The Beginning of Forever

di Crumble
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** 1. CHARLIE ***
Capitolo 3: *** 2. UN PO' DI PACE ***
Capitolo 4: *** 3. INVITI ***
Capitolo 5: *** 4. LUNA PARK ***
Capitolo 6: *** 5. PENSIERI ***
Capitolo 7: *** 6. SIDNEY ***
Capitolo 8: *** 7. UN FRATELLINO ***
Capitolo 9: *** 8. LUNA ***
Capitolo 10: *** 9. AMAREZZA ***
Capitolo 11: *** 10. TRACCE ***
Capitolo 12: *** 11. A SAN FRANCISCO ***
Capitolo 13: *** 12. CAPITOLO DODICI ***
Capitolo 14: *** 13. L’ESPERIMENTO ***
Capitolo 15: *** 14. ***
Capitolo 16: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO
Guardai Charlie negli occhi e immediatamente capii che sapeva.
Non importava cosa gli avremmo inventato da lì alle prossime due ore.
Charlie non era stupido. Non lo era mai stato.
Era inutile continuare a nasconderlo.
Gli avrei detto la verità.
Lentamente, Charlie si fece avanti. "B-Bella" balbettò. Prima di cadere inesorabilmente.
Steso, su una pozza di sangue.






okey, so che c'ho messo tanto ma eccovi il seguito!!!! Presto anche il primo capitolo!!!!

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Capitolo 2
*** 1. CHARLIE ***


CAPITOLO UNO: CHARLIE
Restai immobile per diversi minuti. Tenevo Andy ancora in braccio e gli occhi fissi su mio padre.
Non riuscivo a capacitarmi di quello che avevo davanti agli occhi, non riuscivo ad accettarlo.
Già il fatto di rivedere Charlie dopo un sacco di tempo era shockante per me; ma tutto quel sangue era insostenibile.
Le voci nel sottofondo erano poco più di un bronzio; solo Andy, stretto tra le mie braccia era qualcosa di concreto, tutto il resto: reso opaco dall'ovatta.
Mi accorsi vagamente di Edward che mi prendeva in braccio e iniziava a correre.
Era come se il mondo per me si fosse fermato.
Poi, quando mi trovai distesa sul nostro letto, nella nostra stanza, il mondo riprese a scorrere.
Sentii la voce dolce di Edward che mormorava la mia ninna nanna al mio orecchio e percepii il calore proveniente dal corpicino di Andy che riposava in mezzo a noi.
"Edward" biascicai.
"Sssh, va tutto bene, non agitarti" sussurrò.
Annuii e sentii Andy protestare.
"Ha fame" mi informò Edward.
Mi misi a sedere e mi aprii la camicetta, mentre Edward prendeva in braccio il nostro piccolino e gli sorrideva sghembo.
Lo presi in braccio per dargli il latte.
Edward, come sempre, rimase a guardare Andy fare la poppata, diceva che era uno degli spettacoli più belli che avesse mai visto. Ogni volta ne rimaneva affascinato.
Quando Andy finì di bere il latte, puntualmente si addormentò.
Edward lo mise nella culla e gli rimboccò le coperte, accarezzandogli la testolina.
Era un padre meraviglioso, migliore di quanto avessi mai immaginato.
Una volta che riuscì a staccarsi da suo figlio, mi raggiunse nel letto; si distese e mi strinse a se.
"Charlie..." cominciai, ma la voce mi si spense ancora prima delle mie aspettative.
"Carlisle ed Esme sono con lui..." mormorò "Bella... tuo padre... era ferito gravemente ma... non solo" disse.
"Come non solo?" chiesi sconcertata.
"Ecco Bella...qualcuno, l'ha morso" rispose.
Boccheggiai,senza parole.
"La trasformazione è inevitabile" terminò.
Rimasi per altre due ore lì con lui, finchè Carlisle non chiamò Edward e allora decisi di scendere anche io.
Era in salotto, lo aspettava con Emmett e Jasper.
"Edward, vorrei che tu Jasper ed Emmett tornaste dove abbiamo trovato Charlie, fate un sopralluogo e ditemi cosa trovate" disse Carlisle.
"Va bene" rispose Edward annuendo.
Si voltò verso di me e mi baciò sulla fronte. "Torno presto, non preoccuparti. Ho te e Andy a cui badare"
Sorrisi e annuii.
Uscirono dalla porta in una frazione di secondo.

Tre giorni.
Per tre giorni tutto quello che che provai fu angoscia.
Per mio padre che era ancora in camera di Carlisle ed Esme e per Edward e gli altri che non erano ancora tornati.
Alice cercava di tranquillizzarmi.
"Li ho visti tornare Bella" ripeteva.
Ma non bastava. Volevo vederli con i miei occhi e poi mi sarei calmata.
Andy mi aiutava ad andare avanti, grazie a lui, le ore passavano un pò più velocemente.
Per quanto riguarda mio padre, non mi fu mai permesso di vederlo.
All'inizio, quando le urla erano poche, avevo insistito, poi, man mano che lo sentivo gridare più forte, avevo preferito non entrare in quella camera.
Inoltre, Carlisle mi disse che era meglio non vederlo perchè era sfigurato in viso e mi sarei spaventata ancora di più, vista anche la reazione di shock iniziale, mi trovai d'accordo con lui.
Aspettavo quindi impaziente che la trasformazione fosse completa per poterlo vedere.
Ma le cose, si sa, non vanno mai come vorresti. E anche quella volta fu così.
Stavo dormendo quella notte, la notte del terzo giorno, quando all'improvviso sentii dei ringhi e delle urla provenire dal piano di sotto.
Scesi velocemente e trovai Carlisle ed Esme in salotto che discutevano, la vetrata era a pezzi.
"Cosa è successo?" chiesi preoccupata.
Esme si voltò a guardarmi. "Tuo padre Bella... se n'è andato" rispose.
Deglutii a fatica. "Come sarebbe..."
Alice e Rose comparvero dalla cucina. "C'è tutto, non ha portato via niente" disse Alice.
Poi, all'improvviso la porta si spalancò, lasciando entrare Edward, Jasper ed Emmett.
Rimasero sulla soglia e ci guardarono. "Abbiamo visto Felix e Demetri" disse Edward "Charlie era con loro"






GRAZIE INFINITE RAGAZZE! SIETE SORPRENDENTI!! ORA NON HO LA FORZA PISSICOLOGICA PER RISPOANDERE A OGNUNA DI VOI, MA VOGLIO RINGRAZIARVI VERAMENTE TANTO! SE CONTINUO A SCRIVERE E' GRAZIE A VOI!!!!! ^^

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Capitolo 3
*** 2. UN PO' DI PACE ***




CAPITOLO DUE: UN PO' DI PACE

2 ANNI DOPO
Afferrai il tovagliolo e cercai di pulirmi un pò la facci. Lasciatemi dire che non ci riuscii quasi per niente.
Ero quasi completamente ricoperta di omogenezzato. Già, perchè il nostro caro, piccolo e perfido Andy, aveva imparato un bel giochetto.
Appena gli mettevo in bocca un pò di omogeneizzato, lo risputava addosso a me.
E poi rideva. Come adesso.
"Non c'è niente da ridere!" lo apostrofai.
Continuò imperterrito nonostante tutto.
Sapevo perfettamente chi gli avesse insegnato quel giochetto.
"Emmett!" chiamai.
Apparì alla porta della cucina e mi fissò, prima di scoppiare a ridere come un matto.
Gli misi in mano il cucchiaino e il vasetto di omogeneizzato, facendo l'indifferente.
"Ecco, adesso gli dai tu da mangiare, così impari a insegnargli questi giochetti!" dissi.
Emmett deglutì sonoramente e guardò Andy spaventato.
Ben gli sta!
Io andai di sopra per cambiarmi.
"Hai fatto il bagno nell'omogeneizzato?" chiese Edward.
Il giorno precedente era toccato a lui, sembrava che fosse uscito vivo per miracolo da una guerra conto quella pappetta viscida! Eww...
"Già" brontolai "Emmett gli insegna dei giochetti davvero idioti"
Edward sorrise e tirò fuori due biglietti.
"Cosa sono?" chiesi stringendo gli occhi fino a renderli due fessure.
Mi guardò con un sorriso a trentadue denti. "Due biglietti per il cinema" rispose vago.
"E cosa andiamo a vedere?" chiesi speranzosa.
"Avevo pensato all'ultimo film di Spiderman..." rispose.
"AAAAAAAAAAAH!!!" gli saltai al collo abbracciandolo e baciandolo "Ti amo, te l'ho mai detto?"
"Si" rispose alzando gli occhi al cielo.
Adoravo i film dei supereroi, erano i miei preferiti e secondo Edward, ci mettevo un pò troppo entusiasmo quando decidevamo di andare a vederne uno.
"Quando andiamo, quando andiamo, quando andiamo?" chiesi tutta contenta.
Edward rise e scosse la testa. "Stasera" rispose.
Lo baciai di nuovo. "Siamo solo io e te vero? Eh? Eh? EH?" lo presi per il colletto della camicia. Se mi avesse detto che c'era anche qualcun altro della famiglia lo avrei strangolato.
Andy non faceva testo, era troppo piccolo per andare al cinema.
Edward dovette vedere la scintilla omicida nei miei occhi. "Si, tranquilla, solo tu e io" rispose togliendo facilmente le mie mani dalla sua camicia preferita.
"Perfetto!" esclamai "A che ora c'è lo spettacolo?"
"Ho preso i biglietti per quello delle nove, così magari dopo facciamo un giro" rispose.
Annuii e sorrisi. Lo so, sembra che non voglia molto bene alla mia famiglia o a Andy, ma vi assicuro che non è così.
Solo che da quando Andy era nato, Edward ed io non avevamo quasi più intimità. Per ciò, quando mi aveva detto del cinema ero così contenta.
Andai direttamente in camera di Alice, dove trovai anche Rosalie ed Esme.
"Ciao. Sentite, avrei un favore da chiedervi" cominciai.
"Ma certo, dicci pure cara" rispose Esme.
"Ecco, stasera vorrei andare al cinema con Edward, non è che mi terreste Andy?"
Dire che si illuminarono tutte e tre è dire poco. I loro sorrisi quasi mi accecarono.
"Ma certo! Andate pure!" disse Alice tutta contenta.
Sorrisi. "Grazie" risposi.
Uscii da quella camera e potrei giurare di aver sentito un: 'lo portiamo in piscina'
Scossi la testa. Meno male che c'era Esme con loro.
Tornai in camera mia, dove Edward era intento a fissare fuori dalla finestra. Mi avvicinai di soppiatto e lo abbracciai da dietro, appoggiando la guancia sulla sua schiena.
"Tutto ok?" chiesi in un sussurro.
"Si...stavo solo pensando ad una nuova canzone per Andy" rispose.
Incrociai le braccia e misi un finto broncio. "Un'altra?" era la terza in tre mesi.
Lui si voltò e sorrise vedendomi mezza imbronciata. Mi accarezzò la guancia e non seppi trattenere un sorriso.
"Ne farò una nuova anche a te, promesso" mormorò.
Sorrisi e lo abbracciai.
Non era mai cambiato niente tra noi. Anzi, se possibile, da quando Andy era nato, le cose erano di gran lunga migliorate.
Lo amavo moltissimo e lui mi adorava.
"Preparati, tra poco andiamo" disse staccandomi da se.
Annuii e aprii l'armadio. Scelta difficile. Cosa mettere?
Tirai fuori un pò di pantaloni, ma volevo essere davvero carina per il mio tesoro, così optai per una gonna azzurra che arrivava appena sopra il ginocchio.
Vi abbinai una canottiera bianca e presi anche il coprispalle.
"Ci starebbero bene dei tacchi" buttò là Edward.
"Certo, e le giraffe volano" replicai annuendo.
Afferrai un paio di ballerine bianche e le infilai. Io i tacchi? Certo come no.
"Ok, pronta" annunciai dopo essermi leggermente truccata e aver costretto i capelli in una coda di cavallo.
Edward mi squadrò da capo a piedi. Come faceva sempre e come sempre, mi aspettavo un: 'sei bellissima' o roba del genere.
"Sei meravigliosa" appunto.
"Ma manca qualcosa" terminò.
Lo guardai interrogativa. Avevo messo tutto, ne ero sicura!
"Cosa mancherebbe?" chiesi.
"Questo" tirò fuori una scatolina di velluto blu rettangolare e me la porse.
Sgranai gli occhi. "Cosa è?"
"Apri" sorrideva incoraggiante.
Aprii la scatolina lentamente, accarezzandone il velluto. Dentro c'era un ciondolo d'oro con incisa una rosa.
Edward: mi prese la scatolina dalle mani e tolse il ciondolo poi, lo aprì. Dentro c'erano due fotografie. Una ritraeva me ed Edward mentre gli davo un bacio sulla guancia, mentre nell'altra c'era Andy che rideva, felice.
"Non posso crederci...è bellissimo Edward" balbettai.
Me lo mise al collo. "Ti amo Bella" sussurrò al mio orecchio.
"Anche io amore" lo abbraccia e lo baciai. Non era suo solito farmi regali del genere, perciò quando me ne faceva mi sorprendeva.
Continuai a baciarlo e a stringerlo a me.
"Tesoro, andiamo dai, ti sei appena vestita e la mia camicia è appena stirata, non vorrai rischiare di ingualcirla o sporcarla buttandola sotto il letto!?" disse staccandosi da me.
Arrossii come facevo ogni volta che faceva allusioni del genere e gli feci la linguaccia.
"Va bene, faccio la brava" dissi con voce da bambina.
Mi prese per mano e uscimmo per andare al cinema. Allo spettacolo delle nove c'erano poche persone.
Meglio così, ci sarebbe stato più silenzio.
Guardai il film con gli occhi fissi sullo schermo, non curandomi delle risatine che ogni tanto Edward faceva guardandomi così concentrata.
Alla fine del film saltellavo quasi dalla contentezza. Adoravo andare al cinema; andarci con Edward poi, era ancora meglio!
Salimmo in macchina e Edward mi portò a fare un giretto. Niente di lungo o impegnativo. Era un pò che non uscivamo io e lui da soli. Ogni tanto, era bello avere un pò di tregua, un pò di tempo tutto per noi.






Siete fantastiche!!! Continuate a leggere!!! Diciamo che la storia vera comincia da questo capitolo in poi!!

roby88: sono contenta che ti piaccia!! Spero davvero di non deludere nessuno con questo continuo....

Sybelle: è lo so...si, anche Bella era shockata!XD manca ancora un pò per scoprire la verità....

Elychan: già...è vivo!!! vedrai cosa hanno in mente stavolta.....

Vesuvium: grazie infinite!!! Mi fai commuovere! Charlie è diventato vampiro già già... ma non ho detto che sia cattivo.... ihihihih...

lilly: scusa ma non ho capito... cosa è che non vuoi scrivere? Scusa, certe volte ho bisogno dei sottotitoli!!! XD ma "bravissimi" era riferito a me?

Sybelle: è lo so...si, anche Bella era shockata!XD manca ancora un pò per scoprire la verità....

Elychan: già...è vivo!!! vedrai cosa hanno in mente stavolta.....

Vesuvium: grazie infinite!!! Mi fai commuovere! Charlie è diventato vampiro già già... ma non ho detto che sia cattivo.... ihihihih...

lilly: scusa ma non ho capito... cosa è che non vuoi scrivere? Scusa, certe volte ho bisogno dei sottotitoli!!! XD ma "bravissimi" era riferito a me?

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Capitolo 4
*** 3. INVITI ***


CAPITOLO TRE: INVITI
Dopo un'ora di viaggio Edward mi aveva portata in un paesino fantastico. Era composto da piccole case di pietra ravvicinate tra loro e attraversate solo da una stradina asfaltata.
Edward fermò la macchina davanti a una piccola chiesetta in mattoni.
"Cosa facciamo qui?" chiesi confusa.
Edward scese e aprì il mio sportello. "Vieni"
Afferrai la sua mano e scesi.
Sempre tenendomi per mano, mi portò in un passaggio di lato alla chiesetta.
Ci ritrovammo in un piccolo spiazzo buio.
"Vieni" mormorò portandomi più avanti.
Scoprii così che eravamo in cima ad un dirupo delimitato da un recinto di legno.

Il panorama era stupendo.
Si vedevano tutte le luci della città e il cielo era coperto di stelle luminose.
"Edward è bellissimo" riuscii a dire senza fiato.
Sorrise e mi portò a sedere su una panchina rivolta verso il panorama.
"Vieni qui per pensare?" chiesi incuriosita. Sapevo che aveva dei posti tutti suoi dove pensare e qualche volta mi ci portava anche a me.
Scosse la testa. "Non sempre...non è vicino a casa nostra e non posso venirci spesso. Da quando abbiamo Andy poi, non ci sono più tornato"
Annuii. "Secondo te Andy parlerà presto?" chiesi.
"Non lo so, amore" rispose stringendomi la mano.
"Il fatto è che ha già due anni e mezzo..." mormorai.
"Quando torniamo a casa chiediamo a Carlisle di fare qualcosa. Sembra però che il suo cervello sia più sviluppato del suo corpo"
"Che intendi dire?" chiesi allarmata.
"L'hai visto anche tu no? Ormai i giochi per bambini non lo divertono più. Ieri si è fatto da solo un puzzle da 1500 pezzi..." spiegò.
"Oh...accidenti...quindi, se riuscisse a parlare, sarebbe un vero genietto" buttai là.
"Per entrambe le sue età" concordò Edward.
Si, perchè Andy di età ne aveva due. Ovvio. La sua età effettiva erano due anni e mezzo. Mentre quella apparente era di un anno circa.
Ma fino ad allora, non avevo mai pensato che il suo cervello potesse avere l'età effettiva. Questo complicava le cose.
"Tu non credi che potrebbe sentirsi...frustrato?" chiesi.
"Che intendi dire?"
"Bè, non mi riferisco a ora, ma a quando sarà più grande. E' come se il suo cervello da 'adulto' si trovasse intrappolato in un corpo da bambino" spiegai.
Edward annuì. "Capisco cosa intendi...forse è possibile...dovrò discuterne con Carlisle"
Annuii e mi appoggiai alla sua spalla. "Grazie Edward" sapeva a cosa mi riferivo.
"Prego, amore. Anche a me fa piacere passare del tempo solo con te" rispose.
Rimanemmo lì a guardare il cielo e a cercare le costellazioni. Non so di preciso quanto restammo in quella panchina, perchè a un certo punto, mi addormentai.

Mi svegliai sul letto di camera e sbadigliai sonoramente. Mi guardai intorno, ero sola, però sentivo delle voci provenire dal piano di sotto.
Scesi stropicciandomi gli occhi e vidi Carlisle ed Edward che parlavano seduti sul divano mentre Andy era per terra che giocava con le costruzioni. Mi sedetti vicino a Edward, tirando le gambe sul divano e accucciandomi a lui come facevo ogni volta.
"Ciao" disse accarezzandomi una guancia.
" 'ao" risposi sbadigliando.
Carlisle sorrise e continuò a parlare. "...Quindi, non credo che si possa fare niente per lui. Dipende da lui, dal suo corpo. E' vero, il suo cervello ha indubbiamente due anni e mezzo se non di più, in quanto oggi pomeriggio ha, miracolosamente, mangiato con il cucchiaio."
"Ma-ma!"
"E quindi, il suo cervello sta crescendo anche abastanza velocemente mentre il suo corpo potrebbe essersi fermato" concluse Edward.
"Pa-pà!" continuò Andy ma non lo guardammo.
"Esatto" annuì Carlisle "Tutto quello che possiamo fare è asp-"
"MI ACCOTTATE O NHO?" gridò Andy.
Ci voltammo tutti e tre a guardarlo, aveva quasi le lacrimucce agli occhi.
"Andy, hai parlato!" esclamai emozionata.
Potrei giurare di averlo visto alzare gli occhi al cielo. Ma andiamo, un bambino di due anni e mezzo? Naaah.
"Cetto, che pentavi?!" okey, forse l'aveva fatto davvero....
Lo presi in braccio. "Non sai quanto sono felice piccolino" lo abbracciai e poi lo passai a Edward che fece lo stesso.
"Ti, ti, è tutto motto beglio, ma ora guaddate queglio!" punto un dito verso le costruzioni.
Guardammo e rimanemmo di....ehm....sasso.
Era riuscito a costruirci una macchina. Non chiedetemi come abbia fatto perchè non ne ho la minima idea.
"Andy sei stato....strabiliante" disse Edward "Sembra la mia macchina"
"E' la tua Vovvo papà" annuì Andy.
Okey, adesso cominciava davvero a farmi paura.
"Andy, tesoro, perchè non hai parlato prima?" chiesi riprendendolo in braccio e scostandogli un ciuffetto di capelli ramati che gli ricadevano sul volto.
"Pecchè non avevo nente da dire" rispose semplicemente.
Edward quasi non scoppiava a ridere; era felice, si vedeva lontano un miglio. "Hai fame piccolino?" chiese.
Andy scosse la testa ma sbadigliò. "Dai, ti porto a letto tesoro" mi alzai con lui che già mi ronfava appoggiato sulla spalla.
Lo misi nel box nella sua cameretta e lo coprii per bene.
"Ma-mmha...." mormorò nel sonno.
Qualunque cosa avesse detto, era sempre il mio piccolino. Gli acarezzai la testa e uscii dalla cameretta.
Per il corridoio vidi Alice. "Ciao Bella, tutto ok?" chiese.
"Si! Adesso che parla è molto meglio" risposi.
Alice mi guardò storto. "Parla? Andy parla?" chiese sconcertata.
"Si, non hai avuto qualche visione che sarebbe successo?" chiesi.
Scosse la testa. "No...a dire il vero, non ho mai avuto visioni su di lui"




GRAZIE INFINITE A TUTTE!!! NON SO COSA FAREI SENZA DI VOI!!! Scusate il ritardo nell'aggiornamento, ma purtroppo l'università mi porta via molto tempo e non sono riuscita ad aggiornare prima... non posso neanche rispondere ai vostri commenti uno per uno... sigh... che tristezza... devo andare a studiare -_____-''''
Comunque, adesso devo andare veramente a studiare, sono solo di passaggio... cercherò di aggiornare presto!!!

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Capitolo 5
*** 4. LUNA PARK ***


CAPITOLO QUATTRO: LUNA PARK
"Andy per favore, possiamo parlarne?" chiese Edward.
"NHO!" rispose.
"Eddai amore, che male c'è!" dissi io.
Andy mi guardò con due occhioni da Bambi; che bello il mio bambino!
Edward alzò gli occhi al cielo. "Ci mancava solo questa"

2 ORE PRIMA
Sistemai il colletto della camicia di Edward.
"So già che me ne pentirò" borbottò per l'ennesima volta.
"Ma tesoro, è solo un Luna Park!" gli ricordai.
"Non è solo un Luna Park se c'è Andy di mezzo!£ borbottò.
"Gli ho già spiegato che deve comportarsi bene" risposi.
Presi la borsa e mi avviai di sotto.
"Già, è come spiegare a un leone di non mangiare la gazzella..." sentii Edward brontolare.
Risi tra me e me. Andy era fin troppo speciale delle volte. Poteva sembrare viziato in certi momenti, ma non lo era; solo che quando si impuntava era difficile farlo ragionare.
"Mamma!" esclamò vedendoci scendere "Papà!"
Sorrisi. Era così teneroso e coccolone.
"Buon divertimento" disse Esme salutandoci con la mano.
"Grazie mamma" rispose Edward.
Sistemammo in macchina il passeggino e misi Andy sul suo sedile personale.
Quando Edward avviò il motore cominciò a ridere e cantare, tutto contento. Gli piaceva la musica. Edward e io sorridevamo. Lo sapevo perfettamente che già progettava di fargli imparare a suonare il pinoforte. Andy glielo aveva già chiesto un mucchio di volte. Adesso che sapevamo cosa passava per il suo cervellino, eravamo sicuri che ne avesse le piene capacità!
Appena scendemmo Andy si guardò in giro e poi puntò il dito contro le Montagne Russe.
"Lhi!" esclamò.
Edward lo mise sul passeggino, sistemandogli le scarpine sciolte. "Non credo sia una buona idea, tesoro" gli disse.
Andy ci pensò su un attimo. "Shi, sono gande pè quette cose" rispose.
Dovetti trattenermi dal ridere.
Ci avviammo dentro al Luna Park guardandoci intorno per cercare qualche gioco che potesse andare bene per Andy.
"Edward! Prendiamo lo zucchero filato?" chiesi sorridendo.
"Certo, amore" lo so che non resiste al mio sorriso.
Prendemmo dello zucchero filato per me e per Andy che parve gradire molto.
"Papà! A sinitta! Ci tono gli animagli!" esclamò all'improvviso spostando tutto il peso del corpo verso la sinstra del passeggino, tentando invano di spostarlo da solo.
Ci avvicinammo per fargli osservare gli animali nelle gabbie. C'erano criceti, pappagalli, pesci, e persino conigli! Non ero mai stata in grado di tenere un animale, Andy non ne aveva mai avuto uno mentre Edward...
"Amore, hai mai avuto animali?" chiesi.
Annuì. "Si, avevo un gatto quando ero umano...da quando sono cambiato non ne ho più avuti" rispose.
"Com'era?" chiese Andy.
"Tutto nero e con gli occhi neri e il naso rosa...lo avevo chiamato Isidoro" rispose.
Lo guardai confusa. "Isidoro?"
"Già" rispose "Sai, era un nome che andava molto in quel periodo e visto che i miei genitori anzi che un fratellino mi avevano regalato un gatto, ho deciso di chiamarlo così"
Sorrisi. Doveva essere stato proprio un bel bambino da piccolo.
"Amore, guarda che bello!" dissi vedendo un coniglietto completamente bianco che dormiva a pancia all'aria.
"Si, hai ragione, ma sei più bella tu" osservò.
Arrossi di botto e lo abbracciai, circondandogli i fianchi con le braccia e poggiando la guancia sul suo petto. Ogni tanto, se ne usciva con complimenti improvvisi che mi mettevano in imbarazzo e mi facevano arrossire.
La sua spiegazione fu che adorava vedere le mie guancie tingersi di rosso.
"PAPA'! MAMMA!" chiamò Andy "Potto povare a vincere queglio?" chiese, puntando un dito contro una gabbietta.
Ci avvicinammo. "Andy per favore, possiamo parlarne?" chiese Edward.
"NHO!" rispose.
"Eddai amore, che male c'è!" dissi io.
Andy mi guardò con due occhioni da Bambi; che bello il mio bambino!
Edward alzò gli occhi al cielo. "Ci mancava solo questa"
"Papà ti plego...lo tai che ti bojo begne" disse Andy sfoderando i suoi migliori occhioni da cucciolo.
Edward sospirò. "E va bene piccolo, proviamo a vincere questo cane" rispose prendendolo in braccio.
Andy lo abbracciò forte. "Gatie papà"
Mi unii all'abbraccio. Avere Andy ed Edward mi rendeva così felice che non avevo bisogno di altro per vivere serena. Solo una macchiolina nera copriva una parte del mio cuore: Charlie.
"Mi scusi, vorremmo giocare" disse Edward alla signora che gestiva tutto.
Lei, come previsto, lo squadrò dalla testa ai piedi, i suoi occhi cominciarono a brillare e tanti cuoricini che le incorniciarono il viso.
Alzai gli occhi al cielo sbuffando piano in modo che nessuno mi sentisse apparte Edward e Andy.
Vidi Edward trattenere un sorriso e Andy guardarci interrogativo.
GELOSA EH...mi arrivò il pensiero di Edward.
NON DOVREI ESSERLO? TU SEI IL MIO FIDANZATO! gli risposi sempre tramite pensiero.
La signora prese i soldi che Edward le porgeva e ci dette dieci palline. CHE BEL RAGAZZO...GUARDA IL SUO PROFILO! MMMM...
Le lanciai un'occhiataccia e vidi Edward abbassare lo sguardo per non riderle in faccia.
Il gioco consisteva nel lanciare delle palline e farle entrare in dei vasetti di vetro.
Facemmo provare Andy per primo. Edward lo teneva in braccio mentre lui lanciava le palline.
Solo al quinto tentativo centrò un vasetto.
"Bravo tesoro!" esclamai baciandolo sulla guanciotta morbida.
"Complimenti, hai vinto un pesce rosso" disse la signora.
"Lo vuoi il pesce rosso Andy?" chiese Edward speranzoso.
Com'era prevedibile scosse la testa. "No! Bojo povare ancora!" rispose.
Edward sospirò e gli porse un'altra pallina per fare un altro tentativo.
Non ci riuscì per altre quattro volte eppure aveva uno sguardo deciso. Che aveva in mente?
Due persone che passavano di lì, decisero all'improvviso di voler tentare di vincere un animaletto. Dico che lo decisero all'improvviso perchè ci avevano già sorpassato di qualche metro quando decisero di fare dietro-front, cosa molto sospetta visto che nelle loro teste pensavano di odiare gli animali. Comunque, si può sempre cambiare no?
Quindi non ci badai più di tanto quando si avvicinarono e chiesero di provare.
Mentre la signora parlava con loro, Andy lanciò l'ultima pallina che, miracolosamente, anzi che cadire per effetto della gravità, cominciò a salire fino a infilarsi nel vasetto che permetteva di vincere un cane.
Io e Edward ci guardammo allarmati mentre Andy gridava vittoria.
La signora lo guardò perplessa e Edward dovette intervenire. "Ehm...l'ho lanciata io" e sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi innocenti.
Lei ovviamente annuì come un ebete e sorrise come una stupida.
EDDAI AMORE, MICA POTEVAMO FARCI SCOPRIRE! pensò Edward.
ODIO QUANDO SO CHE HA RAGIONE E NON POSSO RIBATTERE! sbottai tra me e me.
HO SENTITO pensò Edward.
AH risposi io arrossendo.
HO TENTITO PURE IO! disse quella che era, inconfondibilmente, la voce di Andy.
Lo guardammo. "Hai sentito?" chiesi confusa.
"Cetto! Tono votto figli, e nommale che sento" rispose.
Bè, in effetti, sia io che Edward avevamo capacità di quel genere, perciò non era proprio fori dal normale.
"Però la pallina... " mormorai.
Andy mi sorrise innocentemente. "Lo bolebo tanto tanto tanto..." mormorò.
"Non è una buona ragione per farlo in pubblico Andy" rispose Edward.
Lui annuì come se avesse una tesi valida per difendersi. "Lo to! Infatti la tignora pallava con quei due!" rispose.
"Andy, tesoro, li hai fatti giocare tu? Contro la loro volontà?" chiese Edward allibito.
"Ti...però tanquillo papà, loro non bojono animagli e non vinceranno!" disse annuendo fiero di se.
Per qualche strana ragione infatti, sembrava che le palline si rifiutassero di entrare nei vasetti di vetro.
"Andy, prendiamo questo cane e andiamo a casa, non è giusto quello che stai facendo" disse Edward.
Andy scelse un cagnolino tutto nero. Era un terranova perciò destinato a diventare un pò ingombrante.
"Come lo vuoi chiamare tesoro?" chiesi.
Ci pensò un attimo. "Lo chiamerò Truccioglio" disse.
"Truciolo?" chiesi confusa "Ma sei sicuro tesoro?" chiesi conferma.
"Nho Truccioglio, Tuccioglio!" rispose.
"Va bene Andy, Truciolo sia..." disse Edward.
Andy alzò gli occhi al cielo. "Nhon ti peoccupare Truccioglio, io lo to come ti chiami" disse al cane che dormiva beato vicino a lui.





GRAZIE INFINITE DEI COMMENTI RAGAZZE!!! SCUSATEMI PER IL RITARDO PROLUNGATO!!! NON SUCCEDERA' PIU'!!!!!!!

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Capitolo 6
*** 5. PENSIERI ***


CAPITOLO CINQUE: PENSIERI
Renèe.
Erano due giorni che il suo nome mi ronzava in testa.
Due giorni prima, era stata la festa della mamma; avevamo regalato ad Esme una pianta da mettere nella veranda, mentre Andy, mi aveva regalato un carillon. Ne ero stata felicissima e lo avevo messo in bella vista sulla scrivania della camera.
E poi ricordai.
Anche io avevo una mamma, erano quasi cinque anni che non la vedevo. Chissà come stava, se era felice, com'era diventata. Nella mia mente era vivo il ricordo di una persona abbastanza giovane, con capelli corti e qualche ruga intorno agli occhi.
Renèe mi credeva morta; chissà quanto aveva sofferto a causa mia.
Mi ero sempre presa cura di lei e la dovevo aver distrutta con la mia 'morte'.
Anche con Charlie avevo fatto lo stesso.
Ero arrivata a casa sua che quasi lo odiavo, poi avevo imparato a conoscerlo e ad amarlo. Solo per poi spezzargli il cuore.
Nessuno di loro de lo meritava; entrambi erano stati perfetti.
Ero cresciuta con lei che più di una mamma era stata un'amica. Poi Charlie, mi aveva lasciato le mie libertà, dimostrando di esseri nel bisogno. E quante volte lo avevo fatto arrabbiare!
Erano stati entrambi meravigliosi.
E adesso?
Renèe non la vedevo da molto, troppo tempo; e Charlie era da qualche parte con i Volturi.
"Ecco qa" disse Andy accarezzando Truciolo che gli stava in braccio. Mi guardò, perplesso. "Mamma, pecchè pangi?"
Mi asciugai velocemente le lacrime.
Andy allargò gli occhioni. "Guadda che te vuoi te lo faccio accaezzaglie anche a te Tuccioglio"
Sorrisi e lo strinsi a me. "Non è per questo che piango, amore"
"Bene" ci pensò un attimo "Te tasera cucino io metti?"
Risi. Quanto era caro il mio bambino.
"Tesoro, non piango più promesso" lo rassicurai baciandogli la guancia.
"Begne...papà!" esclamò vedendo Edward scendere le scale.
Corse da lui che lo prese in braccio prima che cadesse al suolo come una pera cotta. "Alloglia papà, quando comintamo?" chiese.
"Adesso, amore" rispose Edward.
Prima però venne da me, mi accarezzò la testa. TUTTO BENE AMORE?
EDWARD, VOGLIO VEDERE RENE'E risposi.
Edward annuì titubante, sapevo che ne avremmo dovuto discutere meglio.
Poi, si sedette al pinoforte con Andy in braccio e cominciò a premere i suoi ditini nei tasti d'avorio.
Sorrisi nel vederli.
Erano davvero molto simili. Gli stessi capelli ramati che non stanno mai a posto e gli stessi occhi miele che ti scrutano fin nell'anima.
Tutto ciò che mi serviva per essere felice era lì davanti ai miei occhi. Ma non mi sentivo in pace con me stessa. Era passato molto tempo, troppo. Volevo andare da Renèe.
EDWARD, VORREI TELEFONARE A MIA MADRE pensai.
PERCHE'? chiese.
VORREI SAPERE COME STA risposi.
TI CREDE MORTA, TESORO...NON CREDI CHE POSSA ESSERE UN TRAUMA PER LEI SENTIRTI AL TELEFONO?
Si, aveva perfettamente ragione. Forse non era per niente giusto che spuntassi di nuovo nella sua vita. Senza contare, che non potevo dirle la verità.
"Amore, potremmo vedere se sta bene però...magari, ci facciamo un viaggetto fino a Jacksonville" disse Edward.
"Prima devo essere sicura che abiti ancora lì" dissi.
Edward annuì. "Ecco una buona ragione per telefonarle. Ti accerti che è lì e poi andiamo" spiegò.
Annuii e mentre Edward intratteneva Andy afferrai il telefono.
Ci misi qualche minuto prima di decidermi a comporre il numero. Mi sudavano le mani per l'agitazione.
Alla fine lo feci.
Squillò una, due volte.
"Pronto?" rispose una voce femminile.
"Renèe?" mi sforzai di mantenere una voce ferma.
"No, qui è Alexis O' Connor" rispose.
Deglutii rumorosamente. "S-sa dirmi dove sono i precedenti proprietari della casa?" mi informai.
"Si sono trasferiti circa tre anni fa, la signora diceva che la casa le ricordava troppo la figlia" rispose.





Vi ringrazio infinitamente e mi scuso per il ritardo stratosferico con cui aggiorno... scusatemi moltissimo...
Sono felice che Andy vi sia piaciuto!!! E' così cariinooo!!!! XDXD

ROo cullen: WAAAAAAAA!!!!!!!! ma allora tu sei una nuova fan!!!!! Ecco... in realtà, questa ff sarebbe il seguito di un'altra (A New Twilight) in cui si da risposta a tutte le tue domande... Comunque, nel caso tu non voglia leggerla, ti rispondo io!! ^^ Ecco, Bella ha un potere solo in realtà: quello di assorbire i poteri degli altri e aumentarne l'efficacia. Inoltre, lei è 'evoluzione' cioè, rappresenta come saranno i vampiri tra molti decenni!!^^ Per questo, è per metà umana... è complicato da spiegare... nel caso tu non voglia leggere la ff prima, dimmelo che cerco di spiegartelo meglio!! ^^

giadina xD: charlie??? èèèèè... lo saprai prima o poi... ihihihih....

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Capitolo 7
*** 6. SIDNEY ***


CAPITOLO SEI: SIDNEY
Mia madre si era trasferita.
La sua casa le ricordava troppo me.
Se avevo bisogno di una conferma delle sue sofferenze, l'avevo avuta.
"Mamma? Il caffè" disse Andy.
La macchinetta stava per spagliare; mi ero incantata di nuovo.
Spensi il fornello e tolsi la macchinetta dal fuoco.
Andy avvicinò la sua tazza.
"Cosa vuoi?" lo guardai incredula.
"Il caffè" rispose.
Scossi la testa e ne versai un pò sulla mia tazza. "No tesoro, il caffè ti fa male" dissi "sei troppo piccolo"
Sospirò. "Ba bene" riprese la sua tazza di latte e poi vi intufò un biscotto, mettendolo in bocca poco prima che si rompesse. "Ti piacciono questi biscotto, tesoro?" gli chiesi scosandogli un ciuffo di capelli dalla fronte. "Ti... tono buoni" rispose afferrandone un altro.
"Va bene, allora oggi te li ricompro"
Bevve un sorso di latte e rimase un pò sporco sopra le labbra. Presi un tovagliolo per pulirlo.
"Oggi vai a fae la pesa?" chiese.
"Si"
"Potto venie anch'io?" chiese dolcemente.
Sorrisi. "Va bene, amore" risposi "Lo diciamo a papà"
"Cos'è che dovete dirmi?" chiese Edward entrando in cucina.
Andy allungò le braccia per farsi prendere. "Oggi vado co la mamma a fae la pesa" disse, poi avvicinò le labbra all'orecchia di Edward e abbassò la voce come se dovesse dire un segreto. "Cotì tengo lontano gli atti uomini"
Ridemmo entrambi.
"Bravo tesoro!" si complimentò Edward, poi lo alzò in aria facendogli le boccacce facendolo ridere.
Alzai gli occhi al cielo. "Edward, ha appena mangiato"
Lo abbracciò forte e mi tirò per un polso, baciandomi lievemente facendomi arrossire.
Andy ridacchiò. "Papà, mi compi un libo tulle maccine?" chiese.
"Sulle macchine? Come mai ne vuoi uno?" chiese Edward.
"Pecchè me ne bojo cottuie una in minatua" rispose.
Lo guardammo. "Andy, tesoro, le macchine in miniatura sono difficili da costrire" gli dissi.
Annuì. "Lo to, ma mi aiuta il nonno" rispose.

Dopo aver pulito le tazze e i piattini della colazione, vestii Andy per bene e lo misi in macchina. Gli avevo promesso di portarlo con me al supermercato.
"Fa attenzione, amore" disse Edward baciandomi.
"Tranquillo tesoro, cosa vuoi che succeda, andiamo solo a fare la spesa" lo rassicurai.
"Tu fa attenzione lo stesso" insistè.
"Va bene" lo baciai sulla guancia e salii in macchina.
Arrivammo al supermercato poco dopo, c'erano poche persone. Meglio così.
Presi il carrello e sistemai Andy lì sopra, così che potessi averlo davanti.
Spinsi poi il carrello fra i vari reparti, osservando con calma le varie offerte.
"Mamma? Pecchè quel signore ci guadda?" chiese Andy pianissimo.
Alzai gli occhi e mi trovai davanti Jacob.
Ci guardammo per qualche secondo.
Erano quasi tre anni che non ci vedevamo; ci eravamo lasciati da nemici e un pò mi dispiaceva, ma non avevo dimenticato che quando mi aveva vista vampiro, si era trattenuto per poco dall'uccidermi.
Si avvicinò lentamente. "Ciao"
"Ciao Jake" sorrisi "E' molto che non ci vediamo"
"Già...ehm...lo so, sto invadendo il vostro territorio, non volevo... è colo che-"
"Jake" lo interruppi "Non importa. Per quanto mi riguarda quel patto non ha mai avuto molta importanza"
"Ma non dovrei essere a Forks, dovrei stare a La Push" obiettò.
"Jake, il supermercato è di tutti, per quanto mi riguarda puoi starci quanto vuoi" dissi.
"mm... okay" mormorò.
"Come ti tiami?" chiese Andy.
Jake lo osservò. "Jacob" rispose, poi mi guardò "E questo chi è?" chiese.
"Lui è Andrew, mio figlio" risposi.
Jake mi guardò scettico e confuso. "Vuoi prendermi in giro? Quelli come te non possono avere figli"
"Jake io-"
"Ah eccoti!" Una ragazza bionda e con un bel pancione venne verso di noi.
Jake la prese per mano e le sorrise. "Sidney, lei è Bella, Bella, questa è Sidney, la mia fidanzata" presentò.
Le sorrisi. "Ciao"
Lei ricambiò il sorriso. "Ciao"
"E' incinta di otto mesi...ci sposiamo tra poco" spiegò Jake.
Le sorrisi. "Bè, allora manca poco! Credimi, il nono mese passa velocemente"
"Non vedo l'ora che sia nato" ammise.
"E' una femmina?" chiesi curiosa.
"Si" rispose Jacob.
Sorrisi. "Che bello! Io ho lui invece" indicai Andy.
Sidney s'illuminò. "Ma che meraviglia di bambino!"
Andy le sorrise, uno strano sorriso per la verità, un pò... sognante.
"Sidney, dovremmo andare" intervenne Jake.
"Va bene, mi ha fatto davvero piacere conoscervi, ciao" ci salutò.
"Tao" la salutò Andy.
Lo guardai. "Perchè l'hai guardata in quel modo?"
Lui fece un'altra volta il sorriso sognante. "E' bella"
Lo guardai male. "Sidney è bella?"
Fece una smorfia di disgusto. "Nho! Lei è vecchia!"
"Quindi anche io lo sono" dedussi.
Scosse la testa. "Nho, tu tei la mia mamma, tu tei tempe beglia"
Gli accarezzai le guanciotte paffutelle e lo baciai sulla fronte. "Grazie tesoro, ma adesso finiamo di fare la spesa"

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Capitolo 8
*** 7. UN FRATELLINO ***


CAPITOLO SETTE: UN FRATELLINO
"Ma che stai dicendo? Vorresti forse farmi credere che Jacob è fidanzato?"
Alzai gli occhi al cielo per la millesima volta. "Si Edward, quante volte ancora te lo devo ripetere?" sbottai, sistemandomi meglio sul letto.
"Scusa amore, è che non riesco a capacitarmi che tra non molto avrà un figlio" rispose.
"Figlia" lo corressi "E' una bambina"
Annuì. "E' strano, tutto qui" disse.
Annuii. "Bè si, ma anche noi abbiamo il nostro bambino" gli ricordai.
"Già, parli del diavolo..." mormorò puntando un dito verso la porta.
Andy era in piedi lì davanti, con una mano teneva stretto il suo peluche preferito, mentre con l'altra si stropicciava gli occhi.
"Tesoro, vieni" lo invitai.
Lui arrivò di corsa, si arrampicò sul letto e si distese tra me ed Edward.
Gli accarezzai la pancia. "Cosa c'è amore?"
Edward gli asciugò una lacrimuccia. "Hai avuto un brutto sogno?" chiese.
Andy annuì. "Ti... voi mi latavate soglio..." rispose.
Lo baciai sulla guancia. "Tesoro, non preoccuparti, era solo un brutto sogno, non ti lasceremo mai solo" lo rassicurai.
"Mai?" chiese.
"Mai" confermò Edward.
"Me lo fate un frateglino?" chiese poi.
Lo guardammo. "Un fratellino? Ma sei sicuro Andy?" chiesi.
"Ti... cotì ho cuaccuno pè giocare..." spiegò.
Bè, questo era un pò il problema. Cioè, Andy voleva un fratellino per giocare, ma poi, avrebbe dovuto averlo sempre, non poteva darlo indietro. Avevamo l'impressione che non l'avesse capito.
"Andy, tesoro, se tu avrai un fratellino con cui giocare, poi, cosa farai quando non ti va più di giocare?" chiese Edward.
"Ve lo ridò" rispose Andy.
Sorrisi. "Andy, un fratellino è per sempre, non puoi mandarlo indietro quando non ti serve più" spiegai.
"Inoltre, noi gli vorremmo bene come ne vogliamo a te" intervenne Edward.
Andy ci guardò sospettoso. "Io, vi dovei dividee co lui?" chiese orripilato.
"Bè si... sarebbe figlio nostro anche lui tesoro" risposi.
"Anche gli zii e la nonna gli vorrebbero bene quanto ne vogliono a te" rispose Edward.
Andy scosse la testa con vigore. "Nho! Non ne vojo nettuno!" dichiarò.
Rimanemmo in silenzio, non sicuri di cosa rispondergli.
"Sicuro tesoro?" chiese Edward.
Annuì con vigore. "Shi!"
Edward mi guardò e io alzai le spalle. Andy praticamente aveva fatto tutto da solo.
Prima voleva un fratellino con cui giocare, poi, una volta capito come sarebbe stato, aveva rifiutato categoricamente l'idea.
Sbadigliò e si stropicciò gli occhi.
Gli accarezzai la pancia. "Hai sonno amore, vuoi dormire qui con noi?"
Scosse la testa. "Nho... vado a letto" biascicò mezzo assonnato.
Scese dal letto portandosi dietro il suo coniglietto e uscì dalla cemera. Nel silenzio lo sentimmo correre in camera sua.
Mi accoccolai al corpo di Edward, sospirando.
"Cosa c'è?" chiese accarezzandomi i capelli.
"Credi che dovremmo dare comunque un fratellino a Andy?" chiesi.
Sospirò. "Non lo so... non sembrava più tanto entusiasta"
"E tu lo saresti?" chiesi.
Sorrise e mi baciò sulla fronte. "Io sarei felice, già lo sai"
Mi strinsi di più a lui.
Mi baciò lievemente, poi la sua mano tra i capelli attirò la mia testa più vicino alla sua, mentre il bacio si approfondiva.
Dire che mi avvinghiai a lui è poco, ma ormai ci era abitutato. Ogni volta era così, sentivo un estremo bisogno di lui.
E la sua pelle era morbida e liscia; il suo profumo mi faceva girare la testa e non mi permetteva di ragionare.
Via il pigiama, e le lenzuola sfioravano leggere la pelle.
I suoi baci, le sue carezze. Tutto perfetto, esattamente come lui.
La sua mano sfiorava leggera il mio fianco, mentre il respiro sul collo mi faceva rabbrividire.
"...mm..." mi sfuggì un lamento che lo fece sorridere.
Gli tracciai una scia di baci dal collo alla guancia, alla tempia, alle labbra.
"Bella.... ti voglio..." mormorò al mio orecchio.
Gli accarezzai i capelli. "Sono tua, già lo sai"

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Capitolo 9
*** 8. LUNA ***


CAPITOLO OTTO: LUNA
Andy finì di fare colazione con calma.
"Sei agitato, piccolo?" gli chiese Alice tutta esaltata.
Scosse la testa. "No" rispose.
L'entusiasmo di Alice scemò un pò. "Come no?" chiese "E' il tuo primo giorno d'asilo!" gli ricordò.
Andy annuì. "Lo to"
Alice mi guardò, forse in cerca d'aiuto.
Finii di preparare la sua merenda. "Andy, non posso credere che tu non sia nemmeno un pò agitato"
"Ba bene, forse un pò lo tono" ammise.
Jasper, che era seduto lì vicino a leggere un libro, ridacchiò.
Sentiva perfettamente che Andy non era agitato, ma lo aveva detto per far contenta la zia Alice.
"Non preoccuparti, tesoro, sono sicura che farai amicizia con un sacco di bambini" disse Alice sorridendogli.
Incartai la sua merenda e la misi dentro allo zainetto.
"Okay Andy, è ora di andare" annunciò Edward.
Andy si alzò da bravo bambino e mi salutò baciandomi sulla guancia. Gli infilai lo zainetto. "Ciao tesoro" ricambiai il bacio.
"Tao mamma" uscì dalla cucina trotterellando.
Edward mi baciò e uscì con lui.
Sarei tanto voluta andare anche io, ma le maestre avevano specificato che doveva esserci un solo genitore perchè c'erano moltibambini quell'anno e non saremmo entrati tutti dentro all'asilo.
"Sta proprio crescendo eh?" mormorò Alice.
Annuii. "Già, ormai è un ometto"
Per tutta la mattina mi sentii vuota. Senza Edward e Andy mi sentivo inutile.
Erano il centro della mia vita. Io ero come un satellite che girava intorno a loro, che mi rendevano felice, completa.
"Bella, è la quarta volta che pulisci quel piatto" mi fece notare Esme.
"Oh si, eheh" sorrisi imbarazzata.

Per tutta la settimana le cose andarono bene. Edward ed io ci alternavamo per portare Andy all'asilo ed ero davvero fiera di lui perchè sembrava aver fatto amicizia con tutti fin da subito.
Prese anche il suo primo raffreddore. La maestra ci pregò di tenerlo a casa per evitare che si ammalassero anche gli altri bambini.
"Mamma, non potrò più andare all'asilo?" chiese Andy preoccupato.
Gli accarezzai i capelli. "Ma no, certo che potrai andarci"
Tossicchiò. "Ba bene"
Lo misi a letto, per evitare che si prendesse anche la febbre.
Due giorni dopo, la situazione non era ancora migliorata, perciò, chiesi a Carlisle se c'era qualche medicina adatta a lui.
"Bè si, prova con questo" mi porse una scatolina "Dovrebbero funzionare, scioglile nell'acqua"
"Grazie mille" corsi a prendere l'acqua.
"Carlisle ti ha dato qualcosa?" mi chiese Emmett.
Annuii. "Si, dovrebbe guarire presto" presi dell'acqua e un bicchiere.
"Ah senti, potresti portare questo a Andy e magari dirgli che non mi è riuscito?" mi porse un giornalino di enigmistica.
Lo guardai e sperai che stesse schezaando. "Emmett, cosa dovrebbe farsene?"
Alzò gli occhi al cielo. "Secondo te? Mi ha sfidato lui eh, io non c'entro"
"Ti ha sfidato?" chiesi.
Annuì. "Si, diceva che secondo lui non ero capace a fare un rebus. Io ho accettato la sfida e, mi duole ammetterlo, ma aveva ragione lui" rispose.
Presi il giornalino senza dire niente e salii di sopra, questa doveva proprio spiegarmela.
"Ehi, l'avete fatto tu e Edward eh! Non lamentarti se fa stramberie!" sentii Emmett sghignazzare dalla cucina.
Entrai in camera di Andy e lo trovai intento ad ascoltare Jasper che gli raccontava una favola.
Posai l'acqua e le pillole sul comodino. "Andy, da quando fai le parole crociate?"
Guardò il libretto che avevo in mano. "Lo zio Emmett non c'è riuscito a fae il rebut veo?" chiese.
"No" risposi "Ma tu da quando ci riesci?"
Alzò le spalle. "L'ho tovato l'atto giorno nel gionnale e l'ho fatto" rispose.
"Ah" certo, perchè un bambino di 3 anni che legge il giornale è normale no?
Jasper gli scompigliò i capelli. "Ci vediamo più tardi piccolo"
"Puoi rimanere" gli dissi.
Sorrise. "Mi piacerebbe, ma ho promesso ad Alice di aiutarla a sistemare la camera"
"Ha deciso il colore?" chiesi.
"Giallo canarino" alzò le spalle sorridendo.
Jasper amava davvero molto Alice. Le lasciava cambiare e colorare la loro camera come più le piaceva. Le lasciava fare tutto quello che voleva.
Lasciai scioglere una pastiglia nell'acqua e la girai con il cucchiaino. "Ecco, prendi questo, ti farà bene"
Bevve tutto d'un sorso e fee una smorfia. "Bleaaaaah! Il nono non ha popo gutto"
Risi. "No tesoro, il nonno non le fa le medicine"
"Mamma dov'è papà?"
"Sta tornando tesoro, è uscito a comprare una cosa" risposi vaga.
Prese una penna e ricominciò a fare i cruciverba.
Lo baciai sulla testa e scesi di sotto. Emmett stava guardando un altro dei suoi programmi su National Geographic.
"Ancora non hai capito dove si trovano gli elefanti?" lo presi ingiro.
"Sai che le formiche sentono di essere vicine alla morte e si allontanano dal formicaio?" sghignazzò.
Scossi la testa mentre mi dirigevo in cucina. "Non so a cosa gli servirà saperlo" borbottai.
Due braccia forti mi circondarono i fianchi e mi tirarono in cucina, contro un petto forte e protettivo che conoscevo bene.
"Sei tornato" mormorai.
"Si" rispose accarezzandomi il collo con la punta del naso.
"Hai trovato il regalo di Natale per Andy?" farfugliai mezza abbacinata dalla sua presenza.
Ridachiò. "Si, ho trovato quello che voleva" alitò sul mio collo.
Truciolo arrivò in cucina trotterellando e scodinzolando, ci grattò le gambe per attirare la nostra attenzione.
Inutile dire che Edward lo prese subito in braccio. "Ehi ciao! Hai fame, eh?"
Misi il broncio. "A me non le fai tutte quelle carezze" borbottai.
Posò Truciolo per terra e avvicinò le labbra al mio orecchio. "Non ti sono bastate quelle di ieri sera?" mormorò con voce roca.
Le mie guancie diventavano scarlatte, mentre gli occhi si apprestavano a uscire dalle orbite.
"Come sei rossa" esclamò Alice entrando in cucina.
Edward cercò di trattenersi dal ridere.
"C'è una telefonata per te comunque" Alice mi passò il telefono.
Risposi. "Pronto?"
"Ciao Bella, sono Jake, come stai?"
"Oh ciao Jake! Io sto bene, tu?" chiesi cortesemente.
"Bene, bene... ehm... ti ricordi di Sidney vero?" chiese.
"Certo" la sua fidanzata.
"Bè ecco, ci teneva a farti sapere che ha ehm...partorito"
M'illuminai. "Oh Jake che bello! Sei papà! Congratulazioni!" esclamai.
"Già...Sidney ci teneva che lo sapessi e magari ehm... le farebbe piacere se venissi a trovarla" disse.
"Mi piacerebbe molto" ammisi "Ma questo vorrebbe dire entrare a La Push" gli ricordai. Stupido patto.
Sospirò. "Per questa volta possiamo fare un'eccezione"
"Grazie Jake, verrò senz'altro" promisi.
"Okay...ciao Bella" riattaccò subito.
Di sicuro doveva essergli costato un bello sforzo telefonarmi, ma per Sidney, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Lo si capiva da come la guardava. Non c'era neanche bisogno che usassi i miei poteri.
Edward mi guardava sorridendo. Aveva sentito tutta la telefonata.
"Mamma, mamma! Voglio venie anche io da Luna!" Andy entrò in cucina di corsa quasi urlando.
Lo presi in braccio. "Che ci fai alzato signorino?"
"Anche io da Luna, to bene" insistè.
Sorrisi. "Va bene piccolo, andremo da Luna ma non oggi. Prima riprenditi per bene, poi andremo"
Annuì con aria fin troppo sognante.
"E' bella eh" buttai là.
"Ti... bellittima" confermò.
"E come si chiama?" chiesi.
"Luna" rispose sempre con sguardo assorto.
"Allora era a lei che ti riferivi al supermercato!" mi ricordai di quando aveva detto che era bella ma non si riferiva ne a me ne a Sidney.
Annuì con energia. "Ti...è sempe tata bella"

Due giorni dopo Andy si sentiva decisamente meglio e tutto pimpante all'idea di andare a trovare Sidney. O meglio, Luna.
Decidemmo di portarcelo. Continuare ad aspettare sarebbe stato inutile e scortese nei confronti di Sidney e Jake.
Perciò, quel giorno, Edward, Andy ed io andammo a La Push.
Billy non c'era, era andato a pesca con gli amici. Anche se qualcosa mi diceva che c'entrava la nostra visita.
La casa di Jake non era cambiata quasi per niente, solo qualche mobile spostato per concedere spazio a una culla.
Jake ci accolse più calorosamente di quanto mi aspettassi, al telefono aveva mostrato molto meno entusiasmo.
Sidney invece si dimostrò cortese e solare come sempre.
Era seduta su una sedia a dondolo con in braccio un fagottino di coperte.
Ci salutò con un sorriso luminoso e ci fece vedere Luna.
Era bellissima. La pele olivastra come quella di Jake e un ciuffetto di capelli neri come quelli di entrambi.
Andy la vide e i suoi occhi comiciarono a brillare. Credo che se ne sia innamorato quel giorno.
"Mamma è così bella" aveva detto.
Non si era staccato da lei fino al momento di tornare a casa.
"Tornerò pretto" le aveva detto stringendole una manina.
Uscimmo e ci dirigemmo di nuovo verso casa. Era andata meglio del previsto. Arrivati, andai in cucina pr preparare la cena.
In realtà, varcai la soglia e cacciai un urlo atroce.

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Capitolo 10
*** 9. AMAREZZA ***


CAPITOLO NOVE: AMAREZZA
Sangue.
Le mura, i mobili della cucina, tutto coperto da una patina scura e vischiosa. Se la luce fosse stata accesa credo che sarei impazzita a quella vista.
Non tutti i giorni ti ritrovi la cucina coperta di sangue.
Sopra al ripiano dove di solito preparavo il cibo per Andy, c’era un ammasso informe e molle, sembrava quasi un budino. Per terra si vedevano altri pezzi sparsi.
Chi aveva scelto la nostra cucina per un bagno di sangue? C’erano posti migliori!
Alzai la testa per osservare il soffitto. C’erano schizzi anche lì. Ma che era stata una guerra?
Il lampadario sembrava diverso dal solito, come se avesse delle orecchie e non era nemmeno al solito posto. No, quello non era il nostro lampadario.
Sentii qualcuno sulla soglia della cucina, vicino a me, osservava la scena.
“Accendi la luce” mormorai.
“Non credo sia una buona idea” rispose Edward.
“Accendi” volevo vedere con chiarezza, nonostante trattenessi il respiro e avessi un certo ribrezzo.
Ero certa che quello fosse sangue, ma non mi attirava, era come se non fosse umano.
Edward fece come avevo chiesto e accese la luce, che illuminò all’istante la stanza.
Quello che avevo scambiato per il lampadario in realtà era una testa. Charlie.
Sentii una risatina in sottofondo, ma non ne fui sicura.
Aveva ragione Edward, non era stata una buona idea.
I miei occhi si chiusero da soli, mentre un odore acre, di fumo mi riempiva il naso.

Riaprii gli occhi e riconobbi il soffitto della camera; ero distesa sul letto, ma non avevo idea di come ci ero arrivata. Mi misi a sedere e le immagini dello scempio in cucina mi tornarono alla mente all’improvviso, facendomi boccheggiare. Cercai di fare lunghi respiri per riprendere il controllo e ci riuscii più o meno. Mi rifiutai di credere che fosse la realtà, sperai davvero che fosse stato un sogno. In fondo mi ero risvegliata sul letto, perché non poteva esserlo stato?
Vicino a me, Andy dormiva beatamente e preferii non svegliarlo. Gli sistemai una ciocca di capelli ramati che gli ricadeva sulla fronte e mi alzai. La stanza era buia, le tende tirate non lasciavano passare la luce del sole. In parte ne fui contenta, al buio stavo bene.
Scesi di sotto lentamente; nell’aria notai uno strano odore di bruciato che mi pungeva il naso. Sentivo delle voci, ma non c’era nessuno in salotto. Seguii il brusio delle voci e mi diressi alla sala da pranzo.
Emmett stava sulla soglia della porta, appoggiato alla parete con una spalla. Sentendomi arrivare si voltò a guardarmi. “Ti sei svegliata”
Annuii. Un nodo allo stomaco mi mozzò il respiro. Forse non era stato un sogno, forse avevo visto giusto. Avevo sentito odore di bruciato prima di svenire. Mi misi accanto a Emmett per guardare chi c’era dentro la stanza. Non mancava nessuno all’appello.
Edward fece un sorriso che non raggiunse i suoi occhi. Si, era tutto vero, non avevo sognato niente.
Mi avvicinai a lui. “Cos’è successo?” la mia vice suonò più sicura di quello che ero in realtà.
“Si tratta di Charlie, era lui nella cucina” rispose Rosalie.
Annuii anche se lo sapevo già. Seppur coperta di sangue sapevo riconoscere la testa di mio padre. “Ma… a-anche se è morto, può sempre rigenerarsi no?” chiesi. Era la cosa in cui speravo di più; i vampiri, per essere morti sul serio, devono essere fatti a pezzi e poi bruciati prima che si ricompongano. Anche se quello che avevo visto ieri sera era terribile, speravo che potesse rigenerarsi anche mio padre.
L’espressione compassionevole di Carlisle mi fece tremare quasi. “Teoricamente avrebbe potuto farlo nonostante fosse ridotto male” rispose.
“Ma?” sapevo che c’era dell’altro. Mi era sfuggito qualcosa.
Edward mi prese per mano e mi guidò a sedere sulle sue ginocchia. “Ma non è possibile, Bella… dopo che sei svenuta, qualcuno ha dato fuoco alla cucina” rispose.
Ecco spiegata la puzza di bruciato che impestava la casa. Gli avevano dato fuoco. Era finita davvero.
“Ma-ma com’è possibile? Chi è stato?” ero sul punto di iperventilare.
Esme mi accarezzò la guancia, come la più premurosa delle madri.
“Quando sei svenuta Bella, qualcuno ha appiccato il fuoco alla cucina” spiegò Carlisle.
“Esatto, sono quasi sicuro che si trattasse di Felix” continuò Edward.
Ecco di chi era la risatina che avevo sentito; non me l’ero immaginata. “Ma perché lo hanno fatto? Che gli aveva fatto di male Charlie? Se non lo volevano più potevano riportarlo senza fargli del male! Perché ucciderlo!?” stavo urlando, disperata.
Mio padre se n’era andato per sempre e non avevo la minima idea di dove potesse essere mia madre. Stavano cercano di colpire me, ma per quale motivo?
Mi alzai. “Vado di sopra, ho lasciato Andy da solo… se davvero sono qui non posso rischiare niente” annunciai.
Uscii dalla stanza e tornai di sopra, dove Andy stava ancora riposando tranquillamente, ignaro che aveva perso uno dei suoi nonni.
Mi distesi con lui e piansi tutte le lacrime che avevo. Charlie era stato un ottimo padre, sempre attento e premuroso nonostante non invadesse mai i miei spazi. Avrei dovuto salvarlo, prendermi più cura di lui e non lasciarlo morire in quel modo.
Restava mia madre. Dovevo trovarla e prendermi cura di lei; le avrei detto la verità se necessario ma dovevo davvero occuparmi di lei. Chi mi assicurava che non fosse anche lei da qualche parte, in pericolo magari.
Mi addormentai con il pensiero di mia madre, determinata nel ritrovarla.

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Capitolo 11
*** 10. TRACCE ***


CAPITOLO DIECI: TRACCE
L’aereoporto era pieno di gente, quasi non si passava; e pensare che erano le due di notte.
Edward stava ritirando i biglietti e io stavo chiamando Alice.
Rispose al primo squillo.
“Bella, ti ho detto che sta benone, non devi preoccuparti ok? Lui sta bene, noi stiamo bene, tu sta tranquilla”
Sorrisi. “Lo so, scusami… è solo che è la prima volta che lo lascio con voi per così tanto tempo” ero preoccupata.
“Lo tratteremo bene ok? Poi Esme e Carlisle sanno esattamente come si tengono i bambini e Andy è un bambino molto ragionevole” la sua logica non faceva una piega.
“Lo so, mi dispiace di essere così apprensiva… mi fido di voi, so che starà benone… ci sentiamo quando arriviamo ok?”
“D’accordo, saluta Edward e fate buon viaggio! Ah, e non preoccuparti dei bagagli” riattaccò.
“Hai chiamato di nuovo” accusò Edward.
Sorrisi. “Si… lo sai che non so resistere… mi manca già e non siamo nemmeno partiti” ammisi.
Alzò gli occhi al cielo. “Tesoro, chiamare quattro volte in mezz’ora vuol dire essere ossessionati”
“Alice ti saluta e dice che non dobbiamo preoccuparci dei bagagli” cambiai argomento.
“I bagagli? Che c’entrano i bagagli?” chiese.
Scossi la testa. “Non lo so, non ne ho proprio la minima idea”
La voce all’altoparlante annunciò il nostro volo e ci affrettammo a salire.
L’aereo era pieno ma i posti erano comodi. Edward mi fece sedere dalla parte del finestrino e mi sorrise. Se l’aereo fosse caduto, saremmo stati i soli a salvarci probabilmente.
Il viaggio fu abbastanza piacevole. Le persone dormivano intorno a noi e nel frattempo, potemmo discutere sul da farsi.
Stavamo andando a Jacksonville perché volevo assolutamente trovare mia madre.
Non avevo certezza che fosse ancora lì a Jacksonville, ma era l’ultimo posto dove era stata e quindi un buon punto di partenza.
Mi mancava molto, più di quanto avessi pensato.
Ero sempre stata troppo occupata con Andy e la mia nuova famiglia per pensare a Renèe e a Charlie; e forse avevo sbagliato.
Mi dovevano credere morta, cosa che fondamentalmente ero. Però io avrei potuto osservarli stando nell’ombra; avrei potuto farli vedere ad Andy.
Avevo sbagliato con Charlie e la situazione con lui era ormai irrecuperabile. Ma non avrei sbagliato allo stesso modo anche con mia madre.
“A che cosa stai pensando?” chiese Edward.
“A mia madre… voglio davvero ritrovarla” ammisi.
“Lo so, vedrai che riusciremo a scoprire qualcosa” mise la mano sopra la mia e fece il mio sorriso preferito.

Arrivammo a Jacksonville a notte fonda. L’aereoporto era pieno e la gente spingeva per prendere i bagagli. Edward andò a prendere i nostri e tornò poco dopo, sconsolato.
“Alice avrebbe potuto avvisare” brontolò.
“Che cosa c’è?”
“Hanno smarrito i nostri bagagli” rispose.
Ecco a cosa si riferiva Alice quando le avevo telefonato!
“Ha detto di non preoccuparci” dissi.
“Si, perché possiamo sempre ricomprare quello che ci serve” concluse.
Ci incamminammo fuori dall’aereoporto.
“Però un po’ mi dispiace per le valigie, erano di Esme”
Edward sorrise. “A lei farà piacere andare a comprarne di nuove”
“Signori? Avete bisogno di un Hotel dove passare la notte?” ci chiese una Hostess.
Edward scosse la testa. “No grazie, abbiamo già prenotato un’albergo”
No grazie, noi non dormiamo sarebbe stata una risposta più veritiera.
Noleggiammo un’auto (inutile dire la cilindrata) e ci dirigemmo verso la ex casa di mia madre.
La signora al telefono mi aveva detto che mia madre aveva preferito trasferirsi perché la casa le ricordava troppo la figlia, cioè me.
Mi venne da chiedermi come poteva essere così visto che io a Jacksonville non avevo mai abitato. Però, conoscendo mia madre, come poteva essere altrimenti?!
Per la strada vidi che molti negozi erano ancora aperti e mia madre aveva abitato al centro della città più o meno. Una villettina gialla ben curata e accogliente. Rispecchiava perfettamente i gusti di mia madre.
“Aspettiamo domani mattina amore… non credo che saremmo i benvenuti se suoniamo il campanello alle tre di notte” disse Edward.
“Si, aspettiamo in macchina” presi il cellulare per chiamare a casa.
“Che stai facendo, chiami di nuovo?” accusò lui.
“Certo… non capisco come tu non sia preoccupato” dissi sulla difensiva.
“Bella, sanno prendersi cura di Andy e poi, dimmi, credi che Esme o Carlisle gli lascerebbero fare qualcosa di pericoloso?” mi guardò alzando un sopracciglio.
Sospirai. “No, certo” Esme lo avrebbe protetto a qualsiasi costo vista la sua natura così materna; e Carlisle era un dottore bravissimo, nonché un nonno eccezionale.
Si, Andy era al sicuro.
“Però… mi manca” ammisi.
Sorrise. “Manca anche a me tesoro… è nostro figlio, ci credo che ci manca” rispose.
Guardai fuori dal finestrino. “Secondo te… insomma, Andy si sente solo? Nel senso che… secondo te starebbe meglio con un fratellino?” tentai.
Edward mi scrutò per un po’ senza dire niente. “Non lo so… ha detto che non lo vuole un fratellino, ma può darsi che se lo avesse lo accetterebbe volentieri… non saprei… perché me lo chiedi?”
Appunto. “Ehm… così, pura curiosità… sai, l’altro giorno ne voleva uno, poi ha detto di no, però non so se magari ne avesse uno chissà come si comporterebbe” farfugliai.
“Già… chissà…” tornò a guardare verso la casa.
“T-tu ne vorresti un altro?” chiesi a bassa voce.
Sorrise. “Sono disposto ad avere tutti i bambini che vuoi con te… certo, ne vorrei altri” rispose.
Ne voleva altri. Menomale…
Aspettammo le prime luci dell’alba per andare a comprare quello che ci serviva, quindi vestiti di ricambio e poche cose per la pulizia giornaliera. Ci eravamo nutriti a fondo prima di partire e per qualche giorno sarebbe andato tutto bene.
Alle otto suonammo a casa Johnson e ci aprì una piccola signora tarchiata e con gli occhiali.
“Si, desiderate?” chiese con vocetta stridula.
“Salve, siamo dell’agenzia Strenger &Co, vorremmo parlare con lei dei precedenti proprietari della casa” disse Edward.
La signora ci fece entrare e ci offrì una tazza di tè. Non potevo dirle che ero la figlia dei precedenti proprietari, altrimenti si sarebbe spaventata, cacciandoci; lei sapeva che ero morta, non l’avrebbe presa bene.
“Allora, volete sapere qualcosa… per quale motivo?”
Parlai io. “Perché avevamo fatto da tramite noi per l’acquisto di questa casa e solo recentemente abbiamo saputo che era stata venduta… vorremmo sapere cosa le ha detto la signora, se per caso… ha parlato male della nostra agenzia” ok, questa era una balla bella o buona. Nessuna agenzia immobiliare avrebbe mai chiesto una cosa del genere ai proprietari di una casa.
“Ooh… adesso capisco… si tratta di reputazione” disse la signora Johson “Potete stare tranquilli, la signora Renèe mi ha parlato benissimo di questa casa, tanto che poi, come vedete, mi ci sono trasferita” rispose.
Edward le fece un sorriso mieloso. “E potrebbe dirci anche dove è andata la signora Renèe?” chiese con voce soffice come seta.
In quel modo, avrebbe potuto ottenere qualsiasi cosa.
“N-non so se posso dirvelo…” era già imbambolata.
“E’ sicura? Noi vogliamo solo salvaguardare la nostra reputazione…. Sa che è importante per un’agenzia” continuò lui.
“Si certo… allora credo che io possa… dirvi che la signora è… andata a San Francisco… con il marito” rispose.
Ci alzammo. “La ringrazio, lei è stata molto gentile… davvero… ha una bellissima casa, arrivederci” dissi.
Parve un po’ sorpresa della fretta con cui la salutammo.
“Arrivederci” rispose aprendoci la porta.
Tornammo alla macchina e poi all’aereoporto.
“Prossima tappa San Francisco…” disse Edward “Abbiamo l’aereo tra due ore”
“D’accordo, ma prima fammi chiamare a casa” risposi.
Alzò gli occhi al cielo.


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Capitolo 12
*** 11. A SAN FRANCISCO ***


Non entro su efp da mesi e ho visto solo ora che qualcuno sperava ancora in un aggiornamento di questa storia!
Scusatemi ma ho perso interesse nelle fan fiction e questa storia l'ho pure finita (tirandola un pò via alla fine lo ammetto).
Comunque, ogni tanto mi ricordo di passare di qua e l'aggiorno!


CAPITOLO UNDICI: A SAN FRANCISCO
La camera d’albergo era comoda e calda. Edward aveva prenotato una suite gigantesca; praticamente era un appartamento per almeno quattro persone.
Senza la voce di Andy però mi sentivo sola per un verso, la suite mi sembrava anche troppo grande e vuota.
Eravamo arrivati da Jacksonville un’ora prima ed Edward aveva insistito per fermarci in un albergo. Dopotutto, cosa avrei detto a mia madre? Non potevo presentarmi lì davanti a lei e dirle ‘ciao mamma sono morta ma sono qui, non sei contenta?’
Non potevo farle una cosa del genere, ne valeva della sua sicurezza mentale (perché sarebbe impazzita) e fisica (perché i Volturi sarebbero intervenuti prontamente).
“Bella?” chiamò Edward facendo capolino alla porta “E’ un po’ che ti chiamo, la cena è pronta”
Mi alzai. “Oh, scusa, ero sovrappensiero e non ti ho sentito”
Andai in cucina e trovai il tavolo ingombro di prelibatezze.
“Hai cucinato tutta questa roba per me?” chiesi allibita.
“Diciamo che a me non va adesso” ironizzò.
Mi sedetti. “Ma guarda che non devi mettermi all’ingrasso”
Mi guardò con un sorrisino. “Ah no?”
Presi la forchetta e iniziai a mangiare. “No, non credo di aver bisogno di ingrassare” risposi.
“Io credo invece che tu debba tenerti bene in forma e prenderti cura di te stessa” disse.
Lo scrutai. “Di che stai parlando?”
Sorrise apertamente. “Quando avevi intenzione di dirmelo?”
Arrossii e cincischiai. Avevo cercato di fare finta di niente per non farlo notare a nessuno, ma a quanto pare non potevo nascondergli niente.
“E-ecco… magari quando saremmo tornati a casa” risposi.
Scosse la testa. “E’ assurdo Bella, perché non me l’hai detto prima?”
“Perché ho pensato che se te lo avessi detto prima di partire non mi avresti lasciata venire con te” ammisi.
Mi sfiorò il naso con l’indice. “Forse hai ragione… anche adesso l’unica cosa che vorrei dirti è di stare attenta e di pensare a te stessa per prima… ma vuoi ritrovare tua madre e non posso di sicuro impedirtelo”
Misi la mano sopra la sua. “Sei contento?”
Scoppiò a ridere, con gli occhi che brillavano. “Mi chiedi se sono contento? Sono al settimo cielo! E’ fantastico, avremo un altro bambino ci pensi? Quando è nato Andy ero davvero in paradiso e adesso lo sono di nuovo”
Lo abbracciai. Avevo temuto che potesse avere la stessa reazione della volta precedente e non volevo vedere di nuovo il suo volto serio e freddo.
“Spero sia una femmina stavolta” disse.
Ridacchiai. “Lo spero anche io, anche se ad Andy andrebbe bene pure un fratellino” risposi.
Da quella notte Edward iniziò di nuovo a fare lunghe chiacchierate con la mia pancia.
Io ascoltavo e ridevo, felice di come avesse reagito. Io ero strafelice di essere incinta di nuovo. Un altro bambino come Andy o una femminuccia. Tutto quello che potevo desiderare era lì, nella mia pancia, che cresceva.
Edward restò abbracciato alla mia pancia tutta la notte e alle prime luci dell’alba parve contrariato nel doversi staccare.
Avevo una priorità però. Dovevo vedere mia madre e assicurarmi che stesse bene.
Restammo in macchina per due ore dopo che uscimmo dall’hotel.
Fuori c’era il sole e non potevamo camminare in modo indifferente quando la nostra pelle sarebbe diventata una specie di diamante.
“La zona sembra piuttosto tranquilla, non ci sono molte persone in giro” osservò Edward.
“Già, ma come facciamo ad entrare?” chiesi scrutando le persiane verde acqua, chiuse.
“Sembra strano ma… è come se non ci fosse nessuno dentro”
“Senti, entriamo dalla finestra e vediamo cosa c’è…” proposi.
Edward annuì, d’accordo con me.
Ci assicurammo che non ci fosse nessuno intorno che potesse vederci e poi scendemmo, veloci e silenziosi.
Dalle finestre non sembrava esserci nessuno e quindi entrammo dalla porta principale, facendo il minimo rumore possibile.
La casa sembrava davvero vuota già da un po’. Nessuna traccia di persone, nessun rumore.
Sopra i mobili c’era la polvere alta e conoscendo mia madre e le sue manie di pulizia mi sembrò davvero strano.
Era successo qualcosa, ne ero sicura.
“Bella, vieni qui” chiamò Edward dalla cucina.
Lo raggiunsi e guardai sopra il tavolo. C’era un biglietto.
Visto che non hai deciso di collaborare abbiamo preso la fonte e la utilizzeremo per ricavarne notevoli risultati.
Ero arrivata troppo tardi.

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Capitolo 13
*** 12. CAPITOLO DODICI ***


CAPITOLO DODICI
Alla fine tornammo a Forks con solo un biglietto che diceva tutto e niente.
Si trattava sicuramente di un rapimento e forse sapevo anche chi lo avesse architettato.
C’era scritto che io non volevo collaborare e che erano risaliti alla fonte per questo. Potevano essere solo i Volturi, chi altri?
“Mamma, mamma!” esclamò Andy quando ci vide tornare “Dobe tiete tati tu e papà?”
Lo presi in braccio; mi era mancato moltissimo. “Siamo andati a fare un viaggetto non tanto lontano” risposi.
“Pecchè non mi avete pottato con voi?” mise il broncio.
Sorrisi. “Perché era solo per noi, ma siamo tornati presto visto” lo baciai sulla guancia.
In casa erano tutti felici del nostro ritorno anche se dispiaciuti che non avessi ancora ritrovato mia madre.
“Qualcuno è arrivato prima di noi” disse Edward mostrando il biglietto a Carlisle.
“Avete idea di chi possa essere stato?” chiese Esme.
“Ne sono quasi certa” risposi. “C’è scritto che non ho voluto collaborare e gli unici con cui non ho voluto avere a che fare sono i Volturi” terminai.
“Ancora loro? E che cosa vorrebbero da Renèe?” chiede Emmett “E’ umana, di sicuro non una vampira”
Guardavo la finestra, assorta dai miei pensieri. “Si, ma anche Charlie era solo un umano” eppure hanno preso anche lui.
Rimanemmo in silenzio per un po’; sicuramente tutti stavano pensando al motivo che aveva spinto i Volturi a rapire Renèe.
“Vorrei provare a sentire i loro pensieri” annunciai.
Edward mi guardò come se fossi impazzita. “No”
“Edward, posso farcela” risposi.
“No” ripetè.
“Perché non può provarci scusa? Se ci riuscisse potremmo sapere che cosa hanno in mente” osservò Emmett.
“Perché tiene sempre la mente chiusa per un motivo. Se la aprisse verrebbe invasa dai pensieri di milioni di persone, non riuscirebbe più a distinguere i suoi e potrebbe causare un danno irreparabile” spiegò.
Si era la verità, ma potevo riuscirci, volevo fare un tentativo.
“Posso farcela” protestai.
“Non ti permetto di rischiare cos’ tanto” ribattè “Non adesso”
Aprii la bocca per rispondere che potevo farcela; ma non spiccicai parola perché sapevo che aveva ragione. Non potevo rischiare così tanto mentre nostro figlio cresceva dentro di me.
“Perché non adesso, che vuol dire?” chiese Jasper.
“Oh… oooh” Alice si voltò verso di me con due occhioni scintillanti.
“Ehm…” balbettai.
“Bella è incinta!” urlò Alice.
La gioia che esplose fu paragonabile a quando annunciai di essere incinta di Andy. Vedevo che tutti erano realmente felici. Risi con loro, contagiata da tutto quell’entusiasmo.
“Tio Emmet che vuol die che mamma è icita?” chiese Andy.
Emmett lo prese in braccio. “Vuol dire che avrai un fratellino o una sorellina” rispose.
Andy mi guardò, inorridito. “Gnooooooooooooo!!!”

Per due giorni Andy non mi rivolse quasi parola perché non voleva un fratellino. Quando capì che non lo avevo fatto da sola ma che aveva contribuito anche Edward, non volle parlare nemmeno con lui.
“Andy ti vorremo bene lo stesso” lo rassicurammo.
“GNOOOOOO” lui continuava ad essere arrabbiato.
Non volevamo viziarlo e poi non avremmo di certo rinunciato al nostro secondo bambino per un suo capriccio.
“Si arrenderà” disse Edward fiducioso.
Infatti, il terzo giorno ci raggiunse in camera mentre Edward stava facendo uno dei suoi monologhi con la mia pancia.
“Potto venie nel glietto con voi?” chiese dalla porta.
“Ma certo, vieni qui” gli sorrisi ed Edward lo mise sul letto accanto a noi.
“Aglioa, dob’è quetto fatellino?” chiese.
“Ancora è dentro la pancia della mamma, quando sarà nato lo vedrai” rispose Edward.
“Manca ancoa tanto?” chiese.
“Un po’, devi avere pazienza” risposi.
Annuì. “Ba bene… ma poi ci posso giocae?”
Edward lo prese in braccio e alzò le braccia verso il soffitto, tenendolo in aria. “Potrete giocare insieme tutte le volte che volete” rispose.
Quella scena mi rimase impressa. Eravamo la figura della famiglia felice e completa. Ma come sempre, le felicità non durano molto.
Infatti quella sera ricevemmo la visita, ben poco gradita, di Felix, Jene e Demetri.

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Capitolo 14
*** 13. L’ESPERIMENTO ***


Seduta sul divano, con Andy in braccio, fissavo Felix con disgusto.
“Non siete i benvenuti” disse Emmett.
“Oh, lo sappiamo che non ci volete qui; ma non ce ne importa. Siamo venuti per un avvertimento” rispose Felix.
“Avete la madre di Bella! Che cosa volete da lei?” intervenne Alice.
“Vedo che andiamo subito al punto. Se le succederà qualcosa la colpa sarà solo tua Isabella. Sei tu che non hai voluto collaborare con noi e siamo stati costretti a prendere i tuoi genitori” rispose.
“Non vedo che c’entrassero loro! Non erano nemmeno vampiri, che utilità avevano per voi!?” sbottai, rabbiosa.
Fu Demetri a parlare. “Loro non erano vampiri, ma a noi servivano da umani… quello scemo di Felix poi non si è saputo controllare e ha quasi rovinato l’esperimento” spiegò, guardandolo male.
“Quale esperimento?” chiesi, posando Andy tra le braccia di Edward. Jane lo stava fissando un po’ troppo per i miei gusti.
“Tu non hai voluto collaborare, ma eri la sola che aveva tutte queste particolarità e abbiamo voluto risalire all’origine… abbiamo preso i tuoi genitori per creare un altro soggetto come te ma sfortunatamente Felix ha morso tuo padre prima che potessimo farcela” intervenne Jane. “Poi abbiamo pensato che non tutto era perduto e che in fondo, Renèe avrebbe potuto avere figli anche con altri uomini e abbiamo provato con un altro uomo” continuò, mentre l’orrore dentro di me cresceva sempre di più.
“Ma è tutto inutile… non ne potrà mai nascere un altro come te… tu sei la sola e non avevamo più bisogno dei tuoi genitori” terminò Felix.
Solo loro potevano aver pensato a una cosa tanto abominevole, a un esperimento così umiliante. I miei genitori, costretti a quella fine così terribile per colpa di quei pazzi!
Ero senza parole, non riuscivo a pensare a niente. Costringerli ad avere altri figli solo per poi trasformarli in vampiri! E se non fossero stati soddisfacenti, li avrebbero uccisi senza scrupoli; ne ero sicura.
“Dov’è Renèe?” chiese Carlisle interrompendo il silenzio.
“L’abbiamo nascosta bene non preoccupatevi, ha avuto una degna sepoltura” rispose Felix.
“Siete dei mostri” urlai.
“Non dirmi che ora ti metterai anche a piangere” Jane alzò gli occhi al cielo.
“Che cosa volete da noi ancora?” intervenne Edward.
“Vogliamo lui” indicarono Andy.
Risi, isterica. “Si certo e io ve lo darò subito non temete, anzi, ve lo consegnerò in un piatto d’argento!” risposi.
Felix ringhiò. “Ti conviene darcelo se non vuoi che i Volturi in persona vengano qui”
Lo fissai negli occhi. “Oh che paura” lo provocai.
Ottenni l’effetto sperato. Felix si scagliò contro di me con un ringhio, per colpirmi; mentre Jane allungò le braccia per prendere Andy.
Finii per terra, con Felix sopra che mi bloccava e poi le mie orecchie si riempirono di urla. Dietro Felix riuscii a vedere Jane che stava usando il suo potere sugli altri e presto sarebbe riuscita a prendere Andy.
Non potevo permetterle di prendere mio figlio!
Erano tutti a terra, non avrebbero potuto fare niente finchè Jane usava il suo potere.
“Togliti o ti ammazzo” intimai a Felix, con voce fredda.
“Uh uh, la bambina vuol fare la dura” sghignazzò.
“Ti ho avvertito” detto questo, usai la mia forza contro di lui, il mio potere naturale, quello che mi spaventava. Non l’avevo mai usato prima su qualcuno. L’ultima volta che lo avevo usato era stato con una piccola volpe, quando lo avevo fatto vedere ad Edward.
Felix urlò con tutto il fiato che aveva, sentii lo scricchiolio delle sue ossa che si rompevano e poi si sbriciolarono; la sua pelle si screpolò fino a ridurlo un mucchietto di polvere.
“Adesso tocca a te” indicai Jane che aveva Andy tra le braccia.
“Non toccarmi o uso il mio potere su di lui” rispose.
Sorrisi con cattiveria. “Andy amore, perché non fai vedere alla nostra amica Jane di cosa sei capace?” chiesi.
“Debo fae queglio che non mi fai mai fae?” chiese.
Sorrisi. “Si tesoro, proprio quello”
Guardò Jane per qualche secondo e le sorrise, angelico. Poi, la testa di Jane cominciò a staccarsi dal corpo e le sue urla furono agghiaccianti quanto quelle di Felix.
Edward prese Andy e lo strinse a se, mentre Jasper ed Emmett tenevano fermo Demetri che aveva già aperto la porta, pronto a scappare via con Jane.
“Adesso torna dai tuoi padroni e digli che non voglio più saperne di loro. Che la prossima volta, io e mio figlio non avremo nessuna pietà”

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Capitolo 15
*** 14. ***


Tra le braccia di Edward mi era incredibilmente facile trovare conforto. Avevo pianto per mia madre e per quello che era successo. Ero piena di rabbia e tristezza; disperata per essere arrivata troppo tardi da mia madre; per averla lasciata anche solo qualche attimo con quei mostri.
Arrabbiata con loro per essere tornati e avermi detto tutto quello che avevano fatto come se fosse una barzelletta. Arrabbiata con me stessa perché avevo ucciso di nuovo qualcuno.
Edward mi aveva detto di stare tranquilla, che non lo avevo fatto per cattiveria ma perché costretta; che se lui fosse stato al mio posto avrebbe fatto qualsiasi cosa per non lasciargli prendere nostro figlio.
Non mi restava che sperare davvero che avessero sepolto mia madre nel migliore dei modi e che mi avesse perdonata per non essere stata lì con lei.
“Spero che ci lascino in pace davvero” mormorai.
Le dita di Edward si persero tra i miei capelli. “Lo spero anche io”
“Andy sembra così sereno… secondo te come avrà fatto a cambiare idea sul fratellino o sorellina? Quando ha smesso di parlarci, pensavo che avrebbe resistito molto a lungo”
“Lo pensavo anche io… credo che Emmett e Jasper abbiamo messo il loro zampino… ma per stavolta hanno fatto bene” ridacchiò.
“Spero che sia una femmina stavolta…”
Sorrise. “Lo spero anche io… anche se un altro maschietto sarebbe ben gradito”
“Edward?” chiesi sottovoce.
“Dimmi, tesoro”
“Ho voglia di caffè” risposi.
“Andiamo di sotto, te lo preparo”
“Grazie” ci alzammo e scendemmo al piano di sotto.
Carlisle stava leggendo un libro seduto sul divano e Esme stava stirando una camicia.
C’era silenzio e pace. La stessa tranquillità che aleggiava dentro casa da ormai due giorni. Speravo davvero che ci avessero lasciati in pace una volta per tutte. Volevo solo vivere serena con la mia famiglia.
Facevano tutti finta di niente, come se non fosse successo nulla; come se non avessi ucciso nessuno.
Ma probabilmente, anche loro la pensavano come Edward.
Un buon odore di caffè mi riportò alla realtà, facendomi abbandonare quei pensieri tristi.
“Ecco qui… quanto zucchero?”
“Due cucchiaini… grazie” gli sorrisi.
“Sei molto pensierosa in questi giorni… che cosa c’è?” chiese.
Scossi la testa. “Non è niente… questi ultimi giorni sono stati un po’ movimentati”
Annuì. “Adesso va tutto bene… se tornassero di nuovo li accoglieremo come di dovere”
“Ho voglia di fragole con la panna” buttai là.
Sospirò. “Perché ho come l’ impressione che questa volta sarà anche peggio di quella precedente?”
Sorrisi. “Dai… non dire così… l’altra volta non è andata poi così male”
“Certo, per te no, mica eri tu che dovevi correre a destra e a manca per prendere da mangiare” obiettò.
“Non vorrai che tuo figlio nasca con le voglie!” lo apostrofai.
“Ovvio che no…” alzò gli occhi al cielo “Vado a comprarti le fragole e la panna”
“Grazie, tesoro, ti amo” gli sorrisi.
Fece il mio sorriso sghembo. “Ti amo anche io”

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Capitolo 16
*** EPILOGO ***


Sono ventuno anni che la sopporto.
Occupa il bagno per ore, si cosparge di profumo fino a darmi la nausea, lascia in giro il suo smalto rosa.
Ma cosa ci posso fare? E’ pur sempre mia sorella, devo tenermela.
Mamma mi aveva detto che era bellissima e che sarebbe stato bello avere una sorellina con cui giocare.
Bè, mi aveva preso in giro proprio per bene.
Lei giocava con le bambole… capite? Secondo voi, io posso giocare con le bambole insieme a lei? Mi ci vedete a fare una torta con il fango?
“Andy sei di sopra?” chiamò mia madre.
“Arrivo!” scesi di sotto.
Andai in cucina. “Dimmi mamma”
“E’ pronto tesoro, tua sorella dov’è?” chiese versando dell’acqua in un bicchiere.
“Credo sia fuori con papà…” risposi.
“Stasera Alex esce con le amiche, tu l’accompagni vero?” chiese.
Alzai gli occhi al cielo. “Mamma, abbiamo un sacco di auto, perché devo accompagnarla io?” chiesi esasperato.
“Perché lo sai che le sue amiche sono tutte sbronze quando escono e a tuo padre non piace che Alex le riaccompagni a casa”
Sempre la stessa storia.
“D’accordo” acconsentii.

“Alex, se non esci da quel bagno entro cinque secondi me ne vado e ti lascio a piedi” intimai per la terza volta.
“Arrivo!! Ma che palla al piede che sei!” urlò.
“Bene, me ne vado, ciao!!” presi le chiavi della macchina e magicamente la porta del bagno si aprì.
Alex corse giù per le scale, con i lunghi capelli ramati che sventolavano.
“Sono pronta!” annunciò.
“Era l’ora” sbuffai.
Uscimmo.
“Perché tanta fretta fratellone, devi uscire con Luna?” chiese salendo in macchina.
“Si e non pensare che farò tanto tardi, suo padre vuole che sia a casa massimo per l’una quindi massimo all’una verrò a prenderti” spiegai.
“Dio che palla che siete… nemmeno un po’ di divertimento, andate a letto come i nonnetti!” sbottò.
“E tu non fai altro che lamentarti!” brontolai.
Arrivammo in centro dopo dieci minuti. “Eccoci qui”
“Ci vediamo all’una fratellino” mi dette un bacio sulla guancia e poi scese.
Che posso farci, è mia sorella e me la devo tenere!
Certo che quando vuole sa essere molto gentile, ma quando vuole eh, non sempre!
Rigirai e mi diressi verso casa di Luna. Quella sera avevo in programma di chiederle di sposarmi.




PS: Grazie a tutti quelli che hanno seguito questa storia (a dir la verità è piuttosto tirata via, è vecchia e sarebbe da rivedere...) comunque grazie. C'è un seguito in ogni caso xD Magari lo posto... ovviamente non è finito xD

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