Non soffrirà ancora

di MissVogue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A reason for living... ***
Capitolo 2: *** Open your eyes Chuck! ***
Capitolo 3: *** Life flowing ***



Capitolo 1
*** A reason for living... ***


Non soffrirà ancora

Chuck's Pov


E' proprio strana la vita,già bizzarra e imprevedibile.

Ho sempre creduto che in qualche modo strano io però questa vita non la meritassi. Anzi togliamo pure quel qualche modo e lasciamo semplicemente quel ho sempre creduto,senza incertezze,visto che ora ero sicuro di quello che pensavo. Dal primo momento in cui la ragione mi ha permesso di capire che lo sguardo di mio padre su di me era sempre di odio e ribrezzo,ho pensato che questa vita non era per me. Avevo sempre creduto che mia madre fosse morta dandomi alla luce e potete immaginare voi il mio dolore interno nel sentirmi questo peso angosciante ogni giorno? Andavo avanti per chissà quale forza di inerzia,andavo avanti per chissà cosa. Forse andavo avanti per dimostrare a mio padre che anche io valevo qualcosa,ma puntualmente finivo per deluderlo. Era come se fossi dannato a non seguire mai la retta via,era come se fossi dannato a non essere felice. Quando mio padre morì mi cadde il mondo addosso e non perchè potessi stare male per lui,ci stavo eccome,ma ero così sofferente perchè avevo creduto per diciassette anni della mia vita,che l'unico motivo per andare avanti fosse comunque continuare a non deludere mio padre,l'unico modo per restare in vita. Quando avevo perso quel motivo,che altro ne avevo per continuare a soprvivere a questa fottutissima vita? Ero perso e smarrito eppure avevo un altro motivo per andare avanti,l'avevo sempre avuto eppure l'avevo sempre cercato di evitare,sebbene ne fossi fatalmente attratto. Lei che quel giorno al Victrola si era spogliata delle sue vesti da brava ragazza per mostrarmi ciò che realmente era,lei che sul retro di quella limousine mi aveva donato quella sensazione di vita...vera vita,oltre che la sua tanto amata verginità. Se solo riuscissi a muovermi sogghignerei come un perfetto pervertito a quel ricordo,ma non potevo ero qui fermo e immobile. E' stato quello il giorno in cui il destino aveva deciso che io sarei stato suo. L'avevo capito ed era per questo che continuamente la evitavo,come poteva quella vita tanto crudele darmi la ragazza più stronza,altezzosa,vendicativa ma dolce e sensuale Blair Waldorf? Aggettivi troppo riduttivi questi per descrivere quella ragazza che mi aveva rapito il cuore,se l'era portato via,anche se io le avevo spezzato il suo. Il destino mi aveva fatto un regalo che io non potevo accettare,non era giusto per lei,io ero sbagliato e lei era giusta,non meritava uno come me. Autocommiserazione,vittimismo? No realtà dei fatti,Chuck Bass non poteva essere la metà della mela di Blair Waldorf. Eppure lo era. L'avevo ferita chissà quante volte eppure lei per me c'era sempre stata,sempre,persino quando avevo fatto la cazzata di venderla per il mio hotel,l'errore più grande della mia vita...credevo,ma alla fine mi aveva perdonato anche quello. Ma credevo che fosse stato troppo tardi e così l'avevo ferita ancora,e stavolta l'avevo persa per sempre.
- Mi lasci entrare accidenti! -
Quella voce. Quella voce non era possibile non era lei...il coma giocava brutti scherzi,non potevo sentire la sua voce...lei non era qui,lei era in Francia.
- E' in terapia intensiva lei non può entrare! -

- Sono Blair Waldorf e vediamo se riesce a fermarmi!-
Chi l'avrebbe mai potuta fermare,chi sarebbe mai riuscito a farlo? Forse non l'avevo persa,forse ancora una volta lei era qui. Peccato che lei avesse perso me,stavolta non avrei permesso di farla soffrire ancora. Ero appeso tra la vita e la morte,e questa vita non potevo più viverla e ne dovevo se realmente l'amavo,questo sarebbe stato il gesto più bello che avessi mai potuto fare per lei,dovevo solo aspettare...aspettare che prima o poi qualcosa mi iimpedisse di resistere. E mancava poco,quel poco per sentirla ancora un'ultima volta.

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Capitolo 2
*** Open your eyes Chuck! ***



Secondo Capitolo

Blair's pov

Correvo,correvo all'impazzata per le strade di Praga come se correndo avessi risolto la situazione.
Ero stata un mese a Parigi con Serena,divertendomi come meglio potevo senza pensare a nulla,senza che il mondo al di fuori da quella città potesse toccarmi...senza che lui potesse toccarmi. Avevo cercato sempre di non pensarlo,mostrandomi sempre con la testa ad altri pensieri:shopping,locali,feste e nuovi flirt,ma senza mai andare a letto con qualcuno. Tutto non era bastato a tenermi lontana da lui,continuamente. La notte quando ero sola nelle mie coperte,il mio pensiero fisso andava a lui,dove fosse e con chi. Potevo immaginarlo già per tutte le città del mondo a divertirsi,ubriacarsi e concedersi il sesso senza impegno con chissà quante ragazze in una sola volta. Eppure non appena ero partita,avevo sentito dentro di me,sul volo in partenza,un colpo al cuore. Bum..avevo perso un battito e una sensazione di angoscia che mi ero portata dentro per tutto il viaggio,finchè poi avevo abbandonato quel pensiero cercando di non pensare. Quando però ieri a Parigi,già ieri ero ancora li,passando da un edicola,su un quotidiano Parigino avevo letto: " Il milionario Charles Bass,appeso tra la vita e la morte" o " Coma per il giovane erede delle industrie Bass" o ancora " Sparato per un anello,il miliardario Charles Bass rischia la vita",il mio cuore ecco che ancora una volta aveva smesso di battere. Avevo comprato tutti i possibili quotidiani che parlavano di lui,persino le rviste di gossip,ogni singolo foglio che parlasse di lui. Quando lessi che da un mese era entrato in coma,smisi di respirare e se in quel momento,nella mia stanza alla villa di papà,non ci fosse stata Serena a sorreggermi,sarei svenuta a terra battendo pesantemente la testa. Quando ripresi conoscenza,l'unico mio pensiero era andare da lui,e andarci ora. Così eccomi qui,il giorno dopo,all'ospedale centrale di Praga con un terribile affanno mentre chiedevo a tutti i medici dell'ospedale dove fosse ricoverato Chuck Bass.
- E' nel corridoio a sinistra ultima stanza ma lei..-
neanche diedi il tempo di far continuare la frase a quell'infermiere che subito mi ero precipitata verso quel corridoio imbattendomi in un altro medico che non voleva farmi passare ma non appena,con insistenza,dissi chi fossi mi fece entrare. Fu quando entrai li dentro che mi crollò il mondo addosso. Non sapevo che fare,cosa dirgli,avevo solo il bisogno di vederlo. Così mi avvicinai a lui,lentamente,e una volta arrivata di fronte al suo capezzale,mi sedetti su una sedia li vicino prendendogli la mano. Non dissi assolutamente nulla,stetti li in silenzio mentre una lacrima rigava il mio viso.
- Perchè? Perchè lo hai fatto? -
Gli chiesi io riferendomi all'anello. Sapevo tutto riguardo le dinamiche del terribile incidente: era stato sparato solo perchè non voleva consegnare ai suoi assalitori quello stupido anello,che io non avevo mai visto,ma sapevo essere per me. Pensai mentre scoppiai poi improvvisamente a piangere,senza riuscire più a dire nulla,sentendo dentro di me quella sensazione,quella voglia di urlare..spaccare tutto,sentimenti soffocati da quel pianto silenzioso che non riusciva ad esternare quel dolore perchè esso era così forte da bloccare ogni sentimento.
- Non hai pensato a me? Come potrei fare senza di te? Pensi che sia così forte da riuscire a resistere a questo? -
Chiesi io tra le lacrime,mentre lo guardavo sperando che potesse sentirmi,sperando che da un momento all'altro si svegliasse,mostrasse il suo immancabile ghigno così irritante e seducente,e uscirsene con qualche sua battutina irritante che mi avrebbe fatto innervosire ma che alla fine mi avrebbero fatto sorridere come sempre.
- Che stupida,ti parlo ma sono certa che neanche mi starai ascoltando,perchè se tu mi stessi ascoltando a quest'ora apriresti gli occhi o daresti un segnale per farmi capire che sei vivo e non appeso tra la vita e la morte. -
Dissi io con una nota di malinconia nella voce. Quante volte nei film si vedeva la scena di gente in coma e parenti e amici che continuavano a parlargli? Come se potessero sentirgli in quello stato vegetativo. In realtà si sfogavano soltanto,proprio come stavo facendo io in quel momento.
- Anche,però,se non mi ascolti,io sono qui...e resterò qui finchè tu non ti svegliarai e mi dirai " Waldorf credevi ti liberassi di me così facilmente? Andiamo I'm Chuck Bass" ,fino ad allora non me ne andrò. Te lo prometto...ma tu non abbandonarmi ti prego. -
Dissi io incrinando ora la voce nuovamente per il pianto,mentre gli baciai la mano,alzandomi da quella sedia e avvicinando le mie labbra alle sue dandogli un leggerissimo bacio. Lo guardai poi,tornando a sedermi,senza lasciare mai la sua mano,mentre ora restai in silenzio guardandolo semplicemente mentre la speranza che potesse aprire gli occhi era sempre dentro di me.
- Apri gli occhi Chuck..-
Dissi io in un soffio,mormorando era un desiderio quello,un desiderio che in quel momento era la mia unica ragone di vita. Non avrei vissuto,non sarei riuscita a farlo...sarei stata anche io una vegetale,sarei stata tutto questo finchè lui non avrebbe aperto quei dannati occhi. Non era un'imposizione verso me stessa,ma non sarei riuscita a fare altro.
Come avrei potuto vivere senza di lui?

Spazio all'autrice
Okey volevo dare in questo capitolo l'idea di tristezza assoluta,ma non credo di essere riuscita proprio nell'intento xD In ogni caso sono comunque contenta di tutti i vostri commenti,davvero non pensavo che potesse piacere così tanto. Quindi vi ringrazio tutti! Ammetto di non avere ben in mente su come finirà questa storia,perchè che mi crediate o no,posto i capitoli man mano che gli scrivo,così di getto senza avere poi l'idea di come sarà il prossimo. In ogni caso spero che comunque la storia,nel suo proseguimento,non vi deluda e spero che vi possa piacere! Ripeto,se non dovesse piacervi accetto anche commenti negativi,nessun problema! ^^

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Capitolo 3
*** Life flowing ***



Terzo Capitolo

Chuck's Pov
Lacrime.
Potevo avvertire le sue lacrime,ancor prima che lei iniziasse a parlare. L'avevo distrutta e quelle sue parole,mi toccarono l'anima,quell'anima che era ancora sospesa tra la vita e la morte. Il dolore che provava,non era nulla in confronto a quello che avrebbe provato se io gli fossi stato ancora accanto. L'avrebbe capito che tutto il tormento che gli avevo dato in vita era il massimo dolore che lei potesse provare. Morendo lei si sarebbe arresa,la sua sofferenza prima o poi avrebbe avuto una fine; con me accanto quella sofferenza sarebbe stata una tortura per tutta la sua esistenza. Avrei voluto stringerla a me un'ultima volta,dirle ancora ti amo,farle capire che lei per me fosse la persona più importante della mia vita,nonostante tutto,ma anche se avessi potuto sarebbe stato solo un male per lei? D'altronde quante volte le avevo detto quelle parole e mi ritrovavo nuovamente a farla soffrire? No,era meglio che lasciassi questo mondo. Si,dovevo lasciare questo mondo per sempre,solo così Blair avrebbe smesso di soffrire per sempre. La mia anima meritava la perdizione,l'inferno,così come avevo vissuto. Avevo vissuto nella dannazione,nel pericolo,nel peccato e meritavo di vivere quell'altra vita in questo modo. Eppure avevo avuto una possibilità. Avevo avuto l'occasione di torvare la strada giusta,di amare per una volta e di vivere felice come qualunque ragazzo. Blair era stata la mia salvezza,ma l'avevo tradita nel peggiore dei modi,e come potevo considerarmi un ragazzo che meritava di essere salvato? No io non dovevo essere salvato,era questo il mio destino. Si,mi sentivo pronto per lasciare per sempre questo mondo,dovevo lasciarlo. Fu in quel momento che,come si suol dire,mi scorse tutta la mia vita davanti.

Avevo sei anni quando vidi per la prima volta Blair Waldorf. Perfetta nel suo vestito da bambola rosso e bianco,con le sue candide ballerine bianche e il suo cerchietto rosso,puntava lo sguardo verso un bambino biondiccio con gli occhi azzurri. Era il mio migliore amico,lei guardava il mio migliore amico. Uno sguardo carico di ammirazione e amore,che mi fecero intendere che aveva una bella cotta per lui. Peccato che lui preferisse guardare la bambina dai capelli biondi che correva felice nel parco ridendo spensieratamente,mentre già tutti i bambini la guardavano con ammirazione. Quasi tutti. Mi avvicinai a lei,alle sue spalle quasi e con il mio ghigno da bastardo le dissi soltanto: - Fossi in te lascerei perdere,prima ancora di iniziare. - Mi limitai a dire,mettendo le mani nelle mie tasche dei pantaloni,osservando quella scena per un attimo. Forse come ogni bambina mi avrebbe sorriso,si sarebbe presentata e avrebbe preferito me a qualunque altro bambino,ma nel suo caso non fu così. - Come scusa? - Mi chiese lei voltandosi verso di me,guardandomi con un'aria così altezzosa,che avrebbe fatto sentire tutti inferiori a lei. Tutti tranne me. Ci voleva ben altro per sentirmi inferiore a qualuno,insomma io ero Chuck Bass. - Non so chi tu sia,ma è evidente che non riesci a capire. Insomma voi ragazzi non avete il sesto senso che noi donne abbiamo. Noi,abbiamo l'intuito femminile e quando sentiamo qualcosa è quella. E io sono certa che io e Nate Archibald ci fidanzeremo e da grandi ci sposeremo e avremo tanti figli,dopo esseci laureati entrambi a Yale. - Mi fece davvero divertire quello che disse in un primo momento,ma successivamente mi affascinò. Insomma lei a sei anni si reputava già una donna? Lei a sei anni aveva programmato già la sua vita? Con Nate Archibald? Non sarebbe mai stato innamorato di lei. Chi bambino,o ragazzo avrebbe mai potuto amare una bambina così altezzosa e programmatrice? - Lo sai? Non tutto va come noi ci programmiamo. - - Ognuno è artefice del proprio destino,non te lo hanno detto? - Mi disse lei con un tono civettuolo e quell'aria da saputella,che mi divertì. Si mi divertiva e affascinava il modo che aveva di parlare e di rivolgersi a me,diverso dalle altre bambine. - La vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti. - Dissi io ancora con quel ghigno guardandola. Ero riuscito comunque a controbattere e a quanto pare anche a farla innervosire,visto lo sguardo sprezzante e le labbra serrata che caratterizzarono la sua espressione. - Ma chi ti credi di essere per dare queste stupide moralità? - Mi chiese ancora con quel tono,con quel suo linguaggio così perfetto che proprio non sembravano appartenere a una piccola bambina di sei anni. Era chiaro che fosse intelligente,un'intelligenza che in molti potevano sognarsi di avere. A quella domanda,però,un ghigno caratteristico comparve sul mio volto e allungai la mia mano verso la sua dicendo,con il mio tono caldo e sensuale,non proprio tipici per un bambino di sei anni. - Io sono Chuck Bass, - Il suo sguardo sembrò essere incatenato nel mio per un lungo istante,come se entrambi si fossero attratti senza riuscire a staccarsi l'uno dall'altro. Ecco,però,che lei abbasso il suo sguardo sulla mia mano con aria sprezzante e guardandomi disse - Bene Chuck Bass,allora ricordati bene che io sono Blair Waldorf, e delle tue sciocche frasette d'effetto non so proprio che farmene. So bene quello che voglio e l'otterrò. - Mi disse lei decisa e sicura,senza neanche stringermi la manoche io arretrai infilandomela nuovamente nella tasca. Blair Waldorf,non avrei mai dimenticato quel nome,non avrei mai dimenticato lei. Perchè lei,era la bambina più sorprendente che avessi mai visto. Mi disse quelle parole e rivolgendomi un suo ultimo sguardo carico di odio,tornò a guardare Nate con un sorriso,lasciandomi poi li da solo mentre lei,con passo sicuro e deciso si avvicinò verso quella bambina che prima correva nel parco, e che aveva attirato l'attenzione del mio migliore amico,presentandosi a lei. - Piacere io sono Blair Waldorf.- - Oh piacere Blair,io sono Serena e lui è il mio amico Nate. - Osservai la scena da lontano,mentre in quel frangente Blair si voltò verso di me sfoderando un sorrisetto soddisfatto,come di vittoria,mentre tornava a guardare il suo Nate e presentarsi a lui. Quale bambino o ragazzo avrebbe mai potuto amare quella bambina così altezzosa e pungente? Forse,un giorno Chuck Bass.

Spazio all'autrice

Ancora grazie mille a tutte per i commenti e mi scuso per il ritardo nell'aver postato il capitolo,ma purtroppo sono stata impegnata con la scuola che ancora non mi lascia di piede. Non so definire bene questo capitolo,ammetto che è stato un pò melanconico,ma questa fanfiction non riesco proprio a farla diversamente. Avevo pensato che i capitoli a seguire fossero tutti sotto la prospettiva di Chuck,almeno finchè la sua vita non iniziasse a scorrergli davanti attraverso i ricordi. Ripeto,non so ancora che ne sarà di Chuck,ma spero,in ogni caso,che in qualunque modo finirà questa fanfiction a voi sia comunque piaciuta. E spero che,per ora,questo capitolo vi sia piaciuto. Ho voluto mettere un ricordo del loro primo incontro,perchè è più o meno così che me lo sono sempre immaginato ^_^

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