Eroi non si nasce, si diventa di Julia Weasley (/viewuser.php?uid=58968)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nascita ***
Capitolo 2: *** Tutto per un giocattolo ***
Capitolo 3: *** Punizione ***
Capitolo 4: *** Lo zio Alphard ***
Capitolo 5: *** Lezioni private ***
Capitolo 6: *** L'ospite di riguardo ***
Capitolo 7: *** Sangue puro ***
Capitolo 8: *** Un anno in più ***
Capitolo 9: *** L'imprevisto ***
Capitolo 10: *** Lezioni di volo ***
Capitolo 11: *** Rosso e oro ***
Capitolo 12: *** Hogwarts ***
Capitolo 13: *** Inizio ***
Capitolo 14: *** Nessuno è perfetto ***
Capitolo 15: *** Pomeriggio nel parco ***
Capitolo 16: *** La trappola del serpente ***
Capitolo 17: *** Il provino ***
Capitolo 18: *** Serpeverde contro Grifondoro ***
Capitolo 19: *** Amici ***
Capitolo 20: *** Infrangere le regole ***
Capitolo 21: *** Stranezze e sospetti ***
Capitolo 22: *** Avvertimenti ***
Capitolo 23: *** Non tutti i mali vengono per nuocere ***
Capitolo 24: *** Scelte imminenti ***
Capitolo 25: *** La banda di Serpeverde ***
Capitolo 26: *** Fine di un'amicizia ***
Capitolo 27: *** Prova a fermarmi ***
Capitolo 28: *** Doppio tradimento ***
Capitolo 29: *** Meglio di una Cioccorana ***
Capitolo 30: *** Incontro combinato ***
Capitolo 31: *** Luna piena ***
Capitolo 32: *** Un Tassorosso di troppo ***
Capitolo 33: *** E guerra sia ***
Capitolo 34: *** Nessun altro ***
Capitolo 35: *** Resa dei conti ***
Capitolo 36: *** Reclute ***
Capitolo 37: *** Un alleato inatteso ***
Capitolo 38: *** Terzo grado ***
Capitolo 39: *** Rinunce ***
Capitolo 40: *** Addio, Hogwarts ***
Capitolo 41: *** Apprendisti Mangiamorte ***
Capitolo 42: *** Famiglie ***
Capitolo 43: *** Licenza di uccidere ***
Capitolo 44: *** Incontri inaspettati ***
Capitolo 45: *** Cambiamenti ***
Capitolo 46: *** Cambio di rotta ***
Capitolo 47: *** Il segreto di Tom Riddle ***
Capitolo 48: *** Rivelazioni ***
Capitolo 49: *** Ventiquattro ore ***
Capitolo 50: *** L'ultimo inganno ***
Capitolo 1 *** Nascita ***
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
29: Attesa
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Nascita
1961
Orion e Walburga Black vivevano
al numero dodici di Grimmauld Place, a Londra, in una dimora antica che
risaliva all’Ottocento, magicamente occultata alla schiera di
case adiacenti,
abitate da Babbani. Diversamente da quanto ci si sarebbe potuti
aspettare
guardando dall’esterno la porta di semplice ebano che
presentava un solo
batacchio decorato da un serpente d’argento, era una casa
lussuosa, arredata da
mobili in legno, marmi, tappeti raffinati e costosi.
Quella dei Black era una famiglia Purosangue ricca e
potente, rispettata
da tutta la comunità magica ma che, fino a un anno prima,
aveva corso il
rischio di estinguersi. Cygnus e sua moglie Druella avevano dato alla
luce tre
figlie femmine, e le uniche speranze dei Black erano riposte
nell’altra coppia
della famiglia.
Orion e Walburga erano cugini di terzo grado e avevano
deciso di
sposarsi, più che per amore, soprattutto per
l’affinità caratteriale che
condividevano. Erano entrambi freddi e arroganti, superbamente convinti
della
propria superiorità rispetto a tutti gli altri. Orion
riteneva Walburga l’unica
strega degna di lui, l’unica che potesse trattare veramente
alla pari, sicura
di sé, determinata e glaciale come nessun’altra.
Lei ragionava più o meno allo
stesso modo, e inoltre aveva molta fretta di sposarsi, dopo avere
già varcato la
soglia dei trent’anni. Suo fratello Alphard, per scherzare,
diceva sempre:
“Quell’arpia di mia sorella ti sta
fregando, Orion. Tu credi di fare un
affare, ma chi ci guadagna è soprattutto lei. Ma forse
è per questo che ti
piace: è la sola al mondo che può competere con
te”.
Ma Orion si era sempre limitato a rispondere che a
guadagnarci sarebbe
stata la famiglia, perché un figlio maschio era necessario.
Tuttavia,
nei primi anni di
matrimonio, non c’era stata alcuna traccia di un erede, cosa
che provocò una
grande frustrazione in Orion e frequenti crisi nervose in Walburga.
Sembrava
che i Black fossero destinati a scomparire… fino a che non
nacque Sirius.
Il primogenito fu accolto come una benedizione, ed
entrambi i genitori
ebbero fin da subito grandi progetti sul suo conto. Si aspettavano
molto da
lui, perciò non cedevano praticamente mai a melense
dimostrazioni di affetto,
convinti che avrebbero potuto rammollire un Black; e i Black non
potevano
essere dei rammolliti.
Un anno dopo la nascita di Sirius, Walburga era di nuovo
incinta. Tutti
quanti speravano che fosse un altro maschio, in modo che la famiglia,
oltre a
sopravvivere, si sarebbe potuta addirittura allargare. Mancava ancora
un mese,
e quel giorno nessuno si sarebbe mai aspettato quello che accadde.
Sembrava una giornata come tante altre. Orion era sul
punto di recarsi
al Ministero, subito dopo la colazione, e Walburga aveva appena finito
di far
mangiare Sirius, mentre Kreacher sparecchiava la tavola.
“Orion!” esclamò Walburga
all’improvviso.
“Che cosa c’è?”
chiese lui, già sulla soglia, attirato dal tono
spaventato della moglie.
Ma lei non gli rispose, perché si
era piegata in due sulla sedia, urlando dal dolore e tenendosi una mano
sul
ventre.
“Padrona!” sciamò Kreacher,
lasciano perdere i piatti e accorrendo al
fianco della donna, la quale, dopo alcuni istanti, si era rilassata di
nuovo.
“Ho le contrazioni” disse quella
inquieta.
“Non è possibile, non sei neanche
arrivata al nono mese” la contestò suo
marito, all’inizio molto scettico, ma le sue parole furono
coperte dalle urla
della moglie, provocate da una seconda contrazione, con
l’aggiunta di qualche
imprecazione nei confronti del suo scetticismo.
“Ti dico che sta nascendo!”
“Padrona, Kreacher la aiuterà, non
deve preoccuparsi” disse l’elfo
domestico mentre Orion, convinto, si decideva a fare qualcosa.
***
Nella sala da tè del numero
dodici di Grimmauld Place, un uomo andava su e giù per la
stanza a grandi passi
tanto che, se solo avesse potuto, avrebbe scavato un lungo solco da una
parete
a quella opposta. Nonostante cercasse di mantenere fredda e distaccata
la
propria espressione del viso, dentro di sé era in preda al
panico. L’ansia lo
stava soffocando, perciò si portò due dita al
collo per allargare il colletto
dell’abito da mago, una lunga tunica elegante, cercando di
respirare
regolarmente.
Orion Black era sempre stato un uomo rispettato e temuto
da tutti,
rinomato per la maschera di ghiaccio che mostrava al mondo, ma quel
giorno
anche chi lo conosceva bene avrebbe faticato a ricollegarlo
all’immagine gelida
che aveva sempre dato di sé. Gli occhi scuri sembravano
infuocati, mentre si
afferrava i capelli neri per lo sconforto.
“Orion, cerca di tornare in te stesso, per la
barba di Salazar!” disse
una voce.
Orion rivolse lo sguardo verso il
ritratto del suo antenato, Phineas Nigellus Black, ma non smise di fare
avanti
e indietro.
“Non ci riesco” disse.
“Bè, vedi di riuscirci. Prima di
tutto, ti stai comportando come una
mammoletta qualunque, non da vero Black. Secondo, sai quello che ti ha
detto il
Guaritore O’Rey. Potresti avere problemi al cuore e non devi
prendere troppi spaventi”
rispose Phineas, tuttavia senza il consueto tono di chi è
preoccupato per la
salute di qualcuno. La sua era semplicemente una constatazione.
“Lo so” disse Orion, e finalmente si
fermò, appoggiandosi alla spalliera
di una sedia, convinto più dall’accusa di non
avere un comportamento degno di
un Black che dalla seconda osservazione, “ma sento che la
situazione è grave.
Sono chiusi in quella stanza da due ore e mezzo. E poi non doveva
succedere
adesso. Non è neanche finito l’ottavo
mese…”
“Lo sai che Walburga non è
più una ragazzina, Orion, ha già superato i
trentacinque anni. Dovevate pensarci prima di mettere al mondo dei
marmocchi”
osservò Phineas, sempre imperturbabile. “In fondo
anche l’anno scorso ci sono
stati dei problemi e siete stati avvertiti del fatto che una seconda
gravidanza
sarebbe stata ugualmente problematica…”
“Ma Sirius non è nato
prematuro”.
Orion ricordava bene la nascita
del suo primogenito. Il bambino non voleva uscire, così i
Guaritori erano stati
costretti a estrarlo con un cesareo. Ma il secondo…
Il bambino aveva deciso di nascere con più di
un mese di anticipo, e
Orion aveva mandato a chiamare i migliori Guaritori
dell’Ospedale San Mungo.
“Se lo farete nascere, vi pagherò
quanto volete” disse ai tre uomini.
“Altrimenti…”
Non aveva aggiunto altro, ma il
concetto era chiarissimo. Non era nell’indole di un Black il
perdonare. E
comunque, tutti avevano paura di lui e della sua famiglia.
Tuttavia erano quasi tre ore che non si avevano notizie e
i Guaritori
ancora non erano usciti dalla stanza della partoriente. Era
un’attesa
snervante.
Orion adesso giocherellava distrattamente con la bacchetta
magica,
meditando sulle maledizioni più dolorose e crudeli da
utilizzare nel caso in
cui fosse andato tutto storto… ma non voleva pensarci. Non
poteva succedere
proprio a suo figlio.
“Vedila così” intervenne
Phineas. “Se sopravvive, sarà gracile, ma
almeno non sarà un Erumpent come suo fratello”.
In effetti, Sirius aveva
dimostrato di possedere un carattere inquieto fin da subito: aveva
tutte le carte
in regola per diventare una vera peste.
“A proposito, vado a vedere cosa sta
combinando” disse Orion.
“Meglio, ma non portarlo qui! Non voglio
più gli schizzi delle sue
dannate pappette sulla mia cornice d’argento!”
Orion alzò la mano per fargli
capire che il concetto era chiaro e uscì.
Sirius era insolitamente tranquillo, anche
perché Kreacher lo aveva
collocato nel suo lettino, per evitare che combinasse altri guai mentre
i suoi
genitori avevano altro cui pensare. Tuttavia Sirius non urlava
né scrollava
violentemente le sbarre di legno del letto, nel tentativo di evadere,
ma
sembrava a sua volta sovrappensiero, come se anche lui si preoccupasse
per la
nascita del fratello, o della sorella che fosse.
Orion lo osservò per qualche minuto, in preda a
qualcosa che non sapeva
definire. Mai si sarebbe aspettato di agitarsi così tanto
per la nascita di un
figlio o di sentirsi così soddisfatto per ogni piccolo,
anche minimo, progresso
di Sirius.
Guardò di nuovo l’orologio. Non ne
poteva più. Ancora alcuni minuti e
avrebbe cominciato a dare in escandescenze…
In quel momento tuttavia udì una porta aprirsi
al piano inferiore.
Uscito sul pianerottolo, Orion si ritrovò davanti al
Guaritore più giovane il
quale, scorgendo la bacchetta sfoderata e puntata contro di lui, con
una certa
urgenza si affrettò a dire:
“Tutto bene, signor Black! Ci sono stati alcuni
problemi ma ora si è
risolto tutto!
“Buon per voi” rispose Orion,
riponendo la bacchetta, e quello trasse un
respiro di sollievo.
I due si diressero verso la
stanza adibita a sala parto e Orion entrò per primo. Sua
moglie era distesa sul
letto, l’espressione distrutta ed esausta di chi ha trascorso
ore di tormenti.
Un Guaritore la stava ancora assistendo con l’aiuto di
Kreacher, mentre l’altro
si avvicinò a Orion, tenendo tra le braccia un fagotto
minuscolo.
“Congratulazioni, signor Black, è un
altro maschietto” disse,
porgendoglielo con cautela.
Orion non mosse un muscolo del
viso, ma dentro di sé stava esultando per la
felicità, osservando il neonato
che già dormiva profondamente. Non sapeva neanche spiegare
cosa provasse.
Sapeva solo che in quel momento si sentiva estremamente emozionato.
“Se la caverà” disse il
Guaritore, parlando in tono professionale.
“Abbiamo fatto qualche incantesimo per aiutarlo a…
sopravvivere. In fondo non è
il primo bambino a nascere prematuro. Mi offro di venire di persona
tutti i
giorni, a controllare che vada tutto bene. Dovrete solo provvedere a
tenerlo
sotto controllo ventiquattro ore su ventiquattro, almeno per il primo
mese.
Lasciarlo solo sarebbe un’imprudenza, mi
raccomando”.
“A questo penserà Kreacher”
rispose Orion, senza distogliere lo sguardo
da quel bambino con gli occhi chiusi, la bocca semiaperta e qualche
ciuffo di
capelli neri. Per lui era davvero stupendo.
“Fatemelo vedere” parlò in
quel momento Walburga, la voce irritata ma
spezzata dall’affanno del parto.
Orion si avvicinò, mettendole il
neonato tra le braccia.
Walburga era una donna ancora più glaciale del
marito ma quel giorno si
sentiva diversa: stringere quel corpicino indifeso riusciva a far
breccia anche
nel suo cuore di ghiaccio. In fondo era suo figlio e il solo fatto che
fosse
nato dopo tutte quelle complicazioni aveva contribuito a convincerla
che fosse
molto più bisognoso di attenzioni del fratello maggiore.
Sirius era molto più
resistente: bastava pensare a quanti chili pesasse appena nato e alla
quantità
enorme di cibo che mangiava ad ogni pasto.
“Non ho mai visto un bambino così
tranquillo. Ha pianto appena, quando è
nato. Avete già scelto un nome?” chiese il
Guaritore più anziano.
“Avevamo detto che, se fosse stato maschio, lo
avremmo chiamato Regulus
Arcturus, come mio zio e mio padre” rispose Orion in tono
pomposo.
Walburga annuì, senza staccare
gli occhi dal neonato che aveva appena socchiuso gli occhi ma, accecato
dalla
luce, li aveva richiusi subito. Tuttavia sua madre ebbe il tempo di
vedere il
color grigio delle sue iridi, proprio come le sue e quelle di Sirius.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Ciao a tutti! Ho
deciso di usare la mezzatabella per scrivere un'altra storia su
Regulus. Credo che aggiornerò una volta a settimana come
minimo, perchè d'estate sono molto pigra!
Julia Weasley
|
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Capitolo 2 *** Tutto per un giocattolo ***
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
37: Gelosia
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Tutto
per un
giocattolo
1963
Regulus Black era
tanto simile al
fratello nell’aspetto quanto diverso nel carattere. Quando
Sirius era nato, non
faceva che urlare e piangere. Ma non perché stesse male o
soffrisse di mal di
stomaco: piangeva solo quando gli sembrava che intorno a lui regnasse
troppa
quiete. Non dormiva mai, né faceva riposare gli altri
abitanti della casa di
Grimmauld Place, svegliandoli a tutte le ore. I capricci erano il suo
pane
quotidiano. Le uniche occasioni in cui non creava problemi erano i
pasti. Se
gli veniva servito il cibo, improvvisamente si calmava e smetteva di
scalciare,
dopodiché si abbuffava beatamente.
Regulus era l’esatto opposto. Non faceva mai i capricci, non
dava mai
fastidio, mangiava quel poco che gli bastava e tornava a dormire
tranquillamente: era come se avesse avuto intenzione di farsi perdonare
tutti i
problemi che la sua nascita aveva creato alla madre.
Per tutto il primo mese della sua vita, era stato perennemente
assistito
da Kreacher. L’elfo domestico, che di solito non aveva
un’inclinazione materna
né aveva mai amato i bambini, si era dovuto ricredere
proprio perché Regulus
non faceva mai storie. Kreacher era rimasto quasi traumatizzato dalla
nascita
di Sirius, perciò avere a che fare con il fratellino minore
era stata una
liberazione. Ormai gli si era affezionato moltissimo, cosa non semplice
per un
elfo dai gusti difficili come i suoi.
Ora Regulus aveva due anni e Sirius tre. Erano entrambi molto piccoli,
ma Walburga non li trattava allo stesso modo. La ragione era la
convinzione dei
genitori, in particolar modo di Walburga, che Sirius non avesse
più bisogno di
tutte le attenzioni che gli erano state rivolte in precedenza. Regulus
invece
ne aveva la necessità, perché aveva rischiato la
vita, e questi problemi
avevano reso la donna molto più attaccata a lui che al
figlio maggiore. Lo
vedeva come una creatura indifesa e fragile, mentre Sirius non era
certo quel
prototipo di bambino, scatenato e resistente com’era.
Se all’inizio Sirius era stato semplicemente incuriosito da
quel suo
simile di taglia un po’ più piccola che aveva
cominciato da qualche tempo a
vedere in braccio alla madre, a un certo punto si era sentito
infastidito dalla
sua presenza.
Quella situazione durava ormai da troppo tempo. Nessuno gli dava
più
retta in quella casa e, al contrario, sembravano tutti totalmente presi
da
quell’intruso. Non era giusto.
I due fratelli avevano giocato insieme solo una volta ma Regulus aveva
finito col farsi male, e da quel momento in poi Walburga aveva impedito
a
Sirius di avvicinarsi troppo al fratello. L’intera famiglia
Black, comprensiva
di zii e nonni, ruotava attorno a quel… non sapeva come
definirlo. Moccioso era
un termine troppo gentile… Soldo di cacio anche, ma almeno
rendeva bene l’idea.
Che cosa aveva di tanto speciale? Sirius se l’era sempre
domandato.
Per esempio, quel giorno era il compleanno di Regulus ma Sirius non
capiva perché tutta quella gente fosse riunita attorno al
fratellino. Orion e
Walburga avevano invitato a pranzo i nonni e gli zii Lucretia,
Ignatius, Alphard,
Cygnus e Druella con le tre figlie di questi ultimi.
Bellatrix aveva compiuto tredici anni da poco ma sembrava
più grande
della sua età. Alta e slanciata, i suoi occhi neri quanto i
capelli lisci e
lucenti parevano due carboni ardenti. Era una ragazzina prepotente, con
una
pericolosa tendenza ad arrabbiarsi e desiderosa di comandare su tutti.
Andromeda, di due anni più piccola della sorella maggiore,
era molto
simile a Bellatrix, e spesso le si confondeva; molti credevano
addirittura che
fossero gemelle. In realtà Andromeda aveva i capelli castani
e lo sguardo molto
più gentile e amorevole. Lei e Sirius andavano molto
d’accordo, perché lei era
l’unica a tenerlo ancora nella stessa considerazione di prima.
Infine, Narcissa, che aveva ancora nove anni, era completamente diversa
dalle altre due. Aveva preso i capelli biondi e della famiglia di sua
madre, i
Rosier, ma gli occhi di un azzurro intenso erano identici a quelli del
padre.
Con quei boccoli d’oro e la pelle candida, sembrava una
bambola di porcellana,
ma aveva un carattere non sempre gentile come quello di Andromeda. Si
vedeva
già che sarebbe diventata una donna sicura di sé
e piena di autocontrollo.
Così, quel giorno, erano tutti riuniti a conversare nel
salotto di
Grimmauld Place.
“E così quest’anno Andromeda
inizierà il suo primo anno a Hogwarts, giusto?”
fece Orion, mentre intratteneva
una conversazione con Cygnus.
“Esatto” rispose quello, guardando la figlia
maggiore con orgoglio.
“Peccato che quella scuola sia piena di Sanguesporco.
È tutta colpa di quel
Babbanofilo di Silente. Ma Andromeda sa come deve comportarsi e sa
anche che
deve evitare di stare in compagnia di Babbani ed esseri inferiori come
loro”.
“Madre, anche io voglio andare a Hogwarts” disse
Narcissa, triste.
“Sei ancora piccola, ma prima o poi toccherà anche
a te” rispose sua
madre, rivolgendo un raro sorriso a quella che forse era la figlia
preferita,
come Bellatrix lo era per suo padre.
“Ovviamente Andromeda finirà a
Serpeverde” disse Cygnus. “Ma oggi non
siamo qui per parlare di questo. Non la smetterò mai di
ringraziare il cielo,
Orion. Sei riuscito ad avere due eredi maschi. I tempi in cui credevamo
di
estinguerci mi sembrano molto lontani. È un vero sollievo
pensare che i Black
continueranno a esistere”.
“Tu e Walburga dovrete stare attenti” intervenne la
madre di Orion,
Melania. “Non dovrete sbagliare nulla con i vostri
figli”.
“Avete ragione, ma non preoccupatevi.
Saranno tutti e due dei Black perfetti. Anche se con il primo ci
sarà da lavorare
di più. Ha poca disciplina…”
Orion diede
un’occhiata al
primogenito, che se ne stava in disparte, imbronciato, e guardava con
irritazione i propri parenti.
Esattamente come Sirius si era aspettato, l’attenzione di
tutti era
rivolta a quel piccoletto insignificante. Erano riuniti intorno a
Walburga, che
teneva in braccio Regulus come se fosse un trofeo prezioso. Non ne
poteva più
di quella storia. Volenti o nolenti, avrebbero dovuto ascoltarlo una
buona
volta. Così decise di darsi da fare.
“Bella, vuoi vedere il mio disegno?” disse
Sirius, scrollando il vestito della cugina più grande per
costringerla a dargli
retta: ma non c’era persona più sbagliata di
Bellatrix per una cosa del genere.
“Sparisci, moccioso!” sibilò lei
sottovoce,
con un’espressione divertita. Uno dei suoi passatempi
preferiti era quello di
spaventare o minacciare i cugini, ma era abbastanza accorta da fare in
modo che
i parenti non la scoprissero.
Sirius sbuffò e decise di cambiare preda.
“Dromeda, guarda, ho fatto un disegno…”
“Davvero? Bravo! Scusa, Sirius, ti dispiace
se lo guardo dopo?” rispose Andromeda, impegnata ad
accarezzare la nuca del
cugino più piccolo.
Sirius non poteva crederci: anche lei era più interessata a
quell’altro?
“Sì che mi dispiace!” sbottò,
infuriato. “Siete tutti cattivi!”
E si diresse a
passi pesanti
verso la porta, con l’intenzione di fare un’uscita
plateale. In effetti, i
parenti erano rimasti impressionati dal suo comportamento. Ma lo
stupore durò
ben poco, e Orion ruppe il ghiaccio dicendo:
“Scusatemi…”
Dopo di che
s’incamminò a sua
volta fuori dalla stanza. Sirius, che si era fermato appena fuori dalla
soglia,
non appena vide l’occhiata inteneritrice che suo padre gli
rivolgeva, tremò per
la paura ma non si mosse.
“Non ti azzardare mai più a urlare davanti a
tutti, mi hai capito bene?”
intimò Orion, autoritario.
“Rispondi!”
“Sì…” bofonchiò
Sirius, abbattuto.
“Questa volta te la caverai, ma alla prossima sarai punito.
Mi hai
sentito?”
Il figlio
annuì con vigore, lieto
per averla fatta franca almeno quella volta.
Nel frattempo, gli altri commentavano ciò che era appena
successo.
“Credete che Sirius sia geloso di Regulus?”
chiese Andromeda.
“Sicuro” rispose Bellatrix. “Quando sei
nata tu, una volta ho provato a soffocarti nella culla”.
“Molto gentile, grazie” commentò quella,
ironica.
“Non c’è di che”.
Andromeda
tornò a rivolgere lo
sguardo al cugino più piccolo: ora che gli adulti si erano
seduti a
chiacchierare del più e del meno, Regulus se ne stava
sfaccendato in un angolo
del salotto.
“Ti stai annoiando, Reg?” gli chiese.
“Sì” rispose lui.
“Allora ti porto qualche giocattolo, va
bene?”
Regulus
annuì e la guardò uscire
e incamminarsi su per le scale.
Andromeda era sempre molto gentile con lui, pensò.
La ragazza tornò nel giro di due minuti, porgendogli un
unicorno di
peluche. Regulus non lo riconobbe come uno dei suoi giocattoli ma
ritenne che
non fosse il caso di andare troppo per il sottile e iniziò a
giocare.
Intanto Sirius, irritato con tutti, era andato a consolarsi in cucina.
Già a quell’età il bambino possedeva il
raro dono di potersi abbuffare senza
sosta e non ingrassare neanche di un etto. E, infatti, in quel momento
si era
letteralmente infilato dentro la dispensa, divorando un panino
fai-da-te,
comprendente una farcitura di salame, formaggio affumicato e avanzi di
pollo
fritto: come sopravvisse lo sapeva solo lui. Sua madre avrebbe dato in
escandescenze se lo avesse visto ingozzarsi in quel modo poco dignitoso
ma
almeno, pensò Sirius, lo avrebbe considerato un
po’ di più. Era proprio stufo
di vedere quel moccioso viziato e coccolato da tutti.
Finì di mangiare quando ebbe lo stomaco tanto pieno da
essere sul punto
di esplodere. Richiuse la dispensa con aria immensamente soddisfatta e
si
affrettò a uscire prima che Kreacher potesse scoprire la
cucina saccheggiata. Una
volta arrivato all’ingresso, si bloccò, sconvolto
per la scena che gli si parò
davanti.
Regulus si stava divertendo a far scivolare un unicorno giocattolo
sull’ultimo tratto della ringhiera delle scale.
All’inizio Sirius fece una smorfia schifata. Quando
però riconobbe
quell’unicorno, improvvisamente la gelosia e la rabbia che
aveva accumulato
fino a quel momento esplosero come una Caccabomba.
“Quello è mio!” esclamò.
Regulus
interruppe quel che stava
facendo, rivolgendo al fratello uno sguardo perplesso.
“Me l’ha dato ‘Meda”
riferì.
Sirius si
avvicinò a passi
pesanti, squadrandolo dall’alto in basso con aria
intimidatoria.
“Ridammelo subito!”
“Ci sto giocando io” protestò Regulus.
Per Sirius fu
un attimo passare
dalle parole ai fatti. Si avventò sul fratello, cercando di
sottrargli
l’unicorno, e Regulus si chiuse su se stesso, tenendo ben
stretto l’oggetto
della contesa.
“Dammelo!”
“Lasciami!”
Regulus
provò a chiamare i suoi
genitori ma Sirius gli tappò la bocca per impedirglielo.
Dopo alcuni istanti,
riuscì a strappargli di mano il giocattolo e lo fece sparire
dietro la schiena
con un ghigno soddisfatto.
Regulus iniziò a singhiozzare.
“E smettila di frignare! Sembri una
femminuccia. L’unicorno è mio e me lo tengo.
Fattene comprare un altro” lo
canzonò Sirius anche se, suo malgrado, si ritrovò
costretto a guardare in
un’altra direzione, perché gli cominciava a fare
quasi pena.
Regulus gli lanciò un’occhiataccia e gli diede uno
spintone. Infuriato,
Sirius ricambiò la spinta, ma senza dosare la propria forza,
e Regulus cadde
all’indietro urtando l’ultimo gradino con la
tempia. I singhiozzi presto si
trasformarono in un pianto disperato.
Con grande orrore di Sirius, Kreacher sopraggiunse immediatamente e
cominciò a gridare parole che per lui non avevano senso.
Provò a ostentare
un’aria innocente che non avrebbe convinto nessuno.
“Kreacher va a chiamare il padrone!”
strillò
l’elfo. Faceva davvero paura.
“Mi… aveva preso… il
mio…” balbettò Sirius,
mostrandogli l’unicorno.
L’arrivo dei suoi genitori gli impedì di terminare
la frase. Mentre
Walburga prendeva in braccio Regulus per guarirgli la ferita, il
primogenito vide
lo sguardo omicida di Orion e si rese conto che questa volta non se la
sarebbe
cavata con le chiacchiere.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Prima
di tutto vi ringrazio per aver aggiunto questa storia ai preferiti!
Questo capitolo in effetti è più incentrato su
Sirius, ma nel prossimo Regulus apparirà di più,
ve lo prometto.
A
proposito: per tutti quelli che sapevano che avrei dovuto scrivere
un'altra storia in cui Regulus sopravvivrà alla caverna,
sappiate che non ho abbandonato il progetto, ma ho pensato di farla
come seguito di questa attuale. Ci vorrà ancora un po', ma
prima o dopo arriverà anche quella. Passo ai ringraziamenti:
Alohomora:
grazie di nuovo, sono felice che i miei Orion e Walburga ti abbiano
soddisfatta!
Pepesale:
Regulus da piccolo intenerisce anche me... *_* Lo adoro! Eheh, Phineas
apparirà molte volte in questa storia, anche a me fa
ammazzare dalle risate!
dirkfelpy89:
Sirius dimostra di essere una peste ancora di più in questo
capitolo... Lieta di risentirti! Grazie per essermi rimasta fedele!
LMP:
avevo paura di non riuscire a rendere credibili i genitori di Sirius e
Regulus, quindi il tuo commento mi ha aiutata parecchio. Grazie!
Semplicemente_Black:
eheh, il mio personaggio preferito è proprio Regulus, non la
smetterò più di scrivere storie su di lui!
malandrina4ever:
grazie a te! Spero che tu sia contenta di questo anticipo
nell'aggiornamento! Avrei dovuto pubblicarlo lunedì, ma poi
devo parrire, quindi preferisco farvio sapere prima cosa
succederà a Sirius!
Pan_Tere94:
sì, Regulus è veramente troppo carino! *_* Da
piccolo è il massimo! Grazie per essere tornata a leggere le
ie storie!
Pervinca
Potter 97: eh, bè, la damn table intera sarebbe
stata un po' problematica, visto che la vita di Regulus non
è molto lunga...ç_ç Perciò
ho scelto la mezza tabella!
Rosalie
Hale e Bella Swan: grazie, sono contenta! Accontentata!
Credo
di aggiornare tra lunedì e mercoledì! Ci sentiamo
|
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Capitolo 3 *** Punizione ***
Fandom: Harry Potter
Personaggio: Regulus Black
Prompt: 17: Cuscino
Rating: verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Punizione
“Resta qua e non muoverti! Se ti azzardi a
uscire da questa stanza, te ne pentirai amaramente”.
Con malagrazia, Orion spinse
Sirius dentro la sua cameretta. Il bambino non perse
l’equilibrio per miracolo
e si voltò a guardare suo padre con gli occhi arrossati e il
labbro inferiore
che tremava visibilmente, sforzandosi tuttavia di non mettersi a
piangere.
Nonostante la sua giovane età, non voleva dare soddisfazione
a nessuno.
“Abbassa
lo sguardo” lo minacciò Orion,
innervosito per quella sfida silenziosa. “Ti rendi conto di
quello che hai
fatto? Non ti vergogni? Hai ferito tuo fratello”.
Sirius non rispose. Aveva già provato
a spiegare che voleva solo spingerlo ma senza farlo cadere.
Non è colpa mia se
quel moccioso
non sa nemmeno reggersi in piedi, pensò.
“Kreacher resterà sul pianerottolo
per controllare che tu non esca.
Rimarrai qui finché lo decideremo noi. Questa sera andrai a
letto senza cena.
Se non creerai altri problemi, forse domani mattina potrai fare
colazione”.
Senza aggiungere altro, Orion
uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Sirius lo
udì ordinare a Kreacher di
controllare la porta e scendere le scale.
Finalmente, dopo essersi trattenuto per almeno
mezz’ora, diede libero
sfogo alle lacrime, che sgorgarono dagli occhi bagnandogli il viso nel
giro di
pochi secondi. Le guance gli facevano ancora malissimo per gli schiaffi
che suo
padre gli aveva assestato. Si sentiva furioso e frustrato al tempo
stesso.
Furioso a causa della punizione, che non sapeva quanto sarebbe durata;
frustrato perché, in fondo, non aveva avuto intenzione di
fare del male a
Regulus. Voleva soltanto riprendersi un oggetto di sua
proprietà, esagerando
solo un po’ nella reazione. Ma non poteva essersi fatto
troppo male, o sì?
Stropicciandosi gli occhi umidi, Sirius si diresse verso
il suo letto,
vi salì con difficoltà e immerse il viso nel
cuscino, stringendolo come se
avesse potuto consolarlo. Per fortuna aveva mangiato fino a scoppiare,
altrimenti, ne era certo, sarebbe morto di fame. Non era giusto:
perché
dovevano essere tutti così crudeli con lui?
***
In quello stesso istante, Regulus
sentiva un fortissimo dolore alla tempia. Confuso e stordito, dopo
essere
caduto a terra, era stato portato nel salotto da sua madre la quale,
alternando
parole consolatorie con invocazioni nei confronti di Sirius, lo aveva
affidato
alle cure di sua zia Lucretia, che ora gli stava medicando il taglio
sulla
fronte.
“Che
cosa ho combinato…” stava dicendo
Andromeda affranta.
“Non
sentirti in colpa. Tu non c’entri” le
disse Narcissa.
“Sì
invece. Non credevo che quel giocattolo
fosse di Sirius. Mi è sfuggito di mente quanto i bambini
possono essere
attaccati alle loro cose”.
Regulus smise di piangere
nell’istante in cui non sentì più
dolore. La zia doveva averlo guarito con la
magia, a giudicare dalle espressioni sollevate dei presenti.
“Ti
senti meglio, Regulus?” chiese
Walburga.
“Sì”
rispose lui, toccandosi la tempia con
circospezione. Per fortuna non era successo niente.
Quando i suoi parenti gli
concessero di tornare a camminare da solo, Regulus volle rimanere in
disparte.
Era di pessimo umore. Sirius era stato davvero prepotente. Era vero,
quell’unicorno non gli apparteneva, ma a sua discolpa
c’era da dire che Regulus
non sapeva di chi fosse.
E poi è lui che entra
sempre in
camera mia e mi prende i giocattoli per dispetto,
pensò imbronciato.
Per tutto il resto della giornata Regulus non
pensò più a quello che era
successo, convinto com’era che Sirius meritasse quella
punizione. Tuttavia,
dopo che tutti i parenti se ne furono andati, a ora di cena, non
vedendolo a
tavola, chiese:
“Dov’è
Sirius?”
“Tuo
fratello non mangia stasera” rispose
Orion con durezza. “Gli servirà di lezione per
come si è comportato”.
“E
se ha fame?” domandò ingenuamente
Regulus.
“Affari
suoi. Doveva pensarci prima”.
“Kreacher
crede che il padroncino ci abbia
già pensato…” intervenne
l’elfo domestico, uscendo dalla dispensa con aria
contrariata.
“Che
cosa significa, Kreacher?” fece
Walburga, stupita: di solito gli elfi domestici non intervenivano nei
discorsi
dei loro padroni, a meno che non si trattasse di una cosa urgente.
“Il
pane, padrona. È finito tutto. Kreacher
lo aveva comprato questa mattina”.
Marito e moglie si scambiarono
un’occhiata consapevole e sempre più furibonda.
“Sirius!”
esclamarono all’unisono.
Regulus li guardò con aria
perplessa, senza capire.
“Io
lo ammazzo” disse Orion. “Oggi ha
veramente superato ogni limite”.
“Lascia
perdere” lo trattenne Walburga.
Se qualcuno avrebbe potuto
credere che la donna fosse stata presa da un improvviso accesso di
magnanimità
nei confronti del figlio, si sarebbe sbagliato di grosso. E infatti
aggiunse:
“Gli
prolungheremo la punizione di
ventiquattro ore”.
Orion fu d’accordo con lei e
decise di non alzarsi da tavola.
***
Il giorno successivo Regulus
cominciò seriamente a credere che suo fratello fosse
disperso. Sapeva che era
ancora in casa perché vedeva Kreacher entrare nella camera
di Sirius due volte
al giorno per portargli da mangiare, ma non lo aveva più
visto uscire da quella
stanza.
Seduto sul tappeto della propria cameretta, Regulus non
poteva fare a
meno di lanciare lunghe occhiate alla porta di fronte alla propria. La
casa di
Grimmauld Place era immersa in un silenzio innaturale, cosa mai
successa da
quando era nato.
La verità era che si annoiava. Mentre
giocherellava distrattamente con
il suo modellino di scopa da Quidditch in miniatura, Regulus sbuffava
ormai da
mezz’ora. Era una noia mortale trascorrere le giornate senza
litigare con suo
fratello. I suoi genitori non si sarebbero certo abbassati a giocare
con lui, e
Kreacher aveva ben altro cui pensare. Quando giocava con Sirius, i due
fratelli
litigavano tutte le volte, ma almeno non si annoiavano.
Regulus posò il modellino di scopa sul letto e
trotterellò verso la
soglia della propria camera.
“Padroncino,
posso fare qualcosa per voi?”
chiese Kreacher, perfetto nel suo ruolo di sentinella.
“Voglio
entrare” disse lui, indicando la
porta.
“Il
padrone ha detto di no, Kreacher è
dispiaciuto ma deve obbedire”.
“Uhm…”
borbottò Regulus deluso, tornando
indietro.
Il suo sguardo cadde sul famigerato
unicorno di peluche. A dirla tutta, si era stufato di averlo tra i
piedi.
Sapeva anche che avrebbe dovuto restituirlo al legittimo
proprietario… E magari
Sirius non sarebbe più stato arrabbiato con lui. A quel
punto gli venne
un’idea.
Quella notte, Regulus non si addormentò, anzi,
non andò proprio a
dormire. Dopo che Kreacher gli ebbe rimboccato le coperte e fu sceso al
piano
terra per raggiungere la sua tana in cucina, il bambino si
affrettò ad
accendere la luce e si alzò dal letto. Prese
l’unicorno e s’incamminò verso la
porta.
Una volta sul pianerottolo però,
cominciò a rendersi conto che il suo
piano presentava delle pecche. Per esempio, sul pianerottolo non
c’erano
lampade. Era tutto completamente buio, e lui ne aveva una paura matta.
Anche
lasciando accesa la luce della sua stanza e la porta aperta, non si
sentiva al
sicuro. Esitando sulla soglia, calcolò la distanza che lo
separava dalla porta
di fronte. Erano pochi passi, ma aveva la sensazione che nel buio si
creassero
forme misteriose, mani artigliate e teste che spuntavano dal nulla.
Regulus
deglutì per la paura. Forse era meglio riprovare la mattina
dopo… ma Kreacher
sarebbe tornato a controllare.
Stringendo l’unicorno per farsi coraggio,
Regulus azzardò un passo
nell’oscurità, le orecchie ben tese, pronte a
captare i movimenti di qualche
mostro. Sirius gli aveva raccontato che nella soffitta si nascondeva un
demone
che strangolava la gente…
Il demone non può
uscire dalla
soffitta, si disse, cercando di autoconvincersi.
Un passo dopo l’altro, Regulus arrivò
a metà strada.
Tuttavia, in quel momento, il legno delle scale
scricchiolò.
Probabilmente era stato qualche tarlo, o qualsiasi altra cosa, ma
Regulus si
sentì invadere dal panico. Spiccò una corsa verso
la porta, rendendosi conto
con orrore di non essere abbastanza alto da raggiungere la maniglia.
“Sirius,
apri!” implorò, bussando contro la
porta. Niente.
Adesso gli sembrava che fantasmi
invisibili lo circondassero, sussurrandogli frasi minacciose. Tremava
tutto e le
mani gli sudavano freddo. Non aveva mai provato tanta paura.
Desiderava così tanto di poter entrare che,
all’improvviso, senza che la
toccasse, la porta si aprì.
Regulus non pensò che
quell’avvenimento potesse essere stato causato
dalla prima manifestazione dei suoi poteri magici; al contrario, si
convinse
del fatto che con lui vi fossero davvero dei fantasmi.
In un batter d’occhio, entrò
nella camera di Sirius e si chiuse la porta alle spalle.
Dopodiché accese la
luce e trasse un sospiro di sollievo.
Qualcun altro però ne fu meno felice.
“Umpf…ma
che c’è?” bofonchiò Sirius,
svegliato da quell’improvvisa illuminazione della stanza.
Nel lasso di tempo in cui i suoi
occhi si riuscirono ad abituare alla luce, Sirius si ritrovò
davanti niente di
meno che Regulus e non trattenne una smorfia di disgusto.
“Che
vuoi?”
Il fratellino esitò, intimidito.
Sirius doveva essere proprio arrabbiato per guardarlo con
quell’espressione
schifata. Senza dire nulla, si avvicinò al letto e gli porse
l’unicorno. Sirius
lo fissò per qualche istante, stupito. Non si aspettava una
gentilezza del
genere da parte di quel soldo di cacio.
“Perché
sei venuto a quest’ora?” chiese.
“Prima
non mi facevano entrare”.
“E
se sapessero che mi sei venuto a trovare
di nascosto?” disse Sirius, esibendo un ghigno malefico
davanti all’espressione
sconvolta di Regulus.
“Non
glielo dire!”
“No,
no, non glielo dico” fece lui
sghignazzando. Si divertiva troppo a prenderlo in giro. In fondo, non
era poi
così perfetto come credevano i loro genitori.
“Come va la testa?”
Il fratello minore assunse
un’espressione offesa.
“Ora
bene. Mi hai fatto male”.
“Non
l’ho fatto apposta” ammise Sirius. Il
suo non era un tono arrogante. Si sentiva davvero dispiaciuto.
“Nemmeno
io” disse Regulus, alludendo al
peluche. “Quando finisce la punizione?”
“Hanno
detto domani mattina”.
“Ah…”
Ci fu una pausa di silenzio, poi
entrambi si scambiarono un sorrisetto. Entrambi sapevano di aver fatto
pace.
“Bè,
ora vai, però. Ho sonno” concluse
Sirius.
Regulus tornò nel panico,
mangiucchiandosi le unghie per il nervosismo.
“Ehm…
posso restare qui?” pigolò.
“Eh?
E perché mai?”
“Ci…
ci sono i… fantasmi…”
“Fifone!”
esclamò Sirius, scoppiando a
ridere, ma poi lo vide talmente spaventato che decise di fare
un’eccezione alla
regola. “E va bene. Te lo concedo solo perché mi
hai riportato il mio unicorno!
Ma non ti ci abituare”.
Regulus, sollevato, s’infilò
sotto le coperte.
“E
la luce chi la spegne?” osservò Sirius.
Suo fratello gemette.
Sirius si alzò sospirando, spense il lampadario
e tornò a coricarsi.
Regulus non lo disse, ma pensò che avere un fratello
così coraggioso era
proprio una fortuna.
Sirius lo osservò addormentarsi rapidamente e,
un attimo prima di cadere
a sua volta nel sonno, pensò che, in fondo, suo fratello non
era poi tanto
male.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Nel capitolo
scorso ho fatto un errore: ho scritto che
Bellatrix stava per cominciare Hogwarts, mentre doveva essere
Andromeda. Ho
corretto tutto comunque!
Il disegno
l'ho fatto io, visto che su Google non trovavo
un'immagine che mi piacesse! Che ne pensate? Fa schifo? XD
Dopo questo
capitolo partirò per andare in vacanza, quindi
sarò costretta a interrompere la storia per due settimane,
ma non
preoccupatevi: dal 12-13 luglio potrete continuare a leggerla con un
nuovo
capitolo!
Grazie per le
vostre recensioni.
quigon89:
sei
molto gentile. Ho recensito anche le tue storie, a proposito! Non so
quanto
farò apparire Bellatrix in questa storia, ma sarà
presente, non temere!
dirkfelpy89:
hai ragione, povero Sirius! Ora però ha fatto pace con
Regulus...anche se non
durerà molto! XD
Alohomora:
ti è piaciuto questo capitolo? Io mi sono divertita un sacco
a scriverlo!
Grazie per aver promosso la mia versione della famiglia Black!
malandrina4ever:
tranquilla, Sirius sta bene, è forte già a
quell'età! Spero che questo capitolo
ti abbia fatto passare la rabbia!
LMP:
spero di non avere reso inverosimile la "riappacificazione" tra i due
fratelli! Fammi sapere cosa ne pensi!
Auguro buone
vacanze a tutti e prometto di farmi viva il
prima possibile!
|
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Capitolo 4 *** Lo zio Alphard ***
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
09. Fuochi d’artificio
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Lo zio Alphard
Natale 1965
A Natale, la famiglia Black era
solita riunirsi nella grande villa di Alphard, nel Kent. Il podere si
estendeva
per ettari nella campagna brulla e selvaggia, il posto ideale per dei
bambini,
soprattutto d’inverno, quando il prato si ricopriva di un
soffice manto di neve
candida.
Alphard era di alcuni anni più giovane di sua
sorella Walburga e aveva
un carattere completamente diverso. A dire il vero, se non fosse stato
per le
sue caratteristiche somatiche e per certi atteggiamenti e azioni
inconfondibili, non sarebbe nemmeno sembrato un Black.
Per esempio, nella grande sala adibita a biblioteca al
piano terra della
villa, vi era una parete tutta dedicata alla letteratura babbana.
Alphard era
un grande ammiratore di Stevenson, Verne e altri autori del genere
avventuroso,
anche se cercava di non pubblicizzare troppo questo suo hobby con i
parenti. Tra
di essi, soltanto Andromeda era a conoscenza di questi libri, e spesso
glieli
chiedeva in prestito di nascosto, poiché a nessuno dei loro
parenti sarebbe
piaciuto sapere che anche lei leggeva libri scritti da Babbani.
Tuttavia, nonostante le sue idee poco tradizionaliste,
Alphard cercava
di andare sempre d’accordo con tutti, soprattutto
perché adorava i suoi nipoti
e non voleva correre il rischio di esserne allontanato.
Così, anche quel pomeriggio del ventiquattro
dicembre, l’uomo attendeva
l’arrivo dei parenti, come faceva tutti gli anni. Il suo elfo
domestico aveva
preparato una cena che avrebbe fatto invidia a qualsiasi grande chef, e
Alphard
già sorrideva al pensiero dell’espressione
entusiasta di Sirius.
Alle quattro in punto, i primi parenti cominciarono ad
arrivare.
I Black comparvero appena fuori dal cancello. Lo sguardo
di Regulus si
perse a osservare la campagna innevata, cercando di riprendersi dallo
stordimento causato della Materializzazione congiunta appena avvenuta,
almeno finché
non fu riscosso dallo strattone di sua madre, che lo guidò
attraverso il
cancello di ferro battuto. I quattro camminarono lungo un sentiero
pieno di
curve che passava in mezzo a cespugli imbiancati dai fiocchi di neve,
infine
salirono tre o quattro gradini ed entrarono nella villa, accolti
dall’elfo
domestico Aster, che fece un inchino e andò a chiamare il
padrone.
“Bentornati”
disse Alphard allegramente,
uscendo da una porta di legno intarsiato.
Portava lunghi capelli neri sopra
le spalle e una barba corta e molto curata, come pochi riescono a
mantenere.
Gli occhi erano grigi come quelli di sua sorella, ma trasmettevano
sicurezza e
tranquillità, a differenza di quelli glaciali di Walburga.
Quel giorno
indossava una giacca di velluto blu notte, sempre per differenziarsi,
ma non
troppo, dagli altri parenti, che invece prediligevano il nero e,
ovviamente, i
colori di Serpeverde.
Alphard salutò educatamente Walburga e Orion,
ma fece l’occhiolino ai
due nipoti, che gli sorrisero.
“Gli
altri sono arrivati?” chiese Orion.
“No,
voi siete i primi” rispose Alphard.
“Hai saputo che Cygnus ha avuto dei problemi a lavoro
ultimamente?”
“Sì,
lo so. Aveva proposto una legge per
fare entrare al Ministero soltanto i Purosangue ma naturalmente
l’hanno
bocciata. Figurati, lì sono più quelli che
fingono di avere il sangue puro di
quanto possiamo immaginare. Non vedo l’ora che le cose
cambino, perché non se
ne può più di questa feccia”.
“Certo,
certo…” tagliò corto Alphard,
cercando di dirottare il discorso su temi più piacevoli, ma
Orion lo anticipò.
“E
a te invece come va il lavoro?”
“Tutto
bene, ma tanto lo sapete: anche se
andasse male, non potrei dirvelo. Fa parte del regolamento di ogni
bravo
Indicibile”.
Alphard lavorava all’Ufficio
Misteri, perciò nessuno sapeva di cosa si occupasse. Certe
volte spariva dalla
circolazione per giorni senza dire dove fosse andato né
quanto tempo sarebbe
stato via. Ma gli altri parenti ormai si erano abituati a queste sue
missioni,
tanto che non vi facevano più caso.
“Sì,
lo sappiamo, è inutile chiedertelo…”
commentò Walburga.
Nel frattempo, Regulus se ne
stava fermo accanto ai genitori, sperando di poter andare a giocare il
prima
possibile. Solo Sirius tuttavia mostrava segni d’impazienza,
sbuffando
sonoramente: detestava ascoltare tutti quei discorsi noiosi.
“Madre,
possiamo uscire?” disse infine,
quando non fu più capace di aspettare.
“No,
fa freddo e correte il rischio di
ammalarvi” fu la secca risposta di Walburga.
“Dai,
lasciali andare” provò Alphard, ma
l’occhiataccia della sorella lo indusse a lasciar correre.
Quando arrivarono anche gli altri
parenti, Regulus sentì suo fratello dargli una gomitata e
sussurrare:
“Andiamo?
Non ci vede nessuno”.
“Non
possiamo. Non abbiamo il permesso”
rispose lui.
“Infatti
è per questo che dobbiamo uscire
senza che se ne accorgano, zuccone!”
Regulus, ansioso, lanciò
un’occhiata ai loro genitori: erano impegnati a conversare,
distratti.
“Ma…
poi non ci vedranno più e si
arrabbieranno” provò a dire, senza nascondere la
propria preoccupazione.
“Oh,
smettila di fare il guastafeste!”
esclamò Sirius.
Lo afferrò per il polso e lo
trascinò fuori a forza. L’aria gelida
sferzò i loro visi ed entrambi si
strinsero nei cappottini.
“Visto?
Fa freddo” disse Regulus, nella
vaga speranza che Sirius rinunciasse al suo folle progetto, ma quello
non
rispose.
Regulus si voltò a guardarlo,
accorgendosi solo in quel momento che Sirius era scomparso. Adesso si
trovava
completamente solo nel parco. Un campanello d’allarme
risuonò nella sua testa,
inducendolo a sospettare che il fratello fosse tornato dentro per
chiamare i
genitori e farlo accusare di avere disobbedito. Irritato al solo
pensiero di
quello scherzo ingiusto, Regulus si voltò per affrettarsi a
tornare indietro ma
in quel momento qualcosa lo colpì sulla testa, e un freddo
glaciale si espanse
dalla nuca al collo, fin sotto il colletto della camicia. Si
udì una risata e
Regulus vide Sirius seminascosto dietro un albero, che quasi si
rotolava su se
stesso per le risate.
Regulus cercò di scrollarsi di dosso la neve,
invano, e sentì il dovere
di vendicarsi. Così, mentre l’altro cercava di
tornare padrone di se stesso, si
chinò per terra, fece una palla di neve piuttosto grossa e
gliela lanciò con
tutta la forza che aveva.
Non lo colpì in pieno, perché Sirius
riuscì a spostarsi in tempo, ma
centrò il ramo situato proprio sopra la testa del fratello,
e tutta la neve che
si trovava su di esso riempì Sirius dalla testa ai piedi.
“Così
impari!”
Sirius gli rivolse un’occhiata di
sfida e si chinò a raccogliere una terza palla di neve,
dando inizio alla
battaglia.
***
“È
inconcepibile! Ci siamo distratti un
attimo, e guardate cosa avete combinato!”
Dire che Orion e Walburga fossero
furiosi era un eufemismo. Regulus e Sirius non avevano nemmeno il
coraggio di
distogliere lo sguardo dalla punta delle proprie scarpe, completamente
fradici.
“Non
prendetevela, in fondo hanno quattro e
cinque anni, sono piccoli” provò a rimediare
Alphard.
“Non
m’importa quanti anni hanno!” replicò
Walburga inviperita. “Sono i miei figli e si devono
comportare bene! Mi
meraviglio di te, Regulus. Che cosa ti è venuto in
mente?”
Regulus si sentì mancare il
respiro mentre si tormentava le dita per il nervosismo: detestava
essere
rimproverato.
“Io
non volevo…” gemette.
“Non
mi pare proprio. Sembrava che ti
stessi divertendo” lo contraddisse Orion. “Forse ci
siamo sbagliati a
considerarti più saggio di tuo fratello”.
“È
stato Sirius a insistere!” piagnucolò,
rosso come un pomodoro sia per il freddo che per la vergogna.
“Questo
non ti giustifica. La prossima
volta non dargli più retta, mi hai sentito?”
Regulus si affrettò ad annuire.
Provava un autentico terrore al solo pensiero di perdere la fiducia dei
suoi
genitori. Non sapeva neanche il perché, forse
perché altrimenti avrebbero
smesso di coccolarlo, pensando che fosse una peste come Sirius.
“Quanto
a te…” continuò Orion, lanciando
un’occhiata inceneritrice al figlio maggiore.
“Smettila di traviare tuo
fratello, altrimenti la pagherai. Ora basta. Stasera comportatevi bene,
o
faremo i conti a casa”.
Sirius era lieto di essersela
cavata così, mentre Regulus era ancora di pessimo umore
anche quando furono
asciugati e pronti per la cena di Natale. Si sentiva un po’
in colpa per avere
accusato Sirius davanti a tutti, mentre era stato lui a non ribellarsi.
Perché
non riusciva mai a imporsi? Forse perché era più
piccolo. Ma suo padre gli
aveva detto di non seguire Sirius, quindi la responsabilità
era in parte anche
sua.
La cena si svolse come tutti gli anni precedenti. Gli
adulti parlarono
del più e del meno, argomenti che non interessavano affatto
ai più giovani.
Narcissa trascorse la serata ad ascoltare le imprese scolastiche di sua
sorella
Bellatrix, mentre Andromeda e Alphard cercavano di intrattenere anche
Sirius e
Regulus.
Quest’ultimo però non aveva molta
voglia di parlare. Il suo sguardo si
soffermava continuamente sui suoi genitori, sperando di scorgere nei
loro
sguardi qualche traccia della loro intenzione di perdonarlo.
“Non
ti sono piaciuti i regali?” gli chiese
Alphard più tardi, quando erano tutti riuniti attorno allo
sfarzoso albero di
Natale e Regulus se ne stava in disparte.
“Sì
che mi sono piaciuti” rispose Regulus,
cupo.
“E
allora che cos’hai? Non sarai ancora
triste per essere stato sgridato?”
Regulus annuì.
“Mi
sono comportato male”.
“Bè,
capita. Non è una tragedia”.
Regulus lo guardò con stupore,
non credendo alle proprie orecchie. Disobbedire era sbagliato, sbagliatissimo, e suo zio diceva che
capitava?
“Sì,
invece”.
“Regulus,
tu credi davvero che i tuoi
genitori non abbiano mai disobbedito in vita loro? Ti
svelerò un segreto, però
non devi dirlo a nessuno, me lo prometti?”
“Sì”
disse lui, incuriosito.
“Quando
tua madre era piccola voleva imparare
a giocare a Quidditch, ma tua nonna glielo impediva perché
era convinta che non
fosse adatto ad una bambina. Una volta tua madre ha provato a volare di
nascosto… ed è tornata a casa ricoperta di fango,
perché era caduta in una
pozzanghera”.
Regulus aveva occhi e bocca
spalancati per la rivelazione: sembrava impossibile che quella donna
così
rigida e severa un tempo potesse essere stata una bambina come tutti
gli altri.
“Ovviamente,
acqua in bocca: non vorrei che
Walburga mi uccidesse per averti raccontato questa cosa”
disse Alphard, per poi
cambiare discorso. “A proposito, ti avverto che non mi sei
piaciuto quando hai
dato tutta la colpa a Sirius”.
Regulus arrossì violentemente.
“Lo
so…”
“Non
farlo più, d’accordo?” lo
ammonì
Alphard, ma con un gran sorriso incoraggiante. “Dai, vieni,
ti faccio vedere i
fuochi d’artificio che ho conservato apposta per questa
sera”.
Regulus lo seguì insieme a Sirius
e agli altri nel giardino, dove Alphard si esibì in uno
spettacolo di fuochi
artificiali.
Erano veramente bellissimi. Alphard disse di aver imparato
a crearne di
così meravigliosi durante una missione di lavoro in Asia, e
che alcuni maghi
cinesi gli avessero insegnato qualche trucco ed effetto speciale. Erano
fuochi
di tutti i colori e di tutte le forme, che illuminarono a giorno
l’esterno
della villa e che furono in grado di sollevare il morale di Regulus.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Sono
tornata, spero di non
essermi fatta aspettare troppo e soprattutto di non avervi deluso con
questo
capitolo nuovo.
Scusate
se non rispondo
singolarmente alle vostre recensioni per questa volta, ma devo disfare
gli
ultimi bagagli e inoltre mi aspetta una montagna di vestiti da
lavare... la
prossima volta prometto che risponderò! E inoltre devo
finire di mettermi in
pari con le storie che seguo!
Grazie
a: Alohomora, LadyPatfood,
quigon89, Lady Lily, malandrina4ever, Pan_Tere94,
dirkfelpy89, LMP, MEISSA_S,
Pepesale
e a queste ultime due per aver recensito anche i capitoli scorsi!
Prossimo
aggiornamento (se va
tutto bene) lunedì 20 perché questa settimana ho
parecchio da fare, prima di
tutto l’orientamento per l’università.
Tra l’altro al prossimo aggiornamento avrò
già visto il sesto film…spero che non lo abbiano
rovinato come sospetto!
Giulia
Visto che alcuni hanno
pensato che questo disegno lo abbia fatto io, vi avverto che NON
è così! L'ho preso da un sito, quindi non fatemi
i complimenti
perchè l'ho solo scaricato sul pc!
|
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Capitolo 5 *** Lezioni private ***
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
43: Sorriso.
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Lezioni
private
1967
Quel pomeriggio Regulus e Sirius
se ne stavano nella camera di quest’ultimo, cercando
d’ingannare il tempo. Dopo
un’ora intera trascorsa a giocare a nascondino, non avendo
più nulla da fare,
erano seduti a gambe incrociate sul tappeto, uno di fronte
all’altro, e
discutevano del loro argomento preferito.
“Non
vedo l’ora di andare a Hogwarts” stava
dicendo Regulus con un sospiro, mentre tracciava col dito disegni
invisibili
sulla superficie del tappeto.
“A
me mancano ancora…” esordì Sirius,
interrompendosi dubbioso; alzò la mano e contò:
“Quattro anni”.
“E
a me?” chiese Regulus, guardando con
perplessità le proprie dita.
“Uhm…
a te cinque. Sei ancora piccolo”.
“Ho
solo un anno meno di te”.
“Comunque
dobbiamo aspettare troppo tempo
tutti e due” disse Sirius sbuffando.
“Non
è giusto. Perché non ci mandano
subito?” protestò l’altro. “Io
so già fare un sacco di cose. Guarda”.
Regulus puntò lo sguardo e la
mano destra in direzione di un cavallo a dondolo nell’angolo
della stanza e si
concentrò strizzando gli occhi. Ad un movimento della mano,
il cavallo balzò in
aventi di alcuni centimetri, da solo, e rimase a dondolare come se una
forza
invisibile lo avesse spinto.
“Hai
visto?” esclamò Regulus entusiasta. Ma
quando si rivolse al fratello, il sorriso gli sparì dalle
labbra, perché Sirius
non sembrava affatto impressionato, anzi, lo guardava con aria di
sufficienza.
“Tutto
qui? Questa roba la facevo secoli
fa” disse, beffardo.
“Io
sono più piccolo di te!” protestò
Regulus, in parte offeso e in parte scoraggiato.
“Vuoi
vedere una vera magia?”
“Sì!”
Sirius cominciò a fissare il
proprio letto con uno strano ghigno dipinto sul volto. Dopo alcuni
istanti, il
cuscino si sollevò in aria, volteggiò sopra le
loro teste e, un attimo dopo,
colpì Regulus in pieno viso, mandandolo a gambe
all’aria.
“Sei
uno stupido!” sbottò il fratello
minore, tornando seduto e lanciando il cuscino contro Sirius, che si
stava
rotolando dalle risate.
“Va
bene, va bene, non ti arrabbiare!”
esclamò il maggiore, cercando di controllare la propria
ilarità.
Imbronciato, Regulus gli scoccò
un’occhiataccia truce, incrociando anche le braccia.
“Scherzavo,
sei bravo anche tu, per essere
un moccioso. Se il Preside di Hogwarts ci vedesse, ci farebbe
cominciare subito
la scuola”.
“E
invece dobbiamo aspettare” borbottò
Regulus, abbattuto.
Ci furono parecchi minuti di
perfetto silenzio, poi Sirius fu colto da un’illuminazione a
suo parere
geniale, ed esclamò:
“Ci
sono! Quando le nostre cugine
partiranno per Hogwarts, il prossimo settembre, io e te faremo finta di
andarle
a salutare. Poi, quando i nostri genitori saranno distratti, saliremo
di
nascosto sul treno. Così arriveremo a Hogwarts nascosti in
mezzo ai bagagli e
costringeremo gli insegnanti a vedere quanto siamo bravi a usare la
magia, ci
ammetteranno a Hogwarts e nessuno potrà rimproverarci! Che
ne dici?”
Regulus soppesò la proposta del
fratello, grattandosi la testa con perplessità.
“Non
lo so…”
“Ti
pareva. Sempre il solito fifone. Hai
paura che ti sgridino, vero?” obiettò Sirius,
irritato.
L’altro arrossì.
“Non
è vero! È che i nostri genitori ci
cercheranno per tutto il treno, anche a costo di non farlo
partire”.
“Oh…
già, è vero… Bè, allora
dovremo
aspettare di compiere undici anni” concluse Sirius, depresso.
“In
effetti, adesso siamo troppo piccoli
per affrontare il drago…” disse Regulus con
convinzione.
“Drago?
Quale drago?”
“Quello
che tutti gli studenti del primo
anno devono superare per entrare nel castello. Bella mi ha raccontato
che è
enorme e sputa fuoco dalle narici. Se non lo superi non sei ammesso
a… Perché ridi?”
“Perché
a Bella piace scherzare!” rispose
Sirius, sbellicandosi dalle risate. “Non
c’è nessun drago, Reg! Lei se
l’è
inventato per spaventarti, ma soprattutto per non dirti chi
c’è veramente a
guardia del castello…”
Regulus spalancò gli occhi per la
paura, perché il tono di Sirius era diventato
improvvisamente misterioso.
“Che
cosa c’è?”
“Ci
sono almeno cento lupi mannari, che ti
attaccano non appena ti muovi e… Ehi!”
Se prima era stato sinceramente
preoccupato, Regulus aveva notato l’espressione di derisione
del fratello e,
rendendosi conto che gli stesse raccontando un’altra bugia,
gli aveva tappato
la bocca con la mano.
“Smettila!”
disse. “Tu e Bella vi siete
messi d’accordo per prendermi in giro!”
“No,
abbiamo agito autonomamente” ammise
Sirius. “Sei tu che credi a tutto quel che ti si
dice”.
In quel momento tuttavia udirono
suonare il campanello all’ingresso.
“Li
hai fatti i compiti?” chiese Sirius
preoccupato.
“Certo”
rispose Regulus.
“Secchione.
Io no… cioè, non tutti. Tanto
quella vecchia talpa neanche se ne accorgerà!”
La cosiddetta vecchia talpa era in
realtà il loro
insegnante privato, che faceva lezione a Grimmauld Place tutti i
pomeriggi,
tranne il sabato e la domenica.
Si chiamava Thaddeus Digby ed era un ometto anziano, quasi
decrepito,
che, per l’appunto, somigliava vagamente ad una talpa. Gli
occhiali grossi e
tondi avevano le lenti spesse quanto fondi di bottiglia che rendevano
minuscoli
gli occhi già piccoli di per sé. I capelli
candidi e lunghi, esclusa una larga
chiazza di calvizie sulla parte superiore della testa, erano
così leggeri da
somigliare a nuvolette.
Nonostante questo aspetto bizzarro, il professor Digby era
famoso in
tutta la comunità magica, o almeno tra le famiglie di maghi
più antiche e potenti,
come i Black. Il suo lavoro consisteva nell’insegnare ai
futuri studenti di
Hogwarts a leggere, scrivere e contare. I giovani maghi più
poveri invece
dovevano accontentarsi di imparare dai propri genitori. I Black, al
contrario,
pagavano profumatamente il professor Digby e lui, essendo un tipo molto
incline
all’avidità, ne era più che felice.
Così, anche quel pomeriggio, i due fratelli
scesero al primo piano, dove
Digby era stato condotto da Kreacher ed era intento a adulare con
ossequio servile
i coniugi Black.
“Ovviamente,
essendo dei Black, i vostri
figli sarebbero quasi capaci di andare già a Hogwarts, se
non fosse per delle sciocche
formalità. Il minore scrive già come un
undicenne” esagerava l’anziano mago,
tralasciando i suoi commenti sulla scrittura di Sirius, da lui definita
da cani. “Buonasera a
voi” disse poi
quando li vide, facendo un inchino e togliendosi il cappello a cilindro.
Sirius trattenne a stento una
risatina e Regulus gli assestò una gomitata, cercando a sua
volta di restar
serio: quell’uomo era veramente buffo.
Tutti e tre entrarono nello studio, dove erano soliti
tenere le lezioni;
Orion e sua moglie li lasciarono soli.
“Avete
fatto i compiti che vi ho assegnato
ieri?” chiese il professore mentre si sedevano intorno al
tavolo.
Loro annuirono, chi più, chi
meno.
“Perfetto.
Ora li correggerò uno per volta.
Cominciamo da…”
Digby si era rivolto verso
Sirius, il quale stava fissando con insistenza le proprie unghie della
mano, ma
Regulus si affrettò a mettergli il proprio rotolo di
pergamena sotto il naso,
dicendo:
“Prima
i miei!”
“Oh,
d’accordo” commentò Digby, ignaro,
mentre i due fratelli si scambiavano un’occhiata
d’intesa.
E così, mentre il professore
correggeva i compiti di Regulus, tenendo il viso rugoso a non
più di un
centimetro dal foglio, Sirius poté finire i propri
tranquillamente e
consegnarglieli alla fine con un sorriso smagliante.
“Cosa
vuoi in cambio?” sussurrò poi per
precauzione, ma Digby era talmente sordo che non lo avrebbe sentito
comunque.
“Il
tuo gagliardetto del Puddlemere… solo
per una settimana” aggiunse Regulus, notando
l’espressione sconvolta del
fratello.
Sirius annuì con un ghigno e
disse:
“Io
e te andremo alla grande a Hogwarts!”
Regulus sorrise, fantasticando di
nuovo su come sarebbe stata la loro vita alla scuola di magia.
“Bravissimi
tutti e due” fu il giudizio del
professore. “Mi congratulo. Adesso passiamo alla lezione
odierna. Voi” si
rivolse a Sirius. “Leggete questo brano e riassumetelo;
quanto a voi” disse a
Regulus, “provate a leggere ad alta voce”.
E gli porse una copia del libro
Le Fiabe di Beda il Bardo.
“La
Fonte… della… Buona Sorte”
esordì
Regulus a fatica.
“Perfetto.
Continuate pure” lo incitò
Digby.
Regulus leggeva molto lentamente:
era alle prime armi, ma Sirius non fu molto comprensivo e, anzi, finse
di
addormentarsi per la noia, meritandosi parecchie occhiate truci da
parte del
fratello.
Parecchio tempo più tardi,
Regulus finì di leggere. Era stata una faticaccia, ma ne era
valsa la pena,
infatti…
“Bravissimo,
signorino!” esclamò Digby
entusiasta. “I signori Black saranno davvero contenti di
voi… e magari mi
aumenteranno la paga” aggiunse sottovoce tra sé,
sfregandosi le mani.
Regulus ne fu felice e si azzardò
a chiedere.
“Quindi
secondo lei posso già andare a
Hogwarts?”
Quello lo guardò strizzando gli
occhietti dietro le spesse lenti, per poi rispondere:
“Suvvia,
ora non esagerate! Siete ancora
troppo giovane”.
“Ma
l’ha detto lei prima!” intervenne
Sirius.
Regulus fece un gran sorriso al
fratello per il sostegno e insisté:
“È
vero. Possiamo cominciare la scuola,
l’ha detto lei stesso”.
Digby, rosso in volto, era
chiaramente in difficoltà: quei bambini avevano preso alla
lettera le sue lodi
intessute ad arte.
“Cercate
di ragionare. Se voi andate subito
a Hogwarts, chi mi pagherà lo stipendio? Sono solo un umile
insegnante” disse,
piangendo miseria, momentaneamente dimentico della grande somma di
galeoni
depositata nella sua camera blindata alla Gringott.
“Ma…”
provarono a replicare loro,
perplessi.
“Bè,
la ricreazione è finita, sono
spiacente. Dobbiamo andare avanti col programma”
cambiò discorso lui.
“Dimenticate quello che ho detto, va bene?”
Regulus e Sirius si scambiarono
delle occhiate incerte ma non insistettero.
Gli adulti erano proprio strani, pensò il
primo: se dicono una cosa, se
la rimangiano subito.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Spero
che questo capitolo vi sia
piaciuto, all’inizio non ne ero molto convinta...
Alohomora: sono
contenta che ti piaccia Alphard, spero di
inserirlo di più, ma avrà comunque un ruolo
decisivo nella storia.
_Mary: se
Walburga
avesse sentito quel discorso dubito che
Alphard sarebbe sopravvissuto! XD comunque Alphard tornerà,
e anche presto.
quigon89: devo
dire
che sono andata a vedere il film
preparata al peggio, il che è stato un bene
perchè ho potuto essere più
obiettiva sul mio giudizio! Spero che tu non sia rimasto deluso.
dirkfelpy89: eh
sì, anche Walburga ha i suoi scheletri
nell’armadio! XD Sì, Alphard è il
più saggio della famiglia, secondo me.
lyrapotter: in
questa
prima parte della storia Regulus e
Sirius vivranno praticamente in simbiosi, ma si allontaneranno
gradualmente
quando frequenteranno Hogwarts purtroppo. Comunque, il vero distacco
sarà
quando Sirius andrà via di casa, quindi ancora ci vuole.
Aya_Black: grazie
per
I complimenti, visto che Regulus è il
mio personaggio preferito sentirmi dire che lo descrivo bene mi
dà grande
soddisfazione!
malandrina4ever:
spero
che ti sia piaciuto anche questo
capitolo, mi piace pensare che i due fratelli andassero abbastanza
d’accordo,
prima di compiere 11 anni!
Lady Lily: eccoti
accontentata!
Pan_Tere94: bè,
Regulus non è mai stato un santo, questo si sa, ma alla fine
si rende sempre conto dei suoi errori!
LMP:
come mai hai deciso di cancellare il tuo account? Mi dispiace sapere
che non ti sentirò più ma ti ringrazio per i
consigli che
mi hai dato! Spero che la mia storia continuerà a piacerti
fino
alla fine!Alla
prossima!
|
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Capitolo 6 *** L'ospite di riguardo ***
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
26: Incontro.
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
L’ospite di riguardo
1969
Il maniero dei Lestrange si
trovava in un’ampia valle circondata da montagne, a nord. Il
paesaggio era
aspro e cupo quanto la dimora che lo occupava. Sembrava quasi un
castello
fortificato, inquietante con tutti quei gargoyle che spuntavano dalle
architravi con aria minacciosa e con tutti quei tetti aguzzi.
Di sicuro, non era un posto allegro. Questo era
ciò che Regulus pensava
mentre, con i suoi genitori e Sirius, percorreva il lungo viale
polveroso che
conduceva al portone.
Walburga gli diede un’ultima
sistemata alla tunica da cerimonia, poi si rivolse a Sirius e gli
pettinò i
capelli lisci, poi disse:
“Comportatevi
bene oggi. È il matrimonio di
vostra cugina, la vostra prima uscita ufficiale. Vedete un
po’ quello che
potete fare”.
Regulus annuì e Sirius fece
altrettanto, anche se con un’espressione annoiata. Regulus si
ripromise che non
si sarebbe fatto coinvolgere nei folli scherzi del fratello, una volta
tanto.
I Black varcarono un maestoso portone d’ebano e
furono accolti dai
signori Lestrange, un uomo e una donna dall’aria severa, e
dai due figli
maschi, Rodolphus, lo sposo, e il fratello minore, Rabastan, che doveva
avere
circa diciassette anni.
“Questi
sono i nostri figli, Sirius e
Regulus” li presentò Orion con un tono
estremamente compiaciuto che suscitò lo
stupore di Regulus.
Tra le mura domestiche, Orion e
sua moglie pretendevano sempre il massimo da loro due e non erano mai
soddisfatti. Di solito sgridavano Sirius, perché era lui che
combinava sempre
guai, ma erano rigidi e severi anche con Regulus e gli rimproveravano
spesso la
sua inclinazione a piagnucolare a causa dei dispetti del fratello
maggiore,
invece di reagire come avrebbe dovuto fare un vero Black. Piangere era
una
debolezza non ammissibile nella loro famiglia. Per questo fece uno
strano
effetto sentire il tono orgoglioso con cui loro padre li aveva
presentati, e
anche Sirius ne parve felice.
“È
un piacere conoscerli” disse la signora
Lestrange sorridendo con freddezza al loro indirizzo.
A Regulus i Lestrange non fecero
una buona impressione. La signora aveva un’aria
così noiosa, che non riusciva a
capacitarsi di come Bellatrix avrebbe potuto sopportarla. Al contrario,
il
marito e i figli erano molto diversi, e qualcosa nel suo sguardo lo
inquietava.
Nessuno di loro era il suo ideale e Regulus dentro di sé
sperò di non essere
costretto a frequentarli troppo.
“Sul
retro ci sono tutti gli altri
invitati. Ah, a proposito, dopo la cerimonia arriverà un
ospite… speciale…
Capite cosa intendo?” disse il signor Lestrange in tono
circospetto. Quando
Orion e Walburga annuirono, proseguì, come se nulla fosse.
“Rabastan, perché
non accompagni i signori Black?”
“Ma
certo” rispose lui, conducendoli
attraverso ampi corridoi decorati da arazzi e candelabri,
finché non uscirono
nel cortile, un ampio giardino circondato da abeti. Lo spazio era
allestito con
tavolini e buffet e, come aveva detto il padre di Rabastan, gli altri
invitati
erano già lì.
Oltre ai Black al completo, erano
presenti i componenti delle famiglie Purosangue più
importanti nella comunità
magica: i Rosier, parenti della zia Druella, i McMillan, i Tiger, e poi
i Macnair,
i Selwin, i Nott e, infine, i Malfoy, accompagnati dal loro figlio
quindicenne,
Lucius.
Mentre i nuovi arrivati salutavano e facevano le
presentazioni, Regulus
notò una donna piuttosto anziana e grassottella e
sferrò una gomitata a Sirius,
sussurrando:
“Guarda
chi arriva”.
“Oh,
no…” gli rispose il fratello
terrorizzato.
Loro nonna Irma era una delle
pochissime persone cui era concesso trattarli con confidenza, e
né Regulus né
Sirius erano felici di ciò, dato che aveva la pessima
abitudine di strapazzare
le loro guance.
“Eccovi,
finalmente! Quanto siete
cresciuti” esclamò la donna, assestando due
pizzicotti estremamente dolorosi
sulle gote dei due malcapitati. Regulus era convinto di aver visto le
stelle
per il male, ma non si trasse indietro per non essere sgarbato, a
differenza di
Sirius, che andò a rifugiarsi dietro Orion: pessima idea,
perché suo padre non
glielo permise.
“Madre,
per favore, gli stai staccando la
faccia” intervenne Alphard in loro aiuto.
“Oh,
smettila tu” gli rispose la donna.
“Non sono figli tuoi. Se ne avessi, non li toccherei, ma
visto che non ti
decidi a sposarti…”
“Eccola
che ricomincia” borbottò Alphard in
tono annoiato.
“Certo
che ricomincio. Non ho ragione,
Walburga? Ci sono tante streghe Purosangue che darebbero
l’anima pur di
sposarlo…”
“È
questo che mi preoccupa. Ho come la
sensazione che siano più attratte dai miei galeoni che, con
tutta sincerità,
non ho intenzione di spendere in vestiti e cappelli per
signora” rispose
Alphard.
“Quindi
non vuoi nemmeno un erede come tua
sorella? Alphard, dico sul serio, non so cosa fare con te. Lo sapevo
che Bella
si sarebbe sposata prima e, se vai avanti così, anche questi
due piccoletti ti
supereranno”.
“Non
è una gara a chi arriva prima, madre”.
Regulus assistette a quella
conversazione finché non fu interrotta dall’invito
dei padroni di casa a
prendere posto.
I Lestrange guidarono gli invitati sotto una grande
tettoia sorretta da
colonne di marmo. Delle sedie dorate erano state disposte in file,
lasciando un
ampio corridoio destinato al passaggio della sposa.
Regulus e Sirius raggiunsero in prima fila Andromeda e
Narcissa.
Quest’ultima indossava un abito dello stesso colore azzurro
dei suoi occhi e
continuava a lanciare lunghe occhiate alle sue spalle, in direzione
delle sedie
destinate alla famiglia Malfoy. Al contrario Andromeda, vestita di
rosa, non
aveva un’aria particolarmente felice e cercava di non fare
caso a Rabastan, che
continuava a fissarla, così fu lieta di cogliere
l’occasione per salutare i
cugini.
“Ma
che carini, vi siete vestiti proprio
eleganti, eh? Sirius, ti si è già slacciato il
cravattino” disse, afferrando il
maggiore per dargli una sistemata.
Regulus guardò Rodolphus
Lestrange davanti all’altare: aveva uno sguardo determinato e
non lasciava
trasparire emozioni, ma qualcosa nel modo in cui rivolgeva gli occhi in
fondo
mostrava una certa irrequietezza.
Quando la sposa fece il suo ingresso, tutti si alzarono e
Regulus, pur
sollevato sulle punte dei piedi, non riuscì a vedere al di
sopra delle teste
dei parenti. L’unica cosa che vide fu l’espressione
della ragazza, che in
realtà aveva ben poco a che fare con lo sguardo radioso che
ogni sposa dovrebbe
avere. Sembrava quasi annoiata, come se avesse avuto fretta di
concludere la
cerimonia.
“La
smetti di lamentarti?” sibilò Narcissa,
rivolta a Andromeda.
“Scusa
tanto se non mi piace vedere mia
sorella definitivamente rovinata” replicò quella.
“I Lestrange sono dei
delinquenti”.
“Ma
smettila” la ammonì Narcissa.
Andromeda obbedì ma rimase di
cattivo umore per tutta a durata delle nozze. Regulus non
poté che essere
d’accordo con lei. A suo parere, Bellatrix meritava di
meglio, ma forse
Andromeda si riferiva a qualcos’altro che in quel momento
doveva sfuggirgli.
Quando giunse il momento della festa, stranamente Regulus
e Sirius
furono lasciati liberi di muoversi per fatti loro.
“Fate
quello che volete, ma non venite a
disturbarci” aveva detto loro padre. “Noi dobbiamo
parlare di cose importanti”.
E si allontanò, raggiungendo un
gruppo di persone riunite con aria circospetta.
Poiché Sirius, facendo l’esatto
contrario di quel che gli era stato
ordinato, si diresse di soppiatto verso quel gruppetto, Regulus lo
seguì, ma il
fratello maggiore non ne fu lieto.
“Si
può sapere perché devi starmi sempre
appiccicato come una pulce? Sei in grado di fare qualcosa da
solo?” si lamentò.
“Voglio
vedere che cosa stai facendo,
fratello odioso” ribatté Regulus.
“Ho
intenzione di scoprire cosa hanno da
dirsi, perciò se proprio vuoi seguirmi, non fare la
spia”.
“D’accordo”.
I due fratelli si nascosero
dietro una colonna in un angolo appartato del giardino.
Oltre ai Black, c’erano anche i Malfoy e i
Lestrange. Bellatrix, ancora
più bella del solito nel suo abito riccamente decorato,
aveva gli occhi che
brillavano mentre ascoltava la conversazione, rapita. Alphard si teneva
più in
disparte ed era altrettanto interessato, anche se la sua espressione
manifestava scetticismo.
Al centro del gruppo c’era qualcuno,
probabilmente colui che parlava,
perché tutti stavano guardando nella sua direzione. Regulus
non riusciva a
vederlo perché aveva Rodolphus proprio davanti ma le parole
gli giungevano
perfettamente alle orecchie. La voce era fredda e sibilante, come se
fosse appartenuta
ad un serpente e gli fece venire i brividi.
“Sapevo
che a questo matrimonio avrei
trovato le famiglie Purosangue più antiche e importanti, ed
è per questo motivo
che ho accettato il vostro invito” stava dicendo la voce
maschile e
serpentesca. “Vorrei cogliere l’occasione per
spiegare meglio i miei progetti a
voi che potete capire poiché, purtroppo, il Ministero della
Magia dà
un’immagine piuttosto negativa di me e di chi mi
sostiene…”
Regulus provò a prendersi un po’
più di spazio per veder meglio ma Sirius lo
ricacciò indietro. In quel momento
Rodolphus si spostò e i due riuscirono finalmente a vedere
l’ospite che aveva
catturato tanta attenzione.
Se la voce da sola era da brividi, l’aspetto
avrebbe intimorito
chiunque. Era un uomo di un colorito talmente pallido da sembrare
innaturale e
gli occhi neri che a volte, per qualche strano scherzo della luce,
mandavano
fulminei lampi rossastri.
A prima vista, Regulus lo avrebbe classificato come un
essere umano, ma
quando coglieva quei riflessi rossi gli venivano in mente i vampiri.
Alla fine
dovette ricredersi: era un uomo, ma aveva qualcosa di diverso, anche se
non
sapeva cosa.
“I
giornali parlano di abolizione dello
Statuto di Segretezza e di dominio violento sui Babbani”
intervenne Alphard,
rivolgendosi direttamente all’uomo misterioso.
“Non
è esattamente così” rispose quello con
naturalezza. “È vero, sono convinto che noi maghi
dovremmo avere il diritto di
comandare sui Babbani ma quello che La
Gazzetta del
Profeta non dice è che noi ne
abbiamo anche il dovere. I Babbani sono dipinti come persone innocue,
ma basta
conoscere la
Storia
della Magia per capire che non è così.
Pensate a tutti i maghi e le streghe come noi uccisi dai
Babbani per
paura della magia. Solo i Purosangue sanno quel che i nostri antenati
hanno
dovuto subire: persecuzioni, stermini…
Per secoli siamo stati costretti a nasconderci, a vivere
nell’ombra, a
lasciare il mondo in mano ad esseri senza poteri.
Ora è giunto il momento di cambiare. Sono i
maghi che devono prendere il
comando, e se ciò comporta l’abolizione dello
Statuto di Segretezza, si faccia
anche questo. Non vogliamo certo continuare a far credere ai Babbani di
essere
i padroni?”
Nonostante Regulus, avendo solo
otto anni, non si fosse mai interessato a quei discorsi, doveva
ammettere che
quell’uomo avesse un metodo persuasivo di portare avanti le
sue idee. Forse era
il tono di voce o il modo di fare, non lo sapeva con certezza: sapeva
solo che
le sue parole gli rimanevano impresse nella mente come quelle di nessun
altro.
Anche per i suoi genitori e il resto del gruppo doveva
essere lo stesso,
perché il discorso dell’uomo veniva ascoltato con
religioso silenzio. Solo
Alphard sembrava immune allo strano fascino magnetico che
l’ospite esercitava
sui presenti.
“Cosa
state facendo?” chiese in quel
momento una voce dietro di loro, e sia Regulus che suo fratello
sobbalzarono.
“Dromeda!
Ci hai fatto prendere un colpo!”
“Venite
via, non sono discorsi per bambini
come voi” disse la cugina severamente.
“Ma…”
fece Regulus, ancora ipnotizzato
dall’uomo, che ora stava ascoltando quel che Bellatrix aveva
da dire.
“Reg!”
fece Andromeda, afferrandolo per un
braccio e trascinandolo via.
Quando si furono allontanati
abbastanza, Regulus si sentì tornare con i piedi per terra,
ma era ancora
talmente curioso che chiese:
“Chi
era?”
“Non
vi deve interessare” replicò
Andromeda.
“E
dai, vogliamo saperlo!” insisté Sirius.
Lei sospirò.
“Non
date retta a quello che dice. È un
criminale. Si fa chiamare… Lord Voldemort. Credo che sia il
suo nome d’arte”
aggiunse, sarcastica.
“Perché
allora lo stanno ascoltando tutti?”
“Perché
cerca seguaci per uccidere tutti i
Babbani che vuole. E visto che loro credono alla superiorità
dei maghi…”
“Perché,
tu no?” chiese Regulus.
Andromeda ebbe una reazione
inaspettata. Arrossì come una peperone ma subito dopo si
fece pallida quasi
quanto Voldemort e si affrettò a rispondere:
“Certo
che sì! Ma tra disprezzare i Babbani
e ucciderli c’è una bella differenza. Peccato che
Bellatrix non la pensi allo
stesso modo. Suo marito è già diventato un
servitore di quel mago, e lei vuole
fare altrettanto. Per questo non mi piacciono i Lestrange. Lo volete un
consiglio? Siete ancora piccoli, pensate a giocare. Spero solo che i
vostri
genitori non gli diano troppa retta…”
Regulus non vi fece molto caso
sul momento, ma notò che la cugina nell’ultimo
periodo si comportava in un modo
davvero strano. Rimaneva spesso per fatti suoi e sembrava quasi
depressa,
proprio come quel giorno.
“Dromeda,
stai bene?” le chiese Sirius, che
doveva aver notato la stessa cosa.
“Non
molto” ammise lei. “Se essere
Purosangue significa essere costretti a sposare gente come i Lestrange,
preferirei non sposarmi affatto come nostro zio”. Subito dopo
tuttavia sembrò
pentirsi di quello sfogo e aggiunse: “Non datemi retta, sono
un po’ nervosa
ultimamente. Non pensateci”.
Diede un bacio sulla guancia a
entrambi i cugini e si allontanò.
Regulus lanciò a Sirius un’occhiata
perplessa, per poi tornare a
guardare il gruppo di persone riunite attorno a Lord Voldemort.
Non lo sapeva ancora, ma quello non sarebbe stato il loro
ultimo
incontro.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
In questo capitolo
Voldemort sembra ancora "umanoide" perchè
non
ha creato tutti i sette Horcrux, tanto per essere chiari!
Prossimo capitolo tra
l'1 e il 3 agosto! Ho aggiornato con un giorno di
anticipo perchè domani parto
di
nuovo. Starò al mare qualche giorno con i miei amici, ma il
prossimo capitolo arriverà abbastanza in tempo, non temete!
Non
sarà una vacanza lunga, anche perchè non posso
restare in
eterno a scrocco in casa altrui! XD
Alohomora:
non lo so perchè non fossi convinta, forse era il finale a
non convincermi... vammi a capire!
dirkfelpy89:
anche secondo me i due fratelli si vorranno bene sino alla
fine.
L'ho capito quando Sirius dice di aver cercato di scoprire
perchè suo fartello fosse morto.
bianchimarsi:
un bacio tra Harry e Hermione? 0_0 Spero proprio di no
perchè
stravolgerebbero tutta la trama! Hermione è solo di Ron,
infatti
alla fine si sposano...
Aya_Black:
sono contenta che ti sia piaciuto, mi rimangio tutti i miei dubbi!
Bille e Fleur appariranno nel prossimo film, è certo, anche
se
di Bill avrebbero potuto parlare nei film precedenti, dico io!
malandrina4ever:
devo ammettere che riesco molto bene a descrivere questo lato di Sirius
perchè anche io ero così con la mia sorellina
piccola, e
mi ricordo benissimo che, quando lei doveva imparare a leggere, fingevo
di addormentarmi per la noia! Anche io la penso come te: Regulus
detesterà Sirius per averlo abbandonato, e inoltre sono
convinta
che sia anche un po' geloso quando si accorge che Sirius preferisce la
compagnia dei malandrini alla sua... Lo racconterò presto!
lyrapotter:
sono contenta che ti sia piaciuta la "vecchia talpa", ce l'ho messa
tutta per creare un personaggio comico e a quanto pare ce l'ho fatta!
Su Narcissa concordo appieno con te, e io che credevo che avrebbero
scelto Naomi Watts...povera illusa! Quella potrebbe essere la nonna di
Draco, non la madre!
deaselene:
è vero, ho notato la pubblicità alle Converse,
non si fa!
Sul film la penso esattamente come te anche riguardo
all'attore che hanno scelto per Regulus: ho sempre pensato che
avrebbero potuto sceglierne un altro, ma in fondo, quello che nello
scorso film interpretava Sirius da giovane non era certo una gran
bellezza! Non sembra perchè si vede due secondi da lontano
ma se
vai a cercare l'attore inorridisci! Meglio non lamentarsi
troppo...ringraziamo il cielo che almeno l'abbiano messo!
MEISSA_S:
rispondo qui a tutte e 2 le recensioni. Sì, Regulus in fondo
non
è un Serpeverde, ho voluto che facesse cadere tutta la colpa
su
Sirius per non "santificarlo" troppo, vizio in cui rischio spesso di
cadere ma che sto imparando ad evitare anche grazie a te e alla tua
storia; sei davvero brava a descrivere i personaggi con tutti i loro
difetti! Ahah, Bellatrix che racconta storie spaventose ce la
vedo proprio, soprattutto perchè, come dice Sirius, Regulus
è un po' credulone...basta pensare all'influenza nefasta che
Voldemort ha avuto su di lui...e il fratellone se ne approfitta!
_Mary:
credo che siano stati il regista e lo sceneggiatore (cioè
quello
che decide il copione) a rovinare un film che altrimenti
sarebbe
stato molto bello. Concordo con te su tutto, soprattutto sui ricordi
(troppo pochi). Bè, il tuo compagno di classe deve
considerarsi
fortunato: l'attore non è proprio una gran bellezza (anzi,
per
niente) ma per il ruolo che interpreta! ;)
sissy88:
ciao, quanto tempo! Anche io dovrei tornare a leggere le tue storie!
Sono contenta che cominci ad apprezzare Regulus, anche se so che le fan
di Sirius restano sempre tali! XD Io preferisco il fratello minore, ma
mi piacciono tutti e due, in fondo!
LadyLily:
può darsi, ma in fondo non mi è piaciuto come
hanno fatto andare le cose tra Harry e Ginny. Loro alla fine del libro
sono costretti a lasciarsi e poi è assurdo che il bacio con
Cho sia stato molto più lungo...O_O
|
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Capitolo 7 *** Sangue puro ***
lj
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
14: Sangue
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Sangue puro
Estate 1970
“Dromeda?”
Regulus era senza parole. Non
aveva la minima idea di cosa fare. Lui e la sua famiglia erano stati
invitati a
casa degli zii per il compleanno di Narcissa, e l’ultima cosa
che si sarebbe
aspettato mentre cercava il bagno era di trovare sua cugina Andromeda
seduta
per terra a disperarsi.
“Reg,
cosa ci fai qua?” chiese lei,
voltandosi dall’altra parte e cercando inutilmente di
nascondere le lacrime.
“Io…”
balbettò lui, in imbarazzo.
Non l’aveva mai vista piangere ma
non ci voleva un M.A.G.O. per capire che a nessun Black avrebbe fatto
piacere
essere scoperto in una situazione del genere.
Era quasi sul punto di andarsene per toglierla
d’imbarazzo quando si
ricordò di tutte le volte che lei lo aveva consolato ogni
volta che le loro
parti erano invertite. Sarebbe stato da ingrati abbandonarla
lì. Così, seppur a
disagio, Regulus le si avvicinò.
“Che
cos’hai?”
“Niente”
fu la risposta.
Un po’ deluso, Regulus si disse
che forse avrebbe fatto meglio a occuparsi degli affari propri. Deciso
ad
andarsene sul serio quella volta, fu tuttavia richiamato dalla cugina.
“Aspetta,
scusami…”
Andromeda gli fece cenno di
raggiungerla e lui le si sedette accanto, sempre più
perplesso.
“Per
favore, non dirlo a nessuno” lo
supplicò.
“Va
bene”.
Rimasero muti per parecchio
tempo, ma Regulus non si azzardava ancora a chiederle il motivo del suo
pianto.
Infine fu lei a rompere il silenzio.
“Reg,
c’è una cosa che devo dirti.
Probabilmente tra qualche giorno mi odierai a
morte…”
“Ma
è impossibile” ribatté lui sconvolto e,
poiché lei non sembrava affatto convinta, aggiunse
arrossendo: “Sei la cugina
migliore del mondo”.
Lei lo abbracciò e Regulus la
lasciò fare.
“Credimi,
dopo quello che sto per farvi
sarà più che possibile. Non posso dirti di cosa
si tratta, però voglio che tu,
Sirius e Narcissa sappiate che non ho scelta. Non lo farei se avessi
un’alternativa. Ti sentirai tradito da me, e voglio che tu
sappia che
continuerò a volerti bene lo stesso, hai capito? Ricordalo,
per favore”.
“Che
cosa vuol dire?” chiese lui, tenendo
lo sguardo fisso sul pavimento, ma Andromeda non gli rispondeva. Quando
si
voltò a guardarla, scoprì che era
sparita…
E si ritrovò disteso sul proprio
letto a Grimmauld Place. Confuso com’era, gli ci vollero
alcuni secondi per
capire che si era trattato di un sogno.
Tuttavia era stato un sogno diverso dal solito,
perché quella stessa
conversazione con sua cugina era avvenuta davvero alcuni giorni prima,
e gli
sembrò molto strano di averla vissuta di nuovo mentre
dormiva.
I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di qualcuno
che bussava
alla porta.
“Avanti”
disse Regulus, lasciando entrare
Kreacher.
“Buongiorno.
Il padroncino ha dormito
bene?” chiese l’elfo con un inchino.
“Ehm,
sì…”
Stranamente, quella volta
Kreacher non sembrava interessato alla risposta: aveva
un’espressione abbattuta
dipinta sul volto.
“Il
padroncino dovrebbe alzarsi subito e
vestirsi, perché i vostri genitori vi aspettano in
salotto”.
Regulus ne fu meravigliato: di
solito a quell’ora suo padre era già andato al
Ministero della Magia. Cosa ci
faceva ancora a casa?
Sempre più confuso, si alzò e
cominciò a prepararsi, mentre Kreacher lo
aiutava a tirare fuori i vestiti, borbottando tra sé
qualcosa come:
“Che
vergogna… che tragedia…”
“Di
cosa stai parlando?” chiese Regulus
incuriosito. “Che cosa è successo?”
“I
padroni hanno detto che saranno loro a
dirvelo” rispose l’elfo gravemente.
“D’accordo”.
Regulus uscì dalla propria stanza
dieci minuti dopo, incrociando Sirius sul pianerottolo.
“A
te hanno detto cosa succede?” fece
quest’ultimo.
Regulus scosse la testa.
I due fratelli seguirono Kreacher fino al salotto, dove
ebbero una
sorpresa.
“Cissy!
Bella!” esclamò Regulus sorpreso,
un attimo prima di rendersi conto che l’atmosfera nella
stanza non era delle
migliori.
Orion e Cygnus erano in disparte
e confabulavano con delle facce da funerale. Walburga stava cercando di
consolare, a modo suo, una Druella che a stento tratteneva le lacrime.
Narcissa
era immobile come una statua di ghiaccio, ma gli occhi rossi la
tradivano.
Bellatrix invece faceva proprio paura: tra le mani teneva il cappello
da strega
di sua madre e lo stava stritolando, quasi come se avesse avuto
intenzione di
sfogare su di esso qualche pericoloso istinto omicida.
C’era anche Alphard, il quale si teneva le mani
sulle tempie, come se
stesse cercando di scacciare brutti pensieri, e alzò lo
sguardo solo quando
Druella si rivolse direttamente a lui, schiumante di rabbia:
“Questa
è tutta colpa tua! Tu e le tue idee
tolleranti! Hai visto a cosa hanno portato?”
“Calmati”
cercò di tranquillizzarla
Walburga, che di certo non aveva uno spirito pacificatore.
I due fratelli erano totalmente
basiti e nessuno di loro si azzardò a formulare la domanda
che sorse spontanea
nelle loro menti: dov’era Andromeda?
“Sirius,
Regulus, venite qui” esordì Orion,
ancora più severo del solito.
Loro lo raggiunsero in silenzio e
lui indicò il muro più vicino. Entrambi
conoscevano bene quell’arazzo che
occupava tutta la parete: rappresentava l’albero genealogico
della famiglia
Black, dai tempi della sua nascita, durante il Medioevo, al presente.
“Come
vi abbiamo spiegato parecchie volte”
esordì loro padre, “la nostra famiglia
è tra le più antiche e importanti del
mondo magico, se non addirittura la prima in assoluto tra tutte le
altre.
Questo primato non è legato al denaro che abbiamo
accumulato, ma allo stato di
sangue. Se fossimo ancora più ricchi, ma senza sangue puro,
non saremmo niente.
Nonostante quello che dicono gli altri, essere Purosangue è
un grande onore, che
però non tutti apprezzano a dovere.
Anche nella nostra famiglia c’è stato
chi ha tradito il proprio sangue,
diventando amico di sporchi Babbani o, addirittura, amante di questi
esseri
inferiori, come Isla Black, che sposò un
Babbano…”
Il discorso fu interrotto dal
mugugno disgustato di Phineas Nigellus, inorridito al solo ricordo di
sua
sorella Isla, ma Orion continuò imperterrito.
“Naturalmente,
chiunque abbia fatto una
cosa del genere, è stato diseredato…”
Regulus guardò il buco
dell’arazzo incenerito sopra il nome di Isla Black, ma non
capiva dove suo
padre volesse andare a parare con quel discorso. Sapeva cosa
significava essere
un Black e conosceva le conseguenze cui andava incontro chi tradiva il
proprio
sangue, perciò non si spiegava come mai gli stesse ripetendo
la solita solfa.
Come al solito, fu Sirius a chiedere spiegazioni.
“Sì,
d’accordo, lo sappiamo. Ma cosa
c’entra adesso?”
“C’entra
perfettamente” rispose Walburga.
“Andromeda è scappata di casa”.
Seguì un lungo silenzio durante
il quale nessuno commentò. Regulus ancora non aveva
afferrato bene il concetto.
D’accordo, era scappata, ma perché? Era convinto
che qualcosa di fondamentale
gli stesse sfuggendo.
Infine fu Bellatrix a togliergli il minimo dubbio.
“È
scappata per sposare uno schifoso Nato
Babbano di nome Ted Tonks” disse e, mentre pronunciava quel
nome, dimostrava
chiaramente il desiderio bruciante di ucciderlo.
Regulus si sentì rodere le
viscere. Ecco perché gli aveva detto quelle cose, ecco
perché era convinta che
lui la avrebbe odiata… Aveva già deciso di
sposare uno che la sua famiglia non
avrebbe mai accettato.
“Bene,
ora lo sapete tutti” disse Walburga
con freddezza, avvicinandosi all’arazzo con la bacchetta
estratta.
Tutti loro trattennero il respiro
mentre, con un incantesimo, la donna inceneriva il nome di Andromeda,
al posto
del quale rimase solo un altro buco nero.
“Che
vuol dire?” balbettò Regulus.
“Significa
che da questo momento Andromeda
non è più nostra parente. Nessuno di voi
dovrà più nominarla: è
un’estranea a
tutti gli effetti. E non siate troppo dispiaciuti, perché
lei non ha avuto
troppi problemi a decidere di andarsene con un
Sanguesporco…”
“Non
è giusto!” intervenne Sirius, senza
riuscire a mantenere l’autocontrollo. “Dromeda
è la mia cugina preferita! Se
essere Purosangue vuol dire non poterla più vedere, non
voglio esserlo nemmeno
io!”
“È
stata lei a decidere che non vi potrete
più vedere, prenditela con lei!” sbottò
Walburga infuriata. “E non ti azzardare
più nemmeno a pensare una cosa del genere, mi hai
capito?”
Sirius annuì di malavoglia e uscì
in fretta dalla stanza per non far vedere che stava piangendo.
Nel giro di pochi minuti, uscì anche la maggior
parte dei presenti, come
se una prolungata permanenza in quella stanza li facesse stare peggio.
Rimasero
solo Regulus e Narcissa, che però si ignorarono a vicenda.
Regulus aveva la gola che bruciava nel tentativo di non
piangere, ma non
riuscì a trattenersi nemmeno quella volta. Cercò
di asciugarsi le lacrime in silenzio,
ripensando all’ultima conversazione che aveva avuto con la
cugina.
Era triste, arrabbiato anche, ma non la odiava. Era
impossibile odiare
di punto in bianco una persona alla quale si è tanto
affezionati, ma non poté
non considerarsi tradito da Andromeda, proprio come lei si era
aspettata.
Era ovvio il perché lei non avesse mai parlato
di quel Tonks, ma a
Regulus non importava cosa fosse naturale o no. Al momento gli
importava solo
sapere che non avrebbe più potuto rivedere sua cugina.
Non riusciva a staccare gli occhi dal buco
nell’arazzo, conscio del
fatto che quella visione lo avesse traumatizzato. Era bastato un colpo
di
bacchetta… e Andromeda non esisteva più, almeno
per loro.
Inconsapevolmente, Regulus si voltò verso
Narcissa. Il volto della
ragazza era rigato di lacrime ma i pugni serrati tremavano per la
rabbia. Gli
fece così pena che le si avvicinò e la prese per
mano. Narcissa provò a
sorridergli, invano, poi lo strinse in un abbraccio. Non aveva mai
fatto nulla
del genere con i suoi cugini, ma quella era un’occasione
speciale.
Mentre guardava Narcissa disperarsi, a Regulus tornarono
in mente le
parole che aveva sentito pronunciare da una persona qualche mese prima.
Non vogliamo certo continuare a
far credere ai Babbani di essere i padroni?
Era vero: chi credevano di essere
quei Babbani? Pensavano di poter fare tutto quello che volevano senza
subire
conseguenze? Erano solo dei ladri.
E odiò profondamente quel Nato Babbano che
aveva osato portargli via sua
cugina.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Ciao
a tutti, sono tornata con un nuovo capitolo! Non faccio in tempo a
rispondere a tutte le recensioni purtroppo, ma vi ringrazio lo stesso
per quelle allo scorso capitolo! Ci risentiamo al prossimo
aggiornamento.
|
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Capitolo 8 *** Un anno in più ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
38: Nodo
Rating:
Verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Un
anno in
più
1°
settembre 1971
Quella mattina
Regulus si svegliò con un fastidioso nodo alla gola. Non
aveva dormito molto ma
non aveva nemmeno sonno. Era soltanto di pessimo umore.
Il sole
era già alto nel cielo e i suoi
raggi deboli entravano nella stanza illuminando le pareti verde oliva.
Tuttavia
quella luce era tutt’altro che gradita. Piuttosto Regulus
avrebbe preferito che
il sole non fosse mai sorto.
Il
giorno che aveva tanto temuto per tutta
l’estate era infine arrivato. Aveva cercato di non pensarci,
di convincersi
che, in fondo, non sarebbe stata una tragedia. Tantissimi ragazzini
prima di
lui avevano vissuto quel momento e altrettanti lo avrebbero fatto nel
futuro.
Ma non c’era stato verso…
Che
schifo essere il più piccolo! pensava, mentre si
alzava di malavoglia.
Quasi aveva
voglia di restarsene a casa con Kreacher. Non era obbligato a uscire.
In fondo
era una faccenda che non lo riguardava e inoltre gli avrebbe solo fatto
aumentare la bile.
Gli ci
volle poco per cambiare idea. Era
meglio andare, almeno il momento che temeva sarebbe arrivato
più tardi.
Dopo
essere uscito dalla sua camera fu
contento di non aver incontrato subito Sirius sul pianerottolo,
altrimenti
sapeva che non si sarebbe riuscito a trattenere dall’istinto
di comportarsi
sgarbatamente.
Mentre
scendeva le scale, si disse che in
fondo non era colpa del fratello se era nato un anno prima di lui. Un
solo
insignificante anno che adesso gli sembrava lungo quanto una vita
intera.
Abbattuto,
entrò in cucina, dove trovò
Sirius in uno stato di evidente agitazione.
“Ciao!”
esclamò il maggiore, agitando il
cucchiaino della marmellata – controllato a vista da
Kreacher, pronto a pulire
all’istante qualsiasi schizzo.
Regulus si
limitò a mugugnare a mo’ di risposta ma Sirius era
così entusiasta che non vi
fece caso.
“Questo
è il gran giorno, finalmente vado a
Hogwarts! Non vedo l’ora! Esattamente tra ventiquattro ore
sarò seduto al mio
tavolo nella mia nuova scuola di magia! Che bello! Sono così
contento che mi accontenterei
anche di fare lo sguattero della scuola, pur di poterci stare!
Chissà come
saranno i professori… e i compagni… Lo sai che ci
sono anche parecchi fantasmi?
E Bella mi aveva detto che nella foresta ci sono anche i lupi mannari,
ma le
credo poco, lei si diverte a farmi questi scherzi…”
Regulus non si
dava neanche la pena di rispondere. Pensava soltanto a finire la
colazione il
più presto possibile.
“…
e poi imparerò a volare, a fare un sacco
di incantesimi! Non vedo l’ora di poter duellare con
qualcuno! E poi…”
Regulus di colpo
non aveva più fame. Irritato dalla parlantina inarrestabile
del fratello, si
alzò e fece uscì dalla cucina, lasciandolo al suo
monologo, proprio nel momento
in cui loro madre si affacciava alla porta e diceva:
“Ti
vuoi muovere? Non possiamo arrivare
tardi alla stazione”.
“Certo
che no, arrivo subito, madre!”
esclamò Sirius balzando in piedi, con uno slancio e una
disponibilità
all’obbedienza che lasciò senza parole perfino
Walburga.
“Kreacher
pensa che quella scuola faccia
miracoli” commentò l’elfo domestico.
“Sono
d’accordo. Sirius sta migliorando
ultimamente, non è vero?” disse Walburga,
osservando il figlio maggiore
slanciarsi verso il proprio baule appena fatto.
Regulus fece
spallucce, sempre più imbronciato.
Prima
della partenza, i genitori avevano
ancora qualche faccenda da sbrigare, perciò Regulus e Sirius
rimasero
all’ingresso, da soli.
Il
fratello maggiore sembrava la felicità
fatta persona, l’altro aveva un’espressione che
sarebbe stata perfetta ad un
funerale. Perciò l’uscita di Sirius fu poco
gradita quando disse:
“Scommetto
che sarai contento di avere la
casa tutta per te!”
“Oh,
sì, una vera meraviglia! Non vedevo
l’ora che ti togliessi di torno” rispose lui con
sarcasmo.
L’altro parve
intuire di aver esagerato.
“Ok,
che ti è successo?”
“Proprio
non riesci a indovinare? Voglio
andare anche io a Hogwarts…” borbottò
Regulus.
“Lo
immaginavo. Non so cosa farti. Fosse
per me, ti farei venire, ma lo sai che non è possibile.
Prova a pensare che è
soltanto un anno e passa presto”.
Regulus non
rispose. In realtà non era solo quello il problema, lo
sapeva bene ma non lo
voleva ammettere. Da una parte era invidioso del fratello che poteva
già
frequentare la scuola di magia, ma dall’altra non lo attirava
l’idea di
rimanere solo.
Negli
anni precedenti non aveva sofferto
quasi per niente quell’attesa proprio perché
Sirius era sempre rimasto a casa
con lui. Ma quell’anno era diverso. Sirius sarebbe andato a
Hogwarts e lui non
avrebbe avuto nessun altro che gli tenesse compagnia.
Bellatrix
era solita sparire per settimane,
impegnata in quelle che i parenti definivano
“missioni” – anche se Regulus non
capiva di cosa si trattasse – Narcissa frequentava Hogwarts
anche lei e
Andromeda ormai non faceva più parte della famiglia e non si
sarebbe fatta più
viva.
Non era
giusto, perché doveva rimanere solo?
Si sarebbe annoiato tutti il tempo, ne era certo.
In quel momento
Orion e Walburga li raggiunsero.
“Siete
pronti? È ora di andare”.
Dieci minuti più
tardi, la famiglia Black era in cammino verso la stazione di
King’s Cross. Come
ci si aspettava, se Sirius non vedeva l’ora di arrivare,
Regulus cercava di
camminare più lentamente.
“Regulus,
non andare così piano” disse
Orion. “Cosa succederebbe se ti perdessi in mezzo a tutta
questa feccia di
Babbani?”
Fu con suo
grande dispiacere che entrarono nella stazione. I due fratelli erano
già
passati attraverso la barriera del Binario Nove e Tre Quarti quando
avevano
accompagnato le loro cugine, perciò Regulus non capiva tutta
quell’agitazione
che Sirius dimostrava e che lo irritava ancora di più.
La
locomotiva rossa emanava un fumo
biancastro e il binario era già pieno di studenti pronti a
partire. I Black
intravidero anche Narcissa, che avrebbe frequentato il sesto anno, e i
suoi
genitori ma Orion e Walburga sembravano più impegnati a fare
le ultime
raccomandazioni a Sirius che a salutare i parenti.
“Ascoltaci
bene, Sirius” disse suo padre,
mentre Regulus continuava a fissare imbronciato gli studenti del primo
anno,
che si riconoscevano subito dalle espressioni entusiastiche.
“Comportati bene,
d’ora in poi. Non sarai più a casa, sarai in una
scuola, e non sono ammessi
capricci e buffonate, intesi? Studia e obbedisci agli insegnanti.
Domani
mattina mandaci un gufo per assicurarci che lo Smistamento sia andato
bene”.
“Per
andato bene intendete…”
“Che
sei finito a Serpeverde, anche se
questo è ovvio. Tutta la nostra famiglia è stata
in quella Casa”.
“Un
po’ monotona…” commentò
Sirius,
apparentemente scherzando.
“Smettila!
Sono le undici meno dieci, forse
è il caso che tu salga sul treno” lo
rimproverò Walburga.
Sirius si voltò
verso il fratello, che ricambiò lo sguardo con aria offesa.
“Ce
l’hai con me?” chiese Sirius, leggermente
divertito.
Regulus scrollò
la testa. Si stava comportando proprio da bambino piccolo e se ne
rendeva
conto.
“Dai,
a Natale torno. Sono soltanto tre
mesi” cercò di consolarlo l’altro.
“Tre
mesi in cui dovrò subire da solo le
lezioni del professor Digby” sussurrò Regulus.
“E non avrò niente da fare”.
“Perché
non ti fai insegnare a volare dallo
zio Alphard? Lui ha tanto spazio intorno casa sua. Così
l’anno prossimo farai
un figurone con i tuoi compagni”.
Regulus trovò
che l’idea di Sirius non fosse male e annuì. Poi,
proprio mentre l’altro stava
per voltarsi e salire sul treno, lo trattenne per la manica e gli
chiese:
“Mi
scriverai, vero?”
Sirius gli
rivolse un sorrisetto.
“Ma
certo. Non tutti i giorni, però una
volta a settimana sì, va bene? A proposito, dovrò
trovare qualcun altro che mi
aiuti con i compiti al posto tuo!”
Regulus annuì,
cercando di ignorare il nodo alla gola che aveva da quella mattina. Non
voleva
mettersi a frignare davanti a tutti ma si sentiva veramente a pezzi.
Chi lo
avrebbe mai detto che suo fratello gli sarebbe mancato così
tanto? E pensare
che non era ancora partito.
Sirius
salutò lui e i genitori, poi salì sul
treno un attimo prima che le porte si chiudessero. Regulus lo vide
affacciarsi
al finestrino e mandargli un segno di saluto che ricambiò.
L’Espresso
di Hogwarts fischiò e iniziò a
muoversi. Lo sguardo di Regulus lo seguì fino a che non
svoltò dietro a una
curva, lasciando il binario vuoto.
Ora lo
attendeva un eterno, lunghissimo
anno, e sperava che passasse presto.
Non
sapeva che in realtà sarebbe stato
ancora peggio di quanto si era aspettato.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Non
so quando potrete leggere il prossimo capitolo perchè in
questo
periodo fatico a trovare ispirazione, e questo l'ho partorito dopo ore
di travaglio, quindi non datemi per dispersa se non aggiorno
regolarmente e spesso come ho sempre fatto. La storia comunque ho
intenzione di mandarla avanti fino in fondo.
LadyLily:
penso che sia normale il fatto che Regulus cominci a odiare Ted. In
fondo ragiona ancora come un bambino e Andromeda la considerava "sua"
cugina, e guai a chi gliela toccava.
Pepesale:
tranquilla, hai un sacco di tempo! Visto che ti piace Alphard, ti
anticipo che tra qualche capitolo lo rivedremo.
dirkfelpy89:
i problemi per Sirius sono solo cominciati, poveretto. Ma anche gli
anni più bella della sua vita!
Pan_Tere94:
grazie, per quest'estate le vacanze dovrebbero essere finite, almeno
credo...ad Agosto resterò sempre a casa però, su
questo
non ho dubbi.
lyrapotter:
vedi come si fa facilmente il lavaggio del cervello ai bambini? Uffa...
Ne approfitto per farti ancora i compliment per la tua storia
"Babysitter per caso" la cui atmosfera in questo momento mi fa
desiderare di scrivere il periodo in cui Regulus andrà a
scuola...ma manca poco!
_Mary:
no, io non credo che Walburga ne sia stata felice, perchè
Andromeda faceva parte della sua famiglia e il danno è per
tutti
i Black...e poi a Walburga aspettano parecchie brutte sorpresine, ma tu
non dirglielo, mi raccomando!
malandrina4ever:
eh sì, Sirius comincia a fare il ribelle, e manca pochissimo
al
suo Smistamento...Se ne sentiranno di urla. Per il prossimo capitolo ti
consiglio un bel paio di tappi per le orecchie!
Aya_Black:
a chi lo dici, ma purtroppo i capitoli tristi devono esserci, non si
può sempre stare a ridere! Alla prossima!
|
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Capitolo 9 *** L'imprevisto ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
20: Amaro
Rating:
Verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
L’imprevisto
2
settembre 1971
“Come mai Phineas non si
è fatto
ancora sentire?” domandò Orion, lanciando
un’occhiata alla cornice del ritratto
appeso nel salotto.
“Forse
non ha ancora avuto modo di parlare
con Silente” ipotizzò Walburga.
“A
quest’ora?” fece il marito, scettico.
“È
vero. Non so perché, ma ho un brutto
presentimento…”
Mentre i due coniugi erano
seduti, ognuno su una poltrona, lui a leggere La Gazzetta
del Profeta, lei
a scrivere una lettera a qualche parente, Regulus se ne stava davanti
al camino
e ogni tanto vi lanciava dentro della Polvere Fatata: quando questa
cadeva sul
fuoco, le fiamme cambiavano colore e creavano delle immagini molto
belle, con
draghi rossi, unicorni argentati e foreste attraversate da fiumi.
Al momento si divertiva, ma sapeva che a lungo andare lo
avrebbe
stancato. Inorridiva al solo pensiero di trascorrere un anno privo di
novità.
Purtroppo
per lui, le novità ci furono, e anche grosse.
In quel momento, dopo essersi schiarito sonoramente la
voce, Phineas
Nigellus Black riapparve nel proprio ritratto. Aveva
un’espressione strana: da
un lato sembrava sotto shock, dall’altro pareva teso come una
corda di violino,
quasi avesse il bisogno impellente di dire qualcosa.
“Ah,
Phineas” disse Orion, abbassando il
giornale e guardandolo. “Allora? Tutto bene,
spero”.
Phineas aveva le labbra talmente
serrate che erano quasi scomparse e il volto di un brutto colore
violastro. Incuriosito,
anche Regulus puntò lo sguardo sull’antenato
Preside.
“Che
succede?”
Phineas tuttavia non rispose, ma
cominciò a bofonchiare un lungo monologo rabbioso.
“Non
ci posso credere, che Silente abbia
voluto farmi uno scherzo? No, impossibile. Se ha detto così
deve essere l’amara
verità. E poi lo dicevano tutti, la notizia ha
già fatto il giro di tutti i
ritratti della scuola… Ah, povero me! Cosa ho fatto di male
per meritarmi tutto
questo? Oh, lo so di chi è la colpa! Questi sono tutti gli
accidenti che quegli
ingrati dei miei studenti mi hanno mandato finché avevano
fiato in corpo…”
“Phineas,
vuoi spiegarti?” lo interruppe
Orion, serio.
“Certo,
certo, ma se fossi in te non avrei
tutta questa fretta di saperlo. Bè, insomma, tagliamo la
testa al toro… Il
fatto è che… vostro figlio è
stato…”
L’ultima parte della frase era un
mugugno incomprensibile, e nessuno dei presenti ne capì una
parola.
“Cosa?”
Phineas divenne ancora più viola
e urlò con tutto il fiato che gli rimaneva:
“Quel
moccioso è stato Smistato a
Grifondoro!”
Seguirono alcuni eterni istanti
di silenzio. La notizia faceva fatica ad arrivare al cervello e
quest’ultimo
faticava altrettanto per elaborarla e comprenderla appieno.
Regulus si sentiva sospeso in mezzo ad una nuvola, come se
si trattasse
si un avvenimento immaginario, non reale, e nel frattempo la sua mente
formulava pensieri altrettanto increduli.
Non è possibile, devo
aver sentito
male. Non può essere stato così idiota…
Quando infine il messaggio fu
recepito, si udì un unico grido che fece tremare le pareti
di Grimmauld Place:
“CHE
COSA?!”
Walburga, che stava ancora
sigillando la busta con la magia, per lo shock fece scaturire dalla
bacchetta
in Incantesimo Reductor che colpì la mensola sopra il
camino, facendola
esplodere in mille pezzi, e Regulus ebbe appena il tempo di spostarsi
prima di
esserne travolto.
“Che
cosa?!” ripeté la donna, mentre Kreacher
entrava di corsa, attirato dal
frastuono.
“Non
è possibile!”
“Invece
è successo davvero” replicò Phineas
disgustato. “Che tragedia! Che disgrazia! Ah, ma io lo
sapevo: quel ragazzino è
sempre stato strano…”
Nel frattempo, Orion e Walburga
sembravano aver perso il controllo. Lui sembrava intenzionato a
disintegrare
qualunque oggetto gli fosse capitato tra le mani; lei urlava come una
banshee,
se non peggio.
Regulus assisteva alla scena con il cuore in gola: non li
aveva visti
così infuriati in tutta la sua vita. Era come se avessero
perso il lume della
ragione.
“Io
lo sapevo che vi era qualcosa di
sbagliato in lui!” strillò Walburga con le mani
tra i capelli. “A Grifondoro! La Casa
dei filobabbani! Vivrà
tra i Sangueporco, mescolato con la feccia! Che male abbiamo fatto per
avere un
figlio così sbagliato? Tutti i nostri sforzi per dare un
erede alla famiglia
sono andati in fumo!”
“Io
lo ammazzo” le fece eco suo marito.
“Stavolta giuro che lo ammazzo con le mie mani. Se pensava di
farci un dispetto
si sbagliava di grosso…”
“Ma
quale dispetto! Quello farà la fine di
Andromeda!” urlò lei, agitando la bacchetta con
fare minaccioso.
Regulus ebbe la fugace visione di
quella stessa bacchetta che inceneriva il nome della cugina rinnegata.
Preso dal panico, quasi senza rendersene conto, fece un
passo indietro e
poggiò la schiena contro la parete raffigurante
l’albero genealogico. Ancora
non capiva esattamente se avesse più paura di subire su di
sé gli sfoghi dei
genitori o di vedere un altro buco in quell’arazzo.
“Madre…?”
disse, a voce talmente bassa che
si stupì del fatto che i suoi lo avessero sentito.
“Che
cosa stai facendo, tu?” tuonò Orion,
facendolo tremare da capo a piedi.
“V-voi…
n-non lo cancellerete, vero?”
chiese, pentendosene all’istante.
Per qualche secondo credette
davvero che se la sarebbero presa con lui, soprattutto sua madre, che
aveva gli
occhi infuocati, e non fu l’unico a pensarla così:
Kreacher smise di
raccogliere i frammenti della mensola e fece qualche passo incerto
verso
Regulus, tenendo d’occhio i padroni, timoroso che quei due
potessero fare
qualcosa di cui si sarebbero pentiti.
Regulus era così terrorizzato che tremava come
una foglia ma, quando
azzardò uno sguardo in direzione dei genitori,
scoprì che la furia era passata:
adesso i due sembravano essersi arresi all’amara
realtà.
Orion aveva il viso nascosto dalle mani. Walburga
abbassò la bacchetta e
fece cenno a Regulus di avvicinarsi. Lui obbedì, seppure
riluttante.
“Regulus”
esordì quella, guardandolo con
una strana espressione. “Per fortuna abbiamo te. Tu non sei
come lui, l’hai
sempre dimostrato; tu non pensi solo a te stesso, non vorrai dare un
altro
dolore ai tuoi genitori, vero?”
“Certo
che no” rispose lui impressionato e
oppresso dai sensi di colpa. “Io voglio andare a
Serpeverde”.
“Bravo,
ragazzo, così si ragiona”
intervenne Phineas.
“Molto
bene” concluse la madre. “Quanto a
quel piccolo traditore, non sarà diseredato” (e
qui Regulus trasse un respiro
di sollievo) “ma non ho intenzione di vederlo fino a
giugno”.
“Non
lo so se è una buona idea” disse suo
marito. “Meno sta a contatto con quella gentaglia, meglio
è”.
“Bè,
lo decideremo al momento. Anche io
starei meglio senza vederlo”.
Regulus non aprì bocca ma, se
solo avesse potuto, si sarebbe messo ad urlare. Soltanto
l’idea di non poter
vedere Sirius durante le vacanze natalizie lo tormentava.
E invece avrebbe voluto chiedergli perché fosse
successo quel guaio: non
poteva credere che avesse deciso di andare a Grifondoro per dispetto,
doveva
esserci un’altra spiegazione.
Così, una volta salito in camera sua, prese
pergamena e inchiostro e gli
scrisse una lettera.
Sirius,
si può sapere cosa ti
è venuto in
mente? Hai combinato un bel guaio. I nostri genitori si sono arrabbiati
tantissimo quando hanno saputo che sei finito tra i Grifondoro. Dovevi
sentire
le urla…
Non c’è un
modo per ripetere lo
Smistamento? Secondo me dovresti chiedere a qualche insegnante o
direttamente
al Preside. Non è giusto che tu debba stare in quella Casa.
Se riuscissi a
cambiarla, forse ti permetteranno di tornare qui per Natale.
Se l’hai fatto apposta,
sappi che
sei un perfetto idiota e io lo sono stato altrettanto quando ho
impedito a
nostra madre di cancellarti dall’albero genealogico come con
Andromeda.
Se invece non è stata
colpa tua, è
davvero un’ingiustizia, ma almeno potresti essere perdonato,
visto che non
c’entri niente.
Dimmi che non è colpa
tua, così
potrò farli calmare un po’. A presto,
Regulus
P.S. Anche se sei a Grifondoro, io e te saremo
sempre fratelli, vero?
Regulus non era molto soddisfatto
della lettera: gli sembrava sconclusionata e non aveva scritto tutto
quello che
avrebbe voluto, ma non si sarebbe mai azzardato a raccontargli la paura
che
aveva avuto di restare figlio unico per colpa di uno stupido Cappello
Parlante.
E del resto era così agitato che aveva solo fretta di
spedirla e ricevere la
risposta.
Tuttavia osservò l’ultima frase.
Sembrava quasi una supplica, esprimeva
fin troppo il timore di perdere suo fratello. Così la
cancellò accuratamente
con una riga: Sirius lo avrebbe preso in giro a vita se si fosse
mostrato così
debole.
La risposta non tardò ad arrivare, e per
fortuna ad intercettarla fu
Kreacher, che ebbe il buonsenso di consegnarla direttamente a Regulus.
“Grazie,
Kreacher… Se puoi evitare l’argomento,
non dire nulla, d’accordo?”
L’elfo annuì, anche se non
sembrava troppo entusiasta della cosa.
Regulus aprì la lettera con trepidazione e la
lesse.
Ciao Reg,
mi stupisce il fatto che tu mi
abbia scritto. Credevo che nostra madre ti avrebbe impedito di avere
contatti
con me.
Le urla le ho sentite pure io, mi
è appena arrivata una Strillettera. Meglio non
commentare…
Se vuoi proprio sapere la
verità,
non posso assicurarti che la colpa sia tutta del Cappello Parlante.
Sì,
insomma, è stato lui a mettermi questa idea in testa, mi ha
detto che secondo
lui sono coraggioso e che a Serpeverde sarei stato molto male. E io ho
finito
per dargli retta perché mi aveva convinto.
Sì, lo so, penserai
che sono uno
stupido, però in fondo Grifondoro non è tanto
male. Ho conosciuto delle persone
simpatiche, anche se al momento quello più antipatico del
dormitorio sono
proprio io, perché non sono tanto sicuro di aver fatto la
scelta giusta. Però
cerca di capire, avevo pochissimo tempo per scegliere, ero anche
agitato;
avrebbero dovuto concedermi più tempo.
Pensa che non ho dormito tutta la
notte per colpa di questo Smistamento. Temevo di essere diseredato e
cacciato
di casa e, a quanto pare, ci sono andato molto vicino.
A questo punto credo di doverti
ringraziare per averlo evitato, ma qui te lo dico e qui te lo
negherò: è stato
molto gentile da parte tua.
Per il resto, non preoccuparti
per
me, non credo che mi odieranno solo perché sono in una Casa
diversa, o sì?
Ci sentiamo presto, voglio
raccontarti
delle prime lezioni, te lo avevo promesso.
Sirius
P.S. La prossima volta impara a cancellare
come si deve le frasi
compromettenti, perché ora come ora non ne sei affatto
capace! Comunque, certo
che restiamo fratelli, non ti libererai così
facilmente di me.
Regulus arrossì violentemente per
la vergogna quando lesse l’ultima frase. Aveva avuto tanta
fretta che non si
era nemmeno assicurato di coprire per bene le parole che aveva deciso
di
cancellare.
Spiritoso,
pensò, notando che
Sirius avesse barrato male apposta quelle quattro parole, in modo che
restassero ugualmente leggibili.
Ad ogni modo, superata la fase offesa, Regulus si rese
conto che la
risposta del fratello gli aveva provocato sentimenti contrastanti. Da
un lato
era deluso del fatto che la decisione di andare a Grifondoro fosse
stata sua,
dall’altro era contento che questo non li avesse allontanati.
Da quel momento in poi, Regulus visse in balia di due
personalità che
convivevano e lottavano dentro di lui: la prima, quella più
infantile e
spontanea, era convinta che non valesse la pena di prendersela per una
Casa
sbagliata; la seconda, neonata ma più severa, desiderava
fare contenti i suoi
genitori, e soprattutto non dare loro un altro motivo di delusione.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Come
avete potuto notare, secondo me i due fratelli si sono allontanati
più tardi dello Smistamento di Sirius, o forse anche io sto
cercando di posticipare il momento, chissà!
dirkfelpy89:
sì, spero di aver espresso bene quanto i due fratelli si
vogliono bene, anche se loro sono restii ad ammetterlo.
Lady
Lily:
stranamente l'ispirazione mi è arrivata tutta di colpo,
anche se
non possso assicurare che sarò così fprtunata per
il
prossimo capitolo!
lyrapotter:
il distacco vorrei farlo un po' più in là, in
fondo Regulus non è ancora a Serpeverde!
_Mary:
altro che nera, io stessa stavo per chiamare il manicomio! Walburga si
è infuriata di brutto!
malandrina4ever:
hai fatto bene a metterti i tappi, invece il povero Sirius non ha
potutto fare nulla per la Strillettera...che figura!
Aya_Black:
eccoti accontentata, comunque l'annopasserà abbastanza in
fretta, non ne posso più nemmeno io di Grimmauld Place!
Alohomora:
ancora bentornata! Io credo che, se Bellatrix si fosse trovata davanti
Ted, lo avrebbe sicuramente ucciso, ma lui e Andromeda avranno fatto
molti incantesimi di protezione intorno alla casa, immagino. Hai
ragione, Regulus già comincia a sentire il desiderio di
riparare
al danno dello Smistamento di Sirius.
Pan_Tere94:
qui credo che entrambi abbiano dimostrato che in fondo sentono la
mancanza l'uno dell'altro.
Al prossimo
aggiornamento, chissà quando!
|
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Capitolo 10 *** Lezioni di volo ***
efp
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
16: Ali
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Lezioni di volo
Sirius continuò a scrivere
lettere a suo fratello, come avevo promesso, ogni settimana. Almeno
all’inizio,
sembrava contento di raccontare di come erano gli insegnanti, le
materie e il
castello di Hogwarts. Aveva partecipato alle primissime lezioni di
Volo,
scoprendo di non esservi molto portato: a quanto pareva, la prima volta
che si
era sollevato sulla scopa, aveva investito un suo compagno di classe, e
tutti e
due erano precipitati di sotto.
Da queste lettere Regulus seppe che il fratello, dopo una
settimana
buona di shock dovuto allo Smistamento, stava cominciando a mettersi
l’anima in
pace e accettare il fatto di essere finito a Grifondoro.
Stava anche stringendo amicizia con due o tre ragazzini
della sua Casa
e, inizialmente, Regulus non vi trovò niente di male, anzi
fu contento di
sapere che Sirius non fosse abbandonato a se stesso in mezzo a persone
che non
lo accettavano.
Tuttavia, più la situazione di Sirius
migliorava, più tempo trascorreva
tra una lettera e l’altra.
La prima volta tardò di un solo giorno e
Regulus non vi fece nemmeno
caso.
La volta dopo il ritardo fu di due giorni; poi una
settimana.
Avrà tanti compiti da
fare,
pensò Regulus.
Tre settimane di ritardo… Un mese…
Regulus cominciava a provare una
certa irritazione nei confronti del fratello, che continuava a
giustificarsi
con la scusa che, oltre allo studio ordinario, stava indagando sui
comportamenti strani e sospetti di un suo amico.
A Regulus importava quasi niente delle indagini di Sirius,
e si sentiva
un po’ messo da parte.
Non solo le sue lettere arrivavano più
raramente, ma ognuna era
infarcita di riferimenti entusiastici sui suoi compagni di dormitorio:
James di
qua, Remus di là…
Lo capisce o no che non mi
importa
niente dei suoi amici? Nemmeno li conosco. Forse con loro si diverte di
più che
con me.
Tuttavia era costretto a tenere queste riflessioni per
sé, visto che i
suoi genitori rifuggivano qualsiasi argomento o discorso che
riguardasse il
figlio maggiore.
Per non pensare a questi timori di essere dimenticato dal
fratello,
Regulus evitava di restare da solo in camera sua. Fu così
che trovò una
compagnia nell’abitante più inaspettato di
Grimmauld Place.
Uno di quei sonnolenti pomeriggi di ottobre, in cui Orion
era ancora al
Ministero e Walburga riposava in camera sua, Regulus entrò
nel salotto, dove
Kreacher era piuttosto affaccendato a pulire e ordinare gli scaffali.
“Ciao
Kreacher” esordì il ragazzino,
abbattuto.
“Padrone”
l’elfo saltò come una molla.
“Kreacher può fare qualcosa per voi?”
“Non
lo so. Mi annoio. Non posso darti una
mano? Cioè, no” si affrettò ad
aggiungere, visto che l’elfo era sbiancato per
lo shock. “Volevo dire, credo che ti resterò a
guardare”.
“Kreacher
crede che sia una decisione più
saggia” concluse l’altro, mentre Regulus si sedeva
lì vicino. “Il padrone non
vede l’ora di andare a Hogwarts, vero?”
“Sì.
È una noia mortale aspettare un anno
intero”.
“Vedrete
che in fondo manca soltanto poco
meno di un anno, e poi anche il padroncino comincerà il
primo anno” lo
rassicurò l’elfo domestico, mentre lucidava un
vaso di cristallo. “E Kreacher è
sicuro che andrà a finire nella Casa giusta, non come vostro
fratello”.
Regulus si incupì.
“Lo
spero proprio” disse. Poi alzò di nuovo
lo sguardo e chiede. “Kreacher, che tu sappia, i miei
genitori che intenzioni
hanno con Sirius?”
“Kreacher
non ne è sicuro…” balbettò
l’elfo
con aria sfuggente.
“Non
li hai proprio mai sentiti parlare di
questo argomento?”
Kreacher guardò Regulus non senza
esitazione, poi rispose:
“Una
volta Kreacher ha sentito parlare i
padroni. Erano molto arrabbiati ma hanno detto che padron Sirius
potrebbe avere
una seconda possibilità di comportarsi bene”.
“Davvero
hanno detto questo?” chiese
Regulus incredulo.
“Sì.
Sono molto delusi per il tradimento di
vostro fratello ma cercheranno di rimediare a questo guaio. Dicono che
potrebbe
essere un Black anche se non è andato a
Serpeverde”.
Regulus si sentì un po’
sollevato: questo voleva dire che non avrebbero trattato Sirius come un
rinnegato, almeno non fino a quel punto. Era così contento
che momentaneamente
si dimenticò dell’attacco di gelosia che aveva
provato fino a qualche minuto
prima, e rivolse un sorriso all’elfo.
“Grazie,
Kreacher”.
Kreacher si meravigliò di quel
ringraziamento: di solito nessuno gli riconosceva alcun merito, anche
se lo
trattavano abbastanza bene. Era convinto di essere solo un elemento
indispensabile ma marginale nella vita dei suoi padroni, ma capiva che
Regulus
gli era davvero affezionato.
Infatti il ragazzino aveva sempre apprezzato
l’attaccamento che Kreacher
gli dimostrava, a differenza di Sirius che si divertiva a fargli sempre
una
marea di scherzi. Quelle erano le uniche volte in cui Regulus si era
imposto,
obbligando il fratello a lasciare in pace l’elfo domestico.
Regulus era ancora piccolo per capire la condizione di
servitù di
Kreacher, e per questo lo considerava quasi come uno di famiglia.
In quei mesi che seguirono la partenza di Sirius per
Hogwarts, Regulus
cominciò a sentirsi ancora più legato di prima al
suo elfo.
Escluso Kreacher, la persona che più gli fu di
compagnia in quel periodo
fu suo zio.
Alphard insistette e riuscì a
convincere Orion e Walburga a mandare Regulus per alcuni giorni da lui.
Walburga era la meno incline a concedere quel permesso:
non si era mai
separata dal figlio minore e si sentiva morire al solo pensiero di non
vederlo
per due settimane. Era sempre stata una donna apprensiva, con Regulus
poi era
iperprotettiva. Ora che Sirius aveva inflitto quel duro colpo alla
famiglia,
l’altro figlio agli occhi della madre sembrava ancora
prezioso. Ma alla fine
accettò, seppure a malincuore.
Da parte sua, Regulus era contento di andare a stare a
casa di Alphard
per quel breve periodo. Non solo era una novità che lo
avrebbe riscosso dalla
monotonia di Grimmauld Place, ma avrebbe anche potuto seguire il
consiglio che
Sirius gli aveva dato prima di partire.
“Zio,
puoi insegnarmi a volare?” chiese il
giorno stesso del suo arrivo alla villa di Alphard.
“Di
già? Non vuoi proprio aspettare il
prossimo anno, eh?” rispose Alphard sorridendo sotto i baffi
e scompigliandogli
i capelli in un gesto affettuoso.
“No,
voglio imparare subito. Tu hai mai
giocato a Quidditch?”
“Certo.
Sono stato Cacciatore della squadra
di Serpeverde per tre anni e abbiamo sempre vinto la Coppa. Bei
tempi
quelli…” fece Alphard, lasciandosi trascinare dai
ricordi di gioventù. “Bè, ti
farò usare la mia vecchia scopa. È una vecchia
Tinderblast del 1940: anche se è
piuttosto lenta, va benissimo per cominciare, perché
è resistente ed evita
brutte cadute. Se ti rompi la testa poi chi la sente tua
madre?”
“Mi
va bene tutto” disse Regulus, eccitato.
Alphard mandò il suo elfo
domestico a recuperare quel che chiamò un “pezzo
di antiquariato” e condusse il
nipote di fuori, nel grande parco che circondava la villa.
“Allora,
la prima regola da seguire” spiegò
Alphard, mentre Regulus lo ascoltava rapito, “è
che non devi mai farti prendere
troppo dall’entusiasmo, altrimenti perdi la
lucidità e cadi per terra. Capito?
Seconda regola, non avere fretta risalire troppo in alto se non sei
ancora in
grado di mantenerti sospeso a mezz’aria”.
Regulus cercava di tenere bene a
mente tutte le regole che lo zio gli snocciolava, ma era sempre
più ansioso di
cominciare.
Fu con sua immensa soddisfazione che riuscì a
far volare la scopa
direttamente nel palmo della mano.
“Bravo,
si inizia bene. Ora mettiti a
cavallo della scopa e datti una spinta verso l’alto. Ricorda
di non esagerare”.
Regulus fece come gli aveva
suggerito lo zio e si sollevò in aria. Per alcuni secondi
rimase sospeso, quasi
incredulo di esserci riuscito così presto. Quando
però si rese veramente conto
di dove si trovava, si sentì assalire
dall’agitazione e cercò di atterrare con
troppa fretta, e cadde per terra sbucciandosi un ginocchio.
Alphard aveva un’espressione divertita dipinta
sul volto, cosa che lo
fece arrossire.
“C’ero
quasi riuscito. Non dirlo a Sirius!”
aggiunse Regulus, umiliato.
“Sarò
muto come una tomba. Ma è normale
cadere la prima volta. Avanti, riproviamo”.
Regulus cercò di concentrarsi
chiudendo gli occhi.
Si diede una spinta con tutta la forza che aveva ma non si
azzardò
ancora a guardare. Sotto i piedi non sentiva più
l’erba e capì di essersi
sollevato molto di più di prima. Trepidante per
l’ansia, aprì gli occhi e si
guardò intorno.
Stava volando.
Quella volta non cadde né compì
alcun gesto affrettato. Scoprì di essere
perfettamente capace di indirizzare la scopa nella direzione che
voleva, senza
che nessuno glielo avesse mai insegnato.
Era facilissimo, molto più di quanto si
aspettava. Mentre Alphard si
complimentava con lui, Regulus provò a compiere dei cerchi
in volo, che
divennero sempre più ampi. Non si era mai sentito
così bene in vita sua:
ammirare il paesaggio dall’alto, a cavallo della scopa, era
una cosa stupenda.
Era come avere le ali.
Se Alphard non avesse insistito per farlo pranzare,
sicuramente Regulus
sarebbe rimasto lì tutta la giornata, a percorrere tutti i
campi sulla sua
scopa.
A fine mattinata era così entusiasta che
già non vedeva l’ora di
ricominciare. Aveva appena scoperto la cosa più bella del
mondo.
“Sei
davvero bravo, lo sai?” gli disse
Alphard qualche giorno dopo, perché ormai Regulus aveva
deciso di trascorrere
quelle due settimane perennemente sospeso in aria. “E il tuo
entusiasmo mi dice
che arriverai lontano. Chissà, magari ti prenderanno nella
squadra di Quidditch
della tua Casa”.
“Dici
davvero?”
“Ne
sono sicuro. Sarebbero dei pazzi a non
prenderti! Secondo me potresti fare il Cercatore, hai proprio la
corporatura
adatta. Scommetto che Sirius sarà fiero di te, quando lo
saprà”.
Quell’ultima affermazione ebbe
tuttavia la conseguenza di fare incupire Regulus, che
bofonchiò tra sé, forse
momentaneamente dimentico della presenza dello zio:
“Certo,
se non sarà troppo impegnato a
tifare per quel James Potter…”
“E
chi sarebbe?” chiese Alphard, facendolo
tornare con i piedi per terra, letteralmente.
“Nessuno,
un amico di cui Sirius parla
sempre. Dice che è molto bravo a Quidditch”.
“Avverto
un vago tono di rancore, o
sbaglio?” fece Alphard con un ghigno degno di un vero Black.
“Noo…
Cioè, un po’…”
Senza neanche rendersene conto,
Regulus si ritrovò a parlare di quanto gli desse fastidio la
recente mancanza
di attenzione che Sirius dimostrava nei suoi confronti. Quando ebbe
finito, lo
zio assunse un’espressione comprensiva.
“Regulus,
è normale che tu ti senta messo
da parte perché sei da solo la maggior parte del tempo.
Tuttavia è normale che
Sirius si sia fatto degli amici. Vedrai che anche tu ne avrai di tuoi
il
prossimo anno, e non farai più caso a queste cose”.
“Sì,
però Sirius potrebbe anche farsi
sentire un po’ di più”.
“Non
lo metto in dubbio, ma se pensi che
per questo tuo fratello ti voglia meno bene, ti sbagli di grosso. Devi
solo
imparare a condividere il suo affetto con qualcun altro”.
Nonostante quell’ultima cosa non
gli andasse affatto giù, Regulus non protestò.
Aveva una grande stima per
Alphard, e se lui aveva detto che Sirius continuava a volergli bene
come prima,
doveva essere davvero così.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Perdonate
sia il ritardo sia se non rispondo alle recensioni, ma se lo facessi
dovreste aspettare ancora di più e non volevo, visto che
questo
capitolo è stato un parto vero e proprio!
Grazie
a Alohomora,
Lady
Lily, dirkfelpy89,
_Mary,
lyrapotter,
malandrina4ever,
MEISSA_S
e un ringraziamento speciale a Penny
Black che ha recensito anche la mia storia precendente.
Verso
i primi di settembre non ci sarò, ma spero di aggiornare
quanto prima!
|
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Capitolo 11 *** Rosso e oro ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio: Regulus Black
Prompt: 24: Incubo
Rating: verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Rosso e oro
Natale
1971
Giunsero le vacanze di Natale e i
coniugi Black decisero di far tornare Sirius a casa. Regulus
insisté per andare
alla stazione insieme a loro, e i genitori accettarono a malincuore.
Nonostante
il ragazzino fosse ancora astioso nei confronti del fratello, non
poteva fare a
meno di desiderare di rivederlo. Aveva aspettato quelle vacanze per tre
mesi
interi e al momento non voleva pensare che, dopo Natale,
l’attesa successiva
sarebbe stata molto più lunga.
La strada che conduceva alla stazione di King’s
Cross era ricoperta di
neve appena caduta e Regulus sperava che, una volta a casa, i suoi
genitori gli
avrebbero concesso di restare fuori a giocare con Sirius, senza
realizzare che
Orion e Walburga non fossero dell’umore adatto per certe
richieste.
Entrarono nella stazione camminando in silenzio:
un’atmosfera tesa e
nervosa gravitava intorno ai tre, così densa che non pochi
Babbani presenti ne
avvertirono le vibrazioni e si affrettarono a cedere loro il passo,
anche senza
conoscerli. I coniugi Black avevano la capacità di mettere
in soggezione
chiunque.
L’Espresso per Hogwarts annunciò il
suo arrivo con un rumoroso fischio
che giunse da dietro la stessa curva che alcuni mesi prima lo aveva
nascosto a
chi era rimasto sulla banchina.
Regulus si sentì assalire dall’ansia.
Sebbene Kreacher lo avesse
rassicurato sulle intenzioni dei genitori, non sapeva ancora come
avrebbero
trattato Sirius. Lo avrebbero preso a schiaffi davanti a tutta la
stazione? Lo
avrebbero messo in punizione? Di certo Sirius non si sarebbe divertito
e,
Regulus pensò con amarezza, non avrebbe visto
l’ora di tornare a scuola con i
suoi nuovi amici.
Non aveva ancora deciso se mettergli il muso oppure no,
quando lo vide
scendere dal treno.
Sirius esitò qualche istante, sgualcendosi la
divisa di Grifondoro, ma
poi si incamminò verso di loro, fermandosi sotto gli sguardi
glaciali dei
genitori, che lo accolsero con questa simpatica frase:
“Sei
stato la più grande delusione che
abbiamo mai avuto ma, ciononostante, abbiamo deciso di darti una
seconda
occasione. Se ti comporterai da Black che sia degno di questo nome, il
problema
della tua Casa non influirà più di tanto sul
giudizio che avremo su di te”.
Ci fu un attimo di silenzio,
durante il quale Sirius non seppe esattamente cosa dire,
perciò rispose con un
mugugno.
Orion e sua moglie non aggiunsero altro. Si voltarono e
tornarono
indietro, diretti all’uscita.
Prima di seguirli, Regulus rivolse un’occhiata
incerta al fratello, ma
lui aveva un umore così pessimo che si limitò a
ricambiare lo sguardo con
un’espressione indecifrabile, per poi tornare a fissare il
marciapiede.
Fu così per tutto il tragitto di ritorno,
ancora più silenzioso di
quello di andata. Sirius non alzò mai gli occhi e
continuò a mantenerli fissi
per terra.
Regulus si sarebbe aspettato di tutto, ma non un
comportamento simile.
Era peggio di quanto credesse: non gli aveva nemmeno rivolto la parola.
Non gli
passò neanche per l’anticamera del cervello
l’ipotesi che Sirius potesse essere
talmente abbattuto da non avere la voglia di parlare. Invece, si
convinse
ancora di più di essergli diventato del tutto indifferente.
Arrivati a casa, Walburga evidentemente non ne poteva
più di quel
silenzio e pareva avere la necessità di sfogare le sue ire,
altrimenti sarebbe
esplosa.
“Vai
dritto in salotto” ordinò a Sirius.
“Devo farti un discorsetto”.
Regulus non aspettò oltre. Senza
degnare di uno sguardo Sirius, salì le scale e si chiuse in
camera sua,
pensando che sarebbe stato meglio se fosse rimasto là,
invece di fare la fatica
di uscire di casa ed essere ricompensato con l’indifferenza
totale.
Il “discorsetto” che Walburga fece al
figlio maggiore fu il risultato di
mesi di riflessioni su quel maledetto Smistamento, e infatti Regulus,
sebbene
si trovasse due piani più in alto, lo sentì tutto
a chiare lettere, tanto la
donna si era messa ad urlare.
È inutile ripetere parola per parola quello che
disse la signora Black,
anche perché è facilmente intuibile. La vera
novità fu che Sirius, abbandonando
di colpo il mutismo a oltranza che aveva adottato fino a quel momento,
le
rispose per le rime quando la madre iniziò ad esagerare.
“Prima
di tutto” disse lui per mettere le
cose in chiaro, “Grifondoro non è una brutta Casa.
Secondo, ci sono anche
persone simpatiche e se non hanno il sangue puro non è certo
colpa loro”.
“Lo
sapevo, lo sapevo che stare in mezzo
alla feccia ti avrebbe danneggiato il cervello! Sai una cosa, Sirius?
Fai come
ti pare. Vuoi fare la fine di tua cugina? Sei liberissimo di
farlo”.
La minaccia qui era implicita, ma
c’era: se solo Sirius si fosse azzardato a prenderla alla
lettera, se ne
sarebbe pentito amaramente.
“Fai
quello che vuoi, frequenta
Sanguesporco e schifosi Babbani, tanto peggio di così non
può andarti, ma non
provare a plagiare anche tuo fratello, altrimenti giuro che ti caccio
da questa
casa seduta stante. Stai alla larga da Regulus!”
In quel momento Regulus sarebbe
voluto essere sordo molto volentieri. Odiava sentire sua madre gridare
in quel
modo: era una cosa che lo metteva in agitazione e ne aveva quasi paura.
Di certo non creava l’atmosfera giusta per le
vacanze di Natale.
Irritato da tutto quel frastuono, cercò di nascondere la
testa sotto il
cuscino, ma la rabbia di Walburga non si affievoliva.
Fu con immenso sollievo che udì la frase
conclusiva:
“Torna
in camera tua e non uscirne. Non
voglio più vederti fino a domani a pranzo!”
Sirius obbedì sbattendo la porta.
Un attimo prima Regulus, che si era affacciato sul pianerottolo, ebbe
la
certezza di aver visto il chiaro segno rosso di uno schiaffo sulla
guancia del
fratello, che però aveva resistito fino a quel momento alla
reazione di scoppiare
a piangere.
All’inizio fu tentato di andare a bussare alla
porta, ma poi lasciò
perdere: a Sirius non avrebbe fatto piacere, almeno secondo lui.
In realtà non si era mai sbagliato
più di così.
Dopo cena, che consumarono senza il fratello, Regulus era
intenzionato
ad andare subito a dormire, per dimenticare quella giornata da incubo,
quando
la porta della stanza di Sirius si aprì leggermente.
“Reg?”
“Che
cosa vuoi?” disse Regulus, stupito del
fatto che ora si fosse degnato di parlargli.
“Entra
un attimo” rispose Sirius, dando una
grande prova di pazienza: il suo primo istinto sarebbe stato quello di
richiudere la porta.
Regulus entrò nella stanza di
malavoglia.
Che cosa vuole adesso?
“Lo
so che Natale è domani” esordì Sirius,
aprendo il baule ancora intatto. “Ma mi sa che i tuoi
genitori non sarebbero
contenti di vedere questa cosa. Potrebbe essere stata infettata da
schifosi
Sanguesporco”.
Regulus non capì di cosa stesse
parlando finché non si ritrovò davanti Sirius che
gli porgeva un regalo
impacchettato.
Lo stupore fu così grande che rimase per
parecchio tempo fermo impalato
a bocca aperta: era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato.
“Guarda
che scherzavo, non è infetto” disse
Sirius. “Ma se non lo vuoi, me lo tengo io”.
“No…”
Regulus scartò il regalo, che si
rivelò un pacco enorme di Piume di Zucchero, le sue
preferite, tra l’altro
rarissime da trovare. Quando era ancora nella famiglia, Andromeda
gliele
mandava tante, ma adesso erano secoli che non le assaggiava
più.
“Ma…
Queste sono in vendita solo a
Hogsmeade! Come hai fatto ad andarci? Quelli del primo anno non
possono”.
Sirius rispose con un sorrisetto
enigmatico.
“Eh,
sapessi…”
Regulus preferì non sapere:
chissà quante regole aveva infranto per andare a comprare
quel regalo proprio a
lui, che invece credeva di essere stato dimenticato.
Che stupido sono stato,
pensò.
Per dimostragli la propria
riconoscenza, gli offrì almeno metà della
confezione, visto che Sirius era
stato costretto a saltare la cena, e di colpo quella giornata non gli
parve più
tanto pessima.
Presto però Regulus trovò altri
problemi cui pensare: evidentemente non riusciva mai a darsi pace.
Una di quelle sere, mentre passava davanti alla porta del
salotto, gli
capitò di ascoltare uno stralcio di conversazione tra i suoi
genitori.
“Lo
dici tu. E se succedesse davvero?”
stava chiedendo Orion, cupo.
“Non
può accadere! Regulus non è come suo
fratello” rispose Walburga.
“Ne
sei proprio così sicura? Nemmeno io
avrei mai creduto che Sirius capitasse in un’altra Casa. E
ora temo che anche
l’altro possa essere Smistato a Grifondoro”.
“Non
dirlo neanche per scherzo! Se davvero
diventassero dei Grifondoro tutti e due, vorrebbe dire che abbiamo
fallito
tutto. Addio stirpe dei Black, tutti Purosangue e
Serpeverde…”
“Questo
è il guaio: non siamo veramente
certi che Regulus possa scegliere la strada
giusta…”
Regulus si ritrasse dalla porta
di colpo, come se si fosse scottato.
Era questo che pensavano? Che anche lui li avrebbe delusi?
Da quando era piccolo, si era sempre immaginato a
Serpeverde, senza
considerare affatto la possibilità di finire in
un’altra Casa. In fondo, a
quanto ne sapeva, era il Cappello Parlante a scegliere.
Assalito dall’angoscia, non riuscì a
stare calmo per tutto il giorno.
L’ultima cosa che avrebbe voluto vedere su di sé
era lo stesso sguardo che i
suoi genitori rivolgevano ogni volta a Sirius.
Lui a Grifondoro… Era una prospettiva
terrificante. Magari, pensava, in
quel momento decine di ragazzini avrebbero dato qualsiasi cosa per
essere dei
Grifondoro; lui invece avrebbe dato lo stesso per non sentirne nemmeno
l’odore.
Certo, aveva sempre sperato di finire insieme a Sirius, ma quando
ancora
credeva che il maggiore sarebbe stato un Serpeverde. E, se era vero che
il
sangue li accomunava, avrebbe potuto raggiungerlo presto nella Casa dei
rinnegati.
Quella notte non riuscì a chiudere occhio.
Rimase sdraiato sul suo letto
per parecchie ore a rimuginare sul discorso che i suoi genitori avevano
fatto.
Essere la loro seconda delusione sarebbe stato davvero troppo.
Mentre si rigirava, cercando di trovare una posizione che
gli
conciliasse il sonno, non faceva che pensare al suo Smistamento:
mancavano
tanti mesi, ma già il solo pensiero lo torturava.
Quando finalmente riuscì ad
addormentarsi, si ritrovò immerso in un incubo dai colori
rosso e oro, da cui
sarebbe uscito soltanto il settembre successivo.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Sono
arrivata a 100 recensioni, perciò non posso fare altro che
ringraziarvi e stavolta risponderò a tutti!
Pepesale:
Voldemort ha sempre esercitato un fascino magnetico anche sugli altri
bambini all'orfanotrofio perciò non deve stupirti che abbia
ammaliato anche Regulus. Sono contenta che ti sia piaciuto Digby! XD
lyrapotter:
sì, Alphard è proprio un mito e in questa storia,
anche
se non comparirà spessissimo, non sarà mai un
personaggio
marginale, anzi, tutt'altro.
Alohomora:
spero che ti sia piaciuto Sirius in questo capitolo. Non ho ancora
intenzione di farlo allontanare da Regulus!
dirkfelpy89:
dai che l'attesa per Hogwarts è finita! Dal prossimo
capitolo dovrebbe comincare una nuova vita per Regulus!
malandrina4ever:
se Regulus e James diventeranno rivali? Direi che al confronto le
partite tra Harry e Draco saranno dispetti da bambini! Ci saranno lotte
all'ultimo sangue per la conquista del Boccino! Promemoria per me: devo essere imparziale, devo
essere imparziale...
_Mary:
vedo che Alphard ha riscosso molto successo! E spero anche di rendere
Kreacher un po' meno antipatico di come appare nel quinto libro!
Lady
Lily:
l'attesa è finita, se è per questo. Non so ancora
quando
aggiornerò, ma alla prossima ci sarà la tanto
sospirata
partenza per Hogwarts.
Grazie
anche a ThePiratesSDaughter
per la recensione a X Agosto!
Restate
sintonizzati perchè nel prossimo capitolo sarà
Regulus a
prendere il treno! Ci saranno personaggi nuovi e "vecchi" (per chi mi
ha seguito nella storia precedente) visto che non mi andava di
abbandonare le idee che mi hanno tanto entusiasmato.
|
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Capitolo 12 *** Hogwarts ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio: Regulus Black
Prompt: 44: Desiderio
Rating: verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Hogwarts
1° settembre 1972
Il Binario Nove e Tre Quarti era
affollato di studenti e genitori che si affrettavano da una parte e
dall’altra,
versi di gufi e altri animali che si mescolavano alle risate e ai
saluti degli
amici che si incontravano di nuovo.
In mezzo a tutto quel caos, Regulus si sentiva piuttosto
intimidito,
oltre che nervoso. Se in precedenza aveva creduto che la sua partenza
per
Hogwarts sarebbe stato il momento più felice della sua vita
si era sbagliato di
grosso.
Il suo pensiero fisso era la cerimonia dello Smistamento.
Da una parte
non vedeva l’ora di affrontarlo e togliersi quel peso dal
cuore, dall’altra
tuttavia temeva che il responso fosse stato diverso da quello che
desiderava.
Alla sua agitazione contribuivano anche altri fattori
più comuni e
normali per un ragazzino che comincia una nuova vita.
Per Sirius probabilmente tutti questi problemi erano
inesistenti, oppure
si era già dimenticato di cosa volesse dire salire su quel
treno per la prima
volta in assoluto.
“Reg,
stai male? Sembri uno che va al
patibolo e non un futuro studente di Hogwarts!” gli disse il
fratello dandogli
una pacca sulla spalla.
“Lascia
stare tuo fratello” lo ammonì
Walburga, senza fare neanche lo sforzo di capire che Sirius voleva
soltanto
sollevargli il morale.
Quello sbuffò irritato.
Regulus cercò di calmarsi, per evitare altre
discussioni tra Sirius e i
genitori i quali, nel frattempo, avevano salutato gli zii, che
accompagnavano
Narcissa al suo settimo e ultimo anno di scuola.
Mentre guardava la cugina, Regulus si sentì di
ammirarla. Era la Serpeverde perfetta per
eccellenza: sicuramente non aveva mai avuto il minimo dubbio sulla Casa
in cui
sarebbe stata smistata.
In realtà, nemmeno lui aveva dubbi su quel che
voleva, ma non era
affatto sicuro che il Cappello Parlante avrebbe dato retta ai suoi
desideri.
Tanto per distrarlo, Sirius gli diede una gomitata,
indicandogli un
gruppetto di persone accanto a loro.
“Guarda
quello!” disse con aria divertita.
Regulus vide una donna sola che
parlava al figlio, un ragazzino lentigginoso, chiaramente del primo
anno, dall’aria
imbarazzata.
In effetti, ne aveva tutti i motivi: i capelli biondo
paglia erano
pettinati e impomatati così perfettamente da sembrare
innaturali; anche il
vestito non presentava la minima piega. Era talmente preciso da
sembrare una
statua di cera.
Regulus, che non era certo un tipo disordinato, al
confronto si sentì
sciatto.
Non ebbe il tempo di commentare perché il treno
fischiò. Quasi non udì
le raccomandazioni dei genitori di scrivergli, fare i compiti,
comportarsi bene
e, soprattutto, essere smistato a Serpeverde, convinto che
un’altra dose di
stress gli sarebbe stata fatale.
Quando il treno partì, Regulus
continuò a guardare fuori dal finestrino
finché la stazione non sparì dietro alla curva.
“Reg,
sorridi un po’, o potrei pensare che
preferiresti restare a casa” gli disse Sirius, per poi
aggiungere: “Ah, guarda,
ti presento delle persone”.
Infatti si erano appena
avvicinati tre Grifondoro, e Regulus non dovette sforzarsi per capire
di chi si
trattasse, a giudicare dall’entusiasmo con cui esclamarono:
“Sirius!”
“Ehi!
Come va? Questo è mio fratello
Regulus”.
“Ah,
sei tu, allora” esordì quello che
sembrava il più tranquillo di tutti, rivolgendosi
direttamente a Regulus. “Sono
Remus Lupin. È un piacere conoscerti”.
Diversamente da quanto si era
aspettato, quel Lupin gli fece una buona impressione, o almeno migliore
di
Peter Minus, un piccoletto grassoccio dall’aria del tutto
anonima, e ancora più
di James Potter, che dimostrò subito di avere la delicatezza
di un Erumpent, rivolgendosi
a Sirius e commentando:
“Davvero
ha solo un anno in meno di te?
Sembra molto più piccolo”.
“Ha
parlato la pertica!” lo canzonò Sirius,
dando vita ad una lotta all’ultimo sangue a suon di finti
calci e pugni.
Mentre Minus li osservava, tifando
prima per l’uno e poi per l’altro, a seconda di chi
sembrava avere
momentaneamente la meglio, Lupin cercava di attirare la loro
attenzione,
invano.
“Ragazzi?
Avete finito di fare i bambini
piccoli? Pronto?... Lasciamo perdere” aggiunse con un
sospiro. Poi si rivolse
nuovamente a Regulus. “Puoi venire nel nostro scompartimento,
se ti va”.
“Eh,
no, grazie. Credo che ne cercherò un
altro” rispose lui, che aveva già capito di avere
pochi argomenti di
conversazione con loro.
Voleva trovare qualcuno del primo
anno, anche perché non poteva certo attaccarsi a Narcissa
come un moccioso
spaurito, in mezzo a tutti i suoi amici del settimo anno.
Si era appena incamminato nel corridoio quando, da una
porta in fondo
che doveva essere il bagno dei ragazzi, vide uscire il ragazzo
precisino che
aveva notato sul binario. Adesso però non era più
tanto perfetto: lontano dal
controllo della madre, aveva già provveduto a mettersi la
divisa e si era
acconciato i capelli in un modo più umano.
Regulus lo vide entrare in uno scompartimento poco
più avanti così,
quando vide che il ragazzino era solo, bussò.
“C’è
posto?” chiese.
“Ehm,
sì, entra pure” rispose quello,
osservandolo poi mentre collocava il baule in un angolo e si sedeva.
“Come ti
chiami?”
“Regulus
Black. E tu?”
“Bartemius
Crouch junior, ma tutti mi
chiamano Barty” si presentò quello.
“Sei
il figlio di Barty Crouch? Il Capo del
Dipartimento per l'Applicazione delle Leggi Magiche?” chiese
Regulus, che ne
aveva sentito parlare, anche se non sempre in termini lusinghieri, in
particolare da Bellatrix. Lo conosceva di fama, soprattutto
perché molti erano
sicuri che prima o poi sarebbe diventato Ministro della Magia.
“Sì,
proprio lui…” rispose Barty e,
leggendo negli occhi di Regulus una domanda inespressa, aggiunse:
“Lui non mi
ha potuto accompagnare perché ha molto da fare col suo
lavoro”.
Sembrava desideroso di
giustificare l’assenza del padre quella mattina, e la sua
espressione
imbarazzata creò un’atmosfera stranamente tesa.
Regulus, per discrezione, non commentò.
La fatica di trovare un altro argomento gli fu risparmiata
da una
ragazzina minuta, che entrò a tutta velocità
nello scompartimento, senza
bussare né chiedere alcun permesso, come se stesse scappando
da qualcuno. I due
la guardarono con perplessità.
Lei rimase nascosta fino a che un gruppo di studentesse
grandi e
dall’aria minacciosa non superarono la loro porta; dopo di
che si voltò.
“Scusate,
mi stavano inseguendo e le loro
intenzioni erano poco amichevoli” spiegò.
“Come
mai?” chiese Barty.
“Una
di loro è inciampata sul mio baule. Io
mi sono scusata e ho detto che non era colpa mia se aveva i piedi
lunghi. Però
si è offesa e mi ha scagliato dietro la sua banda. Certa
gente è proprio
permalosa” commentò scuotendo la testa.
“Bè, dovrò andare a riprendermi il
baule. Vi dispiace se poi prendo posto qui?”
“Fai
pure” rispose Regulus, stordito da
tutte quelle chiacchiere.
La ragazzina uscì e tornò poco
dopo, trascinando il proprio baule. Poi si sedette vicino al finestrino.
Ora che era riuscita nell’impresa di restare
ferma per cinque secondi,
Regulus poté finalmente guardarla in faccia. Aveva gli occhi
scurissimi, quasi
neri come i capelli mossi e molto lunghi.
“Mi
chiamo Rachel Queen” si presentò lei.
“Io
sono Regulus Black e lui è
Barty Crouch”.
“Crouch?
Sei il figlio di…?” esordì quella
ma l’altro la interruppe.
“Sì,
sì, sono suo figlio” rispose con un
misto di noia e irritazione.
Calò di nuovo un altro silenzio,
interrotto presto da Rachel, che formulò un’altra
domanda sgradita.
“In
quale Casa volete essere Smistati?”
“Io
a Serpeverde” rispose Regulus, ansioso
di passare presto ad un altro argomento.
“I
miei vorrebbero che finissi a Corvonero”
disse Barty. “Però nella mia famiglia
c’è un ramo di Serpeverde. Forse finiremo
tutti lì”.
“Può
darsi” rispose Rachel. “Anche io
preferirei Serpeverde, come mio padre. Però mia madre
è stata una Grifondoro,
quindi potrei andare anche là”.
“E
si sono sposati?” chiese Regulus,
incredulo.
“Certo,
non è mica vietato” fece lei, come
se fosse la cosa più naturale del mondo.
Per tutta la durata del viaggio,
nessun altro entrò nel loro scompartimento.
Regulus riuscì a distrarsi e si
rassicurò nel condividere quasi le
stesse paure con altri futuri studenti, la cui sorte doveva essere
ancora
decisa; se fosse rimasto con Sirius, avrebbe visto stemmi di Grifondoro
dappertutto.
Prima che potesse rendersene conto, si fece sera e il
treno cominciò a
rallentare. Regulus sentì un’improvvisa stretta
allo stomaco dovuta all’ansia e
si pentì di aver mangiato tutti quei dolci che la strega col
carrello aveva
portato a ora di pranzo: aveva voglia di vomitare.
“Stai
bene? Sei pallidissimo” gli disse
Rachel.
Lui non aprì bocca per evitare
spiacevoli conseguenze, limitandosi a scrollare le spalle.
Regulus e gli studenti del primo anno furono scortati dai
Prefetti verso
un uomo talmente enorme che la testa sfiorava il soffitto e che disse
di
chiamarsi Hagrid.
Regulus comunque era così agitato che a mala
pena si accorse di quello
che faceva. Insieme a Barty e Rachel salì su una barchetta,
attraversando un
esteso lago le cui rive lambivano le pendici di un monte sulla cui
sommità
svettava il castello di Hogwarts.
Per un attimo riuscì a non pensare allo
Smistamento: neanche nelle sue
fantasticherie degli anni precedenti si era aspettato che la scuola
fosse così
imponente. Anche tutti gli altri del primo anno erano ammutoliti per la
sorpresa.
Una volta sbarcati, seguirono Hagrid attraverso un portone
di quercia e
una sala d’ingresso.
Quando entrarono nella Sala Grande, dove tutti gli
studenti di Hogwarts
sedevano ai rispettivi tavoli e li guardavano, molti furono presi dal
panico.
Una ragazzina da qualche parte dietro Regulus emise un gemito soffocato.
Il gruppetto si fermò davanti ad uno sgabello
che ospitava il cappello
più brutto e logoro che ci si possa immaginare. Mentre una
professoressa
spiegava la procedura dello Smistamento, Regulus gettò
un’occhiata al tavolo di
Grifondoro e Sirius lo salutò con un’espressione
di incoraggiamento.
Il primo studente fu chiamato, ma Regulus era distratto
dal pensiero
che, forse, a suo fratello avrebbe fatto piacere condividere la stessa
Casa con
lui. Non fece in tempo a darsi una risposta che sentì il
proprio nome forte e
chiaro:
“Black,
Regulus”.
Quasi si era dimenticato che
sarebbe stato chiamato tra i primi. Non sapeva da dove avesse preso la
forza di
fare quei due passi verso lo sgabello, sul quale si sedette tremando.
Un Black anche
quest’anno, gli
sussurrò all’orecchio la voce del Cappello
Parlante. Siete una famiglia strana,
perciò ti farò una domanda. Quale Casa
vorresti fosse la tua?
“Serpeverde”
rispose Regulus senza alcuna
esitazione.
Ne sei proprio sicuro? Vedo come
sei fatto. Non sei molto sicuro di te. Faresti qualsiasi cosa per
rendere
felice la tua famiglia ma non sono convinto che questo sia il tuo
desiderio.
“Ma
certo che lo è! Ti prego, mandami a
Serpeverde!” bisbigliò Regulus terrorizzato.
Non posso obbligarti a fare una
scelta che non vuoi ma sappi che nel profondo di te stesso hai un
coraggio che
nessuno si aspetterebbe. Non lo conosci ancora, ma lo tirerai fuori
quando sarà
il momento. Sei proprio certo di non voler seguire tuo fratello?
“S-sì… Se tu lo avessi
mandato a Serpeverde non avresti creato tutti
questi problemi”.
Così sarebbe colpa
mia? Ti pareva.
Sirius è già pronto per tirare fuori il coraggio
che ha. Tu invece no. Ma prima
o poi lo farai. Intanto vedrò di accontentarti…
“SERPEVERDE!”
Sentire quella parola detta ad
alta voce a tutta la Sala
fu una liberazione e per Regulus, che fece il primo vero sorriso della
giornata
mentre consegnava il Cappello alla professoressa McGranitt e si
dirigeva al
tavolo dei Serpeverde, che lo accolsero con un grande applauso.
Narcissa obbligò il suo vicino a lasciare il
posto libero e fece sedere
Regulus accanto a sé.
“Bravo,
sono veramente contenta!” esclamò
premiandolo con uno dei suoi rari abbracci.
Regulus lanciò un’altra occhiata
a Sirius. Non sembrava affatto sorpreso e si limitò a
rivolgergli
un’espressione irrisoria.
Il sollievo provocato dal fatto che il fratello non ci
fosse rimasto
male fu quasi più grande di quello dello Smistamento.
Di colpo Regulus si sentì molto più
allegro e seguì volentieri il resto
della cerimonia.
Molti furono sorpresi quando Barty Crouch fu a sua volta
Smistato a
Serpeverde, anche se non tutti: come aveva già detto, la sua
famiglia proveniva
da radici di quella Casa, che tra l’altro aveva una lontana
parentela con i
Black, come tutte le famiglia Purosangue.
Rachel Queen invece rimase sotto il Cappello Parlante per
un quarto
d’ora buono. A quanto pareva, era molto indecisa. Alla fine,
quando ormai tutti
avevano perso ogni speranza, anche lei finì a Serpeverde.
“Che
cosa vi siete detti per tutto questo
tempo?” le chiese Barty, con gli occhi che gli si chiudevano
per la noia.
“Ero
indecisa tra Grifondoro e Serpeverde”
spiegò lei. “Il Cappello mi ha stupito quando mi
ha detto che non sono stata
l’unica. Chissà chi era
l’altro…”
Regulus arrossì di colpo e afferrò
il bicchiere, che si era appena
riempito, per evitare gli sguardi degli altri due, deciso a portarsi il
ricordo
della conversazione avuta col Cappello Parlante fin dentro la tomba.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Per
chi non lo sapesse, Rachel Queen è un personaggio inventato
da
me nella storia precedente. Per chi lo sa, spero che abbiate apprezzato
il suo ritorno!
All'inizio
credevo di dividere questo capitolo in due, ma poi mi sono detta che se
Regulus avesse aspettato un po' di più avrebbe avuto una
crisi
di nervi. Tra lui e James si parte già col piede sbagliato:
in
fondo Regulus è anche piuttosto prevenuto... Quanto a me,
cercherò di trattarlo bene, lo prometto...anche se non gli
permetterò di prendere sempre il Boccino! XD
Vi
do il permesso, anzi ve lo imploro, di avvertirmi se divento troppo
buona con Barty junior: la mia antipatia nei confronti del padre
potrebbe accecarmi!
Alohomora:
sì, proprio finalmente! Non vedevo l'ora di cominciare la
parte
di Hogwarts! Spero che lo Smistamento ti sia piaciuto. Come vedi, sto
ancora cercando di posticipare il momento in cui Sirius e Regulus non
saranno più pappa e ciccia...
_Mary:
hai indovinato... bè, non ci voleva una scienza a parte per
capire che sarebbe stata Rachel a tornare, in effetti!
lyrapotter:
hai ragione, certe volte mi verrebbe una voglia di uccidere i signori
Black...Grrr! Povero Sirius. Riguardo a Rachel, hai indovinato anche tu!
Pervinca
Potter 97: non preoccuparti, e bentornata!
Pepesale:
complimenti per avere recuperato tutti i capitoli persi e soprattutto
per averli recensiti! Forse Ted Tonks può essere stato il
motivo
scatenante dell'antipatia nei confronti dei Babbani, ma che ancora deve
diventare odio, purtroppo... Lo so che Phineas ti fa ridere, e
riapparirà, su questo non ci sono dubbi!
malandrina4ever:
ho deciso che Sirius avrebbe accettato lo Smistamento del fratello dopo
avere letto la tua recensione che mi ha colpito molto! E poi, si sa,
ogni scusa è buona per farli restare in buoni rapporti
ancora un
po'!
MEISSA_S:
ciao, già che ci sono, ne approfitto per chiederti come
procede
la tua storia. Ho letto il capitolo avviso ma comunque spero che
aggiornerai presto! Mi manca leggere That love...!
dirkfelpy89:
mi è proprio dispiaciuto descrivere la rottura tra Sirius e
i
genitori, ma prima o poi andava scritta...Uffi. Nemmeno Regulus ne
è molto felice.
Penny
Black: sono convinta anche io che le fisse dei coniugi
Black siano stati la causa della rovina di quella famiglia.
Alla prossima e grazie a Nabiki93
per la recensione al Diario!
|
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Capitolo 13 *** Inizio ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio: Regulus Black
Prompt:
36: Nascosto
Rating:
Verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Inizio
La sala comune di
Serpeverde, le
cui alte pareti di pietra erano decorate da stendardi verdi e
argentati, era
costantemente illuminata da una soffusa luce verde che filtrava
attraverso le
finte finestre; la luce era dovuta alla posizione della sala, proprio
sotto il
lago che Regulus e gli altri studenti del primo anno avevano
attraversato la
sera precedente. Il camino di marmo nero era talmente grande che da
solo
riusciva a scaldare non solo tutta la vasta sala comune, ma anche il
lungo
corridoio che la collegava all’entrata. Un paio di divani e
alcune poltrone,
rivestiti di pelle nera, erano posti proprio di fronte al camino, ma
non tutti
potevano permettersi il lusso di usufruirne, come quelli del primo anno
sperimentarono sulla loro pelle.
La sera stessa dello Smistamento, infatti, Regulus e gli altri non
avevano alcuna voglia di andare a dormire, così si erano
seduti sul divano
centrale con l’intenzione di chiacchierare un altro
po’.
Dopo alcuni minuti tuttavia furono raggiunti da tre imponenti ragazzi
del settimo anno, che esordirono in questo modo:
“Via tutti, quel divano è prenotato”.
“E da chi?” domandò Rachel Queen.
“Qui non
c’è scritto il nome di nessuno, mi
sembra”.
“Non ti conviene fare la spiritosa,
piccoletta” la minacciò uno di loro.
Lei lo
fissò astiosamente per
parecchi secondi in segno di sfida e Regulus si sentì in
dovere di dire
qualcosa: non era dignitoso che quella ragazzina tenesse testa a quei
tre
mentre lui e Barty restavano muti.
“Siamo arrivati prima noi” disse,
pentendosene un attimo dopo.
I tre ragazzi
infatti stavano per
passare alle maniere forti, quando fortunatamente intervenne Narcissa
la quale,
senza scomporsi minimamente, si rivolse ai tre con un tono gelido:
“Vaisey, Davey e Rosier, sappiate che chi
tocca mio cugino avrà una punizione che non si
scorderà più per il resto della
sua vita”.
Di colpo i tre
divennero teneri
come agnellini.
“Scusa, Narcissa, non sapevamo che si
trattasse di tuo cugino. Però assicurati che gli altri
mocciosi sappiano che
questo divano è nostro”.
“Lo farò, ma per questa sera credo che
possiate fare un’eccezione e sedervi sul divano
accanto” concluse Narcissa.
Regulus non
conosceva questo lato
autoritario della cugina minore e non sapeva perché tutti
gli altri avessero
soggezione di lei: forse perché la fama inquietante di sua
sorella Bellatrix
era ancora diffusa tra i Serpeverde, oppure per il fatto che fosse
fidanzata
con Lucius Malfoy che, sebbene non frequentasse più
Hogwarts, era trattato con
timoroso rispetto. Sta di fatto che per quella sera i Vaisey, Davey e
Rosier
dovettero accontentarsi di cambiare posto.
La mattina seguente Regulus fu il primo ad alzarsi e a uscire dalla
sala
comune. Voleva affrettarsi a fare colazione e godersi
l’inizio del suo primo
anno a Hogwarts, impaziente di usare la bacchetta magica comperata a
Diagon
Alley. Mentre risaliva le scalinata che dai sotterranei conduceva
all’ingresso,
gli capitò di incrociare Sirius, il quale si
congedò dai suoi amici e lo
raggiunse.
“Allora, come si sta a Serpeverde?” gli
chiese, con un misto di ironia e scetticismo.
“Benissimo” rispose Regulus, esagerando di
proposito.
“Buon per te. Sei fortunato: dalla tua sala
comune si può arrivare fin qui senza perdersi.
Però non ti consiglio di vagare
per il resto del castello da solo. L’anno scorso sono
arrivato tardi alla
primissima lezione per essermi intestardito a non chiedere
indicazioni”.
“Allora chiederò a qualcuno” rispose
Regulus.
I due
entrarono in Sala Grande e
Sirius, prima di dirigersi al tavolo dei Grifondoro, lanciò
un’occhiata a
quello di Serpeverde e ghignò:
“Stanno distribuendo gli orari. Ti lascio
in pasto al vecchio tricheco…”
Senza capire
il significato di
quell’affermazione, Regulus andò al proprio tavolo
e si sedette proprio nel
momento in cui il Direttore della sua Casa, che effettivamente
somigliava ad un
tricheco a causa dei suoi baffi e della pancia rotonda, gli consegnava
il
foglio con gli orari delle lezioni. Regulus si accorse che
l’uomo si era
fermato e lo fissava con la stessa aria famelica di un leone che ha
avvistato
una gazzella.
“Signor Black!” esordì quello
entusiasta.
“Sono davvero felice di averti nella mia Casa.
L’anno scorso speravo tanto di
ottenere tuo fratello, e invece mi sono quasi preso un colpo quando la
professoressa McGranitt me lo ha soffiato sotto il naso!”
Regulus non
aveva ancora capito
bene se l’insegnante stesse parlando di Sirius o di un
Boccino d’Oro, ma quello
continuò a parlargli.
“Sono Horace Lumacorno, insegnante di
Pozioni. Spero che la mia materia ti piaccia. Ma non è
questo che volevo dirti.
Sai, non so se tuo fratello te ne ha parlato, ma alcuni fine settimana
sono
solito organizzare delle cene nel mio ufficio con alcuni studenti
scelti da me.
Se vorrai partecipare, ne sarei onorato”.
“Ehm, d’accordo…” rispose
Regulus
perplesso.
“Fantastico! Spero che anche Barty Crouch
voglia venire. Suo padre è una persona davvero importante,
lo sai? Ho notato
che state diventando amici, vero?”
E, continuando
a chiacchierare anche
con altri studenti, riprese a distribuire gli orari.
Che
tipo strano,
pensò
Regulus.
Tuttavia, non
ebbe molto tempo
per pensarci perché poco dopo, con la posta del mattino, gli
giunse una lettera
da parte dei suoi genitori, che si congratulavano con lui per il
risultato
positivo dello Smistamento. Al contrario, quando Barty lo raggiunse e
lesse la
lettera dei suoi, si incupì.
“Tuo padre non è contento della tua
Casa?”
gli chiese Rachel.
“No. Dice che una vasta percentuale della
popolazione magica considera i Serpeverde come maghi oscuri e che io,
in quanto
figlio del Capo del Dipartimento per l'Applicazione delle Leggi
Magiche, sarei
dovuto finire in una Casa diversa” rispose lui abbattuto.
“Quante storie per una Casa!” esclamò
lei scrollando
la testa e controllando il suo orario. “In prima ora abbiamo
Incantesimi. Voi
sapete dove si trova l’aula?”
“No” disse Regulus, “però lo
posso chiedere
a mio fratello”.
“Sarebbe quello che sta uscendo in questo
momento?”
In effetti,
Sirius era appena
uscito dalla Sala Grande insieme ai suoi amici. Qualcosa dentro Regulus
gli
impedì di scapicollarsi per raggiungerlo: non sapeva
perché, ma non gli andava
di corrergli dietro per farsi accompagnare, facendo la figura del
bambino
spaurito davanti a Potter, Lupin e Minus.
“Bè, poco male. Chiediamo a qualcun
altro... Scusa?” disse Rachel, alzandosi in piedi e fermando
un Serpeverde del
secondo anno che si stava a sua volta avviando verso la porta.
“Puoi dirci come
possiamo raggiungere l’aula di Incantesimi?”
Il ragazzo
parve ridestarsi dalle
proprie fantasticherie. Aveva un aspetto malsano: era magro e curvo,
con dei
capelli scuri e unti e un lungo naso a becco. Tuttavia rispose con
gentilezza.
“Se volete posso portarvi io. Sto andando a
Trasfigurazione e l’aula è di fronte a quella di
Incantesimi”.
“Grazie mille, ci faresti un grosso favore”
disse Barty sollevato. “Non vorrei arrivare tardi proprio
alla prima lezione”.
Così
tutti e quattro si
incamminarono fuori dalla porta.
“Mi chiamo Severus Piton” disse la loro
guida improvvisata. “Voi?”
Loro si
presentarono ma, non
appena Piton udì il cognome “Black”,
lanciò a Regulus un’occhiata molto
diffidente e colma di rancore.
“Sei il fratello di Sirius Black?” gli
chiese, abbandonando di colpo il tono gentile per assumerne uno
più aggressivo.
“Sì, perché?” rispose Regulus
perplesso.
Piton
esibì una smorfia di
disprezzo e disse:
“Non vorrei essere al tuo posto… Convivere
con quell’idiota non deve essere facile”.
Regulus si
sentì improvvisamente
irritato. D’accordo, anche lui lo chiamava spesso idiota, ma
chi era quel Piton
per prendersi quella libertà?
Non si era
neanche accorto di
essersi fermato. Anche Piton aveva fatto lo stesso. Rachel e Barty li
osservavano, incerti.
“Non è un idiota…!”
La voce gli
era uscita molto più
flebile e acuta di quanto avesse voluto. Aveva il viso in fiamme per
l’imbarazzo e il battito accelerato: non era affatto abituato
ad alzare la voce
in mezzo ad un corridoio pieno di persone.
Il viso pallido di Piton si chiazzò a sua volta di rosso, ma
il suo
sguardo restò impassibile.
“Pensala come vuoi. Ma quando vedrai
all’opera lui e i suoi amichetti non lo difenderai
più a spada tratta, fidati”
rispose.
“Anche se fosse, non sono affari tuoi”
replicò Regulus.
“Purtroppo lo sono, invece”.
“Sentite, è proprio necessario?”
intervenne
Barty, guardandosi intorno innervosito.
In effetti,
molti studenti
rallentavano il passo per vedere cosa stesse succedendo.
Regulus
arrossì ancora di più ma
voleva farla pagare a quel Piton. Al momento non gli interessava che
appartenesse alla sua stessa Casa: stringeva la mano intorno alla
bacchetta,
quasi dimentico del fatto che ancora non la sapeva usare. Aveva la
forte
tentazione di piantarli in asso e arrivare all’aula di
Incantesimi per fatti
suoi senza dovere niente a quello sconosciuto che pretendeva di
elargire
giudizi per tutta la scuola.
Anche alcuni personaggi dipinti nei ritratti appesi alla parete stavano
cominciando a bisbigliare incuriositi e improvvisamente Regulus
esitò. Non era
questo il comportamento che avrebbe dovuto assumere. Che cosa voleva
fare,
attaccare briga il primo giorno di scuola e farsi punire? Dopo che i
suoi
genitori avevano riposto tanta fiducia in lui, dopo che aveva promesso
loro che
si sarebbe comportato bene? Allentò la stretta intorno alla
bacchetta e si
rilassò.
Piton non fece commenti e tornò a rivolgersi agli altri due:
“Allora, proseguiamo?”
Loro lo
seguirono fino all’aula
di Incantesimi, Regulus alla retroguardia, abbattuto. Non si sentiva la
coscienza a posto: quel ragazzo aveva insultato Sirius e lui non aveva
fatto
niente per fargli rimangiare quelle parole.
Gli capitò di ripensare con sarcasmo alle parole del
Cappello Parlante.
Stai
perdendo colpi, Cappello. Io
coraggioso? Ma se ho paura di rispondere per le rime al primo che mi
capita!
“Ci sei?” gli chiese Rachel, sventolandogli
la mano davanti agli occhi.
Regulus si
destò dalla sua
fantasticheria, per poi scoprire che Severus Piton se ne era
già andato, perciò
non avrebbe avuto modo di chiarirgli le idee neanche se avesse voluto.
Stava cercando
qualcosa di
intelligente da dire, quando Barty indicò la parete alle sue
spalle e disse:
“Ehi, che sta succedendo in quel quadro?”
I tre si
voltarono a guardare.
Un gruppo di streghe intente a tessere un tappeto volante inveivano
contro un mago anziano che aveva fatto irruzione nella loro cornice, e
cercavano di spingerlo fuori in malo modo.
“Signore, vi consiglio di non trattarmi in
questo modo. Non sapete chi sono io!” protestava il mago in
tono arrogante.
Ma una di
quelle lo spinse fuori
e l’uomo si ritrovò nel quadro accanto, in mezzo
ad un pascolo di pecore.
“Che maniere! Io…!” esordì
quello ma non
aggiunse altro: non appena incrociò gli sguardi dei tre
ragazzini, sussultò e
cercò invano di nascondersi dietro una delle pecore.
“Dannazione!”
“Che cosa fai?” gli chiese Regulus, che lo
aveva riconosciuto.
Phineas
Nigellus abbandonò il
luogo in cui si era nascosto, con tutta l’aria di chi
è stato colto in
flagrante.
“Io… niente…”
mentì. “Oh, va bene! Mi stavo
assicurando che ti comportassi bene e che non diventassi uno
scavezzacollo come
tuo fratello” ammise.
Regulus ne fu
piuttosto irritato.
Come, non si fidava di lui?
“Bè, adesso puoi anche smettere di
pedinarmi. Mi sto comportando fin troppo bene”.
“Oh, lo vedo. Ma la prudenza non è mai
troppa. Arrivederci, allora”.
E con una
disinvoltura
invidiabile, Phineas si diede alla macchia.
Regulus si voltò, giusto in tempo per cogliere le risatine
di Barty e
Rachel un attimo prima che si tramutassero in finte espressioni
indifferenti.
“Vogliamo entrare o no?” sbottò, seccato
per l’imbarazzo.
“Giusto, ci aspetta la lezione di
Incantesimi” disse Rachel, riprendendo il controllo di se
stessa, a differenza
di Barty, che continuò a tenere un’irritante
smorfietta divertita per tutto il
resto della mattinata.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Per alcuni di voi oggi
è cominciata la scuola perciò dedico questo
capitolo a voi che, nel momento in cui pubblico questo nuovo capitolo,
state dormendo beatamente sul vostro banco, sognando ancora le
vacanze... Ma non pensiamoci!
Lady
Lily:
un'idea più generale sui primi giorni di Regulus credo che
la
darò nel prossimo capitolo, oggi mi sono dilungata sulla
prima
mattinata...non ho il senso della misura!
Alohomora:
ti ho già detto che mi ha fatto molto piacere sapere che lo
scorso capitolo fosse il migliore, almeno per te, e spero che questo
non contrasti troppo! Non so se ti è piaciuto il modo poco
convenzionale con cui Regulus ha conosciuto Severus; li volevo fare
diventare subito amici, ma mi diverto di più a complicare le
cose! XD Riguardo a Barty, ancora devo farmi un'idea chiara di come
poteva essere da piccolo, e infatti in questi giorni è il
mio
primo pensiero.
dirkfelpy89:
sono contenta che tu abbia apprezzato sia il ritorno di Rachel che le
parole del Cappello Parlante che si riveleranno vere, nonostante
Regulus non voglia crederci.
Penny
Black:
grazie, mi fai arrossire! XD Ok, torniamo seri: ho scoperto che abbiamo
più o meno gli stessi gusti perchè ci piacciono
tutti i
Black, esclusa Bellatrix! Brava, sono una famiglia imperfetta ma
affascinante proprio per questo motivo.
_Mary:
sì, e purtroppo sarò costretta a farlo
"abbozzare" un
sacco di volte invece di fare quello che veramente vuole, tranne che
alla fine... ç_ç
lyrapotter:
giusto, la pantegana non consideriamola nemmeno, perchè non
solo
è inutile ma fa pure danno...e che danno!
è_é E
lasciamo perdere anche i coniugi Black, che sanno fare i genitori
quanto Barty senior, tanto per fare un esempio vicino...
malandrina4ever:
certo, il Cappello poveretto dà sempre un'indicazione ma poi
sono gli studenti a decidere...il buffo è che poi se si
pentono
della loro scelta se la prendono sempre con lui!
Aires_fly:
ciao, benvenuta! Sono felice che ti piaccia questa storia. Anche io ho
una grande passione per la famiglia Black, come si può ben
vedere! Spero che continuerai a seguirmi.
Pepesale:
ho deciso di inserire Phineas nell'ultimissima parte soprattutto per
farti contenta, visto che lo adori! Te l'avevo detto che sarebbe
tornato prima o poi! A me James piace solo da adulto, proprio nel
momento in cui muore, purtroppo; prima non riesco assolutamente a
farmelo piacere ma, in fondo, devo dire che se ne è andato
lasciando una grande prova di coraggio come ricordo, questo devo
ammetterlo! Come ho detto anche a qualcun altro, devo ancora decidere
come caratterizzare Barty junior, ma ci penserò subito!
MEISSA_S:
allora sono davvero curiosa di sapere come sarà il tuo
Barty, perchè io ancora devo farmene un'idea più
chiara.
Solo che mi sa che non potrò aspettare che compaia nella tua
storia perchè se hai scritto 50 capitoli solo per l'estate
prima
dell'arrivo di Sirius a Hogwarts, figuriamoci per il primo anno intero!
Hai una fantasia illimitata, complimenti! Non vedo l'ora di sapere come
finirà questa storia tra Mirzam e Sile o chiunque altra, ma
soprattutto di rivedere Sirius!
PrincessArtemide:
grazie della recensione, sono sicura che il Cappello Parlante inquadri
tutti quasi a 360 gradi e di solito ci azzecca!
|
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Capitolo 14 *** Nessuno è perfetto ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
45: Illusione
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Nessuno
è
perfetto
I primi giorni di lezione
andarono alla grande per Regulus. Le materie erano mille volte meglio
di quanto
si fosse immaginato e, per di più, non aveva troppe
difficoltà. Già dopo la
prima settimana, la maggior parte degli insegnanti lo consideravano tra
gli
studenti più brillanti del suo anno e, naturalmente, Regulus
ne fu davvero
felice, soprattutto perché le voci erano giunte fino alle
orecchie di Phineas
Nigellus, il quale aveva ritenuto inutile continuare a pedinare il suo
pronipote, ritenendosi soddisfatto di lui.
Regulus non aveva una materia preferita in particolare,
anche se gli
facevano molto piacere i complimenti del professor Lumacorno a Pozioni;
tuttavia aveva la sensazione che, se fosse stato uno studente
qualunque,
l’insegnante non lo avrebbe degnato di uno sguardo.
Al contrario, la professoressa McGranitt non era solita
elargire complimenti
ai suoi studenti, neanche a quelli della sua stessa Casa. Forse i
Serpeverde
erano un po’ prevenuti nei confronti della donna,
perché era la Direttrice dei
Grifondoro, ma Trasfigurazione era la materia che Regulus temeva
più di tutte:
aveva sempre la sensazione che la McGranitt
non si accontentasse mai.
Quanto a Barty Crouch, preciso come era, si era
già guadagnato la nomea
di “secchione” da parte dei suoi compagni del primo
anno. Non che fosse un
genio. Era molto intelligente, ma di solito studiava come minimo il
doppio di
tutti gli altri, perciò i risultati erano a dir poco
stupefacenti.
Barty non era un tipo molto estroverso e tendeva a non
raccontare i
fatti suoi, ma certe volte gli scappavano delle frasi che lasciavano
intuire
quanto la sua situazione familiare fosse poco serena.
“Io
cerco di studiare tanto perché spero
che in questo modo i miei genitori siano soddisfatti di me. Non so se
puoi
capire, ma per me è importante”.
“Lo
capisco eccome” rispose Regulus, che
sentiva crescere la simpatia nei confronti di Barty ogni giorno di
più.
A differenza di loro, Rachel non
voleva dimostrare niente a nessuno della sua famiglia. Era la classica
studentessa di cui gli insegnanti avrebbero parlato pronunciando la
mitica,
fatidica frase che accomunava, per una volta, maghi –
Purosangue, Mezzosangue o
Nati Babbani che fossero – e Babbani veri e propri, superando
ogni differenza e
oltrepassando ogni muro tra i due mondi:
La ragazza ha le
capacità, ma non
si applica.
In effetti, Rachel preferiva di
gran lunga giocare a Sparaschiocco, intraprendere battaglie a palle di
neve, e
fare scherzi alle Serpeverde con le quali condivideva il dormitorio,
piuttosto
che sedersi a tavolino e studiare.
Tuttavia aveva un talento naturale per gli Incantesimi, in
particolare
quelli di duello. Alla seconda lezione di Difesa contro le Arti Oscure
lanciò
un Incantesimo di Disarmo così ben fatto che il professor
Corcus, uomo dotato
di una stazza men che meno imponente, atterrò un metro
più in là col
fondoschiena sul pavimento.
“Ricordiamoci
di non farla arrabbiare
troppo” sussurrò Barty all’orecchio di
Regulus, mentre gli altri studenti
prendevano le distanze, impressionati.
Quello in cui Regulus riusciva meglio era volare. Quando
vi fu la prima
lezione di Volo, la maggior parte degli studenti del primo anno non
sapeva
nemmeno salire su una scopa, perciò lui stupì
tutti quando dimostrò di saper
già fare il giro del parco senza cadere neanche una volta.
“Wow,
sei stato grande! Chi ti ha insegnato
a volare così bene?” gli chiese Barty alla fine
dell’ora.
“Mio
zio Alphard, l’anno scorso. Lui era
nella squadra di Quidditch di Serpeverde, da studente”
spiegò Regulus con un
moto di orgoglio.
“Anche
io vorrei entrare nella squadra! Il
Quidditch mi piace da morire. Per quale squadra tifi?”
“Puddlemere
United, ovvio” rispose Regulus.
“No!
Io tifo per le Vespe di Wimbourne”.
“Che
razza di gusti… E tu, Rachel?”
“Io?
Le Holyhead Harpies sono le migliori,
secondo me” rispose lei. “E non fate quelle facce
schifate!” aggiunse, vedendo
le espressioni dei due ragazzini.
“Ce
ne fosse una che non tifa per le
Harpies” bofonchiò Barty sottovoce per non farsi
sentire da Rachel.
In quei giorni Regulus ebbe
occasione per cambiare idea nei confronti di quel Severus Piton, che in
un
primo momento gli era stato antipatico. L’occasione si
offrì per la prima cena
del cosiddetto Lumaclub. Regulus non aveva molta voglia di andarci, ma
Barty
gli fece notare che sarebbe stato poco educato dare buca dopo aver
accettato.
“E
poi Lumacorno sembrava contento come un
ragazzino a Natale quando abbiamo detto di sì. Non vorrai
mica ammazzargli
l’entusiasmo?”
Così si diressero verso l’ufficio
dell’insegnante insieme a Rachel, che il professore si era
subito accaparrato non
appena aveva saputo della sua bravura negli incantesimi.
Trovare l’ufficio non fu facile. Cominciarono a
vagare come tre anime in
pena, fino a che non si persero del tutto.
“E
adesso?”
“Dovrebbe
essere da queste parti. Non aveva
detto che era nei sotterranei?” chiese Barty, cercando di
capirci qualcosa.
“Facile
a dirlo… questi sotterranei sono
infiniti!” esclamò Rachel spazientita.
Ad un certo punto Regulus
intravide un qualcosa di trasparente aleggiare in fondo al corridoio.
“Ehm,
ci sarebbe il Barone Sanguinario…”
suggerì con un vago tremore, sperando che gli altri due
bocciassero la sua
proposta imprudente.
“Hai
ragione” disse invece Rachel. “Solo
che io non l’ho mai sentito parlare, e voi?”
“Ora
che ci penso, no”.
Il Barone Sanguinario nel
frattempo li aveva raggiunti. Rachel si fece coraggio e gli si rivolse
in un
tono gentile, cosa strana per lei.
“Scusi,
potrebbe aiutarci?”
“Io
aiuto solo i Serpeverde, quindi
suppongo di sì” rispose il Barone. Aveva una voce
profonda che li fece
rabbrividire.
“Grazie.
Ci siamo persi e non sappiamo
arrivare all’ufficio del professor
Lumacorno…”
Senza permetterle di aggiungere
altro, il Barone Sanguinario li guidò lungo altri corridoi,
finché non si fermò
davanti ad una porta e la indicò.
“Grazie
mille… Però, non è poi tanto
male”
commentò Rachel quando il fantasma ebbe svoltato
l’angolo.
“Oh
no, certo. Sarebbe davvero un tipo
simpatico, se non fosse per quelle macchie di sangue che ha
addosso” commentò
Barty con ironia.
I tre bussarono alla porta ed
entrarono.
Al centro dell’ufficio era apparecchiato un
grande tavolo tondo, intorno
al quale era seduta una decina di studenti, forse un po’ di
più. Il professor
Lumacorno fece gli onori di casa.
“Benvenuti
ragazzi, credevo che non sareste
più venuti!” esclamò, raggiungendoli, e
impedendo loro di aprire bocca. “Avete
visto quanta gente, stasera? Di solito il mio Lumaclub conta al massimo
sette
ragazzi, ma in questi ultimi anni sembra esserci stata
un’inflazione di talenti,
dico bene? Sedetevi, sedetevi pure, così vi presento anche
agli altri”.
A parte alcuni studenti più
grandi, tra cui Narcissa e altri perfetti sconosciuti, Regulus
riconobbe i due
che erano seduti accanto a Sirius, ossia Lupin e Potter. Non fece a
meno di notare
che Minus non fosse stato invitato, il che lo rafforzò nella
sua convinzione
che non valesse uno zellino.
Regulus ebbe un moto di fastidio quando vide che tra gli
invitati vi era
anche Severus Piton; quest’ultimo era seduto accanto ad una
ragazzina dai
capelli rossi. I due sembravano molto amici.
Mentre il professor Lumacorno era ancora indaffarato con
le
presentazioni, Sirius si sporse verso suo fratello e gli
sussurrò all’orecchio:
“Ricorda
che la regola base con il tricheco
è: vai alle sue cene una volta ogni tre mesi, altrimenti non
ti farà più
campare. Ti parlo per esperienza”.
“Perché,
le fa molto più spesso?” rispose
Regulus.
“Ogni
mese. Un vero tormento…”
Tutto sommato, però, si mangiava
bene a quelle cene. Regulus era un po’ stanco, quindi non
fece molta attenzione
ai discorsi dell’insegnante. Quando però le sue
orecchie captarono la parola Quidditch,
improvvisamente si sentì
sveglissimo.
A quanto pareva, Lumacorno stava raccontando
dell’ammissione di James
Potter nella squadra di Grifondoro.
“Accidenti,
temo proprio che quest’anno mi
giocherò la Coppa…”
commentava il professore.
“Signor
Black, è un peccato che tu debba aspettare ancora un anno.
L’insegnante di Volo
mi ha detto che hai talento per il Quidditch. Vuoi fare il Cercatore
anche tu,
vero?” aggiunse, con tutta l’aria di uno che non
vedeva l’ora di assistere allo
scontro di due membri del suo club.
Di colpo Regulus si sentì addosso
gli sguardi di tutti i presenti e arrossì.
“Ehm…
sì” rispose, imbarazzato.
“Oh,
fantastico! Meraviglioso! Signor
Potter, goditi quest’anno, perché dal prossimo non
potrai fare più tanto lo
spavaldo!”
Sembrava che Lumacorno si
divertisse a metterli l’uno contro l’altro. Non che
ce ne fosse bisogno, visto
che già dall’anno precedente Regulus aveva
considerato quel Potter come un
terzo incomodo, molto più degli altri due amici di Sirius. E
Lumacorno non
migliorava certo la situazione.
Fortunatamente i danni provocati dall’insegnante
furono minori del
previsto, perché nel momento in cui veniva servito il
caffè, Gazza fece il suo
degno ingresso nell’ufficio.
“Studenti
fuori dai dormitori! E non sono
stati invitati da lei, professore!” esclamò, con
un ghigno che pregustava già
la punizione contro i malcapitati.
“Arrivo
subito, signor Gazza, ci penso io”
disse Lumacorno, evidentemente consapevole del sadismo caratteristico
del
custode. “Voi ragazzi fate come se foste a casa vostra.
Potete anche fare un
giro per sgranchirvi le gambe!”
Quando uscì, la maggior parte
degli invitati si alzò in piedi.
Regulus e Barty stavano chiacchierando del più
e del meno quando
sentirono alcune voci levarsi da un angolo dell’ufficio.
Sirius e James Potter sembravano nel bel mezzo di una
discussione con
Severus Piton.
“Ma
guarda, Mocciosus stasera si è lavato i
capelli. Scommetto che la notizia apparirà domani in prima
pagina sulla
Gazzetta del Profeta!”
Lupin stava cercando di calmare
gli animi, mentre la ragazzina dai capelli rossi, di cui Regulus aveva
già
dimenticato il nome un secondo dopo aver saputo che i suoi erano
Babbani, era
diventata una furia.
“Lasciali
perdere! Ignorali, non lo capisci
che vogliono solo provocarti?” stava dicendo lei, rivolta a
Piton, il quale
tuttavia continuava a tenere la bacchetta puntata contro i due
Grifondoro, e
loro facevano altrettanto.
“Basta,
pensate se entra Lumacorno, dai”
Lupin cercava di convincerli a desistere.
I ragazzi più grandi, Narcissa
compresa, se ne infischiavano: forse quei bisticci tra ragazzini del
secondo
anno non erano considerati degni di attenzione.
“Noi
non smettiamo se lui non abbassa la
bacchetta per primo. Mica siamo scemi: così ci colpisce alle
spalle” obiettò
James.
“Senti
chi parla! E voi, che ve la prendete
sempre con lui quando siete come minimo due contro uno?”
protestò l’altra.
James parve improvvisamente
ammutolito, al contrario di Sirius, che invece aveva l’aria
di divertirsi
molto.
“Remus,
piantala, facci divertire un po’”
sbottò, rivolto all’amico.
“Sai,
mi sa che quel Piton non aveva poi tutti
i torti” commentò Barty, rivolto a Regulus.
Quest’ultimo era sconvolto.
Che cavolo sta facendo?
pensò
stupito, guardando Sirius mentre lanciava un incantesimo contro Piton.
“Di
solito non si comporta così…”
cercò di
dire, a mo’ di giustifica. Sirius gli stava facendo fare una
pessima figura
davanti ai suoi amici.
Piton si difendeva, ma era sempre
in inferiorità numerica. Gli studenti più grandi
erano semplicemente
infastiditi da quel baccano; altri invece si divertivano: a quanto
pareva, era
uno spettacolo ricorrente.
“Insomma,
Regulus, fai qualcosa!” esclamò
Rachel ad un certo punto.
“Io?”
“Bè,
il fratello è tuo! Digli di smetterla”.
Perplesso, Regulus si alzò e si
avvicinò a Sirius, senza avere la minima idea di cosa fare.
Così, nel dubbio,
gli tolse la bacchetta di mano.
“Ma
che fai?” protestò quello.
“Finiscila”
si limitò a dire Regulus.
“Non
t’immischiare” fu la replica
infastidita, e Sirius si riprese la bacchetta.
Visto che lo ignoravano, Regulus
decise di cambiare tattica.
“Allora
vado a chiamare Lumacorno, così
quest’anno la Coppa
ve la sognate”.
Sia Sirius che James sbuffarono
infastiditi, ma la minaccia funzionò. Con molta riluttanza,
rinfoderarono le
bacchette e gli lanciarono un’occhiata truce.
“Sirius,
non è che questo farà così fino al
settimo anno, vero?” disse il secondo.
Regulus dovette ricorrere a tutto
il suo autocontrollo per non reagire. Lo aveva osato chiamare questo?!
“Tranquillo,
James. La prossima volta si
farà gli affari suoi” disse Sirius, guardando il
fratello con profonda
irritazione.
Regulus gli voltò le spalle e
tornò indietro e si sedette al suo posto, proprio mentre
Lumacorno rientrava
nell’ufficio, ignaro di tutto.
Era rattristato dalla consapevolezza che Piton avesse
avuto le sue buone
ragioni per dare quel giudizio su Sirius, ma soprattutto non voleva
accettare
il fatto che l’immagine a dir poco perfetta che si era creato
di suo fratello
fosse solamente un’illusione.
Apparteneva a Grifondoro, d’accordo, ma almeno
era un ragazzino
affettuoso, a modo suo, e di sicuro non avrebbe mai fatto il bulletto.
Il solo
fatto che fosse un Grifondoro lo doveva escludere a priori da quella
categoria
di studenti, o no?
Forse lo aveva mitizzato troppo, pensò Regulus.
Sirius non era perfetto
come aveva creduto.
L’unica consolazione di quella serata fu il
cenno di ringraziamento che
Severus Piton gli rivolse un attimo prima che Regulus, adducendo la
scusa di
non sentirsi molto bene, uscisse dall’ufficio di Lumacorno e
si dirigesse in
fretta verso la sala comune di Serpeverde.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Dedico questo capitolo a Pervinca
Potter 97,
anche se ultimamente non l'ho sentita, ma visto che Severus
è il
suo personaggio preferito ho pensato bene di farla felice.
Il
professor Corcus l'ho dovuto inventare, dato che sembra che
dovrò farne uno nuovo ogni anno...accidenti a Voldemort, la
mia
fantasia per i nomi non è mai stata molto sviluppata!
Alohomora:
sì, Narcissa dovrebbe essere Prefetto o Caposcuola, nel
dubbio
non l'ho specificato, sta a te decidere come vederla meglio. Di sicuro
una come lei una spilla deve averla indossata, almeno io la penso
così. Grazie per gli auguri: per il concorso, qualcosa mi
è venuto in mente, ma potrei anche ripensarci, quindi
aspetto di
esserne sicura prima di dirlo a qualcuno (sono una che cambia idea
facilmente!)
dirkfelpy89:
sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e pensare che non mi
convinceva...mi succede spesso!
Pepesale:
ero certa che avresti apprezzato, perciò anche qui
un'allusione
a Phineas ho voluto farla! Anche a me diverte tantissimo! Mi dispiace
per te, la fine delle vacanze si avvicina anche per me, e quest'anno
dovrò studiare duramente, purtroppo. Magari esistesse
Hogwarts!
ç_ç
lyrapotter:
sì, in effetti, Regulus non è proprio quel che si
può definire un santarellino! XD Scommetto che se avesse
infranto più regole della scuola magari non avrebbe sentito
la
necessità di infrangerne altre ben più gravi,
diventando
un Mangiamorte... A me Lumacorno sta stranamente simpatico, anche se di
solito quelli come lui li odio, ma forse solo da quando ho letto
nell'ultimo libro che resta a Hogwarts per combattere, facendo onore
alla Casa di Serpeverde, a differenza degli altri studenti... Per
questo ho deciso che mi piace.
_Mary:
sì, Rosier sarà un Mangiamorte; gli altri due li
ho
trovati sul Lexicon come nomi di Serpeverde di cui non si sa nulla,
nè il periodo nè nient'altro, perciò
li ho presi a
caso! Grazie per gli auguri, comunque vada, quando il contest
sarà finito, pubblicherò la storia anche qui!
Lady
Lily:
grazie per i complimenti, fanno sempre piacere! =) Auguri per la
scuola, vedrai che dopo la prima settimana ci si fa l'abitudine
purtroppo...-_-"
malandrina4ever:
la risposta te l'ha dato il
capitolo, credo. Dal prossimo capitolo Regulus e Severus diventeranno
amici, come conseguenza di quel che è successo da Lumacorno.
Purtroppo,
da qui cominciano anche i primi attriti con Sirius...
Penny
Black:
sì, nemmeno io considero la vecchia generazione come Orion e
Walburga (solo Alphard si salva! XD). Proprio il fatto che Bellatrix
abbia ucciso Sirius (e Tonks) me la fa odiare, altrimenti non la
detesterei... Secondo le mie ricerche su Harry Potter Lexicon, Barty
doveva essere a Hogwarts o nello stesso anno di Regulus o in quello
dopo, ma io ho scelto di farli coetanei apposta perchè poi
diventeranno entrambi Mangiamorte, sempre nello stesso periodo
purtroppo.
MEISSA_S:
sì, concordo, tra i Black e Barty Crouch non si sa chi
è
peggio... Stavano dalle parti opposte ma non erano poi tanto diversi.
Di Barty junior ne parlerò a sufficienza, non temere se per
adesso lo sto un po' mettendo in disparte: la trasformazione che
avrà sarà difficile da descrivere!
|
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Capitolo 15 *** Pomeriggio nel parco ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
13: Sole
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Pomeriggio
nel parco
Marzo 1973
Se il primo giorno di scuola
qualcuno avesse detto a Regulus che sarebbe diventato amico di Severus
Piton,
non gli avrebbe creduto e probabilmente gli avrebbe consigliato una
visita
molto accurata all’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite
Magiche. Invece,
dopo l’imbarazzante episodio alla cena di Lumacorno, si
sentì molto più
comprensivo nei confronti di quel ragazzo, ammirato dagli insegnanti e
disprezzato dagli altri studenti.
A dire la verità, Regulus non poteva biasimare
troppo suo fratello
quando diceva che Piton si curava poco, ma da lì a trattarlo
come un essere
indegno di camminare sul suo stesso terreno vi era una bella differenza.
Severus Piton evidentemente dava molta, moltissima,
più importanza allo
studio e, infatti, era di una bravura eccezionale, tanto che Rachel
scherzava
spesso dicendo che lui, Regulus e Barty avessero fondato il
“club dei
secchioni”.
Una di quelle volte, i quattro Serpeverde erano seduti
sotto un albero
del parco, chi a leggere, chi a dare un’occhiata agli
argomenti degli esami. Era
quasi finito marzo e la primavera stava cominciando a mostrarsi: i
primi fiori
iniziavano a germogliare e i raggi del sole erano sempre più
intensi.
“È
inutile che prendi in giro” le rispose
Regulus, alzando gli occhi dal libro sul Quidditch che aveva preso in
prestito
dalla biblioteca, “se poi sei la prima a chiederci di farti
copiare i compiti
che non ti va di fare”.
“Ci
risiamo” bofonchiò Barty alzando gli
occhi al cielo. “Ma che male ho fatto nella mia ancora breve
vita per meritarmi
tutto questo?”
Il ragazzo era spazientito perché
non era la prima volta che assisteva ad un battibecco tra Rachel e
Regulus.
Anzi, a dirla tutta, quelle discussioni erano all’ordine del
giorno.
Il vero problema, almeno secondo Regulus, la
personalità estremamente
testarda della ragazzina, che voleva avere sempre l’ultima
parola su tutto.
“Non
è vero che vi copio sempre i compiti!”
protestò lei. “Ieri li ho fatti tutti da sola.
Solo che voi siete più bravi e
quando vedo i vostri mi scoraggio…”
“Se
perdessi meno tempo in chiacchiere, di
sicuro renderesti di più, non credi?”
“Ammetti
che sei così acido solo perché le
Holyhead Harpies stanno vincendo il campionato…”
“Questo
non c’entra niente” replicò
Regulus, punto nell’orgoglio. “E comunque non state
affatto vincendo perché vi
stiamo alle calcagna”.
“Se
la piantate, mi fate un grosso favore”
intervenne Severus Piton, interrompendo la discussione.
Il ragazzo cercava disperatamente
di concentrarsi sul ripasso del programma di Pozioni da almeno un
quarto d’ora.
“Scusa”
rispose Rachel, scoccando un’ultima
occhiataccia a Regulus.
Seguirono alcuni minuti di
silenzio, durante i quali Barty fissò con costernazione
l’elenco degli
argomenti da ripassare; infine non riuscì più a
stare zitto e chiese:
“Sto
cominciando ad agitarmi. Gli esami del
primo anno sono difficili?”
“Sono
una cavolata” rispose Piton, affatto
preoccupato. “Gli esami più facili in assoluto. Di
solito non bocciano nessuno…
Purtroppo non bocciano
nessuno” si
corresse.
“Ma
questi saranno i nostri primi esami. Scommetto
che tu hai avuto il massimo in tutti i voti.” disse Rachel.
“Non
è vero” la smentì lui, con uno strano
tono carico di rancore. “In Pozioni mi è andata
decisamente male”.
Regulus se ne stupì: Pozioni era
la materia in cui Piton andava meglio, dopo Difesa contro le Arti
Oscure.
“Come
mai?” chiese incuriosito.
“Preferisco
non parlarne” tagliò corto quello,
lanciando un’occhiata inceneritrice in direzione di quattro
Grifondoro che
chiacchieravano allegramente dalla parte opposta del parco.
Anche se Regulus non sapeva con
esattezza cosa fosse successo, immaginava che Sirius e i suoi amici si
fossero
divertiti a fare qualche scherzo nel bel mezzo dell’esame.
Magari gli avevano
fatto esplodere la pozione apposta.
Anche Rachel sembrava aver intuito una cosa del genere.
“Di
nuovo uno scherzo di quei quattro?”
chiese, irritata. Poi si rivolse a Regulus, il quale era
concentratissimo nella
lettura, come tutte le volte che si toccava quell’argomento.
“Si può sapere
come ha fatto tuo fratello a venire su così?”
“Non
è mica colpa mia” protestò lui,
imbarazzato. “Io cerco di tenerlo a bada ma non mi
dà retta”.
“Se
fosse stato mio fratello, a quest’ora
avrebbe avuto dei seri problemi a posare il fondoschiena su qualsiasi
superficie solida” fece lei.
“Allora
la prossima volta affrontalo tu,
invece di mandare avanti me”.
Regulus non capiva proprio perché
quella ragazzina se la dovesse prendere con lui per ogni scherzo che
Sirius
faceva ai danni di Piton o di qualunque altro Serpeverde.
“Al
posto tuo mi sentirei in dovere di fare
qualcosa se mio fratello e uno dei miei amici stessero sempre a
lanciarsi
incantesimi non appena si incontrano”.
“E
chi ti dice che non lo sia?” ribatté
Regulus.
Altroché se si sentiva in dovere
di intervenire. Non solo odiava quella situazione, ma provava anche un
enorme
imbarazzo per ogni cosa che Sirius faceva. Forse stava diventando un
po’
paranoico, ma tutte le volte che suo fratello ne combinava una delle
sue, aveva
la netta sensazione che gli stesse indirettamente distruggendo la
reputazione.
D’altra parte, molti lo conoscevano solo come il
“fratello tranquillo di
Sirius Black” e questa cosa gli dava parecchio fastidio.
“Mi
so difendere da solo, grazie” li zittì
Severus, di certo poco desideroso di assistere ad un’altra
discussione. “Non
dovete né intervenire né sentirvi in
colpa”.
Regulus avrebbe preferito che
l’argomento si concludesse lì e invece Barty
sembrava avervi trovato un’ottima
distrazione dalle noiosissime pagine di Storia della Magia.
“A
me non piacciono molto, a parte Lupin.
Quello è l’unico che si potrebbe salvare, vero? In
fondo non cerca mai di
attaccare briga con i Serpeverde” disse, rivolgendosi a Piton.
Quest’ultimo fece una smorfia
scettica.
“Bah…
Non che sia molto deciso a tenere
sotto controllo gli altri due. E non ti fidare della sua faccia
d’angelo. Non è
un santarellino come vuole far credere”.
“Sempre
meglio di Minus” commentò Rachel.
“Se c’è una persona che odio
è proprio quell’insulsa palletta. Si sente potente
solo se sta insieme agli altri tre e invece da solo non vale nemmeno il
buco di
uno zellino bucato”.
Almeno per una volta, Regulus si
sentì d’accordo con lei.
“Però
non riesco ancora a capire perché
quei quattro ce l’abbiano tanto con te” intervenne
Barty, rivolto di nuovo al
Serpeverde più grande. “Dì la
verità, chi è stato a cominciare?”
“Loro”
rispose prontamente Piton; poi però
aggiunse: “Insomma, abbiamo cominciato col piede sbagliato
tutti quanti, fin
dal primo viaggio sull’ Espresso per Hogwarts. Diciamo che
ognuno ha i suoi
buoni motivi”.
“Sì,
soprattutto Potter, vero?” disse
Rachel con un tono strano.
Lui si voltò a guardarla, ignaro.
“Che
vuoi dire?”
“Non
dirmi che non te ne sei mai accorto?
Potter si è preso una cotta tremenda per la tua amica Lily
Evans, che però lo
detesta. Probabilmente è geloso della vostra amicizia.
Risulta anche a voi
due?”
Regulus fece spallucce.
L’unica cosa che non gli andava a genio di
Severus Piton era la sua
assurda amicizia con quella Nata Babbana, amicizia che lo aveva indotto
a
sospettare parecchie volte sulla reale situazione di sangue dello
stesso Piton.
Quest’ultimo diceva di essere un Purosangue, almeno quasi del
tutto, ma non
aveva convinto al cento per cento Regulus, che però non
aveva voluto
approfondire le ricerche per non essere sgarbato.
All’affermazione di Rachel, Piton
sembrò aver preso una randellata sulla
testa. Era diventato ancora più pallido e guardava la
ragazza come se gli
avesse appena predetto che la fine del mondo sarebbe giunta il giorno
dopo.
“Dici
sul serio?”
“Certo”
rispose lei, divertita
dall’espressione del ragazzo. “Possibile che me ne
sia accorta soltanto io?”
“Voi
ragazze avete un talento naturale per
capire queste cose al volo… tranne quando si tratta di
voi” commentò Barty.
Piton nel frattempo era diventato
muto come una tomba e non sembrava intenzionato a riemergere tanto
presto dalle
sue cupe riflessioni. Intanto però la conversazione
continuava.
“Non
se ne accorgono perché sono troppo
impegnate a spettegolare sugli affari altrui”
commentò Regulus sarcastico.
“Io
non spettegolo!” ribatté Rachel
indignata. “Diciamo solo che ho le mie fonti. Per esempio, so
che, nonostante
la sua condotta discutibile, Sirius Black ha molte
ammiratrici”.
Barty chiuse il libro di scatto,
facendo prendere un colpo a tutti.
“In
che senso?” chiese.
“Nel
senso che piace ad un sacco di
ragazze”.
Tutte Nate Babbane, scommetto,
pensò Regulus, sempre più indispettito.
“Ah…”
fu il commento di Barty, che continuava a fissare Rachel
con un diverso
tipo di fastidio. “E tu?”
“Io?”
fece lei, guardandolo come se fosse
matto. “No, non è il mio tipo”.
Barty sembrò improvvisamente
molto più allegro e Regulus intercettò il suo
sguardo gongolante.
“Che
c’è?” gli chiese Barty.
Regulus continuava a fissarlo, un
po’ divertito e un po’ sconvolto. Barty
arrossì.
“Non
è come pensi…” bisbigliò.
“Ah
no?”
Doveva essersi proprio ammattito
se gli piaceva una peste come Rachel. Regulus non poté fare
a meno di
compatirlo. Cercò di non dimostrargli esplicitamente la
propria ilarità ma si
accorse di non esserne capace: era talmente assurdo.
Irritato, Barty gli rivolse un’occhiataccia e
sbottò:
“Bè,
ma non dovevi leggere quel libro sul
Quidditch, tu?”
E, dopo aver afferrato la sua
copia della Gazzetta del Profeta, vi nascose dietro la faccia rossa
come un
pomodoro, senza rendersi conto del fatto che stesse fingendo di leggere
un
giornale capovolto.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Ho
fatto un salto temporale di parecchi mesi, lo so, ma è
necessario, altrimenti non riuscirei ad attenermi al limite massimo di
50 capitoli...
Spero
che non vi siate sconvolti troppo per il finale del capitolo, e non
preoccupatevi: voglio solo movimentare un po' le cose prima che Regulus
si decida ad accantonare momentaneamente il Quiddicth e a darsi una
svegliata!
Alohomora:
ho capito perfettamente cosa intendi dire, anche se non credo che in
questa storia farò andare tutto esattamente come Slytherin
Love,
e se lo facessi, non lo racconterei troppo, perchè non posso
nè voglio fare un doppione! In effetti, il finale mi lascia
molto perplessa, ma ho tanto tempo per arrivarci, quindi ci
penserò a tempo debito. Tranquilla, lo scontro epico
arriverà molto presto, e ancora non ho deciso chi far
vincere
alla primissima partita!
_Mary:
sono davvero felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo! Io sono
arrivata alla tua stessa conclusione sull'allontanamento tra Regulus e
Sirius proprio poco tempo fa e in effetti la vera causa poteva essere
la nascita dell'avversione di Sirius nei confronti dei Serpeverde, cosa
che Regulus non avrebbe gradito. Ne parlerò meglio nel
prossimo
capitolo...
lyrapotter:
eh sì, Regulus ha cominciato a provare antipatia nei
confronti
di James ancora prima di conoscerlo. Tra lui e Piton potrebbero fondare
un bel club anti James Potter! A proposito di Barty, se lo cominci ad
apprezzare mi posso ritenere soddisfatta, perchè il mio
obiettivo fino al suo terzo o quarto anno è proprio
questo... poi
però andrà a rovinarsi e purtroppo, a differenza
di
Regulus, continuerà a sbagliare fino alla fine.
dirkfelpy89:
a chi lo dici! è una frase storica! Sicuramente da questo
momento in poi Regulus non sarà più tanto
soddisfatto di
suo fratello, ed è inutile dire che mi dispiace un sacco...
malandrina4ever:
non preoccuparti, quando è l'ora del ritorno a
scuola/università/lavoro la gente scompare perchè
non ha
più un attimo di tempo! Io infatti in quest'ultima settimana
di
vacanza che mi resta cercherò di portarmi avanti con la
scrittura, in modo da avere già pronti alcuni capitoli
quando
dovrò studiare fino a notte fonda...una prospettiva
allettante,
non c'è che dire! Riguardo a Regulus e Sirius, vedrai nel
prossimo capitolo come si evolveranno i loro rapporti...
vulneraria:
grazie anche per aver aggiunto la storia alle tue preferite. Anche tu
tifi per Severus? Brava! A me ha sempre fatto una gran pena,
però Sirius lo adoro lo stesso di più...e infatti
mi
sento in colpa quando mi tocca descrivere i suoi difetti! Credo che sia
dispiaciuto a tutti vedere come fosse da giovane. Per fortuna che poi
crescendo si è rivelato una gran brava persona.
Penny
Black:
credimi, dispiace tantissimo anche a me, ma non posso farli andare
d'amore e d'accordo per sempre, purtroppo. Sì,
devo dire
che Barty senior è tra i personaggi che mi sono
più
antipatici in assoluto di tutta la saga, e poco importa se suo figlio
fosse un Mangiamorte...lo preferirò sempre al padre! Grazie
per
i complimenti!
MEISSA_S:
davvero stai odiando le rappresentazioni di Regulus diverse dalla mia?
Mi fai arrossire! Eh, lo so, anche io tengo a fantasticare con un sacco
di se e ma, purtroppo il canon è diverso da come vorremmo
entrambe, e Regulus e Sirius dovranno allontanarsi...farò
solo in modo che di qua e di là i sia qualche schiarita nel
loro rapporto, ma non sarà sufficiente, temo.
|
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Capitolo 16 *** La trappola del serpente ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio: Regulus Black
Prompt: 40: Freddo
Rating: giallo
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
La
trappola del
serpente
Estate 1973
Per Regulus il primo anno a
Hogwarts era finito, anche se gli sembrava che fosse passato pochissimo
tempo
da quando era entrato per la prima volta in Sala Grande. Ciò
che lo rendeva
veramente contento era il pensiero che il settembre successivo avrebbe
fatto il
suo ingresso nel castello senza lo stress dell’anno
precedente.
Gli esami erano andati bene e, come Severus aveva detto,
erano stati
abbastanza facili, a parte qualche piccolo contrattempo: Barty aveva
rischiato
grosso quando si era lasciato convincere da Rachel a farle copiare
parecchie
domande di Storia della Magia. Fortunatamente l’insegnante
era il professor
Rüf: se il questionario di esame fosse finito nelle mani di
qualsiasi altro
professore, ad esempio la McGranitt, sarebbero
sopraggiunte conseguenze a dir poco
spiacevoli.
Nonostante si fosse divertito a Hogwarts, Regulus aveva un
gran bisogno
di riposarsi durante le vacanze estive, rivedere i suoi parenti e
tornare a
casa sua.
Tuttavia, l’estate non trascorse esattamente
come si era immaginato,
anzi: per due mesi interi l’atmosfera fu estremamente fredda
e glaciale.
La causa di tutta quella tensione ovviamente fu Sirius.
Regulus sperava
che i suoi si fossero abituati all’idea che suo fratello
fosse un Grifondoro.
Aveva anche creduto che, dopo il suo Smistamento a Serpeverde, il loro
umore
sarebbe migliorato e avrebbero potuto chiudere un occhio nei confronti
di
Sirius. E invece non andò affatto così.
Orion aveva continuato a trattare il figlio più
grande con
un’indifferenza ed una freddezza spaventose. Gli parlava solo
se non poteva
farne a meno e, quando lo faceva, cercava di rivolgergli la parola per
il minor
tempo possibile, dopo di che tornava ad ignorarlo per tutto il resto
della
giornata.
Quando i Black avevano visite importanti, fino a due anni
prima
costringevano entrambi i figli a presentarsi in salotto e a rimanere
seduti
immobili per tutto il tempo, ad ascoltare i discorsi degli adulti senza
poter
intervenire, a meno che qualcuno non li avesse interpellati. Da quando
Sirius
era stato Smistato a Grifondoro invece, era stato esentato da quel
compito. Solo
Regulus aveva il permesso di essere presentato agli ospiti:
l’altro fratello
invece doveva restare chiuso in camera sua senza disturbare
né rappresentare un
ulteriore motivo di vergogna per la famiglia.
Al contrario di suo marito, Walburga lo considerava anche
troppo:
criticava Sirius ogni cinque minuti su qualsiasi cosa; una volta
perché
mangiava scomposto, un’altra perché non si era
pettinato bene, un’altra ancora
perché una domenica mattina si era svegliato tardi, e tardi
significava le
otto.
Ma non finiva lì.
La donna aveva assunto la pessima e fastidiosa abitudine
di fare
confronti tra i due figli. Una volta Sirius aveva involontariamente
urtato
contro un tavolino del salotto, facendo cadere un elaborato vaso di
porcellana,
il quale ovviamente andò in frantumi sul pavimento. Dopo
averlo aggiustato con
un semplice Reparo, Walburga aveva
cominciato a rimproverare il figlio.
“Ci
mancava solo questa! D’ora in poi ti
proibisco di entrare nel salotto! Hai la delicatezza di un Erumpent.
Guarda tuo
fratello” aggiunse poi, indicando Regulus, che era accorso
dopo aver sentito le
grida. “Ti sembra che combini tutti i guai che fai tu?
Rispondi!”
“No…”
bofonchiò Sirius, guardandola dal
basso verso l’alto, umiliato.
“Esatto!
Regulus non passa il suo tempo a
fare dispetti, a rompere vasi, a…”
“Ma
non l’ho fatto mica apposta!” sbottò
Sirius, commettendo il grave errore di interromperla, errore che
pagò con uno
schiaffo.
“Non
mi importa se l’hai fatto apposta o
no! Meriteresti una punizione al giorno solo perché sei un
Grifondoro amico di
schifosi Sanguesporco! Sei la disgrazia di questa famiglia.
Perché non prendi
esempio da tuo fratello? È più piccolo di te ma
sa già come deve comportarsi.
Tu invece sembri allevato da filobabbani!”
Immobile sulla soglia della
stanza, Regulus non riusciva a staccare lo sguardo dal pavimento per
l’imbarazzo.
Non era la prima volta che Walburga lo additava come
modello di figlio
ideale per rimproverare Sirius, e la cosa non gli faceva affatto
piacere. Era
deprimente essere usato come strumento per umiliare l’altro
fratello: Regulus
temeva che Sirius prima o dopo sarebbe arrivato a odiarlo.
“E
stasera niente cena per te, così potrai
riflettere sulla tua inutilità” concluse Walburga,
senza degnare Sirius più di
uno sguardo.
Quando la donna uscì dal salotto
e passò accanto a Regulus, alzò la mano in
direzione di quest’ultimo. Sul
momento Regulus non capì il significato di quel gesto: di
solito Walburga usava
le mani sui figli solo per punire. Così, lui si
irrigidì e strizzò gli occhi,
aspettandosi a sua volta uno schiaffo, ignorando il buonsenso che gli
suggeriva
che non aveva fatto nulla per meritarlo.
Infatti Walburga non si sarebbe mai sognata di colpirlo:
si limitò a
dargli una fuggevole carezza sulla guancia, dopo di che si
dileguò.
Regulus era talmente sconvolto da quell’inusuale
dimostrazione di
affetto, che per un attimo dimenticò dove si trovava, per
poi alzare lo sguardo
e arrossire alla vista dell’espressione apparentemente
derisoria di Sirius.
“Ancora
qui? Lo spettacolo è finito, puoi
tornare dalla tua mammina” lo prese in giro questo, con un
tono che sprizzava
acidità da tutti i pori.
“Non
sono venuto per divertirmi” replicò
Regulus offeso, ignorando la seconda parte della provocazione.
Sirius parve rendersi conto di
aver esagerato con le accuse.
“Sì,
lo so” si limitò a dire, forse nella
speranza che venisse interpretata come una scusa implicita.
Guardandolo, Regulus notò che era
molto nervoso: aveva i pugni serrati e si era cominciato a guardare
intorno, in
cerca di qualcosa su cui sfogare la propria rabbia. Infine lo sguardo
di Sirius
cadde su Kreacher, che era rimasto in un angolo per tutto il tempo.
“Sei
stato tu a fare la spia, vero?” lo
apostrofò, infuriato.
L’elfo lo guardò.
“La
padrona ha chiesto a Kreacher chi era
stato a rompere il vaso, e Kreacher ha dovuto rispondere”
ribatté.
Sirius sembrava ancora più
arrabbiato di prima. Regulus lo vide aprire e chiudere i pugni di
scatto.
“Ti
avevo ordinato di non fare la spia!”
“E
la padrona aveva ordinato a Kreacher di
non obbedire agli ordini dei traditori del
proprio…” gli disse l’elfo
domestico, ma non fece in tempo a concludere la frase perché
Sirius gli assestò
un calcio rabbioso.
Kreacher scoppiò a piangere.
“Non
lo toccare!” intervenne Regulus,
raggiungendoli. “Non prendertela con lui”.
“Certo,
perché dovrei arrabbiarmi?” sbottò
Sirius sarcastico. “Fa sempre la spia, mi controlla tutto il
giorno per poter
andare a raccontare quello che faccio e farmi punire!”
“Lo
va a raccontare perché gli hanno ordinato
di comportarsi così. Non è colpa sua”.
Sirius ammutolì per qualche
secondo e guardò Regulus con irritazione. Poi disse:
“Però,
quanto sei bravo a prendere le
difese di Kreacher… Invece quando sono io ad essere
rimproverato e picchiato
senza motivo, ti guardi bene dall’intervenire”.
Regulus si sentì colpito da
quell’affermazione ma non aveva nessuna voglia di rispondere.
“Non
puoi prendertela col primo che ti
capita solo perché vuoi sfogarti”
insisté, e Sirius fece altrettanto.
“Bravo,
cambia discorso. La verità è che
hai paura che se la prendano anche con te. Vuoi sempre rimanere il
cocco di
mamma. Scommetto che ti fa piacere sentirti dire che sei il figlio
migliore”.
Regulus arrossì di nuovo.
“Non
è colpa mia se ti dicono quelle cose”
protestò.
“Però
mai una volta che tu dica qualcosa a
mio favore. Vigliacco. Ci stai proprio bene a Serpeverde”.
“Sì
che ci sto bene” esclamò Regulus
infuriato. “Io non vado di certo in giro per la scuola a
lanciare incantesimi
su chiunque mi stia antipatico”.
“Ma
certo che no. Il figlio perfetto non
può mica farsi mettere in punizione” lo
sbeffeggiò Sirius, ignorando
l’allusione al suo passatempo preferito, ossia la
“caccia a Mocciosus”: ne
avevano già discusso troppe volte.
Regulus decise di lasciarlo
perdere.
“Vieni,
Kreacher” disse, incamminandosi
fuori dal salotto, seguito a ruota dall’elfo domestico.
“Grazie,
padrone” gli disse questo quando
furono usciti.
“Figurati”
borbottò Regulus, senza dargli
veramente retta.
In quel periodo sembrava andare
tutto male. Aveva la sensazione di essere tornato ai tempi in cui, da
piccoli,
Sirius era geloso di lui e non facevano altro che litigare dalla
mattina alla
sera.
Ma la cosa che gli dava più
fastidio era che adesso litigavano per qualcosa di cui non Regulus non
aveva
nessuna colpa. Sirius era infastidito dalle esaltazioni che i loro
genitori
facevano del fratello minore, sebbene cercasse di non darlo a vedere.
Per lo stesso Regulus era brutto sentirsi apprezzato
soltanto per punire
l’altro. E si sentiva ancora peggio quando Sirius veniva
escluso, come se non
facesse parte della famiglia.
Regulus se ne accorgeva: suo fratello non vedeva
l’ora di tornare a
Hogwarts, odiava stare a casa sua, odiava i suoi abitanti ed era certo
che avrebbe
cominciato a odiare pure lui. Il solo pensiero lo terrificava.
Cosa poteva fare, difenderlo quando veniva sgridato? Ma
Sirius non
capiva. I loro genitori erano stati delusi già una volta,
non potevano esserlo
di nuovo, ritrovandosi contro il figlio in cui avevano riposto tutte le
loro
speranze.
Eppure qualcosa doveva fare.
Così qualche giorno dopo, per essere certo di
trovare sua madre un po’
meno nervosa del solito, le si avvicinò dopo cena, quando
Orion era in salotto
a leggere La Gazzetta del Profeta e Sirius era già
stato
spedito in camera sua.
“Madre?”
esordì, col tono più remissivo che
riusciva a esprimere.
“Sì?”
chiese lei, rivolgendo lo sguardo
verso di lui.
“Vorrei
parlarvi di una cosa…”
“Di
cosa si tratta?”
Regulus prese fiato prima di
specificare:
“Di…
Sirius”.
La donna parve un po’
indispettita e un po’ stupita: l’argomento
“Sirius” non rientrava tra i suoi
preferiti. Ma visto che era stato Regulus a proporlo, decise di
chiudere un
occhio.
“Ti
ascolto”.
“Io,
stavo pensando…” esordì lui, agitato,
“che magari Sirius si comporta così soltanto
perché pensa di non avere più
speranze di essere considerato parte della famiglia. Magari se
cominciate a
rimproverarlo di meno, si comporterà
meglio…”
“Regulus,
vieni qui” lo interruppe
Walburga.
Lui obbedì e si avvicinò alla
sedia che ospitava sua madre, sempre più inquieto.
L’ho combinata grossa,
adesso se
la prenderà anche con me. E tutto per quel cretino e il suo
stupido Smistamento,
non poté fare a meno di pensare.
Per la seconda volta quel giorno
credette di essere punito e si sbagliò. Walburga gli prese
il viso tra le mani
e lo costrinse a guardarla negli occhi.
“Dimmi,
è stato lui a convincerti a
chiedermi questa cosa? Oppure l’idea è stata
tua?”
“L’idea
è mia” rispose Regulus,
mortificato. “Io… non voglio che Sirius se la
prenda con me…”
“È
per questo, allora. È normale che tu gli
dia fastidio. Chi ha la coscienza sporca come lui, non può
non essere irritato
da chi si comporta bene. E la colpa è tutta sua. Ha voluto
fare il ribelle?
Adesso ne paga le conseguenze”.
“Ma…”
provò Regulus.
“Niente
ma” tagliò corto Walburga. “Sirius
ha deluso tutti quanti di proposito. Non continuare a difenderlo,
perché non se
lo merita. Ora sei tu quello in cui riponiamo tutte le speranze. Sei
l’ultimo
Black a tutti gli effetti”.
Dopo di che fece una cosa che non
aveva mai fatto praticamente con nessuno: lo abbracciò,
stringendolo a sé, e
annullandogli qualsiasi altra capacità di reazione.
“Sei
il figlio migliore che una donna possa
mai desiderare. Sono disposta a perdere tutto e tutti, tranne te. Sarai
sempre
dalla mia parte, vero?”
“C-certo…”
rispose lui, senza fiato.
Era una cosa stranissima, almeno
per Regulus: sapeva di dover essere contento di quella manifestazione
di
affetto, ma non riusciva a sentirsi del tutto felice.
Aveva la vergognosa sensazione di trovarsi nella trappola
di qualche
serpente predatore che lo avvolgeva nelle sue spire dopo averlo
ipnotizzato; ma
al tempo stesso non poteva, né voleva, liberarsi e scappare:
era come se sua
madre gli stesse annullando ogni facoltà di raziocinio.
Lo scopo della donna era proprio questo: Regulus si
sentì in colpa per
averla contraddetta e si ripromise di non farlo mai più per
non provocarle un ulteriore
dispiacere.
Ma il pensiero che nel cuore di Walburga ci fosse posto
solo per lui,
mentre Sirius era solo un estraneo, continuava a farlo stare male.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Ho
scelto il rating giallo perchè (non so voi) ma questo
capitolo
mi ha inquietata assai: il bello è che l'ho scritto io!
Spero di
essere riuscita a descrivere il troppo amore, o meglio ossessione, di
Walburga nei confronti di Regulus e di farla restare nello stesso tempo
una donna glaciale e rigida. Insomma, ditemi cosa ne pensate. Quello di
Walburga dovrebbe essere un specie di ricatto morale: se Regulus
protesta, la farà stare male, quidni lui lasica perdere.
Ma
respirate, perchè dal prossimo capitolo Regulus
inizierà il suo secondo anno, che sarà molto
movimentato!
Io invece da martedì comincerò il primo anno a
lettere,
perciò dovrò organizzarmi bene le ore di studio e
di
svago.
MEISSA_S:
mi sa che ti sei risposta da sola, sono Serpeverde, non Tassorosso,
quindi un filo di antipatia la devono avere, se no che serpi sono? =)
Non preoccuparti, Rachel è così perchè
ancora non
conosce le intricate vicende familiari della famiglia Black, quando se
ne renderà conto vorrà non esserci mai entrata!
Per
l'esame di Severus, lascio spazio alla tua immaginazione!
dirkfelpy89:
vedo che questa novità di Barty ha sconvolto parecchie
persone
ma, come hai giustamente detto, sappiamo tutti come andrà a
finire! Sì, in effetti al momento Rachel manca un po' di
tatto,
ma col tempo migliorerà... A proposito, voglio farti ancora
i
complimenti per la tua raccolta, mi piace sempre di più.
Alohomora:
e io invece ho fatto l'esatto contrario, mi sarei messa a ridere se
fossi stata presente all'esame di Piton...non è che sto
diventando troppo malandrina? Aspetto il tuo commento su questo
capitolo, vsto che sull'argomento Walburga abbiamo
già parlato parecchio. Ti sembra che il suo atteggiamento
sia
adatto oppure no? Le tue consulenze mi sono sempre utili!
_Mary:
anche io odio Minus, è uno dei personaggi che più
mi sono
antipatici...lo detesto! Infatti mi sa tanto che quella "palletta" non
avrà vita facile con Rachel...di solito lei non se la prende
con
i Grifondoro, ma lui è l'eccezione che conferma la regola...
Mi
diverto a farlo soffrire, sisì, se lo merita proprio.
Riguardo a
Barty, anche a me fa impressione immaginare che da grande
sarà
un Mangiamorte tremendo, e inoltre sarà l'unico a non
pentirsene, a differenza degli altri due.
lyrapotter:
d'ora in poi con Sirius non sarà più come prima,
ma come
ho già detto, il vero distacco ci sarà dopo la
sua fuga
da Grimmauld Place, dopo la quale i fratelli non si parleranno
più per parecchio tempo. Tranquilla, te lo dico con tutta
onestà, Barty non ha molte speranze con Rachel, anzi,
proprio
per niente.
Pepesale:
a detta di Sirius nel Calice di Fuoco, ai suoi tempi Barty era un
"ragazzo simpatico di buona famiglia" quindi del tutto diverso da come
diventerà da adulto, e devo ammettere che questo cambiamento
radicale mi lascia piuttosto perplessa. Dovrò impegnarmi per
trovare qualcosa che giustifichi la sua svolta verso il lato oscuro.
Penny
Black:
di chiarimenti propriamente detti non ne scriverò molti,
Regulus
e Sirius non mi sembrano tipi da sedersi a tavolino e discutere
pacificamente, però qualcosa ci sarà, te lo
prometto.
Tranquilla, la cotta di Barty sarà passeggera: a undici
anni può succedere.
malandrina4ever:
naa, non penso che creerà problemi, anche perchè
prima
che Regulus si accorga di Rachel, Barty farà in tempo a
innamorarsi di altre venti ragazze! Più che confronti tra i
due
fratelli, temo che ci saranno più scontri...
PrincessArtemide:
grazie, in fondo ho solo 50 capitoli in cui devo raccontare dei sette
anni di Hogwarts, più il dopo, che sarà molto
sostanzioso... Infatti mi sono dovuta fare uno schemeto generale, 3-4
capitoli per anno scolastico, se no mi ritroverei nei guai alla fine!
Anche tu preoccupata? Rachel starà con Regulus, su questo
non ci
sono dubbi, anche se tra un bel po'!
|
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Capitolo 17 *** Il provino ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio: Regulus Black
Prompt: 05: Fotografia
Rating: verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Il provino
Settembre 1973
Tornare a Hogwarts dopo quelle
orribili vacanze estive fu una liberazione non solo per Sirius, ma
anche per
Regulus. A scuola non avrebbe dovuto assistere più alle
discussioni tra suo
fratello e i suoi genitori e sarebbe stato in mezzo a persone molto
più allegre
dei suoi parenti.
La prima sorpresa dell’anno si
presentò al banchetto di inizio, poco
dopo lo Smistamento. Il professor Silente aveva appena finito di
spiegare come
il professor Corcus fosse stato assalito da un branco di Erumpent
infuriati
durante l’estate e che per quell’anno la cattedra
di Difesa contro le Arti
Oscure sarebbe stata assegnata alla professoressa Wimple, una donna
sulla
cinquantina con un’aria poco conciliante.
“Ancora
un cambio?” sbuffò Severus
infastidito. Poi, come risposta agli sguardi interrogativi degli altri
tre,
spiegò: “Anche l’anno prima di Corcus
c’era un altro insegnante… e l’anno
prima
ancora. So che è da un sacco di tempo che i professori di
Difesa si avvicendano
continuamente, e nessuno di loro è mai stato a Hogwarts per
più di un anno. Due
o tre sono morti, altri hanno subito incidenti gravi, altri ancora se
ne sono
andati di loro spontanea volontà”.
“Che
strano” commentò Rachel, incuriosita.
“Non è normale. Forse la cattedra è
maledetta”.
Ma Regulus non era molto
interessato a quell’argomento: aveva ben altro a cui pensare.
La mattina successiva, i Serpeverde del secondo anno
iniziarono la
giornata con Pozioni.
Il professor Lumacorno ebbe la
sgradevole idea di assegnare loro una pozione per assicurarsi che
durante le
vacanze non si fossero dimenticati tutte le nozioni del primo anno.
Alla fine della lezione, Regulus e Barty si avvicinarono
all’insegnante,
che stava leggendo La Gazzetta del Profeta con aria piuttosto
accigliata.
“Roba
da matti…” borbottava tra sé.
“Mi
scusi, professore” esordì Regulus,
facendolo sobbalzare sulla sedia.
“Santo
cielo, signor Black! Vuoi farmi
prendere un colpo?” esclamò quello.
“Mi
dispiace, non era mia intenzione…”
“Oh,
non preoccuparti, ero soprappensiero.
Allora, cosa vuoi dirmi?” lo rassicurò Lumacorno,
mentre continuava a fissare
le notizie in prima pagina.
“Vorremmo
sapere a chi ci dobbiamo
rivolgere per iscriverci ai provini”.
“I
provini del Quidditch?” ripeté
Lumacorno, distratto, mentre alzava lo sguardo dal giornale.
“Ah, ma certo! La
lista ce l’ho io. Dunque, volete giocare tutti e due, mi
sembra. Ruoli?”
“Cercatore”
rispose Regulus, pensando che
quel giorno l’insegnante fosse un po’ ammattito.
“Io
Battitore” aggiunse Barty, frenando a
stento l’entusiasmo.
“Perfetto,
perfetto… Porterò la lista al
Capitano. Il provino si terrà domenica alle dieci”.
“Grazie”
rispose Regulus, lanciando
un’occhiata incuriosita al giornale sulla cattedra.
La fotografia mostrava una casa,
o almeno quel che ne rimaneva: la porta era saltata in aria, le
finestre
disintegrate, alcune pareti non si reggevano più in piedi.
Infine, sopra di
essa, vi era uno strano cumulo di nubi verdastre che sembravano avere
la forma
di un teschio.
FAMIGLIA
STERMINATA
NEL KENT: SOSPETTI SUL MAGO SOPRANNOMINATO LORD VOLDEMORT
Si è
subito pensato ad una vendetta: forse il capofamiglia si era
rifiutato di unirsi a lui
“Un
periodaccio per tuo padre, vero Barty?”
disse Lumacorno, notando la loro curiosità. “Non
vorrei essere al suo posto”.
“Già”
commentò Barty laconico.
“Ragazzi
miei, non avete Incantesimi,
adesso?”
“Sì…
sì, ci andiamo subito” rispose
Regulus, ridestandosi dalle sue riflessioni: era sicuro di aver
già sentito il
nome Lord Voldemort. Ma quando?
Gli ritornò in mente il giorno
del matrimonio di sua cugina Bellatrix. Era stata Andromeda a
parlargliene.
Voldemort era quell’uomo dall’aria inquietante che
aveva messo su una sorta di
comizio. E poi anche i suoi genitori ne parlavano spesso in
quell’ultimo
periodo e sembravano molto interessati alle idee di quel mago.
Mentre pensava a queste cose, Rachel li aspettava appena
fuori
dell’aula.
“Tu
non vuoi far parte della squadra?” le
chiese Barty, quando tutti e tre si incamminarono fuori dai sotterranei.
“Sì,
vorrei fare la Cacciatrice. Ma nella
squadra di Serpeverde il Cacciatore più vecchio ha sedici
anni. Perciò mi
toccherà aspettare per fare il provino” rispose
lei con una scrollata di
spalle. “Al momento mi limiterò a tifare per
voi”.
“Sono
già in ansia. Tu come ti senti,
Regulus?”
“Eh?
Normale…” mentì quest’ultimo.
In realtà era agitatissimo ma,
come sapeva bene, un Black non doveva mai mostrarsi troppo debole.
Purtroppo per lui, di motivi per preoccuparsi ne avrebbe
avuti da
vendere.
Il giorno del provino arrivò molto
più in fretta di quanto sperasse. La
mattina stessa si ritrovò lo stomaco del tutto bloccato: non
aveva alcuna
voglia di mangiare.
Barty era nelle sue stesse condizioni.
“Credete
che mi prenderanno?” ripeteva in
continuazione. “Forse sono troppo piccolo e non ho il fisico
adatto…”
“A
proposito di fisico, Regulus” intervenne
Rachel. “Hai visto l’altro ragazzo che vuole fare
il Cercatore?”
Regulus cadde dalle nuvole.
“No,
perché?”
Lei parve in difficoltà.
“Ehm…
bè, meglio così…” rispose
evasiva.
Poi gli batté una mano sul braccio e aggiunse:
“Non scoraggiarti. In fondo per
un Cercatore quel che conta è
l’agilità, no?”
Regulus non capì cosa intendesse
fino a che non entrò nel campo di Quidditch.
Quando il Capitano e Portiere della squadra, Marius
Donovan, suddivise i
vari aspiranti giocatori in base ai ruoli cui aspiravano, Regulus si
ritrovò
accanto ad un ragazzo alto e largo il doppio di lui, con una mascella
pronunciata e le braccia talmente muscolose che avrebbero facilmente
estirpato
il Platano Picchiatore.
Un senso di terrore lo arpionò non appena vide
il suo rivale. Avrebbe
tanto voluto consigliargli che, con un fisico come il suo, sarebbe
stato molto
meglio nel ruolo di Battitore, ma non ebbe nemmeno il coraggio di
sostenere il
suo sguardo truce, figurarsi di rivolgergli la parola.
Come faccio a sconfiggere questo
bestione? Se mi dà una gomitata mi spezza tutte le
costole…
“Ehm…
cominciamo” disse Donovan, lanciando
un’occhiata compassionevole a Regulus, come se fosse certo di
vederlo intero
per l’ultima volta. “Cercatori: al mio primo
fischio, lascerò andare il
Boccino. Al secondo, partirete tutti e due. Chi lo prende per primo si
aggiudicherà il posto da titolare nella squadra. Mi
raccomando, niente falli,
gomitate, pugni, calci, graffi o fatture: non vogliamo feriti. Uno di
voi fa
ancora in tempo a ritirarsi, se lo desidera”, e qui il suo
sguardo esitante si
soffermò di nuovo su Regulus.
“Non
sarò certo io a ritirarmi” rispose
l’armadio di due metri con arroganza. “Magari il
piccoletto qua…”
Regulus si sforzò di alzare lo
sguardo e ribattere:
“Non
mi ritiro”.
“Peggio
per te” sussurrò quello, facendo scrocchiare
le nocche con aria minacciosa.
Regulus avrebbe voluto tanto
scappare, certo che un salto in infermeria quel giorno non glielo
avrebbe tolto
nessuno, ma si costrinse a restare dov’era: in fondo quel
tizio sembrava avere
più muscoli che cervello – in effetti il suo
sguardo non era proprio dei più
svegli – perciò sarebbe bastato usare
l’astuzia per compensare la differenza di
forza bruta, giusto?
Speriamo…
Il Capitano gli diede una pacca
di incoraggiamento sulla spalla e poi lasciò andare il
Boccino d’Oro.
“State
pronti…” esordì.
Regulus si mise a cavalcioni
sulla scopa, mentre il suo cervello lavorava febbrilmente alla ricerca
di una
qualche strategia per salvarsi la vita.
“…
via!”
Donovan fischiò.
Non appena furono in volo, l’armadio
urtò Regulus con tutta la forza che
aveva, facendolo deviare di parecchio, ma lui si mise subito
all’inseguimento. Il
Boccino al momento non si vedeva e l’avversario sembrava
più impegnato a
togliere di mezzo quello che gli insidiava il posto nella squadra.
Regulus
cercava di evitare che l’altro si avvicinasse troppo ma
sapeva che prima o poi
avrebbe dovuto mettere da parte la prudenza.
Era una giornata piuttosto ventosa, fattore di vantaggio e
svantaggio al
tempo stesso: dipendeva tutto dalla direzione in cui era andato il
Boccino.
Regulus sperava di non essere costretto a volare controvento,
altrimenti la
massa dell’altro avrebbe vinto sulla sua.
Si aggirarono intorno al campo per cinque minuti buoni,
durante i quali
Regulus cominciò a temere di non essere in grado di vincere.
Infine, lo vide.
Il Boccino d’Oro scintillava nelle vicinanze di
un anello centrale.
Senza perdere una frazione di secondo, si
lanciò all’inseguimento,
esultando dentro di sé: il vento gli era favorevole e
soffiava alle sue spalle,
permettendogli di aumentare la velocità. Al contrario,
l’altro ragazzo non
riusciva a raggiungerlo perché era molto meno leggero e non
poteva essere
trascinato allo stesso modo.
Regulus si avvicinava sempre di più al Boccino
ma si impose di non
lasciarsi sopraffare dall’emozione e di non deconcentrarsi:
se lo avesse
mancato, l’altro ragazzo sarebbe arrivato subito per
rubarglielo sotto il naso.
Quando fu abbastanza vicino, tese la mano in
avanti…
Mancava poco, due metri… un metro…
Nell’esatto momento in cui
l’avversario gli assestava un potente pugno
sulla schiena, la mano di Regulus si chiuse intorno al Boccino
d’Oro.
Non si accorse nemmeno della proprie ossa doloranti: il
posto nella
squadra era suo! Non gli importava nient’altro.
Regulus continuò a fissare entusiasta il
Boccino, le cui ali si
agitavano inutilmente nel suo pugno serrato. Il cuore gli batteva
all’impazzata
per l’emozione. Non ci poteva credere.
Solo in quel momento si accorse
degli applausi che provenivano dai Serpeverde sugli spalti: per tutta
la durata
dell’inseguimento aveva perso l’uso
dell’udito.
Il Capitano fischiò.
“Preso!
Il provino finisce qui,
mi dispiace Ed” disse Donovan, rivolgendosi al
ragazzo-armadio, che si stava
esibendo in uno spettacolare scioglilingua di imprecazioni.
“E mi raccomando,
niente vendette personali, perché se verrà torto
un capello al mio Cercatore, il
Preside saprà già chi
espellere. Chiaro il concetto?”
Ed si stava mangiando la lingua
da solo, nero di rabbia per la sconfitta e l’umiliazione
subita da uno studente
di quattro anni più giovane di lui. Donovan lo
congedò con uno sguardo sprezzante
e si rivolse a Regulus con un sorriso tutto denti.
“Complimenti,
Black, sei stato bravissimo.
Mai visto un provino così breve” si
congratulò, tendendogli la mano.
Regulus ci mise un po’ per
connettere: poi liberò la mano destra dal Boccino e strinse
quella che il
Capitano gli aveva teso.
“Grazie”
disse, senza fiato.
“Dico
sul serio, so riconoscere un talento
quando ne vedo uno, e tu sei in gamba. Ti assicuro che farai strada.
Quest’anno
sento che abbiamo parecchie possibilità di
vincere” aggiunse Donovan, e Regulus
fu sicuro di vedere una grande coppa d’oro specchiarsi negli
occhi sognanti del
Capitano. “Bè, adesso scusa, devo passare al
provino dei Battitori. Vai pure a
sederti insieme agli altri della squadra”.
Emozionato, Regulus si avvicinò
ai Cacciatori seduti su una panchina; tutti e tre si dimostrarono
felici di
avere un Black in squadra.
Mezz’ora più tardi, sia Regulus che
Barty uscirono vittoriosi dallo
stadio.
“Mi
hanno preso! Ancora non ci credo!”
esclamò Barty al settimo cielo.
“Siete
stati bravissimi!” esclamò Rachel,
raggiungendoli insieme a Severus.
Forse Barty avrebbe voluto
concludere in bellezza la giornata, perché aveva tutta
l’aria di chi si aspetta
un abbraccio mozzafiato, o addirittura un bacio sulla guancia, e invece
Rachel
assestò sia a lui che a Regulus una sonora pacca sulla
schiena.
“Ahi!”
gemette Regulus: la ragazza lo aveva
colpito nel punto esatto in cui Ed gli aveva dato un pugno.
“Oh,
scusa, non ho dosato la forza” si
giustificò lei sorridendo. “Ti fa male?”
“Noo…”
Regulus dovette fare un enorme
sforzo di autocontrollo per non arrabbiarsi anche quel giorno.
Mentre si incamminavano in direzione del castello, ad un
certo punto
Severus smise di parlare e si irrigidì, stringendo la mano
intorno alla
bacchetta. Regulus seguì il suo sguardo ed ebbe la conferma
ai suoi sospetti:
Sirius e i suoi amici stavano per incrociarli.
Tuttavia, mentre gli altri tre si erano fermati ad
aspettare a distanza
di sicurezza, Sirius si era avvicinato. Teneva le mani nelle tasche ma
stava
ben attento a non farsi prendere alla sprovvista da Piton. Poi si
rivolse a
Regulus.
“Come
è andato il provino?”
“Non
l’hai visto?” ribatté lui, deluso.
“Non
mi hanno fatto entrare. I tuoi hanno
detto che sono una spia dei Grifondoro” spiegò
Sirius.
“Ah…
Comunque sì, sono stato preso”.
“Bè,
complimenti allora”.
“Grazie…”
Sirius girò sui tacchi e tornò
indietro, tornando dai suoi amici.
Regulus lo osservò mentre rientrava nel
castello, chiedendosi come mai,
se lo odiava tanto, si era interessato al suo provino e aveva
addirittura
cercato di assistervi.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Dopo
il capitolo angosciante dell'altra volta, eccone uno molto
più
tranquillo, notizie su Voldemort a parte, che ho dovuto introdurre per
forza, perchè me lo stavo quasi dimenticando! Spero che il
provino vi sia piaciuto, magari c'era poca suspence, ma
rimedierò con la partita, ok? A proposito, il capitano di
Serpeverde è anche lui di mia invenzione.
Alohomora:
Walburga non è stata solo malvagia, si è
comportata come
il tipico burattinaio con le marionette, credendo di poter decidere
della vita dei propri figli. Sono riuscita a farti provare pena per
Kreacher? Questa sì che è una soddisfazione! =)
dirkfelpy89:
sono contenta che ti sia piaciuto, io pensavo che invece non sarebbe
stato apprezzato moltissimo, proprio perchè è
piuttosto
cupo, ma a quanto pare mi sbagliavo. Il clima a Grimmauld Place in
effetti è insostenibile...
vulneraria:
credimi, quando parlo di James nelle mie storie faccio una fatica
immane per essere imparziale, ma fortunatamente ci riesco abbastanza.
Comunque, credo che anche la maggior parte delle fan di Severus Piton
non ami James, quindi siamo parecchie! E grazie per la recensione che
hai lasciato a "X Agosto", mi ha fatto immensamente piacere!
_Mary:
volevo
proprio sottolineare la
differenza tra l'atmosfera relativamente tranquilla di Hogwarts e
quella tesa e pesante di Grimmauld Place; in un certo senso anche
Regulus preferisci stare a scuola, anche se non lo ammetterebbe mai!
Grazie per i complimenti, li apprezzo soprattutto perchè,
insomma, il personaggio di Regulus me lo sono dovuto immaginare quasi
del tutto! Peter ne prenderà parecchie, con lui divento
sadica
come Bellatrix...ti anticipo solo che l'animale di Rachel è
un gatto
ancora più cattivo di Grattastinchi! (risata diabolica...)
Mizar:
grazie mille, forse la mentalità contorta di Walburga la
avrà indotta a pensare nel più profondo di
sè che
Sirius potrebbe essere diventato così anche
perchè lei
non lo trattava proprio benissimo anche da piccolo, quindi ha voluto
rimediare con Regulus, solo che esagera anche con lui. Insomma, quella
donna ne combina una peggio dell'altra.
malandrina4ever:
anche io mi osno sentita molto vicina a Sirius, poverino, mi fa sempre
più pena. In effetti anche io ho pensato a questa
somiglianza
con Harry; insomma, i Dursley si vergognano del nipote
perchè
è un mago, i Black si vergognano di Sirius perchè
è un Grifondoro... Sarà anche per questo che tra
Harry e
Sirius è poi nato un bel legame.
lyrapotter:
a chi lo dici, io li maledico ogni volta che mi metto a scrivere... Hai
detto tutto quello che penso, e infatti Sirius già non vede
l'ora di andarsene di casa. Regulus si trova letteralmente in mezzo a
due fuoch incrociati e non sa dove andarsi a nascondere.
Penny
Black:
meno male, quello che hai detto su Walburga era prorpio quello che
volevo sentire. Significa che sono riuscita nel mio intento e la cosa
mi consola! Ti posso capire che Kreacher ti stia antipatico, anche se
del resto tutto dipende dalla famiglia che serve. Se fosse stato l'elfo
dei Weasley scommetto che sarebbe stato molto più simpatico!
In
fondo non si può negare che sia vendicativo, ma con chi lo
tratta bene è riconoscente.
PrincessArtemide:
io li ho sempre detestati, soprattutto la loro cosiddetta madre! E la
fuga si Sirius è perfettamente comprensibile, anche se non
tutti
i Black saranno d'accordo con questo! XD
Pepesale:
complimenti per avere recuperato così presto! A me Barty non
sta
proprio antipatico, ci sono personaggi che odio molto di
più,
suo padre per esempio, e parlerò anche di lui. Sul fatto che
nello scorso capitolo Regulus e Sirius, mentre discutevano, sono
rimasti cocciutamente fissi nei rispettivi discorsi, ci hai preso in
pieno. Di solito, ognuno vede quello che gli fa più comodo,
no?
Ti capisco benissimo, anche io ho l'inclinazione a preferire i capitoli
che mi angosciano, sarò masochista o, come dici tu, mi
piacciono
le emozioni più forti che mi danno rispetto ai capitoli
più tranquilli! Ultima cosa: non preoccuparti, Regulus e
Barty
non litigheranno per Rachel!
|
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Capitolo 18 *** Serpeverde contro Grifondoro ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio: Regulus Black
Prompt: 28: Lacrime
Rating: verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Serpeverde
contro
Grifondoro
Novembre 1973
“Ecco, lo sapevo, vi state facendo prendere
dal panico” disse Rachel quella mattina.
Il tavolo di Serpeverde era
estremamente animato e gli studenti molto più chiacchierini
del solito.
Bandiere e sciarpe verdi e argento sventolavano di qua e di
là, dando quasi la
sensazione di essere immersi in un’atmosfera bicolore.
Dall’altra parte della
Sala Grande era più o meno la stessa cosa, solo che i colori
erano rosso e oro.
A differenza di tutti gli altri Serpeverde, Regulus e
Barty non
riuscivano quasi a respirare, figurarsi a dire qualcosa. Barty era
talmente
nervoso che sussultava ogni cinque minuti per qualsiasi spostamento
d’aria;
Regulus invece era immobile come una statua di ghiaccio, anche se
dentro si
sentiva esplodere per il terrore.
“Cercate
di mangiare” aggiunse Severus che,
nonostante fosse davvero poco interessato al Quidditch, si sforzava di
capire
tutta quell’ansia a suo parere ingiustificata.
“È
la nostra prima partita” ribatté Barty,
e la voce gli uscì insolitamente acuta. “Contro
Grifondoro, tra l’altro. Non
era meglio Tassorosso all’inizio, così, per
scaldarci un po’?”
Regulus non rispose. Continuava a
fissare con un vago senso di nausea il latte che aspettava solo di
essere
bevuto, ma che non lo attirava per niente.
Per tutta la settimana precedente aveva cercato di non
pensare
all’imminente partita di inizio campionato, e ce
l’aveva quasi fatta; ora però
tutto lo stress accumulato gli era crollato addosso come un castello di
carte.
L’ansia gli attanagliava le viscere. Il solo
pensiero che di lì a pochi
minuti avrebbe dovuto affrontare la sua prima partita gli faceva
desiderare di
non essere mai diventato un membro della squadra.
Cosa sarebbe successo se avesse perso? Una miriade di
conseguenze
orribili gli attraversò la mente: oltre
all’umiliazione della sconfitta, forse
il Capitano della squadra avrebbe deciso di cacciarlo e tutti gli altri
Serpeverde lo avrebbero detestato…
“Mi
sa che c’è posta per te” disse Rachel,
risparmiandogli altre riflessioni deprimenti.
Regulus alzò lo sguardo:
centinaia di gufi stavano consegnando la posta del mattino, e uno di
essi si
stava dirigendo proprio verso di lui.
Quando aprì la busta che il gufo gli porse,
scoprì che si trattava di un
biglietto di auguri da parte di suo zio Alphard, cosa che
riuscì a tirargli un
po’ su il morale, almeno fino a quando non si mise a pensare
che se avesse
perso, anche Alphard ci sarebbe rimasto male…
“Ma
insomma, volete rilassarvi? Se
continuate così, non riuscirete a concentrarvi”
insisté Rachel.
“La
vostra amica ha ragione” intervenne
Donovan, che era sul punto di esordire con una delle sue prediche.
“La
concentrazione è l’arma vincente. Se perdete
quella, è la fine”.
“Grazie per l’incoraggiamento”
bofonchiò uno dei Cacciatori, seduto qualche posto
più in là.
Alcuni minuti più tardi, la
squadra di Serpeverde si avviò fuori dalla Sala Grande. Per
la prima volta in
tutta la mattinata Regulus trovò il coraggio di lanciare
un’occhiata al tavolo
dei Grifondoro.
L’unica cosa che notò con una certa
soddisfazione fu che Sirius aveva
avuto la delicatezza di non avvolgersi nell’enorme bandiera
rosso e oro che
circondava le spalle dei suoi amici.
La strada dal castello al campo di Quidditch
sembrò a tutti più breve
del normale. Negli spogliatoi c’era un silenzio teso e
pesante: l’agitazione di
ciascun giocatore influenzava tutti gli altri e veniva trasmessa a
vicenda.
Anche il capitano decise di non aprire bocca, almeno fino a che non
furono
tutti pronti.
“Voi
due” si rivolse a Regulus e Barty,
“siete inesperti ma non dovete farvi prendere dal panico. La
prima partita è un
osso duro per tutti e può capitare di fare qualche errore.
Vi proibisco di
farli ma se capita siete giustificati, almeno per oggi. Quanto a
voialtri…
azzardatevi a sbagliare e vi affatturo”.
Nessuno commentò.
Mentre si incamminavano fuori dagli spogliatoi, Regulus e
Barty si
scambiarono un’occhiata colma d’ansia: entrambi
sembravano sul punto di
svenire.
“Buona
fortuna” disse il primo.
“Anche
a te”.
Finalmente le due squadre fecero
il loro ingresso nello stadio, accolte da applausi e altrettanti fischi.
Ora che si trovava in volo,
Regulus riuscì a sentirsi un po’ meglio: aveva
ripreso a respirare e, inoltre,
il vento freddo lo rese più lucido.
Nello schieramento opposto, James Potter era altrettanto
serio, ma
sembrava molto meno agitato di lui. Regulus si promise di fargli
sparire dalla
faccia quell’espressione fin troppo sicura di sé.
L’arbitro elargì le solite
raccomandazioni affinché si giocasse un
incontro pulito e senza falli, ma, naturalmente, quasi nessuno le diede
retta.
Il fischio d’inizio diede il via alla partita.
Mentre i Cacciatori di Grifondoro si impossessavano della
Pluffa e
venivano contrastati dagli avversari, Regulus si guardava intorno alla
ricerca
di qualche lampo dorato, ma al momento del Boccino non si vedeva
neanche
l’ombra.
La cronaca della partita era stata affidata alla persona
più sbagliata
di tutta Hogwarts, una Tassorosso dell’ultimo anno
dall’aria svampita, che non
aveva neanche capito quali fossero le squadre in campo:
“Bertha
Jorkins, per servirvi. Ed ecco che
il Portiere dei Corvonero effettua una parata… oh, scusate,
è di Serpeverde;
blu e verde non si distinguono molto bene con questa
luce…”
Nel tempo che impiegò per cercare
gli occhiali in borsa e infilarli al contrario, Grifondoro era
già andato in
vantaggio e aveva subito la rimonta di Serpeverde.
“Dunque…
cosa mi sono persa? A proposito,
lo sapete che il Battitore dei Grifondoro esce con il Portiere di
Tassorosso?”
Regulus cercò di non farsi
distrarre dalla cronista e dalle proteste dei diretti interessati, ma
non poté
fare a meno di sorridere tra sé. Fece il giro completo del
campo, senza
scorgere tracce del Boccino d’Oro.
“Sembra
che si sia volatilizzato del tutto”
disse una voce sopra di lui. James Potter si stava guardando intorno a
sua
volta e aveva una strana espressione divertita, quasi come se volesse
prenderlo
in giro.
“Non
per me” fu la secca risposta di
Regulus. Quando voltò la scopa per allontanarsi, fu
costretto ad una frenata
brusca, visto che il Cercatore di Grifondoro gli aveva appositamente
tagliato
la strada. “Vai a svolazzare da qualche altra parte,
Potter!” sbottò, la terza
volta che James gli si piazzò davanti.
“Perché?
Non sei in grado di liberarti di
me?” disse quello sorridendo.
Che cos’è,
una sfida? Vuole
rendermi ridicolo davanti a tutti? pensò Regulus. O sta solo cercando di mettersi in mostra davanti
alla Evans?
Non voleva stare al suo gioco, ma
in un modo o nell’altro doveva pur toglierselo dalle scatole.
Regulus partì a tutta velocità verso
sinistra, seguito a ruota da
Potter; all’improvviso, senza neanche frenare,
deviò verso il basso e scese in
picchiata fino ad un certo punto, quando svoltò a destra.
Così impara,
pensò, ma un
attimo dopo se lo ritrovò di nuovo di fronte.
“Bella
finta” commentò Potter.
Forse stava solo cercando di
studiarselo per bene e valutare il modo migliore di contrastarlo.
Regulus fece
altrettanto: Potter era molto veloce e aveva dei riflessi ben
sviluppati;
sarebbe stato difficile raggiungerlo se si fosse lanciato
all’inseguimento del
Boccino per primo.
Serpeverde segnò, e Regulus
approfittò della momentanea distrazione per
fare un’altra finta e restare solo.
“I
Serpeverde sono in vantaggio di venti
punti… O sono trenta?” stava dicendo Bertha
Jorkins, guardando il tabellone. “Siamo
ottanta a cinquanta per Serpeverde, scusate!”
Uno dei Cacciatori di Grifondoro
stava per segnare: Barty gli scagliò un Bolide a tutta
potenza, che colpì il
manico della scopa e gli fece perdere il controllo, oltre alla Pluffa.
Regulus
rivolse a Barty un sorriso incoraggiante e quello ricambiò,
molto più allegro
di quella mattina a colazione.
L’altro Battitore fu più preciso
nella mira quando colpì in testa il
Portiere dei Grifondoro, che precipitò giù dalla
scopa. Madama Bumb fischiò per
chiedere il time-out. Mentre dagli spalti dei Grifondoro si levavano
urla di
protesta, la squadra di Serpeverde si riunì dalla parte
opposta.
“State
andando proprio bene” disse Donovan
esaltato. “Possiamo vincere!”
Il Portiere fu sostituito dalla
riserva, un ragazzo del quarto anno con un’aria spaurita e
che non fu
assolutamente all’altezza di chi lo aveva preceduto.
Una ventina di minuti più tardi, Serpeverde era
in vantaggio di
centoquaranta punti netti. Il Portiere di Grifondoro sembrava quasi sul
punto
di scoppiare a piangere per lo stress emotivo.
Regulus aveva appena rivolto un’occhiata
trionfante ad un James Potter
piuttosto giù di morale, quando si sentì mancare
il respiro.
Il Boccino d’Oro brillava poco più in
basso di loro.
Per una sola frazione di secondo Regulus e James
incrociarono lo
sguardo: ciascuno dei due sperava che l’altro non se ne fosse
accorto; poi
partirono a tutta velocità.
Quando si ritrovarono fianco a fianco, entrambi furono
piuttosto
generosi nel dispensare gomitate ma nessuno dei due riuscì a
rallentare la
corsa dell’altro.
A Regulus fischiavano le orecchie: l’unica cosa
cui pensava era di
afferrare il Boccino… Il vantaggio dei Serpeverde nella
classifica sarebbe
stato enorme.
Forse era fin troppo concentrato e non si accorse del
grido rabbioso di
Barty:
“Ehi,
attento!”
James si abbassò imprecando,
Regulus invece no.
L’ultima cosa che vide fu la sua mano che stava
per sfiorare il Boccino,
poi udì un tonfo sordo e un dolore lancinante alla testa.
Tutto il resto fu
buio totale.
***
“Certo
che è stata una vera fregatura…”
“Non
me ne parlare… Sembra che la sorte ci
abbia voluto prendere in giro fino all’ultimo”.
Regulus non capiva niente. Sapeva
solo di essersi appena svegliato da un brutto sogno. Il tempo di
abituarsi alla
luce e scoprì di essere disteso su un letto
dell’infermeria. A giudicare dalla
luce fioca e rossastra, il sole doveva essere già tramontato.
Le voci che sentiva appartenevano a Rachel e Barty, che
erano in piedi
accanto a lui.
“Ehi,
si è svegliato!” esclamò Rachel.
“Regulus, ci riconosci?” aggiunse preoccupata.
“È
stato solo in coma, non gli hanno fatto
mica un incantesimo di memoria” le disse Severus, beffardo.
“Che
cosa è successo?” chiese Regulus, la
voce rauca.
“Sei
stato colpito in testa da un Bolide”
disse Barty, con una faccia da funerale.
I ricordi affiorarono nella sua
mente tutti nello stesso momento e un’agitazione estrema si
impadronì di lui.
“Ma
il Boccino l’ho catturato, vero?
L’avevo preso, ne sono sicuro!”
Un silenzio imbarazzato cadde
intorno a lui.
“Ehm…
Regulus, lo avresti preso, davvero,
se non fosse stato per quel Bolide” disse Rachel.
“Sei stato colpito un secondo
prima che mettessi le mani sul Boccino”.
Se si fosse potuto guardare allo
specchio, Regulus avrebbe viso il proprio volto diventare nero e livido
di
colpo. La consapevolezza dell’amara realtà lo
colse impreparato.
“Abbiamo
perso, vero?”
“Solo
per dieci punti. In classifica siamo
praticamente pari. Non devi prendertela”.
Ma Regulus già non la ascoltava
più.
Una rabbia bruciante gli face ribollire il sangue nelle
vene. Era andata
proprio come aveva temuto. Tanto valeva dare le dimissioni dalla
squadra, prima
di esserne cacciato.
“Black,
sappi che non ti ritengo responsabile
di quel che è successo” intervenne qualcuno.
“Hai giocato davvero bene, e ci
avresti fatto vincere sicuramente”.
A parlare era stato Marius
Donovan: era seduto su un altro letto, con il braccio ingessato, mentre
Madama
Chips, l’infermiera, gli ricuciva un profondo taglio sopra
l’occhio.
Regulus non si sentì affatto consolato.
“Infatti”
aggiunse Rachel. “Sei stato
bravissimo. E poi quell’idiota del Battitore, Enders, poteva
colpire anche
Potter con quel tiro”.
“Sì,
però Potter l’ha preso il Boccino”
insisté
Regulus, testardo.
“Ok,
ma dovresti apprezzare il fatto che
Potter ha chiesto a Madama Bumb di annullare la partita e ripeterla un
altro
giorno”.
Regulus fece finta di non aver
sentito.
Fu solo in quel momento che si accorse delle reali
condizioni in cui
versava il Capitano, e non solo: Barty aveva un occhio pesto e il
labbro
spaccato.
“Come
te lo sei fatto?” gli domandò, ma
quello si era chiuso nel mutismo più completo.
Rachel si sforzò di sorridere.
“Mi
sa che ti sei perso la parte più
divertente, quando il nostro Barty ha rivelato il suo lato oscuro e
sadico.
Altro che perfetto studente modello. Dopo che Potter ha preso
il… tu-sai-cosa…”
disse con un vago imbarazzo, dato che l’argomento Boccino era
piuttosto
delicato. “Barty ha raggiunto Enders e ha… usato
la sua testa come se fosse
stata un Bolide…”
Regulus aggrottò la fronte, certo
di non aver capito bene. Barty sembrava imbarazzato.
“Una
mazzata dritta sui denti” confermò
Rachel. “Proprio così. Vitious e Hagrid stanno
ancora cercando gli ultimi due
incisivi. Comunque, è intervenuto il capitano dei
Grifondoro, che ha dato un
pugno a Barty, e anche il vostro non si è
sprecato… Ne è nata una rissa
tremenda. Il resto puoi immaginarlo. Per fortuna Silente l’ha
bloccata subito”.
“Non
ci ho visto più dalla rabbia” si
giustificò Barty. “Avevamo appena perso per colpa
sua, e inoltre credevo che ti
avesse ammazzato. Scommetto che dopo cena mi ritroverò una
Strillettera che
durerà un’ora”.
“L’orario
delle visite è terminato” disse
Madama Chips, spuntando all’improvviso. “Il signor
Black stanotte dormirà qui”.
Rachel, Barty e Severus fecero
appena in tempo a salutarlo, prima che l’infermiera chiudesse
loro la porta in
faccia.
Dopo che la donna ebbe sistemato le tendine separatorie
intorno al suo
letto, continuando a bofonchiare qualcosa contro il Quidditch e la sua
pericolosità, finalmente solo, Regulus poté
smettere di trattenere la propria
amarezza e delusione.
Non poteva credere di essere stato così
sfortunato. Avrebbe potuto
vincere, e invece era stato beffato da un Bolide e un Battitore idiota.
La
mazzata di Barty era niente in confronto a quello che avrebbe voluto
fargli
lui.
Non osava immaginare i commenti derisori dei Grifondoro,
che di sicuro
stavano festeggiando una vittoria poco meritata nella loro sala comune.
Si sentiva offeso e umiliato, anche perché per
lui quella non era stata
solo una semplice partita. La aveva considerata un modo per ottenere
una
rivalsa su Potter. Era inutile negarlo: la sua grande amicizia con
Sirius lo
infastidiva, e aveva voluto fargliela pagare battendolo a Quidditch.
Invece era stato lui a perdere, e
per una sciocchezza.
Ce ne saranno altre di partite,
provò a consolarsi. Non essere stupido, ci sono problemi
molto più gravi nel
mondo… Però io tenevo a questa partita…
Mentre il buio della notte calava
nell’infermeria, Regulus si girò e
rigirò più volte nel suo letto, mordendosi le
labbra per la stizza e
asciugandosi le guance bagnate di lacrime amare.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Ok, non
so se vi aspettavate un finale così, ma nella vita non si
può sempre vincere, giusto? Per quelli che tifavano
Grifondoro:
non cantate vittoria troppo presto, perchè Serpeverde
avrà la sua rivincita! E non esultate troppo
perchè sono armata di mitra, vi avverto...
Comunque, spero che abbiate apprezzato il mio immane sforzo per rendere
giustizia a James. Per me è stata una sofferenza far perdere
Regulus, ma si sa, ride bene chi ride ultimo, e preferisco che l'ultimo
a ridere sia lui. Nella mia immensa crudeltà, credo che
Regulus avrà una soddisfazione maggior battendolo alla sua
ultimissima partita! (Risata diabolica...XD)
vulneraria:
diciamo che l'altro aspirante Cercatore era il prototipo del giocatore
di Serpeverde grande e grosso ma senza talento, come vengono spesso
considerati grazie alla parzialità della Rowling...non che
io
sia imparziale, anzi! Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso
capitolo, e spero che questo non ti abbia fatto storcere il naso.
lyrapotter:
visto, come sono stata buona con James? Spero che ne sarai
soddisfatta...io lo sono un po' meno, però... Il prossimo
capitolo non sarà frivolo come questi altri due,
però non
ai livelli dell'altro: diciamo che farò una via di mezzo.
dirkfelpy89:
non vedevo l'ora neanche io. Inoltre, spero di essere riuscita a
descrivere bene la partita, dato che è la prima volta in
assoluto che una partita di Quidditch compare in una mia fanfiction.
Shakiko:
ho capito, ma la tua storia adesso la pubblicherai sul nuovo account?
Vabè, per me non è un problema, visto che tengo
d'occhio
entrambi!
Mizar:
l'aria di Hogwarts ci voleva proprio! Ahah, lo sapevo che il ragazzo
armadio avrebbe fatto ridere, mi sono divertita parecchio anche io a
immaginare Regulus che gli arriva alla cintola e lo guarda dal basso
verso l'alto con aria moolto inquieta! Ma tanto i suoi muscoli non sono
serviti...
Alohomora:
adesso siamo pari, anzi, io ho recensito il tuo capitolo con 24 ore di
ritardo, quindi mi è andata peggio! A differenza di te,
sapevo benissimo per chi fare il tifo, ma
fino a pochi giorni fa non sapevo chi far vincere. Ti assicuro,
è stata una scelta complicata e sofferta, ma alla fine ho
optato
per questa soluzione. Spero che nessuno di voi mi lanci la frutta
addosso! XD
_Mary:
il Capitano di Serpeverde lo sto facendo troppo simpatico, forse, ma mi
piace così... Bè, anche io nei libri ho sempre
tifato per
Grifondoro, anche perchè i Serpeverde della generazione di
Harry
facevano pena, dal primo all'ultimo e in tutti i sensi, nel passato
invece preferirei che le cose fossero un po' diverse!
MEISSA_S:
dopo il tuo commento quasi positivo su Barty mi è quasi
dispiaciuto scrivere questo capitolo in cui non fa più tanta
pena, ma rimedierà nel prossimo. Quello che hai detto su
Walburga è assolutamente perfetto, io stessa non avrei
saputo
dirlo meglio! Non so proprio cos'altro si potrebbe aggiungere.
malandrina4ever:
in effetti sì, il dialogo era distaccato, sarà
stata
anche la presenza dei rispettivi amici a renderlo così. Per
il
cambiamento di Barty direi che qualche idea mi sta venendo, e come hai
potuto vedere, già in questo capitolo dimostra di non essere
proprio uno stinco di santo!
Pepesale:
grazie per l'entusiasmo, un po' di commedia ci voleva proprio, vero?
Quanto al ruolo di Rachel, ci penserò, tanto c'è
ancora
tempo. Noto che l'armadio a due ante ha riscosso molto successo! XD
Donovan credo di averlo inventato, ma visto che in fondo è
un
cognome molto comune, l'idea deve essermi stata ispirata da qualche
film, telefilm, libro, o vallo a sapere! Sapevo che ti sarebbe piaciuta
la scena finale, e anche io ormai mi sono fissata con questo genere di
scene. Nel prossimo capitolo infatti ne vedrai un'altra. Ahah, non
vorrei che i tuoi fratelli mi odiassero per questo!
|
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Capitolo 19 *** Amici ***
efp
Titolo: Amici
Personaggio: Regulus Black
Prompt: 34: Silenzio
Rating: verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Amici
La mattina seguente, Madama Chips
insisté per fare rimanere Regulus in infermeria almeno fino
all’ora di pranzo.
Lui non protestò: voleva rimandare il
più possibile il ritorno tra gli
altri studenti. Non voleva essere preso in giro e in qualche modo
sperava che,
più la sua convalescenza si fosse protratta nel tempo, meno
recente sarebbe
stato il ricordo della sconfitta e magari qualcuno se ne sarebbe
dimenticato.
Prima di scappare a lezione, i suoi amici gli avevano
portato i suoi
libri con la lista dei compiti da fare: la professoressa McGranitt
aveva
specificato che sarebbe stato esentato dal tema sulla trasfigurazione
degli
animali in oggetti solo se avesse perso l’uso di entrambe le
mani, quindi era
costretto a scriverlo senza protestare.
Mentre Regulus stava cercando di farsi venire qualche idea
su un incipit
decente, ad un certo punto sentì la voce di Madama Chips che
si levava dal
fondo dell’infermeria:
“Dove
credi di andare? Non hai lezione a
quest’ora?”
Regulus, era ancora circondato
dalle tendine separatorie, perciò poté solo udire
una voce familiare che
rispondeva con indifferenza.
“Il
professor Kettleburn ha annullato la
lezione perché la sua Acromantula ha dato di matto e sta
distruggendo mezza
Foresta Proibita, quindi ho un’ora libera”.
La donna bofonchiò qualcosa,
stavolta riguardo il professor Kettleburn e la sua mania di portare
creature
pericolose alle lezioni con i suoi studenti, ma non aggiunse altro.
Regulus posò la piuma e la pergamena sul
comodino, poi si mise a braccia
conserte e si voltò dall’altra parte mentre Sirius
gli si accostava.
“Come
va la testa?” gli chiese quello,
spettinandogli i capelli per gioco.
“Lasciami!”
sbottò Regulus infastidito,
allontanando con irritazione la mano del fratello. “Non ho
due anni”.
“Uhm…
da come te la sei presa penserei
proprio di sì” rispose Sirius, lasciandosi cadere
su una sedia accanto al
letto.
“Sei
venuto per prendermi in giro?”
“Se
continui a fare l’antipatico potrei
prendere in considerazione questa possibilità”
replicò lui, aspro. “Stupido che
non sei altro, sono venuto per vedere come stessi”.
“Alla
buon’ora. Ieri sera eri troppo
occupato a festeggiare, immagino”.
“Non
so perché continui a rispondere alle
tue provocazioni, ma fa lo stesso. Veramente ieri sera
c’è stato molto poco da
festeggiare. Enders deve ringraziare il tuo amico e la sua mazzata sui
denti
perché lo ha salvato da un linciaggio da parte di noi
Grifondoro, visto che
aveva rischiato di mettere fuori combattimento anche James. Comunque,
sono
certo che non si dimenticherà più di questa
partita”.
Regulus non disse niente e
continuò a guardare dall’altra parte, indispettito.
“Dai,
è stata solo una partita. Hai altri
sei anni per battere Grifondoro” insisté Sirius,
evidentemente deciso a farlo
cedere. “Si può sapere perché sei
così permaloso? Dov’è il
problema?”
“Il
problema” sbottò l’altro, voltandosi
infine a guardarlo, “è che non meritavate di
vincere. E scommetto che per
settimane non farete altro che deriderci”.
“Non
credo proprio. C’è poco da deridere.
Non pensavo che fossi così bravo a volare, e non sono stato
l’unico a dirlo.
Anche tutta la squadra di Grifondoro ha ammesso la stessa cosa, tranne
Enders,
ma quello solo perché al momento non può parlare.
Ah, comunque hanno ritrovato
tutti i denti, ora glieli riattaccano”.
Regulus non voleva ammetterlo, ma
le parole di Sirius gli avevano tolto un gran peso dallo stomaco.
Avrebbe
voluto ringraziarlo ma, nel momento in cui formulò
quest’ipotesi, scoprì di non
essere capace di dirlo. Sarebbe stato troppo imbarazzante.
Così si limitò a sollevare
l’angolo della bocca in una sorta di vago
sorriso.
***
Sirius non si era sbagliato:
quando Regulus fu dimesso, quasi nessun Grifondoro lo prese in giro, a
parte
uno del quarto anno che lo incrociò in un corridoio e gli
rivolse una battuta
maligna. Regulus non reagì: non voleva assolutamente far
perdere altri punti
alla sua Casa. Così strinse i pugni e lo ignorò,
evitando di alzare lo sguardo
mentre passava accanto a Sirius e ai suoi amici, che avevano assistito
alla
scena.
Tanto per la cronaca, il ragazzo in questione fu ritrovato
qualche
minuto più tardi con un grosso paio di orecchie
d’asino sulla testa e Madama
Chips non riuscì mai più a fargliele tornare
esattamente come prima. Il
colpevole dello scherzo non fu mai ufficialmente riconosciuto, ma
Regulus aveva
la netta sensazione che il Grifondoro tendesse a tagliare la corda e
volatilizzarsi tutte le volte che Sirius era nei paraggi.
Tornando al momento in cui Regulus uscì
dall’infermeria, quando entrò in
Sala Grande per il pranzo, trovò soltanto Rachel al tavolo
dei Serpeverde.
“Dove
sono gli altri?” chiese perplesso.
“Severus
è in biblioteca con Lily Evans.
Domani hanno un compito in classe e devono studiare. Barty è
dal Preside”
spiegò lei. “Ieri sera non gli è
arrivata una Strillettera… è venuto
direttamente suo padre questa mattina”.
Nessuno di loro aveva mai visto
Bartemius Crouch senior dal vivo, ma ne sapevano quanto bastava per
capire che
la situazione era molto critica.
“Non
lo vorranno espellere?”
“Spero
di no”.
“Prima
o poi verrà a mangiare. Glielo
chiederemo allora”.
Diversamente da quanto si
aspettavano, Barty non si fece vedere né a pranzo
né dopo. Quel pomeriggio
Rachel propose di andarlo a cercare.
“Magari
è disperato e noi siamo qui a
girarci i pollici! Dobbiamo fare qualcosa!” disse, agitata.
“Proviamo
a cercarlo vicino allo stadio”
propose Regulus. “Di solito quando ha del tempo libero va
sempre lì ad
allenarsi”.
I due uscirono dal castello,
diretti verso il campo da Quidditch, ma non vi trovarono nessuno.
Si erano quasi decisi a tornare
in sala comune e aspettarlo lì, quando assistettero ad una
scena inusuale.
Barty si trovava sulla sponda del Lago Nero, ad una
ventina di metri di
distanza da loro; tuttavia non li aveva visti, impegnato come era a
scagliare
in acqua sassi, tronchi d’albero e qualsiasi cosa gli
capitasse a portata di
bacchetta.
Regulus notò subito di avere un modo di
sfogarsi del tutto diverso da
quello del suo amico. Lui era solito tenersi tutto dentro per poi
scoppiare
quando era completamente solo; Barty invece si sfogava disintegrando
qualsiasi
cosa lo intralciasse.
“Ecco,
quando si comporta così, mi fa un
po’ paura” commentò Rachel.
“Cerchiamo di parlargli…”
“Ehm,
in che senso?” chiese Regulus,
preoccupato.
Rachel lo guardò.
“Nel
senso che dovremmo consolarlo, credo.
No?”
“Ah…
ecco, queste sono cose più da
donne...”
“Già,
dimenticavo che voi maschi risolvete
sempre tutto con una pacca sulle spalle, ma adesso non credo che basti.
Vieni,
ti faccio vedere come si fa”.
Si incamminò verso di lui e ,
quando fu abbastanza vicina, lo chiamò.
Barty aveva appena finito di far saltare ogni singolo
centimetro di
terra intorno a lui a suon di Incantesimi Tagliuzzanti quando si
voltò. Aveva
il viso rosso per l’affanno, o per l’imbarazzo,
forse per entrambe le cose. La
divisa gli ricadeva addosso malconcia e stropicciata, cosa non da lui.
Doveva
essere davvero fuori di sé. Tuttavia, ormai sembrava essersi
sfogato.
Quando anche Regulus lo raggiunse, senza dire una parola,
si lasciò
cadere per terra, profondamente abbattuto. Rachel gli si sedette
accanto.
Regulus, dopo un attimo di esitazione, si tolse il mantello, lo distese
sulla
sabbia bagnata e vi si sedette sopra.
“Non
sei stato espulso, vero?” esordì
Rachel che, come al solito, andava dritta al dunque.
“No,
ho avuto solo una punizione” rispose
Barty cupo.
“E
allora perché tuo padre è venuto fin
qui?”
“Ma
che ne so… Gli hanno mandato una
lettera e ha deciso di rimproverarmi di persona”
bofonchiò lui, anche se in
realtà aveva taciuto molte cose, e gli altri due lo sapevano
bene.
Barty non parlava quasi mai di sé
e tendeva a dare risposte molto evasive quando gli si chiedeva qualcosa.
Rimasero in perfetto silenzio per parecchi minuti. Alla
fine fu sempre
Rachel a parlare di nuovo.
“Cosa
ti ha detto?”
A quanto pareva, Barty non si era
mai sentito così male, e doveva avere l’impellente
bisogno di sfogarsi con
qualcuno, così cominciò a raccontare.
“Il
punto è che quell’Enders è il figlio di
un tizio che lavora al Ministero della Magia e che ha subito parecchi
licenziamenti perché ha origini babbane. Questa storia
è piuttosto recente e ne
hanno parlato anche molti giornali. Adesso mio padre se
l’è presa tanto perché
se qualcuno viene a sapere che io ho spaccato la faccia al figlio di
questo
tizio, la stampa comincerà a parlare anche di noi, si
inventerà che la famiglia
Crouch è intollerante nei confronti dei Babbani, con tutto
quel che ne
consegue. Mio padre tiene moltissimo all’opinione degli altri
e non vuole che
si parli male di lui. Se mi comporto male io, sarà lui a
rimetterci la faccia”.
“Va
bene, ma tu glielo hai spiegato che
l’hai colpito per un motivo diverso?” chiese
Regulus.
“No”
fu la risposta. Quando gli altri tre
lo guardarono con tanto d’occhi, Barty spiegò:
“Perché secondo voi, anche se
glielo avessi detto, mi avrebbe creduto? Voi non lo conoscete, avete
soltanto
sentito parlare di lui. Non è come lo descrivono tutti
quanti. Sì, certo, è un
ottimo mago, lavora tantissimo, ha le capacità per diventare
il migliore
Ministro della Magia che abbiamo mai avuto, ma a casa non è
affatto bravo. Certe
volte mi chiedo perché abbia deciso di mettere su famiglia,
se poi non la considera
importante. Per lui conta soltanto la carriera. Per esempio, oggi non
mi ha
nemmeno chiesto come stavo, anche se sapeva che mi ero fatto male anche
io
durante la rissa di ieri”.
“Magari
era solo arrabbiato” disse Regulus:
non riusciva a comprendere, figurarsi ad accettare, il comportamento di
quell’uomo.
“Lui
fa sempre così. Non si è mai
interessato a niente. Quando sono a casa non lo vedo quasi mai: la
mattina mi
sveglio quando è già uscito e la sera a volte
torna tardissimo. Le poche volte
in cui mi ha degnato di un po’ di attenzione, è
stato solo per dirmi cosa
dovevo fare, come dovevo comportarmi, oppure per rimproverarmi
perché non aveva
fatto esattamente quello che avrebbe fatto lui. Vuole che diventi una
specie di
sua fotocopia. Questa mattina, pur di non fare brutta figura agli occhi
dell’opinione pubblica, mi ha rimproverato davanti a tutti
gli insegnanti.
Anche Silente si è sentito in dovere di calmarlo
quando…”
Si interruppe, a disagio, ma
Regulus notò che Barty, con un gesto involontario, si era
sfiorato la guancia,
dove con molta probabilità suo padre lo aveva schiaffeggiato
pubblicamente.
Sentì l’umiliazione di Barty
diffondersi nell’atmosfera circostante e si
sentì in dovere di dire qualcosa.
“Non
capisco cosa voglia da te. Quello che
è successo ieri è stata un’eccezione.
Tu di solito ti comporti sempre bene, a
scuola vai benissimo, sei il più bravo del nostro
anno…”
Rachel sembrò soddisfatta del suo
intervento.
“A
lui non importa tutto questo. Lo
considera come un atto dovuto. Quest’estate mia madre stava
parlando dei miei
voti alti e lui ha detto che non si doveva meravigliare, che avevo
fatto solo
il mio dovere. Non mi apprezza per niente”.
“Ma
è una cosa assurda!” esclamò Rachel
indignata. “Fai parlare me con tuo padre, vediamo se poi ti
tratterà meglio!”
Barty arrossì ancora di più: le
sue orecchie erano talmente incandescenti che ci si sarebbe potuto
cuocere un
uovo.
“Meglio
di no. Se sapesse che ho parlato
male di lui, sarebbe capace di appendermi a testa in giù sul
Platano
Picchiatore. Forse però così mi considererebbe di
più…”
Regulus e Rachel si lanciarono
un’occhiata colma di compassione e si sentirono
improvvisamente molto a
disagio. Anche Barty si sentì in imbarazzo: forse si era
pentito di aver detto
tutte quelle cose in un attimo di debolezza.
Regulus decise che fosse arrivato il momento di adoperare
il metodo
maschile. Gli diede una pacca amichevole sulla schiena e poi aggiunse:
“Non
pensarci. In fondo te la sei cavata
con una semplice punizione. Ti va di fare un volo sulla
scopa?”
A dispetto dell’espressione
incredula di Rachel, che alzò gli occhi al cielo, Barty si
sforzò di sorridere
e rispose:
“Certo,
almeno mi aiuterà a distrarmi”. Si
interruppe qualche istante, mordendosi il labbro come in preda al
dubbio, poi
aggiunse, fissandosi le punte delle scarpe:
“Grazie”.
“Figurati”
bofonchiò Regulus, guardando a
sua volta in un’altra direzione e ignorando il sorriso
derisorio di Rachel, che
sicuramente stava pensando qualcosa riguardo all’orgoglio che
impediva loro di
esagerare in manifestazioni di amicizia.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Mi
chiedo come abbiate potuto pensare che non inserissi Sirius in tutto
questo casino! Figuriamoci se perdeva l'occasione di farsi notare! Lo
avevo deciso già da settimane, ragazzi.
Prossimo aggiornamento:
domenica 1° novembre, di pomeriggio o di sera però.
vulneraria:
Regulus non ne tiene conto perchè al momento è
troppo arrabbiato...e non ha tutti i torti!
Alohomora:
meno male che hai detto che era un colpo di scena, io pensavo che
avreste indovinato tutti cosa sarebbe successo! Su certi personaggi
anche io sono intollerante, anche se sono pochi...anzi, con James mi
sto comportando fin troppo bene. Se ti serve aiuto con le partite sono
a tua disposizione.
_Mary:
in effetti non si parla molto di Quidditch nelle
fanfictions...purtroppo in questa dovrò mettere solo due
partite
intere, lo spazio è limitato, altrimenti ne inserirei molte
di
più!
Mizar:
in effetti quando Barty è amico di qualcuno gli resta fedele
fino alla fine, forse anche troppo, oserei dire...come per Voldemort,
insomma. Sto cercando in tutti i modi di creare le premesse per farlo
diventare un Mangiamorte spietato, il che è un peccato
perchè secondo me aveva tutte le qualità per
essere una
persona in gamba: la colpa è solo di quell'odioso di suo
padre...lo odio!
MEISSA_S:
ah, guarda, anche io avrei cambiato volentieri i connotati al Battitore
di Grifondoro! Quando ho letto che avresti voluto vedere la reazione di
Sirius mi sono pentita di non avervi avvertito che ci sarebbe stata nel
capitolo dopo, ma almeno spero che sia stata una bella sorpresa.
malandrina4ever:
come ho già detto, non avrei mai potuto scrivere un finale
di
partita del genere e poi fare ignorare la cosa a Sirius. Diciamo che i
due non sono molto espliciti quando si tratta di dimostrare il
reciproco affetto ma le orecchie d'asino dimostrano che i fatti contano
più delle parole!
dirkfelpy89:
e io che pensavo che somigliasse troppo alla partita di Harry del terzo
anno, quella in cui appaiono i Dissennatori! Per fortuna non
è
andata così, menomale! In questo capitolo ho lasciato la
parola
a Barty e mi sono sfogata contro il suo signor padre...sarò
cattiva ma quando è morto non mi è dispiaciuto
per niente.
Shakiko:
mi dispiace per la tua mancanza d'ispirazione, ma del resto fai bene a
sostare un po'. Quando si scrive senza voglia vengono fuori delle cose
pessime, te lo dico in base alla (poca) esperienza che ho. L'importante
è non avere fretta di pubblicare a tutti i costi e il
segreto
è decidere bene la scaletta della storia che viene in mente,
per
avere un quadro più generale e soprattutto per evitare di
scrivere cose inutili e che non c'entrano niente.
Pepesale:
diciamo che quella volta James non aveva come obiettivo (almeno, non
come principale) quello di farsi notare da Lily. Voleva veramente
studiare Regulus per sapersi regolare sulla sua tecnica di volo.
Insomma, la sua era solo una strategia per conoscere il "nemico"!
Magari James avrà pure pensato di poter avere dei rapporti
decenti con Regulus, visto che è il fratello del suo
migliore
amico; purtroppo per lui, questo desiderio di amicizia non è
molto ricambiato! James è figlio unico, non può
capire
certe dinamiche della gelosia. Purtroppo James non è stato
accontentato nella richiesta di ripetere la partita, in fondo non
è colpa sua se Regulus è stato colpito dal Bolide.
|
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Capitolo 20 *** Infrangere le regole ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
19: Dolce
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Infrangere
le regole
Febbraio 1974
“Signorina
Queen, mi scusi se la disturbo.
Vuole del Succo di Zucca, dei pasticcini, un aperitivo?”
La
professoressa Wimple, di Difesa
contro le Arti Oscure, era piuttosto irritata dalla mancanza di
attenzione di
Rachel, che stava chiacchierando con la compagna di banco in fondo
all’aula.
“Cinque punti in meno a Serpeverde. E per
domani, solo da te, voglio tre temi, ognuno di cinquanta centimetri di
pergamena sugli ultimi tre argomenti che abbiamo fatto”.
Regulus
lanciò a Rachel
un’occhiata indispettita: altri cinque punti in meno. I
Serpeverde avevano
appena superato i Grifondoro, dopo una memorabile partita contro i
Corvonero, in
cui lui aveva messo le mani sul Boccino senza problemi, e lei non
faceva niente
per evitare di perdere punteggio.
“Non te la prendere con lei” intervenne
Barty, che come al solito non riusciva a ragionare con
imparzialità.
“Ah no? Certo, tanto mica è lei che poi
deve recuperare punti per la squadra”.
“Ma dai, te la prendi per così poco!”
“Senti” disse Regulus, deciso a mettere le
cose in chiaro. “Perché non vi mettete insieme?
Magari si dà una calmata.
Scommetto che a te darebbe più retta di quanto faccia
attualmente con me”.
Barty
arrossì come un peperone.
“Ma che stai dicendo? Non hai capito un bel
niente!” mentì. Poi, guardando
l’espressione scettica di Regulus, ammise: “Oh,
va bene, si vede così tanto?”
“Abbastanza”.
“Ok, te lo dico. Ho già provato a farmi
avanti. Qualche giorno fa le ho accennato qualcosa, ma non è
andata affatto
bene”.
“Non ha capito?”
“No, no, ha capito benissimo. Mi ha solo
detto che le dispiace ma che non è interessata”.
Regulus
improvvisamente si rese
conto del perché in quegli ultimi giorni Barty era stato
oltre modo depresso e,
soprattutto, perché certe volte tra lui e Rachel erano
calati dei silenzi
carichi d’imbarazzo.
Cercò di pensare a qualcosa di intelligente da dire per
tirargli su il
morale, ma come al solito non gli venne nulla in mente. Comunque, fu
Barty a
parlare di nuovo:
“Secondo me le piace qualcun altro”.
Poveretto,
chi sarà il
malcapitato?
non poté fare a meno di pensare Regulus, anche se non lo
disse
ad alta voce per non offendere il suo amico.
“Ti assicuro che se scopro chi è, lo riduco
in poltiglia” aggiunse Barty, e l’altro
sperò che non lo scoprisse: ormai
sapeva che i suoi scatti d’ira erano pericolosi per chiunque
gli desse
fastidio.
“Vedrai che ti passa” gli disse, nel
tentativo di calmarlo.
Fino a quella
sera dopo cena,
Rachel fu costretta a lavorare sodo per i temi che la professoressa le
aveva
assegnato. Mentre scriveva, alternava anche dei momenti in cui lanciava
maledizioni e accidenti a quella donna.
“Non ha neanche un briciolo di pazienza… E
che avrò mai fatto di tanto scandaloso?”
sbottò, rivolgendosi a Regulus, che
stava leggendo le pagine sportive della Gazzetta del Profeta in santa
pace.
“Stavi parlando durante la lezione, se te
lo sei dimenticato” rispose lui.
“E capirai… Ah, già, ma che te lo
chiedo a
fare? Tu non infrangi mai le regole, vero?”
“Non vedo perché dovrei”.
Lei
scrollò la testa e tornò al
suo tema. Dopo cinque minuti aveva ricominciato a lamentarsi.
“Se solo Severus fosse qui. Ho bisogno del
suo aiuto”.
“Ha detto di essere stanco, adesso dorme. È
stato tutto il giorno…” esordì Barty,
che si stava sforzando di fingere che non
fosse mai successo niente.
“Sì, lo so dove è stato e anche con
chi. In
fondo, non possiamo mica obbligarlo a stare sempre con noi. Lily
è la sua
migliore amica. Certo, saremmo anche potuti andare a studiare con loro,
ma il
signorino qui non voleva”.
Regulus si
sentì di nuovo
chiamato in causa.
“Nessuno ti ha impedito di andarci. Io non
posso né voglio frequentare una Nata Babbana,
d’accordo?”
“Si può sapere cosa ti ha fatto di male
quella ragazza? Non è male” replicò
Rachel.
“Non mi ha fatto niente, ma i suoi genitori
sono Babbani”.
“Mica se li è scelti lei. Questo non riesco
a capire della famiglie come la tua. Insomma, voi potete essere
convinti come
vi pare, però avrebbe un senso se odiaste quelli che hanno
deciso di non
seguire le vostre idee. Ma i Babbani che colpa hanno se non sono maghi?
Non
hanno potuto scegliere come nascere, giusto?”
“Non è un problema mio se sono nati
così”.
“Lasciamo perdere, sei testardo come pochi.
I miei genitori sono Purosangue, non amano i Babbani come fa Silente,
però li
trattano bene lo stesso. Non mi hanno mai impedito di fare amicizia con
loro”.
“Io invece non ci tengo” ribatté
Regulus,
rassegnandosi al fatto che quel giorno non sarebbe riuscito a finire
l’articolo
sulla Coppa del Mondo.
“Si può sapere cosa ti hanno fatto di
male?”
Lui non
rispose e si incupì. In
realtà il ragionamento di Rachel aveva un sua logica, ma
Regulus non riusciva a
convincersene. Tutte le volte che qualcuno difendeva i Babbani, gli
tornava in
mente Ted Tonks e non poteva fare a meno di odiarlo con tutta
l’anima.
“Ne hanno fatto parecchio di male, e non
soltanto a me. Lo vedi, questo?” aggiunse, sventolandole
davanti il libro di
Storia della Magia, aperto alla pagina dei roghi delle persone accusate
di
stregoneria. “Pensa anche a Nick-Quasi-Senza-Testa.
È grazie a loro se è morto
in quel modo ridicolo”.
“Va bene, nessuno ha detto che sono dei
santi, ma è successo secoli fa! Adesso siamo noi maghi ad
ucciderli senza
motivo. Non le hai sentite le ultime notizie?”
Negli ultimi
giorni l’uomo che
tutti chiamavano Tu-Sai-Chi ne aveva uccisi almeno una decina.
“Il guaio è che non riescono ad
arrestarlo”
continuò Rachel. “Evidentemente al Ministero ci
sono molti che la pensano come
lui e lo lasciano fare”.
“Tantissimi
maghi lo appoggiano”
intervenne Barty.
“Assurdo” bofonchiò lei.
“Non dice cose sbagliate” affermò
Regulus.
“La mia famiglia è convinta che sarà
solo grazie a lui se il mondo magico non
verrà invaso dai Babbani”.
“La tua famiglia la pensa così? Non tutti,
mi sa. Tuo fratello frequenta un sacco di Nati Babbani, lo
sapevi?”
Regulus non
seppe mai cosa gli
fosse successo in quel momento. Rachel aveva toccato il tasto dolente,
l’unico
argomento capace di mandarlo fuori di testa.
“Questo non ti riguarda, hai capito?”
sbottò, furioso. “Fatti gli affari tuoi!”
Era la prima
volta in vita sua
che rispondeva così male a qualcuno, e se ne
vergognò un secondo più tardi,
anche se non fece nulla per rimediare.
Lei sembrava offesa e ferita da quell’esplosione di rabbia
inaspettata.
“Datti una calmata!” ribatté
scombussolata.
Per alcuni istanti cercò di restare impassibile, ma non ci
riuscì. Alzatasi di
scatto, si diresse verso l’uscita della sala comune.
“Dove vai?” le chiese Barty.
“In cucina. Ho fame” rispose lei con un
tono offeso.
“Lo sai che sono le dieci e mezza? Non puoi
uscire dopo…” provò ad avvertirla
quello, ma la porta si era già chiusa prima
che potesse terminare la frase.
Regulus si
sentiva addosso lo
sguardo accusatore di Barty, e lo ignorò, concentrandosi
sull’articolo, di cui
però non capiva neanche l’argomento generale.
Aveva il viso che scottava per il disagio. Non avrebbe voluto
offenderla
in quel modo, ma ultimamente l’argomento
“Sirius” lo faceva agitare.
Non solo il fratello maggiore aveva fatto amicizia con molti
Mezzosangue, ma aveva cominciato a fare il cascamorto con delle
Sanguesporco.
Dal momento in cui Regulus se ne era reso conto, l’immagine
orripilante di un
nome bruciato sull’arazzo di famiglia lo tormentava quasi
tutte le notti.
Perché
è così stupido? Vuole fare
la fine di Andromeda?
Rachel aveva
avuto il tempismo di
ricordargli quella paura. Lui aveva esagerato ad aggredirla, ma non era
riuscito a trattenersi.
Gli altri Serpeverde andarono a dormire poco più tardi, e
Regulus rimase
da solo nella sala comune deserta. Era quasi mezzanotte e Rachel non
era ancora
tornata.
Dove
si è cacciata?
Per un attimo
pensò di
infischiarsene, ma poi ci ripensò. Era colpa sua se era
andata via, perciò
doveva recuperarla.
Se
Gazza mi trova, mi farà
espellere,
pensò preoccupato. Tu
guarda che mi tocca fare! Infrangere le regole perché lei fa
la permalosa…
Vincendo
l’ultima esitazione,
uscì a sua volta dalla sala comune di Serpeverde.
Hogwarts di notte era quasi del tutto buia, ma Regulus non volle usare
l’incantesimo Lumos per evitare che qualcuno lo sorprendesse
a vagare per il
castello a quell’ora tarda. Era già stato nelle
cucine una volta, perciò
conosceva la strada, anche se con l’oscurità fu
più complicato raggiungerle. Finalmente
arrivato in fondo al corridoio del piano terra, riuscì ad
entrare.
“Possiamo servirla, padrone? Cosa
desidera?”
In un attimo
si ritrovò
circondato da decine di elfi domestici.
“No, grazie, non devo mangiare” rispose,
guardando poi al di là delle piccole teste calve che aveva
intorno.
Seduta al
tavolo più vicino, fino
a quel momento Rachel aveva giocherellato con la forchetta e quel che
restava
di un dolce alla crema. Quando aveva sentito la voce di Regulus
tuttavia aveva
alzato lo sguardo con aria truce.
“Che cosa vuoi?” ringhiò.
Regulus ebbe
uno spiacevole senso
di rimorso quando scorse una sfumatura rossa intorno ai suoi occhi.
“Lo sai che ore sono?”
“Che ti importa? Credevo di essere io
quella che si impicciava”.
Lui
sbuffò: non sarebbe stato
facile calmarla. Oltrepassò tutti gli elfi che gli stavano
porgendo ogni genere
di cibarie, e le si avvicinò.
“Senti” esordì, costringendosi a mettere
da
parte l’orgoglio. “Mio fratello non è
una persona di cui mi piace parlare. Mi
sono innervosito, non volevo urlare in quel modo”.
Rachel si
degnò di guardarlo,
scettica.
“Stai cercando di scusarti, per caso?”
“Bè, ecco… non proprio…
cioè…” bofonchiò
lui, imbarazzato.
Con sua grande
meraviglia, Rachel
gli fece cenno di sedersi.
“Anche io ho esagerato” ammise lei. “Non
so
perché me la sono presa così tanto. Ultimamente
sono un po’ strana”.
Regulus era
sempre più stupito:
che cosa le prendeva? Aveva creduto di incontrare resistenza e invece
si erano
già riappacificati.
“Senti, posso farti una domanda, senza che
ti arrabbi di nuovo?” fece lei dopo qualche attimo di
silenzio imbarazzato.
“Qual è il problema con tuo fratello?
Perché non vuoi sentirlo nominare? Non ne
parli mai. Non puoi odiarlo così tanto solo
perché sta a Grifondoro”.
Regulus
avrebbe voluto tenere per
sé la verità come aveva sempre fatto, ma la
risposta gli uscì spontanea prima
che potesse impedirselo.
“Non è vero che lo odio. Il fatto è che
si
comporta male, insomma, non come dovrebbe comportarsi un Black. Non
è solo la
sua Casa il problema, è che frequenta anche persone non
Purosangue. Se continua
così sarà rinnegato e cacciato di casa;
è già successo a mia cugina, che ha
deciso di sposare un Nato Babbano, e… beh, non voglio che
accada pure a lui”
aggiunse, guardando da un’altra parte.
“Non sapevo che una tua cugina fosse
scappata. Quando è successo?”
“Tre o quattro anni fa”.
“Si vede che ci stai ancora male”.
“Non è vero” mentì lui.
“Sono soltanto
arrabbiato”.
“Ah, certo…”
Il silenzio
calò di nuovo per un
bel po’ di tempo. Rachel sembrava indecisa se parlare o no.
“Mi sa che non avevo capito un bel niente”
disse infine. “Però pure tu, sei sempre
così criptico! Credevo che fossi
soltanto un ragazzino un po’ viziato ed egoista, che odiassi
tuo fratello per
partito preso, e che non te ne importasse niente di lui. Non avevo mai
considerato l’ipotesi che tu fossi arrabbiato con lui solo
perché non vuoi
perderlo di vista come è successo con tua cugina”.
Fece un
respiro profondo e
aggiunse, distogliendo a sua volta lo sguardo:
“Ti chiedo scusa”.
Regulus era
imbarazzato.
“Di nulla. Però queste cose tienile per te:
non farle sapere in giro” l’avvertì.
“Ci tieni tanto a nascondere la parte
migliore di te? Sei proprio strano” commentò lei.
“Sì, preferisco così”.
“Fai come vuoi. Ah, immagino di dovere
ringraziare lo studente modello che ha infranto per la prima volta le
regole
per venire a prendermi. Non me lo sarei mai aspettato”.
“Lascia stare… Ora però smettila di
essere
gentile, o potrei preoccuparmi per il tuo stato di salute
mentale” disse
Regulus.
Rachel non
sorrise: al contrario,
arrossì di colpo.
Per porre fine a quel silenzio imbarazzante, lui aggiunse:
“Allora, torniamo in sala comune?”
Lei
annuì.
Uscirono dalle cucine cercando di non calpestare gli elfi che
insistevano
per servirli e si incamminarono per il corridoio, quando
all’improvviso una
figura svoltò l’angolo.
“Ehi, voi! Cosa state facendo?”
Regulus si
sentì ghiacciare il
sangue nelle vene: erano stati scoperti. Incapace di muoversi, mentre
la sagoma
scura di un ragazzo si avvicinava a grandi passi, non poté
fare a meno di
viaggiare con la mente alla velocità della luce.
Serpeverde
perderà punti, sarò
punito, i miei si arrabbieranno, diranno che sto diventando uno
scavezzacollo
come Sirius…
Rachel
sembrava aver letto tutti
i suoi pensieri dal nervosismo che trapelava dal suo viso contratto.
“Rilassati” gli disse. “Non ti
farò punire.
Ma stai al gioco…”
Quando il
ragazzo li raggiunse e
usò il Lumos per illuminare il corridoio, Regulus vide sulla
sua divisa una
spilla da Prefetto di Grifondoro. Era Frank Paciock, del quinto anno.
Il
peggio che potesse capitare,
pensò: era risaputo che Paciock fosse molto diligente e
incorruttibile.
Prima che
qualcuno potesse dire
qualcosa, Rachel cominciò a tenersi la pancia ed
esibì una smorfia di dolore.
“Meno male che c’è qualcuno”
gemette. “Mi
sono sentita male poco fa e lui mi ha accompagnata”.
“Nelle cucine?” dubitò Paciock,
sollevando
un sopracciglio.
“Non volevo svegliare Madama Chips, e poi
credevo che bastasse solo qualcosa di caldo da bere…
Ahi!”
Rachel era
un’ottima attrice:
Regulus le stava quasi per credere.
“In infermeria ti ci porto io, adesso. Lo
sapete, comunque, che avete infranto una regola della scuola?”
Regulus
impallidì e Rachel intervenne.
“Lui non c’entra. Si è offerto di
accompagnarmi perché potevo cadere per terra. Dovresti
premiarlo, piuttosto”.
“Ma che gentiluomo…”
Rachel si
cominciò ad irritare.
“Certo, ma che parlo a fare? Sei un
Grifondoro, e con noi Serpeverde non sarai mai
giusto…”
Lo aveva detto
apposta per
ferirlo nell’orgoglio… ed ebbe l’effetto
sperato.
“Questo non significa nulla. Come Prefetto,
devo essere imparziale” disse Frank Paciock, scrutando
l’altro con attenzione,
per capire se stesse mentendo oppure no.
Regulus fece
del suo meglio per
assumere un’espressione da angioletto con tanto di aureola e
ali, ed
evidentemente ci riuscì, perché il Prefetto
concluse:
“Bè, per questa volta vi credo, ma se vi
sorprendo di nuovo ad uscire di notte… Venite con me;
accompagno lei in
infermeria e poi te davanti alla tua sala comune”.
Regulus
evitò di aprire bocca, ma
rivolse a Rachel un sorriso di gratitudine. Lei ricambiò ma
distolse subito lo
sguardo, nascondendo il rossore che le era apparso improvvisamente sul
viso.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Eccomi
di nuovo qui. Lo so che di solito nelle fanfiction Frank e Alice sono
descritti come coetanei di Lily e James, però mi sembra un
po'
improbabile adesso che tutti i maghi si sposino appena usciti da
Hogwarts, a 18 anni, quindi il nostro Frank l'ho fatto un po'
più grande.
Mizar:
la prima a recensire merita la prima risposta, ovviamente! Sicuramente
Siirus avrà chiesto consiglio a Remus sull'incantesimo
migliore
da utilizzare contro il ragazzo-asino! XD Bè, in qualche
modo
riuscirò a trasformarli in Mangiamorte, anche se Barty
sarà più complicato, dato che Regulus non
arriverà
mai ai suoi livelli.
Alohomora:
infatti Barty jr c'entrava eccome con il caso dei Paciock, purtroppo,
però non posso fare a meno di odiare di più suo
padre,
proprio non ci riesco. Rachel ti ringrazia per i complimenti! Scusa se
non ho avuto il tempo di recensire il tuo capitolo, sono appena
tornata, ma adesso corro a leggerlo!
Pepesale:
ci hai preso in pieno su kettleburn! Inoltre nelle Fiabe di Beda il
Bardo, Silente racconta un espisodio in cui Kettleburn è
protagonista della prima e ultima recita svoltasi a Hogwarts, in cui
una delle sua creature magiche ha distrutto mezza scuola! XD Altro che
Hagrid! Riguardo all'episodio che mi hai ricordato, almeno secondo me,
Crouch senior era il classico padre che con gli estranei esalta i
successi del figlio, ma che a lui non dà mai soddisfazione.
_Mary:
in effetti Barty senior è quello che ha condannato Sirius
senza
neanche procesarlo, ricordiamocelo (e adesso che ve l'ho ricordato,
centinaia di lettrici di efp partiranno per una crociata contro
Crouch!)... Hai ragione, Regulus e Barty sono due veri maschi in questo
senso!
dirkfelpy89:
eh sì, purtroppo sarà sempre più
diluito, come hai
detto tu. Però qualcosa di fondo rimarrà sempre,
anche
dopo la fuga di Sirius.
malandrina4ever:
diciamo che il Grifondoro se l'è proprio meritata quella
punizione. Che le orecchie d'asino gli siano d'insegnamento!
Sì,
Barty era tra quelli che hanno torturato i Paciock, ahimè...
AllyVicious:
ciao, mi fa sempre piacere avere altri lettori, e mi fa piacere
soprattutto conoscere altri fan di Regulus (e un po' meno di James!).
Il pensiero di non essere l'unica mi rende più felice. Anche
secondo me Regulus meritava molto più spazio, anche se alla
fin
fine sono contenta che sia uscito di scena in un modo eroico.
lyrapotter:
anche a me piacciono questi momenti in cui Sirius e Regulus vanno
d'ccordo, non sai quanto! Per il gruppo contro i genitori esigenti sono
d'accordissimo, comincerò con una bella raccolta di firme
all'università! XD
|
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Capitolo 21 *** Stranezze e sospetti ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio: Regulus Black
Prompt: 48: Caffè
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Stranezze
e sospetti
Ottobre 1974
“Ed ecco a voi, signore e signori, il
più
giovane Cercatore del mondo… Regulus Black! Acquistato solo
un anno fa dal
Puddlemere United, il giovane Black è stato immediatamente
richiesto dalla
nazionale inglese di Quidditch che, grazie a lui, ha sconfitto tutti
gli
avversari, giungendo alla sospirata finale…
Riuscirà ad aggiudicarsi anche il
titolo di Campione del Mondo?”
Regulus sentiva le ovazioni degli
spettatori che riempivano l’enorme stadio, mentre la squadra
avversaria entrava
a sua volta in campo.
Tuttavia, cosa stranissima, improvvisamente una voce che
non apparteneva
al cronista tuonò:
“Forza,
basta poltrire, voi due. Vi voglio
pronti e svegli tra cinque minuti. Dai, Black!”
Tutt’a un tratto, Regulus sentì
freddo.
Poi udì un tonfo e un’imprecazione.
“Ma
che…?” chiese, aprendo gli occhi di
scatto.
Si trovava nel suo dormitorio. La
coperta gli era stata tolta di dosso.
“Finalmente
ti sei svegliato!” esclamò
Marius Donovan, guardandolo con aria di rimprovero. “Che
altro aspettavi, la
colazione a letto?”
Regulus era ancora confuso e
stordito. Cosa ci faceva il Capitano nel suo dormitorio? E
perché Barty era
caduto dal letto?
“Ma
sei matto? Ti sembra il modo di svegliare
la gente?” protestò Barty, ancora gonfio di sonno,
mentre si massaggiava il
gomito che aveva sbattuto cadendo.
“Dobbiamo
allenarci” disse Donovan.
“Quest’anno la parola d’ordine
è vincere!”
“Ma
sono le sei di domenica mattina…” fece
notare Regulus.
“Bando
alle ciance. Vi voglio in campo tra
un quarto d’ora” tagliò corto il
Capitano.
“È
matto da legare, dammi retta” disse
Barty quando quello se ne fu andato. “Ho capito che per lui
è l’ultimo anno di
scuola, ma ora esagera!”
Regulus sbuffò.
Dieci minuti dopo erano scesi in sala comune e si erano
diretti verso il
parco, sbadigliando e tremando a causa del freddo mattutino. I loro
compagni di
squadra erano altrettanto stanchi e insofferenti, ma Donovan non si
lasciò
impietosire.
“Ascoltatemi
bene, tutti quanti! Harper,
apri quegli occhi! Come sapete, questo per me sarà
l’ultimo anno. Ci alleneremo
sette giorni alla settimana, mentre i Grifondoro poltriranno nei loro
dormitori…”
“Certo,
così alla partita loro saranno
riposati, e noi dormiremo sulle scope” bofonchiò
Regulus tra sé.
“Black!”
lo rimproverò il Capitano. “Non ti
distrarre! Che vi credete, che siamo qui ad inseguire le farfalle?
Adesso sulle
scope. Cominciamo!”
L’allenamento fu duro e
stressante. I giocatori erano stanchi ma il Capitano li spronava senza
pietà.
Era passata un’ora quando a Regulus
capitò di lanciare un’occhiata agli
spalti e di scorgere Rachel che assisteva all’allenamento.
Anche Barty la vide,
tanto che non si accorse del Bolide che gli sfiorò
l’orecchio.
“Crouch!” gridò
Donovan. “Eh
no! Ci mancava solo la distrazione
femminile. Queste donne sono
una disgrazia!”
Donovan atterrò e si diresse a
passo di marcia verso Rachel, facendole segno di uscire dallo stadio e
apostrofandola con aggressività. Lei ovviamente non gli
permise di passarla
trattarla in quel modo.
Dopo una breve, ma intensa litigata, Rachel
uscì dal campo, schiumante
di rabbia. Regulus ebbe il vago sospetto che Donovan non
l’avrebbe passata
liscia.
Alla fine dell’allenamento, la maggior parte dei
giocatori, Barty
compreso, rimase nel campo a protestare contro
l’ossessività di Donovan, mentre
Regulus decise di andarsi a cambiare.
Appena uscì dallo stadio, come si era
immaginato, incontrò Rachel.
“Il
vostro Capitano si è bevuto il
cervello, per caso?” esordì lei, furibonda.
“Credo
di sì”.
“Lo
sai cosa ha detto? Che non potevo
assistere perché gli distraevo i giocatori! Ma come si
permette?”
“Non
ti agitare” cercò di tranquillizzarla
lui.
“Mi
dispiace ma non ci riesco! Come fai tu
ad essere sempre così calmo?”
Regulus fece spallucce.
“A
proposito” disse, “come mai sei venuta a
vederci?”
Senza un motivo apparente, la
ragazza arrossì.
“Perché,
è vietato?” chiese, imbarazzata.
“No,
ma non l’hai mai fatto”.
“Stavolta
ho deciso di farlo. Se ti dà
fastidio, dillo”.
“No”
rispose lui, stupito. Perché adesso si
era improvvisamente incupita?
Per rompere quel silenzio
imbarazzato, Rachel disse:
“Non
vedo l’ora di andare a Hogsmeade!
Manca solo una settimana”. Poi esitò, mordendosi
il labbro inferiore, come se
avesse voluto aggiungere qualcosa. “Ci… ci andiamo
insieme?” chiese alla fine.
“Certo”
rispose Regulus. Era scontato che
sarebbero andati tutti insieme a Hogsmeade. Ma forse per lei non era
poi tanto
ovvio, a giudicare dalla sua espressione sollevata.
Regulus si sentì vagamente imbarazzato,
probabilmente a causa
dell’insolita atmosfera tesa che si era venuta a creare, e
distolse lo sguardo,
accorgendosi di Barty che li aveva raggiunti.
Il ragazzo aveva qualcosa che non andava. Il viso era di
una strana
sfumatura violacea e gli occhi di spostavano alternativamente da Rachel
a
Regulus, mentre faceva roteare la mazza da Battitore con aria
minacciosa.
“Tutto
bene?” gli chiese Regulus, ignaro.
“Non
ne sono sicuro” rispose quello con un
tono enigmatico.
“Torniamo
al castello?” tagliò corto
Rachel.
Barty si affrettò a posizionarsi
in mezzo agli altri due, assestando una spallata a Regulus.
Quest’ultimo lanciò
un’occhiata perplessa a Rachel, ma lei si limitò a
distogliere lo sguardo per nascondere la sua preoccupazione.
***
La mattina di Halloween, Regulus,
Barty, Rachel e Severus uscirono dal castello e, dopo aver consegnato i
permessi firmati a Gazza, s’incamminarono verso i cancelli.
Era una giornata
piuttosto fredda, ma nel cielo non c’era neanche una nuvola.
“Era
dal primo anno che non vedevo l’ora di
andare a Hogsmeade!” esclamò Rachel entusiasta.
“Mio padre mi ha detto che ai
Tre Manici di Scopa fanno una Burrobirra eccezionale”.
“Già,
tuo padre ha ragione” disse Severus
dopo una pausa carica di tensione, poiché né
Regulus né Barty sembravano molto
in vena di chiacchiere quel giorno.
“Regulus,
sei ancora qui con noi?” chiese
lei, facendogli schioccare le dita davanti agli occhi.
Lui tornò immediatamente con i
piedi per terra. Ad attirare la sua attenzione era stata la presenza di
Sirius,
che lo precedeva di una decina di metri, accompagnato come al solito
dalla sua
inseparabile banda.
“Come
ha fatto a passare sotto il naso di
Gazza senza permesso?” chiese Regulus, più a se
stesso che agli altri.
“Veramente
gliel’ha dato. L’ho visto io con
i miei occhi” intervenne Severus.
Regulus aggrottò la fronte. Il
tarlo del sospetto era apparso nella sua mente.
“Tanto
per curiosità, ce l’aveva anche
l’anno scorso?”
“Certo.
Non si è mai perso un fine
settimana ad Hogsmeade. Perché?”
“Perché
i nostri genitori non gli hanno mai
firmato alcun permesso! L’ha falsificato”.
Calò un silenzio teso, interrotto
subito da Barty che, con un tono acido, disse:
“Dacci
un taglio. Non ci importa niente se
tuo fratello ha falsificato quella firma!”
Rachel e Severus lo guardarono
con tanto d’occhi. Al contrario, Regulus gli
lanciò un’occhiataccia. Cominciava
veramente ad irritarsi. Erano giorni che Barty lo ignorava
deliberatamente e,
se non lo faceva, lo fissava con sospetto, ostentando uno sguardo da
Basilisco,
oppure gli rispondeva male e lo aggrediva senza un motivo apparente.
Fino a
quel momento aveva fatto finta di niente, nella speranza che gli
passasse, ma
non era tanto sicuro di sopportare ancora quella situazione. Si
trattenne
soltanto per non rovinare la gita agli altri due.
“Eccoci
arrivati” disse Severus dopo
qualche minuto. “Dove volete andare prima?”
“Non
lo so. La nostra guida turistica sei
tu, no?” sbottò Barty arrabbiato.
“Allora
seguitemi” fece quello, invocando
la pazienza.
Il villaggio di Hogsmeade era il
più incantevole tra tutti quelli che Regulus avesse visitato
fino a quel
momento. Le casette dai tetti a punta lo facevano sembrare un paesino
della
Germania.
La strada principale era piena di
negozi e locali, addobbati per l’occasione con decorazioni di
Halloween.
“Andiamo
prima da Mielandia” disse Severus.
“Ottima
idea! Ho davvero bisogno di
mangiare qualcosa” disse Rachel, tanto per fare
conversazione, visto che gli
altri due erano muti come statue di cera.
Non appena fecero il loro
ingresso nel negozio di dolciumi, il malumore di Regulus per
l’imbroglio di
Sirius e per l’aggressività di Barty si dissolse
come neve al sole. Era un
posto meraviglioso, ricolmo di dolci in quantità
industriali: Gelatine
Tuttigusti + 1, Api Frizzole, Cioccorane, Scarafaggi a Grappolo e altre
specialità magiche.
Anche Mielandia era in tema Halloween, e infatti nel bel
mezzo del
negozio c’era un grande espositore di Zuccotti di Zucca,
mummie alla liquirizia
e pipistrelli al cioccolato che volavano davvero.
“Quegli
scheletri di zucchero mi sembrano
buoni. Credo che li prenderò” disse Barty, anche
lui apparentemente raddolcito,
e si fiondò subito verso la vetrina.
Regulus preferì optare per i
dolci tradizionali, anche perché quelle caramelle a forma di
occhi raggruppate
in un piatto all’angolo lo inquietavano parecchio, e si
diresse verso lo
scaffale delle Cioccorane.
“Non
hai preso quasi niente” notò un quarto
d’ora più tardi, quando uscirono dal negozio e
vide Rachel con una sola
confezione di Fildimenta Interdentali.
“Non
ho molta fame in questo periodo”
rispose lei, vaga.
“Non
avevi detto di voler mangiare?”
“Piuttosto,
a me sembra inappetente”
intervenne Severus. Poi si rivolse a Regulus con tono complice.
“Si è messa a
dieta, dai retta a me…”
Lei lo incenerì con lo sguardo.
“Non
è vero! E comunque sono affari miei”
concluse, con una nota d’imbarazzo.
“Non
c’è bisogno di prendertela
così” cercò
di calmarla Regulus. “In ogni caso, tu non hai la
necessità di metterti a
dieta”.
Rachel non rispose e Regulus
credette che il rossore che le era parso sul viso fosse solo una
conseguenza
del vento freddo che soffiava quella mattina. Barty reagì
prendendo a calci un
lampione, col volto contratto come se stesse cercando di resistere alla
tentazione di prendere a calci qualcun altro. Nessuno dei tre
osò dirgli
niente.
La tappa successiva fu l’Emporio degli Scherzi
di Zonko. Visitarono
praticamente tutto il villaggio, compreso l’ufficio postale,
e passarono
davanti ad un pub dalla scarsa igiene, chiamato Testa di Porco, in cui,
a detta
di Severus, avvenivano traffici illegali.
Poco prima dell’ora di pranzo, arrivarono alla
periferia di Hogsmeade.
Oltre un recinto di filo spinato, videro una baracca abbandonata.
“Quella
è la Stamberga Strillante”
spiegò Severus, “la casa più infestata
di fantasmi di tutta la Gran Bretagna”.
“Ecco
perché ha un’aria così
spettrale”commentò Regulus.
“Wow,
la visitiamo?” propose Rachel.
“Ma
sei matta? Io là non ci entro” disse
Barty spaventato.
“Io
neanche” gli fece eco Regulus, nella
speranza che il trovarsi d’accordo con lui, facesse passare
il malumore a
Barty. Ma quest’ultimo lo liquidò con
un’occhiata sprezzante.
“Fifoni…”
disse Rachel, cercando di
mantenere un’atmosfera scherzosa.
“Credo
che sia ora di mangiare” tagliò
corto Severus. “Andiamo ai Tre Manici di Scopa, sperando che
non sia troppo
affollato”.
Purtroppo, il locale principale
del villaggio era sempre pieno come un uovo.
“Voi
sedetevi, io ordino qualcosa” disse
Barty.
“Io
voglio anche un caffè, grazie” disse
Rachel.
Regulus, Rachel e Severus si
collocarono ad un tavolino vicino alla finestra e il primo, libero di
sfogarsi,
esordì:
“Voi
avete capito perché si comporta così?”
Rachel cominciò a tormentarsi una
ciocca di capelli, nervosa, e Severus assunse un’espressione
consapevole.
“Tu
lo sai!” gli disse Regulus.
“Può
darsi…”
“E
allora parla”.
Ci fu una pausa di silenzio,
durante la quale Severus parve soppesare le parole. Rachel gli
lanciò uno
sguardo supplichevole e impaurito.
“Bè…”
disse infine, “credo che sia geloso”.
Regulus non aveva bisogno di
ulteriori spiegazioni.
“È
convinto che io… ti piaccia?” si rivolse
a Rachel. “Ma è assurdo…
giusto?” aggiunse, incerto quando percepì nel suo
sguardo un lampo gelido, che tuttavia sparì subito.
“Infatti
è assurdo” ripeté lei
apparentemente a suo agio. “Glielo dovresti dire. Siete
sempre stati amici. Non
voglio che litighiate per me… e senza motivo, poi”.
“Sì,
mi sa che glielo dirò” concluse lui,
ma non si accorse dell’amarezza con cui lei aveva pronunciato
l’ultima frase.
Barty arrivò proprio in quel
momento. Era in difficoltà nel trasportare tre bicchieri
stracolmi di
Burrobirra e una tazzina di caffè (da notare il fatto che
per l’ordinazione si
fosse dimenticato di Regulus).
“Il
signorino può fare la grande fatica di
darmi una mano?” sbottò nonostante tutto con
acidità, ovviamente rivolto a
Regulus.
“Certo”
rispose lui infastidito. Lo aiutò a
posare le bevande e poi lo afferrò per la manica.
“Vieni con me” disse.
Lo trascinò fuori dal locale e lo
affrontò.
“Credo
di aver capito perché ti stai
comportando in questa maniera assurda” esordì.
“Ah,
sì?” fece Barty, con aria di sfida.
“Allora ti sarai reso conto di che razza di amico
sei!”
“Stai
facendo tutto da solo. Non so come tu
possa averlo pensato. Io e lei siamo solo amici, è chiaro?
Se vedi complotti
dappertutto non è colpa mia”.
“Poco
fa le hai fatto un complimento, se
non te ne sei accorto!”
“Era
solo un consiglio. E comunque non ho
mai avuto secondi fini”.
“Come
no… Vi ho visti che parlavate l’altro
giorno, alla fine dell’allenamento”.
“Perché,
adesso è vietato parlarle?
Dovresti prendertela anche con Severus, a questo punto. E con tutti gli
insegnanti. Magari anche con quelli del primo anno”.
Barty prese a fissarsi i piedi.
La rabbia sembrava sparita e non voleva far vedere la sofferenza che
gli si era
dipinta sul volto.
“L’altra
volta, quando sono arrivato io,
eravate in imbarazzo…”
“Forse
perché avevi uno sguardo da
invasato?” buttò lì Regulus.
Per un solo istante la bocca di
Barty si increspò in un vago sorriso, ma lui lo fece sparire
subito.
“Quindi…
non hai mai pensato a lei in quel
senso?” chiese.
“Ma
no! E nemmeno lei”.
Calò un silenzio imbarazzato, poi
Barty ammise:
“Mi
sa che ho preso un granchio”.
“Lo
credo anch’io” disse l’altro,
sollevato.
“È
che vedo possibili rivali dappertutto…”
si giustificò.
“Non
c’è problema. Però la prossima volta
chiedi, non inventarti tutto da solo, d’accordo?”
Barty annuì, anche lui sollevato.
“Lo
sapevo che non potevi avermi tradito così”
disse, e Regulus evitò di fargli notare che in
realtà aveva eccome dubitato di
lui.
“Rientriamo?”
propose.
Nel frattempo, all’interno dei
tre Manici di Scopa, Severus stava dicendo:
“Complimenti
per il gesto nobile. Io non
l’avrei fatto, al posto tuo, avrei lasciato che
litigassero”.
Rachel sbuffò, soffocandosi con
il suo caffè.
“L’avete
capito tutti, tranne lui!”
gemette, frustrata. “Comunque, è andata meglio
così visto che, a quanto pare,
non gli interesso. E poi a me importa soprattutto che Regulus sia
felice; se
litigasse con il suo migliore amico non lo sarebbe affatto”.
“Spiacente,
ma non riesco a capirti. Forse
sono egoista, ma secondo me non dovremmo guardare in faccia nessuno pur
di
ottenere quel che vogliamo”.
“Cos’è
che volete?” chiese Regulus, mentre
lui e Barty si sedevano al tavolo.
“Niente”
risposero Rachel e Severus
all’unisono.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Credo che d'ora in poi tornerò ad aggiornare sempre il
sabato, quindi il prossimo sarà il 14 novembre.
Pepesale:guarda
un po', sei arrivata prima stavolta! Meriti un premio, anche se
non so esattamente cosa. In questo capitolo Regulus ha rischiato di
brutto... Per fortuna Rachel è stata abbastanza furba da
evitare
spargimenti di sangue! Ecco, in questo capitolo Barty non è
il
massimo della simpatia, ma tra pochissimo gli passerà.
Riguardo
ad Andromeda, ti dico subito che Regulus non si darà mai
pace
sulla sua fuga, e presto comincerà a considerare Ted come il
maggiore responsabile della rovina della famiglia Black. Anche tu hai
notato il parallelismo con Severus: in effetti scrivendolo non ci avevo
pensato, mi è venuto in mente dopo. Le Fiabe di Beda il
Bardo
sono carine, secondo me vale la pena perchè anche se si
legge in
mezz'ora, costa poco e ha delle allusioni divetrtenti a personaggi
conosciuti direttamente o no. Infine, sì, è stato
Crouch
a mandare Siirus ad Azkaban senza processo.
lyrapotter:
mah, chissà come mai...! Facciamo finta di niente, per il
momento. Intanto nel prossimo capitolo Sirius comincerà a
dare i
primi segni di non voler più vivere a Grimmauld Place.
Insomma,
dovrò inziare a farlo litigare seriamente con Regulus. Uffa.
Mizar:
grazie, spero davvero di riuscire a scrivere bene quei momenti. Il
guaio è che li ho scritti già una volta e la
difficoltà sta nel replicarli senza fare ripetizioni e
cambiare
alcune cose senza stravolgere la trama che mi sono prefissata.
Sarà un'impresa.
Alohomora:
hai proprio ragione, Rachel ha un'anima da malandrina! XD Forse
è per questo che ti sta tanto simpatica, no? Se riesce
addirittura a "traviare" l'impeccabile Regulus per una volta vuol dire
che è proprio tremenda! Se lo sapessero i signori Black...
_Mary:
mi piace pensare che possano esserci state famiglie come quella di
Rachel: Serpeverde, purosangue, ma moderate, diciamo. Sono lusingata
del fatto che consideri canon il mio Regulus! Io la penso
così
perchè in realtà è come me lo
immagino, ma se lo
dici anche tu vuol dire che sono stata convincente!
Vulneraria:
intendi riguardo al momento in cui Rachel gli chiede se preferisce
nascondere la parte migliore di sè? Bè, in
effetti,
quando ho scritto quella frase mi è proprio venuto in mente
Severus. Mi sembra che tra lui e Silente si presenti più o
meno
la stessa scena, o sbaglio? Tranquilla, Barty non è poi
così tanto calmo e posato!
dirkfelpy89:
inutile dire che sono d'accordo anche io! Avrei voluto che ci fossero
state delle famiglie come quella di Rachel nella storia originale.
Vabè, alla Rowling i Serpeverde non andavano molto
giù,
probabilmente.
malandrina4ever:
hai detto benissimo! Credo che Rachel sarà stata la prima e
l'ultima con cui Regulus parla di Sirius. Gliel'ha estorto in un
momento particolare, ma d'ora in poi Regulus sarà ancora
più criptico su questo argomento...Tipico orgoglio dei Black!
|
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Capitolo 22 *** Avvertimenti ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
35: Campanello
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Avvertimenti
Natale 1974
Di solito Regulus tornava sempre
a Grimmauld Place per le vacanze natalizie. Anche Sirius era costretto
a
lasciare la scuola per quei pochi giorni ma, al contrario del fratello,
odiava
rientrare a casa. Per lui era come una condanna a morte dover rivedere
i suoi
genitori, Kreacher e tutti i parenti, e per questo motivo trascorreva
la
maggior parte della giornata rinchiuso in camera sua, uscendo soltanto
per i
pasti e per andare in bagno. Ormai Regulus si stava abituando a
quell’atteggiamento di Sirius e, anche se continuava a dargli
fastidio,
cominciava a farsene una ragione.
Quell’anno la cena della Vigilia si sarebbe
tenuta proprio a Grimmauld
Place. Gli invitati erano parecchi, perciò Kreacher aveva
talmente tante cose
da fare che correva su e giù per la casa ininterrottamente.
“La
padrona non ha detto a Kreacher se
verrà anche il cognato della signorina Bella”
riferì a Regulus, mentre
trasportava un’alta pila di piatti.
“Credo
di sì” rispose Regulus. “Saremo
praticamente tutti”.
Kreacher sospirò: i piatti non
bastavano. Regulus lo osservò correre verso la credenza per
trovare un altro
servizio più numeroso e non poté fare a meno di
compatirlo.
Povero Kreacher, questa cena lo
sta proprio stressando, pensò.
Non aveva capito perché
quell’anno sua madre si fosse messa in testa di invitare,
oltre a tutta la
famiglia Black, anche i Malfoy e i Lestrange. Per fortuna i rispettivi
suoceri
di Bellatrix e Narcissa avrebbero festeggiato il Natale altrove. Ma
sarebbero
stati comunque tanti. Sembrava che lo avesse fatto apposta per rendere
Sirius
ancora più nervoso e insofferente.
In quel preciso istante, il campanello suonò e
Kreacher accorse per
aprire la porta.
I primi ad arrivare erano stati i
Malfoy. Lucius era impeccabile nel suo abito nuovo di zecca e nella sua
aria
fredda e austera.
Narcissa invece abbandonò
l’atteggiamento tipico di ogni Malfoy che si
rispetti quando si rivolse a Regulus per salutarlo calorosamente.
“È
un sacco di tempo che non ci vediamo,
Regulus! Come stai?” chiese la ragazza.
“Sto
bene, grazie” rispose lui
sorridendole.
Nel frattempo Kreacher era
tornato ad apparecchiare nella sala da pranzo. Ogni volta che il
campanello
suonava di nuovo, tuttavia, era costretto a fare i salti mortali per
tornare
all’ingresso.
“Dov’è
finito quell’inutile perditempo di
Sirius?” sbraitò Walburga ad un certo punto.
“Kreacher! Vallo a chiamare
immediatamente!”
“S-sì
padrona…” gemette l’elfo, intento
com’era a trasportare una pesante brocca piena
d’acqua.
“Lascia
stare, ci penso io” gli disse
Regulus, vedendolo in difficoltà.
“Kreacher
ringrazia il padrone, che è
sempre così gentile con gli elfi
domestici…”
“D’accordo,
ora però vai, se no ti
rimproverano”.
Regulus cominciò a salire le
scale, finché non giunse al penultimo pianerottolo. La porta
della stanza di
Sirius era naturalmente chiusa: il ragazzo non ricordava neanche
l’ultima volta
in cui vi aveva messo piede. Quando bussò, Sirius gli
rispose con un mugugno
poco cordiale:
“Che
c’è?”
Regulus finse di non aver sentito
e aprì la porta, entrando nella camera.
A prima vista, credette di aver sbagliato. Non la vedeva
da un sacco di
tempo, ma era assolutamente certo che fosse leggermente diversa da come
si
presentava adesso. La carta da parati verde oliva era quasi sparita,
sommersa
da una quantità abnorme di sciarpe e stendardi di Grifondoro.
“Non
mi sembra di aver detto che potessi
entrare” disse Sirius. Era sdraiato sul letto, le mani dietro
la testa.
Superato lo shock iniziale,
Regulus commentò con un tono sarcastico:
“Interessante…
Che cosa hai combinato qui
dentro?”
“Niente
di che. Non ho il diritto di
decorare la mia camera come meglio credo?”
“Lo
fai solo per provocare” replicò
l’altro.
“E
anche se fosse? Non ti riguarda”.
Regulus continuava a guardarlo,
perplesso. Era davvero sicuro che quello fosse suo fratello? Sembrava
un’altra
persona. Finché erano a scuola, i loro rapporti non facevano
tanto schifo ma,
ogni volta che tornavano a casa, Sirius riversava anche su di lui tutta
la
propria frustrazione e l’odio che provava nei confronti del
resto della
famiglia.
“La
devi smettere di sfogarti su di me”
osservò.
Sirius parve riflettere sulle
parole del fratello e infine rispose:
“Certe
volte non posso farne a meno. Non
volevo tornare. La mia vera casa è Hogwarts, non questa. Non
pretendo che tu
capisca, ma se fossi al mio posto la penseresti allo stesso
modo”.
Regulus distolse lo sguardo,
incupito. Gli doleva ammettere che i loro genitori stavano facendo di
tutto
perché Sirius si sentisse tagliato fuori dalla famiglia. La
reazione del
primogenito quindi era più che comprensibile.
“Può
darsi” si limitò a rispondere, deciso
a non ammettere quelle riflessioni, “ma dovresti almeno
evitare di appendere al
muro i poster di queste… ehm…”
esitò, cercando di capire cosa fossero quelle
strane cose, “… scope con le ruote”.
“Si
chiamano motociclette” spiegò Sirius
con un ghigno. “Sono mezzi di trasporto”.
“Babbani”
concluse Regulus, e non era una
domanda: era un’affermazione piena di disgusto.
“Esatto”
confermò Sirius indifferente. Poi,
con un altro ghigno impertinente, indicò altri poster,
raffiguranti ragazze
rigorosamente Babbane e poco vestite. “Per caso preferisci
queste? Non potrei
biasimarti”.
“Idiota”
tagliò corto Regulus, imbarazzato.
“Datti una sistemata e scendi di sotto. Sono arrivati quasi
tutti”.
“Che
bella notizia…” commentò Sirius
sarcastico.
Ecco, pensò
Regulus. Quando non fa
l’antipatico, comincia a
sparare battutine irritanti.
Tuttavia decise di aspettarlo.
Era stufo di litigare. Almeno per Natale avrebbe voluto ritrovare il
fratello
allegro e spensierato che aveva sempre avuto.
“Senti,
prova a comportarti bene, per oggi”
gli disse, ma non ebbe risposta.
Quando scesero all’ingresso, la
prima a farsi notare fu loro nonna Irma, che si fiondò su
Regulus e lo stritolò
in un abbraccio ferreo.
“Come
stai, Regulus? Per la barba di
Salazar, sei cresciuto tantissimo!” gracchiò la
donna.
“Proprio
perché è cresciuto dovresti
evitare di trattarlo come un moccioso” disse Sirius.
Come non detto,
pensò Regulus,
rassegnato ad un altro Natale di passione.
“Tu
sta’ zitto” intervenne
Bellatrix in tutta la sua inquietante magnificenza. “Non
capisco perché gli zii
siano stati così generosi da concederti di restare in questa
casa dopo lo
Smistamento. Dovresti ringraziarli, invece di presentarti con quella
faccia da
schiaffi”.
Sirius continuò a sfidarla,
mantenendo il suo ghignetto a oltranza.
“Giuro
che un giorno o l’altro gli farò
passare la voglia di fare lo spiritoso” borbottò
Bellatrix inviperita. “Ciao,
Reg. Neanche ti chiedo come stai. Dato che convivi con quel mascalzone,
non
puoi certo stare bene”.
“Buon
Natale, Bella” rispose lui, senza
avere la più pallida idea di cosa risponderle.
Regulus fece il giro dei presenti
per salutarli tutti. La testa cominciava già a fargli male
per il nervosismo. In
quel momento si sentì profondamente invidioso di Rachel, che
stava trascorrendo
le vacanze in Austria con i suoi: l’ultima lettera che lei
gli aveva spedito
era piena di resoconti entusiastici e sprizzava serenità da
ogni parola.
Tuttavia, quando l’ultimo invitato
entrò, si sentì molto più sollevato.
“Ecco
il mio campione!” esclamò Alphard,
salutandolo con un gran sorriso.
Finalmente una faccia allegra,
non poté fare a meno di pensare Regulus. Ai suoi genitori e
parenti voleva
bene, ma loro avevano il brutto vizio di essere sempre seri e
arrabbiati. Alphard
inoltre fu l’unico a salutare Sirius con uno slancio
affettuoso. Era davvero lo
zio migliore del mondo.
“Il
mio regalo per te, Regulus, puoi
aprirlo anche adesso, tanto si riconosce anche se è
incartato”.
Regulus si ritrovò tra le mani un
pacco dalla forma inequivocabile. Pervaso dall’emozione, ci
mise un po’ per
scartarlo, ma alla fine ci riuscì e non poté
trattenere un’esclamazione
entusiastica.
“È
una Nimbus 1700?” domandò, incredulo.
“Uscita
proprio l’altro ieri” confermò lo
zio.
Regulus avrebbe fatto i salti di
gioia se non fosse stato in pubblico, ma si ripromise di farli una
volta solo
in camera sua.
“A
quanto va?” chiese Lucius Malfoy,
avvicinatosi a Regulus per guardare la scopa.
“Mi
hanno detto che può raggiungere i 200 chilometri
all’ora” rispose Alphard, provocando la reazione
irritata di Walburga:
“Tu
me lo vuoi fare ammazzare!”
Lo zio giudicò più saggio non
rispondere e lanciò a Regulus un’occhiata di
complicità. Poi si rivolse a
Sirius.
“Per
non fare favoritismi, anche tu potrai
aprire subito il tuo regalo” gli disse, porgendogli un grosso
pacco.
Sirius sorrise e lo scartò,
ignorando il silenzio teso che si era improvvisamente creato intorno a
lui. Tutti
i presenti fissavano la scena come se fosse stato uno spettacolo
innaturale.
“Alphard,
hai fatto un regalo a Sirius?”
chiese Orion.
“Perché,
è vietato?”
“Non
si merita niente”.
“Fino
a prova contraria, è mio nipote, e se
decido di fargli un regalo, glielo faccio” rispose lui senza
scomporsi,
nonostante le occhiate poco cordiali che il resto della famiglia gli
stava
rivolgendo.
Ci fu qualche istante di
tensione, poi per fortuna Kreacher chiamò gli ospiti a
tavola.
Regulus avrebbe voluto portarsi la sua scopa nuova di
zecca a tavola, ma
gli bastò uno sguardo di suo padre per decidere di evitare.
Si ritrovò seduto
tra Bellatrix e Alphard, mentre quest’ultimo si era premunito
di far collocare
Sirius alla sua sinistra.
Mentre Kreacher serviva la prima portata, gli adulti della
situazione
avevano già cominciato a parlare per fatti loro.
“Come
va la scuola, ragazzi?” disse
Alphard, l’unico adulto che non partecipava alla
conversazione degli altri
parenti.
“Bene”
rispose Regulus. “Quest’anno ho
iniziato delle materie nuove”.
“Ah,
già, al terzo anno si è sommersi di
materie in più. Quali hai scelto?”
replicò Alphard, addentando il tacchino.
“Antiche
Rune e Divinazione”.
“E
ti piacciono?”
“Bè,
le Rune sì…invece Divinazione non mi
convince molto…” esitò Regulus.
Alphard sorrise.
“Anche
io la scelsi alla tua età. Secondo
me è una materia completamente inutile. Il mio professore
poi era talmente
comico che non gli dava retta nessuno, neanche quando preannunciava
tragedie
apocalittiche”.
“Allora
deve essere un vizio di tutti gli
insegnanti di quella materia” concluse Regulus.
“Ho
fatto bene a non sceglierla allora”
intervenne Sirius. “La decisione di seguire Babbanologia
è stata ottima”.
Alphard represse un sorrisetto divertito,
mentre Regulus veniva assalito dall’agitazione.
“Sssht!
Abbassa la voce!” bisbigliò.
“E
perché mai? Non mi importa di cosa
pensano loro. E comunque, già lo sanno” rispose
Sirius disinvolto.
“Però
è meglio se non glielo ricordi!”
“Sirius,
questa volta dai retta a tuo
fratello” disse Alphard. “Fallo per amore del
quieto vivere”.
“Il
quieto vivere non esiste in questa
famiglia…” ribatté quieto, proprio
mentre Walburga alzava lo sguardo su di lui
e lo rimproverava:
“Sirius!
Stai composto su quella sedia. E
togli i gomiti dal tavolo”.
“Visto?”
fece lui, rivolto a suo zio.
Quest’ultimo scrollò la testa,
mortificato.
Per tutta la durata della cena Sirius continuò
ad essere bersagliato
dalle critiche che i suoi genitori gli rivolgevano. Secondo Regulus,
riuscì a
resistere anche troppo, ma prima o poi sarebbe esploso, suo fratello ne
aveva
la certezza.
Finito di mangiare, tutti gli invitati si riunirono nel
salotto, dove
Regulus e Kreacher avevano allestito l’albero di Natale.
“Tu”
disse Orion, rivolto a Sirius.
“Tornatene in camera tua e restaci. Tanto non devi scartare
nessun regalo”.
Per la seconda volta, Alphard
intervenne:
“Io
preferirei che restasse”.
“Non
preoccuparti, zio” disse Sirius. “Non
ci tengo a trascorrere il Natale con questa gente”.
Regulus ammutolì, come tutti gli
altri presenti.
“Fuori!”
intimò Walburga. “Prova a ripetere
una cosa del genere e ti sbatto fuori casa!”
“Ma
magari!” ribatté Sirius, arrabbiato.
Poi uscì dal salotto.
Mentre i suoi passi pesanti
rimbombavano sulle scale, Orion e sua moglie finsero di non aver
sentito nulla
e ripresero ad intrattenere gli ospiti.
Regulus avrebbe tanto voluto andarsene a sua volta, invece
di fare buon
viso a cattivo gioco.
Perché i suoi genitori non lo
volevano capire? Lui li aveva avvertiti molte volte, ma da
quell’orecchio non
ci sentivano, o almeno, non volevano sentire.
Quel “magari” uscito spontaneo dalla
bocca di Sirius non era altro che
un ennesimo campanello d’allarme. Prima o poi lo avrebbero
perso del tutto.
Regulus alzò gli occhi verso Alphard, nella
speranza di scorgere sul suo
viso uno sguardo rassicurante, ma non fu così. Anche suo zio
era preoccupato e
arrabbiato, e non riusciva a nasconderlo. Tuttavia, quando scorse
l’occhiata
del nipote, si sforzò di sorridere e gli posò una
mano sulla spalla con fare
incoraggiante.
Un altro Natale cominciato male e
finito ancora peggio, pensò Regulus, depresso.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Prossimo aggiornamento: sabato
21 novembre! Sarà un capitolo
decisamente più leggero, tanto che ho ancora il dubbio che
sia fin
troppo allegro, però probabilmente deciderò di
lasciarlo
così com'è perchè un po' di allegria
ve la
meritate!
Alohomora:
mi era sembrato di notare che nello scorso capitolo Sirius ti fosse
mancato, così, eccoti accontentata! Davvero, nemmeno
io vedo molto Severus intento a festeggiare Halloween da Mielandia, ma
in fondo anche lui è stato giovane! Anzi, ha dimostrato una
santa pazienza nel fare da intermediario tra gli intrighi amorosi dei
suoi compari, anche se alla fine ho voluto sottolineare quanto il suo
amore per Lily (fino alla morte di lei) fosse piuttosto egoistico. Il
permesso di Sirius puoi decidere anche tu chi sia stato a firmarlo: ad
Alphard non ci avevo pensato, e in effetti è un'idea niente
male! Ora che ho aggiornato, rispondo subito alla tua email!
vulneraria: no, non lo è per niente!
Tranquilla, le sofferenze di Barty avranno presto fine!
Shakiko:
eheh, credo che quello di giocare nella nazionale di Quidditch sia
quello di tutti i giocatori che ci tengono particolarmente! Credo che
Sirius possa essere perfettamente capace di firmarselo da
solo...insomma, non è uno che le manda a dire nè
che si
tira indietro se c'è da fare qualcosa di illegale!
dirkfelpy89:
eh sì, sono inquietanti tutti e due, hai ragione. Riguardo
al
paragone tra Rachel e Ginny...purtroppo non capita soltanto a loro!
AllyVicious:
in questo capitolo la situazione non si è evoluta
molto ma nel prossimo si risolverà, almeno in parte!
Comunque
non preoccuparti, Regulus e Barty rimarranno amici almeno fino a che
Regulus non deciderà di mollare Voldemort, quindi ce ne
vorrà ancora molto di tempo.
_Mary:
non so se hai mai visto Rossana (non è possibile, DEVI
averlo visto!)...bè, in quel momento Barty mi ha ricordato
tanto
Heric che si sfoga prendendo a calci il banco in piena lezione! XD
Piton in versione babysitter è un vero spasso, ma per
fortuna
lui e Rachel sono i maturi della combriccola!
malandrina4ever: ti
assicuro che, se nel prossimo periodo Regulus
avesse avuto meno problemi in famiglia, probabilmente se ne sarebbe
accorto prima di Rachel, ma purtroppo ha altri pensieri per la testa.
In ogni caso, si darà una mossa molto prima che in Slytherin
Love (e vorrei anche vedere!)
MEISSA_S:
grazie prima di tutto per aver dedicato parte del tuo tempo
per recuperare le recensioni agli scorsi capitoli! Come avrai
notato, mi piace molto inserire nelle mie fanfiction l'argomento del
rapporto tra Regulus e Sirius e infatti almeno un accenno al fratello
maggiore non manca quasi mai. In
effetti questo terzo anno si svolgerà per metà a
Grimmauld Place. La cosa è necessaria, visto che la partenza
di
Sirius si sta avvicinando (me ne sono accorta soltanto ieri e mi
è preso il panico, anche perchè i due fratelli
fino allo
scorso capitolo non litigavano troppo spesso!). Sono anche contenta che
ti piacciano Regulus e Rachel insieme anche se al momento la cosa non
si evolverà troppo a favore della poverina. Abbi qualche
settimana di pazienza! E su Orion...bè, lo so che tu hai un
debole per lui; io però lo farò rimanere simile a
Walburga, anche se di sicuro non strilla come la sua adorata
mogliettina! XD
979:
ciao, mi fa piacere sapere che ti piaccia questa storia. Ora che
ci penso, ho letto la tua fanfiction "Datemi un bacio" ma, non so
perchè, non l'ho recensita. Comunque mi è
piaciuta molto.
Ho notato che ti piace (o almeno ti affascina) il personaggio di
Bellatrix: io la odio però non posso fare a meno di esserne
affascinata perchè durante la battaglia di Hogwarts
è
più coraggiosa di tutti i Mangiamorte messi insieme, e di
Voldemort stesso. Secondo me, la vera Dark Lady doveva essere lei!
lyrapotter:
ed io posso dirlo senza essere cruciata da tutti e due i cari
fratellini? La tontaggine in quel senso mi sa che è
una cosa genetica! Comunque questa storia,
è vero, sarà più o meno come Slytherin
Love, ma
non ho intenzione di fare un doppione, e infatti Regulus e Rachel non
si ridurranno al settimo anno per mettersi insieme. Adesso ci sono
alcuni capitoli che devo scrivere per forza perchè
parleranno di
cose molto più gravi, ma la cosa si chiarirà
molto prima. Per la what if...bè, ci devo ancora
pensare. Forse un giorno la scriverò, ma questo per me
è
un periodo canon e, visto che la storia termnerà a fine
maggio e
dopo, salvo idee folgoranti, mi prenderò una vacanza, ne
avrò di tempo per pensarci! A proposito, ho cominciato a
leggere
Special Days...non so quando mi metterò in pari ma ti
premetto
che già mi piace molto.
|
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Capitolo 23 *** Non tutti i mali vengono per nuocere ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
06: Gatto
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Non tutti i mali vengono per
nuocere
Gennaio 1975
“Regulus, posso farci un giro? Soltanto
uno! Ti prego!”
“Dacci un taglio, Barty” intervenne Severus
annoiato.
Da quando
erano saliti sul treno
per tornare a Hogwarts, Barty non la smetteva di supplicare Regulus
affinché
gli permettesse di provare la sua nuova scopa da corsa, e adesso che
erano a
cena in Sala Grande non aveva ancora smesso.
“Te l’ho già detto” disse il
proprietario
dell’oggetto del contendere. “Potrai farci un giro,
ma non adesso. Secondo te
gli insegnanti ti permetteranno di uscire? È già
buio. Se ne riparla domani
mattina”.
“Uffa… Almeno fammela toccare… Non ci
credo! È meravigliosa!”
Regulus aveva
avuto una pessima
idea a portarsi dietro la Nimbus 1700. Il suo
obiettivo era di metterla in bella
mostra, in modo che chiunque appartenesse alle squadre avversarie
restasse
secco per lo shock.
In particolare il Capitano della squadra di Corvonero, prossima
avversaria dei Serpeverde nel campionato, non la smetteva di guardarlo
male.
È
ora che tutti imparino che ci
sono cose che soltanto un Black può permettersi, pensò
Regulus, gongolando
con poca modestia.
Alcuni minuti
più tardi, quando i
tre Serpeverde erano già al secondo piatto, furono raggiunti
da Rachel.
“Eccoti finalmente. Sul treno non ti
abbiamo vista. Credevamo che fossi con le altre del nostro
anno” disse Regulus.
“No, non riesco ad andare d’accordo con
loro. Meno le vedo e meglio sto. Sei quasi
meno peggio tu” scherzò lei.
“È che ci siamo voluti godere le vacanze fino
all’ultimo, perciò il treno non l’ho
proprio preso. Mi ha accompagnato mio
padre direttamente davanti al cancello della scuola. Allora, come sono
andate
le vostre feste?”
“Uno schifo” risposero in coro tutti e tre.
Rachel parve
delusa.
“Oh, mi dispiace. E io che non vedevo l’ora
di raccontarvi per filo e per segno le mie avventure austriache.
Sarà per
un’altra volta… Quella è una Nimbus
1700?!” aggiunse, notando la scopa che
Barty cullava amorevolmente in braccio, come se fosse stata un neonato.
“Esatto” rispose Regulus. “E quella
cos’è?”
aggiunse, indicando una cesta chiusa che la ragazza teneva lungo il
fianco.
“Questo è il regalo di Natale che mi hanno
fatto i miei. Vi faccio vedere…”
Trafficò
per qualche istante con
la cinghia della cesta e la aprì. Al suo interno
c’era un gattino minuscolo dal
pelo chiaro, grigio e giallo, che faceva le fusa. Regulus lo
trovò molto docile
quando lo accarezzò sulla testa, e perciò si
stupì parecchio quando Rachel
disse:
“Vi presento Attila”.
“Hai chiamato il gatto Attila?” chiese
Severus, perplesso.
“Sì. Non va bene?”
“No, però di solito i gatti hanno nomi come
Fuffy, Pallino… E Attila poi non mi sembra il nome adatto a
lui”.
“Non farti ingannare da quella faccia da
angioletto. Questo gattino è una vera peste, oltre che uno
sterminatore di
ratti. Se ci fossero le Olimpiadi di caccia al topo, lui avrebbe la
medaglia
d’oro. Ce l’ho da dieci giorni e ne ha
già catturati una ventina”.
Guardando quel
musetto che
sporgeva con timidezza dalle braccia della sua padrona, Regulus non
riuscì a
credere alle parole di Rachel: sembrava così innocuo.
E invece il cucciolo di gatto non tardò troppo a mostrare la
sua vera
essenza.
La mattina
successiva, gli
studenti del terzo anno erano ad una lezione di Trasfigurazione. La
professoressa McGranitt, dopo essersi arrabbiata a causa del
comportamento
indisciplinato di alcuni studenti, si era talmente innervosita che
aveva deciso
di assegnare loro un compito di livello molto avanzato.
“Visto che siete tanto bravi da potervi
permettere il lusso di distrarvi durante le mie lezioni, fatemi vedere
come
sapete trasfigurare i vostri animali domestici. Avanti” disse.
“Ma professoressa” fece notare Rachel. “I
nostri animali sono tutti vertebrati, e non siamo ancora arrivati a
quel
punto…”
Poiché
non ebbe alcuna risposta,
a parte un’occhiataccia, si rassegnò a posare
Attila sul banco e a provare a
trasfigurarlo.
Mezz’ora più tardi, soltanto Barty era riuscito a
mutare la forma del
suo barbagianni, lasciando senza parola anche la professoressa.
“Bè, Crouch, complimenti” ammise, ora
meno
arrabbiata di prima. “Venti punti a Serpeverde”.
Da parte sua,
Regulus non aveva
combinato un granché: il suo gufo aveva soltanto le zampe da
coniglio.
Attila, invece, era sempre lo stesso e, fino a quel momento, era
rimasto
sdraiato sul banco a concedersi un pisolino serafico, mentre la sua
padrona non
faceva altro che recitare formule a agitare la bacchetta invano.
Tuttavia, ad
un certo punto, il gatto balzò su quattro zampe, le orecchie
dritte, come per
captare qualcosa.
“Che cos’ha?” chiese Regulus, guardando
il
cucciolo scattare sull’attenti.
“Attila, calmati, non c’è niente da
mangiare qui” disse lei, ma fu inutile.
Il gatto
lanciò un miagolio e, un
istante dopo, spiccò un salto e schizzò fuori
dall’aula alla velocità della
luce.
Nel frattempo, nel corridoio, un ignaro Peter Minus stava beatamente
dirigendosi verso il bagno quando, senza alcun preavviso,
sentì un miagolio
rabbioso e, subito dopo, qualcosa gli piombò sulla testa.
“Aiuto!”
“Che cosa sta succedendo?” chiese la
professoressa McGranitt dopo aver sentito un tonfo e della grida
provenire dal
corridoio.
Tutti gli
studenti di
affacciarono fuori dall’aula, guardando il piccolo gatto che
aveva afferrato la
gamba di Minus e non la lasciava più.
“Attila, torna immediatamente
qui!” gridò Rachel, trattenendosi a stento
dall’impulso di scoppiare a ridere,
perché il Grifondoro sembrava in preda al panico.
Intanto,
dall’aula di
Incantesimi, anche gli studenti del quarto anno erano usciti, attirati
da tutto
quel chiasso. Severus aveva un’aria estremamente divertita
mentre assisteva
alla scena.
Minus riuscì a scrollarsi Attila di dosso, ma il gatto
urtò contro
un’armatura, che cadde a terra con un frastuono di ferraglia.
“Attila, vieni qui!” disse Rachel,
sporgendosi per afferrarlo, ma quello la evitò e
cominciò a saltare di qua e di
là, sempre con Minus come obiettivo principale.
Anche altri
studenti, una volta
smesso di ridere, provarono a fermarlo, ma non ci fu verso. Minus
intanto si
era andato a nascondere dietro la porta di un’aula vuota.
Il baccano evidentemente attirò Pix che, estasiato alla sola
idea di
peggiorare la situazione, fece cadere altre due armature addosso agli
studenti.
Il professor Vitious fu quasi sepolto sotto le macerie.
L’intero corridoio fu
devastato nel giro di pochissimo tempo ma, alla fine, James Potter
riuscì ad
afferrare con malagrazia il gatto proprio mentre Attila si avventava di
nuovo
su Minus.
“Porta questo mostriciattolo lontano da
qui” disse a Rachel, gli occhiali storti sul naso.
“Mi dispiace, non si è mai comportato
così”
rispose lei, provocando la reazione stupefatta di Sirius e dei suoi
amici, che
non sapevano se essere più sconvolti per il disastro che un
solo gatto era
riuscito a fare o per il fatto che una Serpeverde si fosse scusata con
loro.
“Bè, non fa niente…” rispose
Remus con
gentilezza: era l’unico ad essere rimasto calmo.
La McGranitt però non
fu
altrettanto comprensiva quando si avvicinò.
“Signorina Queen, questo gatto è tuo?”
chiese,
le narici che fremevano, segnale di pericolo per qualsiasi studente.
“Sì, professoressa” rispose lei, tenendo
in
braccio Attila, che si stava ancora agitando.
“Bene… cioè, male. Non lasciarlo mai
più a
piede libero se non sai controllarlo. Guarda che cosa ha saputo
combinare nel
giro di due minuti! Questo costerà dieci punti a
Serpeverde…”
“Ma io cosa c’entro?” protestò
lei. “E poi
non si è mai comportato
così…”
“Non mi interessa. Questo è un
avvertimento. Se succede un’altra volta sarò
costretta a prendere provvedimenti
più seri. Con questo è tutto… Signor
Minus, per l’amor del cielo, esci da
dietro quella porta!”
Regulus
sbuffò. Quella volta non
era colpa di Rachel, e i dieci punti in meno erano ingiusti.
“Meglio se rientriamo in classe” suggerì
saggiamente Barty.
“Chissà perché Attila se
l’è presa proprio
con Minus” chiese Rachel più tardi, quando
entrarono in sala comune alla fine
delle lezioni. “Sia chiaro, non che mi dispiaccia: sapete
quanto mi sta
antipatico; però è strano. Con gli esseri umani
non si è mai comportato così. E
poi, insomma, sarà anche un devastatore, ma che razza di
Grifondoro è uno che
ha paura di un cucciolo di gatto?”
Regulus
scrollò le spalle: non
sapeva proprio cosa pensare.
“L’importante è che non lo porti
più in
giro. Lascialo nel tuo dormitorio” disse Severus,
straordinariamente allegro e
divertito, “così non creerà altri
danni”.
Ma si
sbagliava di grosso, perché
Attila aveva appena cominciato a combinare guai.
La mattina successiva, Regulus fu svegliato dalle urla di qualcuno che
litigava. Quando scese in sala comune, vide Rachel assalita dalle
proteste
isteriche delle sue due compagne di dormitorio, Doris e Arista.
“Mi ha distrutto il vestito nuovo!” stava
piagnucolando una delle due.
“Non vogliamo più quel gattaccio
nel dormitorio! Fallo stare fuori!” urlò
l’altra, che esibiva un graffio sul
viso.
Dopo di che
uscirono dalla sala
comune, profondamente offese.
“Cosa è successo?” chiese Regulus,
ancora
mezzo addormentato.
“Attila ha creduto bene di affilarsi gli
artigli sul vestito di Arista e sul bel visino di Doris, oltre che sui
loro
cuscini e sulle tende del dormitorio” rispose lei,
sospirando. “La cosa che mi
irrita è che stavolta hanno ragione loro, anche se mi costa
ammetterlo. Ma il
problema è un altro. Quelle due si sono arrabbiate
così tanto che Attila si è
spaventato ed è fuggito”.
“Vuoi dire che il tuo gatto in questo
momento è a piede libero per il castello, capace di
incappare nella
McGranitt…?” esordì lui.
“… che mi metterà in punizione per il
resto
della mia vita?” concluse lei abbattuta. “Proprio
così”.
Rachel si
buttò a sedere sul
divano, immensamente depressa.
“Dai, non fare così. Ti aiuto io a
cercarlo” disse Regulus, dispiaciuto per lei.
Anche Barty e
Severus si unirono
a loro, chi più chi meno entusiasta all’idea di
passare il sabato a rincorrere
un gatto per tutta la scuola.
“Non mi piacciono i gatti” protestò
Barty
mentre uscivano dalla sala comune.
“Non dirmi che ne hai paura anche tu?” gli
chiese Rachel.
“Certo che no!” fece lui, arrossendo.
“Però
preferisco i cani: sono più fedeli”.
Regulus fece
una smorfia
scettica.
“Può darsi, ma io li detesto quando
leccano…” disse, senza trattenere un brivido di
disgusto.
Rachel rise.
“Sei sempre il solito perfettino!”
“Ora basta chiacchierare. Dobbiamo cercare
questo dannato gatto o no?” tagliò corto Severus.
Attila aveva
lasciato diverse
tracce del suo passaggio: lo dimostrarono le proteste indignate di tre
ragazze
di Tassorosso che se lo erano visto passare di corsa sopra i piedi, e
le urla
belluine di Argus Gazza, la cui gatta Mrs Purr era stata privata della
colazione a base di latte da quello che il custode definì
“un piccolo sacco di
pulci”.
Tuttavia, sembrava che i quattro Serpeverde non arrivassero mai in
tempo
per raggiungere il gattino.
“Se mai riuscissimo a trovarlo” disse
Regulus dopo almeno un’ora che vagavano a vuoto,
“credo che la Foresta
Proibita
sia il posto adatto a lui. Sarebbe capace di mettere in fuga un Lupo
Mannaro”.
Finalmente,
alle loro orecchie
giunse la voce che un cucciolo di gatto stesse facendo la posta davanti
all’entrata della sala comune di Grifondoro.
“Credo che ce l’abbia a morte con Minus,
non c’è altra spiegazione” disse Severus.
Mentre
cercavano di raggiungerlo,
Barty non faceva altro che ripetere quanto odiasse i gatti, Attila in
particolare.
“Eccolo!” esclamò Rachel quando,
esausti,
arrivarono al settimo piano. “Attila, stai fermo!”
Sfortunatamente,
il gatto non era
un tipo obbediente. Con una mossa fulminea, li scartò e
cominciò a scendere
lungo la scalinata principale.
“Basta, mi ha stufato” disse Regulus,
estraendo la bacchetta e cercando di colpirlo con un Immobilus.
Ma non
riuscì a centrare il
bersaglio.
Lo rincorsero per altri sette piani, fino alla sala
d’ingresso…
“Oh, ti prego, non uscire nel parco!”
Attila non
accennava a fermarsi.
Improvvisamente, da che stava correndo verso il portone,
cambiò rotta e si
diresse verso un gruppo di Corvonero che chiacchieravano ignari da
quelle
parti. Attila aumentò la velocità,
spiccò un salto… e andò ad
acciambellasi tra
le braccia di una ragazza bionda del loro stesso anno, che si era
appena
accorta di lui.
“Grazie per averlo fermato” disse Rachel,
frenando a due centimetri dalla Corvonero.
“In realtà mi è letteralmente caduto
tra le
braccia” rispose lei, osservando il gatto che adesso si era
appisolato. “Che
carino, ha un’aria così
mansueta…”
Se Regulus
avesse avuto fiato da
sprecare le avrebbe risposto di sicuro molto male, ma rimase in
silenzio e
lanciò un’occhiata a Barty, sperando di ricevere
il suo sostegno silenzioso. Ma
si sbagliava di grosso: il suo amico sembrava in preda ad un
soffocamento. Era
diventato rosso e fissava con tanto d’occhi la Corvonero ignara.
“È tuo?” stava chiedendo la ragazza,
rivolta a Rachel, che annuì e se lo riprese. “Io
adoro i gatti…”
“Anche io!” intervenne Barty
all’improvviso, facendosi avanti. “Sono i miei
animali preferiti. A casa ne ho
sei o sette…”
“Questa mi suona nuova” bisbigliò
Severus,
e Regulus trattenne a stento un sorrisetto, controllando nel frattempo
Barty e
temendo che potesse essere colto da infarto per l’emozione.
“Ne hai davvero tanti. Credevo che i miei
quattro fossero parecchi, e invece mi sbagliavo. Di che razza sono i
tuoi?”
domandò lei.
Barty si
trovò in difficoltà.
“Ehm… bè, in realtà non so
distinguere bene
le razze…”
“Magari te le può insegnare lei”
intervenne
Rachel, e lui le lanciò uno sguardo d’immensa
gratitudine.
“Mi chiamo Emmeline Vance” si presentò
lei,
tendendogli la mano, che Barty si affrettò a stringere,
visibilmente agitato.
A distrarre
Regulus da quella
scenetta ci pensò Rubeus Hagrid, che passò di
lì proprio in quel momento,
facendogli venire un’idea grandiosa. Assestò una
gomitata a Rachel per
richiamare la sua attenzione, ma lei guardava Barty con un gran sorriso
sulle
labbra, ma ancora incredula.
“Ehi!” la richiamò Regulus, facendola
sobbalzare.
“Hai detto qualcosa?”
Lui le propose
la sua idea e lei
accettò, seppur a malincuore; così raggiunse il
guardiacaccia e lo chiamò.
“Hagrid, potresti farmi il favore di tenere
da te Attila? Nel castello non ci può
stare…” gli chiese.
“Ah, questo è il famoso gatto che ha messo
a soqquadro la scuola!” esclamò lui, estasiato al
solo pensiero. “Ma figurati,
lo terrò volentieri! E Thor lo controllerà a
vista”.
“Fantastico, grazie. Lo verrò a trovare
tutti i giorni” disse Rachel, porgendoglielo.
“Ciao, Attila” lo salutò poi,
commossa. Al contrario, Regulus non era affatto dispiaciuto di
separarsene, ma
evitò di mostrarsi troppo allegro.
E poi, molto in fondo, dovevano essere tutti grati a quel gatto: grazie
a lui, Barty aveva conosciuto una ragazza che lo aveva fatto tornare a
sorridere.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Questo
capitolo ancora non mi convince, sarà perchè non
sono abituata a scrivere parti troppo allegre oramai. A voi la sentenza.
Prima
precisazione:
ebbene sì, ormai il mio sadismo non ha più
confini,
perciò ho deciso di destinare a Barty proprio la stessa
Emmeline
Vance che entrerà poi a far parte sia del Primo che del
secondo
Ordine della Fenice. Lo so che sono cattiva, non mi lanciate i pomodori!
Seconda precisazione:
i Malandrini si trovano al quarto anno, perciò forse non
sono ancora
riusciti a diventare Animagi. Però ci stanno provando ormai
da
parecchio tempo e questo non mi impedisce di pensare che, sebbene Peter
non sappia ancora trasformarsi in topo, dentro di sè covi
una
qualche essenza "da topo" che aspetta solo di uscire fuori! Ecco
perchè Attila lo fiuta subito.
Terza
precisazione:
mi scuso con chiunque nelle proprie fanfiction abbia inserito l'idea di
un gatto (in particolare lyrapotter e Mirwen): la mia intenzione non
era quella di plagiare nessuno anche perchè ho cercato di
renderlo
diverso. Il mio obiettivo era di torturare un po' Minus (cosa che non
mi stanco mai di fare) e ovviamente ho pensato subito al tradizionale
nemico del topo.
Prossimo
aggiornamento: sabato 28 novembre!
Alohomora:
di sabato aggiorno presto perchè alle 7 del mattino ho
già casa libera, e comunque mi sveglio a quell'ora. La
domenica
invece faccio sempre più tardi, ovviamente! Sapevo
che
Alphard ti sarebbe piaciuto! Lui svolge un po' lo stesso ruolo che
Sirius svolgerà con Harry. Lo so che la frase di Bellatrix
ti ha
fatto venire i brividi...anche se al momento lei stessa non ha la
minima idea di come si svolgeranno i fatti anni più tardi...
dirkfelpy89:
si è notato che Sirius non vede l'ora di andarsene, eh?
Meglio
così, almeno vi preparate psicologicamente. Ormai stiamo per
formare un fan club di Alphard, comunque!
_Mary:
il cenone di Natale è l'incubo di tutti, fidati! Il fatto
che
Regulus cerchi invano di calmare gli animi significa che ha ancora
l'illusione che le cose si possano aggiustare a casa, ma presto
capirà che non è così. Comunque, anche
se non hai
mai visto quei cartoni li hai scritti tutti bene, quindi complimenti
per l'intuito!
Mizar:
immagini benissimo perchè mi sento male tutte le volte che
mi
tocca descrivere questi brutti momenti sia per Sirius che per Regulus.
Sono contenta di quello che hai scritto, anche perchè
ultimamente avevo il dubbio di aver reso Regulus fin troppo "buono", ma
se tu mi dici che è verosimile allora mi fido!
979:
oddio, abbiamo qui una sostenitrice di Voldemort! Sei la prima in
assoluto che incontro, perciò non so cosa dire... Mi
dispiace,
ma Voldy non sarà mai descritto con benevolenza da me, a
differenza di altri personaggi che, anche se mi stanno sulle scatole,
cerco di guardare con oggettività! Bellatrix per esempio
affascina molto anche me! In questa fanfiction le darò
spazio prossimamente perchè sarà lei a fare da
"istruttrice" a Regulus, purtroppo.
lyrapotter:
in effetti non manca molto alla fuga di Sirius, ma neanche troppo poco.
Insomma, ci vorrà qualche settimana ancora, anzi, mi sembra
addirittura un mese, quindi non agitiamoci prima del tempo! Anche se
nel prossimo capitolo le cose si complicheranno ancora di
più...
In questi giorni non ho avuto tempo di continuare a leggere Special
Days ma spero di averne di più tra un po'!
Pepesale:
lo sapevo che il sogno avrebbe ingannato qualcuno! Volevo inserire
qualche dettaglio che facesse capire subito che fosse un sogno,
però è stato più divertente
così! Non sei
la prima a pensare che sia stato Alphard a firmare il permesso di
Sirius, perciò la considero un'ipotesi altamente probabile.
La tua teoria sul
fatto che secondo Barty Regulus è fin troppo preoccupato per
Sirius è giustissima, sei stata l'unica a notarlo.
malandrina4ever:
Alphard non lascerà proprio tutti i suoi beni a Sirius ma
quanto
basta per permettergli di comprarsi una casa tutta per
sè...parlerò anche di questa faccenda che non
andrà giù a nessuno dei Black non
rinnegati.
MEISSA_S:
la pagheranno molto cara i Black, peccato che la pagherà
anche
Regulus. Preparati, perchè dal prossimo capitolo saranno
dolori... Veramente non ho pensato a cosa potesse essere il regalo di
Alphard per Sirius, non mi sembrava essenziale precisarlo! Eheh, ce ne
ho messo di tempo per immaginare come un mago potesse nominare le moto,
e "scope con le ruote" mi è sembrato adatto, anche
perchè
Regulus capisce solo le scope!
|
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Capitolo 24 *** Scelte imminenti ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio: Regulus Black
Prompt:
11: Carta
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Scelte imminenti
Estate 1975
“Kreacher, che cosa stai facendo? Ti ordino
di fermarti!”
L’elfo domestico smise di
prendere a testate il muro del pianerottolo, gli occhi gonfi di
lacrime, e
guardò Regulus con aria pentita.
“Si
può sapere perché ti stai punendo in
questo modo? Ho sentito il rumore dalla soffitta” disse
Regulus, scosso.
“Kreacher
ha disobbedito a padron Sirius.
Doveva solo ordinare la sua stanza e farsi gli affari propri, come gli
aveva
detto lui, e invece Kreacher non ha obbedito”.
“Non
importa, anche se un comportamento
simile non è da te. Comunque, ti sei già punito
abbastanza”.
Kreacher si prese la testa tra le
mani, in preda a chissà quale dilemma interiore.
“La
padrona ha sempre detto a Kreacher di
tenere d’occhio il suo primogenito. Kreacher non sapeva a chi
obbedire…”
“Hai
fatto bene ad ascoltare mia madre,
allora. Non devi affatto punirti” concluse Regulus con
semplicità.
Ma dall’espressione sofferente
dell’elfo, capì che c’era
dell’altro.
“Che
cosa hai fatto esattamente?”
“Kreacher
non può dirlo! Padron Sirius gli
ha ordinato di non fare mai la spia! Però… se
padron Regulus entrasse nella
camera di suo fratello, troverebbe qualcosa sulla
scrivania…”
“Grazie,
Kreacher, puoi andare… e non
punirti in alcun modo” aggiunse, non appena l’elfo
lanciò un’occhiata ad un
battipanni di ferro.
L’elfo fece un inchino e si
dileguò.
Regulus si volse verso la porta della stanza di Sirius
Chissà
cos’ha da nascondere,
si chiese.
Aveva visto suo fratello scendere
pochi minuti prima, probabilmente per abbuffarsi di nascosto in cucina,
quindi
la stanza doveva essere vuota.
Bussò per precauzione ma, quando non ebbe
risposta, abbassò la maniglia
ed entrò, storcendo il naso per il disordine in cui la
camera versava. Una voce
nella testa gli suggeriva di non immischiarsi negli affari di suo
fratello, ma
la ignorò: dall’espressione di Kreacher, doveva
essere qualcosa di grave.
Sulla scrivania c’erano libri aperti, rotoli di
pergamena, boccette
d’inchiostro e quant’altro, ma nulla di
compromettente. Kreacher però aveva
detto sulla scrivania. Era
possibile
che gli avesse dato un’indicazione quasi sbagliata per non
disobbedire di nuovo
a Sirius.
Regulus aprì il primo cassetto del tavolo, ma
vi trovò solo qualche
figurina delle Cioccorane. Nel secondo invece trovò uno
specchio quadrato
dall’aria innocua e una busta aperta. Afferrò
quest’ultima e ne estrasse una
lettera scritta con una grafia elegante e ordinata.
Il cuore gli saltò un battito: conosceva quella
grafia, ma era stato
sicuro di non vederla mai più.
Deglutì per digerire il colpo, poi si mise a
leggere.
Caro Sirius,
non hai la minima idea di quanto
sia stata felice di ricevere la tua lettera. In tutti questi anni non
ho mai
potuto contattarti, per paura che potessi passare dei guai con i tuoi
genitori,
ma sono contenta che l’abbia fatto tu.
È da tantissimo tempo
che non ci
vediamo e mi sei mancato da morire. Ho molte cose da raccontarti, e
faccio
fatica a trattenermi perché via gufo è
consigliabile scrivere poco, di questi
tempi. Vorrei tanto poterti parlare di persona.
Fino ad ora va tutto bene. Non
sono pentita di essermene andata, anche se credo che qualche senso di
colpa mi
rimarrà per sempre. Però con mio marito sono
felice e… indovina
un po’? Abbiamo avuto una bambina! Si
chiama Ninfadora; a dire la verità, Ted non era molto
convinto del nome, ma a
me piace: lo trovo molto carino. È nata quasi due anni fa.
Mi piacerebbe
fartela conoscere, scommetto che ti adorerebbe.
Avere una figlia non è
affatto
semplice come pensavo, soprattutto se si tratta di lei. Non so come
faccia a
combinare sempre una marea di disastri nel giro di pochi istanti.
Penserai che
sia uguale a come eri tu alla sua età, e invece ti sbagli:
il guaio è che lei
non lo fa apposta. Il che è ancora peggio, perché
è incontrollabile… Inoltre è
una Metamorfomagus, perciò dobbiamo sudare sette camicie per
impedirle di
cambiare colore di capelli durante le visite dei nostri vicini di casa,
che
sono Babbani.
Tu invece come te la passi a
Hogwarts? E a casa? Dalla lettera che mi hai mandato non mi sembravi
entusiasta
di trascorrere le vacanze estive lì.
Vorrei chiederti anche come sta
tuo fratello. Probabilmente ormai mi odierà, e questo mi
addolora, perché sono
sempre stata affezionata sia a te che a lui. Ma Regulus tende a dare
sempre
ragione agli zii, giusto?
Fatti sentire presto, ma
fa’
attenzione.
Tua cugina,
Andromeda
Regulus si accorse solo dopo
alcuni minuti che le mani gli stavano tremando per la rabbia.
Non riusciva a credere che Sirius avesse contattato
Andromeda. Le regole
della famiglia negavano qualsiasi tipo di comunicazione con chiunque
fosse
stato rinnegato. Se solo Orion e Walburga avessero vagamente intuito
quella
realtà sarebbe scoppiato un finimondo.
Regulus strinse i pugni intorno alla carta, rileggendo le
ultime frasi.
Sono sempre stata affezionata sia
a te che a lui…
Aveva pure il coraggio di dire
una cosa del genere, dopo che si era curata esclusivamente degli affari
propri
per anni?
Rifiutando il primo impulso di raccontare tutto ai suoi
genitori, decise
di affrontare Sirius da solo. Così uscì dalla
stanza, la lettera stropicciata
ancora in mano, e scese le scale. Si fermò al primo piano
dove, tanto per
aumentare la sua rabbia, trovò Sirius ad origliare dietro la
porta del salotto.
“Che
stai…?” esordì, ma quello gli fece
cenno di tacere e di avvicinarsi.
Regulus rimase immobile. La
tempia gli pulsava per l’ira e non riusciva a controllare la
propria
agitazione.
Sirius gli fece di nuovo cenno di
raggiungerlo, ignaro e spazientito.
Lui si avvicinò, indeciso se
scagliargli la lettera in faccia o farlo scoprire di proposito ma,
mentre stava
ancora valutando le opzioni che aveva, udì chiare e tonde le
parole che
provenivano dall’interno del salotto.
Suo padre e sua madre sembravano impegnati in
un’animata conversazione
con Phineas Nigellus, il quale stava dicendo:
“Non
credevo saremmo mai arrivati a questo
punto. Mi duole dirlo ma i Black stanno perdendo prestigio nella
comunità
magica”.
“Non
è vero!” protestò Walburga indignata.
“È successo una volta!”
“Che
potrebbe non essere l’ultima” la
interruppe Orion. “Non siamo stati invitati al matrimonio dei
Selwin, Walburga,
a differenza di tutte le altre famiglie Purosangue. Questo significa
che
Phineas ha ragione: cominciano a considerarci dei rammolliti”.
Ci fu una pausa di silenzio, poi
Walburga esplose.
“Sirius!”
urlò, così forte che i due
fratelli dietro la porta fecero un salto fino al soffitto per la paura
di
essere stati scoperti, ma per loro fortuna non fu
così.”È tutta colpa di
Sirius! Prima finisce a Grifondoro, poi comincia a frequentare
Sanguesporco e Filobabbani!
Si è mescolato alla feccia più infima che ci
sia!”
“È
proprio questo il punto” convenne
Phineas. “Sirius ci sta rovinando la fama. Le voci girano
velocemente e molti
pensano che la stirpe dei Black stia decadendo”.
“Non
è giusto” replicò lei.
“Sirius sarà
quel che è, ma Regulus non è come lui. Regulus
è come ci si dovrebbe aspettare
da un Black”.
“Certo”
rispose Phineas sarcastico, “ma i
bravi figli obbedienti non hanno mai fatto
notizia…”
“Come
osi?!” strillò lei, inferocita.
“Calmati”
le disse Orion. “Quel che Phineas
intende dire è che gli altri stanno approfittando di questa
faccenda. Lo sai
che, dopo l’estinzione dei Gaunt, noi Black siamo rimasti la
famiglia più
potente e importante della comunità magica. Questo primato
ci ha scatenato
contro le invidie di tutte le altre famiglie. Che cosa credi? I
Lestrange, i
Rosier e tutti gli altri ci hanno sempre invidiati, e adesso non gli
sembra
vero sfruttare la pessima fama di Sirius per fare un salto di
qualità a scapito
nostro. Vogliono estrometterci dal ruolo che ci è sempre
spettato”.
“Esatto,
Orion” disse Phineas. “Per
riportare in auge il nome dei Black, Regulus dovrebbe fare qualcosa di
veramente eccezionale”.
“Ha
buone possibilità di diventare Prefetto
e poi Caposcuola” provò Walburga.
“E
che cosa ce ne facciamo? Questa è
politica, non sono giochetti. Avere un figlio Caposcuola non
aumenterà la mia
influenza nelle decisioni del Ministero” disse Orion.
“Lo sai chi è che comanda
lì…”
Ci fu un’altra pausa.
“Ti
riferisci a…” chiese Phineas, dubbioso.
“Guarda
caso, le famiglie Purosangue che
hanno intenzione di metterci i piedi in testa sono quelle che hanno
più potere
al Ministero. E secondo voi perché ne hanno così
tanto? Perché almeno un membro
della loro famiglia è al servizio del Signore
Oscuro”.
“E
allora che cosa aspetti a farlo anche
tu?” chiese Phineas, irritato.
“Sono
troppo vecchio per queste cose”
rispose Orion. “Non sono più un
ragazzino”.
“Però
Orion ha ragione” intervenne
Walburga, tornata improvvisamente calma. “Se Regulus
decidesse di diventare un
Mangiamorte si risolverebbero tutti questi problemi. E Lui farebbe
carte false
per avere un Black nella sua schiera…”
“Però
il ragazzo non ha neanche quattordici
anni” disse l’antenato con un tono esitante.
“Non
ho detto che debba farlo subito,
infatti. Però, lo ripeto, sarebbe la mossa migliore per dare
scacco matto a tutti
quegli invidiosi che credono di rovinarci”.
Mentre ascoltava quella
conversazione, Regulus si era dimenticato completamente del motivo per
cui era
sceso fin là. Sarebbe rimasto ad ascoltarla tutta, se Sirius
non gli avesse
afferrato un braccio, strattonandolo fino al piano di sopra.
Una volta dentro la soffitta, Sirius si voltò
ad affrontarlo.
“Non
avrai intenzione di fare quello che
hanno detto?” disse, visibilmente scosso.
“Cosa,
diventare un Mangiamorte? Veramente
non ci ho mai pensato… rispose lui con sincerità.
“Allora
sappi una cosa. Se diventassi uno
di loro, non ti guarderei mai più in faccia”.
Quell’affermazione brusca ebbe il
potere di ricordare a Regulus perché era così
arrabbiato con suo fratello.
“Tu
pensa per te. Quello che non dovrebbe
più guardarti in faccia sono io!”
“Di
che stai parlando?”
“Sto
parlando di questa” rispose Regulus,
ficcandogli tra le mani la lettera di Andromeda.
In un primo momento, Sirius
impallidì, ma poi si infuriò.
“Come
ti sei permesso di leggerla?” sbottò,
afferrandolo per la collottola. “Non devi frugare tra le mie
cose!”
Regulus cercò di allontanarlo da
sé, invano.
“Non
cambiare discorso” disse alla fine.
“Ma ti rendi conto di cosa hai fatto?”
“Non
ho fatto niente di sbagliato. Ho solo
mandato un gufo a mia cugina”.
“Non
è più tua cugina”.
“Sì
che lo è!”
Regulus gli diede uno spintone,
riuscendo finalmente a liberarsi.
“Hai
sentito quello che hanno detto di
sotto? Per colpa tua e del tuo comportamento, stiamo perdendo
credibilità. E tu
continui a fare l’idiota in questo modo!”
“Ma
con chi stiamo perdendo credibilità?
Con qualche altra famiglia che non ha altro da fare nella vita che
disprezzare
gli altri? Ah, sì, ci tengo proprio ad essere apprezzato da
loro!” fece Sirius,
sarcastico.
“Non
capisci niente. Quando imparerai a
crescere una volta tanto? Sempre a fare il bambino
capriccioso”.
“E
tu quando imparerai a ragionare con la
tua testa?”
“Io
già lo faccio, e dovresti sforzarti
anche tu qualche volta, male non fa. Ringrazia il cielo che non voglio
mettere
il dito nella piaga ai nostri genitori, altrimenti avrebbero saputo
già da un
pezzo di questa lettera”.
“Diglielo
pure, sai che m’importa?”
Regulus rimase alcuni istanti a
guardare suo fratello, stringendo i pugni per la rabbia. Non lo
riconosceva
più: era cambiato.
“Non
starò al tuo gioco provocatorio,
invece” disse alla fine.
“Meglio
così” commentò Sirius, nel
tentativo di calmarsi. “Ascoltami bene, Regulus. Tra poco
dovrai fare delle
scelte e dovrai sapere che ci sono cose più importanti del
prestigio agli occhi
della comunità Purosangue, te ne rendi conto?”
“Come
tornare in contatto con i rinnegati?”
“Chi
se ne importa se è stata rinnegata!
Andromeda ci ha sempre voluto bene. È questo che
conta”.
“Sì,
sono davvero commosso. Ci voleva così
tanto bene che se ne è andata senza uno straccio di
spiegazione a fare quel che
le pareva” rispose Regulus con ironia.
“Non
hai capito proprio un bel niente…”
“Non
mi importa e non ho voglia di
discutere con te di questa storia” tagliò corto
Regulus, dirigendosi verso
l’uscita della soffitta. “Fai quello che ti pare,
io farò quello che ritengo
più giusto. E, a proposito, di’ pure ad Andromeda
che del suo affetto per
corrispondenza non me ne faccio niente”.
E così dicendo si sbatté la porta
alle spalle, desideroso di allontanarsi il prima possibile da Sirius e
dalla
realtà dei fatti che gli diceva ogni minuto di
più che suo fratello non avrebbe
mai capito l’importanza di essere un Black.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Lo
so che volete uccidere Kreacher e in effetti anche Regulus poteva
evitare di frugare tra le cose di Sirius ma se non è
ficcanaso lui,
che ha scoperto il segreto di Voldemort, chi altri poteva esserlo?
Prossimo aggiornamento:
5 dicembre
Alohomora:
sono contenta di ricevere sempre la tua recensione per prima, forse mi
stai viziando troppo! E sono felice che ti piaccia anche la coppia
Barty/Emmeline. All'inizio non sapevo chi fare ma non mi andava di
creare un altro nuovo personaggio, così la
possibilità di
scelta si è ristretta... Riguardo Attila, all'inizio lui e
Mrs
Purr non vanno d'accordo (infatti lui le ha rubato la colazione) ma non
si sa mai...dall'odio può nascere l'amore, anche se per
fortuna
non sempre! E Minus le prenderà ancora, non preoccuparti!
(risata diabolica...) Corro a rispondere alla tua email.
Meissa_S:
grazie per aver recensito subito! Immaginavo che Attila avrebbe avuto
la tua approvazione, data la tua passione per i gatti! Anche a me
piacciono tanto. Comunque, credo che il povero Thor non sarà
molto felice dell'intruso che si ritroverà nella casa di
Hagrid!
vulneraria:
Attila potrebbe anche essere un antenato di Grattastinchi,
però
è molto più carino! Mi sa che ho fatto bene a
scrivere un
capitolo quasi comico, visto che più andrò avanti
e meno
ci sarà da ridere...
Mizar:
non volevo far litigare Regulus e Barty, e poi quest'ultimo doveva pur
farsi passare la cotta per Rachel. Questo capitolo l'ho scritto
appositamente per torturare Minus; l'idea di inserire Emmeline Vance mi
è venuta solo in seguito.
dirkfelpy89:
bene, meno male che anche tu approvi la coppia! Io ero indecisa
sull'anno in cui i Malandrini sono diventati Animagi, pensavo che ce
l'avessero fatta addirittura al sesto, ma comunque è dal
primo
che ci provano, quindi qualche miglioramento devono averlo avuto anche
prima.
_Mary:
in realtà non ho intenzione di fare un Barty volubile. In
fondo
la cotta per Rachel gli è durata due anni: era ora che
decidesse
di cambiare obiettivo! E credo che rimarranno insieme almeno fino a
quando lui comincerà a pensare a ben altro... Comunque,
anche
Hagrid sarà contento di accudire Attila: che cosa vuoi che
sia,
in confronto ad un cucciolo di drago e agli Schiopodi Sparacoda?
malandrina4ever:
Hagrid già gli aveva messo gli occhi addosso
perchè, si
sa, ha un debole per gli animali pericolosi (e Attila lo è)!
Comunque, per il momento Barty avrà un lungo periodo di
tregua...anche se poi a fare le spese del suo cambiamento
sarà
proprio Emmeline, poveretta. Quindi questa cotta non passerà
presto, il che non so se è positivo...
lyrapotter:
hai fatto benissimo a farmi notare il problema della data e infatti ho
corretto subito tutto. Devi capirmi, faccio una confusione ogni volta!
Sarà perchè per andare a Hogwarts devi avere per
obbligo
11 anni già a settembre, mentre per noi nel mondo babbano li
puoi avere anche 10 se poi li compi ad ottobre. Insomma, mi confondo
spesso! Grazie per avermi avvertita!
Pepesale:
Regulus e Kreacher si rivelano qui degli alleati perfetti e proprio
perchè l'elfo gli rimarrà sempre non solo fedele
ma anche
affezionato (cosa che non è mica da tutti!) ci tengo a
descrivere le scene con loro due. Riguardo a Narcissa invece, credo che
Regulus adesso sia molto attaccato a lei perchè Andromeda se
ne
è andata, Bellatrix gli fa sempre un po' paura,
perciò
gli rimane solo la terza sorella! Sirius fa finta di fergarsene, ma in
realtà sta molto male a causa del disprezzo che i suoi
parenti
provano per lui. Una dimostrazione, secondo me, è il fatto
che
continui ad essere di pessimo umore anche quando Grimmauld Place
sarà il Quartier Generale dell'Ordine. Phineas ti saluta! XD
Mirwen:
quella del promemoria "ricorda di recensire" è stata
l'invenzione migliore degli ultimi duemila anni, ne sono convinta,
perchè anche io certe fanfiction me le perdo per strada!
Comunque, il povero Thor dovrà rassegnarsi a
cedere ad
Attila anche la coperta con cui dorme, povero cocco, ma che ci
può fare quando in casa ha un prepotente che detta legge? XD
|
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Capitolo 25 *** La banda di Serpeverde ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
03: Speranza
Rating:
giallo
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
La banda di Serpeverde
1975-1976
Da quando era iniziato il quarto
anno, vi erano stati molti cambiamenti. Prima di tutto, la cattedra di
Difesa
contro le Arti Oscure era stata assegnata ad un nuovo insegnante.
Fortunatamente, questo era molto competente ma, purtroppo, era
piuttosto
anziano e la maggior parte degli studenti dubitava che sarebbe arrivato
vivo
alla fine dell’anno scolastico.
D’altra parte, dopo la vittoria della Coppa del
Quidditch a giugno,
anche nella squadra di Serpeverde vi era stato un avvicendamento: il
ruolo di
Capitano era stato affidato ad Harper, già Cacciatore nelle
stagioni
precedenti, e il posto di Donovan, che aveva concluso la sua istruzione
magica,
rimase vacante, perciò fu organizzato un provino per
aspiranti Cacciatori.
“Non
c’è niente di cui aver paura” disse
quella mattina Regulus, mentre lui e Barty accompagnavano Rachel
all’interno
dello stadio. “È solo un semplice
provino”.
Se le sue intenzioni erano quelle
di calmarla, il tentativo fallì miseramente.
“Fai
presto a parlate, tu!” sbottò lei
nervosa. “Posso ricordarti come stavi tu il giorno del tuo
provino? A stento
riuscivi a reggerti in piedi”.
“Non
è vero” bofonchiò lui, offeso.
“Spero
che questo Harper non sia un
maschilista come Donovan, altrimenti passerà i
guai” disse lei.
“Di
solito le ragazze nella squadra di
Serpeverde sono rare” commentò Barty.
“Però ce ne sono state due o tre dai
tempi della fondazione della scuola…”
“Davvero
consolante, grazie” replicò lei,
sarcastica.
A dispetto dell’agitazione di
Rachel e del fatto che fosse l’unica ragazza ad affrontare il
provino, andò
molto meglio di tutti gli altri concorrenti, e Harper la ammise
ufficialmente
nella squadra come terza Cacciatrice, con una sola raccomandazione:
“I
tuoi contrasti sono poderosi,
però in allenamento non mi azzoppare gli altri giocatori,
perché ti
ritroveresti senza compagni di squadra. Sfogati quando giocherai contro
Grifondoro, intesi?”
Rachel annuì, imbarazzata.
Quando uscirono dallo stadio, Rachel era al settimo cielo.
“Non
vedo l’ora di giocare la mia prima
partita! Secondo voi ce la farò a contrastare quelli
dell’ultimo anno?”
“Ce
la farai eccome…” commentò Regulus,
lanciando un’occhiata eloquente a Barty: entrambi
ringraziavano il cielo di non
essere Cacciatori, altrimenti a quell’ora si sarebbero
ridotti come gli altri
due, che camminavano tenendosi le mani sui fianchi per i colpi che
Rachel aveva
assestato loro.
“Severus
l’avete visto?” chiese lei dopo
alcuni istanti. “Aveva detto che sarebbe venuto”.
“Lo
sai che il Quidditch non gli è mai
andato giù” disse Barty. “Comunque
è da stamattina che non lo vediamo”.
“Sarà
con la
Evans” concluse
semplicemente Regulus.
“Invece
no” lo contraddisse Rachel.
“E
come fai a dirlo?”
Lei gli indicò un paio di ragazze
che passeggiavano per il parco a pochi metri di distanza. Una era Lily
Evans,
l’altra doveva essere una sua compagna di dormitorio.
“Andiamoglielo
a chiedere” disse Rachel e,
prima che Regulus potesse bofonchiare una scusa per non avvicinarsi, lo
afferrò
per la manica della divisa e se lo trascinò dietro, seguita
da Barty.
“Scusa,
sai dirmi dov’è Severus?” chiese
Rachel.
Lily non parve molto felice della
domanda.
“Non
ne ho la più pallida idea. Sarà da qualche
parte con quei suoi nuovi amici…”
“Cioè?”
“Mulciber,
Avery, e tutta quella gente là.
E sinceramente non capisco cosa ci trovi di tanto speciale in quei
due”.
Regulus aveva vagamente presenti
Mulciber e Avery, dato che li conosceva soltanto di vista. Erano
entrambi più
grandi di loro, dovevano frequentare il sesto anno, e non avevano delle
facce
cordiali.
“Va
bene, grazie lo stesso” concluse
Rachel.
“Non
c’è di che” rispose Lily.
Mentre i tre si dirigevano di
nuovo verso il castello, Rachel si era improvvisata detective.
“Dobbiamo
scoprire che cosa sta combinando.
Insomma, avete notato che sono settimane che non ci dà
più retta? Certe volte
scompare per tutto il pomeriggio”.
“Senti,
sono sicuro che gli farà piacere
sapere che ti interessi alle sue sorti, però sarebbe ancora
più felice se ti
facessi gli affari tuoi” disse Regulus.
Lei lo guardò male.
“E
se ha bisogno di aiuto? Se quei due lo
stanno ricattando e lo costringono a fare cose che lui non
vuole?”
“Ti
ricordi che stiamo parlando di Severus
Piton? Quello conosce più maledizioni di un Auror in
pensione e le sa usare
alla perfezione”.
“E
anche se fosse? Ormai è deciso, cercherò
di scoprire che cosa sta facendo con quei Serpeverde più
grandi…”
“Fai
come ti pare” disse Regulus,
dirigendosi verso la Sala Grande.
“…
e voi due mi aiuterete” concluse lei.
Lui e Barty si lanciarono
un’occhiata esasperata.
Quella sera in sala comune, tutti e tre erano intenti a
fare i compiti,
almeno in apparenza. Rachel si voltava continuamente in direzione della
porta,
in attesa che Severus rientrasse, e aveva già abbandonato da
tempo il suo tema
di Pozioni. Regulus sperava di poter contare almeno
sull’aiuto di Barty, ma
quest’ultimo si era incantato a fissare qualcosa di
indefinito nel camino,
totalmente immerso nei suoi pensieri con un’aria sognante e,
stampato sulle
labbra, un sorriso che non riusciva a trattenere.
“Ti
vuoi togliere quell’espressione ebete,
per piacere?” gli chiese Regulus irritato, dandogli una
gomitata e svegliandolo
da quel sogno a occhi aperti.
“Ehi,
stai buono!” protestò Barty, seccato.
“Devo concentrarmi”.
“Si
vede come ti stai concentrando” obiettò
Regulus, indicando il suo rotolo di pergamena, sul quale aveva scritto
solo il
titolo.
“Intendevo
dire che mi sto concentrando sul
modo migliore per chiedere a Emmeline Vance di accompagnarmi alla cena
del
Lumaclub” precisò Barty.
“E
quanto ti ci vuole? La saluti e le
chiedi se vuole andare alla cena con te, punto e basta”.
“Certo,
credi che sia così semplice? Quando
accadrà anche a te ne riparleremo, d’accordo? Poi
voglio proprio vedere quanto
sarai bravo…”
“Eccolo!”
li interruppe Rachel.
Severus era appena entrato nella
sala comune, insieme ad un ragazzo alto e grosso, che doveva essere
Mulciber, e
un altro dall’aria smunta, Avery. Tutti e tre sembravano
piuttosto divertiti.
“Ciao”
esordì Rachel, alzandosi in piedi.
“Dov’eri finito?”
“In
giro” rispose Severus, molto vago.
Anche Regulus si alzò, cercando
di ignorare Mulciber, che era alto un terzo in più di lui.
Aprì la bocca per
dire qualcosa, ma Avery lo anticipò:
“Dai,
Piton, non perdere tempo con questi
mocciosi. Sono ancora al quarto anno”.
Rachel avrebbe di sicuro
replicato se Barty, finalmente sceso dal mondo delle nuvole, non glielo
avesse
impedito.
Severus si diresse verso il divano più vicino
al camino, lanciando loro
un’occhiata che aveva il chiaro intento di specificare che
era tutto a posto,
ma ai tre sembrò che stesse nascondendo qualcosa.
***
Nel periodo successivo, Severus
continuò a comportarsi in quel modo molto strano. Ormai era
chiaro: lui e
quegli studenti più grandi avevano creato una specie di
banda. Il punto era che
non si sapeva quale fosse il loro obiettivo.
Visto che quando glielo si chiedeva direttamente, Severus
trovava sempre
il modo per cambiare discorso, Rachel si decise che fosse giunto il
momento di
pedinarlo.
“Oggi
tocca a te” esordì una di quelle
mattine, rivolgendosi a Regulus, il quale sbuffò.
“Ieri ci ha provato Barty ma
loro lo hanno seminato” aggiunse, e Regulus alzò
gli occhi al cielo.
Quella era la versione che Barty
aveva reso ufficiale, ma lui era sicuro che le cose fossero andate
diversamente: secondo lui, aveva incontrato Emmeline e si era
dimenticato della
missione che Rachel gli aveva assegnato. In effetti, era tornato in
sala comune
molto prima del previsto e con quella che ormai era la sua espressione
fissa,
emozionato e distratto, e quando loro gli avevano chiesto come fosse
andato
l’inseguimento, per un attimo era rimasto senza parole,
cercando di capire a
cosa si stessero riferendo.
“Dai,
domani li pedino io” cercò di
rassicurarlo Rachel.
“E
va bene” borbottò Regulus, invocando la
pazienza.
Il pomeriggio uscì dalla sala
comune con le mani in tasca e l’aria indifferente, ma tenendo
lo sguardo fisso
sul gruppetto che comprendeva Piton, Avery, Mulciber e due nuovi adepti.
Era quasi l’ora del tramonto e i corridoi erano
percorsi da studenti che
si affrettavano a tornare nelle rispettive sale di ritrovo. La banda
invece si
stava dirigendo verso la biblioteca, guardandosi intorno con
circospezione,
tanto che Regulus dovette più volte cercare riparo dietro un
pilastro o
un’armatura. Verso l’ultimo tratto, la banda
accelerò il passo, e svoltò
l’angolo quando Regulus si trovava solo all’inizio
del corridoio.
Lui si affrettò a raggiungerli, accelerando a
sua volta, quando, da
dietro l’angolo sbucò una Serpeverde che correva e
che gli andò a sbattere
contro, rimbalzando poi per terra.
“Scusa,
non ti avevo visto” gemette lei,
massaggiandosi il gomito che aveva urtato contro il pavimento.
“Nemmeno
io, mi dispiace” rispose Regulus,
con lo sguardo fisso dietro le spalle di lei, nella speranza di non
essere
seminato dalla banda, mentre quella si rialzava in piedi, aggiustandosi
i
capelli ricci e ramati.
“Dove
stai guardando?” chiese la ragazza,
voltandosi, incerta.
“Da
nessuna parte” rispose lui, soffermando
per la prima volta lo sguardo su di lei.
Ora che vi faceva mente locale,
era molto carina. Non si rese nemmeno conto di essere rimasto impalato
a
fissarla mentre lei raccoglieva la borsa da terra. Se ne accorse
soltanto
quando la ragazza lo salutò e lo superò per
andarsene, decisamente divertita
dal suo atteggiamento impacciato.
“Aspetta,
ti è caduto anche questo” la
fermò Regulus, raccogliendo un diario sulla cui copertina
era scritto il nome
della ragazza: Janice Burke.
“Grazie!
Se me lo fossi perso sarebbe stata
un tragedia!” disse lei sorridendogli.
Regulus si sentì avvampare e si
fissò le punte delle scarpe, imbarazzato.
“Bè,
ci si vede” concluse lei, voltandogli
le spalle e incamminandosi di nuovo nella direzione opposta alla sua.
Al momento Regulus si era del
tutto scordato del perché era lì. Il suo unico e
inconscio pensiero era cercare
di ricordarsi se la famiglia Burke era Purosangue o no. Sul suo arazzo
di
famiglia dovevano essere da qualche parte, ma non ne era proprio
sicuro. Una
qualche parte di lui gli diceva che se la sua speranza di riconoscerla
come
Purosangue si fosse rivelata vana, lui ci sarebbe rimasto molto, ma
molto,
male.
Le sue riflessioni furono interrotte da un unico grido,
che fu presto
soffocato. Improvvisamente si ricordò del motivo per cui
aveva fatto tutta
quella strada e decise di affrettarsi.
Svoltato quel famigerato angolo, giunse in breve nei
pressi della
biblioteca, appena in tempo per vedere un ragazzo di Tassorosso
crollare a
terra tra gli scaffali, coprendosi il viso con le mani e urlando per il
dolore.
Regulus rimase immobile davanti all’ingresso
della biblioteca, senza
sapere cosa fare. Poi, il gruppo dei cinque Serpeverde uscì
di corsa. Quando
Piton lo vide, impallidì ma non ebbe il tempo a fare nulla,
perché in quel
momento si levarono le urla, spaventate e rabbiose al tempo stesso, di
Madama Pince.
“Nasconditi!”
sbottò Severus, raggiungendo
i suoi compari in un nascondiglio dietro un arazzo.
Regulus provò a fare altrettanto
ma un attimo dopo si ritrovò davanti nientemeno che Argus
Gazza. Se non avesse
momentaneamente perso la facoltà di respirare, avrebbe
imprecato sonoramente. Invece
non poté fare altro che sentirsi crollare il mondo addosso.
“Che
cosa hai fatto, ragazzo?!” tuonò il
custode, aggredendolo con una luce folle negli occhi.
“Io…
io… niente”
Madama Pince uscì di corsa dalla
biblioteca e si fermò davanti a loro due, agitata.
“Un
ragazzo è stato aggredito!” esclamò.
“Gli hanno affatturato la faccia!”
“È
stato questo?” le chiese Gazza,
afferrando Regulus per la spalla e scuotendolo con malagrazia.
Madama Pince lo scrutò
attentamente.
Il cuore di Regulus batteva all’impazzata per la
paura. Non sapeva se
fosse peggio l’ira del custode o lo sguardo da arpia della
bibliotecaria.
“No”
disse infine lei, e Regulus si sentì
immensamente sollevato. “Erano tutti più grandi e
più alti”.
“Però
forse li ha visti passare” ipotizzò
Gazza, voltando il ragazzo verso di sé. “Dimmi, da
che parte sono andati?”
Regulus era quasi convinto di
avvertire contro di sé gli sguardi perforanti dei cinque
Serpeverde nascosti
nella parete.
Che cosa poteva dire? Sapeva esattamente dove fossero, ma
non poteva
mica fare la spia…
“Da
quella parte” rispose infine, indicando
il corridoio alla propria destra.
“Tu
inseguili, Gazza” disse Madama Pince.
“Io porto il ragazzo in infermeria”.
Il custode si incamminò nella
direzione che Regulus gli aveva indicato. Quando la bibliotecaria fu
sparita,
trasportando la vittima dell’aggressione, i colpevoli
uscirono dal
nascondiglio.
“Grazie”
disse Severus.
“Black,
ci hai salvato la vita. Non
pensavamo che Madama Pince fosse già tornata dal bagno.
Qualcuno non doveva
chiuderla dentro?” disse Avery, scoccando
un’occhiataccia ad uno dei nuovi
membri della banda.
“Io
l’avevo chiusa! Non so come abbia fatto
ad uscire…” si giustificò quello,
nervoso.
“È
inutile piangere sul calderone versato”
disse Mulciber. “Però è vero, se non ci
fosse stato Black saremmo finiti nei
guai. Grazie”.
E gli strinse la mano.
“Ehm…”
fece Regulus, dubbioso, “posso
sapere perché ve la siete presa con quello
studente?”
“Perché
è figlio di Babbani” spiegò
Mulciber semplicemente. “Comunque, si è messo
così tanta paura che non oserà
mai denunciarci. Adesso è meglio se andiamo. Non facciamoci
vedere da queste
parti. Ah, Black, se in futuro vorrai unirti a noi, non esitare a
chiedere: te
lo sei meritato”.
Quando Regulus e Severus rimasero
soli, il primo parlò di nuovo.
“Come
mai non mi hai mai detto cosa facevi
con quelli?”
“Non
eri tu il problema. Il fatto è che non
voglio farlo sapere a Rachel, che non approverebbe mai, né
tanto meno a Barty,
considerato chi è suo padre. Non lo raccontare a nessuno di
loro, d’accordo?”
“Va
bene” rispose Regulus, che non osava
immaginare il terzo grado che Rachel gli avrebbe fatto quella sera. Al
momento
però aveva un dubbio impellente e non riuscì a
trattenersi dal domandare.
“Scusa se te lo chiedo, ma non capisco perché hai
un’amica figlia di Babbani
come la
Evans
se poi aggredisci quelli come lei”.
A quella domanda tuttavia non
ebbe mai risposta.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
E
nemmeno noi lo sapremo mai, aggiungerei. Piton non è certo
il massimo della coerenza, bisogna dirlo.
Ora, buoni tutti, odo un vago
sottofondo di proteste...lo so che vorrete uccidermi: Janice Burke
è un personaggio
che mi sono inventata per movimentare un po' le cose (e già
la odio abbastanza), ma non
preoccupatevi perchè ce ne libereremo presto.
Perciò
mettete via quei fucili, grazie!
Prossimo aggiornamento: 12
dicembre.
Alohomora:
infatti Sirius ha ragione, solo che Regulus non se ne può
rendere conto perchè entrambi ragionano da due punti di
vista
molto diversi. Io ci scommetto che le famiglie Purosangue considerate
meno importanti dei Black abbiano esultato ad ogni guaio che Sirius
combinava...i soliti invidiosi. Figurati quando scapperà di
casa!
Mirwen:
il libero arbitrio di Kreacher in effetti sta tutto nel decidere se
trovare un cavillo agli ordini ricevuti, come fa con Sirius, oppure
obbedire e basta, come invece farebbe con Regulus. Credo che sia
l'unica libertà che è concessa agli elfi
domestici (anche
se poi si puniscono sempre).
Mizar:
sì, in effetti Regulus non ce lo vedo proprio cattivo,
perciò sto cercando di fargli decidere di diventare un
Mangiamorte pur rimanendo abbastanza se stesso. Anche se devo stare
attenta a non esagerare dal lato opposto e non farlo fin troppo buono.
vulneraria:
anche io avrei voluto che Regulus fosse sopravvissuto! Tutte
illusioni...ma sono contenta che apprezzi la storia e il personaggio.
Sapevo che non vi aspettavate la lettera di Andromeda, e comunque non
sarà l'ultima volta che si parlerà di lei... La
recensione l'ho spostata al capitolo giusto!
979:
Sirius ha contattato Andromeda perchè
sa che è
l'unica
della famiglia che può capirlo e perchè
già
comincia a volersene andare di casa. Sia lui che Regulus stanno
crescendo, purtroppo!
MEISSA_S:
insegnare a Sirius ad essere meno impulsivo la vedo un'impresa
disperata! E Regulus è altrettanto testardo. Se dovessero
fare a
gara per eleggere la testa più dura della famiglia non so
proprio chi vincerebbe...probabilmente Walburga!
dirkfelpy89:
alla fine dell'anno le divergenze tra i due diventeranno completamente
insanabili. Purtroppo manca poco, ma cerchiamo di farci forza...Non so
nemmeno se ci riuscirò io!
malandrina4ever:
no, ormai non dovremmo stupirci più di quei due. Li detesto!
Proprio come hai detto, Sirius comincerà a fare un
pensierino
sulla vita di sua cugina. Diciamo che Andromeda è stata la
sua
musa ispiratrice!
_Mary:
anche io ce l'ho con tutti quanti, e non mi va giù il fatto
che
all'inizio Regulus si fosse fatto fare il lavaggio del cervello da quei
due matti. Almeno se avesse dato retta a Sirius sarebbe stato meglio!
Che nervi!
lyrapotter:
il momento che aspettavi ci sarà l'estate successiva, quindi
per
questo capitolo e per il prossimo puoi stare tranquilla. Mi dispiace
però che Natale si trovi proprio in mezzo ai due capitoli
peggiori...che pessimo regalo che vi farò...ma mi
perdonerete,
spero!
|
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Capitolo 26 *** Fine di un'amicizia ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio: Regulus Black
Prompt: 32: Dolore
Rating: verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Note: immagine di auroreblackcat
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Fine di un’amicizia
1976
“Te l’ho detto, non fanno niente di
che.
Hanno solo creato una specie di gruppo di studio”.
Regulus maledisse mentalmente se
stesso e la sua poca fantasia.
Che razza di scusa mi sono
inventato? Non mi poteva venire qualcosa di meglio?
Rachel infatti non era per niente
convinta della spiegazione che lui aveva fornito delle adunate di
Severus Piton
con la sua banda.
“Un
gruppo di studio, ma certo” commentò
lei, scettica. “Farò finta di crederti”.
“Ecco,
brava” rispose lui spazientito.
Ne aveva abbastanza di quella
storia, e al momento quel che gli passava per la testa era ben altro.
Qualche posto più in là, al suo
stesso tavolo, Janice Burke stava chiacchierando con qualche sua amica.
Regulus si sentì morire di vergogna quando lei
intercettò il suo sguardo
e lo salutò allegramente, mentre lui non riuscì a
fare nient’altro che un cenno
impercettibile con la testa. Sperando che nessuno avesse assistito a
quella
che, almeno dal suo punto di vista, era stata una scena penosa,
alzò lo sguardo
verso Rachel, ma lei era completamente immersa in un articolo sul lupo
mannaro
Fenrir Greyback e sulle vittime che aveva mietuto negli ultimi giorni.
Regulus cercò qualcosa da fare per svagare la
mente e si servì un’altra
fetta di dolce. Nel momento in cui si stava chiedendo che fine avesse
fatto
Barty, vide il suo amico fermarsi sulla soglia della Sala Grande,
scherzando
con Emmeline Vance e tenendola per mano. La cena del Lumaclub era
andata più
che bene per lui.
Ma come fa?
pensò, disperato e
convinto di non essere neanche capace di spiccicare parola in casi del
genere.
Emmeline salutò Barty con un
rapido bacio e poi si andò a sedere al tavolo dei Corvonero,
gli occhi blu che
le brillavano. Quando lui raggiunse quello dei Serpeverde, sembrava a
sua volta
la persona più felice del mondo.
“Cos’è
quella faccia?” chiese Barty:
evidentemente Regulus non mostrava altrettanto entusiasmo.
“Niente…”
bofonchiò lui, seccato.
Non aveva la più pallida idea di
come dovesse comportarsi. Qualche volta aveva provato a parlare con
Janice,
però non aveva mai resistito più di dieci
secondi. Per questo non poteva fare a
meno di guardare Barty con un pizzico di invidia: almeno lui era
riuscito a
conquistare Emmeline. Tuttavia non voleva chiedergli qualche dritta:
prima di
tutto Barty era di alcuni mesi più giovane,
perciò non avrebbe fatto una gran
figura con lui; e poi non sapeva neanche come affrontare il discorso.
La verità era che non sapeva proprio a chi
chiedere consiglio.
D’altra parte, sebbene fosse di un anno
più grande, Severus non gli
sembrava molto competente in materia e, in ogni caso, un discorso del
genere
con lui sarebbe stato fuori luogo come i cavoli a merenda.
L’esperto poteva essere Sirius, ma Regulus non
gli avrebbe mai dato la
soddisfazione di rivolgersi con un tono di compatimento e con
un’espressione
beffarda al suo “piccolo fratellino impacciato”.
Senza contare il fatto che dal
giorno in cui avevano litigato per la lettera di Andromeda i loro
rapporti si
erano alquanto raffreddati. E comunque Sirius con molta
probabilità non aveva
mai avuto problemi di timidezza.
Al solo pensiero di parlarne con Orion, Regulus non seppe
se ridere o
piangere: a quanto gli era stato detto, alcuni genitori parlavano con i
propri
figli dei loro problemi sentimentali, ma lui non aveva mai provato
un’esperienza simile e, a dirla tutta, gli sembrava una scena
degna di un
romanzo dell’orrore.
L’interlocutore ideale sarebbe stato Alphard, ma
non gli andava di fare
certi discorsi per lettera. Avrebbe voluto la sua presenza
rassicurante, e
invece doveva sbrigarsela da solo.
In fin dei conti, ripensandoci bene, Barty era di gran
lunga il meno
peggio.
“Barty?”
esordì Regulus, cercando di
apparire indifferente e di non farsi sentire dai vicini. “Che
tu sappia, i
Burke sono Purosangue?”
Lui lanciò un’occhiata a Janice.
“Intendi
lei?”
“Intendo
i Burke in generale” precisò
Regulus, mantenendosi sul vago.
“Sì,
sono Purosangue, senza alcun dubbio…
Perché? Per caso ti piace Janice Burke?”
La domanda fu seguita da un lungo
silenzio carico di tensione.
Regulus non rispose, un po’ irritato a causa del
perfetto intuito di
Barty, un po’ imbarazzato da morire per la sua domanda
esplicita, e mantenne lo
sguardo fisso sul tavolo, almeno finché Rachel non chiese a
sua volta:
“È
vero?”
Regulus la guardò.
Lei era rimasta immobile, con il bicchiere a
mezz’aria e non lasciava
trasparire alcuna emozione, forse fin troppo: i suoi occhi avevano
perso la
loro consueta luminosità e adesso sembravano del tutto
spenti.
“Un
po’…” ammise lui, senza riuscire a
sostenere il suo sguardo.
Sia Regulus che Barty
sobbalzarono quando il bicchiere di Rachel colpì con
violenza la superficie del
tavolo.
“Complimenti
per aver scelto la banalità
fatta persona! Più sono stupide e più hanno
successo!” fu il commento stizzito.
“Vuoi
degli Zuccotti di Zucca?” le chiese
Barty nel tentativo di calmarla.
“No,
mi è passata la fame” rispose Rachel,
alzandosi di scatto.
Regulus la seguì con la sguardo finché
non la vide uscire dalla Sala Grande; era mortificato.
“Non
sentirti in colpa” disse Barty,
facendolo tornare alla realtà.
“Potevi
evitare di dirlo ad alta voce”.
“Mi
è sfuggito… Ma non preoccuparti. Prima
o poi se ne farà una ragione, come anche io tempo fa. Tu
però nel frattempo non
puoi mica startene con le mani in mano. Cosa hai intenzione di fare con
Janice?”
“Veramente…
non lo so” ammise Regulus,
depresso.
“Invitala
da qualche parte, no? Lumacorno
ha già organizzato un'altra festa: sarebbe perfetta.
È tra due settimane. Ne
avrai di tempo”.
Ma per lui due settimane era
pochissimo.
“Ma
ti pare? Invitarla! A mala pena sa che
esisto. E poi come dovrei chiederglielo?”
“E
quanto ti ci vuole? La saluti e le chiedi se vuole andare alla cena con
te,
punto e basta” rispose Barty con un ghigno
vendicativo, ripetendo
esattamente le stesse parole che Regulus aveva rivolto a lui alcuni
mesi prima.
“Non
sei divertente” disse l’altro,
sbuffando.
“Secondo
me sì. Comunque, a parte gli
scherzi, non avevi torto a dire questa cosa. Io ho fatto esattamente
così con
Emmeline, e lei ha accettato… Anche se lei e Janice non sono
proprio uguali…”
“In
che senso?”
Barty parve valutare le parole.
“Bè,
l’hai vista, no? È un tipo che non si
accontenta del primo che capita”.
Regulus cominciava ad arrabbiarsi
sul serio.
“Questo
è un modo diplomatico per dire che
secondo te non ho speranze?”
“Non
l’ho detto! Anzi, potresti avere una
possibilità, dato che sei il Cercatore della squadra. In
questo Rachel ha
ragione: è una che cerca quelli popolari. Chiaro il
concetto?”
“Allora
ti dimostrerò che lo sono
abbastanza per lei” sbottò Regulus, deciso a non
dargliela vinta.
“Guarda
che io tifo per te” chiarì Barty.
“Volevo solo metterti in guardia”.
In quel momento arrivò anche
Severus, che si sedette senza dire una sola parola, neanche un mugugno
in segno
di saluto. Invece di mangiare, tirò fuori dalla borsa un
blocco enorme di
appunti e si mise a scorrerli con lo sguardo.
“Non
sarebbe meglio se facessi colazione?”
suggerì Barty.
“No,
devo ripassare” rispose lui,
lapidario.
Regulus si sporse a guardare i
rotoli di pergamena scritti fittissimi.
“È
oggi il G.U.F.O. di Difesa contro le
Arti Oscure?” chiese.
“Esatto”.
“E
allora smettila di ripassare! Quei fogli
li sai a memoria. Scommetto che te li sogni anche la notte”.
“Non
è colpa mia se voi del quarto anno
siete sfaccendati. Questi sono i G.U.F.O. È roba seria.
Voglio proprio vedere
cosa farete l’anno prossimo” replicò
Severus, nervoso.
“D’accordo,
ti lasciamo ai tuoi ripassi”
disse Barty, aggiungendo poi a bassa voce. “Non vedo
l’ora che questi dannati
G.U.F.O. gli finiscano. Non si sopporta più”.
Regulus annuì con convinzione.
Quella mattina Rachel non si presentò durante
le due ore di Pozioni né
in quelle successive. Regulus la rivide soltanto nel pomeriggio, quando
la
ragazza entrò nell’aula di Divinazione. Era
pallida e, se qualcuno la avesse
scrutata attentamente, si sarebbe accorto dei suoi occhi arrossati.
Regulus non sapeva come comportarsi, ma non dovette fare
troppa fatica,
perché lei si andò a sedere al tavolino di Dirk
Cresswell e non lo degnò
neanche di uno sguardo per tutto il resto della giornata.
Regulus tuttavia non ebbe molto tempo per dispiacersi, e
la colpa di
questo fu di Barty. Tutti e due erano appena entrati nei sotterranei,
diretti
verso la loro sala di ritrovo, quando Regulus si sentì dare
una gomitata.
“Guarda
chi c’è!” disse Barty malizioso.
Non appena intravide Janice Burke
che camminava in direzione opposta alla loro, Regulus
abbassò lo sguardo e
accelerò il passo, deciso a non affrontarla.
“Ma
che fai? È la tua occasione, no?” lo
incitò Barty.
“Adesso?
È troppo presto”. Non si era
ancora preparato psicologicamente. E poi non sapeva nemmeno se gli
andasse
veramente di invitarla alla cena di Lumacorno.
“Falla
finita e chiediglielo. Ti aspetto in
sala comune” tagliò corto Barty, precedendolo.
Se Regulus sperava di passarla
liscia, si sbagliava di grosso, perché quando la
incrociò, Barty disse qualcosa
a Janice, indicandogli proprio Regulus, il quale si sarebbe voluto
sotterrare
da solo.
Fissò l’amico con uno sguardo omicida
finché quello non entrò nella sala
comune con un sorrisetto soddisfatto e, un attimo dopo, si
ritrovò Janice Burke
davanti. Dovette fare uno sforzo enorme per non voltarle le spalle e
fuggire
via.
“Ciao,
il tuo amico mi ha riferito che hai
qualcosa da dirmi” esordì lei, divertita.
Regulus si sentiva un perfetto
idiota. Non sapeva come cominciare e inoltre aveva la sensazione di uno
sgradevole nodo allo stomaco. Per qualche istante ebbe la tentazione di
negare
tutto, ma poi si decise a parlare.
“Sì,
ecco… Lumacorno fa una festa tra
qualche giorno…”
“Sì,
ne ho sentito parlare” rispose lei.
“Ma io non faccio parte del Lumaclub”.
“Appunto…
Se vuoi andarci… se ti va…
io…”
Regulus si interruppe quando la
sentì ridacchiare tra sé, imbarazzato. Aveva la
sensazione che lo stesse
prendendo in giro.
“Ho
capito quello che vuoi dire” disse lei
senza dargli il tempo di formulare una domanda decente.
“Però ci sarebbe un
problema. In realtà vorrei chiedere ad Harper se mi ci porta
lui, sai, il
Capitano di Serpeverde… Lo conosci? Ah, ma certo, anche tu
giochi nella
squadra… Bè, se lui non mi invita, posso venire
con te. Ci penserò, e poi ti
farò sapere”.
L’atmosfera divenne
improvvisamente gelida. Regulus era sconvolto e senza parole. Che razza
di
risposta era?
La ragazza lo guardava con perplessità:
chissà se si rendeva davvero
conto della gravità di ciò che aveva detto.
Poteva essere carina quanto voleva,
ma l’orgoglio ferito di Regulus fece passare in secondo piano
quel particolare.
“Non
ce n’è bisogno” rispose lui
freddamente. “Non vorrei che ti sforzassi troppo a
pensare”.
Janice Burke era talmente
meravigliata di quella reazione, che non ne colse nemmeno il sarcasmo.
“Non
ti sarai offeso?” chiese, con tutta
l’aria di credere che, tra i due, quello strano fosse lui.
Regulus non si diede nemmeno la
pena di rispondere: le voltò le spalle e rientrò
nella sala comune di
Serpeverde.
Era sicuro che, nel caso fosse
andata male, avrebbe provato un dolore insopportabile, e invece quello
che
provava era solo rabbia mista a delusione. Non poté che
sentirsi sollevato
della propria reazione. Probabilmente, lei non gli piaceva abbastanza.
Fu
immensamente grato a Barty di avergli dato la possibilità di
scoprirlo subito:
se avesse aspettato, chissà quanto tempo avrebbe perso
dietro ad una come lei.
Tuttavia, non riusciva a non pensare al modo in cui lo
aveva fatto
sentire del tutto insignificante. Non si era nemmeno ricordata che
anche lui
faceva parte della squadra di Quidditch.
Non appena mise piedi nella sala, Barty, che aveva parlato
fino a quel
momento, tacque di colpo.
Era seduto sul divano accanto a
Rachel, la quale, non appena vide Regulus, incrociò le
braccia e si voltò a
guardare dalla parte opposta.
“Allora,
com’è andata?” chiese Barty,
facendogli cenno di sedersi.
Regulus avrebbe preferito restare
solo, ma lo raggiunse e prese posto sul divano.
“L’ho
mandata al diavolo” si limitò a dire.
“Come
mai?”
Nonostante si sentisse molto in
imbarazzo a causa della presenza, seppur silenziosa, di Rachel, Regulus
raccontò di come fosse avvenuta la conversazione.
“Io
te l’avevo detto. Sono contento che te
ne sia reso conto anche tu” commentò Barty.
“Già…”
“Ci
sei rimasto male?” gli chiese.
“Non
troppo, almeno non per il fatto in sé”
rispose lui. “Pensavo che… che si stesse peggio,
in questi casi…”
“Infatti
si sta molto peggio, solo che per
tua fortuna non l’hai mai provato” intervenne
Rachel con rabbia.
L’atmosfera diventò così tesa che
Regulus si sentì quasi mancare l’aria. Aveva
capito da tempo che Rachel stava
male a causa sua, ma averne avuto una conferma così
esplicita quella mattina lo
aveva fatto sentire tremendamente in colpa, anche perché non
poteva farci
nulla.
Seguì una lunga pausa di silenzio, durante la
quale entrambi evitarono
accuratamente di guardare nella stessa direzione, mentre Barty, seduto
in mezzo
a loro due, si sentiva leggermente a disagio.
“Bè,
io vado in bagno” disse alla fine.
Dopo che fu sparito per le
scalette dei dormitori, Regulus provò a lanciare una rapida
occhiata alla
propria sinistra: Rachel continuava a tenere lo sguardo fisso sulla
finestra e
le braccia incrociate, il viso seminascosto dietro i capelli sciolti.
Il fatto
che a lui fosse andata male non sembrava averla consolata.
Il suo sì che era dolore: Rachel questa volta
non riusciva a
mascherarlo.
“Non
avevi torto quando l’hai definita
stupida” disse Regulus, nella speranza di ammansirla.
Rachel si degnò finalmente di
guardarlo.
“Considerati
fortunato” rispose con un tono
estremamente diplomatico e freddo. “Se ti avesse detto di
sì, non avresti
capito che tipo è”.
Detto questo, si alzò e fece per
andarsene, ma lui la chiamò.
“Cos’altro
vuoi?” chiese, sempre più
gelida.
Regulus non sapeva cosa dire. Era
dispiaciuto per come la faceva sentire e avrebbe voluto dirglielo, ma
come?
Dicendole esplicitamente che aveva capito tutto? Probabilmente non
sarebbe
sopravvissuto.
Tuttavia non ebbe il tempo di risponderle
perché in quell’esatto
istante, la porta della sala comune si aprì, anzi, si
spalancò, facendo
irrompere un Piton letteralmente sconvolto.
“Ah,
eccoti” disse Rachel, lieta di trovare
una distrazione da Regulus. “Avete fatto…
La porta del dormitorio maschile
sbatté con violenza alle spalle di Severus.
“…
pace?” concluse lei.
Regulus era perplesso.
“Cos’è
successo?”
“Non
l’hai sentito? Ne sta parlando tutta
la scuola. Ah, ma certo, eri troppo impegnato a sbavare dietro quella
sgualdrina per accorgertene”.
“Senti,
o me lo dici tu, o lo andrò a
chiedere a qualcun altro” replicò lui, spazientito.
“Te
lo dico, te lo dico. In parole povere,
dopo il G.U.F.O. di Difesa, è scoppiata l’ennesima
rissa tra lui e Potter,
Black e compagnia bella. Questi hanno un po’ esagerato,
stavolta… Lily ha
cercato di difenderlo ma Severus se l’è presa
anche con lei. Non so cosa gli
sia preso. L’ha chiamata Sanguesporco. Era andato a scusarsi
ma… mi sembra che
non ci sia speranza. Credo che la loro amicizia sia finita qui. A dire
la
verità, se fossi stata al posto di Lily, nemmeno io lo avrei
perdonato”.
“Ma…
perché l’ha insultata? Non erano
amici?” chiese Regulus.
“Evidentemente
frequentare persone che non
fanno altro che insultare i Nati Babbani gli ha prodotto un lavaggio
del
cervello” replicò lei, tornando subito acida.
“Ehi,
non è colpa mia se hanno litigato! Io
non gli ho mai detto di non frequentarla. Al massimo gli ho suggerito
di essere
più coerente, visto che anche lui la pensa come me sui Nati
Babbani” si difese
lui.
“Certo.
Ora, se non ti dispiace, me ne vado
a dormire” tagliò corto lei: non sembrava in vena
di ulteriori discussioni.
Senza aggiungere altro, gli voltò
le spalle e salì le scale.
Regulus rimase a fissare la parete spoglia per parecchio
tempo, la mente
colma di pensieri malinconici.
Non aveva mai visto Rachel così delusa e
giù di morale. In effetti, la
sua autostima doveva essere crollata miseramente dopo che lui le aveva
preferito una qualunque come la Burke. Ma
cosa poteva farci?
Regulus sperava solo che la loro amicizia non finisse male
come quella
tra Severus e Lily Evans perché, anche se non lo aveva mai
dimostrato esplicitamente,
ci teneva molto.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Che
vi dicevo? Ci saremmo liberati presto del terzo incomodo. A me
sinceramente non dispiace affatto!
Prossimo aggiornamento:
19 dicembre
Mirwen:
purtroppo i toni si appesantiranno ancora, anche se non mancheranno
momenti un po' più allegri.
Alohomora:
io credo che anche se Lily avesse accettato le scuse di Severus, lui
sarebbediventato lo stesso un Mangiamorte. Di solito le fprtune si
apprezzano dopo averle perse! Come hai potuto vedere, Barty
è
riuscito a fare colpo su Emmeline. Mi piacerebbe dilungarmi di
più su di loro, ma andrei fuori tema. Però
Emmeline
sarà presente sempre di più, d'ora in poi. Grazie
per la tua consulenza sullo scherzo a Piton: hai risparmiato un grosso
problema ai Malandrini!
dirkfelpy89:
ci mancava solo Lily che litiga con Severus; eh, sì, non
è un bel periodo, ma ce ne saranno di migliori.
979:
sono contenta di quello che hai scritto, perchè non
è
stato automatico immaginare come fosse l'armosfera a Hogwarts in quel
periodo. In effetti la parte degli anni a Hogwarts è quella
che
preferisco, e per fortuna è anche la più lunga!
_Mary:
diciamo che al momento Severus vuole
entrare nella banda di Mulciber. Forse così si sente
più
forte. Ehm, spero che tu non te la sia presa troppo per Janice Burke.
Non è un personaggio positivo, ma non volevo anticipare le
cose,
perciò nel capitolo scorso ho preferito non descriverla
caratterialmente!
Mizar:
brava, mi aggrego al comitato "Prendiamo Sev a calci"! Non
può
fargli che bene. Sono contenta che ti piaccia Rachel...e Piton n
effetti sarebbe più felice se lei si facesse gli affari suoi!
lyrapotter:
ormai quando leggo le tue recensoni mi si stringe il cuore ma purtroppo
non posso farci niente... ;-( Sai che sei l'unica che ha capito subito
che Janice Burke era una seccatura e basta? Meno male, credevo che
avrei deluso tutti in questo capitolo, ma tu ti sei salvata!
malandrina4ever:
anche per me la domanda a Voldemort sarebbe la prima, anche se io ho
una mia personalissima opinione e cioè che in
realtà per
lui la questione del sangue puro fosse solo secondaria e che avesse
approfittato dell'ostilità dei Purosangue solo per usarli e
raggiungere il potere, che poi era la cosa che davvero lo interessava.
O forse per lui era una specie di rivalsa su suo padre...bè,
Freud ne avrebbe di lavoro da fare sullo zio Tom! XD
vulneraria:
Severus non si è ancora unito a Voldemort, al momento ha
solo
aderito a un gruppo di aspiranti Mangiamorte. Comunque presto anche lui
contribuirà alla decisione di Regulus di seguirlo...e anche
a
quella di Barty.
MEISSA_S:
ho voluto che Regulus pensasse subito allo stato di sangue della
ragazza per far capire che, in fondo, non è poi una cotta
tanto
seria. Quando sarà il turno di rachel, vedrai che
sarà
l'ultima cosa a cui penserà! Anzi, deve considerarsi
fortunato
se lei è davvero Purosangue!
|
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Capitolo 27 *** Prova a fermarmi ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
01: Addio
Rating: verde
Disclaimer:
Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Prova
a fermarmi
Estate
1976
Un insolito silenzio regnava al
numero dodici di Grimmauld Place, silenzio che si faceva notare ancora
di più
in quanto contrastava con il baccano che vi era stato fino a due
settimane
prima, quando Sirius aveva provocato una lite senza precedenti in
famiglia.
Tutto ciò era avvenuto quando, durante una
visita da parte della
famiglia Rosier – che i Black avevano invitato a scopi
esclusivamente
diplomatici – Sirius aveva avuto la brillante idea di
interrompere la
conversazione, contraddicendo gli ospiti e cominciando a parlare dei
diritti
dei Maghinò. In quel momento Regulus, che era accanto a lui,
avrebbe voluto che
una voragine si aprisse sotto di sé, facendolo sprofondare
sotto terra, pur di
non vedere le facce scandalizzate dei Rosier. A Sirius furono
interdetti tutti
i pasti fino al termine dell’estate: non avrebbe
più mangiato insieme al resto
della famiglia; Kreacher gli avrebbe portato qualche avanzo
direttamente in
camera sua.
Certe volte Regulus non riusciva a sentirsi a posto con la
coscienza
mentre consumava una cena abbondante e pensava a suo fratello rinchiuso
a
mangiare dei tozzi di pane, e il cibo gli andava di traverso. Tuttavia
la
situazione era differente e Regulus era fermamente convinto che se lo
fosse
meritato. Lo aveva fatto apposta, sapendo benissimo a cosa sarebbe
andato
incontro. Gli atti di ribellione di Sirius lo infastidivano. Non capiva
il
motivo di tutte quelle messe in scena, perché non servivano
a niente, se non a
guastare l’umore di tutti.
Da un po’ di tempo però –
stava pensando quella mattina – Sirius aveva
cambiato atteggiamento. Il tempo delle provocazioni infantili era
finito:
adesso il primogenito sembrava aver eretto un muro tra sé e
tutti gli altri e
si era chiuso in un silenzio ostinato ed impenetrabile. Regulus non
sapeva se
questo cambiamento fosse positivo o meno, ed era molto confuso, anche
perché
lui era l’unica persona alla quale Sirius si degnava di
rivolgere la parola.
Anzi, a dire la verità, gli parlava anche
più del solito e spesso lo
sottoponeva a degli interrogatori mascherati di cui Regulus non capiva
lo
scopo. Purtroppo, la maggior parte delle volte la conversazione si
trasformava
in discussione quando si toccavano certi argomenti.
Per fare un esempio, quella mattina Regulus si era recato
in salotto
dove, ne era sicuro, i suoi genitori avevano lasciato una copia della
Gazzetta
del Profeta. Quando entrò, invece, non la vide.
Ti pareva,
pensò,
profondamente irritato.
Sapeva bene che era stato Sirius
a farla sparire: suo fratello aveva assunto la pessima abitudine di
sequestrargli tutti i giornali, per impedirgli di leggere articoli
riguardanti
Lord Voldemort, come se servisse a qualcosa. Se i suoi genitori
speravano che Regulus
potesse seguire le orme di Bellatrix, voleva pur sapere a cosa andava
incontro.
Regulus uscì dal salotto e salì al
piano di sopra, deciso a riprendersi
quella copia, ma Sirius non era in camera sua. Lo trovò sul
pianerottolo,
affacciato ad una delle finestre che davano sulla strada, i gomiti
appoggiati
al davanzale, come se gli mancasse l’aria.
“Che
stai facendo?” chiese Regulus, ormai
abituato a sospettare sempre di lui, qualunque cosa facesse.
“Non
lo vedi? Voglio fare un tuffo nel giardino”
rispose quello con sarcasmo.
Regulus si impose di restare
serio. Aprì la bocca per chiedergli di restituirgli la copia
della Gazzetta del
Profeta, ma si trattenne.
Una volta distolto lo sguardo beffardo, Sirius aveva
cambiato del tutto
espressione. Sembrava immensamente depresso. Regulus poteva intuire il
motivo,
perché suo fratello aveva sempre odiato trascorrere le
vacanze a casa, ma non
si capacitava della sua reazione: di solito cercava di provocare litigi
o
combinava guai per farli arrabbiare. Non si metteva di certo a fissare
per ore
un punto indefinito fuori dalla finestra con quella faccia da funerale.
Non era
da lui comportarsi in quel modo apatico.
“Sirius,
che hai?” gli chiese.
“Niente”.
Regulus alzò agli occhi al cielo.
Che domanda! Come aveva potuto pensare di ricevere una risposta diversa
da
quella?
“Si
vede, infatti” commentò, ma non ebbe
alcuna risposta. “Hai combinato qualche guaio,
vero?”
Lui scosse la testa. L’altro
sbuffò.
“Sei
ancora in grado di parlare, o qualcuno
ti ha affatturato la lingua?”
Sirius gli lanciò un’occhiata
indecifrabile, per poi tornare a guardare il vuoto, senza aprire bocca.
“Stai
male” concluse Regulus.
Finalmente quello di degnò di
parlare.
“Tra
qualche giorno dovrebbero arrivare le
lettere di Hogwarts. Immagino che tu speri di diventare
Prefetto”.
Anche se l’affermazione era
completamente campata in aria, Regulus si lasciò distrarre.
Era vero, avrebbe
voluto la spilla da Prefetto, ma Barty aveva più
possibilità di lui. Aveva voti
più alti, era più estroverso e, cosa non da poco,
era il figlio di Crouch
senior…
“Ehi,
non cambiare discorso!” esclamò, quando
si riscosse da quei pensieri.
Sirius non si diede la pena di
rispondere. Regulus cominciava a preoccuparsi, ma non lo
dimostrò.
“Bè,
ti lascio alle tue meditazioni, allora” sbottò,
voltandogli le spalle.
Aveva appena raggiunto il primo
gradino delle scale, quando Sirius lo richiamò.
“Che
c’è?”
Sirius esitò, ma infine disse:
“Ti
va una partita a Sparaschiocco?”
“Eh?!”
Regulus stava cominciando a
valutare l’ipotesi di mandare un gufo al San Mungo. Non
giocavano insieme a
Sparaschiocco da quando avevano dodici anni e dalle vacanze seguenti
Sirius
aveva cominciato ad allontanarlo sempre di più. Per questo
il ragazzo accolse
con tanta meraviglia quella proposta inusuale.
“Sirius”
disse lui, serio, “per caso hai
scoperto di avere una malattia incurabile? Ti restano pochi mesi di
vita?
Perché non capisco cosa ti prende. Come mai solo ora ti
ricordi di avere un
fratello?”
“Non
dire idiozie. Ti lamenti sempre di
tutte le volte che ti ho ignorato, perciò ho pensato di non
dartene più
motivo”.
“Ho
capito cosa pensi, invece” disse
Regulus, irritato. “Ti fai sempre i comodi tuoi e ora
pretendi di risolvere
tutto in due secondi. Quando siamo a Hogwarts mi ignori
perché ti diverti anche
senza di me. Ora che non hai i tuoi amichetti e ti annoi, ti ricordi
che esisto
anche io. Bè, io non sono la tua ruota di scorta, mettitelo
bene in testa”.
“Tanto
per essere precisi” ribatté Sirius,
indispettito, “ultimamente sei stato tu ad ignorarmi e ad
allontanarmi, solo
perché sono in contatto con persone che non ti vanno a
genio. E comunque non
hai capito un bel niente”.
“E
allora spiegamelo tu, perché non riesco
a capire cosa diamine ti prende”.
Sirius esitò, tormentandosi il
labbro inferiore.
“Tu
lo sai” disse infine, “che io in questa
casa mi sento come in gabbia? Non ne posso più di
trascorrere le estati qui. I
tuoi genitori mi odiano – e non fare quella faccia,
perché lo sai pure tu che è
la verità – e comunque li detesto anche io. Odio
le loro idee, odio questa casa
e tutti i nostri parenti, a parte Alphard e Andromeda. Mi sento un
perfetto
estraneo qua dentro. Quello che però non posso permettere
è che tu diventi come
loro”.
“Io
conosco i miei doveri e so esattamente
cosa devo fare” rispose Regulus con freddezza.
“Anche
diventare un Mangiamorte rientra tra
i tuoi doveri?” sbottò Sirius, arrabbiato.
Ora Regulus capiva dove volesse
andare a parare fin dall’inizio. Si diede dello stupido per
non averci pensato
prima.
“No
ma è una possibilità da considerare. E
tu non puoi sequestrare tutti i giornali che arrivano a casa. Non puoi
impedirmi di leggere quello che voglio”.
“Se
tu fossi in grado di pensare con la tua
testa, non avrei bisogno di ricorrere a questi metodi”.
“E
se tu avessi un minimo di cervello,
capiresti che è solo colpa tua se la nostra famiglia
è in declino. Non ho mai
detto di volere essere un Mangiamorte, ma in qualche modo devo pur
rimediare ai
tuoi danni”.
“Ma
chi se ne importa se gli altri ci
considerano in declino, come dici tu!”
“Lo
vedi che non capisci? Non facciamo
parte di una famiglia qualunque né possiamo abbassarci al
livello di tutte le
altre”.
“Tu
sei davvero convinto che essere un
Black ti renda superiore a chiunque altro?”
“Sì”
rispose Regulus.
Sirius scosse la testa,
abbattuto.
“Lo
vedi? Sei completamente succube di quei
due”.
“Io
non sono succube, sono convinto!”
“Invece
ti hanno fatto il lavaggio del
cervello”
“Sta’
zitto!” replicò Regulus, rosso per
l’agitazione.
“Ma
guardati, sei ancora un bambino, e
credi di riuscire a diventare come Bellatrix”.
Sirius si era dipinto sul volto
un’espressione di compatimento.
“Non
sono affari tuoi. Quello che faccio
non ti riguarda”.
“Mi
riguarda eccome, se mio fratello
diventa fan di una banda di assassini”.
“E
io cosa dovrei dire, dato che mio
fratello è un fan dei Sanguesporco?”
“Non
è la stessa cosa”.
Regulus si rifiutò di continuare
quella discussione, anche perché non sapeva cosa rispondere.
Si voltò per andarsene, ma Sirius
lo afferrò con poco garbo per un braccio. Nei suoi occhi
lampeggiava una luce
pericolosa.
“Ascoltami
bene, piccolo idiota che non sei
altro. Credi davvero di diventare qualcuno unendoti a Voldemort e alla
sua
combriccola? Soltanto i deboli si alleano con i potenti e soltanto
quelli che
non valgono niente sono convinti di affermarsi mettendosi sotto la
protezione
di qualcun altro. È facile sentirsi forti con la violenza.
Se pensi di riuscire
a meritare il rispetto della gente in questo modo, vuol dire che da
solo sei
insignificante”.
Regulus non rispose. Aveva la
gola asciutta. Nello sguardo di Sirius era apparso una vaga
consapevolezza di
aver esagerato, ma Regulus desiderava solo vendicarsi per
quell’insulto. Poteva
sopportarne tanti, ma quello proprio no.
Deciso a fargli tanto male quanto gliene aveva provocato
lui con una
sola parola, gli venne in mente soltanto una cosa da dire, ed era la
peggiore.
“Ti
odio”.
Sirius lasciò andare il suo
braccio automaticamente, come se si fosse scottato.
Era impallidito: Regulus si chiese che cosa si fosse
aspettato di
sentire dopo averlo insultato in quella maniera.
Sirius non disse nulla. Lanciò
un’ultima occhiata al fratello, poi gli
voltò le spalle e rientrò in camera sua,
sbattendo violentemente la porta.
Regulus fece la stessa identica cosa.
Non appena si ritrovò da solo nella sua stanza,
si sfogò assestando un
calcio alla Pluffa accanto all’armadio, la quale
rimbalzò per una trentina di
secondi prima di fermarsi di nuovo.
Si accorse di tremare per la
rabbia.
Io sarei insignificante?!
pensò, serrando i pugni e trattenendosi a stento
dall’impulso di fare a pezzi
qualcosa. Mai quanto lui, comunque.
Rimase lì in piedi, a rodersi le
viscere, per almeno un quarto d’ora. Poi si andò a
sedere sul letto: la rabbia
si stava affievolendo, lasciando spazio ad un’amarezza mai
provata prima.
Non era vero che lo odiava, ma si era fatto accecare
dall’ira. Detestava
sentirsi dare della nullità, e un insulto del genere non
glielo avrebbe mai
perdonato.
Depresso, si sdraiò, cercando di non pensare a
niente, ma era inutile.
Perché dovevano litigare sempre? Perché Sirius
non la smetteva di fare il
ribelle? E perché non si convinceva anche lui delle idee
della famiglia?
I suoi pensieri si interruppero quando le orecchie
captarono degli
strani rumori provenire dalla camera di suo fratello. Regulus
provò ad
ignorarli, ma non ci riuscì. Non sapeva perché,
ma il suo istinto gli suggeriva
di andare a controllare.
Sbuffando quanto una locomotiva, si alzò e
uscì dalla stanza, deciso a
costringerlo a fare silenzio. Quando si ritrovò davanti alla
porta della camera
di Sirius, esitò. Avrebbe potuto benissimo urlargli da
lì, ma qualcosa gli
diceva che avrebbe fatto meglio ad entrare.
Regulus fece un gran respiro e bussò. Per
alcuni interminabili istanti,
all’interno della stanza scese un silenzio di tomba, poi
Sirius riprese quello
che stava facendo, ignorandolo del tutto. Regulus posò la
mano sulla maniglia,
la abbassò e spinse la porta in avanti.
Sirius stava svuotando l’armadio, riponendo gli
abiti nel baule già
pieno di libri e occorrente per la scuola.
Nonostante l’afa estiva, un freddo gelido
assalì Regulus, invadendogli
il cuore. Non era possibile. Quello che vedeva non poteva essere reale.
Doveva
per forza trattarsi di un’allucinazione.
“Che
vuoi?” sbottò Sirius, vedendolo fermo
sulla soglia.
“Che
cosa stai facendo?” chiese Regulus,
senza sapere se avrebbe sentito la risposta, dal momento che le sue
orecchie
erano invase da un fischio fortissimo.
“Me
ne vado”.
Quelle parole gli rimbombarono
nella mente per parecchi istanti prima che riuscissero a trasmettere il
loro
significato.
“Non
puoi…” balbettò lui, la gola
completamente secca.
“E
perché no? Qualcuno di voi ne sarà
dispiaciuto? Non credo proprio. Visto che mi odiate tutti e che qui
sono di
troppo, vi farò il favore di togliere il disturbo”
disse Sirius, recuperando
gli ultimi oggetti dai cassetti.
Regulus non mosse un muscolo.
Rimase immobile ad osservarlo mentre si preparava il baule. Non aveva
la minima
idea di cosa dire o fare. Una voce nella testa gli urlava di
impedirglielo, ma
il suo corpo non rispondeva: era come paralizzato per lo shock.
Dopo un secolo, o forse poche frazioni di secondo, si
accorse che Sirius
aveva finito di prepararsi. Se lo ritrovò davanti, che
trascinava il baule
pesante.
“Levati
dalla porta” intimò Sirius.
Senza neanche rendersi conto di
cosa faceva, Regulus si spostò, facendolo passare.
Fermalo, fermalo!
gridava la
voce nella sua testa.
Regulus si riscosse, come
risvegliandosi da uno stato di trance, e lo afferrò per la
spalla o, almeno, ci
provò.
Un attimo dopo si ritrovò la bacchetta di
Sirius conficcata sotto il
mento.
“Prova
a fermarmi!” lo minacciò lui.
Regulus non distolse lo sguardo
ma continuò a mantenerlo fisso nel suo. Non poteva farlo.
Doveva essere solo un
incubo…
Chiedigli scusa, forza!
Ma non voleva. E in ogni caso
sapeva già che sarebbe stato inutile.
Adesso capiva perché in quell’ultimo
periodo Sirius era stato così
strano: aveva progettato da tempo quella fuga. Chissà,
magari si era anche
sentito in colpa per lui: ecco il motivo dell’interesse che
aveva mostrato nei
confronti del fratello minore.
In ogni caso, aspettava solo un pretesto per mettere in
atto la sua
decisione. E lui glielo aveva fornito su un piatto d’argento.
Regulus fece un passo indietro, lasciandolo andare. Sirius
ritrasse la
bacchetta.
“Addio,
Regulus” concluse.
Un dolore insopportabile assalì
il ragazzo, mentre guardava suo fratello scendere le scale in fretta.
Ogni
passo che rimbombava nella casa silenziosa gli dava una sensazione di
soffocamento.
Dal pianterreno, si levarono improvvisamente le voci dei
coniugi Black,
che ancora non si rendevano conto di cosa stava succedendo.
“Cosa
fai? Dove credi di andare?”
Sirius non si diede nemmeno la
pena di dare loro alcuna spiegazione.
Uscì dal numero dodici di Grimmauld Place
sbattendosi la porta alle
spalle esattamente nello stesso momento in cui Regulus sbatteva quella
della
sua camera, incapace di resistere un minuto di più alla
visione di quella
scena.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Non
credevo che questo momento sarebbe arrivato così presto, e
invece purtroppo è così. Neanche il prossimo
capitolo
sarà divertente, vi avverto. Spero che questo non
sia risultato
troppo banale. Ce ne sono molte di fanfiction che descrivono il momento
della fuga di Sirius e non vorrei essere caduta nell'ovvio.
Prossimo aggiornamento: 26
dicembre...quindi vi auguro BUON NATALE già da ora!
Alohomora:
te l'ho già detto che mi hai dato una bella idea...la
vendetta
di Rachel sarà tremenda! XD Però non
subito...sarebbe
davvero troppo crudele inserire subito un altro terzo incomodo, dopo
che Regulus ha appena ricevuto questa batosta da Sirius. Mi piace
perchè hai detto di essere stata acida con Regulus nella
recensione, ma non preoccuparti perchè Rachel approva quello
che
hai detto!
Ella
Malfoy: guarda, credo che mantenere il segreto sia inutile
perchè qua lo sanno praticamente tutti che Regulus e Rachel
finiranno insieme, dato che avevo già scritto di loro in
un'altra fanfiction! Riguardo alla tua, al momento sono molto
indaffarata, ma prima o poi andrò a dare un'occhiata.
Mirwen:
proprio così, e quanto a Regulus deve darsi una svegliata
presto, se non vuole che Rachel si stanchi di lui...!
dirkfelpy89:
a questo non avevo pensato, però è verissimo che
grazie a
lei Regulus ha capito che non sempre il sangue puro è
sinonimo
di bellezza interiore. Anzi, nella maggior parte dei casi sembra
l'esatto contrario.
_Mary:
diciamo che la fuga di Sirius avrà il merito di indurre
Rachel a
dimenticare il piccolo incidente di percorso con la Burke. Almeno
questo! I capitoli come quello scorso ricominceranno con quello dopo il
prossimo, quindi ancora una settimana di pazienza!
lyrapotter:
anche io mi sono divertita a scrivere il pezzo in cui Regulus scarta
tutti i probabili consiglieri sentimentali! Immagino la faccia di Orion
se gli avesse chiesto una cosa del genere! Purtroppo oggi sono stata io
a farti intristire...perdonami!
Mizar:
ti sbagli, io adoro Rachel e Regulus insieme, però ammetto
di
essere un po' cattiva. Ma in fondo, se si fossero messi subito insieme
non ci sarebbe stata suspence! Però non preoccuparti, manca
poco!
malandrina4ever:
sì, certo, Regulus sarebbe diventato lo stesso un
Mangiamorte.
Diciamo che ora considera Severus un po' come un esempio da seguire,
dato che ha la sua stessa età e può capirlo
benissimo.
MEISSA_S:
descrivere Regulus alle prime armi mi ha divertito molto, ma il ragazzo
migliorerà col tempo, soprattutto quando dovrà
conquistare chi gli interessa veramente!
vulneraria:
sono contenta che ti sia piaciuto, io mi sono dievrtita molto a
scrivere il pezzo in cui Regulus non sapeva a chi chiedere consiglio!
Ma è dispiaciuto anche a me dover scrivere la fine
dell'amicizia
tra Lily e Severus...
|
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Capitolo 28 *** Doppio tradimento ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
33: Solitudine
Rating: verde
Disclaimer: Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Doppio
tradimento
La dimora dei Black quel giorno
era piena di parenti, persone che salivano e scendevano le scale, altre
che
affollavano il salotto e l’ingresso, e tutti quanti
bisbigliavano tra di loro,
creando un fastidioso brusio.
La casa traboccava di gente, ma Regulus non si era mai
sentito tanto
solo in vita sua. Si era rifiutato di scendere a salutare i vari zii,
cugini e
famiglie acquisite: non aveva la minima voglia di essere costretto ad
ascoltare
i discorsi di tutti e fare buon viso a cattivo gioco. Per sua fortuna,
nessuno
aveva fatto caso alla sua assenza o, se qualcuno l’aveva
notata, aveva avuto il
buonsenso di non mandarlo a chiamare.
Perciò, mentre tutti i visitatori erano
impegnati a mostrare il proprio
sostegno a Walburga e Orion lanciando maledizioni contro Sirius,
Regulus se ne
stava chiuso in camera sua, cercando di non fare caso alle voci che,
dal piano
di sotto, gli giungevano forti e chiare.
Sdraiato su un fianco nel suo letto, Regulus stava
guardando il
calendario appeso alla parete di fronte.
Mancava un mese al primo di settembre e lui non sapeva se
esserne
contento oppure no. Da un lato, non vedeva l’ora di tornare.
Non ne poteva già
più di quell’atmosfera tesa e deprimente che si
respirava a Grimmauld Place.
Dall’altro però non voleva rivedere di nuovo
Sirius. Non sapeva come avrebbe
reagito, una volta salito sull’Espresso per Hogwarts. Poteva
ignorarlo quanto
voleva, ma non sarebbe mai stato in grado di non incontrarlo
più, dal momento
che frequentavano la stessa scuola.
In quel momento sentì bussare alla porta.
“Chi
è?” domandò, senza riuscire a
mascherare un tono esasperato.
“Padron
Regulus, è Kreacher…”
“Entra”
rispose lui, sollevato.
L’elfo domestico aprì la porta,
facendo il suo ingresso con tanto di vassoio pieno di cibo e
bofonchiando tra
sé qualcosa che riguardava i traditori del loro sangue.
Quando si ritrovò
davanti a Regulus tuttavia si affrettò a tacere.
“Il
padrone non ha fatto colazione
stamattina, perciò Kreacher si è permesso di
portargliela qui” spiegò l’elfo,
guardando Regulus di sotto in su, come se temesse di aver sbagliato a
prendere
quell’iniziativa.
“Grazie,
Kreacher, cominciavo proprio ad
avere fame”.
Kreacher si mostrò sollevato.
Posò il vassoio sul tavolo e poi si rivolse a guardare il
suo padrone.
“La
signorina Cissy ha chiesto a Kreacher
di vedervi, ma Kreacher ha risposto che il padrone non desidera
nessuno, a meno
che non sia urgente”.
“Narcissa?”
ripeté Regulus. Sarebbe voluto
restare solo, ma pensò che in fondo sarebbe stato da
maleducati ignorare sua
cugina dopo che era venuta apposta per lui.
“E
va bene, falla entrare, ma stai bene
attento a non farti sentire dagli altri mentre glielo dici”.
Dopo aver eseguito un profondo
inchino, Kreacher uscì dalla stanza, riprendendo a
bofonchiare mentre scendeva
le scale. Regulus prese una fetta biscottata dal vassoio e
finì di mangiarla
proprio nel momento in cui Narcissa entrava nella stanza, chiudendosi
la porta
alle spalle.
“Ciao,
Regulus” esordì, con un tono
incerto. “Posso? Se non vuoi me ne vado”.
“No,
no, resta pure” rispose lui, che
intanto era tornato a sedersi sul letto.
Narcissa si sedette accanto a
lui.
“Come
ti senti?”
“Bene”
mentì Regulus, senza sapere cosa
dire.
“Credevo
di no, visto che sei segregato qua
dentro da ore”.
“Io
non mi sono segregato. Voglio solo
stare per fatti miei”.
“Lo
so, ed è per questo che sono venuta
qui. Immaginavo che stessi male, e infatti non avevo torto”.
Regulus arrossì e il seguente
tentativo di negare fu molto debole.
“Non
è vero… Tu che ne sai?”
“Reg,
ci sono passata anche io” disse
Narcissa.
Lui si voltò per guardarla,
colpito.
“Ah,
già…” disse, quando gli
tornò in mente
il giorno della fuga di Andromeda.
Era partito tutto da sua cugina:
lei aveva dato inizio alla rovina della famiglia, era stata lei a
fornire quel
pessimo esempio a Sirius. Regulus non la aveva mai detestata come in
quel
momento.
“Quando
mia sorella è scappata con quel
Sanguesporco” continuò Narcissa, “mi
sentivo completamente sola. Bellatrix si
era già sposata e comunque non ha mai mostrato segni di
debolezza in quei
momenti. Voleva solo vendicarsi. Io invece ho reagito come stai facendo
tu: non
volevo vedere nessuno e mi chiudevo in camera mia. Poi però
mi sono messa
l’anima in pace, soprattutto quando sono tornata a
scuola…”
“Sì
ma all’epoca Andromeda aveva già finito
gli studi” ribatté Regulus. “Io invece
dovrò vederlo praticamente tutti i
giorni a Hogwarts”.
“Vedrai
che riuscirai ad accettarlo. Del
resto, quella di Sirius era un fuga annunciata”.
“Non
era annunciata” la contraddisse lui,
sentendosi veramente ingenuo. Come aveva fatto a non accorgersene? Era
chiaro e
lampante come la luce del sole che Sirius prima o poi se ne sarebbe
andato.
Soltanto lui aveva potuto pensare che non sarebbe successo.
Narcissa lo guardò.
“Non
serve a niente chiuderti in te stesso.
Lo sai che adesso tutte le aspettative della famiglia sono ricadute su
di te”.
Quelle parole ebbero l’unico
effetto di fargli venire l’ansia. Fino a quel momento era
stato relativamente
tranquillo perché quello che veniva rimproverato di
più per i propri errori era
stato Sirius. Adesso tutti i Black contavano esclusivamente su di
lui… e non
aveva la più pallida idea di come farsi carico di quella
responsabilità.
Resasi conto di averlo fatto agitare, Narcissa lo
rassicurò:
“Regulus,
non devi preoccuparti. Tu sei già
bravissimo. Tua madre di sotto non la smette di dire quanto sei in
gamba
rispetto a tuo fratello, quindi non pensare di dover fare
chissà cosa.
Comportati come hai sempre fatto”.
Regulus scosse la testa.
“Lo
sai che quello che ha fatto Sirius
ricadrà anche su di me? L’ha detto
Phineas… Ha detto che le altre famiglie
purosangue non vedono l’ora che la nostra decada. E da adesso
sarà sempre
peggio. Non so cosa fare per rimediare al danno perché
comportarmi bene non
basterà”.
“Hai
appena compiuto quindici anni. Cosa
pretendi di fare, diventare Ministro della Magia?” disse
Narcissa incredula.
“I
miei genitori credono che se diventassi
un Mangiamorte sarebbe tutto più
facile…”
Narcissa si irrigidì di colpo.
“Regulus,
ascoltami bene, d’accordo? Mio
marito è un Mangiamorte e io so cosa significa: non
è affatto una passeggiata
come può sembrare. Per il momento non ci pensare neanche.
Non sei maturo
abbastanza per prendere una decisione così importante. Io so
che puoi farcela
benissimo da solo. Sei un vero Black e sarai in grado di risollevare le
sorti
della famiglia anche restando un semplice studente. Pensa a me. Io ho
corso il
rischio che nessun Purosangue volesse più sposarmi a causa
della vergogna che
Andromeda aveva gettato su tutti noi. Invece mi sono comportata come ci
si
aspetterebbe da ogni Black, e alla fine ho sposato un Malfoy, non uno
qualunque”.
Regulus annuì, leggermente
sollevato.
“Allora,
ti va di uscire, adesso?” gli
chiese Narcissa.
“D’accordo”
rispose lui, pensando che, se
fosse rimasto chiuso in camera sua, i parenti avrebbero pensato che
volesse
allontanarsi dalla famiglia come aveva fatto Sirius.
Insieme alla cugina, scese le
scale fino al primo piano. Si sentiva molto nervoso, ma
cercò di non pensarci.
“Ti
dispiace se ti lascio qui? Devo parlare
con Lucius di una cosa” disse lei ad un certo punto.
“Figurati,
vai pure” rispose lui, restando
solo sul pianerottolo.
Lanciando un’occhiata all’interno
del salotto, vide i parenti, indignati e sconvolti, confabulare tra di
loro.
Regulus non aveva affatto voglia di entrare, così si
limitò a farsi vedere da
alcuni di loro, tanto per rassicurarli della sua presenza.
Lanciando un’occhiata dalla balaustra che dava
sull’ingresso, ebbe la
sensazione di rivivere il momento in cui Sirius aveva attraversato
quello
stretto corridoio, trascinandosi dietro il baule e uscendo di casa.
Ebbe quasi
l’impressione di sentire di nuovo la porta
d’ingresso che sbatteva con
violenza. Gli occhi gli pizzicarono e il cuore saltò un
battito quando si sentì
chiamare:
“Regulus?”
Si affrettò ad assumere
un’espressione impassibile e poi si voltò. Alphard
era appena uscito dal
salotto e gli si era avvicinato.
“Ciao,
zio” disse Regulus, abbattuto.
“Credevo
che non saresti più uscito da
quella stanza” disse Alphard. “Mi dispiace che tu
sia stato così male…”
“Io
non stavo male. Ero solo arrabbiato.
Non me ne importa niente di lui” affermò Regulus
con convinzione.
Alphard tuttavia parve molto
scettico.
“Sì
che te ne importa. Scommetto che
nemmeno lui voleva che finisse così”.
“Non
ne sarei tanto sicuro. È un egoista e
si è fatto soltanto gli affari suoi”.
“Regulus,
se tuo fratello se n’è andato di
casa un motivo valido esiste. Tua madre non è stata contenta
di sentirmelo dire
però la verità è che, se lei e tuo
padre non avessero cominciato a trattarlo
sempre peggio dopo il suo Smistamento, magari sarebbe andata
diversamente”.
Regulus non protestò: sapeva
anche lui che era davvero così.
“Però
io non lo trattavo male. È lui che ha
cominciato a fare il cretino…”
“Magari
lui sbagliava a sfogarsi su di te”
ammise Alphard. “La cosa che mi dispiace di più
non è tanto la sua fuga, quanto
il vostro allontanamento. Quando eravate piccoli andavate
d’accordo e facevate
sempre pace dopo ogni litigio”.
Regulus abbassò lo sguardo,
depresso. Sapeva di aver commesso l’errore di pensare che
sarebbero sempre
rimasti dei bambini. Aveva creduto che, in ogni caso, le discussioni
tra loro
si sarebbero placate e sarebbe tornato tutto come prima. In un angolo
nascosto
del suo animo ci sperava ancora.
“Zio,
secondo te potrebbe tornare?”
Alphard lo guardò con stupore.
“In
che senso? Lo sai che è stato già
diseredato. Anche se tornasse, i tuoi non gli permetterebbero mai di
rientrare
in casa”.
“Sì
ma lui è senza denaro, no?” disse
Regulus, imbarazzato. Gli costava molto confessare a qualcuno quella
speranza
vana che covava da qualche giorno. “Dove sarà
andato, al Paiolo Magico? Non può
mica permettersi di pagare tutti i giorni di soggiorno”.
“Bè,
io credo che sia andato a stare dai
Potter” rispose Alphard, a sua volta in imbarazzo.
Regulus ignorò il proprio
fastidio e tornò all’attacco.
“Va
bene, ma non potranno ospitarlo in
eterno. Prima o poi dovrà trovare un posto suo e, anche se
trovasse un lavoro,
i pochi soldi che ha non gli basterebbero mai per…”
“Regulus,
fermati” disse Alphard ad un
certo punto. Adesso sembrava davvero affranto. Si era messo una mano
sulla
fronte, che era diventata pallida. “Vieni,
c’è una cosa che ti devo dire”.
Regulus, perplesso, si lasciò
condurre nella sala da pranzo.
Alphard chiuse la porta e gli si piantò
davanti. Suo nipote non lo aveva
mai visto così agitato. L’uomo si tormentava il
labbro inferiore con i denti e
non riusciva a stare fermo sul posto.
“Ascolta”
esordì, addolorato. “Sirius ha
del denaro, e parecchio, anche”.
Regulus non capiva.
“E
come l’ha preso? Non l’avrà
rubato?”
chiese, guardandosi intorno come se fosse sicuro di trovare qualche
pezzo
d’argenteria in meno.
“Non
ha rubato niente”.
“E
allora?”
Alphard sospirò. Ci furono alcuni
istanti di silenzio, ma alla fine ammise:
“Quel
denaro… gliel’ho dato io”.
Per Regulus fu come ricevere una
secchiata d’acqua gelida direttamente sulla testa. Non voleva
crederci. Alphard
non poteva aver fatto una cosa del genere, era impossibile…
Non anche lui…
“Che
cos’hai fatto?”
Alphard abbassò lo sguardo,
incapace di sostenere quello del nipote. Quest’ultimo, al
contrario, continuava
a fissarlo, come se avesse avuto il potere di trafiggerlo con una sola
occhiata.
“Regulus,
mi dispiace per te, ma anche
Sirius è mio nipote e non potevo permettere che finisse
sotto i ponti. Cerca di
capire…”
“Alphard!”
lo interruppe la voce tonante di
qualcuno. Entrambi si voltarono verso la porta.
Orion la aveva appena aperta e,
dall’espressione furibonda che aveva disegnata in viso,
doveva aver sentito
tutto.
Nonostante la rabbia che lo aveva invaso, Regulus
impallidì quando vide
suo padre e non poté fare a meno di sentirsi preoccupato per
suo zio. Ma quella
solidarietà durò un attimo, perché,
alla domanda di Orion, che chiedeva
conferma di quanto appena udito, Alphard non negò.
“Sì,
è vero. Ho dato buona parte del mio
denaro a Sirius e non me ne pento”.
“Allora
puoi anche uscire da questa casa, e
non metterci più piede” rispose suo cognato con un
tono inflessibile.
Alphard lanciò un’occhiata
dispiaciuta a Regulus, il quale tuttavia non si sentì
proprio in vena di
difenderlo.
“Scusami
…” fece l’uomo, cercando di
posargli una mano sulla spalla, ma il ragazzo si ritrasse in fretta.
Non ne voleva sapere di
perdonarlo. Lo aveva preso in giro, aveva complottato alle sue spalle
ed era
già d’accordo con Sirius per aiutarlo a scappare
di casa. Non gli importava se
aveva deciso di lasciargli quei soldi prima o dopo la fuga. Era un
traditore,
esattamente come Sirius, il nipote che adorava tanto.
E allora se lo tenesse,
pensò
Regulus, tremando di rabbia, mentre Orion invitava nuovamente Alphard
ad uscire
da Grimmauld Place, facendogli intuire che non glielo avrebbe chiesto
una terza
volta.
Alphard obbedì senza protestare. Prima di
uscire dalla porta, lanciò un
ultimo sguardo a Regulus, ma quest’ultimo si
affrettò a guardare in un’altra
direzione. Con la coda dell’occhio, vide suo zio superare
Orion e tornare nel
pianerottolo, per poi prendere direttamente le scale.
Nel giro di pochi giorni era successo di nuovo:
un’altra persona aveva
percorso quel tragitto ed era uscito per sempre da quella casa,
lasciandolo
ancora più solo di prima.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Prima
di tutto, anche se con un giorno di ritardo, vi faccio gli auguri: BUON
NATALE e BUON SANTO STEFANO!! E perdonatemi per il capitolo
deprimente...non è colpa
mia se il 25 dicembre è capitato proprio in mezzo a due tra
i
capitoli peggiori!
Seconda
cosa, credo di dovervi delle spiegazioni riguardo Alphard.
Diciamo che ho adottato la tecnica "alla Kreacher", cercando il cavillo
nelle parole di Sirius. Quando nel quinto libro dice che
Alphard è stato cancellato dall'arazzo perchè gli
aveva
lasciato del denaro, molti (tra cui io stessa) hanno interpretato quel
lascito come
conseguenza di un testamento. Però, visto che Sirius non lo
dice
esplicitamente neanche nella versione inglese, ne ho approfittato per
posticipare la morte di Alphard, sia perchè mi serve negli
ultimi capitoli, sia perchè mi sembra assurdo che in quella
famiglia solo Walburga è riuscita a sopravvivere oltre i 50
anni, e che cavolo! Quindi dovreste considerarvi fortunati, dato che
questo capitolo sarebbe potuto finire MOLTO peggio, se Alphard fosse
morto, mettiamola così!
Grazie a Alohomora
e MEISSA_S
per la loro consulenza a tal proposito!
Comunque, fatevi coraggio perchè il peggio (per ora)
è passato. Con l'anno nuovo ci saranno molte
novità!
Prossimo aggiornamento: 2
gennaio 2010
Alohomora:
meno male che eri anestetizzata, per questo ti ho avvisata che anche
questo capitolo sarebbe stato triste. Purtroppo anche l'allontanamento
di Alphard era una tappa obbligata, ma come ti ho già detto,
questa non sarà l'ultima volta che lo vedrai!
vulneraria:
macchè, la tua analisi mi è piaciuta tantissimo!
Hai
ragione, quando Regulus si pentità riuscirà a
dimostrare
di non essere debole o, almeno, di essere cambiato in meglio.
Mirwen:
tranquilla, Rachel lo tirerà su eccome! Basta aspettare il
prossimo capitolo! ;-)
dirkfelpy89:
e chi non sarebbe d'accordo con Sirius? Ha tutte le ragioni del mondo,
ma Regulus non se ne accorgerà tanto presto.
_Mary:
grazie, e pensare che non ero convinta del capitolo scorso, come al
solito! La devo smettere di farmi tanti problemi!
MEISSA_S:
ci tengo molto a sfatare il mito del Sirius superficiale che pensa solo
alle donnine! Insomma, è un luogo comune che appiattisce il
personaggio in una maniera scandalosa. Sirius era anche, e soprattutto,
coraggioso e per niente egoista.
malandrina4ever:
è stata una sofferenza anche per me, è vero.
Grazie mille
per i complimenti! ^_^ Sono contenta di aver scritto bene
quel
capitolo!
Mizar:
mi dispiace averti delusa, ma Rachel ricomparirà nel
prossimo
capitolo, mi dispiace! Il litigio con Alphard dovevo farlo per forza e
non mi sarebbe entrato tutto nel capitolo scorso.
lyrapotter:
bè, sì, diciamo che Regulus ha avuto un'uscita
proprio
infelice! Chiedo umilmente perdono se neanche questo capitolo
è
stato leggero (so che prima o poi mi ucciderai!). Serve a qualcosa
assicurarti che i prossimi capitoli saranno via via meno pesanti?
|
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Capitolo 29 *** Meglio di una Cioccorana ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
10: Cioccolato
Rating:
verde
Disclaimer: Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Meglio
di una
Cioccorana
1°
settembre 1976
Regulus salì
sull’Espresso per
Hogwarts un attimo prima che le porte si chiudessero. Aveva perso tempo
sul
binario perché quella mattina non aveva voglia di parlare
con nessuno.
Gli studenti erano riuniti a gruppetti per raccontarsi
delle rispettive
vacanze e Regulus si faceva strada a fatica lungo il corridoio. Aveva
la netta
sensazione di avere gli sguardi di tutti puntati addosso. Forse non era
vero, o
forse sì; in ogni caso, si sentiva molto a disagio. Mantenne
lo sguardo basso,
senza incrociare quello di nessun altro, fino a che non lo
alzò e lo rivolse
sulla destra, in cerca di uno scompartimento.
In uno di essi c’era un posto libero ma un
ragazzo di Serpeverde del
settimo anno – era certo che si chiamasse Gibbon –
non appena vide Regulus, lo
salutò col sorriso più falso del mondo, mentre
stendeva le gambe lungo l’intero
sedile, come per fargli capire che, per lui, il posto non
c’era. Regulus si
sentì torcere le viscere: la notizia si era già
diffusa e, come aveva temuto,
anche lui ne stava pagando le conseguenze.
In quel momento provò un odio profondo nei
confronti dell’intera
umanità, condizione che lo indusse a guardare male anche due
innocenti
ragazzine del primo anno che non gli avevano fatto niente. Erano tutti
uguali,
stava pensando: falsi, egoisti e pettegoli. Era molto meglio restare da
solo
che essere circondato da gente pronta a colpirlo alle spalle non appena
si
fosse voltato.
Deciso a trovare uno scompartimento del tutto vuoto per
starsene
dignitosamente solo e senza chiedere l’ospitalità
a nessuno, proseguì dritto
verso la fine del treno.
Ne aveva appena avvistato uno, quando la porta del bagno
si aprì e, ad
uscirne, fu Rachel.
“Regulus!”
La ragazza gli saltò al collo,
stritolandolo sotto quello che doveva essere un abbraccio confortante.
Regulus non se lo aspettava. A dire la verità,
credeva che la avrebbe
ritrovata esattamente come la aveva lasciata a giugno, ossia
apparentemente
tranquilla, ma con alcuni momenti in cui diventava del tutto gelida nei
suoi
confronti: era rimasta estremamente suscettibile
all’argomento “Janice Burke”
fino al termine dell’anno scolastico precedente, anche se lui
se ne era già dimenticato.
Per questo il ragazzo rimase un po’ impalato,
fino a che lei non lo
lasciò, ed entrambi si scambiarono uno sguardo carico
d’imbarazzo.
“Che
ci fai qui?” chiese lei. “Noi siamo a
metà del treno”.
“Non…
non lo avevo visto” mentì lui, guardandosi
le scarpe perché lei lo stava scrutando attentamente, come
per cogliere qualche
segno di cedimento.
“Come
stai?” chiese lei, e Regulus intuì
che non si trattava di un semplice convenevole.
“Bene”
rispose freddamente.
Rachel decise di non insistere.
“Vieni,
ti faccio vedere dove ci siamo
sistemati” tagliò corto.
Lo prese per mano e lo riportò
indietro, finché non si fermò davanti ad uno
scompartimento che ospitava Barty
ed Emmeline Vance.
“Che
c’è?” chiese Rachel, quando lo vide
esitare.
“Ehm…
sei sicura che posso… entrare?”
domandò Regulus, memore di quello che era successo prima con
Gibbon.
“Stai
scherzando, spero! Avanti, entra”
commentò lei, aprendo la porta scorrevole.
Regulus fece un saluto generale,
al quale solo Emmeline Vance rispose a dovere: Barty sembrava
totalmente
immerso nel suo mondo e, dall’espressione, i pensieri che gli
passavano per la
testa non dovevano essere molto piacevoli.
Rachel si rivolse alla Corvonero.
“Lui
non dovrebbe essere nel vagone dei Prefetti?”
Emmeline le lanciò un’occhiata
esasperata.
“Non
riesco a convincerlo” disse.
“Ho
detto che non voglio pattugliare i
corridoi. Non mi importa un accidente di questa stupida
spilla” sbottò Barty,
alludendo al distintivo da Prefetto che portava appuntato
all’uniforme.
Regulus si accorse di non provare
neanche una punta d’invidia nei suoi confronti. Fino a
luglio, non aveva fatto
altro che desiderare di essere nominato Prefetto, e aveva temuto la
concorrenza
di Barty, perché era sicuro che Silente avrebbe scelto lui.
Adesso non gli
importava più nulla.
Nemmeno quando gli era arrivata la lettera di Hogwarts,
accompagnata
dalla nomina ad un altro tipo di incarico, aveva avuto la minima
reazione.
“L’anno
scorso ci tenevi tanto ad avere
questo ruolo” disse Rachel, rivolta sempre a Barty,
incredula, per poi
aggiungere con ironia: “Ehi, non sarete troppo allegri
stamattina? Va bene,
cambiamo discorso. Qualcuno sa chi è il nuovo Capitano della
squadra?”
Regulus riemerse dalle proprie
amare riflessioni quando sentì un silenzio di tomba e si
accorse che, in
effetti, Rachel stava parlando con lui.
“Ah
sì… dovrei essere io” rispose.
Lei sgranò gli occhi.
“Come
sarebbe a dire dovrei essere io?”
“Sono
io” si corresse lui. “Mi è arrivata
la comunicazione con la lettera di Hogwarts”.
“Però,
che entusiasmo. È la cosa che volevi
più di tutte. Credevo che ti avrebbe fatto
piacere”.
“Infatti
sono contento” rispose lui, col
tono più depresso possibile.
“Dov’è Piton?” aggiunse, tanto
per parlare
d’altro.
“Insieme
ai suoi amichetti del gruppo di studio”
rispose Rachel.
Calò un lungo silenzio, durante
il quale le due ragazze di scambiarono delle occhiate nervose. Barty
sembrava
trattenersi a stento da un attacco di rabbia, mentre Regulus guardava
la
campagna che circondava Londra sfrecciare a tutta velocità
fuori dal
finestrino.
Non sapeva cosa fosse successo a Barty ma preferiva non
chiedergli
niente: probabilmente anche lui aveva qualche problema e non ne voleva
parlare.
Quel silenzio ad oltranza durò più
di un’ora, durante la quale Regulus
mantenne l’orecchio teso a captare le voci nel corridoio.
Ogni volta che udiva
un gruppo di studenti passare di là chiacchierando, cercava
di fissare ancora
di più lo sguardo verso il finestrino ma, inevitabilmente,
finiva col lanciare
un’occhiata veloce attraverso il vetro della porta
scorrevole. Sirius tuttavia
non passò mai di lì. Probabilmente aveva pensato,
e a ragione, che sarebbe
stato più saggio restare nel proprio scompartimento invece
di fare lunghe
passeggiate per il treno.
Nessuno disse niente fino a che, all’ora di
pranzo, non passò la strega
col carrello dei dolci. Regulus non avrebbe neanche mangiato se non
fosse stato
per Rachel, che gli offrì almeno cinque scatole di
Cioccorane.
“Mangia”
gli disse. “Lo sai che
il cioccolato fa bene all’umore?”
Regulus pensò che per farsi
venire il buonumore gli sarebbe servito molto più di qualche
Cioccorana ma
accettò il pensiero. Rachel non aveva avuto tutti i torti:
il cioccolato riuscì
a scaldarlo, dal momento che fino a poco prima qualcosa di gelido gli
aveva
oppresso il cuore.
Non poteva credere che fosse accaduto davvero. Sirius se
ne era andato,
Alphard pure: aveva voglia di dimenticare tutto. Certe volte sperava
che si
fosse trattato solo di un brutto incubo, ma veniva puntualmente
riportato alla
realtà.
In quel momento la porta si aprì, ed un
Caposcuola di Tassorosso
dall’aria decisamente irritata fece il suo ingresso nello
scompartimento.
“Sto
cercando Bartemius Crouch” esordì e
poi, adocchiando la spilla al petto di Barty, si inalberò e
aggiunse: “Sei qui
allora! Ti ho cercato per tutto il treno, quando avevo molte altre cose
da
fare. Ti posso ricordare che sulla lettera che ti è arrivata
fosse
espressamente scritto che i nuovi Prefetti si sarebbero dovuti riunire
nel
vagone ad essi destinato? Cosa credi, che siamo qui a perdere
tempo?”
“Arrivo
tra cinque minuti” bofonchiò Barty,
affatto impressionato.
“Col
tuo comodo, signorino” replicò il
Caposcuola. “Stai sicuro che non mancherò di
riferire al professor Lumacorno
riguardo al tuo comportamento irresponsabile. Ti aspetto tra cinque
minuti nel
vagone dei Prefetti. Sei avvisato…”
E, dopo aver detto questo, se ne
uscì, sbattendo la porta alle proprie spalle.
“Senti,
Barty, io non ti ho chiesto niente,
ma adesso cominci davvero a farmi preoccupare” disse Rachel.
Anche Regulus adesso era
perplesso. Barty non si era mai comportato in quel modo. Aveva sempre
cercato
di farsi considerare uno tra gli studenti migliori della scuola, era
sempre
stato ligio al dovere, e l’anno prima si era impegnato ancora
di più del solito
per ottenere la nomina di Prefetto. Quel comportamento non era normale
per
nulla.
“Posso
dirglielo?” chiese Emmeline, rivolta
al ragazzo.
“Va
bene, racconta tu” disse lui,
incrociando le braccia, stizzito.
Emmeline annuì e cominciò a
parlare.
“Suo
padre non vuole che Barty smetta di
frequentare Antiche Rune, dopo aver preso i G.U.F.O. di
quest'anno”.
“Non
mi piacciono le Antiche Rune. Anche se
ho il massimo dei voti, non vuol dire che mi possano piacere tutte le
materie”
commentò Barty.
“E
perché tuo padre non vuole che la
abbandoni?” chiese Regulus.
“Perché
vuole che io lavori al Dipartimento
per l'Applicazione delle Leggi Magiche come lui”
sbottò lui, furente.
“Bè...”
disse Rachel, nel vano tentativo di
tirargli su il morale. “È un bel
mestiere...”
“E
se a me non andasse? Non me ne frega
niente di punire criminali e Maghi Oscuri! Ma a lui questo non importa.
Ormai
ha deciso che devo fare il suo stesso lavoro”.
“Calmati”
lo tranquillizzò Emmeline.
“Come
faccio a calmarmi se quello vuole
decidere del mio futuro senza neanche assicurarsi se sia quello che
voglio io?
Potrebbe anche chiedermi di lasciarti, a meno che tu non diventi
Ministro della
Magia”.
Emmeline impallidì.
“Non
può permettersi di fare una cosa del
genere!” esclamò Rachel, indignata.
“Ve
l'ho detto mille volte: voi non lo
conoscete. Quanto a me, preferirei non averlo mai conosciuto”.
“Barty!”
fece Emmeline. “Magari lui è un po’...
ehm, va bene, è molto ambizioso, però sono sicura
che se gli parlassi un po’...”
“Parlargli?
Ho smesso di provarci a nove
anni”.
“Bè,
secondo me dovresti tentare di nuovo.
In fondo è tuo padre: non può desiderare che tu
sia infelice per il resto della
tua vita”.
Barty sorrise amaramente.
“Certe
volte sei proprio ingenua. A lui non
gli importa niente di me, e me l'ha sempre dimostrato. Quando
quest'estate mi è
arrivata la spilla da Prefetto, non mi ha neanche fatto complimenti. E
dire che
mi ero impegnato tanto...”
Barty si interruppe, ma gli altri
non ebbero bisogno di sforzarsi tanto per intuire cosa avesse voluto
dire.
Avevano capito che l'anno precedente lui avesse fatto del suo meglio
quasi
esclusivamente per rendere fiero suo padre.
“Comunque
mi sono stufato di lui” riprese.
“D’ora in poi smetterò di fare il bravo
bambino per accontentarlo, visto che
non serve a niente”.
Senza permettere a nessun altro
di aggiungere qualcosa, Barty si alzò.
“Vado
nel vagone dei Prefetti” disse.
“Saggia
decisione. Hai già deciso di
tornare a comportarti bene?” chiese Rachel.
“No.
È solo che ci sono tanti mocciosi del
primo anno su cui sfogarmi e, visto che sono Prefetto, posso
permettermelo”.
“Scordatelo.
Ti accompagno io” si impose
Emmeline, alzandosi a sua volta. “Così ti tengo
d’occhio”.
Appena i due uscirono dallo
scompartimento, in esso calò un silenzio teso.
Finché Regulus aveva ascoltato il racconto di
Emmeline, era riuscito a
distrarsi, ma le intenzioni ribelli di Barty gli avevano fatto tornare
in mente
quelle di Sirius; di conseguenza, gli era tornata la depressione.
Guardò Rachel: come temeva, la ragazza aveva
stampata sul volto la
tipica espressione costernata di quando lo vedeva soffrire. Non voleva
darle
quell'impressione, perciò si voltò di nuovo verso
il finestrino.
Tuttavia, il ragazzo si rendeva conto di non poter fingere
più di tanto,
non con lei. Rachel era l’unica con cui avesse parlato di
Sirius ed era la sola
a sapere che quell’estate la sua peggiore paura si era
realizzata.
Lei si
alzò in
piedi e gli si andò a sedere accanto, privandolo della vista
del paesaggio
esterno e, con essa, di ogni scusa per evitare l’argomento.
Rimasero in
silenzio ancora un po’. Probabilmente lei stava valutando
bene le parole da
pronunciare.
“Reg,
mi dispiace”
esordì.
Lui alzò lo sguardo su di lei. Non aveva la più
pallida idea
di cosa risponderle, così si limitò ad eseguire
una scrollata di spalle.
“Come l’hai saputo?” chiese
poi, improvvisamente desideroso di sapere
come mai tutta la scuola fosse già al corrente della fuga di
Sirius.
Rachel parve imbarazzata.
“Bè, veramente me lo ha detto mio
padre. Lui l’ha saputo al lavoro dato
che, almeno per le due settimane precedenti, non si era parlato
d’altro tra e
famiglie Purosangue”.
“Fantastico” bofonchiò lui,
sarcastico. “Siamo diventati lo zimbello
della comunità magica”.
“Non è vero...”
“Ah no? Li hai visti come mi guardano
tutti?”
“Regulus, tu non sei tuo fratello, e quello che
fa lui non è tua
responsabilità”.
Lui non ne era altrettanto
sicuro. Chinò il capo, come se fosse servito a diminuire il
peso opprimente che
si sentiva addosso.
La mano di Rachel, esitante, si mosse in direzione della
sua e la
strinse, trasmettendo calore a quella di Regulus che, al contrario, era
fredda.
“Ti va di dirmi come è
successo?”
Lui all'inizio non rispose. Non
era tanto sicuro di volerne parlare. D'altra parte aveva bisogno di
sfogarsi,
in qualche modo.
“D'accordo, però non voglio sentire
commenti su quello che sentirai” la
avvertì: ci mancava solo che Rachel si mettesse a difendere
Sirius e le sue
idee sui Babbani.
“Promesso” disse lei.
Regulus le raccontò tutto, da
quando aveva litigato con Sirius a quando anche Alphard era stato
cancellato
dall'arazzo di famiglia, tralasciando però ogni riferimento
ai Mangiamorte.
Rachel probabilmente aveva molto da dire, ma cercava di
trattenersi, e
Regulus apprezzò il suo sforzo.
“Che
cosa hai intenzione di fare, adesso?”
gli chiese.
“Con
lui? Lo ignorerò, credo” rispose
Regulus.
“Insomma,
vuoi che diventiate dei perfetti
estranei?”
Regulus si rabbuiò.
“Non
lo vorrei, ma è quello che devo fare.
Lui se n’è andato, non sono stato io a
cacciarlo”.
“D'accordo,
non ho intenzione di affondare
il coltello nella ferita, però non ti sembra assurdo? Io mi
ricordo come
eravate all'inizio. Andavate abbastanza d'accordo. Vi siete allontanati
in
seguito. Secondo me dovresti cercare di parlargli”.
“E a che scopo, per litigare di nuovo e
concludere il tutto con un duello? No, grazie, non ci tengo”.
“Ma tu gli vuoi bene. Non puoi fargli
pensare che quando gli hai detto che lo odiavi stessi dicendo sul
serio!”
“In questo momento lo odio davvero”
rispose lui.
“Non dire così. Più dici
di detestarlo e
più dimostri quanto ti dispiaccia che se ne sia
andato”.
Regulus si agitò sul sedile,
nervoso.
“Rachel, non potremo mai tornare come
prima. Siamo cresciuti e abbiamo preso delle strade opposte”.
“Non sono d'accordo. Io comunque credo
che nemmeno per lui sia stato facile”.
“Certo, sarà stato davvero
dispiaciuto”
commentò Regulus con sarcasmo. “Chissà
quante volte ha pensato a me mentre si
divertiva a casa del suo amichetto Potter”.
“Non lo potrai mai sapere, se non glielo
chiedi” insisté lei, facendogli alzare gli occhi
al cielo. “D’accordo, la
smetto. Prendi un'altra Cioccorana”.
“Vuoi farmi scoppiare? Sono il Capitano
della squadra, adesso, e devo dare il buon esempio”.
“Allora non fare quella faccia. Non
voglio vederti triste”.
“Non posso farci niente. Se non ti sta
bene, lasciami perdere”.
“Va bene” disse lei, tornando
immediatamente seria. “Però, quando vuoi, ricorda
che puoi contare su di me”.
A quel punto, prima di dargli il
tempo di capire ciò che aveva detto, Rachel fece qualcosa
che lui non si
sarebbe mai aspettato: gli si avvicinò e lo baciò
sulla guancia.
Preso
alla sprovvista, Regulus arrossì di
colpo. Non sapeva perché, ma quel gesto gli
provocò un brivido che gli percorse
la schiena. Abituato a ricevere niente di più di qualche
gomitata da lei, o al
massimo qualche sporadico abbraccio, la novità lo sorprese a
tal punto che
rimase immobile come una statua, senza respirare.
Tuttavia,
quando Rachel si ritrasse, il viso
acceso di un rosso evidente, una parte di lui ne fu quasi dispiaciuta;
il
profumo dei suoi capelli gli aveva annebbiato la mente e Regulus
dovette fare
uno sforzo immane per tornare lucido e padrone di sé.
Altro
che cioccolato: adesso sì che si sentiva
più leggero e convinto che neanche mille Cioccorane
avrebbero potuto
sollevargli così tanto il morale.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Buon
anno a tutti! Spero che la sorpresa sia stata gradita: ve lo avevo
detto che ci sarebbero state delle grosse novità! Suonino le
campane...XD
Il
prossimo capitolo sarà diviso in due parti: la prima la
pubblicherò sabato
9 gennaio e la seconda il sabato seguente, altrimenti
sarebbe venuto troppo lungo, anche perchè succederanno un
sacco di cose!
979:
Sirius ha fatto bene ad andarsene, altrimenti sarebbe diventato matto,
credo! Da quello che ha accennato nell'Ordine della Fenice, Alphard era
l'unico rimasto a capirlo almeno un po', anche se fino a quel momento
lo zio non aveva mai rinnegato esplicitamente le idee dei Black...ne
parlerò in seguito!
chocco:
mi dispiace se ti faccio commuovere, ormai è una mia
prerogativa, ma purtroppo questo per me è il periodo delle
fanfiction tristi, mi piace scriverle, insomma!
_Mary:
ti pare che ammazzavo Alphard, avendo la possibilità di
lasciarlo in vita senza andare fuori canon? Piuttosto sopporterei tre
ore di Cruciatus ininterrotte! XD Sono contenta che il modo in cui l'ho
salvato sia soddisfacente!
Gemella
Dramioncella:
che bello, una nuova lettrice! Visto che la fanfiction segue il canon
(almeno come traccia, visto che molte cose la Rowling non le dice
proprio, e per fortuna, se no non potrei inventare molto!) Regulus e
Sirius saranno ai ferri corti per un po', ma non arriveranno mai a
odiarsi sul serio. Cercherò di posticipare il più
possibile l'entrata nei Mangiamorte, anche se più di tanto
non
posso... :-(
Hele91:
grazie, e grazie per la recensione!
Mizar:
visto che Rachel è tornata? E tranquilla, perchè
anche
nei prossimi capitoli sarà fin troppo presente, secondo
Regulus,
che sarà coinvolto nelle sue folli idee! XD Come al solito,
la
parte con Narcissa era quella che mi convinceva di meno, ma stavolta
ero sicura che sarebbe stata la più apprezzata: adesso ho
imparato che è sempre così!
lyrapotter:
uh-oh, lo sapevo che ti saresti arrabbiata! Spero che sia questo sia i
prossimi capitoli ti piacciano: il quinto e il sesto anno saranno
più "frivoli", contenta? XD Almeno posticiperai la
mia condanna alla ghigliottina!
Alohomora:
quella storia del disonore di Andromeda che poteva ricadere anche sulla
sorella mi è venuto in mente pensando alle ragazze
(Babbane!)
dei secoli scorsi: se una scappava di casa con un ragazzo, le
altre sorelle perdevano automaticamente credito all'interno della
società benestante, e molte proposte di matrimonio
sfumavano,
quindi ho pensato che potesse essere così anche per i maghi
Purosangue. Devo ringraziare Jane Austen se mi sono fatta una cultura
di quel periodo! Tranquilla, avrò sicuramente bisogno della
tua
consulenza quando arriverò alla fine della storia...e quando
inizierò a pensare a un seguito! ;-)
vulneraria:
in effetti, leggendo alcune fanfiction su Narcissa, mi sono convinta
che nemmeno durante la prima guerra magica fosse contenta di avere un
marito Mangiamorte. Insomma, attaccata com'è alla sua nuova
famiglia, non le deve far piacere restare da sola a casa di notte
mentre il maritino se ne va a uccidere la gente. Essendo anche un tipo
schizzinoso, le farebbe impressione anche immaginare Lucius come un
assassino... Non so se è davvero così, ma ormai
ne sono
convinta!
malandrina4ever:
sì sì, un incontro-scontro ci sarà,
anche se non
passeranno alle maniere forti! Regulus aprirà gli occhi tra
pochissimo, anzi, li sta già aprendo, anche se non possiamo
pretendere che sia troppo veloce, povero: gli ci vorrà un
po' per digerire il colpo! XD
dirkfelpy89:
evvai, l'idea di salvare Alphard ha ottenuto il consenso di tutti! Ci
ho pensato e ripensato un sacco di tempo. Meno male che l'estate per
Regulus è finita: di sicuro non la ricorderà come
la
migliore della sua vita!
Mirwen:
non dirlo a me! Mi tocca rispondere alle recensioni all'alba per
trovare il pc libero! Ti prometto che nei prossimi capitoli
sarà
tutto più leggero.
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Capitolo 30 *** Incontro combinato ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
41: Tempo
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Incontro
combinato
Ottobre 1976
Quando quella mattina Regulus
entrò in Sala Grande e si sedette al tavolo di Serpeverde,
notò che Rachel era
accanto a quello di Corvonero e confabulava insieme ad Emmeline. Dopo
alcuni
istanti, le ragazze si salutarono con un sorriso complice.
“Che cosa vi stavate dicendo?” chiese
Regulus
quando lei tornò a sedersi di fronte.
“Nulla...” rispose Rachel, con un tono
innocente.
Lui continuò a guardarla con
sospetto. Conosceva bene quell'espressione, ed era assolutamente certo
del
fatto che lei avesse in mente qualcosa.
“Dico davvero” ribadì
Rachel, accortasi
di lui, che ostentava un’aria scettica.
“Sarà...”
La ragazza iniziò a mangiare ma
Regulus continuò a scrutarla, intenzionato a capire cosa le
passava per quella
testa dura. Prima che se ne rendesse conto, però, i sospetti
iniziarono a
sfumare e svanirono misteriosamente dai meandri dei suoi pensieri.
Tutt’ad un
tratto, si ritrovò nella completa incapacità di
staccarle gli occhi di dosso.
Non solo non poteva, ma non voleva distogliere lo sguardo.
Perché avrebbe
dovuto? Non se ne rendeva conto, come se in quei momenti il suo
cervello
decidesse autonomamente di scollegarsi dal resto del corpo.
“Reg, sei ancora depresso?”
Regulus tornò con i piedi ben
piantati per terra in pochi istanti, sebbene fosse ancora un
po’ stordito. Rachel
ricambiava il so sguardo e sembrava preoccupata per lui.
“I-io? No...” bofonchiò lui.
“Come no. Avevi una faccia”.
“Non sono depresso” ripeté,
anche se in
effetti sarebbe stato quasi meglio lasciarglielo credere. Non poteva
mica dirle
che, da quando era iniziato il loro quinto anno, gli succedeva spesso
di
fissarla.
“Certo...” fece lei, ignara, lanciando
un'occhiata rapida al tavolo di Grifondoro. “Ti manca,
vero?” Quando non ebbe
risposta, aggiunse: “Non ti abbattere, dai. Pensa che domani
andiamo a
Hogsmeade”.
Lui non riuscì a trattenere una
smorfia.
“Veramente non mi va tanto di
uscire...”
“Come sarebbe a dire?”
Il tono allarmato nella voce
della ragazza gli parve quanto meno esagerato.
“Credo che andrò al campo di
Quidditch
per volare un po’...”
“Scordatelo. Domani verrai a Hogsmeade
con noi. Hai bisogno di stare all’aria aperta”.
“Certo, perché a Quidditch si gioca
al
chiuso” commentò lui, sarcastico.
“Non provare a fare il furbo con me,
Black. Tu domani verrai a Hogsmeade; devi svagarti, invece di restare
da solo a
deprimerti...”
“Ti ho già detto che non sono
depresso...”
“Non importa” tagliò corto
lei.
“E sentiamo, cosa vorresti fare a
Hogsmeade? Barty vuole uscire da solo con Emmeline, e non credo che
voglia noi
come terzi incomodi”.
“Qualcosa ci verrà in
mente” rispose lei
facendo spallucce. “Non preoccuparti, penso a tutto
io”.
È
questo che mi preoccupa, pensò Regulus, mentre la
ragazza rivolgeva un
gesto di vittoria in direzione di Emmeline. Quest'ultima mantenne la
sua
consueta espressione da santarellina.
Quella
nuova alleanza tutta al femminile
non gli piaceva affatto.
La mattina seguente, come
stabilito, si diressero verso il villaggio di Hogsmeade. Regulus non
era
affatto convinto della riuscita di quella giornata. A dire la
verità, non
sapeva nemmeno perché avesse ceduto alle insistenze di
Rachel. Forse perché
altrimenti lei non gli avrebbe concesso un attimo di pace o, forse,
perché si
era incantato un’altra volta a guardarla negli occhi, e lei
aveva preso il suo
silenzio per un sì.
Irritato
con se stesso, per tutto il
tragitto dal castello al villaggio, non aveva fatto altro che lanciarle
delle
furtive occhiate e ripetersi di smetterla di guardarla in
continuazione. Ma era
più forte di lui. Non ce la faceva proprio.
Si
può sapere che diamine mi succede?
Completamente immerso in questi
interrogativi, era ovvio che non avesse molta voglia di parlare agli
altri due.
L’unica
che cercava di mantenere una
conversazione decente era Rachel; quanto a Severus, da quando Lily
Evans non
gli rivolgeva la più parola, era diventato, se possibile,
ancora più cupo e
silenzioso. A metà mattinata, tuttavia, la ragazza stava
cominciando a dare
segni di resa.
“State facendo deprimere pure me”
disse,
sconsolata.
Regulus la guardò: in fondo stava
cercando di aiutarlo, e lui non poteva ricompensarla in quel modo.
“Andiamo da Mielandia” propose,
sforzandosi di sembrare naturale: in realtà fingersi sereno
gli costava molta
fatica.
Rachel tuttavia apprezzò il suo
sforzo e gli rivolse un gran sorriso, che gli provocò una
strana sensazione di
vuoto all'altezza dello stomaco.
Nel
complesso, la gita non fu un gran che,
ma Rachel parve rianimarsi alla fine quando, alle sei del pomeriggio,
Severus
aprì bocca per la prima volta in quella giornata e disse:
“Credo che sia l’ora di tornare al
castello”.
Regulus stava per seguirlo senza
esitazioni, quando Rachel lo fermò, trattenendolo per il
braccio e
provocandogli un altro brivido che lo percorse tutto.
“Aspetta! Io... avrei voglia di fare un
salto alla Testa di Porco...” disse, esitando.
“La Testa di Porco?” ripeté
Regulus,
perplesso. “E perché?”
“Bè, non ci siamo mai stati. Ti va di
accompagnarmi?”
“Voi due fate come vi pare. Io me ne
torno al castello” tagliò corto Severus, voltando
loro le spalle ed
incamminandosi senza aspettare nessuno.
Regulus esitò.
Non
capiva come mai a Rachel fosse venuta
quella malsana idea proprio a fine gita, ma del resto conosceva la fama
del pub
e non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare da sola, considerata
la
gentaglia che frequentava quel posto.
“E va bene” sospirò.
“Però che sia una
cosa veloce”.
Rachel sembrò trattenere a stento
un'esclamazione di trionfo.
Devo
essere impazzito, se mi sono lasciato convincere così
facilmente, pensava
lui mentre si dirigevano verso la periferia di Hogsmeade.
Quando entrarono alla Testa di
Porco, la prima cosa che notarono fu un spesso strato di polvere
incrostata al
pavimento lurido. Il bancone e i tavoli erano altrettanto sporchi.
Regulus
storse il naso quando vide una capra passeggiare liberamente per il
locale.
“Sei sicura di voler...”
esordì.
“Ma certo” lo interruppe lei,
trascinandolo al tavolo più vicino.
A parte due maghi completamente
avvolti da turbanti e mantelli, che si guardavano intorno con aria
circospetta,
e il proprietario, un anziano dall’aria burbera, non
c’era nessun altro.
“Io non prendo niente” disse Regulus,
guardando con disgusto i bicchieri incrostati e disposti in fila sul
bancone.
“Se vuoi una Burrobirra, ti consiglio di berla direttamente
dalla bottiglia...
Ma mi stai ascoltando?”
Rachel distolse in fretta lo
sguardo dall’orologio da polso.
“Sì, hai ragione, credo che
farò così...”
rispose in tono vago.
Sembrava nervosa.
“Stiamo aspettando qualcuno?” chiese
Regulus, dopo che la vide guardare l’ora per la terza volta.
“No. Chi dovremmo aspettare, scusa?”
“Non ne ho idea” disse lui,
cominciando
seriamente a preoccuparsi per la sua salute mentale.
Perché era voluta andare per
forza a quel pub sporco e lurido senza un motivo apparente?
La risposta a quella domanda in
quel momento stava percorrendo High Street in compagnia di Emmeline
Vance.
“Sarà, ma ancora non ho capito chi
è
questa ragazza che vuoi presentarmi, né perché
proprio alla Testa di Porco”
disse Sirius, leggermente perplesso.
“Non preoccuparti, Black. Te l'ho detto,
è timida e non vuole che si sappia in giro”
rispose Emmeline.
“D'accordo... Tanto siamo quasi arrivati,
così saprò di chi si tratta. A parte gli scherzi,
non credi che se Crouch ti
vedesse in mia compagnia, se la prenderebbe?”
“Barty sa più di quanto si
pensi” rispose
lei. “Eccoci arrivati”.
Prima di aprire la porta del pub,
Emmeline sospirò per l'agitazione: sapeva che non sarebbe
stata una bella
scena. Per fortuna, Rachel le aveva assicurato che si sarebbe assunta
tutta la
responsabilità, quando la aveva convinta ad attirare Sirius
Black nella
trappola che aveva predisposto.
La porta si aprì con uno
scampanellio e Rachel si voltò di fretta.
“Finalmente!” esclamò.
“Scusa il ritardo, c’è
stato qualche
imprevisto”.
Dopo questo breve scambio di
battute, nel locale calò un silenzio di tomba.
Regulus
sentì il sangue affluirgli al
cervello ad una velocità supersonica.
“Che cosa ci fa lui qui?”
sbottò,
alzandosi in piedi mentre Sirius, altrettanto furioso, pronunciava le
stesse
parole nel medesimo istante.
“Che cosa significa?” esclamarono
entrambi, di nuovo all'unisono, rivolti alle due ragazze.
Emmeline aveva preso la
precauzione di piantarsi di fronte alla porta, per impedire loro di
uscire.
“Calmi, è stata una mia
idea” esordì
Rachel, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo truce di
Regulus. “Ho
pensato che, prima di mandarvi definitivamente al diavolo a vicenda,
sarebbe
una buona idea chiarirvi come tutte le persone civili”.
“Io non ho niente da dire!”
replicarono
aspri Regulus e Sirius.
Lei sospirò.
“Se avete finito di parlare in
contemporanea...”
Emmeline spinse Sirius fino al
tavolo e lo costrinse a sedere al posto che Rachel aveva lasciato
libero.
Intenzionato
a non guardare Sirius,
Regulus continuò a fissare Rachel nella speranza che capisse
quanto fosse
arrabbiato. Aveva in mente quello scherzo fin dall'inizio! Ecco
perché aveva
insistito tanto per uscire a Hogsmeade. Che cosa credeva di fare?
“Io me ne vado” disse, alzandosi in
piedi
e dirigendosi verso la porta.
Rachel lo trattenne per un polso,
lo trascinò in disparte e riprese a parlare sottovoce.
“Senti, è un mese che ti vedo stare
male
a causa sua, e non dire che non è vero. Perché
non provi a parlargli un po’?”
“E secondo te che cosa dovrei dirgli?”
chiese lui, sempre irritato.
“La verità, per esempio. Lo sappiamo
tutti e due che quando gli hai detto di odiarlo non parlavi sul serio.
Vuoi che
se ne convinca davvero? A cosa ti serve fingere di disinteressarti a
lui?”
Regulus esitò.
“Non servirà a niente...”
“Probabilmente è così, ma
almeno ci avrai
provato. Per la barba di Merlino, siete fratelli!”
sbottò lei, perdendo la
pazienza. “È assurdo che non vi rivolgiate
più la parola!”
“Tu non capisci” disse lui, ma dentro
di
sé non poté fare a meno di pensare che, in fondo,
lei non avesse tutti i torti.
Nelle settimane precedenti aveva
desiderato parlare con Sirius, ma erano rimaste delle semplici
fantasticherie
dato che, a Hogwarts, rischiava di compromettersi ancora di
più se gli altri lo
avessero visto in compagnia di un rinnegato. Ma lì, alla
Testa di Porco, non
c'era nessuno a spiare...
Sebbene continuasse a chiedersi
di cosa avrebbero mai potuto parlare, Regulus si decise a dare retta a
Rachel e
tornò a sedersi al tavolo.
“Noi andiamo” disse Rachel, guardando
i
due, non senza inquietudine. “Mi auguro che riuscirete a
parlare civilmente
senza darvele di santa ragione”.
Infine, lei ed Emmeline uscirono
dal locale.
“Ehi, Aberforth, una Burrobirra per
me”
disse Sirius, rivolto al proprietario. Poi lanciò
un'occhiata esitante verso
Regulus e, con un tono chiaramente controllato, aggiunse: “Tu
vuoi qualcosa?”
“No, grazie” rispose Regulus, glaciale.
Quando Aberforth portò la Burrobirra,
Sirius
sfoderò un sorriso indisponente.
“Ab, mi sembra che la tua capra gradisca
la cena!” scherzò, indicando la capra che stava
finendo gli avanzi di un
avventore direttamente dal piatto.
“Vacci piano con la confidenza,
ragazzo”
lo rimbrottò quello. “Non mi risulta che abbiamo
mai mangiato la zuppa
insieme”.
L’uomo gli voltò le spalle e si
allontanò, bofonchiando qualcosa contro la
“gioventù impertinente”.
Regulus
stentava a staccare gli occhi dal
tavolo.
Rimasero
entrambi in perfetto silenzio,
almeno fino a che Sirius non ebbe mandato giù l'ultimo sorso
di Burrobirra. Non
appena incrociarono gli sguardi, tuttavia, si affrettarono a
distoglierli.
Regulus
sentiva un peso enorme opprimergli
lo stomaco e sfogava i nervi lisciandosi le pieghe delle maniche.
“Come... va?” esordì infine
Sirius, anche
lui piuttosto a disagio.
“Bene. Tu?”
“Bene”.
Altro silenzio. Regulus non aveva
la più pallida idea di come fare un discorso decente senza
litigare. Probabilmente
Sirius sembrava della stessa idea perché rinunciò
all'intento di intavolare una
conversazione moderata.
“Allora? Se la tua amica mi ha preparato
quest’imboscata significa che hai qualcosa da
dirmi”.
“Veramente dovresti essere tu a parlare.
Quanto meno mi dovresti delle scuse” rispose Regulus,
sfoderando subito il suo
orgoglio.
“Scuse?” ripeté Sirius con
un’espressione
che doveva sembrare divertita, ma che non lo era affatto. “E
tu hai chiesto
scusa ad Alphard? Avete diseredato pure lui, complimenti”.
Regulus arrossì, un po’ per
rabbia e un po’ per vergogna.
“Non è colpa mia se ha deciso di
appoggiarti”.
“Sei davvero un ingrato. Dopo
tutto quello che ha fatto per te, tu non hai alzato un dito per
aiutarlo. Non
capisco come possa ancora difenderti”.
“Non ho intenzione di ascoltare prediche
da uno che è scappato di casa per fare i suoi
comodi” reagì Regulus furente.
Sentendosi osservati, entrambi si
voltarono verso Aberforth il quale, colto in flagrante, si
affrettò a
concentrarsi sui bicchieri da pulire.
“Me ne sono andato” rispose Sirius,
abbassando la voce, “perché altrimenti sarei
impazzito. In fondo per la
famiglia non è stata una gran perdita. Non c’era
più niente che mi tratteneva”.
L’ultima frase fu un colpo al
cuore per Regulus. Indeciso se lanciargli qualche maledizione o se
piantarlo
semplicemente in asso, optò per la seconda risoluzione. Fece
per alzarsi e
andarsene, ma Sirius lo bloccò e, con uno strattone, lo
costrinse a sedersi di
nuovo.
“Lasciami” gli intimò
Regulus. “Hai detto
che niente e nessuno ti tratteneva a casa, e non vedo perché
adesso tu debba trattenere
me”.
“Mi vuoi ascoltare?” chiese Sirius.
“No, adesso mi ascolti tu. Sul fatto che
i nostri genitori ti hanno cominciato a detestare quando sei diventato
un
Grifondoro non posso darti torto” ammise. “Ma non
puoi dire che anche io ho fatto
lo stesso, perché sai che non è vero. Ti ero
comodo finché ero l’unico a
considerarti. Quando però ti sei fatto degli amici, non ti
sono servito più. E
infatti non ti sei posto troppi problemi quando hai deciso di
andartene”.
“Quello che dici non è
vero” rispose
Sirius, a voce ancora più bassa. “Mi sono sempre
interessato a te, almeno finché
ho potuto. Infatti ultimamente non ho fatto altro che sconsigliarti di
frequentare certa gente, e sai a cosa mi riferisco”.
“Ti ho già ascoltato abbastanza su
questo
argomento e non voglio discuterne ancora. Comunque, questo finto
interessamento
è uscito fuori solo perché avevi già
deciso di scappare di casa e hai voluto
litigare apposta per avere un pretesto”.
Sirius adesso era veramente
arrabbiato.
“Non
hai capito un accidente, come al solito! Se non fosse stato per te, me
ne sarei
andato due anni fa. Cosa credi che mi abbia indotto ad aspettare
così tanto?”
“Se non lo sai tu...”
Sirius esitò: a quanto sembrava,
non era una cosa che aveva avuto intenzione di ammettere, all'inizio.
Fece un
respiro profondo e distolse lo sguardo mentre iniziava a parlare.
“Eri mio fratello, no? Non volevo
abbandonarti, checché ne pensi tu. Se ho resistito fino
all'estate scorsa l’ho
fatto per te soltanto”.
“Questo non mi risulta”
replicò
freddamente l'altro. “Non mi sembra che ti sia degnato di
pensare a come avrei
reagito se te ne fossi andato”.
“Prima ci pensavo eccome, anche troppo.
Mi illudevo che tu potessi essere diverso. Credi che non mi dispiaccia
anche
adesso? Mi dispiace soprattutto perché ti stai facendo fare
il lavaggio del
cervello dai tuoi genitori, e nemmeno te ne accorgi. Ho provato a farti
ragionare, ma sei più duro del granito. Stai diventando come
loro”.
“Quando capirai di avere torto?”
“Io ho ragione, Regulus”.
Il fratello minore scosse la
testa, esasperato. Quella conversazione non stava andando esattamente
come
avrebbe voluto. Rachel era stata gentile a dargli quella
possibilità, ma lui
non se la sentiva di cedere ai sentimentalismi dicendo a Sirius anche
un
semplice: “Mi manchi”.
“E tu” continuò Sirius,
“hai davvero
intenzione di diventare un Mangiamorte?”
Regulus non gli rispose. In ogni
caso, non erano affari suoi.
“Stai imboccando una strada senza uscita,
e non sai quanto mi dispiaccia” lo avvertì
l’altro. “A nessuno piace vedere il
proprio fratello rovinarsi con le sue stesse mani”.
“Ma noi non siamo più fratelli,
grazie a
te” ribatté Regulus, gelido.
Credette di scorgere
un'espressione di rimpianto sul volto di Sirius, ma probabilmente si
era
sbagliato.
Non
gli è mai importato niente di me, né prima
né tanto meno adesso.
“Se la metti così, mi pare che non ci
sia
altro da dire” disse Sirius. Poi guardò
l’orologio e aggiunse: “Ora, se permetti,
devo tornare al castello: ho da fare”.
Regulus lo seguì con lo sguardo
dal bancone, dove pagò il conto, fino a che non
uscì dal locale; poi tornò a
fissare il tavolo.
Era
vero, non avevano proprio più nulla da
dirsi, pensò con amarezza. Era passato tanto tempo da quando
erano piccoli.
Adesso era tutto cambiato.
Mentre
indugiava su quei tristi pensieri,
udì a chiare lettere Aberforth che, mentre asciugava il
bancone, parlottava tra
sé.
“Fratelli maggiori... Tutti uguali: deve
essere una malattia. Si credono esenti da ogni
responsabilità... Pare che il
mondo giri intorno a loro...”
Qualcosa suggeriva a Regulus che
il vecchio avesse teso un po’ troppo le orecchie durante la
sua discussione con
Sirius. Aberforth alzò lo sguardo e incrociò il
suo. Imbarazzato, si affrettò a
far cadere lo strofinaccio, procurandosi una scusa per sparire dietro
il
bancone. Regulus lo ignorò: non gli importava poi molto. Ma
improvvisamente, si
ritrovò Aberforth accanto.
“Questa è per te, ragazzo”
disse l'uomo,
porgendogli un bicchiere stranamente pulito e pieno di Acquaviola.
“Non ho ordinato nulla” rispose
Regulus.
“Offre la casa” bofonchiò
quello.
“Bevila, ti farà bene
all’umore”.
Regulus obbedì. Dopo un sorso,
notò che il proprietario era ancora lì: sembrava
avere qualcosa da dire ma che
non ne trovasse il coraggio.
“Col tempo le cose si aggiustano”
disse
alla fine, “anche se mai del tutto”.
Si interruppe, esitando
imbarazzato, poi tornò a lavorare.
Regulus non disse nulla; non
provò nemmeno a chiedergli spiegazioni.
Finì
la sua Acquaviola in silenzio,
sperando solo che quello che Aberforth aveva detto fosse vero.
Continua...
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Premetto
che la conversazione tra Sirius e Regulus l'avrò riscritta
una
decina di volte, perciò ci terrei a sapere come vi
è
sembrata. Forse è stata una replica del loro ultimo litigio,
ma
ci tenevo a far parlare anche Sirius e a fargli esprimere le sue
ragioni a mente fredda.
Ho
inserito l'intervento di Aberforth perchè ho pensato che lui
e
Albus da giovani litigassero un po' come Sirius e Regulus e, insomma,
la somiglianza era troppo forte per farlo restare indifferente. Spero
di averlo reso comunque burbero come è nel canon: Aberforth
è un personaggio che mi piace molto e mi dispiacerebbe farlo
apparire smielato. XD
La
seconda parte del capitolo va a sabato
16 gennaio. Sarà molto emozionante, ve lo
assicuro!
vulneraria:
prima che Regulus cambi ci vorrà un bel po'. È
molto
cocciuto, e infatti Rachel gli ha dovuto organizzare un'imboscata,
anche se ha rischiato grosso... Riguardo a Emmeline, in questa storia
ha poco spazio ma spero che basti per dare una vaga idea di come me la
immagino.
Alohomora:
sì, tranquilla, la luce è molto vicina, anche se
nel
frattempo ne succederanno di cose! Spero che il diabolico piano di
Rachel ti sia piaciuto! Se stava ad aspettare che uno dei due si desse
una svegliata, faceva in tempo a diventare vecchia. Purtroppo non
è andata esattamente come voleva lei, ma almeno Regulus ha
capito che non è vero che Sirius se ne frega di lui.
Hele91:
meno male, le cose eccessivamente smielate mi fanno venire il diabete,
anche se a volte, lo ammetto, mi è capitato di esagerare in
questo senso! XD Se mi capitasse di nuovo, dammi pure una randellata
sulla testa, così torno in me!
Mirwen:
era ora che se ne accorgesse! Per fortuna sta cominciando a capire che
Rachel non gli è più del tutto indifferente,
anzi...
dirkfelpy89:
diciamo che Barty si trova nella fase
"voglio-trasgredire-a-tutti-i-costi-ma-non-so-ancora-come". Le
proverà tutte, ma alla fine l'unica cosa che lo
soddisferà sarà la più sbagliata... Mi
sembra la
spiegazione più attendibile per giustificare il suo
cambiamento.
Mizar:
ti assicuro che sei solo all'inizio di quello che Rachel
combinerà in questi due capitoli consecutivi. Nel prossimo i
nostri eroi se la vedranno molto brutta! Riguardo Emmeline, non
riuscirò a darle molto spazio, ma se mi dici che ti piace il
personaggio vuol dire che quelo poco che compare è bastato!
_Mary:
Barty senior la pagherà alla fine, e la cosa mi fa rabbia
perchè avrebbe potuto fare qualcosa e invece non l'ha fatto.
Regulus ce la sta facendo, ancora un piccolo sforzo e
accetterà
il fatto di essersi preso una cotta colossale!
Bella_Cissy_BlackSisters:
ciao, tranquille, recensire non è mica un obbligo,
però mi ha fatto piacere sapere che mi state seguendo!
lyrapotter:
mi sento meglio, se non ce l'hai con me! Puoi stare tranquilla,
perchè per i prossimi 5 capitoli la storia
sarà
molto più leggera e si dedicherà più
alla vita da
adolescenti piuttosto che di un brutto ceffo dalla testa calva...
Nemmeno io adoro Barty, però odio suo padre e quindi non
posso
fare a meno di giustificarlo, almeno fino a che non tortura i
Paciock...dopo di che, la mia comprensione si esaurisce di colpo.
è_é
MEISSA_S:
no, nemmeno io penso che Narcissa sia senza cuore, anzi. Grazie per
quello che mi hai detto: se c'è una cosa che mi dispiace
è vedere i Serpeverde ridotti a bambocci superficiali. Anche
se
la Rowling non ha dimostrato di amarli alla follia, non credo che sia
questa l'impressione che ha voluto lasciarci.
Infine,
grazie a Gobra1095
per la recensione a Slytherin love!
|
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Capitolo 31 *** Luna piena ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
07: Cane
Rating:
Giallo
Disclaimer:
Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Luna
piena
Regulus aveva appena finito di
bere, quando la porta della Testa di Porco si aprì di nuovo.
Quella volta, ad
entrare furono Rachel e Barty. Lei aveva la tipica espressione di chi
si sente
in colpa e si aspetta un lunga predica, mentre lui, nel dubbio,
guardava
Regulus di sotto in su, come per capire se fosse arrabbiato o no.
I
due si sedettero al suo tavolo, in
perfetto silenzio, imbarazzati.
“Emmeline?” chiese Regulus, senza
sapere
cos’altro dire.
“Lei è tornata al castello”
rispose
Barty.
Regulus lo guardò, irritato.
“Tu lo sapevi... e non mi hai detto
niente”.
“Bè, tu non me l’hai
chiesto!” si
giustificò quello.
“Regulus, te l’ho detto, è
stata una mia
idea” intervenne Rachel. “Io lo so che non avrei
dovuto impicciarmi. Ho
esagerato e ti chiedo scusa. Però credevo che fosse una
buona idea...”
Regulus non le rispose,
giocherellando con il bicchiere vuoto. Non era arrabbiato, ma voleva
prendersi
la soddisfazione di farla restare un po’ sulle spine.
Rachel
ammutolì, mordendosi il labbro.
Sembrava proprio dispiaciuta.
“L’ho fatto per te...” disse.
Regulus fermò di scatto il
bicchiere che roteava e la guardò.
“Lo so” rispose. “E non ce
l’ho con te”.
Lei sorrise, chiaramente
sollevata.
“Però” la
avvertì lui, “non provarci mai
più”.
Rachel annuì.
“Non è andata bene, vero?”
gli chiese
Barty, molto più deciso, adesso che Regulus aveva detto di
non essersela presa.
“No, però è stata
sicuramente meno peggio
della litigata che abbiamo fatto quest’estate”.
“Mi dispiace” disse Rachel, posando
una
mano sulla sua.
Regulus avvampò in una frazione
di secondo. Era sempre la stessa storia. Le prime volte si era limitato
a
sentirsi assalire da un calore indefinito ma, giorno dopo giorno, non
faceva
che peggiorare. In quel momento, per esempio, non capiva più
niente: si era
addirittura dimenticato dove si trovasse.
A
fare tornare entrambi con i piedi per
terra ci pensò Barty che, rivolgendosi ad Aberforth, chiese
con un tono
circospetto:
“Non è che potrei avere un bicchiere
di
Whisky Incendiario?”
“Sei maggiorenne?” chiese quello,
scrutandolo.
“Sì, certo”.
“Barty!” esclamò Rachel,
quando
Aberforth, in realtà poco interessato alla questione della
maggiore età, lo
ebbe servito e fu tornato alle sue occupazioni. “A parte il
fatto che sei un
Prefetto, e dovresti sapere che i minorenni...”
“Oh, e piantala!” esclamò
lui,
infastidito. “Poi ha parlato lei, che ci ha fatto superare
l’orario limite per
il rientro!”
Regulus guardò l'ora e si sentì
assalire dal panico.
“Sono le otto di sera?!”
esclamò.
“Bè, sì...”
disse Rachel, a disagio.
“Dovevamo essere al castello per le
sei!”
“Lo so, ma adesso è inutile
preoccuparsi.
Tanto ho sentito parlare di un passaggio che da Mielandia ci
porterà
direttamente dentro il castello. Però a questo punto
è meglio aspettare un
orario in cui anche i professori saranno a dormire. Non vorrei spuntare
proprio
davanti alla McGranitt”.
Regulus si mise le mani tra i
capelli ma non replicò. Peggio di così non
sarebbe potuta andare, secondo lui.
In realtà si sbagliava di grosso, ma se ne sarebbe reso
conto solo più tardi. Per
il momento, era più impegnato ad assistere alla discussione
tra Rachel e Barty.
“Guarda che fare il trasgressivo a tutti
costi non è segno di maturità, né ti
fa sembrare più importante” gli stava dicendo
lei.
Barty la ignorò. Aveva il naso
accostato al bicchiere di Whisky Incendiario e lo stava annusando con
perplessità.
“Barty, è molto forte...”
“Lo reggo benissimo”
replicò lui,
testardo, e così dicendo, mandò giù il
primo sorso.
Il viso gli divenne prima
paonazzo, poi viola e, infine, Barty fu scosso da un potente attacco di
tosse.
Rachel
e Regulus scoppiarono a ridere.
“La prima volta è normale!”
protestò lui,
offeso. “Poi ci si fa l’abitudine”.
“Non vorrai provarci di nuovo?” chiese
Regulus, preoccupato: Barty non aveva mai avuto il senso della misura e
sarebbe
stato capace di scolarsi una bottiglia intera, se avesse voluto.
“E perché no? Qui non
c’è mio padre a
controllarmi” replicò lui, avvicinandosi il
bicchiere alle labbra.
Gli altri due si scambiarono uno
sguardo eloquente mentre Barty riprendeva a bere. Tuttavia, quando
rischiò per
la seconda volta di sputare tutto, si convinse a rinunciare.
“In fondo non è un gran
che” si consolò,
allontanando il bicchiere.
“Meglio così”
commentò Regulus. Poi si
rivolse a Rachel, esitando. “Visto che dobbiamo rimanere qui
per un po’, credi
che sia il caso di mangiare qualcosa?”
Nemmeno lei era molto allettata
dalla prospettiva.
“Non so... è tutto così
poco igienico,
qua dentro. Ma del resto non possiamo andare ai Tre Manici di Scopa.
Madama
Rosmerta manderebbe subito un gufo a Silente”.
“Io ho comprato delle cose da Mielandia,
questo pomeriggio” intervenne Barty, tirando fuori un
sacchetto ricolmo di dolci.
“Sei un genio!” esclamò
Rachel,
entusiasta.
Così trascorsero le ore
successive a divorare dolci in quantità industriale. Nel
frattempo, il pub si
era riempito di personaggi sempre più loschi.
L’attenzione
di Regulus fu presto tutta
rivolta ad un tavolo all'angolo più nascosto, occupato da
quattro maghi. Uno di
essi era basso e lurido, con il viso completamente nascosto da una
sciarpa;
stava vendendo qualcosa di chiaramente illegale agli altri tre, che
erano tutti
mezzi ubriachi. Tra di questi, il più giovane si stava
mangiando Rachel con gli
occhi.
Quest’ultima
fingeva di non essersene
accorta; al contrario, Regulus, aveva la tentazione di farlo a pezzi.
L’uomo
svuotò in un sorso solo il proprio bicchiere di Whisky e si
alzò. Regulus strinse
la mano intorno alla bacchetta, intenzionato a farlo fuori se solo si
fosse
azzardato ad avvicinarsi.
Per
fortuna non ce ne fu bisogno perché,
nel momento in cui quello si era alzato, il mago dal viso coperto lo
richiamò
e, nel muoversi, la sciarpa gli cadde, permettendo al proprietario di
riconoscerlo.
“Mundungus Fletcher!” tuonò
Aberforth.
“Ancora qui?! Ti ho bandito da questo pub la settimana
scorsa! Fuori!”
L’uomo lurido schizzò via e uscì
dal locale prima che quello finisse di urlare.
“Uscite
anche voi,
immediatamente!” gridò Aberforth, spingendo i tre
clienti di Fletcher verso la
porta.
Regulus trasse un respiro di
sollievo, ma si mantenne allertato e rivolse un’occhiata a
Rachel. Decisamente,
pensò, la Testa
di Porco diventava tropo pericolosa a quell’ora, soprattutto
per lei.
Il tizio di prima lo aveva
dimostrato a sufficienza: a suo parere, Rachel era troppo bella per
passare
inosservata.
Quello
che provava ogni volta in cui i
loro sguardi si incontravano lo spaventava, ma puntualmente si
ritrovava a
desiderare che accadesse di nuovo, e ancora: era un sensazione che lo
faceva
fremere dalla testa ai piedi, però gli piaceva.
“È mezzanotte passata”
disse Barty ad un
certo punto, rompendo l'incanto. “Forse è meglio
avviarci. E speriamo che Gazza
non soffra d’insonnia oggi”.
I tre si alzarono e uscirono dal
locale.
La
luna piena brillava più del solito nel
cielo blu inchiostro, illuminando la strada in cui si trovavano. Il
villaggio
era deserto, o quasi. Quando Rachel fece per dirigersi verso Mielandia,
Regulus
la trattenne.
“Che c’è?” chiese
lei.
Regulus indicò la via diretta per
il negozio di dolci, occupata dai tre ubriachi che erano stati cacciati
prima
dal pub.
“Passiamo da un’altra parte”
disse lui
con un tono che non ammetteva repliche.
“Ma così ci toccherà
tornare indietro e
fare il giro di tutto il villaggio” provò a
protestare lei.
In quel momento, il più giovane
dei tre, attirato dalla sua voce, alzò la testa e la
riconobbe.
“Regulus ha ragione, andiamo” convenne
Barty, mentre quello avvertiva i suoi compari e cominciava a salutare e
chiamare la ragazza.
“Ehi tesoro, perché non vieni con
noi?”
biascicò il primo.
“Prova a fare un passo in più e
sarà l’ultima
cosa che avrai fatto in vita tua” replicò lei.
“Non provocarli!” la
rimproverò Regulus,
sconcertato.
Mentre con la mano destra teneva
la bacchetta pronta, passò il braccio sinistro intorno alla
vita di Rachel e la
sospinse nella direzione opposta.
Nessuno
dei due sapeva se il battito
sincronizzato dei loro cuori fosse dovuto più alla paura che
a quel contatto:
in ogni caso, non era il momento per pensarci.
Per
fortuna nessuno dei tre ubriachi era
in grado di camminare secondo una traiettoria rettilinea,
perciò rimasero
indietro. Regulus, Rachel e Barty si affrettarono verso la periferia,
almeno
fino a che le voci impastate dei teppisti non si udirono più.
“Li abbiamo seminati?”
“Credo di sì. Dove siamo?”
“Vicino alla Stamberga Strillante”
rispose
Rachel. “Dobbiamo girare l'angolo e tornare indietro
mantenendoci al lato di
questo campo, così dovremmo arrivare sul retro di Mielandia.
Oggi ho combinato
un bel casino...” aggiunse.
Regulus stava per aprire bocca e
confermare, quando improvvisamente tutti e tre trasalirono: una figura
grande e
aguzza passò loro accanto e si allontanò
galoppando, le corna ramificate che
proiettavano la propria ombra sulla strada illuminata dalla luce della
luna
piena.
“O quel Whisky Incendiario mi ha davvero
fatto male” commentò Barty, sconvolto,
“o un cervo ci ha appena tagliato la
strada. Secondo voi è normale trovare un cervo nel bel mezzo
di Hogsmeade?”
Ma nessuno gli rispose. Rachel,
al contrario, emise un gemito soffocato.
“Quello cos’è?”
chiese, indicando
qualcosa nelle vicinanze della Stamberga.
Sopra l'altura, una seconda
figura animalesca si stagliava scura e imponente contro la luce lunare.
Era
enorme e dalla sagoma affusolata, che però non ricordava
quella di nessun
animale comune...
“Ditemi che non è quello che
penso...” li
implorò Barty.
Regulus aveva la mente annebbiata
e sperava con tutto il cuore che non si trattasse di ciò che
sospettava. Ma,
quando la creatura emise un lungo ululato, ogni dubbio sparì.
Era
un Lupo Mannaro.
In
quel momento, se fosse stata loro
offerta, i tre ragazzi avrebbero accolto anche la
possibilità di morire all’istante
per la paura: qualunque cosa, pur di non sopportare il terrore che li
aveva
invasi.
“Non fate scatti improvvisi. Camminiamo
lentamente” disse Rachel, che si era mantenuta più
lucida degli altri due.
“M-magari non ci vede... Ma non fate rumore”.
“Quale rumore? Io sono paralizzato”
gemette Barty.
I tre cominciarono a muoversi a
piccoli passi, tenendo d’occhio il licantropo e cercando di
mantenere il
controllo di loro stessi.
Regulus
aveva la sensazione che il suo
stomaco si fosse riempito di piombo. Ogni istante che trascorreva
avrebbe
voluto spiccare una corsa all'impazzata, il più possibile
lontano da quel
mostro. Aveva il fiato corto e la fronte imperlata di sudore
ghiacciato...
Qualcuno,
non si capì chi dei tre, mise il
piede su un ramo secco, che si spezzò, con un CRAC che
risuonò come un colpo di
fucile.
Con
loro grande orrore, il Lupo Mannaro li
sentì. Voltò il muso e le fauci nella loro
direzione e lanciò un altro ululato.
“Scappiamo!”
Senza guardarsi indietro, i tre
ragazzi cominciarono a correre a perdifiato.
Il
Lupo Mannaro scese dall’altura ad una
velocità allarmante, travolgendo anche il cervo che cercava
di impedirgli di
passare, e li inseguì.
Loro
correvano, correvano e correvano, ma
Mielandia sembrava lontanissima, e forse lo era davvero
perché Rachel li
costrinse a inoltrarsi nei campi, per non attirare la creatura in
luoghi
abitati. Mossa non molto saggia, egoisticamente parlando.
Avevano
la sensazione di essere troppo
lenti, e che alle loro caviglie fossero legati dei pesi che impedivano
loro di
muoversi più velocemente.
Regulus
azzardò un’occhiata indietro e
trasalì: il Lupo Mannaro li aveva quasi raggiunti. La
consapevolezza che non ce
l'avrebbero mai fatta indusse Rachel a reagire, scagliando un
incantesimo
contro il loro inseguitore. Gli altri due la imitarono, ma qualunque
fattura
gli rimbalzava contro oppure veniva schivata.
Ormai
li aveva raggiunti.
Il
Lupo Mannaro si lanciò contro di loro,
pronto per azzannarli; i tre si prepararono a morire...
Regulus
aveva già l'impressione di sentire
le zanne affilate che lo dilaniavano...
Ma
non accadde nulla di tutto ciò.
Chiedendosi
perché ci mettesse così tanto
a dare loro il colpo di grazia, aprì gli occhi e vide un
altro animale che gli
dava le spalle e ringhiava contro il Lupo Mannaro. A prima vista gli
era
sembrato un lupo comune, ma poi si rese conto che era un grosso cane
nero.
Il
licantropo provò ad aggirarlo per
attaccare i tre ragazzi ma il cane gli bloccò la strada e
gli abbaiò contro.
Sembrava che volesse costringerlo a tornare indietro, ma quello non era
intenzionato a dargli retta. Le due creature si fronteggiarono per
alcuni
istanti, poi si attaccarono a vicenda.
Fu
uno spettacolo spaventoso.
Il
cane si difendeva benissimo ma sembrava
non avere intenzione di far troppo male al lupo, mentre
quest’ultimo mirava
alla gola dell'avversario.
Regulus,
Barty e Rachel non riuscivano a
muovere un muscolo. Non potevano fare altro che assistere alla lotta,
impotenti.
Ci
fu un momento in cui il Lupo Mannaro
chiuse le fauci a pochi millimetri dal collo del cane il quale, alla
fine,
reagì e gli diede una zampata sul ventre, aprendogli una
ferita. La creatura
notturna ululò dal dolore, poi si voltò e
tornò indietro di corsa.
Un
attimo prima che sparisse, a Regulus
parve di vedere il grosso cervo di prima tenerlo a bada con le corna,
ma non
voleva guardare il lupo un secondo di più, e
abbassò gli occhi sul cane.
Rachel,
seppur tremante dalla testa ai
piedi, gli stava accarezzando la testa con gratitudine. Al contrario,
Barty
sembrava aver perso non dieci, ma cento anni di vita. Quanto a lui, era
già un
miracolo se riusciva a reggersi ancora in piedi perché aveva
le gambe molli e
le ginocchia tremanti per lo spavento.
Il
cane intanto sembrava apprezzare le
carezze della ragazza e le si avvicinò ancora di
più con aria immensamente
soddisfatta. Regulus si sentì davvero stupido a pensare una
cosa del genere, ma
quella scena gli diede ugualmente molto fastidio.
È
solo un cane, si disse, mentre quello si crogiolava negli
abbracci di lei.
Ma qualcosa di strano doveva
esserci. Quel cane non era normale: il suo sguardo malizioso sembrava
quasi... umano.
“Va bene, ora basta” intervenne
Regulus,
allontanando Rachel dal cane. “Ti sta facendo il
bagno”.
L’animale non aveva gradito e,
infatti, cominciò a ringhiare minacciosamente nei confronti
di Regulus, cosa
che riuscì a far sorridere anche Barty.
“Non gli sei molto simpatico”
commentò.
“Anzi, da come ti guarda si direbbe che ti odia”.
“Dai, Reg” disse Rachel. “Ci
ha salvato
la vita”.
“Lo so... ma adesso è meglio se
torniamo
al castello” tagliò corto Regulus.
Il cane continuava a guardarlo
male perciò non si azzardò a ringraziarlo in
alcun modo.
“Mi dispiace lasciarti qui, ma dobbiamo
tornare. Ciao bello, grazie ancora” lo salutò
Rachel.
I tre si incamminarono verso
Mielandia ma...
“Ci segue!”
“Forse vuole accompagnarci. Ti vuoi
assicurare che arriviamo sani e salvi, vero?” fece lei,
accarezzandolo ancora.
Quello abbaiò scodinzolando.
“Ti ha... risposto?” disse Regulus,
incredulo. No, sto diventando paranoico.
Ma lo sguardo di trionfo che il
cane gli rivolse durante il tragitto che fece al fianco della ragazza
era
davvero inquietante.
Che
impertinente!
Regulus cercò di non pensarci:
l'incontro con il Lupo Mannaro doveva averlo stordito parecchio. Non
poteva
mettersi a discutere con un cane!
Una
volta arrivati sul retro del negozio,
lo strano gruppetto riuscì ad entrare senza svegliare i
proprietari. Come se
avesse capito cosa volessero fare, il cane li condusse giù
nella cantina e scoprì
una botola sul pavimento.
“È il passaggio che ci
porterà a
Hogwarts! Meno male che c’era lui, altrimenti ci avremmo
messo ore per
trovarlo” disse Barty.
Rachel la aprì e si affacciò.
“Non sembra tanto profondo. Possiamo
andare”.
Salutò affettuosamente il segugio
e si calò per prima nella botola, seguita subito da Barty.
Regulus era già
inginocchiato per fare altrettanto, ma fu trattenuto dal colpetto che
il cane
gli aveva dato con il muso. Si voltò a guardarlo e si
stupì.
Lo
sguardo furbo e soddisfatto era
sparito; ora c’era solo tristezza negli occhi grigi del cane,
che guardava
verso di lui come un cucciolo bastonato. Regulus non sapeva cosa
pensare. Perché
lo stava guardando in quel modo? Quell'espressione sofferente gli
stringeva il
cuore. Il cane guaì di nuovo e posò il muso sul
suo ginocchio con aria
malinconica. Regulus pensò che desiderasse essere
ringraziato anche da lui.
“Grazie” disse, accarezzandogli
finalmente la testa. Sul momento, il cane lo lasciò fare:
sembrava contento.
All'improvviso, la sua
espressione tornò furbesca e stranamente familiare. Prima
che Regulus potesse
impedirglielo, il segugio gli leccò tutta la faccia.
“Che schifo!” si lamentò il
ragazzo,
inorridito, mentre il cane faceva un girotondo su se stesso, divertito,
e poi
spiccava una corsa fuori dal negozio.
Regulus udì il suo abbaiare
festante fuori per la strada, ma infine anche quel latrato fu
inghiottito dal
silenzio della notte.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Questo capitolo
è stato tra
i primi in assoluto che ho scritto. L'ho ideato quest'estate e gli sono
particolarmente affezionata. Erano mesi che non vedevo l'ora di
pubblicarlo!
Già
immagino che qualcuna stia morendo di preoccupazione,
quindi
vi voglio rassicurare: Felpato non si è fatto niente, Ramoso
se
l'è cavata con un bernoccolo (che comunque sotto i suoi
capelli non
si vedrà mai! XD) e Lunastorta sopravviverà,
sperando che
Madama Chips faccia in tempo ad utilizzare il Dittamo. Povero Remus!
Quanto a
Codaliscia, probabilmente si stava naascondendo in qualche
buca...
Ah, niente
panico: il caro Piton non saprà nulla!
Spero che vi
sia piaciuto! Prossimo aggiornamento: sabato
23 gennaio.
Alohomora:
veramente non avevo intenzione di depistare, anzi, davo per scontato
che molti avrebbero capito subito quale fosse il piano di Rachel ed
Emmeline! Bene, sono contenta che ti sia piaciuto Aberforth. Non mi
ricordo quando ho notato questo parallelismo tra i fratelli Black e
Silente, ma a quanto sembra ho avuto una buona illuminazione!
Mirwen:
infatti, l'importante è provarci, anche se sono sorti altri
guai adesso! Ma si risolveranno.
vulneraria:
eh
no, Rachel non si arrende! Dopo questa idea
però
si darà una calmata...trovarsi faccia a faccia con un Lupo
Mannaro fa riflettere sull'utilità delle regole della
scuola:
meglio non uscire la notte!
Gobra1095:
è un piacere sopportarti allora! Regulus ha capito che
Sirius
gli vuole bene, anche se forse gli fa più comodo continuare
ad
avere una scusa per detestarlo piuttosto che cabiare idea sui suoi
genitori.
_Mary:
Sirius e Regulus non si sono proprio riappacificati,ma quel minimo che
potevano si sono chiariti. Anche a me piacciono gli innamorati timidi:
sono molto più divertenti da raccontare!
Gemella
Dramioncella:
non sei stata l'unica a pensare che Rachel volesse dare una sevagliata
a Regulus, ma non preoccuparti, prima o poi ce la faranno, solo che per
ora lei è così abituata ad essergli indifferente
che deve
ancora rendersene conto.
Hele91:
anche se il capitolo scorso era angosciante, in questo ho voluto
rimediare un po', anche se Regulus non sa chi sia quel cane...e non
deve saperlo!
lyrapotter:
purtroppo hai ragione quando dici che Regulus è plagiato, a
regola d'arte aggiungerei. Lui e Sirius sono duri di comprendonio.
Evviva gli sguardi da pesce lesso! Tranquilla, Regulus non ci
metterà troppo a capire, anche se non avrà tutta
la pappa scodellata: se la vuole, la dovrà
conquistare! Lo
so, sono sadica...
malandrina4ever:
Emmeline non apparirà molto in questa storia ma
avrà
più spazio verso la fine della scuola, comunque sono
contenta
che ti stia simpatica! Come hai detto tu, probabilmente Regulus non
è che non capisce...più che altro non vuole
capire:
quando ci si mette è ancora più cocciuto di
Sirius e
infatti adesso è lui a non voler discutere più.
Mizar:
non c'è niente da fare, purtroppo Regulus da quell'orecchio
non
ci sente... A proposito, mi dispiace un po' lasciare sempre Piton un
po' in disparte però, anche se è diventato amico
loro, io
lo vedo sempre come uno che, a parte che con Lily, sta sempre per fatti
suoi e non lega molto...è per questo che non ne parlo molto.
Sicuramente lui e Regulus legheranno di più quando avranno
qualcosa di molto importante in comune (chissà
cosa...è_é)
|
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Capitolo 32 *** Un Tassorosso di troppo ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
04: Bellezza
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Note:
immagine di scorch-d
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Un
Tassorosso di troppo
La mattina seguente Regulus si
svegliò con la convinzione di aver sognato tutto quanto.
Affacciandosi alla
sala comune piena di studenti che chiacchieravano allegramente, gli
sembrò
impossibile che un Lupo Mannaro fosse libero di vagare tranquillamente
per
Hogsmeade. Eppure il terrificante ricordo era ancora vivido e impresso
nella
sua mente, a tal punto che credeva che non se ne sarebbe mai
dimenticato.
Un
attimo prima di entrare nella sala di
ritrovo, udì dei passi affrettati lungo il corridoio dei
dormitori femminili.
“Regulus, aspetta!” esclamò
Rachel,
frenando la corsa a pochi centimetri da lui e sfiorandogli
inavvertitamente il
braccio. Regulus sentì un brivido che non aveva nulla a che
fare con il
pensiero del Lupo Mannaro.
“Mi raccomando, non dire nulla a
Severus”
lo avvertì lei.
“E perché?
“Lo sai com’è fatto.
Potrebbe collegare i
fatti di ieri con l'assurda teoria di cui ci ha parlato
spesso”.
“Ah, già...”
Per anni Severus non aveva fatto
altro che cercare di convincerli del fatto che, a suo parere, Remus
Lupin fosse
un Lupo Mannaro. Per Regulus era la supposizione più assurda
che avesse mai
sentito: Lupin non gli era simpatico, ma solo per principio, in quanto
Mezzosangue e amico di Sirius. Per il resto, lo considerava lo stesso
un
ragazzo educato e non riusciva a detestarlo, a differenza di Potter.
Regulus era fermamente convinto
che Lupin fosse l’ultima persona al mondo capace di diventare
un mostro
famelico ogni mese.
“Per fortuna è da un po’ di
tempo che
Severus non ne parla più” continuò
Rachel. “Evitiamo di ricordargliela. Sarebbe
capace di portarci dal Preside e farci confessare di essere usciti
fuori dal
castello di notte, pur di rovinare quel ragazzo senza averne le
prove”.
Loro non lo sapevano, ma Severus
Piton non parlava più della sua teoria proprio da quando, a
settembre, aveva
avuto la dimostrazione che ciò di cui sospettava fosse vero,
a causa di uno
scherzo macchinato da Sirius che aveva fatto rischiare la vita a Piton
e James
Potter. Silente aveva obbligato il Serpeverde a non farne parola con
nessuno;
per questo loro ne erano rimasti all'oscuro.
Non
appena Regulus e Rachel entrarono in
sala comune, confabulando tra loro, furono fermati da un Piton molto
irritato.
“Eccovi!” esclamò il
ragazzo, alzandosi
dalla poltrona sulla quale era seduto. “Dove accidenti
eravate finiti ieri
notte?”
“Ieri... notte?” ripeté
Regulus,
spaventato.
“Già, proprio
così” disse Severus. “A
cena non vi siete presentati e non vi ho visti neanche qui. Che cosa
avete
combinato?”
“Tu... non sei andato a denunciare la
nostra scomparsa, vero?” chiese Regulus, terrorizzato alla
sola idea di essere
espulso dalla scuola.
“No, non l’ho fatto. Ma se non ti
avessi
visto stamattina sarei andato dritto dal Preside. Siete degli
incoscienti,
tutti e tre, soprattutto tu, Barty” aggiunse, mentre Barty li
raggiungeva,
stropicciandosi gli occhi e sbadigliando sonoramente. “Che
razza di Prefetto
sei? Quando siete rientrati ieri?”
“All’una e mezza di notte”
ammise Barty,
anche se non sembrava troppo preoccupato per non aver svolto a dovere
il suo
incarico di Prefetto.
“E cosa avete fatto fino a quel
momento?”
“Niente” intervenne Regulus. Non
voleva
che Severus sapesse del suo incontro con Sirius. “Siamo stati
alla Testa di
Porco e poi siamo tornati”.
Il sopracciglio destro di Severus
stava quasi per arrivare all'attaccatura dei capelli.
“Non c’è bisogno di
nascondermi qualcosa,
non sono la
McGranitt”
disse.
“La verità è che Barty si
è ubriacato con
il Whisky Incendiario e ha vomitato tutta la serata”
inventò Rachel, pestando
il piede al diretto interessato, che aveva appena aperto bocca per
protestare.
“Quindi abbiamo aspettato che gli passasse. Per questo
abbiamo fatto tardi”.
Severus decise di non commentare,
limitandosi a lanciare un’occhiata di compatimento a Barty,
ma qualcosa diceva
a Regulus che il ragazzo non fosse ancora del tutto convinto.
***
“Perché esistono i
G.U.F.O.?!”
Il lamento straziante di Barty
echeggiò tra gli alti scaffali della biblioteca, inducendo i
presenti a
voltarsi e Madama Pince a rimproverarlo aspramente per aver disturbato
la
quiete.
Quando
ognuno fu tornato alle proprie
occupazioni, Barty si rivolse a Regulus e Rachel, seduti al suo
tavolino, e
ripeté a voce più bassa:
“Perché esistono? Che motivo
c’è di fare
degli esami così complicati al quinto anno? Chi li ha
inventati? Perché? Ma
soprattutto, perché sono stato così idiota da
scegliere dieci materie?”
“Io te lo avevo detto che erano
troppe”
disse Rachel, che stava ideando l’ennesimo programma di
ripasso, anche se
sapeva già che dopo una settimana ne avrebbe fatto un altro,
senza mai
ripassare sul serio.
A
dire la verità, seppure tra una
lamentela e l'altra, soltanto Barty stava studiando, perché
Regulus era immerso
in un mondo tutto suo, dove quisquilie come i G.U.F.O. non lo tangevano
minimamente. Il suo libro di Astronomia giaceva, ignorato, sul tavolo,
aperto
ad una pagina a caso. Non aveva neanche sentito le proteste di Barty
contro il
“Sistema” che imponeva i G.U.F.O. a dei poveri
ragazzi indifesi, né si era
accorto del rimprovero della bibliotecaria. La sua attenzione era tutta
concentrata su Rachel.
Ormai
era convinto di conoscere a memoria
ogni centimetro del suo viso, ogni sua espressione, ogni smorfia, ma
continuava
a guardarla come se fosse l’unica cosa degna di attenzione.
Di certo, era l’unica
a provocargli quegli strani turbamenti e quel calore indefinito che gli
invadeva il cuore.
Nei
rari momenti in cui riusciva ad essere
vagamente più lucido, non poteva fare a meno di sentirsi
spaventato da tutto
ciò. A casa nessuno aveva mai avuto la premura di spiegargli
cosa fosse quella
strana cosa che ora si vergognava anche solo a nominare col pensiero.
Ai
Black era concesso innamorarsi? Gli
esempi che aveva in famiglia non lo aiutavano di certo. Soltanto
immaginare che
tra i suoi genitori potesse esserci stato, un tempo, qualche gesto
d'affetto lo
faceva arrossire e inorridire al tempo stesso per
l’imbarazzo. Era una scena
grottesca.
Tuttavia,
quando tornava a guardare la
ragazza, sentiva che non ci fosse niente di più giusto al
mondo.
Merlino,
sto diventando un rammollito, pensò, chiedendosi
se fosse normale fare dei
pensieri così sdolcinati e così poco adatti ad un
Black.
Ma poi, era davvero sicuro di
essere proprio innamorato? In fondo non era un sentimento che
conosceva. Poteva
essersi confuso e aver scambiato una semplice febbre per
chissà cosa. Gli ci
volle poco meno di un secondo per smentire quel tentativo. Certe cose
si
capiscono. La febbre poteva provocare i battiti accelerati, il calore
misto ai
brividi, ma non quella sensazione indefinita, che era inconfondibile.
Come
ho fatto a non accorgermene prima? si chiedeva, ora che ai
suoi occhi lei
appariva come la personificazione stessa della bellezza, anche se in
realtà era
rimasta sempre uguale. Era stato lui a cambiare.
Regulus sarebbe rimasto ore a
guardarla, se solo avesse potuto...
Rachel
smise di picchiettare il suo
programma con la bacchetta per decidere se la casella di Erbologia
fosse più
carina colorata di verde o di giallo e alzò lo sguardo su di
lui. Lo stomaco
gli si annodò e Regulus si affrettò a guardare in
un’altra direzione, mentre il
cuore gli batteva ad una velocità allarmante, come per paura
che lei potesse
leggergli negli occhi quello che stava pensando.
Nel
voltarsi, vide Remus Lupin che cercava
un libro in uno scaffale lì vicino. Il Grifondoro estrasse
un pesante volume e,
sentendosi osservato, incrociò lo sguardo di Regulus. Senza
una motivazione
apparente, Lupin impallidì e si affrettò ad
andare via.
Se
Regulus fosse stato lucido, si sarebbe
chiesto il motivo di quello strano comportamento. Invece lo
ignorò, esattamente
come ignorava tutto quel che vi era dietro.
Non
sapeva che il Lupo Mannaro cui era
miracolosamente sfuggito era proprio lui, né che quella
notte la creatura era
in compagnia di tre Animagi.
Quando,
la mattina seguente, Remus si era
svegliato in infermeria, non ricordava nulla dell’accaduto.
Sirius e James
avevano deciso di comune accordo di non dirgli nulla per evitargli
inutili
sensi di colpa. Purtroppo, Peter era andato a trovare l'amico prima di
loro e,
ignorando l’accordo degli altri due, aveva raccontato ogni
cosa. Remus era
stato assalito dal rimorso e da quel giorno non aveva fatto altro che
tormentarsi, consapevole del fatto che, se non fosse stato per i suoi
amici,
avrebbe avuto sulla coscienza la vita di tre persone.
Ovviamente
Regulus non aveva la più
pallida idea di cosa passasse per la testa di quel ragazzo,
né se ne
interessava. Al momento era più impegnato a guardare Rachel
che riponeva i
libri nella borsa e si alzava dal tavolo.
“Dove vai?” le chiese, senza riuscire
a
nascondere il tono deluso.
“Da Hagrid, a trovare Attila. È una
settimana che non ho il tempo di vedere il mio gatto. Ci vediamo a
cena”
rispose lei, incamminandosi poi verso l'uscita.
“Rachel?” si levò in quel
momento una
voce, suscitando un mugugno infastidito da parte di Madama Pince.
Regulus vide Dirk Cresswell
alzarsi da un tavolino che condivideva con altri Tassorosso e
raggiungere la
ragazza di corsa.
“Ti devo restituire gli appunti” le
disse, porgendole un rotolo di pergamena.
“Ah, grazie” disse Rachel, infilandoli
nella borsa.
“Senti...” continuò
Cresswell, abbassando
la voce e dondolandosi sui piedi per il nervosismo. “Mia
cugina più grande
domani mi darà delle ripetizioni di Antiche Rune. Visto che
nemmeno a te
l'ultima prova è andata molto bene, pensavo che... magari
poteva darle anche a
te... sempre se ti va”.
Regulus non si accorse nemmeno di
tenere tra le mani il tema di Pozioni appena finito di ricopiare,
né di averlo
accartocciato, mentre il sangue gli affluiva al cervello ad una
velocità
allarmante.
“Davvero lo farebbe?” stava
rispondendo
Rachel, stupita. “Sarebbe fantastico. Grazie”.
“Ok. Allora a domani” disse Cresswell,
all'improvviso tutto pimpante.
Mentre la ragazza usciva dalla
biblioteca, Regulus seguì con uno sguardo omicida il
Tassorosso che tornava al
suo tavolo con aria di trionfo e riceveva delle pacche complici dai
suoi amici.
“Dove stai andando?”
Prima che Barty potesse finire di
formulare quella domanda, Regulus aveva fatto in tempo ad alzarsi,
prendere la
borsa, uscire dalla biblioteca e raggiungere Rachel in fondo al
corridoio.
“Vengo anche io a trovare Attila”
esordì,
cercando di nascondere l'affanno dovuto alla corsa e tenendosi una mano
sul
fianco, che gli doleva per lo sforzo improvviso.
“D’accordo...” fece lei
perplessa, guardandolo.
“Sei senza fiato. Sicuro di stare bene?”
“Sto benissimo” tagliò
corto lui.
Si incamminarono in silenzio
verso il parco: lei gli lanciava di tanto in tanto delle occhiate
preoccupate,
lui aveva le tempie che pulsavano così tanto da fargli quasi
male.
Perché?
Perché proprio adesso?
Regulus maledisse il proprio
tempismo. Proprio quando aveva iniziato a guardarla con occhi diversi,
ecco che
arrivava il terzo incomodo di turno. Doveva scoprire quali fossero le
intenzioni di Rachel.
Forse
non le interessa. In fondo, le sono sempre piaciuto io...
pensò, non senza
una certa soddisfazione narcisistica.
Ma erano trascorsi tre anni,
ormai. Non poteva pretendere che lo avrebbe aspettato in eterno.
Immerso
com’era in quelle cupe
riflessioni, si accorse di essere arrivato a destinazione solo quando
Rachel
salutò allegramente il guardiacaccia, che stava coltivando
l'orto.
“Ciao, Hagrid. Attila è
dentro?”
“Ciao! Eh sì, il demonietto si sta
riposando, dopo che mi ha distrutto la coperta. Ehm...”
aggiunse Hagrid,
guardando Regulus con soggezione, “... salve!”
“Buonasera” rispose lui, distaccato,
tenendo d’occhio un alano che si divertiva a spaventare le
cornacchie fingendo
di attaccarle.
“Mi sa che sta bollendo il tè. Sei
capitata
al momento giusto” disse l'uomo, tornando a rivolgersi a
Rachel. “Ne volete un
po’, immagino”.
“Grazie” disse lei.
“Regulus, vieni”
aggiunse poi, prendendolo per il polso e trascinandolo nella casa del
guardiacaccia.
Se
casa si può definire, pensò lui quando
varcò la soglia, storcendo il naso.
Rachel, che aveva intuito
perfettamente quel che lui stava pensando, gli si avvicinò
per mormorare:
“Togliti quell’espressione schifata.
Per
dieci minuti fai finta di non esserne snob. Credi di esserne
capace?”
Regulus annuì, anche se in realtà
non aveva capito una sola parola, totalmente perso nei suoi occhi scuri.
“Bravo. Guarda quant’è
cresciuto Attila”
disse lei, ignara.
Il gatto, comodamente disteso su
un letto enorme, levò pigramente lo sguardo sulla sua
padrona, quando Rachel lo
raggiunse.
“Prima aveva occupato il materasso di
Thor” le disse Hagrid. “Adesso preferisce il mio
letto. Ormai si sente il
padrone. A tuo fratello non ci stava molto simpatico,
l’ultima volta che è
venuto a trovarmi”.
Quando Regulus capì che l’ultima
frase era rivolta a lui, si irrigidì, e nella casa cadde un
silenzio teso.
Rachel lanciò un’occhiata a Hagrid che,
imbarazzato, si tolse d’impaccio
dicendo:
“Bè, se il tè lo volete
è lì. Io torno
nell’orto”.
Rimasto solo con Rachel, Regulus
le si avvicinò, guardandola mentre teneva tra le braccia
Attila che faceva le
fusa.
“È cresciuto” disse, nel
tentativo di
rompere il silenzio.
“Già. Ormai gli devo trovare una
fidanzata. Che ne pensi di Mrs Purr?”
Regulus non rise. Era troppo
concentrato su quello che le voleva chiedere.
“Rachel...”
“Uhm?”
“Da quanto tempo Cresswell ci prova con
te?”
Inizialmente sorpresa per la
domanda a bruciapelo, Rachel alzò gli occhi e li
puntò su di lui. Regulus
dovette fare un enorme sforzo per mantenere il controllo e sostenere lo
sguardo.
“Che cosa te lo fa pensare?” chiese
lei.
Non lo dimostrava, ma era imbarazzata.
“L'ho sentito prima, in biblioteca. Era
piuttosto evidente”.
Rachel continuò ad accarezzare
Attila, come per trovare una distrazione dal discorso.
“Da un paio di settimane” disse
infine. “Perché
me lo chiedi, comunque?”
Il cuore di Regulus accelerò il
battito.
“Solo per curiosità...”
mentì. “Tu cosa
pensi di lui?” aggiunse con una nota di nervosismo.
“Bè, è simpatico,
intelligente... in un
certo senso, è abbastanza carino”.
“Ma davvero?” bofonchiò
lui, cogliendo
una sottile provocazione: se Rachel stava cercando di farlo ingelosire,
aveva
proprio colto nel segno.
“Oggettivamente, ha un bel fisico”
constatò lei.
Regulus strinse i pugni a tal
punto che le nocche gli divennero bianche.
“Quindi ti piace?” chiese,
accorgendosi
di avere la voce rauca.
“Ho detto che è un bel ragazzo,
è diverso.
Ma, al momento, non sono affatto interessata a lui. È molto
difficile che mi
piaccia qualcuno”. Si interruppe per guardarlo, seria, mentre
lui si sentiva il
cuore martellare nel petto. “Senti, io lo so
perché mi stai facendo queste
domande”.
Regulus si fece paonazzo. Come
aveva fatto a capirlo?
“Lo sai?” boccheggiò.
“Sì. Se non ti conoscessi bene,
potrei
pensare che tu sia geloso, ma so che non è
così”.
Lui era ancora troppo confuso per
cogliere il tono amaro delle parole di Rachel.
“In realtà, hai solo paura di quello
che
penserebbero gli altri Purosangue se una tua amica dovesse frequentare
un Nato
Babbano, non è così?”
Regulus non sapeva cosa dire.
Strano ma vero, non aveva affatto pensato a quel ragionamento contorto.
A dirla
tutta, al momento non lo considerava importante.
“Non è vero” disse.
“Ah no? E allora qual è il motivo di
questo interrogatorio?”
Regulus esitò. Che cosa doveva
fare? Confessarglielo? Si sentì torcere le viscere al solo
pensiero.
Rachel interpretò quel silenzio
come una conferma del suo sospetto.
“In ogni caso, sono affari miei” disse
con un tono decisamente più freddo.
“Prendi”.
Prima di poter dire o fare
qualsiasi cosa, Regulus si ritrovò il gatto tra le braccia e
non poté fare
altro che guardare Rachel alzarsi e uscire dalla capanna, sbattendo la
porta.
“Sono un idiota” disse Regulus tra
sé, ed
ebbe la strana impressione che Attila, guardandolo fisso, avesse
annuito.
Il gatto scivolò dalle sue
braccia, e si raggomitolò di nuovo sul letto, nella stessa
posizione in cui lo
avevano trovato.
Regulus
si accorse di avere ancora i pugni
stretti per la rabbia. Si ripromise che quella sarebbe stata l'ultima
volta in
cui si sarebbe lasciato sfuggire un’occasione del genere.
Non
avrebbe permesso ad un Nato Babbano di
portarle via la sua ragazza, fosse anche stata la sua ultima azione.
Doveva
vincere a tutti i costi.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Spero
che non mi ammazzerete per questa novità, ma ormai dovreste
saperlo che mi piace complicare la vita di Regulus! Insomma,
già
sapete come andrà a finire, perciò voglio tenervi
sulle
spine almeno un po'. E poi è l'unico modo per dargli una
svegliata, quindi benvenga qualsiasi terzo incomodo!
Prossimo aggiornamento:
30 gennaio.
Alohomora:
sapevo che ti saresti commossa! La tua recensione mi ha fatto
particolarmente piacere e sono contenta di averti emozionata. Non so
quando potrà ricapitare un capitolo simile al precedente, ma
ti
assicuro che anche i prossimi saranno emozionanti! Riguardo la
parentesi malandrina...bè, Sirius non rifiuta mai le coccole
di
una ragazza, soprattutto se vuole fare arrabbiare Regulus!
Sì,
se il fratellino avesse scoperto chi fosse in realtà quel
cane,
avrebbe dato di matto, credo! XD Quanto a Remus, proprio per quello che
hai detto tu, Regulus non sospetterebbe mai di lui, e per fortuna. Lui
però adesso che lo sa (bravo
Peter...è_é) si sente
in colpa da morire...
Mirwen:
grazie, sono felice che ti sia piaciuto! Lo so, ti ho fatto venire
l'ansia, ma avevo voglia di scrivere qualche parte movimentata!
Gemella
Dramioncella:
ancora non ho deciso se Regulus lo saprà, sicuramente non
subito, e al massimo in un lontano futuro. Se lo avesse scoperto
subito, dubito che si sarebbe fatto leccare! XD Grazie per la
recensione: sapere che la storia ti piaccia è una grossa
soddisfazione per me!
_Mary:
anche a me piace molto la storia dei Malandrini che diventano Animagi
per aiutare Remus, la trovo fantastica! Ho inserito l'ultima scena in
modo tale da "completare" un po' la discussione di Sirius e
Regulus alla Testa di Porco: anche se il secondo non lo sa, Sirius ha
dimostrato ancora una volta di non essere affatto indifferente alle
sorti del fratello.
vulneraria:
quando, e se, Regulus lo saprà, sicuramente si
sentirà in dovere di ringraziare suo
fratello...già mi
immagino la scena! Silenzi imbarazzanti... XD
Gobra1095:
eheh, anche per me l'ultima parte è stata quella che ho
preferito scrivere! Il precedente è stato in assoluto il
capitolo che ho riletto più di tutti, proprio
perchè lo
adoro...e sono felice che sia piaciuto a tutti! Mi raccomando, continua
pure a tormentarmi! XD
malandrina4ever:
in effetti mi sono ispirata proprio a quella scena del Prigioniero di
Azkaban, oltre che a tutti i discorsi che Remus ha fatto riguardo alle
loro gite notturne"! Sì, sono riuscita a fare litigare
Sirius e
Regulus anche in un'occasione simile, mi divertiva troppo questa idea!
E pensando a quello che diceva James, cioè che Sirius
sarebbe
stato migliore da cane che da essere umano, ho pensato che magari da
cane avrebbe messo da parte molto di più il suo orgoglio!
Mizar:
grazie, speravo davvero di avere messo tutta me stessa in quel
capitolo, e da quello che mi dici posso ritenermi davvero soddisfatta
di me stessa. Queste sono cose che aumentano l'autostima! ;-)
dirkfelpy89:
ma figurati, spero che tu sia guarito! A proposito, ho letto l'avviso
di Dieci Piccoli Maghi e ti auguro che gli esami vadano bene!
lyrapotter:
lo so, il titolo del capitolo scorso non brillava per
originalità! Ma almeno è servito a prepararti.
Ahah, ora
mi vendico!! Dopo tutto quello che Sirius e Mel ci hanno fatto
aspettare, mi divertirò anche io a complicare le cose! Ma
tranquilla, entro due capitoli sarà tutto risolto! Vuoi
l'happy
ending? Ehm, bè, allora te lo dico: questa storia
finirà
in un punto un po' sospeso. Ti ricordi quando volevo scrivere una
fanfiction in AU in cui Regulus e Rachel si salvavano? Bè,
ho
sempre intenzione di scriverla, e sarà proprio il seguito di
questa attuale. Quindi, anche se questa non finirà bene,
dato
che cerca di seguire il canon, potrai passare a leggere subito il
seguito, che ne pensi?
MEISSA_S:
sì, stavolta il più testardo è stato
Regulus.
Purtroppo sta crescendo, e sta aumentando anche il suo livello di
cocciutaggine! Però ho voluto recuperare nel capitolo
scorso,
anche se Sirius era sotto le mentite spoglie di Felpato, ma che ci vuoi
fare... Ora pubblicherò altri 2 capitoli incentrati solo sul
rapporto Regulus/Rachel: ne vedrai delle belle. E non preoccuparti,
recensisci quando ti pare!
|
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Capitolo 33 *** E guerra sia ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
08: Musica
Rating:
Verde
Disclaimer:
Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Note:
immagine di ereya
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
E
guerra sia
Settembre
1977
“Come ci si sente a iniziare l’ultimo
anno?”
“Molto
meglio di quanto pensassi. Anzi, a
dirla tutta, non vedo l’ora di andarmene”.
Mentre percorrevano i sotterranei, diretti verso l'uscita,
Regulus
lanciò un’occhiata incredula a Severus. Gli ultimi
due anni del ragazzo erano
stati un vero inferno, a quanto aveva potuto intuire. Non che Piton lo
avesse
mai confessato; Regulus era già di suo un tipo che non dava
confidenza ma, al
confronto, poteva considerarsi molto più vicino a Barty che
a lui.
Severus era sempre stato un ragazzo sfuggente: non si
riusciva mai a
capire cosa gli passasse per la testa e il suo sguardo indecifrabile
non
aiutava certo nel tentativo di comprenderlo. Di lui in fondo non sapeva
molto,
a parte il fatto che adorasse le Arti Oscure e che fosse stato amico di
Lily
Evans, almeno fino a due anni prima.
La Evans. Probabilmente il
motivo per cui Severus non vedeva l’ora di
finire la scuola era lei. Dal giorno in cui avevano litigato, non si
erano
parlati più e – questo non era riuscito a
nasconderlo – lui ne aveva sofferto
fin troppo.
“Allora
che cosa farai, quando avrai finito
Hogwarts?” chiese Regulus.
L’altro si guardò prudentemente
intorno prima di rispondere con un’espressione
eloquente.
“Di
sicuro non andrò a fare il tirapiedi
del Ministro della Magia né un qualunque lavoro banale. Ho
degli obiettivi un
po’ più ambiziosi”.
Regulus lo guardò, emozionato. Aveva capito
benissimo cosa intendesse;
non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni.
“Questa
cosa tienila per te” aggiunse
Severus.
Regulus annuì. Improvvisamente si
sentì molto meglio. Conoscere qualcuno
più grande che volesse seguire il suo stesso destino era una
gran consolazione.
Non si sentiva più solo in quell’impresa. Non
glielo aveva mai detto, ma
ammirava molto Severus. Lo considerava un po’ come un esempio
da seguire.
Inoltre, unirsi ai Mangiamorte insieme ad una persona che conosceva lo
rendeva
più determinato.
Regulus sentiva il bisogno di appoggiarsi a qualcuno,
soprattutto in
quel frangente, perché sapeva già che, se fosse
stato solo, avrebbe esitato per
la paura. Certo, aveva sempre Bellatrix, ma lei non era mai stata un
tipo
comprensivo: sicuramente avrebbe preso le sue paure per
immaturità.
“Che
tu sappia, anche i maghi minorenni
possono prendere il Marchio Nero?” chiese, anche lui dopo
aver controllato che
nessuno li sentisse. “Io pensavo di farlo prima di compiere
diciassette anni”.
“A
quanto ne so, Lui accetta chiunque
voglia seguirlo e non penso che faccia storie se sei minorenne o no. Il
problema è che, una volta tornato a Hogwarts, devi fare
molta attenzione a non
essere scoperto”.
“Credo
di esserne capace. Io pensavo di
unirmi ai Mangiamorte quest’estate”.
“Anche
io” si affrettò a dire Severus,
senza aggiungere altro, perché erano sbucati nella sala
d’ingresso già piena di
studenti.
Entrati in Sala Grande, si sedettero al tavolo di
Serpeverde. Regulus
dimenticò improvvisamente ogni cosa quando Rachel li
raggiunse, gli si sedette
di fronte e lo salutò con un sorriso.
“Hai
visto l’orario?” gli chiese lei, dopo
che Lumacorno ebbe stabilito con loro i corsi che avrebbero seguito.
“Abbiamo
Incantesimi alle prime due ore e poi una d’intervallo. Un
anno risposante ci
voleva proprio, dopo i G.U.F.O.”
“Il
sesto anno non è affatto riposante. Te
ne accorgerai” la smentì Severus.
“Nel
mio orario infatti non sono previste
ore di buco” commentò Barty. “Ho dieci
materie da seguire, dieci!”
“Barty,
se hai preso Eccezionale in tutti e
dieci i G.U.F.O. non significa che tu debba continuare a seguirle
tutte. Io ti
consiglio di dire a Lumacorno che vuoi abbandonarne un paio”
gli disse Rachel.
Barty bofonchiò qualcosa che somigliava
vagamente a un “Che puoi capire,
tu?” e poi tornò a mangiare, evitando di
risponderle.
“Cerca
di non avere un esaurimento nervoso”
gli disse Regulus, mentre prendeva una fetta biscottata e lanciava
un’occhiata
sfuggente ai gufi che cominciavano a consegnare la posta del mattino.
Esitò
qualche istante, fissando l'ora libera sui fogli dell'orario. Lui e
Rachel
seguivano quasi gli stessi corsi: sarebbe stato un peccato non
approfittarne.
“Che
cosa fai durante l’ora di buco?” le
chiese, cercando di non farsi sentire dagli altri, mentre una vasta
gamma di
occasioni per restare da solo con lei gli si affacciava alla mente.
“Veramente
non ci ho ancora pensato...”
“Oh,
guardate là!” esclamò in quel momento
una Serpeverde del loro stesso anno, Arista Oakes, indicando qualcosa
in alto.
Un gufo nero si stava dirigendo verso il loro tavolo,
recando quello che
sembrava proprio un mazzo di rose. Lo stupore era già
parecchio, figurarsi
quando il gufo atterrò esattamente davanti a una Rachel
impietrita.
“Queen,
non saranno mica per te?” trillò la Oakes,
rivolgendole un
sorriso smagliante e un’occhiata gelida e carica d'invidia.
“Che
cosa...?” boccheggiò Rachel, fissando
le rose rosse come se fossero state un esercito di Erumpent.
Regulus sentì il sangue affluire al cervello.
Questo no! Era davvero un
colpo basso...
“Vediamo
se c’è un biglietto” disse Barty,
frugandovi dentro. “Ah-ha!”
“Dammelo!”
gli soffiò contro lei, cercando
di riprendersi il biglietto che Barty aveva appena pescato e che ora
teneva in
alto, fuori dalla portata della ragazza. “Ti ho detto:
dammelo!”
“È
anonimo” la ignorò lui e, mentre lo
leggeva, rideva a crepapelle. “Alla ragazza più
bella e simpatica della
scuola... Se lo dice lui... Ti penso ogni ora del giorno... Questo sta
male!”
“Stomachevole”
fu il commento piatto di
Severus, con una smorfia sarcastica dipinta sul volto.
Rachel, rossa come una Pluffa, riuscì a
strappare il biglietto
imbarazzante dalle grinfie di Barty, assestandogli una sonora botta in
testa.
“Sei
un bastardo!” concluse. “E non
c’è
niente da ridere!” aggiunse, rivolta a lui, a Severus e ad
alcuni curiosi
studenti delle altre Case che si erano avvicinati, attirati da tutto
quel
baccano.
“Sparite”
li minacciò Regulus aspro,
digrignando i denti per la rabbia. In quel momento si sentiva capace di
uccidere qualcuno.
Il suo sguardo incrociò, e non per puro caso,
quello di Dirk Cresswell
che, seduto al tavolo di Tassorosso, stava osservando la scena. Quando
però si
accorse che lui lo stava fissando con un’aria decisamente
poco cordiale, si
affrettò ad abbassare gli occhi sulla propria colazione.
Regulus aveva letteralmente disintegrato la fetta
biscottata che teneva
in mano. E così quel pivello credeva di conquistare Rachel
mandandole fiori e
messaggi intrisi di zucchero? Non aveva proprio capito niente, allora.
Con sua grande soddisfazione, Regulus vide che la ragazza
era
palesemente infastidita e irritata per aver dato spettacolo in quel
modo.
“È
ora di andare a lezione” le disse.
Lei si alzò e Regulus fece altrettanto. Barty,
continuando a ridere,
disse che li avrebbe raggiunti dopo aver finito la colazione. Rachel
prese le
rose, forse perché le sembrava scortese lasciarle
là, e con un colpo di
bacchetta le fece Evanescere e apparire nel suo dormitorio.
“Perché
non gli dici chiaramente che non
sei interessata?” le chiese lui, mentre si incamminavano
insieme fuori dalla
Sala Grande.
“E
tu come sai chi è stato?” rispose
Rachel, ma non riuscì a fingere più di tanto.
“Oh, va bene, lo so che è stato
lui...”
“E
allora?”
“Bè...
in fondo mi dispiace per lui. So
cosa significa non essere ricambiati, e non è una bella
cosa” gli disse Rachel,
imbarazzata, sistemandosi la cinghia della borsa che le pesava sulla
spalla. Regulus
rischiò di inciampare nei suoi stessi piedi, dopo aver
sentito quella frase.
“Vuoi
che te la porti io?” le chiese poi,
indicandole la borsa e cercando di vincere il proprio imbarazzo.
“Cosa...?
Oh. Non è necessario...” rispose
lei, stupita.
“Avevo
visto che ti pesava” bofonchiò lui,
a mo' di giustificazione.
“Grazie
lo stesso”.
Calò un silenzio teso.
Uffa...
pensò lui, stizzito.
In realtà sapeva che avrebbe dovuto insistere, ma non ne
ebbe il coraggio. Da
un lato voleva conquistarla, ma dall’altro aveva paura che
lei capisse quello
che provava: si dava dello stupido quando pensava una cosa del genere,
ma non
poteva farci nulla. Il suo orgoglio era davvero smisurato e riusciva a
metterlo
da parte solo in casi estremi.
Quando entrarono nell’aula di Incantesimi,
Regulus aveva intenzione di
sedersi accanto a lei, ma ebbe una brutta sorpresa. Cresswell, arrivato
non si
sa come prima di loro, si era già seduto e, salutando
Rachel, le fece capire di
averle riservato il posto accanto a sé. Lei gli rivolse un
sorriso stirato di
convenienza.
“Ti
dispiace?” chiese poi, rivolta a
Regulus. “Non vorrei offenderlo”.
“Fai
come ti pare” rispose lui, irritato.
Deciso in ogni caso a tenerli d'occhio, prese posto al
banco esattamente
dietro a loro. Aveva il Tassorosso proprio di fronte. Quanto gli
sarebbe
piaciuto poterlo cancellare dalla faccia della terra...
Quei maledetti Nati Babbani... Non solo si introducevano
in un mondo di
cui non avrebbero dovuto fare parte, ma puntavano anche alle ragazze
Purosangue. E non una Purosangue qualsiasi, ma la ragazza che doveva
essere
sua...
“Come
mai ti sei messo qui?” gli chiese
Barty alcuni minuti dopo, sedendosi accanto a lui.
Regulus non rispose: era troppo impegnato a tendere
l'orecchio per
ascoltare la conversazione tra Rachel e Cresswell.
“Ti
va di fare un giro nel parco, oggi
pomeriggio?” le stava chiedendo lui.
“Non
so se...” stava per rispondere lei, ma
Regulus, prima di potersi trattenere, intervenne:
“Questo
pomeriggio non può”.
Cresswell si voltò verso di lui, guardandolo
male. In sei anni che
frequentavano le stesse aule, oltre che il Lumaclub, era la prima volta
che
Regulus si degnava di rivolgergli la parola.
“E
perché, di grazia?” chiese,
indispettito.
“Ci
sono gli allenamenti di Quidditch”
rispose Regulus senza battere ciglio.
“Non
me lo ero ricordato” disse Rachel,
rivolta sempre al Tassorosso. “Facciamo un’altra
volta”.
“Posso
chiederti di non origliare le mie
conversazioni, Black?” disse quello.
“Non
sono io che origlio. È la tua voce che
disturba le mie orecchie”.
Il provvidenziale arrivo del professor Vitious
impedì che quella
discussione degenerasse.
Quando Cresswell si fu voltato verso la cattedra, Barty
bisbigliò con un
ghigno:
“Ma
l’allenamento non è domani?”
“Ho
cambiato idea. Qualche problema?” disse
Regulus e, mentre gli capitava di sentire Cresswell pronunciare la
parola
Hogsmeade, aggiunse: “Anzi, ho deciso che questo fine
settimana ci alleneremo
mattina e pomeriggio”.
“Cosa?!
Sabato c’è Hogsmeade!”
protestò Barty.
“Appunto”.
“Scordatelo!”
“Il
Capitano sono io, fino a prova
contraria”.
“Allora
a Emmeline lo dici tu, così
Schianta te. Non posso giocare a Quidditch il giorno in cui festeggiamo
un anno
e mezzo insieme”.
“Credo
che possiate sopravvivere tutti e
due a questa tragedia” rispose Regulus sarcastico.
“Stai
diventando più acido di Piton...”
“Allora,
Black, Crouch, volete iniziare ad
esercitarvi o no?” li riprese Vitious, ponendo fine ad ogni
occasione di
discutere.
Se Regulus pensava di aver sabotato l'appuntamento di
Cresswell con quel
trucco, si sbagliava di grosso.
I Serpeverde avevano iniziato l’allenamento da
una mezzora. Regulus si
riteneva soddisfatto della squadra di Quidditch che aveva messo su
l'anno
prima. C'era voluto un po’ per renderla compatta, ma questa
volta era sicuro
che la
Coppa
non gli sarebbe sfuggita.
“Scusa,
mi sono distratta” gli disse
Rachel, passandogli accanto con la scopa, dopo aver sbagliato un tiro
in porta.
“Non
fa niente. Sei stata brava lo stesso”
rispose lui, incapace di dare un giudizio obiettivo quando si trattava
di lei.
“Ma
se quel tiro ha fatto pena!”
“Può
capitare. Lo so che sei brava”.
Rachel sorrise e Regulus si irritò molto quando
ne fu distolto dal
giovane Portiere della squadra.
“Che
c’è?”
“Non
era un allenamento a porte chiuse?”
domandò quello, perplesso.
“Sì,
perché...? Non è possibile!”
esclamò,
quando rivolse un'occhiata agli spalti e vide un ragazzo dal cravattino
giallo
sedersi su di essi.
“Ehm,
vado a dirgli che deve
andarsene?” propose Rachel.
“No,
glielo dico io” disse Regulus,
sfrecciando con la scopa verso gli spalti e atterrando forse un
po’ troppo
velocemente davanti a Dirk Cresswell.
“Devo
chiederti di uscire dal campo” gli disse
senza fare complimenti.
“Perché?”
“Questo
è un allenamento a porte chiuse.
Non vogliamo spie avversarie”.
“Lo
capirei se fossi un Grifondoro, visto
che la prima partita la avete con loro. Ma a me non importa nulla delle
vostre
tattiche di gioco. Non sono venuto per questo”.
Regulus lo incenerì con lo sguardo. Aveva pure
il coraggio di dirglielo
in faccia?
“So
per quale motivo sei venuto, oltre che
per quello di provocare, e ti consiglio di girare al largo”.
Arrossendo violentemente, Cresswell si alzò in
piedi e lo fronteggiò.
“E
perché mai? Perché me lo stai ordinando
tu? Bè, ti dirò una cosa: non sono il tuo elfo
domestico”.
“No,
non lo sei affatto. Offenderei il mio
elfo se lo paragonassi ad uno come te”.
“Che
cosa vorresti dire?” sbottò quello,
infilando la mano destra nella tasca. Regulus fece altrettanto, pronto
ad
estrarre la bacchetta.
Nel frattempo, il resto della squadra si era avvicinato.
“Ehi,
non se n’è ancora andato?” intervenne
Barty, affiancandosi a Regulus. “Mi sa che vuole essere
convinto con le
cattive” aggiunse, con tutta l’aria di chi cerca un
pretesto per scatenare un
duello.
“Datevi
una calmata, tutti quanti” disse
Rachel, ma loro erano troppo arrabbiati per darle retta.
“Ti
senti davvero così importante, Black?”
“Io
almeno ho dei buoni motivi”.
“E
quali? Un cognome importante e il ruolo
di Capitano? A me sembra poco”.
“Se
non la finite vi faccio volare dall’altra
parte del campo senza scopa!” li minacciò Rachel,
furiosa.
“Ha
ragione lei” disse Regulus. “Non vale la pena
perdere tempo con un lurido
Sanguesporco”.
Sebbene il resto della squadra avesse riso, Regulus si
pentì
immediatamente di quell'insulto, non perché gli importasse
qualcosa di
Cresswell, figurarsi, ma perché sapeva che Rachel gliela
avrebbe fatta pagare.
Il Tassorosso lo guardò per alcuni secondi,
indeciso se rispondergli per
le rime, lanciargli un incantesimo o lasciar perdere. Alla fine decise
che non
ne valesse davvero la pena e si allontanò dal campo, dando
retta alla ragazza
che gli aveva detto:
“Lascia
stare. Ci penso io”.
“Tornate
sulle scope” disse Regulus agli
altri, temendo quello che lo attendeva.
La squadra obbedì, a parte Rachel, che rimase
immobile. Lo fissava a
braccia incrociate, con uno sguardo furibondo.
“Dovresti
vergognarti” gli sibilò a denti
stretti.
“Ha
cominciato lui a provocarmi” si
giustificò Regulus.
“Non
mi importa. Come puoi pretendere che
le persone ti rispettino se tu non rispetti loro? Lui ti
avrà anche risposto
male, ma in fondo non era qui per spiare i nostri schemi di gioco; tra
l’altro,
non capisce niente di Quidditch”.
“Lo
so perché è venuto” disse Regulus,
cupo. “Pensavo che desse fastidio anche a te”.
“Questo
non è un buon motivo per insultarlo
in quel modo, soprattutto perché conosci la ragione per cui
è venuto. E, a
proposito, mi sembra di averti già detto che questo non
è un problema tuo,
quindi fatti gli affari tuoi, perché so come mi devo
comportare”.
“Io
volevo solo evitare che ci distraesse”
mentì lui mortificato, senza sapere cosa dire.
“E
sei riuscito a farmi distrarre del
tutto, complimenti. Comunque, per oggi l’allenamento mi
è bastato e avanzato.
Non mi rivolgere più la parola finché non avrai
imparato a non insultare
qualunque Nato Babbano ti capiti davanti, intesi?”
Detto questo, gli voltò le spalle e si diresse
verso gli spogliatoi.
“Allora,
ci vieni alla festa di Lumacorno?”
chiese Barty una sera, qualche settimana più tardi.
“Non
mi va” bofonchiò Regulus.
“D'accordo.
Ci vediamo domani mattina”
concluse l'altro, dandosi un’ultima aggiustata alla cravatta
e uscendo dal
dormitorio.
Rimasto finalmente solo, Regulus si sedette sul suo letto,
cercando di
non pensare a niente. Non voleva andare a quella stupida festa. Eppure
fino ad
un mese prima non vedeva l’ora che arrivasse. Avrebbe voluto
invitare Rachel
ma, dopo il loro litigio, lei aveva deciso di accettare l'invito di
Cresswell.
Deluso e umiliato, assestò un pugno al cuscino.
Non poteva pensarci.
Lui, l'ultimo dei Black, era stato battuto da un miserabile Nato
Babbano. Non
voleva illudersi troppo: sapeva che quella sera il Tassorosso non
avrebbe perso
l’occasione che gli si era offerta. E Rachel sembrava averlo
dimenticato. In
fondo, quel Cresswell era più socievole, più
cordiale e molto meno superbo di
lui. Probabilmente la mattina dopo li avrebbe visti entrare in Sala
Grande mano
nella mano...
Il solo pensiero di quella scena ebbe lo stesso potere di
una pesante
martellata sulla testa.
Che cosa sto facendo? Me ne sto
qui senza fare nulla? È come dare loro l'autorizzazione
scritta a fidanzarsi
per la vita...
Vincendo la tentazione di crogiolarsi
nell’autocommiserazione e lasciare
che gli eventi prendessero una piega a lui sfavorevole, si
alzò e andò a
cambiarsi. Non aveva la più pallida idea di cosa fare, ma ci
avrebbe pensato
sul momento. Indossato un completo elegante, si affrettò ad
uscire dalla sala
comune di Serpeverde e si diresse verso l'ufficio di Lumacorno.
Quando arrivò, la festa era già
cominciata.
“Signor
Black, credevo che non saresti più
venuto!” lo accolse il professore.
“Mi
scusi, ho fatto tardi” rispose Regulus,
facendo scorrere lo sguardo sugli invitati.
La vide subito, forse perché indossava un
vestito rosso, o forse perché
ormai il suo istinto sapeva sempre dove cercarla. Dirk Cresswell la
aveva
appena invitata a ballare. Regulus dovette ricorrere a tutto il suo
autocontrollo per non raggiungerlo e dargli un gran pugno sul naso. Al
contrario, fece finta di servirsi al buffet con tutta
tranquillità.
“E
tu cosa ci fai qui?” gli chiese Barty,
che lo aveva appena raggiunto insieme a Emmeline.
“Ho
cambiato idea” rispose.
“Io
mi sarei risparmiato la scena, al posto
tuo” disse l'altro, lanciando un’occhiata irritata
a Rachel e al suo compagno
di danze.
“Barty,
non comincerai anche tu a
considerare i Purosangue superiori, spero” intervenne
Emmeline. “È solo un
ragazzo come tanti. Non ci sarebbe niente di male se Rachel decidesse
di
mettersi insieme a lui”.
Regulus si accorse che, mentre parlava, Emmeline lo aveva
guardato di
traverso in un modo strano. Quella ragazza doveva sapere molto di
quello che
Rachel pensava...
“Quindi
finora non hanno fatto nulla?” le
chiese, ostentando indifferenza.
“No.
Lei è molto confusa, ma
comincia ad esserne stanca” rispose lei con un tono
più che eloquente. Poi
aggiunse: “Bè, noi andiamo a ballare. A
dopo”.
Regulus non replicò nemmeno. Era convinto che
Emmeline gli avesse voluto
dare un ultimo avvertimento. Doveva parlare con Rachel il prima
possibile.
Stava aspettando il momento opportuno, cercando
accuratamente di non
guardare troppo in direzione di quei due, perché ogni volta
che Cresswell
iniziava a stringerla, sentiva un formicolio al braccio e un impellente
bisogno
di cambiargli i connotati. Un’efficace distrazione fu la
scena che, poco più in
là, gli si presentava. James Potter si era letteralmente
inginocchiato di
fronte ad una imbarazzatissima Lily Evans e diceva a voce molto alta:
“Lily,
se non balli con me, ti faccio una
serenata davanti a tutti!”
“Ti
prego, Evans, fai come dice e risparmia
le nostre orecchie” le suggerì Sirius.
“Sei
un ricattatore, Potter” sibilò lei,
sempre più rossa a causa dell'aumentare delle persone che si
soffermavano a
guardarli. “Oh, d’accordo, ma rimettiti in piedi.
Mi stai facendo fare una
figura oscena”.
Regulus riteneva che Potter fosse davvero assillante, ma a
volte sarebbe
voluto essere esplicito quanto lui e altrettanto bravo a dire
chiaramente quello
che pensava. Non che fino a quel momento James avesse avuto successo
ma, a meno
di non sbagliarsi di grosso, gli era sembrato che la Evans
stesse perdendo colpi.
Poco meno di un anno prima lo avrebbe Schiantato in piena festa,
piuttosto che
accettare il suo invito.
Quella scena, in ogni caso, gli fece capire due cose:
prima di tutto, se
la
Grifondoro
ora stava ballando con il ragazzo che aveva sempre detestato, niente
era
impossibile; in secondo luogo, lui non poteva perdere tempo, se non
voleva fare
la fine di Piton, che in quell’esatto momento aveva
l’espressione di uno che
sarebbe voluto morire pur di non assistere alla visione.
Improvvisamente gli venne un’idea. Guardandosi
intorno, vide molti elfi
domestici trasportare vassoi pieni di bibite. Una di essi stava
passando
proprio in mezzo alle coppie sulla pista.
Gli bastò eseguire un
normalissimo Incantesimo di Inciampo e l’elfa
rovesciò tutte le bibite su Dirk
Cresswell.
“Accidenti!”
sbottò quello, completamente
zuppo.
“Oh,
che disastro! Blinky è desolata,
signorino. Blinky deve punirsi...”
Regulus trattenne a stento un ghigno ma si
preoccupò quando la vide
afferrare uno schiaccianoci.
“Lascia
quei cosi, non c’è bisogno che ti
punisci” intervenne Rachel. “Può
capitare, vero Dirk?”
“Ma
certo” rispose lui, non molto convinto. “Vado in
bagno ad asciugarmi. Tu però
stai più attenta, la prossima volta”.
“Sì,
signore” rispose Blinky.
Senza perdere altro tempo, Regulus raggiunse Rachel che,
in assenza di
Dirk, stava per uscire dalla pista. Non appena se lo vide davanti, la
ragazza
si fermò e gli rivolse uno sguardo freddo: era ancora
arrabbiata con lui.
Regulus si costrinse a non cedere.
“Posso?”
“Sono
nel bel mezzo di un appuntamento,
Black. Non posso ballare col primo che mi capita appena rimango un
attimo
sola”.
“Credo
che gli ci vorrà un po'” insisté
lui, tendendole la mano. “Soltanto un giro. Devo
parlarti”.
Nel frattempo, la banda aveva iniziato a suonare un nuovo
pezzo.
Stavolta, neanche a farlo apposta, la musica era più lenta
di prima. Rachel
esitava ancora, indecisa se prendere la mano che Regulus le porgeva
oppure no.
Infine, accettò.
Regulus trattenne il respiro quando le loro dita si
intrecciarono. Lei
si avvicinò, permettendogli di cingerle la vita, anche se si
mantennero a
distanza di sicurezza. Al ragazzo sembrò di essere immerso
in un’atmosfera
ovattata. Gli bastava quello per sentirsi bene: incredibile quanto un
po’ di
musica e un suo abbraccio fossero sufficienti a proiettarlo in
un’altra
dimensione.
“Allora?
Cos’è che vuoi dirmi?” chiese lei
dopo qualche minuto di silenzio.
“Che
sono stufo di litigare con te” ammise
lui.
“Se
vuoi fare pace, dovrai scusarti con
qualcun altro”.
Regulus le si avvicinò in modo tale che le loro
tempie si sfiorassero,
per non essere costretto a guardarla negli occhi.
“Non
gli chiederò mai scusa. Non ho
insultato Cresswell solo perché è un Nato
Babbano” disse. “Il motivo principale
è un altro”.
“E
allora dillo. Che problemi hai con lui?”
domandò lei esasperata.
“Non
voglio che tu lo frequenti” ammise
lui, con il cuore che batteva all'impazzata ed un tono che
suonò molto più
supplichevole di quanto avrebbe voluto.
“Quello
che decido di fare con Dirk non
deve interessarti” ribatté Rachel, testarda.
“Mi
interessa, invece. Tu mi
interessi”.
La ragazza si fermò all’improvviso,
guardandolo negli occhi con stupore
e incredulità. Non la poteva biasimare: ormai si era
abituata a non essere
neanche guardata da lui. Adesso però era cambiato tutto.
Regulus deglutì a fatica, facendosi paonazzo.
Non riusciva a credere a
quello che aveva appena detto. Pensava che il cuore gli sarebbe
scoppiato. Per
un solo istante ebbe la tentazione di baciarla senza aggiungere altro,
ma non
era sicuro che lei avrebbe gradito.
Rachel aprì e richiuse la bocca più
volte, nel tentativo di dire
qualcosa, ma non ci riuscì. Provò di nuovo, ma fu
costretta a rinunciare quando
Regulus si voltò verso la porta: con la coda dell'occhio,
vide Dirk Cresswell
rientrare nell'ufficio di Lumacorno.
Scoraggiato e irritato al tempo stesso, Regulus si
allontanò da lei.
“Lascia
stare” disse.
Per un solo momento ebbe l'impressione che Rachel avesse
voluto
fermarlo, ma si convinse che non potesse essere vero.
Mentre si defilava, incrociò Cresswell, che gli
lanciò un’occhiata
sospettosa ma non fece nulla. Il Tassorosso lo superò e si
rivolse a Rachel.
“Tutto
bene? Che cosa ti ha fatto?”
Lei aveva gli occhi lucidi e sembrava devastata. Quando
quello la prese
per mano, la ritrasse.
“Niente,
davvero. Scusa, non mi sento
bene...” mentì. “Devo tornare nel mio
dormitorio”.
“Ma...”
“Mi
dispiace, ho bisogno di stare da sola”.
“D’accordo”
disse lui, deluso.
Regulus non sentì nulla di quel breve scambio
di battute, perché si era
già allontanato, ma quando vide Rachel abbandonare la festa,
una nuova speranza
si accese in lui. Forse non era ancora detta l’ultima parola.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Lo
so, ho interrotto in un punto bastardo, ma il capitolo è
già abbastanza lungo di suo, quindi dovrete aspettare solo
una
settimana e poi finalmente la smetterò di tenervi sulle
spine!
Ah,
comunque, per chi non se lo ricordasse, Dirk Cresswell viene nominato
da Lumacorno tra i vecchi membri del Lumaclub e a quanto ho letto ha un
anno in meno di Lily e compagnia bella. Dovrebbe sopravvivere a tutte e
due le guerre magiche, quindi Regulus nonostante tutto gli
risparmierà la vita! XD
Prossimo aggiornamento: 6
febbraio.
Mirwen:
anche se Regulus non l'ha inseguita fuori della capanna, lo ha fatto lo
stesso...anche se con un po' di ritardo! Meglio di niente...
MEISSA_S:
in effetti il Tassorosso non aveva speranze, è stato Regulus
ad
offrirgli l'occasione su un piatto d'argento... -.-" Per fortuna si
è dato una svegliata all'ultimo minuto! Purtroppo lo vedo
come
uno che, se non ci sbatte la testa, le cose non le capisce neanche
pagato! Attila si è un po' impigrito, vero? Aesso preferisce
starsene bello comodo invece di correre da tutte le parti!
Alohomora:
sì, lo so, sono molto sadica! Oddio, Orion e Walburga mano
nella
mano!! Credo che sia una scena da film horror! Povero Regulus, non
possiamo biasimarlo troppo se si dà la zappa sui piedi da
solo.
Fortunatamente nel prossimo capitolo andrà tutto molto
meglio!
Grazie ancora per la consulenza!
vulneraria:
eh, lo so, adesso che Regulus si è deciso a dire quello che
pensa davvero, Rachel non avrà neanche il minimo dubbio su
chi
dei due scegliere! Nello scorso capitolo Severus si è
preoccupato perchè non vedendoli tornare in una notte di
luna
piena, ha temuto che fossero entrati nella Stamberga Strillante per non
uscirne più. Per fortuna non ha indagato oltre!
malandrina4ever:
il ragionamento di Rachel era un po' contorto, ma credo che se Regulus
non avesse avuto un debole per lei, lo avrebbe davvero pensato.
C'è da aspettarsi di tutto! Tranquilla, "questo qua" non ha
alcuna speranza!! Forse l'ha avuta finchè Rachel credeva di
non
interessare a Regulus, ma adesso è tutta un'altra storia!
_Mary:
sì, Cresswell è servito molto a svegliare
Regulus. Quasi quasi dovrebbe ringraziarlo...ma quasi,
eh! In effetti l'ho fatto di Tassorosso per pareggiare i conti, visto
che già Emmeline era di Corvonero, ed è venuta
fuori una
copia di Ted Tonks...un altro motivo in più per farlo odiare
da
Regulus! Peter non si è smentito: ha la tendenza a parlare troppo
è_é
Mizar:
e il prossimo capitolo sarà più romantico, per
ricompensarvi di questo che ha messo un po' d'ansia anche a me! Regulus
si è svegliato all'ultimo momento, ma ce l'ha fatta!
lyrapotter:
certo, la riappacificazione tra i due fratelli ci sarà
eccome,
puoi starne sicura! La mia parola è la mia parola: nel
prossimo
capitolo sarà tutto risolto. Io mi diverto molto a far
soffrire
gli inanamorati perchè poi, come hai detto tu, quando si
risolve
tutto è ancora più bello! Ho inserito quel
commento sulla
casa di Hagrid appunto per non far dimenticare che Regulus è
sempre un Black (plagiato, tra l'altro) e anche il modo in
cui ha
insultato il Tassorosso era per renderlo più verosimile. In
fondo, manca poco meno di un anno prima che diventi un
Mangiamorte...non ci voglio pensare! :-(
dirkfelpy89:
grazie, non ti preoccupare, il Tassorosso ha le ore contate (in senso
metaforico, è ovvio!). Anche i miei esami si avvicinano,
purtroppo...
|
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Capitolo 34 *** Nessun altro ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
42: Bacio
Rating:
Verde
Disclaimer:
Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Note:
immagine di husckarl
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Nessun
altro
Ottobre
1977
“Sei
ancora tra noi?”
Il
richiamo di Barty
impiegò parecchi secondi prima di giungere al cervello di
Regulus ed
essere recepito.
“Uhm?
Sì...”
bofonchiò, svuotando un bicchiere intero di Succo di Zucca.
“Allora
te lo ripeto:
oggi vai a Hogsmeade o no?”
“Dipende...”
Regulus
non mentiva:
l'esito della sua giornata dipendeva solamente da quello della
conversazione che, appena fuori dalla Sala Grande, stava avvenendo
tra Rachel e Dirk Cresswell.
Li
aveva visti parlare
fitto nella sala d'ingresso, quando era appena uscito dai sotterranei
per andare a far colazione, e aveva preferito fiondarsi subito al
tavolo di Serpeverde, non avendo l'ardire di assicurarsi se i due
fossero in atteggiamenti intimi o no.
Si
disse che, se Rachel
avesse deciso di preferirgli il Tassorosso, prima o poi si sarebbe
dovuto abituare a convivere con la morsa di gelosia che in quel
momento gli stritolava le viscere.
Non
aveva mai provato
tanto terrore in vita sua, neanche quando aveva giocato la sua prima
partita di Quidditch o quando Bellatrix, circa dodici anni prima, con
l'intenzione di fargli passare la paura del buio, aveva avuto la
brillante idea di rinchiuderlo a chiave in soffitta durante la notte
e Regulus era stato costretto a rimanere lì, almeno
finché Kreacher
non era andato a salvarlo.
Ma
questa era una cosa
molto più spaventosa.
Quando
intravide
Cresswell entrare in Sala Grande, rischiò quasi di
rovesciarsi il
Succo di Zucca addosso per il nervosismo, ma poi si rese conto che il
ragazzo non avesse compagnia e che si fosse seduto al proprio tavolo
con un'aria molto depressa.
Il
Tassorosso alzò lo
sguardo su di lui e lo incenerì. Regulus non poté
fare a meno di
sentire la morsa che aveva nello stomaco allentarsi un bel po'.
Rachel
fece il suo
ingresso insieme a Emmeline qualche minuto dopo. La Corvonero esibiva
un gran sorriso mentre l'altra le diceva qualcosa sottovoce.
Quando
Rachel raggiunse i
due, fu Barty a dar voce al dubbio assillante che tormentava Regulus:
“Credevo
che da oggi
avresti avuto un ragazzo Nato Babbano, lo sai?”
Lei
gli lanciò
un'occhiataccia.
“Bè,
diciamo che ci ho
riflettuto parecchio stanotte, e ho deciso che non è il mio
tipo”
rispose lei, poco disinvolta. “Ma il fatto che fosse Nato
Babbano
non ha affatto inciso su questa scelta”.
Regulus
non riuscì a
trattenersi: era talmente felice che, per nascondere il sorriso che
gli era sorto spontaneo, dovette fingere che la forchetta gli fosse
caduta per chinarsi sotto il tavolo.
“E
cosa ti ha fatto
cambiare idea?” insisté Barty, mentre il ragazzo
riemergeva dopo
qualche istante.
Rachel
evitò
accuratamente di guardare in direzione di Regulus, limitandosi a fare
spallucce.
Calò
un silenzio
imbarazzante.
“Ehi,
la torta di
melassa! Vado a prenderla” disse Barty, cogliendo l'occasione
per
alzarsi e lasciarli soli per qualche minuto.
Regulus
e Rachel si
scambiarono una rapida occhiata e poi tornarono immediatamente a
guardare nei loro piatti, imbarazzati.
Lui
si fece forza: adesso
era la sua occasione e non poteva sciuparla. Prima di poter valutare
bene le parole, la frase gli uscì di getto, quasi senza che
se ne
rendesse conto:
“Andiamo
a Hogsmeade
insieme, stamattina?”
Rachel
assunse un
colorito acceso.
“D'accordo”
disse.
Regulus
credeva che, se
fosse stato in piedi, le ginocchia gli avrebbero ceduto: per fortuna
era seduto, quindi l'unico effetto collaterale fu che non
riuscì più
a mangiare. Era troppo nervoso. Nessuno dei due lo aveva detto
esplicitamente, ma entrambi sapevano bene che quella non sarebbe
stata un'uscita come le altre, non dopo quello che lui le aveva detto
la sera prima.
“Io
vado a cambiarmi”
disse Rachel, alzandosi: nemmeno lei aveva più toccato cibo.
“Ci
vediamo dopo”.
Regulus
annuì,
fissandola mentre si allontanava. Non riusciva a credere a quello che
aveva appena fatto: le aveva praticamente chiesto un appuntamento...
Di
colpo, fu preso dal
panico: cosa si doveva fare in quei casi? In quel momento avrebbe
voluto un manuale di istruzioni su come comportarsi con le ragazze.
Respirò
a fondo, mentre
salutava distrattamente Barty, che era tornato e si stava rimpinzando
di torta alla melassa, e si dirigeva a sua volta verso la sala
comune.
In
fondo, non era né il
primo né l'ultimo ad affrontare una situazione del genere.
Si
sarebbe dovuto comportare come sempre, magari evitando di parlare dei
Babbani e cercando di essere più gentile del solito. In
fondo non
era troppo difficile, no? Ma soprattutto, non doveva pensare alla
sera precedente, così forse si sarebbe risparmiato un
attacco di
cuore.
Se
Rachel aveva scaricato
Dirk Cresswell, Regulus non aveva alcun motivo di agitarsi.
Impiegò
molto più tempo
del solito a controllare la propria immagine allo specchio ma, alla
fine, decise di scendere in sala comune.
“Sono
in ritardo?”
chiese, preoccupandosi quando vide Rachel che lo aspettava, seduta
sul bracciolo del divano.
“No,
sono io che ho
fatto presto” rispose lei. “Per fortuna le altre
stanno ancora
dormendo, quindi per una volta non ho trovato il bagno occupato per
ore... Senti, lo so che questo vestito non è il massimo, ma
l'altro
l'ho già prestato a Emmeline...”.
Regulus
esitò,
imbarazzato. Quello era il momento giusto per farle un complimento,
forse.
“Invece
stai bene”
disse. “Questo colore ti dona”.
Rachel
sorrise, stupita,
lisciandosi nervosamente la gonna.
“Grazie...
E tu sei
impeccabile, come al solito” scherzò. Poi, per
accelerare i tempi,
aggiunse: “Cominciamo ad andare?”
“Certo”.
I
due si incamminarono
fuori dalla sala comune, attraversarono i sotterranei e si
avvicinarono al portone d'ingresso, dove assistettero ad una scena
inusuale.
Gli
studenti intenzionati
ad andare a Hogsmeade erano in fila davanti a Gazza che, Sensore
Segreto alla mano, li controllava uno ad uno sotto lo sguardo vigile
e attento di Mrs Purr.
“Che
succede?” chiese
Regulus, osservando con inquietudine il custode mentre infilava il
Sensore nelle orecchie di un malcapitato studente.
“Credo
che Silente
abbia deciso di aumentare le misure di sicurezza del
castello”
rispose Rachel. “Probabilmente è per evitare che
maghi con cattive
intenzioni entrino a Hogwarts”.
Regulus
fece finta di
niente ma era chiaro e lampante che la ragazza si stesse riferendo in
particolare ai Mangiamorte.
Ad
ogni modo, entrambi si
sottoposero all'esame di Gazza che, non trovando nulla che non
andasse, li lasciò passare.
“Sai,
non credevo che
saremmo andati a Hogsmeade, oggi” disse Rachel, mentre
attraversavano il cancello e prendevano il sentiero che conduceva al
villaggio.
“Perchè
no?” chiese
lui.
“Ero
sicura che ci
avresti costretti ad allenarci. In fondo la partita è
domani”.
“Appunto.
Allenarsi
troppo il giorno prima dell'incontro sarebbe controproducente.
Servirebbe soltanto a stancarci”.
“Molto
saggio da parte
tua. Un anno fa avrei giurato che anche tu saresti diventato uno di
quei Capitani fissati! Ti ricordi quando ci hai fatti allenare con la
neve?”
“Quella
è stata
un'eccezione, perchè il campo era stato prenotato dalle
altre
squadre per il resto della settimana. Ma io non vi ho mai fatti
svegliare prima dell'alba”.
“Questo
è vero”
ammise lei, ridendo.
Regulus
si rese conto di
essersi preoccupato inutilmente: in fondo erano amici da più
di
cinque anni. I silenzi imbarazzanti sarebbero stati molto
più rari
di quanto aveva temuto. Doveva solo mantenersi calmo ed essere se
stesso, proprio come stava facendo lei.
“Sei
nervoso?” chiese
Rachel ad un certo punto, prendendolo alla sprovvista.
“Per
cosa?”
“Per
la partita di
domani”.
“Ah...bè,
un po'...”
“L'ultimo
epico scontro
con James Potter...ho la netta sensazione che sarà una lotta
all'ultimo sangue. Spero solo che non vada a finire come l'anno
scorso”.
Regulus
fece una smorfia
irritata al solo ricordo: l'anno precedente si sarebbero messi le
mani addosso, se non fosse stato per l'intervento tempestivo di
Madama Bumb. Era stata una partita talmente combattuta e confusa che
nemmeno i protagonisti sapevano con certezza chi avesse torto o
ragione, anche se ovviamente si incolpavano a vicenda.
“Questa
volta andrà
meglio perchè vinceremo noi, e i Grifondoro non avranno
possibilità
di replica” disse Regulus, proprio nel momento in cui
arrivavano
all'altezza delle prime case di Hogsmeade.
All'inizio
non si
fermarono in nessun posto, percorrendo High Street in lungo e in
largo, almeno finché la Stamberga Strillante non apparve
alla loro
vista.
“Torniamo
indietro?”
propose Rachel. “Andare fin lì mi ricorderebbe
troppo quella sera
in cui abbiamo rischiato di diventare carne da macello”.
Regulus
si disse
assolutamente d'accordo, rabbrividendo al solo pensiero.
“Ehi,
guarda!”
esclamò Rachel in quell'istante, indicando la vetrina di
Mondomago.
“Sono arrivati i nuovi Fuochi d'Artificio del Dottor
Filibuster! Se
domani vinciamo, potremo inaugurarli”.
I
due entrarono, e Rachel
si diresse allo scaffale più grande. Regulus
continuò ad osservarla
mentre sceglieva attentamente i fuochi d'artificio.
Fino
a quel momento si
stavano comportando più come amici. Forse avrebbe dovuto
osare di
più, ma il problema era il come.
Mondomago
non si poteva
definire un posto romantico. In effetti, Hogsmeade non ne forniva
molti e, a suo parere, i Tre Manici di Scopa era troppo affollato.
Barty gli aveva parlato di Madama Piediburro -esibendo ogni volta un
ghigno soddisfatto- ma Regulus era certo che quello sarebbe stato
l'ultimo locale al mondo in cui avrebbe messo piede: i Black non si
scambiavano effusioni in pubblico.
“Che
ne dici, ne prendo
un po'?” disse Rachel, chiedendo il suo parere.
“Eh?
Sì, fai pure...”
disse lui, distratto.
Dall'altra
parte del
negozio c'era Sirius, in compagnia di una ragazza di Grifondoro che
Regulus conosceva solo di vista. La scena aveva attirato la sua
attenzione nel momento in cui Sirius, fingendo di essere interessato
alla merce sul bancone, aveva fatto passare il braccio con
disinvoltura intorno alla vita di lei: la ragazza aveva reagito
dandogli un bacio mozzafiato.
Un
po' imbarazzato e un
po' invidioso, Regulus rivolse un'occhiata esitante a Rachel: non era
altrettanto sicuro di esserne capace.
Falla
finita e
provaci, pensò, irritato con se stesso.
Cercando
a sua volta di
apparire disinvolto, Regulus provò a muovere il braccio ma,
proprio
in quel momento, Rachel si voltò a guardarlo.
“Che
fai?”
“Niente...”
si
affrettò a rispondere lui, e si salvò in extremis
afferrando al
volo una busta di petardi sullo scaffale accanto. “Prendiamo
anche
questi?”
Che
figura!
Imprecò mentalmente, lanciando poi uno sguardo furioso a
Sirius e
alla sua amichetta, e sperando che Rachel non se ne fosse accorta,
perchè avrebbe sicuramente pensato male.
“Aspetta,
pago io” le
disse, accorgendosi all'ultimo minuto che lei si era già
recata alla
cassa.
“Andiamo
ai Tre Manici
di Scopa?” propose Rachel appena uscirono dal negozio.
Regulus
annuì, sperando
che nel locale l'atmosfera fosse più propizia.
Ripercorsero
in senso
contrario High Street, fino a che non videro l'insegna del pub.
Una
volta entrati,
Regulus ordinò due Burrobirre. Accostatisi ad un tavolino in
un
angolo, il ragazzo esitò alcuni istanti, ma alla fine si
fece
coraggio e spostò la sedia per farla accomodare.
“Grazie...”
disse
lei, e Regulus la vide arrossire.
Rachel
di solito non
arrossiva quasi mai; in effetti, Regulus poteva ritenersi l'unico
capace di provocarle quella reazione dovuta all'imbarazzo o,
purtroppo più spesso, all'ira. Certe volte la aveva fatta
arrabbiare
apposta, perchè ai suoi occhi quel rossore la rendeva ancora
più
bella del solito.
“Ecco
due Burrobirre
per voi, ragazzi” intervenne Madama Rosmerta.
“Grazie”
rispose
Regulus.
“Serve
altro?”
“No,
no, può andare”
disse Rachel con un tono abbastanza scontroso.
Regulus
si trattenne a
stento dal sorridere, mentre Rachel seguiva la giovane donna, che si
allontanava ignara, con uno sguardo irritato.
Rosmerta
era la persona
più bersagliata di sguardi malevoli da parte delle
studentesse di
Hogwarts che conoscesse. In effetti, anche lui era d'accordo nel
considerarla molto avvenente, ma probabilmente Rachel non aveva
capito che, quando Regulus era insieme a lei, non considerava degna
di importanza neanche una Veela in carne ed ossa.
Di
sicuro non si era mai
ridotto come Peter Minus che, seduto ad un tavolo più in
là insieme
a Lupin che leggeva con rassegnazione La Gazzetta del Profeta,
stava letteralmente sbavando dietro Madama Rosmerta, la quale
però
non lo degnava nemmeno di uno sguardo.
“Si
può sapere che
cosa trovate di tanto speciale in lei, voi maschi?”
domandò
Rachel, scrutando Regulus con aria inquisitoria. Lui alzò
gli occhi
al cielo, esasperato.
“Mi
sa che dovevo
portarti alla Testa di Porco, almeno di Aberforth non ti saresti
lamentata”.
Lei
decise di lasciar
perdere Rosmerta e iniziò a bere la Burrobirra. Imbarazzato
per il
silenzio che seguì, Regulus lanciò un'occhiata a
Lupin e Minus.
“Chissà
perchè Potter
non è con loro” le disse. “Probabilmente
è paralizzato dalla
paura per la partita di domani”aggiunse soddisfatto.
“Quanto
sei
spiritoso... Ma non lo sai? Stamattina non si parlava d'altro nei
corridoi”.
“Ehm...avevo
altro a
cui pensare” ammise lui, guardandola di sotto in su.
Rachel
gli rivolse un
sorriso esitante, poi gli sguardi di entrambi si rivolsero al tavolo,
dove le loro dita si stavano sfiorando.
Regulus
sarebbe rimasto
in eterno anche così, ma fu ancora più contento
quando Rachel
iniziò a disegnare con l'indice dei cerchi invisibili sul
palmo
della sua mano.
In
quel momento tuttavia,
un gruppo di studenti più in là
scoppiò in una risata fragorosa,
infrangendo quell'atmosfera sognante. Decisamente, quel pub era
troppo affollato, pensò Regulus, mentre lei ritraeva il
braccio.
“Allora?”
fece lui,
per rompere l'imbarazzo. “Qual è questa
novità di cui tutti
parlano?”
“Ah,
sì... Bè, ti
sembrerà assurdo, ma Lily Evans ha accettato di uscire con
Potter
proprio oggi” rispose Rachel.
La
notizia era così
incredibile che Regulus rimase a bocca aperta.
“È
uno scherzo, vero? Ma se lo odiava”
“Avrà
cambiato idea.
Comunque è da un po' che non litigano più. Non so
se li hai notati,
ieri sera, ma hanno ballato insieme per parecchio tempo”.
Regulus
si irrigidì:
avrebbe preferito non parlare della festa di Lumacorno, almeno non
così presto.
Calò
un silenzio
imbarazzante e Regulus approfittò del fatto che entrambi
avessero
finito di bere per proporle di uscire.
Dopo
aver pagato, la
seguì fuori dal locale.
“Dove
vuoi andare?”
le chiese.
“Dove
vuoi tu”
rispose lei.
Nel
frattempo, si
limitarono a camminare per le vie del villaggio, fermandosi di tanto
in tanto ad osservare le vetrine.
Mentre
percorrevano una
via secondaria, la mano di Rachel sfiorò di proposito la sua
e
Regulus si sentì percorrere da un brivido. Automaticamente
prese la
mano della ragazza e la strinse, lasciandosi invadere da
quell'emozione che aveva imparato a conoscere molto bene.
Con
la coda dell'occhio
la vide sorridere e chinare il viso per non farlo notare troppo.
Regulus
si sentiva quasi
morire per l'agitazione: stava camminando mano nella mano con la
ragazza che desiderava. Ormai non poteva aspettare più: era
arrivato
il momento di prendere il controllo della situazione.
Tuttavia
continuava ad
esitare, perchè non trovava le parole adatte. Era un'impresa
difficile per tutti, ma per lui in particolar modo: non era abituato
a dire ad alta voce quello che provava.
Invece,
prima che
riuscisse a mettere insieme due parole, Rachel si fermò di
colpo,
voltandosi verso di lui.
“Ti
capita mai di
confondere quello che sogni con la realtà?”
domandò
all'improvviso.
“A
volte...può
darsi... Perchè me lo chiedi?”
“È
quello che mi sta succedendo adesso. Non riesco a credere che quello
che mi hai detto ieri sera sia stato davvero reale”.
Il
cuore di Regulus prese
a martellare ad un ritmo incessante. Il ragazzo avvampò.
“Davvero?
E che cosa ti
avrei detto?” chiese, fingendosi ignaro.
Rachel
gli rivolse un
sorriso scettico.
“Anche
tu hai bisogno
di rinfrescarti la memoria, allora. Hai detto che ti interesso. Me lo
sono sognato, per caso?”
Regulus
deglutì a
fatica.
“Non
qui, c'è troppa
gente” disse, cercando di prendere tempo.
Dopo
essersi guardato
intorno, la condusse in una stradina meno frequentata delle altre.
Rachel
si appoggiò con
la schiena contro il muro e lo guardò, aspettando il momento
in cui
lui avrebbe iniziato a parlare.
Regulus
tentò di
riordinare le idee per fare un discorso sensato, ma non ci
riuscì.
Anche se teneva lo sguardo basso, la consapevolezza di avere i suoi
occhi puntati addosso lo rendeva nervoso e insicuro. Del resto non
poteva costringerla a guardare da un'altra parte; sarebbe stato
ridicolo.
Le
alternative erano due:
o iniziava a girarci intorno, facendo un discorso lunghissimo e
inconcludente, cosa non da lui, oppure arrivava direttamente al
punto.
Ancora
una volta, fu lei
a giungere in suo aiuto.
“Regulus,
non è
difficile. Devi solo dire sì o no.
Tu provi qualcosa
per me?”
Vincendo
il proprio
smisurato orgoglio, lui le strinse entrambe le mani, e sentì
subito
un gran calore sprigionarsi da quel contatto, percorrergli le vene e
giungergli fino al viso.
“Sì”
rispose, senza
guardarla.
Dopo
pochi istanti di
silenzio, che però a lui parvero lunghi quanto anni interi,
ebbe il
coraggio di controllare quale fosse stata la reazione della ragazza.
Rachel
aveva gli occhi
lucidi e un sorriso dipinto sulle labbra. Sembrava che non riuscisse
a credere a quanto aveva appena sentito.
Per
alcuni eterni istanti
non parlò, frastornata; poi gli si avvicinò,
così tanto da
spezzargli il respiro.
“Regulus...”
disse
infine, senza distogliere lo sguardo dal suo. Indugiò
ancora, come
per valutare le parole, e infine aggiunse: “Lo sai da quanto
tempo
è che che aspetto questo momento? Più di tre
anni”.
“Me
ne sarei dovuto
accorgere prima” rispose lui, inquieto.
“Decisamente...”
“Però
volevo dirti...”
la interruppe lui, nervoso. “So che non ti è
piaciuto come mi sono
comportato con Cresswell. Non l'ho fatto solo perchè
è un Sangue
Sp-... Nato Babbano, cioè, anche per quello, ma soprattutto
perchè
non volevo che tu e lui...”
Stava
cominciando ad
agitarsi, e questo non andava affatto bene. Decise di tacere, non
sapendo cos'altro dire.
“A
proposito” disse
lei, molto più sicura. “Credo di doverti qualche
spiegazione. Se
ho iniziato a frequentare un altro ragazzo, l'ho fatto solo per
dimenticarti: ero stufa di dannarmi l'anima a causa tua. Per un po'
ho addirittura pensato che sarei riuscita a pensare a qualcun altro,
ma ieri sera ho capito di sbagliarmi.
Ho
cercato di convincermi
del fatto che al mondo esistono ragazzi più simpatici,
più modesti,
meno snob e, in genere, migliori di te, ma non posso farci niente se
ti preferisco a chiunque altro.
Tu
per me sei sempre
stato il migliore, e non perchè sei un Black o un
Purosangue.
Potresti essere anche l'ultimo reietto del pianeta, e non cambierebbe
niente.
Nel
mio cuore c'è e ci
sarà sempre posto soltanto per te. Nessun altro
potrà mai
sostituirti”.
Regulus
rimase senza
fiato per l'emozione provocata dalle parole di Rachel.
Improvvisamente si sentì inadeguato: gli era costata
un'enorme
fatica dirle solo quel sì, mentre lei
non aveva avuto
problemi a confessargli tutto.
Era
consapevole di
provare qualcosa di molto più forte di una semplice cotta,
ma non
sapeva come dirlo.
Tentò
di ideare un modo
per farlo capire senza risultare banale, ma quello che trovò
era
l'unico a non avere bisogno di discorsi complicati.
Senza
indugiare ancora,
Regulus le cinse la vita, stringendola a sé. La
sentì fremere per
l'emozione e l'impazienza mentre avvicinava il proprio viso al suo.
Un
istante prima che le
loro labbra si sfiorassero, entrambi chiusero gli occhi; poi si
scambiarono quel bacio che avevano desiderato a lungo e che, da solo,
valeva più di mille parole.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Bene,
finalmente ce l'hanno fatta! Non vedevo l'ora. Spero proprio che
abbiate apprezzato il capitolo! Adesso però siete pronti? Il
prossimo capitolo
sarà incentrato sulla partita, quindi ne avrete ancora uno
prima
di cadere nel baratro...
Prossimo aggiornamento:
13 febbraio.
Alohomora:
per ora non pensare alla storia dei Mangiamorte, c'è ancora
il
prossimo capitolo... Lo so, non ti senti affatto meglio, ma in fondo la
scuola non è ancora finita, manca il settimo anni, sempre
meglio
del dopo. Visto, in situazioni di emergenza anche uno come Regulus
riesce a tirare fuori quello che prova, anche se a stento!
vulneraria:
Regulus non si sarebbe mai messo a gridare in mezzo a decine di persone
come ha fatto James! Sono completamente diversi (sarà anche
per
questo che Reg mi piace tanto? XD), però alla fine ce
l'hanno
fatta tutti e due! Cresswell è un tipo un po' troppo
appiccicoso, in effetti.
malandrina4ever:
lo so che l'insulto è stato pesante, però Regulus
la
pensa così, c'è poco da fare. Se non lo avesse
insultato
non sarebbe stato lui. Visto, nel capitolo scorso sono riuscita a
inserire anche James in tuo onore! Nel prossimo capitolo ci
sarà
la tanto attesa partita, aiuto... Spero che ti sia piaciuto il modo in
cui rachel ha ragito: in realtà poteva farlo prima, ma
così il capitolo sarebbe stato troppo corto.
_Mary:
anche a me piacciono i capitoli in rosa, ogni tanto ci vogliono eccome!
Finchè possiamo, distraiamoci pure. Alla fine Barty
è
sopravvissuto, nonostante tutti i tentativi di Regulus di farlo morire
prematuro! No, quella di insultare il terzo incomodo non è
stata
affatto una buona idea: purtroppo a parlare in quel momento era un mix
micidiale di gelosia e orgoglio.
Mirwen:
tranquilla, adesso Regulus si sentirà molto meglio dello
scorso
capitolo. Eheh, secondo te cosa poteva fare Rachel? Non si è
fatta scappare l'occasione!
Mizar:
sì, lo ammetto, vado molto fiera di quella frase sulla voce
che
disturba le orecchie di Regulus! E' dispiaciuto da morire anche a me
per Severus: è proprio un ragazzo sfortunato... Per il
momento
Regulus avrà un po' più di fortuna, quindi meglio
goderci
il momento felice.
MEISSA_S:
secondo me Regulus non aveva la più pallida idea di cosa
sarebbe
stato costretto a fare. Severus sicuramente ne era più
consapevole, ma Regulus ne dubito... comunque avrò
modo di
esporre le mie teorie in merito. Mi sa che sei stata l'unica ad
apprezzare l'insulto allo stadio, ma del resto se sei una Serpeverde
inside, c'è poco da fare! Del resto non potevo mica
pretendere
che Regulus resistesse alla tentazione di insultarlo. Sì, in
questa storia Regulus è molto più recettivo che
nell'altra, anche se le vere differenze saranno soprattutto negli
ultimi capitoli perchè nessuno saprà di Minus,
Rachel
sopravvivrà e... poi ho intenzione di scrivere un seguito
What
if? come avevo promesso, quindi tralacerò alcune cose e ne
inserirò altre!
Gobra1095:
spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo. Era ora che Regulus si
decidesse a vuotare il sacco. Rachel comunque è riuscita a
farlo
cedere su tutti i fronti!
dirkfelpy89:
forse non ho approfondito molto il carattere di Dirk Cresswell, anche
per motivi di spazio (questo limite di 50 capitoli inizia a starmi un
po' stretto) ma spero di aver detto almeno l'essenziale. Comunque,
essendo un Tassorosso, ho preferito che non reagisse e accettasse la
sconfitta senza inutili scene di rabbia. probabilmente se fosse stato
un Grifondoro ci sarebbe stato un duello epocale per i corridoi!
|
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Capitolo 35 *** Resa dei conti ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
31: Felicità
Rating:
Verde
Disclaimer:
Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Note:
immagine di owlost
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Resa
dei conti
Anche
se quella sarebbe
stata soltanto la prima partita del campionato, l'atmosfera che si
respirava tra i corridoi del castello era la stessa di quando si
svolgeva la finale.
Tutti
non facevano altro
che parlare della Coppa del Quidditch e le scommesse su chi la
avrebbe vinta quell'anno erano già cominciate.
Il
fatto che quello fosse
l'ultimo incontro che James Potter avrebbe giocato contro Serpeverde
rendeva tutto più interessante. Perfino chi di solito non
era
interessato al Quidditch per una volta aveva deciso di contribuire
attivamente all'agitazione generale.
Gli
scontri tra
sostenitori dell'una e dell'altra Casa erano aumentati a dismisura,
con grande gioia di Gazza, felice della possibilità di
punire molti
più studenti del solito.
I
professori Lumacorno e
McGranitt invece non erano altrettanto contenti: essere costretti a
sottrarre punti alla proprie rispettive Case era una sofferenza per
loro, perchè in quel modo ognuno avrebbe avvantaggiato
l'altra. In
definitiva, nemmeno loro riuscivano a mantenersi sereni.
Addirittura
il Barone
Sanguinario i quei giorni sembrava nervoso, motivo per cui Pix se ne
era rimasto insolitamente tranquillo.
Quella
notte Regulus
aveva dormito male, anzi, quasi per niente. A tenerlo sveglio erano
stati, da una parte, il ricordo della giornata precedente trascorsa
fuori Hogwarts, dall'altra, il nervosismo dovuto alla partita
imminente.
Non
sapendo quale tra i
due pensieri seguire, a volte si ritrovava a ripensare al sorriso
felice di Rachel, ai baci che le aveva dato, all'emozione di poterla
finalmente toccare senza timore; altre volte invece l'ansia per la
partita lo opprimeva e temeva di non essere abbastanza concentrato,
dal momento che quella che da poche ore era la sua ragazza faceva
continuamente capolino tra i suoi pensieri.
Mentre
la aspettava
davanti al camino della sala comune deserta, non riusciva a smettere
di pensarla. Il ricordo della gita a Hogsmeade gli sembrava quasi un
sogno.
Quando
però Rachel entrò
e, vedendolo, gli sorrise come non aveva mai fatto prima, si rese
conto di non averlo immaginato: era accaduto veramente, e quella per
lui era già una vittoria.
“Buongiorno!
Come ti
senti?” gli chiese lei, raggiungendolo e gettandogli le
braccia al
collo.
“Bene,
forse troppo.
Non riesco a concentrarmi a dovere sulla partita” rispose
lui,
stringendola a sé.
“A
chi lo dici... Io me
se sono quasi dimenticata”.
“Non
va bene” disse
lui, cercando di rientrare nel ruolo di Capitano intransigente.
“Non
è colpa mia se
non riesco a non pensarti. Ma stai tranquillo, stamattina mi
concentrerò solo sulla Pluffa. So quanto ci tieni a
vincere”.
“Grazie.
Anche io dovrò
fare attenzione a non distrarmi troppo”.
Rachel
gli si avvicinò
per baciarlo, e Regulus fu assalito dall'emozione dell'attesa, quando
all'improvviso una voce li riportò entrambi sul pianeta
terra,
infrangendo l'atmosfera ovattata in cui erano immersi:
“Guarda
guarda...
Finalmente ce l'avete fatta!”
Dimostrando
un tempismo
notevole, Barty si era affacciato nella sala di ritrovo proprio in
quel momento, e ora li guardava con un misto di incredulità
e
sarcasmo.
Imbarazzato,
Regulus lo
incenerì con lo sguardo: era convinto di essere solo con
lei, e
l'idea che chiunque altro lo vedesse in quei momenti lo mandava su
tutte le furie.
“Barty,
se esistesse
l'Ordine di Merlino per chi è inopportuno, lo avresti
già ottenuto
da un pezzo” disse Rachel, “con tanto di Prima
Classe”.
“Non
l'ho fatto
apposta” rispose quello, raggiungendoli e rivolgendosi di
nuovo a
Regulus. “Comunque avevo visto giusto. L'ho capito secoli
prima di
te”.
“Sta'
zitto”
bofonchiò Regulus, mentre Rachel sorrideva divertita.
“Andiamo a
mangiare, forza”.
Quando
entrarono nella
Sala Grande, l'atmosfera trepidante tipica delle ore immediatamente
precedenti alle partite di Quidditch li investì in pieno.
Dal
tavolo di Serpeverde
si levarono degli applausi, mentre da quello di Grifondoro dei cori
avversi.
Viceversa,
quando la
squadra di Grifondoro fece il suo trionfale ingresso, le parti si
invertirono.
Improvvisamente
Regulus
si sentì molto più lucido e determinato. Doveva
vincere a tutti i
costi.
Per
la milionesima volta
dall'inizio dell'anno scolastico, ripercorse mentalmente tutti i
campionati di Quidditch ai quali aveva partecipato.
Da
quando lui e Potter
avevano giocato come Cercatori, erano in perfetta parità.
Nei
quattro anni precedenti, ciascuno aveva vinto due incontri tra
Grifondoro e Serpeverde, e le loro Case avevano vinto la Coppa del
Quidditch ognuna per due volte.
Regulus
non era sicuro
che quell'anno avrebbe vinto di nuovo la Coppa, ma era molto
più
deciso a battere Potter per la terza e ultima volta. Erano arrivati
alla resa dei conti. Ormai era diventata una questione d'onore...
“Regulus,
ti senti
bene?” gli chiese Rachel sventolandogli la mano davanti al
viso e
riportandolo sulla terra.
“Eh?”
“Avevi
una luce
maniacale negli occhi” disse lei, trattenendosi a stento dal
ridere.
“Maniacale
io? No..”
rispose, offeso, prendendo la prima vivanda che gli capitò
sotto
mano.
Finita
la colazione,
Regulus decise che non valesse più la pena di aspettare.
“Andiamo”
disse,
accorgendosi di avere la voce rauca.
La
squadra di Serpeverde
si alzò e si diresse fuori dal castello. Nessuno aveva molta
voglia
di parlare, tranne il secondo Battitore, Andrew Capper, che stava
tessendo le lodi della sua scopa nuova di zecca.
Regulus
lanciò
un'occhiata alla propria: nonostante la avesse mantenuta molto bene,
ormai era abbastanza vecchia. Suo zio gliela aveva regalata al
secondo anno ma, proprio per quello, non aveva mai pensato di
sostituirla. Gli faceva male pensarlo, ma era l'unica cosa che gli
restava di Alphard Black.
Non
ti distrarre,
si impose. Pensaci un'altra volta...
Quando
entrarono negli
spogliatoi tuttavia anche Capper tacque. Il silenzio era assordante,
specialmente se confrontato con il trambusto che gli altri studenti
di Hogwarts stavano facendo mentre prendevano posto sugli spalti.
Regulus
indossò la
divisa da Quidditch, mentre il cuore iniziava a battere più
velocemente. Mentre si infilava i guanti, lanciò un'occhiata
agli
altri componenti della squadra.
Due
Cacciatori, Gudgeon e
Dunstan, erano seduti sulla panchina, guardando fisso per terra: uno
dei due muoveva nervosamente una gamba. Il Portiere era concentrato
in qualche tecnica di rilassamento. Barty e Capper facevano roteare
le mazze. Rachel uscì in quel momento dal separatore dello
spogliatoio femminile, altrettanto nervosa.
“Non
ci fai un discorso
di incoraggiamento?” chiese Barty dopo qualche istante.
Regulus
ci pensò per
alcuni secondi, ma l'unica cosa che gli venne in mente fu:
“Voi
Battitori, non
esagerate con i Bolidi contro Potter. Per questa volta lasciatelo
solo a me”.
“Era
una minaccia nei
confronti di Potter oppure un insolito eccesso di onestà
sportiva?”
chiese Barty, stupito.
“Nessuna
delle due
cose” rispose Regulus. “Voglio solo avere la
soddisfazione di
sconfiggerlo e vedere la sua faccia quando non potrà
giustificarsi
con la solita scusa del gioco sporco”.
I
Battitori sembrarono
molto delusi.
“Non
ti sembra di
prenderla un po' troppo sul personale?” gli chiese Rachel,
facendoglisi vicina perchè gli altri non la sentissero.
“Macché...”
mentì
lui. “E comunque, non sono maniacale”
ribadì, anche se lei non
l'aveva detto.
“D'accordo...”
Cinque
minuti dopo, la
squadra aveva fatto il suo ingresso in campo. Regulus riusciva a mala
pena a respirare; quanto ai rumori provenienti dalla folla, non li
sentiva per niente.
Madama
Bumb si trovava al
centro dello stadio, intenta a trafficare con il baule in cui teneva
Bolidi, Pluffa e Boccino.
“Capitani,
stringetevi
le mani, avanti” ordinò, sbrigativa.
Regulus
lanciò il solito
sguardo inceneritore a Potter e mise tutto il suo impegno per
frantumargli la mano, ma l'altro se lo era aspettato. In ogni caso,
nessuno dei due batté ciglio.
La
sconfitta di
Serpeverde dell'anno prima bruciava ancora. Quella era l'ultima
possibile rivincita. Erano esattamente trecentosettantaquattro giorni
e qualche ora che aspettava quel momento... Sì, forse Rachel
non
aveva tutti i torti: un po' era maniacale.
Quando
ritennero di
essersi distrutti a dovere le rispettive mani e tornarono ai loro
posti, Regulus si rese improvvisamente conto che la prossima volta
che si sarebbero scontrati, con molta probabilità sarebbe
stato a
suon di maledizioni, nel bel mezzo di una battaglia tra Mangiamorte e
avversari. Perchè era sicuro che Potter sarebbe stato uno di
quelli...e anche Sirius.
“Sulle
scope!”
strillò Madama Bumb, distogliendolo da quei cupi pensieri.
Alzò
lo sguardo per
cercare quello di Rachel e, quando lo incontrò, si
sentì un po'
meglio.
Quando
l'arbitro diede il
via alla partita, Regulus non perse un istante di tempo e
volò il
più in alto possibile, per avere una visuale completa del
campo.
Il
clima non poteva
essere migliore: il sole c'era e rendeva l'aria più mite ma,
per
fortuna, era coperto da un gruppo di nuvole bianche che gli
impedivano di abbagliare i giocatori.
Regulus
si sentì
decisamente sollevato. Ecco perchè amava così
tanto il Quidditch:
ogni volta che saliva sulla scopa, aveva la sensazione di lasciare
tutti i problemi per terra.
Mentre
gli occhi
scrutavano attentamente il campo, teneva le orecchie tese al commento
del cronista, che quell'anno era un Corvonero che sembrava esaltarsi
piuttosto facilmente.
“Wow,
ragazzi, che
azione! Il Cacciatore di Grifondoro, Alderton, ha appena tolto la
Pluffa da sotto il naso dei Serpeverde! Ma loro non si lasciano
intimorire e partono tutti e tre all'inseguimento! Alderton passa la
Pluffa a Oakby, che cerca di volare a tutta velocità verso
gli
anelli dei Serpeverde... Manca poco, pochissimo... Colpo di scena! Un
Bolide l'ha costretto a cambiare direzione... se si fosse mosso un
istante più tardi, probabilmente a quest'ora non so se ce
l'averebbe
fatta, dico sul serio. Le botte in testa fanno male. E Serpeverde
riesce a recuperare la Pluffa! I tre Cacciatori se la stanno passando
davvero molto velocemente! Wow! Che finta spettacolare! Si avvicinano
sempre di più... si preparano allo scontro finale con il
Portiere...
Che parata, ragazzi! Comunque è stata un'azione
magnifica!”
Regulus
si chiese se i
cronisti dovessero superare una apposita prova di pazzia:
probabilmente sì, altrimenti non si sarebbe potuto spiegare
perchè
in sei anni non ne avesse mai sentito uno normale. Poco prima, il
Corvonero si era lasciato trascinare dall'entusiasmo a tal punto da
essersi sporto pericolosamente dalla balaustra, facendo venire un
mezzo infarto alla professoressa McGranitt.
Il
Boccino d'oro fino a
quel momento non si era fatto vivo. Potter stava volando dall'altra
parte dello stadio, ma neanche a lui aveva avvistato nulla.
Regulus
cambiò zona e si
diresse verso l'interno, sperando che il Boccino non si trovasse
proprio in mezzo a quella che, alcuni metri più sotto, si
era già
trasformata in una battaglia campale.
“Dunstan
ruba la Pluffa
a Oakby, rifilandogli un potente pugno sulle costole, ma Madama Bumb
non lo vede! Prima che Alderton se la riprenda, all'ultimissimo
secondo, con una mossa a sorpresa, la passa indietro a Queen, che
schiva il Bolide di Thickey! Il Bolide va a finire sugli spalti,
seminando il terrore tra la folla! Qualcuno li aiuti! Intanto Queen
cerca di passare la Pluffa a Gudgeon, ma quella viene intercettata da
una sensazionale Grifondoro, Johns!”
Quel
cronista gli stava
facendo davvero venire l'ansia.
Regulus
decise che
sarebbe stato meglio non ascoltarlo, almeno per quanto poteva.
Accertatosi
che il
Boccino non fosse troppo in alto, scese in picchiata e
cominciò a
perlustrare ogni singola porzione d'aria, continuando a tenere
d'occhio l'altro Cercatore.
Tuttavia
non dovette
attendere troppo tempo.
All'improvviso
un brillio
dorato a sinistra attirò la sua attenzione. Il cuore
andò subito a
mille.
Senza
guardare
nient'altro, partì a tutta velocità, subito
notato dal
commentatore.
“Il
Cercatore di
Serpeverde ha già avvistato qualcosa! Dovrebbe
essere...sì, signore
e signori, è proprio il Boccino d'oro! Ecco che Potter parte
all'inseguimento. Chi la spunterà? Si accettano scommesse!
Io dico
che sarà Potter a vincere!”
Regulus
non gli diede
retta e continuò a puntare al Boccino. Potter intanto lo
stava per
raggiungere, e lui cercò di non farsi affiancare.
Come
se si fosse accorto
di essere cacciato, il Boccino guizzò via, dirigendosi verso
gli
anelli di Grifondoro.
I
due Cercatori
continuarono a seguirlo imperterriti, ma presto lo persero di vista.
“Peccato,
dovremo
aspettare ancora!” commentò il cronista.
“Nel frattempo qui
procede in perfetta parità: ancora zero a zero. Nessun
Cacciatore
riesce a superare gli avversari! La Pluffa cambia proprietario ogni
cinque secondi, strabiliante! Questo dimostra quanto le due squadre
stiano dando il meglio di loro stesse... Ma ecco che Serpeverde
ottiene la Pluffa e riesce a divincolarsi dal cerchio degli
avversari... Adesso i tre Cacciatori stanno puntando verso gli anelli
avversari!”
Regulus
si concesse una
breve distrazione per guardare cosa stesse succedendo, appena in
tempo per assistere al primo goal di Rachel.
“Serpeverde
passa in
vantaggio di dieci punti! Però, Grifondoro sta dando del
filo da
torcere, eh?”
Non
ti preoccupare,
noi stiamo facendo altrettanto, rispose silenziosamente
Regulus,
tornando a guardarsi intorno.
Nei
minuti successivi,
Serpeverde segnò altri due goal, ma presto Grifondoro
iniziò a
rimontare. Era una partita combattuta: ogni singolo metro del campo
veniva conquistato a fatica.
Regulus
si sentiva
davvero soddisfatto della propria squadra ma si rendeva sempre
più
conto che, se avessero continuato con quel ritmo, presto sarebbe
stato costretto a chiedere un time-out per farli riposare un po'.
Anche
i Grifondoro erano
affaticati, ma entrambe le squadre stringevano i denti e continuavano
a giocare.
“Ehi,
un momento!
Potter si è gettato in picchiata! Avrà visto il
Boccino
sicuramente!”
Regulus
si sentì
prendere dal panico. Non gli avrebbe permesso di vincere.
Anche
lui si lanciò
all'inseguimento, cercando di individuare a sua volta il Boccino.
Qualcosa non andava. Non vedeva alcun oggetto dorato muoversi sullo
sfondo verde dell'erba, e loro si stavano avvicinando sempre di
più
al suolo, contro il quale rischiavano di schiantarsi.
Non
è che...?
Lo
capì giusto in tempo.
Potter frenò all'improvviso e ricominciò a salire
verso l'alto.
Regulus tuttavia era riuscito ad accorgersi della finta,
perciò un
attimo dopo stava risalendo a sua volta.
“Bello
scherzo, Potter,
ma non ci sono cascato” ringhiò quando lo ebbe
affiancato di
nuovo.
“Un
po' sì, però!”
replicò l'altro con un ghigno.
Il
Boccino d'oro si
trovava nei pressi della tribuna dove di solito sedevano gli
insegnanti. Regulus accelerò il più possibile, e
James fece lo
stesso.
“Stavolta
ci siamo,
ragazzi! È
il momento
decisivo! I Cercatori stanno volando davvero velocissimi! Wow, che
partita!”
Regulus
si accorse che il
Grifondoro lo stesse facendo deviare, così
riguadagnò terreno
assestandogli una gomitata tra le costole.
Potter
ricambiò, ma
Regulus era talmente concentrato che non sentì quasi dolore:
era
deciso a non fermarsi neanche con tutte le ossa rotte.
Stavano
per raggiungere
il Boccino, quando questo cambiò direzione, girando a
sinistra di
quarantacinque gradi e mettendo quindi Potter in una posizione di
netto vantaggio.
Regulus
se ne accorse in
tempo: rinunciò a continuare l'inseguimento al suo fianco,
come
invece Potter si aspettava, perchè in quel modo non avrebbe
mai
vinto, e si abbassò leggermente, accelerando al massimo.
James
aveva già
teso il braccio e stava per afferrare il Boccino, quando Regulus lo
colse di sorpresa.
Trovandosi
esattamente
sotto l'avversario, riuscì a superarlo quel tanto da avere
il
Boccino sopra la testa.
Potter
lo vide solo in
quel momento. Emergendo dal basso, Regulus gli si parò
davanti senza
alcun preavviso.
Aveva
pensato alle
conseguenze, per esempio al fatto che l'altro non avrebbe avuto il
tempo di frenare, ma non se preoccupò.
Nel
momento in cui la sua
mano si tendeva verso il Boccino d'oro, la scopa di Potter lo
travolse.
I
due riuscirono a non
cadere nel vuoto per il rotto della cuffia.
Regulus
ignorò il
fortissimo dolore al fianco, provocato dallo scontro con
l'avversario, e invece alzò il pugno, fissando con un
sorriso e con
il cuore che esultava il piccolo Boccino che dimenava invano le ali,
fortemente serrato tra le sue dita,.
Se
fino a quel momento
aveva avuto l'udito fuori uso a causa di un potente fischio alle
orecchie, improvvisamente udì un boato levarsi dalla folla
verde-argento e il commento del cronista:
“Serpeverde
ha vinto! È
incredibile! Credevamo tutti che Grifondoro avesse la vittoria in
pugno, e invece...!”
Regulus
non capì più
nulla, perchè un attimo dopo Barty lo raggiunse e lo strinse
in un
abbraccio che quasi gli staccò la testa, seguito poi da
tutto il
resto della squadra di Serpeverde, che gridava insieme ai propri
tifosi, dando l'impressione che il loro troppo entusiasmo avrebbe
fatto crollare le pareti dello stadio.
Solo
quando Regulus
atterrò, insieme a tutti gli altri, e lanciò
un'occhiata verso gli
studenti di Serpeverde esultanti, e poi sul Boccino d'oro catturato,
si rese veramente conto di quello che era successo.
Una
felicità immensa lo
invase: ce l'aveva fatta! Aveva sconfitto Grifondoro.
“Regulus!”
esclamò
Rachel, quando lo ebbe raggiunto, mostrando un'espressione in parte
festante e in parte preoccupata. “Tu sei completamente matto!
Ti
sei fatto investire da una scopa che andava a ottanta all'ora. Potevi
cadere di sotto”.
“Non
è successo
niente” mentì lui, ignorando le proprie ossa che
protestavano per
il pessimo trattamento che aveva riservato loro.
Rachel
scrollò la testa,
incredula, poi lo abbracciò.
“Sei
stato bravissimo”.
Regulus
a quel punto vide
le stelle, perchè la ragazza lo aveva stretto con troppo
entusiasmo,
e non riuscì a trattenere un lamento, sbiancando per il
dolore.
“Oh,
scusami!” disse
lei, allontanandosi subito. “Devi esserti rotto
qualcosa!”
“Rotto
forse no, ma
qualche costola è scheggiata di sicuro” intervenne
Madama Chips,
accorsa in quel momento, i capelli scompigliati e il viso rosso per
l'affanno e la rabbia. “Signor Black! Non lo faccia mai
più!
Adesso, mi segua in infermeria, forza”.
Rachel
si offrì di
accompagnarlo e lo sostenne, passandogli un braccio sotto le spalle.
Regulus fu felice di avere una scusa per non ascoltare l'infermiera
che aveva iniziato a rimproverarlo a gran voce per la sua pazzia di
rischiare la pelle per quella che aveva definito “una stupida
partita”.
Mentre
tutti e tre
uscivano dallo stadio con i Serpeverde in festa, Regulus intravide
James che, con un sorriso forzato che non riusciva a mascherare la
delusione, distribuiva pacche consolatorie ai propri compagni di
squadra.
“Povero
Potter, mi fa
quasi pena” disse, ironico.
“Non
infierire. Adesso
che l'hai battuto, finalmente ti darai una calmata, almeno
spero”
disse Rachel. “Sei soddisfatto, ora?”
Regulus
annuì. Non
sarebbe mai potuto essere più felice di così: non
solo aveva vinto
la partita che aspettava da tempo, ma ora, al suo fianco, c'era la
ragazza che voleva.
Tutto
questo, per qualche
istante, lo indusse a considerarsi il ragazzo più fortunato
del
mondo.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Bè,
una vittoria per uno non fa male a nessuno: la prima partita l'ha vinta
James, quindi era giusto invertire le parti! Non sono ancora molto
convinta di come mi è venuta: purtroppo, la Rowling ha
esaurito
tutti i finali possibili di una partita di Quidditch, quindi
è
molto complicato non ripetere cose già viste. Ma immagino
che
Madama Chips furiosa perchè uno studente si è
quasi fatto
ammazzare di proposito per prendere il Boccino non si sia ancora vista
(almeno lo spero!).
Purtroppo per voi, il ciclo dei capitoli felici si è
concluso. Nel prossimo ci sarà poco da ridere...
Prossimo aggiornamento:
20 febbraio... sempre se sarò sopravvissuta all'inizio degli
esami!
Alohomora:
sono io che devo ringraziarti perchè, se non avessi avuto il
tuo
parere positivo sull'anteprima, sarei rimasta secoli a cancellare e
riscrivere tutto quello che non mi convinceva... e magari non sarei
andata avanti a scrivere questo capitolo e i prossimi, il che sarebbe
stata una tragedia! Eh, puoi immaginare quanto Rachel sia felice in
questo momento! Ti credo che poi non reisce a concentrarsi sulla
partita!
malandrina4ever:
felice che tu abbia apprezzato la "terapia d'urto alla Bellatrix"! Ce
la vedo proprio a utilizzare metodi drastici per far passare le
fobie... avrebbe potuto dare una mano ai pazienti del San Mungo, invece
di mandarceli... A parte gli scherzi, se Regulus avesse davvero chiesto
a Rachel di guardare altrove, lei gli avrebbe dato una bella botta in
testa! Lo chiedo a te perchè se l'esperta: ho trattato
troppo male James?
Mizar:
ho sempre pensato che Sirius fosse considerato un esmpio da seguire dai
ragazzi di Hogwarts, perciò anche suo fratello in gran
segreto
poteva pensare di ispirarsi a lui! Ovviamente però nessuno
lo
deve sapere... Purtroppo Rachel non riuscirà da sola a far
cambiare idea a Regulus, ma almeno contribuirà a farlo
pentire.
vulneraria:
sono sempre contenta di ricevere dei commenti su Rachel,
perchè
creare un personaggio originale all'inizio mi preccupava tantissimo.
Insomma, quando dovevo inventarla mi era venuta l'ansia e
speravo
proprio di evitare di renderla troppo stereotipata. Fortunatamente
vedere che la apprezzate mi è di grande incoraggiamento,
quindi:
grazie!
_Mary:
come ho scritto proprio sopra, sono davvero felice dei commenti
positivi su Rachel perchè inventare persnaggi nuovi
è
rischioso e mi impauriva, almeno all'inizio! Avevo il terrore di dare a
Rachel un carattere inverosimile. Per fortuna la approvate! Invece per
desrivere l'imbarazzo di Regulus nel capitolo scorso ho cercato di
immaginare una via di mezzo tra Orion e una persona normale...
un'impresa, quindi!
lyrapotter:
Orion e Walburga gongoleranno presto, purtroppo. Però, a
proposito della What if, a questo punto ti spiegherò meglio:
il
punto di partenza sarà Regulus che (in qualche modo che non
ho
ancora deciso!) sopravvive. Dopo di che cercherò di
descrivere
che cosa sarebbe successo se Silente avesse saputo prima degli Horcrux,
e quindi la storia sarà anche dal punto di vista di tutti,
non
solo di Regulus. Ovviamente cercherò di far schiattare Voldy
prima che uccida i Potter: in fondo, se il Trio ce l'ha fatta in un
anno e senza aiuti, credo che in quasi due anni l'intero Ordine ce la
possa fare! Mi dispiace per il tuo compleanno, perchè questa
storia sarà conclusa a fine maggio, però la
pantegana
farà lo stesso una brutta fine!
Mirwen:
davvero? Io invece il primo esame ce l'ho il 18, facciamo praticamente
una staffetta! Per fortuna mi sono anticipata tutti i capitoli per il
periodo degli esami!
dirkfelpy89:
ce l'hanno fatta sul serio, ma tu non pensare troppo al dopo, non si sa
mai! ;-) Per quanto riguarda il gruppo, la reazione di Barty l'ho
descritta, mentre su Severus non avrei saputo proprio cosa scrivere:
probabilmente non avrebbe fatto commenti, conoscendolo... Anzi, sarebbe
un motivo in più per farlo pensare a cosa si è
perso
quando ha chiamato Lily "Mezzosangue"; insomma, fingerà di
essere impassibile come sempre!
Gobra1095:
diciamo che Regulus si è sforzato di fare il duro fino alla
fine! Prima o poi diventerà anche lui un ragazzo deciso, ma
dovrà passarne ancora parecchie prima di cambiare.
L'argomento Horcrux tarderà ad arrivare: per ora
tratterò il primo periodo di "apprendistato" tra i
Mangiamorte, in cui Regulus comincierà a rendersi conto che
non è tutto rose e fiori come credeva. Comunque manca ancora
il settimo anno, quindi entreremo un po' alla volta nella fase
depressiva. A proposito, non mi sono dimenticata di farti vedere le
immagini del Diario di Andromeda! E' che adesso sono impegnatissima e
riesco a pubblicare solo perchè questi capitoli me li ero
anticipati. Prima o poi farò in modo di accontentarti!
Scusa!
|
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Capitolo 36 *** Reclute ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
21: Pelle
Rating:
Giallo
Disclaimer:
Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Note:
immagine di lilyhbp
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Reclute
Giugno
1978
La
porta d'ingresso di
Grimmauld Place si aprì e sbatté violentemente,
facendo tremare le
pareti. Abbandonando quello che stava facendo, Kreacher corse
all'ingresso per accogliere il suo padrone e prendergli il mantello.
Qualche
istante dopo,
Orion fece irruzione nel salotto, in cui Regulus e sua madre avevano
appena finito di parlare via camino con Bellatrix.
“Ho
incontrato tuo
fratello!” sbottò il signor Black con un tono
contrariato,
rivolgendosi alla moglie.
“Cygnus?”
chiese lei.
“Ma non sta al San Mungo?”
“Infatti.
Intendevo
quel traditore di Alphard” precisò lui.
Regulus
rimase in
silenzio ad ascoltare le novità.
“Non
gli avrai rivolto
la parola, mi auguro!” disse Walburga piena di collera al
solo
pensiero.
“Oh
no, io avrei fatto
anche a meno di vederlo. È stato lui a rivolgerla a
me”.
“Che
faccia tosta! E
cosa voleva?”
“Mi
ha detto che,
secondo lui, stiamo rovinando Regulus e che non dovremmo costringerlo
ad unirsi alle schiere dell'Oscuro Signore” spiegò
Orion, e
sembrava che ogni parola che pronunciava gli provocasse un gran
disgusto.
“Costringerlo?”
ripeté Walburga, profondamente arrabbiata. “Non mi
pare che lo
abbiamo costretto. È lui che vuole diventare un Mangiamorte.
Non è
così, Regulus?”
“Certo,
madre. Non
dategli retta” rispose Regulus, determinato.
Chissà
perché Alphard
doveva impicciarsi di quella storia, si chiese. In realtà,
non
avrebbe dovuto neanche saperlo.
Non
gli ci volle molto
per intuire chi glielo avesse raccontato: Sirius.
Probabilmente
aveva
cercato di dargli quell'ultimo avvertimento tramite loro zio, ma
Regulus non li avrebbe ascoltati. Sapeva molto bene quello che doveva
fare, e non sarebbero stati due rinnegati con idee pacifiste a fargli
cambiare idea. Tanto a loro che cosa importava del buon nome della
famiglia? Avevano scaricato tutto il peso di quella
responsabilità
su di lui e ora, non contenti, volevano addirittura convincerlo a
seguire il loro pessimo esempio.
E
poi, se Sirius voleva
proprio continuare a tormentarlo con quella storia, perchè
non
glielo diceva in faccia?
Il
suo ricordo tornò
all'ultimo giorno di scuola, quando l'Espresso per Hogwarts era
arrivato a King's Cross.
Sirius
e gli altri
studenti che avevano appena sostenuto i M.A.G.O. e si stavano
salutando per l'ultima volta.
Regulus
se lo era trovato
davanti all'improvviso, stranamente solo, perchè Potter era
impegnato a salutare momentaneamente Lily Evans: la notizia del loro
fidanzamento aveva fatto il giro della scuola per tutto il mese di
marzo, e giravano addirittura voci su un loro probabile matrimonio.
Quando
Regulus e Sirius
avevano incrociato gli sguardi, sicuramente tutti e due avevano
pensato che quella potesse essere l'ultima volta che si vedevano, ma
nessuno dei due aveva fatto nulla.
Si
erano liquidati con
sommo disprezzo e ognuno era andato per la propria strada.
Rachel
aveva provato a
convincerlo almeno a salutarlo per l'ultima volta, ma Regulus era
troppo orgoglioso per seguire il suo consiglio. Alla fine anche lei
sembrava essersi arresa all'evidenza.
“Regulus,
hai parlato
con Bellatrix?” chiese in quel momento Orion, distogliendolo
dalle
sue riflessioni.
“Sì”
rispose lui.
“Devo andare questa sera a Notturn Alley, poi
prenderò una
Passaporta”.
“Bene”.
Walburga
si alzò dalla
poltrona sulla quale era stata seduta fino a quel momento.
“Posso
dire che ormai
siamo stati ripagati da tutti i dispetti che Sirius ci ha fatto. Sei
un figlio perfetto, Regulus. Senza di te la famiglia sarebbe
già
decaduta da un pezzo. Tuo padre ed io siamo orgogliosi della tua
scelta. Sono sicura che diventerai uno dei seguaci più
vicini
all'Oscuro Signore”.
“Ci
proverò” rispose
il ragazzo, compiaciuto.
Quando
sua moglie fu
uscita dal salotto, Orion al contrario si accostò alla
parete su cui
campeggiava l'arazzo con l'albero genealogico, e fece cenno al figlio
di raggiungerlo.
“Regulus,
il fatto che
tu stia per unirti ai Mangiamorte per mantenere alto l'onore della
nostra casata, nonostante la tua giovane età, mi ha fatto
capire che
sei pronto per assumerti la responsabilità della
famiglia”.
Regulus
lo guardò
attentamente, senza dire una parola.
“È
importante che noi Black manteniamo il nostro credito agli occhi
della comunità magica. Fino a questo momento ci ho pensato
io, ma...
non so per quanto tempo potrò ancora farlo”.
Orion
si passò una mano
tra i capelli ingrigiti e, improvvisamente, sembrò molto
più
pallido.
“Tu
non sei soltanto il
mio unico erede. Sei anche il solo e ultimo discendente maschio della
famiglia. Sai che a tuo zio Cygnus mancano pochi giorni di vita e...
nemmeno io sono eterno. Mi ascolti, Regulus?”
Lui
annuì, cercando di
non far trasparire alcuna emozione, anche se dentro di sé
era
esploso un uragano.
Non
poteva dire sul
serio: suo padre non aveva neanche cinquant'anni! Era assurdo. Sapeva
che l'usanza, comune alle famiglie come la loro, di sposarsi soltanto
fra consanguinei, aumentava le probabilità di morte
prematura, ma
per Orion Black era davvero troppo presto.
Per
la prima volta in
vita sua, Regulus provò una paura che non aveva rimedio. Non
poteva
fare nulla per impedire che accadesse.
Ma
non poteva succedere,
almeno, non a lui. Si trattava di Orion Black, l'uomo freddo e
autoritario che induceva tutti ad obbedire soltanto con la propria
presenza, che non aveva mai mostrato il minimo segno di debolezza
davanti ai suoi figli e che, anche ora che parlava della propria
fine, riusciva a mantenere un tono distaccato e privo di emozioni.
L'unica
reazione che lo
tradiva era soltanto quel pallore che Regulus si era imposto di
ignorare.
Una
debolezza comune come
quella di morire non doveva neanche sfiorare un uomo apparentemente
così forte.
Regulus
tuttavia riuscì
a mantenersi distaccato, ricorrendo ad ogni sua capacità di
autocontrollo.
“Tu
prenderai il mio
posto” continuò Orion,
“perciò dovrai sempre trarre esempio da
quelli che ti hanno preceduto. Ne sarai capace. Se il destino dei
Black è nelle tue mani, io mi sento tranquillo. So bene che
non ci
deluderai”.
“Certo
che no”
rispose Regulus.
Non
era mai stato a
Diagon Alley di sera. Era abituato a percorrere quella lunga strada
quando pullulava di maghi e streghe che entravano e uscivano dai
negozi.
Faceva
uno strano effetto
vederla immersa nell'ombra. I negozi erano chiusi o stavano
chiudendo. Gli ultimi ritardatari stavano andando via a passi
affrettati.
Volantini
del Ministero
della Magia erano affissi su ogni muro, raccomandando di non uscire
di notte. Regulus si ritrovò a fare una smorfia divertita:
quegli
avvertimenti a lui non sarebbero serviti.
Si
fermò per dare
un'occhiata all'orario: aveva appuntamento con Piton alle otto e
mezza, e mancavano ancora venti minuti abbondanti.
Per
alcuni istanti esitò,
incerto sul da farsi: non era sicuro di voler entrare subito a
Notturn Alley.
Prima
che potesse
decidersi tuttavia, improvvisamente cinque uomini si Materializzarono
in mezzo alla strada ormai deserta, facendolo sobbalzare.
Protetto
dal buio, si
infilò subito nel vicolo di Notturn Alley e si
appoggiò al muro di
pietra, sporgendosi con prudenza per accertarsi
dell'identità dei
nuovi arrivati.
Con
suo grande rammarico,
intuì che dovesse trattarsi di personale del Ministero, dal
momento
che indossavano abiti troppo formali per giustificare una tranquilla
passeggiata serale.
Il
rammarico si trasformò
prima in sgomento, quando si accorse che puntavano proprio verso
Notturn Alley, e poi in orrore, quando riconobbe l'uomo in prima
fila: con quei baffi a spazzolino e i capelli e gli abiti ordinati in
un modo maniacale, Barty Crouch senior era inconfondibile.
Regulus
si affrettò a
percorrere la strada, cercando di mantenere il controllo. Sentiva le
voci degli Auror seguirlo, e non poté fare a meno di
chiedersi che
cosa facessero lì ma, soprattutto, chi cercassero di
così
importante da scomodare addirittura Crouch e i suoi uomini migliori.
Mentre
superava a grandi
passi molti negozi, un dubbio orribile si fece largo tra i suoi
pensieri: e se avessero ricevuto una soffiata e avessero saputo che,
quella sera, il Signore Oscuro avrebbe incontrato due giovani
aspiranti Mangiamorte?
Non
è possibile,
si disse. Altrimenti si sarebbe portato un'intera squadra di
Auror.
In
ogni caso, estrasse la
bacchetta: non pensava di essere messo alla prova così
presto.
Fece
appena in tempo a
svoltare in un angolo, quando i cinque uomini entrarono a Notturn
Alley.
Regulus
si fermò sul
retro di Magie Sinister, sperando che si allontanassero: e invece
erano diretti proprio lì.
“Signor
Sinister, non
abbia tutta questa fretta di chiudere bottega. Prego, si
accomodi”
ringhiò la voce di uno degli Auror.
Attraverso
una
finestrella aperta sul retro, Regulus poteva vedere e sentire tutto
quello che accadeva all'interno del negozio.
Il
signor Sinister, un
uomo curvo dai capelli unti, guardava con timore i cinque che lo
fronteggiavano.
“Che
cosa c'è? Quelli
dell'Ufficio per l'Uso
Improprio
delle Arti Magiche sono già venuti
ieri!” disse, ansioso.
“E comunque non ho fatto niente di male”.
“Questo
è tutto da
vedere” esordì Crouch, scettico. “In
ogni caso, questa volta non
ci interessano i suoi manufatti oscuri, signor Sinister. Abbiamo solo
delle domande da porle”.
“Prego,
chiedete pure”
disse l'uomo con un tono servile e untuoso, decisamente sollevato
alla notizia che la sua merce non sarebbe stata sequestrata.
“Questo
pomeriggio è
scomparsa una bambina di cinque anni. Alcuni testimoni hanno riferito
di averla vista per l'ultima volta da queste parti. Aveva perso la
madre e si era smarrita. Lei ne sa niente?” chiese Crouch.
Sinister
dissimulò una
smorfia colma di ansia che però Regulus non poté
vedere, perchè il
vecchio gli dava le spalle.
“Bambina?
Nossignore,
nessuna bambina. Non ho visto nessuno” si affrettò
a rispondere.
“Certo...
Ha visto
persone sospette, magari?”
“Come
se fosse
difficile, a Notturn Alley” ringhiò, sarcastico,
il primo Auror
che aveva parlato. A giudicare dalle cicatrici che gli attraversavano
il volto, doveva trattarsi di Alastor Moody.
Le
disgrazie non
arrivano mai da sole, pensò Regulus, immobile come
una statua.
Il pensiero di trovarsi a pochi metri dai due migliori Auror del
Ministero non lo rendeva tranquillo. E non voleva rischiare di
allontanarsi, perchè i suoi passi si sarebbero sentiti.
“Eh,
appunto,
sa quanta
gente poco raccomandabile passa da queste parti? Quella bambina
però
poteva fare più attenzione...”
“Lei
non sa chi era
quella bambina, vero?” intervenne un terzo Auror.
“Era la nipote
del Ministro della Magia”.
Sinister
non resse il
colpo e fu costretto a sedersi.
“Non
so proprio come
aiutarvi, signori” insisté.
“Non
c'è problema”
disse Crouch, con un finto tono tranquillo che fece tremare tutti,
Regulus compreso. In silenzio, si avvicinò alla merce
esposta.
“Uhm... mi dovrò ricordare di mandare un'altra
ispezione qui.
Questo mi sembra un oggetto pieno di magia oscura...”
“Oh,
e va bene!”
strillò Sinister, balzando di colpo in piedi, nervoso.
“C'era
qualcuno, d'accordo? Però non fate sapere
in giro che ve l'ho
detto io. E niente ispezione!”
“Prima
ci dice chi ha
visto e poi valuterò la sua proposta. O accetta o
trascorrerà il
resto dei suoi giorni ad Azkaban. Di scuse per incriminarla ne ho fin
troppe” disse Crouch.
Sinister
lo guardò male,
ma parlò:
“Mi
è sembrato di
vedere... ma non ne sono sicuro eh!”
“Proceda”
disse
Moody.
“Sì,
sì... ho
intravisto una bambina piccola che andava insieme ad un uomo... Ma io
credevo che fosse suo padre, per tutti i gargoyle, l'aveva presa per
mano! Che ne sapevo che...”
“Chi
era quell'uomo?”
lo incalzò Crouch.
“Non
lo so...”
“Com'era
fatto?”
“Era...alto...grosso...un
po' ingobbito. Non l'ho visto bene in faccia, ma doveva avere molti
capelli, vista la peluria che gli spuntava dal cappuccio”.
L'affermazione
fu seguita
da uno dei silenzi più tragici che Regulus avesse mai
sentito. Uno
degli Auror si nascose il volto tra le mani. Nemmeno Crouch
riuscì a
mantenersi impassibile.
“Greyback...”
“Già”.
Sinister
rivolgeva
nervosamente gli occhi da un Auror all'altro, nella malcelata
speranza di cavarsela. Ma ormai nessuno gli dava più retta.
“Lo
riferirò io al
Ministro” disse Crouch, riprendendosi. “Andiamo.
Torneremo con
una squadra per le ricerche. Non possiamo fare più niente
per la
bambina, a parte trovarne il corpo”.
Regulus
neanche sentì i
passi degli Auror che uscivano dal negozio e si incamminavano per la
strada, diretti a Diagon Alley.
Si
guardò intorno con
circospezione, quasi nel timore di posare lo sguardo su un corpicino
straziato e immerso in una pozza di sangue.
Profondamente
scosso,
strinse i pugni così tanto da incidersi la pelle.
Ecco
cosa facevano quegli
ibridi: e certi maghi li volevano addirittura accogliere come normali
esseri umani! Non aveva mai sentito parlare di Lupi Mannari mansueti.
Adesso
aveva un motivo in
più per proseguire per la strada che aveva scelto. Se il
Signore
Oscuro avesse trionfato, quelle cose non sarebbero accadute
più. Lui
non avrebbe permesso a quei mostri di sopravvivere.
O
almeno, era quello che
Regulus credeva. *
Gli
ci vollero dieci
minuti prima di smaltire la rabbia, poi si incamminò di
nuovo verso
il luogo dell'appuntamento.
“Black,
sei tu?”
chiese una voce bassa, nel momento in cui sbucò nel vicolo
prescelto.
“Sì.
Hai incontrato
gli Auror?”
“Sì”
rispose Severus
Piton, coperto da un lungo mantello nero. “Ma sono riuscito a
nascondermi in tempo”.
“Dobbiamo
sbrigarci,
perchè torneranno tra poco. Bellatrix mi ha detto di aver
lasciato
una Passaporta da queste parti. Dovrebbe essere un guanto. Diamoci da
fare e cerchiamola”.
C'erano
molti rifiuti, e
Bellatrix aveva nascosto per bene la Passaporta, ma alla fine Piton
la trovò.
“Eccola”
disse,
controllando l'orario. “Appena in tempo. Pronto?”
Regulus
annuì.
Nell'esatto
istante in
cui il guanto ammuffito si illuminava, entrambi lo afferrarono e si
sentirono risucchiare da un vortice...
Atterrarono
su un prato,
non senza qualche difficoltà a rimanere in piedi.
Dopo
essersi ripresi
dallo scombussolamento provocato dal viaggio tramite Passaporta, si
guardarono intorno. Si trovavano sulla cima di una collina ricoperta
da un manto erboso e circondata da campi brulli e deserti.
Nell'oscurità,
non una
luce di qualche casa si vedeva nel raggio di chilometri, né
qualsiasi altra cosa che permettesse loro di capire in quale zona del
paese fossero capitati. Chissà, magari erano addirittura
fuori dai
confini nazionali.
“Tu
sai fare la
Materializzazione Congiunta, vero? Per il ritorno” chiese
Regulus,
rendendosi improvvisamente conto di non aver ancora potuto sostener
l'esame, per motivi di età.
“Certo”
rispose
Piton, ancora meno loquace del solito.
I
due ragazzi attesero in
silenzio.
Ogni
minuto che passava,
Regulus si sentiva sempre più agitato. Non sapeva dire se si
trattasse di paura o di emozione: forse entrambe le cose.
Probabilmente
era
normale: chiunque si sentirebbe agitato appena prima di compiere una
scelta irreversibile. Sapeva che, una volta entrato al servizio del
Signore Oscuro, non sarebbe mai potuto arretrare, ma tornare sui
propri passi non lo interessava: era convinto di quello che faceva,
nonostante quello che pensavano Sirius, Alphard e molti altri.
Sentiva
di fare solamente
il proprio dovere.
L'unico
motivo di
dispiacere per lui fu pensare che Rachel non avrebbe mai approvato
quella decisione. E gli dispiaceva anche doverle mentire da quel
momento in poi, ma del resto, se lei non riusciva a capire, non era
colpa sua.
I
suoi pensieri furono
interrotti dal rumore improvviso di qualcuno che si Materializzava
alle loro spalle.
Appena
si voltarono, per
alcuni eterni istanti videro soltanto il nero della notte.
“Lumos”
sibilò
una voce serpentesca.
Nell'oscurità
si accese
la luce di una bacchetta che dapprima li abbagliò e poi,
quando si
furono abituati al chiarore improvviso, rivelò loro le
fattezze del
proprietario.
Regulus
aveva visto
quell'uomo quando aveva solo otto anni, ma se lo ricordava bene, e
non poté fare a meno di notare che fosse cambiato: se prima
conservava dei tratti umani, adesso aveva storpiato ancora di
più il
proprio aspetto.
Gli
occhi rossi si
posarono sui due giovani e la bocca, priva di labbra, si
piegò in un
ghigno compiaciuto.
“Benvenuti”
esordì,
sempre con la sua voce che sembrava un sibilo.
Per
un attimo, Regulus
non seppe cosa rispondere, ma fortunatamente ci pensò Piton.
“Signore,
siamo...”
“Lo
so chi siete” lo
interruppe l'Oscuro Signore. “Bellatrix e Lucius mi hanno
parlato
di voi due. Mi fa piacere vedere tanti giovani che vogliono
combattere per un mondo migliore e libero da certi esseri
inferiori”.
Sia
Regulus che Severus
chinarono le teste in segno di rispetto.
Quell'uomo
riusciva a
trasmettere un'incredibile potenza. Regulus non aveva dubbi sul
perché fosse diventato il Mago oscuro più forte
di tutti i tempi.
Nessuno in sua presenza avrebbe mai potuto avere il coraggio di
disobbedire.
Era
esattamente come se
lo era immaginato in tutti quegli ultimi anni e si sentì
davvero
onorato per avere ottenuto il privilegio di conoscerlo.
“Siete
avvertiti”
riprese a parlare il mago. “Se deciderete di unirvi a me,
avrete
tutto quello che desiderate: potere, gloria, qualsiasi donna
vogliate...”
Accanto
a sé, Regulus
sentì la mano di Piton chiudersi a pugno, come in risposta
ad un
riflesso condizionato.
“...e
magari un giorno
riuscirete addirittura ad ingannare la morte, proprio come ho fatto
io”.
Regulus
alzò lo sguardo,
ammirato: era davvero riuscito a fermare la morte? Se ce l'aveva
fatta, e se non mentiva, allora lui non avrebbe avuto bisogno di
sopportare la perdita di quelli cui teneva.
“Io
ricompenso chi mi
serve con fedeltà e dedizione, ma non ammetto
tradimenti” continuò
Lord Voldemort. “Sono generoso con chi mi è
devoto, ma dovete
restare tali per sempre, altrimenti la mia giustizia farà il
suo
corso. Intesi?”
“Sì,
Signore” si
affrettò a rispondere Regulus.
“Vi
serviremo fino alla
fine” aggiunse Severus, convinto.
“Molto
bene. Black, tu
frequenti ancora Hogwarts, vero?”
“Sì”
rispose
Regulus, sperando che non avesse qualche problema con chi era ancora
studente. Invece si sbagliava.
“Perfetto.
Mi sarai di
grande aiuto. Un infiltrato nella tana di Silente è proprio
quello
che mi serve” disse l'Oscuro Signore soddisfatto.
Poi
ordinò loro di
scoprire il polso sinistro e, pronunciando un incantesimo che nessuno
dei due aveva mai sentito, suggellò il patto di alleanza con
il
Marchio Nero inciso a fuoco sulla loro pelle.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*
Non so se fosse davvero così ma
non credo che Voldemort volesse far sapere troppo in giro di essere in
combutta con i Lupi Mannari almeno durante la prima guerra magica,
perchè se i
Purosangue lo avessero saputo avrebbero esitato ad allearsi con uno che
si serviva degli "ibridi" che loro odiavano tanto. Quindi ho ipotizzato
che Regulus non lo sapesse. Quando lo scoprirà,
avrà i primi dubbi sul caro Voldemort.
*Angolo autrice*
Lo
so, la cosa non vi va giù, ma prima o poi doveva succedere.
Immagino che vi sarete chiesti perchè abbia inserito la
parentesi con la povera bambina "rapita". Bè, i motivi sono
molti. Prima di tutto volevo inserire Crouch Sr. visto che ne ho
parlato
spesso; poi volevo aggiungere un po' più d'azione a questo
capitolo deprimente; e poi (e
d'accordo lo ammetto!!) mi ero quasi, e sottolineo
quel quasi,
dispiaciuta per Orion (cioè, più per Regulus che
per lui)
e quindi avevo bisogno di scrivere qualcosa che mi distraesse!
Ok, l'ho detto. Non ci avrei mai creduto.
ORA,
UN ATTIMO DI ATTENZIONE, PER FAVORE!
Dunque, alcuni di voi
già lo
sanno, ma credo che sia giunto il momento di dare la comunicazione
ufficiale visto che iniziate a fare domande spinose! Pensavo di dirvelo
all'ultimo capitolo ma sareste stati capaci di uccidermi se vi avessi
fatti preoccupare inutilmente! XD
Chi ha letto la mia
precedente
long-fiction sa che avevo intenzione di scrivere una storia in cui
Regulus sopravviveva, ed è esattamente quello che ho
intenzione
di fare; in parole povere, scriverò il sequel di questa qui,
anche se ovviamente andrò fuori canon... cosa del tutto
nuova
per me!
L'idea è di
immaginare cosa
sarebbe successo se Regulus fosse riuscito in qualche modo a
sopravvivere e se avesse rivelato a Silente il segreto degli Horcrux.
Stravolgere la trama dei
libri mi
preoccupa, ma immaginare l'Ordine della Fenice alla ricerca dei
frammenti di anima di Voldemort mi ispira tantissimo. In fondo, ho
già scritto una fanfiction drammatica ed è ora
che mi
dedichi anche ai lieti fini!
La fanfiction attuale finirà ad un punto che, pur rimanendo
nel
canon, mi permetterà poi di cominciare quella nuova e
modificare
gli eventi, quindi penso che l'ultimo capitolo si concluderà
poco prima che Regulus entri nella caverna.
Accetto ogni commento
positivo o negativo su questa idea ma, se vi piace, ringraziate Alohomora che mi ha convinta ad
avventurarmi nel mondo del What if!
Tornando
al presente...
Prossimo aggiornamento:
27 febbraio
lyrapotter:
sì, ultimamente sono diventata nottambula... studio fino a
tardi, quindi aggiorno di notte! Togli pure quel "mezza": quella di
Regulus era una ripicca personale bella e buona, sia per la normale
rivalità nata sul campo da Quidditch, sia per il motivo che
hai
detto tu, cioè il fatto che, secondo Regulus, James gli ha
portato via Sirius e inoltre è uno dei responsabili del suo
traviamento, oltre ad Andromeda, Alphard, l'intera Casa di
Grifondoro... insomma, mezzo mondo! Regulus, che testa dura che hai...
U_U Anche io non vedo l'ora che la pantegana esali il suo ultimo
respiro! Sono cattiva, ma infierire su di lui è uno dei miei
passatemo preferiti. E' anche un ottimo anti-stress!
Alohomora:
mai dire mai, Regulus e James un giorno potrebbero anche sfidarsi di
nuovo, magari quando la guerra sarà finita! Ma direi che,
almeno
per James, la carriera sportiva è esclusa: lo vedo troppo
bene
come Auror. Ahah, forse ce li ritroveremo con tanto di squadre composte
dai vari figli, i Black contro i Potter! Sarebbe un massacro! Basta, la
devo smettere di pensare a questo seguito, se no mi dimentico i
capitoli che devo ancora scrivere di questa storia. Veramente nessuno
ha mai detto che Alphard non avesse lasciato nulla a Regulus: sappiamo
solo che ha dato del denaro a Sirius, il resto può essere
inventato dalle fanfiction! Comunque ci sarà qualcosa che
Alphard darà a Regulus... ma è ancora prematuro
da dire!
Lo scoprirai verso la fine! ;-)
Bella_Cissy_BlackSisters:
grazie, quello che avete detto mi ha fatto davvero piacere! Anche se
James non mi è mai stato simpatico, sto cercando di essere
il
più obiettiva possibile, tranne quando lo vedo con gli occhi
di
Regulus che, al contrario, non è affatto imparziale! Ho
anche
voluto farlo perdere qualche volta proprio per non esagerare: nemmeno
Harry ha mai vinto tutte le partite. E poi James poteva tranquillamente
battere Tassorosso e Corvonero... qualche sconfitta con Serpeverde ci
stava pure... altrimenti Regulus non sarebbe rimasto Cercatore della
squadra a lungo!
Mirwen:
qualche volta anche in lui salta fuori qualche caretteristica meno
tranquilla... in fondo, ricordiamoci che è il fratello di
Sirius: qualche gene in comune lo dovranno anche avere! E poi ho
esperienza di queste cose: mia sorella quando giocava a pallavolo a
scuola si faceva ammazzare pur di prendere la palla! XD
_Mary:
se hai letto sopra, adesso sai qual era quella sorpresa che avevi
intuito la settimana scorsa! Spero che l'idea ti piaccia! Passando al
capitolo, anche io ho sempre tifato per Grifondoro quando tra i
Serpeverde c'era Malfoy! Ma Regulus ha compiuto il miracolo e mi sono
ritrovata a tifare Serpeverde negli anni '70! Sì, Regulus ha
avuto lo stesso atteggiamento maniacale di Baston,
infatti avevo
proprio pensato a lui mentre scrivevo! Ma sembra abbastanza normale per
i Capitani, come ha dimostrato anche Angelina nel quinto libro! Se poi
aggiungi che l'avversario si chiama James Potter... si salvi chi
può!
Mizar:
infatti, credo che Regulus avrebbe anche accettato di cadere
giù
dalla scopa pur di prendere il Boccino sotto il naso di James! Come hai
potuto vedere, il lieto fine arriverà, anche se non in
questa
fanfiction, ma nella prossima, anche se nel frattempo ne dovranno
pasare tante. Ma la sofferenza è sempre direttamente
proporzionale alla felicità finale, quindi non ti abbattere
troppo per questi capitoli difficili.
malandrina4ever:
come vedi, ho risposto alla tua domanda sul finale! Visto che speravi
nel lieto fine, sono giunta ad un compromesso... quindi il finale
sarà non lieto ma momentaneo, perchè il seguito
sarà veramente a lieto fine! Contenta? Io per il momento
sono
felice per essere riuscita a scrivere una conclusione di partita
diversa dal solito perchè avevo davvero paura di non avere
idee... per fortuna per questa storia l'argomento Quidditch
è
archiviato! Nel seguito dovrò sforzarmi ancora di
più per
essere imparziale con James, perchè non sarà
più
un personaggio marginale... ma tanto dopo la fine della scuola lo
comincio ad apprezzare, sempre nei limiti!
chocco:
grazie! Non sono abituata a capitoli pieni di adrenalina, ma andando
avanti nella storia ce ne saranno di più, come puoi
benissimo
immaginare.
MEISSA_S:
vale la pena di aspettare un po' di più le tue recensioni
perchè sono sempre bellissime! Su quel "sì" detto
da
Regulus hai visto giusto: più di così non poteva
dire,
anche se andando avanti riuscirà a dire anche qualche frase
intera! Ebbene sì, la vittoria contro Grifondoro per Regulus
è stata una specie di risarcimento perchè James
secondo
lui era uno di quelli che gli avevano portato via Sirius, e
probabilmente lo considerava il maggior respomsabile. Infatti Regulus
cominciava ad essere infastidito dalla sua presenza quando ancora non
lo conosceva, prima di iniziare il primo anno! Se hai notato che in
questo capitolo Orion è apparso più "umano",
ebbene
sì, la tua storia mi ha influenzata... prima lo immaginavo
come
la versione maschile di Walburga, ma da quando ti seguo non ci riesco
più!
dirkfelpy89:
wow, che bello, quando sento di bambini appena nati (o che devono
nascere) mi sciolgo!! Spero che tu sia riuscito a comprare il regalo,
comunque! Se sei anche dispiaciuto per James, puoi sempre immaginare
che la Coppa del Quidditch l'abbia vinta Grifondoro... Regulus
avrà ancora un altro anno per vincerla! Non l'ho scritto
perchè non ha trovato spazio tra eventi più
importanti,
ma se tu vuoi pensare che sia andata così, non sarebbe un
errore!
DubheBlack:
benvenuta! Grazie mille per aver recensito e anche per aver letto
Slytherin love! Sono contenta che i personaggi ti piacciano: mi sa che
abbiamo gli stessi gusti perchè Regulus è il mio
preferito in assoluto, ma mi piace molto pure Sirius. Spero di riuscire
a rendere verosimile anche Barty perchè finora ha
scherzato...
adesso verrà la prova del nove e devo rendere credibile il
suo
cambiamento. Critica pure se, quando arriverà il momento,
non ne
sarai convinta! Sai che "Luna piena" è stato anche il mio
capitolo preferito? O almeno uno dei preferiti! Infatti è
stato
tra i primi che ho scritto e ci ho messo molto più impegno
del
solito! Sono felice che ti piaccia anche Rachel: ti dirò,
l'idea
di fare un seguito mi è venuta anche perchè non
riesco
più a separarmi da lei!
|
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Capitolo 37 *** Un alleato inatteso ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
22: Ghiaccio
Rating:
Verde
Disclaimer: Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Un
alleato inatteso
Settembre 1978
Era iniziato un
nuovo
anno a Hogwarts, l'ultimo per Regulus e i suoi amici. Ormai era tempo
di progetti per il futuro, ma quasi nessuno era contento di finire la
scuola.
“Hogwarts
mi mancherà”
disse Rachel una di quelle giornate. Era seduta sul divano della sala
comune di Serpeverde e teneva la testa poggiata sulla spalla di
Regulus.
“Siamo
appena a
settembre” disse lui, nel tentativo di sollevarle il morale.
“Mancano ancora nove mesi”.
“Mesi
che non ci
potremo godere a causa dei M.A.G.O.” replicò lei.
“Quasi quasi
mi faccio bocciare, così resto qui ancora un altro anno. Che
ne
pensi? Potresti farlo anche tu”.
“Sicuro...”
rispose
Regulus con evidente sarcasmo. “Pensavo che ti piacesse
l'idea di
cominciare a lavorare”.
“Sì
ma la vita vera
non mi attira per niente. È molto meglio qui...
ah!” esclamò
all'improvviso, raddrizzandosi e rivolgendogli un gran sorriso.
“A
proposito. Indovina cosa mi ha detto Lumacorno in via del tutto
confidenziale?”
Regulus la
guardò per
alcuni istanti, perplesso.
“Che
ha già
organizzato l'ennesima festa?” chiese.
“Sì,
ma non è questo
il punto. Il fatto è che è riuscito ad invitare
il reclutatore del
Puddlemere United! Hai capito? Non potrai mancare: vi ha combinato
apposta un incontro”.
“Cosa...?”
Regulus non
aveva la più
pallida idea di cosa dire: non se lo sarebbe mai aspettato.
Vedendo che lui
non
reagiva, Rachel perse di colpo tutto l'entusiasmo.
“Pensavo
che stessi
valutando la carriera sportiva” disse. “O forse
giocare a
Quidditch non è abbastanza nobile per un Black?”
“Non
ho detto che non
mi interessa, anzi” rispose Regulus. “È
solo che quella sportiva è una carriera breve...”
Distolse lo
sguardo da
quello di lei, incapace di sostenerlo ancora.
Gli sarebbe
piaciuto
eccome diventare un giocatore professionista, ma un impiego del
genere lo avrebbe tenuto occupato molte ore al giorno... e lui aveva
ben altri impegni. Fare il Mangiamorte part-time non era previsto.
“...
comunque
incontrerò questo reclutatore, perchè
no?” concluse, con un
sorriso forzato.
Rachel stava
per
ribattere, quando puntò lo sguardo verso l'ingresso e disse:
“Ecco
il nostro
Caposcuola”.
Regulus si
voltò.
Barty era
appena entrato
nella sala comune e, in pochi secondi, aveva raggiunto il divano,
piantandosi davanti a Regulus con un'aria inviperita.
“Tu
pensi che io abbia
tempo da perdere?” esordì, stizzito.
“Avevi detto che mi avresti
aiutato con la ricerca di Difesa contro le Arti Oscure!”
“Ah...
me ne sono
dimenticato” rispose Regulus senza scomporsi.
“E me
lo dici così? Ti
ho aspettato mezz'ora in biblioteca, mezz'ora!”
ribadì.
“Va
bene, Barty, adesso
calmati. Sono stata io a trattenerlo” intervenne Rachel.
“Su
questo non c'è
dubbio” rispose lui, acido. “È
già la seconda volta che gli chiedo un favore e lui mi
dà buca”.
“Non
l'ho fatto
apposta” disse Regulus.
“Se
questo è il tuo
modo di scusarti, sappi che non...” esordì Barty,
ma Rachel lo
interruppe.
“Ti
aiuteremo tutti e
due a pomeriggio con la ricerca, tanto è stata assegnata per
lunedì
e abbiamo tempo. Ora però non ti arrabbiare.
Perchè non ti siedi un
po'? Stavamo parlando del nostro futuro lavorativo”.
Barty
esitò per alcuni
secondi con le labbra serrate, come se avesse voluto aggiungere
qualcos'altro, ma alla fine si sedette sulla poltrona accanto.
“Allora,
hai deciso
cosa fare?” gli chiese Rachel, cercando di sciogliere il
ghiaccio
che si era improvvisamente creato tra i due ragazzi.
Barty prese a
fissare il
pavimento, poi rispose:
“Mio
padre vuole farmi
frequentare il corso di Magisprudenza... Io ci ho pensato molto
quest'estate, ma ancora non mi sono deciso. Vorrei fare qualcosa di
più utile per la comunità magica,
tipo...”
“Tipo?”
Lui fece
spallucce: aveva
tutta l'aria di nascondere qualcosa.
“Regulus,
stai bene?”
Regulus vide
gli sguardi
di lei e di Barty puntati su di sé e impallidì.
Aveva stretto i
pugni nell'istante in cui aveva sentito il Marchio Nero bruciare. Per
fortuna, il dolore cessò quasi subito.
“Sì,
va benissimo”
mentì, ostentando una finta naturalezza.
Piton non aveva
avuto
torto ad avvertirlo: nascondere il Marchio a Hogwarts era
più
difficile di quanto avesse immaginato, soprattutto perchè
gli faceva
male spesso, ogni volta che l'Oscuro Signore convocava gli altri
Mangiamorte.
Era complicato
fingere,
soprattutto con Rachel. Si sentiva una schifezza quando doveva
mentirle. Cercava di giustificarsi, convincendosi del fatto che fosse
lei a non capire che i Mangiamorte stessero dalla parte giusta, ma in
ogni caso era consapevole di ingannarla.
Non voleva
neanche
pensare a cosa sarebbe successo se lei lo avesse scoperto.
Regulus le
strinse la
mano in un gesto involontario, mentre tutti e tre tacevano.
Barty aveva gli
occhi
puntati sul fuoco traballante del camino: aveva un'aria assorta e
incupita.
Regulus sapeva
di averlo
offeso, ma non poteva fare altrimenti. Forse era diventato paranoico,
ma da quando era cominciato l'anno scolastico, aveva la sensazione
che Barty lo tenesse d'occhio.
Non poteva
essere al
tempo stesso Mangiamorte e amico di un Crouch. Doveva allontanarlo da
sé per non correre il rischio di essere scoperto.
Barty era
diventato
troppo curioso e aveva iniziato a fargli molte domande, alle quali
lui non voleva, né poteva, rispondere, soprattutto adesso
che il
Signore Oscuro gli aveva affidato un incarico da svolgere a
Hogwarts...
“Per
chi era quel
gufo?”
“Quale?”
“Quello
che hai appena
mandato”.
“Era
per i miei
genitori”.
“Non
gli hai già
scritto ieri?”
Regulus
tornò a guardare
Barty, esasperato e teso.
“E
anche se fosse?”
Un silenzio
pesante cadde
nella guferia, interrotto solo dai versi dei gufi e delle civette che
affollavano i trespoli e le rientranze nelle pareti.
Regulus
ringraziò il
cielo per avere fatto in tempo a spedire il messaggio indirizzato a
Rabastan Lestrange prima che Barty entrasse, altrimenti sarebbe stato
capace di prenderglielo.
Il ragazzo
abbassò lo
sguardo, cupo.
“Per
caso ho fatto
qualcosa di male?” chiese. “Ti ho offeso?”
“No”
rispose Regulus,
nervoso.
“E
allora per quale
accidenti di motivo mi eviti?”
“Non
è vero che ti
evito”.
“Non
mi prendere in
giro! È dall'inizio dell'anno che non sei più lo
stesso. Ah, ma
credo di aver capito che cosa ti prende”.
Regulus si
irrigidì.
“E
cos'è che avresti
capito?”
“Che
sei uno di quelli
che appena si trovano la ragazza abbandonano gli amici. Tanto non ti
servo più, vero? Ora ti senti sistemato, quindi credi di
avere tutti
i diritti di farti i cavoli tuoi. I traditori come te mi
disgustano”.
Lui decise di
non
rispondere, pensando che fosse meglio lasciarglielo credere.
A sua volta,
Barty non
insisté, così Regulus pensò bene di
dirigersi verso la porta, con
l'intenzione di uscire dalla guferia il prima possibile, ma, prima
che potesse mettere in atto la propria decisione, l'altro chiese:
“Dove
sei stato ieri
notte?”
Il battito
cardiaco
raggiunse in un attimo una velocità incredibile. Regulus
sentì
cedere le ginocchia. Tuttavia cercò di mantenere un tono di
voce
normale.
“Da
nessuna parte”.
“Nel
dormitorio non
c'eri e il tuo letto era vuoto”.
“Te
lo sarai sognato.
Non sarebbe la prima volta che ti immagini le cose”.
“Mi
stai prendendo in
giro? E guardami mentre ti parlo!”
gridò, mentre Regulus
gli voltava le spalle per uscire.
Nel tentativo
di
fermarlo, Barty lo afferrò per il braccio sinistro,
all'altezza del
polso. Nello stesso istante, il Marchio Nero bruciò un'altra
volta,
facendolo sobbalzare e gemere per la sorpresa e il dolore.
“Lasciami!”
intimò,
sforzandosi per liberare il braccio con un violento strattone. Ma non
ce ne sarebbe stato il bisogno, perchè Barty lo aveva
già lasciato
andare, consapevole di avergli fatto male.
Evitando di
incrociare il
suo sguardo stupito, Regulus aprì la porta della guferia e
se la
richiuse alle spalle, scendendo gli scalini di pietra in tutta
fretta.
Solo quando
raggiunse la
capanna di Hagrid rallentò e riuscì a calmarsi.
Barty stava
veramente esagerando. Ci mancava solo che si accorgesse delle sue
uscite notturne.
Nell'ultima
settimana
aveva dormito poco: doveva esplorare il castello nella zona che Lord
Voldemort gli aveva indicato. Quella notte sarebbe stata l'ultima,
perchè le precedenti gli erano servite per trovare il
nascondiglio
dell'oggetto che doveva recuperare e una via di fuga nel caso in cui
fosse sopraggiunto qualcuno.
Adesso che
Barty
sospettava di lui, avrebbe preferito aspettare qualche giorno, ma
ormai aveva mandato il messaggio con tanto di luogo e ora
dell'appuntamento. Non poteva dare buca, perchè Rabastan non
era un
tipo paziente.
Mentre
camminava,
stringendo i pugni nervosamente, rifletté a lungo su cosa
potesse
fare per evitare che Barty lo aspettasse sveglio. Infine, la
soluzione lo illuminò all'improvviso.
Quella sera,
dopo cena,
gli risultò fin troppo facile versare della pozione
soporifera nel
bicchiere che Barty teneva sempre sul comodino accanto al proprio
letto.
Quando il
ragazzo,
ignaro, bevve la pozione poco prima di andare a dormire, un istante
più tardi iniziò a sbadigliare e fece appena in
tempo a infilarsi
sotto le coperte prima di cadere in un sonno profondo.
Sicuro che
l'effetto del
filtro sarebbe durato tutta la notte, Regulus fece finta di coricarsi
a sua volta e attese che anche gli altri compagni di dormitorio si
fossero addormentati.
Una volta certo
che non
sarebbe stato disturbato, balzò in piedi, già
vestito, ed uscì dal
dormitorio con la massima prudenza.
La sala comune
era
deserta, esattamente come lo spettrale corridoio dei sotterranei,
appena fuori dall'ingresso.
Regulus si
fermò
soltanto un attimo per assicurarsi di essere davvero solo, e gli
sembrò di avere udito dei passi fermarsi proprio in
quell'istante da
qualche parte dietro di lui.
Si
voltò, la bacchetta
levata, ma nell'oscurità non vide nessuno: probabilmente
aveva
sentito la sua stessa eco.
Riprese a
camminare,
continuando a mantenere le orecchie tese a captare il minimo rumore
estraneo. La strada che separava la sala di ritrovo di Serpeverde e
quella d'ingresso era lunga e, anche se di giorno la conosceva come
le sue tasche, di notte c'era sempre il rischio di sbagliare
corridoio e perdersi.
Per tutta la
durata del
tragitto, gli unici rumori che sentì furono i propri
palpiti,
causati dall'agitazione, e sempre quell'eco che si interrompeva ogni
volta pochi secondi dopo di lui.
Alcuni minuti
più tardi,
svoltato un angolo, intravide in fondo al corridoio il chiarore
proveniente dalle finestre della sala d'ingresso.
Sollevato,
continuò a
camminare, ma all'improvviso accaddero molte cose.
Da qualche
parte dietro
di lui sentì un cigolio, come quello di una parete che si
apriva.
Spaventato, provò a raggiungere l'aula di Pozioni ma, prima
che
potesse anche solo compiere il primo passo, qualcosa di pesante e
freddo lo afferrò per la spalla. Una mano.
Regulus non
seppe mai che
cosa gli impedì di urlare: forse il terrore che gli aveva
tolto il
respiro.
“Ah-ha!
Brava micina,
ti sei meritata una colazione doppia. Vediamo chi abbiamo
qui”
parlò nell'ombra la voce di Argus Gazza.
Il custode
accese la
propria lanterna e la sollevò, illuminando la porzione di
corridoio
che li ospitava.
Regulus
all'inizio fu
abbagliato dalla luce improvvisa ma poi, quando si fu abituato, si
ritrovò il viso magro del custode a pochi centimetri dalla
faccia,
mentre Mrs Purr lo guardava con un'aria di sfida.
Maledetta
gatta,
pensò, sentendosi annodare le viscere.
Le guance
flosce di Gazza
tremolarono quando la bocca si incurvò in un sadico ghigno
di
vittoria.
“Bene
bene, vado per
cogliere in fallo uno studente del primo anno e mi ritrovo il
fratello di quel criminale di Sirius Black!”
esclamò, con
un'espressione folle che gridava vendetta per tutti gli scherzi
subiti in passato. “Ora ce ne andiamo dritti dal Preside
e...”
“Lascialo
stare, Gazza,
lui è con me”.
Per un attimo
Regulus
credette che la voce che si era appena levata alla loro sinistra
fosse solo frutto della propria immaginazione. Era talmente
spaventato che riusciva a stento a reggersi in piedi. Fantastico: era
la sua prima missione seria e si era già fatto cogliere in
flagrante. E non aveva ancora visto il peggio.
“Chi
ha parlato? Un
altro studente in giro!” sbraitò Gazza, alzando la
lanterna e
socchiudendo gli occhi.
“Sono
un Caposcuola”
rispose Barty, avvicinandosi e indicando la propria spilla.
“Ah,
Crouch...”
bofonchiò il custode, deluso. “Che significa che
Black ha il
permesso? Non è...”
“Doveva
scontare una
punizione da Hagrid e io ho il compito di riaccompagnarlo nella sala
comune. Era rimasto indietro e sono tornato a riprenderlo”
mentì
Barty, senza riuscire a nascondere una certa ansia.
“Stava
andando dalla
parte opposta!” protestò Gazza.
“Mi
ero perso...”
disse Regulus, riuscendo finalmente a parlare.
“Esatto.
Ah, mi era
sembrato di sentire Pix che faceva rotolare qualcosa sul pavimento
del piano di sopra” aggiunse Barty. “Non vorrei che
avesse
smontato un'armatura”.
Imprecando
parecchie
volte contro il Poltergeist, Gazza li lasciò, seppur con
riluttanza.
Anche se il
custode se ne
era andato, Regulus era ben lungi dal sentirsi tranquillo. Come aveva
fatto Barty a svegliarsi così presto? E ora che cosa si
sarebbe
potuto inventare per giustificare la sua uscita notturna?
Barty lo
afferrò per un
braccio e lo spinse dentro l'aula di Pozioni, chiudendosi poi la
porta alle spalle e accendendo qualche torcia.
Per alcuni
minuti, che
sembrarono ore di agonia, rimasero in silenzio, immobili uno di
fronte all'altro.
Regulus
stringeva
spasmodicamente la bacchetta, incerto se la avrebbe dovuta usare
oppure no. Il sangue nelle vene gli si era del tutto ghiacciato.
“Come...?”
esordì,
cercando di parlare per capire fino a che punto Barty avesse capito.
Quello estrasse
dalla
tasca una boccetta vuota.
“Antidoto
contro le
pozioni soporifere” spiegò con una poco
dissimulata nota di
trionfo. “L'ho preso prima che mi facessi bere la pozione.
Sapevo
che avresti cercato di rendermi innocuo, non sono mica un idiota. A
dirla tutta, ho preso anche un bezoar, sai, nel malaugurato caso in
cui avessi deciso di avvelenarmi”.
Il cervello di
Regulus
lavorava febbrilmente, cercando una soluzione, mentre Barty lo
raggiungeva.
“Andiamo,
smettila di
guardarmi come se fossi un Dissennatore. Non ti ho appena salvato da
una punizione e da un interrogatorio che sarebbe stato di certo molto
imbarazzante?”
“Sì...”
rispose
Regulus, riacquistando un po' di lucidità, quanto bastava
perchè
riuscisse a mostrarsi freddo. Il ghiaccio che sentiva dentro si
manifestava anche all'esterno.
Tuttavia lo
sguardo di
Barty non gli piaceva per niente.
“Credo
di aver capito
perchè ultimamente mi hai allontanato” disse.
“Ma
davvero?” replicò
lui, ostentando una finta indifferenza.
“Sì.
In fondo era
anche piuttosto ovvio. Tu sei stato bravo ma io sono più
furbo.
Ormai l'ho capito”.
“Capito
cosa?”
sussurrò Regulus con voce rauca, anche se non era tanto
sicuro di
voler sentire la risposta.
“Che
il tuo strano
comportamento è dovuto solamente a quella cosa che hai
incisa sul
polso sinistro...”
Regulus non
aspettò
nemmeno che Barty finisse la frase e gli scagliò contro un
incantesimo, mandandolo a cozzare contro la cattedra di Lumacorno.
Mentre l'orrore
e il
panico crescevano a dismisura, faticò anche a tenere ferma
la
bacchetta, puntata sul ragazzo.
Stava cercando
di
decidere che cosa dovesse fare. Le regole erano chiare: se
qualcuno ti scopre, uccidilo, gli avevano detto. Ma conosceva
Barty da anni, ormai. Come avrebbe avuto il coraggio di ucciderlo
davvero?
“Guarda
che non è
saggio da parte tua farmi fuori” gli disse Barty, senza
nascondere
un tono a sua volta spaventato. “Succederebbe il finimondo se
mi
trovassero morto stecchito dentro Hogwarts. E Gazza sa che tu sei con
me adesso, quindi mio padre non ci metterebbe molto a
trovarti”.
“Allora
dovrei
risparmiarti la vita, così avrai tutto il tempo che vuoi per
denunciarmi e spedirmi ad Azkaban?” ribatté
Regulus, che non
sapeva neanche dove volesse arrivare.
Barty fece
finta di
riflettere, curvandosi su se stesso, ma Regulus non capì
cosa voleva
fare almeno finché non lo vide estrarre velocemente la
bacchetta e
puntarla su di lui.
“Stupef...”
provò ad anticiparlo.
“Expelliarmus!”
Regulus
sentì la propria
bacchetta sfuggirgli di mano e volare dritta in quella
dell'avversario.
I ruoli adesso
si erano
invertiti.
Regulus non
vide
l'espressione indecisa sul volto di Barty, perchè aveva il
viso
chino e strizzava gli occhi, in attesa di uno Schiantesimo che, ne
era certo, sarebbe arrivato a momenti.
La disperazione
lo assalì
quando si rese conto che probabilmente si sarebbe risvegliato ad
Azkaban. Era tutto finito, pensava.
Ma si
sbagliava, perchè
in quel momento Barty parlò e disse l'ultima cosa che si
sarebbe mai
aspettato.
“Guarda
che non lo dico
a nessuno”.
Strano, non
ricordava di
aver preso una botta in testa, fino a quel momento. Ma non poteva
aver sentito sul serio una cosa del genere.
Regulus
alzò lo sguardo
sull'altro e, con grande meraviglia, si rese conto che gli stava
restituendo la bacchetta.
“Avanti,
riprenditela,
non posso stare tutta la notte così!”
sbuffò Barty, nervoso.
Regulus la
afferrò, ma
continuò a guardarlo senza riuscire a dire una parola.
Non aveva
senso. Perchè
il figlio di Crouch senior lo voleva coprire? Quella poteva essere la
sua occasione: se avesse catturato un Mangiamorte, suo padre non
sarebbe stato solo fiero di lui; probabilmente lo avrebbe venerato.
“Perchè...?”
fu
l'unica cosa che riuscì a dire.
“Credevi
davvero che ti
avrei denunciato agli Auror?” replicò Barty,
leggermente
indispettito. “Spiegami perchè mai dovrei vendere
un amico a mio
padre. Secondo te se lo merita? Consegnandogli l'ultimo discendente
della più importante famiglia Purosangue che esista, gli
servirei su
un piatto d'argento la possibilità di prendersi tutto il
merito e di
riuscire a diventare Ministro della Magia. Non ti sacrificherei mai
per la sua ambizione”.
Regulus dovette
appoggiarsi ad un banco per non crollare a causa dello shock. Non era
ancora del tutto sicuro che Barty dicesse la verità: e se la
sua
fosse stata tutta una strategia per fargli abbassare la guardia?
“Non
ti fidi, eh? Ma
scusa, se avessi voluto fregarti avrei lasciato che Gazza ti portasse
da Silente” disse Barty. Esitò alcuni istanti,
mordicchiandosi
nervosamente le labbra, incerto. Alla fine aggiunse, con
un'espressione ansiosa. “Lui
com'è?”
“Lui
chi?” domandò
Regulus, inquieto.
“Lo
sai! L'hai
conosciuto, no? È vero quello
che raccontano su di lui? Che nessuno può ucciderlo? Che
è il mago
più potente di tutti i tempi?”
“Ehm...”
Regulus
non sapeva cosa rispondere. C'era qualcosa che non andava. A meno di
non sbagliarsi di grosso, Barty non avrebbe dovuto avere quel tono
così entusiasta, o sì?
“Sei
sicuro di stare bene?” gli chiese, dubbioso.
“Chissà
quante cose ti avrà insegnato! Mica queste sciocchezze che
ci
spiegano a lezione...”
Adesso
iniziava a fargli paura. Non ci capiva più niente.
Perchè aveva
quella luce esaltata negli occhi? Forse era impazzito.
Sì,
non c'è altra spiegazione. È uscito fuori di
testa.
“Non
sono pazzo!” sbottò Barty, leggendogli negli occhi
quello stesso
pensiero. “A te lo posso dire... Io sto cominciando a pensare
che
le cose che Lui dice non siano affatto illogiche...”
“Ma
che diamine stai dicendo?” chiese Regulus, rifiutandosi di
accettare quello che Barty voleva fargli capire.
“Senti,
qualche anno fa non mi interessava, ma quest'estate ho voluto
scoprire perchè Tu-Sai-Chi sta riscuotendo tutto questo
successo e
perchè ha l'appoggio di molte famiglie magiche. Quando l'ho
chiesto
a mio padre, lui mi ha risposto che è solo un criminale a
cui piace
uccidere la gente, ma non mi ha convinto. Ho provato a domandare ad
altre persone, e ho capito che invece sta combattendo per liberarci
dalla clandestinità. Non è giusto che i Babbani
siano i padroni del
mondo... Vi ammiro, davvero. State cercando di cambiare le cose... e
vorrei farlo anche io”.
Regulus
si guardò intorno, come se fosse convinto di cogliere degli
indizi
che gli rivelassero la sua presenza in un mondo parallelo e opposto a
quello reale. Barty era cambiato parecchio negli ultimi anni, ma non
aveva mai creduto che potesse arrivare addirittura a... quello.
Anche
se, adesso che ci pensava, nell'ultimo periodo Barty aveva iniziato a
fare dei discorsi strani, molto più simili ai suoi che a
quelli che
il figlio di un Auror avrebbe dovuto esprimere.
Ma
credeva che si adeguasse alle convinzioni maggioritarie tra i
Serpeverde Purosangue solo per non esserne escluso.
Forse
essere stato smistato a Serpeverde, inducendolo a frequentare quelli
come Regulus, aveva provocato degli effetti imprevedibili su di lui.
“Era
questo che intendevi qualche giorno fa quando hai detto di voler fare
qualcosa di utile per la comunità magica?”
Barty
annuì.
“È
da un po' che ci penso seriamente e mi sono convinto che i vostri
metodi siano gli unici davvero efficaci”.
“Senti”
lo interruppe Regulus, “se pensi che questo sia un altro modo
per
fare i dispetti a tuo padre...”
“No
che non lo è! Non sono un bambino capriccioso, ci ho
riflettuto
parecchio” rispose Barty, poi sospirò, irritato.
“So che non è
uno scherzo”.
Regulus
si chiuse in un silenzio meditabondo: non riusciva a convincersi di
quello che stava succedendo.
“Devi
fare qualcosa per Lui, vero? È per questo che sei uscito
queste
ultime notti” continuò l'altro. Poi, nonostante il
suo silenzio
ostinato, domandò: “Posso aiutarti? Voglio vedere
com'è essere...
uno di voi”.
“Scordatelo”
ribatté Regulus.
L'altro
sbuffò.
“Ascolta,
prendila come dimostrazione della mia buona fede. Se sarò
tuo
complice in questa impresa, avrai la garanzia del mio silenzio
assoluto. Se ti denunciassi, accuserei anche me stesso”.
“Certo,
perchè se dicessi che mi hai aiutato, qualcuno mi
crederebbe” fece
lui, ironico.
“Ma
io voglio essere come te! E poi un Caposcuola ti potrà
sempre essere
utile, nel caso in cui Gazza ti trovasse di nuovo”.
Regulus
esitò. Il discorso di Barty aveva una sua logica, in
effetti.
D'altra parte, non aveva scelta. Metterselo contro non sarebbe stata
una mossa saggia.
“Guarda
che non devo fare nulla di speciale. È solo un
furto”.
“Mi
va bene lo stesso”.
“Non
è una trappola, vero?”
“Ti
do la mia parola d'onore. Sono anche disposto a stringere un Voto
Infrangibile”.
“No,
lascia stare... D'accordo” disse alla fine, e Barty ne
sembrò
entusiasta, “ma non crearmi problemi. E non fare scherzi...
non
sono solo questa sera. Capisci cosa intendo?”
“Messaggio
recepito. Allora, che cosa facciamo?”
“Sicuro
che sia proprio qui?”chiese Barty, un quarto d'ora dopo,
guardandosi intorno con aria dubbiosa.
Erano
riusciti a raggiungere la Sala dei Trofei e Regulus stava
ispezionando la parete in fondo a suon di incantesimi rivelatori.
“Me
l'ha detto Lui. Ha nascosto questa cosa prima di finire il suo
settimo anno a Hogwarts, ma ora vorrebbe custodirla in un posto
più
sicuro”.
“Deve
essere molto importate, allora...”
“Trovato”
disse Regulus, una volta rintracciato il punto esatto in cui aveva
avvertito un tipo di magia molto diverso da quello che permeava la
scuola. “Muffliato!”
Grazie
all'incantesimo silenziatore, l'esplosione della porzione di parete
non fu udita al di fuori di quelle quattro mura.
Tossendo,
mentre la polvere si diradava, Regulus si chinò,
infilò la mano
nella rientranza del muro cavo e ne estrasse qualcosa.
“È
un libro?” chiese Barty, guardando la rilegatura in pelle
nera.
“Sembra
più un'agenda, o un diario” lo corresse Regulus,
perplesso.
L'altro
indicò una scritta dorata sul fronte.
“Chi
è T.O. Riddle? È...”
“Non
penso. Non ce lo vedo a scrivere su un diario”.
“Ma
infatti le pagine non sono scritte. Forse ha usato dell'Inchiostro
Simpatico. Magari contiene le istruzioni per qualche magia
potentissima...”
“In
ogni caso non sono affari nostri, e non dobbiamo occuparcene”
tagliò corto Regulus, che si era già calato con
piacere nella parte
del Mangiamorte esperto alle prese con un novellino.
“Dobbiamo
muoverci. Uno dei nostri ci aspetta al cancello”.
Si
alzò in piedi e, aiutato dall'altro, fece tornare tutto a
posto con
un Reparo
combinato.
I
due ragazzi uscirono indisturbati nel parco immerso
nell'oscurità.
Il cielo, con il novilunio, sembrava un'immensa macchia di inchiostro
nero.
“Tu
resta qui” ordinò Regulus ad un certo punto.
“Non devi farti
vedere”.
“Cosa?
Ti sei dimenticato che siamo complici?”
“Se
Rabastan capisce chi sei, ti fa a pezzi senza neanche darti il tempo
di battere le palpebre”.
“Sì,
come no. Non vuoi dividere il merito con qualcun altro, è
questo il
vero motivo” bofonchiò Barty.
“Cerca
di ragionare! Non sei neanche uno di noi...”
“Per
ora”.
Regulus
ammutolì, incerto.
“E
va bene” disse alla fine. “Ma non dire nulla. Fai
parlare me e
basta”.
Quando
raggiunsero il cancello, dall'altra parte non videro nessuno, tanto
il buio era fitto. Regulus, nel dubbio, si schiarì la voce.
“Black,
chi è quello?” esordì Rabastan
Lestrange, avvicinandosi al
cancello e guardando Barty con sospetto.
“Gli
ho fatto una Imperius” rispose Regulus, e gli parve di
sentire che
il ragazzo gli avesse ringhiato contro, nonostante cercasse di
apparire sotto effetto della maledizione.
“Uhm...
poi cancellagli tutti i ricordi, non vogliamo correre rischi. Allora,
ce l'hai?” chiese l'uomo.
Regulus
gli passò il diario attraverso le sbarre, e Rabastan si
affrettò a
coprirlo sotto il mantello.
“Bè,
ottimo lavoro. Il Signore Oscuro sarà soddisfatto”.
Regulus
non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto mentre
Rabastan lo
salutava con un cenno, per poi Smaterializzarsi.
“Lo
sapevo che ti saresti preso tutto il merito!”
protestò Barty
quando fu sicuro di poter parlare.
“Non
potevo dirgli di essermi fatto aiutare dal figlio di Crouch”.
“Piuttosto
non volevi dirgli di essere stato scoperto
dal figlio di Crouch” lo corresse l'altro, sarcastico.
“Prova
solo a ripeterlo e ti uccido sul serio” replicò
Regulus, ferito
nel profondo.
“Me
lo immagino. Non lo dirò a nessuno, te l'ho già
detto. E poi, il
ruolo del cattivo comincia a piacermi” concluse con un ghigno.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Allora, premetto che Barty
non è ancora un Mangiamorte vero e proprio: per il
momento è soltanto preso dall'entusiasmo. Deve ancora
diventare
veramente convinto di quello che fa.
Non ho descritto
perfettamente tutto il processo mentale che lo ha portato a cambiare
idea su Voldemort, ma nel corso dei capitoli ho cercato di seminare
qualche traccia, come quando anche lui inizia a considerare superiori i
Purosangue (cap. 33), o quando cerca di trasgredire per ripicca (cap.
29 e 31), o quando appare
incline a scatenare duelli, ecc.) perciò spero di essere
riuscita a portarvi fin qui gradualmente.
Seconda cosa: il diario di Tom Riddle. Ho pensato che quando, nella
prossima storia, Regulus e Silente uniranno i cervelli (insolito, eh?)
per scoprire
quali siano gli altri Horcrux, li potranno indovinare tutti, ma non il
diario, a meno che qualcuno non ci abbia già avuto a che
fare.
Quindi non l'ho inserito per bellezza, è stata una scelta a
lungo termine che si rivelerà utile. Credo che nemmeno
Silente
ci sarebbe mai arrivato se nel canon Lucius Malfoy non avesse messo
quel diario nel calderone di Ginny!
E, riguardo al fatto che Voldemort affidi il recupero di un oggetto
così importante ad un nuovo arrivato, ve l'ha già
spiegato abbastanza la Rowling: se ha abbandonato il diadema di
Corvonero in un posto che prima o poi qualcuno avrebbe scoperto, si
sentiva talmente sicuro di sé da essere certo che nessuno
avrebbe capito... pessima idea!
A
parte questo, sono felice che l'idea del seguito vi sia piaciuta! Non
so se la pubblicherò appena finita questa, perchè
ci devo
lavorare su, ma si vedrà. Sarà complicato,
perchè
ancora devo decidere come far sopravvivere Regulus e come
si
svolgerà la caccia agli Horcrux (che per fortuna saranno
meno di
7), ma forse il divertimento sta tutto nella
difficoltà
(adoro complicarmi la vita!)
Prossimo
aggiornamento: se va tutto bene, il 6 marzo. Purtroppo stavolta non
è certo al 200% come le altre volte, perchè a
causa degli
esami -che per fortuna ho finito!- ho esaurito i capitoli di scorta, ma
in una settimana dovrei farcela ad aggiustare il prossimo...
979:
ciao! Grazie per aver continuato a leggere, non importa se non
recensisci. Anzi, è da un po' che mi sono messa in testa di
leggere le tue storie su Bellatrix. Infatti ti ho aggiunta agli autori
preferiti per tenere d'occhio "La strega più potente";
finora
sono stata impegnatissima, ma spero di riuscire finalmente a leggere
prima quella e poi "Sgàth..." perchè mi
incuriosiscono
molto!
Alohomora:
Orion è anche lui al suo ultimo anno di vita, quindi credo
che
questo pensiero sia riuscito a renderlo un po' meno severo del normale,
anche se di carattere resta sempre il solito! Nemmeno io riesco a
convincermi del fatto che Regulus abbia già preso il
Marchio,
forse perchè sta ancora a Hogwarts, al sicuro; invece quando
finirà questo settimo anno, entreremo davvero nel vivo della
sua
breve carriera da Mangiamorte. Mi dispiace di averti scossa con
Greyback: quello che fa è orrendo, ma servirà a
scuotere
anche Regulus quando se lo ritroverà in mezzo agli altri
Mangiamorte. Adesso la tua curiosità sull'oggetto misterioso
si è risolta! Grazie per l'aiuto e il consiglio!
malandrina4ever:
bene, spero di riuscire a soddisfarti! E poi, te l'ho già
detto,
James comparirà molto di più, così
sarai ancora
più contenta! XD Ho pensato anche io che Voldemort ha appena
fatto due pessimi affari, accogliendo Regulus e Severus tra i suoi
seguaci perchè tutti e due lo fregheranno proprio sotto il
naso!
Ah sì, Walburga non merita alcuna compassione. In fondo lei
sopravvive a tutti (per la serie: certa gente chi l'ammazza?).
Mirwen:
ti credo, i brividi li avevo anche io mentre scrivevo! Sono secoli che
penso ad un seguito, ora finalmente le idee iniziano a delinearsi nella
mia testa.
_Mary:
anche io quando mi affeziono ai personaggi gli dico sempre "Ma
perchè hai fatto questo e non quell'altro?" e ogni volta mi
vengono le crisi perchè non posso farci niente... a meno che
non
mi metta a scrivere fanfiction! Riguardo al seguito, non ho ancora ben
deciso chi morirà e chi no. Di sicuro, cercherò
di far
sopravvivere anche Lily e James, forse facendo in modo che Minus sia
scoperto prima che sveli il loro nascondiglio. Sui Paciock ancora non
ho preso una decisione. Non sopravvivranno tutti, anche
perchè
saremo sempre in guerra, ma cercherò di salvare il
salvabile!
Sulla profezia anche, non mi sono ancora decisa. Diciamo che finora ho
in mente solo i capitoli iniziali, che già cominciano a
diventare parecchi! Ne avrò di tempo, quindi.
Mizar:
eheh, mi sono fatta contagiare dalla mania di resuscitare le persone! E
poi avevo voglia di scrivere una storia con un lieto fine finalmente!
E' ovvio che Rachel non mancherà, figurati, ormai non riesco
a
scrivere nulla se non ce la metto da qualche parte!
vulneraria:
sì, probabilmente non avere più nessuno che gli
dice cosa
fare deve essere terrificante per Regulus... Nel canon ho sempre
pensato che Oron morisse poco dopo di lui, ma adesso che ho in mente la
what if, dovrò affrontare anche questo argomento. Ma ci
saranno
anche parti allegre, non ti spaventare! XD Anzi, ce ne saranno
parecchie!
lyrapotter:
finché sogna, lascialo sognare (Piton, intendo)... E' quando
agisce che bisogna cominciare a preoccuparsi. Sì, Malocchio
è comparso anche lui per la prima volta, anche se in
effetti, lo
ammetto, l'ho aggiunto solo con l'intenzione di spaventare Regulus
ancora di più! XD Emmeline effettivamente l'ho un po'
abbandonata, ma tra qualche capitolo riapparirà. Comunque,
nel
seguito avrà molto più spazio... ho
già in mente
qualcosa per lei, ma non ne sono ancora del tutto convinta...
Bè, lo saprai a tempo debito! Ecco, non so se con questo
capitolo avrò soddisfatto la tua curiosità su
Barty, ma
non ho molto spazio per descrivere tutti i suoi complicati processi
mentali. Forse nel prossimo riuscirò ad approfondire di
più.
DubheBlack:
Voldemort conosce i suoi polli! Se nella Pietra Filosofale ha cercato
di convincere Harry a dargli la pietra dicendo che in cambio avrebbe
fatto tornare in vita i suoi genitori, può benissimo aver
detto
a Piton di essere capace di fargli conquistare la donna che voleva.
Bisogna aspettarsi di tutto dai tipi come lui U_U Sirius ci ha provato
a convincere Regulus per l'ultimissima volta, ma il ragazzo non ci
crede finché non ci sbatte la testa, è
"leggermente"
cocciuto! XD
Gemella
Dramioncella:
eh purtroppo di capitoli drammatici ne pubblicherò parecchi.
Comunque sì, il seguito ci sarà! Tranquilla, non
credo
proprio che tu sia tarda: sono io che, visto che di solito
sono di
poche parole, quando parlo tanto è così insolito
che alla
fine non si capisce il punto fondamentale! XD Dovrò
esercitarmi!
Grazie per i complimenti, e spero che il tuo castigo finisca presto :-(
Pervinca
Potter 97: quando ho cliccato su "gestisci le recensioni"
per un attimo sono rimasta un po' spaesata... possibile che in 24 ore
fossero aumentate così tanto?? Grazie per essere tornata a
leggere! E' un piacere riaverti, e spero che riprenderai a pubblicare
come prima, tempo permettendo! Le tue storie su Severus mi piacciono
tantissimo! Sono felice che ti piaccia Alphard: in questa storia non
avrà un ruolo troppo marginale, anzi, ho cercato di
inserirlo ogni volta che potevo, e comparirà ancora una
volta.
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Capitolo 38 *** Terzo grado ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
39: Caldo
Rating:
Verde
Disclaimer: Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Note:
immagine di blacks-bitch
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Terzo
grado
Dicembre 1978
… e
per questo
motivo, dovresti esaudire la nostra richiesta. Sarebbe gradita una
tua risposta di conferma, possibilmente entro breve.
W.
B.
Regulus
stropicciò la
lettera che aveva appena finito di leggere, in preda all'ansia. Si
trovava nel dormitorio maschile, seduto sul suo letto, e scorreva di
nuovo la grafia elegante e ordinata di sua madre.
Sapeva che
prima o poi
quel momento sarebbe arrivato, ma sperava che si potesse rimandare:
non era tanto sicuro che Rachel avrebbe gradito.
Il ragazzo
richiuse la
busta, si alzò e la ripose nel baule, senza riuscire a
calmarsi.
Ci
mancava solo
questa, pensò, stizzito. In quel momento, sarebbe
stato disposto
a combattere contro un esercito di Auror tutto da solo, piuttosto che
affrontare una prova come quella. E la cosa peggiore era che non
avrebbe potuto temporeggiare: i suoi genitori lo avevano messo con le
spalle al muro. Che cosa faccio adesso?
Era una domanda
inutile,
perché c'era una sola cosa da fare, se non voleva essere
buttato giù
dalla torre di Astronomia. Più tempo avrebbe aspettato e
più Rachel
si sarebbe arrabbiata. Perciò era meglio avvisarla il prima
possibile.
Sbuffando
nervosamente,
diede un'occhiata all'orologio: a quell'ora la ragazza sarebbe dovuta
essere già in biblioteca. Lui le aveva promesso di studiare
insieme,
quindi era meglio andare subito.
Dopo essersi
inginocchiato e aver chiuso la lettera dentro il proprio baule, si
rialzò in piedi e uscì, diretto verso la
biblioteca.
Mentre
percorreva i
corridoi, cercava di rilassarsi, inutilmente. Aveva una paura
tremenda di quello che lo aspettava: le cose che potevano andare
storte non si contavano sulle punte delle dita.
Ma non doveva
pensarci,
almeno non in quel momento. Sarebbe stato inutile agitarsi prima di
affrontare il discorso. Meglio distrarsi, ascoltando le armature che
cantavano Jingle Bells.
Dal momento che
mancavano
solo due giorni all'inizio delle vacanze di Natale, tutto il castello
era stato addobbato da insegnanti e Prefetti, e neanche la biblioteca
era stata risparmiata.
Quando vi fu
entrato,
Regulus passò in mezzo agli scaffali pieni di festoni d'oro,
in
cerca di Rachel, finché non la trovò.
Era in piedi
tra due
scaffalature e stava ricopiando in tutta fretta il paragrafo di un
libro su un foglio di pergamena.
Nel frattempo,
e Regulus
non avrebbe mai capito come ne fosse capace, stava ascoltando quello
che diceva Emmeline, accanto a lei. La Corvonero sembrava piuttosto
irritata ed era chiaro che si stesse lamentando di qualcosa che le
era successo.
Regulus
sentì uno
stralcio di conversazione: la voce di Emmeline era molto agitata.
“...
e poi, quando ho
finito la lezione di Materializzazione, ha cambiato le carte in
tavola e ha detto che non gli andava più. Fin lì
ho avuto pazienza,
e gli ho detto che, se voleva, potevamo fare una passeggiata nel
parco, ma lui ha fatto un'espressione infastidita e ha risposto che
preferiva restare da solo, e che sono troppo appiccicosa. Secondo te
è vero?”
“Non
sei affatto
appiccicosa, è lui che si comporta in un modo
strano” rispose
Rachel, indispettita.
“Infatti...”
Emmeline
alzò lo sguardo e vide Regulus, che stava fissando con
insistenza il
soffitto, e si interruppe, inducendo Rachel a voltarsi.
“Eccoti!”
esclamò
quest'ultima, sorridendogli.
“Ciao”
esordì lui,
vago.
“Salve...”
bofonchiò
Emmeline, incupita. “Hai visto Barty, per caso?”
“No”.
“E
non sai dov'è?”
Regulus si
affrettò ad
assumere un atteggiamento impassibile e disinvolto.
“Mi
aveva detto di
avere delle faccende da sbrigare...”
Emmeline
distolse lo
sguardo, mordendosi il labbro inferiore.
“Prima
o poi dovrà
farsi vivo. Vorrà dire che lo aspetterò e non gli
darò pace finché
non mi avrà chiesto scusa e non mi avrà detto
cosa gli prende”
affermò.
“Brava,
non farti
mettere i piedi in testa”la incoraggiò Rachel.
Emmeline li
salutò con
un cenno distratto e si diresse verso l'uscita della biblioteca a
passo di marcia. Per un attimo, Regulus sentì di compatire
Barty:
Emmeline era una ragazza molto paziente che di solito non si
scomponeva mai, ma quando si arrabbiava erano guai assicurati.
Subito dopo gli
tornò in
mente il motivo per cui era lì e si rivolse a Rachel,
cercando di
esordire con delicatezza.
“Che
tema stai
scrivendo?” le chiese, mentre si avvicinava.
“Quello
per Cura delle
Creature Magiche” rispose lei allegramente. “Ho
lezione alle
cinque”.
“Ancora
con i compiti
svolti all'ultimo minuto?” commentò lui.
“Veramente
manca un'ora
e mezza! E poi non è colpa mia se gli insegnanti non ci
danno
neanche il tempo per respirare” rispose Rachel, mettendo
l'ultimo
punto per poi voltarsi verso di lui. “Stamattina durante
l'ora
libera mi sono esercitata con l'Incanto Patronus” aggiunse.
“E
sei riuscita ad
evocarlo?” domandò lui, curioso: nel loro corso di
Difesa contro
le Arti Oscure non ce l'aveva fatta ancora nessuno. Perciò
si stupì
parecchio quando lei sorrise e gli rispose:
“Quasi!”
“Davvero?”
“Davvero
sì. Non aveva
nessuna forma, però ho evocato uno scudo di luce argentea e
sono
riuscita a mantenerlo per più di un minuto. Vorrei tanto
scoprire
di che forma è fatto”.
“Hai
già fatto tanto
per aver iniziato a studiare l'Incanto Patronus una settimana
fa”
la rassicurò Regulus. “Sei stata brava”.
“Insomma...”
disse
lei, poco convinta. “In fondo il merito è tutto
tuo”.
“Ma
io non...” esordì
Regulus, ma si interruppe quando vide l'espressione sul viso della
ragazza.
Lei lo prese
per la mano,
portandolo esattamente sotto un ramoscello di vischio che pendeva dal
soffitto.
“Siamo
in biblioteca”
le ricordò lui: le pile di libri impolverati erano i soli
spettatori
silenziosi, ma Madama Pince poteva piombare lì in ogni
momento.
“Se
l'hanno messo qui
un motivo ci sarà” osservò saggiamente
Rachel. “E poi devo
esercitarmi per l'Incanto Patronus, no?”
Senza
lasciargli altro
tempo per parlare, gli prese il viso tra le mani e posò le
proprie
labbra sulle sue.
Improvvisamente
dimentico
dei rigidi divieti della bibliotecaria e di quello che le doveva
dire, Regulus ricambiò il bacio e si sentì
percorrere da un brivido
intenso quando Rachel gli andò ad accarezzare la nuca,
scompigliandogli i capelli. Lui la attrasse a sé,
sfiorandole la
schiena.
Presto
dimenticò di
trovarsi in biblioteca: era scomparso tutto ciò che non
riguardasse
loro due, con l'unica eccezione del vischio sospeso sopra le loro
teste.
In quel
momento,
tuttavia, l'ultimo neurone rimasto con una briciola di raziocinio
fece in modo che Regulus sentisse l'inconfondibile suono dei passi di
Madama Pince che si avvicinava. Anche Rachel se ne accorse e si
allontanò immediatamente.
Quando la
bibliotecaria
si affacciò con il solito cipiglio sospettoso, vide soltanto
una
ragazza che consultava diligentemente un libro e un ragazzo che,
girato dall'altra parte, cercava di ordinarsi i capelli, rosso in
volto.
“Se
n'è andata?”
bisbigliò Rachel alcuni secondi più tardi.
“Sì”
rispose
Regulus, dopo aver lanciato un'occhiata alla propria destra. Poi si
voltò verso di lei.
“Forse
è il caso che... cominciamo a studiare” disse,
cambiando
idea a metà frase: ancora non si sentiva pronto per parlarne.
“Uffa...”
sbuffò
lei. “Non ho nessuna voglia di fare i compiti di
Trasfigurazione”.
“Lo
so, preferiresti
continuare a esercitarti per Difesa contro le Arti Oscure, vero?
Anche io” scherzò Regulus, ricevendo per tutta
risposta una
gomitata sul braccio.
Ma
tornò subito serio,
rendendosi conto di non potere rimandare.
“C'è
una cosa che devo
dirti” confessò in fretta, prima di cambiare
nuovamente idea.
“Di
che si tratta?”
Regulus
evitò il suo
sguardo, ma non riuscì a nascondere la propria agitazione.
“Ehm...”
Dal momento che
si
sentiva mancare il fiato per l'ansia, per parecchi istanti non fu in
grado di pronunciare una sola sillaba.
“È
successo qualcosa?”
“No,
è solo che...
Senti, non ti arrabbiare se te lo dico solo adesso ma...”
“Regulus
Black” lo
incalzò lei, perdendo subito la pazienza, le mani sui
fianchi.
“Sputa il rospo”.
“E va
bene, d'accordo”
fece lui rassegnato. Prese un bel respiro e rispose: “I miei
genitori vogliono conoscerti”.
Lo disse tutto
d'un
fiato: non vedeva l'ora di togliersi quel peso dallo stomaco.
Rachel rimase
immobile
per un po': probabilmente non si aspettava una cosa del genere. Dopo
alcuni eterni istanti, l'unico commento che le uscì fu un
enigmatico: “Ah”.
Regulus non
contribuì a
portare avanti la conversazione, perciò alla fine fu di
nuovo lei a
parlare, dopo essersi ripresa dallo stupore iniziale.
“Cavolo,
Regulus,
credevo che mi stessi per riferire chissà quale disgrazia.
Ti sei
visto in faccia?” disse, divertita dalla reazione esagerata
di lui.
Lui
sospirò, un po'
imbarazzato e un po' teso. Rachel non poteva capire quanto fosse di
vitale importanza che la sua famiglia si facesse un buon concetto di
lei.
“In
realtà” proseguì
Rachel, “non sapevo neanche che glielo avessi
detto”.
“Invece
sì” rispose
Regulus, ritornando con la mente a quel giorno di fine estate.
Suo padre aveva
cominciato a fargli degli strani discorsi sulla perpetuazione della
stirpe, finché non aveva esplicitato i suoi pensieri.
“Ovviamente
è ancora
presto per te” aveva detto Orion. “Però
è meglio cominciare a
pensarci fin da subito, prima che tutte le poche ragazze rimaste
Purosangue si uniscano ad altre famiglie”.
“Ma
veramente...” lo
aveva interrotto Regulus, “io ne ho già trovata
una...”
“Ah
sì? E quando
pensavi di dirmelo?” gli aveva chiesto suo padre, con un
sopracciglio inarcato. “Di chi si tratta?”
“Rachel
Queen” aveva
detto il ragazzo, rigido come un palo.
“Queen,
eh? Non è il
genere di famiglia che frequentiamo... però sono Purosangue,
quindi
il problema non dovrebbe porsi. Meglio così”.
Regulus,
immensamente
sollevato, aveva sperato che la faccenda si concludesse lì,
e invece
Orion doveva essersi consultato con sua moglie, decidendo di
assicurarsi che Rachel facesse al caso loro.
Regulus
guardò la
ragazza, aggiungendo:
“Per
te va bene?”
Lei
sospirò a sua volta,
ma si vedeva che il sorriso che esibì fosse molto forzato.
“D'accordo.
Però fammi
un favore. Lo so che siete una famiglia molto tradizionalista, ma non
esagerare con le formalità. Mi metterebbero solo a disagio.
Per
quando sarebbe? Dopo Natale?”
Regulus si
tormentò le
dita: era giunto il momento che più temeva.
“In
realtà... l'hanno
deciso loro, io non c'entro... Sarebbe per domani, quando arriviamo a
King's Cross...”
Ci fu un tonfo:
il libro
che Rachel teneva in mano cadde per terra, ma lei non si diede la
pena di raccoglierlo, perchè era sbiancata e lo guardava con
aria
sconvolta.
“Che
cosa? Domani?!”
strillò.
Ecco,
lo sapevo,
pensò lui, agitato. Ma perchè la gente doveva
creargli tutti quei
problemi?
“E me
lo dici adesso?”
continuò Rachel.
“Veramente
l'ho saputo
solo poco fa” si giustificò.
“Ma
così non ho
neanche il tempo di prepararmi psicologicamente!”
“Bè,
almeno sarà una
cosa più veloce di una cena a casa mia. L'hai detto tu che
non vuoi
troppe formalità...”
Subito dopo
averlo detto,
Regulus si rese conto che sarebbe stato meglio tacere. Rachel gli
rivolse un'occhiata omicida che lo fece indietreggiare.
“Già,
e chissà come
mai hanno deciso di farmi un'improvvisata alla stazione! Non ti
sembra strano? Di solito le famiglie come la tua organizzano dei
ricevimenti fin troppo in grande! Te lo dico io perchè hanno
deciso
così: prima di farmi mettere piede in casa vostra, vogliono
essere
sicuri che ne sia degna! Bè, io non ci sto! Credevo di
essere
presentata ai tuoi genitori, non di ritrovarmi davanti ad una
commissione d'esame che mi deve dare il voto!”
Fantastico.
L'ha presa peggio di quanto pensassi.
“Non
devi fare nessun
esame” cercò di convincerla, ma lei lo interruppe
subito.
“Non
negare l'evidenza,
è una cosa che non sopporto!”
“D'accordo,
pensa
quello che vuoi. Però adesso calmati e
parliamone...”
Rachel
incrociò le
braccia e prese a fissare un albero di Natale all'angolo, con
un'espressione strana.
“Sai
che c'è?
Quest'anno ho voglia di restare a Hogwarts per le vacanze”
annunciò.
Regulus si
sentì
improvvisamente mancare e impallidì.
“Non
puoi...”
“Sì
che posso”.
“Così
mi lasci nei
casini!” sbottò lui, cominciando davvero a
preoccuparsi.
“E
che cosa
succederebbe se decidessi di dare buca ai tuoi?”
“C'è
bisogno che ti
risponda?”
Rachel
abbassò lo
sguardo, contrariata.
“In
parole povere, sono
costretta ad accettare, a meno che non voglia compromettermi per
sempre ai loro occhi, giusto?”
Lei
espirò dalle narici:
Regulus non si sarebbe stupito se avesse visto uscirvi del fumo.
“Per
favore” mugolò,
con un tono forse un po' troppo supplichevole. Pensò di
essersi
ridotto davvero male se doveva addirittura implorarla. D'altra parte
non aveva alternativa: desiderava molto più di quanto non
dimostrasse che Rachel fosse accettata dai suoi.
“E se
non gli
piacessi?” chiese, tesa.
“Ma
che dici?”
“Potrebbero
non
considerarmi alla tua altezza”.
“E
perché mai? A loro
interessa solo che tu sia Purosangue, e visto che lo sei, non hai
motivo di preoccuparti”.
Rachel si
raddrizzò.
Aveva un'espressione poco convinta.
“Sì,
ma io non sono come voi. La mia famiglia non vorrebbe vedere i
Babbani estinguersi”.
“Loro
questo non lo sanno. Pensano solo che preferiate il quieto
vivere”.
“Può
darsi, ma in realtà non è così. Io non
sono una che incassa e
tace, lo sai. Prima o poi lo capiranno, e ti chiederanno di lasciarmi
perdere”.
Regulus
sentì un'agitazione crescente serrargli lo stomaco mentre
delle
fitte dolorose gli opprimevano il cuore. Rachel aveva perso tutta
l'aggressività di prima: ora sembrava soltanto spaventata.
“Non
ho nessuna intenzione di lasciarti” disse lui.
“E
se ti obbligassero? Tu non ti ribelleresti... e non dire il
contrario, perché non ti credo” aggiunse lei,
prima che lui
potesse replicare. “Esegui gli ordini dei tuoi genitori come
se
fossi un cagnolino, lo so bene”.
Regulus
non ebbe la faccia tosta di negare. Tuttavia, vedendola così
insolitamente fragile e insicura, cercò di tranquillizzarla,
stringendola in un abbraccio.
“Andrà
tutto bene. Basterà evitare certi argomenti” le
disse. “Però
dimmi che li incontrerai. Ci sarò anche io, non sarai
sola”.
“Bè,
non che abbia
molta scelta” commentò lei. “E va bene,
d'accordo” aggiunse,
esasperata.
Regulus
tirò un enorme
respiro di sollievo. Era salvo, per il momento.
“Ringrazia
il cielo che
domani non ci saranno i miei alla stazione” gli disse la
ragazza.
“Loro non mi avrebbero permesso di correre
il rischio di
essere umiliata”.
“Non
c'è nessun motivo
perchè succeda” cercò di rassicurarla
lui. Si tormentò il labbro
con i denti, indeciso su cos'altro dire. “Per me sei
perfetta”
aggiunse avvampando.
“Sì,
una perfetta
idiota, visto che sto andando al patibolo per salvare te” lo
corresse Rachel, tuttavia senza riuscire a nascondere un sorrisetto
compiaciuto.
Il giorno
seguente,
Regulus e Rachel si riservarono uno scompartimento tutto per loro,
dal momento che nessuno dei due aveva molta voglia di parlare con gli
altri.
Trascorsero
gran parte
del viaggio in silenzio, scambiandosi solo qualche parola. Quando il
sole iniziò a calare, Rachel afferrò la mano del
ragazzo e gliela
strinse, nervosa.
“Ehm...
ti dispiace?”
le chiese lui dopo un po', indicando l'arto che stava cominciando a
perdere sensibilità.
“Oh,
scusa” rispose
lei, lasciandogliela subito.
Lui si
voltò a
guardarla: non l'aveva mai vista così agitata in vita sua.
Rachel
cercò di sembrare più spavalda di quanto fosse in
realtà, ma non
ottenne un gran risultato.
“Oggi
sono inguardabile” disse, osservando il proprio riflesso sul
finestrino.
“Sei
bellissima, come sempre” la rassicurò lui.
In
quel momento il treno iniziò a rallentare, e loro due
sobbalzarono:
non si aspettavano di arrivare così in fretta. Il viaggio
era
sembrato brevissimo.
Regulus
prese la mano di Rachel, come per farle forza, anche se in
realtà
era più terrorizzato di lei.
Quando
scesero dal treno infatti era sbiancato, mentre lei aveva la mascella
serrata e uno sguardo che faceva chiaramente capire che non aveva
intenzione di soccombere alla battaglia che la aspettava.
“Sei
pronta?” le chiese lui.
“E
tu?”
Regulus
scosse la testa, cercando di ricomporsi, e si incamminò, ma
Rachel
non lo seguì.
“Aspetta
un attimo” gemette, con un tono un po' isterico.
“Sono loro,
vero?”
Regulus
guardò nella direzione che la ragazza aveva indicato e
annuì,
notando con dispiacere che sua madre avesse indossato uno dei suoi
abiti migliori, con la chiara intenzione di impressionarla.
Rachel
chiuse gli occhi inspirò profondamente due o tre volte e,
infine, li
riaprì.
“Va
bene, adesso sono pronta” disse, stringendo i pugni.
Mentre
si facevano largo tra gli altri studenti, Regulus era alla disperata
ricerca di un modo in cui cominciare il discorso. Non sapeva neanche
come presentarla, dal momento che non aveva avuto il tempo di
prepararsi.
Quando
li ebbero raggiunti e dopo averli salutati, Regulus esordì,
senza
essere in grado di formulare una frase di senso compiuto:
“Lei...
ehm...”
“Rachel
Queen, piacere” si presentò lei, prendendo in mano
la situazione.
Regulus ne fu lieto.
Orion
le strinse la mano, mostrando un'espressione impassibile mentre la
studiava con attenzione, mentre Walburga la guardava con un'aria
intimidatoria. Rachel non batté ciglio, anche se Regulus la
vide
mordicchiarsi il labbro.
“Piacere
di conoscert...” esordì Orion, ma
cambiò immediatamente tono
all'occhiataccia di sua moglie, “... di conoscerla,
signorina” si
corresse con un atteggiamento estremamente formale.
Walburga
rimase in silenzio anche mentre stringeva a sua volta la mano di
Rachel. Quest'ultima sostenne fermamente il suo sguardo, arrossendo
intorno alla zona delle orecchie.
“Il
treno è arrivato più tardi del solito”
disse Orion, e Regulus
apprezzò quel tentativo di rompere il ghiaccio con un
argomento
neutro.
“Sì,
siamo partiti con un quarto d'ora di ritardo. Hanno fatto molti
controlli, prima di farci salire” rispose, ripensando
all'Auror che
lo aveva perquisito alla partenza.
I due
Black non approvavano le nuove misure di sicurezza, a giudicare dalle
loro espressioni irritate. Poi Orion tornò a rivolgersi a
Rachel.
“Lei
è la figlia di Perseus Queen o sbaglio?”
Domanda
retorica: Regulus era sicuro che i suoi genitori si fossero informati
di vita, morte e miracoli di tutti gli antenati di Rachel a partire
dai tempi di Merlino.
“Sì,
infatti” rispose la ragazza con un trillo acuto.
“Lo conoscete?”
aggiunse, con una nota di ansia.
“Soltanto
di vista. Quando frequentavo Hogwarts, aveva pochi anni più
di me.
Mi sembra di ricordare che fosse Prefetto”.
“Esatto,
Prefetto di Serpeverde” specificò Rachel.
“E
che cosa fa adesso?”
“Ecco,
lavora alla Gringott”.
Regulus
avrebbe voluto darle una mano, piuttosto che stare lì
impalato come
uno stoccafisso, ma fino a quel momento gli sembrava che le cose
stessero andando bene, pause di silenzio imbarazzato a parte.
“Invece”
disse Walburga, parlando per la prima volta, “non ho molto
presente
sua madre”.
Regulus
si pentì immediatamente di aver cantato vittoria
così presto.
“Oh,
lei è molto più giovane di mio padre. Forse
è per questo che non
l'avete mai conosciuta”.
“O
forse perché apparteneva ad un'altra Casa”
osservò Orion, facendo
scendere il gelo tra di loro.
“Ehm...
già”.
Regulus
intercettò lo sguardo implorante aiuto della ragazza, e
cercò di
intervenire.
“Rachel
però ha seguito le orme del padre, vero?”
Lei
annuì, non molto convinta.
“Certo,
certo...” commentò Walburga, guardandosi intorno
per poi rivolgere
di nuovo la parola a Rachel. “I suoi genitori non sono venuti
alla
stazione?”
Rachel
cominciava ad irritarsi per il terzo grado che le stavano facendo, ma
manteneva ancora abbastanza pazienza per rispondere gentilmente.
“No,
perché tornerò a casa domani. Una mia amica mi ha
invitata a cena”
disse, indicando Emmeline Vance, la quale si voltò subito
dall'altra
parte. Rachel continuò a sostenere lo sguardo di Walburga e,
con il
tono più gentile e innocente del mondo, aggiunse: “È
veramente un peccato che non vi abbia potuto presentare la mia
famiglia. Se solo avessi saputo prima di questo incontro, avrei
potuto chiedere loro di venire”.
Questa
volta fu Walburga a cambiare colore. Il viso della donna assunse una
sfumatura rossastra che virò velocemente al verde acido.
Regulus
era certo che il proprio cuore avesse cessato di battere, e
riuscì a
resistere alla tentazione di strapparsi i capelli solo
perché si
rese conto di essere paralizzato. Perché quella ragazza
doveva fare
sempre di testa sua? Non sarebbe stato meglio fare finta di niente,
invece di esprimere quella critica neanche troppo velata?
Dopo
aver valutato per alcuni istanti la possibilità di gettarsi
sotto un
treno, Regulus decise che fosse meglio tentare di salvare il
salvabile.
“Bè...
sarà per la prossima volta...” borbottò.
Gli
occhi della signora Black erano ridotti a due fessure sottilissime;
suo marito, per fortuna, finse di non aver colto l'allusione.
“Ma
certo, ci saranno altre occasioni” convenne, cambiando
accuratamente discorso. “Allora, vi state preparando per i
M.A.G.O.?”
Il
resto della conversazione fu molto meno teso rispetto all'inizio,
anche se non mancarono i momenti in cui il malumore di Walburga
rischiò di esplodere: la donna aveva molto meno
autocontrollo di
Orion, il quale in realtà sembrava a sua volta poco
entusiasta.
Regulus si chiese perché suo padre si sforzasse di essere
così
paziente: forse la vecchiaia lo rendeva meno rigido, pensò,
cupo.
Per
fortuna, Rachel ebbe il buonsenso di comportarsi bene, senza altre
allusioni o critiche, e riuscì ad evitare che quella
conversazione
si trasformasse in un vero e proprio interrogatorio mettendosi a
parlare del Lumaclub, una delle poche cose che la accomunava ai due
mastini che si trovava davanti.
Regulus
era molto nervoso perché non aveva la più pallida
idea di cosa
passasse per la testa dei genitori. Perciò si
sentì sollevato
quando suo padre invitò Rachel a non fare attendere troppo i
Vance.
“È
stato un vero piacere conoscerla, signorina”
sibilò Walburga con
un tono estremamente pericoloso, come se pronunciare ogni singola
parola le costasse una fatica immensa.
“Anche
per me” ribatté Rachel, altrettanto rigida.
Le
due si fissarono per qualche secondo, con gli occhi che si lanciavano
fulmini e saette, poi tornarono a fingere indifferenza.
Regulus
deglutì, notando quanto poco si stessero simpatiche.
Finiti
gli ultimi convenevoli, il ragazzo si offrì di accompagnare
Rachel,
ma la fece fermare dietro un pilastro.
“Mi
è sembrato un esame vero e proprio”
sbottò Rachel, sarcastica.
“Mi metteranno Accettabile o Scadente?”
“Con
quell'uscita infelice hai rischiato un Desolante”
ribatté Regulus,
finalmente libero di parlare. “Ma ti sei impazzita?”
“Scusa,
ma volevo dare loro una lezione. Anche io ho il diritto di farmi
rispettare”.
Regulus
sbuffò, agitato.
“Non
farlo più. Non voglio che ti giudichino male”
disse, con la voce
rotta dall'angoscia. E se gli avessero detto che non era la ragazza
adatta a lui?
Rachel
lo vide impallidire, e gli prese le mani nelle sue, senza dire nulla.
Regulus
guardò in direzione dei suoi genitori: da quella distanza
non poteva
sentirli, ma vedeva che stavano discutendo.
“Non
mi piace” stava dicendo Walburga. “Non mi piace
neanche un po'”.
“Temo
che dovrai fartela piacere per forza” replicò
Orion, impassibile.
Sua
moglie gli scoccò un'occhiataccia.
“Ti
sei rammollito, per caso? L'hai sentita, prima? Non sa stare al suo
posto”.
“Ammetto
che abbia la lingua un po' troppo lunga, ma poteva andare molto
peggio. Regulus fa sempre quello che gli diciamo, ma su questo
preferirei lasciarlo decidere da solo. Dobbiamo essere cauti.
È
l'ultimo erede maschio e non possiamo permetterci il lusso di perdere
anche lui”.
Walburga
sul momento non seppe cosa replicare. Suo marito non aveva tutti i
torti: sarebbe stato rischioso fare l'ostruzionismo, ma lei non
voleva rassegnarsi.
“E
che cosa mi dici della madre Grifondoro? Non vorrei avere qualche
altra brutta sorpresa, quando -e se- nasceranno degli eredi”.
Orion
parve molto pensieroso.
“Io
direi di correre il rischio. In fondo, lei è sempre una
Purosangue:
con un'educazione adeguata, nessun eventuale erede vorrà
rompere la
tradizione un'altra volta”.
Walburga
non credeva alle proprie orecchie. Non voleva arrendersi
così.
“Quella
ragazza sarà una spina nel fianco. Ha un'aria di
sfida...” disse,
ma Orion la interruppe, irremovibile.
“È
la mia ultima parola, Walburga, e anche Phineas sarà
d'accordo
con me”.
“Allora
la responsabilità ve la assumerete voi”
sbottò lei, furibonda.
Non
continuò a protestare perché Regulus era tornato
da loro, in
evidente disagio.
Il
ragazzo aveva i crampi allo stomaco per l'ansia. Era in pieno
dicembre e stava nevicando, ma lui sentiva caldo, un caldo che non
aveva niente a che fare con il clima: era la paura che lo
attanagliava e gli impediva di restare lucido.
Per
alcuni eterni istanti ricambiò lo sguardo dei genitori, che
erano
muti e immobili come statue. Infine, Orion gli rivolse la parola.
“Ci
tieni proprio a lei?”gli chiese, con un tono alla
se-non-hai-niente-di-meglio-da-fare.
Lui
non si aspettava una domanda del genere, ma annuì con
decisione.
“Quand'è
così... Ha ancora molto da imparare, ma
rimedierà. Devi farle
capire chi comanda, chiaro? Quanto a noi, la prossima volta le daremo
un preavviso di un mese”.
Regulus
non poteva credere alle proprie orecchie; non era neanche tanto
sicuro di aver capito bene.
“Grazie”
disse, immensamente sollevato.
“Andiamo,
Kreacher ha preparato la cena” tagliò corto Orion,
senza
rispondergli.
Regulus
si voltò verso Rachel e, quando incrociò il suo
sguardo, le rivolse
un rapido segno di vittoria. Poi si incamminò dietro gli
altri due
Black, lasciando sul viso di lei un sorriso identico al proprio.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Dunque, non ho la più pallida idea di come sia venuto questo
capitolo perché scriverlo è stata
un'impresa quasi epica: non è che si trovano molto
argomenti di conversazione con quei due simpaticoni! Comunque, spero
proprio che questa conversazione sia venuta bene... io non so
giudicarmi, ora come ora...
Non ho fatto finire tutto a tarallucci e vino
perché non ce
la vedevo Walburga a dire a Rachel: "Cara, sei adorabile! Ti aspetto
domani per il tè delle cinque". Anche no.
Prossimo aggiornamento: 13
marzo, sperando di farcela come questa settimana (sono ricominciate le
lezioni, sob)
Perdonate le risposte rapide,
ma non ho avuto molto tempo...
Alohomora:
tranquilla, la mia pausa di riflessione è già
finita,
anzi, forse non è mai iniziata! Ho già progettato
i
prossimi capitoli, devo solo scriverli. Hai visto? Ho deciso di seguire
il tuo consiglio, alla fine, e al tempo stesso, a rendere Orion non
troppo sottomesso! XD
Mirwen:
sì, grazie, gli esami sono andati bene, ma sono contenta
soprattutto perché li ho finiti!
Mizar:
Barty è il fedelissimo di Voldemort, quindi ho sempre
pensato
che fosse leale anche come amico (a modo suo!). Nel seguito cambieranno
gli eventi, ma i personaggi resteranno gli stessi, quindi la strada di
Barty è già segnata, ma di sicuro non lo
farò
baciare da un Dissennatore...
Gobra1095:
bè, anche io sono curiosa di sapere come
continuerò,
erchè a parte i primi capitoli devo ancora pensare
seriamente al
seguito!
Pervinca
Potter 97:
mi hai fatto fare un'indigestione di recensioni, dico sul serio! Non
posso rispondere a tutte, ma mi riferirò a quella del
capitolo
16: Walburga volere bene a Sirius? Uhm, non so, sicuramente non dopo lo
Smistamento. Ma io credo che quella orribile donna veda tutti e due i
suoi figli prima di tutto come strumenti per innalzare la gloria della
famiglia... e poi magari può scapparci anche qualche raro
segno
di affetto (per chi si comporta bene, però)
_Mary:
meno male, e io che credevo di fare fallire Regulus troppe volte!
Sì, in effetti non sarebbe stato il massimo fargli andare
tutto
liscio, e poi è più divertente così!
979:
famosa? *_* Ok, lo ammetto, sto gongolando, però
oggettivamente
penso di essere nella media, ci sono autrici molto più
conosciute! Comunque, grazie, me ne basta uno di complimento
così. A proposito, Rabastan ricomparirà tra
alcuni
capitoli!
malandrina4ever:
grazie, credevo di aer fatto tutto troppo velocemente, ma a quanto pare
i miei timori erano infondati. Tranquilla, il seguito
arriverà,
ti chiedo solo di avere pazienza!
lyrapotter:
sono sicura che Barty ti starà sempre più
antipatico,
soprattutto nel prossimo capitolo... Quanto a Rachel, non sa di essere
letteralmente circondata da Mangiamorte. Intanto, ringraziamo Lucius
per il grande aiuto che ha dato a Harry (ora si mangia le mani! XD)
dirkfelpy89:
purtroppo sì, puoi dire addio al Barty che conoscevamo; qui
l'ho
solo accennato, ma nel prossimo capitolo parlerò di
più
di lui ed Emmeline.
DubheBlack:
in fondo Barty sr se l'è proprio andata a cercare,
eccheccavolo!
Ho intenzione di scrivere qualche cosa con Sirius, anche se purtroppo
non posso dilungarmi quanto vorrei...
deaselene:
ciao! Con Rachel andrà avanti ancora per un po', come puoi
vedere: Regulus conoscerà anche i genitori di lei (e saranno
più simpatici dei Black, te lo assicuro!)
Pepesale:
sapevo che quel capitolo ti sarebbe piaciuto! L'ho scritto proprio per
dare un minimo di consolazione prima di tutto a me stessa,
perché mi facevano troppa pena i due fratelli separati :-(
|
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Capitolo 39 *** Rinunce ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
30: Noia
Rating:
Verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Note: immagine di marirainha
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Rinunce
Gennaio 1979
Quella mattina presto, Regulus
era salito nella Sala Grande ancora semideserta munito di scopa, sicuro
che lo
aspettasse una giornata con i fiocchi: era sabato e non aveva nemmeno
compiti
da fare, a causa di un’epidemia di influenza che aveva
colpito parecchi
insegnanti, compresa la McGranitt, sfatando la leggenda secondo cui non
era
mai mancata ad una lezione per malattia.
Regulus era certo che, se avesse
proposto alla squadra di Serpeverde un altro allenamento, sarebbe stato
costretto a gestire una vera e propria ribellione dal momento che, in
effetti,
quella settimana si erano già allenati cinque volte.
Perciò, aveva deciso di lasciar
perdere quei lavativi dei compagni e di trascorrere la mattina a volare
per
conto proprio.
Aveva iniziato a mangiare da
pochi minuti, pregustando già il momento in cui avrebbe
cavalcato la sua Nimbus
1700, quando per puro caso sentì due Serpeverde accanto a
sé che parlavano
concitati.
“Hai sentito di quel Nato
Babbano, Jeremy Bennet?” stava dicendo un ragazzino del
secondo anno dal mento
appuntito.
“Chi, quello di Corvonero?”
domandò la coetanea che sedeva di fronte al primo.
“Proprio lui. È stato
ricoverato
in infermeria. Qualcuno lo ha aggredito, ieri sera. Hanno usato un
incantesimo
illegale”.
La ragazzina ridacchiò.
“Così impara! I Sanguesporco
non
devono frequentare Hogwarts”.
“Lo so, però Silente sta
cercando
di scoprire il colpevole. Sembra che abbia già convocato due
studenti più
grandi, per interrogarli…”
Regulus riuscì ad evitare di
strozzarsi per miracolo.
“Chi è stato ad attaccare il
Sanguesporco?” domandò loro.
I due ragazzini, per un solo
istante, si voltarono indietro, come se non ritenessero possibile che
si fosse
rivolto proprio a loro. Poi lo guardarono di nuovo, arrossendo: era
già
abbastanza incredibile che uno studente dell’ultimo anno
rivolgesse la parola a
due più piccoli, figurarsi un Black, che si considerava
superiore non solo ai
Nati Babbani, ma anche agli altri Purosangue.
“Non lo sa nessuno” rispose
quello dal mento appuntito, in parte intimorito e in parte compiaciuto,
“però
Silente ha dei sospetti soprattutto sui Serpeverde, tanto per
cambiare…”
Regulus non ascoltò altro, e prese
a fissare il nulla davanti a sé, masticando con impegno: era
preoccupato. Lui
non era tanto stupido da aggredire un Nato Babbano sotto il naso di
Silente -l’Oscuro
Signore gli aveva vietato di attirare l’attenzione- ma i
Purosangue come lui
sarebbero stati i primi sospettati.
Tuttavia, non poté rimuginare
troppo sulla faccenda perché in quel momento udì
due voci familiari
avvicinarsi, impegnate in un’accesa discussione sotto voce.
“… e lasciami solo,
d’accordo?”
Con uno sbuffo irritato, Barty si
sedette di fronte a Regulus e, senza alzare lo sguardo,
iniziò a servirsi di
uova al bacon.
Regulus vide Emmeline Vance
seguirlo a ruota e, dall’espressione tesa sul volto di lei,
capì che stavano
litigando, di nuovo.
“Ti ho già detto che mi
dispiace,
Barty. Te lo devo ripetere in Goblinese?” sussurrò
la ragazza con discrezione:
anche se nella Sala Grande si contava a mala pena una decina di
persone, una
Corvonero in piedi accanto al tavolo dei Serpeverde destava
già parecchia
curiosità, senza che dovesse per forza litigare ad alta voce.
“Io non lo conosco il Goblinese,
però mio padre lo sa, puoi andare a parlare con lui,
così gli mostrerai
un’altra delle tue stupefacenti doti”
replicò Barty, sarcastico.
Regulus era assolutamente certo
di essersi perso qualcosa di essenziale.
“Non fai ridere” disse
Emmeline
con freddezza. Barty sembrava ignorarla, ma lei proseguì.
“Ti ho già spiegato
come è andata. Lumacorno ha saputo che voglio diventare
Auror, perciò ha
organizzato una giornata di internato al
Ministero…”
“Lo so” la interruppe il
ragazzo,
irritato. “E mio padre ha scoperto il tuo grande talento,
dicendoti che sei
portata per quel lavoro; so anche questo, dato che non ha fatto altro
che
ripetermelo per tutte le vacanze di Natale! ‘La tua ragazza
è molto diligente. Perché non prendi esempio da
lei?’” mormorò, imitando il tono di
Crouch senior. “Credo che gli proporrò di
adottarti, così finalmente non dovrò
subire le sue lamentele”.
Regulus sarebbe voluto sparire
volentieri, ma si limitò a fissare il tavolo, tanto da
impararne a memoria le
venature.
“L’ultima cosa che avrei
voluto
era proprio quella di essere usata come pretesto per criticarti, ma non
è
dipeso da me” insisté Emmeline, abbattuta ma senza
perdere la calma. “Non puoi
arrabbiarti per una colpa che non ho. Cosa dovrei fare, rinunciare al
lavoro
che mi sono scelta solo perché tu non ti senta
inferiore?”
Regulus simulò un colpo di tosse,
nella speranza che, accorgendosi della sua presenza, la smettessero, ma
fu
tutto inutile.
“Ma fai quello che ti pare”
sbottò Barty, alzando finalmente lo sguardo su di lei.
“Ma certo. A dirtela tutta,
questa mi sembra piuttosto una scusa per litigare”.
“Sicuramente non è
l’unico motivo.
Sei diventata insopportabilmente perfettina. Sei una noia
mortale”.
Emmeline non rispose all’ultima
affermazione, e Regulus non aveva alcuna voglia di controllare come
avesse
reagito. Mentre giocherellava con la forchetta, sentì solo i
passi della
ragazza che si allontanava. Barty era scuro in volto e non gli rivolse
la
parola.
“Io… vado a volare un
po’”
bofonchiò Regulus. L’altro non diede segno di
averlo sentito.
Il ragazzo si alzò, lieto di
abbandonare
quell’atmosfera tesa.
Se quello che aveva sentito era
tutto, probabilmente Barty aveva cominciato a vedere Emmeline come una
specie
di rivale. In effetti, lei era diventata tutto quello che Crouch
avrebbe voluto
per suo figlio: era una Corvonero, rispettosa delle regole, aveva il
massimo
dei voti e, soprattutto, voleva combattere i Maghi Oscuri.
Regulus si accigliò, ripensando
al desiderio espresso da Barty di unirsi ai Mangiamorte. Se davvero
Emmeline
era intenzionata ad intraprendere la carriera opposta, c’era
in gioco qualcosa
di molto più grande di una semplice gelosia.
Era appena uscito nella sala
d’ingresso, diretto verso la parco, quando
all’improvviso si sentì chiamare.
Appena si voltò, vide Emmeline
Vance avanzare verso di lui. Aveva i pugni serrati e
un’espressione di profonda
sofferenza nel volto.
“Posso parlarti?” gli chiese.
La
sua voce era debole, come un sussurro, ma chiara e decisa.
Regulus annuì, preoccupato.
Non aveva mai parlato da solo con
lei. A dire la verità, non credeva di esserle molto
simpatico: lei era molto
tollerante nei confronti dei Babbani e, anche se non avevano mai
discusso,
quando sentiva i suoi discorsi mostrava sempre un’espressione
infastidita.
D’altra parte, le poche volte in cui si erano parlati,
c’era sempre un terzo
elemento, che fosse Barty o Rachel.
“Senti, mi dispiace per la
scenata di prima… Lo chiedo a te perché sei il
suo migliore amico e
probabilmente ne sai più di me: che cosa è
successo a Barty?”
Regulus ebbe una conferma alla
brutta sensazione che aveva avvertito nel momento in cui la ragazza gli
aveva
rivolto la parola, e cercò di svicolare.
“In che senso?”
“Mi sembra chiaro che ultimamente
non sia più lo stesso” fece lei. Anche se sembrava
disperata, era dotata di
nervi molto saldi e riusciva a sembrare padrona di sé,
almeno per il momento.
“Guarda, credo di essere quello
che sa di meno”.
Emmeline abbassò il viso,
diventato improvvisamente pallida.
“Ha intenzione di lasciarmi,
vero?” chiese.
Lui non se l’era aspettato,
perciò rimase muto, senza avere la più pallida
idea di cosa dire.
“Ehm… mi dispiace ma non ne
ho
idea”.
“È cambiato” disse
lei, senza
neanche ascoltarlo. “Non è più il Barty
che conoscevamo. Negli ultimi tempi
litighiamo spesso, e senza una ragione valida. Pensavo che tu sapessi
il
perché… Ti ha mai detto qualcosa?”
Regulus si sentì torcere le
viscere: non poteva dire la verità, anche se Emmeline in
quel momento gli faceva
una gran pena. Vide Barty uscire dalla Sala Grande e superarli senza
neanche
voltarsi, diretto verso i sotterranei.
“Non mi ha detto nulla”.
“Nemmeno di me?”
Lui scosse la testa, dispiaciuto.
Quando la guardò di nuovo, scoprì che la ragazza
aveva un’espressione
sospettosa.
“Non è che per caso ha
un’altra,
e tu non me lo vuoi dire? Chi è?”
domandò Emmeline e, nel pronunciare le ultime
due parole, assunse un tono molto meno remissivo.
“Non c’è
nessun’altra” si
affrettò a rispondere Regulus. Cercò di ignorare
quel velo lucido che le era
comparso improvvisamente davanti agli occhi: era la situazione
più imbarazzante
in cui si fosse mai trovato.
“Ma è sicuro che voglia
lasciarmi. Hai sentito cosa mi ha detto?” chiese lei, e
questa volta non riuscì
a controllarsi. La voce le si spezzò e una lacrima
iniziò a scendere lungo la
guancia, nonostante gli sforzi della proprietaria di trattenerla.
Regulus, lanciò parecchie
occhiatacce agli altri studenti che, passando lì vicino, si
soffermavano a
guardare l’insolito quadretto, incuriositi.
Da parte sua, era orripilato:
Emmeline era sempre stata una ragazza restia a mostrare forti emozioni
in
pubblico. Chi non la conosceva bene la considerava piuttosto fredda,
forse a
causa dell’aria solenne che la contraddistingueva; in
realtà, riteneva molto
importante mantenere una propria compostezza, esattamente come lui.
Vederla
crollare in quel modo davanti a decine di studenti era uno spettacolo
spaventoso.
Io lo ammazzo,
non poté fare a meno di pensare, riferito a Barty.
“Senti” disse con una certa
urgenza, nella speranza che smettesse di piangere, “se vuoi
gli vado a parlare,
così mi dirà qual è il
problema”.
Ma guarda cosa mi doveva
capitare, pensò, imbarazzato. Da quando Regulus
Arcturus Black era diventato un consulente per cuori infranti?
Sapeva di non essere affatto
bravo a consolare la gente, perciò si stupì
quando Emmeline si asciugò il viso,
rossa per l’umiliazione.
“Davvero lo faresti?”
Lui annuì. Qualunque cosa, pur di
lasciare al più presto la scena.
“Grazie… e scusa per
prima… io…”
“Non fa niente”
tagliò corto
Regulus: preferiva fare come se non fosse mai accaduto nulla di
spiacevole.
Dopo averle rivolto un saluto
imbarazzato, si affrettò in direzione dei sotterranei.
“Serpentese”
disse, e l’ingresso della sala comune di Serpeverde si
aprì davanti a lui.
All’interno, Rachel stava dando
un’occhiata al proprio orario delle lezioni, con
l’aria di chi invece pensa a
tutt’altro.
“Barty è nei
dormitori?” le
chiese, quando le si fu avvicinato.
“Sì, ed è meglio
per lui se ci resta”
sbottò lei, arrabbiata. “Ha spintonato uno
studente più piccolo solo perché gli
intralciava il passaggio… Non è che per caso ha
di nuovo litigato con Emmeline?”
“Già” disse Regulus.
Lei sospirò, alzandosi in piedi.
“Allora vado da lei. Tu cerca di
farlo ragionare, anche se con la testa dura che si ritrova
sarà complicato”.
Lui annuì, poi si incamminò
verso
il corridoio di destra. E pensare che fino a dieci minuti prima era
convinto di
trascorrere una mattina tranquilla, allo stadio di Quidditch. Sperava
solo che
il programma di passare il pomeriggio in riva al lago con Rachel non
fosse
rovinato da qualche altro contrattempo… ma probabilmente, se
Barty avesse
davvero lasciato Emmeline, Rachel sarebbe voluta restare con lei,
pensò,
depresso.
Barty si trovava nel dormitorio.
Era seduto sul proprio letto, con un’espressione imbronciata.
Quando però l’altro si chiuse
la
porta alle spalle, l'espressione che aveva sul volto fece capire che
stesse aspettando
proprio lui.
“Indovina che cosa ho
scoperto?”
esordì Barty, senza dargli il tempo di parlare.
“T.O. Riddle, quello del
diario, è veramente Tu-Sai-Chi”.
Per un attimo Regulus tacque,
sconcertato da quel cambiamento di discorso. Poi capì il
vero significato delle
sue parole.
“Davvero? Come l'hai saputo?”
chiese, stupito e momentaneamente dimentico di quanto accaduto.
“Me lo ha detto Lumacorno.
Cioè,
ho fatto in modo che lo confessasse. L'altro ieri mi è
capitato di tornare
nella Sala dei Trofei e ho notato una targa intitolata proprio a Tom
Riddle. Sembra
che abbia ottenuto un Encomio Speciale circa trentacinque anni fa,
anche se non
so per cosa. All'epoca Lumacorno insegnava già qui,
perciò gli ho chiesto se
avesse conosciuto uno studente con questo nome. Dovevi vederlo:
è diventato
blu! Praticamente si è tradito da solo. Il nostro professore
sa molte più cose
di quanto possiamo immaginare, sai? Se vuoi sapere qualcosa riguardo
il...
Signore Oscuro, bè, chiedi a lui”.
“Non ti starai informando un po'
troppo?” osservò Regulus, preoccupato. Tutta
quella curiosità non era positiva.
Barty alzò le spalle, e si
voltò
a guardare attraverso la finestra finta del dormitorio: non si vedeva
il cielo,
ma il chiarore verdognolo del lago.
“Non preoccuparti, sono stato
prudente... Secondo te mi concederà di essere uno di
voi?” aggiunse, abbassando
la voce.
Regulus esitò.
“Sei davvero sicuro?” chiese:
era
almeno la centesima volta che gli faceva quella domanda.
L'altro alzò gli occhi al cielo.
“Sì” rispose, e il
suo tono era
talmente convinto che Regulus non ebbe più alcun dubbio.
“E quando Lo rivedrai,
potresti mettere una buona parola per me?”
“Vedremo. Non so se sarà
disposto
a riceverti: potrebbe pensare che tuo padre ti voglia usare come esca
per
catturarlo”.
“Già, è un'ipotesi
più che
verosimile” bofonchiò Barty, incupito.
“Ma tu farai il possibile, vero?”
“Vedremo” ripeté
Regulus, senza
sbilanciarsi. Poi gli tornò in mente il motivo per cui si
trovava là. “E con
Emmeline, come la metti?”
Sul viso di Barty apparve
un’espressione triste, subito rimpiazzata da una
più determinata.
“Ho intenzione di mollarla”
affermò, aspro. “Mi sono stufato delle sue stupide
idee di giustizia”.
“Ma siete stati insieme per tre
anni…”
“Appunto, mi sono stancato. È
diventata noiosa”.
“L’hai trattata molto
male”
affermò Regulus con severità.
“Non abbiamo più nulla in
comune,
ormai; si tenesse le congratulazioni di mio padre, sai quanto me ne
importa”
bofonchiò Barty, rivolto più a se stesso che
all’amico.
Regulus non riusciva ancora a
crederci. Un tempo Barty avrebbe baciato la terra su cui fosse passata
Emmeline, e adesso non vedeva l’ora di togliersela di torno.
“In ogni caso”
proseguì Barty,
irremovibile, “anche se volessi, non potrei più
stare con lei. Io diventerò un
Mangiamorte, lei cercherà di catturarmi. Non
c’è più niente da fare”.
Regulus non lo capiva: Barty non
aveva la necessità di unirsi al Signore Oscuro, non era
costretto da alcun
bisogno di onorare la famiglia, come invece era stato per lui. Ed era
disposto
a rinunciare alla sua ragazza per seguire Voldemort di sua spontanea
volontà?
“Non fare quella faccia stupita.
Preferisco di gran lunga combattere per un mondo migliore. La mia
decisione
l’ho presa, prenderò il Marchio appena finita la
scuola, e non posso correre il
rischio di farmi scoprire. A proposito, dovresti pensarci anche
tu”.
“Cosa significa?” chiese
Regulus,
sospettoso.
Barty lo guardò, esasperato.
“Sto parlando di Rachel. Credi di
poterle nascondere il tuo Marchio in eterno? Prima o poi se ne
accorgerà, e tu
sarai nei guai, e seri, anche. Rachel non ha mai approvato i metodi e
le idee
dei Mangiamorte. Come pensi che reagirebbe se te lo vedesse
addosso?”
Regulus si irrigidì: era
impallidito.
“Questi non sono affari tuoi”
sibilò.
“Sono affari del Signore Oscuro,
Regulus. Se lei ti scopre, sei fregato. Ti conviene lasciarla prima che
succeda.
In caso contrario, sarà comunque lei a lasciare
te”.
“Ti ripeto che non sono affari
tuoi!” sbottò lui, turbato. “Tu fai come
diamine ti pare e piace, a quello che
spetta a me ci penso io, d’accordo?”
Adesso era arrabbiato. Barty non
doveva permettersi di dirgli quello che doveva fare. Sapeva che Rachel
non
avrebbe mai voluto che diventasse un Mangiamorte, ma lui non aveva
alcuna
intenzione di lasciarla. Il solo pensiero di dover fare a meno di lei
lo faceva
inorridire.
In quel momento, qualcuno bussò
alla porta del dormitorio. Regulus andò ad aprire e si
ritrovò davanti un
minuscolo ragazzino del primo anno.
“Regulus Black?” chiese,
intimidito.
“Cosa
c’è?” rispose Regulus, poco
affabile.
Il piccolo Serpeverde gli porse
un biglietto.
“Il professor Silente ti vuole
nel suo ufficio tra cinque minuti”.
Lo stomaco di Regulus parve
trasformarsi in piombo. Era certo di aver perso qualsiasi traccia di
colore in
viso.
“Come mai ti ha convocato?”
chiese Barty, quando la porta si fu richiusa.
“È per il Sanguesporco che
è
stato aggredito ieri…”
“Oh”.
Qualcosa, nel tono di Barty, lo
fece insospettire. Regulus alzò il viso per guardarlo e
scorse nei suoi occhi
un’espressione che non avrebbe voluto vedere mai.
“Sei stato tu?!”
Lo devo veramente
ammazzare, si disse.
Barty si strinse nelle spalle.
“È stato lui a cominciare, lo
giuro. È un tipo che cerca sempre di provocare” si
giustificò.
“Non importa. Hai usato magia
illegale, Barty” sussurrò Regulus, spaventato e
furibondo al tempo stesso.
“Tanto nessuno sospetterebbe mai
di me. Gli ho modificato la memoria”.
“Però sospettano di
me!”
esclamò
l’altro, scuotendogli il biglietto di Silente a due
centimetri dagli occhi. “Finché
siamo a scuola non dobbiamo farci notare dai nemici!”
“Rilassati, Black. Tu non hai
fatto nulla e, se non hai un alibi valido, basta che tu dica che ieri
sera eri
con me, e io lo confermerò. Sei in una botte di
ferro”.
Regulus non la vedeva così
facile, ma rinunciò a discutere: meglio evitare di fare
tardi alla
convocazione.
Senza aggiungere una parola, uscì
dal dormitorio, aprendo il biglietto e mettendosi a leggere le parole
scritte
con una grafia obliqua e longilinea.
Il signor Regulus Black
è invitato a presentarsi nell’ufficio del
Preside alle nove in punto.
La parola
d’ordine da lasciare al gargoyle è: Rospi alla
Menta.
Albus
Silente
Dopo aver raggiunto il gargoyle
di pietra e aver fatto quanto diceva il messaggio, trattenendo il
respiro, si
avvicinò alla porta dell’ufficio di Silente.
Riusciva a sentire un paio di voci
provenire dall’interno. La prima, piuttosto irritata, gli era
familiare.
“Mi ritengo ufficialmente
indignato, Silente!”
“Come preferisci, Phineas”
rispose la voce serafica del Preside. “Tuttavia è
mio dovere interrogare i
sospetti”.
“Il mio pronipote non si tocca!
Non è nello stile dei Black esagerare in quel
modo”.
“Uhm, interessante teoria. Mi
piacerebbe discuterne con Bellatrix; chissà cosa ne
penserebbe lei…” insinuò
l’altro, e Phineas tacque, scornato.
Regulus bussò, forse con più
vigore del necessario, mentre l’ansia gli provocava i crampi
allo stomaco.
Silente lo invitò ad entrare.
“Buonasera, Regulus”
esordì, con
quel suo solito tono gentile.
Regulus non rispose: si limitò a
gettare una vaga occhiata all’ufficio. Non l’aveva
mai visto prima: a parte la
scrivania, la stanza era occupata da leggeri tavolini sui quali si
trovavano
strani oggetti d’argento; due pareti erano occupate da una
grande scaffalatura
piena di libri, le altre due dai ritratti dei precedenti Presidi di
Hogwarts.
Phineas lo salutò con un cenno, poi tornò a
borbottare tra sé, contrariato.
“Accomodati pure” disse
Silente,
indicando una sedia di fronte la scrivania.
Il ragazzo oltrepassò una bella
Fenice appollaiata sul proprio trespolo e obbedì, cercando
di sembrare
disinvolto, anche se in realtà era spaventato a morte.
Silente lo stava fissando. Quando
Regulus incrociò il suo sguardo, abbassò subito
il proprio, incapace di
sostenerlo.
Lo odiava. Detestava il modo in
cui sembrava leggergli l’anima come un libro aperto. Odiava
quella sua
abitudine di chiamare per nome tutti gli studenti, compreso lui, come
se
fossero tutti uguali, Purosangue e non. Infine, detestava anche quel
sorriso
comprensivo che riservava a tutti, come se li considerasse suoi nipoti.
Lui non
voleva avere niente a che fare con quel Babbanofilo.
“Dunque, immagino che tu sia a
conoscenza di quanto accaduto a Jeremy Bennet”.
“Ne ho sentito parlare”
rispose
Regulus, laconico.
“Quindi saprai anche che il
colpevole dell’aggressione è uno studente. Il
ragazzo purtroppo non ricorda
nulla e quindi stiamo andando alla cieca. Tuttavia, Jeremy non aveva
problemi
con nessuno né nemici particolari. Credo di poter affermare
con sicurezza che
il motivo della sua aggressione fosse il suo stato di
sangue”. Regulus restò
impassibile. “Per questo motivo, ho convocato tutti gli
studenti notoriamente
avversi ai Nati Babbani e spero che tu non ti senta offeso per
questo”.
Il ragazzo non diede segno di
risposta. Preferiva parlare il meno possibile, anche se così
sembrava che
Silente stesse conversando con un muro.
“Saranno poche domande. Se sei
innocente, non hai nulla da temere”. Silente lo
scrutò. “Ti ricordi dove fossi
ieri sera intorno alle sette e mezza?”
“Mi trovavo nella sala comune”
rispose Regulus con sicurezza.
“Qualcuno può
confermarlo?”
“Barty Crouch era con me. Abbiamo
studiato Incantesimi tutta la sera”.
“Ah! Visto, Silente?”
intervenne
Phineas trionfante, facendo sobbalzare il Preside Dippet, al quale
cadde di
mano il cornetto acustico. “Che ti dicevo? Il ragazzo non
può aver aggredito il
Nato Babbano: era con il figlio di Crouch, per tutti i gargoyle!
È
insospettabile”.
“Nessuno hai mai affermato che
Regulus fosse colpevole, infatti. Vorrà dire che
chiederò una conferma a Barty”
disse il Preside.
“Faccia pure”
replicò Regulus,
sprezzante, sicuro di aver finito.
Silente tuttavia non lo congedò.
I suoi occhi azzurri lo stavano ancora fissando, nel tentativo di
capire la
verità. Lui evitò accuratamente di ricambiare lo
sguardo.
Era come se un macigno gli
opprimesse gli organi interni: perché non lo aveva ancora
mandato via? Forse
sospettava ugualmente di lui?
Con un moto di terrore, sperò con
tutta l’anima che non gli chiedesse di alzare la manica
sinistra. Sarebbe stato
un guaio enorme.
Ci furono alcuni secondi di
silenzio, poi Silente parlò di nuovo.
“Ciò che mi preoccupa di
più è
che nella scuola ci sono molti studenti che approvano quanto
accaduto” disse,
rivolto a nessuno in particolare.
“Bè, Silente, mettiamola
così.
Nessuno ha obbligato quel Sang… Nato Babbano a frequentare
Hogwarts, mi pare”
obiettò Phineas, e Regulus si sentì
d’accordo con il suo bis-bis-nonno.
Il Preside inarcò le
sopracciglia.
“Questo non significa niente.
Chiunque sia dotato di poteri magici ha il diritto di frequentare
questa
scuola”.
Phineas borbottò qualcosa del
tipo “Chissà da dove li hanno presi, questi
fantomatici poteri…” ma Silente lo
ignorò.
“A quanto pare, le idee di
Voldemort corrompono anche i ragazzi” disse.
Regulus sobbalzò sulla sedia,
sentendosi quasi colpire da un fulmine: come osava pronunciare il Suo
nome?
Forse era un modo per coglierlo alla sprovvista: il suo sguardo
penetrante lo
confermava. Cercò di calmarsi.
“Ti stupisce il fatto che lo
chiami con il suo vero nome, Regulus?” domandò
Silente, tranquillo.
Il ragazzo non rispose,
limitandosi a guardarlo truce.
“Non sei l’unico”
proseguì
quello. “Io tuttavia ritengo che temere un nome sia inutile.
In ogni caso, ho
notato che Voldemort” -Regulus sobbalzò
un’altra volta- “ha molto seguito anche
tra i giovani studenti. Mi piacerebbe che capissero cosa significhi
seguirlo.
Bisogna rinunciare a tutto per lui, ma soprattutto alla propria
libertà, che è
la cosa più preziosa di tutte”.
Regulus si sforzò per non alzare
gli occhi al cielo. Ora gli toccava anche sentire la predica del
Babbanofilo.
Phineas sembrava improvvisamente
sparito, dal momento che non parlava più. Tuttavia, Regulus
era certo di avere
il suo sguardo preoccupato puntato sulla nuca.
Strano,
pensò. Silente aveva parlato quasi come Barty. Tutti e due
sapevano che, per seguire il Signore Oscuro, fosse necessario fare
delle
rinunce. Lui era l’unico a non voler perdere nulla?
Quando il Preside gli fece cenno
di alzarsi, Regulus non se lo fece ripetere due volte: non vedeva
l’ora di
uscire.
“Regulus?” lo
richiamò il vecchio
dolcemente. Aveva un’espressione meno serena, quasi triste.
“Spero che tu
rifletta su quanto ho detto”.
“Perché proprio
io?” lo sfidò.
“Perché conosco la tua
famiglia,
e so cosa pensa. Ma Voldemort vuole solo il potere, non gli interessa
nulla
della supremazia dei Purosangue. Sta usando i suoi stessi seguaci per
perseguire i suoi obiettivi e, quando li avrà raggiunti, si
sbarazzerà di chi
non gli serve più”.
Regulus non mosse un muscolo,
anche se era certo di non aver mai odiato nessuno quanto Albus Silente
in quel
momento. Erano tutte menzogne, lo sapeva.
Senza dire una parola, si
avvicinò alla porta.
“Chi non sceglie la luce e si
avventura nell’oscurità, prima o poi se ne
pente” affermò il Preside, quando
lui aveva già la mano sulla maniglia. Regulus odiava anche
quelle sue metafore
da filosofo. “Tuttavia, qualora volesse tornare indietro,
troverà sempre
qualcuno disposto ad aiutarlo”.
“Arrivederci, professore”
tagliò
corto lui.
“Arrivederci, Regulus” rispose
Silente, senza aggiungere altro.
Il ragazzo uscì. Il fatto che non
fosse stato accusato dell’aggressione non lo aveva sollevato
affatto.
Le parole di Silente lo
preoccupavano: probabilmente conosceva le sue intenzioni, ma non sapeva
che
avesse già scelto quella che lui chiamava
“oscurità” ma che per Regulus era la
strada migliore da seguire.
Ed era certo che, nonostante le
belle parole ad effetto dell’anziano Preside, non se ne
sarebbe mai pentito.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
... L'importante è crederci. Bene, il settimo anno di
Regulus e
compagnia bella sta finendo, manca ancora un capitolo sulla vita
scolastica, quello dei M.A.G.O., e poi inizierà la terza e
ultima parte della fanfiction... Ora si comincia a fare sul serio.
Tanto per mettervi un po' d'ansia! =P
Prossimo aggiornamento:
20 marzo 2010... e stavolta il capitolo è già
pronto!
Alohomora:
quell'immagine ce l'avevo sul pc da secoli, e non vedevo l'ora di
usarla! Ovviamente, Orion non ha appoggiato Regulus per compiacerlo, ma
soprattutto per convenienza, ma ha fatto lo stesso una buona cosa! Hai
detto bene, Walburga deve tremare, perché Rachel non le
permetterà di avere il dominio su Regulus! XD Prima o poi
Sirius
si farà le matte risate a sentirsi raccontare questa
scenetta!
Pervinca
Potter 97:
non preoccuparti, anche James subirà una sconfitta, dovrai
solo
aspettare qualche annetto! Ma figurati se mi perdo quest'occasione!
Mirwen: infatti, anche se Orion è riuscito ad
imporsi,
quando lui non ci sarà più Walburga si
darà da
fare per mettere sotto tutti quanti... la odio!
_Mary:
in effetti, ho riletto lo scorso capitolo più volte
e a
momenti mi sembrava comico, altri invece era inquietante! Forse dipende
dall'atteggiamento con cui viene letto. Comunque, Regulus era proprio
terrorizzato, figuriamoci se poteva opporsi... Rachel ha imparato bene
il detto "Chi fa da sé, fa per tre"! Se pensava di contare
su di
lui stava messa proprio male!
malandrina4ever:
in effetti sembrava che le stesse per annunciare chissà
quale
tragedia apocalittica... diciamo che però ci sono andati
vicini!
XD Se Rachel sta sulle scatole a Walburga non va proprio benissimo, ma
per ora non le accadrà nulla, almeno finché Orion
sarà in vita... peccato che muoia lo stesso anno di
Regulus...
ok, mi sto disspiacendo troppo per Orion, cavolo!
DubheBlack:
infatti, Rachel è uscita così proprio
perché ha
una famiglia più moderata... cioè, il padre lo
era
già di suo ma si è dovuto moderare ancora di
più
per sposare una Grifondoro! Ecco perché lei non ha mai dato
troppa importanza alle Case, anche se poi è molto attaccata
alla
sua. Riguardo a Sirius, bè, nel seguito lui ci
sarà
parecchio, quindi Rachel potrebbe anche iniziare ad avere buoni
rapporti con lui!
lyrapotter:
brava, hai capito al volo che i Black volevano coglierla impreparata!
Tremendi! In effetti, visto che si ritengono più puri dei
Purosangue, solo un'altra Black sarebbe stata all'altezza di Regulus,
ma le cugine sono tutte sposate, quindi la cara Walburga deve mettersi
l'anima in pace U_U Alla fine ho deciso di non fare troppo la sadica
con Regulus: se la famiglia non avesse approvato Rachel sarebbe stata
una tragedia per lui. Il ragazzo si è guardato bene al
nominare
la "perpetuazione della stirpe" e lo eviterà sempre: non
è esattamente il massimo del romanticismo!
MEISSA_S:
Regulus pensa non ad avvantaggiare se stesso, ma suo padre,
perché mi sono detta che, in fondo, sarà quello
che
andrà incontro alla morte, quindi non ne ha paura quanto il
caro
Voldemort. Forse sì, nel secondo capitolo che hai recensito,
Barty rimaneva ancora abbastanza "ragazzino"; qui invece sta iniziando
a dimostrare la sua vera natura, quella di calpestare chiunque gli stia
vicino o meno per dimostrarsi fedele a Voldemort (e il culmine penso
che sarà l'omicidio di suo padre, anni dopo). La differenza
tra
Barty e Regulus è che il primo ha già capito
l'antifona,
mentre il secondo ancora non si è reso conto di
ciò che
lo aspetta. Infine, credo che il tuo Orion mi abbia definitivamente
contagiata, non posso farci nulla! Grazie, e scusa se non mi
dilungo di più!
fa92:
Walburga è anche peggio della classica suocera! XD Grazie
per la recensione!
Mizar:
spero che non ti aspettassi un capitolo divertente, se no mi sentirei
in colpa... Quel disegno l'ho trovato su DeviantArt... anzi, come puoi
vedere, sto aggiungendo i link ai disegni originali per ogni capitolo,
anche se mi ci vorrà un po' di tempo! Rachel ringrazia per i
complimenti e per il sostegno ricevuto in quei momenti difficili!
vulneraria:
Walburga se l'è proprio meritato, non vedevo l'ora che
Rachel le desse una gran bella lezione!
|
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Capitolo 40 *** Addio, Hogwarts ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
27: Vertigine
Rating:
Verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Addio,
Hogwarts
Maggio-Giugno
1979
Nello
stadio echeggiavano grida
entusiastiche e ovazioni, la folla rumoreggiava sopra gli spalti e sul
campo,
sventolando enormi bandiere e stendardi verde e argento. Mentre la
squadra di
Tassorosso, sconfitta, si affrettava ad abbandonare lo stadio, quella
di
Serpeverde si godeva i festeggiamenti.
“Abbiamo
vinto! Abbiamo vinto la
Coppa del Quidditch!”
Il
Boccino d’Oro chiuso nel pugno
serrato, Regulus pensò che la sua ultimissima partita non
sarebbe potuta andare
meglio: non solo aveva sconfitto di misura Tassorosso, ma aveva fatto
in modo
che la sua squadra arrivasse prima in classifica.
L’anno
precedente aveva avuto
l’enorme soddisfazione di battere Potter, ma la Coppa era
stata vinta lo stesso
da Grifondoro. Gliela avevano soffiata da sotto il naso, e per questo
non si
era dato pace per un anno intero.
Ora,
guardando il podio rialzato
al centro del campo, si sentì finalmente realizzato.
Sulla
piattaforma, circondata da
giocatori e studenti di Serpeverde, era appena salito Albus Silente,
con in mano
la grande coppa d’argento. Accanto al Preside, il professor
Lumacorno esibiva
un sorriso a trentadue denti, ed era così eccitato che
sembrava un bambino
troppo cresciuto.
Momentaneamente
paralizzato per
la felicità, Regulus si sentì spingere da Rachel
verso il podio. Si riscosse e
vi salì, insieme agli altri giocatori della squadra, mentre
la folla li
acclamava.
“Complimenti”
disse Silente,
rivolgendo un sorriso in apparenza sincero ai Serpeverde.
“È stata una vittoria
meritata”.
Regulus
si accorse di tremare
quando ripose il Boccino in una tasca interna dell’uniforme e
tese le mani in
direzione della Coppa del Quidditch.
Il
contatto delle sue dita con i
manici di metallo lo riempì d’emozione e, per una
volta, dimenticò di mantenere
la sua solita compostezza, sorridendo quando alzò la coppa
al cielo e i tifosi
applaudirono entusiasti, mentre i compagni di squadra quasi lo
sommergevano.
“Dai,
l’hai tenuta per
quarantasette secondi, adesso tocca a me!” gli disse Rachel,
ricordandogli di
non essere l’unico ad aver vinto.
Regulus
gliela porse e, un attimo
dopo, fu letteralmente rapito dal professor Lumacorno, che gli
stritolò la mano
con entusiasmo.
“Complimenti,
signor Black!”
esclamò, paonazzo. “Sono rimasto col fiato sospeso
fino alla fine! Non so come
faremo il prossimo anno senza di te!”
Regulus
non riuscì a trovare le
parole per rispondere: gli sembrava tutto così
irreale…
“Ah,
eccoti, Algie. Mi stavo
chiedendo dove fossi finito” disse Lumacorno, rivolgendosi ad
un mago che era
appena salito sulla piattaforma. Aveva il naso schiacciato e indossava
un
impermeabile blu e giallo.
Regulus
sentì un piacevole
sussulto allo stomaco. Lo aveva conosciuto al Lumaclub qualche mese
prima: era
il reclutatore del Puddlemere United, Algie Purkiss.
L’uomo
gli strinse la mano,
sorridendo.
“Eccellente,
è stata una bella
partita. Quando e se vorrai, signor Black, il Puddlemere
sarà felice di averti
in squadra”.
“Grazie,
signore” rispose Regulus
con una fitta di rimpianto che però, almeno in quel momento,
non riuscì a
scalfire l’entusiasmo per la vittoria. “Le
farò sapere”.
“Certo,
certo, è ovvio. La
carriera del giocatore professionista finisce presto: ti capisco se
vuoi
assicurarti un’altra carriera per il futuro. Ah,
Horace” aggiunse, voltandosi
verso Lumacorno, “sarei interessato anche al Portiere di
Tassorosso. Ha un
grande talento, secondo me…”
“Ne
parlerò con la professoressa
Sprite” rispose allegramente il professore. “E
grazie per l’ananas candito, a
proposito”.
Quella
sera, nella sala comune di
Serpeverde ci fu una gran festa in onore della vittoria della coppa.
Tutti gli
studenti della Casa erano molto più chiassosi del solito
mentre improvvisavano
inni sportivi, mangiavano e bevevano.
Regulus
e Barty si trovavano
vicini ad un buffet pieno di prelibatezze, ovviamente sottratte senza
alcuno
sforzo dalle cucine di Hogwarts. Rachel li raggiunse, offrendo loro un
bicchiere di sciroppo alla ciliegia.
“È
stato il massimo vincere la
coppa alla nostra ultimissima partita, eh?” disse.
“Abbiamo
fatto un’uscita di scena
col botto” rispose Barty.
Seguì
una pausa di silenzio
imbarazzante: da quando lui aveva lasciato Emmeline, era la prima volta
che
parlava pacificamente con Rachel, poiché
quest’ultima era ancora molto amica
della Corvonero.
“Guardate
là” disse Regulus per
distrarli: non aveva intenzione di pensare a cose solo lontanamente
tristi.
Gli
altri due si voltarono nella
direzione da lui indicata. Due Serpeverde del sesto anno avevano acceso
dei
fuochi d’artificio, che ora sfrecciavano per la vasta sala
comune,
illuminandola con luci verdi e argentate.
I
presenti applaudirono la
propria approvazione agli effetti speciali, compreso un enorme
stendardo
raffigurante un serpente che divorava, uno dopo l’altro, un
tasso, un corvo e
un grifone, tutti e tre molto più piccoli del primo.
Regulus
non la smetteva più di
ricevere pacche sulle spalle e di stringere le mani che gli altri gli
porgevano, e non ne era affatto infastidito.
Sperava
anzi che quella festa non
finisse mai perché sapeva che dal giorno seguente avrebbe
trascorso intere
giornate a studiare per gli esami e sarebbe iniziato il conto alla
rovescia…
Le
urla e gli applausi del giorno
prima sembravano solo un lontano ricordo mentre Regulus percorreva lo
stadio
deserto a cavallo della sua scopa. L’euforia della festa era
scomparsa,
lasciando spazio al malumore. Non avrebbe più giocato
lì a Hogwarts. Presto
sarebbe andato via, pensava.
Era
già l’ora di pranzo e Regulus
volava dalla mattina presto. Non aveva intenzione di scendere
perché sarebbe
stato come accettare la fine della sua carriera sportiva a scuola.
Sarebbe
stato bello rimanere lassù per sempre…
Per
non pensare ancora, fece
accelerare la scopa, gettandosi in picchiata a tutta
velocità. Sentì il vento
fresco di fine maggio contro il viso, l’adrenalina e
l’inconfondibile
sensazione di spensieratezza che solo il volo poteva dargli.
Tutta
la sua concentrazione era
rivolta a quella discesa e, per un momento, gli consentì di
dimenticare tutto
il resto…
Un
attimo prima di toccare terra,
indirizzò la scopa verso l’alto, risalendo con
altrettanta velocità.
“Regulus!”
Il
richiamo lo costrinse a
fermarsi e a guardare l’ingresso dello stadio. Rachel lo
fissava con
un’espressione un po’ perplessa e un po’
comprensiva.
Per
pochi istanti Regulus ebbe la
tentazione di non darle retta, ma poi cambiò idea.
L’atterraggio
fu talmente brusco
che rimase un attimo senza fiato.
“È
tutta la mattina che ti cerco”
esordì la ragazza. “Dovevamo iniziare a
studiare”.
“Non
mi andava” borbottò lui,
cupo.
Senza
aggiungere altro, si andò a
sedere sugli spalti più vicini. Rachel lo raggiunse.
“Ti
manca già il Quidditch?”
chiese.
Lui
annuì.
“Ma
potrai continuare a giocarci”
cercò di incoraggiarlo lei. “Sei a tanto
così dall’entrare nelle riserve di una
squadra professionista e, anche se decidessi di fare altro nella vita,
troverai
sempre il tempo per volare”.
“Lo
so ma…”
“Ma,
cosa?”
Lui
fece spallucce.
Rachel
gli lanciò un’occhiata
comprensiva.
“Ho
capito. Non riesci ad
abituarti all’idea di lasciare Hogwarts, vero?”
Regulus
pensò di non poterle
nascondere niente.
“Siamo
vissuti qui per sette
anni” affermò.
“Che
tenero, sei diventato
sentimentale!” scherzò Rachel.
“Non
è vero…” protestò lui,
imbarazzato.
Lei
smise di ridere e lo guardò.
“Anche
a me dispiace. Sembra che
siamo arrivati soltanto ieri. All’epoca pensavo che non
sarebbe finita mai, e
ora manca solo un mese… Ma non sarà la fine del
mondo. Dovremo avere solo il
tempo di abituarci. Tu sceglierai se giocare nel Puddlemere o lavorare
al
Ministero della Magia, io entrerò al Dipartimento delle
Catastrofi e degli
Incidenti Magici come Obliviatrice, e alla fine ce ne faremo una
ragione. Pensa
solo a tutte le generazioni di studenti che ci hanno preceduti. Si sono
forse
buttati giù da un ponte?”
“Non
è la stessa cosa” rispose
Regulus, prima di potersi trattenere.
Quella
che provava non era solo
la normale malinconia da fine della scuola. Aveva la sensazione di
essere
arrivato alla fine di quello che poteva essere un promontorio scosceso.
Ora si
trovava in mezzo alla nebbia, senza sapere se al prossimo passo avrebbe
continuato a camminare o sarebbe caduto in un baratro senza fondo.
Non
pensava che il futuro potesse
spaventarlo fino a quel punto. A dire la verità, non era
esattamente paura,
almeno per il momento. Piuttosto, si trattava di vertigine: temeva di
precipitare,
e di trascinare con sé chi gli era più vicino.
Rachel
lo abbracciò e gli fece
poggiare la testa sulla propria spalla.
“Lo
so, là fuori c’è una guerra”
disse. “Ma qualunque cosa ci aspetti, riusciremo a cavarcela.
L’importante è
che tu non prenda decisioni di cui ti potresti pentire. Hai capito cosa
intendo?”
Regulus
annuì senza guardarla,
anche se si sentì gelare il sangue: era stata fin troppo
chiara.
“Però
nemmeno tu dovrai prendere
decisioni affrettate” rispose.
“Cioè?”
“Non
voglio che tu ti esponga
troppo. È pericoloso”.
“Non
credo che avrò il tempo di
espormi. Se lavorerò al Quartier Generale degli Obliviatori,
avrò così tanti
ricordi da cancellare ai Babbani che hanno assistito alle retate dei
Mangiamorte da tenermi impegnata tutto il giorno”.
Regulus
si chiese per quanto
tempo ancora sarebbe riuscito a nasconderle di essere a sua volta un
Mangiamorte. Certe volte gli sembrava di ingannare, oltre a lei, anche
se
stesso, soprattutto quando sperava che tra loro sarebbe sempre andato
tutto bene.
“Dai,
adesso non ti abbattere!”
lo esortò Rachel. “Manca ancora un mese, e
sarà così stressante che non vedrai
l’ora che finisca”.
“Forse
hai ragione” gemette
Regulus, al solo pensiero di dover affrontare le pile di libri che lo
aspettavano in sala comune.
L’inizio
dei M.A.G.O. giunse
molto in fretta. Gli studenti del settimo anno erano
sull’orlo di una crisi di
nervi. Pallore, occhiaie e stress serpeggiavano tra di loro, quasi come
se
fossero state malattie contagiose.
Esattamente
come i G.U.F.O., gli esami
sarebbero durati due lunghe settimane. Regulus ne avrebbe sostenuti
quattro la
prima settimana e altri quattro la seconda.
Il
primo esame fu quello di Incantesimi.
Il lunedì mattina, subito dopo la colazione, gli studenti
del quinto e del
settimo anno, si riunirono appena fuori dalla Sala Grande, in attesa di
cominciare il compito scritto.
Barty
non riusciva a stare fermo
un attimo: faceva avanti e indietro per la sala d’ingresso,
pallido come un
cencio.
Regulus
ormai si era ormai
rassegnato all’idea di perdere l’uso della mano
destra, perché Rachel gliela
stava stritolando da più di venti minuti.
“Come
fai ad essere così calmo?”
gli disse lei, sconvolta.
“Non
sono calmo” rispose lui
senza battere ciglio.
Nonostante
l’incredulità di
Rachel, era vero: Regulus si sentiva morire dall’ansia, ma
evidentemente
all’esterno sembrava il corrispettivo di un ghiacciolo.
“Potete
entrare” disse in quel
momento un membro della Commissione d’Esame.
Gli
studenti si affrettarono a
prendere posto, tutti scossi dall’agitazione.
Quando
gli fu consegnato il
compito, Regulus diede un’occhiata generale a tutte le
domande. Erano
abbastanza complicate, ma per il momento non ne vide di impossibili.
Lesse
con maggior attenzione la
prima:
a) Definisci
l’Incanto Fidelius e
descrivine gli effetti.
b) Cosa succede se il
Custode Segreto passa a
miglior vita?
Senza
alzare più lo sguardo,
intinse la piuma nell’inchiostro e iniziò a
scrivere…
Due
ore più tardi, si riteneva
soddisfatto del proprio compito, anche se era sicuro di aver scritto
troppo
poco sull’Incanto Proteus e di aver sbagliato la domanda
successiva. Barty era
l’unico ad aver svolto tutto alla perfezione; al contrario,
Rachel non disse
una parola, troppo preoccupata per sbilanciarsi in pronostici.
L’esame
pratico fu più difficile.
Regulus fu esaminato da Griselda Marchbanks, un’anziana
strega che gli chiese
di eseguire un Incantesimo di Disillusione su di lei. Quando la donna
diventò
quasi del tutto trasparente, il ragazzo eseguì il
controincantesimo, e lei lo
congedò con un’espressione soddisfatta.
Alla
pratica di Erbologia dovette
affrontare un Tranello del Diavolo particolarmente grosso, e
riuscì a schivare
i tentativi della pianta di strangolarlo.
Mercoledì
fu la volta di
Astronomia e, il giorno seguente, di Trasfigurazione,
l’incubo peggiore di
Regulus.
Allo
scritto non andò a
meraviglia: si fece prendere dal panico quando scoprì di
aver risposto neanche
a metà delle domande quando mancava ancora un’ora,
e sbagliò la risposta sui
Metamorfomagus. Fortunatamente riuscì a recuperare con la
pratica.
“Non
so come ho fatto” gli riferì
Rachel quando anche lei ebbe finito, “ma invece di
trasfigurare me stessa, ho
trasformato l’esaminatore in una tartaruga marina. Secondo te
mi abbasserà il
voto?”
“Se
la tartaruga non aveva i
capelli, credo che non influenzerà troppo sulla
valutazione” cercò di
incoraggiarla lui, sforzandosi di non ridere.
Venerdì
si sarebbe svolto l’esame
di Antiche Rune, che solo Regulus e Barty dovevano sostenere.
“Si
tratta di tradurre questo
brano composto da simboli grafici e numerici”
spiegò l’esaminatrice mentre
passava per i banchi distribuendo i fogli. “Non avrete
suggerimenti
sull’argomento del brano, perciò vi consiglio di
valutare bene tutti i
possibili significati”.
Regulus
e Barty si scambiarono
un’occhiata depressa, poi si misero al lavoro.
“Eihwaz
significa
‘difesa’, vero?” chiese il primo quando
furono
usciti dall’aula.
“Credo
di sì… e il 2 rappresenta
il corno dell’unicorno?”
“No,
quello dell’Erumpent”.
“Dannazione”
imprecò Barty. “Ecco
perché mi sembrava strano che quei tizi dovessero catturare
un ‘pericoloso unicorno’.
Pazienza, non influenzerà troppo il voto,
credo”.
Il
finesettimana trascorse molto
velocemente, perché tutti loro lo impiegarono a ripassare
per gli esami che
ancora dovevano sostenere.
Regulus si
ritrovò a dover affrontare quello di Storia della Magia. Non
ne aveva affatto
voglia ma si fece forza pensando che, in fondo, non avrebbe dovuto
più
studiarla.
In seguito a quale evento
della storia del XVII
secolo nacquero i primi
villaggi semimagici?
Regulus
aggrottò la fronte. Era
sicuro che si riferisse a qualcosa che lui non approvava,
perché ricordava di
aver studiato quel capitolo con parecchia insofferenza. Infine, gli
tornò in
mente.
I primi villaggi
semimagici furono una delle
conseguenze dello Statuto
Internazionale di Segretezza del 1689, che costrinse i maghi ad entrare
in
clandestinità.
Si
fermò un attimo per calmarsi:
non era il caso di cedere alla rabbia e aggiungere qualche commento sui
Babbani
che avevano conquistato il mondo a discapito dei maghi: era sicuro che
i membri
della Commissione fossero della stessa pasta di Silente.
Alcune famiglie magiche
formarono
comunità all’interno di villaggi
babbani, con lo scopo di sostenersi a vicenda. I più
importanti villaggi
semimagici sono Godric’s Hollow, Tinworth, Upper Flagely e
Ottery St Catchpole.
Poteva
andare, pensò, alzando di
nuovo la testa e cogliendo lo sguardo di Rachel. Lei alzò le
dita a formare il
numero otto.
Regulus
guardò la relativa domanda:
Quando fu scritto il
Codice di Comportamento dei
Lupi Mannari?
Lui
alzò le dita a sua volta, a
formare in successione le cifre dell’anno 1637. Rachel
sorrise soddisfatta.
Il
penultimo esame fu quello di
Pozioni, ma nessuno dei tre ebbe problemi.
Regulus
eseguì alla perfezione il
Distillato della Morte Vivente: era stato un colpo di fortuna,
perché l’anno
precedente Severus Piton aveva suggerito loro alcuni trucchi inventati
da lui,
molto più efficaci delle istruzioni ufficiali.
Regulus
si ripromise di
ringraziarlo, la prossima volta che lo avrebbe visto.
“Ne
manca solo uno!” esclamò
Rachel il giorno seguente, dopo essere tornata dall’esame di
Cura delle
Creature Magiche,
“Cosa
ti sei fatta?” le chiese
Regulus preoccupato, notando le bruciature sulla maniche della camicia.
“Ehm,
un Fiammagranchio. Mi è
sfuggito e ha pensato bene di difendersi sputando fuoco. Per fortuna
usavo i
guanti ignifughi”.
L’esame
teorico di Difesa contro
le Arti Oscure filò liscio come l’olio. Al
contrario, quello pratico riservò
una brutta sorpresa.
“Black,
Regulus” lo chiamò la
voce di Madama Marchbanks.
Lui
entrò nella Sala Grande,
cercando di mantenere la calma. Cosa alquanto complicata, dal momento
che si
sentiva martellare il cuore con un ritmo troppo veloce.
“Dunque,
signor Black” esordì la strega.
“L’esame consiste in un duello, niente di
particolarmente difficile, non si
preoccupi… Tuttavia, l’assistente che doveva
duellare si è preso il vaiolo di
drago, perciò è stato sostituito”.
Regulus
guardò verso il punto che
la strega stava indicando…
Se
non svenne fu un vero e
proprio miracolo.
Con
tutta l’aria di chi ha ben
altro da fare, un imbronciato Alastor Moody lo guardava di sotto in su.
“Avanti,
cercate di non farmi
restare qui tutto il santo giorno” ringhiò
l’Auror, estraendo la bacchetta.
Regulus
deglutì e non si mosse,
almeno finché non intervenne di nuovo Griselda Marchbanks.
“Non
si preoccupi, non verrà
attaccato, signor Black. Deve solo utilizzare gli incantesimi studiati
quest’anno, e il signor Moody si limiterà a
proteggersi.
“D’accordo…”
sussurrò lui, anche
se non era sicuro che lei lo avesse sentito.
Si
posizionò davanti a Moody,
cercando di darsi una calmata. In fondo non era un combattimento vero e
proprio. Ma quell’uomo lo terrorizzava. Era già
diventato una leggenda, e
alcuni sostenevano che fosse capace di fiutare un Mangiamorte a
chilometri.
Ovviamente non era possibile, ma la fama che circondava
l’Auror bastava per
spaventarlo a morte.
Alzò
la bacchetta ed esordì con un incantesimo non verbale:
Stupeficium!
Per
tutta la durata del duello
cercò accuratamente di non incrociare lo sguardo di Moody, e
questo gli fece
rischiare di essere colpito a sua volta, quando l’altro
utilizzò il Sortilegio
Scudo.
Tuttavia,
fu meno peggio di
quanto temesse: un quarto d’ora dopo, la Commissione
d’Esame lo congedò.
Quando
uscì dalla Sala Grande, si
sentì finalmente libero: gli esami erano finiti e, almeno
per tutta la
settimana seguente, non aveva intenzione di pensare al futuro.
Il
baule sembrava più pesante del
solito mentre Regulus lo trascinava fuori dalla sala comune di
Serpeverde.
All’altezza della porta, si voltò a guardare per
l’ultima volta le familiari
pareti verdi, il divano e le poltrone in pelle nera.
Non
riusciva a credere che non
avrebbe più messo piede là dentro e che nel giro
di due mesi qualche studente
del primo anno avrebbe dormito nel letto che era stato suo.
“Forza,
andiamo” lo spronò Barty,
che era molto meno nostalgico degli altri e non vedeva l’ora
di lasciare la
scuola per motivi di cui solo Regulus era a conoscenza…
Mentre
camminavano per i
sotterranei, Rachel aveva gli occhi lucidi ma Regulus si
guardò bene dal
farglielo notare. Al contrario, Barty non ebbe altrettanta delicatezza.
“Non
ti metterai a piangere,
voglio sperare!”
“Non
sto piangendo!” si infuriò
lei, punta nell’orgoglio.
Barty
ridacchiò e lei lo fulminò
con lo sguardo.
I
Serpeverde raggiunsero la sala
d’ingresso, in cui erano riuscite le altre tre Case. Hagrid
aprì il portone di
quercia e li condusse attraverso il parco.
Gli
studenti più piccoli
chiacchieravano allegramente, mentre tra quelli dell’ultimo
anno era più facile
trovare musi lunghi.
Mentre
passavano accanto al Lago
Nero, Regulus tornò con la mente al giorno in cui, sette
anni prima, aveva
solcato quelle acque a bordo delle barche destinate agli studenti che
dovevano
ancora essere smistati.
Ripensandoci,
sarebbe voluto
tornare ad essere un ragazzino terrorizzato al solo pensiero di finire
a
Grifondoro.
Arrivarono
alla stazione di
Hogsmeade prima del previsto. La sensazione di vertigine era tornata a
farsi
sentire, ma Regulus si sforzò di ignorarla.
Rachel
era stata raggiunta da
Emmeline. Quest’ultima stava salutando l’amica, nel
caso in cui King’s Cross
fosse stata troppo affollata per ritrovarsi; poi alzò lo
sguardo sugli altri
due.
“Ciao,
Regulus. Buona fortuna”
disse Emmeline con un tono di voce forte ma controllato.
“Grazie…
anche a te” rispose lui,
a disagio.
Lo
sguardo di Emmeline si
soffermò su Barty, il quale era impegnato nella
contemplazione delle unghie
della sua mano destra.
Regulus
e Rachel si sentirono
improvvisamente di troppo. Ci furono alcuni secondi di silenzio teso,
poi
Emmeline girò i tacchi e si incamminò verso il
treno con aria mesta.
“Avresti
potuto salutarla almeno
con un ‘Ciao’” disse Rachel, irritata.
Barty
non le rispose. Senza
aggiungere altro, sollevò il proprio baule e salì
sull’Espresso per Hogwarts.
“È…
è un…” disse Rachel, senza
trovare un aggettivo adatto a definirlo.
“Lascia
stare” le consigliò
Regulus, guardando l’orario. “Il treno sta per
partire, meglio muoversi”.
La
aiutò ad issare il baule, perché
lei era impegnata a tenere in braccio il gatto, che sembrava a sua
volta poco
desideroso di partire.
“Ehi,
Attila!” esclamò Hagrid,
raggiungendo la ragazza. “Mi mancherà quella
peste. Thor ci si era affezionato
anche lui”.
“Scommetto
che anche tu gli mancherai,
Hagrid” rispose Rachel. “Ma torneremo a
trovarti…”
L’uomo
estrasse dalla tasca un
fazzoletto delle dimensioni di una tovaglia e lo usò per
soffiarsi il naso,
commosso.
Regulus
aveva già provveduto ad
allontanarsi il più possibile, storcendo il naso.
“Bè,
allora fate buon viaggio,
eh! Ci si vede, un giorno o l’altro” li
salutò Hagrid.
Rachel
raggiunse Regulus sul
treno un attimo prima che le porte si chiudessero. L’Espresso
per Hogwarts si
mosse, acquistano man mano sempre più velocità.
I
due, ormai, ex Serpeverde si
affacciarono al finestrino senza staccare gli occhi dalle torri del
castello
che si intravedeva in lontananza, fino a che Hogwarts non scomparve
dietro una
curva.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
Non posso credere che mancano 10 capitoli alla fine! O_O Ero convinta
che questa storia non sarebbe finita mai (effettivamente è
iniziata l'estate scorsa).
Non è stato difficile scrivere questo capitolo: mi
è
bastato pensare a come fossi terrorizzata io alla fine del liceo... e
io non avevo una guerra che mi aspettava!
Sono contenta anche di aver finalmente deciso il futuro lavoro di
Rachel: fino ad una settimana fa non avevo la più pallida
idea
di cosa farle fare e cominciavo a dirmi che fosse il caso di pensarci.
Non ce la vedevo dietro una scrivania a firmare scartoffie, quindi
optavo per una professione più attiva, ma farla diventare
Auror
mi sembrava troppo banale. Così sono andata a ripescare
l'elenco
dei vari Livelli del Ministero della Magia e appena ho visto il
Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici ho pensato che
Regulus si sarebbe inventato qualche battuta sul fatto che il termine
"catastrofe" fosse azzeccato per lei! Così, ho avuto
l'illuminazione.
Penso che sareste sopravvissuti anche senza questa lunga spiegazione,
ma mi andava di farla! Serve a qualcosa aggiungere che dal prossimo
capitolo saranno dolori? Pensate solo che rivedrete Bellatrix, gioite
insieme a me! (è ironico...)
Prossimo aggiornamento: 27
marzo
MEISSA_S:
mi ero resa conto di aver snobbato Silente fino ad ora, e pensavo che
fosse il caso di rimediare. Per il prossimo capitolo sono ancora
indecisa su come descrivere Barty nei panni di Mangiamorte: Regulus si
renderà conto che la sua decisione non
è proprio il massimo, ma Barty per me resta sempre un
mistero.
Grazie per essere rimasta connessa
fino a quell'ora! E pensare che avevo la tentazione di aggiornare la
mattina perché ero stanchissima!
Mirwen:
vorrei strozzare anche io Barty, anche in questo capitolo, ma purtroppo
dovremo sorbircelo per parecchio tempo ancora. Regulus dovrebbe
iniziare a dare un po' più di retta a Silente: non dice
sempre
cose assurde!
Alohomora:
eccoti qua il capitolo tutto intero! Sentirmi dire che Regulus
è
perfetto è la più grande soddisfazione per me!
Spero solo
di riuscire a provocare gli stessi commenti per Barty... Sono andata a
cercare qualche altra fanfiction su di lui anche se,
purtroppo, non ce ne sono molte che lo riguardano su EFP. Su
Acciofanfiction e Fanworld non ce n'è neanche una, ma ne ho
lette un paio su Fanfiction.net... in inglese! Mi sono anche
rivista il Calice di Fuoco e ho riletto tutte le parti del libro in cui
si parla di lui, ma dovrò tornarci. DEVO riuscirci! Ormai
è una questione di principio, anzi è una lotta
all'ultimo
sangue tra Barty e me!
malandrina4ever:
wow, hai dato più retta tu ai due mocciosi di me! Io non li
consideravo nemmeno! L'idea della lista della gente da Cruciare
è geniale, ma non preoccuparti, Silente non voleva
paragonare
Regulus a Bellatrix, ma solo smentire Phineas che sosteneva che i Black
"non infieriscono sulle vittime"! Sì, come no... Strano ma
vero, Silente mi risulta uno dei personaggi più facili
da descrivere! Silente aiuterà Regulus nel seguito, certo,
ma
per ora il ragazzo si rifiuterà di chiedergli aiuto, non sia
mai! Calcola che nel frattempo "là fuori" c'è
l'Ordine
che sta già combattendo, quindi è probabile che
Sirius
avesse parlato a Silente di Regulus: ti pare che si arrende? E no,
Walburga non farà nulla di pericoloso contro Rachel,
però
potrà ostacolarla e dimostrarle quanto le stia antipatica,
senza
Orion a tenerla d'occhio. Ma Rachel non si fa mettere i piedi in testa!
_Mary:
non te lo sei immaginato, hai proprio visto giusto! Ho buttato
lì un altro indizio sugli Horcrux perché se no
Regulus
non avrebbe saputo da chi andare ad informarsi... solo che i suoi
metodi con Lumacorno saranno più...ehm...sbrigativi di
quelli di
Harry! Sono ancora indecisa tra il Veritaserum, un incantesimo
Confundus o una sana Imperius, ovviamente con un potente
Oblivion alla fine! Hai ragione, Silente spesso è descritto
come
una specie di figlio dei fiori che trascorre le giornate a fumare di
tutto e di più e a trasformare Hogwarts in un luogo in cui
praticare l'amore libero!
Bella_Cissy_BlackSisters:
la
verità è che con Barty ancora non so
come comportarmi... Fin dall'inizio della storia l'ho sviluppato un po'
per volta, senza prestabilire nulla, perché mi
sembra difficilissimo entrare nella sua mente e comprenderla a
fondo. Nel capitolo scorso faceva anche molto lo
spavaldo, ma quando si ritroverà in mezzo agli altri
Mangiamorte
si darà una calmata. Il problema è che devo
decidere
se fosse così malvagio fin da subito, oppure se
all'epoca
fosse davvero come appare al processo, terrorizzato, e che poi fosse
cambiato durante gli anni trascorsi a casa prigioniero di suo padre.
Però ricordiamoci che non si è mai fatto venire i
rimorsi
quando sua madre è morta per liberarlo, quindi un po' di
cattiveria dentro ce l'ha già...
Mizar:
come ha detto Emmeline, quella del padre che elogiava più
lei di
Barty è stata più che altro la goccia che ha
fatto traboccare il
vaso. La realtà è che quei due sono diventati
troppo
diversi ormai e che Barty voleva tagliare con il passato. Come ho
scritto qua sopra, ho parecchi dubbi su come sviluppare Barty d'ora in
poi... speriamo bene!
Gemella
Dramioncella:
no no, anche se per un po' potrebbero allontanarsi, Rachel e Regulus
sono destinati a stare insieme e nulla al mondo mi farà
cambiare
idea! Anche a me sembrava impossibile, quando ho letto il Calice di
Fuoco, che Barty adulto fosse lo stesso che si vedeva nel ricordo del
processo, perché era completamente diverso, e anche Sirius
fa
capire che mai nessuno avrebbe potuto sospettare del suo cambiamento.
Insomma, in queste risposte alle recensioni ho parlato quasi soltanto
di lui, mi servirebbe uno psichiatra per capirlo a fondo!
Gobra1095:
sì, non mi sono mai confrontata con il non-canon, ma spero
di
farcela perché l'idea di base è sempre quella, i
personaggi cercherò di mantenerli sempre IC e cambieranno
solo
gli eventi... Non credo che descriverò il momento in cui
Barty
sarà marchiato, ma sicuramente ci sarà una scena
con lui
e Voldemort insieme: ce l'ho già in mente, devo solo
scriverla! Ehm, auguri per il compleanno (anche se con... uhm... 9
giorni di ritardo)!
lyrapotter:
figuriamoci se Regulus dà retta ad Albus "Babbanofilo"
Silente
una buona volta! No, dovrà sbatterci quella testolina dura
più del granito per rinsavire. Grazie, spero davvero di
continuare bene con Barty perché è il personaggio
più intricato e anche quello che mi preoccupa di
più per
quanto riguarda la caratterizzazione. Bè, hai visto giusto:
già dal prossimo capitolo Regulus
comincerà a
prendersi i primi spaventi, anche se all'inizio incolperà se
stesso autoconvincendosi di essere troppo impressionabile! Il ruolo di
Kreacher sarà determinante ma arriverà un po'
più
tardi, anche perché ci saranno uno o due capitoli in mezzo
per
smorzare un po' i toni!
Hale
Lover:
le nuove lettrici sono sempre graditissime! XD Grazie per aver letto la
storia così velocemente! Riguardo a Silente, ho pensato a
quando
dice a Piton che non ha convocato Draco per evitare che Voldemort,
leggendogli nella mente, potesse scoprire che Silente sapesse tutto
della missione di Malfoy, quindi ho deciso apposta di farlo mantenere
sul vago proprio per evitare che Voldemort se la prenda con Regulus.
Poi Silente sapeva da fonti attendibili (e qui c'è lo
zampino di
Sirius!) che Regulus volesse diventare un Mangiamorte ma non aveva le
prove che lo fosse già: forse lo sospetta, ma non ne
è
sicuro. Uhm, spero di aver chiarito i tuoi dubbi!
|
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Capitolo 41 *** Apprendisti Mangiamorte ***
efp
Fandom:
Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
12: Paura
Rating:
Giallo
Note: immagine di Timelady-Ari18
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Apprendisti
Mangiamorte
Luglio 1979
Il
sole era tramontato da alcune
ore e la strada era illuminata dai lampioni. Nell’ombra di un
vicolo, cinque
figure rimanevano nascoste, tre delle quali osservavano con attenzione
i rari
passanti. Gli altri due se ne stavano più in disparte,
scambiandosi lunghe
occhiate nervose.
Regulus
si allentò il colletto
della camicia che indossava sotto la veste da Mangiamorte, agitato.
Tuttavia,
quando si rese conto che anche Barty, abbandonata ogni spavalderia, era
nervoso
e impaurito, si sentì vagamente sollevato.
“Eccoli!”
bisbigliò Rodolphus
Lestrange in quel momento. “Fuori le bacchette!”
Gli
altri quattro obbedirono.
Due
uomini avanzavano lungo la
strada, diretti verso la vetrina di un negozio abbandonato. Quando
furono a
portata di bacchetta, furono Schiantati e caddero riversi a terra.
Rodolphus
e Rabastan si
affrettarono a trascinarli nel vicolo, facendo attenzione alla strada,
nel caso
in cui qualche malcapitato Babbano li avesse visti.
“Bene”
disse Bellatrix con un
tono pratico, chinandosi sui due Auror svenuti. Strappò con
malagrazia una
ciocca di capelli ciascuno e tornò in piedi, mentre suo
marito estraeva due
fiaschette dalla tasca interna del proprio mantello.
Regulus
guardò i due Auror,
mentre Bellatrix aggiungeva i capelli alle Pozioni Polisucco: uno era
alto e
imponente, con una folta barba rossa; l’altro era
più basso e poco più grande
dei due Mangiamorte alle prime armi.
“Andrete
voi due” disse
Bellatrix, porgendo le fiaschette a Regulus e Barty.
“Ricordatevi che avete
solo un’ora, quindi nel dubbio non ve la scolate tutta
adesso”.
“I
due ragazzi obbedirono.
Regulus bevve metà pozione, che era di un bel colore rosso
scuro, e si piegò in
due, in preda agli spasmi dello stomaco. Era disgustosa.
Si
sentì crescere in altezza e
gli spuntò la stessa barba fulva dell’uomo svenuto
sul marciapiede fino a che,
dopo parecchi secondi di sofferenza, ne assunse del tutto le sembianze.
Regulus
guardò Barty, che si era
trasformato nella copia vivente dell’Auror più
giovane.
Rabastan
trasfigurò i loro
vestiti e si soffermò a valutare la somiglianza con un
ghigno soddisfatto. Nel
frattempo Bellatrix aveva frugato nelle tasche degli Auror, sottraendo
loro i
documenti.
“Tu,
Regulus, ti chiami Gawain
Robards. Crouch, tu sei John Dawlish. L’uomo che cerchiamo si
chiama Graham
Bletchley, ed è ricoverato per lesione da incantesimo.
Dovrete dare il cambio
ai due Auror che sorvegliano la sua stanza. Noi entreremo in azione tra
trenta
minuti. Niente passi falsi: quel traditore non deve testimoniare al
processo di
domani, è chiaro?”
Regulus
e Barty annuirono, tesi.
“Andate,
adesso… Ah, Crouch”
aggiunse Bellatrix con aria minacciosa, “ti tengo
d’occhio”.
Barty
non rispose, limitandosi ad
impallidire. Regulus gli fece cenno di seguirlo.
Usciti
dal vicolo, si
incamminarono verso la vetrina. Regulus stringeva convulsamente la
bacchetta
sotto il mantello: aveva una gran paura di fallire. Accanto a lui,
Barty aveva
il respiro affannato.
All’interno
della vetrina c’era
un manichino dall’aria malmessa. Regulus si
avvicinò e disse:
“Siamo
qui per sorvegliare Graham
Bletchley”.
Il
manichino annuì, aprendo loro
il passaggio.
Regulus
e Barty entrarono nella
vasta sala d’accettazione dell’Ospedale San Mungo
per Malattie e Ferite
Magiche.
A
quell’ora non c’erano pazienti
e il mago addetto alla informazioni dormiva della grossa con la testa
sulla
scrivania. Accanto a quest’ultima vi era un cartello.
“Lesioni
da Incantesimo, Quarto
Piano” lesse Barty.
“Perfetto”
rispose l’altro.
Attraversarono
indisturbati una
doppia porta. Mentre percorrevano i corridoi, incrociarono alcuni
Guaritori,
vestiti con un completo verde acido, che li salutarono. I degenti erano
tutti
addormentati perché non si sentiva un solo lamento.
I
ritratti dei Guaritori li
guardavano con aria circospetta, ma loro non distolsero lo sguardo.
Finalmente
arrivati al quarto piano, si guardarono intorno, spaesati.
“Da
che parte dobbiamo andare?”
chiese Barty, nervoso: non riusciva a stare fermo.
Regulus
cercò delle indicazioni,
ma all’improvviso una voce femminile parlò alle
loro spalle:
“Vi
siete persi?”
Loro
si voltarono di scatto,
spaventati, e si ritrovarono davanti ad una Guaritrice. Aveva lisci
capelli
scuri e gli occhi di un azzurro limpido: i lineamenti erano
estremamente
familiari.
Regulus
si sentì sprofondare fino
a dieci chilometri sotto terra. La conosceva di vista, ed era talmente
simile a
sua figlia che, anche nella penombra, non ebbe il minimo dubbio: era la
madre
di Rachel.
“Ehm…”
fece Barty, altrettanto
preoccupato.
“Siete
qui per dare il cambio
agli Auror che sorvegliano Bletchley? La stanza del paziente si trova
in fondo
a quel corridoio” spiegò la donna. “Vi
accompagno lì”.
“Grazie”
bofonchiò Regulus,
incamminandosi dietro di lei.
La
signora Queen li condusse in
un largo corridoio. Due Auror accigliati erano in piedi ai lati di una
porta.
Uno di essi si voltò verso di loro e parlò:
“Ah,
eccovi! Alfred, su con la
vita, il turno è finito”.
“Meno
male, stavo per
addormentarmi” disse l’altro, sbadigliando. Poi si
rivolse a Regulus. “Ehi,
Gawain, cosa ha detto Barty su quella faccenda di cui parlavamo
oggi?”
“Ehm…”
fece Regulus, che non
aveva la più pallida idea di cosa quello stesse parlando.
“Veramente non ho fatto
in tempo a chiederglielo” buttò lì.
L’Auror
parve sorpreso, ma
evidentemente era troppo stanco per replicare.
“Ok…
Noi andiamo, allora. Buona
nottata”.
I
due Auror attraversarono il
corridoio e sparirono dopo aver svoltato l’angolo.
Nel
frattempo, un Guaritore con
gli occhiali era appena giunto alle loro spalle.
“Diane!”
disse, sorpreso per la
presenza della signora Queen. “Credevo che avessi la sera
libera”.
“Andrews
aveva da fare, così ho
accettato di fare il turno di notte al posto suo” rispose la
donna. “Come sta
il paziente di stamattina?”
Quello
sospirò.
“Vaiolo
di drago, una brutta
faccenda. Con molta fortuna riuscirà a guarire”
disse. Poi si rivolse a Barty e
Regulus e li salutò cordialmente. “Bletchley sta
dormendo, gli ho somministrato
una pozione per farlo stare tranquillo, perché era morto di
paura, e non posso
biasimarlo”.
“Domani
mattina sarà portato
davanti al Wizengamot, vero?” intervenne Diane Queen, cupa.
“Spero tanto che
faccia un bel po’ di nomi insospettabili”.
Barty
deglutì, agitandosi al solo
pensiero.
“Oh
sì, sarei proprio curioso di
sentirlo. Comunque, andiamo a prenderci un tè?”
aggiunse il Guaritore,
indicando il piano di sopra.
Lei
accettò e rivolse un ultimo
saluto a Regulus e Barty.
“Arrivederci”
risposero loro due
all’unisono, mentre la donna si incamminava verso le scale
con il collega.
Quando
la vide scomparire,
Regulus si sentì molto più sollevato: se fosse
rimasta al quinto piano
probabilmente non avrebbe incontrato Bellatrix e gli altri.
I
due infiltrati rimasero in
piedi per alcuni minuti. Il corridoio era deserto e silenzioso,
esattamente
come il resto dell’ospedale.
Barty
era molto impaziente: al
contrario di Regulus, che era rimasto immobile al suo posto, lui faceva
avanti
a indietro davanti alla porta di Bletchley, guardando l’ora
ogni due minuti.
“Ti
vuoi calmare?” bisbigliò
Regulus, irritato: stava facendo innervosire anche lui.
L’altro
non ebbe il tempo di
rispondere perché in quel momento il silenzio fu rotto da
una voce rauca molto
lontana.
“Ehi,
dove state…?”
Seguì
una pausa di due secondi e
un tonfo. Dopo di che si udirono passi felpati salire le scale.
Regulus
e Barty sfoderarono le
bacchette, incerti.
Poco
dopo, tre persone entrarono
nel corridoio, dirigendosi verso di loro.
“È
questa?” chiese Bellatrix,
indicando la porta.
Loro
annuirono, ma non ebbero il
coraggio di chiedere cosa fosse accaduto al mago della sala
d’accettazione.
Rodolphus
fece allontanare
Regulus e Barty, puntò la bacchetta contro la porta e la
mosse. La serratura
scattò.
I
cinque Mangiamorte corsero
dentro. Nella stanza c’erano solo una sedia e un letto,
occupato da quello che
doveva essere Graham Bletchley.
Rabastan
gli si avvicinò, la
bacchetta levata, alle spalle i respiri affannati degli altri. Regulus
credette
di udire un rumore dietro di sé e si
voltò…
Nello
stesso istante, Rabastan
sollevò le coperte, lasciandosi poi sfuggire una sonora
imprecazione: al posto
del traditore, due cuscini erano stati avvolti nelle lenzuola.
“Eccolo
là” li avvertì Regulus,
mentre un uomo in camicia da notte e privo di bacchetta, che si era
nascosto
dietro la porta mentre loro entravano, usciva in tutta fretta dalla
stanza.
“Ci
stava aspettando!” sbottò
Barty, mentre Bletchley scappava a rotta di collo e si metteva a
gridare a
squarciagola, invocando aiuto.
Tornarono
in tutta fretta nel
corridoio, ma del Mangiamorte pentito si sentivano solo le grida.
“Dividiamoci!”
disse Bellatrix,
prendendo il comando della situazione. “Rodolphus, da quella
parte; Rabastan,
tu e Crouch da quell’altra. Regulus, vieni con me”.
Nessuno
replicò.
Bellatrix
si lanciò
all’inseguimento e Regulus la seguì. Le urla del
fuggitivo stavano svegliando
tutto il San Mungo: si sentivano passi affrettati, voci confuse e
spaventate.
Regulus
si sentì invadere dalla
paura: e se non lo avessero catturato subito? I Guaritori avrebbero
chiamato
gli Auror, e allora sarebbe stata la fine. Mentre Bellatrix lo
conduceva verso
le scale, la paura si trasformò in panico vero e proprio: la
madre di Rachel si
trovava ancora al San Mungo.
Regulus
levò la bacchetta e creò
una barriera sulla rampa che conduceva al quinto piano, sperando che
avrebbe
impedito alla signora Queen di lasciare la sala da tè.
“Che
succede? Chi sta strillando
in questo modo?” esclamò in quel momento una voce.
Un
Guaritore era appena uscito nel
corridoio davanti a loro. Il suo sguardo confuso incrociò
prima quello di
Regulus, che aveva ancora le sembianze di Gawain Robards, per poi
rivolgersi a
Bellatrix.
La
sua bocca si spalancò ma,
prima che potesse anche solo muovere un altro muscolo, Bellatrix aveva
già
pronunciato l’Anatema che Uccide.
Il
Guaritore crollò a terra
scompostamente, gli occhi sgranati e la bocca ancora spalancata.
Regulus
dovette fermarsi, perché
le gambe non gli reggevano più, e fissò il corpo
riverso sul pavimento. Era la
prima volta che vedeva qualcuno morire in quel modo e non riusciva a
provare
indifferenza.
“Muoviti!”
lo richiamò Bellatrix,
furiosa.
Regulus
obbedì e ricominciò a
correre, ma ora si sentiva molto più pesante, come se una
forza invisibile lo
stesse trattenendo.
Altri
Guaritori stavano iniziando
a sbucare da tutte le parti, e stavolta erano armati. Regulus
scagliò loro
qualche fattura, Bellatrix ne uccise altri due.
Una
voce amplificata si diffuse
per tutto l’ospedale:
“Attenzione,
i pazienti non
devono assolutamente uscire dalle loro stanze, qualunque cosa
accada…”
Regulus
e Bellatrix svoltarono di
corsa un angolo, andando a sbattere contro qualcuno. Si prepararono per
affrontare i nuovi arrivati, ma scoprirono che si trattava solo di
Rabastan e
Barty.
Quest’ultimo
aveva un livido
viola sotto l’occhio e il naso rotto: il sangue gli colava
abbondante, mentre
lui cercava inutilmente di tamponarlo con la manica.
“Rodolphus
ha preso Bletchley”
annunciò Rabastan. “Ci aspetta al
pianterreno”.
Bellatrix
lanciò un’esclamazione
trionfante, poi si diresse verso la scalinata, seguita dagli altri tre.
“Cosa
ti è successo?” chiese
Regulus a Barty, mentre correvano.
“Mi
hanno lanciato una fattura”
spiegò lui ma, quando lo guardò, i suoi occhi si
sgranarono.
Regulus
inorridì a sua volta: i
capelli di Barty non erano più scuri, ma stavano tornando
color paglia e le
lentiggini cominciavano a spuntare sul suo volto.
“Presto,
la Pozione Polisucco!”
esclamarono nello stesso momento.
Regulus
prese la propria e la
avvicinò alle labbra, ma in quel momento Barty emise un
gemito roco che
somigliava vagamente ad un “No…”
Crouch
aveva estratto la
fiaschetta dal mantello, ma questa era infranta, probabilmente rotta
dalla
fattura scagliata dai Guaritori; il residuo della Pozione Polisucco era
perduto.
Seguirono
alcuni istanti di puro
panico: se qualcuno lo avesse riconosciuto sarebbe stata la fine. Barty
rischiava molto più di lui.
Vedendo
il suo amico tremare come
una foglia, Regulus agì d’istinto e gli
ficcò la propria fiaschetta in mano.
“Bevi
questa, forza”.
L’altro
esitò, ma Regulus
insisté. Mentre Barty assumeva l’aspetto di Gawain
Robards, Regulus trasfigurò
di nuovo i propri abiti nella veste da Mangiamorte e si calò
il cappuccio sulla
testa, aggiungendo la stessa maschera che i tre Lestrange
già indossavano,
mentre riacquistava le proprie sembianze originarie.
Erano
quasi arrivati al
pianterreno. Rodolphus, Rabastan e Bellatrix fecero esplodere il
pavimento
sotto un gruppo di Guaritori che si era avvicinato per fermarli e li
superarono.
Regulus,
in coda al gruppo, fu
colpito alle spalle da un Incantesimo di Inciampo, e non
riuscì a fare a meno
di cadere disteso per terra.
Mentre
si affrettava a rialzarsi,
scoprì con orrore che a colpirlo era stata la signora Queen,
che evidentemente
era riuscita a superare la barriera che lui aveva creato.
La
donna aprì la bocca per
pronunciare un altro incantesimo mentre Regulus, senza avere la
più pallida
idea di cosa fare, si preparava solo a difendersi, quando
all’improvviso la
voce lontana di Rabastan esclamò:
“Reducto!”
Il
soffitto sopra le loro teste
esplose e i calcinacci cominciarono a crollare. Regulus
trascinò la donna di
lato e, mentre si sollevava un immenso polverone, la spinse nel
corridoio di
fianco.
“Lasciami
stare, o giuro che ti
farò pentire di essere nato, chiunque tu sia!”
sbottò lei, anche se aveva perso
la bacchetta.
Regulus
fu costretto a farle
l’incantesimo Silencio
per evitare
che continuasse a gridare. Sapeva che Rabastan si stava avvicinando per
cercarlo, e doveva muoversi se non voleva che Rachel restasse orfana di
madre.
Assicurandosi
di non incrociare
mai lo sguardo della donna, le lanciò un Incantesimo
Petrificus Totalus, perché lei
stava cercando di reagire a calci e pugni. Ora capiva da chi avesse
preso sua
figlia.
Un
attimo dopo Regulus tornò nel
corridoio di prima.
Rabastan
lo vide uscire dal
polverone che non si era ancora dissolto.
“Dov’è
quella Guaritrice?”
domandò.
“È
scappata via” mentì lui,
sperando di sembrare convincente.
“Peccato…
Andiamo, forza”
concluse Rabastan, evidentemente persuaso.
Regulus
lo seguì, molto più
sollevato.
Quando
raggiunsero Rodolphus e
gli altri nella sala d’accettazione, alcuni Auror erano
appena arrivati, ma i
Mangiamorte si Smaterializzarono subito, portando con sé il
prigioniero svenuto.
“Innerva!”
Graham
Bletchley aprì gli occhi e
batté le palpebre per mettere a fuoco il posto in cui si
trovava. Il terrore
comparve sul suo volto quando si vide legato mani e piedi nella vasta
segreta
del maniero dei Lestrange.
I
cinque Mangiamorte che lo
avevano rapito si trovavano in piedi di fronte a lui.
“V-vi
prego, non uccidetemi”
balbettò, ruotando la testa in cerca di
un’inesistente via di fuga.
“È
inutile che supplichi, Bletchley,
dovevi pensarci prima” rispose Rodolphus.
L’uomo
tremò.
“Hai
tradito l’Oscuro Signore”
disse Rabastan. “Dovevi essere Marchiato due giorni fa e
invece sei scappato. E
ora scopriamo che vuoi raccontare tutto agli Auror. Eh no, il
tradimento si
paga”.
Bellatrix
ridacchiò, sadica,
rivolgendosi poi a Regulus e facendogli segno di avvicinarsi.
Lui
obbedì. Immaginava cosa
avrebbe dovuto fare, ma anche così non si sentiva affatto
meglio. Non ci aveva
mai provato.
“Prima
di tutto” esordì
Bellatrix, con il tono di chi sta insegnando a
trasformare un
riccio in un portaspilli, “ci divertiremo a torturarlo un
po’”.
Regulus
puntò la bacchetta su
Bletchley, che aveva iniziato a piagnucolare, ma la mano gli tremava.
Si sforzò
di mantenerla ferma ed esordì con un poco convinto:
“Crucio…”
L’uomo
gridò, più per la paura
che per il dolore, ma un secondo dopo era già tornato
normale.
Rabastan
diede in una risatina di
scherno; Bellatrix invece sembrava irritata.
“E
quella cos’era, una carezza?”
chiese ad un Regulus imbarazzato. Lei alzò la bacchetta
contro il prigioniero,
che sbiancò. “Crucio!”
Lo
disse con molta più enfasi e
con un tono terribile. La segreta si riempì delle urla
disperate di Bletchley
che si contorceva a terra, le mani legate dietro la schiena.
“Visto?
Devi desiderare
ardentemente di farlo soffrire” spiegò la cugina a
Regulus, al quale
risuonavano ancora nelle orecchie le urla di dolore
dell’uomo. “Odialo con
tutto te stesso”.
Regulus
annuì e cercò di provarci
un’altra volta.
Ma
mentre si sforzava, si rese
conto di non essere capace di odiarlo così tanto. Certo, era
un traditore, ma
non lo conosceva neanche: come poteva odiare qualcuno che non aveva mai
visto
in vita sua? Se fosse stato qualcun altro che gli aveva fatto un torto
forse ci
sarebbe riuscito.
Ma certo,
pensò. Bastava che
immaginasse di trovarsi di fronte a
qualcuno che detestava con tutta l’anima.
Regulus
chiuse gli occhi e gli
apparve nella mente l’immagine di un uomo senza volto, ma lui
sapeva benissimo
chi fosse. Aveva pensato immediatamente al peggiore di tutti. Ted Tonks
aveva
tutti i requisiti: era un Sangue Sporco e gli aveva rovinato la
famiglia. Chi poteva
essere peggiore di lui?
“Crucio!”
Stavolta
funzionò. Graham
Bletchley urlò a squarciagola, e forse fu questo a indurre
Regulus a fermarsi,
impressionato.
“Perché
hai smesso? Stavi andando
bene!” lo rimproverò Bellatrix.
Regulus
si sentiva oppresso da
qualcosa che non sapeva definire, e la presenza di sua cugina
contribuiva a
renderlo ancora più agitato. Avrebbe voluto interrompere, ma
lei fu
irremovibile.
“Continua!”
“Crucio!”
Ma,
nonostante i suoi sforzi, non
riusciva a mantenere costante la maledizione, che funzionava a
intermittenza.
La vittima singhiozzava e gridava, ma sentiva meno dolore del dovuto.
Regulus
sapeva di aver fatto la
figura del ragazzino impaurito e forse, ammise a se stesso, lo era
davvero.
“Ascoltami
bene” lo rimproverò
Bellatrix, il viso a pochi centimetri dal suo. “Che cosa
credi, che essere un
Mangiamorte serva solo a farti sentire importante agli occhi della
comunità
magica? Bè, caro mio, la novità è che
ti devi sporcare le mani! Svegliati!”
Regulus
si rifiutava di abbassare
lo sguardo per non sentirsi ancora più umiliato di quanto
non fosse già, ma
aveva il viso in fiamme per la vergogna.
“Bella,
lascia stare, è alle
prime armi” intervenne Rodolphus, annoiato come tutte le
volte che sua moglie
si infuriava. “Perché non facciamo provare
Crouch?”
Barty
sobbalzò, sorpreso.
“Lui?”
Il
tono di Bellatrix era molto dubbioso:
non si fidava di Barty.
“Vieni,
Crouch, vediamo cosa sei
capace di fare” insisté Rabastan con un tono di
sadico divertimento.
Barty,
che aveva assunto di nuovo
il suo vero aspetto, lanciò a Regulus un’occhiata
nervosa. Tuttavia, ora che
non si trovava in pericolo sembrava meno spaventato, contrariamente a
come si
era comportato al San Mungo.
“Hai
sentito, no?” continuò
Rabastan mentre il ragazzo si piazzava di fronte ad un orripilato
Bletchley.
“Accumula tutto l’odio che hai dentro e poi
scaricalo su di lui”.
Nessuno
dei presenti credeva che
Barty sarebbe stato capace di padroneggiare la Maledizione Cruciatus al
primo tentativo,
neanche Bletchley, sicuro che quel ragazzo dall’aria nervosa
non avrebbe mai
potuto fargli provare troppo dolore. Forse ne era fin troppo sicuro.
La
sua espressione di sorpresa si
trasformò presto in grida di agonia quando Barty gli
scagliò la Cruciatus, il
viso contratto e paonazzo per lo sforzo di concentrazione.
Regulus
non seppe quanto durò:
sapeva solo che alla fine si sentiva quasi nauseato.
Non
si aspettava che Barty fosse
capace di covare tanta rabbia tutta insieme. Anche Bellatrix rimase a
bocca
aperta per alcuni secondi.
Barty
abbassò la bacchetta e
ricambiò gli sguardi sbalorditi degli altri.
“Complimenti”
disse Rabastan,
assestandogli una pacca sulla schiena.
Barty
lanciò un’occhiata entusiastica
a Regulus, il quale tuttavia distolse subito lo sguardo, mordendosi la
lingua
per la stizza: perché il figlio di Crouch era
più capace di lui? Non era
giusto. Barty era un Mangiamorte da non più di una
settimana, e mostrava molto
più autocontrollo di lui, che invece lo era già
da un anno. Era davvero così
debole?
“Bè,
ci siamo divertiti
abbastanza” concluse Rodolphus, e Bletchley iniziò
a strillare come un vitello.
“Liberiamoci di questo miserabile”.
Regulus
non riuscì ad assistere
alla scena e si voltò dall’altra parte mentre la
segreta veniva illuminata da
un bagliore verde.
Aveva
solo bisogno di tempo per
abituarsi, pensava. Gli ci sarebbe voluto un po’
più degli altri, ma si sarebbe
abituato.
Cercava
disperatamente di
convincersene, ma le urla dell’ex-Mangiamorte, ormai morto,
gli rimbombavano
ancora nella testa.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo autrice*
In questi ultimi giorni la mia connessione internet ha fatto cilecca e
avevo paura di non poter aggiornare, e invece per fortuna sono qui! :-)
Però le risposte alle recensioni saranno brevi stavolta,
quindi
niente poemi lunghissimi a fine capitolo! XD
Dunque, il tizio che viene rapito e trucidato me lo sono inventato io,
perché non ho trovato altri Mangiamorte pentiti in quegli
anni.
In origine doveva avere un ruolo più rilevante nel
pentimento di
Regulus, ma già così è abbastanza,
secondo me.
Robards e Dawlish invece esistono davvero (quel poveraccio di Dawlish
mi fa una pena, capitano sempre tutte a lui! XD)
Il San Mungo è uno dei posti che avrei voluto rivedere nel
settimo libro, ma visto che la Rowling non l'ha inserito, ci ho pensato
da sola!
La madre di Rachel all'inizio non pensavo di metterla, ma quando mi
sono ricordata che avevo già deciso di farla lavorare come
Guaritrice, l'ho inserita sotto forma di comparsa: nel prossimo
capitolo la conoscerete meglio.
Credetemi, è stata una sofferenza scrivere di Regulus che
usa la
Maledizione Cruciatus. Ho cercato di fare in modo che non fosse crudele
come i suoi compari, ma al tempo stesso mi sono sforzata di non
santificarlo troppo (visto che è il mio personaggio
preferito,
il rischio c'è eccome). Spero di esserci riuscita.
Riguardo a Barty, sono arrivata ad un mezzo compromesso: al momento il
sadismo che ha dentro di sé è in forma
embrionale, ma si
svilupperà sempre di più, soprattutto a causa di
Voldemort, che saprà bene come prenderlo e acquistare la sua
completa fedeltà. Comunque, per adesso riesce ancora a
spaventarsi per quello che succede, il che spero che riesca a renderlo
un po' più credibile.
Prossimo aggiornamento: 3
aprile... Sarà un capitolo meno pesante di questo (e meno
male, direte voi!)
Hale
Lover:
spero che Bellatrix ti sia piaciuta, allora! Io non riesco a farmela
stare antipatica, nonostante tutto! Non so se sai del seguito
che
voglio scrivere (per maggiori info, leggi quello che ho scritto in
fondo al capitolo 36!) ma cercherò almeno di dare un'altra
possibilità a Regulus. Ho odiato la Rowling quando l'ha
fatto
morire...
Alohomora:
grazie, speravo che le domande rendessero bene l'idea della
difficoltà dei M.A.G.O! Purtroppo mancano i capitoli
più
tremendi, ma almeno già sapete che stavolta non ci
sarà
una fine definitiva! Beh, spero che il modo in cui sto rendendo Barty
ti convinca. Presto leggerai anche la scena di cui ti ho parlato.
Infine, se ti servono consulenze chiedi pure!
_Mary:
anche io mi sarei messa a piangere! Insomma, Hogwarts non è
una
scuola normale: praticamente ci vivi per sette anni! Lasciarla
è
come dire addio ad una partedi sé! Quindi non sei l'unica.
Voldy
per ora non c'è, lui non spreca le sue energie per punire un
traditore... ma lo rivedrai presto, non c'è dubbio!
979/Circe:
mi sono accorta solo ora che hai cambiato nickname! Grazie, sono
contenta di non avere esagerato perché in fondo
Regulus dovrà affrontare cose ben peggiori della fine della
scuola, e già ci si ritrova. Comunque anche io preferivo i
capitoli ambientati a Hogwarts, infatti sono la maggior parte! Le tue
storie mi piacciono molto: ora mi metterò a leggere "La
strega
più potente".
Bella_Cissy_BlackSisters:
il povero Hagrid non viene mai compreso da Regulus il perfettino! XD
Spero che Barty sia stato descritto in maniera convincente...
vulneraria:
ma figurati, anzi, ti ringrazio per avermi fatto notare questi errori.
Li ho corretti appena ho letto la tua recensione, infatti! Sai, a furia
di stare attenti al congiuntivo, si finisce per usarlo anche quando non
ce ne sarebbe bisogno! ^_^
Mirwen:
eheh, prima di scrivere la parte degli esami infatti sono andata a
leggere il capitolo di "Safely for the last time"! Mi ha aiutata ad
entrare ancora di più nell'atmosfera!
dirkfeply89:
infatti un po' mi sono ricordata di come mi sentivo io alla fine del
liceo... non ero molto felice di andarmene! Tranquillo,
l'università non dà tregua, io dovrò
studiare
tutte le vacanze per un esonero :-(
DubheBlack:
mi risulta difficile immaginare questa storia senza Hogwarts, ormai mi
ero abituata, ma ora mi sto già rassegnando alla nuova
atmosfera... Credo che in questo capitolo alla fine si veda che Barty
nasconde un'anima nera. Regulus al confronto è un angioletto!
malandrina4ever:
eh sì, non avevo ancora descritto una scena in cui Regulus
vinceva la Coppa del Quidditch! Magari l'aveva già vinta
(sicuramente, anzi, se no mi uccide! XD) però ho voluto
scriverla. Pensa che la parte con Malocchio volevo toglierla, meno male
che l'ho lasciata!
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Capitolo 42 *** Famiglie ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
46: Specchio
Rating:
verde
Note: immagine di Himbeerschnee
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i
personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Famiglie
“Sei
proprio sicura di volerlo
fare? Non sarebbe meglio rimandare?”
Il
tono di Regulus suonava quasi
supplichevole.
“Scusa
tanto” rispose Rachel
mentre lo tirava per un polso, cercando di vincere la sua resistenza.
“Quando
ero io a dover conoscere i tuoi, sono stata avvertita dodici ore prima
e,
nonostante tutto, non ho rimandato. Tu hai avuto l’avviso due
settimane fa. E
poi perché non dovremmo andarci?”
“Magari
tua madre non ha molta
voglia di ricevere persone a casa… Forse non ha ancora
superato lo shock per
quello che è successo alcuni giorni fa…”
“Sciocchezze,
mia madre ha dei
tempi di recupero eccezionali. Anzi, ti assicuro che sarebbe capace di
dare una
bella lezione a tutti i Mangiamorte che quella notte erano al San
Mungo, se
solo li incontrasse”.
Fantastico,
pensò Regulus.
Rassegnato,
smise di opporre
resistenza e si fece condurre all’interno del giardino di una
villetta in riva
al mare.
Non essere stupido,
si disse, mentre
percorrevano il vialetto
cosparso di ghiaia. Non può
riconoscermi.
L’ultima
volta che aveva
incontrato la madre di Rachel era buio e lui aveva il viso coperto da
maschera
e cappuccio. Tuttavia, aveva lo stesso un gran timore di essere
smascherato.
Un
improvviso movimento laterale
lo indusse a voltare di scatto la testa: Attila, appena sbucato da
dietro un
cespuglio, era balzato in mezzo ad un gruppo di uccelli, che si erano
levati
subito in volo per lo spavento.
Rachel
lo trascinò fino alla
porta d’ingresso e suonò il campanello.
Nonostante
l’aria fresca e
salubre del luogo, Regulus temeva di avere un attacco d’asma
da un momento
all’altro.
“Stai
tranquillo” disse lei. “Mia
madre ti adorerà, lei va d’accordo con tutti. Mio
padre all’inizio può sembrare
scorbutico, ma è solo molto riservato. Mi raccomando, non
parlare di politica e
non fare commenti su…”
“…
Babbani, Mezzosangue e
Maghinò, lo so” ripeté Regulus almeno
per la centesima volta in quella
settimana.
Rachel
lo scrutò.
“Se
sei agitato, prova a pensare
ad una cosa che ti fa sorridere. Funziona quasi sempre”.
La
prima cosa che venne in mente
a Regulus fu l’ultima partita del campionato nazionale, vinta
per quattrocento
a zero dal Puddlemere contro i Falmouth Falcons.
Sì,
l’umiliazione subita dai
Falcons sarebbe stata un’ottima distrazione, ma lui era
troppo spaventato per
pensarci.
In
quel momento la porta si aprì
e una giovane elfa domestica dagli occhi azzurri e il naso schiacciato
li
accolse nel salotto.
“Benvenuti,
signori” esordì con
un inchino esagerato. “Vuole posare gli effetti personali,
accomodarsi,
gradisce un po’ di tè…?”
“Una
cosa alla volta, Sory. Non
c’è bisogno che ti affanni” la
interruppe Rachel divertita. Si rivolse a
Regulus e sussurrò: “È con noi da un
mese ed è ancora alle prime armi, perciò
tende a strafare”.
Da
una stanza accanto proveniva
una voce maschile piuttosto contrariata.
“Si
può sapere perché hai tirato
fuori il servizio di piatti di mia zia?”
“Oh,
senti, se fosse per te quel
servizio rimarrebbe in eterno a fare la polvere” rispose
un’altra voce, la
stessa che Regulus aveva già sentito alcuni giorni prima.
Rachel
si schiarì sonoramente la
voce.
“Mamma,
siamo arrivati” disse.
Si
udì un gran trambusto e alcuni
istanti dopo i coniugi Queen fecero il loro ingresso nel soggiorno.
“Vi
presento Regulus”.
Sono morto,
pensò lui quando
la signora Queen si avvicinò. Adesso
mi riconosce…
Invece
lei gli rivolse un gran
sorriso.
“Ciao,
finalmente ci conosciamo.
Diane” si presentò.
Immensamente
sollevato, Regulus
si sentì all’improvviso molto più
leggero.
“Buonasera,
signora”.
“Guardalo,
Perseus. È proprio un
perfetto Black” disse la donna, rivolta a suo marito.
Quest’ultimo
era un uomo alto,
con occhi e capelli castani ormai quasi brizzolati. A differenza della
moglie,
che sprizzava allegria da tutti i pori, lui aveva un’aria
molto meno
entusiasta.
“Salve”
esordì, laconico.
Gli
strinse la mano con troppo
vigore e Regulus cercò di restare impassibile nonostante le
ossa doloranti.
Aveva
la sensazione di non
riscuotere la sua simpatia. In parte se lo aspettava, ma questo non lo
fece
stare meglio.
Nel
frattempo, Rachel e sua madre
stavano parlando tra di loro, entrambe sorridenti. A Regulus parve
molto strano
quando la donna abbracciò sua figlia davanti ad una persona
che non conosceva.
A lui non era mai capitata una cosa del genere, ma dalle espressioni
delle due intuì
che per loro fosse normale.
Regulus
tornò a guardare il
signor Queen, imbarazzato.
Aveva
l’impressione che l’uomo lo
stesse scrutando, e la cosa non gli piaceva per niente. Rachel gli
aveva detto
che suo padre non andava d’accordo con le famiglie come la
sua.
“Perseus,
non stare lì impalato,
fallo accomodare” intervenne la signora Queen, rompendo il
ghiaccio.
Regulus
raggiunse Rachel, che gli
faceva cenno di avvicinarsi.
Il
salotto era arredato con buon
gusto ma senza eccessi.
“I
miei genitori vi mandano i
loro saluti” riferì lui, e Rachel gli rivolse un
sorrisetto divertito.
“Grazie,
di’ loro che ricambiamo,
vero?” aggiunse Diane, lanciando un’occhiataccia al
marito.
“Sì,
certo” convenne lui, poco
convinto.
“Sory
sta preparando la cena.
Speriamo bene: è tutta emozionata perché
è la prima volta che cucina per
qualche ospite” disse la donna, facendo sedere tutti gli
altri.
“Quell’elfa
non ha il senso della
misura” disse Rachel. “Pensa che una volta me la
sono ritrovata accanto al
letto in piena notte. Ha detto che voleva rimboccarmi le coperte per
non farmi
ammalare”.
Regulus
sorrise nervosamente.
“Beh,
ripensandosi, è meglio se
vado a controllarla” disse la signora Queen, alzandosi in
piedi per poi
rivolgersi con gentilezza a Regulus: “Non essere
così teso, fai come se fossi a
casa tua. Rachel, perché non gli fai vedere le foto di
quando eri piccola?
Scommetto che non le ha mai viste”.
Rachel
annuì e lo condusse in
fondo alla stanza, accanto ad un camino spento.
Un
gruppo di fotografie era esposto
su un comodino. Una di esse era stata scattata il giorno del matrimonio
dei
Queen, le altre invece raffiguravano Rachel in vari momenti della sua
infanzia.
Era
strano vederla nei panni di
una neonata o di una bambina, dal momento che la conosceva da quando
avevano
tutti e due undici anni.
Una
fotografia in particolare
suscitò il suo interesse. Una Rachel di non più
di tre anni indossava uno
strano costume arancione, talmente tondo che, dopo essere inciampata,
travolgeva
una sedia e rotolava oltre la cornice.
Lui
le lanciò un’occhiata
perplessa e Rachel, vedendo la foto, trasalì.
“Quella
doveva essere
top-secret!” esclamò, imbarazzata. “Non
guardare!”
“Cos’è
quel coso che indossavi?”
“Un
costume da zucca, per
Halloween” rispose lei, guardandolo male quando lui non
riuscì a trattenere una
risatina divertita.
“Perché,
tu non hai mai indossato
uno stupido costume da zucca?” fece lei, irritata.
“Veramente
no”.
Un
attimo dopo, Regulus smise di
ridere. Era tornato a guardare la foto del matrimonio e, con un groppo
in gola,
si era soffermato su uno degli invitati.
Anche
se era molto più giovane,
non aveva problemi a riconoscerlo.
“Quello
è mio z-… è Alphard” si
corresse all’ultimo minuto.
“Davvero?”
chiese Rachel,
stupita. “Ne sei sicuro?”
“Certo”.
“Papà,
perché non mi hai mai
detto che lo conoscevate così bene?”
domandò lei, voltandosi verso il padre.
Il
signor Queen parve contrariato.
“Giocavamo
tutti e due nella
squadra di Quidditch di Serpeverde. Col tempo però ci siamo
persi di vista”
spiegò; poi si rivolse a Regulus: “Gli somigli
molto, sai?”
Il
ragazzo diede per scontato che
si riferisse solo all’aspetto fisico, perché di
carattere non erano mai stati
simili.
Si
sentì un po’ infastidito dal
fatto che, anche quando Alphard faceva ancora parte della famiglia, non
gli
avesse mai detto nulla. Lui gli aveva parlato di Rachel, ma suo zio non
si era
mai degnato di informarlo di essere stato amico del padre di lei.
Ipotizzò
che in realtà avessero
litigato per qualche oscuro motivo, altrimenti quella reticenza non si
sarebbe
spiegata. Questo pensiero lo indusse a non indagare oltre.
“La
cena è pronta” li richiamò la
signora Queen.
“In
che ruolo giocava, signore?”
chiese Regulus mentre seguiva gli altri nella sala da pranzo, occupata
da un
tavolo apparecchiato come quello della Sala Grande a Hogwarts.
“Cacciatore,
naturalmente. Mia
figlia infatti ha preso da me” rispose Perseus,
improvvisamente più cordiale:
il Quidditch faceva veramente miracoli. “Le ho insegnato a
volare fin da quando
era minuscola…”
“E
infatti mi hanno fatto perdere
dieci anni di vita” intervenne Diane, e Rachel
alzò gli occhi al cielo. “Una
volta me la sono ritrovata sul tetto… Sory, quanta carne hai
cucinato?!”
Regulus
guardò l’elfa domestica
che portava un vassoio grande almeno doppio di lei.
“Sory
cucina, padrona, e non
vuole che l’ospite rimane a digiuno” rispose, pur
se affaticata.
“Ma
è una razione per dieci persone!
D’accordo, Sory, non fa niente” disse Diane
rassegnata. “Vorrà dire che avremo
gli avanzi per tutta l’estate”.
Iniziarono
a mangiare. La signora
Queen era la più loquace di tutti e riusciva ad alleggerire
l’atmosfera con la
sua allegria.
“Non
fare i complimenti, Regulus,
mangia quanto vuoi. Sei fin troppo magro” disse in tono
premuroso.
“Mamma,
lui mangia poco. Non lo
riempire come un tacchino” intervenne Rachel.
“Ah,
giusto. Voi Cercatori siete
sempre così minuti”.
“Se
fossimo tutti come quello dei
Falmouth Falcons, faremmo delle figure altrettanto pessime”
disse Regulus,
credendo che l’allusione alla partita contro il Puddlemere e
all’enorme stazza
del Cercatore avversario avrebbe fatto divertire tutti.
Al
contrario, le sue parole
furono seguite da una pausa di silenzio teso.
Rachel
si mise le mani tra i
capelli e Diane assunse con aria preoccupata, mentre Perseus guardava
Regulus
con irritazione.
“Io
tifo per i Falcons. Qualche
problema?” disse, con il tono di chi ha ricevuto un insulto
personale.
“Ehm…”
Regulus
si sentì sprofondare,
maledicendo se stesso e la propria avventatezza.
“Quell’arbitro
era venduto”
affermò Perseus, e lui non fu
talmente matto da contraddirlo.
“Sì…
giusto…” bofonchiò.
Rachel
non sapeva se ridere o
piangere ma fu sua madre a rompere l’imbarazzo.
“È
arrivato il contorno!”
esclamò, con un entusiasmo eccessivo.
Fece
per alzarsi e aiutare Sory,
ma all’improvviso gemette, portando la mano su un fianco, e
fu costretta a
sedersi di nuovo.
“Che
hai?” domandò il marito,
abbandonando l’atteggiamento irritato per assumerne uno
ansioso.
“Niente,
la ferita ancora non è
guarita per bene, tutto qui” rispose lei, minimizzando.
“Se
l’è fatta al San Mungo”
spiegò Rachel, in risposta allo sguardo perplesso di Regulus.
Lui
si sentì contorcere le
viscere.
“Non
me la sono fatta. È stato
uno dei Mangiamorte a lanciarmi una fattura. Magia Oscura, sicuramente.
Ne ho
viste tante di ustioni del genere. Rachel ti ha raccontato cosa mi
è successo?”
Lui
annuì, cercando di apparire
solo molto dispiaciuto. In realtà si sentiva
l’essere più infimo che avesse mai
camminato sulla faccia della terra. Se pensava che Rachel era andata
proprio da
lui a farsi consolare per il brutto spavento che si era presa, si
sentiva un
vero traditore.
“Devo
considerarmi fortunata,
anzi” aggiunse Diane, ignara del tormento interiore del suo
ospite. “Chiunque
fosse, devo la vita a quel Mangiamorte che mi ha risparmiata”.
“Lascia
stare” la contraddisse
Perseus. “È probabile che ti abbia lasciata in
vita solo perché i Guaritori
servono pure a loro”.
“Mio marito è
sempre così cinico…”
“Non
sono cinico, sono realista”.
“Sarà,
ma quel Mangiamorte ha
mentito ad un altro dei suoi per salvarmi. Spero solo che non
l’abbiano
scoperto”.
Sulla
tavola era caduta
un’atmosfera cupa e fu di nuovo Diane a cambiare discorso.
“Beh,
adesso però parlate un po’
anche voi, non posso chiacchierare sempre io! Da quanto state insieme?
Circa
due anni, giusto?”
Probabilmente
lo sapeva già, ma
gli altri non vanificarono il suo sforzo.
“Quasi,
mancano ancora tre mesi”
rispose Rachel.
Per
un po’ rimasero su
quell’argomento. Regulus si stupì di notare ancora
una volta come la famiglia
di Rachel fosse diversa dalla sua. Lei aveva raccontato molte cose ai
suoi
genitori riguardo loro due, cosa inconcepibile per lui.
La
signora Queen sembrava essersi
già affezionata a Regulus. Per tutta la durata della cena
cercò di farlo
sentire a suo agio, trattandolo come uno di famiglia. Lui non era
abituato ad
abbandonare le formalità che gli erano state insegnate,
tuttavia riuscì a
sciogliersi parecchio, anche se il comportamento quasi materno della
donna gli
faceva rimordere la coscienza ancora di più.
Invece
il signor Queen, quando
finirono di cenare, lo avvicinò e gli si rivolse con un tono
circospetto.
“Potrei
parlarti?”
Era
vagamente inquietante.
“Papà…?”
fece Rachel in tono di
avvertimento.
“Tranquilla,
non lo mordo mica”
rispose lui.
“Sì,
certo” ribatté Regulus,
agitato.
Perseus
lo condusse di nuovo nel
salotto ma non si fermò finché non si ritrovarono
all’aria aperta, davanti alla
porta d’ingresso.
Il
sole era tramontato e la sera
aveva lasciato spazio ad un venticello che rinfrescava l’aria
estiva.
“Ascoltami
bene” esordì l’uomo
senza troppi giri di parole. “Potrebbe sembrare che io sia
accecato dalla
tipica gelosia paterna ma non è così…
almeno non del tutto”.
Regulus
deglutì ma non disse una
parola.
“Se
mia figlia è felice, io sono
contento per lei” riprese Perseus con una smorfia, come se
facesse fatica a
parlare. “Però ho la tendenza a odiare chiunque la
faccia soffrire, è chiaro? Ora,
tu potresti anche essere la persona migliore sulla faccia della terra,
ma per il
momento io conosco solo la reputazione della tua famiglia. Non ho mai
fatto
mistero della mia disapprovazione riguardo certe idee che avete. Siete
un po' troppo... estremisti rispetto a noi. Ma questo credo che tu lo
sappia. So anche che
quando
rischiate di estinguervi, ricorrete ai matrimoni combinati,
perciò vorrei
assicurarmi che tu non stia illudendo Rachel”.
“Le
assicuro che se sto con sua
figlia non è per interesse” rispose Regulus,
imbarazzato ma sincero.
“Io
te lo dovevo chiedere”
replicò l’altro, altrettanto a disagio. Regulus
intuì che avrebbe voluto
scusarsi, ma preferiva che la richiesta restasse implicita.
“Quindi hai
intenzioni serie con lei?”
Regulus
annuì e l’altro sembrò
all’improvviso molto meno scorbutico.
“Io
non mi fido quasi di nessuno,
ma con te voglio costringermi a fare un’eccezione. Stai
attento a non giocarti
questa possibilità”.
Stavolta
non rispose: sapeva che
prima o poi Rachel avrebbe scoperto la sua doppia identità e
avrebbe sofferto
per questo. Tuttavia si guardò bene dal mostrare quello che
stava pensando.
Il
signor Queen gli fece cenno di
rientrare e lui lo seguì.
“Se
ti va, uno di questi giorni
puoi tornare a trovarci, così ci facciamo quattro tiri a
Quidditch” propose
Perseus.
Stupito,
Regulus ebbe bisogno di
qualche secondo per assimilare quel cambio di atteggiamento.
“Oh…
certo, grazie” rispose con
un mezzo sorriso incerto.
“Siete
ancora vivi?” domandò
Rachel quando furono tornati in salotto.
“Te
l’ho lasciato perfettamente
integro” rispose il padre. Lanciò a Regulus
un’altra occhiata e andò a
raggiungere sua moglie.
Rachel
si avvicinò a Regulus,
curiosa.
“Cosa
vi siete detti? Ti ha messo
sotto torchio, vero?”
“No,
neanche troppo” rispose lui,
vago.
“Comunque,
non farti spaventare.
Mio pare sembra tremendo e mette soggezione a tutti, ma è
tutta scena. Chi
comanda davvero qua dentro è mia madre”.
Seguì
una pausa, durante la quale
gli capitò di sentire Diane dire al marito in tono scherzoso:
“…
oppure potremo offrire gli
avanzi a Silente quando verrà domani. Dici che se ne
accorgerà?”
“Silente?”
chiese, guardando
Rachel con aria interrogativa.
Lei
parve esitare un attimo,
imbarazzata.
“Vieni”
disse alla fine, come
prendendo una difficile decisione. “Papà, mamma,
faccio vedere a Regulus l’autografo
che mi ha fatto il Capitano delle Holyhead Harpies e torno
subito” inventò sul
momento.
Invece
lo condusse lungo un
corridoio pieno di ritratti, i cui personaggi si voltarono a guardarli.
In
fondo c’era una porta dalle decorazioni elaborate. Rachel la
aprì e lo invitò
ad entrare in una vasta stanza talmente ricolma di oggetti che sembrava
quasi
una soffitta. C’erano candelabri d’argento,
gioielli fabbricati dai goblin e
strane attrezzature magiche, il tutto illuminato da una lieve luce
azzurrina
sospesa al centro del soffitto.
“Mio
padre non vorrebbe che li
vedessi” disse Rachel, “visto che dobbiamo venderne
parecchi”.
Regulus
si voltò verso di lei,
meravigliato.
“E
perché?” chiese.
“Lo
vedi quello?” fece lei,
indicandogli il ritratto di un anziano signore intento a giocare a
carte con un
ospite proveniente da qualche altro quadro. “È mio
nonno. Aveva il brutto vizio
del gioco e quando è morto ci ha lasciato un po' di
debiti. Mio padre li sta
pagando tutti, però è costretto a vendere alcuni
tesori di famiglia. Ha deciso
di appendere il ritratto qui per punizione, così mio nonno
sarà costretto a
vedere le conseguenze delle sue azioni”.
Rachel
si voltò a guardarlo,
imbarazzata, come per sfidarlo a fare commenti. Regulus non disse
nulla,
dispiaciuto.
“Silente
viene proprio per questo
motivo. È interessato a quello
là…”
Rachel
indicò qualcosa in un
angolo. Era un grande specchio rettangolare, con delle oscure parole
incise
sulla cornice.
“Cos’ha
di speciale?” domandò,
incuriosito.
“Non
è uno specchio qualunque”
rispose lei, facendolo avvicinare. “Appartiene alla mia
famiglia
da secoli, da quando un nostro antenato lo ha ricevuto come dono di
nozze. Non si sa esattamente da dove provenga, però. So solo
che
ha dei poteri pericolosi”.
“Cioè?
Rischio di essere
risucchiato dentro?”
Rachel
sorrise.
“Non
sarebbe male, sai? Questo
specchio riflette i maggiori desideri di chiunque vi si trovi
davanti”.
Regulus
le lanciò un’occhiata
incredula, poi tornò a guardare la liscia superficie
trasparente, perplesso.
“E
allora perché non vedo nulla
di diverso?”
“Dovresti
avvicinarti di più e
metterti proprio al centro. Però, Regulus, aspetta un
attimo…”
Il
tono preoccupato della ragazza
lo indusse a voltarsi di nuovo.
“Cosa
c’è?”
“Ehm…
sei proprio sicuro di voler
guardare? Te l’ho detto che è
pericoloso…”
“Che
cosa potrebbe mai
succedermi?”
Lei
gli si avvicinò, stranamente
rossa in viso.
“Quello
che vedresti potrebbe
piacerti così tanto da farti desiderare di restare per
sempre a guardarlo. Ti
dimenticheresti della realtà. Alla lunga diventa una
droga”.
“Come
lo sai?”
“È
successo anche a me… un paio
di anni fa” ammise lei. “I miei si erano accorti
che ero un po’ troppo
estraniata dal mondo e mi hanno proibito di tornare. Adesso per fortuna
non ne
sento più il bisogno, ma all’epoca era diventata
un’ossessione. Una volta non
ho mangiato per ventiquattr’ore”.
Regulus
non osò chiederle il
motivo di quella dipendenza dallo specchio, anche perché non
era difficile
intuirlo: due anni prima non si erano ancora messi insieme e lei
soffriva molto
per quella situazione.
“Sono
quasi contenta che Silente
se lo porti via” aggiunse lei.
Regulus
però era troppo curioso.
Nella sua mente regnava un gran confusione e pensava che ritrovarsi di
fronte
al suo più grande desiderio potesse aiutarlo a fare
chiarezza.
Mentre
Rachel si allontanava di
qualche passo, lui si piazzò davanti allo specchio.
Pensava
di vedersi nei panni del
Mangiamorte preferito del Signore Oscuro, oppure come Cercatore
titolare del
Puddlemere United, magari nell’atto di ricevere una coppa del
Quidditch, o
anche nelle vesti di colui che avrebbe salvato la casata dei Black
dall’estinzione e dal disonore.
E
invece niente di tutto ciò gli
si presentò davanti. Quel che vide, al contrario, gli
provocò un groppo in
gola.
Riflesso
nel vetro, vide se
stesso, circondato da un piccolo gruppo di persone. In fondo poteva
riconoscere
le sue cugine, Bellatrix, Narcissa e Andromeda, tutte e tre insieme
come tanti
anni prima. Subito davanti c’erano i suoi genitori, Kreacher
e Alphard. In
primo piano, proprio accanto a lui, c’era Sirius.
Regulus
si voltò di scatto,
imbarazzato come se fosse stato sorpreso a vedere qualcosa di osceno,
ma Rachel
gli rivolse un’occhiata rassicurante.
“Io
non posso vedere quello che
vedi tu” gli disse, intuendo il suo pensiero.
Sollevato
solo in parte, Regulus
tornò a posare lo sguardo sull’immagine riflessa
nello specchio.
Sul
momento, aveva pensato che
quella scena appartenesse al suo passato, quando la famiglia era ancora
tutta al
completo.
Ma
guardando le espressioni
serene di tutti, si rese conto di quanto tutto ciò fosse
irreale. I suoi
genitori non avevano mai sorriso, non in quel modo; lui e Sirius non si
erano
mai scambiati quello sguardo complice, almeno non a
quell’età. Il fratello
maggiore in particolare mostrava la stessa espressione felice che aveva
avuto
solo a Hogwarts, ma mai a Grimmauld Place.
Tutti
quei sorrisi semplicemente non
erano mai esistiti.
Quella
non era la famiglia di un
lontano passato, ma quella che Regulus non aveva mai avuto.
Era
assurdo. Con tutti i desideri
che poteva avere, perché mai avrebbe dovuto volere una cosa
che non si era - né
si sarebbe - mai realizzata?
“Questo
specchio è fasullo”
sbottò, irritato.
“È
lo Specchio delle Brame. Non
sbaglia mai” rispose Rachel.
Lui
non voleva accettarlo. Aveva
impiegato anni a sforzarsi di mostrare totale indifferenza nei
confronti di
quelli che lo avevano abbandonato, e non poteva tollerare che il
rimpianto lo
assalisse di nuovo.
Non
si rendeva conto che era già
successo. Non riusciva a staccare gli occhi dallo specchio e,
improvvisamente,
si rese conto di sentirsi finalmente bene solo lì, in quella
stanza piena di
oggetti preziosi.
Avrebbe
voluto che fosse
possibile entrare in quello specchio e non uscirvi
più…
“Regulus?”
Il
richiamo di Rachel gli sembrò
provenire da una grande distanza, ma servì a scuoterlo
leggermente dal torpore,
tanto quanto bastava per fargli capire che, per quanto lo desiderasse,
quello
che vedeva era impossibile.
Il
solo pensiero gli fece
pizzicare gli occhi. Per la prima volta da mesi si chiese dove fosse
Sirius e
che cosa stesse facendo in quel momento. Non voleva ammetterlo, ma gli
mancava.
Peccato che per l’altro non fosse lo stesso.
“Regulus?”
ripeté Rachel,
stavolta con un tono più urgente.
Lui
distolse lo sguardo e lo
puntò dalla parte opposta, per evitare che lei lo vedesse in
quel momento di
debolezza.
Quando
fu assolutamente sicuro di
non avere più gli occhi lucidi, si allontanò in
fretta, voltandosi verso di
lei, che era rimasta volutamente in disparte.
“Ora
capisci perché è pericoloso?”
gli chiese.
Regulus
annuì. Non voleva vedere
mai più quello specchio perché, ora che se ne era
allontanato, si sentiva molto
peggio.
“Sei
fortunata ad avere una
famiglia come la tua” disse, e un attimo dopo
raggelò. In realtà voleva solo
pensarlo, e invece gli era sfuggito ad alta voce.
“Cioè?”
chiese lei, guardandolo
con stupore.
“Beh…”
temporeggiò lui, a disagio,
“andate molto d’accordo…”
Rachel
gli sorrise con aria
comprensiva.
“Sono
fortunata anche ad avere te”
rispose. Poi aggiunse: “È meglio se andiamo, o i
miei potrebbero chiedersi dove
siamo finiti”.
“Rachel?”
la richiamò.
Lei
si voltò di nuovo a
guardarlo.
“Cosa?”
“Pure
io sono fortunato ad averti”
disse, dopo alcuni istanti di esitazione. Avrebbe voluto aggiungere che
lei era
stata l’unica a non averlo abbandonato neanche una volta e
che era la cosa più
bella che gli fosse mai capitata, ma si limitò a pensarlo,
stavolta senza
parlare.
“Rachel,
si può sapere dove sei
finita?” si udì in quel momento la voce alterata
del signor Queen.
“Arriviamo!”
rispose lei
Fece
un gran sorriso a Regulus e
gli si avvicinò all’orecchio per sussurrare un
“grazie”, prima di prenderlo per
mano e condurlo fuori dalla stanza dello specchio.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Non mi sono
soffermata troppo sulla scena dello Specchio delle Brame
perché sarebbe potuto diventare troppo melodrammatico e
sfociare
nel patetico e melenso, cosa che volevo evitare. Secondo me quello che
Regulus
avrebbe voluto più di tutto era semplicemente una famiglia
serena. E' vissuto per la famiglia ed è morto cercando di
proteggerla, quindi spero di esserci andata vicino a quello che
potrebbe pensare la Rowling...
Il capitolo in
origine doveva essere solo in funzione dello specchio ma
pensando a dove poteva essere prima che Silente ne arrivasse in
possesso ho pensato che potesse perfettamente appartenere a qualche
famiglia magica, e allora ho deciso di far conoscere a Regulus la
famiglia di Rachel. Non mi sono dilungata troppo sulle presentazioni
semplicemente perché... sarei potuta andare avanti
all'infinito!
Quindi ho preferito scrivere l'essenziale.
Spero che la
famiglia sia di vostro gradimento... Sul fatto
che il padre di Rachel e Alphard si conoscessero, Regulus ha visto
giusto, ma ne saprete di più verso gli ultimissimi capitoli.
Prossimo
aggiornamento:
10 aprile... nel frattempo vi auguro Buona Pasqua!
Circe:
beh, tu scrivi fanfiction su Voldemort e Bellatrix, quindi oserei dire
che il tuo stile deve
essere contorto! Per quei due infatti lo trovo perfetto! Per quanto
riguarda Regulus, si sta rendendo sempre più conto che in
realtà di aiutare Voldemort ad ottenere il dominio totale
non
è che gli importi poi molto. L'ho visto sempre molto legato
alla
propria famiglia, anche se la maggior parte di essa non meritava tutto
questo attaccamento (vedi i suoi genitori).
Alohomora:
lo so è un brutto momento, ma Kreacher dice che quando lo
aveva
mandato da Voldemort Regulus sembrava ancora convinto
di quello
che faceva. I suoi genitori lo hanno plagiato così tanto che
adesso è Regulus stesso ad auto-plagiarsi, cercando di
convincersi di essere lui il problema, non quello che deve fare.
Insomma, lo Specchio delle Brame non l'ho inserito a casaccio, ma per
iniziare a far capire a quella testa dura che ci sono cose
più
importanti del buon nome dei Black.
vulneraria:
no, no, figurati se mi offendo, anzi, se noti qualche altro errore
fammelo notare pure, perché nonostante faccia sempre due
riletture alcuni mi sfuggono sempre! Vedrai che nel prossimo capitolo
Regulus inizierà davvero ad avere i primi dubbi seri, anche
se
ancora cercherà mentire a se stesso. Ci vorrà
Kreacher
per farglielo capire sul serio.
Mirwen:
poverino, per uno come Regulus, che è abituato a ritenersi
superiori a tutti, non è bello vedere che Barty il novellino
è più portato di lui nella Maledizione Cruciatus!
Ma
è vero, lui non è un assassino.
_Mary:
non sono abituata a scrivere scene d'azione perciò se mi
vengono
sono contentissima! E' ora che mi abitui di più
perché il
seguito sarà pieno di parti movimentate come quella del
capitolo
scorso! E' dispiaciuto tantissimo anche a me scrivere la scena della
Cruciatus, soffrivo più io del tizio rapito dai
Mangiamorte...
Comunque presto Regulus inizierà a cambiare idea (era ora!)
Bella_Cissy_BlackSisters:
ecco la risposta alla vostra domanda! Spero che vi sia piaciuto.
Sì, Regulus prova invidia per una cosa che non si dovrebbe
mai
desiderare, ma purtroppo ha la testa dura (certe volte una bella
martellata è un toccasana!)
Hale
Lover:
grazie per avermi detto che anche Barty è venuto bene! Era
quello che mi preoccupava di più! Sì, il seguito
ci
sarà, anche se magari non subito: preferisco prendermi una
pausa
estiva per iniziare a scrivere per bene i primi capitoli (e studiare
per gli esami, ma questi sono dettagli! XD) Per il resto, non
so se inserirò Rodolphus e Rabastan con ruoli
così
importanti nei prossimi capitoli, perché voglio dare spazio
anche ad altri Mangiamorte che ho un po' ignorato finora, Piton
compreso, ma forse ci saranno almeno come comparse!
malandrina4ever:
sapevo che avresti reagito così, ma una piccolissima
consolazione potrebbe essere che se Regulus ha difficoltà ad
usare la Cruciatus, l'Avada Kedavra non gli riuscirà mai!
No,
davvero, non ucciderà nessuno. Gli ho fatto torturare
quell'uomo
per non farlo sembrare troppo innocente, ma l'Avada Kedavra se lo
scorda u_u Spero che tu abbia apprezzato questa mezza apparizione di
Sirius (in realtà mi si è materializzato davanti
e mi ha
costretta ad inserirlo nel capitolo, non sia mai che il signorino venga
dimenticato! XD Il solito con le manie di protagonismo!)
lady
musa96:
grazie mille! Leggere quaranta capitoli tutti insieme non è
una
passeggiata! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo.
BizarreBiscuit:
wow, devo farti i complimenti perché in quella tua analisi
del
momento in cui Regulus beve la Pozione Polisucco hai letto delle cose
che io non avevo neanche lontanamente immaginata... Sono
rimasta
senza parole perché quello che hai detto è
verissimo,
anche se io non ci avevo pensato! O_O Complimenti! Ora che l'ho letto
non posso che esserne convinta anche io! Grazie per avermi seguita fin
dal "Diario di Andromeda", e anche per la recensione a "X Agosto"!
DubheBlack:
in effetti al momento Regulus è talmente confuso che non sa
nemmeno cosa vuole veramente (lo specchio l'ho messo apposta per questa
ragione!). Quel poveretto di Ted, Regulus se lo sognerà la
notte, ormai lo considera il germe che ha infettato la sua purissima
famiglia, e questa idea chi gliela toglie più? ;-) Purtroppo
Rachel non scoprirà nulla su Barty in questa fanfiction, ma
stai
certa che nel seguito le cose cambieranno.
fa92:
grazie! Eh, lo so, in quell'occasione Regulus è stato
proprio sfortunato!
lyrapotter:
i ragionamenti che Regulus fa per autoplagiarsi sono molto contorti, ma
tu non devi dargli retta. In fondo è difficile per
una
persona normale ammettere di aver preso la decisione più
sbagliata della propria vita, figuriamoci per un cocciuto come lui! Se
Barty si autoproclama il più fedele servo di Voldemort,
può anche darsi che il furbacchione glielo abbia lasciato
credere. Lui sì che sa comprarsi la fiducia delle persone...
anche se poi non le sa mantenere. Nel prossimo capitolo ci
sarà
più azione... anche troppa! Ah, probabilmente non nel
prossimo,
ma nel capitolo dopo ancora ci saranno dei personaggi che spero
apprezzerai: sono secoli che voglio scrivere quel capitolo, e il merito
è tutto di "Babysitter per caso"! Insomma, ci facciamo le
sorprese a vicenda! ;-)
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Capitolo 43 *** Licenza di uccidere ***
efp2
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
49: Potere
Rating:
giallo
Disclaimer:
Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Licenza
di uccidere
Il rubinetto
del
lavandino era aperto al massimo per coprire i rumori e le voci che
provenivano dal salotto della casa di Benjy Fenwick.
Regulus si
sciacquò
abbondantemente il viso, madido di sudore freddo, e la bocca invasa
dal sapore acido e disgustoso dei conati di poco prima.
Non ce l'aveva
fatta a
guardare Macnair che infieriva sul corpo senza vita di Fenwick: era
dovuto correre in bagno a vomitare.
Regulus chiuse
il
rubinetto e guardò il proprio riflesso nello specchio sopra
il
lavandino. Il suo volto era bianco cereo con qualche sfumatura
grigio-verdognola.
Quando
uscì dal bagno,
trovò Lucius ad aspettarlo nel corridoio.
“Stomaco
debole?” gli
chiese Malfoy. Il suo tono non era beffardo come quello che avrebbe
potuto avere Rabastan, ma nemmeno troppo comprensivo.
“Non
era necessario
ridurlo in quel modo” rispose il ragazzo con la voce rauca.
Lucius non
commentò,
limitandosi a fargli segno di seguirlo.
I due
raggiunsero gli
altri Mangiamorte all'ingresso. Quando passarono accanto alla porta
aperta del salotto, Regulus intravide un liquido rosso rubino
allargarsi sul pavimento, ma distolse in fretta lo sguardo,
orripilato al solo pensiero di vedere il corpo di Benjy Fenwick fatto
a pezzi.
Macnair aveva
la veste
insanguinata e si stava rivolgendo a Severus Piton.
“Quella
maledizione che
hai inventato funziona alla grande. Sectumsempra.
Me la dovrò
ricordare più spesso”.
Severus non
parlò né di
mosse, mostrando la sua solita espressione indecifrabile.
“Andiamo,
adesso”
scattò Rosier, nervoso. “Abbiamo già
perso fin troppo tempo. I
vicini potrebbero aver sentito le urla”.
Regulus
tremava;
nonostante fossero in piena estate, i brividi gli percorrevano la
schiena.
La strada era
tranquilla
e deserta. Appena i Mangiamorte uscirono dalla casa, Rosier si
voltò
verso Barty, il quale era a sua volta impressionato da quel che era
successo.
“A te
l'onore, Crouch.
Sei stato tu a rintracciare Fenwick”.
Barty parve
riprendersi
dallo sbigottimento iniziale e levò la bacchetta contro il
cielo
notturno.
“Morsmordre!”
Il grande
teschio di luce
verde apparve sopra la casa appartenente al membro dell'Ordine della
Fenice.
Regulus e Barty
furono
gli unici a non guardare il Marchio Nero. Il primo si sentì
meno
solo quando scorse il suo stesso sguardo negli occhi dell'altro:
Barty era molto più crudele di lui, ma riusciva ancora a
provare
orrore per certe cose.
In quel
momento,
tutt'intorno alla casa si udì una decina di “Pop!”
e
qualcuno gridò:
“Attaccate!”
Un istante dopo
fu il
caos.
I Mangiamorte
si
chinarono per evitare i primi incantesimi, poi si radunarono a
cerchio, coprendosi le spalle a vicenda per rispondere al fuoco
avversario.
Membri
dell'Ordine della
Fenice erano seminascosti dietro le siepi e scagliavano fatture e
incantesimi contro di loro.
Lucius ne
stanò un paio
dopo aver incendiato il cespuglio dietro il quale avevano il loro
rifugio.
Gli altri
fecero lo
stesso, obbligando così l'Ordine ad uscire allo scoperto.
Lo stomaco
ancora
provato, Regulus si guardò freneticamente intorno, cercando
di
scrutare nel buio e di intravedere la sagoma di Sirius, ma la sua
ricerca fu interrotta da Frank Paciock, che lo attaccò,
sfiorandogli
l'orecchio con un getto di luce blu.
Regulus
reagì e si
ritrovò a combattere contro di lui.
Paciock era
molto abile
nel duello e più di una volta Regulus rischiò di
essere colpito o
disarmato, ma riuscì a contrastarlo e a metterlo in
difficoltà.
Nel frattempo
non sapeva
cosa stesse succedendo intorno a lui: sentiva soltanto i sibili degli
incantesimi e i respiri affannati degli altri combattenti.
Quando il
Marchio Nero
sul suo polso bruciò, capì che altri Mangiamorte
erano stati
chiamati e che sarebbero presto giunti in loro soccorso. Infatti,
alcuni secondi dopo, il giardino fu invaso da persone appena
Materializzatesi.
Ad un certo
punto, Frank
Paciock interruppe di duellare con lui e scattò in direzione
di sua
moglie Alice, che era stata appena disarmata da Travers.
Regulus lo
lasciò
andare, disinteressato. Sperava che Sirius non fosse lì ma,
quando
lo vide affrontare Macnair, diventò improvvisamente incapace
di
muoversi.
Sapeva che
prima o poi
sarebbe successo, ma viverlo in prima persona non era esattamente la
stessa cosa.
Avrebbe dovuto
sostenere
la propria fazione, ma gli si gelava il sangue nelle vene ogni volta
che Macnair sembrava prendere il sopravvento.
Tuttavia Sirius
riuscì a
colpire il Mangiamorte, che si accasciò a terra gemendo.
Regulus si
affrettò a
distogliere lo sguardo per cercare qualcun altro da attaccare, ma non
fece in tempo: Sirius aveva colto la sua occhiata. Nonostante
indossasse la maschera, Regulus era sicuro che lo avesse
riconosciuto.
I due
continuarono a
guardarsi per alcuni secondi. Sirius sembrava furioso ma, invece di
iniziare a duellare contro di lui, gli voltò le spalle e
attaccò
Dolohov con molta più rabbia del dovuto.
Mentre Regulus
si
preparava a sostenere l'assalto di una donna bionda, non
poté fare a
meno di pensare alla reazione di Sirius quando avrebbe visto quello
che rimaneva di Benjy Fenwick. Avrebbe pensato che lui fosse capace
di fare una cosa del genere?
Il solo
pensiero gli
provocò una fitta tremenda che lo distrasse...
La sua
avversaria,
Marlene McKinnon, approfittò dell'occasione per disarmarlo.
La
bacchetta volò dall'altra parte del cortile. Severus corse
ad
aiutarlo, sostituendolo nel duello con la donna.
Mentre cercava
di
recuperare la bacchetta, Regulus notò che i Mangiamorte
stavano
avendo la meglio: erano in netta superiorità numerica, e
l'Ordine
della Fenice indietreggiava sempre di più sotto i loro colpi.
Potter stava
duellando
contro Lucius e Travers insieme: gli incantesimi si scontravano,
provocando delle piccole scintille che andavano a bruciare l'erba per
terra.
Minus
inciampò mentre
indietreggiava davanti a Barty, e i Mangiamorte stavano già
cominciando a lanciare grida di trionfo quando, improvvisamente,
decine di maghi si Materializzarono sul campo di battaglia.
“Gli
Auror!” sbottò
Rosier, furioso, mentre i Mangiamorte smettevano subito di esultare.
Adesso erano
loro ad
essere in svantaggio.
Regulus si
gettò sulla
sua bacchetta, rialzandosi in piedi e levandola dritta davanti a
sé.
Non sapeva dove girarsi prima: era attaccato da almeno tre Auror e
non riusciva a fare altro che schivare i loro incantesimi.
La confusione
regnava
sovrana e Regulus cercò di deviare le maledizioni di un
Auror dal
mento pronunciato.
Stava per
provare ad
attaccarlo quando si sentì spingere in avanti con forza.
Regulus
cadde per terra e un attimo dopo gli si rizzarono i capelli dietro la
nuca: una fattura lanciata da un secondo Auror che non aveva visto lo
mancò per un soffio e andò a cozzare contro una
siepe, falciandola.
Qualcuno doveva
averlo
spinto apposta per salvargli la vita ma, quando si guardò
intorno,
nessuno ricambiò il suo sguardo perplesso.
Nelle vicinanze
c'era
soltanto Sirius, che stava duellando contro due Mangiamorte, ma si
tradì quando voltò la testa per controllare le
condizioni di
Regulus.
Quest'ultimo
non ebbe
nemmeno il tempo di pensare a come reagire perché in quel
momento
Rosier gridò:
“Sectumsempra!”
La fattura
colpì in
pieno volto Alastor Moody che, con un ruggito di dolore, si
portò le
mani sul viso coperto di sangue, mentre qualcosa di orribilmente
simile ad un pezzo di naso si staccava e cadeva per terra.
Rosier non
poté nemmeno
godersi il proprio trionfo perché un attimo dopo uno degli
Auror gli
puntò la bacchetta contro, cancellandogli il ghigno dalla
faccia.
“Avada
Kedavra!”
Regulus non
poteva
credere a quanto aveva sentito. Doveva essere un'allucinazione: gli
Auror non avevano il potere di uccidere.
Eppure Rosier
fu centrato
dalla luce verde e crollò riverso sull'erba, gli occhi
spalancati in
un'espressione di sgomenta incredulità.
Per un solo
istante,
Mangiamorte e Ordine della Fenice si bloccarono. Poi Lucius prese una
decisione:
“Ritiriamoci!”
Ancora
sconvolto per
quello che era accaduto a Rosier, Regulus era tuttavia pronto a
Smaterializzarsi, quando vide una scena che gli fece sfrecciare il
cuore in gola.
Barty si era
chinato a
terra per recuperare la propria bacchetta, senza accorgersi che
Crouch senior stava per attaccarlo.
“Avada...”
Stava per
uccidere suo
figlio, senza sapere chi si celava sotto la maschera.
Accadde tutto
in pochi
secondi. Regulus stava per gridare il suo nome, ma si trattenne,
altrimenti avrebbe svelato la sua identità. Gli
uscì soltanto un
verso strozzato, ma fu sufficiente.
Barty
alzò lo sguardo su
suo padre e riuscì ad evitare l'Anatema appena in tempo.
Pochi istanti
dopo i due
ragazzi si erano Smaterializzati.
La quiete che
regnava nel
quartier generale dei Mangiamorte fu come una boccata d'aria
balsamica.
Nessuno di loro
aveva
ancora parlato. Regulus voleva soltanto tornare a casa sua, farsi
preparare una pozione soporifera da Kreacher e dimenticare quella
serata. Ma
il suo dovere era un altro: doveva restare a fare rapporto all'Oscuro
Signore.
“Che
cosa è successo?”
chiese in quel momento una voce.
Un uomo dalla
nera barba
a punta era appena entrato nel salotto del maniero. Regulus non lo
conosceva: aveva un accento straniero. Il mago era insieme a
Bellatrix, Rodolphus e Rabastan.
“Abbiamo
ucciso
Fenwick” riferì Lucius, tamponandosi una ferita
lungo il braccio,
“ma Rosier è morto”.
“Morto?
E come?”
“È
stato ucciso, Karkaroff, come vuoi che sia accaduto?”
sbottò
Travers, irritato.
“Credevo
che gli Auror
non potessero farlo...”
Regulus non
sapeva
nemmeno come aveva trovato la forza di dire quella frase, tanto era
distrutto.
Gli altri lo
guardarono,
increduli.
“Ha
ragione. Come...?”
intervenne Barty, tremando.
“Non
li leggete i
giornali, ragazzini?” disse Dolohov, afferrando una copia
della
Gazzetta del Profeta e porgendola loro.
Regulus
guardò in prima
pagina e si avvicinò a Barty per leggere insieme l'articolo
centrale.
LE MALEDIZIONI
PERDONATE
È
una decisione
storica ma che farà discutere. Poche ore fa, il Capo del
Dipartimento per l'Applicazione delle Leggi sulla Magia e delle
Forze
dell’Ordine Magiche, Bartemius Crouch, ha decretato che
d’ora in
avanti gli Auror avranno dei poteri in più, primo tra tutti
il
permesso di utilizzare le Maledizioni senza Perdono contro i seguaci
di Colui Che Non Deve Essere Nominato, altrimenti noti come
Mangiamorte.
“È
stata una scelta
necessaria” ha dichiarato Crouch ai giornalisti. “I
Mangiamorte
torturano e uccidono senza pietà, e in questo gli Auror sono
svantaggiati. È difficile combattere ad armi
impari”.
Secondo
Crouch, adesso
gli Auror potranno uccidere qualsiasi Mangiamorte si ritrovino
davanti, oppure utilizzare la Maledizione Imperius o addirittura la
Cruciatus per estorcere loro informazioni.
Una
decisione
drastica, forse troppo, secondo alcuni.
“Non
mi abbasserò
mai al livello dei Mangiamorte” ha dichiarato Alastor Moody,
noto
Auror. “Continuerò a catturarli e spedirli ad
Azkaban, ma non ho
intenzione di usare i loro stessi metodi”.
Moody
non è l’unico
a nutrire seri dubbi.
“Mi
meraviglio di
Barty” è stato il commento di Albus Silente,
Preside di Hogwarts e
nemico dichiarato di Colui Che Non Deve Essere Nominato.
“Quale
differenza ci sarà adesso tra Mangiamorte e Auror? Solo che
gli
omicidi di questi ultimi saranno legalizzati. Per non parlare del
fatto che tra i seguaci di Voldemort ci sono alcune persone
sottoposte alla Maledizione Imperius. Uccideranno anche loro?”
Nonostante
le
polemiche, la maggioranza della comunità magica ha accolto
con
entusiasmo la decisione.
“Era
ora! I
Mangiamorte sono assassini, non meritano pietà” ci
dice una strega
che però preferisce restare anonima.
“Il
pugno di ferro è
l’unica soluzione. Crouch è l’unico che
può salvarci da quei
criminali” conferma un anziano dipendente del Ministero.
Nel
frattempo, la
popolazione magica ha iniziato ad acclamare a gran voce Bartemius
Crouch come prossimo Ministro della Magia.
Regulus
finì di leggere
prima di Barty, con il cuore che batteva all’impazzata.
Quello sì
che era un guaio bello grosso. Fino a quel momento si era sentito
abbastanza al sicuro nella sua certezza che gli Auror non avrebbero
mai ucciso nessuno di loro. Ora però era cambiato tutto.
Regulus
provò una
sensazione di orrore indescrivibile. Adesso rischiavano tutti
molto
più di prima.
Barty
finì di leggere
l’articolo in quel momento e reagì scagliando
lontano il giornale,
come se fosse stato incandescente.
Era bianco come
un cencio
e il labbro inferiore gli tremava un po’.
“Allora,
hai visto cosa
ha combinato il tuo paparino?” gli disse Karkaroff.
“Io
non lo sapevo…”
rispose lui, spaventato.
Karkaroff gli
lanciò
un’occhiataccia.
“Sarà,
ma a me questa
storia che il figlio di Barty Crouch sia tra noi non mi piace
affatto. Chi ci assicura che non sei una spia?”
“Non
lo è”
intervenne Regulus. “Lo conosco”.
Ma Travers si
era
avvicinato.
“Sai
che hai ragione,
Igor? Come hanno fatto gli Auror a sapere dove eravamo?”
“Non
dite idiozie”
disse Lucius. “Fenwick è riuscito a dare l'allarme
a quelli
dell'Ordine prima che lo uccidessimo. Probabilmente saranno stati
loro ad avvertire gli Auror”.
“Questa
storia non mi
convince lo stesso” insisté Travers.
“Perché lo lasciamo
tranquillo quando potrebbe esserci utile?”
Barty guardava
i due
Mangiamorte, teso. Travers lo afferrò per la collottola e lo
tirò
su senza alcuna delicatezza.
“Potremmo
prenderlo
come ostaggio e costringere Crouch senior a ritirare questo nuovo
decreto. Non credo che lascerà morire il suo unico
figlio!”
Regulus stava
per
intervenire ma non ce ne fu bisogno.
“Lascialo
immediatamente” esordì una voce sibilante.
Il Mangiamorte
obbedì
all’istante e subito dopo imitò tutti gli altri,
che si erano
inginocchiati davanti a Lord Voldemort, appena comparso nella stanza.
Avanzò
fino a fermarsi
davanti a Travers, che tremò impercettibilmente.
“Sbaglio
o non hai
fiducia in me, Travers?” chiese Voldemort.
“N-no,
mio Signore, non
intendevo...” boccheggiò quello, sconvolto.
“Hai
dubitato della
fedeltà di uno dei miei Mangiamorte. Credi forse che
ammetterei mai
al mio servizio qualcuno di cui non ci si può
fidare?”
“Io
chiedo umilmente
perdono... Mi sono fatto prendere dall'agitazione...”
L'Oscuro
Signore non lo
stava più ascoltando. Con un cenno del capo, lo fece
ammutolire, poi
si predispose a parlare.
“Benjy
Fenwick è stato
il primo a morire tra quelli dell'Ordine della Fenice, e non
sarà
l'ultimo” disse. “Sono chiaramente in minoranza:
non hanno
speranze contro di noi. Il vero problema sono gli Auror. Ora che
hanno il potere di uccidere, per noi sarà più
complicato fare
quello che vogliamo. Barty...”
Il ragazzo lo
guardò.
Voldemort non disse una sola parola, limitandosi a fissarlo a sua
volta negli occhi.
Molti
distolsero lo
sguardo spaventati, mentre il loro padrone utilizzava la Legilimanzia
su di lui.
Barty aveva
un'espressione tesa e concentrata. A Regulus sembrò che
stesse
rivivendo dei brutti momenti, a giudicare dall'atteggiamento
sofferente del ragazzo.
Quando
Voldemort poté
ritenersi soddisfatto di quanto aveva visto, rivolse a Barty quello
che somigliava vagamente ad un ghigno.
“Sei
stato molto bravo”
esordì con un tono di voce colmo di rara gentilezza.
“Hai ottenuto
le informazioni giuste sul nascondiglio di Fenwick. Per questo
motivo, meriti una ricompensa”.
Barty
sgranò gli occhi,
incredulo ma compiaciuto.
“Sì,
sarai
ricompensato. Voglio affidarti degli incarichi più
importanti, d'ora
in poi”.
“Mio
Signore, grazie!”
fece Barty, entusiasta.
“Era
quello che volevo
sentire. Lasciateci soli. Devo parlare in privato con il signor
Crouch” disse Voldemort.
In silenzio, i
Mangiamorte si diressero verso la porta. Regulus lanciò
un'occhiata
a Barty ma subito dopo raggiunse a sua volta l'ingresso.
“Che
cosa gli dirà?”
chiese a Severus quando la porta si fu chiusa alle loro spalle.
“L'Oscuro
Signore non
racconta a tutti i suoi piani. Gli spiegherà l'incarico che
vuole
affidargli” rispose il ragazzo.
Regulus
andò a sedersi
su una panca di legno intagliato, ignorando i discorsi degli altri
Mangiamorte.
Era distrutto.
Quella
serata sembrava non finire mai.
Prima quel mago
dell'Ordine della Fenice ucciso e mutilato, poi Rosier che veniva
fatto fuori dagli Auror e, infine, Crouch che aveva inconsapevolmente
rischiato di assassinare suo figlio... Cos'altro doveva succedere
ancora?
Doveva
ammetterlo: non
credeva che il mestiere di Mangiamorte fosse così difficile.
Sapeva che
qualcuno ci
avrebbe rimesso la pelle, ma in quel breve periodo aveva visto morire
troppe persone, e la maggior parte di loro potevano anche essere
risparmiate.
Erano giorni
che
continuava a chiedersi se anche gli altri provassero un po' di
rimorso o se invece fosse l'unico a non dormire la notte a causa di
tutte le persone che aveva visto torturare e ammazzare, e che
tormentavano di continuo i suoi sogni, trasformandoli in incubi.
Ma gli altri
sembravano
convinti di quello che facevano, quasi provavano piacere nel
dispensare sofferenze.
Che cosa gli
stava
succedendo? I primi tempi era così entusiasta di essere
diventato un
Mangiamorte. Ora non si sentiva più felice come prima.
Perché
non riusciva ad
essere come i Lestrange o Lucius Malfoy? Davvero non valeva nulla,
come Sirius gli aveva detto poco prima di scappare da Grimmauld Place?
Cercava di
mostrarsi
forte e indifferente, ma dentro di sé si sentiva peggio di
uno
straccio calpestato più volte. La paura di non essere adatto
a quel
tipo di vita lo opprimeva.
Sono
solo un
ragazzino, pensò, arrabbiato con se stesso. I
nostri scopi
sono sacrosanti, e se per raggiungerli bisogna sacrificare
qualcuno... beh, nessuno li ha costretti a metterci i bastoni tra le
ruote.
Non sapeva se
lo pensasse
davvero, ma continuava a ripetersi questo ritornello ogni notte prima
di addormentarsi, nella speranza di convincersi che fosse la cosa
più
giusta.
Sto
solo facendo il
mio dovere. Basta con queste sciocchezze.
Forse soltanto
Barty
poteva capire questa sua insicurezza, dal momento che pure lui certe
volte sembrava spaventato da ciò che gli era richiesto,
nonostante
avesse più determinazione.
Tuttavia,
quando Barty
riemerse dal colloquio privato con Lord Voldemort, aveva
un'espressione trionfante, quasi euforica.
“Mi
ha detto di fingere
di accontentare mio padre e frequentare il corso di Magisprudenza,
per poi lavorare nel suo Dipartimento e fare da spia!” gli
riferì
entusiasta, dopo averlo trascinato in disparte. “E mi ha
raccontato
tantissime cose su di Lui! Lo sai che abbiamo molto in
comune?”
“Tipo?”
chiese
Regulus, che non sapeva come reagire.
“Anche
lui ha avuto un
pessimo padre” rispose Barty, quasi commosso al pensiero che
il
Signore Oscuro gli avesse confidato certi fatti privati. “Non
è
incredibile? Lui... ha detto che mi capisce... ti rendi conto? Mi
considera simile a Lui! Grazie per avermelo
presentato: è
stata la cosa migliore che mi sia mai capitata!”
Regulus
guardò Barty con
gli occhi sgranati. Sembrava aver dimenticato ogni timore o rimorso
per ciò che era accaduto a casa di Fenwick. Non aveva mai
visto
quello sguardo negli occhi dell'amico: sembrava esaltato esattamente
quanto Bellatrix.
Non
poté fare a meno di
provare una sorta di timore reverenziale nei confronti di Lord
Voldemort. Era stata una mossa molto astuta attirare Barty in quel
modo. Probabilmente aveva scoperto i suoi punti deboli e li aveva
sfruttati a proprio vantaggio.
Crouch senior
si era
sempre vantato in giro di suo figlio, ma a Barty non aveva mai dato
la soddisfazione di ricevere un complimento sincero. Anzi, lo
spronava a diventare sempre più uguale a lui, inducendolo a
credere
di non essere apprezzato, nonostante i propri sforzi.
L'Oscuro
Signore invece
lo aveva elogiato davanti a tutti, ricompensandolo per il lavoro
svolto. In questo modo lo aveva attirato sempre più verso di
sé:
per Barty, sentirsi apprezzato era il massimo della realizzazione.
Infine, confessandogli di condividere molte cose con lui, si era
assicurato la sua più completa devozione.
Nel remoto caso
in cui
Barty avesse nutrito un minimo dubbio sulla sua scelta di essere un
Mangiamorte, adesso quel dubbio doveva essersi dissolto
definitivamente.
Geniale,
pensò
Regulus con amarezza, rendendosi conto che Barty mai e poi mai
sarebbe più tornato indietro.
Ora
sì che era veramente
solo. Se ne rese conto mentre tornava a casa.
Doveva a sua
volta
seguire la strada di Barty se voleva fare sul serio il suo dovere,
pensò, dopo essersi richiuso la porta d'ingresso alle spalle.
Ma per il
momento non
voleva più pensarci: ne aveva avuto abbastanza per quella
sera.
Sentiva solo il
desiderio
di dormire serenamente, almeno per una volta, anche se era
rassegnato: sapeva che il suo sonno sarebbe stato disturbato da
incubi continui.
Quando
entrò in camera
sua, tuttavia, si stupì nel vedervi Kreacher che posava un
bicchiere
pieno di un liquido lilla sul comodino.
“Che
cosa stai facendo,
Kreacher?” domandò, troppo distrutto per esserne
davvero
interessato.
L'elfo
domestico si voltò
verso di lui, sorpreso.
“Kreacher
ha preparato
una pozione per padron Regulus, per farlo dormire durante la notte
senza sogni” rispose.
Improvvisamente,
Regulus
provò un gran moto di affetto nei confronti dell'elfo. Non
solo
obbediva sempre volentieri ai suoi ordini, ma riusciva ad indovinare
in anticipo i suoi bisogni.
“Io...
grazie,
Kreacher” disse, riconoscente.
“Padron
Regulus ha
fatto brutti incubi ieri notte, così Kreacher ha pensato di
aiutarlo”.
“Grazie”
ripeté
Regulus, “ma la storia degli incubi tienila per te,
d'accordo?”
Kreacher
giurò che non
lo avrebbe mai confessato ad anima viva; poi uscì, dopo
avergli
augurato la buonanotte.
Regulus
vuotò il
bicchiere con la pozione in un sorso e si sentì
improvvisamente
rilassato e insonnolito. Un attimo dopo essersi coricato sotto le
lenzuola, cadde in un sonno profondo e si immerse in un momentaneo
oblio.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi
d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Ehm,
lo so, questo capitolo è stato leggermente
sanguinolento,
spero che non vi abbia bloccato la crescita... Secondo la Rowling,
Benjy Fenwick faceva parte dell'Ordine ed è stato
ritrovato ridotto in quel modo orrendo... quindi la colpa non
è
tutta mia!
Dovrei
fare una precisazione che sicuramente non avete neanche notato:
prima avevo fatto in modo che Emmeline Vance fosse più
piccola
di Regulus, ma ora ho cambiato idea e l'ho fatta della stessa
età, altrimenti adesso sarebbe ancora a scuola, e invece
nella
foto che Moody fa vedere a Harry lei compare nell'Ordine insieme
proprio a Benjy Fenwick... se non avessi fatto così avrei
dovuto
cambiare l'identità di quest'ultimo per non andare fuori
canon,
quindi è stato meglio così. Però
stavolta Emmeline non era
presente alla battaglia, ho dovuto gestire fin troppi personaggi in
questo capitolo! ^_^"
Spero
di essere riuscita finalmente a fare in modo che Barty
si convincesse sul serio di quello che fa. Voldemort ha scoperto che
ciò di cui aveva bisogno fosse solo un po' più di
attenzione e considerazione da parte del padre, e così ha
pensato di comportarsi come Barty Sr non si era mai comportato.
Barty
inoltre nel libro ha detto di conoscere la storia di Voldemort, almeno
per sommi capi, quando si paragona a lui, e per questo ho pensato che
Voldemort potesse avergli confessato qualcosina per adescarlo. Non
credo che avrebbe mai detto a uno come Lucius di aver avuto un padre
che lo aveva abbandonato prima della nascita... con Barty invece
potrebbe aver fatto uno strappo alla regola con lo scopo di ottenere la
sua fiducia incondizionata.
Sono
giunta a questa conclusione dopo settimane di riletture del Calice di
Fuoco, revisioni del film (pr quanto lo consideri molto poco) e di
ricerca disperata di fanfiction in altre lingue che potessero farmi
accendere la lampadina del cervello... e spero di aver trovato una
soluzione decente! Che faticaccia!
Lo
so, magari vi aspettavate qualcosa di più nell'incontro
tra
Regulus e Sirius, ma non disperate... Ok, basta con queste note finali,
altrimenti scrivo un poema!!
Prossimo
aggiornamento: 17 aprile... e, visto che li alterno, sarà
più piacevole! (mi odio da sola quando pubblico capitoli
come
questo)
lyrapotter:
mi sa che gli eventi di questo capitolo abbiano contribuito a far
montare la testa a Barty. Se il padre di Rachel scoprisse la
verità (e succederà) Regulus dovrà
pregare in
tutte le lingue del mondo di non incontrarlo mai. Altro che Voldemort!
In effetti all'inizio pensavo di far vedere nello specchio solo Sirius,
ma poi ho preferito fare diversamente. Per il prossimo capitolo dovrai
avere un po' di pazienza, in fondo una settimana passa in fretta! Non
sarà tutto allegro, ma mai quanto questo...
malandrina4ever:
hai fatto bene a dirmelo, così nel caso in cui una volta
dovessi
ritardare ti avverto via email il venerdì pomeriggio! Non
vorrei
averti sulla coscienza! No, io adoro le tue recensioni, continua pure a
scriverle!! Nello specchio Regulus non si sarebbe visto con Rachel a
prescindere, perché sta già con lei, sarebbe
insolito
desiderare qualcosa che già si ha! Sì, il padre
di Rachel
si riferiva solo all'aspetto fisico quando ha paragonato Regulus ad
Alphard, almeno per il momento... Mi sigillo la bocca adesso,
però! Comunque, anche io mi diverto da morire quando Regulus
si
imbarazza! Buahah, lo ammetto, glielo faccio apposta! XD
vulneraria:
il tipo dell'elfo domestico esagerato all'inverosimile mi mancava,
perciò ho voluto metterlo nel capitolo scorso! Quando
Regulus
dirà la verità a Rachel saranno dolori, ma per
adesso non
pensarci e goditi questi simpaticoni dei compari Mangiamorte...
Alohomora:
di solito quella dello Specchio delle Brame è un'idea usata
molto spesso, ed è per questo che l'ho inserito in un
capitolo
in cui nessuno se lo sarebbe aspettato, tanto per creare un effetto
sorpresa! Hai ragione, Regulus ha proprio visto la sua anima, che non
è interessata a conquistare il potere come Voldemort, in
fondo.
Sai che la gaffe sui Falcons era la primissima scena che ho immaginato
al momento di ideare il capitolo? Non vedevo l'ora di inserirla! XD Su
Perseus e Alphard, come ti ho già detto, dovrai aspettare il
capitolo 48, mi sembra, a meno che non modifichi un po' gli eventi
futuri... vedremo.
Circe:
sono contenta di non avere reso pesante la parte iniziale, anche se
Regulus stava morendo di paura! E sono contenta anche che ti sia
piaciuta la scena dello Specchio delle Brame! Spero solo che dopo aver
letto questo capitolo non ti rimangi le parole: io sto trovando
più difficoltà a scrivere questi rispetto a
quelli
ambientati a Hogwarts, ma forse perché mi dispiace vedere
Regulus così in balìa degli eventi... Comunque
nei
prossimi capitoli si darà una svegliata.
Hale
Lover:
ti dirò, anche io preferisco Perseus a sua moglie! XD In
effetti
ho lavorato molto di più sul suo carattere che su quello di
lei,
proprio perché lo adoro! Comunque nel seguito compariranno
molto
di più, per adesso è stato solo un assaggio. La
pausa
estiva ci vorrà purtroppo ma sarà una sofferenza
anche
per me non aggiornare ogni settimana! Be', durante
l'estate chissà, potrebbe venirmi in mente qualche
momento
mancante di questa storia!
_Mary:
grazie, piaciuta la sorpresa? Peccato che sul capitolo di oggi non
possa dire lo stesso... Comunque, Perseus ha anche qualche
preoccupazione in più del normale perché sa che i
Black
hanno sempre simpatizzato per Voldemort, quindi è stato solo
per
buona educazione che non ha obbligato Regulus a fargli vedere il
braccio sinistro prima di farlo entrare in casa! Ma forse anche
perché sua moglie non glielo avrebbe permesso! XD
Mirwen:
ti credo, il groppo in gola è venuto anche a me mentre lo
scrivevo! Spero che il capitolo non ti abbia traumatizzata troppo...
Pepesale:
mi sono divertita un sacco a descrivere Regulus innamorato! No, non
credo che Walburga abbia mai permesso ai suoi figli di parlarle di
certe cose, tantomeno Orion! Poverino, se la deve cavare da solo. No,
non me lo avevi detto che il gatto ha lo stesso nome di quello di tua
cugina! be', cercavo un nome per una peste e tra le alternative Attila
mi sembrava la più azzeccata! Grazie per aver avuto il tempo
di
recensire, nonostante il carico di lavoro dovuto alla scuola!
dirkfelpy89:
uh, chissà quanto ti sarà sembrato triste questo
capitolo
di oggi... Sono contenta comunque che ti sia piaciuta l'idea dello
specchio!
deaselene:
no, nemmeno io mi immagino Bellatrix serena, ma neanche Walburga, Orion
e compagnia bella! In effetti, purtroppo per Regulus,
resterà un
desiderio irrealizzabile. Ciò non toglie che in un futuro
mooolto lontano potrebbe riuscire a formare una famiglia migliore di
quella d'origine!
DubheBlack:
pensa che era proprio il timore di aver scritto il solito incontro
"fidanzato-genitori della fidanzata" a farmi avere qualche dubbio sul
capitolo precedente, ed è anche per questo che ho preferito
non
dilungarmi troppo sull'argomento e concentrarmi sullo Specchio delle
Brame! Grazie per avermi rassicurata! Ormai Regulus sta già
cominciando a fare i conti con questa sua "doppiezza": i capitoli come
questo sono i più difficile per me!
E infine, un
ringraziamento speciale a Alohomora, Gobra1095 e lyrapotter
per i loro voti! Grazie, è stata la sorpresa
più bella sapere che il personaggio che ho creato vi sia
piaciuto così tanto!
|
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Capitolo 44 *** Incontri inaspettati ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
15: Bambola
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Incontri
inaspettati
Upper Flagely
era un
tranquillo villaggio circondato da colline verdeggianti. Sembrava un
normale borgo Babbano ma in realtà vi abitava una
comunità magica
molto numerosa. Nessuno di quei maghi aveva mai causato problemi agli
ignari Babbani e, anzi, ultimamente alcuni di loro si erano
preoccupati di sorvegliarli, nel caso in cui i Mangiamorte fossero
arrivati fin là.
In una strada
un po'
malmessa si ergeva una catapecchia, che faceva un leggero contrasto
con le abitazioni vicine.
In piedi
dall'altra parte
della strada, Regulus era appostato, in attesa di cogliere di
sorpresa Mundungus Fletcher mentre tornava a casa.
Tuttavia era
dalla
mattina che quel ladruncolo da due zellini non si faceva vivo e ora
il sole stava calando dietro le cime dei colli.
Regulus andava
su e giù
davanti alla casupola, sbuffando con impazienza. Il Signore Oscuro
gli aveva ordinato di portargli Fletcher vivo, nella speranza di
potergli estorcere informazioni sull'Ordine della Fenice; a quanto
pareva, sarebbe stato più facile corrompere Fletcher che
qualsiasi
altro membro dell'Ordine.
Stanco per la
lunga
attesa, Regulus andò a sedersi su una panchina del parco, in
una
posizione tale da poter controllare tutta la via senza essere visto a
sua volta. Aveva una fame tremenda e inoltre doveva lottare per
mantenersi sveglio.
Era stato
felice di
ottenere un incarico che non prevedesse altri omicidi, ma quello era
veramente noioso e stancante. Non vedeva l'ora che arrivasse Severus
a dargli il cambio ma mancavano ancora due ore.
Stava cercando
di
resistere ad uno sbadiglio più potente del solito, quando
udì alle
proprie spalle dei piccoli passi di corsa, poi uno strilletto acuto e
un tonfo sordo.
Si
voltò all'indietro,
allertato, la bacchetta pronta.
Una bambina di
circa sei
anni era appena inciampata in una radice ed era caduta lunga distesa
sul selciato della stradina principale del parco. Tuttavia si era
rialzata come se nulla fosse stato. Nel cadere si era sporcata tutti
i vestiti di terra ma non vi fece molta attenzione.
Dopo essersi
guardata
intorno per alcuni istanti, intercettò lo sguardo di
Regulus. Lui la
ignorò, tornando a fissare la casa di Fletcher.
Con sua grande
sorpresa,
la bambina lo raggiunse e – dopo un secondo scivolone che non
le
fece sbattere la tempia contro lo spigolo della panchina per puro
miracolo – si sedette proprio accanto a lui.
Regulus avrebbe
continuato a ignorarla se non si fosse accorto che la bambina lo
stava fissando con insistenza. All'inizio fece finta di niente,
continuando a guardare davanti a sé.
Tuttavia,
più tempo
passava, più quella non accennava a distogliere lo sguardo e
più
lui si innervosiva.
Le
lanciò un'occhiata
truce, nella speranza che si impaurisse, ma lei non mostrò
alcun
segno di timore.
Sbuffando,
stava già
cominciando a valutare la possibilità di liberare il mondo
da un
Babbana molesta in più, quando all'improvviso la bambina
esordì:
“Ciao!”
Regulus
voltò la testa
molto lentamente, come se rivolgerle lo sguardo un po' per volta
fosse meno traumatico; una Babbana gli aveva rivolto la parola! Il
solo pensiero era rivoltante.
Per la prima
volta fece
caso al suo aspetto: aveva gli occhi azzurri e i capelli castani
erano raccolti in due codini laterali.
“Come
ti chiami?”
chiesa quella, esibendo un sorriso sdentato: le mancavano due
incisivi da latte.
Regulus non
rispose,
convinto che qualsiasi moccioso normale si sarebbe intimorito.
Evidentemente
quella non
era una bambina normale. Visto che lui non le dava retta, fece
spallucce e si iniziò ad impiastricciare le mani per
togliere la
terra dai pantaloni.
Regulus si
spostò verso
l'orlo della panchina, portando a distanza di sicurezza i propri
costosi abiti. Purtroppo per lui, quel movimento indusse la bambina a
guardarlo di nuovo. Stava diventando proprio irritante: adesso lo
fissava con gli occhi ridotti a fessure, come per vederlo meglio.
Prima che
Regulus potesse
mandarla al diavolo, lei parlò un'altra volta:
“Ma
noi ci conosciamo?”
Lui
invocò la pazienza.
“Non
ti ho mai vista in
vita mia. Ora sei pregata di levarti dai piedi. Sto
lavorando”
sbottò.
“Che
strano lavoro
stare seduto tutto il giorno a guardare la gente che passa. Non ti
annoi dopo un pochino?” esclamò quella, perplessa,
mentre Regulus
si passava una mano sugli occhi. Un attimo dopo lei assunse
un'espressione estasiata, come se avesse avuto un'idea straordinaria.
“Ti posso fare compagnia?”
Non
è possibile...
“Senti,
mocciosa” la
minacciò lui, digrignando i denti. “O te ne vai da
sola o ti
spedisco dall'altra parte del villaggio in volo”.
La bambina
s'incupì.
“Ma
io mi sento
sola...”
“Non
li hai dei
genitori?”
“Sì
che ce li ho. Però
non posso tornare da loro: mi ucciderebbero perché sono
scappata di
casa”.
Eccone
un'altra.
Cos'è, una nuova moda?
“Affari
tuoi. Ci
pensavi prima”.
“Non
l'ho fatto
apposta... Cioè, mi hanno rimproverata perché
dicono che mi sono
comportata male. Ma non è colpa mia se a Vicky Bennet sono
spuntate
quelle bolle blu sulla faccia. Hanno incolpato me solo
perché ci
stiamo antipatiche”.
Regulus non
sapeva
nemmeno perché le stava rispondendo.
“Senti,
non me ne
importa un accidente. Ora vattene, altrimenti...”
Non
proseguì, perché
aveva notato qualcosa di strano davanti alla casa di Fletcher. Era
come se l'aria si fosse mossa, increspata...
Aveva tutta
l'aria di
essere un Incantesimo di Disillusione malriuscito: i contorni della
persona nel giardino pieno di erbacce si distinguevano lo stesso,
nonostante l'uomo fosse invisibile.
Quando la porta
d'ingresso della catapecchia si aprì e si richiuse di
scatto,
Regulus si alzò in piedi, la mano già sotto la
giacca.
“Te
ne vai?” chiese
la bambina, delusa.
“Fuori
dai piedi”
rispose lui, irritato. Quella rimase immobile per la sorpresa.
Senza
rivolgerle più
neanche uno sguardo, Regulus si incamminò in direzione della
baracca, il cuore che batteva forte per l'eccitazione.
“Alohomora”
sussurrò, e la porta si aprì.
Cercando di non
fare
alcun rumore, entrò nell'ingresso, la bacchetta levata.
Non appena fu
dentro, il
suo naso fu assalito da un fastidioso tanfo di chiuso. Quello che
doveva essere una sottospecie di salotto mostrava qualche sbilenca
sedia di legno e una poltrona rattoppata. Tuttavia, in un angolo
c'erano parecchi oggetti d'oro e d'argento, chiaramente rubati.
Dalla stanza
accanto
provenivano dei rumori. Regulus attraversò il soggiorno
ammuffito e
si affacciò alla camera da letto.
Mundungus
Fletcher,
liberatosi dell'Incantesimo di Disillusione, stava infilando dentro
l'armadio un sacco il cui contenuto tintinnava.
Era un uomo
piccolo e
sporco, con sudici capelli rossi e una pipa incrostata in bocca.
Regulus gli
puntò la
bacchetta alle spalle, pronto a Schiantarlo...
In quel
momento, una voce
acuta e squillante risuonò dietro di lui:
“Che
fai?”
Fletcher si
voltò di
scatto, spaventato. Non appena vide Regulus, si buttò a
terra con un
urlo rauco, schivando lo Schiantesimo che il ragazzo gli aveva
lanciato.
Regulus
provò ad
attaccarlo di nuovo, ma Fletcher stava già roteando su se
stesso e,
prima che potesse colpirlo, si era Smaterializzato.
Rimase immobile
per
parecchi secondi, senza riuscire a credere a quanto fosse appena
accaduto. Se l'era fatto scappare. Stava per catturarlo e invece gli
era sfuggito da sotto il naso. E tutto per colpa di...
“Tu!”
sbottò,
voltandosi verso la bambina dai codini che lo aveva seguito,
furibondo. La afferrò per la collottola, sollevandola e
appiccicandola al muro, e le puntò la bacchetta alla gola.
“Io
ti...!”
Rimase di
stucco.
Strano, era
convinto che
avesse i capelli castani, non neri... Probabilmente non la aveva
guardata bene prima, o forse all'interno della casa la luce era
diversa...
Lei sembrava
spaventata.
Regulus esitò. La rabbia che gli era esplosa dentro stava
per
indurlo a farle del male: in fondo era una Babbana, che cosa gli
importava? Ma era una bambina: non avrebbe mai avuto il coraggio di
punirla.
Frustrato, si
ritrovò a
pensare che cosa avrebbe riferito all'Oscuro Signore. Chiedo
perdono, mio Signore, ma il ladro Fletcher mi è sfuggito per
colpa
di una mocciosa Babbana di sei anni...
Forse Lord
Voldemort non
lo avrebbe neanche punito, non ne sarebbe valsa la pena: lo avrebbe
direttamente mandato a fare l'assistente di Gazza a vita.
Mentre
elaborava quelle
riflessioni, non si era mosso di una virgola. La bambina
guardò con
curiosità la bacchetta e, alla fine, esclamò:
“Anche
tu sei un mago?”
Accantonando
per un
attimo la propria disperazione, Regulus ricambiò il suo
sguardo,
inquieto.
“C-cosa?”
“Hai
la bacchetta”
rispose lei. “Anche i miei genitori sono maghi”.
“Oh...”
fece lui con
stupore, posandola di nuovo per terra. “Allora non sei
Babbana”.
“No,
anche io sono una
strega” rispose lei, e all'improvviso i suoi capelli
cambiarono
colore, assumendo una tonalità rosa shocking. Lei sorrise,
soddisfatta. “E sono anche un Metamorfomagus!”
Regulus
ringraziò la
propria esitazione nel punirla. Se fosse stata la figlia di qualche
mago importante avrebbe combinato un doppio guaio.
“Sei
Purosangue?” le
chiese, scrutandola con aria indagatrice.
“Che?”
fece lei, con
l'aria di non aver mai sentito quella parola.
“Non
sei Purosangue”
concluse lui, disgustato. “Ringrazia il cielo che ho deciso
di
risparmiarti, mocciosa”.
Senza guardarla
più, la
superò, tornando nel salotto. Era preoccupato per quello che
sarebbe
successo dopo quel fallimento. Quando l'Oscuro Signore lo avrebbe
saputo...
Per la stizza,
diede un
calcio rabbioso ad una delle sedie, che cadde a terra con un tonfo:
ci era andato così vicino!
“Mi
lasci qui?”
chiese la Metamorfomagus con voce lamentosa.
Regulus si
voltò.
La bambina era
sulla
soglia del salotto, con due dita in bocca e uno sguardo
supplichevole.
“Cosa
dovrei fare,
accompagnarti a casa?” fece lui, sardonico. Forse quella non
aveva
ancora imparato a riconoscere l'ironia.
“Davvero
lo faresti?”
esclamò, correndogli incontro. “Grazie!”
“Non
l'ho mai detto!
Non ho nessuna intenzione di fare da babysitter ad un soldo di cacio.
E poi non sei nemmeno Purosangue” aggiunse, come se quello
chiudesse la faccenda.
Un attimo dopo,
i capelli
della bambina diventarono di un rosso stupefacente e lei
scoppiò a
piangere.
Regulus rimase
con i
piedi piantati sul pavimento, sconvolto.
Ridicolo,
che
situazione assurda, pensò. Sono un
Mangiamorte, un
Mangiamorte! Non posso bussare alla porta e dire che ho deciso di
compiere una buona azione e riportare a casa una mocciosa
insopportabile.
“Senti,
se sei arrivata
fin qui da casa tua, saprai anche tornarci” provò
a dirle, ma lei
continuò a versare tutte le sue lacrime.
Regulus
sbuffò. Era
davvero la cosa più assurda che gli fosse mai capitata.
“Smettila
di piangere”
le disse, cercando di non apparire troppo arrabbiato.
Lei
obbedì e si
stropicciò gli occhi, facendo solo qualche singhiozzo.
“Come
ti chiami?” le
chiese lui.
“Il
mio nome è
orrendo: Ninfadora” rispose quella con una smorfia
disgustata. “Mio
papà mi chiama Dora, e io lo preferisco”.
A Regulus
quello strano
nome gli pareva vagamente familiare: doveva averlo già
sentito da
qualche parte. Tuttavia non gli interessava.
“Non
mi importa niente
del tuo nome. Intendevo il cognome”.
“Tonks,
perché?”
Se in quel
preciso
istante fosse crollato il tetto o fosse eruttato un improbabile
vulcano nelle vicinanze o fosse sopraggiunto il più grosso
tornado
mai esistito, Regulus non se ne sarebbe neanche accorto.
Tonks. Aveva
detto Tonks.
Era
assolutamente certo
di aver sentito bene, nonostante il ronzio alle orecchie si fosse
presto trasformato in un rombo. Sentiva il calore del sangue che gli
affluiva al cervello, riempiendolo di furia.
Non poteva
crederci.
Aveva a disposizione la figlia Mezzosangue di Andromeda e Ted Tonks,
indifesa e ignara del pericolo che stava correndo.
Gli
tornò di colpo in
mente quello che, mesi prima, Voldemort aveva detto a lui e a
Bellatrix: “Voglio che facciate fuori chiunque insidi la
purezza
della vostra famiglia. Non mi importa come lo farete né
quando
succederà, ma quel lurido Sanguesporco di Tonks deve morire.
Potete
lasciare in vita Andromeda, se volete. Quanto ai figli che avranno
messo al mondo... sta a voi decidere se risparmiarli o no”.
Con suo grande
rammarico,
Bellatrix non li aveva ancora trovati. Se Regulus fosse riuscito in
quell'impresa, forse l'Oscuro Signore lo avrebbe perdonato per non
aver saputo catturare Mundungus Fletcher.
Sentiva
crescere dentro
di sé la convinzione che quella volta sarebbe stato
capace di
uccidere. Non avrebbe avuto il coraggio di toccare la bambina, ma Ted
Tonks non avrebbe avuto scampo.
Emozionato, la
bacchetta
stretta nel pugno, Regulus tornò a rivolgersi a Ninfadora.
“E va
bene, ti
accompagnerò a casa” disse, cercando di mantenere
il controllo e
di mostrarsi più gentile del solito.
Lei gli rivolse
un'occhiata entusiasta.
“Davvero?!
Oh, grazie!
Però ci parli tu con i miei genitori, vero?”
aggiunse, spaventata.
“Non voglio che si arrabbino con me...”
“Certo,
ci penso io”
la tranquillizzò lui. “Anche se non ti posso
assicurare che non ti
rimproverino: saranno preoccupati. Di questi tempi è
pericoloso
vagare da soli alla tua età”.
“Anche
la mia mamma lo
dice sempre” confermò la piccola Tonks.
“Dice che mi devo
guardare dagli estranei... a proposito, di te mi posso fidare,
vero?”
“Certo”
rispose
Regulus, immaginandosi un ragno che braccava e imprigionava il
moscerino nella propria tela.
Lei sorrise,
sollevata.
“Lo
sapevo! Mi sei
stato subito simpatico!” esclamò, e Regulus
sentì una strana
sensazione di disagio, ma la represse subito.
“Basta
che tu mi faccia
vedere dove abiti” disse.
È
fatta, pensò,
mentre si incamminavano fuori dalla catapecchia di Fletcher. Anche se
casa Tonks avesse avuto tutti gli incantesimi di protezione del
mondo, questi si sarebbero infranti non appena la bambina ve lo
avrebbe condotto.
La strada era
immersa nel
crepuscolo e i lampioni erano già accesi. Ninfadora trottava
allegramente al suo fianco, inciampando almeno ogni cinque passi,
mentre Regulus si guardava intorno con prudenza.
La bambina si
dimostrò
subito estremamente logorroica.
“Lo
sai che somigli
tantissimo a mio cugino? In realtà non è mio
cugino di primo grado,
ma di secondo. Mi viene a trovare, a volte. Io prima non lo
conoscevo; l'ho incontrato per la prima volta quando ero piccola!
Dovevi vedere la faccia della mia mamma quando l'ha ritrovato: pensa
che non lo vedeva da secoli. Mio cugino mi veniva a trovare
più
spesso, prima, adesso però ha da fare, anche se non ho
capito
cosa...”
“Qualcuno
ti ha mai
insegnato a respirare?” le chiese Regulus, che sentiva
già
arrivare un potente mal di testa.
“Certo,
se no non sarei
viva, giusto? Ti dicevo, io adoro mio cugino, però
ultimamente sento
la sua mancanza, così lui mi ha fatto un regalino per il mio
compleanno. Guarda, te lo faccio vedere...”
Regulus
frenò
l'impazienza quando Ninfadora si fermò ed estrasse qualcosa
dallo
zainetto che portava sulla schiena.
Era una
bambola, la più
orrenda che avesse mai visto, per la precisione. Non che Regulus
avesse una grande esperienza nel settore, ma quella bambola era
veramente inguardabile. I capelli sembravano fili di paglia attaccati
con un incantesimo di Adesione Permanente malriuscito e gli occhi
erano troppo grandi.
“Brutta,
eh?”
convenne Ninfadora, scuotendo la testa e sospirando. “Sirius
è
proprio negato nel regalare giocattoli femminili. Io gli avevo detto
che era
meglio una scopa, ma mia mamma glielo ha impedito. Però le
sono
affezionata, ormai. Si chiama Elizabeth. Ti piace questo
nome?”
“Bah...
è banale”
rispose lui, alzando gli occhi al cielo.
“Appunto!
L'ho scelto
proprio per questo. Beata lei che può avere un nome banale!
Non
volevo che soffrisse come me”.
“D'accordo,
adesso però
mettila via e andiamo” tagliò corto lui.
Lei
obbedì. Non aveva
fatto neanche un passo che inciampò di nuovo e non
andò a sbattere
la faccia sull'asfalto solo perché Regulus la
afferrò
istintivamente per un braccio.
“Ma
insomma, sai
reggerti in piedi?” le chiese, irritato più per il
proprio gesto
che per la sua mancanza di equilibrio.
Ninfadora lo
guardò con
un'aria imbarazzata e divertita al tempo stesso.
“Veramente
no. Inciampo
dovunque, anche nell'aria. Faccio cadere continuamente tutto quello
che mi circonda. Una volta ho distrutto un piatto di porcellana di
mia madre... “rabbrividì. “Faceva paura.
Lei sembra buona e
gentile ma quando si arrabbia è tremenda”.
“Immagino”
bofonchiò
lui, ricordandosi improvvisamente di una volta in cui Andromeda aveva
litigato con Bellatrix: uno spettacolo spaventoso.
A quel
proposito,
cominciò a chiedersi che cosa avrebbe fatto una volta
arrivato a
casa Tonks. Il suo obiettivo era solo il Sanguesporco, ma non aveva
ancora pensato a cosa avrebbe fatto se si fosse trovato davanti
Andromeda. Sarebbe riuscito a mantenersi impassibile?
Stava
già cominciando ad
esitare quando le sue riflessioni furono interrotte nuovamente da
Ninfadora, anche gli chiese:
“Che
cosa ci facevi a
casa di Fletcher?”
Regulus
ricambiò il suo
sguardo, preoccupato.
“Lo
conosci?”
“I
miei genitori me ne
hanno parlato. Sei andato a salutarlo prima che partisse? Ho sentito
dire che oggi voleva trasferirsi a Tinwarth... Tinwirth... o qualcosa
del genere”.
“Tinworth?”
disse
lui, sentendosi improvvisamente più leggero.
“Bene...”
Ora sapeva dove
poteva
essere andato quel Fletcher. Forse si sarebbe risparmiato la
Maledizione Cruciatus, pensò con sollievo. Che la fortuna
avesse
iniziato a girare a suo favore?
Avevano appena
svoltato
un angolo, sbucando nella piazza principale del villaggio, quando
Ninfadora proruppe in un'esclamazione di giubilo.
“Il
parco giochi!”
Poi
alzò lo sguardo
verso Regulus con una strana espressione implorante. A lui quel
labbro inferiore sporgente non piacque affatto.
“Cosa
c'è?”
“Posso
andarci?”
chiese lei, con la voce più lagnosa che potesse utilizzare.
“No”
rispose lui,
secco.
“E
dai!”
“Ho
detto no”.
“Ti
prego!”
“Scordatelo”.
“Allora
non ti dico
dove abito!”
Regulus dovette
adoperare
tutto il proprio autocontrollo per non lanciare una Imperius alla
mocciosa. Mancava solo che si mettesse a fare i capricci. D'altra
parte non vedeva soluzioni.
Dentro di
sé si
ripromise che quando avrebbe avuto dei figli suoi sarebbe stato molto
più autoritario perché così non
funzionava proprio.
“E va
bene, però dieci
minuti al mass-” esordì, senza riuscire a
completare la frase
perché Ninfadora fece un gesto inatteso: dopo aver esclamato
un
“Grazie!” eccitato, lo abbracciò con
entusiasmo.
Regulus rimase
immobile,
come pietrificato: chi aveva dato a quella Mezzosangue il permesso
anche solo di toccarlo?
La sensazione
di disagio
che aveva sentito poco prima tornò, ma questa volta era
più forte e
lui non riuscì a scacciarla.
“Be',
muoviti” disse,
imbarazzato e desideroso di allontanarla da sé il prima
possibile.
Ninfadora corse
verso
un'altalena, inciampando un'altra volta, mentre Regulus restava
all'entrata del 'campo-giochi', o come diamine si chiamava.
Che
impertinente!
pensò, irritato. Ma come si è permessa?
Non riusciva a
capacitarsene: stava facendo da babysitter alla figlia Mezzosangue
della sua cugina rinnegata e non solo si era fatto mettere in scacco
da quella mocciosa di sei anni, ma le aveva addirittura concesso di
abbracciarlo.
Quando
Ninfadora lo
salutò allegramente dalla cima di uno scivolo, Regulus si
rifiutò
di rispondere per non darle ulteriore confidenza ma fu preso dal
panico quando lei – non si sa come –
iniziò a scivolare a testa
in giù.
Lui
evitò che si facesse
male evocando un enorme cuscino che le attutì la caduta.
“Adesso
basta” tagliò
corto, raggiungendola e facendo Evanescere il cuscino. “Hai
già
tentato il suicidio troppe volte”.
Lei
ridacchiò: sembrava
molto divertita. Tuttavia lo seguì fuori dal parco giochi
senza
protestare.
“Allora”
disse,
mentre lui si mordeva la lingua per sfogare l'irritazione,
“non mi
hai ancora detto come ti chiami”.
“Regulus”
rispose lui
senza pensare, certo che Andromeda non si fosse mai data la pena di
parlare di lui con sua figlia e, a quanto pareva dall'espressione di
Ninfadora, era proprio così.
“Forte!
Allora non sono
l'unica ad avere un nome assurdo!”
“Il
mio nome non è
assurdo” replicò lui, piccato.
“È
adatto ad un mago Purosangue, ma tu queste cose non puoi
capir-”.
Si interruppe,
guardando
in basso: Ninfadora stava sfoggiando i suoi poteri di Metamorfomagus,
facendo assumere al proprio naso le più svariate forme.
“Hai
finito?” le
chiese lui.
“Tanto
non mi vede
nessuno” rispose lei, lanciandogli un sorriso smagliante.
Regulus
provò una
sensazione fastidiosa che ultimamente si faceva sentire fin troppe
volte e che aumentò non appena lei disse: “Siamo
quasi arrivati.
Casa mia si trova in fondo a quella strada”.
Ninfadora lo
guardò,
perplessa.
“Perché
ti sei
fermato?”
Lui esitava.
Ora che
aveva quasi raggiunto l'obiettivo, non era più sicuro di
volerlo
fare. Era disgustato di se stesso: voleva davvero approfittare della
fiducia di quella bambina per poi renderla orfana?
“Io
ti lascio qui”
disse infine. “Tu torna a casa”.
“Ma
avevi detto che mi
avresti difesa dai miei genitori!” si lamentò
quella.
Regulus non
fece in tempo
a replicare perché in quel momento la bambina gli si
aggrappò alla
mano con quasi tutto il peso del corpo.
“Oh-oh...”
gemette,
preoccupata, guardando qualcuno in fondo alla strada. Regulus
imprecò
mentalmente.
Un uomo molto
giovane –
non doveva avere neanche trent'anni – si stava avvicinando di
corsa, col fiatone. Aveva un'aria molto disordinata; i capelli biondi
e gli occhi chiari gli conferivano un aspetto fanciullesco, anche se
al momento il suo sguardo era preoccupato e arrabbiato.
“Dora!”
esclamò
quando vide la figlia.
Regulus avrebbe
voluto
Smaterializzarsi all'istante, ma non riuscì a resistere alla
voce
dentro di sé, che invocava vendetta. In un solo secondo il
suo volto
assunse un colore livido mentre qualcosa di molto simile ad un
uragano si scatenava dentro di lui.
Ninfadora si
diresse
riluttante verso il padre e inciampò, finendo dritta tra le
sue
braccia già protese: probabilmente lui se l'era aspettato.
“Dove
ti eri cacciata?
Ti sembrano scherzi da fare?” disse, alterato.
“Scusa,
papà, non lo
faccio più... mi perdoni?”
L'uomo
ricambiò per
alcuni secondi lo sguardo della figlia, nel chiaro sforzo di apparire
furibondo, ma si arrese nel giro di poco tempo.
“Oh,
d'accordo... ma
non credere che con la mamma sarà così
facile”.
“Papà,
papà, guarda!”
esclamò lei, trascinandolo e indicando Regulus.
“Lui mi ha
riaccompagnata. Ed è pure un mago come noi, lo
sai?”
Regulus si
sforzò di
mantenere il controllo mentre Tonks, sorpreso, alzava lo sguardo
–
quel lurido sguardo da Sanguesporco – su di lui. Temeva di
essere
infettato solo così.
Senza avere la
più
pallida idea di cosa Regulus stesse pensando, l'uomo gli si rivolse
con gratitudine.
“Io...
non so cosa
dire, ragazzo. Grazie per avermi riportato mia figlia. Ho avuto paura
che le fosse successo qualcosa, sai, di questi tempi... Dora, non
dovresti dire qualcosa anche tu?” aggiunse poi, rivolto alla
figlia.
Lei si
avvicinò a
Regulus, stringendo la sua bambola sotto il braccio, e lo
ringraziò
sorridendo.
Lui si
sentì a disagio,
non sapendo se cedere alla rabbia che gli ribolliva dentro o
andarsene in fretta.
“Vai
ad avvertire tua
madre che sei sana e salva” continuò Ted Tonks.
Ninfadora annuì,
poi si rivolse a Regulus.
“Mi
verrai a trovare
nei prossimi giorni? Voglio farti vedere la mia collezione di bambole
parlanti!”
“Ehm,
ci proverò”
rispose lui, maledicendo se stesso per
non essersene andato prima.
“Che
bello! Allora ti
aspetto!” esclamò lei; poi corse verso una delle
villette lì
vicino.
Ted Tonks
tornò a
rivolgersi a lui, cordiale.
“Sei
nuovo nella zona?
Non ti ho mai visto prima d'ora. Comunque...” gli tese la
mano e si
presentò: “Ted Tonks”.
Fu
più forte di lui.
Regulus fece un passo indietro, disgustato, chiudendo la mano destra
a pugno con tanta forza da infilarsi le unghie nella carne, mentre un
odio profondo lo assaliva.
“Ehm...
ho detto
qualcosa di male?” chiese ingenuamente Tonks, turbato a causa
dell'immobilità di Regulus che, a giudicare dalla ferocia
dello
sguardo, sembrava aver visto il diavolo in persona.
Nel frattempo
Ninfadora
aveva varcato la porta d'ingresso ed era rientrata in casa.
Fu in quel
momento che
gli occhi di Tonks si soffermarono sui capelli neri del ragazzo che
aveva davanti e, subito dopo, sulle inconfondibili iridi grigie.
Regulus lo vide
sbiancare
di colpo.
Se aveva capito
chi era,
ormai non poteva più tirarsi indietro. In ogni caso, la
consapevolezza di averlo terrorizzato per lui fu motivo di grande
soddisfazione.
“Non
è possibile...”
sibilò l'uomo, mentre Regulus avvicinava la mano alla
bacchetta.
Accadde tutto
in pochi
secondi. Ted infilò la mano in tasca ma Regulus fu
più veloce: la
bacchetta di Tonks fu scagliata lontano e il suo proprietario cadde
in ginocchio.
Reprimendo il
proprio
tremito, Regulus gli puntò la propria dritta al cuore. Una
tensione
palpabile si diffuse nell'atmosfera circostante, mentre la piazza
tornava silenziosa. Il ragazzo poteva sentire i battiti accelerati e
il respiro affannato di Tonks, esattamente come i propri.
Regulus lo
guardò
dall'alto verso il basso: era a quell'altezza che quelli come lui
dovevano stare, pensò, stringendo la bacchetta
così forte che le
nocche gli divennero bianche.
L'uomo aveva
perso quel
minimo di colorito che gli era rimasto, ma trovò comunque la
forza
per parlare.
“Se
sei venuto per
vendicarti, fallo” disse, disperato, “ma non
toccare la mia
famiglia, ti prego...”
Regulus si
sarebbe dovuto
ritenere felice di sentirlo implorare in quel modo, ma in
realtà era
in preda a decine di sentimenti contrastanti, nessuno dei quelli
riusciva ad emergere.
Cercò
di concentrarsi
sull'odio che provava nei suoi confronti. Tuttavia non si decideva a
tornare alla sua precedente risoluzione di finirlo perché
una forza
misteriosa lo tratteneva.
“Abbassa
lo sguardo,
Sanguesporco” ordinò, infastidito dal fatto che
Tonks lo stesse
fissando.
“Eh
no, Black!”
rispose quello in uno slancio d'orgoglio. “Se vuoi uccidermi,
abbi
il coraggio di farlo guardandomi negli occhi”.
Nonostante il
proprio
sforzo di mostrarsi indifferente, per Regulus quella sfida fu come
ricevere un Bolide sulla testa.
“Tu
non sei degno di
pronunciare il mio nome” disse a denti stretti. Avrebbe
voluto
fargli pagare quell'affronto, ma ormai aveva già cancellato
dalla
propria testa l'intenzione di finirlo.
Lo odiava a
morte, certo,
ma assassinarlo era tutto un altro discorso.
Non poteva
più mentire a
se stesso: non era capace di uccidere, nemmeno la persona che odiava
più al mondo. Forse lo aveva sempre saputo, anche se non lo
aveva
mai ammesso.
In quel
momento, dalla
casa dei Tonks si levò la voce di Andromeda, che
iniziò a chiamare
il marito con un tono preoccupato.
Regulus si
sentì
invadere dal terrore: non voleva farsi vedere in quella situazione
né
voleva essere costretto a combattere
con lei.
Lanciò
un'occhiataccia a
Tonks e con un incantesimo lo scagliò il più
lontano possibile,
tanto per sfogare la propria rabbia.
Fece appena in
tempo a
Smaterializzarsi e ricomparire dietro l'angolo di un edificio
lì
vicino. Affacciandosi con prudenza, osservò Andromeda
raggiungere di
corsa Ted, che si stava rialzando.
La vide molto
cambiata:
non era più la ragazza che aveva conosciuto. Sembrava molto
più
adulta e decisa, anche se al momento stava tremando per la paura. Per
il resto, i lunghi capelli castani e il viso così simile a
quello di
sua sorella, erano sempre gli stessi.
“Ted,
cos'è successo?”
ansimò, abbracciando il marito. “Dora mi ha detto
che...”
“Dobbiamo
trasferirci”
la interruppe lui, che a mala pena si reggeva in piedi per lo shock.
“Subito. La tua famiglia ci ha trovati”.
Seguì
una pausa di
silenzio, durante la quale Regulus interruppe addirittura di
respirare. Infine Andromeda riuscì a dire qualcosa.
“Allora
è vero? Quello
che si è Smaterializzato...”
“Credo
che fosse tuo
cugino, sì”.
Ancora
silenzio. Regulus
non aveva più il coraggio di guardare. Se ne rimaneva con le
spalle
al muro, accontentandosi di sentire, mentre il cuore gli batteva
all'impazzata.
“Che
cosa ti ha fatto?”
chiese Andromeda, sconvolta.
“Be'...”
Era evidente
che Ted non volesse dirle proprio tutto per non provocarle altro
dolore. “Alla fine non mi ha fatto nulla, anche se...
insomma,
Sirius ha detto che è un Mangiamorte,
perciò...”
Andromeda
gemette.
“Lui
non ti avrebbe mai
ucciso” disse. Doveva essere un'affermazione ma
suonò più come
una domanda.
Regulus si rese
conto di
avere gli occhi gonfi. Come poteva aver pensato anche solo per pochi
minuti di uccidere quell'uomo? Non avrebbe riportato indietro
Andromeda mentre sarebbe servito solo a rovinarle la vita.
“No,
sono sicuro che
non lo avrebbe fatto” le stava rispondendo quello.
“Non ha alzato
un dito su nostra figlia. Ma devi renderti conto che non è
più il
bambino che ti ricordi dall'ultima volta che vi siete visti. Potrebbe
riferire a Bellatrix dove abitiamo. Dobbiamo andarcene in
fretta”.
Regulus
sentì Andromeda
tirare su col naso e provò un folle desiderio di uscire dal
suo
nascondiglio e chiederle scusa per averla fatta spaventare in quel
modo. Invece rimase immobile, incapace di spostarsi.
Non sentiva
già più le
loro voci e ne dedusse che fossero rientrati in casa.
Per la prima
volta si
rese davvero conto di quanto quella vita non facesse per lui. Il solo
pensiero gli fece ribollire il sangue nelle vene come un acido.
Da un lato
Tonks aveva
detto bene: era cambiato da quando era un bambino. Da quando era
diventato così? Si sentiva diverso, più malvagio,
ma questo nuovo
Regulus non gli piaceva per niente.
Dall'altro lato
invece
non era neanche simile agli altri seguaci di Lord Voldemort. Loro non
si creavano tutti i suoi problemi.
Per un attimo
invidiò
quella piccola Metamorfomagus che aveva appena conosciuto. Lei era
così spensierata e serena. E pensare che lui era stato sul
punto di
privarla di quella serenità.
Si sentiva
esattamente
come un corda tesa al massimo e che rischiava di spezzarsi da un
momento all'altro. Non aveva più idea di cosa fosse giusto
fare.
Sapeva che un
vero
Mangiamorte avrebbe ucciso Tonks senza esitazioni o rimorsi.
Ma forse,
pensò con
frustrazione, mentre guardava l'altalena del parco giochi mossa dal
vento, lui non sarebbe mai stato un vero Mangiamorte.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Voi
mi ucciderete, lo so! ^_^". Questo capitolo doveva essere divertente e
invece
non ho potuto fare a meno di concluderlo con un finale triste... Ma del
resto le scene che frullavano nella mia testa da quest'estate erano
solo quelle
riguardanti Dora, le altre le ho volute adattare al clima cupo a cui vi
sto purtroppo abituando.D'altra
parte ci tenevo che Regulus conoscesse la sua cuginetta di
secondo grado (secondo me già la adora, ma ovviamente deve
restare un segreto). Non mi illudo di avervi fatto una gran sorpresa
perché purtroppo Dora ha un modo tutto suo di annunciarsi:
la
suspence con lei non si può mantenere! XD In
teoria avevo pensato di fargli incontrare anche Andromeda, ma il
finale del capitolo si è praticamente scritto da solo e ho
deciso di lasciarlo spontaneo come era venuto, senza forzare troppo.Questo
capitolo è dedicato a lyrapotter
e alla sua fantastica storia Babysitter
per caso
che ormai mi ha inculcato l'idea che la nostra Metamorfomagus preferita
da piccola dovesse essere per forza così pestifera, e penso
che
nessuno
potrà farmi cambiare idea!
Prossimo aggiornamento:
24 aprile (capitolo molto pesante... io ho odiato scriverlo)
Alohomora:
in effetti la scena in cui Barty evoca il Marchio Nero l'ho scritta
proprio pensando a quella del Calice di Fuoco, mi sembrava "carino"
fare una citazione dal futuro! Meno male che il capitolo non
ti
è sembrato troppo morboso, perché avevo ancora
qualche
dubbio sulla scena in cui Malocchio perde metà naso! Sapevo
che
avresti indovinato subito chi fosse stato a salvare Regulus! A
proposito, nel prossimo capitolo potrai goderti il ritorno in grande
stile di Sirius, contenta?
Mirwen:
uff, mi sa che Benjy Fenwick sia stato quello che ha subito la morte
più atroce nell'Ordine della Fenice, anche se non sappiamo
cosa
sia accaduto veramente a quelli spariti nel nulla... Regulus sta
finalmente capendo che non è aria, esatto.
Hale
Lover:
in effetti mi piace descrivere tutti i dubbi e le indecisioni di
Regulus, e spero di dare del mio meglio quando Kreacher gli
racconterà della caverna e lui ci rifletterà su.
Comunque, l'idea di permettere le Maledizioni senza Perdono ai
Mangiamorte non l'ho inventata io! ^_^ Non mi ricordo la pagina, ma nel
capitolo 27 del Calice di Fuoco Sirius spiega a chiare lettere che
Crouch aveva investito gli Auror di poteri speciali, come quello di
uccidere i Mangiamorte, appunto, e che Moody si rifiutava di ucciderli.
Quindi ho preso ispirazione da là!
Circe:
grazie, come al solito mi sono preoccupata inutilmente per le scene di
violenza! Regulus di sensi di colpa ne avrà fin troppi nei
prossimi capitoli, e già in questo ha cominciato a sentire i
rimorsi di coscienza... Hai ragione, non mi ricordavo che
Voldemort parla tranquillamente del suo periodo all'orfanotrofio! In
effetti non è che sia stato molto attento anche agli
Horcrux,
figuriamoci le altre cose secondarie! Grazie ancora per le bellissime
recensioni!
vulneraria:
Barty ormai ce lo siamo giocato, Regulus invece sta
cominciando
lentamente a cambiare, anche se per ora non se ne rende conto nemmeno
lui. Sirius avrà l'occasione di dira la sua su Regulus
prossimamente, anzi molto presto, anche se non sarà gentile
e
comprensivo come sono stati i Tonks!
_Mary:
anche questo capitolo ora che l'ho pubblicato è
più soft
della prima stesura, non mi sembrava il caso di creare così
tanta differenza tra la prima parte e la seconda. Sono contenta che la
scena d'azione del capitolo scorso non mi sia venuta troppo
confusionaria: sempre nella prima stesura avevo messo molti
più Mangiamorte, poi ho deciso di farne restare a casa un
bel
po'! Eh, ormai non riesco a vedere Kreacher se non dal punto
di
vista di Regulus, ma penso che con lui fosse davvero così
gentile!
Vodia:
grazie per il consiglio: Kreacher
è una delle possibilità, comunque sto
già
iniziando ad avere le idee molto più chiare su come salvare
Regulus. In effetti nel Calice di Fuoco non si capisce bene se
l'autorizzazione di uccidere i Mangiamorte sia come dici tu o no... io
ho pensato che un annuncio generale sarebbe servito a spaventare di
più i Mangiamorte! Sì, Rachel è lo
stesso
personaggio comparso
in "Slytherin love", ormai mi ero affezionata e non volevo
abbandonarla! Sui coniugi Potter... be', sì, ci
sarà
qualche sorpresina! Anche se non è che mi facciano proprio
impazzire... ^_^" Riguardo Nagini, errore mio, avevo letto in
una
fanfiction che la aveva conosciuta fin da piccolo, ma in effetti l'ha
trovata solo nell'estate del 1994... comunque, ho cancellato l'accenno
a Nagini dal capitolo precedente, grazie per avermelo fatto notare!
Bella_Cissy_BlackSisters:
in effetti adesso che ho scritto tanto su Barty non riesco a farmelo
stare antipatico come prima, insomma, dispiace anche a me che si illuda
di essere il preferito di Voldemort (come un po' tutti, del resto!).
Rachel risalterà fuori nel prossimo capitolo, mentre
Emmeline
spero di riuscire ad inserirla in uno degli ultimissimi.
Comunque nel seguito comparirà molto di più che
in questa
storia!
deaselene:
nel capitolo scorso Malocchio ha perso un pezzo di
naso, l'occhio mi sa che lo aveva già perso in precedenza!
Sì, comunque non deve essere un'esperienza piacevole!
Voldemort
è bravo a raggirare la gente, peccato che poi non si sa
mantenere gli alleati, a parte qualche fanatico in particolare!
Insomma, per giocarsi la fedeltà dei Malfoy doveva solo far
rischiare
la vita al figlio, per Regulus è bastato tentare l'omicidio
di
Kreacher! Si sente un po' troppo sicuro di sé e forse
è
proprio questo che alla fine lo ha fregato.
fuckinmind:
ti ringrazio molto per il voto, sono stra-felice che Rachel ti piaccia!
Ormai la considero quasi una figlia e vederla apprezzata anche da altre
persone mi dà un'immensa soddisfazione!
DubheBlack:
almeno secondo me, Voldemort per ora si è sforzato di
ingraziarsi soprattutto Barty perché teme che in qualche
modo
possa
ripensarci e tornare dalla parte del padre, invece della
fedeltà
di Regulus si sente più sicuro, perché conosce le
idee
dei Black e dà per scontato che tutti loro condividano i
suoi
metodi. E poi diciamo che Barty, proprio perché è
figlio
di Crouch senior, gli fa molto più comodo come
infiltrato
nella stessa casa di uno dei nemici più acerrimi! Comunque
proverà ad ingraziarsi anche Regulus, anche se non
sortirà lo stesso effetto...
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Capitolo 45 *** Cambiamenti ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
18. Candela
Rating:
giallo
Disclaimer:
Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Cambiamenti
Agosto 1979
Regulus diede
un'ultima
controllata allo specchio della sua camera, senza notare nulla che
non andasse nel suo completo nero. Al contrario, i suoi occhi erano
fissi e spenti, e lui si chiedeva se sarebbe mai riemerso da quello
stato di torpore.
Sapeva da tempo
che
sarebbe successo, prima o poi, ma era stato lo stesso un duro colpo
da assorbire. Forse non lo aveva neanche assorbito, gli era solo
scivolato addosso.
“Padron
Regulus?” lo
chiamò Kreacher, affacciandosi alla porta con discrezione.
“Alcuni
visitatori sono arrivati. Se il padrone non se la sente, li
riceverà
Kreacher...”
“No”
rispose lui con
un enorme sforzo. “È
compito mio, adesso che...”
Non concluse la
frase, ma
l'elfo capì senza altre spiegazioni. Regulus si fece forza e
lo
seguì sul pianerottolo.
Quando
raggiunse il piano
di sotto, l'atmosfera cupa e funerea lo investì. Nessuno
osava
parlare ad alta voce e gli ospiti, tutti vestiti rigorosamente di
nero, si limitavano a sussurrare tra di loro.
Walburga se ne
stava
seduta sul divano, attorniata dal gruppo più numeroso di
persone,
rigida e fredda come il ghiaccio, solo un po' più cupa e
meno
vitale.
Vedendo
così pochi
ospiti, Regulus si rese improvvisamente conto di quanto le
preoccupazioni di suo padre fossero veritiere: la casata dei Black
rischiava di estinguersi per sempre. Molti dei parenti erano morti,
compreso suo zio Cygnus; Sirius, Alphard e Andromeda se n'erano
andati; e stavolta era morto lo stesso Orion.
Adesso era lui,
Regulus,
l'ultimo erede maschio della famiglia e, in quanto tale, doveva
prendere il posto di suo padre. Anche se per lui era una sofferenza
tremenda ricevere familiari e conoscenti venuti a trovare Walburga,
preferiva di gran lunga svolgere i suoi obblighi piuttosto che
restare da solo e cadere nella trappola della depressione.
Finché
era occupato e riusciva a tenere la mente impegnata si sentiva meno
peggio.
In
realtà non diede
molta retta a quello che gli ospiti gli dicevano, dal momento che
poteva benissimo immaginarlo: le solite condoglianze, qualche
espressione contrita e poco altro.
Non ne era
infastidito,
semplicemente non li sentiva. Forse temeva che ascoltare le parole di
quelle persone gli desse la conferma definitiva del fatto che suo
padre era morto davvero, che non era solo un brutto incubo.
L'unica che
manifestò
meno freddezza e più comprensione fu Narcissa. Quando lo
raggiunse
gli prese le mani nelle sue e cercò in infondergli quel
minimo di
conforto che gli poteva dare.
Anche se a lui
apparivano
soltanto come parole vuote, sapeva che le intenzioni di Narcissa
fossero più che buone e la ringraziò, ma senza
guardarla, lanciando
invece un'occhiata distratta a Kreacher, che si affannava ad aprire
la porta d'ingresso e a condurre i nuovi arrivati lì in
salotto.
L'elfo era
l'unico che
piangeva nella stanza: approfittava delle brevi pause per
singhiozzare, stropicciarsi gli occhi e soffiarsi il naso nello
straccio che indossava, a differenza di tutti gli altri.
Quanto a
Regulus, lui non
aveva versato neanche una lacrima né dopo che i Guaritori
avevano
confermato che suo padre non avrebbe superato la notte, né
dopo la
sua morte, come se i suoi occhi si fossero improvvisamente congelati.
Un po' si
vergognava di
se stesso perché non lo riteneva giusto, ma non poteva farci
niente:
non riusciva a sfogarsi nemmeno quando era solo. Tuttavia, dentro di
sé sentiva come una voragine senza fondo che sembrava gli
risucchiasse ogni emozione.
“Regulus?”
lo chiamò
qualcuno.
Regulus si
voltò in
fretta e per un attimo riuscì quasi a stupirsi quando vide
davanti a
sé i signori Queen, entrambi piuttosto a disagio
lì dentro.
“Ci
dispiace per tuo
padre, avremmo voluto conoscerlo” disse Diane, ignorando con
fierezza le occhiate curiose e i sussurri dei presenti.
“Rachel
è rimasta
nell'ingresso” lo informò Perseus, cogliendo
subito lo sguardo di
Regulus. “Ha avuto un piccolo incidente con un
portaombrelli”.
“Grazie”
rispose
Regulus. Fece un solo passo in direzione dell'uscita ma si
bloccò di
colpo e tornò a rivolgersi ai Queen. “Scusate lo
sgarbo... avrei
dovuto presentarvi...” disse, confuso e stravolto, indicando
Walburga dal lato opposto della stanza.
“Oh,
non preoccuparti”
lo rassicurò Diane. “In questi casi le
formalità devono passare
in secondo piano. Davvero, vai pure”.
“Grazie”
ripeté lui
e, mentre usciva, era sicuro di avere i loro sguardi tristi e increduli
puntati addosso.
Nell'ingresso
trovò
Rachel e Barty, che avevano appena rimesso a posto il portaombrelli a
forma di zampa di troll, che doveva essere caduto.
Non appena lo
videro,
tacquero. Anche Regulus rimase in silenzio perché non sapeva
come
comportarsi.
Poi Rachel gli
corse
incontro e lo abbracciò. Non disse una sola parola; non era
necessario. A Regulus bastava poterla stringere tra le braccia,
sentirla talmente vicina da percepire il calore della sua guancia
contro la propria, per sentirsi un po' più leggero e
dimenticare per
qualche istante la morsa che gli attanagliava le viscere.
Sembrava che
Rachel
stesse cercando di imprimere in quell'abbraccio tutto ciò di
cui lui
aveva bisogno. Regulus sarebbe voluto restare così per
sempre,
infischiandosene per una volta dei suoi doveri da uomo di casa,
perché lei era l'unica cosa che contava veramente.
Quando furono
costretti a
separarsi, Rachel si scansò per permettere a Barty
– che fino a
quel momento aveva fissato con insistenza i ritratti appesi alla
parete – di salutare Regulus.
Dopo di che
cadde un
silenzio imbarazzato. Rachel aprì la bocca per dire
qualcosa, ma
Regulus la anticipò:
“Era
caduto il
portaombrelli?”
Gli altri due
si
scambiarono un'occhiata perplessa, poi fu lei a rispondere.
“Be',
sono stata io,
non lo avevo visto. Scusa...”
“Non
è colpa tua. È
il corridoio che è stretto”.
Regulus non
sapeva
nemmeno perché stesse insistendo su quel fatto irrilevante;
sapeva
solo che parlare di faccende futili lo aiutasse a non pensare a tutto
il resto.
“Credo
che debba farmi
almeno vedere da tua madre” sospirò Rachel, anche
se pareva poco
allettata all'idea. “Torno subito, va bene?”
Lui
annuì e chiamò
Kreacher, ordinandogli di condurla in salotto.
“Grazie
per essere
venuto” disse poi a Barty quando furono rimasti soli.
“Non
pensavo che ci riuscissi”.
“Ho
detto ai miei che
sarei andato a prendere una Burrobirra, non sanno che sono qui. Non
potevo compromettermi” rispose quello.
“Lo
so” rispose
l'altro, riconoscente.
Rachel
tornò alcuni
minuti dopo, piuttosto nervosa, e non solo a causa delle teste dei
vecchi elfi domestici appese al muro.
Visto che ormai
erano
arrivati tutti, Regulus chiese a Kreacher di riferire che sarebbe
tornato in salotto dopo un po', e poi scortò gli altri due
di sopra.
Avrebbe preferito invitarli per la prima volta a casa sua in
un'occasione migliore, pensò, mentre li faceva entrare in
camera
sua.
Barty si
limitò a
guardarsi intorno con vaga curiosità. Rachel invece
si soffermò
per qualche secondo a guardare con gli occhi ridotti a fessure gli
articoli che Regulus aveva attaccato alla parete, tutti riguardanti
Voldemort, e per un momento il suo respiro si fece più
simile ad un
ringhio. Regulus non si preoccupò affatto: che approvasse le
idee di
Voldemort lo sapevano tutti quanti, anche se poi erano in pochi ad
essere al corrente del suo Marchio.
Rachel decise
di evitare
discussioni almeno per quella volta, date le circostanze, e si
andò
a sedere sul letto accanto a lui.
“Come
ti senti?” gli
chiese con un tono dolce che non le apparteneva.
Lui
scrollò le spalle,
senza sapere cosa rispondere.
“Un
po' meglio di ieri”
mentì, tanto per dire qualcosa.
Rachel gli
passò un mano
sui capelli, facendolo rabbrividire.
“Secondo
me dovresti
prendere una boccata d'aria” aggiunse lei, guardando Barty
che
fissava la finestra. “Ti farebbe bene. Che ne
pensi?”
Regulus
accettò il
suggerimento, indifferente.
Dopo essere
scesi di
nuovo, lui aprì la porta d'ingresso per far uscire gli altri
due nel
cortile. Aveva appena richiuso la porta, quando Rachel si
voltò di
scatto.
“Ehm...
ripensandoci,
forse è meglio restare dentro. Fa un po' troppo caldo
qui...”
disse, inspiegabilmente agitata.
“Non
fa cald-” la
contraddisse Regulus, ma si interruppe quando vide Barty distogliere
in fretta lo sguardo da un angolo del cortile che lui non poteva
vedere.
Regulus
guardò in quella
direzione e, in un istante, le orecchie cominciarono a fischiargli
così forte che aveva quasi la sensazione che un treno lo
stesse per
investire.
“Se
vuoi gli vado a
dire che deve andarsene” provò Rachel, ma lui
scosse la testa.
“Ci
penso io”.
“Sì
ma non
esagerare...”
Regulus
lanciò
un'occhiata d'intesa a Barty, il quale gli rispose con un cenno,
anche se era impegnato a non farsi riconoscere dal nuovo arrivato.
Dopo che Barty
ebbe
convinto Rachel a rientrare in casa, Regulus scese i gradini e si
diresse rigidamente verso il ragazzo appoggiato al muretto di cinta.
Questo finse di
non
vederlo fino a che Regulus non lo raggiunse ed esordì con un
tono
aspro:
“Che
cosa ci fai qua?”
Sirius si
degnò
finalmente di guardarlo.
“Secondo
te?”
ribatté. Si stava sforzando di mantenere la calma ma era
chiaramente
furioso.
Da parte sua,
anche
Regulus aveva parecchi motivi per arrabbiarsi: come mai aveva deciso
di ricomparire proprio quel giorno?
“E io
che ne so? Dubito
che tu sia venuto per senso del dovere. Non l'hai mai avuto. Che cosa
sei venuto a fare?”
“Non
lo so nemmeno io”
rispose Sirius, e sembrava sincero, ma Regulus era troppo accecato
dalla rabbia per accorgersene.
“Ah,
ma certo. Vuoi
rivendicare i tuoi diritti sul testamento, vero?”
Un solo attimo
più tardi
si ritrovò con le spalle al muro: Sirius lo teneva per la
collottola, infuriato.
“Non
voglio niente da
voi, dei vostri soldi non mi importa un accidente!”
“Fai
bene, perché non
ti meriti nulla” replicò lui, testardo.
“E levami le mani di
dosso!”
Era vero che
non meritava
niente, pensò, mentre un risentimento atroce lo assaliva.
Sirius non
aveva guardato Orion mentre moriva, non lo aveva sentito delirare per
ore. Non gli era mai importato niente di nessuno fuorché di
se
stesso.
Anche in quel
momento lo
vedeva arrabbiato e indignato, ma avrebbe voluto fargli provare
almeno un centesimo del dolore da cui lui invece si sentiva oppresso.
Non gli importava nemmeno più di ricordare che, nonostante
tutto,
Sirius gli aveva salvato la vita pochi giorni prima; adesso lo
detestava per quella sua apparente indifferenza. Non era giusto che
lui dovesse soffrire così tanto, mentre suo fratello se ne
infischiava.
“La
tua presenza non è
gradita” soffiò, come se ferendolo potesse
concedersi un minimo di
sollievo. “Neanche lui ti avrebbe voluto”.
“Non
ho la minima
voglia di entrare, è già tanto se mi sono
presentato. E tu devi
ringraziare il cielo che io sia da solo. Avrei potuto benissimo farmi
accompagnare dagli Auror e fare arrestare metà di quelli che
si
trovano là dentro, te compreso”.
Regulus
sentì una morsa
fastidiosa allo stomaco che si andò ad aggiungere al suo
stato
d'animo già messo a dura prova. Sapeva che sarebbe saltato
fuori
quel discorso. Per un attimo si chiese se Sirius sapesse di quello
che era successo dai Tonks, ma evidentemente Andromeda non glielo
aveva detto, perché lui non ne fece parola.
“Non
voglio parlarne.
Lasciami in pace!” sbottò e fu con grande orrore
che si rese conto
di quanto la sua voce fosse incrinata.
“Adesso
capisci come si
sentono tutte le persone che hanno perso qualcuno a causa vostra?
Quando hai aiutato i tuoi compari ad ammazzare Benjy Fenwick non ci
hai pensato, vero? Credevi di essere immune da tutto questo? Credevi
che non avresti mai sofferto a tua volta per la morte di
qualcuno?”
Regulus
sentì un
bruciore tremendo alla gola.
“Non...
non sono stato
io ad ucciderlo... e non volevo neanche che lo riducessero in quel
modo...” farfugliò con parole sconnesse.
“Non
cercare di
giustificarti” lo smentì Sirius, implacabile.
“È
stato come se lo avessi ucciso anche tu. Se non ti sei opposto, sei
colpevole esattamente come tutti
gli altri”.
Regulus non
resistette al
peso di quella verità e si sentì pizzicare gli
occhi. Non si
accorse nemmeno che Sirius lo aveva lasciato andare.
“Non
avrei voluto
dirtelo proprio oggi” aggiunse il maggiore con un tono
più calmo,
“ma devi rendertene conto, per il tuo bene. Ti sei andato a
cacciare in un guaio molto più grande di te. Tu non sei
adatto a
fare il Mangiamorte o, almeno, non lo eri un tempo”.
“E
anche se fosse?”
rispose Regulus, reprimendo il ritrovato stimolo di piangere.
“È
il mio dovere. Tu non sai che cosa vuol dire avere la
responsabilità
di una famiglia che si sta estinguendo...”
“Oh,
certo, perché se
la casata dei Black scomparisse, la comunità magica si
sentirebbe
persa e non potrebbe più andare avanti senza di
voi” commentò
Sirius sarcastico. Poi scosse la testa. “Ma che ci sono
venuto a
fare? Non c'è speranza di farti ragionare. Sei ossessionato
da
questa mania della reputazione”.
“Pensa
quello che vuoi”
tagliò corto Regulus. Non voleva fargli capire che le sue
parole lo
avevano colpito molto più di quanto Sirius avesse sperato.
“Adesso
vattene, qualcuno potrebbe vederti da una finestra”.
Sirius fece per
andarsene, ma si voltò, esitando.
“Nel
caso in cui ti
rendessi conto di aver fatto la stronzata del secolo, non fare
l'idiota e vai a chiedere aiuto a Silente”.
“Certi
tipi di
linguaggio usali a casa tua” replicò lui, deciso a
cambiare
discorso a tutti i costi.
Sirius non
aggiunse
altro. Dopo avergli lanciato un'ultima occhiata, girò su se
stesso e
si Smaterializzò.
***
Le urla di
Augustus
Rookwood si sentivano anche fuori dal salone in cui Lord Voldemort lo
aveva ricevuto e ora lo stava torturando. Doveva aver commesso
qualche errore imperdonabile se l'Oscuro Signore si era arrabbiato in
quel modo.
Seduto appena
fuori dalla
sala del maniero, Regulus si guardava intorno il cuore in gola, alla
disperata ricerca di qualcosa che gli permettesse di distrarsi e di
non pensare alle urla di dolore del Mangiamorte.
La sua
attenzione fu
attirata una candela decorativa posta sopra una mensola proprio
accanto a lui. La fiammella azzurra guizzava allegramente e lui ne
iniziò a seguire i movimenti, sforzandosi di dimenticare
dove si
trovava e che cosa stava succedendo.
La candela
tuttavia aveva
qualcosa di lugubre e lui non poté fare a meno di farsi
tornare in
mente pensieri tristi e malinconici sul recente lutto che lo
tormentava a tutte le ore del giorno e della notte.
Orion era
sempre stato un
padre rigido e glaciale e per Regulus vederlo così debole e
umano
era stato uno shock forse maggiore della sua stessa perdita. Inoltre
lo aveva colpito molto il fatto che gli ultimi pensieri di Orion
riguardassero ancora la decadenza della famiglia.
Regulus gli
aveva
promesso che non sarebbe successo, ma sembrava che tutto fosse contro
di lui. Anche quella candela che stava fissando gli faceva tornare in
mente il rischio che i Black sparissero nel giro di qualche
generazione, e non era molto incoraggiante: la cera colava lentamente
nello stoppino e la candela si riduceva sempre di più. Ormai
era
ridotta ad un solo misero mozzicone...
Regulus si era
appena
imposto di distogliere lo sguardo dalla fiamma tremolante, quando un
Mangiamorte che non aveva mai visto entrò nel maniero,
fermandosi
vicino a lui.
Forse non era
neanche un
Mangiamorte, a giudicare da come gli altri lo ignoravano. Se ne stava
in disparte con aria circospetta.
In un primo
momento,
Regulus notò soltanto la sua stazza enorme: aveva un fisico
più
robusto di chiunque altro e la veste nera gli stava stretta. Il suo
aspetto era estremamente selvaggio. Emanava un forte odore di fango e
sangue.
Regulus storse
il naso e
si spostò un po' più in là.
“Il
Signore Oscuro ha
detto che doveva ricevermi, ma a quanto pare è
impegnato” disse
l'uomo, ringhiando con un tono aggressivo.
“Non
essere impaziente,
Greyback. Il Signore Oscuro ti riceverà nel momento che
riterrà più
opportuno” gli rispose Bellatrix, indifferente.
Al nome 'Greyback',
Regulus trasalì. Improvvisamente si sentiva lo stomaco
pesante come
se qualcuno lo avesse riempito di piombo.
Che cosa ci
faceva lì il
Lupo Mannaro peggiore che si conoscesse? Se era uno schifoso ibrido
dovevano ucciderlo al più presto, no?
Regulus si
guardò
intorno, credendo di incontrare sguardi orripilati quanto il suo,
invece gli altri Mangiamorte sembravano perfettamente normali, come
se fossero abituati a quella presenza anche se, notò
Regulus,
nessuno gli rivolgeva spontaneamente la parola.
Ripensando con
una fitta
al cuore a quanti bambini erano stati uccisi o trasformati in mostri
da lui, il ragazzo provò un senso di nausea.
“Che
cosa ci fa quel
mostro qui?” bisbigliò, avvicinandosi a Severus e
fissando con
disgusto il Lupo Mannaro.
“Vacci
piano con le
parole” lo avvertì quello. “Diciamo
che è dei nostri”.
“Come
sarebbe a dire?”
sbottò lui, indignato. “Non
può...!”
“Non
ha il Marchio
Nero, l'Oscuro Signore non lo permetterebbe mai” lo
interruppe
Severus, abbassando la voce ancora di più. “Ma
Greyback è a capo
di un branco di Lupi Mannari e può tornarci utile per
spaventare i
nostri nemici: è solo un modo per avere degli alleati in
più”.
Regulus adesso
sentiva il
sangue affluirgli velocemente alla testa, lasciando spazio a qualcosa
che, anche se non voleva ammetterlo, era delusione.
Credeva che i
Lupi
Mannari sarebbero stati debellati, non pensava che sarebbe dovuto
diventare loro alleato. Lui, un Black Purosangue, alleato di sudici
essere inferiori e non umani? Era assurdo solo pensarlo.
Da quando
Voldemort
stringeva accordi con gli ibridi? Che cos'era cambiato negli ultimi
mesi? O forse era sempre stato così e lui era stato talmente
cieco
da non vederlo?
Non era per
questo che
aveva deciso di diventare un Mangiamorte. Credeva di fare qualcosa di
buono per la comunità magica, per uscire finalmente dalla
clandestinità, non uccidere e torturare le persone per il
solo gusto
di farlo.
Adesso si era
reso conto
che Sirius non aveva tutti i torti. Se essere un Mangiamorte
implicava davvero tutto ciò, lui non era adatto a quel tipo
di vita.
Ma ormai aveva scelto, aveva assicurato a suo padre che avrebbe
proseguito per quella strada, che gli piacesse o no...
Nonostante la
paura, non
riuscì ad evitare di fissare Greyback con tutto il disprezzo
possibile, come se avesse potuto cancellarlo dalla faccia della terra
con il solo ausilio del pensiero.
Con suo grande
orrore, il
lupo notò lo sguardo pieno di disgusto di Regulus, e il viso
gli si
contrasse, producendo un ringhio tra le zanne serrate.
“Che
cosa guardi, eh?”
sbottò, facendolo indietreggiare per lo spavento.
“Fermo
là, Greyback, o
ti Schianto” intervenne Bellatrix.
“Non
azzardarti più a
guardarmi in quel modo, signorino, altrimenti faccio fare una brutta
fine a te e a tutta la tua nobile famiglia!” ruggì
Greyback.
Regulus strinse
i pugni,
ma Bellatrix aveva già provveduto a Schiantare il Lupo
Mannaro: non
lo fece svenire, ma bastò a farlo cadere per terra.
“Minaccia
un'altra
volta un Purosangue e ti assicuro che sarà l'ultima cosa che
farai”
sibilò Bellatrix, disgustata. “Impara a rispettare
chi ti è
superiore, ibrido! Qui siamo noi che comandiamo, è
chiaro?”
Greyback non si
ribellò.
Anche se nel suo sguardo si leggeva odio allo stato puro,
probabilmente non gli conveniva attaccarli: quell'alleanza doveva
costituire l'unico modo di sopravvivere per lui.
Regulus era
ancora scosso
quando Rookwood uscì dal salone. L'uomo tremava ancora, ma
riferì
senza esitazioni le parole di Voldemort.
“Il
Signore Oscuro
vuole parlare con Lucius, i Lestrange e te” disse a Regulus,
il
quale annuì, inquieto, e seguì gli altri quattro
nel salone.
Lord Voldemort
era seduto
su una poltrona alta e sontuosa e li guardava mentre si avvicinavano
in silenzio.
“Vi
ho convocati perché
uno di voi deve farmi un favore” esordì infine.
“Ho bisogno che
uno di voi mi presti un elfo domestico”.
“Il
mio...” esordì
prontamente Lucius, ma Regulus lo interruppe all'improvviso.
“Posso
offrirvi il mio
elfo. È al servizio della mia famiglia da anni e si
è sempre
comportato bene”.
Mentre Malfoy e
i
Lestrange gli scoccavano sguardi infastiditi, Voldemort lo
fissò con
soddisfazione: era evidente che a rispondere dovesse essere proprio
Regulus, secondo le sue intenzioni. Probabilmente voleva metterlo
alla prova e il ragazzo non si fece sfuggire l'occasione.
“Ti
avverto, Regulus.
Me ne serve uno molto in gamba e del tutto affidabile”.
“Vi
posso assicurare
che è il migliore” rispose Regulus.
“Addirittura?”
commentò quello, stranamente sarcastico. “Se la
metti così, vorrà
dire che accetterò la tua offerta”.
Tutti gli altri
Mangiamorte parvero molto seccati e lanciarono al ragazzo delle
occhiate rancorose. Bellatrix in particolare guardava il Signore
Oscuro con delusione mista ad adorazione. Voldemort tuttavia li
congedò, e riprese a parlare solo quando fu completamente da
solo
con Regulus.
“Mi
fa piacere che tu
ti sia offerto volontario” disse. “Il Signore
Oscuro apprezza
sempre chi lo serve con fedeltà. Se il tuo elfo si
comporterà bene,
tu sarai ricompensato. Dopo la dipartita di tuo padre, penso che tu
voglia mantenere l'onore della tua famiglia”.
Lui si
meravigliò di
quanto il Signore Oscuro sapesse leggere nel profondo di ciascuno dei
suoi seguaci. Sapeva che Regulus desiderava proseguire come Orion
avrebbe voluto, e gliene stava offrendo la possibilità.
“Di'
al tuo elfo di
presentarsi qui domani a mezzanotte”.
“Lo
farò” rispose
lui. Al cenno di congedo di Voldemort, si inchinò e
uscì dalla
sala.
Forse quella
volta
sarebbe diventato davvero uno dei Mangiamorte più vicini al
Signore
Oscuro, anche se non era più ciò che desiderava.
Ormai era
diventata solo una questione di dovere: fare il Mangiamorte lo
disgustava ma, sebbene atroci dubbi lo tormentassero, si costrinse ad
ignorarli. Le parole di Sirius continuavano a tornargli in mente, ma
ormai non poteva più tirarsi indietro e doveva proseguire su
quella
strada senza ripensamenti. Era difficile annullare se stesso, le
proprie esitazioni e i rimorsi, ma si disse che la guerra presto
sarebbe finita; almeno lo sperava.
Appena uscito
dal
maniero, si Materializzò davanti alla porta del numero
dodici di
Grimmauld Place. L'ora di cena era passata da un pezzo ma Kreacher
iniziò a preparargli un pasto abbondante non appena lo
sentì
arrivare.
“Kreacher,
aspetta un
attimo” lo interruppe lui. “Devi farmi un
favore”.
L'elfo smise di
mescolare
velocemente il contenuto in una ciotola e lo guardò,
sorpreso.
Dopo essersi
assicurato
che sua madre non stesse arrivando, Regulus gli si avvicinò
e gli
parlò di nuovo, guardandolo dritto negli occhi.
“Al
Signore Oscuro
serve un elfo domestico, Kreacher, e io ho pensato di proporre
te”.
Le pupille di
Kreacher si
dilatarono per la sorpresa.
“Il
padrone ha offerto
Kreacher?” chiese, incredulo ma al tempo stesso lusingato.
“Sì,
perché so che
sei in gamba e hai la mia completa fiducia. È un onore sia
per te
che per me, sai?”
L'elfo
sembrò molto
contento.
“Kreacher
farà tutto
quello che può per aiutare il padrone”.
“Bene,
allora ascoltami
attentamente. Domani a mezzanotte andrai al maniero dei Lestrange,
farai tutto quello che l'Oscuro Signore ti ordinerà e poi
tornerai a
casa. Tutto chiaro?”
Kreacher
annuì con
convinzione.
Quando
udì dei passi
scendere le scale che portavano in cucina, Regulus gli disse di
continuare a cucinare. Pochi secondi dopo, Walburga entrò e
lui si
affrettò a salutarla.
“Kreacher,
datti una
mossa con quella cena” sbottò lei, nervosa.
La donna
osservò l'elfo
affaccendarsi ai fornelli poi tornò a rivolgersi al figlio.
“Regulus,
com'è
andata?” chiese.
Lui avrebbe
voluto
risponderle di non essere affatto contento di tutta quella
situazione, che aveva fatto uno sbaglio a decidere di unirsi ai
seguaci di Voldemort, che il Signore Oscuro non era come faceva
credere a tutti, ma non lo avrebbe fatto mai.
“Benissimo,
madre. Come
sempre” mentì, con il sorriso più
forzato del mondo.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Mi
è dispiaciuto
un sacco scrivere della morte di Orion,
anche se resta quello che è, ma comunque...
ç_ç
Insomma, mi è dispiaciuto soprattutto per Regulus, ovvio,
mica per la megera!
Ora
vi starete -
giustamente - chiedendo: "Perché cavolo
l'hai
fatto se ti dispiaceva?" Be', in effetti fino a pochi giorni
fa avevo sempre pensato che
Orion fosse morto dopo di Regulus, ma
ultimamente ho riletto per la centesima volta il capitolo "Il racconto
di Kreacher" e ho notato che quando Kreacher racconta delle reazioni
per la morte di Regulus parla solo di Walburga, nessun accenno a Orion.
Questo mi è sembrato molto strano, perché
Kreacher
adorava anche lui, perciò ho pensato che fosse morto prima.
Inoltre questo brutto evento può far maturare un po' il
ragazzo.
Non
so se sono
riuscita a rendere bene la sua sofferenza. Ovviamente ho
pensato che non avesse pianto, perché me lo immagino come
uno
che si tiene tutto dentro e non riesce a sfogarsi (ok, anche io sono
così!).
Riguardo
alla comparsa
di Sirius, anche se detesta Orion, non ce lo
vedo del tutto indifferente alla sua morte. Penso che, se Regulus non
fosse uscito, se ne sarebbe rimasto lì per un po' senza
sapere
cosa fare e alla fine se ne sarebbe andato. Aveva intenzione di dire
quelle cose a Regulus ma si sarebbe ben guardato dall'entrare in quella
casa.
Ah,
e perdonatemi la
parolaccia, di solito non le scrivo, ma questa ci
stava proprio bene: non credo che esistano sinonimi altrettanto
convincenti!
Prossimo aggiornamento:
1° maggio
Alohomora:
a questo punto spero si sia capito che Regulus odia fare il
Mangiamorte, ma si sforza di restarlo esclusivamente per dovere e per
mantenere la promessa fatta a suo padre, ma gli ci vorrà il
tentato omicidio di Kreacher per fargli prendere la decisione di
ribellarsi. Spero che l'incontro con Sirius ti sia piaciuto: certo, lui
avrebbe potuto scegliere un momento più adatto per un
discorso
del genere, ma alla fine ha fatto bene perché è
riuscito
a far entrare qualcosa nella testa dura di Regulus!
_Mary:
ti assicuro che la decisione fallita di far fuori Ted è
stato il
massimo a cui Regulus è potuto arrivare. Quello scorso
è
stato il capitolo in cui ha mostrato il suo lato più
cattivo (come al solito, ho cercato di non farlo apparire troppo buono)
ma alla fine sceglie sempre di non esserlo fino in fondo. L'incontro
con Greyback è stato il penultimo colpo a tutti i suoi
tentativi
di autoconvincimento, ora manca solo l'episodio di Kreacher nella
caverna e finalmente rinsavirà del tutto!
vulneraria:
se non fosse morto Orion, Regulus avrebbe già deciso di
lasciar
perdere i Mangiamorte, ma visto che gli ha promesso di continuare ad
esserlo sta facendo un ultimo inutile sforzo. Nel prossimo capitolo
prenderà la sua decisione definitiva, come avrai
già
capito. Mi piace pensare che Sirius andasse a trovare sua cugina e
conoscesse sua figlia da piccola, è una cosa che ho sempre
pensato!
Circe:
chissà, in un futuro per ora lontanissimo potrei scrivere di
Regulus alle prese con qualche figlioletto! Però questo
potrebbe
succedere nel seguito, e nemmeno in mezzo, ma verso i capitoli finali!
Ho scritto il capitolo scorso anche per chi ha letto il Diario di
Andromeda e avrebbe voluto leggerne il seguito, per il quale
però ho perso da tempo l'ispirazione. Purtroppo l'avevo
promesso
ma poi mi è venuta la fissa con Regulus e non ce l'ho fatta
proprio! La parte in cui Bellatrix schianta Greyback l'ho scritta
pensando anche a te, visto che la adori, e spero che ti sia piaciuta!
lyrapotter:
ho descritto Ninfadora pensando a quella di BxC, perciò l'ho
segnalato, visto che sei stata la fonte di maggiore ispirazione! Avevo
in mente quel capitolo da mesi perciò quando ho letto cosa
farai
nel tuo prossimo capitolo mi sono detta "Stiamo diventando
telepatiche!" e ho pure pensato che magari il mio capitolo avrebbe
potuto farti venire la voglia di scriverlo (magari, non vedo l'ora di
leggerlo! XD) Ma il tuo sarà sicuramente
migliore! All'incontro tra Reg e Andromeda ci ho pensato, e parecchio
anche, ma sinceramente, non avevo la più pallida idea di
come
descriverlo. Insomma, se Andromeda lo avesse visto, non sarebbe stata
troppo gentile, avrebbe pensato che suo marito stesse per fare una
brutta fine. E Regulus sarebbe stato troppo imbarazzato per spiccicare
parola. Ma prima o poi un incontro più tranquillo ci
sarà!
malandrina4ever:
bentornata!! Spero che la gita sia andata bene! La Grecia è
fantastica, le isole soprattutto, se ti piace il mare! *_* Grazie, sono
felice che ti sia piaciuto anche il capitolo precedente! Dopo tutta la
fatica che ho fatto per fare sedute di psicanalisi a Barty, sapere che
anche tu ne sei stata convinta è una gran bella
soddisfazione!
Credo che nel seguito scriverò qualche altro capitolo con
Dora e
Regulus, e ho già pensato che lei farà molta
amicizia con
Rachel! XD Anche qui è tornato Sirius, spero che ti sia
piaciuta
la lavata di capo che ha dato a Regulus: eh, se la meritava eccome! u_u
Mirwen:
eh sì, ormai non posso fare più a meno di
immaginare Dora
così, grazie soprattutto alla stora di lyrappotter (non so
se
l'hai mai letta, ma te la consiglio perché fa morire dal
ridere!). Regulus ormai è ad un passo dalla svolta, come
puoi
ben vedere!
DubheBlack:
alla fine Ninfadora non ha la più pallida idea di chi fosse
Regulus, glielo dirà sua madre molto più in
là,
forse. Ho voluto far dire quella frase a Ted proprio per dare una bella
lezione a Regulus! Una sfida così fatta da un Nato Babbano
ad un
Purosangue che lo detesta non ha prezzo! Sì, Dora ha
conquistato
Regulus nel giro di pochi minuti, me la sono sempre immaginata
così da piccola! Però dubito che lui si sarebbe
mai tinto
i capelli di rosa!! XD Bella scena comunque!
Hale
Lover:
a me Ted Tonks, per quel poco che lo abbiamo potuto conoscere, mi
piace, almeno per come me lo immagino io, cioè un ragazzo
molto
disordinato ma buono come il pane. Non ha il fascino dei
cattivi o
degli ex cattivi (come Regulus insomma!) però l'ho sempre
immaginato simpatico e tranquillo. Certo, poi nel capitolo scorso era
in una situazione critica e ha tirato fuori le unghie per forza.
Sembrerà strano, ma anche se il mio preferito è
il 7°
libro, il 4° lo so quasi a memoria, non so nemmeno io il
perché! Ah, guarisci presto!
|
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Capitolo 46 *** Cambio di rotta ***
efp
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
25. Risveglio
Rating:
giallo
Disclaimer:
Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Cambio
di rotta
Era notte fonda
quando
nella stanza di Regulus si sentì un rumoroso crac,
che fece
svegliare il ragazzo di soprassalto. Ancora intorpidito dal sonno,
afferrò la bacchetta, usandola per individuare l'intruso.
Quando la
vista gli si fu snebbiata, notò un elfo domestico,
rannicchiato sul
tappeto, che tremava come una foglia.
“Kreacher!”
esclamò,
sollevato e preoccupato al tempo stesso. “Ti sembra il modo
di...”
Aveva appena
acceso la
lampada a gas, illuminando la stanza. Dopo qualche secondo in cui
rimase abbagliato dalla luce improvvisa, finalmente riuscì a
vedere
bene l'elfo domestico e trasalì.
Kreacher
scalciava,
singhiozzava e si premeva le mani sulla pancia. Era completamente
zuppo d'acqua e il suo corpo raggrinzito mostrava parecchi graffi e
tagli sanguinanti.
“Kreacher...”
ripeté
Regulus, senza fiato, scendendo dal letto e chinandosi davanti
all'elfo. “Che cos'è successo?”
Quello
scoppiò in un
pianto disperato e non riuscì a rispondere.
Regulus non
sapeva cosa
dire o fare. Per un attimo rimase completamente pietrificato a
fissare Kreacher che si contorceva, poi si riscosse e cercò
di
aiutarlo. Quando prese la brocca d'acqua sul comodino e ne
versò il
contenuto in un bicchiere che poi gli avvicinò, l'elfo ebbe
uno
scatto di terrore e strisciò lontano.
“Kreacher,
bevi, forza,
è solo acqua” insisté lui.
Quello
esitò ma il
bruciore allo stomaco era troppo forte, così si
lasciò convincere.
Mentre lo faceva bere, Regulus notò che Kreacher gemeva di
meno: il
dolore alla pancia sembrava stesse sparendo.
Anche se aveva
almeno una
decina di domande che voleva assolutamente rivolgergli, non gli
chiese nulla mentre usava un incantesimo per asciugarlo e un altro
per curargli le ferite. Che cos'era successo di così
terribile
durante la missione con Voldemort?
Quando
finì di curarlo,
ignorando le deboli proteste di Kreacher, Regulus lo sollevò
di
forza e lo fece sedere sul suo letto.
“Adesso”
esordì,
guardandolo dritto negli occhi colmi di terrore, “dimmi
cos'è
successo”.
L'elfo
continuò a
tremare e a piangere, tossicchiò un paio di volte, ma alla
fine
iniziò a parlare.
Seduto sulla
sedia dello
scrittoio, Regulus ascoltò tutto il racconto in perfetto
silenzio,
incredulo e orripilato al tempo stesso. Kreacher gli riferì
di un
lago sotterraneo, di una barca che conduceva ad un isolotto, di una
pozione che era stato costretto a bere, di un medaglione che
Voldemort aveva nascosto e, infine, di migliaia di cadaveri animati
che lo avevano assalito e trascinato sott'acqua. Immagini da incubo
attraversavano la mente di Regulus e, mentre Kreacher singhiozzava,
gli pareva quasi di sentire in lontananza il rumore delle onde che si
infrangevano sugli scogli.
“E ti
ha lasciato lì?”
chiese, improvvisamente furioso.
Kreacher
annuì.
“Sì.
Il Signore Oscuro
se ne è andato e Kreacher è stato preso da quelle
persone morte ma
è riuscito a Smaterializzarsi” disse, concludendo
con un nuovo
attacco di pianto.
Regulus si
sentiva
improvvisamente svuotato. Rimase in silenzio a guardarlo, mentre una
tempesta di sentimenti lo scuoteva dall'interno: orrore, rabbia,
delusione, pietà, senso di colpa...
“Kreacher,
mi dispiace”
disse alla fine senza neanche rendersene bene conto. “Sono
stato io
a mandarti da Lui... è colpa mia”.
“Il
p-padrone non
poteva sapere” rispose Kreacher scuotendo la testa.
Ma Regulus si
sentiva più
che colpevole. Aveva offerto il suo elfo spontaneamente, mandandolo
incontro ad una morte certa, se per un puro caso non gli avesse detto
di tornare a casa. Kreacher non era un elfo come gli altri, almeno
per lui: lo aveva visto nascere e crescere, lo aveva sempre servito
non solo per dovere, ma perché gli era affezionato. Per
Regulus era
come se facesse parte della famiglia. E Voldemort lo aveva quai
ucciso.
La rabbia e la
paura che
era riuscito a reprimere nell'ultimo periodo esplosero tutte insieme,
trasformandosi in un odio mai provato e rivolto esclusivamente al
mago cui aveva deciso di dedicare la vita.
“Kreacher”
disse poi,
cercando di trattenersi dall'impulso di distruggere la stanza.
“Perché quel medaglione era così
importante da nasconderlo in un
posto del genere?”
L'elfo scosse
di nuovo la
testa.
“Kreacher
non sa.
L'Oscuro Signore non ha detto niente a Kreacher. Però
Kreacher ha
visto il medaglione. Era d'oro, con una S
sopra...”
Regulus si
sforzò di
pensare, ma sul momento non gli venne in mente nulla che riguardasse
un medaglione del genere.
“Ascoltami
bene,
adesso” disse poi, e l'elfo lo guardò come se
pendesse dalle sue
labbra. “Non devi assolutamente uscire di casa, d'ora in poi.
E non
raccontare nulla di quanto ti è successo questa notte,
soprattutto a
mia madre. Mi raccomando, Kreacher, è importante”.
L'elfo
domestico gli
assicurò che avrebbe obbedito. Regulus lo
accompagnò fino
all'armadio della cucina in cui dormiva, cercando di fare il minimo
rumore per non svegliare Walburga. Rimase a fissare Kreacher mentre
si avvolgeva nelle coperte ammuffite nel suo cantuccio sotto lo
scaldabagno e improvvisamente gli venne una gran voglia di
vendicarlo. Spaventato dai suoi stessi pensieri, tornò in
camera sua
e si coricò, spegnendo la luce.
Sdraiato a
pancia in su,
lo sguardo rivolto al baldacchino sopra di lui, permise infine che le
emozioni prendessero il sopravvento.
Mentre
ripensava a quello
che era successo, lentamente iniziò a rendersi conto che
l'ultimo
debole motivo che aveva addotto per convincersi di dover proseguire
per quella strada era caduto. Lord Voldemort si era rivelato per
quello che era veramente: un essere senza cuore che non esitava un
attimo ad abbandonare o ad uccidere chi lo aveva servito con
fedeltà,
quando non ne aveva più bisogno.
Fu come se
tutto il mondo
gli fosse crollato addosso. Aveva dovuto fare una scelta per la vita
e ora si era reso conto di aver sbagliato tutto.
Per seguire gli
inesistenti ideali di Voldemort, aveva rinunciato ad ogni cosa. Aveva
deciso di non intraprendere la carriera che gli sarebbe davvero
piaciuta, aveva sacrificato il suo futuro nella vana speranza di
averne uno migliore. Aveva mentito a Rachel e alla sua famiglia, ma
soprattutto aveva ingannato se stesso.
Come aveva
potuto pensare
anche solo per un istante che i metodi dei Mangiamorte in certi casi
fossero giustificabili? Mentre fissava il buio baldacchino, gli parve
che i volti delle persone che aveva visto uccidere sfilassero davanti
a lui uno dopo l'altro: tutte persone la cui unica colpa era stata
quella di aver ostacolato la scalata al potere di Voldemort.
Perché
adesso capiva che
al Signore Oscuro non importasse nulla del riscatto dei Purosangue o
della fine della clandestinità. Gli interessava soltanto
arrivare ad
assumere il pieno controllo del mondo, magico e non, solo per fini
personali. Si era alleato con i Purosangue e gli estremisti facendo
leva sulle loro convinzioni e sul loro risentimento nei confronti dei
Sanguesporco solo per avvantaggiare se stesso, ma le famiglie
Purosangue erano ancora convinte che si interessasse ai loro
problemi.
Erano tutte
cose che gli
erano state ripetute continuamente da Rachel, Sirius, Alphard,
addirittura Silente, ma lui non aveva voluto vedere ciò che
in
realtà era evidente.
Perché
l'ho fatto?
Perché non ho dato retta a chi me lo sconsigliava?
si chiese,
mentre il respiro gli diventava più affannato.
Aveva dato
retta ai suoi
genitori, ma si rifiutava di dare loro la colpa di tutto. In fondo,
anche Orion e Walburga erano stati ingannati, esattamente come lui.
Non potevano sapere come fosse davvero Voldemort, perché non
lo
avevano mai conosciuto come lui. Se avessero saputo che si era
alleato con un branco di Lupi Mannari cresciuti allo stato brado e
che uccidevano o allevavano bambini appena maledetti per insegnare
loro a odiare gli umani, avrebbero sicuramente cambiato idea su di
Lui.
No,
è soltanto colpa
mia, pensò, ricordandosi che per un periodo era riuscito a
dare la colpa a Sirius, in seguito alla cui fuga lui era stato
costretto a rimediare al rischio che i Black fossero considerati in
declino. Non poteva accusare sempre gli altri per i propri errori.
Il tentato
omicidio di
Kreacher era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Se
ne sarebbe dovuto rendere conto prima, pensava, mentre il rimorso lo
assaliva sotto forma di un violento bruciore allo stomaco e appena
dietro le palpebre.
Con un gesto
che gli
costò un grande sforzo, alzò il braccio sinistro:
il Marchio Nero
sul suo polso era ben visibile nonostante il buio. Il serpente che
usciva dal teschio sembrava volerlo avvolgere nelle sue spire e
soffocarlo. Anzi, lo aveva già fatto.
Il flusso
sconnesso dei
suoi pensieri lo riportò a rivolgere la mente a tutti quelli
che
erano stati uccisi nell'ultimo periodo.
"Se
non
ti sei opposto,
sei colpevole esattamente come tutti gli altri".
Quelle
parole che suo fratello gli aveva rivolto giorni prima adesso
facevano male come una lama ghiacciata. Adesso si rendeva conto di
cosa significassero sul serio. In tutte quelle morti lui aveva avuto
la sua parte di colpa.
Sentire
sulla coscienza il peso di quegli omicidi gli provocò un
dolore
lancinante che non poteva essere attenuato. Gli parve di sentire le
voci di quelle persone che urlavano accuse nella sua testa, senza
dargli tregua. Non riusciva a sopportarlo.
Perché
non se ne era voluto accorgere? Eppure era evidente: a mala pena era
in grado di torturare qualcuno, non sapeva uccidere nemmeno chi
odiava, non approvava i metodi violenti degli altri Mangiamorte.
Avrebbe dovuto rendersi conto molto prima che non fosse portato per
quel genere di cose. Fu preso da un grande sconforto.
Sono
un perfetto
fallito,
pensò. Prima o poi,
tutti sarebbero stati delusi da lui. Prima Sirius, poi Alphard, pochi
giorni prima Andromeda, e presto lo sarebbe stata anche Walburga
insieme a tutto il resto della famiglia, per non parlare di Rachel,
quando avrebbe saputo la verità. Aveva passato la vita
cercando di
accontentare tutti e non era stato capace di fare neanche quello.
Di
nuovo, i suoi pensieri tornarono a tutte le persone assassinate.
Probabilmente avevano figli, genitori o coniugi che magari in quel
momento stavano piangendo per la loro fine. Era un rimorso troppo
grande per essere sopportato e represso. Provava un enorme disgusto
nei propri confronti. Per la prima volta in vita sua si vergognava di
se stesso, stava arrivando addirittura a disprezzarsi. Regulus si
voltò, affondando il viso nel cuscino, e cominciò
a piangere come
non aveva mai fatto prima.
Avrebbe
voluto che qualcuno fosse con lui, non per consolarlo,
perché sapeva
di non meritare niente, ma solo per avere la consapevolezza di non
essere del tutto solo. E invece lo era.
Voleva
chiedere aiuto ma il suo orgoglio gli impediva anche solo di
ipotizzare una cosa del genere. Non poteva andare da Sirius, dirgli
che aveva sempre avuto ragione ed elemosinare la sua compassione,
dopo tutte le cose che gli aveva detto qualche giorno prima. Lui poi
gli aveva suggerito di andare da Silente, ma Regulus non voleva
abbassarsi a tanto.
E poi
sapeva che sarebbe stato del tutto inutile. Aveva visto cosa era
successo a Bletchley: era stato rapito e ucciso, nonostante fosse
stato messo sotto protezione dagli Auror. Non era durato nemmeno
ventiquattr'ore.
Se
avesse chiesto aiuto, pensò mentre le lacrime gli
inzuppavano il
viso e il cuscino, Voldemort lo avrebbe sicuramente trovato e ucciso.
Oppure, ancora peggio, lo avrebbe costretto ad uscire allo scoperto
uccidendo la sua famiglia o prendendosela con Rachel.
Il
solo pensiero lo fece tremare violentemente. Non poteva permettere
che accadesse qualcosa di male a quelli cui teneva. Ma allora cosa
poteva fare? Si sentiva completamente perso. Per mesi era
vissuto in un'illusione che lui stesso aveva contribuito a creare, e
il risveglio era stato traumatico.
Quella notte fu
la più
orribile della sua vita. I pochi minuti in cui riusciva ad
addormentarsi, era tormentato da incubi riguardanti tutte le persone
che aveva visto morire, trasformate in un esercito di cadaveri
animati che tendevano le mani scheletriche verso il suo collo...
Quando decise
di
rinunciare al sonno, gli tornò in mente il medaglione di cui
Kreacher gli aveva parlato e si chiese che cosa avesse di tanto
importante da nasconderlo così bene.
Se Voldemort
aveva
provveduto a custodirlo con quelle orribili difese, sicuramente
voleva che nessuno glielo potesse rubare. Ma che importanza poteva
avere per Lui un semplice medaglione?
Una luce fioca
cominciava
a penetrare nella stanza, annunciando l'aurora. Regulus si rese conto
di aver pianto tutta la notte. Si sentiva stanchissimo e distrutto,
ma il pensiero del medaglione sembrava aver preso il sopravvento su
tutti gli altri, adesso che era riuscito a sfogarli.
Non poteva fare
altro che
fingere che tutto andasse bene, altrimenti Voldemort si sarebbe
insospettito e avrebbe trovato il modo di punirlo: e Lui puniva
sempre nel modo peggiore, sfruttando le paure delle sue vittime e
trucidando chiunque fosse loro vicino.
Non sapeva se
sarebbe
riuscito a mostrarsi indifferente, da quel momento in poi, ma era
deciso a scoprire che cosa nascondesse quel medaglione. Lo
considerava un modo per vendicare Kreacher e soprattutto una
punizione per se stesso e per tutto il male che aveva fatto e
consentito.
Nel corso della
notte
appena conclusa, dalla disperazione più totale nella quale
era
precipitato, in lui era nata una nuova determinazione. Aveva intuito
che quel medaglione custodiva un segreto importante ed era deciso a
svelarlo. Voldemort se lo meritava: aveva sottovalutato Kreacher,
considerandolo talmente insignificante da ignorare la
capacità degli
elfi domestici di Smaterializzarsi dove i maghi non potevano.
Regulus sapeva
di essersi
rovinato la vita nel momento in cui aveva ricevuto il Marchio Nero.
Adesso doveva pagare per quella sua decisione e non poteva permettere
che quelli che gli erano vicini pagassero per un suo errore.
Ora che aveva
finalmente
dato libero sfogo alla sua disperazione, si sentiva all'improvviso
molto più lucido e determinato. Sapeva cosa doveva fare, e
lo
avrebbe fatto, anche se gli sarebbe costato molto, anche se avrebbe
dovuto rinunciare all'unica cosa che riusciva ancora a renderlo
felice.
***
“Sei
sicuro di stare
bene? Sei pallidissimo”.
La domanda di
Rachel lo
distolse finalmente dalle sue riflessioni. Regulus la
guardò,
maledicendo la propria sfortuna: perché proprio quel giorno
doveva
sembrargli più bella del solito? Tanto per complicare ancora
di più
le cose, sicuramente.
“Stanotte
non ho
dormito” rispose.
“Potevi
dirmelo, non
dovevamo uscire per forza. Io te l'ho proposto solo per farti
distrarre un po'” disse lei, preoccupata.
Regulus fece
spallucce e
si guardò intorno, perché più la
fissava e più difficile gli
sembrava dire quello che doveva. Erano seduti ad un tavolino
all'aperto della gelateria di Florian Fortebraccio. Maghi e streghe
percorrevano Diagon Alley in tutta fretta, anche se rassicurati dalla
presenza della luce del sole.
Rachel lo prese
per mano
e si avvicinò per non farsi sentire dagli altri clienti.
“So
che sei depresso
per tuo padre, ma non puoi buttarti giù così.
Sfogati, fai
qualsiasi cosa, ma non essere così impassibile. Non serve a
nulla e
ti fa stare ancora peggio”.
“Non
è questo il
problema, almeno non oggi” rispose lui.
“E
allora di cosa si
tratta?”
“Te
lo dico più tardi”
tagliò corto Regulus, alzandosi per pagare i due gelati.
Aveva paura
di quello che sarebbe successo poco dopo. Rachel non si era meritata
tutte quelle menzogne che le aveva rifilato da quando era diventato
un Mangiamorte. Che imbecille che sono stato!
pensò, mentre
il gelataio lo guardava con perplessità.
Quando Regulus
la
raggiunse di fuori, Rachel non disse nulla, limitandosi lanciargli
un'occhiata incoraggiante.
“Ti
riporto a casa, va
bene?”
Lei
annuì e lo prese per
mano. Regulus iniziò a roteare su se stesso e si
Materializzò
insieme a Rachel a parecchi metri di distanza dal retro della casa
dei Queen. Lei non si stupì: ormai ci aveva fatto
l'abitudine,
perché Regulus non voleva rischiare che Perseus si
affacciasse alla
finestra e lo vedesse salutare la figlia con un bacio che durava
sempre molto più di quanto qualsiasi padre fosse disposto ad
accettare.
Quella volta
tuttavia le
sue intenzioni erano molto diverse e meno piacevoli. Per questo
motivo, quando Rachel lo baciò, lui rimase immobile,
cercando di
resistere all'impulso di ricambiare e di non fermarsi più:
non
sarebbe stato giusto, non prima di dirle quello che doveva.
Rachel lo
lasciò andare
quasi subito, insoddisfatta e contrariata.
“Che
cosa ti prende?”
Lui
abbassò lo sguardo,
terrorizzato. Aveva temuto da sempre quel momento, ma adesso non
poteva più rimandare.
“Devo
parlarti”
disse, dopo essersi schiarito la voce.
“Ok,
parla, allora”
lo incitò lei, perplessa.
Regulus la
prese per mano
e la condusse dietro un gruppo di alberi.
“C'è
una cosa”
esordì, prima di perdere quel briciolo di determinazione che
gli
restava, “che non ti ho mai detto”.
L'espressione
di Rachel
si fece terribilmente seria.
“Cioè?”
chiese,
sospettosa.
Regulus
esitò. Quanto
non avrebbe voluto arrivare fino a quel punto... ma era stato lui a
scegliere. Era colpa sua.
“Non
so come dirtelo”
rispose poi, depresso.
Rachel rimase
muta, in
attesa. Regulus aveva una paura tremenda. L'avrebbe persa, ne era
sicuro. Ma del resto era proprio così che doveva andare. Non
poteva
farle rischiare la vita per un suo sbaglio. Fece un respiro profondo
e poi parlò.
“So
che non me lo
perdonerai mai, ma non voglio continuare a prenderti in giro. Io...
sono un Mangiamorte”.
Lo aveva detto
tutto in
una volta, desideroso di togliersi quel peso dallo stomaco, ma senza
guardarla. Attese qualche attimo in perfetto silenzio, infine si
azzardò ad alzare gli occhi su di lei.
Rachel lo stava
fissando
come se lo vedesse per la prima volta. Gli occhi sgranati, le labbra
appena schiuse per lo shock, sembrava quasi pietrificata.
“Che
cosa?!”
sibilò poi a fatica. Regulus non rispose, dandole la muta
conferma
della realtà dei fatti.
Lei aveva
cominciato a
tremare di rabbia, con i pugni serrati. Il suo viso mostrava un
miscuglio di emozioni: ira, sconforto ma soprattutto delusione.
Regulus non
sapeva
cos'altro dire perché avrebbe soltanto peggiorato la
situazione.
Stava aspettando la sfuriata che, ne era sicuro, non sarebbe arrivata
troppo tardi.
“Sei
un...” esordì
lei, ma non riuscì a trovare un aggettivo adatto a
definirlo. Rimase
in silenzio per alcuni eterni secondi, mentre tutta la rabbia le si
accumulava dentro, facendola fremere come una pentola a pressione. E,
infine, esplose.
“Me
lo sentivo! Sapevo
che lo avresti fatto! Sei contento, adesso? Ti piace andare ad
ammazzare la gente? Era questa la tua massima aspirazione?”
Mentre la sua
voce si
alzava sempre di più, lei lo spintonava ad ogni frase, e
Regulus
riusciva a mala pena a mantenere l'equilibrio.
“Da
quanto tempo fai il
tirapiedi di Tu-Sai-Chi?” chiese lei, ed era talmente
spaventosa
che Regulus non si sognò nemmeno di mentire.
“Da
più di un anno...”
rispose, con la voce fioca.
Negli occhi di
Rachel
comparve un lampo d'ira incontrollata e un attimo dopo, ancora prima
che Regulus si accorgesse di quello che stava per fare, lei lo
colpì
forte con uno schiaffo.
Era talmente
umiliato che
sarebbe voluto sparire all'istante, ma non si mosse: se lo meritava,
pensò. La guancia bruciava da morire, ma non era neanche
lontanamente paragonabile al dolore che provava nel vederla
così
infuriata.
“E me
l'hai tenuto
nascosto per tutto questo tempo?!”
Rachel stava
per
raggiungere gli ultrasuoni.
“Mi
dispiace” rispose
lui, mortificato.
“Non
è vero che ti
dispiace! Doveva dispiacerti prima di diventare un Mangiamorte! Non
ti è dispiaciuto quando hai deciso di fare
l'assassino!”
“Non
sono...”
“Sta'
zitto!” sbottò
lei, e Regulus non osò proseguire. Rachel lo spinse di
nuovo. “Mi
avevi promesso che non lo avresti fatto! Mi hai mentito per
mesi!”
Regulus temeva
di
ricevere un altro schiaffo ma Rachel era rimasta senza fiato,
nonostante i suoi occhi continuassero a lanciare fulmini e saette.
“Spiegami
perché”
sibilò con un tono talmente spaventoso che nessuno avrebbe
avuto il
coraggio di disobbedire.
“Lo
sai. Sono d'accordo
con il Signore Oscuro su molti argomenti” mentì
lui
volontariamente.
“Tutto
qui? Non è
perché in realtà sei semplicemente sprovvisto di
spina dorsale e
quindi esegui senza fiatare gli ordini di mammina?”
Regulus si
sentì in
dovere di reagire almeno quella volta.
“Lei
non c'entra...”
“Oh
sì, invece!
Smettila di fare il bambino e di difenderla sempre! Tu dovevi
dimostrare alla tua famiglia di essere migliore di tuo fratello e hai
deciso di farlo unendoti ai Mangiamorte! Mi congratulo, è
stata una
trovata davvero geniale!” Il suo tono sarcastico non si
accordava
con l'espressione furibonda del viso. Regulus notò con
dispiacere
come gli occhi le si fossero inumiditi. “E pur di
accontentare i
tuoi sei disposto a prendertela con delle persone che non ti hanno
mai fatto niente di male! Ma non ti vergogni?”
Regulus avrebbe
voluto
risponderle di sì, che lei aveva sempre avuto ragione e di
aver
commesso l'errore più grande della sua vita, ma si
trattenne. Rachel
non doveva sapere del suo cambio di rotta, così sarebbe
stata più
al sicuro.
I suoi occhi
erano lucidi
e arrossati, ma lei tentava ancora di resistere. Regulus si
rifiutò
di guardarla. Non voleva vederla piangere per colpa sua. Quanto era
stato stupido a rinunciare alle cose davvero importanti per inseguire
un'illusione...
“Mi
disgusti” disse
lei, mentre le lacrime cominciavano finalmente a rigarle il viso.
“Almeno avessi avuto la decenza di dirmelo subito,
così non mi
sarei illusa di contare qualcosa per te. A quanto pare è
più
importante un mago oscuro pazzo e sanguinario o lo stupido buon nome
della tua famiglia”.
“Non
è vero” reagì
lui. Doveva mentirle, ma non voleva che lei dubitasse di quello che
provava.
Ma Rachel gli
voltò le
spalle per nascondere le lacrime. Regulus avrebbe voluto consolarla,
era la cosa che desiderava più al mondo in quel momento, ma
non
poteva, perché era proprio lui a farla stare male. Rimase
immobile a
fissarle la nuca. Non aveva mai pianto davanti a lui, ed era una
scena alla quale Regulus non avrebbe mai voluto assistere.
“Rachel...”
provò,
sfiorandole il braccio. Lei si voltò di scatto e
allontanò la sua
mano con decisione ma allo stesso tempo con lentezza, come se le
costasse un enorme sforzo. La sua furia sembrava essersi sfogata del
tutto, lasciando spazio ad una cupa rassegnazione.
“Quel
Mangiamorte che
ha aiutato mia madre al san Mungo, eri tu?” chiese poi,
cogliendolo
alla sprovvista. Il suo tono non era più arrabbiato ma
mortalmente
calmo.
“Oh...
sì”.
“Ma
l'hai fatto solo
perché era mia madre. Se non l'avessi conosciuta, l'avresti
lasciata
morire come tutti gli altri Guaritori. Quindi non ti aspettare che ti
ringrazi. E pensare che sei pure venuto a cena da noi...
che
faccia tosta!” sbottò infine. Regulus fece
previdentemente un
passo indietro ma lei stava tentando, invano, di asciugarsi le guance
bagnate. “Perché hai deciso di dirmelo proprio
adesso, comunque?”
“Non
mi piaceva
prenderti in giro. Tanto prima o poi lo avresti scoperto da
sola”.
“Già,
perché tu hai
intenzione di continuare su questa strada, vero?” gli chiese
lei.
Regulus non riuscì a sostenere il suo sguardo e non rispose,
desiderando di poterle confessare che non avrebbe mai più
servito
Voldemort. Rachel però doveva pensare diversamente.
“Be', sappi
che io non ho intenzione di essere la fidanzata di un
Mangiamorte”.
“Lo
so...”
“Perché,
Regulus?”
chiese lei dopo una pausa di silenzio, e la sua voce si
spezzò.
“Potevamo essere felici insieme e invece hai rovinato
tutto”.
Anche lui aveva
la
tentazione di piangere ma la represse a fatica. Provò a dire
qualcosa ma non ce la fece.
“Sai
perché mi
dispiace?” aggiunse Rachel con la voce rotta dall'emozione.
“Perché
tu non sei malvagio. Sei diverso da come ti sei sempre sforzato di
apparire. Tu odiavi essere quel ragazzino introverso e pieno di
debolezze ma a me sei sempre piaciuto così. Non ti ho mai
chiesto di
dimostrarmi chissà cosa. Adesso però sei cambiato
e non ti
riconosco più. Credevo che fossi una persona migliore ma
probabilmente o mi sono sempre sbagliata oppure il Regulus di cui mi
sono innamorata non esiste più. In ogni caso, non vedo
motivi per
cui dovremmo continuare a vederci”.
Quelle parole
gli avevano
fatto più male di ogni altra cosa ma lui resistette
all'impulso di
dirle che non era cambiato così tanto, che il Regulus di
prima c'era
ancora ed era tornato. Sapeva di doverla assolutamente lasciare: se
Voldemort avesse intuito il suo tradimento, lei sarebbe stata la
prima persona che avrebbe cercato per punirlo, ormai lo conosceva
bene. E, pensò, in fondo era più facile che fosse
lei a lasciarlo:
non credeva che ne sarebbe stato altrettanto capace.
“Vattene,
adesso. I
miei potrebbero avermi sentita” disse Rachel. "Lasciami sola".
Regulus
annuì. La guardò
negli occhi, prolungando quel contatto visivo finché gli fu
possibile, desideroso di poter tornare indietro nel tempo e
cancellare tutti i propri errori.
Mentre si
Smaterializzava, ebbe la sensazione che lei gli stesse sussurrando
qualcosa che poteva suonare come “Stai attento”, ma
non ne era
poi tanto sicuro.
Cercò
di ignorare il
nuovo dolore che si era aggiunto al fardello che aveva scelto di
portare. Adesso doveva occuparsi di scoprire il segreto del
medaglione di Voldemort, senza pensare ad altro e senza distrazioni.
Non sapeva dove
quella
scelta lo avrebbe portato ma era deciso ad andare fino in fondo, a
qualunque costo. Era consapevole del fatto che avrebbe rischiato la
vita ma non si era mai sentito tanto determinato come in quel
momento. Voleva svelare quell'enigma da solo e senza umiliarsi a
chiedere aiuto a Silente o a chiunque altro.
Lo aveva deciso
quella
stessa notte: era quasi una questione personale. E sapeva
già
a chi
chiedere per primo.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Mi dispiace tanto per il modo
in cui è finito il capitolo, ma è così
che deve andare: esigenze di copione. Se vi può consolare,
io sono la prima ad avere le lacrime agli occhi... T_T
Tuttavia,
può
sembrare strano ma scrivere questo capitolo mi è piaciuto un
sacco, soprattutto la prima parte. Come avrete notato, ho cambiato
molte cose rispetto a quando ho scritto "Slytherin love": Regulus non
dice a Rachel che si è pentito (per ora) e lei si
arrabbia di brutto perché è stata messa di fronte
al
fatto compiuto. Cambierà anche il modo in cui lui
verrà a
sapere degli Horcrux (mica posso fare tutto uguale!)
Del resto
doveva andare così: se lei si deve salvare, non
deve
sapere nulla degli Horcrux o del fatto che Regulus stia cercando di
farla pagare a Voldemort
Lo sapete che
mancano 4 capitoli, sì? :-( Da scrivere me ne
mancano due interi e metà del terzo... se penso che questa
fanfiction ha quasi un anno! O_O
Quasi
dimenticavo: buon Primo Maggio a tutti!
Prossimo
aggornamento: 8
maggio
Alohomora:
il portaombrelli l'ho voluto mettere per rendere un po' di giustizia a
Tonks! Ho capito che lei è goffa, ma quello sta anche in
mezzo
ai piedi, insomma! XD Chissà, forse la tua ipotesi su Orion
potrebbe essere giusta. Si sarà reso conto di aver
condannato il
proprio figlio. Sei convinta della reazione di Rachel? Mentre lo
scrivevo ero a pezzi e scommetto che dopo aver letto questo capitolo mi
odierai... Ma se stavolta devo farla sopravvivere, lei non
dovrà
sapere nulla. Però la rivedrai nell'ultimo capitolo, e senza
litigi come questo.
Circe:
grazie, mi piace mettere un po' di me stessa nei personaggi,
però solo quando so che in certe situazioni si
comporterebbero in un modo simile a me, altrimenti lascio perdere. Ho
intenzione di dare un po' di spazio a Bellatrix in uno dei prossimi
capitoli, perché non ho mai approfondito molto il suo
rapporto
con Regulus, e mi piacerebbe farlo. Spero che i pensieri di Regulus ti
siano piaciuti!
MEISSA_S:
prima di tutto, grazie mille per il voto! Invece mi dispiace per il
capitolo scorso: quando l'ho pubblicato ho pensato proprio a come ci
saresti rimasta male. :-( Non so quale sia la tua idea
sull'allontanamento tra Alshain e Alphard, e ammetto che nemmeno io ho
ancora deciso del tutto, quindi magari te lo farò sapere in
anteprima via email, così mi dirai se è troppo
uguale
alla tua idea, ok? Per quanto riguarda il sarcasmo di Voldemort, quello
che ho inteso dire è che Voldemort è sicuro che
Kreacher
morirà, quindi lo zelo che Regulus mostra nel volergli
affidare
l'elfo che ritiene migliore ha provocato in lui da una parte un po' di
stupore perché non si sarebbe aspettato che Regulus
esaltasse
così un "essere inferiore" e, dall'altra, allo stesso tempo
un
qualche maligno compiacimento. Insomma, un po' contorto, ma non ho
pensato ad un tentativo di Voldemort di metterlo in imbarazzo, anche se
potrebbe essere stato un ulteriore motivo!
_Mary:
ahah, be', spero di non aver fatto la "tragggedia strappalacrime" in
questo capitolo! Ho cercato di rendere tutto il meno
melodrammatico possibile, ma non sono riuscita a fare di meglio.
Regulus ti ha proprio preso alla lettera: si è ricordato
perfettamente le parole di Sirius. Lo avevo detto che questa volta
avrebbero fatto centro! Grazie mille per il voto! :-)
vulneraria:
all'inizio Barty non pensavo di inserirlo, ma alla fine ho deciso di
sì, perché in fondo è ancora amico di
Regulus e
crede di avere i suoi stessi "ideali". D'ora in poi non sarà
più così, visto che Regulus ha deciso di tradire
Voldemort. Sono contenta che l'arrivo di Sirius sia stata un'idea
apprezzata! Grazie!
deaselene:
Sirius non è entrato sia perché non voleva essere
di
nuovo in quella casa che lui considera una prigione sia
perché
immaginava che sua madre non sarebbe stata molto felice di rivederlo!
Il funerale di Orion si sarebbe traformato in una rissa in piena
regola, perciò ha preferito evitare! Sì, hai
indovinato.
Non sono tante le volte in cui a Voldemort serve un elfo domestico!
Mirwen:
Sirius trova sempre il modo per sorprendere tutti, eh? XD Spero che il
capitolo ti sia piaciuto.
malandrina4ever:
ahah, tranquilla, il capito non scappa! Anche a me però
succede
che se non recensisco subito mi dimentico quasi tutto. Certe volte mi
scordo quello che voglio dire anche mentre sto recensendo! XD Rachel
voleva evitare che scoppiasse una rissa in piena regola davanti alla
porta di Grimmauld Place, ma alla fine è andata meglio del
previsto. Peccato che stavolta ci abbia pensato lei e fare un casino!
Hale
Lover:
sì, anche io penso che i fratelli Black abbiano un gran
fascino!
Mi sono meravigliata quando ho letto che ti piace Walburga! Io le ho
sempre preferito Orion (almeno lui non ha tormentato le generazioni
future con un ritratto urlante!) ma non mi piacciono entrambi per come
hanno trattato Sirius e per come hanno mandato Regulus al macello...
però ammetto che mi piace scrivere di loro! Mi
incuriosiscono
tutti e due, come tutti i Black, del resto.
felpy90:
non so se leggerai questa risposta, ma provo lo stesso a
risponderti qui. Ti ringrazio tantissimo per il voto, mi ha fatto molto
piacere, e infatti adesso sono tutta contenta! Ho cercato di impegnarmi
nel creare il personaggio di Rachel e il fatto che tu l'abbia
apprezzata mi è motivo di grande soddisfazione! Grazie!
DubheBlack: non
ho mai descritto in diretta il momento in cui Kreacher racconta tutto a
Regulus e spero di avere reso bene l'idea! Spero che la reazione di
Rachel non ti abbia rattristata troppo, anche perché
è
una situazione momentanea e presto Regulus le confesserà di
essersi pentito. Quanto a Sirius, temo che se ne riparlerà
nel
seguito! ^_^
|
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Capitolo 47 *** Il segreto di Tom Riddle ***
47
Fandom: Harry Potter
Personaggio:
Regulus
Black
Prompt:
47. Latte
Rating:
giallo
Disclaimer: Regulus
Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K.
Rowling.
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Il
segreto di Tom Riddle
Settembre 1979
Regulus
percorreva di
corsa il corridoio al piano terra di un'antica dimora magica, mentre
gli altri Mangiamorte perlustravano il resto della casa, rovesciando
tutto quello che trovavano e distruggendo ogni cosa si potesse
rompere.
Sentì
qualcuno che
gridava e capì di essere nella giusta direzione: non aveva
mai
seguito molto il proprio istinto, ma quella volta si era rivelato
esatto. Quando entrò, quasi in scivolata, in una stanzina in
fondo
al corridoio, vide una donna che teneva in braccio una neonata mentre
cercava disperatamente di aprire la porta sul retro. Quest'ultima
però era chiusa con la magia, e la donna era stata disarmata
quando
i Mangiamorte erano entrati in casa sua.
Da uno dei
piani
superiori si udirono le grida di dolore di uno degli Auror di scorta:
Lord Voldemort lo stava torturando. Regulus cercò di non
pensare a
quello che gli avrebbe fatto.
Alle urla
strazianti, la
neonata scoppiò a piangere e la donna si voltò,
strillando alla
vista di Regulus.
“Stia
zitta”
bofonchiò lui, nervoso. Ci mancava solo che qualcuno si
accorgesse
che aveva trovato Millicent Bagnold in persona, una tra i
più
probabili candidati alla carica di Ministro della Magia. Era molto
amica di Albus Silente, a quanto ne sapeva, e Voldemort non la voleva
a capo del Ministero almeno quanto non voleva Barty Crouch. La
temeva, perché lei rappresentava tutte le famiglie
Purosangue che si
opponevano al dominio del Signore Oscuro. Una Purosangue a capo della
comunità magica con idee diverse dalle sue poteva essere
ancora più
pericolosa di qualsiasi insulso Mezzosangue. Per questo Voldemort era
talmente deciso a ucciderla che aveva deciso di partecipare
direttamente alla missione.
La donna era
caduta a
terra, la schiena contro il muro, e stringeva la figlia per darle un
minimo di conforto, ma i suoi occhi erano puntati contro Regulus,
colmi di orrore e consapevolezza di essere sul punto di morire. Lui
ormai odiava essere fissato in quel modo. Non voleva più
provocare
terrore nelle persone: non lo faceva sentire potente, ma solo
disgustato.
In quel momento
un
ululato lo riscosse: era una notte di luna piena e Greyback era
lì
in quel preciso momento, sempre su ordine di Voldemort.
Orripilato,
Regulus
estrasse dalla tasca la bacchetta appartenente alla donna e gliela
porse. L'aveva raccolta da terra e, per fortuna, in tutto quel
trambusto i Mangiamorte non se ne erano accorti.
Millicent
Bagnold rimase
paralizzata e lo fissò con profondo stupore, cercando di
guardare
attraverso la maschera argentata che lui indossava.
“Vogliamo
restare qui
tutta la notte?” disse lui, seccato dalle sue esitazioni. La
donna
prese la bacchetta e si rialzò in piedi. “Suo
marito dov'è?”
“A
c-casa di sua
madre... perché lei stava male...”
balbettò quella, ancora
sconvolta.
“Bene,
allora vada
subito da lui” tagliò corto Regulus, tendendo bene
le orecchie per
assicurarsi che non arrivasse nessuno. Si avvicinò alla
porta
secondaria e fece scattare la serratura. La campagna immersa nella
notte era completamente deserta: i Mangiamorte, Greyback compreso,
dovevano essere tutti dentro. Regulus fece cenno alla donna di uscire
in fretta, ma poi il suo sguardo cadde su un tavolo vicino, che era
stato usato come deposito di tutto ciò che serviva alla
neonata.
“Ehm,
si porti anche
questo” disse, leggermente impacciato, porgendole un biberon
pieno
di latte. “Potrebbe avere fame” aggiunse, alludendo
alla figlia.
La donna prese
il biberon
ma trattenne Regulus afferrandogli il polso e costringendolo a
guardarla.
“Grazie”
sussurrò,
stupita e commossa. “Ti devo la vita. Se hai bisogno di
aiuto, io
posso farti proteggere...”
“Non
si preoccupi”
rispose lui.
“Sei
sicuro? Dimmi
almeno come ti chiami...”
“Vada,
stanno
arrivando” tagliò corto, inquieto.
“D'accordo.
Per
qualsiasi cosa, farò di tutto per sdebitarmi”.
Millicent
Bagnold gli
rivolse un'ultima occhiata riconoscente, poi uscì dalla
porta e si
Smaterializzò, scomparendo nella notte.
La dimora dei
Bagnold era
divorata dalle fiamme. Nel parco illuminato soltanto dal fuoco che si
alzava sempre più in alto, Greyback era accasciato a terra,
svenuto,
e i restanti Mangiamorte erano schierati in fila davanti all'Oscuro
Signore, che aveva appena finito di sfogare la propria rabbia sul
Lupo Mannaro.
“L'ho
disarmata, ma è
riuscita lo stesso a scappare” sibilò Lord
Voldemort in tono
minaccioso. “Nessuno di voi l'ha vista fuggire, dopo che gli
Auror
di scorta hanno creato quella nebbia per confonderci. Chi era al
piano terra?”
“Io,
Signore” rispose
Regulus, tremando come una foglia. “Ma posso assicurarvi che
lì
non c'era”. Inorridì quando Voldemort
reclamò il suo sguardo.
Svuota
la mente,
svuota la mente, svuota la mente... si ripeteva. Non poteva
permettersi di essere scoperto, non ora che aveva deciso di tradirlo.
Il Signore
Oscuro parve
soddisfatto: forse era stata la forza della disperazione a fare in
modo che Regulus non gli lasciasse libero accesso alla propria mente.
Era sempre stato bravo a non mostrare quello che provava e per questo
in Occlumanzia era molto avvantaggiato rispetto agli altri, ma quando
Voldemort tentava di forzargli la mente temeva sempre di non riuscire
a contrastarlo. Del resto, non aveva osato chiedere a Severus o
Bellatrix di farlo esercitare, altrimenti avrebbe rischiato che
vedessero qualche ricordo compromettente.
Nonostante la
rabbia del
Signore Oscuro, non si era pentito di aver salvato la vita di quella
strega. Niente lo aveva mai fatto sentire così bene quanto
la sua
decisione consapevole di aiutarla a scappare. Era la prima volta che
riusciva a considerarsi in pace con se stesso. Una piccola parte di
sé pensò che, se lo avessero visto, sia Rachel
che Sirius sarebbero
stati fieri di lui, anche se nella realtà pensavano l'esatto
contrario.
L'ira di
Voldemort si era
finalmente sfogata e lui si era rivolto verso il gruppetto di
Mangiamorte di cui Regulus faceva parte.
“Lucius”
disse,
“dobbiamo evitare che questa notizia esca sul Profeta di
domani.
Molti Purosangue ancora indecisi potrebbero scegliere di appoggiare
Silente se sapessero che abbiamo cercato di uccidere una di loro.
Decidi tu se limitarti a fare una Imperius al direttore oppure se
fare piazza pulita di tutta la redazione, non m'interessa”.
“Sì,
mio
Signore”
rispose Malfoy, prontamente.
“Da
domani continueremo
a cercare quella traditrice del suo sangue” disse poi
Voldemort.
“Ora sparite tutti... Black, tu no, aspetta un
attimo”.
Regulus
sussultò, ma si
ricompose subito.
“Il
tuo elfo domestico
mi è stato di grande aiuto, purtroppo a causa di una tragica
fatalità, non è sopravvissuto alla missione. In
ogni caso, non
credo che sia un grosso problema per la tua famiglia. Di altri
servitori ne potete avere quanti volete. In fondo era soltanto un
elfo”.
“Certo”
rispose
Regulus digrignando i denti e fingendo di chinare la testa in segno
di rispetto: in realtà voleva nascondere la smorfia di
rabbia che
gli era comparsa sul viso.
Te la
farò pagare,
fosse l'ultima cosa che faccio, pensò, odiandolo
sempre di più.
Quando si
incamminò
lontano dalla casa dei Bagnold per Smaterializzarsi, fu affiancato da
Severus.
“Che
disdetta”
esordì
il ragazzo con un tono neutro. “Il Signore Oscuro ci
farà
setacciare tutta la Gran Bretagna per trovare la Bagnold...”
“Già...
ora scusa, ma
vado di fretta” rispose Regulus, guardandosi intorno in modo
febbrile: sapeca che fosse una cosa stupida e illogica, ma aveva
paura di ritrovarsi l'Ordine della Fenice tra capo e collo. All'altro
quelle occhiate non sfuggrono.
“Sai”
disse,
“ultimamente mi sembri un po'... strano”.
Regulus smise
di
camminare, e Piton fece lo stesso. Il primo deglutì ma si
rifiutò
di guardarlo negli occhi: sapeva che anche lui fosse un bravo
Occlumante.
“È
morto da poco mio padre, Piton. Non sono sono tenuto a dare
spiegazioni a te sulle mie reazioni” disse con freddezza.
Severus non
parve affatto
imbarazzato. Intorno a loro, tutti gli altri Mangiamorte si erano
già
Smaterializzati e anche Voldemort era sparito. La notte era
silenziosa, a parte il crepitio del fuoco che divorava casa Bagnold.
“Veramente
mi riferivo
ad un'altra cosa. Ho notato che in certe occasioni tu perda ogni
voglia di combattere”.
“Ma
davvero? Chi è che
ti ha salvato la pelle da quegli Auror che ti avevano accerchiato,
stanotte?” rispose Regulus, sarcastico.
“In
effetti, stavolta
hai combattuto. Ma non posso fare a meno di chiedermi come mai tu non
ti impegni così tanto quando... ehm” aggiunse, con
una falsa
esitazione che suonò estremamente beffarda, “...
quando l'Ordine
della Fenice è nei paraggi”.
Regulus si
sentì
arrossire all'improvviso e ringraziò il fatto che fosse buio.
“Non
so di cosa tu stia
parlando” sbottò, secco.
“Io
credo di sì,
invece. Durante le nostre... scorribande, hai sempre una gran fretta
e non fai altro che dirci di non perdere tempo e di andarcene prima
che arrivi l'Ordine. Mi chiedo perché tu preferisca avere a
che fare
con gli Auror piuttosto che con loro... Ma forse, questo tuo
atteggiamento è iniziato... ah, certo... da quando hai
scoperto che
tuo fratello fa parte dell'Ordine, o sbaglio?”
“Infatti
ti sbagli”.
Regulus era furioso, ma cercò di trattenersi. “Mi
sembra di aver
già dimostrato abbastanza che non mi importa niente di
lui”.
“E
allora come mai ogni
volta che c'è una battaglia cerchi in tutti i modi di
evitare che si
faccia male? Per non parlare di quella volta in cui è stato
lui a
salvare la tua vita. L'ho visto. Tutto ciò è
molto commovente,
Black, ma non credo sia l'atteggiamento giusto”.
Piton aveva
un'aria così
beffarda che Regulus avrebbe voluto fargliela pagare. Quello si
divertiva a prenderlo in giro ma lui non sapeva come rispondere.
“E
anche se fosse?”
lo sfidò alla fine, incapace di negare l'evidenza.
“A te cosa
importa?”
“A me
assolutamente
nulla, ma ti ricordo che, anche se Silente sarebbe commosso da questa
manifestazione di affetto fraterno, dubito che al Signore Oscuro
possa fare altrettanto piacere. Credo che potrebbe considerarlo quasi
un tradimento”.
Regulus
arrossì ancora
di più. Detestava sentirsi smascherato in quel modo da uno
che
odiava a morte Sirius, tra l'altro. Aveva trascorso gli ultimi
quattro anni della sua vita a ostentare una totale indifferenza nei
confronti di suo fratello ed essere scoperto in quel modo non gli
piaceva affatto. In quel momento desiderò ferire Piton con
un'insinuazione altrettanto maligna e le parole gli uscirono
spontanee, senza che se ne rendesse davvero conto.
“Hai
una gran faccia
tosta, sai? Io piuttosto sarei curioso di sapere cosa ne penserebbe
il Signore Oscuro se vedesse tutti gli sforzi che fai per evitare che
la Evans venga ferita. Almeno mio fratello è nato
Purosangue, a
differenza di lei”.
Regulus aveva
voluto
soltanto sbeffeggiarlo, perché sapeva che Piton e la Evans
fossero
stati molto amici in passato, ma non si aspettava di vederlo
così
furibondo. Doveva avergli fatto più male di quanto ne avesse
intenzione. Anche Severus era arrossito e lo stava guardando
così
male che Regulus temette di essere attaccato. Un attimo più
tardi
però l'altro riuscì a ricomporsi e gli si rivolse
con il suo solito
tono glaciale.
“Sei
bravo a coprire i
tuoi difetti sottolineando quelli altrui. È una
caratteristica che
hai in comune con il tuo degno fratello”.
Regulus
odiò la sua
capacità di avere sempre la risposta pronta; lui invece non
era
altrettanto bravo.
Poiché
non replicava,
Piton gli rivolse una smorfia vittoriosa e si allontanò.
Regulus lo
guardò Smaterializzarsi, irritato nel profondo, ma si disse
di aver
fatto bene a non rispondere alla provocazione. Aveva cose molto
più
importanti della insinuazioni di Piton a cui pensare, e doveva
risolverle prima che quello iniziasse a sospettare che i suoi
tentennamenti fossero dovuti ad un tradimento vero e proprio.
***
Era la prima
volta che
andava a Hogsmeade da quando aveva finito di frequentare la scuola.
Il villaggio era sempre lo stesso ma lui ora si sentiva un perfetto
estraneo. Gli mancavano i suoi anni da studente: le gite a Hogsmeade,
i pomeriggi primaverili trascorsi nel parco, i banchetti in Sala
Grande, addirittura le lezioni e le ore passate a studiare e
chiacchierare in sala comune, ma soprattutto il Quidditch e, sopra
ogni altra cosa, lei. Rachel occupava ogni suo ricordo, era entrata a
far parte della sua vita durante il primissimo viaggio sul treno per
non uscirne più.
Cercando di non
farsi
assalire di nuovo dai rimpianti, camminava distratto tra gli studenti
immersi in conversazioni spensierate e le coppiette che si tenevano
per mano, dirette da Madama Piediburro. Quando passò davanti
ad un
vicolo molto familiare, si fermò a fissarlo, il cuore che
batteva
all'impazzata. Era lì che, due anni prima, aveva baciato
Rachel per
la prima volta. Non se lo sarebbe mai dimenticato.
Tutto sembrava
volergli
ricordare quanto aveva perso per colpa della propria follia. Si era
rovinato da solo, pensava.
Dopo alcuni
lunghi minuti
finalmente riuscì a distogliere lo sguardo da quel vicolo
deserto e
ricominciò a camminare, sempre più depresso. Per
l'ennesima volta
ripeté mentalmente il proprio obiettivo, per non perderlo di
vista.
L'insegna dei
Tre Manici
di Scopa dondolava, per via del vento, davanti a lui e Regulus
accelerò il passo.
Se
vuoi sapere
qualcosa riguardo il Signore Oscuro, chiedi a lui, gli aveva
detto Barty un anno prima, e per fortuna.
Quando
entrò nel locale
affollato e vide un'ampia schiena familiare, si sentì
immediatamente
sollevato.
“Il
solito Idromele,
professore?” chiese Madama Rosmerta all'uomo seduto al
bancone.
“Grazie,
Rosmerta”
rispose il professor Lumacorno.
Afferrò
il boccale pieno
di Idromele, sorseggiandolo con aria soddisfatta. Regulus lo
raggiunse e si appoggiò al bancone accanto a lui.
“Professore?”
lo
chiamò.
Lumacorno
posò il
bicchiere e si voltò. Quando lo riconobbe,
sobbalzò e sorrise per
lo stupore. “Signor Black! Che piacere vederti! Ma cosa ci
fai da
queste parti?”
Regulus
simulò un
sorriso forzato.
“Avevo
voglia di fare
una passeggiata”.
“Nostalgia
di Hogwarts,
vero? Ti capisco, viene a tutti quanti... Be', sono veramente
contento di averti incontrato, fa sempre piacere ritrovare gli
ex-studenti del Lumaclub! Prendi qualcosa?”
“Oh,
sì, una
Burrobirra” disse Regulus. Madama Rosmerta gli
servì una
bottiglia, ma lui ne bevve solo qualche goccia. “Come va a
Hogwarts, professore?”
“Abbastanza
bene, le
solite cose. Al banchetto di inizio anno Gazza ha dato di matto
perché Pix ha rovesciato dei gavettoni sui poveri studenti
del primo
anno che dovevano ancora essere Smistati. Quel Poltergeist è
incredibilmente dispettoso, non trovi? E tu, invece? Hai già
cominciato a lavorare?”
“Ancora
no, ma ho fatto domanda al Ministero della Magia” rispose
Regulus.
“Certo,
scommetto che lavorerai al Primo Livello! Anche se continuo a pensare
che per il Quidditch saresti stato perfetto”.
Regulus
evitò di commentare bevendo una quantità
esagerata di Burrobirra.
“Professore,
avrei qualcosa da chiederle...” disse all'improvviso, quando
si fu
assicurato che l'Idromele di Lumacorno fosse finito.
“Dimmi
pure”.
“No,
qui è troppo affollato... che ne dice di andare alla Testa
di Porco?
Si tratta di una questione un po'... delicata”. La Testa di
Porco
era il luogo ideale per parlare di certe cose senza correre il
rischio di essere sentiti da orecchie indiscrete.
“Oh,
non c'è problema. Avevo già intenzione di
andarci. Rosmerta, eccoti
le tue cinque falci” aggiunse, lasciando le monete alla
proprietaria. Regulus fece lo stesso e poi lo seguì fuori
dai Tre
Manici di Scopa.
Si
incamminarono lungo
High Street e Lumacorno ricominciò subito a parlare
allegramente.
“Sono
proprio contento
di rivederti! Mi stavo proprio dicendo che i miei vecchi studenti mi
sarebbero mancati. Il Lumaclub non è più numeroso
come qualche anno
fa, però ci sono alcuni che promettono bene... Ah,
Regulus, perdonami, mi è tornato in mente solo adesso:
condoglianze
per tuo padre, mi dispiace davvero”.
“Oh...
grazie” rispose lui, incupito. Avrebbe preferito che
Lumacorno non
se ne fosse ricordato, ma il professore si era già lasciato
trasportare dai ricordi.
“Conoscevo
Orion, è stato anche lui un mio studente. Non pensavo che se
ne
sarebbe andato così presto...”
Con
grande sollievo di Regulus, il discorso dovette interrompersi quando
entrarono nel pub. Era lurido come se lo ricordava, se non di
più.
Non c'era molta gente, a parte un paio di uomini che conversavano
fitto in un angolo riparato, e la solita capra che vagava
indisturbata tra i tavoli.
“Buongiorno,
Aberforth” esordì Lumacorno. “Un Whisky
Incendiario per me e...”
“Niente,
grazie” si affrettò a dire Regulus, considerata la
scarsa igiene
del posto.
Aberforth
annuì senza parlare, ma gli lanciò un'occhiata
penetrante, e
Regulus si affrettò a distogliere lo sguardo.
“Come
va il campionato di Quidditch, professore?” chiese, in attesa
di
allontanarsi dal bancone.
“Oh,
ancora non è iniziato, ovviamente, ma promette di essere
emozionante
e combattuto. Secondo me hai fatto una buona scelta suggerendo
Dunstan come Capitano. Tuttavia ho paura che quest'anno non
sarà
così facile vincere la Coppa. Sia Serpeverde che Grifondoro
possiedono dei giocatori molto forti ma – che rimanga tra noi
– i
veri talenti se ne sono andati tutti”.
Regulus
abbozzò un sorriso compiaciuto, anche se ora nulla gli
sembrava più
importante del medaglione, nemmeno un riconoscimento del genere.
“Invece
il nuovo Capitano di Corvonero sta mettendo su una grande squadra,
sai? Temo che sia la favorita di quest'anno. Io sono convinto che
saranno loro a vincere”.
“Non
è ancora detto. Ma se Serpeverde dovesse perdere, preferisco
che sia
Corvonero ad ottenere la Coppa” affermò Regulus,
mentre Aberforth
serviva il Whisky all'insegnante.
Lumacorno
ridacchiò, divertito.
“Tipico
di noi Serpeverde: possiamo anche perdere, ma dobbiamo trascinare con
noi i Grifondoro, vero?”
Poi
si diresse verso uno dei tavoli più vicini, ma Regulus
insisté per
prenderne uno in un angolo più al riparo da orecchie
indiscrete, con
la scusa che fosse meno sporco.
Quando
furono entrambi seduti, meditò sul modo migliore per farlo
parlare,
mentre l'insegnante gli iniziava a raccontare dei nuovi talenti che
aveva scoperto ultimamente.
Escluse
a priori la Legilimanzia: non la sapeva padroneggiare molto bene e
temeva che Lumacorno fosse abile a contrastarla. Forse avrebbe potuto
Confonderlo, ma rischiava di impedirgli di ricordare con chiarezza le
informazioni che gli servivano. Prima di uscire di casa aveva pensato
al Veritaserum, ma non era sempre affidabile. C'era solo un modo
sicuro per indurlo a raccontargli ogni cosa. Si era ripromesso di non
usare più le Maledizioni Senza Perdono, a meno che non fosse
strettamente necessario, ma quella volta avrebbe dovuto fare
un'eccezione.
Così,
mentre il professore chiacchierava ignaro, Regulus estrasse la
bacchetta e, tenendola nascosta sotto il tavolo, dopo aver
controllato che nessuno stesse guardando, la puntò contro di
lui. In
fondo era la meno pericolosa, e poi la stava usando per un buon fine,
non per fare del male...
“...
e alla fine si è alzato e mi ha detto che aveva
già finito la
pozione dopo neanche un'ora. Io non ci potevo...”
“Imperio!”
Lumacorno
tacque improvvisamente, assumendo un'espressione imbambolata. Regulus
si guardò intorno per assicurarsi che nessuno si fosse
accorto di
quell'inatteso silenzio, ma per fortuna sia Aberforth che gli altri
due clienti erano troppo lontani per sentirli.
“Professore”
sussurrò, un po' dispiaciuto, “mi dica tutto
quello che sa su Tom
Riddle”.
L'insegnante
non ebbe alcuna reazione e iniziò a parlare subito.
“Tom
Riddle... fin dal primo giorno di scuola si era dimostrato un ragazzo
fuori dal comune. Era eccezionalmente bravo con la magia, nonostante
avesse trascorso l'infanzia in un orfanotrofio babbano. Forse
è
stata quella sua brutta esperienza a fargli odiare tanto i Babbani.
Lo notai subito. Era determinato e aveva molta influenza sugli altri
studenti. Così lo ammisi nel Lumaclub. Era estremamente
bravo nel
capire la gente ma, al contrario, nessuno sospettava che nascondesse
un animo così... crudele. Aveva sempre avuto ottimi voti,
era stato
nominato Prefetto e, inoltre, aveva anche ricevuto un Encomio
Speciale...”
Regulus
si ricordò della targa intitolata a Riddle nella Sala dei
Trofei ma
non interruppe il professore, lasciandolo parlare.
“Dopo
aver finito la scuola con il massimo dei voti, tutti si aspettavano
che avrebbe fatto carriera in fretta, e invece è andato a
lavorare
da Magie Sinister”.
Regulus
sgranò gli occhi. Il Signore Oscuro a lavorare in un negozio
di
Notturn Alley? Era molto strano.
“E
poi sparì per un certo periodo. Forse era andato all'estero,
non lo
so. Quando tornò, iniziò a cercare dei seguaci,
fino ai giorni
nostri...”
Regulus
era molto deluso. Non conosceva tutti quei dettagli sulla vita del
Signore Oscuro e magari in un'altra situazione avrebbe potuto
ritenerli interessanti, ma quello che gli importava al momento era
ben altro. Purtroppo, non sapeva neanche che tipo di domanda avrebbe
dovuto rivolgere al professore. E non voleva chiedergli direttamente
del medaglione, per paura che qualcuno in seguito riuscisse a
leggergli nella mente.
“Che
cosa mi dice del suo rapporto con le Arti Oscure?” chiese,
sperando
di essersi avvicinato all'argomento.
Nonostante
l'espressione intontita dovuta alla Maledizione Imperius, Lumacorno
parve un po' spaventato.
“Le
adorava. Sul momento non me ne ero reso conto. Pensavo che il suo
interesse per le Arti Oscure fosse lo stesso di quello che dimostrava
nei confronti di tutte le altre materie. E invece...”
“Invece
cosa?” lo incitò Regulus e, per l'ansia di sapere,
abbassò
inavvertitamente la bacchetta.
Lumacorno
strabuzzò gli occhi, confuso, e gli rivolse uno sguardo fin
troppo
lucido. Il ragazzo si affrettò a riformulare la Imperius,
prima che
l'insegnante si potesse rendere conto di quanto stesse accadendo. Il
professore tornò imbambolato, e l'altro tirò un
respiro di
sollievo.
“Le
Arti Oscure...” gli ricordò.
“Oh,
sì. Be', trascorreva molto tempo nel Reparto Proibito della
biblioteca di Hogwarts. Io credevo che facesse solo delle ricerche in
più, ma in realtà stava coltivando e accrescendo
il suo interesse
nei confronti della Magia Oscura. Aveva iniziato a desiderare un
potere maggiore di chiunque altro, voleva dominare il mondo magico
ma, soprattutto, era ossessionato dall'idea
dell'immortalità...”
In
qualche angolo della memoria di Regulus riecheggiò una frase
sussurrata da una voce sibilante: “...e
magari un giorno
riuscirete addirittura ad ingannare la morte, proprio come ho fatto
io”.
Era
un pensiero assurdo. Fino a quel momento aveva creduto che lo avesse
detto solo per indurlo a servirlo, che fosse soltanto un'altra delle
sue tante menzogne e che, se fosse stata la verità, non
sarebbe
certo andato a sbandierarla così ai quattro venti... Ma
anche con
Kreacher si era comportato allo stesso modo: lo aveva sottovalutato,
sicuro che l'elfo fosse morto. Possibile che si fosse lasciato
sfuggire una cosa così importante in sua presenza?
Un'eccitazione
febbrile lo assalì. Che fosse davvero diventato immortale?
“Mi
parli di questa ossessione per l'immortalità”
proseguì, tremando
al solo pensiero.
“Voleva
essere il mago più potente di tutti e avrebbe voluto
ottenere il
dominio per sempre, immagino... Io non lo capii. Nessuno avrebbe mai
sospettato le sue reali intenzioni. Solo il professor Silente non lo
venerava come noialtri. Non lo convinceva. Ma neanche Silente sa
quello che... temo... sia arrivato a fare... soltanto io lo
so...”
Lumacorno
aveva assunto un'espressione sofferente e imbarazzata, per quanto gli
fosse possibile dal momento che era ancora stregato.
“Che
cosa?”
“Una
sera mi ha chiesto... una cosa... e be', credo di avergli detto
troppo...”
Il
formicolio al braccio di Regulus si stava affievolendo: l'insegnante
aveva cominciato a contrastare la Maledizione. Era evidente che non
volesse continuare il suo racconto. Lui si sforzò di
mantenere il
controllo sulla sua mente.
“Che
cosa gli ha chiesto?” chiese con un tono autoritario.
“Mi
ha... fatto delle domande... su un tipo di magia molto...
oscura...”
Un
gruppo di studenti entrò ridacchiando nel locale e, dopo
aver
ordinato delle Burrobirre, si diressero ad un tavolo vicino al loro.
“Di
che tipo di Magia oscura si trattava?” chiese Regulus con
urgenza,
temendo di non farcela. Lumacorno si stava dimostrando un osso duro
da convincere. Lottava con tutto se stesso per sottrarsi alla
Maledizione ma Regulus era altrettanto determinato a non cedere.
“Me
lo dica!”
“Ha
chiesto degli Horcrux”sussurrò quello, stentando a
scandire le
parole.
“E
che roba è?” domandò Regulus. Ma era
troppo tardi. Gli studenti
avevano raggiunto il tavolo accanto al loro e Lumacorno, sotto shock
per la propria rivelazione, aveva vinto l'influenza della Imperius.
Regulus
agì velocemente e usò un altro incantesimo su di
lui,
modificandogli la memoria per fargli credere di aver conversato fino
a quel momento dei nuovi talenti del Lumaclub. Alla fine
dell'operazione, l'uomo sembrava molto confuso.
“Professore,
si è fatto tardi. Dovrei tornare”.
“Oh,
certo, fai pure... accidenti, è già passato
così tanto tempo?”
esclamò quello, controllando il proprio orologio.
Dopo
averlo salutato come se nulla fosse accaduto, Regulus uscì
dal
locale, pensieroso.
Non
aveva la più pallida idea di cosa fossero quegli Horcrux e
non
sapeva se c'entrassero davvero qualcosa con il medaglione, ma dentro
di sé aveva la sensazione che in qualche modo fossero
collegati.
Forse il medaglione possedeva dei poteri particolari, capaci di
allungargli la vita... non ne aveva idea. Ma almeno adesso aveva
qualcosa da andare a cercare. L'unico problema che gli restava era
quello di capire dove
cercare.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
L'idea
di chiedere a
Lumacorno non è certo la più originale,
ma non avevo molte alternative. Tutto quello che Lumacorno dice su
Tom Riddle penso che lo sapessero tutti i professori che gli avevano
insegnato, non solo Silente, anche se molto vagamente.
Certo che se Harry a suo tempo avesse utilizzato la Maledizione
Imperius
sul prof per recuperare il ricordo originale si sarebbe risparmiato un
sacco di stress e una mezza ramanzina di Silente! XD
Il mezzo bisticcio tra Regulus e Severus l'ho messo
perché
era da un po' che volevo riprendere il povero Piton, che ho
snobbato troppo, ultimamente. Quando si tratta di lui, ho sempre il
terrore di andare OOC, quindi vi prego ditemi se vi convince,
perché è uno dei personaggi che mi mettono
più
soggezione!!
Millicent Bagnold (fonte: il mio amato HP Lexicon) sarà
Ministro
della Magia dal 1980 al 1990, quindi precederà Caramell. Ho
pensato che in un lontano futuro a Regulus potrà fare comodo
un
Ministro che gli deve la vita, soprattutto con Barty Crouch che
strepita per mandare mezza comunità magica ad Azkaban ^_^
Il
capitolo scorso l'ho
pubblicato a mezzanotte in punto e poi sono
andata subito a dormire, perciò quando la mattina dopo ho
letto
che questa storia era passata alla seconda fase del concorso credevo di
essere ancora nel mondo dei sogni... Cioè, non so se posso
spiegare il mio stupore ed esprimere quanto sia sconvolta: non mi
aspettavo affatto un risultato del genere! Non vorrei sembrare una
falsa modesta ma vi giuro che mai mi sarei immaginata di
passare! Mi limitavo ad essere contenta per i voti ricevuti e
basta!
Ringrazio
tantissimo
chi mi ha votato e
ringrazio anche tutti gli altri che continuano a seguire questa storia.
Grazie davvero!! *_*
Prossimo
aggiornamento:
15 maggio (ci sarà un gran ritorno!)
malandrina4ever:
sì, Regulus finalmente ce l'ha fatta, e adesso si
è
già messo sulla buona strada per scoprire cosa sono gli
Horcrux.
Vedrai, probabilmente il modo in cui svelerà il segreto
sarà insolito. Non voglio anticipare nulla, tanto lo
scoprirai
nel prossimo capitolo! Invece per sapere come Regulus si
salverà
dovrai aspettare un po' di più...
vulneraria:
grazie di tutto! Effettivamente il capitolo scorso è stato
molto
triste... del resto non poteva essere altrimenti. Grazie anche per aver
apprezzato la caratterizzazione di Kreacher: mi preoccupava un po' in
effetti. Però, tranquilla, Rachel lo perdonerà
quando lui
le dirà di essersi pentito!
Circe:
buon compleanno, allora, anche se in ritardo! Sai che hai ragione? E,
guarda caso, l'Innominato è il mio personaggio preferito!
Era
proprio destino... A me è piaciuto molto scrivere la prima
parte: l'ho pensata ogni sera prima di addormentarmi, immaginandomi nei
panni di Regulus e cercando di intuire cosa potesse pensare. Sono
felicissima che ti sia piaciuta! Sul rapporto tra Regulus e Bellatrix
devo ancora pensarci seriamente, e spero di descriverlo bene.
Mirwen:
sì, meno male che Rachel non sa nulla di Barty, altrimenti
avrebbe fatto una strage in piena regola! XD Ce ne vorrà di
tempo per mettere tutto a posto, ma alla fine ce la faranno!
dirkfelpy89:
ciao! Sono felice che ti siano piaciuti gli ultimi capitoli! E' vero,
sono stati molto intensi, e lo si vede anche dalla lunghezza: i
primissimi capitoli erano meno della metà! Sono tristissima
anche io per l'allontanamento tra Rachel e Regulus, ma stai sicuro che
non finirà qui!
Alohomora:
sì, purtroppo la data ufficiale della fine della fanfiction
è il 29 maggio... anche a me mancherà aggiornare
ogni
sabato, ma tornerò, su questo non c'è dubbio!
Comunque,
ma ti pare che posso concludere la storia senza che Rachel
sappia
del pentimento di Regulus? Certo che lo saprà, e stavolta
non ci
sarà la lettera, lui glielo dirà di persona,
anche se non
le riferirà proprio tutto quello che deve fare.
Però si
chiariranno nell'ultimo capitolo, non c'è dubbio!
_Mary:
la risposta ai tuoi dubbi era più semplice del previsto! Su
Lumacorno avevo già sparso qualche indizio,
perciò ho
pensato bene di sfruttarlo. Stavolta Regulus non andrà da
Narcissa anche se lei, a proposito, ricomparirà tra due
capitoli: comunque, non ti anticipo nulla! XD Sì, Regulus lo
schiaffo se l'è meritato eccome. Comunque, è
finalmente
rinsavito.... E poi dicono che le maniere forti non servono!. Dispiace
anche a me trovarmi un'altra volta quasi alla fine...
cercherò
di tornare il prima possibile, comunque!
Gobra1095:
be', la storia non si concluderà proprio felicemente (quello
sarà l'argomento del seguito) ma sicuramente saranno tutti e
due
ancora vivi, e questa è quel che conta al momento! Sono
d'accordo con te: anche se Orion non si è mai comportato da
padre con Sirius, in fondo lo era lo stesso e il ragazzo non poteva
essere felice della sua morte. Anche a me mancherà
tantissimo
aggiornare! :-(
DubheBlack:
in "Slytherin love" Regulus aveva intuito che il medaglione fosse un
mezzo che permetteva a Voldemort di essere quasi immortale, qui parte
solo da un nome, ma Lumacorno gli ha dato una mano a collegare le due
cose! Vedrai che nel prossimo capitolo Regulus scoprirà cosa
sono questi famigerati Horcrux... Grazie, ci tenevo molto a descrivere
per bene i sentimenti di Regulus durante la nottata insonne, quindi
sono felice che tu li abbia apprezzai! Comunque sì, lui e
Rachel
riusciranno a chiarirsi, anche se proprio alla fine della storia, ma
faranno pace, su questo non c'è dubbio! Buon primo maggio
anche
a te!
|
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Capitolo 48 *** Rivelazioni ***
48
Fandom:
Harry
Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
02.
Ricordi
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono
a J.K.
Rowling
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Rivelazioni
Ottobre 1979
La
villa che cercava era lì
davanti a lui, esattamente come se la ricordava; gli dava
l’impressione che il
tempo si fosse fermato. Regulus si meravigliò del fatto che
non fosse nascosta
da alcun tipo di protezione magica: di quei tempi una leggerezza simile
corrispondeva quasi ad un suicidio.
S’incamminò
lungo il vialetto
che, da piccolo, aveva percorso tante volte. Il tragitto fu
più lungo del
necessario perché lui a volte rallentava fino a fermarsi e
altre tornava
indietro di qualche passo. Alla fine però si obbligava
sempre a ripartire.
La
ghiaia scricchiolava sotto i
suoi piedi, fino a che non ebbe raggiunto la porta
d’ingresso. Esitò di nuovo.
Era davvero sicuro di farlo? Non sarebbe stato meglio cercare altrove?
No, si disse, questa
è
l’unica possibilità che ho per scoprire cosa sono
gli Horcrux.
Fece
un gran respiro e poi suonò
al campanello, mentre l’agitazione cresceva dentro di lui.
Dovette aspettare
pochi istanti, prima di sentire da dietro la porta la voce di un elfo
domestico.
“Chi
è?”
“Sono
Regulus. Posso entrare?”
fece lui, e attese la risposta con il cuore in gola.
Ci
fu una breve pausa, poi l’elfo
parlò di nuovo.
“Aster
deve chiedere al padrone,
prima”.
Regulus
ascoltò i passi
allontanarsi lungo l’ingresso. Aveva la tentazione di
scappare subito ma si
costrinse a rimanere. Doveva assolutamente svelare quel mistero.
Qualche
istante più tardi, udì
dei passi più pesanti di quelli dell’elfo
domestico e un attimo dopo la porta
si aprì.
“Regulus?”
disse l’uomo,
incredulo.
Il
ragazzo provò a dire qualcosa,
anche la prima che gli venisse in mente, ma non ci riuscì.
Alphard
era quasi irriconoscibile.
Non lo vedeva da circa tre anni ma dal suo aspetto sembrava che ne
fossero
trascorsi più di dieci. I capelli, un tempo neri come i
suoi, erano diventati
grigi, le rughe della fronte erano più marcate e tutto
confermava l’ipotesi che
fosse invecchiato nel giro di pochissimo tempo.
La
trasandatezza non era dovuta
solo alla barba non rasata da due giorni o ai vestiti fuori moda che
indossava;
era qualcosa di più profondo che gli si leggeva negli occhi
e nell’espressione
stanca e abbattuta.
Regulus
abbassò lo sguardo,
imbarazzato, e formulò la domanda prima di perderne il
coraggio.
“Posso?”
Alphard
aprì la porta del tutto e
lo fece entrare. Quando si ritrovarono entrambi nell’ingresso
e la porta si fu
richiusa dietro di loro, calò un silenzio imbarazzato.
Alphard continuava a fissarlo
ma Regulus si guardava le scarpe. Non sapeva come suo zio avrebbe
reagito, se
lo avrebbe accolto volentieri o con freddezza. Sentiva che la seconda
ipotesi
fosse la più probabile: se la sarebbe meritata.
“Regulus”
ripeté Alphard con un
tono indeciso: forse nemmeno lui sapeva bene come reagire. Era stato
preso del
tutto alla sprovvista. Lo fissava come se non potesse credere ai propri
occhi. Subito
dopo tuttavia assunse un tono più duro.
“Perché sei qui?”
Il
ragazzo si sentì
improvvisamente deluso. Non che si fosse aspettato
l’accoglienza più calorosa del
mondo, ma lui non gli aveva mai parlato in quel tono.
“Devo
chiederti un favore… però
se non vuoi, tolgo il disturbo” aggiunse, imbarazzato.
“No”
lo fermò quello, inquieto.
“Rimani, per favore”.
Regulus
non poté ignorare il tono
di supplica con cui aveva pronunciato le ultime due parole.
Annuì per fargli
capire che non se ne sarebbe andato e Alphard ne fu contento.
“Aster,
vai a preparare del tè”
disse all’elfo domestico. Poi tornò a rivolgersi a
Regulus. “Vieni in salotto”.
Regulus
cercava di non guardarlo
negli occhi ma sentiva a pelle la sua sofferenza. Negli ultimi anni era
vissuto
sempre da solo e si era chiaramente lasciato andare. Era più
che comprensibile
che con lui fosse così freddo.
Lo
seguì in silenzio lungo il
corridoio finché non entrarono in salotto. In un tavolino
accanto alla poltrona
vide un bicchiere usato e una bottiglia quasi finita di Whisky
Incendiario che
gli diedero la conferma dello stato di sconforto in cui Alphard versava.
“Mi
dispiace”.
Quelle
parole gli erano sorte
spontanee ed erano state pronunciate prima che se ne rendesse conto.
Odiava
chiedere scusa ma detestava di più se stesso
perché ogni sua scelta aveva avuto
come conseguenza quella di fare del male alle persone che gli volevano
più
bene.
Alphard
ne fu altrettanto
stupito. Lo guardò per alcuni secondi, poi chiese:
“Per
che cosa?”
Regulus
arrossì per la vergogna.
Fino a qualche tempo prima non avrebbe mai creduto di potersi ritrovare
in una
situazione del genere.
“Per
aver appoggiato la decisione
di cacciarti dalla famiglia. Ero arrabbiato”. Per un attimo
fu sul punto di
aggiungere qualcos’altro ma ritenne di essersi già
scusato abbastanza per i
suoi standard. Sperava solo che ad Alphard bastasse.
Suo
zio lo stava fissando con
un’espressione colma d’incredulità. Per
qualche istante non parlò.
“Non
ce l’ho con te e non devi
scusarti” rispose infine, avvicinandosi. “Ti sei
sentito tradito, lo capisco…”
“Me
la sono presa con te perché
non riuscivo ad accettare che Sirius se ne sarebbe andato lo stesso,
con o
senza i tuoi soldi” ammise Regulus, cupo.
Alphard
non replicò, limitandosi
a posargli una mano sulla spalla.
“Sono
io che dovrei scusarmi.
Orion è morto e io non ti ho ancora detto
nulla…”
“Non
importa, cioè…” rispose Regulus,
cupo “… preferisco non parlarne”.
Si
accorse che lo stava scrutando
attentamente e sul suo viso era comparsa un’espressione
tormentata, come se gli
volesse dire qualcosa ma non trovasse il modo per farlo.
In
quel momento, l’elfo domestico
Aster fece il suo ingresso nel salotto, trasportando un vassoio per il
tè e
interrompendo quell’attimo di tensione.
Regulus
e Alphard si sedettero ad
un tavolo, uno di fronte all’altro, e approfittarono della
scusa del tè per
restare in silenzio e riflettere su come formulare le domande che
ognuno dei
due aveva in mente.
Fu
lo zio a parlare per primo,
sforzandosi di usare un tono indifferente, come se non fosse affatto
strano
trovarselo in casa dopo tanto tempo.
“Allora,
avrai così tante cose da
dirmi… Cosa ti è successo negli ultimi tre
anni?”
Regulus
cominciò a raccontargli
dei suoi M.A.G.O. e dei voti che aveva preso, lieto di non dover
passare subito
al dunque. All’inizio era molto imbarazzato: gli sembrava
strano ritrovarsi a
parlare di sé con suo zio, dopo tanto tempo. Continuava a
girare la tazza sul
piattino, muovendo i fondi del tè come per dare loro una
forma conosciuta.
Tuttavia, più passava il tempo e più si
scioglieva. Aveva dimenticato quanto
fosse sempre stato bene con Alphard, l’unico parente che lo
aveva sempre
ascoltato e al quale osava mostrare le proprie debolezze. Quando gli
raccontò
della vittoria della Coppa del Quidditch, gli parve di essere di nuovo
il
ragazzino di dodici anni che era appena stato ammesso nella squadra.
Entrambi
sapevano che vi fossero argomenti molto più seri di cui
parlare, ma li
ignorarono almeno finché, dopo che Regulus ebbe esaurito le
idee, cadde il
silenzio.
“Io
non ho molto da raccontarti,
invece” disse Alphard, lugubre. “Sirius e Andromeda
vengono a trovarmi ogni
tanto, ma sta diventando sempre più pericoloso uscire di
casa, ultimamente…”
Regulus
si affrettò ad abbassare
lo sguardo: stavano sfiorando la nota dolente. Voleva evitare che
Alphard
approfondisse l’argomento, ma quello cambiò subito
discorso.
“Che
tipo di favore dovrei
farti?”
Regulus
lasciò andare la tazza e
lo guardò, nervoso. Era giunto il momento di dire il motivo
per cui era lì.
“Vorrei
dare un’occhiata alla tua
biblioteca” rispose tutto d’un fiato.
Alphard
parve sorpreso e aggrottò
la fonte.
“Perché?”
“Per
una… ricerca”.
Regulus
sapeva di non avere
speranze; glielo leggeva negli occhi, così simili ai suoi.
Alphard infatti era
tornato improvvisamente serio. Sembrava quasi arrabbiato.
Posò a sua volta il
proprio tè e lo guardò con fermezza.
“Mi
dispiace ma non posso
accontentarti. So per chi combatti. Sei qui perché te lo ha
ordinato il Signore
Oscuro, vero? Scommetto che ha bisogno di qualche informazione
particolare.
Be’, non avevo intenzione di collaborare con lui dieci anni
fa, quando cercava
di convincere la comunità magica con le buone, e non ne ho a
maggior ragione
adesso che sta cercando di rovinare uno dei miei nipoti, sempre se non
ci è già
riuscito”.
“Non
mi ha mandato Lui” si
affrettò a rispondere Regulus, disperato. “Sono
venuto da solo. Lui non lo sa
neanche”. Alphard lo fissò, sospettoso, e lui si
costrinse a sostenere lo
sguardo. “Per favore, devo solo cercare una
cosa…” provò.
“Di
cosa si tratta?” chiese.
“Non
posso dirtelo”.
“E
perché mai?”
“Perché
riguarda… un favore che mio
padre mi ha chiesto qualche mese fa” inventò sul
momento.
Dal
momento che Alphard era stato
un Indicibile, possedeva delle conoscenze superiori a quelle della
maggior
parte della comunità magica. Un Natale di tanti anni prima,
Sirius aveva
convinto Regulus ad infiltrarsi nella biblioteca personale dello zio,
in cui
erano raccolti antichi e rari volumi, molti dei quali riguardavano
anche le
Arti Oscure. Alphard li aveva colti con le mani nel sacco e li aveva
rimproverati per la prima e unica volta in vita loro: la biblioteca era
la sola
stanza della villa in cui era vietato entrare, perché vi
erano custoditi libri
poco adatti a dei bambini.
Regulus
aveva deciso di darle
un’occhiata proprio per quel motivo. Inoltre, leggende e voci
di corridoio
sostenevano che all’Ufficio Misteri esistesse una stanza,
chiamata Camera della
Morte, il cui nome era piuttosto indicativo…
Chiunque
lavorasse lì doveva
sapere molto sulla Morte, e quindi anche
sull’immortalità; almeno, questo era
ciò che Regulus aveva pensato e sperava.
Alphard
tacque per alcuni minuti,
pensieroso. Regulus attese, sperando di ottenere il permesso. Non
voleva essere
costretto a lanciare una Imperius anche su suo zio.
“Va
bene” concluse infine quello,
lasciandolo esterrefatto. “Però vengo con
te”.
“Ok”
rispose Regulus, cercando di
non mostrare la propria delusione. Non voleva fargli sapere degli
Horcrux,
almeno finché non avesse capito di cosa si trattava. Come
avrebbe fatto a
cercarli sotto lo sguardo vigile e indagatore di Alphard? Decise di
pensarci
quando sarebbe arrivato il momento.
Alphard
lo condusse fuori dal
salotto, attraversò il corridoio e salì una breve
rampa di sale che conduceva
ad un piano rialzato. La parete era occupata da una pesante porta di
legno che
si poteva aprire solo con una chiave che l’uomo teneva sempre
con sé.
“Eccoci”
disse Alphard, facendo
entrare Regulus in un’ampia stanza piena di scaffali
rigurgitanti di libri
vecchi e ammuffiti. Era più piccola della biblioteca di
Hogwarts ma conteneva
informazioni sulle Arti Oscure che non si trovavano neanche nel Reparto
Proibito.
“Come
funziona qui?” chiese
Regulus, non sapendo dove andare.
“Ho
diviso gli scaffali in base
all’organizzazione dell’Ufficio Misteri. Qui
davanti a te ci sono libri sullo
studio della mente umana, dietro quelli sul tempo, poi sulla
morte…”
Regulus
attese che Alphard
finisse di spiegare e, infine, si diresse verso il terzo scaffale alla
sua
destra. Notò lo sguardo curioso e al tempo stesso
preoccupato dello zio, ma
Alphard non fece commenti e lo lasciò cercare, appoggiando
la schiena contro il
davanzale di una finestra alla sinistra di Regulus.
Quest’ultimo
fece scorrere lo
sguardo lungo le file di libri dalle copertine scure e i titoli scritti
in oro.
Erano così tanti che iniziò a dubitare di farcela
in un solo giorno. Tuttavia si
sforzò di essere ottimista e iniziò a sfogliare
il primo volume.
Per
parecchi minuti Alphard
rimase in perfetto silenzio, osservando con inquietudine il nipote che
maneggiava quei libri pieni di magia oscura. Ad un certo punto non
riuscì più a
tacere e disse:
“Regulus,
scusa se te lo dico ma…
tu lo sai che non si possono far tornare in vita i morti,
vero?”
Regulus
impallidì. Suo zio doveva
aver pensato chissà cosa…
“Certo
che lo so. Sto solo
cercando un’informazione…”
Il
suo borbottio sfumò nel nulla
ma per fortuna Alphard evitò di insistere. Al contrario,
evocò una poltrona e
si sedette. Regulus desiderò che lo lasciasse da solo, ma
sapeva che non
sarebbe successo. Agitato, chiuse il libro che aveva appena finito di
sfogliare
e ne prese un altro che conteneva orribili incantesimi oscuri per
creare un
Inferius. Lo mise subito via, terrorizzato al ricordo
dell’esercito di Inferi
da cui Kreacher era fuggito, e passò ad altro.
Cercava
disperatamente la parola
‘Horcrux’ ma era davvero raro trovare qualche breve
informazione. Di solito
anche i libri più oscuri tendevano a glissare
sull’argomento. Una frase
tuttavia gli fece capire di essere sulla strada giusta:
Ciò che viene
definito Horcrux
è il metodo più orribile di garantirsi
una vita quasi immortale ma qui eviteremo di parlarne…
Quindi
aveva visto giusto:
Voldemort aveva davvero usato quel tipo di magia per sfuggire alla
morte…
“Perché
l’hai fatto?” disse
improvvisamente Alphard, facendolo sobbalzare.
“Che
cosa?”
“Lo
sai. Sei diventato un
Mangiamorte, nonostante tutti gli avvertimenti di tuo
fratello”.
Regulus
fu assalito
dall’agitazione e chiuse in fretta il volume. Avrebbe voluto
dirgli la verità,
ma ripeté la solita bugia:
“Era
mio dovere”.
Alphard
parve molto deluso e
ferito. Regulus maledisse se stesso: non avrebbe voluto dargli un
ulteriore
motivo di sofferenza.
“Sei
cambiato, troppo” disse, alzandosi
dalla poltrona e raggiungendolo. “Non è stata una
tua scelta. Sono stati i tuoi
genitori a convincerti che fosse la cosa giusta da fare. So quanto sei
attaccato
alla famiglia e per questo ho sempre evitato di dirti quello che penso
di mia
sorella, ma ti assicuro che Walburga tende sempre ad assumere il
controllo
della vita di chi le sta vicino. Come se non bastasse, ha
un’influenza
spaventosa su di te. Non pensare che ti stia suggerendo di ribellarti,
ma fai
almeno attenzione. Ti ha già convinto ad appoggiare
Tu-Sai-Chi, ora scommetto
che inizierà a darti il tormento per trovarti una futura
moglie che ti dia un
erede maschio…”
“Già
fatto. Ma l’ho scelta da solo
e lei ha scelto me, senza l’intervento di nessuna
famiglia” replicò Regulus,
stizzito.
“Ah,
sei fidanzato? Non lo sapevo”
disse Alphard, incuriosito.
“Lo
sono stato, fino a poco tempo
fa” rispose Regulus, depresso. In risposta
all’espressione confusa dello zio,
si costrinse ad aggiungere: “Ci siamo lasciati
perché a lei non stava bene il
fatto che io sia un Mangiamorte”.
“Mi
dispiace” disse Alphard.
Regulus fu grato che non avesse infierito. “Lei non lo
sapeva?”
“Lo
sospettava, perché ci
conosciamo da quando avevamo undici anni, e sa come la penso. Non
voleva che
diventassi un Mangiamorte e io gliel’ho detto solo
ora…”
“Mi
sarebbe piaciuto conoscerla.
Che tipo è?”
“Te
ne ho già parlato tante
volte. E inoltre conosci bene suo padre” disse Regulus,
ricordando
all’improvviso la foto del matrimonio dei genitori di Rachel.
“Perseus Queen”.
Alphard
parve improvvisamente
imbarazzato.
“È
sua figlia?” chiese.
“Sì”.
“Ah…”
“Anche
lui ha avuto la stessa
reazione. Eravate amici: eri al suo matrimonio. Come mai non me
l’hai detto?”
Regulus
era talmente curioso che,
per una volta, aveva dimenticato di usare discrezione. Alphard sembrava
a
disagio.
“Be’,
ecco… siamo diventati amici
ai tempi della scuola. Lui era al mio stesso anno e facevamo entrambi
parte
della squadra di Quidditch. Poi però abbiamo litigato di
brutto e non ci siamo
più visti né sentiti”.
“Come
mai?” chiese Regulus, m se
ne pentì un attimo dopo, quando vide l’espressione
imbarazzata di Alphard.
“Scusa, io…”
“Non
preoccuparti, è logico che
tu sia curioso”. Alphard sospirò e si decise a
raccontare. “Dunque, dovresti
sapere che Perseus è un Purosangue un po’ diverso
da quelli cui siamo abituati.
Non ama i Babbani, anzi, per niente, perché ci hanno
costretti alla
clandestinità, ma nulla di più. Non torcerebbe
loro neanche un capello. Ora tu
immagina l’impatto che le sue idee ebbero su di me, quando
avevo appena
iniziato Hogwarts. Per quelli come Silente potevano sembrare non
abbastanza
tolleranti, ma per me erano rivoluzionarie. Ero già
piuttosto incline alla ribellione,
e l’amicizia con Perseus influì molto sulle mie
convinzioni riguardo ai
Babbani. Lui apprezzava i miei sforzi volti ad essere diverso dal resto
della
famiglia Black. Alla fine però le mie si rivelarono soltanto
parole…”
Alphard
assunse uno sguardo vacuo
e prese a fissare lo scaffale senza vederlo veramente.
“Il
giorno del suo matrimonio
Perseus mi presentò sua cugina. Lei aveva frequentato
Beauxbatons perché sua
madre era andata a vivere in Francia, ma erano tornate per assistere a
quelle
nozze”.
Si
interruppe di nuovo, cupo.
Regulus non ebbe bisogno di chiedergli che cosa fosse accaduto tra lui
e la
ex-studentessa di Beauxbatons. Era strano per lui ascoltare Alphard che
gli
raccontava certe cose. L’unica cosa che sapeva della vita
sentimentale dello
zio era che non si fosse voluto sposare per scelta e, anche, dispetto
ai propri
parenti. Si chiese come si fosse potuto accontentare di una motivazione
così
poco credile.
“Come
si chiamava lei?” domandò,
dato che Alphard sembrava immerso nei ricordi.
“Doris”
rispose lui, destandosi.
“Avrai intuito che per me fu da subito molto più
di una semplice cugina del mio
migliore amico. Lei mi ricambiava e Perseus era molto contento di
questo.
Insomma, sembrava tutto perfetto. Le dissi anche che l’avrei
sposata… guarda…”
Alphard
si allontanò un attimo e
raggiunse uno scrigno posto in una rientranza della parete.
Trafficò per alcuni
istanti con quelle che sembravano lettere e vecchie fotografie e,
infine,
estrasse qualcosa di piccolo e lucente.
“Questo
lo avevo preso per lei”
spiegò, mostrandogli un anello d’argento con un
semplice diamante sulla
montatura.
Regulus
guardò l’anello con
curiosità. Era ancora perfetto e integro ma aveva qualcosa
di antico.
Osservandolo meglio, scoprì che, all’interno, vi
era inciso l’inconfondibile
stemma dei Black.
“Uno
dei tanti cimeli di
famiglia. All’epoca ero ancora attaccato alle nostre
tradizioni” spiegò
Alphard.
“Perché
non vi siete sposati?”
chiese alla fine Regulus, momentaneamente dimentico della faccenda
degli
Horcrux.
Alphard
si incupì ancora di più.
“Perché
accadde un disastro. Io
ero sicuro che fosse la donna adatta a me. Non mi era mai sorto neanche
un solo
dubbio su di lei… solo che c’era un problema
– almeno per me – insormontabile”.
Regulus
fu colto da un’intuizione
e lo anticipò.
“Era
Mezzosangue?”
Alphard
annuì. Regulus represse a fatica l'espressione orripilata e
si impose di continuare ad ascoltare.
“Suo
padre era un Babbano. Lei
non me lo aveva mai detto e io ero sicuro che fosse Purosangue come suo
cugino.
Ma quando seppi la verità… fui preso dal panico.
Non ero preparato ad un colpo
del genere, e ancor meno lo erano i tuoi nonni. Cominciai ad inventarmi
una
scusa dopo l’altra per rimandare il momento in cui la avrei
presentata ai miei,
sicuro di avere solo bisogno di un po’ di tempo per farmene
una ragione e avere
il coraggio di sposarla lo stesso. Nel frattempo, però, tua
madre cominciava a
sospettare qualcosa”.
Regulus
rabbrividì
impercettibilmente.
“Sai
com’è fatta, le ci volle
poco per scoprire tutto. Tuo padre la convinse a non dare subito di
matto e a
concedermi una possibilità. Così mi disse di
scegliere se sposare Doris ed
essere diseredato o se lasciarla, con la promessa che in quel caso
Walburga
avrebbe tenuto la bocca chiusa. Gentile, da parte sua”
commentò, con evidente
sarcasmo.
“E
tu hai deciso di lasciarla?”
“All’inizio
no. Ero deciso a sposarla.
Non volevo rovinarmi la vita per colpa di una questione di sangue. Ma
quando
ero sul punto di lasciare la famiglia e partire con lei…
non ne ebbi la forza.
Dopo la fuga di Andromeda non ho fatto altro che pensare che, se avessi
avuto
soltanto un milionesimo di coraggio in più, avrei preso
un’altra decisione. Ma
all’epoca sarei stato il primo della famiglia a fare una cosa
del genere, dopo Cedrella
Black, che aveva sposato un Weasley. Ero immaturo e, soprattutto, non
volevo
che la mia famiglia mi odiasse. Quando l’ho raccontato a
Sirius non mi ha
capito, ma tu forse puoi farlo: tenevo molto a loro, nonostante facessi
il
ribelle…”
Regulus
annuì in silenzio.
“Comunque,
Doris ovviamente era a
pezzi e, al tempo stesso, così furiosa che se ne
tornò subito in Francia.
Quando Perseus lo venne a sapere… be’, non passai
un bel quarto d’ora.
Nonostante la lontananza, aveva sempre frequentato sua cugina durante
le estati
e le era molto legato. Mi disse che ero un vigliacco e che tutte le mie
belle
parole in difesa dei Mezzosangue erano rimaste solo parole, che ero
uguale a
tutti gli altri Black. Da quel giorno non volle più
vedermi”.
Regulus
tacque per un po’,
consapevole di aver deluso Rachel esattamente come Alphard aveva fatto
con
Doris. Ora capiva perché Perseus detestava così
tanto i Black e lo aveva
accolto con diffidenza: non voleva che la storia si ripetesse.
E i fatti gli hanno dato
ragione,
pensò, depresso.
“E
Doris che cosa ha fatto, poi?”
chiese.
“Non
ne ho idea, ma spero che sia
felicemente sposata e con figli. Non meritava uno come me”.
“Invece
avresti fatto meglio ad
andare con lei”. Alphard sgranò gli occhi e
Regulus si affrettò ad aggiungere:
“Cioè, intendevo che alla fine sei stato comunque
diseredato, perciò…”
“Tu
dici? Certe volte lo penso
ancora, ma ti assicuro che ho imparato ad accettare le conseguenze dei
miei
errori. Era inutile piangere sul calderone versato. Sapevo di aver
sbagliato a
scegliere la famiglia e non lei ma, dopo un periodo nero, ho deciso di
reagire
e di fare quel che potevo per impedire che le nuove generazioni dei
Black
commettessero il mio stesso sbaglio. Spero che adesso tu capisca
perché ho
consigliato ad Andromeda di sposare chi voleva e perché ho
dato quel denaro a
Sirius: non volevo che si rovinassero come ho fatto io. Tuttavia, sono
riuscito
a trovare qualcosa di buono anche nella vita che mi ero
scelto”.
Regulus
lo guardò, perplesso, e
Alphard abbozzò un sorriso.
“Se
fossi scappato di casa non
avrei potuto mai conoscere i miei nipoti. Tu e tuo fratello siete la
più bella
consolazione che potessi trovare”.
Regulus
arrossì.
“Non
me lo merito” disse,
sentendosi ancora peggio per averlo abbandonato.
“Per
me sei come un figlio,
Regulus, quindi non riesco a serbare rancore nei tuoi confronti. Anche
io ho
sbagliato a non avvertirti per tempo dell’imminente fuga di
Sirius. Non volevo
angosciarti più di quanto non fossi
già”.
Alphard
gli porse l’anello
destinato a Doris e Regulus lo prese senza capire, ancora scosso dalle
parole
dello zio.
“Te
lo regalo”.
Regulus
alzò lo sguardo, stupito.
“Ma…
è tuo…”
“A
me ormai non serve più.
Conservalo. Tra qualche anno potrebbe servirti. Spero solo che tu sia
più
fortunato di me”.
“Zio,
non credo che ne avrò
l’occasione… Rachel non mi perdonerà e,
dopo quello che mi hai raccontato, so
che suo padre potrebbe uccidermi se solo lo incontrassi”.
“Non
si sa mai. E poi a qualcuno
lo dovrò pur lasciare, prima o dopo, e non mi sembra il
regalo adatto a Sirius,
per il momento”.
Regulus
esitò ancora ma alla fine
cedette alle insistenze di Alphard, anche se era certo che Rachel non
avrebbe
mai visto quell’anello.
Alphard
tornò a sedersi sulla
poltrona, pensieroso, e Regulus si sforzò di tornare a
concentrarsi sulla
ricerca degli Horcrux. Non fu facile, perché la storia di
suo zio lo aveva
colpito e gli tornava in mente di continuo. Non era disgustato dalla
sua
relazione con una Mezzosangue, e se ne stupì. Probabilmente
cominciava a capire
che esistevano questioni più importanti…
Si
costrinse a tornare al lavoro.
Non aveva molto tempo a disposizione e non poteva sprecarlo a
riflettere.
Gli
ci volle un’ora piena ma,
quando ormai aveva perso ogni speranza, gli capitò di aprire
un libro alla
prima pagina di un capitolo intitolato proprio
‘Horcrux’.
Il
cuore cominciò a battergli
all’impazzata e lanciò un’occhiata di
traverso alla zio: Alphard si era
appisolato sulla poltrona, la testa reclinata sul petto.
Sollevato,
Regulus si immerse
nella lettura…
“Sei
sicuro di stare bene?” gli
chiese Alphard mezz’ora dopo, mentre chiudeva di nuovo la
biblioteca e lo
accompagnava all’ingresso.
“Sì,
certo” rispose Regulus,
cercando di ignorare i brividi che gli percorrevano la schiena.
Passando
davanti ad uno specchio, si accorse di essere bianco come un cencio e
completamente stravolto. Si impose di darsi una calmata. Alphard non
doveva
sospettare più di quanto non facesse già.
“Scusa zio, ma adesso devo
andarmene”.
“Oh…
pensavo che ti fermassi a
cena”.
“No,
mi dispiace ma ho molto da
fare…”
“Regulus”
disse Alphard,
prendendolo per le spalle e costringendolo a fermarsi e a guardarlo.
“Che ti
sta succedendo?”
Lui
abbassò lo sguardo.
“Niente…
mi sono solo ricordato
di un impegno e non posso tardare”.
“Immagino
da chi tu debba andare.
Be’, non posso trattenerti, allora. Non vorrei che Tu-Sai-Chi si
arrabbiasse”.
Regulus
rabbrividì di nuovo. Non voleva
vedere mai più Voldemort, soprattutto dopo quello che aveva
appena scoperto.
Lo
zio non aggiunse altro e lo
accompagnò alla porta.
“Grazie
per essere venuto,
davvero. È stato bello rivederti” disse,
tendendogli la mano. Regulus la
strinse e Alphard aggiunse: “Tornerai a trovarmi?”
Regulus
aprì la bocca per
confermare, ma non gli uscì alcun suono quando fu colto da
un’intuizione
orribile. Non sapeva se avrebbe più rivisto Alphard. Sapeva
di non poter
convivere a lungo con ciò che aveva scoperto quel
pomeriggio. Voldemort avrebbe
potuto leggergli nella mente e scoprire che il suo segreto era stato
svelato. Un’enorme
quantità di informazioni gli bloccò il cervello,
così si limitò ad annuire,
sperando che lo zio non notasse la sua espressione terrorizzata.
“Puoi
venire quando vuoi. Se hai
bisogno di qualcosa, conta su di me”.
“Non
dire a nessuno della mia
visita” gli disse Regulus.
“D’accordo”.
Regulus
lo salutò e gli voltò le
spalle, cominciando a camminare lungo il vialetto. Sapeva di avere lo
sguardo
di Alphard puntato dietro la nuca, e si sforzò di resistere
alla tentazione di
accasciarsi a terra, stremato dalla rivelazione.
Adesso
sapeva che cosa aveva
fatto Voldemort in quella caverna. Il medaglione era un Horcrux e
conteneva un
frammento della sua anima. Non pensava di essersi spinto
così oltre: aveva
scoperto il suo segreto e sapeva anche come impedire al Signore Oscuro
di
essere immortale. Distruggendo il medaglione, Voldemort sarebbe tornato
di
nuovo vulnerabile.
Ma
il medaglione in qualche modo
andava recuperato dalla caverna. Doveva essere proprio lui a rubarlo.
Chi altri
sarebbe stato disposto ad inoltrarsi nel lago al posto suo? E, anche se
qualcuno si fosse offerto, lui non lo avrebbe permesso.
Sono stato io a sbagliare
e io devo pagare.
Gli
occhi gli si inumidirono
quando una tremenda consapevolezza lo assalì. Se Voldemort
lo avesse scoperto,
lo avrebbe ucciso. Se fosse andato nella caverna, gli Inferi lo
avrebbero
ucciso. Non voleva neanche costringere Kreacher a bere di nuovo quella
pozione.
E d’altronde, anche se fosse riuscito a scappare dalla
caverna, Voldemort lo
avrebbe trovato lo stesso e lo avrebbe ucciso.
Devo morire?
Una
folata di vento gli
scompigliò i capelli, sibilando contro le sue orecchie la
risposta più ovvia
alla sua domanda silenziosa.
Non
aveva scampo.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
Ho aggiornato un po'
prima
perché sto letteralmente crollando addormentata sopra la
tastiera... e se rimandassi a domani mattina non so a che ora
mi potrei svegliare, quindi meglio anticipare il tutto!
Ecco
spiegato il "misterioso" motivo per cui il padre di Rachel non ama
molto i Black... Tutto è nato quando ho deciso di far andare
Regulus da Alphard (nel cap.4 avevo
già deciso il suo lavoro all'Uffico Misteri, sono stata
previdente! XD) ed esattamente quando mi sono chiesta: "Nel
frattempo, di cosa diamine li faccio parlare?"... ed è
uscita
fuori questa cosa per cui spero che Beautiful non mi denunci per
violazione dei diritti d'autore u_u
Alphard qui
è molto diverso rispetto al passato, ma dovete
capirlo, ora che vive solo e abbandonato deve essere un po' depresso
per forza. Forse vi avrà un po' deluso, però
volevo dare
una spiegazione logica alla domanda: se Alphard era una sottospecie di
Sirius, come mai ha resistito fino ai 50 anni in quella famiglia?
Quindi ho pensato che fosse una via di mezzo tra Sirius e Regulus, un
ribelle ma non abbastanza, almeno da giovane.
A dire la
verità, quando ho progettato e scritto questo
capitolo
ne ero assolutamente entusiasta, ora però molto di meno...
Boh,
avevo voglia di concedere un po' di romanticismo ad Alphard (ormai mi
sono convinta che nessun Black possa permettersi il lusso di vivere una
vita serena), ma ho
paura di aver esagerato con il sentimentalismo.
Comunque,
preferisco fidarmi
delle mie prime impressioni, e poi mi direte se ho fatto bene a
lasciare tutto così: a voi l'ardua sentenza!...
é_è <--- la mia faccina nervosa e
preoccupata...
Prima che me
lo dimentichi: nel capitolo scorso Regulus ovviamente
conosceva nome e cognome di Tom Riddle perché li ha scoperti
nei
capitoli 37 e 39 (è Barty a farglielo sapere). *Fine
precisazione.*
Prossimo
aggiornamento:
22 maggio
Alohomora:
bene, la prossima volta che dovrò scrivere di Severus
farò un test su di te e se ti innervosirai vorrà
dire che
va bene! XD A me invece è piaciuto fin dalla sua prima
apparizione nella Pietra Filosofale, anche se all'epoca lo ritenevo
solo il classico professore burbero: adoravo il suo sarcasmo! Sai cosa
ho scoperto leggendo "Il Quidditch attraverso i secoli"? Che il motto
dei Falmouth Falcons, squadra del padre di Rachel, è questo:
"Vinceremo, ma se non vinciamo spacchiamo almeno un po' di teste"!
Direi che, senza volerlo, ho fatto la scelta più azzeccata!
Povero Regulus, è veramente fregato! XD
Vodia:
visto che non hai letto tutta la storia, sopra ho spiegato che Regulus
conosce il nome di Voldemort nei capitoli 37 e 39. Non so dove
tu
abbia letto che
Regulus è morto ad agosto; la Rowling non l'ha mai
detto né scritto da nessuna parte e sul
Lexicon c'è
solo l'anno. I siti italiani come Wiki sono poco affidabili
perché ci può scrivere chiunque. Riguardo alla
Testa di
Porco,
ho pensato che di certo non avrebbero potuto parlare altrove e inoltre
credo che qualcuno potrebbe sospettare se una ventina di studenti si
presentasse nel pub (come nel quinto) ma un professore, che tra l'altro
lo
frequenta già, con un ragazzo
maggiorenne attirerebbe molta
meno
attenzione.
deaselene:
per Kreacher è dispiaciuto molto anche a me,
perché a
differenza di molti non mi sta antipatico, almeno dall'ultimo libro.
Kreacher comunque è stata la goccia che ha fatto traboccare
il
vaso e che ha fatto decidere a Regulus di cambiare completamente.
Chissà, di certo nel seguito Minus non sarà
fortunato
come nel canon! *risata diabolica*
_Mary:
forse la scelta di Alphard è stata più
inaspettata di
quella di Lumacorno. Quest'ultimo in effetti è un
personaggio
che mi ha dato sempre un'impressione di comicità, proprio
perché cerca una vita tranquilla e invece si ritrova
coinvolto
in faccende che nemmeno i più fedeli seguaci di Voldemort
conoscevano! XD Però anche io tenderei ad evitare uno come
lui
nella realtà. Mi chiedo se hai indovinato che il misterioso
ritorna sarebbe stato quello di Alphard!
Circe:
be', visto che in
teoria
usare una Maledizione Senza Perdono ti fa passare ad Azkaban il resto
dei tuoi giorni, forse l'anima "nobile" di Silente ha voluto evitare
che Harry ci provasse. La Rowling dice che Voldemort è
talmente
superbo e sicuro di sé che racconta ai quattro venti indizi
sugli Horcrux, certo che tutti gli altri siano tanto stupidi da non
capire
mai di cosa si tratta. Secondo me i Mangiamorte avranno intuito che
è riuscito a rendersi quasi immortale in qualche modo sul
quale però non osano indagare, mentre Regulus l'ha
capito grazie a Kreacher e ha voluto svelarlo. Nel prossimo capitolo ci
sarà Bellatrix! :-)
vulneraria:
effettivamente anche io ho avuto la sensazione che la prima parte del
capitolo scorso fosse un po' affrettata, forse proprio
perché lo
stesso Regulus andava di fretta e io mi sono lasciata coinvolgere!
Magari prima o poi ci darò un'occhiata, per vedere se posso
allungare i tempi. Grazie mille, io spero di poter pubblicare qualche
romanzo, prima o poi. Al momento però mi esercito scrivendo
fanfiction, che si sono rivelate davvero utilissime!
malandrina4ever:
che bello, non mi piaceva continuare a farti dispiacere a causa dei
pessimi comportamenti di Regulus! Ora però è
tornato
sulla retta via e siamo tutte più contente...
cioè, se
non pensiamo a cosa lo aspetta adesso... :-( Povero Piton, gli ho dato
un ruolo proprio odioso... be', si rifarà nel seguito,
adesso
che l'ho sperimentato e l'ho reso credibile! Mi raccomando, non farti
rapire dagli alieni la prossima volta e da' al tuo cane razione doppia
di croccantini, così non avrà fame per mangiarti!
XD A
proposito, il tuo cane si chiama Felpato? XD
DubheBlack:
Regulus ti ringrazia per l'applauso, anche se al momento ha cose
parecchio gravi a cui pensare... Povera Millicent, che altro poteva
pensare vedendo un Mangiamorte che le piombava davanti? Anche io avrei
fatto la faccia sconvolta! XD Comunque, adesso Regulus ha capito
proprio tutto (per la serie: Voldemort, sei fregato!) Sorpresa dal
ritorno? Come ho già scritto sopra, spero di non aver
esagerato
con le storie stucchevoli...
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Capitolo 49 *** Ventiquattro ore ***
49
Fandom: Harry
Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
50.
Strada
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono
a J.K.
Rowling
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Ventiquattro ore
Novembre 1979
Il
tintinnio delle posate e le
voci dei commensali risuonavano nella grande e maestosa sala da pranzo,
sfiorando l’udito di Regulus, senza tuttavia che il ragazzo
li sentisse
veramente.
Immobile,
con la forchetta in
mano, fissava il piatto di porcellana da parecchi minuti, anche se si
rendeva a
mala pena conto di dove si trovava e di cosa stesse facendo. Il suo
sguardo
fisso in realtà era perso nel nulla più assoluto.
Era
orribile pensare che entro
poco tempo non avrebbe più potuto compiere gesti
semplicissimi come prendere in
mano una posata. Gli sembrava un’idea quasi assurda. Aveva
diciotto anni; non
sarebbe dovuto morire così presto, abbandonando la sua
famiglia, lasciando
Rachel nella disperazione e Sirius nella convinzione che la sua
scomparsa fosse
causata dalla sua stupidità e nulla di più.
Ma
ormai aveva preso la sua
decisione. Non sarebbe potuto andare avanti così tanto a
lungo: Voldemort si
sarebbe accorto presto del suo cambiamento. Lo avrebbe ucciso in ogni
caso,
perciò sarebbe stato molto più dignitoso
affrontare le acque mortifere del lago
di sua spontanea volontà piuttosto che farsi inseguire per
tutta la vita per
poi essere trovato e trucidato.
Un
lieve scoppio di risate lo
riscosse, e Regulus si ricordò improvvisamente di dove si
trovava. Era nella
sala da pranzo di villa Malfoy, seduto ad un lato del lungo tavolo
imbandito.
Alla sua destra c’era Narcissa, a sinistra era seduto
Rabastan. Il padrone di
casa, Lucius, era collocato a capotavola, mentre di fronte a Regulus si
trovavano Bellatrix e suo marito Rodolphus.
Non
aveva la più pallida idea di
cosa avessero parlato fino a quel momento. Non aveva avuto neanche
tanta voglia
di accettare l’invito a cena di sua cugina, ma Narcissa aveva
insistito tanto
che sarebbe stato scortese non presentarsi.
“Regulus,
l’arrosto non ti è
piaciuto?” chiese all’improvviso Narcissa, mentre
Lucius lanciava una gelida
occhiata assassina al suo elfo domestico, Dobby, il quale
sussultò per la paura
di non aver cucinato bene per gli ospiti.
In
effetti, la domanda era più
che legittima, dal momento che Regulus aveva trascorso gli ultimi dieci
minuti
a fissare il piatto senza mangiare nulla e a rigirare il cibo con la
forchetta.
Il ragazzo vide i grandi occhi verdi di Dobby colmi di attesa e terrore
per
un’eventuale punizione, e si affrettò a rispondere:
“La
cena è ottima, sono io che non
mi sono riposato molto, in questi ultimi giorni”.
“Infatti
si vede. Sei un po’
sciupato” osservò Bellatrix, prendendo poi il
proprio calice e bevendo il vino
elfico che vi era contenuto.
Regulus
evitò di rispondere e si
sforzò di ascoltare i discorsi dei convitati. Rabastan stava
parlando
dell’ultimo omicidio compiuto da Travers: a quanto pareva,
qualche tempo prima aveva
trucidato l’intera famiglia McKinnon.
Regulus
era sicuro di conoscere
quel cognome, e infatti ricordò che una di loro, Marlene,
faceva parte
dell’Ordine della Fenice.
“Purtroppo
è successo una
settimana dopo l’omicidio di Fenwick, e poi non siamo
riusciti più a trovarne
uno. Quelli dell’Ordine stanno aumentando le
difese” commentò Rodolphus.
Regulus
tirò un sospiro di
sollievo.
“Sono
pochi e spauriti. Non
avremo problemi a scovarli uno per volta” commentò
Lucius con aria soddisfatta.
“Il Signore Oscuro per il momento preferisce occuparsi delle
elezioni del
Ministro della Magia”.
“Da
quando Barty ha posto sotto
Imperius l’assistente di suo padre, su quel fronte possiamo
stare tranquilli.
Ora ci resta la Bagnold da scovare. Comunque, Regulus, il tuo amico
è proprio
in gamba” disse Rodolphus.
Il
ragazzo bofonchiò un
ringraziamento.
“Già,
hai fatto una grande
scoperta” aggiunse Rabastan, aggiungendo in tono
confidenziale. “Scommetto che mi
hai mentito quando hai rubato quella cosa per il Signore Oscuro, a
Hogwarts.
Non gli avevi lanciato nessuna Imperius, vero? Scommetto che ti ha
aiutato di
sua spontanea volontà”.
“Be’,
in effetti è così” ammise
Regulus, ricordandosi della movimentata notte in cui aveva rubato il
diario
vuoto di Tom Riddle.
“Di
che si tratta?” intervenne
Lucius.
“Di
quella cosa che io ho
consegnato al Signore Oscuro e che poi Lui ha pensato bene di affidare
a te”
sbottò Rabastan, evidentemente irritato per il privilegio
concesso a Lucius, e
al tempo stesso attento a non far sapere troppe cose a Narcissa,
l’unica tra i
presenti a non essere marchiata.
“Oh,
giusto… spiacente, ma il
Signore Oscuro ha molta fiducia in me, Rabastan. E infatti quella cosa
non
potrebbe trovarsi in un posto più sicuro” rispose
Lucius con immensa
soddisfazione, e Regulus notò la sua occhiata rivolta alla
parete di fronte,
dietro la quale c’era il salotto. Quindi era nascosto nel
maniero dei Malfoy,
pensò, senza tuttavia dare molta importanza a
quell’informazione.
In
quel momento, Narcissa fece un
discreto colpetto di tosse, tanto per ricordare agli altri la propria
presenza:
cominciava a sentirsi un po’ esclusa.
“Lucius,
non dovevamo dire qualcosa?”
chiese in tono eloquente.
Il
marito parve sorpreso.
“Pensavo
che dovessimo aspettare
fino al dolce, ma va bene” rispose.
“Di
che cosa state parlando?”
chiese Bellatrix, sospettosa.
“Del
vero motivo per cui vi
abbiamo invitati a cena” disse Lucius con la sua solita aria
pomposa. “Siamo
lieti di annunciare ufficialmente che presto la famiglia Malfoy
avrà un erede”.
Seguirono
alcuni secondi di
silenzio, perché i presenti dovevano ancora assimilare
l’informazione, poi cominciarono
a complimentarsi con i padroni di casa.
“Non
me lo avevi detto!” esclamò
Bellatrix, rivolta alla sorella.
“Volevo
aspettare di esserne
sicura” rispose Narcissa.
“Congratulazioni,
Cissy” disse
Regulus, senza avere la più pallida idea di cosa aggiungere.
Lei gli rivolse un
sorrisetto e aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotta
da Bellatrix, che
aggiunse:
“Aspettate
a cantare vittoria
troppo presto. Potrebbe essere una femmina”.
Lucius
inarcò un sopracciglio e
le rivolse un sorriso di circostanza.
“Ti
diverti sempre a fare la
guastafeste, Bella? Non preoccuparti, abbiamo già utilizzato
tutti i metodi di
preveggenza esistenti e hanno dato tutti la stessa risposta:
sarà quasi
certamente un maschio”.
Regulus
distolse lo sguardo da
quei due che bisticciavano quando notò che Rodolphus aveva
lanciato un’occhiata
in parte irritata e in parte rassegnata in direzione della moglie. A
quanto
pareva, non era il solo a preoccuparsi dell’estinzione della
propria famiglia.
Regulus
immaginava che Bellatrix
non volesse figli. Una Mangiamorte come lei non poteva avere qualcuno
che le
impedisse di servire costantemente la causa di Voldemort. Peccato che
suo
marito non ne fosse altrettanto convinto.
“Quando
dovrebbe nascere?” chiese
Regulus, tornando a rivolgersi a Narcissa.
“A
giugno. Adesso sto al secondo
mese” rispose la cugina. Lui notò che appariva
molto più bella del solito, ma
forse era solo una sua impressione. “Reg?”
Lui
la guardò, incuriosito.
Narcissa lanciò un’impercettibile occhiata agli
altri, come per assicurarsi che
non sentissero.
“Quando
nascerà, mi piacerebbe se
tu accettassi di essere il suo padrino, che ne pensi?”
Regulus
deglutì a fatica. Se
l’era aspettato, ma aveva sperato che non glielo chiedesse.
“Ehm…
Lucius è d’accordo?”
“Si
convincerà senza problemi”
rispose lei con la massima calma. “Allora?”
“Be’…”
Regulus si rese conto di
avere la gola secca, “… mi piacerebbe
molto… grazie”.
Narcissa
parve soddisfatta ma
Regulus non lo era per niente. Sapeva già che lei presto
avrebbe dovuto
chiederlo a qualcun altro: non poteva essere il padrino di un bambino
che non
avrebbe mai visto nascere.
La
balconata della sala da pranzo
si affacciava direttamente sul giardino curato che, tuttavia, era
completamente
immerso nell’oscurità. Le uniche fonti di chiarore
erano delle fiaccole
disposte lungo la balaustra, che si riflettevano nelle acque tremolanti
della
fontana.
Appoggiato
al parapetto, Regulus
osservava quelle fiammelle che, per un effetto ottico, sembravano
galleggiare
appena sotto la superficie increspata della vasca.
Finita
la cena, era riuscito a defilarsi
con discrezione mentre tutti gli altri invitati si intrattenevano con i
Malfoy.
Fino a quel momento era riuscito a sembrare piacevolmente sorpreso, ma
alla
fine aveva sentito il bisogno di rifugiarsi nella solitudine.
Sapeva
perché aveva avuto quel
tipo di reazione. Era una sofferenza atroce vedere persone felici e
realizzate,
pensare ad una nuova vita che stava per cominciare, mentre la sua era
irrimediabilmente condannata a concludersi nel giro di poco tempo.
Ripensando
a Narcissa e Lucius,
si rendeva ancora più conto di quel che aveva perso. Si era
precluso per sempre
la possibilità di una vita normale, che sarebbe stata
sufficiente a salvare la
famiglia. E invece presto i Black si sarebbero estinti, ponendo fine
alla
storia di una delle stirpi Purosangue più nobili del mondo
magico. Era già
difficile accettare una cosa del genere; a maggior ragione quando
pensava che
sarebbe stato proprio lui e chiudere la partita.
Non
aveva eseguito le ultime
volontà di suo padre, anzi, era riuscito
nell’impresa di ottenere l’esatto
contrario di quello che gli era stato richiesto.
Rubare
e distruggere l’Horcrux
sarebbe stata l’ultima occasione per dimostrare –
almeno a se stesso – di non
essere un fallimento su tutti i fronti.
L’idea
di entrare in quella
caverna lo terrorizzava, ma in realtà cominciava a credere
che rimanere con le
mani in mano a rimuginare sulla rovina della casata e a rimordersi la
coscienza
fosse mille volte peggio. Al momento la vita per lui era solo dolore e
paura. A
rigor di logica, quindi, la morte sarebbe stata una liberazione: niente
più
sofferenze, rimorsi, rimpianti e incertezze.
Non
sapeva con precisione che
cosa ci sarebbe stato dopo, ma di sicuro non sarebbe stato peggio della
sua
condizione attuale.
In
effetti, l’idea di non provare
più emozioni e di sprofondare nel nulla cominciava ad
allettarlo. Ormai aveva
anche trovato un medaglione falso da sostituire
all’originale. L’unico pensiero
che lo frenava, a parte quello delle persone a cui teneva, era
piuttosto il
dolore che avrebbe provato prima di trovare finalmente pace, sempre se
così si
poteva definire.
Ed
ecco che, non appena sembrava
convinto di desiderare la morte, tutto a un tratto sentiva di nuovo il
desiderio di continuare a vivere, atroce e lancinante, proprio
perché vano e stupido.
In
quel momento era come se
dentro di sé si svolgesse una lotta cruenta tra
rassegnazione e speranza.
Quest’ultima tuttavia era destinata a soccombere e infatti la
sua resistenza si
manifestava solo sotto forma di fantasticherie senza costrutto:
l’unico
vantaggio che apportavano era quello di aiutarlo ad andare avanti per
quel poco
tempo che gli rimaneva…
Un
improvviso rumore di passi
alle spalle lo costrinse a tornare di colpo con i piedi per terra.
“Ah,
sei qui” esordì Bellatrix,
affiancandolo.
“Stavo
prendendo un po’ d’aria”
spiegò lui, meravigliandosi del proprio tono perfettamente
tranquillo. “E tu?”
Bellatrix
appoggiò a sua volta le
mani sulla balaustra e fece una smorfia.
“Narcissa
voleva già coinvolgermi
nella scelta delle tende per la camera del marmocchio. Come se arredi e
abiti
fossero in cima alle mie priorità”.
Regulus
tentò di simulare
qualcosa di vagamente simile ad un sorriso divertito, ma non gli
riuscì, quindi
decise di rinunciare.
“Spero
che prenda più dal suo
lato Black. Se somigliasse al padre sarebbe un…
peccato” borbottò Bellatrix,
contrariata.
Lucius
Malfoy non le andava a
genio, perché lei lo considerava un opportunista, ma Regulus
sperava l’esatto
contrario. L’istinto di conservazione dei Malfoy era di gran
lunga maggiore di quello
dei Black, i quali invece avevano delle fatali tendenze
all’autolesionismo, e
lui ne era la prova lampante.
Si
augurò che il figlio di
Narcissa fosse meno stupido di lui, almeno non avrebbe commesso il suo
stesso
errore. Avrebbe voluto vederlo nascere e, col passare degli anni,
dargli un
esempio di cosa succedeva ad unirsi a Voldemort senza esserne davvero
convinti.
Quando
alzò lo sguardo, si
accorse che sua cugina lo stava osservando.
“Che
c’è?”
“Dovrei
essere io a chiedertelo.
Hai qualcosa che non va”.
Regulus
evitò di farsi guardare
negli occhi, inquieto. Bellatrix era la più pericolosa per
lui, ovviamente dopo
Voldemort stesso.
“Te
l’ho già detto. Sono stanco.
Questa guerra non è mica una passeggiata” disse.
“Non
preoccuparti, finirà.
Dobbiamo soltanto avere fiducia nel Signore Oscuro” rispose
lei, fissando il
giardino buio. Le fiamme delle torce si riflettevano nei suoi occhi
scuri,
conferendole un aspetto minaccioso. “Il Signore Oscuro
libererà il mondo dalla
feccia e finalmente noi Purosangue potremo occupare il ruolo che ci
spetta di
diritto e governeremo al Suo fianco…”
A
Regulus fece molta impressione
il tono in cui Bellatrix aveva parlato: era stato deciso e crudele ma
al tempo
stesso mostrava una nota appassionata e – possibile?
– carezzevole nella voce.
Si
sforzò di annuire, notando che
le gote di lei si erano tinte di rosso.
“Devi
essere pronto a fare
qualsiasi cosa per Lui, e vedrai che riceverai la giusta
ricompensa”.
Bellatrix
gli aveva destato
sempre una gran soggezione ma in quel momento Regulus si chiese come
potesse
essersi così illusa. La devozione totale che mostrava nei
confronti di
Voldemort era troppo esagerata, per i suoi gusti.
Possibile
che ci fosse un motivo
più grande che la spingesse a seguirlo in tutto e per tutto,
lei che non si
sottometteva mai a nessuno? L’emozione che traspariva dai
suoi atteggiamenti
quando parlava di Lui erano indicativi. In questo Bellatrix aveva un
punto in
comune con Sirius: non controllava le proprie emozioni. Era impulsiva,
a
differenza di Narcissa e Regulus stesso.
Aveva
iniziato a sospettare che
si fosse addirittura innamorata di Voldemort, anche se gli sembrava
strano che
una donna forte e indipendente come lei potesse farlo. Ma, in effetti,
lui era
l’unico che poteva dominarla.
In
ogni caso, continuava a
ritenerla un follia vera e propria. Il Signore Oscuro aveva dimostrato
a
sufficienza di non avere cuore, perciò non avrebbe mai
potuto ricambiarla.
Anzi, di certo non sarebbe stato felice di saperlo.
Sentendo
le voci all’interno
della sala, Regulus si chiese se Rodolphus sospettasse qualcosa. Ma
pensò che,
anche se lo avesse intuito, non avrebbe potuto fare niente, a parte
sfogare la
propria ferocia e frustrazione sui Sanguesporco che incontrava.
“Però”
aggiunse Bellatrix,
distogliendolo da quei pensieri, “devi anche diventare
più motivato. Con la
Cruciatus vai bene, ma non riesci ancora ad uccidere. Se non fossi
sempre in
compagnia di qualcun altro, saresti catturato in poco tempo, te ne
rendi
conto?”
“Sì,
Bella” rispose lui, serrando
le mani intorno al bordo del balcone. Non vedeva l’ora di
finirla, perché più
viveva e più rischiava di ritrovarsi improvvisamente a dover
scegliere se
risparmiare la vita di qualcuno o ucciderlo per non destare sospetti.
Era
spaventoso soltanto pensarlo.
“Vedrai
che non è così difficile
come sembra” affermò lei, indifferente.
“Certo…”
Regulus
ad un certo punto si
chiese se Bellatrix avrebbe sofferto per la sua morte. Anche se
l’aveva sempre
ammirata fin da piccolo, lei non lo aveva considerato molto
finché non era diventato
un Mangiamorte. Lo aveva sempre ritenuto un moccioso e il suo scarso
istinto
materno la aveva indotta a ignorarlo più delle altre due
sorelle.
Si
ricordava che, quando
Andromeda era scappata di casa, Bellatrix ci era rimasta davvero male
ma era riuscita
subito a reprimere quel sentimento, per poi decidere di cancellarla per
sempre
dalla propria vita.
Perciò
Regulus si rese conto che,
anche se avesse sofferto per la sua scomparsa, la consapevolezza del
suo
tradimento sarebbe stata molto più forte e presto avrebbe
odiato anche lui.
***
Regulus
diede un ultima occhiata
al biglietto sul quale erano scritti luogo e ora
dell’appuntamento e lo
incenerì.
Si
trovava nel bel mezzo di Hyde
Park, a Londra. Il sole non era ancora tramontato, ma il cielo aveva
già
assunto una tinta di fuoco. La luce rossastra filtrava attraverso le
chiome
degli alberi. Sotto uno di questi, Regulus riconobbe una sagoma
familiare e le
si avvicinò.
“Ciao”
esordì, rivolgendosi al
ragazzo che aveva appena voltato la testa dalla sua parte.
“Ciao”
rispose Barty, con un tono
che si sforzava di sembrare naturale. In realtà era
parecchio giù di tono. Lo
sguardo cupo e l’espressione tesa lo dimostravano ampiamente,
ma Regulus non
gli chiese nulla perché sapeva che, quando era di cattivo
umore, a Barty non
piaceva essere infastidito.
Questo
gli fece un cenno ed
entrambi iniziarono a camminare. Per un po’ rimasero in
silenzio, ascoltando
solo i propri passi attutiti dall’erba, mentre il parco
iniziava già a
svuotarsi.
“Come
va il corso di Magisprudenza?”
chiese Regulus, sforzandosi di iniziare un discorso. Non era proprio in
vena di
chiacchierate ma aveva intuito che, se non fosse stato lui a
cominciare,
probabilmente Barty non avrebbe aperto bocca.
“Bene”
rispose quello, come se si
fosse improvvisamente risvegliato, “anche se non siamo ancora
membri del
Ministero a tutti gli effetti. Dobbiamo usare l’ingresso
visitatori”.
Per
un altro po’ camminarono
lungo un viale coperto di ghiaia, senza dire nulla, e Regulus ebbe
l’occasione
per notare come
Barty fosse cambiato un’altra volta. Se fino a poco tempo
prima aveva cercato
di dimostrare la propria intenzione di fare il ribelle, facendo poca
attenzione
all’ordine dei suoi abiti, adesso era vestito di tutto punto
e sembrava di
nuovo il ragazzo perfettino che aveva conosciuto al primo anno,
atteggiamento
volto a mascherare la sua doppia identità. Tuttavia il suo
modo di fare non era
più quello insicuro di un tempo: era diventato molto
più determinato ed
estremamente bravo a mascherare ogni suo pensiero.
Però
quella volta sembrava fare
eccezione: doveva esserci qualcosa che lo preoccupava molto. Barty
infatti
appariva davvero nervoso. Muoveva gli occhi incessantemente, senza
farli
fermare un attimo, come se non sapesse dove guardare. Aveva le
sopracciglia
aggrottate che rivelavano una grande inquietudine. Regulus
percepì il suo
nervosismo e ne fu inspiegabilmente invaso a sua volta.
“Allora?”
chiese Regulus,
impaziente. “Come mai mi hai chiesto di
incontrarci?”
A
quel punto Barty si fermò,
decidendo di individuare una direzione in cui puntare gli occhi, e lo
guardò. Era
incerto ma anche cupo e serio. Esitò per alcuni secondi, poi
cominciò a
parlare.
“Avrei
una cosa da chiederti”.
Regulus
gli fece cenno di
continuare e quello proseguì.
“Stamattina
al Ministero ho
incontrato Rachel, e lei mi ha detto che vi siete lasciati”.
Regulus
sentì una fitta dolorosa
al cuore, ma si impose di ignorarla. In quelle ultime settimane aveva
cercato
di non pensarla, ma naturalmente ogni suo sforzo in quel senso si era
rivelato
inutile.
“Sì,
e allora?” sbottò, nervoso.
Non gli andava di parlarne, in particolare con Barty. Non si poteva
fidare più
di lui.
“Mi
chiedevo come mai. Lei non me
l’ha voluto dire”.
Regulus
si domandò perché gli
interessasse tanto.
“Non
mi va di parlarne”.
Barty
non parve deluso.
Piuttosto, sembrava che volesse chiedere qualcos’altro ma che
non sapesse se
avrebbe potuto osare tanto.
“Non
è normale” disse. “Non vi
sareste mai lasciati se non per un motivo molto serio”.
“Dove
vuoi arrivare?” sbottò
Regulus, irritato.
Barty
finalmente lo guardò dritto
negli occhi, riponendo ogni esitazione.
“Le
hai detto che sei un
Mangiamorte, vero?”
Regulus
impallidì e distolse lo
sguardo, il cuore che gli martellava nel petto. La sua reazione
però diede
all’altro la conferma dei suoi sospetti.
“Lo
sapevo! Le hai confessato
tutto!”
Regulus
gli scoccò
un’occhiataccia.
“Non
le ho detto proprio tutto… e
comunque non sono affari tuoi. Lei non lo racconterà a
nessuno”.
Barty
diede un calcio a un
sassolino, scagliandolo dall’altra parte della strada. Nello
sforzo di
calmarsi, fece un lungo respiro.
“Non
è questo il punto… Pensa se
decidesse di denunciarti… Non le hai detto di me, voglio
sperare”.
“Credi
che sia un idiota? No che
non gliel’ho detto”.
Regulus
era sicuro che a quel
punto Barty si sarebbe relativamente calmato, e invece si sbagliava di
grosso.
Si torturava il labbro inferiore con i denti, come se non avesse ancora
detto
tutto quello che voleva. Alla fine sembrò trovarne il
coraggio e lo guardò di
nuovo, ansioso.
“Parliamoci
chiaro, Black. Ci
conosciamo da otto anni ormai, perciò so intuire quando
c’è qualcosa che non va.
Io ti sarò sempre grato perché, se non fosse
stato per te, non sarei mai
diventato un Mangiamorte. Sono contento di quello che faccio, anzi, ne
sono
entusiasta. Tu però ti comporti in un modo strano,
ultimamente. Ogni giorno non
vedi l’ora di tornartene a casa, parli pochissimo e hai lo
sguardo sfuggente. E
non sono l’unico pensarla
così: anche
Piton l’ha notato. Sei cambiato”.
Regulus
fu assalito dalla paura,
che gli intorpidì le facoltà mentali.
“Non
è vero” riuscì solo a
rispondere.
“E
adesso…” proseguì Barty, come
se non fosse mai stato interrotto: sembrava che si fosse preparato quel
discorso a memoria. “… vengo a sapere che hai
confessato chi sei ad una che –
spiacente – ma non essendo con noi, è contro di
noi. Ti rendi conto da solo che
il tuo non è un comportamento normale”.
Regulus
sentì l’ansia salire a
livelli mai raggiunti prima ma si impose di restare impassibile e di
fare il
finto tonto.
“Non
capisco cosa vuoi dire”
rispose, sostenendo con fermezza il suo sguardo.
Barty
aveva ancora un’aria
indecisa e forse vagamente dispiaciuta.
“Lo
spero per te. Io sono tuo
amico, perciò in linea di massima mi fido di te. Ma proprio
perché siamo amici,
dovresti sapere che la cosa che odio di più al mondo
è il tradimento. La mia
fedeltà va tutta al Signore Oscuro, e chiunque altro viene
sempre dopo di Lui, perciò
regolati di conseguenza”.
Quelle
parole gli rimbombarono
nella sua testa, come se avessero prodotto un’eco
interminabile. Regulus ebbe
l’impressione che lo stomaco gli si fosse riempito di piombo.
“Che
cosa vorresti insinuare?”
Barty
gli si avvicinò con aria
minacciosa.
“Lo
sai. Ti dico solo che un
giorno non vorrei ritrovarmi a dover riferire al Signore Oscuro che lo
hai
tradito. Sono stato chiaro?”
Ci
fu una breve pausa di
silenzio, durante la quale Regulus valutò la
possibilità di estrarre la
bacchetta e cancellargli la memoria, ma non sarebbe stata una mossa
saggia.
“Come
la luce del sole” rispose,
esteriormente glaciale, ma in realtà scosso dal terrore.
“Peccato che le tue idee
non siano altrettanto chiare”.
“Quindi
non hai intenzione di
tradirlo?”
“No”.
“Me
lo auguro. Ma sei avvertito,
Black. Io servirò sempre e incondizionatamente il Signore
Oscuro. Per questo i
suoi nemici sono anche miei nemici. Sicuramente mi sono sbagliato a
sospettare
di te. In effetti, sarebbe strano se uno come te, un Black, cambiasse
ideali, ma
ho pensato che fosse meglio avvertirti, prima che ti vengano in mente
strane
idee”.
Poi
cadde un altro silenzio teso.
Regulus e Barty continuarono a guardarsi con diffidenza per alcuni
secondi.
Anche se a parole lo aveva solo avvertito di quella
possibilità, era evidente
che Barty non si sarebbe più fidato di lui.
Regulus
non aveva mai dato
eccessiva importanza all’amicizia, sostenendo di non averne
bisogno: era sempre
stato Sirius quello che non poteva farne a meno, non certo lui. In quel
momento
però capì che qualcosa tra loro due si era
infranto per sempre e ne fu
dispiaciuto, molto più di quanto avrebbe mai potuto pensare.
Non
erano più i ragazzini dei
tempi della scuola. Erano cresciuti e avevano fatto le loro scelte,
decidendo
di percorrere due strade del tutto opposte.
Si
sentiva anche un po’
responsabile, perché se Barty aveva preso una strada
sbagliata, la colpa in
parte era sua. Era stato lui a presentarlo al Signore Oscuro e ai
Mangiamorte. Sapeva
che, con o senza il suo aiuto, Barty avrebbe sbagliato lo stesso
autonomamente,
ma avrebbe voluto fargli capire chi fosse davvero lord Voldemort.
“Be’,
io vado, adesso” tagliò
corto Barty. “Ci vediamo domani”.
Un
attimo dopo si era
Smaterializzato, lasciando Regulus in preda al terrore.
Il
panico gli impediva quasi di
respirare. Non aveva più tempo per rimandare il viaggio
nella caverna. Se Barty
aveva iniziato a sospettare di lui, doveva andare il prima possibile.
Sarebbe
entrato nella caverna la sera successiva, così Voldemort non
lo avrebbe potuto
fermare prima.
Gli
sembrò impossibile quando si
rese conto che gli restavano solo ventiquattro ore, le ultime
ventiquattro ore
della sua vita. Come le avrebbe trascorse? Aveva così tante
questioni in
sospeso da chiarire prima di andarsene per sempre, ma non sapeva da
dove
cominciare e inoltre si rendeva conto di non poterle risolvere tutte.
Tutti
lo avrebbero ricordato come
il Mangiamorte stupido che aveva avuto paura ed era stato punito. Quasi
non gli
importava. Poteva sopportare che la comunità magica la
pensasse così,
addirittura che Sirius, Alphard e sua madre si facessero quella
opinione di
lui. Anzi, pensò, dovevano
pensarla
in quel modo: così sarebbero stati più al sicuro.
Ma
l’unica cosa che non poteva
tollerare era che Rachel lo considerasse un vigliacco. Lei doveva
sapere la
verità. Non le avrebbe detto nulla di quello che aveva
scoperto, ma doveva
almeno confessarle che si era pentito.
Sentiva
il bisogno lancinante di
stringerla di nuovo a sé. Forse lei non glielo avrebbe
permesso, ma si sarebbe
accontentato di poterla vedere per l’ultima volta,
perché anche soltanto guardarla
da lontano lo avrebbe aiutato a trovare la forza per affrontare
l’ultima prova
che lo attendeva, la più difficile di tutte.
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*Angolo
autrice*
In
questo capitolo non è successo quasi nulla, ma l'ho dovuto
scrivere soprattutto per dare il tempo a Regulus di riflettere su cosa
lo aspetta.
Draco
nasce il 5 giugno 1980, perciò secondo i miei calcoli nel
novembre 1979 Narcissa doveva essere già al secondo mese. Ho
sempre pensato che Regulus sarebbe stato il padrino perfetto per Draco:
magari avrebbe potuto far entrare un po' di buon senso in quella zucca!
Su
Draco nutrivo molte speranze, e invece
nell'ultimo libro è stato la mia più grande
delusione. Ci
ho impiegato più di un anno per riprendermi dallo shock. E
pensare che dopo il sesto mi
piaceva tanto... Ho odiato la
Rowling anche per questo. :-(
Passando ad altro, Bellatrix è un'altra che mi mette
soggezione, quindi spero di averla
descritta almeno decentemente!
Come avrete notato, in
questi ultimi capitoli sto inserendo alcuni
personaggi che avevo un po' abbandonato: è un po' un modo
per
salutarli. Anche se non riesco ad inserirli tutti. A Emmeline Vance,
per esempio, non sono riuscita a ritagliare neanche un piccolo spazio,
perché ora fa parte dell'Ordine e un incontro con Regulus
non
sarebbe proprio pacifico! E, prima che vi illudiate, purtroppo
non ci saranno nuovi incontri con Sirius. Visto che ho già
ideato quello che ci sarà nel seguito, preferisco aspettare
fino
a quel momento, se no mi si esaurisce un po' del pathos se i due
fratelli li faccio chiarire prima! (prego, adesso lanciatemi pure la
frutta marcia... argh!)
Ultimo
(sigh) aggiornamento:
tra il 28 sera e il 29 maggio.
Alohomora:
hai ragione, Alphard ricordava molto Sirius adulto nel capitolo scorso.
In effetti, ho giocato molto sulle storie che si ripetono, e non solo
quelle d'amore! In effetti poi la scoperta degli Horcrux l'ho fatta
passare in secondo piano, perché volevo concentrarmi
più
che altro su quello che ha provato Regulus dopo la scoperta che sulla
solita spiegazione di cosa sono gli Horcrux (anche perché la
conosciamo tutti, mi sembrava una ripetizione inutile!)
Mirwen:
oh be', capita! Certe volte anche io sono convinta di aver fatto una
cosa e invece... XD Non potevo non parlare più di Alphard...
mi
è mancato tanto!
November
Rain:
ciao, sono contenta che hai letto questa storia! Volevo anche dirti che
hai un bellissimo nickname! ^^ Hai ragione, non sei stata l'unica a
pensare a Sirius nell'Ordine della Fenice quando hai letto di Alphard.
Come hai potuto vedere, il
capitolo in cui Regulus riparlerà con Rachel sarà
il
prossimo, anche perché pensavo di concludere proprio nel
momento
in cui lui sta per entrare nella caverna. La scena della sua morte l'ho
già descritta in un'altra fanfiction e anche in una one-shot
che
non ho ancora pubblicato, quindi capirai che ormai rischio solo di
ripetermi! Quella scena poi potrebbe apparire nel seguito What if, in
cui cambierò alcuni eventi, quindi preferisco fare
così...
Circe:
prima di tutto, grazie del commento positivo su Severus, mi ha fatto
piacere! Spero che qui Bellatric ti sia piaciuta. Non l'ho approfondita
troppo, altrimenti avrei scritto un poema, ma mi auguro che ti abbia
convinta! Ormai tu sei la massima esperta su Bellatrix per me, quindi
il tuo giudizio sarà il più influente! ^^ Nel
capitolo
scorso, anzi, non mi sono soffermata troppo sulla ricerca sui libri,
perché non volevo ripetere cose risapute, ma sono felice che
ti
sia piaciuto lo stesso.
Lellas92:
mi accingo a rispondere a questa lunga recensione! Più che
altro la punizione divina l'ho meritata io! Ho dovuto aggiornare in
anticipo perché visto
che vado sempre a letto tardi e poi il venerdì sera sono uno
zombie! Tu invece ti meriti un premio: 8 capitoli al giorno
è
un'impresa, complimenti! Sono felice che la mia versione di Regulus ti
sia rimasta impressa! Sì, lui era meno innocente di una come
Edvige, che il massimo che poteva aver fatto era di aver beccato Harry
quando la ignorava, perciò sono contenta di essere
già
arrivata al suo pentimento (di Regulus, non di Edvige!). Sono
felice anche che ti piaccia Rachel e che il cambiamento di Barty ti
abbia convinta: anche io temevo di dovermi arrampicare sugli specchi
per lui! Eh, Sirius in effetti è più serio del
normale,
soprattutto perché Regulus lo vede spesso a Grimmauld Place
dove
di certo non si divertiva, sia perché a scuola si
rivolgevano la
parola quasi sempre per litigare (-.-) Riguardo James... scusa,
è più forte di me! Però sapere da una
sua fan che
sono riuscita lo stesso a trattarlo bene mi rincuora: ho sempre timore
di esagerare! Nel seguito alcune morti ci saranno (per esempio molti
dell'Ordine come i Prewett, ecc) ma sicuramente i personaggi essenziali
vivranno molto più serenamente...
Vodia:
be' di solito preparo il capitolo seguente con le relative risposte
alle recensioni a metà settimana, cioè quando ho
un po'
più di tempo e poi guardo solo se ne arrivano di nuove! ^^
Stavolta però ho ricontrollato la tua pochi minuti
prima
di aggiornare, così sto tranquilla! Per quanto riguarda le
tue
domande: 1) Regulus non ha detto mai a nessun parente di aver cambiato
idea, neanche a Kreacher, perché - come dice Hermione -
così sarebbero stati più al sicuro, per questo ho
evitato
che lo raccontasse ad Alphard. 2) E' una buona idea, sai? La Rowling
non ha mai fatto collaborare Alphard con l'Ordine (forse lei lo
immaginava già morto, chissà) però
potrei farci un
pensierino!
vulneraria:
grazie! Meno male, mi state incoraggiando tantissimo: vuol dire che ho
fatto bene a lasciare tutto così com'era! Non temere, tra
Regulus e Rachel si aggiusterà tutto e anche Alphard e
Perseus
si riavvicineranno, anche se non proprio subito...
lyrapotter:
il fatto che Regulus avrebbe trovato informazioni sugli Horcrux da
Alphard era praticamente l'unica certezza che avevo all'inizio della
storia, quindi meno male che vi è piaciuta! Hai ragione,
Walburga è stata sempre la solita, anzi, magari ha
dimostrato
anche un po' più di pazienza che in fututo... Comunque sia,
non
si finisce mai di parlar male di lei! XD A proposito, nel prossimo
capitolo anche lei avrà una parte, proprio perché
lei
è sempre presente, purtroppo... Ma poi ci sarà
anche
Rachel, che immagino sarà più gradita
dell'adorabile
signora Black!
_Mary:
ci tenevo tanto a far riappacificare Regulus e Alphard, o meglio a fare
in modo che Regulus non fingesse più di avercela ancora con
lui!
E' proprio per scrivere questo capitolo che ho deciso di modificare nei
limiti del possibile la storia dei galeoni che Alphard ha dato a
Sirius, non facendolo morire così presto! Certo, ora
è
invecchiato, e purtroppo nemmeno lui è eterno, ma per il
momento
preferisco non pensarci. Sono felice di quello che hai scritto,
perché ho scoperto che la saga non si conosce mai
abbastanza, e
infatti non è facile far combaciare tutto perfettamente!
Quindi
grazie ancora! La dicitura VIF mi sta benissimo, anzi, ne sarei
lusingata! XD
Rinalamisteriosa:
complimenti per aver letto tutta la storia in così poco
tempo,
anzi, grazie per aver impiegato il tuo tempo! Lo so che è
lunghetta, anche se a me non lo è sembrata perché
mi
piace scriverla! Sì, ho dovuto fare parecchie ricerche, ma
per
fortuna c'è un sito fantastico (HP Lexicon)
che dà
più o meno tutte le risposte, anche se è in
inglese
(sob!). La vera difficoltà l'ho incontrata quando ho dovuto
descrivere il cambiamento di Barty Crouch, ma alla fine ce l'ho fatta.
Grazie ancora!
malandrina4ever:
sì, in questi ultimi capitoli sono sempre più
fiera di
Regulus, e meno male, perché nel suo primo periodo da
Mangiamorte mi dispiaceva un sacco fargli fare certe cose... Adesso
però posso finalmente sbizzarrirmi e dire apertamente che
è un eroe! XD Credo che io e te arriveremo a fondare un
culto in
suo onore! In questo capitolo come hai potuto vedere ha riflettuto
molto su quello che lo aspetta: se lo avessi fatto in quello scorso,
sarebbe stato troppo, e poi doveva avere il tempo di assimilare la
notizia (e anche io!). Un probabile romanzo mi sembra ancora molto
lontano! Prima mi esercito qui e poi si vedrà! Anche
perché non credo che il periodo delle fanfiction si
esaurirà tanto presto! XD
E infine grazie a MEISSA_S
per aver ritagliato un po' del suo tempo limitatissimo per indicare i
capitoli più significativi in cui è
comparsa
Rachel! Grazie mille! :-)
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Capitolo 50 *** L'ultimo inganno ***
50
Fandom: Harry
Potter
Personaggio:
Regulus Black
Prompt:
23. Sogno
Rating:
verde
Disclaimer:
Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono
a J.K.
Rowling
Tabella:
http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
L’ultimo
inganno
Da quanto tempo non metteva piede
in quella stanza? Probabilmente anni. Gli ricordava troppi brutti
momenti per
desiderare di tornarci. Quel giorno però era diverso dal
solito. Aveva così
tanti pensieri orrendi e terribili, che qualsiasi ricordo, anche il
più
angosciante, lo avrebbe fatto stare meno peggio. Ricordare le
sofferenze
passate lo faceva sentire vivo, gli dava la conferma di essere
esistito, un
tempo.
Non sapeva nemmeno perché vi era
voluto entrare: non c’era nulla di interessante, anzi, era
piena di motivi per
irritarsi. Ma aveva già fatto il giro di tutta la casa di
Grimmauld Place,
tanto valeva passare per l’ultima volta anche lì.
Fino a qualche tempo prima, ogni
volta che fissava quella porta chiusa dalla parte opposta del
pianerottolo,
aveva avuto sempre l’impressione che da un momento
all’altro si sarebbe aperta,
e che Sirius ne sarebbe uscito tranquillamente, magari con la sua
solita
espressione altera e l’aria strafottente.
Quella volta però non ebbe
nessuna sensazione simile. Quando entrò nella stanza
orribilmente invasa dai
colori rosso e oro, si aspettava di trovarla esattamente
com’era, vuota e
impolverata. L’idea che Sirius fosse vicino era ormai
talmente assurda che
Regulus la aveva abbandonata da un pezzo.
Tuttavia anche quella stanza,
come tutte le altre, gli ricordava episodi dimenticati di quando la sua
vita
era più felice, se mai lo era stata. Ricordava ancora quando
avevano litigato
per uno stupido unicorno di peluche e lui aveva sfidato il buio e gli
spettri
immaginari che lo popolavano per riportarglielo in piena notte. Gli era
sembrato così difficile affrontare un’impresa del
genere, e adesso, se pensava
a cosa lo attendeva, si sentiva mozzare il respiro.
Sirius non avrebbe saputo quello
che lui aveva fatto; lo avrebbe considerato un vigliacco senza
cervello. Ma
chissà se avrebbe sofferto per la sua morte. Forse avrebbe
rimpianto anche lui
quei tempi in cui erano andati d’accordo. Perché
c’erano stati, anche se ormai
erano troppo lontani per sembrare reali.
Decise di essersi crogiolato nei
ricordi anche troppo. Sapeva che, se avesse continuato a rievocare
momenti
ormai passati per sempre, non avrebbe più voluto smettere. E
invece doveva
concentrarsi su quello che doveva fare, controllare il terrore e
raccogliere
tutta la determinazione che poteva avere.
Non appena si chiuse alle spalle
la porta della camera un tempo appartenuta a Sirius, la voce di
Walburga lo
fece sussultare.
“Regulus?”
Per un solo istante credette che
sua madre lo avesse visto uscire da quella stanza e non
riuscì a trovare una
scusa valida per giustificarsi: non che fosse vietata, ma nessuno vi
era più
entrato, a parte per gli inutili tentativi di annullare
l’effetto degli
incantesimi di Adesione Permanente che Sirius vi aveva apposto.
In realtà, un secondo dopo si
accorse che Walburga non era lì, ma che lo aveva chiamato
direttamente dal
salotto. Un po’ sollevato, Regulus si affrettò a
scendere le scale e a
raggiungerla.
Walburga si trovava in piedi
davanti alla finestra, e stava dando una sfilza di ordini a Kreacher.
“… e poi devi lavare le
tende,
soprattutto queste”.
“Kreacher provvederà
subito”
rispose l’elfo domestico.
Regulus si schiarì la voce,
cercando di sembrare naturale.
“Mi avete chiamato, madre?”
chiese.
Walburga si voltò verso di lui e
annuì. Gli fece cenno di avvicinarsi e, a sua volta, si
accostò all’arazzo di
famiglia. Regulus aveva difficoltà a guardarlo senza
mostrare alcuna emozione,
perché vi vedeva già apparire, proprio sotto il
suo nome e accanto alla data di
nascita, anche quella di morte.
“Stavo pensando…”
esordì
Walburga, che insolitamente esitava. Sembrava che quello che stava per
dire le
costasse uno sforzo immane: il viso duro e sottile era contratto in
un’espressione irritata e rassegnata al tempo stesso.
“Visto che a Natale verrà
a cena tutto il resto della famiglia, credo che dovresti invitare anche
la tua…
fidanzata”. L’ultima parola la pronunciò
a denti stretti. “Per presentarla
ufficialmente” aggiunse.
Regulus s’incupì. Sua madre
doveva aver elaborato quel pensiero in giorni e giorni di riflessioni.
Non le
aveva detto nulla sul suo allontanamento da Rachel, quindi lei pensava
che tra
di loro andasse tutto bene, anche se non ne era mai troppo contenta.
Lanciò un’occhiata rapida
all’albero genealogico. Alphard lo aveva avvertito, sapeva
che sarebbe
successo. Walburga cominciava a preoccuparsi per la sopravvivenza della
famiglia e si era accontentata di quello che aveva: Rachel non le
andava a
genio, ma meglio lei che l’estinzione. Regulus immaginava che
sua madre avrebbe
cercato di convincerlo a sposarsi, nonostante fosse ancora molto
giovane. La
famiglia, del resto, veniva sempre prima di tutto, anche dei desideri
individuali.
“La inviterò”
mentì, anche se
sapeva che non sarebbe mai arrivato a Natale. Era la risposta che la
donna
aspettava di ricevere.
“Lei ha una vaga idea di come ci
si comporta in queste occasioni?” chiese Walburga, scettica.
“Non vorrei che ci
facesse fare una brutta figura…”
“Sì, non
preoccupatevi”.
“Almeno questo... Spero solo che
sia la ragazza giusta. Lo sai che ci serve un erede maschio”.
“Lo so, madre. Ve lo darei anche
subito, se fosse possibile, ma vi prometto che non vi
deluderò”.
Bugiardo. Tutte promesse
che non posso mantenere.
Le aveva giurato che avrebbe
tenuto alto l’onore dei Black, che avrebbe servito il Signore
Oscuro e che
avrebbe impedito che la famiglia si estinguesse. Quanti dei suoi
impegni era
riuscito a portare a termine? Forse solo il primo. Ma dopo quella sera
sarebbe
stato del tutto inutile.
E la cosa che gli faceva più male
in quel momento era quella che per anni lo aveva reso felice: Walburga
lo stava
guardando con l’espressione orgogliosa che aveva riservato
sempre e solo a lui.
Nessun altro poteva sostenere di essere stato guardato così
da quella donna
glaciale. Era il suo preferito, da sempre. Vederla così
fiera di lui gli aveva
sempre dato la certezza di non essere solo uno strumento al servizio
della
famiglia ma anche un figlio amato veramente.
Per questo non riusciva a
rimproverarle nulla, neanche la decisione fatale di spingerlo tra le
grinfie di
Voldemort. Non aveva mai voluto far sparire il suo sguardo fiero da
quegli
occhi di ghiaccio. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, pur di
ricevere anche
solo una dimostrazione di affetto.
Perdonami, madre. Non
sono perfetto come credi. Non vorrei farti
soffrire. *
Avrebbe voluto dirglielo davvero,
e non solo mentalmente. Ma avrebbe voluto tante cose irrealizzabili.
“Lo so che non mi deluderai. Non
l’hai mai fatto” disse la donna, ignorando quello
che avveniva dentro il
figlio.
No, non dire
così, madre! Sarò proprio io la tua ultima
delusione,
pensò, cercando di mascherare la propria disperazione. Saresti fiera di me anche se sapessi che ho tradito
il Signore Oscuro?
Lui è un mostro, si allea anche con gli ibridi. Non gli
importa niente dei
diritti dei Purosangue. Gli serviamo solo per salire al potere. Se lo
sapessi
approveresti la mia scelta, ne sono sicuro… credo. Sto
cercando di fare
qualcosa di buono. Non è questo il compito dei Purosangue,
occuparsi della
comunità magica e difenderla? I Black non devono servire
nessuno né umiliarsi.
È quello che mi hai sempre insegnato…
Ma lei non avrebbe mai saputo
niente di tutto ciò. Sarebbe rimasta sola e senza un futuro.
Perdonami, se puoi.
“Madre, vorrei avvertirvi che
questa sera potrei tornare più tardi del solito”
disse, dopo essersi schiarito
la voce. La gola gli bruciava.
Walburga annuì. Non sapeva che in
realtà lui non sarebbe più tornato.
Regulus la salutò, incamminandosi
fuori dal salone, ma si fermò sulla soglia, voltandosi a
guardarla un’ultima
volta.
Rimase così per alcuni secondi,
ma poi la donna intercettò il suo sguardo, e lui si
affrettò ad uscire e riprese
a salire le scale. Dentro la tasca, la sua mano era stretta intorno al
medaglione falso: era un cimelio di famiglia che aveva recuperato poco
tempo
prima dalla soffitta. Lo aveva scelto apposta: sostituire
l’Horcrux con un
oggetto appartenuto ai Black in qualche modo sarebbe stato come
ribadire che
anche la sua casata aveva contribuito alla lotta contro Voldemort.
Il suo ruolo sarebbe stato
essenziale: lo avrebbe reso di nuovo mortale, così qualcuno
un giorno avrebbe
potuto ucciderlo direttamente. Chiunque sarebbe stato, gli
augurò tutta la
fortuna del mondo.
Quell’anno aveva iniziato a
nevicare in anticipo, anche se era soltanto novembre, pensò,
guardando i
fiocchi soffici e candidi cadere dal cielo nero. Anche la luna era
coperta dai
nuvoloni che incombevano su Hogsmeade.
Regulus lanciò un’occhiata in
lontananza, in direzione delle montagne. La neve non era fitta, ma il
castello
di Hogwarts era ugualmente difficile da scorgere. Poté
vedere solo una miriade
di lucine ravvicinate, le finestre della scuola. Stringendosi nel
cappotto e
tremando dal freddo, provò a immaginare il calore festoso
della Sala Grande
illuminata dalle candele sospese in aria e il chiacchiericcio degli
studenti
intenti a divorare la cena. O forse a quell’ora la cena
doveva essere già
finita. Probabilmente erano tutti nelle loro sale comuni.
Regulus diede un’occhiata
all’orario. Erano le dieci passate. Non avrebbe potuto
aspettare ancora per
molto. E se non si fosse presentata? Per un attimo la
immaginò mentre, dopo
aver ricevuto la sua lettera via gufo, la inceneriva con un colpo della
bacchetta, furiosa.
In quel momento tuttavia i suoi
sospetti furono smentiti non appena udì il rumore di una
Materializzazione
all’inizio del vicolo.
Il cuore iniziò a battergli come
mai prima di allora, facendolo sentire di nuovo emozionato e
speranzoso, anche
se fino a quel momento si era considerato solo un morto che camminava.
Nonostante i passi appesantiti e il suolo innevato e scivoloso, per lui
fu incredibilmente
facile raggiungere quella figura che aveva temuto di non poter
più rivedere.
“Che cosa vuoi?”
La voce di Rachel era fredda e
rigida, ma lui non fece caso al suo tono. Quando finalmente
poté perdersi di
nuovo nei suoi occhi scuri, ne fu talmente felice che per la prima
volta riuscì
a dimenticare la paura che lo tormentava da giorni, o forse mesi.
“Grazie per essere venuta”
disse.
Anche se non era la risposta che lei voleva sentire, Regulus la disse
con tutto
il cuore: quello di incontrarla era il suo ultimo e più
grande desiderio.
“Ho dovuto inventarmi
un’emergenza sul lavoro per convincere i miei a farmi uscire
da sola a
quest’ora, quindi mi auguro che tu abbia una buona
giustificazione per avermi
chiesto di raggiungerti qui” fece lei, aspra.
“C’è una cosa che
voglio farti
sapere” rispose Regulus, mentre l’angoscia tornava
a tormentarlo.
Rachel lo guardò, in attesa che
lui parlasse. Regulus abbassò lo sguardo: come sempre, gli
riusciva meglio dire
certe cose quando non incrociava il suo.
“Avevi ragione” ammise, dopo
alcuni interminabili secondi di silenzio. “Avevate ragione
tutti. Ho commesso
un terribile sbaglio, me ne rendo conto, ora”.
La sentì trattenere il respiro e
tornò a guardarla. Rachel non aveva più lo stesso
atteggiamento scostante di prima.
Dai suoi occhi traspariva un’evidente incredulità
e una domanda che la bocca
non riuscì a formulare.
“Non voglio più essere un
Mangiamorte” confermò lui.
Rachel ne fu talmente colpita che
fu costretta a cercare un appoggio, tendendo il braccio
all’indietro e posando
la mano sul muro del vicolo. Era difficile capire cosa stesse provando
in quel
momento: il suo viso mostrava una miriade di emozioni diverse, dallo
stupore al
sollievo, dal terrore alla rabbia.
“L’hai capito,
finalmente” disse
infine, cercando di mantenersi fredda come prima, invano. “Io
te lo avevo
detto!”
La sua voce era rotta
dall’angoscia.
“Lo so. Sono stato un perfetto
idiota” ammise Regulus. “Non ho nessuna
giustificazione per quello che ti ho
fatto passare. Scusami”.
Rachel lo guardò dritto negli
occhi per alcuni istanti, poi esitò: sembrava incerta su
cosa fare, anche se
per un solo istante era sembrato che volesse sfiorarlo.
“Che cosa ti ha fatto cambiare
idea?” chiese infine, con un tono ancora severo.
“Tante cose, ma soprattutto ho
capito che Tu-Sai-Chi ci usa solo come suoi schiavi e non guarda in
faccia
nessuno per ottenere quello che vuole. Credevo di essere nel giusto e
invece
voleva solo trasformarmi in un assassino… e io non ho
intenzione di
diventarlo”.
Rachel adesso era spaventata e
tremava. Il suo terrore strideva con il tono deciso che Regulus aveva
usato.
“Non ho mai smesso di pensare a
quello che mi hai detto l’ultima volta che ci siamo
visti” proseguì lui. “Mi
vergogno di quello che ho fatto ma, anche se ho fatto una scelta
sbagliata,
facendoti credere di contare meno di Tu-Sai-Chi, ti giuro che in questi
giorni sei
stata il mio pensiero fisso. So che non ho scuse, ma ti chiedo lo
stesso di
perdonarmi, se puoi”.
Rachel non riuscì a fingersi
indifferente come prima; si staccò dal muro e lo strinse in
un abbraccio
silenzioso.
Regulus si sentì scaldare con
un’intensità che aveva dimenticato e la strinse a
sua volta. Non aveva osato
sperare di poterla avere così vicina, prima di quel momento.
Quasi in uno stato
di trance, affondò il viso tra i suoi capelli inumiditi dai
fiocchi di neve, inebriandosi
del loro profumo, e la sentì rabbrividire. Tenendo gli occhi
chiusi, non gli fu
difficile estraniarsi da tutto ciò che li circondava e
cercò di assaporare ogni
singolo istante di quell’abbraccio. Sarebbe rimasto ore e ore
a bearsi di lei e
ad ascoltare il battito del suo cuore contro il proprio petto.
Ma anche quel sogno svanì troppo
presto. Rachel si ritrasse lentamente e lo guardò,
pallidissima.
“Non preoccuparti” disse.
“Nasconditi a casa mia, ti proteggeremo noi. Non
permetterò che Tu-Sai-Chi ti
torca un solo capello”.
Regulus ebbe un tuffo al cuore.
Quanto gli sarebbe piaciuto poter accettare…
“Non posso, ti metterei in
pericolo”.
“Non essere stupido!”
sbottò lei,
innervosita. “Lui ti troverà, se non ti
nascondi!”
“Non mi troverà”.
Rachel emise una sorta di ringhio
furente e spaventato al tempo stesso.
“Dovresti conoscerlo meglio di
me. Ti ucciderà! Ti prego, cerca di
ragionare…”
“Rachel, ascolta” la
interruppe
lui, ostentando una calma e una sicurezza che non aveva. “Non
ho voluto
incontrarti per chiederti aiuto. So quello che devo fare
e…”
“Che cosa devi fare?”
Regulus esitò.
“Non posso dirtelo. Mi dispiace,
ma non posso dirti nulla: sarebbe troppo pericoloso. Se te lo dicessi,
dovrei
farti un incantesimo di memoria, e non sarebbe sufficiente: Tu-Sai-Chi
sa
infrangerli con la tortura”.
“Ma…”
provò a ribattere Rachel,
ma lui la interruppe.
“Fidati di me. L’unica cosa di
cui mi preoccupo è che tu sia al sicuro. Ascoltami bene,
adesso, è importante. Se
mi scopriranno, stai molto attenta a chi ti chiede se sai qualcosa. Non
fidarti
di nessuno, nemmeno delle persone che consideri amiche. Nessuno,
nemmeno di
Barty”.
“E perché?”
“Tu fai come ti dico e basta”
tagliò corto Regulus. Non voleva riferirle il vero motivo:
meno cose sapeva e
meno rischi avrebbe corso. “E poi non dire che ci siamo
incontrati, stasera”.
Rachel sul momento rimase con la
fronte corrugata: non capiva il motivo di tutti quegli avvertimenti, ma
probabilmente
decise di fidarsi di lui, perché non insisté.
Regulus rabbrividì quando gli
prese il viso tra le mani.
“Potrò rivederti?”
Qualcosa di molto simile a piombo
sembrò riempirgli lo stomaco. Non poteva dirle tutta la
verità nemmeno - e
soprattutto - quella volta, altrimenti lei gli avrebbe impedito di
andarsene con
tutti i mezzi che aveva a disposizione.
“Non ci vedremo per… un
po’”
rispose, tenendo lo sguardo basso.
Perdonami anche tu.
La stava ingannando di nuovo, per
l’ultima volta.
Rachel aveva di nuovo gli occhi
lucidi e arrossati.
“Vuoi scappare, vero?” chiese.
“Te ne vuoi andare dall’Inghilterra? Allora fammi
venire con te. Non mi importa
dove andremo, voglio soltanto stare insieme a te”.
“Non è detto. In ogni caso,
se
scappassi con me, Tu-Sai-Chi capirebbe che siamo insieme, e se la
prenderebbe
con la tua famiglia per farci uscire allo scoperto. È per
questo che devi
fingere di non voler avere più nulla a che fare con me.
Racconta in giro che mi
odi, che mi hai dimenticato, qualsiasi cosa, basta che tu non sia in
pericolo
per colpa della mia stupidità”.
“Scusa tanto, non pensi che, nel
caso in cui Tu-Sai-Chi utilizzasse la Legilimanzia su di me, potrebbe
vederci
insieme qui, in questo momento?” osservò lei.
Regulus rabbrividì al solo
pensiero, ma cercò di rispondere in maniera sensata.
“Lui non ti conosce e non sa che
io… insomma, in che rapporti siamo. Per questo devi fingere
di non avermi più
voluto vedere”.
L’unico che avrebbe potuto riferire
a Voldemort di Rachel era Barty, ma quest’ultimo sapeva che
lei e Regulus non
si fossero più parlati, ed era probabile che avrebbe chiesto
informazioni
direttamente a lei, ma senza aggredirla: Voldemort non avrebbe voluto
che la
sua copertura saltasse per colpa di un povero idiota che aveva deciso
di
tradirlo. Per fortuna, il Signore Oscuro commetteva spesso
l’errore di
sottovalutare gli altri.
“Io non potrei neanche fingere di
odiarti…”
Rachel ormai non riusciva più a
trattenere le lacrime e si abbandonò a piangere sulla sua
spalla.
“Accidenti a te, mi hai fatto
diventare una fontana vivente!” singhiozzò.
Regulus non riuscì a replicare
perché, a differenza di lei, sapeva che non si sarebbero
più rivisti. Mentre le
accarezzava la nuca, pensò con orrore a come lei avrebbe
reagito quando la
comunità magica avrebbe diffuso la notizia della sua morte.
Era più preoccupato
per quanto Rachel avrebbe sofferto che per se stesso.
“Dovrai essere forte” le
sussurrò, anche se lei per il momento non capiva fino a che
punto. “So che lo
sei. Sei la ragazza più straordinaria che abbia mai
conosciuto. È soprattutto per
merito tuo che sono cambiato. Grazie per essermi sempre stata
vicino”.
Si impose di non dire altro: era
già abbastanza strano che le stesse confessando tutte quelle
cose che non avrebbe
mai detto, in condizioni di normalità, neanche sotto
tortura; non voleva che
lei si insospettisse per quel suo strano comportamento. Avrebbe voluto
dirle
molto di più, ma si trattenne.
Rachel lo fece avvicinare ancora
di più e lo baciò lentamente, come se in quel
modo potesse posticipare il
momento in cui si sarebbero dovuti salutare. Mentre ricambiava, Regulus
si
maledisse un’altra volta nel pensare a tutto quello che aveva
perso.
“Non potremo restare in contatto,
vero?” chiese lei poco dopo, anche se non aveva bisogno di
una risposta.
Regulus scosse la testa. Esitò
per alcuni istanti, ma poi si decise: non poteva mica portarselo
dietro, quindi
era giusto che andasse a lei. Infilò la mano nella tasca
opposta a quella
contenente il medaglione e ne estrasse qualcosa di piccolo e tondo, e
lo lasciò
sul palmo della mano di Rachel: era l’anello che Alphard gli
aveva regalato
qualche giorno prima.
“Avrei voluto dartelo in
un’altra
occasione. Adesso è inutile chiederti di diventare la mia
fidanzata ufficiale,
ma almeno saprai che con te ho sempre fatto sul serio”.
Almeno avrai qualcosa che
ti faccia ricordare di me. Non dimenticarmi.
“Regulus…” disse
Rachel, colpita
ed emozionata. Lo abbracciò di nuovo e lui si
sentì quasi male, pensando alle
sofferenze che la aspettavano.
Non te le meriti. Ti
meritavi qualcuno migliore di me. Perdonami…
“Scusa, ma è meglio che
vada”
disse, cercando di non lasciarsi andare, altrimenti non avrebbe
più avuto il
coraggio di entrare nella caverna. “Non ho molto
tempo”.
Rachel sussultò e cercò di
trattenerlo.
“Aspetta, ti prego, ancora un
po’”.
“Non posso”.
Lei non allentò la presa sul suo
polso, disperata. Per un attimo, Regulus scorse una luce sospetta nei
suoi
occhi e temette che volesse Schiantarlo per impedirgli di andarsene.
Allarmato, si liberò dalla sua
stretta con difficoltà, perché nemmeno lui
avrebbe voluto. Alla fine, però, Rachel
sembrò arrendersi.
Lui fece un passo indietro ma un
attimo dopo lei lo raggiunse di nuovo e si strinse a lui, appoggiando
la tempia
sul suo petto.
“Lo sai che ti amo, vero?”
Regulus per un attimo pensò che
sarebbe stato meglio se lei non avesse provato proprio nulla; almeno
non
sarebbe stata condannata a soffrire. Però il significato di
quelle parole lo
scosse così tanto che non poté restare
indifferente.
“Anche io” ammise, sempre
più
addolorato, senza riuscire a sostenere l’intensità
dello sguardo che Rachel gli
aveva rivolto. Le sfiorò le labbra con un ultimo bacio,
smarrendosi per alcuni
istanti in quel sogno che voleva non finisse mai.
Poi si allontanò di nuovo,
stavolta di qualche passo, e le lanciò un’ultima
occhiata. Lei non accennava ad
abbassare lo sguardo e continuava a fissarlo come se in quel modo
potesse
impedirgli di andarsene.
E invece, senza staccare gli
occhi da lei e cercando di farsi coraggio, Regulus girò su
se stesso e
scomparve alla sua vista.
La cucina di Grimmauld Place era
immersa in un silenzio quasi assordante. Regulus avanzò
lungo il lato del
tavolo, a tentoni: non voleva accendere la luce per non correre il
rischio di
svegliare Walburga. Socchiudendo gli occhi, scorse nel buio
l’armadio in fondo
alla stanza.
Cercando di fare il minimo rumore
possibile, aprì l’anta di destra. Aveva il respiro
affannato e le mani gli
tremavano quando ne posò una sulla spalla di Kreacher e lo
scosse
delicatamente.
L’elfo domestico si destò dal
sonno,
confuso, e puntò gli occhi appannati su di lui.
“Padron Regulus!”
gracchiò, ma
Regulus gli fece segno di abbassare la voce.
“Kreacher, devo chiederti un
favore” bisbigliò, con il fiato corto e la fronte
imperlata di sudore
ghiacciato.
“Kreacher è pronto a
obbedire”
disse l’elfo, districandosi dalle coperte e uscendo dalla
propria tana.
“Devi portarmi nella caverna in
cui sei stato con il Signore Oscuro” disse Regulus,
rabbrividendo.
Anche se era buio, aveva la
certezza che Kreacher avesse iniziato a tremare a sua volta.
L’elfo lo fissò
con un’espressione colma di orrore.
“P-padrone, se mi è
concesso…
quel posto è pericoloso. N-non è adatto
a…”
“Mi ci devi portare stanotte,
Kreacher. E non fare domande” tagliò corto
Regulus, che non sapeva per quanto
tempo ancora sarebbe rimasto così risoluto. “Ti
prometto che a te non succederà
niente” aggiunse, rendendosi conto di essere stato troppo
duro. Non poteva
biasimarlo, se aveva paura: ne aveva anche lui, da morire.
Kreacher annuì, ma lo vide
tremare dalla testa ai piedi.
“Il padrone non si sente bene?”
“Sto benissimo. Dobbiamo andare
ora, Kreacher. Mi dispiace, ma mi serve il tuo aiuto”.
Gli tese la mano e Kreacher
gliela strinse, ancora perplesso e spaventato. Nonostante fosse molto
dispiaciuto per lui, Regulus si sentì quasi rincuorato al
pensiero di non
essere del tutto solo. Anche se Kreacher era soltanto un elfo
domestico, la sua
presenza accanto a lui gli sarebbe stata motivo di conforto. Gli
dispiaceva
soltanto di non poter essere con lui anche al ritorno.
“Smaterializzami all’ingresso
della caverna” ordinò.
Le dita dell’elfo si serrarono
intorno alle sue e un attimo dopo Regulus si sentì
risucchiare dal vortice
della Materializzazione Congiunta, lontano da Grimmauld Place.
Si ritrovarono in una rientranza
della parete rocciosa di quella che doveva essere una scogliera. Alle
loro
spalle, le onde del mare si rovesciavano contro gli scogli, facendo
innalzare
gelidi schizzi d’acqua salmastra.
Regulus era scosso da brividi di
freddo e di terrore, ma si sforzò di non cedere. Era
arrivato fin lì: non
poteva arrendersi proprio alla fine.
Senza parlare, lanciò uno sguardo
interrogativo a Kreacher, il quale puntò il dito tremante
verso la parete in
fondo alla rientranza. Regulus ricordava quello che l’elfo
gli aveva
raccontato: avrebbe dovuto pagare un pedaggio di sangue per entrare
nella
caverna, che si trovava appena oltre quella parete.
Seppur riluttante, estrasse la
bacchetta.
Trattenendo un gemito, Kreacher
protese la mano verso di lui. Regulus tuttavia scosse la testa e
puntò la
bacchetta contro il palmo della propria mano.
“Padron Regulus, lascia che sia
Kreacher…” esordì l’elfo,
allarmato.
“Tu non devi indebolirti” fu
la
risposta.
Il sangue schizzò sulla parete
rocciosa: sangue puro che luccicava debolmente alla luce della luna.
Lo sto versando per una
giusta causa, pensò, mentre il passaggio si
apriva. Non sarà sprecato.
Regulus scrutò l’interno
della
caverna. Anche se era completamente buia, la luce esterna gli permise
di
scorgere una distesa piatta e liscia sulla quale i riflessi lunari
tremolavano
debolmente.
Quante volte aveva visto, in
sogno, quel lago sotterraneo… Se non avesse saputo degli
orrori che vi erano
nascosti, appena sotto la superficie, si sarebbe lasciato ingannare
dalla
sensazione di calma perenne che trasmetteva.
“Kreacher, guidami”
sussurrò,
temendo il momento in cui i guardiani del lago si sarebbero svegliati,
anche se
non era ancora tempo.
L’elfo iniziò a singhiozzare
ma
obbedì, come sempre.
Regulus lo seguì all’interno.
La
paura lo assaliva di continuo, a tradimento, facendogli desiderare
nient’altro
che la fuga. Ma lui continuava a camminare sulle pietre, avvicinandosi
sempre
di più alla riva.
Senza un motivo logico, gli
tornarono in mente le parole che, tanto tempo prima, un vecchio
cappello
rattoppato aveva sussurrato al suo orecchio: sappi
che nel profondo di te stesso hai un coraggio che nessuno si
aspetterebbe. Non lo conosci ancora, ma lo tirerai fuori quando
sarà il momento.
Per la prima volta in vita sua,
si rese conto che il Cappello Parlante aveva avuto ragione. La sera
dello
Smistamento, quello aveva visto qualcosa che nemmeno lui conosceva di
se
stesso.
Sperava solo che quel coraggio
gli fosse sufficiente per arrivare al centro del lago e bere tutta la
pozione.
Non sapeva cosa gli sarebbe successo, una volta mandato giù
il primo sorso:
Kreacher aveva detto di aver visto cose tremende, ma senza aggiungere
altro, e
lui non aveva insistito, perché gli era apparso talmente
terrorizzato che
domandare di più sarebbe stato crudele da parte sua.
In ogni caso, era disposto anche
a provare dolore: doveva soltanto pensare che presto sarebbe tutto
finito.
Ascoltò Kreacher indicargli il
punto in cui era nascosta la barca che avrebbe permesso loro di
attraversare le
acque del lago, deciso a porre fine a quella storia una volta per tutte.
Quando si tese verso l’acqua per
afferrare la catena invisibile, con un gesto del tutto involontario
Kreacher lo
trattenne per il mantello, per poi lasciarlo di scatto, spaventato dal
riflesso
condizionato che, per un solo istante, lo aveva indotto a fermare il
proprio
padrone.
“Kreacher chiede scusa,
padrone…”
implorò: mai aveva osato opporre resistenza, prima di allora.
Regulus gli lanciò
un’occhiata
dispiaciuta. In quel momento si vergognò un po’:
si era preoccupato per tutti,
anche per Sirius, ma non aveva più pensato a Kreacher.
Eppure era stato grazie
a lui se era arrivato fin lì; inoltre gli aveva sempre
dimostrato una fedeltà
assoluta e, soprattutto in quel momento, un vero e proprio affetto che
andava
oltre la semplice dedizione di un elfo nei confronti del padrone.
“Va tutto bene” gli disse, nel
tentativo di incoraggiarlo. “Sei stato bravo
finora”.
Kreacher tirò su col naso,
momentaneamente sollevato per non aver subito un rimprovero, e si
affrettò ad
aiutarlo con la catena.
Mentre Regulus faceva emergere la
piccola imbarcazione da sotto la superficie dell’acqua,
cercò di farsi forza
pensando a tutte le persone a cui teneva: Rachel, sua madre, Alphard,
Sirius... e Kreacher.
Mi dispiace...
In quel momento, la parete di
roccia si richiuse senza alcun preavviso, e nella caverna
calò un’oscurità
quasi totale, rischiarata soltanto da una soffusa luce verdastra,
proveniente
dal centro esatto del lago.
FINE
01. |
Addio. |
02. |
Ricordi. |
03. |
Speranza. |
04. |
Bellezza. |
05. |
Fotografia. |
06. |
Gatto. |
07. |
Cane. |
08. |
Musica. |
09. |
Fuochi d'artificio. |
10. |
Cioccolato. |
11. |
Carta. |
12. |
Paura. |
13. |
Sole. |
14. |
Sangue. |
15. |
Bambola. |
16. |
Ali. |
17. |
Cuscino. |
18. |
Candela. |
19. |
Dolce. |
20. |
Amaro. |
21. |
Pelle. |
22. |
Ghiaccio. |
23. |
Sogno. |
24. |
Incubo. |
25. |
Risveglio. |
26. |
Incontro. |
27. |
Vertigine. |
28. |
Lacrime. |
29. |
Attesa. |
30. |
Noia. |
31. |
Felicità. |
32. |
Dolore. |
33. |
Solitudine. |
34. |
Silenzio. |
35. |
Campanello. |
36. |
Nascosto. |
37. |
Gelosia. |
38. |
Nodo. |
39. |
Caldo. |
40. |
Freddo. |
41. |
Tempo. |
42. |
Bacio. |
43. |
Sorriso. |
44. |
Desiderio. |
45. |
Illusione. |
46. |
Specchio. |
47. |
Latte. |
48. |
Caffè. |
49. |
Potere. |
50. |
Strada. |
*
A scanso di equivoci, il cambio di tono è fatto apposta:
Regulus
dà del 'tu' a Walburga solo quando sta pensando, inevece
quando
parla le dà del 'voi' come sempre.
*Angolo
autrice*
T_T
Sono senza parole... e non riesco a crederci: ho
davvero pubblicato l'ultimo capitolo? Noooooooooo... In fondo
è praticamente un anno
che scrivo questa storia... Scommetto che il prossimo
venerdì notte sarò convinta di dover
aggiornare... e
invece... T_T
Cosa posso dire?
Nonostante la tristezza, sono
molto soddisfatta e, anche se il capitolo mi fa venire il
magone, non sono depressa come quando ho finito di scrivere "Slytherin
love" perché so che, sotto quella parolina FINE,
è
sottinteso uno speranzoso "per ora"!
Spero che vi sia
piaciuto. Ho cercato di rendere l'incontro tra Rachel
e Regulus il meno simile possibile a quello che aveva già
scritto nell'altra storia, anche se è stato complicato e un
po'
gli somiglia per forza. Forse è troppo sdolcinato ma non
l'ho
modificato più di tanto. Dovevate vedermi mentre lo
scrivevo:
sembravo in preda al furore e le dita scorrevano sulla tastiera quasi
senza che le controllassi... No, ok, la spiegazione non è
così affascinante: semplicemente, mi piace così
com'è! XD
Be', prima di
dilungarmi troppo, parlerò prima del
famigerato sequel, e poi risponderò alle recensioni!
Dunque,
per chi non avesse ancora capito che scriverò presto il
seguito
What if di questa storia, rimando alla fine del capitolo 36, in cui ho
spiegato bene cosa ho intenzione di fare! Magari ad alcuni di voi non
piacciono le storie in cui la trama cambia, ma io voglio provarci
quindi... dovrete sopportarmi ancora (sempre se ne avrete voglia,
ovvio! ) XD
Per il seguito, ho
già più o
meno in mente la trama della primissima parte, a meno che non cambi
improvvisamente idea. Farà
parte di
una serie ma non ho deciso il titolo, anche se qualche
opzione ce l'ho già! Diciamo che ODIO scegliere
titoli,
quindi ogni eventuale suggerimento sarà ben accolto! Se no
mi arrangerò! Del resto, è sempre
consigliabile stabilire la trama e poi il titolo!
Purtroppo dovrete avere un
po' di pazienza. Tra giugno e luglio mi aspettano 3 esami e altrettanti
a settembre (vacanze? Cosa sarebbero?), perciò se
iniziassi a
pubblicare subito sarebbe controproducente, perché
sarà una storia
complessa da sviluppare. Ho bisogno di tempo per inventare una trama
credibile e fare le cose per bene.
Se tutto va bene, dovrei
iniziare
a pubblicare a settembre,
settimana più, settimana meno (non mi
uccidete, per favore!). Il primo capitolo è già
tutto scritto nella
mia mente,
quindi a settembre avrò parecchi capitoli pronti e -
soprattutto
- una
trama non sconclusionata!
Comunque, non sparirò per tre
mesi interi: ho qualche storia secondaria che ho scritto durante l'anno
per vari concorsi e che pubblicherò durante l'estate.
Se volete
sapere dove leggere qualche notizia, potrei scrivere qualcosa sulla mia
pagina
personale perciò, sempre se vorrete sopportarmi ancora,
potete tenerla
d'occhio! ^^
Penso di aver detto tutto. E
ora, spazio ai ringraziamenti!!
malandrina4ever:
non dirlo a me T_T Tranquilla, il seguito non sarà tra 16
anni,
ma dovrai aspettare "solo" tutta l'estate! ^^" Spero che tu non mi
uccida, per questo! E Sirius... be', vedrai che il loro incontro nel
seguito sarà molto commovente, anche se non di certo
sdolcinato! Ho già la scena davanti! *_* Grazie per
aver
approvato Bellatrix! E sono d'accordo con te su Draco! Cioè,
ho
capito che Voldie minacciava di ammazzare la sua famiglia... ma se
qualcuno minacciasse la mia, direi: "Che?! Aspetta che ti
spacco...ehm...la faccia!" XD Spero che Rachel non sia risultata troppo
incline al perdono: non volevo che trattasse troppo male Regulus, con
quello che lo aspetta... le non lo sa, ma noi sì! :-(
Alohomora:
non preoccuparti per Rachel, Barty si sta ammattendo, ma non
è
così stupido da smascherarsi. Vedrai che farà
sfoggio di
tutte le sue doti da grande attore (del resto, nei panni di Moody ha
ingannato anche Silente) e farà la parte del bravo amico
compassionevole che assisterà Rachel nel momento del
bisogno, ma
lei darà retta anche a Regulus e non gli dirà
nulla di
compromettente... Eheh, se Regulus fosse padrino di Draco, penso che
durante la partita al secondo anno lo avrebbe ucciso! "Hai il Boccino a
due centimetri dal naso, per Salazar! Sei cieco?!" XD
Lellas92:
sai che anche la mia voce interiore somiglia in modo inquietante a
Remus? Soprattutto
quando sto al computer invece di studiare, chissà come mai!
Comunque, tranquilla, i personaggi essenziali sono essenziali per me,
per te e per la Rowling, quindi... ;-) Per quanto riguarda Bellatrix,
in effetti lei ha dimostrato di saper arrossire come una qualsiasi
adolescente con una cotta nel primo capitolo dell'ultimo
libro,
quando Voldemort le rivolge la parola! XD Quindi non mi è
sembrato poi troppo strano! Sul fatto che per Barty venga prima
Voldemort degli amici c'è poco da fare: da uno che ha ucciso
il
proprio padre non potevamo aspettarci altro...
Mirwen:
l'abbraccio a Regulus potresti anche darglielo... a condizione che
prima porti un certificato autenticato e firmato dal Ministro della
Magia in persona in cui sia scritto che sei Purosangue senza alcun
dubbio, allora sì! XD Scherzo, naturalmente!
chocco:
in questa fanfiction ho seguito il canon, perciò non ho
salvato
Regulus, ma come hai potuto notare ho voluto concludere la storia
quando è ancora in vita... per poi sbizzarrirmi nella
prossima
fanfiction! Grazie, sono contenta che la storia ti sia piaciuta tanto!
vulneraria:
meno male, se Barty ti fosse piaciuto mi sarei preoccupata seriamente!
Però sono felice che sia venuto bene, dopo tutti i problemi
che
mi ha creato nel corso della storia! Ormai si è schierato
completamente dalla parte di Voldemort e per questo lui e Regulus ora
sono soltanto nemici :-(
_Mary:
dai, non fare così, se no divento triste anche io! (lo sono
già u_u) Pensavo
che l'accenno all'Hocrux sarebbe stato notato solo di sfuggita, e
invece tu l'hai notato, complimenti!! D'altra parte, non potevo
sottolineare troppo l'indizio, con tanto di Lucius che indica il
nascondiglio e fa l'occhiolino! XD Comunque, come avrai intuito, il
diario sarà il primo Horcrux da trovare...
basterà
entrare a villa Malfoy e uscirne vivi: facile come bere un bicchiere
d'acqua, insomma! Per quanto riguarda Barty, non preoccuparti (fa quasi
rima... -.-), come ho già scritto nella risposta ad
Alohomora: non
è così stupido da smascherarsi. Quello che hai
detto alla
fine è stato uno dei
più bei complimenti che abbia mai ricevuto! Grazie!! E
complimenti ancora per le due one-shot che hai pubblicato ultimamente,
oltre che per la risposta alle recensioni!
Circe:
grazie mille! In effetti anche a me certe volte viene in mente un
genere particolare di musica quando leggo delle storie molto belle. Le
tue per esempio sono davvero molto musicali. Il tuo stile poi
è
perfetto per i capitoli riflessivi che, come ho potuto costatare
leggendo le tue storie, sono il tuo punto di forza. Sono contentissima
del tuo parere positivo su Bella: tu sei la massima esperta in materia!
Grazie per aver iniziato a leggere Slytherin love: lì Rachel
appare di più come co-protagonista, anche se alcuni
personaggi
come anche i suoi genitori e gli altri Black sono solo abbozzati (a
parte Sirius, ovviamente). Inoltre non ti stupire se troverai alcuni
errori temporali, come l'entrata di Minus tra i Mangiamorte o la fuga
di Sirius posticipata di un anno. Sono state sviste di cui mi sono resa
conto solo a storia quasi conclusa ed è anche per questo che
prima di scrivere il seguito ho voluto pubblicare questa.... oltre al
fatto che volevo approfondire di più gli
anni "sereni"
della vita di Regulus! E qui ho cercato di rendere Rachel meno
"assennata", come l'hai definita tu, anche se non ho potuto farlo
più di tanto, visto che la storia era solo dal punto di
vista di
Regulus. Forse le dedicherò una one-shot da inserire in
questa
serie, non si sa mai!
Rinalamisteriosa:
anche a me ultimamente è tornata l'irritazione nei confronti
di
Barty. Del resto, prima potevo renderlo un po' più
simpatico,
anche perché a quanto pare pure Sirius nel calice di Fuoco
lo
definisce "un ragazzo simpatico di buona famiglia", ma poi si
è
completamente rovinato. In fondo se mi spersonalizzo apprezzo
più lui e i Lestrange di uno come Lucius, perché
sono
rimasti fedeli a Voldemort senza scendere a compromessi, ma se penso a
quello che ha fatto ai Paciock e anche a come ha ucciso il proprio
padre... non posso amarlo più di tanto. u_u Quel sito
è
veramente molto fornito: pensa che anche la Rowling spesso ci andava se
si dimenticava qualche dettaglio che aveva scritto lei stessa! XD
Grazie: non so come finirà questo concorso, ma
già
passando la prima fase posso ritenermi comunque pienamente soddisfatta!
Ci sono storie che alla prima fase hanno ricevuto oltre 40 preferenze
(!!!) quindi non mi aspetto chissà cosa, ma così
sono
già contenta!
DubheBlack:
hai ragione, Regulus è arrivato molto in ritardo rispetto a
Sirius e Andromeda. E credo anche che, nonostante tutto il suo
cambiamento, gli resteranno sempre molti pregiudizi sui Babbani. Del
resto a diciotto anni è difficile che una persona cambi
completamente opinioni e modo di essere. Di sicuro non vorrà
più farli fuori e questo è un gran bel passo
avanti per
uno come lui! ^^ Riguardo Barty, stavo proprio pensando a come sarebbe
uno scontro tra lui ed Emmeline: nel seguito dovrò inserirne
uno
per forza. E diciamo che Regulus teme un brutto quarto d'ora con
Perseus forse più di Voldemort stesso! Dopo che lui e Rachel
hanno
avuto quel litigio, il paparino vuole strigliarlo per bene! XD
Pepesale:
be', non preoccuparti, tanto adesso la storia è finita e hai
tutto il tempo che vuoi per leggerla. Scrivere il capitolo che hai
commentato mi è piaciuto un sacco perché ero
proprio in
vena di parlare di problemi sentimentali! E poi Rachel insidiata da un
Nato Babbano è un affronto per Regulus! Figuriamoci se
perdeva
l'occasione di insultarlo... Invece durante la festa di Lumacorno, alla
scena con Lily e James ridevo anche io, da sola! XD Sembravo matta! In bocca al lupo per chimica
e qualsiasi altra materia scolastica! Dai, che tra un po' finisce la
scuola!
Buone
vacanze!
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