Tonight

di jotica90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** As the morning sun begins to rise ***
Capitolo 2: *** And we won't work this out ***
Capitolo 3: *** ..." No, we're not gonna work this out tonight " ... ***
Capitolo 4: *** " No we’re not gonna make this right... " ***
Capitolo 5: *** “ So I’ll give her kiss and say goodbye” ***
Capitolo 6: *** " Every single words been said " ***
Capitolo 7: *** ..." Broke each other's hearts again"... ***
Capitolo 8: *** ..." As the starlit sky begins to shine "... ***
Capitolo 9: *** ... " We’re breaking down " ... ***
Capitolo 10: *** ..."She screams out"... ***



Capitolo 1
*** As the morning sun begins to rise ***


" Di quelle che non dormi mai

Buonasera a tutti! Mi chiamo Gaia e sono nuova della sezione, questa è una fanfic che ho elaborato in parte nella mia gita con parenti a Roma, dove, tra l'altro è ambientata.

Ok prima di lasciarvi alla lettura volevo solo dirvi che non sono impazzita quando ho messo alcune frasi in corsivo, solo che dovevo distinguere l'italiano della protagonista dall'americano parlato da Jonas. Quindi non essendo ne capace, ne volendo scrivere le parti in inglese, in inglese, ma volendo comunque differenziare le lingue, ho pensato di scrivere le parti in lingua straniera in corsivo.

Senza ulteriori indugi vi auguro Buona Lettura.

 

 

....

 

 

" Voglio una vita che non è mai tardi

Di quelle che non dormi mai
Voglio una vita
La voglio piena di guai..."

[Vasco Rossi- "Vita spericolata"]

 

E' come essere ad un concerto, una folla di persone che quasi non respiri,

urla, grida, pianti, risa,

amore, odio, amicizia e tradimenti...

Ti fai spazio tra corpi di sconosciuti ed amici,

sputi in faccia a chi ti ha sempre aiutato e accetti la mano di chi non ha mai aiutato nessuno.

Ti lanci nel vuoto pur non sapendo quello che ti aspetta e ti intimorisce ciò che fino al giorno prima era una certezza.

Tutto questo fa parte di una qualsiasi vita,

ogni individuo passa tutto questo, ciò che ci rende unici e inimitabili,

speciali e allo stesso tempo superflui

è la meta alla quale aspiriamo e quella che riusciamo a raggiungere.

Perchè in fondo noi non facciamo che correre verso qualcosa che ancora non abbiamo.

 

 

L'odore dell'asfalto bagnato e l'aria frizzantina regnavano incontrastati quella mattina di fine Agosto, erano solo le sette e Roma aveva visto la luce solo da poche ore quando Rebecca si trovava  su Ponte Sisto diretta al lavoro, con la sua aria assonnata e la musica alta ad accompagnare il suo cammino.

Quel giorno avrebbe avuto un doppio turno al ristorante e come se non bastasse, quella sera, doveva accompagnare Flavia, amica psicopatica non che collega, al concerto del gruppo più idiota che lei avesse mai sentito. Dalla parte opposta tre ragazzi dai vestiti appariscenti stavano percorrendo lo stesso ponte, godendosi il sole mattutino e il panorama che a quell'ora la città li offriva.

- nh...che botta, ma dove guardi quando cammini, si può sapere?!-

- Scusa, ti sei fatta male?- Un ragazzo dai capelli ricci con degli occhiali da sole "stravaganti" le stava tendendo la mano. Becky lo squadrò da capo a piedi per poi fulminarlo con lo sguardo e alzarsi con le proprie forze.

- Guarda dove cammini la prossima volta. - Raccolse frettolosamente l'mp3 e la borsa che le erano caduti nell'impatto per poi rivolgere un'ultima occhiata ai tre ragazzi stranieri e continuare sulla sua strada con un po' di pazienza in meno e un livido in più.

- Ma è stata lei a venirmi addosso.-

- Nicky Nicky, addirittura ai piedi ti cadono. - fu tutto quello che il ragazzo dai capelli mori riuscì a pronunciare prima di unirsi al fratello maggiore in una risata che di precedenti ne aveva visti pochi, tra un singhiozzo e l'altro si avviarono verso la macchina nera che li stava aspettando alla fine del ponte, lasciando il più piccolo di loro con un espressione tetra a fissare il vuoto davanti a lui.

La giornata cominciava proprio bene...   

 

- Becky sei di nuovo in ritardo...-

- lo so, lo so mi metto il grembiule e arrivo. -

Per quanto quel giorno non avesse voglia di stare in quel luogo, di dare retta ai capricci dei turisti, di parlare inglese o di sentire l'eccitazione di Flavia sulla serata che le attendeva, non avrebbe mai potuto fare a meno di quel locale perchè, con tutti i suoi pro e contro, lì si sentiva a casa.

Quel ristorante  dove anche alle sette e trenta di mattina i pochi clienti riuscivano a sfinirti, dove Emanuele un ragazzo di trent'anni dalla figura slanciata e l'aria snob riusciva a mandarti in bestia con la sua sola presenza, storcendo il naso ogni volta che entrava qualcuno che per lui non era alla sua altezza. Dove Flavia, una ragazzina dai capelli color del grano faceva gli occhioni dolci a qualunque bel ragazzo entrasse nel locale, accompagnato o meno.

Quel luogo, dove per la prima volta si era sentita accolta dieci anni prima, quando ancora bambina era entrata per chiedere un po' d'acqua e qualche informazione per trovare la via di casa e quel giorno Cesare, un omone dall'aria bonaria le aveva rivolto un sorriso e le aveva offerto il pranzo, da allora quello era stato il suo rifugio, il suo angolo segreto per estraniarsi da ogni problema.

Erano ormai le sei quando Rebecca finì di lavare l'ultimo bicchiere della giornata, si diresse nel retro per cambiarsi, tra uno sbadiglio e l'altro indossò i leggins con una gonna scozzese bianca e nera e le sue scarpe da tennis, il rossetto e senza guardarsi nemmeno allo specchio si apprestò a ritornare al bar per aspettare Tina che le avrebbe portato la vespa per andare al concerto. Per ingannare il tempo prese uno dei biglietti da visita del ristorante e incominciò a scarabbocchiarci dietro sovrapensiero, neanche cinque minuti dopo la porta davanti a lei si aprì e un turbine biondo le andò incontro saltandole in braccio.

- Ziaaaaaaaa...-

- Mia! così la soffochi!- Una ragazza minuta dai boccoli biondi e gli occhi color del ghiaccio entrò nel locale, doveva avere più o meno vent'anni, la bambina sentendola scese dalle braccia della ragazza con uno "scusa mamma" e andò a sedersi su una sedia davanti al bancone dove le fu dato un bicchierone di succo di frutta.

- Becky sei bellissima...-

- Grazie Tina, ti ho lasciato il mazzo di chiavi nell'armadietto buona serata...- Prese il casco della vespa si mise in tasca il biglietto da visita scarabocchiato e con un ultimo saluto a tutti si diresse verso il motorino nella piazzetta antistante al ristorante. 

 

Prima dei concerti era sempre teso, sentiva l'adrenalina salire, fino ad offuscare ogni pensiero liberandogli la mente. La musica era sempre stata la sua vita, da che si ricordava le note erano state le sue amiche più intime, ora si trovava nel camerino insieme ai suoi fratelli per la prova vestiti, ma avrebbe potuto avere addosso una tunica che non se ne sarebbe accorto. Era mezz'ora buona che stava fissando il suo riflesso nello specchio senza realmente vederlo, era come se il suo corpo e la su mente fossero scollegati, pensava a tutto e a niente...

- Nick, Nicky, ohi ci sei?-

- Cosa?-

- E' tre volte che ti chiamo, tutto bene?-

- Si stavo solo pensando.-

E quando hai due fratelli impiccioni la risposta "stavo solo pensando" sembra nascondere sempre altri significati, infatti, puntualmente Kevin Jonas uscì dalla montagna di vestiti posti per terra al centro della stanza dando voce al pensiero che girava nella mente di tutti...

- Alla Ragazza di stamattina? Ti ha proprio colpito! In tutti i sensi. -

- Molto divertente, ho proprio dei fratelli simpatici- l'allegro quadretto fu interrotto dal una ragazza dai capelli castani che aprì la porta del camerino ricordandogli che da lì a quattro minuti sarebbero saliti sul palco.

Quello fu il segnale che il momento per le cavolate era finito, lo show stava per iniziare, non c'era più spazio per ragazze o prese in giro, era incominciato il conto alla rovescia.

Le urla nella piazza, l'ultimo controllo luci e le ultime prove del suono, persone dello staff che giravano come impazzite dietro le quinte... 10, 9, 8, 7, 6, 5,...

 

Arrivò alla Piazza di Porta San Giovanni che il sole aveva lasciato spazio al crepuscolo ormai da mezz'oretta, non sarebbe mai riuscita a trovare Flavia in mezzo a tutta quella gente e mandarle un messaggio sarebbe stato come buttare via i soldi, entrò dalla porta creata con i pannelli di legno apposta per il "Grande" concerto e cercò un angolo dove ci fosse stata abbastanza aria per vivere, non troppo rammaricata nel trovarsi nelle ultime file. Almeno li ci sarebbe stato meno chiasso e avrebbe potuto sentire la ' sua' di musica, speranza vana visto che dopo neanche mezz'ora da quando era entrata si era ritrovata a mo' di sardina nelle prime file, spinta da ragazzine urlati che sembravano possedute da chissà quale demone.

Il fumo bianco e le prime note segnarono l'inizio del concerto, e le grida sempre più forti diedero a Rebecca l'ennesima conferma che quella sarebbe stata una di quelle serate da dimenticare.

Per tutta la prima ora del concerto fu occupata a respingere gomitate, cosa vana perchè neanche al ristorante ne aveva mai prese tante, ma questa volta non c'era neanche la scusante che fossero tutti ubriachi, erano semplicemente pazzi. Persino mettere l'mp3 in tasca era un'impresa impossibile, così si era ritrovata a tenerlo in mano e a cercare di non pesarsi troppo sulla transenna su cui era stata schiacciata per non perforarsi lo stomaco.

E poi, qualcosa cambiò... l'atmosfera mutò, forse era la pioggia che offuscava i sensi, o l'improvviso silenzio della folla, che sembrava ascoltare veramente per la prima volta, o forse le urla di prima l'avevano talmente infastidita da darle allucinazioni uditive.

Fatto sta che per la prima volta quella sera, a quel concerto, Rebecca posò lo sguardo su quel palco, e vide un ragazzo che suonava il piano, non una rockstar giovane e piena di se.

Semplicemente un ragazzo intimorito che sembrava infinitamente piccolo in confronto a tutto ciò che lo circondava, ma quella voce, quello sguardo dimostrava anche quanto poteva essere forte pur essendo fragile, quanto poteva essere coraggioso pur avendo paura.

Perchè, pur sembrando minuscolo su quel palco, Nick Jonas regnava su tutto e tutti, ma più di tutto quel ragazzo non era più il più piccolo dei tre fratelli Jonas era un semplice ragazzo che donava ciò che aveva dentro a tutte le persone che lo stavano guardando, sentendo, ascoltando, provando.

Perfino quella ragazza così determinata a non ascoltare, a chiudere le porte in faccia a quella musica che aveva sempre denigrato, non poteva fare a meno di essere rapita da quella magia che si era creata. Di tenere il fiato sospeso per l'emozione, di sentirsi, almeno in minima parte, come se stesse vivendo quel senso di liberazione che ti porta ad urlare tutto il tuo dolore, le tue speranze perdute, il tuo senso di confusione e vuoto, per farti sentire un po' più leggera e un po' più serena.  

Ma come tutte le magie e tutti i sogni, si finisce per ritornare alla realtà, a volte, come in questo caso, un po' bruscamente, per non dire duramente. Perchè fu proprio l'asfalto freddo a risvegliare Rebecca da quell'atmosfera surreale, quando ritornò alla realtà si ritrovò con un ginocchio sbucciato e l'mp3 in frantumi, ma il meglio venne subito dopo, quando un esercito di quindicenni urlanti, quasi la calpestarono, per salire sul palco inseguite dal corpo d'ordine al completo.

Quella fu la famosa goccia che fece traboccare il vaso, Becky prese l'mp3 distrutto e cercò una via d'uscita da quell'inferno, prima se ne sarebbe andata e prima avrebbe messo fino a quella giornata inverosimile.

Peccato per lei che l'unica via d'uscita fosse di girare intorno al palco e andarsi a perdere tra corridoi pieni di porte, probabilmente deserti solo perchè erano tutti impegnati nella riuscita del concerto. Più tardi avrebbe trovato qualcuno a cui chiedere aiuto per uscire, ora aveva bisogno di sedersi e fare qualcosa per il suo ginocchio che aveva iniziato a bruciare. Aprì la prima porta che le capitò a tiro senza nemmeno leggere la scritta, per fortuna era completamente vuota, o almeno non c'era nessuno al suo interno, se non un grande numero di vestiti sparsi ovunque, uno specchio illuminato e un divano nell'angolo. Lo stesso dove la ragazza si sedette e presto cedette alla stanchezza addormentandosi.

 

Inchino, applausi, al centro del palco, la piattaforma si abbassa e....fine.

Un altro concerto finisce, con qualche intoppo, ma magico proprio per questo.

Stanchi e sudati, ma soddisfatti, se uno li avesse guardati in quel momento era così che li avrebbe descritti. Tra abbracci e strette di mano da parte di tutto lo staff i fratelli Jonas si avviarono al loro camerino. Il primo ad entrare fu Kevin, che dopo un primo sguardo alla stanza si fermò di colpo facendo sbattere Joe e Nick contro la sua schiena. Fu proprio il più piccolo ad inveire per primo contro il maggiore:

- Kevin!che cavolo ti prende si può sapere?-

- Già vuoi per caso rovinare il mio naso perfetto?-

- Joe...-

- Tutti e due! Zitti! Guardate lì- Entrambi i fratelli seguirono l'indicazione del maggiore e tra i vestiti videro una figura addormentata, rannicchiata in un angolo del divano, con i capelli arruffati ed un buco nei vestiti all'altezza del ginocchio. Tutti e tre pensarono dovesse essere una conseguenza dell'invasione delle fans sul palco di quella sera.

Si avvicinarono con cautela alla ragazza per non spaventarla ed evitare reazioni troppo violente o urla troppo assordanti, ma quando Becky aprì i suoi occhi verdi, non iniziò ne ad urlare dall'eccitazione, ne dallo spavento. Studiò la stanza e solo successivamente le figure dei ragazzi davanti a lei, li scorse tutti e tre per fermarsi sul più piccolo, sgranare gli occhi, ed assumere un espressione accigliata:

- TU!-

- TU!-

 

 

...

 

Fine primo capitolo!!! Che è stato durissimo, ora perfavore lasciate un piccolo commentino, per farmi contenta e soprattutto, per segnalarmi le cose che non vanno o cose che vi sono particolarmente piaciute.

                                                                                                      

 

Baci Gaia

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Capitolo 2
*** And we won't work this out ***


Ok, come avrete capito non aggiorno spesso, il problema è che trovo difficile iniziare

Ok, come avrete capito non aggiorno spesso, il problema è che trovo difficile iniziare.

Essendo i primi capitoli, potrebbero risultare un po' noiosi: questo capitolo lo è particolarmente, ma mi serve per introdurre i personaggi e farvi capire le varie relazioni. Dal prossimo le cose si inizieranno un po' a smuovere.

Ora vi lascio alla lettura...

Grazie e buona fortuna!!! Baci J

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" Quando Il Mondo Che Volevi Migliore,
Ti Sorrise Col Suo Ghigno Peggiore.

 Noi, Gente Che Spera

Cercando Qualcosa Di Più,

 In Fondo Alla Sera
Noi, Gente Che Passa E Che Va,

Cercando La Felicità

Sopra Sta Terra "
[Articolo31- "Gente che spera"]


O ti amano o ti odiano,

questo è ciò che fanno le persone.

Tutti giudicano, ma nessuno tenta di capire.

Niente viene imposto e chi guarda,  sceglie cosa vedere.

Può scegliere tra apparenza e realtà.

L'una immediata, l'altra da ricercare.

La prima facile da individuare,

la seconda difficile da scoprire e comprendere.

 

 

L'acqua le accarezzava il corpo sciogliendo la tensione accumulata durante il giorno, i capelli appiccicati al viso, il suo respiro che si regolarizzava, la mente che ricordava gli avvenimenti di quella sera...

 

Si doveva essere addormentata perchè non riconosceva quella stanza. Ricordava la caduta, i corridoi tutti uguali, il camerino e un divano morbido...

Capelli ricci occhi marroni, tre ragazzi che era impossibile non conoscere e poi la consapevolezza improvvisa...

Lo scontro della mattina, la famigliarità della sua voce e quel fastidio dettato più dall'orgoglio che da una vera irritazione per le sue azioni...

 

Spense l'acqua e il silenzio tornò a regnare in quella casa, la calma propria delle ore notturne, irreale, interrotta solo dalla litania di grilli proveniente dall'esterno e dai sospiri pesanti e regolari di suo fratello nella stanza accanto. Quell'atmosfera che lasciava spazio ai ricordi, adatta per rielaborare pensieri e a volte colpe, per chiarirsi le idee e fare i conti con se stesso...

 

- TU!-

- TU!-

- E chi potevi essere se non un rockstar! Ma perchè tutte a me...- Probabilmente non aveva capito nulla dell'ultima frase, ma poco importava.

La porta sbattuta e finalmente l'aria notturna, il cielo era nuovamente sereno e trapuntato di stelle, il tragitto fino casa... il controllo della situazione finalmente nelle sue mani, il vago senso di eccitazione per qualcosa di nuovo, finalmente qualcosa a cui pensare, aveva per le mani una situazione fuori dal comune su cui riflettere, arrovellarsi la mente in cerca del giusto comportamento da tenere.

Un castello di carte costruito su illusioni e aspettative irreali, le quali sarebbero cadute e l'avrebbero lasciata delusa, e la tristezza che assopiva quel barlume di novità che l'aveva invasa per un istante.

 

Si guardò un ultima volta allo specchio pettinandosi i capelli, guardò con occhio critico la propria camera, sempre in disordine, fissò la foto di sua madre sul comodino...

"Dove sei?"

Avrebbe tanto voluto che lei fosse lì, che la consigliasse su cosa fare, avrebbe voluto che ci fosse semplicemente per raccontarle la sua giornata. Scosse leggermente la testa come a scacciare quei pensieri, poi indossò una maglietta di suo fratello e si infilò sotto le lenzuola, rabbrividendo al loro contatto.Ormai erano le tre di notte e aveva solo quattro ore per riposare prima di andare al lavoro, avrebbe preso un doppio caffè e un'altra giornata sarebbe trascorsa.

 

 

 

 

- Nick...Nick?-

- Sono qui Joe...- Dopo i concerti succedeva spesso che si addormentassero insieme su un unico letto o addirittura sul divano, si scambiavano le impressioni sulla serata e piano piano crollavano esausti uno dopo l'altro, ma quella sera sembrava diversa, Nick non riusciva a dormire, ripensava all'incontro con quella ragazza, o meglio agli scontri avvenuti con lei quel giorno...

 

Rannicchiata su quel divano, con i capelli arruffati e ancora umidi dalla pioggia, poteva quasi sembrare una musa...una di quelle ragazze che vedi e di cui vorresti scrivere, ma nel momento in cui aveva aperto gli occhi verdi, la sua espressione era passata da smarrita, a sorpresa, ad arrabbiata. Con quell'espressione era impossibile non riconoscerla, dopo l'esplosione, se ne era andata,quella ragazza alta poco più di un metro e mezzo era energia pura...non c'erano altre parole per descriverla.

- Ma che ho fatto ora?- E come era successo durante il primo incontro-scontro i due fratelli maggiori si misero a ridere...

 

- Ma che ore sono?-

- Le quattro del mattino...-

- Che fai alzato a quest'ora?Non stai bene?- Solo in quel momento il più piccolo dei fratelli Jonas si voltò verso il fratello, indossava la maglia che si era infilato dopo la doccia ed era in boxer, probabilmente per il caldo... Si passo una mano sul volto, nel tentativo di svegliarsi quel tanto che serviva per ascoltare il fratello in caso di bisogno.

- Sto bene, non riuscivo a dormire...-

- Il caldo?-

- Anche...- Un sorriso assonnato illuminò il volto del maggiore, come se avesse capito gli altri motivi che tenevano sveglio il più piccolo...

- Torna a dormire Nick, domani ci dobbiamo alzare presto.-

- Abbiamo l'intervista per il programma di mtv vero?-

- Si, rimettiti a letto.-

- Ti raggiungo tra un attimo. - Sentì il frusciare delle lenzuola, segno che suo fratello si era steso e probabilmente Morfeo lo aveva già ripreso con sè. Guardò un ultima volta il paesaggio che li offriva la sua camera, quella città era così magica, aveva quel qualcosa di unico ed indimenticabile...

 

Prima di uscire dalla stanza diretto alla macchina, la sua attenzione fu attirata da un piccolo rettangolino bianco che risaltava sulla moquet scura, era un biglietto da visita di un ristorante, doveva averlo perso quella strana ragazza.

Non ebbe tempo di pensare ad altro perchè venne richiamato dai suoi fratelli, così si infilò il biglietto in tasca ed uscì dal camerino con l'intenzione di farsi una doccia e una bella dormita...

 

Ma a quanto pareva, il suo corpo non era d'accordo, era mezz'ora che stava davanti a quella finestra con la brezza notturna ad accarezzargli il volto ed a scompigliargli i capelli. Si rigirava quel bigliettino tra le mani leggendo e rileggendo l'indirizzo del posto, osservando gli scarabocchi agli angoli...sorrise... li faceva anche lui sugli spartiti quando si bloccava, scaricavano la tensione. Si diresse in cucina deciso a farsi una tisana e a cercare di dormire almeno un paio d'ore prima degli impegni lavorativi. Una dormita non poteva fargli che bene, l'indomani avrebbe deciso come agire.    

 

 

 

 

-La canonica, via della Paglia 6.- Il posto doveva essere quello, semplice e grazioso, con i tavolini fuori e le lanterne appese sotto i gazebi che riparavano i tavoli.

- Nick, allora hai deciso? un posto vale l'altro.-

- E' un'ora che camminiamo, ho fame!- e poi la vide, i capelli scuri legati in una coda alta, un grembiule in vita e un blocknotes in mano per prendere le ordinazioni.

- Qui.-

- Dio sia ringraziato, finalmente.- i tre ragazzi entrarono nel locale e furono subito raggiunti da Emanuele che li fece accomodare in un tavolo appena fuori dall'entrata del locale e porgendogli i menù se ne ritornò all'interno del ristorante scontrandosi con Becky.

- Possibile che non guardi mai dove vai!-

- Ema rilassati che già mi girano per i fatti miei.-

- Insomma finitela voi due, Emanuele al bancone e Rebecca vai a servire il tavolo5 sono appena arrivati, sono americani.-

- si, capo.-

- Si, Cesare.- Si incamminò verso il tavolo indicatole a testa bassa, avrebbe dovuto prendersi un altro caffè se non voleva addormentarsi in piedi.

- Che cosa ordinate ragazzi.- Solo in quel momento alzò gli occhi e osservò i clienti e come la sera prima, rimase allibita. -Siete una persecuzione voi tre. Cosa volete?-

-Te.-Il mezzano sfoderò uno dei suoi sorrisi più ammalianti, ma la ragazza al suo fianco non sembrava della sua stesa idea.- Mi dispiace, non sono sul menù. Ora se volete ordinare bene, se no torno dopo...-

- Scusa mio fratello, ma, a volte, dimentica l'educazione a casa. Io prenderei della pasta al sugo e una birra media-

- Io una matriciana e una coca.-

- Ok, jonas1 pasta al sugo e birra media, jonas2 matriciana e coca e tu?.-

- Nick...Nick!- Il più piccolo sembrava ammaliato dalla ragazza, era in una sorta di stato catatonico con occhi da pesce e bocca spalancata.

- Acqua.-

- Gasata o Naturale?-

- Gasata e del pesce spada ai ferri.-

- Backy, Samu al telefono dice che devi tornare a piedi perchè la vespa si è fermata di nuovo...-

- Fantastico! Ci mancava,Flavia finisci tu e ricordati di respirare.-

- Perchè mi dici que...- Si interruppe bruscamente quando si accorse di chi aveva davanti. Anche i sordi avrebbero sentito l'urlo che lanciò pochi secondi dopo, davanti ai suoi idoli.

 

Erano le tre ormai quando i tre Jonas decisero che era ora di tornare a casa, con un Nick alquanto affranto per non aver concluso niente si incamminarono per le strette viette del quartiere romano, al primo tabaccaio videro Becky che usciva con in mano un pacchetto di sigarette aperto di cui una già tra le labbra pronta per essere accesa.

- Nick, noi andiamo a casa, mandiamo Bree a prenderti più tardi.- Ma il fratello non li stava già più ascoltando intento a pensare a cosa avrebbe detto alla ragazza.

- Ciao-

- Ciao, che vuoi?-

- Solo parlarti.- La ragazza gli passò a fianco senza neanche guardarlo, come se fosse invisibile, per poi fermarsi pochi passi più avanti e fissare il ragazzo immobile davanti al negozio.

- Che fai non vieni?- Dopo un primo momento di incertezza la seguì, camminarono in silenzio lanciandosi qualche occhiata ogni tanto, come se si stessero studiando a vicenda.

Era paradossale come Nick valutasse ogni suo pensiero scontato o banale, lui il grande cantante che sapeva scrivere canzoni romantiche, non riusciva a parlare davanti ad una ragazza normale. Questo era il problema, ai suoi occhi lei non era una ragazza normale, non sapeva come comportarsi, forse sarebbe stato più facile se avesse cominciato ad urlare alla sua vista, ma era altrettanto vero che non avrebbe destato il suo interesse.

- Allora, com'è?-

- Com'è cosa?-

- Fare il cantante.- Era come se si fosse sbloccato, l'iniziale insicurezza era sparita, iniziò a parlare a ruota libera, interrotto raramente dalle battutine sarcastiche della ragazza, si sentiva ascoltato veramente, si sentiva un ragazzo normale come non si sentiva da tanto tempo, e questo era fantastico. Passò tutto il pomeriggio in quel locale, seduto al tavolino a guardarla lavorare, a parlare con lei durante le pause, e farsi sfottere per la sua timidezza o l'essere impacciato nelle cose più semplici... Forse avrebbe scritto su quella giornata oppure se la sarebbe tenuta per se, come un segreto prezioso. Si guardava intorno e per la prima volta in quel tour si accorse di quanto frenetica fosse la sua vita, quegli ultimi anni erano stati un sogno, la musica, i concerti, i dischi, ma aveva bisogno di staccare, di ricercare un equilibrio che sentiva di aver perso...solo per quel giorno aveva bisogno di sentirsi un ragazzo

"comune"

 

 

 

 

 

I could pick up all your tears
throw em in your backseat
leave without a second glance
somehow i'm to blame
for this never-ending racetrack you call life

 

- Alex... come-come...- La rabbia e la delusione che opprimevano il petto, e poi c'era l'incredulità e il tradimento. Loro che si baciavano...la perfetta armonia dei loro corpi che si univano, la stessa che tra loro non c'era mai stata, perchè troppo diversi, perchè troppo piccoli e inesperti o forse perchè il loro destino non era quello di stare insieme.

-Noi, noi...-

-Tu- devi-stare-zitto!- Nei suoi occhi la paura che a quel tempo non aveva visto, o forse l'aveva solo fraintesa con la vergogna di essere stato scoperto, ma infondo come poteva non succedere, lei così aggraziata e carismatica, con quegli occhi verdi enormi, con quei capelli biondi e morbidi, lei così..così semplicemente Bella...

- Noi...ti prego Bree.-

- Sparite, tutti e due! Tutti. Potevate avere tutti, una cosa vi avevo chiesto... non tra di voi. Non la dovevi toccare, ma no...-

- Non è stata colpa nostra, non puoi colpevolizzarci...-

- Dovete sparire...-

- Va bene, non staremo insieme, io rinuncerò a lui.-

- e io a lei.- Mai parole furono più sbagliate...

- Non ci provate, io non sarò la cattiva della situazione. Non vi permetterò di darmi la colpa di tutto questo un domani. Io non sarò la causa della vostra infelicità, non voglio sapere niente.-

- Ti prego Bree.-

- Alex di a papà che starò da Amanda stanotte.-

- Torna a casa Bree, ti prego...- I passi sull'asfalto bagnato e quella passerella alle spalle, il sapore delle lacrime sulle labbra, e le voci concitate degli invitati divenute un brusio lontano, la fine di una giornata e Il sole che tramontava dietro gli edifici, allora, come oggi... 

 

turn right
into my arms
turn right
you won't be alone
you might
fall off this track sometimes
hope to see you on the finish line


 

- Breanna, devi andare a prendere Nick.-

- Si Rob vado...- Ancora tre settimane con loro, ancora tre settimane dei loro sorrisi, delle loro canzoni, del loro mondo e poi sarebbe stata libera da quell'ambiente dove regnava l'ipocrisia. Avrebbe chiuso un capitolo della sua storia, avrebbe dovuto rinunciare a loro e questo la faceva soffrire, ma non poteva continuare ad andare avanti così, aveva bisogno di qualcosa di nuovo, dove lei sarebbe stata la protagonista e non qualcun'altro. Lei avrebbe deciso della propria vita, una vita dove sbagliare, piangere, ridere, essere felice per lei stessa e per nessun altro... una vita vera, dove gli amici erano amici e l'amore poteva esistere senza di lui.

Attraversava il parcheggio della villetta presa in affitto dalla famiglia Jonas per la sosta a Roma, l'ultima tappa del tour Europeo di quell'anno. Il signor Jonas, aveva voluto dare un'apparenza di stabilità ai suoi figli, così aveva deciso che sarebbero stati fermi per un po' e lì avrebbero fatto tutte le interviste e le varie apparizioni per poi tornare finalmente a casa.

Lei aveva preferito alloggiare in Hotel con il resto dello staff, nonostante le insistenze della famiglia. Era meglio così, più privacy, questa era stata la scusa, ma la realtà è che si sentiva fuori luogo e che si doveva abituare alla lontananza.

- Bree...-

- Kevin... ho dimenticato qualcosa?- Quegli occhi sinceri, puri e limpidi, così famigliari...

- Si, le chiavi della macchina...-

- Che sbadata...- Una linguaccia per dissimulare la vergogna e la tristezza di quel giorno, per cercare di fargli capire la mancanza di qualcosa...di qualcuno.

- Tieni, e porta questa a Nick, si è alzato il venuto.-

- Si, mamma.- Una presa in giro che sanciva quel legame, la ripresa del cammino verso la macchina, la famigliarità della sua voce...

- Bree...- del contatto...

- Cosa?- del suo abbraccio...

- Ti voglio bene...- una lacrima a rigare la pelle diafana della ragazza, e due mani calde a raccogliere quella tristezza, che lui aveva capito da subito, per la quale l'aveva seguita, perchè per lei, lui ci sarebbe sempre stato e sempre avrebbe avuto un abbraccio, una parola di conforto, nonostante le bugie, le omissioni, il silenzio e la distanza.    

 

 

driving all your friends
At a speed they cannot follow
soon you will be on your own
somehow i'm to blame
for this never-ending racetrack we call life

 

 

 

 

 

turn right
into my arms
turn right
you won't be alone
you might
fall off this track sometimes
hope to see you on the finish line

 

Erano le sette e di lì a poco sarebbe sopraggiunta la folla della sera, tutti i locali stavano iniziando a posizionare le luci per la sera donando a trastevere una aria magica. I primi artisti di strada cominciarono a popolare le viuzze intorno a loro. Nick li guardò e sorrise: li ammirava, loro non erano famosi e non avevano fans urlanti intorno, ma in loro c'era quella magia data dalla passione, la stessa che a volte lui aveva paura di perdere. Alcune sere si guardava allo specchio e non si riconosceva, forse aveva avuto troppo, forse si stava perdendo e non riusciva ad accorgersene. Ma quella sera, tutta quella giornata era stata diversa, aveva davanti una ragazza che neanche conosceva e che già gli aveva fatto perdere la testa, la fissava in silenzio da cinque minuti buoni:quegli occhi vispi e il viso accaldato dalla temperatura estiva e dalla cucina dove aveva passato gran parte del pomeriggio, l'unica cosa che lo disturbava era in fumo proveniente dalla sigaretta che teneva tra le labbra.

- Jonas la pianti di fissarmi?-

-Se sei troppo bella che ci posso fare.- Quella battuta sembrava così fuori dalle sue corde

- Sentilo il santarellino...- Gli si imporporarono le guance, ora lo riconosceva, questo era il ragazzo con cui aveva passato tutta la giornata: a parlare, tra sguardi, battute e a volte era riuscito persino a farla sorridere.

- Te lo do io un passaggio se ti va..-

- Nick... Nick dobbiamo andare.- Il più piccolo dei Jonas si voltò nella direzione della ragazza che lo aveva chiamato, era carina: abbastanza alta, con corti capelli biondo cenere e occhi celesti...

- Dovresti andare...sembra di fretta.- Si morse le labbra, sembrava un bambino colto in fragrante a rubare le caramelle...

- Ma...-L'ansia nei suoi occhi, mosse la ragazza a rassicurarlo

- Non importa troverò un passaggio.- Sollievo, anche se probabilmente non lo aveva convinto del tutto

"Attesa"...

- Nick...- Quella voce sembrava una nota stonata, in una dolce canzone...

- Arrivo Bree...- La fretta, e lo scambio di sguardi, apprensivo, frettoloso e poi incerto verso la ragazza che gli stava di fronte. Era stato una notte intera a cercare il coraggio per presentarsi lì ed ora? - Sicura?-

- Si Jonas, sapevo come cavarmela anche prima del tuo arrivo...-Per la prima volta in tutta la giornata il tono di Rebecca non suonava sarcastico, semplicemente velato d'ironia.

- Allora, Ciao.- Un primo passo...

- Ciao Jonas.- Un secondo e un terzo, poi un sorriso ad increspargli le labbra, un ultimo sguardo alle sue spalle verso quella ragazza così fuori dal comune, e voltarsi di nuovo verso la ragazza che lo stava aspettando, impaziente...

" normalità"

Da quanto non provava quella sensazione, " normalità", l'aveva provata tutto il pomeriggio...Nick Jonas il ragazzo, niente Nick Jonas il più piccolo dei famosi fratelli Jonas...

Ora si ritornava a sognare e se da una parte provava nostalgia verso la vita che aveva vissuto prima di diventare famoso, dall'altra non poteva fare a meno della sua vita attuale, la fama, i fans, ma soprattutto la musica...solo che ogni tanto, era bello tornare ad essere solo un ragazzo comune.

Mentre si incamminava verso la macchina, diede un'ultima occhiata al locale appena lasciato, e la vide uscire di corsa con in mano il suo casco. Si fermò pochi metri più in là a parlare con un ragazzo e, dopo avergli tirato uno schiaffo sulla nuca salire dietro di lui sul suo motorino.

Li vide prendere una piccola via a fianco al ristorante, per poi sparire dalla sua visuale.

 

 

 

 

 

i did all i could
and i gave
everything
but you had to go your way
and that road was not for me

Rebecca aspettava che quel citofono suonasse, ormai era un'ora che lo stava aspettando, l'orologio rintoccò, erano le dieci e lei era una povera illusa, seduta su quel divano in attesa. Decise di scendere e andarsi a prendere un gelato, aprì il portone e sentì quel rumore, quel motorino così familiare, incontrò i suoi occhi azzurri ed ebbe la conferma che ancora una volta lei era, e sarebbe sempre stata la seconda. Lei che era stata tutta la sera ad aspettarlo, lei che aveva creduto per una volta che la favola avrebbe potuto viverla anche lei.- Becca...Becca!!!Becca aspetta!!!- Lui le corse dietro, ma lei non lo guardò continuò a camminare fino a che non iniziò a correre... 

- Becca...- La raggiunse, afferrò la sua mano e finalmente incontrò i suoi occhi e vi lesse la sua delusione e la sua tristezza.

- Cosa vuoi?- Te, questo avrebbe dovuto dire, ma non era la realtà. Perdonami, avrebbe potuto dirle questo, ma non lo fece. Si trovavano in mezzo alla strada, ma nessuno dei due sembrava preoccuparsene, troppo impegnati a cercare la verità che mai sarebbe stata detta a parole.

- Ho avuto un contrattempo...- Bugia, la prima di molte, lei non ci credeva e lui lo sapeva. Sapeva che Rebecca era sveglia, lo era sempre stata ed era per questo che l'aveva baciata la prima volta, lei era unica:Invadente e testarda, presuntuosa a volte, acida per nascondere il suo essere dolce, insicura e forte allo stesso tempo.

- Evidentemente non era così importante venire da me...- Si divincolò dalla sua stretta, i suoi occhi si velarono di tristezza. Si voltò e prese a camminare, " Dimmi che non è vero, dimmelo!" avrebbe voluto urlarglielo, ma era troppo orgogliosa... Si fermò al suono della sua voce.

- Cazzo! Io voglio stare con te, la guardavo e pensavo solo a venire da te!- Rabbia, verso se stesso, e una mezza verità. Tirò un pugno al muro alle sue spalle e lei ebbe paura.

-Mi dispiace- Lei ci credette, voleva disperatamente crederci, lui era il suo principe, l'aveva tanto aspettato. La prese fra le sue braccia e la baciò, un bacio che sapeva di scuse, di promesse, di speranza. Perchè a parole nessuno dei due era mai stato bravo...

- Gabriele...- si staccò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. -Dimmi...-Un sussurro -Io non divido...voglio essere l'unica.- Un avvertimento, un' ultima possibilità, perchè infondo lei lo voleva, voleva tutto questo, lo volevano entrambi.

- Tu sei l'unica.- Ed ecco la Bugia, perchè di questo si trattava, anche se entrambi volevano disperatamente che fosse la verità.

Quella notte di fine estate Rebecca amò veramente per la prima volta, con tutta se stessa, vivendo la sua favola...

 

so turn right
into my arms
turn right
you won't be alone
you might
fall off this track sometimes
hope to see you on the finish line.

 

[ "Turn right"-Jonas Brothers ]

 

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Ok fine! :) Volevo solo ringraziare tutti quelli che hanno letto e recensito il capitolo scorso.

Un'ultima cosa: alcuni di voi potrebbero aver da ridire sulla definizione "Rockstars" riguardante i Jonas, e io sono d'accordo con voi, perchè secondo me la loro musica tende molto più al pop, ma i più non mi danno ragione quindi per democrazia (dopo varie ricerche) ho lasciato rockstars.

 

RECENSITE PERFAVORE!!! Baci Baci J

 

 

 



 
 

 
 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** ..." No, we're not gonna work this out tonight " ... ***


"It could be wrong, could be wrong

Ok, sono stata velocissima questa volta... il mare mi ha dato molta ispirazione…

Questa volta non c’è il banner perché è ancora in lavorazione, ma arriverà presto.

BUONA LETTURA

Baci baci J

 

 

 

 

 "It could be wrong, could be wrong
This is under control

It could be wrong, could be wrong
It could never last
It could be wrong, could be wrong
Must erase it fast
It could be wrong, could be wrong
But it could’ve been right
It could be wrong, could be"

[ Muse- “Resistance”]



 

 

Resistere, per poco. Per tanto.

Resistere, per lui. Per lei.

Resistere, per se stessi. Per altri.

Resistere, all'attrazione. All'amore.

Resistere, alle lacrime. Ai sorrisi.

Resistere, a tutto. A niente.

Resistere alla vita.

Al mondo.

 

Hai un nuovo messaggio: Beep “Bree, dove sei finita? È tutto il giorno che ti cerco…Kevin muoviti!... Ora devo andare, ma chiama appena senti questo messaggio.” Fine messaggio, non ci sono altri messaggi vocali, per riascoltare pre-

 Con un sospiro chiuse il cellulare e lo gettò sul letto, il cielo era coperto di nubi nere, nell’aria il profumo della pioggia imminente, un primo lampo seguito da un forte tuono illuminò l’atmosfera. Bree rabbrividì leggermente, ma non chiuse la finestra al suo fianco, rimase immobile ferma a guardare la pioggia che formava un piccolo ruscello ai bordi della strada… Chiuse gli occhi, e la mente vagò fino ad arrivare alla mattinata…

 

Era la cosa più bella che avesse mai visto, la coronazione di tutti i suoi  sogni, la prospettiva di un futuro appagante, di qualcosa di importante…

Le gambe le tremavano dall’emozione mentre saliva quella scalinata di marmo.

Spinse le porte a vetro dell’entrata, un lussuoso bancone di mogano regnava al centro della stanza, una signora sui sesant’anni era intenta a limarsi le unghie mentre sfogliava svogliatamente una rivista dalla copertina patinata…

-Scusi?- La donna le fece segno di stare in silenzio e rispose al telefono, dopo circa cinque minuti posò la cornetta e alzò lo sguardo verso di lei.

-Come posso aiutarla?- Un inglese stentato il suo, sorrise brevemente…

-Vorrei delle informazioni sui corsi e fissare un incontro con il rettore…-

-Vada in segreteria. Segua il corridoio e svolti a destra…-

-Grazie.- La signora si rimise a sfogliare la rivista e lei si diresse nella direzione indicatale.

Due ore dopo uscì dalla porta dalla quale era entrata con un sorriso sulle labbra e la consapevolezza di aver trovato la sua strada,come una bambina iniziò a girare su se stessa con le braccia aperte e il volto accarezzato dal vento, non si preoccupò degli sguardi straniti dei passanti… Era felice, felice per se stessa, come non lo era da molto tempo e se alla gente dava fastidio peggio per loro.

 

Realtà…

Quel senso di euforia l’aveva abbandonata da quando aveva sentito la sua voce, ora sentiva un nodo allo stomaco che non voleva andarsene, come avrebbe fatto a dirglielo? Ma soprattutto come avrebbe fatto a fargli capire che lei sarebbe stata felice solo senza di loro?...

Kevin…

Il cellulare iniziò a vibrare sul letto, Bree non se ne curò, sul display un nome che da tempo non appariva…

Joe…

 

 35minuti…Era esattamente il tempo che ci aveva impiegato a decidere di presentarsi lì, ed ora si trovava davanti a quella porta chiusa… l’attenzione catturata da un adesivo strappato a metà, di cui si distingueva solo il bordino rosso.

Bree appoggiò le spalle al muro e si lasciò scivolare a terra, chiuse gli occhi e rimase ad ascoltare il suono della chitarra proveniente da quella stanza.

-          Ehi! Tutto bene?- Non aprì neanche gli occhi, sapeva fin troppo bene a chi apparteneva quella voce. Non aveva voglia di parlare, non era a lui che doveva spiegare.

-          Siamo loquaci oggi.- Anche senza guardare era sicura che sul volto del ragazzo si era dipinto un sorriso timido e degli occhi dolci.

Joe Jonas mosse la mano fino a sfiorare quella della ragazza al suo fianco, che la scansò velocemente…

-          Bree… ti prego.-

-          Me ne vado Joe…-

“Confusione…”

Una smorfia che doveva essere un sorriso sul volto di lei e confusione sul volto di lui. Gli occhi azzurri di Breanna divennero lucidi, si alzò da terra ed entrò nella camera al suo fianco, chiudendosi la porta alle spalle, appoggiandosi stancamente.

Kevin Jonas stava seduto sul suo letto suonando di tanto in tanto qualche nota, non appena percepì la presenza della ragazza si fermò e rimase a guardarla.

Incrociò il suo sguardo ed ebbe la certezza di essere all’oscuro di qualcosa.

-          Ciao…- Il ragazzo non rispose, riprese semplicemente la sua occupazione precedente ed aspettò che la ragazza proseguisse… lei si avvicinò al letto e si lasciò cadere su quella superficie morbida, prese un respiro profondo…

-          Kevin…- La musica si fermò, la ragazza voltò lo sguardo verso di lui… lo osservò, le mani strette in un pugno, il corpo rigido, lo sguardo ferito, senza lasciarla proseguire iniziò a parlare…

-          Ho parlato con papà…- Lei impallidì, sudò freddo e lui prosegui… - Ha anticipato la data di rientro, per il 5 Settembre dovremmo essere in America.- Il tempo si era ridotto…

“Tic, Toc,… Tic, Toc,…”

Riprese a suonare senza guardarla…

Come se non volesse farla parlare, come se non volesse ascoltare quello che lei aveva da dire, come se volesse che lei uscisse da lì.

-          Bene… Forse è il caso che vada si è fatto tardi.- Non gli avrebbe detto niente quel giorno, e avrebbe rimandato… ancora una volta.

-          Già… a domani Bree.- La ragazza si alzò in piedi, lentamente, come se aspettasse solo di essere fermata… ma questo non avvenne e la porta si richiuse nel più assoluto silenzio.

 

Kevin si stava dirigendo in cucina quando venne attirato dalla voce del padre in salotto, parlava al telefono passeggiava avanti e indietro nervosamente.

-          Josh… si,… non ti preoccupare…-

Bree…

 -  Bree sta bene, è andata a vedere l’università…-

Università, studi, Italia, lontananza…

Silenzio…

- Le è piaciuta, tra pochi giorni avrà il colloquio.-

Il ragazzo si appoggiò allo stipite della porta…

- Si…ok ci sentiamo presto, di a Lara di non preoccuparsi, che la sua bambina è in buone mani.-

Kevin si riscosse dai suoi pensieri, ritornando alla realtà, dopo averla abbandonata per tutto il resto della conversazione… salì le scale come uno zombie, gli era passata la fame. Non si accorse nemmeno di aver colpito Nick passando, semplicemente arrivò nella sua stanza e si sdraiò sul letto fissando il soffitto, tutto ad un tratto era diventato qualcosa di estremamente interessante.

 

Bree uscì da casa Jonas accompagnata dalle note del maggiore dei fratelli, lanciò un ultimo sguardo alla finestra della camera del ragazzo per poi voltarsi e lasciarsi alle spalle quella giornata.

 

-          Signor Jonas, ha un momento?-

-          Certo, dimmi Bree…-

 

 

 

 

Era mezzogiorno quando con un grugnito che di femminile aveva poco, Becky si ridestò dai suoi sogni. Sbadigliò sonoramente e si alzò dal letto, il contatto con il pavimento, la fece rabbrividire, suo fratello doveva aver dimenticato un' altra volta il condizionatore acceso.

Accese la radio e la voce roca dello speaker si diffuse nel piccolo bagno, si spogliò anche dell'ultimo indumento ed entrò nella doccia. Il getto d'acqua la risvegliò del tutto, liberandola dal torpore lasciatole dal sonno.

- Ed ora: Hold on dei Jonas Brothers .- Un sorriso le si dipinse sul volto, sembrava una persecuzione. Una piacevole persecuzione per dire la verità, perchè in fondo le piaceva avere quel ragazzo intorno. Era così puro, ingenuo, non sembrava appartenere alla realtà, prima di lui non aveva mai incontrato una persona del genere.

Le ultime note si propagarono nella stanza fino a spegnersi. Finì di vestirsi e con i capelli bagnati arrivò in cucina dove trovò suo fratello.

- Perchè sei vestito come un pinguino?- silenzio, lui che abbassa lo sguardo...

- Samu...-

- Sono stato all'udienza di papà.-

 

We don’t have time left to regret
Hold on
It will take more than common sense
Hold on
Hold on
Cause there’s more to life than just to live
Hold on


Lei si irridisce, ed improvvisamente i piatti sporchi della sera prima diventano insopportabilmente fastidiosi. Inizia a lavarli freneticamente, la più piccola macchia appare come qualcosa d'irrimediabilmente irritante.

- Gli hanno accordato gli arresti domiciliari...- Le presa che si rafforza sul bicchiere.- Uscirà tra una settimana.- il rumore fastidioso creato dalle dita che scivolano sul vetro.

"Silenzio"

- Vuole vedere Mia...- No, tutto il suo corpo vorrebbe dirlo, ma la voce sembra non voler uscire dalla sua gola.

- Vuole rivedere te,...- NO, tutta la sua anima, vorrebbe urlarlo...

- Pensavo che magari potrebbe venire a stare qui, finchè non trova un posto dove stare.-

"Affanno"

Non un'altra volta, non può....


Cause an empty room can be so loud
It’s too many tears to drown them out
So hold on, hold on
Hold on, hold on

 

- NO!- il piatto che cade, si rompe in mille pezzi come la realtà intorno a lei.

- Ma...- il sangue che cola sulla sua mano...

- NO!...- Il bruciore appena percettibile, perchè sovrastato da un dolore più forte, dalla rabbia accecante...

"Tutto"

"si"

"Ripete"

- Becky...- Ora basta! Basta stare in silenzio, basta abbassare la testa, basta fare buon viso a cattivo gioco.

Becky che si alza, scappa, fugge...il respiro affannato, il tremore delle gambe, gli occhi che vorrebbero piangere, ma non lo faranno...perchè lei non piange, lei ha pianto solo una volta per lui e ha giurato a se stessa che non lo avrebbe più fatto, nè per lui, nè per altri, né per se stessa.

In sottofondo la porta sbattuta, Samuele si alza e raccoglie i cocci del piatto che sono rimasti a terra, pulisce il sangue, di sua sorella, che è gocciolato sul pavimento, ed improvvisamente sembra più vecchio della sua età. Agisce meccanicamente come se avesse già fatto tante volte quelle azioni, come se raccogliere e rimettere insieme fossero azioni che compie da tutta la vita, perché infondo è così, quando lei soffre, lui è lì come appoggio, spalla, amico, fratello.

Poi il boato, dalla camera di sua sorella, la musica che irrompe in tutta la casa, l’unico sfogo per lei che tenta di essere forte, che non versa lacrime e si distrugge dentro…

Seduta con le spalle appoggiate al letto, le gambe al petto, lo sguardo fisso davanti a se per guardare la sua immagine, all’apparenza impassibile, che si riflette nello specchio dinnanzi a lei…

Si alza di colpo, come se avesse uno spasmo, afferra il casco, apre la porta e se la sbatte alle spalle, incurante di suo fratello che tenta di parlarle, incurante della musica ancora accesa, proveniente dalla sua camera, incurante del fatto che non dovrebbe guidare la vespa con così tanta potenza, incurante di tutto.

Gli alberi ai suoi lati non sono altro che una macchia di colore indistinta a causa della velocità a cui sta andando, o forse a causa delle lacrime che le appannano la vista ma che lei non si permetterà di versare.

Il vento che le da brividi in tutto il corpo a causa dei vestiti leggeri, i clacson delle macchine imbottigliate nel traffico del primo pomeriggio, le urla della signora che ha appena sfiorato, il ragazzo che le fischia dietro la sua approvazione, tutti rumori e suoni che alle sue orecchie non arrivano.

Solo la rabbia è in lei, solo quella furia accecante sembra risvegliarla dal suo stato catatonico.

 

-Dov’è tuo padre ragazzina?-

Già dov’è papa?

- Mio padre è morto signore.-

- Mi dispiace…-

- Anche a me.-


One single smile, a helping hand
Hold on
It’s not that hard to be a friend
Hold on

 

Il rumore dell’acqua proveniente dal bagno era l’unico suono udibile nella stanza, un paio di jeans e una maglia bianca erano appoggiati sul letto ordinatamente.

Una chitarra giaceva appoggiata al comodino, sul quale era posta una foto che ritraeva una bella donna e un ragazzino dagli occhi vispi.

 

-         Joe, spiegami ancora una volta perché ci troviamo qui.-

-          Per vedere quella ragazza, dalle dimensioni di una pulce.- Il sole era alto nel cielo e Trastevere era praticamente deserta, i pochi turisti che si vedevano in giro si affrettavano a trovare un posto dove rifocillarsi e passare le ore più calde della giornata.

-          Questo l’ho capito, ma perché?-

-          Perché da quando l’abbiamo incontrata cammini a mezzo metro da terra, hai continui sbalzi di umore e non ti si sopporta più.-

 

Nicholas Jonas entrò nella sua stanza preceduto da una densa nuvola di vapore, aveva un asciugamano legato intorno alla vita e indossava un paio di ciabatte di gomma dal colore improponibile persino per lui. Rabbrividì quando la brezza, proveniente dalla finestra aperta, lo colpì.

 

-          Resta qui.-

-          Joe ci aspettano, non abbiamo tempo.- Ma il maggiore non l’aveva neppure ascoltato ed era entrato nel ristorante. Tre ragazzine gli passarono a  fianco e lo guardarono incuriosite, forse indecise sulla sua identità.

-          Ohi! Bell’addormentato mi ascolti?-

-          Scusa, dimmi?-

-          La biondina che ci ha servito ieri mi ha detto che oggi è il suo giorno libero, ma stasera potrebbe essere ad una festa della quale ho preso l’indirizzo. Intelligente è?!-

-          Si, Joe. Un Genio.-

 

Chiuse la finestra dopo un ultimo sguardo alla luna, iniziò a vestirsi, per poi scendere al piano di sotto…

-          Papà, Kevin, Joe? Io esco!- nessuna risposta arrivò alle orecchie del ricciolino, arrivato davanti alla cucina, vide il mezzano intento a prepararsi un panino canticchiando: auricolari nelle orecchie e senape in mano. Scrisse qualcosa su un blocchetto e prendendo la giacca si chiuse la porta alle spalle.

 

  


So don’t give up, stand ‘til the end
Hold on
Cause there
’s more to life than just to live
Hold on

 

“Stelle...”

Vorrebbe essere una stella, solitaria, lontana nel cielo, che viene guardata, ammirata, lodata...mai scalfita, toccata e violata.

Resta seduta sul bordo del marciapiede, davanti alla sua vespa, Gabriele esce dal portone e la vede, così, con la testa tra le mani e rannicchiata su se stessa.

-         Becky- alza lo sguardo, e il ragazzo riesce a vedere i suoi occhi, quella ragazza non gli è mai apparsa così fragile come in quel momento, con il volto arrossato per il vento, lo sguardo triste e la bocca dischiusa come a voler dire qualcosa.

Tenta di parlare, ma non emette suono, non serve, lui ha già capito…

“Esserci…”

Di questo ha bisogno, una presenza costante nella sua vita, qualcuno da cui andare quando ha bisogno, quando si sente sola, o triste…

Qualcuno del quale si fida, che non chieda spiegazioni, che l’ascolti, e lui non lo è… lei ne è consapevole, lui ne ha la certezza, ma in quel momento nessuno ci fa caso…

“Particolari insignificanti”

Cose trascurabili, in quel momento tutto è secondario, niente è importante…

“Bugie…”

Ne è circondata da tutta una vita, ormai ci ha fatto l’abitudine, allora perché non credere ancora una volta in qualcosa di falso,irreale, non vero?

Le prende la mano incrociando le dita con le sue e l’attira a sé, se la stringe addosso anche quando lei urla, quando si dimena… la rattiene fino a quando le forze non l’abbandonano e si lascia andare stremata sul suo corpo, lasciandosi avvolgere dall’abbraccio caldo del ragazzo, e finalmente porta le braccia intorno a quel corpo che conosce a memoria, che molte notti è stato protagonista dei suoi sogni, che altrettante volte è stato esplorato delle sue mani.

Le carezze sulla schiena, sembrano una dolce ninna nanna per il corpo che si abbandona a quelle amorevoli cure, una mano affondata tra i capelli e la bocca di Gabriele che posa baci leggeri sulle palpebre, per poi proseguire il suo tragitto sulle guance, sul naso e all’angolo della bocca.

-         Portami via…-

-         Dove?-

-         Ovunque tu voglia…- Lui la guida sull’auto alla loro destra, la segue in ogni suo movimento, si mette alla guida e accende il motore, l’auto parte…

Attraversa il centro. Arriva sul grande raccordo. Esce da Roma, percorre numerose vie alberate fino a che non si ferma davanti ad un cancello imponente, che da su un cortile…


Cause an empty room can be so loud
It’s too many tears to drown them out
So hold on, hold on
Hold on, hold on

 

Gabriele riprende possesso della sua mano e la guida all’interno della casa, molte persone li salutano, ma loro non si fermano, si fanno spazio tra i corpi che ballano, tra ragazzi ubriachi con in mano bicchieri colorati, tra coppiette in atteggiamenti amorosi… e la sua mano è sempre lì a stringere la sua, senza mai lasciarla, il suo corpo è sempre davanti al suo per proteggerla, e allora si chiede se non ha fatto un errore ad allontanarsi, se non ha fatto un errore a lasciarlo andare.

I pensieri vengono interrotti da abbracci e baci di persone che una volta considerava amici, “Ciao” “Come va?” “ Da quanto tempo” “ Come mai sei sparita?” tutte domande inutili, prive di interesse o di curiosità. Si sente così fuori posto e le viene da ridere, perché quelle sono le stesse persone con le quali è cresciuta, sono le stesse ragazze che avrebbero dovuto starle vicino quando  il mondo le crollava addosso, invece, le avevano voltato le spalle.

La voglia di piangere ritorna, forte, un groppo in gola la fa vacillare tanto che deve sedersi per non cadere… e lui è lì a sorreggerla e portarla all’aria aperta per farla stare bene.

Inizia a danzare, e il ragazzo segue i suoi movimenti, le sue mani sui fianchi e il suo respiro sul collo…


When you love someone, and they break your heart
Don’t give up on love, have faith, restart
Just hold on, hold on
Hold on, hold on

La musica nelle orecchie, l’alcool nel sangue e la mente vuota, priva di qualsiasi pensiero, mani sconosciute sulla schiena, respiri ansanti intorno a lei, parole lascive sussurrate alle orecchie…

Se si fosse guardata allo specchio, non avrebbe visto che l’ombra di se stessa, spettinata, accaldata, con una bottiglia di vodka in una mano e la sigaretta nell’altra mentre si dimena tra folla.

L’ennesimo ragazzo ubriaco si avvicina, le fa un complimento e cerca di avvicinarsi, il suo fiato puzza di fumo, le dice qualcosa, ma lei non lo ascolta.

-         Prendo da bere…- e si allontana, in cerca di una faccia conosciuta, la sbornia le sta passando, la testa le gira meno e l’euforia si attenua lasciando spazio ad un leggero intontimento.

Qualcuno la colpisce, si volta e sbatte le palpebre un paio di volte per accertarsi della realtà che vede, quasi sicura che quello che si presenta davanti ai suoi occhi non sia un effetto ritardato della sbronza.

 Dalla porta a vetri della casa, esce un ragazzo, castano con dei riccioli che Rebecca ha imparato a conoscere, gli occhi scuri e l’aria spaesata. Una ragazza dai capelli fulvi gli si avvicina, Becky li guarda e vede il ragazzo chiederle qualcosa, si avvicina per sentire meglio… tenta di accarezzarlo e baciarlo, ma la sua audacia non sembra essere apprezzata.

-          Nick, sei venuto allora.- Il più giovane dei Jonas sembra tirare un sospiro di sollievo alla vista della nuova arrivata, che scansa malamente la rossa e lo abbraccia come se si conoscessero da una vita, sul suo volto appare un leggero rossore segno di un misto di imbarazzo e timidezza.


When it falls apart, and you’re feeling lost
all your hope is gone, don’t forget to
Hold on
Hold on

“Strano”

Il contatto tra di loro, le loro mani si sfiorano appena, i loro occhi si scontrano…

- Cosa ci fai qui?- la contentezza sul volto del ragazzo scompare per lasciare spazio ad un espressione di stupore causato dal cambio d’umore improvviso della ragazza, si ferma ad osservarla, ha una bottiglia vuota in mano e la guancie sono imporporate leggermente.

- Jonas? Perché sei qui?- Il ragazzo percepisce un leggero odore dolciastro…

- Sei ubriaca.- Gli occhi della ragazza si illuminano di scherno.

- Molto intuitivo.- Un sorriso affiora sul viso di entrambi, uno di quelli che non arriveranno mai ad illuminare gli occhi perché privi di felicità.

“Confronto”

Tra personalità contrastanti, tra idee e comportamenti differenti.

- Ti stai divertendo?- Non ha bisogno di una risposta, la sa già.

- Da morire…- Ironia, sembra che la ragazza conosciuta sul ponte stia tornando, il ragazzo le prende la mano e la trascina in un angolo del giardino, su un divanetto davanti alla piscina, lì la musica è meno forte.

“Giusto”

Nicholas Jonas in quel momento non sa cosa si può definire corretto e cosa no, sa solo che la ragazza al suo fianco non gli è mai sembrata così bella, e le sue labbra così invitanti.

 Diminuisce la distanza tra i loro volti, tanto che il respiro di Rebecca è percepibile sulle sue labbra, Lei chiude gli occhi…

3centimetri… e arriverà alle sue labbra

2…sentirà la loro morbidezza

1… assaggerà il loro sapore

“Giusto…”

Vorrebbe tanto che lo fosse, ma non lo è… e non può permettersi di macchiare quell’animo, di sporcare qualcosa di così eternamente inviolato…

Apre gli occhi e la magia finisce…

- Fermo Jonas, non possiamo...- Per un attimo vede la delusione in quegli occhi scuri…

- Perchè?- una domanda, una richiesta, una supplica…

- Perchè non sono fatta per te, tu non sei adatto al mio mondo, allontanati finchè puoi... va via Nicholas.- Non ti voglio, Sarebbe bastato dirgli questo, ma dove avrebbe trovato la forza di dirgli una bugia così grande? Con tutta se stessa avrebbe voluto lasciarsi andare e baciare quelle labbra, fregandosene delle conseguenze. Avrebbe tanto voluto sapere se quel ragazzo tanto buono, sarebbe riuscito a migliorare qualcosa in quella sua vita tanto incasinata, ma non sarebbe stato né giusto, né leale.


Cause an empty room can be so loud
It’s too many tears to drown them out
So hold on, hold on
Hold on, hold on

“Fuga”

L’unica cosa che vorrebbe fare in quel momento è fuggire, lontano da lui e da quello che potrebbe significare stargli accanto.

Volta le spalle e si dirige verso la folla, sente i suoi passi alle spalle. Accelera, lui è sempre dietro, spinge, scansa i corpi della gente che intralciano il suo cammino.

E’ buffo come ti ritrovi a pensare che infondo nessuna mela cade mai lontano dall’albero… lei che aveva sempre rimproverato a suo padre il fatto di essere codardo, che l’aveva sempre condannato perché davanti al cambiamento sapeva solo scappare, stava facendo esattamente la stessa cosa.

 E ad un tratto si sente afferrare, la sua mano sul polso, immobile al centro della stanza con la voglia di voltarsi per guardarlo.

Due occhi azzurri davanti a lei, due occhi scuri alle sue spalle.

Una mano tesa verso di lei come a chiamarla, un’altra stretta sul suo polso.

Decisione e Speranza.

Certezza e ignoto.

Routine e Cambiamento.

Gabriele e Nick.

“Scelta”

 


When you love someone, and they break your heart
Don’t give up on love, have faith, restart
Just hold on, hold on
Hold on, hold on

Si può prendere una decisione seguendo la ragione o l’impulso.

Rebecca si sentiva tra due fuochi, braccata.

L’aria sempre più rarefatta, il respiro sempre più pesante, la scelta sempre più opprimente.

Si guardava intorno e non vedeva che il vuoto, le persone intorno a loro erano come invisibili, il suoni risultavano ovattati, come se si trovasse in una sorta di stanza insonorizzata.

Due paia di occhi a guardarla. Aspettativa, speranza, attesa.

Due corpi ad accoglierla. Desiderio, voglia, attrazione.

Un’uscita alle spalle. Libertà.

Fuga.

Il cuore sembrava uscirle da petto, chiude gli occhi.

Silenzio.

Una stanza.

Solitudine.

Abbandono.


Cause an empty room can be so loud
It’s too many tears to drown them out
So hold on, hold on
Hold on, hold on

 

- Papà?-

 -Dimmi Becky-

 -Tu e la mamma resterete sempre qui?-

 -Certo amore. Sempre.-

- Me lo prometti?-

- Te lo prometto piccola.-


When you love someone, and they break your heart
Don’t give up on love, have faith, restart
Just hold on, hold on
Hold on, hold on
[ Jonas Brothers- "Hold on" ]

 

...

 

 

Spero vi sia piaciuto e recensite perfavore, anche solo due parole, ci tengo a sapere che ne pensate...

Baci e al prossimo aggiornamento….

A Presto J

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** " No we’re not gonna make this right... " ***


"Ho visto un posto che mi piace,

Ciao a tutti!!! Questo capitolo era pronto da un po’, ma avevo dimenticato la chiavetta al lago quindi ho potuto postarlo solo oggi!!!

Bene dopo questa piccola introduzione vi lascio alla lettura.

Baci Baci J

 

 

 

"Ho visto un posto che mi piace,

si chiama mondo.

Ci cammino, lo respiro,

la mia vita è sempre intorno.

Più la guardo, più la canto, più la incontro,

più lei mi spinge a camminare,

come un gatto vagabondo.

Ma questo è il posto che mi piace

si chiama mondo."

[ Cesare Cremonini, Jovanotti - " Mondo"]

 

 

 

Nessuno ammette, se non quando è troppo tardi.

Nessuno agisce, se non costretto.

Nessuno vede, se non obbligato.

Nessuno ha coraggio, se non quando è oppresso.

Nessuno cammina, se non quando è sicuro.

Nessuno ama veramente, se non commette errori.

 

 

 

L’ odore delle frittelle invade dolcemente i sogni di Rebecca, mentre una lenta e gradita tortura alla base del collo la riporta alla realtà…

Gabriele continua a depositare baci leggeri fino a quando non vede la ragazza aprire del tutto gli occhi.

- Buongiorno … - La risposta si perde nell’ennesimo bacio che il ragazzo le posa sulle labbra zittendola.

- Ti ho portato la colazione e qualcosa per il mal di testa… - un vassoio con ogni genere di cibaria e bevanda fa bella mostra di sè sul comodino accanto al letto. Rebecca afferra una brioche e beve il caffè, per poi prendere le due aspirine che il ragazzo le sta porgendo.

- Aspetta, Ti sei sporcata.- Le sue labbra cancellano le tracce di cioccolato all’angolo della bocca e le sue mani si insinuano sotto la canottiera.

I sensi di lei iniziano ad annebbiarsi e il corpo inizia a sciogliersi, sotto il tocco esperto e familiare del ragazzo, risponde ai suoi baci e alle sue carezze.

- mmhh…- Un sospiro di apprezzamento la fa tornare alla realtà…

“ Lo stesso”

Di nuovo i suoi occhi, la sue mani, …

Di nuovo la sua incertezza, la sua insicurezza …

- Gabriele…- Un sussurro appena accennato, uno sprazzo di razionalità nella lussuria.

- mmmh…- non si fermano, continuano a cercarsi…

- Aspetta…-  Una leggera decisione traspare nella voce di lei, ma il ragazzo non sembra averla udita perché continua a corrompere il suo corpo con morsi leggeri…

- Fermo…- La coscienza irrompe nei suoi pensieri e il momento magico si interrompe, Gabriele riprende il controllo e finalmente la guarda…

“ Decisione…”

Nel suo sguardo non c’è confusione, lui sa benissimo perché si sono fermati e lei sa che manterrà la sua scelta almeno fino a quando non avrà tempo di pensare e farsi attanagliare dai dubbi.

- E’ per il moretto di ieri sera?- Il volto di entrambi impassibile, tutti e due pronti per un discorso che non dovrebbe essere neanche fatto, perché loro non stanno insieme, non hanno più a che fare l’uno con l’altro da molto tempo. Eppure si ritrovano in quella stanza l’uno di fronte all’altro seduti sul letto, occhi negli occhi…

- No, è per me…- Un bacio irruente, un bacio che chiede e non avrà…

Becky si scosta, si allontana da lui ed esce in terrazza, rivolta verso il mare, guarda quell’immensa distesa d’acqua trovando conforto…

- Il tuo corpo mi vuole, tu mi vuoi…- Lui le afferra le spalle, la fa voltare, ma questa volta Rebecca non si perde nell’azzurro, i suoi occhi sono svegli, accesi, attenti.

- L’hai detto tu Gabriele, il mio corpo ti vuole, ma niente di più. Non ti amo più. Non tollererei più la tua arroganza e il tuo egoismo. Non sopporterei il fatto di dover stare dietro ai tuoi sbalzi d’umore , tanto meno avrei la forza di lottare contro i tuoi fantasmi.- Gabriele avanza e lei si ritrova imprigionata tra il suo corpo e la balaustra, ma non ha paura, perché nonostante tutto lui non le farebbe mai del male, almeno non fisicamente.

- Non dicevi così una volta, non mi è sembrato che il tempo insieme fosse una tale pena per te.- Un sorriso triste…

- Non lo è stato, ma ero innamorata e avrei accettato tutto. Tu hai voluto rovinare ogni cosa, tu mi hai lasciato, anche se a fartelo dire sono stata io.

Non è per Nicholas che ti sto dicendo queste cose, lui non centra, perché non sono innamorata o altro, si è carino, è dolce…-

“Consapevolezza…”

- Non è me…-  Certezza…

- Già non è te, ho fatto le scelta sbagliata ieri, ho scelto qualcosa che conoscevo, ho scelto il passato… Perché faceva meno paura, avrei potuto andare via o ascoltare lui. Perché lo sai anche tu, se lui non fosse stato lui, ma un qualsiasi altro sarebbe stato uguale. La scelta non era tra lui e te, ma fra qualcosa di già vissuto e qualcosa di incerto, nuovo, dove avrei affrontato altre cose, dove sarebbe stato diverso…avrei potuto combinare qualcosa di bello, ma avrei anche potuto soffrire ed ho avuto paura, ho paura, ma non farò lo stesso errore un'altra volta...- Le mani di Gabriele lasciano la presa sulla balaustra e Rebecca è libera di andarsene, si alza in punta dei piedi e gli sfiora la guancia con un bacio leggero…

- Torno a casa…- Quando si incontrano la mano del ragazzo appare così grande, in confronto alla sua, piccola e sottile. – Ti accompagno…-

- No, prendo il primo pullman diretto a Roma, ciao Lele…-

- Ciao, Becca…- La porta della camera si chiude…

“ Futuro…”

 

 

 

 

 

 

 

 

" Ansia..."

C'è chi si fa prendere dall'ansia e si paralizza, chi rimanda, chi l'affronta ed infine chi fa finta di niente...

Bree Stones non ha mai sopportato il senso di oppressione che questo sentimento ti lascia, ma quel giorno sembrava che la sua vita avesse ripreso il suo naturale corso, senza che i suoi segreti influissero sulla sua serenità.

Chiunque fosse entrato in quel momento nella cucina di casa Jonas avrebbe scorto un testa bionda oltre il frigo aperto.

- Hai bisogno di una mano?- a quella voce la ragazza sobbalza mettendosi una mano sul cuore, lasciando cadere la lattina di the.

- Signor Jonas, mi ha fatto prendere un colpo.- Il volto dell' uomo si apre in un sorriso dolce.

- Mi dispiace cara,come va?- Quell'uomo era sempre stato gentile con lei, era stato il suo punto di riferimento in numerose occasioni.

Era stato lui a proporle di venire con loro in tour come aiuto staff, ed era stato il primo a sapere della sua decisione, subito dopo i suoi genitori.

- Bene, signore. Grazie dell'opportunità che mi avete concesso. Visitare l'Italia è sempre stato il mio sogno.- Gratitudine...

E' questo il sentimento che traspare dagli occhi di Bree...

- Figurati, per noi sei sempre stata una di famiglia, e l'università?Ci sei andata?-

"Ansia"

Che ritorna a farsi sentire, e una muta richiesta da parte dell'uomo che le sta dinanzi...

- Si, ieri ho sbrigato le ultime faccende...-

"Diglielo"

- Senti, ho visto i ragazzi un po' tesi ultimamente, perchè non prendete il suv e passate il pomeriggio in spiaggia tutti insieme?- Una delle ultime occasioni per stare insieme, per dire la verità e godersi gli ultimi momenti...

- Lo propongo ai ragazzi, Grazie signor Jonas.-  

Bree lascia la cucina e si dirige sulle scale, lasciandosi alle spalle l'espressione a metà fra il preoccupato e l'orgoglioso del suo interlocutore.

Mano a mano che sale gli scalini, la musica si fa più forte e si riescono a distinguere le parole della canzone proveniente dalla stanza, interrotte ogni tanto dalla voce di Nicholas che riprende i fratelli per la loro scarsa concentrazione.

- Dai, Nick l'abbiamo già provata, almeno un milione di volte...- la porta si apre e rivela la figura di Bree con un sorriso divertito sulle labbra.

- Ragazzina, diglielo tu che siamo perfetti...-

" Ragazzina...", era da molto tempo che nessuno la chiamava così.

Lo stesso tempo che non incrociava i suoi occhi scuri, gli stessi che in quel momento la stavano osservando.

- Non mettetemi in mezzo...-

 

- Allontanati Joe, non mi toccare!-

- Bree... aspetta!-

 

Distogli lo sguardo, Ti prego...

Le voci concitate di Nick e Kevin spezzano l'atmosfera riportando i due alla realtà, lo sguardo incatenato si scioglie e la consapevolezza della lontananza che li separa li invade.

- ... Giornata al mare...- piomba il silenzio, tre paia di occhi fissi su di lei in attesa di una sua parola, di un suo sospiro, perchè loro sono pronti ad ascoltarla, lo erano, lo sono, lo saranno...

"Due di loro..."

- Passiamo il resto della giornata al mare...- Stupore sul viso dei tre fratelli e poi un sorriso d'assenso.

- Io, magari vi raggiungo dopo...-

" Almeno due di loro"

 

 

- Bene signorina Stones, allora l'aspettiamo ad Ottobre.-

- Ad Ottobre, Signore.-

 

 

 

 

 

 

Run, run like you do, I'm chasing you
I'm on your tail, I'm gaining faster, you're going nowhere

Try to fix what you've done, turn back the time
The night is gone and then we're falling faster now

 

 

 

"Me ne vado Joe."

Una figura solitaria corre sulla spiaggia, gli ultimi raggi di sole che si riflettono sullo specchio d'acqua  sembrano farla risplendere.

Alcune goccioline d'acqua salata bagnano le scarpe di tela, rendendo la stoffa leggermente più scura, la sabbia alzata dai suoi passi arriva fino ai polpacci mischiandosi al sudore che ricopre tutto il corpo.

Quando alza lo sguardo un bagliore lo costringe a socchiudere gli occhi, riportandolo alla realtà. Riprende coscienza del suo corpo, iniziando a sentire le prime conseguenze dello sforzo fisico al quale si è sottoposto.

Inizia a respirare profondamente, cercando di riprendere fiato e riposare i muscoli che hanno preso a tremare, si siede accorgendosi di aver perso la cognizione del tempo, del mondo, della realtà.

Si sfila la canottiera ormai fradicia gettandola alle sue spalle.

Una ragazzina sui tredici anni lo stà osservando, in piedi, a pochi metri da lui, indossa un cappellino con la visiera e una tuta da ginnastica dal taglio maschile, ma quello che colpisce il giovane non sono gli abiti, è lo sguardo, dal colore così famigliare ma con un lampo di sfida che non vedeva da tanto... il contatto tra i loro occhi dura ancora per pochi minuti, fino a quando la ragazzina non inizia ad avviarsi verso la riva raggiungendo un grosso cane, che trotterellando al suo fianco si allontana insieme a lei.

Una leggera brezza inizia a sfiorarlo, scuote la testa come a voler scacciare qualsiasi cosa dalla sua mente, ora non vuole pensare a lei, al tradimento, non vuole ricordare le sue lacrime, per un momento, un solo attimo, un singolo istante vuole dimenticare tutti gli sbagli, fingendo di non aver commesso errori.

Si alza incamminandosi verso il mare, immergendovisi lentamente, provando sollievo ad ogni passo, rilassando i muscoli fino a perdersi dentro quella distesa che l'accoglie come una dolce carezza.

Tutto il mondo circostante sembra scomparire lasciando solo suoni attutiti, sfiora appena la superficie dell'acqua con le gambe e le braccia distese, chiude gli occhi lasciandosi trasportare dall'acqua fino a quando non sente la necessità di respirare...

E la mente ritorna a lei, con lei quel bisogno non c'era, perchè lei rappresentava il suo ossigeno, la sua aria...

 

- Joe basta! Ti prego...- Lei che si rotola  sul letto dalle risate, fino all'orlo delle lacrime, le sue mani sfiorano il suo corpo e i suoi occhi ne accarezzano ogni forma.

- Ti amo-

- Anche io.-

 

1, 2, 3 Respira...

 

Ancora un po'...

 

4, 5, 6 Nuota...

 

- Cosa vedi?- Due ragazzi riflessi nello specchio.

- Noi?- Opposti,

Uniti...

- Joe, noi siamo così diversi.-

Un sorriso,il suo respiro sul collo...

- Ma questa è la nostra forza.-

 

7, 8, 9 Respira...

 

Sorridi, ancora un po'...

 

- Non voglio partire...- Due figure su una panchina.

- Non fare il bambino.- Uno sbuffo, lui che le prende la mano, baciandogliela...

- Sposami.- la guance di lei che assumono quella tonalità rosata tipica dell'imbarazzo.

- Joe, non dire stupidaggini.- le labbra fresche e umide combaciano alla perfezione...

- Voglio stare con te, sempre.-

 

10...

Esce dall'acqua, riprende il suo cammino... Le orme impresse sulla sabbia, vengono cancellate dal mare, lasciando la riva intatta, pronta per un altro percorso...

 

" Non guardarti mai indietro Jonas, vai sempre avanti."

 

 

 

 

 

You're pushing me away
Every lost word, every single thing you say
Pushing me away
You try to stop it now but it's all in me today
Pushing me away
If you really dont care just say it to my face
Pushing me away
You push push pushing me away

" Calamite"

Se qualcuno avesse visto tutta la loro storia da un punto di vista esterno li avrebbe paragonati di sicuro a due magneti, di questo Gabriele ne era certo.

Da quando si erano conosciuti era stato un costante tira e molla, composto da silenzi, insicurezza e passione, perchè per quanto avessero sbagliato, lui a suo modo l'aveva amata e tanto.

E adesso guardandola, non poteva non accorgersi della sua bellezza e non poteva negare tutto il male che le aveva fatto, che si erano fatti a vicenda.

Seduto su quella sedia incantato a guardarla, fisso sulla sua figura a pochi metri di distanza...

- La stai consumando...- Marco, il tipico belloccio senza cervello siede di fronte a lui con l'aria strafottente che l'ha sempre contraddistinto.

- L'ho già fatto, credimi...- Un espressione confusa si affaccia sul suo volto...

- Come? Scusa?- Scuote la testa, e sa che non  è il caso di rispondere tanto non comprenderebbe, in fondo non capisce nemmeno lui... lei ha lottato così tanto per loro e lui l'ha lasciata senza spiegazioni.

- Ehi! Gabry sei qui è tutto il giorno che ti cerco...- Una ragazza mora, alta e slanciata gli si siede sulle gambe e gli tappa la bocca con un bacio carico di passione.

Lui sorride ironicamente per poi rispondere con altrettanto sentimento alle sue avance.

La risposta forse non è così difficile come crede, lui ha sempre amato l' "amore", soprattutto farlo... ma ancora di più ama se stesso e la sua libertà.

Rivolge un ultimo sguardo a Rebecca e per la prima volta in quel pomeriggio lei ricambia, continua a fissarla, stringendosi addosso e baciando la mora al suo fianco, ma senza spezzare il contatto visivo con Rebecca... Solo a quel punto Becky ritorna all'interno del locale con il vassoio stracolmo di bicchieri sporchi e nuove ordinazioni, un sorriso amaro sul volto e la consapevolezza che una decisione giusta l'ha presa.

- Gabry, chi stai guardando?- Uno sguardo ammaliatore...

- Nessuno Piccola...- Si volta e dopo aver preso la mano della ragazza al suo fianco, si dirige verso la sua moto salendoci sopra portando la ragazza con sè.

 

" Il passato alle spalle, il futuro di fronte a sè."

 

 

 

 

 

 

 

Stop! Tell me the truth cause I'm so confused
Spinning round these wa
lls are falling down and I need
You, more than you know, I'm not letting go,
I'm getting close, so take my hand
And please just tell me why


" Luna"

Kevin Jonas si era sentito, molte volte, simile a quell'astro: sempre presente, di notte con il suo splendore, di giorno nascosto, pronto a palesarsi nella sua timidezza solo raramente. Bisognoso del suo opposto tanto da esserne attirato anche a costo di invadere il suo spazio... romantico tanto da sembrare malinconico.

La Luna, grande nel nascere, all'apparenza regina del suo cielo, ma piccola nel momento in cui svela la fonte della sua luce, che non si spegnerà mai, finchè il Sole  continuerà a vivere... e quando questo morirà, la sua luce si esaurirà come la sua ragione di esistenza.

Due occhi verdi guardano il cielo, rivolgendo la loro attenzione ad uno spicchietto bianco appena visibile oltre la sfera infuocata del sole...

L'espressione concentrata, e il corpo in posizione scomposta, sorretto dalle braccia tese oltre la schiena con le mani affondate nella sabbia calda.

Un senso di calma invade il ragazzo, ed è come se l'angoscia di quei due giorni scomparisse, lasciando solo silenzio... Poi la fonte della sua tranquillità viene coperta da una nuvola costringendolo a distogliere lo sguardo, e la vede... l'osserva  giocare con suo fratello nella sabbia, rincorrerlo, fino ad inciampare e finire lunga distesa nell'acqua per poi rialzarsi sulle sue gambe come ha fatto tante volte nella sua vita...

... ed incontrare il suo sguardo aprendosi in un dolce sorriso...

ed in quel momento Kevin Jonas capisce tutto quello che fino a quel momento gli era sfuggito, comprende che essere offeso, cercare di evitarla riduce solo il tempo che hanno da passare insieme, accorcia il poco tempo che gli rimane per osservarla, accarezzarla, baciarla...

- Nick mettimi giù! Subito, te ne pentirai lo giuro!- di vederla ridere...

- No, No, No! Non oserai!- imbronciata...

- Aiuto Kevin! Salvami!-

 Sempre e per sempre...

Ritorna padrone di se e si dirige verso di loro per vivere quel momento fino in fondo...

 

- Kevin vieni a vedere!- Un incisione  sul legno:

" Kevin e Bree migliori amici, Sempre e Per Sempre." 

 

 

 

 

 

 


You're pushing me away
Every lost word, every single thing you say
Pushing me away
You try to stop it now but it's all in me today
Pushing me away
If you really dont care just say it to my face
Pushing me away

Vedere le facce della gente che un minuto prima è pronta a idolatrarti e il secondo dopo ad infangarti è qualcosa di sconcertante.

Ti costringe a stare sempre sull'attenti e probabilmente a lungo andare diventa qualcosa di insopportabile, ma a lui non è mai successo, perchè questo fardello è diviso in tre, Ora su quella spiaggia si trovano solo in due...

"Due non tre."

Nicholas Jonas è sempre stato timido, introverso e talvolta remissivo, ma non stupido, non ottuso...

si porta una mano al viso cercando di ripararsi dal sole del pomeriggio, osserva suo fratello e Bree ancora in acqua dopo la battaglia di sabbia intrapresa poco prima, e sente la mancanza di qualcosa o meglio di qualcuno.

"Joseph"

Da quando si ricorda, lui è sempre stato lì al loro fianco ed ora non c'è, è fuggito da qualcosa che lui non sa spiegarsi perchè da circa due settimane non è presente, Nick il fratellino sensibile è come svanito, occupato a sentirsi tra le nuvole non si è accorto che le persone più importanti della sua vita stanno male...

Nicholas Jonas è un grande idiota.

Il flusso di pensieri viene interrotto dal cambiamento repentino della temperatura che lo costringe ad infilarsi la maglia urtando la borsa al suo fianco che si rovescia malamente sull'asciugamano sul quale è seduto, con uno sbuffo scocciato inizia a rinfilare disordinatamente tutto il contenuto dentro la borsa, ma la sua attenzione viene catturata da un cartoncino bianco che risalta sulla superficie scura e la sua mente ritorna alla ragazza che da giorni non riesce a togliersi dalla testa.

 

Così sinuosa nel muoversi, così a proprio agio in quel luogo a lui così estraneo,

le afferra il polso con una decisione che non sapeva di avere, la ragazza di fronte a lui parla, ma non capisce le sue parole riesce a fissare solo le sue labbra, i suoi occhi, le sue mani come in trance...

e poi il tentativo di baciarla, in un primo momento ricambiato e poi negato ed infine, la corsa tra i corpi seguita dalla scelta: lei che si dirige verso il ragazzo con cui era andata in moto quel pomeriggio, vede l'incertezza nei suoi occhi, come se non sapesse cosa fare, le sue labbra torturate dai suoi morsi e la parola fine a quell'attrazione... il sentirsi respinto da lei e il ritorno a casa.

Aprire la porta e non trovare nessuno non l'aveva insospettito, si era diretto in camera sua e aveva preso la sua chitarra iniziando a suonare, poi Joe era entrato senza il suo solito sorriso e non gli aveva fatto domande sdraiandosi sul letto al suo fianco, ma anche questo non gli era sembrato strano...

 

" Idiota..."

In quei giorni lo era stato, respingendo tutti: i suoi fratelli, Bree... per poi essere respinto a sua volta, ma questo non doveva succedere più.

Con uno scatto si alza, deciso a fare quello che ha smesso di fare da un po' di giorni a quella parte...

" Fratello."

" Amico."

 

" Famiglia."

 

 

 

 

 

 


You push push pushing me away

You push push pushing me away

You push push pushing me away

You push push pushing me away

You push push pushing me away

You push push pushing me away

You push push pushing me away

You push push pushing me away

 

Quando Joe Jonas entra nel parcheggio è ancora bagnato, i pantaloncini che gli aderiscono alle gambe e le scarpe e la canottiera in mano. Mentre si dirige verso la macchina viene investito da un grosso cane che lo fa finire a terra e inizia a leccarlo.

- Ciao bello.- Dopo un attimo di smarrimento inizia ad accarezzarlo...

- Paco qui! Paco!-

Il cane trotterella poco lontano mentre il ragazzo alza lo sguardo rincontrando quegli occhi azzurri che poco prima gli avevano fatto perdere un battito.

Riconosce la ragazzina della spiaggia con la sua enorme tuta e le guance velate d'imbarazzo.

Come in precedenza la giovane ragazza si ferma a guardarlo, ma questa volta Joe nota che in mano tiene un quaderno e una penna... Si alza pulendosi i pantaloni dalla sabbia e dai sassolini...

- Vuoi un autografo?- La ragazzina non sembra capire, ma poco dopo gli porge il quaderno e la penna.

- Nome?- Il rossore sulle guance si accentua e riesce a farlo sorridere.

- Martina, è per una mia amica.- il sorriso sul volto del ragazzo si allanga nel sentire la pronuncia scolastica della bambina. Scarabocchia un: "con affetto Joe Jonas" sul pezzo di carta e glielo restituisce dandole un bacio sulla guancia che fa assumere al suo viso una tonalità simile ad un pomodoro maturo...

- Martina, muoviti la mamma ci aspetta...- lanciando uno sguardo di fuoco al fratello poco più in là, Martina si allontana di alcuni passi prima di essere fermata dalla voce divertita di Joe.

- Ciao Martina, è stato un piacere conoscerti.- comprendendo la frase, i suoi occhi azzurri si illuminano e dopo un ultimo sorriso si allontana felice...

 - Ha i suoi stessi occhi...- Non troppo sorpreso, il ragazzo si gira verso il fratello maggiore.

- Come facevi a sapere che ero qui?- Consapevole che lui lo avrebbe sempre trovato anche se il suo desiderio era fuggire e sempre avrebbe rimesso a posto i suoi casini, perchè un fratello maggiore lo fa.

Kevin Jonas lo fa.

- Magia...- Un sorriso divertito in risposta all'espressione scocciata del fratello minore. - Ho riconosciuto la macchina...-

- Nicky e Bree?- Una domanda pronunciata a fatica, perchè la sola consapevolezza che lei fosse nei paraggi gli spezza il fiato.

- Stanno arrivando... Ritorna con noi, la macchina la mandiamo a prendere.-

- Non è il caso, ci sono in agguato i giornalisti e meglio portarla via ora...- Scuse...

- Joe va tutto bene?- Non lo sa neanche lui come può rispondere?

- Kevin... Joe ci sei anche tu.-  " Bree" l'azzurro e il marrone si mischiano per poi dividersi quando la ragazza distoglie lo sguardo. - Dobbiamo andarcene ci sono i paparazzi.- Silenzio, mentre i primi flash rischiarano l'atmosfera in lontananza.

- Vi seguo.- Kevin si dirige alla macchina lasciando i due a guardarsi un ultima volta per poi dividersi e dirigersi ognuno per la propria via.

 

- Joe, Bree seguitemi!-

- Posso venire anche io?- Due occhioni color cioccolato si illuminano di aspettativa.

- No Nicky sei ancora troppo piccolo!- Un Buffo broncio compare sul viso del bambino...

- Uffa però.-

 


You're pushing me away
Every lost word, every single thing you say
Pushing me away
You try to stop it now but it's all in
me today
Pushing me away
If you really dont care just say it to my face
Pushing me away
You push push pushing me away

 

...

 

Bene, spero vi sia piaciuto, ma soprattutto spero di aver fatto riprendere il filo del racconto a chi l’avesse perso… Proprio per questo cercherò di essere più lineare, ma comunque lo stampo della storia rimarrà sempre questo, perché mi piace molto… quindi se ci sono persone che fanno fatica a seguire me lo segnalino e nel qual caso fossero la maggioranza cercherò una soluzione.

Come ultima cosa: GRAZIE A TUTTI PER LE RECENSIONI, continuate a commentare.

 

Alla prossima…

Baci Baci J

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Capitolo 5
*** “ So I’ll give her kiss and say goodbye” ***


 Bene, dopo una lunga pausa eccomi qui… Questo non è proprio un capitol, ma potremmo definirlo un insert, l’ho inserito nella storia perchè nel prossimo capitol ci saranno dei riferimenti a questa “one-Shot”.

Non sarà l’ultimo, infatti, periodicamente ne farò qualcuno al fine di chiarire e far conoscere personaggi o legami.

Ed ora buona lettura a tutti!

Baci Baci J

 

...

 

 

“ BECKY”

 

 

 So I’ll give her kiss and say goodbye”

 

“La casa, i vestiti, la festa
ed il tuo sorriso trattenuto e dopo esploso
per volerti meno male,
ma non basta, non basta mai”

 


E’ come essere perennemente in una notte d'inverno,
il cielo è nuvoloso e non ci sono nè stelle nè luna,
ma nei pochi giorni in cui riesci a scorgerle...

ti sembrano la cosa più bella del mondo...

 

 

It’s hard to believe,
Where we are now.
Your hand in mine, babe,
Feels right somehow.
But now it’s okay, (or Now just hold still
,)
So don’t make a sound.
‘Cause it’s almost perfect, (or Just how this pain is worth,)
So, baby, Don’t you look down.
(or So, baby don’t you belong.)

 

In quel periodo, tutto le appariva offuscato, la realtà nitida e monotona di prima aveva smesso di esistere, lasciando spazio ad un mondo confuso dove le certezze non sembravano trovare posto.

Rebecca si trova davanti al portone di casa sua senza la voglia di aprirla, senza la forza per vedere gli occhi delusi e lucidi di suo fratello dopo l’ennesima litigata.

I suoi piedi si muovono da soli, senza bisogno di comandi, anche perché non avrebbe saputo indirizzarli.

Da tempo che non avvertiva quella sensazione di smarrimento, come dopo una sbronza: quando vedi i contorni di ogni cosa incerti e ti trovi smarrita in quel limbo, dove tutto appare distante, percependo le voci e i suoni ovattati.

Nessuno dei passeggeri della corriera sulla quale sale, fa caso a lei o al suo strano comportamento. Si siede al primo posto libero che incontra, sentendosi stanca come se avesse corso la maratona.

Sente le palpebre sempre più pesanti, il vetro freddo dona un senso di sollievo alla sua testa dolorante e il leggero e costante dondolio dell’autobus la culla in uno stato di semi-incoscienza. Socchiude gli occhi per un momento fissando una gocciolina d’acqua che si sfalda sul finestrino, si ritrova a sorridere ironicamente, pensando a quanto si sente simile a lei: una persona incompleta che si è persa per strada.

Un dosso preso a velocità elevata la fa sobbalzare…

 

Un attimo prima la sua mano stretta sul polso e due occhi azzurri davanti, un attimo dopo l’urto e la caduta tra le braccia di Gabriele...

- Hei!- tira le labbra in un sorriso, si perde in quell’oceano che da sempre l’affascina, mentre la consapevolezza della mancanza di quel tocco si fa strada in lei, lentamente, come se il tempo fosse rallentato, volta il capo alle sue spalle e lo cerca tra la folla, ma non riesce più ad intravvedere quei boccoli color cioccolato…

- Dove sei stata? Ti stavo cercando…- un bacio a fior di labbra e il momentaneo offuscamento dei sensi…

- Gabriele…no…- posa i palmi sul suo torace e l’allontana, si volta giusto per vedere Nick chiudersi la porta alle spalle…

 

 


We’ve had our past, leave that behind.
‘Cause none of it lasts, (or ‘Cause your love will last,)
All that we have is tonight. (or Longer that we have is too blind.)

‘Cause you’re not the only one,
Who’s ever felt this way.
Don’t let the world cave in,
Just tell me that you’ll stay.

 

Un sospiro le sfugge dalle labbra, per un istante riprende il contatto con la realtà i suoi occhi perdono quella patina che fino a quel momento li aveva ricoperti.

Nel tentativo di distrarsi cerca qualcosa su cui concentrare la sua attenzione senza riuscirci.

Un altro sospiro, come se non riuscisse a respirare regolarmente, si sfiora lo stomaco, cerca un peso che sente ma non c’è, ritornando a guardare fuori dal finestrino focalizza il suo sguardo sulla sfera infuocata che si intravede tra gli alberi, i raggi che filtrano attraverso le foglie le colpiscono il viso contrastando con il pallore della pelle.

Come se fosse ipnotizzata continua a fissare il sole, godendo del suo tepore fino a sentire le gote calde ed arrossate.

 

- Ehi, tesoro… che succede?- la sua mano sulla spalla la fa voltare, e si perde nuovamente in quegli occhi velati di desiderio. Le sue mani scorrono sul collo fino alle guance.

- Sei calda, usciamo ti va?- Becky annuisce e si lascia trascinare fuori sul terrazzo, le sue dita sono ferme e rassicuranti.

Come se fosse stata fino a quel momento in apnea ricomincia a respirare liberamente solo quando arriva all’aperto. Chiude gli occhi godendo della brezza fresca sul viso, I capelli vengono scompigliati leggermente dal vento, ma avverte subito le mani del ragazzo sulla sua nuca.

Le dita di Gabriele sono intrecciate nei filamenti scuri dei capelli di Rebecca che apre gli occhi. I loro volti sono vicini, troppo vicini perché i loro corpi rimangano indifferenti a quel contatto, le labbra si sfiorano, gli occhi sempre aperti fissi in quelli dell’altro, si sfidano, come anche i loro corpi, si sfiorano, si toccano. Le mani della ragazza artigliate sui fianchi del ragazzo, avvicinano il suo corpo inconsapevolmente, scariche elettriche percorrono l’atmosfera e la musica all’interno della casa sembra seguire il ritmo delle loro azioni.

 

 


Now that the pain is done,
No need to be afraid.
We don’t have time to waste,
Just tell me that you’ll stay.

Beautiful, one of a kind.
You’re something special babe,
And you don’t even realize
That your my heart’s desire.

 

 

Improvvisamente le mani sono sudate e il respiro irregolare, il corpo scosso dai brividi.

 

Piccole mani artigliano la camicia del ragazzo, che le tortura la gola con caldi baci, gemiti escono dalle sue labbra e si perdono nella brezza notturna…

 

Si alza improvvisamente, come se qualcosa l’avesse infastidita, un brivido lungo la schiena…

- Grazie signorina.- una vecchietta piena di rughe con un ampio sorriso contornato da un eccentrico rossetto la sta guardando. Un sorriso tirato appare sul volto stanco di Rebecca…

 

Mani calde si infiltrano sotto la canottiera leggera lasciando segni rossi sulla pelle nivea…

Un sospiro, un altro e un altro ancora…

 

Uno strattone la fa tonare alla realtà, un dolore sordo alla schiena…

 

La ringhiera fredda a contatto con la pelle nuda la fa tremare e un indolenzimento alla base della schiena gemere di dolore, ma le sue proteste durano poco, interrotte dalle labbra lussuriose del ragazzo, slaccia febbrilmente la camicia e la lascia cadere ai loro piedi insieme alla sua canottiera. Nessuno fa caso a loro: tutti troppo ubriachi o intenti nella loro stessa attività…

 

“ Sempione, fermata Sempione”

La voce gracchiante dell’altoparlante si insinua tra il flusso dei suoi pensieri, la fiumana di gente la spinge e la trattiene allo stesso tempo. Si lascia condurre dal loro percorso, sbattendo e scontrandosi spesso con i corpi, fa cadere una borsa a terra ma non se ne cura, arriva allo scalino dell’entrata e si ferma, un signore dall’aria severa si scontra con lei.

-Insomma, signorina scende o no?- lo sguardo è spaesato.- S-si- la voce talmente flebile che lei stessa stenta a credere di aver pronunciato quelle due lettere, poggia un piede sull’asfalto e scendendo inciampa in una busta della spesa rischiando di cadere…

 

Le loro gambe si intrecciano, impedendo ai loro corpi di muoversi liberamente, salgono gli scalini senza smettere di baciarsi, le labbra della ragazza assaporano la pelle del collo, il lobo, mentre i mugugni di piacere di lui si confondono con la musica della stanza sottostante.

Presi l’uno nell’altro non si accorgono dell’ultimo gradino, troppo intenti a disseminare i vestiti, non si curano della caduta imminente.

Le scale cozzano contro la spina dorsale della ragazza, Gabriele sovrasta Rebecca con la sua  figura. Le prende un seno fra le labbra, e le menti partono definitivamente per un pianeta lontano…

 

    


All I want and more. (or Always will be mine.)
I know you’re scared,
But I prom
ise, babe,
I’m not who I was before. (or I’ll make us survive.)

‘Cause you’re not the only one,
Who’s ever felt this way.
Don’t let the world cave in,
Just tell me that you’ll stay.

 

Roma a quell’ora sembra essersi risvegliata, il torpore della prima mattinata ha lasciato il posto al fervore, ma Becky non sembra notarlo, cammina a testa alta con i capelli in balia del vento, nessuno da fuori nota qualcosa di strano, ma il suo sguardo è vuoto, le immagini della città e dei passanti scorrono davanti ai suoi occhi senza esserne catturati.

- Borse!- Si guarda intorno e si accorge di essere arrivata nella piazza del mercato.

- Ombrelli!- Un uomo basso e tarchiato le sorride porgendole una borsa rossa lucida che sembra tanto fatta di plastica.

- Signorina le fragole sono buonissime! Vuole un assaggio?- Becky si volta verso l’anziana donna al suo fianco, ha un cestino di fragole in mano, le osserva…

- Scusi, ma io…- fa un passo indietro e un altro, va a sbattere contro un ragazzo.

- Stai attenta!-

- Mi scusi!- Chiude gli occhi.

 

Il sapore di cioccolato fondente le invade la bocca, l’odore delle fragole le annebbia ancora di più i sensi. Schiude gli occhi e afferra una fragola rossa dal cestino al suo fianco, l’affonda nel cioccolato e disegna le labbra di Gabriele, lo bacia e assapora la sua dolcezza. Gli fa mordere quel frutto, mentre tortura i suoi capelli.

- Becca…- Gabriele viene zittito dalle piccole mani della ragazza.

- Shh… non parlare ti prego…- lacrime invisibili le bagnano le guance, quelle lacrime che non versa, e come se lo avesse capito Gabriele ne disegna i tratti con piccoli baci.

La luna filtra dalle tende di lino alle finestre, illumina la loro pelle perlacea, disegna il contorno dei loro corpi che sembrano uno solo.

Come se fosse una spettatrice invadente viene coperta dalle nuvole, lasciando la loro intimità agli amanti…  

 

 


Now that the pain is done
,
No need to be afraid.
Just tell me that you’ll stay.

‘Cause you’re not the only one,
Who’s ever felt this way.
Don’t let the world cave in,
Just tell me that you’ll stay.

 

 

 

“ Art academy of Roma, 25 Agosto 2010 ospita Jonas Brothers”

Un cartellone pubblicitario che invade la facciata di un piccolo magazzino cattura la sua attenzione, si ferma ed è come se un'illuminazione la colpisse, inizia a correre, un sorriso le illumina il volto questa volta sul serio.

Finisce in una pozzanghera, ricordo della pioggia mattutina e batte i piedi sentendosi una bambina. Non si cura del fango che le sporca i pantaloni, ride felice e si ritrova a guardare un grande portone in legno, entra nell’atrio riprendendo il controllo di sé. Un uomo dall’abito scuro la fissa con disapprovazione vedendo i suoi abiti, un sorriso timido le sfiora le labbra e si avvia nel corridoio seguendo la musica.

Una grande porta è socchiusa davanti ai suoi occhi, la luce le impedisce di vedere le figure al suo interno, ma la voce le arriva chiara e forte.

“Lui…”

I suoi riccioli e quegli occhi timidi, non parla come i suoi fratelli, non sorride ma a quanto sembra non è facile che lo faccia. Lo fissa e pensa che forse una possibilità per conoscerlo non le dispiacerebbe, peccato che lei l’abbia mandata a farsi fottere per due occhi azzurri e una faccia da schiaffi.

Li ascolta cantare, non sono poi tanto male, si ferma ad ascoltare e improvvisamente si sente soffocare, un senso di nausea la invade. Le ultime parole del preside della scuola e la conferenza si conclude dopo un applauso scrosciante…

Improvvisamente non le sembra più una buona idea Rimanere lì, si volta sperando che nessuno l’abbia vista e scappa, come ha sempre fatto.    

 

 


Now that the pain is done,
no need to be afraid.
We don’t have time to waste,
Just tell me that you’ll stay.

 

- Scusate, devo andare da una persona…-

Occhi marroni, dolci, passionali, intraprendenti lasciano la stanza correndo dietro a una piccola ragazza.

 


Tell me, te
ll me you’ll stay.
No, tell me.
Tell me that you’ll stay.
[ Nick Jonas - "Stay"]

 

E non vuoi nessun errore
però vuoi vivere
perché chi non vive lascia
il segno del più grande errore.

[ Tiziano Ferro- “ Scivoli di nuovo” ]

 

Spero vi sia piaciuto, recensite ;)!!!

Ovviamente grazie a tutti per le recensioni e anche per avere soltanto letto!!!

 

Baci Baci J

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Capitolo 6
*** " Every single words been said " ***


“ Ho perso molte cose
Per sentirmi libera
Ho perso
Per sentirmi libera
Ho perso
Per sentirmi libera.

Ho perso un treno per l’inverno
Ripasserà
Ma io non ci sarò lì ad aspettarlo
Perché vado altrove…”

[ Laura Bono – “Ho perso” ]


 

Le parole sono come pugnali,

hanno un peso,

una forma…

Possono far male,

possono essere affilate,

come dolci e gentili…

a seconda di come le usi si imprimono nella memoria,

ma in ogni caso s’incidono

come marchi di fuoco nei ricordi…

 

 

“ Congratulazioni signorina Stones, è con piacere che le comunico ufficialmente che è stata accettata all’Accademia Italiana Arte Moda  e Design… in  allegato,…”

 

Cammina, corre… ricorda… Quelle poche righe in quell’email danno un senso a tutto. Fanno male e chiariscono ogni cosa.

Non vuole crederci, non può pensare che l’abbia preso in giro per tutto questo tempo…

 

- Kevin sei tu?- il disordine regna sovrano in quella camera, vestiti dovunque e musica ad alto volume l’hanno accolto, quando è entrato.

Una figura minuta esce dal bagno solo con un accappatoio addosso, gli sorride stampandogli un bacio sulla guancia…

 

Cammina svelto sul marciapiede con la testa china e i pugni serrati….

 

Dal bagno si sente il rumore del phon, l’attenzione di Kevin cade su alcune brochure colorate che fuoriescono dai vestiti sparsi sul letto…

- Bree perché hai delle brochure dell’università di moda di Roma?- dal bagno proviene un forte rumore.

 

Stupido, stupido, come è stato stupido… ha bevuto ogni bugia, ogni singola menzogna…

 

- Hei tutto bene?- cocci rotti a terra, mentre lo spazzolino e il dentrificio giacciono scomposti ai bordi del lavandino.

- Si, mi è scivolato di mano il bicchiere.- Un sorriso falso accompagna la menzogna.

 

Un bambino si scontra con le sue gambe, ma lui continua la sua corsa verso una meta ignota…

Si ferma in una piccola piazza e finalmente da tregua alle sue gambe.

Si siede…

 

- Bree ti è arrivata un email?!- una risposta di getto proviene dalla porta…

- Me la leggi?- ma Kevin è sicuro che ora se ne sia pentita…

 

“ Congratulazioni signorina Stones, è con piacere che le comunico ufficialmente che è stata accettata all’Accademia Italiana Arte Moda  e Design… in  allegato,…”

 

” Abbandono”…

 

 

 

La tipica luce del cielo dopo un temporale le ferisce gli occhi e l'odore dell'asfalto bagnato le invade i sensi, gioca con un sassolino ai suoi piedi è lì da venti minuti buoni e si sente una stupida.

 

-Ehi fermati!- La corsa viene arrestata da una mano calda che le blocca il polso nella sua presa ferrea.- Non puoi pensare di poter fuggire in eterno. Cosa ci fai qui?-

 

Il sassolino finisce nella pozzanghera e affonda...

 

Pensa alla risposta, ma non si volta, non era la sua voce che si aspettava di sentire, così simile mentre canta e così diversa in quel momento.

- Jonas, fino a prova contraria è luogo pubblico, quindi non ti devo spiegazioni.- Uno strattone la fa voltare e viene spinta in un angolo buio di quel porticato, al riparo da sguardi indiscreti, al riparo da flash invadenti.

 

Le urla delle ragazzine appostate pochi metri più in là si fanno strada tra i suoi pensieri.

Arriva...

Un respiro, due respiri e muove i primi passi incerti, come un bambino che ha appena imparato a camminare. Avvicinarsi alla transenna le costa fatica…

Le costa coraggio…

Prima la guardia del corpo, il maggiore dei fratelli e lui, sembra non vederla ma poi incontra i suoi occhi…

 

Occhi Marroni, quasi gialli come quelli di una tigre, la inchiodano al muro…

- Perché sei venuta qui?- Un lampo di sfida negli occhi…

- Tu che dici?- Sfida accettata Jonas

 

Il ricciolo le fa un cenno che Rebecca sembra comprendere, e pochi minuti dopo si ritrova seduta in un piccolo bar, davanti ad una cioccolata calda.

Gioca nervosamente con le sue stesse dita e l’idea di parlargli non le sembra più così brillante come fino a cinque minuti prima.

 

- Se devi giocare con lui, lascia perdere…- stringe un poco le mani a quell’affermazione…

- Non penso che Nicholas abbia bisogno che tu gli faccia da avvocato, è grande ormai.- Nicholas… è la prima volta che assapora realmente il nome di quel ragazzo…

- Non sai niente di lui…- Annuisce con il capo senza accorgersene…

- Vero, e tu non sai niente di me.-

 

- Come mai qui?- La sua voce la risveglia…

È il momento…

- Io, a dire il vero non lo so… forse volevo spiegare.- silenzio… lo sanno entrambi che non è così,

Sanno entrambi che vogliono rivedersi, per il gusto di scoprire dove va quell’attrazione…

Sanno entrambi che non è fattibile,

sanno entrambi che il gioco è pericoloso,

ma soprattutto sanno entrambi che l’adrenalina batte ogni remora ogni problema.

 

Sembra calmarsi, i muscoli del viso si distendono e lo sguardo si addolcisce, sembra stanco…

- Solo, non giocare con lui.- le ragazza si avvicina al suo orecchio e al posto di bisbigliargli qualcosa, soffia facendogli il solletico…

- Sei fastidiosa come una Pulce, senza contare che ci assomigli.-

 

Con lentezza Rebecca finisce la sua cioccolata sotto gli occhi attenti di Nicholas. Posa la tazza e si lecca le labbra togliendo ogni traccia della dolce sostanza…

- Allora canto bene?- Lo sguardo divertito risponde all’imbarazzo della ragazza.

- Mi hai visto.- Non è una domanda.

- Così pare…- La ragazza si alza e fa per pagare ma il piccolo Jonas la anticipa e prendendo il suo cappotto fa per allontanarsi…

- A presto Rebecca…- Ora, sembra così giusto il suo nome…

… Questa volta consapevoli entrambi che i dadi sono stati lanciati…

Un lampo illumina il cielo e la pioggia ricomincia a cadere…

 

…Che lo spettacolo inizi…

 

Una risata soffocata rimbomba nel corridoio deserto, mentre il ragazzo si friziona i capelli imbarazzato dalla sua stessa reazione.

Sorride guardandola e capisce che il suo lavoro è finito, il suo ruolo nella commedia di quei due ragazzi è terminato.

La voce di suo fratello segna la parola fine a quello strano dialogo…

- Joe dove sei finito?- La ragazza lo guarda ancora un po’ e si ricompone.

- Devo andare.- Silenziosamente si volta e se ne va…

Non si guarda indietro,

 non  rallenta,

non aspetta un saluto…

Gli occhi verdi di Rebecca lo seguono fino a che non sparisce dalla sua visuale…

 

Ci vediamo in giro Tigre…

 

Un tuono preannuncia tempesta…

 

 

Everytime I think I'm closer to the heart
Of what it means to know just who I am
I think I've finally found a better place to start
But no one ever seems to understand

 

 

 

La pioggia cade sul quel ragazzo ormai fradicio, con l’espressione assente e confusa di chi non capisce qualcosa, con gli occhi tristi di chi è consapevole di una dura realtà.

I passanti passeggiano sui marciapiedi, le macchine percorrono le strade  di Roma ignare della sofferenza altrui e indifferenti di fronte all’immobilità innaturale del corpo di Kevin Jonas seduto su una panchina, privo di qualsiasi camuffamento.

Nessuno si accorge della Rockstars, la gente gli passa a fianco e li lancia occhiate curiose o scettiche, ma niente sguardi adoranti o lascivi, Kevin Jonas non è nel suo personaggio e per questo non merita attenzione, ora è solo un ragazzo normale con i capelli appiccicati al volto, gli occhi spenti e la morte nel cuore.

In fondo, i Fan hanno visto le lacrime di Joseph Jonas, il ragazzo impulsivo e passionale.

La sofferenza di Nicholas Jonas, il piccolo Jonas Brothers coraggioso nell’affrontare la sua malattia.

Ma Kevin Paul Jonas II è sempre stato il burlone, il ragazzo sempre con il sorriso sulle labbra e la voglia di scherzare.

Ora l’allegria non sembra appartenergli, il corpo è scosso da brividi dovuti ai vestiti bagnati ormai aderenti al suo corpo, si alza in piedi, barcolla appena facendo qualche passo in avanti e nonostante la pioggia e le lacrime che gli offuscano la vista percepisce la sua figura ….

Bree  davanti a lui, appare fragile mentre il suo corpo viene scosso dai singhiozzi, lo guarda e i suoi occhi celesti sembrano brillare ancora di più per effetto delle lacrime.

- Io…- si interrompe per far uscire l’ennesimo singhiozzo dalle sue labbra, apre la bocca per proseguire, ma Kevin ha già abbassato lo sguardo concentrandosi sulle sue scarpe.

- Kevin, io non…- due grandi occhi verdi si scontrarono con i suoi azzurri.

- Volevi? Intendevi? Cosa Bree? Cosa?...-

Amarezza,

Delusione,…

- Perchè?Perchè non me lo hai detto?Ci sarei rimasto male è vero, mi sarei sentito abbandonato e forse ferito. Ma avrei capito, ti avrei sostenuto e incoraggiato. Questo fanno gli amici…- come se le parole fossero macigni e la schiacciassero sotto il loro peso, si inginocchia a terra, abbassa lo sguardo mentre i capelli incollati al volto le impediscono di vedere chiaramente.

- All’inizio mi sono detta, tanto non mi accettano, perché dirglielo?Ho scritto la domanda credendo, essendo convinta di un rifiuto, ma non è stato così. Mi hanno accettato, all’inizio non riuscivo a realizzare. L’università mi aveva presa, ero stata ammessa, con le mie forze ero riuscita a realizzare qualcosa, potevo vivere il mio sogno grazie a me, non a favori o raccomandazioni solo grazie ai miei meriti…- La voce è spezzata dalle lacrime ed è difficile distinguere le parole che vengono sovrastate dallo scrosciare della pioggia.- Ma poi ho capito che avrei dovuto vivere il mio sogno da sola, perché sarei stata lontana, perché mi sarei dovuta staccare da voi e allora mi dicevo:”Devi diglielo Bree, almeno a Kevin lo devi dire.”All’inizio rimandavo dicendomi che l’avrei fatto al momento opportuno, ma il momento giusto non arrivava mai, o almeno arrivava, ma io ero vigliacca e avevo paura e il momento se ne andava senza che io aprissi bocca…- La tristezza e i singulti prendono il sopravvento e il discorso appare sconnesso fino a perdersi tra le lacrime.

Kevin la vede raggomitolarsi sempre più su se stessa, come un riccio che si protegge da un predatore e non resiste, si inginocchia davanti a lei, le porta le mani tra i capelli, le fa scorrere sul viso della ragazza e la costringe a guardarlo…

- Mi dis-piace Ke-vin- Il ragazzo scuote la testa, le bacia la fronte mentre le asciuga le lacrime, e finalmente la attira a se, il viso schiacciato sul petto del ragazzo e le sue calde braccia che l’avvolgono la fanno crollare definitivamente permettendole di cedere ad un pianto isterico…

- scusami….scusami…- Ormai è diventata una litania, una cantilena che si calma solo dopo molto tempo nel quale Kevin Jonas la culla, l’accarezza, la bacia. Le mani della ragazza sulla schiena si aggrappano alla maglia cercando di attirare il ragazzo più vicino, cercando un calore famigliare…

Lentamente i singhiozzi si attenuano fino a scomparire portati via dal vento insieme alle nuvole cariche di pioggia

 

 

 

 


I need to try to get to where you are
Could it be, your not that far


 

 

 

Kevin e Bree tornano a casa, mano nella mano, in silenzio… Parole ne hanno dette fin troppe, tutte quelle che hanno taciuto troppo a lungo e quello che è rimasto è il vuoto.

I passi sono lenti come se arrivare alla meta facesse paura.

Il ragazzo tira fuori le chiavi di casa e le infila nella toppa senza interrompere il contatto con la Ragazza, ad entrambi sembra di soffocare, come se il mondo si stesse restringendo fino a togliere ossigeno.

Agli occhi di entrambi il vialetto appare infinito, come se non finisse mai, quando i loro piedi toccano lo zerbino si arrestano per pochi secondi prima di entrare.

Il corridoio è deserto ma l’entrata dei due non passa inosservata.

- Finalmente! Ma che fine avete fatto?!- Un Nick contrariato esce dalla cucina e li va incontro, non appena incontra i loro occhi comprende che qualcosa non va.

- Qualcosa non va?- Qualcun altro, però da voce a i suoi pensieri, Joe si unisce a loro aspettando una risposta alla sua domanda. Un sorriso appena accennato sul volto di entrambi simula una risposta positiva. Kevin posa il giubbotto e sale le scale diretto nella sua camera e Bree fa per seguirlo ma Joe la ferma…

- Bree stai bene?- Occhi arrossati e spenti lo guardano, ma presto desiste…

- Si, tutto ok. Ora devo andare da Kevin.- Fugge, ma prima o poi dovrà  smettere, correndo su per le scale, Bree non si accorge della busta che cade dalla sua tasca. Joe la raccoglie e si ferma ad ammirare la calligrafia regolare della ragazza…

“per Joe”

Spalanca gli occhi, avendo paura di girare la busta per aprirla…

Due sono le motivazioni per cui si scrive ad una persona vicina:

Per dire Ti amo o per dire Addio… ed entrambi sono scritti perché non si riescono a pronunciare.

Con mani tremanti infila la lettera in tasca senza guardare

..”Codardo”… 

- Joe prendi i popcorn ci vediamo un film.- la voce di Nick lo risveglia, scuote la testa e prendendo il giubbino esce sbattendo la porta…

“Aria ha bisogno d’aria”

 

 

 

 

You're the voice I hear inside my head, the reason that I'm singing
I need to find you
I gotta find you
You're the missing piece I need, the song inside of me
I need to find you
I gotta find you


 

 

 

 

La vista appannata da lacrime di rabbia e delusione sfuoca il mondo circostante, mentre la consapevolezza che  gran parte della colpa è solo sua non gli permette di respirare regolarmente.

Cammina da un tempo che non sa definire, tanto o poco che importanza potrebbe avere? Nessuno lo sta aspettando e anche se fosse non sarebbe rilevante per lui.

Joseph Jonas Percorre le strade di Roma alla ceca, senza sapere dove andare e con la certezza di essersi perso, ma neanche questo gli interessa. Le mani strette in un pugno per scaricare la tensione e i muscoli che tremano lievemente sono le uniche manifestazioni del suo nervosismo.

Si cala il berretto sugli occhi quando un gruppo di ragazze gli passa accanto, anche se sa che probabilmente non avrebbero fatto caso a lui comunque, troppo prese dai loro discorsi.

Si appoggia alla fredda pietra del ponte che sta attraversando, sospira…

 

- Decidi Joe!O mi hai mentito ora, o per tutto il tempo che siamo stati insieme!- La sua voce era spezzata dalle lacrime, poteva immaginare gli occhi azzurri umidi, le lacrime che facevano colare il mascara, il telefono bagnato dalle mani che cercavano di arginare quel pianto rabbioso.

- Se dici così, quello fra i due che ha preso in giro l’altro non sono io!-

 

Le nocche diventano bianche tanto forte è la stretta del pugno, poco più in là una coppia di amanti ride felice e si bacia, il suo stomaco si attorciglia facendogli provare una stretta dolorosa…

Un senso di nausea lo invade, prova disgusto verso se stesso, vorrebbe prendersi a calci da solo, ma non può non servirebbe a niente…

 

- Ti odio, l’unica cosa che voglio è dimenticare la tua esistenza.- mille coltelli lo trapassano e i suoi occhi piangono lacrime invisibili.

- Come puoi dirlo?Non puoi volerlo sul serio.- E per l’ennesima volta la incolpa di qualcosa per cui non centra niente.

 

Rinizia a camminare, la sua andatura è incerta, afferra la lettera tra le mani, e la fissa con insistenza come se potesse incenerirla con lo sguardo, rilegge quella scritta lettera per lettera, in cerca di un errore che gli dia la speranza, un segnale che gli dica che ne vale la pena, che c’è ancora qualcosa da salvare.

 

“Addio.”

 

- Mi potrai perdonare?-

- Non lo so.-

- Mi vorrai ancora bene?-

- Un giorno…Ti chiamo io Joe.-

- Ok, ma fallo.-

- Ciao Joe.- La linea cade… non ha potuto salutarla…

 

Ciao Bree…

 

 

 

 

You're the remedy I'm searching hard to find
To fix the puzzle that I see inside
Painting all my dreams the color of your smile
When I find you It'll be alright
I need to try to get to where you are
Could it be, your not that far

 

 

 

 

Senza accorgersene si ritrova a Trastevere, cammina senza meta tra le viette, i venditori ambulanti cercano di vendergli degli oggetti, ma non ottengono la sua attenzione.

Continua a camminare senza curarsi della gente, un gruppo di ragazzi poco più in là parla a voce alta cercando di fare colpo sulle cameriere del bar all’angolo.

I suoi passi sono decisi, quasi rabbiosi… Una spallata lo fa gemere di dolore…

- Hei ma che…- Non fa in tempo a capire cosa sta succedendo che uno spintone lo fa barcollare, la rabbia sale, e fa la cosa più stupida che può fare, lo colpisce, con tutta la rabbia che ha in corpo, come se con quel pugno potesse scaricare tutta la tensione e il nervosismo.

Il sapore ferroso del sangue gli invade la bocca si porta la mano al labbro e il liquido viscoso gli imbratta i polpastrelli, l’ha colpito e non ha sentito dolore… un pugno allo stomaco lo fa piegare su se stesso e il resto sono solo visi sfuocati.

- Lele cazzo fa qualcosa?!- Sente due mani che cercano di fermarlo, sono piccole e calde, il tizio si allontana trattenuto da un biondino.

Si lascia cadere a terra, come se la forza data dalla collera avesse portato via tutto lasciando spazio solo alla stanchezza.

- Jonas? Jonas guardami.-  Cerca di mettere a fuoco la realtà circostante, un viso sfuocato è davanti a lui, la strada fredda sulla schiena è l’unica cosa che riesce a percepire.

- Puzzi di fumo…- Se non fosse tesa come una corda di violino, probabilmente riderebbe…

Il labbro pulsa e prova dolore allo zigomo, ma non ha neanche la forza di gemere, chiude gli occhi strizzandoli, e riaprendoli subito dopo.- Jonas, ma vattene al diavolo!- si lascia cadere seduta a fianco a lui, si accende una sigaretta…

Due grandi occhi verdi lo guardano ansiosi…   

… Rebecca…

-Ci vediamo un po’ troppo spesso noi, vero pulce?- Sollievo…

Joseph Jonas torna a respirare…

 

You're the voice I hear inside my head, the reason that I'm singing
I need to find you
I gotta find you
You're the missing piece I need, the song inside of me
I need to find you
I gotta find you

 

 

 

 

- Jonas che ti è saltato in mente si può sapere?- Stava seduto sullo stesso ponte che aveva attraversato poche ore prima con il labbro inferiore spaccato e una macchia rossa sullo zigomo  come anticipazione di un livido viola che si mostrerà di lì a poche ore.

Becky appoggia la pezza bagnata sul viso di Joe pulendo il sangue.

- Ahi! Fai piano pulce.- Una smorfia segnala il dolore del ragazzo e un sorriso sadico illumina il volto della ragazza.

- Non fare il bambino Jonas.- Un borbottio irritato aumenta l’ilarità della ragazza.

- Ti stai divertendo non è vero?- Una risata trattenuta malamente fuoriesce dalle labbra di Rebecca.

-Non immagini quanto…- Lo sguardo della ragazza è deciso e in quell’istante, Joe capisce perché suo fratello sia rimasto così colpito da lei…

Forte,

orgogliosa,

caparbia,

schietta,

ma soprattutto Normale,

talmente comune da risultare speciale.

Senza neanche accorgersene il suo sguardo rimane fisso sulle sue labbra…

- Jonas ci sei?- Se prima non ci aveva fatto caso, ora si stava preoccupando, il ragazzo stava fisso da due ore guardando chissà cosa, con gli occhi velati come se si trovasse molto lontano dalla realtà. Sembra riprendersi solo quando la ragazza gli passa una mano davanti al viso.

- Dicevi?- Un velo di malinconia attraversa i suoi occhi e dopo un ultimo sospiro ritorna solare come al solito. Si alza, forse troppo velocemente, ed un capogiro lo coglie impreparato costringendolo ad aggrapparsi alla figura minuta di Rebecca.

- Ehi, siediti…- La stretta sulla maglia si intensifica e chiude gli occhi respirando profondamente.

- No, sto bene, ora passa solo un secondo.- Due occhi verdi lo guardano preoccupati per qualche secondo, fino a quando lui non si accorge del suo interessamento, ricambia lo sguardo facendola arrossire.

- Pulce così mi consumi…- Un’espressione strafottente si dipinge sul volto di Joe, in risposta la ragazza emette un ringhio basso, simile a quello di un lupo.

- Piantala Jonas…- Gli occhi del ragazzo si addolciscono in un espressione da cucciolo che farebbe sciogliere chiunque a parte lei.

- Di fare?- L’espressione irritata di Becky si accentua mostrando il suo nervosismo.

- Di chiamarmi così! Io ho un nome, si dia il caso che mi chiami Rebecca e non pulce o altro.- Joe torna serio e per un momento tutto tace, si percepisce solo il rumore del fiume in sottofondo e il fruscio delle foglie degli alberi.

Il sole ormai scomparso oltre l’orizzonte, conferisce al cielo un colore rosato che dona un tocco di magia all’ambiente, mentre le prime stelle fanno capolino nel manto limpido.

- Scusa, se ti da fastidio eviterò di farlo…- Forse perché abituata a vederlo in altri atteggiamenti o perché la consapevolezza della stupidità della cosa la coglie impreparata, ma Rebecca si sente in imbarazzo.

- No, non mi da fastidio è che non ne capisco il motivo.-     

 

 

 

 

Been feeling lost, can't find the words to say
Spending all my time stuck in yesterday
Where you are is where I want to be
Oh next to you... and you next to me
Oh I need to find you...

 

 

 

 

Joseph e Rebecca camminano in silenzio, ad accompagnarli solo l’eco dei loro passi e il vociare lontano delle strade principali di Trastevere, i loro corpi si sfiorano ogni tanto.

La ragazza porta le mani alla scollatura cercando di ripararsi dal primo freddo e Joe sembra accorgersene perché si sfila la sciarpa e gliela avvolge intorno al collo…

-Grazie- il contatto visivo dura poco e la loro attenzione si rivolge al selciato sotto le scarpe.

- Perché?- Il ragazzo ascolta ma nessuno dei due ha intenzione di smettere di camminare.

- Cosa?- Ha capito ma fino all’ultimo spera di evitare le domande…

- Perché gli hai dato corda?- Non si ferma, un passo dopo l’altro in silenzio, il suo sguardo rivolto all’orizzonte…

- Non lo so… forse per rabbia… non so rispondere a questa domanda pulce…-

“E’ la verità…”

- Per una spallata?- I suoi occhi indagano, velati di curiosità, perché è di questo che si tratta…

- Lo sai che la curiosità uccise il gatto?- Lo sguardo si abbassa e il moro sorride…

- Fai come ti pare, nessuno ti obbliga…- Vergogna non rabbia, pugni chiusi e guance arrossate, la portano ad allontanarsi, passi frettolosi la seguono…

- Non puoi continuare a scappare, te l’ho già detto.- si volta e questa volta i suoi occhi sono decisi, forti, niente più giochi, niente più giri di parole…

- Jonas che vuoi da me?- Joe fa un passo indietro spiazzato da quella reazione…

- Niente, solo che mi ascolti…- ne aveva bisogno, un tremendo bisogno, come lei avrebbe bisogno di distendere i nervi…

- Ma tu non parli…- Vero, lui non ci riusce, ma non vuole rimanere solo…

- Potresti ascoltare il mio silenzio.- ascoltare, ha smesso di farlo da tanto tempo, ma non costa niente provare…

- Posso provarci… credo…- I ponti di Trastevere sono calmi, la luce delle poche bancarelle segna il loro cammino, in silenzio come si sono ripromessi, fianco a fianco ammirando i manufatti degli artigiani e ascoltando il rumore del fiume che scorre sotto di loro…

- Dovresti leggerla sai?- La presa del ragazzo si serra sulla carta liscia della busta. Si affaccia verso il fiume e la tira fuori rigirandosela tra le mani. La ragazza si issa sul parapetto con un movimento fluido, lo osserva aspettando la sua mossa. Fa un sospiro e le parole gli escono roche come se non parlasse da molto tempo…

- Non mi piacerà quello che c’è scritto.- I suoi occhi rimangono fissi sull’acqua.

- Come fai a dirlo se non la apri?- Una smorfia gli deforma il viso…

- Lo so…- Un ghigno compare sulle labbra della ragazza.

- Allora che hai intenzione di fare? Conservarla fino a quando non ritroverai i coglioni perduti?- I suoi occhi si posano sulla giovane donna al suo fianco e quella smette di ghignare, l’espressione ritorna seria, e lui fa qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di fare…

Lascia scivolare la busta dalle sue dita, la guarda cadere guidata dal vento, osserva la sua superficie cartacea bagnarsi, l’inchiostro delle due parole incise sopra sciogliersi… continua ad osservarla fino a quando non affonda del tutto sparendo dalla sua vista.

- Perché l’hai fatto?- Perché le parole le vuole sentire direttamente dalla proprietaria di quella lettera… Una lacrima scende dai suoi occhi, una sola, e con lei una piccola parte di tensione se ne va…

Rebecca fa correre la mano fra i capelli di Joe, un segno di conforto, una piccola carezza che il ragazzo accetta crogiolandosi in quel calore…

 

… Anche le Tigri a volte si arrendono…

 

 

You're the voice I hear inside my head, the reason that I'm singing
I need to find you
I gotta find you (yeah)
You're the missing piece I need, the song inside of me
I need to find you
I gotta find you

 

  

 

 

Nicholas Jonas seduto sulla ringhiera del terrazzo suona la chitarra, i raggi della luna disegnano la sua figura, facendola risplendere, la sua pelle chiara pare fatta di alabastro, le labbra rilassate e gli occhi chiusi trasmettono la sua serenità.

La porta finestra si apre emettendo un tonfo sordo, ma percepibile oltre le note emesse dallo strumento, le dita affusolate del ragazzo fermano la loro corsa sulle corde, apre gli occhi e guarda la figura di suo fratello maggiore appoggiarsi stancamente alla parete chiude per un istante gli occhi, sospira e li riapre.

- Ehi…- Un sussurro il suo, in armonia con le spalle curve e gli occhi spenti.

- Ehi…- Gli occhi del più piccolo indagano sul suo corpo, sul suo viso, osservano il suo comportamento facendolo sentire in imbarazzo.

- Che stai facendo?- Il sopraccilio inarcato e gli occhi marroni assottigliati preannunciano la sua risposta sarcastica.

- Ballo la Rumba non si vede?- Tagliente lo sguardo come tagliente è il suo tono, Kevin si porta una mano dietro la nuca scompigliando i riccioli, un sorriso tirato sulle labbra fa presagire il crollo imminente dei suoi nervi.

- Bree?- Il verso degli animali notturni riempie il vuoto dei loro pensieri…

- Dorme, Joe?- Lo sguardo insistente di Nicholas lo paralizza sul posto.

- Fuori, aveva bisogno di schiarirsi le idee, credo…- Il suo sguardo non è mai apparso così pesante… - Tu potresti chiarire le mie. Kevin, che cosa sta succedendo?- il maggiore abbassa lo sguardo.- Non so di cosa tu stia parlando…- Risposta sbagliata.

-  Non offendere la mia intelligenza. Entrate dalla porta tu e Bree, fradici, tremanti, lei con gli occhi gonfi dal pianto. Tu sei sull’orlo di una crisi isterica ormai da settimane. Joe esce mollandomi come uno scemo davanti alla TV mentre parlo da solo. Ogni tanto sparisce e cerca di evitare Bree in tutti i modi.

 Quindi non mi dire che non sai di cosa sto parlando. Non sono stupido, in questi giorni sono stato assente e vi chiedo scusa per questo, ma ora ci sono, permettetemi di rimediare.

Ti prego Kevin…dimmi che sta succedendo.- Gli occhi marroni di Nick si addolciscono, supplicano il fratello, vogliono la verità, ma lui non può.

-Non posso…- Gli occhi chiusi per non vedere la frustrazione in quelli dell’altro.

- Kevin…- Non fare così, è questo che verrebbe dire Kevin Jonas in quel momento.

- Non sarebbe giusto, deve essere lei a dirvelo.- Il più piccolo fa un passo indietro e torna a sedersi nella postazione iniziale, riprende la chitarra in mano e se la pone sulle gambe come fosse uno scudo.

- Ok, va bene. Dimmi solo una cosa: Gli farà male?- Silenzio, delle lucciole fuoriescono dai cespugli.

Beffardo il destino: quei piccoli animali, in un altro momento sarebbero apparsi come magici e surreali, ma in quel momento, per quei due fratelli sono solo delle note stonate in una canzone triste e carica di tensione.

-…- Nessuna risposta…

- Rispondi!- Nick salta giù dalla ringhiera non preoccupandosi della chitarra che cade a terra emettendo un suono acuto. – Gli farà male?-

Kevin alza lo sguardo incontrando quelli rabbiosi del fratello, ha paura, e Kevin lo sa. Ha il terrore di vedere Joe a terra, di non poterlo aiutare, di non poter sostituire l’assenza di Bree, le lacrime gli salgono agli occhi, un nodo alla gola fa sembrare la sua voce strozzata.

- Lo distruggerà…- Kevin vede Nick fare un passo indietro e stringere i pugni fino ad imprimere i segni delle unghie sui palmi delle mani.

Ora può crollare, ora che tutti stanno male, che hanno intuito, può lasciarsi andare… Si lascia scorrere sulla parete fino a sedersi.

Adesso il tremito è incontrollabile e gli argini si rompono.  

“Rovesciata”…

Kevin Jonas si sente come una bottiglia rovesciata, un contenitore di plastica che cade accidentalmente, un contenuto liquido che si espande sulla superficie deviando ad ogni ostacolo, consumandosi via via sempre di più.

E sa che deve alzarlo prima che sia troppo tardi, prima che il suo contenuto si riversi del tutto, si esaurisca, ma non ne ha la forza, lo vuole ma non riesce.

Il più grande dei Jonas si sente vuoto, piange lacrime salate, emette singhiozzi silenziosi, sfoga il suo dolore sotto lo sguardo impotente e triste di Nicholas che lo ha visto accasciarsi a terra come una bambola di pezza, che ora lo vede con le spalle tremanti, e allora riprende a suonare la chitarra, spera di alleviare il suo dolore con la musica, l’anti-dolorifico di cui tutti i fratelli Jonas si servono, l’amica che più volte li ha aiutati…

Guarda suo fratello piangere, lo osserva ma non si muove, gli lascia la sua intimità…

Chiude gli occhi e sa che per la prima volta, non può aiutarlo, è consapevole che deve passare del tempo prima che tutto si aggiusti, ma soprattutto è consapevole che in quella notte stellata, sotto la luna Kevin Jonas non trova risposte, lascia crollare certezze, piange abbandono, guarda volare via una delle persone più care…

 

- Kevin, sai che quando ti guardo mi viene in mente la Luna?-  Due occhi verdi si specchiano in quelli azzurri di Bree…

- E tu chi sei? Il sole?...- Una risata cristallina irrompe nel silenzio della notte…

- No, io sono una farfalla- Silenzio…

- Fragile?- Scuote il capo…

- Libera…-

 

E allora vola farfallina, vola libera, ma ritorna presto a casa…

 

 

You're the voice I hear inside my head, the reason that I'm singing
I need to find you (I need to find you)
I gotta find you (I gotta find you)
You're the missing piece I need, the song inside of me
I need to find you
I gotta find you

I gotta find you

 

[ Jonas Brothers – “ Gotta find you” ]

 

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Capitolo 7
*** ..." Broke each other's hearts again"... ***


Non sono morta!!!! Nono, eccomi qui….la storia prosegue….

Avete già aspettato abbastanza quindi, senza altre parole vi lascio alla fic…

 

 

 

 

 

“Se dici, sono ancora indecisa lo so
Forse non sai che cosa cerchi
Se non capisci ancora cosa voglio da te
È inutile che te lo ricordi
Ve bene non ti fidi di me
Chissà che cosa c’è
Chissà che cosa pensi”

[Vasco Rossi – “ Cosa vuoi da me”]

 


Illusioni,

quello di cui è tappezzata la realtà,

Illusioni,

quello di cui si ha bisogno...

Illusioni,

formate da apparenza.

Abitudine,

ciò che è diventata ogni cosa...




Breanna è nervosa… continua a camminare avanti e indietro per la sua stanza d’albergo, sospira e si rifà per la centesima volta l’acconciatura.

Ancora in intimo fissa nervosamente l’orologio, è in ritardo… e lei non è mai in ritardo.

Guarda con occhio critico i vestiti appoggiati sul letto, niente di adatto ad una festa come quella a cui sta per partecipare…

Ne sceglie uno a caso e lo infila rimirandosi allo specchio per l’ennesima volta, ed è nel riflesso dello specchio che vede Kevin che la osserva, non sa da quanto è lì… guarda nei suoi occhi attraverso la superficie, lo vede mentre prende una collana da una scatoletta, si avvicina chiudendogliela al collo.

Il contatto con le sue mani la va sciogliere per pochi secondi…

- Ora sei perfetta…- Si volta verso di lui, chiude gli occhi prendendo un respiro profondo…

-Sei pronta?- un sorriso amaro si dipinge sulle sue labbra.

- No…- un lieve sospiro esce dalle labbra di Kevin, sapendo che la ragazza non si stava riferendo alla festa, la guarda e le passa un braccio intorno alla vita schiacciandosela addosso, immerge il viso nei suoi capelli che profumano di balsamo, morbidi al tatto, quei fili dorati s'intrecciano tra le sue dita.

Tic Tac… il tempo passa… Tic Tac.

 

 

 

 

 

Mai come adesso si sente fuori luogo,

mai come adesso si sente intrappolata,

annoiata.

Mai come adesso sente che la sua presenza è inutile per tutte le persone in quella stanza.

Mai come adesso ha la conferma che deve cercare un’altra strada.

Circondata da persone della tv, della musica, delle case discografiche più in voga Bree si sente stanca, come se non ci fosse ossigeno.

Il display del suo cellulare s'illumina…

Un messaggio ricevuto…

-        A cosa pensi?-

Alza lo sguardo e cerca tra la folla il mittente del messaggio, lo trova, la sta guardando appoggiato alla colonna del porticato, la visuale viene interrotta a tempi alterni da figure che volteggiano sulla pista da ballo che li separa.

-        A quanto vorrei essere lontana da qui.- Messaggio inviato, Kevin abbassa lo sguardo sul cellulare, scorre con gli occhi quelle parole e digita qualcosa sulla tastiera. Il cellulare di Bree vibra.

-        Ti porto a casa se vuoi.- Un sorriso divertito

-        Non mi userai come scusa per andartene, devi restare, questo è il tuo posto. Te lo sei scelto.- Pochi secondi e il messaggio arriva al destinatario… Scuote la testa e ride, mima un touchè nella direzione della ragazza.

Bree risponde con un bacio dato all’aria rimette il cellulare nella borsa e si dirige verso l’uscita, si scontra con varie persone, ma sono due occhi scuri a fermare la sua corsa, occhi che non sono rivolti a lei ma a una brunetta con gli occhi da cerbiatta e il fisico da modella.

Si scontra con un cameriere che fa finire a terra tutto il contenuto del vassoio attirando molti sguardi, compreso il suo.

Non si ferma, non chiede scusa, continua a camminare con la testa alta e il corpo eretto, come gli ha insegnato lui, perché una volta lui la proteggeva dal male che gli altri avrebbero potuto infliggerle, una volta non era lui a farle del male.

 

 

 

 

She walks away
Colors fade to gray
Every precious moment's now a waste


 

 

 

-        Bree…- Joe corre- Bree aspetta- allunga un braccio- Bree fermati- l’afferra…

-        Joe torna alla festa- Bree si volta, riesce a sfilare la mano dalla sua morsa.  Nei suoi occhi la decisione.

-        Ma…- sui gradini alle loro spalle c’è la ragazza di prima, con il suo sorrisetto stampato sulle labbra e i suoi grandi occhi luccicanti.

-        Joe ti sta aspettando.- Il ragazzo freme, sposta lo sguardo da lei all’altra, dall’altra a lei. Sembra decidersi.

-        Senti se è per lei, le dico di sparire, di andarsene…- Le mani si torturano, nel tentativo di non far trapelare il nervosismo che quella conversazione provoca in lei.

-        Non è per lei e non è per te….ritorna alla festa- Un disco rotto, inceppato…

-        Lo so che ti fa soffrire il vedermi con un'altra, mi dispiace io non…- Scuote la testa rassegnata.

-        Forse per te non è facile da concepire ma non tutto il mondo gira intorno a Joseph Jonas, non tutti i miei problemi nascono a causa tua, quindi Joe torna a quella dannata festa… per favore.- Un groppo in gola indica che sta per crollare, che le lacrime stanno per vincere sull’autocontrollo, che lui sta per vincere su di lei…

… Ancora una volta…

-        Non mi cacciare via… ti prego, andiamo da qualche parte…parliamo…- Una richiesta disperata, perché anche lui non ce la fa più.

-        Joe è tardi, è troppo tardi…Non capisci, non hai mai capito. Voi avete realizzato i vostri sogni e io ci sono sempre stata, sono stata l’amica, la sorella, la fidanzata… ma ora non mi basta più, ora voglio scoprire chi sono e per farlo ho bisogno…- La lettera, finalmente Joe comprende o crede di farlo.

-        Di andartene, è questo che cercavi di dirmi?E’ questo che c’era scritto in quella stupida lettera?Da quando sei diventata così vigliacca da non riuscire a dirmi le cose in faccia?!Quando avresti avuto intenzione di dirmi che mi lasciavi, che uscivi dalla mia vita- Uno schiaffo ad interrompere il suo sfogo, due lacrime sgorgano dagli occhi azzurri di Bree, ma non ne seguono altre.

-        Jonas non hai mai capito un cazzo, e mai lo capirai.-

…Addio…

La ragazza si allontana sul vialetto fino ad uscire dal cancello sparendo dalla visuale del ragazzo, i flash illuminano la notte, domani ci saranno molti titoli sui giornali e nessuno gli piacerà.

I giornalisti, e gli invitati curiosi affollano l’entrata dell’edificio, le domande rivolte a Joseph Jonas non hanno risposta…il ragazzo rimane in uno stato di trance, da cui si risveglia solo per rientrare nella sala accompagnato dalla ragazza di prima che ammicca alle telecamere.

Kevin e Nicholas si guardano e approfittando della confusione si allontanano.

 

 

 

 

 

She hits the gas
Hoping it would pass
The red light starts to flash
It's time to wait

And the black keys
Never looks so beautiful
And a perfect rainbow never seems so dull
And the lights out
Never had this brighter glow
And the black keys
Showing me a world I never would know
World I never knew


 

 

 

… Promesse…

 

Una bimba bionda sta piangendo seduta sull’altalena,

un piccolo Joe Jonas la raggiunge correndo con l’aria infuriata.

-        Bree che cosa ti hanno detto quei bambini?Se vuoi vado lì e…-

-        E non fai niente Jonas, ma mi devi promettere una cosa…- Lo sguardo rivolto al tramonto…

-        Tutto quello che vuoi.- Il tono serio dei “grandi”, quello che usa la mamma quando ti sta per dire un segreto che solo loro sanno.

-        Magari mi prenderanno ancora in giro, ma non sarai mai tu a farlo.- Solo allora la bimba si gira e alza il mignolo tendendo il braccio verso di lui.

-        Lo prometto…- Il mignolo del bimbo si intreccia con il suo… e il sorriso torna a risplendere sul visino di Bree.

 

…infrante…

 

 

 

 

She hates the sun
'Cause it proves she's not alone
And the world doesn't revolve around her soul
No



 

 

 

Sta seduta con lo sguardo perso, incantata a guardare il vuoto, avvertendo appena Flavia parlare al suo fianco. I suoi amici intenti a guardare le cameriere o occupati a mangiare i loro panini non si accorgono della sua distrazione.

Due occhi azzurri entrano nella sua visuale, Gabriele alza il bicchiere come a fare un brindisi, le sorride, prima di berne il contenuto. Rebecca lo guarda risponde con lo stesso gesto e svuota la bottiglia di birra.

Il respiro le si blocca in gola, come quando stai per piangere, ma sai che non scenderanno lacrime. Lo spazio circostante ti sembra così grande che tu ti senti piccola, sospesa tra fantasia e realtà.

Becky respira a fondo, guarda il ragazzo davanti a lei, ma la sua attenzione non è più rivolta verso di lei, una ragazza è seduta sulle sue gambe e le mani sotto le maglie e i baci poco casti fanno intuire come Gabriele finirà la sua serata. Rebecca non avverte quella morsa di gelosia nei suoi confronti, sorride, consapevole che quel sentimento che li aveva legati non c’è più, che l’amicizia nella quale si è nascosta non esiste, che mai potranno essere amici e che piano piano quel legame che adesso, sembra unico e indissolubile svanirà con il tempo.

La mente occupata da altro o meglio qualcun altro.

Decisioni…

Si alza, prende la borsa al suo fianco ed esce dal locale, i piedi le fanno male per i tacchi, ma sul suo volto si apre un sorriso, chiude gli occhi e respira a pieni polmoni quella nuova sensazione…

Libertà…

Si sfila le scarpe e inizia a correre, colpisce qualche ragazzo ubriaco nella via, ma non si ferma fino a quando il respiro non le manca e la milza non le duole.

Guarda nel portafoglio, ha abbastanza soldi, non ha voglia di prendere l’autobus e chiama un taxi che arriva pochi minuti dopo.

Le è sempre piaciuta l’atmosfera magica che la città ha di notte, il tassista sta in silenzio e lei si perde nei suoi pensieri guardando il paesaggio.

Il cellulare vibra:

Chiamata in arrivo

Cesare…

Risponde perplessa alla telefonata, cercando di capire cosa possa essere successo per chiamarla a quell’ora di notte.

-        Cesare dimmi…-

 

 

 

 

She loves the sky
Said it validates her pride
Never lets her know when she is wrong


 

 

 

 

Cesare la sta aspettando sulla soglia del bar, lanciando di tanto in tanto occhiate al suo interno, Rebecca affretta il passo raggiungendolo…

-        Dov’è?- la voce flebile di chi non sa che fare.

-        Seduta nel retro, scusa… ma non sapevo che fare e non mi fido a lasciarla andare a casa da sola.- Becky si alza in punta dei piedi cercando di raggiungere la sua guancia, intuite le intenzioni della ragazza l’uomo si abbassa per permetterle di baciarlo, le labbra morbide della ragazza sono in contrasto la ruvidità dell’accenno di barba sul volto dell’uomo.

Un ultimo sorriso ed entra, si dirige nel retro, dove una figura minuta è seduta su un piccolo letto con davanti un bicchiere ormai vuoto.

Rebecca fa piccoli passi, come se avesse paura di spaventarla, si siede al suo fianco e la guarda…

-        Ciao… ti ricordi di me?...- Nessuna risposta…- Mi chiamo Rebecca, sono un amica di Nicholas.- Quando Rebecca si sta per rassegnare all’ennesimo silenzio, Bree si volta e la guarda, piega la testa leggermente e sembra studiarla, apre e chiude la bocca un paio di volte prima di emettere un suono che somigli ad una parola…

-        Rebecca a te è mai capitato di guardarti allo specchio e non riconoscere la tua figura?- Per un momento non sa che rispondere, consapevole che la mattina seguente niente di ciò che dirà sarà ricordato, così si limita ad annuire e stare in silenzio. 

-        Sai, a volte mi domando se mi sono mai conosciuta… sul serio intendo, a volte penso di essere solo un riflesso della gente che mi circonda.- Una risata quasi isterica interrompe il suo monologo…- Infondo a che serve che io mi conosca?! Ogni giorno ho gente che s'impegna a pensare per me, mio padre, mia madre, Joe, Kevin tra un po’ persino Nicholas e Frankie cominceranno a dirmi cosa è meglio o peggio per me. A dirmi come vestirmi o truccarmi, cosa voglio o non voglio fare o diventare, che cosa penso e come devo considerare persone e cose.-

Un’altra pausa… - Rebecca tu me lo sai dire che cosa sto facendo? Perché io non lo so.-  la calma innaturale, gli occhi resi lucidi dall’alcol e le parole tremanti. – A volte li guardo e penso che siano tutta la mia vita e l’attimo dopo li odio, perché senza di loro , io non sono nessuno, niente avrebbe senso nella mia esistenza, senza di loro io non avrei una vita!- scaglia il bicchiere contro il muro, cercando di sfogare quella frustrazione che sente, che Becky si trova a comprendere.

Raggomitolata su se stessa Bree sembra così indifesa, come vorrebbe essere lei a volte, la testa abbassata, le braccia a circondare le sue stesse ginocchia.- Scusa, mi dispiace tanto…io…-

Ritorna alla realtà, a carponi raggiunge i cocci e inizia a raccoglierli, la mano di Becky la ferma, per la prima volta in quella conversazione i loro sguardi si incontrano.

-        Io voglio andare a casa.- Rebecca le accarezza il volto con dolcezza, un sorriso umido increspa le labbra della bionda, sta perdendo lucidità e presto cadrà nel mondo dei sogni.

-        Dammi il cellulare…- Bree glielo passa, gli occhi si fanno pesanti…- Chiama Nicky, non chiamare Joe, chiama Nicky.-Becky inoltra la chiamata, un secondo dopo sente il dolce peso del capo della ragazza al suo fianco, le circonda le spalle con un braccio e appoggia la guancia sui suoi capelli biondi.

-        Pronto…Bree? Bree, dove sei?-

“ Preoccupazione”

-        Jonas? Nicholas Jonas?...Senti ci troviamo…

 

 

 

 

And the black keys
Never looks so beautiful
And a perfect rainbow never seems so dull
And the lights out
Never had this brighter glow
And the black keys
Showing me a world I never would know

 




“ Voglio andare a casa…”

“ Voglio sentirmi a casa…”

 

 

 

Yeah
And the walls start closing in

 

 

 

 

Quando entra nel locale Nicholas Jonas si sente addosso una strana agitazione. Cesare dietro al bancone lo osserva, lo sguardo che gli rivolge ha un solo significato: “Stai attento a quello che fai” il ragazzo sorride con ironia, quante volte ha visto quello sguardo sul volto di papà e ragazzi, ed ogni volta rivolto a Joe, lui era quello piccolo e dolce, innocuo agli occhi di qualunque persona, e in quel momento si sente quasi orgoglioso di essere stato visto come una minaccia.

L’uomo gli fa cenno con la mano, indicandogli il retro, si dirige quasi intimorito verso la porta chiusa vicino ai bagni, la apre e vede l’immagine più pura e tenera che abbia mai visto in vita sua, Breanna è stesa su un letto, i capelli sparsi sul cuscino rannicchiata in posizione fetale sembra così fragile, ad un’estremità del letto è seduta Rebecca appoggiata al davanzale della finestra,  sembra essersi addormentata, la brezza le scompiglia leggermente i capelli il respiro è lento e regolare…

Nicholas entra in punta dei piedi cercando di non spezzare prima del tempo quel quadro stupendo che gli si è presentato, inciampa in una scarpa lasciata davanti all’uscio, il rumore desta Rebecca che lo guarda curiosa per poi trattenere a stento una risata…

-        Jonas…alla buon ora….- Le guance del ragazzo si colorano leggermente di rosa, facendola sorridere…

-        Il navigatore mi ha dato dei problemi…- La ragazza si alza avvicinandosi…

-        Credo…sia meglio non svegliarla…- Il ragazzo annuisce prendendo delicatamente in braccio Breanna, che si accoccola al suo petto sospirando.

Nessuno dei due proferisce parola durante il tragitto verso la macchina, non c’è tensione, solo tranquillità, Rebecca osserva la figura di Nicholas che è un passo avanti a lei, la fierezza e la semplicità con cui si muove, la goffaggine con cui cerca di aprire la macchina tenendo in braccio la bionda la fa sorridere per l’ennesima volta in quella serata.

Gli apre la portiera permettendogli di appoggiare al suo interno la ragazza, un silenzioso grazie lascia le labbra del ragazzo.

Becky si appoggia alla portiera sul fianco della macchina e chiude gli occhi, aspettando che Nick abbia finito, pochi secondi dopo sente una mano sfiorargli la guancia portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio… apre gli occhi e lo osserva, le braccia di nuovo lungo i fianchi.

Porta una mano al suo volto sfiorandolo appena senza interrompere il contatto visivo… Le sue dita sfiorano la fronte, segnano il profilo del naso, arrivando a disegnare il contorno delle labbra…

-        Che cosa stai facendo?- Il fiato caldo di Nicholas solletica appena le dita della ragazza che sembra ignorare la sua domanda per porgliene un’altra…

-        Mi senti?- poco più di un sussurro il suo, come se da un momento all’altro tutto dovesse finire…

-        E’ da settimane che ti sento ormai…- Due mani che s'incontrano…

-        Jonas… non…- Il tocco leggero delle labbra sulla pelle chiara di lei spezza le parole, ammutolisce quella bocca che lui vorrebbe baciare…

-        Shh…- Con le dita sfiora le labbra piene della ragazza, accarezza quella pelle come lei ha fatto con lui, il suo volto si avvicina, un leggero bacio a sfiorargli la fronte,

le palpebre ora chiuse per godersi quella coccola tanto agoniata, le guance arrossate dall’emozione.

-        Mh… - Il mugugno di Bree li fa tornare alla realtà, le mani del ragazzo indugiano ancora per un breve tempo su quel viso d’angelo.

-        Devi andare…- Le parole rendono reali i loro pensieri.

Distacco…

-        Buonanotte.- possono sentire il respiro sulle proprie labbra, il ragazzo si avvicina e posa un leggero bacio all’angolo della bocca di Becky.

Silenzio…

Un leggero rumore indica che la porta della macchina è stata chiusa.

Si sentono il fiume in lontananza e il rombo del motore che si allontana…

Sola…

-        Buonanotte Jonas…-

 

 

 

 

 

Don't let 'em get inside of your head
Don't let 'em get inside of your head
Don't let 'em get inside of your head
Don't let them inside

 

 

Il rumore delle chiavi è coperto dall’urlo di un diavoletto biondo che abbraccia le gambe di Rebecca.

-        Ciao piccola, dove sono mamma e papà?- dopo aver teso le braccia verso l’alto facendosi prendere in braccio, indica con la manina paffuta le due stanze adiacenti.

Un Respiro profondo e un bacio leggero sulla testa della nipotina.

-        Amore va dalla mamma che io devo parlare con il papà.-

Codardia…

Il cuore che batte feroce nel petto, un senso d’ansia, lo scalpiccio di Mia sempre più tenue.

Un passo dietro l’altro e il tragitto verso il salotto non le è mai sembrato così lungo.

Il venticello estivo che entra dalla finestra aperta le scompiglia i capelli e quella stanza buia rischiarata solo dal bagliore della tv accesa le sembra meno soffocante.

Suo fratello è sdraiato sul divano con gli occhi chiusi che si aprono nell’esatto momento in cui avverte la presenza di Rebecca.

-        Sei tornata presto…- Samuele si siede sul divano senza distogliere lo sguardo, sembra non sapere come muoversi, cosa dire e non dovrebbe essere così.

Non lo è mai stato…

-        Si, è che … Samu senti io…- Le braccia lungo i fianchi e i pugni stretti in una morsa di nervosismo, Il ragazzo si alza dal divano e si avvicina a Rebecca , le posa le mani sul volto cercando i suoi occhi intenti ad osservare le scarpe.

-        E’ successo qualcosa? Qualcuno ti ha fatto del male?- Preoccupazione è quello che regna nella sua voce e Finalmente la ragazza cede, alza lo sguardo, apre i pugni e appoggia le mani su quelle del fratello facendo intrecciare le loro dita.

-        Sto bene, mi dispiace Samu, scusa…- Le loro fronti a contatto.

-        No, scusami tu non dovevo tenertelo nascosto… troveremo una soluzione. – Stretti in un abbraccio fraterno, finalmente i loro corpi si rilassano e lasciano che la tensione degli ultimi giorni scivoli via.

Due figure sulla soglia della stanza osservano la scena con il sorriso sulle labbra.

 

-        Mamma hanno fatto pace? Ora la zia tornerà a sorridere?-

-        Si amore, ora è tutto a posto.- La bambina bionda sorride ancora di più e si stringe alla madre schioccandogli un bacio sulla guancia. 

 

 

 

 

 

'Cause the black keys
Never looks so beautiful
And a perfect rainbow never seems so dull
(Ohhh)
And the lights out
Never had this brighter glow
And the black keys
Showing me the world I never knew
(Don't let 'em get) Don't let 'em get inside of your head
Don't let 'em get inside of your head
Don't let 'em get inside of your head
Don't let 'em get inside of your head

 

 

 

Crash…

Un vaso rotto…

-        Samu…Samuele…- Rebecca ha cinque anni, ha rotto un vaso…

Grandi lacrimoni scorrono selle guanciotte paffute.

Un ragazzino moro poco più grande le corre incontro abbracciandola…

-        Samu, ora papà mi sgriderà…- le piccole manine del bimbo scorrono lungo i capelli della sorellina cercando di tranquillizzarla…

-        No vedrai… troveremo una soluzione…-

 

 

 

Sometimes we fight
It's better black and white
[ Jonas Brothers- “Black Keys ” ]

 

 

 

Spero sia stato di vostro gradimento….

Alla prossima…

Baci Baci J

 

 

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Capitolo 8
*** ..." As the starlit sky begins to shine "... ***


Ciao a tutti,

Questo aggiornamento extra, è per farmi perdonare del ritardo del capitolo precedente e di quello che avverrà prossimamente.

E’ un altro intermezzo, questa volta su Nick e Bree, spero possa chiarirvi un po’ il loro rapporto, fino desso trascurato…

Buona lettura…

Baci Baci J

 

“ NICHOLAS- BREANNA”

 

“ As the starlit sky begins to shine”

 

“ Mi domando se la storia è stata scritta dagli eroi
O da qualcuno che pensava solamente ai cazzi suoi
Mi domando perché mi fa schifo la mia faccia
A volte si e a volte no
Perché a volte voglio avere solo quello che non ho “

La fragilità,

come ogni debolezza,

è qualcosa che cerchiamo di nascondere…

Mascheriamo insicurezza

Con spavalderia…

Paura

Con menzogna…

E l’amore?

 

 

 

Due bimbi siedono sotto un porticato bianco,

il bimbo sta giocando con un trenino di legno,

mentre la bimba poco più grande, fa finta di leggere un libricino al contrario.

-        Bree, ma tu mi vuoi bene? intendo come a Kevin e Joe.- la bimba lo guarda e si avvicina al suo orecchio come a dirgli un segreto.

-        Anche di più…-

 

 

 

 

 

 

E’ l’alba quando Nick Jonas si siede al pianoforte, i primi raggi di sole passano le tende di lino alle finestre rendendo il bianco quasi accecante, accarezza lievemente il legno lucido dello strumento soffermandosi su ogni imperfezione che lo rende così perfetto e armonico.

Osserva le sue dita mentre compie quel gesto e le vede tremare appena, come quando provi una forte emozione e tutto il corpo è pervaso da una scarica elettrica.

Prende un respiro profondo e inizia a passare le dita su quei tasti bianchi sfiorandoli appena… Sente le prime note incerte pervadere l’aria, continua a suonare…

Chiude gli occhi e percepisce la magia che quello strumento gli dona, l’assapora, la respira, la gusta…

 

 

 

 

 

Got the news today
But they said i had to stay
A little bit longer and I'd be fine

 

 

 

 

 

Nicholas Jonas sta camminando per le vie di Los Angeles…

E’ inizio Dicembre e fa particolarmente freddo, il fiato si trasforma in nuvole di fumo non appena lascia le labbra.

Il ragazzo procede lungo la strada affollata con le mani nelle tasche e la testa china.

Una ragazza mora al suo fianco si stringe nel cappotto quando un folata di vento gelido li colpisce, la mano sottile poggiata sul suo avambraccio, sinonimo di una possessività che da un po’ di tempo a Nicholas da fastidio. Si scosta da quel tocco e lei non sembra risentirne…

Vede una macchina fotografica in lontananza e cerca di cambiare strada ma non sembra che la sua accompagnatrice sia della stessa idea.

Il paparazzo li vede e scatta qualche foto, la ragazza si avvicina alla macchina e sorride mentre l’obbiettivo la inquadra, Nick non sente neanche le domande che l’uomo gli rivolge…

 

 

 

 


When i thought it'd all be done
When I thought it'd all been said
A little bit longer and I'll be fine.

 

 

 

La testa le scoppia e fa fatica a mettere a fuoco gli oggetti intorno a lei… tutto appare sfuocato.

I quadri alle pareti, i mobili che la circondano, niente che indichi la camera del suo hotel, osserva le lenzuola nelle quali si è avvolta probabilmente nella notte…

Non è nel suo letto, è tutto confuso, come se le idee nella sua testa si fossero fuse tutte insieme, lasciando solo una cozzaglia di immagini senza senso.

Una festa,

Kevin che sorride,

La sua decisione di uscire dalla stanza,

Una ragazza mora che l’osserva,

uno schiaffo a Joe

e la vodka…

poi i ricordi iniziano a riaffiorare lentamente, con un gesto di stizza si alza a sedere, cercando di dimenticare la sbronza, provando a cancellare il senso di tristezza e rabbia nel pensare a quanto dovesse essere risultata patetica agli occhi di Nick e di quella ragazza così gentile di cui non si ricorda il nome.

I suoi viaggi mentali vengono interrotti da della musica che inizia ad entrare nella stanza, quelle note non le danno fastidio al contrario le liberano la mente…

Cerca un orologio nella stanza… sono le 6:00 del mattino, deve aver dormito un pio d’ore, poggia i piedi sul pavimento fresco trovando un po’ di sollievo al caldo estivo che fa nonostante l’ora…

 

 

 

 


But you don't know what you got 'til it's gone
And you don't know what it's like to feel so low
And everytime you smile or laugh you glow
You don't even know, know, know.
You don't even know

 

 

 

 

… Nick è stanco…

 

Alza lo sguardo fino ad allora rivolto alla strada, ed ignorando il fotografo si rivolge alla ragazza…

La osserva mentre si pavoneggia davanti all’obbiettivo, mentre si avvicina a lui stringendosi al suo corpo…

“Frustrazione”

Non ne può più di quella farsa, la scosta con freddezza…

- Ti porto a casa, sono stanco e domani ho un intervista- Il sorriso sul volto di lei si allarga, abbraccia Nicholas, ma non un abbraccio dolce o di conforto, uno di quegli abbracci soffocanti, che chiedono sempre qualcosa in cambio.

- Potrei venire anche io?- Sbatte le ciglia, si sente uno stupido, quando l’ha conosciuta credeva di aver visto qualcosa in lei, ora vede solo un bell’involucro vuoto.

 

… “ Fastidio “…

 

 

 

 


All this time moves by
Still no reason why
A little bit longer and I'll be fine.

 

 

 

 

 

 

I riccioli scuri ondeggiano leggermente a tempo con la canzone, gli occhi chiusi…

La mente vuota, sgombra da qualsiasi pensiero.

La porta cigola mentre viene aperta, ma il ragazzo non sembra accorgersene, continua a suonare anche quando Bree si siede silenziosamente al suo fianco, senza però toccarlo come se avesse paura che un qualsiasi movimento possa interrompere quel dolce suono…

Nicholas apre gli occhi e la guarda pur non fermando la corsa delle sue mani, continua a cantare mentre abbassa la testa e fa scontrare le loro fronti, in un tocco delicato.

Bree chiude gli occhi a quel contatto, provando solievo.

 

 

 

 


Waiting on a cure
But none of them are sure
A little bit longer and I'
ll be fine

 

 

 

 

 

Nick percheggia la macchina, si appoggia al sedile dell’auto sospirando.

…Finalmente solo …

Guarda il posto dove prima sedeva la ragazza e una voce nella sua testa continua a ripetere: “Ennesimo fallimento”

 

…”Dannazione”…

 

-        Sono tornato.- appende il cappotto all’attaccapanni, non si ferma in salotto, si dirige alle scale verso la sua camera.

Butta la tracolla per terra senza curarsi del contenuto che si riversa a terra.

Sente le voci dei suoi fratelli nell’altra stanza, ma non sorride, neanche quando sta per travolgere Bree sulla soglia della cucina si ferma.

Ha bisogno di qualcosa di sicuro, certo, rassicurante e solo la sua camera, il suo mondo gliela può dare…

Apre la porta e si butta sul letto, afferra la chitarra al suo fianco e se la porta al petto come per proteggersi…

Un trillo insistente interrompe il flusso dei suoi pensieri, il telefono sul comodino vibra rumorosamente.

Apre il cassetto del comodino con un gesto secco e prende il misuratore della glicemia, si punge il dito, tutto a posto, tutto tranquillo, i valori sono nella norma.

Lo rimette nel cassetto, sospira frustrato, mentre con uno sbuffo si passa una mano tra i capelli.

 

…“Aiuto”…

 

 

 

 

 

 
But you don’t know what you got 'til it's gone
You don’t know what it’s like to feel so low.
And everytime you smile or laugh you glow
You don’t even know, know, know.
You don’t even know, know, know.
You don’t even know, no

 

 

 

 

 

Smette di suonare e cantare per dare attenzione alla ragazza al suo fianco.

-        Perché ti sei fermato?- Nick non risponde, allunga una mano verso il volto della ragazza e le scosta un ciocca da capelli dal viso.

-        Come ti senti?- anche se il movimento è lo stesso, il tocco è diverso da quello che ha riservato a Rebecca poche ore prima: non c’è malizia o voglia di approfondire quella carezza, è qualcosa di innocente e puro, è il tocco di un fratello…

-        A parte la testa che mi scoppia bene…- Gli occhi scuri del ragazzo sono puntati su di lei, sembra che vogliano scavarle l’anima. Afferra il cuscino al suo fianco e lo lancia sul volto del ragazzo, ridendo della sua faccia perplessa con tanto di occhi fuori dalle orbite.

La guarda incantato, da settimane è tesa, ma in quel momento sembra dimenticarsene, ritornando la bambina spensierata che da piccolo lo proteggeva e lo consolava…

-        Nicky tutto bene?- la sua voce lo riporta al presente, Bree lo tiene fermo dai polsi, Nick sorride e mostra quei denti imperfetti che ricordano a tutti che anche lui è umano e non un dio come molti credono.

-        Si tutto a posto.- i ruoli si sono invertiti, ora è lui il bimbo grande, quello responsabile che la protegge. Le posa un bacio sul capo e riprende a suonare da dove ha interrotto.

Bree si appoggia alla sua spalla, chiude gli occhi per farsi trasportare dalla voce del suo piccolo Nicky.

 

 

 

 

 


And you don't know what you got 'til it's gone.
Don't know what it's like to feel so low, yeah!
And everytime you smile or laugh you glow,
You don’t even know! Know!

 

 

 

 

 

La porta della camera si apre e una ragazza bionda entra in punta di piedi, come se fosse un tempio sacro, rimane in silenzio, osservando ogni particolare di quella stanza che conosce a memoria, sa che il ragazzo l’ha sentita nonostante non faccia una piega, le braccia ancora a coprirgli gli occhi e la gambe piegate.

Il cigolio delle molle del letto e il lieve abbassamento del materasso indicano che la ragazza si è distesa al suo fianco.

Una mano della ragazza ad accarezzare il groviglio di ricci scuri del ragazzo e l’altra a togliergli le braccia dal viso.

-Nicky…- Due occhi scuri la guardano con tristezza, mentre lei continua a fargli dolci carezze…

- Sono stanco Bree…- Un sorriso si dipinge sulle labbra della ragazza, un incoraggiamento a continuare, mentre la presa di Nick sulle coperte si fa più salda.

- Stanco di frequentare gente diversa che alla fine si rivela sempre uguale.- Le mani della ragazza lasciano il viso del ragazzo solo per andare ad intrecciarsi con le sue dita, facendogli interrompere la tortura che sta infliggendo al tessuto.

- Volevamo dartelo per Natale ma ho come l’impressione che ti serva ora.- La ragazza tira fuori dalla sua tasca un piccola scatoletta allungata, al suo interno un braccialetto in caucciù e argento fa bella mostra di se.

- Guarda il retro.- le dita tremanti del ragazzo ruotano la targhetta scoprendo un’incisione.

 

“A little bit longer and I'll be fine.” J. K. B.

 

-        Troverai la tua cura Nicky, te lo prometto…- Non occorrono parole, Nicholas si gira su un fianco stringe il corpo della ragazza, talmente forte che crede di spezzarla, in una mano la stoffa della maglietta di lei, nell’altra quel regalo, quella speranza.

 

 

 

 

 

 


So I'll wait 'til kingdom come.
All the highs and lows are gone.
A little bit longer and I'll be fine.
I'll be...fine
[Jonas Bhrothers- “ A little bit longer”]

 

 

 

 

 

-        L’ho trovata Bree, è quella giusta.- Breanna apre gli occhi ritornando alla realtà e non afferrando subito il significato delle sue parole si limita a stare in silenzio guardandolo perplessa.

-        Ho trovato ciò che mi fa stare bene.- Nicholas torna a sorridere e riprende a suonare con meno enfasi, sereno…

Breanna sorride di rimando, forse è vero. Nicholas ha trovato la sua cura, magari non è definitiva, ma lo fa star bene ed è questo che importa.

Ora Bree non si deve più preoccupare per quando se ne andrà via, perché il piccolo Nicky sa camminare sulle sue gambe, sorride felice.

Lo osserva mentre suona con la labbra distese in un sorriso e gli occhi chiusi, e sa che ora non ha più bisogno di lei e sente il peso sullo stomaco farsi un po’ più leggero, mentre il senso di colpa per aver taciuto ancora ritorna a tormentarla.

Solo una domanda le si forma in testa prima di tornare a liberare la mente:

 

“Lei sarà capace di camminare da sola?”

 

 

 

 

 

 

 

Il bimbo ride felice e abbraccia la bimba ridendo contento…

Riprende a giocare con il suo trenino,

ma si ferma poco dopo, tira il vestitino della bimba al suo fianco,

-        Ti devo dire un segreto.- lei  si abbassa in modo che Nick arrivi al suo orecchio come ha fatto prima lei con lui.

-        Tu sei la mia sorellina preferita…-

 



Voglio sentirmi libero da questa onda
Libero dalla convinzione che la terra è tonda
Libero libero davvero non per fare il duro
Libero libero dalla paura del futuro
Libero perché ognuno è libero di andare
[ Fabrizio Moro- “Libero”]


...

Eccomi alla fine,

Volevo solo aggiungere che non mi sono dimenticata dei commenti ricevuti a cui presto risponderò…

Vi ringrazio ancora per aver commentato i capitoli e spero di ricevere altri commenti con questo capitolo…

Inoltre, ringrazio tutti quelli che hanno la storia tra i preferiti le seguite e da ricordare.

Alla prossima <3 <3 <3

Ancora Baci J

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Capitolo 9
*** ... " We’re breaking down " ... ***


So che manca il bunner( che è in fase di lavorazione), ma ci tenevo a postare prima di andare via.

Buona lettura =)

Baci Baci J

 

 

“… tu sai chi son io
che se avessi un cappello piu' grande
ti terrei da quel mondo distante
tra fiori e conigli
non pesa alla gente
il segreto di te
tra fiori e conigli
non pesa alla gente
il segreto di me…

[Negramaro- “Quel matto sono io”]

 


Alcuni giorni accade qualcosa…

Incontri una persona che ti cambia,

che ti risveglia,

che ti fa capire…

Altre volte, invece,

vedi qualcuno andare via,

e anche se sai che è la cosa giusta,

ti senti morire un po’ dentro.

 

 

 

Sono le otto e mezzo quando Bree ritorna in hotel, scarpe in mano e indosso il vestito della sera prima.

Il ragazzo della reception le sorride salutandola, prende le chiavi della camera dalla borsa mentre sale le scale, davanti alla porta il solito tabloid scandalistico giace scomposto, lo raccoglie svogliatamente, sulla copertina una bella foto di lei mentre sta dando lo schiaffo a Joe...sorride guardando l'espressione del ragazzo, deve avergli fatto male veramente...

Non si preoccupa del trambusto che la notizia potrebbe creare, non appena apparirà qualcosa di più succulento tutto il caos creato dalla sua azione svanirà.

Posa il giornale sul mobile e va in bagno per farsi una doccia, il cellulare posato malamente sul letto inizia a vibrare, ma Bree non se ne accorge, apre l'acqua della doccia e la lascia scivolare sul corpo, sperando che porti via un po' di stanchezza.

I capelli ancora bagnati le si appiccicano al volto, mentre si veste velocemente per andare in università a dare i moduli, la sua vita nuova sta per iniziare e se non può avere l'appoggio delle persone a lei care, non importa se la caverà da sola.

Lascia aperta la finestra facendo entrare il vento caldo, infila il cellulare e i libri in borsa ed esce, salta l'ultimo scalino e per poco non cade, continua a camminare cercando di trattenere una risata spontanea, il ragazzo di prima la sta osservando divertito e le fa un cenno di saluto, Bree gli sorride e finalmente esce all'aria aperta.

Chiude gli occhi per un momento, lasciandosi accarezzare dal sole e dalla brezza, li apre e si ritrova davanti un Kevin Jonas sorridente, appoggiato ad una vecchia vespa.

- Ciao...- Bree si avvicina lentamente, avendo timore di vederlo svanire.

- Ciao, perchè sei qui? Oggi non avevamo prove o interviste.- Kevin allunga una mano e prende quelle della ragazza...

- Un uccellino mi ha detto che avevi un appuntamento importante, così...- Nicky dolce e piccolo Nicky che non sa stare zitto...

Il ragazzo si volta e prende due scodelle nere porgendogliene una.

 - Kevin Jonas tu sei sicuro di saper guidare quell'affare?- Il ragazzo ride vedendo la faccia scettica della ragazza, ben sapendo che lo seguirà...

Breanna prende il casco e se lo mette in testa timorosa, sale sulla moto in silenzio tesa come una corda di violino, il ragazzo alla guida continua a sorridere stingendo il manubrio...

- Ah, quasi mi dimenticavo, oggi sei a pranzo da noi...- la presa di Bree su i fianchi di Kevin si accentua...

 

..." Joe"...

 

 

 

 

Rebecca è seduta davanti al bar e sta giocando con una macchinina di metallo, un bambino dall'aria sveglia gioca con lei...

- Ciao...- la ragazza alza gli occhi ritrovandosi davanti Nicholas Jonas...

- Jonas...- cerca di alzarsi ma qualcuno la trattiene, il Ragazzino di prima si nasconde dietro di lei timoroso...

- Nicholas Jonas ti presento Adam...Adam lui è Nicholas Jonas.- Il bambino si fa avanti e allunga la mano verso il ragazzo, l'espressione decisa ed il cipiglio serio fanno sorridere i due ragazzi.

- Piacere di conoscerti Adam.- Il bambino gli stringe la mano e lo guarda confuso, tirando la maglia di Becky  per farla abbassare alla sua altezza.

- Perchè parla strano? - Rebecca ride apertamente scompigliandogli i capelli.

- Vedi lui viene da un paese chiamato America e lì parlano così.- Adam passa lo sguardo da Nicholas a Rebecca indeciso, per poi annuire deciso e rivolgersi alla ragazza.

- Come la mia mamma quando parla con il mio papà!- il bambino si batte un pugno sulla mano aperta come a darsi dell'ingenuo per non averci pensato prima.

- Senti Rebby potresti dirgli che se vuole essere tuo amico a me va bene, ma che non si dimentichi che io sono il tuo migliore amico...- annuisce convinto della sua affermazione -Ora vado che papà mi chiama.- Rebecca gli da un bacio sulla fronte che lui si pulisce con aria schifata.

- Glielo dirò senz'altro...- Lo guarda allontanarsi e arrivare dal padre e gesticolare concitatamente, solo allora si ricorda della presenza di Nick e voltando lo sguardo lo vede trafficare con un aggeggio luminoso...

- Jonas che combini?...- Nicholas la guarda...

- L'ho comprato ora, ma non so ne come si usa ne a che cosa sia...- le mostra il suo nuovo acquisto...

- E perchè l'hai comprato?- Il ragazzo alza le spalle...

- Era bello...- La ragazza gli prende dalle mani l'oggetto e lo fa volare, creando giochi di luce nell'aria.

- Non so come si chiamino in realtà, ma io le chiamo ballerine di luce.- Il ragazzo continua a guardare quella piccola bellezza fino a quando non tocca terra, l'osserva in silenzio, la raccoglie e la mette nella tracolla. - Perchè sei qui Jonas?- nessuna risposta.

- Parlami delle ballerine di luce...- Qualunque persona con abbastanza senno lo avrebbe guardato male o almeno sarebbe rimasta sorpresa dalla sua domanda insolita, lei no...

- La prima volta che ne ho vista una è stata all'età di quattordici anni, ero appena uscita da questo locale, mio padre si era dimenticato di venirmi a prendere dopo la scuola...- un sorriso amaro appare sul volto della ragazza- stavo piangendo e Alì, il padre del bambino che hai visto prima, mi si è avvicinato. All'inizio ho avuto paura, ho pensato:"Un ambulante? Cosa vuole da me?" lui non ha detto niente, ha semplicemente lanciato in aria una di quelle ballerine, ero talmente ipnotizzata dal suo gioco di luci che ho smesso di piangere...fine della storia...- Rebecca guarda l'orologio...- Jonas devo tornare al lavoro,è l'unica pausa fino alla fine del mio turno, che si dia il caso finisce alle otto di sta sera, quindi smamma...- Si alza in piedi e si pulisce i jeans, non lo guarda negli occhi e si dirige all'interno del locale lasciandolo lì, ancora intontito dal racconto, perso tra fantasia e realtà.

..."Fuga"...

 

 

 

Called you for the first time yesterday
Finally found the missing part of me
Felt so close but you were far away
Left me without anything to say

 

 

 

Nella sala da pranzo regna il silenzio, gli unici rumori udibili sono il ticchettio dell'orologio e lo sfregare ritmico delle forchette nei piatti, ogni tanto il signor Jonas e Kevin si scambiano qualche parola, Bree si perde a contemplare il paesaggio che si vede attraverso le grandi vetrate e Joe passa dalla contemplazione del cibo che ha nel piatto alla figura di Breanna sedutagli di fronte.

- Allora Breanna, ho sentito i tuoi stamattina... dovresti chiamarli non fanno che chiedere di te...- Ora che è lontana si ricordano di avere un altra figlia...

- Già dovresti sai? Magari loro meritano di essere avvertiti sulle tue decisioni...- La voce di Joe appare più dura di quello che dovrebbe essere, Bree gli lancia un occhiata ed ignorandolo rivolge un sorriso al signor Jonas.

- Lo farò senz'altro signore...- Kevin osserva Joe, non lo perde di vista mentre si muove nervosamente sulla sedia, sembra seduto su un cuscino di spilli, l'espressione distesa malamente in un sorriso forzato appare una smorfia tra il disgustato e il disperato...

- Ma smettila, lo sanno tutti che non lo farai...- I denti serrati, la mascella rigida e gli occhi di fuoco, a quelle parole Bree si volta nella sua direzione... - Perchè non dici a tutti che rimarrai in Italia?Ah già l'unico scemo che non lo sapeva ero io!...- Ora ha l'attenzione di tutti nella stanza, suo padre Bree e Kevin, tutti lo stanno guardando si alza in piedi facendo stridere la sedia - Scusate, mi è passata la  fame... vado in camera mia.- Stringe i pugni nervosamente e si allontana dalla stanza, la testa vuota dopo quello sfogo e le gambe che sembrano muoversi da sole.

Esce in cortile e si siede sull'erba, il nervosismo cresce e scaglia un sassolino sul vialetto della casa.

- Non te l'hanno mai detto che i sassi non si lanciano?- Joe fa finta di non sentirla, continuando a giocherellare con l'erba.

- Joseph Adam Jonas vuoi smetterla di fare il bambino?- Bree si inginocchia alle sue spalle, abbracciandolo, lo sente rilassarsi mentre gli accarezza le braccia arrivando ad intrecciare le loro dita... Joe appoggia la testa sulla spalla della ragazza chiudendo gli occhi, respirando a fondo...

- Chi ti ha detto dell'Italia...- Joe non accenna a muoversi.

- Ho torchiato Kevin dopo che siamo ritornati a casa... quando Nick è venuto a prenderti...- Porta le mani della ragazza sul ventre appoggiandosi di peso a lei, facendola cadere seduta, le dita ancora intrecciate e la testa nascosta del suo collo. - Se ti chiedessi di tornare con noi, servirebbe a qualcosa?- Breanna si scosta di poco, riuscendo a guardarlo negli occhi...

- No, ho preso la mia decisione Joe...- Un peso all'altezza dello stomaco, ecco cosa sente Joseph Jonas, come quando da piccolo ti portano via la tua copertina di Linus e tu senti un groppo in gola che non sembra voler scendere.

Avvicina il viso a quello della ragazza, lentamente, lasciandole il tempo di scostarsi...

..." 3, 2, 1"...

Le loro labbra si incontrano, i loro occhi non si chiudono mentre si baciano, neanche quando Joe le morde il labbro inferiore...

- Mi mancherai Ragazzina....- Tu di più Danger...

Joe riappoggia la testa alla spalla della ragazza chiudendo gli occhi e lasciandosi coccolare...

 

... "Ancora un po' "...  

 

Now I’m speechless
Over the edge and just breathless
I never thought that I’d catch this
Love bug again
Hopeless head over heels in the moment
I never thought that I’d get hit
With this love bug again

 

 

-         Allora io vado…- Rebecca prende la borsa e si sfila il grembiule, la luna fa capolino nel cielo limpido e la solita brezza la fa rabbrividire appena.

Da un bacio a Flavia che ha appena iniziato il turno ed esce, Alì le sorride e fa un cenno con la mano agli ambulati li intorno che lanciano in aria contemporaneamente le ballerine di luce.

Tutti i turisti rimangono con il fiato sospeso, e sul viso di Rebecca nasce un sorriso ammirato, in fondo alla piazza Adam parla con un ragazzo dai capelli ricci, e poi corre da lei ad abbracciarla…

-         Il tuo fidanzato è molto simpatico anche se parla strano, ma promettimi che non fate quelle cose brutte che fanno con la bocca la mia mamma e il mio papà…- Becky ride di cuore e schiocca un bacio sulla guancia del bambino, gli scompiglia i capelli e lo guarda correre felice nella piazza, Alì le fa un inchino e Rebecca gli sussurra un grazie.

In fondo alla piazza Nicholas non si perde un solo movimento della ragazza, gli occhi languidi di chi sta guardando qualcosa di meraviglioso e le guance arrossate per l’imbarazzo…

Tra le mani una rosa rossa di quelle fatte con i led, probabilmente una delle cose più brutte che Becky abbia mai visto, ma il fatto che lui sia lì, così impacciato con la sua aria ingenua e sperduta la fa sorridere.

Non smette di guardarla, Becky gli si avvicina lentamente, godendosi ogni minuto di quella trepidante attesa…

-         Dopo l’intervista i fiorai erano chiusi, è l’unica che ho trovato.- le mani si sfiorano, nessuno dei due ha fretta di interrompere quel contatto, le dita si intrecciano.

-         Che ci fai qui?- Becky interrompe il contatto delle loro mani per mettere la rosa nella borsa, attende la risposta…

… “Silenzo”…

Nick la guarda, riprende la sua mano e l’attira a se, le sfiora i capelli, ci gioca senza staccare mai i suoi occhi da quelli di Becky che lo guarda prima confusa e poi lusingata da quel trattamento.

Fronte contro fronte, Nick sospira come se avesse trattenuto il fiato per lungo tempo, ora che è riuscito ad averla, non ha intenzione di lasciarla scappare. I loro visi si sfiorano, possono sentire il respiro dell’altro sulle labbra, il cellulare di Nick vibra nella tasca dei pantaloni, un imprecazione sfugge dalle labbra del ragazzo, facendo sorridere Rebecca.

Nick si scosta di poco dalla ragazza, trattenendole una mano tra le sue.

-         Joe che vuoi?.... No, aspetta e io dove…- Rimette il telefono in tasca con un gesto seccato, sembra essersi dimenticato della presenza della ragazza, solo quando lei gli da un leggero strattone sembra risvegliarsi e il viso imbronciato lascia spazio ad un dolce sorriso.

-         Problemi?- il ragazzo stringe la presa delle loro mani e alza le spalle involontariamente…

-         Niente di preoccupante, devo trovarmi un posto per la notte, mi hanno lasciato senza chiavi e loro escono…- Rebecca sa che non è una richiesta implicita, sorride della sua ingenuità…

-         Ho fame, andiamo a mangiare…-

… “ Novità “…  

 

I can’t get your smile out of my mind
I think bout your eyes all the time
Beautiful but you don’t even try
Modesty is just so hard to find

 

 

L’odore acre della salamella invade l’aria, Rebecca da una banconota all’uomo del chiosco che le consegna due panini, Nick ne prende uno e gli da un morso percependone il sapore deciso.

Questa volta è Rebecca ad osservarlo, lo guarda chiudere gli occhi e le sembra un bambino che mangia il gelato preferito, lo gusta come se non avesse mai assaggiato nulla di più buono.

Il ragazzo si sente osservato e ricambia lo sguardo. Tra i due regna il silenzio, ma non di quelli imbarazzanti, uno di quelli rilassati, di chi non ha bisogno di parole…

Sorridono sereni e Nick riprende possesso della mano della ragazza, la stringe forte come per accertarsi della concretezza della sua presenza…

Passeggiano su quel ponte sereni, senza fretta, senza imbarazzo, tenendosi per mano e lanciandosi di tanto in tanto dolci sguardi.

Una ragazzina lo sta fissando intensamente e senza accorgersene Nick si stringe nelle spalle e cerca di nascondersi dietro la figura di Becky, che si accorge della situazione e lo trascina sull’altro lato della strada.

Nick giocherella con il pendaglio della tracolla della ragazza, è Becky la prima a rompere quel silenzio.

-         Sentiamo, chi è Nicholas Jonas?- Voglia di conoscersi…

… “ Curiosità”…

A volte anche lui si dimentica di essere una persona normale, così abituato a vivere tra persone che si credono superiori, migliori di tutto e tutti.

-         Cosa vuoi sapere?...- La ragazza sale su un muretto e ne segue il percorso cercando ti tenersi in equilibrio con le braccia allargate.

-         Tutto… Che musica ascolti? Il tuo cibo preferito? Se le minchiate che scrivono su di te sono vere…- Il ragazzo sorride e l’aiuta a scendere…

-         E che cosa scrivono?- La ragazza riprende a mangiare il suo panino…

-         Che hai dato un nome al tuo affare.- le guance gli si imporporano, lasciando che la timidezza prenda il sopravvento.

-         Tecnicamente non sono stato io, ma le fan a dargli un nome, ma a quanto ne so è vero.- Rebecca non sa come trattenere le risate…

-         E come si chiamerebbe?- Nick l’attira a se, abbracciandola da dietro, continuando a camminare goffamente intralciando i movimenti di entrambi.

-         Per saperlo dovrai fare molto di più che offrirmi un panino.- Un bacio che assomiglia più ad uno sfioramento di labbra interrompe le parole del ragazzo, Becky sguscia via dal suo abbraccio…

Si volta indietro e sorride…

-         Tutto qua quello che volevi sapere di me?- Rebecca gli fa una linguaccia, cercando di far canestro in un cestino con la stagnola con cui era avvolto il panino.

Si issa sul parapetto di pietra del ponte…

-         E’ vero che hai il diabete?- Ora non sorride più, è seria, ma nel suo sguardo non c’è pena o compassione.

Nick le si avvicina, fino ad abbracciarle i fianchi, la bacia, in modo casto, premendo le labbra sulle sue, sentendo appena il sapore agrodolce del panino.

-         Vero… e di te che posso sapere?- Becky passa le dita tra i riccioli del ragazzo scompigliandoglieli.

-         Non sono io la ragazza speciale qui.- Rebecca gli sfiora le labbra con un dito, e Nick le posa un bacio sulla pelle…

-         Non sono speciale Becky…- Che suono insolito ha il suo nome sulle sue labbra.

-         E’ questo che rende le persone speciali…- Nicholas non sa bene cosa dire, non capisce…

… “Silenzio”…

-         Il non sapere di esserlo, se tu sapessi di essere speciale non lo saresti più…- Il ragazzo non sa che rispondere, o cosa dire e per questo che decide di fare l’unica cosa sensata che gli viene in mente, baciarla…

Dopo settimane di tira e molla preme le labbra sulle sue, le morde il labbro inferiore avvertendone il sapore, le mani sui fianchi della ragazza intensificano la loro morsa facendola gemere di dolore…

-         Scusa, non volevo…- Il ragazzo si allontana impercettibilmente…

-         Jonas, se non continui a baciarmi… l’unica cosa per cui dovrai scusarti e non aver continuato questa piacevole occupazione…- Un sorriso sghembo si disegna sulle labbra di Nick…

-         Mi scusi madame…- le braccia del ragazzo di nuovo intorno alla sua vita e le mani di lei nei suoi ricci scuri.

-         Piantala Jonas e baciami…- le loro labbra si uniscono di nuovo ed entrambi sentono di non avere più bisogno di respirare…  

 

 

Now I’m speechless
Over the edge and just breathless
I never thought that I’d catch this
Love bug again
Hopeless, head over heels in the moment
I never thought that I’d get hit
With this love bug again

 

 

 

 

I mattoni freddi a contatto con la schiena nuda la fanno rabbrividire, tenta di tirarsi giù la canottiera, mentre le mani di Nicholas vagano sul suo corpo, le sue labbra incollate alle sue, gli occhi chiusi e il battito accellerato...

Una vecchietta nel palazzo e li guarda scandalizzata tossendo fastidiosamente...

Rebecca mormora un ci scusi flebile, allontana di poco Nicholas mentre cerca di infilare le chiavi nel portone appena richiuso...

- Aspetta un attimo...- Cerca di schivare l'ennesimo bacio senza successo... sorride sulle labbra del ragazzo, fa cadere le chiavi, che emettono un tintinnio sordo.

- Rimani da me per la notte...- Il ragazzo si ferma a guardarla...

- Io...non so se il caso, sai io sono...- si passa una mano tra i riccioli, arruffandoli ulteriormente.

- Jonas ho un altro letto in camera, rilassati... in fondo che alternativa hai? Un ponte.... a quest'ora dove vuoi andare? Non conosci nemmeno la città... sali.- Il ragazzo la segue docilmente su per le scale, la osserva mentre cerca le chiavi nella borsa, apre la porta ed entrano.

La casa è piccola e silenziosa, vede di sfuggita un piccolo salotto e la cucina, segue la ragazza lungo il corridoio fino a quando entrano in una camera, alle pareti sono appese numerose foto... Due letti singoli sono messi ad angolo il modo da occupare meno spazio possibile, sull'altra parete una scrivania con un computer e miliardi di libri messi alla rifusa, al di sopra numerose mensole con gli oggetti più strani...

- Terra chiama Jonas...sei tra noi?- Il ragazzo si risveglia solo quando Rebecca gli passa una mano davanti agli occhi.

- Si scusa dicevi?- Scuote la testa divertita...

- Dicevo... Il bagno è lì, vado a vedere se tra la roba di mio fratello ti trovo qualcosa di comodo per dormire...- ma Nicholas non la sta già più ascoltando, occupato a guardare fuori dalla finestra... piccole case cono illuminate dalla luce lunare, in lontananza la strada illuminata dai lampioni e dai fari delle auto, si rigira accorgendosi della mancanza di Rebecca nella stanza.

Inizia a girare per la stanza, nota un vecchio mp3 sulla scrivania, un libro aperto al suo fianco, piccoli disegnini su un angolo, si siede sulla sedia con le rotelle della scrivania, facendola girare, in fondo al letto una papera gialla fa bella mostra di , si avvicina per accarezzarla, si stende sul letto chiudendo gli occhi per un momento.

- Jonas pref...- Le parole le muoiono in gola vedendo che si è addormentato vestito sul suo letto, una mano sul suo peluche e l'altra vicino alla bocca, la bocca appena dischiusa...

Si avvicina a lui, gli toglie le scarpe e gli passa una mano tra i riccioli, lo copre con una coperta leggera stando attenta a non svegliarlo...

- Notte Jonas-  Gli posa un ultimo bacio sulla fronte prima di chiudere anche lei gli occhi e cedere alla stanchezza.

 

 

Kissed her for the first time yesterday
Everything I wished that it would be
Suddenly I forgot how to speak
Hopeless, breathless, baby can’t you see

Now I’m…

 

 

 

La sveglia suona un paio di volte prima di essere spenta, qualcuno lo scuote dolcemente, apre gli occhi e il volto di Rebecca è la prima cosa che vede, sorride e le accarezza una guancia...

- Buongiorno...- Si stiracchia ancora  intorpidito dal sonno...

- Buongiorno Jonas alzati, andiamo a fare colazione fuori.- con un sorriso che va da un orecchio all'altro si alza dal letto e in meno di cinque minuti sono fuori di casa, Rebecca chiude il portone e voltandosi vede l'ultima persona che avrebbe voluto vedere, Nick al suo fianco la vede sbiancare, tanto che la sorregge mettendole un braccio intorno alla vita.

- Che hai?- La ragazza non lo ascolta, continua a guardare dall'altro lato della strada...

- Papà...-

 

Now I’m speechless!
Over the edge and just breathless!
I never thought that I’d catch this!
Love bug again!
Now I’m hopeless, head over heels in the moment!
I never thought that I’d get hit!
With this love bug again!
Love bug again

[Jonas Brothers- Love Bug]

 

 

...

Spero che vi sia piaciuto,

finalmente un po’ d’azione…

Baci Baci J

 

P.S.

Perfavore commentate, mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate,

Anche solo per dire non funziona, fa schifo…

Quindi fatemi sapere…

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Capitolo 10
*** ..."She screams out"... ***


Questo è l’ultimo capitolo prima di partire per il mare,

Siccome la storia non è tanto seguita, annuncio ai pochi lettori che mi prenderò il tempo per scrivere tutti i restanti capitoli della storia, al posto di scriverli mano a mano.

Così facendo riuscirò ad aggiornare costantemente una volta a settimana senza pause troppo lunghe.

Buone vacanza a tutti e buona lettura.

 

 

 

...

 

“ Nello specchio questa sera
ho scoperto un altro volto
la mia anima è più vera
della maschera che porto
finalmente te lo dico
con la mia disperazione
caro mio peggior nemico
travestito da santone
Vaffanculo Vaffanculo
Vaffanculo Vaffanculo

[ Marco Masini-Vaffanculo”]

 

 

Quando accadono alcune cose

Non puoi far altro che chiederti:

Perché?

Perché è successo a me?

Perché adesso?

E la maggior parte delle volte sai che non avrei una risposta

Anche se lo speri con tutta te stessa.

 

 

 

 

Il cielo colorato di nero e i tuoni in lontananza preannunciavano l’imminente temporale, il vento portava con sé l’odore dell’umidità.

Il rumore cadenzato delle persiane mosse dal vento non disturbano il flusso dei pensieri di quella bambina che guardava lo spettacolo oltre le vetrate.

Curiosità e paura fuse in uno sguardo, sul vialetto un uomo, occhi scuri e capelli brizzolati, si stringe nella giacca e riesce finalmente ad arrivare all’uscio.

-          Rebecca sono a casa.- la bimba si risveglia e si fa prendere in spalla da quell’uomo con l’aria stanca…

- Papà, oggi la mamma quando è uscita piangeva…-

 

 

 

 

 

Il gorgoglio del caffè sul fuoco è l’unico rumore udibile nella stanza, Rebecca controlla il livello del caffè aprendo la Moka.

Spegne il fuoco e la toglie dai fornelli versandolo in due tazzine.

 

- Che hai?- La ragazza non lo ascolta, continua a guardare dall'altro lato della strada...

- Papà...- Nicholas segue il suo sguardo fino ad inquadrare la figura di un uomo sulla sessantina, o così pare dal suo volto segnato dalle rughe. Riporta lo sguardo su Rebecca e vede il suo sguardo duro, arrabbiato, lascia la presa sul suo corpo, liberandola.

- Faccio colazione al bar all’angolo che ho visto ieri e poi mi faccio venire a prendere, ci vediamo dopo al ristorante ok?- Non riesce a capire se la ragazza ha compreso le sue parole perché è ancora nella stessa posizione in cui era prima, come pietrificata.

Le da un bacio sui capelli e fa per andarsene.

Sente la mano di Rebecca sfiorare la sua e un sussurro provenire dalle labbra

-          Ho il turno dalle 12:00 alle 20:00, scusa Jonas- e Nick ha paura del significato che possono avere quelle parole…

 

-          Allora…quello era il tuo ragazzo?- Rebecca seduta davanti all’uomo, continua a mangiare il suo biscotto, ignora la domanda, impassibile, come se nessuno avesse parlato, beve il suo caffè e posa la tazzina vuota sul tavolo.

-          Cosa vuoi Frenck? Soldi? Deriderci? Rimproverarci? Prenderci in giro?- L’uomo continua a fissarla con un dolce sorriso sulle labbra, cosa che fa innervosire ulteriormente la ragazza.

-          Lo sapevo che non sarebbe stato facile, che non mi avresti accolto a braccia aperte…- Il dicorso dell’uomo venne interrotto dalla ragazza.

-          Già papà scusa se non sono felice di vederti, se non faccio i salti di gioia a saperti di nuovo a piede libero. Tu non puoi neanche immaginare quello che abbiamo passato per causa tua, perché hai preferito quella merda a noi! Se non ci fosse stato Cesare io sarei vissuta in un fottuto istituto per gran parte della mia adolescenza.- Becky prende fiato, finalmente tutto quello che ha covato dentro per così tanto tempo sta venendo fuori, può dire a quell’uomo quanto lo odia.

- E se sei riuscito ad incantare Samuele non pensare di poter ingannare me, non sono d’accordo sul fatto che tu resti qui, non sono d’accordo sul fatto che tu abbia contatti con Mia, ma non posso impedirlo. Samu ha deciso così, e io gli devo tutto, compreso il rispetto per decisioni del cazzo come questa. Quindi no Frenck, non sono contenta e non sarai accolto a braccia aperte, non da me. Ma soprattutto non avrai perdono o compassione dalla sottoscritta.- Si alza dal tavolo e si dirige in camera sua, sulla soglia della cucina sembra ripensarci, dando una vana speranza a quell’uomo.- Starai nella stanza degli ospiti, immagino tu sappia dove sia.- Con questo lascia la stanza, pochi secondi dopo la porta della sua stanza viene sbattuta e i “ Cure” si diffondo in quella casa. 

 

 

 

 

 

 

You warned me that you were gonna leave
I never thought you would really go
I was blind but baby now I see
Broke your heart but now I know
That I was being such a fool
And I didn't deserve you

 
I don't wanna fall asleep
Cause I don't know if I'll get up
And I don't wanna cause a scene
But I'm dyin' without your love
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you


 

 

 

Il cellulare sbatte contro la parete e cadendo a terra si apre, Bree si porta le mani nei capelli con un gesto di stizza.

Una mano raccoglie i vari pezzi del telefono rimettendoli insieme, Breanna non ha bisogno di alzare lo sguardo dalla valigia per capire chi è entrato nella stanza.

-          Ciao…- Il volume della televisione nella camera spezza quello che dovrebbe essere un dialogo.

-          Chicago? Sul serio?- Nessuna risposta dalla ragazza che non sembra nemmeno avvertire la sua presenza. – Donne Killer, che uccidono uomini…-

-          Cosa vuoi Joe?- Bree alza lo sguardo, si mette una ciocca di capelli dietro le orecchie, le magliette giacciono scomposte dentro il borsone.

-          Io… Come va?- La ragazza fa un sospiro scocciato.

-          Sei venuto qui  per chiedermi come sto?Joe non ho tempo da perdere.- Riprende da dove ha interrotto, tira fuori la biancheria asciutta dal cesto.

Le mani le tremano per il nervosismo, i gesti sempre più meccanici, violenti.

Poi sente le dita del ragazzo intorno ai suoi polsi, in una morsa decisa, ma leggera, l’attira a sé ignorando le proteste di Breanna.

-          Come stai?- Immerge il volto nei suoi capelli, un verso di stizza è tutto ciò che ne ricava.

-          Come stai?- Insiste, e questa volta la sente respirare profondamente, mentre ricambia la sua stretta aggrappandosi alla camicia.

Sorride tra i suoi capelli.

-          Bene… alla grande! I miei hanno chiamato stamattina per ricordarmi di invire la conferma di iscrizione visto che: “Sanno che sono sbadata!”

Inoltre, hanno sottolineato come io non debba mai, e sottolineo MAI scordarmi che sarò da sola e che me la dovrò cavare con le mie forze, loro non ci saranno.

Come se ci fossero mai stati!...- Vede il sorriso di Joe allargarsi sempre più mentre si sfoga le da un bacio sulla fronte e scende sul naso, facendo morire a poco a poco le parole di Bree.

Scende sulla mandibola e sul collo e…

-          Danger papà ti cerca per…- Quando Kevin apre la porta della camera trova Bree rossa come un peperone metre cerca di darsi un’ aria normale e Joe con una mano troppo vicina ai bottoni della sua maglietta…

 

 

 

 

 

Lookin' at the letter you that you left
[The letter that you left, will I ever get you back]
Wondering if I'll ever get you back
[ooh aahh, ooh ahh]
Dreaming about when I'll see you next
[When will I see you next, will I ever get you back]
Knowing that I never will forget
[I won't forget, I won't forget]
That I was being such a fool
And I still don't deserve you


I don't wanna fall asleep
Cause I don't know if I'll get up
And I don't wanna cause a scene
Cause I'm dyin' without your love (yeah!)
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you


 

 

 

 

Gli ultimi raggi di sole rischiarano il cielo già tinto di nero, le prime stelle fanno la loro comparsa, mentre a Trastevere inizia già ad esserci quell’aria magica tipica delle serate estive.

- Hei sta arrivando...- Joe si alza dalla macchina alla quale è appoggiato, Nick distoglie gli occhi dal telefono e fa un sorriso non appena vede la figura minuta di Becky dirigersi verso di lui.

Cammina spedita, quasi corre, sguardo deciso e pugni serrati.

"Qualcosa non va..."

Nicholas lo sa, e non perchè sembra conoscerla da una vita, ma perchè quello sguardo e quella postura lui le conosce, sa che significano dolore, rabbia, disagio...

le ha già viste...

" Joe"

in quel momento gli sembrano così simili, così uguali...

- Ciao pulce...- Rebecca osserva Joe e risponde con un flebile ciao, le labbra ancora serrate tanto che quasi perdono colore, e Nick capisce che ha ragione, qualcosa non quadra, Joe glielo conferma con lo sguardo quando attira la ragazza a se e le posa un bacio sulla fronte come saluto.

Non stacca gli occhi dal fratello, gli sta dicendo di buttarsi, di non trattenersi, infondo che ruolo deve avere un fratello maggiore se non quello di spingerti giù da un burrone quando non sai se lanciarti?

Nick sorride sarcasticamente a quel pensiero, vede Rebecca fare una smorfia a Joe guardandolo storto per la troppa confidenza.

Si distacca dalla realtà per un momento, si ferma a contemplare la figura della ragazza davanti a lui, dondola sui suoi piedi, senza smettere di guardarlo, Nick sente la porta dell'auto sbattere, ora sono solo loro due.

Becky indugia per qualche secondo prima che Nick senta le sue esili braccia circondargli il collo e il profumo del suo shampoo investirlo, chiude gli occhi e la stringe forte, anche se sa che potrebbe farle male...

"Ci sono"

- Ciao- Il respiro di lei sul collo lo fa rabbrividire...

- Ciao- Un bacio a fior di labbra è il saluto che il ragazzo le riserva.

- Dove andiamo?- Becky scorge la figura di Kevin alla guida e quella della ragazza Bionda di poche sere fa al suo fianco.

-  E’ una sorpresa…-  La ragazza alza un sopracciglio scettica…

- Jonas, non credo che tu possa sorprendermi… conosco queste zone meglio di te…-  Nick sorride sarcasticamente, quella ragazza non abbassa mai la guardia, la prende per mano e la fa sedere in macchina, zittendola con un bacio.

 

 

 

 

 

So tell me what we're fighting for
Cause you know that truth means so much more
Cause you would if you could, don't lie
Cause I'd give everything that I've got left
To show you I mean what I have said
I know I was such a fool
But I can't live without you


Don't wanna fall asleep
Don't know if I'll get up
I don't wanna cause a scene
But I'm dyin' without your love
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you
Yeah!


 

 

 

 

Il mare di notte, ecco ciò di cui ha bisogno, i suoi amici accanto, felici, e tranquillità.

Si toglie le scarpe lasciandole in macchina, tra le dita la sabbia fresca, le stelle in cielo, la luna all’orizzonte, sorride e d’istinto guarda Kevin, il suo volto illuminato dai raggi lunari, il suo sorriso mentre corre cercando di sfuggire a Joe…

Joe, il suo Joe, scuote la testa pensando al suo cambiamento, si sono persi per strada, ma quante ne hanno passate durante la loro vita, sempre insieme e ora lei se ne andrà, lei se ne deve andare e lui non lo accetta.

Sorride con rammarico a quei tristi pensieri, che si sciolgono mentre vede Nicky baciare quella strana ragazza italiana credendo di non essere visto.

Lo vede rilassato, lo vede felice e ancora una volta sa che sta facendo la cosa giusta, questo è il momento migliore per farsi valere, per smettere di vivere nella loro ombra, per vivere la sua vita.

 -Ragazzina, credi di poterla scampare?!- Vede Joseph lasciare stare il fratello per dirigersi verso di lei, inizia a correre, più veloce, più forte che può, sente la brezza diventare vento sul suo viso, chiude gli occhi correndo senza vedere la meta, alle sue spalle i passi affrettati e pesanti di Joe, ridono, entrambi, senza un perché.

Si ferma, la milza le duole, ride, guarda il ragazzo davanti a lei, i capelli scompigliati e una mano sugli addominali, tra loro uno scoglio, il rumore delle onde spezza le loro voci.

-          Mi sei mancata…- Lo sguardo di Bree si addolcisce, non cambia nulla, lei continuerà sulla sua strada, non si sono ritrovati, non succederà più…

-          Non cambia niente.- Un sorriso amaro increspa le labbra del ragazzo.

-          Sai, infondo ci speravo. Sai, pensavo di aver guadagnato un po’ di punti.- Nessuno dei due si muove dalla propria posizione, non si allontanano, non si avvicinano.

-          Non è questione di perdono o di punti… Ogni situazione, ogni scelta ha delle conseguenze, le nostre ci hanno fatto crescere dividendoci.- Le voci si alzano per sovrastare il fragore della natura che li circonda.

-          Come farai? Intendo qui da sola, cioè dove starai?Ci chiamerai?Tornerai per le vacanze?-

 

 

 

 

Don't wanna fall asleep (Don't wanna fall asleep)
Cause I don't know if I'll get up (Who knows if I'd get up)
And I don't wanna cause a scene
'Cause I'm dyin' without your love (Yeah!)
I'm beggin' to hear your voice (Let me hear your voice)
Tell me you love me too (Tell me you love me too)
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you

 

 

“Come farai?”

Non lo sa.

Li ferma, in mezzo a quel paradiso realizza:

Non darà più consigli a Nicky…

 

Lei sbuffa nella sua stanza, allontanando il libro dalla sua visuale, si da uno slancio e la sedia scorre sulle rotelle fino ad arrivare al letto, la porta cigola aprendosi, la ragazza si volta rivelando Un Nick Jonas quattordicenne con l’aria tetra.

-          Ehi che succede?- Il ragazzo si lascia cadere pesantemente sul letto…

-          Mi ha mollato, perché dice che faccio il cretino quando sono con i miei amici…- Breanna cerca di trattenere una risata. – Contento che le mie sfortune ti divertano. Che devo fare Bree?- La guarda con quello sguardo da cane bastonato e lei si sdraia di fianco a lui abbracciandolo…

 

 

 

 

You warned me that you were gonna leave
I never thought you would really go
I was blind but baby now I see
Broke your heart but now I know
That I was being such a fool
And I didn't deserve you

 

 

Sente il cuore iniziare a pompare, come se avesse appena corso la maratona, il sudore imperlarle la fronte…

  Intendo qui da sola, cioè dove starai?”

Non litigherà più con Joe…

 

-Sai cosa ti dico Jonas?Mi hai stufato sul serio!- Sono nel salotto di casa Jonas, Bree afferra un cuscino e lo scaglia contro Joe che si abbassa prontamente. –Avanti Ragazzina, mi dispiace ok? Me lo sono dimenticato, mi farò perdonare.- Guarda la bimba davanti a lui, tutta impettita con il broncio e le braccia incrociate sotto il seno.

- Non mi interessa rockstar, me lo avevi promesso, e invece non ti sei presentato! Hai preferito una stupida partita ad un video game!- Joe incassa testa tra le spalle, questa volta è arrabbiata sul serio, si avvicina lentamente alla sua figura e la vede mentre tenta di trattenere un sorriso.

Forse non poi così sul serio…

 


 
I don't wanna fall asleep
Cause I don't know if I'll get up
And I don't wanna cause a scene
But I'm dyin' without your love
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you

 

 

Il suo corpo inizia a tremare dall’interno…

“Ci chiamerai?”

Non dormirà più con Kevin, non potrà più abbracciarlo…

 

-          Cosa succede?!Perchè piangi?- lei è sulla porta della sua stanza, fradicia, i capelli appiccicati al volto, lacrime calde scorrono sul suo volto, alza lo sguardo e gli vola tra le braccia, ora sta meglio.

Sono seduti sul pavimento, stretti in quell’abbraccio, che significa:

caldo,

casa…

-          Parlami…- stringe la camicia a quadri tra le mani, il ragazzo si alza portandola in braccio, la stende sul letto non preoccupandosi di bagnarlo e si stende al suo fianco.

Sono solo loro due ora…

 

 

 

Lookin' at the letter you that you left
[The letter that you left, will I ever get you back]
Wondering if I'll ever get you back
[ooh aahh, ooh ahh]
Dreaming about when I'll see you next
[When will I see you next, will I ever get you back]
Knowing that I never will forget
[I won't forget, I won't forget]
That I was being such a fool
And I still don't deserve you

 

 

Joe si avvicina alla figura della ragazza, il suo sguardo è vacuo e i suoi occhi persi.

“Tornerai per le vacanze?”

Non. Staranno. Più. Insieme.

 

-          Stupidi Jonas Brothers!Ora che hanno successo neanche del mio compleanno si ricordano!- Breanna percorre il vialetto di casa sua a passo di marcia, mentre inveisce contro quelli che credeva suoi amici.

Inserisce le chiavi nella toppa, entra in casa e il silenzio e il buio la avvolgono.

-          Mamma, papà sono a casa! Mamma? Papà?- Bene, a casa da sola il giorno del suo diciottesimo compleanno.

Fa per andare in camera sua ma sente dei rumori strani in salotto.

-          Mamma sei tu?- si avvicina cautamente all’entrata e…

-          SORPRESA!- Loro sono lì, loro e miliardi di altre persone, ma quello che a lei interessa sono loro.

Sono lì, per lei.

 


I don't wanna fall asleep
Cause I don't know if I'll get up
And I don't wanna cause a scene
Cause I'm dyin' without your love (yeah!)
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you

 

 

 

-          Ragazzina, ragazzina… stai bene? Ehi… - La preoccupazione aumenta, lei se ne sta lì, muta, non muove un muscolo, biascicando qualcosa di incomprensibile, mentre respira in modo affannato, Joe le sfiora il viso con le mani. – Bree? Rispondimi avanti…che succede?-  la prende tra le braccia sedendosi con lei addosso.

-          Kevin! Nick! Aiutatemi!- la voce si incrina pericolosamente…

Panico…

-          Ragazzina, avanti, ritorna con me…-  Joe continua a sussurrarle quelle parole, come una cantilena, fino all’arrivo dei fratelli…

-          Che è successo?!-  la voce di Nick interrompe quella litania…

-          Stavamo parlando e poi…poi non lo so, ha iniziato a stare in silenzio ed è gelata ma suda, è come se non fosse su questo mondo…- Kevin si abbassa all’altezza del fratello, incornicia il viso di Bree con le mani e appoggia la fronte sulla sua…

-          Bree, sono Kevin, devi calmarti, perfavore…-  Kevin continua a guardarla, ma niente i suoi occhi sono velati, in un’ altra realtà.

-          Ha un attacco di panico…- Con quelle parole Rebecca interrompe il silenzio carico di tensione.

-          Sai cosa fare?- Joe la guarda con una muta preghiera negli occhi, quasi stenta a riconoscere il ragazzo che la infastidisce da settimane, si inginocchia davanti a lui e con una lieve pressione fa staccare Kevin da Bree.

-          Ok Kevin va in macchina, ho visto una coperta leggera, dovrebbe bastare, Jonas tu continua a tenerla stretta, mentre cerco di farla tornare sulla terra, e Nicholas smettila di torturarti le mani mi stai facendo venire il nervoso.-  Con aria colpevole il più piccolo dei Jonas abbassa le braccia e mette le mani in tasca, mentre Joe continua a  spostare lo sguardo da una all’altra ragazza.

-          Ok, Breanna ora devi ascoltarmi, respira profondamente..avanti…- Bree continua a guardare nel vuoto, e inizia a respirare più affannosamente, solo quando Rebecca gli da dei piccoli schiaffi sulla faccia sembra ascoltarla e dopo pochi minuti inizia a respirare come gli ha detto Becky.

-          Ok, così brava…Kevin avvolgile la coperta intorno alle spalle, tra un po’ vedrete che andrà meglio, Jonas con me…- Nick esita un momento, Rebecca gli prende una mano mentre gli accarezza la guancia, a quel contatto si risveglia e la segue silenziosamente.

-          Io ho bisogno di voi, non posso…-Le braccia dei ragazzi che la circondano, nel tentativo di farla calmare, la coperta le copre le spalle e nonostante questo il gelo la avvolge, Kevin le posa leggeri baci sulla nuca chiudendo gli occhi e inspirando il suo profumo.

-          Puoi e devi, è il tuo sogno…- La voce di Joe è incrinata per la preoccupazione e la consapevolezza dell’accettazione. La fragile ragazza che ha tra le braccia continua a tremare, si aggrappa lei e capisce che non è più sua.

Ora comprende le parole di Bree, anche se loro fossero stati insieme, anche se lui non avesse baciato e fatto quello che ha fatto con sua sorella, lei se ne sarebbe andata perché è la cosa giusta da fare, perché ha bisogno di dimostrare al mondo, ed ancora di più a se stessa, che può esistere, che può farcela da sola.

Sente i passi di Nick e Becky avvicinarsi, Joe è il primo a lasciare andare la ragazza, mentre Kevin tentenna ancora per qualche momento, quando Bree gli si rifugia tra le braccia, Becky si inginocchia davanti a lei, le porge un bicchiere d’acqua e una pillola scura, lo sguardo di Bree di nuovo perso nel vuoto, Kevin la guarda dubbioso…

-          Cos’è?- Becky sposta la sua attenzione da Bree a Kevin e il suo sguardo si addolcisce mentre vede i suoi occhi preoccupati e le sue braccia stringersi di più intorno al corpo della ragazza.

-          E’ solo valeriana non preoccuparti, dovrebbe calmarla un pochino…- Vede la presa del ragazzo allentarsi mentre Breanna ingoia la pastiglietta in modo meccanico. Joe seduto ancora sulla spiaggia osserva la scena preoccupato mentre Nick agita nervosamente la gamba, ancora in piedi alle spalle di Rebecca.

Una folata di vento più forte delle altre scompiglia i capelli dei ragazzi…

-          Sarà meglio tornare, lei ha bisogno di dormire e anche voi…- Kevin è il primo ad alzarsi con Bree, mentre Nick li segue a pochi passi di distanza, dirigendosi verso il suv nero.

Joe rimane immobile nella sua posizione, Rebecca gli si avvicina.

-          Era nervosa, è tutto il giorno che lo è, ha sentito i suoi stamattina… lei… ed io…che stupido, cosa mi è saltato in mente?! Io lo sapevo…- Becky sorride, posandogli le mani sulle sue, le allontana dai suoi capelli, per poi avvicinarselo al petto e circondargli le spalle con un braccio.

-          Non sei stato tu, evidentemente è sotto stress, gli attacchi di panico sono dati dalle circostanze, se al posto tuo ci fossero stati i tuoi fratelli probabilmente sarebbe capitato comunque…- Il fiato di Rebecca solletica i capelli di Joe, che chiude gli occhi per un istante prendendo un respiro profondo, sta bene in quella posizione, stringe la maglietta di Becky tra le mani.

-          Parla con Nick…-  si lascia coccolare ancora un po’ da quella stretta amica e poi si alza guardandola negli occhi ed aiutandola ad alzarsi…

“ Lo farò… 

Joe sorride prima di voltarsi e andare verso la macchina…

 

 

 

 




So tell me what we're fighting for
Cause you know that truth means so much more
Cause you would if you could, don't lie
Cause I'd give everything that I've got left
To show you I mean what I have said
I know I was such a fool
But I can't live without you



 

 

Joe parcheggia la macchina poco lontano dalla casa di Rebecca, in modo da lasciare ai due ragazzi la loro intimità, scorge Bree addormentata tra le braccia di Kevin sul sedile posteriore e quando rivolge lo sguardo alla strada davanti a lui le figure di Nick e Becky hanno già voltato l’angolo.

-          Mi dispiace per stasera…- lo sguardo mortificato di Nicholas ricorda, ancora una volta, a Becky quanto sono diversi.

-          Guardiamo il lato positivo Jonas, mi hai effettivamente stupito.- Le labbra della ragazza si dischiudono per far fuoriuscire una risata leggera, interrotta dalle labbra del ragazzo che le imprigionano in una dolce morsa.

Occhi negli occhi, per imprimere nella memoria ogni espressione, smorfia dell’altro.

 Presente in quel momento, come se niente importasse è così che si sente Rebecca e non sa per quanto lui ci sarà, e sa che tutto finirà quando lui metterà i piedi sull'aereo per L.A., per tornare a casa, per tornare alla sua realtà, ma ora non le importa...

Lui c’è ora, lui…

- Sei qui...- Da voce ai suoi pensieri, le dita sottili di Becky si immergono nei suoi riccioli scuri.

- Sono qui e non me ne vado- " Bugia"

Entrambi lo sanno,

ma perchè non crederci?

far finta di che sia qualcosa di profondo,

far finta di essere innamorati,

far finta che possa funzionare...

Perchè un fondo di verità in tutto questo c'è,

ma tutto si riduce ad una forte attrazione ed ad una pericolosa curiosità...

Ne sono consapevoli, e nonostante questo, sono saltati dal precipizio di quel burrone di finzione sul quale hanno giocato fino a quel momento...

E nessuno tirerà la corda del loro paracadute al momento giusto,

non Joe,

non Kevin,

non Bree,

non Samuele,

non Cesare

o chi per essi...

La cosa paradossale?

Precipitando entrambi stanno sorridendo...   

 

 

 

 

 

 

Don't wanna fall asleep
Don't know if I'll get up
I don't wanna cause a scene
But I'm dyin' without your love
I'm beggin' to hear your voice
Tell me you love me too
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you
Yeah!

 

 

 

 

Urla nell'altra stanza,

l'infrangersi di un vetro,

il rumore di cocci rotti e poi...

Silenzio...

questo è tutto quello che arriva alla piccola Rebecca nell'altra stanza.

E' rannicchiata sotto la scrivania del fratello, le manine paffute premute sulle orecchie nel tentativo di mettere fine a quel rumore che le fa tanto male, ma adesso tutto quel frastuono non c'è più...

Alza gli occhioni pieni di lacrime verso il fratellino che sta seduto davanti a lei...

- La mamma se ne è andata. Ci ha lasciato.- parole troppo dure perchè escano dalla bocca di un bimbo di soli otto anni.

- Ma papà ha detto che lui e la mamma non ci avrebbero mai lasciati.- Samuele continua a giocare con la macchinina che ha in mano.

- Solo gli stolti credono alle bugie dei grandi, Sorellina...-

 

 

" Per una volta è bello essere stolti..."

 

 



Don't wanna fall asleep (Don't wanna fall asleep)
Cause I don't know if I'll get up (Who knows if I'd get up)
And I don't wanna cause a scene
'Cause I'm dyin' without your love (Yeah!)
I'm beggin' to hear your voice (Let me hear your voice)
Tell me you love me too (Tell me you love me too)
Cause I'd rather just be alone
If I know that I can't have you

[Jonas Brothers- “Can’t have you”]

 

 

 

Grazie a chi ha letto,

a chi ha messo la storia nei preferiti,

nelle storie scelte e/o da ricordare.

Ed infine grazie a tutti quelli che hanno recensito almeno una volta.

Ancora buone vacanze…

BACI BACI J

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