Ambrosia

di SadnessNeverEnds
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One ***
Capitolo 2: *** Two ***
Capitolo 3: *** Three ***
Capitolo 4: *** Four ***
Capitolo 5: *** Five ***
Capitolo 6: *** Six ***



Capitolo 1
*** One ***


  

AMBROSIA.

Richie e Thanatos sono due gemelli omoziogoti di 17 anni.

Richie e Thanatos sono emo.

Richie e Thanatos sono le persone che si odiano di più al mondo.

 

Richie torna a casa, sbattendo la porta blindata. Appoggia il casco del motorino sul tavolo della cucina; prende dal frigorifero un limone e lo addenta, fiché gli occhi lacrimano. Spegne le luci, attraversa il corridoio veloce e socchiude la porta di camera dei suoi genitori. Anche se è buio pesto, riesce a vedere che entrambi stanno dormendo pacificamente nel letto matrimoniale. Tira un sospiro di sollievo, poi urge andare in bagno a vomitare. Si inginocchia e a grandi conati, sputa tutto quel mix di alcol e cibo che ha ingoiato poche ore prima. Guarda con disprezzo il liquido giallastro scomparire nell'acqua dello sciaquone. Si lava i denti, rimene in boxer e si osserva allo specchio.

Prima il volto; scarno, dalla pelle nivea e coi lineamenti taglienti. Il naso è regolare e minuto; la bocca piccola e bordeaux; le sopracciglia sottili, nero corvino; gli occhi... gli occhi sono due scaglie di ghiaccio bianchissimo.

Poi il fisico; longilineo, prestante e sportivo. Le braccia sono magre e glabre; i pettorali e gli addominali ben disegnati; le gambe scendono snelle e dritte.

Infine i capelli. Richie adora i suoi capelli. Sono nero notte, liscissimi e sistemati alla emo, quindi con un gran ciuffo di lato e altre ciocche lunghe attorno al capo.

Sputa contro il suo riflesso.

«Vaffanculo» pensa ed è presto fuori dal bagno.

Sta per andare in camera sua a dormire, ma si ricorda che la sua stanza è inagibile. Causa: rifacimento del parquet. Sbuffa, sa che dovrà dormire in camera con suo fratello. Apre la porta senza fare attenzione a non svegliarlo. Tanto non dorme. Trova il suo letto alla cieca, letto sistemato sotto la parete opposta di quella dove dorme il fratello, e ci si butta a peso morto. Si infila sotto le coperte e il sonno presto s'impossessa del suo corpo sciupato.

Thanatos si rigira, in preda alla solita insonnia che non gli dà tregua. Ha sentito il fratello entrare, chiudere la porta e gettarsi nel letto. Disapprova tutto del fratello. Sa benissimo che è andato fuori coi suoi amici a bere e a provarci con le ragazze. Solo pensarci gli provoca ore e ore di pensieri. Immagina Richie, con il suo cappellino a cuffia per non fare gonfiare i capelli nell'umidità notturna, i suoi jeans strettissimi e il suo motorino modificato a tracannare litri di alcol per poi prendere una ragazza qualsiasi e sbattersela nel retro di una macchina. No, non sprecherà il suo tempo in questo modo; no, Thanatos non si preoccuperà mai più per Richie; Thanatos penserà solo a sé stesso e alla sua perfezione.

Le luci del mattino, come serpenti fra le foglie, s'infiltrano nell'oscurità della camera ordinata. Il sole sorge sopra a Venezia ed è lunedì, quindi la sveglia suona in punto alle 7. Appena il tintinnio della sveglia squarcia il silenzio, Thanatos la spegne con una manata. Si mette seduto e si massaggia le tempie; l'insonnia gli ha regalato l'ennesimo mal di testa. Scansa le coperte, scende dal letto e si dirige in bagno. Lava il volto, il torace, i denti; s'infila un paio di jeans neri e una t-shirt grigia, poi torna allo specchio. Prende la piastra, la scanda e infine ci liscia i suoi bellissimi capelli morbidi. Afferra il profumo "LightBlue" di D&G e lo spruzza sul suo collo liscio. Prima di uscire, attacca lo scaldabagno. Va in cucina e trova sua madre che prepara la colazione.

"Buongiorno tesoro. Ti va la brioche?"domanda la donna, osservando il figlio che prepara lo zaino di scuola.

"Ho già lavato i denti; farò merenda a scuola. Grazie, esco!" risponde Thanatos con un sorriso che rassicura la madre. Infila il giubbottino di pelle ed esce.

Appena Thanatos giunge alla fermata dell'autobus, questo arriva. Sale in tempo e percorre il tragitto verso il suo liceo. Nel frattempo, prende l'i-pod e un libro, per ingannare l'attesa.

 

Richie guarda l'orologio con un occhio mezzo chiuso. Sono le 7.30! Anche quest'oggi entrerà alla seconda ora. La madre entra e si arrabbia di trovarlo ancora nelle coperte.

"Deficiente! Tuo fratello è già a scuola Muoviti" dice lei e lui, senza manco sentirla, cammina verso il bagno.

Una volta arrivatoci, trova lo scaldabagno acceso, che riscalda l'intera stanza.

«Allora mia madre serve a qualcosa!». Si fa una doccia veloce, si veste e piastra i capelli. Spalma un velo di correttore sotto gli occhi, dato che ha due occhiaia inguardabili. In cucina, mangia la sua brioche e quella del fratello. Poi, senza salutare, esce, stranarmente ricordandosi la cartella di scuola. Il motorino corre veloce nel traffico, fa lo slalom fra i tir e suona ad ogni scorbutico che non lo lascia sorpassare.

«Prima o poi mi sfracellerò». Parcheggia nel giardino della scuola, un istituto professionale; fortunatamente non c'è troppa gente e può scegliere un posto al coperto. Vede alcuni compagni all'entrata, anche loro salteranno la prima ora.

"Bea fioi" dice in dialetto, che significa -Ciao ragazzi-. Loro rispondono al saluto e gli danno una pacca amichevole sulle spalle. Borbottano per qualche minuto, poi devono entrare. Richie getta il mozzicone della sua prima sigaretta.

Thanatos è appena stato interrogato in letteratura latina; ha preso 9, tutto meritato dice il professore. Soddisfatto, ma annoiato va a sedersi, seguito dagli sguardi invidiosi dei compagni del suo liceo classico. Mentre gli altri ascoltano la lezione su Terenzio, lui sfoglia un fumetto giapponese. Gli arriva un bigliettino dal fondo della classe. Questo il contenuto:

-Ehi, ti andrebbe se oggi pomeriggio uscissimo insieme? Firmato Rebecca-. Rebecca? Parliamo della biondina snob? Thanatos declina l'invito con gentilezza. Non uscirà con nessuna sua compagna. Non uscirà con nessuna. Inoltre, quel pomeriggio ha lezione di pianoforte. Il solo pensiero gli dà una gioia indescrivibile. Desidera fortemente carezzare i tasti del piano, sentendolo soffrire, vibrare, gemere attraverso il legno. Durante l'intervallo ripassa mentalmente un classico di Bach. Rebecca torna a torturarlo, accompagnata da un plotone di giovani.

"Thany! Come mai non puoi?" cinguetta lacrimosa.

"Ho lezione di pianoforte, perdonami. E non abbreviare il mio nome in quel modo" risponde lui, senza nemmeno guardarla negli occhi. Lei si è innamorata di lui proprio per i suoi occhi gelati.

"Scusami Thany. È che il tuo nome non mi piace molto. Significa -morte- in greco!"

"Fa niente. Chiamami Than, se proprio devi cambiarlo"

"D'accordo. Allora non puoi proprio? E domani?" per sedurlo, lei si raccoglie i capelli, scoprendo il collo, parte del petto.

"Ti farò sapere. Ora vai" lei obbedisce e lui torna da solo. Guarda annoiato la gente attorno a sé. Dovrebbe far merenda, ma non ha voglia.

 

Richie, chiamato alla lavagna per risolvere un'equazione di matematica, molto semplice essendo in un profesisonale, prende un 4. La professoressa dice che è un vero fallimento, non sa fare neppure le addizioni. Richie ridacchia coi compari e finge di sbattersene del voto. In realtà, appena si siede al suo posto prende il cellulare. Scrive:

-Cazzo, mi devi aiutare in matematica, altrimenti mi segano e nostra madre non mi fa andare in campeggio- cerca il numero di suo fratello, ma non lo trova.

Non lo ha mai memorizzato. Chiede alla sua vicina di banco, lei di sicuro lo ha. Infatti così è e lo invia.

 

Thanatos è al bagno e vibra il telefono. Apre l'sms. Appena legge che il mittente è -Richie-, si raggela istintivamente. Si domanda quale guaio abbia combinato. Non gli risponde. A casa, quando lo incrocerà, gli dirà che lui è disponibile.

Richie, non vedendo la risposta, s'irrita notevolmente.

 

Lo odia; non odierà nessuno più di Thanatos. Odia anche il fatto stesso di odiarlo. È un privilegio. E allora odia sé stesso.

 

Note dell'autrice: Buongiorno a tutti! Questa è la mia prima storia e spero che possa risultarvi gradita nonostante il suo essere talvolta goffa e chissà, ripetitiva? Se vi è piaciuto questo capitolo, v'invito a segurmi con i successivi... nulla è come appare, goni cosa si complicherà.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Capitolo 2
*** Two ***


 

(Alex Evans)

AMBROSIA.

Richie e Thanatos sono due gemelli omoziogoti di 17 anni.

Richie e Thanatos sono emo.

Richie e Thanatos sono le persone che si odiano di più al mondo.

 

Thanatos alle 13.30 è a casa. È stata una giornata come tante altre, sbiatida via in un fiume di ricordi anonimi. L'uno uguale all'altro, senza volto, vuoti come il nulla.

«E questo solo per colpa della mia mediocrità» pensa il ragazzo, affondando i denti in un panino, dopo ore di digiuno immotivato.

Talvolta, nei momenti di maggior lucidità, riesce a cogliere l'insignificanza della sua vita, perché, dovete sapere, non c'è nulla di emozionante nella perfezione o in ciò che è perfettibile. Si specchia annoiato nella lama del coltello leggermente unto di formaggio; sbircia i suoi capelli color ebano e spioventi sul viso, in quel ciuffo tanto curato, sbircia i suoi occhi trasparenti, sbircia il suo naso a punta. Non c'è carattere in quel volto tendente al femminile. Si legge solo la mancanza di qualcosa e il disperato bisogno. La casa vuota gli sembra un ottimo rifugio; si accuccia sul divano, coprendosi col la stessa coperta che usava da bambino, e si lascia sprofondare nel pozzo nero della sua mente, un posto fatto di ragnatele e cocci di vetro.

La maniglia si abbassa, la serratura scatta, la porta si apre. Richie entra rumorosamente, canticchiando una canzone sentita per strada. Calpesta il fatto che il fratello stia dormendo in sala e accende la tv su MTV. Prende un pacchetto di patatine e torna a sedersi sulla poltrona affianco al divano, ridendo in modo sguainato alle battute del conduttore di un programma musicale. Spera che mandino in onda l'ultimo video di uno dei suoi gruppi preferiti, gli Alesana. Dopo circa cinque minuti di casino, Thanatos si mette seduto e massaggia le palpebre appena dischiuse. Richie non lo vede neppure; ride e mangia patatine, sporcandosi con le briciole cadute i nuovi jeans attillatissimi e borchiati che fasciano in modo molto sexy le sue gambe sode.

"Che maleducazione" sospira Thanatos, ma non vedendo alcuna reazione nel gemello, afferra il telecomando e spegne il video.

"Riaccendi" ordina Richie, levandosi le scarpe e lanciandole a casaccio per la casa.

"Ma ti vedi? Sporchi, disturbi e incasini tutto!" sbotta Thanatos e si alza in piedi scattoso, irritato, troppo per tacere anche quella volta.

"È un problema di nostra madre. Ora riaccendi"

"No, non solo suo, perché sono stato io ad essere svegliato da un porco diseducato!" Thanatos dice il giusto, ma sbaglia tono. Errore imperdonabile.

"Taci donna, adesso non piangere. E dammi quel telecomando" Richie è dannatamente abile nelderidere le persone e attualmente si riferisce all'accento femminile che ha assunto la voce di Thanatos attimi prima.

"Mi fai schifo" conclude l'altro e gli lancia il telecomando dritto in petto, stando attento a fare un lancio particolarmente virile.

 

Thanatos si chiude in camera e apre un libro a caso, «Qualsiasi cosa, proverò qualsiasi cosa pur di evadere da qui». Richie, nel frattempo, intoccato dalla discussione appena tenuta, riprende a bersi ogni scemenza che passa in tv.

Solo un'ora dopo, quando Thanatos sta pensando di farsi un piercing alla sopracciglia destra, quella lasciata scoperta dal ciuffo che copre il lato sinistro,e ascolta i Cure, Richie si ricorda di matematica. Corre nella direzione del fratello, ma trova la porta chiusa. Bussa forte e gli grida di uscire immediatamente. L'altro non è affatto interessato a rispondere, tuttavia le grida del fratello disturbano la melodia di -Just like heaven-, la canzone in onda. Thanatos apre la porta con faccia scocciata e contrariata.

"Oggi hai ricevuto il mio messaggio?"

"Vuoi le ripetizioni? Esistono gli appositi professori!" Thanatos fa per richiudere la porta, ma Richie la blocca con un piede.

"Non fare il vendicativo. Io ti chiedo scusa sinceramente, ma tu adesso vieni con me di là e mi fai entrare in testa qualcosa".

Richie è un attore, il migliore che possa esistere fuori d'Holliwood. Modula la voce affinché risulti implorante e suadente. Sa perfettamente che a certe suppliche Thanatos non può resistere, va contro la sua morale. Aggiunge uno sguardo disperato e il gioco è fatto. Se ne compiace segretamente, mentre considera quanto sia corruttibile l'animo umano.

"Va bene, ma solo quaranta minuti che poi arriva Ellen, l'insegnante di piano". Sublime; sublime è l'arte della persuasione.

Vanno in cucina e si sistemano sul tavolo spazioso; Richie porta libri, calcolatrici e penne. Ora manca solo il suo cervello. Thanatos s'informa alla svolta sugli argomenti in questione; sfoglia veloce il libro, sono nozioni che possiede già con maestria, può spiegargliele in brevi passaggi. Prima la teoria, sì, è importante conoscere anche la definizione e il significato di quei numeri misti a lettere e segnacci; poi lo studio, l'analisi della scienza che ci sta dietro; infine la pratica, esercizi su esercizi, come muli alla ruota. Richie comincia a macinare bene; Thanatos lo sapeva, d'altronde non avrebbe mai sprecato il suo tempo con uno sciocco. Quello che basta, talvolta, è solo un'altra vista delle cose.

"Ah, vedo che fai anche italiano..." commenta Thanatos, scorgendo nel diario del fratello alcuni appunti su Pascoli.

"Sì, siamo un professionale, ma non una scuola per il bestiame, sai?" risponde sarcastico Richie, però molto soddisfatto del suo rendimento.

"Posso?" domanda il secchione, sottraendogli il quaderno degli appunti di italiano.

"Fai pure".

Thanatos guarda con rapidità le scritte; conosce ogni testo lì trattato. L'ultima lezione era su Pascoli, sull'attività di traduttore di Pascoli. Come esempio, c'è la sua brillante traduzione di un carme di Catullo. Il numero 85.

"Quanto stimo questa" sospira il liceale, incantato nel rileggere la traduzione perfetta. Richie non si ricorda né quando la fecero in classe, né tantomeno di cosa tratti. Guarda perplesso il fratello.

"Vuoi che ti rinfreschi la memoria?" e prima che Richie possa dire "No, grazie, ne ho abbastanza", Thanatos parte come un treno.

"Vedi...la traduzione: -L'odio e l'adoro. Perché ciò faccia, se forse mi chiedi, io, nol so: ben so tutta la pena che n'ho- è particolarmente riuscita perché esprime con esattezza scientifica ciò che prova e vuol far intendere Catullo". Richie è ancora più disperso. Thanatos coglie la sua palese confusione e cerca di eliminarla, di fare luce.

"Allora, andiamo a monte. Catullo scrisse una poesia chiamata -Odi et amo- in cui diceva alla persona amata quanto la odiasse e amasse allo stesso tempo..." attimo di riflessione per il ragazzo, forse intimamente commosso, mentre l'altro, sebbene in silezio, comincia a comprendere "...e il risultato di questa lotta interiore era una grandissima sofferenza, una vita dolorosa..." a questo punto le curiosità infantili dell'apprendista si fanno sentire.

"Ma Thanatos, a chi la dedicò questo Catullo?"

"A Lesbia, ovvero Clodia, la donna che sempre desiderò. Per correzione, dico anche che Catullo amò un fanciullo, di nome Giovenzio, ma adesso non c'entra." Quest'ultimo particolare attira maggiormente Richie.

"Ah sì? E non è più probabile che la dedicò a lui, visto lo strazio che ne derivava? Forse, l'amore per un ragazzo sarebbe stato più difficile e quindi facilmente confondibile con odio!".

Thanatos rimane a bocca aperta. È la prima volta in 17 anni di vita insieme che Richie dice qualcosa di tanto fondato, ragionato, e in qualche modo agognato. Il liceale si appoggia allo schienale della sedia, necessita un supporto fisico per questo shok. Richie, al suo fianco, ostenta un sincero sorriso che riesce a rischiarare quel volto tanto bello eppure già macchiato. Thanatos lascia scorrere gli occhi lungo i lineamenti del gemello; sono i suoi stessi, per un attimo vede il suo riflesso allo specchio. Poi le pupille azzurre cadono in basso sul corpo magro e seduto.

«Che forse rimanga ancora della grazia in lui?» si domanda mentalmente.

"Nonostante l'acutezza delle tue osservazioni, si pensa che sia Lesbia la destinataria di questa meraviglia" dice, ma non bada alle parole, i pensieri navigano su acque lontane.

"Me la leggeresti?"

Lo stupore aumenta, si moltiplica, esplode nella stanza che non sembra più così meschina. Thanatos scuote il capo, i capelli gli coprono il volto, poi tornano a posto e la pelle diafana risplende di nuovo.

"Non c'è bisogno. La so a memoria. Dice, tradotta letteralmente: -Odio e amo, perché io faccia questo, forse mi domanderai. Non lo so, ma sento che accade e mi sento distrutto-". Richie annuisce e sorride pensieroso.

Forse questa corrispondenza d'amorosi sensi avrebbe potuto continuare, se Ellen non avesse suonato il campanello, puntuale come una svizzera. "Vai" dice Richie, ora è stanco di riflettere. Thanatos accoglie l'insegnante e insieme si mettono a provare Bach. Thanatos, in fondo, vorrebbe che Richie rimanesse e continuasse ad immergersi in quel mondo vellutato, ma sa che non avverrà. Infatti il gemello ribelle prende il casco e si avvia, senza dire null'altro. Thanatos, piegandosi al dovere e alla disciplina, inizia a suonare delicatamente. Ellen, giovane di buona famiglia, ogni tanto gli domanda il perché della sua moda, fatta di nero, sangue e decorazioni gotiche. Il ragazzo non risponde, anzi, preme con più forza i tasti del pianoforte affinché le note riempano gli spazi lasciati dalle parole mai dette.

 

«Mi domandi perché, dolce Ellen? Se tu fossi acuta quanto aggraziata, capiresti il motivo. Infatti, sono così solo perché è l'ultimo legame che mi rimane con qualcuno che un tempo mi apparteneva...» continua a dirsi Thanatos, mentre Bach gli penetra i timpani.

 

Richie sta fumando una canna carichissima con una ragazza; dopo faranno ciò che più gli garberà, eppure, fra le pazzie e le scemenze dette nel delirio causato dalla droga, Richie formula un pensiero.

«Basta riflettere. Riflettere fa male, l'ho sempre sostenuto, ma adesso mi spiego anche il motivo. Riflettere equivale a capire noi stessi e non sempre si fanno scoperte piacevoli. Ora spero che questa canna unita a questa ragazza riescano a scacciare questa terribile curiosità e sete di conoscenza che mi assalgono, oh Catullo, oh Giovenzio...»

"A che pensi?" domanda la fanciulla, sotto il corpo fremente di Richie. È così bello, atletico e prestante che lei non riesce a togliergli gli occhi di dosso, soprattutto rimane ipnotizzata dai suoi occhi rabbuiati.

"A te, bellezza" risponde con un rantolo lui, ma mente. Mente perché la sua mente è altrove. È con qualcun altro.

 

«Ti odio e non ti amo, soffro, soffro e ti odio e, no, non ti amo!»

 

 

Nda: Buonasera a tutti! Un grazie particolare alla mia stella, a Cristy8, Akira Haru Potter e BeautyEmo90! Sperando si esservi stata di gradimento, a presto con il nuovo capitolo! :)

 


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Capitolo 3
*** Three ***


 

Alex evans

AMBROSIA.

Richie e Thanatos sono due gemelli omoziogoti di 17 anni.

Richie e Thanatos sono emo.

Richie e Thanatos sono le persone che si odiano di più al mondo.

 

Alle 5.30 del mattino di Venerdì, Richie torna a casa e sembra un autentico miracolo il fatto che sia riuscito a ritrovare la strada viste le condizioni fisiche e mentali. Comunque, non è stato in grado di prire la porta e andare a letto; riposa infatti sulle scale della palazzina a tre piani, in uno stato di dormiveglia. Le luci dell'alba gli colpiscono il volto con le loro gradazioni di rosso, il vento fresco della mattina gli ha screpolato il labbro inferiore e si sono delineate due profonde occhiaia nere sotto gli occhi. Ha la maglietta al contrario e potrebbe vomitare o addormentarsi da un momento all'altro. Tutto ciò che ricorderà della notte appena trascorsa, sarà il nome e forse l'indirizzo della ragazza, la quale quando lui la pregò di lasciarlo andare, non oppose troppa resistenza. Thanatos è pronto per recarsi al liceo; ben vestito e preparato, scende in ascensore e, aperto il portone, trova il fratello accasciato sugli scalini gelidi. Può fare due cose: abbandonarlo a sé stesso, finché la madre lo avrebbe ripescato, oppure prendersi cura di lui ed evitargli una lavata di capo. Per lo schifo che gli procura la visione di un diciassettenne in quello stato da barbone morituro, lo farebbe rimproverare e punire; tuttavia, la pena e la compassione lo assalgono, procurando un gran senso di colpa.

«Perderò la prima ora di scuola» pensa, piegandosi per raccorglierlo.

"Richie! Mi senti?" domanda, tirandolo su per le ascelle. Richie persevera nel suo stato comatoso.

"Richie! Che hai combinato!" esclama Thanatos, scuotendolo con forza. Richie tossice e socchiude gli occhi. Il suo alito puzza di alcool e fumo, mentre le pupille sono dilatate. È ancora sotto l'effetto delle sostanze. Thanatos sbuffa; alla fine lo prende in braccio, fino alla porta di casa. Fortunatamente Richie pesa almeno 2 kg in meno di Thanatos, che già ne pesa solo 59 per 1.79cm di altezza. A questo punto, bisogna distrarre la madre che è probabilmente indaffarata nelle faccende di casa. Thanatos punta sull'aiuto del vicino di casa, uno scapolo di 40 anni che ha sempre aiutato dove possibile. Gli suona al campanello.

"Ehi, Thanatos! Che succede?" domanda, facendo capolino dietro alla porta blindata.

"Ti chiedo solo di impegnare mia madre, mentre lo porto in casa. Puoi fingere di aver un problema in cucina? Mi serve almeno un quarto d'ora"

"Un quarto d'ora? È che io devo andare al lavoro...fai veloce" risponde Lev e procede all'attacco.

Thanatos pensa che dovrà restituirgli il favore,anzi,Richie dovrà! Lo regge per le ascelle, poi per defaticarsi si aiuta con la parete, perché si sono nascosti dentro l'ascensore. Di tanto in tanto gli sussurra all'orecchio:

"Va tutto bene" e Richie sorride come un ebete. Lev porta fuori la madre, via libera. Thanatos lo appoggia dapprima sul divano; teme che se lo mettesse nel bagno, si affogherebbe da solo.

«No, sei troppo fumato» allora decide di portarlo a letto. Chiude gli scuri, gli rimbocca le lenzuola e lascia un messaggio.

-Chiamami, se ti sveglierai. Thanatos-. Ora deve correre a scuola, nella speranza di trovare un pullman e alla svelta.

Richie dorme per 5 ore di seguito. È un sonno malato il suo, agitato, fra incubi e sussulti. Suda e si scopre, gela e si ricopre. Vede immagini confuse, per lo più fantasie. All'una e mezza, come sempre, Thanatos è a casa. Ha aspettato durante le lezioni una chiamata che non è arrivata. Buono o cattivo segno? Entra in camera e fa fatica a vedere nel buio; apre gli scuri e cambia l'aria. Ecco Richie. Si sta stiracchiando sul letto, con una faccia che chiede pietà. Ha i capelli arruffati, gli occhi gonfi, le labbra incollate.

"Si può sapere che mi hanno fatto?" domanda, mentre Thanatos appoggia lo zaino di scuola.

"Che ti sei fatto! Tutta colpa tua" lo corregge severo. Averlo salvato non vuol dire averlo perdonato.

"Aggiungiamo al mio attuale decadimento un bel senso di colpa" dice Richie ironico e si mette seduto, la testa fra le mani.

"Ma è vero. Quando la smettera?"

"Non lo faccio con l'intento"

"Ah no? Io dico di sì".

Fra i due gemelli passa un minuto di silenzio; entrambi pretendono di avere ragione, entrambi ne hanno solo metà. Si squadrano arrabbiati, sguardi gelidi nella camera illuminata.

"Cosa ne sai tu" dice infine Richie, alzandosi per farsi una doccia. Thanatos non risponde. Lo guarda andarsene; gli sale un odio fortissimo.

"Che rabbia!" esclama, prima di tirare un pugno contro la parete. Solo Richie sa fargli perdere il controllo. È gravissimo.

Richie si lava via la stanchezza; esce profumato e piastrato, pronto per ricominciare. Indossa blue jeans a sigaretta, Converse nere e una felpa con teschi. Afferra le chiavi del motorino, cellulare e chiavi, poi bussa alla porta del gemello.

"Esco" annuncia ed è già voltato. Thanatos con un balzo esce e lo blocca per un braccio.

"Dove speri di andare?"

"Fuori?" risponde Richie, scansandosi.

"Non osare! Se torni come ieri ti lascio morire". Si scambiano uno sguardo di sfida. Richie sa che non è vero; Thanatos sa che lo farà. I loro occhi uguali e maledettamente inespressivi si fondono nella reciproca rabbia.

"Cazzi miei" dice infine a denti stretti Richie e infila le chiavi nella serratura.

"Tutta colpa di nostro padre" sussurra Thanatos, mordendosi la lingua. Quel nome non va pronunciato e farlo è bestemmia. Non ha il coraggio di alzare lo sguardo da terra, fissa il pavimento e sente che subirà ogni reazione.

"Sei bravo ad incolpare, Thanatos. Mai pensato di fare giurisprudenza? Possiedi la qualità essenziale degli avvocati: incolpi alla cieca, tutto pur di portare avanti una causa. E tu incolpi tutti solo per difenderci. Smettila, non ha senso. Lui ci ha lasciati, ma sai il modo e il perché. Non è colpevole, mentre io, io sono l'artefice del mio destino. Quindi, se ci tieni, incolpa solo me. Non starmi addosso!".

Richie, finito di parlare, esce. Thanatos, finito di ascoltare, crolla. Si getta a terra e piange a dirotto, perché si vergogna da morire. Suo fratello ha detto cose giustissime e non solo il fatto di essere in torto marcio lo rode; è proprio cogliere l'intelligenza sprecata di Richie, quello che più fa male. E quel -non starmi addosso-, detto con sprezzo indicibile? Il rifiuto e l'abbandono. Questi i motivi delle lacrime di Thanatos.

Se non fosse per l'arrivo della madre, il ragazzo sarebbe andato a giocare con le lame dei coltelli. Ha uno strano potere calmante; opta invece per un bel sonno indotto, ringrazia il sonnifero e chiude gli occhi umidi.

Richie invece è a mangiarsi una pizza fra amici. Racconta della sbornia e ci ride su. Gli altri propongono la discoteca, ma lui declina l'invito. Tornerà a casa entro mezza notte. Mentre chiacchierano, prende il cellulare. Scrive:

-Se siamo sopravvissuti 17 anni senza di lui, così faremo per sempre-. Cerca il numero di Thanatos, ma non l'ha ancora in rubrica. Chiederlo agli amici è escluso e non c'è più negli sms inviati. Allora elimina il testo e sente di avere un unico desiderio: tornarsene a casa. Verso le 11.30, prende il motorino e parte. Il suo migliore amico cerca di trattenerlo, ma inutilmente. L'ha promesso a sé stesso. Nel viaggio, molti ricordi salgono a galla enlla mente...le cure di Thanatos, il volto della ragazza, il sapore del fumo, il padre...parcheggia e sale in casa. Vuole guardarsi un film e chissà, magari anche il fratello lo vuole. Uno dei loro preferiti, come -The lord of the Rings- in versione integrale. Tuttavia, entra in camera e...

"Eh?" sussulta Thanatos, che è seduto alla scrivania fiancheggiato da una biondina. Richie rimane di gesso.

«Cosa significa?»

"Oh! Che maleducata! Sono Rebecca, piacere" dice la ragazza, sporta una mano verso Richie. Lui la trapassa. Trapassa le pareti e congela l'atmosfera. Gira sulle suole e si richiude la porta alle spalle.

«Guardatevelo voi un film» pensa ed è già in sella al motorino, con una sigaretta accesa in bocca.

"Richie!" urla una voce alle sue spalle. La voce di Thanatos. L'unica voce in quella buia buia notte.

 

NDA: Lettori e recensori! Scusate se sarò lenta, ma ho alcuni problemi tecnici! Però vi ringrazio tutti, in particolare:

Cristy, sei molto sagace! Spero di soddisfare sempre le tue aspettative, dici cose giustissime sui due gemelli :)

Maylea, addirittura intrigata? Wow!

Akira, ma sei una psicologa! E ti sta simpatico Than? Complimenti :)

Isuzu, hai ragione, è personale perché...shh! Non svelo nulla fino alla fine ò.ò

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Capitolo 4
*** Four ***


 

 

AMBROSIA.

Richie e Thanatos sono due gemelli omoziogoti di 17 anni.

Richie e Thanatos sono emo.

Richie e Thanatos sono le persone che si odiano di più al mondo.

 

 

Richie s'infila il casco, ma, prima che dia gas al motore, Thanatos lo tira giù dal motorino con una manata disperata. Fatto questo, gli si piazza davanti con le braccia incrociate sul petto. Richie invece è con le spalle al muro e il casco ancora in testa. Si fissano senza dirsi nulla, dagli occhi di Richie, ridotti a due fessurre azzure, trapela un vento gelido che disarma il fratello.

«Perché...perché questo ghiaccio? Che sia una barriera? Ma da cosa ti vuoi proteggere, Richie?».

Dalla finestra lasciata aperta di Lev, il loro vicino, esce una melodia che raggiunge le loro orecchie, anche quelle di Richie sotto il casco. È -Hodoo-, una recente canzone dei Muse. La voce del cantante s'insinua fra di loro, le parole sembrano scritte apposta per comunicare al posto delle loro bocche serrate.

...Why, why is this a crisis in your eyes again?...

Thanatos annuisce impercettibilmente e sospira sofferente. È riuscito a fermare Richie, eppure ora si è fermato lui stesso e non trova un appiglio per continuare.

...Let our bodies crumble away, don't be afraid...

Un alito di vento sposta il nero ciuffo di capelli sul volto di Thanatos, coprendoglielo in gran parte. Rimangono visibili solo la punta del naso, la bocca e il mento. Non fa nulla per scostarli, non gli serve la vista, conosce abbastanza bene Richie per prevederne le reazioni alla cieca. Infatti il gemello rimane impassibile, sempre con quelle pupille raggelanti puntate come fari nella notte.

...I will take the cold for you!...

Un rumore fastidioso di porta che sbatte frantuma la situazione. È Rebecca, uscita perché preoccupata nel non veder più tornare nessuno. Scende le scale con grazia e dopo due saltelli è in mezzo ai due fratelli. Troppo occupata dai suoi fatti e troppo superficiale per capire il peso delle sue azioni, scuote Thanatos e gli urla in faccia:

"Than! Posso sapere che succede?". Thanatos si libera il viso dai capelli con una mano e li riporta nel solito ciuffo di lato, poi sospira, mordendosi il labbro inferiore. Non sente la terra sotto i piedi, se gli fosse permesso si sdraierebbe volentieri ai piedi di Richie, schiacciato dalla sua indecifrabilità. Lo osserverebbe dal basso e chiederebbe pietà al cielo; si abbraccerebbe alle sue gambe e pregherebbe affinché finisca questa guerra dissanguante. Invece ingoia il nodo alla gola e risponde alla ragazza addolorata.

"Niente, solo...prendi le tue cose e vai. Ci vediamo domani a scuola" ma la sua voce è poco convincente, più traballante di una fiamma sotto la furia del vento. Lei scuote la chioma bionda, però a questo punto interviene Richie.

...And i missed the opportunity to be a better man... finisce la canzone, come per sottolineare l'importanza di colui che sta per parlare, dall'alto della sua voce autoritaria e intransigente.

"Fai come ti ha detto". Rebecca, quasi spaventata anche dal tono alterato, fa retromarce e sparisce dentro la palazzina. Rimangono soli un'altra volta; entrambi si augurano che non cominci una nuova canzone, una di quelle che parla al loro posto e finisce che non si dicono niente di sensato. Fortunatamente, Lev toglie il cd dei Muse e va a dormire. Thanatos ha un impeto di rabbia; afferra con ambe le mani il casco e glielo strappa con violeza, per poi lanciarlo di lato, contro i gradini. Richie non oppone resistenza, ne rimane privo e non si preoccupa di appiattirsi i capelli tutti all'aria. Piuttosto, gira il capo in direzione di Rebecca che pare in procinto di andarsene.

"A domani" dice lei, sottovoce, arresa, perlpessa. Esce dal cancelletto e non si vede più, probabilmente sale a bordo della macchina della madre, venutala a prendere. Thanatos trova il coraggio di formulare una frase.

"È solo una mia compagna di classe". Richie fa un ghigno sinistro.

"Adesso le chiamano compagne di classe?" chiede, incamminandosi per recuperare il casco ammaccato.

"No, guardami!" esclama irritato Thanatos e blocca il gemello prima che compia un altro passo, afferrandogli il polso destro. Richie percorre con gli occhi prima il suo braccio, poi quello di Thanatos e infine si arena negl'occhi del fratello. Tutto quest'azzurro è davvero disorientante.

"Ti sto guardando" sussurra Richie, con un velo di rimorso nelle parole.

"Non è vero. Tu non mi guardi mai, non lo fai più da quanto papà se ne è andato" ancora quella parola tabù, ancora quell'ondata di nausea, ancora quel freddo su per le vene. Richie ribalta le due mani: ora è lui a tenere stretto il polso sottile del fratello, che geme, la stretta è fortissima, sembra una manetta. Dopo un secondo, ripete la cosa anche con l'altro polso; ora Thanatos è ammanettato da ambe le braccia e Richie stringe fino a fargli arrossare la pelle pallida.

"Ahh, mi fai male" bisbiglia la vittima, ma l'altro gli causa subito un altro dolore: si volta e lo sbatte con le spalle al muro, inchiodandogli i polsi sulla parete graffiante, come un crocifisso.

"Male? Tu non sai manco cosa significhi la parola male!" urla Richie, a due centimetri dal volto di Thanatos che chiude gli occhi dalla paura. Subito dopo, Richie preme la propria fronte contro quella del gemello, ma non sono le fronti combacianti, né i nasi congiunti, bensì le labbra tremanti a fermare le sue intenzioni violente e a sostituirle con ben altre. Thanatos, letteralmente incastrato fra il corpo del fratello e il muro, emette un singhiozzo.

«So cos'è il male! Tu sei il male» pensa, l'attimo prima di accorgersi che Richie ha cambiato espressione. Pare che gli istinti omicidi siano stati spazzati via da un'aria quasi...commossa.

"Thanatos, papà non c'entra con noi. Non è mai c'entrato e mai c'entrerà" dice all'improvviso, continuando a premere i due profili, solo le labbra restano a debita distanza. Una distanza di sicurezza. Imposta dal buon senso.

"Allora perché..."

"...perché io e te..."

"...ci..."

"...odiamo?" si completano le frasi a vicenda, ma dopo questo "odiamo" di Richie, sembra crollare il mondo attorno a Thanatos. Forse sperava in un altro verbo. E forse si sbagliava. Richie non si pente di quello che ha detto; ci crede fino in fondo, odia profondamente quel fratello che è tanto buono, gentile e perfetto, motivo per cui invece viene gettata cattiva luce su di lui, così indisciplinato e incostante.

"Ti odio" dice e compie una follia. Addenta entrambe le labbra chiuse di Thanatos e le comprime fino a sentire che tra poco potrebbero sanguinare. Sente la carne che si lascia affondare dai denti, sente il respiro affannoso, sente il sangue compiere il giro di tutto il corpo alla velocità della luce. Non un mugugnio, non un lamento da Thanatos; sta solo stringendo le palpebre e inficcandosi le unghie nei palmi, modo per scaricare il dolore. Richie sorride, può assaporare la prima goccia di sangue che fa capolino sotto i suoi denti affilati.

"Mpf" ansima e lascia andare la presa. Guarda il danno appena compiuto: tutta la pelle attorno alla bocca di Thanatos è iniettata di rosso, mentre bagnata di sangue è l'impronta dei suoi denti, appena sopra le labbra bordeaux. Sembra che un cane abbia cercato di sbr«»anargli il viso. Richie si lecca la saliva mischiata al sangue e poi sghignazza a bassa voce. A Thanatos rotola una lacrima lungo la guancia; rimane intrappolata nel rigolo di sangue e si confonde con esso. Richie gli molla i polsi e, appena manca il sostegno, Thanatos precipita per terra. Una scheggia colpisce la tempia di Richie. È un urlo della sua coscienza morente.

«Come hai potuto, mostro? Gli hai scempiato il volto! Hai disintegrato le sue ali, hai abbattuto la sua innocenza, hai distrutto la sua immacolatezza!» Richie indietreggia inorridito. Se tutto prima gli pareva il sogno più eccitante, ora è in un incubo dell'orrore.

"Thanatos!" grida, straziando il silenzio della notte pacifica. Si getta per terra insieme al fratello, lo abbraccia, lo fa scomparire dentro di lui. Gli asciuga con le mani le lacrime che, senza emettere un suono, continuano a sgorgare dagli occhi acquosi di Thanatos, ma queste non si fermano, cadono, graffiano, bagnano, urlano.

"Ti porterò all'ospedale, confesserò le mie colpe" esclama con aria eroica, ma finalmente Thanatos ha una reazione. Deve ammettere che lui non piange per il dolore fisico; piange perché sa quello che vorrebbe fare.

«No, io resisterò» si promette infine. Lo spinge indietro, via da sé, lo fa sbilanciare. Poi si alza, a fatica, ma si alza, simile ad un caduto in battaglia, al fantasma di un caduto in battaglia. Reggendosi la bocca sanguinante con una mano, si avvia verso gli scalini, li sale e giunge al portone aperto da prima. Entra e di lui non restano che un paio di gocce rosse sull'asfalto davanti a Richie. In casa, corre al lavandino e si bagna la faccia; rimuove il sangue, prende dall'armadietto un disinfettante e si medica, sollevato nel vedere che non ne esce più. Quando sente di essere sicuro che il peggio è passato, spegne la luce e si dirige in camera. Si abbandona sul letto, che gigola leggermente sotto il peso morto. Non gli importa più di Richie. Ora che hanno chiarito, ora che si sono confessati l'odio reciproco, può dormire quasi sereno.

«Sì, come no...» pensa, chiudendo gli occhi arresi al sonno.

Richie è indeciso; non sa se andare a suicidarsi, oppure tornare in quella casa maledetta. Certo, l'idea di farla finita è lusingante, già s'immagina il trapasso, la fine di tutto. Tuttavia, qualcosa lo blocca. E questa cosa è la paura di abbandonare qualcuno di indifeso alle grinfie del mondo spietato. Si morde il pugno e prende una decisione. Andrà da Thanatos. Se lui lo scaccerà, allora si auto-eliminerà. Se lui lo accoglierà, allora...allora sarà l'imprevedibilità della vita a decidere.

Percorre quel sentiero familiare, compiuto migliaia di volte, ma mai con quest'ansia che gli batte nel petto. Apre la porta di casa, attraversa la sala, raggiunge la camera da cui escono sospiri di una persona dormiente. Ci passa sopra; entra e si richiude la porta alle spalle. S'inginocchia ai piedi del letto di Thanatos ed è pronto a ricevere il verdetto.

«Ricordo quando eravamo bambini e tu volevi sempre comandare, ma alla fine vincevo io, perché ero il più grande e il più bello...ti piegavi al mio volere, ma nei tuoi occhi leggevo tutta l'invidia che provavi, Disapprovavi il mio operato, esattamente come faceva papà...ma a lungo andare questo fece crescere in me tanta rabbia...che culminò per causa sua e si sfogò su di te. Ora invece, lascio che sia tu a guidare il timone della situazione...mandami via e non mi vedrai mai più, accettami e sarà la pace fra noi..»

"Thanatos, perdonami" dice con un filo di voce. Quella voce così simile ad un'altra. Thanatos non risponde, nessun segno di vita. Richie china il capo sul bordo del letto, le ginocchia cominciano a dolergli, dure contro il pavimento.

"Thanatos, perdonami" ripete, ma questa volta sa di essere udito, perché Thanatos si rigira nelle coperte. Anche se riceverà una risposta negativa, non prova nessuna paura. Accetterà le conseguenze delle sue azioni.

"Vieni" risponde all'improvviso il gemello.

"Eh?"

"Vieni". Le coperte si scostano, c'è buio fondo, ma Richie riesce a capire che si sono aperte, come per invitarlo a salire. Così fa, togliendosi le scarpe, ed entrando nel tepore del letto troppo grande per l'esile fisico di Thanatos. Il lenzuolo viene rimesso a posto, poi cala il silenzio. Richie sta per dire qualcosa, ma è anticipato.

"Taci" mormora Thanatos e, gettandogli le braccia al collo, lo bacia. Non è un bacio da cinema, neppure da fidanzati; è qualcosa di molto più importante, è una cascata di desideri nascosti, è una frana di sollievo, è un uragano inarrestabile.

Però, se fosse tutto così semplice, sarebbe finita qui, invece...

 

NDA: Saluto tutti i lettori-recensori! Sempre grata di ogni complimento, di ogni critica e di ogni commento, aspetto il vostro parere e spero di caricare presto il prossimo chap.


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Capitolo 5
*** Five ***


 

 

AMBROSIA.

Richie e Thanatos sono due gemelli omoziogoti di 17 anni.

Richie e Thanatos sono emo.

Richie e Thanatos sono le persone che si odiano di più al mondo.

 

Richie s'irrigidisce al contatto delle labbra di Thanatos sulle sue. Sono morbide, forse baciare i petali di una rosa sarebbe la stessa cosa, tuttavia sa che invece le sue sono screpolate e martoriate, quindi si vergogna di questo suo difetto e indietreggia. Thanatos lo lascia andare e si ritrae nella sua parte di letto. Ha perso il coraggio che prima s'era impossessato dei suoi arti, riemerge il dolore per la ferita e un velo di sonno gli comincia a rallentare i processi mentali. Richie però si accorge prontamente che quella vicinanza col gemello, quel calore nel letto, quella dolcezza diffusa, gli sta indebolendo i sensi notevolmente. Si sente così leggero d'un tratto...

"Thanatos" sussurra, infiltrandosi nel muro di silenzio che stava per erigersi. Il suo alito dall'odore di tabacco raggiunge le narici del fratello.

"Richie?" bisglia quest'ultimo, il cui fiato invece odora di pulito, dentifricio alla fragola. Nessuna parte del loro corpo è combaciante, però la consapevolezza di poter cambiare tutto con un solo movimento eletrizza l'atmosfera.

"Ti ho fatto male?"

"No, mi sono medicato." Un rumore di lenzuola indica che Richie si è coperto di più, l'aria fuori dal letto è così pungente.

"Non intendevo prima. Intendevo...per colpa delle mie labbra screpolate..." dice a voce bassa, emettendo nell'aria ancora quel suo odore di ragazzaccio di strada. A qualcuno potrebbe dare fastidio, ma per Thanatos quelle esalazioni velenose sono vitali.

"Neppure" replica con un fil di voce. Sta torturando le maniche del suo pigiamino azzurro, prima ha avvertito la ruvidezza del jeans del fratello e questo contatto gli ha causato molti brividi lungo la schiena.

"Allora...non ti dispiacerebbe se io..." Richie non conclude la frase, si avvicina solamente, così da avere le proprie labbra ad un millimetro da quelle del gemello. Un'altra folata di odore di fumo e alcool, un'altra ondata di vertigini, un'altra spinta a non fermarsi e a curare il male nel cuore di quel principe tenebroso e solitario.

"No" sussurra Thanatos e l'attimo dopo le labbra di Richie ricoprono le sue. Morbidezza contro durezza, fragole contro sigarette, dolcezza contro violenza.

Le bocche rimancono incollate per più di un minuto, senza che cambi nulla, inosservate dagli occhi serrati. Poi il corpo atletico di Richie si porta sopra quello di Thanatos, al centro del letto ora un po' più gonfio. Richie toglie le mani di Thanatos dalle maniche di pigiama che stavano sminuzzando; le solleva sul cuscino, le intreccia con le sue e intanto comincia a sentire qualcosa più sotto di molto indurito. Entrambi sentono la necessità di aprirsi: socchiudono le bocche e finalmente le lingue si incontrano, si avvitano, si attorcigliano a spirale. La saliva amara di Richie si mescola a quella zuccherosa di Thanatos. La repirazione aumenta in modo direttamente proporzionale con la passione che cavalca la cresta dei loro baci sempre più profondi e intensi. La temperatura sale, il desiderio anche; ogni barlume di razionalità cede il passo alla curiosità, alla bramosia, all'istinto.

«Quale paradiso ho mai raggiunto? Questo è il sapore...il sapore dell'Ambrosia» pensa Thanatos, la cui mente riesce a formulare un'ultima frase. Le mani di Richie abbandonano momentaneamente quelle del fratello e s'inoltrano nei suoi capelli, così lisci e soffici, profumati di shampoo. Percorrono la carne del suo cranio, l'accarezzano, la graffiano lentamente, la fanno rabbrividire. A Thanatos quella sensazione ricorda quando loro madre li cullava, perché è un gesto molto rassicurante e testimonia completa fiducia nell'altro. Le lingue girano con regolarità, principalmente nella bocca di Thanatos, infatti le guance di Richie sono quasi svuotate. I gemiti che sfuggono mentre cambiano la direzione o la velocità del bacio giungono come suggelli alle orecchie, suggelli di un piacere che s'intensifica ogni minuto che passa. 

E se la spessa stoffa dei jeans di Richie riesce a nasconderne la scalpitante erezione, quella fine del pigiama di Thanatos no. Proprio per questo, occorre una pausa. Thanatos si stacca, labbra inumidite e arrossate, e socchiude gli occhi trasparenti. Richie lo imita, ma si appoggia sui gomiti con le braccia ai lati del corpo sotto il suo. Il fiatone che li porta ad ansimare è molto eccitante. Richie non resiste. Si curva e schiocca un bacio sul collo leggermente sudato di Thanatos, che subito sobbalza dal piacere. Scappa un sorriso; fin dove arriveranno?

"S-Senti Richie, fermiamoci q-qui. È già abbastanza complicato..." farfuglia Thanatos, scuotendo il capo.

"Non riesco" risponde semplicemente Richie e schiocca un'altra lappata sul collo niveo del fratello. Una volta assaggiata l'Ambrosia, sei destinato per sempre a cercarla e sempre in quantità crescenti.

"Insieme, insieme riusciremo. Per favore, ascoltami prima che sia troppo tardi" ripete convinto il più lucido dei due. Richie questa volta reagisce male.

"Sei stato tu a baciarmi per primo" afferma a denti stretti "cosa c'è, non ti piaccio?" Thanatos subito scuote la testa. Tutt'altro.

"No, è che..." non riesce a esprimersi. Una fitta di mal di stomaco lo blocca. E un terribile nodo alla gola non si scioglie.

"Ho capito. Notte" deduce Richie, alzandosi di scatto. Esce dal letto, si toglie la maglietta e i jeans, poi, con solo i boxer, s'infila nel suo gelido letto. La sua sagoma magra e bianchissima ha appena illuminato l'oscurità, prima di scomparire. Le coperte ci metteranno un po' a scaldarsi, intanto migliaia di brividi scuotono le sue membra. Il lato positivo è che almeno annullano l'erezione del tutto. Thanatos sprofonda nel baratro dei rimorsi. Che ha combinato? Era tutto perfetto...

«Forza, alzati! È qui, è ancora qui lui! Raggiungilo, digli che lo ami e abbandonati ai suoi baci!» gli suggerisce una voce nel cervello, ma lui la scaccia con orrore. Una canzone, serve una canzone per comunicare. Allunga il braccio fuori dal letto e afferra il telecomando dello stereo della camera.

«Ma quale canzone! Parla, grida, vai!» insiste la voce, destinata però a rimanere inascoltata.

Le note del pianoforte partono quando Thanatos preme il pulsante -play-. È -It ends tonight-, una canzone rock-emo che entrambi adorano, entrambi conoscono a memoria, entrambi canticchiano quando nessuno li sente. Comunicherà al posto delle loro voci mute? Calmerà quei due cuori incalzanti? Avvicinerà le loro menti così ottenebrate? O tutto finirà questa notte?

 

Your subtleties
They strangle me
I can’t explain myself at all.
And all that wants
And all that needs
All I don’t want to need at all.

(Le tue sottigliezze
mi soffocano
Non riesco proprio a spiegarmelo.
e tutti i desideri
E tutti i bisogni
Tutto ciò di cui non voglio avere affatto bisogno.
)

The walls start breathing
My mind's unweaving
Maybe it's best you leave me alone.
A weight is lifted
On this evening
I give the final blow.

(i muri iniziano a respirare
la mia mente è ferma
forse la cosa migliore è che mi lasci solo.
Un peso è tolto
questa sera
do l’ultimo respiro.)

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Capitolo 6
*** Six ***


 

 

 

AMBROSIA.

Richie e Thanatos sono due gemelli omoziogoti di 17 anni.

Richie e Thanatos sono emo.

Richie e Thanatos sono le persone che si odiano di più al mondo.


 

Un raggio di sole flebile, debole, svuotato d'ogni intensità e colore, filtra attraverso le fessure delle tapparelle fin dentro alla buia camera. Dissolve momentaneamente le tenebre, ma veloce com'è entrato, sbiadisce nel nulla. Thanatos lo vede; non avendo chiuso occhio, se non per rivivere la sera precedente, riusce a capire che il giorno sta sorgendo. Il silenzio è quasi solido, le suo orecchie sembrano ovattate. Si rigira nel letto solo per udire un rumore, per rimanere attaccato alla reltà e non avere il costante presentimento di essere intrappolato in qualche incubo senza risveglio. Il cigolio del materasso e il fruscio delle lenzuola interrompono il silenzio, rassicurandolo. Lancia un'occhiata, l'ennesima, verso il letto del fratello. Nel sonno si è agitato, quindi le coperte si sono arruffate e gli lasciano scoperta l'intera schiena. Thanatos sforza la vista, cerca di vedere al meglio quel corpicino bianco e scarno, liscio e proporzionato, in cui ogni centimetro di pelle racchiude un segreto, un livido sottopelle, una ferita invisibile. È l'esatta fotocopia del suo, eppure nasconde qualcosa di totalmente sconosciuto ed unico. Appena lo vede rabbrividire perché la temperatura è piuttosto bassa ed è in gran parte scoperto, Thanatos prova un'infinita voglia di andare a proteggerlo, a curarlo, a coprirlo. Scorrono come fiumi in piena i pensieri nella sua mente tanto lucida quanto disperata...

«Se solo potessi farti capire cosa provo, credimi, credimi Richie, lo farei...ma come posso io, l'incapace e problematico Thanatos, trovare le giuste parole? È qualcosa in te che mi blocca. È lo stesso qualcosa che io... che io odio e amo, non voglio e voglio, respingo e bramo. Siamo uguali e diversi, siamo vicini e lontani, siamo amici e nemici. Quanto vorrei saper comunicarti il mio dolore nel cuor della notte, il mio amore al chiaro di luna, i miei pensieri sotto un cielo stellato... invece resto qui, incatenato in un letto, congelato nella paura, rassegnato alla solitudine. Tutte illusioni le mie speranze! Tutti inganni i miei sogni! Tutte sofferenze le mie gioie! Finirà mai ciò? Troveremo la pace?... vedremo...vedremo la luce?»

Un senso di soffocamento gli opprime i polmoni. Trasuda sofferenza estrema, Thanatos ansima rotto dal dolore acuto che gli corrode le tempie. Non resisterà ancora per molto; occorre che si alzi, che si calmi e che respiri.

L'orologio a muro batte ormai le 8.30, dalla cucina arrivano i primi rumori della madre già in piedi. Non c'è scuola, però la donna ci tiene a mantenere gli orari usuali, altrimenti teme che i ragazzi perdano il ritmo. Forse dopo che le cade una pentola per terra con un gran tonfo, Richie comincia a dare i primi segni di vita dopo il lungo sonno. Subito si copre, tossicchiando, e scalcia nervoso, cosa che ha sempre fatto fin da bambino, è un modo per far circolare meglio il sangue nei muscoli rattrappiti. Thanatos se ne accorge e il cuore gli balza nel petto, batte come un dannato, sembra un tamburo sotto i palmi d'acciaio di un diavolo.

«Cosa ricordi? E di quei ricordi, quali vorresti e quali no? Sei ancora arrabbiato con me? Hai riflettuto anche tu a lungo, giungendo alla conclusione che c'è qualcosa di terribilmente grande e pericoloso fra noi?» pensa, mentre Richie continua a stiracchiarsi. Non farà una mossa, aspetterà che sia lui ad agire. La testa gli gira, la gola è annodata, il corpo esausto.

D'un tratto, Richie si mette seduto, testa fra le mani e gambe allungate sotto gli strati di coperte. Si gratta il collo, sbadiglia e apre gli occhi, abituandosi lentamente alla penombra della stanza. L'aria è viziata, c'è poco ossigeno e occorre spalancare per un ricambio. Tira su col naso e mugugna qualcosa di insensato. Thanatos è ancora sdraiato e immobile, pare un animale spaventato nella sua tana che osserva il predatore vicino.

Richie si scopre con un gesto veloce e si alza, mettendosi in piedi ben dritto e riposato. Indossa solo i boxer neri del giorno prima, il suo corpo dalla forma esile e delicata emana luce bianca. Si piega, prende dal comodino il suo i-pod nero e ci attacca le cuffiette. Thanatos non può non vedere la perfezione del suo fondoschiena così sodo e minuto, quando è abbassato in avanti. Questa contemplazione gli provoca una scossa di violenti desideri lungo le vene, emette quasi un gemito trattenuto. Richie comunque si comporta come se fosse solo nella stanza; seleziona una canzone, -You're gonna go far, kid-, e il volume altissimo gli esplode nelle orecchie. Fatto questo, prende dall'armadio qualche vestito pulito ed esce, probabilmente in direzione del bagno.

A Thanatos, che ha riconosciuto la canzone, riemergono le parole del testo...Show me how to lie, you’re getting better all the time and turning all against the one...

"Than! Buongiorno gioia, dormito bene?" gli domanda la madre, vedendolo entrare in cucina ancora col pigiama. Lui si abbandona a peso morto su una sedia attorno al tavolo, guarda riluttante la colazione pronta e fumante, si stropiccia un occhio con la mano destra.

"Che c'è? Non hai fame?" insiste subito lei, avvicinandosi preoccupata al figlio che non risponde. Thanatos non vuole rattristarla, anche perché se dovesse davvero spiegare i motivi del suo umore probabilmente lei lo chiuderebbe in un ricovero psichiatrico.

"No mamma, figurati, sto bene, ho solo... fatto un brutto sogno." si appresta a dire, nonostante il tono di voce da cane bastonato lo tradisca.

"Ah, d'accordo, pareva peggio! E dov'è quel ritardatario di tuo fratello? Dorme ancora?"

"Penso sia in doccia"

"Ecco! Solito narcisista! Amore, mangia tutto che io devo uscire, torno nel pomeriggio. Vado a salutare quella capoccia vuota" ed esce, mentre Thanatos pensa che sia proprio ottusa. Cosa se la prende con Richie? È tutta una scusa, lei odia quel figlio perché le ricorda troppo il padre. Thanatos ne è consapevole, Richie no e subisce in silenzio. Questo è un altro motivo per cui Thanatos vorrebbe proteggere Richie dal male del mondo.

"Richie! Io esco, tu muoviti e vedi di non combinare casini!" urla la donna, prima di uscire vestita di tutto punto. Richie non le risponde neppure, ciò che si ode di lui è solo lo scroscio dell'acqua della doccia aperta. Thanatos scuote la testa e prova a mangiare. Niente, dopo svariati tentativi di farsi piacere le brioche, i biscotti, la torta, il tè, il latte, il caffè, si arrende e rimane a digiuno, provando il solito senso di vomito imminente. Dieci minuti più tardi, Richie entra in cucina, ben vestito e pulito, anche se i capelli sono bagnati e incollati al suo volto tagliente. Thanatos non ha il coraggio di guardarlo. Sta seduto come una statua e fissa una mattonella, sperando che il pavimento possa aprirsi ed inghiottirlo.

"Non mangi?" chiede Richie, che invece si è appena versato del latte al cioccolato. Thanatos rimane impietrito.

"Vuoi morire di fame?" ripete, ma questa volta con velo di rabbia in più nella voce. Vuole spronarlo, vuole farlo reagire. Thanatos inspira fino a sentire i polmoni scoppiare di ossigeno, poi rilascia l'aria e cerca di allentare i battiti cardiaci affrettati oltre modo.

"Thanatos, cazzo, sei sempre più magro! Mangia, stronzo!" urla all'improvviso Richie e gli scaraventa addosso un biscotto che lo colpisce dritto in faccia. Thanatos si risveglia dal coma e si pulisce il volto dalle briciole del biscotto schiantatosi per terra. Schiarisce la voce e finalmente parla.

"Non voglio" mugugna e si sente sull'orlo di un pianto disperatissimo. Richie digrigna i denti. Fa scomparire con un sol boccone una brioche alla marmellata di fragole e beve un sorso di latte.

"Allora cosa vuoi? Guardati! Sei uno straccio."

Thanatos alza le spalle, in segno di "Boh!". A Richie bolle il sangue nelle vene. Sta per mettergli le mani addosso, lo sente.

"Senti, è l'ultima volta che te lo chiedo, poi uscirò da questa casa e tornerò quando e se ne avrò bisogno, perciò ti conviene sfruttare la tua ultima chance. Cos'hai?"

Thanatos quando percepisce le parole "ultima chance", capisce che deve reagire, altrimenti l'occasione sfumerà via per sempre. Alza il capo e negli occhi bianchi c'è un nuovo coraggio, come se tutte le ultime energie rimaste in corpo si concentrassero nell'ultimo sprint. I loro sguardi s'incontrano. Nelle menti di entrambi riappaiono le scene della sera precedente, la litigata, il letto, il bacio, la canzone.

"Non so, a te è sembrato normale quello che è accaduto ieri sera?" domanda, mentre il cuore perde i battiti oppure li fa accellerati.

"No, in effetti no. Però è successo e tu mi hai respinto, quindi basta, finisce lì dov'è iniziato" risponde Richie e si pulisce la bocca con un tovagliolo.

"Non ti ho respinto! Ti ho solo messo in guardia, Richie, era pericoloso."

"Invece sì, tu mi hai allontanato. E pericolo cosa? Baciarsi?" ecco il primo sguardo di sfida, ecco le prime imprecisioni, ecco le prime insinuazioni.

"Non volevi solo baciarmi tu!"

"E cosa ne sai? Tu, inesperto e timido, cosa vorresti saperne?"

"Richie, fammi il piacere! Tu volevi fare l'amore!" grida Thanatos e si alza in piedi, senza nemmeno accorgersene. Non ragiona, parla a getto. Richie non si tira indietro però, avvampa in volto e si alza anche lui.

"Quale amore! Io ti odio, Thanatos, volevo solo scoparti!" urla a sua volta Richie, tirando anche un calcio al tavolo. Thanatos afferra un bicchiere di plastica e glielo lancia in petto. Richie afferra il tavolo e lo scaraventa contro la parete, creando spazio libero davanti a loro.

"C'è differenza?"

"Ce n'è eccome! Io faccio l'amore con la mia ragazza, ieri volevo solo scoparti, fotterti, sottometterti, comprendi?" continua con voce alterata e si avvicina al fratello. Thanatos non perde coraggio, rimane stabile e prepara la risposta.

"Ma non ha senso! Non ti scopi chi odi!"

"Lo vedi? Sei un inesperto. È proprio così! L'amore si fa con chi si ama, invece una botta si dà alle persone di cui non c'importa, con cui ci vogliamo divertire, alle quali vogliamo provocare dolore." Detto questo, Richie è ormai ad un metro da Thanatos. Lo spinge contro la parete con una manata violenta e alza il capo in tono di sfida, anche i suoi occhi emanano una cattiveria senza fine.

"E così io sarei solo stato il tuo giocattolo, il tuo sfogo per una perversione del tuo animo malato? Ho fatto bene a cacciarti." La voce di Thanatos ora traballa, ha perso ogni intensità, la sua mente comincia a realizzare e il cuore perde velocità.

"Sì, ma ciò non toglie che io posso prendermi quello che voglio in ogni momento. Posso fotterti qui, ti attacco al muro e vedi, se ne ho voglia!" urla ancora Richie, prima di avventarsi addosso a Thanatos. Gli inchioda i polsi sottili alla parete gelida, preme tutto il corpo contro  il suo e affonda il volto nel suo collo. Thanatos cerca di divincolarsi, ma è troppo debole, non ha dormito, né mangiato, è senza possibilità di difendersi.

"Oh, povero illuso...cosa credevi, che io potessi diventare il tuo fidanzato? Tu mi ecciti e basta, stimoli il mio pene e null'altro. Ed è... è per questo che io ti odio."conclude con un sussurro, allentando la stretta attorno ai polsi doloranti di Thanatos. Gliene lascia andare uno e con la mano libera scende in basso, gli percorre lo stomaco, gli sfiora l'ombelico e poi s'introduce sotto i pantaloncini di cotone. Thanatos è impassibile, come unico cenno di resistenza si morde fortissimo il labbro inferiore. Richie allarga la mano, sfrega su e giù per una decina di volte e poi decide di oltrepassare anche la barriera dei boxer. Gli afferra il pene e comincia a masturbarlo, nel frattempo gli lecca il collo, lasciando anche umide lappate. Thanatos geme, ansima, ormai percosso dal piacere, manda anche avanti e indietro il bacino, per facilitare il lavoro del fratello. La mano di Richie è dannatamente abile e veloce, molto più capace di soddisfarlo della sua; presto l'orgasmo si avvicina e quei baci\lappate sul collo giungono piacevoli come null'altro al mondo. Thanatos resiste l'ultimo secondo, poi, accasciandosi sul corpo del gemello, viene. Sbava anche, totalmente pervaso dal primo orgasmo della sua vita. Emette un rantolo, gli cedono le ginocchia e col braccio libero si aggrappa al collo di Richie. Richie si fa bagnare la mano, poi lentamente la sfila, rimette a posto i boxer e si smette di leccarlo. Si abbassano e, una volta seduti a terra, Thanatos a gambe aperte e contro la parete, Richie a cavalcioni sopra di lui e con la mano bagnata in bocca, si parlano col fiato corto.

"Ahh... Richie, che cosa mi hai fatto..." sussurra Thanatos, ora incredulo e allibito. Richie sorride soddisfatto.

"Ti è piaciuto, eh? Anche a me, tremi come un cucciolo nelle mie mani... queste mani capaci di farti tanto male, tanto bene..." bisbiglia, guardandolo contento. Ma ha realizzato o no di aver appena masturbato suo fratello gemello in cucina?

"Non ci credo, alla...alla fine hai raggiunto il tuo scopo. Ti sei appropriato di ciò che volevi, ora cosa farai? Andrai dalla tua ragazza?" Thanatos rabbrividisce solo al pensiero di rimanere solo dopo tutto ciò.

"Ma tu non preoccuparti di quello che farò io. Pensa per te, la mia mente è solo mia. Io voglio il tuo amore, Thanatos" sussurra ancora, questa volta accostatosi all'orecchio del fratello e iniziando a leccarne il lobo.

"E io il tuo"

"Posso darti solo il mio odio. Amami e io ti odierò per sempre. Sarò la tua follia, il tuo inferno, mentre tu la mia guarigione, il mio paradiso. Accetti?" La sua lingua è forse più magica della sua mano. Con semplici e veloci movimenti, bagna la carne di Thanatos e la fa fremere.

"...non lo so."

"Oh, invece tu lo sai, mi ami troppo per dirmi di no." Richie si mette face to face con Thanatos e accosta le loro labbra. Le fa sfiorare, poi si ritrae e osserva gli occhi del fratello che naufragano nei suoi, totalmente dispersi in quel blu maledetto.

"È vero, ti amo." Ammette infine Thanatos, succube di quella tortura bellissima chiamata Richie.

"Allora se vuoi me, prendimi insieme al mio odio." Dice e gli soffia sul volto, scoprendolo dai ciuffi neri e lisci.

"Imparerò ad amare il tuo odio come ho imparato ad amare te." Sussurra Thanatos, capendo quanto è grande e forte l'amore, l'amore puro che si sacrifica ad ogni costo.

"Bravo. Ora io esco, ci vediamo al mio ritorno."

Richie si alza e con due passi svelti è fuori dalla stanza. Thanatos recupera ogni briciolo di orgoglio e lo insegue. Annaspa nelle incertezze, ma lo segue.

"Aspetta! Dove vai? Con chi?"

"Non ci siamo capiti. Io faccio quello che voglio, tu non domandi. Stai qui, tornerò." Risponde  con tono di ferro e raccoglie casco, chiavi e portafoglio. Thanatos lo guarda e un'ondata di tristezza s'impossessa del suo volto. Stava quasi per crederci.

Richie in pochi secondi è fuori casa. Con la stessa rapidità si sente il motore acceso e la sgommata che segnano la sua partenza. Thantos cade per terra, sbatte la testa contro il marmo del pavimento e si ritrova come sempre disteso, gelido ed inerme.

«Cosa può, cosa può l'amore contro l'odio?» è il suo ultimo pensiero, prima di constatare che nulla sarà più lo stesso e perdere i sensi.

 

NDA: Buon pomeriggio, lettori e recensori! Mi scuso per il ritardo che ho avuto e che avrò, ma le vacanze rallentano tutto. Vi ringrazio tutti quanti, sia i numerosi che mi hanno aggiunta, sia i recensori, così simpatici e cortesi. Grazie, spero davvero di piacervi. Vi auguro una bella giornata.





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