La Rivolta delle Formiche di Mikiri_Tohoshima (/viewuser.php?uid=58193)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Dissanguamento ***
Capitolo 3: *** Nuova Gestione ***
Capitolo 4: *** Morbo 1 ***
Capitolo 5: *** Guerra Inattesa ***
Capitolo 6: *** Nuove armi e nuovi progetti ***
Capitolo 7: *** Preparativi in Corso ***
Capitolo 8: *** Il Prigioniero ***
Capitolo 9: *** Battaglia ***
Capitolo 10: *** Ricominciare più in basso ***
Capitolo 11: *** L'ira dello schiavo ***
Capitolo 12: *** Ritorno e nuovo Arruolamento ***
Capitolo 13: *** Lacrime di un Innocente ***
Capitolo 14: *** The name of the Pain ***
Capitolo 15: *** Aiuto Forzato ***
Capitolo 16: *** Decisioni per il Futuro ***
Capitolo 17: *** L'ultimo esperimento ***
Capitolo 18: *** Diventare donna ***
Capitolo 19: *** Sorriso Tirato ***
Capitolo 20: *** Pausa di Riflessione ***
Capitolo 21: *** La Vie en Rouge ***
Capitolo 1 *** Prologo e Capitolo 1 ***
Prologo e capitolo 1
Prologo
≪Benvenuti ad Haven City, la città
rifugio. Sono il Barone Praxis, suo governatore. Ubbidite alle mie leggi, e
potrete rimanere. Benvenuti ad Haven City, la città...≫. Una voce registrata li accolse
all’entrata, in una giornata piovosa. Un gruppo di saltimbanchi girovaghi, una
famiglia numerosa, che aveva perduto ogni cosa durante una tempesta di sabbia
nel deserto. Il capofamiglia li presentò alle guardie vestite di rosso. Sua
madre la teneva stretta,cercando di evitare che vedesse. Ma lei vide. Vide
troppo, che le segnò l’infanzia per sempre. Vide due uomini, due uomini che
uccisero suo nonno. Ma non riuscì a risollevarsi, i suoi occhi si persero nella
vista di quella guardia vestita di giallo, l’altra era vestita di azzurro, e
non riuscirono più a tornare in sé. Aveva appena quindici anni, che la
marchiarono, e la mandarono con la sua famiglia a vivere nella parte più povera
della città. Kayla era una bella ragazza, ma era povera, ed era un’artista di
strada. Come tutta la sua famiglia per generazioni. Il suo migliore amico era
suo cugino Aloh, della sua età, che la difendeva dai pericoli. I loro genitori
riuscirono a mandarli a scuola, nell’unica scuola della città, l’accademia
militare. E, pur odiando con tutto il loro cuore il barone Praxis, divennero
delle guardie Krimzi.
Capitolo uno
Il mondo di Sophie (sei anni
dopo)
≪Kayla! Vieni subito qui!≫. la ragazza aprì gli occhi,
lasciando che si abituassero al buio della stanzetta. Aspettò la seconda
chiamata della voce del comandante, prima di alzarsi dal letto. Non passò
troppo tempo davanti allo specchio, siccome non sopportava la vista del
tatuaggio, e uscì dalla sua camera. ≪Sì,
comandante Erol?≫.
≪Oggi c’è una nuova retata alla
cattura di clandestini. Desidero che voi facciate parte della squadra.≫. ≪Toccherà anche alla sezione alpha
bi della città?≫.
≪Ho detto che ti voglio nella
squadra. Guiderei una retata nella zona alpha bi con te nella squadra, col
rischio di farti catturare un qualche tuo parente?≫. Kayla mormorò un silenzioso
“grazie”, mentre tornava nella stanza a vestirsi. Odiava le retate. Era un
andare, sfondare porte e prendere gente. Scosse un attimo la spalla della sua
compagna di stanza, nonché sottoposta, Sophie. Era una ragazza molto
complicata. Come molti dei ragazzi che vegetavano nelle guardie, era stata
arruolata perché non esistevano altre scuole ad Haven City. Haven City. La
città Rifugio. La città Prigione. La città dalla quale non potevi fuggire, se
non volevi morire nel deserto.
≪Sophie, alzati. Siamo nella
squadra di Erol per una retata nella zona beta esse. Abbiamo quindici minuti, e
non ho ancora fatto colazione...≫.
≪Vai pure da sola. Io lì non ci
torno. Era il mio mondo, ed è stato sventrato come un pollo. Lì girano circoli
di eco clandestini, scommesse e battaglie tra Wombee. Catturate pure chi vi
pare, ma non costringermi a tornare.≫.
Kayla capì. Era la stessa cosa per lei con la zona alpha bi. Anche se nel suo
quartiere l’unica cosa che girava erano i saltimbanchi. ≪Ci vediamo dopo, allora≫. La salutò.
Mentre usciva, dopo aver
inghiottito velocemente un croissant in mensa, incrociò Aloh, che aveva appena
finito il turno di notte. Era sfinito. Gli anni erano passati per entrambi. Non
erano più i ragazzini che giocavano con delle palline colorate per guadagnarsi
da vivere, ma un uomo e una donna che ogni giorno affrontavano il trauma di far
del male a qualche innocente. O quello, o la morte. O la cattura durante le
retate che ora guidavano. Si infilò il casco accettando di vedere il mondo
attraverso vetri rossi. Era fastidioso, come le placche di ferro sulle
orecchie. Raggiunse all’esterno del palazzo Erol, che era da solo. ≪Sei l’unica puntuale, Kayla.≫. sospirò, mentre leggeva su uno
schedario le mansioni del giorno. ≪Dopo
la ripulita nella zona beta esse, ci tocca una battaglia contro le teste di
metallo alla miniera di eco. Poi sei libera fino a domani. Puoi andare a
trovare i tuoi parenti. ≫.
Kayla rabbrividì. Voleva dire che era prevista una retata anche nel suo
quartiere, e doveva assicurarsi che la sua famiglia non saltimbancasse proprio
in quel momento. ≪Sì,
comandante.≫.
esclamò. Erol si guardò un attimo intorno, notando che mancava Sophie. ≪Ci raggiungerà durante la
battaglia alla miniera. È... la sua zona.≫.
Erol annuì, ricordandosi. ≪Il
barone non lo sa che io faccio stare in caserma i soldati che sono originari
del quartiere sottoposto alle retate del giorno. Se lo scoprisse, penso che ne
andremo di mezzo sia io che Torn. Lui è originario della parte sud.≫. ≪E lei, signore? Da dove proviene?≫. Erol la guardò un attimo, con
un velo di malinconia. ≪Io
non ho famiglia. Io non sono giustificato in nessun luogo, durante le retate.≫. Kayla abbassò lo sguardo,
capendo di aver toccato un tasto dolente nella vita del comandante. Furono
raggiunti dal resto della squadra, salutati con gli occhi dal comandante Torn,
che quel giorno aveva scartoffie da sbrigare, e partirono, chi su l’Hellcat,
chi sulle moto.
Eccolo, il mondo di Sophie. Una
zona piena zeppa di criminalità come di panna nei bomboloni. Ma non fu solo un
andare e sfondare porte. Fu un bloccare gente a terra con una pistola puntata
sulla tempia, fu un frugare in tasche sconosciute alla ricerca di Eco o soldi o
ricevute, e fu un uccidere chi si ribellava. Kayla stava perquisendo un
trafficante di Eco, quando sentì un grido dietro di lei. Si voltò di scatto, e
vide uno dei suoi colleghi a terra con un fiotto di sangue dalla spalla, e un
tossicomane che le correva incontro con un coltello in mano. Fece per portarsi
la mano al fianco, che l’uomo si bloccò, come al rallentatore, e cadeva a
terra, ricoperto di sangue. Erol gli aveva sparato in pieno petto con la sua
pistola. Le lanciò uno sguardo allarmato, mentre lo rivoltava con un calcio e
gli frugava nelle tasche alla ricerca dei documenti. Mentre li leggeva, una
ruga di preoccupazione gli solcò il viso. ≪Accidenti...≫. disse solo, chinandosi a
sentire il battito del tossico. Zero. Era morto sul colpo. ≪Soldato numero 3309, guardi qua.≫. le disse, mentre le lanciava i
documenti. Kayla ammanettò la sua vittima, e lesse i dati essenziali sulla
carta d’identità. Frorio Xinusy. Alzò la testa, senza impedire alle lacrime di
annebbiarle i vetri rossi del casco. ≪Comandante...≫. ≪Già, 3309. Era il padre di
Sophie.≫.
Ecco quello che facevano.
Spezzavano legami, massacravano famiglie, e alla fine, erano comunque loro che
ne pagavano le conseguenze. Loro, perché quelle famiglie a cui sparavano, erano
le loro. L’unica persona che aveva un legame di sangue con la piccola Sophie,
in quel mondo, era stata portata via dalla mano ferma del comandante delle
Guardie.
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Capitolo 2 *** Dissanguamento ***
capitolo 2
Capitolo 2
Dissanguamento
Quel giorno, la squadra formata
dai membri delle pattuglie 27 e 27 bis riuscirono a malapena riportare la
vittoria nelle altre due missioni. Era una sensazione crudele, quella che provava
Kayla nei confronti di Sophie, che li aveva raggiunti per combattere le TDM.
Era lei, e solo lei che doveva dirglielo, che doveva rivelarle che suo padre,
l’unica persona che avesse ancora un legame di sangue con lei, era rimasto
ucciso. Decise di togliere via quell’impiccio il prima possibile, appena
tornate in caserma. ≪Sophie...
Hai presente la retata di oggi, nel quartiere beta esse?≫. Sophie annuì, mentre si lavava
i capelli. Le battaglie contro le teste di metallo li lasciava sempre sporchi
di sangue viola. ≪Mentre
arrestavo uno spacciatore, uno di loro mi ha attaccato, ed Erol gli ha sparato,
uccidendolo. Quella persona era... tuo padre.≫.
Il rumore dell’acqua in bagno si
arrestò di colpo. Kayla strinse gli occhi, immaginando l’espressione della
ragazza, ma quando Sophie uscì dal bagno, era tranquilla. ≪Così... mio padre è stato ucciso?≫. Kayla annuì, aprendo lentamente
gli occhi. Sophie attaccò il phon, cominciando ad asciugarsi i capelli. ≪Bene. Adesso non c’è più niente
che mi lega a questo posto. Anche le ultime gocce di sangue della mia famiglia
sono evaporate. Posso andarmene.≫.
Due giorni dopo ci fu il
funerale. Kayla intervenne solo perché Sophie era una sua grande amica. Che
scomparve per sempre dalla sua vita. Durante un collaudo di nuove armi, Torn
notò che era distratta, malinconica, e le andò accanto. ≪Hai visto, Kayla? Gli ingegneri
del barone sono riusciti a mettere a punto questa bellezza. I suoi proiettili
sono speciali pallottole di vetro, ripiene di sonnifero. Così, la prossima
volta che sederemo una rivolta, eviteremo stragi inutili. Peccato siano
arrivati in ritardo. Come stai?≫.
Kayla alzò la testa, per venire abbagliata dai penetranti occhi azzurri del
comandante. ≪Signore...
Io... sto abbastanza bene. È il signor Erol che non riesce a perdonarsi...≫. ≪Quel tizio avrebbe ucciso te. Era
un drogato, molto probabilmente si era appena fatto. Devo parlarne con Erol di
questa storia, non possiamo permettere che i nostri soldati abbiano un’origine
così turbolenta. Sophie è...≫.
≪Ha deciso di togliersi dalle KG.
Si troverà un lavoro da qualche parte nella zona residenziale. Non aveva mai
voluto diventare una KG, come... ≫.,
si fermò appena in tempo. Non poteva dire al suo comandante che odiava il
barone con tutto il suo cuore, e che faceva parte delle KG solamente così per
fare. Perché non c’era altro modo per proteggere la sua famiglia.
Torn notò che si era in crucciata
di nuovo, mentre montava la sua arma, e le chiese:≪Che ne dici... domani... di
venire a fare un giro con me e un paio di altri amici, tanto per farlo... so
che è il tuo giorno libero, e io sono in licenza perché è il mio compleanno...
Viene anche Erol!≫.
Kayla alzò la testa riconoscente. Un po’ di svago le avrebbe fatto bene.
Il giorno dopo, si trovò i tre
ragazzi, Torn, Erol e suo cugino, che l’aspettavamo fuori dalla porta. ≪Aloh! Che ci fai qui?≫. Torn replicò:≪È il mio migliore amico, volevi
che non lo invitassi?≫.
Kayla si scusò, abbassando la testa, ma Erol le mise una mano sotto il mento: ≪Stasera ci divertiremo. Tutti
quanti. È la festa di Torn! Che ci offre da bere in un localino niente male!≫. Kayla lo guardò un altro
attimo, per uscire dalla stanza. ≪Sei
molto carina, stasera≫.
Le mormorò il cugino. Lei ringraziò, intimidita, e desiderosa di entrare nelle
grazie di Erol.
L’Hip Hog Haven Saloon era un
locale alla moda, destinato ai giovani. Lontano circa mezz’ora di zoomer dalla
caserma, svettante sul porto, con le insegne colorate dai neon luccicanti. I
quattro entrarono, senza timore di ciò che volevano. All’inizio, nessuno notò
la loro presenza, tra la confusione di ragazzi e ragazze, intenti a divertirsi,
bere, ballare, rimorchiare, e flirtare con gente che il giorno dopo avrebbe di
sicuro dimenticato. Ma i tatuaggi sul viso si notano, e ben presto, finirono
circondati. ≪Ma
guarda, delle guardie Krimzi! Cosa ci fate qui? Desiderate un ballo, una
sigaretta... uccidere qualcuno...≫.
Uno di loro prese per un braccio Kayla:≪E
tu, bambola, cosa ci fai in mezzo a questi qua? Perché non vieni a farti un
giretto, invece di girare con questi assassini?≫. Aloh bloccò il tipo, mettendosi
avanti alla cugina:≪Lasciala
stare! Lei non centra!≫.
Torn mormorò agli amici:≪Non
siamo in servizio, e non possiamo far del male a questa gente. Io dico di
andare via il prima... Erol!≫.
Erol si era liberato dal cerchio, e si era messo a fronteggiare uno dei bulli.
Ma era un po’ più basso di lui. Ma era un po’ troppo forte per lui. Torn
dovette prenderlo per le braccia, per fermarlo. ≪Erol! Fermati, adesso andiamo
via! Non vogliamo la lite, okay?≫.
Erol si divincolò un poco, ma si lasciò condurre fuori assieme agli amici. ≪Mi spiace, Torn... ma non ci ho
visto più. è il nostro lavoro, eppure sembra che siamo gli assassini...≫. ≪Loro non sono meglio di noi,
ricordalo. Noi ci facciamo in quattro per mantenere il clima della città
vivibile. Senza la guardia, la città finirebbe nel caos. Non ho ragione, Kayla...
Aloh?≫.
I due annuirono, guardando da fuori il locale. Ecco un posto dove, con quei
tatuaggi, non potevi entrare. Chissà quanti altri ne esistevano, in giro per la
città.
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Capitolo 3 *** Nuova Gestione ***
capitolo 3
Capitolo 3
Nuova Gestione
Haven city, quando Kayla era
giovane, non era comandata da un solo capo. C’era un Parlamento di due capi. Il
Barone e Damas. Damas, il grande capo, colui che era severo, ma giusto. Quello,
che, alle ultime votazioni, era stato esiliato nel deserto. E Praxis aveva
preso il controllo. Era diventato il sovrano incontrastato, grazie a loro, le
guardie Krimzi.
Siccome i ragazzi, le guardie
Krimzi, non avevano il permesso di entrare nei luoghi di divertimento, piano,
piano, i luoghi di divertimento cominciarono a sparire. Entravano nelle tasche
del più potente affarista di Haven. Krew.
Non si sapeva da dove tirasse
fuori tutto quel denaro, per permettersi di comprare qualsiasi cosa fosse in
vendita, o non lo fosse ancora, ad Haven. Però, l’Hip Hog... era il luogo che,
chi lo possedeva, controllava la città. E ora lo possedeva Tarquinio Garti. Era
un uomo di successo, che amava i giovani. Li amava fin troppo.
Caso volle che per andare in
missione alla Foresta Rifugio la pattuglia 27 bis passasse proprio davanti al
Hip Hog. Erano appena le sei e mezza di sera, l’orario di apertura. Erol era in
comando, Kayla in missione da un'altra parte, Torn a sbrigare scartoffie, che
avvenne. Mentre passavano, Erol vide una ragazza. Aveva i capelli biondo blu,
intrecciati in centinaia di piccole trecce, gli occhi verde acerbo, e un viso
dolce. Si voltò un secondo con la coda dell’occhio per guardarla. Era davvero
graziosa. Vestita di una tuta, con il viso appena truccato, sembrava una
cliente. Decise che, dopo la missione, avrebbe preso un paio d’ore per capire
dove stava.
La missione si trattava di
cercare artefatti ricollegabili a Mar, il fondatore di Haven, e mandò a casa i
suoi uomini. Doveva andare al Hip Hog, sperando che la giovane non fosse ancora
andata via.
Non era andata via, no, perché
lavorava lì. Era una ballerina, spogliarellista. Erol si era camuffato
accuratamente per poter entrare senza dare scandalo. Eppure, quella ragazzina
era così bella, dolce, le sue forme appena accennate. Non doveva avere più di
sedici anni. Finito lo spettacolo, la seguì, senza farsi vedere, nel retro. Lì,
c’era qualcuno che la aspettava. ≪Hai
finito il turno? Vuoi andare a casa, Kairi? Lo sai cosa deve succedere, adesso,
no?≫.
la ragazza, Kairi, sembrava così piccola in fronte a quel maniaco. Erol non
poteva vedere una cosa di questo genere. Anche se lei faceva un lavoro
ignobile, era una persona, una donna comunque. Intervenne.
≪Nel
nome del nostro protettore,
il grande barone Praxis sovrano di Haven City, la dichiaro in arresto
per
tentativo di stupro!≫.
Erol era piccolo di statura, ma era forte. Molto forte. Ed era armato.
Colpì
più e più volte quello squilibrato, per poi ammanettarlo.
Infine, si rivolse
alla ragazza, che aveva dei grossi lividi, là dove l’aveva
afferrata l’omaccione.
≪Stai bene?≫. Lei annuì, scossa. ≪Conosci questo tizio?≫.
≪Sì... è... il mio padrone.
Tarquinio Garti.≫.
Erol tirò un calcio all’uomo. ≪Da
quanto tempo va avanti? Io sono qui per aiutarti...≫. Lei annuì,
guardandolo negli
occhi:≪Da...
quando sono stata assunta. Molto tempo. Lei... la ringrazio, guardia
Krimzi.≫. Erol le porse una mano. ≪Erol. Non guardia Krimzi. Ora,
dovresti venire in centrale per dei controlli, intanto porteremo via
questo
maniaco. Il locale verrà chiuso, se girano cose di questo
genere. Capisci,
vero?≫.
Kairi annuì. ≪Io
mi chiamo Kairi. Sono... beh.. ero una ballerina... Adesso...≫.
Mentre
Erol chiamava gli altri
ragazzi, per scortare il prigioniero, le chiese:≪Ma perché non
hai mai denunciato
queste cose?≫.
≪Perché avrei perso il lavoro. Io
ho bisogno di lavorare, devo mantenere una casa... poi i soldi per
mangiare e
tutto. È un lavoro pesante, ma la paga è buona. Ora
dovrò cercare
qualcos’altro.≫.
≪Quanti anni hai?≫. ≪Quasi... diciotto. Perché?≫. Erol
sospirò. Proprio come
pensava.≪Se
ti trovo un lavoro con la paga buona, mi prometti che non lo fai
più? Non è
bello che una ragazza giovane come te si riduca in questo modo.≫. Kairi
annuì, illuminandosi:≪Io... io accetterei volentieri...≫. Erol
sorrise, mentre sentiva le
voci dei colleghi bloccare gente, e preparargli la strada. ≪Bene. Si va
in scena, Kairi. Ora
seguimi, e andremo alla centrale. Va bene?≫. lei annuì. Erol
prese per le
manette l’uomo, uscendo dal retrobottega. In pattuglia
c’era anche Kayla, che
gli sorrise. Lui passò avanti. ≪Ho
qui un sospettato e un testimone. Dobbiamo, portarli in centrale per
interrogarli.≫.
I giorni erano uguali. Grigi.
Nella testa di Erol c’era qualcosa, Kayla lo sapeva. Non era il comandante che
conosceva. Torn lo rimproverò per il suo comportamento svogliato, e lui gli
sospirò in faccia. ≪Temo
che sia innamorato. E il problema è che so anche di chi. Ti ricordi quella
ballerina, che è stata interrogata perché ha subito delle violenze da parte del
suo datore di lavoro? Gli ha rubato e venduto il cuore, quella. Vorrei poter
fare qualcosa...≫.
Kayla sentì vagamente dentro di sé la disperazione. Lei, che ammirava Erol
dietro ogni suo aspetto, anche il più insignificante.
E
venne il giorno. Erol camminava
per strada, diretto verso la sua “casa”, che notò
una figuretta familiare,
dietro la bancarella di frutta e verdura. Adesso era molto più
felice, la
ragazza. ≪Buon
giorno, vorrei un chilo di banane e qualche mela...≫. ordinò con
noncuranza,
ignorando la sua presenza. ≪Mi
spiace, ma sono finite, desidera qualcos’altro, delle arance...
delle pesche...≫. (lo so che non c’è la nostra
frutta, ma non me ne frega niente) Erol la guardò negli
occhi:≪Usciresti a cena con me, stasera?
≫. Kairi lo guardò negli occhi. ≪Io... beh, mi piacerebbe
molto...≫. Erol sorrise, ≪Ti vengo a prendere alle otto,
allora.≫.
intanto, dentro di sé, gioiva.
≪È un locale ancora in funzione,
rispetta tutte le norme antinfortunistica, è solido, asciutto.... non ha
problemi dal punto di vista edilizio. Ed è combaciante a delle strutture
industriali.≫.
≪È perfetto... Lo prendo.≫. ≪Benissimo, signor Krew, spero sia
in buone mani.≫.
≪Lo è di certo.≫. mormorò l’affarista. Adesso era
il padrone di Haven. Anche l’Hip Hog era
suo.
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Evviva!!! Mi
hanno recensitooooooooooo!!! Illy amore!!! XDXDXD Se conosci Jak and
Daxter, Spero che ti piaccia davveor questa FF!!! Dato che Non volgio
riservare sorprese, le formiche sono le persone nei confronti di
Pracxis, che si ribelleranno! Continua a seguirmi e recensirmiiiiiii!!!
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Capitolo 4 *** Morbo 1 ***
capitolo 4
Capitolo 4
Morbo 1
Nel deserto, raramente le cose si
muovono. Eppure, adesso, legioni di teste di metallo erano in marcia. Per
giungere ad un obiettivo.
Kayla stava mangiando in mensa,
quando degli ingegneri, accompagnati da Torn, si avvicinarono. ≪Kayla.. loro sono degli ingegneri
della Guardia. Hanno ideato e creato tutte le nostre armi.≫. ≪E cosa vogliono da me?≫. ≪Siccome sei uno dei più validi
membri, abbiamo deciso di farti assumere per un breve periodo come collaudatrice.
Non sarai sola, con te verrà il miglior combattente della pattuglia 12 e 12 bis
(ricordo che la pattuglia di Torn ed Erol è la 27 e 27 bis) Te la senti di
andare?≫.
Kayla si alzò in piedi, facendo il saluto:≪Ai suoi ordini, signore.≫.
Era anche divertente, provare le
nuove armi. Lei amava sparare con il fucile, e tutte quelle belle armi
sembravano fatte a posta per lei. Minus Junno, il suo compagno di collaudo, era
un ragazzo gioviale e allegro, ma quando si trattava di lavoro, diventata serio
e taciturno, fino alla fine del turno. Ogni giorno venivano interrogati sulla
manovrabilità, sulla difficoltà di caricamento, sulla potenza di fuoco... e
quelle particolarmente buone, venivano messe da parte per entrare nel loro
equipaggiamento. Gli ingegneri non si occupavano solo di creazione di armi, ma
anche di modernissime cavolate tecnologiche, come uno sbuccia ananas che
fluttuava nell’aria. Il loro laboratorio vantava la programmazione della più
moderna intelligenza artificiale, solo che non erano ancora riusciti a inserirla
in un robot abbastanza moderno che non esplodesse sotto la potenza degli
impulsi.
Il laboratorio era sotto il
controllo del governo, e ogni tre giorni, un signore cicciottello sempre sudato
si infiltrava per rompere le scatole, dicendo che lo aveva mandato Praxis a
controllare che tutto procedesse bene. Era presente anche quel mattino.
Kayla e Minus abitavano vicini, e
andavano al collaudo per la stessa strada. Salutarono, e andarono a prepararsi.
Mentre si cambiavano, sentirono un rumore, come un sfruscio di ruote. Kayla si
voltò lentamente, e vide un robot, alto almeno due, due metri e mezzo, che
strisciava su una sola ruota. Un vetro arancione componeva il suo sistema
visivo, e due braccia metalliche dalle dita pensili le sue mani per afferrare
gli oggetti. ≪Sal-ve
colle-ghi! (ding) So-no il nuo-vo aiutan-te (ding).≫. Kayla afferrò la pistola, e
Minus il coltello, spaventati, quando udirono la voce degli ingegneri. ≪Ragazzi, calma! Non vi farà del
male!≫.
Kayla si avvicinò al robot. ≪Perché
ci ha chiamato... colleghi?≫.
≪Perché Morbo 1 è il nuovo
prototipo di robot ad intelligenza artificiale! L’abbiamo programmato ieri
sera. E si considera una Guardia Krimzi. È una creatura quasi perfetta. Ha solo
qualche tic dovuto ai cingoli, e dobbiamo tenerlo in costante caricamento con
energia ad eco. Domani vi manderemo in base sei per una esercitazione sul
campo. Intanto, fate amicizia.≫
Kayla guardò Minus, che le fece
un gesto ovvio. Sospirò e si voltò verso il robot:≪Beh... Salve, Morbo 1. Io sono
Kayla, mentre lui è Minus. Io sono il numero 3309, lui il 3372. Tecnicamente,
che genere di robot sei? Per cosa ti hanno creato?≫. ≪Kill-bot. So-no un kill-bot.
So-no un bot dedi-cato al-la cattu-ra e ucci-sione de-i crimi-nali≫. Kayla deglutì, senza cercare di
immaginare cosa poteva fare quella... cosa. Intanto, Morbo 1 si guardò intorno,
cercando di imitare i gesti di Minus. ≪Sai
che non sei umano, vero?≫.
≪Cer-to. So-no un kill-bot. E
so-no u-na reclu-ta. Imi-to i ges-ti del coman-dante.≫. Kayla guardò Minus:≪È lui il comandante?≫. ≪U-na don-na no può esse-re il
coman-dante≫.
Un pensiero di lei che distruggeva a piccoli pezzi il robot si fece largo nella
testa di Kayla, che fece un sorriso falso. ≪Lasciamo Minus che si cambi,
intanto andiamo a lavorare!≫.
Siccome il kill-bot non si muoveva, Minus glielo ordinò con voce seccata. ≪Va’ con Kayla, e ubbidisci a lei.≫. Morbo 1 si voltò, e strisciò
dietro la ragazza fino alla stanza collaudo. ≪Bene, Morbo 1... hai incorporata
qualche arma, lì dentro?≫.
≪No. So-lo le mi-e ma-ni fungo-no
da ar-ma≫.
Kayla notò che le dita del kill-bot erano piuttosto affilate.
Era abile. Molto abile,
nonostante la difficoltà di movimento per la sua unica fonte di sostegno, la
ruota, eppure era veloce, e feroce. Freddo, come la macchina da guerra che era.
Allora, gli ingegneri decisero di
mandarli in base sei, dopo aver chiesto il permesso a Torn. Lei, Minus e Morbo
1.
La base sei era vicino al
deserto, in mezzo ad antiche rovine precursor. Per l’esercitazione, dovevano
allontanarsi dalla vera base, per non rischiare di distruggere qualcosa.
Il caldo, la fatica.. ad un certo
punto, durante le prove, Morbo 1 colpì una colonna, che cadde su Kayla. Non
riuscì ad evitarla, e si trovò bloccata sotto. Con dolore sentì le ossa delle
gambe che si rompevano.
≪Morbo 1! Cosa fai!≫. gridò Minus, tirandogli un
colpo con il fucile, Morbo 1 si voltò di scatto e lo impalò con il braccio.
Il kill-bot affondò le braccia
meccaniche nel suo corpo, stupendosi di quanto fosse morbido e facile
penetrarci. Rimosse la mani di colpo, osservando il liquido rosso che ci era
rimasto. Era... era una cosa straordinaria! Quella... quella roba lo
rinvigoriva, riempiendolo di nuova forza, come uno speciale lubrificante,
ancora meglio dell’energia ad Eco!
Kayla guardò terrorizzata il
kill-bot cibarsi di Minus, ricoprendosi con il suo sangue, affondando gli arti
metallici nel suo corpo senza vita. Immobilizzata, non poteva che pregare che
non si ricordasse di lei. “Erol... Torn... Dove siete?”. Implorò mentalmente.
Quando Morbo 1 finì di assaporare ciò che rimaneva di Minus, si guardò intorno.
I suoi sensori gli rivelarono la presenza di un’altra forma di vita a sangue
caldo, dal battito molto veloce. I cingoli ticchettarono, mentre si avvicinava
a lei. ≪Ucci-dere...
San-gue...≫.
Non aveva neanche più la cordiale voce metallica che aveva conosciuto il giorno
prima. Kayla cercò di divincolarsi, di sgusciare via, mentre il suo destino
arrivava, con le mani meccaniche gocciolanti di sangue. Il kill-bot alzò la
colonna, liberandola e condannandola. Le afferrò un braccio, tirandola in piedi
e facendola gemere dal dolore per le ossa rotte, e preparò a colpire. Kayla
strinse gli occhi, pronta alla sua fine, che non arrivò.
Morbo 1 si bloccò, col
braccio per aria, in un atteggiamento piuttosto stupido. La morsa sul braccio
della ragazza era molto dolorosa, e le gambe rotte quasi non la reggevano, ma
il kill-bot era troppo pesante per farla cadere così gravava sui perone rotti. Kayla
chiuse gli occhi, sapendo cosa doveva fare per salvarsi, fece un respiro
profondo e si gettò indietro. Per il piegamento, anche le tibie si spezzarono,
e Kayla riuscì a cadere in modo da non venire schiacciata dal kill-bot. Gridò e
perse i sensi. Si risvegliò poco dopo, il viso sporco di terra e sabbia. Provò
a muovere il braccio sano. Ci riusciva. Artigliò la terra, e si trascinò in
direzione dello zaino di Minus. Aveva una radio, ed era poco lontano. Un metro
alla volta, Kayla si trascinò con un solo braccio verso lo zaino, lei e il peso
del robot, spento. Le dita cominciarono a sanguinarle, le unghie si ruppero, ma
lei non si arrese. Arrivò alla sua destinazione, prese a frugare nello zaino,
afferrò la radio e chiamò il comando. ≪Numero
3309 chiama base, ripeto, numero 3309 chiama base≫. ≪Qui base, che succede Kayla?≫. La voce preoccupata di Torn le
fece venire le lacrime agli occhi. ≪Esercitazione
fallita, un morto e un ferito. Venite a prendermi, per favore!≫. ≪E il kill-bot? E Morbo 1?≫. ≪Si è spento. Venite, sono a
qualche kilometro dalla base sei, sono ferita in modo grave!≫. ≪Va bene, arriviamo subito!≫. Kayla spense la radio. Era
salva.
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Capitolo 5 *** Guerra Inattesa ***
capitolo 5
Capitolo 5
Guerra inattesa
≪Tranquilla, piccola, ti
metteranno a posto, non preoccuparti!≫.
il clangore della barella sottolineava le parole di Torn, mentre le teneva una
mano. Poi, fu lasciato indietro, e portata in sala operatoria.
Fu raggiunto dagli ingegneri e
dal grassottello mandato dal governo, che si asciugava con un fazzoletto unto
il sudore. ≪Comandante
Torn, è una cosa... spaventosa! Fortuna che erano...≫. Con un ringhio, Torn si voltò
di scatto, prendendolo per la gola:≪Per
fortuna cosa? Una guardia Krimzi, un vice, è stato ucciso, e uno dei più validi
membri della mia pattuglia messo fuori gioco! Erano i migliori, selezionati per
il collaudo di nuovi prototipi di armi, e sono finiti massacrati da un fottuto
Robot!≫.
Gli ingegneri cercarono di far mollare la presa al comandante:≪Torn! Sai cosa ha salvato Kayla?
Il sangue di Minus, finito nei circuiti, gli ha bloccato i processi, e
provocato un corto circuito. Dopo che ha ucciso il numero 3372, ha provato
l’impulso di uccidere ancora e si è avventato sulla ragazza.≫. Torn si fece condurre a
sedersi. Respirava ancora piano, per la rabbia. Il legato, massaggiandosi la
gola, ridacchiò:≪Per
essere un kill-bot, ha proprio l’istinto omicida!≫. Torn lo fissò infuriato, ma il
tecnico lo precedette. ≪Un
soldato che non distingue l’amico dal nemico è inutile. Il robot deve capire
che non può uccidere qualsiasi cosa gli passi accanto. Forse è ancora lontano
il giorno in cui faremo combattere i robot al posto nostro...≫.
Torn rimase da solo, mentre gli
altri discutevano su come portare la notizia al barone, ed Erol comparve
trafelato. ≪Ho
fatto prima che ho potuto... Come sta?≫.
≪È in sala operatoria, adesso. È molto
scossa, Morbo 1 l’ha ucciso proprio davanti a lei...≫. ≪Minus era un bravo ragazzo, un
ottimo soldato... Un vero... Era anche molto giovane. Che tristezza...≫. ≪ Per fortuna che si è fermato
prima che uccidesse anche Kayla! È una ragazza fortunata...≫. ≪Ma spedirli in base sei, Torn!
Senza neanche una scorta!≫.
≪Chi avrebbe mai immaginato che
Morbo 1 impazzisse? Era un robot! Una macchina, un oggetto senza intelligenza...≫. ≪Anche un’intelligenza artificiale
può impazzire. Basta un dato sbagliato, ed addio distruzione programmata. Una
macchina da guerra spedita nella direzione sbagliata. Quanto avrei voluto
accompagnarli...≫.
≪Erol... eri impegnato in altre
faccende, come me, del resto.≫.
La luce “Operazione in corso” si
spense, ed un chirurgo si avvicinò a loro:≪Abbiamo finito. Ho una notizia
buona, e una un po’ meno... Le ferite che la ragazza ha riportato erano molto
gravi, lo sapete...≫.
Torn annuì, intuendo il peggio:≪Kayla
non potrà più camminare?≫.
il chirurgo sorrise:≪...
Ma lei ha una vitalità pazzesca, e dopo qualche mese di riabilitazione, potrà
ancora reggersi in piedi senza alcuno sforzo. Erano brutte fratture, ma non
l’hanno per niente disfatta. Il problema resta quello che ha passato... ma
siamo certi che se la caverà comunque.≫.
Torn ringraziò silenziosamente i Precursor, mentre Erol chiedeva:≪Possiamo vederla?≫. ≪Ora sta riposando, ma credo che
la vostra visita non la turberà. Andate pure.≫.
La vista della giovane con le
gambe e le mani fasciate, il viso incerottato e l’aria di aver visto talmente
tanto sangue da non volerne più versare per un bel pezzo, fecero bloccare Torn
sulla porta. Rimase a guardare Erol che la salutava con un leggero abbraccio,
con un sospiro di sollievo che, in fondo, stesse bene. Quasi non sentì Erol che
lo chiamava. ≪Dai,
Torn, sappiamo che è tutta colpa tua, ma lei è felice di vederti lo stesso!≫. Torn si avvicinò:≪Come ti senti?≫. ≪Benissimo. Mi spiace che questo
contrattempo mi impedirà di venire...≫.
≪Non preoccuparti, stai servendo
bene la guardia. Un po’ di riposo non ti farà che bene. Prenditi pure tutto il
tempo che ti serve. Intanto, ti terremo aggiornati...≫. Prima che andassero via, Kayla
lo prese per la manica:≪Torn...
dimmi che... Morbo 1... non era programmato per ucciderci... Non sono stata
scelta come cavia per...≫.
Torn le asciugò gli occhi:≪Assolutamente
no. Le guardie Krimzi e i loro ingegneri non utilizzano cavie umane. Non finché
ci sarò io al comando della pattuglia 27.≫.
Kayla lo lasciò, più sollevata:≪Ho...
avuto paura. Paura di morire. E paura che voi... mi aveste tradito...≫. ≪Io, non lo farei mai. Sono tuo
amico, oltre che il tuo comandante.≫.
La lasciò, più sollevata.
Era notte. Le stelle illuminavano
il deserto, tingendo la sabbia di un blu calmo e morbido, come un tessuto. Una
famiglia stava cenando davanti ad un fuoco. Il padre guardava i tre figli
giocare allegri. Il più grande era accanto a lui, che rimestava le braci. ≪Padre... cos’è quella cosa
luminosa?≫.
≪Guardate, ce ne sono tante altre!≫. il figlio maggiore raggiunse i
fratelli, guardando dal loro punto di vista. Quando un uomo apparve accanto a
loro. ≪Salve,
brava gente... dispiace se faccio un po’ di compagnia?≫. Il padre scosse la testa,
porgendogli del cibo che avevano messo a cucinare. ≪No di certo, buon uomo. Cosa vi
porta nel deserto?≫.
≪Eh... la mia gente si è trovata
il villaggio distrutto dalle teste di metallo... vaghiamo in cerca di Haven
City, la città rifugio...≫.
≪Non è tanto lontana. Solo... due
o tre giorni di cammino da qui. Noi siamo fuggiti da lì. Praxis la sta
rovinando.≫.
l’uomo fece un ghigno. ≪Papà!
Ci sono delle Teste di metallo! Arrivano delle teste di metallo!≫. L’uomo si alzò in piedi,
prendendo un bastone dal fuoco:≪Che
stiamo aspettando? Venite qui, ragazzi! Se stiamo in formazione... Lei si può
mettere...≫.
si voltò verso lo straniero, l’ultima cosa che vide fu una grossa coda blu.
Il giorno dopo, tutta la sua
famiglia le fece visita. I nonni, gli zii, le zie, i cugini, mamma e papà. Le
sue due cuginette preferite, due gemelline adorabili, le chiesero di far loro
le trecce, ma lei, con le mani fasciate, non potè far altro che carezzarle
sulla testa. ≪Adesso
non posso, piccole. Quando sarò guarita, ve ne farò dieci a testa.≫. ≪Ma quando sarai guarita dovrai
tornare al lavoro! E ci dimentichi, quando lavori!≫. ≪Non è vero che vi dimentica. Sta
sempre a romperci la testa dicendo quanto siete graziose!≫. Kayla si rizzò, felice:≪Erol! Questa è la mia famiglia,
di cui ti ho parlato tanto... Mio padre e mia madre, mio zio, mia zia, gli
altri... le mie cuginette, Mika e Jity.≫.
Erol si avvicinò, guardandole bene:≪Sono
davvero graziose. Pensavo mentissi, ma avevi ragione.≫. le due bambine si andarono a
nascondere dietro la loro mamma, la zia Rina. ≪Comunque... volevo presentarti
una persona... ma credo che lo farò più tardi... ci sono i tuoi...≫. ≪Eddai, nessun disturbo!≫. ≪Va bene... Vieni dentro!≫. Il cuore di Kayla mancò di un
battito, vedendo quella ragazza dai capelli biondi blu. ≪Lei è Kairi... la mia fidanzata.
È la ragazza che ho salvato dall’Hip Hog... Kai, lei è Kayla... la migliore tra
i nostri uomini... e donne.≫.
Kai le porse la mano, ma notando che non poteva stringergliela, la chiuse a
pugno, imbarazzata. ≪Erol
dice... che sei una persona molto importante, per lui. Desideravo conoscerti...≫. seguì un silenzio dall’aria
pesante, interrotto dal vociare delle gemelle:≪Signorina, ci fa le treccine?≫. ≪Tante, come lei! Piccole e tante!≫. Kayla gridò, stando al gioco:≪Ehi! Mi tradite di già? Vi ho
detto che quando le mani mi tornano a posto ve le faccio!≫. ≪Ma noi le vogliamo adesso!≫. Kairi tentò di distogliere
l’attenzione:≪Bambine...
io me le faccio fare dal parrucchiere... che ci mette ogni volta un sacco di
tempo! Farvele qui e adesso...≫.
≪Signorina!≫. ≪Le treccine!≫. Kai guardò Erol, impotente, e
lui le allontanò:≪Via,
via bambine! I vostri genitori dovrebbero pagare un patrimonio per farvi fare
le treccine dalla signorina! E loro non vogliono pagare un patrimonio. Andate
dalla mamma... come... prima...≫.
Appena Erol si avvicinò, loro corsero di nuovo dietro la loro mamma. Si alzò
perplesso. ≪Perché
hanno paura di me?≫.
la zia Rina alzò le spalle, senza potergli dare risposta. ≪Comunque... oltre che a venirti a
trovare, ti ho portato un po’ di lavoro. Ragionaci su tu, che vieni dal
deserto. Una ragazza è comparsa ieri davanti alle mura, dicendo che stanno
arrivando le teste di metallo, che hanno ucciso la sua famiglia. Ma è apparso
un... uomo... un vecchio... qualcuno, che l’ha portata via, dicendo di essere
suo padre. Lei ha anche detto che... le teste di metallo sono umane, o qualcosa
di questo genere. Parlava in un dialetto molto complicato, e non siamo riusciti
a tradurre tutto quello che diceva, prima che se ne andasse. Ti ho riportato
tutto quello che ha detto, senza omettere nulla. Fortuna che il verbalista non
smette mai di lavorare... buon lavoro.≫.
Prese sotto il braccio Kai, e se ne andarono.
≪Papà... tu conosci questo
dialetto, mi puoi dare una mano?≫.
≪Certo.≫. ≪Noi andiamo a casa. Ciao, Kayla,
tesoro. Torneremo domani.≫.
≪Dai, mamma, non serve!≫. ≪Allora verremo noi!≫. ≪Voi non andate da nessuna parte
senza il mio permesso, signorinelle.≫.
≪Ma mamma!≫. Kayla sorrise, ascoltando le
ultime parole confuse delle cuginette.
≪Allora? Cos’è?≫. ≪È... una richiesta d’aiuto. E una
storia. Lei stava facendo... legna, quando vide, in lontananza, i suoi fratelli
e suo padre massacrati dalle teste di metallo. Ha corso per due giorni e due
notti, riposando pochi minuti ogni tre ore, per giungere alla città in tempo
per avvertirci. Le teste di metallo si stanno dirigendo verso Haven. Ci sarà
una guerra. Poi, la ragazza è stata portata via con forza, o dolcezza... dal
padre.≫.
Kayla si rizzò:≪
Ma non era morto?≫.
≪Evidentemente... no... non ci
capisco più. Le parole sono confuse, il dialetto è sempre più stretto... non
posso più aiutarti, Kayla.≫.
≪Torn. Dobbiamo fare qualcosa. Non
può passare inosservato!≫.
Torn rilesse i fogli che aveva passato loro Kayla, dopo averli tradotti. ≪Hai
ragione, dobbiamo avvertire il barone.≫.
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Capitolo 6 *** Nuove armi e nuovi progetti ***
capitolo 6
Capitolo 6
Nuove armi e nuovi progetti
≪Signore, non è da ignorare.
Significa che ci sarà una guerra!≫.
≪E a me cosa... importa? Se ci
sarà una guerra, combatteremo!≫.
≪Le nostre forze non sono
abbastanza potenti per combattere contro un esercito di teste di metallo!
Dobbiamo arruolare altra gente...≫.
≪Oppure, bisogna creare dei super
soldati, o utilizzare delle super armi. ≫.
Torn guardò gli altri capitani,
tra cui il suo fido Erol, il capitano Ruperttikjakmos che metteva i brividi, e
il capitano Acheron, annoiato come suo solito. ≪Capitano Ruperttikjakmos, mostri
ai suoi colleghi cosa avete scoperto, nel... ehm... cadavere di uno dei
rivoltosi dell’ultima manifestazione riguardo gli spray eccetera etcetera...≫. Il capitano premette il tasto
di un telecomando, facendo abbassare le luci e accendendo delle diapositive.
Acheron distolse lo sguardo
disgustato, Erol impallidì, e Torn fece un respiro profondo. L’uomo era
tagliato esattamente a metà per il senso della larghezza. Un circuito di vene
dal colore bluastro partivano dal cuore dell’uomo, collegandosi in tutto il
corpo.
≪Questa, non era una “persona”
normale. Avete notato le... vene blu? Ecco. Questo mostro, possedeva poteri
legati all’eco. Tipo... un saggio. I saggi dell’eco possiedono uno schema
venoso molto simile a questo, poiché riescono a collegarsi con un tipo di eco,
ma questo, riusciva a collegarsi con qualsiasi tipo di Eco. Il rosso, il
verde...≫.
≪Anche l’eco oscuro?≫. Chiese Acheron, che le sue pattuglie
erano destinate alle zone con più concentramento di Eco Oscuro della città. ≪Soprattutto l’eco oscuro≫. Esclamò una voce dietro di
loro. Comparve in scena un uomo, sulla cinquantina, alto e dinoccolato.
≪Veger è uno scienziato che studia
il... “Canale d’Eco” contenuto nelle persone. Ne esistono molte, anche se noi
non sappiamo dove sono. Non si capisce dal viso se una persona ha poteri legati
al’eco, e non possiamo far fare giochini con tutta la città. Ma il signor Veger
ha inventato una macchina capace di individuare il canale all’interno dei
corpi. In questo modo, potremo trovarli.≫.
≪E dopo che li avremo trovati?
Cosa dovremmo farne?≫.
chiese Torn, intuendo la risposta. ≪Usarli.
Fare su di loro degli esperimenti, per vedere se riescono a resistere all’eco
oscuro, per creare nuove armi e nuovi soldati per sventare questa nuova
minaccia delle Teste di metallo.≫.
≪Ma sono persone!≫. esclamò Acheron. ≪Se non sbaglio... capitano...
anche la... donna, la rapinatrice che lei ha ucciso una settimana fa, sa, penso
che avesse due figli.≫.
≪Ma qui si parla di innocenti!
Di... bambini, magari, che hanno qualche capacità in più rispetto ai loro
coetanei! Tra poco ci metteremo a torturare anche le persone che sono brave a
suonare il pianoforte?≫.
≪Non ho detto questo, capitano
Acheron. Sarà un... “secondo” arruolamento nelle guardie. Solo persone adulte
consenzienti parteciperanno al progetto che voglio inaugurare orgogliosamente
col nome “Programma Guerriero Oscuro”. Ora, vorrei fare una prova su di voi con
la macchina per visualizzare il canale nelle persone...≫. Veger tirò fuori da una tasca
una macchinetta con una lunga antenna. Passò accanto ai capitani, per poi
fermarsi avanti a Torn. ≪Comandante
Torn... lei... possiede un canale piuttosto sviluppato... non è che... vorrebbe
unirsi al progetto?≫.
Lo sguardo di Torn gli fece cambiare idea all’istante, e si avvicinò agli altri
capitani. ≪Nessuno
possiede il canale, o lo tiene molto sviluppato. Nessuno di voi, a parte...
Torn.≫.
≪Comandante Torn, per te≫. Mormorò il diretto interessato.
≪È sicuro, comandate, che non
voglia... provare, anche solo per una volta? L’eco non sarà puro, ma modificato
in modo da non essere molto pericoloso. Suvvia, non rischia la vita...≫. Torn guardò Erol, chiedendogli
con lo sguardo come doveva comportarsi, ma Erol non potè dare una risposta. Non
lui.≪Padre,
ma non è pericoloso utilizzare l’eco oscuro, anche se modificato, sulle
persone?≫.
Torn si girò di scatto. Ashlein. la sua vecchia compagna di scuola, la figlia
del Barone... che ci faceva qui? ≪Ashlein,
non ora, adesso siamo occupati...≫.
≪Ma padre, l’ha detto lei che
posso partecipare alle riunioni!≫.
≪A patto che tu stessi zitta e
buona. Non stai facendo la zitta e buona, adesso. Non vorrai mica che ti
cacci...≫.
≪Signore, ho deciso.≫. Torn esclamò convinto. ≪Voglio fare una prova. Una sola.≫. Non notò lo sguardo di
soddisfazione che si scambiarono Ruperttikjakmos e Veger. ≪Venga con noi, comandate, venite
tutti! Grazie al comandante Torn, vi daremo la dimostrazione di quello che
potremo fare!≫.
≪Si spogli, ecco... si stenda qui.
Le dispiace se... le faccio un’incisione? Serve per immettere meglio l’eco... perfetto,
direttamente nella vena del canale. Devo legarla, perché non penso sia così
piacevole, ma non si preoccupi. Non durerà molto.≫.
Torn sentì il bisturi tagliargli in corrispondenza di una vena la quale
non aveva mai creduto l’esistenza, giusto sotto la trachea. Gli legarono i
polsi con cinghie di cuoio, il metallo era molto freddo, sotto la schiena nuda.
Alzò un attimo lo sguardo, per trovare gli occhi di Ashlein. Sorrise. Era molto
preoccupata per lui. Fece un respiro profondo e attese.
≪Torn!≫. ≪Comandante, risponda!≫. ≪Chiamate qualcuno, un medico,
presto!≫.
Erol alzò la testa verso Veger, infuriato:≪Avevate detto che non sarebbe
stato pericoloso!≫.
≪È quello che credevamo. Il
comandante si è prestato di sua iniziativa agli esperimenti, noi lo abbiamo
assecondato.≫.
≪È per Ashlein, che l’ha fatto.≫. Gli mormorò Acheron, sconvolto.
≪Voleva dimostrarle che suo padre
stava facendo la scelta giusta. Speriamo che i medici arrivino presto.≫.
Torn fu trasportato d’urgenza
all’ospedale civile, lo stesso dove era ricoverata Kayla. Le KG l’avevano
munita di un sonno molto leggero, e sobbalzò appena sentì le voci degli infermieri
trasportare velocemente qualcosa in corridoio. E non solo quelle. Anche voci
apparentemente sconosciute, nel buio della sera. Non potendo girarsi, chiuse
gli occhi, cercando di addormentarsi, senza riuscire. Allora chiamò
un’infermiera, che le portò del sonnifero.
Il mattino dopo, notò Erol che
camminava velocemente davanti alla sua porta. ≪Erol! Che ci fai qui?≫. Lo chiamò. Lui si sporse,
sorridendole malinconicamente. ≪Non
preoccuparti, hanno... niente. Sono venuto a trovare una persona.≫. Kayla annuì, sbadigliando.
≪Allora? Cosa... come...≫. ≪Il comandante... non abbiamo
neppure idea di cos’abbia. È sotto respirazione artificiale, il battito è molto
debole. L’ondata di eco è stata tale che gli ha fuso il cervello, quasi. E non
era eco modificato, o se lo era, era tagliato con una sostanza tossica. Stiamo
cercando di purificarlo dall’eco, ma senza del... solo il tempo ci saprà dire
qualcosa.≫.
Erol si sedette al capezzale dell’amico. Per la rabbia, battè un pugno contro
il muro, facendolo tremare. ≪Per
una donna, Torn! Prima Kayla, adesso tu... solo per una donna! Perché non...≫. Le lacrime non scesero dai suoi
occhi. Erol aveva smesso di piangere da quando era molto piccolo,
all’orfanotrofio. Ma la disperazione, comunque, venne fuori in rabbia
distruttiva. ≪Si
calmi, signore! Il comandante deve riposare!≫.
Erol dovette farsi una corsa.
Prese lo zoomer e cominciò ad accelerare. Fino a quando quasi non gli si storse
il polso. Fino a quando non lo trovarono, nascosto sotto l’autostrada, con un
catorcio di zoomer fumante che non avrebbe volato mai più. Era nei pressi del
negozio di Kai, che lo vide distrutto. ≪Erol!
Cosa è successo? Stai bene?≫.
Erol la guardò, facendosi aiutare:≪Kai...
tu... nei prossimi giorni, non uscire di casa. Quando vedi delle KG, che non
sono io, non farti vedere, non esisti. Va bene? Sta per succedere qualcosa di
molto brutto, e non voglio che tu... muoia... o finisca male. Va bene?≫. Kai annuì, incuriosita ma
sapeva che non doveva fare domande. Non finché Erol le parlava in quel modo,
perché di sicuro, c’era davvero qualcosa di grave che doveva accadere.
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Capitolo 7 *** Preparativi in Corso ***
capitolo 7
Capitolo 7
Preparativi in corso
Torn non si risvegliò fino al
giorno dopo. La voce gli si era arrochita, e i medici stabilirono che non
sarebbe più tornata quella di prima. ≪Cosa...
senti qualche potere nuovo?≫.
≪No. Non... sento niente...
Erol... non dobbiamo permettergli di fare quegli esperimenti. Molte persone
moriranno!≫.
Erol abbassò la testa sconfitto:≪Il
Barone ha deciso di ignorare quello che è accaduto a te, e ha deciso di dare il
via agli esperimenti. Kayla si sta riprendendo, ieri riusciva a camminare con
le stampelle! Veger e Ruperttikjakmos stanno lavorando sodo per fornire ad ogni
comandante di pattuglia un rilevatore del canale. Anche io e te ne avremo uno.
Stanno facendo delle grandi ristrutturazioni nella prigione. Creano celle
nuove, molto più grandi... oppure rimpiccioliscono altre. E stanno costruendo
un sacco di macchinari strani... Il barone mi ha rivelato in segreto che... se
tu non ti fossi più risvegliato, sarei diventato io il comandante della nostra
pattuglia. Insomma, siamo l’unica pattuglia che ha due capi invece di uno!≫. ≪È perché tu dovresti essere il
mio vice... ma io ti preferisco mio pari che mio sottoposto. Siamo sempre stati
insieme, sin dall’inizio...≫.
≪Lo so, Torn. come mi mancano quei
tempi. Giovani, pieni di desiderio d’avventura... e adesso dovremo uccidere
degli innocenti.≫.
≪Kai... come sta?≫. ≪È strano che tu me l’abbia
chiesto. Lei... ho scoperto che possiede il canale, mentre provavo il mio nuovo
rivelatore. Le ho ordinato di chiudersi in casa, di giorno. Così, forse... non
rischierà la morte.≫.
Kayla si riprendeva davvero in
fretta. Erol non l’aveva tenuta informata sullo stato di salute di Torn, né sulle
novità riguardo le armi. Non voleva che qualcosa interferisse con la sua
guarigione, che avvenne troppo in fretta. In meno di un mese, un lungo mese,
camminava senza fretta per la sua stanza, la misurava passo dopo passo, senza
l’aiuto delle stampelle. (non criticatemi, siamo nel mondo di J&D) La sua
famiglia la supportava molto, ma Erol aveva ordinato severamente ad Aloh di non
informare la cugina riguardo i nuovi cambiamenti nelle KG.
Il suo ritorno fu festeggiato in
modo riservato nel plotone. La guerra incombeva. Un Torn un po’ stanco, con una
sciarpa intorno al collo la accolse assieme a degli altri. Aveva lasciato la
fase dei preparativi a combattere ad Erol, che era più bravo. Si respirava la
tensione in qualsiasi gesto quotidiano. Molto spesso, Erol veniva chiamato, per
un motivo o per un altro, alla prigione. Kayla aveva saputo da dei compagni di
un nuovo progetto che riguardava un qualcosa, con l’eco. ≪Non sono esperimenti, no di
sicuro.≫.
Era stata messa in una zona, a
cercare di individualizzare movimenti in
giro per la città. O dentro, o fuori. Il segnalatore a loro disposizione era
molto avanzato, che trovava ovunque anomalie. Come buchi d’aria, o sfasamenti
dello spazio. Dove si trattava molto Eco, capitava.
Un mattino, Erol fu svegliato da
un suono sibilante. ≪Kai...
perché ha puntato la sveglia alle... le sei e mezza?≫. ≪Non è la sveglia, caro... è il tuo cercapersone!≫. Erol si alzò, leggendo il
messaggio. ≪Cosa
strana. Individuate TDM. È Kayla!≫.
si alzò in piedi, e si vestì in fretta. Kai lo osservava un po’ assonnata. ≪Chiudi la porta quando esci...≫.≪va bene, ci vediamo più tardi...≫. Baciò la ragazza, e uscì di casa.
Haven era ancora addormentata, e
l’alba spuntava con brevi raggi, attraverso le nubi di smog. Aveva comprato un
altro zoomer, ma finché non trovava un buon meccanico, gli toccava fare a meno
della velocità folle. Arrivò nella sezione dedicata agli avvistamenti:≪Allora?≫. ≪Sta... Arrivando... qualcosa. Il
segnale è molto confuso, ma siamo certi che tra poco, o tra qualche ora,
capiterà qualcosa.≫.
≪Dove, Kayla, dove esattamente?≫. ≪Allora, lo sfasamento arriverà
nella zona sud della città, e.. calcolando la traiettoria, il “qualcosa”
dovrebbe arrivare... piombare è la parola giusta, nella... ecco, zona beta...
di. Nella zona beta di. Ti saprò dire altro più tardi.≫. ≪Hai una vaga idea di cosa sia
quel “qualcosa”?≫.
≪Può essere una meteora come un
uccello. Non lo so.≫.
≪Quindi, io dovrei preparare le
mie forze, per un... qualcosa? Che potrebbe essere un niente?≫. ≪Senti, tu mi hai chiesto di
avvisarti quando arrivava qualcosa di anormale, e io ti ho avvisato.≫. ≪Ma
mi hai detto che hai trovato le TDM!≫.
≪Io non ti ho detto nulla del
genere!≫.
≪Ma... allora...≫. ≪Dai, Erol, aspetta un secondo! Ti
prometto che sarà qualcosa di interessante. Altrimenti, non farebbe così tanto
casino.≫.
Erol si sedette su una sedia
girevole:≪Te
lo auguro, Kayla. Te lo auguro.≫.
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Capitolo 8 *** Il Prigioniero ***
capitolo 8
Capitolo otto
Il Prigioniero
Attesero due ore. Due ore senza
che il segnale aumentasse o diminuisse. Due ore di impazienza, di sbuffi da
parte di Erol, due ore di angoscia. Kayla si stava per arrendere, alzò una mano
per puntare il ricevitore in un'altra zona, che il segnale aumentò. ≪È... è diventato più veloce, sta
arrivando qualcosa!≫.
≪Non è un uccello, o una testa di
metallo volante?≫.
≪Macchè, è... sono dei... corpi...
corpi caldi... molto caldi...Forse sono persone...≫. ≪Ricevi qualcosa con canale d’eco?≫. ≪Sì! è ... è potentissimo!≫. ≪Cosa?≫. ≪Sento un canale d’eco molto
potente! Probabilmente è...≫.
≪Perfetto. Zona beta di? Tra
quanto, precisamente?≫.
≪Tra... trenta minuti, circa...≫. ≪Abbiamo tutto il tempo di
arrivare. Organizzo una squadra. Qualunque cosa sia, lo porteremo al Barone.≫.
≪Barone, il comandante Erol dice
di aver trovato delle forze... un canale
d’eco molto potente. Do l’ordine di agire?≫. ≪Sì. Portatemelo, chiunque sia.≫.
Erol tirò fuori il rilevatore del
canale, arrivato in zona beta di. ≪Dove
sei... fatti vedere...≫.
Un rumore metallico attirò la sua attenzione. ≪Eccolo, muovetevi!≫. Era un... ragazzo... con un
qualcosa... ai suoi piedi.≪State
lontani dall’animale!≫.
≪Lasciate stare il... topo. Il barone
vuole solo lui.≫.
Sorrise, mentre le guardie circondavano quel... ragazzino dagli occhi blu. ≪Ti stavamo aspettando.≫. Mormorò, mentre una guardia lo
tramortiva. Intanto che lo faceva portare via, ripensò all’animale. Parlava. ≪Numero 3304, va’ a prendere il
topo. Sembrava interessante.≫.
La guardia obbedì, mentre altre due trascinavano il ragazzino, con la ferita
alla testa che sanguinava.
≪Allora? Il tuo “grande canale”
è... questo coso?≫.
≪Controlli pure, Barone, ha un
canale straordinario. Un... potere assai diverso da quello che conosciamo.≫. ≪D’accordo, cominceremo gli
esperimenti da...≫.
≪Barone! Non sa quello che dice!
Non si ricorda cosa è successo con Torn? Non vogliamo far fare la stessa fine a
questo ragazzo, no? Dovremmo cominciare gli esperimenti su altre persone, su...
canali un po’ meno potenti, per provare le nostre “misture”. L’eco che abbiamo
potrebbe essere troppo potente anche per... il canale contenuto in questo
ragazzo, se potente come dice Erol.≫.
≪D’accordo. Erol, prepari delle
pattuglie. Da oggi, vi ordino di cercare il canale nelle persone, e portarle
qui, in modo da cominciare gli esperimenti d’eco. Quando avremo abbastanza
informazioni, potremo cominciare a lavorare su di lui. Per intanto,
imprigionatelo insieme agli altri criminali. Oppure...≫. Guardò il capitano Acheron, che
era anche gestore della prigione:≪Abbiamo
una zona della prigione interamente libera, non è vero?≫. ≪Sì, signore, la zona per
criminali politici... vengono sempre...≫.
≪Lo so cosa succede a quei
disgraziati... potremmo trasferire lì tutto il materiale per il “Programma Guerriero
Oscuro”, no?≫.
Acheron guardò il suo vice, un po’ incerto sul da farsi:≪Beh... signore... la zona è molto
ampia, circa un quarto della prigione intera, poiché, quando governava...≫. Si interruppe un secondo:≪... Il vecchio governo, ce n’era
molto bisogno. Adesso... sì. Possiamo destinarle a questo scopo.≫. ≪Va bene, vado a portarlo lì.≫. Mentre Erol si voltava,
trascinando il ragazzino, Ruperttikjakmos lo fermò, mormorandogli all’orecchio:≪Comandate, perché non me lo
lascia per qualche giorno? Voglio vedere se...≫. Erol portò il corpicino lontano
dalle sue grinfie:≪Capitano,
stia lontano da lui. Ha sentito quello che ha detto il barone. Non si tocca...
per esperimenti.≫.
“Per gli esperimenti no”. Pensò feroce, mentre lo portava nella sua cella.
Provava un’implacabile invidia, per quel moccioso. Sentiva i suoi capelli
morbidi, la sua pelle chiara, i suoi occhi, che, al momento della cattura, lo
avevano “supplicato” di non fargli del male. Quelli erano gli occhi di una
persona cresciuta con accanto persone che gli volevano bene. Non cresciuta tra
il gelo dell’inverno, l’arsura dell’estate, il timore di non essere abbastanza
“carino” per poter trovare una famiglia, il vedere “amici” anche più... che non
si meritavano quello che riuscivano ad ottenere. Come se fosse stato genetico,
appena aveva visto quel bambino aveva provato un odio, un profondo odio. Lo
gettò nella cella, notando che si era risvegliato. ≪Qui nessuno ti sentirà, se
urlerai.≫.
Mormorò, mentre si toglieva la maschera che portava come elmetto, e prendendo
l’arma. ≪Magari,
pensi che tu sia stato risparmiato, ma non è vero. Quando saremo pronti, anche
tu ti beccherai una bella, anzi, massiccia dose di Eco. Così massiccia, che,
credo, ne morirai, se non la fermeremo in tempo. Il sono Erol, uno dei
comandanti delle KG. Tu... come ti chiami?≫. Il ragazzo lo guardò negli
occhi, scuotendo la testa. ≪Rispondi!
Non ti mangio mica, per ora...≫.
Il ragazzo si alzò in piedi, rendendosi conto che gli avevano messo la divisa
dei prigionieri. Con scritto “Progetto”. ≪Torna
subito giù.≫.
ringhiò Erol, facendolo cadere. Il ragazzo si rialzò, con aria di sfida. ≪Non ti conviene sfidarmi,
moccioso. Io, qui, faccio il bello e cattivo tempo. Rispondi alla mia domanda.
Come ti chiami?≫.
Il ragazzo fece dei gesti incomprensibili con le mani, eppure Erol conosceva il
linguaggio dei sordo-muti. ≪Sei muto?≫ chiese. Lui annuì. ≪Fantastico. Un moccioso
silenzioso. Ehi, Ehi! Fermo! Non ti capisco!≫. Il ragazzo fece un altro gesto,
inequivocabile. ≪Dove
sei? In prigione, ovviamente. Perché sei stato trovato gironzolante per la
città privo di documenti. Non voglio spaventarti, per ora.≫. Il ragazzo si sedette sul letto
preoccupato. ≪Moccioso,
puoi dirmi il tuo nome?≫.
Il ragazzo fece un gesto. ≪Inutile.
Non capisco quello che mi dici. A domani.≫.
Il ragazzo si alzò di scatto, quando Erol uscì dalla cella. ≪Per tuo bene, cerca di non
scappare. Sarà fatica sprecata, e io sarò costretto a punirti.≫.
≪Le teste di metallo! Le teste di
metallo attaccano!≫.
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Capitolo 9 *** Battaglia ***
capitolo 9
Capitolo nove
Battaglia
≪Ragazzi. Mi dispiace di avervi
portato a questo punto. Mi dispiace di aver condiviso con voi degli anni
allegri, mi dispiace di avervi consolato durante le vostre debolezze, di
esservi stato amico. Oggi ci saranno dei caduti, ma vinceremo questa battaglia.
Barone, vuole dire qualcosa?≫.
Il Barone si presentò davanti alle Guardie:≪Ragazzi, e ragazze, voi siete
l’orgoglio di Haven. Voi potete salvare la nostra città, voi sarete degli eroi.
Adiamo e combattiamo!≫.
Mentre seguiva l’esercito, gli si avvicinò Ruperttikjakmos:≪Signore, la nuova barriera è
pronta, Veger mi ha assicurato che i poteri di qualunque Testa di metallo
svaniranno appena attraversato. Così le bloccheremo. Quando alziamo gli scudi?≫. ≪Quando darò il segnale,
ovvio. Intanto, sondiamo le forze del
nemico.≫.
Kayla era accanto a Torn. ormai,
si erano rimessi entrambi per poter combattere. ≪Torn, ma non c’è il tuo
quartiere, per di là?≫.
≪Speriamo che non abbiamo
attaccato... lì...≫.
Uno stuolo di Teste di metallo li
affrontava, provenienti dal deserto. E la guerra cominciò. Non c’era neanche il
tempo di caricare, che subito un mostro ti saltava addosso. Torn e Kayla
lottavano insieme, proteggendosi l’un l’altra, ma vennero separati nella foga
della battaglia. ≪Torn!≫. gridò la ragazza, quando lo
perse di vista, ma continuò a combattere. Vedeva sempre più persone accanto a
lei cadere, e si rese conto che li stavano respingendo indietro, fin dentro le
mura.
≪Hanno aperto una breccia! Presto,
aiutatemi!≫.
Gridava qualcuno. Una breccia, nella parte sud delle mura, in una zona dove
stavano civili. Gente che gridava e scappava li lasciò un attimo intimoriti,
quando una gigantesca testa di metallo riuscì ad entrare, e ad andare verso il
centro della città, seminando morte e distruzione.
Il barone fece fuori un paio di
mostri, ma fu sopraffatto dalle creature. ≪Barone!≫. Gridò Acheron, facendosi strada
verso Praxis. Insieme al suo plotone, riuscì a salvargli la vita, ma il sangue
lo ricopriva, sfigurandolo orribilmente. ≪Acheron...
spari un colpo con questo...≫.
mormorò Praxis, respirando a fatica. Acheron guardò la pistola, di manifattura
molto strana, e sparò un colpo in aria.
Ruperttikjakmos vide, in
lontananza, il segnale, e cominciò ad elaborare i dati sul suo computer. In
meno di pochi minuti, una nuova serie di mura comparvero in una zona più a nord
ovest. ≪Veger,
attivi la barriera appena ti darò il segnale, è questione di minuti.≫. Veger assentì, preparandosi.
≪Coraggio, Barone, un ultimo
sforzo...≫.
Acheron aiutò il barone a sollevarsi e ad attraversare la nuova barriera. ≪Bene, e adesso...≫. ≪Acheron, cosa sta facendo?≫. ≪Torno in battaglia! Dobbiamo
respingerli!≫.
≪Quella parte della città è
andata, ormai, chi è lì, morirà!≫.
≪Ma ci sono dei civili,
Ruperttikjakmos! E c’è Torn, con tutto il suo plotone!≫. ≪Gli ordini li do io, Acheron,
torni subito qui!≫.
Acheron lo guardò con disprezzo:≪Lei
non è il Barone.≫.
E, voltandosi, tornò nella battaglia.
≪Pazzo...≫. mormorò Ruperttikjakmos,
chiamando Veger e la guardia medica. ≪Verrà
ucciso inutilmente... da quei mostri schifosi...≫. La gigantesca Testa di metallo
fece capolino dalla nuova barriera, ruggendo parole incomprensibili. ≪VEGER! Attiva la barriera,
SUBITO!≫.
si coprì gli occhi, aspettando la fine, ma si rese conto che la Testa di
Metallo era svanita. C’erano solo quei pochi civili della zona sud che si erano
salvati. Ridendo della sua buona sorte, il capitano tornò alla prigione.
≪Kayla! Acheron! Dove siete?≫. Torn gridava, uccidendo
creature su creature. Non sapeva che li avevano lasciati alla morte. Vide
qualcuno di familiare. ≪Acheron?≫. inciampò come uno stupido, e
stava per essere sopraffatto, che qualcosa lo protesse. Era un uomo, armato,
che uccideva le teste di metallo una dopo l’altra. ≪Giovanotto, non puoi permetterti
di cadere, sei troppo forte! Fammi vedere di cosa sei capace!≫. Torn si rialzò, prendendo l’arma che gli
porgeva, combattendo insieme a lui. ≪Lo sapevo che ho fatto bene a salvarti la
pelle. Come ti chiami?≫. ≪Torn, signore...≫. ≪Non
chiamarmi signore, mi fai sentire un vecchio ceppo! Sono Samos, saggio dell’Eco
Verde!≫. ≪Un Saggio? Ma i saggi...≫. ≪I Saggi
non combattono? I saggi non fanno altro che brontolare su come va il mondo e a
guarire gente che non se lo merita? Quello centinaia di anni fa! Io sono un
saggio moderno, mio caro ragazzo. Se la mia città crepa per colpa di un mostro
senza scrupoli, devo anche io alzare le chiappe e darmi da fare per salvarla.≫. Torn
ammirava quell’uomo, che uccideva senza scrupoli e chiacchierava come un
forsennato. ≪Sai, penso che ce l’abbiamo fatta. Guarda, si
ritirano!≫. Torn fece un sospiro di sollievo, guardandosi
in giro. Era finito accanto alla casa dei suoi genitori. Le porte erano state
strappate dai cardini. ≪Oh no...≫. mormorò, mentre entrava. ≪Mamma!
Papà! Tairn! Dove siete?≫. ≪Torn! è pericoloso! Vieni fuori!≫. ≪Tairn! Mamma!
No...≫. Samos lo seguì a ruota, distogliendo lo
sguardo quando lo raggiunse. Quei corpi senza vita, orribilmente massacrati...
Sentì singhiozzi, sotto di lui. Stava stringendo una coperta sporca di sangue,
raccolta da un lettino. ≪Torn... devi essere forte anche per loro. Anche
per loro che sono morti. Tua madre e tuo fratello...≫. ≪Tairn...
non c’è... Tairn non c’è! Lo hanno... l’hanno... mangia...≫. Samos
gli depose una mano sulla spalla, facendolo alzare. ≪Andiamo
via, Torn. Torniamo a casa, alla città.≫.
Le lacrime continuavano a scendere dai suoi
occhi. ≪Maledetto Praxis...≫. Samos
lo udì mormorare. ≪È tutta colpa sua. Della sua stupida guerra.≫. Samos
lo prese per un braccio. ≪Torn, vuoi fare qualcosa di veramente utile
alla città? Vuoi partecipare a qualcosa che salverà altra gente come la tua
famiglia dalla pazzia di un tiranno senza scrupoli?≫. ≪Io...≫. ≪Dimmi,
lo vuoi o no?≫. Torn annuì. ≪Allora
seguimi, diventa un mio seguace. Fonderemo i Bassifondi, il Mondo sotterraneo,
dove arruoleremo gente come te e spodesteremo quel fanfarone di Praxis. ≫. ≪Va bene,
signore. Io la seguirò, dovesse costarmi la mia stessa vita.≫.
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Capitolo 10 *** Ricominciare più in basso ***
capitolo 10
Capitolo dieci
Ricominciare più in basso
Kayla si era salvata. Era assieme ad Acheron,
quando avevano salvato il barone, ed era stata mandata in infermeria, perché
portava una grossa ferita alla spalla. ≪Numero 3309, Erol ha partecipato alla
battaglia?≫. le chiese il capitano Ruperttikjakmos, mentre
faceva la conta dei feriti e dei supersiti. ≪No,
aveva da fare alla prigione...≫. Le sembrò che il capitano impallidisse, ma
pensò fosse un effetto dovuto alla luce. ≪Bene, abbiamo finito. Mettete in sesto subito
il numero 3309, e portatela alla prigione. C’è qualcuno che deve parlarti.≫.
≪Signore,
l’attacco è stato fermato dall’esterno della nuova barriera, ma le teste di
metallo attaccheranno di nuovo. Vuole comunque procedere con gli esperimenti?
Non sarebbe meglio organizzare la guardia in un modo più...≫.
Acheron parlava al corpo fasciato del barone. Il viso era interamente coperto
di bende, e i medici avevano detto che non sarebbe più tornato come prima. Il
barone fece un mugolio di rabbia. ≪Gli esperimenti devono essere cominciati.
Riorganizzeremo la guardia, con gente più meritevole. E togliamo tutte queste...
donne. Sono inutili.≫. ≪Signore, il numero 3309, Kayla... è il membro
più valido di tutta la guardia, è lei che le ha salvato la vita. Vuole
toglierle la possibilità di raggiungere i suoi obiettivi? Le donne formano una
buona parte delle guardie, mandarle via, sarebbe danneggiare molto la guardia. Lei vuole ricominciare, ma da un gradino più
in basso della nostra dignità?≫. ≪Ha ragione, capitano Acheron. Ma cominceremo lo
stesso gli esperimenti. Dica a Erol che può iniziare a preparare squadre che
vadano a cercare le persone con il canale, di portarle in prigione, fare i
controlli se sono sane o malate, e prepararsi per il grande momento.≫.
≪Se ho
capito bene, il Barone conta su di me per iniziare l’operazione? Mi nomina comandante?≫. ≪Si,
Erol, sei il nuovo comandante della pattuglia 27 e 27 bis.≫. ≪Ma... E
Torn? ≫. ≪Scomparso. Non lo riceviamo più da un paio di
giorni. Le teste di metallo forse l’hanno ucciso.≫. ≪Capito...
e il mio vice?≫. ≪Il Barone suggerisce... che tu possa prendere
quella ragazza, il numero 3309...≫. ≪Kayla? Ma lei è...≫.
Acheron si alzò, uscendo. ≪Così ha deciso il barone. Arrivederci a domani,
comandante Erol.≫. Erol si sedette, stanco. Adesso era stato
nominato comandante e supervisore di un’operazione, di un programma che forse
avrebbe destinato molta gente la macello. Un timido bussare alla porta lo
scosse dai suoi pensieri. Esclamò ≪Avanti.≫. ≪Erol? Sono io, Kayla. Volevi vedermi?≫. ≪Sì.
volevo annunciarti che mi hanno nominato comandante della pattuglia 27 e 27
bis. Tu sarai la mia vice.≫. ≪Erol... io...≫. ≪Non dire
nulla. Domani ti porterò a vedere la prigione.≫.
≪Pattuglia
27 bis! Aprite!≫. le KG si fecero aprire la porta della casa,
facendo largo ad Erol. ≪Salve, buona sera. Sono qui per annunciarvi un
nuovo tipo di arruolamento.≫. accese il rilevatore, e segnalò alle guardie
un ragazzo che li guardava spaventato e un uomo adulto che cercava di
proteggere la sua famiglia. ≪Prendete loro. Gli altri non sono molto
elevati.≫. Le guardie tramortirono i due e li legarono. ≪siamo
pronti, signore.≫. ≪Perfetto. Grazie mille per l’ospitalità!≫.
Proseguirono nella prossima casa. Non trovarono
nulla. Uscirono lasciando una vaga nebbia di paura e incomprensione. Ma fu una
buona caccia. Circa un centinaio di persone, di ogni sesso ed età, aveva il
canale abbastanza sviluppato per cominciare gli esperimenti. Portati in
prigione, nella nuova sezione, cominciarono a riempire le celle. Quando arrivò
il momento della prima prova. Tra i tanti, Veger scelse un giovane uomo, che
aveva tentato di ribellarsi, al momento della cattura.
Erol non partecipò al primo esperimento, no,
lui aveva da fare, da fare in una cella. Quello sciocco ragazzino credeva di
essere il padrone, di poter fare quello che voleva, solo perché andava
risparmiato entro il giorno... ma ci avrebbe pensato lui a fargli abbassare la
cresta, a fargli capire qual’era il suo posto. ≪Allora?
Credi di essere tu che comandi, qui? Credi di poter spadroneggiare? Sono io che
comando, qui, non te lo dimenticare! Sono io che decido per te, è mia la
responsabilità della tua vita o della tua morte!≫. lo
picchiava, sapendo che non poteva difendersi. Il ragazzo fece una finta, e gli
gettò le mani al collo, ma era privo di desiderio di uccidere, una grave debolezza,
in confronto con Erol, che rise. ≪Cosa credi di fare? Che cosa credi di poter
fare contro di me? Vuoi uccidermi? No di certo, tu vuoi solamente che io mi
fermi, che smetta di farti del male, perché, lo sai, io sono più grande, più forte
e più cattivo!≫. Lo gettò a terra, bloccandolo con un piede. ≪Ricordalo.
Io sono più forte di te, e se voglio, posso ucciderti.≫. Gli
tirò un ultimo calcio nello stomaco, e uscì, mentre il ragazzino si piegava in
due dal dolore.
In bagno, mentre si lavava, spiò un secondo la
sua immagine allo specchio. ≪Precursor... cosa sono diventato? Io che giurai
di proteggere la gente di questa città... non si torna indietro, mio caro, non
si può. Ormai, ti sei venduto l’anima.≫. Solo la misericordia di un essere superiore
avrebbe potuto salvare il marcio che si era instaurato in Erol, quel marcio
crudele che lo fece diventare cattivo.
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Capitolo 11 *** L'ira dello schiavo ***
capitolo 11
Capitolo 11
L’ira dello schiavo
Erano passate tre settimane. Durante quel
periodo, Kayla fu mandata in viarie missioni di recupero e difesa, senza che
potesse parlare ancora con Erol, dopo che l’aveva nominata sua vice. Rimase
lontana da Haven, facendo in totale due notti di sonno in città in tutto quel
lungo periodo. Erol le aveva detto che, dopo un breve periodo di sistemazione,
anche lei avrebbe potuto partecipare alle missioni che si svolgevano alla
prigione. Erol aveva paura che non fosse d’accordo, o che per qualche motivo si
spaventasse da quello che dovevano fare. In fin dei conti, era pur sempre una
ragazza. Certo, aveva quasi ventidue anni, ed era una guardia Krimzi, ma non si
sapeva mai. Decise di prepararla, alla loro prossima missione, facendole
scoprire poco a poco quello che facevano.
Una delle cose per cui gioiva di essere
diventata una luogotenente, era il fatto che non doveva più portare
quell’assurdo casco. Ringraziava ogni giorno Erol di averle dato quella
possibilità. E cercava di mettersi d’impegno per non essere un peso. Seguiva
tutte le missioni che le venivano affidate senza dire “bah”, ascoltava
suggerimenti, dritte, consigli e la sua pazienza, la sua bravura accresceva di
giorno in giorno.
Erol decise di portarla alla prigione, per
farle capire, una volta per tutte, cosa facevano.
≪Questa è
la sezione più importante. È qui dove... facciamo gli esperimenti. E dove
teniamo i prigionieri destinati.≫. Kayla si guardò intorno. Le celle erano piene
di persone dall’aria rassegnata. Guardò Erol un po’ spaventata, non tanto
sicura di quello che le diceva. ≪Qui... c’è il mio pupillo. Non sappiamo come si
chiama, perché è muto, ma sarà la persona destinata a diventare un’arma umana.≫. Kayla
fece un respiro profondo, avvicinandosi alla cella. Guardò dentro. Quello che
vide, all’inizio, erano dei capelli biondi, dalla radice verde. Poi lo sguardo
le scese verso il resto del ragazzo. Gli occhi blu spenti, le braccia nude
dalla pelle che, da abbronzata, doveva essersi schiarita in fretta, ≪Erol... qui avete fatto un errore... c’è...
un ragazzino, in quella cella... avrà si e no quindici anni!≫. ≪e allora? Buono comunque per gli
esperimenti!≫.
≪Erol... come puoi permettere una
cosa del genere? È ancora un bambino!≫.
≪Kayla, è più grande di quanto
sembri. Non preoccuparti per lui. Continuiamo il giro.≫.
La portò in un altra sezione
della prigione. Una sezione orribile. Lì, le disse Erol, erano tenuti gli
esperimenti falliti ancora in vita. ≪Lì
c’è Sasha, ha subito un incrocio tra eco rosso ed eco blu, per questo ha la
pelle... beh... Quello invece è Derrich, Eco blu allo stato puro. Speriamo
smetta presto di muoversi così per la cella. E lì... c’è una chicca.≫. alzò un braccio, indicando il
soffitto. Kayla alzò la testa dove le indicava Erol, raggelandosi. C’era un ragazzo
appeso, legato con un numero immaginabile di catene. ≪E... e quello chi sarebbe?≫. ≪È uno dei ragazzi ancora sotto
gli esperimenti. Maiko. Ha manifestato un’indole... molto aggressiva. Ha
massacrato due guardie a morsi. Pensare che prima degli esperimenti era una creatura
mite e gentile...≫.
≪Erol... ma a cosa servono,
veramente, tutti questi esperimenti? Non avevate detto che non avreste mai
fatto del male a delle persone?≫.
Erol le depose un braccio sulle spalle:≪Il
barone, e noi di conseguenza, abbiamo bisogno di nuove armi. Questi esperimenti
servono a creare super guerrieri per la guerra. Ora ti mostrerò...≫. Una guardia li raggiunse,
ansimante:≪Erol...
comandante Erol, deve venire subito...≫.
≪Che è successo, Dossy?≫. ≪Kairi... Kai è stata catturata!≫. Erol guardò allarmato Kayla, e
seguì la guardia, accompagnato da Kayla.
Davanti all’ufficio del Barone,
Erol lasciò la ragazza di guardia assieme ad un altro paio di guardie, lì per
lo stesso motivo. ≪Comandante
Erol, venga avanti!≫.
S’udì il Barone chiamare. Kayla guardò Erol, mostrandogli che lei era con lui.
Erol fece un respiro profondo ed entrò. Il barone era ancora ricoperto di
fasciature, le protesi che i medici gli avevano proposto non erano ancora
pronte, ma anche così aveva l’aria dura. ≪Signore...≫. mormorò il comandante,
inchinandosi. ≪Erol.
Durante una retata guidata da Ruperttikjakmos, abbiamo trovato una persona dal
canale davvero molto sviluppato. Forse, uno dei più sviluppati tra gli abitanti
della città. A casa tua, Erol. Tu avevi sotto mano una persona...≫. ≪Signore, è la mia fidanzata. Non
potevo...≫.≪Erol, quando ti sei arruolato,
sapevi che avresti dovuto sacrificare qualcosa, al momento opportuno. Vuoi
sacrificare la salvezza della tua città per una ragazzina?≫. Erol guardò Kai, bloccata con
delle grosse manette, minuscola in mezzo alle tute rosse delle KG. ≪Io desidero la salvezza della
città, ma...≫.
≪Allora. Ruperttikjakmos, hai qui
il rilevatore del canale?≫.
≪Certamente, mio signore... Il
comandante Erol ha sì un buon canale, ma...≫. ≪Perfetto. Se non vuoi che la tua
bella sia sacrificata, andrai tu al suo posto. Convinto?≫. Erol stette per parlare, che
Kai lo precedette. ≪Erol,
per favore, non farlo. Non puoi... fare una cosa del genere per me. Io voglio
la salvezza della mia città, quasi quanto la vuoi tu. Ma io non posso
perderti...≫.
Erol, sconvolto, dovette appoggiarsi al muro, per non cadere, mentre il Barone
fece segno di portarla via. Mentre uscivano dalla porta, qualcosa scattò dentro
di lui, e cercò di avventarsi verso i suoi stessi compagni, ma una voce
suadente e una stretta d’acciaio lo bloccarono, spedendolo contro la scrivania
del Barone. ≪Ma
comandante, non ha sentito il barone? Bisogna saper sacrificare qualcosa, nella
vita... Andate pure, voi.≫.
pronunciò in direzione delle guardie che circondavano la ragazza. Erol guardò
con disperazione quelli che dovevano essere i suoi compagni portare via la sua
amata, mentre il capitano Ruperttikjakmos lo teneva sotto sorveglianza. Questi
alzò lo sguardo con un luccichio sadico negli occhi, verso il Barone:≪Signore, chiedo il permesso di
occuparmi del comandante... per evitare che in futuro si comporti...≫. ≪Capitano, tacete, per carità. Si
occuperà di lui il numero 3309. Vieni pure avanti.≫. Kayla sentì che la chiamavano e
si avvicinò:≪Cosa
devo fare?≫.
≪Punisci il tuo comandante, con il
fucile. Qui e subito.≫.
Kayla si tolse il fucile dalle spalle, mentre le altre guardie mettevano Erol
in posizione, togliendogli i pezzi dell’armatura. Erol la guardava rassegnato,
in ginocchio ad aspettare. Kayla implorò perdono sottovoce, dando il primo
colpo. Le veniva terribilmente naturale, mentre versava silenziose lacrime.
Erol non emetteva un gemito, fece solo un lieve grugnito dal dolore quando
l’arma gli colpì una spalla, per via della mano poco abituata di Kayla. Era la
sua punizione, aveva attaccato dei compagni, e ora veniva punito. Quando Kayla
ebbe finito, era svenuto, con un fil di sangue che gli scivolava dalla testa
tra i capelli. ≪Ben
fatto, 3309, davvero ben fatto.≫.
la lodò il barone. ≪Ora
portalo a casa, e sta’ attenta che non faccia sciocchezze.≫.
Kayla si sentiva malissimo. Lei...
era diverso essere costretti a pestare un vagabondo, un criminale o il proprio
comandante. Era diverso per luoghi, costumi, conseguenze... e sentimenti.
Quello che provava per Erol non spariva mai, ma la faceva soffrire,
annebbiandola in una foschia viziosa di ossessione. Il suo che era amore che
non era amore. Che era una passione sfogata nelle battaglie, un desiderio
soddisfatto solo con la morte di mostri e persone, una rabbia manifestata di
notte, nei bar, rendendola pari ad uno scaricatore di porto. E ora, essere
costretta a picchiare, alzare le mani... a far del male alla persona che la
faceva sentire importante, che amava dentro di sé, nascosta dalle tende della
sua ossessione, le aveva aperto ferite che pensava fossero cicatrici. Arrivati
a casa sua, lo portò fin dentro, e gli pulì le ferite. Erol si svegliò,
guardandola sconfitto:≪Non
è colpa tua. Solo mia, che non sono stato attento. Kai morirà. Non è abbastanza
forte...≫.
per la prima volta in vita sua, Kayla lo vide piangere. Erol, il comandante che
non piangeva mai, che non aveva mai pianto, se non da bambino. Adesso piangeva.
Dentro, sentì una fitta terribile. Avrebbe tanto assurdamente voluto che lui
piangesse per lei... Lo salutò ed uscì.
L’aria calda della sera, l’aria
soffocante di polveri e fumi, di eco e disperazione le fecero girare la testa.
Montò sulla moto, mettendosi una nuova maschera sul suo viso stanco, una nuova
maschera per nascondere agli altri, a chi non sapeva capiva conosceva o amava,
e andò a casa. C’era la sua tv, il suo barattolo gigante di gelato, la sua
poltrona e la sua soap opera. Lì, avrebbe potuto aspettare il domani, sperando
che non facesse troppo male.
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Capitolo 12 *** Ritorno e nuovo Arruolamento ***
capitolo 12
Capitolo 12
Ritorno e nuovo arruolamento
La cattura di Kai provocò un
grande cambiamento in Erol. Era diventato feroce. La loro squadra faceva parte
in pieno degli esperimenti con l’Eco. Catturare persone, classificarle,
prepararle e giù con l’eco. Soprattutto il blu, e adesso che i tecnici sapevano
tagliarlo correttamente, Oscuro. E cominciarono le vere morti. Casualmente, le
dosi venivano sempre sbagliate, e morivano a decine. Fino a quando Acheron non
suggerì di cominciare con piccole dosi, invece di grandi, e aumentare man mano.
Così continuavano a fare progressi. Kai era stata messa nella cella del pupillo
di Erol e aveva trovato qualcosa da fare, cercare di imparare la sua strana
lingua dei segni. A Kayla, quel ragazzino muto faceva una certa impressione. Ti
prendeva e colpiva con quei grandi occhi blu. Quando passava davanti alla loro
cella, accelerava il passo. Non voleva sentire su di lei quello sguardo che
chiedeva:“Perché sono qui? Non ho fatto niente”. Le sembrava talmente
ingiusto... Sapeva cosa succedeva a chi cercava di liberare i prigionieri,
specie uno importante come lui, ma non poteva permettere che si facesse del
male a ragazzini come quello. Era in assoluto il più giovane di tutta la prigione,
lo sapeva dalle schede sui prigionieri. Erano riusciti a scrivere qualcosa su
di lui, grazie a Kai che ci aveva fatto molta amicizia e si era guadagnata la
sua fiducia, ma la sua scheda era ancora incompleta, rispetto a quella di tutti
gli altri i prigionieri. Avevano alcuni dati, come l’età, lo stato di salute e
i caratteri fisici, ma degli elementi più importanti non ne avevano la ben che
minima idea. Era comparso dal nulla. Quando lo chiese ad Erol, seppe che lui
era la “cosa” che avevano avvistato poco prima della guerra contro le teste di
metallo, la cosa strana con un grande canale. Quel moccioso di sette anni in
meno di lei.
Un giorno, al limite della
sopportazione, contattò Erol, e gli spianò tutti i suoi dubbi. ≪Quel moccioso è innocente! A cosa
serve tenerlo...≫.
≪È una creatura legata talmente
all’eco che ha il canale più grande che abbiamo mai trovato. Se tu non
scappassi, quando ti avvicini a lui, vedresti che non è un ragazzino come gli
altri, ma dentro ha qualcosa di diverso. Non posso liberarlo, abbiamo ordini
precisi sul come dobbiamo tenerlo in vita. Ora vai ad occuparti della tua
missione.≫.
Ma durante quei giorni,un’altra pressione gravava sul cuore di Kayla. La
presunta morte di Torn.
Dopo la guerra contro le Teste di
metallo, le aveva scavato un buco nel cuore. Non sapeva se fosse sopravissuto,
se avesse disertato o se fosse morto. Qualcuno diceva di averlo visto scappare,
altri che fosse stato ucciso dalle TMD. Aveva provato a contattare qualcuno
della loro squadra, ma nessuno aveva saputo dirle nulla. Fino a quel
pomeriggio.
Aveva implorato fin ultimo che
Erol liberasse il ragazzino, e, sfinita dai continui “no” , stava tornando a
casa, quando notò di essere seguita. Continuò ad avanzare, accelerando il
passo, andò in un vicolo e si nascose. Una strana figura entrò nel vicolo,
vestita di nero, incappucciata. Kayla gli piombò addosso, bloccandola, ma
quella si mosse con fare esperto, e le parti si capovolsero. Kayla sentì il suo
respiro affaticato su di lei, e capì. ≪C’è
solo una persona capace di atterrarmi così. Torn!≫. Il soldato ridacchiò, alzandosi
e togliendosi il cappuccio. ≪Accidenti,
sono diventato... Ehi!≫.
Kayla si era alzata di scatto e lo aveva abbracciato commossa. ≪Cosa succede? Sono stato via
troppo?≫.
≪Credevo fossi morto!≫. ≪Addirittura? Se stringi ancora un
poco, mi fai fuori di sicuro!≫.
Lei si staccò, guardandolo stupefatta:≪Ma
cosa è successo? Dov’eri finito?≫.
≪Sono rimasto dall’altra parte.
C’era gente da difendere. Ad un certo punto ho rischiato di venire ucciso, ma
una persona mi ha salvato. Quando li abbiamo abbattuti, sono andato a cercare
la mia famiglia. Sono stati uccisi tutti, perfino mio fratello, Tairn.
Allora... ho deciso di lasciare le guardie. Ho capito la pazzia del barone, e
sono pronto a rimediare. Voglio combatterlo, con un gruppo clandestino di
ribelli... Tu... ecco...≫.
Kayla si illuminò:≪Vuoi
chiedermi di partecipare? Di unirmi a voi?≫. ≪Tu, Erol ed Aloh siete gli unici
di cui io mi possa fidare, ormai. A parte Ashlein... Se vuoi seguirmi, ti
porterò dall’Ombra.≫.
Kayla stava chiedendosi cosa centrava Ashlein con la sua decisione, ma lo seguì
comunque. Torn si rimise il cappuccio, guardandosi intorno, e guidò la ragazza
in una stradina, vicino al luogo dove abitavano i suoi familiari. Era un
sotterraneo pieno di letti e una grande lampada illuminava un tavolo con sopra
alcuni fogli. Un uomo era chino sui fogli e li studiava attentamente. ≪Signore... le presento Kayla, il
luogotenente di Erol. Ha deciso di unirsi a noi. È una mia grande amica,
garantisco io per lei. Kayla, ti presento Samos, chiamato anche “L’ombra”, il
comandante del nostro movimento. È lui che mi ha salvato la vita.≫. Samos alzò la testa,
studiandola. Kayla rimase un secondo stupita. Era... assomigliava ad un saggio
dell’Eco. Aveva la pelle di uno sbiadito colore verde, i capelli impastati di
quello sperava fosse fango. Ma era arzillo. Forse, non era poi così vecchio...≪Oh... bene... sei molto carina,
Kayla. Sei anche brava a combattere? Beh... Se sei arrivata fin qui dovresti
esserlo. Hai deciso di abbandonare la guardia come ha fatto Torn?≫. Kayla scosse la testa:≪Far parte della guardia è l’unica
cosa che mantiene in vita la mia famiglia. Ma questo mi aiuterà a eliminare il
barone più in fretta. Lui ha portato via tutte le mie possibilità di
salvarli... Quando c’era il vecchio Damas... si viveva...≫. Samos annuì, tornando al suo
lavoro. ≪Tutti
quelli vissuti prima, durante il periodo dei due capi rimpiange il vecchio
Damas. Ma ora ci siamo cacciati in questa situazione non c’è che un modo per
uscirne. Combattere. Vuoi combattere dalla nostra parte, assicurandoti la vita
della tua famiglia? Abbiamo bisogno di gente temeraria che non abbia paura di
niente. combattere guardie e teste di metallo, fino a forse dover uccidere le
persone con le quali ridevi e scherzavi fino a poco tempo fa. Sei sicura di
volerlo fare? Tradire così la fiducia...≫.
≪Io non ho niente a che fare con
quel mondo. Voglio diventare una di voi per poter far fuori il barone. Solo
così saremo liberi.≫.
Samos notò un luccichio omicida negli occhi della ragazza. Guardò Torn, che era
sconvolto dalle parole di Kayla, infine annuì:≪Allora, benvenuta nei bassifondi,
Kayla. Qui potrai avere la tua vendetta.≫.
Respirando a pieni polmoni l’aria
della sera, mentre veniva accompagnata a casa da Torn, la ragazza alzò la
testa, e notò le stelle. ≪Torn...
ci sono stelle anche su di Haven... è così tanto che...≫. ≪Da quando siete usciti dal
deserto?≫.
≪Sì. Guarda, i miei hanno messo su
uno spettacolo!≫.
Si avvicinarono alla folla che circondava i saltimbanchi. La famiglia di Kayla
era tutta formata da artisti di strada. ≪Non
ho mai avuto occasione di vederli saltimbancare..≫. mormorò Torn, ridacchiando.
Kayla salutò le zie che facevano i giocolieri. Da quando Lei e Aloh erano
entrati alla scuola militare, e di conseguenza, nelle KG, non avevano più
potuto far parte dello spettacolo.
Mentre assistevano, Kayla
ricevette una chiamata sul cercapersone. Erol la voleva vedere. Con un sospiro,
salutò Torn. Cercò la sua moto, parcheggiata sempre vicino a casa, e arrivò
alla prigione. Avrebbe combattuto ancora per salvare quel ragazzino.
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Capitolo 13 *** Lacrime di un Innocente ***
capitolo 13
Capitolo 13
Lacrime di un innocente
≪Barone, il mio vice, il numero
3309, insiste che il prigioniero alpha venga liberato.≫. ≪Le hai risposto che è il
prigioniero che serve per creare il guerriero oscuro?≫. ≪Sì, signore.≫. ≪E, nonostante questo, insiste ancora?≫. ≪Sì... signore.≫. ≪Dannazione...≫. mormorò il barone, uscendo
dall’ombra. I tecnici erano riusciti a creare un esoscheletro di metallo per
riformare la parte ferita. Erol non diede a vedere che rabbrividiva, ma l’effetto
che dava era spaventoso. ≪Un
elemento così valido, cosi tenace... bisogna impedire che commetta sciocchezze.
Mandamela subito, chiamala, ovunque sia.≫.
≪Certo signore... subito signore.≫. Uscendo dalla stanza, la chiamò
sul cercapersone.
≪Erol, volevi vedermi? Mi cercavi?≫. ≪Sì. il Barone vuole vederti.
Vieni.≫.
La guidò verso l’ufficio del barone, e la lasciò non appena attraversò la
porta. Doveva andare da Kai, dal moccioso, a sfogarsi.
≪Ufficiale 3309... Kayla. Sai
perché il barone ti ha convocato?≫.
Lei scosse la testa. ≪Erol
ha denunciato una tua... insistenza... riguardo la liberazione di un certo
determinato prigioniero. Questo non è bene, lo sai, vero?≫. Kayla annuì, certa di averla
fatta grossa. ≪I
prigionieri, specie quelli della sezione per gli esperimenti, sono in prigione
per un motivo ben preciso. Ovvero, per creare nuove armi, e perché sono dei
criminali. Quel ragazzino che tu ti ostini a voler liberare, è la chiave per
vincere la guerra contro le teste di metallo (ecco... la chiave del destino
N.d.A.). Ti preoccupa che sia troppo giovane? Non temere. Abbiamo testato che
la sua forza è superiore alla norma. Resisterà, almeno, finché andrà tutto
bene.≫.
Gli occhi verdi di Ruperttikjakmos la fissavano intensamente, quasi volesse
fulminarla, mentre il suono della sua voce diceva il contrario. ≪Hai qualche domanda, qualche
dubbio... io sono quello che ha organizzato tutto, e posso rispondere ad ogni
tua incertezza su questo caso.≫.
≪Perché lo fate?≫. Un luccichio ancora più
malvagio apparve negli occhi del capitano ≪Perché così potremo salvare la
città.≫.
≪Sprecando vite umane?≫. ≪Ricordati di tutte le guardie
Krimzi morte durante la battaglia. Non è stato uno spreco di vite umane? Anche
il tuo ex comandate, Torn, è morto lì... Ma tu insisti ad ignorare questo
sacrificio.≫.
Kayla abbassò la testa, impotente. ≪Verrò
punita?≫.
≪Non dire sciocchezze... non hai
fatto nulla di male. Se fosse accaduto che il prigioniero alpha non si trovasse
più nella sua cella... beh... in quel caso sarebbe successo qualcosa di poco
gradevole, ma, in fondo, hai solo cercato la liberazione di quel ragazzo
chiedendo il permesso al tuo superiore, no?≫. Kayla annuì. ≪Perfetto. Ora, se non hai altre
domande, noi qui abbiamo finito.≫.
Kayla fece per alzarsi, ma Ruperttikjakmos la fermò:≪Sai cosa di poco gradevole
sarebbe accaduto, se il prigioniero alpha non fosse più stato nella sua cella?≫. Kayla scosse la testa,
intimorita. ≪A
te non sarebbe accaduto niente, ma il valore del canale d’eco di tuo cugino...
sarebbe stato molto alto.≫.
Una domanda, un’ultima domanda corrose la mente di Kayla, e le sfuggì sottovoce
dalle labbra, paralizzata dall’orrore di quel gesto:≪Kairi è stata presa apposta?≫. ≪Erol era diventato troppo
pericoloso. Non costringermi a far del male a dei veri innocenti. Vai pure.≫.
Quando fu sola, sola nel bagno
dedicato alle guardie, si guardò allo specchio. Il suo viso adulto, segnato da
rughe della preoccupazione, i suoi occhi che non luccicavano più dell’emozione
di poter finalmente mostrare il suo viso a quelli che la vedevano, la tuta
rossa, diversa da quella che indossavano le guardie semplici, che significava
che lei era un ufficiale. ≪Faccio
parte di un sistema assurdo...≫.
Mormorò. Era un ricatto. Se lei faceva qualcosa di sbagliato, avrebbero preso
le persone che cercava disperatamente di proteggere. Sentì che stava per
mettersi a piangere, ma trattenne le lacrime. Una sirena annunciò l’ora del
pranzo dei prigionieri. Kayla rabbrividì, mettendosi a posto. Era uno
spettacolo penoso, vederli che cercavano di mangiare quella sbobba contenente
tutte le sostanze per non farli morire di fame, e a volte, i più bastardi tra
quelli addetti alla sicurezza, facevano cadere il piatto, rendendolo
immangiabile. Erol non accettava quella situazione, ma non poteva essere
presente ad ogni pranzo. Facendo un sospiro profondo, decise di fare qualcosa.
Salì al piano superiore, dove stavano consegnando il pranzo. Appena la videro,
le guardie addette alla sicurezza la salutarono. ≪Non voglio vedere cibo per terra,
mi raccomando. Gli addetti alle pulizie hanno detto che se trovano un altro
pezzetto di sbobba sul pavimento, ci faranno causa.≫. Mentre passava accanto alle
celle, guardando quelle persone che mangiavano l’unico pasto della giornata,
sentì delle grida. Cercò di andare in direzione del luogo da dove provenivano,
ma venne fermata da una KG. ≪Mi
spiace, signora, ma... Erol si sta occupando di alcuni affari...≫. Kayla sospirò, uscendo.
≪Erol, per favore, lascialo stare!
Non ti ha fatto niente!≫.
≪Mi ha guardato male! Stai attenta
Kai che...≫.
≪È solo un bambino! Ha solo
quindici anni! Per favore, Erol, lascialo stare, fallo per me!≫. Erol si fermò, chinando la
testa. Il ragazzino riuscì ad approfittare del momento per allontanarsi da lui.
≪Erol, non devi concentrare la tua
rabbia sulle persone più deboli di te. Non farai altro che seppellire la tua
anima. Vieni qui da me...≫.
il ragazzino si avvicinò a Kai, che lo strinse. ≪Non vedi com’è spaventato? Non li
vedi i suoi occhi che non hanno mai desiderato nulla di tutto questo?≫. Erol notò delle macchie scure
sulla divisa di Kai. Il ragazzino stava piangendo. ≪Kai, perché non fai altro che
difenderlo? La data della tua prima... arriverà presto!≫. Kai asciugò gli occhi al suo
protetto. ≪Perché
potresti essere tu. Potrebbe essere mio fratello... o mio figlio. Io in lui
vedo i volti delle persone che amo, e che non vorrei mai che si trovassero qui.
E aiutandolo, cerco almeno di rimettere i miei peccati.≫ ≪Ma Kai, tu sei la persona più
gentile che...≫.
Kai alzò la testa verso di lui, il suo sguardo serio, i suoi occhi verde chiaro
che luccicavano dalla rabbia repressa. ≪Ho
fatto i miei errori. Io non sono innocente, Erol. E tu lo sai bene.≫. Erol sentì che lo chiamavano,
salutò la ragazza e andò dai suoi sottoposti. ≪Signore, l’ufficiale 3309 la
cercava... ≫.
≪Dannazione.. Kayla arriva sempre
nei momenti...≫.
Guardò verso la cella della sua amata, fece un sospiro e si diresse anche lui
verso l’uscita.
≪Sssshhh... ci sono io qui con
te... non piangere... lo so che è dura, ma ce la faremo.≫. ≪La notte sento i tuoi incubi,
quanto stai soffrendo lì dentro? Chi hai lasciato per arrivare in un mondo che
non conosci?.≫.
La voce di Kai era dolce e calma, le sue braccia forti e sicure. ≪Non sono ancora riuscita a capire
il tuo nome... Posso rivelarti un segreto?≫. Lui annuì, guardandola con i
suoi vividi occhioni blu. ≪Ho
tanta paura. Ho paura che Erol si perda, e che non riesca più a capire cosa è
giusto. Sono così...≫.
≪Non dovrai preoccuparti più di nulla,
ora. È il tuo turno.≫.
Kai si voltò spaventata, mentre le labbra del capitano Ruperttikjakmos si
schiudevano in un ghigno.
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Capitolo 14 *** The name of the Pain ***
capitolo 14
Capitolo
14
The
name of the pain
≪Ufficiale 3309, mi può
supportare?≫.
Kayla era stata bloccata da Ruperttikjakmos, con un incarico importante. ≪Non sono riuscito a trovare il
comandante Erol da nessuna parte, può aiutarmi lei?≫. Kayla annuì, non poteva
rifiutare un lavoro. ≪Bene,
abbiamo una nuova lista di esperimenti per oggi. Lei... non ha mai visto le
iniezioni, giusto?≫.
Kayla scosse la testa. Non avrebbe neanche mai voluto vederle. ≪Oh, bene, allora... abbiamo un
prigioniero che deve essere sottoposto alla sua prima. Sarà interessante,
vedrà.≫.
Kayla seguì il capitano verso le celle, mentre entrava e affidava i prigionieri
già testati verso altri esperimenti. Quando ebbe firmato tutti i protocolli,
portò Kayla verso le celle dei prigionieri che non erano ancora stati usati.
Con passo deciso, e fingendo di leggere su una scheda, andò verso una cella, e
fece cenno a Kayla di rimanere in attesa. Entrò, e uscì, portando, mezzo
trascinando, Kai. ≪Kayla!
Cosa sta succedendo?≫.
≪Io... è arrivato il...≫. ≪Erol aveva detto che mancavano
ancora dodici giorni!≫.
≪Mi spiace, ma i prigionieri
dedicati a quegli esperimenti sono morti prematuramente, così il tuo turno e
precipitato fino ad oggi.≫.
Gli occhi di Kai erano pieni di lacrime, Kayla non sapeva come comportarsi. ≪La prenda per le manette, avanti!
Cosa sono queste storie?≫.
≪Capitano, Kayla, cosa sta
succedendo?≫.
Erol. A passi larghi, con la rabbia negli occhi, si diresse verso di loro. ≪Mancano ancora dodici giorni,
prima che questo prigioniero debba affrontare la sua prima iniezione. Cosa
credete di fare?≫.
≪Tutti quei prigionieri che
dovevano affrontare la seconda iniezione sono morti. Hanno sbagliato ancora le
dosi. Neanche mezza settimana sono durati.≫. Kai alzò la testa. Neanche
mezza settimana? Sbagliare le dosi? E lei allora? ≪Già, scommetto che queste dosi
sbagliate erano nel loro pasto, no?≫.
≪Comandante Erol, come può
accusarmi di aver ucciso quei prigionieri? Io faccio tutto questo per il bene
della città e dei suoi abitanti!≫.
≪Ma non posso permetterti di
portarla agli esperimenti prima che sia il suo turno.≫. Ruperttikjakmos lo fissò con i
suoi occhi terrificanti, sottili come fessure. ≪Comandante Erol, mi sta
ostacolando?≫.
Erol non rispose. Sapeva che quello che stava per fare gli sarebbe costato
caro. Scegliere tra le due cose a cui teneva di più. ≪Sa, vero, cosa comporterà se lei
si oppone agli esperimenti, vero?≫.
Erol annuì. ≪Allora
ha deciso. Una settimana in stanza punitiva. Voi due, portatelo via!≫. Chiamò due guardie che facevano
il controllo, per evitare che nessuno scappasse, che presero per le braccia
Erol. Kai lo guardò passare, e si divincolò, ma la stretta di Kayla era ferrea.
Per la sua amata era arrivato a sfidare il barone. ≪Andiamo, 3309. Dobbiamo preparare
la prigioniera per la sua prima iniezione.≫. Kai guardò la direzione dove
avevano portato Erol, mentre una lacrima le rigava il viso.
≪Eccoci qua... Tutto pulito, tutto
per noi... Fa’ sedere la ragazza su quella sedia.≫. Ordinò bruscamente. Kayla
obbedì, assicurandole le manette ai polsi e alle caviglie. ≪Kayla...≫. mormorò Kai, con la voce rotta
dal dolore. ≪Ti
prego, aiuta Erol... lui ha tanto bisogno di qualcuno che lo sostenga... sta
diventando debole, presto il male avvolgerà il suo cuore. Ti prego, aiutalo...≫. Kayla stava per sussurrarle una
risposta, che Ruperttikjakmos la chiamò:≪Vieni
qui... Adesso parteciperai a tutte le azioni di preparazione.≫. Aprì un vano dietro ad una
macchina, e tirò fuori delle siringhe piene di un liquido azzurro. ≪Questo è Eco blu. Serve a
mitigare l’attrito del’eco oscuro nell’organismo della... cavia.≫. Le porse la siringa. ≪Avanti, sai fare le iniezioni,
no?≫.
Kayla strinse i denti, avvicinandosi a Kai. Le scoprì un punto del braccio e le
iniettò in vena l’eco blu. Il corpo della ragazza prese a contorcersi, i raggi
blu la costringevano in convulsioni involontarie. Le rivolse uno sguardo che
chiedeva pietà. Che implorava di venire sciolta, per poter scaricare tutto
quell’eco. ≪E
adesso... la prima iniezione...≫.
Pronunciò Ruperttikjakmos, infilandole nel braccio un’altra siringa. Kai urlò. L’eco,
forzato nel suo corpo, cominciò ad assestarsi nelle sue vene, facendo pressione
dall’interno. Il dolore era atroce. Kayla tentò di scostarsi, inorridita, ma
Ruperttikjakmos la fermò. ≪Lo
vedi? Lo vedi l’eco che ha nel corpo? Non lo sta rigettando. Questo vuol dire
che fra tre giorni potremo darle una seconda iniezione.≫. Gettando via la siringa, andò
verso la macchina, mostrandola a Kayla. ≪Lo
vedi quel iniettore lassù? Tra poco saremo pronti per poterlo utilizzare al
posto delle siringhe. Sarà tutto automatico, niente più iniezioni a caldo con
inutili oggetti da gettare appena usati. Oh... è svenuta. Portala pure via.≫. Kayla sciolse le manette da
Kai, e la riportò in cella. Era leggera. Avrebbe potuto portarla in braccio
come una bambina. Il ragazzino la guardò impaurito, prima di rendersi conto che
era Kai, quella trasportata dalla guardia. ≪Lasciala dormire. È stata dura
per tutti.≫.
mormorò Kayla, chiudendo la cella.
“Oh Precursor... cosa le hanno
fatto?” pensò Jak, adagiando la sua amica sul loro letto. Un piccolo cerotto
copriva il segno della siringa. Jak guardò fuori dalla cella, senza poter
vedere nulla, a parte il muro che segnava il corridoio. “Perché sono così
debole? Perché non riesco a difendere nessuno? Cosa mi è successo, da quando
eravamo a casa?” ≪Piccolo...≫. Jak si voltò verso Kai:≪Io lo so che sei tanto
spaventato. La paura... è normale, quando sei lontano da casa, perduto in un
altro mondo. Io so che Erol non manterrà la sua promessa, che se mi succederà
qualcosa, tornerà da te a farti del male. Devi essere forte, e capire che lui
non ha nessuno. Lo so che sarà dura, ma... ≫. Tacque, cercando le parole. Jak
imprecò mentalmente. Quanto desiderava poter parlare, poter farsi capire,
poterle dire il suo nome, sentirlo pronunciare da lei, lei che era stata così gentile,
in quel nuovo mondo oscuro e malvagio. ≪...
ma io lo so che dentro di te c’è la bontà di perdonare ogni torto subito.≫. Jak la guardò ancora,
impotente, mentre Kai si riaddormentava. Si distese per terra, cercando di
pensare ad altro, di sfuggire via. “Keira, Samos... Dax. Oh, Dax, dove ti sei
cacciato? Dove ti trovi, adesso? Starà bene? Oppure sarà al freddo, sotto un
pezzo di cartone...” “Dovresti pensare a te stesso, invece di quel topastro che
ti ha lasciato in messo ai guai” “Se ci catturavano tutti e due, sarebbe stato
un grande problema, ma con lui fuori, potrà aiutarmi ad uscire!” “E se lui
fosse stato già catturato? E se fosse morto? Ora che non ci sei più tu a
difenderlo, è una preda per ogni genere di animale!”. Il pensiero che Dax
potesse essere morto fu troppo duro, e decise di cercare di dormire. Domani
sarebbe stato un altro giorno, anche se chiuso in quella cella.
Kayla si risvegliò di colpo,
cercando di mettere a fuoco cosa aveva davanti a lei, mentre le ultime immagini
del sogno svanivano dalla sua mente. Si asciugò il sudore, riadagiandosi.
Guardò la(17000 parole!) sveglia. Le due. Fece un sospiro, rigirandosi, ma il
sonno non voleva tornare. Aveva sognato. Un incubo. Non faceva altro che incubi,
da quando aveva partecipato a quella iniezione. E Veger, e Ruperttikjakmos, ed
Erol, riuscivano a farne dieci, anche venti in un giorno. Sentì il cercapersone
che squillava. Il capitano Acheron. “Acheron? Cosa vuole?”. Si vestì, e andò alla prigione. Haven era la
solita, sia di giorno che di notte. La paura che le teste di metallo
attaccassero era tanta, la paura che le guardie prendessero qualcun altro era
tanta, la paura che il giorno dopo fosse stato solo un bel sogno, era ancora di
più. A proposito di sogni, si ricordò l’incubo. Una creatura, una mostruosa
creatura che usciva da una vasca di quello che sembrava eco oscuro. Aveva le
movenze come una bestia selvaggia, ma i suoi lineamenti le ricordavano
qualcosa. E quell’espressione di rabbia... un’ira furiosa, che proveniva da
quegli occhi. Come se tutto l’universo fosse stato in collera. Quegli occhi
neri, senza iride né bianco. Scosse la testa, cercando di cancellarlo. Era solo
un incubo. Aveva mangiato troppo pesante, o aveva ancora in testa l’esperimento
su Kai, ma era solo un incubo. Quella creatura non poteva uscire dal suo sogno.
≪Comandante Acheron, cosa è
successo?≫.
≪Dannazione, Kayla, se non lo
sapevi potevi chiedere!≫.
Kayla si guardò intorno. ≪Chiedere
cosa?≫.
≪Gli esperimenti, per tutti i
benedetti Precursor! Le persone che sono state sottoposte agli esperimenti
devono essere messe in un’altra zona, non possono essere rimesse nella stessa
cella da dove vengono. Specie se hanno compagni di cella. Credi che sia un
lavoro dedicato alla tortura sul prossimo? Credi che noi non abbiamo un’anima?
Vedere come sono ridotti i loro compagni dopo le prime iniezioni rende i
prigionieri instabili! Specie quelli più giovani. E con chi era in cella, Kai?≫.
Kayla capì subito. Rischiava di
mandare a monte tutti gli esperimenti! Salutò e corse verso la cella del
ragazzino. La aprì di scatto, e quello che vide le fece tornare in mente il
sogno. Il ragazzino, con un gemito di paura cercò di scappare, ma Kayla lo
prese per la collottola. Non era ancora venuto il suo momento. Facendo un
respiro profondo, prese le manette che portava alla vita come tutte le KG, e
andò verso Kai. Gettò il ragazzino in fondo, stando attenta che non cercasse
ancora di scappare. Giusta precauzione. Lo afferrò in tempo per i capelli, fortuna
che erano lunghi, e gli diede una scrollata. ≪Credi che solo perché io sia una
donna, sia più mollacciona di altri? Vedi di non cercare più di scappare, né
con me né con altri, perché non andresti lontano. E non credo che tu voglia
farti ficcare una siringa nel braccio prima del tempo.≫. Il ragazzino sembrò capire le
sue parole, tanto che si sedette a terra, in fondo alla cella, silenzioso come
sempre. Sospirando, mise le manette a Kai, cercando di trasportarla fuori,
quando quello che fece il ragazzo attirò la sua attenzione.
Con un pezzo di
qualcosa trovato per terra, forse una scheggia di mattone, scrisse sul muro una
parola. Erano caratteri precursor. Ma Erol aveva detto che non sapeva
scrivere. Si avvicinò lentamente, cercando di decifrare le lettere. ≪Ja... J...a...k. Jak. Cosa
significa?≫.
Il ragazzino si indicò, poi indicò la parola. ≪Jak... ti chiami Jak?≫. lui annuì. ≪Ca... forte. Pensavo non sapessi
scrivere...≫.
lui sembrò indignato, cercando di alzarsi in piedi, ma ricadendo sotto lo sguardo
di Kayla. ≪Allora...
Jak... posso far sapere anche ad altri che ho scoperto il tuo nome? Oppure
credi che sarà il nostro segreto?≫.
Jak guardò Kai, triste. ≪Vuoi
che lo dica a lei? Quando si sveglia?≫.
Lui alzò la testa, raggiante. Un lieve sorriso lo illuminava. Kayla sospirò.
Era tanto giovane... ≪Va
bene. Però, io dovrei dirlo anche agli altri, che ho scoperto il tuo nome. E
non preoccuparti. Non ci sarà mica nulla di male, a sentirti chiamare
finalmente in un modo decente, invece che “ragazzino” o “moccioso” no?≫. Jak annuì. ≪Bene. Adesso vado, devo portare
Kai in un'altra cella. Non aver... ≫.
Ripensò a come Kai aveva gridato, durante gli esperimenti. C’era da aver paura.
Non poteva dirgli il contrario.
Decise di lasciar cadere il discorso, portando
Kai in un’altra cella. Si fece guidare dalle guardie che erano lì verso la zona
degli esperimenti. Passò di nuovo davanti alla sedia, rabbrividendo, e, aprendo
una delle celle, le dissero che poteva lasciarla lì. Mentre l’adagiava sul
letto, sentì che si era svegliata. Le tolse le manette, aspettando. ≪Cosa... Kayla...≫. Kai si alzò di scatto. I suoi
occhi tornarono verdi, qualsiasi colore fossero prima. ≪Cosa è successo? Dov’è il
piccolo?≫.
≪Jak...≫. ≪Cosa? Cosa hai detto?≫. ≪Il piccolo... il tuo compagno di
cella si chiama Jak.≫.
Kai cercò di rialzarsi, ma le fitte dovute alla pulsazione dell’eco la fecero
rispedire indietro. La stava consumando. ≪Jak...
Grazie, Kayla. Grazie davvero...≫.
In quel momento, chiuse gli occhi. Kayla notò che era troppo strano. Le
premette due dita sulla gola. Non sentiva battito, eppure, qualcosa pulsava. Al
buio della stanza, le vene di Kai, imbottite d’eco, pulsavano luminose di
quell’elettricità violacea. ≪Oh...
Precursor benedetti...≫.
mormorò Kayla, cercando qualcuno che potesse aiutarla.
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Capitolo 15 *** Aiuto Forzato ***
capitolo 16
Capitolo 15
Aiuto forzato
≪Un altro prigioniero morto dopo
una sola iniezione. Dopo due giorni d’agonia, abbiamo scoperto che l’eco aveva
quasi sostituito il sangue della ragazza. È una sostanza pericolosa. I nostri
tecnici non sono ancora riusciti a capire quanto devono usarne. Temiamo che...≫. Riunione straordinaria. La
morte di Kai aveva creato molti dubbi nelle menti di coloro che collaboravano
al “Programma guerriero Oscuro”. L’unico assente era Erol, che si trovava nella
stanza punitiva. ≪Abbiamo
cercato di studiarlo, ma senza un saggio dell’eco, o un tecnico particolarmente
specializzato, possiamo fare davvero ben poco. Deve permetterci di cercare
qualcuno che possa aiutarci. Non possiamo tollerare altre morti inutili.≫. Era Acheron, che parlava. Un
tempo, un suo progenitore era stato saggio, lo sapeva da degli scritti trovati
in soffitta. ≪I
saggi ci sono ancora, basti pensare al saggio Samos, dell’Eco verde...≫. ≪Quello non è altro che un vecchio
pazzo che parla con le piante. Un qualsiasi saggio dell’Eco oscuro non
collaborerà mai, se scopre che utilizziamo cavie umane... ≫. Il barone si fermò. ≪Quanti saggi ci sono, in città?≫. ≪Per ora... due. Il vecchio Samos
e... Signore?≫.
≪Ho deciso. Portateli qui. Voglio
che vedano, e che collaborino. Non risparmiatevi.≫. stette per ritirarsi, che Veger
lo fermò. ≪Signore,
ho una richiesta importante da porle. Si ricorda... del suo rivale, Damas?≫. Il viso del barone prese una
smorfia irritata. ≪Signore,
ecco... Damas ha un figlio. Ho... sentito dalle mie fonti, che questo bambino
ha poteri legati all’eco. Io vorrei chiederle se...≫. ≪Damas è uscito dalla nostra vita
quando l’ho esiliato. Devi considerarli come morti. Non posso aiutarti.≫. Veger imprecò tra sé. Doveva
avere quel bambino.
Al bazar viveva la vecchia Onin,
la veggente. Così veniva chiamata, perché, anche se muta e cieca, riusciva a
dare buoni consigli, a pagamento e non, a chi li richiedeva. Suo inseparabile
compagno era il pappagallo scimmia Pecker, che traduceva i suoi segni magici
per comunicare con la gente e decideva i prezzi in base alla simpatia della
persona. Era mattino presto, quando una pattuglia di KG, guidate da Acheron, fece
irruzione nel piccolo locale. ≪Onin,
abbiamo bisogno del suo aiuto per una cosa davvero importante. Se non vuole
collaborare, saremo costretti a scortarla al... palazzo con la forza.≫. Pecker tradusse ≪Che cosa desidera il barone da
una vecchia veggente? Vuole sapere se il suo regno durerà ancora a lungo?≫. Acheron sbuffò, facendo portare
le cose della vecchia su un incrociatore:≪Lo
scoprirà quando saremo giunti a destinazione. Per intanto, faccia poche domande
e rifletta sulle risposte.≫.
Quando arrivarono alla prigione,
Onin percepì qualcosa di strano e lo comunicò al suo servitore. Pecker non si
era mai fidato delle KG, e aveva notato che non li stavano portando al palazzo,
ma dall’altra parte della città. ≪Signori,
non è che vi state sbagliando?≫.
cominciò, ma fu fatto tacere bruscamente dalla guardia che guidava
l’incrociatore. ≪Siamo
arrivati. Il barone vi aspetta qui dentro.≫. mentre venivano scortati
dentro, Pecker notò una loro vecchia conoscenza. Il saggio dell’eco Verde. ≪Cosa ci fa lei qui, signore?≫. chiese Pecker. ≪Mi hanno detto che avevano
bisogno del mio supporto, anche se sento puzza di bruciato.≫. I due vennero accolti dal
barone nel suo ufficio. ≪Salve,
Onin e Samos, vi ho convocati perché... ho scoperto di avere bisogno di voi. Di
sicuro non sapete cosa... stiamo combinando qui, ma ve lo mostreremo molto
presto. Voi avete conoscenze sull’eco che nessuno dei miei tecnici può
immaginare. E io... per... avrei bisogno di queste conoscenze.≫. ≪Non potremo aiutarti, se non
sappiamo come vorresti utilizzare le nostre conoscenze. ≫ rispose Samos, guardandosi
intorno. Poteva approfittare dell’occasione per cercare qualche punto debole
nel regno del Barone. ≪D’accordo.
Avete ragione. Stiamo facendo degli esperimenti per creare delle nuove armi ad
eco, ma non sappiamo, né riusciamo a capire, le quantità di eco che possiamo
utilizzare senza che... si distruggano.≫.
≪Eco? Eco di che tipo?≫. ≪Oscuro.≫. Onin alzò la testa, mentre
Pecker cercava gli occhi del saggio. Samos non si sarebbe mai immaginato che il
barone fosse pazzo fin al punto di utilizzare l’eco oscuro per creare armi. ≪L’eco oscuro è... troppo
pericoloso. Non potete utilizzare un altro tipo di eco? L’eco rosso, ad
esempio...≫.
≪Non ho detto che voglio
utilizzare un altro tipo di eco.≫.
il barone alzò la voce, tanto che Onin trasalì. ≪Le nostre... nuove armi sono
imperfette. Continuano a distruggersi, poiché non sappiamo che dosi di eco
utilizzare. Abbiamo provato a mitigare il contatto con l’eco blu, ma con scarsi
risultati.≫.
≪Mi sembra ovvio, unire due tipi
di eco che uccidono, farà esplodere più in fretta le vostre armi.≫. mormorò Samos, in modo che solo
Onin potesse sentirlo. ≪Ora,
due delle mi guardie vi porteranno a vedere le prove. Dopo, potrete esporre le
vostre teorie su come migliorare le nostre tecniche.≫.
Lungo i corridoio bui della
prigione, Samos percepiva sempre più intensamente un senso di oppressione, come
se non avrebbe mai più potuto uscire da quel luogo di sofferenza. Le celle, che
sfilavano accanto a loro, passo dopo passo, sentiva erano piene di gente che
aveva smesso di lottare, di vivere, perfino. ≪Cos’hanno fatto tutte queste
persone?≫.
chiese alla guardia che lo precedeva. ≪Sono
criminali, più o meno comuni. Hanno minacciato alla vita di altre persone, o
hanno violato alcune delle leggi imposte dal barone, come attraversare la nuova
barriera.≫.
Passando davanti all’ultima cella del corridoio, Samos dovette fermarsi.
L’oppressione era diventata insopportabile. ≪Signore, si sente bene?≫. gli chiese la guardia. ≪Si... abbastanza...≫. mormorò il saggio. Che cos’era?
Cos’era quella sensazione di vuoto, di paura mischiato a dolore? Si avvicinò
alla cella, per vedere da chi proveniva quell’aura così... diversa, ma la
guardia lo fermò:≪Signore,
ci stanno aspettando. Non abbiamo tempo per questo.≫. Samos sospirò, avviandosi
dietro la guardia.
Quando arrivarono, Samos mormorò
qualcosa nell’orecchio a Onin, che annuì. Anche lei aveva percepito quell’aura.
Il barone stava parlando con uno dei suoi ufficiali, mentre un’altro guidava la
costruzione di una macchina. ≪Secondo
Lei è quella una delle armi?≫.
chiese Pecker, che capiva la tensione della situazione ed evitava di far
battute stupide. ≪No...
temo che sia qualcosa di molto peggio.≫.
Il molto peggio apparve sotto
forma di un giovane. Un ragazzino biondo, con lo sguardo perso. Samos
rabbrividì, cercando di non pensare a cosa sarebbe servito. Il barone si
avvicinò:≪Adesso,
vedrete il collaudo della nostra nuova macchina. È molto importante, per la...
creazione dell’arma.≫.
il ragazzo venne legato su una sedia che si trovava sotto la macchina. Il
barone fece allontanare tutti, e abbassò una leva.
Raggi viola fuoriuscirono dalla
macchina, avvolgendo ed entrando nel corpo del giovane, che gridava. Quella
“tortura”, anche se ormai si era superato il limite della tortura, era qualcosa
di molto peggio, durò una decina di minuti. Una decina di minuti, che ai
malaugurati spettatori sembrò un’eternità. La macchina si spense da sola,
quando, evidentemente, tutto l’eco era entrato nel corpo di quel povero
giovane, che perse i sensi. ≪
Barone, è... orribile! Non possiamo partecipare ad un evento di questo calibro!
Quel ragazzino...≫.
Il barone portò Samos dal giovane. Respirava lentamente, con ancora qualche
scintilla del raggio ad eco che gli baluginava intorno. ≪Io e Onin non possiamo
permettergli di far del male a... gente così, anche se sono dei criminali.≫. Il barone ridacchiò. ≪Voi non avete capito. Io non vi
sto chiedendo, di aiutarci, ve lo sto
ordinando. Io ho bisogno del vostro
aiuto, e voi... scommetto che avete bisogno di molte altre cose, come... la
vostra vita.≫.
≪Barone. È una minaccia?≫. ≪Possiamo definirlo... uno scambio
di favori. Spero che vogliate cominciare subito. Numero 3206 vi porterà nella
sala dei tecnici. Buon lavoro.≫.
Quello che li salvò, fu che,
senza dire nulla per ferire persone, dissero ai tecnici del Barone quello che
volevano sentire. Le dosi che non uccidevano, le miscele meno pericolose, la
durata del trattamento, e l’utilizzo dell’eco verde in caso l’eco oscuro fosse
troppo per la sopportazione del corpo. I tecnici, anche con un po’ di umanità,
riferirono al barone, che li lasciò andare.
Quella sera non c’erano riunioni,
Erol era ancora in punizione, e Kayla si annoiava a morte. Andò al bar, come
faceva di solito per scaricare la tensione. A volte finiva in rissa. Si sedette
al banco, evitando di guardarsi in giro. ≪E
io ero là, contro... sette, delle più temibili teste di metallo, pronte a farmi
fuori. Ma con un calcio, un pugno, ho fatto veder loro chi comandava. E poi...≫. Kayla si voltò di scatto, a
vedere il qualcosa, o il qualcuno che raccontava la storia, rovinare addosso a
dei bicchieri. Un topo arancione che parlava, cosa non ci si inventava per far
pubblicità, pensò. ≪Ehi!
Non ho finito!≫.
gridò la creatura, rialzandosi e spazzandosi dai pezzi di vetro. Si guardò
intorno, e notò Kayla. ≪Ehi,
bambola, non ti ho mai vista da queste parti, ci facciamo un giro?≫. Kayla represse il disgusto,
allontanandolo da sé:≪Se
ci provi, finisci davvero male, topaccio!≫.
≪Mi sciusi... scignowina...≫. il topo barcollò avanti ed
indietro, per poi accasciarsi addormentato sul piano. ≪Dovrebbe evitare l’entrata di
questi... cosi!≫.
annunciò Kayla alla barista. ≪Mi
scusi, signorina, ma Daxter è un cliente affezionato. Adesso lo mando via.≫.
“Ma tu guarda se mi dovevo far
rovinare la serata” pensò Kayla, andando verso casa. Alzando un poco la testa,
notò che il fumo aveva avvolto ancora il cielo, nascondendo le stelle che per
poco tempo si erano viste sopra la città. “Anche questa contribuisce al mio
malumore” pensò, mentre camminava. Aveva lasciato la moto a casa, siccome
abitava vicino alla prigione, e aveva fatto l’errore di uscire da un’altra
porta. E adesso doveva scarpinare fino a casa. Uno zoomer ondeggiò accanto a
lei. ≪Ehi,
signorina, dove se ne va a quest’ora di notte?≫. ≪Non sono affari...≫. cominciò a pronunciare Kayla,
fino a quando non vide chi l’aveva chiamata. ≪Aloh! Che... come stai?≫. ≪Io bene, e tu sei a piedi. Monta,
ti porto a casa!≫.
Kayla rise, salendo dietro al cugino. ≪È
da un po’ che non ci si vede, non è vero?≫.
≪Già... troppo. Come te la passi?≫. ≪Eh... il lavoro è sempre più
duro. Ci stiamo vendendo le anime... nella tua zona, invece, come va?≫. ≪Acheron è sempre più stanco di
lavorare. Mi sembra che stia male. Anche se si occupa della prigione, è pur
sempre il nostro comandante. Sai che sono stato nominato sostituto capitano?
Non è essere luogotenente, ma...≫.
≪Io sono la luogotenente del
nostro comandante.≫.
Aloh fece un fischio lungo di approvazione:≪Erol, giusto? Mi sembra un tipo
abbastanza a posto. Anche se si dice, tra i miei colleghi, che stia impazzendo.
È vero?≫.
≪No... adesso è in stanza punitiva
con Ruperttikjakmos...≫.
≪Sta’ attenta a quel tipo. È...
una creatura strana, devota all’ombra. Penso che sia un fanatico del sado...≫. Kayla rabbrividì. ≪Tu dici?≫. ≪Io sento. E basta. Quello che
dicono i miei compagni, soprattutto. Siamo arrivati.≫. Kayla scese dalla moto:≪Grazie... Ci rivedremo?≫. ≪In questo periodo sto a casa dei
nostri genitori. Se vuoi...≫.
Kayla sorrise:≪Grazie
ancora, Aloh.≫.
≪Di niente, cuginetta. Ci vediamo!≫. Kayla lo guardò andare verso la
loro vecchia casa, ed entrò.
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Capitolo 16 *** Decisioni per il Futuro ***
capitolo 16
Capitolo 16
Decisioni per il futuro
≪Kayla,
Torn, ho indetto questa riunione un po’ per capire cosa stia succedendo nel
palazzo del barone. Perché non mi avete parlato degli esperimenti d’eco?≫. Kayla
abbassò la testa:≪Mi dispiace, signore... ma non ho pensato
che...≫. Samos sospirò:≪Non sei
ancora entrata nell’ordine d’idee che adesso sei una nostra spia. Posso
perdonartela se adesso mi dirai tutto quello che sai su questi esperimenti.≫.
Passarono un paio d’ore, quando Kayla ebbe finito, Samos rimuginava tra sé. ≪Allora...
Stanno utilizzando quelle persone, che muoiono, per avere armi umane...≫. ≪Sì,
signore, ma sono soltanto delle prove. Hanno messo in isolamento cinque persone
per creare le armi definitive. ≫. ≪Quindi, se andrà tutto bene, ci saranno cinque
mostri in circolazione?≫. ≪O cinque armi umane.≫. Samos
scosse la testa:≪Questa faccenda non mi piace per niente. Torn,
tu che hai da dire in proposito?≫. Torn si sedette su uno dei letti, pensando. ≪Kayla,
perché partecipi a questo massacro?≫, chiese soltanto. Gli occhi della ragazza si
riempirono di lacrime.≪I ... io... non posso più tornare indietro. Hanno
detto che... prenderanno Aloh... se mi rifiuto di...≫. Torn
si alzò, deponendole un braccio confortevole sulle spalle:≪Mi
dispiace...≫. Kayla si asciugò gli occhi:≪È colpa
mia, non dovevo farmi prendere da questo progetto.≫. Torn
aprì la bocca per dire qualcos’altro, ma Samos lo fece tacere. ≪Kayla,
apprezzo molto quello che stai facendo per noi, ma non è rischioso, per la tua
famiglia?≫. Kayla scosse la testa, decisa:≪Assolutamente
no. Io ho deciso di mantenere questo impegno, e desidero mantenere la mia
promessa, assolutamente.≫. Samos rimase un po’ spiazzato, di fronte alle
parole dure della ragazza, ma assentì. ≪Grazie, Kayla... Puoi pure andare...≫. Kayla
annuì, uscendo dai Bassifondi. ≪Quella ragazza ha una forza d’animo
stupefacente. Non sarà dura affidarle quella missione.≫. ≪Ma
perché, signore, proprio lei?≫. ≪Perché è l’unica che può avvicinarsi talmente
per portarla a termine. L’unico problema e decidere quando affidargliela...≫. ≪Sarebbe
meglio dopo gli esperimenti. Quando finiranno, sempre che finiranno bene,
potremo cominciare a lavorare sul nostro progetto.≫.
Quando la incontrò, aveva saputo
che Kairi era morta, e voleva buttarsi da un palazzo dopo essersi preso una
sbronza. Era poco più di una mocciosa, ma era energica e piena d’idee. “No,
scusa piccola, io devo andare a suicidarmi, adesso non posso proprio
ascoltarti” diceva il suo cervello, mentre la sua faccia guardava
qualcos’altro. Era carina. ≪Come
ti chiami, piccola?≫.
≪Io... Keira...≫. ≪Ah. Keira. E... che ci fai alla
“Città Rifugio”.≫.
≪Beh... è davvero interessante
come me lo hai chiesto... io... ecco...≫.
≪Vabbè, non importa. Keira. Lo
segue qualcosa, questo Keira?≫.
≪Io... mio padre si chiamava...
Samos...≫.
≪Ah... Keira Samos. E ce lo hai un
lavoro? O guadagni sullo scassare le scatole al prossimo?≫. Keira arrossì intimorita. ≪Io... sono una meccanica...
sapevo che Lei è un pilota, e volevo chiedere se aveva bisogno...≫. ≪Quanti anni porti su quelle
spalle? Dodici?≫.≪No, quattordici... Io...≫. ≪Va bene, sei grande abbastanza.
Perché mi dai del Lei? Mi fai sentire un vecchio babbione...≫. ≪Mi hanno... io...≫. ≪Ti hanno educata fin troppo bene,
a mio parere. E io che pensavo che i giovani sono tutti maleducati. E io lo so
bene, Keira. Le reclute, i novellini... sempre ad aspettare che schiatti. Per
fregarti il posto, andare in guerra e farsi ammazzare come un coniglio in
gabbia.≫.
Si alzò dallo sgabello, recuperando una maschera d’acciaio e mettendosela sul
capo. ≪Andiamo,
piccola. Vedrò cosa sai fare.≫.
Un anno e dieci mesi dopo.
Kayla era esasperata. Jak aveva
causato un’altra vittima, e non sapeva come farlo stare calmo. Ormai, si
aggirava per la cella come un leone in gabbia, incapace di stare fermo con le
mani in mano. Aveva ucciso tre guardie a mani nude, di quelle che gli portavano
il pranzo. E aveva mandato in ospedale il capitano Ruperttikjakmos, massacrato
di botte. Erano stati esperimenti lunghi e duri, con conoscenze superiori a
quelle da lei supportate, e dei cinque esperimenti, lui era l’unico
sopravissuto. Del giovane che aveva incontrato due anni prima non ne era
rimasto niente. Era cresciuto, tutti crescevano. Purtroppo, un leggero aumento
dell’aggressività non era considerato come un “cambiamento” dovuto all’Eco.
Chiunque, dopo aver passato due anni chiuso ingiustamente in una cella, sarebbe
diventato come lui. La avvisarono che quello del giorno dopo sarebbe stato
l’ultimo esperimento su Jak, poi lo avrebbero ucciso, se non dava segno di
cambiamenti rilevanti. Kayla dovette andare a dirglielo. Era l’unica persona
che non attaccava come un belva. ≪Ehi...
Jak... domani ci sarà l’ultimo esperimento.≫. Jak alzò la testa verso di lei,
i suoi occhi privi di luce. ≪Non
fare quella faccia. È stato già tanto tenerti un mese in più. Dovresti...
“pfui” ringraziare il barone, se ti ha dato questa possibilità. Vedi di non...
beh, cerca di fare qualcosa!≫.
Jak abbassò la testa, concentrandosi sulle piastrelle di ferro del muro. Era il
segno che la conversazione era finita. Con un sospiro di rabbia, Kayla uscì
dalla cella, incrociando Acheron. ≪Signorina...
Kayla... cosa...≫.
≪Domani è l’ultimo esperimento.
Dovevo avvertirlo.≫.
≪Oh... beh, allora, dovremo uscire
a festeggiare!≫.
≪Perché?≫. ≪Anche perché... Erol, ha vinto le
gare di classe 1. È un nuovo campione!≫.
Kayla sorrise tra sé. Aveva vinto. ≪Troveremo
il tempo. Adesso devo andare, c’è molto lavoro da fare.≫. E con un cenno di saluto,
superò il capitano andando dritta per la sua strada.
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Capitolo 17 *** L'ultimo esperimento ***
capitolo 17
Capitolo 17
L’ultimo esperimento.
Kayla non poteva partecipare. Il
barone l’aveva detto chiaro e tondo. ≪Durerà
tutto il giorno, e molto probabilmente non sarà un bello spettacolo. È solo per
il tuo bene. Hai servito al meglio le guardie, e puoi considerarlo come un
regalino da parte mia.≫.
Kayla, all’annuncio, fece un sospiro di sollievo. Al primo esperimento su Jak,
più di un anno prima, si era beccata maledizioni da parte di quegli innocenti
occhi blu, che adesso di innocente non avevano più nulla. Solo una grande
voglia di vendetta. O di morire. Kayla non sapeva leggergli negli occhi, non
era mai riuscita a capire cosa passasse nella testa di quel ragazzo. Che era
sempre un moccioso, per lei. Non era cresciuto tanto, in altezza, forse perché
era già abbastanza alto, in compenso aveva aumentato la massa muscolare, come i
segni di battaglia. Kayla ignorava le visitine che spesso Erol gli faceva per
sfogarsi di un qualche torto subito da parte di qualcuno a cui stava
particolarmente sulle scatole, non che non sapeva che ci fossero, semplicemente
lo lasciava fare. Da qualche tempo, ormai era intrattabile, e solo il suo nuovo
acquisto, una meccanica molto giovane ma molto in gamba, riusciva a farlo
sorridere, a volte quando era particolarmente di buon umore. Ma Kayla,
comunque, non si era arresa. Un giorno non lontano, sarebbe riuscita a fare
suoi quei meravigliosi occhi gialli. Sbadigliò, mentre si cambiava per tornare
a casa. Tra tagli, morti, ferite mutilanti e maternità, lei era rimasta una
delle poche guardie donna. Non che sentisse la mancanza di altre femmine. Aveva
continuato a frequentare solo i suoi “amici”, che femmine non lo erano, e stava
bene, da sola. Fuori dalla porta, c’erano delle persone che l’aspettavano. ≪Kayla! Ci hai messo un sacco di
tempo! Abbiamo prenotato in un locale...
sbrigati! Erol non deve saperne nulla!≫.
Kayla sorrise. Finalmente qualcosa per distrarsi.
La festa in onore di Erol e della
sua vittoria del campionato fu una cosa molto riservata, ma molto divertente.
Erol era talmente occupato con lavoro, corse e corse e lavoro che non si era
reso conto che anche qualcuno delle persone con cui era in buoni rapporti si
era accorto delle sue continue vittorie. Ne rimase piacevolmente colpito,
dedicando in cuor suo la vittoria a Kai. E trovò il tempo per presentare ai
suoi “amici” il suo meccanico:≪Lei
è Keira. Anche se ha solo sedici anni, è una grande meccanica! È stato grazie a
lei che ho vinto, fino ad arrivare ad adesso. Vi ringrazio, amici. E domani,
finalmente potremo festeggiare per la riuscita dell’ultimo esperimento.≫. Kayla lo fulminò con lo
sguardo. Non le piaceva che si parlasse di lavoro davanti ai civili. ≪Come fai ad essere così sicuro
che non sarà tutto un buco nell’acqua?≫.
Erol sorrise in direzione di Aloh:≪Perché
lo so. Il nostro amichetto vincerà. E avremo una fantastica arma.≫. Kayla trovò il momento per parlargli
in privato. ≪Quanto
sa? Degli esperimenti, intendo...≫.
≪Nulla di nulla. Sa solo che
lavoriamo a delle nuove armi. Punto. Ma perché sei così nervosa?≫. ≪Non mi piace, quella mocciosa...
ti tiene gli occhi troppo appiccicati addosso.≫. ≪È perché sono bello. Se tu non
fossi il mio luogotenente, staresti pure a tu a guardarmi ventiquattr’ore su
ventiquattro.≫.
“Come se non stessi già” il pensiero che venne a Kayla la fece arrossire. ≪Non è questo il punto... Ti rendi
conto che ha solo sedici anni? E tu nei hai già 25? Erol... stai attento, ti
prego.≫.
Erol non capiva cosa gli stava dicendo Kayla. Cosa centrava, adesso, la loro
età? Si voltò verso Keira, per capire, e guardò di nuovo Kayla. ≪Ma tu intendi dire che...≫. Kayla annuì. Con uno sbuffo
d’incredulità, Erol si portò le mani alla testa:≪No... non è assolutamente
possibile... ti sbagli, Kayla.≫.
≪Erol...≫. replicò lei. ≪Sono una donna. Io non sbaglio
mai, in queste faccende.≫.
Il giorno dopo, fu mandata in
missione vicino al tempio Precursor. Fu talmente intensa che non riuscì a
tornare se non dopo quasi una settimana. E quando tornò, sentì che il mondo
attorno a lei era cambiato. Per prima cosa, andò al quartier generale, ma non
trovò nessuno che le potesse spiegare cosa era successo durante l’ultimo
esperimento. Allora andò al Fronte di Liberazione nei bassifondi. Torn stava
parlando con qualcuno. Kayla scese piano le scale. Lo sconosciuto aveva una
voce sprezzante del pericolo, mentre la seconda voce l’aveva già sentita. ≪Adesso andate, e mi raccomando.≫. Kayla entrò nella stanza,
salutando, venendo accolta da sguardi spaventati. C’era un animale sul tavolo,
e... Jak? Che ci faceva Jak lì? Jak, dopo l’ultimo esperimento... del quale lei
non sapeva nulla. La guardava serio. Un’altra cosa fece stupire Kayla. Da
quando Jak parlava? A vederlo adesso, quel ragazzino cresciuto troppo in
fretta, metteva in Kayla un po’ di tenerezza. Ma Jak non era dello stesso
avviso.
≪Torn, non era nei patti che
dovessimo collaborare con degli... assassini...≫.
Assassina? Lei? Ma cosa stava succedendo? ≪Taci,
Jak. Non sei meno assassino di Kayla.≫. Kayla guardò Torn, stranita. ≪Ma...≫ ≪Beh, dato che era tanto grande,
perché non ha fatto nulla per cercare di liberarmi? Dopotutto, ero un
“ragazzino”, no?≫.
A quel punto, dovette dire la sua ≪Credi
che avrei potuto liberarti, con i miei colleghi dappertutto, e magari riuscire
a farla franca? Hai idea di quante volte ho implorato Erol di lasciarti andare?
Di quanto mi sono umiliata, di quanti sforzi... ho fatto? Potevi essere mio
fratello, o un mio cugino. Almeno, ho ritardato il più possibile gli
esperimenti su di te, e sai perché? Perché mi facevi pena. Eri solo soletto,
senza mamma né papà che venivano a trovarti, senza niente, neppure la voce per
gridare aiuto.≫.
Jak ascoltava, tremando di
rabbia. Non sopportava le umiliazioni, lui. E lei non sopportava
l’ingratitudine.
≪Prima di accusare qualcuno,
guardati in faccia.≫.
≪Io non avevo fatto nulla!≫. ≪Forse. Chi lo sa.≫. Gli occhi di Jak, il ragazzino troppo
cresciuto, andarono ad impiantarsi per terra. Ecco. L’animale, che per tutto il
tempo era stato zitto, cominciò a gridarle addosso. ≪Come puoi tu, far soffrire il mio
amico, senza poi pagarne le conseguenze? Anche se sei una donna, e che donna,
non la passerai liscia!≫.
≪Dax, taci.≫. Jak alzò la testa, negli occhi
qualcosa di lucido. ≪Non
ho... mai creduto che tu fossi crudele. Tu sei l’unica... dopo... Kairi...
che...≫.
Kayla sospirò di sopportazione. ≪Sei
un moccioso. Non devi fidarti delle persone, possono farti soffrire.≫. Voleva tempestarlo di domande,
perché parlava, perché era sopravissuto all’esperimento, cosa era successo
mentre lei non c’era, ma non era quello il momento. ≪Kayla, posso affidarti una
missione?≫.
Torn provvidenziale. ≪Certo,
cosa devo fare?≫.
≪Per favore, non intrometterti in
quello che deve fare Jak. Vi terrò separati, se è quello che vuoi.≫. ≪Va bene. Altro?≫. ≪Per ora no, continua pure con il
tuo lavoro.≫.
Kayla guardò un’ultima volta il ragazzo, ed uscì.
Altri giorni, altri nulla. Neanche
il barone più la badava. Era diventata una presenza inutile per l’esistenza
degli altri. E la cosa la opprimeva. ≪Non
ne posso più≫.
Si sfogava con Aloh.
Un giorno, venne chiamata dal
barone. Era da giorni che “vegetava” nelle guardie senza aver davvero nulla da
fare. Con un sospiro, andò verso l’ufficio. ≪ Numero 3309... abbiamo tenuto
conto della tua bravura, del fatto che non ti arrendi mai... e abbiamo deciso
di premiarti. Da oggi in poi, sarai il capitano delle pattuglie 27 e 27 bis.≫. Kayla impallidì. ≪ Si... signore? Non è Erol il
capitano...≫.
≪Erol diventerà il capitano di
tutte le guardie Krimzi. E siccome la pattuglia 27e 27/bis hanno bisogno di un
capitano, sei stata proposta te direttamente da lui. Congratulazioni, il tuo
luogotenente sarà il numero 4205, Feerd Ghin. Vi auguro un buon lavoro insieme≫.
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Capitolo 18 *** Diventare donna ***
capitolo 18
Capitolo 18
Diventare donna
Feerd era un bravo ragazzo,
almeno, lo sembrava. Aveva i lunghi capelli biondi leggermente mossi, e dei
profondi occhi neri. Era alquanto affascinante, e riservava sempre i suoi
sorrisi migliori al suo capitano. Era molto alto rispetto alla media,
terribilmente muscoloso. Era alquanto seguito dalle donne, ma a Kayla non
interessava, a lei piaceva Erol, da sempre. Praticamente, non aveva mai
guardato gli uomini come per interesse d’amicizia o di lavoro. ≪ Buon giorno, capitano!≫. Fu salutata sin dal primo
giorno da Ghin con uno di quei sorrisi che praticamente facevano svenire almeno
metà delle sue spasimanti. E Kayla sorrideva a sua volta. ≪Buon giorno, Feerd. Ti auguro una
buona giornata.≫.
Kayla non sapeva di essere bella.
Anzi, non le interessava neanche, ma i suoi occhi chiari avevano molte volte
fatto breccia in vari cuori, anche se lei era troppo occupata a lavorare, o a
studiare, o a lavorare ancora. Siccome era nata nel deserto, aveva i capelli di
un colore sul ramato, e la pelle leggermente brunita, mentre i suoi lineamenti
erano sempre pervasi di qualche ruga preoccupata o occupata, che se si fosse
tipo, rilassata, avrebbero infiammato molti animi.
Infatti, a Ghin piaceva Kayla.
Sin dalla prima volta che l’aveva vista, accanto ad Erol durante un discorso
ufficiale. Già allora il suo cuore aveva fatto tre balzi in avanti e qualcosa
si era gonfiato ai piani bassi. Una tipica bellezza da farti gonfiare. Aveva
ricercato la sua particolare bellezza nelle altre donne di Haven, ma nessuna
possedeva la “fierezza” senza voler accentuare la propria femminilità. Kayla
era un maschiaccio, ma senza volerlo. Era abituata a sedare risse, comandare, mangiare
in mensa e schivare le continue battaglie di cibo... Perfettamente come tutti
gli uomini delle guardie. Solo che Kayla non era un uomo, era una donna. E Feerd
sapeva che sarebbe stata sua.
Una cosa che Kayla amava erano le
armi. Le piaceva sparare, lucidare l’arma, montarla e smontarla, vedere le
elaborazioni, e sparare ancora. La faceva sentire viva, usare le armi da fuoco,
per questo, da quando era diventata capitano, passava ogni momento libero ad
allenarsi al poligono di tiro. Ghin la seguiva spesso, anche se quando lei non
c’era avrebbe dovuto badare alla pattuglia, per imparare i suoi ordini, i suoi
limiti, i suoi punti deboli... Di conoscerla.
Kayla non era mai stata una
chiacchierona, ma dopo essere stata tediata di domande sulla sua vita privata,
fu ben lieta di sfogare l’animo. Ghin era un ascoltatore deciso e simpatico,
non commentava quasi mai. Avrebbe fatto di tutto, pur di riuscire nel suo
intento, e Kayla gli piaceva davvero. Quindi, era anche una tortura piacevole,
ascoltare le secche parole del capitano della pattuglia 27 e 27/bis.
Ma alla domanda: ≪...e riguardo la vita
sentimentale, capitano? Ha un fidanzato?≫.
Si ritrovò la canna del fucile a pochi centimetri dal naso. ≪Gli affari miei, sono miei e
basta, 4205. Non voglio sentire altre domande riguardanti la mia vita...
sentimentale...≫.
Feerd sorrise tra sé. ≪Ha
qualche problema, capitano? Se vuole parlarne...≫. ≪Ho detto... Niente Domande.≫. Esclamò Kayla, voltandosi per
andare a rimettere a posto l’arma. Non avrebbe potuto trovarla più indifesa...
pensò tra sé Ghin, mentre le andava dietro, per poi, bloccandole un braccio
torcendoglielo dietro la schiena, la bloccò al muro. ≪Ghin! Che accidenti stai facendo?≫. ≪Mi perdoni... capitano... ma...
sa... nella mia... diciamo... vita sentimentale, c’è soltanto lei.≫.
Kayla si rifiutò di gridare né di
fare altro, anche se il divincolarsi avrebbe potuto darle una possibilità in
più. Di farsi più male... Anche se non avrebbe più potuto mettere piede nel suo
posto preferito. E capì, cosa voleva dire... “diventare donna”.
Non tornò a casa, quella sera.
Neanche la sera dopo. Andava al lavoro, poi andava a nascondersi nel luogo più
sicuro, dopo il poligono di tiro, per lei. Nei bassifondi. Li poteva restare
tranquilla... lì... non c’era nessuno
che la potesse disturbare. Lì, si sentiva a casa. Torn non le chiese nulla.
L’unica pecca era Jak, che andava avanti e indietro, ma che poteva farci? A
parte i languidi tentativi di Daxter di sedurla, e gli insulti mormorati a
bassa voce da parte del biondino, Kayla restava lì a revisionare documenti,
redigere rapporti... e a dormire e a mangiare. Sapeva che Torn aveva provato a
comunicare con Erol, ma era stato cacciato in malo modo, come un traditore.
E sarebbe stato il suo stesso
destino, se non teneva la bocca chiusa. Qualche volta, si ritrovò a rimuginare
su quello che le aveva fatto Feerd. Non era stato troppo doloroso.. ma... le
aveva fatto davvero schifo. Dopo quella volta, Ghin non la cercò più, anzi,
quasi la ignorava. Benissimo, non aveva bisogno di un qualcuno che la
ossessionasse. Era stata la sua prima volta. E ringraziò i Precursor, che pochi
giorni dopo... arrivò “la maledizione della luna”. Perché, rimanere incinta di
uno stupro sarebbe stato sì fastidioso, ma anche le avrebbe tolto mesi
importati per le guardie.
Sembrava che il mondo fosse in
declino. Forse le continue vittorie di Erol sulla pista, i suoi malesseri
passeggeri, il Barone che dava ordini di ogni genere (adesso era “trovare il
bambino”, che bambino poi?), era come se il peso della bilancia del destino
stesse facendo scivolare tutto verso il nulla. E il cuore le morì, quando
l’ordine di Praxis fu “catturare tutti i bambini”. Le sue cuginette non le
rivide più nessuno.
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Capitolo 19 *** Sorriso Tirato ***
Capitolo 19
Capitolo 19
Sorriso Tirato
≪Guarda dove vai, moccioso!≫. ≪C’ero prima io, vecchia strega!≫. ≪Tappo≫. ≪Stangona!≫ ≪Eco mostro!≫. ≪Guardia Krimzi!≫. Erano giorni che andavano
avanti così, Kayla e Jak. Torn non aveva idea delle rivalità tra di loro, ma
era stanchissimo di sentirli litigare per un nonnulla, e poi tirarsi dietro
insulti fino a raggiungere toni di voce acutissimi. Questa cosa doveva finire.
Lesse attentamente alcuni rapporti, per poi gridare. ≪Finitela voi due! Ho una
missione!≫.
Kayla si avvicino a lui, pronta. ≪La
affidi a me, comandate Torn. Sono pronta.≫.
≪Non fidarti di questa Rossa,
Torn... voglio andarci io...≫.
Torn li zittì, prima che si mettessero di nuovo a litigare. ≪La affiderò ad entrambi. Andrete
in missione insieme, così, spero, appianerete i vostri diverbi. Dovete andare
al tempio Precursor, c’è un’insolita invasione di Teste di metallo... e vorrei
che le faceste fuori. Vi do anche delle nuove armi, ma, per favore, non
lasciate che i vostri litigi interferiscano con la missione!≫.
samos trovò la sala riunioni
vuota, quando tornò dall’ultimo sopralluogo, a parte Torn, come sempre. ≪Li hai mandati in missione
insieme, quindi...≫
bofonchiò, leggendo il programma della missione. Torn si stava versando un
bicchiere d’acqua, annuendo lentamente. ≪
È l’ultima prova per Kayla, per capire se è... pronta per quella missione... Ho
cercato di parlare con Erol, ma è tutto inutile. Resterà per sempre devoto al
Barone... e il peggio è che ha scoperto la mia posizione, o per lo meno, ha
individuato un segnale... non c’è davvero più molto tempo. Gli ho detto che era
o con noi o contro di noi... e temo che toglierlo di mezzo sarà l’unica
soluzione.≫.
Il tempio Precursor era una
meraviglia. Una volta attraversato il portale che li conduceva lì, Kayla si
fermò ad osservare le torri color rame illuminate dal sole, i globi del tempo e
le macchine misteriose che lavoravano attorno ad esso. Lo sparo del ragazzo
accanto a lei la fece tornare coi piedi per terra, e lo seguì, saltando sulla
piattaforma mobile e scendendo con l’ascensore.
Dopo qualche decina di minuti che
camminavano in mezzo al verde e attraverso le rovine, Kayla non potè fare a
meno di sbuffare.
≪Sei sicuro di voler usare il
blaster? Credo che il gatling sia più adatto per questo tipo di missione... lo
so che puoi modificare il tuo morph, non fare quella faccia.≫
Jak alzò le spalle al suo
commento, facendo dei passi avanti. ≪Credo
di saper benissimo usare le mie armi senza che tu venga a farmi la predica.
Vero Dax?≫
Daxter si voltò per farle una
linguaccia, ma venne sbalzato via da Jak che sparava. Un colpo alla volta, con
quel dannato blaster che aveva pure un pessimo rinculo, Kayla gli diede subito
manforte, sparando velocemente e nascondendosi dietro ai muri e le pareti
rocciose per evitare i colpi delle teste di metallo. Una, due, tre... i mostri
cadevano, dissolvendosi e lasciando la loro gemma del teschio, delle quali Jak
faceva man bassa, sotto lo sguardo disgustato della guardia Krimzi.
Una volte terminata la battaglia,
ebbe modo di esprimere il suo disappunto.
≪Ma cosa fai, tappetto? Ti porti a
casa come souvenir quella roba? È... orribile anche per te!≫. Jak le fece il verso, finendo di
mettere nel borsello le “gemme”, senza più ascoltarla. Kayla sospirò l’ennesima
volta, appoggiandosi ad una parete di rame. ≪ Beh... qui penso che abbiamo
finito... Non ci resta che andare... ATTENTO!≫ Esclamò, sparando al mostro che
era saltato addosso a Jak, uccidendolo. Questo non perse la gemma, sotto
l’orrore della donna, e dopo aver massacrato quelle bestie, si rivolse a Jak,
che aveva uno squarcio nella spalla.
≪Oh no... oh no, resta con me Jak,
resta con me...≫.
Lo sollevò, portandolo sulle spalle, e corse verso il portale. Dovevano andare
da qualcuno, dovevano andare... ≪Daxter,
portami da Vin, forza!≫.
E Mentre il topo arancione guidava la sua moto, Kayla cercava di fermare
l’emorragia.
Arrivarono alla centrale
elettrica che erano in uno stato pietoso, Ma Vin, tra imprecazioni e strilletti,
si mise immediatamente ad aiutare Jak, lanciando per terra la maglia azzurra.
Anche se lei era la sua
carceriera quando il giovane biondo era in prigione, solo in quel momento si
rese conto di quello che il ragazzo aveva subito in due anni. Il suo petto nudo
era ricoperto di cicatrici... segni che lei conosceva. Quelli delle iniezioni
di eco... quelli delle botte da Erol... di tutti quanti i soprusi... si mise in
un angolo, nella zona dove Vin viveva, a lavare la casacca, e una volta pulita
ed asciutta, si mise a ricucirla. Immersa nel suo lavoro, fu raggiunta da Torn,
che voleva vedere come Jak stesse.
≪Daxter mi ha detto che lo hai
salvato. Era sotto la tua responsabilità... tu...≫. ≪La colpa è sua, Torn. È lui che
si è distratto a prendere quelle cose... e io non sono una baby sitter.≫. Torn non aggiunse altro, mentre
Kayla, una volta sistemata la giacca, la riportò al legittimo proprietario. Jak
era in piedi, pallido ma sembrava stesse bene. Le fece un mezzo sorriso.
≪Grazie per avermi aiutato.≫. E Kayla si ritrovò a tirare le
labbra, in un gesto che ormai le era venuto difficile. Gli aveva sorriso.
≪Prego tappo... ma non credo ci
sarà una prossima volta.≫.
E detto questo, uscì dalla centrale elettrica, diretta alla base del Mondo
sotterraneo per fare rapporto.
Samos e Torn erano molto seri e
concisi alle sue notizie, e dopo qualche momento, le dissero di sedersi.
≪Kayla... Tu sai che sei un membro
molto valoroso del nostro movimento, e che noi ormai ci fidiamo di te. Sappiamo
che quello di Jak è stato un incidente, e non preoccuparti, non ricapiterà, non
vi manderemo più in missione insieme, anche perché... dobbiamo affidarti... un
compito.≫.
Kayla li guardò entrambi, aspettando il resto del discorso. Quindi, Samos
continuò da dove Torn si era fermato. ≪Tu
sei ormai il capitano della pattuglia 27, hai valore agli occhi del Barone... e
sei molto amica di Erol, o lo sei stata... Per questo... questo compito è di
vitale importanza, capisci vero? Noi vogliamo... ≫. Non riusciva a continuare.
Allora, le passò un fascicolo. Kayla abbassò lo sguardo su di esso. Le si
strinse immediatamente il cuore, lo stomaco... ogni parte del corpo, e gli
occhi le si riempirono di lacrime.
≪ Non... ≫ ≪Non puoi respingerlo, il nostro è
un ordine...≫.
E quello fece ancora più male. Perché le avevano ordinato di uccidere Erol.
Fine capitolo
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Capitolo 20 *** Pausa di Riflessione ***
Capitolo 20
Capitolo 20
Pausa di riflessione
Quel giorno pioveva ad Haven
City. Gocce di pioggia scendevano e colpivano la polvere, gli abitanti, le
abitazioni, i veicoli, fitta, regolare, come una doccia di sollievo dopo lunghi
giorni.
Ad Haven City non spuntava quasi
mai il sole, come non pioveva quasi mai, la città era sempre perennemente
immersa nelle nubi, tanto che alcune persone non si ricordavano neppure come
fossero i raggi della loro stella. Questo ovviamente era dovuto alle fabbriche,
alle ciminiere, ai gas di scarico... al menefreghismo del barone che unica cosa
che gli interessava, ormai, era distruggere i suoi nemici e trovare l’erede di
Mar.
Kayla aveva chiesto una licenza,
l’aveva ottenuta, e si era messa a camminare in borghese per le strade della
città, evitando accuratamente la sua zona di nascita perché con la pioggia
sapeva fin troppo bene che le strade si
sarebbero ricoperte di fango e sarebbe stato impossibile camminarci a piedi.
La sua mente però era fissa verso
l’ordine datogli da Samos e Torn. Quel maledetto compito che non sapeva se
sarebbe mai riuscita a compiere. Le si rivoltava lo stomaco a pensarci, faceva
tre giravolte e poi si attorcigliava in un nodo talmente stretto che la
soffocava.
Erano già tre giorni che non
consumava nulla se non acqua, e passava il tempo solo a camminare per le
strade, e così fece fino a quando la pioggia non divenne davvero
insopportabile. Allora, giusto per non prendersi un raffreddore, anche se ormai
non le interessava stare bene o male, si riparò sotto un portico, apprezzando
la frescura dell’acqua sulla pelle chiara.
Cos’aveva sbagliato nella vita
per essere costretta ad eseguire un così brutale gesto nei confronti dell’uomo
che amava e che aveva sempre amato sin dal momento in cui era entrata in quella
maledetta città? Si passò le mani tra i capelli castani, passando poi le dita
sulle linee del tatuaggio che aveva in viso.
Doveva prendere una decisone,
tendere una trappola al capitano delle guardie Krimzi, e poi, massacrarlo senza
pietà. In questo modo le guardie sarebbero rimaste senza un capo, giusto in
tempo per il mondo sotterraneo di attaccare con tutte le forse a loro
disposizione il palazzo del Barone, e finalmente porre una fine alla sua
tirannia, proprio da quegli abitanti che lui riteneva formiche utili solo a
farsi schiacciare.
Questo era il piano di Samos e
Torn, semplice e complesso allo stesso tempo, perché avevano puntato tutto su
di lei, sul fatto che lei fosse una macchina a sangue freddo, sul fatto che
sembrava che lei non avesse sentimenti. Il suo distaccamento dalle persone dovuto
alla necessità di essere “tranquilla” per il bene della sua famiglia, le si era
ritorto contro. Ora tutti credevano che non lei si potesse innamorare, non
potesse provare dolore, non potesse avere pietà o tenerezza nei confronti di un
altro essere umano.
D’altronde, come poteva dar loro
torto, dal loro punto di vista era rimasta impassibile davanti a terribili
esperimenti nei confronti di innocenti, era rimasta impassibile di fronte alla
sofferenza di un ragazzino lontano da casa e dalla sua famiglia, doveva essere
per forza un mostro come... un mostro come il Barone. Delle lacrime scesero
dagli occhi della donna, rendendosi conto di quello che era, quello che aveva
fatto. Non era diversa da colui che aveva odiato per tutta la vita, Praxis.
Si asciugò le lacrime, stringendo
il pugno. Ora aveva capito. Avrebbe dimostrato a Torn e a Samos che avevano
ragione, che lei altro non era che un mostro freddo e senza cuore, incapace di
amare. Glielo avrebbe dimostrato, si sarebbe strappata il cuore dal petto e
avrebbe massacrato Erol, perché quello era il suo compito. Si stava preparando
a tornare sotto la pioggia, che udì una voce familiare, ma che non udiva da
tanto tempo che le parevano secoli.
≪Ma... Kayla... sei tu?≫. La donna Krimzi si voltò, e fece
il sorriso più grande che avesse mai potuto fare. Era Sophie! Era la sua
carissima Sophie, la sua amica, la sua collega...
≪Sophie! Cosa... che ci fai qui?≫. La giovane donna, non era
cambiata di una virgola in tutti quegli anni, si passò una mano fra i capelli,
sorridendole. ≪Io
ci vivo qui, proprio qui davanti... entra, ti prego, asciugati! Ti verrà un
terribile raffreddore se resti bagnata in quel modo... ≫. E la invitò ad entrare, la
spinse nel suo bagno e la costrinse a farsi una doccia calda.
Una volta pulita e riscaldata,
Kayla si mise i vestiti che le aveva prestato la sua amica, per poi andare in
salotto asciugandosi i capelli con un asciugamano.
≪Grazie.... credo che mi ci
volesse proprio...≫.
Ma quando rialzò lo sguardo, vide una bandiera con un simbolo che conosceva
bene. Il simbolo del mondo sotterraneo. Posò lo sguardo su Sophie, che stava
entrando nella stanza con un vassoio con una tazza fumante, e quando la ragazza
si rese conto cosa la guardia Krimzi avesse visto, si affrettò ad appoggiare il
vassoio su un tavolino, agitata.
≪Io... io posso spiegare, davvero!
Non...≫.
Kayla le sorrise. ≪Non
hai nulla di cui preoccuparti. Anche io faccio parte del Mondo sotterraneo.≫.
Sophie fece un visibilissimo
sospiro di sollievo, accasciandosi sul divano come se quella rivelazione le
avesse tolto ogni forza. I suoi occhi andarono sull’amica, e le sorrise. ≪Alla fine hai trovato un modo per
andare contro il Barone e non far del male alla tua famiglia... Torn avrebbe
dovuto dirmelo, accidenti!≫.
Kayla si sedette accanto a lei, alzando appena le spalle, dopo essersi presa
una delle tazze sul vassoio.
≪Penso che sia un modo per
proteggerci l’un l’altro, non puoi dire chi fa parte del movimento, se non lo
sai, giusto? Piuttosto... cosa fai adesso? Da quando non sei più nelle
guardie...≫.
Sophie si prese una tazza pure
lei, facendo uno sbuffetto, e iniziando a sorseggiare il liquido bollente. ≪Ma nulla di che, semplicemente
trasporto eco o soldi, dato che con il mio lavoro posso permettermi di
viaggiare in zoomer ovunque, solo una volta ho partecipato alla liberazione
degli schiavi Lurker, e non è andata troppo male... tu invece? Porti
informazioni? Sei una spia?≫.
Kayla strinse le labbra, a quella
domanda, e si appoggiò la tazza alla coscia, e decise di dirle le cose come
stavano.
≪All’inizio si, Sophie, all’inizio
si, dovevo... dovevo solo riportare informazioni, anche se a loro non bastavano
mai... ma adesso... mi hanno imposto una cosa che non so se riuscirò a fare...
lo so che devo, lo so che è... il mio compito perché io sono l’unica che possa
farlo ma... non voglio. Mi hanno detto che devo uccidere una persona...≫.
Sophie fissava il tavolino senza
vederlo, mordendosi un labbro pensierosa. ≪Sei una guardia Krimzi... sei
abituata ad uccidere... no? Non devi mica uccidere i tuoi genitori, vero?≫. Kayla scosse la testa,
tamburellando le dita sul manico della tazza, il liquido all’interno di essa
ormai freddo... e alla fine si decise.
≪Devo uccidere Erol. Sono l’unica
che può farlo perché sono l’unica vicino a lui, e una volta morto lui...
potrete insorgere. ≫.
A Sophie tremavano le mani, dal momento che Kayla le aveva rivelato il nome. Ma
scosse un poco la testa, guardandola seria.
≪Stai attenta, Kayla. Sicuro che
tu lo sai meglio di me, ma lui non è più il nostro coraggioso capitano. Ho
sentito storie... una peggio dell’altra. Quindi, ti prego.. fai attenzione.≫.
Una volta la pioggia finita, si
salutarono con un abbraccio. E Kayla tornò a camminare per le strade di Haven,
con nel cuore l’avvertimento della sua cara amica. Però, adesso sapeva in che
direzione doveva muoversi. E si sentiva più leggera.
Fine capitolo.
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Capitolo 21 *** La Vie en Rouge ***
Caitolo 21
Capitolo finale
La vie en Rouge
La vita andava avanti. Adesso che
Kayla aveva quell’obiettivo che le penzolava sugli occhi come se avesse portato
un paraocchi, tutto era circondato da una patina rossa. Il lavoro, le persone
che cercavano di ribellarsi, i prigionieri, le teste di metallo. Quelle
maledette teste di metallo che continuavano ad entrare nei pressi della città,
e che ogni volta alla pattuglia 27 toccava andare a respingere, perdendo uomini
ogni giorno.
Eppure, non era un problema per
il barone, non era un problema per Erol. Loro avevano la loro missione, le loro
cose... Però la città stava cedendo. Le mura costruite durante quella battaglia
non erano più resistenti come una volta, e il deserto avanzava.
Kayla, in tutto questo, stava
elaborando il suo piano. C’erano diverse opzioni su come bloccare il capitano in
un qualche posto buio e farlo fuori, però restava sempre la variabile “ce la
posso fare”?
Forse doveva chiedere aiuto a
qualcuno, organizzare una trappola, non fare tutto da sola, ma di chi poteva
fidarsi? No, era meglio agire da soli... poi la colpa sarebbe ricaduta
unicamente su di lei. Già troppe persone erano dentro a questa cosa... e Kayla non voleva tirarci dentro nessun
altro.
Era nel suo ufficio, quando sentì
bussare, e disse avanti, sempre concentrata sul suo pensiero fisso. ≪Ehi, cuginetta, sono secoli che
non ci vediamo!≫.
Aloh... Aloh era lì! Kayla gli andò subito incontro, abbracciandolo forte. ≪Aloh... cosa ci fai qui?≫. quello che un tempo era stato
un ragazzo sbarbato, ora era un uomo, grande e solido, grazie agli allenamenti
con le guardie Krimzi e le mille battaglie contro le teste di metallo.
≪Siamo venuti a darvi manforte
contro il prossimo attacco di quelle bestiacce. Noi ci combattiamo da sempre, e
sappiamo come fare. Voi siete sempre stati diretti alle retate...≫. e non volle sottolineare che
tipo di retate intendeva lui, anche se il pensiero fece tossire vagamente il
capitano donna.
≪Grazie, Aloh, davvero, stiamo
perdendo uomini a raffica... giusto la scorsa settimana ho dovuto sostituire il
mio secondo perché Feerd è rimasto ferito...≫. Anche se forse era stata un po’
colpa sua di quello, ma aveva visto l’occasione e la schiena di Feerd era a
portata di mano... Fece un sorriso imbarazzato, e in quel momento si quando si
sentì la sirena. Era il momento di andare.
Kayla ordinò agli uomini di
prepararsi e prese le sue armi, salendo sulla sua moto. Seguiti dalla pattuglia
di Aloh, arrivarono sul luogo dell’invasione, ed iniziarono a lavorare... Notò
solo con la coda dell’occhio che c’era pure Erol con una delle sue pattuglie,
ma non era importante, al momento dovevano sconfiggere le teste di metallo
prima che si insidiassero nel resto della città.
Fu una battaglia neanche troppo
lunga, e ad un certo punto, si ritrovò spalla contro spalla con lui, Erol. Le
ricordava tanto quel giorno della retata, dove lui aveva ucciso il padre di
Sophie per salvarla.
Quando le polveri si placarono, e
fecero la conta dei feriti... Per fortuna non avevano nessun caduto. Kayla non
sapeva se avrebbe resistito ad altre morti inutili. Erol le posò una mano sulla
spalla, solidale.
≪Ha fatto un ottimo lavoro,
Capitano 3309, mi permetta di offrirle il pranzo...≫. E che altro poteva fare Kayla
se non accettare?
Una volta all’Hip Hog Heaven
Saloon, la donna potè togliersi il casco dalle lenti rosse, che aveva
ricominciato a portare per nascondere le continue occhiaie, ormai non dormiva
che una o due ore per notte, e una volta messa a suo agio, ordinarono da
mangiare.
Consumarono il loro pasto in
silenzio, ascoltando la musica proveniente dall’alto parlante sopra di loro, e
una volta terminato, Erol insistette per pagare lui.
≪Non preoccuparti, Kayla, ormai
posso permettermi questo e altro… ≫.
E alla donna venne istintiva la domanda.
≪E… come puoi permettertelo se la
città sta morendo di fame?≫
Non era vero, però i bassifondi
morivano di fame. La gente che viveva nella zona allagata non aveva case ma
palafitte. La pioggia trasformava i bassifondi in un oceano di fango. Chi
viveva nella zona residenziale rischiava di trovarsi le teste di metallo in
casa. Tutta la città stava andando in rovina, e Erol diceva di potersi permettere
“questo e altro”. Con che stipendio quindi?
Kayla quasi non lo riceveva più lo stipendio, mangiando nella mensa e
con i vestiti di ordinanza e vivendo nell’alloggio da capitano, non ne aveva
bisogno.
Erol fece uno sbuffo alla sua
frase, alzando le spalle.
≪Non è propriamente affar mio di
come la città possa tenersi in piedi. E poi, non tutti muoiono di fame… - fece
accennando con la testa alla massa corporea del padrone del locale, Krew- però
spesso devolvo le mie vincite ai poveri. Che in questa città, sono tanto,
Kayla. ≫
Il capitano della pattuglia 27
annuì, seguendo il suo discorso. Nel frattempo, nella sua testa sapeva che non
avrebbe avuto un’occasione migliore di quella per abbattere il suo “nemico”,
doveva solamente trovare il momento e il luogo giusto per farlo.
≪Vogliamo fare una passeggiata?≫
Propose allora, con un lieve
sorriso mentre accennava a rimettersi il casco, ma Erol la fermò.
≪La passeggiata la faccio
volentieri, ma… non rimetterti il casco. Per favore. Preferisco guardarti negli
occhi, per quanto trovo gradevole lo specchiarmi…≫ ed accennò una risatina, seguito
a ruota da lei, conoscendo l’atteggiamento vanesio del suo ex-comandante. Però,
ai suoi occhi, non vi era per nessuna ragione al mondo essere più perfetto.
Camminarono brevemente per le vie
del porto, passarono avanti al poligono di tiro, e si addentrarono nella zona
residenziale. In silenzio, godendo unicamente l’uno la compagnia dell’altra. A Kayla
sembrava quasi di stare in un sogno… un eterea dimensione dove tutto era
possibile, pure il tempo sembrava rallentare, ma nel frattempo la sua mente
lavorava veloce, cercando un luogo dove compiere il suo “dovere”. Stava quasi
pensando di trascinarlo con una scusa ad ispezionare le fogne, ma non fu
necessario. Trovò la sua occasione in una testa di metallo che si aggirava sui
tetti, terrorizzando la gente. Mise mano alla pistola, e si mise a correre,
arrampicandosi quasi, e seguita da Erol.
Non era armata con qualcosa tipo
un fucile da cecchino, solo la solita pistola, ma fu più che abbastanza. Una
volta arrivati sul tetto, riuscirono a fare fuori la creatura, la cui gemma del
teschio schizzò fuori, e rimase lì, a roteare accanto al corpo che dopo qualche
attimo si dissolse in eco oscuro.
≪Giusto l’ideale per digerire, no
Kayla? ≫
Le chiese Erol, appoggiandole una mano sulla spalla, mezzo col fiatone per la
corsa su per le scale. E quella era l’occasione.
La donna gli afferrò il braccio
torcendolo e facendogli fare un giro, per poi buttarlo a terra, bloccandolo con
il suo peso. Doveva agire in fretta, doveva tirar fuori la pistola, mentre il comandante
sotto di lei si agitava e gridava. Una volta presa l’arma, Kayla fece il gesto
di puntargliela addosso, un colpo, forse due, e tutto sarebbe andato per il
meglio, avrebbero vinto il primo passo per la battaglia contro il barone,
finalmente le formiche che lui tanto disprezzava si sarebbero ribellate e…
Quegli occhi. Quegli occhi
gialli, terrorizzati, consapevoli del suo destino. Gli occhi dell’uomo che
amava, che mai avrebbe potuto avere. Esitò. Le cadde la pistola di mano.
Erol si divincolò dalla sua
stretta, e in un attimo la afferrò, e prima che Kayla se ne rendesse conto,
venne buttata nel vuoto.
Epilogo.
≪Torn, ehi Torn! ≫ Ashlein lo raggiunse davanti ad
una tomba, immobile.
≪ Ho appena visto la tomba di mio
padre, il piccolo ci ha messo accanto dei fiori… Di chi era questa?≫
≪Di una persona che ha combattuto
sempre e solo per la sua famiglia. È morta in un modo ignobile. Poverina. ≫ Ashlein si avvicinò per leggerne
il nome.
≪Kay… Kayla… Ma non era la ragazza
di Erol? ≫
≪No, quella era Kai. Che è morta
per gli esperimenti di Eco oscuro. Kayla era una ragazza in gamba… Mi spiace
immensamente per lei. Due giorni dopo l’incidente, è accaduta la gara dove Erol…
è finito contro i barili di Eco… No. Non mi dimenticherò mai di lei. Anche se
sono passati tanti anni, tante avventure…≫
Cinse la vita di sua moglie,
prese per mano il figlio, ed insieme uscirono dal cimitero.
Fine.
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