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Lista capitoli: Capitolo 1: *** As the morning sun begins to rise *** Capitolo 2: *** And we won't work this out *** Capitolo 3: *** ..." No, we're not gonna work this out tonight " ... *** Capitolo 4: *** " No we’re not gonna make this right... " *** Capitolo 5: *** “ So I’ll give her kiss and say goodbye” *** Capitolo 6: *** " Every single words been said " *** Capitolo 7: *** ..." Broke each other's hearts again"... *** Capitolo 8: *** ..." As the starlit sky begins to shine "... *** Capitolo 9: *** ... " We’re breaking down " ... *** Capitolo 10: *** ..."She screams out"... ***
Capitolo 1 *** As the morning sun begins to rise ***
" Di quelle che non dormi mai
Buonasera
a tutti! Mi chiamo Gaia e sono nuova della sezione, questa è una fanfic che ho
elaborato in parte nella mia gita con parenti a Roma, dove, tra l'altro è
ambientata.
Ok
prima di lasciarvi alla lettura volevo solo dirvi che non sono impazzita quando
ho messo alcune frasi in corsivo, solo che dovevo distinguere l'italiano della
protagonista dall'americano parlato da Jonas. Quindi non essendo ne capace, ne
volendo scrivere le parti in inglese, in inglese, ma volendo comunque
differenziare le lingue, ho pensato di scrivere le parti in lingua straniera in
corsivo.
Senza
ulteriori indugi vi auguro Buona Lettura.
....
" Voglio una vita che non è mai tardi
Di quelle che non dormi mai
Voglio una vita
La voglio piena di guai..."
[Vasco Rossi- "Vita spericolata"]
E' come essere ad un
concerto, una folla di persone che quasi non respiri,
urla, grida, pianti, risa,
amore, odio, amicizia e
tradimenti...
Ti fai spazio tra corpi di
sconosciuti ed amici,
sputi in faccia a chi ti ha
sempre aiutato e accetti la mano di chi non ha mai aiutato nessuno.
Ti lanci nel vuoto pur non
sapendo quello che ti aspetta e ti intimorisce ciò che fino al giorno prima era
una certezza.
Tutto questo fa parte di una
qualsiasi vita,
ogni individuo passa tutto
questo, ciò che ci rende unici e inimitabili,
speciali e allo stesso tempo
superflui
è la meta alla quale
aspiriamo e quella che riusciamo a raggiungere.
Perchè in fondo noi non
facciamo che correre verso qualcosa che ancora non abbiamo.
L'odore dell'asfalto bagnato e l'aria frizzantina
regnavano incontrastati quella mattina di fine Agosto, erano solo le sette e
Roma aveva visto la luce solo da poche ore quando Rebecca si trovavasu Ponte Sisto diretta al lavoro, con la sua
aria assonnata e la musica alta ad accompagnare il suo cammino.
Quel giorno avrebbe avuto un doppio turno al
ristorante e come se non bastasse, quella sera, doveva accompagnare Flavia,
amica psicopatica non che collega, al concerto del gruppo più idiota che lei
avesse mai sentito. Dalla parte opposta tre ragazzi dai vestiti appariscenti
stavano percorrendo lo stesso ponte, godendosi il sole mattutino e il panorama
che a quell'ora la città li offriva.
- nh...che botta, ma dove guardi quando
cammini, si può sapere?!-
- Scusa, ti sei fatta male?- Un ragazzo dai capelli
ricci con degli occhiali da sole "stravaganti" le stava tendendo la
mano. Becky lo squadrò da capo a piedi per poi fulminarlo con lo sguardo e
alzarsi con le proprie forze.
- Guarda dove cammini la prossima volta. - Raccolse
frettolosamente l'mp3 e la borsa che le erano caduti nell'impatto per poi
rivolgere un'ultima occhiata ai tre ragazzi stranieri e continuare sulla sua
strada con un po' di pazienza in meno e un livido in più.
- Ma è stata lei a venirmi addosso.-
- Nicky Nicky, addirittura ai
piedi ti cadono. - fu tutto quello che il ragazzo dai capelli mori riuscì a pronunciare
prima di unirsi al fratello maggiore in una risata che di precedenti ne aveva
visti pochi, tra un singhiozzo e l'altro si avviarono verso la macchina nera
che li stava aspettando alla fine del ponte, lasciando il più piccolo di loro
con un espressione tetra a fissare il vuoto davanti a lui.
La giornata cominciava proprio bene...
- Becky sei di nuovo in ritardo...-
- lo so, lo so mi metto il grembiule e
arrivo. -
Per quanto quel giorno non avesse voglia di
stare in quel luogo, di dare retta ai capricci dei turisti, di parlare inglese
o di sentire l'eccitazione di Flavia sulla serata che le attendeva, non avrebbe
mai potuto fare a meno di quel locale perchè, con tutti i suoi pro e contro, lì
si sentiva a casa.
Quel ristorantedove anche alle sette e trenta di mattina i pochi clienti
riuscivano a sfinirti, dove Emanuele un ragazzo di trent'anni dalla figura
slanciata e l'aria snob riusciva a mandarti in bestia con la sua sola presenza,
storcendo il naso ogni volta che entrava qualcuno che per lui non era alla sua
altezza. Dove Flavia, una ragazzina dai capelli color del grano faceva gli
occhioni dolci a qualunque bel ragazzo entrasse nel locale, accompagnato o
meno.
Quel luogo, dove per la prima volta si era
sentita accolta dieci anni prima, quando ancora bambina era entrata per
chiedere un po' d'acqua e qualche informazione per trovare la via di casa e
quel giorno Cesare, un omone dall'aria bonaria le aveva rivolto un sorriso e le
aveva offerto il pranzo, da allora quello era stato il suo rifugio, il suo
angolo segreto per estraniarsi da ogni problema.
Erano ormai le sei quando Rebecca finì di
lavare l'ultimo bicchiere della giornata, si diresse nel retro per cambiarsi,
tra uno sbadiglio e l'altro indossò i leggins con una gonna scozzese bianca e
nera e le sue scarpe da tennis, il rossetto e senza guardarsi nemmeno allo
specchio si apprestò a ritornare al bar per aspettare Tina che le avrebbe
portato la vespa per andare al concerto. Per ingannare il tempo prese uno dei
biglietti da visita del ristorante e incominciò a scarabbocchiarci dietro
sovrapensiero, neanche cinque minuti dopo la porta davanti a lei si aprì e un
turbine biondo le andò incontro saltandole in braccio.
- Ziaaaaaaaa...-
- Mia! così la soffochi!- Una ragazza minuta
dai boccoli biondi e gli occhi color del ghiaccio entrò nel locale, doveva
avere più o meno vent'anni, la bambina sentendola scese dalle braccia della
ragazza con uno "scusa mamma" e andò a sedersi su una sedia davanti
al bancone dove le fu dato un bicchierone di succo di frutta.
- Becky sei bellissima...-
- Grazie Tina, ti ho lasciato il mazzo di
chiavi nell'armadietto buona serata...- Prese il casco della vespa si mise in
tasca il biglietto da visita scarabocchiato e con un ultimo saluto a tutti si
diresse verso il motorino nella piazzetta antistante al ristorante.
Prima dei concerti era sempre teso, sentiva
l'adrenalina salire, fino ad offuscare ogni pensiero liberandogli la mente. La
musica era sempre stata la sua vita, da che si ricordava le note erano state le
sue amiche più intime, ora si trovava nel camerino insieme ai suoi fratelli per
la prova vestiti, ma avrebbe potuto avere addosso una tunica che non se ne
sarebbe accorto. Era mezz'ora buona che stava fissando il suo riflesso nello
specchio senza realmente vederlo, era come se il suo corpo e la su mente
fossero scollegati, pensava a tutto e a niente...
- Nick, Nicky, ohi ci sei?-
- Cosa?-
- E' tre volte che ti chiamo,
tutto bene?-
- Si stavo solo pensando.-
E quando hai due fratelli impiccioni la
risposta "stavo solo pensando" sembra nascondere sempre altri
significati, infatti, puntualmente Kevin Jonas uscì dalla montagna di vestiti
posti per terra al centro della stanza dando voce al pensiero che girava nella
mente di tutti...
- Alla Ragazza di stamattina?
Ti ha proprio colpito! In tutti i sensi. -
- Molto divertente, ho proprio
dei fratelli simpatici- l'allegro quadretto fu interrotto dal una ragazza
dai capelli castani che aprì la porta del camerino ricordandogli che da lì a
quattro minuti sarebbero saliti sul palco.
Quello fu il segnale che il momento per le
cavolate era finito, lo show stava per iniziare, non c'era più spazio per
ragazze o prese in giro, era incominciato il conto alla rovescia.
Le urla nella piazza, l'ultimo controllo
luci e le ultime prove del suono, persone dello staff che giravano come
impazzite dietro le quinte... 10, 9, 8, 7, 6, 5,...
Arrivò alla Piazza di Porta San Giovanni che
il sole aveva lasciato spazio al crepuscolo ormai da mezz'oretta, non sarebbe
mai riuscita a trovare Flavia in mezzo a tutta quella gente e mandarle un
messaggio sarebbe stato come buttare via i soldi, entrò dalla porta creata con
i pannelli di legno apposta per il "Grande" concerto e cercò un
angolo dove ci fosse stata abbastanza aria per vivere, non troppo rammaricata
nel trovarsi nelle ultime file. Almeno li ci sarebbe stato meno chiasso e
avrebbe potuto sentire la ' sua' di musica, speranza vana visto che dopo
neanche mezz'ora da quando era entrata si era ritrovata a mo' di sardina nelle
prime file, spinta da ragazzine urlati che sembravano possedute da chissà quale
demone.
Il fumo bianco e le prime note segnarono
l'inizio del concerto, e le grida sempre più forti diedero a Rebecca l'ennesima
conferma che quella sarebbe stata una di quelle serate da dimenticare.
Per tutta la prima ora del concerto fu
occupata a respingere gomitate, cosa vana perchè neanche al ristorante ne aveva
mai prese tante, ma questa volta non c'era neanche la scusante che fossero
tutti ubriachi, erano semplicemente pazzi. Persino mettere l'mp3 in tasca era
un'impresa impossibile, così si era ritrovata a tenerlo in mano e a cercare di
non pesarsi troppo sulla transenna su cui era stata schiacciata per non
perforarsi lo stomaco.
E poi, qualcosa cambiò... l'atmosfera mutò,
forse era la pioggia che offuscava i sensi, o l'improvviso silenzio della
folla, che sembrava ascoltare veramente per la prima volta, o forse le urla di
prima l'avevano talmente infastidita da darle allucinazioni uditive.
Fatto sta che per la prima volta quella
sera, a quel concerto, Rebecca posò lo sguardo su quel palco, e vide un ragazzo
che suonava il piano, non una rockstar giovane e piena di se.
Semplicemente un ragazzo intimorito che
sembrava infinitamente piccolo in confronto a tutto ciò che lo circondava, ma
quella voce, quello sguardo dimostrava anche quanto poteva essere forte pur
essendo fragile, quanto poteva essere coraggioso pur avendo paura.
Perchè, pur sembrando minuscolo su quel
palco, Nick Jonas regnava su tutto e tutti, ma più di tutto quel ragazzo non
era più il più piccolo dei tre fratelli Jonas era un semplice ragazzo che
donava ciò che aveva dentro a tutte le persone che lo stavano guardando,
sentendo, ascoltando, provando.
Perfino quella ragazza così determinata a
non ascoltare, a chiudere le porte in faccia a quella musica che aveva sempre
denigrato, non poteva fare a meno di essere rapita da quella magia che si era
creata. Di tenere il fiato sospeso per l'emozione, di sentirsi, almeno in
minima parte, come se stesse vivendo quel senso di liberazione che ti porta ad
urlare tutto il tuo dolore, le tue speranze perdute, il tuo senso di confusione
e vuoto, per farti sentire un po' più leggera e un po' più serena.
Ma come tutte le magie e tutti i sogni, si
finisce per ritornare alla realtà, a volte, come in questo caso, un po'
bruscamente, per non dire duramente. Perchè fu proprio l'asfalto freddo a
risvegliare Rebecca da quell'atmosfera surreale, quando ritornò alla realtà si
ritrovò con un ginocchio sbucciato e l'mp3 in frantumi, ma il meglio venne
subito dopo, quando un esercito di quindicenni urlanti, quasi la calpestarono,
per salire sul palco inseguite dal corpo d'ordine al completo.
Quella fu la famosa goccia che fece
traboccare il vaso, Becky prese l'mp3 distrutto e cercò una via d'uscita da
quell'inferno, prima se ne sarebbe andata e prima avrebbe messo fino a quella
giornata inverosimile.
Peccato per lei che l'unica via d'uscita
fosse di girare intorno al palco e andarsi a perdere tra corridoi pieni di
porte, probabilmente deserti solo perchè erano tutti impegnati nella riuscita
del concerto. Più tardi avrebbe trovato qualcuno a cui chiedere aiuto per
uscire, ora aveva bisogno di sedersi e fare qualcosa per il suo ginocchio che
aveva iniziato a bruciare. Aprì la prima porta che le capitò a tiro senza
nemmeno leggere la scritta, per fortuna era completamente vuota, o almeno non
c'era nessuno al suo interno, se non un grande numero di vestiti sparsi
ovunque, uno specchio illuminato e un divano nell'angolo. Lo stesso dove la
ragazza si sedette e presto cedette alla stanchezza addormentandosi.
Inchino, applausi, al centro del palco, la
piattaforma si abbassa e....fine.
Un altro concerto finisce, con qualche
intoppo, ma magico proprio per questo.
Stanchi e sudati, ma soddisfatti, se uno li
avesse guardati in quel momento era così che li avrebbe descritti. Tra abbracci
e strette di mano da parte di tutto lo staff i fratelli Jonas si avviarono al
loro camerino. Il primo ad entrare fu Kevin, che dopo un primo sguardo alla
stanza si fermò di colpo facendo sbattere Joe e Nick contro la sua schiena. Fu
proprio il più piccolo ad inveire per primo contro il maggiore:
- Kevin!che cavolo ti prende si
può sapere?-
- Già vuoi per caso rovinare il
mio naso perfetto?-
- Joe...-
- Tutti e due! Zitti! Guardate
lì-
Entrambi i fratelli seguirono l'indicazione del maggiore e tra i vestiti videro
una figura addormentata, rannicchiata in un angolo del divano, con i capelli
arruffati ed un buco nei vestiti all'altezza del ginocchio. Tutti e tre
pensarono dovesse essere una conseguenza dell'invasione delle fans sul palco di
quella sera.
Si avvicinarono con cautela alla ragazza per
non spaventarla ed evitare reazioni troppo violente o urla troppo assordanti, ma
quando Becky aprì i suoi occhi verdi, non iniziò ne ad urlare dall'eccitazione,
ne dallo spavento. Studiò la stanza e solo successivamente le figure dei
ragazzi davanti a lei, li scorse tutti e tre per fermarsi sul più piccolo,
sgranare gli occhi, ed assumere un espressione accigliata:
- TU!-
- TU!-
...
Fine
primo capitolo!!! Che è stato durissimo, ora perfavore lasciate un piccolo
commentino, per farmi contenta e soprattutto, per segnalarmi le cose che non
vanno o cose che vi sono particolarmente piaciute.
Ok, come avrete capito non aggiorno spesso, il problema è che trovo
difficile iniziare
Ok, come avrete capito non aggiorno
spesso, il problema è che trovo difficile iniziare.
Essendo i primi capitoli,
potrebbero risultare un po' noiosi: questo capitolo lo è particolarmente, ma mi
serve per introdurre i personaggi e farvi capire le varie relazioni. Dal
prossimo le cose si inizieranno un po' a smuovere.
"
Quando Il Mondo Che Volevi Migliore,
Ti Sorrise Col Suo Ghigno Peggiore.
Noi, Gente Che Spera
Cercando
Qualcosa Di Più,
In Fondo Alla Sera
Noi, Gente Che Passa E Che Va,
Cercando La
Felicità
Sopra Sta
Terra "
[Articolo31- "Gente che spera"]
O ti amano o ti odiano,
questo è ciò che fanno le
persone.
Tutti giudicano, ma nessuno
tenta di capire.
Niente viene imposto e chi
guarda,sceglie cosa vedere.
Può scegliere tra apparenza
e realtà.
L'una immediata, l'altra da
ricercare.
La prima facile da individuare,
la seconda difficile da
scoprire e comprendere.
L'acqua le accarezzava il corpo
sciogliendo la tensione accumulata durante il giorno, i capelli appiccicati al
viso, il suo respiro che si regolarizzava, la mente che ricordava gli
avvenimenti di quella sera...
Si doveva essere addormentata
perchè non riconosceva quella stanza. Ricordava la caduta, i corridoi tutti
uguali, il camerino e un divano morbido...
Capelli ricci occhi marroni,
tre ragazzi che era impossibile non conoscere e poi la consapevolezza
improvvisa...
Lo scontro della mattina, la
famigliarità della sua voce e quel fastidio dettato più dall'orgoglio che da
una vera irritazione per le sue azioni...
Spense l'acqua e il silenzio
tornò a regnare in quella casa, la calma propria delle ore notturne, irreale,
interrotta solo dalla litania di grilli proveniente dall'esterno e dai sospiri
pesanti e regolari di suo fratello nella stanza accanto. Quell'atmosfera che
lasciava spazio ai ricordi, adatta per rielaborare pensieri e a volte colpe, per
chiarirsi le idee e fare i conti con se stesso...
- TU!-
- TU!-
- E chi potevi essere se non un rockstar! Ma perchè tutte a me...-
Probabilmente non aveva capito nulla dell'ultima frase, ma poco importava.
La porta sbattuta e finalmente l'aria notturna, il cielo era nuovamente
sereno e trapuntato di stelle, il tragitto fino casa... il controllo della
situazione finalmente nelle sue mani, il vago senso di eccitazione per qualcosa
di nuovo, finalmente qualcosa a cui pensare, aveva per le mani una situazione
fuori dal comune su cui riflettere, arrovellarsi la mente in cerca del giusto
comportamento da tenere.
Un castello di carte costruito su illusioni e aspettative irreali, le
quali sarebbero cadute e l'avrebbero lasciata delusa, e la tristezza che
assopiva quel barlume di novità che l'aveva invasa per un istante.
Si guardò un ultima volta allo
specchio pettinandosi i capelli, guardò con occhio critico la propria camera,
sempre in disordine, fissò la foto di sua madre sul comodino...
"Dove sei?"
Avrebbe tanto voluto che lei
fosse lì, che la consigliasse su cosa fare, avrebbe voluto che ci fosse
semplicemente per raccontarle la sua giornata. Scosse leggermente la testa come
a scacciare quei pensieri, poi indossò una maglietta di suo fratello e si
infilò sotto le lenzuola, rabbrividendo al loro contatto.Ormai erano le tre di
notte e aveva solo quattro ore per riposare prima di andare al lavoro, avrebbe
preso un doppio caffè e un'altra giornata sarebbe trascorsa.
- Nick...Nick?-
- Sono qui Joe...- Dopo i
concerti succedeva spesso che si addormentassero insieme su un unico letto o
addirittura sul divano, si scambiavano le impressioni sulla serata e piano
piano crollavano esausti uno dopo l'altro, ma quella sera sembrava diversa,
Nick non riusciva a dormire, ripensava all'incontro con quella ragazza, o
meglio agli scontri avvenuti con lei quel giorno...
Rannicchiata su quel divano,
con i capelli arruffati e ancora umidi dalla pioggia, poteva quasi sembrare una
musa...una di quelle ragazze che vedi e di cui vorresti scrivere, ma nel
momento in cui aveva aperto gli occhi verdi, la sua espressione era passata da
smarrita, a sorpresa, ad arrabbiata. Con quell'espressione era impossibile non
riconoscerla, dopo l'esplosione, se ne era andata,quella ragazza alta poco più
di un metro e mezzo era energia pura...non c'erano altre parole per
descriverla.
- Ma che ho fatto ora?- E
come era successo durante il primo incontro-scontro i due fratelli maggiori si
misero a ridere...
- Ma che ore sono?-
- Le quattro del mattino...-
- Che fai alzato a
quest'ora?Non stai bene?- Solo in quel momento il più piccolo dei fratelli
Jonas si voltò verso il fratello, indossava la maglia che si era infilato dopo
la doccia ed era in boxer, probabilmente per il caldo... Si passo una mano sul
volto, nel tentativo di svegliarsi quel tanto che serviva per ascoltare il
fratello in caso di bisogno.
- Sto bene, non riuscivo a
dormire...-
- Il caldo?-
- Anche...- Un sorriso
assonnato illuminò il volto del maggiore, come se avesse capito gli altri motivi
che tenevano sveglio il più piccolo...
- Torna a dormire Nick,
domani ci dobbiamo alzare presto.-
- Abbiamo l'intervista per il
programma di mtv vero?-
- Si, rimettiti a letto.-
- Ti raggiungo tra un attimo.
- Sentì il frusciare delle lenzuola, segno che suo fratello si era steso e
probabilmente Morfeo lo aveva già ripreso con sè. Guardò un ultima volta il
paesaggio che li offriva la sua camera, quella città era così magica, aveva
quel qualcosa di unico ed indimenticabile...
Prima di uscire dalla stanza
diretto alla macchina, la sua attenzione fu attirata da un piccolo rettangolino
bianco che risaltava sulla moquet scura, era un biglietto da visita di un
ristorante, doveva averlo perso quella strana ragazza.
Non ebbe tempo di pensare ad
altro perchè venne richiamato dai suoi fratelli, così si infilò il biglietto in
tasca ed uscì dal camerino con l'intenzione di farsi una doccia e una bella
dormita...
Ma a quanto pareva, il suo corpo
non era d'accordo, era mezz'ora che stava davanti a quella finestra con la
brezza notturna ad accarezzargli il volto ed a scompigliargli i capelli. Si
rigirava quel bigliettino tra le mani leggendo e rileggendo l'indirizzo del
posto, osservando gli scarabocchi agli angoli...sorrise... li faceva anche lui
sugli spartiti quando si bloccava, scaricavano la tensione. Si diresse in
cucina deciso a farsi una tisana e a cercare di dormire almeno un paio d'ore
prima degli impegni lavorativi. Una dormita non poteva fargli che bene,
l'indomani avrebbe deciso come agire.
-La canonica, via della Paglia 6.- Il posto doveva essere quello,
semplice e grazioso, con i tavolini fuori e le lanterne appese sotto i gazebi
che riparavano i tavoli.
- Nick, allora hai deciso? un posto vale l'altro.-
- E' un'ora che camminiamo, ho fame!- e poi la vide, i capelli scuri
legati in una coda alta, un grembiule in vita e un blocknotes in mano per
prendere le ordinazioni.
- Qui.-
- Dio sia ringraziato, finalmente.- i tre ragazzi entrarono nel locale
e furono subito raggiunti da Emanuele che li fece accomodare in un tavolo
appena fuori dall'entrata del locale e porgendogli i menù se ne ritornò
all'interno del ristorante scontrandosi con Becky.
- Possibile che non guardi mai dove vai!-
- Ema rilassati che già mi girano per i fatti miei.-
- Insomma finitela voi due, Emanuele al bancone e Rebecca vai a servire
il tavolo5 sono appena arrivati, sono americani.-
- si, capo.-
- Si, Cesare.- Si incamminò verso il tavolo indicatole a testa bassa,
avrebbe dovuto prendersi un altro caffè se non voleva addormentarsi in piedi.
- Che cosa ordinate ragazzi.- Solo in quel momento alzò gli occhi e osservò i clienti e come la sera
prima, rimase allibita. -Siete una
persecuzione voi tre. Cosa volete?-
-Te.-Il mezzano sfoderò
uno dei suoi sorrisi più ammalianti, ma la ragazza al suo fianco non sembrava
della sua stesa idea.- Mi
dispiace, non sono sul menù. Ora se volete ordinare bene, se no torno dopo...-
- Scusa mio fratello, ma, a volte, dimentica l'educazione a casa. Io
prenderei della pasta al sugo e una birra media-
- Io una matriciana e una coca.-
- Ok, jonas1 pasta al sugo e birra media, jonas2 matriciana e coca e
tu?.-
- Nick...Nick!- Il più
piccolo sembrava ammaliato dalla ragazza, era in una sorta di stato catatonico
con occhi da pesce e bocca spalancata.
- Acqua.-
- Gasata o Naturale?-
- Gasata e del pesce spada ai ferri.-
- Backy, Samu al telefono dice che devi tornare a piedi perchè la vespa
si è fermata di nuovo...-
- Fantastico! Ci mancava,Flavia finisci tu e ricordati di respirare.-
- Perchè mi dici que...- Si
interruppe bruscamente quando si accorse di chi aveva davanti. Anche i sordi
avrebbero sentito l'urlo che lanciò pochi secondi dopo, davanti ai suoi idoli.
Erano le tre ormai quando i tre Jonas decisero che era ora di tornare a
casa, con un Nick alquanto affranto per non aver concluso niente si
incamminarono per le strette viette del quartiere romano, al primo tabaccaio
videro Becky che usciva con in mano un pacchetto di sigarette aperto di cui una
già tra le labbra pronta per essere accesa.
- Nick, noi andiamo a casa, mandiamo Bree a prenderti più tardi.- Ma il fratello non li stava già più
ascoltando intento a pensare a cosa avrebbe detto alla ragazza.
- Ciao-
- Ciao, che vuoi?-
- Solo parlarti.- La
ragazza gli passò a fianco senza neanche guardarlo, come se fosse invisibile,
per poi fermarsi pochi passi più avanti e fissare il ragazzo immobile davanti
al negozio.
- Che fai non vieni?- Dopo
un primo momento di incertezza la seguì, camminarono in silenzio lanciandosi
qualche occhiata ogni tanto, come se si stessero studiando a vicenda.
Era paradossale come Nick valutasse ogni suo pensiero scontato o
banale, lui il grande cantante che sapeva scrivere canzoni romantiche, non
riusciva a parlare davanti ad una ragazza normale. Questo era il problema, ai
suoi occhi lei non era una ragazza normale, non sapeva come comportarsi, forse
sarebbe stato più facile se avesse cominciato ad urlare alla sua vista, ma era
altrettanto vero che non avrebbe destato il suo interesse.
- Allora, com'è?-
- Com'è cosa?-
- Fare il cantante.- Era
come se si fosse sbloccato, l'iniziale insicurezza era sparita, iniziò a
parlare a ruota libera, interrotto raramente dalle battutine sarcastiche della
ragazza, si sentiva ascoltato veramente, si sentiva un ragazzo normale come non
si sentiva da tanto tempo, e questo era fantastico. Passò tutto il pomeriggio
in quel locale, seduto al tavolino a guardarla lavorare, a parlare con lei
durante le pause, e farsi sfottere per la sua timidezza o l'essere impacciato
nelle cose più semplici... Forse avrebbe scritto su quella giornata oppure se
la sarebbe tenuta per se, come un segreto prezioso. Si guardava intorno e per
la prima volta in quel tour si accorse di quanto frenetica fosse la sua vita,
quegli ultimi anni erano stati un sogno, la musica, i concerti, i dischi, ma
aveva bisogno di staccare, di ricercare un equilibrio che sentiva di aver
perso...solo per quel giorno aveva bisogno di sentirsi un ragazzo
"comune"
I could pick up all your tears
throw em in your backseat
leave without a second glance
somehow i'm to blame
for this never-ending racetrack you call life
- Alex... come-come...- La
rabbia e la delusione che opprimevano il petto, e poi c'era l'incredulità e il
tradimento. Loro che si baciavano...la perfetta armonia dei loro corpi che si univano,
la stessa che tra loro non c'era mai stata, perchè troppo diversi, perchè
troppo piccoli e inesperti o forse perchè il loro destino non era quello di
stare insieme.
-Noi, noi...-
-Tu- devi-stare-zitto!- Nei
suoi occhi la paura che a quel tempo non aveva visto, o forse l'aveva solo
fraintesa con la vergogna di essere stato scoperto, ma infondo come poteva non
succedere, lei così aggraziata e carismatica, con quegli occhi verdi enormi,
con quei capelli biondi e morbidi, lei così..così semplicemente Bella...
- Noi...ti prego Bree.-
- Sparite, tutti e due!
Tutti. Potevate avere tutti, una cosa vi avevo chiesto... non tra di voi. Non
la dovevi toccare, ma no...-
- Non è stata colpa nostra,
non puoi colpevolizzarci...-
- Dovete sparire...-
- Va bene, non staremo
insieme, io rinuncerò a lui.-
- e io a lei.- Mai parole
furono più sbagliate...
- Non ci provate, io non sarò
la cattiva della situazione. Non vi permetterò di darmi la colpa di tutto
questo un domani. Io non sarò la causa della vostra infelicità, non voglio
sapere niente.-
- Ti prego Bree.-
- Alex di a papà che starò da
Amanda stanotte.-
- Torna a casa Bree, ti
prego...- I passi sull'asfalto bagnato e quella passerella alle spalle, il
sapore delle lacrime sulle labbra, e le voci concitate degli invitati divenute
un brusio lontano, la fine di una giornata e Il sole che tramontava dietro gli
edifici, allora, come oggi...
turn right
into my arms
turn right
you won't be alone
you might
fall off this track sometimes
hope to see you on the finish line
- Breanna, devi andare a
prendere Nick.-
- Si Rob vado...- Ancora
tre settimane con loro, ancora tre settimane dei loro sorrisi, delle loro
canzoni, del loro mondo e poi sarebbe stata libera da quell'ambiente dove
regnava l'ipocrisia. Avrebbe chiuso un capitolo della sua storia, avrebbe
dovuto rinunciare a loro e questo la faceva soffrire, ma non poteva continuare
ad andare avanti così, aveva bisogno di qualcosa di nuovo, dove lei sarebbe
stata la protagonista e non qualcun'altro. Lei avrebbe deciso della propria
vita, una vita dove sbagliare, piangere, ridere, essere felice per lei stessa e
per nessun altro... una vita vera, dove gli amici erano amici e l'amore poteva
esistere senza di lui.
Attraversava il parcheggio della
villetta presa in affitto dalla famiglia Jonas per la sosta a Roma, l'ultima
tappa del tour Europeo di quell'anno. Il signor Jonas, aveva voluto dare
un'apparenza di stabilità ai suoi figli, così aveva deciso che sarebbero stati
fermi per un po' e lì avrebbero fatto tutte le interviste e le varie
apparizioni per poi tornare finalmente a casa.
Lei aveva preferito alloggiare
in Hotel con il resto dello staff, nonostante le insistenze della famiglia. Era
meglio così, più privacy, questa era stata la scusa, ma la realtà è che si
sentiva fuori luogo e che si doveva abituare alla lontananza.
- Bree...-
- Kevin... ho dimenticato
qualcosa?- Quegli occhi sinceri, puri e limpidi, così famigliari...
- Si, le chiavi della
macchina...-
- Che sbadata...- Una
linguaccia per dissimulare la vergogna e la tristezza di quel giorno, per
cercare di fargli capire la mancanza di qualcosa...di qualcuno.
- Tieni, e porta questa a
Nick, si è alzato il venuto.-
- Si, mamma.- Una presa
in giro che sanciva quel legame, la ripresa del cammino verso la macchina, la
famigliarità della sua voce...
- Bree...- del
contatto...
- Cosa?- del suo
abbraccio...
- Ti voglio bene...- una
lacrima a rigare la pelle diafana della ragazza, e due mani calde a raccogliere
quella tristezza, che lui aveva capito da subito, per la quale l'aveva seguita,
perchè per lei, lui ci sarebbe sempre stato e sempre avrebbe avuto un
abbraccio, una parola di conforto, nonostante le bugie, le omissioni, il
silenzio e la distanza.
driving all your friends
At a speed they cannot follow
soon you will be on your own
somehow i'm to blame
for this never-ending racetrack we call life
turn right
into my arms
turn right
you won't be alone
you might
fall off this track sometimes
hope to see you on the finish line
Erano le sette e di lì a poco sarebbe sopraggiunta la folla della sera,
tutti i locali stavano iniziando a posizionare le luci per la sera donando a
trastevere una aria magica. I primi artisti di strada cominciarono a popolare
le viuzze intorno a loro. Nick li guardò e sorrise: li ammirava, loro non erano
famosi e non avevano fans urlanti intorno, ma in loro c'era quella magia data
dalla passione, la stessa che a volte lui aveva paura di perdere. Alcune sere
si guardava allo specchio e non si riconosceva, forse aveva avuto troppo, forse
si stava perdendo e non riusciva ad accorgersene. Ma quella sera, tutta quella
giornata era stata diversa, aveva davanti una ragazza che neanche conosceva e
che già gli aveva fatto perdere la testa, la fissava in silenzio da cinque
minuti buoni:quegli occhi vispi e il viso accaldato dalla temperatura estiva e
dalla cucina dove aveva passato gran parte del pomeriggio, l'unica cosa che lo
disturbava era in fumo proveniente dalla sigaretta che teneva tra le labbra.
- Jonas la pianti di fissarmi?-
-Se sei troppo bella che ci posso fare.- Quella battuta sembrava così fuori dalle sue corde
- Sentilo il santarellino...- Gli si imporporarono le guance, ora lo riconosceva, questo era il
ragazzo con cui aveva passato tutta la giornata: a parlare, tra sguardi,
battute e a volte era riuscito persino a farla sorridere.
- Te lo do io un passaggio se ti va..-
- Nick... Nick dobbiamo andare.- Il più piccolo dei Jonas si voltò nella direzione della ragazza che lo
aveva chiamato, era carina: abbastanza alta, con corti capelli biondo cenere e
occhi celesti...
- Dovresti andare...sembra di fretta.- Si morse le labbra, sembrava un bambino colto in fragrante a rubare le
caramelle...
- Ma...-L'ansia nei suoi
occhi, mosse la ragazza a rassicurarlo
- Non importa troverò un passaggio.- Sollievo, anche se probabilmente non lo aveva convinto del tutto
"Attesa"...
- Nick...- Quella voce
sembrava una nota stonata, in una dolce canzone...
- Arrivo Bree...- La
fretta, e lo scambio di sguardi, apprensivo, frettoloso e poi incerto verso la
ragazza che gli stava di fronte. Era stato una notte intera a cercare il
coraggio per presentarsi lì ed ora?
- Sicura?-
- Si Jonas, sapevo come cavarmela anche prima del tuo arrivo...-Per la prima volta in tutta la giornata il
tono di Rebecca non suonava sarcastico, semplicemente velato d'ironia.
- Allora, Ciao.- Un primo
passo...
- Ciao Jonas.- Un secondo
e un terzo, poi un sorriso ad increspargli le labbra, un ultimo sguardo alle
sue spalle verso quella ragazza così fuori dal comune, e voltarsi di nuovo
verso la ragazza che lo stava aspettando, impaziente...
" normalità"
Da quanto non provava quella sensazione, " normalità",
l'aveva provata tutto il pomeriggio...Nick Jonas il ragazzo, niente Nick Jonas
il più piccolo dei famosi fratelli Jonas...
Ora si ritornava a sognare e se da una parte provava nostalgia verso la
vita che aveva vissuto prima di diventare famoso, dall'altra non poteva fare a
meno della sua vita attuale, la fama, i fans, ma soprattutto la musica...solo
che ogni tanto, era bello tornare ad essere solo un ragazzo comune.
Mentre si incamminava verso la macchina, diede un'ultima occhiata al
locale appena lasciato, e la vide uscire di corsa con in mano il suo casco. Si
fermò pochi metri più in là a parlare con un ragazzo e, dopo avergli tirato uno
schiaffo sulla nuca salire dietro di lui sul suo motorino.
Li vide prendere una piccola via a fianco al ristorante, per poi
sparire dalla sua visuale.
i did all i could
and i gave
everything
but you had to go your way
and that road was not for me
Rebecca aspettava che quel citofono suonasse, ormai era un'ora che lo
stava aspettando, l'orologio rintoccò, erano le dieci e lei era una povera
illusa, seduta su quel divano in attesa. Decise di scendere e andarsi a
prendere un gelato, aprì il portone e sentì quel rumore, quel motorino così
familiare, incontrò i suoi occhi azzurri ed ebbe la conferma che ancora una
volta lei era, e sarebbe sempre stata la seconda. Lei che era stata tutta la
sera ad aspettarlo, lei che aveva creduto per una volta che la favola avrebbe
potuto viverla anche lei.- Becca...Becca!!!Becca aspetta!!!- Lui le corse
dietro, ma lei non lo guardò continuò a camminare fino a che non iniziò a
correre...
- Becca...- La raggiunse, afferrò la sua mano e finalmente incontrò i
suoi occhi e vi lesse la sua delusione e la sua tristezza.
- Cosa vuoi?- Te, questo avrebbe dovuto dire, ma non era la realtà.
Perdonami, avrebbe potuto dirle questo, ma non lo fece. Si trovavano in mezzo
alla strada, ma nessuno dei due sembrava preoccuparsene, troppo impegnati a
cercare la verità che mai sarebbe stata detta a parole.
- Ho avuto un contrattempo...- Bugia, la prima di molte, lei non ci
credeva e lui lo sapeva. Sapeva che Rebecca era sveglia, lo era sempre stata ed
era per questo che l'aveva baciata la prima volta, lei era unica:Invadente e
testarda, presuntuosa a volte, acida per nascondere il suo essere dolce,
insicura e forte allo stesso tempo.
- Evidentemente non era così importante venire da me...- Si divincolò
dalla sua stretta, i suoi occhi si velarono di tristezza. Si voltò e prese a
camminare, " Dimmi che non è vero, dimmelo!" avrebbe voluto
urlarglielo, ma era troppo orgogliosa... Si fermò al suono della sua voce.
- Cazzo! Io voglio stare con te, la guardavo e pensavo solo a venire da
te!- Rabbia, verso se stesso, e una mezza verità. Tirò un pugno al muro alle
sue spalle e lei ebbe paura.
-Mi dispiace- Lei ci credette, voleva disperatamente crederci, lui era
il suo principe, l'aveva tanto aspettato. La prese fra le sue braccia e la
baciò, un bacio che sapeva di scuse, di promesse, di speranza. Perchè a parole
nessuno dei due era mai stato bravo...
- Gabriele...- si staccò quel tanto che bastava per guardarlo negli
occhi. -Dimmi...-Un sussurro -Io non divido...voglio essere l'unica.- Un
avvertimento, un' ultima possibilità, perchè infondo lei lo voleva, voleva
tutto questo, lo volevano entrambi.
- Tu sei l'unica.- Ed ecco la Bugia, perchè di questo si trattava,
anche se entrambi volevano disperatamente che fosse la verità.
Quella notte di fine estate Rebecca amò veramente per la prima volta,
con tutta se stessa, vivendo la sua favola...
so turn right
into my arms
turn right
you won't be alone
you might
fall off this track sometimes
hope to see you on the finish line.
Ok fine! :) Volevo solo
ringraziare tutti quelli che hanno letto e recensito il capitolo scorso.
Un'ultima cosa: alcuni di
voi potrebbero aver da ridire sulla definizione "Rockstars"
riguardante i Jonas, e io sono d'accordo con voi, perchè secondo me la loro
musica tende molto più al pop, ma i più non mi danno ragione quindi per
democrazia (dopo varie ricerche) ho lasciato rockstars.
Capitolo 3 *** ..." No, we're not gonna work this out tonight " ... ***
"It could be wrong, could be wrong
Ok, sono stata velocissima questa volta... il mare mi ha dato
molta ispirazione…
Questa volta non c’è il banner perché è ancora in
lavorazione, ma arriverà presto.
BUONA LETTURA
Baci baci J
…
"It could be wrong,
could be wrong This is under control
It could be wrong,
could be wrong It could never last It could be wrong, could be
wrong Must erase it fast It could be wrong, could be wrong But it
could’ve been right It could be wrong, could be"
[ Muse-
“Resistance”]
Resistere, per poco. Per
tanto.
Resistere, per lui. Per
lei.
Resistere, per se stessi. Per
altri.
Resistere, all'attrazione.
All'amore.
Resistere, alle lacrime. Ai
sorrisi.
Resistere, a tutto. A
niente.
Resistere alla vita.
Al mondo.
Hai un nuovo
messaggio: Beep “Bree, dove sei finita? È tutto il giorno che ti cerco…Kevin
muoviti!... Ora devo andare, ma chiama appena senti questo messaggio.”
Fine messaggio, non ci sono altri messaggi vocali, per riascoltare
pre-
Con un sospiro chiuse il cellulare e
lo gettò sul letto, il cielo era coperto di nubi nere, nell’aria il profumo
della pioggia imminente, un primo lampo seguito da un forte tuono illuminò
l’atmosfera. Bree rabbrividì leggermente, ma non chiuse la finestra al suo
fianco, rimase immobile ferma a guardare la pioggia che formava un piccolo
ruscello ai bordi della strada… Chiuse gli occhi, e la mente vagò fino ad
arrivare alla mattinata…
Era la cosa più bella
che avesse mai visto, la coronazione di tutti i suoisogni, la prospettiva di un futuro
appagante, di qualcosa di importante…
Le gambe le tremavano
dall’emozione mentre saliva quella scalinata di marmo.
Spinse le porte a
vetro dell’entrata, un lussuoso bancone di mogano regnava al centro della
stanza, una signora sui sesant’anni era intenta a limarsi le unghie mentre
sfogliava svogliatamente una rivista dalla copertina
patinata…
-Scusi?- La donna le fece segno di stare in
silenzio e rispose al telefono, dopo circa cinque minuti posò la cornetta e alzò
lo sguardo verso di lei.
-Come posso aiutarla?- Un inglese stentato
il suo, sorrise brevemente…
-Vorrei delle informazioni sui corsi e
fissare un incontro con il rettore…-
-Vada in segreteria. Segua il corridoio e
svolti a destra…-
-Grazie.- La signora si rimise a sfogliare
la rivista e lei si diresse nella direzione indicatale.
Due ore dopo uscì
dalla porta dalla quale era entrata con un sorriso sulle labbra e la
consapevolezza di aver trovato la sua strada,come una bambina iniziò a girare su
se stessa con le braccia aperte e il volto accarezzato dal vento, non si
preoccupò degli sguardi straniti dei passanti… Era felice, felice per se stessa,
come non lo era da molto tempo e se alla gente dava fastidio peggio per
loro.
Realtà…
Quel senso di euforia l’aveva abbandonata da quando aveva
sentito la sua voce, ora sentiva un nodo allo stomaco che non voleva andarsene,
come avrebbe fatto a dirglielo? Ma soprattutto come avrebbe fatto a fargli
capire che lei sarebbe stata felice solo senza di loro?...
Kevin…
Il cellulare iniziò a vibrare sul letto, Bree non se ne curò,
sul display un nome che da tempo non appariva…
Joe…
35minuti…Era esattamente il tempo che
ci aveva impiegato a decidere di presentarsi lì, ed ora si trovava davanti a
quella porta chiusa… l’attenzione catturata da un adesivo strappato a metà, di
cui si distingueva solo il bordino rosso.
Bree appoggiò le spalle al muro e si lasciò scivolare a
terra, chiuse gli occhi e rimase ad ascoltare il suono della chitarra
proveniente da quella stanza.
-Ehi! Tutto
bene?- Non aprì neanche gli occhi, sapeva fin troppo bene a chi apparteneva
quella voce. Non aveva voglia di parlare, non era a lui che doveva spiegare.
-Siamo loquaci
oggi.- Anche senza guardare era sicura che sul volto del ragazzo si era
dipinto un sorriso timido e degli occhi dolci.
Joe Jonas mosse la mano fino a sfiorare quella della ragazza
al suo fianco, che la scansò velocemente…
-Bree… ti
prego.-
-Me ne vado
Joe…-
“Confusione…”
Una smorfia che doveva essere un sorriso sul volto di lei e
confusione sul volto di lui. Gli occhi azzurri di Breanna divennero lucidi, si
alzò da terra ed entrò nella camera al suo fianco, chiudendosi la porta alle
spalle, appoggiandosi stancamente.
Kevin Jonas stava seduto sul suo letto suonando di tanto in
tanto qualche nota, non appena percepì la presenza della ragazza si fermò e
rimase a guardarla.
Incrociò il suo sguardo ed ebbe la certezza di essere
all’oscuro di qualcosa.
-Ciao…- Il
ragazzo non rispose, riprese semplicemente la sua occupazione precedente ed
aspettò che la ragazza proseguisse… lei si avvicinò al letto e si lasciò cadere
su quella superficie morbida, prese un respiro profondo…
-Kevin…- La
musica si fermò, la ragazza voltò lo sguardo verso di lui… lo osservò, le mani
strette in un pugno, il corpo rigido, lo sguardo ferito, senza lasciarla
proseguire iniziò a parlare…
-Ho parlato con
papà…- Lei impallidì, sudò freddo e lui prosegui… - Ha anticipato la data di rientro, per il 5
Settembre dovremmo essere in America.- Il tempo si era ridotto…
“Tic, Toc,… Tic, Toc,…”
Riprese a suonare senza
guardarla…
Come se non volesse farla parlare,
come se non volesse ascoltare quello che lei aveva da dire, come se volesse che
lei uscisse da lì.
-Bene… Forse è il
caso che vada si è fatto tardi.- Non gli avrebbe detto niente quel giorno, e
avrebbe rimandato… ancora una volta.
-Già… a domani
Bree.- La ragazza si alzò in piedi, lentamente, come se aspettasse solo di
essere fermata… ma questo non avvenne e la porta si richiuse nel più assoluto
silenzio.
Kevin si stava
dirigendo in cucina quando venne attirato dalla voce del padre in salotto,
parlava al telefono passeggiava avanti e indietro
nervosamente.
-Josh… si,… non ti
preoccupare…-
Bree…
- Bree sta bene, è andata a vedere
l’università…-
Università, studi,
Italia, lontananza…
Silenzio…
- Le è piaciuta, tra
pochi giorni avrà il colloquio.-
Il ragazzo si appoggiò
allo stipite della porta…
- Si…ok ci sentiamo
presto, di a Lara di non preoccuparsi, che la sua bambina è in buone
mani.-
Kevin si riscosse dai
suoi pensieri, ritornando alla realtà, dopo averla abbandonata per tutto il
resto della conversazione… salì le scale come uno zombie, gli era passata la
fame. Non si accorse nemmeno di aver colpito Nick passando, semplicemente arrivò
nella sua stanza e si sdraiò sul letto fissando il soffitto, tutto ad un tratto
era diventato qualcosa di estremamente interessante.
Bree uscì da casa Jonas accompagnata dalle note del maggiore
dei fratelli, lanciò un ultimo sguardo alla finestra della camera del ragazzo
per poi voltarsi e lasciarsi alle spalle quella giornata.
-Signor Jonas, ha
un momento?-
-Certo, dimmi
Bree…-
Era mezzogiorno quando con un grugnito che di femminile aveva
poco, Becky si ridestò dai suoi sogni. Sbadigliò sonoramente e si alzò dal
letto, il contatto con il pavimento, la fece rabbrividire, suo fratello doveva
aver dimenticato un' altra volta il condizionatore acceso.
Accese la radio e la voce roca dello speaker si diffuse nel
piccolo bagno, si spogliò anche dell'ultimo indumento ed entrò nella doccia. Il
getto d'acqua la risvegliò del tutto, liberandola dal torpore lasciatole dal
sonno.
- Ed ora:
Hold on dei Jonas Brothers .- Un sorriso le si dipinse sul volto,
sembrava una persecuzione. Una piacevole persecuzione per dire la verità, perchè
in fondo le piaceva avere quel ragazzo intorno. Era così puro, ingenuo, non
sembrava appartenere alla realtà, prima di lui non aveva mai incontrato una
persona del genere.
Le ultime note si propagarono nella stanza fino a spegnersi.
Finì di vestirsi e con i capelli bagnati arrivò in cucina dove trovò suo
fratello.
- Perchè sei vestito come un pinguino?- silenzio, lui che
abbassa lo sguardo...
- Samu...-
- Sono stato all'udienza di papà.-
We don’t have time
left to regret Hold on It will take more than common sense Hold
on Hold on Cause there’s more to life than just to live Hold
on
Lei si irridisce, ed improvvisamente i piatti sporchi della
sera prima diventano insopportabilmente fastidiosi. Inizia a lavarli
freneticamente, la più piccola macchia appare come qualcosa d'irrimediabilmente
irritante.
- Gli hanno accordato gli arresti domiciliari...- Le presa
che si rafforza sul bicchiere.- Uscirà tra una settimana.- il rumore fastidioso
creato dalle dita che scivolano sul vetro.
"Silenzio"
- Vuole vedere Mia...- No, tutto il suo corpo vorrebbe dirlo,
ma la voce sembra non voler uscire dalla sua gola.
- Vuole rivedere te,...- NO, tutta la sua anima, vorrebbe
urlarlo...
- Pensavo che magari potrebbe venire a stare qui, finchè non
trova un posto dove stare.-
"Affanno"
Non un'altra volta, non può....
Cause an empty room
can be so loud It’s too many tears to drown them out So hold on, hold
on Hold on, hold on
- NO!- il piatto che cade, si rompe in mille pezzi come la
realtà intorno a lei.
- Ma...- il sangue che cola sulla sua mano...
- NO!...- Il bruciore appena percettibile, perchè sovrastato
da un dolore più forte, dalla rabbia accecante...
"Tutto"
"si"
"Ripete"
- Becky...-
Ora basta! Basta stare in silenzio, basta abbassare la testa, basta fare
buon viso a cattivo gioco.
Becky che si alza, scappa, fugge...il respiro affannato, il
tremore delle gambe, gli occhi che vorrebbero piangere, ma non lo
faranno...perchè lei non piange, lei ha pianto solo una volta per lui e ha
giurato a se stessa che non lo avrebbe più fatto, nè per lui, nè per altri, né
per se stessa.
In sottofondo la porta sbattuta, Samuele si alza e raccoglie
i cocci del piatto che sono rimasti a terra, pulisce il sangue, di sua sorella,
che è gocciolato sul pavimento, ed improvvisamente sembra più vecchio della sua
età. Agisce meccanicamente come se avesse già fatto tante volte quelle azioni,
come se raccogliere e rimettere insieme fossero azioni che compie da tutta la
vita, perché infondo è così, quando lei soffre, lui è lì come appoggio, spalla,
amico, fratello.
Poi il boato, dalla camera di sua sorella, la musica che
irrompe in tutta la casa, l’unico sfogo per lei che tenta di essere forte, che
non versa lacrime e si distrugge dentro…
Seduta con le spalle appoggiate al letto, le gambe al petto,
lo sguardo fisso davanti a se per guardare la sua immagine, all’apparenza
impassibile, che si riflette nello specchio dinnanzi a lei…
Si alza di colpo, come se avesse uno spasmo, afferra il
casco, apre la porta e se la sbatte alle spalle, incurante di suo fratello che
tenta di parlarle, incurante della musica ancora accesa, proveniente dalla sua
camera, incurante del fatto che non dovrebbe guidare la vespa con così tanta
potenza, incurante di tutto.
Gli alberi ai suoi lati non sono altro che una macchia di
colore indistinta a causa della velocità a cui sta andando, o forse a causa
delle lacrime che le appannano la vista ma che lei non si permetterà di
versare.
Il vento che le da brividi in tutto il corpo a causa dei
vestiti leggeri, i clacson delle macchine imbottigliate nel traffico del primo
pomeriggio, le urla della signora che ha appena sfiorato, il ragazzo che le
fischia dietro la sua approvazione, tutti rumori e suoni che alle sue orecchie
non arrivano.
Solo la rabbia è in lei, solo quella furia accecante sembra
risvegliarla dal suo stato catatonico.
-Dov’è tuo padre
ragazzina?-
Già dov’è papa?
- Mio padre è morto
signore.-
- Mi
dispiace…-
- Anche a me.-
One single smile, a
helping hand Hold on It’s not that hard to be a friend Hold
on
Il rumore dell’acqua proveniente dal bagno era l’unico suono
udibile nella stanza, un paio di jeans e una maglia bianca erano appoggiati sul
letto ordinatamente.
Una chitarra giaceva appoggiata al comodino, sul quale era
posta una foto che ritraeva una bella donna e un ragazzino dagli occhi
vispi.
-Joe, spiegami
ancora una volta perché ci troviamo qui.-
-Per vedere
quella ragazza, dalle dimensioni di una pulce.- Il sole era alto nel cielo e
Trastevere era praticamente deserta, i pochi turisti che si vedevano in giro si
affrettavano a trovare un posto dove rifocillarsi e passare le ore più calde
della giornata.
-Questo
l’ho capito, ma perché?-
-Perché da
quando l’abbiamo incontrata cammini a mezzo metro da terra, hai continui sbalzi
di umore e non ti si sopporta più.-
Nicholas Jonas entrò nella sua stanza preceduto da una densa
nuvola di vapore, aveva un asciugamano legato intorno alla vita e indossava un
paio di ciabatte di gomma dal colore improponibile persino per lui. Rabbrividì
quando la brezza, proveniente dalla finestra aperta, lo colpì.
-Resta qui.-
-Joe ci
aspettano, non abbiamo tempo.- Ma il maggiore non l’aveva neppure ascoltato ed
era entrato nel ristorante. Tre ragazzine gli passarono a fianco e lo guardarono incuriosite, forse
indecise sulla sua identità.
-Ohi! Bell’addormentato mi
ascolti?-
-Scusa, dimmi?-
-La
biondina che ci ha servito ieri mi ha detto che oggi è il suo giorno libero, ma
stasera potrebbe essere ad una festa della quale ho preso l’indirizzo.
Intelligente è?!-
-Si, Joe.
Un Genio.-
Chiuse la finestra dopo un ultimo sguardo alla luna, iniziò a
vestirsi, per poi scendere al piano di sotto…
-Papà, Kevin, Joe? Io esco!-
nessuna risposta arrivò alle orecchie del ricciolino, arrivato davanti alla
cucina, vide il mezzano intento a prepararsi un panino canticchiando: auricolari
nelle orecchie e senape in mano. Scrisse qualcosa su un blocchetto e prendendo
la giacca si chiuse la porta alle spalle.
So don’t give up,
stand ‘til the end Hold on Cause there’s more to life
than just to live Hold on
“Stelle...”
Vorrebbe
essere una stella, solitaria, lontana nel cielo, che viene guardata,
ammirata, lodata...mai scalfita, toccata e violata.
Resta seduta sul bordo del marciapiede, davanti alla sua
vespa, Gabriele esce dal portone e la vede, così, con la testa tra le mani e
rannicchiata su se stessa.
-Becky- alza lo sguardo, e il ragazzo riesce a vedere i
suoi occhi, quella ragazza non gli è mai apparsa così fragile come in quel
momento, con il volto arrossato per il vento, lo sguardo triste e la bocca
dischiusa come a voler dire qualcosa.
Tenta di parlare, ma non emette
suono, non serve, lui ha già capito…
“Esserci…”
Di questo ha bisogno, una presenza
costante nella sua vita, qualcuno da cui andare quando ha bisogno, quando si
sente sola, o triste…
Qualcuno del quale si fida, che non
chieda spiegazioni, che l’ascolti, e lui non lo è… lei ne è consapevole, lui ne
ha la certezza, ma in quel momento nessuno ci fa caso…
“Particolari
insignificanti”
Cose trascurabili, in quel momento
tutto è secondario, niente è importante…
“Bugie…”
Ne è circondata da tutta una vita,
ormai ci ha fatto l’abitudine, allora perché non credere ancora una volta in
qualcosa di falso,irreale, non
vero?
Le prende la mano incrociando le
dita con le sue e l’attira a sé, se la stringe addosso anche quando lei urla,
quando si dimena… la rattiene fino a quando le forze non l’abbandonano e si
lascia andare stremata sul suo corpo, lasciandosi avvolgere dall’abbraccio caldo
del ragazzo, e finalmente porta le braccia intorno a quel corpo che conosce a
memoria, che molte notti è stato protagonista dei suoi sogni, che altrettante
volte è stato esplorato delle sue mani.
Le carezze sulla schiena, sembrano
una dolce ninna nanna per il corpo che si abbandona a quelle amorevoli cure, una
mano affondata tra i capelli e la bocca di Gabriele che posa baci leggeri sulle
palpebre, per poi proseguire il suo tragitto sulle guance, sul naso e all’angolo
della bocca.
-Portami via…-
-Dove?-
-Ovunque tu voglia…- Lui la guida sull’auto alla loro
destra, la segue in ogni suo movimento, si mette alla guida e accende il motore,
l’auto parte…
Attraversa il centro. Arriva sul
grande raccordo. Esce da Roma, percorre numerose vie alberate fino a che non si
ferma davanti ad un cancello imponente, che da su un cortile…
Cause an empty room can be so loud It’s too many
tears to drown them out So hold on, hold on Hold on, hold
on
Gabriele riprende possesso della sua mano e la guida
all’interno della casa, molte persone li salutano, ma loro non si fermano, si
fanno spazio tra i corpi che ballano, tra ragazzi ubriachi con in mano bicchieri
colorati, tra coppiette in atteggiamenti amorosi… e la sua mano è sempre lì a
stringere la sua, senza mai lasciarla, il suo corpo è sempre davanti al suo per
proteggerla, e allora si chiede se non ha fatto un errore ad allontanarsi, se
non ha fatto un errore a lasciarlo andare.
I pensieri vengono interrotti da abbracci e baci di persone
che una volta considerava amici, “Ciao” “Come va?” “ Da quanto tempo” “ Come mai
sei sparita?” tutte domande inutili, prive di interesse o di curiosità. Si sente
così fuori posto e le viene da ridere, perché quelle sono le stesse persone con
le quali è cresciuta, sono le stesse ragazze che avrebbero dovuto starle vicino
quandoil mondo le crollava
addosso, invece, le avevano voltato le spalle.
La voglia di piangere ritorna, forte, un groppo in gola la fa
vacillare tanto che deve sedersi per non cadere… e lui è lì a sorreggerla e
portarla all’aria aperta per farla stare bene.
Inizia a danzare, e il ragazzo segue i suoi movimenti, le sue
mani sui fianchi e il suo respiro sul collo…
When you love
someone, and they break your heart Don’t give up on love, have faith,
restart Just hold on, hold on Hold on, hold on
La musica nelle orecchie, l’alcool nel sangue e la mente
vuota, priva di qualsiasi pensiero, mani sconosciute sulla schiena, respiri
ansanti intorno a lei, parole lascive sussurrate alle orecchie…
Se si fosse guardata allo specchio, non avrebbe visto che
l’ombra di se stessa, spettinata, accaldata, con una bottiglia di vodka in una
mano e la sigaretta nell’altra mentre si dimena tra folla.
L’ennesimo ragazzo ubriaco si avvicina, le fa un complimento
e cerca di avvicinarsi, il suo fiato puzza di fumo, le dice qualcosa, ma lei non
lo ascolta.
-Prendo da bere…- e si allontana, in cerca di una faccia
conosciuta, la sbornia le sta passando, la testa le gira meno e l’euforia si
attenua lasciando spazio ad un leggero intontimento.
Qualcuno la colpisce, si volta e
sbatte le palpebre un paio di volte per accertarsi della realtà che vede, quasi
sicura che quello che si presenta davanti ai suoi occhi non sia un effetto
ritardato della sbronza.
Dalla porta a vetri della casa, esce un
ragazzo, castano con dei riccioli che Rebecca ha imparato a conoscere, gli occhi
scuri e l’aria spaesata. Una ragazza dai capelli fulvi gli si avvicina, Becky li
guarda e vede il ragazzo chiederle qualcosa, si avvicina per sentire meglio…
tenta di accarezzarlo e baciarlo, ma la sua audacia non sembra essere
apprezzata.
-Nick, sei venuto allora.- Il più giovane dei
Jonas sembra tirare un sospiro di sollievo alla vista della nuova arrivata, che
scansa malamente la rossa e lo abbraccia come se si conoscessero da una vita,
sul suo volto appare un leggero rossore segno di un misto di imbarazzo e
timidezza.
When it falls apart, and you’re
feeling lost all your hope is gone, don’t forget to Hold on Hold on
“Strano”
Il contatto tra di loro, le loro mani si sfiorano appena, i
loro occhi si scontrano…
- Cosa ci fai qui?-
la contentezza sul volto del ragazzo scompare per lasciare spazio ad un
espressione di stupore causato dal cambio d’umore improvviso della ragazza, si
ferma ad osservarla, ha una bottiglia vuota in mano e la guancie sono
imporporate leggermente.
- Jonas? Perché sei
qui?- Il ragazzo percepisce un leggero odore dolciastro…
- Sei ubriaca.-
Gli occhi della ragazza si illuminano di scherno.
- Molto
intuitivo.- Un sorriso affiora sul viso di entrambi, uno di quelli che non
arriveranno mai ad illuminare gli occhi perché privi di felicità.
“Confronto”
Tra personalità contrastanti, tra idee e comportamenti
differenti.
- Ti stai
divertendo?- Non ha bisogno di una risposta, la sa già.
- Da morire…-
Ironia, sembra che la ragazza conosciuta sul ponte stia tornando, il ragazzo
le prende la mano e la trascina in un angolo del giardino, su un divanetto
davanti alla piscina, lì la musica è meno forte.
“Giusto”
Nicholas Jonas in quel momento non sa cosa si può definire
corretto e cosa no, sa solo che la ragazza al suo fianco non gli è mai sembrata
così bella, e le sue labbra così invitanti.
Diminuisce la
distanza tra i loro volti, tanto che il respiro di Rebecca è percepibile sulle
sue labbra, Lei chiude gli occhi…
3centimetri… e
arriverà alle sue labbra
2…sentirà la loro
morbidezza
1… assaggeràil loro sapore
“Giusto…”
Vorrebbe tanto che lo fosse, ma non lo è… e non può
permettersi di macchiare quell’animo, di sporcare qualcosa di così eternamente
inviolato…
Apre gli occhi e la magia finisce…
- Fermo Jonas, non
possiamo...- Per un attimo vede la delusione in quegli occhi scuri…
- Perchè?- una
domanda, una richiesta, una supplica…
- Perchè non sono
fatta per te, tu non sei adatto al mio mondo, allontanati finchè puoi... va via
Nicholas.-Non ti voglio, Sarebbe
bastato dirgli questo, ma dove avrebbe trovato la forza di dirgli una bugia così
grande? Con tutta se stessa avrebbe voluto lasciarsi andare e baciare quelle
labbra, fregandosene delle conseguenze.Avrebbe tanto voluto sapere se quel ragazzo tanto buono, sarebbe riuscito a
migliorare qualcosa in quella sua vita tanto incasinata, ma non sarebbe stato né
giusto, né leale.
Cause an empty room
can be so loud It’s too many tears to drown them out So hold on, hold
on Hold on, hold on
“Fuga”
L’unica cosa che vorrebbe fare in quel momento è fuggire,
lontano da lui e da quello che potrebbe significare stargli accanto.
Volta le spalle e si dirige verso la folla, sente i suoi
passi alle spalle. Accelera, lui è sempre dietro, spinge, scansa i corpi della
gente che intralciano il suo cammino.
E’ buffo come ti ritrovi a pensare che infondo nessuna mela
cade mai lontano dall’albero… lei che aveva sempre rimproverato a suo padre il
fatto di essere codardo, che l’aveva sempre condannato perché davanti al
cambiamento sapeva solo scappare, stava facendo esattamente la stessa cosa.
E ad un tratto
si sente afferrare, la sua mano sul polso, immobile al centro della stanza con
la voglia di voltarsi per guardarlo.
Due occhi azzurri davanti a lei, due occhi scuri alle sue
spalle.
Una mano tesa verso di lei come a chiamarla, un’altra stretta
sul suo polso.
Decisione e Speranza.
Certezza e ignoto.
Routine e Cambiamento.
Gabriele e Nick.
“Scelta”
When you love someone, and they break your
heart Don’t give up on love, have faith, restart Just hold on, hold
on Hold on, hold on
Si può prendere una decisione seguendo la ragione o
l’impulso.
Rebecca si sentiva tra due fuochi, braccata.
L’aria sempre più rarefatta, il respiro sempre più pesante,
la scelta sempre più opprimente.
Si guardava intorno e non vedeva che il vuoto, le persone
intorno a loro erano come invisibili, il suoni risultavano ovattati, come se si
trovasse in una sorta di stanza insonorizzata.
Due paia di occhi a guardarla. Aspettativa, speranza,
attesa.
Due corpi ad accoglierla. Desiderio, voglia,
attrazione.
Un’uscita alle spalle. Libertà.
Fuga.
Il cuore sembrava uscirle da petto, chiude gli occhi.
Silenzio.
Una
stanza.
Solitudine.
Abbandono.
Cause an empty room can be so loud It’s too many
tears to drown them out So hold on, hold on Hold on, hold
on
-
Papà?-
-Dimmi Becky-
-Tu e la mamma resterete sempre
qui?-
-Certo amore. Sempre.-
- Me lo
prometti?-
- Te lo prometto
piccola.-
When you love
someone, and they break your heart Don’t give up on love, have faith,
restart Just hold on, hold on Hold on, hold on [ Jonas Brothers- "Hold
on" ]
...
Spero vi sia piaciuto e recensite perfavore, anche solo due
parole, ci tengo a sapere che ne pensate...
Capitolo 4 *** " No we’re not gonna make this right... " ***
"Ho visto un posto che mi piace,
Ciao a tutti!!! Questo capitolo
era pronto da un po’, ma avevo dimenticato la chiavetta al lago quindi ho
potuto postarlo solo oggi!!!
Bene dopo questa piccola
introduzione vi lascio alla lettura.
Baci Baci J
…
"Ho visto un
posto che mi piace,
si chiama mondo.
Ci cammino, lo
respiro,
la mia vita è
sempre intorno.
Più la guardo, più
la canto, più la incontro,
più lei mi spinge a
camminare,
come un gatto
vagabondo.
Ma questo è il
posto che mi piace
si chiama
mondo."
[ Cesare Cremonini,
Jovanotti - " Mondo"]
Nessuno ammette,
se non quando è troppo tardi.
Nessuno agisce, se
non costretto.
Nessuno vede, se
non obbligato.
Nessuno ha
coraggio, se non quando è oppresso.
Nessuno cammina,
se non quando è sicuro.
Nessuno ama
veramente, se non commette errori.
L’ odore delle frittelle invade dolcemente i sogni di
Rebecca, mentre una lenta e gradita tortura alla base del collo la riporta alla
realtà…
Gabriele continua a depositare baci leggeri fino a quando
non vede la ragazza aprire del tutto gli occhi.
- Buongiorno … - La risposta si perde nell’ennesimo bacio
che il ragazzo le posa sulle labbra zittendola.
- Ti ho portato la colazione e qualcosa per il mal di testa…
- un vassoio con ogni genere di cibaria e bevanda fa bella mostra di sè sul
comodino accanto al letto. Rebecca afferra una brioche e beve il caffè, per poi
prendere le due aspirine che il ragazzo le sta porgendo.
- Aspetta, Ti sei sporcata.- Le sue labbra cancellano le
tracce di cioccolato all’angolo della bocca e le sue mani si insinuano sotto la
canottiera.
I sensi di lei iniziano ad annebbiarsi e il corpo inizia a
sciogliersi, sotto il tocco esperto e familiare del ragazzo, risponde ai suoi
baci e alle sue carezze.
- mmhh…- Un sospiro di apprezzamento la fa tornare alla
realtà…
“ Lo stesso”
Di nuovo i suoi occhi, la sue mani, …
Di nuovo la sua incertezza, la sua insicurezza …
- Gabriele…- Un sussurro appena accennato, uno sprazzo di
razionalità nella lussuria.
- mmmh…- non si fermano, continuano a cercarsi…
- Aspetta…-Una
leggera decisione traspare nella voce di lei, ma il ragazzo non sembra averla
udita perché continua a corrompere il suo corpo con morsi leggeri…
- Fermo…- La coscienza irrompe nei suoi pensieri e il momento
magico si interrompe, Gabriele riprende il controllo e finalmente la guarda…
“ Decisione…”
Nel suo sguardo non c’è confusione, lui sa benissimo perché
si sono fermati e lei sa che manterrà la sua scelta almeno fino a quando non
avrà tempo di pensare e farsi attanagliare dai dubbi.
- E’ per il moretto di ieri sera?- Il volto di entrambi
impassibile, tutti e due pronti per un discorso che non dovrebbe essere neanche
fatto, perché loro non stanno insieme, non hanno più a che fare l’uno con
l’altro da molto tempo. Eppure si ritrovano in quella stanza l’uno di fronte
all’altro seduti sul letto, occhi negli occhi…
- No, è per me…- Un bacio irruente, un bacio che chiede e
non avrà…
Becky si scosta, si allontana da lui ed esce in terrazza,
rivolta verso il mare, guarda quell’immensa distesa d’acqua trovando conforto…
- Il tuo corpo mi vuole, tu mi vuoi…- Lui le afferra le
spalle, la fa voltare, ma questa volta Rebecca non si perde nell’azzurro, i
suoi occhi sono svegli, accesi, attenti.
- L’hai detto tu Gabriele, il mio corpo ti vuole, ma niente
di più. Non ti amo più. Non tollererei più la tua arroganza e il tuo egoismo.
Non sopporterei il fatto di dover stare dietro ai tuoi sbalzi d’umore , tanto
meno avrei la forza di lottare contro i tuoi fantasmi.- Gabriele avanza e lei
si ritrova imprigionata tra il suo corpo e la balaustra, ma non ha paura,
perché nonostante tutto lui non le farebbe mai del male, almeno non
fisicamente.
- Non dicevi così una volta, non mi è sembrato che il tempo
insieme fosse una tale pena per te.- Un sorriso triste…
- Non lo è stato, ma ero innamorata e avrei accettato tutto.
Tu hai voluto rovinare ogni cosa, tu mi hai lasciato, anche se a fartelo dire
sono stata io.
Non è per Nicholas che ti sto dicendo queste cose, lui non
centra, perché non sono innamorata o altro, si è carino, è dolce…-
“Consapevolezza…”
- Non è me…-Certezza…
- Già non è te, ho fatto le scelta sbagliata ieri, ho scelto
qualcosa che conoscevo, ho scelto il passato… Perché faceva meno paura, avrei
potuto andare via o ascoltare lui. Perché lo sai anche tu, se lui non fosse
stato lui, ma un qualsiasi altro sarebbe stato uguale. La scelta non era tra
lui e te, ma fra qualcosa di già vissuto e qualcosa di incerto, nuovo, dove
avrei affrontato altre cose, dove sarebbe stato diverso…avrei potuto combinare
qualcosa di bello, ma avrei anche potuto soffrire ed ho avuto paura, ho paura,
ma non farò lo stesso errore un'altra volta...- Le mani di Gabriele lasciano la
presa sulla balaustra e Rebecca è libera di andarsene, si alza in punta dei
piedi e gli sfiora la guancia con un bacio leggero…
- Torno a casa…- Quando si incontrano la mano del ragazzo
appare così grande, in confronto alla sua, piccola e sottile. – Ti accompagno…-
- No, prendo il primo pullman diretto a Roma, ciao Lele…-
- Ciao, Becca…- La porta della camera si chiude…
“ Futuro…”
" Ansia..."
C'è chi si fa prendere dall'ansia e si paralizza, chi
rimanda, chi l'affronta ed infine chi fa finta di niente...
Bree Stones non ha mai sopportato il senso di oppressione
che questo sentimento ti lascia, ma quel giorno sembrava che la sua vita avesse
ripreso il suo naturale corso, senza che i suoi segreti influissero sulla sua
serenità.
Chiunque fosse entrato in quel momento nella cucina di casa
Jonas avrebbe scorto un testa bionda oltre il frigo aperto.
- Hai bisogno di una
mano?- a quella voce la ragazza sobbalza mettendosi una mano sul cuore,
lasciando cadere la lattina di the.
- Signor Jonas, mi ha
fatto prendere un colpo.- Il volto dell' uomo si apre in un sorriso dolce.
- Mi dispiace
cara,come va?- Quell'uomo era sempre stato gentile con lei, era stato il
suo punto di riferimento in numerose occasioni.
Era stato lui a proporle di venire con loro in tour come
aiuto staff, ed era stato il primo a sapere della sua decisione, subito dopo i
suoi genitori.
- Bene, signore.
Grazie dell'opportunità che mi avete concesso. Visitare l'Italia è sempre stato
il mio sogno.- Gratitudine...
E' questo il sentimento che traspare dagli occhi di Bree...
- Figurati, per noi
sei sempre stata una di famiglia, e l'università?Ci sei andata?-
"Ansia"
Che ritorna a farsi sentire, e una muta richiesta da parte
dell'uomo che le sta dinanzi...
- Si, ieri ho sbrigato
le ultime faccende...-
"Diglielo"
- Senti, ho visto i
ragazzi un po' tesi ultimamente, perchè non prendete il suv e passate il
pomeriggio in spiaggia tutti insieme?- Una delle ultime occasioni per stare
insieme, per dire la verità e godersi gli ultimi momenti...
- Lo propongo ai
ragazzi, Grazie signor Jonas.-
Bree lascia la cucina e si dirige sulle scale, lasciandosi
alle spalle l'espressione a metà fra il preoccupato e l'orgoglioso del suo
interlocutore.
Mano a mano che sale gli scalini, la musica si fa più forte
e si riescono a distinguere le parole della canzone proveniente dalla stanza,
interrotte ogni tanto dalla voce di Nicholas che riprende i fratelli per la
loro scarsa concentrazione.
- Dai, Nick l'abbiamo
già provata, almeno un milione di volte...- la porta si apre e rivela la
figura di Bree con un sorriso divertito sulle labbra.
- Ragazzina, diglielo
tu che siamo perfetti...-
"
Ragazzina...", era da molto tempo che nessuno la chiamava così.
Lo stesso tempo che non incrociava i suoi occhi scuri, gli
stessi che in quel momento la stavano osservando.
- Non mettetemi in
mezzo...-
- Allontanati Joe, non
mi toccare!-
- Bree... aspetta!-
Distogli lo sguardo, Ti
prego...
Le voci concitate di Nick e Kevin spezzano l'atmosfera
riportando i due alla realtà, lo sguardo incatenato si scioglie e la
consapevolezza della lontananza che li separa li invade.
- ... Giornata al
mare...- piomba il silenzio, tre paia di occhi fissi su di lei in attesa di
una sua parola, di un suo sospiro, perchè loro sono pronti ad ascoltarla, lo
erano, lo sono, lo saranno...
"Due di
loro..."
- Passiamo il resto della
giornata al mare...- Stupore sul viso dei tre fratelli e poi un sorriso
d'assenso.
- Io, magari vi
raggiungo dopo...-
" Almeno due di
loro"
- Bene signorina Stones, allora l'aspettiamo ad Ottobre.-
- Ad Ottobre, Signore.-
Run,
run like you do, I'm chasing you
I'm on your tail, I'm gaining faster, you're going nowhere
Try
to fix what you've done, turn back the time
The night is gone and then we're falling faster now
"Me ne vado Joe."
Una figura solitaria corre sulla spiaggia, gli ultimi raggi
di sole che si riflettono sullo specchio d'acquasembrano farla risplendere.
Alcune goccioline d'acqua salata bagnano le scarpe di tela,
rendendo la stoffa leggermente più scura, la sabbia alzata dai suoi passi
arriva fino ai polpacci mischiandosi al sudore che ricopre tutto il corpo.
Quando alza lo sguardo un bagliore lo costringe a
socchiudere gli occhi, riportandolo alla realtà. Riprende coscienza del suo
corpo, iniziando a sentire le prime conseguenze dello sforzo fisico al quale si
è sottoposto.
Inizia a respirare profondamente, cercando di riprendere
fiato e riposare i muscoli che hanno preso a tremare, si siede accorgendosi di
aver perso la cognizione del tempo, del mondo, della realtà.
Si sfila la canottiera ormai fradicia gettandola alle sue
spalle.
Una ragazzina sui tredici anni lo stà osservando, in piedi,
a pochi metri da lui, indossa un cappellino con la visiera e una tuta da
ginnastica dal taglio maschile, ma quello che colpisce il giovane non sono gli
abiti, è lo sguardo, dal colore così famigliare ma con un lampo di sfida che
non vedeva da tanto... il contatto tra i loro occhi dura ancora per pochi
minuti, fino a quando la ragazzina non inizia ad avviarsi verso la riva
raggiungendo un grosso cane, che trotterellando al suo fianco si allontana
insieme a lei.
Una leggera brezza inizia a sfiorarlo, scuote la testa come
a voler scacciare qualsiasi cosa dalla sua mente, ora non vuole pensare a lei,
al tradimento, non vuole ricordare le sue lacrime, per un momento, un solo
attimo, un singolo istante vuole dimenticare tutti gli sbagli, fingendo di non
aver commesso errori.
Si alza incamminandosi verso il mare, immergendovisi
lentamente, provando sollievo ad ogni passo, rilassando i muscoli fino a
perdersi dentro quella distesa che l'accoglie come una dolce carezza.
Tutto il mondo circostante sembra scomparire lasciando solo
suoni attutiti, sfiora appena la superficie dell'acqua con le gambe e le
braccia distese, chiude gli occhi lasciandosi trasportare dall'acqua fino a
quando non sente la necessità di respirare...
E la mente ritorna a lei, con lei quel bisogno non c'era,
perchè lei rappresentava il suo ossigeno, la sua aria...
- Joe basta! Ti prego...-
Lei che si rotolasul letto dalle
risate, fino all'orlo delle lacrime, le sue mani sfiorano il suo corpo e i suoi
occhi ne accarezzano ogni forma.
- Ti amo-
- Anche io.-
1, 2, 3 Respira...
Ancora un po'...
4, 5, 6 Nuota...
- Cosa vedi?- Due ragazzi
riflessi nello specchio.
- Noi?- Opposti,
Uniti...
- Joe, noi siamo così
diversi.-
Un sorriso,il suo respiro
sul collo...
- Ma questa è la nostra
forza.-
7, 8, 9
Respira...
Sorridi, ancora un po'...
- Non voglio partire...-
Due figure su una panchina.
- Non fare il bambino.-
Uno sbuffo, lui che le prende la mano, baciandogliela...
- Sposami.- la guance di
lei che assumono quella tonalità rosata tipica dell'imbarazzo.
- Joe, non dire
stupidaggini.- le labbra fresche e umide combaciano alla perfezione...
- Voglio stare con te,
sempre.-
10...
Esce
dall'acqua, riprende il suo cammino... Le orme impresse sulla sabbia, vengono
cancellate dal mare, lasciando la riva intatta, pronta per un altro percorso...
" Non guardarti mai
indietro Jonas, vai sempre avanti."
You're pushing me away
Every lost word, every single thing you say
Pushing me away
You try to stop it now but it's all in me today
Pushing me away
If you really dont care just say it to my face
Pushing me away
You push push pushing me away
" Calamite"
Se qualcuno avesse visto tutta la loro storia da un
punto di vista esterno li avrebbe paragonati di sicuro a due magneti, di questo
Gabriele ne era certo.
Da quando si erano conosciuti era stato un costante
tira e molla, composto da silenzi, insicurezza e passione, perchè per quanto
avessero sbagliato, lui a suo modo l'aveva amata e tanto.
E adesso guardandola, non poteva non accorgersi
della sua bellezza e non poteva negare tutto il male che le aveva fatto, che si
erano fatti a vicenda.
Seduto su quella sedia incantato a guardarla, fisso
sulla sua figura a pochi metri di distanza...
- La stai consumando...- Marco, il tipico belloccio
senza cervello siede di fronte a lui con l'aria strafottente che l'ha sempre
contraddistinto.
- L'ho
già fatto, credimi...-Un espressione confusa si affaccia
sul suo volto...
- Come? Scusa?-
Scuote la testa, e sa che nonè il caso
di rispondere tanto non comprenderebbe, in fondo non capisce nemmeno lui... lei
ha lottato così tanto per loro e lui l'ha lasciata senza spiegazioni.
- Ehi! Gabry sei qui è tutto il giorno che ti cerco...- Una
ragazza mora, alta e slanciata gli si siede sulle gambe e gli tappa la bocca
con un bacio carico di passione.
Lui sorride ironicamente per poi rispondere con altrettanto
sentimento alle sue avance.
La risposta forse non è così difficile come crede, lui ha
sempre amato l' "amore", soprattutto farlo... ma ancora di più ama se
stesso e la sua libertà.
Rivolge un ultimo sguardo a Rebecca e per la prima volta in
quel pomeriggio lei ricambia, continua a fissarla, stringendosi addosso e
baciando la mora al suo fianco, ma senza spezzare il contatto visivo con Rebecca...
Solo a quel punto Becky ritorna all'interno del locale con il vassoio stracolmo
di bicchieri sporchi e nuove ordinazioni, un sorriso amaro sul volto e la
consapevolezza che una decisione giusta l'ha presa.
- Gabry, chi stai guardando?- Uno sguardo ammaliatore...
- Nessuno Piccola...- Si volta e dopo aver preso la mano
della ragazza al suo fianco, si dirige verso la sua moto salendoci sopra
portando la ragazza con sè.
" Il passato alle
spalle, il futuro di fronte a sè."
Stop!
Tell me the truth cause I'm so confused
Spinning round these walls are
falling down and I need
You, more than you know, I'm not letting go,
I'm getting close, so take my hand
And please just tell me why
" Luna"
Kevin Jonas si era sentito, molte volte, simile a quell'astro:
sempre presente, di notte con il suo splendore, di giorno nascosto, pronto a
palesarsi nella sua timidezza solo raramente. Bisognoso del suo opposto tanto
da esserne attirato anche a costo di invadere il suo spazio... romantico tanto
da sembrare malinconico.
La Luna, grande nel nascere, all'apparenza regina
del suo cielo, ma piccola nel momento in cui svela la fonte della sua luce, che
non si spegnerà mai, finchè il Solecontinuerà a vivere... e quando questo morirà, la sua luce si esaurirà come
la sua ragione di esistenza.
Due occhi verdi guardano il cielo, rivolgendo la
loro attenzione ad uno spicchietto bianco appena visibile oltre la sfera
infuocata del sole...
L'espressione concentrata, e il corpo in posizione
scomposta, sorretto dalle braccia tese oltre la schiena con le mani affondate
nella sabbia calda.
Un senso di calma invade il ragazzo, ed è come se
l'angoscia di quei due giorni scomparisse, lasciando solo silenzio... Poi la
fonte della sua tranquillità viene coperta da una nuvola costringendolo a
distogliere lo sguardo, e la vede... l'osservagiocare con suo fratello nella sabbia, rincorrerlo, fino ad inciampare e
finire lunga distesa nell'acqua per poi rialzarsi sulle sue gambe come ha fatto
tante volte nella sua vita...
... ed incontrare
il suo sguardo aprendosi in un dolce sorriso...
ed in quel momento Kevin Jonas capisce tutto quello
che fino a quel momento gli era sfuggito, comprende che essere offeso, cercare
di evitarla riduce solo il tempo che hanno da passare insieme, accorcia il poco
tempo che gli rimane per osservarla, accarezzarla, baciarla...
- Nick mettimi giù!
Subito, te ne pentirai lo giuro!- di vederla ridere...
- No, No, No! Non oserai!-
imbronciata...
- Aiuto Kevin! Salvami!-
Sempre e per
sempre...
Ritorna padrone di se e si dirige verso di loro per
vivere quel momento fino in fondo...
- Kevin vieni a vedere!-
Un incisionesul legno:
" Kevin e Bree
migliori amici, Sempre e Per Sempre."
You're pushing me away
Every lost word, every single thing you say
Pushing me away
You try to stop it now but it's all in me today
Pushing me away
If you really dont care just say it to my face
Pushing me away
Vedere le facce della gente che un minuto prima è pronta a
idolatrarti e il secondo dopo ad infangarti è qualcosa di sconcertante.
Ti costringe a stare sempre sull'attenti e probabilmente a
lungo andare diventa qualcosa di insopportabile, ma a lui non è mai successo,
perchè questo fardello è diviso in tre, Ora su quella spiaggia si trovano solo
in due...
"Due non
tre."
Nicholas Jonas è sempre stato timido, introverso e talvolta
remissivo, ma non stupido, non ottuso...
si porta una mano al viso cercando di ripararsi dal sole del
pomeriggio, osserva suo fratello e Bree ancora in acqua dopo la battaglia di
sabbia intrapresa poco prima, e sente la mancanza di qualcosa o meglio di
qualcuno.
"Joseph"
Da quando si ricorda, lui è sempre stato lì al loro fianco
ed ora non c'è, è fuggito da qualcosa che lui non sa spiegarsi perchè da circa
due settimane non è presente, Nick il fratellino sensibile è come svanito,
occupato a sentirsi tra le nuvole non si è accorto che le persone più
importanti della sua vita stanno male...
Nicholas Jonas è un grande idiota.
Il flusso di pensieri viene interrotto dal cambiamento
repentino della temperatura che lo costringe ad infilarsi la maglia urtando la
borsa al suo fianco che si rovescia malamente sull'asciugamano sul quale è
seduto, con uno sbuffo scocciato inizia a rinfilare disordinatamente tutto il
contenuto dentro la borsa, ma la sua attenzione viene catturata da un
cartoncino bianco che risalta sulla superficie scura e la sua mente ritorna
alla ragazza che da giorni non riesce a togliersi dalla testa.
Così sinuosa nel
muoversi, così a proprio agio in quel luogo a lui così estraneo,
le afferra il polso
con una decisione che non sapeva di avere, la ragazza di fronte a lui parla, ma
non capisce le sue parole riesce a fissare solo le sue labbra, i suoi occhi, le
sue mani come in trance...
e poi il tentativo di
baciarla, in un primo momento ricambiato e poi negato ed infine, la corsa tra i
corpi seguita dalla scelta: lei che si dirige verso il ragazzo con cui era
andata in moto quel pomeriggio, vede l'incertezza nei suoi occhi, come se non
sapesse cosa fare, le sue labbra torturate dai suoi morsi e la parola fine a
quell'attrazione... il sentirsi respinto da lei e il ritorno a casa.
Aprire la porta e non
trovare nessuno non l'aveva insospettito, si era diretto in camera sua e aveva
preso la sua chitarra iniziando a suonare, poi Joe era entrato senza il suo
solito sorriso e non gli aveva fatto domande sdraiandosi sul letto al suo
fianco, ma anche questo non gli era sembrato strano...
" Idiota..."
In quei giorni lo era stato, respingendo tutti: i suoi
fratelli, Bree... per poi essere respinto a sua volta, ma questo non doveva
succedere più.
Con uno scatto si alza, deciso a fare quello che ha smesso
di fare da un po' di giorni a quella parte...
" Fratello."
" Amico."
" Famiglia."
You push push pushing me away
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You push push pushing me away
You push push pushing me away
Quando
Joe Jonas entra nel parcheggio è ancora bagnato, i pantaloncini che gli
aderiscono alle gambe e le scarpe e la canottiera in mano. Mentre si dirige
verso la macchina viene investito da un grosso cane che lo fa finire a terra e
inizia a leccarlo.
- Ciao bello.- Dopo un attimo di smarrimento inizia
ad accarezzarlo...
- Paco qui! Paco!-
Il cane trotterella poco lontano mentre il ragazzo
alza lo sguardo rincontrando quegli occhi azzurri che poco prima gli avevano
fatto perdere un battito.
Riconosce la ragazzina della spiaggia con la sua
enorme tuta e le guance velate d'imbarazzo.
Come in precedenza la giovane ragazza si ferma a
guardarlo, ma questa volta Joe nota che in mano tiene un quaderno e una
penna... Si alza pulendosi i pantaloni dalla sabbia e dai sassolini...
- Vuoi un autografo?- La
ragazzina non sembra capire, ma poco dopo gli porge il quaderno e la penna.
- Nome?- Il rossore
sulle guance si accentua e riesce a farlo sorridere.
- Martina, è per una mia
amica.- il sorriso sul volto del ragazzo si allanga nel sentire la pronuncia
scolastica della bambina. Scarabocchia un: "con affetto Joe Jonas"
sul pezzo di carta e glielo restituisce dandole un bacio sulla guancia che fa
assumere al suo viso una tonalità simile ad un pomodoro maturo...
-
Martina, muoviti la mamma ci aspetta...- lanciando uno sguardo di fuoco al
fratello poco più in là, Martina si allontana di alcuni passi prima di essere
fermata dalla voce divertita di Joe.
- Ciao Martina, è stato un
piacere conoscerti.- comprendendo
la frase, i suoi occhi azzurri si illuminano e dopo un ultimo sorriso si
allontana felice...
-Ha i suoi
stessi occhi...- Non troppo sorpreso, il ragazzo si gira verso il
fratello maggiore.
- Come facevi a sapere che
ero qui?- Consapevole che lui lo avrebbe sempre trovato
anche se il suo desiderio era fuggire e sempre avrebbe rimesso a posto i suoi
casini, perchè un fratello maggiore lo fa.
Kevin Jonas lo fa.
- Magia...- Un
sorriso divertito in risposta all'espressione scocciata del fratello minore. - Ho riconosciuto la macchina...-
- Nicky e Bree?- Una
domanda pronunciata a fatica, perchè la sola consapevolezza che lei fosse nei
paraggi gli spezza il fiato.
- Stanno arrivando...
Ritorna con noi, la macchina la mandiamo a prendere.-
- Non è il caso, ci sono
in agguato i giornalisti e meglio portarla via ora...- Scuse...
- Joe va tutto bene?- Non lo sa
neanche lui come può rispondere?
- Kevin... Joe ci sei
anche tu.-" Bree" l'azzurro e
il marrone si mischiano per poi dividersi quando la ragazza distoglie lo
sguardo. - Dobbiamo andarcene ci sono i
paparazzi.- Silenzio, mentre i primi flash rischiarano l'atmosfera in lontananza.
- Vi seguo.- Kevin si
dirige alla macchina lasciando i due a guardarsi un ultima volta per poi
dividersi e dirigersi ognuno per la propria via.
- Joe, Bree seguitemi!-
- Posso venire anche io?-
Due occhioni color cioccolato si illuminano di aspettativa.
- No Nicky sei ancora
troppo piccolo!- Un Buffo broncio compare sul viso del bambino...
- Uffa però.-
You're pushing me away
Every lost word, every single thing you say
Pushing me away
You try to stop it now but it's all in me today
Pushing me away
If you really dont care just say it to my face
Pushing me away
You push push pushing me away
...
Bene,
spero vi sia piaciuto, ma soprattutto spero di aver fatto riprendere il filo
del racconto a chi l’avesse perso… Proprio per questo cercherò di essere più
lineare, ma comunque lo stampo della storia rimarrà sempre questo, perché mi
piace molto… quindi se ci sono persone che fanno fatica a seguire me lo
segnalino e nel qual caso fossero la maggioranza cercherò una soluzione.
Come
ultima cosa: GRAZIE A TUTTI PER LE RECENSIONI, continuate a commentare.
Capitolo 5 *** “ So I’ll give her kiss and say goodbye” ***
Bene, dopo
una lunga pausa eccomi qui… Questo non è proprio un capitol, ma potremmo definirlo un insert,
l’ho inserito nella storia perchè nel prossimo capitol
ci saranno dei riferimenti a questa “one-Shot”.
Non sarà l’ultimo, infatti, periodicamente ne farò
qualcuno al fine di chiarire e far conoscere personaggi o legami.
Ed ora buona lettura a tutti!
Baci Baci J
...
“ BECKY”
“ So I’ll give her kiss and say
goodbye”
“La casa, i vestiti,
la festa
ed il tuo sorriso trattenuto e dopo esploso
per volerti meno male,
ma non basta, non basta mai”
E’ come essere perennemente in una notte d'inverno, il cielo è nuvoloso e non ci sono nè stelle nè luna, ma nei pochi giorni in cui riesci a scorgerle...
ti sembrano la cosa più bella del mondo...
It’s hard to believe,
Where we are now. Your hand in mine, babe,
Feels right somehow.
But now it’s okay, (or Now just hold still,)
So don’t make a sound.
‘Cause it’s almost perfect, (or Just how this pain is worth,)
So, baby, Don’t you look down. (or So, baby
don’t you belong.)
In
quel periodo, tutto le appariva offuscato, la realtà nitida e monotona di prima
aveva smesso di esistere, lasciando spazio ad un mondo confuso dove le certezze
non sembravano trovare posto.
Rebecca
si trova davanti al portone di casa sua senza la voglia di aprirla, senza la
forza per vedere gli occhi delusi e lucidi di suo fratello dopo l’ennesima
litigata.
I
suoi piedi si muovono da soli, senza bisogno di comandi, anche perché non
avrebbe saputo indirizzarli.
Da
tempo che non avvertiva quella sensazione di smarrimento, come dopo una
sbronza: quando vedi i contorni di ogni cosa incerti e ti trovi smarrita in
quel limbo, dove tutto appare distante, percependo le voci e i suoni ovattati.
Nessuno
dei passeggeri della corriera sulla quale sale, fa caso a lei o al suo strano
comportamento. Si siede al primo posto libero che incontra, sentendosi stanca
come se avesse corso la maratona.
Sente
le palpebre sempre più pesanti, il vetro freddo dona un senso di sollievo alla sua
testa dolorante e il leggero e costante dondolio dell’autobus la culla in uno
stato di semi-incoscienza. Socchiude gli occhi per un momento fissando una
gocciolina d’acqua che si sfalda sul finestrino, si ritrova a sorridere
ironicamente, pensando a quanto si sente simile a lei: una persona incompleta che si è persa per strada.
Un
dosso preso a velocità elevata la fa sobbalzare…
Un attimo prima
la sua mano stretta sul polso e due occhi azzurri davanti, un attimo dopo
l’urto e la caduta tra le braccia di Gabriele...
- Hei!- tira le
labbra in un sorriso, si perde in quell’oceano che da sempre l’affascina,
mentre la consapevolezza della mancanza di quel tocco si fa strada in lei, lentamente,
come se il tempo fosse rallentato, volta il capo alle sue spalle e lo cerca tra
la folla, ma non riesce più ad intravvedere quei boccoli color cioccolato…
- Dove sei stata? Ti stavo
cercando…- un bacio a fior di labbra e il momentaneo offuscamento dei sensi…
- Gabriele…no…-
posa i palmi sul suo torace e l’allontana, si volta giusto per vedere Nick
chiudersi la porta alle spalle…
We’ve
had our past, leave that behind.
‘Cause none of it lasts, (or ‘Cause your love will last,)
All that we have is tonight. (or Longer that we have is too blind.)
‘Cause you’re not the only one,
Who’s ever felt this way.
Don’t let the world cave in,
Just tell me that you’ll stay.
Un
sospiro le sfugge dalle labbra, per un istante riprende il contatto con la
realtà i suoi occhi perdono quella patina che fino a quel momento li aveva ricoperti.
Nel
tentativo di distrarsi cerca qualcosa su cui concentrare la sua attenzione senza
riuscirci.
Un
altro sospiro, come se non riuscisse a respirare regolarmente, si sfiora lo
stomaco, cerca un peso che sente ma non c’è, ritornando a guardare fuori dal
finestrino focalizza il suo sguardo sulla sfera infuocata che si intravede tra
gli alberi, i raggi che filtrano attraverso le foglie le colpiscono il viso contrastando
con il pallore della pelle.
Come
se fosse ipnotizzata continua a fissare il sole, godendo del suo tepore fino a
sentire le gote calde ed arrossate.
-
Ehi, tesoro… che succede?- la sua mano
sulla spalla la fa voltare, e si perde nuovamente in quegli occhi velati di
desiderio. Le sue mani scorrono sul collo fino alle guance.
-
Sei calda, usciamo ti va?- Becky annuisce
e si lascia trascinare fuori sul terrazzo, le sue dita sono ferme e
rassicuranti.
Come se fosse
stata fino a quel momento in apnea ricomincia a respirare liberamente solo
quando arriva all’aperto. Chiude gli occhi godendo della brezza fresca sul
viso, I capelli vengono scompigliati leggermente dal vento, ma avverte subito
le mani del ragazzo sulla sua nuca.
Le dita di
Gabriele sono intrecciate nei filamenti scuri dei capelli di Rebecca che apre
gli occhi. I loro volti sono vicini, troppo vicini perché i loro corpi
rimangano indifferenti a quel contatto, le labbra si sfiorano, gli occhi sempre
aperti fissi in quelli dell’altro, si sfidano, come anche i loro corpi, si
sfiorano, si toccano. Le mani della ragazza artigliate sui fianchi del ragazzo,
avvicinano il suo corpo inconsapevolmente, scariche elettriche percorrono
l’atmosfera e la musica all’interno della casa sembra seguire il ritmo delle
loro azioni.
Now that the pain is done,
No need to be afraid. We
don’t have time to waste,
Just tell me that you’ll stay.
Beautiful, one of a kind.
You’re something special babe,
And you don’t even realize
That your my heart’s desire.
Improvvisamente
le mani sono sudate e il respiro irregolare, il corpo scosso dai brividi.
Piccole mani
artigliano la camicia del ragazzo, che le tortura la gola con caldi baci,
gemiti escono dalle sue labbra e si perdono nella brezza notturna…
Si
alza improvvisamente, come se qualcosa l’avesse infastidita, un brivido lungo
la schiena…
-
Grazie signorina.- una vecchietta piena di rughe con un ampio sorriso
contornato da un eccentrico rossetto la sta guardando. Un sorriso tirato appare
sul volto stanco di Rebecca…
Mani calde si
infiltrano sotto la canottiera leggera lasciando segni rossi sulla pelle nivea…
Un sospiro, un
altro e un altro ancora…
Uno
strattone la fa tonare alla realtà, un dolore sordo alla schiena…
La ringhiera
fredda a contatto con la pelle nuda la fa tremare e un indolenzimento alla base
della schiena gemere di dolore, ma le sue proteste durano poco, interrotte
dalle labbra lussuriose del ragazzo, slaccia febbrilmente la camicia e la
lascia cadere ai loro piedi insieme alla sua canottiera. Nessuno fa caso a
loro: tutti troppo ubriachi o intenti nella loro stessa attività…
“
Sempione, fermata Sempione”
La
voce gracchiante dell’altoparlante si insinua tra il flusso dei suoi pensieri,
la fiumana di gente la spinge e la trattiene allo stesso tempo. Si lascia
condurre dal loro percorso, sbattendo e scontrandosi spesso con i corpi, fa
cadere una borsa a terra ma non se ne cura, arriva allo scalino dell’entrata e
si ferma, un signore dall’aria severa si scontra con lei.
-Insomma,
signorina scende o no?- lo sguardo è spaesato.- S-si- la voce talmente flebile
che lei stessa stenta a credere di aver pronunciato quelle due lettere, poggia
un piede sull’asfalto e scendendo inciampa in una busta della spesa rischiando
di cadere…
Le loro gambe si
intrecciano, impedendo ai loro corpi di muoversi liberamente, salgono gli
scalini senza smettere di baciarsi, le labbra della ragazza assaporano la pelle
del collo, il lobo, mentre i mugugni di piacere di lui si confondono con la
musica della stanza sottostante.
Presi l’uno
nell’altro non si accorgono dell’ultimo gradino, troppo intenti a disseminare i
vestiti, non si curano della caduta imminente.
Le scale cozzano
contro la spina dorsale della ragazza, Gabriele sovrasta Rebecca con la
suafigura. Le prende un seno fra le
labbra, e le menti partono definitivamente per un pianeta lontano…
All I want and more. (or Always will be mine.)
I know you’re scared,
But I promise, babe,
I’m not who I was before. (or I’ll make us survive.)
‘Cause you’re not the only one,
Who’s ever felt this way.
Don’t let the world cave in,
Just tell me that you’ll stay.
Roma
a quell’ora sembra essersi risvegliata, il torpore della prima mattinata ha
lasciato il posto al fervore, ma Becky non sembra notarlo, cammina a testa alta
con i capelli in balia del vento, nessuno da fuori nota qualcosa di strano, ma
il suo sguardo è vuoto, le immagini della città e dei passanti scorrono davanti
ai suoi occhi senza esserne catturati.
-
Borse!- Si guarda intorno e si accorge di essere arrivata nella piazza del
mercato.
-
Ombrelli!- Un uomo basso e tarchiato le sorride porgendole una borsa rossa lucida
che sembra tanto fatta di plastica.
-
Signorina le fragole sono buonissime! Vuole un assaggio?- Becky si volta verso
l’anziana donna al suo fianco, ha un cestino di fragole in mano, le osserva…
-
Scusi, ma io…- fa un passo indietro e un altro, va a sbattere contro un
ragazzo.
- Stai attenta!-
-
Mi scusi!- Chiude gli occhi.
Il sapore di
cioccolato fondente le invade la bocca, l’odore delle fragole le annebbia
ancora di più i sensi. Schiude gli occhi e afferra una fragola rossa dal
cestino al suo fianco, l’affonda nel cioccolato e disegna le labbra di Gabriele,
lo bacia e assapora la sua dolcezza. Gli fa mordere quel frutto, mentre tortura i suoi
capelli.
- Becca…- Gabriele viene zittito dalle piccole mani della
ragazza.
- Shh… non
parlare ti prego…- lacrime invisibili le bagnano le guance, quelle lacrime che
non versa, e come se lo avesse capito Gabriele ne disegna i tratti con piccoli
baci.
La luna filtra dalle
tende di lino alle finestre, illumina la loro pelle perlacea, disegna il
contorno dei loro corpi che sembrano uno solo.
Come se fosse
una spettatrice invadente viene coperta dalle nuvole, lasciando la loro
intimità agli amanti…
Now that the pain is done,
No need to be afraid. Just tell me that you’ll stay.
‘Cause you’re not the only one,
Who’s ever felt this way.
Don’t let the world cave in,
Just tell me that you’ll stay.
“ Art academy of Roma, 25
Agosto 2010 ospita Jonas Brothers”
Un
cartellone pubblicitario che invade la facciata di un piccolo magazzino cattura
la sua attenzione, si ferma ed è come se un'illuminazione la colpisse, inizia a
correre, un sorriso le illumina il volto questa volta sul serio.
Finisce
in una pozzanghera, ricordo della pioggia mattutina e batte i piedi sentendosi
una bambina. Non si cura del fango che le sporca i pantaloni, ride felice e si
ritrova a guardare un grande portone in legno, entra nell’atrio riprendendo il
controllo di sé. Un uomo dall’abito scuro la fissa con disapprovazione vedendo
i suoi abiti, un sorriso timido le sfiora le labbra e si avvia nel corridoio
seguendo la musica.
Una
grande porta è socchiusa davanti ai suoi occhi, la luce le impedisce di vedere
le figure al suo interno, ma la voce le arriva chiara e forte.
“Lui…”
I
suoi riccioli e quegli occhi timidi, non parla come i suoi fratelli, non sorride
ma a quanto sembra non è facile che lo faccia. Lo fissa e pensa che forse una
possibilità per conoscerlo non le dispiacerebbe, peccato che lei l’abbia
mandata a farsi fottere per due occhi azzurri e una faccia da schiaffi.
Li
ascolta cantare, non sono poi tanto male, si ferma ad ascoltare e
improvvisamente si sente soffocare, un senso di nausea la invade. Le ultime
parole del preside della scuola e la conferenza si conclude dopo un applauso
scrosciante…
Improvvisamente
non le sembra più una buona idea Rimanere lì, si volta sperando che nessuno l’abbia
vista e scappa, come ha sempre fatto.
Now that the pain is done,
no need to be afraid.
We don’t have time to waste,
Just tell me that you’ll stay.
- Scusate, devo andare
da una persona…-
Occhi
marroni, dolci, passionali, intraprendenti lasciano la stanza correndo dietro a
una piccola ragazza.
Tell me, tell me you’ll stay.
No, tell me.
Tell me that you’ll stay.
[ Nick Jonas - "Stay"]
E non vuoi nessun
errore
però vuoi vivere
perché chi non vive lascia
il segno del più grande errore.
[ Tiziano Ferro- “ Scivoli
di nuovo” ]
…
Spero vi sia piaciuto, recensite ;)!!!
Ovviamente grazie a tutti per le recensioni e anche
per avere soltanto letto!!!
Capitolo 6 *** " Every single words been said " ***
“ Ho perso molte cose
Per sentirmi libera
Ho perso
Per sentirmi libera
Ho perso
Per sentirmi libera.
Ho perso un treno per l’inverno
Ripasserà
Ma io non ci sarò lì ad aspettarlo
Perché vado altrove…”
[ Laura Bono – “Ho
perso” ]
Le parole sono come pugnali,
hanno un peso,
una forma…
Possono far male,
possono essere affilate,
come dolci e gentili…
a seconda di come le usi si imprimono nella memoria,
ma in ogni caso s’incidono
come marchi di fuoco nei ricordi…
“
Congratulazioni signorina Stones, è con piacere che le comunico ufficialmente
che è stata accettata all’Accademia Italiana Arte Modae Design… inallegato,…”
Cammina,
corre… ricorda… Quelle poche righe in quell’email danno un senso a tutto. Fanno
male e chiariscono ogni cosa.
Non
vuole crederci, non può pensare che l’abbia preso in giro per tutto questo
tempo…
- Kevin sei tu?-
il disordine regna sovrano in quella camera, vestiti dovunque e musica ad alto
volume l’hanno accolto, quando è entrato.
Una figura minuta
esce dal bagno solo con un accappatoio addosso, gli sorride stampandogli un
bacio sulla guancia…
Cammina
svelto sul marciapiede con la testa china e i pugni serrati….
Dal bagno si
sente il rumore del phon, l’attenzione di Kevin cade su alcune brochure
colorate che fuoriescono dai vestiti sparsi sul letto…
- Bree perché
hai delle brochure dell’università di moda di Roma?- dal bagno proviene un
forte rumore.
Stupido,
stupido, come è stato stupido… ha bevuto ogni bugia, ogni singola menzogna…
- Hei tutto
bene?- cocci rotti a terra, mentre lo spazzolino e il dentrificio giacciono
scomposti ai bordi del lavandino.
- Si, mi è
scivolato di mano il bicchiere.- Un sorriso falso accompagna la menzogna.
Un
bambino si scontra con le sue gambe, ma lui continua la sua corsa verso una
meta ignota…
Si
ferma in una piccola piazza e finalmente da tregua alle sue gambe.
Si
siede…
-
Bree ti è arrivata un email?!- una
risposta di getto proviene dalla porta…
- Me la leggi?-
ma Kevin è sicuro che ora se ne sia pentita…
“
Congratulazioni signorina Stones, è con piacere che le comunico ufficialmente
che è stata accettata all’Accademia Italiana Arte Modae Design… inallegato,…”
…” Abbandono”…
La tipica luce del cielo dopo un temporale le
ferisce gli occhi e l'odore dell'asfalto bagnato le invade i sensi, gioca con
un sassolino ai suoi piedi è lì da venti minuti buoni e si sente una stupida.
-Ehi fermati!-
La corsa viene arrestata da una mano calda che le blocca il polso nella sua
presa ferrea.- Non puoi pensare di poter fuggire in eterno. Cosa ci fai qui?-
Il sassolino finisce nella pozzanghera e affonda...
Pensa alla
risposta, ma non si volta, non era la sua voce che si aspettava di sentire,
così simile mentre canta e così diversa in quel momento.
- Jonas, fino a
prova contraria è luogo pubblico, quindi non ti devo spiegazioni.- Uno
strattone la fa voltare e viene spinta in un angolo buio di quel porticato, al
riparo da sguardi indiscreti, al riparo da flash invadenti.
Le urla delle ragazzine appostate pochi metri più
in là si fanno strada tra i suoi pensieri.
Arriva...
Un respiro, due respiri e muove i primi passi
incerti, come un bambino che ha appena imparato a camminare. Avvicinarsi alla
transenna le costa fatica…
Le costa coraggio…
Prima la guardia del corpo, il maggiore dei
fratelli e lui, sembra non vederla ma poi incontra i suoi occhi…
Occhi
Marroni, quasi gialli come quelli di una tigre, la inchiodano al muro…
-
Perché sei venuta qui?- Un lampo di sfida negli occhi…
-
Tu che dici?- Sfida accettata Jonas
Il ricciolo le fa un cenno che Rebecca sembra
comprendere, e pochi minuti dopo si ritrova seduta in un piccolo bar, davanti
ad una cioccolata calda.
Gioca nervosamente con le sue stesse dita e l’idea
di parlargli non le sembra più così brillante come fino a cinque minuti prima.
-
Se devi giocare con lui, lascia perdere…- stringe un poco le mani a
quell’affermazione…
-
Non penso che Nicholas abbia bisogno che tu gli faccia da avvocato, è grande
ormai.- Nicholas… è la prima volta che assapora realmente il nome di quel
ragazzo…
-
Non sai niente di lui…- Annuisce con il capo senza accorgersene…
-
Vero, e tu non sai niente di me.-
-
Come mai qui?- La sua voce la risveglia…
È
il momento…
-
Io, a dire il vero non lo so… forse volevo spiegare.- silenzio… lo sanno entrambi che non è così,
Sanno entrambi che vogliono rivedersi, per il gusto
di scoprire dove va quell’attrazione…
Sanno entrambi che non è fattibile,
sanno entrambi che il gioco è pericoloso,
ma soprattutto sanno entrambi che l’adrenalina
batte ogni remora ogni problema.
Sembra
calmarsi, i muscoli del viso si distendono e lo sguardo si addolcisce, sembra
stanco…
-
Solo, non giocare con lui.- le ragazza si avvicina al suo orecchio e al posto
di bisbigliargli qualcosa, soffia facendogli il solletico…
-
Sei fastidiosa come una Pulce, senza contare che ci assomigli.-
Con lentezza Rebecca finisce la sua cioccolata
sotto gli occhi attenti di Nicholas. Posa la tazza e si lecca le labbra
togliendo ogni traccia della dolce sostanza…
-
Allora canto bene?- Lo sguardo divertito risponde all’imbarazzo della
ragazza.
-
Mi hai visto.- Non è una domanda.
-
Così pare…- La ragazza si alza e fa per pagare ma il piccolo
Jonas la anticipa e prendendo il suo cappotto fa per allontanarsi…
-
A presto Rebecca…- Ora, sembra così giusto il suo nome…
… Questa volta consapevoli entrambi che i dadi sono
stati lanciati…
Un lampo illumina il cielo e la pioggia ricomincia
a cadere…
…Che
lo spettacolo inizi…
Una
risata soffocata rimbomba nel corridoio deserto, mentre il ragazzo si friziona
i capelli imbarazzato dalla sua stessa reazione.
Sorride
guardandola e capisce che il suo lavoro è finito, il suo ruolo nella commedia
di quei due ragazzi è terminato.
La
voce di suo fratello segna la parola fine a quello strano dialogo…
-
Joe dove sei finito?- La ragazza lo guarda ancora un po’ e si ricompone.
-
Devo andare.- Silenziosamente si volta e se ne va…
Non
si guarda indietro,
nonrallenta,
non
aspetta un saluto…
Gli
occhi verdi di Rebecca lo seguono fino a che non sparisce dalla sua visuale…
Ci
vediamo in giro Tigre…
Un
tuono preannuncia tempesta…
Everytime I think I'm closer to the heart
Of what it means to know just who I am
I think I've finally found a better place to start
But no one ever seems to understand
La
pioggia cade sul quel ragazzo ormai fradicio, con l’espressione assente e
confusa di chi non capisce qualcosa, con gli occhi tristi di chi è consapevole
di una dura realtà.
I
passanti passeggiano sui marciapiedi, le macchine percorrono le strade di Roma ignare della sofferenza altrui e
indifferenti di fronte all’immobilità innaturale del corpo di Kevin Jonas
seduto su una panchina, privo di qualsiasi camuffamento.
Nessuno
si accorge della Rockstars, la gente gli passa a fianco e li lancia occhiate
curiose o scettiche, ma niente sguardi adoranti o lascivi, Kevin Jonas non è
nel suo personaggio e per questo non merita attenzione, ora è solo un ragazzo
normale con i capelli appiccicati al volto, gli occhi spenti e la morte nel
cuore.
In
fondo, i Fan hanno visto le lacrime di Joseph Jonas, il ragazzo impulsivo e
passionale.
La
sofferenza di Nicholas Jonas, il piccolo Jonas Brothers coraggioso
nell’affrontare la sua malattia.
Ma
Kevin Paul Jonas II è sempre stato il burlone, il ragazzo sempre con il sorriso
sulle labbra e la voglia di scherzare.
Ora
l’allegria non sembra appartenergli, il corpo è scosso da brividi dovuti ai
vestiti bagnati ormai aderenti al suo corpo, si alza in piedi, barcolla appena
facendo qualche passo in avanti e nonostante la pioggia e le lacrime che gli
offuscano la vista percepisce la sua figura ….
Breedavanti a lui, appare fragile mentre il suo
corpo viene scosso dai singhiozzi, lo guarda e i suoi occhi celesti sembrano
brillare ancora di più per effetto delle lacrime.
-
Io…- si interrompe per far uscire
l’ennesimo singhiozzo dalle sue labbra, apre la bocca per proseguire, ma Kevin
ha già abbassato lo sguardo concentrandosi sulle sue scarpe.
-
Kevin, io non…- due grandi occhi
verdi si scontrarono con i suoi azzurri.
-
Volevi? Intendevi? Cosa Bree? Cosa?...-
Amarezza,
Delusione,…
- Perchè?Perchè
non me lo hai detto?Ci sarei rimasto male è vero, mi sarei sentito abbandonato
e forse ferito. Ma avrei capito, ti avrei sostenuto e incoraggiato. Questo
fanno gli amici…-
come se le parole fossero macigni e la schiacciassero sotto il loro peso, si
inginocchia a terra, abbassa lo sguardo mentre i capelli incollati al volto le
impediscono di vedere chiaramente.
- All’inizio mi
sono detta, tanto non mi accettano, perché dirglielo?Ho scritto la domanda
credendo, essendo convinta di un rifiuto, ma non è stato così. Mi hanno
accettato, all’inizio non riuscivo a realizzare. L’università mi aveva presa,
ero stata ammessa, con le mie forze ero riuscita a realizzare qualcosa, potevo
vivere il mio sogno grazie a me, non a favori o raccomandazioni solo grazie ai
miei meriti…-
La voce è spezzata dalle lacrime ed è difficile distinguere le parole che
vengono sovrastate dallo scrosciare della pioggia.- Ma poi ho capito che avrei dovuto vivere il mio sogno da sola,
perché sarei stata lontana, perché mi sarei dovuta staccare da voi e allora mi
dicevo:”Devi diglielo Bree, almeno a Kevin lo devi dire.”All’inizio rimandavo
dicendomi che l’avrei fatto al momento opportuno, ma il momento giusto non
arrivava mai, o almeno arrivava, ma io ero vigliacca e avevo paura e il momento
se ne andava senza che io aprissi bocca…- La tristezza e i singulti
prendono il sopravvento e il discorso appare sconnesso fino a perdersi tra le
lacrime.
Kevin
la vede raggomitolarsi sempre più su se stessa, come un riccio che si protegge da
un predatore e non resiste, si inginocchia davanti a lei, le porta le mani tra
i capelli, le fa scorrere sul viso della ragazza e la costringe a guardarlo…
- Mi dis-piace
Ke-vin-
Il ragazzo scuote la testa, le bacia la fronte mentre le asciuga le lacrime, e
finalmente la attira a se, il viso schiacciato sul petto del ragazzo e le sue
calde braccia che l’avvolgono la fanno crollare definitivamente permettendole
di cedere ad un pianto isterico…
-
scusami….scusami…-
Ormai è diventata una litania, una cantilena che si calma solo dopo molto tempo
nel quale Kevin Jonas la culla, l’accarezza, la bacia. Le mani della ragazza
sulla schiena si aggrappano alla maglia cercando di attirare il ragazzo più
vicino, cercando un calore famigliare…
Lentamente
i singhiozzi si attenuano fino a scomparire portati via dal vento insieme alle
nuvole cariche di pioggia
I need to try to get to where you are
Could it be, your not that far
Kevin
e Bree tornano a casa, mano nella mano, in silenzio… Parole ne hanno dette fin troppe,
tutte quelle che hanno taciuto troppo a lungo e quello che è rimasto è il
vuoto.
I
passi sono lenti come se arrivare alla meta facesse paura.
Il
ragazzo tira fuori le chiavi di casa e le infila nella toppa senza interrompere
il contatto con la Ragazza, ad entrambi sembra di soffocare, come se il mondo
si stesse restringendo fino a togliere ossigeno.
Agli
occhi di entrambi il vialetto appare infinito, come se non finisse mai, quando
i loro piedi toccano lo zerbino si arrestano per pochi secondi prima di
entrare.
Il
corridoio è deserto ma l’entrata dei due non passa inosservata.
-
Finalmente! Ma che fine avete fatto?!- Un
Nick contrariato esce dalla cucina e li va incontro, non appena incontra i loro
occhi comprende che qualcosa non va.
- Qualcosa non
va?- Qualcun
altro, però da voce a i suoi pensieri, Joe si unisce a loro aspettando una
risposta alla sua domanda. Un sorriso appena accennato sul volto di entrambi
simula una risposta positiva. Kevin posa il giubbotto e sale le scale diretto
nella sua camera e Bree fa per seguirlo ma Joe la ferma…
- Bree stai
bene?- Occhi
arrossati e spenti lo guardano, ma presto desiste…
- Si, tutto ok.
Ora devo andare da Kevin.- Fugge, ma prima o poi dovràsmettere, correndo su per le scale, Bree non
si accorge della busta che cade dalla sua tasca. Joe la raccoglie e si ferma ad
ammirare la calligrafia regolare della ragazza…
“per Joe”
Spalanca
gli occhi, avendo paura di girare la busta per aprirla…
Due
sono le motivazioni per cui si scrive ad una persona vicina:
Per
dire Ti amo o per dire Addio… ed entrambi sono scritti perché
non si riescono a pronunciare.
Con
mani tremanti infila la lettera in tasca senza guardare
..”Codardo”…
-
Joe prendi i popcorn ci vediamo un film.-
la voce di Nick lo risveglia, scuote la testa e prendendo il giubbino esce
sbattendo la porta…
“Aria ha bisogno d’aria”
You're the voice I hear inside my head, the reason that I'm singing
I need to find you
I gotta find you
You're the missing piece I need, the song inside of me
I need to find you
I gotta find you
La
vista appannata da lacrime di rabbia e delusione sfuoca il mondo circostante,
mentre la consapevolezza chegran parte
della colpa è solo sua non gli permette di respirare regolarmente.
Cammina
da un tempo che non sa definire, tanto o poco che importanza potrebbe avere?
Nessuno lo sta aspettando e anche se fosse non sarebbe rilevante per lui.
Joseph
Jonas Percorre le strade di Roma alla ceca, senza sapere dove andare e con la
certezza di essersi perso, ma neanche questo gli interessa. Le mani strette in
un pugno per scaricare la tensione e i muscoli che tremano lievemente sono le
uniche manifestazioni del suo nervosismo.
Si
cala il berretto sugli occhi quando un gruppo di ragazze gli passa accanto,
anche se sa che probabilmente non avrebbero fatto caso a lui comunque, troppo
prese dai loro discorsi.
Si
appoggia alla fredda pietra del ponte che sta attraversando, sospira…
- Decidi Joe!O
mi hai mentito ora, o per tutto il tempo che siamo stati insieme!- La sua voce
era spezzata dalle lacrime, poteva immaginare gli occhi azzurri umidi, le
lacrime che facevano colare il mascara, il telefono bagnato dalle mani che
cercavano di arginare quel pianto rabbioso.
- Se dici così,
quello fra i due che ha preso in giro l’altro non sono io!-
Le
nocche diventano bianche tanto forte è la stretta del pugno, poco più in là una
coppia di amanti ride felice e si bacia, il suo stomaco si attorciglia
facendogli provare una stretta dolorosa…
Un
senso di nausea lo invade, prova disgusto verso se stesso, vorrebbe prendersi a
calci da solo, ma non può non servirebbe a niente…
- Ti odio,
l’unica cosa che voglio è dimenticare la tua esistenza.- mille coltelli lo
trapassano e i suoi occhi piangono lacrime invisibili.
- Come puoi
dirlo?Non puoi volerlo sul serio.- E per l’ennesima volta la incolpa di
qualcosa per cui non centra niente.
Rinizia
a camminare, la sua andatura è incerta, afferra la lettera tra le mani, e la
fissa con insistenza come se potesse incenerirla con lo sguardo, rilegge quella
scritta lettera per lettera, in cerca di un errore che gli dia la speranza, un
segnale che gli dica che ne vale la pena, che c’è ancora qualcosa da salvare.
“Addio.”
- Mi potrai
perdonare?-
- Non lo so.-
- Mi vorrai
ancora bene?-
- Un giorno…Ti
chiamo io Joe.-
- Ok, ma fallo.-
- Ciao Joe.- La
linea cade… non ha potuto salutarla…
Ciao Bree…
You're the remedy I'm searching hard to find
To fix the puzzle that I see inside
Painting all my dreams the color of your smile
When I find you It'll be alright
I need to try to get to where you are
Could it be, your not that far
Senza
accorgersene si ritrova a Trastevere, cammina senza meta tra le viette, i
venditori ambulanti cercano di vendergli degli oggetti, ma non ottengono la sua
attenzione.
Continua
a camminare senza curarsi della gente, un gruppo di ragazzi poco più in là
parla a voce alta cercando di fare colpo sulle cameriere del bar all’angolo.
I
suoi passi sono decisi, quasi rabbiosi… Una spallata lo fa gemere di dolore…
- Hei ma che…- Non fa in tempo
a capire cosa sta succedendo che uno spintone lo fa barcollare, la rabbia sale,
e fa la cosa più stupida che può fare, lo colpisce, con tutta la rabbia che ha
in corpo, come se con quel pugno potesse scaricare tutta la tensione e il
nervosismo.
Il
sapore ferroso del sangue gli invade la bocca si porta la mano al labbro e il
liquido viscoso gli imbratta i polpastrelli, l’ha colpito e non ha sentito
dolore… un pugno allo stomaco lo fa piegare su se stesso e il resto sono solo
visi sfuocati.
-
Lele cazzo fa qualcosa?!- Sente due mani che cercano di fermarlo, sono piccole
e calde, il tizio si allontana trattenuto da un biondino.
Si
lascia cadere a terra, come se la forza data dalla collera avesse portato via
tutto lasciando spazio solo alla stanchezza.
- Jonas? Jonas
guardami.- Cerca di mettere a fuoco la realtà
circostante, un viso sfuocato è davanti a lui, la strada fredda sulla schiena è
l’unica cosa che riesce a percepire.
-
Puzzi di fumo…- Se non fosse tesa
come una corda di violino, probabilmente riderebbe…
Il
labbro pulsa e prova dolore allo zigomo, ma non ha neanche la forza di gemere, chiude
gli occhi strizzandoli, e riaprendoli subito dopo.- Jonas, ma vattene al diavolo!- si lascia cadere seduta a fianco a
lui, si accende una sigaretta…
Due
grandi occhi verdi lo guardano ansiosi…
… Rebecca…
-Ci vediamo un
po’ troppo spesso noi, vero pulce?- Sollievo…
Joseph
Jonas torna a respirare…
You're the voice I hear inside my head, the reason that I'm singing
I need to find you
I gotta find you
You're the missing piece I need, the song inside of me
I need to find you
I gotta find you
- Jonas che ti è
saltato in mente si può sapere?- Stava seduto sullo stesso ponte che
aveva attraversato poche ore prima con il labbro inferiore spaccato e una
macchia rossa sullo zigomocome
anticipazione di un livido viola che si mostrerà di lì a poche ore.
Becky
appoggia la pezza bagnata sul viso di Joe pulendo il sangue.
- Ahi! Fai piano
pulce.- Una
smorfia segnala il dolore del ragazzo e un sorriso sadico illumina il volto
della ragazza.
- Non fare il
bambino Jonas.-
Un borbottio irritato aumenta l’ilarità della ragazza.
- Ti stai
divertendo non è vero?- Una risata trattenuta malamente fuoriesce dalle
labbra di Rebecca.
-Non immagini
quanto…- Lo
sguardo della ragazza è deciso e in quell’istante, Joe capisce perché suo
fratello sia rimasto così colpito da lei…
Forte,
orgogliosa,
caparbia,
schietta,
ma soprattutto
Normale,
talmente comune
da risultare speciale.
Senza
neanche accorgersene il suo sguardo rimane fisso sulle sue labbra…
- Jonas ci sei?- Se prima non ci
aveva fatto caso, ora si stava preoccupando, il ragazzo stava fisso da due ore
guardando chissà cosa, con gli occhi velati come se si trovasse molto lontano
dalla realtà. Sembra riprendersi solo quando la ragazza gli passa una mano
davanti al viso.
- Dicevi?- Un velo di
malinconia attraversa i suoi occhi e dopo un ultimo sospiro ritorna solare come
al solito. Si alza, forse troppo velocemente, ed un capogiro lo coglie
impreparato costringendolo ad aggrapparsi alla figura minuta di Rebecca.
- Ehi, siediti…- La stretta
sulla maglia si intensifica e chiude gli occhi respirando profondamente.
- No, sto bene,
ora passa solo un secondo.- Due occhi verdi lo guardano preoccupati per qualche
secondo, fino a quando lui non si accorge del suo interessamento, ricambia lo
sguardo facendola arrossire.
- Pulce così mi
consumi…- Un’espressione
strafottente si dipinge sul volto di Joe, in risposta la ragazza emette un
ringhio basso, simile a quello di un lupo.
- Piantala
Jonas…-
Gli occhi del ragazzo si addolciscono in un espressione da cucciolo che farebbe
sciogliere chiunque a parte lei.
- Di fare?- L’espressione
irritata di Becky si accentua mostrando il suo nervosismo.
- Di chiamarmi
così! Io ho un nome, si dia il caso che mi chiami Rebecca e non pulce o altro.- Joe torna serio
e per un momento tutto tace, si percepisce solo il rumore del fiume in
sottofondo e il fruscio delle foglie degli alberi.
Il
sole ormai scomparso oltre l’orizzonte, conferisce al cielo un colore rosato
che dona un tocco di magia all’ambiente, mentre le prime stelle fanno capolino
nel manto limpido.
- Scusa, se ti
da fastidio eviterò di farlo…- Forse perché abituata a vederlo in
altri atteggiamenti o perché la consapevolezza della stupidità della cosa la
coglie impreparata, ma Rebecca si sente in imbarazzo.
- No, non mi da
fastidio è che non ne capisco il motivo.-
Been feeling lost, can't find the words to say
Spending all my time stuck in yesterday
Where you are is where I want to be
Oh next to you... and you next to me
Oh I need to find you...
Joseph
e Rebecca camminano in silenzio, ad accompagnarli solo l’eco dei loro passi e
il vociare lontano delle strade principali di Trastevere, i loro corpi si
sfiorano ogni tanto.
La
ragazza porta le mani alla scollatura cercando di ripararsi dal primo freddo e
Joe sembra accorgersene perché si sfila la sciarpa e gliela avvolge intorno al
collo…
-Grazie- il contatto visivo dura poco e
la loro attenzione si rivolge al selciato sotto le scarpe.
- Perché?- Il ragazzo
ascolta ma nessuno dei due ha intenzione di smettere di camminare.
- Cosa?- Ha capito ma
fino all’ultimo spera di evitare le domande…
- Perché gli hai
dato corda?- Non
si ferma, un passo dopo l’altro in silenzio, il suo sguardo rivolto all’orizzonte…
- Non lo so…
forse per rabbia… non so rispondere a questa domanda pulce…-
“E’ la verità…”
- Per una
spallata?- I
suoi occhi indagano, velati di curiosità, perché è di questo che si tratta…
- Lo sai che la
curiosità uccise il gatto?- Lo sguardo si abbassa e il moro sorride…
- Fai come ti
pare, nessuno ti obbliga…- Vergogna non rabbia, pugni chiusi e guance
arrossate, la portano ad allontanarsi, passi frettolosi la seguono…
- Non puoi
continuare a scappare, te l’ho già detto.- si volta e questa volta i suoi
occhi sono decisi, forti, niente più giochi, niente più giri di parole…
- Jonas che vuoi
da me?- Joe
fa un passo indietro spiazzato da quella reazione…
- Niente, solo
che mi ascolti…-
ne aveva bisogno, un tremendo bisogno, come lei avrebbe bisogno di distendere i
nervi…
- Ma tu non
parli…- Vero,
lui non ci riusce, ma non vuole rimanere solo…
- Potresti
ascoltare il mio silenzio.- ascoltare, ha smesso di farlo da tanto tempo, ma
non costa niente provare…
- Posso
provarci… credo…- I
ponti di Trastevere sono calmi, la luce delle poche bancarelle segna il loro
cammino, in silenzio come si sono ripromessi, fianco a fianco ammirando i
manufatti degli artigiani e ascoltando il rumore del fiume che scorre sotto di
loro…
- Dovresti
leggerla sai?- La
presa del ragazzo si serra sulla carta liscia della busta. Si affaccia verso il
fiume e la tira fuori rigirandosela tra le mani. La ragazza si issa sul
parapetto con un movimento fluido, lo osserva aspettando la sua mossa. Fa un
sospiro e le parole gli escono roche come se non parlasse da molto tempo…
- Non mi piacerà
quello che c’è scritto.- I suoi occhi rimangono fissi sull’acqua.
- Come fai a
dirlo se non la apri?- Una smorfia gli deforma il viso…
- Lo so…- Un ghigno
compare sulle labbra della ragazza.
- Allora che hai
intenzione di fare? Conservarla fino a quando non ritroverai i coglioni
perduti?-
I suoi occhi si posano sulla giovane donna al suo fianco e quella smette di
ghignare, l’espressione ritorna seria, e lui fa qualcosa che non si sarebbe mai
aspettato di fare…
Lascia
scivolare la busta dalle sue dita, la guarda cadere guidata dal vento, osserva
la sua superficie cartacea bagnarsi, l’inchiostro delle due parole incise sopra
sciogliersi… continua ad osservarla fino a quando non affonda del tutto sparendo
dalla sua vista.
-
Perché l’hai fatto?- Perché le parole
le vuole sentire direttamente dalla proprietaria di quella lettera… Una lacrima
scende dai suoi occhi, una sola, e con lei una piccola parte di tensione se ne
va…
Rebecca
fa correre la mano fra i capelli di Joe, un segno di conforto, una piccola
carezza che il ragazzo accetta crogiolandosi in quel calore…
… Anche le Tigri
a volte si arrendono…
You're the voice I hear inside my head, the reason that I'm singing
I need to find you
I gotta find you (yeah)
You're the missing piece I need, the song inside of me
I need to find you
I gotta find you
Nicholas
Jonas seduto sulla ringhiera del terrazzo suona la chitarra, i raggi della luna
disegnano la sua figura, facendola risplendere, la sua pelle chiara pare fatta
di alabastro, le labbra rilassate e gli occhi chiusi trasmettono la sua
serenità.
La
porta finestra si apre emettendo un tonfo sordo, ma percepibile oltre le note
emesse dallo strumento, le dita affusolate del ragazzo fermano la loro corsa
sulle corde, apre gli occhi e guarda la figura di suo fratello maggiore
appoggiarsi stancamente alla parete chiude per un istante gli occhi, sospira e
li riapre.
- Ehi…- Un sussurro il
suo, in armonia con le spalle curve e gli occhi spenti.
- Ehi…- Gli occhi del
più piccolo indagano sul suo corpo, sul suo viso, osservano il suo
comportamento facendolo sentire in imbarazzo.
- Che stai
facendo?-
Il sopraccilio inarcato e gli occhi marroni assottigliati preannunciano la sua
risposta sarcastica.
- Ballo la Rumba
non si vede?-
Tagliente lo sguardo come tagliente è il suo tono, Kevin si porta una mano
dietro la nuca scompigliando i riccioli, un sorriso tirato sulle labbra fa
presagire il crollo imminente dei suoi nervi.
- Bree?- Il verso degli
animali notturni riempie il vuoto dei loro pensieri…
- Dorme, Joe?- Lo sguardo
insistente di Nicholas lo paralizza sul posto.
- Fuori, aveva
bisogno di schiarirsi le idee, credo…- Il suo sguardo non è mai apparso così
pesante… - Tu potresti chiarire le mie.
Kevin, che cosa sta succedendo?- il maggiore abbassa lo sguardo.- Non so di cosa tu stia parlando…-
Risposta sbagliata.
-Non offendere la mia intelligenza. Entrate
dalla porta tu e Bree, fradici, tremanti, lei con gli occhi gonfi dal pianto.
Tu sei sull’orlo di una crisi isterica ormai da settimane. Joe esce mollandomi
come uno scemo davanti alla TV mentre parlo da solo. Ogni tanto sparisce e
cerca di evitare Bree in tutti i modi.
Quindi non mi dire che non sai di cosa sto
parlando. Non sono stupido, in questi giorni sono stato assente e vi chiedo
scusa per questo, ma ora ci sono, permettetemi di rimediare.
Ti prego
Kevin…dimmi che sta succedendo.- Gli occhi marroni di Nick si
addolciscono, supplicano il fratello, vogliono la verità, ma lui non può.
-Non posso…- Gli occhi chiusi
per non vedere la frustrazione in quelli dell’altro.
- Kevin…- Non fare così,
è questo che verrebbe dire Kevin Jonas in quel momento.
- Non sarebbe
giusto, deve essere lei a dirvelo.- Il più piccolo fa un passo indietro e
torna a sedersi nella postazione iniziale, riprende la chitarra in mano e se la
pone sulle gambe come fosse uno scudo.
- Ok, va bene.
Dimmi solo una cosa: Gli farà male?- Silenzio, delle lucciole fuoriescono dai
cespugli.
Beffardo
il destino: quei piccoli animali, in un altro momento sarebbero apparsi come
magici e surreali, ma in quel momento, per quei due fratelli sono solo delle
note stonate in una canzone triste e carica di tensione.
-…- Nessuna
risposta…
- Rispondi!- Nick salta giù
dalla ringhiera non preoccupandosi della chitarra che cade a terra emettendo un
suono acuto. – Gli farà male?-
Kevin
alza lo sguardo incontrando quelli rabbiosi del fratello, ha paura, e Kevin lo
sa. Ha il terrore di vedere Joe a terra, di non poterlo aiutare, di non poter
sostituire l’assenza di Bree, le lacrime gli salgono agli occhi, un nodo alla
gola fa sembrare la sua voce strozzata.
- Lo
distruggerà…-
Kevin vede Nick fare un passo indietro e stringere i pugni fino ad imprimere i
segni delle unghie sui palmi delle mani.
Ora
può crollare, ora che tutti stanno male, che hanno intuito, può lasciarsi
andare… Si lascia scorrere sulla parete fino a sedersi.
Adesso
il tremito è incontrollabile e gli argini si rompono.
“Rovesciata”…
Kevin
Jonas si sente come una bottiglia rovesciata, un contenitore di plastica che
cade accidentalmente, un contenuto liquido che si espande sulla superficie
deviando ad ogni ostacolo, consumandosi via via sempre di più.
E
sa che deve alzarlo prima che sia troppo tardi, prima che il suo contenuto si
riversi del tutto, si esaurisca, ma non ne ha la forza, lo vuole ma non riesce.
Il
più grande dei Jonas si sente vuoto, piange lacrime salate, emette singhiozzi
silenziosi, sfoga il suo dolore sotto lo sguardo impotente e triste di Nicholas
che lo ha visto accasciarsi a terra come una bambola di pezza, che ora lo vede
con le spalle tremanti, e allora riprende a suonare la chitarra, spera di
alleviare il suo dolore con la musica, l’anti-dolorifico di cui tutti i
fratelli Jonas si servono, l’amica che più volte li ha aiutati…
Guarda
suo fratello piangere, lo osserva ma non si muove, gli lascia la sua intimità…
Chiude
gli occhi e sa che per la prima volta, non può aiutarlo, è consapevole che deve
passare del tempo prima che tutto si aggiusti, ma soprattutto è consapevole che
in quella notte stellata, sotto la luna Kevin Jonas non trova risposte, lascia
crollare certezze, piange abbandono, guarda volare via una delle persone più
care…
- Kevin, sai che
quando ti guardo mi viene in mente la Luna?-Due occhi verdi si specchiano in quelli azzurri di Bree…
- E tu chi sei?
Il sole?...- Una risata cristallina irrompe nel silenzio della notte…
- No, io sono
una farfalla- Silenzio…
- Fragile?-
Scuote il capo…
- Libera…-
E allora vola
farfallina, vola libera, ma ritorna presto a casa…
You're the voice I hear inside my head, the reason that I'm singing
I need to find you (I need to find you)
I gotta find you (I gotta find you)
You're the missing piece I need, the song inside of me
I need to find you
I gotta find you
Capitolo 7 *** ..." Broke each other's hearts again"... ***
Non sono morta!!!! Nono, eccomi
qui….la storia prosegue….
Avete già aspettato abbastanza
quindi, senza altre parole vi lascio alla fic…
…
“Se dici, sono ancora indecisa lo so
Forse non sai che cosa cerchi
Se non capisci ancora cosa voglio da te
È inutile che te lo ricordi
Ve bene non ti fidi di me
Chissà che cosa c’è
Chissà che cosa pensi”
[Vasco Rossi – “ Cosa vuoi da me”]
Illusioni,
quello di cui è tappezzata la realtà,
Illusioni,
quello di cui si ha bisogno...
Illusioni,
formate da apparenza.
Abitudine,
ciò che è diventata ogni cosa...
Breanna
è nervosa… continua a camminare avanti e indietro per la sua stanza d’albergo,
sospira e si rifà per la centesima volta l’acconciatura.
Ancora
in intimo fissa nervosamente l’orologio, è in ritardo… e lei non è mai in
ritardo.
Guarda
con occhio critico i vestiti appoggiati sul letto, niente di adatto ad una
festa come quella a cui sta per partecipare…
Ne
sceglie uno a caso e lo infila rimirandosi allo specchio per l’ennesima volta,
ed è nel riflesso dello specchio che vede Kevin che la osserva, non sa da
quanto è lì… guarda nei suoi occhi attraverso la superficie, lo vede mentre
prende una collana da una scatoletta, si avvicina chiudendogliela al collo.
Il
contatto con le sue mani la va sciogliere per pochi secondi…
- Ora sei
perfetta…- Si
volta verso di lui, chiude gli occhi prendendo un respiro profondo…
-Sei pronta?- un sorriso
amaro si dipinge sulle sue labbra.
- No…- un lieve
sospiro esce dalle labbra di Kevin, sapendo che la ragazza non si stava
riferendo alla festa, la guarda e le passa un braccio intorno alla vita
schiacciandosela addosso, immerge il viso nei suoi capelli che profumano di
balsamo, morbidi al tatto, quei fili dorati s'intrecciano tra le sue dita.
Tic Tac… il
tempo passa… Tic Tac.
Mai
come adesso si sente fuori luogo,
mai
come adesso si sente intrappolata,
annoiata.
Mai
come adesso sente che la sua presenza è inutile per tutte le persone in quella
stanza.
Mai
come adesso ha la conferma che deve cercare un’altra strada.
Circondata
da persone della tv, della musica, delle case discografiche più in voga Bree si
sente stanca, come se non ci fosse ossigeno.
Il
display del suo cellulare s'illumina…
Un messaggio
ricevuto…
-A cosa pensi?-
Alza
lo sguardo e cerca tra la folla il mittente del messaggio, lo trova, la sta
guardando appoggiato alla colonna del porticato, la visuale viene interrotta a
tempi alterni da figure che volteggiano sulla pista da ballo che li separa.
-A quanto vorrei
essere lontana da qui.- Messaggio inviato, Kevin abbassa lo sguardo sul
cellulare, scorre con gli occhi quelle parole e digita qualcosa sulla tastiera.
Il cellulare di Bree vibra.
-Ti porto a casa
se vuoi.- Un
sorriso divertito
-Non mi userai
come scusa per andartene, devi restare, questo è il tuo posto. Te lo sei
scelto.- Pochi
secondi e il messaggio arriva al destinatario… Scuote la testa e ride, mima un touchè nella direzione della ragazza.
Bree
risponde con un bacio dato all’aria rimette il cellulare nella borsa e si
dirige verso l’uscita, si scontra con varie persone, ma sono due occhi scuri a
fermare la sua corsa, occhi che non sono rivolti a lei ma a una brunetta con
gli occhi da cerbiatta e il fisico da modella.
Si
scontra con un cameriere che fa finire a terra tutto il contenuto del vassoio
attirando molti sguardi, compreso il suo.
Non
si ferma, non chiede scusa, continua a camminare con la testa alta e il corpo
eretto, come gli ha insegnato lui, perché una volta lui la proteggeva dal male
che gli altri avrebbero potuto infliggerle, una volta non era lui a farle del
male.
She walks away
Colors fade to gray
Every precious moment's now a waste
-Bree…- Joe corre- Bree aspetta- allunga unbraccio- Bree fermati- l’afferra…
-Joe torna alla
festa- Bree si volta,
riesce a sfilare la mano dalla sua morsa.Nei suoi occhi la decisione.
-Ma…- sui gradini
alle loro spalle c’è la ragazza di prima, con il suo sorrisetto stampato sulle
labbra e i suoi grandi occhi luccicanti.
-Joe ti sta
aspettando.-
Il ragazzo freme, sposta lo sguardo da lei all’altra, dall’altra a lei. Sembra
decidersi.
-Senti se è per
lei, le dico di sparire, di andarsene…- Le mani si torturano, nel tentativo di
non far trapelare il nervosismo che quella conversazione provoca in lei.
-Non è per lei e
non è per te….ritorna alla festa- Un disco rotto, inceppato…
-Lo so che ti fa
soffrire il vedermi con un'altra, mi dispiace io non…- Scuote la testa
rassegnata.
-Forse per te non
è facile da concepire ma non tutto il mondo gira intorno a Joseph Jonas, non
tutti i miei problemi nascono a causa tua, quindi Joe torna a quella dannata
festa… per favore.- Un
groppo in gola indica che sta per crollare, che le lacrime stanno per vincere
sull’autocontrollo, che lui sta per vincere su di lei…
… Ancora una
volta…
-Non mi cacciare
via… ti prego, andiamo da qualche parte…parliamo…- Una richiesta
disperata, perché anche lui non ce la fa più.
-Joe è tardi, è
troppo tardi…Non capisci, non hai mai capito. Voi avete realizzato i vostri
sogni e io ci sono sempre stata, sono stata l’amica, la sorella, la fidanzata…
ma ora non mi basta più, ora voglio scoprire chi sono e per farlo ho bisogno…- La lettera,
finalmente Joe comprende o crede di farlo.
-Di andartene, è
questo che cercavi di dirmi?E’ questo che c’era scritto in quella stupida
lettera?Da quando sei diventata così vigliacca da non riuscire a dirmi le cose
in faccia?!Quando avresti avuto intenzione di dirmi che mi lasciavi, che uscivi
dalla mia vita- Uno
schiaffo ad interrompere il suo sfogo, due lacrime sgorgano dagli occhi azzurri
di Bree, ma non ne seguono altre.
-Jonas non hai
mai capito un cazzo, e mai lo capirai.-
…Addio…
La
ragazza si allontana sul vialetto fino ad uscire dal cancello sparendo dalla visuale
del ragazzo, i flash illuminano la notte, domani ci saranno molti titoli sui
giornali e nessuno gli piacerà.
I
giornalisti, e gli invitati curiosi affollano l’entrata dell’edificio, le
domande rivolte a Joseph Jonas non hanno risposta…il ragazzo rimane in uno
stato di trance, da cui si risveglia solo per rientrare nella sala accompagnato
dalla ragazza di prima che ammicca alle telecamere.
Kevin
e Nicholas si guardano e approfittando della confusione si allontanano.
She hits the gas
Hoping it would pass
The red light starts to flash
It's time to wait
And the black keys
Never looks so beautiful
And a perfect rainbow never seems so dull
And the lights out
Never had this brighter glow
And the black keys
Showing me a world I never would know
World I never knew
… Promesse…
Una bimba bionda
sta piangendo seduta sull’altalena,
un piccolo Joe
Jonas la raggiunge correndo con l’aria infuriata.
-Bree che cosa ti
hanno detto quei bambini?Se vuoi vado lì e…-
-E non fai niente
Jonas, ma mi devi promettere una cosa…- Lo sguardo rivolto al tramonto…
-Tutto quello che
vuoi.- Il tono serio dei “grandi”, quello che usa la mamma quando ti sta per
dire un segreto che solo loro sanno.
-Magari mi
prenderanno ancora in giro, ma non sarai mai tu a farlo.- Solo allora la bimba
si gira e alza il mignolo tendendo il braccio verso di lui.
-Lo prometto…- Il
mignolo del bimbo si intreccia con il suo… e il sorriso torna a risplendere sul
visino di Bree.
…infrante…
She hates the sun
'Cause it proves she's not alone
And the world doesn't revolve around her soul
No
Sta
seduta con lo sguardo perso, incantata a guardare il vuoto, avvertendo appena
Flavia parlare al suo fianco. I suoi amici intenti a guardare le cameriere o
occupati a mangiare i loro panini non si accorgono della sua distrazione.
Due
occhi azzurri entrano nella sua visuale, Gabriele alza il bicchiere come a fare
un brindisi, le sorride, prima di berne il contenuto. Rebecca lo guarda
risponde con lo stesso gesto e svuota la bottiglia di birra.
Il
respiro le si blocca in gola, come quando stai per piangere, ma sai che non
scenderanno lacrime. Lo spazio circostante ti sembra così grande che tu ti
senti piccola, sospesa tra fantasia e realtà.
Becky
respira a fondo, guarda il ragazzo davanti a lei, ma la sua attenzione non è
più rivolta verso di lei, una ragazza è seduta sulle sue gambe e le mani sotto
le maglie e i baci poco casti fanno intuire come Gabriele finirà la sua serata.
Rebecca non avverte quella morsa di gelosia nei suoi confronti, sorride,
consapevole che quel sentimento che li aveva legati non c’è più, che l’amicizia
nella quale si è nascosta non esiste, che mai potranno essere amici e che piano
piano quel legame che adesso, sembra unico e indissolubile svanirà con il
tempo.
La
mente occupata da altro o meglio qualcun altro.
Decisioni…
Si
alza, prende la borsa al suo fianco ed esce dal locale, i piedi le fanno male
per i tacchi, ma sul suo volto si apre un sorriso, chiude gli occhi e respira a
pieni polmoni quella nuova sensazione…
Libertà…
Si
sfila le scarpe e inizia a correre, colpisce qualche ragazzo ubriaco nella via,
ma non si ferma fino a quando il respiro non le manca e la milza non le duole.
Guarda
nel portafoglio, ha abbastanza soldi, non ha voglia di prendere l’autobus e
chiama un taxi che arriva pochi minuti dopo.
Le
è sempre piaciuta l’atmosfera magica che la città ha di notte, il tassista sta
in silenzio e lei si perde nei suoi pensieri guardando il paesaggio.
Il
cellulare vibra:
Chiamata in
arrivo
Cesare…
Risponde
perplessa alla telefonata, cercando di capire cosa possa essere successo per
chiamarla a quell’ora di notte.
-Cesare
dimmi…-
She loves the sky
Said it validates her pride
Never lets her know when she is wrong
Cesare
la sta aspettando sulla soglia del bar, lanciando di tanto in tanto occhiate al
suo interno, Rebecca affretta il passo raggiungendolo…
-Dov’è?-
la voce flebile di chi non sa che fare.
-Seduta
nel retro, scusa… ma non sapevo che fare e non mi fido a lasciarla andare a
casa da sola.- Becky si alza in punta dei piedi cercando di raggiungere la sua guancia,
intuite le intenzioni della ragazza l’uomo si abbassa per permetterle di
baciarlo, le labbra morbide della ragazza sono in contrasto la ruvidità dell’accenno
di barba sul volto dell’uomo.
Un
ultimo sorriso ed entra, si dirige nel retro, dove una figura minuta è seduta su
un piccolo letto con davanti un bicchiere ormai vuoto.
Rebecca
fa piccoli passi, come se avesse paura di spaventarla, si siede al suo fianco e
la guarda…
-Ciao… ti ricordi
di me?...- Nessuna
risposta…- Mi chiamo Rebecca, sono un
amica di Nicholas.- Quando Rebecca si sta per rassegnare all’ennesimo
silenzio, Bree si volta e la guarda, piega la testa leggermente e sembra
studiarla, apre e chiude la bocca un paio di volte prima di emettere un suono
che somigli ad una parola…
-Rebecca a te è
mai capitato di guardarti allo specchio e non riconoscere la tua figura?- Per un momento
non sa che rispondere, consapevole che la mattina seguente niente di ciò che
dirà sarà ricordato, così si limita ad annuire e stare in silenzio.
-Sai, a volte mi
domando se mi sono mai conosciuta… sul serio intendo, a volte penso di essere
solo un riflesso della gente che mi circonda.- Una risata quasi
isterica interrompe il suo monologo…-
Infondo a che serve che io mi conosca?! Ogni giorno ho gente che s'impegna a
pensare per me, mio padre, mia madre, Joe, Kevin tra un po’ persino Nicholas e
Frankie cominceranno a dirmi cosa è meglio o peggio per me. A dirmi come
vestirmi o truccarmi, cosa voglio o non voglio fare o diventare, che cosa penso
e come devo considerare persone e cose.-
Un’altra
pausa… - Rebecca tu me lo sai dire che
cosa sto facendo? Perché io non lo so.- la calma innaturale, gli occhi resi lucidi dall’alcol
e le parole tremanti. – A volte li guardo
e penso che siano tutta la mia vita e l’attimo dopo li odio, perché senza di
loro , io non sono nessuno, niente avrebbe senso nella mia esistenza, senza di
loro io non avrei una vita!- scaglia il bicchiere contro il muro, cercando
di sfogare quella frustrazione che sente, che Becky si trova a comprendere.
Raggomitolata
su se stessa Bree sembra così indifesa, come vorrebbe essere lei a volte, la
testa abbassata, le braccia a circondare le sue stesse ginocchia.- Scusa, mi dispiace tanto…io…-
Ritorna
alla realtà, a carponi raggiunge i cocci e inizia a raccoglierli, la mano di
Becky la ferma, per la prima volta in quella conversazione i loro sguardi si
incontrano.
-Io voglio andare
a casa.- Rebecca
le accarezza il volto con dolcezza, un sorriso umido increspa le labbra della
bionda, sta perdendo lucidità e presto cadrà nel mondo dei sogni.
-Dammi il
cellulare…- Bree
glielo passa, gli occhi si fanno pesanti…-
Chiama Nicky, non chiamare Joe, chiama Nicky.-Becky inoltra la chiamata, un
secondo dopo sente il dolce peso del capo della ragazza al suo fianco, le
circonda le spalle con un braccio e appoggia la guancia sui suoi capelli
biondi.
-Pronto…Bree?
Bree, dove sei?-
“
Preoccupazione”
-Jonas? Nicholas
Jonas?...Senti ci troviamo…
And the black keys
Never looks so beautiful
And a perfect rainbow never seems so dull
And the lights out
Never had this brighter glow
And the black keys
Showing me a world I never would know
“ Voglio andare a casa…”
“ Voglio sentirmi a casa…”
Yeah
And the walls start closing in
Quando
entra nel locale Nicholas Jonas si sente addosso una strana agitazione. Cesare
dietro al bancone lo osserva, lo sguardo che gli rivolge ha un solo
significato: “Stai attento a quello che
fai” il ragazzo sorride con ironia, quante volte ha visto quello sguardo
sul volto di papà e ragazzi, ed ogni volta rivolto a Joe, lui era quello
piccolo e dolce, innocuo agli occhi di qualunque persona, e in quel momento si
sente quasi orgoglioso di essere stato visto come una minaccia.
L’uomo
gli fa cenno con la mano, indicandogli il retro, si dirige quasi intimorito
verso la porta chiusa vicino ai bagni, la apre e vede l’immagine più pura e
tenera che abbia mai visto in vita sua, Breanna è stesa su un letto, i capelli
sparsi sul cuscino rannicchiata in posizione fetale sembra così fragile, ad un’estremità
del letto è seduta Rebecca appoggiata al davanzale della finestra,sembra essersi addormentata, la brezza le
scompiglia leggermente i capelli il respiro è lento e regolare…
Nicholas
entra in punta dei piedi cercando di non spezzare prima del tempo quel quadro
stupendo che gli si è presentato, inciampa in una scarpa lasciata davanti
all’uscio, il rumore desta Rebecca che lo guarda curiosa per poi trattenere a
stento una risata…
-Jonas…alla buon
ora….-
Le guance del ragazzo si colorano leggermente di rosa, facendola sorridere…
-Il navigatore mi
ha dato dei problemi…-
La ragazza si alza avvicinandosi…
-Credo…sia meglio
non svegliarla…-
Il ragazzo annuisce prendendo delicatamente in braccio Breanna, che si
accoccola al suo petto sospirando.
Nessuno
dei due proferisce parola durante il tragitto verso la macchina, non c’è
tensione, solo tranquillità, Rebecca osserva la figura di Nicholas che è un
passo avanti a lei, la fierezza e la semplicità con cui si muove, la goffaggine
con cui cerca di aprire la macchina tenendo in braccio la bionda la fa
sorridere per l’ennesima volta in quella serata.
Gli
apre la portiera permettendogli di appoggiare al suo interno la ragazza, un
silenzioso grazie lascia le labbra del ragazzo.
Becky
si appoggia alla portiera sul fianco della macchina e chiude gli occhi,
aspettando che Nick abbia finito, pochi secondi dopo sente una mano sfiorargli
la guancia portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio… apre gli occhi e
lo osserva, le braccia di nuovo lungo i fianchi.
Porta
una mano al suo volto sfiorandolo appena senza interrompere il contatto visivo…
Le sue dita sfiorano la fronte, segnano il profilo del naso, arrivando a
disegnare il contorno delle labbra…
-Che cosa stai
facendo?- Il
fiato caldo di Nicholas solletica appena le dita della ragazza che sembra
ignorare la sua domanda per porgliene un’altra…
-Mi senti?- poco più di un
sussurro il suo, come se da un momento all’altro tutto dovesse finire…
-E’ da settimane
che ti sento ormai…-
Due mani che s'incontrano…
-Jonas… non…- Il tocco leggero
delle labbra sulla pelle chiara di lei spezza le parole, ammutolisce quella
bocca che lui vorrebbe baciare…
-Shh…- Con le dita
sfiora le labbra piene della ragazza, accarezza quella pelle come lei ha fatto
con lui, il suo volto si avvicina, un leggero bacio a sfiorargli la fronte,
le palpebre ora chiuse
per godersi quella coccola tanto agoniata, le guance arrossate dall’emozione.
-Mh… - Il mugugno di
Bree li fa tornare alla realtà, le mani del ragazzo indugiano ancora per un
breve tempo su quel viso d’angelo.
-Devi andare…- Le parole
rendono reali i loro pensieri.
Distacco…
-Buonanotte.- possono sentire
il respiro sulle proprie labbra, il ragazzo si avvicina e posa un leggero bacio
all’angolo della bocca di Becky.
Silenzio…
Un leggero
rumore indica che la porta della macchina è stata chiusa.
Si sentono il
fiume in lontananza e il rombo del motore che si allontana…
Sola…
-Buonanotte
Jonas…-
Don't let 'em get inside of your head
Don't let 'em get inside of your head
Don't let 'em get inside of your head
Don't let them inside
Il rumore delle
chiavi è coperto dall’urlo di un diavoletto biondo che abbraccia le gambe di
Rebecca.
-Ciao
piccola, dove sono mamma e papà?- dopo aver teso le braccia verso l’alto facendosi
prendere in braccio, indica con la manina paffuta le due stanze adiacenti.
Un Respiro
profondo e un bacio leggero sulla testa della nipotina.
-Amore
va dalla mamma che io devo parlare con il papà.-
Codardia…
Il cuore che
batte feroce nel petto, un senso d’ansia, lo scalpiccio di Mia sempre più
tenue.
Un passo dietro
l’altro e il tragitto verso il salotto non le è mai sembrato così lungo.
Il venticello
estivo che entra dalla finestra aperta le scompiglia i capelli e quella stanza
buia rischiarata solo dal bagliore della tv accesa le sembra meno soffocante.
Suo fratello è
sdraiato sul divano con gli occhi chiusi che si aprono nell’esatto momento in
cui avverte la presenza di Rebecca.
-Sei
tornata presto…- Samuele si siede sul divano senza distogliere lo sguardo,
sembra non sapere come muoversi, cosa dire e non dovrebbe essere così.
Non lo è mai
stato…
-Si,
è che … Samu senti io…- Le braccia lungo i fianchi e i pugni stretti in una
morsa di nervosismo, Il ragazzo si alza dal divano e si avvicina a Rebecca , le
posa le mani sul volto cercando i suoi occhi intenti ad osservare le scarpe.
-E’
successo qualcosa? Qualcuno ti ha fatto del male?- Preoccupazione è quello che regna nella sua voce e Finalmente la
ragazza cede, alza lo sguardo, apre i pugni e appoggia le mani su quelle del
fratello facendo intrecciare le loro dita.
-Sto
bene, mi dispiace Samu, scusa…- Le loro fronti a contatto.
-No,
scusami tu non dovevo tenertelo nascosto… troveremo una soluzione. – Stretti in
un abbraccio fraterno, finalmente i loro corpi si rilassano e lasciano che la
tensione degli ultimi giorni scivoli via.
Due figure sulla
soglia della stanza osservano la scena con il sorriso sulle labbra.
-Mamma
hanno fatto pace? Ora la zia tornerà a sorridere?-
-Si
amore, ora è tutto a posto.- La bambina bionda sorride ancora di più e si
stringe alla madre schioccandogli un bacio sulla guancia.
'Cause the black keys
Never looks so beautiful
And a perfect rainbow never seems so dull
(Ohhh)
And the lights out
Never had this brighter glow
And the black keys
Showing me the world I never knew
(Don't let 'em get) Don't let 'em get inside of your head
Don't let 'em get inside of your head
Don't let 'em get inside of your head
Don't let 'em get inside of your head
Crash…
Un
vaso rotto…
-Samu…Samuele…-
Rebecca ha cinque anni, ha rotto un vaso…
Grandi
lacrimoni scorrono selle guanciotte paffute.
Un
ragazzino moro poco più grande le corre incontro abbracciandola…
-Samu, ora papà
mi sgriderà…- le piccole manine del bimbo scorrono lungo i capelli della
sorellina cercando di tranquillizzarla…
-No vedrai…
troveremo una soluzione…-
Sometimes we fight
It's better black and white [ Jonas Brothers- “Black
Keys ” ]
Capitolo 8 *** ..." As the starlit sky begins to shine "... ***
Ciao a tutti,
Questo aggiornamento extra, è per farmi perdonare del ritardo del capitolo
precedente e di quello che avverrà prossimamente.
E’ un altro intermezzo, questa volta su Nick e Bree,
spero possa chiarirvi un po’ il loro rapporto, fino desso trascurato…
Buona lettura…
Baci Baci J
…
“ NICHOLAS-
BREANNA”
“ As the starlit sky begins to shine”
“ Mi domando se la storia è stata
scritta dagli eroi
O da qualcuno che pensava solamente ai cazzi suoi
Mi domando perché mi fa schifo la mia faccia
A volte si e a volte no
Perché a volte voglio avere solo quello che non ho “
La fragilità,
come ogni debolezza,
è qualcosa che cerchiamo
di nascondere…
Mascheriamo insicurezza
Con spavalderia…
Paura
Con menzogna…
E l’amore?
Due bimbi siedono sotto
un porticato bianco,
il bimbo sta giocando
con un trenino di legno,
mentre la bimba poco più
grande, fa finta di leggere un libricino al contrario.
-Bree, ma tu mi vuoi bene? intendo
come a Kevin e Joe.- la bimba lo guarda e si avvicina
al suo orecchio come a dirgli un segreto.
-Anche di più…-
E’ l’alba quando Nick Jonas si siede al pianoforte, i primi raggi di sole
passano le tende di lino alle finestre rendendo il bianco quasi accecante,
accarezza lievemente il legno lucido dello strumento soffermandosi su ogni
imperfezione che lo rende così perfetto e armonico.
Osserva le sue dita mentre compie quel gesto e le vede tremare appena, come
quando provi una forte emozione e tutto il corpo è pervaso da una scarica
elettrica.
Prende un respiro profondo e inizia a passare le dita su quei tasti bianchi
sfiorandoli appena… Sente le prime note incerte pervadere l’aria, continua a
suonare…
Chiude gli occhi e percepisce la magia che quello strumento gli dona,
l’assapora, la respira, la gusta…
Got the news today
But they said i had to stay
A little bit longer and I'd be fine
Nicholas Jonas sta
camminando per le vie di Los Angeles…
E’ inizio Dicembre e fa
particolarmente freddo, il fiato si trasforma in nuvole di fumo non appena
lascia le labbra.
Il ragazzo procede lungo
la strada affollata con le mani nelle tasche e la testa china.
Una ragazza mora al suo
fianco si stringe nel cappotto quando un folata di vento gelido li colpisce, la
mano sottile poggiata sul suo avambraccio, sinonimo di una possessività che da
un po’ di tempo a Nicholas da fastidio. Si scosta da quel tocco e lei non
sembra risentirne…
Vede una macchina
fotografica in lontananza e cerca di cambiare strada ma non sembra che la sua
accompagnatrice sia della stessa idea.
Il paparazzo li vede e scatta
qualche foto, la ragazza si avvicina alla macchina e sorride mentre l’obbiettivo
la inquadra, Nick non sente neanche le domande che l’uomo gli rivolge…
When i thought it'd all be done
When I thought it'd all been said
A little bit longer and I'll be fine.
La testa le scoppia e fa fatica a mettere a fuoco gli oggetti intorno a
lei… tutto appare sfuocato.
I quadri alle pareti, i mobili che la circondano, niente che indichi la
camera del suo hotel, osserva le lenzuola nelle quali si è avvolta
probabilmente nella notte…
Non è nel suo letto, è tutto confuso, come se le idee nella sua testa si
fossero fuse tutte insieme, lasciando solo una cozzaglia
di immagini senza senso.
Una festa,
Kevin che sorride,
La sua decisione di uscire dalla stanza,
Una ragazza mora che l’osserva,
uno schiaffo a Joe…
e la vodka…
poi i ricordi iniziano a riaffiorare lentamente, con un gesto di stizza si
alza a sedere, cercando di dimenticare la sbronza, provando a cancellare il
senso di tristezza e rabbia nel pensare a quanto dovesse essere risultata
patetica agli occhi di Nick e di quella ragazza così gentile di cui non si
ricorda il nome.
I suoi viaggi mentali vengono interrotti da della musica che inizia ad
entrare nella stanza, quelle note non le danno fastidio al contrario le
liberano la mente…
Cerca un orologio nella stanza… sono le 6:00 del mattino, deve aver dormito
un pio d’ore, poggia i piedi sul pavimento fresco trovando un po’ di sollievo
al caldo estivo che fa nonostante l’ora…
But you don't know what you got 'til it's gone
And you don't know what it's like to feel so low
And everytime you smile or laugh you glow
You don't even know, know, know.
You don't even know
… Nick è stanco…
Alza lo sguardo fino ad
allora rivolto alla strada, ed ignorando il fotografo si rivolge alla ragazza…
La osserva mentre si
pavoneggia davanti all’obbiettivo, mentre si avvicina a lui stringendosi al suo
corpo…
“Frustrazione”
Non ne può più di quella
farsa, la scosta con freddezza…
- Ti porto a casa, sono
stanco e domani ho un intervista- Il sorriso sul volto di lei si allarga,
abbraccia Nicholas, ma non un abbraccio dolce o di conforto, uno di quegli
abbracci soffocanti, che chiedono sempre qualcosa in cambio.
- Potrei venire anche
io?- Sbatte le ciglia, si sente uno stupido, quando l’ha conosciuta credeva di
aver visto qualcosa in lei, ora vede solo un bell’involucro vuoto.
… “ Fastidio “…
All this time moves by
Still no reason why
A little bit longer and I'll be fine.
I riccioli scuri ondeggiano leggermente a tempo con la canzone, gli occhi
chiusi…
La mente vuota, sgombra da qualsiasi pensiero.
La porta cigola mentre viene aperta, ma il ragazzo non sembra accorgersene,
continua a suonare anche quando Bree si siede
silenziosamente al suo fianco, senza però toccarlo come se avesse paura che un
qualsiasi movimento possa interrompere quel dolce suono…
Nicholas apre gli occhi e la guarda pur non fermando la corsa delle sue
mani, continua a cantare mentre abbassa la testa e fa scontrare le loro fronti,
in un tocco delicato.
Bree chiude gli occhi a quel contatto,
provando solievo.
Waiting on a cure But none of them are sure
A little bit longer and I'll be fine
Nick percheggia
la macchina, si appoggia al sedile dell’auto sospirando.
…Finalmente solo …
Guarda il posto dove
prima sedeva la ragazza e una voce nella sua testa continua a ripetere:
“Ennesimo fallimento”
…”Dannazione”…
-Sono tornato.- appende
il cappotto all’attaccapanni, non si ferma in salotto, si dirige alle scale
verso la sua camera.
Butta la tracolla per terra
senza curarsi del contenuto che si riversa a terra.
Sente le voci dei suoi
fratelli nell’altra stanza, ma non sorride, neanche quando sta per travolgere
Bree sulla soglia della cucina si ferma.
Ha bisogno di qualcosa
di sicuro, certo, rassicurante e solo la sua camera, il suo mondo gliela può
dare…
Apre la porta e si butta
sul letto, afferra la chitarra al suo fianco e se la porta al petto come per
proteggersi…
Un trillo insistente
interrompe il flusso dei suoi pensieri, il telefono sul comodino vibra
rumorosamente.
Apre il cassetto del comodino
con un gesto secco e prende il misuratore della glicemia, si punge il dito,
tutto a posto, tutto tranquillo, i valori sono nella norma.
Lo rimette nel cassetto,
sospira frustrato, mentre con uno sbuffo si passa una mano tra i capelli.
…“Aiuto”…
But you don’t know what you got 'til it's gone
You don’t know what it’s like to feel so low.
And everytime you smile or laugh you glow
You don’t even know, know, know.
You don’t even know, know, know.
You don’t even know, no
Smette di suonare e cantare per dare attenzione alla ragazza al suo fianco.
-Perché ti sei fermato?- Nick non risponde,
allunga una mano verso il volto della ragazza e le scosta un ciocca da capelli
dal viso.
-Come ti senti?- anche se il movimento è
lo stesso, il tocco è diverso da quello che ha riservato a Rebecca poche ore
prima: non c’è malizia o voglia di approfondire quella carezza, è qualcosa di
innocente e puro, è il tocco di un fratello…
-A parte la testa che mi
scoppia bene…- Gli occhi scuri del ragazzo sono puntati su di lei, sembra che vogliano
scavarle l’anima. Afferra il cuscino al suo fianco e lo lancia sul volto del
ragazzo, ridendo della sua faccia perplessa con tanto di occhi fuori dalle
orbite.
La guarda incantato, da settimane è tesa, ma in quel momento sembra
dimenticarsene, ritornando la bambina spensierata che da piccolo lo proteggeva
e lo consolava…
-Nicky tutto bene?- la sua voce lo riporta
al presente, Bree lo tiene fermo dai polsi, Nick
sorride e mostra quei denti imperfetti che ricordano a tutti che anche lui è
umano e non un dio come molti credono.
-Si tutto a posto.- i ruoli si sono
invertiti, ora è lui il bimbo grande, quello responsabile che la protegge. Le
posa un bacio sul capo e riprende a suonare da dove ha interrotto.
Bree si appoggia alla sua spalla, chiude gli
occhi per farsi trasportare dalla voce del suo piccolo Nicky.
And you don't know what you got 'til it's gone.
Don't know what it's like to feel so low, yeah!
And everytime you smile or laugh you glow,
You don’t even know! Know!
La porta della camera si
apre e una ragazza bionda entra in punta di piedi, come se fosse un tempio
sacro, rimane in silenzio, osservando ogni particolare di quella stanza che
conosce a memoria, sa che il ragazzo l’ha sentita nonostante non faccia una piega,
le braccia ancora a coprirgli gli occhi e la gambe piegate.
Il cigolio delle molle
del letto e il lieve abbassamento del materasso indicano che la ragazza si è
distesa al suo fianco.
Una mano della ragazza
ad accarezzare il groviglio di ricci scuri del ragazzo e l’altra a togliergli
le braccia dal viso.
-Nicky…- Due occhi scuri
la guardano con tristezza, mentre lei continua a fargli dolci carezze…
- Sono stanco Bree…- Un sorriso si dipinge sulle labbra della ragazza, un
incoraggiamento a continuare, mentre la presa di Nick sulle coperte si fa più
salda.
- Stanco di frequentare
gente diversa che alla fine si rivela sempre uguale.- Le mani della ragazza
lasciano il viso del ragazzo solo per andare ad intrecciarsi con le sue dita,
facendogli interrompere la tortura che sta infliggendo al tessuto.
- Volevamo dartelo per Natale
ma ho come l’impressione che ti serva ora.- La ragazza tira fuori dalla sua
tasca un piccola scatoletta allungata, al suo interno un braccialetto in
caucciù e argento fa bella mostra di se.
- Guarda il retro.- le
dita tremanti del ragazzo ruotano la targhetta scoprendo un’incisione.
“A little
bit longer and I'll be
fine.” J. K. B.
-Troverai la tua cura
Nicky, te lo prometto…- Non occorrono parole, Nicholas si gira su un fianco
stringe il corpo della ragazza, talmente forte che crede di spezzarla, in una
mano la stoffa della maglietta di lei, nell’altra quel regalo, quella speranza.
So I'll wait 'til kingdom come.
All the highs and lows are gone.
A little bit longer and I'll be fine. I'll be...fine
[Jonas Bhrothers- “ A little
bit longer”]
-L’ho trovata Bree, è quella giusta.- Breanna apre gli occhi
ritornando alla realtà e non afferrando subito il significato delle sue parole si
limita a stare in silenzio guardandolo perplessa.
-Ho trovato ciò che mi fa
stare bene.- Nicholas torna a sorridere e riprende a suonare con meno enfasi, sereno…
Breanna sorride di rimando,
forse è vero. Nicholas ha trovato la sua cura, magari non è definitiva, ma lo
fa star bene ed è questo che importa.
Ora Bree non si deve più preoccupare per quando
se ne andrà via, perché il piccolo Nicky sa camminare sulle sue gambe, sorride
felice.
Lo osserva mentre suona con la labbra distese in un sorriso e gli occhi
chiusi, e sa che ora non ha più bisogno di lei e sente il peso sullo stomaco
farsi un po’ più leggero, mentre il senso di colpa per aver taciuto ancora
ritorna a tormentarla.
Solo una domanda le si forma in testa prima di tornare a liberare la mente:
“Lei sarà capace di camminare da sola?”
Il bimbo ride felice e
abbraccia la bimba ridendo contento…
Riprende a giocare con
il suo trenino,
ma si ferma poco dopo,
tira il vestitino della bimba al suo fianco,
-Ti devo dire un
segreto.- lei si abbassa in modo che
Nick arrivi al suo orecchio come ha fatto prima lei con lui.
-Tu sei la mia sorellina
preferita…-
Voglio sentirmi libero da questa onda
Libero dalla convinzione che la terra è tonda
Libero libero davvero non per fare il duro
Libero libero dalla paura del futuro
Libero perché ognuno è libero di andare
[ Fabrizio Moro- “Libero”]
...
Eccomi alla fine,
Volevo solo aggiungere che non mi sono dimenticata dei commenti ricevuti a
cui presto risponderò…
Vi ringrazio ancora per aver commentato i capitoli e spero di ricevere
altri commenti con questo capitolo…
Inoltre, ringrazio tutti quelli che hanno la storia tra i preferiti le
seguite e da ricordare.
So che manca il bunner( che
è in fase di lavorazione), ma ci tenevo a postare prima di andare via.
Buona lettura =)
Baci Baci J
…
“… tu sai chi son io
che se avessi un cappello piu' grande
ti terrei da quel mondo distante
tra fiori e conigli
non pesa alla gente
il segreto di te
tra fiori e conigli
non pesa alla gente
il segreto di me…”
[Negramaro- “Quel matto sono
io”]
Alcuni giorni accade qualcosa…
Incontri una persona che
ti cambia,
che ti risveglia,
che ti fa capire…
Altre volte, invece,
vedi qualcuno andare
via,
e anche se sai che è la
cosa giusta,
ti senti morire un po’
dentro.
Sono
le otto e mezzo quando Bree ritorna in hotel, scarpe in mano e indosso il
vestito della sera prima.
Il
ragazzo della reception le sorride salutandola, prende le chiavi della camera
dalla borsa mentre sale le scale, davanti alla porta il solito tabloid
scandalistico giace scomposto, lo raccoglie svogliatamente, sulla copertina una
bella foto di lei mentre sta dando lo schiaffo a Joe...sorride guardando
l'espressione del ragazzo, deve avergli fatto male veramente...
Non
si preoccupa del trambusto che la notizia potrebbe creare, non appena apparirà qualcosa
di più succulento tutto il caos creato dalla sua azione svanirà.
Posa
il giornale sul mobile e va in bagno per farsi una doccia, il cellulare posato
malamente sul letto inizia a vibrare, ma Bree non se ne accorge, apre l'acqua
della doccia e la lascia scivolare sul corpo, sperando che porti via un po' di
stanchezza.
I
capelli ancora bagnati le si appiccicano al volto, mentre si veste velocemente
per andare in università a dare i moduli, la sua vita nuova sta per iniziare e
se non può avere l'appoggio delle persone a lei care, non importa se la caverà
da sola.
Lascia
aperta la finestra facendo entrare il vento caldo, infila il cellulare e i
libri in borsa ed esce, salta l'ultimo scalino e per poco non cade, continua a
camminare cercando di trattenere una risata spontanea, il ragazzo di prima la
sta osservando divertito e le fa un cenno di saluto, Bree gli sorride e
finalmente esce all'aria aperta.
Chiude
gli occhi per un momento, lasciandosi accarezzare dal sole e dalla brezza, li
apre e si ritrova davanti un Kevin Jonas sorridente, appoggiato ad una vecchia
vespa.
- Ciao...-
Bree si avvicina lentamente, avendo timore di vederlo svanire.
- Ciao, perchè sei qui?
Oggi non avevamo prove o interviste.- Kevin allunga una mano
e prende quelle della ragazza...
- Un uccellino mi ha
detto che avevi un appuntamento importante, così...- Nicky dolce e piccolo Nicky che non sa stare
zitto...
Il
ragazzo si volta e prende due scodelle nere porgendogliene una.
- Kevin
Jonas tu sei sicuro di saper guidare quell'affare?- Il ragazzo ride vedendo
la faccia scettica della ragazza, ben sapendo che lo seguirà...
Breanna
prende il casco e se lo mette in testa timorosa, sale sulla moto in silenzio
tesa come una corda di violino, il ragazzo alla guida continua a sorridere
stingendo il manubrio...
- Ah, quasi mi
dimenticavo, oggi sei a pranzo da noi...- la presa di
Bree su i fianchi di Kevin si accentua...
..." Joe"...
Rebecca
è seduta davanti al bar e sta giocando con una macchinina di metallo, un
bambino dall'aria sveglia gioca con lei...
- Ciao...-
la ragazza alza gli occhi ritrovandosi davanti Nicholas Jonas...
- Jonas...-
cerca di alzarsi ma qualcuno la trattiene, il Ragazzino di prima si nasconde
dietro di lei timoroso...
- Nicholas Jonas ti
presento Adam...Adam
lui è Nicholas Jonas.- Il bambino si fa avanti e allunga la mano verso il
ragazzo, l'espressione decisa ed il cipiglio serio fanno sorridere i due
ragazzi.
- Piacere di conoscerti
Adam.- Il bambino gli stringe
la mano e lo guarda confuso, tirando la maglia di Beckyper farla abbassare alla sua altezza.
-
Vedi lui viene da un paese chiamato America e lì parlano così.-Adam passa lo sguardo da Nicholas a Rebecca indeciso,
per poi annuire deciso e rivolgersi alla ragazza.
-
Come la mia mamma quando parla con il mio papà!- il bambino si batte un pugno
sulla mano aperta come a darsi dell'ingenuo per non averci pensato prima.
-
Senti Rebby potresti dirgli che se vuole essere tuo
amico a me va bene, ma che non si dimentichi che io sono il tuo migliore
amico...- annuisce convinto della sua affermazione -Ora vado che papà mi
chiama.- Rebecca gli da un bacio sulla fronte che lui si pulisce con aria
schifata.
-
Glielo dirò senz'altro...- Lo guarda allontanarsi e arrivare dal padre e
gesticolare concitatamente, solo allora si ricorda della presenza di Nick e
voltando lo sguardo lo vede trafficare con un aggeggio luminoso...
- Jonas che
combini?...- Nicholas la guarda...
- L'ho comprato ora, ma non so ne come si usa
ne a che cosa sia...- le mostra il suo nuovo acquisto...
- E perchè l'hai
comprato?- Il ragazzo alza le spalle...
-
Era bello...- La ragazza gli prende
dalle mani l'oggetto e lo fa volare, creando giochi di luce nell'aria.
- Non so come si
chiamino in realtà, ma io le chiamo ballerine di luce.-Il
ragazzo continua a guardare quella piccola bellezza fino a quando non tocca
terra, l'osserva in silenzio, la raccoglie e la mette nella tracolla. - Perchè sei qui Jonas?- nessuna
risposta.
- Parlami delle
ballerine di luce...- Qualunque persona con abbastanza
senno lo avrebbe guardato male o almeno sarebbe rimasta sorpresa dalla sua
domanda insolita, lei no...
- La prima volta che ne
ho vista una è stata all'età di quattordici anni, ero appena uscita da questo locale,
mio padre si era dimenticato di venirmi a prendere dopo la scuola...- un
sorriso amaro appare sul volto della ragazza-
stavo piangendo e Alì, il padre del bambino che hai visto prima, mi si è
avvicinato. All'inizio ho avuto paura, ho pensato:"Un ambulante? Cosa
vuole da me?" lui non ha detto niente, ha semplicemente lanciato in aria
una di quelle ballerine, ero talmente ipnotizzata dal suo gioco di luci che ho
smesso di piangere...fine della storia...- Rebecca guarda l'orologio...- Jonas devo tornare al lavoro,è l'unica
pausa fino alla fine del mio turno, che si dia il caso finisce alle otto di sta
sera, quindi smamma...- Si alza in piedi e si pulisce i jeans, non lo
guarda negli occhi e si dirige all'interno del locale lasciandolo lì, ancora
intontito dal racconto, perso tra fantasia e realtà.
..."Fuga"...
Called you for the first time yesterday
Finally found the missing part of me
Felt so close but you were far away
Left me without anything to say
Nella
sala da pranzo regna il silenzio, gli unici rumori udibili sono il ticchettio
dell'orologio e lo sfregare ritmico delle forchette nei piatti, ogni tanto il
signor Jonas e Kevin si scambiano qualche parola, Bree si perde a contemplare
il paesaggio che si vede attraverso le grandi vetrate e Joe passa dalla
contemplazione del cibo che ha nel piatto alla figura di Breanna sedutagli di
fronte.
- Allora Breanna, ho
sentito i tuoi stamattina... dovresti chiamarli non fanno che chiedere di
te...- Ora che è lontana si ricordano di avere un altra
figlia...
- Già dovresti sai?
Magari loro meritano di essere avvertiti sulle tue decisioni...- La
voce di Joe appare più dura di quello che dovrebbe essere, Bree gli lancia un
occhiata ed ignorandolo rivolge un sorriso al signor Jonas.
- Lo farò senz'altro
signore...- Kevin osserva Joe, non lo perde di
vista mentre si muove nervosamente sulla sedia, sembra seduto su un cuscino di
spilli, l'espressione distesa malamente in un sorriso forzato appare una
smorfia tra il disgustato e il disperato...
- Ma smettila, lo sanno tutti che non lo farai...- I
denti serrati, la mascella rigida e gli occhi di fuoco, a quelle parole Bree si
volta nella sua direzione... - Perchè non
dici a tutti che rimarrai in Italia?Ah già l'unico scemo che non lo sapeva ero
io!...- Ora ha l'attenzione di tutti nella stanza, suo padre Bree e Kevin,
tutti lo stanno guardando si alza in piedi facendo stridere la sedia - Scusate, mi è passata la fame... vado in camera mia.- Stringe i
pugni nervosamente e si allontana dalla stanza, la testa vuota dopo quello
sfogo e le gambe che sembrano muoversi da sole.
Esce
in cortile e si siede sull'erba, il nervosismo cresce e scaglia un sassolino
sul vialetto della casa.
- Non te l'hanno mai
detto
che i sassi non si lanciano?- Joe fa
finta di non sentirla, continuando a giocherellare con l'erba.
- Joseph Adam Jonas vuoi smetterla di fare il bambino?-
Bree si inginocchia alle sue spalle, abbracciandolo, lo sente rilassarsi mentre
gli accarezza le braccia arrivando ad intrecciare le loro dita... Joe appoggia
la testa sulla spalla della ragazza chiudendo gli occhi, respirando a fondo...
- Chi ti ha detto
dell'Italia...- Joe non accenna amuoversi.
- Ho torchiato Kevin
dopo che siamo ritornati a casa... quando Nick è venuto a prenderti...- Porta
le mani della ragazza sul ventre appoggiandosi di peso a lei, facendola cadere
seduta, le dita ancora intrecciate e la testa nascosta del suo collo. - Se ti chiedessi di tornare con noi,
servirebbe a qualcosa?- Breanna si scosta di poco, riuscendo a guardarlo
negli occhi...
- No, ho preso la mia
decisione Joe...- Un peso all'altezza dello stomaco, ecco
cosa sente Joseph Jonas, come quando da piccolo ti portano via la tua copertina
di Linus e tu senti un groppo in gola che non sembra voler scendere.
Avvicina
il viso a quello della ragazza, lentamente, lasciandole il tempo di
scostarsi...
..." 3, 2,
1"...
Le
loro labbra si incontrano, i loro occhi non si chiudono mentre si baciano,
neanche quando Joe le morde il labbro inferiore...
- Mi mancherai
Ragazzina....- Tu di più Danger...
Joe
riappoggia la testa alla spalla della ragazza chiudendo gli occhi e lasciandosi
coccolare...
... "Ancora un po' "...
Now I’m speechless
Over the edge and just breathless
I never thought that I’d catch this
Love bug again
Hopeless head over heels in the moment
I never thought that I’d get hit
With this love bug again
-Allora io vado…-
Rebecca prende la borsa e si sfila il grembiule, la luna fa capolino nel cielo
limpido e la solita brezza la fa rabbrividire appena.
Da
un bacio a Flavia che ha appena iniziato il turno ed esce, Alì le sorride e fa
un cenno con la mano agli ambulati li intorno che lanciano in aria
contemporaneamente le ballerine di luce.
Tutti
i turisti rimangono con il fiato sospeso, e sul viso di Rebecca nasce un sorriso
ammirato, in fondo alla piazza Adam parla con un
ragazzo dai capelli ricci, e poi corre da lei ad abbracciarla…
-Il tuo fidanzato è molto simpatico anche
se parla strano, ma promettimi che non fate quelle cose brutte che fanno con la
bocca la mia mamma e il mio papà…- Becky ride di
cuore e schiocca un bacio sulla guancia del bambino, gli scompiglia i capelli e
lo guarda correre felice nella piazza, Alì le fa un inchino e Rebecca gli
sussurra un grazie.
In
fondo alla piazza Nicholas non si perde un solo movimento della ragazza, gli
occhi languidi di chi sta guardando qualcosa di meraviglioso e le guance
arrossate per l’imbarazzo…
Tra
le mani una rosa rossa di quelle fatte con i led, probabilmente una delle cose
più brutte che Becky abbia mai visto, ma il fatto che lui sia lì, così
impacciato con la sua aria ingenua e sperduta la fa sorridere.
Non
smette di guardarla, Becky gli si avvicina lentamente, godendosi ogni minuto di
quella trepidante attesa…
-Dopo
l’intervista i fiorai erano chiusi, è l’unica che ho trovato.- le
mani si sfiorano, nessuno dei due ha fretta di interrompere quel contatto, le
dita si intrecciano.
-Che
ci fai qui?- Becky interrompe il contatto delle
loro mani per mettere la rosa nella borsa, attende la risposta…
…
“Silenzo”…
Nick la guarda, riprende la sua mano e l’attira a
se, le sfiora i capelli, ci gioca senza staccare mai i suoi occhi da quelli di
Becky che lo guarda prima confusa e poi lusingata da quel trattamento.
Fronte contro fronte, Nick sospira come se avesse
trattenuto il fiato per lungo tempo, ora che è riuscito ad averla, non ha
intenzione di lasciarla scappare. I loro visi si sfiorano, possono sentire il
respiro dell’altro sulle labbra, il cellulare di Nick vibra nella tasca dei
pantaloni, un imprecazione sfugge dalle labbra del ragazzo, facendo sorridere
Rebecca.
Nick si scosta di poco dalla ragazza, trattenendole
una mano tra le sue.
-Joe
che vuoi?.... No, aspetta e io dove…-Rimette
il telefono in tasca con un gesto seccato, sembra essersi dimenticato della
presenza della ragazza, solo quando lei gli da un leggero strattone sembra
risvegliarsi e il viso imbronciato lascia spazio ad un dolce sorriso.
-Problemi?-
il ragazzo stringe la presa delle loro mani e alza le spalle involontariamente…
-Niente
di preoccupante, devo trovarmi un posto per la notte, mi hanno lasciato senza chiavi
e loro escono…-
Rebecca sa che non è una richiesta implicita, sorride della sua ingenuità…
-Ho
fame, andiamo a mangiare…-
…
“ Novità “…
I can’t get your smile out of my mind
I think bout your eyes all the time
Beautiful but you don’t even try
Modesty is just so hard to find
L’odore acre della salamella invade l’aria, Rebecca
da una banconota all’uomo del chiosco che le consegna due panini, Nick ne
prende uno e gli da un morso percependone il sapore deciso.
Questa volta è Rebecca ad osservarlo, lo guarda
chiudere gli occhi e le sembra un bambino che mangia il gelato preferito, lo
gusta come se non avesse mai assaggiato nulla di più buono.
Il ragazzo si sente osservato e ricambia lo sguardo.
Tra i due regna il silenzio, ma non di quelli imbarazzanti, uno di quelli
rilassati, di chi non ha bisogno di parole…
Sorridono sereni e Nick riprende possesso della mano
della ragazza, la stringe forte come per accertarsi della concretezza della sua
presenza…
Passeggiano su quel ponte sereni, senza fretta,
senza imbarazzo, tenendosi per mano e lanciandosi di tanto in tanto dolci
sguardi.
Una ragazzina lo sta fissando intensamente e senza
accorgersene Nick si stringe nelle spalle e cerca di nascondersi dietro la
figura di Becky, che si accorge della situazione e lo trascina sull’altro lato
della strada.
Nick giocherella con il pendaglio della tracolla
della ragazza, è Becky la prima a rompere quel silenzio.
-Sentiamo,
chi è Nicholas Jonas?- Voglia di conoscersi…
…
“ Curiosità”…
A volte anche lui si
dimentica di essere una persona normale, così abituato a vivere tra persone che
si credono superiori, migliori di tutto e tutti.
-Cosa
vuoi sapere?...- La ragazza sale su un muretto e ne
segue il percorso cercando ti tenersi in equilibrio con le braccia allargate.
-Tutto…Che musica ascolti? Il tuo cibo
preferito? Se le minchiate che scrivono su di te sono vere…- Il ragazzo sorride e l’aiuta a scendere…
-E
che cosa scrivono?- La ragazza riprende a mangiare il suo panino…
-Che
hai dato un nome al tuo affare.- le guance gli si
imporporano, lasciando che la timidezza prenda il sopravvento.
-Tecnicamente
non sono stato io, ma le fan a dargli un nome, ma a quanto ne so è vero.-
Rebecca non sa come trattenere le risate…
-E
come si chiamerebbe?- Nick l’attira a se, abbracciandola da
dietro, continuando a camminare goffamente intralciando i movimenti di
entrambi.
-Per
saperlo dovrai fare molto di più che offrirmi un panino.- Un
bacio che assomiglia più ad uno sfioramento di labbra interrompe le parole del
ragazzo, Becky sguscia via dal suo abbraccio…
Si volta indietro e sorride…
-Tutto
qua quello che volevi sapere di me?- Rebecca gli fa una
linguaccia, cercando di far canestro in un cestino con la stagnola con cui era
avvolto il panino.
Si issa sul parapetto
di pietra del ponte…
-E’
vero che hai il diabete?- Ora non sorride più, è seria, ma
nel suo sguardo non c’è pena o compassione.
Nick le si avvicina,
fino ad abbracciarle i fianchi, la bacia, in modo casto, premendo le labbra
sulle sue, sentendo appena il sapore agrodolce del panino.
-Vero… e di te che posso sapere?- Becky
passa le dita tra i riccioli del ragazzo scompigliandoglieli.
-Non
sono io la ragazza speciale qui.- Rebecca gli sfiora le
labbra con un dito, e Nick le posa un bacio sulla pelle…
-Non
sono speciale Becky…-Che
suono insolito ha il suo nome sulle sue labbra.
-E’
questo che rende le persone speciali…-Nicholas
non sa bene cosa dire, non capisce…
…
“Silenzio”…
-Il
non sapere di esserlo, se tu sapessi di essere speciale non lo saresti più…-Il ragazzo non sa che rispondere, o
cosa dire e per questo che decide di fare l’unica cosa sensata che gli viene in
mente, baciarla…
Dopo settimane di tira
e molla preme le labbra sulle sue, le morde il labbro inferiore avvertendone il
sapore, le mani sui fianchi della ragazza intensificano la loro morsa facendola
gemere di dolore…
-Scusa,
non volevo…-Il ragazzo si allontana
impercettibilmente…
-Jonas,
se non continui a baciarmi… l’unica cosa per cui
dovrai scusarti e non aver continuato questa piacevole occupazione…-Un
sorriso sghembo si disegna sulle labbra di Nick…
-Mi
scusi madame…-
le braccia del ragazzo di nuovo intorno alla sua vita e le mani di lei nei suoi
ricci scuri.
-Piantala
Jonas e baciami…-
le loro labbra si uniscono di nuovo ed entrambi sentono di non avere più
bisogno di respirare…
Now I’m speechless
Over the edge and just breathless
I never thought that I’d catch this
Love bug again
Hopeless, head over heels in the moment
I never thought that I’d get hit
With this love bug again
I mattoni freddi a
contatto con la schiena nuda la fanno rabbrividire, tenta di tirarsi giù la
canottiera, mentre le mani di Nicholas vagano sul suo corpo, le sue labbra
incollate alle sue, gli occhi chiusi e il battito accellerato...
Una vecchietta nel palazzo
e li guarda scandalizzata tossendo fastidiosamente...
Rebecca mormora un ci
scusi flebile, allontana di poco Nicholas mentre cerca di infilare le chiavi
nel portone appena richiuso...
-
Aspetta un attimo...- Cerca di schivare l'ennesimo bacio
senza successo... sorride sulle labbra del ragazzo, fa cadere le chiavi, che
emettono un tintinnio sordo.
-
Rimani da me per la notte...- Il ragazzo si ferma a
guardarla...
-
Io...non so se il caso, sai io sono...- si passa una mano tra
i riccioli, arruffandoli ulteriormente.
-
Jonas ho un altro letto in camera, rilassati... in fondo che alternativa hai?
Un ponte.... a quest'ora dove vuoi andare? Non conosci nemmeno la città... sali.- Il ragazzo la segue docilmente su
per le scale, la osserva mentre cerca le chiavi nella borsa, apre la porta ed
entrano.
La casa è piccola e
silenziosa, vede di sfuggita un piccolo salotto e la cucina, segue la ragazza
lungo il corridoio fino a quando entrano in una camera, alle pareti sono appese
numerose foto... Due letti singoli sono messi ad angolo il modo da occupare
meno spazio possibile, sull'altra parete una scrivania con un computer e
miliardi di libri messi alla rifusa, al di sopra numerose mensole con gli
oggetti più strani...
-
Terra chiama Jonas...sei tra noi?- Il ragazzo si risveglia
solo quando Rebecca gli passa una mano davanti agli occhi.
-
Si scusa dicevi?- Scuote la testa divertita...
-
Dicevo... Il bagno è lì, vado a vedere se tra la roba di mio fratello ti trovo
qualcosa di comodo per dormire...- ma Nicholas non la sta
già più ascoltando, occupato a guardare fuori dalla finestra... piccole case
cono illuminate dalla luce lunare, in lontananza la strada illuminata dai
lampioni e dai fari delle auto, si rigira accorgendosi della mancanza di
Rebecca nella stanza.
Inizia a girare per la
stanza, nota un vecchio mp3 sulla scrivania, un libro aperto al suo fianco,
piccoli disegnini su un angolo, si siede sulla sedia con le rotelle della
scrivania, facendola girare, in fondo al letto una papera gialla fa bella
mostra di sè, si avvicina per accarezzarla, si stende
sul letto chiudendo gli occhi per un momento.
-
Jonas pref...- Le parole le muoiono
in gola vedendo che si è addormentato vestito sul suo letto, una mano sul suo
peluche e l'altra vicino alla bocca, la bocca appena dischiusa...
Si avvicina a lui, gli
toglie le scarpe e gli passa una mano tra i riccioli, lo copre con una coperta
leggera stando attenta a non svegliarlo...
-
Notte Jonas-Gli posa un ultimo bacio sulla fronte prima di
chiudere anche lei gli occhi e cedere alla stanchezza.
Kissed her for the first time yesterday
Everything I wished that it would be
Suddenly I forgot how to speak
Hopeless, breathless, baby can’t you see
Now I’m…
La sveglia suona un
paio di volte prima di essere spenta, qualcuno lo scuote dolcemente, apre gli
occhi e il volto di Rebecca è la prima cosa che vede, sorride e le accarezza
una guancia...
-
Buongiorno...- Si stiracchia ancoraintorpidito dal sonno...
-
Buongiorno Jonas alzati, andiamo a fare colazione fuori.-
con un sorriso che va da un orecchio all'altro si alza dal letto e in meno di
cinque minuti sonofuori di casa,
Rebecca chiude il portone e voltandosi vede l'ultima persona che avrebbe voluto
vedere, Nick al suo fianco la vede sbiancare, tanto che la sorregge mettendole
un braccio intorno alla vita.
-
Che hai?- La ragazza non lo ascolta, continua a guardare
dall'altro lato della strada...
- Papà...-
Now I’m speechless!
Over the edge and just breathless!
I never thought that I’d catch this!
Love bug again!
Now I’m hopeless, head over heels in the moment!
I never thought that I’d get hit!
With this love bug again! Love bug again
[Jonas Brothers- Love Bug]
...
Spero
che vi sia piaciuto,
finalmente
un po’ d’azione…
Baci
Baci J
P.S.
Perfavore
commentate, mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate,
Questo
è l’ultimo capitolo prima di partire per il mare,
Siccome
la storia non è tanto seguita, annuncio ai pochi lettori che mi prenderò il
tempo per scrivere tutti i restanti capitoli della storia, al posto di
scriverli mano a mano.
Così
facendo riuscirò ad aggiornare costantemente una volta a settimana senza pause
troppo lunghe.
Buone
vacanza a tutti e buona lettura.
...
“ Nello specchio questa sera
ho scoperto un altro volto
la mia anima è più vera
della maschera che porto
finalmente te lo dico
con la mia disperazione
caro mio peggior nemico
travestito da santone VaffanculoVaffanculo VaffanculoVaffanculo”
[ Marco Masini-
“Vaffanculo”]
Quando accadono alcune cose
Non puoi far altro che chiederti:
Perché?
Perché è successo a me?
Perché adesso?
E la maggior parte delle volte sai che
non avrei una risposta
Anche se lo speri con tutta te stessa.
Il cielo colorato di nero e i tuoni
in lontananza preannunciavano l’imminente temporale, il vento portava con sé
l’odore dell’umidità.
Il rumore cadenzato delle persiane
mosse dal vento non disturbano il flusso dei pensieri di quella bambina che
guardava lo spettacolo oltre le vetrate.
Curiosità e paura fuse in uno
sguardo, sul vialetto un uomo, occhi scuri e capelli brizzolati, si stringe
nella giacca e riesce finalmente ad arrivare all’uscio.
-Rebecca
sono a casa.- la bimba si risveglia e si fa prendere
in spalla da quell’uomo con l’aria stanca…
- Papà, oggi la mamma quando è
uscita piangeva…-
Il
gorgoglio del caffè sul fuoco è l’unico rumore udibile nella stanza, Rebecca
controlla il livello del caffè aprendo la Moka.
Spegne
il fuoco e la toglie dai fornelli versandolo in due tazzine.
- Che hai?- La ragazza
non lo ascolta, continua a guardare dall'altro lato della strada...
- Papà...- Nicholas
segue il suo sguardo fino ad inquadrare la figura di un uomo sulla sessantina,
o così pare dal suo volto segnato dalle rughe. Riporta lo sguardo su Rebecca e
vede il suo sguardo duro, arrabbiato, lascia la presa sul suo corpo,
liberandola.
- Faccio colazione al
bar all’angolo che ho visto ieri e poi mi faccio venire a prendere, ci vediamo
dopo al ristorante ok?- Non riesce a capire se la ragazza ha compreso le sue
parole perché è ancora nella stessa posizione in cui era prima, come
pietrificata.
Le da un bacio sui
capelli e fa per andarsene.
Sente la mano di Rebecca
sfiorare la sua e un sussurro provenire dalle labbra
-Ho il turno dalle 12:00
alle 20:00, scusa Jonas- e Nick ha paura del
significato che possono avere quelle parole…
-Allora…quello era il tuo ragazzo?-Rebecca seduta davanti all’uomo,
continua a mangiare il suo biscotto, ignora la domanda, impassibile, come se
nessuno avesse parlato, beve il suo caffè e posa la tazzina vuota sul tavolo.
-Cosa vuoi Frenck? Soldi? Deriderci?
Rimproverarci? Prenderci in giro?- L’uomo continua a fissarla con un dolce
sorriso sulle labbra, cosa che fa innervosire ulteriormente la ragazza.
-Lo sapevo che non sarebbe stato facile, che non mi avresti accolto a
braccia aperte…- Il dicorso
dell’uomo venne interrotto dalla ragazza.
-Già papà scusa se non sono felice di vederti, se non faccio i salti di
gioia a saperti di nuovo a piede libero. Tu non puoi neanche immaginare quello
che abbiamo passato per causa tua, perché hai preferito quella merda a noi! Se
non ci fosse stato Cesare io sarei vissuta in un fottuto istituto per gran
parte della mia adolescenza.- Becky prende fiato, finalmente tutto quello che ha
covato dentro per così tanto tempo sta venendo fuori, può dire a quell’uomo
quanto lo odia.
- E se sei riuscito ad incantare Samuele
non pensare di poter ingannare me, non sono d’accordo sul fatto che tu resti
qui, non sono d’accordo sul fatto che tu abbia contatti con Mia, ma non posso
impedirlo. Samu ha deciso così, e io gli devo tutto, compreso il rispetto per
decisioni del cazzo come questa. Quindi no Frenck,
non sono contenta e non sarai accolto a braccia aperte, non da me. Ma
soprattutto non avrai perdono o compassione dalla sottoscritta.- Si alza dal
tavolo e si dirige in camera sua, sulla soglia della cucina sembra ripensarci, dando
una vana speranza a quell’uomo.- Starai nella stanza
degli ospiti, immagino tu sappia dove sia.- Con questo lascia la stanza, pochi
secondi dopo la porta della sua stanza viene sbattuta e i “ Cure” si diffondo
in quella casa.
You warned me that
you were gonna leave
I never thought you would really go
I was blind but baby now I see
Broke your heart but now I know
That I was being such a fool
And I didn't deserve you
I don't wanna fall asleep
Cause I don't know if I'll get up
And I don't wanna cause a scene
But I'm dyin' without your love
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you
Il
cellulare sbatte contro la parete e cadendo a terra si apre, Bree si porta le
mani nei capelli con un gesto di stizza.
Una
mano raccoglie i vari pezzi del telefono rimettendoli insieme, Breanna non ha
bisogno di alzare lo sguardo dalla valigia per capire chi è entrato nella
stanza.
-Ciao…-Il volume della
televisione nella camera spezza quello che dovrebbe essere un dialogo.
-Chicago?
Sul serio?- Nessuna risposta dalla ragazza che non
sembra nemmeno avvertire la sua presenza. –
Donne Killer, che uccidono uomini…-
-Cosa
vuoi Joe?- Bree alza lo sguardo, si mette una ciocca di
capelli dietro le orecchie, le magliette giacciono scomposte dentro il borsone.
-Io… Come va?- La
ragazza fa un sospiro scocciato.
-Sei
venuto quiper chiedermi come sto?Joe
non ho tempo da perdere.- Riprende da dove ha interrotto,
tira fuori la biancheria asciutta dal cesto.
Le
mani le tremano per il nervosismo, i gesti sempre più meccanici, violenti.
Poi
sente le dita del ragazzo intorno ai suoi polsi, in una morsa decisa, ma
leggera, l’attira a sé ignorando le proteste di Breanna.
-Come
stai?- Immerge il volto nei suoi capelli, un verso di
stizza è tutto ciò che ne ricava.
-Come
stai?- Insiste, e questa volta la sente respirare
profondamente, mentre ricambia la sua stretta aggrappandosi alla camicia.
Sorride
tra i suoi capelli.
-Bene… alla grande! I miei hanno chiamato
stamattina per ricordarmi di invire la conferma di
iscrizione visto che: “Sanno che sono sbadata!”
Inoltre, hanno sottolineato come io
non debba mai, e sottolineo MAI scordarmi che sarò da sola e che me la dovrò
cavare con le mie forze, loro non ci saranno.
Come se ci fossero mai stati!...- Vede
il sorriso di Joe allargarsi sempre più mentre si sfoga le da un bacio sulla
fronte e scende sul naso, facendo morire a poco a poco le parole di Bree.
Scende
sulla mandibola e sul collo e…
-Danger papà ti cerca per…-
Quando Kevin apre la porta della camera trova Bree rossa come un peperone metre cerca di darsi un’ aria normale e Joe con una mano
troppo vicina ai bottoni della sua maglietta…
Lookin' at the letter you that you
left
[The letter that you left, will I ever get you back]
Wondering if I'll ever get you back
[ooh aahh, ooh ahh]
Dreaming about when I'll see you next
[When will I see you next, will I ever get you back]
Knowing that I never will forget
[I won't forget, I won't forget]
That I was being such a fool
And I still don't deserve you
I don't wanna fall asleep
Cause I don't know if I'll get up
And I don't wanna cause a scene
Cause I'm dyin' without your love (yeah!)
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you
Gli
ultimi raggi di sole rischiarano il cielo già tinto di nero, le prime stelle
fanno la loro comparsa, mentre a Trastevere inizia già ad esserci quell’aria
magica tipica delle serate estive.
-
Hei sta arrivando...- Joe si alza dalla
macchina alla quale è appoggiato, Nick distoglie gli occhi dal telefono e fa un
sorriso non appena vede la figura minuta di Becky dirigersi verso di lui.
Cammina
spedita, quasi corre, sguardo deciso e pugni serrati.
"Qualcosa
non va..."
Nicholas
lo sa, e non perchè sembra conoscerla da una vita, ma perchè quello sguardo e
quella postura lui le conosce, sa che significano dolore, rabbia, disagio...
le
ha già viste...
"
Joe"
in
quel momento gli sembrano così simili, così uguali...
- Ciao pulce...-
Rebecca osserva Joe e risponde con un flebile ciao, le labbra ancora serrate
tanto che quasi perdono colore, e Nick capisce che ha ragione, qualcosa non
quadra, Joe glielo conferma con lo sguardo quando attira la ragazza a se e le
posa un bacio sulla fronte come saluto.
Non
stacca gli occhi dal fratello, gli sta dicendo di buttarsi, di non trattenersi,
infondo che ruolo deve avere un fratello maggiore se non quello di spingerti
giù da un burrone quando non sai se lanciarti?
Nick
sorride sarcasticamente a quel pensiero, vede Rebecca fare una smorfia a Joe
guardandolo storto per la troppa confidenza.
Si
distacca dalla realtà per un momento, si ferma a contemplare la figura della
ragazza davanti a lui, dondola sui suoi piedi, senza smettere di guardarlo,
Nick sente la porta dell'auto sbattere, ora sono solo loro due.
Becky
indugia per qualche secondo prima che Nick senta le sue esili braccia circondargli
il collo e il profumo del suo shampoo investirlo, chiude gli occhi e la stringe
forte, anche se sa che potrebbe farle male...
"Ci
sono"
- Ciao-
Il respiro di lei sul collo lo fa rabbrividire...
- Ciao- Un
bacio a fior di labbra è il saluto che il ragazzo le riserva.
- Dove andiamo?-
Becky scorge la figura di Kevin alla guida e quella della ragazza Bionda di
poche sere fa al suo fianco.
-E’ una sorpresa…-La ragazza alza un sopracciglio scettica…
- Jonas, non credo che tu possa sorprendermi… conosco queste zone meglio di te…-Nick sorride sarcasticamente, quella ragazza
non abbassa mai la guardia, la prende per mano e la fa sedere in macchina,
zittendola con un bacio.
So tell me what
we're fighting for
Cause you know that truth means so much more
Cause you would if you could, don't lie
Cause I'd give everything that I've got left
To show you I mean what I have said
I know I was such a fool
But I can't live without you
Don't wanna fall asleep
Don't know if I'll get up
I don't wanna cause a scene
But I'm dyin' without your love
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you
Yeah!
Il
mare di notte, ecco ciò di cui ha bisogno, i suoi amici accanto, felici, e tranquillità.
Si
toglie le scarpe lasciandole in macchina, tra le dita la sabbia fresca, le
stelle in cielo, la luna all’orizzonte, sorride e d’istinto guarda Kevin, il
suo volto illuminato dai raggi lunari, il suo sorriso mentre corre cercando di
sfuggire a Joe…
Joe,
il suo Joe, scuote la testa pensando al suo cambiamento, si sono persi per
strada, ma quante ne hanno passate durante la loro vita, sempre insieme e ora
lei se ne andrà, lei se ne deve andare e lui non lo accetta.
Sorride
con rammarico a quei tristi pensieri, che si sciolgono mentre vede Nicky
baciare quella strana ragazza italiana credendo di non essere visto.
Lo
vede rilassato, lo vede felice e ancora una volta sa che sta facendo la cosa
giusta, questo è il momento migliore per farsi valere, per smettere di vivere
nella loro ombra, per vivere la sua vita.
-Ragazzina,
credi di poterla scampare?!- Vede Joseph lasciare stare il fratello per
dirigersi verso di lei, inizia a correre, più veloce, più forte che può, sente
la brezza diventare vento sul suo viso, chiude gli occhi correndo senza vedere
la meta, alle sue spalle i passi affrettati e pesanti di Joe, ridono, entrambi,
senza un perché.
Si
ferma, la milza le duole, ride, guarda il ragazzo davanti a lei, i capelli
scompigliati e una mano sugli addominali, tra loro uno scoglio, il rumore delle
onde spezza le loro voci.
-Mi
sei mancata…- Lo sguardo di Bree si
addolcisce, non cambia nulla, lei continuerà sulla sua strada, non si sono
ritrovati, non succederà più…
-Non
cambia niente.- Un sorriso amaro increspa le labbra del
ragazzo.
-Sai,
infondo ci speravo. Sai, pensavo di aver guadagnato un po’ di punti.-
Nessuno dei due si muove dalla propria posizione, non si allontanano, non si
avvicinano.
-Non
è questione di perdono o di punti… Ogni situazione,
ogni scelta ha delle conseguenze, le nostre ci hanno fatto crescere
dividendoci.- Le voci si alzano per sovrastare il
fragore della natura che li circonda.
-Come
farai? Intendo qui da sola, cioè dove starai?Ci chiamerai?Tornerai per le
vacanze?-
Don't wanna fall asleep (Don't wanna
fall asleep)
Cause I don't know if I'll get up (Who knows if I'd get up)
And I don't wanna cause a scene
'Cause I'm dyin' without your love (Yeah!)
I'm beggin' to hear your voice (Let me hear your
voice)
Tell me you love me too (Tell me you love me too)
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you
“Come farai?”
Non
lo sa.
Li
ferma, in mezzo a quel paradiso realizza:
Non
darà più consigli a Nicky…
Lei sbuffa nella sua stanza,
allontanando il libro dalla sua visuale, si da uno slancio e la sedia scorre
sulle rotelle fino ad arrivare al letto, la porta cigola aprendosi, la ragazza
si volta rivelando Un Nick Jonas quattordicenne con l’aria tetra.
-Ehi
che succede?- Il ragazzo si lascia cadere pesantemente sul letto…
-Mi
ha mollato, perché dice che faccio il cretino quando sono con i miei amici…- Breanna cerca di trattenere una risata. – Contento
che le mie sfortune ti divertano. Che devo fare Bree?- La guarda con quello
sguardo da cane bastonato e lei si sdraia di fianco a lui abbracciandolo…
You warned me that you were gonna
leave
I never thought you would really go
I was blind but baby now I see
Broke your heart but now I know
That I was being such a fool
And I didn't deserve you
Sente
il cuore iniziare a pompare, come se avesse appena corso la maratona, il sudore
imperlarle la fronte…
“Intendo qui da sola, cioè dove starai?”
Non
litigherà più con Joe…
-Sai cosa ti dico Jonas?Mi hai
stufato sul serio!- Sono nel salotto di casa Jonas, Bree afferra un cuscino e
lo scaglia contro Joe che si abbassa prontamente. –Avanti Ragazzina, mi
dispiace ok? Me lo sono dimenticato, mi farò perdonare.- Guarda la bimba
davanti a lui, tutta impettita con il broncio e le braccia incrociate sotto il
seno.
- Non mi interessa rockstar, me lo
avevi promesso, e invece non ti sei presentato! Hai preferito una stupida
partita ad un video game!- Joe incassa testa tra le spalle, questa volta è
arrabbiata sul serio, si avvicina lentamente alla sua figura e la vede mentre
tenta di trattenere un sorriso.
Forse non poi così sul serio…
I don't wanna fall asleep
Cause I don't know if I'll get up
And I don't wanna cause a scene
But I'm dyin' without your love
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you
Il
suo corpo inizia a tremare dall’interno…
“Ci chiamerai?”
Non
dormirà più con Kevin, non potrà più abbracciarlo…
-Cosa
succede?!Perchè piangi?- lei è sulla porta della sua stanza, fradicia, i
capelli appiccicati al volto, lacrime calde scorrono sul suo volto, alza lo
sguardo e gli vola tra le braccia, ora sta meglio.
Sono seduti sul pavimento, stretti
in quell’abbraccio, che significa:
caldo,
casa…
-Parlami…- stringe la camicia a quadri tra le
mani, il ragazzo si alza portandola in braccio, la stende sul letto non preoccupandosi
di bagnarlo e si stende al suo fianco.
Sono solo loro due ora…
Lookin' at the letter you that you left
[The letter that you left, will I ever get you back]
Wondering if I'll ever get you back
[ooh aahh, ooh ahh]
Dreaming about when I'll see you next
[When will I see you next, will I ever get you back]
Knowing that I never will forget
[I won't forget, I won't forget]
That I was being such a fool
And I still don't deserve you
Joe
si avvicina alla figura della ragazza, il suo sguardo è vacuo e i suoi occhi
persi.
“Tornerai per le vacanze?”
Non.
Staranno. Più. Insieme.
-Stupidi
Jonas Brothers!Ora che hanno successo neanche del mio
compleanno si ricordano!- Breanna percorre il vialetto di casa sua a passo di
marcia, mentre inveisce contro quelli che credeva suoi amici.
Inserisce le chiavi nella toppa,
entra in casa e il silenzio e il buio la avvolgono.
-Mamma,
papà sono a casa! Mamma? Papà?- Bene, a casa da sola il giorno del suo
diciottesimo compleanno.
Fa per andare in camera sua ma
sente dei rumori strani in salotto.
-Mamma
sei tu?- si avvicina cautamente all’entrata e…
-SORPRESA!-
Loro sono lì, loro e miliardi di altre persone, ma quello che a lei interessa
sono loro.
Sono lì, per lei.
I don't wanna fall asleep
Cause I don't know if I'll get up
And I don't wanna cause a scene
Cause I'm dyin' without your love (yeah!)
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you
-Ragazzina,
ragazzina… stai bene? Ehi…
- La
preoccupazione aumenta, lei se ne sta lì, muta, non muove un muscolo,
biascicando qualcosa di incomprensibile, mentre respira in modo affannato, Joe
le sfiora il viso con le mani. – Bree?
Rispondimi avanti…che succede?- la prende tra le braccia sedendosi con lei
addosso.
-Kevin!Nick! Aiutatemi!- la voce si incrina pericolosamente…
“ Panico…”
-Ragazzina,
avanti, ritorna con me…-Joe continua a sussurrarle quelle parole, come
una cantilena, fino all’arrivo dei fratelli…
-Che
è successo?!- la
voce di Nick interrompe quella litania…
-Stavamo
parlando e poi…poi non lo so, ha iniziato a stare in
silenzio ed è gelata ma suda, è come se non fosse su questo mondo…-Kevin
si abbassa all’altezza del fratello, incornicia il viso di Bree con le mani e
appoggia la fronte sulla sua…
-Bree,
sono Kevin, devi calmarti, perfavore…-Kevin continua a guardarla, ma niente i suoi
occhi sono velati, in un’ altra realtà.
-Ha
un attacco di panico…-Con
quelle parole Rebecca interrompe il silenzio carico di tensione.
-Sai
cosa fare?- Joe la guarda con una muta preghiera
negli occhi, quasi stenta a riconoscere il ragazzo che la infastidisce da
settimane, si inginocchia davanti a lui e con una lieve pressione fa staccare
Kevin da Bree.
-Ok
Kevin va in macchina, ho visto una coperta leggera, dovrebbe bastare, Jonas tu
continua a tenerla stretta, mentre cerco di farla tornare sulla terra, e
Nicholas smettila di torturarti le mani mi stai facendo venire il nervoso.- Con aria colpevole il più piccolo dei Jonas
abbassa le braccia e mette le mani in tasca, mentre Joe continua aspostare lo sguardo da una all’altra ragazza.
-Ok,
Breanna ora devi ascoltarmi, respira profondamente..avanti…-Bree
continua a guardare nel vuoto, e inizia a respirare più affannosamente, solo
quando Rebecca gli da dei piccoli schiaffi sulla faccia sembra ascoltarla e
dopo pochi minuti inizia a respirare come gli ha detto Becky.
-Ok,
così brava…Kevin avvolgile la coperta intorno alle
spalle, tra un po’ vedrete che andrà meglio, Jonas con me…-Nick
esita un momento, Rebecca gli prende una mano mentre gli accarezza la guancia,
a quel contatto si risveglia e la segue silenziosamente.
-Io
ho bisogno di voi, non posso…-Le
braccia dei ragazzi che la circondano, nel tentativo di farla calmare, la
coperta le copre le spalle e nonostante questo il gelo la avvolge, Kevin le
posa leggeri baci sulla nuca chiudendo gli occhi e inspirando il suo profumo.
-Puoi
e devi, è il tuo sogno…-
La voce di Joe è incrinata per la preoccupazione e la consapevolezza
dell’accettazione. La fragile ragazza che ha tra le braccia continua a tremare,
si aggrappa lei e capisce che non è più sua.
Ora comprende le parole di Bree, anche se loro
fossero stati insieme, anche se lui non avesse baciato e fatto quello che ha
fatto con sua sorella, lei se ne sarebbe andata perché è la cosa giusta da
fare, perché ha bisogno di dimostrare al mondo, ed ancora di più a se stessa,
che può esistere, che può farcela da sola.
Sente i passi di Nick e Becky avvicinarsi, Joe è il
primo a lasciare andare la ragazza, mentre Kevin tentenna ancora per qualche
momento, quando Bree gli si rifugia tra le braccia, Becky si inginocchia
davanti a lei, le porge un bicchiere d’acqua e una pillola scura, lo sguardo di
Bree di nuovo perso nel vuoto, Kevin la guarda dubbioso…
-Cos’è?-
Becky
sposta la sua attenzione da Bree a Kevin e il suo sguardo si addolcisce mentre
vede i suoi occhi preoccupati e le sue braccia stringersi di più intorno al
corpo della ragazza.
-E’
solo valeriana non preoccuparti, dovrebbe calmarla un pochino…-Vede la presa
del ragazzo allentarsi mentre Breanna ingoia la pastiglietta
in modo meccanico. Joe seduto ancora sulla spiaggia osserva la scena
preoccupato mentre Nick agita nervosamente la gamba, ancora in piedi alle
spalle di Rebecca.
Una folata di vento più forte delle altre scompiglia
i capelli dei ragazzi…
-Sarà
meglio tornare, lei ha bisogno di dormire e anche voi…-Kevin
è il primo ad alzarsi con Bree, mentre Nick li segue a pochi passi di distanza,
dirigendosi verso il suv nero.
Joe rimane immobile nella sua posizione, Rebecca gli
si avvicina.
-Era
nervosa, è tutto il giorno che lo è, ha sentito i suoi stamattina…
lei… ed io…che stupido, cosa mi è saltato in mente?!
Io lo sapevo…- Becky sorride,
posandogli le mani sulle sue, le allontana dai suoi capelli, per poi
avvicinarselo al petto e circondargli le spalle con un braccio.
-Non
sei stato tu, evidentemente è sotto stress, gli attacchi di panico sono dati
dalle circostanze, se al posto tuo ci fossero stati i tuoi fratelli
probabilmente sarebbe capitato comunque…-
Il fiato di Rebecca solletica i capelli di Joe, che chiude gli occhi per un
istante prendendo un respiro profondo, sta bene in quella posizione, stringe la
maglietta di Becky tra le mani.
-Parla
con Nick…-si lascia coccolare ancora un po’ da quella
stretta amica e poi si alza guardandola negli occhi ed aiutandola ad alzarsi…
“ Lo farò…”
Joe
sorride prima di voltarsi e andare verso la macchina…
So tell me what we're fighting for
Cause you know that truth means so much more
Cause you would if you could, don't lie
Cause I'd give everything that I've got left
To show you I mean what I have said
I know I was such a fool
But I can't live without you
Joe
parcheggia la macchina poco lontano dalla casa di Rebecca, in modo da lasciare
ai due ragazzi la loro intimità, scorge Bree addormentata tra le braccia di
Kevin sul sedile posteriore e quando rivolge lo sguardo alla strada davanti a
lui le figure di Nick e Becky hanno già voltato l’angolo.
-Mi
dispiace per stasera…-
lo sguardo mortificato di Nicholas ricorda, ancora una volta, a Becky quanto
sono diversi.
-Guardiamo
il lato positivo Jonas, mi hai effettivamente stupito.-
Le labbra della ragazza si dischiudono per far fuoriuscire una risata leggera,
interrotta dalle labbra del ragazzo che le imprigionano in una dolce morsa.
Occhi
negli occhi, per imprimere nella memoria ogni espressione, smorfia dell’altro.
Presente in quel momento, come se niente
importasse è così che si sente Rebecca e non sa per quanto lui ci sarà, e sa
che tutto finirà quando lui metterà i piedi sull'aereo per L.A.,
per tornare a casa, per tornare alla sua realtà, ma ora non le importa...
Lui
c’è ora, lui…
-
Sei qui...- Da voce ai suoi pensieri,
le dita sottili di Becky si immergono nei suoi riccioli scuri.
-
Sono qui e non me ne vado- " Bugia"
Entrambi
lo sanno,
ma
perchè non crederci?
far
finta di che sia qualcosa di profondo,
far
finta di essere innamorati,
far
finta che possa funzionare...
Perchè
un fondo di verità in tutto questo c'è,
ma
tutto si riduce ad una forte attrazione ed ad una pericolosa curiosità...
Ne
sono consapevoli, e nonostante questo, sono saltati dal precipizio di quel
burrone di finzione sul quale hanno giocato fino a quel momento...
E
nessuno tirerà la corda del loro paracadute al momento giusto,
non
Joe,
non
Kevin,
non
Bree,
non
Samuele,
non
Cesare
o
chi per essi...
La
cosa paradossale?
Precipitando
entrambi stanno sorridendo...
Don't wanna fall asleep
Don't know if I'll get up
I don't wanna cause a scene
But I'm dyin' without your love
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you
Yeah!
Urla nell'altra stanza,
l'infrangersi di un vetro,
il rumore di cocci rotti e poi...
Silenzio...
questo è tutto quello che arriva
alla piccola Rebecca nell'altra stanza.
E' rannicchiata sotto la scrivania
del fratello, le manine paffute premute sulle orecchie nel tentativo di mettere
fine a quel rumore che le fa tanto male, ma adesso tutto quel frastuono non c'è
più...
Alza gli occhioni
pieni di lacrime verso il fratellino che sta seduto davanti a lei...
- La mamma se ne è andata. Ci ha
lasciato.- parole troppo dure perchè escano dalla bocca di un bimbo di soli
otto anni.
- Ma papà ha detto che lui e la
mamma non ci avrebbero mai lasciati.- Samuele continua a giocare con la
macchinina che ha in mano.
- Solo gli stolti credono alle
bugie dei grandi, Sorellina...-
"
Per una volta è bello essere stolti..."
Don't wanna fall asleep (Don't wanna
fall asleep)
Cause I don't know if I'll get up (Who knows if I'd get up)
And I don't wanna cause a scene
'Cause I'm dyin' without your love (Yeah!)
I'm beggin' to hear your voice (Let me hear your
voice)
Tell me you love me too (Tell me you love me too)
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you
[Jonas Brothers- “Can’t
have you”]
…
Grazie
a chi ha letto,
a
chi ha messo la storia nei preferiti,
nelle
storie scelte e/o da ricordare.
Ed
infine grazie a tutti quelli che hanno recensito almeno una volta.