THE VOYAGE HOME
CAPITOLO 3
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Alle prime avvisaglie di scontro
imminente, l'istinto dell'ex capitano scattò come una molla, spingendolo a
gettarsi a terra.
Attorno a lui, il campus
dell'Accademia era saturo di fumo nero, ovunque, cadetti terrorizzati fuggivano
cercando di mettersi in salvo mentre un gruppo di loro compagni, sicuramente gli
iniziatori di quel massacro, sparavano all'impazzata con
phaser.
Kirk ne aveva riconosciuto il
sibilo.
Erano settati per
uccidere.
Con la coda dell'occhio vide tre
figure viventi rannicchiate presso il monumento a Jonathan Archer, strette le
une alle altre.
Erano nell'occhio del ciclone e,
a giudicare dalla violenza dei colpi rivolti attorno a loro dagli aggressori,
dovevano essere loro il vero obiettivo di quei pazzi
invasati.
L'uomo respirò a fondo, cercando
di regolarizzare il respiro e i battiti del cuore.
Strinse con forza il phaser e si
tuffò dietro un frammento di colonnato ormai distrutto e, strisciando sui gomiti
senza farsi notare, raggiunse finalmente il basamento marmoreo del monumento:
"State bene?" chiese non appena arrivato, poggiando la schiena contro la pietra,
"Sono qui per aiutarvi." dichiarò, spiando il campo di battaglia da dietro la
protezione che la statua forniva loro.
"Grazie signore..." disse con una
punta di sollievo nella voce quella che doveva essere l'unica femmina dei tre,
un'andoriana che portava un elaborato scialle sulle spalle tremolanti, "Ce la
saremmo anche cavati da soli." brontolò con un certo risentimento il suo
compagno klingon, stringendosi nelle spalle larghe, "è logico accettare l'aiuto
di qualcuno che forse è più preparato di noi." lo sgridò il cadetto vulcan, poi
questi si rivolse a Kirk, "La ringraziamo del suo aiuto." aggiunse solo,
concentrandosi sulla figura tremante e spaventata della sua collega, "Non c'è
bisogno di avere paura." la rimproverò.
L'ex ufficiale non potè fare a
meno di sorridere sommessamente: "D'accordo ragazzi, ora statemi a sentire, per
quanto potete..." brontolò l'uomo, cercando di sovrastare il fragore dei phaser
e degli insulti rivolti verso di loro, "Cosa diavolo avete combinato per far
scoppiare questo inferno?" domandò severo.
Il Klingon alzò di scatto la
testa: "La colpa è mia signore, quei pazzi là fuori hanno infastidito più volte
Thula e io ho reagito piuttosto male alla cosa, gli ho intimato di piantarla. Ma
non ho calcolato bene i tempi e, agendo istintivamente, ho colpito Andrei in
faccia, mandandolo a sbattere contro i pilastri del corridoio dei laboratori,
facendogli fare una figuraccia davanti a tutti i nostri compagni." spiegò
brevemente l'alieno, senza però curarsi di nascondere una certa soddisfazione
per le sue azioni.
Malgrado la situazione disperata,
Kirk si sentiva sollevato, non sapeva perchè ma sentiva che forse avevano una
possibilità di uscire tutti vivi.
"I tempi sono proprio cambiati."
mormorò tra sè e sè l'uomo poi tornò a rivolgersi ai giovanissimi: "Non vi
nascondo che la situazione non è delle più rosee..." e si interruppe un attimo
per sparare qualche colpo verso i loro aggressori, "Ma possiamo uscirne.
Ascoltate, vi copro io, correte verso il lungomare, lì troverete due persone che
vi porteranno in salvo." ordinò, sparando ancora qualche
scarica.
"Non è una soluzione logica, "
saltò su il Vulcan, rischiando di venire spazzato via da una scarica vagante di
phaser, "Per una volta sono d'accordo con il folletto, non è giusto che lei
rischi la vita. Se il nostro destino è di morire qui, lo faremo assieme. Un
Klingon non scappa come una femminuccia; e poi, il merito.. cioè... la
responsabilità di questa battaglia è solo mia." decretò il
guerriero.
Tremando, l'andoriana annuì: "Io
da qui non me ne vado senza di loro." indicò i suoi amici, "Koragg e Sumak sono
i miei migliori amici e mi vergognerei come un topo ad abbandonarli qui." disse
lei risoluta, estraendo da tasca un coltello dalla lama lunga e affilata, "Se mi
vogliono, dovranno prendermi con la forza." aggiunse, estremamente
seria.
Jim li squadrò per un attimo,
sentendo una fiamma calda ardergli nel cuore; con un sospiro, estrasse di tasca
un piccolo laser: "Non credevo di doverlo usare così in fretta." soggiunse,
passandolo al Klingon, "Settalo per stordire, non dobbiamo fare vittime. Se
ricordo bene, la tua razza ha un'ottima mira, vedi di sfruttarla.". Pochi e
concisi ordini che però fecero la felicità del guerriero, l'ex capitano ne vide
gli occhi splendere prima di concentrarsi sugli obiettivi da
colpire.
"Voi due riparatevi, tra poco
farà ancora più caldo qui." disse ancora, rivolgendosi ai due nascosti tra i
detriti.
Sumak annuì, coprendo la testa di
Thula con il proprio corpo, sapeva che un attimo dopo, l'inferno, al confronto,
sarebbe sembrato il Paradiso.
E così fu,
infatti.
Una pioggia di fuoco si abbattè
implacabile sugli aggressori, che furono costretti a cercare rifugio dietro il
porticato ormai distrutto.
"VI SIETE ARMATI, DANNATI!" urlò
una voce dall'inconfondibile accento russo, "USCITE FUORI E FORSE NON VI FAREMO
TROPPO MALE.".
Kirk si sentì avvampare di
rabbia: "RAZZA DI SELVAGGI! STATE DISONORANDO L'ACCADEMIA CON LE VOSTRE AZIONI,
NON SIETE DEGNI DI ENTRARE NELLA FLOTTA STELLARE!" urlò, scattando in piedi e
spostando la manopola del phaser non più su stordimento, "USCITE FUORI VOI, MA
ATTENTI, FINORA HO SCHERZATO." esclamò, facendo cenno a Koragg di alzarsi in
piedi a sua volta.
Ci fu un attimo di impasse
silenziosa ma evidentemente la minaccia di Jim doveva essere stata ascoltata
perchè quattro cadetti, tutti umani, lasciarono il loro rifugio, le mani sopra
la testa, l'ex capitano aveva identificato subito il capo di quel quartetto,
l'aria superba e traboccante di eccessiva sicurezza lo aveva
tradito.
"Poggiate le armi a terra,
veloci!" abbaiò rabbioso l'uomo, sempre tenendoli sotto tiro; i ragazzi
eseguirono e l'uomo potè così avvicinarsi per prendere in custodia le loro
pistole.
"Maledetti, avete chiesto aiuto a
mammina..." li sfottè il capo, ma uno schiaffo sulla bocca da parte del capitano
lo azzittì: "Taci." gli intimò, sventolandogli sotto il naso il phaser,
"Ragazzi, uscite fuori!" esclamò, riponendo nelle tasche le armi dei quattro
mentre i tre alieni facevano timidamente capolino, incerti se credere davvero
che la battaglia fosse finita.
"Un momento... Ma io la conosco!"
esclamò all'improvviso uno dei cadetti che tanto avevano dato loro da penare,
"Mikail, è Kirk!" gridò sconvolto, aggrappandosi alle spalle del suo vicino, "è
il capitano Kirk!".
Sette paia d'occhi si puntarono
sull’espressione severa dell'uomo.
"Signore, ho letto moltissimi
libri di storia su di lei e anche se le sue azioni sono state perlopiù
illogiche, sono soddisfatto di studiare ciò che lei ha fatto." decretò in quel
momento il Vulcan, ed era un gran complimento detto da un esponente di quella
razza, "Ma non capisco come faccia a essere ancora vivo. Ciò vuol dire che le
informazioni che la davano morto durante il varo dell'Enterprise B erano
errate?" incalzò Sumak, osservandolo attentamente.
"Ora basta." tagliò corto l'ex
ufficiale, "ci sarà tempo per le chiacchiere, dobbiamo portarli via e poi voi
dovrete fare rapporto." disse Jim, aferrando Andrei per i polsi, "Sù, cammina!"
ordinò, spingendo il ragazzo in avanti.
Il russo cercò di divincolarsi:
"Ma signore, lei ha lottato contro i Klingon per anni, sono una razza senza
onore, sono dei macellai!" gridò fuori controllo; un nuovo strattone bloccò i
movimenti del ragazzo, "Ora stammi bene a sentire. Finora, gli unici macellai
che ho visto siete te e i tuoi amici, chiaro, piccolo teppista?" ringhiò l'uomo,
obbligandolo a proseguire il cammino, "Avanti, ma goditi questi ultimi attimi di
libertà, perchè vedo arrivare da lontano due della sicurezza, ci penseranno loro
a voi." aggiunse, scorgendo con un certo sollievo due figure agili correre verso
di loro.
"Tutto bene?" gridò una, da
lontano sembrava anche familiare, "Perfettamente, signore. Abbiamo risolto noi
il problema, ora i guai sono solo di chi dovrà pulire!" esclamò visibilmente
allegra l'andoriana, stringendosi nel suo scialle; quello più alto dei due prese
in custodia gli aggressori, strappandogli senza tante cerimonie i gradi dalle
spalline mentre l'altro raccoglieva le deposizioni dei tre aggrediti: "La
ringrazio, signore..." disse rivolto a Kirk, ma imrpvvisamente la sua voce si
spense in un sussurro sottile mentre gli occhi di entrambi si sgranavano, Jim si
sentì in trappola.
Ma tra tutti i possibili doveva
proprio incontrare loro due?
Ci fu un attimo di silenzio
sconvolto, rotto dalla voce tranquilla di Chekov: "Hikaru, io ho finito." disse,
avvicinandosi a loro; la sua espressione mutò di colpo non appena ebbe distinto
chiaramente i lineamenti dell'uomo che aveva protetto i cadetti, aprì e richiuse
più volte la bocca senza riuscire a spiccicare la minima
parola.
"Dovevamo immaginarlo che
c'entrava lei, signore. Questa confusione poteva essere solo opera sua" disse
all'improvviso Sulu con aria visibilmente commossa, allungando la mano per
stringere quella del suo ex comandante, "Come avremmo dovuto immaginare che non
poteva essere morto in un modo così stupido come venire inghiottito dallo
spazio." aggiunse allegro Pavel, trattenendo con presa d'acciaio i polsi dei due
affidatigli.
Jim sorrise e allungò a sua volta
le mani per stringere quelle dei suoi vecchi compagni: "Sono contento di
rivedervi." disse solo, e quelle parole valevano più di mille altre, "Anche se
avrei preferito che la nostra riunione avvenisse in un momento meno turbolento."
scherzò, osservando con una punta di malinconia il cortile
semidistrutto.
"Ha già incontrato Uhura e
Scotty?" chiese improvvisamente Chekov, "Non ancora, per ora solo l'Ammiraglio e
l'ambasciatore. Prima di finire in questo inferno ero con loro."
spiegò.
"Dove possiamo trovarla?" chiese
Hikaru, "il nostro compito di responsabili della sicurezza ci obbliga a
compilare scartoffie per le prossime tre ore dopo un evento del genere." precisò
con uno sbuffo il russo; l'ex capitano sorrise: "Chiedete all'ambasciata Vulcan
dove sia l'ambasciatore e mi troverete." disse, salutando i cadetti e facendo
per allontanarsi.
Tutto accadde in un
istante.
Andrei, divincolatosi dalla presa
di Sulu, doveva avere un altro phaser nascosto da qualche parte perchè la
rapidità con cui sparò non avrebbe permesso a nessuno di prevederlo o di
fermarlo.
Thula urlò.
Istintivamente, Kirk si gettò a
terra, ma lo sparo era troppo ravvicinato e mancò di un soffio la testa,
colpendolo in piena spalla; ruzzolò per qualche metro a causa del contraccolpo e
andò a sbattere con la schiena contro un aiuola.
Sumak e Koragg corsero a
soccorrere il capitano mentre con un calcio ben assestato Chekov metteva Andrei
fuori combattimento: "Sta bene?" chiese spaventata l'andoriana, passando ai
compagni il proprio scialle per tamponare la ferita.
L'ex ufficiale alzò la testa,
annuendo incerto: "Ne ho avute di peggio." ammise, prendendo di persona il
tessuto tra le mani per legarlo attorno alla parte lesa, "Al confronto, questa è
una sbucciatura da bambini." cercò di scherzare, ma il dolore non gli permetteva
di muoversi granchè.
"DANNAZIONE!!
JIM!!"
La voce preoccupata e arrochita
di Bones riscosse l'uomo, che si guardò freneticamente attorno; scorse
chiaramente l'Ammiraglio camminare verso di lui più veloce possibile, ma
l'esoscheletro che lo teneva in piedi non avrebbe retto a lungo, subito dietro
veniva Spock.
Kirk scostò i cadetti, aiutandosi
col braccio di Koragg per alzarsi in piedi e, sempre tamponando il sangue,
barcollò sino al centro del piazzale, assistendo appena in tempo alla caduta del
suo amico; entrambi scivolarono a terra ma il corpo decisamente più robusto
dell'uomo attutì l'impatto sul selciato.
"Idiota!" brontolò McCoy,
reggendosi alla spalla sana di James, le ginocchia che gli tremavano, "Non osare
fare più giochetti simili, razza di incosciente!" gridò, annaspando alla ricerca
di qualcosa nelle numerose tasche del gilet, "non hai più trent'anni e pure a
quell'età erano più le volte che dovevo rattopparti come un paio di vecchie tute
di Scott dopo simili stupidaggini!" lo sgridò, passando il tricorder su di lui,
anche le mani gli tremavano.
L'analizzatore gli sfuggì di mano
e cadde a terra: "Guarda che sto bene, è solo un graffio." lo rassicurò Kirk,
prendendo il congegno e passandoglielo ma si sentiva profondamente in colpa lo
stesso; i ricordi lo assalirono con forza, capiva bene l'inquietudine di
Leonard, immaginava cosa significava per lui una situazione del genere, sapeva
che per un attimo, come lui, aveva rivissuto il passato.
"NON DIRE CAVOLATE!" gridò il
medico, riprendendo la calma e finendo di controllarlo, "Spock, dammi una mano
ad alzarmi!" esclamò, rivolgendosi arrabbiato al Vulcaniano; senza protestare,
questi eseguì, sollevando entrambi gli amici in piedi, "Per una volta,
l'opinione dell'Ammiraglio è corretta, ti sei comportato illogicamente Jim." lo
sgridò l'Ambasciatore con aria severa, "Oh, andiamo! Sarò anche
invecchiato ma non a tal punto da nascondermi come un bambino alla minima
avvisaglia di pericolo, dovevo aiutare quei ragazzi." decretò, reggendosi al
proprio migliore amico per non cadere di nuovo a terra come un sacco di patate e
indicando il trio di cadetti che si allontanava dietro a
Sulu.
Qualcuno lo afferrò per la spalla
ferita, strappandogli un gemito di dolore: "Oh, la pianti capitano! Non ha
appena detto a Len che si tratta solo di un graffio di poco conto?" la voce
scherzosa di Scotty gli fece alzare la testa, nella luce del Sole distinse
l'espressione allegra dell'ex capoingegnere, "Credo che la prossima volta
dovremmo organizzare una rimpatriata in un posto più tranquillo, magari su
Vulcan." propose, guardando Spock incoraggiante.
Uhura osservò il suo ex
comandante con le lacrime agli occhi, tra le mani stringeva la propria lira
mentre affiancava l'Ammiraglio: "Quando l'Ambasciatore ce lo ha detto quasi non
ci credevamo, è meraviglioso rivederla!" esclamò la donna visibilmente
commossa.
Sconvolto per quell'arrivo
improvviso, Jim si voltò verso Bones: "Ah, non guardare me, sono sbucati loro
come due funghi poco dopo che tu sei sparito a fare l'eroe..." borbottò
imbronciato.
Kirk sorrise: il braccio gli
faceva un male del diavolo ma non gli importava più di tanto in
effetti.
Si probabilmente non avrebbero
avuto molte altre possibilità di essere ancora riuniti e il destino aveva fatto
loro un grande regalo quel giorno, però James T. Kirk sapeva per certo una
cosa.
Anche se il tempo era contro di
loro, ritrovarsi di nuovo tutti assieme era qualcosa senza
prezzo.
Non erano ancora del tutto
completi, ma presto anche Pavel e Sulu li avrebbero raggiunti e finalmente il
puzzle sarebbe stato completo.
E per un giorno ancora, si
sarebbe sentito a casa.
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