Nyota in Wonderland di Lady Amber (/viewuser.php?uid=90621)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The White Tribble ***
Capitolo 2: *** Tweedledee and Tweedledum ***
Capitolo 3: *** The Cheshire Cat ***
Capitolo 4: *** Tea Party (Part 1) ***
Capitolo 5: *** Tea Party (Part 2) ***
Capitolo 1 *** The White Tribble ***
Messaggio
dell’autrice: Wow, questo è il mio
primo tentativo in assoluto di scrivere una fan fiction…sono
davvero emozionata >///< Vi prego di lasciare un
commentino perchè ho un disperato bisogno di consigli per
sapere cosa migliorare: quindi niente peli sulla lingua e siate
sinceri, mi raccomando! *3*
BIP BIP BIP
Nyota mugugnò contrariata, affondando ancora di
più il viso nel cuscino.
Non può
essere già mattina… pensò
sgomenta mentre si raggomitolava stretta stretta sotto le coperte nel
vano tentativo di ignorare la cruda realtà. Adesso chiudo gli occhi e me ne
ritorno nel mondo dei sogni…
BIP BIP BIP
“E va bene…” sbottò, e
cominciò a lottare per spingere via le coperte che ora
l’avvolgevano come una seconda pelle. L’impresa,
però, si stava rivelando più ardua del previsto.
BIP BIP BIP
“Okay okay, hai vinto… interrompere il
programma!” biascicò mentre riusciva finalmente a
liberarsi dagli ultimi residui di lenzuolo e controllava
l’orario con gli occhi ancora pieni di sonno.
Secondo il suo piccolo orologio da comodino mancava niente meno che
un’ora e mezza all’inizio del suo turno di lavoro
in sala controllo. Il che voleva dire che per l’ennesima
volta quel dannato aggeggio aveva modificato da solo il timer da lei
impostato con tanta cura la sera precedente. Diavolo! Non farei neanche in
tempo a riaddorment-
BIP BIP BIP
Ehi, ma allora non ci siamo proprio capiti! pensò irritata.
“Computer, interrompere immediatamente il
programma!” disse con foga.
Fortuna che il tecnico doveva averlo aggiustato… Ricordava
ancora il commento che quest’ultimo le aveva rivolto dopo
aver esaminato la situazione: “Non si preoccupi tenente
Uhura, non è niente di serio. Massimo un paio
d’ore e glielo faccio tornare come nuovo!”
Sì come no… gran bel lavoro,
pensò scettica.
Sedette in silenzio qualche secondo sul bordo del letto per assicurarsi
che questa volta l’ordine fosse stato eseguito correttamente
e, soddisfatta dall’assenza di quel BIP alquanto snervante,
si avviò stiracchiandosi come un gatto verso il bagno.
Chiederò a
Scotty, pensò sbadigliando, lui saprà
senz’altro rimetterlo a posto.
°°°°°°°°°°°°
Nyota approfittò dell’ora in più che il
computer le aveva generosamente concesso per darsi una rinfrescata e
lavarsi i capelli. Poi, una volta rientrata in camera, si
vestì con infinita calma e dopo essersi sistemata
l’uniforme, si legò i morbidi capelli neri nella
lunga coda di cavallo che ormai la caratterizzava.
Fu solo dopo essersi chinata per infilarsi gli stivali che
notò qualcosa di strano spuntare da sotto il letto: era una
piccola pallina bianca e pelosa, parzialmente nascosta da un lembo
della coperta gettata scompostamente sul materasso.
E quello
cos’è? si chiese
incuriosita, avvicinandosi e scostando con cautela il copriletto.
Rimase letteralmente a bocca aperta dallo stupore. Non poteva credere
ai suoi occhi, o meglio, non voleva: di fronte a lei giaceva un tribble
in carne ed ossa, ricoperto da una folta pelliccia vaporosa e
accompagnato dal caratteristico ronfare rilassante.
La mente della ragazza impiegò qualche secondo a capacitarsi
di quella terribile quanto inaspettata vista.
Come cavolo
c’è finito questo coso in camera mia?
pensò sgomenta. Scotty
ci aveva assicurato di averli teletrasportati tutti sulla nave
klingoniana, nessuno escluso!
Improvvisamente le balenò davanti agli occhi
l’immagine di un Kirk letteralmente sommerso da quegli
animaletti, al ricordo di quando, qualche tempo prima,
l’Enterprise ne era stata infestata da cima a fondo. Non lo
aveva mai visto tanto arrabbiato. Alla fine tutto si era risolto nel
migliore dei modi, ma il capitano, ancora sull’orlo di una
crisi di nervi, aveva minacciato la corte marziale per chiunque, in
futuro, avesse osato portare anche solo uno di quegli innominabili
esserini a bordo della nave. E ora chi è che ne trovava uno
sotto il suo letto? Ma Nyota ovviamente! Proprio lei che, tra
l’altro, era stata la diretta responsabile del precedente
incidente-tribble.
Oddio, mi
mangerà viva… pensò
rabbrividendo al solo pensiero. D’altronde
però non posso mica fare finta di niente e smollarlo libero
in giro per la nave, sennò altro che allevamento! Ci
ritroveremmo sommersi da questi batuffoli ronzanti nel giro di qualche
ora! Sembrava che non ci fossero alternative: doveva
immediatamente informare chi di dovere.
Ok, piccolo...
Raccolse il tribble con estrema delicatezza, stando ben attenta a non
schiacciarlo, e fece per alzarsi. Andiamo
a fare una visitina al capitano…EHI!
Improvvisamente, l’animaletto incominciò a
contorcersi violentemente tra le mani di Nyota che, colta alla
sprovvista, lo lasciò andare con un gridolino di stupore. Il
tribble cadde con un lieve tonfo sul pavimento e schizzò
rotolando verso la porta, che si aprì con un leggero fischio
lasciandolo passare indisturbato. Sconcertata, Nyota balzò
subito in piedi e, inciampando goffamente negli stivali ancora mezzi
slacciati, lo seguì a ruota fuori dalla
camera…solo per trovarsi in un corridoio completamente
vuoto.
In preda all’agitazione, girò freneticamente la
testa a destra e a sinistra nel disperato tentativo di individuare
l’ospite indesiderato. Niente da fare: il tribble sembrava
essere scomparso nel nulla.
Ma è assurdo!
pensò confusa. I tribble sono creature
sedentarie che non riescono a muoversi neppure in caso di pericolo,
è assolutamente impossibile che questo riesca addirittura a
saltare! E poi sono sicurissima di aver bloccato la porta ieri sera,
prima di andare a letto…
Con gli occhi chiusi, si passò nervosamente una mano sul
viso e trasse un paio di profondi respiri, ripetendo mentalmente il
mantra che Spock le aveva insegnato per combattere l’ansia.
Purtroppo però la tecnica di rilassamento non stava sortendo
l’effetto sperato. Sbuffò stizzita, e, saltellando
impacciata sul posto, finì di sistemarsi gli stivali.
Adesso sì che
sono nei guai… pensò mesta, mentre
si avviava velocemente verso la sala controllo.
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Capitolo 2 *** Tweedledee and Tweedledum ***
Messaggio
dell’autrice: Ecco qui il secondo capitolo, in
cui finalmente cominciamo ad incontrare un po’ di gente fuori
di testa…XD Ho pensato di trarre il più possibile
le battute dei personaggi direttamente da “Alice ne paese
delle meraviglie” (a parte ovviamente le battute di Nyota),
per rendere l’atmosfera ancora più assurda e
surreale… Buona lettura! *3*
Disclaimer:
Mi inchino all’innegabile genio di Gene Roddenberry e Lewis
Carroll ù_ù
Durante il tragitto verso la sala controllo Nyota non
incontrò anima viva. Percorse i corridoi deserti a passo
sostenuto, il rumore dei tacchi che toccavano il suolo stranamente
amplificato dall’ambiente vuoto. Si fermò davanti
alla porta del turboascensore e spinse il bottone per la chiamata,
guardandosi intorno.
Strano,
pensò aggrottando le sopracciglia. Di solito a quest’ora
c’è un sacco di gente in giro…
possibile che siano ancora tutti in sala mensa? A questo
pensiero il suo stomaco brontolò, reclamando cibo. Già, hai ragione,
pensò entrando nel vano. Magari più tardi uno
spuntino me lo faccio... Sempre che Kirk non mi confini nei miei
alloggi a digiuno a tempo indeterminato, ovviamente.
Qualche attimo più tardi la voce atona del computer la
informò che aveva raggiunto la sua destinazione.
Calma, Nyota.
Cercò di deglutire, ma il groppo in gola glielo
impedì. Tu
non hai colpa, è stato tutto un caso. Vedrai, il capitano
ascolterà le tue argomentazioni e si mostrerà
comprensivo… Ancora una volta le
ritornò alla mente il volto paonazzo di un Kirk
completamente fuori di sé, gli occhi lampeggianti di rabbia
a stento contenuta. Cosa
diceva sempre la nonna? Pensa positivo, e vedrai che tutto
andrà per il verso giusto… e allora pensiamo
positivo!
Dissimulando l’ansia che sentiva crescerle a ritmo
esponenziale nel petto, Nyota uscì risoluta dal
turboascensore e cominciò, tutto d’un fiato:
“Capitano, c’è una cosa
che…” Le parole le morirono in gola quando si rese
conto non solo che il loro destinatario non c’era, ma che
addirittura l’intera plancia sembrava completamente deserta.
Lanciò uno sguardo perplesso alla poltrona del capitano,
vuota come le postazioni di controllo che la circondavano.
Che fine hanno fatto
tutti? La sua confusione aumentò quando si rese
conto che mancavano anche Sulu e Chekov, la cui assenza a
quell’ora poteva davvero essere considerata un evento
memorabile per l’intera storia della galassia.
Ehi, ma non
c’è nessuno alla guida della nave?!
Corse al timone e scorse velocemente lo sguardo lungo tutto il pannello
di controllo, tirando un sospiro di sollievo nell’individuare
il piccolo led rosso lampeggiante: a quanto pareva era stato attivato
il pilota automatico. Non riusciva, tuttavia, a capire il motivo per
cui Kirk avesse deciso di prendere una misura del genere.
Forse
c’è una qualche riunione generale di cui non sono
stata informata, pensò aggrottando le
sopracciglia. Era un’ipotesi alquanto improbabile, ma
sembrava essere l’unica spiegazione che potesse giustificare
la totale assenza di personale in sala controllo e nei corridoi. Sì, deve essere per
forza così. È l’unica ragione logica
che avrebbero potuto avere per inserire il pilota
automatico…
Cercando di autoconvincersi della validità questa
spiegazione in realtà non proprio del tutto convincente,
fece dietrofront ed entrò nuovamente nel turboascensore. Se è così
mi staranno sicuramente aspettando in sala convegni. Devo fare in
fretta… non è proprio il caso di irritare il
capitano ancora prima di riferirgli la brutta notizia.
Qualche attimo più tardi le porte si riaprirono,
permettendole di sgusciare in fretta in corridoio. Si accorse dei due
uomini fermi ad aspettare l’arrivo dell’ascensore
solo quando ci andò dolorosamente a sbattere contro.
Barcollò, minacciando di cadere, e si aggrappò a
uno dei due, nel goffo tentativo di riacquistare
l’equilibrio. Raddrizzandosi, si preparò a porgere
le sue scuse ai due malcapitati ma, sollevato lo sguardo, rimase
letteralmente senza parole: davanti a lei stavano i due timonieri sopra
citati che, spalla a spalla, la squadravano con uno sguardo divertito.
Non che fin qui ci fosse qualcosa di strano. La cosa veramente bizzarra
infatti era il loro abbigliamento. Al posto delle consuete uniformi
gialle, i due ufficiali indossavano invece delle specie di buffe divise
da marinaio, che li facevano sembrare due scolaretti troppo cresciuti:
ciascuno portava un paio di pantaloni a vita incredibilmente alta,
tagliati in modo da lasciare scoperte le caviglie nude, e una
aderentissima maglietta a righe bianche e blu, fornita di ben tre file
ordinate di grossi bottoni lucenti. Il tocco finale era dato da due
piccoli berretti a spicchi colorati e da due bei fiocchi gialli ben
annodati sotto il mento di entrambi. Il loro aspetto risultava, nel
complesso, alquanto ridicolo.
Nyota li fissò, muta, per qualche secondo, cercando invano
di ritrovare l’uso della parola. Ma come cavolo si sono conciati?!
“Se credi che siamo di cera,” incominciò
allora Sulu, abbandonando il suo sorrisetto divertito e guardandola
serio “devi pagare il biglietto. Le statue di cera non le
fanno mica perché la gente le guardi gratis.
Nossignora!”
“Se viceversa” aggiunse Chekov “pensi che
siamo vivi, allora devi dire qualcosa.”
“Eh?” Nyota batté più volte
le palpebre, cercando di dare un senso a
quell’assurda situazione. Si sono completamente bevuti il
cervello?!
Con uno scatto, Sulu si chinò su Nyota e si fermò
ad un paio di centimetri dal suo naso, scrutandola con occhi attenti.
Colta alla sprovvista, la ragazza si ritrasse automaticamente, stupita
e infastidita al tempo stesso.
Poi, aggrottando le sopracciglia, Sulu annuì con
l’aria di chi la sa lunga, incrociò le braccia e
ritornò alla sua posizione originaria al fianco di Chekov,
che lo fissava con uno sguardo carico di aspettative.
“Eeeeh… guarda che lo so cosa pensi”
disse il giapponese “ma non è affatto
così, nossignora!”
“Già!” concordò il russo,
guardandola e agitando in aria una mano con nonchalance.
“Se viceversa così fosse, potrebbe essere; e, se
così fosse, sarebbe; ma dato che non è, non si
dà.”
“È logico.” Approvò il
compagno con una scrollata di spalle.
“Ma cosa…? Scusami, Chekov, non riesco davvero a
seguirt-”
“No-no-no, hai cominciato male!” la interruppe
sconvolto il russo, mentre Sulu la guardava annuendo freneticamente.
“La prima cosa da fare, quando incontri qualcuno,
è dire Piacere porgendo la mano!”
Sorridendo, i due amici si abbracciarono e, afferrato ciascuno un
braccio di Nyota, cominciarono a ballare in cerchio, trascinando anche
la povera ragazza nella loro folle danza.
“Ehi, fermi, fermi….FERMI HO DETTO!” Con
un paio di violenti strattoni, Nyota riuscì a liberarsi
dalla ferrea presa dei due. I due amici si bloccarono di colpo,
interdetti, e la guardarono con gli occhi spalancati, come se la
vedessero ora per la prima volta.
“Si può sapere che vi prende?!”
strillò lei, massaggiandosi i polsi doloranti.
“Non sarete mica già ubriachi a
quest’ora del mattino, spero!”
I due si guardarono concentrati, come se stessero cercando di ricordare
qualcosa.
“Ubriachi?”
“Noi?”
“È improbabile.” disse Sulu scuotendo la
testa.
“Sì, è davvero molto
improbabile,” concordò Chekov.
“Però non necessariamente impossibile.”
“Quindi, viceversa, potremmo anche esserlo?”
Sulu ci pensò su un attimo, poi scosse di nuovo la testa con
decisione. “No, non ricordo di avere bevuto Scotch
oggi.”
“Però, viceversa, potremmo avere bevuto
qualcos’altro, non necessariamente Scotch”
obiettò Chekov.
“Ma che dici, secondo me…”
Continuarono a discutere così per cinque minuti buoni. Non
riuscendo ormai più a seguire il sempre più
labile filo del loro intricato discorso, Nyota si portò una
mano al viso e si stropicciò gli occhi, esasperata. Mamma mia, che mal di
testa…
“Ho sentito per caso qualcuno parlare di Scotch,
qui?” Al suono dell’inconfondibile voce
dall’accento scozzese, Nyota si girò trovandosi di
fronte il viso gentile e cordiale del miglior tecnico di tutta la
Flotta Stellare.
Un grazie a
maya891 per la recensione, a data81 per aver inserito questa storia nei
preferiti e a Doralice per averla messa tra le storie seguite...mi fa
davvero piacere sapere che qualcuno mi segue in questa pazza idea! Baci
*3*
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Capitolo 3 *** The Cheshire Cat ***
Messaggio
dell’autrice: Ed eccomi di nuovo qui ^_^ Questo
capitolo è tutto incentrato su Scott, personaggio che mi
piace davvero molto… tanto da competere per il secondo posto
con McCoy nella mia classifica dei preferiti XD (il primo posto va,
ovviamente, a quel bonazzo di Spock *ç*)
“Scott!” esclamò Nyota contenta.
Come ho fatto a non
sentirlo arrivare? pensò, guardando
l’uomo che le sorrideva, affabile e cordiale come sempre.
Indossava la sua classica uniforme rossa, assolutamente priva di strane
righe, cappellini multicolore o fiocchetti equivoci.
“Non sai che gioia è incontrare qualcuno che non
sia… non sia…”
Fu costretta ad interrompersi a metà frase, dal momento che
tutta la sua attenzione fu improvvisamente catturata da qualcosa che
spuntava dal retro dei pantaloni dell’ingegnere. Una coda. Era una lunga
coda da gatto ricoperta da una folta e lucida pelliccia a strisce viola
e bluette.
Nyota trattenne il respiro e sgranò gli occhi,
un’espressione incredula che si faceva strada sul suo volto. E QUELLA da dove
spunta…?
Non fece neanche in tempo a formulare questo pensiero che la coda
scattò nervosamente verso l’alto, in un fluido
movimento che la portò a sfiorare la morbida pelle nocciola
del braccio della ragazza. Scioccata, Nyota fece un balzo
all’indietro e si lasciò sfuggire un grido
strozzato. Si
è mossa, si è mossa davvero!
“Nyota?” Riportò lo sguardo al viso
gentile dell’ingegnere, i cui occhi scuri ora tradivano un
velo di incertezza. “Stavi dicendo…?” la
incoraggiò, il sorriso che rivelava una serie di piccoli ma
affilati denti da felino.
“Ah sì… ehm…”
Nyota si morse un labbro, rabbrividendo a quella vista. “In
realtà non era niente di importante… È
solo che stamattina mi sono successe un sacco di cose
bizzarre…” Abbozzò una risatina
nervosa. “Roba da matti, davvero…”
Il sorriso di Scott si allargò. “Ma certo, Uhura!
Qui siamo tutti matti.
Io sono
matto.” Accompagnò queste parole indicandosi con
un pollice artigliato. “Così come anche tu sei
matta.” L’indice della sua mano destra
slittò verso Nyota.
“Okay, sentiamo, e tu come sapresti che sono
matta?” chiese lei in tono di sfida, vagamente offesa.
Le pupille degli occhi di Scott si ridussero ad una sottile
fessura, mentre il suo sorriso diventava, se possibile, ancora
più marcato.
“Mi sembra ovvio che tu lo sia.” rispose, gli occhi
che lampeggiavano di una strana luce mentre reclinava la testa da una
lato e la guardandava incuriosito come se si trovasse di fronte uno
strano animale esotico mai visto prima. “Altrimenti non
saresti qui.”
“Ahhh… ora sì che è tutto
più chiaro.” disse Nyota in tono accondiscendente,
annuendo come se ci avesse davvero capito qualcosa.
Scott, apparentemente soddisfatto di quella risposta,
cominciò tranquillamente a leccarsi la coda, proprio come
avrebbe fatto un buon gatto da casa. La ragazza lo guardò
accigliata.
Okay, i casi sono due: o
qui sono tutti completamente impazziti, o mi trovo in un sogno davvero
molto, molto strano… Provò a
pizzicarsi un braccio nella convinzione che, dovendo essere quello un
sogno, a rigor di logica non avrebbe dovuto sentire assolutamente
nulla. Un nanosecondo più tardi si accorse dolorosamente del
suo sbaglio. Questo non
va affatto bene, pensò. Altre possibili spiegazioni?
Trasse un profondo respiro e cercò di concentrarsi
ignorando, per quanto possibile, gli schiamazzi dei due timonieri, il
cui acceso battibecco per stabilire chi avesse bevuto cosa stava ormai
raggiungendo livelli preoccupanti. Ripercorse mentalmente tutto
ciò che aveva visto quella mattina: un tribble bianco che
saltellava indisturbato in giro per la nave, due timonieri
rincitrulliti vestiti da bambinoni, un ingegnere geneticamente
modificato che si faceva tranquillamente la toletta in
pubblico… Sono
sicura che c’è qualcosa che lega tutte queste
stranezze… ma cosa?
“Senti, Scott…” lo apostrofò.
“Sai per caso dove posso trovare Spock e il capitano? Ho
davvero urgenza di parlare con loro.”
“Credo che siano in sala mensa con il dottor
McCoy,” rispose lui con noncuranza, senza neanche degnarla di
uno sguardo. Evidentemente l’operazione di pulizia stava
richiedendo un elevato grado di concentrazione.
“Grazie…” Lanciando un ultima occhiata
esasperata all’alquanto pittoresco trio, Nyota
girò sui tacchi e percorse velocemente il corridoio diretta
alla sala mensa, assolutamente decisa a far luce su
quell’assurda situazione.
Grazie a Rei
Hino per il commento! Tranquilla, Spock e Jim arriveranno molto
presto… quindi non perderti il prossimo capitolo! ; ) Baci
*3*
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Capitolo 4 *** Tea Party (Part 1) ***
Messaggio dell'autrice:
Ed eccoci arrivati al quarto capitolo ^_^
Mi sono divertita un sacco a scriverlo... finalmente entra in
scena il mitico trio! Immagino sappiate fin troppo bene a chi mi
riferisco XD
Centrini ricamati e drappeggi orlati di pizzo. Furono queste le prime
cose che attirarono l’attenzione di Nyota non appena ebbe
messo piede in sala mensa: l’ambiente ne era pieno zeppo.
Ogni cosa era completamente ricoperta da coloratissimi trini che
spuntavano da ogni dove, dando alla ragazza l’impressione di
essere entrata in una di quelle vecchie e decoratissime case delle
bambole di cui sua nonna le aveva tanto parlato durante la sua infanzia.
Oh mio Dio…
Mosse con cautela qualche passo e avanzò nella sala
guardandosi intorno a bocca aperta. Dire che fosse stupita sarebbe
troppo riduttivo: era assolutamente allibita. Non che sia una
novità stamattina, pensò vagamente
divertita. Possibile
che sia tutto così assurdamente fuori posto oggi?!
“Non c’è posto! Non
c’è posto!” Gridò
improvvisamente una voce alla sua sinistra dal fondo della sala.
Trasalendo per la sorpresa, Nyota si girò di scatto in
quella direzione e fu solo allora che notò il tavolo. O, per
meglio dire, i tavoli della sala mensa, che erano stati tutti uniti a
formare un’unica lunga tavolata letteralmente ricoperta da
tazzine da tè, piattini decorati, cucchiaini argentati e uno
svariato numero di bottiglie e caraffe contenenti strani liquidi non
meglio identificati.
“Oh-oh mi hai capito o no, ragazza?!” disse ancora
la voce con un tono sempre più spazientito.
Quando Nyota spostò lo sguardo un po’
più a destra e vide finalmente colui che aveva
parlato… rischiò seriamente di slogarsi la
mascella.
Dal fondo del tavolo la guardava alquanto indispettito un imbronciato
dottor McCoy, la cui testa era ornata niente meno che da un paio di
lunghe e pelose orecchie da lepre. Accanto a lui Kirk la osservava
incuriosito stravaccato su una grande poltrona rossa, lisciandosi
distrattamente l’orlo dell’enorme cappello
cangiante che sovrastava la sua figura facendogli guadagnare almeno una
ventina di centimetri in altezza. Poco più in là
giaceva il Primo Ufficiale, placidamente addormentato con la testa
appoggiata sul tavolo.
“Insomma, ho detto che non c’è
post-”
“Suvvia, Bones, non essere così scortese con la
nostra ospite…” Kirk le scivolò accanto
con eleganza, le prese delicatamente la mano e, guidandola
verso uno dei tanti posti vuoti, la invitò a sedersi.
Sbattendo più volte le palpebre, Nyota fissò lo
sguardo sul gigantesco cappello indossato dal capitano, su cui era
appiccicato un cartoncino bianco con un 10/6 scritto in
fucsia a caratteri cubitali.
Aspetta,
dov’è che ho già visto questo
cappello…? pensò, corrugando la
fronte per la concentrazione. Ma
certo, è ovvio!
La sua mente corse improvvisamente all’indietro e
ritornò a quelle calde ed insonni sere d’estate in
cui sua madre, per farle prendere sonno e dimenticare gli orridi mostri
nascosti sotto il suo letto, era solita raccontarle tante storie
fantastiche, tra le quali c’era anche… Alice nel paese delle
meraviglie! Come ho fatto a non pensarci prima?! Kirk è
assolutamente identico a come mi ero immaginata il Cappellaio
Matto… In un attimo tutto ciò che
le era accaduto quella mattina acquistò un senso (sempre
che senso si potesse chiamare), dal tribble rimbalzante nella
sua camera al tea party in sala mensa… Dev’essere una specie
di sogno molto realistico...
Prese una tazzina tempestata da fiorellini azzurri e se la
rigirò tra le mani, percependo chiaramente il fresco sulle
dita provocato dal contatto con la ceramica laccata. Davvero molto realistico…,
pensò aggrottando le sopracciglia.
“Avanti cara, prendi un po’ di brandy
Sauriano”, le disse allora il capitano con fare
incoraggiante, distogliendola dai suoi pensieri.
Oh beh, dalla via che ci
sono tanto vale stare al gioco, pensò allora la
ragazza sogghignando. Se
non altro, sarà sicuramente divertente…
A Rei Hino: Anche io avrei già dato di matto,
te lo assicuro XD Comunque spero davvero di non deludere le tue
aspettative... *agitata* ^_^"
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Capitolo 5 *** Tea Party (Part 2) ***
“Perché, no?” chiese Nyota
sorridendo. Allungò la sua tazzina verso il capitano, che ci
versò dentro una generosa dose di brandy. La ragazza lo
ringraziò e ne bevve qualche sorso.
“Immagino che lui debba essere il Ghiro, vero?”
chiese con un cenno del capo in direzione di Spock.
“E certo che è un Ghiro, scusa,
cos’altro dovrebbe essere?” le rispose burbero
McCoy. “Ehi tu, schifoso roditore dal sangue verde”
esclamò poi. “Svegliati, la nostra ospite vuole
sapere di che specie sei…” Prese un po’
di burro e lo lanciò con forza contro Spock, colpendolo in
pieno sulla testa.
Il Primo Ufficiale si drizzò di scatto rovesciando un paio
di piattini. Si guardò intorno intontito, sbattendo
più volte le palpebre.
“Non dormivo,” disse cercando di dissimulare una
nota assonnata chiaramente percepibile nella cadenza strascicata delle
sue parole. “Ho sentito tutto quello che avete detto, parola
per parola.” Si girò verso McCoy, oscillando
pericolosamente. “E l’appellativo che lei ha usato
nei miei confronti, dottore –sbadigliò
rumorosamente- è assolutamente
illogico…” Le sue ultime parole sfumarono, mentre
la testa gli ricadeva a peso morto sul tavolo.
Poi incominciò a russare.
Nyota scoppiò in una fragorosa risata. Caspita, di tutte le cose
assurde che ho visto stamattina questa le batte tutte!
pensò. Kirk e McCoy la fissarono interdetti, confusi dalla
sua imprevista reazione.
Dopo un po’ McCoy si riscosse e iniziò a
gesticolare indicandole una grossa teiera.
“Avanti, prendi dell’altro tè,
ragazza” le disse serio.
“Veramente dottore non l’ho ancora preso, quindi
non vedo come potrei prenderne
dell’altro…”
McCoy sospirò come se si trovasse davanti a una bambina di
cinque anni particolarmente dura di comprendonio. “Vuoi dire
che non puoi prenderne di meno” le disse allora lentamente e
scandendo bene le parole. “Se non si è avuto
niente non si può che prendere qualcosa.”
“Guardi che ho capito, non sono mica deficient-” La
ragazza fu bruscamente interrotta da Kirk.
“Quanti ne abbiamo oggi?” chiese senza preavviso il
capitano. Aveva estratto dalla tasca un enorme orologio da pancino e lo
stava squadrando dubbioso, scuotendolo di tanto in tanto e portandoselo
all’orecchio.
“Credo sei, capitano, data stellare-”
“Due giorni di differenza!” gridò allora
Kirk arrabbiato. Sventolò l’orologio di fronte
McCoy con fare accusatorio. “Te lo aveva detto Spock che il
burro non andava bene!”
“Era un burro ottimo” rispose lui sulla difensiva.
“Ci saranno andate a finire delle briciole… non
avresti dovuto spalmarlo con il coltello del pane!”
McCoy strappò prepotentemente l’orologio dalla
mano del capitano e cominciò a pucciarlo nella sua tazza di
tè.
“No, aspetti, ma che fa…?!” chiese Nyota
cercando di fermarlo.
In quel preciso momento la nave fu attraversata da un violento
scossone, che fece cadere a terra gran parte degli oggetti prima
disposti ordinatamente sulla tavola apparecchiata.
Mentre il Dottore imprecava come un ossesso reggendosi disperatamente a
un Kirk alquanto traballante, Nyota andò a cozzare dritta
contro Spock e lo trascinò con sé a terra. Si
rialzarono un mezzo secondo più tardi completamente
ricoperti di brandy, tè, e Dio solo sa cos’altro.
Spock, ancora mezzo addormentato, fu costretto ad appoggiarsi a Nyota
per non cadere nuovamente. Barcollando sotto il peso del Primo
Ufficiale, Nyota cercò di capire cosa stesse succedendo, ma
gli schiamazzi di Kirk e McCoy le rendevano difficile anche solo
pensare.
“Ma insomma, volete piantarla?! FATE SILENZIO!”
gridò.
Oooh…
finalmente! Guardò soddisfatta i due uomini e
notò con una certa nota di compiacimento la sorpresa e lo
spavento dipinti sui loro volti.
Aspetta un momento, ma cosa…?
L’espressione sul viso dei due si era ora fatta di puro
orrore. Fissando terrorizzati un punto oltre la sua testa,
indietreggiarono tremanti e abbracciati l’un
l’altro. Un orribile sospetto si fece strada nella mente di
Nyota. La ragazza si girò di scatto verso la porta, o almeno
tentò di farlo, visto che Spock era ancora aggrappato a lei
e le impacciava i movimenti.
Di fronte alla porta si ergeva un nutrito gruppetto di
Klingon vestiti di rosso e armati di sottili lance dalla lamae
affilate. Il più alto e minaccioso di essi puntò
contro di lei un lungo scettro dalla punta a forma di cuore e
gridò con voce roca:
“TAGLIATELE LA TESTAAAA!”
Oh cavolo…,
pensò Nyota sgomenta mentre i nuovi arrivati partivano alla
carica contro di loro.
Grazie a Rei
Hino per il commentoooo! ^o^ Era d'obbligo
che Jim facesse il cappellaio matto! Cioè... è
lui sputato! XDDD
Se vuoi te lo posso regalare, sai? *lega il Jim/Cappellaio
con un bel fiocco rosso e lo consegna allegramente a Rei Hino*
Divertiti pure, cara! ;D
Io OVVIAMENTE mi terrò Spock... *si strapazza ben bene il
suo nuovo ghiro vulcaniano* ... e credo che MkBDiapason
sarebbe quanto meno CONTENTA di avere un Bones/Coniglietto saltellante
per casa XDDDD
Al prossimo (e ultimo ^o^)
capitolo! Baciiiii *3*
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