Adam

di Invader_from_Hell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prospettiva di uno scontro ***
Capitolo 2: *** Verità e laceranti consapevolezze ***
Capitolo 3: *** I mille volti dell'apoteosi ***
Capitolo 4: *** Verso la Negazione del Postulato di Euclide ***
Capitolo 5: *** Lovin all about his own life ***
Capitolo 6: *** Overseas Bliss ***



Capitolo 1
*** Prospettiva di uno scontro ***


" Prospettiva di uno Scontro"

Dalla finestra semiaperta si vedeva chiaramente la luce del sole che faceva risplendere le finestre del palazzo di fronte. La luce era di colore vermiglio, ed il cielo di un azzurro scuro tendente al rossastro. Le tende si muovevano impercettibilmente per via della sottilissima brezza che entrava furtivamente dallo spiraglio che permetteva al mondo esterno di entrare nella camera. Era una splendida giornata di fine maggio, di quelle con il cielo privo di un qualsiasi spruzzo di nuvola.

Le campane eoliche in giardino tintinnavano con insistenza ed il loro suono dissonante e metallico entrava perfettamente in armonia con l’ambiente circostante.

Nella camera, il vento , che nel frattempo si era fatto più insistente, smosse leggermente la persiana ancora chiusa, tanto quanto bastava per permettere ad uno sprazzo di luce di penetrare completamente nella stanza e posarsi sulla faccia del ragazzo ancora assopito nel suo letto.

Adam aggrottò le sopracciglia e fece una smorfia di fastidio nel sonno. Tuttavia la luce continuava ad illuminarlo, come per accusarlo di un misfatto.

Allora il ragazzo fu definitivamente portato via dal mondo dei sogni. Quasi timoroso nell’aprire gli occhi, si contorse per qualche secondo. Poi si risolse per aprirli e finalmente anche le due pupille poterono percepire la particolare luce che stava filtrando da fuori.

Si sentiva estremamente pesante e allo stesso tempo molto confuso. Protese una mano in avanti nel vuoto, quasi come per toccare la luce. Poi osservò il cielo che si stava sporcando di tonalità vermiglie. Capì che dovevano essere più o meno le 7 di sera. Sospirò, doveva aver dormito parecchio, almeno 14 ore. " bene" disse ad alta voce " alla faccia dello stress emotivo eh!".

Poi con un immane sforzo si mise a sedere sul letto. Era in mutande ed avvertiva sulla pelle la piacevole sensazione della brezza che lo accarezzava.

I suoi erano andati via per il fine settimana e lui aveva preferito rimanere in casa. La sera prima era andato a dormire solo verso le 2.

Sentendosi padrone dell’ambiente domestico, si alzò e andò alla finestra. Alzò lo sguardo verso la cupola azzurra che da sempre aveva ricoperto il mondo degli uomini. Eh già, quella sera il cielo era proprio bello.

Poi si guardò intorno, camera sua era abbastanza sottosopra. Ancora in mutande iniziò a riporre i vari oggetti sparsi nei ripiani a loro adibiti.

Infine arrivò alla sua chitarra. La prese per il manico, sulle corde avvertì quel fastidioso strato di ruggine che oscura la brillantezza del suono, quindi, benché non fosse proprio il momento più adatto decise di sostituire la muta di corde.

Ripose lo strumento sulla sua scrivania e tirò fuori i suoi attrezzi. Con il cacciavite allentò le brugole di regolazione del ponticello e iniziò ad allentare la tensione delle corde.

Dunque prese le pinze d iniziò a troncarle una ad una e ad estrarle dal loro canaletto di scorrimento. Dopo pochi minuti tutte le sei corde si trovavano nel cestino vicino al suo letto. Allora estrasse un flaconcino di condizionatore per tastiere in palissandro e ne versò poche gocce su un panno pulito. Quindi iniziò a strofinare con forza la tastiera e via via che passava il panno vedeva il legno della tastiera tornare lucido e pulito come nuovo.

Continuò ad occuparsi del manico finchè non fu interrotto dal telefono che stava squillando e che lo strappò dal suo stato di concentrazione.

Si affrettò a rispondere rischiando più volte di farsi del male urtando vari oggetti più o meno appuntiti, tra i quali anche un enorme cactus. L’ultima volta aveva dovuto passare una notte a farsi estrarre le spine della pianta al pronto soccorso. Ma era stato molto tempo prima…

Riuscì a sollevare il ricevitore dell’apparecchio ancora indenne. Era sua nonna…

" Adam? Sei tu caro?" chiese la donna.

" sì… sono io nonna…" rispose lui con la stessa espressività di un manichino.

" tutto bene? Cosa hai fatto oggi?" continuò la nonna.

" mah… niente nonna… ho.. uhm… niente di interessante" rispose lui.

" ah… notizie di papà e mamma?"

" negativo" rispose lui lapidario.

" se chiamano poi avvertimi eh"

" senz’altro nonna…." Le assicurò Adam.

Poi si salutarono e Adam tornò ad occuparsi della sua chitarra.

Fatto il manico, prese le nuove corde ed una ad una le infilò nei loro alloggiamenti. Poi strinse le viti di regolazione e le assicurò alle meccaniche sulla paletta. Una volta fatto tutto procedette all’accordatura, che si rivelò non poco problematica per via di qualche problema di intonazione…

Dopo un’oretta Adam però aveva finito e tutto era stato regolato a dovere. Avrebbe voluto approfittare del suono cristallino della muta nuova, però il suo stomaco gli suggerì di farsi una doccia e di andare in cucina a mangiare qualcosa.

Prese dei vestiti puliti dall’armadio e andò in bagno. Là, come di consueto si fermò a contemplare lo specchio. Quella sera vide qualcosa di diverso in lui, appariva, come dire… più grande? Stette un attimo a giocherellare con i suoi capelli, poi entrò nella doccia. Ghiaccia, come piaceva a lui.

L’acqua gelida gli provocava una doccia di adrenalina, che sul momento gli conferiva una forza prorompente. Gli sembrava di poter affrontare qualsiasi nemico. Nemico? C’era sempre l’idea di un nemico nella sua testa, quasi come se ne sentisse il bisogno. Il bisogno di avere qualcosa contro cui combattere!

Era un enigma anche per se stesso a volte…

Quella sera, data l’ora, la doccia durò meno del solito. Si vestì ancora non ben asciugato e si recò in cucina. Era tardi e la voglia di cucinare mancava totalmente. Agguantò il telefono e ordinò una pizza.

Aspettando l’arrivo della sua cena andò fuori in giardino e osservò nuovamente il cielo.

Il colore vermiglio del tramonto stava combattendo contro l’azzurro del cielo diurno e presto l’avrebbe sconfitto.

Ma sarebbe stata una sconfitta apparente, perché sarebbe poi stato sconfitto a sua volta dal colore scuro della notte, che a sua volta avrebbe nuovamente lasciato il posto a quello del giorno. Un circolo vizioso, una battaglia continua, inevitabile… ma ormai prevedibile.

Il cielo gli ricordava terribilmente sé stesso…

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Capitolo 2
*** Verità e laceranti consapevolezze ***


Capitolo #2

" Verità e Laceranti Consapevolezze"

 

Le chiome ancora rigogliose degli alberi del parco erano penetrate dalla sottile e pungente brezza che stava spazzando il suolo della città e portando via le antiche ansie dagli animi della gente.

Il vento stava suonando le foglie come un plettro che pizzica uno strumento dotato di migliaia di corde, ognuna con il suo timbro preciso ed unico, diverso da ognuna delle altre. Questo suono catturò l’attenzione di Adam, il quale notò come in realtà ci fosse una regolarità anche nella sinfonia che la brezza stava vai via componendo senza il minimo rispetto delle divisioni ritmiche della teoria musicale.

" E se il vento avesse scoperto un nuovo modo di dividere il tempo?" si chiese Adam senza staccare gli occhi da terra.

" Certo, forse il vento è davvero un musicista esperto. Più esperto del più tecnico chitarrista di questo mondo" pensando questo alzò gli occhi, " già, forse siamo noi che non capiamo.."

Questo ultimo pensiero aveva un sapore diverso dai precedenti, Adam era perfettamente consapevole del fatto che lui avesse perfettamente capito, a differenza della maggior parte delle persone. E l’affermare " forse siamo noi che non abbiamo capito" nascondeva un’arroganza molto ben mascherata, simile a quella superbia che può ragionevolmente mostrare una creatura volatile mentre racconta ad un essere incapace di volare, le emozioni del volo.

Adam lo sapeva benissimo, credetemi. Tuttavia non poteva proprio fare a meno di sentirsi una spanna al di sopra della massa in quei momenti.

È però necessario precisare che quella sua sensibilità era una lama a doppio taglio. Infatti il sentirsi un illuminato in mezzo ad una massa di persone ben lungi dall’essere profonde come lui lo faceva soffrire terribilmente. La solitudine divorava i suoi sogni giorno dopo giorno, ma questo non faceva altro che consolidare le sue riflessioni.

Adam sedeva su quella panchina, in uno splendido pomeriggio di Agosto, in mezzo al Parco, osservando le interazioni tra gli elementi naturali e non solo.

Erano più o meno le sei di pomeriggio e faceva tutt’altro che caldo, tanto che Adam era uscito con un giubbotto, sebbene piuttosto leggero.

Il vento giocava con i suoi capelli schiariti dal sole estivo, facendogli assumere posizioni che Adam riassettava brutalmente con un gesto della sua mano.

Sollevò lo sguardo da terra e si concesse una visione panoramica del parco, vedeva tutto: il laghetto davanti a sé, nascondiglio delle speranze e degli sguardi di generazioni di innamorati, le collinette intorno, da ere guardiane della città e degli sconvolgimenti dei fuggiaschi, i vialetti di platani e betulle che si protendevano in ogni direzione, mettendo in connessione le emozioni dei visitatori del parco con la società e la disarmante realtà, simboli di una fuga impossibile.

Infine sullo sfondo la grande città, stanca, malinconica nella sua grandezza. Adam si chiedeva cosa avrebbe visto al suo posto una qualsiasi altra persona. Ma preferì continuare ad immaginare vicende e storie di quel parco.

Tuttavia quei viali, quella crocevia di gente non lo convincevano. Sentiva qualcosa di più dietro tutto ciò. Un simbolo, un codice…

Il vento gli sussurrava parole d’amore… Adam sapeva di aver capito…

" Cosa hai capito oggi, Adam?" chiese una voce reale, appartenente ad un ragazzo sul metro e ottanta, capelli scuri ed occhi chiari.

Adam sentì una mano posarsi sulla sua spalla. Senza volgere lo sguardo al nuovo interlocutore, continuando dunque a fissare il cielo, rispose.

" Non lo so Tom… stavolta non lo so…" Adam fu quasi sollevato dall’arrivo dell’amico. Era forse il suo unico conforto in quella realtà, Tom vedeva molte cose di quelle che vedeva Adam, ma non tutte, e questo li frustrava entrambi. Tuttavia non lo avevano mai detto esplicitamente. Orgoglio?

" Oh andiamo, non puoi farmi questo!" esclamò scherzosamente Tom.

" Beh no.. è difficile da spiegare " replicò Adam osservando la sua mano destra.

" Ah lo sai che ormai sono abituato ad interpretare i tuoi discorsi incomprensibili!" disse Tom ridacchiando e cercando con gli occhi il volto dell’amico, ma siccome era chinato, in quel momento non lo trovò.

" Grazie mille…" rispose Adam sarcastico, ridendo però dentro di sé alla battuta dell’amico.

" Eddai, lo sai che scherzo!" rispose Tom un po’ dispiaciuto.

" certo che lo so" replicò Adam sorridendo e spostando lo sguardo nella direzione dei viali.

" Vedi quei viali?" riprese il ragazzo.

" sì, certo" rispose Tom osservando a sua volta i vialetti alberati che percorrevano la collina collegando il parco – situato sulla cime di essa- alla città.

" No, non li vedi. Neppure io li vedevo prima" disse Adam fissando Tom.

Il vento gli scompigliò una volta di più i capelli, ed un brivido percorse la schiena di Tom.

" continua, ti ascolto" Tom lo incitò a continuare.

" Beh, come dire…rappresentano un dualismo!" esclamò finalmente il ragazzo.

Tom sedette sulla panchina vicino all’amico.

" In che senso?" domandò Tom perplesso.

" Tenterò di spiegarti. Possono essere sia le vie della salvezza che le strade della condanna. E assumono molteplici aspetti e colori da persona a persona." Iniziò Adam.

" uhm.. ti seguo poco…" disse Tom reclinando la testa all’indietro e grattandosi la fronte.

" Molta gente viene quassù per uscire dall’inferno laggiù." Disse Adam indicando la grande città sullo sfondo.

"… o anche per porre una fine più o meno giusta e liberatoria alla propria vita. Quando io imbocco questi viali dalla città per venire qua al Parco sono felicissimo perché per un’oretta dimenticherò tutta la fottutissima merda di cui è riempita questa vita, e mi immergerò nei pensieri che più mi aggradano, siano essi di carattere filosofico, riflessivo, autocritico, valutativo, erotico…" continuò Adam.

" …. Capisco cosa intendi" disse Tom facendosi serio anche nel tono di voce.

"… e di conseguenza la gente, mentre viene quassù, dimentica tutto e si gode la natura. E gli alberi sono verdi e rigogliosi, il vento ti sussurra nelle orecchie, gli uccellini duettano con il rumore delle frasche che si muovono. Le gente sembra sempre sorridere. Il cielo è sempre terso e limpido, ed i tramonti sono sempre mozzafiato. Tutto è perfetto!" proseguì Adam.

" uhm…." Tom si stava un po’ perdendo.

" …. Ma quando ce ne andiamo da quassù tutto cambia. I viali che prima ci avevano portati verso la salvezza e verso una seppur momentanea felicità, adesso ci fanno scendere muti nel gorgo. Il gorgo dell’angoscia, la realtà! Tutto nella discesa cambia aspetto: gli alberi appaiono quasi come mostri dalle lunghe ed orride braccia , quasi come fossero spogli; i canti degli uccellini sono strazianti e ci ricordano urla disperate di martiri condannati ad una fine certa. Il cielo ci appare offuscato e la gente malinconica ed indisponente." Finì Adam.

" Stavolta mi hai davvero sorpreso… accidenti, è notevole… " osservò Tom.

" è un dualismo in una sola cosa , bene e male nello stesso soggetto! Le nostre emozioni dipingono la nostra visione del mondo in maniera drastica in casi del genere. È incredibile a pensarci bene… non c’è scampo… eppure continuiamo a percorrere queste strade ogni giorno e per un po’ di conforto siamo disposti ad un ritorno sofferente. È la nostra natura?" Adam abbassò lo sguardo, la sua voce era corrotta da un principio di pianto.

Tom rifletté per alcuni minuti su quel discorso.

Il vento soffiava più forte ora.

Appoggiò il braccio sulle spalle dell’amico.

" Dai Adam, torniamo a casa adesso" disse Tom con un velo di apprensione nella sua voce.

Il cielo si faceva più scuro.

Si alzarono e si avviarono verso le strade che li avrebbero ricondotti alla realtà. Era vero, tutto appariva come Adam l’aveva descritto. Tom iniziava ad avere una sensibilità non indifferente. Si guardarono un attimo negli occhi…

Poi, muti, scesero nel gorgo.

 

 

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Capitolo 3
*** I mille volti dell'apoteosi ***


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Capitolo #3

" I mille volti dell’Apoteosi"

  • vuoi sbrigarti Adam?- disse Tom spazientito incrociando le braccia al petto e rivolgendo uno sguardo assassino al ragazzo che non si decideva a ripartire.
  • Uffa Tom, che ti costa aspettare un attimo! Devo solo fare un segno!- rispose Adam senza distogliere lo sguardo da quello che stava facendo.
  • Te lo dico io, tu sei pazzo!- sbottò Tom riassettandosi i capelli in balia del vento.
  • No, io dico che sei tu pazzo a seguirmi!- rispose Adam sempre attento al suo lavoro.
  • Poco ma sicuro!- rispose Tom alzando lo sguardo verso il cielo.
  • Cosa guardi?- chiese Adam soffiando sulla corteccia dell’albero.
  • Non si vede? Il cielo!- rispose Tom sempre più spazientito.
  • Oh…- fu la risposta un po’ mortificata di Adam, infondo gli dispiaceva far aspettare l’amico.

Una folata di vento più forte delle precedenti si levò sollevando un sacchetto di plastica che giaceva nei pressi di un cestino della spazzatura.

Tom lo osservò alzarsi in volo, assumendo forme bizzarre, simili a quelle di una nuvola, ma più stabili e rigide. Una nuvola sintetica gonfia d’aria.

Il sacchetto si impigliò sulla testa di Adam, che tuttavia sembrò non accorgersene e continuò imperterrito il suo lavoro.

  • ma cazzo, sei proprio un idiota!- lo rimbeccò Tom avvicinandosi a lui.
  • No, sono solo concentrato!" rispose Adam un po’ seccato.
  • Lo sai che sta diventando un’ossessione??- disse Tom. Dalla sua voce faceva intenzionalmente trasparire un velo di profonda apprensione per lo stato in cui navigava il suo amico.
  • Tom, è sempre stata un’ossessione!- eruppe Adam violentemente.

Imbarazzante silenzio.

  • ehm.. scusami dai… non volevo alzare la voce…- si scusò Adam, aveva esagerato.

Tom rimase in silenzio.

  • ok, ma almeno dimmi che senso ha tutto questo! Ti prego, io lo vorrei sapere…- esclamò Tom sull’orlo della disperazione.
  • Ma cosa vuoi che ne sappia pure io… è così… stop!- rispose Adam secco.

Si alzò, così fu finalmente visibile quello che stava facendo.

Sul grande acero che si innalzava davanti a lui stava la prova del suo passaggio: Adam aveva inciso il suo nome e la data a grandi caratteri.

Il vento non accennava a diminuire, però stava lentamente cambiando direzione. Dalla collina la Città sembrava solamente una grande distesa di sofferenza grigio-nera, tendente al marroncino.

Tom, inorridito, alzò gli occhi al cielo e iniziò a cantare il ritornello di una canzone…

  • Don’t wait for the sun, it could turn black anyday… I’ve lost my head in the clouds…-

Anche Adam alzò lo sguardo, cavolo che spettacolo! Il cielo era limpido, ma una grandissima nuvola ne occupava la parte centrale. I due la osservarono meglio. Quante cose può dire una nuvola…

  • tu la testa l’hai lasciata lassù… e io che sono andato a riprendertela ci ho lasciato pure la mia!- disse Tom ridacchiando.

Adam sorrise. Era fantastica la sensazione del sorridere, un calore immenso che ti invade e ti appaga così tanto, anche quando il mondo ti sta schiacciando.

  • grazie Tom, probabilmente a questo punto ti devo la vita…- disse Tom, neanche poi tanto scherzando.
  • E allora, me lo dici che succede?- disse Tom sedendosi vicino a lui contro l’albero.

Adam nascose la faccia tra le ginocchia.

  • Io ho paura… ci credi?- all’improvviso il ragazzo spavaldo e sicuro di sé era diventato un cuccioletto impaurito.
  • direi che è normale… però vorrei sapere di cosa…- rispose Tom guardando negli occhi quel bambino spaurito che sedeva accanto a lui.
  • … di essere… dimenticato….- esplose finalmente Adam, qualche lacrima gli rigava il volto.

La distesa erbosa davanti all’acero fu spazzata da un soffio di vento, che non risparmiò neppure i capelli dei due ragazzi.

  • certo che sei proprio impossibile tu!- disse Tom adagiandosi sull’erba fresca.

Adam non rispondeva.

La sua mente era occupata da troppi pensieri perché lui potesse rispondere

Mai sfidare il tristo mietitore! Siamo solo uomini, come possiamo sperare di corrompere il fato? Sopravvivere spiritualmente alla morte? Già, ma a quale prezzo? Un’idealizzazione della propria immagine non è certo meglio di una morte anonima e fredda. Sopravvivere all’eternità, non con il corpo, ma almeno con la propria presenza!

L’essere ricordati! Condurre una vita in pole-position, superando tutti in tutto, vivendo nel continuo bisogno di eccellere senza preoccuparsi della felicità. Tutto questo per mettere il nostro nome nella bocca dei posteri, diventare grandi uomini per il piacere dell’immortalità spirituale. Niente da fare. Arriverà un tempo in cui anche i filosofi greci saranno dimenticati, tale sarà la fine degli uomini. Una fine meritata e giusta.

Adam voleva stampare il suo nome a caratteri cubitali nelle pagine della memoria umana.

Perché? Perché essere ricordati? Perché questo grande bisogno di durare in eterno?

Perché la morte fa paura. Il tristo mietitore non risparmia nessuno. Non rimandate mai, se dovete morire oggi, fatelo.

Adam, hai paura di morire! Ammettilo!

Ti vedo sai? Vedo quella goccia di sudore che ti sta scendendo dalla tempia! Finirà sul tuo collo e da lì sul tuo petto. E arrivata lì sarà ghiaccia, sentendola il tuo cuore batterà più forte, lo sentirai affossarsi nei visceri e salire in gola. Saprai di avere paura! E cosa farai? Non puoi scappare dalla tua mente che ha capito prima di te, essa ti segue sempre, tu ti sentirai soffocato, nauseato, forse vomiterai!

Hai paura di scomparire! Tu sai che dopo la tua morte non avrai più la coscienza di te stesso, non sognerai neppure, sarai vuoto e nero. Però non soffrirai, davvero.

Non sentirai nulla. Né dolori né felicità. Siamo fortunati a morire, Adam.

Però ugualmente lasci segni della tua presenza su questo mondo. Oh Adam, sapessi quanto sei sventurato.

Tu speri di vivere nei discorsi delle persone che lascerai.

Tu brami una grandezza tale da essere ricordata nei libri, nelle sculture, nei dipinti e nelle canzoni.

Povera creatura.

  • Adam, io forse non sarò così intelligente come te, ma vorrei dirti una cosa. Secondo me le tue sono solo inutili seghe mentali, e stavolta tu non hai capito davvero un cazzo.- Tom sorrise, e Adam si sentì tutto ad un tratto sicuro, felice per qualcosa che doveva ancora avvenire.
  • Tutti dobbiamo morire Adam, e prima o poi saremo dimenticati da tutti. Ma se credi che eccellere sia il modo giusto per essere ricordato, sei proprio un cretino-

Silenzio.

  • in questa vita succedono troppe cose, lo so.. ma noi dobbiamo godercela. Pensa ad essere felice. Dai, sei una persona fantastica e hai così tanto da offrire agli altri. Vedi, mi piace pensare che i legami che creiamo in questa vita non finiscano con la morte. L’amore, le amicizie, sono patti eterni… e io credo che se in punto di morte, pensando alla nostra vita, ci rendiamo conto di esserci goduti al massimo gli amici e di aver trovato il vero amore… beh cazzo, io credo che se morissi con questo pensiero sarei felice. E non me ne importerebbe una sega di essere ricordato!-

Adam smise di singhiozzare e guardò Tom. Stava fissando il cielo, come se tentasse di captare messaggi…

  • Adam, noi viviamo per sempre nelle promesse, nelle parole, nell’eternità! Io credo che.. l’eternità sia la nostra vita stessa! La morte non ci cancellerà, perché siamo fatti di promesse e aria! mi spieghi come minchia fa la morte a uccidere una promessa?-

Adam sorrise.

  • Ci penserò, almeno ci penserò-

Tom abbassò lo sguardo sconsolato. Tuttavia Adam non era un caso irrecuperabile, solo il classico esempio di silenziosa autocelebrazione. Non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui. Lo vedeva già morto nei suoi discorsi, ma negli occhi forse quel giorno si era riacceso il lume della ragione e del buonsenso. Troppe riflessioni finiscono per rendere anche te un dilemma filosofico, un algoritmo misterioso.

Adam forse aveva già capito. Forse.

Abissi dell’Infinito, nascondete l’umiliazione di oggi.

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Capitolo 4
*** Verso la Negazione del Postulato di Euclide ***


"Verso la Negazione del Quinto Postulato di Euclide"

… Il parallelismo complementare umano….

 

Il rumore assordante di un elicottero che decollava distolse bruscamente i due ragazzi dai loro pensieri e dal loro discorso. Il velivolo si inclinò in avanti, poi si sollevò dalla collina vicina al Parco e si gettò con avidità nel rosso del cielo, quasi come avesse voluto mangiarsi tutte le nuvole prima che qualche altro dei suoi fratelli avesse potuto.

" Uh, e quello dove se ne va così in fretta?" disse Tom sorpreso, riassettandosi la giacca che aveva subito le conseguenze del grande spostamento d’aria.

" Magari porta un po’ di munizioni a Nord, per la gioia dei nostri. " rispose Adam euforico, sembrava felice come un bambino.

" Ah, quello va a consegnare la morte e tu sei felice?!" chiese Tom alzandosi bruscamente in piedi e guardando l’amico.

" Certo che lo sono. È la selezione naturale. I nostri hanno deciso che è necessario sterminare tutti i nemici? Bene, che lo facciano." Fu la secca risposta di Adam.

Una donna con un passeggino gli passò davanti e gettò una bottiglietta vuota nel cestino.

Tom le rivolse un breve sguardo, come per vedere se avesse qualcosa da dire in merito anche lei. Poi si sedette e si grattò nervosamente la testa.

" stasera non sei tu, vero? Incazzato per qualcosa?" chiese poi ad Adam.

" tsk, certo che sono io invece. Io li voglio vedere tutti morti, dannazione, tutti! " Rispose lui. Le sue pupille erano visibilmente dilatate, i pugni stretti e tremanti. Tom rimase molto impressionato nel vederlo in quello stato, esprimeva un’aggressività indicibile, probabilmente sarebbe stato capace di strappare a mani nude il cuore al primo che l’avesse contraddetto.

" E voglio vedere morti anche tutti i pacifisti che supportano il nemico!" gridò poi a denti stretti, con le mandibole serrate.

" Ah, quindi vuoi vedere morto anche me! Da quando manifestare per la pace è sbagliato? Preferisci una guerra e migliaia di morti?!" esclamò Tom con un velo di rabbia nella sua voce, sempre però tentando con tutte le sue forze di non perdere la pazienza con Adam.

" Come potete manifestare per qualcosa che non esiste?! La pace è un sogno da ingenui! Non esiste e non è mai esistita, figurati poi se esisterà! Ma cavolo, perché vi ostinate?! Stupidissima morale pacifista! Guardate un pochino in faccia la realtà! Bisogna essere obbiettivi, non sognatori! Una società basata sui bei valori che predicate voi è destinata a liquefarsi!" rispose Adam quasi sputando, come un cane rabbioso e pronto ad uccidere.

Le nuvole si chiusero sopra le teste dei due ragazzi, in lontananza sibili sordi.

" La realtà è che dobbiamo batterci per la pace, la libertà, l’uguaglianza! Non possiamo continuare a spadroneggiare sul resto del mondo!" Tom era terrorizzato, non voleva assolutamente perdere il controllo.

" L’uomo è fatto per questo, idiota! Prevaricare sul prossimo! Abbiamo il dovere di schiacciare chi non regge il nostro ritmo, dobbiamo operare per il nostro bene! E siete ipocriti a lamentarvi, proprio voi, appartenenti alla nazione che governerà il mondo!" ribatté Adam alzandosi dalla panchina e iniziando a tirare pugni all’albero vicino.

Tom era indeciso se andare da lui e cercare di calmarlo – perché era evidente che non ce la faceva più- o se ribattere a sua volta. Però scelse di gettare sale sulle ferite di Adam, forse era la volta buona, forse l’avrebbe ripreso come in origine.

" Ahahah, sei incredibilmente debole! Guardati, hai perso il controllo e stai sputando l’anima, piccolino!" esclamò Tom in tono canzonatorio " io invece grazie ai miei valori sono ancora calmo e lucido, e mi tocca farti ragionare, perché non ce la fai da solo, sì guarda, un bel risultato."

Adam ringhiò, ma continuava a fissare l’albero, perché ogni volta che guardava Tom sentiva quel bruciore terribile che gli torceva lo stomaco e lo rendeva cieco. L’azzurro degli occhi di Tom, poi, era cianuro per lui. Però non si poteva arrendere così, questo era lo scontro di due realtà, e Adam non l’avrebbe perso.

" sì, bei valori, valori che ti portano in tomba da martire, e che magari porteranno una decina di persone a trovarti al cimitero, ma la vita non è questa, la vita, è DOLORE, SANGUE, AMPUTAZIONE! " nel pronunciare le ultime tre parole Adam impiegò tutta la sua cattiveria, doveva aggrapparsi alla sua resistenza, o rischiava di finire nell’incoerenza.

" Facile pensare così, vero? E se la vita fosse dolore, sangue, amputazione, ma anche amicizia, scoperta, amore, crescita… come sarebbe difficile eh Adam? Non avresti più tante cose di cui lamentarti, forse, rischieresti di essere addirittura felice, pensa un po’! certo, ma tu hai paura della felicità, perché è DIFFICILE ottenerla, eh? È molto più facile soffrire che essere felici, è meglio commiserarsi e farsi commiserare vero Adam, VERO?" Con questa frase, Tom sortì l’effetto che hanno un milione di missili su un carro armato: la corazza sarà completamente distrutta, ma nell’aria rimarrà sempre un che di mortifero e nauseante.

Adam vide chiudersi il cerchio forse. Sentiva quella sensazione che odiava così tanto, sentiva le dighe che aveva costruito nei suoi occhi con tanta fatica, che ormai nn reggevano più il volume del liquido che arginavano. Il fiume era in piena, gli addetti alla manutenzione erano stati uccisi da Tom.

" Adam, non puoi arginare le lacrime, sono più forte io." Disse Tom sovrastando l’amico accasciato e guardando il terreno, privo del coraggio di guardare l’amico.

" Tu, lo vedi?! Non hai il coraggio di vedere cos’hai fatto! Lo vedi che ti sbagliavi anche tu? Lo vedi che il bene ed il male non esistono allo stato puro??" esclamò Adam tra le lacrime, stavolta però con una maggiore lucidità.

Un raggio di sole si fece largo di prepotenza tra le nuvole e si conficcò nel suolo, colorando l’erba di giallo.

" NO! Non è vero, c’è il bene e c’è il male, e dobbiamo sconfiggerlo!" stavolta era Tom ad essere stato colpito.

" tu non sei capace di accettare qualche macchia sulla maglietta bianca, ma come puoi dividere la luce dall’ombra? Il bene è bene perché il male è il male. E devono coesistere Tom, devono!" disse Adam sbracciandosi e fissando minacciosamente Tom che si stava tappando le orecchie.

" siete tutti così, non accettate di subire il fascino del dualismo, peggio per voi." Commentò poi sconsolato.

I passanti fissavano la scena incuriositi.

" io supporto.. l’amore!" eruppe Tom, quasi delirante.

" Questa è bella, l’amore! Io non sono mai stato innamorato!" rispose secco Adam rimettendosi seduto.

" è difficile Adam, è difficile anche questo, vero? Mettersi in gioco, avvicinare qualcuno. Ti fa fatica, vero? Il tuo destino mio caro, è la solitudine!" esclamò Tom con una certa malizia.

" è difficile anche vedere il secondo lato della medaglia. Tutti i bravi bambini come te hanno paura del buio, no?" rispose Adam in tono di sfida.

" io… ho ragione io!" disse Tom cadendo a terra seduto e facendosi piccolo piccolo.

Adam vedendo la scena e l’amico in difficoltà, preso così in pieno, si mise a ridere fragorosamente.

Una stella apparve, e la gente continuava a passare.

Tom era immobile seduto sull’erba, tremava un po’ per il freddo, aveva lo sguardo fisso e non parlava.

Adam ne fu un po’ intenerito, ora tutto sembrava facile, e quel faccino spaurito cancellava ogni rancore, e suggeriva la soluzione.

" Sai, ho l’impressione che io e te dobbiamo trovare un equilibrio!" disse sorridendo e aiutando Tom a rialzarsi.

" Abbiamo ragione entrambi forse. Ho detto forse!" disse poi e Tom sorrise, felice che tutto si fosse sistemato.

" Però ormai questa cosa non può durare per molto…" disse Tom facendosi un po’ serio.

Adam fu preso in contropiede, un treno passò in lontananza, ma si sentiva chiaramente il rumore delle ruote sui binari.

Guardò Tom che stava fissando il cielo.

" No, deve. Ce n’è ancora bisogno…" concluse poi.

Nel frattempo, Reyel e Shinta varcarono il cancello del parco e da lontano scorsero la scena, Reyel sorrise e togliendosi gli occhiali da sole disse " ma guardatelo.."

" cosa?" chiese Shinta.

" ma non lo vedi?" rispose Reyel.

" no, non ho portato gli occhiali, lo vedo male." Rispose il ragazzo.

" eheh, Adam sta di nuovo parlando da solo… credo che lo aiuti però!" disse Reyel ridacchiando.

" ehi Adam!" lo chiamarono in coro i due da lontano.

Anche l’ultimo lampione si accese.

Non esiste un solo parallelo ad ognuno di noi, solo un equilibrio precario tra migliaia di rette passanti per infiniti punti.

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Capitolo 5
*** Lovin all about his own life ***


Loving all about his own life.

Okay, perché in inglese? Perché sì, mi sentivo ispirato :P Essendo in inglese avrà i suoi limiti.. comunque sta per arrivare un capitolo in italiano!

Questo episodio è l’inizio di un finale alternativo. Immagiate quindi di nn aver letto il 5° capitolo. Qui Tom e Adam sono due ragazzi distinti, non uno solo.

Buona lettura a chi capirà :P

Adam dealt with that. Obviously It hadn’t been easy, but once he did it, everything just changed color.

If he had the chance to turn back time he would have done it all once again. Life was beautiful.

That day was definitely gonna be "The Day". Doubts and misunderstoods were really pissing him off, he had made up his mind.

Why was he keeping avoiding facing the real problem? Off course thinking about facing it was really hard and painful, but there was nothing left to lose in the end, right?

Everything was so different. Adam’s coldness and rationality were gone to leave room for happiness and joy of living. He felt so refreshed, like he had been sleeping for years and had just woken up. A little sleepy but happy, energetic, sober. Yeah, sober but he was really looking forward to get drunk with life. Life is the most powerful drug in the world.

Adam did not care about nothing.

He was longing to get to the Park as soon as possible. He told Tom to meet there.

The dark-haired boy had become Adam’s reason of life since that dream.

And know Adam was going tell his feelings. Sounds crazy? Reckless?

Yes, Adam knew it too, but he felt like it was the only thing to do, he was having enough of "if clauses".

He reached the park as the sky was reddening because of a red sun slowly disappearing far under the sea. It wasn’t as crowded as usual.

Adam sat on a bench and closed his eyes. The wind caressing his skin and drying the sweatdrops on his forehead. His almost blond hair were shining of gold reflexes…

He opened his eyes and enjoyed the color of the sky, so many shades of blue. Blue, as Tom’s eyes. Those blue eyes were like oceans in which he dived every time he looked into them… they fit perfectly Tom’s bronzed skin… he was such a work of art…

Adam smiled warmly and imagined to be hugging his love…

" why so dreamy dude?" Asked a voice from nearby.

Adam looked, he would have recognized that voice amongst millions.

" hey man… ‘sup?" asked smiling, suddenly feeling a bit awkward but not caring at all.

" nothing much… but I’m sure you’re giving something to think about" said Tom returning the smile and sitting on the bench with Adam.

" look at the sky. Doesn’t it remind you of the first time we talked here?" asked Adam looking at the sky, a way to look in Tom’s eyes avoiding them.

" Actually yes… this our own bench now" said Tom playfully.

Adam smiled again and stared at the ground. The wind was getting more violent, but still so pleasing and enjoyable.

" we’ve been through a lotta things ne?" Adam started.

" yeah, but I guess it’s been worth the whole thing." Tom replied.

Then he looked away, waiting for Adam’s next input.

Adam laughed.

" first time we met you must’ve thought I was totally dumb!"

" ahahah, right man!" Tom answered laughing, then he put an almost serious face.

" actually Adam, I thought you were someone to save. Maybe it’s you who saved me.."

Tom paused, just to catch Adam’s reaction.

Adam smiled warmly, Tom started to feel dizzy.

" D’ya remember the promise we made three years ago?" asked the blond haired boy.

" Off course I do. And we kept it, now we dun have secret for each other!" Tom said.

" Actually I broke the promise, there’s something I should tell ya.." A worried Adam said.

He started shivering, he blushed a bit. It wasn’t as easy as he thought. His muscles started aching and he felt so weird. Now he wasn’t so sure about what to do, it was so fucking hard to explain… especially when you’re in love with your best friend and he’s from the same sex.

Adam was sweating blood from his ingenuous heart. Happiness had blinded him, double cut blade. But now, he couldn’t stop he HAFTA do it.

Tom noticed Adam’s state of confusion.

" Aw, this time you must’ve done something terrible" Tom said playfully.

Then he put his arm around Adam’s shoulder.

Adam felt his warmth and closed his eyes, he hoped this moment lasted forever.

" c’mon, it’s okay. Just tell me what’s bothering you, you know I will understand you, like old times" Tom said smiling.

" No Tom, you wouldn’t understand! It’s not your average teenage sadness! This time it’s something just too hard for me to handle!" Shouted Adam as tears were urging to explode.

Tom froze. Maybe… maybe Adam was feeling the same as him… time had come!

" Maybe Adam, I should’ve been more sincere too." Tom said putting his warmest smile he could.

" Whatcha mean?" Adam said not really getting the point.

" it’s like… I’m different and I feel different and I’m so scared! Adam.. I dunno.. I’m not sure of anything anymore… and I can’t tell anyone… but.. Maybe.. you’re feeling the same.. Adam… - Tom said staring at a tree near by.

" uhm… all my cockiness has gone… I’m scared…- Adam answered staring at the ground.

" so am I… my world has changed… but I guess I’m okay with it.. it’s just I dunno if the world will be okay too… - Tom said looking deeply into Adam’s cinnamon eyes.

Adam blushed furiously. That gaze. That marvelous gaze. He was trapped into those blue sapphire.

" Adam… I’m… you know… yeah, that…" said Tom blushing and looking away.

Adam’s heart accelerated.

" you mean.. you like..? yeah?"

" I guess so… are too?" asked Tom almost in tears. Adam gulped. Could it be true? No, it could not be happening! Tom was… gay? Holy shit… maybe he had a chance…

" uhm… am too…" Adam answered.

Then they both started to laugh like fools, but Adam’s laughter turned soon into the most desperate cry. Tom smiled slightly as he hugged his crying friend. He knew how hard was it to admit. He had been through it a year before and had no one to talk about it. Looking at that tender crying boy who was brushing his cheeks against his chest, Tom saw himself… he tightened the grip, Adam was sighing hard and he was shivering… months of sorrow were falling down from his eyes. Tom brushed his cheek against Adam’s and caressed the blonde’s hair. It was so smooth and soft… it smelled so good… his cheek was smooth…

Could it be really happening? Tom’s fantasies were becoming real. He kissed Adam’s forehead while trying to keep him warm.

Adam just felt so comfortable… he thought that warmth was only possible in his dreams. he felt Tom’s cheek against his… it felt so right… he was so hot… then he felt Tom’s lips brushing his forehead… paradise. Tom’s behavior was strange. He had never been so sweet and protective with him. Adam couldn’t help but wonder…

" it’s okay Adam, I know how hard is it… it’s been very hard for me you know? When I realized it my sky fell down… neway, how did you realized?" Tom asked caressing Adam’s hair. Adam stopped crying.

" uhm.. hafta be sincere… I thought I was in love with a boy.."

Tom’s heart didn’t know how to react. Maybe Adam was in love with him! But.. maybe he was in love with another guy… he was shocked… speechless…

" Oh… must be a very hot guy…" said Tom forcing a smile.

Adam smiled back.

" he’s the hottest… but… he’s all… he’s cleaver, deep, hot, he’s kind… he never let me down… he had the warmest smile in the world and…."

Adam paused.

" .. and?" Tom asked, curiosity making him sweat blood.

" And I shared with him the warmest embrace I’ve ever shared…" said Adam., then he smiled as he saw those blue sapphires shining in happiness close to him.

" But maybe he’s also good at kissing… what do you think?" Asked Adam grinning.

Tom grinned back.

" You should give him a try!" Tom answered leaning closer to Adam.

Before they realized they were kissing. A little kiss at first. They pulled apart after just 2 seconds. Then they both smiled and they kissed again. Slowly at first, then they deepened the kiss. Their tongues soon started to dance together.

Adam started to caress Tom chest from under his shirt. Tom moaned in pleasure searching for Adam’s tongue in his mouth.

Adam was enjoying Tom’s lips more then he did in his dreams… they were so tasty and so soft… they were made to be kissed…

Tom took Adam’s hand while they were still kissing, their fingers played with each other’s.

They were experiencing something unstoppable… they felt the urge of being together, they couldn’t wait, they had waited enough. Nothing could stop the two lovebirds, they were loving each other with all their souls.

Tom couldn’t help but cry in happiness, his dream guy was kissing him, and he was so good at it!

His sorrows hadn’t been vane… he had waited so much… but now it was real!

Adam caught Tom’s thoughts…

" I’m sorry, I’m really sorry… I know how much you waited, I see it in your eyes… I never saw them as beautiful as they are today…" Adam said wiping Tom’s tears.

" it’s okay… Adam… I… I might sound crazy… but.. I …." Started Tom.

" I love you too." Finished Adam smiling.

" you do?" Tom asked with his puppy dog face.

" I do. It’s so right! We were supposed to love each other… my little angel feather… I love you…"

Tom smiled and sat in Adam’s lap, enjoying his boyfriend protection.

They held hands.

" forever?" Adam asked.

" it’s me who’s supposed to ask you!" Tom answered laughing.

Adam gave him a little peck on the lips.

" I wanna love you more" Tom said.

" Me too… but now it’s perfect… I just want to be with you now…"

Tom held Adam tightly. The sunset, the sea, the city, the park. Two tired angels.

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Capitolo 6
*** Overseas Bliss ***


2003: Overseas Bliss

 

Invader: Per la vostra somma gioia ho superato il blocco, e mi appresto a sfornare molti lavori =) questo è ormai il terzo in tre giorni.. wow! Bene bene, yaoi as usual, e yaoi scritto da chi è davvero yaoi, senza stupide menate, solo la verità. Soggettiva, ovvio.

 

Per non parlare poi del fatto che faceva un gran freddo.

Proprio non sapeva come facesse Tom – che per la cronaca era accanto a lui con i piedi lambiti dalla corrente marina, molto debole quel giorno- a stare in pantaloncini corti. Va bene che sopra aveva una maglietta a maniche lunghe, e sopra ancora una felpa aperta davanti, però…

Tuttavia Adam non trovava assolutamente inopportuno quel tipo di abbigliamento, anzi apprezzava molto l’idea di Tom, quella appunto di scoprire alcune parti del suo corpo. Perfetto, avrebbe aggiunto Adam più tardi.

Tom, secondo Adam, era uno di quei ragazzi che erano più eleganti senza niente addosso. E questo al di là di ogni più basso e latente desiderio sessuale – Adam e Tom avevano ampiamente avuto modo di fare i conti con quel tipo di “aspetto del loro rapporto”- semplicemente, Tom era un bel ragazzo (leggi che era “troppo bono”) e aveva un bel corpo. Fisicamente lui e Adam erano profondamente diversi. Adam era un po’ più alto e più “grosso”, aveva un bel fisico ma piuttosto palestrato.

Tom innanzitutto aveva quella pelle perfetta che manda in estasi chiunque. Carnagione piuttosto scura – che a detta di Adam si sposava alla perfezione con i suoi occhi azzurri e i capelli color ebano- e totalmente liscia… quasi a sottolineare questa perfezione, Tom era quasi del tutto privo di peli. E poi quei muscoli non particolarmente massivi, ma così ben definiti… - doveva essere stato qualche sport e un’alimentazione perfetta, secondo Adam-

Risultato? Adam odiava Tom almeno quanto lo amava.

Ops, sento odore di flashback.

 

Adam girò la chiave nella serratura e i due ragazzi entrarono finalmente nella casa. Sebbene fosse estate faceva piuttosto fresco là dentro.

Tom entrò ed annusò l’aria, a casa di Adam c’era sempre uno strano odore… tutte le case hanno il loro odore particolare, si sa, ma quella casa era particolare… in un certo senso profumava di Adam, e questo lo faceva letteralmente impazzire. Si girò verso il suo ragazzo , il quale stava accuratamente chiudendo la porta  , e si piazzò dietro di lui, appena Adam ebbe finito, Tom gli gettò le braccia al collo da dietro a tradimento. Adesso l’aveva preso e non l’avrebbe lasciato andare facilmente.

“ Tu vuoi proprio provocarmi!” disse Adam appoggiando la sua mano destra su quella di Tom.

“ Mmmh… se voler stare un po’ con il proprio ragazzo è provocare…” rispose Tom stringendo più forte Adam e baciandolo all’angolo della bocca. Sapeva esattamente come farlo impazzire. Qualche bacio e sarebbe stato totalmente ai suoi piedi. Era così Adam, un cucciolone…

“ Già ma scommetto che se non fossimo soli ed i miei non fossero fuori città per una settimana non saresti così spavaldo” così dicendo Adam si liberò della presa e mise delicatamente Tom al muro. Poi sorrise maliziosamente carpendo la reazione di sorpresa negli occhi del suo ragazzo.

“ sei un capolavoro” gli sussurrò Adam nell’orecchio, accarezzandogli dolcemente la schiena da sotto la maglietta. Tom rabbrividì. Il fare autoritario di Adam lo affascinava… sì, perché era quella cosa che forse mancava a lui…

appoggiò la sua fronte contro quella di Adam, ed iniziò a mordicchiargli il labbro inferiore, la morbidezza di quelle labbra era l’unica cosa che aveva in mente.

Adam sorrise e lo allontanò un po’. Tom lo guardò perplesso.

“ voglio vederti meglio. Da vicino non vedo bene l’opera d’arte che sei.” Disse Adam inquadrandolo meglio.

Ogni volta che Adam gli diceva cose di questo genere, Tom sentiva un tuffo al cuore… nessuno, nessuno gli aveva mai detto quelle cose… effettivamente era bellissimo, ma non l’aveva mai fatto pesare in alcun modo. Bello e basta. E Adam era l’unica persona per la quale avesse mai provato qualcosa di così profondo. Spesso si chiedeva come mai non ne fosse mai stato capace prima… Ovvio, quando sei così sensibile e profondo vedi le persone molto più a fondo… e 9 persone su 10 sono superficiali e non ti trasmettono nulla. E ti senti uno solo in mezzo a tanta gente… e soffri. Poi era arrivato Adam nella sua vita, quella persona su 10 che poteva capirlo. Per Quanto Tom tentasse di vederlo sempre più a fondo, una volta giunto a quella che sembrava “la fine” di Adam, trovava sempre una porta da aprire per scoprire ancora più a fondo quel ragazzo. Che l’omosessualità ed Adam fossero quindi stati scelte obbligate? Se Adam fosse stato una ragazza?

Forse si era messo con lui perché non vedeva altra scelta? Questi pensieri lo tornavano a tormentare… ma quando Adam lo trascinò sul divano e finalmente lo baciò con tutta la passione che aveva in corpo.. beh, Tom ebbe una risposta quasi definitiva. Adam non era una scelta obbligata.. era semplicemente tutta la sua vita. In lui risiedevano i suoi segreti, le sue confessioni più impensabili…  e mentre sentiva la sua lingua che giocava con quella di Adam, l’unica cosa che avrebbe voluto sarebbe stata di gridare al mondo quanto era innamorato di lui.

Adam si staccò dalle labbra di Tom e lo guardò dritto negli occhi, una breve lotta tra il color nocciola dei suoi occhi e l’azzurro di quelli del suo ragazzo… ovviamente gli occhi di Tom vincevano a tavolino.. ma Adam  voleva proprio questo. Tom era il suo ragazzo ed il suo peggior nemico. Era un continuo desiderio di possederlo e di prevaricare su di lui… lo trovava più bello di lui, e da una parte ne era ammirato, dall’altra tremendamente invidioso. La tenerezza combatteva strenuamente contro l’odio più totale per quella creatura così meravigliosa. Adam aveva davvero bisogno di sentirsi la parte forte della coppia. E di fatto era lui che più di frequente prendeva l’iniziativa e dava l’input per far scaturire lunghe ore di coccole ed effusioni… ma anche nel suo apparente dominare si nascondeva un’inferiorità endemica…

Ma, se da una parte lo turbava, dall’altra il fatto di avere un punto di riferimento, una figura forte  e decisa.. beh, sicuramente gli infondeva anche una grande sicurezza.

Adam sorrise, aveva una gran voglia di essere abbracciato da Tom.

 

Ah ok, mi dicono che è finito.

Parlando di cose serie, come potrebbe andare a finire secondo voi?

Quanto l’omosessualità poteva essere stata indotta da una situazione obbligata?

-         per niente- vi risponderebbe Tom.

Provate a chiedere ad un ragazzo felice di confermare l’origine clandestina della sua felicità. Non ottenete forse la stessa risposta?

Ma chi se ne importa, no? Oh guarda, adesso fanno il bagno nel mare gelato.. non li invidio! Eppure è per un bagno in mare che si vive….

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