel prossimo capitolo vedremo come si svolgerà la
serata…chi è il misterioso Alec e cosa vuole da Lamù? E lei perché mai ci sarà
uscita? Per fare un dispetto al suo ex o c’è dell’altro? E che farà Ataru? Vi
lascio con un po’ di suspance^^
Per Achille88: Ciao,
anche a me piace il personaggio di Benten, sempre schietta e sincera, non ha
paura di dire le cose come stanno! Quanto a Lamù non ci si può far nulla, è
cotta di Moroboshi! Ho studiato Lucrezio ma quella pillola di saggezza me l’ero
persa, grazie : ) Ti ringrazio per la recensione e spero il capitolo ti
piaccia^^
Per Andy Grim: Ciao,
grazie del testo-recensione, direi che per la fanfiction è azzeccatissima!
Grazie della recensione ^^
Ciao e alla prossima,
Amy Dickinson
|
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Capitolo 13 *** 13 ***
LAMù 9
Capitolo 13
“Sono
anni che non ci vediamo, quasi non ti riconoscevo!”
esclamò il tizio baciandole sonoramente le guance per salutarla.
“Sì è vero”
“Eppure avevo sentito dire che il tuo fidanzamento era una cosa seria…mi spiace tu ne stia soffrendo”
“Beh ma stasera non preoccupiamocene!” suggerì subito lei.
Ataru dal suo nascondiglio tratteneva a stento la sua rabbia, che saliva pian piano.
“Benissimo, mi fa piacere sentirtelo dire. Allora vogliamo andare? Il nostro film ci sta aspettando”
“Naturalmente” rispose Lamù.
Quel ‘nostro’ non piaceva per niente ad Ataru.
La oni ed il suo nuovo amico presero a
passeggiare cosicché Ataru poté seguirli, restando a
debita distanza per non farsi scoprire.
Dopo un centinaio di metri raggiunsero quello che aveva tutta l’aria di essere un cinema.
*Ah ho capito…vuole
rimanere da solo con lei in sala e al buio…* pensò
Ataru nascosto dietro ad una grassa signora aliena.
“Scegli pure quello che ti piace di più…”
“Ma ne sei sicuro?” domandò Lamù.
“Sicuro”
“Uno vale l’altro, basta che non siano film d’amore…”
*Bene, Lamù è prudente!...Ehi un momento, ma a me non importa!*
“Certo cara, posso capire perfettamente”
*Eh? Cara?! Grrrrr…* pensò Ataru con gran nervosismo.
“Va bene il film sui mutanti?”
“Sì”
“Due biglietti per quel film!” chiese Alec al bigliettaio di turno indicandogli un cartellone distante.
Nella penombra Ataru lo vide prendere
sottobraccio Lamù e non seppe resistere, tirò un calcio
sul fondoschiena dell’enorme aliena che gli stava davanti (non
sapendo si trattasse di un essere vivente) la quale si voltò
verso di lui ed alquanto infastidita lo sollevò da terra e lo
scaraventò parecchi metri più in là gridando:
“Screanzato!”
“Che c’è?”
chiese Alec vedendo Lamù voltarsi nella direzione in cui un
attimo prima c’era Ataru.
*Che strano…mi era sembrato di sentire la voce di tesoruccio…*
"No, nulla…possiamo andare!”
E così entrarono.
Raggiunsero la sala e vedendola semi deserta poterono scegliersi i posti migliori.
Lamù si sentiva un po’ a disagio in quella situazione, ma tentò di non pensarci.
“Vuoi comprare qualcosa prima che incominci il film?”
“No, grazie”
“Dai, offro io!”
“Vabene…una coca cola e delle pop corn caramellate”
“Arrivano subito!” e così dicendo si allontanò.
Ataru intanto era riuscito ad entrare
ed a trovare la sala. Vedendo Lamù sola soletta pensò di
andare da lei in un primo momento e chiederle di tornare a casa ma poi
si bloccò: come avrebbe giustificato la sua presenza lì
se non vuotando il sacco?
Non poteva certo dirle che si era messo a spiarla e che l’aveva seguita fin lì solo perché era…
No, era troppo rischioso per lui,
quindi andò a prendersi una porzione di pop corn, stando bene
attento a non farsi vedere da lei.
La sala era semi buia, ma il piccolo atrio dove vendevano il cibo e le bevande era illuminato da faretti bianchi.
Mentre stava per pagare si accorse che
poco distante c’era un ragazzo di cui conosceva solo la voce.
Prima non gli era stato possibile vedere Alec, ma ora che era alla luce
si meravigliò: una corporatura alta e robusta, muscolatura
evidente e ben sviluppata, un volto perfetto e lievemente spigoloso,
occhi scuri e capelli castani leggermente lunghi. Con quella voce
cavernosa, poi, sembrava un divo del cinema o un modello con cui il
povero Ataru non poteva competere di certo. Gli sembrò che le
sue forze venissero meno per un momento.
Era chiaro: quel tipo era bellissimo,
un po’ com’era Rei, come aveva potuto non immaginarsi che
Lamù aspirasse ad uscire con un ragazzo del genere?
Il nervosismo cresceva e ora Ataru era
arrabbiato con la bella oni, che dalla sala chiamava il suo
accompagnatore quasi con impazienza, o almeno così parve ad
Ataru.
*Accidenti a te Lamù*
“Eccomi” gridò Alec uscendo dal piccolo atrio e tornando in sala.
Ataru pagò in fretta ed
uscì anche lui. Andò a sedersi tre file dietro di loro ed
attese che il film incominciasse.
Non era nulla di speciale come film,
il classico horror fantascientifico di terz’ordine che non
entusiasmava per nulla Ataru che comunque non avrebbe potuto godersene
la visione neanche se avesse voluto.
Era troppo impegnato a tener d’occhio i movimenti di quei due.
Pareva che tutto sommato non facessero
nulla di male, finché le loro mani non si sfiorarono nel momento
in cui presero i pop corn caramellati nello stesso istante.
Ataru s’innervosì non poco considerando che si era accorto che Alec l’aveva fatto di proposito.
Non potendo permettere che lo scoprissero si mise a lanciare le sue pop corn contro la testa di Alec.
Lui all’inizio non ci fece caso,
ma poi si voltò infastidito nella direzione di una coppietta
(Ataru si era abbassato in tempo dietro un sedile) e disse a voce alta:
“Ehi ma insomma, chi è stato?”
“Sst! Non vede che stiamo seguendo il film?” lo sgridò il ragazzo della coppietta.
“Scusate” disse quindi
Alec formalmente, ritenendo che non potevano essere stati loro, quindi
tornò a sedersi al suo posto mentre Lamù lo osservava
interrogativa.
Lui sorrise per tutta risposta e si rimisero a guardare il film.
Ataru, non contento, lo fece di nuovo, gli tirò una valanga di pop corn sulla nuca, poi si nascose.
“Chi è stato?” fece Alec alzandosi di nuovo.
Stavolta si girò verso
un’altra coppietta che lo ignorò palesemente, troppo
concentrata a fare altro per ascoltarlo.
Alec si guardò attorno con circospezione, ma si strinse nelle spalle, confuso.
“Va tutto bene?” domandò Lamù.
“Sì certo” s’affrettò a rispondere.
“Se non ti piace il film possiamo andare…”
“Ma no, stai tranquilla!” e così dicendo le mise una mano sulla spalla.
Ataru non era soddisfatto, quindi si
alzò di nuovo e, considerando che le pop corn erano finite, gli
tirò contro il barattolo vuoto.
L’oggetto colpì Alec che stavolta s’imbestialì gridando per tutta la sala:
“Ma si può sapere chi diavolo è stato?!”
Non ottenne risposta.
Un attimo dopo arrivò un
inserviente che sbatté fuori Alec vista la confusione che stava
creando e così dovette uscire dal cinema insieme a Lamù.
Ataru prese quella che aveva tutta
l’aria di essere un’uscita secondaria ed in men che non si
dica li distanziava di cinquanta metri circa.
Quei due camminavano molto vicini, parlavano, ma lui era lontano e non poteva udire quel che si stavano dicendo.
Camminarono ancora per un po’
fino a che non raggiunsero un ristorante graziosamente arredato e bene
illuminato (in contrapposizione con le zone buie percorse fino a quel
momento).
Era un ampissimo locale
all’aperto, munito di tanti balconcini con circa due tavoli
l’uno, ricoperto da una tettoia e circondato da fiori e
tantissime piccole lucine soffuse con della musica classica in
sottofondo che rendevano l’ambiente caldo e raffinato.
I due si fermarono davanti il banco
all’entrata e chiesero di poter avere il loro tavolo e subito un
cameriere li scortò al piano superiore attraverso
un’elegante scala barocca.
“Desidera?”
Ataru sussultò avvertendo una voce alle sue spalle.
Voltandosi si trovò davanti una graziosa fanciulla il cui volto non gli era nuovo.
“Diana!”
E l’abbracciò.
La ragazza trovò un po’ di forza e lo stese.
“Chi è lei? Come conosce il mio nome?”
“Diana non ti ricordi? Sono quello della festa di Lamù…”
“Conosci Lamù?”
“Certo! Possibile non ti ricordi di me?”
“No, mi spiace”
“Capisco…senti avrei bisogno del tuo aiuto…”
Diana lo guardò interrogativa.
Ataru le disse che Lamù lo stava tradendo e che lui voleva coglierla in flagrante.
Diana pian piano si ricordò di lui, sembrò sorpresa e poi dispiaciuta, quindi volle essergli d’aiuto.
“Cosa devo fare?”
“Dove si cambiano i camerieri?”
“Di là, ma
cosa…?” non finì la frase che Ataru si
fiondò nella stanza che gli aveva indicato.
Un paio di ragazze si stavano
cambiando ed erano seminude (ovviamente non poteva non entrare nella
camera riservata alle donne! NdA), quando lo videro entrare lanciarono
grida di terrore, così si coprirono in fretta e furia ed
uscirono dal camerino.
“Ma suvvia
bellezze…” non terminò la frase che gli lanciarono
addosso una scarpa mentre si allontanavano.
Ataru si tolse l’oggetto dalla
faccia e si mise a frugare fra le divise che erano state lasciate
incustodite e se ne infilò una che sembrava adatta alla sua
corporatura. Prese dei fazzolettini dal dispencer della toilette e li
infilò nella zona del petto.
“Ah eccoti! Ma che diavolo stai…Oh santi numi!” fece Diana portandosi le mani al viso.
“Dai non fare quella faccia…mi dai una mano?”
“Vabene…allora intanto non devi mettere la bretella così…”
Ataru durante l’operazione
tentò di allungare le mani su Diana e si beccò vari
ceffoni dalla ragazza che diedero alla sua faccia un colorito
lievemente paonazzo che gli conferiva un’aria sana.
Dopo un po’,con l’aggiunta
di una parrucca, trucco adeguato ed un paio di calze che nascondessero
la peluria delle gambe, era pronto…o meglio pronta.
“Bene, possiamo andare”
Uscirono dalla sala.
“Ma tu lavori qui?”
“Il locale è gestito
dalla mia famiglia” spiegò lei a bassa voce “E ora
cerca di assumere un portamento più elegante ed una voce
femminile!”
Inutile dire che Ataru tentò, ma era incredibilmente ridicolo….
“Vabene lasciamo
perdere…mi raccomando però eh!”fece allontanandosi
e sospingendolo vero l’ingresso.
“Ehi che fai tu qui? Va’ subito a servire i clienti!” lo sgridò l’uomo alla reception.
“Keiko vai al piano di sopra” esortò Diana.
“Chi sarebbe questa Keiko?” mimò sottovoce.
“Ma…sei tu idiota!” sibilò la ragazza indicandogli il piano di sopra.
Ataru allora annuì e si
spicciò a salire le scale che lo avrebbero portato sul
balconcino dove Lamù era seduta al tavolo con il bellimbusto.
Barcollando sui tacchi raggiunse il
piano e, nascosto dietro una statua marmorea evidenziata dalle luci del
balconcino, vide finalmente anche Lamù.
E l’espressione che gli si dipinse sul volto era incredibilmente ebete.
Seduto su un’elegante ed esile sedia barocca c’era uno splendido angelo.
I lunghi capelli erano stati raccolti
in una morbida treccia che le accarezzava la schiena lasciata seminuda
dall’abito che indossava.
Il trucco leggero ed accurato
abbelliva ulteriormente il suo dolce visino dandole un aspetto
più maturo, una collana di piccoli smeraldi le adornava il
collo, un lucentissimo drappo di raso azzurro cielo avvolgeva il suo
sinuoso corpo, lasciando in bella mostra le braccia e le spalle, la
schiena, una delle lunghe gambe e sul petto andava a formare una
piccola V che accennava l’incavo dei generosi seni mentre un paio
di tacchi a spillo slanciava la sua figura.
L’abito perifrasava la sua
bellezza e la sua virtuosità di giovane donna, elegantissima ed
impeccabile, mai sarebbe potuta apparire volgare.
I gesti che compiva erano posati e
lievi, ad ogni movimento della testa le ciocche che aveva lasciato
libere si spostavano sul suo decolleté o scendevano sulle
candide spalle.
Il luccichio degli smeraldi alla luce
accompagnava il bagliore dei suoi occhi che, Ataru ne fu sorpreso, al
contrario della bocca sorridente erano infinitamente tristi.
Era con un bel tipo, splendida, in un posto bellissimo…perché era così malinconica allora?
“Che ci fai lì?” domandò una voce alle spalle di Ataru.
Diana lo raggiunse e gli disse:
“Non startene nascosto o darai nell’occhio…su vai a
prendere le ordinazioni e mi raccomando a come ti comporti!”
Così sospinse verso il balcone il ragazzo che si ritrovò davanti il tavolo di Lamù ed Alec.
“Buonasera signori” disse smielato e con tono effeminato dopo essersi schiarito la voce.
“Buonasera”
“Desiderate ordinare?”
“Sì, grazie” rispose Alec voltandosi verso Lamù.
“Per me…un’insalata
grande, sashimi e per dessert un tiramisù” rispose senza
degnare la cameriera-Ataru di uno sguardo.
“Lo stesso per me, ci aggiunga dell’acqua ed una bottiglia di vino, il miglior rosso italiano che avete”
Ataru annotò il tutto su un blocchetto e se ne andò annuendo mentre Alec gli diede i menù terrestri.
“Strana quella cameriera…non trovi?”
Lamù alzò lo sguardo verso Alec assumendo un’espressione interrogativa.
“Non ti vedo bene cara, cosa c’è che non va?”
“Ma no, nulla”
“Guardi sempre l’orologio nella tua borsa…se ti annoi possiamo andare da qualche altra parte…”
“Ma no”
“Vuoi che ti riporti a casa?”
Scosse la testa con vigore.
“No, davvero la serata va bene, stai tranquillo”
“Non c’è nulla che possa fare?”
“No, perché la tua presenza mi basta!” disse allora con un sorriso.
Alec dunque ne sorrise a sua volta.
Nel corso della serata Ataru
portò loro pietanze e bevande ma Lamù parve non
accorgersi della misteriosa somiglianza della cameriera con lui…
Arrivati al dolce Lamù chiese ad Alec:
“Allora quale problema ha il computer di bordo dell’astronave?”
“Oh un sacco…non comanda
più l’automazione delle modalità ausiliarie tanto
per fare un esempio…”
“Capisco…La cosa che non
mi spiego però è il perché tu ti sia rivolto
proprio a me…”
“Benten mi ha detto che sei la migliore che lei conosca” si giustificò.
“Me ne intendo abbastanza
però non so se potrò risolvere tutti i problemi che
presenta il tuo ufo…”
“Sono sicuro che sai farlo invece, infondo il negato sono io!”
Lamù abbozzò un sorriso ed annuì.
“Farò tutto il possibile”
“Ti ringrazio” disse lui che così dicendo tentò di avvicinare la sua mano a quella di Lamù.
Non ci riuscì però,
perché Ataru, guardingo, aveva controllato la scena ed era
sbucato dal pianerottolo portando due caffè.
“Grazie” disse Alec cordiale.
“Prego” rispose la cameriera-Ataru mascherando a stento la sua finta voce femminile.
Bevvero il caffè
silenziosamente finché Alec si alzò, camminò verso
di lei e offrendole il palmo della mano, usando tutto il potere
seduttivo del suo sguardo e della sua voce domandò:
“Mi concedi l’onore di ballare con te?”
Lamù era stata presa alla sprovvista.
Ataru non le aveva mai chiesto di ballare.
“Ma…ma dove? Qui?”
“Certo che no sciocchina! Di sotto c’è una sala dedicata solo al ballo, vogliamo andare?”
“Bene” disse lei dopo un attimo di esitazione.
Prese la mano di Alec, abbandonò il tavolo e scese con lui al piano di sotto.
Ataru consegnò un ordine in tempo per poterli seguire a distanza.
Scese le scale entrarono in un ampio
salone bene illuminato e con splendide vetrate, dove innumerevoli
coppie danzavano sulle note di quella musica soave.
Alec era un ottimo ballerino e
Lamù volteggiava leggiadra tra le sue braccia, i suoi sorrisi
erano splendidi e si vedeva che la danza la coinvolgeva, sembrava
felice, una felicità che lui, Ataru, non gli aveva mai dato.
Per un attimo pensò di
rinunciare ma poi si disse che non poteva assolutamente farlo, quindi
corse in cerca di Diana e quando l’ebbe trovata la
trascinò nel salone e si mise a ballare con lei,
indipendentemente dal fatto che vestiva i panni di una cameriera per di
più in servizio e danzante con la padrona!
“Lasciami Ataru, ci stiamo rendendo ridicoli!” protestò lei.
“Smettila di lagnarti o ci sentiranno!”
Gli occhi puntati su Lamù e sulla mano di Alec che le toccava pericolosamente la schiena seminuda.
Verso la fine dell’aria
Lamù scostò via una ciocca di capelli dal viso e nel
farlo i suoi occhi incrociarono quelli di una svampita cameriera…
Un tuffo al cuore, Lamù cadde tra le braccia del suo accompagnatore, quasi in preda ad un mancamento.
“Tesoruccio…” biascicò guardando in quella direzione.
“Lamù! Vieni, è meglio se ti siedi!” Alec, allarmato, l’accompagnò verso una sedia.
Lamù non aveva smesso di guardare verso Ataru che però si era prontamente dileguato.
“Lamù cos’hai?”
“Alec, portami in un posto tranquillo…ti prego…”
Lo sguardo stravolto ed il tono
implorante della bella oni lo fecero annuire, così si
affrettò a pagare il conto e la condusse fuori dal ristorante.
Ataru nel frattempo era corso a cambiarsi ed era uscito, seguito da una preoccupata Diana.
“Ataru ma che è successo? Ti ha riconosciuto?”
“Non lo so ma è meglio che vada…”
“Vengo con te, non mi sento sicura a lasciarti da solo”
Ad una frase simile, in casi normali,
Ataru avrebbe avuto la risposta pronta, comunque stavolta non se la
sentiva di fare il buffone come suo solito e annuì, come a
ringraziare la fanciulla di tanta premura nei suoi riguardi. Che
davvero avesse capito la reale situazione nonostante la bugia che si
era inventato e le aveva rifilato?
Seguirono furtivamente Alec e Lamù che entrarono in una specie di parco.
“Vuoi sederti?” chiese Alec premuroso sorreggendo Lamù.
La ragazza annuì con un debole cenno del capo e il suo accompagnatore la aiutò a sistemarsi su una panchina.
Dopo qualche minuto di silenzio Alec le domandò:
“Mi spieghi che cos’è successo?”
“Io ho visto il mio ragazzo…ex ragazzo…”
“Davvero? Non è che magari era qualcuno che gli assomigliava soltanto?”
Lamù scosse la testa.
“Ne sei sicura?”
“Posso giurartelo Alec, lo riconoscerei fra mille!”
Ataru ebbe una stretta al cuore.
Alec tacque per un po’, poi Lamù iniziò a dirgli:
“Scusami se ho rovinato la bella serata…”
“Ma cosa dici?”
“Oh andiamo, stavamo bene e poi io…”
“Lamù non dirlo nemmeno
per scherzo! L’importante tu stia meglio…” disse
prendendola per le spalle.
“Ma sì, non preoccuparti per me” quel gesto improvviso l’aveva disorientata.
“Soffri per lui, vero?”
Lamù rimase muta al che Alec l’abbracciò e le fece appoggiare la testa su una sua spalla.
La ragazza non sapeva come comportarsi, però si appoggiò ugualmente al suo accompagnatore.
“Devi sentirti molto sola…”
“E’ la verità…” ammise Lamù con tristezza.
*Ma sentila!* pensò Ataru iroso.
Alec le cinse così le spalle con un braccio mentre con la mano giocava con una ciocca dei suoi capelli.
“Cos’è che non è andato tra di voi?”
“Lui dice che il problema sono io…sono troppo gelosa, possessiva, gli sto sempre fra i piedi…”
“E tu pensi sia così?”
“Beh sì…sono soffocante con lui…ma solo perché i miei sentimenti sono sinceri…”
“Se posso dire la mia lui non si merita una ragazza come te”
Lamù lo guardò.
“Dite tutti così…ma nessuno conosce Ataru meglio di me…”
“Beh d’accordo…ma non vorresti qualcun altro vicino a te?”
*Lamù digli di no!
“Alec sono molto confusa, ti prego non complicare le cose…”
“Era solo una domanda, non devi preoccuparti”
“Ti ringrazio per l’appuntamento, avevo bisogno di cambiare aria”
“Figurati, è un piacere per me”
Ataru era rimasto deluso da
Lamù, di certo la risposta che si era aspettato era
un’altra. Quell’Alec gli dava davvero sui
nervi….come si permetteva di stringere la sua Lamù a quel
modo?
Diana intanto, accucciata dietro un
cespuglio accanto a lui, lo osservava constatando le sue teorie in base
al comportamento di Ataru ed alle parole di Lamù.
“Dunque stanno così le cose” domandò sottovoce “tu hai lasciato Lamù?”
Ataru si ricordò della sua presenza e con un po’ di imbarazzo annuì.
Diana spalancò la bocca scioccata.
“Lamù che ne dici di venire da me? Casa mia non è lontana e qui comincia a fare freddo” chiese Alec.
*Farabutto!*
“Voglio farti vedere la mia
collezione di micro-asteroidi…” disse appoggiando le
labbra sull’orecchio della ragazza “Sei così bella
stasera…”
“FERMO, NON TOCCARLA!”
Il grido di Ataru risuonò per tutto il parco.
Uscito dal suo nascondiglio guardava Alec con odio.
“Lascia in pace Lamù, hai capito?”
*Tesoruccio! Ma
allora…sei venuto qui per me?* Lamù aveva il cuore
che le batteva all’impazzata mentre il viso le si
illuminò…
Alec lo guardò con un ghigno.
“E tu chi saresti?’”
“Sono Ataru Moroboshi!”
“Io sono Alec. Per quale motivo ci hai disturbato?”
“Chi ti da il diritto di mettere le mani addosso a Lamù?”
“Dunque tu devi essere il suo ex fidanzato…spiacente ma Lamù adesso sta con me!”
“Lamù è vero?”
“Veramente io…”
“Certo che è vero!” la interruppe Alec abbracciandola di nuovo.
“Bene, se è così
scusatemi…” disse subito lui “Diana, andiamocene!
Continueremo altrove il nostro appuntamento!” fece girando sui
tacchi e prendendo sottobraccio la ragazza.
“A-Ataru…” articolò Lamù.
“Scusa se vi ho disturbato Lamù, buon proseguimento” disse freddamente.
Ataru e Diana si allontanarono in fretta e furia.
Lamù, che non ne poteva
più di divincolarsi dalla presa di Alec gli lanciò una
scarica elettrica e volò in alto, seguendo Ataru con lo sguardo.
*Ma allora non eri venuto per
me…stavi uscendo con un’altra ragazza…*
pensò fra i singhiozzi prima di volarsene via, sconsolata, alla
sua navicella.
“Ataru, scusami se te lo dico, ma hai sbagliato”
“Per favore Diana non ti ci mettere anche tu!”
“Ma non le hai nemmeno dato il tempo di parlare!”
“Ha parlato il suo nuovo ragazzo per lei, basta e avanza!”
La giovane scosse la testa con disapprovazione,
*Uomini!* pensò.
“Devi assolutamente rimediare, lo sai bene che non stanno insieme!”
“Ma forse lui vuole chiederglielo!”
“E perché non glielo hai impedito?”
“Perché lei sembra felice!”
“Ma che cavolo vai dicendo?”
“Che non ha bisogno di una guardia del corpo e che sono stato un vero idiota a preoccuparmi per lei!”
Diana si coprì gli occhi, come ad indicare la sua perdita di speranza.
“Ascolta Ataru, io devo andare
ora, si sta facendo tardi…ti lascio il mio numero,
chiamami se hai bisogno di un consiglio o se ne vuoi riparlare,
ok?”
“Grazie ma dubito che
vorrò affrontare quest’argomento di nuovo” prese
così il fogliettino che lei gli porgeva.
“Ciao Ataru, buonanotte” e
così lo salutò con un gesto della mano e sparì per
una viuzza semi illuminata.
Ataru si ricordò improvvisamente di una cosa…
“Diana aspetta! Diana! DIANA!” gridò correndole dietro.
Lei si volse e chiese:
“Cos’hai da urlare?”
“Scusa Diana ma avrei bisogno di un passaggio…”
Allora le spiegò che era venuto con l’astronave di Lamù…
“Vabene ti accompagno a casa” si arrese la ragazza.
In poco tempo Diana lo portò a destinazione.
“Mi raccomando Ataru, pensaci bene, non è mai troppo tardi” suggerì.
“Non ti prometto
nulla…grazie del passaggio comunque! Buonanotte…” e
fece per baciarla, ma la ragazza lo spinse prontamente giù dalla
sua navicella.
“In bocca al lupo! E fa’ la cosa giusta!” e sparì nella notte.
Ataru rientrò così a casa.
“Bentornato” salutarono i
genitori di Lamù che stavano guardando le stelle da uno dei loro
balconi insieme a Ten che non lo degnò di uno sguardo.
“Buonasera” disse lui di rimando.
“Ti va di vedere le stelle con noi?”
“Grazie mille signora, ma preferisco andarmene a letto…”
“Capisco, ma non è meglio se mangi qualcosa prima? Il tuo stomaco brontola…”
A pensarci Ataru non aveva mangiato nulla quella sera.
“Ehm…grazie”
In un batter d’occhio la signora gli preparò un piatto tipico del pianeta Uru…naturalmente molto piccante!
Ataru bevve litri d’acqua ma con scarsi risultati mentre Ten se la rideva dal balcone.
Non molto tempo dopo si congedò
dagli ex suoceri e si incamminò per il bagno. Quando ebbe
terminato uscì per andarsi a coricare quando un oggetto
attirò la sua attenzione. Era la borsettina che Lamù
aveva portato con sé quella sera. Furtivo si avvicinò e
notò che era aperta. Senza alcun ritegno vi mise la mano dentro
e qualcosa generò in lui dell’interesse. Lo tirò
fuori di lì e lo osservò alla fioca luce che proveniva
dagli oblò dei corridoi.
“Ma questo è un diario…”
****************L'angolo di Amy****************
Ciao gente,
eccoci qui…scusatemi il ritardo….che ne pensate? Ataru
avrà il coraggio di fare una cosa simile? Che ve ne pare della
comparsa di Diana? Vi anticipo che ci sarà un altro vecchio
personaggio che farà una breve comparsa…magari neanche ve
ne ricorderete…ma spero vi piaccia come stia venendo la storia.
Vi chiedo di avere tanta pazienza, più avanti aggiornerò! :(
Grazie delle recensioni, Achille e Andy.
Un saluto,
Amy Dickinson
|
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Capitolo 14 *** 14 ***
LAMù 9
Capitolo 14
Ataru
era nella sua stanza, seduto a gambe incrociate sul suo futon con il
piccolo diario fra le mani, ad illuminarlo solo la luce di Nimayoho.
*Che faccio? Lo apro o non lo apro?* si tormentava.
Le mani scorrevano da più di
un’ora sulla copertina tigrata, ma non accennavano ad aprirla.
Alla fine si decise e prese una pagina a caso. Molte delle scritte
erano in lingua aliena e Ataru non poteva comprenderle, però
dato che altre erano in giapponese (e poiché Lamù aveva
una bella grafia) gli fu facile leggerle.
…Oggi volevo fare una sorpresa
al mio tesoruccio, però me lo ha impedito. Non ha voluto
mangiare il pranzetto che mi ero tanto prodigata nel cucinargli, era di
cattivo umore perché Shinobu ha rifiutato di uscire con lui
perché impegnata con Inaba… non ha degnato di uno
sguardo il mio lavoro, è uscito subito a caccia di ragazze.
Prima mi sono arrabbiata e gli sono corsa dietro riempiendolo di
scariche elettriche, poi però mi è scappato… E ora
eccomi qui sull’ufo, a piangere…Tesoruccio non mi
considera, non apprezza mai il pensiero che ho per lui…ma
perché? Eppure io lo amo così tanto…
…Tesoruccio ha proprio
esagerato! Anche oggi la solita storia: non solo si è messo a
fare il cascamorto con Sakura, ma ha anche tentato in tutti i modi di
spiare Ryunosuke mentre si cambiava per l’ora di ginnastica, che
rabbia! Esistono solo le donne per lui! Mentre di me non si accorge
neppure…
…Ho deciso: me ne vado! Non ce
la faccio più…Ataru non mi ama! Lo dico sempre e non lo
faccio mai, stavolta sarebbe ora lo facessi...
Ataru aveva letto solo poche righe,
eppure sentiva di non potere andare oltre. Aveva ferito Lamù, ma
non immaginava che lei se la fosse sentita ogni volta…ed il
brutto era che quelle frasi si riferivano a tre giornate
distinte…ed occupavano meno che una pagina del
diario…considerando che il diario era stato scritto quasi per
intero…
*Devi aver sofferto non poco stando con me…* pensò *Eppure nulla ti ha vietato di dimenticarti di me!*
Chiuse il diario giallo e nero con uno schiocco e lo scaraventò furioso contro la parete.
*Come può dire di amarmi se poi
esce col primo che le capita a tiro? Mi ha sempre criticato per il mio
fare lascivo…e poi alla prima occasione lei fa la stessa cosa!*
Stava tentando di convincersi che fosse così.
Sapeva che quel che provava era
diverso dalla rabbia, si sentiva molto triste, Lamù non aveva
tardato a dimenticarlo nonostante le lacrime che fino alla notte prima
stava versando per lui.
*Eppure non è passato
chissà quanto tempo…solo qualche giorno…possibile
che tutto l’amore che diceva di provare per me è scomparso
così all’improvviso per un bellimbusto come quello?*
Ma d’altronde come biasimarla?
Quell’Alec sì che aveva tutto...attraente, alto, bel
fisico, pieno di fascino e di charme, eloquente e chissà quante
altre qualità che di sicuro Lamù cercava.
Forse quel ragazzo avrebbe dato a Lamù tutto quello che lui non aveva mai saputo darle.
Andò a raccogliere da terra il
diario, lo aprì in un’altra pagina, nella prima
metà, e lo
lesse.
…Oggi è stata una
splendida giornata! Rei è venuto a prendermi nel pomeriggio con
la sua moto spaziale e siamo andati a fare una passeggiata su Urano che
in questo periodo ha un clima favorevole, ed è stato tutto
così romantico! Ci siamo fermati in una distesa arida e abbiamo
mangiato godendoci la vista delle piste spaziali dove organizzano le
corse clandestine. Poi Rei mi ha proposto di provare e mi sono messa
alla guida della sua moto con convinzione e…ho vinto! E non solo
una volta! Ho addirittura sfidato i boss locali e li ho battuti! Se
solo Benten non fosse stata in un’altra galassia per un torneo
spaziale per professionisti l’avrei invitata ed avremmo
gareggiato insieme! Poi Rei mi ha riportato a casa verso sera, dopo
aver mangiato un altro boccone (col mio Rei si fa per dire!). Domani ha
promesso di portarmi in un bel ristorante e poi a fare un giro, magari
andiamo a trovare Oyuki, oppure facciamo un giro sulle stelle vicine,
vedremo. Sono così felice con Rei, lo amo!
Ataru aveva trattenuto il fiato durante la lettura.
Il mio Rei.
Sono così felice con Rei.
Lo amo.
Quelle parole sembravano tagliargli la
pelle. L’episodio che aveva letto riportava una datazione in cui
né lui né Lamù sapevano ancora
dell’esistenza l’un dell’altra, un periodo in cui
Ataru stava insieme a Shinobu e Lamù insieme a Rei. E da quanto
emergeva Lamù era stata davvero felice con Rei, una
felicità che non era mai emersa con lui, perché l’
oni aveva ricambiato i suoi sentimenti apertamente, lui invece no,
anzi, l’aveva fatta sempre stare malissimo e ora, nonostante
fosse stato lui a lasciarla, stava pagando i suoi errori.
Non ebbe il coraggio di continuare a
leggere il diario di Lamù…cuori e scritte sdolcinate
occupavano le pagine dedicate al suo periodo d’amore con Rei, di
rivedere la parte dedicata a lui non se la sentiva proprio.
Chiuse il diario e lo appoggiò
sul tatami, quindi si sdraiò sul futon e, tentando di non
pensare, si addormentò reso stanco dalle emozioni della
giornata, mentre le parole ‘lo amo’ rimbombavano
nella sua testa come pietre che rotolano giù da un dirupo, e
facevano male, spinte dalla consapevolezza che non erano rivolte a lui.
Lamù ormai popolava anche i
sogni di Ataru. La immaginò ancora, bella e sensuale, nel suo
elegantissimo abito, seduta accanto ad Alec, mentre lo guardava
trionfante, come a dimostrargli che lei senza di lui ce la faceva
benissimo. E la vedeva correre via da lui, raggiungere il suo
accompagnatore, ora vestita da sposa, mentre gli diceva addio con
un’espressione sprezzante sul viso.
Quando si svegliò era mattina
presto. Turbato dal sogno appena terminato, Ataru decise che non era il
caso di addormentarsi un’altra volta, quindi, sebbene avesse
sonno, si alzò dal letto e si vestì.
Notò il diario di Lamù
vicino al suo futon dunque si abbassò a raccoglierlo, lo
fissò qualche istante, poi si mise a frugare in un piccolo
mobile che c’era nella sua stanza in cerca di una penna e si
sentì fortunato quando ne trovò una.
Iniziò dunque a scrivere in una
pagina libera verso la fine del diario, lasciò piena
libertà ai suoi pensieri e scrisse fino a che non si
sentì soddisfatto.
*Quando leggerà queste pagine
io sarò già partito per la Terra, spero solo che
così capirà le mie motivazioni e che sarà felice*
pensò circa una mezz’ora dopo.
Uscì dalla sua stanza, si
guardò attorno, furtivo, e dopo essersi assicurato
dell’assenza degli abitanti della casa in quell’area
dell’abitato allora collocò il diario al suo posto e
andò in bagno come se niente fosse.
Mentre si lavava Ataru pensò al da farsi e dopo una breve riflessione si decise.
Terminato in bagno si recò in cucina dove incontrò il padre e la madre di Lamù.
Entrambi lo salutarono con un cordiale: “Buongiorno Ataru”
E lui ricambiò, sforzandosi di
essere più gentile possibile, d’altronde loro avrebbero
dovuto mostrarsi disturbati dalla sua presenza considerando il male che
stava facendo alla loro unica figlia, invece si mostravano gentili e
sempre disponibili con lui, quindi gli sembrava giusto ricambiare.
“Vuoi fare colazione?” domandò la madre di Lamù.
“Sì, grazie”
“Ataru” il padre di
Lamù attirò la sua attenzione “credo che presto la
tua astronave sarà ultimata”
Ataru fu percorso da un fremito. Riuscì a reprimerlo, abbozzò un sorriso ed annuì.
I tre giorni erano passati e Ataru cominciava ad avvertire un senso d’ansia incredibilmente opprimente.
Ormai la sua partenza era imminente, mancavano poche ore.
Meno di un giorno ormai lo separava dalla sua libertà.
Eppure era tutt’altro che felice.
Perché?
“Ecco a te” disse la madre di Lamù posandogli davanti un piatto.
“Grazie signora”
“Ma cos’hai oggi? Ti vedo pallido, sai?”
“Oh, nulla”
“Ma sei sicuro? Scusami se te lo dico ma non hai una bella cera…” s’intromise anche il marito.
“Perché l’ha mai
avuta?” la vocetta di Ten echeggiò in sala mentre il
piccolino entrava e si precipitava a salutare i suoi zii.
“Davvero, sto bene, penso sia solo una vostra impressione”
Ten si stupì di essere ignorato a quel modo, ma si diede l’aria da superiore e fece altrettanto.
“Zia, posso avere anch’io la colazione, per favore?”
“Certamente caro, vieni pure con
me e scegli quello che ti piace di più” fece prendendolo
per la manina e andando insieme in cucina.
Il padre di Lamù ne approfittò per sedersi vicino ad Ataru e dirgli:
“Allora giovanotto, sei contento di tornare a casa?”
“Naturale!”
Ataru aveva tutt’altra risposta
nella testa, in realtà, eppure non sapeva il perché, o
più semplicemente lo sapeva ma non voleva ammetterlo, quindi
adottò il solito ‘metodo’.
“In mattinata chiamerà il professore”
“Bene, aspetterò la sua telefonata allora”
Ataru terminò velocemente la
sua colazione, dopodiché si alzò e sparecchiò la
tavola, portando in cucina i piatti.
“Ci avrei pensato io dopo, grazie Ataru sei stato molto gentile!”
“Si figuri signora, per me è un piacere fare favori a una donna bellissima quale è lei”
Ten e la donna erano pronti a tutto
dopo una simile frase, eppure non accadde nulla, insomma Ataru non
provò a saltarle addosso né a importunarla. Qualcosa non
andava.
“Posso chiederle un favore?”
“Ehm…sì dimmi…” la donna era comunque ancora sbigottita.
“Potrei usare il vostro telefono?”
“Certo, fai pure”
“Grazie, e se ha bisogno di un aiuto non esiti a chiamarmi” ringraziò prima di uscire dalla stanza.
“Ma che gli prende a quello?” pronunciò Ten, sorpreso.
Ataru era andato già fuori
dalla sala e si mise alla ricerca della stanza dove era ubicato il
telefono. Quando l’ebbe trovato si sedette, indossò le
cuffiette e compose il numero dei suoi genitori.
“Qui Moroboshi” rispose sua madre, un po’ assonnata.
“Mamma!”
“Chi parla?
“Ma come?! Sono Ataru, il tuo unico figlio…!”
“Già, certo, ho un figlio!”
“Mamma!” protestò.
“Come stai?”
“Bene, mai stato meglio…e voi come ve la passate?”
“Benissimo, ieri siamo tornati da un fine settimana in un centro termale!”
“Volevo dirvi che sarò presto di ritorno”
“Di già?”
“Sembra che ti dispiaccia…”
“Ahahah…ma cosa vai a pensare!” *Accidenti!*
“Comunque a breve tornerò, magari domani o forse anche in giornata”
“Capisco…vabene”
“Allora ci vediamo mamma, ciao”
“Ciao”
E riattaccò.
*Tsk…scordarsi addirittura di avere un figlio!* pensò indignato mentre cercava il numero di Ran in rubrica.
“Sì?”
“Ciao Ran”
“Ataru?!” Ran era sbigottita nel rivedere la sua faccia attraverso lo schermo.
“Ehm sì…disturbo?”
“Cosa vuoi?” domandò con voce offesa.
“Senti Ran, so di aver sbagliato sia con te che con Rei però…avrei bisogno di parlare con voi”
“Cos’è che ci devi
dire? Le tue solite cattiverie su Lamù? Perché se si
tratta di questo…”
“No, te lo assicuro…credimi non lo chiederei se non fosse importante…”
“Vabene…ma prima voglio come minimo le tue scuse!”
“Ne hai tutto il diritto Ran, sia tu che Rei…le farò”
A Ran il tono ed il volto del ragazzo parvero sinceri così dopo alcuni istanti di silenzio disse:
“D’accordo”
“Quando possiamo vederci?”
“Oggi andiamo a fare un picnic
sulla stella Sirio, da lì Nimayoho si vede benissimo anche
durante le ore diurne”
“Potreste venire a prendermi?”
“Okay, facciamo alle dodici?”
“Sì, grazie”
“A più tardi”
“Ciao e grazie” concluse Ataru, sollevato dalla risposta di Ran.
Si tolse le cuffiette e si alzò
dalla poltroncina tigrata, fece per tornare in sala quando si
trovò davanti Lamù.
“Ciao”
“Ciao un corno” fu la risposta secca della oni.
“Ma ti sembra il modo di salutare?”
“Perché mi hai seguita ieri?”
L’aveva ignorato!
“Chi ti dice che io ti abbia seguita?”
“Lo so e basta, ora dimmi il perchè”
“Non ti ho seguita! Avevo un appuntamento”
“Con Diana?”
“Sì”
“Ma non dire scemenze, Diana non uscirebbe mai con te!”
“Eh? Perché?”
“E’ già impegnata e di sicuro con un ragazzo migliore di te, lo conosco! Si chiama Yuri”
Ataru montò su tutte le furie.
“Come ti permetti? Avevo un
appuntamento con lei, ti dico! Se non ci credi ho il suo numero, la
chiami e glielo chiedi!”
“No, non mi interessa affatto
farlo, sai renderti ridicolo già da solo, non hai bisogno degli
altri” disse lei in tono velenoso.
“Senti io ci sono uscito, è così, che tu lo voglia o no!”
“Non mi importa con chi esci, però non osare mai più pedinarmi!”
“Non l’ho fatto, ero al parco solo per avere un po’ di tranquillità con lei!”
“E come spieghi il fatto che eri al mio stesso ristornate, per di più travestito da cameriera?”
Colpito!
“Non rispondi eh?”
E ora?
“Quello che faccio non sono fatti tuoi!” gridò il ragazzo correndo fuori dalla stanza.
“Beh non farlo mai più!” gli gridò dietro la oni.
Ataru andò nella sala da pranzo, nervoso e irrequieto, e si sedette su una delle poltroncine.
“Ehi Ataru!” chiamò il padre di Lamù dal balcone.
“Sì?”
“Vieni!”
Con uno sbuffo sommesso, il ragazzo si
alzò e andò accanto all’omone e gli rivolse uno
sguardo interrogativo.
Indicò in basso e Ataru si affacciò.
Il professore che aveva conosciuto qualche giorno prima era lì, accanto ad una bella astronave.
Fu preso da una terribile morsa allo stomaco, il respiro divenne difficoltoso per alcuni istanti.
“Buongiorno” sillabò.
“Ciao ragazzo, avrei dovuto
chiamare, ma ho preferito venire subito. Ecco qui: il gioiellino
è pronto!” sorrise soddisfatto.
“Molto…bella”
“Vero? E pensare che è un capolavoro della tecnologia urusiana!”
“Perché non scendi a darle un’occhiata?” suggerì l’ ex suocero.
Ataru annuì ed entro pochi minuti raggiunse il vecchio oni.
La navicella era nuova di zecca, lucida come uno specchio, color rosso acceso e con dettagli cromati.
“Vuoi entrarci?”
“Bene”
L’oni allora schiacciò un
pulsante su un piccolo comando che aveva in mano e il portellone
dell’astronave si aprì permettendo loro di entrare
all’interno. Il professore, pieno di orgoglio, gli
mostrò gli interni lussuosi dell’astro-mezzo.
Il ragazzo rimase stupito di come
fosse avanzata la tecnologia aliena e, nell’apprendere tutte le
sue funzioni ed i suoi comandi, divenne sempre più ansioso di
uscire da lì.
“Dunque quando posso partire?” chiese alla fine.
“Lascia che assorba i raggi solari durante questa giornata, appena fa buio potrai partire, se vorrai”
“Perché devo aspettare che faccia buio?”
“Te l’ho detto cinque
minuti fa: sfrutta l’energia solare, quindi se vuoi che ti porti
fino a casa tua senza problemi devi aspettare che assorba la maggior
quantità di raggi possibile”
“Ah d’accordo” fece
tentando di nascondere la sua rassicurazione, se non altro aveva un
po’ di tempo a disposizione.
“Peccato avrei voluto che te ne andassi subito!” fece Ten.
“Per una volta sono d’accordo con te, microbo!” rispose, facendo finta di essere arrabbiato.
“Allora ragazzo, sei soddisfatto?”
“Certamente professore, grazie!”
Il vecchio oni sorrise e si congedò dal padre e dal cuginetto di Lamù, poi salutò Ataru dicendogli:
“Non la userai molto, però mi fa piacere che tu abbia apprezzato il mio lavoro”
“Beh per forza che la userò poco, sulla Terra non si usano navicelle!”
“Immagino, ma non era a quello che mi riferivo”
“Ah no?”
“No. Dico che non la userai molto perché partire non è ciò che vuoi veramente”
Ataru rimase di sasso.
“Ma…ma certo che voglio partire! Altrimenti perché mai gliel’avrei lasciata costruire?”
“Eheheh…mi raccomando
ragazzo, fa’ la scelta giusta” lo salutò dandogli
una pacca sulla spalla e strizzandogli l’occhiolino, poi se ne
andò via con la sua astronave personale.
*Ha…capito tutto?*
“Ataru, che fai lì impalato?” chiamò il padre di Lamù.
“Arrivo!”
Appena tornò di sopra notò che la sua ex suocera era al lavoro per il pranzo.
“Posso darle una mano?”
“Non preoccuparti, grazie lo stesso”
“Per favore”
“Ma dai Ataru, posso farcela benissimo da sola!”
“Ci tengo” insistette.
“Vabene… allora potresti lavare i piatti, per cortesia?”
“Certamente” fece, mettendosi all’opera.
“Signora?” chiese poco dopo “Non prepari nulla per me”
“Non mangi con noi neppure oggi?”
“No, vado a salutare Rei e Ran”
“Salutare?”
“Già, parto questa sera”
La donna parve comunque dispiaciuta, ma non si scompose.
“Capisco” rispose “Allora dovremmo salutarci prima che tu esca, stasera io e mio marito non ci saremo”
“Ah”
“Sai dobbiamo accompagnare Ten
da Kintaro, poi andremo a vedere un concerto su Saturno”
spiegò mentre preparava il pranzo.
“Ah” ripeté il ragazzo, incapace di dire altro.
Svolgendo alcune faccende per la oni
il tempo passò e quando si furono fatte le dodici Ataru era
pronto per uscire di casa.
“Grazie di tutto” fece salutando velocemente i genitori di Lamù.
Con Ten si limitò molto di più, d’altronde l’antipatia era reciproca.
Scese di sotto, dove attese che l’astronave di Ran venisse a prenderlo.
Gettò uno sguardo alla sua astronave e si sentì infinitamente triste.
Di lì a poche ore avrebbe detto addio a Lamù, e poi l’avrebbe dimenticata.
Il rumore della grande navicella di Ran lo riportò alla realtà.
“Ciao! Sali dal portellone!” gridò la ragazza attraverso un megafono.
Ataru obbedì senza proferire
parola, e solo quando fu entrato nell’astronave salutò i
ragazzi che erano all’interno.
“Non pensi di doverci dire qualcosa?”
“Certo Ran, devo dirvene
qualcuna…prima di tutto vi chiedo scusa per il mio comportamento
di ieri pomeriggio…”
“Sei scusato Ataru…poi?” disse anche Rei.
“Beh poi…”
“Non dovevi dirci qualcosa di importante?”
“Sì…io…” fece titubante, abbassando la testa.
“Sì?” lo esortarono all’unisono i due fidanzati.
“Io sono…”
deglutì “io sono perduto per sempre!” e detto
ciò scoppiò in lacrime.
***************L’angolo di Amy**************
Ciao gente,
vi lascio ancora così…ormai dovreste esserci abituati, no?
Ennesimo scontro tra Ataru e
Lamù…tutto è pronto per la partenza ma il nostro
terrestre ha ancora qualcosa da dire… vi aspetto per il prossimo
capitolo che sarà il penultimo…mi avrete fra i piedi
ancora per un po’! Senza contare poi il
‘sequel’…ma per quello c’è ancora tanto
tempo, è solo in fase di sviluppo…nella mia testa! XD
Per Andy: Povero Meals, gli faccio passare sempre i guai con le mie vicende! Comunque hai ragione, quel capoccione di un Ataru vuole essere il solo tesoruccio della nostra cara oni^^
Per Achille: Ataru è sempre il solito, ci abbiamo fatto il callo ormai, però devi ammettere che ce la ha messa tutta per togliere Lamù dalle grinfie di Alec, pare che a lei ci tenga, sotto sotto^^
Amy Dickinson
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Capitolo 15 *** 15 ***
LAMù 9
Capitolo 15
“Cara è pronto”
Lamù sedeva sulla ringhiera del
balcone della sala da pranzo con le gambe accavallate e le braccia
conserte. Guardava torvamente sotto di sé quella imponente
astronave rosso fuoco parcheggiata in cortile e sentiva il sangue
ribollire nelle vene.
“Lamù?”
Ma la ragazza era immersa nei suoi
pensieri, non sentiva la voce di sua madre che la chiamava,
c’erano solo lei e quella maledetta astronave in quel maledetto
giardino, in quel maledetto momento.
L’espressione che aveva dipinta
sul viso non prometteva nulla di buono, era infatti molto arrabbiata e
la solo vista di quell’affare la irritava profondamente. Nella
sua testa la distruggeva a furia di scariche elettriche, la inceneriva
con gli occhi, se solo avesse potuto l’avrebbe ridotta a pezzi in
un istante tant’era la rabbia che aveva in corpo.
Eppure se ne stava lì seduta,
in quella posizione e si tratteneva, ma non dal far esplodere la sua
furia, bensì per riuscire a contenere il suo dolore.
Quella navicella, di lì a poco,
l’avrebbe divisa da Ataru e da quel momento le loro vite
avrebbero preso ciascuna la propria strada, separandosi definitivamente
l’una dall’altra.
E non c’erano vie di fuga. No, non quella volta.
Ataru aveva voluto tutto ciò e
non sembrava intenzionato a tornare indietro, lui adorava troppo fare
il dongiovanni, non era fatto per essere fidanzato o sposato, andare a
caccia di ragazze era l’unico scopo della sua vita.
Quella era l’unica prospettiva
da cui lei riusciva a vedere Ataru, forse si era illusa un po’
troppo che lui potesse cambiare, maturare e un dì amarla. Sapeva
che se le cose non potessero, ovviamente, cambiare dall’oggi al
domani, almeno si era creata la vana illusione che la situazione
potesse mutare nel tempo e magari lui le avrebbe detto qualcosa di
così bello che per lei sarebbe stato come musica e
l’avrebbe convinta a perdonarlo di tutte le sue malefatte e
avrebbero finalmente potuto vivere felicemente la loro vita insieme.
Quello sì che sarebbe stato un bel lieto fine.
E invece no! Ataru non era cambiato affatto. O forse sì: in peggio!
Più cresceva e più i
suoi ormoni impazzivano e lei ogni volta era costretta a farsi rodere
il fegato e a ingoiare tutta l’amarezza dell’essere
puntualmente rifiutata dal ragazzo che amava il quale a lei preferiva
sempre qualcun'altra.
Spesso si era chiesta cosa ci fosse di
sbagliato in lei, se non fosse abbastanza per lui, se non fosse il tipo
di donna che cercava.
Eppure anche lei aveva un viso dolce
come quello di Shinobu, un corpo sensuale come quello di Sakura, un
fascino esotico come quello di gente come Oyuki o Kurama.
Perché per loro perdeva la
testa e di lei se ne fregava deliberatamente? Perché andava da
lei solo quando gli faceva comodo?
E per quale motivo prima faceva il
diavolo a quattro per farla andare via e poi stava male in sua assenza,
per ricominciare a dire invece di non volerla più tra i piedi
una volta che lei tornava?
Tutto ciò non aveva senso.
“Lamù!” stavolta fu il padre della ragazza a farsi sentire, col suo poderoso vocione, facendola sussultare.
Distolta dai suoi pensieri, la oni saltò giù dalla ringhiera ed entrò in casa.
“Cara sono almeno cinque minuti che ti stiamo chiamando!”le fece notare sua madre.
“Noi abbiamo già iniziato, scusa ma avevamo fame…” fece Ten massaggiandosi il pancino.
“Scusatemi voi” rispose la ragazza in tono rassegnato “non vi avevo proprio sentito”
“Non ce ne eravamo accorti!” esclamò suo padre, sarcastico.
Lei abbozzò un sorriso, si sforzò di poter fare di più, ma non riuscì.
L’atmosfera era molto tesa e la battuta del grande oni non era servita a sdrammatizzare la situazione.
“Dov’è Ataru?” la sua voce riecheggiò nel silenzio imbarazzato in cui era immersa la stanza.
“E’ uscito” si
limitò a rispondere suo padre, in tono freddo “Lamù
non dovrebbe importarti di lui!”
“Lo zio ha ragione, ti ha fatto solo del male!”
“Ma…”
“Lamù lo so che ora stai
soffrendo ma oggi se ne andrà via e quindi è meglio per
te se inizi a dimenticarlo!”
“No, mai!” esplose la ragazza, piccata.
“Ma non ti vuole, non lo capisci?”
“Non posso comandare i miei sentimenti!”
“Ma puoi dimenticarlo!”
“No che non posso, invece!”
“Non devi deprimerti per uno così, ti ha lasciata ed è ora che tu lo capisca!”
Lamù non poté più
sopportare oltre. Da suo padre poi, che l’aveva sempre sostenuta,
protetta, trattata come una vera principessa, non se lo sarebbe mai
aspettato.
Volò via in camera sua lasciando Ten e sua madre nel disappunto totale.
“Non avresti dovuto dirle quelle cose!”
“Moglie, mia figlia non deve
piangere per un simile mammalucco quando può avere ai suoi piedi
i migliori ragazzi dell’universo!”
“Questo lo so bene, ma non ti pare di avere esagerato?”
“E perché mai? Se sono
stato duro l’ho fatto apposta per colpire nel segno, almeno ho
tentato di convincerla che dimenticare Ataru è la soluzione
migliore, non può piangersi addosso per lui per il resto della
sua vita!”
“Sai che non è servito a null’altro se non a farla stare peggio, invece?”
“Mi dispiace moltissimo aver
usato quelle parole con lei, ma è proprio perché è
una ragazza testarda che deve essere presa con parole dure!”
“Ma dimentichi che nostra figlia è anche molto fragile e che ha già sofferto molto!”
“Non l’ho dimenticato…ma Ataru non vuole saperne”
“E farle credere che ciò che Ataru dice sia vero pensi che le sarà di aiuto?”
“Sì…sappiamo molto
bene che quel terrestre è un altro cocciuto…sebbene provi
dei sentimenti non li ammetterà mai, e ha preferito finire tutto
qui, facendo del male a Lamù e facendosi del male a sua
volta…”
“E con ciò?”
“Se si fa del male a noi importa
perché ormai gli siamo affezionati, ma
relativamente…Lamù è un altro conto. Lui non
tornerà mai sui suoi passi, troppo debole o forse troppo stupido
per farlo” si schiarì la voce prima di continuare
“quindi è meglio imporci, in modo che nostra figlia lo
dimentichi al più presto”
“Capisco le tue intenzioni caro, non sono errate, ma hai sbagliato completamente il modo di dirglielo!”
L’oni scosse la testa con
convinzione, poi guardò Ten che tentò di volar via, ma
inutilmente perché lo zio lo afferrò per il pannolino
tigrato e lo costrinse a tornare a tavola.
“Non ho intenzione di convincerla!”
“Ma Ten, è indispensabile il tuo aiuto!”
“Zio, sai bene che io non
sopporto Ataru…però non voglio fare un torto a
Lamù, mi dispiace ma stavolta non ci sto” e la risposta fu
categorica.
“Capisco…mi spiace sia
stato così duro verso di te, Lamù” la voce
dispiaciuta e velata di Oyuki arrivò a Lamù tramite le
cuffiette del videotelefono di casa.
“Mi sembra così strano che proprio lui si sia comportato così…sei sempre stata la sua cocchetta infondo!” parlò Benten poco distante, mostrandosi sbalordita.
“Già, stento ancora a
crederci…” rispose Lamù con la voce roca, guardando
i volti delle amiche nel monitor con gli occhi gonfi di pianto.
“Beh ma è inutile che tu
stia lì ora, rischieresti solo di litigare ancora, perché
non vieni qui da noi?”
“Ma ragazze, ne siete sicure? Non vi disturbo?”
“Ehi dico, ma ti ha dato di volta il cervello?!” sbottò Benten.
“Non pensarci nemmeno
Lamù, siamo amiche da sempre e non ci tireremo indietro nel
momento in cui ne hai maggior bisogno” si aggregò anche la
regina dei ghiacci.
“Su, metti il capotto e vieni da noi, lontana da padri e astronavi!”
“Grazie di cuore, amiche mie,
sarò lì in un battibaleno!” fece Lamù poco
prima di chiudere la comunicazione e dirigersi in camera sua.
Si sedette sullo sgabello della
toilette in tinte gialle e nere e prese a spazzolare i lunghi capelli,
guardandosi allo specchio, pensierosa.
*Cosa devo fare? Dovrei lasciarlo andare via? Permettere che tutto finisca così?*
Il cuore le faceva male, ancora non era in grado di credere del tutto a quel che accadeva ormai da giorni intorno a lei.
*Vuoi davvero dimenticare tutto? Vuoi scordarti di me, tesoruccio mio?*
Una lacrima scese solitaria e le
rigò una guancia ma lei l’asciugò immediatamente
con il dorso della mano e si decise a prepararsi per uscire.
Spruzzò due gocce di profumo
sul collo e si infilò la pelliccia di tigre, si guardò di
nuovo allo specchio e pensò:
*Spero tanto che tu mi stia pensando…* quindi uscì.
“Lamù, dove stai andando?” chiese sua madre incrociandola per i corridoi della casa.
“Da Oyuki”
“Tesoro, lo so che è difficile…”
“Mamma, ti prego non ti ci mettere anche tu…”
“Papà ha sbagliato a
dirti quelle cose, ma è davvero preoccupato per te…siamo
tutti preoccupati per quanto ti sta accadendo, ma non devi buttarti
giù”
“Oh, per favore! Non sapete cosa
significa essere rifiutati dalla prima all’ultima volta dalla
persona per cui dareste la vita!” sbottò, ricacciando le
lacrime in gola.
La madre assunse uno sguardo triste e
continuò col suo tono apprensivo: “Forse è
così…ma tu sei mia figlia e mi scoraggia davvero il fatto
tu stia così male. Credimi io so bene quanto ami quel ragazzo,
ma non per questo devi smettere di vivere la tua vita, insomma, so bene
che è presto, ma devi cercare di reagire in qualche modo”
“Sto andando dalle mie amiche, infatti”
“E questo ti farà
senz’altro bene ma…non lasciarti sopraffare dal dolore,
dopo starai soltanto peggio” fece, abbracciandola.
“Facile parlare!” mormorò divincolandosi dall’amorevole stretta, irritata.
“Torna presto, non fare troppo tardi” disse apprensiva.
“Torno quando voglio!” sentenziò con una nota di ribellione adolescenziale nella voce.
Raggiunse la porta principale e se la sbatté alle spalle una volta uscita.
Ten aveva sentito il litigio e andò da sua zia, trovandola seduta su una poltroncina, con il viso fra le mani.
“Mi dispiace, ho sentito tutto” disse con la sua vocetta.
“Oh piccolino, ho paura che la poverina non si riprenderà mai!”
“Non piangere, dai, se ti conforta posso starei io con lei”
“Davvero?” chiese guardandolo.
“Certo, lo sai quanto ci tengo a lei, è più di una cugina, per me è come una sorella”
“Oh grazie, grazie infinite Ten!” e così dicendo lo abbracciò, rincuorata.
“Beh io vado” fece poco dopo.
“D’accordo e mi raccomando”
“Sì”
L’astronave di Lamù
volava a velocità eccessiva ed aveva quasi raggiunto Nettuno. La
bella oni era ancora immersa nei suoi tristi pensieri quando
atterrò sul pianeta ghiacciato. Fu solo quando le figure di
Benten ed Oyuki le si pararono davanti che tornò in sé.
“Sei stata veloce come un
fulmine!” commentò Benten con una risatina “quasi
battevi il mio record…quasi eh!”
“Com’è andata a casa?” domandò Oyuki, un po’ preoccupata.
“Ho incontrato mia madre…cercava di confortarmi…come fate tutti voi del resto…”
“E’ normale, lo facciamo per il tuo bene, perché ci preoccupiamo per te ”
“Lo so, Oyuki, lo so…”
“Su, andiamo dentro a parlarne, che ne dici?”
“Già, qui fa un freddo cane, come al solito…”
“Ti ricordo che siamo su
Nettuno, Benten, cosa pretendi?” la riprese la regina dei
ghiacci, poi si rivolse a Lamù: “Andiamo cara”
Lamù annuì e si lasciò accompagnare dentro casa dove il clima era decisamente migliore.
Si accomodarono in salotto dove
un’ancella aveva prontamente servito un po’ di tè
caldo, considerando il gelo insopportabile del pianeta, soprattutto in
quel giorno.
“Ecco, servitevi pure” fece la padrona di casa gustando invece un cono gelato.
“Dì un po’ ma sei fatta di stalattiti tu?”
“Lamù, hai voglia di sfogarti un altro po’ con noi?” chiese Oyuki, ignorando palesemente Benten.
“A dire il vero volevo farvi una
domanda, ma vi prego siate sincere, non abbiate paura di ferirmi con le
vostre risposte”s’interruppe facendo un profondo sospiro,
poi riprese: “secondo voi ci sono speranze che Ataru ritorni sui
suoi passi?”
“Lamù, Lamù,
Lamù…” Benten scosse la testa “non ho mai
conosciuto una donna più ostinata di te…”
“Benten?”
“Non so cosa frulli nella testa di Ataru, ma forse una possibilità c’è…”
“Di-dici sul serio?” chiese con occhi speranzosi.
“Beh come faccio a saperlo?”
“Ma hai appena detto…”
“Lamù, quello che Benten
sta cercando di dirti è solo che c’è una remota
possibilità che Ataru decida di tornare indietro ma, ovviamente,
non devi prendere alla lettera tutto quel che ti diciamo, sono solo
nostre supposizioni ma, d’altra parte, come puoi pretendere che
sappiamo con esattezza cosa accadrà?”
“Avete ragione, scusate…”
“Non importa Lamù,
comunque non disperare, magari quella zucca vuota capirà di aver
commesso un errore…prima o poi” aggiunse Benten.
“Lamù” disse Oyuki
prendendole la mano fra le sue “noi vogliamo darti una speranza,
perché sarebbe bellissimo poter veder tornare il sorriso sul tuo
volto, ma non per questo vogliamo illuderti, perché se
così non fosse non devi rimanerci male…”
“Ma come puoi dirlo? Mi sembra
normale che starò male, infondo già sono a buon punto
così…”
“Noi siamo fiduciose nonostante tutto, non è così Benten?”
“Certo!”
“E quindi devi esserlo anche tu!”
“Su Lamù, facci un bel sorriso ora!”
La oni non riuscì a sorridere,
piegò appena le labbra in su e si lasciò sfuggire qualche
piccola lacrima da sotto le ciglia socchiuse e mormorò:
“Cosa farei senza di voi? Grazie amiche mie, non dimenticherò mai quello che state facendo per me!”
Oyuki e Benten le si accostarono e la strinsero forte.
“Tutto si aggiusterà, vedrai”
“Lo spero tanto”
“Ehi ragazze, per quest’occasione mi sono procurata un bel film comico terrestre…vi va di guardarlo?”
“Hai avuto proprio una bella idea! Lamù?”
“Perché no? Sarà divertente”stavolta il suo sorriso fu davvero espressivo e dolce.
Stava male, davvero male dentro di
sé, avrebbe perso il suo unico amore di lì a poche ore,
ma in quel momento si sentiva felice di avere due amiche così
speciali accanto a sé.
“Scusate, signorina mi
scusi…” dalla porta fece capolino un’ancella che si
rivolgeva ad Oyuki “ci sarebbe un altro ospite”
“Di chi si tratta?”
“Del piccolo Ten”
“Eh?” Lamù parve perplessa.
“Certo, fallo entrare!”
“Come vuole…entra pure piccolino”
“Ciao Oyuki, ciao Benten!”
salutò l’oni con il suo dolce sorriso e con il tono di
voce affettuoso di sempre.
“Ciao Ten” salutarono le ragazze.
“Che sei venuto a fare qui?” chiese Lamù, sospettosa.
“Ma Lamù, ti sembra il modo di trattarlo?”
“Che sei venuto a fare qui, Ten?
Fammi indovinare: ti hanno mandato i miei genitori, non è forse
così?”
“Lamù io…”
il piccolo sembrava quasi sul punto di piangere “io ero molto
preoccupato per te…ma se non mi vuoi me ne vado…”
“Oh poverino…” fece Oyuki.
“Lamù!” disse Benten.
“Dici davvero, Ten?”
“Sì”
A quella flebile risposta Lamù
si alzò dal divano e volò verso il piccolo,
abbracciandolo forte contro il suo petto.
“Grazie cuginetto” e così dicendo tornò a sedersi.
“Allora, vogliamo vederlo questo film o no?”
“Un film? Oh che bello!” pigolò Ten.
“Certo, ti va?”
“Sì Oyuki” rispose
“posso restare fino alle quattro però, perché poi
devo tornare a casa di Lamù”
“E perché?”
“Lo zio e la zia hanno promesso di lasciarmi a giocare da Kintaro”
“Capisco, beh il film dura un
po’ di più ma lo recupererai un’altra volta, ti va
se lo presto a Lamù?”
“Per me va benissimo!” fece il piccolo oni.
“Benten, mettilo pure” la esortò Oyuki “Ten, ti va del cioccolato caldo?”
Il piccolo oni annuì felice e
pochi istanti dopo il quartetto si dilettò con delle scenette
comiche e Lamù riuscì a distrarsi per un po’.
Dopo lo sfogo iniziale Ataru restò muto per tutto il pranzo, fino a che Ran e Rei decisero di farlo parlare.
L’amica di Lamù si
accostò ad Ataru e il suo ragazzo fece lo stesso, avvicinandosi
a lui dall’altro lato del divanetto.
“Allora, di cosa dovevi parlarci con tanta insistenza?”
“Oh, non è nulla di così importante…”
“Senti, non
cominciare…questa è una cosa che non sopporto di
te… ci hai chiamato dicendoci che si trattava di una cosa
davvero importante, beh ora siamo qui, ti abbiamo dato il tempo di
riprenderti…ora sputa il rospo!” gridò Ran,
stavolta davvero spazientita.
Ataru rimase muto.
Ran stava preparando un enorme
martello di legno per darlo in testa ad Ataru ma Rei, mettendosi in
bocca una gigantesca torta, la bloccò prontamente.
“Calmati!” le disse subito dopo aver assunto le sembianze oni.
“Calmarmi dici? Ma questo qui ti fa esaurire la pazienza!”
“Su Ran, siamo qui per aiutarlo”
La ragazza si calmò lentamente, fino a che non si sedette in maniera composta e si schiarì la voce.
“Ataru?”
Nessuna risposta, ormai il terrestre fissava il vuoto davanti a sé.
“Ataru, non fare così, siamo disposti ad ascoltarti” disse Rei.
“Scusatemi…possiamo fare una passeggiata, prima?”
“Ma sentilo…”
“Certo, dove vuoi andare?”
“Non so Rei, fate voi, avrei solo bisogno di un po’ d’aria”
“Okay…Ran, che ne dici dell’ astroparco di Urano?”
“Direi di sì, di solito non è affollato in mezzo alla settimana”
“Bene, Ataru vedrai il posto ti
piacerà, ti ci avremmo portato anche prima, peccato non siano
permessi picnic”
“Grazie” si limitò a dire Ataru.
Ran si mise alla guida ed in poco
tempo la navicella si alzò in volo. Attraversarono
l’atmosfera di Uru e si ritrovarono nello spazio aperto,
circondati da miriadi di stelle.
Non ci volle moltissimo a raggiungere il pianeta, una mezz’oretta all’incirca.
Quando Ran atterrò nel parcheggio e spense i motori disse:
“Ve l’avevo detto che c’era poca gente, il parcheggio è praticamente vuoto!”
“Meglio così” aggiunse Ataru.
Scesero ed entrarono nel parco che si rivelò simile ai parchi terrestri, era simile ad un luna park.
“Bello, non trovi?”
“Già!” rispose, stupefatto dai giochi di luce e colore che lo circondavano.
“Dai, vieni a fare un
giro!” lo esortarono i due trascinandolo su un vertiginoso disco
volante che era tutt’altro che una giostra per bambini.
Il tempo trascorse ed Ataru si
divertì molto insieme ai suoi amici, però quando si
fermarono ad una bancarella per prendere cibo e bevande, si
voltò verso il profilo lontano e luminoso di Nimayoho e gli
tornò in mente il dolce viso di Lamù e con esso tutti i
suoi pensieri che gli piombarono addosso, più pesanti che mai.
“Ehi Ataru, qualcosa da mangiare?”
“No Ran, grazie, preferirei da bere”
“Okay, cosa ti prendo?”
“Una birra”
“Birra?” Ran alzò il sopracciglio, alquanto perplessa “qui non ci sono bevande terrestri”
“Nemmeno della coca cola?”
“Direi di no, però vedrò di prenderti qualcosa di simile”
Pochi minuti più tardi la
ragazza gli si avvicinò e gli porse una bevanda fresca, Ataru la
prese e mormorò i suoi ringraziamenti.
“Non ti diverti?”
“Sì Rei, ma…vi spiace se me ne sto un po’ per conto mio?”
I due si scambiarono un’occhiata.
“D’accordo, ma se vuoi
riflettere forse è meglio tu stia lontano dal fracasso. Se vai
laggiù c’è un lungo tragitto, ai lati troverai dei
prati, di tanto in tanto c’è una panchina”
“Ah, va bene”
“Ataru?” lo chiamò Ran.
“Sì?”
“Non dimenticare che devi ancora dirci quella cosa”
“No, non l’ho dimenticato, stai tranquilla, ve lo dirò”
“Vuole soltanto riflettere” fece Rei con la bocca piena.
“D’accordo, non metterci
troppo però, il parco chiude presto nei giorni normali, abbiamo
soltanto un paio d’ore”
“Tornerò presto, divertitevi pure e non preoccupatevi per me” e così dicendo se ne andò.
Prese il sentiero che gli avevano detto i ragazzi e si incamminò in quella direzione con la testa altrove.
“Ahahahah! E’stato davvero
divertente!” Lamù rideva a crepapelle assieme alle sue
amiche, quel film era stato davvero esilarante.
“Lo dicevo io che era uno spasso!” fece Benten, vantandosi.
“Sapete che vi dico? Ho riso
talmente tanto da essermi accalorata! Vado fuori a riprendere la mia
temperatura corporea, se avete bisogno di qualcosa chiedete alle mie
ancelle” disse Oyuki mettendosi in piedi ed indossando il suo
kimono, un attimo dopo era fuori dalla stanza.
“Mi fa piacere che il film ti sia piaciuto” confidò Benten togliendo il dischetto dal video.
“Oh, a proposito Benten” fece Lamù “credo sia il caso di parlare di una certa cosa…”
“Tipo?”
“Alec”
“Capisco, ma perché dovremmo parlarne?”
“Non fingere di non sapere nulla!”
“Ma di che stai parlando?”
“Mi hai fatto uscire con lui
perché pensavi mi dimenticassi di Ataru se quel bellimbusto mi
avesse sedotta, non è forse così?” chiese irata.
“Ma che stai dicendo?”
“Non eri tu quella che sosteneva che se avessi dimenticato Ataru milioni di ragazzi avrebbero fatto follie per me?”
“Sì l’ho detto ma…”
“Allora ammetti che è tutta opera tua!”
“Calmati, accidentaccio!” ora anche Benten si stava scaldando.
“Come puoi dirmi di calmarmi
dopo quello che hai cercato di fare? Sei una persona meschina e sleale
e credevi di cavartela con un film!”
“Non è così!” gridò.
“Ah no? E allora spiegami, dimmi
tu, perché io stento a credere che la mia migliore amica mi
abbia fatto questo!” anche lei urlò.
“Innanzitutto calmati e dimmi tu per prima che cosa è successo!”
“Non fingere di non saperlo!”
“Non sto fingendo, io non so nulla! Se fossi così gentile da spiegarmelo magari…”
Lamù fece un profondo respiro e quindi parlò di nuovo.
“Quando mi avevi detto che aveva
bisogno di qualcuno che gli sistemasse il guasto alla navicella ho
accettato perché nel nostro giro di conoscenze in materia sono
la più competente, ma non immaginavo che il suo unico scopo era
quello di sedurmi!”
“Che cosa?!”
“Non dirmi che non lo sapevi!”
“E’ così Lamù, io non avevo idea che volesse…”
“E invece voleva proprio quello!”
Benten abbassò la testa e per
la prima volta in vita sua si sentì davvero mortificata.
Lamù se ne accorse e capì che l’amica aveva detto
la verità.
“Lui che cosa ti aveva detto?”
“Che aveva bisogno di una
persona che potesse riparargli il guasto all’astronave…
all’inizio lo aveva chiesto a me, ma dopo che gli ho risposto che
mi intendo solo di moto lui mi ha chiesto se conoscessi qualcuno che
poteva dargli una mano e io gli ho suggerito te… ma non
immaginavo certo che fosse quello il suo scopo…”
“Quindi tu non volevi farmi distrarre…con lui?”
“No Lamù, nella maniera più assoluta!” la pregò “Credimi!”
“Ti credo Benten, anzi ti prego di scusarmi, non so come mi sia venuto in mente…”
“Lo avrei pensato anch’io al posto tuo” confessò.
“Non potevi saperlo, scusami
amica mia” e così dicendo le si buttò fra le
braccia, stringendola a sé.
Benten ricambiò l’abbraccio, felice che Lamù avesse compreso la sua buona fede.
Poco dopo tornò dentro Oyuki e
sorrise vedendo quelle due ribelli abbracciate l’una
all’altra, proprio come facevano da bambine dopo ogni litigata.
Ataru aveva camminato a lungo e si era fermato su di una panchina, in un’ area deserta dell’astroparco. Con la bibita ancora in mano, ormai divenuta calda, fissava il cielo con ampi sospiri.
“Lamù, dove sei in questo momento? Sono nei tuoi pensieri?”
Le sue parole si perdevano nel vento
freddo e davanti a lui c’erano solo i puntini luminosi delle
stelle, sparsi per il cielo grigio.
Osservava i contorni degli alberelli e le lucette lontane delle giostre dall’altra parte, si sentiva solo ed impotente.
All’improvviso notò nel
cielo una nuvola purpurea e poco definita dalla quale si irradiavano
lievi bagliori soffusi.
Strizzò gli occhi e
tentò di concentrarsi per vedere cosa creava quella luce, fino a
che, notò, qualcosa si avvicinava nella sua direzione.
La luce si avvicinò sempre di
più e la cosa che l’emanava sembrava un fiore ripiegato su
se stesso. Prima che il ragazzo potesse dire o fare qualcosa il fiore
si girò e quelli che parevano petali si dimostrarono essere
piccole ali che si dischiusero delicatamente e rivelarono una deliziosa
farfallina.
Ataru sussultò.
“Ciao papà!” disse la farfalla con voce dolce e femminile.
Non riusciva a crederci, non poteva essere…
“Imo-chan!”
La farfallina era immensamente felice
che si ricordasse di lei, così sorrise e si avvicinò
ancora di più ad Ataru che l’accolse in una mano e la
accarezzò amorevolmente con i polpastrelli, evitando
accuratamente le ali e sperando di essere abbastanza delicato da non
farle male.
“Come mai ti trovi qui, piccola mia?”
“Perché in questa parte
dell’universo comincia a fare troppo freddo, così io e i
miei amici stiamo migrando da un’altra parte”
“Quindi siete costretti a spostarvi ogni volta che sentite freddo?”
“Eh sì, siamo molto delicati” spiegò “e tu perché se qui e non sulla Terra?”
“Beh, è una storia lunga…”
“Dov’è la mamma? Mi piacerebbe molto salutarla…”
“Temo che non sia possibile, Imo-chan…”
“E perché?”
“Perché io e la mamma non
stiamo più insieme, stasera partirò e non la vedrò
mai più”
Imo-chan rimase dapprima sorpresa, poi delusa e incominciò a piangere.
“Non voglio, non può andare così…” singhiozzò come una bambina.
“Mi dispiace tanto, ma ormai è deciso…”
“Speravo di ricevere liete notizie… e invece mi hai spezzato il cuore, papà!”
“Non piangere, per favore,
lasciare mamma non mi rende felice, anzi anch’io sono triste, ma
è così che deve andare…”
“Tu non la ami più?”
“Ma no…non si tratta di questo, io…”
“Allora non c’è alcun motivo per cui tu e mamma dobbiate soffrire”
“Ascoltami io…”
“Purtroppo devo andare o i miei
amici se ne andranno senza di me… ascoltami papà, non
importi regole, non seguire per forza la tua testa, guarda dentro il
tuo cuore, solo lì c’è la risposta che cerchi,
quella che devi seguire…”
“Ma come faccio?”
“Promettimi che farai la cosa
giusta, promettimi che farai quello che vuoi davvero…”
fece alzandosi in volo, con voce implorante.
“Io…”
“Papà, promettimelo!” gridò la farfallina svanendo all’orizzonte insieme ai suoi amici.
“Te lo prometto, Imo-chan” sussurrò quando era ormai troppo lontana per udire le sue parole.
****************L’angolo di Amy****************
Ciao gente,
si conclude un altro capitolo di
questa fanfiction…vi aspetto presto per vedere cosa
accadrà nel prossimo…che sarà anche l’ultimo
:’(
Ad ogni modo che ve ne pare della comparsa di Imo-chan? Lasciatemi le vostre impressioni. Grazie mille per le recensioni dello scorso capitolo ^^
Amy Dickinson
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Capitolo 16 *** 16 ***
LAMù 9
Capitolo 16
Epilogo
Ataru chiese a Ran e Rei di accompagnarlo a casa di Lamù, poiché aveva deciso di partire subito.
Nonostante le insistenze di Ran non aveva voluto dire altro.
Quando raggiunsero la grande casa di Lamù, Ataru salutò i ragazzi.
“Sicuro che sia quello che vuoi?”
“Non lo so Rei, davvero, stavolta non so dirti…”
“E
allora rimani, riflettici su ancora un po’…” fece
Ran, un po’ frustrata dalle non-risposte di Ataru.
“Non è il caso Ran”
“Ma perché no? E poi perché non hai più voluto dirci quella cosa per cui ci avevi chiamato?”
“Tesoro
non lo forzare” le disse Rei “dobbiamo rispettare la sua
scelta, e anche Lamù dovrà farsene una ragione”
“Giusto” aggiunse Ataru.
“Allora noi ti lasciamo”
“Venite a trovarmi qualche volta”
“Beh ma adesso hai la tua astronave, puoi farlo anche tu…”
“Ad essere sincero non so ancora bene come usarla…però contateci”
“Bene”
“Grazie di tutto”
“Non ringraziarci, infondo non abbiamo fatto nulla, abbi cura di te”
“Anche voi e…statele accanto”
“Certo”
Si strinsero la mano e poi Rei e Ran salirono sulla loro astronave e se ne andarono.
Ataru allora si volse verso la casa di Lamù e con un sospirò pensò:
*Ci siamo…se non la vedo da una parte è meglio, sarà meno doloroso…* e così entrò.
Lamù
era sdraiata sul suo letto a baldacchino, raggomitolata su se stessa,
abbracciata ad un cuscino color avorio. I capelli sparsi
disordinatamente sul copriletto, il viso sepolto sotto le braccia,
singhiozzi profondi facevano sussultare il corpo con un ritmo scomposto
e convulso.
“Sii
forte Lamù, puoi farcela!” le avevano detto Benten e
Oyuki, ma lei sapeva che lo avevano detto sì per cercare di
confortarla, ma anche perché non avevano nulla da dire,
perché in fondo non c’era altro da dire.
Non poteva andare diversamente da come stava andando.
Ci sarebbe voluto un miracolo per cambiare la situazione.
Ma Ataru non sarebbe mai tornato sui suoi passi, lei avrebbe dovuto farsene una ragione.
Ma pur sforzandosi con tutte le sue forze, non ci riusciva.
Quel
donnaiolo terrestre era stato tutto per lei, dalla prima volta che si
erano incontrati, sino a quel momento in cui stavano per darsi
l’addio.
Lamù si tirò su a sedere, si strinse nelle ginocchia e tirò su col naso.
*Ormai
non manca molto, fra poche ore Ataru se ne andrà…per
sempre…solo una notte ci divide…soltanto una e
poi…basta…nulla più…*
Si
alzò poi dal letto e con un sospiro si guardò allo
specchio e notò che gli occhi erano visibilmente arrossati.
Allora si sedette e iniziò a coprire i segni con del trucco, e
fortunatamente l’arrossamento era davvero lieve, la copertura
funzionava. Questo la rincuorò almeno un po’.
*Non voglio farmi vedere così, non voglio complicare le cose più del dovuto, devo essere forte* pensò.
Poco dopo uscì dalla stanza, diretta in cucina, per placare l’arsura della gola, ormai del tutto asciutta.
Nello spostarsi lì incontrò lo sguardo di Ataru che stava bevendo da un bicchiere a sua volta.
“Quando sei tornata?” chiese, in tono indifferente.
“Per
quel che te ne importa…sono tornata poco fa” rispose,
cercando di mascherare la stessa freddezza, sebbene il timbro nasale
della sua voce tradisse il fatto che aveva pianto fino a un minuto
prima.
“Come sapevi che sono uscita?” domandò poco dopo.
“Il tuo ufo ha superato quello di Ran durante un tratto di astrostrada”
“Capisco…e tu dove sei stato invece?”
“Non sono fatti che ti riguardano!”
“Non c’è bisogno di essere così sgarbato”
“Se tu continui ad essere così invadente non puoi pretendere che sia gentile”
“Non è questione di gentilezza, ma di educazione”
“Stai forse insinuando che non sono educato?”
“Non lo insinuo, lo dichiaro apertamente”
“Ho
fatto proprio bene a cambiare idea sulla mia partenza, lo sai
Lamù?” *Dille che non parti, diglielo…diglielo!*
“Cosa vuoi dire?” chiese con un filo di voce mentre un barlume di speranza si faceva vivo in lei.
*Diglielo…dille la verità…maledizione, Ataru!* “ Ho deciso di partire stasera stessa”
Lamù,
che si stava versando dell’acqua nel bicchiere per dimostrare
indifferenza, rimase sorpresa e fece cadere l’acqua per terra,
scioccata dalla risposta.
*No…non può essere…*
*Dannato codardo!*
“Capisco…non ce la fai proprio a stare qui, non è vero?”
“Proprio così…non ti sopporto più”
La oni si
chinò e si mise ad asciugare l’acqua sul pavimento,
tentando con tutta se stessa di non dimostrare sentimenti.
“Bene, e quando avresti intenzione di partire di preciso?”
“Il tempo di raccogliere le mie cose e partirò, ci metterò al massimo dieci minuti”
“Bene,
allora ti saluto, io ho da fare” la risposta fu secca e
tagliente, forse anche più del dovuto “fai buon
viaggio”
“Grazie, saluta i tuoi genitori e ringraziali di tutto”
“Fai lo stesso con i tuoi, ciao Ataru”
“Addio”
così dicendo le strinse la mano velocemente e andò in
camera sua a prendere la giacchetta con la zip ed il portafogli.
Quando
gettò un’occhiata alla cucina si accorse che era vuota e
così mise la mano sulla maniglia della porta e si bloccò
un istante, guardandosi indietro.
*E’
davvero così che deve andare? Lamù…ti prego, non
permettermi di partire…non è quello che voglio…non
posso farcela da solo* pensò, ormai sconsolato.
Attese
qualche istante, ma Lamù non era lì e non lo avrebbe
fermato, forse aveva perso qualsiasi interesse, non le importava
veramente se partiva, anzi per lei sarebbe stata certamente una
liberazione, si disse, fra sé e sé.
Deglutì a fatica e uscì dalla casa, chiudendosi lentamente la porta alle spalle.
Scese in
cortile con una lentezza innaturale e iniziò a preparare
l’astronave, cercando di ricordare le istruzioni che lo
scienziato che l’aveva costruita gli aveva detto poche ore prima.
Non
appena Ataru l’aveva salutata, Lamù era corsa a rifugiarsi
nella sua stanza e, una volta chiusa la porta, la sua maschera di
indifferenza si era sciolta e aveva lasciato via libera ad una
sconsolata tristezza che le faceva male anche dal punto di vista
fisico.
Le mani
coprivano il volto, ma le lacrime si rifiutarono di uscire ed il dolore
rimase insito in lei che nemmeno poteva più sfogarlo.
*Ataru…non partire…non ora, ti prego…*
Pochi
istanti dopo le venne in mente il suo diario che avrebbe potuto
permetterle un modo per sfogarsi, e così si alzò dal
pavimento per andarlo a recuperare nella borsetta che aveva indossato
nel giorno dell’appuntamento con Alec.
Una volta che l’ebbe trovato si procurò una penna e iniziò a scriverlo.
Caro diario,
oggi è la giornata peggiore della mia vita.
Ataru
fra poco partirà, se ne tornerà sulla Terra e io
sarò costretta a cancellargli la memoria e far sì che si
dimentichi di me…E’ terribile, non so davvero
perché tutto questo accada…non so il perché accada
a me, a noi…
Io
credevo che un giorno mi avrebbe davvero capita, credevo che tesoruccio
e io alla fine ci saremo sposati veramente e avremmo vissuto la nostra
vita felicemente, sempre insieme…e invece…
Non
voglio stare senza di lui, non è quello che
desidero…vorrei che fosse un incubo, un orribile incubo dal
quale svegliarmi…che triste destino il mio…sto
così male che…non so nemmeno io come
comportarmi…io…voglio il mio tesoruccio…voglio il
mio tesoruc
Dovette
fermarsi un attimo poiché le mancava il respiro, nel farlo, con
un movimento improvviso, spostò il diario che cadde dal bordo
del letto, riversandosi sul pavimento.
Lamù,
pochi istanti dopo, si chinò a raccoglierlo e lo
riappoggiò sul letto, impugnata la penna stava per continuare a
scrivere, quando si accorse che il diario era aperto ad un’altra
pagina che non recava la sua scrittura precisa e ordinata, piuttosto
una grafia marcata, piena di cancellature, molto grossolana e rude.
La bella oni sgranò gli occhi dallo stupore.
Soltanto Ataru scriveva in quel modo.
Ma non poteva essere! Come sapeva lui che teneva un diario?
L’aveva forse spiata?
E come lo aveva preso se non mettendo mano nella sua borsetta?
E poi, per quale motivo ci aveva scritto sopra poi?
Eppure
tutto ciò non le importava davvero, ora voleva solo sapere cosa
aveva scritto, sperando non si trattasse di insulti e cattiverie cui
invece il ragazzo era solito.
Deglutì e lesse.
Cara Lamù,
scusami
se ho preso il tuo diario e se ci sto scrivendo sopra, ma non ho
trovato altro e mi premeva lasciarti un messaggio, sperando che tu non
incenerisca il foglio con le tue scariche elettriche.
A
quest’ora sarò già tornato nella mia casa, a
Tomobiki, nella mia umile casa, assieme ai genitori che non mi hanno
mai amato, e sfortunato come non mai correrò di nuovo appresso a
tutte le ragazze carine che incontrerò, beccandomi
l’ennesimo ceffone e l’ennesimo insulto, niente di
più meritato.
No
ti prego, non arrabbiarti, sto scherzando, non credo che avrò
più interesse per altre donne. Probabilmente non mi credi,
plausibile, come potresti credermi dopo tutto il male che ti ho fatto?
Eppure devi credermi, Lamù, non mi interessa nessun’altra all’infuori di te.
Lo
so con assoluta certezza, anche se avrai già provveduto a
cancellarmi la memoria, io non mi dimenticherò di te, non lo
farò mai.
Prima
di dirti il perché, ci tengo a dirti un’altra cosa, anche
se ormai è tardi, troppo tardi… scusami.
Scusa
per tutte le volte che ti ho fatto soffrire, arrabbiare, ingelosire,
preoccupare inutilmente, piangere e stare male per uno come me. Scusami
se non sono mai stato in grado di essere un fidanzato come avresti
voluto tu, come sei tu, o meglio dire…come eri.
Scusami
per tutto, non ho il diritto di chiedertelo, però ti prego
davvero di scusarmi per ogni mia mancanza e per ogni mia malefatta.
Con
questa umilissima lettera non spero affatto di aggiustare le cose, sono
sempre stato uno sbruffone ed un arrogante, ma credimi non ho questa
pretesa, sarebbe da presuntuosi e da sfacciati, e io non voglio
più essere così, perché è essendo
così che ti ho perso, è così che ho distrutto
tutto fra noi, e per di più con le mie stesse mani, come ho
sempre fatto, ma stavolta il mio egoismo e la mia ipocrisia hanno
raggiunto l’apice.
Ma come posso tornare indietro?
Come posso sperare, pretendere che tu mi perdoni dopo tutto questo?
E’ impensabile, impossibile.
Lo so.
Eppure non smetto di sperare, non chiedermi di farlo perché non ci riesco, è più forte di me.
Sarebbe
bellissimo se potessi evitare, nel caso in cui tu non l’abbia
già fatto, di cancellarmi la memoria, perché ti ho detto
una bugia… io voglio ricordarmi di te, voglio ricordarmi del
giorno in cui ci siamo incontrati, della sfida e di tutto il resto,
voglio ricordare tutto, perché altrimenti nel mio cuore
resterà un vuoto incolmabile e doloroso legato a ricordi che non
riuscirò ad evocare.
Vedi
Lamù io voglio ricordarti, con tutti i tuoi pregi e difetti,
sì, soprattutto i tuoi difetti, non voglio tralasciare nulla che
ti riguardi.
Per la prima volta vorrei essere davvero sincero con te.
Quando
ti dicevo che non mi importava nulla di te, che non mi interessavi
affatto, che erano le altre che volevo, che non vedevo l’ora te
ne andassi, che non ti volevo fra i piedi, che non ero felice quando
tornavi da me dopo i nostri litigi…era tutto falso.
Io
non so dirti il motivo per cui mi comportassi male con te, mi
nascondevo sempre dietro i miei ormoni impazziti e li usavo come scusa
per tutto.
Mi dispiace se non sono mai riuscito a dimostrare quanto tu valga per me.
Tu sei una persona eccezionale, bellissima, sensuale, semplicemente fantastica…ma soprattutto unica.
Lamù io ho sbagliato, sempre, su tutta la linea.
Non
me ne sono reso conto e tu sei l’unica che stava male,
perché dietro la tua forza, apparentemente inesauribile, si
nasconde una donna davvero fragile in tutta la tua sensibilità.
Lamù,
cara, chiederti scusa è troppo poco ma in questo momento non so
cos’altro fare…credimi, sono disperato.
Non
so come fare per tornare indietro, sarei uno stupido a confessare
tutto, e poi credo che tu non mi perdoneresti comunque e credo che
anche se impedissi tutto questo tu non accetteresti mai di tornare
insieme a me. Mi fa male, ma so che è così e soprattutto
me lo merito.
Ci tenevo a dirti che mi spiace, per tutto, anche se ormai è tardi.
Volevo
dirtelo prima che fosse ancora più tardi di
così…prima che mi cancellassi la memoria, prima che
tornassi sul mio pianeta.
Non pretendo che mi perdoni, spero solo tu possa capire.
Non
te l’ho mai detto in tutto questo tempo, non ti ho detto quello
che veramente sentivo e sento tuttora per te…ma vedi io non mi
sono mai sentito alla tua altezza, so che non è una scusa, ma
cosa potevo offrirti io? Speravo che trattandoti in quel modo prima o
poi ti saresti stancata e avresti cercato uno che fosse migliore, che
davvero ti meritasse…anche se questo avrebbe voluto dire
separarmi per sempre da te.
Non
è una bugia, a me le altre non sono mai interessate veramente,
era solo una scusa… una scusa idiota, lo ammetto, ma l’ho
sempre fatto a fin di bene.
Anche quello che faccio ora non lo faccio certo per me ma per te.
Lo
so che sembra un controsenso ma ti assicuro che non è affatto
così: forse all’inizio ti farà male, ma poi
dimenticherai e sarai di nuovo felice, con una persona che ti meriti.
Tutte
queste parole sono solo inutili, al solito mi nascondo dietro a
qualcosa… basta così…sono pronto a dirti la
verità…ti amo Lamù, ti ho sempre amata e ora sono
pronto a lasciarti pur di saperti felice.
Ti
amo, ti ho sempre amata, ma non sono (o ero) capace di dimostrartelo,
per cui, per non farti soffrire, ho preso la decisione, per me
infinitamente dolorosa, di separarmi da te.
Ti prego cerca di capire.
Ti
amo, sei l’amore di tutta una vita e ti porterò sempre nel
mio cuore, sempre, fino alla fine della mia misera, patetica esistenza,
sappilo, è l’unica grande verità.
Addio piccola Lamù.
Per sempre tuo,
Ataru
L’aliena
era rimasta muta, aveva letto quelle poche frasi tutte d’un
fiato, con le mani tremanti nello stringere il diario. Un delicato,
arrendevole sorriso si dipinse sulle sue labbra rosee e forse
cominciò a capire qualcosa di quello che stava accadendo. Si
mise in piedi e con uno scattò uscì prima fuori dalla
stanza e poi dalla casa.
Adesso, finalmente, sapeva quello che doveva fare.
“Allora…accensione…modulazione
comandi… aria… acqua… cibo… modalità
primaria…modalità secondaria per le
emergenze…comandi ausiliari…uhm, dovrebbe esserci
tutto” bofonchiò a mezza voce controllando un foglio che
aveva in mano e che subito dopo gettò via.
“Bene, allora posso partire”
Si
voltò verso la casa di Lamù a pochi metri di distanza
dall’astronave, emise un lungo sospiro e aprì il
portafogli. Ne estrasse una foto piegata in due, nella quale erano
raffigurati due giovani signori Moroboshi davanti alla loro casa appena
comprata, in secondo piano, ed in primo piano c’era un ragazzo
che scappava da una fanciulla dal costume tigrato, lui e Lamù,
in una foto di molto tempo prima.
Una lacrima solitaria gli rigò la guancia, lui l’asciugò subito con il dorso della mano.
“E’
tutto inutile adesso, anche piangere non serve a nulla… non
riaggiusterà le cose… non perdonerà quello che ho
fatto!” bisbigliò con voce desolata.
A malincuore, ripiegò la foto e la ripose al suo posto nella taschina del portafogli.
“Qualunque cosa accada non ti dimenticherò mai, Lamù, mai!”
Con una
risolutezza che stupì perfino lui, Ataru premette un pulsante e
chiuse il portello dell’astronave, con un altro accese i motori
ed attese qualche istante prima che l’astro mezzo si librasse
nell’aria, inaspettatamente leggero e fluido negli spostamenti.
Impiegò
ancora un po’ per capire quali dei comandi avevano la
priorità sugli altri (d’altronde si trattava pur sempre di
Ataru Moroboshi!), quindi si guardò indietro ancora una volta e
lanciò un’occhiata verso la porta della casa.
“Addio” disse in un soffio.
Proprio quando stava per voltarsi notò che Lamù uscì fuori di casa con un guizzo.
“Ataru, aspetta!” gridò.
“E’ tardi ormai…” disse, parlando sottovoce, più a lui che a lei.
“Ataru, aspetta ti prego!”
L’astronave però saliva di quota a gran velocità e diventava un puntino rosso sempre più piccolo.
“Ataru!”
Lamù prese a seguirlo in volo ma lui non si fermò, anzi aumentò la velocità.
Lamù
non ce la fece a volare troppo in alto, le lacrime erano copiose sul
suo volto, non aveva forze in corpo, si lasciò precipitare
giù, noncurante dell’altezza.
“A-addio amore…” mormorò.
Infondo, che differenza avrebbe fatto se si fosse fatta male?
Il suo cuore era stato spezzato, il suo cuore già sanguinava di suo.
Ataru si bloccò, spaventato.
“Vola,
vola maledizione!” gridò contro il vetro della sua
postazione, guardando verso la oni che stava precipitando al suolo, con
gli occhi umidi e vitrei.
“Lamùùùùùùù!”
Lei però non sembrò ascoltarlo e chiuse gli occhi di ghiaccio liquido.
Ataru
cambiò immediatamente rotta ma si rese subito conto che
Lamù era troppo vicina allo schiantarsi e che in ogni caso non
ce l’avrebbe fatta a raggiungerla.
“Oh, al diavolo tutto! Ha ragione Imo-chan!”
Spinse un
bottone dietro l’altro con disperata sicurezza, il portello si
aprì e lui saltò giù, senza protezione, senza
remore alcuna.
Davanti
ai suoi occhi solo il corpo di Lamù che cadeva giù, nella
sua mente il pensiero di salvarla, e nient’altro.
*Ti prego, fa che riesca a salvarla…*
Riuscì
ad avvicinarsi, l’afferrò per il polso e la trasse verso
di sé, riuscendo a prenderla fra le braccia.
Lamù
a quel contatto riaprì gli occhi di scatto, come si fosse
svegliata da uno stato di trance, e il suo sguardo raggiunse Ataru, che
nemmeno se ne accorse.
Non lo
aveva mai visto così: il volto tirato, tesissimo, concentrato,
tutto questo per salvare la vita a lei, che aveva sempre rifiutato e
che per di più sapeva volare.
Proprio
un secondo prima di schiantarsi al suolo, la oni capì cosa stava
accadendo, si strinse a lui ed evitò la rovinosa caduta.
“Lamù, stai bene?”
“S-sì…”
“Scema! Che ti è saltato in mente?! Potevi morire!”
“Scusami, pensavo che non ti sarebbe importato nulla di me…”
Tutta la
rabbiosa preoccupazione di Ataru si sciolse davanti a quel visetto
sconsolato e triste, come quello di una bambina che si è appena
resa conto di quant’è duro l’impatto con la
realtà; la sua espressione tesa si sciolse in lacrime amare e
dolorose.
“Io…sono morto di paura…accidenti a te…se tu morissi io sarei perso…”
Vedendolo piangere così Lamù gli prese il viso fra le mani e lo guardò.
“Ataru…”
“Lamù, io…”
“Non c’è bisogno che tu mi dica nulla…so tutto”
“Sai…tutto? Come sarebbe?”
Gli mise il diario sotto il naso.
“Ho letto quello che mi hai scritto” il suo tono era debole ma molto dolce.
“Davvero?” chiese sorpreso “e non sei arrabbiata per tutto quello che ti ho fatto?”
“Arrabbiata?”
scosse la testa “non c’è nulla che sperassi di
sentire più di quelle parole!”
“Quindi…mi hai capito?”
“Ogni cosa”
“Davvero?”
“Davvero”
“Mia piccola Lamù…posso chiederti una cosa?” il suo tono era improvvisamente timido.
“Certo”
“Se mi consideri ancora tale…mi chiameresti… ‘tesoruccio’? ”
A questa richiesta la bella aliena quasi pianse, lo strinse a sé con tutta la sua dolcezza e sussurrò:
“Sì, sei il mio tesoruccio…”
“Oh, sì…non immagini quanto mi sia mancata quella parola…”
“Amoruccio mio…”
Ataru ricambiò l’abbraccio, stringendola delicatamente fra le braccia e scaldandola col calore del suo petto.
L’aria della sera si fece a poco a poco più fredda e si udì il fragore di un tuono nel silenzio della notte.
Lamù fu scossa da un fremito.
“Meglio che andiamo dentro, sta per piovere” fece notare Ataru aiutandola ad alzarsi da terra.
Lamù si tirò su e tornò di nuovo fra le sue braccia.
“Hai inserito il pilota automatico?” domandò vedendo l’astronave di nuovo a terra.
“Già”
“Allora
parcheggiala lì dentro, altrimenti si bagnerà” e
così dicendo spinse un bottone accanto alla porta di casa e
dall’altra parte si aprì un portellone e ne emerse un
immenso spazio chiuso dove c’erano tutti i mezzi di trasporto
della famiglia di Lamù.
Ataru rimase a bocca aperta.
“E’ il garage” spiegò la oni.
“Accidenti! Vi trattate bene voi oni…”
“Ahahah, già!”
“Beh ci metto un attimo…”
La cucina e la sala principale non erano mai parse tanto calde ed accoglienti come in quel momento, notò il terrestre.
Lamù aveva preparato un caffè caldo e lo aveva servito ad Ataru che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Le mani
gli sudavano di nervosismo, nervosismo ed impazienza, impazienza e
felicità, così grande da fargli sentire quelle famose
farfalle nello stomaco che non aveva mai provato per nessuna, nemmeno
quando era fidanzato con Shinobu.
Bevve il
caffè senza nemmeno badare al sapore amarognolo e non appena
l’ebbe finito si alzò in piedi per portare la tazza in
cucina ma Lamù lo precedette e gliela tolse di mano.
Ataru
tossicchiò e quando la ragazza tornò dalla cucina le si
avvicinò e l’abbracciò ancora, cogliendola di
sorpresa. Tutto ciò era infatti nuovissimo per lei, lui non si
era mai scomodato a dimostrarle affetto prima di allora.
Fuori iniziava a piovere, la oni poteva vederlo attraverso la finestra che dava sul balcone, alle spalle di Ataru.
“Ti amo”
Quelle parole riecheggiarono per tutta la stanza, rompevano quel silenzio ovattato.
“Ti ho sempre amata”
Lamù pianse ancora, singhiozzando quasi impercettibilmente, stretta a lui.
Poco dopo
Ataru si staccò da lei, le prese il mento fra le dita e le
alzò il volto verso il suo. I loro sguardi si incontrarono in
maniera diretta per la prima volta. Entrambi erano arrossati e gonfi,
ma le loro labbra erano piegate in un sorriso radioso.
“So di aver fatto molti sbagli…e di non avertelo mai dimostrato ma…credimi è la verità”
“Non so come faccio a crederti dopo tutto quello che è successo, ma…”
“Ma…?”
“Ma ti credo, tesoro mio”
“E’
così bello sentirtelo dire…non ci speravo davvero
più… Perdonami… me ne stavo andando via da qui
pensando di fare il tuo bene…e invece non mi ero reso conto di
distruggerti soltanto… e allo stesso tempo di fare del male
anche a me stesso…”
“Ma come hai potuto pensare che sarei stata felice se te ne fossi andato via?”
“Perché sei uscita con Alec… credevo volessi dimenticarti di me…”
“Questo non potrebbe mai accadere, io non ti rimpiazzerei mai con nessun altro!”
“Sul serio?”
“Certo”
“E allora perché sei uscita con lui?”
“Pensa, prima ho avuto una discussione con Benten proprio riguardo a lui…”
“Benten? Che c’entra adesso Benten?”
“Alec
è un suo amico…o almeno lo era…lei molto
ingenuamente gli aveva proposto di rivolgersi a me per riparare alcune
parti della sua astronave, non sapendo che lo scopo di Alec era solo
quello di conquistarmi…ne era del tutto all’oscuro, era
mortificata quando gliel’ho detto”
“Quindi non ci sei uscita perché ti piaceva?”
“Ma no, assolutamente no, non mi piace affatto”
“Eri così bella Lamù…perché ti sei curata a quel modo per uscire con lui?”
“Perché volevo farti ingelosire…speravo così saresti tornato sulla tua decisione…”
“Eh? Ma come facevi a sapere che ti avrei seguito?” chiese sbigottito.
“Beh ormai ti conosco, non avresti permesso che lui mi mancasse di rispetto”
“Infatti…sono così scontato per te?”
“Beh tranne alcune cose…un libro aperto!”
Com’era bella, sorrideva, incantevole più di una fata.
“Quindi non ti interessava?”
“No carino, io sono solo tua!”
Ataru tempestò di baci il suo viso, fino a che indugiò a pochi centimetri dalle sue labbra.
Si
guardarono negli occhi per qualche istante, poi le mani di Ataru
scivolarono sulle spalle di Lamù, la cinse delicatamente, e
appoggiò le sue labbra su quelle della ragazza.
Scossa da
un brivido Lamù desiderò che il bacio durasse a lungo,
inclinò la testa all’indietro e ricambiò
l’abbraccio.
Ataru fu
felice della risposta, così continuò a baciarla, con
tanta dolcezza e con tanto amore, sentendosi finalmente se stesso,
libero di poter amare quella ragazza, per lui davvero unica.
Qualche
minuto dopo, mentre la pioggia cadeva fitta e si infrangeva sulla
terra, Ataru si staccò da lei e si inginocchiò,
prendendole le mani fra le sue.
*E’ il momento* pensò.
“Ataru?”
“Lo
so che siamo ancora giovani, ma… se c’è una cosa
che desidero con tutto me stesso è poter passare il resto della
mia vita accanto a te…” fece una pausa, quindi riprese
“dopo la scuola cercherò un lavoro e mi sistemerò
in un’altra casa… quando sarà possibile…
vorresti diventare mia moglie, Lamù?”
La ragazza rimase dapprima impietrita, convinta di non aver capito bene.
Un attimo
dopo, osservando Ataru che fremeva lì davanti a lei, sorrise,
lanciò un gridolino liberatorio e si gettò fra le sue
braccia.
“Lo
desidero con tutta me stessa! Sì! Sì! Sì! ”
il pianto e l’euforia erano ormai incontrollabili.
Ataru l’abbracciò, più felice che mai.
“E non farai più il cascamorto con le altre?”
“Mai più, lo giuro”
Lamù
gli prese il volto fra le mani e lo baciò. Il bacio fu dolce e
breve, ma quelli che seguirono si fecero sempre più intensi e
passionali, tanto che scatenarono un’eccitazione fortissima e
quasi fuori controllo.
Pochi istanti dopo Ataru la prese in braccio e i due si ritrovarono nella camera da letto di Lamù.
La ragazza gli tolse la giacca dalle spalle e lui l’abbracciò e la baciò ancora e ancora.
“Sono emozionata…” ammise la ragazza ad un certo punto, fermandosi di colpo.
“Non dirlo a me…”
“Ataru ti prego…”
“Stai
tranquilla piccola mia, sarò dolcissimo, te lo prometto”
la rassicurò accarezzandole amorevolmente il viso
“è la prima volta anche per me, non
dimenticarlo…”
La oni
sorrise, lo prese fra le braccia e lo fece appoggiare sul suo petto,
permettendogli così di sentire i battiti accelerati del suo
cuore.
Ataru
sorrise a sua volta e le accarezzò il ventre con la mano,
salendo poi a toccarle il viso una volta che ripresero a baciarsi.
L’ambiente
cominciava a farsi insopportabilmente caldo, il trasporto di quel
momento era per entrambi nuovo ed irresistibile, tanto che si
lasciarono andare, fondendosi l’un con l’altra, unendosi,
corpo e anima.
Il
ticchettio frenetico e insistente della pioggia si era trasformato,
gradualmente, nel soffice e silenzioso fioccare della neve, fresca e
leggerissima.
La notte era ancora buia e nuvolosa, il vento soffiava gelido sul pianeta Uru e Nimayoho non si vedeva.
Lamù
e Ataru erano sdraiati sul letto della oni, l’una nelle braccia
dell’altro, mezzi addormentati ma ancora consci.
“Hai freddo?” chiese il ragazzo quando Lamù tremò.
“Un po’ sì, a dire la verità”
“Vieni vicino a me allora, sotto le coperte”
Alzò
le coltri verso l’alto e con una mano aiutò la bella oni a
raggiungerlo al caldo. Il corpo nudo e infreddolito di Lamù
trovò il tepore del lenzuolo e lasciò che il calore
intenso e quasi ustionante di Ataru e del letto l’avvolgessero.
Si strinse a lui, posizionando il capo nell’incavo della spalla destra.
Ataru le
baciò la testa e prese ad accarezzare prima i lunghi capelli
color smeraldo e poi la morbida schiena levigata di Lamù.
“Lo avresti mai immaginato che sarebbe andata così?”
“No” rispose assonnata “ma ci speravo”
“Gia. Anch’io”
“Cosa diremo a tutti?”
“La verità, basta nascondermi”
“Ragionevole”
“Pensiamoci
domani, questa notte non è finita ed è tutta per noi,
soltanto nostra, non pensiamo a nient’altro”
Lamù
si strinse ancora di più contro il corpo nudo di Ataru e
appoggiò la testa sul petto, sorridendo mentre si preparava a
cadere nel sonno.
“Ci saranno altre notti come questa?”
“Certamente, abbiamo tutta una vita”
“Ho paura che domani, quando mi sveglierò tu sarai di nuovo il solito Ataru…”
“Non dirlo piccola mia, quell’Ataru non esiste più”
“Giuramelo, ti prego…”
“Te lo giuro”
Lamù sorrise e si strinse ancora di più al suo amato.
“Lo sai, non sono mai stata tanto felice in vita mia…”
“Nemmeno io, amore”
“Ti amo tesoruccio mio!”
“Ti amo anch’io, Lamù”
E dopo
averla accarezzata ancora un po’ Ataru scivolò nel sonno
poco dopo di lei, stringendo a sé la bella oni, sperando
così che nulla, nemmeno il pallido bagliore di Nimayoho nascosto
dietro le nuvole dense e scure, o nessuno, neppure il più
carismatico degli abitanti dell’universo, potesse portargliela
via.
Ora che
si erano ritrovati lui non l’avrebbe lasciata mai più, se
ne sarebbe preso cura e sarebbe diventata il centro del suo mondo.
Ataru le
sarebbe rimasto accanto fino alla fine dei suoi giorni e avrebbe fatto
del suo meglio per farla sentire una principessa, e un dì non
lontano l’avrebbe sposata.
Guardò l’oblò osservando il cielo attraverso di esso e sottovoce mormorò:
“Ho
mantenuto la mia promessa, adesso mamma e papà saranno felici
per sempre, ma non ce l’avrei mai fatta senza di te…
grazie di tutto, piccola Imo-chan!”
Prima che
i suoi sensi si acquietassero per il riposo notturno, Ataru
versò una lacrima, una lacrima di pura felicità.
Ce l’aveva fatta, finalmente.
Ormai il
testardissimo e orgoglioso tesoruccio di Lamù era davvero
felice, non solo di aver finalmente dichiarato i suoi sentimenti alla
donna amata, ma anche, e soprattutto, di aver messo la testa a posto!
FINE
***************L’angolo di Amy****************
Ma ciao gente!
Ecco
qui che la storia si conclude, cala il sipario e con esso le mie
lacrime…prendetemi pure per scema ma…sono sinceramente
commossa, questa fanfiction è per me è stata davvero
molto importante! Me piange ç__ç
Grazie
mille a voi che mi avete seguito, più o meno appassionatamente,
per tutto il corso della storia, spero tanto che il mio
‘lavoro’ sia stato di vostro gradimento e spero di
rivedervi a commentare la mia prossima fanfiction su Urusei Yatsura.
Grazie a:
>Andy:
un altro Lamù-dipendente che mia fornito un consiglio molto
prezioso per perfezionare la lettera di Ataru e l’epilogo della
fanfiction;
>Peanuts: un altro ‘fan’ affezionato, disposto a seguire la mia strampalata storia;
>Achille: l’anti-Ataru per eccellenza, sincero ed onesto, sempre e comunque;
>Lory:
la mia migliore amica, per avermi aiutata con l’html in cui sono
negata e soprattutto per avermi sostenuta pur non conoscendo bene la
saga originale;
>Antonio:
il ‘tesoruccio’ della questione, per avermi indirettamente
ispirato questa fanfiction parzialmente autobiografica…per
fortuna è andata bene, Ataru!
Grazie di tutto amci.
Vi abbraccio e vi faccio i miei auguri,
alla prossima,
Amy Dickinson
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