Angelo

di yuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio primo giorno di scuola ***
Capitolo 2: *** Ricominciano i guai ***
Capitolo 3: *** Gli scherzi del destino ***
Capitolo 4: *** Gli scherzi del destino parte seconda ***
Capitolo 5: *** Tutto può succedere ***
Capitolo 6: *** Il mio cervello pensa troppo!!! ***
Capitolo 7: *** La mia nuova vita ***
Capitolo 8: *** La mia vita non va più bene ***
Capitolo 9: *** Rivivere il passato ***
Capitolo 10: *** Perchè? ***
Capitolo 11: *** Dove sei? ***
Capitolo 12: *** Viaggio nel passato ***
Capitolo 13: *** La verità ***
Capitolo 14: *** Disperazione ***
Capitolo 15: *** Che mi sta succedendo? ***
Capitolo 16: *** Il mio angelo ***
Capitolo 17: *** Risvolti ***
Capitolo 18: *** I miei giorni in ospedale ***
Capitolo 19: *** Confidenze ***
Capitolo 20: *** Che fare? ***
Capitolo 21: *** Finalmente ***



Capitolo 1
*** Il mio primo giorno di scuola ***


Il mio primo giorno di scuola

 

Una piccola nota prima di cominciare…allora sn yuki, molti di voi non avranno mai letto 1 mia ff anke perché questa è la terza che scrivo, ma è la prima yaoi…quindi vi prego di non uccidermi se fa schifo (cosa che immagino)…Cmq…questa ff la leggerete da due punti di vista. Dal punto di vista di Mirko e da quello di Michele…

Comincerò con il punto di vista di Michele…Per favore recensite perché voglio migliorare…

Detto questo,prima di farvi annoiare, leggete la mia ff

 

Come vi sentireste se a metà anno, vostro padre è costretto a cambiare città a causa del suo lavoro e voi siete costretti ad abbandonare tutto per seguirlo? Bhè questo è quello che mi sta capitando e oggi è il mio primo giorno di scuola. Devo rifare il terzo liceo scientifico perché a causa del mio caro papino ho perso l’anno.

Eccomi qua, davanti la porta del preside con cui devo parlare e che mi deve condurre nella mia classe.

Dopo aver parlato con il preside, lui mi conduce della mia nuova classe, la III F , e chissà perché,un mio sesto senso, mi dice che mi troverò male. Cominciamo bene!

Entrando la classe non sembra così male: è abbastanza grande e circa trenta persone ci entrano comodamente. Alla vista del preside il professore si alza, e gli studenti lo imitano. Mi colpisce un ragazzo che nonostante sia messo al primo banco, non si alza. Non so perché ma quel ragazzo è l’unico che attira veramente la mia curiosità e attenzione.

Dopo aver fatto le presentazioni,  che è la cosa che detesto di più, il professore mi invita a sedermi. Ci sono solo due posti liberi,uno vicino una ragazza e uno vicino il ragazzo che mi incuriosisce. Non so che fare...il professore mi invita nuovamente a sedermi e capisco chiaramente che non è felice che io abbia interrotto la sua lezione.

Alla fine decido di sistemarmi accanto la ragazza; non so se il ragazzo mi avrebbe accettato.

Finita la lezione di storia, che più noiosa non poteva essere, qua e là cominciano a formarsi vari gruppetti. Essendo la novità, vengo cercato da tutti i ragazzi, che si dimostrano molto simpatici ma niente di più. Non mi interessa essere al centro dell’attenzione, è una cosa che detesto, ma se sei nuovo in una classe è una cosa che ti capiterà certamente.

Mi volto nuovamente verso il ragazzo e lo vedo solo nel suo banco mentre sente la musica con il suo lettore cd. Decido allora di sapere qualcosa in più di lui e appena domando qualcosa ai miei nuovi compagni, questi si mettono subito a ridere e io mi innervosisco perché non capisco il motivo per cui bisogna prenderlo in giro. E’ un ragazzo molto bello, biondo e occhi azzurri, e in confronto a lui io mi sento un rospo. Quindi penso che non sia per il suo aspetto che lo prendono in giro.

Decido di tornarmene a posto e quando mi siedo, mi si avvicina la mia compagna di banco, Stella, che è l’unica che non ha riso per la mia domanda.

“Posso parlarti?”

“Certo” Anche se non capisco il motivo per cui lei mi ha chiesto se mi poteva parlare. Forse pensava che volessi stare da solo. Mi volto e la guardo: anche lei è una ragazza molto carina, ha due occhi verdi e i capelli lunghi castani che oggi sono legati in una coda.

“Senti, forse è meglio che ti spieghi perché prima i nostri compagni ridevano. Bhè, come vedi Mirko è un ragazzo diverso da noi, ma no perché ha qualche problema, ma solo perché è omosessuale. Oltre questo è identico a noi. Solo che questo particolare ha allontanato quegli stupidi dei nostri compagni. Io forse sono l’unica che penso sia uguale a noi, ma non ho mai avuto il coraggio di avvicinarmi. Se lo vuoi sapere prima io e lui eravamo molto amici, ma dopo che la classe ha saputo che era omosessuale, mi ha allontanato. Forse temeva che io venissi derisa come era successo a lui. Anche i professori lo trattano diversamente.

Io ascoltavo attento il racconto. Non pensavo minimamente che quel ragazzo potesse essere gay, ma, ad essere sincero, la cosa non mi interessava minimamente. Sono deciso a conoscerlo e lo farò…

Sapete, sono un ragazzo molto testardo!

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Capitolo 2
*** Ricominciano i guai ***


Ricominciano i guai

Ricominciano i guai

 

Ed siamo di nuovo qua. Anche se sono passati tre mesi, i miei cari compagni non avranno perso il loro vizio di prendermi in giro e come al solito cominceranno già da oggi. Va bene lo stesso, tanto ci sono abituato ormai! Mi sono abituato anche al fatto che pure i professori m i trattano diversamente, come se avessi la lebbra o non so quale altra malattia infettiva. Tanto ormai non mi importa perché io vengo qui solo per studiare, la mia vera vita è fuori da questo schifoso edificio,lontano dai professori e dai miei compagni.

Salire le scale è una vera tortura infatti la mia classe è all’ultimo piano e quando finalmente arrivo noto con dispiacere che i miei compagni sono già arrivati. Prendo posto nel banco che non è occupato da nessuno che si trova in prima fila,ma che è vicino la finestra (almeno una cosa positiva, così appena mi annoierò mi distrarrò guardando fuori dalla finestra). Prendo lo zaino e mi siedo e subito entra il professore di storia Bellucci! Che palle…se nell’orario abbiamo lui a prima ora possiamo cominciare a spararci dato che è una vera noia e rovinerà tutta la giornata. Si siede e dopo aver fatto l’appello, comincia la lezione. Si guarda intorno e forse sperava che io non ci fossi, ma, per sua sfortuna, io sono di nuovo in questa classe quest’anno. Forse dentro di sé sperava che cambiassi classe, ma evidentemente si sbagliava. Finalmente,dopo essere stato bocciato una volta al liceo classico, mi trovo bene al liceo scientifico, e non ho la minima intenzione di cambiare indirizzo di studi per lui, o per gli altri professori, o per i miei compagni.

Dopo dieci minuti di lezione bussano alla porta: spero proprio per chi ha bussato che sia qualcosa di importante perché altrimenti Bellucci si vendicherà. Per fortuna è il preside e il professore , in segno di rispetto, si alza e tutti i miei compagni, come dei cagnolini,lo imitano. Io non ho intenzione di alzarmi: perché dovrei salutare qualcuno che mi evita e mi tratta come se fossi un marziano?

Ma appena il preside entra,noto che non è solo, c’è un ragazzo che dovrebbe avere più o meno la mia età. Deve essere nuovo, perché non l’ho mai visto da queste parti. E’ molto carino, ha i capelli e gli occhi scuri. Se ho sentito bene si chiama Michele. Il professore lo invita a sedersi e lui osserva il posto vuoto accanto a me. Per la prima volta desidero che qualcuno si sieda accanto a me, ma lui sceglie il posto vicino a Stella. Non posso biasimarlo, Stella è molto carina ed è normale che un ragazzo cerchi di conoscerla. Per un attimo mi ero illuso che mi osservasse e volesse conoscermi; ma come pensavo era solo un illusione.

La lezione di storia è più noiosa del solito: forse il pensiero che quel ragazzo potesse mettersi vicino a me mi ha dato alla testa. Ma che volevo? Che si sedesse accanto a me e si innamorasse? E’ solo un’utopia, non accadrà mai che qualcuno in questa classe si sieda accanto a me.

Finita la lezione prendo il mio lettore cd e osservo il nuovo arrivato di nascosto: è molto ricercato da tutti i miei compagni ma a un certo punto, chissà per quale motivo, si allontana. Forse perché i miei compagni si sono messi a ridere anche se non so per quale motivo.

Lo vedo tornare a posto e vedo anche che Stella, l’unica che non rideva oltre lui, gli si avvicina e gli parla.

A quella vista mi viene nostalgia, quante ne abbiamo passate con Stella. Quanto mi manca la sua amicizia, le sue telefonate, le sue risate. Purtroppo quando i miei compagni sono venuti a sapere della mia omosessualità l’ho dovuta allontanare; non volevo che la prendessero in giro come fanno con me.

Anche se questa scelta mi ha fatto molto soffrire.

Prendo il lettore cd e lo spengo.

E’ appena entrato il prof di matematica.    

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Capitolo 3
*** Gli scherzi del destino ***


Gli scherzi del destino

Gli scherzi del destino

 

All’ improvviso entra il prof di matematica e nonostante questa sia la mia materia preferita non me ne importa niente. Sono troppo incuriosito da quel ragazzo. E’ il mio pensiero fisso e non riesco a pensare ad altro. Chissà perché poi! Ho visto tantissimi ragazzi in vita mia, ma solo lui mi colpisce tanto.

Ho deciso! Finita la scuola mi ci avvicino e gli parlo.

Si, mi ci avvicino, ma cosa gli dico? “Ah ciao, dal primo momento che ti ho visto mi hai incuriosito e vorrei conoscerti. Giochiamo insieme?” Certo che se dico così faccio non solo una figura del c***o, ma anche quella del bambino idiota. Cavolo!!! E’ più di mezz’ora che penso e non mi viene in mente neanche un’idea. Non sono mai stato bravo con le parole, altrimenti perché mi sono iscritto al liceo scientifico e non al classico?!

Mi giro ad osservarlo: anche lui non segue la lezione, chissà come mai!

Chissà se mi ha notato e vorrebbe conoscermi! Sarebbe fantastico se si avvicinasse lui, perché io non so se troverò mai il coraggio.

Finite le ore di lezione di oggi, decido di avvicinarmi a lui, ma purtroppo, si avvicina a me un ragazzo che mi chiede se se mi va di uscire con lui e altri compagni. Lo guardo: non conosco nemmeno il suo nome e non ho intenzione di perdere con lui e quindi gli dico che ho un altro impegno e mi allontano. Scendo di corsa le scale e appena fuori dal portone lo cerco dappertutto, ma non lo vedo.

Che cavolo, ora che avevo trovato il coraggio!

Mi dirigo allora verso casa ed entro 10 minuti sono già lì. Mio padre non c’è, sarà a lavoro, e quindi la casa è tutta per me. Apro il frigorifero e vedo che c’è un pezzo di pizza rimasto da ieri sera. Lo prendo, e senza neanche riscaldarla me la metto in bocca e comincio a mangiarla.

Adoro la pizza fredda!!!

Mi distendo sul divano e accendo la televisione ma come al solito non c’è niente. Spengo la tv e me ne vado in camera mia, mi siedo al computer e comincio a chattare. Adoro farlo, anche perché puoi parlare di tutto senza vergognarti, tanto non sanno chi sei. Però mi incuriosisce un ragazzo: si è iscritto con il nickM&M” e chattando ho saputo che abita da queste parti. Vedo se è on-line e cominciamo a parlare. Decidiamo di vederci oggi stesso davanti la mia scuola alle 16:00. Sono emozionantissimo!!!Sono ancora le 14:30 e io già non vedo l’ora di essere lì.

Cavolo! Quando desideri veramente qualcosa il tempo non passa mai! Sono ancora le 15:00 e penso che forse è meglio che vada avanti con i compiti. Nonostante all’inizio non riesca a concentrarmi riesco a finire i compiti di mate e latino. Mi anca ancora l’analisi di una poesia ma butterò giù qualcosa al mio ritorno. Sono le 15:45 e comincio a incamminarmi verso la scuola che a quest’ora è aperta a causa dei corsi pomeridiani. Ci siamo scambiati il numero di telefono così appena arrivo lo chiamerò e vedrò che chi risponderà al telefono sarà il ragazzo che cercavo. Cerco il suo numero nella rubrica e appena lo trovo lo chiamo. Non vedo nessuno a cui suona il cellulare e mi giro alla sua ricerca quando lo vedo. No! Non è possibile! Non può essere lui! Non può essere quel ragazzo che mi aveva incuriosito in classe.

Mentre io sono ancora assorto nei miei pensieri lui mi si avvicina e comincia a parlare:

“Sei tu Miky?”

Io non so che mi prende. Sono al settimo cielo e non riesco a parlargli?

“Già…e tu sei M&M?”

“Già…emh…non mi aspettavo che fossi tu”

Sulle sue guance spunta un lieve rossore che mi fa tenerezza. Sono io quello che riprende a parlare:

“Senti, forse è meglio che ci presentiamo meglio. Io sono Michele e tu?”

Vedo che Mirko è più a suo agio e anche io lo sono.

“Io sono Mirko”

“Allora che si fa? Ti va di farci una partita al bowling?”

“Con piacere”

E detto questo ci incamminiamo verso il bowling. Durante il tragitto parliamo di tutto e scopriamo di essere simili. Abbiamo molti gusti musicali simili e notiamo che andiamo molto d’accordo.

Finita la partita ci dirigiamo verso un bar e dopo esserci presi un gelato ci salutiamo perché mio padre non sa che sono uscito.

Non vedo l’ora di vederlo domani a scuola e di parlargli, perché per la prima volta mi sono sentito felice come non mi era mai capitato.

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Capitolo 4
*** Gli scherzi del destino parte seconda ***


Il prof di mate comincia a spiegare, ma io ho troppi pensieri e non riesco a seguire

Gli scherzi del destino parte seconda

 

Il prof di mate comincia a spiegare, ma io ho troppi pensieri e non riesco a seguire. Tanto non è che al prof importi tanto se seguo o no, quindi posso tranquillamente guardare fuori dalla finestra. Non è che ci sia molto da guardare, ma è sempre meglio che stare ad ascoltare la lezione di ripasso sull’equazioni e disequazioni. Mi volto verso il nuovo arrivato e vedo che neanche lui segue la lezione.

Non posso dargli torto! La lezione è noiosa e con questo bel tempo verrebbe voglia di uscire e non di stare a scuola. Ma perché continuo a fissarlo? Fortunatamente le lezioni giungono al termine e io posso tornare a casa. Mi volto e sto per avvicinarmi quando mi accorgo che è circondato dai miei compagni, e decido di tornare subito a  casa. Faccio le scale di corsa perché non voglio incontrarlo, non riesco a capire perché vederlo con i miei compagni mi fa soffrire così tanto. Forse ho paura che unendosi a loro possa anche lui cominciare a prendermi in giro. Ma perché ho tanta paura?

Questo pensiero mi tormenta per tutto il tragitto ma finalmente riesco ad arrivare a casa. Qui finalmente mi dimentico di tutto. Il mio fratellino mi viene incontro e mi salta addosso. Lo adoro! Entro in cucina e vedo mia madre vicino i fornelli mentre prepara il mio piatto preferito e mio padre che apparecchia la tavola. Poso lo zaino e penso che sono fortunato ad avere una famiglia così perché non tutti i genitori accettano che il proprio figlio sia omosessuale eppure i miei lo hanno accettato.

Gioco ancora un po’ con il marmocchio e appena nostra madre ci chiama corriamo e andiamo a tavola. Finisco tutto quello che ho nel piatto in un attimo e subito mi ritiro in camera mia. I miei sanno che voglio anche la mia solitudine. Accendo il computer e mi collego in internet e vado nella sezione della chat. Spero che Miky, il ragazzo con cui chatto da molto tempo sia on-line e vedo che il mio desiderio si è avverato. Cominciamo a parlare e ci mettiamo d’accordo per vederci alle 16:00 davanti la mia scuola. Ci siamo scambiati i numeri di telefono così il primo che arriverà telefonerà all’altro e ci riconosceremo. Guardo l’orologio: mancano quarantacinque minuti  all’appuntamento e decido di dedicarmi al mio fratellino. E’ anche grazie a lui che la mia vita non è uno schifo. Lo faccio entrare in camera mia e ci mettiamo a giocare al computer; lo lascio vincere perché mi piace vederlo sorridere. Alla fine della partita gli dico che devo uscire e lui senza fare storie va a vedere la tv in cucina.

Sono fortunato ad avere un fratello come lui!

Esco da casa e mi dirigo verso la mia scuola; sono in leggero ritardo infatti sento il cellulare squillare.

Deve essere già arrivato!

Mi affretto a arrivo subito davanti il portone della scuola ma appena lo vedo mi blocco.

Non può essere lui. Non ci credo.

Il mio cuore comincia a battere forte e alla fine riesco a capire che cosa mi stava succedendo questa mattina. Mi sono innamorato! E pazzamente anche. E io che pensavo che il colpo di fulmine non esistesse!

Vedo che anche lui è perplesso. Forse sperava di vedere un’altra persona al posto mio?

Mi assale un senso di paura, paura di non essere accettato.

Penso che stare qui a pensare non serve a nulla, è meglio parlare e togliersi i dubbi. Infatti mi avvicino,anche se titubante, e comincio a parlare:

“Sei tu Miky?”

Che domanda stupida! E’ ovvio che è lui,è lui che mi ha chiamato! Ma in questo momento il mio cervello non collabora! Proprio al momento giusto il mio cervello è andato in vacanza!

“Già…e tu sei M&M?”

Mi ha parlato!!! Sono al settimo cielo!!! Si ma mi devo calmare perché altrimenti finisco per fare una figura del c***o e non è proprio quello che voglio.

“Già…emh…non mi aspettavo che fossi tu”

Ma che dico? Così sembra che non lo voglio vedere. E poi perché sto diventando rosso in viso? Per fortuna lui riprende a parlare e il mio rossore se ne va dal mio viso.

“Senti, forse è meglio che ci presentiamo meglio. Io sono Michele e tu?”

Allora avevo capito bene. Ora però mi devio calmare.

Riprendo a parlare:

“Io sono Mirko”

Lui propone di andare al bowling ed così ci dirigiamo verso l’edificio. Giochiamo, e siccome io sono tutto preso da lui, perdo, nonostante me la cavi abbastanza al bowling.

Andiamo a sederci in un bar e prendiamo un gelato, parliamo di tutto e scopro che mi trovo benissimo con lui. Purtroppo lui se ne deve andare dopo un paio d’ore perchè suo padre non sa che è fuori.

Ci salutiamo, ma non sono per niente dispiaciuto perché so che domani lo rivedrò.

 

 

 

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Capitolo 5
*** Tutto può succedere ***


Tutto può succedere

Tutto può succedere

 

Che giornata stupenda!!! Non mi aspettavo per niente che M&M fosse lui e inoltre pensavo che non avrei mai avuto il coraggio di parlargli! Che fortuna!!! Sono al settimo cielo! Mi sono trovato bene con lui e non mi sentivo per niente a disagio. Chi pensava che colui con cui chattavo fosse lui? Praticamente sia io che lui sappiamo tutto l’uno dell’altro. E’ come un fratello. Certo che parlarci faccia a faccia è stato diverso che chattare. Ma questo non vuol dire che non dovremo più sentirci via computer.

Salgo le scale soprappensiero, ripensando a ciò che mi era successo nel pomeriggio, e finalmente riesco ad arrivare a casa. Sono troppo felice per lamentarmi che l’ascensore è come al solito occupato e che mi tocca fare cinque piani a piedi. Ma cosa mi sta succedendo? Bha…non voglio perdere tempo riflettendo sul perché mi trovo troppo bene con lui, perché alla fine finirei per impazzire. So per certo che il mio cervellino finirebbe per fondere, quindi preferisco non pensare. Prendo le chiavi dallo zaino e apro la porta. Aprendo la porta sento rumori in cucina. Sarà mio padre; infatti appena entro lì, lo vedo trafficare con le pentole. So già che stasera compreremo la cena fuori. Mio padre no ci sa proprio fare in cucina e da quando mia madre non c’è più, non facciamo altro che mangiare cibi surgelati, precotti, o comprati fuori.

Tutto sommato mi trovo comunque bene con lui; non sarà un padre presente, ma almeno mi vuole bene. Lo saluto e mi chiudo in camera mia. Riaccendo il telefonino e vedo se c’è posta elettronica sul computer. Mi stupisco quando vedo un e-mail di Mirko. Proprio non me l’aspettavo!

Apro l’e-mail e comincio a leggerla:

 

Ciao Miky,

oggi è stata una giornata fantastica! Non mi aspettavo niente del genere e ti ringrazio perché se ho passato tutto questo è merito tuo. Spero solo che tu non ti sia pentito e voglia frequentarmi ancora.

A domani!

 

Cavolo! Non pensavo proprio di sentirlo così presto. Sono felice! Forse ho veramente trovato un amico ed era una cosa che non mi accadeva da tanto tempo. Tranne pochi tutti coloro che ho conosciuto si sono rivelati dei veri s*****i approfittatori…ma chissà! Magari, e lo spero proprio, con Mirko sarà diverso. Sento mio padre chiamarmi dalla cucina, mi dice che la cena è in tavola. Decido che scriverò dopo l’e-mail, ma dopo aver mangiamo mi metto sul divano davanti la tv e mi addormento.

E’ mio padre che l’indomani mattina mi sveglia per andare a scuola. E’ tardi e come al solito io impiego un’eternità a vestirmi e nonostante faccia tutta la strada di corsa arrivo a scuola in ritardo.

Appena arrivo al piano dove si trova la mia classe, noto che la porta è chiusa e questo vuol dire che il professore è già in classe. Faccio il corridoio tutto di corsa, ma non è che il risultato cambi di molto! Mi rassegno e mi preparo psicologicamente a ciò che mi aspetta.

Infatti, appena apro la porta il professore mi guarda con rimprovero e comincia a fare una ramanzina che però non ascolto perché sono troppo impegnato per incrociare lo sguardo di Mirko. Finalmente lo trovo e gli sorrido e lui mi ricambia il sorriso. Cerco anche Stella, l’unica persona degna di attenzione in questa classe, e la vedo seduta nel banco dietro quello di Mirko. Mi siedo accanto a lei dopo essermi sorbito la ramanzina del prof e cominciamo a parlare. Il professore comincia la lezione e io sono incuriosita da come Mirko, questa volta è attento a scuola.

Racconto a Stella di quello che è successo ieri e lei mi ascolta interessata.

“Certo che è curioso quello che è successo. Tra tutti gli abitanti di questa città, quello con cui chattavi era proprio lui”

 “Già…uno scherzo del destino. Uno scherzo che però ha realizzato il mio desiderio. E’ da ieri che volevo conoscerlo, e adesso mi sembra di conoscerlo da una vita.

A un certo punto noto che il viso di Stella si corona di tristezza

“Come ti invidio…”

Perché mi dice questo? Che vogliono dire queste parole? Purtroppo non abbiamo il tempo per chiarire perché il professore ci rimprovera e noi dobbiamo fingere di seguire la lezione.

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Capitolo 6
*** Il mio cervello pensa troppo!!! ***


Mi dirigo verso casa

Il mio cervello pensa troppo!!!

 

Mi dirigo verso casa. Questa volta me la prendo comoda. Non sono mica in ritardo!!! E’ una giornata da ricordare!!! Comunque è meglio che mi do una smossa che devo finire i compiti che ci hanno lasciato. Arrivo a casa in circa quindici minuti e questa volta c’è solo mio padre. mia madre è andata a portare il mio marmocchio dal pediatra. Sono un po’ di giorni che non sta bene. Speriamo che non sia niente di grave.

Saluto il mio babbo e mi metto in camera a studiare. In un attimo finisco la matematica e il latino, ma mi manca l’analisi della poesia. Cavolo!!! Detesto l’italiano!!! Vediamo di chi è la poesia!

E’ di Montale…e che palle!!! In dieci minuti finisco l’analisi. Non è che mi sia impegnato molto, quindi l’analisi fa schifo, ma proprio no ce la faccio a fare più di così…il prof si dovrà accontentare!

Prendo il mio diario della Smemo e vedo che non ho più niente da fare per domani! Meglio così. Lo chiudo e lo rimetto nello zaino, anche perché non ho voglia di fare i compiti per i prossimi giorni!

Accendo il computer e vedo se c’è posta elettronica. Niente da fare…oggi non mi scrive nessuno. Ma perché non scrivo un’e-mail a Michele? No, forse è meglio di no. Mi potrebbe giudicare ossessivo ed è l’ultima cosa che voglio!

Però…un’e-mail…non può essere tanto grave se gliene mando una.

Ho deciso!!! La scrivo. Impiego un’infinità di tempo per decidere cosa scrivere: non voglio che capisca che mi piace, ma non voglio che pensi che di lui non mi importa niente.

Alla fine riesco a scrivere questa maledetta e-mail che mi sembra abbastanza decente e gliela invio. Chissà cosa penserà! Ve !!! Quello che è fatto è fatto!!!

Spengo il computer perché non so quello che la mia testa malata potrebbe ordinarmi di fare. Vado in cucina e vedo che il mio fratellino gira per tutta la stanza ( Mi sa proprio che non ha niente questo qua! Sta benissimo), mia madre che cucina e mio padre che la aiuta. Mi avvicino e prendo il marmocchietto in  braccio e comincio a fargli il solletico. Le sue risate risuonano in tutta la cucina e vedo mia madre che comincia a piangere e si ritira nella sua stanza.

Cosa le sarà successo?

Vorrei andarle a chiedere perché piange, ma il mio fratellino non mi lascia un attimo in pace e quindi non posso fare quello che volevo. Fortunatamente mia madre torna dopo dieci minuti in cucina e la mia preoccupazione se ne va via. Chissà perché ha cominciato a piangere!!! Poi però vedo che mia madre stava tagliando le cipolle e forse è quello il motivo per cui piangeva.

Finalmente il mio fratellino è sfinito e decide che è meglio guardarsi i cartoni e si appoggia sulla mia spalla per guardarli. Quanto è tenero!!! Ha solo cinque anni ma già è un bambino molto sveglio. Dopo un po’ cado in un sonno profondo e penso che i miei abbiano preferito non svegliarmi dato che ora mi ritrovo sul divano e ho un mal di schiena bestiale. Prima o poi devo dire ai miei di cambiare questo maledetto divano perché fa veramente schifo.

Penso che ieri sera mio padre abbia preso in braccio il marmocchio e lo abbia portato a letto, perché non è qui accanto a me. Lui può essere portato a letto da mio padre, io penso di essere un “pochino” pesante. Contro la mia volontà mi alzo, prendo i vestiti dall’armadio, cercando di fare il meno rumore possibile per evitare di svegliare il marmocchio, e vado a lavarmi.

Dopo una mezz’ora sono pronto, prendo lo zaino e un toast al volo, e dopo aver salutato tutti percorro la strada per andare a scuola. Da casa mia ci vogliono all’incirca dieci minuti, ma siccome di mattina sono come un ghiro che si è appena svegliato dal letargo, impiego più di un quarto d’ora per farla, infatti come al solito, arrivo in classe proprio quando il professore sta per entrare. Mi dirigo verso il mio banco e osservo tutta la classe.

Cavolo, Michele non c’è! Che si sia arrabbiato per quello che ho fatto ieri?

Spero di no!!!

Sto cominciando a disperarmi!!!

Per favore Miky…vieni!!!

Ma che dico a me stesso di far vanire Michele? Ma che discorsi sono? Cavolo!!! Comincio a delirare!!

Toc toc

Chi può venire a scuola a quest’ora con un quarto d’ora di ritardo? Vedo che sta entrando. Mi volto e vedo che entra Michele. Gli sorrido e vedo che anche lui ricambia.

Poverino!!! Gli tocca sorbirsi la ramanzina del prof. Sorrido tra me e me perché vedo che non sta ascoltando una parola di quello che dice il professore. penso che anch’io farei lo stesso. Comunque adesso il prof ha finito e comincia a spiegare. Michele si mette accanto a Stella e si mettono a parlare. Chissà cosa si diranno!!! Sono un tipo molto curioso!!! Ho paura che lui parli della mia e-mail e cominci a prendermi anche lui per il c**o. Ma che vado a pensare? Ieri si è dimostrato un vero amico perché dovrebbe comportarsi così?!

Mi desto dai miei pensieri solo quando il prof. rimprovera Stella e Michele perché chiacchierano troppo.

A me pensare fa male!!! Perché mi complico la vita? Vedremo cosa penserà di me Michele quando parleremo.

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Capitolo 7
*** La mia nuova vita ***


La mia nuova vita

La mia nuova vita

 

“Ragazzi che giornata!!!

Siamo a ricreazione e io sono seduto sul mio banco a parlare con Stella e Mirko. Non so perché, ma ho ancora le parole di Stella che mi rintronano nella testa. Che avrà voluto dire? Mah…le ragazze sono troppo complicate da capire. Osservo i mie amici: vedo che parlano di tutto e capisco che si conoscono davvero bene e provo un po’ di invidia nei confronti di Stella. Anch’io vorrei conoscere così bene Mirko…va …tanto abbiamo tutto il tempo per conoscerci!!! Oggi finalmente Stella si è riavvicinata a Mirko, dopo tanto tempo che non si parlavano e io non voglio sciuparle questo momento! Infatti con la scusa di dovere andare in bagno comincio a fare una passeggiata per la scuola. Torno in classe solo appena vedo entrare il prof. (Non voglio avere un’altra ramanzina…una stamattina è bastata…e avanzata!!!) e mi siedo al mio posto.

Il professore di italiano sta interrogando alcuni miei compagni e io posso tranquillamente distrarmi. Ma perché stavo così male quando mi sono allontanato dalla classe? Più che altro sono stato male perché mi sono allontanato da Mirko! O perché mi sono allontanato da Stella? Certo…se stavo male per la lontananza da Stella potrei anche capirlo, è una ragazza e potrei essermi innamorato…ma se sono stato male perché mi sono allontanato da Mirko?! Aiuto non ci capisco più niente!!! La ciliegina sulla torta è che cominci a parlare da solo e così posso considerarmi veramente pazzo!!! Che bella notizia!!! Sono pazzo!!! Aiuto!!! Ho bisogno d’aiuto!!!

Prendo la mia Comix dallo zaino e cerco di disegnare…finalmente smetto di pensare!!!

Disegnare mi rilassa ed è come se mi estraniassi dal mondo. Infatti non mi accorgo che il professore ha finito di spiegare ed è già uscito dalla classe. Solo quando Stella mi sventola la mano da vanti mi sveglio e ritorno sulla terra.

“Ehi!!! Sei tra noi? Stella chiama Michele!!! Stella chiama Michele”

“E piantala!!!” ma questa è la voce di Mirko. Che vorrà fare? “Non vedi che per ora è distratto perché sta disegnando? Lascialo fare! Appena finirà il disegno tornerà tra noi” Cavolo!!! Mirko mi ha difeso!!! Perché mi sento al settimo cielo? Forse è meglio che ritorni in me! Ma è così bello sentire cosa dicono gli altri!!! Vorrei rimanere così, a sentire i loro discorsi, ma la mia stupida coscienza mi dice che non è giusto e allora mi desto dai miei pensieri.

“Il bello addormentato nel bosco si è svegliato ed è ritornato tra noi comuni mortali!”

Dai Ste!!! Piantala!!!” Ma non dico queste parole in modo arrabbiato, ma scherzoso. In fondo anche Stella sta scherzando.

Continuiamo a chiacchierare finché il bidello non ci chiama per dirci che dobbiamo scendere in cortile nell’ora di educazione fisica. Metto tutto nello zaino, ma inavvertitamente faccio cadere la Comix che si apre nella pagina dove stavo disegnando. Mirko si china,lo raccoglie ma prima di cedermelo guarda il disegno.

“Cavolo!!! E’ stupendo”

Effettivamente me la cavo a disegnare, ma mio padre non ha mai voluto che frequentassi un corso di disegnò, né che facessi il liceo artistico.

…grazie”

Anche Stella osserva il disegno incantata. Chissà perché poi!!! E’ solo un disegno!!!

Continuano a guardare quell’”opera” ,(se la posso definire tale), fino a quando ci accorgiamo che siamo in un tremendo ritardo e che ci toccherà sorbirci un’altra ramanzina. Bene…due ramanzine in un giorno…peggio di così!!!

Invece mi sbaglio. Perché il prof. non solo ci fa una ramanzina lunga mezz’ora, ma per la restante ora ci fa correre fino a sfinirci e in più ci fa sistemare tutti gli attrezzi.

Questa è quella che si dice una giornata no!

Finalmente, anche se letteralmente a pezzi, usciamo da questo carcere dove facciamo i lavori forzati. Io e Stella salutiamo Mirko davanti il portone e ci incamminiamo verso casa, infatti ho saputo che la mia nuova amica abita vicino casa mia quindi possiamo fare la strada insieme. Stavolta sono io che prendo il discorso:

“A ‘Ste… in classe, nell’ora di mate, quando ti raccontavo cos’era successo ieri mi hai detto che mi invidiavi…ma perché?”

“Senti Miky…dimentica quello che ho detto…non è niente…veramente! E smettila di fissarmi!!!

Mi sa che si è accorta che la fissavo…va ….meglio lasciar perdere…me lo dirà lei quando si sentirà pronta. Siamo arrivati davanti il portone di casa sua e ci salutiamo. Da casa sua a casa mia ci saranno si e no 200 m,quindi in pochi minuti sono a casa.

Come al solito il mio papino non c’è…va bene lo stesso…ormai sono abituato a stare in casa da solo.

Mi preparo qualcosa di veloce da mangiare,(sono un ragazzo modello!), e comincio i compiti che devo finire entro il primo pomeriggio, perché poi ho un appuntamento al quale non posso e non voglio mancare.

  

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Capitolo 8
*** La mia vita non va più bene ***


Finalmente è arrivata la ricreazione e io comincio a parlare con Michele e Stella

La mia vita non va più bene.

 

Finalmente è arrivata la ricreazione e io comincio a parlare con Michele e Stella. Parliamo di tutto e penso che la mia amica Stella mi è mancata. Quando i miei compagni hanno scoperto il mio segreto, tutto il mondo mi è caduto addosso e per paura di essere giudicato anche da lei, alla quale avevo nascosto tutto, lo allontanata. Ma ora penso che è stato uno sbaglio. Più volte lei mi ha cercato, ma io ho anche cambiato scheda pur di non farmi trovare. Però adesso mi pento!!! Con Stella ristabilisco il rapporto che c’era un tempo e forse Michele si sente escluso perché a un certo punto lo vedo uscire dalla classe. Dice di dover andare in bagno, ma sta fuori tutta la ricreazione e rientra nello stesso momento in cui il professore passa la porta della nostra classe. Va a sedersi, ma probabilmente lo fa perchè non vuole beccarsi un’altra ramanzina. …in questo lo capisco. Mi giro verso di lui e vedo che è concentrato sul suo diario…chissà cosa sta facendo!!!

M*****a quant’è bono!!!

Meglio che mi giri e faccia finta di seguire altrimenti qualcuno noterà il mio rossore in viso. Seguo il resto della lezione abbastanza attento, perché è l’unico modo per non pensare a lui e,alla fine dell’ora d’italiano, lo vedo ancora concentrato su quel cavolo di diario. Quanto vorrei che mi osservasse così attentamente…ma che cavolo dico!!! Non devo pensare questo genere di cose perché poi non so cosa può fare il mio cervellino e quindi è meglio che mi desti dai miei pensieri. Mi volto verso Stella, che sta sventolando la mano davanti Michele e io cerco di dissuaderla e di farlo lasciare in pace. Alla fine come al solito ho io la meglio e Stella smette di infastidirlo , anche perché anche lui si riprende dal suo letargo.

Non possiamo nemmeno iniziare una discussione perché il bidello ci chiama per scendere in cortile…

Che palle!!! Anche perché non ho un momento per stare da solo con Michele!!! E’ vero che mi piace stare con Stella, ma perché ci sta così attaccata? Non posso rimanere neppure un attimo solo con lui!!!

Aspettiamo Michele che si sistemi lo zaino,(io l’ho sistemato durante l’ora  di italiano),  ma con un movimento brusco Michele fa cadere il suo diario che si apre proprio nella pagina dove stava disegnando. Io lo raccolgo, ma il mio sguardo si posa sul disegno che raffigura un angelo. E’ veramente stupendo!!!

Porgo il diario a Michele e gli dico che il disegno è veramente stupendo. Anche Stella è del mio stesso parere e rimaniamo così tanto tempo ad ammirare quel disegno che non ci accorgiamo che è già passato un pezzo e dobbiamo scendere giù in cortile. Facciamo le scale tutte di corsa, pregando affinché il professore non si accorga della nostra assenza, ma appena arriviamo ci capiamo che il professore ha notato la nostra assenza e non solo ci fa prendere e sistemare gli attrezzi ginnici, ma ci fa fare una corsa per tutta l’ora restante.

Finalmente usciamo da questa schifosissima scuola e dopo aver salutato Michele e Stella, mi dirigo verso casa. Guardo l’orologio e penso che a casa dovrebbe esserci solo mia madre perché mio fratello è a scuola e mio padre a lavoro.

Finalmente arrivo a casa e non vedo l’ora di distendermi sul letto e guardare la tv, ma appena entro a casa mi preoccupo perché non sento alcun rumore, ma solo un pianto forte e disperato. Cosa sarà successo? Butto davanti la porta il mio zaino e cerco di orientarmi per capire da quale stanza viene il pianto. Giro tutta la casa e alla fine l’unica stanza dove non sono entrato è la camera dei miei e capisco che il pianto viene da lì e ha avuto origine da mia madre.

Perché mia madre sta piangendo?

Cerco di entrare, ma la porta della stanza è chiusa a chiave. Comincio a battere i pugni sulla porta, ma niente! Mia madre non apre. Provo inutilmente di sfondare la porta, ma il risultato è che mi faccio male alla mano e questa comincia a sanguinare. Non me ne frega niente della mano!!! Comincio ad urlare e a piangere. Non mi importa se sembrerò un bambino, ma per ora l’unica cosa che mi importa è entrare in quella maledetta stanza. Forse per paura che buttassi giù la porta o preoccupata per i miei pianti e le mie urla, mia madre apre finalmente la porta. Io entro subito e stavolta sono io che chiudo la porta a chiave per evitare che lei scappi per non darmi spiegazioni. Io la osservo e lei fa lo stesso. Ci fissiamo negli occhi fino a quando mia madre li abbassa e va a sedersi sul letto.

“Mirko…forse è meglio che ti dica perché piangevo. Il motivo è…il tuo fratellino”     

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Capitolo 9
*** Rivivere il passato ***


Eccomi qua

Rivivere il passato

 

Cavoli ragazzi…sono arrivata al nono capitolo!!! E chi se lo aspettava??? Eppure siamo qui!!! Spero tanto che questa storia vi interessi e ringrazio tutti coloro che finora hanno recensito e mi hanno consigliato.

 

Finalmente ho finito i compiti e, dopo aver preso il portafoglio e il cellulare, esco da casa e mi dirigo al cimitero. Per arrivarci devo prendere due autobus, e anche se la stanchezza si dovesse fare sentire, verrò lo stesso perché ancora non sono venuto a salutarvi.

Eccomi qua! Che strano effetto fa trovarsi qui dopo tanto tempo.

Mi avvicino alla tomba di mia madre e della mia sorellina e comincio ad accarezzare le foto.

“E’ tanto che non venivo a trovarti eh mamma? Ma lo sai no? Papà ha dovuto viaggiare spesso e io ho dovuto seguirlo anche se avrei preferito rimanere in questa città. Sai venirvi a trovare mi mette sempre un po’ di tristezza, ma non mi sono mai pentito di essere qui.

Dai miei occhi scende qualche lacrima.

“Mamma…mi manchi tanto! Tornare qui dopo tanto tempo riapre una ferita che pensavo si fosse rimarginata, ma capisco che nulla potrà farmi dimenticare quello che è successo tre anni fa. Come si sta lassù? Anche perché penso che tu e Sara non potete che trovarvi in Paradiso, perché quello è il posto adatto a due angeli.

E tu piccolina?” Mi scende di nuovo un’altra lacrima .”Come stai? Ti manco? Tu si piccolina e non sai quanto mi spiace non aver potuto passare più tempo con te. Sicuramente saresti stata una bellissima ragazza. Perdere te è strato molto doloroso, e il fatto di essere gemelli ha peggiorato le cose”

Comincio a prendere i fiori che avevo comprato e comincio a sistemarli al posto di quelli ormai secchi. Quanto mi mancano!!! Avevo promesso a me stesso di essere forte, ma capisco che non ci riuscirò mai. Dopo aver buttato i fiori secchi, prendo una collana che avevo comprato tanto tempo fa a Roma, con un ciondolo che raffigurava un angelo e la metto sulla tomba della mia sorellina.

“Ehi Sara!!! Questa l’ho comprata tanto tempo fa per te e finalmente oggi posso dartela. La collana aveva due ciondoli, uno è quello che ora hai tu e uno l’ho io. In questo modo saremo sempre insieme.”

Dopo aver accarezzato nuovamente le foto di mia madre e di mia sorella, mi incammino verso l’uscita. Voglio tornare a casa e chiudermi in camera mia, perché ogni volta che vengo a trovarle, sento dentro di me una strana tristezza e per questo motivo mi isolo.

E’ una cosa che dura pochissimo tempo, ma durante quei momenti, voglio stare da solo.

Finalmente sono a casa e subito mi ritiro in camera. Mio padre non mi chiede nulla, penso che abbia già capito dove sono stato e penso che già sapeva che sarebbe stata una delle prime cose che avrei fatto, e per questo lo ringrazio. Non me la sento di parlare, né di accedere il computer, né di vedere se ci sono sms nel telefonino. Stacco anche il telefono che ho in camera.

Per oggi non voglio che niente e nessuno mi disturbino.

Mio padre bussa alla mia porta chiedendomi se ho fame, ma io non ho voglia né di mangiare né di rispondere a mio padre; tanto so che capirà le mie intenzioni.

Infatti, dopo un po’, sento i passi che si allontanano dalla mia porta.

Adoro mio padre!!! Non so come, ma anche se ci vediamo e parliamo poco, lui mi sa capire. Forse questo legame è nato dopo la morte di mamma.

Forse è meglio che riposi un po’. Chiudo gli occhi, e finalmente, dopo tanto tempo, riesco ad addormentarmi. Purtroppo non è un sonno tranquillo.

Anzi…

Tutta la notte nella mia mente comincio a rivedere tutte le immagini dell’incidente. Rivedo la macchina di mia madre che sbanda, mia sorella ferita, l’ospedale…

Al mio risveglio  mi ritrovo tutto sudato. Mi alzo e mi dirigo verso il bagno per darmi una sciacquata e passando dalla cucina vedo mio padre con una foto di mia madre in mano.

Cerco di fare silenzio…non voglio disturbarlo. Posso capire come si sente. Anch’io ieri provavo quello che adesso prova lui. Guardo l’orologio: sono le 7:00. Comincio a prepararmi. Magari oggi posso arrivare puntuale a scuola…

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Capitolo 10
*** Perchè? ***


Bè…vi ricordate di me

Perché?

 

…vi ricordate di me? Sono ancora qui. (Ndt: Peccato!) Va …non voglio annoiarvi ancora…voglio solo chiedervi il favore di non ammazzarmi appena arrivate alla fine del capitolo ok?Lo so che è triste e anch’io mi stavo mettendo a piangere, ma…

Cmq…detto questo comincio la ff.

 

 

“Mirko…forse è meglio che ti dica perché piangevo. Il motivo è…il tuo fratellino” 

Che cosa significa mamma? Cosa mi devi dire? Ma perché non riesco a parlare? Perché le parole non mi escono dalla bocca? Mamma ti prego continua perché io non posso chiedertelo.

“Ieri sono stata dal medico” Comincia a piangere. Cos’è successo ieri>? Che cos’ha il mio fratellino? “Dopo aver visitato Luca, ha voluto parlare con me in privato…”

I singhiozzi le impediscono di parlare. No mamma ti prego continua! Voglio sapere cosa sta succedendo. Cos’ha Luca? Perchè non riesco a parlare?

“Mirko…a tuo fratello non rimane molto da vivere” A questo punto comincia a piangere ininterrottamente. Io comincio a urlare, a sbattere i pugni sui mobili e la mia mano ricomincia a sanguinare. Mi fermo perché questa volta la mano mi fa veramente male. Finalmente il mio cervello mi consente di parlare.

“Mamma…che cos’ha?”

Mia madre si incupisce. “Ha un tumore alla gamba e presto non potrà più camminare e... Mia madre non riesce a concludere la frase perché ricomincia a piangere.

“No…non può essere!” Solo queste parole mi escono dalla bocca. Corro a chiudermi in camera mia e lì comincio a piangere. Perché è successo? Perché? Che cosa ha fatto di male il mio fratellino? Per favore ditemi che è un incubo!!! Cerco di fasciarmi la mano, perché sta sanguinando troppo, ma il risultato fa schifo. Non mi importa. Per ora quello che mi interessa è il mio fratellino.

Mi distendo sul letto,comincio a piangere ma non so quante ore passano, non me lo ricordo più, so solo che mi sveglio solo quando mio fratello mi bacia sulla guancia e mi chiama.

“Milko!!! Milko!!!” Mi sveglio e lo guardo. Quanto adoro quando mi chiama per nome!!! Detto da lui, con la sua erre moscia, il mio nome sembra più bello. Mi asciugo le ultime lacrime che erano sul mio viso cercando di non fargli capire quello che stavo facendo, ma il mio fratellino, nonostante tutti i miei tentativi, se ne accorge.

Pelchè piangi?”

piccolino” lo prendo in braccio “Piango perché cadendo mi sono fatto male. Ma non è nulla di grave” Lui mi si avvicina e mi bacia la mano.

“Ecco! Ola non ti farà più male!”

E detto questo, scende dalle mie gambe e va in cucina.

Chiudo la porta e mi rimetto a piangere.

Nonostante mi ripeta un’infinità di volte che non devo piangere, non riesco a trattenermi.

Mi riaddormento sul letto e mi sveglio a notte inoltrata a causa della fame. Non ho mangiato né a pranzo né a cena e il mio stomaco comincia a brontolare.

Mi dirigo senza fare rumore in cucina e mi preparo un panino, ma mi accorgo che non sono solo. Anche mio padre non riesce a dormire. Mi siedo accanto a lui. Provo a mangiare il panino, ma solo ora mi accorgo che non ho fame. Lo poso sul tavolo e mi risiedo accanto a mio padre. Rimaniamo un bel po’ in silenzio e immobili. E’ lui che quando vede la mia mano si alza, va a prendere la cassetta del pronto-soccorso e dopo avermela disinfettata, me la fascia. Sono io che interrompo il silenzio.

“Papà…non c’è alcuna possibilità di far guarire Luca?”

Mio padre mi parla, ma sento nella sua voce un senso di rassegnazione.

“Potrebbe essere operato, ma l’operazione potrebbe non riuscire”

Il mio volto invece si accende di speranza e non capisco la rassegnazione nella voce di mio padre.

“Papà…ma allora c’è una possibilità”

“Mirko, senti…solo un miracolo potrebbe fare guarire tuo fratello. Le possibilità che l’operazione riesca è minima”

“Papà…ma tentiamoci”

“Noi ci tenteremo…ma ti conviene rassegnarti o altrimenti rimarrai deluso.”

Queste sono le ultime parole di mio padre che poi si alza e va a letto. Non credo riuscirà a dormire e penso che neanche io dormirò.

Infatti passo tutta la notte in bianco. Mi alzo prima di tutti,per oggi non voglio vedere nessuno, ed esco prima che i miei si sveglino.

Non so cosa farò adesso, sicuramente voglio rimanere da solo.

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Capitolo 11
*** Dove sei? ***


Wow…per la prima volta sono puntuale

Dove sei?

 

Wow…per la prima volta sono puntuale. Non ci credo!!! Salgo le scale con calma, per una volta non devo correre per cercare di essere puntuale, ed entro in classe. Sono quasi tutti in classe. Mi giro sorridente e con lo sguardo cerco Mirko. Ma dove cavolo si è cacciato? Non c’è neanche il suo zaino quindi o non è venuto a scuola o oggi è in ritardo. Intanto è meglio che mi sieda al mio posto altrimenti se entra il prof mi fa un’altra ramanzina e direi che ne ho abbastanza. Sono arrivato qui da due giorni e già ho ricevuto due ramanzine.

“Ciao Ste’!! Come mai Mirko non c’è? Ne sai qualcosa?”

“Ciao Miky! No mi spiace; non ho la più pallida idea del perché Mirko non è venuto. Di solito non si assenta mai!”

“Può darsi che arrivi in ritardo…”

Anche se non credo che Mirko possa arrivare in ritardo, potrebbe sempre succedere”

Non so perché, ma sono preoccupato. Non è da Mirko arrivare in ritardo, ma come dice Stella potrebbe esserci una prima volta. A prima ora abbiamo biologia, ma io non seguo una parola di quello che dice perché sono preoccupato…cosa ti è successo Mirko? Dove sei?

Stella mi osserva…forse ha capito a chi penso? Non mi interessa…può pensare quello che vuole. Mi giro e la osservo: sta prendendo appunti…ma perché me la prendo con lei mentalmente? Non mi ha mica detto niente…forse anche lei è preoccupata per Mirko!!!

Cavolo…devo stare ancora quattro ore a scuola ed io non vedo l’ora di andare a casa e accendere il computer per vedere se lo rintraccio…

Ma ora che ci penso…che cavolo dico?! Non c’è bisogno che aspetto la fine delle lezioni…che stupido!!! Dove ho messo il telefono? Lo cerco disperatamente del giubbotto e anche se il professore mi rimprovera più volte,(In due giorni tre ramanzine…sto diventando bravo a violare le regole XD), io continuo la mia ricerca.

Dove cavolo l’ho messo? Ma perché sono così disordinato? E poi perché quando cerco una cosa non la trovo mai? Ah…finalmente ti ho trovato, maledetto telefonino…ah ah ah…cercavi di scappare? Ma io ti ho preso…ma? Un momento! Che faccio?!Comincio a delirare? E in più parlo con il telefono? Certo che la mancanza di Mirko fa certi scherzi…

Ve …ci penso dopo in quale manicomio mi devo fare rinchiudere…per ora devo trovare una scusa per uscire dalla classe…dai cervellino…collabora…(ora mi metto a parlare col mio cervello…ci mancava solo questo…) Che idea!!! Grazie cervellino…

“Professore…argh..non mi sento per niente bene”

“Ah si? Fino a poco fa mi sembrava tu stessi meglio di me!!!”

I miei compagni cominciano a ridere…non hanno tutti i torti. Fino a poco fa non stavo un attimo fermo e adesso dico che sto male? Ma a chi la devo dare a bere? Comunque adesso il problema è un altro:cosa mi invento adesso?

Devo convincere il prof a farmi uscire…

“Professore…per favore.!!! Posso uscire un attimo?” Non so se per i miei occhini dolci o perché non può più sopportarmi in classe, il professore mi dà il permesso per uscire. Evviva!!!Ho vinto!!!

Ora però è meglio che mi calmi e dopo aver preso il telefonino cerco il suo numero nella rubrica. Finalmente l’ho trovato e lo chiamo. Forse però e meglio che lo chiami dal bagno, non vorrei che mi vedesse qualche professore. Per fortuna il telefono è libero. Comincia a squillare continuamente, ma all’improvviso mi dà il segnale di occupato. Come mai Mirko non vuole parlarmi? Provo a richiamarlo, ma questa volta c’è la segreteria telefonica. Cosa succede? Forse è meglio che ritorni in classe, altrimenti il prof si i*****a. Entro in classe e mi dirigo verso il mio banco. Cosa ti è successo Mirko? Ora sono davvero preoccupato…Che ce l’abbia con me? Credo di no…non avrebbe il motivo…perché sto cominciando a piangere?

Miky…ma che hai?”

Stella si volta verso di me. Penso che abbia visto la lacrima che attraversa il mio viso.

“Niente Stesono solo preoccupato. Mirko mi ha chiuso il telefono in faccia. E siccome non gli ho fatto niente, ho paura che gli sia successo qualcosa.

Miky, stai tranquillo. Magari ti ha chiuso il telefono in faccia perché stava dormendo e non voleva essere disturbato. Potrebbe essere! A tutti capita un attacco di pigrizia!”

“Spero solo che sia come dici tu” Anche se conosco Mirko da poco, mi sembra di sapere tutto di lui. Dopotutto non ci siamo conosciuti via chat? E sono convinto che le cose che lui scriveva erano vere.

Neanche a ricreazione riesco a darmi pace. Sto tutto il tempo con il telefonino e tento di chiamarlo, ma mi risponde sempre la segreteria telefonica.

Vengo interrogato in matematica, ma la mia interrogazione fa schifo e mi becco un tre. Ma non me ne importa niente. Mirko…cosa ti è successo?

Finalmente dopo l’ora di religione torno a casa. Non aspetto neanche Stella. Mi spiace per lei, ma per ora ho una cosa più importante da fare.

Faccio la strada tutta di corsa e rischio di essere investito più volte, ma fortunatamente arrivo a casa sano e salvo. Sono sola come al solito, a quest’ora mio padre sarà al lavoro, e dopo aver chiuso la porta e aver buttato lo zaino sul divano mi dirigo in camera mia e accendo il computer. Vedo se c’è posta elettronica…niente!!! Neanche una sua e-mail. E non è neppure in chat!!! Dove può essere?

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Capitolo 12
*** Viaggio nel passato ***


Prima di uscire prendo lo zaino e gli metto qualcosa da mangiare e,di nascosto, mi impossesso della chiave che i miei ritengono in un cassetto della credenza

Viaggio nel passato

 

Volevo pubblicare questo capitolo prima, ma alcuni preparativi per il viaggio me l’hanno impedito. Cmq ecco qua un altro capitolo. Per favore recensite perché ho bisogno di sapere cosa ne pensate altrimenti non riuscirò a migliorare.

1 kiss!!!

 

Prima di uscire prendo lo zaino e gli metto qualcosa di commestibile da poter mangiare appena arriverò lì sul posto e, prima di attraversare la porta, mi impossesso di nascosto della chiave che i miei ritengono in un cassetto della credenza. Che posto stupido!!!Chiunque potrebbe prendere la chiave senza che i miei se ne accorgano. Corro fuori di casa il più veloce possibile (non vorrei che i miei si affacciassero e mi vedessero) e mi dirigo verso la fermata dell’autobus. Aspetto che arrivi il numero 17 che mi porti a destinazione. Faccio il biglietto e mi vado a sedere in un posto libero. Chissà cosa penseranno di me i miei quando leggeranno il biglietto che ho lasciato sul tavolo.

 

Mamma e papà, non vi preoccupate! Tornerò presto. Non mi cercate perché ho bisogno di stare da solo.

 

Spero solo che non si preoccupino. Hanno già troppi casini e non vorrei complicargli le cose. Oggi non me la sento di andare a scuola. Ho bisogno di stare un po’ da solo e riordinare le idee e non ho voglia di vedere o sentire nessuno. Non mi va neanche di sentire Michele, anche se devo ammettere che mi manca.

Mi volto e vedo che sono già arrivato. Scendo e dopo, aver camminato per dieci minuti, arrivo nella mia casetta.

La guardo: è rimasta tale, anche se è passato tantissimo tempo dall’ultima volta che sono venuto qui. Questa è la casetta in riva al lago che mio nonno ha regalato ai miei genitori. L’ultima volta che sono venuto qui abbiamo festeggiato il Natale. Quanti ricordi…

Con la mente ritorno a un due anni fa.

 

“Mamma, mamma…Milko mi dà botte”

“Mamma Luca rompe…”

“Sentite! Io e vostro padre dobbiamo finire di addobbare l’albero,quindi cercate di fare i bravi e di non litigare. Perché non andate a giocare in riva al lago?”

“OK”

 

Mi ricordo ancora quando siamo arrivati in riva al lago.

 

“Milko, ci facciamo il bagno?”

“Luca, non rompere!”

“E dai!!!

“Ho detto di no!”

“Uffa!!! Sei cattivo!!!”

 

A un certo punto il mio viso si bagna di lacrime. Mi ricordo ancora,come se fosse ieri, quando a un certo punto sento l’urlo di Luca che era caduto nel lago e non sapeva nuotare. Ricordo che mi sono buttato senza esitare per cercare di salvarlo e ci sono riuscito. Da allora il nostro rapporto è cambiato. Siamo diventati inseparabili. E adesso, dopo due anni, rischio di perderlo di nuovo, solo che questa volta non posso fare nulla per salvarlo. Comincio a piangere ininterrottamente fino a quando non sento squillare il cellulare.

Chi sarà? Non saranno i miei perché penso che abbiano capito che voglio stare solo e rispetteranno le mie idee. Allora chi può essere? Guardo il display del telefonino. Non può essere Michele. Mi strofino gli occhi pensando di aver avuto un’allucinazione e osservo nuovamente il mio telefonino. Non mi sono sbagliato: è Michele.

Ora che faccio? Non ho voglia di parlargli, mi inonderebbe di una serie di domande e per ora io non me la sento di rispondere. Anche se so che me ne pentirò gli blocco la chiamata e spengo il telefonino.

Poi gli spiegherò il perché l’ho fatto e spero che mi capisca.

Entro in casa e vedo che è piena di polvere. Dopotutto sono due anni che non veniamo.

Mi dirigo verso lo stanzino e prendo la scopa per rendere vivibile questo posto. Per fortuna i miei hanno continuato a pagare luce e gas e quindi posso stare in questa casa per tutto il tempo che mi serve per chiarirmi le idee.

Non so quanto resterò qui. So solo che tra qualche tempo perderò mio fratello.

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Capitolo 13
*** La verità ***


Mi chiudo in camera mia, non vorrei che mio padre mi veda piangere e mi chieda spiegazioni, anche perché cosa dovrei rispondere

La verità

 

Mi chiudo in camera  mia, non vorrei che mio padre mi veda piangere e mi chieda spiegazioni, anche perché cosa dovrei rispondere? “Sai papà, un mio amico non è venuto a scuola e io sono disperato e preoccupato?” Non ha senso questa mia preoccupazione!!! E poi perché sono così in ansia per lui? Non mi è mai capitato!!! Mi addormento con la speranza che arrivi subito domani.

Appena si fa mattina, mi lavo e mi vesto ad una velocità pazzesca tanto che mio padre sgrana gli occhi appena mi vede uscire alle 7:00 del mattino. Forse crederà che si sia trattata di un’allucinazione. Sicuramente non potrà mai credere che suo figlio è disperato perché non vede un suo amico da 48 ore. Arrivo a scuola alle 7:30 e spero che da un momento all’altro spunti Mirko. Mentre aspetto penso a quale scusa inventarmi per giustificarmi per non aver svolto i compiti. Ma come potevo pensare a studiare se non avevo altro che Mirko in testa? Ho provato a richiamarlo a tutte le ore, ma il telefono era sempre spento. Comincio a detestare quella voce registrata della segreteria telefonica. Nonostante sia arrivato in anticipo, entro con dieci minuti di ritardo in classe e il professore è così esasperato che oltre una ramanzina mi mette una nota sul registro. Passano così quattro giorni di inferno. Non sono mai stato così male in vita mia.

In questi giorni non ho fatto altro che piangere e sperare che sul mio computer o sul mio cellulare ci fosse una sua notizia. Purtroppo le mie speranze erano vane!!! Non si è fatto sentire e io sono troppo preoccupato. E’ già il quinto giorno che non si fa vedere e questa volta non corro a scuola con il cuore colmo di speranza convinto che lo vedrò in classe.

Oramai il rivederlo è solo un’illusione.

In più ho conquistato una serie chilometrica di ramanzine e note e sono stato più volte mandato in presidenza. Almeno peggio di così non può andare…E invece come al solito mi sbaglio!!! Dato che sono stato trovato per quattro giorni di seguito impreparato e ho risposto ai professori, sono stato sospeso per un giorno.

Evviva!!!

Appena mio padre lo verrà a sapere mi ucciderà. Va …tanto ormai non mi importa nulla. Che campo a fare se Mirko non è accanto a me? Non riesco a capire il motivo della mia disperazione e questo mi confonde di più le idee.

Oggi è il giorno in cui sono stato sospeso e ieri non ho trovato il coraggio di dire a mio padre cos’era successo. Spero solo non lo venga a sapere. Fortunatamente oggi sta al lavoro fino a tardi ed io non corro alcun rischio di essere visto.

Giro per la città per tutta la mattina e mi incammino verso casa soltanto verso l’ora di pranzo. Sono così soprappensiero che non mi accorgo di andare addosso ad una donna.

Oggi è la mia giornata no!!!

Mi alzo e comincio a scusarmi e subito la aiuto a raccogliere la frutta che le ho fatto cadere. La aiuto ad alzarsi e lei mi ringrazia e mi guarda negli occhi. Chissà perché, ma ho l’impressione di avere già visto quegli occhi. Ma dove? Noto che la donna riesce a portare a fatica quei sacchi che le ho fatto cadere e allora mi offro di aiutarla. La sua casa non è lontana e appena arriviamo davanti al portone, lei mi invita dentro casa per un thè. Mi sembra scortese rifiutare il suo invito, così decido di accettare. Dopo averla aiutata con la spesa lei comincia a preparare un thè e io nel frattempo mi guardo in giro. Guardo alcune foto,ma mi fermo alla vista di una fotografia: ecco dove avevo visto quegli occhi!!! Sono gli occhi di Mirko, come avevo fatto a non pensarci!!!

 

“Senta, forse le sembrerò un impiccione, ma lei è la madre di Mirko Petruzzi?”

“Si, sono io. Ma come mai conosci mio figlio?”

“Sono un suo compagno di scuola. Senta sono più di quattro giorni che Mirko non viene più a scuola e io sono preoccupato. Cos’è successo? Dove si trova?”

Lo sguardo di sua madre si incupisce. Forse le ho riaperto una ferita, ma ho bisogno di sapere dove si trova Mirko.

“Immaginavo che Mirko si sarebbe comportato in questo modo. Ero sicura che si sarebbe isolato dal mondo dopo la notizia.

“Quale notizia?” So di fare domande inopportune e sono sicura che ferirò la madre di Mirko, ma ho bisogno di sapere.

Gli occhi della madre di Mirko si riempiono di lacrime, ma nonostante questo riprende a parlare

“Devi sapere che mio figlio adora il suo fratellino e non ne potrebbe fare a meno. Purtroppo…abbiamo saputo….che presto morirà

La signora non ce la fa più e scoppia in un pianto a dirotto. Istintivamente l’abbraccio, anche perché posso capire cosa prova.

“Senta signora, mi spiace averla fatta soffrire, ma voglio sapere una cosa: dove può essere Mirko?”

“Penso a casa dei miei genitori. E’ lì che Mirko ha salvato il fratello quando stava annegando ed è da allora che lo protegge”

“Dove si trova questa casa?”

 “Vicino il fiume. E’ la casa numero 34”

“Grazie signora. Mi scusi per il disturbo”

Detto questo corro e mi incammino verso la fermata dell’autobus. Secondo quello che mi ha detto la signora, dovrei prendere l’autobus n°17 e arriverò vicino al fiume dopo dieci minuti.

Spero solo che Mirko sia ancora lì.

Finalmente arrivo a destinazione e mi metto a correre ad una velocità pazzesca.

E io che odio l’educazione fisica!!!

Finalmente arrivo davanti la casa numero 34. Provo a bussare, ma la porta è già aperta. Cosa sarà successo? Una paura tremenda mi invade tutto il corpo.

Provo allora a chiamare Mirko, ma non mi risponde nessuno. Allora decido ad entrare e in mezzo alla stanza vedo sangue.

Cosa sarà successo? Dove sei Mirko?

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Capitolo 14
*** Disperazione ***


Disperazione

Disperazione

 

Le pulizie di casa impiegano tutto il pomeriggio e la mattina del giorno successivo. Nonostante i miei continuano a pagare la bolletta della luce e del gas, non hanno intenzione di spendere soldi per le pulizie di una casa che non occupano neanche.

A me non dispiace pulire e sistemare la casa, perché in questo modo riesco a tenere occupata la mente e non penso a nulla. Proprio quello che per ora mi serve: non pensare. Ma posso tenere la mente libera per tutto il tempo? Purtroppo no e molto spesso pezzi di ricordi che credevo di avere rimosso riaffiorano nella mia mente.

 

“Mamma…mi compri un cane?”

“No Luca! Anche perché a Mirko non piacciono e non se ne occuperebbe. E poi dobbiamo essere tutti d’accordo se vogliamo comprare un animale. Se vuoi ti posso comprare una tartaruga che non impiega tanto tempo”

“Uffa!!! Vojo un cane!!!”

 

E al suo solito aveva cominciato a fare i capricci. Era un bimbo un po’ viziato!!! Ma forse la colpa era anche mia! Dato che adoravo vedere il sorriso sul suo viso, facevo di tutto per accontentarlo.

E nonostante la mia contrarietà nell’avere un cane in casa, del quale mi sarei dovuto certamente occupare io, dopo qualche giorno sono andato al canile per adottare un cucciolo. Non potrò mai dimenticare il sorriso di Luca quando ha visto il suo cucciolo.

 

Glassie!”

 

Quelle parole…non potrò mai dimenticarle…

Dai miei occhi scende una lacrima e nella mia mente riaffiorano i ricordi.

 

Ricordo che quando i miei compagni hanno scoperto il mio segreto mi sono isolato dal mondo.

Mi vergognavo!!! Sapevo che i miei ne erano a conoscenza…lo avevano capito da un pezzo ed io glielo avevo confermato…ma io mi vergognavo lo stesso.

 

“Milko…posso entlare?”

Come si può dire di no ad un bimbo come lui? Ricordo che quando gli ho aperto la porta lui è entrato lasciando fuori Toby, il cane che gli avevo regalato da cui non si separava mai tranne che per stare con me, e portando dentro la stanza una vaschetta di gelato al cioccolato.

Quetto è pel te. Non so che vuol dire gay…ma se sono tutti come te, vojo essello anch’io”

Il mio viso si illumina e dopo averlo messo sulle mie gambe abbiamo divorato il gelato.

Quel piccolo gesto mi ha fatto tornare il buon umore e mi ha fatto dimenticare tutti i miei guai.

 

Dal mio viso scende un’altra lacrima. Non faccio che pensare a lui. Come farò senza lui?

Comincio a piangere a dirotto. Non riesco a immaginare una vita senza di lui…senza il mio marmocchio che gira per casa e ogni sera aspetta il mio ritorno.

I giorni seguenti passano così: ricordare e piangere.

So che dovrei tornare a scuola, ma non ce la faccio. Ho bisogno di stare da solo. Da quando sono qui non ho acceso il telefonino e non ho dato mie notizie a nessuno. Non sono neppure uscito per comprare da mangiare. Mi sono arrangiato con quello che mi ero portato da casa.

Sono qui da cinque giorni e ancora non ho trovato il coraggio di tornare a casa.

Ho paura di non trovarlo mai!

Ricomincio a sistemare la casa e a un certo punto mi viene fame. Cerco nello zaino sperando che sia rimasto qualcosa da mangiare. E’ rimasta solo una mela. Vado in cucina  prendo un coltello per sbucciarla, ma alla fine mi viene in mente di farla finita…

Perché non metto fine alle mie sofferenze?

Prendo in mano il coltello e lo avvicino alla mia pelle.

La mano comincia a tremare.

Perchè non riesco a farla finita? Perché non trovo almeno questo coraggio?

Chiudo gli occhi e finalmente riesco a infilzare il coltello nella mia carne. Strano!!!

Non provo dolore, ma soltanto un senso di sollievo e libertà.

Scusa mamma, scusa papà, scusa Luca,scusa Michele.

Non mi pento di quello che sto facendo. Mi spiace solo non poter più confessare il mio amore a Michele. Forse sto perdendo i sensi e comincio ad avere le allucinazioni perché sento la voce di Michele…Che bello!!! Ora me ne andrò tranquillo immaginando che Michele sia qui!

 

Allora che ne pensate? Il capitolo è piuttosto corto e non so se sono riuscita a descrivere le emozioni come volevo…Spero solo che continuerete a leggere questa ff…e mi raccomando ditemi cosa ne pensate…

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Capitolo 15
*** Che mi sta succedendo? ***


Comincio a cercare dappertutto Mirko

Che mi sta succedendo?

 

Comincio a cercare dappertutto Mirko. Alla vista di quel sangue ho avuto paura e ne ho tutt’ora. Sono disperato! Dove può essere? Entro nella camera di Mirko, in quella dei suoi genitori, in bagno….ma niente! Di Mirko neppure l’ombra.

Dove sei amore mio?

Eh?! Che ho detto? Amore mio? Mi sa che devo farmi vedere da uno specialista…Cavolo a me piacciono le ragazze e non i ragazzi. Comunque è meglio che pensi dopo a questo. Per ora pensiamo a Mirko.

- Mirko! Dove sei?-

Niente…la mia voce rimbomba nella casa.

- Mirko!Mirko! Dove sei?-

Cavolo ora mi preoccupo veramente. Entro in cucina disperato,sperando e pregando che Mirko si trovasse lì e stesse bene; ma le mie preghiere non sono ascoltate. Mirko si trova lì, disteso per terra, coperto di sangue. Comincio a tremare. Non riesco ad avvicinarmi a lui. Ho paura che…che sia morto. No! Non devo pensare al peggio.

Prendo tutto il coraggio che ho e mi avvicino al corpo. Lo tocco. Respira ancora.

Grazie! Grazie,grazie!!!

Cerco il telefono nella tasca, ma come al solito non lo trovo! Cavolo! E’ una questione di vita o di morte! Mi devo calmare! Riesco finalmente a rilassare un po’ la mente e riesco a trovare il telefono. Grazie al cielo!

 

-Pronto? Ospedale San Francesco. Desidera?-

-Senta, qui un ragazzo è ferito gravemente. Fate venire un ambulanza in Via Cavour al numero 34. E’ una casa vicina al fiume. Fate presto!!!-

-Arriveremo lì al più presto.-

 

Chiudo la telefonata e mi siedo accanto a Mirko. Cavolo, sanguina ancora. Mi tolgo la maglietta e la uso per fasciare il braccio di Mirko. Spero che serva a qualche cosa.

Mentre fascio il braccio, il mio viso e quello di Mirko sono così vicini che potrebbero toccarsi. Chiudo gli occhi, mi avvicino ancora di più e lo bacio lievemente.

Mi allontano velocemente.

Cosa mi è successo? Perché l’ho baciato? Com’è possibile?! Cavolo! Non posso essere diventato gay. No! Non voglio! Non è possibile. A me piacciono le ragazze e non i ragazzi. Non che Mirko sia brutto…anzi…ma non dovrei essere io a baciarlo. Cavolo! Che mi sta succedendo?

Mi desto dai miei pensieri solo quando arriva l’ambulanza. Gli infermieri lo prendono e lo caricano sull’ambulanza e io salgo con loro. Non voglio lasciarlo solo. Tutti mi dicono che dovrei andare a casa, ma io non posso e non voglio abbandonare Mirko. Appena arriviamo in ospedale, portano subito Mirko in sala operatoria. A quanto pare la situazione è più grave del previsto perché ha perso molto sangue. Non so dire quanto tempo sia stato fuori ad aspettare che Mirko uscisse, so solo che sono state ora di inferno. Forse mi sono anche addormentato perché al mio risveglio Mirko era già stato portato in camera e io mi ci sono diretto subito. Arrivo davanti alla porta e mi fermo.

Ho paura!

Paura che Mirko si sia accorto del bacio, paura che non mi ricambi, paura che se parliamo di quello che è successo potrei capire di essere diventato gay.

Ho troppa paura!

Ma la devo vincere. Non posso abbandonare Mirko adesso che ha tanto bisogno di me.

Con tutto il coraggio che possiedo (ma mi sa che la mia scorta stia per finire dopo tutto quello che è successo) poggio la mano sulla maniglia ed entro.

Mirko è disteso sul letto, con il braccio ferito immobilizzato e con una flebo nell’altro. Mi avvicino a lui. H gli occhi chiusi. Chissà se sta dormendo:

 

-Grazie-

No, non dorme. Mi ha appena ringraziato.

-Non parlare; il medico ha detto che sei troppo debole ancora. Hai perso molto sangue. Comunque i tuoi arriveranno tra poco. I medici li hanno avvertiti poco fa. Non riuscivano a rintracciarli-   

-Grazie. Il medico ha detto che se non fossi arrivato tu io non ce l’avrei fatta.-

Sorride. Ma è un sorriso triste. Forse sta pensando a suo fratello.

-Senti Miky. Sicuramente saprai perché ho tentato di suicidarmi vero?-

Annuisco.

-Sai…per me la mia unica ragione di vita è sempre stato il mio fratellino. Può sembrare strano, dato che lui è ancora un bambino, ma senza di lui non ce l’avrei mai fatta. Mi è sempre stato accanto quando tutti se ne sono andati, rifiutandomi e trattandomi come se fossi un malato di mente. Solo lui e i miei genitori mi sono rimasti accanto. E non so perché…-

-Perché ti vogliono bene e sono orgogliosi di ne. Appena hanno saputo che cosa ti era successo sono corsi qui e mi sa che sono già arrivati, quindi è meglio che vada e che vi lasci soli-

Mi chino su di lui e lo bacio sulla fronte.

-Riposati, mi raccomando. Domani ti vengo a trovare. Non penserai che dopo quello che hai fatto ti lascio solo eh?-

Gli sorrido e lui fa lo stesso.

Esco dalla stanza e incontro i suoi genitori. Il mio sguardo incontra quello di sua madre. Rimaniamo per un po’ a fissarci. Lei mi si avvicina e mi abbraccia e piangendo mi ringrazia.

-Signora, io non ho fatto nulla di speciale. Sono sicuro che anche lui avrebbe fatto lo stesso.

E detto questo, dopo aver salutato i genitori di Mirko , mi incammino verso casa.

 

Scusate per il ritardo. Scrivere questo capitolo è stato più difficile del previsto. Che ne pensate?

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Capitolo 16
*** Il mio angelo ***


Il mio angelo

Il mio angelo

 

Sento ancora la voce di Mirko…ma è un’allucinazione o lui è veramente qui? Non può essere. Nessuno sa dove mi trovo e nessuno mi può salvare. Anche perché io non voglio essere salvato…voglio mettere fine alle mie sofferenze…

Sento dei passi…chi sarà? Forse non sto sognando…Michele è davvero qui.

Non è possibile!!!

Sono felice!!!Non pensavo che si preoccupasse per me… Sento dei passi vicino a me... deve essere lui.

Sono troppo debole per aprire gli occhi e parlare. Vorrei alzarmi e vederlo, ma ho perso troppo sangue e sono troppo debole.

Sta chiamando l’ospedale…mi verranno a prendere. Forse sono stato stupido ad isolarmi dal mondo e non parlare dei miei problemi con Michele. Penso che lui mi avrebbe capito. Sento il suo respiro tra i miei capelli, deve essere molto vicino a me.

All’improvviso mi bacia! Mi ha baciato…non ci posso credere!!! E’ fantastico!!! Ma perché l’avrà fatto? Forse non l’ha fatto perché prova qualcosa per me…forse…

Troppi forse. Se per Michele conto qualcosa sono sicuro che lo saprò…

Che succede? Mi sento ancora più debole, non riesco a distinguere le voci di nessuno… che stia morendo? Non…non posso morire ora che Michele mi ha baciato…non posso.

 

Dove sono? Vedo tutto bianco…sono finito in paradiso? Non credo dopo che ho tentato il suicidio. Provo ad aprire gli occhi e guardarmi intorno e capisco di trovarmi in ospedale. Sono ancora vivo grazie al cielo!

Certo che sono incoerente! Prima voglio morire e poi ringrazio il cielo di essermi salvato…

Chissà dov’è Michele…mi piacerebbe averlo accanto per ora…ne ho proprio bisogno.

Ho paura di fare sciocchezze stando da solo.

Chiudo gli occhi…sono ancora troppo stanco!!!

All’improvviso qualcuno apre la porta…chi sarà? Sollevo lievemente le palpebre e vedo che è il medico…Uffa!!! Volevo che fosse Michy.

-Signor Mirko? E’ sveglio?

-Sì- non mi va di parlare troppo! Sicuramente ora comincerà con una predica sul gesto che ho fatto.

-Bene allora volevo dirle che la sua situazione è stabile. Per una casualità non ha perso il braccio e non è passato all’altro mondo. Deve ringraziare il suo amico per questo.

Mi s’illuminano gli occhi- Michele è qui?-

-Si e sicuramente tra poco passerà. Io ho finito. Ah dimenticavo! Per un po’ non potrà muovere il braccio sinistro e dovrà rimanere in ospedale per qualche giorno-

Rimango di nuovo solo. Per fortuna dopo poco tempo la porta si riapre e sollevando di nuovo le palpebre vedo che questa volta entra Michele.

Evviva!!! Entra piano…forse non mi vuole disturbare. Forse si sente a disagio.

Meglio che cominci a rompere io il ghiaccio.

-Grazie- Forse è stupito di sentirmi parlare, forse pensava che stessi dormendo.

-Non parlare! Il medico ha detto che sei troppo debole ancora. Hai perso molto sangue. Comunque i tuoi arriveranno tra poco. I medici li hanno avvertiti poco fa. Non riuscivano a rintracciarli-  

-Grazie. Il medico ha detto che se non fossi arrivato tu io non ce l’avrei fatta.-

Che dolce si preoccupa per me…così come io mi preoccupavo per Luca.

Gli sorrido. Probabilmente sa già di mio fratello. Avrà parlato con i miei perché solo loro potevano immaginare dove mi trovassi.

-Senti Miky. Sicuramente saprai perché ho tentato di suicidarmi vero?-

Annuisce.

Io continuo a parlare anche se è difficile.

-Sai…per me la mia unica ragione di vita è sempre stato il mio fratellino. Può sembrare strano, dato che lui è ancora un bambino, ma senza di lui non ce l’avrei mai fatta. Mi è sempre stato accanto quando tutti se ne sono andati, rifiutandomi e trattandomi come se fossi un malato di mente. Solo lui e i miei genitori mi sono rimasti accanto. E non so perché…-

-Perché ti vogliono bene e sono orgogliosi di ne. Appena hanno saputo che cosa ti era successo sono corsi qui e mi sa che sono già arrivati, quindi è meglio che vada e che vi lasci soli-

Che dolce…mi rassicura.

Mi bacia sulla fronte…non mi può fare tutto questo per me! Non me lo merito! Purtroppo poco dopo si allontana da me ed esce dalla stanza.

Sento le voci dei miei fuori dalla porta…sicuramente lo staranno ringraziando. Staranno ringraziando quell’angelo che è sceso sulla terra per proteggermi.

 

 

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Capitolo 17
*** Risvolti ***


Risvolti…

Risvolti…

 

Sono appena uscito dall’ospedale. Non me la sento di tornare subito a casa. L’incontro con la madre di Mirko mi ha fatto ripensare alla mia e il suo fratellino mi ha fatto ricordare Sara. Nessuno sa del mio passato e forse è meglio così. Non voglio essere compatito!

Decido allora di dirigermi verso il cimitero. Ho bisogno di capire cosa è successo, perché quel desiderio improvviso di baciare Mirko. Il cimitero non è molto distante dall’ospedale quindi posso fare benissimo la strada a piedi. Magari riuscirò anche a trovare il modo di spiegare a mio padre cosa è successo oggi. Meglio che sappia da me che sono stato sospeso piuttosto che da qualcun altro. In un quarto d’ora arrivo all’ospedale e quando arrivo vicino la tomba di mia madre mi accorgo di non essere solo. Mio padre è chinato sui vasi e sta cambiando i fiori. Mi avvicino lentamente e poggio una mano sulla sua spalla.

 

- Michele, che ci fai qui?-

- Mi trovavo da queste parti e ho pensato di venirle a trovare. Senti papà devo dirti una cosa-

Mi guarda. Non so perché, ma non ho paura di dirgli cosa è successo.

-Forse ti sei accorto che in questi giorni sono strano…-

Annuisce.

-Bè…è perché da un po’ di giorni un mio caro amico non si è fatto più vedere a scuola e non l’ho più sentito. Ero così preoccupato che non ho studiato e…sono stato sospeso per un giorno.-

Mio padre mi dà un ceffone, ma io decido di continuare.

-Oggi, che è il giorno di sospensione ho incontrato per caso la madre di questo ragazzo e mi ha detto che il fratellino di Mirko, al quale lui era affezionato, forse morirà. Mirko era così sconvolto dalla notizia che si è rinchiuso in casa dei suoi nonni e ha tentato il suicidio. Se non fossi arrivato in tempo sarebbe morto.

Mio padre si alza e mi abbraccia e, io rassicurato da quell’abbraccio, do origine a un pianto liberatorio causato dalla paura di questi ultimi giorni.

 

Io e mio padre torniamo a casa insieme e, dopo aver cenato insieme, cosa che in questi ultimi giorni era diventata una cosa rara, andiamo a letto. Appena mi distendo sul letto mi invade una stanchezza e io mi addormento subito.

L’indomani ricomincino i soliti problemi. Come al solito mi alzo all’ultimo momento e arrivo in ritardo in classe, ma questa volta sono felice perché Mirko è salvo.

 

-Ciao Ste!-

-Ciao Miky. Hai sentito Mirko?-

E’ normale che voglia sue notizie, ieri mentre mio padre apparecchiava, io ero a pezzi, l’ho chiamata e le ho raccontato tutto. Dopotutto anche lei era preoccupata.

- No, ma dopo la scuola lo andrò a trovare. Vuoi venire?-

-Ok!-

 

-Ah! Finalmente la ricreazione, no ne potevo più-

Comincio a stiracchiarmi e do un’occhiata a Stella e noto che è piuttosto triste.

-Ste, ma che hai?-

-Miky…io non posso venire con te in ospedale.-

-Ma perché?-

-Perché io non posso più stare con Mirko, perchè io ne sono innamorata anche se lui non mi ricambierà mai-

Detto questo si allontana piangendo.

 

Stella innamorata di Mirko?Ma chi se l’aspettava. Ecco perché quando io ho passato il pomeriggio con lui mi ha detto che mi invidiava. Ora si spiega. Ma certo che ora c’è un bel casino…Mirko è gay, Stella è innamorata di Mirko e io ho baciato un ragazzo e non so il perché.

Ho bisogno di parlare con qualcuno, ma con chi?

Mamma, quanto vorrei fossi qui.

Comunque adesso il mio problema si chiama Stella.

Non posso lasciarla in queste condizioni…

 

Appena suona la campanella Stella rientra in classe e si siede nel banco dietro al mio. Forse si vergogna di quello che ha detto. Ora come faccio a parlarle? Cercando di fare il meno rumore possibile strappo dal mio quaderno un pezzo di carta e comincio a scrivere:

Ti devo parlare.

Lo accartoccio e glielo tiro. Dopo un po’ vedo che vicino a me c’è un pezzo di carta. Magari Stella mi ha risposto. Infatti appena lo apro leggo la sua risposta:

Non me la sento.

Non penserà che io mi arrenda così facilmente…continuiamo a mandarci bigliettini per tutta l’ora e alla fine ho la meglio io, infatti dopo la scuola Stella verrà con me e chiariremo ogni cosa.

Chissà cosa succederà.

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Capitolo 18
*** I miei giorni in ospedale ***


Per la terza volta risento la porta aprirsi

I miei giorni in ospedale

 

Per la terza volta risento la porta aprirsi. Saranno i miei genitori. Chissà cosa penseranno di me. Mi odieranno dopo quello che ho appena fatto?

Apro di nuovo gli occhi.

Mia madre mi si avvicina, sta allungando la mano, forse mi vuole dare uno schiaffo. Istintivamente chiudo gli occhi, ma mia madre non mi picchia, al contrario mi accarezza il viso.

Come può non avercela con me dopo quello che ho fatto? Non posso essere giustificato. Apro gli occhi. Mia madre è seduta sul mio letto ed ha gli occhi lucidi, Luca e sul suo grembo e mio padre è seduto su una sedia vicino mia madre.

 

-Mamma…scusa…io- non riesco a concludere la frase. Le lacrime mi impediscono di continuare a parlare. Vorrei dire tante cose, vorrei chiederle scusa, vorrei abbracciare tutta la mia famiglia, ma non ci riesco.

Mia madre fa scendere Luca dal suo grembo e si avvicina a me e mi abbraccia.

-Shh…non parlare. Sei troppo debole. Non è successo niente. Mi spiace solo non esserti stata vicina in questi giorni. Perdonami-

Rimaniamo abbracciati a lungo fino a quando la mia piccola peste non comincia a parlare.

-Mamma, Milko quando tolna a casa?-

Mia mamma mi aiuta a farlo salire sul letto e io posso così accarezzargli il viso.

-Ehi piccolino!Io torno presto ok?-

-Va bene- Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra –Mi sei mancato tanto- e detto questo mi dà un bacio sulla guancia.

 

I miei stanno con me fino a quando non termina l’orario delle visite. Verranno a trovarmi domani pomeriggio e io li aspetterò con ansia.

Sono ormai le sette di sera e un’infermiera viene a portarmi delle pillole e la cena. Entra cantando…non sembra neanche un’infermiera di come è vestita. Gonna corta, tacchi alti e un top da urlo. Sicuramente è così felice che non riesce a non manifestare la sua gioia.

Sorrido.

Forse questa ragazza è capace di trasmettere la sua felicità.

Dopotutto anche con Luca era sempre così. Lui mi sorrideva e, anche se il mondo mi era appena caduto addosso, non riuscivo a trattenermi dal sorridere anch’io. Quanto mi mancherà…

Scende una lacrima…

No! Non posso piangere qui adesso mentre ci sono altre persone in questa stanza. Non posso…

-Tieni!-

Alzo gli occhi e vedo che la ragazza mi sta porgendo un fazzoletto. Lo prendo e asciugo le mie lacrime.

-Grazie-

Il tempo di dire queste parole e comincio a dare origine ad un pianto dirotto. Lei mi si avvicina e si siede sul mio letto. Istintivamente l’abbraccio e comincio a raccontare in un ordine confuso tutti i miei pensieri, le mie paure.

Le parlo di Luca, della scuola, di Michele, del perché ho tentato il suicidio. Di tutto.

Chissà perché con una sconosciuta è più facile confidarsi.

Lei mi osserva, ma non dice una parola. E non sa quanto gliene sono grato…

Passo una buona mezz’ora a parlare di tutto quello che m passa per la testa e alla fine riesco a calmarmi.

-Grazie. E scusami se ti ho fatto perdere tempo. Sicuramente il tuo ragazzo ti starà aspettando.-

Stavolta è lei a chiudere gli occhi e sul suo viso sparisce quel bel sorriso che mi aveva

tanto colpito. Cosa ho detto di male?

-Senti…è tardi e hai ragione devo andare…scusami. Volevo solo avvertirti che domani verrai trasferito in un’altra camera. …io vado…-

-Grazie. Tu eri solo venuta a portarmi le pillole e io t ho fatto perdere tempo. Scusami-

Lei si gira, mi guarda e se ne va, chiudendosi la porta alle sue spalle.

Mentre mangio ripenso all’incontro con la ragazza. Che ho detto di male?

Dopo aver finito di cenare,poso il vassoio sul comodino e, dopo aver constatato che in tv non c’è un cazzo come al solito, mi stendo sul letto e cerco di riordinare nella testa tutti gli avvenimenti successi in meno di 24 ore.

Vorrei capire il perché del bacio di Michele. Perché l’ha fatto e dopo non mi ha detto niente? Forse non l’ha fatto apposta o forse…ha paura! Forse potrebbe essere così. Insomma…quando io ho scoperto di essere omosessuale ho avuto un po’ di paura, ma poi, grazie all’aiuto della mia famiglia, sono riuscita a superarla e sono riuscito ad essere me stesso.

Ma all’inizio avevo paura…paura di non essere accettato.

Passerà un po’ di tempo prima di capire se lui prova qualcosa per me, ma io sono disposto ad aspettare.

Con questi pensieri in testa mi addormento e quando mi sveglio sono le sette de mattino. Mi viene portata in camera la colazione e successivamente vengo trasferito in una stanza con altri due ragazzi. Mi guardo intorno. Un ragazzo, il moro ha una frattura alla gamba, mentre il rossiccio penso abbia una frattura alla mano. Però devo ammettere che il rossiccio non è niente male. Mi piacerebbe conoscerlo, ma non ho la sfacciataggine di presentarmi lì e fare amicizia.

Accanto, sul mio comodino, trovo dei libri. Ne prendo uno e comincio a leggere. Smetto solo quando la ragazza con cui la sera prima avevo parlato entra nella mia stanza. Riposo gli occhi sul libro, ma non leggo. La osservo. Sembra stia cercando qualcuno.

I nostri occhi si incontrano un solo istante, perché io mi volto subito da un’altra parte. Piano piano mi giro ad osservarla. Sta venendo dalla mia parte. Che vorrà?

-Ciao.-

E’ rossa in volto. Chissà cosa vorrà.

-Ciao.-

-Posso sedermi?-

-Certo accomodati-E le faccio spazio per sedersi.

-Grazie. Senti…io mi vorrei scusare con te per quello che è successo ieri. Sono stata una maleducata, mi sono arrabbiata con te quando tu no ne avevi colpa-

Io rimango in ascolto. Capisco che lei vuole parlare senza essere interrotta.

-Il fatto è che….-Abbassa la voce- Io ieri non andavo da un ragazzo ma da….-

Le metto un dito in bocca. So quanto le costa parlare e non voglio sforzarla.

-Basta così. Ho capito non ti preoccupare. E poi pochi ti potrebbero capire come me. Io sono… gay.-

A queste parole arrossisco. Non rivelo spesso il mio segreto a molte persone.

Lei sorride e io ricambio il sorriso. Capiamo che ci possiamo fidare l’uno dell’altra. Infatti lei comincia a raccontarmi la sua vita.

E’ una ragazza bisessuale, ma lei non ha avuto la fortuna di avere genitori che la capivano, anzi appena i suoi l’hanno scoperto l’hanno buttata fuori di casa.

-Dicevano che ero una vergogna, che non dovevo più tornare in quella casa, a meno che non dicevo di avere sbagliato e di avere capito. Ma io non sono più tornata perché non ho fatto niente di male. Sono semplicemente me stessa. Dopo che i miei genitori mi hanno buttato fuori di casa mi sono data da fare per trovarmi un lavoro e alla fine sono riuscita ad ottenere il posto di infermiera. Con i soldi dello stipendio sono riuscita ad affittare una camera che condivido con la mia ragazza.-

Continuiamo a parlare fino a quando a lei non comincia il turno di lavoro e mi deve salutare.

-Appena posso passo. Mi piace stare con te-

-Anche a me.-

Le mando un bacio e lei fa finta di acchiapparlo.

Questa ragazza è veramente una forza. Ha un coraggio inimmaginabile…e pensare che ha fatto tutto da sola.

A mezzogiorno arriva il pranzo, con contorno di medicine e subito dopo mi riaddormento. In questi giorni sono troppo debole.

 

 

Ragazzi…scusate se v confondo le idee cambiando i capitoli…sn una casinara…va …spero che qst capitolo sia + piacevole…se devo essere sincera m piace molto d + d quello di prima….e a voi piace?

Mi raccomando…recensite!!!

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Capitolo 19
*** Confidenze ***


Confidenze

Confidenze

 

L’ultima ora di lezione è sempre la più pesante…già riesco a concentrarmi a fatica durante le prime ora…immaginiamoci all’ultima. Se poi c’è latino è ancora peggio. Durante le ultime due ore di lezione cerco di trovare le parole adatte per parlare con Stella. Dove posso portarla? Abbiamo bisogno di tranquillità per parlare…anche perché voglio dirle del bacio con Mirko. So che non è il momento adatto, ma preferisco essere sincero. Se lei mi apre il suo cuore perché io non devo fare lo stesso? Magari riuscirò a capire il significato di quel bacio.

 

-Andiamo?- Stella è rossa in viso. Probabilmente si vergogna ed io vorrei metterla a suo agio…ma come?

Arriviamo al parco. E’ bellissimo qui. Mia mamma portava me e Sara quando eravamo piccoli. Quanto ci divertivamo…mia mamma ci inseguiva, ci faceva il solletico, ci stendevamo sul prato e poi davamo da mangiare alle paperelle che erano nel laghetto.

Mi scende una lacrima. Troppi…troppi ricordi. Vorrei tornare indietro, impedire a mia madre di tornare a casa quella sera, ma di riprendere il viaggio la mattina dopo…

Purtroppo non si può tornare indietro. Questo ormai fa parte del mio passato e io devo pensare al mio presente e al mio futuro.

-Stella, ti va se ci sediamo sull’erba?-

Annuisce. Posiamo gli zaini accanto a noi e ci distendiamo sul prato. Lei è rannicchiata con le gambe piegate attorniate dalle sue braccia. Io invece sono disteso con gli occhi verso quella immensa distesa di azzurro che tutti chiamano cielo.

Rimaniamo per tanto tempo in silenzio e alla fine è lei che decide di parlare.

-Io e Mirko siamo amici di infanzia e talvolta capita che tra gli amici scoppia una scintilla che tutti definiscono amore. Solo che il mio era un amore a senso unico perché Mirko non ricambiava, anche quando ignorava l’esistenza della sua omosessualità. Ho provato a fare di tutto purché Mirko si innamorasse di me, ma non c’è stato nulla da fare. Ma io non mi rassegnavo. Ero convinta che se io l’avessi baciato lui avrebbe capito che io ero innamorata di lui.-

Mi guarda. Forse vuole capire cosa sto pensando, se la reputo una sciocca o altro. Anch’io ricambio lo sguardo e lei, rassicurata, riprende a parlare.

-E’ successo una sera di un anno e mezzo fa. Precisamente il 22 ottobre, il giorno del mio compleanno. Nonostante i mie fossero contrari perché mi reputavano ancora una bambina, sono riuscita a convincerli a farmi uscire sola con Mirko. Quella serata è stata stupenda…abbiamo riso, scherzato…insomma tutte cose che fanno due amici. Ma a me quello non bastava. Io volevo di più…

Io volevo il corpo di Mirko.-

Abbassa gli occhi e dopo aver versato una lacrima riprende a parlare.

-Quella sera ero incredibilmente sexy. Tantissimi ragazzi avrebbero fatto la fila pur di assaggiarmi, ma a Mirko non interessava. Non lo colpivo nemmeno. Per lui ero sempre e solo la sua “micetta”. Lo convinsi allora a portarmi in un posto isolato e lì, forse per l’atmosfera o non so per cosa, facemmo l’amore. E’ stato stupendo. Decidemmo di metterci insieme e la nostra storia è durata qualche mese finché Mirko non mi confessò di non desiderarmi più, non perché non mi amava, ma perché provava attrazioni verso i ragazzi.

In quel momento mi è caduto il mondo addosso. Anche perché quel giorno volevo dirgli che aspettavo un bambino…suo figlio. Ma dopo la sua confessione non glielo dissi più. Tenni per me questo segreto e a sua insaputa decisi di abortire e di perdere l’unica cosa che mi rimaneva di Mirko. Ma io Michele amo ancora Mirko…che devo fare?-

Scoppiò in un pianto dirotto. Io la presi tra le mie braccia e cercai di consolarla. Dopo un riuscii a calmarla. Rimanemmo l’uno tra le braccia dell’altro per un po’ di tempo, fino a quando Stella non riuscì a calmarsi.

Mi guardò e mi sorrise.

-Così mi sono rovinata il trucco.-

-Tranquilla! Sei bellissima lo stesso.-

Rimanemmo di nuovo in silenzio, ma non era per niente spiacevole rimanere in quel modo con lei…anzi! Non mi sentivo per niente a disagio, era come se ognuno di noi capisse i sentimenti dell’altro.

-Miky…posso chiederti una cosa?-

-Certo Ste…tutto quello che vuoi.-

Perché piangevi quando siamo arrivati al parco?-

Questa volta sono io ad abbassare gli occhi e a cominciare a parlare.

-Io abitavo qui quando ero piccolo. Vivevo in una casa qui vicino, una piccola villetta circondata da un piccolo giardino. Io e mia sorella siamo praticamente cresciuti qui, fino a quando, qualche anno fa, quando tornavamo a casa dopo una giornata al mare, mia madre ha avuto un incidente. In macchina eravamo solo noi tre. Mio padre era a lavoro, e non si è mai perdonato di non aver preso un giorno di ferie per stare accanto alla sua famiglia.  Era di sera e mia madre non si è accorta di un piccolo coniglio che attraversava la strada e per cercare di evitarlo, ha sbandato. Io sono l’unico superstite. Mia madre è morta sul colpo, mia sorella dopo alcune ore. Eravamo gemelli e come penso tu sappia i gemelli instaurano un legame molto particolare tra loro. Per questo io ho sofferto di più dopo la sua morte. Forse vorrai sapere cosa centra tutto questo con il parco…qui era il nostro posto preferito…da piccoli qui ci portava mia madre e giocavamo. Quando invece siamo diventati un po’ più grandi questo era il posto adatto per confidarci.-

Non riesco più a parlare. Questa volta i ruoli si invertono. E’ Stella ad abbracciarmi e a consolarmi. Finalmente, quando anch’io mi calmo decidiamo di incamminarci verso l’ospedale. Stella ha deciso di parlare con Mirko e di spiegargli tutto quello che è successo in quest’ultimo anno e mezzo.

 

Questo capitolo mi piace troppo...è romantico e triste allo stesso tempo...chissà che ne pensate voi...lasciate come al solito un commento...

kiss kiss

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Capitolo 20
*** Che fare? ***


Che fare

Che fare?

 

Quando mi sveglio sono ormai le quattro del pomeriggio. Tra un quarto d’ora i miei mi verranno a trovare. Non vedo l’ora di vederli, di stare vicino a loro. Purtroppo devo pagare per la sciocchezza che ho fatto e devo rimanere in ospedale ancora per qualche giorno. Ma prima o poi tornerò a casa e potrò godermi tutti i momenti che passerò con Luca. Purtroppo questi momenti potrebbero essere gli ultimi…

No! Non ci devo pensare! Mi sono imposto che devo pensare in positivo…Luca ce la farà sicuramente…

Ma chi voglio prendere in giro?! Dentro me so benissimo che mi resta poco tempo per stare con Luca…solo poco tempo. E dopo mi rimarranno soltanto i ricordi a cui aggrapparmi…

Si apre la porta ed entra un ragazzo. Avrà più o meno la mia stessa età. Si vede che è molto imbarazzato: si muove a malapena, come se avesse paura di rompere qualcosa. Forse non vuole attirare l’attenzione, ma purtroppo così ha tutti gli sguardi su di lui. Forse si è accorto che tutti, compreso io, lo guardano perché con un passo veloce si avvicina al letto del ragazzo rossiccio. Si siede su suo letto e lo bacia sulla fronte. Forse alla vista degli altri quel bacio può sembrare un gesto di amicizia, ma solo chi è nella stessa situazione del ragazzo può capire cosa vuol dire quel bacio. E’ un gesto d’amore. Lo capisco da i piccoli gesti che il ragazzo che è appena entrato fa: accarezza i capelli del rosso, lo accarezza….piccoli gesti che nascondono un grande amore.

Mi sento di troppo là. Decido di fare una passeggiata e mi dirigo verso il parco che circonda l’ospedale.

Il tempo è molto bello: c’è un sole piacevole che ti abbraccia e un vento che ti accarezza…è piacevole stare qua. Volgo gli occhi verso l’ingresso e vedo mia madre e mio padre che tengono mio fratello per mano. Gli vado incontro…il mio fratellino corre verso di me e viene ad abbracciarmi.

-Ciao Milko…come stai?-

Lo guardo…Quanto vorrei prenderlo in braccio, ma il mio braccio me lo impedisce. Posso solo abbracciarlo.

-Bene piccolino e tu?-

-Bene. Oggi sono andato dal dottole che mi ha dato le calamelle. Tieni. Te ne ho poltato una. Le altre le ho mangiate io. Cusa.-

Che tenero…ha avuto il pensiero e me e si sente anche in colpa per averne mangiate più di me. Gli do un bacio sulla guancia e lo ringrazio. Mentre lui va a giocare con le farfalle io mi avvicino ai miei genitori…voglio sapere cos’hanno detto i medici. Se c’è una speranza, anche minima che Luca si possa salvare.

Dopo averli salutati, mio padre va a giocare con Luca e rimaniamo io e mia madre soli.

-Mirko ti va se ci sediamo?-

-Ok mamma.-

Ci dirigiamo verso una panchina che è piuttosto isolata rispetto le altre e dopo esserci seduti cadiamo in un profondo silenzio che solo mia madre riesce a rompere.

-Tesoro abbiamo fatto tutti gli esami possibili e i medici ci hanno detto che qui in Italia non ci sono gli strumenti necessari per fare in modo che l’operazione riesca. Solo in America può avvenire l’operazione che comunque ha poche probabilità di riuscita. Secondo i medici sarebbe meglio noj tentare, non sprecare i soldi, ma io e tuo padre non siamo d’accordo. Siamo disposti a tutto pur di salvare Luca e anche se l’operazione non dovesse riuscire, sapremo di aver fatto tutto il possibile. Però vorremmo anche un tuo parere. Tu che ne pensi?-

Mi volto verso Luca. Come possono i medici consigliare di non fare l’operazione? Anche se questa non riuscisse noi avremmo tentato…ma l’operazione potrebbe anche riuscire…

-Mamma io sono d’accordo con voi. Tentiamo. L’operazione potrebbe non riuscire, ma potrebbe anche avvenire il contrario. –

Mia madre mi guarda.

-Benissimo. Stasera ne parlerò con tuo padre. Ma sei al corrente che devi lasciare tutto e cominciare una nuova vita in America. Devi abbandonare gli amici, le amiche…ma soprattutto…Michele.-

Sorride. Ma è un sorriso divertito. Mi sa proprio che mia madre ha capito tutto. 

Arrosico.

-Mirko, se non te la senti tu puoi rimanere dalla nonna e andremo solo io e tuo padre con Luca. Io non voglio strapparti dalla tua terra. Se tu vorrai, verrai. Ma non ti preoccupare ok?.-

Mia madre mi abbraccia.

Non so che fare. Ho anche paura.

-Mirko non avere fretta. Pensaci. Ok?

-Ok mamma.-

Ci abbracciamo di nuovo uniti da un amore che ci lega.

 

Scusate per il ritardo di questo capitolo…la scuola mi occupa gran parte del mio tempo e quel poco di tempo che mi rimane lo dedico alle persone che amo. Per fortuna sono riuscita a trovare il tempo per continuare la storia…che ne dite di qst capitolo?

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Capitolo 21
*** Finalmente ***


Finalmente siamo qua

Finalmente siamo qua. Io e Stella. Siamo arrivati all’ospedale dove Mirko è stato ricoverato per la sciocchezza fatta. Ci fermiamo davanti al portone. Entrambi abbiamo paura di entrare perché entrambi sappiamo di dovere confessare alcune cose a Mirko. Lei gli deve parlare di tutto quello che è accaduto in quest’ultimo anno e mezzo e io…bhè io devo chiarire la faccenda del bacio. Non posso lasciarla in sospeso. C’ho pensato molto in questi giorni a quello che è successo, ma non sono riuscito a capire cosa succedeva. Forse parlando con Mirko riuscirò a chiarirmi. Dopotutto sono stato io a volerlo baciare, ma perché?
Finalmente entrambi decidiamo di entrare e vediamo Mirko seduto su una panchina intento a parlare con la madre.

Lo guardo per pochi istanti. Come è bello. Quei lineamenti del viso, quella corporatura, quei capelli che vorrei accarezzare…devo ammettere è proprio bello. Finisco di contemplarlo solo quando Stella  lo chiama e fa notare la nostra presenza.

Lui si volta e ci guarda. Sul suo volto noto un sorriso. Uno splendido sorriso. Viene verso di noi e ci abbraccia.

Lacrime scendono dal suo viso. Ma non lacrime di tristezza, ma di gioia.
”Grazie!Grazie di essere qua con me.”

Lo baciamo sulla guancia. Io gli do un leggero pugno sulla spalla.

“Stupido! Non ci fare più preoccupare”.

Lui sorride. “Tranquillo. Non accadrà più.”
Rimaniamo
un attimo in silenzio. Lui ci guarda. I suoi occhi emanano una splendida luce.

Comincio a parlare. “Sentite ragazzi. Al momento devo andare. Tra una mezz’ora ritorno ok Mirko?”

Desso il sorriso di Mirko sparisce. Forse pensa che non tengo a lui. Ma stai tranquillo piccolo. Non ti abbandono.

Ok allora a tra poco.”

Lo bacio sulla guancia e mi allontano. Mi dirigo verso un bar e mi prendo un cornetto al cioccolato. Decido anche di prenderne uno per Mirko e uno per Stella. Pago e mi dirigo verso l’ospedale. E’ passata quasi un’ora. Forse avranno finito. Almeno spero…ho voglia di stare io con lui solo e un po’ ho paura che Mirko si possa innamorare di nuovo di Stella. Lo so che non hanno senso i miei pensieri, ma è così. Ho paura. Rientro nel giardino dell’ospedale. Li vedo. Parlano e scherzano. Mi vedono.

“Ehi! Miky! Siamo qua!!!”

Vado verso di loro. Vedo che si sussurrano qualcosa all’orecchio. Stella ride. La paura accresce. Che succede?

Stella viene verso di me. Mi bacia sulla guancia. “Bhè io devo andare. A domani.”

La guardo andare via mentre saltella. Devo dire che è molto strana e particolare… Sorrido. Spero che tra loro si sia chiarito.

“Andiamo? Ti va di passeggiare?”

Mirko mi desta dai pensieri.

Ok!”

All’inizio passeggiamo in silenzio, ma poi quanto decido di parlare è proprio lui a farlo.

“So a cosa pensi. Pensi a quel bacio che mi hai dato vero? “

Cavolo! Era sveglio! E per tutto questo tempo ha finto. Chissà come sta…il mio piccolo Mirko.

Annuisco.

“Immagino come ti senti. So quello che stai passando. Hai una serie di dubbi. Sono normali. Ma stai tranquillo, quel bacio può anche non significare niente. Magari era solo preoccupazione o paura. Chissà…comunque stai tranquillo. Se ti chiedi come sto ti dico che sto bene. Comunque ti devo dire una cosa…”

Respira. Sento il suo respiro sui miei capelli. Siamo così vicini. Quell’attimo di silenzio per me è stato infinito.

Miky tu mi piaci. Mi sei sempre piaciuto. Dal primo momento in cui ti ho visto. Mi piace tutto di te. I tuoi occhi, i tuoi capelli, il tuo fisico. Mi piace tutto di te. Miky io ti amo.”

In quel momento il tempo si è fermato. Quelle parole, pronunciate da lui mi hanno fatto uno strano effetto.  Comunque sia non so bene che mi ha preso, ma so solo che l’ho baciato. Sì l’ho baciato. Finalmente i miei dubbi erano finiti. Finalmente capivo il perché non mi legavo più con una ragazza, perché il mio pensiero era sempre per lui. Perché lo amava. Ne ero pazzo. Per la prima volta ero felice.

Quel bacio era stato fantastico. Bellissimo. Stupendo. Lui che mi accarezzava i capelli, io che lo abbracciavo.

Dopo un po’ ci siamo staccati e ci siamo seduti sul prato. Io stavo bene attenta a non sfiorargli il suo braccio. Non volevo che si facesse male. Ci siamo seduti in un posto isolato e io ero appoggiato sulla sua spalla mentre lui mi accarezzava i capelli.

“Ti amo” dissi.

Lui sorrisi e mi baciò sulla fronte.

“Ehi Miky!”

Mi voltai verso di lui. “Che c’è Mirko?”

“Sei sicuro di quello che fai? Sei certo? Io posso anche aspettare, ma non vorrei che tu ti accorgessi che questo è solo un errore. Ho paura.”

Lo osservai…il suo sorriso scomparve dal suo viso. Io invece sorrisi.

“Piccolo pauroso, come faccio a sbagliarmi? Io ti amo! Stai tranquillo, io sono certo della scelta che faccio. Lo bacio sulle sue morbide labbra. Mi guarda incerto Non è così sicuro della mia risposta.

E a scuola come facciamo?”

Già a questo non ci avevo pensato. Lo guardo. Chi se ne frega!

“Senti piccolo. Io ti amo e questa è la cosa più importante. Io voglio stare con te, solo con te. Non mi importa cosa diranno gli altri. Se io ti vorrò baciare ti bacerò, se ti vorrò tenere per mano lo farò…non crearti problemi.

Mi guardò in viso. Era stupefatto. Non credeva alle mie parole.

Lo baciai di nuovo sulle sue labbra.

“Andrà tutto bene”

 

Ragazzi…scusatemi vi prego…lo so sono mesi che non aggiorno, ma ho avuto una serie di casini. Prometto che riprenderò a scrivere il seguito della storia. Voi intanto commentate!

 

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