Nanaban Hana: I sette fiori insanguinati – Il risveglio

di SunVenice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Via dall'inferno! ***
Capitolo 2: *** Niente scuse! ***
Capitolo 3: *** Fine dei giochi!! ***
Capitolo 4: *** Vedendo Itokosan ***
Capitolo 5: *** Ognuno per conto proprio! ***
Capitolo 6: *** Colei che Vede senza vedere ***
Capitolo 7: *** Ninja da Taijutsu ***
Capitolo 8: *** Kiishimugan ***
Capitolo 9: *** Una Falena ***
Capitolo 10: *** Ti troverò, Trovami, Ti ho trovata ***
Capitolo 11: *** Bugiardo ed Ingannevole ***
Capitolo 12: *** Fiducia ***
Capitolo 13: *** Non umano ***
Capitolo 14: *** Non Guardarmi ***
Capitolo 15: *** Amici ***
Capitolo 16: *** Talento ***
Capitolo 17: *** Mai più ***
Capitolo 18: *** Qualcuno per cui uccidere ***
Capitolo 19: *** La Squadra ***
Capitolo 20: *** Fratello ***
Capitolo 21: *** Famiglia ***
Capitolo 22: *** Amore e Odio ***
Capitolo 23: *** Verità svelate ***
Capitolo 24: *** Verso il Baratro ***



Capitolo 1
*** Via dall'inferno! ***


Attenzione! Questa Fanfiction è tratta da un fanmanga pubblicato su Deviantart coperto da copyright, ma tengo a precisare che il suddetto fumetto è una mia creazione, essendone l’autrice. Se avete qualche dubbio provate a contattarmi sul sito del fanmanga in questione, vi darò conferma anche lì.

 

Prologo

 

Quanto fa freddo in questo posto…

[Chissà dove sono poi?]

E’ tutto buio non vedo nulla

[Non vedo nessuno]

Sento tante persone che mi osservano, ma non so cosa vogliano da me.

Ho paura.

[Tantissima]

Non riesco a capire…

“No”

Perché non mi fanno andare via?

“Andate via!”

Perché non mi lasciano sola?

“Voglio la mia mamma!”

Perché non me la lasciate incontrare?

“Voglio il mio papà!”

Perché non me lo lasciate raggiungere?

“Mamma! Papa!..”

Sono davvero così cattiva?

Non merito neppure un poco di sollievo?

Se non posso andare né dalla mamma né da papà, allora lasciatemeLa incontrare!

Itokosan!”

 Gliel’ho promesso!

Ho promesso che ci saremmo riviste!

Sono sicura che se non mantengo la parola Lei piangerà!

Lei non merita di piangere!

“Rivoglio la mia Itokosan!!!”

Vi prego lasciatemi andare da Lei!!!

 

Capitolo 1: Via dall’inferno!

 

Apro gli occhi, mentre il mio corpo cade indolenzito sulla grata umida della mia vasca.

Sento le ginocchia pesanti e le gambe tremanti.

Mi rialzo a fatica, sentendo la pelle dei miei arti inferiori che si stacca dalla superficie reticolata della mia gabbia di vetro.

Barcollo leggermente. E’ difficile ritornare a camminare senza più quello strano liquido a sostenermi e a farmi galleggiare.

Le mie mani bianche poggiano sua superficie liscia del vetro che mi divide dal mondo esterno.

Il riflesso leggermente sfocato della mia figura è la prima cosa che il mio solo occhio sinistro incontra, per poi cercare di indagare oltre la lastra.

Sangue.

Tanto, tanto sangue.

E in mezzo a quel sangue stanno tante persone che però non so riconoscere.

Il rumore della porta automatica della mia vasca mi fa voltare: quella parte trasparente provvista di una chiusura speciale ora è aperta.

Che strano però.

Non si era mai aperta senza qualcuno che la sbloccasse da fuori…

Mi avvicino timorosa all’uscita della mia cella di vetro e faccio capolino oltre il portello con la testa, sbirciando fuori.

Come immaginavo sono morti tutti.

Mi guardo attorno mettendo finalmente piede sul pavimento bianco e polveroso d quel posto: ci sono almeno una decina di corpi esanimi a terra, ricoperti di sangue rappreso e di ferite, con i camici strappati.

Morti…tutti.” Sussurro stentando a crederlo, quasi saggiando con la lingua il suono delle mie stesse parole. Ho la bocca impastata.

Compio un primo passo verso la porta sfasciata di quella stanzetta a me assegnata, ma il mio piede si immerge in qualcosa di freddo liquido e leggermente viscoso.

Abbasso lo sguardo e solo allora mi accorgo che anche il pavimento è inondato di sangue,  in modo tale che solo una piccola parte attorno alla mia vasca cilindrica sia lasciata libera da quel liquido dall’odore acre e dolciastro.

Ora ho le piante dei piedi rosse, ma non importa: quest’odore mi è anche fin troppo famigliare.

Con pochi passi raggiungo la porta e la sorpasso guardando la scritta sullo stipite destra della porta, intatta come me la ricordavo e miracolosamente pulita:

 

MR-03

 

La guardo un paio di secondi per poi continuare la mia avanzata nel corridoio principale, altrettanto pieno di cadaveri, scorrendo intanto le altre sigle presenti accanto alle porte delle altre stanze.

Le Loro Stanze.

La VN-08 è quella peggiore di tutte: piena di vetri e con il doppio di cadaveri presenti all’interno rispetto alla mia.

La S-09 invece è la più pulita. Dentro ci sono solo due persone morte, ma la vasca circolare provvista di catene sospesa in aria è sfasciata e piena di crepe.

La L-04 e la C-05 sono esattamente l’opposto l’una dell’altra pur essendo vicine tra loro: sono entrambe ordinate e con le vasche intatte, ma mentre la prima è completamente allagata da tantissima acqua, la seconda è piena di bruciature e macchie di fuliggine qua e là sulle pareti.

“Strano però…” sussurro continuando a camminare alla ricerca della successiva stanza: la Sua.

Passo davanti alla stanza  AO-02, però non mi fermo a guardarci dentro, anche perché la porta è ancora sbarrata o almeno sembra ben chiusa.

Poi la vedo: la stanza P-01. Mi avvicino alla porta e la apro con una lieve spinta, lasciando che l’uscio sfasciato si apra da solo.

Stessa scena.

Ci sono due persone morte ai piedi della vasca cilindrica uguale alla mia : un uomo e una donna.

Ma quando il mio occhio sinistro focalizza l’immagine della vasca non riesco a non avvicinarmi a bocca spalancata.

I miei piedi poggiano sulla superficie piatta e stranamente pulita della stanza mentre alcune ultime gocce del liquido amniotico che sta ancora attaccato al mio corpo e ai miei capelli cade sul pavimento sotto forma di piccole gocce.

Una lacrima mi scorre sulla guancia.

Ma…” sussurro spaesata, non capendo “…dov’è Itokosan?”

Continuo a guardare quella prigione di vetro emettere dalla sua grata delle piccole bollicine.

“La sua vasca é…” continuo con un nodo alla gola che quasi mi impedisce di parlare “…vuota.”

Poggio una mano sulla superficie liscia della lastra di vetro davanti a me.

[Voglio sapere..cos’è successo.]

Chiudo il mio occhio sinistro lasciando che le immagini affluiscano liberamente dalla vasca a me…

Un immagine mi entra nella mente come un lampo.

Mi basta, non mi serve molto per capire cos’è successo.

Ora sono felice. So la verità.

Comincio a ridacchiare mentre resto sempre in quella posizione.

“Lo sapevo…” sussurro divertita riaprendo l’occhio “…ci sei riuscita.”[sei fuggita]

Resterei lì tuta la vita se solo potessi. Rimarrei lì davanti alla vasca di Itokosan solo per rivedere quelle immagini.

“Allora, hai finito?” una voce spazientita parla dietro di me.

Riconosco questa voce, l’ho già sentita prima.

Mi volto.

Davanti a me sta una bambina con due code che le raccolgono i capelli biondi sporchi, chiaramente tagliati molto male, ha addosso un camice uguale al mio, è sporca in viso e sulle gambe di terra e i suoi occhi [verdi] sono arrabbiati [eppure distaccati e tanto tristi].

Mi guarda ancora per qualche istante per poi continuare a dirmi:

“Sbrighiamoci ad uscire da questo inferno”

Io continuo a guardarla: per un attimo non la riconosco ma poi comincio a ricordare e un nome affiora dalla mia mente:

Coco-san” dico il suo nome sorpresa.

Come mai è qui? Credevo che la sua cella fosse ancora serrata.

Poi sorrido.

Non importa.

L’importante è che anche lei sia uscita.

“Sei sporca.” Dico divertita alludendo allo stato dei suoi vestiti.

Lei sbuffa sbattendo una mano sulla camiciola polverosa che ha addosso.

“Lo so.” Bofonchia chiudendo gli occhi.

Poi n apre uno e per un attimo mi sembra che abbia lanciato uno sguardo preoccupato ai due cadaveri sul pavimento.

“Lo hai fatto tu…questo casino?”

La sua domanda rimbomba nella stanza arrivando come una spruzzata d’acqua gelida: in effetti non mi ero accorta che le due persone fossero tanto coperte di sangue, ma , anche se io avrei potuto fare di peggio, non era opera mia.

No…” rispondo “…è stata Itokosan, a quanto pare è scappata.” Poi indico la vasca dietro di me:

“La sua vasca è vuota” ripeto con fare ovvio.

“Io non credo.” Mi risponde Coco-san.

Perché mai? Mi chiedo mentre la guardo con fare interrogativo.

Lei sembra però aver intuito la mia perplessità e si giustifica subito, sempre con quell’espressione matura e severa in volto. Dalla mano chiusa a pugno tira fuori un foglietto accartocciato e lentamente lo allarga.

“Ci avrebbe svegliato se l’avesse fatto, invece di andarsene lasciandoci qui.”

Ora il foglio è spiegato e tenuto da due dita di Coco-san, che me lo mostra.

“E poi ho trovato anche questo.“

Io rimango un poco confusa nel vedere il disegnino tracciato sopra: una specie di spirale con una sorta di becco finale .

“Ti dice niente questo simbolo?” mi chiede Coco-san, ma io non ne ho la minima idea.

Nella stanza cade il silenzio assoluto: non so cosa dire, non avevo mai visto quel simbolino anche se mi faceva venire in mente una foglia.

Alla fine non ce la faccio a rimanere ancora in silenzio a spremermi le meningi e le rispondo:

“No, perché? Dovrei?”

La vede rimanere allibita.

[Uffa, come al solito la sto facendo arrabbiare.]

“Non sei cambiata di una virgola…Moriko” sbuffa interdetta con una vena pulsante in testa, dicendo il mio nome con leggero rimprovero.

[Mi dispiace per averla fatta arrabbiare, ma non volevo.]

 Quello…” dice indicando con un dito il pezzo di carta “è il simbolo di Konoha, il villaggio della Foglia.”

Konoha…Foglia…perché mi sembrano così famigliari?

“È il luogo dove è nata la madre della Prima cugina.”

[Ora ricordo…Itokosan me ne parlava spesso, quando eravamo in cella insieme…come ho fatto a scordarmene?]

“Forse la prima cugina è stata mandata proprio lì…” dice guardando pensierosa il pezzo di carta ”e questo dovrebbe essere suo.”

Per qualche istante guardo ancora quel piccolo foglietto, in effetti il simbolo sembra essere stato scritto di fretta e disegnato  anche molto male.

Questo vuol dire che Itokosan sapeva che noi l’avremmo trovato.

[E adesso ci sta aspettando.]

So perché Coco-san mi ha fatto vedere questo foglio.

[Forse è addirittura rimasta nella sua cella ad aspettarmi per dirmelo]

È preoccupata.

[E come al solito non lo ammette]

Sorrido.

Coco-san?” chiedo attirando la sua attenzione, ma so bene che lei ha già capito cosa voglio dirle.

La guardo sorridendo gentile con l’occhio verde brillante che adesso non ha paura di incontrare gli altri suoi.

“Andiamo a cercare Itokosan.”

 

                                                                                                                                             Continua….

 

 

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Capitolo 2
*** Niente scuse! ***


Eccomi qui con il secondo capitolo! Su deviantart non ho ancora aggiornato la storia, ma lo far presto, sto ancora lavorando alle pagine!

Ho molto gradito la recensione di Hebe! Grazie! Ti prometto che questa storia non ti deluderà affatto!

 

 

Capitolo 2: Niente scuse!

 

 

[Sasuke non è ancora arrivato….

Ormai nello stadio non si sentono altro che le lamentele degli spettatori infastiditi dal suo ritardo

Sasuke dove sei?

Perché non sei ancora arrivato?

Cosa ti è successo?

Non sarà che…?]

Sposto velocemente lo sguardo su Ino seduta accanto a me tra gli spalti.

[Anche lei è preoccupata.

Ma non come lo sono io…lei non sa.

Io invece so fin troppo. So bene cosa potrebbe aver fermato Sasuke dal presentarsi all’Esame dei Chuunin.

Il Segno maledetto di Orochimaru.

Se solo avessi parlato all’Hogake di quel marchio fin dall’inizio, se solo Sasuke non mi avesse ordinato di stare zitta e di non dire niente alla commissione d’esame…

Forse ora lui sarebbe qui…

E  invece adesso, lui potrebbe addirittura essere….]

Serro gli occhi con forza.

[No.

Non devo pensarci.

Sasuke ha una tempra molto forte.

Lui non morirà.

Lui non deve morire.

Non lui.

Sasuke…dove sei?]

 

 

Poco lontano tra le fitte boscaglie che circondano le mura di Konoha, due ombre veloci e saettanti saltano da un ramo all’altro una accanto all’altra per pi dividersi all’improvviso.

Una risatina echeggia per il bosco proprio in quel momento, giungendo alle orecchie di jonin dai capelli argentati.

Sasuke guardò il suo maestro rallentare considerevolmente la sua avanzata, spingendolo a rallentare a sua volta per capire cosa stesse facendo.

Il giovane Uchiha vide la fronte di Kakashi-sesei corrugarsi e gli occhi farsi sottili e penetranti.

Rimase in quello stato per molto tempo senza mai smettere di saltare da un ramo all’altro della selva da percorrere.

Qualcosa l’ha turbato, pensò Sasuke senza perderlo d’occhio un momento.

Poi, preso un poco di coraggio e, forse anche un poco spazientito dal silenzio e dalla tensione creatasi, richiamò l’attenzione del ninja più esperto.

Kakashi-sensei?”

Dovette aspettare che avessero compiuto insieme un altro paio di salti per ottenere risposta. Ma quando la ebbe, si ritrovò a pensare con stizza che sarebbe stato meglio non saperlo.

“Qualcuno ci segue.” Gli aveva risposto kakashi-sensei e lui sbalordito, aveva sbarrato gli occhi sorpreso.

Possibile che non abbia percepito nulla!? Fu il suo primo pensiero.

Successivamente l’irritazione fece spazio alla preoccupazione: chi mai avrebbe avuto interesse a seguirli.

Nemici?

Gaara?

Probabilmente sì. E ciò non gli piaceva affatto.

Era talmente immerso nei propri pensieri, che quasi non si accorse del segno muto che gli fece il suo maestro con la mano per dirgli di scendere su un ramo.

Appena scesi sull’albero Kakashi infilò la mano destra nella sacca legata dietro la schiena, forse per contare le armi a loro disposizione.

Brutto segno.

“Tranquillo, pare sia da solo e che non abbia intenzione di attaccarci, altrimenti l’avrebbe già fatto.” Spiegò velocemente il Jonin alzandosi dalla posizione accovacciata in cui era.

Tuttavia…” disse voltandosi prima verso la direzione dal quale erano giunti e poi verso Sasuke, in allerta.

“è maleducazione pedinare le persone, non credi Sasuke?”

A quelle parole l’Uchiha sorrise.

Sempre il solito: non smette mai di fare sarcasmo.

“Ok, sensei, aspettiamolo.”

Si misero ad osservare nella direzione dalla quale erano giunti loro poco fa, uno con le mani in tasca come su solito, l’altro inginocchiato per terra pronto ad attivare lo Sharingan se necessario.

Kakashi sapeva che l’inseguitore era vicino, percepiva chiaramente la presenza di una notevole quantità di chakra e la sgradevole sensazione di essere osservato che gli solleticava il collo.

“Avanti esci fuori. Non abbiamo intenzione di attaccar briga.” Disse quasi bonario guardando sempre davanti a se.

A quelle parole Sasuke si sorprese un po’: Kakashi-sensei che rassicurava un possibile nemico?

Non poté ribattere alla frase del maestro perché dalla sua destra, oltre il maestro Kakashi, udì provenire un leggero  ‘Tap’, segnale che qualcuno si era avvicinato a loro.

Il giovane Uchiha scattò in piedi come se fosse stato appena scottato, seguendo l’esempio del sensei che si era voltato in quella direzione.

Davanti a loro, probabilmente spuntata da dietro il tronco dell’albero sul cui ramo si erano fermati, era apparsa una ragazzina, una bambina, dai capelli biondi legati in due code disordinate e con gli occhi verdi e seri semi-coperti  da una frangetta che le copriva il naso, incorniciando le gote quasi come un casco. Teneva le braccia conserte,  guardandoli con un poco di astio, ed indossava solo una maglietta gialla a collo alto sbracciata con una linea nera al centro, probabilmente troppo larga per lei, visto che sembrava avere addosso un vestito che le andava a coprire appena sopra l’inizio delle sue gambette esili. Sotto la maglietta, si vedeva chiaramente che stava indossando un pantaloncino a rete lungo appena sopra le ginocchia e ai piedi, cosa che stupì Kakashi, calzava dei sandali ninja.

Come’era possibile?

Da come si presentava ai suoi occhi, la ragazzina doveva avere si e no 11 anni o meno, non avrebbe potuto essere un ninja.

Eppure gli aveva seguiti per un notevole tratto per poi comparire a loro da una direzione totalmente opposta a quella che pensavano.

Non portava insieme a un coprifronte, quindi non aveva conseguito l’esame per diventare genin, oppure lo aveva perduto.

Quella strana bambina, che ora camminava verso di loro, non sembrava avere intenzioni ostili, ma neanche amichevoli ,e questo lo metteva in allarme. 

“Sono uscita, contenti?” disse la biondina quasi scocciata per poi fermarsi a pochi metri da loro, mentre una folata di vento le scompigliava i capelli trasportando con sé alcune foglie degli alberi, rendendo la sua apparizione ancora più inquietante di quanto non lo fosse già.

“Allora?” disse infine quasi a voler chiedere cosa volessero dirle adesso che era uscita allo scoperto come richiesto.

Aveva smesso di avanzare, ma ancora il vento non smetteva d’ingarbugliarle i capelli, muovendoli come se fossero stati dei serpenti…

….

Un momento…il vento aveva smesso di alitare.

Il jonin dai capelli argentati focalizzò sui capelli della biondina, ma si accorse che il vento aveva ricominciato a spirare tra i rami della foresta.

Che stranopensòper un attimo, mi era sembrato che i suoi capelli si muovessero da soli.

Proprio mentre formulava questo pensiero successe una cosa strana: la bambina si portò si scatto entrambe le mani ai capelli, proteggendo le due code laterali dall’azione del vento…o fermandole.

“Tsk…non ora…” sussurrò infastidita chiudendo gli occhi per poi aprirne uno solo.

Sasuke si rivolse a Kakashi, mantenendo il tono di voce sufficientemente basso per non essere udito dalla nuova figura apparsa:

“Sensei…” disse corrugando la fronte “…chi è questa qui? La conoscete?”

Non gli piaceva l’aspetto della nuova arrivata. Tutto quello che diceva (poche parole, ma troppo provocatorie), il modo in cui si comportava non gli dicevano nulla di buono.

“Non ne ho idea.” Fu la risposta che ricevette dal suo maestro.

Si voltò per ricevere conferma di quella risposta, che gli sembrava ancora più preoccupante della presenza della ragazzina.

Se però si fosse concentrato sul volto della biondina, e non su quello del proprio sensei, avrebbe notato che l’occhio aperto dalla ragazzina, fisso su di loro, era diventato vitreo e della pupilla, prima ben visibile nella sua nerezza, era rimasta solo una leggera ombra immersa nella cornea verde chiara.

“Un ragazzino con Fulmine e Fuoco…” risuonò tra gli alberi la voce della biondina, facendo voltare allarmato Sasuke e sbarrare gli occhi ad un Kakashi sbalordito “…ed un mezzo vecchietto con Fulmine, Terra …”

La ragazza dalle codine si fermò un attimo, l’occhio era tornato improvvisamente normale, facendo una smorfia quasi di disgusto alle ultime parole che doveva pronunciare ”…e Acqua”

Questa ragazza…! Pensò quasi spaventato Kakashi  Conosce gli attributi del nostro chakra!

“Ah…” aggiunse poi aprendo anche l’altro occhio, con fare quasi palese indicandogli con una mano “dimenticavo…avete entrambi un dojutsu.

Lo Sharingan!  Pensò allarmato Sasuke  Sa anche dello Sharingan!

Il Jonin si costrinse a sorridere, distendendo un po’ a fatica i nervi ormai tesi dalle parole poco rassicuranti della ragazza.

“Complimenti, come hai fatto a capire tutte queste cose di noi? Ci hai forse spiato?” chiese assottigliando l’occhio visibili in un’espressione gentile.

L’altra fece le spallucce: “Più o meno.”

“Non è una risposta” precisò Kakashi mantenendo l’espressione serena che si era prefissato di mantenere

“Fatti tuoi, nonnetto.” Fu la risposta schietta della ragazzina.

A quello scambio di battute piuttosto singolare aveva fatto da breve spettatore un Sasuke piuttosto attonito ed incredulo.

Non gli andava a genio che quella bambinetta spuntasse da chissà dove per prenderli in gir in quella maniera.

No! Non poteva accettarlo!

Lentamente, mise una mano nella sacca legata alla suo divisa, estraendo pian piano un kunai senza che la bionda se ne accorgesse.

“Ad ogni modo…” continuò a parlare ignara la ragazza “…voi siete di Konoha, vero?” chiese indicando il copri fronte di Kakashi che annuì senza dire nulla.

“Sapreste dirmi da che parte si trova?”

Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante tra i due, rotto prontamente dalla voce furente di Sasuke, lanciatosi a kunai sprangato verso la ragazza.

“E tu aspetti che te lo diciamo??!!” urlò cercando di colpirla con un fendente al torace.

Dopo un attimo di smarrimento, questa però fece appena in tempo a scansare i colpo indietreggiando fino al tronco dell’albero, appongiandovisi con gli occhi sottili e minacciosi.

“Prova a rifarlo…” sibilò con gli occhi che luccicavano di una luce sinistra “…e ti assicuro che la prossima volta non sarò così disposta solo a scansare il colpo.”

Sasuke sorrise beffardo “A chi credi di far paura, bambinetta?!” disse preparandosi a colpire nuovamente.

Bambinetta??!!  Pensò irritata la ragazza, staccandosi dal tronco e guardandola ora più furiosa che mai.

Il vento ricominciò a soffiare facendo in modo che i capelli della ragazza sembrassero  mille tentacoli sottilissimi che vorticavano in modo sinistro.

Kakashi rimase immobile di fronte all’impressione che i suoi capelli si stessero muovendo ancora da soli.

Anche Sasuke rimase paralizzato, non tanto per la figura dell ragazza, ma per il chakra che stava sentendo: era…grande.

“Io sono Coco Kumogiko…” dichiarò Coco quando il vento si fermò assieme ai suoi capelli “…sono un ninja…non una bambinetta.”

Tsk…” disse Sasuke ritrovando la sua solita freddezza e sicurezza “e tu speri di farmi stare zitto sfoggiando il tuo vero nome…?” la derise preparandosi a dire l’ultima parola, prendendo una piccola pausa per enfatizzarne la pronuncia.

Coco spalancò gli occhi: se quello scarto aveva intenzione di dire quello che lei pensava era morto.

Anche Kakashi intuì quello che il suo allievo stava per dire, ma non fu abbastanza veloce per raggiungerlo e zittirlo con una mano sulla bocca.

Cocca..?”

La goccia che fece traboccare il vaso, aveva involontariamente causato la caduta di molti più recipienti, causando qualcosa di più di una semplice pozzanghera.

Fu un attimo.

Un attimo nel quale Coco si lanciò su Sasuke con una mano contratta, come se stesse per artigliarlo, attorniata da scariche elettriche di media intensità, a giudicare dai crepiti che Kakashi udì.

La mano della ragazzina colpì solo la corteccia del ramo, provocando un solco di notevole profondità, del quale, fortunatamente, Sasuke non fece parte grazie alla sua prontezza di riflessi ed alla sua velocità nell’indietreggiare.

Si affiancò al suo sensei, forse un poco spaventato dall’improvviso cambiamento della biondina.

“Non avresti dovuto, Sasuke.” Fu l’ammonimento di Kakashi al suo allievo.

Ora la figura di Coco era molto simile a quella di un gatto accovacciato, seduto, ma con le gambe pronte a dargli lo slancio necessario per un nuovo attacco.

Nessuno…” sussurrò a malapena la ragazza “…può sperare…di farla franca…dopo avermi dato…un nomignolo del genere…

Alzò il proprio volto: i suoi occhi erano, se possibile, diventati ancor più sottili e minacciosi di prima.

La situazione sta degenerando… pensò preoccupato Kakashi nel vedere la nuova espressione di Coco.

Era quasi…inumana.

Il Jonin si accigliò facendo scivolare un piede all’indietro.

Sasuke…” richiamò l’attenzione del suo allievo, che lo guardò con la coda dell’occhio

“Al mio segnale…scappiamo alla nostra sinistra…” sussurrò per non farsi sentire dalla biondina.

L’altro annuì.

Se anche Kakashi-sensei ha deciso di battere in ritirata, non c’è d stare tranquilli.

Intanto Coco era ancora lì, immobile, quasi ringhiante e con le labbra contratte in una smorfia quasi animalesca…

E dire che quando si è mostrata a noi pareva quasi una bambola di porcellana. Pensò  Kakashi.

Senza preavviso la ragazzina si lanciò verso di loro a notevole velocità.

Fu in quel momento che Sasuke udì il suo maestro urlargli:

“ORA!”, intimandogli così di fuggire nella direzione prescelta.

I due ninja fecero appena in tempo a sentire dietro di loro il suono del ramo che si spezzava in tante schegge, prima di cominciare la loro fuga da quella specie di demone biondo.

“Kakashi -sensei! Che facciamo adesso?” chiese Sasuke nella più totale confusione.

“Non possiamo permetterci di affrontare uno scontro diretto prima dell’esame per diventare Chuunin, dobbiamo fare in modo di seminarla…” disse il jonin prima di essere interrotto dalla visione della ragazza che si lanciava su Sasuke son entrambe le mani percorse da scariche elettriche.

“Attento!” disse prontamente, riuscendo a far sì che l’allievo si spostasse appena in tempo per non esser colpita dalla ragazza. Questa atterrò con uno scoppio assordante su una roccia del sottobosco, che divenne immediatamente un insieme di piccolo detriti sassosi.

Fu in quel momento che Kakashi, vedendo nella posizione della ragazza, girata di spalle, un’occasione vantaggiosa, si premurò di formare il più velocemente possibile, dopo aver scoperto lo sharingan, i sigilli di una tecnica.

Si portò due dita della mano sinistra alla bocca scoperta un attimo dalla maschera urlando:

Suiton, Mizurappa!*”

Quelle parole fecero voltare Coco spaventata, ma tutto quello che vide fu un enorme getto d’acqua lanciatale addosso che la spinse con forza verso un albero.

Quando la sua schiena colpì la dura corteccia del tronco le si mozzò il respiro e cadde annaspante a terra.

I due ninja le si pararono davanti, in silenzio, aspettando che si rialzasse.

“Voi due…” sibilò con voce tetra “morirete qui…

Sasuke si sentì il sangue gelarglisi nelle vene e Kakashi ebbe un motivo più per non smettere di non preoccuparsi.

“Per quello che il moccioso mi ha detto….”si aggrappò all’albero squadrandoli nuovamente con i propri occhi verdi e taglienti “Non ci sono scuse!!”

Quello fu il momento in cui Sasuke e Kakashi capirono di trovarsi di fronte ad una macchina per uccidere…loro.

 

                                                                                                                            

                                                                                                                                             Continua….

* Suiton, Mizurappa: Arte dell'acqua, Onda d'Urto acquatica.

 

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Capitolo 3
*** Fine dei giochi!! ***


Salve ecco a voi il terzo capitolo, spero che vi piaccia!! Recensite!!

 

Capitolo 3: Fine dei giochi

 

“Voi due…” sibilò Coco con voce tetra “morirete qui…

Sasuke si sentì il sangue gelarglisi nelle vene e Kakashi ebbe un motivo più per non smettere di non preoccuparsi.

“Per quello che il moccioso mi ha detto….”si aggrappò all’albero squadrandoli nuovamente con i propri occhi verdi e taglienti “Non ci sono scuse!!”

 

Dall’alto di un albero una figura osservava pensierosa la scena, nascosta all’ombra di una fitta fronda, con la quale sembrava fondersi.

La situazione sta degenerando, pensò imbronciata, Coco-san sta perdendo il controllo.

Rimase ancora qualche istante ad osservare i due ninja schivare un altro attacco della biondina per poi focalizzare meglio l’immagine dell’altra.

Dovrei intervenire?

…..

Sorrise

No…la farò divertire ancora un po’.

 

Sasuke era stanchissimo. Ormai aveva la respirazione accelerata ed il cuore che gli rimbombava nelle orecchie.

E tutto nel giro di pochi secondi…pensò arrabbiato e spaventato al tempo stesso

Come diavolo fa ad essere così veloce?

Kakashi però sembrava ancora in forze, perché invece Sasuke sentiva un sudore freddo scendergli lungo la schiena?

Questa ragazzina…pensò…non è normale.

La guardò in viso studiando attentamente la sua espressione infuriata

Ha indubbiamente una grande quantità di chakra a sua disposizione, è riuscita addirittura a scoprire gli attributi del nostro, per non parlare dello Sharingan gli occhi gli si assottigliarono..E poi…sono convinto che questa non abbia le rotelle che girino nel verso giusto. Forse non avrei dovuto chiamarla in quel modo.

Intanto Kakashi si era messo, come il suo allievo del resto, in posizione difensiva, pronto a scattare da una parte nell’eventualità di un altro attacco.

La ragazza che aveva detto di chiamarsi Coco aveva reclamato le loro vite ed il perché, anche se sarebe parsa una stupidata, era stato un semplice soprannome.

Non va bene…pensò Kakashi guardando attorno le mani della loro avversaria riformarsi le scariche elettriche, che presagivano un imminente attacco…Se non escogitiamo qualcosa in fretta, non arriveremo mai in tempo all’esame dei Chuunin…

Sentì da sotto il suo coprifronte un formicolio all’occhio.

Forse dovrei usare lo Sharingan?

No…forse ho capito come neutralizzarla…  

Sasuke…” fece per dire, ma le sue parole vennero interrotte dal rumore delle scariche elettriche che si avvicinavano, accompagnate da un urlo adirato.

Capì subito quello che stava succedendo: Coco si era lanciato proprio in quell’istante verso di loro.

“VIA DI QUA!” urlò saltando di lato.

Sasuke, però, distratto dal breve richiamo del suo sensei, sprecò qualche secondo di troppo per uscire dal momentaneo stato confusionale che gli aveva causato quella veloce successioni di eventi.

Fece appena in tempo a saltare all’indietro, un attimo prima che la mano della biondina riuscisse a colpirlo in pieno, facendo in modo che, invece d’incontrare la stoffa che gli ricopriva il petto, le sue unghie incontrassero il terreno del sottobosco.

Ci fu una violenta esplosione che succedette il fallimento dell’attacco di Coco, che però, provocando un’onda d’urto, scagliò il giovane Uchiha tra le fronde di un albero.

Sasuke ebbe un attimo di smarrimento, ritrovandosi in mezzo alle foglie ed a rami leggermente scheggiati: l’onda d’urto lo aveva colpito proprio in pieno petto, mozzandogli il fiato.

Tossì un paio di volte prima di capire dove era finito e che la sua situazione non era per niente felice.

Fece per alzarsi al ramo, piuttosto alto, sul quale era finito, ma una sgradevole sensazione lo fece esitare: un brivido gli solleticò la base del collo, come se…qualcuno gli stesse alitando sul collo!

Si voltò di scatto, ma tutto quello che ottenne fu la vista del tronco dell’albero e di qualche foglia svolazzante.

“Maledette foglie…”sussurrò credendo che la causa di quella percezione fosse stata soltanto un foglia finita nel colletto della sua divisa, unita alla situazione nel quale si trovava

“Strano che sia proprio un ninja della Foglia a dire una cosa simile!”

Sasuke congelò. No gli serviva voltarsi per capire che aveva impiegato troppo tempo per decidere di alzarsi.

La bionda lo aveva raggiunto e, a giudicare dal suono scoppiettante che aveva accompagnato l’avvento della sua voce, era già pronta per colpirlo, questa volta in pieno.

Poi fu come vedere tutto quanto a rallentatore: era come se la sua testa si muovesse a scatti, mentre si voltava, come se le mani di Coco ci stessero mettendo un vita a raggiungere il suo viso.

Era forse quello che una persona provava un attimo prima della sua morte? Niente Flashback? Niente ricordi strappalacrime che ti portano a rimpiangere mille e mille cose nel giro di pochi secondi? Solo un posto in prima fila per vedere  gli ultimi momenti della tua esistenza mandati avanti a rallentatore?

Era come se la mente fosse vuota. La testa era leggera e neanche un pensiero coerente sembrava interrompere quella successione di immagini a scatto. Neanche il pensiero di suo fratello o della sua vendetta, disturbarono quel momento.

Un urlo lo riportò con la mente alla realtà.

SUITON!! MIZURAPPA!!*

Dopo quelle parole il mondo sembrò ricominciare a girare alla giusta velocità.

Sasuke vide Coco venire sbalzata di lato da una grande quantità d’acqua proveniente dalla sua sinistra.

Si voltò appena in tempo per vedere Kakashi-sensei rimettere la maschera al proprio posto da un ramo poco distante dal suo.

Avrebbe voluto ringraziarlo, ma quello saltò giù dal ramo dal quale era intervenuto, raggiungendo così la figura giacente di Coco sul terreno, evidentemente graffiata dal contatto troppo duro tra la sua pelle e la corteccia degli alberi sui quali era stata spinta.

Il moro seguì l’esempio del proprio sensei, ritrovandosi insieme a lui di fronte alla loro avversaria, ferita leggermente alle braccia e stesa a terra, tremante, ma non per il dolore.

DANN…DANNAT…I” fu il ringhio che Sasuke sentì provenire dalla biondina, che intanto si metteva in piedi lentamente.

Quando fu completamente ritta sulla schiena, il Jonin parlò:

“Non vogliamo combattere con te, mi dispiace che tu ti sia offesa per le parole del mio allievo, ma questo non mi sembra una ragione sufficiente per volere la nostra morte.” Sentenziò più serio che mai, mentre Coco pareva quasi non ascoltarlo, mentre stringeva in modo quasi spasmodico i pugni.

In quel momento a Sasuke fu quasi come rivedere la figura di Gaara guardarlo con fare omicida, mentre effettuava lo stesso gesto, interrompendo l’allenamento con Kakashi-sensei per migliorare il suo Chidori.

NON…NON MI…IN…TERESSANO…LE..SCUSE” disse quasi a fatica la bionda.

Sembra quasi in preda ad un raptus rabbioso…non credo riuscirò a farla ragionare.

Kakashi non vedeva altra via d’uscita, doveva fermarla o non sarebbero mai arrivati al villaggio.

Coco intanto aveva già riattivato la tecnica Raiton e dal modo in cui li guardava, non sembrava per niente intenzionata a cambiare idea.

“Basta così…Coco-san” si sentì dire da qualche parte nel bosco.

I due ninja si guardarono attorno spaesati, quella che avevano sentito non era la voce della loro avversaria.

Guardando però tra gli alberi, tra i cespugli, anche cercando di percepire la presenza di chakra nei paraggi, non ottennero alcuna indicazione sull’origine di quella voce.

Quando però riposarono lo sguardo su Coco, ottennero quello che cercavano.

Dietro quella che prima era stato il loro principale problema, ora stava una seconda figura, a loro totalmente estranea.

Una ragazza, dai capelli ricci e lunghi di un innaturale verde scuro, legati in una treccia laterale che le ricadeva sulla spalla sinistra, e dotata di un unico occhio visibile verde chiaro, stava ora dietro la biondina, con in mano un kunai posizionato dietro il collo di quest’ultima.

Era molto più alta di Coco, forse di una decina di centimetri o meno ed indossava anche lei vestiti tipici dei ninja: una maglietta a mezze maniche verde scura, forse troppo corta dato che le lasciava la pancia scoperta, ed un pantalone bianco tenuto fermo alla vita da una specie di cintura da samurai messa sottosopra e ai polpacci da dei lacci chiaramente improvvisati. Anche lei non aveva un coprifronte, ma la cosa che interessò maggiormente Kakashi fu la grande quantità di capelli lasciata apposta davanti la parte destra del viso, nonostante fosse ovvio quanto potessero dare fastidio.

Il modo con il quale la nuova arrivata era comparsa aveva lasciato i due ninja di Konoha non poco stupiti.

La ragazza dai capelli verdi, a differenza di Coco, sembrava essere estremamente calma ed a suo agio, il suo solo occhio visibile brillava di un strana luce, mentre sulla sua bocca rimaneva indelebile, come se fosse stato dipinto, un sorriso sereno.

Coco-san…” disse di nuovo la ragazza appena giunta “…adesso basta giocare.”

Le parole che aveva pronunciato, per quanto innocenti potessero sembrare e nonostante la voce serena, tranquilla e semplice, alle orecchie di Kakashi assunsero un chiaro significato di avvertimento, dato il contesto nel quale vennero dette.

Ma che diavolo sta succedendo? Pensò Sasuke Da dove arrivano queste due?

Intanto Kakashi restava attento, ma non meno teso dell’allievo, osservando e studiando la piega che stava prendendo la situazione.

Per un attimo nessuno sembrò voler muoversi, tutti erano muti e persino il bosco sembrò essersi congelato.

Coco sbuffò, mettendo fine a quell’innaturale silenzio.

Non sembrava preoccupata riguardo al fatto di avere una lama puntata sul proprio collo, anzi, pareva addirittura scocciata.

Tsk…” disse tra i denti, mentre a poco a poco dalle sue mani le sfere di energia elettrica cominciarono a scomparire, fino a spegnersi come le fiamme di una candela “Sempre la solita guastafeste.” Disse, mentre l’altra ritraeva il kunai allontanandolo dalla sua nuca “…Moriko”.

L’altra sorrise, assottigliando l’occhio visibile senza però  risponderle, dopodiché guardò i due ninja davanti a loro e con pochi passi calmi e misurati, si mi se davanti a Coco che ora la guardava a braccia incrociate, incredibilmente calma come prima.

Sasuke e Kakashi erano tesissimi.

Quelle due si conoscevano e non sembravano nemiche, anzi…se avessero deciso di attaccarli insieme la loro posizione sarebbe peggiorata.

Moriko gli guardò sorridendo serena per poi fare un leggero inchino sotto i loro occhi stupiti.

“Chiedo scusa, per Coco-san.” Disse semplicemente, lasciando spiazzati sia Kakashi che Sasuke “Vi assicuro che non voleva farvi così tanto male.” Aggiunse poi inclinando con fare angelico la testa da una parte.

Cosa?! Pensò irato Sasuke di fronte all’assurdità delle parole appena udite.

Stava proprio per ribattere all’altra quando un gesto della mano di Kakashi gli fece capire che era meglio per tutti che se ne stesse zitto, lasciando fare a lui.

Quest’ultimo cambiò atteggiamento, sorridendo da sotto la maschera:

“Non fa niente, d’altronde ci serviva un po’ di riscaldamento,…” disse grattandosi a nuca con fare imbarazzato, facendo comparire una goccia di sudore sulla propria tempia destra “…vero Sasuke?”

Il giovane Uchiha guardò il maestro, poi la biondina, che ancora a braccia incrociate lo osservava con astio, poi spostò lo sguardo da una parte e bofonchiò un leggero “Uhm.” di assenso.

“Ora però…” continuò Kakashi infilando di nuovo le mani in tasca ”se volete scusarci, noi avremmo fretta. Sapete io e il mio allievo qui dobbiamo andare in missione ed è vitale arrivare in tempo. Quindi…” disse ormai calmo e placido come se nulla fosse accaduto.

Sta mentendo…riconobbe Sasuke, sorridendo interiormente: il suo sensei era un tipo sveglio. Non dicendo a quelle due pazze che stavano andando al villaggio, avrebbero risparmiato parecchi problemi alle sentinelle e, visto la indole poco propensa al dialogo di una di loro, non era saggio indicare loro la via.

Moriko annuì comprensiva, mentre congiungeva entrambe le mani davanti con fare decoroso.

“Capisco, spero comunque di rivedervi. E sono sicura che anche Coco-san lo sarà.”

Da dietro le sue spalle, la biondina guardò da un’altra parte emettendo un ennesimo ‘tsk’.

“A presto.” Disse infine Kakashi per poi fare segno a Sasuke di seguirlo.

Dopo pochi istanti, i due ninja di Konoha erano spariti a grandi salti tra le fronde degli alberi per non lasciare traccia.

Intanto Moriko e Coco restarono immobili ad osservarli, in religioso silenzio, finché Moriko non si rivolse all’altra guardandola con espressione quasi confusa.

Coco-san…?” chiese.

La bionda la guardò senza dire niente

“L’ho notato…” continuò la riccia “Perché…ti stavi trattenendo?”

L’atmosfera divenne di nuovo silenziosa, finché Coco non sbuffò.

“Volevo solo divertirmi un po’.”

 

 

                                                                                                                            

                                                                                                                                             Continua….

 

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Capitolo 4
*** Vedendo Itokosan ***


Questo capitolo è un poco più corto rispetto agli altri, ma non preoccupatevi, il prossimo sarà molto più interessante. Questo era solo una specie di intermezzo.

Buonale lettura!!

 

Capitolo 4: Vedendo Itokosan

 

Un paio di pettirossi, poggiati su un rametto, erano  tornati a godersi la quiete prima interrotta da una serie di esplosioni e grida attorno al proprio albero.

Ora, attorno al nido dove vivevano, si era creato uno spettacolo alquanto desolante e catastrofico:  un paio di alberi poco distanti dal loro erano andati quasi distrutti e il terreno, prima ricco di erbetta fresca e appena bagnata.

Poco distanti da questo scenario, stavano camminando tranquille due ragazze, o meglio, una ragazza, dai capelli verdi tenuti in una treccia, con una bambina bionda con i codini. Una camminava sorridente e compostamente verso una meta indefinita, l’altra guardava il cielo, appena visibile attraverso le fronde degli alberi, con aria imbronciata, tenendo le mani dietro la nuca.

Uno sbuffo, seguito poi da una voce annoiata.

“Sei stata un’ingenua, lo sai?” chiese la biondina guardando con la coda dell’occhio la ragazza più alta.

Quest’ultima chiuse il suo solo occhio visibile per poi dire con fare neutro:

“Sì, lo so.”

“Ti sei fatta prendere per il naso dalle bugie di quel vecchietto…” aggiunse Coco sbuffando nuovamente e ritornando a guardare il cielo sempre camminando “…era ovvio che stesse mentendo.”

“Mi dispiace.” Fu la breve risposta di Moriko, sempre sorridente.

La biondina strinse i denti: quel genere di risposte tipiche di Moriko la facevano imbestialire.

Come ho fatto a sopportarla per 7 mesi?

Spostò il proprio sguardo verso un ramo dove, nascosto un poco dall’ombra delle foglie, se ne stava un alveare ronzante. Quel rumore ebbe come un effetto calmante su di lei e, passati una trentina di secondi, sospirò per poi tornare ad osservare il cielo.

“Ad ogni modo…” cominciò, riferendosi alla ragazza dai capelli verdi “…adesso siamo punto a capo: non abbiamo idea di dove ci troviamo.” Disse assumendo un’aria annoiata “E tutto perché ci siamo lasciati scappare quei due.”

Si voltò a guardare Moriko, ancora con quel sorriso da ebete stampato in faccia.

Si costrinse a non guardarla, per evitare di cedere di nuovo ai suoi istinti omicidi.

“Però non è stato carino da parte vostra attaccarli in quel modo, Coco-san…” disse improvvisamente l’altra, di rimando.

Uno sbuffo.

“Te l’ho già detto. Non facevo sul serio.” Rispose con la solita voce monotona Coco “Era solo per passare un po’ il tempo e poi…” sorrise con fare maligno “…era da tanto che non vedevo quel tipo di espressione sul volto di qualcuno”.

Già, l’espressione di puro terrore che attraversa ogni fibra, ogni nervo del tuo avversario. La cosa migliore che Coco reputava esistente al mondo era la consapevolezza che, durante una battaglia, quando vedevi il tuo nemico sbarrare gli occhi, eri tu a provocare quel moto di paura che gli spingeva a rimanere immobili di fronte alla propria disfatta.

“Lei è davvero cattiva a volte Coco-san.” L’ammonì serenamente Moriko.

Tsk, come se tu non lo fossi.”

“Oh ma io so di esserlo.”

“….”

Tra di loro era calato nuovamente il silenzio, ma questa volta era qualcosa di più simile ad un momento imbarazzante.

Allora…come la troviamo adesso Konoha?”

 

2 ore più tardi la loro situazione non sembrava essere affatto cambiata.

Giravano in tondo e non avevano la più pallida idea di dove potesse trovarsi la loro meta.

Coco ormai era al limite della sopportazione: sulla sua testa si erano già formate un paio di vene pulsanti all’altezza della tempia ed era certa che da un momento all’altro avrebbe urlato al cielo qualcosa che forse avrebbe fatto meglio a riservare a quel ragazzino ninja che aveva osato chiamarla Cocca.

Invece Moriko era diventata improvvisamente pensierosa . Continuava a guardarsi attorno quasi preoccupata, mentre il proprio occhio sinistro continuava a guardare dove poteva.

RUUUUMMMMMBLEEEEEEEEE!!!!!

“Cos…?!” riuscì a dire Coco, mentre sotto di loro la terra cominciava a tremare, facendole quasi perdere l’equilibrio.

La scossa sismica, se ne andò pochi secondi dopo, così come era venuta, lasciando le due ragazze sorprese e leggermente confuse.

“Un terremoto?!”

Coco-san…!” la richiamò Moriko.

La biondina si voltò a guardarla e vide che stava indicando qualcosa in alto dietro di loro, apparentemente calma.

Alzando gli occhi nella direzione indicata dall’altra, Coco vide solo un’enorme stormo di volatili fuggire nella loro stessa direzione.

Le due si guardarono in segno d’intesa: non era normale che una così grande quantità di uccelli migrasse nella stessa direzione.

“Qualcosa li ha spaventati.” Disse decisa Moriko, senza però abbandonare la sua espressione neutra ed indecifrabile.

Subito dopo stavano correndo nella direzione dalla quale si stavano allontanando gli animali.

Moriko…” disse Coco mentre l’aria le muoveva la frangetta sul viso, coprendole quasi gli occhi “la prossima volta che incontriamo dei ninja fammi il favore di non limitarti a guardarli normalmente.”

La ragazza dai singolari capelli verdi sorrise, continuando a correre china in avanti.

“Ma io non gli ho soltanto guardati, Coco-san.” Rispose con aria innocente “Se non gli avessi visti, non vi avrei mai detto di smettere di giocare con loro.”

La bionda sbarrò gli occhi

“E quando diamine gli hai visti?!”

“…”

Non ottenendo risposta, Coco si mise a riflettere, sempre correndo, stingendo gli occhi per ricordare gli avvenimenti del piccolo” battibecco” avvenuto tra lei e quel ragazzino dai capelli neri. L’unica volta che aveva perso di vista il moccioso era stato quando…

Ebbe l’illuminazione.

“Eri nascosta proprio in quell’albero, vero?” sogghignò ricordando come era riuscita a sbalzare quello scarto, senza neppure toccarlo, tra le fronde di un albero.

Moriko annuì.

“Allora? Cos’hai visto?”

Itokosan.”

“CHE COSA?” urlò Coco fermandosi di botto.

Moriko fece altrettanto guardandola incuriosita e non capendo perché adesso Coco-san la stesse guardando così male.

Tu…gli hai lasciati andar via! Loro sapevano dove trovarla! Perché diavolo non glielo hai chiesto??!!”

Ancora silenzio.

Moriko si fece impercettibilmente seria mentre guardava inespressiva l’altra.

“Non me lo avrebbero mai detto.” Disse con fare ovvio “Avevano troppa paura.”

A Coco sembrò di essere stata appena colpita da una freccia invisibile dritta al cuore.

Praticamente quelle parole avevano assunto il significato di “Per colpa tua non ce lo avrebbero mai detto.”

Tsk” disse voltandosi dall’altra parte con stizza “Va bene, ho capito. Speriamo solo di trovare questo cavolo di Villaggio.”

Così facendo ripartì, lasciando un poco indietro l’altra, che era tornata a sorridere di nuovo per chissà quale ragione.

 

                                                                                                                                             Continua….

 

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Capitolo 5
*** Ognuno per conto proprio! ***


Et voilà! Ecco a voi il 5 capitolo! Uao! Sto scrivendo davvero tanto in questo periodo!

Bhe, godetevi la lettura!

Ringraziamenti speciali ad

Hebe, per aver recensito

Ed a

Targul, per aver messo tra i propri preferiti questa storia!!

 

Capitolo 5: Ognuno per conto proprio!

 

Erano ore che correvano senza mai fermarsi.

Coco ormai, per riuscire ad andare più veloce, aveva deciso che era meglio saltare sugli alberi, che continuare a correre sul terreno ricco di ostacoli del suolo. Moriko invece era rimasta a terra, per così dire, rimanendo silenziosa come se nulla fosse.

Chissà cosa le passa per la testa si chiese mentalmente Coco, cercando di scorgerne la sagoma che spedita continuava a zigzagare tra gli alberi, mimetizzandosi tra il verde della flora rigogliosa.

Quella ragazza era peggio di un enigma: non parlava mai, non si arrabbiava mai, sorrideva soltanto.

Eppure so bene che non è affatto la brava bambina che può sembrare a prima vista.

Abbandonò le proprie riflessioni sulla compagna guardando nuovamente in cielo: ormai gli uccelli cominciavano ad essere di meno.

Se si allontanano tutti prima che riusciamo ad arrivare, non sapremo mai da dove venivano. Pensò preoccupata assottigliando gli occhi verdi e corrucciando la fronte.

Guardò sotto di sé, vedendo che anche Moriko era intenta a guardare il cielo .

“Hai qualche idea Moriko?!” gridò mentre continuavano a correre.

L’altra le lanciò un’occhiata per poi saltare tra gli albero senza dire una parola, scomparendo completamente alla vista di Coco.

“Ehi!” protestò la biondina vedendo di essere stata ignorata.

Coco-san!” la richiamò la voce di Moriko facendole alzare lo guardo e fermarsi.

La ragazza dai capelli verdi stava in piedi su un ramo apparentemente troppo sottile ed in alto, per sopportare il peso di una ragazza come lei, e guardava in lontananza sempre inespressiva, ma con la differenza che l’occhio sinistro era sbarrato: indice che qualcosa l’aveva turbata.

“Che cosa vedi!?” le gridò Coco allarmata da quel cambiamento, ma non ricevette risposta, poiché la compagna era già ripartita a gran velocità dalla parte dove provenivano i volatili, scendendo dal ramo.

La biondina non ci capiva più niente.

Che cosa le era preso tutto d’un tratto?

Senza perdere tempo, si mise all’inseguimento della ragazza, imprecando sottovoce qualcosa del tipo: “…tu e le tue gambe veloci..!”

Con un poco di fatica riuscì a raggiungerla, tanto da riuscire a starle dietro a 3 metri di distanza.

“Insomma! Si può sapere che ti è preso?!” disse arrabbiata alla figura che stava rincorrendo.

Ancora nessuna risposta.

Moriko sembrava aver completamente dimenticato la sua esistenza.

Coco imprecò ancora una volta tra i denti e guardò in alto, curiosa di scoprire cosa avrebbe potuto aver visto di così incredibile tanto da averla sconvolta.

I suoi occhi verdi si allargarono di sorpresa vedendo, come se fosse emerso dall’enorme distesa di alberi, nella quale stavano correndo, la testa di un enorme, gigantesco serpente.

Aveva già spalancato la bocca per dire qualcosa, quando, come se la visione non l’avesse già turbata, sopraggiunsero altri due serpenti uguali  all’altro, tutti e tre muniti di una sorta di bavaglio rosso legato sotto la testa.

Ecco cos’aveva visto Moriko!

Moriko! Perché stai andando verso quei serpenti?!” tentò di chiedere alla ragazza per un’ultima volta “Noi stiamo cercando il villaggio di Konoha!” urlò mezza arrabbiata e mezza confusa. Il suo temperamento si stava facendo sentire e se non avesse ricevuto risposta anche quella volta sarebbe anche stata capacissima di attaccare la compagna pur di farla fermare.

A bloccare il suo ennesimo attacco di istinto omicida furono due parole, quasi ansimate e strozzate, provenienti dalla gola di Moriko.

“È lì!”

“Cosa?!” disse sorpresa la bionda senza capirci più nulla.

Moriko si voltò, mostrando, per la prima volta da quando erano partite dall’Inferno, un’espressione totalmente diversa da quella sorridente che Coco l’aveva vista indossare la maggior parte delle volte:  le sopracciglia erano arcuate all’indietro, sulla fronte si era formato un leggero strato di sudore e gli occhi, fino ad allora spenti ed inanimati da qualsiasi scintilla umana, riflettevano solo una cosa…paura.

Coco-san…” riprese Moriko con la stessa voce strozzata di prima “Itokosan…il villaggio…sono lì!”

Per un attimo Coco smise di pensare, mentre gli occhi le si sbarravano a causa dell’ennesima rivelazione.

Poi la sua mente ricominciò a riformulare pensieri coerenti ed ad analizzare la situazione.

Avevano trovato il villaggio, ma c’era un notevole problema: era sotto l’attacco di tre mostri giganteschi e non avevano idea di dove trovare la Prima cugina.

Pensa Coco…PENSA! Si disse mentalmente digrignando i denti ed aggrottando la fronte

Eliminare quei bestioni darebbe troppo nell’occhio…ragionò guardando nuovamente quelle enormi teste che ondeggiavano e che a volte si fiondavano verso il basso, provocando un tremore fortissimo simile ad un terremoto, evidentemente per attaccare il villaggio da loro cercato.

…Ma se quei mostriciattoli non se ne vanno continuò a pensare… non riusciremo mai ad entrare.

Continuò a correre dietro l’altra che, avendo smesso di guardarla, sembrava aver addirittura accelerato l’andatura.

Forse ci sono…Moriko!...” disse dopo un paio di minuti “…ho un’idea.”

Incredibilmente, a dispetto di ogni sua previsione, Moriko si voltò subito verso di lei.

“Dobbiamo dividerci.” Disse semplicemente alla più alta che non sembrò subire alcun tipo da quelle parole nuove per entrambe.

“Ascoltami bene Moriko… perché lo dirò solo una volta…” disse Coco seria come sempre, mentre l’altra annuiva guardandola.

“Non appena arriviamo al villaggio, ognuno…

 

 

E' finita. Ormai non c'é più nulla da fare.

Tutti quanti i miei compagni sono stati divorati da quel mostro gigantesco a tre teste.

Adesso, di tutte le sentinelle che erano state assegnate a quell'ala delle mura del villaggio, resto solo io.

Le gambe mi tremano e la gola si é seccata di colpo.

Non posso urlare, posso solo pensare...che per me é finita.

Non riesco a muovermi...resto solo immobile ad aspettare la mia fine imminente.

Una delle teste del mostro si è accorta della mia presenza. Scende su di me lentamente, capendo che non farò nulla per sfuggirgli e che potrà fare di me il suo prossimo pasto.

Il suo muso appuntito si accosta a pochi centimetri dal mio petto, annusandomi deliziato. Riesco a vedere chiaramente le squame che compongono la sua pelle viscida.

Sente le lacrime scendermi lungo le guance e il tremore del mio corpo farsi più forte.

Sono finito. Mi divorerà.

Sento farsi strada nella mia gola un conato di vomito, mentre vedo quel rettile schifoso aprire davanti a me le sue enormi fauci con lentezza esasperante.

Morirò. Morirò. Morirò.

Ormai ho finito le lacrime, sento la pelle delle guance tendersi.

Riesco a vedere il fondo della sua gola. Il suo alito puzzo di sangue rappreso.

Basta.

Non posso guardare oltre.

Chiudo gli occhi.

Spero solo che sia una cosa veloce.

Aspetto così ad occhi serrati la mia fine.

Sento il mostro sibilare profondamente, deliziato di poter ingoiare un'altro succulento bocconcino come me con tutta calma.

Spero che le mie ossa gli vadano di traverso.

Poi succedono una serie di rumori veloci ed a me incomprensibili: un tonfo e un sibilo più forte degli altri, quasi adirato.

Non ho ancora abbastanza coraggio per guardare cosa stia succedendo, ma a poco a poco riesco a far schiudere le mie palpebre fino ad aprirli come due fessure.

La prima cosa che appare al mio sguardo é...verde.

Le squame del serpente però non erano verdi.

Apro ancora un pochino gli occhi, ma all'improvviso quel verde si sposta da una parte. Mi sento afferrare la manica della mia divisa e trascinare da un parte verso destra, per poi atterrare di schiena.

Per un momento avevo aperto completamente gli occhi, senza però riuscire a riconoscere alcun tipo di figura in mezzo a quel turbinio di linee veloci ed incomprensibili che era diventato il mondo, durante la mia caduta.

Un po'dolorante, mi rimetto a sedere, digrignando i denti per il forte dolore alla base della mia spina dorsale.

Quando riapro gli occhi vedo una cosa incredibile.

Il serpente a tre teste sta sibilando inferocito nella mia direzione. La testa che prima si era accosta a me per divorarmi ora aveva un occhio chiuso dal quale scendeva lento un rivolo di sangue.

Mi irrigidisco per il terrore. Non capisco cosa sia appena successo, ma vedere quell'enorme bestia guardare verso di me in quel modo mi ha fatto ricadere nel panico.

Poi un rumore al mio fianco, simile a quello provocato da un passo, mi fa alzare la testa.

Accanto a me, perfettamente in piedi, sta una ragazzina di almeno 12 anni, vestita da ninja e con i capelli verdi.

Ora capisco cos'avevo visto pochi secondi prima.

Lei ed il mostro si stanno squadrando e io non faccio altro che rimanere in silenzio, notando, con grande stupore, che sul volto della ragazzina non c'é la benché minima traccia di emozione.

Vengo interrotto dal mio ragionamento dal sibilo sempre più forte del serpente, che intanto si era fiondato verso di noi.

La testa ferita é scattata verso di noi a velocità incredibile e io, ancora immobile per la paura, non faccio altro che richiudere gli occhi, aspettando di sentire le zanne di quel mostro penetrarmi la carne.

Ma quella sensazione non arrivò mai.

Passano almeno una decina di secondi prima che mi accorga che non è accaduto ancora nulla.

Un poco titubante riapro gli occhi.

E per l'ennesima volta, gli sbarro incredulo.

La testa del rettile, è sì vicino a noi, ma perfettamente immobile, a pochi centimetri dal volto della ragazza venuta in mio soccorso.

Nessuno dei due si muove.

Giurerei che la ragazza non stesse neppure respirando.

Poi a poco a poco il serpente si ritrae, allontanandosi da noi per poi dirigersi verso l'altra parte delle mura del villaggio.

Sono impietrito, non capisco nulla.

Questa ragazza...da dove é spuntata?!

La sento spostarsi da me e dirigersi verso il muretto che dà sul villaggio.

"E-ehi!" dico tremante per attirare la sua attenzione, forse perché essendo una sentinella devo evitare che nel villaggio entrino degli intrusi...o forse perché ho paura che quel mostro torni.

Ad ogni modo, quella non fa caso a me e come se nulla fosse, si affaccia a guardare le case sottostranti al muretto.

"Signore..." mi dice improvvisamente.

Che strana voce...ha un tono educato, ma infantile al tempo stesso.

"Per aiutare altre persone..." continua voltandosi verso di me sempre seria...anzi no, inespressiva "...dove devo andare?"

Non capisco.

Quella ragazza mi sta chiedendo dove andare per rendersi utile?

Eppure non sembra di questo villaggio…

Poi mi ritorna in mente che al villaggio era in corso l'esame dei Chuunin e che, per quanto mi ricordo degli ultimi messaggi mandatimi dal caposquadra, anche lì c'era stato un attacco da parte di ninja di Suna.

Senza pensarci alzo il braccio ed indico la struttura della stadio, emettendo un soffocato "Laggiù!"

La ragazza sorride un attimo, dopodiché si volta e...scavalca il muretto lasciandosi cadere nel vuoto.

"NO!"

Spaventato, corro verso la ringhiera, lanciando uno sguardo inorridito giù di sotto.

Ma non c'é più traccia di lei.

L'unica cosa che vedo sono le strade di Konoha con alcuni alberi che interrompono la sequenza di case.

Avrò fatto bene a farla entrare nel villaggio?

Guardo lo stadio dell'esame dove si è innalzata una specie di barriera rossa sopra un tetto.

Le cose si mettono male.

 

                                                                                                                                             Continua….

 

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Capitolo 6
*** Colei che Vede senza vedere ***


Ok, capisco che come storia è un po’ lenta ma non mi farebbe alcun dispiacere qualche commento…ç_ç

Potete anche fare delle supposizioni sulla continuazione della trama , oppure dirmi cosa ne pensate di questi nuovi PG!…. VI PREEEEEEGOOOO!!!!

Ancora grazie a Hebe e Targul.

 

Capitolo 6: Colei che Vede senza vedere

 

Bene, è entrata.

pensò Coco vedendo, da sopra un albero, Moriko entrare nel villaggio dopo aver fatto indietreggiare il serpente senza muovere neanche un dito.

Sogghignò Non percependo l’odore della paura deve aver preferito andarsi a cercare un’altra preda.

Si rimise in piedi sul ramo dove si era riparata, per poi scattare di nuovo a terra con un salto e  ricominciare a correre.

Con la coda dell’occhio lanciò un’occhiata al serpente gigante a tre teste. Si era un poco risentita quando, arrivate in prossimità del villaggio, aveva capito che non erano tre i serpenti visti in lontananza, ma uno solo con tre teste.

Poco importa… Pensò ritornando a guardare in avanti …almeno così non ci sono state troppe complicazioni.

Squadrò il profilo delle mura dal basso, analizzandole per riuscire a scorgere delle sentinelle, ma non ne vide nessuna.

Si morse il labbro inferiore arrabbiata: se fosse stata in piena forma, avrebbe potuto scavalcare quelle mura in un attimo, ma, purtroppo, lei non possedeva  lo stesso talento di Moriko…ed aveva perso momentaneamente il suo.

Che rabbia! Urlò mentalmente continuando a correre in prossimità della parete artificiale.

Ho paura che non riuscirò mai a trovare un’entrata sicura di questo passo… pensò arricciando il naso infastidita.

Poi il suo occhio individuò qualcosa di interessante.

Si fermò di colpo, alzando un leggero polverone di terra davanti a sé per la frenata, e guardò in alto lungo la parete di roccia.

Non aveva idea di quanto avesse corso fino a quel momento, ma una cosa era certa:

Lassù c’è qualcuno.

Infatti proprio sopra la barriera che si contrapponeva tra lei e il villaggio, c’era una sentinella che stava resistendo all’attacco di un ninja nemico.

Non sembrava essere in difficoltà: era chiaro che il suo avversario era scarsetto e ben presto Coco se lo vide atterrare di fianco con un capitombolo degno di nota.

Sulla sua testa si formò un gocciolone mentre guardava il perdente lamentarsi a gambe per aria.

Se tutti i ninja sono così, sono messa bene… pensò con un sopracciglio alzato.

“Ehi bambina!” la chiamò una voce, probabilmente appartenente al ninja di Konoha che aveva appena sbaragliato il suo avversario.

Cercò di trattenersi dall’urlargli contro che lei non era una bambina, stringendo un pugno spasmodicamente e con una vena pulsante in testa.

Calma Coco… non è ancora il momento di uccidere tutti i pezzenti che ti capitano a tiro….

In un attimo aveva alzato la testa verso la sentinella, simulando un’espressione disperata in volto con il labbro tremulo e dei lacrimoni agli angoli degli occhi.

Signore…” disse con voce sottile simulando la voce spezzata dai singhiozzi “…ho paura…la mia mamma…il mio papà…” biascicò infine per poi rigettare la testa tra le mani e scuotere le spalle come se stesse piangendo.

Subito dopo sentì che l’uomo era sceso verso di lei accostandosi a lei e chiedere con voce preoccupata :

“Che ci fai fuori dal villaggio? Sei un’allieva dell’Accademia?”

Proprio quello che speravo chiedesse…pensò malignamente la biondina nascondendo un sorrisetto dietro le proprie mani.

Sì…”sussurrò sempre simulando un pianto “…ero preoccupata e così io…io…” fece a meno di terminare la frase nascondendo di nuovo  la testa tre le mani.

“Sei andata a cercare i tuoi genitori vero?”

Annuì a testa china.

“Gli hai trovati?” chiese l’altro

Che domanda assurda! Una bambina è fuori dal villaggio da sola dicendo che è preoccupata per  i suoi genitori e cosa chiede lui? “Gli hai trovati?!” Che cretinate … pensò esasperata Meglio andare sul drastico, allora…

C-c’era tanto sa-sangue…” disse con voce spezzata da alcuni falsi singhiozzi.

Con la coda dell’occhio vide l’espressione del ninja congelarsi.

Ci furono alcuni secondi di pausa, poi, finalmente l’uomo si decise a parlare.

Sentì le mani dell’altro posarsi sulle sue spalle, in un gesto che voleva essere rassicurante.

“Tranquilla, ora ti riporto al villaggio e cerchiamo insieme la tua mamma e i tuo papà. D’accordo?” disse con un sorriso forzato.

Sicuramente non ci crede neppure di trovare questi fantomatici genitori…

O-ok” balbettò alzando la testa ed annuendo sommessamente.

Un attimo dopo si sentì prendere in braccio.

“Adesso tieniti forte…” gli disse mettendosela in spalla “Uff…sei pesantuccia per essere una bambina.”

Coco assunse un’espressione contrariata, mentre il suo sopracciglio fece dei piccoli scatti nervosi.

Se non fossi la mia sola speranza di entrare nel villaggio ti avrei già strangolato…vecchietto…pensò mentre avvolgeva le braccia attorno al collo di quest’ultimo con il pretesto di aggrapparsi.

Con un paio di salti il ninja di Konoha la trasportò fino in cima alle mura, per poi lasciarla scivolare di nuovo a terra.

“Bene, eccoci arrivati.E ora andiamo a cercare la tua mamma e il tuo papà” Disse per cominciare a camminare in avanti, mentre Coco studiava il paesaggio che le si offriva davanti, oltre le mura che prima aveva percorso.

Piuttosto grande come villaggio…pensò con fare critico, poi fece le spallucce…Fa nulla, non sarà difficile trovare la Prima cugina…

Poi guardò l’uomo che le aveva dato l’opportunità di infiltrarsi nel villaggio e che continuava a parlare da solo, credendo che lei lo stesse seguendo.

Scusa nonnetto, ma non sono venuta qui per prendermi gioco dei cretini come te… pensò per poi allontanarsi a passo felpato verso la scala dalla parte opposta che faceva scendere sul villaggio.

Ho altro da fare….

 

 

Intanto una figura veloce, quasi impossibile da focalizzare con lo sguardo, stava saltando di tetto in tetto sul villaggio, diretta verso l’arena di Konoha.

Itokosan…  era il solo pensiero di quella sagoma saettante.

L’occhio verde di Moriko guardava attento quella stana barriera di colore violaceo apparsa sopra un tetto dell’arena,  indicatale da quel gentile signore che aveva aiutato prima.

Ti prometto…pensò la ragazza dai capelli verdi…che manterrò la promessa…

Con un salto atterrò su un ramo di un albero e, flettendo le gambe, ne effettuò un altro.

Ti prometto….che nessuno ti farà più piangere.

 

 

“Mi viene da piangere… “ sussurrò Coco massaggiandosi una tempia mentre scansava un ennesimo Kunai lanciatole da un ninja vestito più o meno uguale a quello che prima aveva visto andare a gambe all’aria.

Ora mi tocca perdere tempo anche con questi babbei che credono che io sia una di Konoha…

Attorno a lei infatti,  sempre sulla cima delle mura del villaggio, si erano riuniti almeno 5 ninja che, a giudicare dal modo in cui la guardavano, non erano affatto della stessa risma di quel cretino di prima.

3 davanti e 2 dietro,….non si può certo dire che siano tanto scemi da lasciarmi via libera in avanti… ragionò guardando la formazione che i suoi avversari avevano adottato per accerchiarla.

E va bene…

Stese le braccia lungo i fianchi.

A mali estremi…

Tra le dita della sua mano sinistra cominciarono a formarsi delle leggere scariche elettriche

Raiton…” sussurrò mentre i suoi occhi si indurivano.

Scattò in avanti alzando un braccio.

“INAZUMA NO KAGIZUME*!!!” urlò gettando la propria mano sui tre che stavano davanti a lei e che, non appena intuite le intenzioni della ragazzina, si erano scostati, giusto in tempo per vedere che il pezzo di pietra, sul quale loro prima stavano in piedi, era sgretolato al contatto di quella mano piccola e rosea che prima era sembrata loro tanto indifesa.

“Gomen**…” disse la biondina con un sorrisetto divertito stampato sulle labbra “…ma vado di fretta!”

Non guardò dietro di sé, mentre ricominciò a correre lungo la ringhiera delle mura, per vedere se la stessero seguendo.

L’unica cosa che voglio ora…

Lanciò un’occhiata sulla barriera viola che era apparsa alla sua vista in lontananza.

È andare a vedere cosa diavolo succede laggiù.

 

 

 

 

Sandaime-sama!!!***”

Urlò da dietro la propria maschera  il capo della squadra ANBU all’Hokage, intrappolato ormai in quella zona da combattimento artificiale, delimitata da una barriera impenetrabile.

Era snervante per lui e la sua squadra stare lì, immobili e impotenti, di fronte a quello spettacolo inquietante: Orochimaru, un tempo allievo dello stesso Sarutobi stava affrontando apertamente il suo vecchio sensei, sorridendo derisorio e minaccioso, mentre leggeva paura e sconcerto negli occhi di colui che una volta lo aveva trattato come un figlio.

“Che cosa c’è Sarutobi-sensei?” chiese l’uomo-serpe facendo strascicare ogni esse contenuta n in quella parola “Non siete contento di vedere dopo tanto tempo delle così care conoscenze?”.

Il Sannin sorrise indicando con entrambe e braccia, in un gesto elegante, le sue precedenti evocazioni: Shodaime e Nidaime****.

Sarutobi si coprì gli occhi con due dita della mano sinistra, cercando di soffocare le lacrime.

“Sono proprio come li ricordavo…” sussurrò alzando gli occhi ormai lucidi dal pianto.

“Ho orchestrato questo spettacolo solo per lei sensei. Affinché lei comprenda la stessa felicità che provo io nel poter finalmente colpire direttamente il mio vecchio sensei…” sibilò viscidamente il Mukenin

…non è contento?” concluse allargando ulteriormente il proprio sorriso, mostrando i canini appuntiti.

Sandaime-sama! Non deve farsi ingannare!” gli urlò nuovamente il capo della squadra ANBU.

Io…” sussurrò l’Hokage guardando ancora una volta i volti di quelli che una volta erano stati i suoi predecessori, tra i quali stava quello del suo sensei. Se questo era l’effetto che gli dava rivedere quei due uomini, figuriamoci cosa sarebbe successo se avesse permesso a Orochimaru di evocare anche il Yondaime.

Si coprì nuovamente gli occhi con una mano, guardando di soppiatto la barriera che lo avrebbe costretto a cimentarsi in uno scontro all’ultimo sangue con il suo ex allievo.

Non ho scelta…. Pensò rassegnato.

Qualcuno salì all’improvviso sul  tetto comparendo dal nulla, facendo retrocedere di un passo gli ANBU, messi in allerta.

Cosa…?

Con un leggero rumore di scarpe, la nuova arrivata atterrò sulle tegole della copertura di terracotta.

Era una ragazza, con degli strani capelli verdi tenuti fermi da una treccia laterale e dal volto semicoperto dai suoi stessi capelli. La pelle era stranamente pallida, quasi bianca e, nonostante fosse vestita da ninja, non possedeva alcun coprifronte.

Sarutobi lanciò uno sguardo ad Orochimaru, che intanto si era voltato verso la ragazza con un’espressione seria e quasi interrogativa.

La ragazza teneva la testa bassa, impedendo a chiunque di vederla in volto completamente, come se i capelli non impedissero loro di osservarla a sufficienza.

Poi, lentamente, il capo si raddrizzò e l’occhio sinistro, fino ad allora chiuso, si aprì, rivelando però solo un’iride verde, vitrea e con una leggera sfumatura più scura al centro.

L’Hokage trattene il fiato:

Sembra cieca.

Eppure quell’occhio, sembrava percepire benissimo quello che si trovava di fronte a sé anzi…pareva persino guardarlo direttamente.

Poi, sempre mantenendo l’occhio fisso su di lui, o  almeno così sembrava, la sconosciuta fece un passo in avanti, poi un altro…e un altro ancora.

Finché non arrivò a pochi centimetri dalla barriera creata dai 4 alleati di Orochimaru.

Non seppe perché lo fece, ma Sarutobi, vedendo quella ragazza all’apparenza cieca, avvicinarsi in modo così azzardato a quel pericoloso sbarramento, si sentì in dovere di fermarla e, con prontezza, fece uscire finalmente la voce che, da quando quella era comparsa, gli si era come spezzata in gola.

“Non avvicinarti!!! ” urlò verso di lei che, quasi meccanicamente, si fermò con il naso a pochi millimetri da una morte dolorosa.

“Perché?” chiese quella strana ragazzina all’improvviso.

Aveva una voce ingenua, simile a quella di una bambina che non ha mai conosciuto neppure il significato della parola ‘pericolo’.

A questo punto fu un membro della squadra ANBU ad intervenire, svegliandosi dal momento di sorpresa iniziale.

“Ma come perché? Davanti a te c’è una barriera!! Non la vedi?! Se la tocchi andrai automaticamente a fuoco!” gridò uno dei quattro ninja mascherati.

Silenzio.

La ragazzina forse era rimasta sorpresa da quello che le era stato appena detto, ma non aveva detto niente, né aveva cambiato epressione, era semplicemente rimasta ammutolita per pochi istanti.

Ah…davvero?” disse infine.

A quelle parole Sarutobi gettò nuovamente uno sguardo ad Orochimaru, che sembrava essersi addirittura accigliato.

A quanto pare neanche lui sa chi sia questa ragazzina. Pensò per poi ritornare ad osservare quello strano occhio che sembrava analizzarlo anche dietro quella cornea vitrea e verde….

Un momento…

L’Hokage strizzò gli occhi, concentrandosi ancora di più sull’occhio in questione.

Verde…?

Signore…” disse la stesa voce sottile di prima, riportandolo alla realtà.

La sconosciuta sembrava che lo avesse chiamato e, anche se la cosa gli sembrava impossibile, aveva alzato una mano facendogli segno con il dito indice, rivolto verso di lui, di avvicinarsi, arricciandolo un paio di volte dall’alto verso il basso.

“Potrebbe avvicinarsi un attimo?” chiese inclinando la testa da un lato “…non riesco a vederla bene…” concluse lasciando tutti a bocca aperta.

Uhmfff…” si sentì dire da Orochimaru in quel momento che, a quanto pare, cercava di non ridere dall’assurda situazione creatasi.

“….Ma bene, Sarutobi-sensei…” disse con falsa cordialità sorridendo maligno “A quanto pare, la serietà non sono all’ordine del giorno in questo villaggio…come sempre d’altronde”.

Sarutobi digrignò i denti a quella frecciatina lanciatagli dal suo ex-allievo.

“Adesso mandate persino le ragazzine cieche a fare da clown di fronte ad un vero combattimento…?” chiese retoricamente sorridendo di nuovo nel suo solito modo, ma quest’ultimo gli si spense sulle labbra quando la voce della ragazza sopraggiunse di nuovo alle loro orecchie.

“Dov’è Itokosan?”

Se su Orochimaru quelle due semplici parole avevano suscitato solo un leggero stato di confusione, in Sarutobi provocò qualcos’altro.

Itoko…san…?” ripeté impietrito l’anziano ninja, ritornando a guardare la sua interlocutrice.

L’occhio ormai non era più vitreo, né opaco al centro, era semplicemente normale.

“Lei sa dove si trova vero?” insisté Moriko continuando a guardarlo.

Questa parola…questa ragazza…quellocchio… pensò con ormai la fronte madida di sudore freddo.

Non può essere…

Per un attimo nella sua mente si creò un’altra immagine che si sovrappose a quella che aveva davanti.

Non era più un solo occhio a guardarlo con tanto interesse, ma due. Due pietre di giada che lo guardavano pieni di lacrime.

“Lei sa dove si trova.” Ripeté Moriko, questa volta decisa, affermando e non più chiedendo.

“Me lo dica.”

Gli ANBU, ancora a pochi metri dalla ragazzina, a sinistra, guardarono silenti l’Hokage, visibilmente sconvolto.

Io…” lo sentirono sussurrare.

Orochimaru dall’altro lato del tetto guardò interessato la reazione del suo vecchio sensei: neanche lui sapeva il perché di tutta quella titubanza. Non aveva mai visto Sarutobi-sensei così sconvolto e così indeciso sul da farsi.

Sembra quasi che abbia visto un fantasma…

“La prego…” aveva continuato intanto Moriko abbassando la testa, coprendosi pian piano il volto con le mani ed arricciando le spalle come se volesse nascondere il collo tra esse.

“Devo saperlo…

l’Hogake sbarrò gli occhi: era come temeva.

La ragazza rialzò la testa mostrando l’occhio visibile ormai lacrimante.

“Devo mantenere…” continuò scossa dai singhiozzi “…la promessa.”

 

                                                                                                                                             Continua….

 

*RAITON, INAZUMA NO KAGIZUME:  Arte del Fulmine, Artiglio del fulmine.

** GOMEN: Scusate/ Perdonate

***SANDAIME-SAMA:  Hokage (detto con rispetto)

****SHODAIME , NIDAIME: Primo Hokage, Secondo Hokage

 

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Capitolo 7
*** Ninja da Taijutsu ***


Scusate se non ho aggiornato in fretta come le altre volte, ma la mia vena da scrittrice è stata interrotta per un poco di tempo a causa del fatto che Bonnie, la mia bellissima cagnolina che amo tanto, è stata quasi messa sotto da una macchina dopo essermi scappata da un parco, proprio sotto i miei occhi. Spero che sia sufficiente come spiegazione, ma in ogni caso, vi auguro buona lettura e spero che comincino ad arrivare buone e nuove recensioni!!!

Ciao!!!

 

 

Per Hebe: Grazie per le tante recensioni e se davvero hai più o meno capito chi sia Itokosan spero che tu non abbandoni la fanfiction credendola banale! Assicuro te e i lettori che ci saranno taaanti colpi di scena e nuovi personaggi tutti da scoprire!!! Baci!

 Per vedere un’immagine di Moriko disegnata da me clicca su questo LINK!

Uncolored Moriko by ~Topaz90 on deviantART

 

Capitolo 7: Ninja da Taijutsu

 

 

Come ho fatto a ficcarmi in questo casino? Si chiese mentalmente Coco, appiattendosi il più possibile alla parete esterna dell’arena, tenendo a freno al meglio che poteva il suo temperamento.

Odiava Konoha. Questo era poco ma sicuro: era da circa mezzora o poco più che era riuscita ad entrare e quello che aveva trovato era stato solo una serie di complicazioni che avevano rallentato la sua corsa.

Prima quei pagliacci che cercano di impedirmi di raggiungere l’arena pensò con una punta di indignazione la biondina, per poi guardare verso l’alto, dove stava la fonte del suo nuovo problema E adesso ci si mettono questi altri con il coprifronte a forma di nota musicale…. Terminò individuando le 6 o 5 figure di ninja immobili su uno dei tetti dell’arena.

Coco non capiva: era da circa 5 minuti che continuavano a parlare su quel tetto, ed ancora non si erano mossi, anzi si erano solo limitati a parlare tra loro, confabulando chissà che cosa, tenendo sotto osservazione il bosco davanti a loro.

Gli occhi della ragazzina si sposarono alla propria sinistra, in alto, dove, prima di notare i 5 intrusi, aveva notato un buco nella parete dello stadio, dal quale provenivano solo dei leggeri rumori metallici.

Eppure non sembrano essere usciti da quel punto. Ragionò Coco calcolando la posizione della cavità e dei ninja del Suono.

Fu in quel momento che gli vide improvvisamente sfrecciare sulla sua testa per allontanarsi verso il bosco, assumendo una formazione da inseguimento.

Strinse gli occhi:

Qui qualcosa non torna…

Li guardò per pochi secondi sfrecciare tra le fronde degli alberi, per poi staccarsi dal muro di pietra e guardare all’orizzonte.

Sbuffò.

“E va bene…” disse rassegnata “...speriamo che ne valga la pena, altrimenti mi sarò stancata inutilmente.” Terminò chiudendo un attimo gli occhi per poi riaprirli contemporaneamente.

I suoi occhi erano diventati improvvisamente vitrei e privi di pupilla e, anche se non sembrava, sondarono il bosco in lontananza.

Dopo pochi secondi la fronte di Coco si corrugò, poi, senza preavviso, la sua espressione cambiò radicalmente.

Spalancò la bocca e gli occhi si allargarono per la sorpresa.

“Ma che…!” esclamò senza terminare la frase

I suoi occhi ritornarono repentinamente normali, ma l’espressione della biondina rimase sconvolta come prima.

QUEL Chakra…!

Rimase lì ferma sul posto per alcuni istanti per poi scattare in avanti con alcuni salti e inoltrandosi nella foresta come avevano fatto i ninja di prima.

 

 

 

 

Sarutobi era impietrito.

Non sapeva cosa fare.

Da dove era spuntata quella ragazza?

Era come se tutti i fantasmi del suo passato avessero deciso di radunarsi tutti lì, pronti a reclamare qualcosa da lui.

Un’altra goccia di sudore scese lentamente lungo il mento, andando ad unirsi con le altre sul colletto della sua divisa nera, mentre continuava ad osservare ad occhi sbarrati la ragazza che ora lo stava implorando per una risposta.

Moriko intanto continuava a piangere, senza però mai distogliere lo sguardo da lui.

“Per favore…” ripeté per l’ennesima volta di fronte alle facce incredule degli ANBU che proprio non sapevano cosa pensare “…dov’è Itokosan?”

L’Hokage della foglia deglutì a vuoto, costringendo il suo respiro, ormai irregolare, a stabilizzarsi: non doveva farsi prendere dal panico.

Con un sospiro chiuse gli occhi e, quando sentì che il suo cuore aveva ripreso a battere normalmente, li riaprì.

Non ci sono dubbi…si disse studiando le fattezze della ragazza Gli occhi, i lineamenti del viso…non può essere altrimenti.

“Ti chiami Moriko, giusto?” chiese infine Sarutobi, lasciando ancor più spiazzati sia la squadra ANBU che Orochimaru.

Questo ultimo non sembrava essere contento da quella situazione. Lui non era il tipo che si lasciava sfuggire di mano il controllo degli avvenimenti da lui stesso organizzati a cuor leggero.

La presenza di questa strana ragazza non era prevista. Pensò digrignando i denti a labbra chiuse.

Sì…” aveva risposto con voce sottile la ragazza, continuando a singhiozzare leggermente.

A quella risposta Sarutobi si rabbuiò: ormai era certo che non ci fosse alcun errore.

Come temevo…pensò socchiudendo gli occhi…a quanto pare il momento di pagare per i miei errori è arrivato…lanciò un’occhiata ad Orochimaru ed ai due fantocci con le fattezze dello Shodaime e del Nidaime.

Si accigliò guardando il volto di Orochimaru ancora intento ad osservare Moriko.

Ma almeno ad uno posso ancora porre rimedio! Pensò deciso per poi parlare di nuovo a Moriko.

“Ascolta!” disse attirando l’attenzione della ragazza, che, ancora con gli occhi leggermente bagnati, smise improvvisamente di piangere, sobbalzando leggermente “So dove si trova la tua Itokosan…!” disse infine alzando la voce e parlando il più chiaramente possibile.

Moriko distese le labbra in un sorriso sollevato.

“Ma in cambio dell’informazione…!” aggiunse in fretta il Sandaime…devi giurare di non fare del male a nessun membro del villaggio né ai ninja che ne portano il simbolo sul coprifronte! Qualunque cosa accada!”

Che cosa significa?! Pensò incredulo l’eremita dei serpenti Perché Sarutobi-sensei sta scendendo a patti con questa ragazzina? Sembra quasi…pensò studiando per l’ennesima volta la ragazza dai capelli verdi …che ne abbia timore.

Per pochi istanti Moriko sembrò pensarci su di fronte alla richiesta del vecchio e, anche se l’occhio visibile era ancora umido a causa delle precedenti lacrime, era ritornata alla sua espressione neutra ed indecifrabile.

“Va bene…” disse infine “…accetto.”

Sarutobi tirò un sospiro di sollievo.

Forse c’è una speranza…

“Ora mi dica dov’è Itokosan.” Ordinò calma la ragazza continuando a guardarlo.

Questa ragazza…pensò Orochimaru…ha un non so che di inquietante. È da quando è arrivata che non fa altro che guardare Sarutob-sensei. Non ha nemmeno sbattuto le palpebre, se non in rare occasioni, da quando ha messo gli occhi su di lui.

Gli occhi dorati dell’uomo serpe si strinsero.

C’è qualcosa che mi sfugge.

Intanto Sarutobi aveva abbandonato la sua aria tesa e prendendo un respiro profondo, aveva anche azzardato un sorriso.

“Si trova qui in quest’arena.” Disse con semplicità, studiando con attenzione il viso di Moriko, forse per carpirne qualche cambiamento espressivo “Deve essere tra gli spettatori ora addormentati da un genjutsu, ma sono certo che sta bene.”

Vide il petto di Moriko sobbalzare all’improvviso e le mani di quest’ultima posarsi su di esso, all’altezza del cuore, con espressione dapprima sorpresa, poi sorridente.

Arigato Gozaimasen, Ojiisan*” disse assottigliando l’occhio sinistro dolcemente, inchinandosi leggermente in segno di rispetto, per poi voltarsi e, con un salto scendere di volata dal tetto, così com’era venuta.

L’Hokage, che l’aveva seguita con lo sguardo finché non l’aveva vista scomparire oltre il cornicione di tegole rosse della casa, sorrise tristemente.

Era strano, ma…,quando aveva visto scomparire anche l’ultima ciocca di capelli verdi di quella strana ragazzina, aveva sentito una stretta al cuore, come se avesse saputo che non l’avrebbe più incontrata.

Sto proprio invecchiando… pensò, mentre ritornava ad osservare il volto di Orochimaru, ora accigliato come non mai.

“Adesso Orochimaru...” disse guardando di nuovo con tristezza i volti del Shodaime e del Nidaime “..a noi due.”

 

 

Kabuto sospirò spazientito da dietro la sua maschera ANBU, guardando come quei due Jonin, Hatake Kakashi e Maito Gai, stavano facendo perdere tempo a lui ed ai suoi ninja.

Stare qui non è affatto interessante… Pensò guardando deluso i movimenti dei due ninja più esperti, non trovandoli affatto interessanti.

Non stanno dando il massimo a causa della troppa gente qua intorno… continuò a riflettere guardando i ninja spettatori che era riuscito a far cadere nel proprio genjutsu ipnotizzante… Temono di poterli coinvolgere in una delle loro tecniche speciali.

Vide Kakashi respingere con il solo supporto del suo kunai uno dei ninja del Suono da lui comandati.

Quel Jonin potrebbe essere un problema…

Istintivamente, la sua mano andò a ricercare nella manica l’impugnatura del proprio kunai, ma la lasciò subito, mentre le sue labbra si distesero in un sorriso sarcastico, nascosto dalla ceramica della maschera.

Non è necessario prendere decisioni così drastiche, dopotutto…pensò lanciando un’occhiata veloce al tetto dove Orochimaru-sama ed il Sandaime Sarutobi avevano già iniziato il combattimento…l’obbiettivo di questa missione è un altro.

Riposò lo sguardo su quel combattimento che tanto lo stava annoiando.

Se non ci fosse stata la maschera a coprirgli il viso, tutti, Kakashi e Gai compresi, avrebbero potuto leggere nei suoi occhi accigliati una leggera sfumatura di disappunto.

Naruto Uzumaki, Sakura Haruno e Shikamaru Nara erano riusciti ad allontanarsi dall’arena accompagnati da un’evocazione del Copianinja e lui, per non andare contro agli ordini del suo stesso signore, era stato costretto a mandare al loro inseguimento un gruppo di suoi sottoposti.

Avrebbe voluto inseguirli lui stesso di persona, in verità.

Invece, gli toccava starsene lì ad osservare quei due patetici ninja nel loro tentativo di sconfiggerli utilizzando solo la loro forza fisica.

Di fronte alla vista dell’ennesimo pugno di Maito Gai nei confronti di un suo sottoposto, perse la pazienza e, voltandosi verso gli spalti, cominciò a camminare spedito verso la ringhiera, deciso a sottrarsi alla vista di quella farsa.

Fu allora che si accorse che qualcuno si era appena intromesso nello scontro tra l’arbitro dell’esame Genma e Baki.

I due ninja avversari erano rimasti stupiti quanto lui, nel veder comparire all’improvviso, al centro dell’arena ed interposta tra loro due, una ragazzina dai capelli verdi.

Era arrivata dall’alto, atterrando da chissà dove per poi rimanere ritta e statica, senza dire niente.

Kabuto si era voltato proprio quando la testa della nuova arrivata aveva cominciato a muoversi lentamente verso l’alto, dirigendo lo sguardo dell’unico occhio visibile verso gli spalti per poi cominciare a spostare a destra poi a sinistra il collo.

Sembrava che stesse cercando qualcuno in mezzo alla gente svenuta. O almeno, quella fu l’impressione di Kabuto.

Poi, con grande sorpresa di Genma, Kabuto e Baki, questa aprì leggermente la bocca, gonfiando contemporaneamente il petto ed alzando ambedue le mani all’altezza della bocca, creò con esse una specie di imbuto per poi gridare:

“ITOKOSAN!!!!????”

Quest’unica parola riecheggiò tra le mura dell’arena per almeno 3 volte facendo voltare verso il centro dell’edificio tutti.

Anche Kakashi seguì l’esempio del proprio avversario, voltando lo sguardo verso il centro dell’arena dove prima il suo allievo era stato impegnato a sostenere uno scontro con Gaara.

Non appena il suo occhio scoperto ebbe assemblato l’insieme delle caratteristiche che costituivano l’immagine della nuova arrivata, ebbe un sussulto riconoscendo in lei una vecchia, ma non certo gradita conoscenza.

Ma…” balbettò appena, ritornando con la mente agli avvenimenti risalenti a poche ore prima:

°°

Coco-san…adesso basta giocare.”

“Sempre la solita guastafeste, Moriko…

°°  

Moriko…

Era quello il nome della ragazza che gli aveva salvati da un lungo e faticoso combattimento con la sua presunta compagna di viaggio: Coco Kumogiko, se non ricordava male.

Come ha fatto ad arrivare il villaggio?! Pensò preoccupato il jonin. Speriamo solo che con lei non ci sia quell’altra.

“Ehi, Kakashi! Chi è la ragazzina?” gli chiese alle sue spalle Gai, avendo anche lui notato la ragazza “Non sembra una del villaggio.”

Kakshi strinse gli occhi preoccupato.

No, non era affatto una di Konoha. Eppure il fatto che lei e la sua compagna prima stessero cercando così disperatamente il villaggio era piuttosto curioso.

Perché è venuta qui? Si chiese ancora una volta il jonin.

Poi all’improvviso la battaglia ricominciò: il suo avversario riprese a cercare di colpirlo con il proprio kunai, costringendolo ad alzare nuovamente la guardia.

Con la coda dell’occhjio vide 3 ninja del suono fiondarsi giù per le tribune.

Capì subito qual’era il loro obbiettivo.

E infatti, dopo neanche pochi secondi la voce di Gai gli diede conferma della sua intuizione.

Kakashi! Stanno attaccando la ragazzina!”

Mettendo più forza nel braccio destro, spinse più forte che poté il suo avversario per poi colpirlo in pieno petto, facendolo cadere al suolo ferito.

Ruotò la testa per riuscire a vedere i 3 ninja attaccare contemporaneamente e vigliaccamente Moriko a Kunai sguainati.

Quest’ultima li guardò arrivare senza batter ciglio, ma, non appena furono a pochi metri di distanza da lei, saltò all’indietro con un paio di salti, finendo quasi accanto al muro del campo.

Non ebbe neppure il tempo di dire una parola perché uno dei suoi assalitori le comparì di fianco, pronto a pugnalarla.

A Kakashi mancò il fiato in gola: non aveva neanche avuto il tempo di reagire.

La lama del pugnale ninja tracciò un fendente per aria, mentre l’aggressore dal volto coperto era rimasto sospeso a mezz’aria.

No… pensò Kakashi con l’occhio sgranato almeno come quello di Gai dietro di lui.

Moriko osservò una formichina passeggiare su un filo d’erba, mentre la sua treccia riposava sul terreno sabbioso ed arido dell’arena.

Cosa…?” fu il commento incredulo del ninja del suono vedendo il suo colpo andare a vuoto, mentre la ragazzina dai capelli verdi si era curvata all’indietro con la schiena tanto da toccare con la nuca per terra.

“Sì è curvata su se stessa per sfuggire al colpo?!” urlò Gai alle sue spalle.

Uff…” disse Moriko, mentre uno dei suoi tre aggressori si preparava a cercare di colpirla di nuovo, questa volta allo stomaco scoperto dalla maglietta.

La lama però non penetrò neanche questa volta la carne cerea della ragazza, che, con prontezza, aveva poggiato entrambe le mani al suolo e spostato tutto il proprio peso su di esse, drizzando finalmente la schiena a mo’ di candela, mentre le gambe rimanevano penzolanti sulla propria testa, ora alzata e con lo sguardo monoculare puntato verso loro tre.

Senza dire una parola, rimise i piedi per terra appena in tempo per evitare un altro colpo da parte del terzo dei suoi avversari, stavolta diretto alla schiena.

“Gomen**…” sussurrò Moriko  a testa china mentre con urlo rabbioso un altro dei ninja le si era avventato contro intenzionato a colpirla sulla nuca, ora che era rimasta bloccata a pochi centimetri dal muro.

Il kunai si abbassò con violenza e Kakashi per un attimo temette il peggio, guardando la ragazza rimanere immobile ed abbassata forse per qualche istante di troppo.

Dietro di lui sentì Gai trattenere il fiato in gola, anche lui allora stava seguendo il combattimento della nuova arrivata.

Da sotto la propria maschera maculata, l’uomo sorrise vittorioso vedendo il suo kunai dirigersi con successo verso la nuca della mocciosa.

Poi successe tutto come un lampo.

Di colpo si ritrovò a gambe all’aria con un dolore  acuto che gli partiva da sotto il mento fino ad arrivare agli angoli della mascella.

Gli altri due, rimasti a guardare la scena, indietreggiarono un attimo, nel vedere il loro compagno venire sbalzato via da un calcio da quella ragazzina, così magra e debole all’apparenza.

Moriko si era, infatti, lanciata in avanti, alzando di scatto la propria gamba fino a dare un calcio frontale al suo aggressore.

Gai e Kakashi, impegnati intanto a fare in modo che i loro avversari non approfittassero della loro distrazione per ferirli, non riuscirono a vedere l’espressione della ragazza nell’atto di scalciare via il ninja nemico e nemmeno Kabuto dall’alto degli spalti, fermo sulla ringhiera, vi riuscì.

Moriko abbassò la gamba alzando nuovamente la testa, mostrando una leggera ruga di dispiacere formatasi sulla sua fronte.

“Sumimasen***, signore…” disse guardandolo con una sincerità incredibile “…, ma non posso permettervi di uccidermi ora…”

“MALEDETTA CAGNA!!!” si sentì urlare da parte di uno dei tre che, nel frattempo, aveva lanciato addosso degli shuriken.

Alla vista delle 4 lame rotanti dirette verso di lei, Moriko assunse una nuova posizione: piegò leggermente il busto da una parte mentre le ginocchia si flessero, lasciando che una gamba scivolasse leggermente in avanti rispetto l’altra così come le mani, poste in avanti come se dovessero fermare qualcosa.

In un attimo tutti e 4 gli shuriken si scontrarono con la superficie liscia e levigata dell’arena, cadendo poi con un tintinnio  metallico, mentre dall’alto sia Kabuto che Kakashi e Gai, sbarrando gli occhi, pensarono.

Un ninja da taijutsu…

Da sotto la maschera da ANBU Kabuto strinse gli occhi e distese le labbra in un sorriso.

Interessante… pensò guardandola mentre si metteva in una seconda posizione tipica del combattimento corpo a corpo…sembra una ragazzina spaesata all’apparenza, ma non lo é.

Moriko osservò impassibile come sempre i 3 davanti a lei, rimettendosi in posizione perfettamente eretta e composta. Alzò lo sguardo verso gli spalti incontrando l’immagine del jonin dai capelli argentati.

Il signore del bosco…

Fu allora che, prima che potesse rialzare la guardia, sentì uno spostamento veloce venire dalla sua destra.

Un attimo dopo senti qualcosa di moto simile ad una ginocchiata o gomitata colpirle con violenza dietro l’orecchio, dove il collo e la nuca si incontrano.

Il suo occhio sinistro si allargò, ma dalla sua bocca non arrivò alcun grido.

Riuscì solo a carpire un’ultima immagine, prima che il suo mondo si offuscasse fino a diventare buio: quella di Kakashi che dagli spalti correva verso il centro dell’arena.

 

 

 

*ARIGATO GOZAIMASEN, OJIISAN : Grazie infinite (per questo), Nonno(forma rispettosa)”

**GOMEN : Scusatemi

***SUMIMASEN : Mi dispiace

 

 

                                                                                                                                             Continua….

 

 

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Capitolo 8
*** Kiishimugan ***


Salve

Salve!! Sono ancora viva visto? Questo è uno dei capitoli più impegnativi perché si svolge in una parte del manga di Naruto molto complicata!!!

Se volete sapere qualcosa sul significato delle parole o dei nomi, scrivete pure! Sarò lieta di rispondere alle vostre domande!! ^^

Ed ora..Buona letturaaaaa!!!

Grazie a coloro che hanno messo la storia tra i preferiti e l’immancabile Hebe!!!

 

Capitolo 8: Kiishimugan

 

 

Si guardò le mani.

Erano piene di schegge e piene di graffi.

D’altronde era da parecchio che saltava da un ramo all’altro di quella foresta interna al villaggio.

Ma non importava.

L’unica cosa che conta è avanzare. Si ripeté Coco, ignorando il dolore che quei piccoli aghetti legnosi le provocavano alla pelle.

Sul viso dominava come sempre la sua solita espressione mezza imbronciata e mezza indifferente, mentre gli occhi prevalentemente accigliati, guardavano in avanti, diventando a scatti vitrei per poi ritornare subito al loro stato normale.

Ripeté nuovamente l’atto di quella strana trasformazione alla cornea, ma questa  ultima non si diradò subito.

Tch…! Pensò, mordendosi quasi la lingua, la biondina accigliandosi Complicazioni…ancora complicazioni. I ninja di prima si sono fermati per attaccar briga con uno dei tre che inseguivano…

Si fermò un attimo su un ramo poggiandosi al tronco con una mano, osservando tre le fronde degli alberi sempre con gli stessi occhi privi di pupilla.

Si lasciò cadere in avanti verso un altro ramo per poi spostarsi verso la propria sinistra.

Meglio aggirarli…pensò con gli occhi nuovamente normali …non ho voglia di incappare in altri casini e in ogni caso il chakra che è rimasto indietro non è quello che m’interessa.

 

Kakashi guardò leggermente ansimante la ragazza che ora teneva svenuta sottobraccio: la folta capigliatura verde, acconciata in una treccia, cadeva in avanti coprendole il viso, mentre gambe e braccia penzolavano verso il terreno dalla quale era stata appena allontanata.

Dietro di lui, con la schiena a contatto con la sua stava Gai, anche lui un poco provato dal continuo attacco al quale erano stati sottoposti.

Ora in mezzo ai Ninja di Oto si erano mescolati anche quelli di Suna che non stavano perdendo tempo.

“Ehi Kakashi! Come sta la ragazzina?” chiese ad alta voce il suo rivale dalla tuta verde per sovrastare il rumore metallico di kunai che si scontravano.

Il Copia-ninja strinse ancora di più il braccio attorno alla vita scoperta della ragazza, per percepirne il movimento. Sospirò sollevato nel costatare che la respirazione era nella norma.

“È solo svenuta. Quel colpo di prima deve averla presa alla sprovvista.” Disse tranquillamente lanciandosi contro un altro ninja della Sabbia che si era gettato contro Kurenai, appena giunta in loro aiuto.

“Meno male che tu sia riuscito a portarla fuori dall’arena in tempo, Kakashi, altrimenti sarebbe già morta.” Disse la donna esperta in genjutsu guardando con i suoi occhi rossi la ragazzina penzolare inerme al fianco di Kakashi, sostenuta solo da un braccio.

Già meno male… pensò incerto il jonin …spero solo di aver fatto la cosa giusta.

Lanciò un’altra intensa occhiata a Moriko.

Sperava con tutto il cuore di non aver fatto un errore a salvarla dal kunai di quello shinobi del suono, uccidendolo insieme agli altri aggressori. Continuava a ripensare a quello che era successo poche ore prima nel bosco, a come quella strana dodicenne con un sorriso inquietante, accompagnato da un kunai impugnato, ed un avvertimento velato, aveva convinto quella furia della sua conoscente, Coco, a lasciargli proseguire.

La linea dei suoi pensieri fu interrotta dalla vista di un kunai nemico avventarsi verso di lui che lo costrinse a schivarlo per poi piantare la propria arma nella schiena dell’aggressore.

Da lontano Kabuto, sempre indossando la maschera da ANBU del villaggio della foglia, continuava ad osservare il contrattacco dei 5 Jonin rimasti svegli. Tuttavia, nonostante lo spettacolo fosse ritornato ad essere lo stesso balletto a sfavore della parte da cui stava, le labbra celate dietro la ceramica levigata della maschera erano tese in un sorriso appena accennato e soddisfatto.

Gli occhi, attraverso i fori tondi del proprio travestimento e le lenti dei propri occhiali, seguivano continuamente i movimenti di Hatake Kakashi che ora teneva stretta la ragazza, la quale aveva reso la sua permanenza nell’arena di Konoha più interessante.

Un vero peccato che sia svenuta per un semplice attimo di distrazione… pensò malignamente …mi sarebbe piaciuto scoprire qualcosa di più su di lei.

La rapida figura di un ninja di Suna scaraventato lontano, ormai ridotto ad uno straccio, lo fece voltare verso Maito Gai, che continuava a fare i suoi insopportabili gridolini di battaglia ogni volta che metteva fuori gioco un avversario.

Ormai era palese che Kakashi e gli altri Jonin stessero avendo la meglio su quegli inetti di Oto e di Suna.

Questione di tempo ed avrebbero fatto fuori tutti i suoi sottoposti.

Meglio cercare una postazione più tranquilla.

Così pensando saltò oltre la ringhiera degli spalti atterrando più o meno al centro dell’arena, a gambe leggermente flesse per arrivare a toccare il terreno arido con le punta delle dita.

Si rialzò, per poi dare un’occhiata verso la sua precedente postazione da sopra la propria spalla.

Si stanno dando tanto da fare per salvare la gente nell’arena… pensò mezzo divertito e mezzo soddisfatto …senza preoccuparsi del fatto che il loro Hogake sta per fare una brutta fine.

Le spalle cominciarono a venire scossi da leggeri sobbalzi mentre con la bocca serrata e la gola stretta, cercava di soffocare una risata.

Che ingenui…

 

 

Altro che ingenuo…quello è un’idiota.

Coco strinse spasmodicamente il proprio pugno sinistro, arricciando il naso e digrignando i denti, mentre ad occhi chiusi e con le guance arrossate cercava di non guardare quell’assurda tecnica appena utilizzata da quel biondo che pareva chiamarsi Uzumaki Naruto.

Che razza di tecnica è una che prevede di infilare un misero kunai nel didietro dell’avversario??!!! Pensò mentre ritornò a guardare quell’assurdi ninja vestito di arancione tenere ancora in mano l’arma con il quale aveva tentato di sorprendere l’avversario.

Alla fine era riuscita ad arrivare al luogo dove il chakra da lei seguito si era fermato, ma aveva trovato come suo solito degli ostacoli.

Quando era arrivata, nascondendosi alla meglio tra gli alberi, aveva trovato una situazione alquanto spiacevole e pericolosa: il moccioso di quattro ore prima stava a terra dolorante su un ramo con un ragazzo biondo al suo fianco che, da quel che i suoi occhi avevano percepito, aveva due tipi di chakra. Davanti a loro stava un altro ragazzo della loro stessa età dai capelli rossi che a quanto aveva capito era il loro avversario. Tuttavia, nel vedere che il corpo di quell’ultimo coperto su quasi tutta la parte destra da sabbia, si era resa conto che quello che i due stavano combattendo non era molto simile ad un essere umano.

O almeno non più… aveva pensato preoccupata Coco mentre osservava la sabbia che ricopriva a metà il corpo del ragazzo deformare i suoi lineamenti rendendoli quasi animaleschi, mentre dietro di lui andava allungandosi qualcosa di simile ad una coda.

Deglutì a vuoto con la gola ormai secca, mentre dalla tempia le stava scendendo delle gocce di sudore freddo.

Non ditemi che quello è…?

Fu interrotta dal pensare l’ultima parte della frase a causa del repentino, se così si poteva chiamare, contrattacco del biondo.

Di fronte alla tecnica non poté fare a meno di pensare di essere incappata di fronte ad un ingenuo che pensava di fare un baffo alla morte con..con…

Una rana…?!

A quanto pareva il ragazzino sapeva usare il Kuchiyose No Jutsu¹ per evocare le rane, ma con la scarsa quantità di chakra con il quale era rimasto gli sarebbe stato impossibile evocare qualcosa di meglio se non un ranocchio deboluccio e spaccone.

In seguito però la situazione era sembrata ribaltarsi: il biondino era partito improvvisamente all’attacco creando diverse copie per lanciare attacchi concatenati all’avversario.

La bionda fu molto sorpresa nel vedere che quelle copie non fossero solo delle illusioni, ma tangibili.

Sarebbe stato un attacco utile e ben congegnato…pensò Coco  mentre ancora sulla sua tempia pulsava una vena di disappunto …se solo non avesse usato quello stupido Sen Nen Goroshi²!!!!

Con lei erano arrossiti sia la rana evocata dal biondo sia una ragazza ninja con 4 codini sia uno strano cane parlante vestito da shinobi, di fronte a quello spettacolo riprovevole.

Ora il ninja avversario era stato ricoperto quasi totalmente dalla sabbia, fatta eccezione per le gambe.

Bastò un istante e Naruto fu scaraventato lontano da lui con un solo colpo di coda.

Coco riuscì a vedere sulle labbra del biondo lo scandire della parola ‘Boom’ prima di sentire una violenta esplosione che la costrinse a proteggersi gli occhi dalle schegge e dalla sabbia con una mano, sorreggendosi al tronco dell’albero con l’altra.

Riaprì una palpebra incredula.

“Il kunai…” aveva una carta-bomba?!

“Gaara!!”

Coco si voltò verso la ragazza con i capelli biondi legati in 4 code che, vendendo quella specie di mostro di sabbia incassare un simile colpo, era scattata  leggermente in avanti, forse indecisa se intervenire o meno.

Gaara?

Coco riposò i propri occhi verdi sul ragazzo dai capelli rossi, adesso visibili grazie all’effetto dell’esplosione che aveva spazzato via un poco di sabbia dal suo volto.

È questo il nome?

Rimase su quel ramo contemplando ed analizzando la figura ansimante e dolorante di Gaara per un po’ per poi spostare piano la testa più in basso, focalizzando i resti degli alberi che prima erano davanti al suo.

Mi devo spostare o mi vedranno.

Fece un paio di salti all’indietro, finendo quasi casualmente tra un paio di cespugli abbastanza fitti da celare la sua presenza.

Poco più avanti, distanti almeno tre o quattro metri stavano Naruto Uzumaki e il moccioso che, accovacciati contro il tronco di un albero sembravano star discutendo.

Coco aguzzò l’udito più che poté ma riuscì a carpire qualcosa di simile:

“…salva Sakura a qualunque costo…”

A quel nome la biondina, tra le ombre delle foglie dove si era nascosta, aggrottò la fronte e i suoi occhi cominciarono a vagare per il bosco finché non si posarono sulla figura sofferente di una ragazza dai capelli rosati stretta in una morsa di sabbia leggermente venata di blu, che aveva la vaga forma di una mano artigliata, ad un albero poco lontano.

Non l’aveva vista prima: era stata talmente presa dall’osservare il combattimento che non aveva pensato a guardare da quella parte.

I suoi luccicarono leggermente mentre la pupilla scomparì inghiottita dalla sua cornea verde.

 

 

Sakura si contrasse leggermente.

Che succede? Non riesco a muovermi…

Nella sua mente si formò l’immagine di se stessa sospesa in uno spazio completamente nero, dove l’unica certezza che aveva era quella che ci fosse un pavimento dove, anche se invisibile, poggiava i piedi.

Si guardò attorno ad occhi spalancati non capendo e rimanendo sempre nello stesso punto, come se fosse bloccata da una forza invisibile.

Cosa ci faccio qui?

Dei singhiozzi cominciarono a riecheggiare nel luogo dove stava.

Sobbalzando leggermente, la ragazza si guardò di nuovo attorno, questa volta più turbata di prima.

[Kaa-san³…] chiamava quella vocina infantile, chiaramente femminile, tra i singhiozzi “…kaa-san…”

La bocca di sakura si spalancò leggermente, mentre con una mano tremante andò a coprirsela.

Tremò.

[kaa-san…]

Non può essere…

Davanti a lei cominciò a delinearsi una figura scura di una bambina con le mani che le coprivano gli occhi.

[kaa-san…!]

No…

Cercò di fare un passo all’indietro ma le sembrò che i suoi piedi fossero incollati al terreno invisibile di quello che pareva essere un incubo.

[È stata colpa mia…”]

Sakura si coprì le orecchie con le mani, cosparse, come la fronte, di un leggero strato di sudore freddo. Ormai le sue spalle tremavano quasi di volontà loro e, nonostante cercasse con tutta se stessa di isolare le proprie orecchie da quelle parole, quelle riuscivano lo stesso a farsi sentire.

Non riusciva a chiudere gli occhi. Era come se le sue palpebre fossero incollate.

Scosse la tesa digrignando i denti, stringendo ancora più forte le mani.

Smettila…

[Io…]

Vattene…

[sono…]

Zitta…

[un…]

“STA ZITTA!!!” urlò con quanto fiato aveva in corpo, cadendo in avanti sulle ginocchia.

Aveva il respiro pesante e sentiva gocce di sudore scenderle lungo il collo lentamente.

Di colpo tutto cessò e ritornò il silenzio.

Ma non osò alzare lo sguardo per vedere se lei era sparita.

Fece scivolare lentamente le mani via dalla sua testa per poi lasciarsi cadere in avanti con il busto, arrivando a foccare con la fronte sul pavimento invisibile sul quale si trovava.

Non sentì nulla.

Né freddo, né caldo.

Sentiva solo l’aria circostante farsi fredda e il suo respiro condensarsi in piccole nuvolette di vapore davanti al suo viso, andando a sfiorare quasi le lacrime che ora le rigavano le guance.

Ricominciò a tremare, questa volta scossa dai singhiozzi.

“Non è vero…” sussurrò combattendo quel nodo alla gola che le si era formato in gola.

Davanti a lei, a poco a poco, anche se lei non la vedeva, avvertì il concretizzarsi di quella figura che prima era stata solo un’ombra nera contornata da leggeri riflessi di luce.

Gli occhi della bambina, verdi, la guardavano con qualcosa di simile alla pietà.

Le sue braccia, esili e rosee, scendevano abbandonate lungo i fianchi, sfiorando con la punta delle dita il vestito di cotone bianco che indossava.

“Io non sono…” sussurrò di nuovo Sakura, coprendosi il viso con le mani, rimanendo per terra.

Le labbra della bambina si tesero un sorriso, sfiorato da alcune ciocche rosate e lisce che le incorniciavano le gote.

“un mostro…”

La bambina scomparì, lasciandola di nuovo sola.

“…non più.”

[Eppure lo hai utilizzato.]

Il suo corpo si paralizzò udendo nuovamente quella voce.

Non disse niente, si limitò ad ascoltare la figura mentale allontanarsi con lo scemare della propria voce.

[Hai utilizzato…]

Strinse le palpebre, non volendo sentire di nuovo quelle parole

[… il Kiishimugan]

 

 

Pakkun ringhiò sommesso di fronte alla nuova arrivata che ora stava a braccia conserte davanti a Sakura ancora svenuta.

Sasuke era andato a cercare Naruto da poco, lasciando a lui la custodia della ragazza, ma, non appena l’Uchiha era scomparso, quella bambina era arrivata da chissà dove, scrutando la giovane Haruno priva di sensi ai suoi piedi.

Aveva un aspetto alquanto trasandato, specialmente ai capelli.

Erano pieni di doppie punte e, anche se tenute in due code, si vedeva chiaramente che alcune ciocche erano più lunghe rispetto alle altre.

Era come se fossero state tagliate con un coltello.

Coco guardò in silenzio la rosa con la sua solita espressione mezza seria e mezza anniata.

“Si sta svegliando.” Disse semplicemente, guardando il volto di Sakura contrarre le palpebre e muovere le labbra in una smorfia di dolore, cercando di respirare più normalmente.

Il cane ninja smise di ringhiare, guardando preoccupato la ragazza, che, pian piano, apriva le palpebre.

Sakura schiuse leggermente gli occhi.

La prima cosa che vide e che la costrinse a stringere un poco lo sguardo fu la forte luce del giorno. Tutto il mondo attorno a lei era sfocato, tanto che non riusciva a distinguere le foglie che componevano le fronde degli alberi che la attorniavano.

Portò una mano all’altezza degli occhi e tentò di fare un respiro profondo.

Le si mozzò il fiato a cusa di una fitta all’altezza dell’addome.

Tossì un paio di volte cercando di portarsi seduta.

“Non sforzarti, hai passato un brutto momento ragazza.” Le disse una voce accanto a lei.

Dove ho già sentita questa voce? Si domandò, senza aprire ancora gli occhi Ah già, è Pakkun.

Finalmente riuscì a rimanere ritta con le spalle, ma quell’enorme sforzo le costò un giramento di testa.

Iteteteteeeee….¹” Sussurrò massaggiandosi la testa, mentre tentava pian piano di focalizzare il mondo che le stava attorno.

Ci vollero almeno una trentina di secondi prima che le foglie tornassero ad essere delle entità distinte e nitide.

Come aveva immaginato, alla sua sinistra stava Pakkun che continuava a guardarla con la solita espressione falsa-imbronciata.

Gli occhi del cane-ninja restarono fissi sui suoi, ma poi si spostarono subito oltre la sua posizione, accompagnati da un ringhio sommesso.

Sbatté un paio di volte le palpebre sorpresa, poi, facendo bene attenzione a compiere l’azione con lentezza, voltò il capo verso la propria destra, dove Pakkun stava guardando.

La mascella le cadde leggermente, mentre ricominciò a sudore freddo, forse peggio di quanto avesse fatto nell’incubo di poco prima.

Coco la guardò mezza accigliata mezza annoiata senza dire nulla, poi voltò di scatto la testa chiudendo gli occhi con uno sbuffo.

“Bensvegliata…” disse di nuovo con voce monotona “…Prima cugina.”

La rosa mosse inconsciamente le labbra, balbettando qualcosa che Pakkun riuscì a capire a malapena.

“Co…co..”

 

 

 

                                                                                     Continua….

 

NOTE di Traduzione

¹ Kuchiyose No Jutsu: Tecnica del Richiamo

² Sen Nen Goroshi: Mille Anni di Dolore

³ Kaa-san: Mamma (fam.)

¹ Iteteteteteee: Ahiaiaiaiai

 

 

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Capitolo 9
*** Una Falena ***


Buongiorno

Buongiorno!!! Oggi sono particolarmente allegra perché sembra che la mia vita stia prendendo una piega giusta dopo tanto!! Ho addirittura scritto questo capitolo lunghissimo (per i miei canoni) a tempo di record!!!

Buona lettura!!!

 

Rinoagirl89: Diglielo Riny!! Y-Y Io per essere spronata ho bisogno di recensioni! Altrimenti sento che il mio lavoro non è apprezzato! In ogni caso grazie per aver commentato e a proposito del tuo primo commento…ehehe la suspence è una delle cose che amo di più. Se vuoi scoprire qualcosa di più sul passato delle nostre protagoniste…continua a leggere non te ne pentirai! ^^

 

 

Petal’s Nana Hana

 

Coco Kumogiko: il nome Coco è una variazione della pronuncia giapponese delle prime due sillabe di Kokonattsu che significa Cocco in italiano (si può capire il significato del nome andando a rileggere il capitolo 2), invece Kumogiko in italiano significa Farina. Di conseguenza il nome intero si traduce Farina di Cocco.

 

Capitolo 9: Una Falena

 

Kakashi si sentì morire.

I muscoli delle braccia gli si tesero in modo quasi spasmodico, mentre stringeva i pugni per sopprimere il dolore di quella stretta che si sentiva al cuore.

Un dolore per un altro…

Si ripeté per l’ennesima volta, non riuscendo a staccare lo sguardo dell’Hokage Sarutobi riverso a terra.

Eppure, nonostante le nocche della sua mano fossero diventate ormai bianche ed esangui, quel senso di soffocamento all’altezza dei polmoni  non scompariva.

Hokage-sama…

Era coperto di sangue sulla schiena e sul petto eppure…

“Sorride…” disse una voce accanto a lui.

Voltò lo sguardo alla sua sinistra

“Kurenai…” sussurrò guardando l’altra jonin osservare tristemente Sarutobi ormai privo di vita.

Aveva gli occhi lucidi e arrossati attorno alla parte inferiore degli occhi.

Ancora pochi minuti lì ed avrebbe pianto.

Kakashi strinse ancora i pugni, ritornando a guardare il cadavere attorno al quale lui e gli altri ninja si erano radunati.

Solo allora si ricordò di avere ancora stretta sotto braccio Moriko.

Guardandola un poco intimorito, allentò la presa attorno alla sua vita, che aveva lasciato un leggero segno violaceo attorno alla pancia scoperta.

Osservò i capelli verdi e ricci ricadere verso il terreno, celandole il viso.

Avrebbe voluto scoprire chi fosse, perché si trovava al villaggio…prima.

In quel momento però, aveva perso tutta la volontà di ricercare la risposta alle sue domande.

Gli sembrava tutto completamente privo di senso.

Sospirò, sentendo improvvisamente un enorme peso sulle spalle che gliele fece abbassare come se gravate da un’enorme macigno, e sentì il peso della ragazza da lui portata diventare almeno 3 volte più impegnativo da sostenere.

Lanciò un altro sguardo a Kurenai.

“Kurenai.” La richiamò debolmente, riuscendo comunque ad attirare la sua attenzione.

“Uhm…?”

“Porta questa ragazza all’ospedale…” disse poggiando delicatamente il corpo di Moriko per terra sulle sue ginocchia.

La testa della ragazzina ciondolò all’indietro mentre Kakashi la prese in braccio passandole una mano sotto le ginocchia per poi porgerla alla donna.

“…non fa parte del villaggio…” continuò abbassando la testa per evitare di guardare in volto l’altra “…ma garantisco io per lei.”

Con cura, abbadonò il peso della giovane tra le braccia di Kurenai per poi sentirla allontanarsi.

Abbiamo troppi pesi da sopportare…in questo momento.

Sentì i passi di Kurenai, lenti e pesanti, allontanarsi tra gli alberi cresciuti sul tetto.

Kurenai…almeno tu… Sfogati.

Le guance della donna erano però già rigate dalle lacrime.

 

 

 

Sakura guardò incredula e paralizzata la bambina bionda di fronte a lei, fissarla priva di sentimento.

“Coco…” sussurrò ancora una volta ad occhi spalancati.

Dietro di lei sentì Pakkun smettere di ringhiare, probabilmente aveva capito che chiunque fosse quella strana ragazzina, era una conoscente di Sakura.

Le labbra di Coco si tesero in un sorriso derisorio.

“Cosa c’è PRIMA CUGINA…?” chiese calcando bene le ultime due parole “…non sei contenta di rivedermi? Oppure…” fece una pausa enfatica mentre si staccava dall’albero sul quale era appoggiata, facendo scomparire il suo sorriso e ritornare imbronciata “…speravi che fossi morta?”

“NO!!!”

L’eco di quella parole fece volare via un gruppo di uccelli da un albero poco lontano da lì.

Sakura strinse i pugni, mentre si sentiva scuotere di rabbia e di vergogna fino all’osso.

“Non è così…” sussurrò sentendosi gli occhi riempirsi di lacrime.

Abbassò la testa stringendosi le spalle, lasciando che i suoi capelli rosati scendessero fluidi verso il basso.

Poi, con un poco di coraggio, scattò in avanti verso Coco.

L’abbracciò.

La cinse tra le braccia così velocemente da lasciarla sbigottita, mentre, scossa dai singhiozzi e piegata sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza, nascondeva il proprio viso nell’incavo della sua spalla.

“Non nego…” cercò di dire tra i singhiozzi “… di aver creduto che fossi morta…, ma ti giuro…non ho mai sperato una cosa simile.” Confessò semplicemente.

Gli occhi di Coco si allargarono increduli di fronte a quelle parole e a quel gesto.

Mi sta abbracciando… pensò quasi spaventata

Nessuno l’aveva mai abbracciata.

Nessuno l’aveva mai toccata.

A parte lei.

Il suo corpo è caldo…

Sentì le guance arrossarsi.

I suoi occhi si strinsero quasi sotto sforzo.

“Coco…” la voce di Sakura continuava a chiamarla “…mi sei mancata tantissimo.”

Come se fosse stata appena scottata, le mani di Coco le si poggiarono sulle spalle, scostandola lontano da lei.

Per un attimo la rosa la guardò sbalordita per poi sorridere comprensiva, asciugandosi gli occhi con il dito indice della mano sinistra.

“Non sei cambiata affatto in questi 8 anni.” Disse con ancora gli occhi lucidi.

Una risatina divertita le eruppe dalle labbra, mentre gli occhi le si chiudevano.

“Sei sempre la solita orgogliosa.”

“Non so di cosa parli.” Le rispose la biondina voltando lo sguardo per nascondersi il viso.

 Gli occhi di Sakura si rattristarono di nuovo e le cornee verdi giada si abbassarono, piantandosi sul terreno legnoso del ramo.

“8 anni…” disse quasi soprappensiero “…sembra essere passata un’eternità da allora…eppure…” si fermò un attimo ricordandosi di essersi dimenticata della presenza di Pakkun.

“…me lo ricordo come se fosse stato ieri.” Concluse non volendo aggiungere altro, lasciando che sulla testa del cane-ninja comparisse un’aria interrogativa.

“Io invece no.” Controbatté acida la biondina, accigliandosi ulteriormente e stringendosi le braccia.

Bugiarda… pensò sorridendo amaramente Sakura …vorresti non ricordarlo.

Ci furono ancora un paio di secondi di silenzio tra le due, interrotto solo dal cinguettare occasionale di qualche usignolo nascosto tra le fronde e dal fruscio del vento tra le foglie.

Senza dire nulla, Coco tirò fuori da sotto la sua maglietta gialla un pezzo di carta, mostrandolo alla giovane Konoichi, che dopo un attimo di stupore disse sorridendo debolmente.

“Hai trovato il mio biglietto…”

Un poco tremante andò a ricercare il messaggio cartaceo lasciato da lei stessa per assicurarsi che una di loro venisse a cercarla.

Le venne quasi da ridere quando i suoi occhi analizzarono lo scarabocchio disegnato dalla sua manina un tempo infantile. Stentava quasi a credere che Coco fosse riuscita a riconoscervi il simbolo di Konoha.

“Abbiamo.” La corresse improvvisamente la biondina.

Sakura la guardò distogliendo lo sguardo dal proprio messaggio.

“Abbiamo?” chiese sorpresa.

“Io e Moriko.” Rispose annuendo l’altra.

Sakura si portò una mano alla bocca, soffocando un grido, lasciando che le lacrime le ripercorressero le guance. Poi un poco balbettante ritornò a parlare.

“Non stai scherzando vero…?” supplicò stringendo il pezzo di carta con più forza “Ti prego…giurami che non è uno scherzo.”

“Io non giuro mai” ribatté tranquillamente Coco “Io dico solo le cose come stanno.”

Dopo quella conferma sottintesa, la rosa smise di prestare attenzione a Coco.

C’è Moriko…c’è Moriko…c’è anche Moriko… continuava a ripetersi mentalmente, sentendo il suo cuore accelerare di battito gradualmente.

Chiuse gli occhi mettendosi una mano all’altezza del cuore.

Da quanto tempo non batteva così forte?

Una vita.

Se non avesse già prosciugato le lacrime, sarebbe scoppiata di nuovo a piangere.

“Dov’è adesso?” chiese debolmente, sentendosi all’altezza della gola un nodo che faceva a malapena passare l’aria.

Coco la guardò indifferente per poi sbuffare ed indicare con un pollice la direzione dove si trovava il villaggio.

“Dev’essere ancora laggiù…” disse laconica “…ci siamo dovute separare.”

“Per trovarmi?” domandò speranzosa guardandola di nuovo Sakura.

“Secondo te?” il tono con cui Coco rispose era diventato sarcastico.

La risposta era decisamente sì.

Il petto della rosa si alzò e si abbassò lentamente mentre prese un respiro profondo.

“Sono contenta…” sussurrò la ragazza dai capelli rosa, continuando a guardarla.

Poi senza preavviso, scoppiò in una leggera risatina, che fece inarcare un sopracciglio della bionda.

“Sei un disastro Coco…i tuoi capelli sembrano un campo di battaglia.” Disse leggermente derisoria, facendo apparire sulla testa della ragazza in questione una vena pulsante.

Gli occhi di Coco parevano quasi aver preso la forma di due occhi felini accigliati e questo non aiutò la risata di Sakura a fermarsi.

“Non appena torneremo al villaggio…” si interruppe dal ridere improvvisamente “ti farò conoscere una mia amica…adora occuparsi dei suoi capelli, sono sicura che non le dispiacerà mettere a posto i tuoi.”

A queste parole, le spalle di Coco vennero scosse leggermente dalla sorpresa.

Ritornò a guardare l’Haruno di nuovo con espressione imbronciata, senza dire niente.

“Sono sicura che riuscirò a trovarvi un appartamento dove stare per un po’…” continuò a parlare felicemente Sakura “…almeno finché non verrete a vivere a casa mia.”

“Io non resto.”

Gli occhi di sakura si allargarono sorpresi.

“Non…resti?” ripeté incredula.

“Esatto…non ho intenzione di rimanere qui a Konoha.” Spiegò stizzita la ragazzina mettendosi le mani sui fianchi, quasi volendo enfatizzare le proprie parole con una posa decisa.

Sakura si morse il labbro inferiore:

“…Perché?” chiese confusa, provocando in Coco uno sbuffo arreso.

“Lo sai perché…” le disse senza cambiare espressione “…un posto come questo…pieno di bei fiori,…prati verdeggianti,…corsi d’acqua limpidi…” si fermò un attimo guardando il cielo azzurro attraversato da qualche nuvoletta “…non fa per me.” Concluse semplicemente, lasciando la cugina spiazzata.

“Mi trovi a Suna.”

Le braccia di Sakura si afflosciarono lungo i suoi fianchi.

“Coco…” la richiamò debolmente vedendola improvvisamente camminare verso di lei solo per oltrepassarla.

“Prenditi cura di Moriko…” disse semplicemente preparandosi a saltare sull’altro albero.

Tuttavia, si bloccò.

“Devo dirti una cosa…Sakura-hime…”

Hime… pensò la rosa voltandosi leggermente verso di lei …è da parecchio che nessuno mi chiama così.

“Sta attenta…” continuò la biondina, provocando ulteriore curiosità in Sakura “…la Falena è libera e vegeta.”

Un battito in meno.

Le mani di Sakura tremarono.

La Falena?!..

Avrebbe voluto chiederle dell’altro.

Ma non fece in tempo a chiamarla per nome che già la biondina aveva spiccato un balzo, partendo a tutta velocità dalla parte opposta a quella del villaggio.

Pakkun si accigliò impercettibilmente, non riuscendo a capire cosa fosse appena accaduto.

Avrebbe dovuto raccontare tutto a Kakashi?

Il cane ninja annusò leggermente l’aria che circondava Sakura, ormai persa nei suoi pensieri e con gli occhi sbarrati.

Sì, sarà meglio… pensò annuendo a se stesso …questa è puzza di paura.

 

 

Coco guardò assente gli alberi sfrecciare attorno a sé, mentre continuava a saltare da un ramo all’altro.

Non voglio rimanere qui… pensò mentre nella sua mente si faceva strada l’immagine di Sakura e Moriko.

Non ho bisogno di stare in un posto…tanto inutile. Concluse accelerando il passo.

I suoi occhi si fecero liquidi e ciechi

Vediamo dov’è andato a finire quel Gaara…

 

 

“Temari…” boccheggiò a stento il rosso a testa bassa “Kankuro…”

I due fratelli guardarono il loro Ototo¹ richiamare la loro attenzione a fiato corto, mentre, stando aggrappato alla spalla di Kankuro, cercava in tutti i modi di rimanere cosciente.

Non ho mai visto Gaara così stanco… pensò Temari preoccupata.

Su…” cominciò a pronunciare debolmente il ragazzo della reliquia della sabbia, attirando ulteriormente l’attenzione dei suoi due accompagnatori.

Sumimasen²…” terminò quasi in un sussurro, provocando nei due fratelli un’occhiata sbalordita.

Ci fu un attimo di silenzio, nel quale sia Temari che Kankuro non seppero quasi come rispondere.

“Non…” azzardò a dire il marionettista “..devi scusarti.”

Temari guardò il fratello minore a bocca spalancata: Kankuro, il bambino no, anzi, il ragazzo che aveva sempre avuto terrore del proprio Ototo, lo stava perdonando?

La shinobi di Suna sentì quasi sciogliersi il cuore alla vista dell’imbarazzo che quelle parole avevano provocato sul volto di Kankuro.

Sembrava quasi che se si stesse dicendo “Non avrei dovuto dirlo.”

La ragazza dai quattro codini accennò ad un sorriso per poi ritornare a guardare davanti a sé.

Poi la sua espressione gelò.

“Kankuro!” urlò, rivolta al fratello, fermandosi sull’albero davanti a lei.

Il marionettista la imitò senza fiatare, anche se non capì subito il perché di quel repentino cambio di umore.

Poi azzardò a guardare davanti, nella stessa direzione osservata dalla sorella.

Si accigliò preoccupato.

Davanti a loro stava, a braccia incrociate, neanche a dirlo, Coco.

Quest’ultima inarcò un sopracciglio vedendo che il Jinchuuriki da lei seguito in quello stato pietoso.

Quel falso imbranato di prima… pensò facendo vagare la sua mente al biondino di prima …gli ha quasi fatto la festa.

“Chi sei?” chiese a gran voce Temari, accigliata e digrignando i denti per il nervosismo.

Tuttavia, la biondina sembrò non ascoltarla neppure.

Ormai i suoi occhi erano concentrati sulla capigliatura rosso fuoco del ragazzino davanti a lei.

“Ehi tu! Gaara!” gridò Coco verso quest’ultimo.

Il diretto interessato, sentendosi chiamare, scosse leggermente le spalle , cercando di trovare la forza di irrigidire i muscoli del collo ed alzare la testa.

“Guardami!” fu il comando schietto della nuova arrivata.

Di fronte ai modi autoritari ed arroganti di Coco, sia Temari che Kankuro ebbero per un attimo l’irrefrenabile impulso di lanciarle addosso un paio di kunai per farle abbassare un poco la cresta, ma, nonostante tutto, si trattennero.

Sotto i loro occhi poi, videro a poco a poco il loro Ototo alzare la testa come gli era stato ordinato.

“Che…” cominciò a dire a stento il rosso, lottando per non chiudere gli occhi per la stanchezza “..che cosa vuoi… da me?”

Le iridi acquamarina dell’uno s’incontrarono con quelle verde giada dell’altra.

Rimasero così per un po’, una con la solita espressione impassibile, l’altro accigliato, ansimante e con delle leggere gocce di sudore che gli rigavano la fronte.

Ha uno sguardo pieno di tristezza… pensò la biondina, accigliandosi ulteriormente …e di rancore.

“Si può sapere cosa diavolo vuoi mocciosa??!!” urlò improvvisamente Kankuro che, ormai al limite della sopportazione, aveva lanciato un kunai in direzione di Coco.

La lama arrivò a pochi centimetri dal collo della biondina, sfiorandone con la punta la giugulare delicata e rosea.

Ha intercettato il kunai con una mano??!! Pensò allibita Temari cominciando quasi a preoccuparsi sul serio.

Coco abbassò la mano con la quale aveva fermato il kunai, facendolo penzolare pigramente lungo il fianco, mentre sbuffava sonoramente.

“Di un po’ faccia-truccata…” disse quasi annoiata “…vuoi morire?”

Il marionettista non seppe se a farlo imbestialire di più fosse stata la minaccia di morte o il soprannome di faccia-truccata.

Era già pronto a scagliarle contro un paio di shuriken, quando vide gli occhi della ragazzina riaprirsi da quella che gli era sembrato un attimo di riflessione: erano gelidi.

Cosa strana per degli occhi verdi di quella tonalità, tuttavia, a scapito del colore, quello che ricevette da quello sguardo fu una sensazione che a lui non era per nulla estranea.

Aveva già visto uno sguardo simile.

Come dimenticarlo?

Ci aveva passato l’infanzia.

Aveva passato notti insonni a causa di occhiate omicide come quella.

Lo stesso sguardo di Gaara….

Sudò freddo.

Per un attimo gli sembrò di essere tornato bambino.

Un bambino spaventato ed inerme dinanzi a quello che gli sembrava una creatura maligna ed assetata di sangue.

Questa bambina… pensò degludendo …questa ragazzina, non sta scherzando.

Era talmente occupato a tremare che quasi non si accorse che gli occhi della biondina, avevano smesso di guardarlo, rivolgendosi verso suo fratello.

“Voglio venire con voi.” Fu la semplice richiesta che uscì dalle sue labbra rosee.

“Cosa?!” sbottò improvvisamente Temari, serrando i pugni.

Chi cavolo era quella bambina arrogante?

Da dove era sbucata?

In quel momento la konoichi dal ventaglio avrebbe voluto poterla avere a portata di mano per suonarla di santa ragione: prima minacciava di morte suo fratello…e poi chiedeva asilo?!

“Se è perché non vi ho detto chi sono è presto detto…” disse, incrociando di nuovo le braccia e giocherellando con il kunai da lei impugnato, Coco “sono Coco Kumogiko e non appartengo a nessun tipo di villaggio…non ho né casa, né famiglia.” Elencò schietta, senza mai cambiare espressione.

Che ragazza fredda… si ritrovò a pensare Kankuro, guardandola.

“È fuori questione!” fu la risposta altrettanto categorica di Temari.

“Chi diavolo ti credi di essere per darci degli ordini, mocciosa?!”

Kankuro non poté fare a meno di guardare la sorella con un gocciolone sulla testa.

Quando fa così, mette paura. Pensò indietreggiando leggermente verso sinistra, quasi riconoscendo ,nella vena pulsante apparsa sulla testa della sorella, una specie di miccia pronta a farla esplodere da un momento all’altro.

“Non ho intenzione di starti ad ascoltare un minuto di più, quindi…” asserì la ninja di Suna, facendo per impugnare il proprio ventaglio “…togliti di mezzo o sarà peggio per te.”

Non accadde nulla.

Nessuna reazione.

Coco sembrava essersi pietrificata sul posto.

Pareva quasi non avesse ascoltato mezza parola di quello che Temari le avesse detto.

“Brutta impertinente…” sibilò a denti stretti la ragazza, facendo per sfilarsi dalla schiena la propria arma.

“Temari…”

La ragazza dai capelli color sabbia si bloccò, sentendosi chiamare dalla voce debole e quasi irriconoscibile del proprio Ototo.

Si voltò verso di lui.

Solo allora si accorse di quello che aveva interrotto.

Gaara e Coco si stavano guardando, ma non con dei semplici sguardi neutri.

No.

Era come se entrambi si stessero giurando morte a vicenda.

Si guardavano allo stesso modo di due leoni inferociti.

Gaara sospirò abbassando un poco il capo e ritornando a guardare il terreno ai suoi piedi.

“Lasciala venire con noi.”

I due fratelli si guardarono spaesati, non comprendendo il perché di quell’ennesima, strana uscita del loro Ototo.

Poi Kankuro, sistemandosi meglio Gaara sulla spalla, annuì alla sorella.

Questa rispose con lo stesso gesto, per poi voltarsi verso di lei accigliata e per nulla contenta.

“Ok, puoi venire…” disse tetra “…,ma ti avverto: prova a fare anche solo una mossa falsa e sarà peggio per te.”

Coco continuò a guardarla senza battere ciglio, mentre una leggera folata di veto le scompigliò le code disordinate.

“D’accordo.”

 

 

 

                                                                                     Continua….

 

NOTE di Traduzione

¹ Sumimasen: Mi dispiace

² Ototo: fratellino (molto fam.)

 

 

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Capitolo 10
*** Ti troverò, Trovami, Ti ho trovata ***


Ma saalveee

Ma saalveee!!!

Finalmente l’attesissimo capitolo 10!!! Sono davvero contenta di essere arrivata a tanto!!!

Questa stesura di quello che doveva essere il fumetto doujinshi su naruto sta diventando la storia vera e propria…XD

Cmq, grazie a tutti coloro che hanno preferito la fanfiction e come sempre alle immancabili recensioni di Rinoa!!!

PS DOPPIA SORPRESONA A FINE CAPITOLOOOO!!!

 

 

Capitolo: 10 Ti troverò, Trovami, Ti ho trovata

 

Dove sono?...

Mi sento leggera.

Eppure…tanto stanca.

Moriko schiuse il proprio occhio sinistro lentamente, incontrando per prima cosa una superficie rocciosa e levigata sulla sua testa di uno strano colore tendente al grigio.

Spostò lo sguardo verso la propria sinistra vedendo accanto a sé una sedia sul quale erano stati riposti ed accuratamente piegati i suoi vestiti.

Passò un paio di secondi guardando fissa la seggiola, poi, con lentezza si mise a sedere, accorgendosi solo in quel momento si essere stata messa su un letto e coperta con le lenzuola bianche e profumate fino al mento.

Ebbe un giramento di testa che la fece ritornare subito sdraiata, con la testa sul cuscino.

Dove sono?  Pensò toccandosi con la sinistra dietro la testa, da dove sembrava partire la testa.

“Ah…” sussurrò con aria stanca ricordandosi di cosa era accaduto.

Era svenuta.

O era morta?

Con un leggero colpo di anca si girò, mettendosi stesa sul fianco, ottenendo così una migliore visuale.

Attorno a lei c’era una tenda bianca…

Forse… si disse con l’occhio sinistro stanco e semichiuso …sono in paradiso.

Poi guardò più su, trovando, a dispetto delle sue aspettative, una finestra.

Tuttavia, oltre il vetro leggermente appannato e chiuso di quest’ultima il paesaggio era tutt’altro che paradisiaco.

No…in paradiso non può piovere così…

Nell’occhio verde giada della ragazza si riflesse il grigio del cielo davanti a lei.

Rimase così, immobile, distesa su un fianco a guardare la pioggia scendere dal cielo, accompagnata da quel rumore simile ad una litania melodica alle sue orecchie, mentre i suoi capelli si sparpagliavano come un manto di foglie verdi sul cuscino, ormai sciolti dalla treccia che prima li legava.

Poi, senza accorgersene, scivolò docilmente nelle braccia di un sonno senza sogni dove però continuava a regnare un solo nome … una parola.

Itokosan…

 

 

 

Moriko…

Sakura stava in piedi in mezzo ad una radura appena dietro l’accademia di Konoha, affrontando a viso alzato le gocce di pioggia che le s’infrangevano prepotenti sulle guance.

Il suo vestito da lutto era ormai impregnato d’acqua piovana, eppure non sembrava aver intenzione di muoversi da lì.

Era passato poco dalla veglia funebre in onore dell’Hokage Sarutobi, ma, nonostante molti dei ninja fossero ritornati a casa per sfogare il loro dolore tra le proprie mura domestiche, lei aveva preferito rifugiarsi lì…dove per lei era tutto cominciato.

Guardò tristemente il prato assumere, a causa dell’acqua piovana e della scarsità di luce solare, un malinconico color verde marcio.

Non appena aveva saputo, insieme a Naruto e Sasuke, della morte dell’Hokage erano rimasti in silenzio, troppo increduli e sgomenti per rispondere alla notizia presentata loro da Kakashi-sensei.

Lei aveva chinato la testa in avanti, nascondendo la propria espressione a tutti e tre, guardando ad occhi sbarrati il pavimento, non volendo credere a quelle parole.

Eppure è vero… si disse chiudendo un attimo le palpebre per poi riaprirle e guardare per intero la distesa verde, dove da bambina passava i pomeriggi a giocare con Ino, che le insegnava i nomi e le caratteristiche principali dei fiori.

Su quello stesso prato, Sarutobi-sama veniva a fare loro visita e, sorridendo amorevole, accettava sempre benvolentieri tutti i loro mazzolini di fiori campestri.

Mi guardava proprio come avrebbe fatto un nonno… pensò, ricordando il sorriso e lo sguardo quasi paterno che gli lanciava l’Hokage, quando lei, un poco timidamente le porgeva la propria composizione floreale.

Strinse forte gli occhi mentre sulla sua fronte si formò una ruga sofferente.

Anche se non lo meritavo…

Una folata di vento le scompigliò quasi rabbiosamente i capelli rosati, portando con sé un odore di fiori, che la portò a voltarsi alla propria sinistra.

Dinanzi a sé, quasi come se fosse apparso dal nulla, si presentò un enorme ed intricato cespuglio di rose candide forse più della neve.

Come se spinta da una forza invisibile, le sue gambe cominciarono a muoversi in quella direzione, fermandosi a pochi passi dalle rose.

Sakura le guardò ancora un paio di istanti, quando i suoi occhi captarono il movimento di qualcosa, che, in quel momento, stava svolazzando attorno ad uno dei tanti fiori del rovo selvatico, che nulla aveva di diverso se non che non fosse ancora sbocciato.

Una farfalla…

Le labbra di Sakura si aprirono leggermente dalla sorpresa, vedendo quella creatura, all’apparenza tanto fragile e delicata, resistere alle intemperie causate dal maltempo ed andare a cercare rifugio in un cespuglio di rose bianche.

La farfalla, che a giudicare dalla forma e dal colore delle ali doveva essere una Monarca, si posò leggermente sul bocciolo da lei prima aggirato, aprendo completamente le ali, mostrandole in tutta la loro apertura.

Quel gesto fece sbarrare gli occhi della giovane Konoichi, che d’altra parte non si sarebbe aspettata un simile gesto da quella piccola creatura.

È come se… pensò guardando interessata la farfalla mantenere aperte le proprie ali, nonostante la pioggia …volesse proteggere quel piccolo bocciolo.

Stette ancora qualche istante ad osservare quella bizzarra scena, poi le sue labbra si tesero in un sorriso, mentre nella sua mente risuonarono delle parole, pronunciate proprio dal Sandaime.

[Sakura…tu sai che cosa spinge le madri a proteggere i propri figli…?]

[No…Hokage-sama…io…anzi…forse lo so…ma…]

[Ma…?]

[Il motivo che la mia kaa-san aveva per proteggere me…secondo me…non…]

[Non devi pensare di non essere degna di essere protetta, piccolina…]

[Ma io…]

[Tu sei una bambina, Sakura…eri la sua bambina e questo bastava ed avanzava…non devi fartene una colpa…lei voleva proteggerti…perché sapeva di fare la cosa giusta…lei sapeva che te lo meritavi.]

[…]

[Allora, vuoi sapere che cosa spinge le mamme a proteggere a qualsiasi costo i loro bambini?]

[…sì.]

[Semplice amore.]

[…amore?]

Niente razionalità…niente doppi fini…nessun tipo di convenienza o profitto…solo amore. Ripeté mentalmente Sakura, guardando le alucce della Monarca farsi deboli sotto il peso delle gocce d’acqua piovana.

Lentamente le sue mani si mossero insieme, mentre lei, con sguardo assente ripercorreva mentalmente un altro momento della sua vita, andando più indietro.

[Kaa-san..!]

[…]

[sigh…sigh…kaa-san..]

[…]

[…ho paura…]

[Itokosan, perché piangi…?]

[Mo…riko-chan]

[Itokosan…stai tranquilla…io non ti lascerò sola…]

[sigh..sigh..]

[Ti prometto…che tu non piangerai mai più…]

[sigh…me lo…prometti…Moriko-chan?]

[Prometto Itokosan.]

Ora le sue mani erano chiuse a cupola sopra le ali frementi della farfalla, proteggendo con lei anche la rosellina non ancora sbocciata.

Moriko…io ti troverò.

 

 

Kurenai, sbadigliò sommessa, coprendosi la bocca con una mano, mentre a passo lento scendeva le scalette dell’ospedale di Konoha.

Aveva passato le prime tre ore della mattinata a sistemare la questione di quella ragazzina affidatale da Kakashi, riuscendo infine a chiarire il problema di fronte il direttore del plesso.

Ma non era stato quello a causarle un’insopportabile sonnolenza, semmai il fatto che la notte prima, successiva alla morte dell’Hokage Sarutobi, non aveva chiuso occhio.

Si fermò un attimo davanti alla piccola scalinata, massaggiandosi con una mano la fronte, sentendosi la testa appesantirsi ogni secondo che passava.

Chissà come sta Kakashi…

“Kurenai-sensei?” chiese improvvisamente una voce alla sua sinistra con tono educato.

Si voltò, vedendo al suo fianco l’allieva del suo collega, Sakura Haruno, indossare la sua solita divisa rossa scura con disegnato lo stemma del proprio Clan.

Sorrise leggermente, tornando in posizione eretta, cercando di ricomporre il proprio portamento e nascondere la propria stanchezza.

“Oh, ciao Sakura. Ti sei alzata presto stamattina.” Concluse guardando le piccole occhiaie formatesi al di sotto degli occhi della giovane ninja.

Il suo sorriso si velò d’amarezza, comprendendo che, forse, la giovane Haruno non aveva nemmeno chiuso occhio quella notte.

“Vai a trovare Rock Lee?” azzardò a chiedere, per sviare la conversazione verso un argomento non troppo triste.

“Bhe…” sussurrò incerta Sakura, guardando di sottecchi l’ospedale “…sì.”

“Allora ti avviso che è stato trasferito in un’altra stanza insieme ad un altro paziente meno grave.” Disse prontamente, sospirando sollevata in cuor suo, di essere riuscita a rompere un poco il ghiaccio.

“Kurenai-sensei?” la chiamò ancora una volta la rosa “…come mai siete qui a quest’ora?” chiese infine con voce impastata dalla stanchezza.

La specialista in genjutsu allargò un poco gli occhi sorpresa, non capendo il perché di quella domanda.

Ma in fondo… si disse mentalmente addolcendo lo sguardo in un sorriso comprensivo …anche lei vuole cercare di fare conversazione.

“Sono dovuta venire qui presto a causa di un piccolo problema burocratico: uno dei pazienti qui ospitati non fa parte del villaggio.”

A quelle parole gli occhi di Sakura sembrarono illuminarsi di una leggera scintilla.

“Davvero?” disse a bocca leggermente aperta, lasciando che le sue mani, prima congiunte decorosamente davanti a sé, le pendessero lungo i fianchi.

Kurenai sospirò grattandosi un poco la tempia.

“Già. Si tratta di una ragazzina, Kakashi l’ha salvata durante l’attacco di Oto e di Suna…” si fermò di parlare vedendo che la ragazza davanti a lei aveva sbarrato completamente gli occhi e che le sue mani tremavano leggermente.

“Co…” cominciò a dire faticosamente la rosa “Com’è fatta?”

Kurenai la guardò preoccupata ed incuriosita al tempo stesso, non capendo la sua reazione.

“Sakura?”

In meno di un attimo, l’Haruno le si era avvicinata di scatto, prendendole una mano tra le proprie.

“La prego!” disse con voce quasi disperata “Mi dica com’è fatta questa ragazza!”

Kurenai sentì le mani di Sakura stringere in modo quasi spasmodico la sua, tremando leggermente.

 

Me ne sono accorta così, sto ancora dormendo

nella luce del pomeriggio

Uno scenario che non è come lo volevo

sarà solo confuso

 

Dato che non posso incontrarti nemmeno oggi,

chiudo gli occhi nel letto

e fino a domattina

m'incanterà la te del mio sogno

 

Il tuo sorriso mi fa sempre tremare

Voglio fiorire forte come il sole

Il cuore mi fa male, mi fa male, sta per spezzarsi, perciò

se i miei sentimenti non si realizzeranno, voglio almeno appassire!

 

Non riesco più a ridere, persino nei sogni...

è sempre lo stesso

Oltre la finestra,

cosa starà facendo ora la vera te?

 

In un lontano passato,

tenendo una gabbia per uccelli vuota

ho camminato cercandoti

 

Anche se il vento limpido mi sta invitando

ti inseguirò disperatamente

Il cielo è di un blu dilagante

ho alzato gli occhi e mi ha ricoperto completamente

 

Come un fiore...

 

Molti semi stanno volando verso quella collina

e la ricopriranno di bellissimi fiori per te

Trovami in fretta, sono qui

Forse sarebbe stato meglio se avessi aspettato a svegliarmi

Il tuo sorriso mi fa sempre tremare

Voglio fiorire forte come il sole

Il cuore mi fa male, mi fa male, sta per spezzarsi, perciò

se i miei sentimenti non si realizzeranno, voglio almeno appassire!

 

“Ehi! Sei brava a cantare!”

Moriko si interruppe, voltando lo sguardo alla sua sinistra, incontrando così lo sguardo ammirato e sorridente del suo compagno di stanza.

Sorrise, assottigliando dolcemente l’occhio non coperto dai propri capelli.

Arigato, Lee-san.” Disse accarezzando con i polpastrelli le lenzuola candide del proprio letto, nel quale era ancora seduta.

Le folte sopracciglia del ragazzo si alzarono, accentuandone così l’espressione sorridente ed un poco spavalda.

“Eeeh. Non mi devi sempre ringraziare Moriko. In fondo… è vero che sei brava.” Disse grattandosi la testa l’altro.

“Comunque è davvero una bellissima canzone. Dove l’hai imparata?” chiese poi mettendosi a sedere sul bordo del proprio letto, facendo scivolare entrambi i piedi a penzoloni.

Moriko rimase un attimo in silenzio, guardandolo sempre con il sorriso sulle labbra, per poi spostare la sua attenzione sul cielo, visibile dalla finestra affianco a sé.

“La mia kaa-san¹.” Rispose semplicemente dando a Rock Lee solo la vista della sua schiena e dei suoi capelli sciolti, che ricadevano, come tanti rovi intricati, sulle sue spalle.

Il ninja sbatté un paio di volte le palpebre di fronte a quella risposta che pareva sottintendere un argomento molto privato.

Gli occhi del ragazzo andarono poi scivolando alla sua destra, incontrando l’immagine tanto odiata della propria stampella, poggiata, come di consueto, tra il suo letto ed il comodino, per evitare che scivolasse.

“Senti…” disse rivolto a Moriko, quasi in un sussurro “…tu perché sei qui?” concluse rialzando lo sguardo verso la ragazza dai capelli verdi che, intanto, si era voltata verso di lui, guardandolo imperscrutabile.

Il cuore di Rock Lee mancò un battito per la sorpresa.

“N-non fraintendermi!” si affrettò a dire cominciando a scuotere entrambe le braccia accanto alla testa “Non voglio dire che non apprezzi la tua compagnia, ma… insomma…mi chiedevo solo…”

Fece una pausa, allargando le narici per prendere un lungo respiro e per poi buttare fuori dalla bocca un sospiro.

“Le tue condizioni non sono gravi. Volendo, potresti andartene di qui subito. Perché, resti qui?” chiese infine guardandosi le punte dei piedi con insistenza, forse per non incontrare lo sguardo della compagna di stanza.

 

 

Dato che non posso incontrarti nemmeno oggi,

chiudo gli occhi nel letto

e fino a domattina

m'incanterà la te del mio sogno

 

 

Alzò gli occhi sorpreso, guardando Moriko ricominciare a cantare la canzone di prima, partendo da una delle prime strofe.

Teneva l’occhio chiuso, restando con il viso in controluce alla finestra.

Forse sono stato troppo invadente… pensò il ragazzo, rabbuiandosi in volto ed aspettando in silenzio che Moriko finisse di cantare.

“La sto aspettando…” la sentì dire dopo che la canzone terminò.

Alzò di nuovo la testa, osservandola riaprire lentamente l’occhio verde giada.

“Come?” chiese confuso Rock Lee, guardandola rimanere dritta sulla schiena e con lo sguardo ben fisso ai piedi del letto.

“Lei arriverà…” continuò a dire quasi soprappensiero la ragazza “…lo sento.”

Lentamente il collo di moriko ruotò in direzione del ragazzo e la sua espressione da seria, si tramutò nuovamente in un’espressione sorridente.

“Lei mi troverà.”

Il silenzio ritornò a regnare tra di loro, mentre la mente del ninja, sempre più confusa, rimuginava sulle ultime parole della compagna di stanza.

Non sapeva se a confonderlo di più fossero le parole di Moriko o Moriko stessa.

Quella ragazzina era un mistero.

Sembrava vivere in un mondo tutto suo.

Pareva che niente la toccasse.

All’improvviso sentì la porta della loro stanza aprirsi di scatto, facendolo sobbalzare dallo spavento.

Rock Lee si voltò, sorridendo poi felice nel vedere chi aveva appena fatto irruzione nella loro stanza.

“Sakura-chan!”

Sakura ansimò pesantemente, tenedo entrambe le mani poggiate agli stipiti della porta, mentre dal viso le svendevano piccole goccioline di sudore, dovute forse ad una lunga e frenetica corsa.

Gli occhi erano ora fissi sulla ragazza seduta nel letto accanto alla finestra.

Quest’ultima guardò la nuova arrivata sorridendo come sempre amabilmente, senza dire una parola, sopportando lo sguardo dell’altra come se nulla fosse, in completo silenzio.

“Mo…” sussurrò impercettibilmente la ragazza, muovendo poi le labbra silenziosamente, non riuscendo a dare voce alle ultime due sillabe.

“Itokosan…” disse sempre seduta sul letto la ragazza dai capelli verdi, inclinando un poco la testa ed accentuando il sorriso “…siete diventata bellissima…” continuò sotto lo sguardo confuso di Rock Lee “…sembrate proprio un fiore di ciliegio, Itokosan.”

A quelle parole, le braccia di Sakura cominciarono a tremare, mentre i denti andarono a mordere nervosamente il labbro inferiore.

“Ho sempre saputo…” disse alla fine Moriko “che lo sareste diventata.”

“Che…” sussurrò appena appena la rosa,  facendo un passo dentro la stanza, non curandosi dello sguardo indagatore dell’altro ninja ricoverato.

“Sono felice per voi, Itokosan.”

“Che stai dicendo, baka²?” chiese a metà tra l’incredulo e l’indignato Sakura, alzando finalmente lo sguardo e mostrando ad entrambi il suo volto già rigato dalle lacrime.

Si gettò a capofitto verso Moriko, senza lasciare il tempo a Rock Lee di chiedere nulla, affondando la propria testa sulle coperte della cugina, mentre le sue ginocchia si accasciarono sul pavimento.

Moriko guardò sorpresa la sua Itokosan cominciare a piangere sopra il suo letto, sfogandosi con una violenza a dir poco preoccupante, almeno per lei.

Allungò una mano pallida sulla chioma rosata della ragazza, vedendo le spalle di quest’ultima venire scosse dai singulti.

“Itokosan…” disse, mentre il proprio volto assumeva un’espressione leggermente afflitta “…perché piangi?”

“Perché ero preoccupata per te!!!” urlò tra le coltri di cotone l’altra.

Moriko restò un attimo paralizzata da quelle parole.

Io… pensò incredula …ho fatto piangere Itokosan?

Tuttavia, la sua mente ritrovò subito modo di ritornare alla realtà, sentendosi cingere in vita da due braccia esili e affondare in grembo il peso della testa della sua Itokosan.

“Io ero…sigh…qui…ad aspettarti…sigh…” cominciò a singhiozzare a stento la rosa sotto lo sguardo allibito di Rock Lee.

Non ho mai visto Sakura in questo stato… pensò preoccupato, per poi spostare lo sguardosu Moriko che ora la guardava affranta. Ma lei…allora…

“Temevo di non…sigh…vederti più.”

Dopo quelle ultime parole, la stanza venne riempita dei singulti della giovane Haruno.

Moriko sentiva, ogni secondo che passava, le mani di Itokosan stringere sempre di più attorno alla sua vita, quasi facendole male, ma non disse nulla, neppure quando il dolore raggiunse un punto abbastanza elevato.

Anzi, proprio in quel momento, chiudendo l’occhio sinistro e stendendo le labbra in un nuovo e confortante sorriso, poggiò nuovamente una mano sulla nuca di Sakura, attirandola a sé e passandovi le dita tra i capelli.

“Va tutto bene Itokosan…” la rassicurò sussurrando “…da oggi in poi staremo sempre insieme.”

Di colpo le spalle di Sakura smisero di sussultare gradualmente e i singhiozzi cessarono a poco a poco.

“Moriko…” disse poi con voce strozzata la rosa alzando pian piano lo sguardo e mettendosi nuovamente in piedi, con le spalle dritte e fiere e i pugni serrati lungo i fianchi, anche se leggermente tremanti “…mi occuperò io di te.”

Quelle parole arrivarono alle orecchie di Rock Lee con un tono fermo, ma al contempo timoroso.

Che cosa le prende?

“Itokosan…” disse stupita ed ammirata al tempo stesso Moriko, sbattendo un paio di volte la palpebra del proprio occhio visibile, ma , nonostante le sue labbra stessero per formulare una nuova domanda, le parole le si fermarono in gola, quando vide la cugina afferrarle entrambe le mani tra le proprie, sorridendo con gli angoli degli occhi ancora umidi dalle lacrime.

“Vedrai…qui al villaggio ti troverai benissimo.”

Poi, con un veloce movimento di una mano, si asciugò ancora un po’ le guance, voltandosi verso Rock Lee, che aveva assistito in religioso silenzio la scena.

“Ehi Rock Lee…tu e Moriko vi conoscete già?” chiese giuliva nascondendo le proprie mani dietro la schiena e facendo un paio di salti su se stessa.

“Ehm…” bofonchiò preso un poco alla sprovvista l’altro, grattandosi nervosamente la nuca “…sì, ci hanno trasferito nella stessa stanza proprio ieri” concluse arrossendo un poco sulle guance “Ma tu…” continuò indicando sia lei che l’altra seduta sul letto.“…e lei siete…?”

“Se siamo parenti?” lo interruppe Sakura anticipando la sua domanda “Ovvio! Siamo cugine.”

“Cugine??!!”

L’onda sonora provocata dalla voce scandalizzata di Lee, costrinse la rosa a tapparsi le orecchie, mentre Moriko si limitò a cercare di capire in silenzio perché le proprie orecchie sembravano essere state tappate da qualcosa dall’interno.

“E-esatto.” Confermò Sakura sorridendo nervosamente al ninja della foglia “Siamo cugine di primo grado.”

Da qui in poi la stanza ricadde avvolta in un silenzio riflessivo.

In effetti…pensò Rock Lee studiando le fattezze delle due, spostando lo sguardo da una all’altra …si somigliano, se non fosse per i capelli e il colore della pelle sarebbero identiche.

All’improvviso una lampadina si accese sulla testa del giovane dalle folte sopracciglia, illuminandogli l’espressione come avesse appena realizzato una cosa importantissima.

Ma se questa è una parente di Sakura-chan… strinse i pugni per l’emozione, mentre serrò le mascelle per non gridare …vuol dire che ho conosciuto una parte della sua famiglia!!!

A quel pensiero gli occhi tondi del ragazzo vennero inondati da un fiume di lacrime di contentezza, che cominciò a scorrere a fiotti lungo le sue guance.

Poco dopo il giovane discepolo della  Bestia verde di Konoha, stava seduto a gambe incrociate sul proprio lettino con un braccio a coprirgli gli occhi ancora lacrimanti e l’altro poggiato sul ginocchio, sussurrando a mezza voce:

“Che felicità…sono amico…parente…Sakura-chan.” 

Dietro di lui Sakura aveva fatto apparire il consueto gocciolone sulla propria testa, sforzandosi di mantenere il solito sorriso rilassato, mentre Moriko, dietro di lei ed ancora stesa sul lettino, lo guardava con espressione interrogativa.

“Non preoccuparti…” le sussurrò sorridendo la rosa con una mano a coprirle la bocca da un lato “…a volte si comporta in modo strano, ma ti assicuro che è un buon amico.”

Moriko sorrise e finalmente Sakura, dopo tanti anni, sentì il cuore diventare di almeno 5 volte più leggero.

La sua mano andò a ricercare quella fredda e pallida di Moriko, mentre entrambe guardavano divertite i buffi atteggiamenti di Rock Lee.

Sì… pensò lanciando un’occhiata fuori dalla finestra, dove il cielo, ormai di un azzurro turchese bellissimo e splendente, stava facendo da sfondo all’immagine di una piccola rondine che, sfuggente e veloce, svolazzava pochi metri più avanti al loro vetro.

Andrà tutto bene…ora che ti ho trovata.

 

 

 

                                                                                     Continua….

 

 

+ CHIBI-CAPITOLO OMAGGIO

Dietro le quinte di Nana Hana!!

 

(Konoha’s Studios, tipico spazio dalle pareti gialle illuminate dai riflettori, al centro, dietro un bancone di legno marrone chiaro,a partire da sinistra verso destra, Sakura, Moriko e Coco.)

COCO (stiracchiandosi le braccia dietro la testa): Aaaah! Finalmente la prima parte è finita!

MORIKO (sorridendo e guardando la bionda leggermente divertita): Come al solito Coco-san ha fatto del suo meglio.

(Coco la guarda con un occhio e ritorna a braccia lungo i fianchi, squadrandola)

COCO: Fai presto a parlare tu. Per te le cose sono più semplici: ti basta sorridere (si stira gli angoli della bocca con due dita) ed è fatta. Ma per me (si lascia gli angoli della bocca) è tutta un’altra faccenda. Non sai cosa farei per fare scambio di ruolo con te.

(Si volta dando le spalle alle due)

SAKURA (con fare rappacificatore): Su, su. Non discutete per delle cose simili. Abbiamo ricevuto dall’autrice questo mini-spazio in vostro onore, no?

MORIKO: In effetti l’autrice è stata davvero gentile a darci questa possibilità di presentarci agli spettatori.(sorride)

COCO(bofonchiando, sempre di spalle): Chiamala pure sfruttatrice quella malata ment…

(Sakura colpisce Coco sulla testa con un’arisen nascosto sotto il bancone.)

SAKURA(mettendo via l’arisen): Oooook. Direi che possiamo passare alle presentazioni vere e proprie adesso no?(sorride malignamente) Moriko, comincia tu.

(Inquadratura a piano medio su Moriko)

MORIKO (inchinandosi leggermente): Buongiorno a tutti, sono Moriko.

SAKURA (entrando nell’inquadratura con in mano un microfono): Durante la storia Moriko ha dimostrato di essere uno dei personaggi più complicati, ma al tempo stesso più amati dai lettori.(nella mano libera prende da sotto il bancone una cartella con dei fogli.) La prima apparizione di Moriko risale fin dal primo capitolo dove abbiamo visto la mia carissima cuginetta (accarezza la testa della ragazza con una mano) dare prova di un carattere ambiguo, ma al tempo stesso semplice e poco incline alla drammaticità, se non in rari momenti…

COCO(al di fuori dell’inquadratura con tono scettico): Rari..tse!

SAKURA (con una vena pulsante in testa) : …che l’hanno resa nel carattere abbastanza umana da non farla sembrare…

(si sente qualcuno soffiarsi rumorosamente il naso, di sicuro Coco, senza però averne bisogno e con l’intento di disturbare la spiegazione.)

SAKURA (con sorriso forzato, si rivolge a Moriko, ancora in piedi e ben composta) : Moriko? Che ne dici di passare direttamente alla tua presentazione personale? Io devo dire un paio di cosette a Coco.

MORIKO (sorridendo innocente): D’accordo Itokosan.

(Sakura esce dall’inquadratura, ma subito dopo cominciano a sentirsi dei rumori di pugni e lamenti dietro Moriko.)

MORIKO(non facendo caso ai rumori di sottofondo): Mi chiamo Moriko, ho 12 anni e sono 1,48 m come la mia Itokosan.(pensa un attimo) mi piacciono i parchi e i luoghi immersi nel verde, il mio piatto preferito sono i Dango Mochi e…

(all’improvviso una sedia arriva in testa a Moriko facendola cadere dietro il bancone)

SAKURA e COCO (fuori inquadratura): MORIKO!!!

(L’inquadratura viene disturbata un attimo, ma si fa appena in tempo a vedere Sakura e Coco accorrere in soccorso della compagna che lo schermo viene occupato da un messaggio televisivo:

#Ci scusiamo per l’inconveniente, ma a causa di problemi tecnici, la trasmissione verrà sospesa fino a nuovo avviso. Vi invitiamo a non cambiare canale#)

*Zip*

Da dietro un divano, con il telecomando alzato e il dito premuto sull’interruttore di spegnimento, una figura, di cui s’intravede solo la folta capigliatura ricciuta, sta seduta davanti ad una televisione, in un salotto abbastanza grande ma dall’arredamento antiquato.

“Sigh, lo sapevo che finiva così…” sospira la ragazza di cui non si vede il volto “…non avrei dovuto dar loro quello spazietto televisivo.”

 

+FINE CHIBI-CAPITOLO OMAGGIO

                                      cOnTiNuA…?

 

 

NOTE di Traduzione

¹ Kaa-san: mamma

² Baka: stupida

 

 

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Capitolo 11
*** Bugiardo ed Ingannevole ***


Eccomi qui

Eccomi qui!! Sono tornata con l’undicesimo capitolo!! ^^ Quanto mi piace questa storia!! Spero solo di non incasinarmi troppo e di riuscire a farvi capire poco alla volta il vero passato della nostra Sakura-chan! Ma dovrete leggere con attenzione! Sappiate che nulla di quello che scrivo è messo a caso! Ho calcolato tutto nei minimi particolari! (più o meno). Per capire meglio alcune cose si possono andare a guardare i primi capitoli.

Per esempio, andate a leggere il capitolo Uno e forse avrete un’intuizione…ehehe.

Ah, se volete che faccia qualche disegno su questa ff potete chiedermi quale momento o situazione volete che disegni e vedrò di accontentarvi! (giusto perché devo cercare di far ripartire la matita)

Buona lettura!!!

 

Debbyuchiha: Ciao debby!! Grazie per aver recensito e non ti preoccupare per i piccoli errori di battitura! Cmq, sì ci saranno dei pairing tra i quali di sicuro SakuxSasu!!! Ciao!!!

 

 

Capitolo 11: Bugiardo ed ingannevole

 

 

Di nuovo…

[Lo hai riutilizzato]

Basta. Vattene.

[Lo hai usato di nuovo.]

Non voglio più ascoltarti. Tu sei un’ombra.

[Lo hai usato]

Basta vattene. Non voglio più ascoltarti. Io non sono un mostro.

[E invece sì]

Non è vero. Io sono una ragazza normale.

[Le ragazze normali non hanno quello che hai tu]

Zitta. Non voglio più ascoltarti. Io sono una ragazza. Ho un nome…

[Haruno?]

Sì e lo sarò per sempre.

[Quanto mi dispice per te…Papillon.]

Non chiamarmi così.

[Ma è quello il tuo nome. Papillon.]

Smettila, quello è un nome di un oggetto.

[No Papillon. Tu hai il nome di una creatura crudele e spietata.]

Io non sono spietata.

[Se davvero non lo sei allora perché non lo hai fatto?]

…Zitta.

[Avevi promesso di non usare su nessuno il Kiishimugan…]

[Ma alla fine lo hai usato…su di lui.]

Non avevo scelta!

[Povera Papillon. Povero mostro bugiardo ed ingannevole.]

No…no!

La figura della bambina uguale a lei si tramutò in un’altra immagine: più alta, dai capelli neri e che le voltava le spalle.

Indossava una maglietta a collo blu scura, dei pantaloncini bianchi, un coprifronte blu legato ben stretto tra i capelli leggermente a punta.

Ed era Sasuke.

Cominciò a tremare, quando vide il suo compagno lanciarle un’occhiata da sopra la propria spalla.

Un occhio rosso come il sangue la osservò attraverso tutta quell’oscurità, incorniciato da mille fiamme nere marchiate a fuoco sul suo viso.

I suoi occhi cominciarono a lacrimare senza che se ne accorgesse.

Ma il peggio avvenne quando scorse, oltre la figura del giovane Uchiha, il ninja del suono ,incontrato durante la terza prova dell’esame per diventare Chuunin., immerso in una pozza di sangue, con le braccia piegate in un modo così spaventoso che fu costretta a chiudere gli occhi.

Spalancò la bocca per urlare, stingendo tra le mani i propri capelli e…si svegliò.

Aveva la fronte mandida di sudore, che le appiccicavano i capelli sino alle guance, e la respirazione accelerata.

Era in uno stato di tale confusione che ci mise un po’ a capire che si trovava nel proprio letto, a casa sua.

Solo quando scorse la fotografia di lei, Naruto, Sasuke e Kakashi sul comodino, si ricordò di dov’era.

A poco a poco ritornò a respirare normalmente, ma non appena il suo petto ricominciò ad alzarsi ed ad abbassarsi ad un ritmo più calmo, le sue guance cominciarono ad essere percorse da dei piccoli rivoletti di lacrime.

Passò almeno un paio d’ore a piangere e solo quando sul tessuto del copriletto, agli angoli del suo viso, si formarono delle piccole pozze di lacrime, tornò a dormire.

 

 

Moriko finì di sistemarsi il sandalo destro al piede, rimanendo seduta sull’orlo del proprio letto.

Si rialzò in piedi scostando la tenda bianca che circondava la branda sulla quale si era costretta per ben 3 giorni in attesa che Sakura la trovasse.

Ed era successo.

Era arrivata.

Le aveva promesso che si sarebbe presa cura di lei.

E tra poco tornerà a prendermi.

Continuò a guardare ancora per qualche istante il paesaggio soleggiato e dal cielo limpido oltre la finestrella della sua stanza d’ospedale e quasi sussultò quando una voce parlò dietro di lei.

“Peccato che tu debba andare via.”

Si voltò scorgendo leggermente la testa dall’altra parte del tendaggio, per vedere Rock Lee guardarla dal proprio letto a gambe a penzoloni con un sorriso un poco tirato.

“Non mi sarebbe dispiaciuto se fossi rimasta un altro po’.” Concluse infine afferrando la stampella accanto al proprio letto, infilandosela sottobraccio ed alzandosi di scatto in piedi, cominciando a camminare leggermente zoppicante verso di lei.

La ragazza sorrise, aspettando pazientemente che il giovane arrivasse davanti a lei.

“Non dovrebbe dire così Lee-san.” Disse inclinando leggermente la testa da un lato.

Rock Lee sbatté un paio di volta le palpebre, non comprendendo il senso di quella frase.

“Perché?” chiese alzando leggermente le proprie sopracciglia, accentuando la sua espressione sorpresa.

“Perché…” fu la risposta di Moriko a testa china “…lei è una brava persona.”

Il ragazzo rimase più sbigottito che mai, udendo quell’enigmatica risposta.

Avrebbe voluto chiedere di più. Cominciava ad essere leggermente frustrato da tutti quei responsi ambigui.

“Moriko?” chiamò una voce dietro di loro, prima che Rock Lee potesse aprire bocca.

Entrambi si voltarono vedendo sulla soglia della loro stanza Sakura, mentre sorreggeva con la mano destra una busta di carta piena di chissà che cosa.

“È ora di andare.” Disse semplicemente.

La ragazza dalla treccia non se lo fece ripetere due volte e sorpassò in pochi passi Rock Lee, che, intanto, era rimasto impietrito di fronte alla comparsa provvidenziale della giovane konoichi.

Le due si scambiarono un sorriso un poco complice, per poi guardare il ragazzo ancora in piedi in mezzo alla stanza.

Quest’ultimo vide la rosa inchinarsi leggermente in segno di ringraziamento, mentre sosteneva alla meglio quell’enorme busta a mani congiunte.

Avrebbe voluto aiutarla, se solo se sue gambe gliel’avessero permesso.

Invece sono zoppo… pensò, digrignando i denti …un inutile zoppo.

“Ti ringrazio per quello che hai fatto per Moriko, Lee-san.”

La voce di Sakura lo riscosse dai propri pensieri, facendogli alzare la testa prima sorpreso, poi imbarazzato, incontrando il viso riconoscente della sua amata Sakura.

Restò un attimo ad osservare estasiato i lineamenti ben rifiniti del viso della ragazza, così rosea da sembrare di porcellana.

La sua attenzione per un attimo fu catturata dagli occhi di Sakura: dal taglio così delicato da sembrare disegnato e dalle iridi verde giada contornate dalle ciglia, che sembravano carezzarle le gote ogni volta che sbatteva le palpebre.

Lanciò una risata nervosa, grattandosi la nuca con la mano libera, arrossendo leggermente.

“Ma che dici? È stato un piacere! Non devi ringraziarmi!! Aahaha!” ridacchiò infine.

“Lee-san…” lo richiamò la voce di Moriko.

Il giovane shinobi riaprì gli occhi, incentrando nuovamente l’attenzione sulla ragazza dai capelli verdi, che ora lo guardava con un’espressione che rasentava quella di una creatura angelica.

“Sono sicura che la sua gamba guarirà presto.”

Rock Lee trattenne il fiato a quella frase, ma poi, facendo scivolare via dalla propria testa la mano, prima utilizzata per grattarsi, rilassò l’espressione in un sorriso intenerito.

“Torneremo a trovarti Lee-san! Mi raccomando riguardati!” fu la raccomandazione di Sakura, mentre lei e la cugina scomparivano da dietro l’anta dell’uscio.

Fu così che lui si ritrovò solo nella propria stanza d’ospedale, ad osservare le due ombre, rosa e verde, allontanarsi dal vetro traslucido della porta.

Ciononostante quel sorriso intenerito non scomparve, anzì si allargò fino a diventare un’espressione esultante.

Strinse il pugno eccitato, tremando leggermente per non gridare per l’emozione.

Sono diventato amico di una cugina di Sakura-chan… pensò …mi sento già parte della famiglia.

 

 

“La mia attuale famiglia non sa della tua presenza…” spiegò la rosa, mentre lei e Moriko camminavano tra le strade mediamente affollate di Konoha “…quindi per un po’ di tempo dovrai vivere in un appartamento.”

L’altra la guardò incuriosita, sporgendosi leggermente in avanti per osservarne meglio il viso sorridente.

“Itokosan…” la chiamò dopo un po’ arcuando gli occhi “…è contenta?”

Non appena la mente di Sakura rielaborò la frase pronunciata dalla cugina, si voltò verso quest’ultima un poco sorpresa.

Osservò un poco il volto di Moriko.

È cambiata molto… pensò rammentando la bambina dei suoi ricordi ormai lontani …ma il suo cuore è rimasto lo stesso di un tempo.

“Sì…ora che ci sei anche tu.” Rispose quasi senza pensare alla domanda di prima.

Tuttavia,voltandosi per tornare a guardare dritto davanti a sé, non notò l’espressione ammutolita di Moriko che sembrò perdersi un attimo in qualche pensiero triste, abbassando leggermente la testa ad occhi socchiusi.

“Ehi Sakura!!!” udirono urlare dietro di loro.

Entrambe le ragazze si voltarono, ma solo per ritrovarsi davanti il volto sorridente ed un poco malizioso di una ragazza dagli occhi azzurri come il cielo e i capelli biondi tenuti legati sopra la testa da uno chignon.

Con l’occhio sinistro Moriko poté scorgere la sua Itokosan muovere le labbra in una muta imprecazione, per poi sorridere serenamente come se nulla fosse successo.

“Ciao Ino.” Fu la sola risposta della rosa, che, anche se non aveva fatto alcun gesto verso di lei, sembrava che stesse dicendo alla cugina di far parlare lei.

Moriko accolse in pieno quella tacita richiesta e concentrò tutta la sua attenzione sulla ragazza dinanzi a loro, guardandola incuriosita, ma senza mostrare alcun tipo si espressione come al solito.

“Dove vai di bello? Mi avevi detto che oggi tu, Sasuke e Naruto avevate in programma un allenamento.” Sentenziò con fare inquisitorio poggiando entrambe le mani sui fianchi ed inclinando la testa da un lato, facendo oscillare leggermente gli orecchini che portava ai lobi e la ciocca di capelli che le ricadeva delicatamente sul lato destro del viso.

Moriko dalla sua postazione poté notare che alcuni ragazzi lanciare delle occhiate ammirate alla biondina.

“Sumimasen, Ino.” Disse Sakura, grattandosi leggermente una guancia con un dito indice, cercando di non far notare alla compagna la piccola goccia di sudore che le stava scendendo lungo la tempia. “Dovevo accompagnare mia cugina a casa.” Concluse infine, girandosi leggermente verso Moriko, che, capendo le intenzioni della cugina, si chinò in avanti congiungendo entrambe le mani davanti, in segno di saluto, ed indossando in volto il solito sorriso di circostanza.

“Piacere di conoscerla, Ino-san.”

L’altra spostò l’attenzione verso di lei, prima incredula, poi riassumendo la sua precedente espressione furbesca, rivolgendosi nuovamente a Sakura.

“Non mi avevi mai detto di avere delle cugine qui a Konoha…” disse facendo incontrare i suoi occhi azzurri con quelli verdi della coetanea.

Di tutta risposta, per un attimo, lo sguardo di Sakura s’indurì, facendo comparire in mezzo alle sopracciglia una ruga di disappunto, per poi raddolcirsi repentinamente.

“Moriko è tornata al villaggio da poco…” disse sorridendo angelicamente spostando la testa da un lato “…e poi è appena uscita dall’ospedale.” Concluse scandendo bene le ultime parole, quasi per farle capire bene all’amica.

“Oh.” Disse l’altra, cogliendo il messaggio. Dopodiché si voltò verso la diretta interessata, forzando la propria espressione imbarazzata dietro ad una risata nervosa.

Gomenasai…” sorrise verso Moriko, che, da parte sua, stava facendo altrettanto, ma con più disinvoltura “…Moriko. Giusto?” chiese infine la bionda per avere conferma di aver compreso bene il suo nome.

L’altra annuì, come sempre mantenendo un’espressione serena, ma al contempo distaccata.

“Hai proprio un bel nome Moriko-chan!” disse all’improvviso Ino battendo entrambe le mani, facendo un piccolo saltello su se stessa, provocando in Sakura un leggerissimo senso di disappunto.

Prima sospetta che non sia nemmeno mia parente e poi le affibbia il suffisso  “–chan”¹ pensò mentre il suo sopracciglio destro fremette un paio di volte.

Senza perdere tempo, la rosa s’interpose tra le due, facendo quasi da scudo a Moriko.

“Grazie per l’interessamento, Ino, ma io e mia cugina abbiamo fretta.” Scandì quasi tra i denti l’Haruno, ma, questa volta, il suo tentativo di intimidazione non  ebbe effetto, poiché la bionda, con un leggero sbuffo, si aggiustò con fare civettuolo la ciocca di capelli per poi dire con tono di cantilena:

“Eddai, non essere sempre così nevrotica, Sakura-chan. Sono sicura che puoi permetterti per una volta di venir meno al tuo record di puntualità.” Disse canzonaria sorridendo furbesca come prima, con le mani sui fianchi, assumendo nuovamente la sua figura altera.

La bionda si sporse leggermente di lato, in direzione di Moriko, per riuscire a vederla oltre la spalla della rosa.

“E visto che tua cugina è appena uscita d’ospedale, che ne dici di festeggiarne la guarigione?”

Il cuore di Sakura per poco non mancò un battito, intuendone le intenzioni.

Nel frattempo, da dietro la propria Itokosan, Moriko guardava la scena nella più completa confusione: da come quella ragazza parlava alla sua Itokosan, doveva essere in buoni rapporti con lei, essendosi rivolta a lei persino con “–chan”.

Ma allora… pensò, ponendo il dito indice sul proprio mento con fare angustiato …perché Itokosan la tratta in questo modo?

Subito dopo vide Ino sorpassare Sakura e prenderle, sorridente, entrambe le mani con un sorriso talmente smagliante in viso da sembrare addirittura finto.

“Dai Moriko-chan! Sono certa che tutte quelle brodaglie che davano all’ospedale ti avranno stomacato!”

“I pasti che danno all’ospedale sono sani e studiati per dare ai pazienti il miglior nutrimento possibile!” fu la rapida protesta di Sakura da appena dietro la spalla di Ino, con una vena pulsante in testa ed il pugno stretto in modo spasmodico.

“Smettila di fare la mammina rompiscatole Sakura-chan. Non ti si addice affatto quest’atteggiamento da matusa…” disse alzando in aria il naso, chiudendo gli occhi, senza degnarla di uno sguardo, per poi riaprirli e strizzare un occhio a Moriko.

“Lascia che sia Moriko-chan a decidere che cosa fare.”

Questa frase, fece gelare Sakura sul posto.

Lasciar decidere a Moriko?

Anni orsono aveva già visto Moriko prendere l’iniziativa su qualcosa di importante e le conseguenze erano state a dir poco spiacevoli.

Almeno per lei stessa.

Non metteva in dubbio che sua cugina fosse una brava persona, ma la sua capacità di valutare le situazioni era allo stesso livello di una bambina di 4 anni.

Già… si fermò un attimo a pensare nostalgica …una bambina.

A distoglierla da questi pensieri ci pensò la voce di Ino.

“Andiamo Moriko, sono sicura che non vedi l’ora di farti una mangiata come si deve!” continuò ad incitare la ragazzina.

La ragazza dalla treccia rimase a lungo ad osservare l’espressione speranzosa della bionda, senza però capire che cosa dovesse fare.

Aveva capito che Ino-chan la stava invitando a mangiare qualcosa con lei, anche se non ne capiva il motivo, ma si sentiva completamente persa senza Itokosan che decidesse per lei.

Azzardò a lanciare un’occhiata oltre la spalla della ragazza per vedere l’espressione di Itokosan.

Vide quest’ultima gesticolare disperata, scuotendo la testa in segno di negazione.

Moriko spostò l’attenzione su Ino, aprendo leggermente la bocca. Prese un leggerissimo respiro, prima di chinarsi leggermente in avanti con la testa in un inchino appena abbozzato, rispondendo:

“La ringrazio infinitamente Ino-san, ma non vorrei darvi troppo fastidio.”

Da dietro le spalle di Ino, Sakura esultò con le braccia, scandendo con le labbra la parola “Yatta!”².

Tuttavia, a dispetto delle previsioni di entrambe le ragazze dagli occhi verdi, la biondina non si scoraggiò e continuò a sorridere imperturbata, stingendo un poco più forte le mani di Moriko.

“Ma quale fastidio! Anzi, tu e Sakura-chan capitate a fagiolo!” disse guardando di sottecchi l’amica, che già stava smaniando per strangolarla.

Come se nulla fosse, tornò a guardare la ragazza dai capelli verdi.

“Io e la mia squadra stiamo andando a mangiare della carne alla griglia dal ristorante Q. Sono certa che Asuma-sensei e gli altri saranno ben felici di conoscerti!”

“Ma io veramente…” fu la debole protesta di Moriko che però si ritrovò trascinata per un braccio da Ino, verso una meta a lei sconosciuta, mentre dietro di loro, la sua Itokosan le rincorreva, trascinandosi dietro il peso della busta da lei portata, gridando qualche debole protesta.

Chotto matte³!!!

 

 

Quando Moriko entrò nel ristorante, la prima cosa che sentì fu un forte odore speziato che le colpì le narici, costringendola a coprirselo con una mano.

Solo quando la porta si richiuse dietro di loro, Ino si decise a lasciarle il polso.

La ragazza lanciò uno sguardo preoccupato dietro di sé incontrando quello non meno angosciato della sua Itokosan, che sembrava occupata ad elaborare un piano per uscire da quell’assurda situazione.

Ritornò a guardare davanti a sé, continuando a seguire la bionda, finché questa non si fermò ad un tavolo già imbandito di piatti ricolmi di carne fumante ed al quale stava seduto già qualcuno.

Uno di queste persone si girò verso di lei sorridendo: era un uomo  con la barba di almeno 30 anni o più, che indossava una divisa, a detta di Moriko, simile a quella del nonnetto che l’aveva salvata 3 giorni fa.

“Ehi Ino! Era ora che arrivassi.” La canzonò amabilmente questo, facendo alzare lo sguardo al ragazzo seduto affianco a lui dal lato della finestra.

“Gomen, Asuma-sensei.” Si scusò con fare giulivo Ino “Ma credo che sarà contento di sapere che oggi abbiamo ospiti!” concluse strizzando un occhio furbesca, congiungendo entrambe le mani all’altezza del viso.

“Ospiti?!” scattò sorpreso il jonin, guardando la propria allieva spaventato.

Dal suo fianco, il ragazzo affianco alla finestra si sfregò distrattamente la guancia con la mano poggiata sul tavolo, aprendo solo un occhio per guardare la ragazza.

“Sempre la solita, Ino.” Disse con voce impastata “Quando capirai che Asuma-sensei non ha i mezzi finanziari sufficienti per sfamare altre bocche oltre a noi 3?”

Moriko vide improvvisamente l’espressione di Ino cambiare, ritornando ad essere quella stessa della guerriera che le aveva fermate pochi minuti fa.

“Aaah…” sbuffò irritata la bionda “…sta zitto Shikamaru! Non ho intenzione di passare la mia vita ad ingozzarmi di carne alla griglia con voi tre che non fate altro che ciarlare di cose da uomini!”

“E chi sarebbero questi ospiti?” chiese una voce più gioviale e spensierata di quella di Shikamaru.

A quella domanda Ino ritornò a sorridere furbesca, per poi voltarsi verso di loro e fare cenno con la mano di avvicinarsi.

Moriko guardò incerta Sakura, non sapendo cosa fare.

La rosa la guardò intenerita, vendendo l’occhio della cugina velarsi d’incertezza, e le diede una piccola spintarella sulla schiena con una mano, sussurrando un “Coraggio!” appena udibile.

La ninja dai capelli verdi fece allora qualche passo in avanti, mostrandosi ai tre conoscenti della bionda e  mettendosi di fronte al loro tavolo con le mani congiunte decorosamente.

“Salve…” sussurrò quasi timidamente guardando tutti e tre, squadrarla stralunati.

Moriko vide il ragazzo accanto alla finestra, di nome Shikamaru, aprire la bocca per dire qualcosa, alzando un dito indice verso di lei, ma la voce di Sakura intervenne prima, precedendone la domanda.

“È mia cugina.” Disse semplicemente mettendosele al fianco, sorridendo.

“Oh Sakura! Allora ci sei anche tu.” Disse contento Asuma vedendo arrivare l’allieva di Hatake Kakashi.

“Gomenasai, Asuma-sensei, ma Ino ci ha trascinato qui prima che ce ne potessimo rendere conto.” Si scusò la rosa chinandosi leggermente in avanti “Se la nostra presenza per lei è un disturbo, saremo ben disposte ad andarcene.”

“Ma che dici! Non date assolutamente alcun fastidio!” si precipitò ad aggiungere il sensei, guardando poi interessato Moriko.

“Anzi, sono molto curioso di conoscere tua cugina… ” continuò, facendo per accendersi una sigaretta, rinunciandovi però non appena vide l’occhiataccia che Ino scoccò in sua direzione.

“È la prima volta che vedo un membro della tua famiglia.” Spiegò poggiandosi pigramente sullo schienale della propria sedia “E poi..non sei stanca a portare quell’enorme busta? Sembra pesante.”

L’attenzione dei presenti, compresa quella di Moriko, si spostò tutta d’un tratto sulle mani della rosa, che sembrava impegnata in una dura battaglia a sorreggere il peso del sacchetto di carta, a giudicare dal colore esangue che le sue nocche avevano assunto.

Sulla testa di Sakura si formò un gocciolone.

Fregata…

 

Poco dopo le due malcapitate erano sedute al tavolo del Team 10, al fianco di Choji, che sembrava però troppo occupato ad aspettare sbavante che i suoi pezzi di carne si cocessero al punto giusto, per prestare attenzione a quello che accadeva attorno a lui.

Moriko era capitata accanto alla finestra, davanti a Shikamaru, mentre Sakura, per sua sfortuna, si era dovuta accontentare di sorbirsi l’espressione milleflua di Ino, seduta davanti a lei al fianco di Asuma-sensei.

“Allora…” iniziò Asuma posando i propri pezzi di carne cruda sulla griglia “…direi che possiamo passare alle presentazioni. Io sono Asuma e questi sono i miei allievi…”.

Il jonin fece un cenno alla propria sinistra con una mano a palmo aperto per indicare nel complesso sia il ragazza dalla coda che gli altri due.

“Shikamaru Nara…” disse indicando il ragazzo dall’espressione annoiata che rispose con uno sbuffo

“Ino Yamanaka…”

Al sentirsi nominare la biondina sorrise angelica verso la ragazza dalla treccia.

“E Choji Akimichi”

Quest’ultimo alzò per un attimo la testa verso Moriko, lasciando perdere la carne al fuoco.

“Piacere di conoscerti…”

“Moriko…” disse prontamente la ragazza, assottigliando il solo occhio visibile per sorridere, finendo per l’altro la frase “Moriko Sakuranbo¹.”

Sakura sbiancò.

“Sakuranbo?” chiese incuriosito Choji, mentre Shikamaru alzò un sopracciglio stranamente interessato “Credevo che il tuo cognome fosse Haruno, come Sakura.”

Moriko sussultò leggermente, rendendosi conto di aver appena messo in difficoltà la sua Itokosan.

Per un attimo il loro tavolo divenne silenzioso, finché non si udì la risata di Sakura rompere quella pesante atmosfera.

“Gomen…” si scusò tenendo una mano sulla bocca per coprire il proprio sorriso “…Moriko deve essere parecchio stanca per darsi il nome del suo frutto preferito.”

Tutti i presenti, Moriko compresa, la guardarono confusi.

“Moriko ama molto le ciliegie.” Si spiegò velocemente.

Di fronte quella spiegazione soddisfacente, l’atmosfera si alleggerì di colpo.

“Aaah, allora ami molto le ciliegie Moriko?” disse sorridendo entusiasta Ino “Buona a sapersi! La prossima volta che sarai all’ospedale, avvertimi: verrò a trovarti con un enorme cesto di ciliegie!”

“Calmati Ino. Sembra quasi tu la stia spronando a finire di nuovo infortunata per avere un po’ di frutta.” La rimproverò Shikamaru, drizzandosi finalmente sulla propria schiena.

Sul viso della rosa si formò una leggerissima goccia di sudore, mentre tirò un sospiro di sollievo di nascosto.

Come ho fatto a ficcarmi in questa situazione? Pensò disperata stringendo ambedue le mani poggiandole sulle gambe.

Prendendo un respiro profondo, alzò lo sguardo lanciando un’occhiata a Moriko, oltre la testa di Choji.

Vide la cugina guardare intensamente la carne cuocersi davanti a sé sulla griglia con fare critico, per poi voltarsi verso di lei e chiedere con assoluta tranquillità:

“Itokosan…” disse attirando l’attenzione dei presenti che la videro alzare il dito indice della mano destra verso i pezzi di carne già fumanti.“Che cos’è?”

Shikamaru ed Asuma rimasero impietriti, mentre Ino aprì la bocca scandalizzata. Persino Choji, in mezzo alle due ospiti, aprì gli occhi facendo cadere dalle bacchette un pezzo di carne.

Sakura avrebbe voluto scomparire o, perlomeno, scappare via a gambe levate con Moriko, il più lontano possibile da quel posto.

“Che?!” sbottò incredulo Shikamaru “Non dirmi che non avevi mai visto la carne alla griglia prima d’ora!”

Al segno di dissenso di Moriko Shikamaru si lasciò ricadere la testa a peso morto verso il tavolo, sfiorandone appena la superficie con la fronte.

“Ma si può sapere da che famiglia vieni?” chiese esasperato il giovane Nara.

“Shikamaru ha ragione Moriko…” disse Ino dando manforte alle parole del compagno di squadra, accigliandosi, ma mostrando al contempo un sorriso “…non è possibile che una ragazza della tua età non sappia neanche riconoscere della carne cotta alla griglia!”

A quelle parole, Sakura si accigliò notevolmente, guardando dritto negli occhi l’amica, come per intimarle di stare zitta.

“E in più…” continuò tuttavia la Yamanaka, per niente intimorita dalla rosa “…perché non chiami Sakura per nome? Insomma, siete cugine.”

Sakura strinse le labbra, costringendosi a stare zitta.

Calmati… si disse mentalmente …pensa ad una scusa, non uscire fuori di testa.

“Le persone non chiamano i propri familiari in questo modo…” continuò la bionda tranquillamente “…non è molto normale.”

Ino non aveva detto quelle parole con cattiveria.

Ma, nel momento stesso in cui la migliore amica aveva finito la frase, Sakura si era sentita andare a fuoco.

Quella frase non era cosa da dire…specialmente a sua cugina.

Si alzò di scatto, sbattendo rumorosamente il palmo della mano sulla superficie legnosa del tavolo, ansimando così forte da sembrare sull’orlo di una crisi.

“Io non ho mai mangiato la carne alla griglia…”

Di colpo tutti quanti, Sakura compresa, si voltarono verso Moriko che, apparentemente non preoccupata dalla reazione della cugina, aveva cominciato a parlare tenendo l’occhio sinistro fisso davanti a sé.

Moriko… pensò rattristandosi di colpo Sakura.

“Ho sempre vissuto tra 4 mura dipinte di bianco…” continuò mentre ormai, sia Asuma che i suoi allievi,pendevano dalle sue labbra “…in mezzo a tante persone vestite con dei camici bianchi…”

Gli occhi di Sakura si allargarono.

“Dicevano che avrei potuto rivedere la mia Kaa-san e il mio Too-san solo dopo aver fatto delle analisi…tante analisi, ma…”

La ragazza alzò lo sguardo verso Shikamaru, Asuma ed Ino, sorridendo un poco forzatamente, a giudicare dalla ruga in mezzo alla sua fronte.

“Moriko…” la interruppe la voce di Sakura.

“Non sei costretta a raccontarli tutto…” disse stando a testa china la giovane konoichi, con i capelli che le coprivano il volto.

“Sakura…?” chiese in un sussurro Ino.

Non aveva mai visto la sua amica in quello stato.

La rosa rialzò lo sguardo, mostrando anche lei un’espressione tirata simile a quella di Moriko, rivolta proprio verso la cugina.

“Piuttosto, è ora di andare che ne dici?”

Asuma guardò le due ragazze sorridersi a vicenda ed alzarsi dal loro tavolo, per poi dirigersi verso l’uscita del locale, dopo averli salutati con un inchino.

Il jonin si poggiò una mano sul mento barbuto, grattandosi leggermente la testa, quasi non accorgendosi dei rimproveri che Shikamaru stava lanciando ad Ino per non essere stata capace di tenere a freno la lingua.

Non mi convince…

 

 

                                                                                             

                                                                                             

                                                                                                          Continua….

 

NOTE di Traduzione

¹ -chan: suffisso utilizzato per riferirsi a delle persone con le quali si hanno dei rapporti molto intimi o di profonda amicizia; può anche essere inteso come un vezzeggiativo.

Es. in italiano Moriko-chan = Morikuccia.

² Yatta: Evvai!

³ Chotto matte!: Aspetta un momento!

¹ Sakuranbo: ciliegia (frutto)

 

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Capitolo 12
*** Fiducia ***


Salve a tutti! Visto?? Sono tornata!! E chi non ci credeva si dovrà ricredere! Perché questa fan fiction NON LA MOLLO!!! Capito!!?? ^^ Oooh e dopo questo messaggio iniziale, passiamo al messaggio successivo, sempre da parte mia: I’M SOOORRY!!!! JE SUIS DESOLE’E!!! GOMENNASAI!! LO SIENTO MUCHISIMO!!! Questa volta sono stata lentissima a scrivere il 12esimo capitolo!! Giuro che farò il possibile per non farvi aspettare mai più così tanto!!!

Bene! Direi che è arrivato il momento di lasciarvi leggere la storia!

Come al solito ci sono delle note di traduzione alla fine!!

Buona lettura!!!

Grazie  per aver commentato a

 

Rinoagirl89: Visto?! Te l’avevo detto che avrei aggiornato presto ora che ho riacquistato possesso della tastiera!! *:* Nel capitolo si può già intravedere uno sprazzo di quelli che saranno gli avvenimenti che succederanno!! Dimmi cosa ne pensi! XDD Ah e anche se non ho potuto farteli in tempo: HAPPY BIRTHDAY!!!

 

Debbyuchiha: Ehehe, tranquilla il confronto tra i nostri personaggi principali e Moriko arriverò moooolto presto! Davvero l’ho fatta sembrare così insopportabile Ino?! Non è un poco OOC? Io l’ho sempre vista come una ragazza molto esuberante ed anche un poco ficcanaso e quindi l’ho ritratta di conseguenza. Spero che alle fan della nostra biondona non sia dispiaciuta questa ingloriosa entrata in scena!

 

Keli: grazie per il commento!! Da quel che hai scritto ho capito di aver reso perfettamente  l’impressione che volevo dare delle mie nuove entrate!!! Un bacio! E spero che continuerai a seguire la storia!!

 

Capitolo 12:  Fiducia

 

Moriko si guardò attorno, seduta sulla moquette grezza del pavimento, mentre accanto a lei sentiva la sua Itokosan armeggiare con le varie cose da sistemare.

“Itokosan…” disse attirando l’attenzione della rosa, che si sporse all’indietro, tirando la testa fuori dall’armadio a muro, nel quale, a giudicare dalla ciocca di capelli che era finita davanti al naso, stava tenendo fronte ad una dura battaglia con i futon da mettere a posto.

“Uhm?” chiese guardando oltre la propria spalla, vedendo che la cugina era seduta compostamente proprio in mezzo alla stanza, studiando il mobilio essenziale dell’appartamento.

“Questa é…” continuò la ragazza dalla treccia, lanciando uno sguardo alla propria destra, dove, sotto la finestra, stavano un futon provvisto di un piumone rattoppato e polveroso, ed un mini armadietto in legno scuro con le ante scorrevoli “…casa mia?” concluse incerta per poi riguardare negli occhi Sakura.

La giovane konoichi sorrise annuendo, per poi rivederla alzarsi dalla sua precedente posizione ed osservare con curiosità quasi infantile il paravento orientale che divideva in due la stanza.

Moriko passò le dita ceree e sottili lungo  le celle legnose dello strumento divisorio, allargando stupita l’occhio sinistro di fronte a quell’oggetto mai visto.

Era talmente immersa nello studio di quel mobile che non si accorse nemmeno che la sua Itokosan, impegnata nell’atto di guardarla, si era dimenticata della sua precedente missione ed era inevitabilmente finita vittima del peso delle coperte che stava mettendo in ordine nell’armadio.

Iteteteteee¹!!” sussurrò con gli occhi a girandola la rosa, grattandosi il capo, attirando così l’attenzione della cugina.

Questa, non appena vide l’altra a terra in quelle condizioni, corse verso di lei preoccupata chiedendo con voce supplichevole ed innocente:

“Itokosan, tutto bene?”

“Tutto bene Moriko…” rispose ancora frastornata Sakura per rassicurarla, riuscendo poi a mettersi seduta.

“Vuole che le dia una mano?” chiese ancora affranta la ragazza, inclinando la testa da un lato, congiungendo le mani sopra le ginocchia flesse.

A quella vista l’Haruno non poté fare a meno di sorridere di nuovo e posarle una mano sul capo riccioluto.

“Tranquilla Moriko…” disse assottigliando gli occhi in un sorriso rassicurante “…ho solo fatto un bel capitombolane. Non ti devi preoccupare.”

Di fronte l’espressione ancora incerta, la rosa sospirò e, alzando un braccio per gonfiare un bicipite, si posò una mano sul muscolo contratto, strizzandole l’occhio.

“Ci vuole ben altro per mettermi KO!”

Quella risposta sembrò soddisfare Moriko, perché le sue labbra si tesero di nuovo in un sorriso sincero.

“Comunque…” continuò la rosa, alzandosi da terra “…, questa sarò solo una sistemazione provvisoria.” Disse mettendosi le mani sui fianchi “Quando sarà il momento verrai a vivere a casa mia.”

Sakura si voltò verso la cugina, questa volta un poco dispiaciuta, ma comunque sorridente.

“Purtroppo non sono riuscita trovare granché…” disse con tono di scusa “Questo posto non ha bagno, né cucina, ma era l’unico che mi potessi permettere con i miei risparmi.”   

“Va bene così, Itokosan.” Le rispose sempre seduta sul pavimento Moriko, stupendo per l’ennesima volta la cugina.      

“A me piace questo posto.”

 

 

[Itokosan?]

“…?”

[Pensi che rivedrò mai kaa-san e too-san²?]

“Sta tranquilla Moriko-chan. Sono certa che prima o poi ce ne andremo da questo posto.”

[…]

“Un giorno usciremo da quell’enorme porta da cui siamo entrate…”

[…insieme?]

“E andremo in giro a cercare tanti…tantissimi fiori per la tua kaa-san.”

[….Itokosan?]

“Uhm?”

[Questo posto…non piace neanche a lei, vero?]

 

“Sakura-chan?...Sakura-chan? Mi ascolti?”

Sakura rialzò gli occhi, accorgendosi di essersi persa di nuovo nei propri ricordi mentre stava passeggiando per la stada.

Accanto a lei, un poco indispettito dalla sua disattenzione di prima, stava Naruto, immusonito con gli occhi chiusi come una volpe e le mani dietro la nuca.

“Oh..” disse sorpresa, affrettandosi a sorridere al compagno di squadra, fermandosi “Gomen Naruto. Oggi non so proprio dove ho la testa.”

L’altro annuì mettendosi le mani sui fianchi e riaprendo gli occhi rivelandone l’iride azzurra.

“Già. Ultimamente ti vedo sempre con la testa tra le nuvole. Ma si può sapere che ti prende Sakura-chan? Dattebayo.³” Disse in un colpo solo, accigliato e scrutando bene il volto della rosa che però non sembrò reagire in alcun modo particolare alle sue parole, se non assumendo un aria confusa e facendo apparire sulla tempia una piccola goccia di sudore.

“Ma che dici, Naruto! Io sto bene.” Rispose sorridendo l’altra nervosamente “Non c’è assolutamente che non vada.” Lo rassicurò ulteriormente.

Il biondo tuttavia, non sembrò affatto convinto dalla sua risposta perché incrociò le braccia al petto, assumendo la stessa espressione di prima, questa volta pensieroso.

“Uhmmmm” mugugnò facendo innervosire di più Sakura, che non poté fare a meno di evitare al suo sopracciglio di scattare da solo un paio di volte, sempre sorridendo forzatamente.

Ma perché Naruto-kun è sempre così invadente? Pensò cercando di ricomporsi.

“Sarà…” continuò il ragazzo-volpe “…, ma non è da te non farti vedere per un giorno intero senza dirci niente. Io e Sasuke eravamo preoccupati!”

A quelle parole l’espressione di Sakura si rattristò.

Per un attimo si perse in un altro dei propri pensieri, ma ritornò quasi subito alla realtà quando si accorse che Naruto la stava osservando di nuovo con fare inquisitorio.

Di nuovo… pensò esasperata la rosa

“E va bene, Naruto…” disse poi sospirando tirando nuovamente le labbra in un sorriso “…ti dirò dove sono stata oggi.”

A quelle parole il viso del biondo s’illuminò.

Che bello! Sakura-chan si sta confidando con me!

“Sono andata a trovare Rock Lee.”

Tra i due calò il silenzio totale.

Poco dopo Sakura camminava sollevata e sorridente davanti ad un Naruto sconsolato ed attorniato attorno al capo da una malinconica nebbia nera.

“Avrei preferito non saperlo…Dattebayo” sussurrò tra sé e sé senza che Sakura potesse sentirlo.

“Sai dové Sasuke per caso?” chiese all’improvvisamente l’Haruno voltandosi verso il biondo che, sorpreso, si grattò la guancia pensieroso.

“Non ne sono sicuro…” disse a mezza voce, continuando a camminarle dietro “…, ma mi era parso di capire che stesse andando a cercare Kakashi-sensei.”

 

KNOCK KNOCK

 

Qualcuno bussa alla porta… pensò Kakashi svegliandosi dal torpore in cui era caduto coricandosi sul divano di casa propria.

Era rimasto chiuso in casa dal funerale dell’Hokage Sarutobi.

Dopo essere rimasto per ore a guardare la pietra tombale sulla quale era stato aggiunto il nome dell’anziano, alla fine, giunta la notte e scomparsa la pioggia, si era diretto verso la propria abitazione trovando solo un poco se non misero conforto nelle coperte del proprio giaciglio.

Si girò pigramente su se stesso, rotolando fuori dal divano, lottando contro la sensazione di avere legato attorno alle spalle dei pesi che gli ostacolavano i  movimenti.

Un altro paio di tocchi sul legno dell’entrata.

“Arrivo..arrivo.” sussurrò tra sé e sé, avviandosi verso l’entrata con passo incerto e rischiando quasi di cadere sul gradino dell’entrata.

Quando aprì la porta, non fu affatto sorpreso di trovarsi a pochi centimetri da una folta barba scura impregnata di un forte odore di nicotina.

“Yo⁴, Asuma.” Salutò spostando la propria attenzione sui propri piedi, quasi inconsciamente, forse non ricordandosi di avere addosso la maschera, o forse per non mostrare il proprio volto privo del coprifronte che fungeva anche da benda per l’occhio sinistro.

“Yo, Kakashi!” rispose gioviale come al solito il fumatore accanito ghignando “Attento a non sprizzare troppa vita!” lo canzonò mentre entrava in casa sua, naturalmente dopo aver atteso che fosse il padrone di casa a spostarsi dalla soglia per farlo passare, e dopo essersi tolto i sandali, lasciandoli nell’entrata.

Kakashi sopirò mentalmente, rinunciando all’idea di un pomeriggio calmo e silenzioso, e si riscosse dal torpore dandosi coraggio.

In pochi istanti la sua voce era tornata scherzosa come al solito.

“A cosa devo questa visita, Asuma?”  Chiese raggiungendo il collega, già stravaccato sul proprio sofà.

Quest’ultimo prese tra due dita della mano destra la propria sigaretta, soffiando fuori dalla bocca una nuvoletta di fumo, per poi guardarlo di sbieco, mantenendo sulle labbra il consueto sorriso.

“Come ve la passate tu e la tua squadra?” domandò senza aspettare risposta e dirigendosi verso la cucina per cercare qualcosa da offrire al suo ospite indesiderato.

“Come al solito…” rispose l’altro, guardando il jonin dai capelli argentati rovistare tra le ante della cucina “Shikamaru si annoia…” tra le sue dita la sigaretta cominciò ad oscillare leggermente, su e giù, “Ino digiuna…”  con un rapido movimento della mano,  prese la cicca tra l’indice ed il pollice, tenendola dritta e guardandola sovrappensiero “… Choji mangia…” si sporse verso il tavolino davanti a sé per avvicinare la testa della sigaretta al portacenere appoggiatovi.

“E tu paghi.” Terminò per lui Kakashi, facendo scivolare sul ripiano legnoso qualche vassoio di sashimi fatto in casa.

La sigaretta si spense con un leggero sfrigolio, venendo schiacciata nella piccola ciotolina vetrosa.

“Avevi qualche dubbio?” chiese ironico, lasciandosi ricadere sul morbido schienale del divano.

Ia⁵…”

Poco dopo anche il jonin dai capelli argentati si lasciò andare sul sofa, emettendo un leggero sospiro appagato, sentendone la morbida imbottitura accoglierlo.

La casa cadde nel silenzio, rotto solo dal rumore dell’accendino di Asuma emettere qualche scintilla per accendere un’altra sigaretta.

Sarà venuto qui solo per mangiare a mie spese?

“Sapevi che la tua allieva ha una cugina?”

Quella domanda fu tanto improvvisa da lasciarlo spiazzato.

Sakura? Pensò, non capendo la piega che stava prendendo il loro discorso.

“Bhe no…” rispose confuso grattandosi la testa con una mano “…non ho mai avuto l’occasione di conoscere i parenti di Sakura, ma so che gli Haruno sono un clan piuttosto importante nel villaggio…” si fermò un attimo, ragionando sul proprio discorso “…in effetti è un po’ strano che in tutti questi anni non abbia mai visto o incontrato né la madre né il padre di Sakura.”

“Strano, neh? ” concordò l’altro fingendo indifferenza

Nell’aria viziata della stanza venne soffiata un’altra nuvoletta di fumo.

“Anch’io ho pensato la stessa cosa…” disse attirando a sé lo sguardo di Kakashi, più incuriosito che mai “…dopo aver parlato con la cugina dell’ Haruno.”

Il jonin si accigliò.

“Che vuoi dire?” chiese, staccandosi dallo schienale del divano e poggiando entrambi i gomiti sulle ginocchia, facendo penzolare le mani verso il pavimento.

Asuma sorrise divertito, intuendo di aver reso Kakashi ancor più curioso di prima.

“Voglio dire che…” un’altra soffiata di fumo “…oggi Ino ha trascinato Sakura al nostro solito ristorante…”

Potrebbe anche evitare di dare così enfasi al discorso… Lo maledì mentalmente il Copia-ninja, sentendosi quasi uccidere dalla curiosità.

“…ed era accompagnata da un’altra ragazza, che ha presentato come sua cugina.”

“Fin qui nulla di strano.” Asserì Kakashi, cercando di incitarlo di sbrigarsi a parlare.

“Già…” ribatté sempre tranquillo l’altro, accomodandosi meglio sul sofa “anche io ho pensato la stessa cosa…”

Ci fu un breve ma intenso momento di silenzio.

“…finché non l’ho sentita parlare.”

Ok…ora sono ufficialmente confuso. Si disse Kakashi, sentendo di non poter sopportare oltre quella tortura, ma fece comunque lo sforzo di fare l’ultima domanda.

“…ovvero?”

L’altro ghignò, soddisfatto di se stesso.

“Non parla come una ragazza della sua età…” rispose aspirando un poco di nicotina dalla sua sigaretta “…anche se ha la stessa età della tua allieva, la differenza è abissale.”

“È sgarbata?” ipotizzò Kakashi, sentendosi ormai vicino al succo del discorso.

Asuma fece segno di diniego

“Tutt’altro…” si sporse verso il tavolino per spegnere la sigaretta “…è educatissima.”

“E quindi?”

Questa volta il jonin dalla folta barba non poté non notare che nella voce del collega era presente un piccola, ma perfettamente percettibile punta d’impazienza.

Sarà meglio tagliare corto…

“Parla come una bambina.” Spiegò, notando, tuttavia, che l’espressione di Kakashi era diventata più seria di prima “Hai mai sentito una ragazza di 12 anni parlare come una bambina di 6?”

Questa volta l’espressione del Copia-Ninja si ammorbidì, intuendo che il discorso di Asuma, non era così frivolo come pensava.

“Mai.” Ribatté subito, quasi senza pensarci.

A parte… pensò ricordandosi di una frase...una voce.

[Coco-san…basta giocare…]

“Ma non è stato solo quello ad insospettirmi…” disse Asuma attirando nuovamente su di sé l’attenzione dell’altro “…anche la tua allieva mi è parsa molto ostile nei nostri confronti, mentre cercavamo di scambiare 4 parole con la sua cuginetta.”

A quelle parole un sopracciglio di Kakashi si inarcò, incredulo.

Sakura ostile?

Per quanto il ninja provasse ad immaginarsi la sua piccola, gentile e dolce allieva, assumere un atteggiamento aggressivo, non riusciva.

“Insomma, tu mi stai dicendo…” disse lentamente il ninja dai capelli argentati “…che vuoi che io indaghi su questa cugina di Sakura, giusto?”

“Esatto.” Rispose l’altro alzandosi e facendo per dirigersi verso la porta, senza troppe cerimonie.

“Asuma?” lo chiamò improvvisamete Kakashi, facendolo fermare “so che cosa stai insinuando con questo discorso…” disse apparentemente traquillo a testa china.

Con la coda dell’oochio, il fumatore accanito vide il collega alzare lo sguardo e mostrargli l’occhiata più fredda ed ostile che avesse mai visto, quasi di avvertimento

 “…, ma ti assicuro che Sakura non aiuterebbe mai degli estranei ad infiltrarsi nel villaggio.”

L’altro alzò le spallucce con fare noncurante e ritornò a camminare verso l’uscita

“Dopo quello che è successo qui al villaggio non si è mai troppo prudenti.”

Il Copia-ninja abbassò lo sguardo capendo che il collega si stesse riferendo all’attacco di Orochimaru ed all’uccisione dell’ Hokage.

Sbuffò sonoramente, passandosi una mano tra i capelli spinosi e grigi.

L’idea di indagare sulla sua stessa allieva non lo allettava affatto, ma, ora come ora, si vedeva costretto dalle circostanze.

“Questa cugina ha un nome?” chiese svogliatamente, alzandosi dal divano e portando in cucina il vassoio di sashimi rimasto intatto.

L’altro intanto aveva finito di rimettersi i sandali e si apprestava ad aprire la porta.

“Ha detto di chiamarsi Moriko.”

Il rumore di un piatto rompersi sul pavimento lo fece voltare di scatto allarmato.

Vide Kakashi immobile in mezzo alla stanza con davanti ai suoi piedi i resti di quello che prima era stato un piatto.

“Kakashi?” lo chiamò intimorito Asuma, notando che l’amico sembrava essersi pietrificato.

“Chiama Kurenai…” gli disse un filo di voce proveniente dal Copia-ninja.

L’altro rimase un attimo sbigottito da quel comportamento, ed ancor di più da quella richiesta, ma si limitò ad annuire ed ad uscire in tutta fretta, con l’intenzione di andare a cercare la specialista in genjutsu.

Kakashi si accasciò sul pavimento in ginocchio, sorreggendosi con una mano per terra e tenendosi la testa con l’altra, coprendosi gli occhi.

“Sakura…”sussurrò

…che diavolo stai combinando?

Non riusciva a capacitarsene.

Perché mai Sakura avrebbe dovuto presentare come sua cugina quella ragazza?

D’altra parte… pensò visualizzando le due ragazze in questione …si somigliano.

Poi si ricordò di un’altra cosa: l’urlo di Moriko non appena entrata nell’arena dell’esame dei chuunin.

Itokosan… realizzò mentalmente.

Poteva essere che quella strana ragazza dai capelli verdi fosse realmente una parente della sua giovane allieva?

Un altro ricordo gli riaffiorò alla mente: Pakkun.

Non appena accompagnati Sasuke, Naruto e Sakura in salvo dalla loro missione, il piccolo cane-ninja era venuto da lui, dicendogli di dovergli dire una cosa importante accaduta nel bosco.

Non aveva prestato molta attenzione alle sue parole, tanto la morte di Sarutobi-sama l’aveva stordito e quindi, senza neanche chiedergli il permesso, lo aveva congedato, facendolo tornare da dove era stato evocato.

Il ninja si morse il labbro da sotto la propria maschera.

Devo sapere se ha a che fare con Sakura.

Le due dita andarono a ricercare uno dei cocci sparsi per terra e con un movimento fluido e deciso, ne fece scivolare il filo per un breve tratto del suo dito, facendone sgorgare un piccola quantità di sangue.

Le sue mani formarono velocemente i sigilli necessari per poi terminare con la voce di Kakashi:

“Kuchiyose no Jutsu!⁶”

Da dove aveva poggiato la mano ferita, apparve un fitto polverone dal quale, dopo pochi istanti, fece la sua entrata in scena il piccolo cane-ninja dal muso imbronciato e dagli occhi languidi.

“Pakkun.” Disse Kakashi senza aspettare, con voce grave “che cosa è sucesso l’altro ieri nel bosco?” 

Pakkun si limitò ad annuire e cominciare a raccontare.

Intanto, fuori dall’appartamento del ninja, un paio di occhi neri si assottigliarono, incorniciati da un paio di sopracciglia aggrottate e da alcune ciocche di capelli neri.

 

 

Sakura entrò con non poca difficoltà nell’appartamento di Moriko, tenendo in braccio una busta piena di cibarie.

“Moriko…!” chiamò da dietro la busta cartacea dal quale comparivano due pagnotte di pane ed un pacchetto di patatine. “…sono tornata!”

La rosa poggiò la busta sul gradino dell’entrata per togliersi i sandali, aspettandosi da un momento all’altro di vedere la testa ricciuta della cugina comparire dalla porta scorrevole che si affacciava sulla parete destra del corridoio principale.

Riprese in braccio il sacchetto, cominciando a camminare a piedi nudi sul parquet dell’entrata.

Ma Moriko ancora non rispondeva.

Starà facendo un riposino? Si chiese Sakura con aria interrogativa.

Gli occhi verdi giada caddero sull’orologio appeso alla parete accanto all’uscio.

Ma sono già le 5 del pomeriggio… pensò facendosi seria …è un po’ troppo tardi per una pennichella.

Così pensando bussò una paio di volte sulla porta della stanza principale.

“Moriko? Sono Sakura. ” disse a voce abbastanza alta “Ti ho fatto la spesa, così avrai qualcosa da mangiare, mentre non ci sono. Posso entrare?”

Aspettò pazientemente una risposta senza però, riceverne alcuna.

Neanche un sussurro.

Le pupille della rosa si dilatarono a poco a poco.

Non sarà che…?

Le sue mani si affrettarono ad afferrare la maniglia della porta per farla scorrere di scatto.

La prima visione che ebbe della stanza fu il futon ordinatamete piegato al fianco del paravento.

Ma della cugina nessuna traccia.

Fece irruzione della stanza, guardandosi attorno nervosamente e sentendo il proprio core accelerare di battito.

Poi azzardò un’occhiata alla finestra.

“No!!!” urlò quasi meccanicamente mettendo le mani sopra il bordo di essa.

Era aperta.

 

 

“Questo è quanto, Kakashi.” Terminò Kurenai seduta insieme ad Asuma ed al Copia-ninja nel salotto di quest’ultimo.

Il jonin annuì silenziosamente, rielaborando quello che gli era stato raccontato.

Dopo aver ascoltato attentamente il racconto di Pakkun e, subito dopo, quella che era stata la reazione di Sakura di fronte alla notizia che nel villaggio era arrivata una ragazza estranea da parte di Kurenai, non aveva più dubbi.

Quelle due ragazze… pensò …sono cugine di Sakura.

Rialzò gli occhi guardando Kurenai osservarlo in piedi, appoggiata alla poltrona, sul quale stava seduto Asuma, e tenendo le braccia incrociate.

Ma perché non si sono presentate come delle Haruno?

“Kakashi.” Lo richiamò Asuma “Non credi che sarebbe meglio informare…”

“Non se ne parla.” Tagliò corto il jonin dai capelli argentati, lasciando sbigottiti i suoi due ospiti.

“Non ho alcuna intenzione di informare il consiglio degli anziani,…” continuò poggiando i gomiti sulle ginocchia ed intrecciando le mani sotto il proprio mento “…, almeno finché la questione non si sarà chiarita.”

“Kakashi.” Ricominciò a parlare Asuma, spegnendo un’altra sigaretta nell’apposito portacenere “So che non vuoi mettere nei guai la tua allieva…” disse ricevendo un’occhiata preoccupata da parte della konoichi a fianco a lui “…, ma dobbiamo agire con cautela in assenza dell’Hokage.”

L’atmosfera si appesantì di colpo, facendo calare la stanza in un silenzio quasi funereo.

“Io mi fido di Sakura.” Disse il jonin dallo Sharingan. “E so per certo che non farebbe mai una cosa simile senza una buona ragione.”

“Capiamo perfettamente come tu possa sentirti in questo momento, Kakashi.” Intervenne Kurenai accigliandosi, guardandolo dritto negli occhi.

“Ma l’unica cosa che sappiamo in questo momento è che Sakura ha infiltrato deliberatamente un ninja estraneo nel villaggio.”

Kakashi si alzò di scatto, sorprendendo sia l’esperta in genjutsu che il fumatore accanito, che si ritrovarono completamente spiazzati.

“Sakura non è una mukenin!” sbottò all’improvviso a denti stretti, fulminandoli con lo sguardo.

Poi, prendendo un respiro profondo si  diresse con dare stanco e svogliato verso la porta di casa propria.

“Ed è impossibile che lo diventi…” continuò dando loro le spalle, con voce più calma “…non è il tipo.”

Dietro di lui si sentì uno sbuffo.

 “Non puoi mai dirlo con assoluta certezza…” ribatté con fare calmo ed esasperato la voce di Kurenai “…nessuno di noi può.”

Kakashi si fermò a pochi centimetri dall’uscio, mani in tasca e spalle erette come suo solito.

Lentamente, ruotò la testa verso destra, permettendo al proprio occhio di lanciare un’occhiata fugace alla donna da sopra la spalla.

“Tu che diresti…” disse sempre con fare calmo “…se io ed Asuma ti dicessimo che…”

Asuma si accigliò con fare interrogativo.

“…Hinata Hyuuga sta complottando contro Konoha?”

La donna aprì un poco la bocca per ribattere, ma le si bloccò il fiato in gola, rendendosi conto di quello che stava per rispondere e, abbassando un poco la testa, si morse il labbro inferiore.

Asuma annuì.

“D’accordo Kakashi. Non diremo nulla al consiglio degli anziani.”

“Arigato⁷” fu l’ultima parola del jonin, prima di uscire di casa, senza dirigersi in alcun posto in particolare.

 

 

 

 

Il cinguettio di un paio di uccellini riempiva l’aria, riecheggiando tra i fusti degli alberi accanto ai quali era finita.

Si era messa ambedue la mani dietro i padiglioni delle orecchie per far arrivare meglio quell’incantevole sono ai propri timpani.

Che bel suono… pensò ad occhi chiusi, con le guance pallide leggermente arrossate.

È più bello di come me lo ricordavo.

Il suono melodico che si era fermata ad ascoltare cominciò lentamente a scemare, allontanandosi, costringendola poi,un po’  a malincuore, a farle aprire l’occhio verde giada.

“Se ne sono andati…” disse leggermente imbronciata, lasciando che una leggera folata di vento le facesse oscillare i capelli, e la lunga treccia verde, come le fronde degli alberi accanto a lei.

Si ricominciò a guardare attorno: era in mezzo ad un prato provvisto proprio al centro di 3 pali scheggiati e rovinati.

Non sapeva neppure lei come ci era finita lì.

Era uscita un attimo dall’appartamento che la sua Itokosan le aveva regalato e, quasi senza accorgersene, si era ritrovata ad osservare incuriosita la gente che, facendo avanti ed indietro per le viuzze, svolgeva i propri compiti quotidiani.

Uomini che urlavano quanto fosse buona la loro verdura, immense vetrine di dolci colorati e sgargianti, mamme che compravano ai loro bambini dei gelati per farli contenti.

La visione di tutte quelle cose l’aveva coinvolta a tal punto, da farle dimenticare di fare attenzione a quale strada stese percorrendo, tanta era la sua voga di vedere altre cose di quello strano villaggio.

Poi si era ritrovata nel verde, lontana dalle abitazioni.

Ed era stata assalita da altre emozioni a lei precluse fino a quel momento.

Nel corso dei mesi trascorsi con Coco-san non erano state rare le volte nelle quali si erano trovate a campeggiare all’aperto o a stare a stretto contatto con la natura.

Tuttavia, viaggiando insieme alla biondina, non aveva mai avuto il tempo di concentrarsi così profondamente sui suoni, sugli odori, sulle sensazioni che essa produceva.

Demo⁸… si interruppe ritornando un attimo con i piedi per terra.

Sbattendo un paio di volte la palpebra si girò nuovamente verso la distesa di abitazioni dalle quali era venuta.

Restò così un paio di istanti ad osservare attentamente il groviglio di strade e vicoli che formavano l’insieme abitativo della cittadella, finché non sussurrò flebilmente.

“…temo di essermi persa.”

 

 

 

 

                                                                                                                                             Continua….

 

NOTE di Traduzione

¹ Iteteteteee: esclamazione enfatica per dire “Che male”= Ite. In italiano corrisponde al nostro Ahiaiai!!

² Kaa-san e Too-san: Mamma e Papà.

³ Dattebayo!: esclamazione che Naruto mette alla fine di ogni sua frase nella doppiatura e nel testo originale giapponese. Corrisponde a qualcosa di simile ad un “Cavoli!!”

Yo: Saluto informale tipico giapponese utilizzato con amici stretti Corrisponde al nostro “Ehilà!”.

Ia: Iada pronunciato per intero. Significa “No.” O comunque indica una negazione.

Kuchiyose no Jutsu: Tecnica del Richiamo

Arigato: “Grazie” informale

Demo:  “Però” oppure “Ma…” preposizione avversativa.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Non umano ***


Salve a tutti! Rieccomi con il capitolo 13! Anche questa volta ci ho messo un po’, ma, come dice il detto “Meglio tardi che mai.” GIUSTO? XD

Ringrazio infinitamente tutti quelli che hanno commentato:

 

keli: Grazie Keli! Sono contenta che ci siano molte fan di Sakura-chan come me sparse nel web. Moriko è la più riuscita dei miei personaggi. Posso dire di essere soddisfatta! Cmq anche Coco avrà la sua parte! Ciao!!

 

Rinoagirl89: Ecco la risposta alle tue domande nella precedente recensione! Spero di non aver reso OOC i personaggi questa volta ehehe. Cmq…un portatile!! Uao!! Allora se ha le telecamera incorporata come la mia ci potremo vedere su MSN!! Baci.

 

cherry08: Come ho già detto a keli, sei la benvenuta tra il club delle fan di Sakura Haruno!! Grazie per averla messo tra le ff preferite e pero di non deluderti! Per quanto riguarda il titolo: sì, c’è un significato. Il titolo infatti significa : Sette Fiori (nana: sette; hana: fiori) dal giapponese, ma si riuscirà a capirlo meglio andando più avanti con la storia. ^^

 

debbyuchiha: In primis ti chiedo scusa perché ti ho fatto anche questa volta un po’ penare per leggere il seguito e anche perché dovrai aspettare il prossimo capitolo per vedere la reazione di Sasuke. Spero che non mi odierai! A presto XP

 

kry333: Grazie…fa sempre piacere sentirsi dire che il tuo stile di scrittura piace! Commozzioneeeee!!! (

 

icequeen88: Altri complimenti sullo stile di scrittura! O.O Uao! Mi sento troppo felice! Cmq sì, nel primo capitolo le due New entry erano proprio in un laboratorio! Spero ti piaccia questo nuovo capitolo! Ciao!!

 

Ed ora buona lettura!!!

 

 

Capitolo 13: Non umano

 

Sakura si morse il labbro, mantenendo ostinatamente lo sguardo rivolto a terra, scavando nella carne in modo talmente forte da lacerarla coi denti.

Le sue mani stringevano il tessuto leggero e purpureo della sua divisa da ninja, deformando il simbolo del suo clan, ricamato su di esso, con le pieghe che le sue dita provocavano.

Sakura…” la richiamò la voce del suo sensei, facendola sussultare dallo spavento.

I suoi occhi rimasero tuttavia fissi sul pavimento polveroso dell’appartamento, non volendo incontrare lo sguardo monoculare del suo mentore.

…dì qualcosa, almeno.” Fu la richiesta del jonin, mentre guardava la propria allieva, rimanere muta ed immobile in piedi nel salotto del suo appartamento.

Accanto a lui, poggiati rispettivamente uno al divano con una mano sul guanciale e la schiena leggermente piegata  in avanti e l’altra alla credenza, tenendo le mani incrociate al petto, stavano Asuma e Kurenai.

Ormai era una mezz’ora buona che la giovane Haruno era entrata nell’appartamento di Kakashi, rimanendo però muta come un pesce di fronte alla presenza degli altri due sensei.

I dentini della konoichi penetrarono ancora più a forno nelle sue labbra.

Alla fine l’avevano scoperto.

Avevano scoperto che Moriko non era del villaggio.

Dopo aver trovato l’appartamento della cugina, la rosa era uscita come una forsennata dall’edificio, cominciando a chiamare per le strade a gran voce il nome della ragazza dai capelli verdi.

Aveva chiesto a tutti i negozianti della zona se avessero visto la cugina passare dalle loro parti, ma nessuno le aveva dato una risposta positiva.

Poi si era tornata davanti Kakashi-sensei.

Non volendo perdere tempo, Sakura si era affrettata ad abbozzare una scusa per poi fare per andarsene, superando la figura del sensei.

Tuttavia si era vista afferrare saldamente per un braccio da quest’ultimo.

Sakura…” le aveva detto con tono funereo “…dobbiamo parlare di tua cugina Moriko.”

Le parole, unite al timbro vocale del jonin, le fecero capire la gravità della situazione e, senza quasi rendersene conto aveva cominciato a seguire Kakashi-sensei, senza ribattere.

Sono stanca di mentire… pensò …, ma non avevo idea che avrei dovuto affrontare anche Kurenai-sensei ed Asuma-sensei.

Nel tragitto che era stato quello per la casa del suo sensei, Sakura aveva valutato la situazione, arrivando alla conclusione che avrebbe potuto dire tutta la verità, o quasi, al suo sensei per poi chiedergli di aiutarla a trovare Moriko.

Ma quando aveva visto apparirle dinanzi anche gli altri due ninja esperti, si vide costretta a rivalutare la questione.

Non posso… si disse, sentendosi gli occhi pizzicare ed inumidirsi leggermente.

Strinse più forte il materiale del suo vestito.

Se lo faccio…

Il suo pensiero andò a Moriko.

Dov’era andata?

Sarebbe stata spaventata? Confusa? Non osava pensarci. Il solo pensiero le metteva nel cuore un’angoscia indescrivibile, talmente forte da farle desiderare solo di poter uscire da quella porta ed andare a cercarla, senza perdere altri minuti preziosi.

Due mani le afferrarono con forza ambedue le spalle, costringendola ad alzare lo sguardo.

“NON CAPISCI IN CHE SITUAZIONE TI TROVI, SAKURA??!!” le urlò a pochi centimetri dal viso Kakashi-sensei, scrollandola così forte d farle quasi male.

La ragazza sbarrò gli occhi verde giada, aprendo leggermente la bocca dallo stupore, nel vedere l’espressione turbata e spaventata del proprio sensei.

“Hai fatto entrare nel villaggio un ninja estraneo!!!” le disse scandendo ogni singola parola, quasi volendole chiarire la gravità della sua azione.

Alla parola “ninja estraneo” gli occhi dell’Haruno si assottigliarono, diventando minacciosi in un  piccolissimo lasso di tempo.

Le sue mani, all’apparenza delicate e deboli, s’impuntarono sul petto dell’uomo adulto e, con una spinta decisa, lo allontanarono, facendolo barcollare leggermente.

Kakashi guardò la sua giovane allieva squadrarlo con astio, rimanendone sbigottito.

Moriko non è un’estranea!!!” urlò,  ansimando pesantemente e facendo vagare i suoi occhi sui 3 jonin davanti a lei “È mia cugina!!”

Strinse gli occhi mordendosi le labbra.

 Si era arrabbiata di nuovo.

E questa volta aveva perso il controllo davanti a Kakashi-sensei.

Riaprì le palpebre, stando attenta a tenere lo sguardo fisso sul terreno,  per non incontrare quello del proprio sensei.

Moriko…” sussurrò ancora, sentendosi gli occhi lacrimare nuovamente “…è mia cugina.”

Dopo aver ripetuto queste parole, scoppiò in lacrime, singhiozzando a testa china con le spalle che sobbalzavano ritmicamente.

Sentì un paio di braccia sottili ed affusolate cingergliele in un abbraccio che voleva essere confortante.

Sakura…” disse la voce di Kurenai accanto alla sua nuca, in un sussurro appena accennato.

“Non mandatela via…” ricominciò la rosa, in tono supplicante e strozzato “… kudasai ¹”

Asuma e Kakashi si lanciarono un’occhiata preoccupata, nel sentire la ragazza fare quella richiesta, mentre si sfogava sopra la spalla dell’esperta in genjutsu.

Con un sospiro, Kakashi si avvicinò alla ragazza che, sentendo i suoi passi risuonare sul pavimento in legno, alzò gli occhi color giada, ora contornati di una leggera sfumatura rossastra, verso di lui, coprendosi la bocca con una mano stretta a pugno accostata al mento.

Sakura…” disse il jonin dai capelli argentati, con sguardo tetro “… Moriko era insieme ad una ragazza che ha attaccato sia me che Sasuke…” si fermò un attimo, vedendo che l’espressione di Sakura era cambiata, allargando gli occhi in segno di sorpresa.

…so che sono tue cugine per certo. Pakkun mi ha raccontato tutto.”

Lo sguardo della ragazza si rabbuiò

“Speravo che non ne facesse parola con nessuno.” Disse debolmente, quasi giustificandosi.

Hatake Kakashi osservò di nuovo la propria allieva con intesità.

Non l’avevo mai vista così abbattuta… pensò, notando che era tornata allo stato di trans precedente alla sua sfuriata.

Si rifece coraggio, incitandosi ad andare avanti con il suo discorso.

“Ma questo non toglie quello che è accaduto prima dell’esame dei Chuunin.” Affermò con fermezza e calma, “La ragazza dai capelli biondi, Coco…

Prima ancora che finisse la frase, Sakura si era gettata in avanti, liberandosi dall’abbraccio di Kurenai e mettersi davanti a lui, che ora, più sorpreso che mai, guardava la sua allieva osservarlo con le mani strette a pugno all’altezza del cuore ed il collo seminascosto tra le spalle.

“So quello che sta per dire!” esclamò la rosa con voce tremante “Ma le assicuro che Moriko non è come Coco!!” precisò scuotendo la testa con vigore, enfatizzando la propria affermazione.

Kurenai e Asuma si lanciarono un’occhiata.

Sakura…” la chiamò Asuma, spegnendo una sigaretta “…come fai a dirlo?” le chiese riaprendo gli occhi  dopo aver intrecciato le dita delle mani davanti al viso, poggiando i gomiti sulle ginocchia.

La rosa sentì i muscoli del corpo irrigidirsi di colpo.

Poi cominciò a tremare violentemente, facendo mettere in allarme i tre jonin.

Kakashi si avvicinò a lei, lentamente, quasi in allerta, pronto ad agire con prontezza ad ogni possibile reazione dell’allieva.

Sembra sull’orlo di una crisi di nervi…pensò.

Non fece nemmeno in tempo a terminare il pensiero che Sakura era crollata a terra sulle ginocchia, scuotendo con gli occhi sbarrati e le labbra tremanti.

Un paio di lacrime caddero sul pavimento, sfiorandole le ginocchia.

Onegai ²…Onegai… cominciò a sussurrare, lasciando i presenti atterriti.

Sakura…che ti sta succedendo?

Kakashi-sensei…onegai” sussurrò alla fine tenendo sempre lo sguardo basso.

Kakashi sapeva per che cosa lo stava implorando…poteva immaginare quello che doveva star provando.

Quella ragazza, Moriko… pensò il jonin dai capelli argentati, corrugando la fronte inconsciamente … è così importante per te, Sakura?

“Datele una possibilità…” disse flebilmente la giovane Haruno, continuando a tremare.

Kurenai sbarrò gli occhi purpurei preoccupata e Asuma si accigliò contrariato.

…Fatela restare qui…

 

 

 

“Avanti Akamaru, corri!! Vedrai che questa volta arrivo prima io!!”

“Bau!”

Hinata boccheggiò in cerca d’aria, cercando di tenere il passo dei suoi due compagni.

Kiba-kun! Akamaru-kun! Matte, kudasai!” esclamò più forte che poteva, sperando che la sentissero e rallentassero.

I suoi occhi candidi però riuscirono ad intravedere solo il sorriso furbesco dell’amico rivolgersi verso di lei, prima di dover subire la vista neutra della schiena dell’Inuzuka.

“Dai Hinata, ancora pochi metri e siamo arrivati! Non vorrai che Shino arrivi prima di noi! No?”

Sorrise leggermente vedendolo accelerare con il suo solito entusiasmo infantile.

In questi momenti… pensò …somiglia a Naruto- kun.

Accorgendosi di ciò che stava pensando, il suo viso diventò rosso in un attimo, vergognandosi di se stessa.

“Ma che sto pensando?” si disse in un sussurro, continuano a correre.

Rialzò lo sguardo,  osservando la capigliatura castana di Kiba scompigliarsi più del solito nell’impeto della corsa, mentre il cappuccio, scivolatigli dal capo, oscillava su e giù ad ogni suo passo.

Accanto a lui Akamaru trottellava felice, con la linguetta lasciata libera di penzolare all’angolo della bocca e la coda scodinzolante.

Erano così felici…così liberi.

Il ritratto della spensieratezza .

Senza rendersene conto, si ritrovò a corrugare la fronte tristemente.

Poi gli spalancò, notando, poco più lontano da loro che stavano correndo e oltre la spalla di Kiba, una figura a lei estranea, ferma e girata di schiena davanti al boschetto dei campi di allenamento.

Le sue gambe cessarono di muoversi poco alla volta, finché non si ritrovò senza accorgersene, ferma a contemplare quella figura.

Davanti a lei, anche Kiba ed Akamaru si fermarono, sentendo che la compagna aveva smesso di venire loro dietro.

Hinata, che ti prende?” chiese l’Inuzuka voltandosi verso di lei, imitato dal fidato cagnolino.

La ragazza si voltò un attimo verso di lui, per poi indicare timidamente con il dito indice la figura da lei osservata, chiedendogli con espressione interrogativa se sapesse di chi si trattasse.

Il castano si mise le mani in tasca ed accigliandosi incuriosito orientò la testa nella direzione da lei indicata.

Abbastanza lontana da loro c’era una ragazza, a giudicare dalla lunghezza dei capelli, per di più dotati di uno strano colore, che guardava statica il sottobosco di fronte a lei, quasi pietrificata.

Kiba si rigirò verso di lei, scuotendo la testa in segno di negazione.

Non l’aveva mai vista.

Il ringhio sommesso di Akamaru portò entrambi i genin ad osservare il piccolo segugio.

“Che c’è Akamaru? Senti qualcosa di strano?”

“Bau! Bau! Grrr…” gli rispose voltandosi verso di lui il cagnolino.

Il ragazzo si accigliò sotto lo sguardo preoccupato di Hinata

“Dici sul serio?” chiese torvo, voltandosi ad analizzare la figura da lontano per poi ritornare a guardare il suo fedele compagno.

“E non sai cosa possa essere?” chiese con insistenza, mostrando alla giovane Hyuuga di essere preoccupato.

“Bau!” gli rispose Akamaru.

Hinata intanto gi stava guardando confusa: non sapendo il linguaggio canino come Kiba, non era stata in gradi di carpire il significato di quella singolare conversazione.

Rilanciò un’occhiata alla ragazza, ancora immobile nella stessa posizione in cui l’aveva vista la prima volta.

C’era qualcosa di strano in quella figura ritta in mezzo alla radura  con i capelli che ondeggiavano ritmicamente sotto i leggeri colpi di vento.

Demo³ pensò rattristandosi e sentendosi assalire da un sentimento quasi malinconico …sembra così sola.

Un poco esitante, il suo piede destro scivolò leggermente in avanti sull’erbetta del campo.

Poi, deglutendo, cominciò a compiere un passo con la sinistra, poi, subito dopo, un altro con la destra e così via, non curandosi neppure dei balbettii sbigottiti e sconnessi di Kiba che le dicevano di tornare indietro.

Quando arrivò ad un metro di distanza dalla giovane, si fermò, vedendola voltarsi lentamente.

Ora che erano l’una di fronte all’altra in modo quasi speculare, Hinata poteva vedere le fattezze della sconosciuta: una ragazza dai capelli verdi raccolti in un treccia bassa ed il volto per metà coperto e vestita da ninja, ma senza copri fronte.

Moriko assottigliò l’occhio sinistro, sorridendo innocentemente, prima ancora che la giovane Hyuuga potesse spiccicare parola.

“Salve.”

S-salve…” balbettò in risposta la moretta, unendo come suo solito gli indici di entrambe le mani all’altezza del petto.

Io…” ricominciò distogliendo un attimo lo sguardo imbarazzato da lei. “...ho visto… che eravate ferma qui davanti e… pensavo…

Hinata!” udì urlare dietro di lei da quello che doveva essere Kiba.

La ragazza si voltò, mentre l’altra assumeva un’espressione sorpresa e composta al tempo stesso.

L’Inuzuka era poco più indietro di Hinata, con il musetto e le zampette di Akamaru, che spuntavano dalla sua giacca, e le mani infilate in tasca, mentre persisteva nel mantenere un’espressione corrucciata ed indagatrice.

Alla vista del compagno in quella posa, tutti i suoi buoni propositi di parlare con la sconosciuta si affievolirono di colpo: il viso del compagno era come un libro di cristallo in quel momento.

‘Non ci parlare’ diceva…anzi, urlava.

“Piacere di conoscerla Hinata-san.”

La konochi dal Byakugan si voltò verso la ragazza dai capelli verdi.

Moriko le sorrise, rimettendosi dritta sulla propria schiena dopo essersi inchinata a mani giunte come da etichetta.

Watashi wa Moriko.”

 

“Sakura, cerca di ragionare.”

Iada⁵!!” replicò dura la rosa, guardando male Asuma-sensei, con le guance rigate dalle sue stesse lacrime.

Questo, sentendosi attaccato in quel modo, rimase ammutolito e spostò lo sguardo verso i due colleghi, che lo guardarono sconsolati facendo le spallucce.

“Sono stanca di sentirmi dire che devo ragionare! So quello che dico: Moriko non è pericolosa!”

Kakashi si mise la fronte sopra una mano, sedendosi con fare stremato sopra il divano.

Le cose non andavano bene.

Sakura si stava dimostrando più decisa del previsto a coprire la ragazza.

Non voleva neanche raccontare da dove veniva o dove fosse stata prima del suo arrivo a Konoha.

Il suo occhio scoperto lanciò un’occhiata furtiva a Kurenai e ad Asuma.

Non va bene per niente… pensò …Asuma e Kurenai hanno intenzione di informare gli anziani e Sakura non mi sta aiutando a far loro cambiare idea…

Ritirò su la fronte, studiando la figura della propria allieva stagliarsi in mezzo alla stanza in posizione difensiva, mentre continuava a ribadire la propria richiesta.

Corrugò la fronte concentrandosi solo sull’immagine dell’Haruno, senza neanche sentirne la voce.

Ma se lo fanno per Sakura è la fine.

Per un attimo nella sua mente si formò la visione di Sakura nel bel mezzo di un interrogatorio della squadra ANBU.

Scosse la testa dopo il primo brivido.

Non avrebbe mai permesso che a Sakura accadesse una cosa simile.

Sakura…”disse il jonin dai capelli argentati richiamando l’attenzione della rosa.

Questa si voltò smettendo di replicare alle proteste degli altri due, con sguardo preoccupato e sorpreso.

“Non ho nulla in contrario al fatto che tua cugina resti qui…” cominciò facendo in modo che tutti, compresi i suoi due colleghi, lo sentissero “…, ma devi capire che, in assenza di un Hokage, spetterebbe agli Anziani decidere cosa fare.”

La bocca di Sakura, prima leggermente socchiusa e pronta a ricominciare la propria battaglia verbale, si chiuse di colpo.

Le sue pupille si dilatarono per la paura.

Gli altri due jonin la videro inginocchiarsi, quasi cadendo, sul pavimento poggiando testa e mani alla stessa altezza.

“Ohi..Sakura…” la chiamò sconcertato Asuma, vedendola prostrarsi a quel modo.

“Tre mesi.” Furono le sole parole che pronunciò, con i capelli rosati che ricadevano sul pavimento ligneo e polveroso, coprendole il viso.

Anche Kakashi, a quel gesto e a quelle parole, non seppe che dire.

“Date a Moriko 3 mesi per dimostrare che non è una minaccia. Non un giorno di più. Poi informerete chi volete.”

Nella stanza cadde il silenzio.

Nel fare quest’ultima proposta, l’Haruno non aveva nemmeno alzato la testa per cercare una risposta negli sguardi dei 3 ninja esperti.

Kakashi socchiuse l’occhio destro, scrutando quella scena pietosa e…notò che stava tremando leggermente.

Ha chiesto tre mesi…si ripeté mentalmente intuendo qualcosa.

Ma per quella data…

Sorrise da sotto la maschera.

La sua allieva si era trovata una scappatoia.

Guardò Asuma e Kurenai: si erano voltati verso di lui, come per chiedergli un silenzioso parere.

Uno alla volta, a partire dall’esperta in genjutsu, annuirono.

“D’accordo Sakura…” ricominciò Kakashi “Ti diamo 3 mesi di tempo.”

Rialzando la testa di scatto, Sakura illuminò gli occhi di felicità, allargando le labbra in un sorriso.

“Tua cugina sarà tenuta costantemente sottocontrollo da uno di noi tre, naturalmente.”

 

 

Tsk.”

Kiba osservò con diffidenza, insieme ad Akamaru, le due konoichi parlare, pacatamente e sorridenti, poco più lontano da loro due.

Dopo che quella strana ragazza dai capelli verdi si era presentata, erano bastate poche parole, perché Hinata cominciasse a pendere dalle sue labbra.

In pochissimo tempo le due ragazze erano diventate, non sapeva neanche lui dire come, affiatate come due amiche d’infanzia accomunate da qualcosa che non riusciva a spiegarsi.

Le vide sorridersi a vicenda per l’ennesima volta e si ritrovò a digrignare i denti appuntiti per il nervoso.

Akamaru…susurrò, rimanendo sempre mezzo seduto, con le gambe flesse.

Il cagnolino alzò la testa emettendo un leggero guaito interrogativo.

“Sei sicuro di quello che hai sentito?”

“Bau!” confermò deciso quello, non aiutandolo a dissipare, di certo, le preoccupazioni del padroncino.

Quella ragazza non gli piaceva.

Come può essere…che non abbia…

“Che cosa avrebbe sentito Akamaru?” chiese una voce dietro di lui.

Si voltò incuriosito per poi ritornare ad un’espressione imbronciata e sconsolata.

“Ciao Shino.”

“Non è un gran modo per salutare un compagno di squadra.” Precisò quest’ultimo sempre da dietro i suoi fidatissimi occhialetti tondi avvicinandosi di qualche altro passo.

Kiba sospirò, scuotendosi i capelli con una mano e spettinandoli ancora di più, se possibile.

Gomen…non intendevo offenderti.”

Quando l’altro gli arrivò affianco, lui alzò il capo verso Shino.

“Chi è la ragazza?” chiese sempre tenendo lo sguardo celato dagli occhiali scuri, fissi su Hinata e Moriko.

L’inuzuka sbuffò.

“Una che abbiamo incontrato poco fa. Ha detto di chiamarsi Moriko.” Bofonchiò svogliatamente.

“Sembrano andare d’accordo.”

Kiba si sentì una stretta alla bocca dello stomaco.

Shino…” cominciò a dire, ma venne interrotto dalla voce di Hinata.

Shino-kun!” disse la ragazza camminando a passo spedito e seguita a ruota da Moriko, sorridente e pacata come al solito.

“Ciao Hinata.”

“Ti presento Moriko-chan.” Disse repentinamente la detentrice del Byakugan facendo un passo di lato e facendo cenno alla ragazza poco più indietro di lei.

“Piacere..Shino-san.” Disse quest’ultima inchinandosi come suo solito in avanti, suscitando una smorfia di fastidio sul volto di Kiba.

Sembra che reciti una parte studiata a memoria ogni volta che parla. Pensò con disprezzo, guardando l’espressione innocente della ragazza.

“Piacere.” Rispose laconico il compagno di squadra, senza muoversi di un millimetro.

“Io, Shino e Kiba siamo compagni di squadra e siamo tutti genin.” Spiegò con tono gentile Hinata, mettendosi una mano sul proprio copri fronte legato al collo.

Kiba ed Akamaru guardarono la Hyuuga, pregando tutti i Kami canini ed umani di aver intuito male le intenzioni della compagna di squadra.

“Ti andrebbe di allenarti con noi?”

Colpito ed affondato.

Ma perché il mio sesto senso deve sempre azzeccarla ogni volta?! Pensò disperato il ninja dalle fattezze canine.

Ia. ⁵” Fu la rapida e semplice risposta che tutti e tre sentirono provenire da Moriko.

Hinata rimase sbigottita ed anche un po’ ferita per la leggerezza con la quale la sua nuova amica aveva appena rifiutato il suo invito. Shino invece alzò un sopracciglio, leggermente interessato dalla piega che stava prendendo la situazione, e Kiba non sapeva se essere sbalordito o contentissimo.

De..demo..” balbettò incerta la moretta “…perché…no?”

Moriko rimase impassibile e fredda di fronte a quella domanda, ma sempre composta e ben ritta con le mani poggiate l’una sopra l’altra in una posizione decorosa.

“La mia Itokosan non sarebbe d’accordo…e poi…” Spiegò semplicemente, facendo una pausa non sapendo se continuare la frase “…Hinata-san e i suoi amici sono brave persone e non voglio fare loro del male.”

Tutti e tre i genin rimasero immobili e stupiti da quella risposta.

Moriko-chan…” sussurrò flebilmente Hinata, non sapendo che dire.

Lo sguardo monoculare di Moriko si concentrò su Hinata che ora la guardava con espressione afflitta.

E sentì qualcosa stringerle nel petto.

Allargò l’occhio, mettendosi una mano all’altezza del cuore.

Forse…” sussurrò per poi rialzare lo sguardo “…potrei chiedere alla mia Itokosan.”

A quelle parole il volto di Hinata parve illuminarsi.

Tsk.”

Tutti si voltarono verso Kiba, che, dietro tutti quanti, aveva sbuffato infastidito.

“Anche se chiedessi a questa Itokosan di allenarti insieme a noi…” cominciò a dire stupendo sia Shino che la compagna “…non mi allenerei con te comunque.” disse acido e squadrandola con astio.

Moriko sbatté un paio di volte la palpebra, non capendo cosa stesse accadendo.

Le si parò dinanzi Hinata.

Kiba-kun!”

Sumimasen ⁷Hinata.” Disse abbassando lo sguardo l’Inuzuka, per poi voltarsi sempre seguito da Akamaru.

Non mi fido di quella… pensò dopo aver voltato loro le spalle ed aperto gli occhi, accigliato.

Non mi fido di persone che non hanno odore umano.

Shino-kun…” cominciò a dire la ragazza all’altro membro della sua squadra, con una mano sul petto.

Questi si voltò in un attimo cominciando a seguire l’altro.

“Vado a vedere se riesco a farlo ragionare.” Disse con tono neutro l’Aburame.

La giovane Hyuuga sospirò affranta da quello che era appena successo e si voltò verso la sua nuova amica, abbassando la testa dispiaciuta.

Moriko-chan…” disse mantenendo lo sguardo basso “…mi dispiace.”

“Va tutto bene, Hinata-san.”

Hinata alzò la testa, vedendo sul volto di Moriko apparire un sorriso sincero che la stupì e la rese felice al tempo stesso.

Ammirava profondamente quella ragazza. Sembrava debole, ma celava una forza che Hinata avrebbe tanto voluto avere: Moriko aveva accettato l’ostilità di Kiba con un sorriso, mentre lei invece non sarebbe mai riuscita a sopportare l’indifferenza del suo intero clan.

In un certo senso sentiva quasi di invidiarla.

Ma la ammirava.

Senza pensarci due volte, la ragazza dagli occhi perlacei prese le mani dell’altra tra le sue, avvicinandosi di più per guardarla in viso.

“Io di solito mi alleno a casa mia, nel quartiere degli Hyuuga…” disse sorridendole “…se la tua Itokosan ti dicesse di sì, verresti ad allenarti da me?”

A quella proposta Moriko rimase nuovamente senza parole: non sapeva che fare.

Ho promesso a Ojii-san di non fare del male alle persone del villaggio… pensò …e se faccio qualcosa di sbagliato…Itokosan piangerà.

La sua espressione si rattristò talmente tanto che fu impossibile per Hinata non notarlo.

Però… continuò la ragazza dai capelli verdi …io…

“Va bene, Hinata-san, proverò a chiederlo ad Itokosan.” disse ritornando alla sua solita espressione neutra, provocando nel cuore dell’altra un esplosione di felicità.

Arigato gozaimasu⁸!” cominciò adire abbassando ritmicamente la testa

“Arigato⁸!Arigato!”

 

 

 

Arigato Gozaimasu, Kakashi-sensei.”

Kakashi guardò la giovane allieva camminare affianco a lui, senza degnarlo di uno sguardo, evitando accuratamente di voltarsi dalla sua parte, forse per la vergogna dei problemi da lei creati.

Sospirò. “Non c’è bisogno che mi ringrazi, Sakura…” disse continuando a guardare in avanti per evitare di scontrarsi con gli altri passanti della via. “È normale che ti abbia aiutata: sei mia allieva.”

Per la prima volta da almeno mezz’ora di cammino, la rosa alzò lo sguardo verso di lui, stupita.

Lui rispose sorridendo come suo solito, assottigliando l’occhio scoperto, facendole intuire che sotto quella maschera si era formato un sorriso.

“Su, non fare quella faccia. È andato tutto bene, no?”

Sakura si fermò, inducendolo a fermarsi a sua volta ed a voltarsi verso di lei.

Kakashi-sensei…gomenasai…io sono…” cominciò a balbettare curvandosi un poco su se stessa.

Kakashi si rifece serio e mesto, vedendo la sua allieva deprimersi di nuovo.

…avrei dovuto chiederle aiuto fin dall’inizio…,demo” continuò, prendendosi una mano per far sì che si fermasse di tremare.

Sakura… pensò Kakashi, desiderando ardentemente di poterla aiutare in qualche modo.

…l’idea che qualcuno venisse a sapere di Moriko … mi terrorizzava … perché sapevo...sapevo bene che non l’avrebbero fatta restare così facilmente.”

Kakashi si avvicinò all’Haruno, non curandosi degli sguardi incuriositi dei passanti.

“Io non voglio che Moriko se ne vada via…

Le mani del suo sensei le si poggiarono sulle spalle, facendole alzare la testa.

Sakura…” disse con tono confortante “…posso capire quello che stai provando.”

E invece no… disse una voce nella mente di Sakura, togliendo un poco di significato a quelle parole.

“Ma ora come ora, l’importante è trovare tua cugina.” Terminò il jonin tornando a sorridere spensierato.

Sakura sentì le proprie labbra tendersi ed assumere la medesima espressione dell’uomo.

Annuì decisa.

“Su, andiamo a cercarla.”

 

 

 

Sono andati tutti via… pensò Moriko guardando il cielo, mentre stava distesa sul prato del campo di allenamento, godendosi la sensazione dei piccoli filamenti d’erba solleticarle la pelle.

Erano passate almeno due ore da quando Hinata-san aveva raggiunto i propri compagni, salutandola e promettendole che si sarebbero riviste.

E lei, non sapendo cosa fare, si era distesa supina a guardare il cielo, aspettando che qualcuno la trovasse.

Le nuvole, muovendosi lentamente, spinte dalle correnti d’aria, si riflettevano nell’iride del suo occhio sinistro.

Qualche volta sopra di lei passava qualche uccellino che, incuriosito da quella bizzarra ragazzina dai capelli verdi, distesa sull’erba, la osservava creando dei cerchi immaginari su di lei, per poi andarsene annoiato dalla sua immobilità.

Itokosan…” sussurrò, quasi senza emettere alcun rumore e muovendo solo le labbra.

Un rumore gorgogliante, proveniente dal suo stomaco, spezzò il silenzio di quel luogo idilliaco.

Quanto tempo era passato da quando si era allontanata dalla sua nuova casa?

Itokosan sarà preoccupata… pensò …, ma non so come trovarla.

Rimase ad osservare il cielo, ora sfumato di rosso, per alcuni minuti, per poi sospirare sconsolata.

Avrebbe aspettato l’arrivo della sua Itokosan: in fondo, avrebbe potuto mangiare una volta tornata a casa.

All’improvviso, un’ombra le coprì il volto, impedendo alla poca luce ormai rimasta di illuminarle il viso.

L’iride dell’occhio sinistro si sporse all’indietro, curioso di vedere chi si fosse fermato ad osservarla.

“È ora di tornare a casa.” Disse una voce maschile.

Moriko sorrise.

“Mi riporti dalla mia Itokosan?”

“Andiamo.” Disse l’altro cominciando a camminare in direzione del villaggio, lasciando la ragazza distesa sull’erba.

Moriko si mise seduta, osservando la figura di quel ragazzo allontanarsi con le mani in tasca verso la strada dalla quale lei era arrivata.

Sorrise enigmatica per poi rimettersi in piedi e seguirlo.

Lui conosce Itokosan.

                                                                                                                                              Continua….

 

NOTE di Traduzione

¹ Kudasai: tradotto in italiano “per favore”

² Onegai: è un “per favore” che però ha più peso, tanto da essere a volte tradotto in un “ti scongiuro”.

³ Demo:  “Però” oppure “Ma…” preposizione avversativa.

Watashi wa Moriko: “Io sono Moriko

Iada oppure Ia: Iada  significa “No.” O comunque indica una negazione.

Gomen: “Scusa”

Sumimasen: “Mi dispiace”

Arigato gozaimasu oppure Arigato: “Grazie infinite” per il primo caso;  “Grazie” informale per il secondo caso

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Capitolo 14
*** Non Guardarmi ***


GOMENASAIIII!!!ONEGAII!!! Sono colpevole!! Lo ammetto ma vi giuro che…uhm una scusa una  scusa una scusaaaaa…..ah non lo farò mai più!!! ^_^ Okok. Dico sul serio. La scuola mi ha davvero legato a doppia catena in questi mesi. SOB! YOY

Cmq bando alle ciance e rispondiamo ai commenti della scorsa volta!! ^^

Buona lettura!!!

 

keli: ecco qui il capitolo successivo! Mi dispiace avervi fatto aspettare molto e spero di non deludervi con questa nuova chicca! ^^ Grazie e al prox capitolo!

 

cherry08: Davvero ti sono venute delle idee sul perché del titolo? Ooooh. Bene bene. Cmq per quanto riguarda al salvatore di moriko…bhe potrai scoprirlo in questo capitolo! ^::::::^

 

debbyuchiha:  La tua personalissima idea era centratissima! ^.- I complimenti poi sono sempre bene accetti ti ringrazio molto! ^-^ Ah se ti fa piacere saperlo io divido questa fan fiction in volumi come nel manga (ogni 10 capitoli un volume) e nel 3° parlerò di Coco a Suna lasciano un po’ quietare Sakura e Moriko ed incentrandomi sulla storia e sul passato dalla biondina psicotica da me creata! XD

Per quanto riguarda l’accompagnatore di moriko…ehehe

 

kry333: Grazie! Sono contenta che vi piacciano le parole in giapponese! Spero di riuscire a studiare abbastanza per inserire anche un po’ di cinese più avanti (io studio inglese, francese e spagnolo a scuola e giapponese e cinese autodidatta ^^’’’’) Grazie per la recensione!! Kisskiss

 

icequeen88: Ancora grazie ragazze! Sono commossa! Tutti questi complimenti mi fanno sentire davvero apprezzata! ^____________________^

 

Rinoagirl89: Ed eccoti qui un’altra sorpresina! Ti avevo lasciata dicendoti che non era ancora finita la stesura del capitolo successivo a “Non umano” ed adesso lo pubblico a tua insaputa! Eheheh. Non farei molta strada come scrittrice se dovessi rendermi indipendente da un editore come faccio con te. ^^’’’

 

Junkochan: Uao! Lo segui anche su deviantart! Sei stata tu a mettere le mie fanart nei tuoi preferiti l’ultima volta? Mi sono trovata con una sfilza di notifiche che mi avvisavano che qualcuno le aveva aggiunte ai preferiti! Ti piace come disegno? ^^ Spero di sì anche se le prime tavole le ripassavo al computer con Photoshop e adesso ho trovato una bellissima penna della Pilot ultra sottile che mi permette di fare gli stessi tratti particolareggiati di Kishimoto! Ma non ho più la stampante e per questo il mio scanner è partito. Non potrò scannerizzare almeno fino a natale. Sorry! ^^

 

 

 

 

Capitolo 14: Non guardarmi

 

 

Moriko camminava silenziosamente poco dietro la persona che la stava riaccompagnando a casa, con lo stesso ritegno e ritmo che si sarebbe dovuto avere nel corso di una processione, davanti a centinaia di persone rimaste a fiato sospeso per il suo arrivo. Il suo occhio sinistro era fisso davanti a sé senza mai staccarsi dal suo accompagnatore, mentre lei sorrideva serena pregustando già il momento in cui lei e la sua Itokosan sarebbero di nuovo state insieme.

Il suo sorriso però si sciolse di fronte ad un pensiero appena realizzato: la sua Itokosan si era certamente preoccupata per la sua assenza.

E se… deglutì pensando al peggio …avesse pianto per me? A causa mia?

In fondo era stata lei a dirle, fin dal primo momento che sarebbero state sempre insieme. Cosa sarebbe successo se si fosse arrabbiata con lei? Come avrebbe potuto farsi perdonare dopo non essere stata in grado di mantenere non una ma due promesse nei confronti della sua Itokosan?

All’improvviso la sua fronte colpì qualcosa di altrettanto duro, costringendola ad arretrare di un passo sopprimendo tre le labbra un leggero lamento.

Itee!¹” borbottò un poco scocciato quello davanti a lei massaggiandosi la tempia offesa appena appena arrossata con una mano, poi aprì di nuovo gli occhi, guardandola leggermente crucciato

“Vuoi stare un po’ attenta?”

Gomen” Disse automaticamente la ragazza facendo comparire in mezzo alla fronte la piccola ruga di dispiacere, puntuale come al solito.

L’altro sbuffò, ritornando improvvisamente ad un’espressione normale, un poco dispiaciuto per essere stato troppo duro.

“Eri così assorta che non ti sei nemmeno accorta che mi ero fermato.” Constatò semplicemente, ma questo non servì a far scomparire quell’espressione di cucciola bastonata dal volto della ragazza dalla treccia.

Anzi, nel sentirselo, in un certo senso rinfacciare, abbassò lo sguardo mormorando nuovamente:

Gomen

Il ragazzo sospirò, grattandosi la base della nuca con il braccio destro, lasciando che l’altro rimanesse poggiato sul suo fianco.

“Fa nulla. Ma si può sapere a cosa stavi pensando da riuscire a darmi una testata?” chiese senza guardarla, ma poté percepire Moriko muoversi leggermente, forse per alzare la testa verso di lui.

“Ad Itokosan.” Disse sempre con un tono di voce dispiaciuto ed infantile.

L’altro ritornò a guardarla interessato con un sopracciglio inarcato.

“Pensavi a Sakura?”

La ragazza gli annuì in risposta e lui socchiuse gli occhi con fare annoiato.

“Tranquilla, sono certo che ti starà cercando come una forsennata… visto come ha reagito questo pomeriggio.” La tranquillizzò ricominciando a camminare tranquillamente e rinfilando le mani delle tasche curvando la schiena.

“Tua cugina è molto protettiva nei tuoi confronti lo sai?”

“Secondo voi sarà arrabbiata?” chiese debolmente dietro di lui Moriko, facendolo fermare di colpo e voltare stupito.

“Perché mai dovrebbe?” chiese seriamente curioso di conoscere il motivo della sua preoccupazione.

La ragazza abbassò di nuovo lo sguardo, aggrottando la fronte e portandosi le mani giunte al petto con fare affranto.

“Perché io…” sospirò “…l’ho fatta preoccupare…

Gli occhi neri del ragazzo si allargarono.

…e avevo promesso di non farlo.”

Tra di loro cadde un breve silenzio, durante il quale né l’uno né l’altra sembravano sicuri di voler aggiungere qualcos’altro forse per la vergogna, o forse per la confusione.

Moriko sentì un qualcosa di pesante poggiarsi sopra la sua testa picchiettando su di essa con delicatezza.

Dirigendo l’iride verde verso l’alto che vide il ragazzo le aveva posato una mano sulla testa, ma mostrandosi sempre con la stessa espressione indifferente e mezza annoiata.

Mi ricorda un po’ ... Pensò la ragazza studiando le fattezze di quel viso, memorizzandone con curiosità quasi infantile ogni centimetro.

L’altro la vide aprire per un attimo la bocca della ragazza dai capelli verdi allargarsi come se stesse per dire qualcosa,  per poi fermarsi un attimo senza dire niente, come se la sua attenzione fosse stata attirata da qualcos’altro.

Mh?”

“Perché mi stai riportando da Itokosan?”

La domanda, nata spontanea, colpirono per l’ennesima volta l’altro, che preso alla sprovvista alzò la mano rimanendo impietrito.

Ma da dove sbuca questa ragazza? Se non sapessi che è la cugina di Sakura direi che è caduta dal cielo!

“Ma che domande fai?” sbottò leggermente scuotendo la testa per riprendersi “Non è così strano che ti abbia aiutata: ti eri persa. È normale che la gente si aiuti a vicenda.” Spiegò con calma, rimettendosi le mani nelle tasche de pantaloni.

“Oh.” Esclamò piano Moriko, rielaborando le parole dell’altro “Ma se io fossi una persona cattiva non dovrei essere aiutata.” Ribatté quasi subito dopo.

Un altro momento di silenzio.

Il ragazzo si voltò ricominciando a camminare lasciando che Moriko rimanesse un poco più indietro di lui, immobile ad osservarlo.

“Se fossi davvero una persona cattiva…” rispose infine quello sena smettere di camminare, seppur piano “…non starei nemmeno cercando di autarti.”

Un sorriso illuminò il viso della ragazza che, in meno di un attimo, cominciò a trotterellare contenta verso il suo accompagnatore, ridacchiando leggermente e, facendo sì che quest’ultimo s voltasse a causa della sua risatina, lo raggiunse, fermandosi davanti a lui con le mani unite dietro la schiena e le labbra distese in un sorriso.

“Lei è davvero una brava persona…” disse facendo una piccola pausa “Shikamaru-san.” Poi si voltò e cominciò a saltellare contenta un poco più avanti a lui, canticchiando tra se e se un motivetto che però il giovane Nara non riuscì a riconoscere.

Dopo una decina di secondi spesi ad osservare Moriko procedere in quel modo a dir poco puerile, Shikamaru sbuffò sonoramente , tornando a guadare disinteressato la strada debolmente illuminata che stavano percorrendo, e fece vagare i propri pensieri sul fatto che le donne fossero una continua seccatura.

 

 

 

“Niente odore umano?”

Chiese sconcertato Shino, accigliandosi da sotto i propri occhialetti tondi e scuri e ricevendo come unica risposta dal compagno un assenso con il capo accompagnato da un guaito dal suo compagno a 4 zampe.

“Spiegati.” Gli intimò.

Kiba ringhiò contrariato, controllando che Hinata fosse troppo indaffarata a parlare amabilmente con la  Soto per badare ai loro discorsi.

“Non c’è nulla da spiegare Shino. Quella ragazza non ha odore umano. Punto.” Rispose stizzito l’Inuzuka ripensando al viso perennemente sorridente di Moriko, sentedo la rabbia montare sempre di più rievocando l’immagine di lei, mentre parlava con Hinata con scioltezza.

Shino sospirò obbligandosi alla pazienza: a volte il suo compagno era davvero un rompicapo.

“Ma se non ha odore umano…” ricominciò il giovane Aburame, spostando lo sguardo nascosto dai suoi occhialini verso Kiba…che odore ha?”

Per un attimo Kiba si sentì formare un groppo in gola. Più ripensava all’atmosfera che aveva avvertito attorno quella strana ragazza, dopo aver saputo da Akamaru della sua inquietante particolarità, più si sentiva come se dovesse essere attaccato alle spalle da un momento all’altro.

Dritto in mezzo alla schiena.

Digrignò i denti per cercare di sopprimere quella sgradevole sensazione.

“Non ce l’ha.” Soffiò tra i denti serrati.

Il compagno di squadra sussultò appena, non capendo.

“Come sarebbe a dire che non ce l’ha?” chiese di nuovo voltandosi con la testa verso di lui.

Kiba strinse i pugni.

“Sarebbe a dire che non ha alcun tipo di odore. Zero. Neanche Akamaru è riuscito a percepire una qualche impronta olfattiva, restando controvento. È come se non esistesse.” La fronte cominciò ad imperlarsi di sudore “Non sarei in grado di anticipare il suo arrivo neanche se mi trovassi nel luogo più sperduto e meno frequentato del mondo.”

Il giovane Aburame si accigliò, notando che l’amico aveva cominciato a tremare quasi impercettibilmente, provocando un guaito preoccupato del proprio segugio, come sempre al riparo nella sua giacca. In un certo senso si sentiva di capirlo: non doveva essere facile perdere di punto in bianco la certezza dell’infallibilità del proprio olfatto, specie se questo era l’unica cosa che ti dava l’assoluta sicurezza di non poter essere preso di sorpresa dal nemico.

Specie se eri un ninja.

La sua mano scattò quasi automatica sulla spalla del compagno, provocandogli un sussulto e l’irrigidimento repentino dei muscoli.

“Stai calmo Kiba.” Gli intimò con il tono di voce più confortante che riuscì a fare, sentendo il respiro dell’amico sforzarsi di ritornare regolare poco per volta.

“Ne parleremo con Kurenai-sensei

 

 

Sakura si sentiva ormai sull’orlo di un’ennesima crisi di nervi.

Ormai era sera e il sole era quasi totalmente tramontato, tingendo di rosso e di viola il cielo, prossimo a diventare blu notte.

E non l’abbiamo ancora trovata. Pensò mordendosi il labbro inferiore.

Il suo cuore non smetteva di battere a ritmo accelerato, pompando adrenalina nel suo sangue. Riusciva a rimanere ferma accanto al proprio sensei solo grazie al suo grande autocontrollo, che imponeva alle sue gambe di non scattare in una corsa disperata.

Moriko dove sei? Dove sei? Si chiedeva mentalmente quasi sperando che la cugina, per qualche assurdo scherzo del destino, comparisse davanti a lei in quel preciso istante.

Ma non accadeva nulla.

“Parlami un po’ di tua cugina.”

La rosa si voltò a occhi sbarrati verso Kakashi-sensei, non credendo alle proprie orecchie: che senso aveva fare conversazione adesso che, dopo 5 ore di ricerche andate a vuoto,  le speranze di riuscire a trovare Moriko sembravano vane?

Poi però capì.

Vuole tranquillizzarmi. Pensò sorridendo leggermente.

Moriko…” cominciò spostando lo sguardo dal jonin e facendo vagare lo sguardo davanti a sé, ricordando alcune immagini della sua cuginetta quand’era ancora piccola “…è come una sorella per me.”

Kakashi intanto la osservava con il proprio occhio scoperto, torcendo il collo appena.

“Siamo nate a due giorni di distanza: io il 28 di marzo e lei il 30. Le nostre mamme erano sorelle e spesso ci facevano giocare insieme…” si fermò un attimo visualizzando il ricordo di lei e Moriko giocare con la sabbia in un parco giochi con le loro madri che sorridevano nel vedere le loro bambine andare d’accordo “Fin dal primo momento in cui ci siamo viste, ci siamo volute bene. Di tutte le mie cugine lei è senz’altro la più dolce ed altruista.”

“Come fai a dirlo?”

La domada era sorta spontanea, tanto che Kakashi non si accorse di averla fatta e, non appena realizzò di quello che aveva chiesto, si maledì mentalmente e cercò di rimediare al proprio errore.

“Da quel che ho capito, non vi vedete da anni…potrebbe anche…essere cambiata.”

La Haruno guardò il suo sensei spiegarsi meglio con fare leggermente impacciato.

Si fermò facendo voltare il jonin pochi passi più avanti per guardarla.

Kakashi-sensei…” cominciò guardando a terra con un sorriso tirato a malapena in viso, quasi sofferente “…Moriko…sarebbe anche disposta a farsi cavare un occhio per me…” fece una pausa, sentendo l’uomo di fronte a lei trattenere il fiato per un attimo “…se non farsi uccidere. E questo…io lo so per certo, mi creda.”

A quelle parole il Copia-ninja rimase muto ed immobile, quasi spaventato nel proprio subconscio di chiedere dettagli.

L’unica cosa che ottenne fu il sorriso angelico della propria allieva in risposta.

“Su andiamo, Kakashi-sensei.” Disse poco prima di sorpassarlo senza aggiungere altro, sotto lo sguardo interrogativo e preoccupato di quest’ultimo.

Con un sospiro Kakashi ricominciò a seguirla, ma non fece molta strada perché dopo pochi passi, si accorse che Sakura si era impietrita di nuovo e questa volta stava guardando fissa davanti a sé.

Il jonin spostò la propria attenzione sull’oggetto di interesse della konoichi e, nell’indentificarlo sorrise sollevato.

“Ah, Buonasera Shikamaru…” disse assottigliando come di consueto il proprio occhio destro, poi spostò un poco di lato la testa rivolgendosi alla persona che stava accanto all’undicenne dalla faccia annoiata “e anche a te Moriko.”

Moriko sorrise di rimando assumendo la medesima espressione dell’adulto ed inclinando di poco la testa di un lato. “Arigato gozaimasu, Kakashi-san.³”

Il giovane Nara sbuffò indicando Moriko con il pollice della propria mano sinistra, mentre l’altra mano rimaneva celata nella tasca dei pantaloni.

“L’ho trovata nei campi di allenamento ad osservare il cielo. Si deve essere persa.”

Gomen² Itokosan.” Mormorò la ragazza dai capelli verdi inchinandosi leggermente e con una piccola ruga di dispiacere in mezzo alla fronte.

In un attimo Sakura le fu addosso con le mani attorno al collo e la testa nascosta nella sua spalla, mentre cercava di trattenere le lacrime ed i singhiozzi mordendosi violentemente il labbro inferiore.

“Non fa…niente.” Sussurrò a denti stretti “Ma non farlo mai più, va bene?”

Moriko sbarrò l’occhio, sorpresa, mentre gli altri due spettatori guardavano la scena interessati.

Itokosan…” sussurrò quasi in modo inudibile “…allora mi perdona?”

La domanda era uscita in modo talmente infantile ed innocente da far sorridere la rosa, che tirò indietro la propria testa e guardò negli occhi la cugina per poi annuire  sorridendo.

La ragazza dalla treccia sentì improvvisamente il proprio occhio diventare umido e sfocato, ma riuscì comunque a ricacciare indietro quella sensazione da dove era venuta, per quanto la sua commozione per la generosità che Itokosan le dimostrava come al solito, l’avesse stupita.

Ari” riuscì a dire poco prima che Sakura le afferrasse una mano e la tirasse leggermente verso di sé, prendendola un poco alla sprovvista e sorridendole.

Moriko…” cominciò la rosa prima che la cugina potesse aggiungere qualcosa  …andiamo a casa.”

Kakashi e Shikamaru guardarono leggermente sorridenti la scena, aspettando una qualche reazione da parte di Moriko, che sembrava essersi bloccata dallo stupore con l’occhio leggermente allargato e la bocca un poco socchiusa, come se fosse pronta a far uscire una risposta.

Poi la sua espressione cambiò di nuovo: il suo occhio verde ritornò normale e forse un poco stretto agli angoli, mentre le labbra si chiudevano in un sorriso.

Hai, Itokosan⁴.

 

Poco dopo Kakashi, Sakura e Moriko erano diretti verso l’appartamento di quest’ultima, camminando l’una affianco all’altra, mentre Kakashi e Moriko parlavano tranquillamente tra loro, pur essendo supervisionati da Sakura che, anche se il problema era stato risolto in parte, non poteva fare a meno di ascoltare la conversazione dei due, nel caso qualche parola di troppo da parte della cugina avesse reso necessario un suo intervento .

Gomen. Kakashi-san.” Aveva detto la ragazza dalla treccia poco dopo la loro separazione da Shikamaru, che aveva deciso di tornare da sua madre, prima che decidesse di farlo andare a letto senza cena.

Kakashi-sensei l’aveva guardata di rimando, sorpreso quasi non capendo a che cosa si stesse riferendo.

Poi però gli ritornarono alla mente gli avvenimenti di qualche giorno prima, durante l’Esame e quando lei e l’altra cugina di Sakura, Coco Kumogiko, erano apparse nel bosco, creando a lui e Sasuke dei problemi.

Il suo occhio si assottigliò, indicando che sotto quella maschera si era formato un sorriso comprensivo.

“Non fa niente. È acqua passata ormai.” La rassicurò il jonin ritornando a camminare.

Demo…watashi wa…⁵” disse incerta di nuovo Moriko, volendo davvero scusarsi per il pasticcio di quella volta nel bosco, ma una mano le si posò gentilmente sulla spalla.

Si voltò, incrociando gli occhi di giada della sua Itokosan.

Tranquilla…Kakashi-sensei non è arrabbiato.” Le disse dolcemente la cugina sorridendo il più tranquillamente possibile.

Non mi va che Moriko parli troppo con Kakashi-sensei… pensò la rosa …non voglio che scopra qualcosa di troppo su di lei…Moriko è troppo ingenua e si lascia sfuggire troppe cose, come sempre.

Quell’ultimo pensiero le portò nel cuore uno strano sentimento di angoscia misto a dispiacere.

Non si accorse che la cugina le aveva annuito con fare calmo, come suo solito.

All’improvviso fu un’altra l’immagine che le riempì il campo visivo, anche se era distante un paio di metri da loro, immobile, calmo, quasi gelido, e con gli occhi fissi su di lei.

Quegli occhi…

Le si mozzò il fiato in gola, mentre le sue gambe si paralizzarono.

Non si accorse che anche Moriko e Kakashi si erano fermati a causa di quella inaspettata apparizione.

Il jonin dai capelli argentati strinse l’occhio destro visibile squadrando la figura di Sasuke tagliare a metà la strada scarsamente illuminata davanti a loro.

Kuso…⁶” mormorò a se stesso, senza che nessuno degli altri tre ragazzini riuscissero ad udirlo.

Sasuke non doveva essere lì. Non doveva essere così distante da casa propria.

Non poteva essere lì per caso. A nessuno verrebbe mai in mente di aggirarsi a quell’ora per Konoha.

A meno che non cercasse qualcosa… pensò Kakashi.

Un fulmine a ciel sereno gli colpì la mente e d’istinto si voltò verso Moriko.

…o qualcuno.

Spostò di nuovo la sua attenzione sull’espressione del giovane Uchiha, ancora immobile e muto: non era un’espressione amica.

Ed era diretta verso la giovane ragazza dai capelli verdi.

Come poteva essere venuto a sapere di Moriko? E come aveva fatto a trovarli?

Kuso…⁶” ripetè come prima.

Non va bene… pensò lanciando uno sguardo a Sakura, ancora petrificata …per niente.

La rosa deglutì a fatica, cercado di far scivolare via con la saliva quel groppone che le si era fermato in gola, quasi soffocandola.

No. No.No.No.No. era tutto quello che riusciva a pensare.

Sasuke era lì davanti a lei, guardando sua cugina allo stesso modo in cui lei si vedeva squadrare nei suoi incubi più recenti.

Le mani le cominciarono a tremarle e lei se le afferrò all’altezza del petto, pregando che quello fosse un altro dei suoi incubi. Pregando che quegli occhi color onice, taglienti come dei pugnali,  non si stessero realmente posando sopra Moriko e che non si spostassero su di lei.

E invece…

NO.

…lo fecero.

Uno spiffero gelido più del vento che alitava in quella strada notturna. Due parole semplici vennero pronunciate allo stesso modo con il quale si sputa un pezzo di vetro.

“Ciao Sakura.”

Le lacrime cominciarono a pizzicarle gli occhi e riuscì a malapena a far apparire un sorriso tirato sulle sue stesse labbra.

Avrebbe tanto voluto scappare via, ma non poteva. O sarebbe stato peggio.

Non.

Avrebbe volentieri fatto meno di restare in quel posto, sentendosi di nuovo, dopo tanti anni, accusare da degli occhi.

Guardarmi.

Occhi pieni di ricordi e di dolore.

Occhi che rispecchiavano un dolore speculare al suo.

Cia…ciao Sasuke.”

Ma non poteva più scappare da quello sguardo.

Né da quel dolore.

Mai più.

Continua….

 

NOTE di Traduzione

¹ Ite: tradotto in italiano corrisponte al nostro  “Ahia”

² Gomen: “Scusa”

³  Arigato gozaimasu oppure Arigato: “Grazie infinite” per il primo caso;  “Grazie” informale per il secondo caso

Hai: tradotto in italiano indica un’affermazione “Sì”

Demo:  “Però” oppure “Ma…” preposizione avversativa.

  Watashi wa…:  è la prima parte di un verbo che ha come soggetto la prima persona singolare seguita da un verbo, tradotto in italiano “Io…

Kuso:  è un’ imprecazione giapponese, si pronuncia a denti stretti [kso] in italiano si traduce “Merda”

 

 

 

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Capitolo 15
*** Amici ***


GOMENASAIIII!!!ONEGAII!!! Sono colpevole!! Lo ammetto ma vi giuro che…uhm una scusa una  scusa una scusaaaaa…..ah non lo farò mai più!!! ^_^ Okok. Dico sul serio. La scuola mi ha davvero legato a doppia catena in questi mesi. SOB! YOY

Cmq bando alle ciance e rispondiamo ai commenti della scorsa volta!! ^^

Buona lettura e FELICE ANNO NUOVO!!!!!!

 

cherry08: Aggiornamento per la tua gioia!! Spero di non aver fatto troppo tardi e che la passione per la mia fanfic sia sfumata! Comunque ti auguro buona lettura!! ^^ PS è Moriko non Miroku

 

debbyuchiha: Perdonami, ho lasciato passare altri secoli! Ehehe è la regola di ogni buon scrittore finire i capitoli sul più bello. Così la gente è incentivata a continuare a leggere! Sono contenta che ti sia piaciuto l’intervento di Shikamaru e non sarà l’ultimo! Eheheh… Buona lettura!

 

kry333: Come? Non hai capitol l’ultimo pezzo? Se mi dici dove non hai capito te lo spiego e lo modifico eventualmente! Studio Giapponese in vari modi…ho un libro-dizionario che spiega le basi della grammatica, poi cerco su youtube dei video di anime sottotitolati in italiano per scoprire altre parole e modi di dire.

 

Rinoagirl89: Viva le vacanze di natale!!!! Sono riuscita a connettermi!!! Evvai!!! Non sono riuscita quasi ad andare su msn e adesso che sono riuscita a trovare un poco di tempo mi sono messa a scrivere come una forsennata! Speo che ti piaccia questo nuovo capitolo! E anche se in questo momento tu ti starai preparando per il Capodanno, ti auguro BUON ANNO NUOVO!!!!

 

Junkochan:  Ho trovato un compromesso per deviantart! Visto che i miei non mi hanno riparato lo scanner per natale, userò quello di mia sorella e mi munirò di chiavetta e tanta pazienza. Tanto adesso ho il Photoshop nuovo!! Grazie per avermi messo tra i preferiti!!! Coco la rivedremo tra 5 capitoli!!

 

 

 

Capitolo 15: Amici

 

Il vento, divenuto improvvisamente gelido e secco, la fece rabbrividire, accrescendo la soggezione che quello sguardo color onice le stava provocando. Le sue piccole dita cominciarono a tremare appena ed il suo viso perse quasi completamente il colore che aveva riacquistato solo pochi istanti prima nel vedere la cugina riapparirle davanti sana e salva.

Avrebbe voluto chiudere gli occhi ed interrompere quell’inaspettato contatto con quelli del compagno di squadra, ma, per quanto lo volesse, non poteva.

Sapeva che, nel momento stesso in cui Sasuke era comparso davanti a loro, era come se fosse salita su un ponte malridotto ed in bilico sopra un mare di fuoco, ansioso di vederla cadere.

Un solo passo falso, e sarebbe caduta nel precipizio, senza più poter tornare in dietro.

Devo farcela… di disse, deglutendo piano ed a fondo …per il bene di Moriko… si voltò verso la cugina che guardava come sempre impassibile il giovane Uchiha sbarrare loro la strada.

Prendendo coraggio da quella vista, Sakura annuì mentalmente, stringendo i pugni, corrugando leggermente la fronte in un’espressione decisa .

Avrebbe dovuto mentire ancora…ancora. Non le piaceva dire falsità né tantomeno mezze verità.

Ma se fosse stato necessario per proteggere una delle persone più importanti della sua vita, ebbene, lo avrebbe fatto.

Anche a lui.

“C…che bella sorpresa trovarti a quest’ora, Sasuke-kun.” Disse Sakura stampandosi in faccia il più falso dei suoi sorrisi angelici.

Bugiarda. Urlò una voce dentro la sua testa, ma lei la scacciò più in fretta che poté.

Con la coda dell’occhio vide Kakashi-sensei osservarla preoccupato.

“C-come mai sei in giro a quest’ora? Non è un po’ tardi?”

Nel frattempo gli occhi del compagno non si erano mai spostati da lei, facendola sentire ancora più vicina al baratro nel quale rishiava di cadere.

Rimase ad osservarla gelido ancora per qualche istante, poi, con grande sorpresa della rosa, spostò la sua attenzione di nuovo su Moriko, assumendo un’espressione di pura ostilità, molto diversa da quella maschera fredda ed indifferente che aveva adottato per rivolgersele.

Vedendo Sasuke guardare la cugina lei si affrettò a salvare a situazione.

“Ah… questa é…”

“Tua cugina.” La interruppe il moro, lasciandola di stucco.

Kakashi fece scattare un sopracciglio, stupito tanto quanto la sua giovane allieva.

Come fa a saperlo?

L’atmosfera si congelò ancora una volta,durando però meno di quanto il jonin credette.

“Sì, lo sapevo già.” Sbuffò in un soffio l’Uchiha, senza mai smettere di osservare con occhi rapaci la ragazza dai capelli verdi che, dal canto suo, non dimostrava alcun segno di turbamento in viso.

Una goccia di sudore scese lungo la tempia di Sakura, guadando sua cugina non smettere di assumere quell’espressione composta e priva di qualsiasi emozione.

In quel momento, a chiunque fosse passato da quelle parti o sporto da una delle finestre della via, sarebbe potuto sembrare che immobili in mezzo alla strada ci fossero tre persone intente forse a discutere per il possesso di quella stranissima bambola di porcellana che, stando perfettamente in equilibrio sulla stradina di terra battuta, possedeva fattezze e proporzioni incredibilmente realistiche.

“Sono venuto a saperlo per puro caso, ascoltando una conversazione tra Kakashi-sensei ed Asuma-sensei.” Continuò a dire Sasuke, sottolineando per bene le ultime parole, dando loro un suono quasi strascicato che fece mancare al cuore di Sakura un paio di battiti.

Lo sapeva già.

Maledizione!

“E francamente…”

La rosa trattenne il respiro.

“sono piuttosto sorpreso…Sakura.”

Sorpreso? Pensò Kakashi, non capendo subito il senso di quella frase, mentre il suo allievo di voltava di nuovo verso l’Haruno.

“Non pensavo che avessi delle cugine.”

Le mani della ragazza si chiusero a pugno quasi spasmodicamente, e fu solo allora che Moriko girò il capo verso la propria Itokosan, accorgendosi che stava cominciando a tremare.  

“Ma d’altra parte…” continuò Sasuke, emettendo un leggero sbuffo e rilassandosi tutto d’un colpo, mostrandosi a suo agio, infilando le mani in tasca, pronunciando però ogni singola parola con una punta di freddezza che riuscì a percepire anche Moriko.

“…la cosa non mi interessa minimamente.”

Un dolore lancinante. Dritto al cuore, come un pugnale conficcato e rigirato con esasperante lentezza.

Gli occhi di Sakura si inumidirono appena.

E Moriko se ne accorse.

Nel frattempo, sempre sotto gli occhi vigili ed apparentemente imparziali del proprio sensei, Sasuke si era voltato, intenzionato a ritornare sui propri passi.

“Basta che tua cugina non mi crei problemi.”

A Sakura sarebbe bastato che finisse così: un semplicissimo scambio di battute e poi via, dritti a casa.

Invece Sasuke sentì una mano estranea poggiarsi delicatamente sulla sua spalla, impedendogli, tuttavia,di proseguire la sua camminata.

“Perché tratti così male Itokosan?” chiese Moriko rimanendo immobile dietro il giovane Uchiha.

Come…? Pensò il moro dilatando gli occhi dalla sorpresa.

Come ha fatto a spostarsi senza fare il minimo rumore? Si chiese confusissimo il jonin, non riuscendo neanche a ricordare il momento esatto nel quale aveva visto il corpo della ragazza dalla treccia compiere il primo passo.

Ero talmente concentrato su Sasuke… si disse accigliandosi ancora di più Kakashi …che non mi sono preoccupato di tenere d’occhio la ragazza.

Intanto il ragazzo, riacquistata la propria freddezza, lanciò uno sguardo verso la ragazza dai capelli verdi, incontrandone l’iride inespressiva color giada.

Per un attimo, nella penombra della stradina notturna, illuminata solo dalla luce flebile delle lampade appese lungo di essa, gli sembrò che la pupilla di quell’occhio scomparisse, lasciando spazio ad una patina acquosa estesa su tutto l’occhio.

Trattenendo un attimo il respiro, si allontanò con uno strattone da quella pallida mano, ancora gentilmente poggiata sulla sua spalla.

“Affari miei.” Replicò guardandola con astio, senza però ricevere alcuna risposta da quell’unico occhio visibile che, in quel momento, sembrò essere tornato normale.

Deve essere stata una mia impressione. si disse l’Uchiha.

“Chiedetele scusa.”

Tutti e tre strabuzzarono gli occhi, guardando allibiti Moriko.

“Come hai detto?!” chiese esterrefatto Sasuke, digrignando i denti.

Moriko continuò ad osservarlo inespressiva e composta come sempre, abbassando lentamente il braccio rimasto a mezz’aria.

“Lei non merita di essere trattata così.”

Per un attimo Sakura si sentì trascinare di nuovo nel passato, in una situazione affine con una frase pronunciata allo stesso modo.

E per un attimo temette di andare nel panico completo.

Le sue gambe mossero, indipendentemente dalla sua volontà, un paio di passi verso la cugina…

“Non dovete essere geloso di lei…Sasuke-san.”

Il mondo si bloccò di nuovo, ma questa volta lo fu più per Sasuke, che per Sakura.

Il sangue affluì nelle guance dell’Uchiha, arrossandole leggermente, mentre cominciò a far stridere quasi inconsciamente i denti tra loro per la rabbia. Dopodiché, sforzandosi di non urlare contro Moriko, si voltò, cominciando a camminare con fare apparentemente noncurante dov’era diretto prima.

“Tsk.” Sibilò prima di scomparire tra le ombre della notte, lasciando allibiti Kakashi-sensei e Sakura.

La rosa guardò la cugina rimanere immobile, seguendo con lo sguardo il giovane allontanarsi, per poi girarsi e sorriderle angelicamente.

Solo allora, rendendosi conto di cos’era accaduto, Sakura sentì le gambe cederle, facendola barcollare pericolosamente, ma senza successo.

“Sakura…?” la chiamò preoccupato Kakashi-sensei vedendola così sconvolta,facendo poi per avvicinarsi a lei per aiutarla a reggersi in piedi, ottenendo però una mano alzata della sua giovane allieva ed un sorriso rassicurante, con il quale capì che non sentiva il bisogno di essere aiutata.

“Arigato gozaimasu, Kakashi-sensei…” disse tirando le labbra in un sorriso “…da qui in poi io e Moriko proseguiamo da sole.”

“Demo…” cominciò a dire il jonin, sentendosi in dovere di non abbandonare in quello stato la sua giovine allieva.

“Kudasai, Kakashi-sensei.” Lo interruppe la rosa, continuando a sorridere imperterrita e mantenendo un atteggiamento più composto e decoroso possibile, nonostante sentisse il petto tremarle a causa del grande spavento provato “Kudasai.”

“D’accordo Sakura.”

 

 

Sakura si lasciò cadere pesantemente sulla moquette dell’appartamento di Moriko, appendendosi con le mani alla finestra, ancora aperta e che lasciava spirare all’interno della stanza leggere folate di aria fredda notturna. Dietro di lei, comodamente infilata sotto le coperte del futon, stava sua cugina, che, nel frattempo, la osservava da dietro il paravento, facendo sporgere appena la testolina verde.

“Itokosan?”

Continuando a tremare, l’altra si voltò appena verso di lei, assumendo un’espressione forzatamente serena.

“Moriko è tardi dovresti  dormire, è tardi ormai.” La rimproverò dolcemente la rosa, avvicinandosi a lei ed inginocchiandosi accanto al suo futon, nel quale ora la ragazza dai capelli verdi stava seduta compostamente come una bizzarra bambola giapponese. Quest’ultima abbassò lo sguardo dispiaciuta.

“Demo¹…Itokosan ha paura.”

Sakura trattenne il respiro per un attimo, non osando proferire parola.

“L’ho capito…” continuò quasi sovrappensiero la cugina, continuando a guardarsi ostinatamente le mani bianche abbandonate sulla coperta del letto “…quando la persona più importante per Itokosan mi ha visto. Il cuore di Itokosan…ha paura che lui lo dica in giro e…che io finisca nei guai .”

Moriko alzò la testa per guardare in viso Sakura, che intanto non smise di guardarla con fare stupito.

Anche dopo tutti questi anni riesce ancora a capirmi… pensò, mutando la propria espressione in un sorriso sincero. Per un attimo si mise a studiarla: i capelli verdi scuro le ricadevano lungo la schiena in un groviglio di ricci più ribelle di come se lo ricordava, la pelle sembrava avere la stessa consistenza della superficie della luna, liscia e fredda, e l’occhio sinistro riluceva vitreo e stanco nella penombra della stanza, assumendo una strana ed innaturale lucentezza che nessuna pietra di giada avrebbe mai potuto eguagliare. Si ritrovò a pensare che era cresciuta tantissimo: il viso si era assottigliato, abbandonando un po’ i tratti infantili di un tempo, e i capelli non potevano più essere raccolti tutti in una treccia come una volta, anzi, la chioma era cresciuta talmente tanto da coprire quasi completamente la parte destra del volto.

Rabbrividì ripensando a quello che si celava dietro quell’innocua manciata di capelli ricci. E subito, come se di fosse trattato di un ragionamento a catena, le venne in mente il patto stipulato con Asuma, Kurenai e Kakashi-sensei.

Tre mesi…solo tre mesi… pensò inorridendo al solo pensiero.

Aveva ottenuto tre mesi di tempo per dimostrare ai tre sensei che Moriko non avrebbe mai rappresentato una minaccia per il villaggio, ma in verità non era per ottenere la fiducia dei tre jonin che aveva chiesto di non avvisare il consiglio degli anziani.

“Moriko…”  disse meccanicamente.

La ragione era più grave.

“Uhm?” Moriko sbatté un paio di volte le palpebre, incuriosita.

Sakura prese un bel respiro, sentendo, alla vista dello sguardo innocente della cugina, mancarle il coraggio.

“Moriko, sai…per alcune persone…tu…non dovresti essere qui.”

Azzardò a dare un’occhiata alla ragazza dai capelli verdi, ma, come si aspettava, non trovò alcuna sorta di turbamento nel suo viso, se non un’attenzione quasi infantile per quello che le stava dicendo.

Tornò ad osservare il muro spoglio davanti al letto di Moriko, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.

“Vedi Moriko…questo villaggio per accettarti dovrebbe conoscerti e…”

La sensazione di qualcosa di freddo sopra la sua mano la fece sussultare e voltare di nuovo verso la cugina.

Il suo campo visivo venne riempito dal viso dell’altra e quasi le mancò un battito, vedendo l’unico occhio visibile della cugina diventare vitreo e cieco.

Una sgradevole, seppur impercettibile, sensazione le risalì lungo tutta la schiena, fino a solleticarle la base del collo.

“Itokosan…” disse con la sua solita vocina educatamente infantile “…mi faccia vedere la verità.”

Rimasero un po’ in quella posizione: Sakura inginocchiata accanto al futon e Moriko con una mano sulle sue, sporgendosi verso il suo viso tanto da sfiorare il suo naso.

Quando la rosa annuì, facendo crollare tutte le sue difese, il senso di fastidio alla base della nuca scomparve di colpo.

Bastò un attimo e l’occhio di Moriko tornò normale.

Sakura vide sua cugina corrucciarsi appena.

“Itokosan? Questo vuol dire che…”

“Sì Moriko.”

Non le diede neppure il finire la frase: sapeva che, qualunque cosa avesse visto, aveva capito la gravità della situazione. Sua cugina poteva essere infantile, ma non stupida.

“Abbiamo solo 3 mesi di tempo, dopodiché potrebbero decidere di mandarti via.”

“Ma io…non voglio fare del male a nessuno.” Protestò con tono lamentoso.

Senza preavviso, la rosa si alzò di scatto stringendo i pugni e digrignando i denti, facendo spaventare l’altra, che rimase a guardarla ad occhi spalancati dal basso.

“Non è questo il punto!” replicò voltandosi verso la finestra dando le spalle alla cugina “Se bastasse quello per uscire da questa situazione, non avrei così tanta paura!”

Calò il silenzio.

Sakura cominciò a tremare.

“Non basterà comportarsi bene per tre mesi, per farti restare qui.” Disse mordendosi furiosamente le labbra “Anche se riuscissimo ad aggirarli, non accetteranno mai la tua presenza qui. Faranno di tutto per farti sparire.”

Moriko alzò un braccio pallido in direzione della sua Itokosan, lasciandolo però sospeso a mezz’aria per poi abbassarlo tristemente.

La ragazza dai capelli verdi si infilò per un attimo la mano sotto la ciocca frontale che le copriva la parte destra del volto, facendosi pensierosa.

“Itokosan…” disse quasi in un sussurro “…cosa devo fare?”

Sakura si voltò di nuovo verso di lei, con gli occhi rigati di lacrime, per poi dirigersi verso di lei e chiudendole le mani nelle proprie e risponderle, guardandola negli occhi:

“Creati un’esistenza.”

L’altra le rispose con un’espressione confusa.

“Creati una tua vita, Moriko. Esci. Conosci il mondo. Parla con le persone. Fatti degli amici. Tanti amici.” Continuò la rosa, stringendole leggermente le mani “Loro non permetteranno che una come te rimanga in questo villaggio. Ho fatto in modo che loro non mi potessero cancellare. Mi sono impegnata. Ho fatto in modo che la gente parlasse di me. Che non mi dimenticasse…Che nessuno potesse cancellarmi senza che qualcuno se ne accorgesse.”

L’occhio destro di Moriko si allargò a poco a poco

“Ora tocca a te, Moriko. Fai capire alla gente che adesso in questo villaggio ci sei anche tu. Fai amicizia. Fatti amare da loro come se fossi nata in questo villaggio. Fai in modo che, anche se mancherai solo per un giorno, la gente si chieda dove tu sia e che si preoccupi…perché…se non lo farai…” si fermò un attimo, abbassando la testa e deglutendo “…loro potranno cancellarti in qualsiasi momento…”

Moriko sentì le sue mani venire strette quasi fino alle soglie del dolore.

“…e portarti via da me.”

Quella notte, anche dopo che Sakura riuscì ad addormentarsi accanto la cugina, non ci fu bisogno di promesse o giuramenti tra loro.

 

 

 

 

 

 

Il cinguettio che proveniva da fuori la finestra le pizzicò le orecchie, facendola riscuotere dall’abbraccio caldo e morbido delle coperte e spingendola ad aprire l’occhio sinistro intorpidito. La prima cosa che vide fu il volto sereno ed ancora dormiente di Sakura, che le giaceva affianco facendo quasi sfiorare le loro fronti.

Poi, facendo perno sulle braccia e poi trasferendo il peso sulle gambe, si mise seduta studiando la stanza.

Sorrise sollevata, capendo di non aver sognato.

Il suo buon’umore venne però sostituito da qualcos’altro, quando spostò la sua attenzione sullo stipite della finestra.

Ohayogozaimasu², Moriko-chan.” Le disse Kakashi-sensei stando in equilibrio perfetto sul cornicione della finestra, pur essendo a gambe flesse.

Moriko sbatté un paio di volte la palpebra sinistra, registrando le parole amichevoli del jonin e la sua improvvisa apparizione.

Ohayo³.” Rispose leggermente spiazzata.

Poi scoccò un’occhiata accanto a sé “Ah…” si mise un dito davanti la bocca in segno di fare piano “Itokosan dorme.”

A quelle parole il jonin dai capelli argentati sorrise e le fece segno con una mano di avvicinarsi alla finestra.

La ragazza guardò un po’ incerta la cugina, ma poi si decise a scivolare fuori dal letto senza che il sonno della sua Itokosan ne risentisse, per poi avvicinarsi piano al ninja.

“Asuma e Kurenai vorrebbero parlarti.” Le disse con naturalezza il sensei, non appena la vide in piedi a pochi passi da lui “Sono venuto per accompagnarti da loro.” Concluse assottigliando l’occhio visibile in una espressione amichevole.

Moriko inclinò la testa da un lato.

“Adesso?”

“Sì, adesso.” Assentì sempre docilmente l’altro, senza però mai perdere di vista il comportamento della ragazza.

La giovane dai capelli verdi guardò un attimo la propria Itokosan dormire placidamente, e del tutto ignara, nel letto, poi, con una piccola ruga di preoccupazione formatasi tra le sue sopracciglia, ritornò a guardare Kakashi.

“Non possiamo aspettare che Itokosan si svegli?” chiese quasi supplicante.

Kakashi sospirò. Era incredibile quanto quella ragazza fosse affezionata a Sakura. Se avesse dovuto paragonarla a qualcosa, l’avrebbe fatto con un cagnolino che non vuole perdere di vista il padrone neanche per un istante per paura di perderlo.

“Ho paura di no, Moriko. Vedi…Asuma e Kurenai mi hanno esplicitamente raccomandato di non fare tardi. E non credo che gradirebbero un mio ennesimo ritardo.” Replicò grattandosi il capo con una leggera gocciolina d’imbarazzo che gli scorreva lungo una tempia.

La ragazzina abbassò lo sguardo sconsolata più che mai, annuendo mogia subito dopo.

“Ok, andiamo.” Disse il jonin voltandosi e preparandosi a compiere un salto per atterrare su un albero poco lontano dalla finestra dove si era posato.

Nel frattempo che il ninja aveva distolto l’attenzione da lei, Moriko si era voltata per guardare la cugina voltarsi con un mugolio tra le coperte.

Nella mente le risuonarono le parole che la sua Itokosan le aveva detto la sera precedente:

Parla con le persone. Fatti degli amici.

Tanti amici… si ripeté mentalmente, cercando quasi di capire un significato nascosto in quelle parole .

Sorrise, mentre saliva sul cornicione della finestra, accingendosi ad imitare il sensei della cugina.

D’accordo Itokosan….mi farò degli amici.

E compì il primo balzo.

 

 

L’odore dell’erba bagnata le penetrò le narici, mentre lei e Kakashi sensei avanzavano lungo i campi di addestramento, scorgendo, oltre la spalla del jonin un gruppetto di persone attenderli accanto a due tronchi piantati in riga nel terreno.

Sbatté la palpebra un paio di volte, riconoscendo la maggior parte delle persone lì presenti, eccezion fatta per una donna dagli occhi rossi come il sangue, un uomo molto simile al suo precedente compagno di stanza Rock Lee, una ragazza con sei buffi chignon in testa ed un ragazzo che somigliava molto ad Hinata-san. Le uniche persone che riconobbe furono Asuma-sensei, accompagnato dai suoi allievi, Shino, che la scrutava da dietro i suoi occhialetti inespressivi, Hinata che sorrise dopo averla scorta, a dispetto di Kiba che la guardava con astio.

Non appena lei ed il jonin dai capelli argentati furono a pochi passi da gruppetto, si fermarono e Moriko poté avvertire tutta l’attenzione dei presenti concentrarsi su di lei.

La ragazza fece scorrere il proprio sguardo monoculare sui presenti, non capendo il perché la stessero fissando con tanta insistenza, poi si concentrò su Hinata, che,  come Ino e Choji, le stava regalando un sorriso confortante che la spinse a parlare.

Ohayogozaimasu, Hinata-san” disse inclinando la testa da un lato ed assottigliando l’occhio sinistro, restituendo di buon grado il sorriso.

L’altra arrossì un poco, non aspettandosi un saluto così caloroso e sincero e, un poco balbettante rispose:

O-ohayo…”

“Ciao, Moriko! Come va?” mugugnò Choji con la bocca piena di patatine, ricevendo una sonora sberla in testa da Ino.

“Cafone!! Non si parla con la bocca piena! Ma dove l’hai imparata l’educazione?!” urlò la biondina, con gli occhi che mandavano quasi saette, verso un Choji dispiaciuto che si massaggiava la parte colpita.

Dopo un rapido sospiro, la bionda si voltò verso la ragazza dai capelli verdi, non accorgendosi dello sbuffo che Shikamaru aveva fatto alle sue spalle, esasperato dal comportamento della compagna.

“Scusalo, Moriko-chan. Choji lo fa quasi senza rendersene conto.” Ridacchiò poi con una mano sulla bocca e con l’altra che sventolava all’altezza della testa.

“Scusa Moriko.” Rispose il diretto interessato in propria difesa non smettendo di massaggiarsi la testa.

Moriko rise coprendosi elegantemente la bocca con una mano, mettendo ancora di più in imbarazzo il genin davanti a lei.

Una pacca sulla spalla la distrasse dalla conversazione che aveva avviato con il team 10: Kakashi aveva richiamato la sua attenzione.

“Moriko questa è Kurenai Yuhi, la donna che ti ha portata in ospedale dopo che sei svenuta nello stadio…” le disse pacato, indicandoe con una mano la donna alla quale Kiba, Hinata e Shino stavano particolarmente vicini “…e quelli affianco a lei sono i suoi allievi.”

“Ci conosciamo già Kakashi-sensei.” Lo interruppe Hinata, stranamente loquace. “Ci siamo incontrati ieri qui nei campi di allenamento”.

“Ah bene.” Sorrise il ninja più esperto, notando però che Kiba aveva grugnito leggermente all’affermazione della compagna.

“Piacere di conoscerla, Kurenai-sensei.” Disse intanto Moriko alla donna, chinandosi decorosamente in un inchino formale.

“Piacere.”

“Questi invece…” continuò Kakashi, tirandola leggermente da un lato verso lo strano individuo vestito come Rock Lee ed i due ragazzi che non aveva mai visto prima di allora “Sono Maito Gai…insieme ai suoi allievi Tenten…”

“Ciao!” le disse cordialmente la ragazza dai due chignon.

“…e Neji Hyuuga.”

“Salve.” Rispose laconico quest’ultimo abbassando leggermente la testa in segno di rispetto.

“Io ora dovrei andare,…” disse Kakashi-sensei facendo per andarsene “il mio team si starà senz’altro chiedendo dove sono finito…” fece una pausa e si rivolse gentilmente a Moriko “…specialmente tua cugina.”

Rimasta sola, Moriko si fermò a studiare il gruppetto con aria critica soffermandosi particolarmente ora su Gai-sensei , ora su Neji, che ,dopo un po’, si sentì parecchio infastidito da quella insistente analisi.

Stava appunto per dire qualcosa quando venne preceduto dalla stessa ragazza dai capelli verdi che puntò il dito direttamente verso di lui.

“Voi…” cominciò continuando ad indicarlo per poi puntare con lo stesso dito Hinata, che sussultò sorpresa “…siete parenti?”

Dopo un attimo di stupore la giovane promessa degli Hyuuga si riscosse.

“Certo che lo siamo…” replicò con tono di sufficienza “…apparteniamo allo stesso Clan.”

“Hinata-san è la vostra Imooto⁴?”

Questa volta a rimanere ammutoliti furono tutti i presenti.

“Oh no, Moriko-chan, certo che no!” intervenne Hinata accostandosi alla ragazza che ora si guardava attorno più confusa che mai. “Io e Neji-san siamo cugini.”

Moriko spalancò la bocca in segno di stupore “Oh…” disse per poi rivolgersi al ragazzo di fronte a lei e chinarsi in segno di scusa “Sumimasen, Neji-san”

“Non è nulla” bofonchiò Neji, voltandosi dall’altra parte, per non vedere Ino e Choji piegarsi quasi i due dalle risate.

Dopo essersi sollevata dall’inchino l’attenzione della ragazza si rivolse di nuovo a Gai-sensei.

“Io…” disse incerta e stando attenta a scegliere bene le parole “…ho conosciuto un ragazzo che vi somigliava tantissimo in ospedale.”

Il viso di quest’ultimo si accese in un sorriso smagliante all’istante.

“Oh. Parli di Rock Lee, mia cara. Bhe, ammetto che la somiglianza tra me è lui sia sorprendente e che ci potrebbero scambiare per padre e figlio. Ma non preoccuparti giovane fanciulla, Rock Lee è mio allievo e nient’altro, anche se essere suo padre mi riempirebbe il cuore d’orgoglio…” cominciò a sproloquiare lasciando Moriko ancora più confusa, balbettando assurdità sulla forza della giovinezza ed altre cose incomprensibili alle sue orecchie.

“Sta tranquilla, è tutto normale.” Le sussurrò Tenten all’orecchio, stando attenta che Gai-sensei non la vedesse.

“Ehm..Gomen⁵?” disse Moriko cercando di richiamare l’attenzione dei presenti, rivolgendosi ad Asuma e Kurenai.

“Asuma-san…Kurenai-san…” cominciò, mentre tutti, Shikamaru compreso, la guardavano interessati. “Perché mi volevate parlare?”

Kurenai e  Asuma si guardarono perplessi, forse non aspettandosi una domanda così diretta dalla ragazzina.

“Vedi Moriko…Io ed Asuma…” cominciò Kurenai “…abbiamo constatato…”

Un fragoroso tossire da parte di Gai-sensei la costrinse a correggersi.

“…insieme a Gai-san …” aggiunse fulminando con il proprio sguardo purpureo il collega “…che, nonostante tu non abbia frequentato la scuola di Konoha, né conseguito alcun diploma da ninja, sei molto portata per le arti marziali.”

“E se lo dico io, vuol dire che il tuo è più che un talento, Moriko-chan, ma un vero dono!!!”

Sulla testa di tutti presenti comparve una gocciolina alla vista dell’ennesima uscita di scena del ninja dalla tuta verde.

Kurenai si massaggiò le tempie con una mano, cercando di fare a meno di guardare lo scandaloso spettacolo di Gai attorniato da una luce scintillante e da lucine che lo facevano esaltare ancora di più.

“E per essere brevi, volevamo vedere di cosa sei capace.”

Moriko rimase muta, non capendo.

“Vogliono testare le tue capacità, facendoti combattere contro ognuno di noi, Moriko-chan.” Le spiegò gentilmente Hinata al suo fianco.

L’occhio sinistro di Moriko si spalancò, e a Kiba gli si mozzò il fiato, realizzando a cosa sarebbe comportato il test.

 

 

Continua….

 

NOTE di Traduzione

¹ Demo: tradotto in italiano corrisponte al nostro  “Ma...”

² Ohayogozaimasu: E’ il “Buongiorno” mattutino che si dice dal primo mattino fino a mezzogiorno(escluso) è molto diverso da Konnichiwa che invece si usa da mezzogiorno fino alle 4 (escluse)

³  Ohayo: è la risposta ad Ohayogozaimasu e corrisponde al nostro “ ‘giorno ”

Imooto: “Sorellina” detto in forma umile e quindi molto affettiva

Gomen: “Scusa”

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Talento ***


Questo capitolo l’ho scritto a tempo di record! Ci ho messo ben  3 giorni per scriverlo senza mai fermarmi! Spero di non aver rovinato così il mio stile…ma va bene lo stesso, se il capitolo vi sembrerò poco soddisfacente, farò del mio meglio per riscattarmi con il prossimo e riscrivendo alla meglio questo!

È piuttosto lunghino…spero che avrete la forza e la pazienza di leggerlo tutto!

Ed ora la risposta ai commentiiiii!!!!

 

Junkochan: Ma…ma sei una veggente? Non so come tu abbai fatto, ma sei riuscita ad intuire a grandi linee il contenuto del capitolo! Brava! Spero che il capitolo ti piaccia!! Auguriii!!!

 

kry333: Fiuuuu….meno male, temevo di aver fatto un casino nelle spiegazione. Sono sollevata e ti ringrazio dicendoti che per la tua gioia Sasuke avrà un ruolo fondamentale nella storia! Baci!!!

 

Rinoagirl89: Già, anche a me è dispiaciuto dover far andare via Coco, ma se lei rimaneva a Konoha ci sarebbero state parecchie conseguenze negative: primo, le avrebbero scoperte subito a causa della sua irruenza, secondo, avrebbe tentato di uccidere Sasuke non appena lo avesse incontrato di nuovo, terzo, nel complesso non si sarebbe riuscita ad ambientare. Di conseguenza ho optato per farla andare a Suna, ma niente paura, la sua permanenza nel paese del Vento sarà fondamentale per lo sviluppo del suo personaggio!!! Ah Itokosan significa Cugina, ma Moriko lo usa come un nome a causa di una sua piccola mania dovuta ad un evento del suo passato. Ho detto anche troppo! :P Quindi ti lascio al mio nuovissimo (e kilometrico) capitolo! Ciaoooo!!

 

debbyuchiha: Che bello!!! Tutti questi complimenti mi fanno esaltare. E quando mi esalto scrivo!!! Quindi su su fatemi tanti commenti, gente!!! Ehm. Scusa. Come mai ti è venuta in mente la possibilità di un pairing tra Moriko e Shikamaru? È solo per curiosità non sto dicendo nulla su un possibile inserimento sul pairing…ehehe… Buona lettura anche a te!!! Bacioni!!!

  

 

Capitolo 16: Talento

 

 

Sasuke e Naruto erano seduti pazientemente in attesa dell’arrivo del sensei.

L’aria era leggermente umida ed il sole era quasi arrivato allo zenit.

Il biondo poggiò la testa sui palmi delle proprie mani, sbuffando sommessamente, ricevendo un’occhiata accigliata da parte del compagno, che aveva optato per stendersi su una panca in pietra, vicino al punto d’incontro, con le mani dietro la nuca. Rimase ad osservare il compagno accovacciato per terra, rimanere in quella posizione, con gli occhi talmente tanto stretti da risultare delle linee rette e con gli angoli della bocca piegati in una smorfia scontenta.

“UFFAAAAA!!!!!” urlò all’improvviso quest’ultimo, rimettendosi in piedi con uno slancio e facendo scappare un piccolo stormo di uccelli da un albero proprio lì vicino.

Il giovane Uchiha sospirò di fronte alla solita irruenza del compagno di squadra.

“Smettila di agitarti dobe1, tanto prima o poi arriverà.” Lo rimproverò il moro chiudendo nuovamente gli occhi e cercando di ricadere nel suo precedente stato di quiete mentale.

“Non è per il maestro Kakashi che sono nervoso, teme2!!!” ringhiò Naruto voltandosi di scatto verso di lui con un’espressione che, unita ai suoi capelli spinosi e ritti in aria, lo facevano assomigliare ad un gatto al quale era stata appena schiacciata la coda.

Il moro riaprì gli occhi, intuendo a cosa si stesse riferendo il compagno.

“Sì, lo so, non è da Sakura fare tardi ad un appuntamento.” Disse con fare quasi monotono, trovando la conferma della sua tesi nella faccia incredibilmente seria di Naruto, che ora aveva incrociato le mani al petto.

“E tu non credi che sarebbe meglio andarla a cercare?! Potrebbe esserle successo qualcosa o…o…” cominciò a balbettare l’altro, gesticolando con le mani come un forsennato.

“Sakura se la sa cavare benissimo da sola.” Lo zittì deciso Sasuke, girandosi sulla panchina in pietra in modo tale da dare la schiena al compagno.

Naruto osservò l’amico con espressione ferita.

Da dove gli viene tutta questa freddezza?... pensò il biondo …Non si era mai comportato così nei confronti di Sakura-chan…almeno…non così tanto.

Prese fiato per aggiungere qualcos’altro, ma una voce dietro di lui lo bloccò, facendogli mordere la lingua.

“Iteeeeee3!!!!” gridò tirando fuori la lingua arrossata e gonfia, mentre dietro di lui Sakura si avvicinò correndo, per poi fermarsi con il fiatone accanto a loro.

La rosa poggiò le mani sulle ginocchia, flettendole, e cercando di riprendere un poco del fiato perso.

Quando rialzò la testa entrambi i suoi compagni la stavano osservando incuriositi.

Ragazzi…” iniziò a dire a fatica “…Kakashi-sensei…?”

Naruto, capendo a cosa si riferisse incrociò di nuovo le braccia al petto.

“È in ritardo, come al solito.” Riferì sottolineando le ultime parole, non curandosi del fatto che nel momento stesso in cui le aveva risposto, gli occhi della ragazza  si erano illuminati di qualcosa che rasentava l’angoscia.

Sakura fece ricadere pesantemente la testa in avanti, guardando fissa il terreno, con la scusa di dover riprendere ancora un po’ di fiato.

Dove può averla portata? Pensò Moriko non si sarebbe mai allontanata da sola di nuovo…

“Ohi, Sakura-chan. Daijobu4?”

Alla voce di Naruto, alzò lentamente la testa, tirando gli angoli delle labbra in sorriso più o meno convincente per poi posare lo sguardo su Sasuke.

Rimase congelata di fronte allo sguardo freddo che l’Uchiha le stava mandando: sembrava che la stesse studiando, che stesse analizzando ogni suo gesto per cercare di coglierne qualche messaggio o significato nascosto… o peggio un errore.

Il cuore della rosa mancò un paio di battiti realizzando una possibilità tanto remota quanto spaventosa.

E se avesse qualche sospetto? Se avesse intuito qualcosa?

Quelle due pietre di onice, intanto, non smettevano di squadrarla e lei, rimettendosi ritta sulla schiena quasi con fatica, dovette fare uno sforzo enorme per ricominciare a parlare con un tono di voce che non sembrasse quello di una balbuziente.

Sasuke-kun…” disse cercando di sorridere nel modo più convincente possibile “…per caso…

“Ehilà! Salve a tutti!”

Per lo spavento, provocato da quella voce apparsa dal nulla alle loro spalle, Sakura e Naruto si rifugiarono in un salto dietro la panchina dove stava seduto Sasuke, che ora guardava i compagni di squadra con la coda dell’occhio e con un gocciolone sulla testa. Le teste dei due ragazzi, sbirciarono oltre la figura del giovane Uchiha, scoprendo che l’autore del loro spavento non era altro che il loro sensei, che ora li guardava con la solita espressione bonaria e spensierata, tenendo ancora la mano sinistra alzata in segno di saluto.

“Scusate il ritardo…” cominciò a dire, infilando di nuovo la mano usata per salutarli nella tasca dei pantaloni “…, ma ho dovuto accompagnare…

Sakura nel momento stesso in cui aveva cominciato a pronunciare la frase, si accigliò, abbandonando l’espressione spaventata di prima, e si alzò da dietro i compagni di squadra e, con una prontezza sorprendente, puntò il dito indice verso la figura di Kakashi-sensei premendo l’altra mano sul fianco ed esclamando a pieni polmoni:

“NON DICA FESSERIE!!!”

Kakashi rimase ammutolito di fronte alla reazione decisa ed ostile della sua allieva, almeno quanto Sasuke e Naruto, che ora guardavano la compagna uno accigliato, l’altro scandalizzato.

Senza dire altro la rosa si avvicinò a grandi passi al sensei, parandoglisi dinanzi con le mani piantate sui fianchi, assumendo un’aria più decisa del solito.

“Dov’è mia cugina?” chiese perentoria la ragazza, con un tono di voce talmente duro da far mettere in dubbio a Naruto ed a Sasuke che quella di fronte a loro fosse la vera Sakura-chan.

D’altra parte il jonin sembrava che si stesse chiedendo la stessa cosa.

“Risponda!! Stamattina quando mi sono svegliata lei non c’era e Moriko non sarebbe mai andata di nuovo in giro da sola senza avvertirmi!!” lo incitò con lo stesso tono di voce la giovane genin.

Da dietro di lei Sasuke sbarrò gli occhi allibito: quella creatura battagliera e sicura di sé, che stava quasi mangiando vivo il suo sensei, era davvero la sua debole e timida compagna di squadra?

Kakashi-sensei si grattò con un dito indice la guangia destra, indeciso sul da farsi.

Non avevo previsto che avrebbe esposto l’esistenza di sua cugina anche a Naruto… pensò, sentendosi messo alle strette.

Alzò gli occhi verso in Jinchuuriki.

Il biondo in questione, infatti, sentendo nominare un nome a lui sconosciuto, era rimasto leggermente interdetto e cercava di racimolare e mettere insieme  più rapidamente che poteva i frammenti della conversazione che aveva udito, mormorando fra sé e sé.

Quando il jonin dai capelli argentati abbassò nuovamente lo sguardo sulla propria allieva dai capelli rosati, la trovò con lo stesso sguardo deciso e perentorio di prima e con le braccia incrociate al petto.

Oggi Sakura non è affatto in vena di essere gentile… ipotizzò Kakashi notando che un dito della ragazza stava picchiettando nervosamente su un avambraccio, tradendo una certa impazienza.

Sospirò mettendo nuovamente le mani in tasca e voltandosi da un’altra parte, forse per evitare di incrociare di nuovo quello sguardo accusatorio color verde giada.

“Tranquilla, tua cugina sta bene, in questo momento è con Kurenai-sensei, Asuma-sensei e Gai-sensei.” La informò senza guardarla, ma mantenendo comunque un’apparenza rilassata.

“Perché?”

Un gocciolone comico gli si formò sulla testa: Sakura era troppo sveglia per accontentarsi di una spiegazione scialba come quella che aveva tentato di affibbiarle e il legame di parentela con Moriko non faceva che metterla ancora più in guardia.

Ehm…” borbottò non trovando una motivazione plausibile per la quale la cugina della sua allieva dovesse trovarsi insieme a ben 3 jonin esperti, omettendo ben 8 genin della sua stessa età.

Kakashi-sensei…” mormorò calma la rosa, con un tono di voce talmente allarmante da farlo voltare verso di lei, trovandola fredda ed intimidatoria “…l’avverto: ultimamente le mie giornate non sono state delle migliori. Mia cugina ha quasi rischiato di morire nell’attacco durante l’esame dei Chuunin, è andata all’ospedale, poi si è persa per Konoha, facendomi quasi prendere un colpo, e, come se non bastasse, oggi non la trovo nel suo letto né da nessun’altra parte…

Da dietro di lei Sasuke e Naruto erano rimasti ammutoliti dalla incredibilità della scena davanti ai loro occhi.

Ma che le prende? Pensò il biondo, sudando freddo e preparandosi a fuggire il più lontano possibile in caso di necessità, avendo già testato sulla propria pelle il malumore della compagna.

Sta facendo tutta questa scenata per sua cugina… ragionò invece Sasuke, accigliandosi di colpo e digrignando inconsciamente i denti …incredibile.

Un ennesimo sbotto da parte della ragazza gli fece trasalire dalla sorpresa, vedendola fare un passo verso il suo sensei che, anche se tecnicamente superiore per conoscenza e potenza nelle arti ninja, si sentiva abbastanza disorientato dal comportamento grintoso della ragazza.

“Ora voglio sapere perché mia cugina è stata portata a mia insaputa davanti a 3 dei migliori jonin del villaggio. Non mi sembra di pretendere molto. No?!”

Tra i 4 calò il silenzio completo.

L’ambiente attorno si era come ammutolito insieme a loro, tanto che Kakashi poté quasi udire distintamente Naruto ingoiare un groppone di saliva per la tensione.

Lanciò ancora un’occhiata dispiaciuta e combattuta alla sua giovane allieva, che non smetteva di squadrarlo con ostilità in attesa di un suo parere.

Sospirò.

“No, affatto…

 

 

Demo…perché no, Moriko-chan?!” chiese a gran voce Hinata, cercando di far arrivare la sua voce fino alla sommità dell’albero dove la ragazza dei capelli verdi si era rifugiata subito dopo aver dato la propria risposta riguardo al test che Kurenai e gli altri sensei le avevano proposto. Accanto a lei ai piedi dell’albero si erano radunati Neji e Shino,sempre dotati della loro maschera imperscrutabile, Tenten,all’apparenza imperturbata da quella strana situazione, Shikamaru,accovacciato a terra mentre si grattava la testa borbottando, Ino, che tentava di aguzzare la vista per scorgere la fugura della ragazzine tra le fronde dell’arbusto, e Choji che, per non smentirsi, continuava a mangiare le proprie patatine guardando in alto come se stesse assistendo ad uno spettacolo di prima qualità. Nel frattempo, Kiba ed Akamaru erano rimasti il più indietro possibile con i sensei, cercando di sopprimere l’istinto di dileguarsi da quella situazione pericolosa, almeno per loro.

“Scommetto che ci vorranno Neji e Tenten per tirarla giù.” Azzardò Asuma, guardando Kurenai attraverso i filamenti fumosi della propria sigaretta.

“Io non scommetto.” Replicò semplicemente l’esperta in genjutsu, smontando il povero jonin fumatore, che si ritrovò con un gocciolone sulla testa.

Straaaordinariaa!!!!” esclamò improvvisamente al loro fianco Gai-sensei , dotato come suo solito da uno strano scintillio alla propria dentatura, scoperta ora da un sorriso smagliante.

“Avete visto come quella giovine sia riuscita ad arrampicarsi su quell’intricato arbusto con la sola forza delle proprie gambe? Neanche il sottoscritto sarebbe riuscito a compiere una simile impresa senza l’ausilio delle proprie -modestamente- possenti braccia!”

Se non fosse stato per la veridicità delle sue parole, Asuma e Kurenai avrebbero ignorato quello che all’apparenza sarebbe parso un altro dei suoi deliri.

Già…” assentì Kurenai, ritornando a cercare Moriko tra il verde fogliame dell’albero.

“Senza dubbio…” continuò Asuma prendendo una boccata della sua sigaretta  per poi cacciare via dalla bocca il fumo “… ha talento.”

Anche troppo… si disse l’esperta in genjutsu crucciandosi leggermente e guardando con la coda dell’occhio Kiba ed Akamaru che sembravano prossimi ad una fuga strategica.

Forse avrei dovuto dire a Kiba le nostre intenzioni prima di imbarcarlo in una cosa simile…visto che non riesce a percepire l’odore di quella ragazza.

Venne distratta dalle sue riflessioni per guardare come si stava sviluppando la situazione della ragazza fuggita sull’albero.

“Andiamo Moriko-chan, torna giù. Non mi sembra il caso di farne una scenata. Si tratta di un semplice di allenamento di confronto, dopotutto.” La rimproverò Ino guardando dove Hinata aveva diretto il proprio sguardo perlaceo, anche se lei non riusciva a distinguere nient’altro che foglie.

“Non posso.” Fu l’eco che venne in loro risposta e che, a giudicare dalle loro facce, gli lasciò a dir poco confusi.

“Non puoi?” ripeté Ino con tono incredulo, accigliandosi “Scusami tanto, Moriko-chan, ma non riesco a capire che cosa possa spingerti a non accettare.”

Tra loro e l’albero ricadde di nuovo il silenzio.

“Ho promesso.”

Questa volta anche l’attenzione dei sensei venne attirata dalla risposta echeggiante di Moriko, che però sembrava non voler ancora scendere.

“Promesso?” sussurrò Shino da dietro i propri occhialetti inespressivi.

“E che tipo di promessa?” chiese per la prima volta Tenten alzando un braccio a mezz’aria, con il palmo diretto verso l’alto.

Hinata si torse le mani dalla tensione, guardando, insieme a Shino e a Neji, il punto esatto dove Moriko stava seduta, perfettamente in equilibrio, su un ramo particolarmente sottile.

Moriko-chan…!” urlò improvvisamente Hinata attirando su di sé l’attenzione dei presenti.

Arrossì un poco, notando di essere osservata, ma, scuotendo la testa, continuò a parlare.

“Se davvero questa promessa è tanto importante, noi l’ascolteremo… ” disse sempre con il tono di voce più alto che poteva “…, ma ti prego, scendi dall’albero!”

Tra loro calò di nuovo il silenzio.

Ino sospirò rassegnata, alzando entrambe le braccia e facendo le spallucce, mentre Hinata guardò in basso per la vergogna di non essere riuscita a convincerla, ricevendo un’occhiata inespressiva da parte del cugino.

Shino le posò una mano sulla spalla.

“Pazienza Hinata, almeno ci hai provato.”

All’improvviso, proprio davanti a loro, piombò qualcosa, atterrando con un leggero polverone e facendo indietreggiare spaventata Ino, Tenten e Shikamaru.

Vedendo di chi si trattava sul viso della giovane Hyuuga nacque un sorriso.

Moriko si rialzò, tornando ritta sulla schiena e sorridendo angelica ad Hinata, lasciando a bocca spalancata il team di Asuma e ad occhi spalancati quello di Maito Gai.

Riprendendo il più in fretta che poté la solita espressione grintosa, Ino si riferì alla ragazza dalla treccia, cercando di non lasciarsi impressionare dalla sua precedente entrata in scena.

“Allora, quale sarebbe questa promessa?”

Moriko diresse il proprio occhio sulla bionda, mettendola un poco in soggezione con la sua espressione neutra.

“È una promessa che ho fatto… ” cominciò con il solito tono di voce infantile e ben educato “… a quel signore che adesso non c’è più. ”

Shikamaru, che intanto aveva ripreso la sua espressione mezza annoiata e si stava grattando la tempia sinistra con un dito, si congelò all’istante, lanciandole un’occhiata incredula.

“Signore?” ripeté Ino mettendosi una mano sotto il mento con fare pensante “E chi era?”

Moriko fece segno di no con la testa.

“Non so come si chiamasse.”

Poi fece le spallucce e, cominciando a gesticolare, cercò di spiegare al meglio che poteva l’aspetto del signore della promessa.

“Era un signore anziano, con la barba. Aveva uno strano elmo da samurai,…” disse mimando la presenza sul suo viso del pizzetto a punta e della forma dell’elmo “…con inciso un simbolo come quello vostro sulla fronte…” aggiunse indicando con una pallida mano il copri fronte di Neji.

Da dietro Asuma, Kurenai e Gai sbarrarono gli occhi.

…l’ho incontrato su un tetto. E mi ha detto di non avvicinarmi troppo a causa di una barriera che mi avrebbe bruciato.”

Un singhiozzo a malapena soffocato sfuggì dalle labbra di Kurenai, mentre la sigaretta di Asuma gli cadeva dalle labbra, abbandonata poi sul terreno granuloso e battuto del sottobosco.

Kiba lanciò uno sguardo preoccupato alla sua sensei, non capendo cosa stesse succedendo.

Di fronte all’ultima informazione tutti gli otto genin rimasero in silenzio, meditando sull’identità del signore della promessa a cui si stava attenendo Moriko.

Neji aggrottò le sopracciglia, fissando intensamente la ragazza dalla treccia, Shino fece altrettanto, mentre Shikamaru, che sembrava aver capito prima di tutti il nome della persona descritta dalla ragazza, boccheggiava senza però trovare voce alle proprie parole.

Ino, dopo un po’ sembrò avere un attimo di illuminazione che si trasformò in terrore e che la spinse ad imitare Shikamaru. Tenten riaprì gli occhi di scatto rimaendo allibita da quello che aveva appena realizzato.

Choji, smise improvvisamente di trangugiare patatine, lasciando che il pacchetto gli scivolasse leggermente dalle dita.Infine Hinata cominciò a tremare quasi temendo di aver indovinato.

Tutti, tranne Kiba, troppo lontano per dare troppo peso alla descrizione ed alle parole della ragazza dai capelli verdi, si guardarono a vicenda, trovando nello sguardo di ognuno la conferma dei propri sospetti.

“Il Sandaime5!!!???” sbottarono all’unisono, lasciando Moriko con un’espressione che oscillava tra il confuso e lo spaventato.

Ino stava per dire qualcos’altro, ma, improvvisamente, dietro di lei fece il suo arrivo Kurenai che, con voce strozzata chiese:

“Che cosa ti ha detto Sarutobi-sama?”

Moriko sbatté un paio di volte le palpebre, non capendo il motivo di tanto clamore e scandalo per aver scoperto l’identità del nonnetto che l’aveva aiutata.

Bhe…” cominciò la ragazzina guardando in alto mettendosi il dito indice sulla tempia sinistra, quasi come se l’aiutasse a far  tornare alla mente gli accadimenti quel giorno “…mi ha detto dove trovare Itokosan…” si fermò un attimo tornando indietro di qualche parola “…,e mi ha fatto promettere…” la mano premuta sulla tempia scivolò via, mentre un sorriso angelico le fiorì sulle labbra “di non fare del male a nessuno di questo villaggio, né ai ninja che portano sulla fronte quel simbolo.” Terminò indicando nuovamente il simbolo in questione sul copri fronte di Neji.

Tra tutti quanti calò un silenzio imbarazzante.

“Tutto qui?” chiese Tenten poco dopo “È solo per questo che ti sei rifiutata?”

Da Tenten, l’attenzione di tutti passò su Moriko, che sembrava aver ricevuto a malapena il messaggio…

Demo…” disse indicandosi con un dito esangue “…se dovessi farvi male avrei infranto la promessa.”

Ci fu un altro attimo di silenzio.

Shikamaru ed Ino si guardarono a vicenda per poi scoppiare, una in una fragorosa risata, l’altro in una risata soffocata a malapena tra i denti , per poi essere imitati dagli altri, anche se non nella stessa maniera.

La ragazza dalla treccia si guardò attorno spesata, poi abbassò lo sguardo a terra mortificata di non essere stata compresa.

“A me però…” mormorò “…non piace tradire una promessa.”

A poco a poco le risate si fermarono e le occhiate divertite vennero sostituite da degli sguardi inteneriti.

Una mano le si posò sulla testa, picchiettandola leggermente.

“Sta tranquilla…” disse Shikamaru…abbiamo capito perché non lo vorresti fare.”.

Moriko alzò la testa guardandolo attentamente, lasciandolo, per la seconda volta in due giorni, stupito dal modo in cui lo guardava. Era come se lo stesse studiando.

Gli somiglia tanto… pensò la ragazza.

Shikamaru…” cominciò a dire, ma venne interrotta dalla sensazione di un braccio fatto scivolare attorno al suo collo ed un altro che le bloccava una mano dietro la schiena, seguita da una risata argentina e scherzosa.

“Ma questo non significa che rinunceremo al nostro combattimento!” scherzò da dietro la sua schiena Ino “Sappi che siamo tutti ossi molto duri, Moriko-chan.” Concluse tornando alla sua opera di bloccaggio.

Ossi duri? Pensò la ragazza dallo sguardo monoculare, non capendo cosa centrassero le ossa con il loro combattimento Forse…ragionò …è perché le loro ossa sono talmente dure da non potersi rompere così facilmente.

Con un movimento abbastanza rapido, si abbassò ed inclinò la schiena in avanti, facendo scivolare Ino per terra davanti a lei e liberandosi dalla sua presa. Sotto lo sguardo sbalordito per alcuni e divertito per altri, Moriko si accovacciò accanto alla figura dolorosamente distesa di Ino che imprecava sottovoce, digrignando i denti.

“A me non sembra che lei abbia le ossa tanto dure, Ino-san.”

Il battito delle mani di Kurenai sensei li distolse da quella piccola scenetta comica, facendo loro notare che i tre sensei, affiancati da Kiba, si erano avvicinati e sembravano addirittura star sorridendo con più tranquillità di prima.

“Forza, è ora di cominciare il test.” Disse la donna per poi accompagnarli fuori dalla zona alberata.

 

 

“Le regole sono semplici.” Disse la jonin esperta in genjutsu,affiancata dai colleghi, piantandosi dinanzi ad un’area quadrata, circoscritta da quattro paletti uniti da una corda, mentre i giovani genin sbirciavamno da dietro di lei quello che aveva l’aria di essere una specie di ring. “Moriko si confronterà con ognuno di voi alla volta. Il combattimento finirà solo quando uno dei due finirà fuori dalla zona delimitata dalle corde…” elencò, indicando il modo in cui l’area era stata evidenziata “…, oppure in caso di resa.”

Ovviamente…dovete mettercela tutta , anche se si tratta solo di un test…” aggiunse Asuma, sfilandosi dalle labbra la terza sigaretta della giornata “…Ricordate che l’obbiettivo di questa serie di combattimenti è quello di dare la possibilità a noi tre…” si interruppe per fare cenno con la testa a Kurenai-sensei ed a Gai-sensei…di valutare le capacità di Moriko per poi decidere su una sua possibile iscrizione all’Accademia Ninja, quindi dovrete fare del vostro meglio per spronarla ad usare tutte le sue risorse. Nient’altro. Chiaro?”

“Hai!” risposero in coro gli 8 genin, anche se Kiba lo balbettò a malapena.

Moriko, che era rimasta indietro con gli altri giovani shinobi, si staccò dal gruppetto e cominciò a tirare con insistenza il lembo della tunica verde di Gai-sensei.

“Uhm?” disse voltandosi all’indietro ed incontrando il viso perennemente neutro della giovane.

Gai-sensei…” cominciò Moriko, facendo comparire una piccola ruga in mezzo alla fronte, assumendo un’aria affranta. “…volete davvero che io faccia parte dell’Accademia?”

Asuma e Kurenai si bloccarono.

In effetti l’iscrizione della ragazza avrebbe aumentato il rischio di essere scoperti, ma il test e quello che sarebbe comportato erano l’unico modo per capire se la ragazza rappresentasse davvero un pericolo per Konoha.

Ma dopotutto… si disse Asuma, scoccando un’occhiata alla ragazza in questione, mentre era occupata ad essere rassicurata da un esaltato Gai-sensei …se anche l’Hokage la conosceva e le ha indicato dove trovare Sakura, non ci sarebbe da preoccuparsi più di tanto…anche se…

Si accigliò, ripercorrendo con fare critico le parole di Moriko.

Se le ha fatto fare una promessa simile, vuol dire che il Sandaime la temeva… realizzò …e questo non è propriamente rassicurante.

Come se avesse saputo quello che stava pensando, Kurenai gli mise una mano sula spalla, attirando la sua attenzione su di lei e mostrandogli un’espressione talmente serena da lasciarlo spiazzato.

“Non mi sembra un tipo da dire bugie.” Mormorò dolcemente l’esperta in genjutsu, posando il proprio sguardo cremisi sulla ragazza “Sono certa che diceva sul serio prima, quando ha detto di non voler far del male a nessuno.”

Il jonin fumatore sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

“Speriamo che sia brava a mantenere le promesse.”

 

 

“Cominciamo” asserì Gai interponendosi tra i due primi contendenti: Moriko e Choji.

Stfa tranfquilla nun favruò tvroppo suv sevio*”mugugnò l’Akimichi, continuando a trangugiare patatine noncurante dell’enorme gocciolone generale spuntato sulle teste dei presenti.

Shikamaru intanto cercava di trattene alla meglio che poteva Ino per le spalle, dato che la konoichi sembrava seriamente intenzionata a sorpassare la cordicella, che delimitava la zona del ring, per riempire di botte il proprio compagno di squadra.   

Choji-san…” disse Moriko con estrema calma, guardando il suo primo avversario continuare a masticare deliziato il proprio snack.

Shfì?” rispose quello.

“Non si parla a bocca piena…” affermò dolcemente l’altra assottigliando gli occhi in un leggero sorriso.

Dopo un’attimo di sorpresa, il ninja corpulento inghiottì l’ultima manciata di patatine e, rispondendo al sorriso, mise via i rimasugli del suo pacchetto dentro una tasca dei pantaloni, accartocciando il tutto.

Sumimasen, Moriko-chan” disse, mettendosi finalmente in posizione di combattimento

“Cominciamo pure.”

Gai-sensei annuì inspirando a pieni polmoni prima di annunciare con la stessa enfasi di un arbitro ufficiale:

“Primo incontro: Choji Akimichi contro Moriko Haruno! Potete incominciare!”

Senza perdere tempo, il giovane Akimichi fece scattare le braccia, avvicinando le mani l’una all’altra e cominciando a comporre una rapida serie di sigilli, sotto lo sguardo perennemente inespressivo di Moriko.

Subito dopo aver terminato, il corpo del ragazzo cominciò a deformarsi in modo tale da farlo sembrare un palloncino provvisto di testa, braccia e gambe.

Baika no Jutsu6!!” esclamò sotto gli occhi attenti della ragazza e dei suoi compagni, che in quel momento facevano da spettatori.

Choji non ha perso tempo.” Constatò mezzo annoiato, come al solito, Shikamaru, mentre Asuma-sensei, nel sentire il commento dell’allievo lo guardava con un misto di rassegnazione e divertimento.

Intanto il ragazzo corpulento, sempre sotto l’occhio attento ed immobile dell’avversaria, aveva già ritirato nei propri vestiti gambe e braccia, inclinandosi leggermente all’indietro con una leggera spinta.

Nikudan Sen-…!7” cominciò ad annunciare, ma il nome della tecnica gli morì in gola quando la figura di Moriko gli apparve a pochi centimetri di distanza.

Questa, spuntando all’improvviso, piantò il piede destro sulla terra battuta e secca dell’area, per poi ruotarne la pianta e sferrare un calcio laterale direttamente nella pancia dell’avversario che, senza quasi rendersene conto, venne sbalzato via oltre il limite loro imposto dalla cordicella legata ai paletti.

Tutti quanti, compresi Asuma, Kurenai e Gai, guardarono allibiti la figura, prima ingigantita di Choji, rimpicciolirsi nuovamente ed accasciarsi a pochi metri dal ring immaginario.

L’attenzione dei presenti si spostò in un attimo dall’Akimichi alla ragazza dai capelli verdi che, nonostante il tempo trascorso, era rimasta nella stessa posizione che aveva assunto prima che Choji uscisse dal campo: con una gamba flessa in alto e le braccia lasciate penzolare quasi pigramente lungo i fianchi, rimanendo in perfetto equilibrio sul piede destro.  

L’occhio sinistro osservava senza interruzione il ragazzo appena calciato via, come in attesa di qualcosa.

Di nuovo l’attenzione del gruppo di genin e dei tre jonin passò al ragazzo, che intanto si era messo a sedere, brontolando per il dolore, mentre con una mano si massaggiava la parte offesa, ovvero, il suo stomaco.

“Per la miseria! Che cannonata!” esclamò a fatica Choji con un occhio semiaperto.

Moriko, non appena vide il ragazzo dare i primi segni di vita, si sbloccò, tornando perfettamente ritta sulla propria schiena ed abbassando la gamba sinistra e, creando una specie di imbuto con le mani attorno alla bocca esclamò:

“Tutto bene Choji-san?!”

Il ragazzo non se la sentì di rispondere alla domanda della ragazza, anche perché la domanda venne ripetuta da Shikamaru ed Ino, accorsi in suo soccorso per intimargli di non mettersi in piedi per il momento.

Hinata continuò intanto ad osservare Moriko, notando che, anche se lentamente, in mezzo alla sua fronte era comparsa quella solita ruga di preoccupazione e che il suo occhio sinistro si era illuminato di dispiacere.

Moriko-chan…

La giovane Hyuuga si mise una mano sul cuore che, intuendo i pensieri dell’amica, si era stretto automaticamente.

Moriko abbassò la testa, concentrandosi sui propri piedi e portandosi ambedue le mani al petto stringendole a pugno.

Gomenasai…” sussurrò, mentre la sua vista veniva offuscata da una patina acquosa che minacciò si scenderle lungo la guancia “Io…non volevo fargli del male.”

Udendo quella frase sia il Team di Asuma che i tre sensei, s’immobilizzarono guardando esterrefatti la reazione della ragazza dalla treccia.

Dopo un paio di secondi di silenzio, durante il quale tutti, compreso Kiba, si misero ad osservare Moriko stringersi nelle proprie spalle ed avvicinarsi sempre di più all’orlo del pianto, la voce profonda e bonaria di Choji ritornò a risuonare nell’aria.

Maddai! Non è successo nulla!” la rassicurò sorridendo come se nulla fosse successo

Choji ha ragione: tutto quello che hai fatto è stato buttarlo fuori dal campo e mozzargli il fiato per un paio di minuti.” Appoggiò pienamente Shikamaru, mentre dava un paio di pacche sulla spalla dell’amico con una mano.

“Diciamo pure che hai fatto quello che avrei fatto io per fargli capire che non si parla a bocca piena.” Intervenne Ino con voce cantilenante e leggermente tagliente, guardando Choji con un sorrisetto che fece rabbrividire entrambi i compagni di squadra.

Comunque…” cambiò argomento la biondina, spostando il proprio sguardo ceruleo sulla ragazza dai capelli verdi “…siamo certi che sei la cugina di Sakura, Moriko-chan? Hai sbalzato via Choji in un sol colpo!! Neanche Sakura-chan sarebbe riuscita ad arrivare a tanto!” concluse con un sorriso ammirato.

A parte i tre jonin e il team 10, tutti quanti strabuzzarono gli occhi, in special modo Kiba.

La cugina di Sakura?!... pensò incredulo, accigliandosi Come può quella lì essere davvero la cugina di Sakura?

Dopo un attimo di stupore, provocato dalla reazione comprensiva dei tre nei suoi confronti, Moriko, con ancora una lacrimuccia bloccata sull’orlo dell’angolo del proprio occhio, si fece pensierosa.

“Certo che lo sono…” affermò con un dito indice sul mento “La kaa-san 8 di Itokosan9 era la mia Oba-san10!”

L’espressione che assunse era talmente sincera e tenera che mandò in completo visibilio Tenten, che, tenendosi tra le mani il viso, sprigionò addirittura un paio di cuoricini dalle orecchie, venendo poi imitata da un Choji ammirato, anche se ancora un po’ confuso dalla botta ricevuta.

Kurenai sospirò sollevata, così come Asuma, che, almeno una volta tanto, aveva lasciato che la sigaretta gli si consumasse tra le dita.

“Eccellente velocità di reazione, potenza nelle gambe e velocità nei movimenti.” Elencò il jonin osservando un poco deluso il mozzicone ormai consumato che teneva tra ‘indice ed il medio.“Se questo è solo l’inizio, non immagino cos’altro potrebbero riservaci i prossimi incontri.”

L’esperta in genjutsu spostò lo sguardo da un lato, incontrando la figura rigida di Kiba e del suo fedele segugio, nascosto nella sua giacca.

Aggiungendo la mancanza di odore… pensò …il test non sarà affatto una passeggiata..almeno non per Kiba.  

La voce esaltata e rimbombante di Gai-sensei la informò che il prossimo sfidante di Moriko, come avevano precedentemente stabilito loro tre insieme, sarebbe stato Tenten.

 

 

Ohioioi…” mugugnò Tenten massaggiandosi il fondoschiena, mentre accanto a lei Neji la rassicurava con una mano sulla spalla.

“Coraggio Tenten, è stato un bell’incontro.” Le disse il compagno di squadra senza mai abbandonare la solita espressione austera.

Lei sbuffò.

“Come cavolo ha fatto a schivare tutti quegli attacchi!? Ho provato di tutto per riuscire a farle anche solo un taglietto sulla guancia!Ma…ma…” balbettò incredula, non credendo a quello che aveva visto.

Com’era successo con Choji, anche lei aveva optato per fare la prima mossa, cominciando a lanciare con precisione studiata i propri kunai e shuriken verso Moriko, ma, non appena la prima lama scagliata aveva percorso metà della distanza che le divideva, l’obbiettivo era improvvisamente scomparso per poi riapparire in un battito di ciglia spostata di pochi centimetri di lato, evitando tutte le sue lame.

Non perdendosi d’animo, Tenten aveva moltiplicato la frequenza degli attacchi, dando vita ad una sorta di danza fatta di pugnali e lame, ma, anche in quel caso, la velocità e la coordinazione di Moriko avevano avuto la meglio sulla sua mira infallibile. Era addirittura stata costretta a fare ricorso ai fili di chakra per sperare almeno in una piccola ferita superficiale, ma tutto quello che aveva ottenuto fu riuscire a tranciare di netto una piccola ciocca verde smeraldo dalla sua capigliatura, poco prima di essere sorpresa alle spalle dall’avversaria e…fatta cadere con un leggera spintarella oltre la cordicella di fine ring, al limite del quale era stata costretta senza che se ne potesse rendere conto.

Che umiliazione… si ripeté facendo cadere in avanti sconsolata la testa, diventata improvvisamente pesante …oltrettutto anche davanti a Neji-san.

Intanto Moriko,  intrecciando in modo decoroso le mani davanti a sé, tirò un leggero sospiro di sollievo.

Meno male…se non gli avessi evitati tutti… pensò rabbuiandosi in volto, poco prima di udire Gai-sensei annunciare il suo prossimo avversario.

 

 

Hinata picchiettò entrambi i propri indici con fare nervoso, vagando con lo sguardo sul terreno sotto di lei.

Hinata-san?” la chiamò premurosa la voce di Moriko “Si sente bene?”

Un poco titubante l’erede del casato degli Hyuuga, alzò gli occhi.

Uhmm…Mo-moriko-chan?” balbettò, incontrando l’espressione interrogativa dell’altra.

Fu tentata di riabbassare lo sguardo, ma all’ultimo momento la sua mente si rifiutò di dare un’ennesima dimostrazione di debolezza, specialmente davanti a quella ragazza che era diventata in così poco tempo sua amica “Ti andrebbe di…confrontarci direttamente in un combattimento corpo a corpo?” chiese infine quasi in un soffio, serrando gli occhi e sentendo il sangue affluire alle proprie guance.

“Va bene.”

Hinata spalancò gli occhi incredula, come Asume e Kurenai del resto: era una sorpresa che Moriko si fosse dimenticata della propria riluttanza a cimentarsi in un combattimento serio, a causa della promessa fatta al Sandaime, nel giro di due incontri.

“In fondo…” continuò la ragazza senza mai distogliere lo sguardo da lei “…le avevo promesso che ci saremmo allenate insieme, Hinata-san

A quelle parole alla ragazza dagli occhi perlacei le venne un groppo alla gola ed un grande desiderio di mettersi a piangere di gioia.

Nello stesso istante in cui ebbe finito la frase, Moriko, per la prima volta dopo due combattimenti, la sua figura, perennemente statica e rigida sulle proprie gambe, si mosse lentamente, inclinandosi, a poco a poco in una posizione di combattimento.

Qualche istante più tardi, Moriko guardava angelica il volto di Hinata, assumendo una posizione, agli occhi di Ino, Shikamaru, Choji e Kiba, alquanto strana: la gamba destra era stata fatta scivolare all’indietro ed utilizzata per sostenere il peso del corpo, e l’altra era stata fatta piegare in avanti, facendogli assumere però, invece del consono angolo acuto, creato del polpaccio e dall’interno coscia, un angolo appena appena più ampio, infine le mani erano come al solito una più indietro dell’altra, ma contratte in modo tale da far indicare il terreno dagli indici, tenuti fermi dai pollici, in una posizione che ricordava quello di un artiglio.

“Ma quella é…” rantolò Maito Gai, imitato poi dai propri allievi e di colleghi.

Shino si accigliò da dietro le lenti scure dei suoi occhiali

La posizione della Mantide… concluse, cominciando seriamente a preoccuparsi per la propria compagna.

Dove ha imparato quella posizione?! Si chiese rabbiosa Kurenai, mordendosi nervosamente l’unghia del pollice. Non può saper padroneggiare veramente quello stile di combattimento!  

Hinata guardò terrorizzata la ragazza di fronte a lei, diventando improvvisamente incerta ed arretrando inconsciamente.

M-Moriko-chan… ,ma…tu…” biascicò non sapendo come comportarsi

La ragazza in questione, notando la reazione dell’amica, cambiò l’espressione del proprio viso da sorridente ad interrogativa.

Che cos’ha improvvisamente Hinata-san? Pensò confusa, per poi guardare le proprie mani ed accorgendosi del suo errore.

Ah…” esclamò con leggerezza e cominciando a sciogliere la posizione che aveva scelto in un gesto automatico “Gomenasai, Hinata-san…non volevo spaventarla…” si scusò, portando la gamba destra leggermente più in avanti e spostando il peso del corpo in mezzo alle gambe, mentre le mani si decontraevano e si ritraevano, una aderendo al fianco destro stretta a pugno, l’altra protraendosi in avanti con i palmo lasciato scoperto dalle dita rilassate, in una posizione che faceva intuire la fuunzione difensiva del braccio.

“Una posizione che non lascia punti scoperti, astuto.” Mormorò Neji, analizzando la nuova posizione di Moriko e rilassando le spalle sollevato.  

Intanto Hinata, confortata da quella nuova posizione, si mise anche lei in posizione, assumendo quella tipica dello stile del suo Clan.

Gai-sensei annuì, sospirando.

“Cominciate”

L’incontro incominciò.

“Tu cosa ne pensi Asuma?” sussurrò Kurenai al collega, mantenendo gli occhi fissi sulle due ragazze, occupate a cercare si colpirsi a vicenda ed a parare i colpi.

Il jonin sbuffò una manciata di fumo, provocando le lamentele di Ino.

“Penso che…” disse, guardando Moriko far indietreggiare Hinata con un calcio, che, stranamente, non andò a segno “…stia facendo di tutto per non dare il massimo.”

La donna accanto a lui ruotò lo sguardo purpureo nella sua direzione.

“Secondo te la posizione di prima era solo una finta?” propose l’esperta in genjutsu, facendo cadere Asuma in un profondo stato di riflessione.

Hinata rischiò di essere sbalzata via dall’area di combattimento, proprio in quell’istante, ma riuscì comunque ad evitare il colpo, che avrebbe potuto mettere la parola fine all’incontro, scansandosi all’ultimo momento e ricominciando il balletto di prima, fatto di parate e calci che venivano prontamente schivati.

“Non ne ho idea…” rispose il jonin all’altra “…, ma é comunque la prova che conosce l’arte del taijutsu.”

La mora annuì, ritornando ad osservare la propria allieva tesa nello sforzo di eludere continuamente i colpi dell’avversaria e di non essere costretta ad uscire dal campo.

Il modo in cui Moriko stava conducendo il combattimento era a dir poco impeccabile: la sua offensiva non arretrava di un millimetro, neanche quando Hinata trovava la forza ed il tempo di sferrare un attacco.

Eppure si stava solo limitando a cercare di mandarla fuori dal ring.

All’improvviso un’idea balenò nella mente della bella jonin.

“Ehi Asuma…

“Uhm?”

“Non ti sembra quasi di star assistendo ad un allenamento vero e proprio?” azzardò Kurenai, continuando a studiare l’andazzo del confronto tra e due ragazze.

“In che senso?” le chiese Asuma, accigliandosi appena.

Bhe…” cominciò l’altra “…nel senso che nonostante sia in netto vantaggio, Moriko non si decide a sferrare il colpo finale e in più Hinata non attiva il Byakugan.”

Asuma allargò gli occhi sorpreso, realizzando il senso della frase.

“In effetti…” mormorò in risposta “…il Byakugan le permetterebbe di tenere d’occhio contemporaneamente sia Moriko che i confini del campo, per evitare di essere spinta troppo in là. Ma allora perché non lo fa?”

Kurenai ricominciò a mordicchiarsi il pollice, rimuginando sulla questione.

Forse…” disse “…Hinata si sta mettendo alla prova.”

Un improvviso silenzio gli distrasse dalla conversazione appena intrapresa.

Le due contendenti stavano ora una di fronte all’altra, Hinata col fiatone, Moriko fresca come una rosa.

Attorno a loro gli spettatori erano rimasti un poco interdetti da quell’improvvisa interruzione, ma non ci fu nessuno che osò fiatare, certi che il combattimento sarebbe ripreso in meno di un minuto.

Purtroppo Moriko, di punto in bianco, si rilassò ritornando perfettamente ritta e rilassata sulle proprie gambe, lasciando a bocca spalancata sia il pubblico che Hinata.

“Siete stata brava Hinata-san.” Disse la ragazza dalla treccia battendo le mani ed inclinando la testa da un lato “Per oggi direi che può bastare.”

Ancora un poco scossa da quello che stava succedendo, la giovane Hyuuga annuì, per poi vedere l’amica voltarsi ed uscire tranquillamente dall’area delimitata dalle corde, per poi voltarsi nuovamente ed esclamare, con una mano alzata e guardando in direzione dei tre sensei.

“Io mi arrendo, Gai-sensei!” esclamò sorridendo radiosa.

Ok…aggiungiamo alla lista l’imprevedibilità.” Ridacchiò Asuma, vedendo l’espressione di Kurenai.

 

 

“Uffa, Asuma-sensei!!” protestò sonoramente Ino da dentro il corpo di Moriko.

Il diretto interessato grugnì, mettendosi una mano sulla fronte e cercando di racimolare quanta buona volontà possibile per non cedere alla tentazione di girare i tacchi e darsela a gambe da quella situazione assurda.

“Te l’ho già detto Ino: esci immediatamente dal corpo di Moriko e torna a fare da spettatrice, prima che perda la pazienza.” Disse con fare rassegnato il jonin, ritrovandosi a guardare una Moriko che però aveva assunto lo stesso modo di parlare e di atteggiarsi della sua allieva.

“Non riesco a capire che cosa ho fatto di male!” esclamò in tono lamentoso lo la biondina da sotto le spoglie della ragazza dalla treccia “Ho vinto l’incontro no?! Non vedo che cosa ci sia da lamentarsi!”

A quel punto, Tenten, ben lontana dal voler continuare ad assistere a quella pagliacciata, si mise le mani sui fianchi e si sporse in avanti verso quella che, in realtà, non era più Moriko.

“C’è parecchio di cui lamentarsi! Noi dovevamo spronare Moriko a dare del suo meglio in combattimento, Ino! Non dimostrare la nostra bravura e intrufolarci nella sua mente per farle perdere l’incontro come hai fatto tu! Sei stata sleale!” le urlò contro l’esperta in armi, provocando un sonoro sbuffare da parte della ragazza.

“Ma io volevo solo vedere se riusciva a scansare il Shintenshin no Jutsu11…” mugugnò sottovoce chiudendo il proprio occhio sinistro.

Riaprì di scatto l’occhio…realizzando quello che aveva fatto, o meglio che non aveva fatto.

Un…solo…occhio?! Pensò incredula a bocca spalancata.

Velocemente la mano di Moriko scattò, per volere della Yamanaka, attraverso il groviglio verde scuro che copriva la parte destra del volto.

Quello che sentì attraverso i polpastrelli dell’avversaria la sconvolse talmente tanto da farle sciogliere la tecnica all’istante.

Moriko sbatté la palpebra un paio di volte rimanendo immobile a fissare Shikamaru, Choji, Hinata, Asuma e Kurenai mentre la guardavano preoccupati, tenere la mano destra sotto la ciocca di capelli verdi.

“Cos’è successo?”

Ino! Ino! Che cos’hai?!” esclamò improvvisamente Shikamaru mettendosi al fianco della bionda, il cui corpo, rimasto al centro del campo e disteso sul terreno a pancia in giù, stava tremando come una foglia.

È orribile… si disse la ragazza mettendosi a carponi, tenendo la fronte, coperta da un leggero strato di sudore, sul terreno …quello che nasconde sotto i capelli.

Senza smettere di tremare, Ino scoccò un’occhiata da un lato, cercando Moriko.

Sakura lo saprà?

Ino-san, Daijobu?” le chiese una voce famigliare dal lato opposto dove stava guardando.

La bionda scattò all’indietro con la schiena, come se fosse stata punta da un’ape, e si stampò in viso un sorriso forzato, mentre guardava la sua ex-avversaria stare china davanti a lei con aria preoccupata.

“Ha-hai12, Moriko-chan!” balbettò, lasciando di stucco Shikamaru e Choji che si guardarono a vicenda, non capendo il comportamento della bionda.

Uhmm.”

Ino si bloccò, notando che Moriko la stava studiando intensamente.

Ehrr…” disse, incapace di esprimere una frase coerente, notando che il viso dell’altra si stava avvicinando al suo con lentezza inesorabile.

Ino-san…” sussurrò a pochi centimetri dal suo naso “…perché si sta strofinando l’occhio destro?”

Solo allora Ino si accorse di aver cominciato, senza volere, a toccare e a stuzzicare la palpebra in questione cercando di scacciare la sensazione di doloroso fastidio che le era rimasta dopo aver sciolto la tecnica.

Shikamaru e Choji spostarono i loro sguardi su Ino, notando quella che stava facecendo.

Mi…prude…un po’…” sussurrò a stento la bionda.

Shikamaru inarcò un sopracciglio e fece per dire qualcosa, ma la voce di Gai-sensei lo costrinse ad inghiottire le parole.

“Prossimo avversario: Neji Hyuuga!!!”

L’attenzione dei presenti si spostò su Neji che, senza dire una parola e tenendo gli occhi chiusi, si diresse verso l’interno dell’arena improvvisata.

Dopo un po’ il giovane riaprì gli occhi, rivelando a Moriko l’iride perlacea, e squadrandola con un’occhiata tagliente.

“Cominciamo?”  

 

 

 

Continua….

 

NOTE di Traduzione

1 Dobe: insulto che Sasuke indirizza spesso a Naruto, si traduce come una specie di “idiota”.

2 Teme: insulto diretto a Sasuke da parte di Naruto, equivale ad un nostro “bastardo”.

3 Ite: esclamazione che in italiano equivale ad un nostro “Ahia”

4 Daijobu: in italiano si può tradurre “Tutto bene?” oppure “Si sente bene?”

5 Sandaime: “terzo hokage

6 Baika no Jutsu: “Tecnica dell’espansione”, propria del clan Akimichi.

7 Nikudan Sensha: “Proiettile umano travolgente” mossa che consiste nel ritrarre i propri arti nei vestiti dopo aver usato il Baika no Jutsu e lanciarsi a velocità elevata contro l’avversario rotolando sul terreno come un’enorme pallina.

8 Kaa-san o Okaa-san: forma onorifica per indicare la mamma, si può tradurre o “mamma” o “madre”

9 Itokosan: chiedo scusa per aver tralasciato la traduzione di questo vocabolo importante e ringrazio Rinoa per avermelo fatto notare, è la forma onorifica per dire “cugina” utilizzata da Moriko come se fosse un nome proprio.

10 Oba-san: forma onorifica per dire “Zia”

11 Shintenshin no Jutsu: “Tecnica del Capovolgimento Spirituale”, propria del clan Yamanaka, consiste nel trasferire la propria anima nel corpo dell’avversario, prendendone possesso, ma lasciando il proprio inerme.

12 Hai: esclamazione affermativa si può tradurre in “Sì”

 

*Sta tranquilla non farò troppo sul serio (le parole di Choji durante l’incontro con Moriko)

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Mai più ***


Salve a tutti!!! Sono ritornata più in fretta che ho potuto  e spero di non avervi fatto penare troppo!!!!

In ogni caso questo capitolo aggiunge delle nuove mezze informazioni. Ditemelo se vi sto stancando con tutto questo mistero! XD Però l’ho messo come genere della Fanfic quindi donna/uomo avvisato… lo sapete no?

Cmq grazie per aver commentato e VORREI CHE GLI ALTRE CENTINAIA DI LETTORI CHE SEGUONO LA FANFICTION SI DEGNINO D’ UN COMMENTINO OGNI TANTO!!!

 

E ora la risposta ai commenti:

 

Junkochan:  Uao! Devo ammettere che quella scena di kiba che si arrabbia e scatena le ire di sakura a causa dell’allenamento di moriko con hinata non l’avevo proprio immaginato. Grazie per aver elogiato la scena di Ino che usa il shintenshin no jutsu su Moriko! Credevo che fosse venuta male. Per quanto riguarda deviantart sto rifacendo le tavole seguendo quello che succede nella fan fiction. Le pubblicherò quando potrò perché l’esame di maturità imminente mi sta togliendo parecchio tempo ed energie.

 

Rinoagirl89: E sì Kakashi non se la passerà bene per niente! Per quanto riguarda al soffisso-hime” credo che tu stia seguendo con particolare attenzione la fan fiction perché le azzecchi quasi tutte! Ma se avrai la pazienza per aspettare vedrai cosa è capace di fare la nostra sakura! Eheheh certo che cono furba! XP

 

Cherry08:  bentornata cherry! Questo capitolo ti piacerà tantissimo (almeno spero!) ti auguro buona lettura e dimmi se c’è qualcosa che non capisci o che vorresti chiedermi di inserire! Kiss kiss

 

Debbyuchiha:  Per sapere qualcosa in più riguardo sulla possibilità di un pairing Moriko/Shikamaru credo che dovrai aspettare il prossimo capitolo più o meno. Davvero anche tu sei un’appassionata di Shika?! *_* Evvai!!!! Allora posso dirtiche non sarà un personaggio di passaggio il nostro affascinante genio pigrone.  

 

kry333: Naruto e Sasuke fanno parte del team di sakura e kakashi non voleva che Sakura si intromettesse troppo nel test tenendola occupata quanto più possible grazie an un appuntamento in un altro luogo con il suo team. In altre parole kakashi ha usato a scusa del ritrovo della squadra per distrarre Sakura! Prego! Sono contenta che le mie parole in giapponese riscuotano così tanto successo!

 

 

Ed ora buona lettura!!!! ^___^

 

 

Capitolo 17: Mai più!

 

 

Il giovane Nara guardò Neji squadrare Moriko allo stesso modo di un leone che studia il momento giusto per balzare sulla preda. Non sarebbe stato affatto un combattimento facile. Era ben noto a tutti quanti i ninja della loro classe che cercare di sconfiggere Neji equivaleva a cercare di sfidare la sorte. La difesa del giovane Hyuuga, unita alla grande destrezza che aveva nell’arte del taijutsu, lo rendevano come una fortezza inespugnabile.

D’altra parte… pensò spostando lo sguardo sulla figura composta e rilassata della ragazza dai capelli verdi …da quel che abbiamo potuto constatare, anche Moriko è un temibile avversario.

Il rumore scricchiolante di patatine masticate, lo distrasse dai suoi pensieri, portandolo a voltarsi verso il suo migliore amico, intento, come suo solito, a trangugiare senza remore il contenuto del proprio sacchetto.

“Ehi Choji.” Lo richiamò sempre con tono svogliato.

“Uhm?”

“Sei sicuro di sentirti abbastanza bene per ricominciare a mangiare in quel modo?”

Dovette aspettare che l’ultima manciata di patatine fosse inghiottita per ricevere una risposta.

“Ho lo stomaco di ferro, io.” Rispose ridacchiando l’Akimichi, dandosi delle amorevoli pacche sulla pancia “Non c’è bisogno di preoccuparsi.”

Gli occhi neri dell’altro l’osservarono ancora qualche istante, che poco dopo, trovando la forza di far salire le parole pensate alla gola, domandò:

“Dì un po’… era davvero così forte il calcio della cugina di Sakura?”

A rispondergli fu l’occhiata scandalizzata di Choji.

“Se..se..” balbettò incredulo “Se era forte?! Cavoli Shikamaru, hai visto anche tu per quanti metri sono stato sbalzato via!”terminò rimettendosi una mano all’altezza dello stomaco massaggiandoselo con un’espressione affranta in volto.

“È stato cento volte peggio di un pugno diretto di Ino.” Mugugnò a voce più bassa, tenendo d’occhio la compagna in questione, intenta a guardare a fiato sospeso Moriko e Neji al centro dell’arena.

In ogni caso, Ino non avrebbe sentito comunque le parole del compagno. Shikamaru se ne era accorto: dopo che la bionda aveva sciolto lo Shintenshin no Jutsu, era come se avesse subito un forte shock.

Sembrava addirittura temerla…

Ino non percepì nemmeno lo sguardo del giovane Nara e continuò ad osservare i due contendenti continuare a rimanere immobili davanti a loro. Shikamaru insistette ancora un po’, poi, abbassando la testa sconsolato, sbuffò in modo abbastanza infelice.

Se quella ragazza a ridurre in questo modo  Ino , pur perdendo l’incontro, sarà una bella seccatura quando verrà il mio turno.

 

 

 

Kiba guardò Moriko e Neji squadrarsi in mezzo al campo. La ragazza dalla treccia si era messa nella stessa posizione senza punti scoperti che aveva assunto durante il combattimento con Hinata. Neji, invece, aveva congelato la propria figura nella posizione dello Hyuuga Style no Jutsu, lasciando che la sua mano sinistra davanti gli arrivasse quasi all’altezza del viso.

Il giovane Inuzuka inghiottì un groppone di saliva, per la tensione, mentre Akamaru guaì sommessamente con preoccupazione.

Poi Neji si mosse in avanti.

Lo scatto che utilizzò fu talmente repentino e potente da permettergli di arrivare a pochi centimetri di distanza da Moriko che, nel lasso di pochi secondi si ritrovò una brutta imitazione, ma pur sempre efficace, del Jyuken dritta nello stomaco.

Un battito in meno.

Il respiro mozzato.

Una pupilla verde smeraldo dilatata dalla sorpresa.

Tutto in pochi attimi, prima di venire sbalzata leggermente più un là dalla forza del colpo.

Per un istante i suoi piedi si ritrovarono privi di un appoggio solido e lei, pur di non cadere a terra di schiena, si costrinse a combattere la morsa dolorosa del suo stomaco, facendo scattare la mano sinistra in avanti, coprendosi la pancia, mentre i suoi piedi ripresero contatto con il terreno e la sua schiena si mosse in avanti, permettendo all’altra sua mano di artigliare il terreno secco e granuloso in mezzo ai suoi piedi, rallentando la velocità con la quale era stata sbalzata via.

Tutti quanti trattennero il fiato, vedendo Moriko rimanere immobile in quella posizione, mentre si teneva con una mano la parte offesa.

La sua espressione, per la prima volta dopo tanti anni, si era contratta in una smorfia.

Non triste né disperata.

Semplicemente sofferente.

L’occhio sinistro tremò concentrandosi sul terreno sotto di sé e che le era penetrato sotto le unghie della mano destra.

Ite¹…” gemette piano, restando così china, mentre Neji, ritornato in posizione eretta e rilassata la squadrava critico.

“Smettila di giocare.”

Tutti quanti guardarono stupiti Neji, che aveva ripreso a guardare la ragazza con la stessa freddezza di prima.

Moriko alzò lo sguardo stupita, mettendo da parte il dolore che le rendeva difficile respirare.

“Giocare?” ripeté piano, chiedendo conferma di quello che aveva sentito.

Gli occhi di Neji si assottigliarono ulteriormente.

“Quello che ti abbiamo visto fare fin’ora non sono le tue vere capacità.” Asserì lasciando di stucco tanto gli spettatori del loro incontro, quanto la propria avversaria.

Il silenzio era ritornato a regnare sovrano tra di lo, ma Neji non tacque molto a lungo:

“Durante i precedenti combattimenti ho studiato i tuoi comportamenti…” disse il giovane Hyuuga…e ho notato che non ti sei data da fare seriamente con nessuno di noi. Neppure con Hinata.”

Da dietro Shino, Hinata sussultò.

Il ragazzo dagli occhi bianchi continuò a fissare la ragazza davanti a sé, incurante delle reazioni delle sue parole.

“Hai lasciato che Ino eseguisse il Shintenshin no Jutsu; ti sei addirittura arresa quando avresti potuto vincere con un colpo ben assestato…

Di fronte all’elenco di Neji le labbra di Moriko si dischiusero per un attimo, per poi richiudersi subito dopo.

“E devo ammettere che il tuo comportamento mi ha dato parecchio fastidio.”

Moriko sbatté la palpebra sinistra un paio di volte.

Fastidio?   

Kurenai  ed Asuma sbuffarono all’unisono, mentre Gai sorrideva imperturbato dal discorso del proprio allievo.

“Con questo tuo modo di affrontarci…” continuò Neji “… sembra che tu ci stia prendendo in giro.”

 

 

Eddai Sakura, non prenderla così male!” balbettò Kakashi-sensei cercando di calmare l’avanzata della propria allieva che, più livida in volto di un’appestata, marciava decisa e a passo pesante verso i campi di allenamento che però, a causa del continuo interporsi del suo sensei tra lei e la sua meta, erano ancora lontani.

Per l’ennesima volta in circa un’ora il Jonin ripeté il proprio tentativo di fermarla, mettendosi di fronte a lei leggermente chinato in avanti con le mani a palmo aperto verso di lei, mentre cercava di non far apparire il proprio sorriso troppo tirato.

Gli occhi color giada di Sakura saettarono sul sensei, con una espressione da far rabbrividire chiunque avesse avuto la sfortuna di essere alla loro portata.

“Non prenderla così male?!” ripeté acida e sull’orlo di un attacco d’ira la rosa.

Pochi metri dietro di loro Naruto e Sasuke camminavano mantenendosi a debita distanza: dopo aver saputo dove Kakashi-sensei aveva portato sua cugina, Sakura era letteralmente esplosa di fronte ai loro occhi, cacciando una serie di urli ed esclamazioni talmente alte da far tappare ad entrambi le orecchie e da lasciare quasi secco il loro sensei. Dopodiché l’avevano vista partire in quarta verso l’area destinata agli allenamenti dei ninja e loro avevano aspettato che Kakashi-sensei si svegliasse (cosa che avvenne dopo neanche 3 minuti) per poi vederlo lanciarsi al disperato inseguimento dell’Haruno, costringendoli, loro malgrado, a seguirlo a ruota.

“Mia cugina sta combattendo con i migliori genin del nostro corso e lei mi dice –Non prenderla così male?-??!!” chiese con tono ironicamente isterico Sakura, sfidando il Jonin davanti a lei a risponderle un’altra volta.

Naruto unì ambedue le mani in segno di preghiera, pregando tutti i Kami che conosceva di far in modo che Kakashi-sensei non rispondesse alla sua compagna di squadra, ancora.

Sasuke sospirò e si preparò psicologicamente ad un’altra sfuriata della rosa, di nuovo.

Bhe…” cominciò il jonin dai capelli argentati “se la guardi da un altro punto di vista, non è una trag….”

Noooooo…” gemette a denti stretti l’Uzumaki, preparandosi anche lui a dover ascoltare la dolce voce della sua Sakura-chan trapassargli i timpani.

E invece…

Una mano piccola e rosea  si conficcò nella corteccia di un albero, facendo penetrare nelle nocche tanti piccoli aghetti legnosi.

Tutti e 3 rimasero sorpresi nel vedere che Sakura aveva caricato un pugno e l’aveva scagliato su un arbusto vicino a loro.

Sakura…? pensò a occhioni sbarrati il Jinchuuriki.

Ma che le prende? Si chiese l’Uchiha corrugando ancora di più la fronte

Kakashi abbandonò il proprio sorriso tirato, lasciandosi andare in un’espressione avvilita e profondamente turbata da quello che stava vedendo.

Chi è questa ragazzina? Si disse studiando l’espressione contratta della propria allieva. Non può essere davvero Sakura.

La testa rosata della ragazza si abbassò lasciando che i capelli le nascondessero il viso e la sua fronte cercò il contatto con la superficie legnosa del tronco dell’albero.

La mano conficcata nell’albero però continuò ad infierire nel medesimo punto dove aveva colpito, dando tanti piccoli colpi alla corteccia scheggiata.

Perché…?Perché…? Perché…? Perché…? Perché…?” cominciò a ripetere con insistenza, mentre sulla sua guancia scese una lacrima.

Perché sta succedendo questo? Perché deve essere tutto così difficile?

Lo sai il motivo. Disse una voce malevola dentro di sé.

Vattene. Cominciò a tremare

Sai perché sta succedendo tutto questo. Ridacchiò l’altra.

Non ora. Vattene. Basta. Sasuke Kakashi e Naruto si avvicinarono di più a lei, preoccupati.

È perché tu non l’hai fatto. Cantilenò allegramente quella vocina crudele.

BASTA!  Le convulsioni si fecero insopportabile e lei credette di aver smesso di respirare da un tempo interminabile.

Se l’avessi fatto ora Moriko non dovrebbe fare tutto questo per stare con te.

La sua bocca si spalancò, pronta ad urlare più forte che poteva, pronta addirittura a rompersi le corde vocali.

Poi sentì un paio di braccia, anzi…non un paio, ma tre, tre paia di braccia circondarle la vita, le spalle ed la testa. L’aria che aveva accumulato in gola rimase lì ed i suoi occhi si aprirono trovandosi in una posizione che, se non si fosse trattato dei suoi migliori amici, sarebbe potuta anche essere scambiata per una situazione compromettente.

Mi stanno abbracciando.

Dalla sua posizione Sakura riuscì a vedere Naruto stringerle le spalle, Kakashi, riconoscibile dal colore della maglietta, le teneva la nuca stretta al suo petto, infine Sasuke…le stava tenendo la vita.

Arrossì.

………… Po-possiamo andare da Moriko adesso?”

 

 

 

 

“Io non prendo in giro nessuno Neji-san.” Disse Moriko, lasciando di stucco il suo interlocutore e cominciando ad alzarsi in piedi

“Sto solo mantenendo una promessa.” Terminò finalmente ritta in piedi e sorridendo angelicamente.

Neji scattò in avanti con un braccio, fendendo l’aria con un gesto scocciato.

“Ancora con questa promessa! Ti rendi conto che quello che stai facendo non centra niente con la promessa fatta al Sandaime??!!!” asserì il giovane Hyuuga, digrignando i denti.

Una folata si vento passò tra loro due, alzando un leggero polverone in mezzo all’area da combattimento.

Comunque…” ricominciò angelica la ragazza dalla treccia “…le consiglio di non colpirmi più in quel modo, Neji-san.”

Il volto di Neji si fece confuso.

“La prossima volta potrei farmi veramente male…” disse abbassando leggermente la voce, ma rimanendo udibile alle orecchie dei presenti “… e le succederebbe una cosa molto brutta.”

L’occhio di Moriko si socchiuse appena, lasciando che un piccolo ricordo guizzasse davanti ad esso.

 

[“Ricorda Moriko-chan. Ricordalo sempre. ”

“Che cosa Momo-san?”

“Non devi mai più ferirti. Mai.”

“Perché?”

“Ricordi quello che è successo dopo che quell’uomo…?”

Momo-san, perché mi sta guarda l’occhio bendato?”

“Non ricordi nulla.”

Sembra delusa.

“Cosa dovrei ricordare Momo-san?”

“Nulla, non dovrai mai ricordarti di quello che è accaduto.”

“Non capisco”

“Dovrai solo ricordare per il bene degli altri di non farti mai ferire.”

“Il bene degli altri?”

“Ricorda Moriko-chan. Per il bene tuo e di quelli che ti stanno intorno.”

“Anche per Itokosan?”

Momo-san mi guarda pensierosa per un attimo, ma non riesco a capire quello che pensa, se solo non fosse per questo vetro colorato…

“Sì, Moriko-chan.Anche per Sakura-hime.”

Degli uomini in camice bianco aprono la cella di Momo-san e lei sembra spaventarsi e diventare nervosa.

“Ricorda Moriko. Mai. Non devi mai perdere nemmeno una goccia di sangue. Una sola potrebbe essere fatale per tutti quelli vicino a te. ”

Gli uomini in bianco le danno un colpo alla nuca, facendola addormentare, per poi trascinarla fuori.]

 

Tsk.” Sibilò con una sottile nota di divertimento il giovane Hyuuga, facendola ritornare alla realtà.

“Se pensi di spaventarmi con così poco ti sbagli.” Concluse rimettendosi in posizione da combattimento.

Ma io non volevo spaventarlo… pensò interdetta la ragazza dai capelli verdi.

In un attimo Neji si lanciò nuovamente all’assalto.

 

 

Sumimasen, Kakashi-sensei.” Disse la rosa guardando con insistenza il terreno della stradina sterrata da loro percorsa.

Naaaa. Non pensarci. Capita a tutti avere dei momenti di debolezza.” Rispose bonario il suo sensei grattandosi il capo tranquillamente.

“Normalmente non avrei fatto una scenata del genere. È solo che Moriko… ” tacque all’istante, sentendo improvvisamente un groppo alla gola.

Meglio non continuare.

Kakashi osservò pensieroso il viso velato di tristezza  e paura di Sakura. Non riusciva a capire. Di che cosa aveva paura Sakura? Perché avrebbe dovuto reagire in quel modo di fronte alla notizia del test al quale stavano sottoponendo Moriko? Se davvero sua cugina non era una persona pericolosa che senso aveva preoccuparsi?

E se… pensò corrucciando la fronte in un attimo … se invece fosse pericolosa?

Per la prima volta Kakashi si fermò a pensare agli avvenimenti di quegli ultimi giorni: Moriko che appariva dal nulla dietro Coco Kumogiko puntandole un kunai dietro la nuca con fare angelico; Moriko che scansava con estrema facilità gli attacchi di ben 3 jonin avversari nello stadio di Konoha; Moriko che arrivava alle spalle  di Sasuke senza che lui se ne accorgesse.

Tutto quello che aveva visto in quegli ultimi giorni non facevano certo parte del ritratto di una ragazzina innocua.

Eppure….

[Moriko non è come Coco!!].

Eppure Sakura non aveva mentito quando aveva detto quella frase di fronte a lui, Kurenai ed Asuma.

Sakura si voltò verso di lui, percependone lo sguardo, ed incontrò la sua espressione combattuta ed afflitta.

Cosa devo fare? Si chiese il jonin sentendo il cuore stringersi di fronte gli occhi ancora leggermente gonfi ed arrossati della sua giovane allieva.

Anche se quello che ho visto mi dice il contrario. Io…non riesco a non fidarmi di lei. Non posso.

Distolse rapidamente lo sguardo, lasciando che il suo occhio vagasse nel vuoto.

Sakura è una mia allieva. Non potrebbe mai tradire la mia fiducia…Se dovrà dirmi qualcosa. Lo farà. A tempo debito.

All’improvviso una voce gioiosa scaturì vicino alla spalla destra della sua allieva facendola finalmente voltare.

“Allora questa Moriko è tua cugina! Non vedo l’ora di conoscerla, dattebayo!” esclamò sorridendo Naruto, regalandole uno dei suoi tipici ghigni furbeschi da malandrino dal cuore d’oro.

Sakura sorrise lievemente, sentendo le guance ancora tirate ed intorpidite dalle lacrime che aveva versato poco prima.

Devo stare attenta a non farmi venire più quegli attacchi in pubblico.

“Non te l’avevo mai sentita nominare prima d’ora! ” continuò il biondo “Non sapevo che avessi una cugina, dattebayo!”

“Già neanche io fino a ieri.” Disse Sasuke con fare monotono, congelando l’espressione dell’amico in un istante.

Dopo neanche un nanosecondo Naruto si ritrovava a ginocchioni in un angolo della stradina, disegnando tanti piccoli cerchietti immaginari sulla terra e con un’aura depressa attorno alla testa.

“Sono sempre l’ultimo a sapere le cose…dattebayo” mugugnò il Jinchuuriki.

Sakura sorrise comprensiva al biondo, con il viso ancora velato di tristezza.

“Sono sicura che tu e Moriko andrete d’accordo, Naruto-kun.” Disse semplicemente, assottigliando gli occhi ed aspettando la reazione del compagno.

Si ritrovò il volto del compagno di squadra a pochi centimetri dal viso con un’espressione tipica di uno che sta per toccare il cielo con un dito e che, per la commozione, è sull’orlo del pianto.

“DAVVEROOOO????!!!!”

Un gocciolone apparve sulla tempia della rosa, che si chiese mentalmente perché Naruto dovesse essere sempre così espressivo ed espansivo.

Non si accorse che dietro di loro Sasuke digrignava i denti irritato.

 

 

 

Un Jyuken le sfiorò il petto per la seconda volta.

Neji-san è davvero arrabbiato… pensò Moriko scansando alla meglio l’altra mano dell’avversario, abbassandosi e flettendo le gambe a tal punto da sfiorare la terra con il mento.

Il suo occhio sinistro si alzò appena in tempo per vedere la figura in contro luce dello shinobi dagli occhi bianchi sovrastarla con una gamba alzata, pronta a colpirla senza pietà.

L’istinto prese di nuovo il sopravvento, come tutte le volte che la sua mente percepiva un pericolo, e le sue gambe molleggiarono dandole la spinta necessaria per saltare in alto.

Il resto venne da sé.

Il suo corpo si contorse a mezz’aria, dandole la possibilità di dare al giovane Hyuuga lo stesso colpo che aveva intenzione di dare a lei: proprio in mezzo alla nuca.

La palpebra sinistra s’irrigidì, stingendosi appena.

Piano… si impose mentalmente, rallentando la velocità e la potenza del calcio quanto le era possibile.

Il colpo andò a segno e Neji ricadde malamente a terra rotolando un paio di volte.

La ragazza dalla treccia atterrò indietro di poco rispetto a lui, guardandolo inespressiva e stranamente attenta.

Il corpo di Neji si rialzò tremolante dopo alcuni istanti, rialzandosi appena appena, puntellando le mani a terra.

Moriko sospirò.

Meno male…

Una risata riportò la sua attenzione al genin dagli occhi bianchi che, nonostante i suoi vestiti e la sua pelle, prima bianca e pulita come la porcellana, fossero pieni di graffi e di terra, sorrideva rivolto verso di lei.

Complimenti…” sussurrò pulendosi un angolo della bocca “…per il tuo invidiabile auto controllo.”

Alle sue spalle Kurenai sbarrò gli occhi, imitata da Asuma e dai rispettivi allievi.

Maito Gai sghignazzò soffi sfatto e Tenten sorrise contenta.

Hinata si portò le mani alla bocca, spaventata e preoccupata per Moriko.

“Il Byakugan…” ansimò.

Gli occhi di Neji erano ora contornati da vene sporgenti che dalle tempi gli arrivavano all’altezza dello sguardo per poi scomparire dietro di esso, sotto la pelle.

Moriko allargò l’occhio facendo diventare l’iride più piccola.

Anche Neji-san ne ha uno? Pensò stranita osservando quello stano effetto cutaneo sul viso dell’avversario.

Ma non è come il mio… realizzò imbronciandosi corrucciando la fronte preoccupata.

“Devo ammetterlo…” ricominciò a dire lo shinobi dai lunghi capelli, ora finalmente in piedi sulle sue gambe “Non avrei mai immaginato di dover arrivare ad utilizzare il Byakugan, …per scoprire il tuo punto debole.”

“Punto debole??!!” esclamò all’improvviso Kiba, sporgendosi in avanti istintivamente.

Neji è riuscito a scoprire il punto debole di quella lì?!

Oh no… pensò Hinata abbassando lo sguardo tremante.

La ragazza dalla treccia osservò il ragazzo ancora per un po’, rimanendo impassibile, per poi sorridere angelicamente ed inclinando la testa da un lato.

“Non capisco di cosa stiate parlando, Neji-san” scandì docilmente lei.

“La conferma l’ho avuta con il Byakugan…” continuò lo Hyuuga, indicando con un dito i propri occhi, per poi riabbassare la mano, senza mai smettere di osservare rapace la figura della ragazzina dinanzi a sé.

“Ma devo ammettere che senza Hinata non ce l’avrei mai fatta.”

Da dietro Moriko, Hinata sussultò, sentendo le occhiate dei presenti puntarsi su di lei.

Io..?!

Moriko riaprì l’occhio, riassumendo un’espressione interrogativa, aprendo di poco la bocca.

“…?”

“Ho iniziato ad avere i primi sospetti quando tu ed Hinata-san avete cominciato a lottare….” Scandì calmo e ghignante Neji, godendo dell’espressione stranita della ragazza dai capelli verdi. “Ed ho notato che c’è una discrepanza nel tuo modo di combattere…ed anche notevole.”

Le labbra purpuree di Kurenai andarono a martoriare per l’ennesima volta le proprie unghie.

Di che cosa sta parlando Neji?

Il ghigno del ragazzo si accentuò, se possibile ancor di più.

“C’è più di una ragione…” disse “... se usi più i calci che i pugni.”

Moriko era ancora ammutolita.

E Kiba pendeva dalle labbra di Neji ormai.

Una mano del giovane shinobi dagli occhi bianchi si alzò nuovamente ad indicare gli occhi, puntando quello sinistro.

“La prima è questo e il secondo…” riabbassò la mano, lasciando che le mani bendate gli penzolassero nuovamente lungo i fianchi.

“Me l’hai mostrato poco prima di darmi quel calcio.”

L’occhio color giada dell’altra si sbarrò ancora di più, in modo tale da non far riuscire quasi più a scorgerne la pupilla.

“Il mio doujutsu vede dappertutto e tutto…” sottolineò Neji con tono deliziato “…anche il flusso del chakra dentro il tuo corpo.”

Moriko sentì il cuore saltare un paio di battiti, forse di più.

Non si accorse nemmeno che lo Hyuuga si era rimesso in posizione di attacco.

Il suo punto debole… pensò sorridendo a labbra strette …è la poca forza delle braccia!!!

Il suo piede destro si piantò davanti a sé, dandogli lo slancio per la corsa.

Accortasi della carica appena effettuata dall’avversario la ragazza dai capelli verdi indietreggiò di un passo, sempre impassibile ed con l’occhio sbarrato. Si voltò e cominciò a correre verso il limite del ring, dove Hinata e gli altri la guardavano increduli.

Persino Neji si stupì.

Vuole uscire dall’area??!!

Si accigliò furioso, ritirando il Byakugan.

NO!!!

Non avrebbe lasciato che uscisse dall’area! Se uno dei due doveva perdere l’avrebbe fatto combattendo a viso scoperto e non di spalle come un codardo.

Incrementò la propria velocità, guadagnando terreno.

Davanti a sé la treccia di Moriko svolazzava all’indietro, a qualche centimetro da lui.

Tese la mano, pronto ad afferrarla ed a costringerla a fermarsi.

Poi la treccia scomparve e la mano di Neji afferrò il vuoto.

Un attimo dopo una spinta dietro la schiena lo fece cadere oltre la cordicella dell’arena.

Gli occhi perlacei di Neji guardarono allibiti il proprio piede toccare il terreno erboso oltre quel confine immaginario che aveva decretato la sua sconfitta.

Scattò con la testa all’indietro allo stesso modo in un’aquila pronta a beccare senza pietà un intruso che lo aveva scacciato dalla propria cima rocciosa ed incontrò il viso triste ed avvilito di Moriko.

Lui aveva perso.

Hinata guardò il cugino, poi Moriko, tenendosi le mani strette al petto.

I suoi occhi furono i soli, tra quelli di Kurenai, Asuma, Kiba, Shino e gli altri, che si accorsero del leggero tremore che scuoteva le spalle e le dita diafane di Moriko. 

 

 

Naruto continuò a saltellarle accanto, tutto eccitato alla prospettiva di conoscere finalmente una parente affezionata della sua dolce Sakura-chan.

“E dimmi com’è la tua famiglia?” chiese improvvisamente il biondo, facendo sì che l’attenzione di Sasuke e di Kakashi-sensei s concentrasse su Sakura che, alla domanda, ebbe un impercettibile sussulto.

La mia famiglia…?

[Sakura-hime! Proteggete Sakura-hime!]

“Che mi dici di tua madre?” continuò spensierato l’Uzumaki, dandole un’occhiata, sporgendosi per guardarla meglio.

[Sakura … Tu … devi … vivere.]

“Uhm?” mugugnò Naruto notando l’espressione allibita e persa nei propri pensieri della compagna.

“Allora Sakura ti decidi a rispondermi?”

Silenzio.

Il Jinchuuriki si imbronciò.

Bhe almeno dimmi quante cugine hai oltre Moriko. Dattebayo.”

“Sette.” Fu il sussurro appena udibile di Sakura.

Sasuke e Kakashi sbarrarono gli occhi increduli.

Otto cugine in tutto??!! Pensò il giovane Uchiha non credendo Alle proprie orecchie.

“Otto cugine comprendendo Moriko?! Sugoi²!!!” si rianimò Naruto ritornando raggiante “La tua famiglia deve essere molto allegra allora!”

“In realtà…” disse Sakura rialzando lo sguardo su di lui sorridendo angelica “…non vedo le mie cugine da anni. Moriko è ritornata da poco a Konoha.”

“E che mi dici delle altre? Scommetto che ti somigliano un modo. Dattebayo!”

A quella frase Sakura sorride enigmatica, lasciando ancora più turbati Kakashi e Sasuke, che avevano seguito il discorso con estrema attenzione.

“Magari.” Sospirò.

 

 

 

                                                                                                                                                             Continua….

 

Note di TRADUZIONE

¹  Ite:  l’abbiamo stradetto e ridetto ma non finirò mai di temere che alcune parole non si ricordino…Ite” si traduce in italiano come un “Ahia”.

² Sugoi: indica qualcosa di incredibile o di esagerato nel senso positivo. Tradotto in italiano sarebbe un “Grandioso” o “Fantastico”

 

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Capitolo 18
*** Qualcuno per cui uccidere ***


Arisalve!!!! ^^ Ed ecco a voi il tanto sospirato 18esimo capitolo!!! Molte cose accadranno e Molte nuove domande affioreranno, spero di non star diventando noiosa e che la storia non stia procedendo in maniera troppo lenta! Ma bando alle ciance e rispondiamo ai commenti!

 

 

cherry08:  Me commossa!!! Y-Y Ehehe Già Sakura ha altre cugin, ma non significa che ne abbia solo femmine… forse sono in maggioranza femmine….>:::> Sono contenta che Moriko-chan  stia riscuotendo tanto successo. Si sta avvicinando il 20esimo capitolo, quindi la fine del 2° volume. Non vedo l’ora ehehehe.

 

BabyCheshireCat:  Ma no! Non serve essere brave a commentare per commentare. Basta che si scrive quello che si pensa. A me va bene qualsiasi tipo di commento e, anche se fin’ora ne ho avuti solo positivi, sono anche disposta a riceverne e a leggerne di negativi! Cmq grazie per il complimento per i disegni! Spero di tornare presto a pubblicare alla velocità della luce anche su deviantart!! ^^

 

Rinoagirl89: Ehehe certo che il nostro Uchiha è geloso, ne dubitavi… cmq dovremo aspettare prima che Sakura si metta in mostra sul serio! ^_^ Di recente non ci siamo sentite su msn e mi dispiace Lu! (voglio il pandaaaaa!!! X°°°( )

 

kry333:  Troppo nervoso? Spero non in senso Out of Character ! In tal caso dimmelo così mi do una regolata! ^^ Sì Moriko ha sconfitto Neji! Mi sono divertita un mondo a scriverlo quell’episodio!  Spero che ti piaccia questo nuovo capitolo! A mio parere è molto promettente!

 

Junkochan:  Stesso discorso per Cherry. Non è detto che ci siamo solo femmine! ^^ Nel capitolo che segue non ci saranno scene pucciose come quella di Naruto, ma in compenso ci sarà taaaaanto mistero! ^^

 

Ed ora Buona lettura!!!!

 

Capitolo  18: Qualcuno per cui uccidere

 

 

Sakura si picchiettò un dito indice sul fianco, guardando a turno i visi di ogni presente, mentre Kakashi Sasuke Naruto rimanevano dietro di lei.

Asuma-sensei…” scandì pericolosamente la rosa, lasciando perplessi non solo i tre maestri di arti ninja, ma anche i suoi stessi coetanei che ora la guardavano confusi e preoccupati “…mi spieghi perché.” Concluse la konoichi alzando lo sguardo sull’adulto.

Alla vista della sua espressione Asuma-sensei si affrettò ad accendersi una sigaretta ed a cacciarsela tra le labbra, cercando in tutti i modi di apparire disinvolto.

Ma proprio adesso dovevano arrivare? Imprecò mentalmente il ninja fumatore Accidenti a Kakashi! Mancava così poco alla fine del test… ora non credo proprio che Sakura ci permetterà di andare avanti…

“Allora?”

Si schiarì la gola, preparando velocemente un elenco di motivazioni per le quali Moriko avrebbe dovuto fare il test.

Bhe…” cominciò “…dovevamo vedere qual’era il livello di tua cugina prima di ammetterla all’Accademia…

Sakura alzò un sopracciglio

Ah…volevate anche iscriverla all’Accademia Ninja?”

Sia per Asuma, sia per Kakashi il tono con il quale la rosa pronunciò la frase parve tremendamente sarcastico.

“E quando voleva parlarmi di questo piccolo dettaglio, Kakashi-sensei?” chiese la rosa lanciando un’occhiataccia all’indietro, facendo deglutire il sensei in questione.

 “Err…”

Itokosan…

Sakura ritornò a guardare la cugina, che, stando tra Hinata e Tenten con la testa rannicchiata tra le proprie spalle, teneva l’occhio sinistro fermo sul terreno, assumendo un’aria talmente dispiaciuta da far scomparire il cipiglio minaccioso comparso sulla fronte della rosa.

Gomenasai.” Sussurrò quasi in un singhiozzo Moriko abbassando ancora di più lo sguardo.

Di fronte a quella strana reazione tutti quanti si voltarono a guardare la giovane Haruno che però, senza fare neanche caso a loro, si avvicinò velocemente alla cugina e le posò gentilmente le mani sulle spalle.

Moriko alzò il proprio sguardo sorpresa, incontrando l’espressione dolce e comprensiva della propria Itokosan.

“Non devi sempre scusarti.” La rimproverò docilmente, mentre gli altri osservavano rapiti quella scena inusuale e sicuramente non ordinaria “In fondo non hai fatto nulla di cui farti perdonare.”

Però…” protestò la ragazza dai capelli verdi, vedendo però fermare la proprie parole da una mano alzata dell’altra.

Quando Moriko richiuse le proprie labbra, senza però riuscire a far scomparire la ruga di preoccupazione in mezzo alla fronte, Sakura annuì soddisfatta e ,voltandosi verso i quattro sensei ed i suoi compagni di squadra, ritornò seria in volto.

“Non ho nulla in contrario al test di capacità, né al fatto che vogliate iscriverla all’Accademia.” Disse quasi in tono solenne, facendo lanciare un sospiro di sollievo a Kakashi-sensei.

“Anche se, se mi aveste avvertito delle vostre intenzioni, mi sarei opposta…” continuò, mentre dietro di lei Shikamaru , Neji e Kiba si accigliarono interessati “…poiché sarebbe stata una cosa inutile.”

“Inutile?” intervenne Kurenai, rimasta un poco interdetta, ricevendo come risposta un segno di assenso da parte della rosa.

“Sono sicura che Moriko non ha dimostrato granché durante il test.” Disse lanciando un’occhiata sorridente dietro di sé verso la cugina.

“Come fai a saperlo?” chiese improvvisamente Neji dietro di lei, spingendola a voltarsi quasi completamente ad osservare il giovane genin dagli occhi bianchi guardarla stranamente irritato.

Qualcosa mi dice che ha già combattuto con Moriko… pensò riuscendo a stento a trattenere un sorrisetto divertito.

“Lo so perché la conosco.” Rispose lei ritornando a guardare le persone davanti a lei. I suoi occhi incontrarono il colto accigliato ed irritato di Sasuke. Quella vista le fece stringere il cuore e mordere le labbra : stava per dire un’altra cosa che lo avrebbe fatto arrabbiare o addirittura insospettito, ma se non l’avesse fatto sua cugina sarebbe anche potuta essere accusata di star nascondendo qualche pericolosa abilità per infiltrarsi nel villaggio.

Il che non si allontana dalla realtà. Pensò fermandosi un attimo ad analizzare meglio la situazione. Ma non lo fa con cattive intenzioni.

“E so…” ricominciò a parlare rialzando lo sguardo decisa più che mai ad andare avanti “…che Moriko non da mai il meglio di sé in un allenamento vero e proprio a meno che non ci sia in mezzo la vita di qualcun altro.”

La vita di qualcun altro? Rifletté Kakashi-sensei rabbuiandosi.

“In che senso?”Chiese prontamente il jonin dai capelli argentati.

“Nel senso…” rispose la rosa, valutando attentamente le proprie parole “…che Moriko non da mai il meglio delle sue capacità perché per lei equivarrebbe a mirare ad uccidere e lei non mirerebbe mai ad uccidere.  Mai. Nemmeno se ci fosse di mezzo la propria vita. Il modo in cui valuta la propria vita… è una cosa che si porta dietro fin da quando era bambina.”

Sasuke inarcò un sopracciglio.

Per un attimo tra i presenti cadde il silenzio.

“Stai forse dicendo…” cominciò Asuma-sensei, espirando un soffio di fumo “….che anche se un gruppo di shinobi l’attaccassero in branco per ucciderla, lei reagirebbe sempre quel tanto che basterebbe per fuggire senza lasciarsi dietro uno stuolo di vittime? ”

Sakura annuì.

“Precisamente.”

“Prima hai detto…” intervenne una voce dietro di lei che, voltandosi, scoprì essere quella di Shikamaru…che Moriko quando combatte sul serio è capace di uccidere….giusto?”

Nonostante quelle parole la stessero mettendo in soggezione, la rosa si ritrovò costretta ad annuire.

“E hai detto anche…” continuò il giovane Nara, strofinandosi con fare quasi infastidito il retro del collo. “…che questa cosa se la porta dietro da quando era bambina.”

Sakura annuì di nuovo.

“Ma come fai tu a saperlo, se Moriko è tornata soltanto pochi giorni fa al villaggio?”

Le si mozzò il fiato in gola.

“E poi…” proseguì marcando di più la propria espressione concentrata ed assorta “…da quel che ho capito tu e tua cugina non vi siete viste per un certo periodo di tempo, e visto che nessuno ha mai sentito parlare di lei qui al villaggio, deduco che ne è passata acqua sotto i ponti dall’ultima volta che vi siete viste. ”

Il sapore metallico del proprio sangue sgorgato dalle labbra le scivolò sulla lingua, mentre con nervosismo si accaniva sull’interno della propria bocca.

Accidenti…ho capito dove vuole arrivare!

“E se si ipotizza che quando vi siete lasciate tu non eri ancora entrata all’accademia ninja, dove di sicuro lei sarebbe entrata a far parte insieme a te…Shikamaru fece una pausa, aprendo gli occhi e squadrando l’Haruno attentamente “…Moriko era ancora una bambina all’epoca. Mi dici quando l’avresti vista combattere con il preciso obbiettivo di uccidere?”

Sakura abbassò lo sguardo così tanto che perfino i suoi capelli crearono un’ombra abbastanza fitta da nascondere i suoi occhi. Tutta l’attenzione dei presenti era concentrata su di lei, poteva sentirlo. Shikamaru aveva fatto un ragionamento degno del suo QI, ma avrebbe preferito che l’avesse fatto in un momento diverso.

Prese un profondo respiro per poi mettere una mano sulla spalla di sua cugina, che ora la guardava preoccupata ed attenta.

Sentì la sua spalla tremare. No, non era solo la spalla, era il suo intero corpo a star tremando impercettibilmente.

Moriko…” disse quasi in un sussurrò rialzando lo sguardo per mostrare un sorriso tirato. “Che ne dici di tornare a casa? Scommetto che non hai nemmeno fatto colazione.”

La ragazza dalla treccia guardò spaesata la propria Itokosan

Demo

“Tanto ora la conosci la strada, no? Ti raggiungo subito, tranquilla.”

Moriko chiuse la bocca ed annuì, voltandosi per andare via.

“Allora ci vediamo dopo Itokosan?” chiese un’ultima volta guardando indietro con fare smarrito.

“Certo!”  le rispose raggiante Sakura pere poi vederla partire verso il villaggio.

Non appena l’immagine della cugina sparì tra la vegetazione che circondava i campi, lei si voltò verso i suoi compagni di classe ed i sensei, mostrando un’espressione più seria che mai, addirittura quasi irriconoscibile che lasciò perplessi addirittura Kurenai e Gai.

“Hai colpito nel segno Shikamaru.” Disse la rosa con fare sconfitto, per poi guardare dritto in volto Naruto, Sasuke e Kakashi.

“Ormai non è difficile da capire.” Continuò l’HarunoMoriko ha ucciso una persona quando era solo una bambina di quasi 5 anni.”

Tutti quanti la guardarono scandalizzati. Persino Naruto e Sasuke la guardavano con orrore.

“E il motivo per cui lo fece…” si sbrigò ad aggiungere “…fu per salvarmi la vita.”

 

 

Moriko stava ancora correndo lungo la foresta che precedeva il villaggio.

Perché Itokosan mi ha fatto andare via? Pensò rimuginando sulla cosa.

Fu in quel momento che dall’alto, una voce diretta verso di lei la chiamò, costringendola a fermarsi per guardare in su, tra le fronde di un albero.

“Ehi, Mante Religieuse, ti trovo bene.”

La figura, anche se per metà celata dalle ombre dei rami, era perfettamente visibile.

Sopra di lei una donna dai capelli corti e cerulei di circa vent’anni le sorrideva , rimanendo comodamente seduta con le gambe a penzoloni su un ramo. In una mano,tenuta sul grembo ed ancora dentro la propria fodera, aveva una spada ed avvolto attorno al proprio corpo un sari.

Tuttavia quella persona non le disse niente nell’aspetto, finché, guardandole più attentamente il viso, notò che i suoi occhi erano chiusi nonostante il suo viso fosse puntato verso di lei.

Fu allora che, le sue labbra si distesero in un sorriso sorpreso e contento.

Ruri-san!!”

 

 

“La vittima era un uomo che aveva tentato di pugnalarmi con un coltello, sicuramente durante una crisi isterica…” proseguì Sakura chiudendo gli occhi per non vedere il modo in cui i suoi amici la stavano guardando in quel momento.

Moriko era presente e, vedendo il modo in cui mi si avvicinò, ebbe l’istinto di mettersi tra me e lui, proprio quando quello fece cadere la lama del coltello diretta al mio viso.”

Kurenai ed Hinata si coprirono la bocca, soffocando un lamento inorridito.

Moriko… si ritrovò con un occhio in meno al posto mio.” Singhiozzò la rosa sentendo ormai le lacrime scorrerle lungo le guance a quell’orribile ricordo. Sentì quasi l’urlo della cugina trapassarle le orecchie per una seconda volta e le imprecazioni di quell’uomo ronzarle nella mente.

“Un occhio?!” ripetè incredulo Shikamaru “Vuoi dire che tiene nascosto l’occhio destro per il semplice motivo…che non ce l’ha?!”

A rispondergli fu il volto di Sakura che annuì due volte di seguito.

Ecco perché… pensò il giovane Nara guardando la propria compagna di squadra osservare persa nei propri pensieri l’altra …Ino era così scioccata dopo aver sciolto il Shintenshin no Jutsu.

Intanto la bionda stava pensando più o meno alla stessa cosa.

Allora lo sapeva…

“Deduco che dopo aver ricevuto la pugnalata…” la interruppe Asuma-sensei accendendo un’altra sigaretta “…tua cugina reagì con violenza?”

Per un po’ il volto di Sakura rimase immobile e dalle sue labbra non fuoriuscì alcun suono, finché a dare risposta alla domanda del ninja fumatore fu un altro segno di assenso.

“Dopo quel momento…” sussurrò infine l’Haruno…l’allontanarono da me. E la chiusero in quel luogo orribile.”

“Il luogo ‘dalle pareti bianche e dalle persone con camici bianchi’ di cui ci ha parlato Moriko la prima volta?” chiese Choji e la rosa annuì di nuovo.

“Riuscii a vederla di sfuggita solo un’ultima volta, poi non la rividi più.”

Finalmente gli occhi color giada della konoichi si dischiusero nuovamente, ritornando ad osservare le persone attorno a lei.

Quello che vide fu un misto tra la pietà, il dispiacere e lo stupore con una goccia di incredulità.

“E che mi dici dell’odore?”

Tutti quanti si voltarono verso Kiba, che ora guardava Sakura tra il disperato e l’impaziente.

“Odore?” ripeté la rosa sbattendo un paio di volte le palpebre disorientata.

“SI!” urlò più forte facendo un passo verso di lei mostrando un poco di più i canini, mentre Akamaru, sceso a terra gli abbaiava insistentemente come per intimargli di non urlare “L’odore! Quello che tua cugina non ha! Io ed Akamaru abbiamo più volte provato a percepire anche la più piccola traccia della sua presenza tramite il nostro olfatto, ma è come se lei non esistesse!!”

A quelle parole l’espressione si Sakura si gelò prima rimanendo stupita, poi sciogliendosi e rilassarsi in una posizione assorta nei propri pensieri.

Voglio proprio vedere… pensò Kurenai-sensei guardandola attentamente …come farà a spiegare questo a Kiba.

All’improvviso il volto di Sakura si illuminò e la mano destra, prima tenuta sotto il mento, si alzò per poi colpire il palmo della mano sinistra, segno che aveva capito una cosa importante. In un batter d’occhio la mano destra si rialzò alzando l’indice a mezz’aria e, guardando l’Inuzuka di fronte a lei, disse:

“Le medicine!!”

Inutile dire che il giovane shinobi dei cani rimase più che perplesso da quella spiegazione e per un attimo fu tentato di chiederle se non lo stesse prendendo in giro, ma la sua espressione seria e per nulla divertita lo rassicurò della veridicità delle sue parole.

“La devono aver imbottita di moltissime medicine per farle sparire l’odore fino a questi punti.” Rifletté a mezza voce la rosa per poi digrignare i denti rabbiosamente.

Bastardi!

“Non capisco. Cosa centrano le medicine?” chiese Ino incrociando le braccia al petto, chiaramente ansiosa di saperne di più, come tutti del resto.

“Centrano eccome, Ino.” La rassicurò il suo sensei, spegnendo l’ennesima sigaretta del giorno.

“È vero…” concordò Kurenai, sentendosi tutt’un tratto  sollevata per il proprio allievo “…ci sono delle medicine che se utilizzate regolarmente e a forti dosi, finiscono col sostituire il proprio odore a quello della pelle.”

Chissà che razza di medicine hanno usato…

“Devono averla proprio bombardata dalla testa ai piedi, poverina.” Sussurrò Naruto abbassando lo sguardo.

Hinata si rabbuiò in volto ancor più del giovane Uzumaki. Non riusciva a credere che Moriko-chan avesse dovuto sopportare tutto quello d cui Sakura-san aveva parlato.

Nella sua mente si delineò l’immagine di Moriko, debole e sanguinante per buona parte del lato destro del viso, seduta su un letto d’ospedale in una stanza bianca e solitaria senza finestre, e con 3 flebo attaccate al braccio.

Come hanno potuto… pensò sentendo le lacrime inumidirle gli occhi perlacei e coprendosi la bocca per reprimere un singhiozzo …abbandonarla in quelle condizioni?

La mano di Shino si posò sulla spalla di Kiba con fare rassicurante, questo però non sembrava ancora soddisfatto della conclusione.

“E quanto tempo ci vorrà prima che il suo corpo riacquisti odore?” chiese impaziente, stupendo ancora una volta tutti.

Kiba sta diventando davvero un rompiscatole… pensò Shikamaru guardandolo di sbieco …si può sapere di che cosa si preoccupa?

Bhe…” intervenne Kakashi con fare apparentemente disinvolto “…dipende dalla quantità di medicine che Moriko ha in corpo e a quanto il suo corpo impiegherà per smaltirle.”

“E non dimentichiamo…” intervenne per la prima volta dopo tanto tempo Gai-sensei, diventato incredibilmente serio “…che se i trattamenti sono stati prolungati potrebbe anche manifestare dipendenza per uno dei farmaci somministratale.”

Sakura sussultò.

Dipendenza…

Kiba digrignò i denti.

Dipende…

 

“Allora, come sta la nostra piccola Mo-chan?” le chiese Ruri dandole due piccoli buffetti sulla testa, dopo essere scesa dal ramo come solo lei sapeva fare.

Lei la guardò dal basso, sorridendo serena: com’era bello rivedere anche Ruri-san! Era diventata una signora bellissima!

“Io sto bene. Adesso con me c’è Itokosan.” Rispose assottigliando gli occhi per la felicità, rimanendo sempre in posizione composta.

L’altra, sempre ad occhi chiusi, inarcò entrambe le sopracciglia, esprimendo sorpresa.

“Oh, c’è anche Sakura-hime nei paraggi?”

Mhm” annuì la ragazza dalla treccia “Sta parlando con dei suoi amici, poi facciamo colazione insieme.”

Colazione? Pensò sorpresa e divertita al tempo stesso Ruri Moriko sa che cos’è una colazione? Credevo che l’avesse dimenticato. Bhe, se Sakura-hime la vuole riabituare a vivere normalmente, sono felice per lei.

“Ne sono felice. Ma, dimmi, dov’è finita quella birbante di Coco-chan?” le domandò sporgendosi verso di lei abbassando un poco la schiena.

A risponderle fu l’alzata di spallucce di Moriko, il modo in cui scosse la testa e… il battito del suo cuore.

Non lo sa.

“Non lo so, Ruri-san.”

“Oh.” Disse disinvolta rialzandosi dalla sua posizione china “Non importa. Chiedevo tanto per chiedere.”

Itokosan ha detto che devo fare amicizia.” Cominciò nuovamente Moriko intristendosi tutt’un tratto “Ma ci sono delle persone che hanno capito che io sono cattiva. E non vogliono stare con me.”

Oh…” esclamò la donna mettendosi una mano sulla guancia con fare affranto ed aggrottando le sopracciglia. “Povera Mo-chan…

“Non deve essere dispiaciuta, Ruri-san.” Disse immediatamente la ragazza dai capelli verdi continuando a sorridere con l’occhio sinistro puntato sul suo viso “Io lo merito l’odio di queste persone.”

Di nuovo le sopracciglia cerulee della donna si alzarono sorprese, per poi abbassarsi per creare, in contrasto col suo sorriso enigmatico, un’espressione di comprensività velata di pietà.

“Non sei cambiata di una virgola, Mo-chan. ” sussurrò, mentre Moriko a quelle parole reagiva con assoluta compostezza, senza mostrare né preoccupazione né alcun tipo di turbamento.

“Classifichi la tua vita ed i tuoi interessi sempre di un livello più basso rispetto a quello degli altri.”

Questa  volta l’occhio di Moriko si riaprì di scatto, apparendo perplesso.

“Nessuno vorrebbe mai piangere per me o volermi bene sul serio Ruri-san. Io sono un’assassina.” Disse con semplicità disarmante, che però non fece scomporre l’espressione sorridente di Ruri.

“Però Sakura-hime lo fa.” Replicò l’altra godendosi il rumore del cuoricino dell’altra cominciare a battere più velocemente.

La ragazza dai capelli verdi abbassò la testa facendosi di nuovo triste.

“Ma Itokosan mi vuole bene perché è la persona più buona del mondo…” sussurrò quasi a mo’ di giustificazione “…Solo lei potrebbe voler bene ad una come me.”

Una gocciolina di sudore si formò sulla tempia della donna dagli occhi chiusi.

I suoi ragionamenti sono come quelli di 8 anni fa…. Incredibile. Essendo stata rinchiusa in coma farmacologico per tutti questi anni, il suo cervello non si è sviluppato.

Si fermò un attimo ascoltando ancora il battito del suo cuore.

Calmo, rilassato e con cadenze precise e tenui.

Anche se il suo corpo è quello di un’adolescente… è ancora una bambina.

 

 

 

“Posso tornare da mia cugina, adesso?” chiese infine con una vena di impazienza la rosa.

A dispetto delle sue previsioni, però, non fu congedata subito.

“Non ancora.” Le disse Kakashi-sensei, costringendola a bloccarsi con un piede mezzo alzato ed il torso ruotato da una parte nell’atto di voltarsi nella direzione dove Moriko era sparita.

I suoi occhi saettarono preoccupati verso il proprio sensei.

Cos’altro vorrà, adesso…? Pensò con una goccia di sudore che le scorreva lungo il mento.

Il jonin dai capelli argentati le rispose voltando il capo verso gli altri 3 colleghi, facendo segno loro con una mano di seguirlo, mentre lui stesso si allontanava di qualche metro dal gruppo di genin.

Questi lo seguirono, lasciando i propri allievi perplessi ed indispettiti.

“E adesso che cosa fanno?” chiese irosa Ino, mettendosi più vicina a Sakura e piantandosi le mani sui fianchi, ottenendo come risposta da parte di Shikamaru, Naruto e Shino, un’alzata di spalle.

Sakura si accigliò.

Non promette nulla di buono… rifletté osservando le espressioni e i movimenti delle labbra dei sensei, cercando disperatamente di carpirne le parole pronunciate.

“Chissà cosa si dicono…dattebayo.” Bofonchiò Naruto imbronciato e con gli occhi stretti stretti.

“Vorrei tanto saperlo anch’io.” Ribatté Tenten guardando i quattro jonin di sottecchi.

Intanto Kiba e Shikamaru se ne stavano l’uno affianco all’altro, abbastanza distanti dal gruppo. Kiba si era accasciato a terra, flettendo le gambe mentre il giovane Nara si era limitato a rimanere in piedi nella tipica maniera scomposta in cui era solito mettersi.

L’Inuzuka, però, guardava fisso davanti a sé con fare assente, senza curarsi di Akamaru che, preoccupato gli stava leccando amorevolmente una guancia.

Shikamaru lo guardò di sbieco in silenzio: non avrebbe osato chiedergli qualcosa, ma, se glielo avessero chiesto avrebbe giurato che Kiba fosse terrorizzato o come minimo preoccupato seriamente.

“Ohi, Kiba.” Lo chiamò finalmente dopo un paio di minuti, attirando su di sé l’attenzione del suo fedele segugio, che cominciò a scodinzolare felice che qualcuno lo aiutasse a cercare di tirare su il proprio padrone.

“Uhm?” gli rispose debolmente l’altro.

“Cerca di rilassarti.”

“Io sono rilassato” replicò con una punta di acidità l’altro

“Hai la faccia di uno che ha rischiato il patibolo” gli ribatté di tutto punto il giovane Nara aggrottando le sopracciglia e voltando interamente il proprio volto verso la testa china di Kiba, fissandolo con uno dei suoi soliti sguardi indagatori.

Non sei andato molto lontano dalla realtà… pensò il ragazzo dalle zanne rosse tatuate in viso.

Una folata di vento spirò tra loro due.

Fu allora che Kiba alzò il volto mostrando un’espressione più che sorpresa, arricciando il naso per saggiare l’aria attorno a lui. Shikamaru lo osservò di sottecchi, non perdendolo mai di vista.

Ma… pensò lo shinobi dei cani … questo odore...

Alla sua destra, rivolto verso la distesa di alberi che portava al villaggio, Akamaru cominciò ad abbaiare rabbioso, mettendosi in posizione di allerta con la coda ben ritta e rivolta verso il cielo.

Il giovane Inuzuka si rese subito conto che il punto indicato da Akamaru era lo stesso dove era scomparsa Moriko poco prima.

…di chi è?

Si rialzò e, sotto lo sguardo incuriosito di Shikamaru, fece per dirigersi nel luogo segnalato dal suo fedele compagno a 4 zampe, quando un battito di mani, accompagnato dalla voce di Gai-sensei, lo fermò.

“Ragazzi, abbiamo un annuncio!” proclamò con fare scherzoso il ninja verde.

“Che tipo di annuncio?” chiese leggermente perentorio Sasuke.

I 4 sensei si guardarono ancora una volta l’un l’altro, sorridendosi a vicenda ed infine annuendo tra di loro.

A farsi avanti fu Kurenai, pacata e decorosa come sempre, interponendosi tra i suoi colleghi ed il gruppo di genin dinanzi a lei.

“Abbiamo deciso che Moriko entrerà a far parte dell’Accademia.” Annunciò con un sorriso la sensei, che però mise in allerta Sakura.

Alla notizia dal gruppo dei suoi coetanei si levò un coro di consensi, eccezion fatta per Sasuke, Neji, Kiba, Shino e Shikamaru, che per una cosa o per l’altra preferirono rimanere in religioso silenzio

“Ma dati i risultati del test…” continuò la konoichi sempre mantenendo il proprio sorriso enigmatico “abbiamo deciso che sarebbe controproducente inserirla in una classe di alunni inferiori a lei sia nell’età che nel livello di conoscenze e…

E….?!” la spronò a proseguire più velocemente la rosa, sentendo ormai un groppo bloccarle la gola per la tensione.

Kurenai ridiventò seria all’improvviso, guardando dritto negli occhi Sakura.

…e quindi abbiamo deciso all’unanimità…” ricominciò poco dopo sottolineando l’ultima parola “…di promuoverla direttamente a grado genin e di creare una squadra supplementare in cui inserirla, in modo tale che si abitui a lavorare in squadra.”

Dire che Sakura era rimasta pietrificata era un eufemismo.

V-vuol dire…c-che…” balbettò incerta la rosa “Moriko…é…?”

Intuendo la domanda della sua giovane allieva, Kakashi-sensei annuì, sorridendo come era solito fare da sotto la propria maschera.

“Sì Sakura…” le rispose il jonin dai capelli argentati “Moriko  diventerà a tutti gli effetti un ninja di Konoha.”

D’un tratto il mondo parve tremarle e vorticarle sotto i piedi, facendole perdere l’equilibrio e facendola finire a ginocchioni sull’erbetta fresca del campo d’allenamento. I suoi occhi, umidi e sbarrati, erano fissi sul terreno davanti a lei e quasi non si accorse di Naruto ed Ino accorsi accanto a lei, preoccupati dalla sua reazione.

Moriko diventerà una konoichi del villaggio. Si ripeté mentalmente non riuscendo ancora a credere a quello che aveva realizzato. I suoi occhi si strinsero e i suoi denti artigliarono il suo labbro inferiore.

Grazie al cielo… pensò chiudendo gli occhi e sentendo il proprio cuore alleggerirsi di almeno una piccola parte di quell’enorme peso chiedi recente le aveva assalito l’animo.

Adesso non la potranno più cancellare.

Kiba cadde all’indietro ad occhi sbarrati e bocca spalancata.

“E per curiosità….” Intervenne Ino con un sopracciglio inarcato rivolta al proprio sensei, rimanendo al fianco della sua amica, che stava sfogando la propria felicità sul terreno “Chi farà parte di questa ‘squadra supplementare’?”

Asuma, sorrise e volse la testa da un lato con fare enigmatico e Kurenai assottigliò gli occhi, sorridendo.

“Mi sono presa la responsabilità di dirigere la nuova squadra” disse la donna dagli occhi rossi.

“E gli altri due componenti della squadra insieme a Moriko?” doomandò curiosissimo Naruto, facendo sì che l’attenzione di tutti quanti si assottigliasse ancora di più rispetto a prima.

Fu la volta di Kakashi-sensei di rispondere.

Shikamaru Nara e Kiba Inuzuka.”

 

 

 

 

                                                                                                                                             Continua….

 

 

 

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Capitolo 19
*** La Squadra ***


E voilà eccomi qua!! ^_^ Sono tornata!! E questa volta con un capitolo più lungo degli altri! Sisi! Lo so che mi amate per questo, ma niente fiori sul palco! Cmq a parte gli scherzi questo capitolo è veramente lungo! Saranno più o meno 10 pagine stampate! -__-

Spero quindi di non aver fatto troppi errori di battitura (anche perché ho revisionato il testo con particolare attenzione questa volta!) e che vi piaccia!! Ehehe *-*

 

E ora largo ai commenti!

 

debbyuchiha: Sei sicura che sarà un combattimento per proteggere Sasuke? *_* mhwahaha! Ok basta oppure ti scompiglio le idee con questi miei falsi spoiler! Mi fa piacere che la gente ami Moriko per come sono riuscita a descriverla a sole parole, anche se credo proprio che i disegni abbiano fatto molto! Shikamaru e Kiba sono perfetti per il loro ruolo nella fan fiction e credo proprio che questo capitolo piacerà in MOOOLTE persone! Mwahahahaha! *____*

 

kry333: Già! XD Kiba non accetterà molto facilmente la presenza della nostra tenerissima Moriko! Ma prima o poi dovrà! Sono contenta che il capitolo precedente ti abbia schiarito le idee (il mio problema è che le cose non le spiego subito, ma le presento ai lettori a piccole dosi per creare la suspence, anche se a volte mi sembra di essere troppo lunga e dispersiva! Sigh!)

 

Rinoagirl89: Ed ecco signori e ignori il verdetto: Il premio oscar per la miglior intuizione va a ninentepopodimeno che… Rinoagirl!!! ^//^ Crudele dici…? >:D Nooo ho solo dato a Kiba l’occasione di riscattarsi per tutte le cose brutte che ha pensato su Moriko! E per quanto riguarda a Shikamaru… credo che amerai particolarmente questo chappy! PS msn mi si è sconvolto e non so perché! Y.Y sto ancora cercando di rimetterlo in sesto con poche speranze, ma credo che ci riuscirò! Bacioni!! PANDA! ASPETTAMI!!!

 

Junkochan: O.O Hai ragione…hai perfettamente ragione vado a correggere quello strafalcione lessicale!

Grazie ancora per i complimenti e goditi questo capitolo ehehe! ^___^

 

cherry08: Ruri comparirà nel 3° volume (cioè dal 21esimo capitolo in poi), e forse su deviantart riuscirò a mettere un suo studio delle espressioni! Eheheh! Ho già messo quelli di Moriko e Coco, poi arriveranno anche quelli delle altre/i! Ci sentiamo!

 

_volpetta_: Benvenuta!! Dritta nei preferiti!? Uao! Sono commossa!! Y-Y Spero che commenterai spesso! ^^ Se hai qualche difficoltà a capire qualcosa fammelo sapere!

 

 

 

 

 

Capitolo 19: La Squadra

 

Sakura accelerò il passo in avanti per poi fermarsi e guardare dietro le proprie spalle la radura da cui era appena scappata e dove, nonostante fosse distante più o meno metri da lei 10 metri,  Kiba stava letteralmente dando di matto urlando alla propria sensei sotto le occhiate interdette degli altri genin.

Le sue sopracciglia rosate si corrucciarono in segno di disappunto: era stato un bene che se ne fosse andata prima, intuendo la piega che stava prendendo il discorso dell’Inuzuka.

Le era bastato sentire uscire dalle sue labbra la frase “Io dovrei stare in squadra con…quella??” per farle capire che sarebbe stato meglio per tutti se avesse cambiato aria il più in fretta possibile.

Le nocche delle proprie mani le pizzicarono fastidiosamente al solo pensiero del modo in cui Kiba si era riferito a Moriko.

Ritornò a guardare il sentiero che percorreva il sottobosco sterrato della piccola foresta in cui si era addentrata e sospirò, intimando al proprio cuore di ritornare ad un battito più calmo e regolare.

Ma non ci riuscì. E sapeva bene il perché.

Non era l’appellativo che l’Inuzuka aveva affibbiato alla cugina ad averla fatta innervosire.

No. Quello poteva anche sopportarlo, seppur con un certo limite. Con una parola semplice e minimamente dispregiativa poteva anche conviverci.

I suoi occhi furono velati da un’ombra.

In squadra con Kiba e Shikamaru… rimuginò, stringendo inconsciamente i pugni …e per di più con Kurenai come sensei. Kakashi-sensei e gli altri non avrebbero potuto scegliere una disposizione peggiore.

Sapeva cos’avrebbe comportato la convivenza di Moriko con gli altri 3 ninja: problemi, complicazioni e rischi. Specialmente rischi.

Il principale problema era rappresentato da Shikamaru che, con il suo QI e l’insolita propensione a sottolineare le contraddizioni che emergevano dalle sue scuse sul passato della cugina, non ci avrebbe messo molto a scoprire troppo…se non tutto.

Poi c’era Kurenai che, anche se da una parte era conosciuta per essere severa quel tanto che bastava per tirare fuori il meglio dagli allievi senza distruggerli fisicamente, dall’altra non avrebbe di certo trattato Moriko con i guanti di velluto. In ogni caso, il fatto di aver raccontato quello che era avvenuto a Moriko 8 anni fa nell’Inferno, omettendo parecchi particolari della storia, poteva avere anche i suoi risvolti positivi: Kurenai prima di essere una Konoichi era una donna e Sakura poteva giurare che il suo istinto materno, unito alla consapevolezza di quello che la piccola Moriko aveva dovuto passare nei primi anni di infanzia, l’avrebbero portata a comportarsi in modo protettivo con lei.

Il dito indice della mano sinistra incominciò a stuzzicarle il mento, mentre la sua mente si spostava sull’ultima complicazione della questione.

Kiba non accetterà mai Moriko… realizzò mentalmente, visualizzando il volto ringhiante dell’Inuzuka davanti ai propri occhi … e Kakashi-sensei non permetterà che Kiba si sottragga al compito che gli hanno dato.

La rosa inghiottì quasi sovrappensiero un groppo di saliva.

Moriko non avrà vita facile in questa squadra.

E così pensando, ricominciò a camminare spedita lungo il sentiero del bosco.

 

 

“Ho detto che non lo farò!”

“Smettila di fare il bambino, Kiba” fu la risposta che ottenne il giovane Inuzuka da Kurenai-sensei.

Di fronte agli occhi fermi e decisi della propria sensei, l’espressione del ragazzo si congelò, incurante delle occhiate confuse ed interessate degli altri.

Perché Kurenai-sensei aveva lasciato che facesse squadra con quella lì? Eppure le aveva parlato del suo problema. Gli aveva promesso che avrebbe risolto l questione. Perché adesso lo metteva in quella situazione?

Abbassò lo sguardo stringendo i pugni, nascondendo gli occhi all’ombra del coprifronte, senza accorgersi di Akamaru, che guaendo affranto, gli stuzzicava con una zampetta la gamba destra.

Io…” sussurrò “… non capisco.”

Kurenai e gli altri sensei si guardarono l’un l’altra per poi tirare, quasi in contemporanea, un sospiro.

“Ascolta, Kiba.” Cominciò la konoichi avvicinandosi di un paio di passi al proprio allievo “Il test che ci eravamo prefissati di far svolgere a Moriko non è terminato e tutti noi… ” fece una pausa accennando con un rapido movimento del capo a Kakashi, Asuma e Gai “… abbiamo motivo di credere che Sakura stia in qualche modo cercando di nascondere qualcosa riguardante le capacità combattive di Moriko.”

Sia Neji che Shikamaru, si scambiarono occhiate allibite con i rispettivi compagni di squadra, di fronte a quella sconcertante affermazione.

Anche Kiba allzò lo sguardo, interdetto.

“Devi capire che ora come ora non possiamo permetterci di perdere Moriko di vista. Dobbiamo tenerla d’occhio. Battere il ferro finché è caldo. E per farlo abbiamo scelto voi due.” Concluse velocemente la donna dagli occhi purpurei, accigliandosi e lanciando una rapida occhiata anche a Shikamaru, che guardava la scena con spiccata serietà.

“Ma non ha senso!” esplose di nuovo l’Inuzuka, facendo saltare dallo spavento il suo fedele seguguio “Io non sono adatto per tenere d’occhio quella lì! Non riesco a sentirne l’odore! Potrebbe tranquillamente sgusciarmi dietro alle spalle senza che io me ne accorga!!”

L’esperta in genjutsu si massaggiò la fronte esasperata.

“Lo so, Kiba. È per questo che è necessario metterti in squadra con lei. In questo modo ti abituerai alla sua presenza cominciando a captarne i segnali attraverso gli altri sensi.”

Kurenai-sensei ha ragione, Kiba.” Disse improvvisamente Shikamaru voltandosi a guardare l’altro con sguardo riflessivo. “Sarà molto meglio per te incominciare ad abituarti alla presenza di Moriko.”

A rispondergli fu un ringhio sommesso proveniente dalla gola del compagno.

Il giovane Nara sbuffò esasperato grattandosi la testa nervosamente: Kiba era davvero insopportabile quando ci si metteva.

Fu allora che Hinata, avvicinatasi piano piano al compagno di squadra, gli mise delicatamente una mano sulla spalla, richiamando la sua attenzione.

Kiba-kun…” sussurrò la giovane Hyuuga con occhi supplichevoli “kudasai¹.”

 I due ragazzi rimasero per un po’ a guardarsi, finché Kiba, sconfitto abbassò per primo lo sguardo, non potendo sopportare la vista del volto di Hinata così triste.

“Va bene Hinata…lo farò.”

 

 

Ruri sentì i passi di Sakura-hime avvicinarsi al luogo dove aveva lasciato Moriko-chan.

Mi sarebbe piaciuto restare a salutarla, Sakura-hime… pensò sistemandosi alla meglio il sari, la spada al proprio fianco e l’anfora che aveva lasciato sull’albero poco prima di ricominciare a saltare da un ramo all’altro della foresta.

Ho fatto promettere a Moriko di non dire a Sakura-hime che sono passata a trovarle.

Un sorriso enigmatico le piegò le labbra.

Ho parecchie cose da fare prima di tornare alla mia occupazione... tipo parlare con Coco-chan.

 

 

 

 

“In squadra con Kiba-san e Kurenai-san?” chiese Moriko, seduta compostamente al tavolo di uno dei tanti bar-ristoranti di Konoha, facendo oscillare con fare decoroso le proprie bacchette sulla ciotola di gohan² e sulla porzione di frittata dolce che le stava davanti, senza però curarsi di cominciare a mangiare.

Davanti a lei Sakura, invece aveva cominciato a mangiare la propria macedonia, guardando la cugina con la fronte aggrottata, annuendo poi alla sua domanda.

“Già, anche con Shikamaru.” Disse posando un attimo la ciotolina ormai vuota.

Demo…” continuò la ragazza dai capelli verdi inclinando la testa da un lato ed alzando lo sguardo un po’ più in alto rispetto a dove stava la sua Itokosan, avvicinandosi con fare pensoso la punta delle bacchette al mento “Kiba-san ha già una squadra e anche Kurenai-sa..-”

Sensei, Moriko, d’ora in avanti chiama Kurenai con l’appellativo sensei o farai brutta figura.” La interruppe sorridendo un po’ amaramente la rosa, guardando l’altra come al solito in modo comprensivo.

A risponderle fu il segno d’assenso di Moriko.

Kurenai-sensei e Kiba-san ce l’hanno già una squadra no? Perché devono fare un’altra squadra con me?” insistette la ragazza con la treccia prendendo per un attimo in mano la propria porzione di gohan.

“Vedi, Moriko.” Sospirò sconsolata Sakura abbassando le spalle come se fossero state gravate di un ulteriore peso. “Se tu cominciassi a studiare all’accademia partendo da zero, dovresti stare con dei bambini più piccoli di te e questo non ti aiuterebbe granché. Kakashi-sensei e Kurenai-sensei hanno pensato che, creando una squadra supplementare nel quale inserirti, potrai ambientarti meglio e imparare più velocemente sul campo, non credi anche tu?” concluse tutto d’un fiato l’Haruno, poggiando le braccia sul tavolo e sorridendo angelica alla cugina, sporgendosi leggermente in avanti.

In cuor suo sapeva che quello che le avevano spiegato i jonin non era il solo motivo che gli aveva spinti a prendere una tale decisione, eppure per il bene di Moriko sarebbe stato molto meglio fingere di stare al gioco, finché non fossero passati i tre mesi prestabiliti come d’accordo.

Uhmm.” Mugugnò la ragazzina masticando nervosamente la punta delle due bacchette, aggrottando le sopracciglia per lo sforzo di capire il ragionamento che la sua Itokosan le aveva appena spiegato.

La rosa rimase a guardarla dolcemente, stupendosi ancora una volta di quanto fosse cresciuta negli ultimi otto anni ed a quante cose avrebbe dovuto imparare in quel piccolissimo lasso di tempo che la divideva dalla sua prima missione, essendo stata appena promossa a grado genin.

Moriko…” la richiamò automaticamente, non accorgendosi che la cugina aveva appena incominciato a mangiare piccoli bocconi di riso in bianco alla volta, alternandoli con alcuni pezzettini di frittata dolce.

L’occhietto color giada dell’altra si alzò su di lei, interrogativo, proprio mentre aveva inghiottito l’ultimo bocconcino di riso scondito, rimanendo con le bacchette tra le labbra.

Alla vista di quella scenetta Sakura lanciò un piccolo risolino: sua cugina era talmente innocente che avrebbe potuto a suo parere fare tenerezza anche a quell’austero del padre di Ino.

“Di recente…” azzardò indecisa se proseguire o meno la domanda, temendo una risposta affermativa “ti sei sentita strana o particolarmente … male?” concluse un po’ titubante.

“Male?” ripeté con sguardo ingenuamente sorpreso l’altra, per poi pensarci un attimo e poi scuotere la testa “No, Itokosan. Perché?”

Dentro di sé Sakura sospirò sollevata

Meno male… pensò ricordando le parole di Kurenai …a quanto pare l’assunzione prolungata di quei farmaci non le sta dando problemi, ora che ha smesso.

“Ti piace la frittata?” chiese inclinando la testa da un lato,cambiando velocemente discorso e notando che già metà della sua porzione era sparita.

Moriko annuì, assottigliando gli occhi ed assumendo sulle guance ceree un leggero colorito roseo.

“Ne sono felice.” Aggiunse Sakura  gustandosi poi in silenzio il sorriso imbarazzato della cugina.

Non posso credere che mi abbia trovata… si disse mentalmente sentendo il cuore gonfiarsi di orgoglio e sollievo assieme.

Guardò Moriko inghiottire l’ultimo pezzo di frittata seguito da un ennesimo mucchietto di riso, lasciando come da etichetta un poco di quest’ultimo nella ciotolina.

Sentì gli occhi inumidirsi.

Non posso credere…

Un paio di lacrime le scivolarono lungo le guance attirando l’attenzione dell’altra.

…che siamo tornate insieme.

Itokosan?” chiese con voce confusa e preoccupata Moriko, allungando a vuoto un braccio verso di lei.

Itokosan, perché piangi?” domandò di nuovo sporgendosi un po’ verso la cugina.

Una risata proruppe dalla gola della rosa.

Le mani di Sakura andarono a coprire gli occhi color giada, dai quali non smettevano di scorrere tante piccole gocce gioiose.

“Non è niente, Moriko-chan” rispose la rosa sempre coprendosi il volto con un sorriso tremulo “Stavo solo pensando … a come sarà bello quando imparerai anche a leggere e a scrivere.”

L’occhietto di Moriko si spalancò un po’ di più di fronte a quella risposta inaspettata e sentì il proprio cuore battere proprio come aveva fatto quando aveva parlato con Hinata-san la prima volta.

Non capiva perché la sua Itokosan stesse piangendo e sorridendo al tempo stesso.

Forse era per quello che non si sentiva né dispiaciuta, né triste, anzi, quello che le sentiva esplodere in petto era forse…?

Sorrise di nuovo, stendendo le labbra pallide.

“Ha ragione, Itokosan.”

 

 

Dopo quella mattinata passata con Moriko a mangiare serenamente una più che meritata prima colazione, Sakura stilò in poche ore, tra gli sbraiti della donna che chiamava madre, e le faccende di casa di cui doveva occuparsi, una rapida scaletta di quello che la cugina non aveva mai avuto modo di incontrare o conoscere.

Partì dalle cose più semplici come il leggere e lo scrivere, di cui Moriko era riuscita a ricevere dalla madre solo una prima infarinatura, prima di essere trascinata insieme a lei e le altre nell’Inferno, poi passò alle cose un po’ più complicate fino ad arrivare a compiere una lista più o meno esauriente di tutto quello che la cugina avrebbe dovuto imparare nel giro di pochi mesi.

“Vediamo un po’…” mormorò la rosa dondolando pensierosa la matita che teneva in mano, guardando critica il foglio sul quale aveva passato si è no 2 ore, tra correzioni e copiature varie.

 

1)        Leggere e Scrivere 

2)        Educazione alimentare in generale( riabituarla alla colazione, pranzo e cena e farle conoscere la cucina in generale fare un salto dal chiosco Ramen Ichiraku)

3)        Modi di vestire appropriati (fare un salto da Ino per introdurla almeno in parte nel mondo della moda so che me ne pentirò.)

4)        Rapporti con gli altri (insegnarle come socializzare al meglio con gli altri)

5)        Il concetti fondamentali delle arti ninja in generale (taijutsu, genjutsu, ninjutsu)

6)        Introduzione alla struttura gerarchica del villaggio della foglia (cos’è un Hokage ecc.)

7)       

 

La giovane konoichi picchiettò un paio di volte la matita sull’ultima voce del proprio elenco che ancora non aveva avuto il coraggio di aggiungere, combattuta sulla necessità di farlo o meno.

Le sue sopracciglia rosate si arcuarono, creandole in mezzo alla fronte più rughe del solito.

Che fare? Metterlo o non metterlo? Non era una cosa da scartare completamente, ma d’altra parte Moriko non era mentalmente pronta per affrontare l’argomento.

Passò un bel po’ di tempo lì seduta a spremersi le meningi, così tanto che sarebbe potuto sembrare che salle sue orecchie uscisse del fumo nero.

Poi, finalmente, la sua testa ciondolò in avanti stremata, con gli occhi che ormai erano diventati bianchi ed a palla e la sua mano tracciò a malincuore l’ultima voce necessaria per chiudere in bellezza il programma di rieducazione intensiva di Moriko.

 

7)        Rapporti tra ragazzi e ragazze (spiegarle che i bambini non arrivano con la cicogna né dalle risaie.)

 

Rilesse con una punta di imbarazzo le ultime parole, sospirando con un gocciolone che le gravava sulla nuca.

Eh sì, sarebbe stato l’inizio di un luuungo trimestre. 

 

 

 

2 Settimane dopo…ore 9,00 A.M.

 

Moriko stava ancora dormendo nel proprio futon, all’ombra del paravento delicatamente decorato che divideva il suo appartamento in due parti, dandole riparo dalla luce del sole che, filtrando dall’unica finestra della stanza, tentava di disturbarle il sonno. Oltre questo elegante divisore, non c’era un arredamento vero e proprio, a parte un piccolo mobiletto con le ante scorrevoli che custodiva il suo guardaroba piuttosto ristretto per una ragazza della sua età. L’unica cosa di nuovo che si poteva notare in quella parte dell’appartamento era la presenza, aggiunta di recente, di una foto incorniciata da un quadro color ciliegio, posta sopra il mini armadio e tra due vasi di fiori campestri recisi ed immersi in un po’ d’acqua.

L’immagine in questione, scattata solo 2 giorni prima in onore del primo incontro avvenuto tra lei ed i suoi nuovi compagni di squadra, ritraeva lei in mezzo, sorridente e composta come al solito, che teneva le mani intrecciate in avanti, Kurenai dietro di lei, chinata in avanti e che le scompigliava affettuosamente i ricciolini verdi, mentre Shikamaru e Kiba stavano accanto a lei, uno che guardava l’obiettivo con un’espressione che preludeva l’arrivo di un attacco di sonno, l’altro che ringhiava con sguardo rivolto altrove, con il fidato Akamaru che lo osservava da dentro la sua giacca con espressione quasi rassegnata.

Moriko sorrideva nel sonno, dormendo supina con le braccia abbandonate accanto alla sua testa, inclinata leggermente da un lato.

Erano state due settimane piuttosto intense per la piccola konoichi che, prima di essere introdotta formalmente alla sua nuova squadra, era stata spinta dalla sua Itokosan ad acquisire una serie incessante di informazioni nuove ed interessanti: il modo in cui si scrivevano le varie parole e la pronuncia dei singoli ideogrammi, il modo corretto di magiare per essere sempre piena di energia senza però rischiare di farsi venire male al pancino, le varie maniere di vestirsi per (a detta di Ino-san) apparire sempre al meglio per far bella figura con i ragazzi, la conoscenza di alcune persone molto simpatiche tra cui Ichiraku-sama, i principi fondamentali che distinguevano il genjutsu dal ninjutsu ed i gradi di importanza dei vari ninja. Era persino venuta a conoscenza del fatto che, a differenza di quanto la sua kaa-san le aveva sempre detto, lei e la sua Itokosan non erano state portate a casa da due cicogne che viaggiavano insieme!

Sospirò girandosi di lato, ancora tra la veglia ed il sonno, godendosi la piacevole sensazione di pesantezza che le pervadeva la testa, riempita da tanti gruppi di informazioni che non era stata ancora in grado di archiviare al posto giusto.

Fu allora che nell’appartamento si udì il rumore sommesso di uno scatto metallico improvviso, seguito poi da una serie di passi ovattati dal parquet dell’entrata e dal rumore della porta scorrevole che si apriva.

Sakura sbarrò gli occhi allibita, vedendo la cugina ancora intenta a sonnecchiare beatamente come una neonata e, capendo al volo la gravità della situazione, si affrettò ad abbandonare il più velocemente possibile in un angolo il cuoci-riso portatile che si era portata dietro da casa e la busta della spesa, per poi gettarsi a capofitto sulla cugina scuotendola abbastanza forte da farla uscire dal mondo dei sogni.

Moriko, sveglia! Che ci fai ancora qui?”

L’occhietto della cugina si posò pian piano su di lei in risposta, dopo essersi schiuso pigramente.

Itokosan?” chiese ancora un po’ frastornata da quel risveglio forzato “Che succede?”

Un gocciolone si formò sulla testa della rosa, mentre la ragazza dai capelli verdi si metteva seduta sul futon strofinandosi lievemente l’angolo dell’occhio.

Perché…yawn…mi ha svegliata?” concluse infine dopo un piccolo sbadiglio.

A quelle parole la giovane konoichi spalancò la bocca, incredula.

Ma…” balbettò osservando la cugina, ancora in pigiama, cercare di ritornare a far parte del mondo reale “…ma, Moriko…non sai che ore sono?”

A risponderele fu l’occhiata interrogativa dell’altra.

Un’atmosfera cupa si formò sulla testa di Sakura, indecisa se ridere o piangere di fronte all’assurdità della situazione.

“No, Itokosan. Perché?” chiese la ragazza dai capelli verdi, momentaneamente lasciati cadere liberamente sulla schiena, sporgendosi all’indietro per lanciare uno sguardo all’orologio posto sopra il comodio affianco al suo letto.

Le lancette segnavano le 7,35 del mattino, orario che la sua Itokosan le aveva suggerito di impostare sull’orologio prima di andare a dormire, anche se non ne capiva il motivo.

Strano però che non si siano mosse… pensò guardando critica lo strano marchingenio a suo parere di dubbia utilità Tutte quelle che ho visto fin’ora nelle vetrine lo facevano…

Scrollò un paio di volte la sveglia, cercando di far riattivare in qualche modo il meccanismo che aveva visto in altre occasioni, non ottenendo tuttavia alcun tipo di risultato.

Delusa dal proprio piccolo fallimento la ragazzina si voltò di nuovo verso la propria Itokosan con espressione leggermente imbronciata.

Itokosan…” si lamentò guardando Sakura continuare a scrutarla a bocca spalancata “Come mai le lancette non si muovono?”

In un attimo la rosa si fiondò ad analizzare l’oggetto in questione, prendendolo in mano e cominciando a rigirarselo tra le dita studiandolo attentamente, prima picchierellando il vetro rotondo che isolava le lancette, poi girandolo dal lato opposto, scoprendo purtroppo la ragione di tale malfunzionamento.

“Merda! Non ci sono le pile!” imprecò ad alta voce con gli occhi a palla, per poi sbiancare accorgendosi del proprio errore ed aggiungere frettolosamente con un sorriso tirato rivolto a Moriko: “Cancella la prima parola che ho detto Moriko…

“Perché ieri mi ha detto di metterlo a quell’ora lì, Itokosan?” fu però la rapida domanda dell’altra che, fortunatamente, sembrava non aver dato molto peso alla parolaccia appena pronunciata dall’altra.

Il silenzio piombò nella stanza.

Ecco…” rispose nervosamente la rosa ritrovandosi con la testa immersa nel medesimo alone scuro di prima “…vedi Moriko…tu…come posso spiegartelo…

Di fronte all’indecisione della sua Itokosan, Moriko cominciò a ragionare su quanto stava accadendo.

Rimase ferma lì con lo sguardo perso nel vuoto per un po’ prima di sentire nella propria mente una lampadina accendersi.

Spalancò l’occhio sinistro e la bocca, coprendosela con la mano destra, accorgendosi del proprio errore:

“Oh,no!” furono le parole che uscirono per prime dalle sue labbra “Sono in ritardo all’appuntamento con Kurenai-sensei!”

Cominciamo bene… fu l’unico pensiero che riuscì a formulare Sakura, ciondolando la testa in avanti.

 

 

 

 

L’esperta in  genjutsu guardò sconfitta gli altri suoi due allievi stravaccarsi spensieratamente (almeno Kiba) sull’erbetta rigogliosa dei campi di allenamento, mentre lei, rimanendo poggiata di schiena al tronco di un albero con le braccia conserte, controllava se Moriko stesse arrivando o meno.

Shikamaru, steso a terra di schiena con le mani dietro la testa , guardava assorto le sue amate nuvole,sempre con la stessa espressione seria ed imperscrutabile, mentre Kiba, rimanendo tranquillamente ad occhi chiusi e con le labbra stese in un sorriso soddisfatto, sonnecchiava poco più vicino a Shikamaru, tenendo in grembo Akamaru che si era accoccolato su di lui, seguendo il suo esempio.

Nella sua mente Kurenai sospirò affranta

Povera me …non sembrano essere molto disposti a collaborare… pensò non sapendo se ridere o piangere.

“Ohi, Kurenai-sensei.” la chiamò improvvisamente la voce del giovane Nara, facendole scattare la testa verso di lui sorpresa.

Il ragazzo con la coda si era rimesso seduto per terra con la mano sinistra aggrappata al rispettivo ginocchio, leggermente più alzato e vicino al suo petto dell’altro, mentre l’altro braccio era rimasto puntellato indietro per evitare che il peso della sua schiena lo trascinasse all’indietro.

Kurenai notò che, nonostante l’espressione fosse sempre svogliata e mezza addormentata, i suoi occhi brillavano di una luce seria.

“Vado a cercare Moriko.” Disse infine alzandosi con uno slancio e mettendosi quasi immediatamente le mani in tasca, con la sua tipica andatura barcollante.

A quelle parole persino Kiba sbarrò gli occhi, alzandosi di scatto dalla sua posizione supina.

“Cosa?!” rantolò, mostrando rabbiosamente i canini.

Questa mi giunge nuova… pensò Kurenai, sbattendo un paio di volte le palpebre e guardando la figura scomposta di Shikamaru fare qualche passo per allontanarsi …credevo che Shikamaru considerasse la sua partecipazione in questa squadra come un’altra seccatura.

Non fece neanche caso agli sbraiti di Kiba che, alzandosi in piedi di scatto e facendo cadere rovinosamente da sé il povero Akamaru , aveva cominciato ad indirizzare al giovane Nara, il quale però non sembrava darci minimamente peso.

“Perché diavolo ti decidi solo adesso di andarla a cercare?! Non stavi bene sdraiato a pensare alle tue nuvole?”

A queste parole Shikamaru si fermò e dopo aver sospirato voltò la testa leggermente di lato, massaggiandosi la testa con la mano sinistra, ad occhi chiusi, sospirando poi un’altra volta.

“Non ce la faccio più a stare lì fermo a far niente.”

Su Kurenai e Kiba sembrò piombare un’atmosfera inquietante e scura, accompagnata da un comico DO~ON, mentre, davanti ai loro occhi atterriti, Shikamaru ricominciava a camminare senza alcuna esitazione in direzione dell’uscita dei campi di addestramento.

Non ci posso credere… fu il primo pensiero di Kurenai, ancora appoggiata all’albero.

Shikamaru…realizzò con terrore Kiba, rimanendo sulla stessa lunghezza d’onda dei pensieri della sensei …che si scoccia a non fare niente?

Fu in quel momento che poco lontano da loro, più precisamente dove la zona sterrata in prossimità dei campi scompariva all’ombra della foresta che delimitava la zona da loro occupata, comparve una figura spedita diretta proprio verso di loro.

Kurenai-sensei!” esclamò Moriko correndo perdifiato verso di loro quasi incurante dei propri capelli che, come poté notare Shikamaru, rimasto fermo ed allibito dinanzi all’improvvisa apparizione della neo-compagna, erano stati lasciati liberi dalla solita treccia laterale e picchiavano alle sue spalle come tante piccole piante rampicanti intricate e fitte, cosparse qua e là di qualche fogliolina o rametto.

Non appena vide la ragazza comparire Kiba si morse quasi la lingua, maledicendo chiunque lo stesse castigando con la presenza di quella ragazza tutta sorrisi.

In realtà in quel momento Moriko non sorrideva, anzi, quando il suo occhio sinistro si posò su Shikamaru, la sua espressione si contrasse ancora di più, diventando prima sofferente per poi sfociare quasi nel pianto, poco prima di gettarsi a capofitto sul giovane Nara, cingendogli  il petto con le proprie esili braccia e nascondendo il viso sul suo petto.

Nani³?” fu la sola cosa che Shikamaru riuscì a dire, ritraendosi un poco più indietro, prima di sentirsi appesantire dal peso della ragazza dai capelli verdi.

Dietro di lui intanto si erano avvicinati Kurenai allarmata e, in maniera un po’ più ritrosa, Kiba.

Nel momento stesso in cui la ragazzina aveva cominciato a piangere sulla sua maglietta, Shikamaru allargò gli occhi spaventato.

Moriko…” sussurrò per un momento, per poi serrare la mascella e prenderla per le spalle scostandola da lui per riuscire a guardarla in viso.

Alla vista dell’aspetto sconvolto dell’altra, la sua mente pensò al peggio e senza rendersene conto, cominciò a scuoterla con forza.

Moriko, che cos’hai?! È successo qualcosa?!” le chiese d’impulso, ricevendo però come risposta un segno di diniego da parte dell’altra che, terrorizzata dalla sua reazione, aveva abbassato la testa, stringendola tra le spalle, per evitare che la testa le ciondolasse con troppa forza all’indietro.

Oggi Shikamaru si comporta in modo strano… pensò Kiba, sorpreso da come stava agendo.

“Qualcuno ti ha fatto del male?!” insistette ancora il ragazzo con il codino, avendo collegato sicuramente lo stato sconvolto e l’aspetto disordinato della giovane a qualcosa di preoccupante.

Moriko rispose di nuovo di no con il capo, non trovando però occasione di rispondergli.

“Calmati Shikamaru, lasciala respirare” intervenne la donna dagli occhi scarlatti dividendo i due ed interponendosi tra lui e la ragazza, poggiando entrambe le mani sopra le spalle di lei.

Moriko…” cominciò la jonin con dolcezza “… cos’hai?” chiese infine rimanendo a guardare con insistenza l’iride di giada ancora leggermente umida di Moriko.

Quest’ultima riabbassò il capo, cominciando, sotto gli sguardi atterriti e confusi degli altri tre, a singhiozzare strofinandosi in modo infantile l’occhio con una mano mentre l’altra rimaneva sospesa a mezz’aria, non potendo entrare a contatto con la parte sinistra del volto.

Go” sussurrò tra i singhiozzi, facendo sporgere incuriositi i tre, compreso Akamaru.

Gomenasai⁴….Io non volevo arrivare in ritardo.”

Ci fu un attimo di silenzio prima che Shikamaru, realizzando quello che aveva appena detto la ragazza, fletté le ginocchia per chinarsi a terra con una mano che gli copriva gli occhi, mentre un gocciolone comico gli sormontava la testa, proprio come sulle teste di Kiba, Akamaru e Kurenai-sensei, ancora troppo shokkati per riscuotersi.

Sbuffò.

E io che pensavo chissà che… si disse mentalmente Shikamaru.

Da sotto le sue dita, lanciò un’occhiata a Moriko, che si stava ancora strofinando l’occhietto, singhiozzando sommessamente proprio come una bambina.

Sbuffando sonoramente, il giovane Nara si rialzò, superando rapidamente gli altri tre , per pararsi di fronte a Moriko e posarle sopra la testa verde e ricciuta una mano con fare affettuoso, facendo sì che Kurenai e Kiba si riprendessero dallo shock .

“Tranquilla, non siamo arrabbiati…” sussurrò paziente, guardando intensamente le spalle della ragazza smettere di sussultare gradualmente, per poi incontrare il suo unico occhietto verde giada.

Moriko aveva rialzato la testa e lo stava osservando proprio come aveva fatto quella volta che lui l’aveva aiutata a ritrovare Sakura il giorno in cui si era persa per Konoha.

Repentinamente, e quasi d’impulso, la mano del moro esercitò più pressione sul suo capo costringendola a riabbassare il capo.

“Ma la prossima volta vedi di non farci aspettare così tanto…chiaro?” le disse tranquillamente per poi girarsi e tornare sui suoi passi, senza dare molto peso alle occhiate stranite di Kurenai-sensei, Akamaru e Kiba, stupiti dal comportamento del ragazzo.

Moriko intanto si era raddrizzata sulla schiena, con ancora l’occhio sinistro leggermente umido dal pianto.

“Comunque non credo che a quest’ora si possano incominciare gli allenamenti, no Kurenai-sensei?” chiese Shikamaru fermandosi un attimo e lanciando un’occhiata oltre la propria spalla.

La donna dagli occhi cremisi sorrise, lanciando poi un’occhiata alla ragazza dai capelli verdi, che sembrava guardare il compagno dal codino con un’espressione tra l’incuriosito e l’ammirato, inclinando leggermente da un lato la testolina ancora cosparsa qua e là di piccole foglioline e legnetti.

“Come sarebbe a dire?!” sbraitò repentinamente Kiba interponendosi tra il compagno e le altre due compagne di squadra con Akamaru poco più indietro che lo guardava sconsolato.

“Vuoi dire che l’abbiamo aspettata inutilmente….!?” Continuò scattando un braccio in direzione della ragazzina, che, vedendosi puntare il dito contro, cominciò a guardare con espressione affranta il terreno sotto i suoi piedi.

…per tutto questo tempo!!?” concluse con ancor più violenza lo shinobi dei cani.

A quel punto il segugio, esasperato forse dall’ottusità del padrone, cominciò ad abbaiare rabbiosamente verso quest’ultimo.

Kiba, sentendo i guaiti di protesta del suo fidato compagno, spostò stupito l’attenzione su di lui, per poi assumere un’aria pentita,ma ancora venata di un orgoglio che gli impediva di ammettere apertamente il proprio errore.

Si schiarì velocemente la gola, aggiungendo poi con voce un po’ più calma.

“Ti devo ricordare…” disse sempre rivolto a Shikamaru…che dovevamo allenarci per la missione assegnataci da Kakashi-sensei?”

Un soffio di vento spirò tra i due neo-compagni e per un attimo alla jonin esperta in genjutsu parve che gli occhi del giovane Nara assumessero un taglio minaccioso.

Kurenai guardava lo svolgersi della situazione preoccupata: in effetti Kiba non aveva tutti i torti, allenarsi prima di una missione era importante, specie per dei genin, ma la missione scelta per loro da Kakashi in persona era stata valutata da tutti loro abbastanza semplice per una squadra formata da poco come la loro, quindi in condizioni normali non ci sarebbero dovuti essere problemi.

Già… pensò amaramente … in condizioni normali.

Lanciò un’occhiata di sottecchi a Moriko, ma vide che era ancora intenta a tenere lo sguardo basso.

Si voltò verso il giovane Nara, che stava ancora attendendo una risposta con espressione impaziente e corrucciata con le mani in tasca, e poi verso Kiba, che digrignava i denti e stringeva i pugni per la rabbia.

Ma questi tre non sembrano andare per niente d’accordo…

Sospirò.

“Calmi voi due.” Sentenziò come sempre calma ed autoritaria la sensei, attirando su di la loro attenzione, tranne quella di Moriko, che non aveva ancora finito di mettersi in castigo da sola.

“Gli allenamenti di oggi non sono sospesi: solo rimandati a questo pomeriggio.”

“Ma sensei!...” obbiettò repentinamente Kiba voltandosi verso la donna, ma fu immediatamente fermato da una mano alzata di quest’ultima che, a giudicare dalla piega formatasi in mezzo alla sua fronte, non era in vena di sentire obiezioni in proposito.

“Niente ‘ma’, Kiba. Se Moriko è arrivata in ritardo avrà avuto le sue ragioni, ma questo di certo non comporta l’annullamento dell’allenamento di oggi.” Disse decisa la konoichi, lanciando poi uno sguardo comprensivo alla ragazzina in questione.

Moriko, infatti, sentendo dire tali parole dalla sua sensei, aveva finalmente alzato la testa e guardava sorpresa la donna.

L’aspetto che aveva in quel momento Moriko le sentire il cuore gonfiarsi intenerito: era tutta scompigliata e sporca di terra oltre che essere piena di rametti tra i capelli.

Deve aver corso a perdifiato tra gli alberi per arrivare in tempo, povera piccola. Si ritrovò a pensare quasi inconsciamente.

Poi, improvvisamente ebbe l’illuminazione: un’idea per non sprecare quel lasso di tempo che gli divideva dalle ore di allenamento, per provare a far avvicinare comunque i membri della squadra.

“E visto che sembriamo tutti un po’ tesi…” aggiunse infine, sciogliendo le braccia dal proprio petto ed appoggiare le mani sulle anche, soddisfatta della sua pensata “che ne dite di fare un salto tutti e 4 alle terme?”

Shikamaru inarcò un sopracciglio, mentre Kiba sbarrava gli occhi stupito e Moriko inclinava da un lato la testa con il dito indice poggiato sul labbro inferiore.

Akamaru abbaiò per protesta.

Ah…” sorrise Kurenai guardando con fare materno il cagnolino “…scusa Akamaru, vieni anche tu.”

 

 

 

I vapori sulfurei delle terme facevano sentire il loro odore fin dagli spogliatoi, unendo la loro essenza pesante a quella leggera del parquet trattato con cera d’api per preservarne la bellezza e la lucentezza.

Moriko si sfilò dalla testa la propria maglietta, facendo così svolazzare inevitabilmente delle foglioline sul pavimento in legno dello stanzino adibito alle donne, mentre dietro di lei Kurenai, armata già si saponetta ed asciugamano, la guardava levarsi i vestiti con la tipica lentezza misurata dei bambini che stanno ben attenti a non lasciare nulla in disordine.

Se penso a quello che mi ha detto Sakura riguardo al suo passato, mi riesce quasi impossibile crederlo… pensò vedendola tentennare indecisa su dove posare i sandali da ninja, per poi decidersi a posarli nello stesso cestino dove aveva posato i vestiti, facendo ben attenzione che la suola non toccasse il tessuto degli indumenti e li sporcasse.

…sembra così innocente.

Quando finalmente la ragazzina dai capelli verdi le si avvicinò sorridente come al solito e tenendo in mano come lei una saponetta ed un asciugamano, capì che potevano dirigersi verso la vasca.

Non appena la porta scorrevole delle terme si aprì davanti a lei, Kurenai-sensei avvertì dietro di lei il rumore di uno sbuffo soffocato che poi scoprì appartenere alla stessa Moriko, la quale, non sopportando l’odore emanato dalle acque leggermente impregnate di zolfo, si era coperta repentinamente il naso e la bocca con la mano libera che non teneva nulla, assumendo un’espressione da cucciola bastonata.

Kurenai-sensei…” chiamò la ragazzina quasi in un mugugno “…questo posto puzza. Che cos’é?”

La sensei dovette trattenersi per non ridere di fronte all’assoluta sincerità con la quale aveva descritto quel posto, ma non si stupì della domanda, avendo già capito quale fosse il problema della ragazzina dinanzi a lei.

“È l’acqua delle terme.” Spiegò la donna continuando a camminare verso l’acqua scura della fonte nella quale sarebbero dovute entrare “Essendo calda e ricca di sali minerali, emana un odore che ricorda…

“Le uova marce?” terminò per lei Moriko guardandola dalla sua bassa statura con un’espressione talmente tenera da farla arrossire commossa.

“Già.” Annuì lei.

“Ma non ci farà male entrare lì dentro?” chiese ancora la ragazzina, indicando in modo infantile la fonte odorosa.

Kurenai questa volta ridacchiò, incapace di trattenersi oltre, chinandosi a prendere due secchielli e riempirli di acqua.

“No Moriko, anzi, immergersi in queste acque fa bene alla pelle e rilassa.”

Oh…” rispose incantata MorikoAllora…” disse facendo per entrare direttamente nelle terme, ma venne fermata bruscamente dalla sensei che per arrestare la sua camminata decisa, le aveva afferrato saldamente un braccio.

Non ci fu nemmeno bisogno che Moriko chiedesse il perché: il suo volto, giratosi verso la donna dagli occhi cremisi, era la personificazione della domanda ‘Perché?’.

“Non si entra subito nelle terme, Moriko.” Sospirò con una gocciolina sulla tempia “Prima bisogna lavarsi il corpo, altrimenti si sporca l’acqua con quello che si ha addosso e le altre persone rischiano di prendersi qualche infezione.”

La spiegazione incisiva ed esauriente di Kurenai lasciò Moriko a bocca aperta per un paio di secondi per poi annuire e lasciare che la sensei l’aiutasse a lavarsi bene, oltre al corpo, anche i capelli per districarli bene con un pettinino.

Durante questa operazione però giunse un altro interrogativo da parte della giovane ragazza.

Kurenai-sensei, dove sono Kiba-san e Shikamaru…?”

 

 

Dall’altra parte dell’alto steccato in bambù secco i due ragazzi in questione si erano già immersi da un pezzo, tranne Akamaru, che si stava ancora facendo lavare il pelo dal padrone, per metà corpo immerso nella vasca.

Anche la loro vasca, come quella di Kurenai e Moriko, era completamente deserta, fatta eccezione per loro tre, naturalmente.

Mattaku⁵, a quest’ora le terme non fanno molti affari. Pensò il ninja dal codino immerso quasi fino al naso, e facendo un paio di bollicine attraverso l’acqua.

Fu in quel momento che la voce calma, ma ugualmente ben udibile, di Moriko gli giunse alle orecchie, come del resto a quelle di Kiba, chiedendo di loro.

Tsk.” Quella stupida non sa neppure che siamo qui. Pensò accigliandosi di colpo, ricevendo però subito dopo un morsetto su un dito da parte del proprio segugio.

“Ahia!! Ehi, Akamaru!” protestò ritraendo di scatto la mano offesa.

“Bau!” gli rispose per le rime lui, facendogli capire che aveva intuito la linea dei suoi pensieri.

“Ohi! Moriko!” disse improvvisamente Shikamaru a voce più alta per farsi sentire “Siamo qui, oltre la staccionata.”

Shikamaru…?” disse la voce infantile di Moriko oltre l’alto divisore, ma in modo più chiaro e comprensibile di prima: evidentemente si era avvicinata allo steccato di bambù per essere sicura che la voce venisse proprio da lì.

Ah-a⁶.” annuì con lo stesso tono di voce, non facendo caso alle occhiate in cagnesco che gli mandava Kiba nel mentre lo faceva.

“Come mai siete lì? Non venite a farvi un bagno?”

Il rumore del secchiello che veniva svuotato sopra la testa di Akamaru precedette la risposta leggermente stizzita di Kiba, che ora aveva su una tempia una piccola vena pulsante.

“Ma sei scema? Guarda che ce lo stiamo facendo il bagno,no-!”

Il secchiello di Shikamaru gli arrivò dritto sulla testa, mentre quest’ultimo, con ancora il braccio sinistro teso, si stappava l’orecchio destro con il dito mignolo dell’altra mano.

Kiba ringhiò sommessamente in direzione dell’altro, sentendosi calpestare nell’orgoglio per l’ennesima volta nel corso di quasi un intero mese.

“Allora vengo di là!” disse improvvisamente Moriko dall’altro lato del muro in legno.

I due ragazzi sbiancarono di colpo, sbarrando gli occhi e congelandosi nelle posizioni in cui si trovavano, non credendo alle proprie orecchie.

Quando ebbero il coraggio di voltare la testa dietro di loro in alto videro, sulla staccionata, una figura appoggiata elegantemente in punta di piedi su uno dei tanti paletti che costituivano il divisore in legno, con la pelle lattea, una mano che sorreggeva l’asciugamano ancora ordinatamente piegato, l’altro braccio che scostava una ciocca dei propri capelli ancora pieni di schiuma, che le copriva gran parte del corpo e con un occhio verde giada che gli scrutava con infantile interesse.

I due shinobi divennero rossi, non appena i loro cervelli riconobbero in quella figura Moriko…coperta da sola schiuma e dall’asciugamano.

L’urlo allarmato di Kurenai si fece sentire proprio quando loro due si tuffarono contemporaneamente nell’acqua sulfurea delle terme, immergendosi in posizione fetale quasi fino al naso e dando le spalle alla compagna, con il viso in fiamme fino alle orecchie.

 

 

 

                                                                                                                                Continua…

 

Note di TRADUZIONE

 

¹ Kudasai: “Per favore.”

² Gohan: No, non si tratta del Gohan di DB!In realtà la parola gohan in giappone si usa per indicare il riso bianco scondito!

³ Nani: equivale al nostro “Che?!”, esistono molti altri modi per chiedere “che cosa” in giapponese, ma quando questa voce precede una frase di senso compiuto, la parola “nani” viene sostituita da un’altra a seconda dei casi.

Gomenasai: “Mi scusi” o “Mi perdoni”

Mattaku: “Davvero,…” in italiano si può tradurre anche “onestamente…” oppure “sinceramente,…”; nella fanfiction Shikamaru lo usa per dare più peso alla sua affermazione.

Ah-a: “Sì” ecco un altro modo per rispondere affermativamente ad una domanda ma in modo meno formale e quasi con fare noncurante. È molto difficile dare la giusta pronuncia a questo modo di dire sì.

 

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Capitolo 20
*** Fratello ***


Beeeeneeee!!! XD Finalmente sono riuscita a pubblicarlo!!! Aleeee-oooo! (Topaz ferma il suo balletto osceno non appena nota gli sguardi omicidi dei lettori e inizia a sudare freddo.) Ah… giusto. MI DISPIACE PER AVER PUBBLICATO DOPO MESI!!! T___T

Giuro che ce la sto mettendo tutta! Ma ho l’esame di maturità!! Capitemi!

 

Le risposte ai commenti:

 

Rinoagirl89: Cara Rinoa…finalmente ho pubblicato quest’attesissimo capitolo!! Sono commossa! Purtroppo per un dialogo tra Naruto e Moriko si aspetterà, ma non così tanto tranquilla!! IPer quanto riguarda Coco…ehmmm <.< bhe anche lei ovviamente non sa nulla di quelle cose, ma lei lo sa che una ragazza non può fare il bagno con un ragazzo! XD È decisamente molto più riservata di Moriko! TVB!! Spero di riuscire a riisentirti!! Ciao!!!!   

 

Junkochan: Come purtroppo ho riferito a Rinoa, ci vorrà un po’ per un dialogo tra Naruto e Moriko. Cmq in questo capitolo si risolverà la questione tra Kiba e Moriko!! Spero ti piaccia!!! E nel prossimo capitolo si parlerà anche di COCO!!! Yuhuuu!!!

 

kry333:  Eccoti accontentata!!! Spero di non deluderti con questo luuungo capitolo! Baci!

 

debbyuchiha: Non preoccuparti! Nei prossimi capitoli ci saranno anche delle scene riguardanti la vita di Konoha! Grazie! Devo ammettere però che è parecchio impegnativo descrivere le scene che ho in mente! Però quanto vado a rileggere la fan fiction mi stupico di quello che ho creato! I tuoi complimenti sono ben accetti grazie!!!! ^^ Ed ora fila a leggere!! XD

 

cherry08: Nono… purtroppo è Moriko ad essere un po’ duretta di comprendonio. La sua mentalità semplice ed infantile non le permette di capire le consuetudini sociali più comuni. Questo capitolo ti piacerà senz’altro!! Buona lettura! Kiss kiss.

 

 

BUONA LETTURA A TUTTI!!!

 

Capitolo 20: Fratello

 

“Non capisco…” mugugnò Moriko immersa nell’acqua fino alle spalle, scrutando il vuoto attraverso il riflesso che l’acqua creava sulla sua pelle lattea. Accanto a lei, seduta nella parte più bassa della vasca termale, Kurenai la guardava con una gocciolina di sudore sulla tempia, ripensando ancora a quello che era avvenuto pochi istanti prima.

Quando aveva visto Moriko superare con un solo e unico salto l’alta staccionata che divideva la zona femminile da quella maschile, era rimasta completamente di sasso per una buona manciata di secondi, poi, risvegliandosi dal turbamento iniziale, si era data mentalmente un paio di schiaffi e si era diretta, quanto più velocemente la pavimentazione scivolosa della vasca le aveva permesso, verso la ragazza chiamandola a gran voce ed intimandole di scendere immediatamente da lì per ritornare da lei. La ragazzina non aveva fatto storie per saltar giù dalla sua postazione, ma non le era parsa neanche lontanamente conscia del perché il suo atto sconsiderato l’avesse fatta agitare tanto. Così, dopo averle detto di cominciare a sciacquarsi dalla schiuma, la sensei si era avvicinata cautamente dallo steccato in bambù chiedendo ai propri allievi oltre esso:

“Ragazzi, tutto bene?”

Aveva ricevuto come risposta un borbottio incomprensibile da parte di entrambi.

Ahaiaiai… pensò dopo staccando un attimo gli occhi da Moriko, ancora intenta a studiare con fare mortificato i riflessi dell’acqua scura che le facevano sembrare le mani e le gambe più grandi …Mi sa le cose saranno più complicate del previsto.

“…Perché non posso fare il bagno con Kiba-san e Shikamaru…?”

A quelle parole la donna dagli occhi scarlatti spalancò la bocca per un istante per poi darsi un minimo di contegno riserrando la mascella.

“Bhe… Moriko… I ragazzi e le ragazze non possono fare il bagno insieme…” le spiegò con una punta di imbarazzo, assottigliando gli occhi in un sorriso tirato ed inclinando leggermente di lato la testa, ma capì di non aver dato ua spiegazione esauriente quando vide sulla fronte di Moriko apparire la classica ruga di preoccupazione.

“Ma perché?” ripetè insistentemente lanciando un’occhiata triste alla staccionata interposta tra lei e gli altri membri della sua squadra “Io ed il mio Onii-san¹ facevamo sempre il bagno insieme.”

Ha un fratello? Si chiese Kurenai, interessata sempre di più. Ma Sakura questo non ce l’aveva detto.

Spostò gli occhi scarlatti verso un punto imprecisato della vasca, accigliandosi

Cos’altro non ci hai detto, Sakura?

Velocemente ritornò a guardare la ragazzina sai capelli verdi, sentendosi decisa questa volta, sotto il proprio sorriso rassicurante, ad indagare quanto più possibile sul passato di Moriko.

“Oh, hai un fratello…” ripeté con tono entusiasta “E dimmi, … come si chiama?”

Moriko voltò la testa verso la donna con la solita espressione neutra, anche se non tanto distaccata come le altre volte.

“Il mio nii-san si chiama Mamoru².” Disse piano, ma stranamente a Kurenai sembrò quasi risponderele senza sentimento.

“O-oh…” balbettò un po’ intimorita dal modo in cui aveva pronunciato la frase “…e dov’è adesso?”

Moriko continuò a guardarla fissa, ma in maniera talmente imparziale da farle dubitare dell’attenzione che le stava rivolgendo, poi voltò lo sguardo, ritornando ad appoggiare le braccia sulle ginocchia, rannicchiate quasi al petto attraverso l’acqua, e posò il mento sopra esse.

“Non lo so.” Sussurrò abbassando leggermente l palpebra dell’occhio sinistro con fare imbronciato. “È partito per un lungo viaggio. ”

 

 

“Io quella lì non la sopporto!” urlò Kiba, già vestito di tutto punto, stringendo con fare iroso il nodo del proprio copri fronte, mentre sulla sua testa il cucciolo di segugio rimaneva in un silenzio ostinato.

Dietro di lui, ancora intento ad infilarsi la giacchettina con sopra stampato il simbolo del proprio clan, Shikamaru stava altrettanto zitto e non sembrava per nulla al mondo intenzionato ad iniziare un discorso su quello che era accaduto pochi minuti prima nella vasca.

“Ma quale bambina e bambina!” sbraitò ancora il giovane Inuzuka, sedendosi poi sulla panca in legno dello spogliatoio infilandosi rabbiosamente uno dei suoi sandali ninja.

“Quella fa solo finta di non capire! E lo fa per non far vedere quello che è in realtà: una..-!”

La frase fu troncata sul finire da un pugno diretto alla sua guancia sinistra.

Serrò forte gli occhi, chinandosi in avanti e tenendosi la guancia offesa con ambedue le mani per il dolore, imprecando sconnessamente tra i denti.

Quando riuscì a schiudere a fatica l’occhio sinistro verso il suo assalitore vide qualcosa che lo lasciò di stucco: Shikamaru.

Indietreggiò un poco sulla panca, ringhiando sommessamente, senza curarsi che Akamaru era già sceso a terra e piangeva insistentemente, forse per dir loro di smetterla e di non mettersi a litigare.

Gli occhi scuri dell’altro lo fissavano taglienti ed intimidatori, non sembravano affatto appartenere al solito sguardo svogliato e tutto preso da fantasticherie del solito ragazzo che conosceva.

“Prima di dire qualcosa di cui ti potresti pentire…” disse improvvisamente con tono fermo e pronunciando le parole quasi in modo calcolato “… pensa.”

Quelle parole sembrarono svegliarlo, proprio come una secchiata d’acqua fredda: prima facendolo rabbrividire, poi provocandogli una reazione contraria nei confronti dell’altro.

“Ah, sì…?!” chiese ironico pronunciando a stento però le parole. “E perché mai?! Perché rischierei un altro pugno?!” disse sprezzante, esaminando attentamente l’espressione dell’altro, che intanto aveva abbassato leggermente la nuca in avanti, nascondendo al suo sguardo indagatore gli occhi sotto le proprie palpebre e lasciandogli solo notare che le labbra si erano strette un po’ di più del normale.

“Si può sapere cosa diavolo ti prende di recente Shikamaru?!” incalzò ancora di più il ragazzo dai capelli scompigliati. “È da quando è arrivata quella lì che ti comporti in modo strano. Non sembri neanche tu!”

QUELLA LI È UNA BAMBINA!! LO VUOI CAPIRE SI O NO?! IDIOTA!!”

L’urlo liberatorio del giovane Nara colpì Kiba in pieno viso, lasciandolo talmente spiazzato da fargli addirittura dimenticare del dolore sulla guancia provocato dal pugno precedente.

Davanti a lui non aveva più il solito Shikamaru silenzioso ed indifferente, se ne rese conto solo nell’attimo in cui aveva visto i suoi occhi accendersi di rabbia ribollente e chiaramente celata troppo a lungo per essere tenuta a bada un altro minuto di più. Vide le spalle dell’altro alzarsi ed abbassarsi ritmicamente a causa del fiatone provocato dall’urlo di prima e le nocche dei pugni, stretti spasmodicamente, diventare rapidamente esangui.

Rimasero così per un po’: Shikamaru in piedi, teso nello sforzo di calmarsi, con la testa leggermente china in avanti e Kiba, sulla panca, ancora fermo nell’atto di allontanarsi con il volto e con il busto dall’altro, pur rimanendo seduto nello stesso punto con il resto del corpo. Poi, con un sospiro liberatorio, le mani di Shikamaru si distesero e il ragazzo si lasciò cadere sulla stessa panca dov’era seduto il neo-compagno, asciugandosi con una mano la fronte mandida di sudore e permettendo così a quest’ultimo di rilassarsi a sua volta.

Il giovane Nara si cominciò a massaggiare le tempie con una mano, quasi il suo atto di intolleranza nei confronti dell’altro l’avesse sfiancato tanto fisicamente quanto mentalmente.

“Ascoltami bene Kiba, perché non credo avrò la pazienza di spiegartelo una seconda volta.” disse, senza neanche curarsi di controllare che l’altro l’ascoltasse o meno.

“Per quanto per la tua testa sia difficile accettarlo, Moriko non è una dodicenne. Può sembrarlo fisicamente è vero, ma se ti sforzi di ricordarti quello che ha detto Sakura giorni fa, forse ci portai arrivare da solo.” Ci fu un momento di silenzio, durante il quale Shikamaru diede qualche istante all’altro forse per dargli la possibilità di rispondergli. Poi alzò il dito indice dell’altra mano rimasta libera, continuando il proprio discorso “Ricapitoliamo:Moriko ha ucciso un’uomo all’età di più o meno 4 anni ed ha perso un occhio, cosa che, per quanto inverosimile, sembra essere vera, data la reazione di Sakura mentre ce lo raccontava, e, cosa non meno importante, è stata allontanata forzatamente dalla famiglia e dal resto del mondo, costretta a fare analisi su analisi e subire continue iniezioni di medicine che le hanno sconvolto il sistema di sudorazione, come tu stesso hai potuto constatare…”

Riabbassò il dito e fece un’altra pausa.

Kiba abbassò la testa accigliandosi, sentendo la guancia sinistra, ormai violacea e leggermente gonfia, pulsargli insitentemete: non capiva a cosa voleva portare il suo discorso, ma rimase ugualmente muto ed in attesa di risposte che giustificassero il pugno di prima.

“Tutto quello che Moriko deve aver conosciuto fino ad oggi devono essere stati solo 3 cose: i dottori, le pareti bianche della sua stanza e le false promesse di poter rivedere la sua famiglia. Ora pensaci bene Kiba: che possibilità avrebbe mai potuto avere il cervello di quella bambina di svilupparsi in un ambiente del genere, dove non c’era nessuno ad insegnarle com’era il mondo oltre le mura a cui era abituata? Secondo te perché ha pianto in quel modo questa mattina? Perché, secondo te, sembra avere continuamente bisogno di un punto di riferimento a cui aggrapparsi? Pensaci bene Kiba. Pensaci.”

Nel mentre lo shinobi delle ombre pronunciava queste ultime parole, alzandosi in piedi, riassumendo il suo tipico andamento sbilenco, Kiba allargò gli occhi puntati al pavimento, quasi stesse studiando ogni singola venatura del legno sotto i suoi piedi.

Quando sentì le tende dello spogliatoio frusciare lievemente sotto la figura del compagno di squadra la sua schiena si curvò ancora di più in avanti e le sue mani sistrinsero l’un l’altra spasmodicamente.

Eppure, nonostante i suoi canini gli perforassero il sottile strato di pelle delle labbra e nella testa continuassero ad echeggiare quel susseguirsi tremendamente logico di parole, la sua mente ed il suo cuore riuscirono a capirlo sono in parte.

 

 

 

Due giorni dopo, i tre ragazzi e la loro sensei, stavano in piedi all’entrata del villaggio ormai mentalmente e fisicamente preparati alla loro missione, nonostante fossero ancora le 5 del mattino. Il cielo era come al solito sgombero sul villagio, grazie alla catena montuosa che, provvidenzialmente, lo copriva sulla parte più a nord, anche se, oltre la fitta boscaglia che avrebbero dovuto percorrere, un gruppo di nuvole nerastre e rombanti strisciava minacciosamente sempre di più in direzione della loro meta: Taki, il paese della cascata.

Kurenai controllò un’ultima volta il proprio equipaggiamento, assicurandosi di aver portato con sé tutto il necessario, per poi voltarsi verso i propri allievi: Shikamaru stava come suo solito accovacciato a terra sbadigliando senza ritegno e con una lacrimuccia di stanchezza all’angolo dell’occhio sinistro, Kiba sbuffava con aria truce in disparte facendo finta di essere impegnato a coccolare la testa di Akamaru, mentre, infine, Moriko, che quel giorno si era decisa ad indossare il coprifronte intorno al collo, faceva alcuni esercizi di streching per braccia e gambe. Una mano le si schiaffò quasi istintivamente sulla fronte: era ormai dal giorno dell’incidente alle terme che quei tre non si parlavano… o meglio, Moriko parlava senza aver paura di rivolgersi ai propri compagni, ma pareva proprio che né Kiba né Shikamaru fossero ancora pronti a dimenticare l’episodio di due giorni fa, ricominciando a guardarla in viso ed a rispondere alle sue domande.

Ahi ahi… pensò con una gocciolina di sudore sulla tempia …questi maschietti.

“Allora? Siete tutti pronti?” chiese la sensei rivolgendosi direttamente ei tre.

Moriko, alle parole della donna, scattò in piedi, sorridendo docilmente come suo solito.

Hai³!” disse semplicemente per poi essere imitata, forse non con lo stesso entusiasmo da Kiba e Shikamaru.

“Bene.” Annuì non certo tanto convinta Kurenai, me proprio mentre fece per voltarsi e partire, un paio di voci dietro di loro gli fece voltare.

“Kurenai-sensei?” dissero all’unisono Sakura e Hinata, arrivando con fare calmo dietro di loro, anche se Sakura pareva trovarsi un poco a disagio.

Le due kunoichi si fermarono a pochi passi dalla squadra e Moriko, vedendo arrivare non solo Itokosan a salutarla, ma anche Hinata-san, si fece più avanti degli altri con un paio di saltelli e sorridendo ancora più radiosa del solito.

“Itokosa! Hinata-san!Ohayo gozaimasu!⁴”

O-ohayo, Moriko-chan…” balbetò leggermente la giovane Hyuuga

Ohayo.” Rispose invece più fluidamente la rosa.

“Come mai in piedi così presto?” chiese interessato Shikamaru, mentre Kiba gli lanciò un’occhiata di sottecchi.

Sakura smise stranamente di sorridere e, inaspettatamente, si diresse con sguardo basso e a passo deciso verso i due ragazzi, che la videro inchinarsi leggermente di fronte ai loro occhi.

Sumimasen!” disse semplicemente la giovane Haruno, mentre i due ragazzi la guardavano sconcertati, ma questi ultimi non ebbero il tempo di chiedere alcunché, visto che la rosa si premurò di continuare.

“Vi prego di predonare Moriko per quel che è successo alle terme e mi prendo la piena responsabilità delle sue azioni!”

A quelle parole Kurenai sussultò

Lo sapeva già? Credevo che Moriko non glielo avesse ancora detto.

“Moriko…” continuò però Sakura interrompendo la linea dei suoi pensieri, senza smettere di tenere la testa bassa “… me lo ha detto giusto la scorsa mattina.”

A pochi passi da lei la diretta interessata guardò la scena con espressione affranta, nonostante Hinata le stesse posando una mano sella spalla con fare incoraggiante e comprensivo.

Deve averlo saputo anche Hinata… pensò Kiba cogliendo il significato del gesto della compagna di squadra … di sicuro in uno dei suoi soliti allenamenti con quella.

“Mi dispiace per quello che avete dovuto subire, ma vi assicuro…che Moriko non l’ha fatto con cattive intenzioni! È stata…tutta colpa mia: non sono riuscita a spiegarle bene la differenza tra i maschi e le femmine.” Concluse infine mostrando nel proprio tono di voce una punta di vergogna, abbassando gradualmente il tono di voce.

Seguì un breve attimo di silenzio dovuto all’imbarazzo generale.

Moriko intanto, aveva abbassato lo sguardo a terra, vergognandosi di quello a cui il suo comportamento avventato aveva costretto la sua Itokosan, nonostante non capisse ancora bene quale fosse stato il suo errore: anche se Itokosan, il giorno stesso in cui era venuta a sapere dell’accaduto, aveva cercato in tuti i modi di farle capire perché non avrebbe mai più dovuto cercare di fare il bagno con Shikamaru e Kiba, lei non riusciva ancora a capirne il motivo.

Gli occhi perlacei di Hinata si fissarono sull’amica, provando per lei un’incredibile senso di dispiacere

Povera Moriko-chan…deve sentirsi tremendamente in colpa per quello che sta facendo Sakura-chan…

“Uff…” gli rispose improvvisamente Shikamaru, facendo per stapparsi con il mignolo un orecchio e guardando con falsa noncuranza da un’altra parte, mentre la ragazza dalla treccia aveva rialzato lo sguardo sorpresa.

 “…tranquilla, non pensarci più di tanto. Almeno adesso sappiamo che dovremo stare attenti a Moriko sotto questo piccolo aspetto.” Continuò il giovane Nara sempre con gli occhi persi nel vuoto per poi scoppiare in una risatina divertita, probabilmente provocata da un particolare ricordo “Ma non penso che avrò ancora il coraggio di entrare con Moriko nello stesso impianto termale.”

A quelle parole Hinata sorrise sollevata, per poi voltarsi felice verso l’amica che ancora sembrava stentare a credere alle proprie orecchie, e Sakura seguì il suo esempio sospirando con le mani congiunte al petto rincuorata dalle parole dell’altro genin.

Di tutt’altra opinione invece, come al solito, era Kiba che, smettendo improvvisamente di fare i grattini ad Akamaru, si alzò si scatto dirigendosi a passo lento vicino a Kurenai, per poi dire con fare impaziente:

“Vogliamo sbrigarci a partire? Direi che la questione è risolta, no?”

Kurenai-sensei lo osservò in volto preoccupata: l’espressione di Kiba era molto diversa da quella disperata ed ostile dei giorni scorsi, ora, invece di digrignare i denti in segno di disappunto come aveva sempre fatto, stava perfettamente calmo, ma con una strana luce negli occhi che non prometteva nulla di buono.

Tuttavia, di fronte la frase del suo allievo, non poté fare a meno di concordare con lui sul fatto che ormai si poteva partire alla volta della loro missione.

Annuì e con un cenno della testa, ordinò a Moriko di sbrigarsi.

La ragazza dai capelli verdi rispose con un sorriso per poi voltarsi verso Hinata e salutarla con il solito inchino formale, ripetendo poi l’atto con Sakura.

“Fa’ attenzione, Moriko.” Le raccomandò la rosa, sentendo il cuore stringersele: la missione sarebbe durata sì e no 3 giorni, ma lei si sentiva comunque preoccupata al pensiero di vederla allontanarsi dal villaggio.

Specie ora che la Falena…

Rabbrividì scacciando il pensiero.

Gambare⁵, Moriko-chan!” disse Hinata con le mani giunte al petto.

Moriko guardò un’ultima volta le due ragazze, mentre si avviava con i suoi compagni più vicini alla grande porta di legno che costituiva l’uscita del villaggio, per poi rispondere serenamente:

Gambaru⁶!”

 

 

 

 

 

“La missione è di livello B, vero Kurenai-sensei?” chiese Moriko saltando e correndo allo stesso ritmo dei propri compagni di squadra tra gli alberi.

“Esatto.” Rispose semplicemente la donna, continuando a guardare decisa davanti a sé “È una missione di scorta: dobbiamo accompagnare  un giovane daimyo in un piccolo villaggio del paese di Taki.”

“Il nome?” intervenì questa volta Shikamaru, laconico come sempre.

“Gakimata Satoshi⁷” rispose prontamente Kurenai continuando poi la propria spiegazione “È il figlio di uno dei più potenti daimyo del paese del fuoco che ha da poco acquistato il paesino dal signore dello stesso luogo con la promessa di toglierlo dallo stato di miseria in cui è caduto di recente a causa di una strana malattia delle piante che attacca alle radici e stermina più di metà raccolto all’anno. ”

“E quindi noi…” disse Kiba, tenendosi stretto al petto Akamaru, mentre continuava a saltellare ininterrottamente da un ramo all’altro della foresta “…che cosa dovremmo fare? Semplicemente scortarlo e poi tornare indietro? A me non sembra che abbia bisogno di ninja per andare in un luogo così vicino ai confini del Paese del Fuoco!”

“Hai ragione Kiba, ma devi sapere che di recente i daimyo di questo particolare villaggio sono stati uccisi da una sommossa della popolazione locale e quindi a Gakimata-sama è stata assegnata l’amministrazione del territorio, senonché…”

“Mi lasci indovinare.” La interruppe Shikamaru con una punta di ironia nella voce “Ha cominciato a ricevere minacce di morte.”

“Esattamente.”

“Quindi noi…” disse Moriko avvicinandosi alla sensei con aria interrogativa “…dobbiamo proteggere Gakimata-sama?”

A risponderle fu l’ultimo cenno di assenso di Kurenai prima che la foresta cominciasse a diradarsi e a lasciare posto ad una radura che ospitava un paio di carrozze trainate da cavalli.

La donna dagli occhi scarlatti guardò i propri allievi accennando un sorriso

“Siamo arrivati. Da qui in poi camminate normalmente o li metteremo in allerta.”

Hai!”

Con un ultimo salto i 4 atterrarono uno dopo l’altro sul terreno erboso e fresco della radura per poi cominciare a dirigersi verso la carovana a passo calmo e misurato.

“Shikamaru…?” chiese timidamente Moriko mettendosi affianco al ragazzo dalla coda, mentre Kiba, con le mani infilate nelle tasche della propria giacca e con Akamaru comodamente adagiato sulla sua testa, scoperta dal cappuccio, li osservava truce e silenzioso come non mai.

Il giovane Nara le rispose con un’occhiata interrogativa ed assonnata, facendo incontrare di nuovo, dopo tanto tempo, il proprio sguardo con quello monoculare e verde di lei.

“Uhm?” chiese facendo nascere un piccolo sorriso sul volto cereo della ragazza.

“Volevo…” cominciò venendo poi improvvisamente interrotta da una voce sconosciuta… e dall’improvvisa apparizione di un paio di occhi volpini e stretti su tutto il suo campo visivo.

O-h-a-yo!Bella signorina.” Scandì con voce palesemente falsettata quella figura indistinta, facendole provare per la prima volta l’istinto di indietreggiare indietro dalla paura.

Inclinando leggermente la schiena all’indietro, Moriko riuscì a vedere completamente in viso del suo “assalitore”, aggiungendo alla visione degli occhi anche un naso all’insù ed una bocca sporgente oscenamente deformata da un ghigno furbesco, ma riuscì ad avere la visuale completa di quello strano ed inquietante individuo solo quando Shikamaru si interpose tra lei e l’altro, provocando in quest’ultimo uno sbuffo scocciato.

La ragazza dai capelli verdi si attaccò al retro della maglietta del compagno di squadra, sentendosi quasi preoccupata per l’altro.

Questo signore qui… pensò Moriko, sbirciando leggermente da sopra la spalla del giovane Nara …è parecchio strano…

L’uomo in questione guardò con aria di sufficienza il giovane ninja, arricciando il naso con qualcosa che rasentava il puro disprezzo per poi raddrizzarsi alla bene e meglio il ridicolo cappello a forma di cono che faceva denotare il suo alto status sociale, mentre dalla sua bassa statura Shikamaru lo guardava quasi annoiato per poi bofonchiare, noncurante, un accennato “Salve…”

A quello scialbo saluto, lo sconosciuto contorse il proprio naso ancora di più, facendo questa volta apparire sulla tempia una vena pulsante di disappunto.

Da dietro di loro Kiba ed Akamaru guardarono la scena sbigottiti: da dove cavolo era sbucato quella sorta di pagliaccio truccato da almeno 2 chili di fondotinta e vestito con strati e strati di vesti lussuose pregiatissime?

Se mia madre vedesse questa roba… pensò l’Inuzuka sentendo un forte senso di nausea pervadergli la zona superiore dello stomaco nell’immaginare la famosissima Hana Inuzuka, nemica giurata degli indumenti sgargianti e costosi, trovarsi alle prese con quell’inidividuo …come minimo le verrebbe l’istinto di distruggerle.

Intanto, mentre Moriko scrutava incuriosita quello strambo personaggio sbattendo continuamente la palpebra sinistra, Shikamaru sembrava non avere alcuna intenzione di farsi da parte, nonostante il pagliaccio gli continuasse a lanciare occhiate più che eloquenti in proposito.

Kurenai a quella vista sospirò esasperata, sentendosi ormai prossima a gettare la spugna: passi una lite tra compagni, passi una situazione imbarazzante tra compagni di squadra di sesso opposto, ma non una dichiarazione di guerra aperta tra un ninja ed il suo datore di lavoro!!

A medie, ma decise, falcate la donna si affiancò ai due contendenti, sfoggiando il suo sorriso rassicurante più convincente e si chinò leggermente in avanti in segno di rispetto.

“Gakimata Satoshi…?” lo richiamò, sottintendendo la richiesta di conferma della sua identità, ricevendo in risposta da quest’ultimo un’occhiata prima sbalordita poi ammiccante e una sventolata di ventaglio seguita da una risatina a dir poco femminea.

“Ovvio.” Rispose infine giulivo e sfrontato Satoshi spostandosi la coda nella quale erano raccolti i suoi capelli neri sulla spalla e poi cominciare a giocherellarci con le dita.

Shikamaru inarcò un sopracciglio.

Che seccatura…

 “E voi, bella signor..ina?” aggiunse con tono insinuante il giovane daimyo, sempre rivolto alla donna dagli occhi scarlatti.

D’improvviso Kiba si ritrovò a detestare Gakimata-sama: come di permetteva di alludere all’età di una donna giovane come la loro sensei?! Se quello era l’uomo che avrebbero dovuto proteggere, forse Kakashi e gli altri avrebbero dovuto cercare un altro membro per quella squadra supplementare, perché era ormai certo che non avrebbe alzato neanche un dito per salvare quello sgorbio ambulante truccato. D’altra parte, anche Kurenai se ne risentì non poco per quell’allusione a dir poco sconveniente da parte del giovane daimyo, ma, forse grazie ai duri anni di allenamento mentale oltre che fisico, riuscì a mantenere un tono di voce fermo ed impassibile.

“Kurenai Yuhi, sono stata incaricata di scortarvi a destinazione insieme alla mia squadra…” rispose ritornando a schiena eretta con un movimento fluido della schiena e facendo incontrare i suoi profondi occhi cremisi con quelli stretti ed insignificanti del giovane feudatario che, di fronte a quello sguardo, si sentì quasi in dovere di deglutire dalla vergogna.

“Vi presento i membri della mia squadra:…” continuò la jounin alzando un braccio verso i tre ragazzi che, vedendo quell’inequivovabile gesto, si misero immediatamente in fila, l’uno accanto all’altro, di fronte a Gakimata-sama, nonostante una certa riluttanza da parte di Moriko, ancora un poco indecisa sul da farsi.

L’occhietto della ragazza si fissò sul nobilotto cominciando a scutarlo nel dettaglio, mentre quest’ultimo fece lo stesso, coprendosi la bocca ghignante dietro il proprio ventaglio.

“..lui è Kiba Inuzuka insieme al proprio compagno Akamaru…” cominciò noncurante della cosa Kurenai-sensei partendo dalla destra della ragazza “…è un’esperto nel seguire le tracce e nel captare la presenza di nemici tramite l’olfatto.”

La reazione di Gakimata Satoshi fu quella di arricciare nuovamente il naso disgustato dalla presenza di un cane sulla testa di quel ragazzino dall’aria trasandata.

“Oh-” disse semplicemente con disprezzo“e a che cosa potrà mai sevire una cane per proteggere la mia onorevole vita?”

Onorevole un corno brutto pezzo di… pensò trattenendosi a stento Kiba digrignando i denti.

“Akamaru ha ricevuto lo stesso allenamento di Kiba, venendo addestrato al combattimento…” spiegò meccanicamente Kurenai, provocando nel giovane Inuzuka e nel suo fedele compagno un moto di ammirazione nei confronti della donna.

La stessa cosa non si poté dire per Gakimata-sama che non abbandonò la sua espressione scettica, neanche quando Kurenai gli presentò Shikamaru, intento a sbadigliargli rumorosamente in faccia.

“Shikamaru Nara…” continuò lasciandosi quasi sfuggire un rantolo disperato “ … il suo punto forte sono le strategie.” Tagliò corto per evitare di aggiungere qualcosa di negativo nei confronti del suo giovane allievo.

“Ed infine…Moriko Haruno..” disse infine indicando la ragazza posta al centro degli altri due, provocando nel giovane daimyo un notevole moto di interesse.

“Oh??” disse sporgendosi leggermente in avanti come per guardare meglio il visino della ragazzina “…non credevo che tra i ninja ci fossero delle donne di questa età!” terminò poi nascondendo di nuovo un sorrisino dietro il ventaglio che però questa volta non sfuggì a nessuno degli altri 3 ninja.

Una mano ben curata ed esageratamente smaltata del nobilotto si allungò fino a toccare la guancia scoperta della giovine, palpandola delicatamente con le punte delle dita, senza che questa si sottrasse al suo tocco, completamente disinteressata.

Shikamaru si accigliò notevolmente, venendo imitato da Kurenai e Kiba, avendo anch’essi capito con che razza di individuo avevano a che fare e, come se non bastasse, ebbero conferma dei loro sospetti quando questo sussurò, forse certo di non essere sentito:

“Sembra così delicata e fragile…come una bambola!”

Un Lolicon⁸…

“Non si faccia ingannare dalle apparenze…” disse prontamente la sensei assottigliando gli occhi “…Moriko è molto portata per il combattimento corpo a corpo e si destreggia in modo quasi impeccabile nel taijutsu.”

A quelle parole il giovane Gakimata ritrasse la mano sconcertato, lanciando un’occhiata apprensiva alla kunoichi.

“Chi? Questa deliziosa donzella combatte a mani nude?!” esclamò esterrefatto quasi con le lacrimimuccie agli occhi.

Oh Kami-sama…è proprio un Lolicon… pensarono quasi all’unisono i tre ninja accompagnati da un grugnito lamentoso di Akamaru, ancora accoccolato sulla testa del proprio padroncino.

Moriko si guardò un attimo intorno incuriosita ed un poco spaesata, non capendo perché mai Shikamaru, Kiba-san e Kurenai-sensei avessero un’espressione che sfiorava lo schifato.

“Esattamente.” Rispose laconica Kurenai, chiudendo gli occhi un attimo, probabilmente per non essere costretta a guardare in viso quel maniaco che dopo neanche 3 minuti aveva risvegliato in lei propositi omicidi.

“Nooooooo!!!” ansimò il daimyo simulando un mancamento teatrale, provocando in Kiba un’ulteriore fitta alla bocca dello stomaco.

Che razza di individuo…

 

 

Il sole stava ormai tramontando dietro la catena di montagne oltre la quale avrebbero dovuto passare il giorno seguente, macchiando il cielo di carmino e magenta, mentre i quattro ninja si stavano pigramente preparando per una nottata all’aria aperta, srotolando i propri sacchi a pelo sull’erbetta umidiccia del prato nel quale si erano fermati.

  “Allora ragazzi…” sospirò stremata Kurenai-sensei, dopo un’intera giornata di cammino scandita da continui tentativi da parte di Gakimata-sama di avvicinarsi a Moriko con intenzioni poco onorevoli.

Kiba ed Akamaru, più di là che di qua con la mente, risposero debolmente al richiamo del capo squadra, l’uno con un mugugnio, l’altro con un sottile guaito, mentre Shikamaru, già comodamente sdraiato sul proprio giaciglio con le mani dietro la nuca, aprì pigramente l’occhio. L’unica che sembrava resistere bene al richiamo del dio Morfeo era Moriko che, seppur soffocando un piccolo sbadiglio dietro la mano, fu la sola a mettersi per lo meno in ginocchio rispondendo con un sommesso “Hai?”

Shikamaru si ritrovò istintivamente a riflettere su quello che era successo quel giorno: durante l’arco di tutta la giornata Moriko aveva rischiato così tante volte di essere molestata sessualmente da Gakimata-sama che ormai ne aveva perso il conto. La cosa più incredibile e a dir poco stupefacente non era stata tanta l’inimmaginabile inventiva e scaltrezza del daimyo lolicon nel progettare tattiche sempre nuove per avvicinarsi alla ragazza, quanto il fatto che Moriko non si fosse accorta di nulla.

Appena tornati a Konoha devo dire a Sakura di spiegarle alcune cose sulle perversioni degli adulti… rimuginò lanciando un’occhiatina al visino spossato ed innocente della ragazza, venendo poi distratto dalla voce della jounin dagli occhi scarlatti.

“Oggi abbiamo fatto tutti un ottimo lavoro, ma domani ci aspetta la parte più impegnativa del viaggio, quindi riposatevi per bene. Domani ci alzeremo molto presto.” Disse la donna quasi tutto d’un fiato.

“E come la mettiamo…” intervenne improvvisamente la voce assonnata ed impaziente di Shikamaru “…con il Lolicon laggiù?” disse infine indicando con il pollice destro la figura sgargiante ed al contempo inquietante di Gakimata-sama intenta a sbirciare la ragazza dai capelli verdi da dietro una delle ruote della sua carrozza, sogghignando come un lupo famelico.

A quella frase Akamaru emise un lungo ringhio poco amichevole, girando la testolina in direzione del maniaco, che però non si scompose più di tanto e continuò la sua opera di contemplazione.

Kurenai si schiaffò una mano sulla fronte.

Basta,basta, per carità. Giuro che se riuscirò a non avere una crisi isterica chiederò quella maledetta vacanza come mi aveva suggerito Asuma, ma, per favore, fatelo smettere!! Pensò, giunta al limite, la donna, non sapendo che pesci pigliare, essendo arrivati a fine giornata con quella sottospecie di pagliaccio che pareva star complottando qualcos’altro a scapito della povera Moriko.

Quest’ultima, fortunatamente o sfortunatamente a seconda dei punti di vista, era troppo stanca per riuscire a capire anche solo una parola di più e poco ci mancava che crollasse di peso sul proprio sacco a pelo senza neanche infilarsi dentro di esso.

“A uno di noi toccherà tenere d’occhio Moriko…” sussurrò seria e decisa, cominciando a scrutare i ragazzi.

“Kiba.” Decretò infine, facendo svegliare di colpo il giovane Inuzuka.

“Cooooosaaa?????!!! M-ma sensei- !” urlò improvvisamente facendo saltare dal proprio grembo il suo fedele segugio, spaventato dalla reazione eccessiva del padrone.

“Niente ‘ma’ Kiba. Tu ed Akamaru dormirete accanto a Moriko, in modo tale da scoraggiare Gakimata-sama. Punto. E non ho alcuna intenzione di ripetermi.” Ribatté categorica la kunoichi per poi girare i tacchi ed infilarsi nel proprio sacco a pelo senza dire neanche una parola.

I due genin osservarono sbalorditi la loro sensei per poi lanciare un’occhiata a Moriko che stava ormai dormendo beatamente a pancia in su, del tutto ignara di quello che era accaduto.

Kiba si alzò di scatto dal proprio posto afferrando in malo modo il proprio giaciglio per poi rigettarlo al fianco della ragazza, sedendocisi sopra con un grugnito, il tutto sotto gli occhi vigili di Shikamaru.

Il suono di uno sbuffo aleggiò nell’aria prima che la voce del genin delle ombre dicesse la sua.

“Giusto per assicurarmi che tu non batta la fiacca, ti darò un incentivo in più, Kiba…”

Il ragazzo dalle guance tatuate si voltò incattivito dalle parole del compagno.

“Pensa a cosa ti farebbe Sakura…se lo venisse a sapere.” Concluse tranquillamente Shikamaru, lasciando Kiba immerso in un mare di sudore freddo.

 

 

 

Fu la linguetta ruvida ed umidiccia di Akamaru a risvegliarla dal dolce torpore che le aveva invaso le membra. Moriko socchiuse lievemente l’occhietto sinistro guardando un po’ intontita il cucciolino bianco, non riuscendo a capire del tutto perché avesse un’aria così arzilla ed emozionata.

“Cosa c’è Aka-chan?” chiese in un sussurro la ragazza, sforzandosi di alzare il collo  per poi però sentirselo tirare indietro da una sensazione di pesantezza che le invadeva anche le spalle.

Anzi, no. Non era solo una sensazione, ma qualcosa di reale e veramente pesante che le si era appoggiato nella parte superiore del petto.

Ancora con la vista annebbiata, Moriko fece scorrere pigramente il proprio sguardo all’ingiù per poi seguire la traccia grigia e leggermente sfocata fino alla propria sinistra, dove Kiba stava dormendo a pancia in giù, proteso ad abbracciarla con un solo braccio.

Che strano.

Forse sto sognando… si disse la ragazza dalla treccia per poi scivolare meccanicamente nel mondo dei sogni.

 

 

 

L’indomani la giornata cominciò con la stessa routine del giorno prima: lei e Shikamaru si alzarono per ultimi, mentre Kiba, Akamaru e Kurenai-sensei avevano già impacchettato i propri sacchi a pelo ed erano già pronti a partire. L’unica cosa che Moriko notò di diverso rispetto al giorno precedente, fu che Kiba non faceva che guardarla di nascosto per poi ringhiarle contro e guardare dalla parte opposta, scatenando le proteste glutturali del suo compagno a 4 zampe.

“Tra pochi minuti arriveremo al punto di confine tra il paese del Fuoco e quello della Cascata.” Gli informò improvvisamente la jounin dagli occhi scarlatti marciando allo stesso passo della carrozza di Gakimata-sama che intanto continuava a guardare, noncurante delle parole della donna, la figura pallida e delicatamente aggraziata di Moriko camminare dall’altro lato seguita a ruota da Shikamaru. Quest’ultimo fulminava con lo sguardo il depravato senza poter neanche architettare qualcosa per farlo cadere a faccia a terra dalla sua carrozza, viste le occhiatacce che Kurenai-sensei gli mandava ogni volta che poteva.

Kuso⁹… pensò spostando lo sguardo in alto, gustandosi la vista di alcune piccole nuvolette che galleggiavano allegramente sopra di loro. Fu allora che nella sua perfetta visione apparve un intruso: un’ombra veloce tra le rocce apparve e scomparve su un pendio poco più in alto di loro, provocando però la caduta di qualche sassolino e briciolina sabbiosa poco vicino il punto in cui stava camminando il giovane Nara.

Quest’ultimo abbassò lo sguardo, guardando la quantità di sassolini che gli erano caduti accanto, studiandoli con finto interesse, per poi ricominciare a camminare mettendosi le mani in tasca.

“Ohi, Moriko.” Disse alla ragazza, facendola voltare incuriosita.

Hai?”

“Chiamami un attimo Kurenai-sensei.” Disse alla fine infilandosi un dito in un orecchio come se la cosa non avesse molta importanza.

Moriko annuì e fece una piccola corsetta fino ad arrivare accanto al giovane daimyo, che nel vederla arrivare assunse le sembianze di un lupo affamato, richiamando l’attenzione della sensei.

“Uhm?” disse la donna dagli occhi scarlatti “Cosa c’è Moriko?”

“Shikamaru vorrebbe parlarle, Kurenai-sensei.” Disse semplicemente la ragazzina innocentemente, senza neanche notare la bava che colava a fiotti dalla lingua di Satoshi Gakimata, intento a guardarla.

La jonin arricciò il naso schifata, un poco riluttante a lasciare quella piccola pecorella tra le grinfie di quel Lolicon affamato di sesso, tuttavia, fu costretta ad allontanarsi, certa che Shikamaru non l’avrebbe mai chiamata per una cosa inutile.

“Sì, Shikamaru?” chiese la sensei, sperando di non doverlo rimproverare per averle fatto lasciare Moriko insieme al maniaco.

Tuttavia, l’unica risposta che ottenne fu lo sguardo indifferente dell’allievo che con tono grave ed allo stesso tempo atono le disse:

“Abbiamo compagnia.”

Alla kunoichi non servirono delle spiegazioni per capire quello che Shikamaru aveva lasciato sottinteso: anche lei pochi istanti prima aveva intravisto qualcuno nascondersi tra le rocce.

Era incredibile che se ne fosse accorto con tanta facilità.

Non c’è dubbio… pensò studiando meglio il ragazzo dal codino …Shikamaru ha già la stoffa per diventare chunin.

Si accigliò e, lanciando una rapida occhiata a Moriko, che ora passeggiava tranquillamente accanto al daimyo (ormai in procinto di assalirla), rallentò il passo.

“Vado a vedere se Kiba è al corrente della situazione, tu tieni d’occhio Moriko.”

Shikamaru annuì, senza staccare gli occhi di dosso alla ragazza in questione, pronto ad intervenire in caso di bisogno.

Un sorrisetto, lanciatogli si sbieco da Gakimata-sama, gli fece però salire letteralmente il sangue al cervello, facendogli premeditare cose alquanto spiacevoli dei riguardi di quel maniaco benvestito. La goccia che fece traboccare il vaso però, fu la mano smaltata e profumata del nobilotto che si posò alla base del collo di Moriko, lungo la linea della spalla.

Shikamaru si ritrovò improvvisamente al fianco della ragazza con in volto un’espressione indecifrabile, molto simile a quella di un gatto infastidito e pronto a graffiare chiunque avesse osato sfidare nuovamente la sua pazienza. Gakimata Satoshi ritrasse istintivamente la mano dalla spalla di Moriko, intimorito, mentre la ragazza non sembrava capire bene cosa stesse succedendo a Shikamaru.

Tutto questo, avvenne poco prima che un grido di battaglia si levasse come un tuono sopra le loro teste, seguito dal rumore di ferraglie ed altri oggetti acuminati impugnati da un gruppo di uomini dal viso coperto.

Gli sguardi dei 5 ninja si leverano contemporaneamente verso l’alto, seguiti da quelli di Gakimata-sama e dal carrettiere, che non appena videro quell’enorme marmaglia armata di forconi, bastoni e coltelli, sentirono il bisogno impellente di… andare al bagno.

Il conducente del carro tirò istintivamente le briglie a sé facendo fermare il carro proprio al centro dell’imminente conflitto.

“Mi vogliono uccidereeeeee!!!” si sentì piagnucolare da dentro la carrozza la voce infantile e stridula di Gakimata-sama, che si era rannicchiato come un bambino lagnoso in un angolo del lussuoso mezzo.

“Non fermatevi!!” gridò Kurenai atterrando agilmente di fianco alla carrozza, rivolgendosi al conducente.

“Continuate ad avanzare! Noi vi sgombreremo la strada!”

Questo, cercando di racimolare quel poco di fegato rimastogli, riuscì a far ripartire i cavalli senza farli imbizzarrire, anche se l’atmosfera non sembrava aiutare molto.

Da lì in poi la situazione cominciò a prendere una brutta piega.

Shikamaru e Moriko, più vicini alla carrozza rispetto a Kurenai, Kiba ed Akamaru, si ritrovarono a dover fronteggiare più nemici del previsto, venendo ogni volta assaliti da uomini che sembravano proprio avere come obiettivo la vita del nobilotto da loro scortato.

La ragazza dai capelli verdi si destreggiava abbastanza bene, nonostante i nemici da affrontare fossero più di uno alla volta, parando, ogni qualvolta che poteva, il forcone di uno con un piede e mozzare il respiro ad un altro con un colpo allo stomaco, ma la minoranza numerica faceva comunque un discreto effetto su di lei.

Fu proprio quando un bastone stava per colpirla direttamente alla testa che Shikamaru intervenne, bloccando in un sol colpo tutti gli assalitori di Moriko con un Kage Mane no Jutsu¹⁰.

“Va’ ad aiutare Kiba ed Akamaru, a questi ci pensiamo io e Kurenai.” Disse mostrandosi calmo agli occhi della ragazza, mentre la sensei gli si affiancava. A quelle parole Moriko prima lo osservò incuriosita, poi sorrise saltando in direzione degli altri due compagni.

Quando la ragazza giunsei dai suoi restanti due compagni la prima cosa che le accadde fu… quella di rirìtrovarsi perfettamente in mezzo ad una combinata di Kiba ed Akamaru, vedendosi sfiorare da entrambi i lati da due vortici acuminati che sbaragliarono un bel po’ di nemici accanto a lei, provocando due grosse crepe nel terreno friabile della montagna.

Moriko si votò lentamente con l’occhio leggermente sbarrato, unico indizio che tradiva in lei una certa sorpresa verso quello che era appena avvenuto a pochi centimetri delle sue spalle, vedendo dietro di sé ben due ragazzi uguali a Kiba, ma con il volto contratto in una smorfia animalesca e le mani artigliate.

L’atmosfera sembrò improvvisamente congelarsi quando uno dei due “sosia” si  girò verso di lei, assumendo un’appena accennata espressione ansiosa.

Gli occhi ferini di quello strano essere però vennero improvvisamente sostituiti con una percezione diversa: uno scricchiolio, no… una sorta di rombo acuto, seguito da un piccolo terremoto sotto i suoi piedi.

Moriko non si rese conto di star sprofondando insieme ad un pezzo di montagna che aveva ceduto al colpo di Kiba, neanche quando sentì la terra mancarle a sotto i piedi e i capelli venire spinti verso l’alto.

Persino in quella situazione, la sua mano trattenne istintivamente la ciocca che le copriva il viso, mentre la sua mente bloccava disperatamente la figura di quell’essere sconosciuto che si era sovrapposto ad un’altra, conosciuta anni prima…molto prima, ma che non riusciva a ben identificare.

La schiena le cadde all’indietro facendola precipitare con le spalle verso il terreno, eppure lei non fece nulla per rimettersi in equilibrio.

Chi era… quella persona… pensò poco prima di sentire qualcosa di duro scontrarle violentemente il fianco sinistro con un colpo secco, facendola ruzzolare lungo il pendio della montagna, e percepire l’osso della rotula torcersi in un modo talmente assurdo da strapparle il primo urlo della sua vita.

Non capì mai come fosse successo, ma alla fine si fermò, ritrovandosi con le labbra ansimanti premute su un’altra superficie orizzontale e traballante.

Le sue braccia tremanti si impuntarono debolmente su quella specie di spuntone roccioso che le aveva salvato la vita, portandosi a guardare in alto.

Sbarrò gli occhi nel vedere sul ciglio di quello stapiombo, da dove era caduta, la stessa figura identica a Kiba-san squadrarla dall’alto con il volto serio e scuro.

Nella mente di Moriko, quella forma inumana e spettrale venne nuovamente sostituita dall’altra.

Lineamenti più aggraziati… capelli argentati…azzurri quasi… occhi verdi…occhi di demone

Sentì il cuore fremetterle pericolosamente ed una fitta fortissima trapassarle la nuca come un coltello, costringendola a portare le mani alla testa ed a sbarrare gli occhi, inorridita da chissà quale ricordo…percezione…emozione.

Ki..Lenaku…Fale..ki...

Lanciò un’altro urlo soffocandolo tra le labbra, spingendsi a guardare di nuovo sopra di lei disperata…ansiosa di ricevere da quella persona davanti a lei un altro tipo di ricordo o di indizio che l’aiutasse a mettere insieme quelle sillabe prive di senso.

Invece non trovò nulla.

Incontrò solo lo sguardo grave e freddo del suo compagno si squadra, ricevendo una sorta di doccia fredda inconsistente su tutto il corpo.

È Kiba-san… pensò sentendosi improvvisamente sollevata, non trovando più su quel viso i lineamenti aggressivi e crudeli che aveva scorto poco prima.

Eppure…Kiba non si muoveva, non si mosse, non disse una parola, neanche quando il cielo si fece scuro e denso di elettricità ed un tuono rombò sopra le loro teste minaccioso.

L’unica cosa che fece fu… andarsene.

Moriko rimase lì per con la testa all’indietro e i capelli arruffati e sporchi di sabbia, con l’occhio fisso sul punto dove prima stava il suo compagni di squadra.

Restò in quella posizione, incurante del dolore al ginocchio e con l’occhio sinistro spento, anche quando sulla sua fronte cadde una goccia… due…dieci…trenta…mille.

Anche quando i suoi vestiti erano ormai diventati zuppi e la sabbia era stata trascinata via dalla pioggia.

Kiba-san…?

 

 

 

“Come sarebbe a dire 'Non so dove sia?!'” pronunciò pericolosamente seria Kurenai-sensei, puntandosi le mani sui fianchi, verso il suo allievo.

Alla fine erano riusciti a far battere in ritirata il nemico, ma la battaglia aveva tirato troppo per le lunghe e, non appena atterrato l’ultimo assalitore, Gakimata aveva gridato, in preda ad una crisi isterica, di voler trovare un posto dove accamparsi, lontano da quegli “assassini-accoltellatori” (come gli aveva chiamati lui).

Era stato allora che Shikamaru e Kurenai avevano optato per assecondare la richiesta del loro cliente, pur di non ascoltare quella sinfonia si striduli acuti soffrenti. Tuttavia, nella fretta di dar retta a Gakimata si erano lasciati sfuggire un piccolo particolare: Moriko, stranamente assente.

La sua mancanza però fu stranamente giustificata da Kiba che, sempre con il fedele segugio in testa, aggiunse con fare indifferente che Moriko era rimasta indietro a fare un’ultima cosa.

Era stata sia la superficialità delle parole di Kiba sia il ritardo sempre cresciente della ragazza a far scattare nel cervello di Shikamaru e Kurenai un campanello d’allarme, spingendoli a fermarsi improvvisamente ed a voltarsi verso il giovane Inuzuka. Quello che era seguito, sotto gli occhi stupefatti di Gakimata-sama, da dietro le tendine di seta della sua carrozza, era stato un breve scambio di battute tra i tre ninja, dal quale alla fine lo shinobi dei cani era uscito sconfitto, rispondendo in un modo tale da far alterare persino la sua materna e flessibile sensei.

“Vuol dire quello che ho detto, sensei: non so dove si trovi.” Rispose il ragazzo dalle guance tatuate guardando da un’altra parte, trandedo però una certa insicurezza a causa dei denti che stava nervosamente digrignando.

I suoi occhi canini azzardarono uno sguardo verso Shikamaru, anche lui intento a studiare ogni suo movimento.

Perché l’ho fatto…? Pensò, ritornando a guardare ostinatamente il terreno fangoso e percosso dalla pioggia ai suoi piedi. No…io non ho fatto nulla… io…non…

Il colletto della sua giacca fu afferrato da qualcuno, sollevandolo di qualche millimetro da terra e facendogli cadere dalla testa Akamaru.

A pochi centimetri dal suo naso, Shikamaru lo fulminava con occhi furibondi, incurante della pioggia che gli aveva appesantito il codino.

L’istinto di sopravvivenza spinse il ninja dei cani a liberarsi dalla stretta dell’altro, indietreggiando impaurito da quell’espressione già incontrata in precedenza.

“Ti ho già detto che non so nulla!” ripetè fremendo dal più profondo del cuore: al diavolo, Shikamaru aveva già capito che stava mentendo, che senso aveva continuare?

“Non dire stronzate!” tuonò il giovane Nara chiudendo gli occhi, avvicinandosi all’altro con la faccia piena di rabbia faticosamente repressa.

“Che cosa hai fatto a Moriko?!”

Quelle parole colpirono Kiba come un mattone in piena faccia.

Lui non aveva fatto nulla. Aveva fatto tutto lei. Lui non aveva fatto nulla! Nulla!

Non è colpa mia se è rimasta lì come una baccalà!

“Non ho fatto niente, chiaro?!” gridò, non curandosi di essere sentito dal daimyo nella carrozza.

Di nuovo venne sollevato da terra e di nuovo incontrò gli occhi di Shikamaru.

“E allora spiegami dov’è finita!”

A quella scena Kurenai ed Akamaru rimasero pietrificati, per un istante.

Le cose non andavano affatto bene.

“Io…” mormorò sull’orlo del cedimento Kiba, guardando di sottecchi Kurenai-sensei ed Akamaru.

La sua testa ciondolò in avanti.

“E va bene, ti porto da lei, ma solo noi due d’accordo?” sussurrò per poi sentirsi gettare all’indietro dal moro come se fosse stato uno straccio.

“Sarà meglio.” Sibilò l’altro aspettando che lui gli facesse strada con le mani in tasca e gli occhi fiammeggianti.

I due non dissero nulla alla loro sensei, né al segugio. Semplicemente si addentrarono nella foresta rocciosa che si erano lasciati dietro, senza dire una parola.

Solo quando furono abbastanza distanti da Kurenai cominciarono a dialogare, incuranti del continuo scrosciare d’acqua sopra le loro teste.

“Ora dimmi cosa è successo.” Gli intimò il giovane Nara, senza mai smettere di guardare di fronte a sé.

“C’è stata una frana…” disse Kiba serrando le mani più forte che poté “… e Moriko è caduta da uno strapiombo.”

Al giovane Nara gli si mozzò il fiato in gola.

Una frana?! Moriko?! Da uno strapiombo?!

Poi un altro pensiero si fece strada nella sua mente come un serpente.

“Perché non ce lo hai detto subito!?” urlò, sentendo le nocche della mano prudergli insistentemente: quanto era passato da quando si erano allontanati? Un’ora?

E lui mi viene a dire adesso che Moriko è caduta da un burrone?!

“Potrebbe già essere morta a quest’ora. IDIOTA!”

“Era viva.”

“Eh?”

“Quando l’ho lasciata lì…” ripetè con un tono di voce surreale alle orecchie del giovane Nara e con lo sguardo coperto dall’ombra dei capelli “…era ancora viva.”

Shikamaru ci mise un po’ per metabolizzare la cosa.

Rimase per un attimo immobile, fissando la schiena dell’altro continuare ad avanzare.

Non ci credo…

“Tu…” disse tra i denti.

Come…

“… L’HAI LASCIATA LÌ DI PROPOSITO!!!???”

“Sì!! Va bene? L’ho lasciata lì! L’ho mollata lì sul ciglio di quel burrone! Contento?!” ribatté Kiba fermandosi a sua volta, senza osare voltarsi.

Questa volta nulla lo salvò dal pugno che gli arrivò in piena faccia, facendoli sputare qualche grumo di sangue tra le pozzanghere fangose attorno a loro.

Shikamaru indietreggiò, ansimando furibondo dietro di lui e guardandolo quasi volesse strangolarlo con le sue stesse mani.

“Dammi una ragione…” sussurrò “Spiegami il motivo… per il quale dovrei cercare di capire perché l’hai fatto.”

Kiba lo guardò attraverso la propria frangia gocciolante, pulendosi con il dorso della mano il rivolo di sangue che gli scendeva da un angolo della bocca.

“L’odore…” cominciò con la bocca leggermente impastata dal sangue “…io non lo sento.”

Il moro dal codino alzò un sopracciglio, non capendo inizialmente.

“Hai idea…di cosa significhi per me… stare al fianco di una persona che… per i miei sensi non esiste?!”

Scandì alla fin, coprendosi il volto con una mano.

“Io… non ne potevo più… di…”

“Sentirti braccato?”

Kiba ritornò a guardare l’altro sbalordito, trovandolo esattamente come l’aveva visto all’inizio della missione: freddo e controllato.

“Cresci Kiba.”

Lo vide superarlo, quasi non esistesse, di nuovo con le mani infilate in tasca.

“Troviamo Moriko in fretta.”

"Prima che mi torni la voglia di prenderti a pugni" Era il significato di quelle parole.

 

 

Pioveva ancora. Pioveva, ma lei era sempre lì.

Aspettava. Il ginocchio le faceva ancora male.

Doveva aspettare. Aspettare. Aspettare. Aspettare.

La testa rivolta al cielo come un fiore che cerca il sole che prima lo illuminava.

Le braccia e le gambe, abbandonate e storte come quelle di una bambola rotta.

Inutile.

Inutile…

No.

Sbatté più forte la palpebra sinistra, costingendosi a guardare ancora.

Lui sarebbe tornato.

Kiba-san era una brava persona.

Itokosan aveva detto che non l’avrebbero mai lasciata indietro.

Era la regola.

Non sapeva quale, ma le regole sono regole.

E chi non le rispetta non è una brava persona.

Mai.

mai.

mai…

“Nii-san.¹¹”

 

[“Nii-san..”

Moriko! Ti sei fatta male?

“Sono caduta…”

Devi fare pù attenzione quando cammini. Accidenti a questo kimono. Ma chi te lo fa fare ad indossarlo così stretto?

“La mamma…”

Ah già.Bhe, allora quando la mamma ti stringe il kimono, vieni da me. Così ti allento l’obi.

“Ma la mamma non si arrabbierà?”

Un po’. Ma non importa. Almeno non ti farai più male.

“Nii-san. Suki desu.¹²”]

 

“MORIKO!!”

Si sentì tirare via a forza dall’oscurità in cui era caduta, ritrovandosi circondata da un paio di braccia bagnate e tremanti che la scuotevano con disperazione.

“Shikamaru …”

Attraverso la propria vista offuscata, vide il ragazzo, accorso verso di lei sbarrare gli occhi in direzione del suo ginocchio rotto e torto in una maniera assurda, per poi spostare lo sguardo in alto, dove era riapparsa la figura di Kiba, pietrificata nel vedere quella scena.

“Ha un ginocchio rotto idiota! Vieni qui ed aiutami a portarla via!”

A quelle parole, seguite da un tuono, l’altro ragazzo sembrò inizialmente tentennare per poi buttarsi e cominciare a saltare lungo la parete ed atterrare di fianco a lei.

Moriko sorrise.

Era tornato.

Il suo sollievo non venne dissipato nemmeno dal dolore del ginocchio, mosso imporovvisamente perché fosse possibile essere trasportata in cima alla rupe da entrambi.

“Moriko. Resisti.” Disse a mezza voce Shikamaru facendola scivolare dala propria schiena e poggiandola delicatamente sulla terra umidiccia.

Nell’occhio sinistro di Moriko il volto del ragazzo assunse a poco a poco un diverso tipo di lineamenti che la fecero sorridere anche quando questi tornarono come prima.

“Sono…” sussurrò sorridendo angelica, sotto gli occhi stupiti ed incuriositi di entrambi “…contenta. Kiba-san e Shikamaru nii-san… sono tornati a prendermi.”

A quelle parole entrambi si guardarono senza parole.

“Sapevo che Kiba-san, era una brava persona.”

Una fitta al cuore fece abbassare la testa a Kiba, pieno di vergogna.

Lui l’aveva lasciati in quel posto. Lei aveva visto che lui se n’era andato, senza tornare per un’ora.

Eppure era convinta che ero andato a cercare aiuto? Ha continuato a credere che sarei tornato?!

Un singhiozzo gli salì alla gola e lui, per cercare di non farlo uscire troppo rumorosamente, si abbassò ancora di più con la testa, digrignando i denti.

“Gomenasai…” sussurrò a fatica “Gomenasai, Moriko-chan.”

“Kiba-san è una brava persona.” Ripetè di nuovo la ragazza dalla treccia, socchiudendo sempre di più l’occhio sinistro.

Intanto Shikamaru continuava ad osservarla: l’aveva davvero chiamato…

“Shikamaru nii-san…”

Sbarrò di nuovo gli occhi, guardando il volto sorridente e stremato di quella bambina troppo cresciuta scrutarlo da sotto le ciglia.

“… Suki desu.”

E si addormentò.

 

 

 

                                                                                                                                               Continua….

NOTE di Traduzione:

¹ Onii-san : “fratello maggiore”

² Mamoru: nome proprio di persona, il suo significato è “Protettore”

³ Hai: “Sì”

⁴ Ohayo Gozaimasu: “Buongiorno” formale

⁵ Gambare: “Metticela tutta”

⁶ Gambaru: “Lo farò” o letteralmente “Ce la metterò tutta”

⁷ Gakimata Satoshi: il nome di questo personaggio comicamente odioso mi è venuto in mente di getto, ma quando ho pensato al significato del cognome che gli avevo dato ho notato che significava Gaki= bambino Mata= dopo/tardi ovvero “bambino tardivo” e Satoshi= saggio. Davvero non so come mi sia venuta fuori! XD

⁸ Lolicon: Il Lolicon è il complessato lolitista, ovvero, colui che ha il pallino delle bambine più giovani di lui e che quindi é una sorta di pedofilo a seconda del modo con cui esterna questa sua… “passione”. Insomma in questo caso è un pedofilo.

⁹ Kuso: “Merda”

¹⁰ Kage Mane no Jutsu: Tecnica del controllo dell’ombra. Shikamaru fonde la propria ombra con quelle avversarie per controllarne i movimenti.

¹¹ Nii-san: altro modo per dire fratello, ma che si tradurrebbe meglio in “fratellone”

¹² Suki desu: la pronuncia di questa frase è “s’ki des’” e significa “Ti voglio bene”. ATTENZIONE! “Suki desu” e “Aishiteru” non hanno lo stesso peso anche se indicano entrambi un sentimento di affetto profondo!!!

 

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Capitolo 21
*** Famiglia ***


Risposte alle recensioni:

x Saretta x: Grazie per avermelo detto, devo ammettere che ogni tanto mi fa bene sentirmi dire che i miei personaggi sono IC. Spero di non essere troppo lenta ad aggiornare per i tuoi gusti!  ^^ kisskiss

Junkochan: 72/100!!!!! Evvai sono passata, e tra pochissimo…UNIVERSITA’! Evvai! Ti chiedo scusa per non aver aggiornato presto come credevo, ma in compenso il capitolo è più lungo. E c’è anche un piccolo omaggio alla fine! ^^ Buona lettura!

debbyuchiha: Grazie per le tue bellissime e chilometriche recensioni debby! ^^ Ogni volta che le leggo mi danno una grande soddisfazione! Devo ammettere che hai intuito! Bhe comunque ti piacerà sapere che ho aggiunto le anticipazioni! In questo capitolo ci saranno mooolti colpi di scena! Goditelo! Ciao!

kry333: Grazie grazie grazie! Y_Y Ormai riesco a dire solo questo… perché non ci sono parole per la tua comprensione! T.T Spero di aver dato ancora una volta il meglio di me in questo capitolo, L’ho adirittura revisionato e sconvolto un paio di volte! Buona lettura!!!

Rinoagirl89: Ed eccoti qui! Questo è il capitolo che stavi aspettando, ma non quello che volevi temo, ma non ti preoccupare! Come leggerai nelle ultimissime righe, sarà quello dopo a farti leccare i baffi!  Da adesso in poi si comincia ad entrare nel vivo!! XD Buona lettura LU!!!

E con questo ho finito! Buona lettura a tutti!!! ^O^

Capitolo 21: Famiglia

Kiba e Shikamaru avevano portato a turno sulle proprie spalle il corpo esanime della loro compagna fino a scorgere la carrozza sgargiante e pacchiana del daimyo da loro scortato. Nel vedere la propria meta i due ragazzi si guardarono a vicenda per poi urlare all’unisono, accelerando il passo:

Kurenai-sensei!!”

Subito dopo la kunoichi era comparsa al fianco della carrozza, accompagnata da uno scodinzolante Akamaru.

Shikamaru? Kiba? Nan.. Oh Kami-sama! Moriko! Che diavolo le è successo?” aveva detto scandalizzata la donna , portandosi  le mani al viso ed avvicinandosi spaventata alla propria allieva, beatamente addormentata sulle spalle del suo Shikamaru nii-san, nonostante la gamba rotta.

“Si è fratturata un ginocchio cadendo da un crepaccio, sensei! Dobbiamo assolutamente farla vedere da un medico!” disse prontamente Shikamaru depositando delicatamente a terra Moriko, facendosi aiutare dal compagno e dalla sensei.

Vide Kurenai scuotere la testa dopo aver esaminato il ginocchio ed assumere un’espressione grave, mentre dietro di lei Gakimata Satoshi si affacciava interessato dalla propria carrozza.

“Il ginocchio è completamente andato, ma non possiamo farla visitare, ora che siamo entrati nel territorio di Taki.”

“Ma sensei!!!” era prontamente intervenuto Kiba, allargando gli occhi ferini, furioso per quello che stava per dire Kurenai “Non possiamo aspettare la fine della missione per riportarla a Konoha!”

Kiba ha ragione, l’ultima cosa di cui ha bisogno Moriko è subire un attacco come quello di stamani.”

L’altro si voltò sbalordito verso Shikamaru, che aveva incredibilmente preso le sue difese.

Di tutta risposta l’esperta in genjutsu si rabbuiò ancora di più in viso.

“Credetemi io vorrei tanto poter dirvi di tornare indietro al villaggio seduta stante, ma non possiamo piantare in asso la missione proprio ora.” Aggiunse combattuta la donna dagli occhi scarlatti.

“Non si preoccupi, Kurenai-san-chan!” sopraggiunse improvvisamente la voce stridula e fastidiosa di Gakimata-sama, avvicinatosi a loro sventolando il solito ventaglio in maniera altezzosa e sorridendo viscido come al solito. Tutti loro, nessuno escluso,alzarono un sopracciglio ed emisero una lieve smorfia di schifo, vedendo quel lupo famelico squadrare voglioso il corpo inerme di Moriko.

“In che senso Gakimata-sama? Avete per caso con voi qualche medico esperto?”

Una risata falsettata gli fece storcere il naso: che uomo subdolo.

Nooo mia cara Kurenai-san-chan!” ridacchiò stranamente sincero il daimyo per poi ritornare a guardare con i propri occhietti neri la ragazza svenuta.

“Ma sono comunque disposto a dividere per il resto del viaggio la mia carrozza con questa bella signorina…” disse velocemente, mentre i quattro ninja, Akamaru incluso, sbarravano occhi e bocche scandalizzati.

“… in modo tale che voi non dobbiate preoccuparvi per il resto del viaggio. Mi occuperò io della nostra Moriko-chan.” Concluse infine avvicinandosi ulteriormente alla ragazza, ma venne prontamente fermato dal fido Akamaru, che si interpose tra lui e Moriko ringhiando ferocemente, e dalla mano, saldamente attaccata al suo polso, di Kurenai-sensei, ora più furiosa che mai. Non ci volle molto prima che il carrettiere avesse la visione, alquanto sconvolgente, del proprio signore a gambe all’aria, dopo essere stato spinto malamente all’indietro dalla donna ninja.

Ora, davanti alla ragazza dalla treccia, schierati a mo’ di barriera si erano posizionati sia Kiba che Akamaru e Shikamaru, capitanati dalla loro sensei.

Nan- nani?!” balbettò incredulo il nobilotto vedendosi improvvisamente guardare in cagnesco dai propri sottoposti.

“Lurido maniaco” grugnì il giovane Inuzuka tra i denti, ottenendo l’appoggio del proprio amico a quattro zampe, anche lui intento a ringhiare verso il nobilotto.

“Non vi permetteremo di toccare Moriko con un solo dito.” Disse Shikamaru, assottigliando gli occhi.

Moriko tornerà al villaggio con noi, adesso.” Confermò con astio Kurenai.

A quelle parole gli occhietti neri del daimyo si allargarono di almeno tre volte tanto.

M-ma… voi non potete...!”

“E invece lo faremo, Gakimata-sama.” Lo interruppe prontamente la kunoichi “Voi avete pagato per la vostra vita, non per servizi extra. E le posso assicurare che pur di evitare che voi facciate del male a Moriko sono anche disposta a piantare in asso questa missione.”

E…e io?! Non avete pensato alla mia nobile vita?! Quei manigoldi potrebbero tornare ad uccidermi da un momento all’altro!” urlò terrorizzato dondolandosi avanti e indietro come un bambino il daimyo imbronciandosi.

“Tanto sareste finito male anche se vi avessimo scortato fino al villaggio.” Disse Shikamaru, stupendo tutti ed attirando l’attenzione su di sé “quelli che ci hanno attaccato oggi non erano dei sicari qualunque, ma contadini.” Terminò con fare quasi annoiato.

I forconi. Pensò sbalordita Kurenai, intuendo quale fosse il vero stato delle cose

“Voi non avete ricevuto minacce di morte da delle persone qualunque, ma dagli stessi contadini del villaggio che non vi vogliono.”

 Esterrefatto, Gakimata poggiò ambedue le mani a terra, quasi non credendo a quello che aveva appena udito.

Intanto, con un rapido gesto della testa, la loro sensei diede loro il permesso di caricare Moriko e Kiba se la caricò sulle spalle, essendo il suo turno.

“Francamente, ora come ora, la mia priorità è la salute di questa piccina. Auguri per il viaggio, Gakimata-sama. Spero comunque che siate abbastanza intelligente da decidere di tornare sui vostri passi per evitare di essere attaccato di nuovo. Addio.” Sussurò malevola la donna per poi sparire con i propri allievi tra i pochi alberi che circondavano la radura, abbandonando il giovane daimyo a se stesso.

 

 

A Konoha il benvenuto era stato piuttosto caotico per la neo-squadra che si era trovata a correre a perdifiato verso l’ospedale del villaggio, senza nemmeno fermarsi a registrare il loro ritorno dalle due sentinelle dell’entrata principale, allarmando così la sicurezza.

Così, dopo aver spiegato alla squadra ANBU le loro ragioni, Moriko era stata sottoposta di urgenza ad una rapida e semplice operazione, finalizzata a saldare, per mezzo del chakra di uno dei medici disponibili, l’osso che si era miracolosamente spezzato di netto senza la presenza di schegge d’osso che avrebbero potuto richiedere un intervento chirurgico.

Sakura fu una dei primi ad arrivare disperata per aver ricevuto la notizia di sua cugina ricoverata in ospedale, e subito dopo di lei erano arrivati altri, tutti preoccupati allo stesso modo.

Fortunatamente la preoccupazione dei presenti era stata comunque placata dalla presenza del capo reparto che aveva rassicurato tutti, informando loro che la piccola era ancora priva di coscienza, ma che l’operazione si era svolta perfettamente e senza complicazioni.  

In ogni caso, come si premurò lo stesso dottore di puntualizzare, Moriko sarebbe dovuta restare a letto con la gamba ingessata per più o meno una settimana, affinché l’osso si rafforzasse ed il suo fisico si stabilizzasse.

Da allora le visite erano state più o meno periodiche, specie da parte di Sakura, che, anche se la cugina non si era ancora svegliata,  rimaneva per ore accanto al suo letto a guardarla, cambiando quando poteva l’acqua che manteneva fresco il mazzolino di fiori campestri posti sul comodino da Ino durante una sua capatina all’ospedale.

Anche Shikamaru rientrava tra i più assidui frequentatori dell’ospedale, insieme ad Hinata, Choji, Tenten e Rock Lee, che però non faceva testo, dato che, essendo stato messo ancora nella stessa stanza della ragazza, la vedeva ad ogni ora del giorno.

Solo una persona, o meglio due, non si erano ancora presentati nella stanza della ragazza dai capelli verdi, nonostante fossero già passati cinque giorni dal suo arrivo in ospedale.

 

 Anf!Anf!GRR! WOF!!”

“Te l’ho già detto Akamaru! I cani non possono entrare negli ospedali!” bofonchiò con fare di scusa Kiba, guardando affranto il suo fedele compagno sgridarlo davanti all’entrata dell’ospedale di Konoha.

Senti…” disse infine con uno sbuffo il ragazzo dalle guance tatuate “giuro che la prossima volta veniamo a farle visita insieme…

Akamaru sbuffò, volgendo la testolina dall’altra parte.

“…, ma ti prego, non mettermi il muso!” implorò infine, inginocchiandosi davanti al suo segugio.

Il cagnolino gli lanciò un’occhiata di sbieco, per poi abbassare la testa ed emettere un sommesso:

Wan…

Un sorriso vittorioso a 34 denti si allargò sul viso dello shinobi che cominciò a dare amorevoli pacche sulla testolina del cognolino.

Arigato, Akamaru.”

 

Gli ospedali non erano mai piaciuti a Kiba: sapevano di disinfettante, di morte e sofferenza. Un mix che lo aveva spinto fin da bambino a cercare in tutti i modi di evitare quel postaccio, anche a costo di imparare a curarsi da solo i graffi che si faceva giocando con Akamaru. Tuttavia, mentre camminava tra i corridoi del posto che si era ripromesso di non visitare mai, la sua mente pensava ad altro. Sentiva una terribile sensazione di vuoto sulla testa, a causa della mancanza di Akamaru e l’unica cosa che gli permetteva di non sentirsi troppo alleggerito dalla mancanza del suo fidato cagnolino, era il pacchetto malamente infiocchettato che teneva tra le mani.

Il giovane Inuzuka lanciò l’ennesima sbirciatina al suddetto pacchetto, guardandolo combattuto e sentendo in sé l’irrefrenabile ed improvviso istinto di fare retro-front e rimandare la sua visita a Moriko al giorno successivo.

Erano passati più di quattro giorni ormai dal loro ritorno dalla missione, e la ragazza dai capelli verdi non si era svegliata neanche una volta. Addirittura Sakura aveva cominciato a presentarsi sempre più spesso all’ospedale, anche al di fuori dell’orario di visita, forse per placare quell’atroce dubbio che sua cugina fosse caduta in coma.

“Sono un vero idiota.” Disse quasi tra sé e sé, sentendosi direttamente responsabile per quello che era accaduto alla sua compagna. Era a causa di quel senso di colpa che non aveva avuto il coraggio di presentarsi all’ospedale.

Con quale faccia tosta poi? Si era comportato peggio di un bambino e se Moriko fosse caduta in coma lui sarebbe stato l’unico responsabile. Ogni volta che ci pensava il suo stomaco si attorcigliava, provocandogli una fitta capace di fargli quasi venire voglia di piangere per la frustrazione. 

Fu un forte dolore diretto al proprio naso, provocato da una porta, apertasi all’improvviso, che  lo aveva colpito in pieno viso, a distoglierlo dai suoi pensieri.

Di certo quella che si preannunciava per lui non doveva essere la più limpida delle giornate.

Kiba-kun!!” esclamò una Hinata in preda al panico accostandosi una mano accanto alla bocca dopo aver visto gli effetti devastanti del suo gesto, rimanendo sempre accostata alla porta.

Ahio.” Disse flebilmente Kiba massaggiandosi con una mano il naso, andando a recuperare con l’altra il pacchetto regalo volatogli via durante la caduta. “Hinata…!” protestò debolmente rimettendosi in piedi.

Gomenasai ! Gomenasai!” si scusò prontamente la ragazza dagli occhi perlacei accostandosi a lui e chinandosi in segno di scusa.

“Fa niente Hinata...  adesso però come minimo vorrei sapere che cosa avevi fare di urgente per piombarmi addosso in quel modo.”

“Stavo andando a prendere qualcosa da bere a Moriko, visto che si è appena svegliata…” rispose la mora picchiettando gli indici di entrambe le mani, non curandosi però dell’espressione stupita che il suo compagno di squadra aveva assunto alla notizia.

Il pacchetto che teneva in mano rischiò di scivolare a terra per una seconda volta e di colpo Kiba si ritrovò a riconsiderare seriamente la possibilità di darsela a gambe levate: non avrebbe avuto il coraggio di presentarsi di fronte a Moriko dopo quello che era successo.

L’ho lasciata in quelle condizioni. Come posso presentarmi davanti a lei e sorriderle come se nulla fosse successo?! Pensò sentendo uno strato di sudore freddo formarsi alla base del suo collo.

Come minimo Shikamaru mi darebbe un altro pugno. E poi … , continuò a dirsi senza quasi dare ascolto alle parole di Hinata …non potrei sopportare di parlarle mentre è costretta ad un letto di ospedale a causa mia…

Se esisteva davvero un kami lassù doveva proprio odiarlo.

Quasi inconsciamente il suo piede scivolò all’indietro, seguendo l’istinto che il suo cervello stava trasmettendo a tutto il suo corpo da almeno mezz’ora: quello di fuggire  il più lontano possibile da quel postaccio. Il suo proposito di fuga fu però stroncato sul nascere dalla mano di Hinata che lo tirò con espressione entusiasta, biascicando qualcosa riguardo le condizioni incoraggianti dell’amica, dentro la stanza senza pietà.

Kiba quasi sbiancò.

Hinata non credo che sia…

Appena entrato nella stanza di ritrovò assistere ad una scena tanto surreale quanto inaspettata.

In mezzo ai suoi compagni ed altri ninja della sua stessa classe, Moriko era seduta sul letto parlando amabilmente con Ino accanto a lei, mantenendo sempre il solito comportamento decoroso, nonostante i capelli fossero sciolti ed apparentemente più intricati del solito.

I suoi occhi ferini si fermarono a studiare la figura della compagna, ancora confinata a letto dal gesso alla gamba operata. Solo in quel momento, forse anche grazie all’effetto della calda luce del sole che filtrava dalla finestra su di lei, notò quanto la sua pelle fosse pallida in confronto a quella delle altre ragazze. Persino Hinata sembrava essere leggermente meno fragile accanto a lei. Ora che ci pensava, Moriko ed Hinata in un certo senso si assomigliavano nell’aspetto, ma, mentre quello Hinata ricordava quello di una bambola giapponese troppo fragile per essere anche solo maneggiata, quello della ragazza dalla treccia era più simile a quello di un fiore delicato e forte al tempo stesso.

Non era facile da spiegare, ma era come se l’intero corpo di Moriko trasmettesse una voglia di vivere più forte di qualsiasi altra cosa. Era come se, nel sentirsi abbandonata in quel dirupo, di fosse attaccata con tutte le proprie forze a quell’unico punto fermo che il suo cuore era stato in grado di darle: che lui sarebbe tornato a prenderla e che non sarebbe morta. Questa forza che faceva capire che non avrebbe mai rinunciato a vivere, avrebbe giurato di vederla anche in Sakura, durante il combattimento con Ino durante la selezione dei Chuunin. Una determinazione che seppur in maniera differente, era presente in entrambe.

Non per niente erano cugine.

Shikamaru ha ragione…sono stato proprio un baka.

Sul suo volto si formò un lieve sorriso sollevato, nel mettere da parte le sue considerazioni e contemplare meglio il sorriso della ragazza.

Almeno adesso sta bene…

Era talmente assorto nei propri pensieri che quasi si dimenticò della presenza di Naruto, Sasuke, Choji, Sakura, Shino e Shikamaru nella stanza, ma la voce dell’Uzumaki, che quasi gli perforò i timpani , lo risvegliò prontamente dal suo semi stato di catalessi.

Ehilaaaaa Kiba!!!” urlò Naruto circondandogli il collo con un braccio, rischiando di farlo quasi di farlo soffocare.

Naruto … piantala di … soffocarmi … baka!!” Esalò a fatica combattendo contro la morsa dell’altro e cercando di liberarsi, impuntandosi con una mano sul suo viso.

“Come mai ci hai messo così tanto?!” chiese noncurante il biondo strapazzandolo ancora un po’ mentre accanto a lui, Sasuke sospirava rassegnato.

“Ora basta Naruto. Lascialo respirare!” lo rimproverò facendo qualche passo in avanti Sakura, fulminandolo con lo sguardo.

Quella piccola scenetta comica aveva attirato l’attenzione dei presenti, facendo sentire Kiba, non appena il biondo si fu staccato dal suo collo, sotto gli occhi di tutti, e quindi terribilmente in imbarazzo. Shikamaru non aveva detto loro il vero motivo per il quale Moriko era finita in quel burrone, ma non riusciva ed evitare di sentirsi a disagio.

Un leggero sbuffo da parte di Ino ruppe il silenzio mentre Rock Lee, costretto nel secondo letto della stanza con il piede ancora ingessato, gli sorrise con fare bonario.

“Ehi Kiba come va?”

“Lo sai che noi siamo qui da almeno un’ora?” aggiunse con fare altezzoso Ino, tenendo sulle ginocchia un’enorme cesto di ciliegie rosse e dall’aspetto invitante.  Kiba storse il naso cercando di ignorare la frecciatina della biondina , incentrando la propria attenzione su Moriko che ora lo guardava con fare innocente e debolmente radioso.

Avvicinandosi ancora un po’ a lei, Kiba poté notare delle lievi occhiaie sul viso ed una leggera ruga di sofferenza solcarle la fronte.

A quanto pare il ginocchio le fa ancora male… pensò affranto sentendosi di nuovo assalire dai sensi di colpa.

Go…” cominciò a dire a fatica “…men…

Kiba-san…” lo interruppe l’altra, continuando a guardarlo adorante “…non fa niente… l’importante è che siate arrivato.”

Kiba sentì il cuore mancargli di un battito.

Guardò il volto angelico di quella strana ragazza-bambina con ammirazione per poi sentirsi di nuovo appesantire il cuore dal senso di colpa.

Era inutile. Anche se Moriko cercava di rassicurarlo, non riusciva a non sentirsi dispiaciuto e, anche se la frase era stata detta in un contesto diverso, Kiba si sentì nuovamente assalito dal rimorso.

Aaah, Moriko. Gli uomini non si perdonano così facilmente.” La rimproverò Ino oscillando in segno di negazione l’indice della mano sinistra, assumendo un sorrisetto tipico di chi la sa lunga, strizzando un occhio.

Kiba scoccò un’occhiata incredula alla bionda, mentre Moriko inclinò la testa da un lato assumendo la tipica espressione infantile ed innocente.

Doshite?”

“Perché altrimenti li vizi!” disse semplicemente la bionda, ricevendo un’occhiata stranita da tutti i componenti maschi presenti “Devi imparare…” continuò poi picchiettando con un dito il nasino dell’altra “…a non darla troppa vinta agli uomini, altrimenti se ne approfittano.”

L’espressione di Moriko però non cambiò, anzi se possibile divenne ancora più confusa di prima.

Sbuffando, Sakura si fece avanti, puntellando le mani sui fianchi, cercando di assumere un aspetto vagamente minaccioso nei confronti della sua migliore amica-nemica.

“Non inculcarle queste stranezze in testa, Ino.” Scandì avvicinando il suo volto a quello della bionda.

“Non sono stranezze, Sakura-chan .” ribadì di tutto tono l’altra “Solo la pura verità: agli uomini dai una mano e si prendono il braccio.”

Oh mamma… fu il pensiero collettivo dei maschi, che si ritrovarono una gocciolina sulla testa.

“Fai tanto la sapientona, ma dimmi, quanti ragazzi hai avuto nella tua vita?” la punzecchiò la rosa assumendo un sorrisetto insinuante.

“E tu?!” ribatté Ino, cercando di nascondere il rossore che le aveva imporporato le gote.

Le due cominciarono a ringhiarsi contro a vicenda cominciando un diverbio che gli altri, specie Shikamaru, non ebbero la pazienza di seguire.

Per un attimo il ninja dal codino spostò la propria attenzione su Kiba, assottigliando impercettibilmente gli occhi e studiandolo con attenzione. Il nuovo compagno di squadra stava osservando con fare intenerito ed amareggiato la ragazza dalla gamba ingessata, senza neanche curarsi del diverbio che stava avvenendo a pochi passi da lui.

A quanto pare si ne è reso conto. Si disse, stendendo le labbra in un piccolo sorriso soddisfatto.

Meno male… pensò ancora il giovane Nara, lanciando un sospiro di sollievo … almeno non dovrò più prenderlo a pugni.

Tuttavia, non appena la sua attenzione si concentrò un po’ di più sull’espressione di Kiba, percepì qualcosa di molto simile ad una fitta allo stomaco che gli fece sbarrare gli occhi interrogativo e posare una mano nel punto dove si era sentito colpire.

Ma che…?

Moriko intanto guardava preoccupata e confusa le due ragazze, ancora intente a discutere, o meglio, a mangiarsi vive. La ragazza si voltò quasi repentinamente verso Shikamaru, poco più indietro di Kiba.

Shikamaru nii-san, Itokosan e Ino-san litigano…

Di colpo il mondo si bloccò, lasciando Ino e Sakura con le braccia sospese a mezz’aria, nell’atto di colpirsi a vicenda, e le espressioni dei presenti, tranne quelle di Kiba, Shikamaru e Moriko, ammutolite ed incredule, fisse sul giovane Nara.

NII-SAN??!!

Shikamaru…” disse lentamente Sakura, dimenticandosi improvvisamente di quello che stava facendo prima “…che cosa è successo durante la missione?”

Gli occhi di tutti, compresi quelli di Sasuke e Naruto, si puntarono sulla figura della rosa, ora con il volto percorso da un’espressione inspiegabilmente inquieta.

Shikamaru notò il modo in cui lo stava guardando Sakura e questo lo portò ad inarcare un sopracciglio con fare interrogativo, guardando l’altra per un paio di secondi.

Che seccatura…  pensò il moro, sbuffando e grattandosi la nuca con una mano con fare.

“Non chiederlo a me. Ha cominciato a chiamarmi nii-san dopo che io e Kiba l’abbiamo recuperata dal burrone.” Bofochiò per poi ritornare a guardarla.

Sakura era rimasta completamente ammutolita.

Nii-san? … Suo fratello? Riflettè con accanimento quasi disperato la rosa, cercando ovunque, nei suoi ricordi, nei suoi ragionamenti, qualcosa che le spiegasse il perché Moriko avesse deciso una cosa simile. Poi rialzò lo sguardo cominciando a studiare con fare critico il viso del giovane Nara.

Oh…” si ritrovò a dire, sbarrando gli occhi, accorgendosi di una cosa che non aveva mai destato la sua preoccupazione… fino a quel momento.

“Cosa c’è Sakura?” si fece avanti Naruto, cominciando a scrutare Shikamaru con la stessa intensità della compagna, corrucciando la fronte.

A poco a poco tutti quanti, si ritrovarono a seguire l’esempio del biondo, provocando nel ragazzo col codino un’opprimente sensazione di fastidio.

“Posso sapere…” disse Shikamaru mentre un sopracciglio gli scattava leggermente per il nervoso “…perché mi state guardando tutti?”

“Ehi!” protestò con scarso successo Rock Lee, che non riusciva a vedere nulla, anche lui bloccato sulla propria branda dal piede ingessato.

Reagendo alle parole più che giustificate dello shinobi delle ombre, tutti si voltarono verso Sakura, in attesa della risposta, trovandola però ancora immobile nella stessa posizione di prima con gli occhi sbarrati ed una gocciolina di sudore che le cadeva lungo il viso.

“Ecco …” cominciò debolmente la rosa, con la voce un poco arrochita per poi lanciare uno sguardo preoccupato verso il letto, dove Moriko stava cominciando a ciondolare la testa in avanti con fare assonnato “… credo che sia meglio parlarne fuori…” disse infine cominciando a spingere leggermente uno per volta i suoi compagni, dando sempre un’occhiata alla cugina, nel caso si fosse accorta che se ne stavano andando.

Ma… ma…” balbettò indispettito Rock Lee con una lacrimuccia che gli colava da un occhio, vedendosi abbandonare dagli altri.

Intanto fuori dalla stanza, Sakura aveva già ricominciato a parlare, ottenendo la massima attenzione di tutti “Shikamaru, Moriko ti ha …” deglutì un’ultima volta prima di tirar fuori in un sol soffio il resto della frase “… scambiato o perggio…scelto come una sorta sostituto di suo fratello.”

Naniiii?” gridò Naruto con un salto all’indietro ed assumendo una posa teatralmente esagerata, ricevendo un’occhiataccia da parte di Sasuke, che fino a quel momento non aveva fatto altro che osservare silenzioso lo svolgersi degli eventi.

La stesso stupore si fece strada sulle facce di tutti gli altri, persino Kiba aveva avuto la stessa reazione dell’Uzumaki, saltando all’indietro e facendo cadere leggermente la mascella, incredulo.

Shikamaru rimase per un attimo immobile con gli occhi allargati dalla sorpresa, per poi sussurrare un flebile:

“Oh.”

“Già.” Concordò Sakura abbassando lievemente le palpebre “Moriko aveva un fratello maggiore. E tu gli somigli parecchio, Shikamaru.” Continuò sempre attorniata dall’innaturale silenzio che era sceso su di loro, per poi indicare con una mano la testa del giovane Nara ancora stralunato.

Soprattutto a causa di quel codino. Evitò di aggiungere la rosa ricordando nitidamente quell’elemento che contraddistingueva Mamoru tra tutte le sue cugine, dopodiché si chiuse nuovamente in un mutismo pensieroso, mentre attorno a lei i suoi compagni si guardavano a vicenda, ancora un poco intontiti dall’incredibilità della notizia.

“Certo che la famiglia di Sakura è molto più complicata di quanto immaginassi!” sussurrò Naruto all’orecchio di Sasuke senza farsi sentire da Sakura, abbastanza lontana da loro, ricevendo però un’occhiataccia da quest’ultimo ed una risposta che pareva più un sibilo imbevuto di veleno:

“Piantala di dire cose ovvie, dobe!” lo liquidò l’altro senza preoccupandosi di abbassare la voce.

Di tutta risposta il biondo assottigliò gli occhi, lanciandogli poi una linguaccia di cui però l’Uchiha non sembrò minimamente soffrire.

“Vuoi dire che Moriko…” intervenne poi Kiba, indicando incredulo il giovane Nara “… adesso vede in Shikamaru una sorta di fratello acquisito?!”

La rosa si massaggiò la fronte con una mano, sospirando leggermente con Hinata al suo fianco che la guardava incuriosita e con le mani poggiate sul petto: quella scoperta l’aveva scossa non poco e non avrebbe mai immaginato che Moriko avrebbe identificato in uno dei suoi amici la figura del suo nii-san. Lo sguardo color giada della ragazza si perse ancora una volta nel vuoto, ricordando piccoli guizzi di sensazioni e immagini appartenenti al suo passato: di Mamoru aveva pochi ricordi, ma da quel che riusciva a rammentare lui e sua cugina erano molto uniti e il più grande faceva sempre tutto quel che poteva per renderla felice.

Almeno finchè non se ne è andato…

Demo…” sussurrò con voce conciata la giovane Hyuuga, torturandosi le mani “… se Moriko-chan ha già un fratello…perché…?”

La domanda, lasciata in sospeso, fece calare nuovamente un lugubre silenzio nel corridoio, seguito dalle espressioni afflitte degli altri.

“Non sarà mica…?” azzardò Naruto, intimorito dalla parola che avrebbe voluto lui stesso pronunciare.

“Non è morto, Naruto.” La interruppe repentinamente con espressione seria la rosa,irrigidendo le spalle e zittendo l’altro quasi stesse per dire qualcosa di pericolosamente probabile, ma inaccettabile “Mio cugino Mamoru è semplicemente sparito nel nulla.”

“Non è la stessa cosa?” chiese scettico il giovane Uchiha, incrociando le braccia al petto

Sakura lo fulminò all’istante, zittendo sia lui, sia altre possibili  e simili affermazioni da parte degli altri.

“No Sasuke-kun. Non è la stessa cosa. Se fosse morto il suo cadavere sarebbe stato ritrovato il giorno stesso della sua sparizione…” affermò con decisione la rosa “ Invece è… semplicemente sparito. Puff! Volatilizzato nel nulla. Nessun messaggio. Nessuno che lo avesse visto. Un attimo prima c’era e l’attimo dopo se n’era andato.”

Negli occhi color giada della giovane Haruno si dipinse di nuovo il quadro di quel giorno che aveva cambiato in modo ancor più drammatico la vita della cugina e quasi si ritrovò a pensare al cugino con odio.

“E Moriko?” chiese Naruto, precedendo Shikamaru, che quasi si morse la lingua.

“Non la prese molto bene.” Sussurrò abbassando lo sguardo ed incrociando le braccia al petto“Dopo l’accaduto, Moriko cominciò a dare del bugiardo a Mamoru. Non fece che ripeterlo in continuazione per tre giorni consecutivi.”

 

[Mamoru nii-san bugiardo…

Moriko-chan...?

Mamoru nii-san bugiardo…

Moriko-chan, mi fai paura…

Mamoru nii-san è una persona cattiva.

Ti prego smettila…

Mamoru nii-san non ha mantenuto la promessa.]

 

Scrollò velocemente la testa: niente più flashback. Non aveva bisogno di ripensare ancora a quel terribile momento.

Fece per riaprire bocca quando un urlo la distrasse dalla conversazione che stava conducendo con i suoi compagni.

Signora…! Signora la prego, si calmi!” disse apprensiva un’infermiera ad una donna che stava marciando a grandi passi verso di loro con un’espressione tutt’altro che rassicurante.

Non appena la dipendente del plesso azzardò a posare una mano sulla spalla della suddetta donna, quest’ultima la scacciò malamente via da sé con uno schiaffo che la fece ritrarre incredula.

“Stammi lontana tu! Non sono cose che ti riguardano!” urlò acida, squadrando male la ragazza per poi continuare a dirigersi verso di loro con gli occhi fiammeggiati.

Sakura fece appena in tempo a capire chi era la persona che le stava venendo incontro, prima di ricevere un sonoro schiaffo in viso.

“Che diavolo pensavi di fare, eh?!” le sbraitò in faccia prendendola malamente per un braccio, sotto gli sguardi sconcertati degli altri.

M-mamma…” sussurrò terrorizzata la rosa, tenendosi la guancia colpita con la mano libera.

A quella rivelazione, tutti quanti cominciarono a studiare l’aspetto della donna davanti a loro, notando però che non somigliava affatto alla loro compagna.

I capelli, lunghi e neri, erano lasciati liberi e malcurati lungo la schiena, gli occhi, di un colore che ricordavano quelli del pagliericcio, erano di una forma perfettamente ordinaria, per nulla paragonabili a quelli di Sakura, infine sulle labbra e sugli occhi era stata stesa un’ingente quantità di trucco, che però serviva solo ad accentuare la mediocrità del suo aspetto.

Senza alcun preavviso, un altro schiaffo le arrivò in viso, provocando un urletto terrorizzato da parte di Hinata.

“Come ti sei permessa di dare a quella là dentro il mio cognome?! Tu… piccola…” sibilò pronta per partire con un altro colpo, venendo però prontamente fermata da una mano proprio dietro di lei.

Con un soffio simile a quello di un gatto, la donna si voltò verso colui che aveva osato fermarla per poi però congelarsi ed abbandonare i propri propositi di vendetta nei confronti della figlia.

Shikamaru guardò suo padre spuntare dietro quella sorta di arpia come dal nulla, seguito da sua madre, e bloccarle la mano prima che potesse infierire di nuovo sulla ragazza.

Shikaku Nara lasciò andare la mano della donna solo quando questa abbandonò la presa sul braccio di Sakura, ora segnato da une vistosi segni violacei, mentre sua moglie Yoshino soccorse la ragazzina, allontanandola da quella che pareva essere sua madre, scoccando a quest’ultima un’occhiata di disprezzo.

“Qualche problema signora…?” chiese, accigliandosi, l’uomo dalle cicatrici, venendo poi interrotto dalla donna da lui fermata che liberò di scatto il proprio polso per poi massaggiarselo.

Riiki Haruno” rispose malamente la donna, scoccando un’occhiataccia a sua figlia ed alla signora Nara “Sono la madre della ragazza.”

A quelle parole Sasuke sussultò sorpreso, così come Naruto al suo fianco: poco dopo essersi conosciuti Sakura gli aveva detto che i suoi genitori la sgridavano e la trattavano male, ma non avrebbe mai pensato ad una simile scena tra madre e figlia.

“Questo non la autorizza a picchiare in quel modo barbaro questa ragazza!” rispose di tutto tono Yoshino Nara, poggiando delicatamente le proprie mani sulle spalle della più giovane e ricambiando l’altra donna con la stessa occhiataccia di disprezzo.

“Il modo in cui educo mia figlia non le deve importare!” le rispose sprezzante la signora Haruno, scostandosi con fare di sufficienza una ciocca di capelli dietro un orecchio.

Ma da dove è sbucata questa strega?! Pensò incredulo Shikamaru, inarcando un sopracciglio ed accigliandosi.

È davvero la madre di Sakura? Si chiese sbigottito Kiba, non credendo a quello che stava succedendo: nemmeno sua madre, famosa per la sua rudezza aveva mai osato picchiarlo in quel modo, e lui era un maschio! Com’era possibile che una madre si mettesse a schiaffeggiare in maniera così feroce la figlia?!

Alla risposta dell’altra, Yoshino si scostò da Sakura, ancora intenta a tenersi le guance con gli occhi lacrimanti, lasciandola alle cure di Naruto e Sasuke, per poi dirigersi furente verso l’altra e afferrarle rudemente il colletto della maglia che indossava.

Riiki si ritrovò a pochi centimetri dal naso di una Yoshino Nara più imbestialita che mai e si pentì di aver sfidato la sua pazienza.

Da parte sua invece, Shikamaru era quasi combattuto: non sapeva se ammirare sua madre o se temerla, com’era solito fare.

“Ascoltami bene, razza di isolente. Sarò pure una povera scema che non ha nulla a che fare con la tua famiglia…” disse di getto la madre di Shikamaru, mentre il marito si grattava la testa guardando da una parte, conoscendo il caratteraccio della moglie “…, ma so benissimo che nessuna madre al mondo degna di questo nome oserebbe alzare le mani sui propri figli. Quindi non me ne frega nulla se questo è il tuo modo di educare tua figlia! Mi fai schifo!”

“L’abbiamo incontrata qui fuori…” sbuffò Shikaku grattandosi la testa in un modo terribilmente somigliante a quello del figlio “Credevamo che fosse al corrente del fatto che la nipote si trovasse a Konoha e invece…

“Quella non è mia nipote! Io non ho nipoti!!” scattò verso l’uomo come una vipera la signora Haruno.

Tutti quanti si accigliarono, Naruto e Hinata compresi, nell’intuire che cosa significavano quelle parole: la famiglia Haruno non voleva accettare Moriko, rea di essersi macchiata di omicidio a soli 4-5 anni.

Solo Sasuke sembrò notare una piccola incongruenza tra le parole della signora Haruno e quelle di Sakura.

Non ho nipoti?

Itokosan?”

La voce debole e preoccupata di Moriko dall’altra parte della porta accanto a loro, fece voltare all’unisono i presenti.

Oh no… pensò terrorizzata Sakura, guardando sua “madre” accigliarsi dopo aver udito la voce della cugina … se vede Moriko e si lascia sfuggire qualcosa è la fine.

Non passò molto prima che Riiki Haruno si liberasse malamente dalla presa della madre di Shikamaru ed entrasse peggio di un uragano dentro la stanza d’ospedale, sotto gli sguardi terrorizzati delle infermiere e degli altri presenti.

Temendo il peggio i coniugi Nara si guardarono a vicenda per poi seguire a ruota la donna, venendo poi imitati dai più giovani. Dentro la stanza la signora Haruno si era fermata a pochi passi dalla branda di Moriko, che, vedendo entrare nella stanza quella strana signora si guardò attorno spaesata, incontrando lo sguardo di Lee, confuso almeno quanto lei.

“Mamma!” urlò Sakura mentre entrava nella stanza, temendo il peggio, ma così facendo fece capire almeno in parte la situazione alla cugina.

La nuova mamma di Itokosan? Si domandò studiandola meglio con lo sguardo per poi sorriderle amichevole.

Ohayo gozaimasu, oba-sa-..” fece per dire prima di venire interrotta dalla mano della signora Riiki, scesa impietosa sulla sua gota sinistra. La ragazza guardò incredula le pieghe bianche delle lenzuola che l’avvolgevano, percependo sottopelle, laddove la mano della nuova arrivata aveva colpito, insieme alla sensazione di bruciore palpitante, dovuto all’arrossamento, anche qualcosa di bisbigliante, quasi un insieme di sibili irosi.

“MORIKO!” urlarono all’unisono Shikamaru, Kiba e Sakura, vedendo quello che era successo, i primi accorrendo verso la compagna, la seconda scattando in direzione della madre, afferrandole il braccio e tirandolo indietro con quanta più forza riuscirono ad accumulare le sue esili mani.

“Adesso basta mamma smettila!” esclamò disperata, serrando gli occhi, conscia che quelle parole non sarebbero bastate a fermare l’ira della sua madre adottiva.

A darle conferma fu la spinta che ricevette da parte di quest’ultima, finendo malamente sul pavimento.

“Stai zitta, stupida! Se aspetti che permetta a questo mostro di chiamarmi zia ti sbagli di grosso! Non l’accetterò mai nella mia famiglia!MAI!”

Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso per Shikamaru e Kiba, che, accorsi al fianco della loro compagna, si accigliarono quasi contemporaneamente, squadrando minacciosi la signora Haruno.

“Che cazzo sta dicendo?!” sbottò Kiba, mostrando i canini leggermente più sviluppati del normale, attirando così l’attenzione della diretta interessata. “Non ha alcun diritto di chiamarla mostro!”

“La chiamo come mi pare e piace moccioso!” ribatté di tutto tono l’altra, lasciando scandalizzati i due coniugi Nara e i ragazzi presenti.

Che donna insopportabile. Pensò Sasuke accostandosi di più alla sua compagna, accorgendosi che aveva cominciato a tremare vistosamente, come quella volta in cui lui, Naruto e Kakashi l’avevano vista dare un pugno ad un albero in preda ad una crisi isterica.

Sakura?

È una vera vipera. Si disse invece Naruto guardando con ostilità la madre di Sakura.

“Questo mostriciattolo…” continuò Riiki Haruno indicando con un dito la ragazza dai capelli verdi, che ancora non alzava lo sguardo dalle coperte del letto “… vuole entrare a far parte della mia famiglia solo per poterla distruggere meglio! ”

A quelle affermazioni tutti sbarrarono gli occhi increduli e Sakura cominciò a tremare più forte di prima, preoccupando sempre di più Sasuke e Naruto che cominciarono a scuoterla, intimoriti.

Sta diventando paranoica… pensò inquieto Shikaku, osservando insieme alla moglie la scena.

A quel punto Shikamaru, fino ad allora rimasto zitto, non ebbe più la volontà di tacere un minuto di più.

“Lei crede di sapere cosa pensa Moriko?” chiese lentamente, ma di certo non in modo calmo, facendo bloccare il braccio della donna a mezz’aria.

“Se è così… deve essere molto intelligente… visto che è riuscita a capire cosa pensa una bambina di cinque anni.” Terminò quasi con tono sarcastico il giovane Nara, sfidando con gli occhi la signora Haruno, che rimase stordita da quell’affermazione.

Bam- bambina?” balbettò l’altra inarcando un sopracciglio e guardando con più attenzione la ragazza, non capendo a cosa si riferisse.

Lo sbuffo di Shikamaru invase l’aria, non appena realizzò che la donna dai capelli neri non sapeva assolutamente nulla della condizione mentale della ragazza.

Moriko non ha avuto modo di sviluppare le proprie conoscenze in questi anni…” disse quasi annoiato, tornando alla sua solita espressione assonnata “… e per questo è rimasta mentalmente una bambina di 5 anni.”

Riiki Haruno tentennò confusa da quelle parole, indietreggiando di mezzo passo.

“Già!...” intervene prontamente Kiba ancora accigliato “Come potrebbe mai pensare di distruggere la sua famiglia!?”

D-demo

“Quando lei è entrata Moriko la stava per chiamare obaa-san.” Riprese il giovane Nara guardando con fare sconsolato Moriko, ancora con la testa china “Le stava offrendo il suo affetto, chiamandola obaa-san…” in un attimo la sua espressione ritornò accigliata e si voltò nuovamente verso la donna, fronteggiandola con gli occhi. “ … e lei l’ha schiaffeggiata.”

Questo…questo non cambia nulla. Io non la voglio nella mia famiglia. Per me…” disse scoccando poi un’occhiataccia a Sakura, che intanto nascondeva il proprio viso sulla spalla di Naruto “… e Sakura non sarà altro che un’estranea.”

Così dicendo girò i tacchi e fece per andarsene , per poi fermarsi qualche istante vicino a Sakura, Sasuke e Naruto che la osservarono corrucciati e per nulla amichevoli. Solo quando Riiki fu sul punto di posare la mano sul pomello della porta, la voce di Sakura ruppe il silenzio debolmente e quasi con un sussurro.

“È mia cugina.”

La signora Haruno si voltò verso la figlia incredula e scandalizzata, come se non avesse mai pensato di sentir dire una cosa tanto assurda.

Co-cosa hai detto?!”

Di risposta Sakura fece riemergere il proprio volto dalla spalla del biondo e guardare con sfida la donna davanti a lei.

Moriko è mia cugina!!!!” urlò con quanto fiato il nodo alla gola le permise di raccogliere “E io non permetterò a nessuno di portarmela via!!”

A quelle parole sui volti dei presenti, tranne quello di Riiki, ovviamente, si formò un sorriso soddisfatto che incoraggiò la ragazza ad andare avanti, senza permettere alla propria avversaria di ribattere.

“Ha sofferto più di tutti in famiglia!” disse, ripromettendosi mentalmente di scegliere bene le parole “E ha rischiato la sua vita per proteggermi! Tu potrai anche dire di non conoscerla, ma io non lo farò mai! Mai! E se vuoi puoi anche disconoscere anche me! Non m’importa!”

Tanto quel nome non è altro che una delle tante bugie.

Yoshino Nara sospirò sollevata e soddisfatta, poggiando ambedue le mani sui fianchi, mentre dietro di lei suo marito alzava il pollice in direzione del figlio in segno di vittoria. Dopo aver lanciato un’occhiata acida a tutti i presenti, e non trovando alcun appoggio da nessuno di essi, Riiki si voltò, uscendo dalla stanza sbattendo la porta.

Vedendosi liberare dalla presenza opprimente della madre, Sakura cominciò a piangere,dapprima singhiozzando debolmente, poi curvando la schiena, nascondendo il viso tra le mani.

Gli furono subito accanto i suoi compagni, Sasuke e Naruto in primo luogo, che l’abbracciarono, sussurrandole qualche parola incoraggiante.

“Coraggio Sakura è andato tutto bene!” ridacchiò un poco forzatamente l’Uzumaki, scompigliandole amichevolmente la chioma rosata.

“Avanti, è tutto finito” aggiunse accanto Sasuke, picchiettandole la spalla con una mano.

La ragazza alzò lo sguardo ancora lacrimante, sorridendo debolmente alle parole dei due compagni, sentendo però l’impellente di spostarsi da loro non appena la sua pelle percepì le dita di Sasuke abbandonare la sua spalla lasciando su di essa come la sensazione di una scottatura.

Si voltò velocemente , nascondendo alla bene e meglio il volto che, oltre ad essere percorso dalle lacrime, era anche arrossito.  

Moriko-chan, Daijobu?” chiese posando delicatamente le mani sulle coperte del letto e sporgendosi verso la ragazza, ancora intenta ad osservare con l’occhio sinistro sbarrato le pieghe che le lenzuola creavano attorno alle sue gambe.

Il capo di Moriko annuì lentamente senza che dalla bocca di questa giungesse alcun tipo di suono. Nella stanza tutti quanti videro la manina pallida della ragazza risalire lentamente e tremante fino alla guancia colpita e leggermente gonfia per poi poggiarvisi delicatamente, accarezzandola come si fosse trattato di un animaletto ferito.

Shikamaru e Kiba si avvicinarono ancora di più alla loro compagna per poi vederla alzare il volto e mostrare a tutti un’espressione che oscillava tra lo spaventato ed il confuso. Dall’occhio verde giada di Moriko, avevano cominciato a sgorgare sempre più velocemente delle piccole gocce d’acqua.

Itokosan…” sussurrò, mentre sotto le proprie dita Shikamaru percepì un leggero tremore proveniente dalle spalle della ragazza, che ora guardava la cugina quasi supplicante, “…mi fa male tutto.”

Sakura rimase immobile a contemplare l’immagine della cugina, cominciando a sudare freddo alla base del collo. Fu solo grazie alla grande forza di volontà di cui era dotata che riuscì a sorridere con fare pressoché naturale ed a posare una mano sulla testa della ragazza, accarezzandola rassicurante.

“Tranquilla Moriko non è niente, passerà.” Disse dolcemente per poi farle scivolare le proprie braccia attorno alle spalle.

L’altra annuì, tuffando la testa nell’incavo del collo della rosa, finché il tremore non passò e si sentì in grado di rialzare il capo ed incontrare lo sguardo di Shikamaru e Kiba, ancora accanto a loro.

 Shikamaru nii-san…” disse la ragazza, facendo sussultare sorpresi la madre ed il padre di quest’ultimo “la kaa-san di Itokosan era molto arrabbiata?”.

Il giovane Nara sbuffò grattandosi la testa con fare seccato, prevedendo già altre complicazioni: i suoi genitori non sapevano ancora che Moriko lo aveva praticamente adottato come fratello e scoprirlo in quel modo non avrebbe reso sua madre molto contenta, già si immaginava la scenata che avrebbe fatto da lì a pochi minuti.

Che seccatura…

“Un po’…” rispose noncurante il giovane Nara adocchiando poi con fare disinteressato sua madre e suo padre, trovandoli intenti ad osservarlo perplessi.

Kuso… lo sapevo che oggi non dovevo alzarmi dal letto. Pensò Shikamaru sotto gli sguardi interrogativi di Moriko e Sakura, voltandosi per evitare di guardare sua madre e suo padre.

Nel frattempo Kiba era impegnato a cercare di tenere a bada Naruto, insieme a Sasuke e Shino, mentre Hinata si premurava di impedire a Rock Lee di scendere dal letto.

“Io quella strega la faccio a pezzi!”

“Calmati dobe. Non risolverai niente dando di matto!”

Hinata lasciami! Quella donna ha osato mettere le mani sulla mia futura cognata!”

Lee-san… s-si calmi.”

Sakura sospirò affranta, nel vedere tutto quel casino.

Spero che nessuna delle infermiere entri nella stanza altrimenti ci butteranno fuori.

“Ora però il problema più grande sarà dare un cognome a Moriko…” disse Yoshino mentre lei continuava ad accarezzare quasi distrattamente la testolina verde ed intricata dell’altra.

“… o non potrà né partecipare alle missioni né restare dentro il villaggio.” Concluse corrugando la fronte e posandosi una mano sotto il mento, attirando l’attenzione di tutti.

La mano di Sakura, intenta a pettinare i capelli della cugina, si fermò non appena la signora Nara terminò di parlare ed il suo sguardo, sbarrato come se avesse appena ricevuto un’idea illuminante, scivolò lentamente sul volto di Shikamaru, che di tutta risposta ricambiò stranito.

“Già, ma quella vipera non acconsentirà mai a dare il proprio cognome a Moriko” bofonchiò Naruto, che intanto aveva abbandonato i proprio propositi di vendetta sulla madre di Sakura.

“È un bel problema.” Affermò Shikaku con tono grave.

Nara-san.” disse improvvisamente Sakura, facendo calare la stanza nel più completo silenzio.

La rosa, voltandosi verso i due coniugi, sotto lo sguardo incuriosito dei suoi compagni, si alzò dalla brandina, abbandonando Moriko, anche lei non poco sorpresa dalle azioni della cugina, ponendosi dinanzi a loro con espressione decisa.

“Sakura?” domando perplessa Yoshino, prima di vedere la ragazza chinarsi in avanti.

Onegai.” Disse prima di tutto la giovane Haruno per poi proferire quasi tutto d’un fiato

“Adottate Moriko.”

Per un attimo la sola fu sovrastata da un comico DO-ON e tutti quanti, specie Kiba e Naruto, assunsero delle espressioni decisamente poco adatte alle circostanze serie del momento.

Sakura…” cominciò la signora Nara, sorridendo forzatamente con tanto di gocciolina di sudore sulla tempia “Non pensi di stare esagerando un po’…?”

“No che non esagero!” rispose la rosa sempre rimanendo a testa china e senza permettere alla signora Yoshino di terminare la frase.

È l’unico modo… pensò Moriko non potrà rimanere qui se non acquista il cognome di una famiglia del villaggio.

Strinse i denti cercando di smettere di tremare, approfondendo di più l’inchino nei confronti dei due coniugi, che ora la guardavano ad occhi sbarrati, intuendo anche loro la serietà della situazione. Dietro di loro intanto Shikamaru, ancora vicino a Moriko, era rimasto fulminato dalle parole dall’amica: in effetti Sakura non aveva torto a dire di avere tutte le ragioni per chiedere ai suoi genitori di adottare la ragazzina. Moriko era ancora minorenne, senza genitori o tutori che fossero disposti ad occuparsi di lei e l’unico modo per non farla cacciare via dal villaggio era farla adottare. Tuttavia, nel sentire quella richiesta che sapeva di supplica, per un attimo ebbe l’istinto di opporvisi, nel capire quello che sarebbe derivato da un’eventuale risposta affermativa da parte dei suoi. Il giovane Nara si strinse una mano sulla pancia, poco sopra la bocca dello stomaco, mentre con la coda dell’occhio guardò la ragazza dai capelli verdi, in quel momento intenta ad osservare intensamente la conversazione tra la sua Itokosan ed i signori Nara.

Il sospiro di Yoshino riempì la stanza, seguito dallo sbuffo del marito, occupato nell’atto di grattarsi nervosamente la nuca. Quando Sakura capì che era il momento di affrontare la decisione della signora Nara, alzò lo sguardo facendo appena in tempo a vedere la donna posare ambedue le mani sui fianchi con espressione seria.

Per un attimo l’Haruno ebbe l’istinto di deglutire per il nervoso: la signora Yoshino era famosa per la sua severità, oltre che per il fatto di essere colei che in famiglia dettava regole ed eccezioni, e forse era per questo che per Sakura le possibilità che lei accettasse erano molto remote.

Eppure, quando le labbra della donna si distesero in un sorriso, tutti i suoi dubbi furono dissipati in un soffio.

Dal petto di Yoshino proruppe una leggera risatina che, se per Sakura era simile a quello di un angelo salvatore, per Shikamaru ed il signor Shika era più al solito ghigno che preannunciava una seccatura in più.

“In fondo…” disse la donna attaccandosi immediatamente al braccio del suo adorato maritino, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi enigmatici “… abbiamo sempre desiderato una figlia femmina…

Un gocciolone si formò sia sulla testa del padre sia su quella del figlio.

Ed il braccio del signor Nara provò per forse la 4 volta nella sua vita, la sensazione di essere quasi spaccato in due dalle dolci manine della propria consorte.

“…, vero AMORE?”

“SI’!” rispose di getto il povero uomo, pregando l’altissimo Kami-sama, di dargli la forza per sopportare chissà quanti altri anni di vita coniugale.

Intanto Shikamaru si era nascosto il volto con una mano per l’imbarazzo, mentre gli altri gli facevano dei commenti del tipo:

“Hai sentito Shika? Dovevi nascere femmina!” ridacchiava Naruto, meritandosi un pensiero omicida da parte dello shinobi delle ombre.

“Visto?” si aggregò Ino con aria di superiorità anche lei senza riuscire a trattenere le risate.

“Non preoccuparti Shikamaru…” aggiunse Kiba con un ghigno a trentadue denti “… nessuno nasce perfetto.”

“Ti do un altro pugno se vuoi…” sussurrò velenoso l’altro in risposta facendo indietreggiare intimorito l’altro.

Sakura sorrise per poi buttarsi letteralmente al collo di Moriko, abbracciandola con uno slancio tale da rischiare di farla cadere all’indietro sulla branda.

Moriko!” esclamò la rosa sentendosi gonfiare il cuore di sollievo, mentre alzava di nuovo il viso per incontrare l’occhietto leggermente appannato della cugina.

Moriko, avrai di nuovo una mamma!Sei contenta?” chiese dolcemente la giovane Haruno, sentendo gli occhi inumidirsi appena ed inclinando la testa di lato, per guardarla meglio attraverso quello strato acquoso che le aveva annebbiato la vista.

Moriko non reagì subito, ma, appena riuscì a focalizzare bene il significato delle parole dette dalla sua Itokosan, allargò l’occhio sinistro per poi, sotto lo sguardo confuso di tutti, iniziare a tremare, chinando la testa in avanti come pochi minuti prima, ostinandosi di nuovo ad osservare il lenzuolo del letto.

O-ohi, Moriko?” balbettò preoccupato Shikamaru chinandosi verso di lei per riuscire a guardarla in volto, ma quello che poté scorgere sul volto della ragazza fu solo terrore.

Moriko che hai?”  chiese nel panico la rosa, poggiando entrambe le mani su quelle della cugina, quasi non facendo caso al fatto che i signori Nara si erano avvicinati come lei al letto.

Itokosan…” sussurrò con voce tremante la ragazzina “… la mia nuova Kaa-san mi picchierà?”

Yoshino e Shikaku si scambiarono un’occhiata di intesa.

“Ma no Moriko…” intervenne con voce dolce la donna, avvicinandosi un po’ di più alla ragazza dai capelli verdi “… perché mai dovrei picchiarti?” concluse sedendosi accanto a lei sulla branda, cominciando ad accarezzarle i capelli.

Perché…” cominciò Moriko iniziando ad essero scossa da leggeri singhiozzi “…la kaa-san… di Itokosan … l’ha fatto.”

“Ma tu non lo meritavi piccina.” Aggiunse Yoshino chiudendo gli occhi ed appoggiando  la propria guancia sui suoi ricci leggermente ispidi e profumati di pino.

“Ma allora,… perché l’ha fatto?”

Perché è un’arpia racchia e deficiente. Fu il pensiero di tutti, Sakura compresa.

“Vedi Moriko…” cercò di spiegare Yoshino, sforzandosi di trovare una giustificazione al comportamento odioso della signora Haruno…ad alcune persone, quando sono arrabbiate, capita di fare cose insensate.”

“Insensate?” fu l’innocente domanda di Moriko che ora guardava la signora Nara dritto negli occhi.

“Sbagliate.” Rispose velocemente la donna sciogliendosi di fronte all’occhietto vispo e pieno di vita di quella bambina rinchiusa in un corpo d’adolescente.

Moriko sbatté un paio di volte la palpebra per poi allungare finalmente una mano sul braccio della signora Nara, che a quel contatto inaspettato sussultò per poi distendere le labbra in un sorriso che Shikamaru classificò come materno.

Yoshino-san non mi picchierà, vero?”

“Certo che no.”

“Neanche quando farò qualcosa di brutto?”

“Esatto.”

“E continuerà a volermi bene lo stesso?”

“Certo.”

Moriko distese le labbra in un sorriso luminoso, affondando poi la testa nel petto della donna che, ormai calatasi completamente nel ruolo di mamma, le circondò la testa con le braccia.

“Allora posso chiamarla kaa-san?” domandò infine, continuando a strofinare le guance sul petto della donna, godendosi il suo profumo che le sembrò buono almeno quanto quello della sua kaa-san.

“Certamente, piccina mia.”

 Sakura si tappò la bocca con le mani per non urlare di felicità e Shikaku si affiancò alla moglie sorridendo come suo solito, scoccandole uno sguardo di dolce rimprovero, al quale Yoshino reagì con un sorriso ammiccante.

Bhe, benvenuta in famiglia…

Shikamaru si lasciò scivolare lungo la parete opposta della stanza con la schiena sconsolato, arrendendosi alla decisione dei suoi genitori, con lo sguardo perso nel vuoto.

“… Moriko Nara.”

In quel momento la porta della stanza si spalancò e sulla soglia apparve Kakashi-sensei che si beccò da tutt un’occhiataccia significativa.

“Scusate, ma mi sono…

“Lei è in ritardo, sensei!!!” urlarono all’unisono i presenti puntando il dito contro il jounin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non era stata una brutta idea scegliere di vivere a Suna: l’aria era secca e calda come piaceva a lei e, anche se ogni sera trovava sempre più granelli di sabbia tra i capelli, la cosa più importante era che…

C’è pochissima acqua… pensò Coco sospirando di sollievo, mentre, appollaiata sul ramo di uno dei rari alberi del villaggio, si godeva come al solito quei pochi ma preziosi momenti di tranquillità che l’assenza delle persone durante l’ora di pranzo le dava. Ogni giorno verso le dodici si recava sempre all’ombra di quel grande albero, sfuggendo alla calura del sole che, a quanto pareva, non poteva fare a meno di arrivare allo zenit proprio sopra il villaggio, dandole però il pretesto per stendersi sull’albero con le mani dietro la nuca ed una gamba lasciata a penzoloni.

Molti bambini delle case circostanti, e forse anche qualche adulto, vedendola ogni giorno recarsi in nel loro cortiletto e mettersi a sonnecchiare come un gatto, l’avevano battezzata “Kiiro Neko” a causa dei suoi capelli biondi, totalmente diversi da quelli scuri della gente locale. Verso una certa ora infatti i bambini, con gli stomaci ben pieni delle leccornie che certamente le loro mamme avevano preparato, venivano a farle visita facendole sempre le stesse domande, alle quali lei non rispondeva mai, se non voltando loro le spalle con uno sbuffo.

Kiiro Neko? Tu sei un demone gatto?”

Kiiro Neko? Come ti chiami?”

“Da dove vieni?”

KIIRO NEKOOOO???”

Al solo pensiero di quei ragazzini petulanti le veniva il malditesta.

Ora che ci pensava però, non era passato molto tempo da quando era arrivata a Suna. Le venne istintivo mettersi una mano davanti al viso e cominciare a calcolare il tempo trascorso alzandone le dita una per una. Sei giorni? O due settimane? Bho. Non era mai stata brava a contare.

“COCO KUMOGIKO!!!”

Ma di certo Temari non era mai mancata un solo giorno.

La biondina sbuffò, dopo che la voce della kunoichi le ebbe perforato amorevolmente i timpani, e si voltò con la testa verso la ragazza, fermando la gamba che aveva lasciato ondeggiare fuori dal ramo.

“Che vuoi Temari.” Domandò laconica in risposta, senza neanche premurarsi di mettere né intonazione né sentimento nella domanda, ormai lei e la ragazza ninja avevano instaurato un rapporto di reciproca tolleranza, dovuto al fatto che, gli anziani del villaggio, o “i bacucchi con un piede nella fossa” come li chiamava Coco, avevano deciso che sarebbe stata sorvegliata ed ospitata da niente meno che la famiglia Subaku. A Coco questa cosa non dava fastidio, Temari per lei non era un gran problema: a lei bastava riuscire a tenere d’occhio Gaara.

Tuttavia, c’era un punto su cui le due non riuscivano a rimanere indifferenti.

“Lo sai benissimo cosa voglio, Coco.” Rispose con tono di minaccia la ragazza dai quattro codini, tirando fuori dalla borsa attaccata alla sua vita una corda.

Coco corrugò la fronte, intuendo quello che stava a significare quello strumento, ma non si sarebbe lasciata catturare così facilmente. Con un ennesimo sbuffo si mise in piedi sul ramo, con una mano sul tronco dell’arbusto e l’altra poggiata sul proprio fianco, e continuò a guardare Temari con aria annoiata.

“Tanto lo sai benissimo come andrà a finire.” L’avvertì ricordando tutte le volte che era riuscita a sfuggirle.

La kunoichi di Suna però sembrò non averla ascoltata e tese il braccio che sorreggeva la corda in avanti, flettendo intanto le gambe, pronta a saltarle addosso.

“Ti assicuro, Coco,  che sia con le buone o con le cattive…

Le due si guardarono dritte negli occhi. Giada contro smeraldo.

Temari caricò in avanti verso l’albero, brandendo tra le mani la corda.

“riuscirò a portarti via da qui…

A pochi metri dalla pianta saltò in avanti, e la biondina si preparò a scansare l’assalto della più grande.

“… e ti costringerò a fare quel cavolo di bagnooooo!!!” terminò con un urlo Temari pronta a legarla come un salame e riuscire ad immergerla, per la prima volta in più o meno due settimane, nella vasca piena d’acqua profumata che le aveva preparato a casa.

Purtroppo, come aveva previsto, il suo primo attacco andò a vuoto e la sua preda scese dal ramo invertendo così le posizioni: ora era lei sul ramo dell’albero e Coco era per terra, che la guardava per nulla preoccupata, anzi, era quasi scocciata.

“Perché non la pianti con questa storia e rinunci una buona volta, Temari?” chiese, chiudendo un occhio ed inclinando la testa di lato.

“Perché sono arcistufa di dover pulire da sabbia e sporcizia le lenzuola puzzolenti del tuo letto!” ribatté con una vena sulla testa Temari, puntandole un dito contro.

“Problemi tuoi.”

“Quanto tempo è che non ti lavi? Eh? Puzzi come se avessi litigato con il sapone da anni!!!”

“Affari miei” Fu la risposta altamente menefreghista di Coco che, mettendosi le mani dietro la nuca, si voltò facendo per andarsene.

A quel gesto Temari ritornò seria e digrignando i denti sussurrò con determinazione:

“Non riuscirai a sfuggirmi stavolta.”Si rilanciò all’attacco, arrivando con un salto sopra la ragazzina che le voltava le spalle. La kunoichi brandì meglio la corda, pronta a bloccare l’altra, ma all’ultimo momento la ragazza dalle due codine fece un piccolo salto di lato, senza neanche premurarsi di abbassare le braccia, ancora comodamente poggiate dietro la testa. In questo modo Temari ri ritrovò sotto il vuoto e prossima ad una rovinosa caduta, ma fu proprio in quell’attimo in cui era ancora sospesa a mezz’aria che sorrise vittoriosa ed urlò:

“Ora, Kankuro!!!”

A quelle parole gli occhi di Coco si spalancarono di sorpresa e di orrore. Uno spostamento d’aria dietro di lei la fece voltare, ma l’unica cosa che fece appena in tempo a vedere fu Kuroari con la propria parte cava spalancata, prima di sentirsi trascinare da dei fili invisibili dentro di essa e vedere scomparire la luce.

“Bel lavoro Kankuro!” disse Temari non appena si fu rialzata, guardando il fratellino che ora era venuto fuori da dietro l’angolo di un edificio poco distante.

Il marionettista sorrise avvicinandosi alla propria marionetta, che ora imprigionava al suo interno Coco.

“Scusa Coco, ma anche io non sopporto più di ritrovare il divano pieno di sabbia.” Furono le sue scuse.

“Liberami immediatamente Faccia-truccata!!!” fu invece il dolce ringhio di risposta della loro prigioniera.

“Non prima di averti fatto fare un bel bagno, signorinella.” Ridacchiò Temari facendo cenno a Kankuro di andare.

“LIBERATEMIIII!!!”

 

 

 Appena giunti a casa Subaku i due fratelli maggiori videro il fratello minore seduto sul divano del soggiorno, com’era solito fare tutte le volte che tornava da una missione. Kankuro e Temari dovevano ammettere che, da quando avevano fallito la missione a Konoha, il loro fratellino non sembrava più lo stesso, anzi più tempo passava, più si dimostrava umano ai loro occhi. La maggiore era persino indecisa se credere che la presenza di Coco avesse avuto un’ulteriore influenza sul carattere di Gaara, come del resto anche con loro.

Quando il rosso sentì la porta di casa aprirsi e richiudersi, voltò leggermente la testa verso di loro, ostentando la solita indifferenza e compostezza anche quando vide Kuroari camminare, ovviamente manovrata dalle dita di Kankuro, ed infine fermarsi in mezzo al salotto.

A quella vista Gaara si rivolse verso la sorella domandandole laconico:

“Siete riusciti a prenderla?” la domanda aveva un non so che di sorpreso.

“APRITEEEEEEEE!!!!” fu la risposta che proruppe dalla pancia della marionetta.

Temari e Kankuro sorrisero, per nulla turbati dagli insulti che Coco stava rivolgendo loro dall’interno della sua prigione.

“Esatto.” Rispose Temari orgogliosa di se stessa e della sua trovata geniale, per poi rimboccare le maniche del proprio Kimono ed avvicinarsi alla marionetta.

“Bene fratellino.” disse la ragazza rivolta al più giovane “Al mio tre apri Kuroari. Gaara, l’acqua della vasca è ancora calda, vero?”

Il rosso annuì, ma Temari non fece in tempo a vedere la risposta del fratellino poiché Coco aveva cominciato ad urlare come un indemoniata, facendola saltare sul posto per lo spavento.

“PROVA AD APRIRE DI UN SOLO MILLIMETRO E GIURO CHE PRIMA TI STACCO UN DITO A MORSI E POI TI FULMINO! CHIARO???!!!”

Un gocciolone apparve sulla testa dei tre fratelli. Com’era facile far sì che Coco si contraddicesse da sola.

Tuttavia ora il problema era un altro: ormai conoscevano abbastanza bene Coco da sapere che non stava bluffando e che non appena Temari avesse fatto per tirarla fuori dalla marionetta, avrebbe fatto loro provare cosa significasse essere percorsi da una scarica elettrica da 1000 Volt.

Come evitare che gli ammazzasse sul colpo?

Temari si mise la mano sotto il mento, corrucciando la fronte e Kankuro fece lo stesso, incrociando le braccia al petto.

Poi l’illuminazione.

Gaara si sentì improvvisamente al centro dell’attenzione.

Nani?”

 

 

 

“TRADITOREEE!!!” urlò Coco, mentre il suo corpo era bloccato da un vortice di sabbia che, oltre ad impedirle di fulminare quei due idioti dei suoi sorveglianti, la stava trasportando verso la peggiore delle condanne: la VASCA DA BAGNO.

Gaara però, sempre rimanendo impassibile e glaciale, non esitò di un centimetro, continuando a camminare in direzione della “sala delle torture”. Già, perché il bagno dei Subaku non era una semplice stanzetta con una normalissima vasca 2,0 metri per 0,50. No. Loro, essendo i figli del defunto Kazekage avevano uno stanzone con una vasca talmente grande da poterci nuotare dentro.

Gomenasai.” Fu la risposta del rosso.

Gli occhi della ragazzina a quelle parole assunsero un taglio felino e da un angolo della bocca sembrò spuntare un canino.

“Non raccontare stronzate! Basta! Me ne frego!! Non appena mi avrai liberato ammazzerò anche te! ” disse con quanto fiato ancora le rimaneva, riuscendo però solo a scuotere la testa nel suo tentativo di divincolarsi dalla sabbia del jinchuuriki.

“Siamo arrivati!” disse improvvisamente Temari con un sorriso radioso mentre spalancava la porta della stanza.

Coco impallidì: era tutto lucentissimo e pulitissimo, come se avesse aspettato soltanto lei per sfoggiare il suo più sadico benvenuto.

C-chotto matte, Temari!” balbettò vedendo la vasca farsi pericolosamente sempre più vicina, ma fu accuratamente ignorata. “Temari!” incalzò nuovamente mettendosi un po’ più di rabbia.

Temari però si voltò su di lei con un ghigno talmente sadico da farle luccicare persino gli occhi con aria sinistra e l’immagine della ragazza era resa più lugubre anche dal fatto che si stava infilando un paio di guanti di gomma.

Nani..?” chiese la kunoichi con voce tetra, facendole provare per la prima volta nella vita cosa significasse sentire i brividi percorrere lungo la schiena.

I capelli le si rizzarono letteralmente, assumendo un’aria ancora più ispida del normale.

Non la invidio per niente… pensò Kankuro, rimasto in sala a pulire Kuroari, con una gocciolina sulla tempia, ammettendo che a volte sua sorella sapeva essere davvero tremenda.

Le mani guantate di Temari poggiarono improvvisamente sul suo viso.

“Ok Gaara, lasciala ed esci pure dalla stanza.” Disse la ragazza con un sorriso che, anche se sembrava gentile, eguagliava quello di un demone.  Solo allora Coco capì a cosa servivano i guanti.

Aveva progettato tutto fin dall’inizio per lavarmi senza rimanere fulminata!!

“E mi raccomando …” aggiunse Temari allargando di più il sorriso “… chiudi la porta a chiave.”

Quando Gaara, ubbidendo docilmente agli ordini della sorella maggiore, ebbe richiuso dietro di sé la porta, serrandola ermeticamente dall’esterno, Coco seppe di essere finita in un bruttissimo incubo.

Con quel poco di coraggio che ancora le rimaneva, la biondina alzò lo sguardo su quello di Temari, sfidandola.

“Non penserai davvero che mi arrenda vero?”

“Ah, no?” chiese l’altra stringendo di più la presa attorno la sua testa “Io invece penso di sì!”

In un attimo Coco si sentì trascinare per il cranio e si ritrovò a con il viso a pochi centimetri dalla superficie dell’acqua.

A quella vista il suo cervello andò completamente in tilit. Le sue pupille si dilatarono, il suo corpo cominciò a sudare freddo ed istintivamente le sue braccia cominciarono a mulinare a vuoto, nel tentativo di trovare qualche appiglio attorno a sé.

 

[“Mamma!”

Muori maledetta puttana! Muori!

“Mamma!”

MUORI!]

 

“MAMMAAA!!!!!”

Quell’urlo riecheggiò per tutta la casa, lasciando sia Temari che i suoi fratelli nell’altra stanza, completamente atterriti. La kunoichi di Suna sentì sotto le sue mani il corpo di Coco iniziare ad essere scosso da delle leggere convulsioni e solo quando vide delle gocce d’acqua cadere dal suo viso al pavimento, si decise a lasciarle la testa.

Non appena le mancò l’appiglio, Coco cadde a carponi per terra, ansimando come alla ricerca disperata di ossigeno, i capelli, i cui lacci si erano improvvisamente rotti nello stesso momento in cui aveva urlato, le ricadevano sulle spalle.

“Coco..?” disse incredula Temari, avvicinando una mano verso la sua spalla “…tu hai…?”

“NON PARLARE!” disse la più giovane scacciando via la mano dell’altra, dirigendosi poi con uno scatto verso la porta.

“GAARA!” sbraitò non appena vi fu davanti, cominciando a scuoterla per il pomello, senza però ottenere alcun risultato “APRI!APRI!VOGLIO USCIRE!”

“Hai paura dell’acqua?”

Alle parole di Temari, ancora ferma in mezzo alla stanza, Coco si fermò di botto, smettendo ci cercare di forzare la porta e sbarrando gli occhi.

Quando si voltò a guardarla piena di rabbia però aveva già la vista offuscata dalle lacrime che le stavano scendendo sopra le gote.

“Ti odio…” sibilò quasi forzando quelle parole ad uscirle dalla gola.

“Ti odio.” Ripetè lasciandosi scivolare a gambe divaricate sul pavimento, totalmente sconfitta.

“Ti odio. Ti odio. Ti odio…TI ODIO!”

“E perché?” chiese Temari chinandosi davanti a lei.

Lei si coprì il viso con una mano, per impedirle di vedere quelle schifose scenderle ancora dagli occhi.

Perché…perché…” balbettò istintivamente non riuscendo però a trovare le parole per esprimere la sua rabbia, il suo odio … il suo dolore.

“Perché tu non ascolti!!” disse infine alzando ancora di più la voce.

“Non mi chiedi mai perché … non voglio farlo!!”

Alla prima mano che le copriva il viso si aggiunse le seconda.

“Perché non mi hai chiesto il motivo? Ti odio.”

Se avesse alzato lo sguardo avrebbe visto gli occhi di Temari addolcirsi, una cosa piuttosto rara per una come lei, e la sua mano poggiarsi sulla sua spalla destra.

“Che ne dici allora di parlarne?”

I singhiozzi di Coco iniziarono a diminuire gradualmente.

“Io ti lavo e tu decidi come.”

Gli occhi, ancora un po’ arrossati, ma stranamente tornati alla solita espressione accigliata, incontrarono quelli smeraldini dell’altra.

“Ok?”

Coco nascose la testa da una parte, sperando che il leggero rossore sulle sue guance non avesse attirato l’attenzione di Temari.

“D’accordo” sbuffò burbera, provocando in Temari l’istinto di ridere dalla gioia.

Aveva appena compiuto un passo da gigante per migliorare la loro convivenza in famiglia.

“Ma non appena finiamo, fulmino Gaara e Kankuro.”

Come non detto.

Però…

Almeno non mi ha compreso tra quelli da fulminare.

E Kankuro e Gaara, accorsi accanto alla porta per sentire quello che succedeva, trovarono molto saggio uscire di casa il più un fretta possibile per riuscire a trovare un nascondiglio degno di questo nome.

 

 

 

Continua….

 

Note di TRADUZIONE:

 

Doshite: [doosc’te] Perchè?

Riiki: Porro. Eh, sì. La madre di Sakura l’ho voluta battezzare con il nome di un ortaggio. Perché? Ma perché oltre a voler dare l’idea di qualcosa di odioso volevo anche dare quella di qualcosa di mediocre! Ci sono riuscita? Spero di sì! ^^

Kiiro Neko: Gatto giallo. E sì! Il soprannome di Coco è davvero quello di gatto! Voi gliene avreste dato un altro? XD

Attenzione: dato che tutte le parole giapponesi inserite sono state citate anche negli altri capitoli, ho ritenuto opportuno non ripetere le note di traduzione, visto che ogni volta diventano sempre più lunghe!

 

 

LA CANZONE CHE FA DA ENDING A QUESTA SERIE DI CAPITOLI È :

Angela Aki - Our Story [La Nostra Storia]  cercatelo ed ascoltatelo su Youtube! È anche sottotitolato in italiano! *_*

 

 

 

CAPITOLO EXTRA-CHIBI: Il regalo

 

Quando tutti se ne furono andati dalla stanza di Rock Lee e Moriko, gli unici a rimanervi furono Ino, Sakura, Shikamaru e Naruto, ma in quel momento, stranamente, l’attenzione della ragazza dai capelli verdi era stata attirata da qualcos’altro .

Itokosan. Cos’è questo pacchetto?” chiese la ragazza mostrando quel groviglio di carta regalo infiocchettato malamente, che per Sakura aveva tutta l’aria di essere il risultato del maldestro tentativo di qualcuno di impacchettare un oggetto.

“Sembra un regalo.” Azzardò Ino avvicinandosi con sguardo critico all’involucro deforme, venendo poi imitata da Sakura, che annuì, trovandosi pienamente d’accordo con la bionda.

Specialmente sul sembra

“E per chi?”aggiunse, corrugando leggermente la fronte, Moriko, guardando prima la sua Itokosan, poi Ino-san, Naruto-san e per ultimo il suo Shikamaru nii-san, che stava osservando con fare annoiato l’obbrobrio di carta che lei stava tenendo tra le mani.

“Non so Moriko…” cominciò Sakura per poi essere interrotto dalla voce squillante di Rock Lee.

“Su che comodino era?”

Istintivamente la ragazzina puntò una delle sue manine pallide, abbandonando il regalo alle cura di solo una di loro, verso il proprio comodino.

Tutti rimasero ammutoliti, avvertendo odore di guai. Persino un corvo sembrò passare nella stanza, gracchiando “Male. Va male! Gra!”

“Siamo sicuri che non sia una bomba?” chiese un tantino preoccupato il giovane Naruto, assottigliando gli occhi e voltandosi con fare quasi meccanico verso Sakura, che di tutta risposta gli diede un pugno in testa.

Iteeee!!!”

“Io dico che non c’è nulla di cui preoccuparsi,…” intervenne Shikamaru “…, sicuramente è stato uno della nostra classe a portarlo e non ha voluto farsi vedere …” indicò il suddetto pacchetto (?) “… per una ragione che possiamo ben intuire.”

“E bravo il nostro Shika! Allora lo usi il tuo QI quando puoi!” esclamò ammirata Ino, provocando però lo sbuffo seccato dell’altro.

Mendosuke.”

“Uff. Permaloso.”

“Allora che aspetti Moriko? Aprilo. Aprilo.” Si intromise Naruto con un bernoccolo che gli spuntava dai capelli, buttandosi quasi sul letto, prossimo a perdere conoscenza.

Moriko però, per nulla turbata dal comportamento eccessivo del biondo, sorrise per poi dedicare tutta la propria attenzione al regalo, cominciando prima a scuoterlo, poi a rigirarselo tra le mani per trovare il punto dove cominciare a scartarlo.

Finalmente, dopo un buon quarto d’ora di tentativi su tentativi e di carta su carta, Moriko riuscì a portare alla luce il contenuto del pacchetto.

Kawaii!!” esclamarono all’unisono Ino e Sakura, per poi fulminarsi a vicenda e cominciare a litigare sul fatto che una doveva aver per forza copiato l’altra.

Intanto Moriko teneva tra le mani un piccolo gattino di pezza, completamente nero e con due occhioni grandi e verdi che lo rendevano ancora più dolce di quanto già non fosse, guardandolo inclinando un po’ di qua ed un po’ di là la testa per osservarlo meglio.

“Ma chi l’avrà portato?” si domandò ad alta voce il biondino, incrociando le braccia “Forse Hinata…

Moriko intanto continuava a guardare insistentemente il suo nuovo peluche, senza mai togliergli l’occhio di dosso. Poi vi affondò il viso, attirando l’attenzione di Shikamaru, Sakura, Ino e Naruto. La seconda fu l’unica a scorgere, tra il materiale morbido del pupazzo ed i suoi capelli, l’iride acquosa e cieca della cugina.

“…”

Moriko?”

“È stato Kiba-san.”

“EEH?” esclamarono all’unisono tutti, per poi vedere Moriko rialzare il viso, mostrando loro un sorriso sicuro e sincero, per poi ridacchiare silenziosamente.

Il mio primo peluche.

 

 

 

 

AnGoLo della AuTrIcE:

Sniff sooooob, sono commoooossaaaa!!Bhoooooffff!! (si soffia il naso)

(spuntano da dietro un angolo le tese incuriosite di Moriko, Sakura e Coco)

Moriko: Ma che cos’ha Autrice-san?

Sakura(facendole pat pat sulla testa): Niente Moriko, è solo felice.

Moriko: E perché?

Sono riuscita a terminare questo capitolooooo! Soooob!!!

Coco: Io l’ho sempre detto che è una decerebrata.

(Un enorme martello da 10 tonnellate scaraventa Coco sul pavimento.)

Sakura(poggiando per terra il martello): Una decerebrata che ti ha dato vita. Baka.

Coco (allungando una mano in segno di richiesta d’aiuto): It..ite..

Ventitré pagineeeee!! SNIFFFFFFFFF!!!

Sakura: Comunque credo che così sia sufficiente Autrice! Basta piangere!

SNIFF.

Moriko(coccolando la testa dell’autrice): Coraggio Autrice –san, siete stata molto brava.

Moriko! Sniff! Sei il mio personaggio più riuscito. Ti adoro.

Moriko sorride mentre l’autrice se l’immagina avvolta da un turbinio di luci angeliche.

Coco (spuntando dal nulla con un bernoccolone in testa.): Ok, ora basta sentimentalismi. Voglio delle risposte.

Eh?

Coco(avvolta da scariche elettriche inquietanti): Come hai potuto farmi catturare ed addirittura piangere davanti ai lettooooriiiii!!!???

(l’autrice si rifugia dietro Sakura) HELP!

Coco: MALEDETTAAAA!!!

Ok rimandiamo ad un’altra volta, in questo momento l’autrice è troppo impegnata a fuggire dall’ira funesta di Coco.

Bye bye!

 

 

ANTICIPAZIONI:

Finalmente Moriko è stata ufficialmente adottata dai Nara! Ehi ma che cosa ti prende Shikamaru? Perché guardi Moriko in quel modo? Ehi! Non ti avvicinare così! Ehiiiiii!?

E adesso che cosa vuoi Sasuke? Moriko non si trova più!

“Sakura, che cosa stai cercando di nascondere?”

Intanto a Suna, Coco comincia finalmente ad ambientarsi! Ma … a quale prezzo?

“Toglietemi di dosso questo obbrobriooooo!!”

Tre figure misteriose si aggirano per il deserto? Chi sono?

“Il tempo stringe nee-san, non c’è più tempo. ”

“Mi riprenderò quello che mi hai tolto Sakura.”

Nel prossimo capitolo di Naruto Shippuden- Nana Hana, “Amore e Odio”  i vostri cuori si riempiranno ancora di emozioni!!

NON PERDETEVELO!!!

“Presto ci rincontreremo, sorellina mia.”

 

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Capitolo 22
*** Amore e Odio ***


E ri-eccomi con il nuovo ultra mega chilometrico capitolo, almeno secondo i miei standard… -__- Che brava sono riuscita a ritagliarmi del tempo tra i primi esami! Sono fiera di me! ^-^(Topaz scorge le falci dei lettori pronta a mietere la loro preda) Ehm. OOOOk! A questo punto vi lascio alla lettura, MA PRIMA (alza un indice al cielo con fare solenne) LE RISPOSTE ALLE RECENSIONI DEI MIEI FEDELI! MWHAHAHA!

 

Risposte alle recensioni:

Rinoagirl89: Sììì! ^-^ non te l’ho già detto Lu? Io e te siamo 2 scrittrici bastard inside! *_* Per il disegno mi sembra di non riuscire mai a trovare il tempo… -_- ma ce la sto mettendo tutta per ritagliarmi quel lasso di tempo necessario per fartelo! Giuuro! Y_Y Questo capitolo è particolarmente ricco quindi credo che ti piacerà! In quanto alla madre di Sakura non credo che avrà altre scene in suo disonore, ma chi lo sa potrebbe sempre farmi comodo. (ghigno enigmatico) Chi lo sa! Cmq! Ti lascio al capitoline! Goditelo che stavolta ,mi sono cimentata anche sulla sasusaku ^___^. KISSKISS

 

xSarettax: Hai ragione! (topaz corre ad abbracciare Shikamaru che cerca di scacciarla via putandole le mani in faccia) Shika geloso è veramente tenerino! Spero di non averti fatto penare troppo e che mi perdonerai nel vedere quello che succede nella storia! é.è Kiss! ^^

 

Junkochan: Tengo a precisare che mentre rispondo alle recensioni sono a casa malata, quindi le mie risposte non brilleranno di originalità. Spero di non essere andata oltre l’Out of Character! Ma penso che Shikamaru reagirebbe così se nel manga gli succedesse una cosa simile. In fondo è sempre così metodico ed indifferente, e si sa, quel sentimento a 5 lettere che fa rima con cuore scombussola! ^^ Concordo! La madre di sakura mi è riuscita benissimo! La volevo fare odiosa e sono riuscita nel mio intento! Hurrà!^O^ Grazie per recensire come sempre! Ciaaaao!!! ^^

 

kry333: E come avevi desiderato nella scorsa recensione eccoti un capitolo con molto più di un accenno alla coppia sasusaku! *_* Oh bhe, è ancora un po’ prematuro metterci una scena di bacio, ma tranquilla ci sarà! ^_^. Hyatta! E stavolta sono arrivata a 30 e più pagine word! Mi sto stupendo da sola di me stessa! Ciao! E buona lettura!

 

debbyuchiha: And finally there is your chapter number twenty-two! Spero che ti piaccia! ^^ Ok ora mi vado a rileggere la tua recensione e rispondo agli eventuali interrogative! Mmmm, Sul fatto che Shikamaru sia troppo preso da Moriko per ragionare adeguatamente ci hai azzeccato, ma non è solo per quello che non ha percepito la stessa contraddizione nelle parole di mamma Haruno rispetto a Sasuke! Tranquilla! Nel capitolo si spiega tutto! ^^  Kakashi per ora non apparirà nel seguente capitolo ma presto lo rivedremo in azione e più preoccupato che mai per Sakurina! ^^ La parte di Coco l’ho scritta con piacere! Non vedevo l’ora di maltrattare Coco e farla spupazzare da Temari e dai due fratelli Subaku! E per finire… Sìììì triangolo, triangolo, triangolo! *-* Io ci sguazzo in queste cose, ma devo fare molta attenzione a come si comportano i personaggi altrimenti rischiano di diventare OOC! A questo punto ti lascio alla lettura! Ciaaao!! ^*^

 

Gloglo_96: Benvenuta mia nuova adepta! Ehm. Ok meno cavolate che altrimenti mi becco il premio per le 100 cretinate dette nel minor lasso di tempo possibile (ma mi sembra di averlo già.). A dir la verità far finire Moriko tra i Nara è stata una scelta piuttosto infelice! Y_Y Sia per me che per il povero Shika e nel capitolo si spiegherà con più chiarezza perché. Anch’io vorrei essere al posto di Moriko! Chi non lo vorrebbe! T_T SOOB!

 

Ok basta così e con questa ultima risposta…

AUGURO A TUTTI VOI BUONA LETTURA!!

 

 

Capitolo 22: Amore e Odio

 

Nella propria vita Coco si era pentita di parecchie cose, alcune molto serie, altre un po’ meno, ma in ogni caso era sempre riuscita ad districarsene ed a cavarsela in qualche modo.

Temari…

Per esempio una volta lei e Moriko da piccole avevano litigato (anzi, Coco aveva litigato, coinvolgendo la povera Moriko) con i maschietti del loro clan e, dopo essere state buttate ripetutamente nel fango, lei e la cugina erano riuscite miracolosamente a rientrare in casa e lavarsi prima che le rispettive mamme se ne accorgessero. Quella volta si ripromise di essere lei a buttare nel fango quei maleducati.

Haaaaiiii? ”

Oppure ancora la sua il suo too-san se ne era uscito non si sa dove di voler insegnarle a suonare uno strano strumento a corde per farla sembrare più signorina e lei, per ripicca o per puro istinto di sopravvivenza, aveva preso una forbice e tagliato una per una le corde di quella strana ed antipatica chitarra, davanti agli occhi dello stesso genitore. E quella volta decise che non avrebbe mai permesso al papà di metterle davanti una cosa inutile e costosa come quella (visto che la dovette ripagare con i soldi della propria paghetta).

“Si può sapere…

Ma di certo non si era mai pentita così tanto…

…che cavolo hai fatto ai miei capelli??!!”

… di essersi fatta lavare, vestire e pettinare da Subaku no Temari.

“Non ti piace?” chiese con fare gnorri la kunoichi unendo le mani ed avvicinandole accanto al viso inclinato angelicamente da un lato.

Coco intanto non riusciva a distogliere gli occhi dallo specchio del bagno che la ritraeva con addosso un ridicolo (o adorabile come aveva detto Temari) kimono color rosa con tanto di obi blu elettrico a fiocco leggermente bombato dalla vita in giù e con i capelli sempre tenuti legati nelle due solite codine ma sapientemente arricciati a boccoli. E come se non bastasse, al posto dei suoi adorati elastici di cuoio sottili, Temari ne aveva usati due ondulati grossi e di velluto dello stesso colore dell’obi.

Sembrava una bambolina.

Se.mi.piace?” chiese scandendo bene le parole, cominciando a mandare in aria scintille elettriche e facendo sì che Temari indietreggiasse istintivamente verso la porta per riaprirla con la chiave nascosta nel suo grembiulino, cominciando a sudare freddo nonostante sul suo viso permanesse il suo sorriso smielato, ora leggermente forzato.

Una scarica elettrica si scagliò a pochi centimetri dal suo viso, lasciando un anello nerastro e bruciacchiato sulla porta. Gli occhi smeraldo della più grande si sbarrarono trovandosi davanti l’inquietante figura di Coco di spalle avvolta da un’aura fiammeggiante e nera, per poi vederla voltarsi lentamente e mostrarle un’espressione degna di un demone sanguinario.

“Ti va bene come risposta?”

A quella domanda uscì semplicemente dalla porta come se fosse stata punta da un’ape.

Gaara!” urlò disperatamente arrivando di corsa in soggiorno e trovando il fratellino semplicemente seduto a gambe e braccia incrociate tra il divano e la poltrona. Se non fosse stato per il fatto che i suoi capelli rossi sporgevano al di sopra del bracciolo del divano, sarebbe stato un nascondiglio perfetto.

Il Jinchuuriki si voltò silenziosamente verso la sorella contraendo impercettibilmente il volto in un’espressione interrogativa.

“Dove cavolo è finito Kankuro?”

Nessuna risposta.

“Va bhé. Coco è impazzita,Gaara, bloccala.” Disse ritrovandosi però ad affrontare ancora per un paio di secondi gli occhi acquamarina del suo Ototo che la fissavano come in attesa di qualcosa.

“… per favore!” terminò unendo le mani davanti al volto in segno di supplica.

Neanche il tempo di pronunciare l’ultima lettera che un fragoroso sfrigolio elettrico proruppe nella stanza, bruciacchiando il pavimento poco vicino al piede di Temari, facendo cadere quest’ultima all’indietro.

Guardò in viso la sua inseguitrice, nonostante la grande fifa che le stava montando dentro, trovandosela accigliata come non mai, un canino appuntito che sporgeva dalle labbra contratte in una smorfia e con una grossa, grossissima vena pulsante sulla fronte.

O-ok Coco calmati. Fai un bel respiro profondo e conta fino a…

Un altro fulmine le bruciacchiò una ciocca di capelli, mandandola nel panico.

Vabenevabene VA BENE! Mi dispiace! Ok? Non succederà mai più! Era questo che volevi sentire?”

“Non esattamente.” Sussurrò con fare lugubre la biondina mentre i capelli venivano alzati in aria dall’elettrostaticità del nuovo fulmine ormai prossimo ad essere lanciato. Era così intenta però ad accumulare abbastanza chakra raiton che non si accorse neppure della presenza di Gaara a pochi centimetri da lei e questo fu un grosso errore.

Proprio mentre stava per lanciare l’ultima scarica elettrica infatti, avvertì una caviglia venire avvolta da qualcosa di granuloso per poi ritrovarsi inspiegabilmente a testa in giù con una specie di mano di sabbia che la teneva per una gamba, facendole scendere la gonna quasi oltre il limite della decenza.

Non le ci volle però molto per capire chi fosse l’artefice di quella mossa, siccome , anche se con il mondo sottosopra, riusciva benissimo a scorgere la sua chioma rossa e scarmigliata.

“GAARA!” sbraitò mostrando meglio i canini senza preoccuparsi minimamente della parte inferiore di quel ridicolo vestito che le stava ormai salendo al di sopra delle cosce.

Lasciami… IMMEDIATAMENTE!”

Temari si mise una mano sulla fronte cacciando un sospiro di sollievo e di eterna gratitudine nei confronti del fratello minore: c’era mancato poco che finisse fulminata.

“Ma che succede?” sopraggiunse preoccupata la voce di Kankuro, appena sbucato fuori da dietro la porta del corridoio che portava alle camere da letto.

La kunoichi gli scoccò un’occhiata truce per poi rialzarsi seccata

“E tu dov’eri finito?”

Bhe…” balbettò indeciso il marionettista lanciando un’occhiata indecisa a Coco, ancora intenta a sbraitare nell’orecchio di Gaara, ora in piedi accanto a lei ed a braccia incrociate in attesa di ordini da parte della sorella.

“In camera mia…” sussurrò a voce strozzata lo shinobi delle marionette continuando a guardare con fare scandalizzato Coco mentre si divincolava in quella posizione, facendo dondolare in modo innaturale le codine ricciute che le aveva fatto Temari. “Che diavolo le hai fatto?!” chiese infine indicando la biondina a testa in già con una mano, voltandosi contemporaneamente verso la sorella maggiore.

A quella domanda Temari ridacchiò, strofinandosi con il dito indice il naso, gonfiando il petto con fare orgoglioso.

“Carina vero? A dir la verità neanche io ho capito come sono arrivata a farla diventare così. Ho cominciato dal vestito e senza accorgermene sono arrivata ai capelli. E se non se la fosse presa così tanto sarei anche potuta arrivare a truccarla un pochetto.”

“Ti ha quasi ammazzato.” Puntualizzò Gaara con fare monotono, ancora indifferente agli adorabili acuti che Coco gli stava lanciando nel timpano destro.

“Dettagli.” Tagliò corto l’altra, sentendosi improvvisamente sicura di sé dal momento che la belva gialla era stata bloccata.

“Toglietemi di dosso questo obbrobriooooo!!”  protestò con un ultimo e lungo grido la più giovane per poi lasciar ciondolare verso terra ambedue le braccia, ansimando per lo sforzo.

“Spiacente kiiro neko, ma i tuoi vestiti sono a lavare e questa era l’unica cosa che potevo prestarti.” Gongolò Temari avvicinandosi a lei con le mani sui fianchi ed abbassando la testa al livello della sua con un sorrisetto sornione stampato in faccia. “Quindi dovrai accontentarti di questo obbrobrio fino a domani. Almeno finché la tua roba non si sarà asciugata de tutto.”

Coco cominciò a ringhiare sommessamente, pentendosi ancora una volta di aver permesso a quella matusa senza rughe di farle il bagno oltre di vederla piangere.

Aveva anche scoperto il suo punto debole, dannazione!!

“Fammi mettere una maglia dell’idiota truccato.” Disse riferendosi a Kankuro che però non ritenne saggio protestare a quello che ormai era diventato il suo nomignolo.

“No.” Fu la risposta giuliva della più grande.

Una nuova vena pulsante le si formò nuovamente sulla fronte.

“Almeno rimettimi i capelli a posto.”

“Ma sono a posto!” ancora quel tono smielato.

Dannata. Aveva perso su tutta la linea. Non aveva scampo!

Con uno sbuffo frustrato Coco si rivolse a Gaara, in quel momento occupato ad osservarla intensamente, forse per cogliere nel suo viso qualche indizio sulla sua prossima mossa.

Gaara…” cominciò con tono calmo e le palpebre mezze abbassate e perse nel vuoto “… mettimi giù.”

Se fosse stato per Temari,il fatto di liberare così presto quella furia bionda sarebbe stato completamente fuori discussione, ma, siccome prendere in considerazione le decisioni della sorella non faceva parte della natura di Gaara, il risultato fu naturalmente completamente opposto ai desideri della più grande, concretizzandosi con Coco di nuovo con i piedi per terra e senza alcuna mano sabbiosa che le bloccasse i movimenti.

Merda. Pensò in preda al panico la kunoichi, aspettandosi ad occhi serrati da parte della più piccola  almeno un’ultima e devastante scossa diretta verso di lei, che però, a distanza di tre secondi pieni, non arrivò.

La maggiore dei fratelli Subaku  aprì timidamente un occhio, ma solo per vedere che Coco era ancora ferma davanti a lei con le spalle leggermente abbassate e rilassate.

Non aveva l’aria di qualcuno che volesse compiere un omicidio.

“E va bene.” Disse facendo cadere la mascella a Temari ed a Kankuro “Me lo tengo.”

Quello che seguì fu un lungo ed imbarazzante silenzio. Nessuno di loro, nemmeno la diretta interessata, sembrava intenzionato a compiere una sola mossa. L’atmosfera si era fatta elettrica… in tutti i sensi.

Eppure, nonostante il rischio fosse molto alto, Kankuro fu il primo a rompere il silenzio, cercando, con scarsissimo successo di sopprimere la risatina che gli era giunta spontanea alla gola nel guardare con più attenzione il risultato delle ultime azioni di Temari.

Coco, da sotto la frangetta gli scagliò un’occhiataccia che lo fece sia gelare sul posto che dimenticare di respirare, rendendo al contempo impossibile per lui ridacchiare come prima.

Il marionettista fronteggiò non senza una buona dose di fifa, gli occhi verdi e ferini della più giovane, cominciando inconsciamente a recitare quello che avrebbero potuto essere le sue ultime volontà.

Passò un po’ di tempo prima che nel silenzio del salotto riecheggiasse la sfida della biondina diretta verso i tre fratelli.

“Il primo che ride è uno shinobi morto.” Disse Coco mortalmente seria.

 “OH! Che SBADATA! Mi sono scordata che il sensei mi aveva chiesto di fargli una… commissione importante!” esclamò improvvisamente Temari illuminandosi di colpo e dirigendosi allegramente verso l’uscita.

Gaara e Kankuro guardarono la sorella scomparire da dietro la porta tutta sorridente, ma non prima di dire con fare falsamente premuroso:

“Mi raccomando, uno di voi deve restare con lei. Conto su di voi perché non lasciate Coco da sola! Bye bye!”

Ed uscì sbattendo la porta.

Fuori una.

Kankuro era rimasto a bocca aperta di fronte alla fuga strategica della sorella ed ora stava boccheggiando in direzione della porta con un braccio teso istintivamente in avanti quando aveva visto Temari darsela letteralmente a gambe.

Dopo essersi finalmente ripreso dallo shock iniziale, il marionettista voltò lentamente il capo verso Gaara, che lo stava squadrando con una punta di curiosità negli occhi gelidi, stando sempre a braccia conserte e vicino a Coco.

Quest’ultima, senza perdere tempo lo guardò nuovamente dritto negli occhi, sfidandolo silenziosamente ad essere lui il suo guardiano per le successive ventiquattr’ore.

Kankuro deglutì: non poteva finire così, aveva tante altre cose da fare nella vita! Poi un pensiero gli balenò in testa come una piccola lucciola nel buio della notte:

Magari non è così tremenda… e si girò nuovamente a guardarla.

Un’occhiata truce, assassina e quasi felina gli rispose per le rime.

No, si ricredette subito dopo, per lui era decisamente troppo presto per morire.

I-io..” balbettò inizialmente facendo capriole mentali per elaborare qualcosa di sensato.

E, forse grazie all’intervento dei kami, ci riuscì.

“Devo andare a COSTRUIRE una nuova marionetta!!” esclamò per poi dirigersi a gran velocità verso l’uscita con i lacrimoni agli occhi per la felicità.

Fuori due. E il vincitore era …

Gaara e Coco guardarono inespressivi la porta d’entrata del loro appartamento per poi voltarsi l’uno verso l’altra contemporaneamente e cominciare ad osservarsi in gran silenzio.

“Com’è che non hai provato a scappare?” chiese con fare annoiato Coco.

Il rosso distolse lo sguardo, sempre rimanendo a braccia conserte, e cominciando a guardare un punto imprecisato della stanza.

“Sono l’unico che non rischia di morire, rimanendo con te.” Asserì senza alcun tipo di tono in particolare, facendo inarcare di sorpresa un sopracciglio della bionda “E poi…” aggiunse con una breve pausa “… non è per sbarazzarti di loro che hai fatto quella scenata?”

Un sorrisetto furbetto stirò le labbra di Coco da una parte.

“Complimenti. Allora il gene della scemitudine tu non ce l’hai a differenza di quei due.”

A quella frase Gaara non rispose, rimanendo fermo e immobile nella stessa posizione senza neanche battere ciglio, come se non avesse detto nulla.

Coco sospirò scocciata, dandogli le spalle e cominciando a dirigersi verso il divano con le mani dietro la nuca.

“Mi vuoi spiegare perché mi stai tenendo d’occhio?”

Coco si fermò di colpo.

Un sorriso decisamente più divertito e marcato le si formò in viso.

“Te ne sei accorto, eh?”

“Non è un caso che tu abbia insistito tanto per seguirci, mentre scappavamo da Konoha.” Affermò laconico, l’altro immobile come una statua,

“Da quando sei qui non hai fatto altro che osservarmi e seguirmi.” spostò poi gli occhi verso di lei

“A che cosa stai mirando?”

Il sorriso di Coco scemò.

“Tu che cosa dici?”

“Mi vuoi uccidere?”

Da fuori casa si udì il rumore di una folata di vento più forte delle altre.

“Forse.”

 

 

Un piede fasciato da un sandalo ninja affondò nella sabbia rovente del deserto, lasciando un’orma increspata dietro di sé, per poi essere seguito dall’altro suo gemello ed essere affiancato da altri due smaltati di rosso carminio sulle unghie.

I due viandanti, che stavano sfidando il vento secco e cosparso della polvere rossastra del deserto, erano due donne, entrambe sui venti anni, l’una con i capelli azzurri, come il cielo sereno invernale, corti e seminascosti da un sari bianco avvolto intorno al capo, un’anfora lunga ed affusolata assicurata alla sua spalla e gli occhi chiusi con la stessa naturalezza di una persona che dorme, l’altra, invece, aveva i capelli vermigli corti come la propria compagna di viaggio ma con l’unica differenza di avere due ciocche più lunghe ai lati delle orecchie, tenute ferme da due pezzi di stoffa cilindrici, ed una fascia gialla abbellita di arabeschi neri attorno alla nuca.

La rossa sbadigliò, alzando una mano, coperta da un mezzo guanto rosso e nero, verso il viso, ma solo per allargare di almeno 10 volte più del normale la bocca e lasciarsi sfuggire dall’angolo dell’occhio destro una lacrimuccia dovuta al torpore che la noia le stava trasmettendo a tutto il corpo.

“Sii più femminile, Ryuuchi.” La pregò educatamente l’altra, senza neanche voltarsi a guardarla.

In fondo non era necessario.

L’altra, aprendo un occhio verso di lei, riabbassò il proprio braccio lungo il fianco fasciato da uno strano corpetto giallo  molto lungo, percorso longitudinalmente da righe nere, che le faceva quasi da tubino, ma con sotto un pantaloncino ed una maglia a collo alto di rete.

Una risatina civettuola sfuggì poi dalle labbra tinte di rosso dell’interpellata, che intanto si era messa a guardare l’altra con fare divertito.

“Ma io sono femminile, Ruri.” Affermò, accelerando il passo giusto per arrivare al fianco dell’altra e portare con finto fare sensuale le braccia dietro la testa, evidenziando così il petto, cosa che però non fece alcun effetto alla ragazza cieca accanto a lei.

“Dimentichi quante richieste di matrimonio ho ricevuto da quando siamo libere?” aggiunse infine ridacchiando poi in modo mascolino.

Un sottile verso di scherno fu la risposta che Ruri dette a Ryuuchi:

“Le avventure di una notte non sono dei matrimoni.” Puntualizzò la ragazza dai capelli cerulei facendo storcere di disappunto il naso della rossa che borbottò:

…sempre … letto … di mezzo.”

“In ogni caso…” l’interuppe la donna dai capelli cerulei “…credo che manchi poco per Suna.”

Ryuuchi sbuffò.

“Ma dobbiamo proprio andarci a Suna? Insomma, non sappiamo neppure se sia ancora lì o meno.” Protestò imbronciandosi e sistemandosi meglio sulla spalla la borraccia di legno che conteneva il suo prezioso sake.

“È lì.” Rispose Ruri sorridendo.

“Uff. Il fatto che il tipo del tuo kiishimugan sia detto “premonitore”, non vuol dire che tu sia onnisciente..” protestò facendo le spallucce Ryuuchi guardando dall’altra parte per poi continuare con il tono tipico di chi la sa lunga e che ritiene di star facendo una cosa inutile. “Ma siamo sicure che non l’abbia già ammazzato?”

“Non lo farà.”

Già…” mugugnò poco convinta la rossa, grattandosi la testa, infastidita dai granelli di sabbia tra le proprie ciocche purpuree “…come no. E se per caso lo facesse?”

In lontananza cominciò a profilarsi la sagoma di una città attorniata da mura a terrazza con un lungo squarcio in mezzo ad esse come passaggio e lo stendardo del kanji del vento.

“Allora non avrebbe alcuna ragione per rimanere in vita.”

 

 

 

“Allora, si può sapere perché cavolo siamo usciti?” chiese stizzita Coco, camminando imbarazzata tra le strade di Suna con ancora addosso l’odioso vestito rosa di Temari.

Gaara, che camminava davanti a lei con la giara di sabbia sulle spalle, non le rispose, facendola innervosire ancora di più.

“Vuoi rispondermi?” insisté, ottenendo però solo che si fermasse improvvisamente e che si voltasse verso di lei come sempre muto come un pesce.

Se pensavi che ti avrei lasciato uscire di casa senza di me puoi anche sognartelo… pensò guardandolo sprezzante, notando però che non smetteva di scrutarla attentamente.

“Che hai da guardare?”

“Ti sei spettinata i capelli.” Constatò semplicemente Gaara, lasciandola a bocca aperta.

Ma in che mondo viveva quel Jinchuuriki? Insomma, era vero che si era premurata di arruffarsi nuovamente i capelli prima di seguirlo oltre la soglia di casa, ma che bisogno c’era di farlo notare?!

“E questo che centra?!” chiese più innervosita che mai. Non le piaceva non capire quello che passava per la testa a quel rosso, se c’era una cosa che lei non sopportava era non avere il controllo della situazione.

“Niente.” Gli rispose il Jinchuuriki della monocoda, lasciandola nuovamente esterrefatta “Ma mi hai chiesto cos’avevo da guardare, e io ti ho risposto.”

Coco boccheggiò per un paio di secondi con gli occhi sbarrati al limite di ogni umana possibilità per poi riprendere coscienza di sé e rispondere “Che idiozia è mai questa?”

Gaara però non sembrò soffrire affatto quella reazione, e come suo solito rimase impassibile e freddo come il ghiaccio.

Quanto mi da sui nervi… pensò ancora la biondina … con quei suoi occhiacci azzurri e quel suo atteggiamento da…da…

Stava proprio per dare un aggettivo al rosso, quando si accorse di essere osservata.

Si voltò di lato trovandosi a pochi centimetri di distanza un paio di bambini tutti presi dal battibecco che stava avvenendo tra lei e Gaara.

Quest’ultimo, che pure aveva notato la presenza dei due curiosoni, vide Coco accigliarsi ancora di più e piegare le labbra in una espressione seria e vagamente altera.

Bhe?” chiese con tono di sufficienza ai due intrusi che però, nel notare il suo sguardo verde e freddo, ai loro occhi tutt’altro che amichevole, andarono contemporaneamente nel panico, abbracciandosi a vicenda come per farsi forza.

Alla vista degli sguardi impauriti ed innocenti di quei due rompiscatole, la biondina fece una cosa che colse di sorpresa persino Gaara: in un lasso di tempo di forse due o tre secondi, si accovacciò per terra, flettendo le ginocchia ed impuntandosi con le dita dei piedi per terra, mentre una mano la sorreggeva dal cadere  per terra, facendole inarcare la schiena come un felino, per poi emettere a pochi millimetri di distanza dai volti dei due bimbi, un verso molto simile a quello di un gatto che soffia indispettito, solo molto più forte ed improvviso. Quella strana movenza era resa stranamente verosimile anche dal fatto che i capelli di Coco, tenuti ancora delle sue consuete codine, si rizzarono istantaneamente, tornando nuovamente ispidi ed appuntiti.

I due piccini tornarono immediatamente tra le braccia delle loro rispettive mamme, piangendo come dei pulcini, mentre la biondina, ritornata seria , si rimetteva in piedi sotto lo sguardo incuriosito di Gaara e quelli di rimprovero dei passanti che avevano visto la scena.

“Andiamo.” Disse semplicemente la ragazza sorpassando, come se nulla fosse successo, il Jinchuuriki.

“Perché lo hai fatto?”

La domanda del rosso fece voltare di scatto Coco, più seria ed imbronciata che mai.

“Così si ricorderanno che di fronte a qualcuno di pericoloso devono scappare e non rimanere a guardarlo come dei salami.”

Quella risposta non sembrò fare effetto sul viso marmoreo d Gaara e questo fece indispettire un po’ la biondina, che iniziò a mordicchiarsi nervosamente l’angolo del labbro inferiore con un canino.

“I tuoi capelli…” aggiunse all’improvviso il rosso, fermando la ragazza proprio quando stava per continuare a camminare .

“Cosa?” domandò l’altra mettendosi un po’ sulla difensiva

“… come riesci a farli rizzare in quel modo? ”

Sulle guance di Coco si espanse un lieve rossore, che nascose immediatamente voltandosi dall’altra parte.

“Fatti miei.”

Gli occhi color acquamarina fissarono la nuca di Coco intensamente, vedendola pian piano allontanarsi.

Fece un passo nella direzione della ragazza, ma subito dopo scattò all’indietro, messo in allerta da un fragore scoppiettante diretto verso di lui.

Coco, anche lei avvertendo quello strano rumore si era semplicemente voltata, ritrovando, dove prima c’era Gaara, ora poco distante da lei, una cascata di fiamme rosse proveniente dall’alto ed infrangersi a terra illuminando la strada

La gente, cominciò immediatamente ad urlare spaventata. Le donne portarono al riparo i loro figli prendendoli per mano scappando dove era loro possibile e gli uomini seguivano le prime, stando attenti che non andassero dritte addosso al pericolo.

Coco guardò ad occhi spalancati quello spettacolo improvviso, per poi lanciare un’occhiata preoccupata al volto di Gaara. Il rosso era però troppo occupato a fissare concentrato le fiamme davanti a lui per tenere conto della presenza della biondina, e lei non poté fare a meno di notare come il rosso ed il giallo delle vampe ardenti si riflettevano nell’iride quasi cerulea del Jinchuuriki.

Persino in quel momento, nonostante la fronte corrugata (per la prima volta da quando aveva cominciato a vivere con loro), i suoi occhi non perdevano la loro solita imperturbabilità.

Ma che razza di autocontrollo ha? Si chiese scandalizzata e contrariata per poi ridirigere lo sguardo sul punto dove l’attacco di fuoco era stato diretto. 

L’iride dei suoi occhi divenne acquosa e, anche se tutt’attorno a lei era diventato buio e nero, riuscì ad individuare la fonte dell’attacco di tipo katon poco più in alto, nascosta dietro l’angolo di un edificio. A giudicare dal modo in cui il chakra color azzurro splendente scorreva del corpo del loro nemico, si trattava di una persona piuttosto alta e longilinea, ma…

Per un attimo nella mente di Coco passò un’idea preoccupante: conosceva solo una persona con quel tipo di corporatura e con quel tipo di chakra, non era passato molto tempo dall’ultima volta che l’aveva vista.

Ryuuchi …?

“Ben trovata Coco-chan.” Fece inaspettatamente una voce femminile dietro di lei che la spinse d’istinto a disattivare il kiishimugan, per poi voltarsi di scatto con le dita delle mani già intorpidite dall’Inazuma no Kagizume, ma solo per trovarsi, a pochi millimetri dagli occhi, la punta affilata e lucente di una spada.

Non fu tanto però il fatto di essere stata messa a spalle a muro in così breve tempo a farla tremare di paura e di vergogna, quanto il riconoscere chi la stava minacciando con la propria spada.

Ohayo, Coco-chan.” Disse Ruri sorridendo amabilmente.

Una goccia di sudore scivolò lungo la tempia della biondina.

Ruri…” sussurrò cercando di non lasciar trasparire dal proprio viso il timore che il rivederla così all’improvviso le aveva causato.

Un fruscio famigliare arrivò alle orecchie di Coco.

“Sta’ fermo dove sei, imbecille!” urlò con tutto il fiato che riuscì a trovare, avendo la gola stretta in un nodo fastidiosissimo.

Gaara fermò l’avanzata della sabbia della propria giara, allargando impercettibilmente gli occhi per la sorpresa: era la prima volta in assoluto che vedeva Coco in quello stato.

Nonostante stesse cercando in tutti i modi di mantenere la calma, sembrava quasi… spaventata.

“Che cosa sei venuta a fare?” chiese con astio la biondina verso la donna dai capelli azzurri che la teneva ancora sotto tiro con il sorriso sulle labbra.

“Che cosa siamo venute a fare, vorrai dire.” Aggiunse un poco indispettita una seconda voce dietro di lei.

Riuscì a malapena a scorgere la figura di colei che aveva appena parlato, ma le bastò percepire il colore dei suoi capelli ed unirlo al timbro di voce famigliare per capire di chi si trattasse.

Ryuuchi.”

“Come va, Abeille?” aggiunse con fare scherzoso l’altra donna, stendendo le labbra scarlatte in un sorriso furbesco.

Gaara inarcò un sopracciglio.

Abeille?

“Non chiamarmi in quel modo.” Ringhiò la bionda poco convinta di aver dato alle sue parole un tono di minaccia, sudando freddo.

Merda, merda. MERDA.

Come diavolo erano riuscite a trovarla? Che cavolo volevano da lei quelle due spostate?

Ryuuchi…” disse Ruri con tono di rimprovero nei confronti della rossa “Non bistrattare la piccola Coco. Sai bene quanto odi quel nome. ”

“Ok ok. ” sbuffò l’altra mettendosi le mani dietro la testa “Era solo per scherzare un po’.”

“Non c’è nulla su cui scherzare.” Sibilò Coco, un po’ più convinta di prima, serrando i denti con rabbia “Che diavolo volete?”

La biondina sperò vivamente che il rumore dei suoi denti che battevano l’uno contro l’altro fosse stato ben coperto dalle proprie parole, mentre un silenzio solenne aleggiò per qualche secondo su di loro.

Il Jinchuuriki intanto osservava attentamente la scena, senza mai abbassare la guardia e mantenendo le gambe flesse, pronto a scattare in caso di necessità.

Una delle due donne, Ryuuchi, gli lanciò una lieve occhiata interessata ed incuriosita, dirigendo semplicemente gli occhi verso di lui, senza neanche voltare la testa per poi sorridere enigmatica.

Gaara strinse gli occhi con ostilità, ma questo non fece altro che interessare ancora di più la rossa davanti a lui.

“È il tuo ragazzo Coco-chan?” chiese di getto Ryuuchi senza mai perdere di vista il rosso.

Coco sobbalzò inclinando leggermente il capo verso la più grande per poi guardarla allibita.

“Che cavolo stai dicendo?!”

“Ah, gomen. Dimenticavo con chi sto parlando. Ma… se non è il tuo ragazzo, allora chi è?” ribatté pensierosa mettendosi una mano sotto il mento e scambiando un’occhiata di intesa (nonostante gli occhi dell’altra fossero chiusi) con Ruri.

“È il Jinchuuriki?” domandò la donna dai capelli celesti.

Fu il sobbalzo che il cuore di Coco ebbe a risponderle, insieme a quello del ragazzo in questione.

“Che strano…” aggiunse immediatamente la spadaccina “… credevo che l’avresti ucciso.”

Le pupille di Coco erano talmente dilatate da far quasi tremare l’occhio.

Io…” balbettò con voce fievole per poi darsi mentalmente un paio di schiaffoni e scuotersi un po’ “… insomma, toglimi questa lama dalla faccia!” disse sprezzante alzando lo sguardo verso la più grande.

A dispetto di quello che si era aspettata però, la spada invece di allontanarsi dal suo viso, sembrò addirittura avvicinarsi di un paio di millimetri.

Cosa?

“Non prima di aver ricevuto una risposta, Coco-chan.” Disse Ruri, assumendo un tono di voce più freddo che mai.

La risata civettuola di Ryuuchi dietro di lei le fece salire i nervi a fior di pelle, ma non ebbe il coraggio di chiedere qual’era la domanda.

Sapeva qual’era. Ma neanche lei in quel momento sapeva la risposta che avrebbe dato.

Cavolo, in fondo stava con quel cretino ed i suoi fratelli da poche settimane. Come potevano pretendere quelle due pazze di ricevere una risposta così presto?

Quando si dice “parenti: serpenti”.

“Lo ucciderai…” cominciò Ruri a formulare la domanda con estrema lentezza, abbassando lievemente il tono di voce “… o lo proteggerai?”

Coco smise di respirare e Gaara si concentrò più che mai sulla loro conversazione, ansioso di capirci qualcosa.

Proteggere? Lui?

Cosa sa succedendo?

“Sappiamo che forse è un po’ prematura come decisione…” continuò la donna con il sari, percependo il turbamento della più piccola “…, ma tu sei l’unica di noi a non avere ancora deciso cosa fare. E noi avremo solo questa occasione per parlarci.”

Di fronte a quelle parole la biondina abbassò la testa stringendo i pugni e serrando le mascelle.

Che ipocrita. Tante belle parole solo per dirle di scegliere e basta. Era per questo che non aveva mai sopportato Ruri, fin da quando lei aveva 5 anni e l’altra 12: usava tante parole complicate e fini nelle frasi solo per dire le cose più semplici  e per questo l’aveva sempre ritenuta una persona subdola e falsa.

Una risatina ironica le scappò dalle labbra.

“Se si tratta solo di decidere, allora perché mi stai minacciando con la Ryuujin?” chiese riferendosi alla spada diretta verso di lei.

Una nuova risata da parte di Ryuuchi.

Ahaha! Sveglia la nostra piccoletta!” ridacchiò asciugandosi una piccola lacrimuccia all’angolo di un occhio.

 “C’è una risposta giusta…” continuò facendo finta di non averla sentita “..ed una sbagliata, vero?”

Il sorriso di Ruri andò affievolendosi a poco a poco, dando conferma alla sua domanda.

“Sì, Coco-chan.”

A quel punto anche il sorrisetto ironico della biondina sparì.

“Non mi lascerete andar via senza una risposta, vero?”

“No.”

“E neanche se la mia decisione sarà quella sbagliata.”

“Esatto.”

“Che schifo.”

“Le possibilità sono solo due Coco-chan.” Continuò Ruri senza però accennare ad abbassare l’arma “Mi dispiace, ma è anche per il tuo bene.”

“Non dire stronzate, Ruri.” Sospirò abbassando le spalle con fare stanco.

Fu in quel momento che, dietro di lei e sotto lo sguardo indagatore di Gaara, Ryuuchi smise di ridacchiare, assumendo anche lei un’espressione fredda.

“Piantala di fare la cocciuta Coco, e comincia a pensare cosa rispondere.” Disse la rossa abbassando le palpebre con ostilità “Se non mi ricordo male tu ce l’hai un cervello. Usalo come si deve e pensa a cosa comporterebbe scegliere l’una o l’altra cosa.”

Coco sbatté un paio di volte le palpebre sorpresa ed ammirata dal tono che la cugina le aveva rivolto: e lei che aveva sempre visto Ryuuchi  come un’oca.

“Ma fa in fretta, che voglio andare a rifarmi il trucco. Tutta questa sabbia mi sta facendo impazzire.” Aggiunse facendo così crollare le speranze della bionda.

Come non detto.

“Allora Coco?” riprese Ruri, apparentemente senza aver sentito le ultime parole dell’altra “Cosa scegli?”

Gaara vide Coco riabbassare la testa, rendendo impossibile vederle gli occhi a causa dell’ombra che la sua frangetta le creava.

Strinse le labbra tremanti più forte che poté.

Proteggerlo? Ucciderlo? Cosa scegliere? Non aveva pensato ad altro, dal primo giorno in cui lo aveva guardato fisso negli occhi. All’inizio era partita con l’intenzione di ucciderlo, era vero. In fondo aveva anche  attaccato la prima cugina, o Sakura-hime, come le altre la chiamavano, ma…

Quegli occhi… pensò rammentando quello che aveva scorto oltre l’iride acquamarina di Gaara quando gli aveva ordinato di guardarla in faccia. Allora voleva vedere solo in volto la persona per il quale la sua vita era stata completamente rovinata, prima di mandarlo all’altro mondo.

Eppure, non appena i suoi occhi avevano incrociato quelli di lui, le era parso di scorgere qualcosa di famigliare: Lei.

Lei ed il suo dolore, la sua solitudine, la sua sofferenza, persino il suo mal ostentato menefreghismo nei confronti del mondo.

Da allora erano cominciati i casini. Non sapendo come comportarsi, dopo aver visto in Gaara un riflesso della propria anima, aveva fatto una delle poche cose che le riusciva bene: improvvisare.

Si era fatta portare a Suna e si era infiltrata nelle loro vite solo per riuscire a capire perché. Perché fosse così dannatamente triste nonostante avesse ancora al proprio fianco un fratello ed una sorella. Perché si comportava come un involucro vuoto e freddo quando, se solo avesse voluto, avrebbe potuto cominciare a vivere come uno qualsiasi dei suoi coetanei idioti.

Poi, una notte, andando in cucina a bere un bicchiere di acqua, per quanto strano, lo aveva viso seduto a tavola, perfettamente vestito e con le braccia pesantemente poggiate sul ripiano legnoso, intento a guardare fuori dalla finestra con aria assente. Gli aveva chiesto cosa ci facesse ancora sveglio e lui, spostando svogliatamente gli occhi verso di lei, le aveva rivolto uno sguardo freddo e triste, per poi alzarsi ed uscire noncurante dalla porta di casa.

L’indomani aveva chiesto spiegazioni a Temari.

Non avrebbe mai immaginato che ospitare dentro di sé il demone Shukaku comportasse una simile tortura.

Non dormire mai. Neanche un secondo. E tutto solo per evitare la morte di quei bastardi che lo squadravano da capo a piedi ogni volta che usciva di casa. Tutto solo nella speranza di ricevere in cambio un briciolo di amore che nemmeno il padre aveva avuto la briga di dargli.

La storia di Gaara fu come l’ultimo chiodo della propria bara. Non riuscì più a vederlo come la causa principale delle sue sfortune. Ogni volta che lo osservava vedeva solo un pallido riflesso di se stessa.

Amore ed odio sia per sé stesso, sia nei confronti degli altri.

Così, tutti  i suoi propositi di vendetta, il suo odio covato per otto anni in quello schifo di posto, erano scemati come nuvole al vento.

Non avrebbe mai potuto ucciderlo in quel momento, anche se era stata sfruttata, torturata, addirittura creata per quello. Anche se lo scopo che quei bastardi le avevano dato era stato quello di ucciderlo, lei non ne sarebbe più stata capace.

E poi che senso avrebbe avuto ucciderlo? Una volta morto Gaara … cosa le sarebbe rimasto? Quale sarebbe stata la sua ragione di vita?

Che senso avrebbe avuto tutto il dolore che aveva provato nell’Inferno?

Nessuno.

“Non posso.” Sussurrò quasi inconsciamente, facendo inarcare il sopracciglio di Ryuuchi, stupita e quasi incredula di fronte a quelle parole.

“Come?” chiese quasi stupidamente la rossa, ritrovandosi però a fronteggiare gli occhi verdi giada e felini di Coco, adirati come non mai.

“Ho detto che quell’imbecille lì…” urlò indicando Gaara con il dito indice, con una sicurezza tale da far pensare che si fosse dimenticata di Ruri e della sua spada puntata verso di lei “… non lo voglio ammazzare!”

Ryuuchi rimase non poco sbigottita da quell’uscita, sbattendo un paio di volta le folte ciglia e scrutando confusa Coco con i propri occhi, verdi quanto quelli dell’altra.

Sul volto di Ruri riapparve di nuovo un sorriso.

“Allora lo proteggerai.”

“Sì! E allora? Cosa vuoi fare? Uccidermi? Fa’ pure tanto non me ne frega più niente! Per quel che mi riguarda tutto il mondo può andare all’inferno!” rispose sprezzante la biondina rivolgendosi di nuovo verso la spadaccina dai capelli celesti. Si vedeva lontano un miglio però che la paura di Coco aveva raggiunto un punto tale da non essere quasi più sentita come negativa. Poverina, l’avevano talmente spaventata da farle accettare in così breve tempo l’idea di morire.

Ruri però non fece una piega di fronte alla maleducazione dell’altra e quasi subito abbassò e rifoderò la Ryuujin, lasciando di stucco sia Coco che Gaara.

Ryuuchi ridacchiò di nuovo.

“Che caratterino, Coco-chan!” disse ammirata la rossa con una mano poggiata accanto alle labbra.

Intanto Coco era rimasta completamente sbigottita, tanto da non sentire neppure la risata cristallina di Ryuuchi. Continuava a guardare il volto di Ruri, che, non si sa come sentendosi osservata dalla più giovane si premurò di aggiungere:

“Risposta esatta, Coco-chan.”

Ci mise un po’ di tempo a realizzare la cosa.

Voi… voi…” balbettò fulminandole con lo sguardo e stringendo i pugni “Voi… imbecilli!! Cretine!! Maledette rompiscatole! Andate via! Subito!”

“Che finezza di linguaggio.” Disse con sarcasmo Ryuuchi, ricevendo un segno di assenso da parte della propria compagna di viaggio.

“Certe cose non cambiano mai.” Asserì quasi con fare nostalgico, mentre dalla bocca di Coco usciva un’altra serie di epiteti tutt’altro che gentili nei loro confronti.

“Mi volete far cacciare dal villaggio!? Razza di decerebrate! Io sono sotto sorveglianza! Sparite!”

Come a confermare le proprie parole da lontano arrivò il suono di alcuni passi.

“Merda.” Fece Coco, intuendo che tra pochi istanti sarebbero sopraggiunti almeno una ventina di ANBU della sabbia, pronti a fare a fette le sue amatissime cugine e ad interrogarla, per poi magari espellerla dal villaggio.

Una mano smaltata di rosso, appartenente a Ryuuchi, le scompigliò i capelli.

“Tranquilla Coco-chan, non ti faremo separare dal tuo fidanzato.” Disse scherzosamente la rossa ammiccando in direzione di Gaara.

“Non è il mio ragazzo.” Ripeté a denti stretti la biondina.

“Tranquilla, … non te lo rubo.” Aggiunse infine l’altra, cominciando ad allontanarsi insieme a Ruri verso l’edificio dal quale era comparsa per prima.

“Peccato però…” fece poi mettendosi sul mento il dito indice e lanciare al Jinchuuriki dietro di lei una falsa occhiata affranta “… se fosse stato un po’ più grande ci avrei anche potuto fare un pensierino”.

Coco ebbe un tic all’occhio destro e Gaara si limitò a risponderle con un’occhiata lievemente ostile.

Le due donne saltarono sopra un tetto.

“Andiamo, Ryuuchi.” Disse Ruri precedendola e cominciando a farsi strada tra i tetti del villaggio.

Intanto Ryuuchi, rimasta indietro per qualche istante, si girò ancora una volta verso di loro, per poi mandare con una mano un sonoro bacio volante in direzione del rosso, facendo cadere la mascella di Coco.

“Sono certa che da grande diventerai un gran bel fusto. Ci vediamoo~!”

Questa fu l’ultima cosa che disse prima di seguire a ruota l’altra.

Poco dopo, la strada dove si trovavano fu percorsa da due o tre squadre ANBU, già lanciate al’inseguimento delle due intruse. Solo quando se ne furono andati però, Gaara , avvicinandosi a Coco a braccia conserte, ricominciò a parlare:

“Chi erano?” chiese con il suo solito tono piatto.

La bionda però come se lo stesso suono di quella domanda l’avesse scottata, si voltò meccanicamente da un’altra parte, facendo per allontanarsi.

“Non sono affari tuoi.”

Non fece molta strada prima di essere bloccata alle caviglie da una spirale di sabbia compatta.

“Avete parlato se uccidermi o meno.” Fece notare laconico il rosso, guardandola poi irrigidire le spalle.

Con una mossa improvvisa Coco fece scattare una gamba, liberandola con un sol calcio dalla presa di Gaara.

“Ho detto che non ti riguarda!” urlò per poi fare una cosa inaspettata: dopo aver liberato anche l’altro piede si diresse a grandi e minacciosi passi verso di lui.

Nani..?

La mano piccola e rosea della ragazza lo prese rudemente per il colletto della divisa, avvicinando di qualche centimetro i loro visi:

“Ascoltami bene, imbecille di un Jinchuuriki, tu non hai mai visto quelle due svitate parlarmi e non ne parlerai mai né a Temari né a Kankuro. Ci siamo capiti?”

Gaara non aveva mai visto qualcuno sfidarlo in quel modo, specie con quel tipo di occhi: assomigliava ad una tigre pronta ad azzannarlo ad un minimo accenno di mossa avventata da parte sua.

“Ti basterà sapere che da oggi in poi ti starò attaccata come un’ombra, capito?! Non ti perderò di vista nemmeno un secondo, neanche di notte! Quindi, scordati le tue scampagnate solitarie notturne a partire da ora!”

Il Jinchuuriki della monocoda non disse nulla, limitandosi a rimanere imperscrutabile ed in silenzio come suo solito, finché non sentì la mano di Coco lasciarlo andare con uno scatto stizzito.

“E ora torniamo a casa, che voglio cambiarmi da questo vestito ridicolo.” disse soltanto per poi voltargli nuovamente le spalle e cominciare a camminare in direzione di casa loro.

Gaara la guardò ad occhi allargati allontanarsi. Il suo sesto senso gli stava suggerendo di credere alle parole che le aveva appena sentito dire, eppure non aveva alcuna intenzione di lasciar correre in quel modo.

Strinse gli occhi, focalizzando la figura di Coco che si stava pian piano allontanando

Voleva delle risposte.

E le avrebbe avute.

 

 

 

“Ma era proprio necessario costringerla a decidere così in fretta?” chiese Ryuuchi, mentre stava in bilico su una stretta torretta del villaggio,  lanciando un’occhiata dubbiosa a Ruri, comodamente seduta su un tetto di Suna, intenta a controllare che la propria anfora non si fosse scheggiata durante la fuga.

“Era necessario, Ryuuchi.” Rispose l’altra senza mai smettere di sorridere.

“Lo so.” Sbuffò la rossa, guardando da un’altra parte “Ma lo sai come sono fatta. Non mi piace far vedere in quello stato la piccoletta.”

“Ah, no?” chiese divertita la spadaccina.

“Spiritosa, dico sul serio.”

“Non possiamo più permetterci di indugiare, ora come ora, Ryuuchi.” Asserì con tono serio l’altra, facendo sì che il volto della rossa si intristisse lievemente.

La mano affusolata e candida di Ruri le si poggiò sulla spalla.

“Il tempo stringe, nee-san. Non c’è più tempo.”

Uno sbuffo, questa volta più scocciato proruppe dalle labbra della rossa, che si mise le mani sui fianchi con fare infastidito.

“Non ci bastava la Falena, ora anche l’Akatsuki ci si mette.”

“Pazienza nee-san …” la tranquillizzò scostandosi da lei RuriKuki è un problema che potremo sistemare a tempo debito. Ora l’unica cosa che dobbiamo fare è tornare dai nostri rispettivi Jinchuuriki e difenderli dalle mire dell’organizzazione.”

“Come va con Nii?” chiese interessata Ryuuchi, sorridendo furbescamente ed avvicinandosi alla sorella con tono insinuante.

“Non riesce ancora a fidarsi di me.”

“Mica puoi darle torto.” Ridacchiò l’altra dandole qualche pacca sulla spalla “Sei più enigmatica di un haiku¹!”

“E con il Jinchuuriki del Nanabi?” chiese per ripicca Ruri.

“Si chiama Fuu.” Specificò corrucciandosi la rossa “Una vera piaga. Uffa, avrei preferito un Jinchuuriki maschio e invece mi tocca quella scatenata dai capelli verdi.” Poi si fermò, realizzando una cosa molto importante.

Si voltò di nuovo verso Ruri con aria preoccupata.

Ruri! E Moriko?”

La spadaccina non disse nulla per un po’.

“Presto o tardi andrà dal suo Jinchuuriki.”

“Da sola?” disse incredula la rossa contorcendo il bel viso in una smorfia scettica “Ma … stiamo parlando della stessa Moriko? La stessa bambinetta che non riesce a decidere da sola cosa fare?! Andiamo Ruri, sii seria!”

Ruri rise.

Bhe, dovrà pur crescere. Prima o poi. Non credi?”

 

 

Due settimane dopo, Konoha…

 

Gomen-kudasai!²”proferì in una sola volta Moriko oltrepassando la soglia di casa Nara con in mano solamente un gatto nero di peluche e la foto del proprio team , mentre la porta le veniva  aperta da un non tanto euforico Shikamaru, per poi incontrare i volti contenti ed entusiasti i Yoshino e Shikaku Nara, affiancati da un Sakura sull’orlo delle lacrime, a sua volta consolata da Ino, Hinata , Naruto e Kiba, che cercavano di calmarla.

Irasshaii!!³” dissero in coro i due coniugi chinandosi leggermente, per poi abbracciarla amorevolmente non appena ebbe infilato le pantofole da mettere in casa.

A questo punto Sakura non riuscì più a trattenersi e saltò praticamente addosso a Moriko, piangendo a dirotto come una bambina.

Morikoo!!Bhwaa!!Sniff. Sono così felice!” piagnucolò senza ritegno facendo apparire sulla testa dei presenti un enorme gocciolone.

“Sembri una vecchia zitella piagnucolona.” Disse sprezzante Ino, ponendo le mani sui fianchi e guardandola con aria di superiorità, facendo però scattare nella rosa, come al solito, il solito meccanismo di ostilità nei confronti della bionda.

Si voltò, affrontando la sua migliore amica-nemica con occhi fiammeggianti. Si poteva anche dire che dalle loro pupille avevano cominciato a fuoriuscire delle scosse elettriche.

Tuttavia l’inizio di un nuovo battibecco tra le due non attirò molto l’attenzione perché fu subito fermato sul nascere dalle parole della signora Yoshino:

“Benvenuta in famiglia Moriko-chan.” Disse la donna abbracciando la ragazzina.

Omedetoo!” disse Sakura lasciando perdere il suo litigio con Ino, venendo poi seguita a ruota dagli altri:

Omedetoo!”la copiò la bionda, ricevendo un’occhiataccia da parte della rosa.

O-ometedoo gozaimasu.⁴” Sorrise un po’ imbarazzata Hinata. Non era abituata ad esporsi così tanto.

OMEDETOO!!” terminarono in coro Naruto e Kiba all’unisono, avvicinandosi con fare affettuoso a Moriko, occupata a sorridere docilmente a tutte quelle attenzioni.

Ancora non riusciva a capire come fosse possibile che una persona come lei, ricevesse tante gentilezze.

Shikamaru sembrava l’unico a non essere contento, essendo rimasto distante e poggiato di schiena sulla parete dell’entrata, miracolosamente passato inosservato ed intento ad fissare attentamente e tristemente la scena.

Era proprio un baka. Se poi pensava di aver attribuito quell’aggettivo a Kiba solo pochi giorni fa, quella convinzione non faceva che rafforzarsi.

Che stupidaggine. Assolutamente insensato ed incredibile. Lui. Proprio lui che aveva sempre definito le donne una seccatura continua…proprio di lei doveva...

L’occhio verde e preoccupato di Moriko, che, vedendolo in disparte e con quell’aria imbronciata, si era messa ad osservarlo di sottecchi, lo riscosse dai suoi pensieri meglio di una secchiata d’acqua gelata. 

“Io proporrei…” disse frettolosamente ad alta voce per districarsi da quella situazione imbarazzante, attirando così l’attenzione di tutti “… di preoccuparci di Chouji.”

Un silenzio tombale calò sui suoi compagni genin e sui suoi genitori avendo improvvisamente notato l’assenza del ragazzo, mentre Moriko candida ed innocente come non mai, si guardava attorno ansiosa di capire il perché di quella strana atmosfera lugubre.

“Non sarà…” azzardò Sakura impallidita di colpo.

Già…” annuì lui senza fare una piega, per poi alzare una mano ed indicare con il pollice il corridoio che aveva visto percorrere dall’amico in punta di piedi solo 3 minuti fa.

“È in cucina.”

Choujiii!!!”

Il modo in cui sua madre di era catapultata nella stanza da lui nominata e lo sguardo che le aveva visto in volto lo spinse a chiedersi se aveva fato bene ad usare il proprio amico come espediente.

Conoscendo sua madre, forse avrebbe fatto bene a pensare al tipo d fiori che avrebbe dovuto posare sulla sua tomba.

Scusa Chouji…

A-aspetti signora Nara! Può darsi che Neji nii-san sia riuscito a fermarlo!” balbettò intimorita la giovane Hyuuga, ricordandosi che il cugino aveva seguito l’Akimichi subito dopo averlo visto dirigersi zitto zitto verso la camera in questione.

Purtroppo però, da quel che poterono intuire tutti sbirciando nella stanza, la promessa degli Hyuuga non era riuscito a frenare la vorace passione dell’amico corpulento, tanto che sul tavolo erano rimaste solo 5 o 4 porzioni di tutto quello che la signora Yoshino aveva preparato per l’occasione.

Choujiiiiii!!!” ringhiò minacciosa la padrona di casa scuotendo il ragazzo per il colletto della maglia

Aaaah!!” si lamentò Naruto, sempre rimanendo all’entrata della cucina, strapazzandosi con fare disperato la testa “Chouji! Sei sempre il solito guastafeste!”

“E io che volevo assaggiare i manicaretti della madre di Shikamaru!” si aggiunse Kiba alzando le mani a palmo rivolto verso l’alto, enfatizzando il fatto di essere rimasto a mani vuote. Akamaru guaì mesto.

“Sei il solito ingordo!” sbraitò fuori di sé Ino puntandolo con una mano.

Neji intanto stava in disparte a capo semi-chino e ad occhi chiusi per la vergogna.

Sumimasen.” Disse soltanto prima di essere raggiunto dalla cugina e da Shikamaru.

“Stia tranquillo Neji nii-san, lei ha fatto del suo meglio.”

“Non preoccuparti Neji…” si aggregò il ninja delle ombre “… nessuno è mai riuscito a tenere Chouji lontano dal cibo. Mi sarei anche stupito del contrario.”

A quell’affermazione Naruto incrociò le braccia ed annuì con fare saccente “Già,in effetti Neji si sarebbe anche potuto paragonare ad un kami se ci fosse riuscito.”

Yoshino, intanto, aveva mollato il povero Akimichi, lasciandosi cadere su una sedia con le lacrime agli occhi, avendo visto il lavoro di circa 18 ore ai fornelli sfumare in quel modo, e fu affiancata da una preoccupatissima Moriko che le porse alcuni fazzoletti di carta raccattati su uno dei ripiani della stanza.

Cogliendo al balzo l’occasione Shikamaru si allontanò dal gruppo avvicinandosi all’amico d’infanzia, ora beatamente seduto per terra con lo stomaco gradevolmente pesante, per poi sussurrargli all’orecchio.

“Ben fatto, amico mio.”

L’altro sorrise complice,facendo il segno V con una mano. Chouji sapeva benissimo quanto Shikamaru si trovasse in difficoltà dinnanzi alle tonnellate di cibo che sua madre preparava ad ogni occasione speciale. Una volta era stato presente al suo settimo compleanno e sua madre, non contenta di dare al proprio bambino una misera torta dell’insulso diametro di 30 centimetri, gliene aveva preparate altre due.

Se ripensava alla faccia nauseata che Shikamaru aveva fatto di fronte a tutto quel ben di dio fatto di glassa, panna e fragole…

Soffocò una risata salita spontanea alla gola.

Rialzò lo sguardo per assicurarsi che il suo amico non l’avesse notato, ma lo trovò invece intento ad osservare tristemente ed insistentemente un punto della stanza lontano da lui.

Spinto dalla propria curiosità, l’Akimichi seguì il percorso dello sguardo dello shinobi delle ombre, arrivando fino a Moriko, ancora occupata a consolare la sua nuova kaa-san.

Sorpreso, scoccò un’occhiata interrogativa a Shikamaru che solo in quel momento si accorse di essere osservato.

Shikamaru?” chiese non sapendo bene cosa chiedere.

L’espressione del giovane Nara si fece improvvisamente nervosa ed i suoi occhi si spostarono da una parte, mentre una delle sue mani scattava repentinamente dietro la propria nuca, grattandola.

Una lieve imprecazione, sibilata tra i denti dell’amico, arrivò alle orecchie di Chouji.

Lo vide controllare la stanza, analizzando quello che stavano facendo gli altri, per poi dirigersi verso l’uscita di casa, infilarsi nuovamente i sandali ninja ed invitarlo a seguirlo con una mano.

Un po’ incerto, Chouji seguì l’esempio del compagno, rischiando quasi di attirare troppo l’attenzione di Ino che, per sua fortuna, stava dando una mano a Moriko nel suo tentativo di risollevare il morale della signora Nara.

I soli ad accorgersi della loro fuga furono Shikaku Nara e Kiba.

Non appena fu fuori, Chouji vide il suo migliore amico sbuffare scocciato e scivolare con le spalle lungo la parete per accovacciarsi a terra una mano sulla testa e l’altra poggiata su un ginocchio.

Avendo intuito che qualcosa non andava, Chouji si mise rannicchiato a terra come Shikamaru guardandolo preoccupato, aspettando pazientemente che dicesse qualcosa, ma stranamente ci mise di più rispetto a quello che pensava.

Sembrava un fascio di nervi. Si grattava la testa ad occhi serrati sussurrando qualcosa di incomprensibile, faceva per guardarlo e poi ritornava a parlottare tra sé e sé.

Poi, finalmente, facendo ricadere la mano che aveva usato per torturarsi la nuca, disse:

Chouji…” sussurrò insicuro “… a te piace Moriko?”

Shock.

Vedendo il mento del proprio migliore amico cadere fino a terra, Shikamaru ritornò a grattarsi la fronte, mandandosi una buona serie di accidenti.

EEEh?” esclamò infine l’Akimichi, dopo aver scosso la testa ed essersi dato un paio di schiaffi al suo viso paffuto “Shi-shikamaru, ma stai bene? Non è da te fare queste uscite!” asserì allertato.

“Il ruolo di fratello maggiore ti pesa così tanto?” azzardò, non ricevendo alcuna risposta dall’altro “Guarda che se è per quello non ti devi preoccupare! Non sto andando dietro a Moriko.” Cercò di rassicurarlo gesticolando con le mani.

“Anche se è molto carina.” Aggiunse sottovoce con le guanciotte arrossite e gli indici che picchiettavano tra loro, ritornando subito dopo normale.

“Però non cominciare a chiederlo a tutti i maschi della nostra classe! Mi raccomando!” si premurò di dire.

La risata forzata di Shikamaru lo fece bloccare.

Che strano, non aveva mai visto Shikamaru ridere in quel modo, sembrava sconvolto.

Ahah… Stai calmo Chouji. Era solo per…” deglutì un momento “… accertarmi di una cosa.”

“Che cosa?”

Sai…” disse abbassando un po’ la voce, guardandosi imbarazzato le punte dei sandali “… se Moriko piacesse anche al mio migliore amico, la cosa diventerebbe troppo complicata.”

Aaaah.” Disse Chouji con l’aria di chi aveva capito quello che intendeva, poggiando la testa sulla parete esterna della casa guardando un attimo il cielo.

Poi spalancò gli occhi.

Aspetta un attimo… si disse sudando freddo … “anche”?

Voltò lentamente, quasi con un cigolio metallico, la testa verso Shikamaru, indicandolo con una mano.

Tu…!Tu-tu..?!”

Sigh… fu la sola cosa che riuscì a pensare Shikamaru, quasi pentendosi di aver vuotato il sacco con Chouji. Si era aspettato di sentirsi imbarazzato, ma non così tanto.

In quel momento se un fulmine lo avesse folgorato sul posto, sarebbe stato addirittura grato al destino che l’aveva diretto su di lui.

Facendosi coraggio, il giovane Nara alzò lo sguardo, incrociando di nuovo il suo amato cielo nuvoloso.

“Coraggio Chouji, dillo pure.” Lo invitò con tono annoiato e noncurante.

“Tu … tu ti sei innamorato di Moriko?!”

“Grazie per non aver usato il termine sorella.”

“Assurdo! Davvero?!” blaterò dopo essere scattato in piedi.

“Temo di sì.”

Ma… ma credevo che…, insomma. Non pensavo che ti saresti mai potuto interessare seriamente ad una ragazza. Cioè… neppure Ino..!”

Ino è la mia amica d’infanzia.” Puntualizzò mettendosi una mano su una guancia.

Detto questo l’Akimichi ri-scivolò per terra lungo la parete, ancora incredulo.

Un’altra lampadina si accese nella sua mente.

Shikamaru.” Lo richiamò, costringendolo a guardarlo dritto negli occhi. Il giovane Nara poté notare che era stranamente serio.

“Non hai il complesso della Lolita, vero?”

Una serie di pallini di sospensione si formò su di loro.

Chouji, stai male, vero?” rispose anche lui divenuto serio in volto.

A dare conferma ai suoi sospetti lo stomaco rigonfio dell’altro mugugnò dolorosamente e il volto di Chouji divenne visibilmente più pallido.

“Già, credo di essere parecchio sconvolto. E il fatto di aver appena mangiato non aiuta.”

Sospirarono all’unisono.

“Sei messo male, amico mio” disse il ragazzo corpulento dispiaciuto di non poter fare nulla per l’amico.

“Lo so, Chouji. Lo so.”

“Dai rientriamo, prima che tuo padre ci venga a prelevare.”

“Ok.”

 

 

“Alla fine abbiamo mangiato pochissimo…” si lamentò in un sospiro Sakura seduta per terra insieme a Moriko ed a Naruto nella nuova camera della ragazza dai capelli verdi.

La festa era ormai finita da un pezzo e gli unici rimasti erano appunto, Naruto, Sakura e Kiba, che era uscito solo un attimo per fare una passeggiata con Akamaru.

“Appena torno a Konoha, Chouji me la paga…” mugugnò ad occhi stretti il biondo tenendosi le caviglie con entrambe le mani.

A quelle parole Moriko lo osservò dispiaciuta, abbassando lo sguardo e facendo apparire la solita rughetta di preoccupazione in mezzo alla fronte.

“Ma deve proprio andare via, Naruto-san?” chiese quasi supplichevole.

Un incudine con sopra inciso il kanji di “Senso di colpa” cadde sulla testa bionda e spinosa del Jinchuuriki del Kyuubi, facendogli venire i lacrimoni agli occhi.

Moriko gli stava davvero simpatica, non a caso Sakura, la prima volta che gli aveva parlato di lei, gli aveva detto che sarebbero andati d’accordo, ma il modo in cui quella ragazzina, sfortunata ed emarginata come lui fin dall’infanzia, lo influenzava era incredibile. Sembrava un cucciolo timoroso di rimanere da solo.

“Non guardarmi in quel modo, Moriko-chan.”  La implorò il biondo, ricambiando il suo sguardo da cane bastonato, per poi lanciare un’occhiatina a Sakura come tacita richiesta di aiuto.

Questa di conseguenza, anche se con un lieve sbuffo seccato, posò una mano sulla testolina verde ed intricata della cugina, sfoderando il migliore dei suoi sorrisi.

“Dai Moriko, Naruto deve accompagnare Jiraya-sama per una questione importante.” La informò con tono dolce la rosa.

“Già,…” annuì con decisione incrociando le braccia il genin “… Ero-sennin ed io dobbiamo andare a cercare una certa Tsunade, a quanto pare sarà lei il prossimo Hokage.”

“Oh.” Disse soltanto la ragazza dai capelli verdi alzando l’occhio sinistro verso l’alto con fare pensieroso. “Jiraya-sama è quel signore dai capelli bianchi che mi è venuto a visitare l’ultima volta con Kakashi-sensei?” chiese poi, voltandosi verso la cugina, che quel giorno era presente con lei.

Un gocciolone comparve sulla testa della kunoichi.

Già… avrebbe voluto dire ad alta voce … e di certo avrei preferito che non facesse così tante domande su di te.

Era passata al’incirca una settimana da quando Moriko, ancora ricoverata con Lee-san nella stessa stanza d’ospedale, aveva ricevuto una visita inaspettata ed alquanto indesiderata del Sannin dei rospi, e ancora il ricordo di quelle terribili 2 ore passate a tenere a bada la morbosa curiosità del ninja leggendario le faceva venire i brividi. Oltretutto Sasuke sembrava sparito nel nulla, era andata persino a casa sua per chiedergli se stesse bene, ma non le aveva aperto la porta e oltretutto, guardando attraverso una finestra, aveva potuto constatare che il compagno di squadra non era in casa.

Gli si strinse il cuore al solo pensiero che Sasuke fosse nei guai o che, peggio ancora, la stesse evitando.

Si portò in uno scatto le mani alle tempie massaggiandosele stancamente.

Che stress.

“Quel pervertito!” esclamò Naruto accigliandosi “Sono sicuro che ti ha chiesto qualcosa di sconcio!”

Un gocciolone apparve sulla testa della rosa.

Naruto ci aveva azzeccato in pieno.

Però…

Di tutta risposta Moriko inclinò di lato la testa con un dito poggiato sul mento.

“Scon-cio?” scandì facendo intendere di non capire bene il significato di quella semplice parola.

Un pugno ben assestato e diretto in pieno viso, catapultò Naruto dall’altra parte della stanza.

S-sakura-chan!” protestò il biondo massaggiandosi il naso, ma la visione quasi demoniaca di Sakura lo gelò sul posto, vedendola, infatti, avvolta dalle fiamme e tutta occupata a scrocchiare le nocche mentre lo guardava.

“Non provare mai più a dire certe cose davanti a Moriko.” Disse con tono lugubre.

Quest’ultima, intanto, stava osservando interessata e preoccupata quello che, a sua insaputa, sarebbe anche potuto essere l’ultimo giorno di vita del Jinchuuriki del Kyuubi.

“Siamo tornati!” fece la sua entrata nella stanza la voce di Kiba, preceduta da un Akamaru tutto contento e scodinzolante che saltò praticamente in braccio a Moriko, facendola cadere all’indietro per riuscire così a riempirle meglio il viso di leccatine affettuose.

La ragazza dai capelli verdi ridacchiò, cercando di rifugiare le ceree guance dalla linguetta del segugio.

Aka-chan!Mi fai il solletico!”

A soccorrerla furono le mani di Kiba che dolcemente, ma con la fermezza che solo il padrone del proprio cane sa usare, prese tra le mani il cagnolino, di certo non molto contento di essere interrotto, per metterselo poi sulla testa.

Kiba-san!” disse Moriko rimettendosi velocemente seduta composta per poi chinare il capo con decoro.

Una risata divertita da parte dello shinobi dei cani le fece alzare la testa

Kiba si fermò per poi sorridere e sedersi di fianco a lei per poi cominciare a scuoterle amorevolmente i capelli

“Ormai siamo nella stessa squadra da più di 2 settimane, Moriko. Non c’è più bisogno di continuare a chiamarmi Kiba-san!” le disse con il suo solito sorriso furbesco sulle labbra.

Ah…” proferì solo la ragazza, alzando gli occhi al soffitto pensierosa“…, allora…” continuò, voltandosi verso il compagno ed indicandolo con un dito indice, mentre dichiarava, sicura di aver ricordato bene le lezioni che la sua Itokosan le aveva dato, riguardanti i rapporti tra le persone:

Kiba-kun …?”

“Esatto.” Affermò soddisfatto Kiba di fianco a lei, non tenendo conto dello sbuffo che Akamaru aveva emesso sopra i suoi capelli .

Il ragazzo spostò poi lo sguardo verso l’angolo della stanza trovando Sakura darle di santa ragione a Naruto.

Un gocciolone gli si formò in testa.

Ehi…” disse lo shinobi dei cani indicando i due a Moriko con un sopracciglio inarcato “… che ha combinato Naruto stavolta?”

Moriko a quella domanda si illuminò, decidendo di approfittare della presenza d Kiba-kun per capire una cosa. Il giovane Inuzuka vide la ragazzina avvicinare il suo volto al proprio, facendolo indietreggiare d’istinto con il volto rosso.

L’immagine di una figura femminea coperta da sola schiuma e da un asciugamano gli balenò in testa.

E questo lo fece cadere all’indietro disteso sul pavimento con un braccio che gli sorreggeva il busto, permettendogli di tenere alta la testa per non far cadere Akamaru.

M-m-m-moriko c-che stai facendo?” balbettò maledicendosi per aver parlato proprio come Hinata faceva davanti a Naruto.

L’altra inclinò di lato la testa incuriosita senza smettere di guardarlo.

Kiba-kun, che cos’è sconcio?”

 “EEEEH?” urlò in risposta ruzzolando confusamente con l’aiuto delle mani fino al muro opposto, guardando la compagna di squadra come se gli avesse appena fatto una proposta insensata e terribilmente equivoca.

“NARUTO!” sbraitò d’un tratto, voltandosi con espressione furiosa verso il biondo, in quel momento a stento riconoscibile a causa del viso così gonfio da deformargli i tratti somatici “Cosa diamine ti è saltato in mente?!”

A nulla servirono i mugugni di protesta del povero Jinchuuriki riguardo la propria innocenza, poiché le orecchie dei due rimasero sorde alle sue parole non appena un imbronciato ed assonnato Shikamaru entrò nella stanza, inarcando un sopracciglio con sguardo interrogativo nel trovarli in quella situazione.

“Ma che succede? Vi si sente fin dall’altra parte della casa.”

Gomen, Shikamaru.” Disse con una vena di stizza Kiba con il capo chino e lanciando di sottecchi uno sguardo poco rassicurante al biondo.

Naruto ha detto una parola inappropriata di fronte a Moriko.” Spiegò con sufficienza la rosa, incrociando le braccia al petto, mentre il povero ragazzo in questione faceva pendere dai proprio occhi due lacrimoni grandi come palle da biliardo.

“Il solito baka.” Constatò con uno sbuffo indifferente lo shinobi provocando l’ennesimo lamento piagnucoloso dell’altro.

Dietro di lui apparve sua madre, sorridente e sollevata come non mai, avendo ricevuto pochi istanti primi da parte degli Akimichi 15 bento misura maxi come segno di scuse per quello che il figlio aveva combinato.

“Allora ragazzi, vi state divertendo?” chiese raggiante la donna, noncurante di aver fatto congelare l’atmosfera nella stanzetta.

“Tutto bene, Yoshino-san!” si affrettò a dire Sakura sorridendo forzatamente.

“Sicuro?” disse facendosi improvvisamente preoccupata vedendo Naruto prossimo a dire ciao ciao alla vita.

“Ma Naruto sta male? Cos’è successo?”

Merda.

“Sì!! Credo proprio che sia meglio portarlo all’ospedale!” disse improvvisamente Sakura, acchiappando il Jinchuuriki per il colletto della maglia e dirigendosi a gran passi verso l’uscita della camera.

“Ti accompagniamo!” disse Kiba seguendola a ruota con Akamaru sempre adagiato sulla sua testa.

“Ah, Ok. Spero che vi siate divertiti oggi.” Si premurò di dire la padrona di casa accompagnandoli alla porta secondo le buone maniere.

Shikamaru, rimasto da solo nella stanza, sbuffò. Tutta quella confusione per cosa poi? A volte i suoi compagni erano davvero dei casinari.

Strofinandosi il retro del collo con una mano si avvicinò  a Moriko ed inginocchiandosi davanti a lei, venendo accolto da quest’ultima con un sorriso che, anche se non lo diede a vedere, lo fece irrigidire per l’imbarazzo.

Che brutto momento per innamorarsi. Il destino doveva essere davvero beffardo per decidere di farlo innamorare di quella che sarebbe diventata sua sorella acquisita. Ma come diavolo aveva fatto a cascarci? Era una bambina! Certo, una bambina nel corpo di una ragazza della sua stessa età, ma pur sempre una bambina! Se ripensava alle parole di Chouji gli veniva addirittura il dubbio di avere davvero il complesso della Lolita.

Pazienza, si costrinse a pensare, scuotendo irritato la testa, sono stato abbastanza fortunato di averlo potuto dire a Chouji, ma non posso permettere che Sakura o qualcun altro abbastanza vicino a lei, lo venga a sapere.

Che cosa avrebbe pensato Sakura, se avesse saputo che sua cugina condivideva lo stesso tetto di un pre-adolescente nel pieno del proprio sviluppo, innamorato di lei e per di più legalmente riconosciuto come suo fratello?

Di certo non belle cose.

No. Doveva essere maturo, nascondere al meglio possibile quello che sentiva e permettere a Moriko di crescere mentalmente di ben 8 anni prima di fare qualsiasi cosa di avventato.

Coraggio. Un groppo di saliva per reidratare la gola. Un veloce respiro profondo. Un sorriso rilassato.

E…

“Allora, ti pace la tua nuova stanza?”

Il segno di assenso entusiasta da parte dell’altra lo fece sorridere sollevato, dandogli quel poco di sicurezza che gli serviva per calarsi nuovamente nei panni del fratello maggiore protettivo ed affettuoso.

“E la tua roba?” continuò il moro scrutando la stanza, trovando però di riconducibile a Moriko solo il peluche a forma di gatto che gli aveva regalato Kiba (la cui vista gli fece torcere di non poco lo stomaco), posto sul tavolino sotto la finestra destinato agli studi, e la foto incorniciata della loro squadra accanto al primo.

“C’erano cose troppo pesanti nella mia vecchia casa…” disse la ragazza capendo quello che stava pesando il suo nii-san dalla sua espressione perplessa “… così Itokosan e io abbiamo deciso di prenderle poco per volta domattina.”

Per un attimo Shikamaru rimase sorpeso da tutta quella sicurezza: Moriko stava facendo passi da gigante se era addirittura arrivata a capire che cosa gli aveva dato da pensare. Però c’era un’altra cosa che gli era saltato all’occhio…

“E i tuoi vestiti?” chiese ancora guardando l’armadio accanto al tavolo, socchiuso da una sola anta, ma chiaramente vuoto “Tu e Ino non eravate andate a fare spese, proprio l’altro ieri?”

A quelle parole Moriko si fermò, come se il tempo si fosse fermato solo per lei, poi inclinò la testa di lato con una mano che le copriva la bocca.

Ops.”

Rimangio tutto… pensò tristemente il novello fratello maggiore, abbassando la testa come se fosse diventata improvvisamente pesante come un macigno … di progressi ne dovrà fare ancora molti.

“Ok, Moriko. Andiamo a prendere la tua roba.”

 

 

Doveva ammettere che era stato più facile di quanto immaginasse.

La vecchia casa di Moriko non era molto distante da quella della sua famiglia, bastava percorrere un paio di vie, svoltare una volta a destra ed una a sinistra per ritrovarsi di fronte al vecchio edificio dove la nonnina che  affittava monolocali a poco, sedeva sorseggiando pacamente una tazza di the verde, godendosi il silenzio e l’atmosfera della sera.

Konbanwa⁵, miei cari.” Gracchiò questa non appena i due le si pararono accanto e Shikamaru si chiese come avesse fatto a vederli nonostante i suoi occhi fossero talmente stretti e circondati da rughe da non far nemmeno scorgere i bulbi oculari.

Konbanwa, obaa-san” disse Shikamaru imitando Moriko, che si era inchinata educatamente di fronte alla vecchietta.

“Siamo venuti a prendere delle cose dall’appartamento, obaa-san” aggiunse la ragazza , sorridendo alla nonnina.

Ooh.” Sospirò dispiaciuta la signora afferrando meglio il proprio bastone da passeggio, che la sosteneva dal ciondolare in avanti, cadendo dalla panchina “Così presto? Credevo che ti avrei visto ancora qualche volta. Che peccato. Avrei voluto farti conoscere il mio nipotino, sai ha la tua stessa età …”

Shikamaru ebbe una fitta allo stomaco.

Pure la nonnina ci metteva lo zampino?

“Veniamo solo a prendere i vestiti che Ino-san mi ha aiutato a comprare ieri, obaa-san.” Si giustificò intristendosi Moriko “Ci rivedremo quando verrò a prendere le altre cose.”

In tutta sincerità… pensò Shikamaru, vedendo nel sorriso della nonnina qualcosa di inquietante … io preferire prendere tutto subito.

“Che sollievo. Non avrei mai saputo che fare se te ne fosti andata subito.” Sospirò sollevata la vecchietta , tirando fuori dal nulla una chiavetta per porgerla a Moriko.

“Ecco la chiave, cara.”

Moriko l’accettò con un sorriso ed un inchino, ma prima che le sue mani pallide raggiungessero il tintinnante ed argenteo oggetto questo fu ritirato con finta innocenza dalla padrona.

“Ovviamente mi informerai prima di venire a prendere le ultime cose vero, tesoro? Sai, visto che sono molto pesanti il mio nipotino potrebbe darti una mano…

Shikamaru guardò incredulo quella vecchina, all’apparenza dolce e rimbambita, complottare per far avvenire un appuntamento al buio tra questo fantomatico nipote e la sua amata sorella acquisita.

Era proprio vero che i vecchi ne sapevano una più del diavolo.

A quella domanda Moriko rimase leggermente di sasso, nel vedere anche le chiavi allontanarsi da lei in modo così improvviso ed inaspettato. Sulle sue labbra si formò subito dopo un sorriso accondiscendente, che fece finire dritta tra le sue mani la chiavetta.

Arigato gozaimasu, obaa-san, demo…⁶” disse inaspettatamente Moriko subito dopo essere entrata in possesso dell’oggetto “… credo che Shikamaru nii-san mi aiuterà anche quel giorno.”

Gli occhi neri dello shinobi si spalancarono, osservando Moriko chinarsi ancora una volta in segno di scuse nei confronti della vecchina, rimasta molto delusa da quella risposta.

Se prima aveva qualche dubbio sui progressi di Moriko, ora non ne aveva quasi più nessuno.

 

 

 

Quando entrarono nell’appartamento, Shikamaru fu colpito da una leggera fragranza dolciastra. Ci mise un po’ a capire da dove venisse, in mezzo a tutto quel disordine provocato dalle scatole di vestiti e varie per il trasloco.  La camera di Moriko non era nulla di eccezionale: tradizionale pavimento con tatami, un futon sfatto con accanto un paravento, un tavolo-comodino a parete, un guardaroba stracolmo di scatole affinché non intralciassero chi era nella stanza. L’unica cosa che saltò all’occhio, dopo il naso ovviamente, di Shikamaru furono una scatolina piena di qualcosa che, dopo essersi avvicinato cautamente ed averlo esaminato, definì come almeno 4 o 6 dango caramellati a spiedini abbandonati accanto al letto dopo averne mangiati solo tre, di cui rimanevano soltanto i legnetti.

Sentendo Moriko trafficare con qualche busta accanto all’entrata si voltò, trovando la sorella acquisita intenta a raccogliere intorno a lei quante più buste si roba non ancora inscatolata, sicuramente intenzionata a portarla a mano.

Sospirando tra lo scocciato e l’intenerito, Shikamaru fece qualche passo verso di lei.

“Ohi, Moriko… che cosa fai?”

L’altra, tutta occupata a fare quella specie di inventario, alzò la testa verso l’altro con un’espressione completamente spaesata.

Il dito indice cereo della ragazza indicò con le dodici buste attorno a lei con fare ovvio.

“Prendo la roba da portare via, Shikamaru nii-san.”

Un gocciolone gli si formò sulla tempia, osservando il modo in cui quelle buste, stracolme di quello che sembravano maglioni invernali e qualcos’altro,  circondavano in modo minaccioso entrambi, promettendo un breve ma doloroso tragitto verso casa per le loro mani.

“Vedo, ma non credi che siano troppo pesanti per te?”

Moriko sbatté un paio di volte la palpebra sinistra e poi scosse la testa in segno di diniego.

Itokosan ha detto che Moriko deve imparare a cavarsela da sola.” Fu la sua innocente giustificazione.

 Shikamaru la guardò per un attimo, poi sbuffò. Che seccatura, possibile che quella ragazzina riuscisse sempre a stupirlo ogni volta che apriva bocca? Era come se ragionasse al di fuori dagli schemi. Anche con il suo QI riusciva a malapena a seguire la linea del suo pensiero.

Bhe… pensò, spostando con fare imbronciato lo sguardo da una parte … d’altra parte è pur sempre una bambina.

Ritornò ad osservarla, trovandola intenta a scrutarlo in attesa di una risposta, e sospirò posandole una mano su quella testolina verde, com’era diventato suo modo di fare negli ultimi tempi. Sembrava che quel gesto gli infondesse più sicurezza.

“Ogni cosa a suo tempo, Moriko.” Disse con il suo solo tono semi-annoiato, quasi stesse dicendo quelle parole con fare meccanico. “Non c’è bisogno che ti metta a fare l’impossibile.”

A quelle parole la ragazza alzò, anche se un po’ a fatica, a causa della pressione che la mano del suo nii-san esercitava su di essa, la testa, guardandolo interrogativa, inclinando la testa da un lato con le sopracciglia leggermente, quasi impercettibilmente aggrottate.

“Impossibile?” ripeté ricevendo però come risposta un altro sbuffo da parte dell’altro, che le lasciò la nuca, permettendole di rimettersi dritta sulla propria schiena.

Shikamaru si rimise le mani in tasca, facendo scattare un sopracciglio all’insù mentre continuava a guardarla, sempre con la solita espressione corrucciata.

“Davvero pensi di riuscire tutte quelle buste da sola?” chiese con fare retorico lo shinobi delle ombre, vedendo la sorella acquisita voltarsi verso i pacchetti in questione e cominciare a pensare intensamente con un dito sul mento.

E ci sta addirittura pensando! Si disse scandalizzato con una gocciolina lungo la tempia.

“In effetti…” fece l’altra ricambiando il suo sguardo “Non credo di riuscire a trasportarle tutte insieme.”

La sua testa ciondolò in avanti, sconfitta da un atroce malditesta.

Spossato, lo shinobi delle ombre si portò una mano agli occhi strofinandoseli con l’indice ed il pollice, mentre davanti a lui Moriko continuava ad inclinare la testa da un lato nel tentativo di capire cosa stesse facendo.

Senti…” disse ancora occupato a cercare di sopprimere quell’odioso pulsare alle tempie “… che ne dici di mangiare qualcosa, prima di tornare a casa?”

“Mangiare?” ripeté la ragazza nel sentire quella proposta inaspettata, quasi non capisse cosa volesse dire “Vuoi andare da Ichiraku-san, Shikamaru nii-san?”

“Meglio di no, se andiamo a mangiare il Ramen  non ci rimarrà posto per i bento che gli Akimichi ci hanno portato” aggiunse rialzando la testa Shikamaru, sapendo bene che sua madre non avrebbe mai perso l’occasione di rifilargli un così ghiotto e gratis pasto.

Scrutò con fare assorto il vuoto davanti a sé per qualche secondo, poi , sempre con la sua solita espressione assonnata e una mano infilata distrattamente nella tasca dei pantaloni, si voltò verso quella scatoletta di spiedini dolci non ancora terminati.

“E quei dolci?” chiese quasi noncurante.

Moriko trasferì il proprio peso sulla gamba destra, in modo tale da poter oltrepassare con lo sguardo la schiena del proprio nii-san e intravedere la scatoletta che aveva lasciato aperta il giorno prima, quando ancora non era stata avvisata che le pratiche per la propria adozione fossero pronte.

Oh…” disse in un monosillabo la ragazza, mettendosi al fianco del giovane Nara “Me li ha portati ieri Itokosan, ma…

Senza permetterle di aggiungere altro Shikamaru si sedette stancamente sul futon sfatto acchiappando al volo la scatola da sporto pieno di dolci.

Moriko stette un attimo a guardarlo confusa per poi avvicinarsi  lentamente e sedersi accanto a lui che era occupato a guardare un poco schifato quegli strati zuccherosi che non aveva mai osato provare a causa del trauma che la cucina di sua madre gli aveva provocato nel tempo.

Moriko vide la mano del suo nii-san, un poco riluttante avvicinarsi ad uno degli spiedini e portaglielo al viso decisamente nauseato.

Nii-sa-…” a bloccarla dal pronunciare l’inizio di quella frase fu lo stesso dango caramellato che Shiakamaru gli stava porgendo davanti agli occhi, girato con la testa dalla parte opposta per chissà quale ragione.

Shikamaru…nii-san? Pensò sorpresa da quel gesto per poi spostare l’occhio sinistro sul dolcetto dinanzi a lei ed allungare una mano pallida verso lo stecchino per afferrarlo, andando a sfiorare di conseguenza la mano dell’altro.

Shikamaru sussultò percependo quel contatto fugace ed inaspettato ma non si voltò, ripromettendosi di non far capire nulla a Moriko.

Strinse le spalle ed abbassò la testa, digrignando i denti mentre la sua mano, ora di nuovo libera,scattava nuovamente nella scatola di dolciumi, afferrandone un altro, ma, la voce di Moriko, melodica e leggera come sempre, gli arrivò sfumata di dispiacere, cogliendo alla sprovvista.

Shikamaru nii-san..” disse la ragazza dai capelli verdi con l’occhio destro cieco ed acquoso. Il giovane Nara a quelle parole ebbe una fitta al petto.

Kuso…⁷

 “… perché è arrabbiato?” terminò Moriko, facendo ritornare il proprio occhio normale giusto quando un paio di occhi scuri si spalancarono, volgendosi su di lei.

“Non mi vuole…” disse lentamente con voce tremante ed a sguardo basso Moriko, mentre Shikamaru deglutiva “… come sua sorella?”

Il ragazzo abbassò leggermente le palpebre, lasciando che i suoi occhi vagassero sul dango che ciondolava a pochi centimetri dal pavimento.

“No.” Fu la sua risposta amara e quasi sospirata.

“Mi odia?” aggiunse la ragazza stringendo ancora di più la testa nelle spalle cominciando a tremare lievemente.

Uno sbuffo affranto e scocciato precedette la risposta del ragazzo.

No…

L’occhietto vispo e color giada di Moriko si rialzò sul ragazzo, incontrando il suo sguardo color pece puntare il suo con sicurezza e… tristezza.

“Io non ti odio, Moriko” affermò nuovamente il moro.

Fuori dalla finestra le cicale avevano già cominciato a cantare in onore del nuovo calar del crepuscolo, dando vita ad una oziosa e serena litania in grado di cullare le menti ed i cuori di ogni creatura, eppure dentro la stanza per Shikamaru era come se regnasse il più assoluto dei silenzi. L’unica cosa che in quel momento percepiva era l’odore di chiuso misto a quello dolce del caramello sullo spiedino che teneva ancora in mano e la consapevolezza di star andando oltre … troppo oltre. Sapeva di essersi comportato piuttosto freddamente da quando i suoi genitori avevano deciso di adottarla, ma se cercava in tutti i modi di starle lontana era solo per il suo bene.

Solo il suo.

Perché se avesse seguito quelli che erano i suoi desideri … avrebbe agito irrazionalmente e di conseguenza avrebbe fatto qualcosa di sbagliato.  Eppure, anche se in quel momento si trovava sul ciglio del baratro, non era spaventato, anzi… il fatto di essere lì davanti a lei e di essere a un passo dal dirle cosa veramente non andava nel fatto che lei fosse diventata sua sorella… lo metteva in una sorta di fredda agitazione.

Sentiva il suo cuore pulsargli nelle tempie ed incitarlo a vuotare il sacco, a dire quelle stramaledettissime parole che gli avrebbero alleggerito quel peso forse troppo grande per un pigro come lui. Ma al contempo la sua mente lucida gli impediva di uscire da quello stato di trans in cui era caduto, bloccandogli i muscoli ed urlandogli contro che avrebbe mandato tutto a puttane: tutti i suoi buoni propositi di non farle alcun male, di lasciarla libera sarebbero crollati nel momento stesso in cui avesse aperto bocca.

Non devo… si disse struggendosi nel guardare il viso di lei farsi triste e confuso come quello di un cucciolo smarrito.

“Ma allora perché è triste?”

Le parole insistenti di Moriko ebbero lo stesso effetto di una stilettata dritta al cuore. Si coprì il volto con una mano, conscio di essere arrivato ormai quasi al limite della sopportazione.

Che vergogna… come shinobi faccio davvero pena. Pensò amaramente.

“Se mi odia…!” incalzò la ragazza sporgendosi verso di lui poggiando entrambe le mani sul futon per poter guardarlo meglio in viso.

Shikamaru spalancò gli occhi ritrovandosela più vicina di quanto avesse mai sperato nella sua immaginazione. Riusciva addirittura a vedere ogni singola movenza delle sue labbra pallide, delicate e leggere come le ali di una farfalla.

Sentì una goccia di sudore farsi strada sul suo viso, fermandosi sul suo mento.

“… posso anche andarmene! Non importa!” continuò Moriko con l’occhio serrato e sull’orlo del pianto, ignara però che ormai le sue parole fossero niente più che un ronzio nella mente di Shikamaru.

“Io non voglio che Shikamaru nii-san sia infelice a causa mia!”

Ti prego smettila… pensò disperatamente, e desiderando con altrettanta intensità di poter dar voce a quel pensiero che avrebbe come minimo fatto allontanare quelle labbra che ai suoi occhi parevano tanto vellutati e morbidi come i petali di un fiore.

Che cosa sto andando a pensare?! Urlò in preda al panico una parte della sua mente, non riconoscendosi più.

Shikamaru nii-san… è una brava persona!”

La sua forza di volontà cominciò a venirgli meno.

E le sue palpebre si abbassarono contemporaneamente alla sua testa verso quella di Moriko, lentamente… lentamente…

“… non merita di essere triste!”

Furono quelle le ultime parole che disse prima di aprire di scatto l’occhio destro nell’avvertire qualcosa sfiorarle delicatamente la bocca, trovandosi davanti l’occhio socchiuso e perso nel vuoto di Shikamaru.

Quando la sua mete realizzò che quella sensazione si stava facendo appena appena più accentuata, sentì il suo corpo venire scosso da un fremito sibilino e il posto dove un tempo risiedeva il suo occhio destro pulsò rabbiosamente come mai aveva fatto in vita sua.

 

 

 

“Ma che succede?” disse Kiba nel vedere la gente del villaggio improvvisamente in subbuglio ed intenta a correre nella direzione opposta a quella sua, di Naruto e di Sakura.

“Si sarà sentito male qualcuno?” azzardò Naruto guardando incerto la folla andarsi a raggruppare in un determinato punto alla fine di una stradina secondaria a pochi passi da loro.

Sakura osservò preoccupata quel pezzo di strada sentendo il cuore accelerare il ritmo dei battiti man mano che un sospetto le si faceva strada nella mente.

“Sakura?” chiese Naruto, vedendo la rosa compiere un passo nella stessa direzione delle altre persone con in volto un’espressione sconvolta.

Risvegliandosi un attimo dal suo stato di semi-incoscienza, la ragazza si voltò verso di loro, seria ed accigliata.

“Vado a vedere cosa succede, voi andate avanti… vi raggiungo subito.” Concluse con lo stesso tono di chi non ammetteva obiezioni per poi scattare  in corsa, lasciando dietro di sé un Kiba ed un Naruto piuttosto interdetti.

Lo shinobi dei cani assottigliò gli occhi in contemporanea al guaito turbato del suo fido compagno che gli spuntava dalla giacca.

Il suo naso si alzò verso l’alto inspirando l’aria che soffiava da quella via verso di loro, riconoscendo immediatamente tra le varie essenze una determinata fragranza.

Shikamaru?” sussurrò stupito per poi incupirsi in viso, mentre accanto a lui Naruto lo guardava confuso.

Che ci fa laggiù?

 

 

Quando Sakura entrò nella stanza del monolocale di Moriko trovò Shikamaru ancora seduto sul futon sfatto con la testa tra le mani, rannicchiato su se stesso come un bambino impaurito.

Moriko!” chiamò a gran voce la rosa senza pensare più di tanto al ragazzo, andando fino alla finestra spalancata guidata dalla disperata speranza che la cugina fosse solo salita sul tetto dell’edificio com’era solita fare quando si spaventava, ma quando allungò il collo fuori dal balcone per cercare di scorgere Moriko poco più sopra, non trovò niente che attenuasse almeno un po’ le sue paure.

Furibonda, rientrò nella stanza raggiungendo a grandi e veloci passi il giovane Nara sul futon, sempre nella stessa posizione in cui l’aveva trovato quando aveva fatto irruzione nell’appartamento.

Inginocchiandosi sulla morbida superficie del letto ripiegabile lo afferrò rudemente per il colletto della maglia a rete ritrovandolo a pochi centimetri dal suo viso allarmato sicuramente dal suo sguardo omicida.

“Che diamine hai fatto!? La signora Aki ha detto di aver sentito Moriko urlare!!!” gli sbraitò in faccia con occhi furenti, ottenendo come unico risultato che Shikamaru serrasse le mascelle e voltasse lo sguardo dall’altra parte.

“Rispondi, per la miseria!!” rincarò la dose scuotendolo con maggior forza.

“L’ho baciata.”

Era stato un sussurro quello che Shikamaru le aveva detto, ma lo stesso era riuscito ad arrivare alle orecchie della rosa che, allibita, mollò la presa guardandolo fissa.

Co-come?”

Il moro abbassò la testa, rimettendosi a sedere a gambe incrociate come pochi minuti prima, raccogliendo lo spiedino di dango caramellato che poco prima aveva tenuto in mano, guardandolo con rimorso.

Se soltanto si fosse messo a mangiare quella schifezza e non avesse prestato così tanta attenzione a Moriko.

“Che cos’hai detto?” la voce di Sakura gli arrivò alle orecchie peggio di una condanna: non poteva più tirarsi indietro. Aveva fatto la cazzata ed ora ne avrebbe pagato le conseguenze.

Sperava solo che i pugni di Sakura non fossero così forti come Naruto li descriveva.

“L’ho baciata.”

Sakura rimase lì inebetita a bocca spalancata, boccheggiando qualcosa che, Shikamaru ben sapeva, come minimo sarebbe stato un urlo diretto ai suoi timpani con la forza di almeno 120 decibel.

Tu-tu…” balbettò ad occhi sbarrati la ragazzo non credendo quasi alle sue parole “Tu...!” esclamò improvvisamente con fare più deciso corrucciandosi pericolosamente “Hai baciato Moriko in bocca???!!!”

L’urlo della rosa era stato accompagnato da uno scatto delle sue gambe che l’avevano fatta ergere come un colosso minaccioso su di lui, ancora sedute ed inerme per terra.

Shikamaru ruzzolò fino al comodino di fianco al letto aggrappandovisi come un naufrago che cerca di fare di un pezzo di legno la propria salvezza, non pensando di essere nel bel mezzo dell’oceano e per di più in compagnia di un famelico squalo. Con quanta buona volontà riuscì a racimolare, mise le mani avanti in segno di resa, scuotendole mentre dalla sua fronte grondavano centinaia di litri di sudore freddo.

 “SULLA bocca!! SULLA bocca!!” ripeté disperatamente cercando di specificare l’errore dell’altra, ma il suono secco di nocche contro la superficie sottile e legnosa del paravento della stanza lo fece zittire all’istante.

“Sempre bocca è!!!” sentenziò di tutta risposta Sakura con ancora una mano sul fianco destro e l’altra sospesa in aria dopo aver colpito il sottile separé.

 “Sei un idiota Shikamaru!” rincarò la dose pestando in piede in avanti e sporgendosi verso il povero moro oramai tremante come una foglia e prossimo a dire addio alla propria vita.

“Un cretino patentato!! E io che pensavo che  con il tuo QI provocassi meno danni di Kiba! Sei un imbecille!”

A quelle parole lo shinobi abbassò lo sguardo a terra, ammettendo silenziosamente la veridicità di quelle parole.

Eppure non riusciva a pentirsene completamente.

Il rumore del legno scorrevole della porta lo distrasse, spingendolo a guardare sulla sogla della stanza da dove Sakura gli dava le spalle.

“Io vado a cercarla.”

Un occhio verde giada scintillante di rabbia lo fulminò al di sopra della spalla.

“Non azzardarti a muoverti di qua. Ti scuserai con Moriko dopo che l’avrò trovata.”

Fu tutto quello che Sakura gli disse prima di uscire di corsa lasciandolo da solo in quell’appartamento, in compagnia dei suoi soli rimorsi e pensieri.

 

 

Quel cretino l’ha baciata! L’ha baciata! Si ripeté rabbiosamente in testa Sakura scansava e sgomitava tra la gente che si era raggruppata ai piedi dell’abitazione della cugina per cominciare la ricerca.

Come si fa ad essere così idioti?

Finalmente riuscì a liberarsi dalla folla di curiosi e cominciò a correre a perdifiato tra le vie del villaggio, senza curarsi nemmeno di aver oltrepassato Naruto e Kiba, ancora fermi dove gli aveva lasciati.

Rallentò ad un incrocio con una scivolata, fermandovisi proprio in mezzo, col fiato corto.

Che cavolo sto facendo? Non so neanche da che parte cominciare a cercarla! Pensò con le mani sulle ginocchia e la testa rivolta verso terra.

Rialzò il collo cominciando a scrutare gli edifici circostanti nella disperata ricerca di qualche traccia che la portasse dalla cugina.

Dove può essere andata? A Moriko piacciono i luoghi alti ed isolati… ragionò mentalmente spostando lo sguardo sui tetti delle varie abitazioni.

Per un attimo trattenne il respiro, avvertendo chiaramente la gola farsi secca e rovente

E se invece fosse andata da qualcuno che conosce? In fondo, Moriko ha sempre avuto paura d stare sola e adesso che ha incontrato così tante persone…

Un’idea gli balenò in testa.

Hinata!

Con uno scatto fulmineo le sua gambe cominciarono a condurla in direzione del rinomato ed austero quartiere degli Hyuuga. Era molto lontano rispetto a dove stava lei, ma anche se le sue gambe cominciavano a cedere sotto il suo peso e le ginocchia le dolevano come trafitte da tanti piccoli aghi, non smise di correre finché non si trovò al penultimo incrocio che la separava dalla sua meta, ormai quasi resa irriconoscibile a causa dell’avanzare delle tenebre della notte più prossima che mai.

Eccola! Esultò, sperando ardentemente in cuor suo di non essersi sbagliata, e cominciò a rallentare inconsciamente.

Ma fu proprio in quel momento che vide qualcosa sbarrarle la strada.

Una figura alta e nera ergersi nel bel mezzo del crocevia, con lo sguardo altrettanto scuro puntato su di lei.

I suoi occhi verdi ed iridescenti brillarono alla luce fioca della luna nel riconoscerla.

Un leggero venticello le scompigliò i capelli, facendoglieli fluttuare davanti agli occhi come tanti sottili fili argentati, ma a questo non sembrò dare tanta importanza, anche se la sensazione di essere solleticata al naso dai suoi stessi capelli non poteva certo dirsi gradevole.

Sasuke?”

Davanti a lei il giovane Uchiha la stava squadrando da capo a piedi, con le mani incrociate al petto e le labbra strette in una linea tagliente e dura come un coltello.

Non sapeva bene dire perché, ma l’improvvisa apparizione di Sasuke non la rassicurava per niente, anzi, il modo in cui la stava guardando sembrava volerle scrutare dentro.

C-che…” disse stendendo a fatica le labbra in un sorriso “… che cos’hai fatto per tutto questo tempo? Sono anche venuta a trovarti a casa tua, ma non ti ho trovato. Ero preoccupata.”

“Ho dovuto fare qualche ricerca nella biblioteca di Konoha.” Rispose immediatamente il moro, senza smettere di guardarla.

A quelle parole Sakura ebbe un sussulto al cuore.

La biblioteca…?

La sua nuca cominciò a sudare freddo e le pupille dei suoi occhi si dilatarono, realizzando il pericolo che stava correndo.

No!

Inconsciamente fece un passo all’indietro, ma fu un errore, perché non sfuggì agli occhi di Sasuke, il quale ebbe la conferma dei propri sospetti.  

“È dal giorno in cui tua madre ha fatto irruzione nella stanza d’ospedale di Moriko che mi è venuto il dubbio.” Cominciò a parlare lentamente l’altro scandendo con fare estenuante le parole

Sakura non poteva crederci, era stata così attenta! Non aveva fatto nulla per far dubitare delle proprie parole! Che cosa aveva spinto Sasuke a fare delle ricerche i kami soli sapevano su che cosa?

“Giorni fa, tu dicesti a Naruto…” continuò l’Uchiha, facendo un passo verso di lei sciogliendo le braccia al suo petto e Sakura dovette fare uno sforzo enorme per non farne un altro indietro.

Ti prego no… pensò disperatamente la rosa sentendo ormai le lacrime pungerle gli angoli degli occhi. …Sasuke, non continuare. Non hai idea di quello che potresti scoprire. Ti prego non costringermi a fuggire da te…

“… di avere altre 7 cugine oltre a Moriko. Eppure…

Un altro passo in avanti e il tremore al suo petto aumentò.

“Tua madre ha detto di non avere nipoti…

Sakura si portò le mani tremolanti al petto stringendosele insistentemente nel tentativo di calmarsi, ma più ci provava più la consapevolezza di essere stata messa con le spalle al muro la faceva andare nel panico.

“Il che è strano… visto che l’unica ad aver fatto qualcosa di talmente grave da essere disconosciuta è Moriko.”

Ormai Sasuke era arrivato a due passi da lei, incombendo sul suo corpo tremante come un’ombra diabolica pronta a ghermirla ed a firmare la sua condanna.

“Ma la cosa più strana…” riprese Sasuke chinando la testa in avanti, facendo scattare Sakura all’indietro per lo spavento. “… è che non esiste alcun tipo di documento nella biblioteca che attesti la loro esistenza.”

Una scossa elettrica la percorse da capo a piedi, comprendendo il proprio errore.

Se avesse potuto si sarebbe presa la testa tra le mani dandosi della stupida: come aveva fatto a fare un errore così grossolano?! Aveva praticamente dato a Sasuke la più importante delle informazioni su un piatto d’argento senza neanche rendersene conto?!

E Kakashi-sensei? Cosa avrebbe fatto se Sasuke gli avesse già detto quello che sapeva? Che ne sarebbe stato di Moriko?

No. Non poteva finire in quel modo. Non dopo tutta la fatica che aveva fatto. Doveva negare. Era l’unico modo.

Con uno sforzo sovrumano deglutì, reidratandosi la gola, sfidando con i suoi occhi color giada quelli onice del compagno.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di far rimanere con lei Moriko, anche fare quello.

“Non capisco a cosa tu ti stia riferendo Sasuke.” Disse con voce tagliente, osservando l’altro rimanere impassibile di fronte alla sua reazione. Distolse lo sguardo con fare altero, chiudendo gli occhi e simulando perfettamente uno stato di indifferenza tale che sarebbe stato impossibile per chiunque scorgere sul suo viso la paura che in realtà stava provando nel profondo. Non avrebbe mai pensato di dover trattare Sasuke in quel modo, ma non aveva scelta. Anche se il cuore le si stringeva, doveva farlo, avrebbe pianto più tardi.

In fondo è più importante l’amore o la famiglia? Si chiese ironicamente sentendosi la punta della lingua farsi insopportabilmente amara.

“La mia famiglia è solo più complicata di quanto tu possa immaginare.” Fece  scansandolo da una parte per dirigersi verso il quartiere degli Hyuuga “Vedi di starne fuori.”

Ecco fatto Sasuke… pensò, mentre una singola sottile lacrima scivolava nel buio della notte  … adesso sei libero di odiarmi, come sarebbe giusto che facessi.

Una mano stretta al suo polso la strattonò brutalmente facendola voltare nuovamente dietro di sé, costringendola ad incontrare lo sguardo per nulla turbato ed oscuro del suo unico amore.

Non le ci volle molto tempo per capire di essere a pochissimi centimetri di distanza dal volto del giovane Uchiha arrivando addirittura a scambiare con lui i reciproci respiri.

Sakura…” sussurrò il moro guardandola intensamente negli occhi mentre alzava la mano che le aveva afferrato al di sopra della propria spalla, rimanendo così vicino da poterle parlare a pochi centimetri dalle labbra.

La rosa impallidì scoprendosi in una posizione  nella quale mai avrebbe sperato di ritrovarsi.

“… che cosa stai cercando di nascondere?”

Alle sue orecchie quella domanda aveva il tono di una supplica, una richiesta pietosa che implorava per un po’ di verità, una spiegazione, anche un semplice bagliore che gli desse almeno l’illusione di aver ricevuto una risposta.

In fondo regalare illusioni è una delle cose che  mi riesce meglio.

Fece per aprire bocca, ma fu subito interrotta dalle parole dell’altro, che non sembrava avere inoltre alcuna intenzione di lasciarle andare il braccio, stringendoglielo talmente forte da farle quasi male.

“È dal giorno in cui siamo usciti dalla Foresta della morte che ti comporti in modo strano…” disse Sasuke senza smettere di guardarla un secondo “… sembra quasi…” si avvicinò ancora di più “… che tu abbia paura di me.”

Oh, Sasuke. Non è di te che ho paura.

Con uno scatto disperato ed uno sforzo altrettanto infelice, liberò il proprio polso dalla ferrea presa del ragazzo allontanandosi immediatamente da lui come un cerbiatto davanti ad uno spietato cacciatore.

Fu con sollievo che la rosa si accorse che Sasuke non la stesse seguendo, rimanendo fermo ad osservarla in mezzo a quell’incrocio.

Serrò gli occhi con forza temendo che le sue lacrime sarebbero potute essere visibili agli occhi di lui.

È di me … e di questi miei occhi … che ho paura.

 

 

 

Il suono frusciante della porta scorrevole della stanza degli ospiti interruppe l’etereo silenzio della dimora famigliare, facendo voltare il volto di Neji verso la figura inginocchiata della cugina, ancora davanti alla camera assegnata a Moriko.

I suoi occhi bianchi si posarono sulla nuca dell’altra, mentre rimaneva a braccia conserte contro un muro legnoso del corridoio con una gamba piegata al petto e l’altra rannicchiata sotto quest’ultima.

“Come, sta?” chiese con tono piatto, facendo voltare Hinata verso di lui, riuscendo finalmente a vedere i suoi occhi perlacei intristiti e leggermente ricoperti da un velo di lacrime.

“Sono riuscita a calmarla. Adesso dorme.”

Dalle labbra del cugino sfuggì un sospiro, sollevato di non dover più ascoltare i singhiozzi strazianti della loro ospite che poche ore fa era apparsa di fronte a loro accasciata nel bel mezzo del giardino della residenza, tremante e sconvolta con il volto rigato da un singolo rivolo di lacrime, mentre balbettava con un filo di voce qualcosa di incomprensibile.

Hinata gli si inginocchiò affianco, lisciando decorosamente il tessuto del kimono mentre si abbassava, rimanendo mesta in viso.

“Cosa può averla ridotta in quel modo?” singhiozzò debolmente la giovane Hyuuga “Continuava a ripetere  -Andate via!- e -Lasciatelo stare!-…

Sotto lo sguardo indagatore di Neji, Hinata si portò una mano al viso coprendosi la bocca cominciando a versare sul pregiato parquet del corridoio le proprie lacrime, chinandosi in avanti tremando sofferente.

La mano del cugino le circondò le spalle con gentilezza, offrendogli una spalla su cui piangere.

“È orribile.”

“Non ci pensi Hinata-sama.” Sussurrò accondiscendente Neji, ricevendo un timoroso segno di assenso da parte dell’altra.

“Almeno adesso sta dormendo.”

 

Nel sonno Moriko non faceva mai degli incubi. Tutto quello che sognava era sempre deliziosamente pervaso da un’atmosfera nera che la cullava come le placide acque di un lago, per questo dal giorno in cui era nata, aveva dimostrato alla sua famiglia il fatto di saper dormire supina e perfettamente immobile per tutta la notte senza agitarsi nemmeno una volta, come una vera signorina di buona famiglia avrebbe dovuto fare.

Eppure, quella notte, nonostante il suo corpo rimanesse immobile rivolto con la pancia verso il soffitto con una mano poggiata sullo stomaco, la sua mano sinistra aveva sconfinato fuori dal futon poggiandosi a palmo aperto sul tatami della stanza e la sua fronte era solcata da una ruga di sofferenza, mentre la sua mente veniva invasa da sibili sinistri ed entusiasti.

Nii-san…” sussurrò implorante nel sonno alla stanza vuota.

Dalla porta della sua stanza che dava sul giardino interno nella villa, spirò un veloce e silenzioso soffio di vento, seguito dai passi di una persona appena entrata nella stanza.

La figura, alta più o meno 1,70 m rimase per un po’ ferma sulla soglia della camera per poi entrarvi a passo felpato fino al giaciglio occupato dalla ragazza, chinandovisi affianco.

Moriko…” sussurrò la figura maschile allungando una mano guantata verso la guancia di lei accarezzandola leggermente, indugiando sul punto dove le lacrime avevano lasciato la pelle più umida, per poi allungarsi verso la mano lasciata aperta.

C-c’è qualcuno?” disse improvvisamente la voce tremante di Hinata, facendo scattare la testa dell’intruso verso la soglia della stanza, ormai prossima ad aprirsi sotto l’incerta spinta della giovane Hyuuga.

Quando Hinata aprì completamente la porta, sbirciando all’interno del locale, poté solo constatare che Moriko stava ancora dormendo con un’espressione decisamente più serena in volto rispetto a prima.

Certa di essersi sbagliata e sollevata nel vedere l’amica più tranquilla, uscì dalla stanza, cominciando a dirigersi verso i suoi alloggi dopo aver salutato con un inchino la figura di Neji.

Fuori dall’alloggio di Moriko la figura di un ragazzo sui vent’anni uscì, sospirando di sollievo, da dietro una delle rocce del giardino zen.

Per un pelo.

La luce della luna, ora libera dall’ostacolo di alcune nuvole nere di passaggio, illuminò i tratti delicati ma decisi di quel giovane, lasciando che i suoi capelli ricci, dello stesso colore della quercia grezza, legati in una coda alta e con due ciocche piuttosto consistenti lasciate libere davanti, ondeggiassero alla sottile brezza notturna, mentre i suoi occhi, verdi e scintillanti quasi come la giada stessa, puntavano sulla figura della ragazza ancora addormentata nella stanza.

Lo sconosciuto si sedette stancamente sulla roccia dietro la quale si era nascosto, massaggiandosi poi con la mano sinistra la spalla destra scoperta a causa della manica del kimono marrone da mercante, raggomitolata fino in cima per scoprire il braccio, contrariamente alla sua gemella.

Ti vengo a cercare dopo 8 anni di assenza e ti ritrovo in questo stato… pensò amaramente forzando un sorriso e puntando il gomito destro sul pantalone verde pino per sostenere la rispettiva guancia.

Scosse la testa con vigore quasi immediatamente, dandosi mentalmente dello scansafatiche ed assumendo un’occhiata affranta.

Non posso rimanere ancora…

Con un salto, il ragazzo ritornò nella stanza avvicinandosi al volo accanto a Moriko e lasciandole quasi allo stesso modo un bacio appena accennato sulla fronte, sussurrando in un soffio:

“Presto ci rincontreremo, sorellina mia.”

Fu tutto quello che disse prima di ritornare sui suoi passi e con un paio di veloci e misurati salti salire sul tetto dell’edificio ed oltrepassare la grande staccionata che divideva la zona nel giardino della villa con il terreno circostante.

Nei suoi sogni per la prima volta Moriko vide quell’atmosfera nebbiosa ed oscura dissolversi un pochino, venendo rischiarita da una figura che le dava le spalle, luminosa come una lucciola e attorniata da un’aura vibrante come il canto delle cicale.

Un sorriso le si formò in viso.

Suki… desu.”

 

 

Nel bel mezzo del deserto un serpente strisciò cautamente nella fenditura di una grande roccia rossa che creava una sorta di grotta, sperando di trovare almeno lì qualcosa di prelibato da inghiottire per resistere altre 2 settimane o più in quell’inferno rovente che era il suo habitat naturale.

Saggiò l’aria circostante con la lingua biforcuta, avanzando sinuosamente sempre più nei meandri di quella cava rossastra, percependo solo qualcosa di stranamente ferroso davanti a sé che però ai suoi occhi aprì solo come freddo e privo di calore.

Un buco nella sabbia.

Il suo istinto gli stava già suggerendo di aggirare quello scomodo ostacolo, proprio quando si sentì perforare le spire da un oggetto sottile ed appuntito.

Cominciò a dimenarsi rabbiosamente sfoderando le zanne e soffiando veleno dove più gli riuscì, prima di percepire la presenza di un’altra cosa, questa volta calda e… carnosa.

Uff…” sbuffò quella figura indispettita, afferrando lo sventurato esserino per la testa con due dita guarfandolo dubbiosa “… un’altra schifezza.” Concluse infine buttandoselo alle spalle con sdegno.

L’abitante della grotta, senza dubbio un’umana, si gettò svenevole addosso a quella cosa che l’aveva attaccato.

Oooh, Ichiga!! Possibile che questo schifoso deserto non sia ricolmo di nient’altro che squallide schifezze?” si lamentò assumendo un tono infantile e forse iniziò persino ad accarezzare quella cosa con fare quasi reverenziale.

“È da un mese che io e voi giriamo in questo posto nauseante e non abbiamo trovato nulla che possa definirsi cibo. ”

Il povero serpente sentì l’atmosfera della grotta farsi stranamente gelida e sempre per istinto, decise di darsi alla fuga, prima di finire con ben più di un semplice buchetto in un punto non vitale.

“E noi tutte sappiamo di chi è la colpa non è così? Ichiga? Oh sì…” una risatina infantile e diabolica riecheggiò stridula tra le pareti di roccia ferrea “Ma noi gliela faremo pagare non è vero? Voi ed io la troveremo e dopo averle tolto tutto quello che mi ha rubato...”

Un’altra risata.

“Le faremo rimpiangere di non essere morta quel giorno. Vero Ichiga? Vero?” insisté senza però ricevere risposta da quell’essere inanimato.

“Presto, Ichiga, molto presto. Ihihi.”

Una cascata di capelli argentei dai riflessi azzurri si riversò sulla spalla d quella strana e grottesca bambola e un sorriso che aveva qualcosa di demoniaco si allargò su un paio di labbra rosee.

“Mi riprenderò quello che mi hai tolto Sakura. Aspetta e vedrai.”

   

 

 

 

 

 

 

Note di TRADUZIONE:

Ryuuchi: il nome di questa nuova parente di Sakura è composto da “ryuu” che significa drago e da “chi” che significa terra. Il significato quindi sarebbe “terra del drago”. Attenzione però! Il motivo per il quale ho scelto questo nome è legato anche al fatto che visto che Ruri significa “lapislazzulo”, il nome Ryuuchi (che si legge [riuuci]) ha una leggera somiglianza con il nome Ryuuki (letto [riuuchi]) che significa “rubino”. Il nome di questo personaggio però è maschile in entrambi i modi (sia Ryuuchi che Ryuuki). Il perché? Lo scopriremo più avanti!Che ne pensate? Accetto anche ipotesi ;)

 

¹ haiku: sono delle poesie tipiche del paese del sol levante lunghe 3 o 4 versi ciascuna che trattano quasi sempre della natura e dei suoi aspetti più eleganti e poetici. Un’altra particolarità di queste poesie però è che sono estremamente chiare e difficilmente mal interpretabili, a differenza di quello che dice Ryuuchi nel capitolo. Una sua svista? Purtroppo sì, essendo un personaggio che a quanto pare ritiene  che la letteratura in generale sia una materia complicata.

 

² Gomen-kudasai: parola che si usa quando si entra nella casa di estranei, tradotto significa “scusate per il disturbo.”

 

³ Irasshai : significa “benvenuto/a” la forma estesa della parola è Irasshaimasen.

 

Omedetoo gozaimasu: “congratulazioni” in forma formale, senza il gozaimasu diventa informale.

 

Konbanwa : “buonasera”, notare che come Konnichiwa presenta la seguente struttura “KON - momento della giornata - WA”

 

Arigato gozaimasu, obaa-san, demo… : ok, ok lo so che forse esagero, ma ho sempre paura che qualcuno rimanga un po’ confuso da queste frasi, tradotta“La ringrazio infinitamente, nonnina, ma..”

 

Kuso: e anche qui esagero. Dai ragazzi non ditemi che ve ne siete già dimenticati! Eh no! Le parolacce non si scordano mai! Traduzione italiana“ Merda”

 

 

ANTICIPAZIONI:

Quel bastardo di Gaara ha vuotato il sacco con Temari e Kankuro!

Maledetto! E come se non bastasse mi sta mettendo sotto torchio! Colpa di quelle due deficienti!

Etchì!”

“Salute Ryuuchi.”

“Volete sapere la verità, bambocci, fate pure, ma poi non venite a dirmi che non mi credete.”

Intanto a Konoha due facce losche si presentano al villaggio.

Ehi dov’è andata Moriko? Noooo!! Ferma Moriko! Non si passa in mezzo ad un combattimento tra ninja!!

“Non devi mai più farmi preoccupare in questo modo capito?!”

Di ritorno a casa Nara Shikamaru sta intano dibattendo con Kiba, ehi… cosa sono quelle facce? Ma perché qui nessuno non mi spiega mai niente?! Voglio sapere quello che succede!!

O-oh, Salve Kakashi-sensei, che brutta faccia!

“Sakura dobbiamo parlare. E stavolta voglio tutta la verità.”

“Glielo dirò. Ma non dovrà dirlo a nessuno. Nemmeno a Sasuke. Va bene?”

“D’accordo.”

Nel prossimo capitolo di Naruto Shippuden- Nana Hana, “Verità svelate”  i vostri cuori si riempiranno ancora di emozioni!!

NON PERDETEVELO!!!

“Non posso crederci…

“Mi creda sensei, è la prima volta in 8 anni che sono completamente sincera con qualcuno.”

 

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Capitolo 23
*** Verità svelate ***


Sono tornataaaaa!! *Suono di grilli in sottofondo*Ehm… hallo? *ancora grilli* C’è nessuuuuno?

Sniff, lo so di essere in ritardissimo, ma potreste almeno non punirmi con il silenzio… ? Y.Y

Vabbé, lasciamo spazio alle recensioni. Sob.

 

Risposte alle recensioni:  

 

Gloglo_96: Spero che questo capitolo non ti lasci stranita come l’ultimo! Lunghino anche questo (25 pagine), e come sempre pieno di avvenimenti. Goditelo fino in fondo! ^^ Ciao ciao

 

 kry333: Non dico nulla non dico nulla…. <.< Mah, non sarò un po’ prevedibile? Va bhe. Lascio la parola al capitolo! Mi ha fatto piacere che le Anticipazioni siano state gradite! Grazie!

 

 sakura92: E dopo un’estenuante attesa il segreto di Sakura svelato! Ma non del tutto eh. Altrimenti posso fare armi e bagagli e finire qui la fic! ^^ Spero che le tue occhiaie non siano state troppo profonde! Bhe, la tua attesa è finita! ^O^  ciaoooo!!

 

 Rinoagirl89: LUUUU!!!  é.è Mi dispiaceee!!! Sono mancata per tanto tempo! Y.Y Perdonami per la mia lunga assenza e anche per la mancata presenza di Sasuke in questo capitolo! Sob! Fan delle Shika Tema eh? Anche a me piace quella coppia, ma si sa, ogni personaggio è il più bello per la sua mamma! ^_^ Quindi Moriko ha la precedenza! Mhwahaha! In questo capitolo Coco fa comparsa, ma non ci sarà nel prossimo. Scusa… X( Ti è piaciuta la ragazza alla fine del capitolo eh? (gongola) Lo so lo so, le OC sono la mia specialità. Ok ora basta con le ciance e corri a leggere! Marsh! Ps. Fammi gli auguri per gli esami!! O.O’’

 

Capitolo 23: Verità svelate

 

Quando la sveglia suonò sul suo comodino, puntualmente come tutti i giorni alle 6,25 del mattino, Sakura era già sveglia. I suoi occhi, seppur avvertiti intorpiditi e pesanti sulle palpebre, erano rimasti aperti per quasi tutta la notte, facendo comparire inevitabilmente sotto di essi  delle lievi occhiaie, testimoni di una notte passata a girarsi e rigirarsi come un’anima in pena sotto le coperte.

Sospirò, allungando una mano sull’aggeggio, spegnendolo con un colpo secco, per poi ritirarla nuovamente sotto le lenzuola e tornare a concentrarsi sul soffitto della propria camera.

Aveva ancora in testa gli avvenimenti della scorsa notte: non solo aveva attraversato tutta Konoha per cercare Moriko, fuggita dopo essere stata baciata da quell’imbecille di Shikamaru, ma si era anche trovata faccia a faccia con Sasuke.

Sentì il suo petto tremare al ricordo delle parole del moro, portandola ad afferrare i lembi della propria coperta e portarsela fino agli occhi, coprendosi il volto, quasi quel pezzo di stoffa imbottita potesse farle da scudo di fronte agli avvenimenti dell’altro giorno e dalle sue conseguenze sui giorni successivi.

I sui denti artigliarono con fare nervoso il labbro inferiore, per evitare che ne uscisse un singhiozzo.

Ancora non riusciva a capacitarsene.

Era stata una stupida: tutta quella fatica, quelle bugie per le quali aveva dovuto fare i salti mortali, per poi essere messa con le spalle al muro in quel modo ridicolo.

E tutto perché aveva abbassato la guardia per un misero istante.

Riabbassò la trapunta, posandosela sul naso e scoprendo gli occhi già umidi  per il pianto ormai prossimo ad esplodere.

Questa volta non se la sarebbe cavata con una scusa o una bugia, ne era sicura, Sasuke non avrebbe mai mancato di informare Kakashi-sensei delle sue ultime scoperte. Anzi, era addirittura probabile che il jonin ne fosse già stato informato da tempo.

Serrò gli occhi con forza, lasciando un paio di lacrime di frustrazione scivolarle lungo le proprie guance.

No, no! Così non andava! Non poteva arrendersi in quel modo!

Era sicura che avrebbe trovato una scappatoia, l’unica cosa che doveva fare era trovarla.

Con un gesto secco liberò le proprie gambe dalle lenzuola, alzandosi in piedi di scatto ed afferrando la propria divisa ninja dalla sedia posta accanto alla scrivania. Se la infilò senza tante cerimonie ed uscì dalla stanza passando davanti allo specchio come se non esistesse.

Arrivata alla fine delle scale, trovò sua “madre” in cucina intenta ad apparecchiare con la solita aria seccata la tavola anche per lei.

Appena la vide oltrepassare la soglia della stanza, Riiki la squadrò severamente, incrociando le braccia al petto, seguendola con quei suoi irritanti occhi color pagliericcio finché non si fu seduta a tavola.

Lei non si scompose più di tanto: ormai era abituata a quella routine nella quale era costretta a vivere da quando era stata presa sotto la custodia di quella donna, portandone il nome da almeno 8 anni.

Senza dar segno di essersi accorta di quella gelida accoglienza, Sakura si sedette compostamente, con la schiena ritta e prese tra le mani le bacchette, unendole in segno di ringraziamento e chinando leggermente in avanti il capo, con gli occhi chiusi con decoro.

Itadakimasu.” Proferì semplicemente per poi attendere che anche la “madre” si fosse seduta davanti a lei, facendo altrettanto.

Mentre mangiavano, la cucina fu sommersa da un pesante silenzio, cosa non abituale, anche in una “famiglia” come la loro, ma sapeva bene il perché di tutta quella freddezza: era da quando aveva incontrato Moriko all’ospedale che Riiki non le rivolgeva più la parola nemmeno per le più semplici domande di circostanza. Non che lei ne soffrisse, in fondo anche lei aveva le sue ragioni per non rivolgerle più di semplici frasi di cortesia. Per farla breve: lei non aveva gradito quel moto di ribellione nei confronti della sua, seppur formale,  autorità di madre e Sakura stava rispondendo con il suo stesso silenzio allo schiaffo che Moriko aveva dovuto subire.

Poco male… pensò … in fondo non è molto diverso rispetto agli altri giorni.

“Io ho finito. Era tutto squisito.” Disse meccanicamente subito dopo aver ingoiato l’ultimo pezzo di pesce, riunendo le mani davanti a sé con cortesia e sparecchiarsi, cominciando a lavare quello che aveva usato nel lavandino e metterlo da parte sul lavabo. Anche quella era una clausola del loro condividere lo stesso tetto: Riiki Haruno le dava vitto, alloggio e un nome che le assicurasse la sua permanenza al villaggio, e lei le evitava il disturbo di farle da cameriera, non facendole pulire né la sua camera, né le cose che lei utilizzava per mangiare o dormire. Addirittura lavavano le rispettive biancherie separatamente.

Certe volte Sakura, nel vedere come Riiki evitasse accuratamente di toccare tutto quello che entrava a contatto anche solo per sbaglio con lei, si era domandata se non la vedesse come un animale fastidioso ed affetto da una strana malattia contagiosa.

Però il coraggio per schiaffeggiarmi l’ha avuto… rifletté ostile, lanciando un’occhiata alla donna che mai e poi mai avrebbe chiamato mamma.

Non appena ebbe lavato anche l’ultima ciotola, poco prima usata come contenitore della sua porzione di riso, si sfilò i guanti di gomma, dirigendosi a passi veloci e ben cadenzati verso l’entrata, infilandosi  le scarpe, per poi lanciare un’occhiata guardinga alla sua matrigna.

Bene, non la degnava nemmeno di uno sguardo. Di solito quando la guardava mentre usciva di casa era perché voleva sapere dove stesse andando e questo implicava quasi sempre un sospetto nei confronti del suo comportamento.

Questo significava che aveva recitato bene la sua parte anche quella mattina.

Senza aspettare un secondo di più uscì da quella casa, ritrovandosi con suo grande sollievo a contatto con l’aria fresca di Konoha.   

Ne inspirò una grande boccata, riempiendo così tanto i polmoni da farseli quasi scoppiare, per poi buttarla fuori in un sol colpo, godendosi la sensazione di essersi appena depurata dall’atmosfera viziata nella quale era stata sommersa poco prima.

Bene… si disse riaprendo gli occhi decisa … almeno una cosa buona è successa ieri.

Si volse velocemente da una parte cominciando a percorrere a passo abbastanza veloce la via che l’avrebbe portata verso il suo obbiettivo.

Lo stesso di ieri notte.

Sì, perché l’unica cosa buona che era riuscita a scoprire, seppur disturbando il riposo di Hinata e Neji era che Moriko si era rifugiata veramente da loro e che avrebbe passato la notte nel quartiere degli Hyuuga. 

 

 

 

Il sole era sorto da poco quando Moriko, stropicciando gli occhi a causa della luce, che prepotentemente l’aveva disturbata, si mise seduta nel futon con lo sguardo perso davanti a sé, per poi scorrere stancamente il viso alla propria destra, fino ad arrivare alla porta che dava sul giardino della villa.

Il suo occhio socchiuso ed ancora assonnato si incantò a guardare la sabbia bianca ed ondeggiante del giardino per poi soffermarsi sulle foglie degli alberi, sulle pietre, fino ad arrivare alla recinzione che ne segnava la fine.

Il modo in cui la luce del sole si infrangeva sulla staccionata in particolare, la lasciò affascinata, quasi perplessa, a causa della sfumatura che aveva assunto il cielo all’orizzonte, visibile anche dalla sua posizione.

Rosso.

Un colore che le ricordava molto il fuoco… e non solo quello.

Suoni di passi frettolosi, dello scoppiettare di tante fiaccole, accese disperatamente su delle torce.

Poi un liquido rosso, caldo, viscioso, dall’odore acre e il sapore metallico.

Sbarrando  l’occhio, scostò velocemente il volto da quella visione purpurea, sopprimendo a fatica quei sibili insinuanti che le invadevano sia il corpo che la mente, facendola tremare di paura.

Le mani si strinsero l’una sull’altra quasi in preghiera, rimanendo poggiate in grembo e la sua testa si chinò in avanti mentre un nome, mai pronunciato, le salì spontaneamente alla gola muovendole le labbra in una muta supplica.

Moriko-chan?” la voce di Hinata le arrivò improvvisamente alle orecchie facendola sobbalzare dalla sorpresa e voltare verso la figura dell’amica, apparsa da poco sulla soglia della stanza.

Hinata-… chan?” sussurrò incerta, vedendola entrare nella stanza con aria preoccupata e sedersi affianco al suo letto.

C-come ti senti?” domandò preoccupata l’altra torcendosi nervosamente le mani.

“Bene.” Rispose semplicemente la ragazza dai capelli verdi, ma questo non bastò per tranquillizzare Hinata che, solo la sera prima, si era vista apparire in evidente stato confusionario la migliore amica, riversa di schiena sul retro di casa sua.

“Sei sicura?” insisté premurosa “Ieri eri… eri spaventatissima, Moriko-chan.”

La mente di Moriko ripercorse automaticamente gli avvenimenti della giornata precedente, ma non appena arrivò sul particolare che aveva dato il via alla sua fuga, la sua palpebra semichiusa si aprì completamente, sentendo quei  sussurri malefici tornare alla carica.

Lanciò un gemito lamentoso, tappandosi le orecchie con le mani e cominciando a tremare forse più di prima.

M-moriko-chan?!” sussultò Hinata vedendola in quello stato, facendo per alzarsi e farsi più vicina all’altra, ma, quando il suo sguardo perlaceo si posò sul lenzuolo del letto, si bloccò, vedendo una goccia infrangersi e venire assorbita dal cotone.

Stava piangendo.

Moriko-chan…?”

Io… io…” balbettò incoerentemente, mentre dal suo occhio sbarrato continuavano a sgorgare copiose le lacrime “… io … non potevo…

Hinata rimase in quella posizione, attendendo a fiato sospeso che Moriko continuasse.

“… io non potevo… rimanere lì. Io… gli avrei… avrei… “ continuò fermandosi ogni qualvolta un singhiozzo le erompeva in petto

“Che cosa?” chiese quasi senza rendersene conto Hinata, non osando neppure toccarla per paura di farla scattare via e vederla fuggire, spaventata da chissà cosa.

“… avrei fatto del male… a … a Shikamaru nii-san.”

A quella rivelazione la giovane Hyuuga si pietrificò, non sapendo che cosa pensare.

Io… non so che cosa… sia successo …” continuò imperterrita a spiegare Moriko, sempre tenendosi le mani sulle orecchie e chinando sempre più in avanti la schiena.

ma… con me vicino… Shikamaru nii-san sarebbe… sarebbe…

Un sibilo più forte le fece lanciare un urletto strozzato, spingendola ad abbassare la fronte fino alla coperta.

A nulla valsero i tentativi di Hinata di richiamarla e cercare di calmarla: rimase in quella posizione, con l’occhio serrato, finché non sentì le mani calde e rassicuranti dell’amica cingerle le spalle e i sussurri malevoli farsi più fievoli all’istante.

 

 

 

Ok, avevano superato il limite.

Non solo la stavano tenendo sotto chiave da una settimana , ovvero, da quando quelle due idiote erano venuta a farle una “visitina” di cortesia, ma si erano anche messi in testa di farle vuotare il sacco.

E, non contenti, oltre al danno anche la beffa: l’avevano chiusa nella propria stanza impedendole di muoversi con centinaia di carte bomba appese alle pareti, costringendola a stare sul letto, venendole a fare visita solo quando necessitava di cibo o arrivavano le 5,00 di sera per continuare quell’estenuante interrogatorio.

Coco ormai stava diventando rabbiosa. Oh, Gaara gliel’avrebbe pagata. Eccome se l’avrebbe fatto.

Come si era permesso a spifferare a Temari e Kankuro quello che era successo tra lei e quelle due dementi delle sue cugine? Non si aspettava che le sue minacce non avessero sortito alcun effetto su di lui. Andiamo! Quale imbecille al mondo l’avrebbe sfidata così apertamente!? Era senz’altro un masochista quel rosso che si era incaricata, per sua grande iella, di proteggere.

Non per molto però… si disse ringhiando sommessamente mentre guardava con astio la porta della camera … ho promesso di proteggerlo, ma di certo non mi è vietato torturarlo. Ragionò pregustando già il modo con il quale gli avrebbe fatto pentire del suo tradimento, ridacchiando sadicamente.

Stava ancora fantasticando su corde e sabbie mobili quando il ringhio insoddisfatto del suo stomaco la interruppe, facendola impallidire e, inclinando la testa da un lato, con la bocca semiaperta dalla quale sembrarono spuntare un paio di canini aguzzi, vide la sua anima cercare di scivolare beatamente fuori dal suo corpo dopo aver risalito il suo esofago.

“Ho faaame…” sussurrò disperatamente afferrando l’anima per l’estremità informe e ricacciarsela dentro, per poi tenersi una mano davanti alla bocca.

Intorno a lei la stanza sembrava stranamente sfocata.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per un bel nikuman, magari con piccola aggiunta di paprika nel ripieno. Oh sarebbe stato un sogno.

Adesso che ci pensava, però, da quanto tempo non veniva Kankuro a portarle cibo? Nella sua stanza non c’era neppure un orologio.

Vediamo… ragionò lanciando un’occhiata alla finestra dal quale il cielo rossiccio di Suna, sopra le case color ruggine, faceva da panorama … Il sole sta per tramontare e l’ultima volta che sono entrati da quella porta erano le 2… se non sbaglio dovrebbero essere…

Aveva cominciato a contare con le dita delle mani senza accorgersene, ma si fermò immediatamente, con lo sguardo perso nel vuoto, finché la sua pancia non si fece nuovamente sentire, questa volta più adirata di prima.

“AAAARGH!!!” sbraitò mettendosi in piedi sul letto con le mani tra i capelli.

“BASTA! NON CE LA FACCIO PIU’!!!!”

Finito lo sfogo si lasciò ricadere sfinita sul letto con le gambe a penzoloni e le braccia rilassate, osservando sconsolata le carte bomba che attorniavano il suo giaciglio non permettendole di alzarsi.

Che situazione schifosa.

Il cigolio della porta della stanza preannunciò l’arrivo dei fratelli Subaku.

“Era ora…” sussurrò non facendosi sentire, sperando ardentemente che Kankuro si fosse ricordato che lei faceva sempre uno spuntino nel tardo pomeriggio.

Rialzò stancamente lo sguardo, sorreggendosi la testa con una mano, inclinandola da un lato e scoccando un’occhiata impaziente a Temari, Kankuro e Gaara che rimanevano al sicuro dalle carte bomba restando sulla soglia ed appoggiandosi agli stipiti di essa, squadrandola indagatori.

Il suo sguardo incrociò quello del rosso, imperturbato e freddo come sempre.

Dovette fare uno sforzo immane per soffocare la serie di insulti, che le invasero il cervello nell’istante in cui lo vide.

“Ciao, Coco.” Intervenne placidamente la voce di Temari, distraendola poco prima che lei potesse cedere ai suoi bassi istinti.

La biondina si voltò verso la ragazza.

Dire che in quel momento i suoi occhi verde giada mandavano fiamme sarebbe stato un eufemismo, parevano promettere mille o più modi di morire.

Temari sbuffò chiudendo gli occhi per non incontrare quello sguardo accusatore. Neanche a lei piaceva quella situazione, aveva cominciato finalmente a farsi piacere quella scontrosa biondina, ma, dal giorno in cui Gaara aveva riferito a lei ed a Kankuro la strana conversazione avvenuta tra lei e le due intruse di pochi giorni fa, si era vista costretta a rivalutare il proprio comportamento ed a prendere misure drastiche.

“Credimi Coco, tenerti rinchiusa qui dentro non fa piacere neppure a me.” Disse accomodante la ragazza, ritornando ad affrontare gli occhi dell’altra con i propri, mentre i due fratelli facevano, come da copione, da silenziosi spettatori.

“Ma finché non ci dici chi erano quelle due donne e il rapporto tra te e loro…” continuò scandendo bene ogni parola per assicurarsi di essersi fatta capire “… non possiamo lasciarti uscire da qui.”

Tsk.” Sibilò Coco, scattando la testa da una parte, quasi sputando quel monosillabo colmo di disprezzo “Come no, sono certa che ora mi direte che mi state facendo un favore a tenermi chiusa qui dentro, invece che in una delle celle di Suna.”

Il tono sarcastico della belva gialla provocò uno sbuffo esasperato da parte di Kankuro, che si strofinò la testa da sopra il cappuccio.

“Guarda che anche noi rischiamo, non consegnandoti alla squadra interrogatori …” specificò accigliandosi il marionettista .

A quelle parole Coco inarcò un sopracciglio con sufficienza “Ah, davvero?”

“Ascolta Coco, …” riprese Temari, facendo trasparire dalla propria voce una certa nota di impazienza “, … capisco che in questo momento tu ti senta in qualche modo tradita, ma devi capire che se non ci racconti tutta la verità, noi non possiamo fidarci di te, né tantomeno aiutarti.”

I tre fratelli di Suna videro Coco abbassare la testa, incavandola nelle spalle cominciando a sussultare, ma, anche se la loro prima impressione fosse quella che stesse piangendo, dovettero ricredersi, trovandosi a ad ascoltare la risata più fredda ed amara che avessero mai udito.

“Certo, certo.” Ridacchiò la biondina con una mano sugli occhi mentre cercava di smettere di ridere “Valla a raccontare a qualcun altro la bella storiellina del fidarsi, Temari.”

Inclinò la testa da un lato, lanciando un’occhiata insinuante e derisoria verso di lei, lasciando che le ciocche bionde delle proprie codine ispide le incorniciassero meglio il viso, conferendole un aspetto ancora più minaccioso.

“Ho già fatto quell’errore nel bagno e non penso proprio di ricascarci così facilmente.”

Coco…” sussurrò inquieta Temari, vedendola in quello stato.

Fu allora che Gaara, per la prima volta in quasi 5 giorni, parlò.

“Sicura di voler finire sotto i ferri della squadra interrogatori?”

La risata della biondina cessò improvvisamente ed un paio di occhi verdi e freddi scattarono sul rosso.

Temari e Kankuro rimasero lì fermi e preoccupati ad osservare quei due sfidarsi a vicenda, rimanendo in silenzio senza mai distogliere lo sguardo l’uno dall’altro, come la prima volta in cui si erano incontrati.

Gli occhi di Coco si assottigliarono minacciosamente e Kankuro poté giurare di essere in grado di sentire il lieve stridore dei denti della biondina nel tentativo di sopprimere la rabbia.

Poi accadde l’inaspettato.

Una mano della biondina scattò verso uno dei cuscini della stanza, afferrandolo e lanciandolo malamente verso di lui, rischiando di farlo cadere proprio in mezzo alle carte bomba.

Temari e Kankuro trattennero il respiro.

Gaara!” riuscì a dire con tono strozzato la kunoichi, per poi vedere, con suo grande sollievo, la sabbia del fratello fuoriuscire dalla giara e soffocare nella propria silenziosa morsa il cuscino, poco prima che quest’ultimo cadesse a terra.

Nella stanza i presenti , chi più o chi meno esplicitamente, lanciarono un sospiro di sollievo.

Per un pelo.

Tuttavia, non appena realizzarono che il peggio fosse passato, dovettero ricredersi, vedendo la mano sabbiosa del fratellino cominciare a scattare in quante più direzioni possibili per afferrare in tempo la serie di oggetti che Coco aveva continuato a lanciare contro di loro.

“Non ti sopporto!!” urlò improvvisamente la ragazzina, tra un oggetto e l’altro, fermandosi per un attimo per riprendere fiato, abbassando il capo e nascondendo il viso alla loro vista.

Tu…” ringhiò, stringendo i pugni sulle lenzuola del proprio letto “… pensi di sapere tutto, vero? Ti fai tanto grande, tanto forte… quando in realtà il vero dolore non l’hai mai provato!!!” concluse con fierezza, ritornando a sfidarlo con lo sguardo e, questa volta, anche Gaara trattenne il fiato, nel vedere gli occhi adirati di Coco farsi lucidi.

Coco…?” fece per chiedere Temari, rinunciando però quasi immediatamente e completare la domanda, nel vedere l’altra ignorarla del tutto, come se non esistesse altro che lei e Gaara.

“Tu non hai idea, di cosa voglia dire, perdere tutto. Non sai cosa significhi essere così felice da poterti permettere di ridere ogni benedetto giorno e poi all’improvviso ritrovarti completamente solo…

La voce di Coco, diventata molto simile ad un sibilo, era ormai l’unica cosa che si poteva udire nella stanza. Nessuno di loro osava interromperla, anche perché, visto il modo in cui si stava comportando, erano certi che non gli avrebbe nemmeno ascoltati.

La mano rosea della biondina scattò nuovamente e con lo stesso movimento repentino afferrò la lampada del comodino accanto al letto, alzandola verso l’alto con disperazione per poi gettarla verso terra.

Anche quella volta però, la sabbia del Jinchuuriki intercettò l’oggetto appena in tempo, evitando loro di ritrovarsi con un’esplosione in piena regola dentro casa.

“Cazzo Gaara, svegliati! Smettila di fare la vittima!” esclamò sorreggendosi con una mano sul letto, leggermente inclinata da una parte, rimanendo seduta a ginocchioni. Alle orecchie dei tre la voce era uscita stranamente incrinata.

“Tu ce l’hai una famiglia, no? Temari e Kankuro sono i tuoi fratelli,…” continuò imperterrita quella sua rabbiosa e sofferta invettiva.

Coco ormai sentiva la gola farsi secca ed arida, ma non le importava di rimanere senza voce.

“…, ma allora perché diavolo continui ad avere quel maledetto sguardo?!”

Che tipo di sguardo? Si domandò Temari, lanciando un’occhiata preoccupata al fratellino, che in quel momento aveva in volto la solita espressione fredda ed indecifrabile in volto. Anzi no, gli occhi non erano gli stessi di sempre, sembrava… sì, sembrava che si stesse addirittura sforzando di rimanere impassibile.

“SMETTILA DI SEMBRARE MORTO, DANNAZIONE!”

Fu quella la conclusione del suo sfogo. Una frase che lasciò la stanza più silenziosa di prima,con solo il suo respiro ansimante a scandire lo scorrere del tempo.

“Cos’è Abeille?”

La voce di Gaara, arrochita come se fosse stata forzata fuori dalla gola,ci mise un po’ per acquisire senso logico nella propria testa,ma, non appena lo fece, lei smise di ansare. Chiuse la bocca in un’espressione seria, e l’aria della stanza sembrò farsi gelida. Temari e Kankuro non si stupirono più di tanto a quella domanda, in fondo Gaara aveva raccontato ogni minimo particolare del fatto che gli aveva portati a rinchiudere Coco, ma non si aspettavano che l’atmosfera della discussione diventasse così fredda al solo formulare la frase.

“È un’ape.”spiegò Coco brevemente, rimanendo a testa bassa e quasi soffiando l’ultima parola.

“Un’ape?” ripeté stranita dopo un po’ Temari, inarcando un sopracciglio.

“Quelle due ti hanno chiamato ape?” intervenne Kankuro cercando lo sguardo della sorella maggiore, anche lui non riuscendo a capire il nesso tra la più giovane e quel soprannome.

Coco sbuffò, chiudendosi di nuovo in un ostinato silenzio, voltando poi loro le spalle e lasciandosi cadere pesantemente sul letto.

“È tutto.”

I tre fratelli si guardarono a vicenda, capendo che quelle due parole avevano segnato la fine della loro conversazione. Scuotendo la testa con rassegnazione Temari fu la prima ad allontanarsi dalla stanza, venendo poi imitata da Kankuro.

Solo Gaara rimase di più, osservando insistentemente le spalle della biondina rimanere immobili, come se stesse evitando addirittura di respirare.

Le palpebre del Jinchuuriki si abbassarono lievemente, venendo invaso dallo sgradevole presentimento di capire il motivo di quella immobilità, e per un attimo si sentì colpevole, come quella volta in cui i suoi fratelli lo avevano portato via da Konoha più morto che vivo, rischiando di venire catturati per non averlo lasciato indietro, essendo lui stesso, l’arma di Suna,diventato un peso inutile.

Lentamente si voltò dall’altra parte chiudendo dietro di sé la porta della stanza, senza riuscire comunque a togliersi di dosso l’orribile sensazione di essere lui la causa principale di quello sguardo disperato.

E mentre lui poggiava la schiena sul legno pressato che lo separava dall’altra, cercando freneticamente di capire da dove gli venisse quel senso di colpevolezza, Coco, udito lo scatto della serratura, aveva ricominciato a far entrare aria nei polmoni, dando sfogo alle sue lacrime che silenziose le scendevano sul viso, mentre le sue labbra serrate impedivano ai singhiozzi che aveva in gola di propagarsi per la stanza.

Non posso continuare così…

 

 

 

“Come sarebbe a dire che è uscita?!” esclamò Sakura agitando disperatamente le mani tra i capelli, scompigliandoli per il nervoso. Davanti a lei Neji Hyuuga e sua cugina Hinata la guardavano più mortificati che mai, avendole appena riferito che la cugina era uscita una mezzoretta prima dal quartiere del loro clan, dopo aver appositamente ringraziato sia loro due che Hiashi-san per l’ospitalità ricevuta.

Hinata chinò il capo dispiaciuta.

G-gomenasai, Sakura-chan.” Sussurrò sinceramente costernata per il disturbo che aveva procurato inconsapevolmente alla rosa, mentre Neji lanciava uno sbuffo silenzioso, a causa dell’incredibilità della situazione.

“E non avete idea di dove possa essere andata?” chiese sbrigativa l’Haruno, aggiustandosi la chioma rosata alla bene e meglio, già pronta a ripartire alla ricerca di Moriko.

Ma come faceva a sfuggirle in quel modo?! Accidenti!

Tutta colpa di Shikamaru… rimuginò mentalmente, meditando vendetta nei confronti del genin.

Il segno di dissenso dei due cugini la fece quasi andare nel panico: doveva ricominciare tutto daccapo?!

“Aspetta un attimo…” intervenne cortesemente Neji, attivando in un battito di ciglia il proprio Byakugan che gli contornò le tempie con le solite escrescenze venose e gli fece dilatare l’invisibile pupilla ai limiti di ogni umana sopportazione.

Grande Neji! Esultò Sakura, ripromettendosi di ringraziare appena possibile l’altro.

Passarono solo una ventina di secondi prima che Neji, con lo sguardo fisso verso un punto alla loro sinistra, riprendesse a parlare.

“Trovata.”

Un sorriso si dipinse su entrambi i volti delle due kunoichi.

“Dove si trova?” domandò ansiosa la rosa, aspettando di ricevere le indicazioni da parte dello shinobi per correre all’inseguimento della cugina.

“A circa 2 kilometri da noi…” spiegò con precisione la promessa degli Hyuuga, accigliandosi improvvisamente realizzando una cosa “… si sta dirigendo verso l’uscita del villaggio.”

Nani?” esclamarono attonite Hinata e Sakura.

Non dirmi che …?

“Sei sicuro?!” insisté la rosa, assumendo un’espressione talmente seria da intimidire persino Hinata.

Il ragazzo però scosse la testa.

“Non del tutto.” Rispose “Ma a giudicare dal fatto che stia costeggiando il fiume e che si diriga proprio in quella direzione …”

Non riuscì a terminare la frase che già Sakura era scattata nella direzione indicatale, mossa dall’orribile presentimento di sapere quello che aveva in mente Moriko,e non  lasciò neppure il tempo ad Hinata di chiederle che cosa fosse successo la sera prima alla ragazza.

 

 

“Mi dispiace Itokosan.” Sussurrò a labbra socchiuse, mentre osservava la montagna dei 4 Hokage per l’ultima volta, per poi voltarsi e dirigersi a passi decisi lungo la riva del corso d’acqua, che sinuoso percorreva in lungo tutto il villaggio.

Se ne stava andando. Questo era quanto, e non aveva alcuna intenzione di tornare indietro.

“Mi dispiace tanto…

Non poteva rimanere lì. Avrebbe rischiato di fare del male a tante persone, troppe. Ormai se ne stava lentamente rendendo conto: prima o poi avrebbe fatto del male a qualcuno. Quei dolori, quelle voci orribili che le echeggiavano nelle vene proprio come 8 anni fa, quando il suo onii-san stringeva amorevolmente una guancia tra le dita, erano oramai diventati per lei motivo di terrore.

In particolar modo il giorno prima, quando l’antica ferita del suo occhio destro aveva pulsato verso l’esterno, mentre quelle cose le ordinavano di farle uscire.

Moriko si fermò di colpo portando la mano destra al di sotto della ciocca laterale che le copriva il volto, tastando con la punta delle dita, e lo stomaco in subbuglio, la carne raggrinzita morbida e leggermente umida nascosta sotto di essa.

Le sue labbra pallide si strinsero nervosamente e la mano diafana ritornò tremante distesa lungo il suo fianco. L’occhio semistretto in un’espressione sofferente e triste.

Probabilmente avrebbe cominciato a piangere se la sua attenzione non fosse stata attirata da un forte tonfo, simile a qualcosa lasciato cadere pesantemente a terra, proveniente dall’altra sponda del fiume.

Voltandosi automaticamente verso la direzione da cui era provenuto, come al solito spinta dalla sua inimitabile curiosità, le venne spontaneo riconoscere, nonostante la grande distanza che li separava, Asuma-sensei e Kurenai-sensei, occupati, da quel che riuscì a capire, a parlare con altre due persone che non riconobbe, conciate in modo strano.

L’unico particolare di quei due strani tizi che la colpì furono i loro cappotti: neri con delle nuvole purpuree dipinte sopra.

Notò che uno dei due uomini, con i quali stavano parlando Kurenai-sensei e Asuma-sensei, aveva tirato su con una mano qualcosa di particolarmente grosso e lungo, appoggiandoselo sulla spalla destra.

Staranno parlando? Si chiese incuriosita la ragazza dai capelli verdi, poggiando ambedue le mani sulla ringhiera in ferro che la separava dal corso d’acqua.

Dovette ben presto ricredersi quando vide l’uomo con il lungo oggetto, a suo parere una spada,far scattare in braccio armato in direzione di Kurenai-sensei e Asuma-sensei bloccare prontamente l’oggetto con le braccia incrociate in posizione difensiva.

Il suo occhietto verde giada si sbarrò per la sorpresa, vedendo quella mossa improvvisa da parte del jonin, che si ritrovò a fronteggiare da solo quella che sembrava essere l’enorme pressione esercitata dalla spada dell’avversario. Era così impegnata a guardare piena di ansia quello che stava succedendo ad Asuma-sensei che non si accorse neppure di quello che stava facendo Kurenai-sensei.

E ancor di più non se ne curò quando vide l’uomo dalla tunica nera e rossa ritirare con uno strattone la propria spada, sciogliendola da delle sorte di bende.

La distanza che la divideva dal luogo dello scontro non le impedì di notare che la spalla di Asuma era stata ferita da quella strana arma, che in quel momento mostrava delle strane cose sporgenti ed azzurrognole.

Il respiro le si fermò per un attimo in gola, vedendo l’assalitore del sensei, farsi ancora un po’ più indietro, pronto a caricare un altro colpo.

Asuma-sensei!” sussurrò con il cuore in gola, stringendo un po’ di più il ferro battuto che stringeva ancora tra le mani.

L’uomo con la spada, inaspettatamente, si bloccò, scattando con le braccia come per difendersi da qualcosa, mentre nel frattempo, l’altro uomo con la tunica strana, fino ad allora rimasto immobile, si ritrovò dietro Kurenai-sensei armata di pugnale. Anche in quel momento però successe qualcosa di molto strano: la kunoichi si bloccò, lasciando tutto il tempo all’altro di voltarsi verso di lei.

Per la prima volta, Moriko vide il secondo dei due uomini cercare di colpire la sensei con un kunai.

A quella vista la ragazza dalla treccia sentì il cuore mancarle di un battito. La foto che ritraeva lei, Shikamaru-niisan, Kiba-kun e Kurenai-sensei le apparve davanti agli occhi come un fulmine a ciel sereno e, mosse dall’istinto, le sue gambe la alzarono al di sopra della ringhiera per poi in pochi premere su di essa con un forza tale da farla cigolare pericolosamente. Saltò in avanti con uno slancio a dir poco incredibile.

Sotto di lei l’acqua continuò a scorrere, incurante del suo passaggio, riflettendo l’immagine di lei che, ancora sospesa in aria, attraversò in un lampo il fiume in tutta la sua larghezza, finché non arrivò, flettendo le ginocchia per attutire l’ atterraggio, sulla ringhiera opposta.

Afferrando con una mano il ferro sulla quale in quel momento si era appollaiata, Moriko alzò la testa, ruotandola di fianco nel vedere Kurenai-sensei cadere nel fiume, rimanendo miracolosamente a galla.

Moriko?!” esclamò nel frattempo Asuma, stupito di vederla apparire così all’improvviso e in quella maniera, come del resto Itachi e Kisame, che si erano nel frattempo fermati per guardare la nuova arrivata.

Moriko, da parte sua, non diede molto peso agli altri tre e, continuando a guardare la sua sensei con espressione apparentemente imperturbata, chiese:

Kurenai-sensei, daijobu?”

A quelle parole Kurenai, a ginocchioni sull’acqua nel tentativo di mantenere un buon controllo del chakra sulla pianta dei propri piedi, alzò la testa di scatto, incredula.

Moriko! Che ci fai qui?” chiese piena d’apprensione la donna.

Non ripose neanche a quella domanda.

Semplicemente si voltò verso i due mukenin, squadrandoli senza espressione.

L’uomo dalla spada che aveva attaccato Asuma-sensei aveva la pelle azzurra e delle fattezze che ricordavano quelle di uno squalo, mentre l’altro, più giovane rispetto all’altro, era moro e l’unica cosa strana che possedeva a parte la tunica erano gli occhi; rossi cremisi come quelli di Kurenai-sensei, ma punteggiati da tre virgole nere attorno alla pupilla.

Hoshigaki Kisame ghignò divertito dal comportamento di quella ragazzina, che non smetteva di osservarli con infantile interesse.

“Ciao ragazzina.” Disse semplicemente con fare di scherno, mentre dietro di lui Itachi continuava a studiarla silenziosamente.

A dispetto delle sue aspettative però, Moriko fece una cosa che nessuna persona avrebbe mai fatto nella sua stessa situazione.

Ohayo.” sussurrò meccanicamente, senza mai muoversi di un millimetro dalla propria posizione accovacciata, lasciando interdetti sia il mukenin della Nebbia, sia i due jonin di Konoha.

Moriko… pensò sudando freddo Asuma …che diavolo combini? Va’ via.

La ragazza dai capelli verdi  inclinò leggermente la testa da un lato, più precisamente in direzione di Itachi.

“Non è stato molto carino, signore.” Constatò con calma, tornando poi con lo sguardo a KisameKurenai-sensei avrebbe potuto farsi molto male.”

Moriko!” esclamò improvvisamente la kunoichi, ancora un poco stordita dal calcio ricevuto dall’Uchiha “Capisco che tu sia preoccupata per me, ma non devi metterti in mezzo! Capito? Queste due persone sono molto pericolose! Ci occuperemo io ed Asuma di loro! Tu pensa a metterti al sicuro!”

Le parole della donna colpirono sì le orecchie di Moriko, facendola sobbalzare leggermente, ma non nel modo in cui lei aveva sperato.

Kurenai-sensei.” Disse piano la ragazzina, abbassando tristemente la testa “Anche io sono..-”

La Samehada venne diretta verso di lei in un istante, distruggendo la ringhiera in ferro sul quale si era poggiata.

Il mukenin dalla pelle azzurra rimase piacevolmente sorpreso nel vedere che la mocciosa era riuscita non solo a scansare il suo attacco, di una velocità degna di un maestro di spada quale era lui, ma era totalmente scomparsa dalla sua visuale.

“Mi dispiace, signore.” Disse una voce dietro di lui.

Asuma sbarrò gli occhi, vedendo riapparire Moriko alle spalle di Hoshigaki Kisame come dal nulla.

La ragazza si abbassò velocemente, flettendo un ginocchio da un lato, mantenendosi in equilibrio con il supporto delle braccia poggiate sul terreno, mentre roteò l’altra gamba puntando alle caviglie del più grande, evidentemente per fargli perdere l’equilibrio, senza però riuscire a far andare a segno il colpo.

Kisame ghignò al di sopra della propria spalla, mentre guardava la ragazzina rialzare il suo unico occhio visibile verso di lui che, per non venire colpito, era saltato in alto con entrambe le gambe.

Con una torsione del busto, l’uomo dalle fattezze di squalo caricò un colpo con la propria spada, scagliandola nuovamente verso Moriko che però ripeté la stessa mossa di poco prima, scomparendo nel nulla e lasciando che l’arma colpisse al suo posto la pavimentazione della strada.

Teh…” fece Kisame, una volta atterrato nuovamente per terra, senza mai smettere di ridacchiare divertito “… veloce la piccolina.”

Kisame.” Lo richiamò improvvisamente Itachi, guardandolo severamente. Lo sharingan del suo compagno di viaggio sembrò trapassarlo da parte a parte, costringendolo a ricambiare il suo sguardo ammonitore.

“Non sottovalurla.”

Per qualche istante quelle parole lo lasciarono interdetto, ma non ebbe molto da pensarci, visto che avvertì dietro di sé la presenza della ragazza. Fece appena in tempo a parare il calcio di Moriko con la spada, prima di dover cominciare ad affrontare l’enorme pressione che la gamba di quest’ultima esercitò su di essa.

Kisame sorrise divertito ancora una volta, sfoggiando nuovamente la propria dentatura acuminata a Moriko, la quale non smetteva di osservarlo inespressiva, quasi lo stesse scrutando da lontano.

“Che c’è piccola? La mia faccia ti fa paura per caso?”chiese ironicamente il mukenin, ma non ricevette risposta.

Al contrario, la ragazza dai capelli verdi pareva non aver neanche udito le sue parole, a giudicare dal modo in cui continuava a fissare a vuoto il viso dell’ Hoshigaki.

Che strano… pensò Moriko con la testa altrove, nonostante la sua gamba cominciasse a farsi lievemente più debole … Non è come stamattina e con Shikamaru nii-san.

“Non sento nulla…” sussurrò la ragazza con voce sottile e quasi inudibile, facendo per la prima volta stupire il mukenin della Nebbia.

 Dietro di lei Asuma non aveva sentito quello che aveva detto, ma da quel che riusciva a vedere, sembrava incredibilmente in grado di tenergli testa. Anche Kurenai e Itachi non avevano sentito le parole della ragazzina, poiché troppo distanti.

Forse fu proprio per la loro lontananza e la posizione a loro sfavorevole che, quando una singola lacrima scivolò lungo la pallida guancia di Moriko, soltanto Kisame se ne accorse.

L’uomo dalla pelle azzurra sbarrò le iridi color ghiaccio nel vedere quella reazione inaspettata.

Doshite?” sussurrò nuovamente Moriko, avvicinando più che poté il proprio volto a quello dell’uomo di fronte a lei, facendo apparire in viso un’espressione disperata.

Doshite?” ripetè ancora, mentre ormai la sua gamba aveva cominciato a tremare pericolosamente.

Poi una fitta.

I suoi pensieri vennero immediatamente scacciati via dalla gamba che stava usando per fronteggiare la parata di Kisame. L’arto cominciò improvvisamente a contrarsi dolorosamente, facendole rendere conto di quanto fosse diventata debole rispetto a prima.

L’espressione incredula rivolta verso il proprio arto inferiore della ragazzina fece capire al volo la situazione a Kisame, che con uno strattone, ne scacciò via la gamba per poi roteare verso di lei la Samehada e colpirla, facendola ruzzolare qualche metro più in là.

Moriko!” urlò preoccupata la jonin pronta ad intervenire, ma fu bloccata da un kunai poggiato sulla propria giugulare.

“Non si muova, Kurenai-sensei.” Scandì con tranquillità Itachi.

Moriko si era ritrovata distesa a pancia a terra, e quando, un poco incerta nei movimenti, si rimise in piedi sulle proprie gambe, si accorse che qualcosa non andava.

Un poco incredula, mosse la gamba ancora un paio di volte, trovando però immutata quella brutta sensazione di pesantezza che partiva dal fianco fino alle dita del piede.

Come per ottenere conferma dei propri sospetti, la ragazza dai capelli verdi rialzò lo sguardo monoculare su Kisame, incontrandone ancora una volta il ghigno divertito.

Samehada ti ringrazia per il tuo chakra, ragazzina.” Disse semplicemente il mukenin, poggiandosi spensieratamente la spada sulla spalla.

A quella rivelazione Moriko realizzò quello che era successo alla sua gamba e, inclinando nuovamente la testa da un lato, non curandosi di avere ancora la guancia sinistra rigata dalla scia acquosa del pianto di pochi istanti prima, distese le labbra in un sorriso e socchiuse leggermente l’occhio sinistro in un’espressione angelica che lasciò tutti quanti sbalorditi.

“Allora adesso lascerete in pace Kurenai-sensei e Asuma-sensei?” chiese serenamente Moriko, cominciando a dirigersi a passo malfermo verso Kisame, non meno stupito degli altri di fronte all’inspiegabile reazione della ragazza.

“Non volevate dare un po’ di chakra alla vostra spada, signore?” chiese ingenuamente la ragazza, zoppicando.

“Se vuole posso darle anche l’altra gamba.”

Il cammino di Moriko si arrestò a pochi metri da lui.

Io…” cominciò la ragazza alzando innocentemente il viso in direzione dell’altro, senza mai smettere di sorridere “…voglio molto bene a Kurenai-sensei, e anche ad Asuma-sensei.”

Il cuore di Kurenai, ancora tenuta sotto tiro dall’Uchiha, si strinse automaticamente al suono di quelle parole.

“Non voglio che qualcuno faccia loro del male.” Specificò continuando imperterrita il proprio discorso “L’ho promesso.” A quelle parole lo sguardo di Moriko, seppur rimanendo dolce, si fece più deciso. “Quindi, se volete fare del male a qualcuno, fatene a me. Tanto anche se morissi io…

Per un istante anche Itachi Uchiha rimase stupito dalla piega che aveva preso il discorso.

 “MORIKOOO!!!” urlò disperatamente una voce in lontananza.

Asuma e Kurenai, insieme ai due mukenin non capirono subito di chi si trattasse, ma a Moriko, irrigiditasi improvvisamente, non servì neppure voltarsi per capire chi fosse il proprietario di quella voce .

Itokosan.” Sussurrò sbarrando l’occhio sinistro.

In quel momento Asuma, approfittando dal momento di distrazione del mukenin della nebbia, si lanciò all’attacco, impugnando i propri pugnali puntando al viso del criminale.

Moriko vide il sensei superarla e saltare verso il suo avversario a lame sguainate, ma solo per vedere l’attacco venire eluso da un semplice movimento del collo di Kisame, che ridacchiò di fronte a quel debole tentativo di ferirlo.

Il suo sorriso animalesco gli si gelò in faccia non appena sentì il caldo fluido del proprio sangue schizzargli via dal viso e i suoi occhi si dilatarono dalla sorpresa, notando solo allora che la lama del pugnale era attorniata da uno strato di chakra tagliente ed acuminato, che ne allungava la gittata.

Moriko, dietro Asuma, socchiuse la bocca per la sorpresa, alzando istintivamente un braccio non appena vide le mani di Kisame cominciare a comporre una veloce serie di sigilli. Probabilmente si sarebbe scansata se non avesse visto qualcun altro interporsi all’ultimo istante tra Asuma-sensei ed il mukenin.

Suiton. Suikoudan no jutsu!” pronunciarono due voci nello stesso tempo, mentre un vortice d’acqua cristallina, roteando velocemente in aria formò in contemporanea due squali perfettamente identici che si scontrarono tra loro, bagnandoli per via degli schizzi che l’impatto sparse ovunque.

Alla ragazza dai capelli verdi, quando riuscì a riaprire l’occhio, bastò vedere la faccia del mukenin dalla pelle azzurra per capire quanto quel contrattacco l’avesse sorpreso.

Asuma si rialzò ridacchiando sollevato, sempre tenendo la sigaretta, ormai spenta, tra i denti, guardando le spalle di Kakashi.

“Ah sei tu. Ben arrivato, eh.” Disse ironicamente il ninja fumatore, alludendo al suo ennesimo ritardo.

Nah, ero qui già da un po’.” Gli rispose per le rime il copia-ninja facendo il vago.

Kakashi-sensei! Pensò Moriko, notando poi qualcun altro che si era affiancato a Itachi, rimanendo in piedi sull’acqua: un altro Kakashi.

Moriko sbattè un paio di volte la palpebra per la confusione.

Kage Bunshin” sussurrò Kurenai, capendo al volo quale justu aveva usato per comparire in due posti contemporaneamente.

“Bene! Mettiamo fine a questo combattimento.” Disse apparentemente a proprio agio lo shinobi senza smettere di tenere Itachi Uchiha a portata di kunai.

Moriko, che ne diresti di lasciare a noi il resto?” aggiunse subito socchiudendo l’occhio in un’espressione sorridente.

La ragazza in questione rimase ancora un momento sbigottita dall’apparizione di ben due persone identiche e ci mise qualche secondo prima di riprendere coscienza delle proprie azioni.

Kakashi-sensei?” chiese ancora incredula.

Per una seconda volta la voce di Sakura vibrò nell’aria circostante facendo ricordare la propria presenza sull’altra sponda del fiume.

“Rimandiamo le spiegazioni a dopo, Moriko. Sembra che Sakura sia piuttosto preoccupata.”

Moriko alzò meglio la testa focalizzando la figura lontana della sua Itokosan che si sbracciava parecchi metri più in là nel disperato tentativo di farsi notare da lei, poi ritornò a guardare Kisame seria e, ricominciando ad avanzare, superò di poco la seconda copia del sensei.

Il mukenin della Nebbia vide per l’ennesima volta quella strana ragazzina sorridergli serenamente, come se non ritenesse minimamente possibile che lui fosse una minaccia per lei.

Quell’espressione gli risultò non poco irritante, almeno finché Moriko non riaprì bocca, rendendo quel sorriso angelico lievemente inquietante.

“La prossima volta che ci vedremo, Kisame-san, le consiglio di stare attento, perché potrei arrabbiarmi sul serio. Quindi…” fece una pausa “… spero che non si arrabbi se le dico che preferirei non incontrarla mai più. Neh?” terminò inclinando leggermente la testa.

Le labbra di Kisame si distesero incredule. Pazzesco. Non sapeva come classificare quelle parole. Il modo in cui le aveva pronunciate era pieno di sincerità, eppure c’era qualcosa che non andava, come se tra le righe aleggiasse in sospeso una muta minaccia. Quasi un avvertimento sentito.

Sayonara, Kisame-san.” Fu tutto quello che disse Moriko prima di andarsene, tornando sui suoi passi e dirigendosi verso il ponte che collegava le sponde del fiume.

Kurenai, la tua allieva mi sembra diventata un po’ troppo esuberante.” Scherzò immediatamente Kakashi, appena vide la ragazza cominciare ad allontanarsi.

“Vedrò cosa posso fare.” Ribattè concisa sentendosi responsabile della discutibile condotta della propria allieva.

“Va be’. Ne riparleremo dopo.” Intervenne Asuma impugnando nuovamente i pugnali.

Intanto l’Hoshigaki non smetteva di guardare la ragazzina, che proseguiva la propria corsa.

Un sorriso gli deformò nuovamente le labbra azzurrognole.

Teh.”

 Quella ragazzina ha uno strano modo di irritare le persone.

 “Ad ogni modo, penso che sia arrivato il momento di dedicarci seriamente a questo combattimento.” Decretò il copia-ninja scoccando infine un’occhiata ad Itachi Uchiha.

Il mukenin dagli occhi scarlatti si voltò verso di jonin, incrociandone minacciosamente l’occhio sfregiato, rosso quanto il suo.

Hatake Kakashi.” rispose pieno di risentimento Itachi.

 

 

Vedere Moriko correre nella sua direzione, oltrepassando finalmente il ponte in legno che le divideva, fu per Sakura come un sogno ad occhi aperti.

Moriko!” esclamò correndo ad abbracciarla, circondandole le spalle con le proprie braccia, quasi timorosa di farsela scappare un’altra volta. Una volta che il suo cuore si fu calmato, la rosa si scostò un poco dalla cugina, guardandola in volto severa.

“Cosa stavi facendo in mezzo a quel combattimento? Quelli non erano ninja del villaggio! Erano degli intrusi!” le spiegò di getto l’Haruno, prendendo la ragazza dai capelli verdi per le spalle, scrollandola appena.

“Saresti potuta morire!” sottolineò con una punta di isteria nella voce. “Non devi mai più farmi preoccupare in questo modo capito?!”

Moriko però continuava a guardare per terra in silenzio con espressione colpevole, sentendosi in gola un groppone che le rendeva arduo il decidersi a parlare.

Come poteva dire alla sua Itokosan che stava per abbandonarla? Aveva promesso di proteggerla, eppure era stata a pochi passi dal lasciarla nuovamente sola. Come poteva?

Alla mancata reazione della cugina Sakura si calmò un poco, facendo scivolare le proprie mani via dalle spalle dell’altra.

Aveva esagerato un po’ troppo.

Abbasò lo sguardo.

“Scusa.”

Itokosan.” La chiamò debolmente la voce di Moriko.

La rosa ritornò a guardarla stupendosi di ritrovarla tremante e con la guancia sinistra rigata da un copioso rivolo di lacrime.

“Io ho paura.” Disse facendo mancare al cuore della cugina un battito “Non so se riuscirò… a rimanere con Itokosan … come avevo promesso.”

A quelle parole Sakura si strinse forte le mani l’una con l’altra premendosele al petto.

“È per via di quello che è successo con Shikamaru?”

Moriko annuì.

Le mani della rosa si riappoggiarono sulle spalle tremolanti della ragazza, con una calma quasi preoccupante.

Moriko…” disse Sakura cercando di mantenere ferma la voce, mentre sentiva gli occhi pungere fastidiosamente“… io so che prima o poi dovrai andartene. Lo so. Però…” deglutì, sapendo di star per dire qualcosa di estremamente egoista “… ti chiedo solo… di rimanere ancora per un po’. Ti prego Moriko…

La ragazza dalla treccia guardò mortificata la cugina sorridere in modo talmente forzato da far apparire palese il fatto che si trovasse ormai sull’orlo del pianto.

“… finché ti sarà possibile, resta con me.”

Moriko non trovò altro modo di risponderle se non annuendo di nuovo, prima di  cominciare a dirigersi con lei, mano nella mano, verso casa sua. O meglio, la casa dove avrebbe vissuto con Shikamaru nii-san e Yoshino kaa-san ancora per un po’.

Finché le fosse stato possibile.

 

 

Nella stanza di Shikamaru, Kiba era rimasto inebetito e in silenzio, mentre i suoi occhi ferini, divenuti quasi strabici, a causa della rivelazione del compagno di squadra riguardo quanto avvenuto tra lui e Moriko, fissavano il Nara, ancora seduto sul proprio letto a gambe incrociate, a quanto pareva, intenzionato a scavarsi con le unghie un buco in testa.

 Per la terza volta in due giorni aveva vuotato il sacco con qualcuno riguardo la sua situazione. Ma porca miseria! Che cosa aveva di sbagliato il suo cervello ultimamente? Perché diamine si ritrovava a raccontare le sue cavolate a destra e a manca? Era forse uscito di testa?

Sbuffò lievemente, facendo scivolare la mano, intenta a grattargli la nuca, sul materasso del letto.

No non era impazzito, e lo sapeva. Il suo non era altro che un patetico tentativo di chiedere aiuto. Analizzare le situazioni e capire quale fosse la mossa più giusta da fare era una delle sue specialità, ma in quella situazione non ci riusciva. Guardare dall’esterno una situazione e valutarla era diverso.

Diverso rispetto a quando ci si trovava coinvolto emotivamente come in quel momento.

Assurdo.

Proprio lui, il misogino per eccellenza, colui che considerava le ragazze e le donne in generale una seccatura continua, c’era cascato.

E quel che era peggio, era che la confusione, che il solo pensiero di Moriko gli dava in testa, non gli permetteva di capire come uscirne.

 Quando i suoi occhi scuri si rialzarono incerti su Kiba, poggiato sulla parete opposta a lui e con Akamaru ai suoi piedi che scodinzolava nel tentativo di svegliarlo dal suo stato di catalessi, ebbe il terribile presentimento che la linea di pensiero dell’Inuzuka fosse simile alla sua.

La mascella dell’altro era leggermente caduta, lasciando che i denti appuntiti tipici del suo clan gli spuntassero lievemente dalle labbra, e i suoi occhi sottili e scuri, già di loro aguzzi a causa della forma, erano puntati su di lui, quasi a voler studiare ogni sua minima reazione per cogliervi le tracce di uno scherzo.

Ma non è uno scherzo Kiba. Pensò tristemente Shikamaru. È tutto vero, purtroppo.

Una risata inaspettata gli arrivò violentemente ai timpani, squarciando in un lampo l’aria densa di tensione che fino ad allora, aveva aleggiato su di lui come uno spettro persecutore.

Non ci furono parole per descrivere ciò che provò nel vedere la bocca di Kiba spalancarsi in una fragorosa risata, talmente forte da far scivolare lo stesso violentemente contro il muro, fino a terra, con una mano sullo stomaco.

“Non ci credo…Ahahahaa!!” biascicò con le lacrime agli occhi Kiba, con una mano che gli sorreggeva la fronte.

In un istante il giovane Nara si accigliò: Che cosa c’era da ridere?

“Che cosa c’è da ridere?” fece eco ai propri pensieri, congelando sul nascere l’inspiegabile entusiasmo dell’Inuzuka che, sì, smise di ridere, ma continuò a guardarlo con un sorriso a malapena trattenuto, quasi in procinto di esplodere nuovamente.

“Di solito… pff… in questi casi si ride.” Fu la semplice risposta di Kiba, non ancora ripresosi del tutto.

Shikamaru però non sembrava aver capito, a giudicare dallo sguardo dubbioso che gli stava rivolgendo, e per questo, con un grande sforzo da parte del suo stomaco, ancora fremente dalle risate, cercò di mettersi seduto per terra e di cominciare un discorso sensato che gli chiarisse la situazione.

“Andiamo, Shika! Non avrai mica creduto di poter sfuggire a questo genere di cose?” chiese ironicamente inarcando un sopracciglio l’Inuzuka, vedendo il volto del compagno farsi sorpreso “Nessuno può!” aggiunse poi con ovvietà, costringendosi ad alzarsi in piedi facendosi perno con le mani sulle ginocchia, andandosi poi a buttare sul letto dell’altro con un sospiro.

“Le donne sono come le pulci amico mio…” continuò poi senza quasi più aver bisogno di guardare in faccia il Nara per capire quanto il suo discorso lo stesse sconvolgendo. “… più cerchi di grattarle via, più queste rimangono attaccate, e in più, finisci solo per farti del male.”

Un guaito di Akamaru diede più peso alle sue parole.

Le labbra di Shikamaru si incurvarono in un lieve sorriso, per poi lasciar scivolare via un sospiro.

“E quindi? Che dovrei fare?” chiese ancora avvilito poggiando la testa sul muro a cui era accostata la sua branda, lanciando al tempo stesso uno sguardo al cielo fuori dalla finestra.

Comodamente sdraiato sul materasso con le mani incrociate sotto la testa, Kiba aveva ormai gli occhi chiusi con un sorriso sornione in faccia, aspettando le fatidiche parole che tanto aspettava.

“È diventata mia sorella.”

“E quindi?” insisté con fare divertito lo shinobi dei cani, provocando dell’altro un leggero disappunto.

“Quindi, cosa?!” sbottò Shikamaru ritornando a guardarlo “Hai idea di cosa mi farebbe mia madre? Per non parlare di Sakura, che mi ha quasi soppresso ieri non appena l’ha saputo.”

Ahiai.”

Il tono ironico dell’ultima frase del castano gli fece scattare un’intuizione.

E gli occhietti vispi di Kiba accompagnati da un sorrisetto birbante e puntati direttamente sui suoi, non fecero che dargli conferma.

“Me lo darai un consiglio o no?” tentò, guardandolo sospettoso, ottenendo solamente l’ennesima risatina sommessa da parte sua.

Mmmmh.” Fece girandosi dall’altra parte sempre con le mani dietro la testa “Non so.”

In quel momento Shikamaru avrebbe volentieri fatto scontrare un paio di volte o più la propria testa contro il tenero muro di casa sua, tanto il mal di testa che lo aveva riassalito era forte. Ma perché la vita continuava a mandargli complicazioni?

Sai…” aveva continuato intanto Kiba, sorridendo furbesco senza lasciarsi vedere dall’altro “… sono un po’ indeciso se darti un consiglio d’amico o da rivale in amore.”

Ecco, ormai lo scontro tra lui e l’angolo più duro di casa sua era assicurato.

“Tu cosa preferisci?”

La mano di Shikamaru accolse gli occhi stanchi di quest’ultimo, ormai troppo provato psicologicamente per mettere insieme un solo pensiero coerente.

Alle orecchie di Kiba il silenzio del compagno valse più di mille parole.

Chi è il baka adesso?Eh?

 

Entrando in casa Moriko si era guardata attorno un po’ intimorita, fermandosi sulla soglia principale con quasi ostinato terrore. Sakura, dietro di lei, la guardò dispiaciuta, forzando subito dopo un sorriso incoraggiante sulle labbra per poi con una mano darle una piccola spintarella sulla schiena.

Ondeggiando per via di quel gesto, Moriko si voltò, come previsto, verso di lei e la rosa, rispose all’espressione incerta della cugina con segno di assenso con la testa che voleva essere rassicurante.

Non ancora del tutto convinta, la ragazza dalla treccia, si rivoltò verso il gradino dell’entrata, fissandolo per un paio di secondi prima di abbassarsi verso i propri sandali e cominciare a sfilarseli, per poi indossare le pantofole ancora messe in disparte in un angolo a sua disposizione.

Itokosan… pensò Moriko mentre saliva lentamente sul gradino del parquet … mi dispiace...

“Non preoccuparti Moriko.”

Le parole della sua Itokosan però non gli diedero molto conforto, tutt’altro.

Si girò verso di lei, sempre con l’occhietto verde languido, esprimendo come meglio poteva il suo sconforto ed il suo pentimento.

Fu allora che dalle scale di casa Nara, Sakura  sentì scendere rumorosamente Kiba e Shikamaru.

 

“Immagino che la cosa ti faccia piacere.” Asserì Shikamaru, chiudendo lentamente la porta della propria stanza e affiancandosi accanto a Kiba, ancora ghignante e soddisfatto.

“Cosa?” chiese lo shinobi dei cani, facendo lo gnorri “Il fatto che tu ti sia dimostrato più baka di me o che adesso sono io ad avere più vantaggio su Moriko?”

A quelle parole il giovane Nara si sentì toccato sull’orgoglio e come per miracolo, il suo spirito combattivo si accese.

“Viviamo sotto lo stesso tetto.” Disse quasi annoiato, ma senza perdere il suo cipiglio serio.

“Ma siete fratello e sorella.”

Uno a zero per Inuzuka.

“L’hai abbandonata sul ciglio di un burrone.”

Questa volta fu il turno di Kiba di sentirsi provocato. Il sorrisetto sereno si dissipò dalle sue labbra, lasciando il posto ad un’espressione che, unita ad i suoi elementi animaleschi, andava ben oltre il minaccioso.

“Mi ha perdonato.” Ringhiò guardandolo dritto negli occhi. “E non mi sono mai sentito tanto stupido quanto nel momento stesso in cui  me ne sono reso conto.”

“Punto tuo.” Ammise quasi con uno sbuffo Shikamaru continuando a camminargli accanto lungo il corridoio, dirigendosi verso le scale.

“Ah, e da quel che mi ha detto Hinata il mio peluche le è piaciuto.”  Aggiunse Kiba fermandosi improvvisamente con un nuovo sorriso (ebete secondo Shikamaru) stampato in faccia e con un tono di voce entusiasta, simile a quello di un bambino che sa di aver fatto bene, ma vuole sentirsi elogiare ancora un po’.

“Già.” Liquidò con noncuranza Shikamaru, indispettendolo.

“Ah, un’ultima cosa: …” fece l’Inuzuka passandogli davanti, certo di star giocando il proprio asso nella manica “… a differenza di te Shikamaru nii-SAN …”

Shikamaru cercò di non dare molto peso al modo in cui aveva accentuato la particella onorifica “-san”, ma la cosa fu impossibile quando sentì il resto della frase.

…io sono diventato Kiba-KUN.” Terminò con tono da birbante il castano dalle guance tatuate.

Gli occhi si Shikamaru si sbarrarono ad un livello indecente che fece quasi scoppiare a ridere Kiba.

E il cervello di Shikamaru cominciò a lavorare, dopo molto tempo di oziosa inattività, scavando ad una velocità sorprendente tutti gli elementi in suo favore, ma ne trovò solo uno, abbastanza semplice ed efficace da poter essere tirato fuori così di punto in bianco. Non dovette neanche sforzarsi tanto per trovarlo.

“E io sono suo fratello.” Disse  rimettendo stancamente le mani nelle tasche dei pantaloni e ricominciando a camminare con la solita andatura sciancata “… e come tale, ti proibisco di frequentare mia sorella.”

Kiba ci rimase non poco di sasso. Osservò il moro ondeggiare come un mezzo rimbambito verso le scale , per poi fermarsi e sbadigliare clamorosamente in aria come se nulla fosse successo.

E lì esplose.

Coooooosaa???!!” urlò, spaventando inevitabilmente Akamaru nella sua giacca “Tu proibisci a ME?! Non se ne parla!”

Shikamaru ridacchiò vittorioso, cominciando a scendere le scale, sentendo la rumorosa presenza di Kiba dietro di sé. Già, rumorosa, perché Kiba non era altro che quello, un cane rumoroso, non certo il compagno ideale per lui che anelava alla quiete di una collina 24 ore su 24.

Eppure, dovette ammettere a se stesso il moro, mentre cercava di evitare i le mani di Kiba che tentavano invano di fermarlo, anche la rumorosità di Kiba aveva i suoi lati positivi, specie sul suo malumore, dal quale era riuscito a distrarlo con solo un paio di parole e ringhi di sfida.

Non dovette fare molta strada, però, prima di vedere il proprio attimo di serenità venire spazzato via non appena, nell’entrata gli apparvero Moriko e Sakura, certamente appena rientrate.

Gli occhi pieni di biasimo della rosa lo inchiodarono sull’ultimo scalino, imprigionando sulla gradinata anche Kiba, anche lui accortosi con un groppo alla gola della presenza delle due cugine.

Shimatta¹.” Sussurrò Kiba tra i denti, facendo arrivare l’imprecazione solo al suo orecchio.

Sakura non sembrava aver nemmeno notato la presenza di Kiba, tanto i suoi occhi color giada erano rimasti fissi sul giovane Nara, mentre le sue braccia si erano irrigidite ed incrociate al petto.

“Credo che tu abbia qualcosa da dire a Moriko, Shikamaru.” Sibilò facendo intendere bene tra le righe quanto quell’ “abbia” intendesse un certo dovere nei suoi confronti.

Un dovere molto pesante, che raddoppiò non appena notò che Moriko, non accennava a voltarsi verso di lui, nonostante avesse ben intuito la sua presenza.

Notò che aveva irrigidito le spalle e che tremava appena.

Rabbuiandosi di colpo, Shikamaru scese completamente dalle scale, avvicinandosi a poco a poco, sotto lo sguardo sbalordito di Kiba, alla ragazza dai capelli verdi.

Si fermò a pochi passi da lei, fissandole le spalle con insistenza, quasi potesse trasmetterle il suo desiderio che si voltasse verso di lui con il solo sguardo, giusto quel tanto che lo potesse farlo sentire meno colpevole di quanto non fosse.

Ma Moriko non si voltò, anzi, più passava il tempo, più le sue mani, premute contro il petto, facevano fatica a trattenere quel tremore che le invadeva il petto, causato dalla paura di risentire le stesse cose, le stesse voci feroci e sibilanti urlarle nella testa non appena avesse incrociato lo sguardo del suo nii-san.

Gomenasai.” Fu il sussurro che la fece sussultare sul posto, spingendola quasi a voltarsi verso Shikamaru.

Dietro di lei, senza che lei potesse vederlo, Shikamaru si era inchinato profondamente, nascondendo allo sguardo di Sakura e Kiba la propria espressione sofferente.

Gomenasai, Moriko-chan.” Ripetè abbassando ancora un po’ di più la testa “Avresti tutte le ragioni a non volermi perdonare, ma…” fece una pausa, mentre una piccola goccia di sudore gli colò lungo il viso. “Ti prego Moriko, dammi un’altra possibilità. Dammi un’altra possibilità per essere un onii-san migliore.”

Niente, Moriko ancora non accennava a voltarsi, ma almeno aveva smesso di tremare.

“Ti prometto…” continuò intanto imperterrito Shikamaru…che non accadrà più.”

“Me lo promette?”

La voce di Moriko aveva finalmente rotto l’atmosfera pesante di casa Nara, facendo tirare un piccolo respiro di sollievo a Sakura.

E così ha inizio… pensò Sakura sorridendo appena, riconoscendo subito nell’atteggiamento della cugina uno spiraglio.

“Sì,…” rispose dopo un attimo di stupore Shikamaru, senza mai alzarsi dal suo inchino “… te lo prometto.” Concluse, rimanendo fermo ancora un po’ in quella posizione di pentimento, finché un singhiozzo non eruppe dalla gola della ragazza dalla treccia.

Sigh …, Nii… nii-san sigh.” Piagnucolò flebilmente Moriko, asciugandosi con le manine pallide i lacrimoni che, a poco a poco, le stavano scivolando copiosi dall’occhio sinistro.

In un attimo, Shikamaru si vide la sorella acquisita buttarglisi addosso, aggrappandosi quasi disperatamente alla sua maglietta con le mani, stropicciandola e bagnandola con le proprie lacrime.

Nii-san!” urlò alla fine buttandosi in un pianto disperato.

Shikamaru ci mise un po’ a capire quello che stava succedendo. Tutto quello che riusciva a percepire in quel momento era il corpo di Moriko: le sue mani sottili e diafane strette ai suoi vestiti, la sua testa contro il suo petto, la sua maglietta che lentamente assorbiva all’altezza del cuore il dolore e il sollievo del suo unico occhio rimasto, e le sue spalle scosse dai singhiozzi.

La sua mano si mosse lentamente sulla schiena della ragazza, tastandola e strofinandola affettuosamente e il suo mento si poggiò sulla sua nuca, come al solito intricata come un cespuglio di rovi.

Gomenasai.”

Sakura constatò che fosse meglio lasciarli soli e fu per questo che , cercando di non attirare troppo l’attenzione, sgattaiolò fuori dalla porta principale, dirigendosi poi velocemente, e con un sorriso sereno in viso, verso casa propria: l’indomani avrebbero avuto gli allenamenti e di certo a lei non andava proprio di sentire la signora Riiki biasimarla per non essere riuscita a pulire la casa.

Durante il suo tragitto fu però fermata da una mano sulla propria spalla, che la portò a voltarsi incuriosita ed a incontrare un volto ben conosciuto, ma in quel momento più prossimo allo svenimento che ad altro, a giudicare dalla profonda occhiaia che gli solcava il viso non coperto dalla maschera e dal copri fronte.

Asuma le parve un poco in difficoltà nel sostenere con le braccia il peso del Copia-ninja.

Kakashi-sensei?” chiese stupita la rosa, sbattendo un paio di volte le palpebre, non credendo ai propri occhi. Poi le tornò in mente tutto: il combattimento in riva al fiume, Moriko nel bel mezzo di quest’ultimo e l’intervento tempestivo di Kakashi.

Accidenti, è ridotto proprio male. Constatò guardandolo meglio e deducendo di conseguenza che gli allenamenti non ci sarebbero stati nemmeno l’indomani.

Sakura…” disse con voce flebile il jonin, trattenuto a stento dall’amico, che muto osservava la scena di cui non sembrava comprendere molto “… dobbiamo parlare.”

Quelle parole furono peggio di un campanello d’allarme nella testa di Sakura, ma ancor di più a metterla in allerta fu il modo in cui l’occhio stanco e sofferente del proprio sensei la guardò nell’attimo in cui terminò la frase.

E stavolta… voglio tutta la verità.

 

 

 

 

 

 

 

E rieccoli lì. In piedi sulla soglia di quella stupida stanza. Tutti e tre in fila i fratelli Subaku, come delle belle statuine, in attesa di una sua confessione.

“Allora, Coco?” chiese con voce stanca Temari.

Coco la guardò un attimo in faccia, dimenticandosi di essersi ripromessa di tenere gli occhi ancorati alle coperte del letto: non aveva una bella cera, tutt’altro, sembrava non aver chiuso occhio durante la notte.

Strinse gli occhi, non capendo. Cosa c’era di tanto diverso da infrangere la sua maschera da dura?

Spostò lo sguardo su Kankuro, ma, nonostante i suoi sforzi, non riuscì, a causa dell’ostinazione che quest’ultimo dimostrò nell’evitare accuratamente i suoi occhi. Digrignò i denti infastidita, tentando per l’ultima volta con Gaara.

I suoi occhi acquamarina si impuntarono sui suoi, stupendola con la loro intensità.

Eppure… pensò sentendosi sempre più nervosa, notando lo sguardo fisso ed incolore del rosso … c’è qualcosa che non va.

“Questa è l’ultima possibilità che hai per dirci la verità.” Continuò incurante del suo stato d’animo Temari.

“E se non lo faccio?” azzardò con il tono più strafottente ed ironico che riuscì ad assemblare, mal dissimulando il proprio turbamento.

“Saremo costretti a cacciarti dal villaggio.” Intervenne improvvisamente Gaara, senza battere ciglio.

Il respiro di Coco le si mozzò in gola. Per un attimo ebbe quasi l’impressione che il suo cuore avesse saltato di un battito, ma solo per un attimo. Un poco a fatica distese le labbra in un sorriso, il meno convincente della sua vita.

“E come mai non mi sbattete nelle celle degli interrogatori? Troppa paura che riesca a fare fuori i vostri amati sensei?”

Un tonfo sordo la fece sobbalzare. Alzò lo sguardo, trovando Kankuro con una mano chiuso a pugno sullo stipite della porta, al quale aveva appena dato un pugno rabbioso.

“Smettila di fare la bambina!!” sbraitò il marionettista a testa bassa “È di te che siamo preoccupati! Baka!”

Un silenzio tombale scese sulla camera da letto.

Gli occhi color giada di Coco si abbassarono involontariamente.

Preoccupati? Per lei?

 Come suonava strano. Qualcuno che si preoccupava per lei. Fino ad allora nessuno mai si era preoccupato per lei. E chi l’avrebbe mai fatto? Lei non l’aveva mai permesso a nessuno. Era indipendente, testarda, egoista.

Egoista.

Sì forse era quella la parola più adatta a lei. Egoista, completamente presa da se stessa, così tanto da non riuscire nemmeno ad accettare gli altri, così tanto da respingere con battute acide e sadiche ogni tentativo di approccio da parte del prossimo nei suoi confronti. Ma lei non era così, lo sapeva bene chi era lei, e di certo non era la Coco sanguinaria e cinica che faceva finta di essere.

No, lei era semplicemente orgogliosa.

Orgogliosa.

Troppo orgogliosa.

Temari, Gaara e Kankuro si scambiarono un’occhiata desolata l’un l’altro, interpretando quell’ennesimo silenzio come il loro ultimo baluardo di speranza che veniva infranto. La più grande dei tre si era leggermente voltata verso la porta, questa volta per uscirne per sempre, quando la voce dura e leggermente arrochita dalla sete della loro prigioniera si fece sentire, bloccandole i piedi a pochi centimetri dalla soglia.

Abeille sta per AO-02.”

I tre fratelli Subaku ritornarono ad osservarla, un po’ stupiti per quell’improvviso cambiamento, un po’ sollevati per lo stesso motivo, ma ugualmente incuriositi dal significato di quella frase che, veloce come un soffio di vento, era uscita dalle labbra della biondina.

“A dirla tutta…” continuò con fare assente, senza mai alzare gli occhi su di loro e stringendosi le ginocchia al petto “… il nome per intero sarebbe Abeille Ouvriére, esperimento numero 02.”

Il respiro si mozzò in gola a tutti e tre, alla parola esperimento.

Stavano entrando in un territorio pericoloso, con quella parola, specie se la parola in questione viene associata ad un essere umano.

Gli occhi verdi di Coco si rialzarono finalmente su di loro, accigliati come al solito, ma… vuoti, vinti.

“Volete sapere la verità, bambocci?” chiese dando all’ultima parola una sottile intonazione di rimprovero che fece ricordare con un certo conforto a Temari la grinta di cui era dotata l’altra “Fate pure, ma poi…” fece una piccola pausa tornando a guardarsi le ginocchia “… non venite a dirmi che non mi credete.”

“Possiamo farti delle domande, allora?” azzardò Kankuro alquanto speranzoso.

Coco sospirò pesantemente “Ovvio. Se mi mettessi a raccontare io da sola, non saprei da che parte iniziare.”

Gaara lanciò un’occhiata d’intesa al fratello maggiore, ricevendo da lui un segno d’assenso, e facendo un passo in avanti, segno che sarebbe stato lui a condurre l’interrogatorio.

“Chi erano quelle due che ti hanno minacciato?” fu la prima secca domanda.

Ruri e Ryuuchi.” Specificò Coco con voce stranamente atona “Sono mie cugine.”

Eeeeh?!” esclamo immediatamente Kankuro “Avevi detto di non avere parenti!”

Il solito baka… pensò la biondina, vedendosi interrompere in quel modo.

“In un certo senso è vero…” gli rispose immediatamente Coco “… i miei genitori, zii e nonni sono tutti morti. Gli unici parenti rimastimi sono i miei cugini.”

“E perché non vivi con loro?” intervenne spontanea Temari, incuriosita.

“Ti pare che una pazzoide armata di spada ed un travestito ninfomane siano persone con cui convivere?” domandò di rimando la biondina, guardando con la coda dell’occhio la reazione di Gaara che, alle sue parole, era sussultato appena percettibilmente.

“Travestito?” chiese il rosso confuso.

Ryuuchi è un uomo. Uno dei pochi sopravvissuti, ma odia essere un maschio, per questo si traveste.” Cercò di spiegare alla bene e meglio “In sostanza, si sente donna.”

Bleah!” sentì fare Kankuro e questo non fece che infastidirla.

“Ognuno vive come vuole.” Sibilò, facendo morire sul nascere ogni possibile commento nei confronti di suo cugino Ryuuchi. Non gli era molto simpatico, a dirla tutta, ma nemmeno lo odiava. In fondo rimaneva sempre suo cugino.

“Loro sanno che sei un…?” riprese Gaara facendo finta che il discorso sulla sessualità di Ryuuchi non fosse mai avvenuto.

“… esperimento?” concluse Coco al posto suo “Sì, lo sanno. In fondo anche loro lo sono.”

L’ennesimo scambio di occhiate tra fratelli.

Coco sospirò: si stava andando per le lunghe.

“In sostanza, …” ricominciò, preparandosi a spiattellare la realtà così come la conosceva lei in faccia a quei tre “ … la mia famiglia è stata sterminata e gli unici sopravvissuti più giovani sono stati chiusi in un laboratorio…

Rialzò lo sguardo di nuovo assente, sui tre fratelli.

“… diventando soggetti da esperimento.”

“Esperimenti per cosa?”

 La domanda di Gaara, quasi la fece sorridere: aveva centrato il nocciolo della questione e ora a lei non spettava altro ch rispondere.

Si rannicchiò su se stessa, poggiando la fronte sulle ginocchia.

“Creare delle armi umane…” disse, sentendosi la gola in fiamme ed improvvisamente secca “… atte unicamente all’uccisione di tutti i jinchuuriki.”

Il silenzio che seguì dopo, spezzato soltanto da dei rapidi respiri di sorpresa, le fece inconsciamente stringere di più le mani sulle proprie gambe, quasi volesse farsi piccola piccola su quel letto.

“A ognuno di noi…” continuò, sentendosi gli occhi inumidirsi velocemente “ …fu dato un’appellativo, un numero, un nuovo cognome… e un jinchuuriki da uccidere.”  fece una pausa per nascondere quella piccola incrinatura che la sua voce aveva subìto alla fine.

“Fummo tutti quanti sottoposti ad operazioni dirette sul nostro sistema nervoso, sui nostri organi…” prese ancora una volta il respiro, sentiva le lacrime gocciolarle sulle gambe, nei suoi occhi passavano come fulminei scatti le immagini della sua infanzia, fatta di dolore, lividi ed odio. “Ognuno di noi fu allenato fino allo sfinimento ogni giorno, per settimane, facendoci raggiungere, anche con l’aiuto di tecniche proibite, la perfezione.”

“Quanti anni avevate?”

Era stata Temari a farle quella domanda e, a giudicare dal suo tono di voce, anche lei era sull’orlo del pianto.

“La più grande ne aveva 16, Ryuuchi, Ruri e un altro maschio ne avevano 12…” un’altra pausa “… io ed altre quattro bambine… eravamo tra i 4 e i 5 anni.”

Un singhiozzo di Temari le fece capire che aveva raggiunto il limite.

“Che fine hanno fatto i promotori del progetto?”

Ancora una volta Gaara la stupì, dimostrando di riuscire ad esternare sicurezza e calma anche attraverso il tono di voce.

“I finanziatori non li ho mai visti. So solo che… fui messa sotto spirito per 8 anni, e che al mio risveglio…

Rialzò leggermente la testa per scorgere oltre l’orlo delle ginocchia i volti dei tre: erano totalmente presi dalle sue parole “…la mia cella si aprì da sola facendomi cadere per terra, sporcandomi la faccia della polvere che si era formata da anni nella mia stanza.” Spostò la testa di lato, poggiando la guancia sulle gambe, godendosi la nebbia acquosa che attorniava i muri della stanza attraverso i suoi occhi.

“La porta della mia stanza si aprì da sola…” ormai le parole uscivano fuori meccaniche “.. e uscendo scoprii che tutti i dottori che lavoravano lì erano morti.”

Un altro sussulto da parte di Temari.

“In corridoio trovai un foglietto con sopra scritto il simbolo di Konoha e più avanti, nella stanza di chi sembrava averlo scritto, trovai una delle mie cugine con la mia stessa età.”

“Decideste di andare a Konoha.” Quella di Gaara era più un affermazione che una domanda.

Lei annuì appena.

“La cugina che aveva scritto quel foglietto era stata mandata a Konoha per uccidere il jinchuuriki del Kyuubi molto tempo prima.”

Uzumaki Naruto.” Sussurrò Gaara tra l’allarmato e l’arrabbiato.

Ma…?” la voce di Kankuro, a quanto pare trovava strano che il biondino esaltato che aveva sconfitto il fratello fosse ancora vivo nonostante gli fosse stato mandato un sicario anni prima.

“Tua cugina ha … ha deciso di non ucciderlo?” Temari non era la sorella maggiore per nulla.

“Tutte noi abbiamo rinunciato ad uccidere voi Jinchuuriki.” Disse atona, rialzando finalmente lo sguardo, aveva finalmente smesso di piangere. I suoi occhi si posarono uno ad uno sui volti dei presenti fermandosi infine su quelli cerchiati di nero di Gaara.

“Perché?” fu la domanda secca, ma smaniosa di una risposta, del rosso.

“La nostra famiglia è stata distrutta , Gaara.” Puntualizzò “Siamo completamente perse in un mondo in cui siamo state esiliate. Perché mai dovremmo uccidervi?”

Un silenzio imbarazzante.

“La vendetta non ci porterebbe a nulla.” Sospirò “Voi jinchuuriki non avete colpe, sono quelli che ci hanno fatto questo...” disse toccandosi inconsciamente i capelli tagliati male ed ispidi “… i veri responsabili.”

Il suo sguardo si fece duro e perso in un pensiero che non esitò ad esternare.

“E io spero di non sapere mai le loro identità…” sibilò, turbando non poco Temari e Kankuro.

…perché so che non esiterei ad andare lì ed ammazzarli.”

Il tono di voce che aveva usato, calmo e basso, era inequivocabilmente serio e fu per questo che Temari non riuscì a trattenere un brivido dal percorrerle lungo la schiena.

Solo Gaara, che ancora non smetteva di fissare Coco con lo sguardo acquamarina fisso su di lei, sembrava non aver risentito di quel tono di voce.

“Hai sempre fatto finta di essere svantaggiata dalle mie tecniche di sabbia, vero?”

Le labbra della biondina si incurvarono.

Si è accorto anche di quello…

“Già.” Fu la sua unica risposta divertita.

“Dovevo ottenere la tua fiducia.” La giustificazione, alle orecchie dei tre fratelli non fece una grinza: di certo non si sarebbero mai fidati di una completa estranea, capace anche di resistere agli attacchi micidiali del più piccolo di loro.

“Uff.” sbuffò contrariato Kankuro mettendosi le mani dietro la nuca “Avremmo dovuto capirlo, per principio il fulmine non può essere più debole della sabbia.” Terminò accennando ad un sorrisetto forzato, lanciando un’occhiata d’intesa alla sorella.

“Eh.., sì.” Disse inizialmente un poco incerta Temari, sorridendo alle intenzioni del fratellino “È riuscita a farci fessi tutti e tre.”

Seguì una risata nervosa da parte dei due fratelli maggiori.

Coco li guardò allibita.

Voi…” iniziò incerta “… voi mi credete?” chiese incredula.

“Certo.” Rispose immediatamente Temari “Perché mai dovresti mentirci?”

“Ma io… ho appena detto di essere stata mandata qui per uccidere Gaara!” obiettò, mettendosi improvvisamente in piedi sul letto, fregandosene altamente dell’igiene.

“Ma da quel che ha sentito Gaara, ti sei rifiutata di farlo, nonostante una delle tue cugine pazzoidi ti puntasse una spada alla gola e comunque …” ribatté immediatamente la più grande riassumendo in pochissimo tempo il proprio atteggiamento calmo ed autoritario “… giù i piedi da quel letto, Coco.”

I piedi di Coco si mossero meccanicamente, facendola cadere di peso sul letto ad occhi sbarrati.

Incredibile.

Quindi… voi…” balbettò, non osando nemmeno incontrare il volto di Gaara, che aveva intravisto abbozzare un sorriso sottile quanto un filo.

Temari si limitò soltanto ad annuire.

E la vecchia Coco tornò a farsi sentire.

“Cretini! E adesso come la mettiamo con le carte bomba?! Eh?! Non crediate di passarla liscia dopo tutto quello che mi avete fatto passare, comunque!! Vi concerò così male da implorare di essere morti!”

Temari e Kankuro sospirarono all’unisono. C’era un non so che di tranquillizzante nel tono iroso e assetato di vendetta della loro biondina.

Gaara intanto continuava ad osservare di sbieco la ragazzina, cercando di non farsi notare dai fratelli. La guardò agitare furiosamente le mani strette a pugno, dirette minacciosamente verso di loro, mentre i suoi capelli si agitavano in aria allo stesso ritmo delle sue braccia.

Ancora faceva fatica a mandare giù il passato di Coco, ma, per esperienza, sapeva che quello che aveva passato era molto verosimile, se confrontato all’atteggiamento che il mondo aveva avuto nei suoi confronti, nonostante fosse ancora bambino.

Arrivare a distruggere la vita di una bambina… pensò, stringendo inconsciamente le labbra, constatando mentalmente che lui e Coco avevano dovuto fare i conti con la violenza del mondo adulto più o meno alla stessa età.

Le lanciò ancora una volta uno sguardo di sottecchi, studiandola per l’ennesima volta.

Abeille Ouvrère… Un’ape… ragionò mentre studiava ogni suo atteggiamento.

 “Un soprannome decisamente appropriato.” Sussurrò senza riuscire a farsi udire né da Coco né dai propri fratelli, troppo occupati a trovare un modo per riuscire a dirle che buona parte di quelle carte-bomba, specie quelle che andavano dalla porta al letto, erano finte.

“FATEMI USCIRE DA QUIIIII!!!!”

 

 

 

 

 

 

A Sakura la stanza d’ospedale di Kakashi-sensei non era mai parsa tanto inquietante quanto in quel momento.

Doveva essere a causa del fatto che era pienamente cosciente di quello che Kakashi voleva sentire da lei: la verità su lei e Moriko. Dopo essere stato avvertito da Sasuke pochi minuti prima delle sue ultime scoperte, aveva pregato Asuma-sensei di aiutarlo a cercarla, finendo così per intercettarla nel momento che la rosa ritenne il più sbagliato della sua vita.

Ma forse, più specificatamente, era per l’effetto che lo sguardo fisso del suo sensei le stava dando, a trasmetterle quel senso di incicurezza.

Non era passato molto tempo da quando Asuma, Kurenai e Gai-sensei erano usciti dalla stanza, lasciandoli soli nonostante la richiesta del collega gli avesse straniti non poco. Adesso lei era semplicemente in piedi accanto al letto del jonin, rigida a tesa come una corda di violino, mentre il Copia-ninja era semidisteso sul letto, con la schiena sostenuta da un secondo cucino. Il coprifronte era stato abbandonato sul comodino accanto a letto e questo le permetteva di vedere la cicatrice che solcava verticalmente l’occhio munito di Sharingan.

Maledizione… imprecò mentalmente Sakura, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.

Sakura…” la richiamò la voce stanca del suo sensei.

Non le servì guardarlo in faccia per capire quanta delusione esprimesse il suo viso: poteva benissimo intuirla. Gli aveva mentito, aveva tradito la sua fiducia e non era cosa che potesse essere perdonata così alla leggera. Le sue mani strinsero più forte la stoffa purpurea del vestito. Non poteva andare avanti in quel modo: il tempo stava ormai per scadere, la donna che avrebbe dovuto pendere il posto di Hokage ancora tardava ad arrivare e lei sapeva che Moriko, stentava a resistere agli istinti di quelle cose racchiuse dentro di lei.

Non poteva più sopportare quella pressione. Aveva bisogno di qualcuno a cui confidarsi, qualcuno che le credesse.

Alzò lo sguardo sul suo sensei, stanco come non mai dal combattimento avvenuto poco prima, e si decise.

Era Kakashi-sensei la persona di cui si fidava di più e non l’avrebbe persa, non così. Sarebbe andata fino in fondo, questa volta. Niente ripensamenti. Non più.

“Glielo dirò.” Disse con voce flebile, vedendo la testa del sensei, muoversi leggermente verso di lei a quelle parole.

“Glielo dirò.” Ripetè, senza accennare ad abbassare lo sguardo “Ma non dovrà dirlo a nessuno. Nemmeno a Sasuke.”

Specialmente a Sasuke.

Lo sguardo monoculare di Kakashi incontrò il suo, interdetto.

“Va bene?” insisté, ottenendo un segno di assenso da parte dell’adulto.

Rassicurata, la rosa si avvicinò al letto dell’altro, premendosi nervosamente le mani al petto.

Kakashi-sensei…” sussurrò, sentendosi colpevole come non mai “… quello che le dirò ora sarà la verità. Quella vera.” Specificò, quasi facendo fatica a mantenere il contatto visivo con l’occhio color pece del sensei, che continuava ad ascoltare muto ed accigliato la voce della sua giovane allieva.

“Le chiedo solo di credermi, sensei. La prego… per quel che vale, detto da me. Mi creda.” Implorò, stringendosi le mani così forte da farne defluire il sangue all’interno.

“D’accordo, Sakura.” Fu la risposta biascicata a fatica dal più grande “Ci proverò.”

Lei annuì comprensiva, si sedette ai piedi del letto dell’altro con un sospiro, cominciando a scrutare con falso interesse il muro in legno opposto a lei, racimolando nel frattempo le idee.

Poi, dopo aver preso un breve respiro in petto, parlò.

“Sono stata adottata.” Disse senza neanche osare guardare la reazione di KakashiRiiki Haruno non è mia madre. Io, Moriko e Coco, siamo orfane.”

Fece una pausa, aspettando per un attimo che Kakashi-sensei mandasse giù la notizia.

“Non sei… di questo villaggio?” sentì balbettare l’uomo dai capelli argentati.

Sorrise: prevedibile come domanda.

“No, Kakashi-sensei.” Disse scuotendo la testa “Sono nata in un piccola comunità fantasma costituita da un solo Clan. Il mio.”

“Che fine ha fatto la tua famiglia?”

Abbassò lo sguardo, ancora una volta, una domanda prevedibile.

“Venne sterminata davanti ai nostri occhi quando avevamo 4 anni.” Disse, tentando in tutti i modi di mantenere un tono di voce neutro “Delle persone ci trovarono … e ci rovinarono la vita.”

Una lacrima solitaria le scese su una guancia, nonostante le sue labbra fossero tirate in un sorriso. Il silenzio di Kakashi valse più di mille parole. Non capiva.

“Il mio clan era famoso per il doujutsu² di cui solo le donne potevano fare uso.” Spiegò con quanta più semplicità riuscì a trovare, nonostante dentro si sentiva una tempesta di emozioni che le rendeva quasi impossibile mettere insieme i pensieri.

“Un doujutsu che ha parecchie varianti e che è conosciuto come Kiishimugan, l’occhio dell’ammaliatrice.”

Si voltò verso il proprio sensei, sconvolto tanto da farle quasi paura, sorridendogli amaramente con ancora la guancia rigata di pianto.

“È l’unico motivo per il quale io, Coco, Moriko e i nostri restanti cugini, siamo rimasti in vita.” disse flebilmente.

Come…?” fece Kakashi, confuso, tentando di mettere insieme una domanda sensata, ma ancora una volta si vide interrompere da Sakura, che era nel frattempo ritornata ad evitare il suo sguardo, ora focalizzato sulla coperta punteggiata di shuriken del suo letto.

“I nostri occhi sono molto rari, Kakashi-sensei… è un doujutsu imprevedibile, penalizzante a volte, ma anche molto efficace, specie se confrontato …” prese un respiro profondo “… con lo Sharingan.”

A quel punto fece incrociare nuovamente i suoi occhi con quello di aperto si Kakashi, leggendovi stupore.

 Kakashi-sensei, ora cercherò di usare il mio Kiishimugan su di lei, lei provi a schermarsi con lo Sharingan.” Disse velocemente la rosa, leggendo confusione sul viso del più grande. Sapeva di star facendo una mossa azzardata, ma tutto dipendeva da quella dimostrazione. “La prego solo di osservare il cambiamento dei miei occhi e di reagire in fretta.” Aggiunse accigliandosi, parlando più chiaramente che poté.

Dopo un attimo di incertezza, vide il volto dell’uomo prima rilassarsi, poi indurirsi deciso ed annuire.

“Bene.” Asserì la rosa, chiudendo per un istante gli occhi per poi riaprirli e focalizzarli sull’occhio ancora chiuso e sfregiato del sensei.

Kiishimugan. Richiamò intensamente per poi vedere la sua vista piombare nella più completa oscurità, eccezion fatta per una piccola luce azzurrognola localizzata dove prima stava il petto di Kakashi. Lei però non ci fece caso ed aspettò.

Una luce circolare e rosso sangue si accese dove lei aveva posato gli occhi l’ultima volta.

Ora. Pensò, dando voce al primo, stupido ordine che le venne in mente.

Kakashi-sensei.” Sentenziò con voce innaturale quasi echeggiante alle orecchie dell’adulto “Si strappi due fili di capelli e li tenga in mano. Ora.”

A quelle parole, il jonin si sentì per un attimo mancare, poi travolgere da qualcosa di più forte, qualcosa di non suo. Il suo occhio sinistro era ancora spalancato ed attivo prima che una delle sue mani si alzasse, afferrando e strappando con un colpo netto due dei cuoi capelli argentati, per poi, incredibilmente, abbassarsi, tenendoli fermi tra l’indice ed il pollice.

Fu allora che quella sensazione di pesantezza, quello strano torpore che aveva invaso ogni singola cellula del suo corpo, si dissolse, lasciandolo libero di abbassare lo sguardo sui due filamenti argentati da lui stesso strappati poco prima.

“Ma come…?” sussurrò allibito, spostando subito dopo gli occhi sul viso della propria allieva.

Gli occhi verdi di Sakura lo scrutarono vitrei e privi di pupilla ancora per un istante, prima di ritornare alla normalità.

Non c’erano parole per descrivere quelle che stava provando in quel momento. Solo confusione.

“Che cosa…?” balbettò ancora una volta, tentando una frase che però non venne mai pronunciata, venendo immediatamente sostituita da una consapevolezza.

Lui si era schermato con lo Sharingan, lo aveva fatto davvero! Com’era potuto cadere nell’effetto di un’arte oculare?Era…

“Assurdo, vero?” chiese Sakura, tornando a stirare la bocca in un sorriso amaro, nonostante continuasse a guardarlo.

Sakura…?

“Si ricorda l’esame dei chuunin, Kakashi-sensei? La prova nella foresta della morte, intendo.” Gli chiese la sua allieva in modo così veloce che non poté fare a meno di annuire.

Sasuke era impazzito…” cominciò senza troppi preamboli la ragazza, chiudendo gli occhi “… Naruto era privo di conoscenza e Sasuke sembrava sull’orlo di commettere un omicidio.” Fu la spiegazione che diede velocemente, in modo sintetico come solo lei sarebbe riuscita a fare.

La vide stringere spasmodicamente la coperta del suo letto.

“Non ce la feci…” singhiozzò la ragazza tra i denti “… mi buttai alle spalle di Sasuke, costringendolo a guardarmi negli occhi…

Una pausa sofferente separò il resto della frase

“E gli ordinai di fermarsi… esattamente… come ho fatto poco prima con lei, Kakashi-sensei.”

Di nuovo il jonin si ritrovò incredulo.

Le lacrime scendevano ormai copiose sulle guance di Sakura.

“Non avevo,… altra scelta.” Singhiozzò la ragazza “Quella fu la prima volta… in otto anni, che usai il Kiishimugan su qualcuno.”

Kami-sama.” Sussurrò l’uomo, posandosi una mano sulla fronte, intontito da quella rivelazione. “Non posso crederci.”

“Mi creda, sensei.” Intervenne Sakura, supplichevole, ma senza mai smettere di piangere, nonostante i singhiozzi avevano smesso di scuoterle il petto “… è la prima volta in 8 anni che sono completamente sincera con qualcuno.”

“Cosa sapete fare tu e … le tue cugine?” fu la domanda improvvisa di Kakashi.

Avrebbe potuto non rispondere a quella domanda, ma aveva deciso. Non sarebbe fuggita, non una volta di più.

“Io so solo imporre la mia volontà a quelli che mi ascoltano e che mi guardano negli occhi.” Cominciò, ritornando a guardarlo “Potrei benissimo ordinare a qualcuno di suicidarsi e quello lo farebbe.” Ammise, provocando nel jonin un moto di terrore.

Kami-sama… ripeté mentalmente.

Moriko,…” riprese intanto la sua allieva “… ha una sorta di retro visione. Una specie di terzo occhio interno che le permette di vedere nei ricordi e nei cuori di persone e cose, a volte solo con un contatto visivo, a volte con uno tattile.”

Kakashi la vide sorridere pensierosa, abbassando lo sguardo, come presa da un ricordo.

“In un certo senso, riesce a vedere la verità.”

“E Coco?”

A quella domanda a Sakura parve di essere giunta all’ultima tappa del suo percorso, l’ultima verità.

“Lei vede il chakra altrui.” Spiegò “Riesce a catalogare i tipi di chakra per tipologia, distinguendone gli attributi e le capacità speciali per il quale vengono utilizzati.”

Come i doujutsu… rammentò il sensei, ritornando con la mente al suo primo incontro con la biondina, durante il quale era riuscita ad elencare non solo i tipi di chakra suoi e di Sasuke, ma anche la presenza dello Sharingan in entrambi.

“Come se facesse un’analisi completa.” Sussurrò meccanicamente, ricevendo da parte di Sakura un segno di assenso.

“Ora capisce Kakashi-sensei?”

Di nuovo si ritrovò gli occhi verdi della sua allieva confrontarsi con i suoi.

Non capiva invece, perché non raccontarlo? Che cosa c’era di sbagliato nell’essere stata adottata e nel possedere un doujutsu?

Fu Sakura a dargli la risposta.

“Il mio clan fu ritenuto troppo pericoloso a causa del Kiishimugan.”

L’occhio destro di Kakashi si allargò.

Non era possibile.

“Per il Paese del fuoco, io non dovrei nemmeno esistere.”

 

                                                                                                                                Continua….

 

 

 

Note di TRADUZIONE

 

¹Shimatta: altra imprecazione giapponese che si traduce come un “dannazione” molto pesante.

²Doujutsu: arte innata oculare

 

 

ANTICIPAZIONI:

Il mio compito è praticamente finito adesso.

Sasuke! Svegliati!”

Ormai la catena di eventi che cominceranno a susseguirsi inesorabili saranno unicamente soggetti all’opera del destino.

Naruto chi è quella donna che sì dà tante arie?”

“Tranquilla Sakura! Presto Sasuke starà bene! Ti ho portato un grande dottore!”

“Mi dispiace, ma non potrai più essere uno Shinobi.”

La mia volontà non conterà più … se non per me stessa.

“E tu? Come ti chiami?”

Moriko Nara, ojousan.”

Nulla potrà fermare l’ombra che si aggira attorno a Konoha.

“Moriko-chan~!!”

Il prossimo capitolo di Naruto Shippuden-Nana hana ora diventato Nanaban Hana: I sette fiori insanguinati- il risveglio, s’intitolerà “Verso il baratro.”Non perdetevelo!

Devo diventare più forte! A qualsiasi costo!

E le persone a me più care, inizieranno una ad una ad allontanarsi.

 

 

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Capitolo 24
*** Verso il Baratro ***


(Zitta zitta si intrufola nello spazio bianco del foglio) Ehm. Salv- (SBADABAM!!! Centinaia di mobili ed oggetti di materiale non propriamente morbido si abbattono su di lei, sommergendola) Sob. So di meritarmelo, non ho obiezioni. Passiamo alla storia. Le risposte alle recensioni le ho messe in fondo stavolta. Perdonatemi se potete, mi sento una persona orribile. (angolino e si mette a fare cerchietti per terra).

Buona lettura!

 

 

Capitolo 24: Verso il baratro

 

Sentì la porta della stanza di Kakashi-sensei richiudersi dietro di le sue spalle e le venne spontaneo tirare un sospiro di sollievo, mentre si asciugava con il polso gli occhi umidi. Ora che aveva detto come stavano le cose a Kakashi, si sentiva in qualche modo alleggerita nell’animo. Sì, le aveva fatto bene sfogarsi con qualcuno di fidato.

Dopo la scioccante scoperta il sensei era rimasto in silenzio per qualche minuto per poi fargli un altro paio di domande, giusto per capire se stesse mentendo. Poi le aveva chiesto scusa, dicendole che gli dispiaceva.

[“Daijobu, Kakashi-sensei.”] aveva risposto sorridendogli serena, non volendo provare ulteriormente il fisico debilitato del jonin con sensi di colpa inutili.

Di certo le cose sarebbero andate per il verso giusto, da quel momento in poi. Ne era certa.

Senza accorgersene cominciò a camminare contenta verso casa, saltellando qualche volta sentiva il proprio umore toccare i vertici della felicità. Il suo cuore era nuovamente pieno di fiducia.

Kakashi-sensei non avrebbe permesso che Moriko venisse cacciata e avrebbe dato più tempo sia a lei che alla cugina. In più Naruto era partito con Jiraya-sama alla ricerca del prossimo Hokage.

Arrivò alla porta di casa propria con il sorriso sulle labbra.

E anche quando Riiki l’accolse con la solita dose di insulti il suo buon’umore non scomparve.

 

 

Intanto…

“Stupido fratellino.”

Il sussurro che gli arrivò alle orecchie da parte del fratello che in quel momento lo teneva schiacciato al muro sostenendolo per la gola, fece lo stesso effetto di tanti aghi ghiacciati piantati in petto. In lontananza le urla di un amico confuso e preoccupato, ma ignorate anche dalle sue orecchie che ora non sentivano altro che quella voce. La sua.

“Non puoi ancora sperare di uccidermi.”

Dove aveva sbagliato? Cosa gli mancava?! Cosa doveva fare per riuscire a cancellare la sua esistenza alla faccia della terra?!

Dimmelo maledetto!! Dimmelo!!!!

“Nel tuo cuore non c’è…” un sussurro strisciante come quello di un serpente ed oscuro come le ali nere di un corvo. Presagio d’inganno, presagio di morte.

“Abbastanza odio.”

Io ti odio già! Ti odio con tutto me stesso!!

Due occhi color sangue si incrociarono ed uno di essi ricadde nel vuoto. Il vuoto di un pozzo oscuro fatto di immagini riflesse nelle tre falci del sonno eterno. Immagini di una famiglia sterminata senza pietà. Immagini di un ventaglio rosso e bianco macchiato di sangue e colpito dritto al cuore.

ITACHIII!

 

 

 

Nell’ospedale di Konoha il reparto di terapia intensiva venne riempito dai passi affrettati di una ragazza in preda al panico. Le infermiere che passarono in quel momento nel corridoio si guardarono con disapprovazione, scuotendo la testa alla vista di un’ennesima mancanza di rispetto da parte di una giovincella che come al solito, non afferrava il semplice fatto che in ospedale il regolamento vietava di correre nei corridoi.

Ma come si poteva d’altronde criticare una ragazza di agire in modo “irrazionale” quando il suo unico pensiero viene rivolto alle condizioni disperate di una delle persone più importanti della sua vita?

Sakura spalancò di botto la porta della stanza, fortunatamente occupata solo dall’oggetto delle sue ansie, buttandosi a capofitto sul letto dalle lenzuola candide, ritrovandosi ad osservare inorridita il viso pallido del proprio compagno di squadra.

Sentì gli occhi annebbiarsi vedendolo respirare a fatica.

Sasuke…” sussurrò, sentendo le gambe farsi deboli e tremanti, poggiando la fronte sul letto.

Dietro di lei, rimanendo ferma sulla soglia, Moriko osservava la scena con sguardo sofferente.

Sasuke-san…

Un ultimo richiamo disperato precedette il pianto della rosa.

Sasuke! Svegliati!”

E più avanti Sakura, tornando indietro con la mente, avrebbe visto in quel preciso istante della propria vita l’inizio della caduta verso il baratro. La loro caduta.

 

Il cielo era stranamente sereno quella mattina. Era passata quasi una settimana da quando Sasuke era stato riportato a Konoha in stato di incoscienza.

Sakura sistemò nel vaso pieno di acqua fresca un nuovo mazzolino di fiori appena colti, poggiandolo con cura sul comodino accanto al letto. Si sedette sullo sgabello cominciando ad osservare con sorriso tirato il volto ancora pallido di Sasuke. Sembrava stesse dormendo, ma, da quello che le aveva detto Kakashi, quelli in cui Sasuke era immerso non erano affatto bei sogni, ma terribili incubi.

Incubi, provocati da un’arte oculare, che avrebbero a poco a poco consumato la sua mente se entro domani non fosse arrivato il nuovo Hokage, un ninja medico che a detta di tutto il mondo era l’unica in grado di fare qualcosa per l’Uchiha. Strinse i pugni sulle ginocchia.

E pensare che le cose avevano cominciato a girare per il verso giusto… pensò corrugando la fronte.

Si stupì quando sentì una mano poggiarsi delicatamente sulla sua spalla, non avendo sentito alcuna presenza entrare dalla porta lasciata da lei stessa aperta per far circolare un po’ d’aria.

Si voltò incontrando lo sguardo monoculare del suo sensei sorriderle incoraggiante, nonostante si sorreggesse a fatica su una stampella.

Lei rispose al gesto, voltandosi poi di nuovo verso il ricoverato.

Kakashi-sensei…” sussurrò “… ci sono notizie?”

Un momento di silenzio.

“No, ancora niente.”

Il peso dello sconforto tornò a farsi sentire.

Sakura…” la richiamò prontamente la voce del jonin “… andrà tutto bene vedrai.”

La rosa ci volle credere a quelle parole, dal più profondo del cuore.

Il suono dei fringuelli al di fuori della finestra riempì il vuoto della stanza, dando la breve parvenza di un’atmosfera serena.

Una risata amara.

Kakashi-sensei.” La voce calma, ma leggermente incerta della rosa arrivò stranamente ovattata alle orecchie del copia ninja.

“È stato davvero il fratello di Sasuke a…?”

Kakashi guardò stupito la giovane allieva, non aspettandosi una domanda simile, ma non trovando motivo per non risponderle, prendendo un secondo sgabello accostato alla parete e sedendo visi, le si mise affianco.

“Suo fratello ha…

“Sterminato il suo stesso clan.” Lo interruppe con voce leggermente tagliente “Lo so.”

Di nuovo il sensei la guardò sorpreso, avrebbe voluto chiederle come faceva a conoscere un fatto così strettamente riservato, ma non lo fece: dopo quello che gli aveva svelato pochi giorni fa, non sentiva più il bisogno di forzare Sakura a parlargli. Sentiva che sarebbe stata lei a venire da lui al momento giusto.

“Sì.” ammise dopo un po’ “È stato suo fratello a ridurlo in questo stato.”

“Come si fa ad essere così spietati?!” disse quasi urlando la rosa abbassando di un po’ la testa, smorzando il tono di voce che sarebbe potuto sfociare in un vero e proprio grido, se non si fosse controllata, ma questo non turbò più di tanto Kakashi, che rimase ad osservarla impassibile. Era una reazione normale in fondo. Specie per lei che aveva perso la propria famiglia in modo molto simile.

“Come si fa anche solo a pensare ad uccidere un proprio famigliare?!” continuò la giovane Haruno coprendosi il volto con le mani.

Una mano del jonin scattò d’istinto verso la schiena dell’adolescente strofinandola rassicurante.

“Avevi dei fratelli, nel … tuo clan?” sorse spontanea la domanda. Forse Kakashi voleva solo cambiare argomento, distraendo Sakura dal dolore del proprio compagno, ma non fu molto convinto di aver fatto la scelta giusta quando incrociò gli occhi color giada ed umidi della più giovane.

Sakura si asciugò gli occhi con una mano, ritornando dritta sullo schienale e lasciò che il suo sguardo cominciasse a vagare fuori dalla finestra, dove un albero verdeggiante ondeggiava lievemente al soffio del vento. Era in quei momenti che a Kakashi la sua piccola Sakura assumeva ai suoi occhi l’aspetto di una ragazza prossima a diventare una donna matura.

“Avevo una sorella.” Disse poi “Una gemella.”

Questo lasciò di sasso l’uomo che cominciò ad immaginarsi due Sakura perfettamente uguali.

Ah…” sussurrò, ritrovandosi con pochissimi argomenti “E… come si chiamava..?”

Kuki.”

La risposta arrivò talmente veloce da far venire un brutto presentimento al jonin.

“Si chiama Kuki.”

Furono le ultime tre parole però a fargli capire che il suo presentimento era più che fondato.

“E mi odia.”

 

 

Shikamaru nii-san~?!” lo chiamò Moriko, scendendo compostamente dalle scale a piedi ancora nudi.

Il giovane Nara, con la guancia sostenuta da una mano mentre aspettava assonnato, come di consueto, che la colazione fosse servita in tavola, vide la folta ed intricata capigliatura della sorella adottiva spuntare dallo stipite della porta. Nella cucina tutti, compresa Yoshino ancora intenta ad armeggiare ai fornelli, sorrisero inteneriti all’espressione dolce ed innocente della ragazza.

Shikamaru sbadigliò un attimo, facendo grugnire la madre per la sua solita mancanza di educazione, per poi sorridere alla testolina di Moriko, unica parte ancora visibile della ragazza.

“Sì, … Moriko-chan?” al giovane Nara sembrava ancora un po’ strano chiamare Moriko in quel modo, ma ci stava facendo pian piano la sua abitudine. Di certo il fatto di averla baciata pochi giorni fa non aiutava, ma era certo di poterci riuscire.

“Non trovo Kuroneko-chan. L’hai visto?”

Al signor Nara non sfuggì il lieve gesto di disappunto che passò sul volto del figlio.

Quello a cui si riferiva Moriko era niente meno che il peluche regalatole da Kiba, da lei ribattezzato, non molto fantasiosamente, Kuroneko-chan.

Ora, il fatto che Moriko adorasse il proprio peluche era una cosa tanto grave di per sé, ma era da un po’ di giorni che per Shikamaru quel fastidioso animaletto imbottito era diventato quasi un sinonimo della parola Kiba. E qui la cosa diventava complicata, visto che recentemente il suddetto Inuzuka non faceva che bazzicare continuamente in casa Nara con la scusa di vedere i suoi ‘altri compagni di squadra’ per ‘parlare degli allenamenti’. L’ironia della cosa stava nel fatto che Kiba non faceva che parlare e scherzare con Moriko, estraniando completamente Shikamaru dalla conversazione, dacché entrava dalla porta finché non ne veniva buttato fuori a calci, o quasi, dallo stesso giovane Nara.

La cosa era diventata talmente frequente che ormai sua madre, Yoshino Nara, aveva già cominciato a figurarsi uno splendido matrimonio tra i due adolescenti, definendoli, con suo enorme ribrezzo “una splendida coppietta”.

Ovviamente la signora Nara era ben lungi dal sospettare un possibile triangolo amoroso tra la sua novella figlia, Kiba Inuzuka e suo figlio.

Shikamaru si era ben premurato di non far nemmeno immaginare una cosa simile a sua madre.

Pena la più tragica delle morti.

Tuttavia suo padre, da buon uomo di famiglia, pareva non essere tanto distratto come la moglie sulla situazione.

“No.” Rispose il moro dal codino “Non l’ho visto.” Terminò lanciando un’occhiata furtiva al padre che, voltatosi verso di lui, lo osservava con un mezzo sorrisetto, tipico di quelli che la sanno lunga ma non dicono niente.

Moriko si rattristò, assumendo un espressione da cucciolo che Shikamaru non ebbe paura di definire “adorabile”.

“Ah, Kuroneko-chan?” chiese improvvisamente sua madre dall’altra parte della cucina, mentre sistemava nelle varie ciotole la giusta quantità di cibo per ognuno di loro.

L’espressione di tutti, e in particolare della ragazza dalla treccia, si illuminò interessata.

“L’ho messo a lavare proprio ieri.” ammise volgendo un sorriso verso tutti, uno di quelli che non ammettono né critiche né commenti di alcun genere.

“Adesso sarà ad asciugare.” Terminò dedicandosi a servire quello che aveva preparato in tavola.

Shikamaru adorò sua madre, nell’immaginarsi quell’odioso gattaccio nero vene sbatacchiato e strizzato impietosamente dalle “docili” braccine della donna di casa.

“Adesso siediti e mangia.” Disse premurosa Yoshino, pulendosi poi le mani con il lembo del grembiulino che stava indossando, mentre tornava un attimo in cucina.

Detto fatto Moriko si affrettò ad ubbidire alla madre, sedendosi proprio sul lato sinistro di Shikamaru, mostrando a tutti un sorriso sollevato: evidentemente aveva temuto di perdere il suo adorato gatto-peluche.

Il giovane Nara non poté non notare con un certo rammarico che la sorella acquisita fosse ancora in pigiama, indice del fatto che per cercare il pupazzo non si era nemmeno preoccupata di vestirsi.

Dopo aver fatto i dovuti ringraziamenti, si misero a mangiare, iniziando così la prima parte della giornata.

Shikamaru nii-san, tu e too-san oggi dovete andare da qualche parte?” chiese la ragazza masticando lentamente un boccone del proprio gohan.

“Sì, oggi andranno al Palazzo dell’Hokage a fare una cosa importante.” La informò Yoshino sedendosi opposta a Moriko e alla destra di Shikamaru.

“Se vuoi puoi andare con loro. Tanto oggi non avete allenamenti, o sbaglio?”

Il giovane Nara rimase un poco sorpreso nel vedere l’espressione della ragazza dai capelli verdi farsi combattuta, mentre mangiucchiava nervosamente la punta delle bacchette.

Eto” sussurrò “… veramente…

I due coniugi rizzarono le orecchie e a Shikamaru gli si fermò quasi il riso in gola.

Hinata e io dovevamo andare a trovare Lee-san oggi.”

Il giovane shinobi delle ombre sospirò quasi di sollievo: quando ribadiva che le donne erano una vera seccatura non esagerava.

Ma Moriko fin’ora si era dimostrata capace di essere la sua seccatura più grande.

 

 

“Hai preso molto a cuore il tuo ruolo di fratello maggiore, eh?”

La domanda si Shikaku lo prese totalmente alla sprovvista, tanto che per un attimo non seppe come rispondere.

Sia padre che figlio in quel momento stavano salendo le scale che conducevano al piano superiore del palazzo dell’Hokage, attualmente sprovvisto della sua più alta carica, anche se per poco ancora.

“In che senso?” chiese di rimando Shikamaru apparentemente disinteressato, facendo sì che un sorriso divertito si formasse sul volto segnato da antiche cicatrici del padre.

“Nel senso che lo odi.”

Si bloccò su uno scalino, aspettando che il più grande si fermasse per poi guardarlo intensamente. Sapeva che il padre aveva intuito cosa gli frullasse per la testa, ma non avrebbe vuotato il sacco così velocemente.

“E perché dovrei?” domandò simulando stupore nella voce “Non odio Moriko.”

“Infatti.” Sorrise il più grande inarcando un sopracciglio.

Rimasero per un po’ ad osservarsi senza mai voltare lo sguardo, né battere ciglio, padre e figlio, in attesa l’uno della resa dell’altro.

Poi Shikamaru, intuendo l’inutilità di continuare quella farsa, sospirò, abbassando la testa sconsolato.

“Quando l’hai capito?” fu la sola domanda che ebbe la forza di pronunciare al genitore, che di rimando allargò di più il proprio sorriso.

Lentamente ricominciarono a salire la gradinata.

“Più o meno da quando abbiamo fatto la festa di benvenuto.” Rispose Shikaku.

Al giovane Nara sfuggì quasi un singhiozzo: che deficiente, avrebbe dovuto immaginare che l’occhio attento del padre non si sarebbe fatto sfuggire i suoi strani comportamenti.

“È così evidente?”

“Abbastanza. Devo ammettere che comunque mi hai stupito, figliolo.”

Il ragazzo alzò lo sguardo verso il padre, che continuava imperterrito a dargli la schiena nell’atto di camminare con calma davanti a lui.

Ciononostante non rispose, desiderando che la conversazione finisse lì, ma, a quanto pareva Shikaku non era della stessa opinione.

“Allora, come ti appaiono adesso le donne?” chiese con una leggera punta di divertimento il genitore.

Shikamaru ci pensò un po’ su ed erano già arrivati in cima alle scale quando si decise a rispondere.

“Una grandissima seccatura.” Disse marcando con particolare enfasi l’aggettivo.

Una risata sfuggì all’uomo, mentre si voltava con espressione soddisfatta verso il figlio e gli scompigliava affettuosamente il ciuffo con una mano, senza curarsi delle obiezioni appena ringhiate da parte del più giovane.

 “Allora sei proprio cotto, figliolo.”

Shikamaru spostò con una mano quella del genitore, senza lasciar trasparire il proprio sollievo nell’aver potuto dichiarare, per lo meno abbastanza implicitamente, al padre la propria situazione. Almeno avrebbe potuto contare sul suo aiuto nel caso la madre, sventura delle sventure, avesse mai scoperto i suoi sentimenti per Moriko.

Ci stava ancora rimuginando sopra, quando, svoltando un angolo del corridoio, un paio di seni gli coprirono la visuale.

Correzione, due enormi seni.

Poi la sua attenzione fu attirata da una zazzera spinosa e bionda a lui ben conosciuta.

“Ehi Naruto, che ci fai qui?”

Da dietro la donna in piedi di fronte a lui, il biondo in questione non perse tempo a fare la sua apparizione, scostando la signora da una parte,facendo a meno di pensare alla galanteria. In effetti non sarebbe stato Naruto altrimenti.

“Ti stavo per chiedere la stessa cosa!” Gli ribatté con sguardo sottile Naruto portandosi una mano sopra gli occhi come se volesse ripararseli dal sole per riuscire a vederlo meglio “Gli edifici qui intorno sono solo quelli adibiti all’amministrazione dei ninja”

“Niente di speciale, mi sto solo occupando di cose terribilmente noiose.” Li venne naturale rispondere, evitando di sbuffare scocciato.

Vide l’Uzumaki fare per chiedergli di che cosa si dovesse occupare nei dettagli, quando suo padre fece inavvertitamente un passo avanti, sovrastando la loro conversazione.

Tsunade-sama. Jiraya-sama.” Disse con tono di ossequio chinando la testa in segno di rispetto.

Shikamaru alzò un sopracciglio incuriosito: suo padre sembrava essersi irrigidito.

Tornò a guardare la donna in questione, tralasciando la scollatura, ovvio, notando che era molto giovane, bionda e con un simbolo rosso al centro della fronte.

Che strano, dovrebbe avere si è no vent’anni. Come mai papà le da ha tanti riguardi? Si chiese mentalmente imbronciandosi, per poi però aguzzare le orecchie non appena vide le labbra rosse della donna cominciare a muoversi per rispondere al saluto del padre, allargando gli occhi color nocciola in segno di interessamento.

“Ehi, ma non siete della famiglia Nara?” chiese la bionda spostando poi lo sguardo su Shikamaru, che intanto aveva spostato stupito lo sguardo sul padre “E quel ragazzino chi è?”

Ok, dopo l’ultima domanda Shikamaru si sentì in dovere di levare cortesemente le tende, spostandosi come se nulla fosse da una parte, seguito da Naruto.

“Ehi, Naruto.” Attirò la sua attenzione coprendosi la bocca con una mano per non farsi vedere da quell’altra che intanto stava facendo una specie di  interrogatorio al padre.

“Chi è quella donna che si dà tante arie?”

“È il nuovo Hokage.” Gli rispose subito Naruto imitandolo“Ah, e anche se sembra molto giovane, ti assicuro che ha ben 50 anni.”

Il giovane Nara ci rimase a dir poco di stucco. Cinquant’anni? Come faceva una donna avere cinquant’anni e portarseli appresso in quel modo? Non aveva nemmeno una ruga! E inoltre… hokage? Una donna hokage?

Un attimo.

Gli stava forse dicendo che si sarebbe dovuto sorbire la presenza di una donna anche dalla carica più alta di Konoha?

Ma cosa volevano gli anziani? La sua morte?!

 

 

 

Continuava a guardare il volto di Sasuke sdraiato sulla branda, mentre nella mente continuava a ripercorrere il discorso avvenuto tra lei e Kakashi, prima che lui uscisse dalla stanza dopo averle accarezzato la testa e posato un bacio affettuoso sulla tempia.

Ma lei aveva ancora la testa altrove.

 

[“Tua sorella?”

Sakura si limitò ad annuire per far capire a Kakashi-sensei che aveva capito bene.

Sua sorella la odiava ed era ancora viva.

Viva e vegeta, come le aveva detto Coco la prima volta che si erano riviste.

“Perché?” fu l’unico quesito che si sentì porre dall’adulto, facendole scattare le sopracciglia in un’espressione quasi infastidita.

Perché? Che cosa ne sapeva lei del perché? Se soltanto l’avesse saputo non avrebbe avuto così tanto paura di Kuki. Avrebbe saputo come affrontarla. E invece nulla. Niente. Assolutamente nulla che potesse spiegare quello spropositato odio che aveva verso di lei! Otto anni erano rimaste separate in quel dannatissimo laboratorio, condividendo dolori e paure, come avevano sempre fatto.

Eppure Kuki la odiava, aveva mirato alla sua vita fin dal primo giorno in cui aveva visto i suoi occhi disperati cambiare in un’espressione omicida diretta proprio a lei. Aveva visto da allora il suo sguardo trapassare giorno dopo giorno il vetro trasparente della prigione che le divideva, quasi volesse lanciarle mille coltelli invisibili.

“Non lo so. Sensei.” Scandì trattenendo a stento un tono di voce arrabbiato. “Davvero. Non lo so.”]

 

Sua sorella la odiava e la voleva morta. Era questa la dura realtà. Per quel motivo, quando aveva saputo che era stato Itachi, suo fratello, a ridurre Sasuke-kun in fin di vita, aveva sentito l’urgenza di esprimere la propria rabbia ed indignazione che le esplodeva in petto.

Sapeva cosa significava trovarsi in una situazione simile. Capiva perfettamente come Sasuke doveva essersi sentito la notte che aveva scoperto lo sterminio della sua intera famiglia da parte del fratello.

Come minimo doveva aver creduto… sperato di star facendo un brutto sogno.

Proprio come lei il giorno in cui sua madre spirò davanti a lei in una pozza di sangue, sussurrandole di vivere con il suo ultimo respiro.

Proprio come quando vide Kuki odiarla con gli occhi per la prima volta e muovere le labbra in modo tale da formare la parola “Muori”.

Quel giorno Sakura era certa che avrebbe barattato la propria anima, anche i propri occhi solo per poter risentire la voce cristallina di Kuki sussurrarle ancora una volta: “Nee-chan, suki desu.”.

I suoi pensieri vennero interrotti da dei passi rumorosi che la portarono a guardare la porta della stanza proprio mentre le tende del lettino si scostavano, facendo entrare una donna bionda e sorridente a lei sconosciuta che le rivolse un caloroso ed allegro sorriso.

“Posso entrare?” disse nonostante si fosse già accomodata accanto al letto.

Lei sbarrò gli occhi, non capendo da dove spuntasse quella donna mai vista.

C-chi sei?” chiese, rimanendo al contempo colpita dalla bellezza della donna: era assolutamente stupenda, praticamente rappresentava il suo ideale di donna che sarebbe voluta diventare da grande.

Di colpo, saltellando da dietro la nuova arrivata, sbucò come dal nulla Naruto sorridente e pimpate come non mai.

Era tornato!

“Tranquilla Sakura! Presto Sasuke starà bene! Ti ho portato un grande dottore!”

A quelle parole la donna, che poi scoprì chiamarsi Tsunade, sorrise seguita da un’altra dai capelli neri e dal vecchio Jiraya-sama che chiudeva la fila.

Sakura sorrise rilassandosi improvvisamente nel vedere il largo sorriso del compagno di squadra.

Ce l’aveva fatta. Aveva portato il ninja medico appena in tempo.

Assottigliò gli occhi per un attimo in un sorriso per poi guardare intenerita l’Uzumaki.

Avrebbe tanto voluto dirgli grazie eppure, c’era qualcosa che la fermava, anche se la vista di quel volto sincero le infondeva una sicurezza pari a quella che si percepisce stando stesi alla tiepida luce del sole.

Era come se nel suo cuore permanesse un soffio freddo che le bloccava il respiro.

Per questo, anche se il suo cuore urlava grazie al biondo, optò per non dire niente e lasciare Sasuke nelle mani della donna, per poi successivamente buttarsi al collo del moro non appena, con le lacrime agli occhi per il sollievo, lo vide riemergere da quello che sarebbe potuto diventare un sonno eterno.

 

Era stato come rinascere una seconda volta.

La stretta delle sottili braccia di Sakura al suo collo e le ciocche rosa che gli solleticavano il viso, accompagnate da quell’inconfondibile profumo leggero e floreale gli fecero tirare interiormente un sospiro di sollievo.

Quell’incubo … quell’orrendo sogno dove Itachi l’aveva spinto per una seconda volta nella sua vita l’aveva totalmente annientato nel fisico.

Nelle sue condizioni sentì di non poter neppure alzare le braccia per rispondere dovutamente a quella dolce stretta tanto agognata ed attesa, tanto le sue ossa erano pesanti.

Spostò gli occhi neri sul viso, nascosto nell’incavo del suo collo, di Sakura, morendo al solo pensiero di non riuscire a fare nulla per lei.

Le sue braccia tremavano dalla spalla alla punta delle dita al solo ricordo di quelle orrende immagini sanguinose.

Inconsciamente spostò la guancia più vicino a quella di Sakura, facendole sfiorare appena solo per potersi beare ancora un po’ di quei capelli fastidiosi contro la tempia e del loro profumo di fiori campestri.

Devo… pensò socchiudendo appena le palpebre, vedendovi apparire davanti l’odioso viso del fratello, il suo ostacolo, la sua ragione di vita che con la sua scomparsa l’avrebbe non solo liberato da quell’orrendo peso all’altezza del cuore, che sentiva in quel momento più gravoso che mai, ma anche reso capace di poter proteggere lei che in quel momento l’abbracciava e piangeva sulle sue spalle.

… diventare più forte! ... A qualsiasi costo!

 

 

Lee-san?” chiese timidamente Moriko, sporgendosi dalla porta della stanza dello shinobi, ancora ricoverato. Gli occhietti tondi e vispi di Rock Lee si illuminarono, nel vedere apparire sulla soglia della sua prigione bianca le figure composte ed un poco incerte nei movimenti di Hinata e di Moriko, venute a fargli visita.

Moriko-chan! Hinata-chan!” esclamò sorridendo radioso, facendo sorridere serenamente le due kunoichi che entrarono della stanza.

“Che bella sorpresa! Non pensavo sareste venute anche oggi!” esclamò l’allievo della Bestia Verde, ricordando quante volte alla settimana Moriko e Hinata venissero periodicamente a fargli visita, puntuali come un orologio e sempre con qualcosa di buono da mangiare per lui.

Le manine delicate e pallide della ragazza dai capelli verdi poggiarono sul comodino accanto al letto una vaschetta di pranzo al sacco, avvolto da un lenzuolino di cotone azzurro legato con un fiocchetto sopra per renderlo trasportabile.

“Si sente meglio oggi, Lee-san?” chiese intanto Hinata, accostandosi al letto con le mani giunte decorosamente in grembo.

A quella domanda il ragazzo si grattò la testa, girando lo sguardo un po’ imbarazzato da una parte.

Bene… bene.” Disse non molto convinto, attirando su di sé l’occhietto vigile di Moriko.

Non le serviva richiamare il Kiishimugan per capire che in realtà Lee-san stava dicendo una bugia per non farle preoccupare, anche Hinata era riuscita ad intuirlo, imbronciandosi ed abbassando lo sguardo a terra, pentendosi  della propria domanda indiscreta.

Non fecero in tempo però a spostare il tema della conversazione a quello che il bento sul comodino conteneva che dalla porta, provvidenzialmente spalancata, fece la propria entrata in scena una figura piroettante, visibilmente atletica e … verde.

“ROCK LEEEE!!!” piagnucolò Gai-sensei con fiumi di lacrime che gli fuoriuscivano dagli occhi, mentre con le mani stringeva quelle del proprio allievo, ancora un poco sorpreso dell’inaspettata apparizione del maestro.

Sensei!” esclamò stupito il moro, mentre alle spalle dell’adulto Hinata e Moriko osservavano la scena in un silenzio più che altro dettato dallo stupore di vedere un uomo fiero e spesso spaccone come Gai-sensei, sciogliersi davanti ad altre persone in quelle che parevano essere lacrime di commozione.

Le due ragazze videro l’uomo tirare su col naso un paio di volte prima di spalancare la bocca ne solito sorriso smagliante, seguito al contempo dal pollice ben rivolto verso il soffitto.

A Moriko venne in mente che nemmeno il suo papà era mai riuscito a fare una cosa simile con le proprie dita, ma in fondo, pensò scuotendo appena la testa, non era il momento di pensare a cose simili.

“Tutto bene Rock Lee, ti ho portato una dottoressa strabiliante! La migliore del mondo!” esclamò tutto agitato lo shinobi dalla tuta verde, schiarendosi poi la voce con fare solenne e facendo scattare una mano in direzione della porta, proprio mentre Tsunade, con aria più scocciata che solenne, fece il suo ingresso sotto gli occhi stupiti dei tre giovani.

Gli occhietti di entrambe le ragazze vennero sbattuti un paio di volte alla vista di quella donna bellissima, tutta presa a rimproverare Gai-sensei della propria irruenza.

Hinata-san?” chiese con un sussurro Moriko, inclinando la testa verso l’amica, che rispose facendo altrettanto.

“Lei la conosce?” chiese infine la ragazza dai capelli verdi, spostando completamente l’attenzione su Hinata, da cui però ricevette solo un segno di diniego con la testa.

“No, Moriko-chan.”

“Non sta bene parlare delle altre persone, mentre queste non ascoltano, signorine.”

Le due ragazze si irrigidirono, scattando prontamente sull’attenti alla voce della donna, ritrovandosela davanti con le mani impuntate sui fianchi e un sorriso furbesco sulle labbra.

Sumimasen! Risposero all’unisono Moriko e Hinata allo stesso tempo chinandosi leggermente in avanti, l’una con la solita espressione  innocente e sorpresa, l’altra completamente rossa in volto.

“Tu devi essere Hinata Hyuuga, bene?”

A quelle parole il rossore si dissolse dal volto della ragazza dagli occhi perlacei, che si rimise di nuovo dritta sulla schiena stupita di essere stata riconosciuta da un’estranea che a quanto pareva, era una persona abbastanza importante, a giudicare da come l’aveva introdotta Gai-sensei.

S-sì signora, s-sono la figlia di Hiashi Hyuuga.” Balbettò impacciata, facendo sorridere intenerita Tsunade per un istante, prima che questa spostasse la propria attenzione su Moriko, tornata di nuovo ad osservare con infantile curiosità la giovane donna che le stava di fronte.

Non aveva mai visto un petto tanto gonfio… o sì?

“E tu? Come ti chiami?”

Quella domanda la fece sobbalzare per la sorpresa, tanto era immersa nelle proprie riflessioni sulle prepotenti e famigliari forme di quella signora bionda.

Moriko Nara, ojousan1.” Rispose educatamente, vedendo però gli occhi nocciola della donna allargarsi leggermente per la sorpresa, cosa che la fece un poco preoccupare e corrugare la fronte.

“Una Nara…?” fu tutto quello che la Sannin delle lumache riuscì a dire prima che le lamentele di Gai-sensei la disturbassero a tal punto da farla accigliare e rivoltarsi verso Rock Lee, ansioso, a parere del suo sensei, di venire visitato e curato.

Ne seguì un rapido controllo alla quale anche la giovane Hyuuga e la giovane Nara assistettero, anche se, quando il loro coetaneo fu costretto a togliersi la parte superiore del kimono per scoprirsi la schiena, Hinata si premurò di girarsi, spinta dal pudore, dall’altra parte arrossendo appena sulle guance.

L’occhietto color giada di Moriko invece rimase ben aperto ed attento, studiando nei minimi particolari ogni gesto della donna, curiosa di vedere come avrebbe guarito il suo amico.

Quella donna dal petto grande le ricordava qualcosa. Assomigliava stranamente a qualcuno di cui però non le veniva in mente né il nome né l’aspetto fisico.

Ci stava ancora rimuginando sopra quando vide il viso di Tsunade sbiancare e decretare con tono dispiaciuto nei confronti di Rock Lee, qualcosa che lasciò tutti, compresa lei ed Hinata, completamente spiazzati.

“Mi dispiace, … ma non potrai più essere … uno Shinobi.”

 

 

Era ormai sera per le due kunoichi. Il vento sospirava tra i loro capelli, facendo apparire le loro figure più malinconiche di quanto già non fossero, dopo aver visto, poche ore prima, Rock Lee accettare con una determinazione quasi disperata l’operazione rischiosissima proposta da Tsunade, il nuovo Hokage, che avrebbe potuto o donargli la completa guarigione delle proprie gambe … o la morte.

Moriko strinse le labbra, torturandosele con i dentini, fermandosi un istante per poi venire imitata dalla giovane Hyuuga, sorpresa, ma non più di tanto, di vedere l’amica fermarsi così di botto.

In fondo anche lei era più o meno nel suo stesso stato d’animo.

Hinata-san…” cominciò la ragazza dai capelli verdi, incrociando le iridi perlacee dell’altra quasi supplicandola “Lee-san non morirà, vero?”

A quelle parole la mora, sbarrò gli occhi, non sapendo proprio cosa risponderle. Aveva come l’impressione che, qualunque fosse stata la sua risposta, avrebbe finito col dire o una bugia o una verità troppo dura da accettare.

Moriko era pur sempre una bambina in fin dei conti. Agli occhi di Hinata sarebbe stato troppo rischioso metterla di fronte la possibilità, non tanto remota che il compagno di squadra di suo cugino finisse col morire, pur di seguire il proprio sogno di diventare shinobi.

La ragazza non rispose, biascicando qualche parola sconnessa e priva di significato, guardando da una parte. Non sapeva davvero cosa dirle.

“Io non voglio che Lee-san muoia.” Affermò ancora Moriko con lo stesso tono infantile e lamentoso di prima “Lui non lo merita.”

A Hinata parve un attimo, ma era stato come se con quel “Lui” avesse voluto sottintendere qualcos’altro. E le ritornarono alla mente le parole di Sakura quando aveva svelato loro una parte fondamentale del carattere di Moriko:

[…non mirerebbe mai ad uccidere.  Mai. Nemmeno se ci fosse di mezzo la propria vita. Il modo in cui valuta la propria vita… è una cosa che si porta dietro fin da quando era bambina.]

Un brivido percorse ogni singola vertebra della sua schiena al ricordo di quelle parole che solo in quel momento le parvero prendere pieno significato.

Sembrava proprio che Moriko si ritenesse veramente meritevole di morire. La storia del suo occhio doveva averla segnata davvero nel profondo.

Moriko-chan…” cominciò Hinata, dopo essersi data forza con un respiro profondo “Nemmeno tu lo meriti.”

L’occhietto verde giada dell’altra si allargò di stupore, colta alla sprovvista da quella strana risposta che mai nessuno le aveva rivolto, a parte la sua Itokosan.

Le fronde degli alberi che delimitavano con le proprie fronde sempreverdi frusciarono al respiro della sera che pian piano stava colorando di porpora il cielo, dando a Moriko l’avvisaglia di tornare subito a casa dal suo Kuroneko-chan, prima che dei brutti ricordi ritornassero ad assillarla.

Velocemente assunse un sorriso sereno, atto solamente a tranquillizzare la giovane Hyuuga che, a quell’espressione, parve rilassarsi, sorridendo a sua volta.

“Andiamo a casa, Moriko-chan.” Propose Hinata, ricominciando pian piano a percorrere il sentiero che conduceva al centro del villaggi e così avrebbe fatto anche la ragazza dalla treccia, sennonché … 

L’espressione della ragazza dai capelli verdi si congelò, avvertendo qualcosa di strano.

Un solletichino. Qualcosa di sottile. Attorno al suo collo.

Le labbra pallide si dischiusero in una muta esclamazione di stupore, per poi serrarsi nuovamente, rivolgendosi all’ingiù in una espressione seria.

La mora, accorgendosene, le rivolse un’occhiata interrogativa, ritrovandosi però davanti solo uno sguardo rivolto verso il basso.

Moriko-chan?”

Di nuovo il volto pallido di Moriko si rialzò, sorridente come prima.

Gomenasai, Hinata-san. Mi sono ricordata di dover fare una cosa prima. Lei vada pure avanti. La raggiungo tra poco.”

Ma-…

Kudasai2.”

“Uh-Uhm.” Annuì alla fine la ragazza, voltandosi non molto convinta e ricominciando a camminare.

Qualche metro più avanti, quando osò lanciare un’occhiata all’indietro, vide la folta ed indomabile chioma di Moriko scomparire oltre un paio di alberi lì vicino.

 

 

Quei fili la stavano conducendo tra gli alberi, guidandola con gentilezza nel profondo di quel piccolo boschetto, dove la luce stentava ad arrivare, rendendo stranamente tutto più lugubre di quanto già non fosse.

Uno scoiattolino si mosse sopra un ramo, sporgendosi incuriosito alla vista di quella figura dalla pelle alabastrina, molto simile ad una leggiadro fantasma, fermarsi proprio in mezzo ad una piazzuola cosparsa di aghetti di pino ed erbetta umida e fredda.

Moriko sentì la pressione quasi tagliente di quei filamenti trasparenti scivolarle via dal collo e dai polsi, permettendole finalmente di respirare a pieni polmoni.

Alzò lo sguardo con assoluta calma, studiando per bene i rami circostanti, senza esternare alcun tipo di emozione né timore.

Perché mai avrebbe dovuto? In fondo, conosceva una sola persona in grado di fare una cosa simile.

“Moriko-chan~!!” urlò graziosamente una figura scura dietro di lei, piombandole quasi addosso.

Moriko, si spostò semplicente di lato con un saltino aggraziato, assistendo poi alla capitombolata della sua assalitrice, finita inevitabilmente con la faccia immersa tra gli aghetti morti di pino.

Una serie di singhiozzi e piagnucolii infantili precedette la comparsa dei vestiti scuri della ragazza dal fitto strato di foglie morte, un kimono di seta ricamato di fiori viola e neri con una bella sottoveste di pizzo nero a sbuffo che sbucava da sotto di essa, dando agli stivali ninja oltre ginocchio, anch’essi neri, un’aria più elegante.

Ueeeee!!!”

Moriko sbattè un paio di volte la palpebra sinistra nel veder la ragazza davanti a lei cacciare all’indietro la testa, cominciando a far sgorgare senza ritegno fiumi di lacrime dagli occhi come una bambina, dando sfoggio della sua inconfondibile acconciatura, ulteriore prova della sua identità: lunghi capelli neri, lucidi, dai riflessi violetti, tirati indietro in un elegante chignon tenuto fermo da un nastro di seta nera, con una frangia incorniciava davanti il vis, il quale non tardò a farsi vedere.

Un paio di occhi dal taglio orientale e felino quasi quanto quelli di Coco si voltarono accusatori ed indifesi verso la ragazza dai capelli verdi, facendo incontrare le loro iridi del medesimo colore per un istante, prima che il pianto aumentasse d’improvviso, costringendola a serrare le palpebre per lo sforzo.

“Cattiva Moriko-chan! Cattiva!” singhiozzò quella sempre strofinandosi gli occhi con le mani, storcendo la bocca dipinta di rossetto nero, in netto contrasto con la sua pelle pallida, in una smorfia poco fine.

Moriko sospirò, sinceramente dispiaciuta di quello che aveva combinato, accovacciandosi poi accanto alla ragazza dark, con le mani sulle ginocchia.

Ayame-san…

“Perché mi tratti così?! Io volevo solo farti un salutino! Non ci vedevamo da tanto! Sei cattiva Moriko-chan! Non mi vuoi più bene! Ueeee!”

Ayame-san.”

“Ti ho visto con quella ragazza prima! Tu mi tradisci! Perché Moriko-chan?! Io ti amo tanto! Farei di tutto per te!”

Ayame-san.”

“E pensare che sono venuta a trovarti passando anche per la sorveglianza del villaggio! Hai idea di che fatica abbia fatto? Non ho riposato nemmeno un istante per arrivare il prima possibile!”

Ayame-san!”

Gli sproloqui della ragazza vestita di nero vennero finalmente interrotti e gli occhi color giada di Ayame si spalancarono stupiti a guardare il faccino sinceramente dispiaciuto di Moriko. Tutta rannicchiata su sé stessa, Moriko, abbassò lo sguardo a terra, incavando la testa tra le spalle.

“Come sta?”

Il viso pallido di Ayame si illuminò ed in un lampo le sue mani smaltate di nero circondarono le spalle dell'altra cominciando a strapazzarla come un pupazzo.

“Moriko-chan~!” disse con tono mieloso “Lo sapevo che mi amavi anche tuu~!”

Tutta confusa a causa delle attenzioni che l’altra le stava riservando, la ragazza dalla treccia, stette in silenzio per un istante, lasciando fare alla cugina i propri comodi, anche se quando sentì una leggera pressione al petto, avvertì l’urgenza di scostarla da sé senza pensarci troppo.

Ayame-san, avete già incontrato Itokosan?” chiese sorridendo serena, come se nulla fosse successo.

Un’espressione confusa e sorpresa percorse il viso delicatamente truccato della mora, ed un dito venne posato decorosamente sotto il mento, seguendo la direzione degli occhi che pensierosi scrutarono l’aria cercando di mettere insieme dei pezzi immaginari.

“Ah! Quella Itokosan!” esclamò poi, battendo un pugno su una mano.

Sulla testa di Moriko apparve una minuscola gocciolina: lei poteva essere una smemorata, ma Ayame la batteva su tutta la linea. Era così da quando erano bambine: bastavano 5 minuti che già si scordava quello che diceva.

“No. Sono venuta direttamente da te Moriko-chan~!” esclamò allargando le braccia e sorridendo radiosa, quasi aspettandosi che Moriko si buttasse a capofitto su di lei, cosa che non avvenne, anzi, la mora vide l’altra alzarsi tranquillamente e rivolgerle un sorriso che sapeva un po’ di rimprovero.

“Dovreste andarla a trovare invece.” Disse, guardando gli occhi di Ayame allargarsi stupiti “A Itokosan farà piacere.”

Fu tutto quello che disse prima di voltarsi e dirigersi lungo la via che aveva percorso in precedenza sotto la guida di Ayame.

Quest’ultima alzò per un attimo un braccio e le su iridi si dilatarono appena, mentre invisibili, sottili fili attraversati da chakra, partendo dal retro del suo obi si diressero come serpenti verso la schiena della ragazza dalla treccia, arrivando fino a sfiorarle una spalla, ma …

Ayame-san. Non mi faccia arrabbiare.”

La voce di Moriko la scosse a tal punto da farle ritirare di getto i suoi fili.

“Io non posso volere bene solo a lei.”

Questo disse prima di scomparire definitivamente dalla vista di Ayame che, rimasta nuovamente sola, stese le labbra scure in un sorriso autoironico, rialzandosi da terra e scrollandosi quei fastidiosi aghetti di pino dai vestiti e dai capelli.

“Uffa.” Sbuffò imbronciandosi,  puntellando entrambe le mani sui fianchi “E io che speravo in qualcosa di più…” aggiunse con tono affranto.

“E va be’.” Fece poi cominciando a camminare tranquillamente, risalendo la corteccia dell’albero dalla quale si era lanciata “Vorrà dire che mi rifarò gli occhi su qualche bel ragazzo o ragazza del villaggio.”

Arrivata, dopo svariati cambi di direzione, in cima all’albero i suoi occhi scrutarono impenetrabili il paesaggio del villaggio.

Un sorriso enigmatico si dipinse sulle sue labbra nere, mentre alzava fluidamente una mano all’altezza degli occhi, allungandone l’indice, dove zampettante riposava un ragnetto, delle dimensioni di un sassolino, e dalle zampe tanto sottili da sembrare invisibili.

I mille occhietti dell’aracnide incontrarono in un istante l’iride acquosa della ragazza, venendo immediatamente investito da qualcosa che lo intorpidì da chele a zampe, prima di sentirsi trascinare da una forza sconosciuta in direzione del villaggio, alla ricerca di qualcosa.

“Bene.” Sussurrò soddisfatta Ayame, stirando le braccia all’indietro, per poi assumere l’espressione più estasiata ed ansiosa mai esistita.

“E ora … a caccia~!” 

 

 

“Di cosa volevi parlarci Tsunade?”

“Ormai abbiamo già discusso sulla tua carica di Hokage, non vedo altri motivi per convocarci in riunione.”

Tsunade osservò con malcelato scontento le lamentele strascicate dei vecchi capo villaggio, intrecciando le mani davanti al mento. Non avrebbe voluto doverne parlare. Specialmente non a così poche ore dalla sua investitura ufficiale, ma non poteva farne a meno. Doveva sapere.

Aveva fatto le dovute ricerche subito dopo aver parlato con la ragazza di nome Moriko Nara. Si ricordava di lei, o almeno, di una persona uguale a lei, scomparsa tempo addietro, e di certo non si trattava di una Nara.

“Volevo parlarvi di una questione delicata.” Rispose semplicemente abbassando le lunghe ciglia al ricordo di quella donna collegata a quanto pare più che dall’aspetto fisico, a quella ragazza dai capelli verdi.

Ne era certa.

“Ti ascoltiamo.” La incitò Homura, dissimulando un tono di voce scocciato.

“Riguarda i Ninigi.”

Fu quella semplice frase a far cadere nella stanza un silenzio tombale.

E Tsunade seppe di aver scoperchiato un pozzo infinitamente profondo e pericoloso. Ora doveva solo vedere quanto sarebbe stata in grado di sopportare la sensazione di cadere in quel baratro.

 

                                                                                                                                             Continua….

 

 

 

Note di TRADUZIONE

 

¹Ojousan: significa “Signora”, modo formale per rivolgersi ad una donna o di evidente classe sociale elevata o che non si conosce.

²Kudasai: per favore

 

 

ANTICIPAZIONI:

Moriko! Si può sapere che ci fa LEI qui?!

Ayame-san, che cos’ha combinato stavolta?”

“Io? Nulla! Giuro!”

Fa lo stesso! Tu ora torni a Iwa! E di corsa! Ehi! Mi ascolti, ma… che centra adesso Shino?

“Presentamelo!!!”

Scordatelo! Non ho tempo da perdere con te! La situazione è critica! Non rovinerai tutto sul più bello!

“Ehi Moriko, chi è quella strana tipa?”

Piacere~!”

Torna ad Iwa!!

“E così ora sai tutta la storia, Tsunade.”

“Siete dei dannati bastardi!”

Kakashi-sensei! Allora Moriko potrà restare qui al villaggio?

“Promossa a pieni voti.”

“Evviva!”

No, tu te ne torni ad Iwa! Adesso!!

Il prossimo capitolo di Nanaban Hana: I sette fiori insanguinati- il risveglio, s’intitolerà “I mille volti del dolore” Non perdetevelo!

Itokosan … non vedo Sasuke-san.

 

RISPOSTE ALLE RECENSIONI:

 Rinoagirl89: E io cosa sono? Y-Y in fatto di ritardi batto chiunque, ma alla fine ce l’ho fatta! Spero tu abbia gradito l’entrata in scena della nuova e ultima cugina citata di Sakura! Eh sì. Dopo di lei non arriveranno nuovi cugini mai citati prima di adesso!
Dici che non avremmo dovuto saperlo? Io invece ci ho fatto dei castelli in aria stupefacenti sull’identità della nostra rosa, anche se alla fine sono scesa nel drammatico, ma si sa: sasuke ha avuto un’esistenza drammatica, naruto pure, e per dare più spicco alla nostra sakurina non ho potuto fare altro! X(
Kisame e Itachi sono i miei miti! Su Moriko non ti preoccupare! Se sue capacità verranno spiegate! Ehehe. (si sfrega le mani).Ok e adesso ti mando un bacione! Kiss! E spero di risentirti presto! Augurami buona fortuna con l’uni! ^___^ 

debbyuchiha: E qui ti ho messo un’altra scena sasusaku! Piaciuta? Spero di sì. Sasuke proteggere Sakura… uuhm vedrò cosa posso fare, non sarebbe per niente male! Davvero sono così brava? Io mi ritengo una principiante ancora, comunque fa sempre piacere sentirselo dire! Baci e spero di sentirci presto!

 Junkochan: (si nasconde, per evitare il martello da 50 tonnellate)
Ehehe, Lo sapevo che avrebbe sconvolto un po’ di persone, ma alla fine, sì, Ryuuchi è uomo! Almeno in corpo, alla fine è un animo sensibile! XD Eh sì, sasuke farà meglio a non cercare di scoprire altro su sakurina o finirà in terapia a scaricare la rabbia su un tamburo. -__-
Ehehe non dico nulla sulla parte di sakura e il suo rapporto con il kyuubi, per quello bisognerà aspettare un altro capitolo!
Domando anche a te scusa per l’attesa. Se vuoi mi auto flagello! Y_Y Baci!

 kry333: Mi dispiace per averti rovinato il momento clu di sakura e sasuke nella foresta della morte, ma è proprio da quella scena che è nata la fan fiction. Immaginati me davanti alla tv che mi si illumina lo sguardo così *___* mentre mi comincio a costruire quest’intricatissima trama. Mamma mia a volte mi ritengo seriamente squilibrata mentalmente.  

Gloglo_96: Contenta che ti sia piaciuto il nuovo titolo della ff! ^^
A chi non sta simpatico Ryuuchi! Ehehe! È inutile io i miei pg li amo dal primo all’ultimo! Non c’è scampo.
Coco per un po’ non la vedremo a causa della new entry, ma non per molto, tranquilla.
Moriko adesso invece comincerà ad avere un ruolo sempre più fondamentale, specie nel suo triangolo amoroso *_* ehm. Meglio non farsi prendere da fantasie sceme, per ora almeno.
Sì sì, Sakura è indubbiamente molto forte, anche se ci sono ancora molte cose da scoprire su suo conto. Gnehehe, come sono cattiva a dire queste cose. >:) Ci vediamo al prossimo capitolo!  Spero di risentirvi tutte presto! Ciao!

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