Lui, lei e Tanya

di Isotta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una mattinata ***
Capitolo 3: *** Quasi incidente ***
Capitolo 4: *** Il piccolo principe ***
Capitolo 5: *** Tacoma ***
Capitolo 6: *** Album e montavivande ***
Capitolo 7: *** MSN ***
Capitolo 8: *** Limonata ***
Capitolo 9: *** Jacob Cullen ***
Capitolo 10: *** Zitto Byron! ***
Capitolo 11: *** Port Angeles ***
Capitolo 12: *** James, ha ragione lei!!! ***
Capitolo 13: *** I Greci dicevano che... ***
Capitolo 14: *** Chad ***
Capitolo 15: *** Happy birthday ***
Capitolo 16: *** Le nove verità ***
Capitolo 17: *** Edward è l'Angelo dell'Abisso di Rose e Chad ***
Capitolo 18: *** La Serra ***
Capitolo 19: *** Il ponte ***
Capitolo 20: *** Il sorpasso ***
Capitolo 21: *** Avere il fegato ***
Capitolo 22: *** La ruota riprende a girare ***
Capitolo 23: *** Litigio ***
Capitolo 24: *** Legame sottile ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24- non so come chiamarlo ***
Capitolo 26: *** Alice prende il timone della situazione ***
Capitolo 27: *** La fine ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Si era domandato spesso come era potuto succedere. Una cosa mai vista prima, ma che era accaduta. Complici, una serie di buffe coincidenze.

La prima volta che l’aveva vista, era tardi. O meglio, per lei era tardi. Usciva quasi correndo da una pizzeria con due sue amiche, una delle quali abbracciata a un ragazzo.

Lui non ci aveva fatto molto caso, andava in discoteca con una troietta beccata all’università.

Il giorno dopo se l’era ritrovata a casa. La sua sorellina minore, Rosalie, l’aveva invitata per studiare insieme la sua materia più odiata: geometria.

Allora l’aveva sentita parlare, ragionare e si chiese ‘Ma questa ha davvero tredici anni?’

A poco a poco imparò a conoscere la sua eccessiva maturità, la sua solitudine un poco nascosta.

E allora si era trasformato in un ladro, nel tentativo di rubarle un sorriso, un pensiero, uno sguardo.

‘Non c’è niente di male’ si ripeteva, anche se sapeva benissimo che non era così.

Edward, aveva vent’anni e si applicava nel ricordare tutti i componenti del corpo umano, Bella aveva tredici anni, faceva la seconda media e si sforzava di ricordare le date della Rivoluzione Francese o come applicare il Teorema di Pitagora alle varie figure piane.

Era sbagliato. Era illegale. Era assurdo.

Come aveva potuto il ragazzo più desiderato dell’università, arrivare a manomettere MSN a una ragazzina per leggere le sue conversazioni?  Come aveva potuto quella ragazzina a legare a sé quel ragazzo con qualche spiegazione data a quella sfaticata di Rosalie?

Mistero totale.

E quando Alice, la sorella diciottenne, scoprì tutto presentò al fratello la sua migliore amica, Tanya.

La ragazza perfetta per lui. Carina, simpatica, intelligente, senza troppe pretese.

Peccato che Alice non aveva calcolato un piccolissimo, insignificante dettaglio: Tanya era la sorella di Bella.


Mi fa una strana sensazione scrivere una nuova storia. Ormai mi ero abbituata alla situazione di 'Passato e Presente' e scrivere qualcosa di totalmente diverso mi fa un'impressione... impressionante. Sarà che ho paura? Probabile. Questa storia mi sembra così... assurda. Ma ho voluto tentare, infondo che mi costa? Al massimo la cancello.

Che posso dire di più? Nulla, spero solo che vi piaccia. Fatemi sapere che ne pensate così decido se continuarla o meno.

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Capitolo 2
*** Una mattinata ***


Ormai era diventata abitudine. Una noiosa routine.

Prima dava l’esame, prendeva il solito 30, si trovava una pupattola da quattro soldi e se la scopava.

Ormai neanche quello gli dava più emozione.

Ed era una cosa che non capiva. Non capiva cosa gli era successo.

Che cos’era una metamorfosi?

Un cambiamento radicale, nel corpo e nelle abitudini.

Edward non era mai stato d’accordo con la sua professoressa di biologia, alle superiori. Una metamorfosi è molto di più.

Un cambiamento radicale, nel corpo, nell’anima e nella vera sostanza dell’essere.

L’aveva attraversata, lui. Ma non si ricordava quando.

Prima era un ragazzo entusiasta di tutto, al quale bastava un po’ di sole per sorridere o una partita a calcio con gli amici. Adesso era diventato indifferente a tutto e a tutti, quasi cinico, niente lo faceva più emozionare. La sua vita era ridotta a una noiosa giostra.

Solamente la sua famiglia gli faceva ancora provare qualcosa, ma ultimamente aveva l’impressione che anche il loro effetto benefico stesse svanendo.

“Ehi, cocco.” Alice, sua sorella, fece capolino alla sua porta.

Come al solito stava parlando al telefono.

Alice aveva l’innata capacità di riuscire a stare sempre attaccata al cordless, perfino la mattina mentre faceva colazione. Edward aveva i suoi dubbi che attaccava per farsi la doccia.

E questo fattore era spesso motivo di grandi rimproveri da mamma Esme, per le bollette troppo care.  Ma ad Alice quelle lunghe prediche le entravano da un orecchio e le uscivano dall’altro, sempre che ‘l’altro’ non fosse chiuso dal telefono.

“Che c’è, Alice?” la voce gli uscì un poco impastata, complice il sonno e il troppo alcool della sera prima.

“Ti vuole il Grande Capo.” Rispose spalancando la porta e girando le spalle.

Il Grande Capo, come lo chiamavano loro, non era altro che il loro papà, Carlisle Cullen, medico affermato e padre affettuoso.

Edward scappò un attimo in bagno, per darsi una rinfrescata, sperando di riprendere un po’ di lucidità. Non ci riuscii e alla fine si infilò direttamente sotto la doccia.

 

 

“Tetti, mi accompagni a scuola?” chiese Isabella scendendo a rotta collo le scale.

La persona a cui era rivolta, sua sorella Tanya, o ‘Tetti’, sorseggiava il suo caffè, nero, ma con un cucchiaino di zucchero. “Non ti può accompagnare mamma?”

“No.” Rispose Sue, la nuova moglie dello sceriffo Swan, l’unica che era riuscita a colmare il vuoto che si era creato con la morte della prima moglie. “Devo andare a fare delle commissioni a Port Angeles.”

“Su, Tetti, che faccio tardi.” Borbottò Isabella rubando una frittella dal vassoio che Sue stava preparando.

“Ma sentila” esclamò esasperata Tanya, anche se però la guardava con il sorriso sulle labbra e già si stava alzando.

Isabella sbuffò, il tempo di recuperare lo zainetto nero, e si catapultò in giardino, aspettando la sorella.

“Prendi la macchina di papà, oggi va al lavoro più tardi.” Disse gentilmente Sue a colei che, ormai, considerava una delle sue figlie.

“Sì, mamma.”

 

 

“Papà, mi volevi parlare?” Edward entrò in salotto, fresco di doccia.

“Veramente, sì.”

“Qualcosa non va?”

Carlisle sospirò. Fare il padre era proprio complicato. Vedeva suo figlio cadere e non sapeva come aiutarlo. Non riusciva neanche a parlargli, aveva il timore di allontanarlo ancora di più.

“Edward.” Iniziò cercando le parole giuste. “Abbiamo sbagliato qualcosa?” chiese all’improvviso.

Edward sussultò. Sbagliato? “Scherzi?”

“No, Edward, sono serio. Sono serissimo. Hai tutto ciò che si può desiderare: una famiglia normale che ti vuole bene, la possibilità di crearti un futuro, non mi pare che ti abbiamo mai fatto mancare niente. Sbaglio, forse?” Carlisle iniziava a sentirsi in colpa. Forse era proprio perché Edward aveva tutto con estrema facilità che era così disinteressato a tutto.

Edward fece cenno di no, non sbagliava.

Carlisle sospirò, passandosi la mano fra i capelli. Era un tic nervoso che anche il figlio aveva ereditato. “E allora perché?” chiese sconfitto.

Edward si accigliò. “Perché…?”

“Perché sei così… apatico?” Edward sussultò e sbirciò il volto stanco di suo padre. Poteva capirlo? Certo che sì.

“Non lo so.” Parlava lentamente, scandendo bene ogni parola. “E’ come se tutto non avesse senso. Come se fosse un qualcosa che si deve fare, ma che non è importante. Una cosa senza emozione.” Era difficile per lui esprimere ciò che provava ad alta voce.

Anche perché non capiva neanche lui ciò che succedeva.

Carlisle annuì, lentamente.

“Distraiti, Edward. Esci dal giro quotidiano, trova qualcosa di bello, di sensato. Non immagini quanto ci fa male vederti così… La vita è bella, ne abbiamo una sola. Non sprecarla, Edward.”

Il ragazzo abbassò lo sguardo, mortificato. Non gli piaceva l’idea di aver fatto soffrire i suoi genitori. “Ci proverò. Sarà un periodo, passerà.” Ci sperava davvero.

Questa situazione era diventata troppo pesante, per tutti.

“Porco cazzo!”

“Rosalie!” esclamarono Carlisle e Edward nello stesso momento. Ultimamente la piccola di casa, Rosalie, usava un po’ troppe parole.

Ogni frase che diceva conteneva almeno una parola oscena, e questo stonava molto con la sua aria da bambina benedetta da Dio.

“Che è successo?”chiese Alice passando con un bicchiere di latte freddo in mano.

Era una piccola mania di Alice, questa.

Aveva sentito in televisione che una dieta ricca di calcio e di vitamina D diminuiva i dolori mestruali e da allora in casa entrava una quantità indicibile di latticini e pesce.

Alice beveva un bicchiere di latte freddo la mattina e la sera, mangiava uno yogurt il pomeriggio e formaggio durante i pasti, di cui uno era sicuramente a base di pesce.

“Quella cazzo di sveglia non ha suonato e ho perso quel cazzo di autobus e oggi devo assolutamente andare a scuola perché quella stronza della Minervini spiega e quella zoccola della Giuliani interroga.” Borbottò la piccola buttandosi a peso morto sul divano, coprendo il tessuto bianco della spalliera con la cascata dei suoi capelli biondi.

“Rosalie.” Di nuovo coro generale a cui rispose lo sbuffo infastidito della ‘bimba’.

“La accompagni tu, Ed?” chiese Alice sorseggiando il suo latte.

“Devo andare all’università.” Rispose il ragazzo scrollando un po’ le spalle.

“Capito. Vado io.” Disse Alice vuotando quel che rimaneva nel bicchiere.

 

 

“Bella, per favore, devi venire per forza.” Jessica Stanley, di cui tutti avevano capito la pasta anche se era quasi una bambina, non capiva che non c’era verso.

“Primo. Non devo fare niente per forza. Secondo. Perché?” rispose Bella guardando la sua importunatrice scocciata. Non c’era neanche Angela per dividere quella pena, aveva la varicella.

“Ma come perché?” rispose quella infastidita. “Ma allora non mi hai ascolti?” Jessica non si rendeva conto di quanto aveva ragione. “Mi ha chiesto se mi offendevo se mi baciava! Quindi mi vuole baciare. E tu devi essere lì!”

Bella sospirò. “Sì, ma perché?”

“Perché devi fare le foto.”

Bella roteò gli occhi. “Jessica, lo sai che non mi piace andare in pizzeria.”

“Bella Bella Bella.” Iniziò l’oca con aria da una che ti dà l’ultima possibilità. “Se non vieni dico a Eric che ti piace.”

Bella sbiancò. Eric era il suo spasimante più accanito; se Jessica avrebbe detto una simile falsità non se lo sarebbe più tolto dai piedi. Sconfitta, sospirò.

“Verrà anche Lauren.” Aggiunse cauta la bionda.

‘Fantastico’ pensò con ironia la povera vittima innocente. Lauren non le aveva mai parlato, salvo una volta. E l’aveva coperta di insulti perché aveva osato rifiutare suo fratello.

Bella non capiva come mai quasi tutti i ragazzi le andavano dietro.

“Quando?” sputò a denti stretti.

“Stasera alle otto. Ovviamente vieni a casa mia per le cinque così mi preparo. Entriamo?”

“No. Aspetto Rose.”

Jessica fece uscire una specie di risolino. “Sicuramente non viene. Farà filone. Da una ragazzetta come lei si ci può aspettare solo che va lungo il Garigliano!*”

Gli occhi di Bella luccicarono di una rabbia metallica molto pericolosa. Era molto difficile farla arrabbiare, ma quando succedeva… meglio scappare.

E per Bella la sua migliore amica era sacra: guai a parlare male di Rosalie davanti a lei.

“Mi chiedo come possono venirti in mente certe assurdità. Chi penserebbe mai che una ragazzina va al Garigliano? Forse, e dico forse, lo pensi perché tu stessa ci vai e pensi che tutte sono come te!” Bella pronunciò ogni parola con cura, cercando di non prendere a schiaffi Jessica la quale, capendo che aria girava, se ne andò.

In quello stesso momento arrivò Rosalie. “Bella, tesoro!” pigolò uscendo di corsa dall’auto e abbracciando l’amica.

“Rose!”

“Tesoro dopodomani abbiamo il compito di geometria sul Teorema di Pitagora, giusto?” chiese Rosalie che già vedeva una bella insufficienza.

“Sì, ma non tutta l’Unità. Solo quello che ci ha spiegato.” Rispose tranquillamente Bella.

“E cioè?” sollecitò Rose, che andava perfetta a tutte le materia, era inevitabile essendo la migliore amica di un genio, salvo geometria.

“L’applicazione del Teorema base e quella su un triangolo all’interno del quale si formano due triangoli rettangoli.”

“Ammazza. Io non so neanche che cazzo hai detto.”

“Rosie, lo sai che non gradisco le parolacce.” La riprese Bella facendo una smorfia delicata.

“Va bene, By, ma io non so un caz… niente!” sbuffò portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. Era un tic anche questo, visto che i capelli erano tenuti dietro da una fascia azzurra.

“Se vuoi domani possiamo fare i compiti insieme. Così magari ti aiuto.” Propose timida Bella. Non le piaceva fare sfoggio dei suoi successi scolastici.

“Ti adoro, Bella! Ma perché non oggi?”

Bella sospirò. “Mi rapisce Jessica.”

Rosalie fece una smorfia. “Povera.”

 

*Il Garigliano è il fiume del mio paese e separa Il Lazio dalla Campania. Anticamente, e spesso anche oggi, lungo il suo corso si possono trovare delle prostitute.


Quando ho visto 12 recensioni sono cadutra dalla sedia. 12 recensioni. Per me è un record. Ma, visto che mi devo sempre rovinare l'umore, non è che avete commentato così in tanti solo per i 2 punti bonus che danno a chi commenta una storia monocapitolo, vero??? Scusatemi, ma sono insicura per natura, ecco anche il perchè di questo aggiornamento-lampo.

googletta: Nono, non la cancello, o meglio non credo. Io sono un anno più piccina di Bella, però ho fatto la primina, quindi stessa classe!

Maria Andrea: Grazie mille!

essebi: Grazie, spero di non deluderti.

SweetCherry: certo, l'età non l'ho scelta a caso! Mi piaceva l'idea che Bella facesse la mia stessa classe, magari per farle vivere le mie stesse sensazioni scolastiche. Poi volevo che Edward fosse maggiorenne, ma non troppo grande. Così cerco di far dutrare la storia un paio d'anni e... ops sto dicendo troppo!

edwardina4e: grazie, ma perchè non ci puoi credere?

giulythebestofthebest: grazie!! Ecco e dimmi se non ti ho deluso!!!

okkidacerbiatta: Et voilà! Spero che non ti abbia deluso...

kandy_angel: oddio riaverti anche qui è un sollievo. Perchè veramente con le recensioni mi hai aiutato molto a Passato e Presente. Spero che anche questa storia ti piaccia come la precedente, anche se mi impegno per non fare gli stessi errori!

alexia__18: Grazie! Spero che sia diversa e interessante, lo spero proprio. Non è che Alice appoggia Tanya, ma ovviamente, è la sua migliore amica... e poi quello che fa Edward sarà proprio sbagliato... poi capirai meglio se seguirai la storia...

Shinalia: grazie! Spero che questa cosuccia chiamata pomposamente storia continui ad attirarti!

I__Freddi: Grazie!!! Beati voi che vi fanno andare su internet nell'ora informatica...

JP più semplice di così: Hai capito benissimo xd.


Se siete arrivati fin qui vi ringrazio immensamente. Spero che i vostri commenti (se ce ne saranno) siano sinceri e senza peli sulla lingua. Vorrei leggere la vostra opinione sincera, così che potrò migliorare me e la mia storia.

Se volete fare quattro chiacchiere vi lascio il mio contatto msn:  luis4-98@hotmail.it

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Capitolo 3
*** Quasi incidente ***


“Mamma, papà. Io vado.” Edward si stava mettendo la sua giacca nera, in pelle. Quella sera era il compleanno di un suo vecchio amico, Jasper. E, ovviamente, sarebbe andato alla festa del suo diciannovesimo compleanno.  

“Dove?” Esme, la mamma migliore al mondo, comparve in tenuta da notte, con un sorriso amorevole sulle labbra.

“Al compleanno di Jazz. Faccio tardi.” Rispose Edward un po’ distratto, mentre prendeva la scatolina con il suo regalo: un Rolex dorato.

“Va bene. Non bere troppo.”

“Sì, mamma.”

La solita frase, quella detta a tutte le mamme il sabato sera: eppure, il sabato era il giorno nero degli incidenti stradali.

 

 

“Ehi, ciao.” La voce di Ginevra lo accolse subito all’orecchio che, fra parentesi, gli stava leccando.

“Gin, i tuoi.” Edward cercò di contenere, senza risultato, la ragazza che era andato a prendere: una ‘fanciulla’ che aveva una reputazione all’Università; una reputazione venale, non proprio da sgualdrina, ma in una situazione a rischio che oscillava fra la ragazza che si voleva godere la vita e la ragazza che si vendeva sulla strada. Bella, tutto sommato.
Non una stella, Edward non aveva ancora trovato una ragazza che avesse una bellezza paradisiaca secondo i suoi canoni, ma passabile. Abbastanza per essere, per una sera, la ragazza di Edward Cullen, il ragazzo più desiderato di tutta la facoltà e non solo.

“Non ci sono.” Rispose quella strusciandosi contro il ragazzo senza contegno.

Edward ebbe una strana reazione. In genere, si sarebbe eccitato e avrebbe sfruttato la situazione, ora provava solo una strana sensazione di disgusto.

“Dobbiamo muoverci, in ogni caso. Sono già le undici.” La festa cominciava a mezzanotte precise.

“Jasper può aspettare.”

“Invece no. Andiamo.”

E, freddo come un l’iceberg che aveva fatto affondare il Titanic, salì in macchina.

 

Ad Edward piaceva la velocità. Sfilare a cento, centocinquanta km/h, sentire tutto che ti scivolava addosso: unico. Qualcosa a cui non era disposto a rinunciare.

Neanche per non sentire la voce stridula di Ginevra, che pigolava impaurita. Gli piaceva.
Lo voleva.
Lo faceva.

Semplice. Rallentò leggermente la velocità mano mano che si avvicinavano al centro abitato; non era disposto neanche ad uccidere qualcuno.

Era nei pressi di una pizzeria quando, improvvisamente, i fari illuminarono una figura scura, di cui si vedevano soprattutto i capelli.

Edward ebbe paura. Ma non la paura che si provava in questi casi. Ne assaggiò un’altra, che non viveva da quando Rosalie si era sentita male, a otto anni, e i dottori avevano ipotizzato un tumore.

Paura di perdere qualcuno di caro, qualcuno di necessario. Non importante, necessario.

Non ci pensò.

Inchiodò. Incurante di Ginevra che, per farsi più ‘masta’, non si era allacciata la cintura di sicurezza.

Ma non era abbastanza. La ragazza era troppo vicina. Allora sterzò, veloce, come se dovesse evitare l’iceberg che fino a venti minuti fa era stato.

La evitò per un pelo.

Ma la signorina, investita da un proiettile di macchina, era caduta all’indietro, a sedere per terra.

Ci fu un attimo di silenzio.

Uno di quei silenzi che si ha nel deserto, o dopo un terremoto, o dopo una catastrofe. Scampata o meno che sia.

Come se il tempo si fermasse per un attimo, per riposare e riprendersi dal fatto appena accaduto.

“Pazzo!” urlò una ragazzetta a metà fra il biondo e il castano.

Edward scese subito dall’auto. Non badò agli insulti della ragazzina, che prima era abbracciata a un biondino.

Camminò fino al luogo del delitto.

“Stai bene?” la voce gli uscì ansiosa, fin troppo.

La ragazza alzò lo sguardo e fu lì che Edward la vide per la prima volta.

All’improvviso la conobbe: la bellezza paradisiaca.

L’aveva cercata dappertutto ma solo lì la sfiorava per la prima volta.

Sebbene l’unica luce proveniva dalla pizzeria, e quindi non poteva vederla bene, si accorse subito della sua perfezione.

I tratti dolci del viso sembravano dipinti da Botticelli, il suo pallore sembrava emanare luce propria e veniva in contrasto con i boccolosi capelli scuri che le incorniciavano il viso.  Le labbra avevano un’assurda forma a bocciolo e gli occhi erano due porte per il paradiso.

“Sì.” Rispose titubante. Ad Edward la sua voce sembrava come un coro d’angeli che suonavano l’arpa.

“Scusa.” Aggiunse mordicchiandosi il labbro inferiore mentre accettava l’aiuto che Edward le dava per alzarsi.

Edward la guardò stile ci-sei-o-ci-fai? E sulle guance della ragazzina comparve una sfumatura acquarello, un tocco intimo che fece intenerire lo sguardo del suo quasi - assassino.

“Ti stai scusando perché ti ho quasi investito?”

“No, perché dovevo guardare prima di attraversare.”

Edward scosse lentamente la testa. Era assurdo.

“Eddy, andiamo per favore?” la voce di Ginevra in quel momento gli sembrava estremamente fastidiosa.

“Perché che ora è?” chiese agitata la ragazzina.

“Sono le undici e mezza.”

“O cielo!” strillò per poi scappare via.

E Edward rimase a guardarla finché non scomparve con le sue amiche.

‘Non so neanche come si chiama.’ Si ritrovò a pensare improvvisamente mentre tornava da Ginevra. ‘Non fa niente. Tanto non la rivedrò più.’

Rimise l’auto in carreggiata. ‘E anche se fosse, non sarebbe una persona importante.’ E Edward non sapeva quanto si sbagliava, in tutte e due le cose.

 

“Ti sei fatto un vecchietto!”

“Seeeeeee, parla il ragazzino!”

“Certo, sono piccino piccino.” Edward simulò un biberon con una bottiglia di tequila.

“Io invece credo che sei diventato RESPONSABILE.”

Si guardarono un attimo in faccia e poi scoppiarono a ridere.

“Sì e io sono Babbo Natale!”

Sorseggiarono un po’ i loro drink. 

“Carina la ragazza.” Esclamò all’improvviso Jasper, il migliore amico di Edward, un ragazzo alto, muscoloso e biondo miele.

“Chi?” Edward era parecchio distratto.

“Ginevra, no?”

“Ah.” Edward stava pensando un attimo a un’altra ragazza.

“Perché, c’è un’altra ragazza?”

Le labbra di Edward si inarcarono lievemente verso l’alto. “Una? Un sacco. Mi conosci, no?”

Jasper annuì. “Sì. Ti conosco e, credo, ti capisco. Ti capisco, Edward.”

Edward alzò il capo e guardò l’amico disorientato. “Capisco che stai male. Capisco che qualcosa non va.”

Edward non aveva mai visto il suo amico così serio.

“Ma tu devi confidarti con me, Ed. Altrimenti come faccio ad aiutarti?”

Il ragazzo abbassò lo sguardo.

“Il fatto è che non lo so neanche io quello che mi succede, Jazz.”

“Ok. Però, Edward, sappi sempre che io ci sono, sempre.”

Edward sorrise all’amico. Il primo sorriso sincero da almeno una settimana.

“Grazie Jazz.”

Rimasero per un paio di minuti in silenzio.

“Bene, adesso che ne dici di far vedere a tutti chi siamo?”

Edward annuì, ma non era molto convinto.

 

“Rose, è stata una serata terribile!” Bella era nella sua cameretta a parlare a telefono con la sua amica Rosalie che, visto che la sorella lo tiene sempre occupato, ha un suo numero privato. Dalla camera accanto sentiva la sorella che parlava con la webcam.

“E ce credo! Quello stronzo stava per schiaffarti sotto!”

Bella sbuffò, alzandosi i capelli già abbastanza spettinati. “Macché! Quella è stata la cosa migliore che è successo in tutta la serata. E’ stato terribile!”

Rosalie parve preoccupata. “Perché, che altro è successo?”

“Jessica!” Bella gemette di paura al solo ricordo di quello che aveva passato.

“Che ha fatto quella stronza?” Rose si era piuttosto irritata. La sua amichetta non la faceva star male nessuno, chiaro?

“Comincio dall’inizio?” Non aspettò neanche che rispondesse alla domanda. “E’ peggio di te quando si deve preparare. E’ stata tre quarti d’ora a scegliere i vestiti, e non ha un guardaroba molto fornito, poi è stata due ore a truccarsi. DUE ORE. E neanche era perfetto, tutto sbavato, guarda, non ti dico. E poi, il vestirsi! Aveva poco tempo, mezz’ora io ci metto dieci minuti, e non riusciva ad allacciarsi gli stivali!”

Bella sentì chiaramente la risata cristallina di Rosalie. “Anch’io ci metto tempo. Non così, però! Con due ore ho fatto tutto.”

“E bene, aggiungerei. Lei sembrava un fenomeno da baraccone.”

Se lo diceva Bella era vero; lei non era capace di parlar male d’altri.

“E Lauren?”

“Per me, era ridicola, ma almeno era una cosa semidecente!”

“Dettagli. Almeno alla pizzeria ti sei divertita?”

“Vade retrum. Una cosa assurda! Jessica faceva di tutto per farsi notare da Mike e Lauren era tutta mossette e risolini. Mi sono sentita a disagio per tutta la serata!”

“Poi ci aggiungiamo quel coglione che ti ha quasi investita…”

“Veramente quello è stato l’unico momento in cui mi sono sentita bene.” Appena pronunciò quelle parole Bella si morse la lingua. Maledetta boccaccia.

“Senti senti. Cos’è sto fatto?”

“Ma non lo so, forse perché il ragazzo era così carino! Mi sono sentita bene.”

“Su, racconta!”

E solo dopo una precisa descrizione del fatto Bella poté salutare e attaccare.

Adorava Rosalie.

Controllò l’ora. Si era fatto tardi, l’una meno un quarto. I suoi già dormivano da molto credendo che anche lei facesse lo stesso e Tetti stava uscendo in questo momento. Sentiva l’auto nel cortile.

Sospirò e si mise a letto.

 

“Non rimani?” chiese Ginevra strusciandosi contro quel poveretto di ragazzo.

Edward ci pensò un attimo su. Era da tutta la sera che quei due occhi lo tormentavano, un’estranea, una sconosciuta.

‘Ma sì, perché no? Mi diverto un po’’

“Se vuoi.” Rispose con un sorriso diricchino.

“Certo.”

E quando si ritrovò nel letto di quella ragazza, con Ginevra a cavalcioni su di lui, Edward si sentì un viscido traditore.

 


 

Tanto per cambiare, non mi piace. E' una cosa normale? Ogni parola di questo capitolo mi fa quasi ribrezzo. E' così con tutto quello che scrivo. Sono solo io che mi faccio questi problemi??? Mah. Io vi prego di darmi il vostro parere così posso migliorare quello che non va (perchè c'è, ne sono sicura) e anche mettermi l'anima in pace.

Adesso una domanda piccina piccina, rispondetemi vi prego perchè io sono molto indecisa: preferite che Jacob ci sia o no?

Passando alle recensioni:

Claudia97: ecco l'altro capitolo, ecco l'altro capitolo, ecco l'altro capitolo. Be' braian sta meglio ed eccolo qua! Sono felice che ti piaccia... Adesso però vediamo se la segui!

essebi: Grazie, davvero. Mi fa molto piacere sapere che il capitolo e il prologo ti siano piaciuti. Questo qui può essere considerato un incontro? Booo, in ogni caso non mi convince... Tu che ne pensi?

googletta: Sìsì, abito nel Lazio!!! Anche se sto praticamente in Campania... In classe mia, tutti sanno solo il Teorema di Pitagora!!! E solo quello base... Nella storia l'ho scelto perchè è quello che stiamo facendo adesso... Davvero il capitolo ti è piaciuto??? :$ E questo???

alexia__18: ^_^. Mi ero scocciata di tutti quei pov didi pov chichi e quindi ho scritto in terza persona! A Edward manca esattamente l'amore.... non è essenziale per vivere bene??? Rosalie sboccata me l'ha ispirata una mia amica, sembra un angioletto, una figlioletta di Dio, ma spara una parolaccia dopo l'altra. Se adori i capovolgimenti allora vado sicura! Qui ce ne saranno davvero molti...

SweetCherry: Grazie!!! Spero ti piaccia anche questo... di capitoli O_O in questa storia non credo ce ne saranno molti, sarà una cosa che va piano piano, quindi molte scene di vita quotidiana. Anche perchè non son pratica di terremoti!!!

giulythebestofthebest: Fiuuuuuuu. E' un sollievo sapere di non aver fatto casini. Io adoro i capitoli di passaggio, meglio la tranquillità alla tempesta, no? In ogni caso credo che buona parte di storia sarà scena quotidiana... con qualche sconvolgimento relativo alla trama e all'età!!!


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Capitolo 4
*** Il piccolo principe ***


Bella guardava sconsolata il suo armadio, completamente svuotato dalla mamma.
Non che le importasse granché, anzi. In una situazione normale avrebbe indossato jeans e maglietta, magari del giorno prima, ma quel giorno la mamma aveva COMPLETAMENTE svaligiato l’armadio.

L’unico capo che rimaneva indenne al cambio di stagione inverno-primavera era una pelliccia sintetica di montone.

Bella era veramente esasperata: mica poteva andare da Rose nuda.

La soluzione, per quanto drastica, era una sola.

Aspettò un secondo, per prepararsi psicologicamente alla futura tortura.

Fu pronta. “Tettiiiii”

 

 

“Amore, mi raccomando. Fate piano. Edward ieri è tornato tanto tardi, lasciatelo dormire.”

“Sì, mamma. Ma la mia cameretta è vicina a quella di Edward. E poi mica è colpa mia se quel coglione è tornato tardi.” Rose si stava spazzolando i capelli davanti allo specchio, quello dorato, che rifletteva tutta la persona. Nello specchio c’era anche mamma Esme.

“Rosalie.” La riprese bonariamente. “Per favore. Starete in salone, sono certa che a Bella non darà fastidio.”

“By è buonissima. Non le dà mai fastidio un cazzo.” commentò con dolcezza Rosalie.

Esme sorrise, lasciando per una volta passare la parolaccia. “E’ proprio un angelo, quella bambina.”

Rose sorrise mentre deponeva la spazzola nel beauty. “Già.”

 

Il campanello di casa Cullen squillò. Una scampanellata incerta, timida, quasi timorosa di portare disturbo.

Esme andò ad aprire.

“Buon giorno Signora Cullen. Spero di non essere arrivata in un momento inopportuno.” Bella fu educata e impeccabile, come sempre.

La ‘Signora Cullen’ sorrise. “Bella, quante volte ti devo dire di non darmi del lei? Entra, sei la benvenuta.”

Bella entrò nella villa timorosa. Quella casa immensa le metteva un po’ di soggezione addosso.

Si sfilò delicatamente il cappotto che Tetti le aveva dato, grigio con due file di bottoni neri a sinistra, poco più corto del vestito, lungo fino al ginocchio di un grigio perla più chiaro del giacchetto.

“Dove posso...?” chiese mentre l’imbarazzo le colorava le guance.

“Oh. Certo. Dallo a me.” Esme si riprese subito dal trance in cui era caduta e si rimproverò di aver messo la ragazza in quella situazione imbarazzante.

“Rosalie?” chiese timidamente Bella.

“E’ in salone che fa colazione. Vuoi una tazza di caffelatte?”

“No grazie lo stesso” rispose Bella in imbarazzo. Non le avrebbe detto neanche per tutto l’oro del mondo che era intollerante al lattosio.

Purtroppo Bella era allergica a molte cose.

“Amore!!!” squittì Rose alzandosi e depositando un bacetto sulla guancia dell’amica.

“Ragazze, mi raccomando, non fate troppo baccano.”

“Certamente Signora Cullen.”   

Rosalie sbuffò e si rivolse a Bella dopo che la madre uscì dalla stanza.

“Che rottura di coglioni dobbiamo fare per domani?”

Bella ignorò il linguaggio. “Prima di tutto domani abbiamo il compito di Geometria. Poi dobbiamo fare il tema d’Italiano. E l’interrogazione di Storia.”

Rosalie sgranò gli occhi. “Il tema d’Italiano?”

Bella annuì cacciando dalla borsa un libricino minuscolo, in copertina un ragazzino con la sciarpa che reggeva per una fune uno stormo di uccelli.

“La recensione del Piccolo Principe.”

Rosalie sorrise appena. “Il tuo libro preferito.”

“Già, lo so a memoria.”

“Meglio. Così non devi rileggere quel cazzo di raccontino.”

“Rose, per favore. Le parole. E poi non mi dispiace rileggerlo.”

“Ma che lo fai a fa?”

“Repetite aiuvant.” Rispose tranquillamente Bella mentre ordinava sul tavolo tutti i libri secondo la materia.

“Da dove vogliamo incominciare?”

Rose ci pensò su. “Prima leggiamo il Piccolo Principe. E tu mi aiuti a capire. Poi facciamo Geometria.” Smorfia disgustata “E infine la Rivoluzione Francese.”

In quel momento scese, con passo pesante, Edward.

L’espressione insonnolita svanì subito dal suo viso nell’esatto momento in cui vide Bella.

“Oddio. Senti, mi dispiace un sacco per ieri, non mi hai dato il tempo di scusarmi io non guido sempre così per carità divina, ma mi dispiace proprio tanto posso chiamare l’assicurazione se vuoi e…”

Bella sorrise quasi intenerita. “Senti facciamo che ci conosciamo ora ok?”

Edward sgranò gli occhi. “Ma che succede?” Rose si era proprio persa.

“Ieri ho quasi investito la tua amica.”

“CHE CAZZO HAI FATTO?!?!?!?!?”

“Rose!” Bella la fece subito calmare poi si girò verso Edward.

“Facciamo così, visto che questa storia già è abbastanza ridicola. Io ieri non stavo in pizzeria, tu non mi hai quasi ammazzato. Ci vediamo adesso per la prima volta, ok?”

Edward era rimasto sorpreso e ammaliato dal gesto.

“Ok. Piacere, Edward Cullen, il fratello di Rosalie.” Disse foggiando un sorriso smagliante.

A Bella, chissà perché, si bloccò il respiro. “Isabella Swan. Bella basta però.”

Quando gli strinse la mano alzò di scatto lo sguardo, trovando gli occhi verdi di Edward a penetrarle l’anima.

Ritirò subito la mano e si sfregò il palmo come se si fosse scottata.

Edward andò in cucina a prepararsi la colazione.

 

Si lavò le mani con l’acqua ghiacciata del lavandino. Aveva il respiro leggermente accelerato. Cosa diamine gli stava succedendo?

Respirò a fondo, più volte, cercando di calmarsi.

Lontano da lei lo stato elettrico di cui era stato investito sembrava farsi più leggero.

Edward bevve un bicchiere d’acqua, cercando di far andare via il macigno che aveva sullo stomaco.

All’improvviso ebbe un’idea.

Tornò in salone. “Ragazze, vi dispiace se sto con voi? Magari posso aiutarvi e poi mi devo far perdonare.” Guardò appena Bella.

Lo guardava tranquillamente, con gli occhi un po’ lucidi, ma sereni e le guance leggermente arrossate. Non era nello stato di delirio in cui era lui.

“Per me va bene.” Rispose tranquillamente.

Rosalie la guardò e poi annuì. “Ma non fiatare se non sei interpellato.”

 

 "E' proprio vero che le pecore mangiano gli arbusti?"

"Sì, è vero."

"Ah! Sono contento".

Non capii perché era così importante che le pecore mangiassero gli arbusti. ma il piccolo principe continuò:

"Allora mangiano anche i baobab?"

Feci osservare al piccolo principe che i baobab non sono degli arbusti, ma alberi grandi come chiese e che se anche avesse portato con sè una mandria di elefanti, non sarebbe venuto a capo di un solo baobab.

L'idea della mandria di elefanti fece ridere il piccolo principe.

"Bisognerebbe metterli gli uni su gli altri..."

Ma osservò saggiamente:

"I baobab prima di diventar grandi cominciano con l'essere piccoli."

"E' esatto! Ma perché vuoi che le tue pecore mangino i piccoli baobab?"

"Be'! Si capisce" mi rispose come se si trattasse di una cosa evidente. E mi ci volle un grande sforza d'intelligenza per capire da solo questo problema.

Il suolo del pianeta del piccolo principe era infestato da dei terribili semi: i semi dei baobab.

Ora, un baobab, se si arriva troppo tardi, non si riesce più a sbarazzarsene. Ingombra tutto il pianeta. Lo trapassa con le sue radici. E se il pianeta è troppo piccolo e i baobab troppo numerosi, lo fanno scoppiare.

"E' una questione di disciplina", mi diceva più tardi il piccolo principe. "Quando si ha finito di lavarsi al mattino, bisogna fare con cura la pulizia del pianeta. Bisogna costringersi regolarmente a strappare i baobab appena li si distingue dai rosai ai quali assomigliano molto quando sono piccoli. E' un lavoro molto noioso, ma facile"

 

Bella lesse parte del capitolo V e aspettò che Rosalie parlasse.

Quando il silenzio si protrasse troppo a lungo parlò. “Rose?”

Rosalie scosse la testa, portando i suoi capelli di qua e di là. “Non l’ho capito.”

Bella quasi cadde dalla sedia.

“Me lo spieghi tu?” chiese Rosalie facendo gli occhioni dolci.

Bella sbuffò, alzandosi la frangetta. Era un suo tic tutto personale.

“Ma ovviamente parla d’ecologia.” Bella sentiva lo sguardo di Edward su di lei, ma si impose di parlare normalmente.

“I baobab per il piccolo principe sono tutti i nostri problemi ambientali: effetto serra, buco dell’ozono, perdite di petrolio, tutte cose così. E come il piccolo principe si costringeva a strappare i piccoli baobab noi ci dobbiamo costringere a prenderci cura della nostra Terra. A rispettarla. Perché altrimenti scoppia come avrebbe fatto il pianeta del Piccolo Principe con i baobab.”

Con quella risposta Bella lasciò sbalordito Edward, che iniziò ad ascoltarla con più attenzione. Non aveva dato una definizione come avrebbero fatto la maggior parte dei ragazzi della sua età, aveva puntato nel cuore della sostanza.

Ricominciò a leggere e Edward l’ascoltò con attenzione. Ormai l’aveva conquistato.

 

Il pianeta appresso era abitato da un ubriacone. Questa visita fu molto breve, ma immerse il piccolo principe in una grande malinconia.

"Che cosa fai?" chiese all'ubriacone che stava in silenzio davanti a una collezione di bottiglie vuote e una collezione di bottiglie piene.

"Bevo." rispose, in tono lugubre, l'ubriacone.

"Perché bevi?" domandò il piccolo principe.

"Per dimenticare." rispose l'ubriacone.

"Per dimenticare che cosa?"s'informò il piccolo principe che già cominciava a compiangerlo.

"Per dimenticare che ho vergogna." confessò l'ubriacone abbassando la testa.

"Vergogna di che?" insistette il piccolo principe che desiderava soccorrerlo.

"Vergogna di bere!" e l'ubriacone si chiuse in un silenzio definitivo.

Il piccolo principe se ne andò perplesso.

I grandi, decisamente, sono molto, molto bizzarri, si disse durante il viaggio.

 

“Questa l’ho capita!” esclamò Rosalie.

“Dimmi.” Rispose Bella.

“I grandi sono contraddittori e molto stupidi. L’ubriacone non vuole avere vergogna per il suo bere, e beve per dimenticarla. Ma quando la sbronza passa la vergogna è più grande di prima. Quindi perché non smettere direttamente di bere? Perché l’ubriacone è stato tanto stupido da entrare nel vizio invece di evitarlo.”

Bella sorrise. “Diciamo che può andare.”

Bella iniziò a leggere uno dei suoi pezzi preferiti.

 

"Buon giorno" disse il piccolo principe.

"Buon giorno." disse il controllore.

"Che cosa fai qui?" domandò il piccolo principe.

"Smisto i viaggiatori a mazzi da mille" disse il controllore. "Spedisco i treni che li trasportano, a volte a destra, a volte a sinistra."

E un rapido illuminato, rombando come il tuono, fece tremare la cabina del controllore.

"Hanno tutti fretta." disse il piccolo principe. "Che cosa cercano?"

"Lo stesso macchinista lo ignora." disse il controllore.

Un secondo rapido illuminato sfrecciò nel senso opposto.

"Ritornano di già?" domandò il piccolo principe.

"Non sono gli stessi." disse il controllore. "E' uno scambio."

"Non erano contenti là dove stavano?"

"Non si è mai contenti dove si sta." disse il controllore.

E rombò il tuono di un terzo rapido illuminato.

"Inseguono i primi viaggiatori?" domandò il piccolo principe.

"Non inseguono nulla." disse il controllore. "Dormono là dentro, o sbadigliano tutt'al più. Solamente i bambini schiacciano il naso contro i vetri"

"Solo i bambini sanno quello che cercano" disse il piccolo principe. "Perdono tempo per una bambola di pezza, e lei diventa così importante che, se gli viene tolta, piangono..."

"Beati loro." disse il controllore.

 

Rosalie annuì. “Non ho capito.”

Bella roteò gli occhi, ma non disse niente. Rose poteva benissimo capire quello che aveva letto, solo che non aveva voglia. “I grandi girano e girano, cercando qualcosa che non trovano perché vanno troppo di fretta. E allora dormono perché la vita non ha più significato, fra i loro mille doveri fatti senza emozione.” Edward la guardò più intensamente, sembrava che stesse descrivendo la sua vita prossima. “Mentre i bambini si fermano un attimo, prendono la vita con calma e si affezionano a tutto, anche a una bambola. E sono contenti, tanto che senza quella bambola, piangono. E i grandi questo non lo capiscono, perché si sono scordati di com’è essere bambini.”

Lei si girò verso Edward, che non aveva ancora spiccicato mezza parola. “Giusto?”

Edward annuì, mentre realizzava qual’era stato il suo problema in questi ultimi tempi.

Aveva iniziato a correre, senza più assaporare nulla, neanche i propri doveri. Ed era diventato insofferente a tutto.

 

"Buon giorno." disse il piccolo principe.

"Buon giorno." disse il mercante.

Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.

"Perché vendi questa roba?" disse il piccolo principe.

"E' una grossa economia di tempo." disse il mercante. "Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti a settimana."

"E che cosa se ne fa di quei cinquantatré minuti?"

"Se ne fa qual che si vuole..."

"Io." disse il piccolo principe "Se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..."

 

“Questa facciamocela spiegare dal medico in carriera.” Propose Rosalie. “Su, Eddy, illuminaci.”

“Secondo me il piccolo principe dice che non serve modificare l’andamento della natura. Bere è una cosa essenziale, naturale, che da anche piacere fare. Se uno è assetato, l’acqua è come un dono. Perché allora non usare questo piacere? Perché gli uomini devono trovare un modo per non bere più? Proprio perché vogliono andare sempre di corsa e non hanno più tempo per fare niente come si deve, neanche idratarsi. Ma di nuovo, i bambini sono più ragionevoli. Il piccolo principe impegnerebbe quei minuti in più in modo molto più fruttuoso di come avrebbero fatto i grandi: il piccolo principe li avrebbe usati per bere e per conoscere la soddisfazione di calmare un bisogno come la sete.”

Bella, involontariamente, sorrise. Edward puntò i suoi occhi verdi in quelli di Bella. “Dico bene?”

“Sì” risposta semplice.

Di nuovo, si creò una specie di campo magnetico. “Passiamo a Geometria?” Rosalie non si era accorta di nulla.

 

“ROSALIE!!!!” Bella stava per mettersi a piangere; Edward ormai era perso per sempre fra le sue risate.

“Sì?” rispose innocentemente quella.

“Io ci metto tutta la buona volontà, ma tu non ci metti tanto così d’impegno. Se non ti interessa passiamo oltre.”

“NO!” Rosalie non voleva un altro quattro. “Però capiscimi! E’ così difficile!”

Bella sgranò gli occhi mentre a rispondere fu Edward “Ma se è l’applicazione base!”

“Zitto tu.” Rosalie incrociò le braccia indispettita.

“Ok, ricominciamo.” Bella serrò gli occhi per trovare coraggio. Un secondo, un attimo soltanto.

“In un triangolo rettangolo l’ipotenusa misura 23 cm e un cateto 13,8 cm. Calcola perimetro e area del triangolo.”

Rosalie parve a disagio. “Qualcosa non va?”

Si mordicchiò per un attimo il labbro inferiore, vizio ereditato da Bella. “Che cazz’è il perimetro?”

Silenzio.

Perfino Edward smise di ridere, cosa che era sembrata impossibile.

Silenzio.

Poi Bella sospirò, quasi rassegnata. Quel quattro era più che giustificato. “Il perimetro è la somma dei lati.”

“Oh. Ma come cazzo faccio a calcolarlo se non ho il terzo lato?”

“Appunto! Si applica il Teorema di Pitagora.”

E quella santa di Bella iniziò a spiegare l’elementare problema a Rosalie.

Edward era diventato all’improvviso serio.

L’osservò con attenzione, adesso che era concentrata.

Il suo alzare gli occhi al cielo, spalancando più del normale le palpebre, il suo sorridere incoraggiante quando Rosalie era vicina alla soluzione. Le due fossette che si creavano sulle guance, quella destra più marcata della sinistra.

La sua pazienza.

Mai una volta aveva rimproverato Rosalie, anzi. La incoraggiava a completare formule e definizioni, per facilitarle il compito.

Edward la guardò proprio scrupolosamente, da vicino.

E si sentì caldo.

Di un calore dolce, rilassante.

Come il latte caldo la mattina, il sole ad agosto, le coperte la notte o il caminetto nelle gelide notti invernali.

Un caldo gradevole, di quelli che non abbandoneresti mai.

Di quelli che lui aveva provato, forse, solamente nel grembo materno.

 

“Ok, credo di averci capito qualcosa!” Rosalie era davvero orgogliosa.

“Lassa fa a Dio!” Bella si abbandonò contro lo schienale dell’imponente sedia.

Rosalie la squadrò. “Si può sapere che minchia è successo?”

“Rosalie!” rimprovero generale. “Comunque che dovrebbe essere successo?”

Rosalie rispose solo al fratello. “Non ha detto una parola in perfetto italiano! Porco cazzo! Questo è un giorno da segnare su quel fottutissimo calendario che sta in cucina! Giusto, Bella?””

Bella non rispose. Forse neanche la sentì.

Il sorriso di Rosalie scomparve. Il suo sguardo si fece inquieto.

Succedeva, avvolte, che Bella si concentrasse su un punto indefinito davanti a sé, che fissasse l’orizzonte in assoluta contemplazione.

In quei momenti qualsiasi cosa le scivolava addosso come se fosse coperta da capo a piedi di una pellicola di plastica impermeabile; si chiudeva in sé stessa, nel suo segreto.

Rosalie aveva capito subito che Bella le nascondeva varie cose, ma non aveva chiesto niente.

All’inizio perché non gliene fregava niente, poi per lasciarle la sua privacy.

Doveva essere un terribile segreto.

Perché, quando Bella aveva uno di quei momenti, la sentiva scivolare via, scappare lentamente da lei. La sentiva distante.

E questo la spaventava; Rosalie aveva sempre più bisogno di Bella, di averla vicina.

E lei, dopo, spariva per un paio di giorni.

Il padre, quando chiamava, le diceva che andava dagli zii, a vedere la tomba della madre.

E quando Bella tornava aveva un’aria malinconica e leggermente triste, con una traccia di insensato terrore.

Poi, tutto tornava alla normalità e Rosalie dimenticava quello che era successo.

Ma Bella no.

Non avrebbe dimenticato mai.


Ciaoooooooo. Forse l'ultima parte è leggermente incasinata, ma capirete in seguito. Per Jacob non ho ancora deciso. Devo dire che questo capitolo mi lascia davvero perplessa. Forse non avrei dovuto metterci la presenza di Edward, ma mi è venuta spontanea, quasi NECESSARIA.
Poi mi sembra tanto uno di quegli assemblamenti insensati di parole, tipo "la luce del Caino apira la polvere con il sasso di cristallo", insomma una cosa sensa senso.
Mi sembra tanto... sbagliato. Mah, spero che non sia proprio una sozzeria e che mi diate i vostri pareri. Siate spietati. Voglio ogni più piccolo errore.

Per le parti del piccolo principe, credo che anche lì ho fatto un po' di casino. Soprattutto a quello dell'ubriacone: è la mia parte preferita, il bollettino del vizio, ma non credo di averlo saputo esprimere bene.


Claudia97: Grazie mille! Ma adesso non esageriamo che son proprio una frana, :(. Edward non so se lo farò essere geloso! Per i motivi che ti ho spiegato in piscina. Ginevra comunque non è niente.

_Miss_: Dici benissimo. Anche io faccio più o meno la stessa cosa, però quella specie d'ansia rimane sempre. Poi premo quel famigerato tasto 'Aggiungi una storia' e pluff! Svanisce tutto. Hai proprio ragione, forse è questa la causa. Però che disdetta. Io il fratello della mia migliore amica non sapevo neanche che esistesse. Quando l'ho incontrato la prima volta stavo uscendo dal bagno, l'ho visto davanti alla porta e l'ho preso a mazzate perchè credevo che era un ladro. E' venuta la mia amica "Luisa, ma è mio fratello Giuseppe!"

giulythebestofthebest: Ci hai preso in pieno; fra Ed e Bella sarà molto dura. la differenza d'età, lo spionaggio, Tetti... sarà mooolto complicato. Jacob, non ho deciso. Oggi mi è venuto un colpo quando, preparandomi per andare in piscina, ho visto l'etichetta della maglia 'JACOB sportivi'.

alexia__18: In molti mi hanno detto che esagero un po' con l'autocritica, ma mi viene spontaneo. Come ho sete, bevo. Scrivo, penso che fa schifo. Grazie, mi fa piacere sapere che per te le sozzerie che scrivo vadano bene... Edward, sìsì, ammaliato, stregato. Le attrici te le ho mandate con 'contatta utenti', ma adesso non sono più indecisa fra le due, quella più pallida è lei.

googletta: Graziee!!!!! Mi sa che ti ho fatto aspettare davvero tanto, ma mi sono spassata in piscina!!!! Spero di non farlo più :P.


PS. Visto che me l'hanno chiesto questa è Tanya:

http://www.masayume.it/img/masayume/keiraportman.jpg

Dovrebbe vedersi. Se non si vede e volete vedere la ragazza potete contattarmi su msn:

luis4-98@hotmail.it

Mi farebbe piacere anche fare 4 chiacchiere.

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Capitolo 5
*** Tacoma ***


Bella non avrebbe mai dimenticato. Cosa? Nulla.

Appunto. Non avrebbe mai dimenticato il nulla.

 

Charlie Swan aveva sempre amato la prima moglie. Di più; l’aveva sempre venerata.

Reneè era una donna piena di vita e allegria, ma il filo della sua vita si spezzò dopo la gravidanza e il parto difficoltoso di Bella, in cui anche la bambina rimase compromessa.

Ma Reneè morì. E questo Charlie non l’aveva mai accettato del tutto.
La cosa più terribile, però, non era quella, no. Charlie vedeva la figlia come un demone nascosto sotto fattezze d’angelo, la vedeva come un’erba pericolosa che andava, se non proprio estirpata, almeno ignorata. La vedeva come l’assassina di sua moglie.

 

Bella aveva vissuto così; la maggior parte a casa degli zii, dov’era la tomba della mamma, senza mai conoscere veramente suo padre; l’aveva cresciuta Tanya, una ragazza troppo matura per essere considerata una bambina, con un strano senso di colpa, di inadeguatezza.


Con un bisogno impellente di chiedere sempre scusa, a tutti, per la sua goffaggine, per i suoi errori, per le sue scelte, per il suo respirare ed essere viva.
Con lo strano desiderio di essere diversa da come era, di comportarsi in modo differente di come faceva e voleva; magari con il desiderio di non esistere più.

 

Quello che le mancava era sentirsi amata.
Da Charlie veniva il vuoto più assoluto, oppure colpi più duri di qualsiasi vuoto.
Tanya aveva appena dieci anni.
Con gli zii non si sentiva mai a proprio agio.

Bella vedeva se stessa rannicchiata in un angolo, con il buio assoluto che la circondava.

Sola.

 

Nella vita di sempre riusciva a chiudere gli occhi, a dimenticare che lei era un mostro, nata dalla morte, destinata a portare solo disgrazie, e a condurre una vita normalissima.

Ma in qualche occasione tutti i dispiaceri venivano a farle visita, a farla schiava.

Era successo anche a casa di Rose.

Si era sentita oppressa, aveva visto l’immagine di Reneè, si era sentita un mostro. Di nuovo.

Ecco perché adesso era in un treno.

Ecco perché adesso stava scappando, nell’unico posto dove in questi momenti trovava un po’ di pace.

Si era ricordata che aveva ucciso sua madre, la donna che le aveva dato la vita.

Chi mai l’avrebbe fatto? Un essere abominevole che andava distrutto, un essere del male.

Ecco perché andava a chiedere scusa di esistere.

Sola.

 

“Non potrebbe darmi il numero? E’ piuttosto urgente.”

“No, Rosalie, mi dispiace.”

Rose sbuffò. “Ma se è andata dagli zii qual è il problema? Perché non darmi il numero?”

Charlie Swan si stava irritando. Aveva capito che la moglie quando capitava che bella se ne andasse gli faceva rispondere al telefono apposta. Per farlo sentire in colpa.

“Senti, ragazzina, il numero non te lo posso dare e non ti posso neanche dare tutta a giornata per parlarne, ok?” Rosalie fece una smorfia. “E poi neanche ce l’ho, il numero. Non me ne frega niente.” Rosalie, dall’altro lato della cornetta, si fece più attenta. Cos’era ‘sto fatto? “Isabella può anche morire, non credo che andrei neanche al suo funerale.”

Dette queste poche parole l’ispettore attaccò, lasciando Rosalie basita.
Bella le aveva fatto capire più volte che il padre con lei non era molto affettuoso, ma non credeva che la cosa era fino a quel punto.

“Brutto stronzo del minchia figlio de ‘na puttana!”

“Chi sarebbe questo pover’uomo?”

Rosalie si girò verso le scale dove stava il fratello in accappatoio.

“Il padre di Bella.”

Edward, dentro di sé, ghignò. Aveva casualmente alzato la cornetta per telefonare e quando, all’inizio della conversazione, aveva sentito il nome di Bella non aveva attaccato che in contemporanea alla sorella.

“Perché, che ha fatto?”

“Non vuole darmi il numero di casa di Bella!”

“Ma se l’hai appena chiamata!”

Rosalie alzò gli occhi al cielo davanti alla stupidità del fratello. “Non c’è, idiota! E’ dagli zii.”

“E dove sarebbero gli zii?” lo chiese con tono neutrale, cercando di non far sospettare qualcosa a Rosalie.
Lei sapeva che il fratello aveva contatti che, conosciuta la città e un contatto definito col mondo, potevano trovare chiunque, ovunque.

Ma la ragazzina ora non ci pensava granché. “A Tacoma, lei è la sorella della mamma di Bella.”

“La prima moglie dell’ispettore?”

“Sì.”

Edward se ne andò di sopra senza aggiungere niente, ma con un sorrisone stampato in faccia: aveva più di quello che gli serviva.

 

“Piccola, tesoro, da quanto tempo!”

“ZIA!!!” urlò Bella saltando in braccio alla donna sulla quarantina che l’aspettava sulla soglia.

“Mi sei mancata tantissimissimo!” cinguettò la ragazzina tutta contenta.

“Ho tante cose da raccontarti, cose da donne!” Già perché Bella usava la zia per quelle confidenze che si fanno alla mamma.
Con Sue si sentiva a disagio. Tanya la sentiva, ma non sapeva consigliarle o era troppo impegnata in altro per prendere sul serio la cosa. Charlie… neanche a parlarne!

“Certo, magari davanti a una cioccolata calda con la panna montata, ti va?”

Ovviamente, la panna sarebbe stata di soia, priva di lattosio.

 

“La sorella della moglie dell’ispettore si chiama Carmen, è sposata e senza figli.”

“Jazz, non mi interessa. Dove abita?”

“MMM. Abita alla vita S 11th St, numero 347.”

“Grazie Jasper, ti devo un favore.”

“Edward, non ti chiederò a cosa ti serve, ma mi affido al tuo buonsenso.”

“Nulla di pericoloso. Fidati.”

“L’ho già fatto, Edward.”

“Grazie mille, Jasper.”

“Ci vediamo.”

“Sì.” Edward attaccò velocemente il telefono.

 

 

“Quindi ti sono venute le prime mestruazioni.” Carmen guardava intenerita Bella tenendo fra le mani una tazza di cioccolata fumante.

“Sì. Mi sono spaventata.” Bella bevve e non si sporcò, come faceva da piccola.

Perché era cresciuta. Era diventata una donnina. Aveva le mestruazioni.

“Strano, non eri preparata?”

“Sì. Ma non me l’aspettavo.” Bella sorrise timida.

“Alla mia epoca non si parlava di queste cose. Affatto. E quando mi sono venute per la prima volta credevo che stavo per morire.” Carmen rise e Bella si unì a lei.

“Bella, come mai torni qui solo ogni tanto? Solo quando vieni a vedere lei?” Carmen conosceva i tormenti della nipote. E li disapprovava.

Bella per lei era come la figlia che non aveva ricevuto, proprio per questo non le piaceva che restasse così attaccata ad un fantasma.

Bella prese un altro sorso di cioccolata e si sentì fredda.

“Perché, zia, quando vengo qua non posso non pensare che è qui che è cresciuta, è qui da dove l’ho strappata.” Abbassò il capo. “Però avvolte…”

“Lo so, lo so. Ti senti peggio del solito e vuoi andare a trovarla. Ma non è questo il punto. Bella, tu quella donna non l’hai conosciuta, non è tua madre. Io, Sue, addirittura Tanya possono essere chiamate madri per te, ma non lei. Non basta far nascere una persona per essere sua madre.”

Bella scosse la testa, lentamente, mentre si mordicchiava il labbro inferiore.

“Io vado.”

 

La tomba di Reneè era su un molo, con la lapide che dava le spalle all’oceano. Era una tradizione, quella.

Ma quel pomeriggio, c’era qualcosa di diverso. Una ragazzina, rannicchiata contro la lapide, che piangeva.

Sola.

Fu così che Edward la trovò. E gli si strinse il cuore.

Le si avvicinò e quando Bella alzò lo sguardo, trovò due pozze verdi a consolarla, a confortarla.

Le scappò un singhiozzo più forte dei precedenti e, desiderosa di calore, si gettò fra le sue braccia.

Edward rimase basito, ma presto si sciolse e le accarezzò i capelli.

“Bella, Bella.” Solo quello diceva: il suo nome.

“Ho ucciso mia madre, l’ho uccisa.”

Edward scosse la testa con vigore. “E’ morta per farmi nascere, l’ho uccisa.” E scoppiò in talmente tante lacrime che la camicia immacolata di Edward si fece appiccicosa.

“Non è vero, non è vero. Non è colpa tua.” E una strana rabbia si impossessò di lui. Lei non poteva credere quelle cose. Iniziò a scuoterla. Forte.

“Non è colpa di nessuno. E’ stato un incidente. Basta. Quelle cose non devi neanche pensarle. Devi chiudere, Bella. Capito??? Non puoi vivere attaccata a un fantasma, devi chiudere con il futuro. Chiaro?” aveva finito di scuoterla e adesso l’abbracciava forte, con lo strano timore che gli sfuggisse via, come la sabbia fra le dita.

E Bella invece di prenderlo a sberle perché lui, essendo uno sconosciuto, non aveva il diritto di essere lì, di dirle quelle cose, gli allacciò le braccia dietro al collo e lo baciò.

Sulla guancia.

Una cosuccia da niente che però fece emozionare Edward. Lui che aveva avuto tante donne, lui che si era spassato in tutti i modi possibili, lui era felice di un innocuo bacetto sulla guancia di una ragazzina.

Chiuse gli occhi e si meravigliò di quel gesto dolce, figlio di una fiducia che non aveva mai avuto.

“Andiamo?” le chiese guardando in giù quel fagotto accucciato contro di lui.

Bella annuì appena.

Si alzarono e Bella prese la mano che Edward le aveva teso.

Adesso non sarebbe stata più sola.

 

 E' diventata una battaglia fra me e quell'immagine fottuta. Non riposo finché non riesco a postarla, lo giuro su tutti i santi del paradiso!!! Anche perchè questa ragazza mi piace troppo!!!!

Quindi se vedete una ragazza carinissima è perchè son riuscita a far quello che dovevo fare. Ed è Tanya.

Ora, devo dire che questo capitolo è stato impossibile da scrivere, quindi fa schifo.

Il fatto è che quella faccenda di Bella non l'avevo prevista e quindi ho dovuto cercare qualcosa che legava tutto. Quindi il capitolo fa più schifo degli altri.

Passando alle recensioni:

_Miss_: Ho davvero un'amica come Rosalie. Una cosa impossibile, vorrei sapere come fa ad essere così ottusa. Quella parte me l'ha consigliata la sudetta amica. Io volevo farla strisciare sotto il tavolo per poi scappare dalla vettrata in giardino. ^_^ Sono una bambina, lo so. 

kandy_angel: Grazie!!!

alexia__18: NO! Non se ne parla! Adesso è diventata una lotta contro quella barbie! è_é Comunque, no, l'amicizia di Rosalie è sincera anche se all'inizio non è stata esattamente così! Credo di dover dedicare un capitolo speciale a quando la loro amicizia è nata... Comunque grazie mille, davvero!

VerdeEvidenziatore: Grazie :$. Sono felice che ti piaccia, visto che a me neanche un po' >.<

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Capitolo 6
*** Album e montavivande ***


Non sono riuscita a caparci niente di meglio.

E' un periodo in cui sono proprio svogliata... già non riesco a scrivere bene nei periodi normali, figuriamoci quando non ho voglia....

Il fatto è che mi ero scordata pure come volevo far andar avanti la trama, ma ieri ho ritrovato il foglietto dove avevo scritto una specie di scaletta e mi sono accorta che ho stravolto tutto l'inizio. Il commento di mia madre quando le ho raccontato il fatto "Isotta, Isotta vai che ce la fai! Strombetta, metti la marcia e vai!" mi canta questa canzoncina dalla prima elementare, quando non avevo voglia di alzarmi dal letto. -.-''

Comunque ho quattro punti importanti che non c'entrano niente con la storia ma che sono di vitale importanza per me:

1) Avete letto il nuovo libro della Meyer? La seconda breve vita di Bree Tanner?

2) Il 20 giugno avete festeggiato il 109esimo compleanno di Edward?

3) Il 30 esce Eclipse al cinema!

4) Ho sentito dire che il film di Breaking Dawn sarà vietato ai minori di 14 anni. Si sa niente?

Dopo il capitolo le recensioni



“Guarda questo è Edward mentre faceva la popò.” Spiegò la signora Cullen additando una fotografia del suo bambino. Edward diventò di mille colori. Non gli piaceva l’idea che lei l’avrebbe visto così.

“Uuuuuh, che carino che eri!” Bella gli sorrise. Da quel giorno a Tacoma non c’era più quella sorta di imbarazzo tra loro ed erano quasi diventati amici.

Edward sollevò le sopraciglia. “Ero?”

Bella sbuffò. “Megalomane!”

“E che cazzo significa?”

“Rosalie!” solito coro.

“Significa uno che crede di essere il migliore della Terra.”

“Perché, non è così?” chiese Edward con un sorrisetto.

“Certo tesoro. Meglio di te, nessuno al mondo c’è.” Sarcasmo pesante.

Esme scoppiò a ridere. Non trovava per niente strano che Edward si comportasse così con una bambina. Che infondo bambina non è. Bella avrebbe compiuto tredici anni fra meno di un mese.

“E questa chi è?” chiese indicando una bambina con le codine bionde-rossicce che arricciava il naso e stringeva gli occhi mentre dava un bacino a stampo a Edward, che aveva la stessa espressione.

“Lei è Evelyn, mia nipote.”

“E’ un’oca con tutti gli attributi, ci manca solo l’uovo!”

Bella ridacchiò. “E perché hanno questa faccia del cazzo?”

“Rosalie!”

“Ricordo che stavamo facendo il gioco della bottiglia ed eravamo schifati dal doverci baciare.” Rispose Edward.

“Però due anni fa questi problemi non ve li siete fatti!” rimbeccò Rose.

Bella sorrise mentre prendeva i capelli e se li arricciava come per fare un nodo, in modo che si tenessero su senza codini né mollettoni.

Esme la guardò storto. “Bambina mia, così ti rovini i capelli!”

“No, non si preoccupi. Lo faccio sempre.” Bella non riusciva proprio a dare del tu a un adulto. Almeno non la chiamava più ‘Signora Cullen’.

Rosalie girò una pagina del prezioso album fotografico, di quelli che davano ai matrimoni, con la carta che sembrava pergamena.

Bella sfiorò la prima delle quattro foto, dove si vedeva il bambino sbarazzino e birichino che aveva imparato a riconoscere con una bambina di tre mesi più o meno, che reggeva dalle ascelle.

“La bambina è Rosalie. Faceva i capricci perché non voleva mangiare. Aveva quattro mesi e mezzo.”

“Ma qui non ci sono foto di Alice?”

“Tesoro, Alice l’abbiamo adottata, otto anni fa. Aveva appena dieci anni, quella creaturina. Ci dovrebbe essere una sua foto più avanti, il primo giorno che è stata a casa.”

 

 

“E’ stato molto bello vedere il vostro album, ma io e Rosalie dobbiamo andare, che domani abbiamo il compito di chimica.”

Edward fece una smorfia. “Ancora non ho capito perché si ostinano a far studiare una materia che solo pochi portano avanti. Infondo a che serve?”

Bella alzò le spalle. “E’ un corso facoltativo. Io ho voluto frequentarlo perché vengo da Firenze e in Italia la studiavo.”

“Davvero sei italiana?”

“No, non sono italiana. Sono nata qui, ma poi ci siamo trasferiti in Italia, per poi tornare qui.”

“Non mi dire che non ti ricordi che non si parlava d’altro due anni fa!” Rosalie guardava il fratello scandalizzata.

“Rosalie due anni fa io stavo facendo uno scambio culturale in Francia.”

“Giusto.”

“E come mai tu lo frequenti, il corso?”

Rosalie sbuffò e si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Per due ragioni. Primo. Prima che veniva Bella dovevo fare un corso difficile per rimediare a tutte le insufficienze. Secondo. Dopo l’arrivo di Bella per farle compagnia, no?”

Bella fece un gesto spazientito con la mano. “Immensamente estasiata, ma adesso possiamo andare?”

 

Nella camera di Rosalie ci passava un convoglio per il montavivande. Successivamente per allargare la stanza della figlia, e anche per ragioni estetiche, Esme lo fece murare.
Tuttavia nella camera di Edward, attigua a quella di Rosalie, era rimasto lo sportellino per prendere il cibo dal montavivande. Quindi bastava che Edward aprisse il suddetto sportellino per vedere la camera della sorella.

 

Edward stava cercando di leggere un romanzo: Eragon. Le prime cento pagine erano abbastanza buone, ma il resto… sembrava che era stato scritto un po’ a caso.

Ad esempio quando le guardie reali bruciano la fattoria dello zio di Eragon per fargli capire che era in pericolo, lasciando lo zio agonizzante. Non sarebbe stato più semplice e sensato uccidere lo zio e aspettare che Eragon tornasse a casa per tendergli un agguato?

Mistero.

Poi il protagonista aveva l’abitudine di dormire ogni volta che c’era uno scontro.

Quindi, mezzo annoiato dal romanzo, prestava più attenzione alle voci che venivano dalla camera accanto.

Quando Eragon decide di schiacciare l’ennesimo sonnellino, Edward chiude il libro e si alza. Si avvicina alla parete che confina con la camera di Rose. Riesce quasi a distinguere le singole parole, ma è ancora quasi tutto confuso.

Lo sguardo gli cade sullo sportellino.

Perché no?

Proprio quando stava per aprire la porticina si rende conto di quello che stava per fare.

Stava per spiare la sorella.

No, stava per spiare Bella. Edward fece una smorfia.

Ne sentiva il bisogno. Di vederla quando lei non sapeva, così da coglierla nell’essenza naturale delle sue azioni.

Ma perché non farlo? In fondo non c’era nulla di male.

Non violava la sua privacy, era a casa sua!

Le labbra di Edward si aprirono in un ghigno. Si piegò e aprì la porticina. E le voci di Rosalie e Bella entrarono come un fiume nella sua stanza, era come se fossero lì.

Edward sorrise appena e si sedette sul pavimento. Per vedere le due ragazzine mentre studiavano, sedute sul tappeto.

Lui poteva vedere loro, ma loro non potevano vederlo.

“By, alla fine te lo sei comprato il portatile?”

“Sì, ma è un’impresa. Non c’è nulla istallato e io non riesco a istallare neanche un fico.”

“E tua sorella?”

“Sì, Tetti è cara buona e bella, ma di queste cose non s’importa granché”

“Quindi non ti aiuta?”

Bella fece spallucce.

“Fra due giorni dovrebbe venire mio zio, forse mi risolve qualcosa.”

Edward sorrise mentre un’idea fugace gli attraversava la mente. Naaaaaaah, che senso avrebbe?

‘Ad acquistare credito ai suoi occhi e a entrare a casa sua.’ Edward fece una smorfia.

Come se entrare a casa sua equivarrebbe a far parte della sua famiglia.

‘Ma che ho meglio da fare? Leggere uno che sviene sempre?’ Edward scosse la testa con vigore per cacciare questi pensieri molesti, si alzò e chiuse la porticina.

Doveva studiare per l’esame, magari così non avrebbe più pensato a quel suo bizzarro desiderio di far parte della vita di una bambina.


serenacullen: Grazie! La storia nel suo insieme ti piace abbastanza? Spero, allora, di non deluderti.

kandy_angel: Sìsì Eddy è molto dolce, chi altro avrebbe fatto quel che ha fatto lui? La foto... chi è non lo so, ma nella storia è Tanya.

cloh: Wow, sono riuscita a postarla! Mi sento realizzata... Mmmm mo' che me lo fai notare le assomiglia... ma non lo so, davvero. Be' grazie per i complimenti!

alexia__18: In parte sono d'accordo con te, in parte con Carmen. Hai perfettamente ragione dicendo che il legame di Bella con Reneè è eterno e indissolubile come può esserlo solo quello che c'è fra un creatore e la sua creatura; Bella è carne di Reneè e questo non cambierà mai. Ma Bella non può rovinarsi la vita per una persona che conosce solamente attraverso a questo legame. Nella foresta amazzonica non ci sono genitori e figli, i bambini nascono dal Dio Fiume. Se Bella sarebbe vissuta lì, Reneè per lei non sarebbe stata che qualsiasi altro membro della tribù. Tuttavia, qui non siamo in Amazzonia e io sono d'accordo con te. Diciamo che l'ho scritto più per caratterizzare un pochino Carmen; lei è senza figli e quindi vede Bella come una sua creatura, per un certo senso è possessiva verso di lei. E vorrebbe quindi che anche Bella la vedesse come madre.

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Capitolo 7
*** MSN ***


“Grazie, davvero non so come farei senza di te!”

“Figurati, è una cosa da niente. Ma non era più comodo se portavi il portatile a casa mia?” Sarebbe stato più comodo, ma sarebbe stato molto meno soddisfacente. Perché in tal caso ora lui non sarebbe lì, nella sua camera e, in un certo senso, a ficcare il naso nelle sue cose.

Bella fece spallucce. “Mia sorella mi avrebbe sgozzato seduta stante. E poi a Charlie non dà fastidio che stai qua, quindi…”

A Charlie, non a papà. Edward aggrottò le sopraciglia. “Secondo me tuo padre, a modo suo, ti vuole bene. Solo che non sa come fartelo capire.”

Bella sorrise mestamente e si fissò la punta delle scarpe. “Io invece credo di no. L’unica volta che è uscito dal suo scudo di indifferenza mi ha tirato uno schiaffo perché mi ero sporcata con il gelato al cioccolato e Sue doveva lavare la maglietta bianca.”

Rimasero per un secondo in silenzio mentre Edward finiva l’istallazione di Firefox.

“Mi puoi installare anche Messenger?”

“Certo, così ti crei il profilo.” Edward le sorrise. Chissà perché aveva preferito andare lì, piuttosto di accettare l’invito di Ginevra.

“Lo puoi fare tu?”

“Certo. Che contatto vuoi?”

“Mi affido alla tua creatività.” Rispose mentre se ne andava in cucina.

“Ma la tua famiglia dov’è?” chiese ad alta voce mentre con un sorriso mooolto accattivante metteva in pratica i consigli di Jasper.

 

“Perché vuoi sapere come collegare fra loro due contatti di MSN?” Jasper guardava Edward accigliato; ultimamente stava diventando sempre più strano.
Sorrideva troppo spesso per i suoi standard. Era totalmente diverso dal ragazzo indifferente che tanto lo preoccupava.

“Così. Voglio spiare un’amica di mia sorella.” Edward sapeva che Jasper non l’avrebbe preso sul serio e gli avrebbe detto come fare, ma se avesse scoperto qualcosa lui avrebbe potuto dire che gliel’aveva detto.

Sorrise al pensiero.

In realtà avrebbe dovuto preoccuparsi per quella sua richiesta, avrebbe dovuto prendere un aereo e andarsene il più lontano possibile da quella creaturina che tanto lo affascinava.

Ma non poteva. Esme ne sarebbe stata distrutta. O più semplicemente, non voleva. Sapeva che stava sbagliando, ma che male c’era? Non l’avrebbe uccisa, avrebbe solo invaso le sue conversazioni. Anche se sapeva che quello sarebbe stato il primo passo verso la rovina, era determinato ad andare fino infondo.

Non avrebbe dovuto gioire del fatto che Jasper sarebbe stato convinto che scherzava, avrebbe dovuto sperare che capisse per aiutarlo a fermare quella cazzata. Ma a quanto pareva il destino non era dalla parte della giustizia.

Infatti Jasper scoppiò a ridere e gli promise che gliel’avrebbe insegnato il giorno dopo.

 

“Sono andati a Port Angeles, Tetti aveva bisogno di un vestito, fra un mese ha un ballo di non so che.” Rispose spuntando in camera nella fine esatta del processo.

“E ti hanno lasciata sola?”

Bella fece spallucce. “Non avevo voglia di uscire e poi dovevo studiare.”

“Fai tutti questi sforzi per rendere orgoglioso tuo padre, almeno lui li nota?”

Lei sussultò e iniziò subito a mordicchiarsi il labbro inferiore. “No, io studio per me. Per entrare in un college prestigioso e trovarmi una buona posizione di lavoro.”

“Per far sì che tuo padre si accorga di te e sia orgoglioso.” Edward era sicuro che fosse così e il silenzio di Bella gli confermò la sua teoria.

“Diciamo che mi farebbe piacere se per una volta nella vita mi darebbe la soddisfazione di farmi sapere che lui sa che esisto.”

Edward si maledì quando sentì la nota rauca nella voce di Bella, quando vide una piccola goccia di diamante fuso colarle sulle guance. All’improvviso Bella gli apparve come un esserino fragile, un bocciolo di rosa delicato che, se solo si avesse l’ardire di sfiorare con la punta delle dita i suoi fragili petali, si sarebbe sgretolato all’istante.

E di nuovo fu colto dalla stessa sensazione che aveva avuto quando l’aveva quasi investita; quella volta però fu amplificata centinaia di migliaia di volte.

Le prese dolcemente un polso, attento a non spezzarla, e la sospinse con delicatezza verso di sé per poi farla sedere sulle sue gambe e abbracciarla.

La strinse con delicatezza e lei gli si aggrappò, come aveva fatto a Tacoma. Lo strinse forte e soffocò i suoi singhiozzi nell’incavo del suo collo.

Edward le accarezzò piano la schiena cercando di consolarla. 

“Scusa, di solito non mi lascio andare.” Disse allontanandosi un po’, tenendo sempre lo sguardo basso.

Quella situazione a Edward non piaceva, affatto.

Voleva vedere i suoi occhi. Voleva vedere quelle pozze per entrare in Paradiso. Le accarezzò i capelli mentre le sfiorava il mento per farle alzare lo sguardo. “Non dirlo neanche per scherzo, ok? Non sei tu in torto, ma lui. E fai bene a sfogarti. Allevia l’animo, sai?”

Bella sorrise mentre con le manine chiuse a pugno faceva sparire le tracce delle lacrime.

Edward le sorrise. “Brava. Ora mi prometti che non piangi più?”

Bella arricciò il naso. “Ma se hai detto che fa bene all’anima! Quindi perché non piangere?”

“Perché così non si vedono i tuoi occhi.” Rispose prima ancora di rendersene effettivamente conto.

Bella lo guardò spaesata, ma sorrise.

 

Edward accese il suo computer e andò subito a controllare MSN. Quello di Bella, naturalmente. Jasper gli aveva detto che così facendo poteva anche intervenire nella discussione, il suo intervento sarebbe stato visibile sotto il nome di Bella.

Ovviamente non aveva intenzione di fare niente del genere, voleva solo leggere. Si aprì una sessione di MSN dove Bella, sotto il nome di Bimba, parlava con una certa Luisa.

 

Bimba:
Signorinella!
sai quant'è che non ci sentiamo?

Luisa:
3-4 giorni???

Bimba:
appunto
xD

 Luisa:
^_^
come sono andati gli esami???

 Bimba:
Ho finito tutto finalmente ho avuto 9 a matematica 8 in italiano e un 6 che mi ha rovinato la media in lingue straniere, odio le lingue straniere -.-"

 Bimba:
e gli orali sono andati bene
credo sul 7/8

 Luisa:
wow bravissima!!!!!!!!!!!

 Bimba:
grazie xD
e tu come stai?
finito il giro dei licei?

 Luisa:
sìsì finito tutto il giro xD
benebene
tu???

 Bimba:
bene bene
ho aggiornato le storie
xD
sono secoli che non posto

 Luisa:
sìsì ho letto

 Bimba:
che te n'è parso? mica mi uccidi
xD

 Luisa:
NAAAAAh
anzi

 Luisa:
a ‘Vivere, non sopravvivere’ hai fatto benissimo
bisognava movimentare un po' la cosa…
anche se non approvo del tutto la scelta di Clara di dire a Teddy che non lo ama
>.<

 Bimba:
xD
le altre mi volevano uccidere

 Luisa:
8-)

 Bimba:
xD

 Luisa:
^_^
come sono stati gli esami????

 Bimba:
un po’ difficili
ma semplici anche
xD

 Luisa:
-.-''
possono essere difficili oppure semplici

 Bimba:
si
xD

 Luisa:
non tutti e due

 Bimba:
si invece
gli scritti erano una cavolata
ma anche un po’ difficili se non sapevi fa i temi di lingue straniere come me
xD
e gli orali erano semplici
ma una prof mi ha tenuto di più
perciò sono stati anche difficili

 Luisa:
hihihihihihihihihi
allora
semplici o difficili

 Bimba:
si
xD

 Luisa:
^_^

 Bimba:
xD

 Luisa:
ma a inglese e francese che si può fare???

 Bimba:
il brano
o la lettera

 Luisa:
grrrrrrrrrrrrrrrr

 Luisa:
hihihihihihihihihi
ho una malattia molto brutta
ç_ç

Bimba:
cioè?xD

Luisa:
influenza da masticamento dolce
un tipo grave di cioccolismo

Bimba:
xD

Luisa:
a farla breve non posso mangiare dolci per 6 mesi circa!!!!

Bimba:
noo poveriina

Luisa:
ç_ç
ma io me ne frego proprio perché sono influenzata da masticamento dolce
^_^
sennò come faccio a essere malata se poi non mastico dolci???

Bimba:
ahah xD

Luisa:
vabbe' ora devo andare, kissed.

 

Edward rimase a guardare lo schermo del suo computer un po’ sbalordito. Di che esami stavano parlando? Per Bella gli unici esami in vista erano quelli di terza, ma lei frequentava ancora la seconda…

E poi che malattia era influenza da masticamento dolce?!? Lui che studiava medicina non l’aveva mai sentita!!!

‘Forse l’amica di Bella è solo un po’ suonata.’ Ma la questione dell’esame? Forse poteva estorcere qualche informazione a Rosalie… doveva solo aspettare l’occasione giusta.

Sperando che quest’occasione si presenti presto…

 

Ciaoooo. Come state??? Io, dopo vari giorni di insonnia, sono finalmente di buonumore e ho colto la palla al balzo e mi son messa con piuma e ergamena xd.

Allora adesso tenetevi forte perchè sto per propinarvi la mia intera pagella.

Sì, io sono molto orgogliosa di questo mio foglietto di carta, ma nessuno a casa mi dà soddisfazione. Quindi divento sadicaaaaaa. Eccola qua:

Condotta: 8
Italiano: 8
Storia: 8
Cittadinanza e Costituzione: 8
Geografia: 8
Inglese: 8
Francese: 8
matematica: 9
Scienze: 9
Tecnologia: 9
Arte e Immagine: 8
Musica: 8
Scienze motorie e sportive: 8
Attività Latino: 8

A voi come è andata?????

Le recensioni:

MaryAc_Cullen: Sicuramente quel che dici è vero. La differenza d'età qui non è neanche molta. Il problema è che Edward è maggiorenne, mentre Bella no....

RenEsmee_Carlie_Cullen: Grazie, spero che ti piaccia anche questo!!!!

Stefy_: Grazie! Io Eragon l'ho letto un paio d'anni fa, quindi non ricordo proprio bene, ma mi aveva fatto quest'impressione...Grazie per avermi risposto ^_^. Una domanda però mi è affiorata di nuovo, spero di non scocciarti xd. In che senso dividono il film in due??' Come fanno??? A che punto tagliano??? Perchè???

_Miss_: Era il mio obbiettivo attizzare la curiosità. Con Tanya succederà il finimondo e STOP! Non posso dire più niente!!

alexia__18: Tetti prima o poi arriverà, ma ho intenzione di proiettarla più avanti. Ti avverto al capitolo prima? Così ti prepari?

Claudia97: Nono ho cambiato idea!!! Ma mi hai bloccato su MSN?!?!?!?

kandy_angel: grazie mille!!!!


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Capitolo 8
*** Limonata ***


Indietro nel tempo…

“Tesoro, sei un fascio di nervi. Non preoccuparti, andrà tutto bene.” Tanya stava abbottonando il cappotto a Bella, visto che lei era troppo agitata per pensare anche solo a infilarselo, il cappotto.

Era il suo primo giorno di scuola a Forks, cittadina sperduta degli Stati Uniti. La cosa che più la preoccupava era la lingua: era vero che suo padre in casa parlava solo inglese ma Bella era abituata a sentire tutta un’altra pronuncia.
“Come fai a saperlo?” chiese con il labbro inferiore che le tremava. Era già diventato molto più rosso di quello superiore a causa dei mille morsi con cui Bella si sfogava.

Tanya scoppiò a ridere. “Vai a scuola, Bella, non nella camera delle torture.”

“E se non gli piaccio?” chiese timidamente, abbassando lo sguardo.

Tanya era inginocchiata davanti a lei quindi, per guardarla negli occhi, si sporse leggermente avanti. “Non dire sciocchezze. Sei una bambina deliziosa.”

“Proprio perché la consideri una bambina a dieci anni avrà problemi, Tanya.” La voce burbera di Charlie fu messa a tacere dall’occhiata omicida che Tanya rivolse al  padre.

“A dieci anni si è bambini.” Disse dura, prima di addolcirsi nei confronti della sorella. “Infatti puzzi ancora di latte.” Parlò in italiano, sapendo che così Bella si sarebbe sentita a casa, e le mordicchiò una guancia, facendole tornare il buonumore.

“Ok, andiamo” Bella era decisa a entrare nella fossa dei leoni, ad ammansirli e a conviverci.

“Pronta?” le chiese la sua Tetti con un sorriso incoraggiante.

“Neanche un po’.”

 

La prima con cui parlò fu Jessica.

La pettegola aspettava il grande evento da settimane: si era fatta mille filmini su come sarebbe stata la nuova arrivata; l’aveva immaginata in mille modi: da una racchia brufolosa e secchiona a una top model ribelle e strafottente. E ogni visione aveva due fini diversi: se sarebbe stata fica le sarebbe stata amica, se sarebbe stata una sfigata le avrebbe reso la vita impossibile.

In ogni caso voleva sapere vita, morte e miracoli su quella ragazza che si apprestava a invadere il suo territorio.

Per questo si era messa in agguato, saltandole addosso appena la vide.
“Ciao. Il mio nome essere Jessica. Io essere felice di conoscere te.” Aveva detto lentamente, gesticolando, come avrebbe fatto se avesse dovuto parlare con un analfabeta tibetano.

Bella aveva capito immediatamente che tipo di ragazza era quella Jessica e aveva risposto subito con un “Conosco la tua lingua mille volte meglio di te, quindi smettila di parlare così. Oppure è il tuo modo di fare?” Prima di dire l’ultima parte si era interrotta, come a confermare un dubbio.

La seconda con cui fece conoscenza fu Angela che divenne subito sua amica. Era incredibile come, sebbene non si fossero mai viste, si capivano con uno sguardo.

La prima volta che vide Rosalie era a mensa. Era la ragazza più popolare della scuola, ed era circondata da un mucchio di ragazzi. Due ragazzine della quarta elementare addirittura le aggiustavano i capelli di continuo.

Quando si muoveva Rosalie Cullen un corteo di parigini assolutisti in versione americana senza sale in zucca si muoveva con lei. E meno male che gli americani erano affezionati alla libertà, altrimenti le avrebbero davvero donato lo scettro del potere.

 La reginetta della scuola si avvicinò a Bella solamente per una scommessa; tutti le dicevano che non sarebbe stata capace di legare a sé la ragazza nel giro di una settimana.

Con il tempo Rosalie si rese conto che così non poteva più andare: Bella era troppo timida per la popolarità, quindi o rinunciava al trono o rinunciava a lei.

Nel frattempo Rosalie si era davvero affezionata a Bella e decise che non aveva senso avere trecento schiavi ai suoi piedi se poi non valevano niente. Quindi depositò nelle mani di Lauren la corona e scelse la compagnia di Bella, che valeva mille volte quella degli altri.

Dopo neanche un mese, a casa Swan, Bella e Rosalie giurarono di essere BFF.

Best Friend Forever.

 

Oggi…

Oggi, dopo quasi tre anni, si trovavano ancora  a casa Swan, il luogo del loro giuramento.

Casa Swan e casa Cullen avevano due differenze essenziali: la prima era un nido famigliare caldo e accogliente, la seconda una villa lussuosa. Ovviamente, Bella adorava villa Cullen e Rosalie adorava, invece, casa Swan.

Visto che quel giorno la casa era deserta, Sue era a un funerale Charlie a lavoro e Tanya doveva andare dalla sua amica del cuore Alice che Bella non conosceva, Rosalie era venuta a fare un po’ compagnia a Bella.

In quel preciso momento Bella era di sopra in bagno a vomitare con Rosalie che le reggeva i capelli e Tanya, che non era ancora uscita, voleva proprio farle una limonata, dicevano che faceva proprio bene.
Solo che Tanya era terribilmente maldestra in cucina e anche quel semplice compito in mano sua sembrava colossale.

Si stava proprio concentrando, tanto che la punta della lingua le usciva dai denti.
Aveva preso un coltello normale, peccato che fra i tanti aveva scelto l’unico che ormai aveva perso il taglio. Cercava di segare la dura scorza gialla, ma il limone non sembrava d’accordo.

Infatti non cedeva, ma continuava a sfuggire la lama. Ma Tetti era determinata. Voleva preparare una limonata per il delicato metabolismo di sua sorella e non sarebbe stato di certo che maledetto affare giallo a farla desistere.

Allora prese bene la mira, poggiò il coltello sulla buccia dell’agrume e premette.
Uno schizzo acido prese il volo, finendo la sua esibizione nei bulbi oculari della povera Tanya.

Lei chiuse gli occhi e se li sfregò con le mani. Bruciava da cani. In più Tanya non si era accorta che nell’operazione limone si era tagliata un dito. Camminò verso la finestra, cercando tentoni lo strofinaccio.
Sospirò di sollievo quando i suoi polpastrelli vennero a contatto con il tessuto ruvido dello strofinaccio. O meglio, con lo pseudo strofinaccio.
A ben vedere Tanya aveva preso la tendina della finestra della cucina. Tanya tirò lo pseudo strofinaccio verso di lei e si chiese come mai quel pezzo di stoffa opponesse tanta resistenza.

Ma la ragazza, piena di senso pratico, si arrampicò sul bancone facendo leva sul rubinetto che, non essendo progettato per fungere da scala, cedette iniziando a buttar acqua.

Quando si rese conto di quel che aveva combinato Tanya aprì lo stipo sotto il lavello cercando di prendere il secchio in fondo. Nella sua delicata missione urtò vari flaconi di detersivo che si vuotarono a terra. Probabilmente erano chiusi male.
Il secchio fu subito messo sotto il getto d’acqua e Tanya sospirò soddisfatta. Ovviamente il guaio non era scampato: non ci voleva un genio per capire che presto il secchio si sarebbe riempito.
In previdenza di ciò, la ragazza iniziò a girare in tondo e nel suo movimento rotatorio urtò il frullatore che a terra, per l’esalazione di prodotti chimici, prese fuoco.

Tanya allora afferrò il secchio e lo vuotò sulla fiamma, riuscendo a scampare il pericolo. Quando si rese conto che proprio così non poteva continuare, arrivò Bella.

“O Madonna Santissima e tutti i santi del Paradiso!” esclamò inorridita andando a maneggiare con il lavello che dopo un po’ smise di perdere acqua.

Bella aveva ancora il fiato grosso quando guardò Tanya.
Si chiese se non era il caso di chiamare Poirot, se proprio si annoiava, così risolveva l’enigma. Non riusciva proprio a capire come sua sorella fosse riuscita ad allagare e a incendiare contemporaneamente la cucina.

Il mistero si infittì come la Foresta Amazzonica quando Tanya, in imbarazzo totale, dichiarò “Volevo fare una limonata.”

 

Rosalie e Bella insieme avevano ripulito facilmente la cucina respingendo gentilmente l’aiuto di Tanya. Era in ritardo, doveva andare: ci avrebbero pensato loro.

Dopo aver brillantemente eseguito il loro compito le due ragazzine si prepararono una meritata tazza di cioccolata calda con tanto di fragole da poter inzuppare nel liquido scuro e misero su il primo film della trilogia ‘Il Signore degli Anelli’.
Bella teneva in modo particolare a quel film a causa dell’elfo della compagnia, Legolas.

Già le piacevano gli elfi di suo, poi Legolas ai suoi occhi aveva un non so che di speciale.

Da piccola immaginava sempre che lei era la moglie di Legolas e mentre il suo maritino dalle orecchie puntute combatteva contro orchi e goblin lei gli preparava la cena. Immaginava di aspettare insieme alla principessa di Rohan, di cui non si ricordava mai il nome, il ritorno del suo principe.

Crescendo queste fantasie si erano giustamente dissipate, ma Bella continuava a vedere quella saga ogni volta che poteva e ammetteva senza la minima vergogna che Legolas esercitava ancora un certo fascino su di lei.

“Io non capisco perché fanno tutto questo casino. Ok, gli orchi sono particolarmente stupidi. Ma almeno Saruman ci potrebbe arrivare, no? Insomma Frodo e gli altri stanno andando a Mordor con l’anello, praticamente glielo stanno sventolando sotto il naso! Allora perché non li lasciano fare e poi li uccidono una volta che sono arrivati a destinazione?” chiese Rosalie esasperata.

Ogni volta che vedevano quel film notavano questo pezzo che stonava.

“Semplice. Perché altrimenti non sanno che fare per non farci addormentare.” Rispose Bella con una scrollata di spalle.

“Ok, ma così… andiamo!”

“Come al film di Eragon… Già sembra scritto a caso, ma come l’ha combinato quel regista… Ha finito di rovinarlo!”

“In che senso?”

Bella sorrise. “Brom ripete più volte a Eragon che solo i Cavalieri del Drago sanno usare la magia. Brom usa la magia. Ad un certo punto casuale del film, senza nessun motivo, il regista decide che i nostri vengano attaccati da mostri orribili; mentre Eragon e Saphira sono in difficoltà, il nostro eroe fa saltare in aria l'allegra comitiva usando una parola magica precedentemente sentita usare da Brom. Eragon, stupito, attonito e sconvolto, si rivolge a Brom esclamando: "Ma allora tu sei un Cavaliere del Drago!?!?!", seguito dal commento scaltro del suo Drago che, socchiudendo con fare astuto gli occhi, aggiunge "Ma certo...".*” E lì scoppiò a ridere.
Ogni volta che vedeva la faccia del drago mentre diceva quel ‘ma certo’ non riusciva più a finire di ridere.

“Bella ma come ti sono andati gli esami?” chiese Rosalie dopo neanche 5 minuti di film. Era così, tradizione. I film facevano solo da sottofondo.
“Bene. Dovrei essere ammessa con la media dell’8, ma quel 6 a lingue straniere potrebbe abbassarla a 7.”

“Wow. Io l’ho sempre detto che sei un genio e che andrai avanti. Magari a Yale.”

“Non credo che ci arriverò mai. Sono così insignificante.”

“Non è vero.”

Bella strinse le labbra, improvvisamente in imbarazzo. “Rosalie domani mio padre dà una cena di lavoro…”

“Sì, puoi venire a dormire da me.” La interruppe Rosalie sorridendole.

Bella rispose timida a quel sorriso.

Il padre non le aveva mai detto niente, ma quando dava una cena di lavoro Bella sentiva che il suo papà avrebbe preferito che lei non ci fosse. Così aveva trovato una scappatoia.

Sospirò e si gettò fra le braccia di Legolas, il quale le era stato molto più vicino di quanto lo fosse mai stato Charlie.

 

 

 

* http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Eragon#Il_film  Mi fa morire ogni volta che la leggo. Vi consiglio di farci un salto.


Stranamente questo capitolo mi piace. Forse la parte della limonata è un po' staccata dal resto e anche un po' esagerata, ma è simpatica no? All'inizio l'avevo scritta con Rosalie come protagonista, ma poi ho pensato che dovevo prima o poi presentare Tanya, giusto? Non preoccuparti ale ti avverto quando si tratterà di Tanya-Edward!
Allora domani Bella passerà la giornata con la famiglia Cullen... Io avevo pensato a un pic-nic prima di un pigiama party. Magari anche con la famiglia di Evelyn (La cugina di Edward). Vi piacerebbe come soluzione? Mi date qualche consiglio? Grazie per l'aiuto che di sicuro mi darete!
Siete degli angeli!

E ora rispondo agli angeli che mi hanno recensito:

serenacullen: Giusto, è sbagliatissimo! E' stalking, no? Wow ottima media! Come hai fatto ad averla senza studiare?!?!? O_O. Buona fortuna per il motorino!

Stefy_: Grazie lo stesso, sei un angelo! Postato abbastanza in fretta, no?

_Miss_: Mmmm. Possiamo dire che è dolce nel suo modo di essere stronzo, no?

kandy_angel: Pazzo di Bella XD.

alexia__18: La malatti anon esiste, l'ho presa da un gioco della sezione Quiz di gioco.it. Allora specifichiamo che ti avverto iol capitolo prima dell'incontro fra Tanya e Edward. Preciso che non si incontreranno da Alice visto che Edward è fuori. L'esame si vedrà più avanti (determinerà la fine della storia) ma credo che già si è capito che tipo di esame è! Comunque sì, MSN si può manomettere. Non so come si fa, ma so che è possibile. A me è successo, sono dovuta andare dai Carabinieri.

RenEsmee_Carlie_Cullen: Infatti l'ho presa dall'archivio di Messenger. ^_^

MaryAc_Cullen: Certo, hai ragione. Ma il problema sarà anche un altro. Edward per adesso legge solo le conversazioni MSN, ma ho in programma di farlo avvicinare allo Stalking, ci andrà vicino. E questo, combinando anche con l'età dei due, avrebbe il sapore di pedofilia.


Allora mi prendo la libertà di consigliarvi tre FF da leggere:

Sezione attori: Sei. Morta. Kristen di Blair Waldorf. E' una One Shot, Short, come si scrive.

Parla del ricngiungimento di Rob e Kristen dopo un brutto malinteso.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=527437&i=1

Sezione Twilight:

Sensi di colpa. OS di Dreamerchan.

Parla di quando Aro uccide la sorella Dydime o come si chiama.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=524808&i=1

E sempre della sezione Twilight:

A tutto Reality: L'isola! di Alice91Cullen. Ha 5 capitoli, di cui 1 avviso.

Un Reality dove ci sono i personaggi della saga e siamo noi a scegliere chi buttare fuori!

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=520476&i=1


E come l'ultimo tocco finale il mio indirizzo MSN, se non me lo manomettete come ha fatto Edward!

luis4-98@hotmail.it

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Capitolo 9
*** Jacob Cullen ***


 

Weeeee. In questo capitolo si aggiungono due personaggi piuttosto importanti o no, booo non lo so!!!!

La prima:

Questa è Evelyn. A me piace un sacco *.*.

E lui si capisce chi è No?

Ultimamente mi è venuta la passione di Taylor Lautner. *.*. Questa è una foto di quando era piccino *.*

Devo chiedervi un favore.

Quei coglioni di RTL trasmettono una canzone senza mai dirne il titolo. Ora finché non la sento mi rimane nel cervello. Inizia più o meno così: "Troppa luce non ti piace, godi meglio a farlo al buio sottovoce, graffiando la mia pelle e mordendomi le labbra fino a farmi male..." Sapete dirmi cose si intitola?

 

 

 

“Rose, sicura che non sono di troppo?” chiese Bella per l’ennesima volta, forse la centesima.
E per la centesima volta Rosalie sospirò, per la centesima volta rispose allo stesso modo “No, non ti preoccupare. Anzi, sarai il mio talismano salvifico contro Lei.”

Ma Bella era troppo preoccupata di intrufolarsi in una riunione di famiglia per chiedersi chi sia questa temutissima Lei.

“E poi non vorrai mica deludere Eddy?” Rosalie provò a giocare così la sua ultima carta. Era abbastanza acuta per accorgersi che l’amica teneva in un modo particolare al fratello.

“Edward?”

Rose sorrise. “Non era intenzionato a venire. Appena ho accennato alla tua presenza è diventato all’improvviso ansioso di rivedere la sua cuginetta Evelyn.”

Bella si mordicchiò il labbro inferiore e si voltò verso il sole accecante (cosa più unica che rara a Forks) per non far notare come sia arrossita.

“Mi parli un po’ di questa famiglia?” chiese con discrezione.

“Matta.”

“Cosa?”

“E’ una famiglia di matti. Mio zio ha sicuramente qualche problema celebrale.” Rose fece spallucce. “O forse è solo particolarmente stupido. Mia zia è…, come ti posso far capire?, diciamo che la limonata in casa sua non si beve mai.” Riferimento a Tanya. “però è uno spasso come donna, molto sensibile, anche se troppo sottomessa al marito.” Si abbassò gli occhiali da sole per guardare Bella. “Mio zio lo odierai, un maschilista di prima categoria.” Bella fece una smorfia di disgusto mentre Rosalie si ridistese sulla sdraio in veranda. “Mia zia quando deve bere va in cucina e apre tutti gli stipi per cercare un bicchiere e alla fine rinuncia a bere. Io ho passato una settimana a casa sua e ho imparato a memoria la posizione di ogni utensile.”

“Ovviamente hanno dei figli.” Aggiunse Bella.

“Certamente. Una femmina e un maschio. Evelyn ha diciotto anni e c’è solo una parola per descriverla: TROIA!!! Due anni fa si è scopata mio fratello!”

“Rosalie, quelle cose si fanno in due.” Osservò saggiamente Bella.

“Ero ubriaco.”  Bella, gambe incrociate sulla sdraio, si voltò insieme a Rosalie che si sporse per guardare il fratello.

Erano a casa Cullen ad aspettare gli zii dei ragazzi. “Se uno non regge l’acool non dovrebbe bere.” Bella sorrise mentre seguiva il fratello perfetto di Rose che si sedeva sulla sdraio, vicino a lei.

“Vero.” Concedette Edward sprofondando in quegli occhi che tanto gli piacevano.

Ma Rosalie voleva finire il discorso, e richiamò l’attenzione di Bella. “Coooomunque.” In quel momento Edward quasi non la odiò. “In quella famiglia di matti si salva solo Jake”

Bella sollevò le sopracciglia. “E’ il caso che io sappia chi sia?”

“No, ovviamente no. Ha la nostra età, ed è carinissimo. E’ il fratello di Evelyn, ma è troppo bello! In quella famiglia di scellerati è l’unico che si salva.”

“Come siete cugini?”

“Zio è il fratello del Grande Capo.” Rispose Edward.

“Ma questo povero ragazzo si chiama Jake?” chiese Bella, che forse veramente iniziava a pensare che i genitori erano un po’ suonati.

“Grazie a Dio no! Jacob. Jacob Cullen.”

 

 

Edward sentiva uno strano calore dentro di sé. E probabilmente non era il fuoco sopra il quale stava arrostendo le salsicce la causa. Con la coda dell’occhio guardava in cagnesco il cugino.

Carinissimo, come aveva detto Rosalie. Anche più di due anni fa.

Parlava allegramente con Bella, sorrideva, perfettamete a suo agio. Tutti avevano notato la sintonia che c’era fra loro; erano anche nate le prime battutine.

 “Isabella, tu e mio figlio state scegliendo il ristorante per il matrimonio?” chiese il signor James mentre mordeva la sua carne arrosto.

“Nossignore. Io non ho in programma di sposarmi.”

“E che programma avresti?” chiese l’uomo quasi scandalizzato. Come se una donna fosse costretta a sposarsi.

“Prima vorrei diplomarmi al liceo classico e poi vorrei laurearmi in chimica.”

“E il matrimonio non è previsto?”

“No, non è nei miei piani.”

“E perché?”

“Trovo che si stia meglio senza gli Esseri Inferiori.” Rispose Bella lanciandogli un’occhiata ammiccante.

“Esseri Inferiori?”

“Certamente. Gli uomini.” E prima che potesse dire niente spiegò le sue ragioni. “L’uomo è semplice di natura, la donna invece è più complessa. In natura le femmine sono più importanti, non troverete mai un gregge con cento caproni e una capra. Inoltre le donne possono arrivare ovunque, mentre i maschi sono limitati. E noi siamo più forti fisicamente: vorrei vedervi alle prese con un parto o con le vampate della menopausa.”

“Nel corso dei secoli la donna è sempre stata sottomessa.” Esclamò Evelyn, la quale era molto cambiata dall’ultima visita. Era diventata più sensibile e matura.

“La mio teoria è che gli uomini erano invidiosi. Si sa come fanno gli invidiosi: la volpe e l’uva, in un certo senso. Allora, invidiosi della nostra superiorità, ci hanno definito inferiori, quando inferiori sono solo loro.”

“Ma questo è razzismo.” Edward non era d’accordo. Per lui non esistevano superiori e inferiori, solo uguali.

“Per portare l’uguaglianza noi abbiamo dovuto pensare che eravate inferiori.” Rispose Bella a mo’ di sfida. “Altrimenti voi avreste continuato a tenerci sottoscacco.”

“Ma è ovvio che il capofamiglia è l’uomo.” James avrebbe difeso fino alla morte il suo diritto di padronanza.

“E chi l’ha deciso?”

“Be’, è l’uomo che porta a casa i soldi.”

“Non è detto, la donna ora lavora. In ogni caso, anche l’uomo più sensibile, anche quello che più proclama i diritti d’uguaglianza non mi andrebbe bene.”

“E perché?” chiese Edward guardandola intensamente. Non conosceva questo lato di Bella.

“Perché in ogni caso, quando una donna diventa moglie, fidanzata, l’uomo comincia a considerarla sua. Un suo oggetto e guai a toccarlo. La gelosia è una forma di sessismo: tu uomo consideri lei donna un oggetto, una tua proprietà. E guai se lui uomo prova a toccartela. Questo non è sessismo?”

Edward sorrise e non rispose.

 

“Ehi cuginetto.” Cinguettò Evelyn sedendosi vicino a Edward che guardava imbronciato verso il ruscello.

“Evelyn.” Rispose impassibile.

“Simpatia, portami via! Cos’è la ragazzina ti ha ipnotizzato?”

“Cosa?!?!?”

Evelyn scoppiò a ridere, ma Edward non ne restò affascinato.

Evelyn era proprio una bella ragazza, con i tratti del viso dolci e delicati, i capelli neri e lisci e due occhi azzurro mare spumeggianti. Una ragazza che in passato avrebbe suscitato qualche desiderio in Edward.

Ora praticamente niente.

“Andiamo Edward! Posso vantarmi di conoscerti bene, no? L’ho notato a pranzo quel tuo sguardo quasi adorante!” e ridacchiò con una luce maliziosa nei suoi occhi azzurro cielo.

“Ha dodici anni, Evelyn!”

“Mia madre ha trentadue anni, mio padre quarantatrè. Undici anni di differenza e non mi sembra abbiano mai avuto problemi.”

Edward scosse la testa. “L’amore vince sempre, Edward.”

“Io non sono innamorato di Bella.”

“Allora in questi due anni di distanza hai preso l’abitudine di fulminare la gente?”

Edward strinse i denti e riportò lo sguardo al ruscello. C’erano Rosalie, Jacob e Bella. Rosalie saltellava davanti a Jacob e Bella che si tenevano per mano e ridevano. Probabilmente Rose stava raccontanto qualcosa.

“Sei geloso.” Concluse Evelyn.

“La gelosia è una forma di sessismo, no?” rispose alzando un po’ il mento.

Evelyn scoppiò a ridere. “Bella mi piace, ha una sua idea del mondo. Però secondo me la gelosia è sì una forma di possesso, ma anche una forma di affetto.”

Edward tornò a guardarli.

Bella probabilmente era caduta e Jacob stava cercando di farla alzare. Ma erano entrambi così presi dall’ilarità che Bella ricadde a sedere per terra trascinando anche Jake.

Edward strinse i pugni.

“Ehi, cocco, domani dobbiamo assolutamente fare un po’ di shopping. Fra un mese c’è il ballo del diploma!” canticchiò Alice sedendosi a gambe incrociate vicino a Edward che non smetteva di guardare la riva del ruscello.

 

Bella, ignara di quello sguardo addosso, continuava a ridere. Jacob le porse la mano per rialzarsi che lei afferrò. Ma quando stava per la buona strada scoppiò di nuovo a ridere e ricadde indietro portandosi dietro quel poraccio.

Jacob si sposta subito di lato, per niente malizioso della strana posa.

“O andiamo! Ma che cazzo fate?” Rosalie era a dir poco sconvolta.

La ‘barzelletta’ che aveva raccontato non era poi così divertente.

Jacob, che non si era mai divertito tanto in vita sua, non era d’accordo.

Ci sono tre fratelli che si chiamano pazzo, nessuno e cretino. Nessuno viene ucciso. Pazzo dice a cretino: “Cretino, chiama la polizia!”
Cretino: “Pronto, polizia? Nessuno è stato ucciso!”
Polizia: “Ma lei è pazzo?”
Cretino: “No, sono Cretino!”

“Ok adesso basta.” Rosalie li alzò tutti e due e li guardò schifata. “Siete tutti impiasstricciati di fango! Che schifo!”

“Allora ci laviamo con una bella nuotata!” propose Jacob.

“Coi vestiti addosso?” chiese Bella scettica.

“Ce li leviamo.” Rispose senza doppi sensi e senza malizia.

Il doppio senso però fu capito da Bella e Rose, infatti “Jake!”

Lui alzò le mani in segno di resa.

“Però è una buona idea, tanto ho il cambio e il costume!” cinguettò Bella.

“Anche io quindi…”

“Facciamo a chi arriva prima?” propose Jacob.

“Tanto vinci tu.”

Bella rise.

 

Jacob era preoccupato. Doveva ammettere che Bella er aproprio una bella ragazza, solo che… che non scatenava in lui quel che avrebbe scatenato nei suoi compagni di classe. Non immaginava nulla di quello che gli avevano raccontato.

Forse era solo perché lui si considerava ancora un bambino. Ecco perché gli piaceva Seth. Seth era il suo unico amico, perché non lo giudicava se non andava su RedTube.

“Jake!” era Bella che lo chiamava. Si girò appena in tempo per ricevere una scaricata d’acqua in faccia.

“Demonio, ti faccio vedere io!” e si mise a squizzarla.

Lei però si appilò il naso e andò direttamente sotto.

Quando risalì gli sorrise. Si stava divertendo proprio un mondo.



 

 

 

THE TWILIGHT SAGA: ECLIPSE

Bella saltellava per il prato fiorito. Si era cambiata: ora indossava una camicina da notte rosa che arrivava poco sopra il ginocchio. La faceva sembrare Alice nel Paese delle Meraviglie.

Stava cercando Edward che, vedendola giocare in acqua con il cugino, aveva preferito allontanarsi.

“Ed! Perché ti sei allontanato?” chiese sedendosi vicino a lui che era appoggiato indietro sulle braccia a godersi il sole.

“Così. Volevo un po’ di tranquillità.”

“Oh, devo…?”

“No, No.” Rispose svelto. Troppo svelto.

Bella sorrise e si sdraiò fra i fiori. Edward si alzò per guardarla.

“Ahhh, pace! Credevo di non vedere più il sole!”

“Non ti eri ancora abituata?”

Anche lei si mise a sedere e gli sorrise. “Sinceramente no.”

Lui sorrise e le accarezzò la guancia per poi passare la mano per la nuca umida.

“Bella?”

“Mmmhm?” Bella aveva gli occhi chiusi e le labbra socchiuse. Una visione.

Edward rimandò. “Ti voglio bene.”

Lei aprì gli occhi e gli sorrise.

“Anche io, fratellone!” rispose per poi buttarsi fra le sue braccia.

Fratellone.

‘Posso anche accontentarmi.’ Pensò appoggiando la guancia sui suoi capelli.

Edward non sapeva quanto si sbagliava.

 

 

Le vostre recensioni:

serenacullen: mi spiace dirti che il bacetto non c'è proprio. Credo che lo metterò alla fine fine prima che....

alexia__18: Conosce Alice come sorella di Rosalie, ma non sa che l'amica di Tanya è la stessa Alice.

MaryAc_Cullen: Non credo che Bella si accorgerà mai di questo fatto altrimenti, vaffanculo Edward!

_Miss_: Tanya e Bella sono sorelle germane.

Kandy_angel: Grazie!


Avete notato che sono un po' frettolosa. Il problema è che ho 4 pagine HTML aperte perchè tutto in una pagina non me lo faceva incollare. E se adesso non mi sbrigo mi scordo l'ordine in cui vanno messe! Quindi ciaoooo.

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Capitolo 10
*** Zitto Byron! ***


Bella:
Weeeeeeee cosettino mio!!!!!!

Chad (non so se l’ho scritto bene, comunque sarebbe Ciad.):
Principessinaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Bella:
Hai finito? -.-‘’

Chad:
Sì ^_^

Bella:
Idiota.

Chad:
Ma si tratta così il tuo amichetto preferito?!?!? :(

Bella:
Sì!!!

Chad:
Cattiva!!! Non ti parlo più!!!  è_é

Bella:

Come se ne fossi capace!!!

 

Edward non era per niente preoccupato dalla loro confidenza: la maggior parte dei contatti di Bella erano di persone lontanissime, magari dall’altra parte del paese. Non capiva perché si trovava così tanto a parlare con loro, ma in un certo senso gli piaceva. Stranamente parlava più liberamente con chi non aveva mai visto.

Si aprì un’altra discussione.

 

Rosethebest:
BYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!

 

Edward sgranò gli occhi. Era sua sorella?!?! Edward si sentì doppiamente in colpa: ora stava spiando la sorella, oltre a Bella!

‘Io non spio Bella, la proteggo. Con tutti i suoi contatti con persone sconosciute potrebbe inchiappare in qualche maniaco’.  Edward usava sempre quella scusa per giustificare quel suo comportamento.

Decise di non leggere la conversazione con la sorella.

 

Chad:
Non va bene però approfittarsene così!!!!

Bella:
Hihihihihihi. E che sfizio ci sarebbe poi?

Chad:
Strega!!!

Bella:
Anche io ti voglio bene tesoruccio mio.

 

Edward si irrigidì. Tesoruccio mio?!

 

Chad:
Coooomunque. Non vedo l’ora di venire da te: mi manchi tantissimissimo!!!!

 

Quel macaco sarebbe andato a casa di Bella? Allora non era semplicemente uno conosciuto sul web… si conoscevano davvero, e sembravano anche molto in confidenza.

Bella:
Anche tu zuccherino!!!

Chad:
Ma la finisci con quel soprannome?!?!? è_é

Bella:
Perché? E’ così carino zuccherino!

Chad:
Perché è da femmina

Bella:
Appunto. Hai qualcosa di meraviglioso addosso per un pidocchio come te, zuccherino.

Chad:
Accetto di essere uno zuccherino se tu sei una cavallina.

Bella:
E perché?

Chad:
Perché le cavalline mangiano gli zuccherini.

 

Edward si allontanò appena dal monitor. Era un doppio senso quello?

‘Possibile che loro hanno più malizia di te?!?’ si rimbeccò da solo.

 

Bella:
Chaaaaaaaaaaaaad!!!

Chad:
Che c’è????

Bella:
Ti castro!!!!

Chad:
Oggesù, che pallosa che sei! Coooomunque vengo due giorni prima del tuo compleanno, scimmietta!

Bella:
Non dirlo!

Chad:
Cosa?

Bella:
Compleanno.

Chad:
Perché? Il tuo compleanno è fra cinque giorni!

Bella:
Ci saranno una marea di godzilla incapaci di ragionare! Uffa!!!!!! Degli invitati si salvano solo Rosalie e suo fratello!!!

Chad:
Tua sorella no?

Bella:
Tetti non c’è.

Chad:
Perché?

Bella:
Prima di affidarsi a una sua amica patita dello shopping vuole provare da sola a comprarsi il vestito per il diploma, quindi va a fare qualche giro.

Chad:
Perché hai invitato anche il fratello di Rose?

 

‘Perché non ti fai i fatti tuoi, verme?’

 

Bella:
Sinceramente non lo so. Volevo che ci fosse.

Chad:
Sembra che gli vuoi bene.

Bella:
Certo, lo amo!!!!

 

Edward si bloccò. Cosa aveva detto?

 

Chad:
Cooosa?!?

Bella:
Ovvio, è il mio fratellone!!!

 

Edward non volle più leggere nulla. Si sentiva strano… aveva un retrogusto amaro in bocca. Ci aveva creduto veramente, ci aveva sperato veramente che quando Bella aveva detto ‘lo amo’ intendesse un’altra cosa. E lui non sapeva perché. Perché voleva leggere il suo MSN per esempio. Perché aveva sperato che lei lo amasse. Perché si era sentito contento e dopo deluso.

Scosse la testa con forza. Aveva bisogno di una donna: solamente il gentil sesso sapeva comprendere certe cose.

Per chissà quale assurdo motivo scelse la cugina come confidente: la famiglia dello zio sarebbe rimasta per due settimana a casa Cullen.

A rigor di logica, Evelyn sarebbe l’ultima persona adatta per parlare di un simile argomento, ma non era allettato all’idea di chiacchierarne con Alice.

Bussò delicatamente all’ultima porta a destra del secondo piano, la camera che da tre giorni era occupata da Evelyn.

“Avanti.” La sua voce morbida lo invitò ad entrare.

“Disturbo?” chiese facendo capolino.

“No figurati. Entra.” Aveva i capelli sciolti e sembrava il disegno del relax. A ben guardare un pochino agitata e buttò una camicina da notte su una busta di plastica. Edward non ci fece molto caso.

“Volevo parlarti…”

“Di Bella?”

Edward quasi ebbe un infarto ed Evelyn scoppiò a ridere. “Ormai mi sono fissata, Ed. La vedo e la sento da tutte le parti.”

Edward aggrottò le sopracciglia. “E come mai, se è lecito?”

Evelyn si portò indietro delle consistenti ciocche di capelli scuri. “Non lo so bene, forse perché insieme siete così cariiiini.” Si voltò a guardare fuori la finestra con occhi sognanti. “Già vi vedo in una cattedrale: tu in smoking tutto nervoso che ti massacri quei tuoi poveri capelli con Alice che quasi ti ammazza per aver rovinato l’acconciatura che ti aveva preparato e Bella con un abito bianco alla ‘Maria Antonietta’ con tanto di strascico bianco che attraversa la navata per buttarsi fra le tue braccia.”

“Evelyyyyyn!” Edward le scosse una mano davanti agli occhi.

Lei trasalì come se si fosse appena svegliata. “Sì?” chiese innocentemente.

“Stai delirando, sei sicura di non avere la febbre?” chiese Edward posandole una mano sulla fronte per controllare la temperatura.

“NO!!!” Evelyn scoppiò a ridere scuotendo i suoi capelli neri ‘come l’ala di un corvo’.

“Comunque, bando alle ciance, cosa dovevi dirmi?”

Edward si passò una mano fra i capelli. “Se uno si arrabbia vedendo una ragazza che è in confidenza con un altro che cos’è?” In quel momento Edward si sentì proprio uno stupido cretino.

Evelyn si portò l’indice alle labbra. “Io direi gelosia.”

Edward annuì lentamente, come se stesse valutando una situazione esterna. “Edward, lasciamo perdere questi giri. Te l’ho detto che sei geloso marcio: te lo leggo negli occhi. E, fammi indovinare, ogni volta che la vedi hai voglia di saltare e quando non c’è vorresti sapere che sta facendo.” Evelyn aspettò una risposta che non venne.

Edward aveva un modo per sapere quasi sempre cosa Bella faceva.

“Ti sei innamorato.” Concluse con un sospiro.

“Ti ho detto di noooo”

Evelyn ebbe un moto d’impazienza. “E io ti ho detto che non vuoi accettarlo. Ho ragione io, sono sensitiva non dimenticarlo.”

“Com’è che sei diventata così sensibile, di botto?”

Evelyn fece uno sguardo luccicante. “Perché passo tanto tempo in mezzo alla gente con una vita di merda.”

Edward la guardò curioso, ma lei ripudiò l’argomento con un’alzata di spalle.

“Non hai ragione, Evy.” Decise alla fine Edward.

Lei scosse la testa. “Sì, invece. E lo sai, altrimenti non saresti venuto da me.”

“Edwarrddddd” furono interrotti da Jacob che entrò ansante.

“Che c’è, nano?”

Lui si mise una mano sul cuore, come per contenere il suo battito furioso.

“Mi puoi accompagnare a Port Angeles? Alice non c’è e non mi va di chiederlo ai tuoi.”

“Evelyn non ha ancora preso la patente?”

“No, non ne ho voglia.” Rispose quella scocciata. La verità era che aveva una paura tremenda delle automobili, infatti per andare lì aveva preso l’aereo.

“E i miei genitori non so dove siano e non ci tengo a saperlo.” Jacob ebbe un brivido solo a pensarci.

“Che devi fare a Port Angeles?” chiese Evelyn curiosa. E avrebbe fatto meglio a tacere, perché così fece scattare una reazione non esattamente piacevole.

“Devo raggiungere Bella e Rosalie. Stanno facendo un giro e io, in particolar modo, devo tenere distratta per un po’ Bella così Rose va a farle il regalo.”

Edward si bloccò ed Evelyn sorrise della sua reazione.

Si immaginava Bella a spasso per Port Angeles, una città così grande, piena di maniaci che saranno sicuramente attratti dalla sua ingenua innocenza. Rabbrividì al solo pensiero.

“Certo, ti accompagno, non preoccuparti.” Rispose con un sorriso. Non avrebbe MAI lasciato sola Bella in una situazione del genere.

‘Non sei invitato nella loro uscita’ gli ricordò quella voce a cui Edward aveva deciso di dare un nome.

‘Zitto Byron.’.

‘Che farai, genio? Non puoi presentarti così.’

‘Giusto. Li seguirò da lontano.’

‘E poi sarebbero gli altri i maniaci.’

 

Jacob si fermò all’ingresso, gli occhi sgranati, la bocca spalancata. Davanti a lui, una scena raccapricciante.
Suo padre James stava quasi avendo un orgasmo dalla soddisfazione di essere riuscito a catturare… un’ape.
“Vichi, vai a prendere l’insetticida.”

“Ma, caro, è una povera ape…”

Il marito la interruppe, seccato. “Ho chiesto la tua opinione? Ti ho solo detto di andare a prendere l’insetticida.”

Quando Victoria tornò con la bomboletta il marito, con un quoziente intellettivo sottozero, alzò il bicchiere per spruzzare il gas mortale, ma non diede conto che l’ape scappò.

Il piccolo insetto, desideroso di vendetta, prese bene di mira le natiche sollevate di James e si lanciò in picchiata.

L’ululato di dolore di James fece spaventare la povera donna che urlò a sua volta.
C’era un piccolo, minuscolissimo, problema: Victoria, quando gridava, afferrava qualsiasi cosa a portata di mano, in questo caso la bomboletta d’insetticida.

Una nuvola verde colpì in faccia James che rimase totalmente paralizzato. Il solo rumore che si sentiva era lo sfrigolio dei baffi di James che bruciavano.

Jacob era ancora basito poi si riprese. “Io, questi due, non li conosco.”

Edward scoppiò a ridere e scosse la testa mentre, con Jacob, sorpassava quella coppia disastrosa. 

 

 

Allur devo chiedervi un favore. Non so se 'Ciad' si scrive 'Chad' anche se non credo si scrive 'Ciad' come si pronuncia. Quindi fatemi il favore di dirmi come si scrive. Ultimamente mi sono fissata con questo nome *.*

Devo ammettere che questo capitolo l'ho scritto un po' contro voglia e in effetti è un po' un capitolo di passaggio, il preludio della follia pura. Okay, sto proprio esagerando.

Cooomunque questo è il capitolo, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

Ora rispondo alle vostre recensioni e poi filo a passare l'aspirapolvere che altrimenti mami rompe -.-''.

 

RenEsmee_Carlie_Cullen: Un po' scemo, ma sì. Jake, problema o non problema? Questo è il problema! Ok, la finisco di fare l'idiota. Dimmi un po' che ne pensi di Evy?

_Miss_: Grazie per il titolo, mi stavo davvero assillando con quella canzone. I tuoi giudizi rispecchiano quasi i miei xD. Evelyn combinerà un bel brutto casino....

elesol96: A dire il vero non so neanche io dove ho posizionato questo poraccio di Jacob. Fratellone... per Bella è quasi sensato che sia così, ma se rimane così non c'è più sfizio no??????

MaryAc_Cullen: Be' grazie. Tu ti starai chiedendo 'Perchè?'. Perchè hai detto che Bella è molto profonda e visto che sto dando a Bella le mie fisse e i miei pensieri è come se il complimento l'avessi fatto a me xD. Lo spero anche io che quel deficiente di Edward non faccia casini.

serenacullen: Una parola: GRAZIE. Senza di te la voglia non l'avrei trovata xD. Sinceramente non lo so, quella parte neanche io l'ho capita bene. Jacob è dove vuoi che sia ^_^.

cloh: Grazie!!!

alexia_18: Edward ha intorno ai venti anni. Ho scelto di chiamarlo Jacob Cullen perchè io appena sento Jacob Black mi sento male. Quindi per evidenziare la differenza che c'è fra il 'suo' Jacob e il 'mio' ho cambiato cognome. Ragionamento contorto? Ti posso dire per esperienza che a quest'età a quelle cose si ci pensa molto di più. Perchè sei ancora troppo piccolo per provarle, ma sei già abbastanza grande per comprenderle e provare desiderio.

Maria Andrea: Grazie!!!

valli: E' quella, grazie mille!! ^_^

Blair Waldorf: Sai già tutto ma nulla mi impedisce di cambiare le carte!!!

 

Un'ultima cosa. Vorrei farvi una domanda.

Siete team Edward o Jacob???????

E per chiudere il mio indirizzo MSN: luis4-98@hotmail.it

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Capitolo 11
*** Port Angeles ***


“Come fai a bere quella roba?” chiese Bella indicando con il suo bicchiere di frappé la tazza cartonata color fumo che stringeva Jacob.

“E’ buono. Vuoi assaggiarlo?”

Bella era dubbiosa. “Andiamo! Non puoi dire che non ti piace solo perché l’hai assaggiato quando sei venuta qui!”

Bella si avvicino diffidente e prese un sorso della bevanda scura nel bicchiere di Jacob e subito dimostrò il suo disgusto.

“Bleah! Non riuscirò mai a bere i vostri caffè annacquati!” disse passandosi il dorso della mano sulla bocca e bevendo dalla sua cannuccia, con la speranza di scacciare quel sapore di acqua bollita.

“Ma se sono quei cazzi dei vostri caffè cosi piccoli piccoli a far venire il mal di pancia!” intervenne Rosalie.

Il commento di Bella fu finalista “Che schifo!”

La discussione finì lì. “Bella?”

“Mmmh?”

“Hai un costume da bagno, vero?”

Bella abbassò il bicchiere di frappé al cioccolato e alzò un sopracciglio.

“Vorrei sapere quale arcana utilità potrebbe avere un bikini a Forks. A me non viene in mente nulla.” Commentò Jacob sogghignando.

Rosalie lo ghiacciò sul posto. “Ma nessuno ti ha mai detto che non devi mettere il naso nei cazzi che non ti riguardano?”

“E chi avrebbe dovuto dirmelo, sentiamo.”

“Che minchia ne so, i tuoi genitori, forse?”

Jacob la guardò come se fosse impazzita. “Quelli che oggi si sono intossicati a vicenda? Oppure quelli che a Capodanno hanno avuta la brillante idea di mettere i fuochi d’artificio nel caminetto? NO!” Jacob fece all’improvviso una faccia intelligente, sostituita da una sarcastica. “Quelli che son stati capaci di far bruciare la siepe con le stelle filanti!”

Rosalie ridacchiò. “Allora hai il diritto di fare il coglione! Comunque, By?”

“No, non mi pare.”

“OMG! Allora dobbiamo subito comprarne uno!”

A quelle parole l’istinto di autoconservazione di Bella si svegliò, cacciò i suoi tentacoli che si incamminarono verso i recessi della coscienza della futura vittima di una sfrenata, pericolosissima sessione di shopping. “Perché?” chiese guardigna la preda.

“Ma per l’estate, no?”

Bella sospirò. “Rosalie a Forks non lo potremmo utilizzare granché, no? E poi siamo a maggio!”

“Appunto! Mancano due settimane a giugno!”

“Rimane il fatto che a Forks piove sempre, anche in estate.” Bella stava vagliando tutte le possibili soluzioni, stava cercando di prevedere la prossima mossa del proprio avversario: non poteva perdere.

Il sorriso di Rosalie fu qualcosa di inquietante e, mentre Jacob lo trovò bellissimo, Bella lo vide come la smorfia di trionfo di un cacciatore che vede perire la sua preda.

“Ma come? Pensi che quest’estati ti lasci qui? E che cazzo d’amica sarei? Ovviamente andiamo in vacanza a Rio de Janeiro! Lo sai che lì abbiamo la casa no?”

Bella scrollò le spalle. “Prima di bruciarmi la paghetta in costumi devo chiederlo a Charlie.”

Rosalie la guardò malissimo. “Andiamo almeno a sceglierlo?”

Fu il turno di Bella a guardarla malissimo. “Perché? Tanto in caso sai i miei gusti e la mia taglia.”

Rosalie sbuffò. “Che stronza che sei. Così mi levi il piacere delle compere!”

Bella fece spallucce e nascose il suo sorriso attaccandosi alla cannuccia. “Fatti tuoi. Possiamo andare in libreria? Devo prendere un libro.”

“Io invece devo andare a vedere un’altra cosa vi raggiungo dopo.”

“Sicura, Rose?”

“Certo.” Poi Rosalie prese da parte Jacob. “Vedi che libro le interessa così abbiamo un regalo pronto.”

“Ma non lo compra ora?”

“Non ha i soldi, non preoccuparti. Ha dato il portafoglio a me e adesso spera che non se lo ricorda! Non fare domande del cazzo va, deficiente!”

Jacob annuì. “Bella posso venire con te?” chiese quasi timoroso.

Un sorriso raggiante fu la risposta. “Ma certo, Jake.”

Il gruppo così si divise, ma nessuno dei tre si accorse dell’automobile all’incrocio, non la classica berlina nera, ma una Volvo grigia.

Un’auto che Rosalie e Jacob dovrebbero riconoscere.

 

“Black Friars, l’ordine della spada.” Mormorò Bella rigirandosi il tomaccio da più di settecento pagine fra le mani. “Virginia de Winter. De Winter, che bel cognome.”

“Di che cosa parla?” chiese Jacob curioso.

Lei si strinse nelle spalle. “Di preciso non lo so. So che c’entra una ragazza con un vampiro.. boo.”

“E cosa ti ha spinto a comprare questo libro?”

“E’ una sensazione, io i libri che mi piacciono li riconosco a pelle.” Rispose Bella assorta nella copertina del volume. Si mise a leggere la trama ad alta voce “Chi è Eloise Weiss? Perché il più antico vampiro della stirpe di Blackmore abbandona per lei l’eternità suscitando le ire di Axel Vandemberg, glaciale Princeps dello Studium e tormentato amore della giovane?
La Vecchia Capitale si prepara alla Vigilia di Ognissanti e il coprifuoco è vicino perché il Presidio sta per aprire le sue porte. Il lento salmodiare delle orde di penitenti che si riversano per le vie, in cerca di anime da punire, è il segnale per gli abitanti di affrettarsi nelle proprie case, ma per Eloise Weiss è già troppo tardi. Scambiata per una vampira, cade vittima dell’irrazionalità di una fede che brucia ogni cosa al suo passaggio. In fin di vita esala una richiesta d’aiuto che giunge alle soglie della tomba dove Ashton Blackmore, un redivivo secolare, riposa protetto dalle ombre della Cattedrale di Black Friars. Il richiamo della ragazza è un sussurro che si trasforma in ordine, irrompe nella sua mente e lo riporta alla vita. Nobili vampiri di vecchie casate, spiriti reclusi e guerrieri, eroici umani e passioni che il tempo non è riuscito a cancellare: Black Friars – L’ordine della Spada è un mondo nuovo che profuma di antico, un romanzo che si ammanta di gotico per condurre il lettore tra i vicoli della Vecchia Capitale o negli antri del Presidio, in un viaggio che continua oltre la carta e non finisce con l’ultima pagina.”

Jacob annuì. “Sembra interessante.”

“Posso scommetterci la testa.” Disse Bella con un sorriso mentre infilava una mano in tasca.

Sussultò e iniziò a frugare in tutte le sue taste. “Oh no!”

“Che c’è?” chiese Jacob sfoderando una faccia da poker formidabile.

Bella si infilò una mano nei capelli. “Ho dato il portafoglio a Rosalie!”

“Non fa niente torniamo dopo.” Rispose Jacob azzardando.

Bella scosse la testa, portando i suoi capelli di qua e di là. “Fra un po’ viene mia sorella. Vabbe’ sarà la prossima volta.”

Quando incontrarono Rosalie fecero la stessa cosa, solo al contrario. Rosalie e Bella fecero la coda per comprare una pizza che piegarono a panino e iniziarono a mangiare passeggiando mentre Jacob correva a prendere il libro.

“Jake è un bel ragazzo vero?” chiese Rosalie innocentemente.

Troppo innocentemente.

“Sì.” Ammise Bella senza problemi, tirando la margherita con i denti per non mordere la carta.

“Non ci faresti un pensierino?” chiese Rosalie mordendo la sua pizza.

“ROSEEE!!!”

“Che c’è?”

“Lo sai come la penso!”

Rosalie fece un gesto di resa.

“Eccomi qua.”

“Hai trovato quello che cercavi?” chiese Bella buttando la carta nel bidone.

“No, dovrò tornare fra un po'.”

 

Anche Edward aveva comprato il regalo per il compleanno di Bella. Una webcam.
Ovviamente una webcam che poteva accendere quando voleva e poteva girare a 360 gradi.

‘Complimenti Edward: un altro passo verso la rovina.’

‘Zitto Byron’

 

Ciaooooo. Come va? Da me fa un caldo bestiale, stiamo a 33 gradi. Voi direte "E che ti lamenti, che in alcune città si è arrivati a 45?" Il fatto è che quel 80% di umidità fa sembrare questo caldo il triplo di quando non sia.

Fuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu. Siamo destinati a spirare fra il sudore.

Il bello è che non possiamo neanche rinfrescarci con una doccia perchè, udite udite, nel mio quartiere MANCA L'ACQUA!!!!!!!!!

Tutto il comune è attaccata a una sola rete idriga e visto che di questo periodo tutti usano l'acqua... da me, che sto pure al secondo piano, il liquido vitale esce a gocce.

Metti poi che noi NON abbiamo il condizionatore....

Vabbe' adesso mi fermo perché altrimenti inizio a blaterare su come siamo stati NOI a creare questo innalzamento della temperatura. Ci avete fatto caso che è dall'estate 2003 che ogni estate diventa sempre più calda da quando abbiamo iniziato ad annotare le temperature? L'effetto serra, il buco nell'ozono... Tutta colpa nostra e adesso boccheggiamo nell'acqua densa!!!

Ditemi un po', qualcuno di voi lavora o va all'università? Non ho mai conosciuto un universitario... sarebbe carino sapere le vostre facoltà e i vostri mestieri.

Un'altra cosa di cui ho il terrore: devo farmi le analisi.

Le primi analisi della mia vita: AIUTOOO!!!!!!

Qualche consiglio per non mettermi a urlare come una bimbetta di 3 anni?

Se avete idee contattatemi per favore!!! luis4-98@hotmail.it

Ora passiamo alle vostre recensioni ^_^. Non mi ero mai aspettata che qualcuno commentasse questa storia, davvero. Anzi ero pronta a cancellarla, tanto che non avevo scritto neanche il primo capitolo. Mah, come è strana la vita.

Sono contenta che mi ero sbagliata, questa storia è senza dubbio la migliore che abbia mai scritto, mi è entrata dentro. Spero che a voi piaccia un'oncia di quanto piace a me.

 

mimonia: Grazie mille!!! Allora ecco il capitolo, ho avuto un leggero ritardo perché ero impegnata a finire un romanzo visto che domani vado a comprare quello citato nel capitolo, che poi sarebbe quello di Savannah. Non vedo l'ora di leggerlo *.*. Piaciuto il capitolo?

elesol96: Anche io team Edward 4ever! Qualcuno pensa il contrario perché non mi piace Robert Pattinson mentre adoro Taylor Lautner. Ma mica perché mi piace l'attore mi piace il personaggio che interpreta no? Infatti quando qualcuno mi chiede "Ti piace Taylor? Allora ti piace anche Jacob?" io rispondo sempre "No, mi piace Max (un altro personaggio interpretato da Taylor.) Edward ha la testolina dura, non ammette né i propri sentimenti né che quel che fa è sbagliato.

MaryAc_Cullen: Grazie, il tuo parere mi è sempre molto caro. Edward è un mulo!

alexia__18: Grazie, mi hai dissipato molti dubbi. Team Edward 4ever!!! Il pomeriggio di shopping non credo, ma ti dirò che al Ballo del Diploma Alice avrà fatto il danno...

_Miss_: Secondo me veramente pazzo.

Blair Waldorf: 1) Non mi è mai sembrato che fossi team Jacob quindi Ed 4ever? 2)Certo che continuo! Ho mai iniziato una storia senza finirla? 3) Non preoccuparti non cambio niente altrimenti mi si sconquassa tutto ç_ç. certo che il tuo è un ragionamento maschilista!!!! è_é

kandy_angel: Brava sorella! Eddy 4ever!

serenacullen: Giusto pareeee. Edward è lo meglio!!! Certo un po' maniaco qui nella mia storia, ma non lo fa a fin di male. Anche se per una mente malvagia quel che fa non è male ma bene, ma vabbe' non andiamo sul sottile. Adesso però Edward ha trovato un modo per entrare perfino in camera di Bella... sì rischia il carcere per pedofilia!!!

 

E ora devo fari una domanda:

 

Per caso qualcuno di voi è iscritto a www.iregni.com?

Me lo chiedo sempre se qualcuno gioca a questo GDR... Allora mi metto l'anima in pace e lo chiedo!!!

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Capitolo 12
*** James, ha ragione lei!!! ***


 

Per prima cosa vi ringrazio per aver 'sopportato' quella mia piccola cosa di ieri e per avermi risposto così dolcemente. Mi avete aiutato parecchio quindi grazie.

Quindi non mi sembrava corretto farvi aspettare ancora e ho preso tutta la voglia che avevo e ho scritto queste 13 paginette di word. Stranamente questo capitolo mi piace, anche se trovo un po' noiosa l'ultima parte, quella con il gioco del milionario, visto che è una cosa botta e risposta.

Al massimo, per renderla più divertente, potete giocare anche voi.

Ora, per la felicità di una personcina, Chad è vicino: un altro capitolo e poi arriva!!!

Alla fine del capitolo le recensioni.

“Troooppo bello, troppo troppo troppo.”

Bella fece un sorrisone. “Ma viene sul serio? Quando?”

“Dopodomani.” Rispose rendendo Rosalie felice all’inverosimile.

“Che succede dopodomani?” chiede Jacob facendo la sua regale entrata con la bocca piena di qualcosa di indefinibile, forse un incrocio transgenico di marshmellow e una schifosa gelatina fatta da lui altrimenti conosciuta come marmellata ai lamponi.

Rosalie iniziò a battere velocemente le mani e a saltellare in tondo. “Viene Chad!!!!”

“Chi?”

“Chad. Viene per il mio compleanno” rispose Bella visto che Rosalie era troppo su di giri per farlo.

“Tutta quest’agitazione perché uno viene per il tuo compleanno?” chiese incredulo Jacob.

Rosalie scosse la testa con energia.  “Tu non puoi capire. Chad… oddio come faccio a spiegarglielo?”

Bella sorrise. “Non si può spiegare. Chad è Chad, capirai che intendiamo quando lo conoscerai, non preoccuparti.”

“Sarà. Ma il tuo compleanno non è dopodomani. E’ fra quattro giorni.”

“Lo so. Chad però verrà dopodomani e se ne andrà solamente dopo otto giorni! Ovvero sei giorni dopo il mio compleanno.”

Jacob scoppiò a ridere. “Che coincidenza! Partirà il nostro stesso giorno!”

Rosalie fece una smorfia. “C’è, fammi capire bene. Viene dall’Italia per dieci giorni?”

Bella la guardò con indulgenza. “No, certo che no. Per venti giorni.”

“Ma..”

Bella la interruppe. “Zia Carmen si intrattiene per sei giorni e quando torna a Tacoma si porta anche Chad.”

“Uff, e perché Chad non vuole rimanere qua?”

“Forse perché Forks è un paesino sperduto in un Universo parallelo dimenticato da Dio?” rispose ovvio Jacob.

Bella scoppiò a ridere mentre Rosalie lo ghiacciava sul posto.

“Oh andiamo Rose! Ha ragione!”

La loro allegra chiacchierata venne interrotta dall’ingresso piuttosto casinista di Evelyn. Da come si muoveva sembrava essere un po’ brilla, anzi era impossibile che non lo fosse.

Aveva lo sguardo lucido e velato al tempo stesso, con un’aria un po’ vacua. Barcollava, ma sorrideva beata come se il vaso che aveva appena fatto finire a terra fosse la visione più dolce dell’Eldorado.

Scoppiò a ridere mentre scuoteva i capelli scuri. Indietreggiò fino a sbattere contro la parete facendo cadere la costosa tela con la sua cornice che vi era appesa.

Si girò a guardarlo e all’improvviso la sua espressione cambiò: dalla gioia più assoluta al terrore più agonizzante.

Jacob prese per mano la sorella che lo seguì, docile.

“Quanto hai bevuto per ridurti così?” chiese mentre la  faceva sedere al centro del divano.

Lei rimase impettita con lo sguardo nel vuoto. Stringeva spasmodicamente fra le dita una busta di plastica tutta stropicciata, come se fosse il suo più grande tesoro e guai a chi lo tocca.

“Il cimitero.” Rispose.

“Che?”

“Ci sono i morti.”

“Nel cimitero?” intervenne Bella con la sua voce delicata.

Evelyn annuì con foga.

“Evy.” Disse Jacob con tutto il tatto possibile. “E’ normale che nel cimitero ci siano i morti.”

Lei annuì. Si muoveva a scatti, alzando e abbassando la testa, prima velocemente poi lentamente. “Però questi si muovono.”

“Evelyn?” Rosalie la chiamò preoccupata. “Stai bene?”

Evelyn la guardò e all’improvviso si alzò.

A Bella parve che i suoi occhi si fossero all’improvviso allargati, come succede al mirino del videogioco Spiderwick-le cronache.

Quando entri in modalità distanza e punti un nemico il mirino è strettissimo, quando il nemico non c’è o muore sotto i colpi della fionda, si allarga.

Così sembravano gli occhi di Evelyn.

Lei scosse amabilmente le spalle e si portò una mano fra i capelli. “Mai stata meglio. Sono solo leggermente scossa.”

Bella le sorrise e Rosalie chiese “Da cosa?”

Evelyn sospirò con un’aria così sconsolata che Bella si chiese se non si fosse fumata qualcosa.

“Dalla M.”

E con questa piccola risposta se ne andò.

I tre guardarono allibiti le scale che vibravano sotto il passo pesante della ragazza.

“Con tutto il rispetto, Jake. Tua sorella non è normale.” Disse Bella dopo un po’.

“Lo so.” Rispose lui con un sospiro sconsolato.

“By, te l’avevo detto che nella sua famiglia solo lui si salva.” Finì Rose con una scrollata di spalle.

 

“Signor James, io le dico che non è come dice lei. Quando a tradire il marito è la moglie non è più sporco rispetto al tradimento del marito. E’ una cosa equamente disgustosa, in entrambi i casi.” Bella ci stava mettendo tutta la sua pazienza per non prendere a schiaffi la faccia da coglione di James.

Quella sottospecie di homo erectus sosteneva dalla bellezza di mezz’ora che se era una donna a tradire il marito era una cosa più schifosa rispetto al marito che tradisce la moglie. Aveva i conati a ragionare con quell’uomo.

Gli altri si erano schierati tutti dalla parte di Bella, tranne Victoria, che era rimasta una zona grigia per non attirare le furie del marito.

“Sì invece. Ti faccio un esempio.” Rispose l’uomo con una stupidità terribile. Non aveva urlato contro a Bella, o peggio, solo perché era la figlia di un altro. Per compenso, le parlava come se fosse una con QI ancora più basso del suo.

“Un camionista va a lavorare la notte, fa gli straordinari, per poter comprare il superfluo ai bambini tanto dice che c’è la moglie a casa che bada ai bimbi. Una volta finisce prima una consegna e trova la moglie con un altro e i piccoli a dormire.”

Bella annuì. “E’ una cosa schifosa, mai detto il contrario. Però è disgustoso anche se fosse stato il camionista a tradirla.”

James scosse la testa con convinzione. “No, invece. Che poteva fare al massimo, il camionista? Trovarsi una puttana per strada?”

“James..” l’ammonì Victoria e lui scrollò le spalle.

Bella posò la forchetta nel piatto e si sporse verso l’avversario che aveva di fronte.

“Una donna è un avvocato e suo marito è un chirurgo. Lei gli aveva chiesto di aiutarla in una causa a cui teneva particolarmente, lui ha risposto che doveva lavorare. Lei prevede che l’udienza sarà ardua e dice al marito che torna intorno alle sette. Invece il processo taglia corto e lei torna a casa prima. Trova il marito con la segretaria.”  Prese un sorso d’acqua. “Non è lo stesso?”

“No. Perché la femmina accoglie dentro di sé e quindi è una cosa sentimentale mentre l’uomo no.” Sbottò James, che non sapeva cosa rispondere.

Bella sorrise. “E l’uomo entra. Diventa un unico corpo con la donna alla stessa maniera in cui la donna diventa una sola cosa con l’uomo. Quindi è lo stesso.” Rispose tranquillamente Bella ricominciando a mangiare. Aveva calcato la parola donna per far capire a quel coso puccioso che femmina non le andava bene.

“No, porco cazzo!” sbraitò. Adesso non gliene fregava più niente di offendere un altro uomo. Ignorò brutalmente Victoria che cercava di calmare quella bestia di suo marito e tutti gli sguardi malevoli sulla sua reale persona. “Bambina impertinente, bambina sciagurata che non dovrebbe sapere certe cose!” si alzò di scatto. “Piccola puttanella in erb…”

“Basta zio!” Edward si alzò per fronteggiare l’uomo, gli occhi che ardevano di una furia appena trattenuta. Sembrava un angelo vendicatore, pronto a purificare il male.

“Stammi a sentire. Tu sei solo uno stronzo antiquato con ideali del cazzo!” nessuno l’aveva mai sentito parlare così. “Stiamo nel XXI secolo, queste stronzate non sono più permesse. Anzi. Bella ha ragione, del resto. E inizio ad essere d’accordo anche sul fatto che secondo lei gli uomini sono esseri inferiori, soprattutto se gli uomini in questione sono come te!”

“Brutto impertinente! E tu, strega! Che fattura gli hai fatto?” urlò fuori di sé.

“James.” Questa volta la voce fu più calma per tre motivi. Primo apparteneva a Carlisle che non si sbilanciava mai. Secondo perché Carlisle si era accorta che Bella si sentiva estremamente male in una situazione del genere. E terzo perché anche se avesse voluto, non poteva urlare con il fratello.

“Sei in casa mia e non ti permetto di insultare una mia ospite, nonché amica di Rosalie e ragazzina gentilissima e dolcissima, solamente perché secondo te sta dicendo qualcosa di sbagliato e deve tacere perché deve dar ragione a te in ogni caso. So cosa stai per dire. Che lei deve dar ragione a te, ma non è vero. Sei tu che devi darla a lei, perché lei già ce l’ha. Ora, se hai intenzione di continuare con questo comportamento sconsiderato, quella è la porta.”

Bella sentiva gli occhi pizzicare. Che persone fantastiche che aveva come amici, che erano scattati non appena un loro famigliare l’aveva insultato…

“E io sarò lieta di accompagnarvi, in caso.” Continuò Esme con un sorriso gentile in volto, nonostante la situazione.

James guardò tutti con un disprezzo incredibile, soprattutto Jacob che non l’aveva difeso, e se ne andò.

Victoria lo seguì pigolando un “Jami, caro.”

Ci fu un attimo di silenzio e l’atmosfera si distese.

“Scusatemi, non era mia intenzione, avrei dovuto lasciar perdere.” Quello di Bella fu solo un sussurro.

“Non dirlo neanche.” La voce di Edward era diventata vellutata, dolce come un cucchiaino di miele. Per lei fu una sorpresa sentirla così dopo aver visto la sua aspra ira. “E’ lui che è pazzo.” Disse inginocchiandosi davanti a lei. “Non pensarci più ok?” disse accarezzandole una guancia con l’indice.

Bella annuì e si sforzò di sorridere.

 

“Su su su!!! Chi vuol esser milionario!!!” canticchiò Evelyn mettendo il cd del gioco.

“Voi giocate?” chiese delicatamente Bella agli adulti.

“No cara.” Rispose Victoria che aveva lasciato il marito solo a sbollire la rabbia.

“Chi inizia?” chiese Rosalie.

“IOOOOO!!!!” ad urlare come un forsennato fu Jacob.

Iniziò la classica musica del programma e poi comparve il faccione di Jerry Scotti, che iniziò a spiegare il gioco e poi fece le prime domande.

Come si chiama il padre di Asia Argento?

A: Vasco

B: Dario

C:Mario

D: Lucio

“B!” urlò Jacob.

“Risposta esatta!”

Chi è l’interprete principale di Forrest Gump?”

A: Tom Hanks

B: Mel Gibson

C: Steve Martin

D: Eddie Murphy

“Mmmm, A?”

La risposta si colorò di verde e Jake saltò.

Chi è il protagonista di “Lost in translation”?

A: Bill Murray

B: Tim Robbins

C:Tim Burton
D: Johnny Depp

“A?”

“Risposta esatta!”

Negli schermi, i pollici indicano quale misura?

A: La larghezza

B: La diagonale

C: La profondità

D: L’altezza

“D!” urlò Jake.

“Risposta errata, B. Mi dispiace, Jacob.” Gracchiò la voce delle casse.

“Ma vaffanculo!”

“Chi è il prossimo?” chiese Edward.

Decisero fra chi era rimasto con un’oscena conta. “Nella palude ci son le donne nude: urca che gambe, che puzza di mutante, le lavo le stiro e la puzza non c’è più più più”

Alice.

Quel piccolo folletto si posizionò davanti allo schermo con le mani sui fianchi facendo destra e sinistra. Sembrava si stesse preparando a salire sul ring. Per una volta mise giù il telefono.

Quale attore recita nella serie “Terminator?”

A: Pitt

B: Schwarzenegger

C: Ford

D: Stallone

“B!”

Chi ha enunciato la legge di gravità?

A: Colombo

B: Tiziano

C: Guglielmo Tell

D: Newton

“D!”

Quale animale frinisce?

A: Il coccodrillo

B: il fringuello

C: La cicala

D: Il topo

“B?”

“Risposta errata: C.”

Sempre dopo la conta, Rosalie si portò elegantemente davanti allo schermo.

Quale di questi non è uno stile di nuoto?

A: Farfalla

B: Anguilla

C:Delfino

D: Rana

“B, cazzo di domanda…”

Quanti figli ha il principe Carlo d’Inghilterra?
A: 4

B: 1

C: 2

D: 5

“C.”

Quale di questi teatri è a Milano?

A: La Fenice

B: La Scala

C: San Carlo

D: La Fenice

“Cazzo ne so io che so americana? E poi due volte la stessa opzione? Vabbe’ tiro a indovinare A.”

“Risposta errata: B!”

“Ma vaffanculo gioco del cazzo!”

La seguente fu Evelyn.

Quanto fa due al cubo?

A: 8

B: 4

C: 6

D: 16

“D!”

“Risposta errata: A!”

Jacob la guardò allibito. “Non sai quanto fa due al cubo?”

Lei scrollò le spalle.

“Prima le signore.” Disse Edward in tono galante.

Bella alzò il mento, sfidandolo. “Non sai che odio questi convenevoli?”

Edward si alzò, sorrise e le scompigliò i capelli.

Di quale gruppo faceva parte Paul McCartney?

A: Guns’n’Roses

B: Rolling Stones

C: Beatles

D:Nirvana

“C?”

Qual’era il nome d’arte del cantante dei “Queen”?

A: Elton John

B: Freddy Mercury

C: Carlos Santana

A: Axl Rose

“C?”

“Risposta errata: B!”

Bella si avvicinò timidamente allo schermo. Se riusciva ad arrivare all’assegno da 500 dollari aveva vinto!!!

Di quale pianeta è satellite la Luna?
A: Giove

B: Venere

C: Terra

D: Saturno

“C!”

Quale di queste parole è un articolo?

A: Qui

B: Di

C: Li

D: Gli

“D”

Scherza coi fanti e lascia stare…?

A: Gli idranti

B: I pianti

C: I santi

D: Gli elefanti

“C”

Da chi fu ucciso Ettore durante la guerra di Troia?

A: Patroclo

B: Achille

C: Menelao

D: Agamennone

“B”

In quale parte dell’Africa si trova l’Etiopia?

A: Nord

B: Ovest

C: Sud

D: Est

“D”

“Congratulazioni! Hai raggiunto l’assegno da 500 dollari!”

Alto Gradimento era una trasmissione di Arbore e..?

A: Boncompagni

B: Ghezzi

C: Bongiorno

D: Mirabella.

“A”

Dove ti trovi se cammini lungo i canali di Bruges?

A: In Olanda

B: In Francia

C: In Belgio

D: In Inghilterra

“C”

Qual è il colore centrale dell’arcobaleno?

A: Violetto

B: Giallo

C: Verde

D: Azzurro

“C”

Chi progettò la reggia di Caserta?

A: Vanvitelli

B: Boito

C: Bramante

D: Mantero

Bella ridacchiò “A”

Johnny Hart, morto nel 2007, era il creatore di…?

A: Barbarella

B: Andy Capp

C: B.C.

D: Modesty Blaise

“C”

“Congratulazioni! Avete raggiunto l’assegno da 16.000 dollari!”

Qual era lo pseudonimo dello scrittore A. Pincherle?

A: A. Aleardi

B: A. Moravia

C: A. Boito

D: A. Cammelli

“B”

In quale canto dell’Inferno ci sono Paolo e Francesca?

A: Ottavo

B: Quinto

C: Quarto

D: Nono

“Il mio preferito.. B”

Chi è l’autore di “Una linea fatta passeggiando”?

A: Richard Long

B: Walter DeMaria

C: Christo

D: Gerry Schum

“Mmmm, pubblico.”

A: 43%

B: 13%

C: 17%

D: 27%

“A allora.”

Quale di questi animali non è un perissodattilo?

A: Ippopotamo

B: Rinoceronte

C: Tapiro

D: Zebra

“Telefono a casa.”

“Bene Bella. Chi vuoi chiamare?”

Edoardo - Veramente ferrato, ma tende ad essere troppo sicuro di sé anche quando sbaglia.

Enrico - Intelligente, ma a volte troppo sicuro.

Bettina – Ha una buona cultura, e sa fingere bene quando tira ad indovinare.

 “Bettina. Vedi di non farmi sbagliare.. 300.000 dollari!”

E’ certamente A

“A”

Quale di queste opere non è di Victor Hugo?
A: Maria Tudor

B: Souvenir

C: Le punizioni

D: Ruy Blas

“50:50”

B: Souvenir

C: Le punizioni

“Devo andare a caso.. Per un milione… B?”

“Risposta esatta!!!! Complimenti Bella!!!!!!! Hai vinto un milione di dollari!!!!!”

Iniziò a saltellare battendo le mani e cacciando piccoli urletti.

Era tutto un coro di “Bravissima Bella”, ma solo Edward riuscì a prenderla in braccio e farla girare.


Ben 12 recensioni! Wow, ragazze, voi mi fate piangere!

consu89: Grazie... lo stimi anche se spia?

RenEsmee_Carlie_CUllen: Cotto più della schiena di mio padre!

6lly: Grazie, piaciuto anche questo?

poc: Grazie!!! Anche io adoro Rose e ho voluto darle un po' di quello spazio che la Meyer le ha negato! Edward è un innamorato spione!!! Bella... non ho deciso, chi vivrà vedrà!

sharon95: Rosalie vuole far avvicinare il cugino all'amica, così potrà considerare Bella una Cullen a tutti gli effetti. Io veramente mi impressiono solo per il comportamento del caz** di Edward.

momy90: Ciaooooo, sono contenta che ti sia piaciuta ^_^. Psicologia, una facoltà utile in questo mondo di matti xD. In bocca al lupo per i tuoi esami!

elesol96: A me Jacob piace relativamente.. se si mette in mezzo pussa via altrimenti è bene accetto.

MaryAc_CUllen: Giusto...

serenacullen: Hai ragione, Edward sta andando in un territorio pericoloso...

alexia__18: Il ballo arriva fra 3 settimane circa, quindi sì, sarà abbastanza in là. Turismo... l'Italia campa con il turismo! Dai adesso passa questo periodo e vai a farti una bella nuotata... Io non so nuotare xD.

mimonia: Mmmmm, io non ho idee, cosa speri che accada?

Blair Waldorf: Inanzi tutto non è un popolo, ma è un personaggio!!! Comunque ero abbastanza sicura, quindi ho postato.


Un'ultima cosa e sparisco. La conversazione fra James e Bella è davvero successa fra me e mio padre (ovviamente papà non mi ha insultato nè ha reagito come James, abbiamo parlato civilmente) quindi A chi date ragione? A me o a papà?
O meglio, A Bella o a James?

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Capitolo 13
*** I Greci dicevano che... ***


Prima di leggere mi dovete promettere che arrivate alla fine!!!!

A metà capitolo più o meno, si crea una scena equivoca, ma non fatevi strane idee. Prima di saltare alle conclusioni finite il capitolo!!!!!

 

“D-Dav-vve-ero n-no..n…. sap-p-ete…” Bella dovette interrompersi per un altro scoppio di risa. “C-chi è A-a-a-a” 

“AAAA di certo non sappiamo chi è.” Commento Rosalie con tono acido.

Bella si passò il dorso della mano sugli occhi.

“Afrodite!” dichiarò in uno sprazzo di libertà.

“Afrodite? Ha lo stesso significato di ermafrodite?” chiese Jacob con un cipiglio in volto.

“Ma no!” Bella sorrise. “Ma in America siete proprio ignoranti! Afrodite è la dea della bellezza nel mondo dell’antica Grecia.”

Rosalie la guardò con tanto d’occhi. “Bella, ma cosa vuoi che ne sappiamo, noi? Tu mica conosci le divinità degli antichi Maya o simili!”

Bella scosse allegramente la testa, anche se non era del tutto soddisfatta. “Sì, ma dai! Afrodite!”

“In effetti, pulce, noi che ne sappiamo dell’antica Grecia? Le nostre storie si ‘incontrano’ nel 1492.”

“Il dodici ottobre, se ben ricordo.” Specificò Bella alzando il mento. “E non chiamarmi ‘pulce’, Jake. Mi fa sentire una bimbetta.”

Jacob ridacchiò e prese una manciata di pop corn. “Piuttosto, ma te stai sempre a mangiare?”

Jake alzò le spalle.

“Tu, chi è quest’Afrodite?”

“Come mai sei in vena di approfondimenti, Rosalie?”

“Vorrei sapere cosa centra con la mia paura dell’oculista.” Rispose la ragazzina portandosi indietro una ciocca di capelli color grano.

“Oh sì. Afrodite è nata dal mare: quando Zeus uccise suo padre per evitare che egli stesso lo uccidesse, il sangue del progenitore fecondò i flutti che diedero alla vita Afrodite. Infatti, c’è un famoso quadro, la nascita di Venere. A causa della sua immensa bellezza, Zeus temeva che Afrodite sarebbe stata la causa di violenza tra gli altri dei. Egli la diede in sposa a Efesto, il triste dio del fuoco. Esiste un'altra versione della storia. Poiché Era, madre di Efesto, lo cacciò dall'Olimpo perché troppo brutto e deforme, egli si vendicò intrappolandola in un trono magico, e richiese la mano di Afrodite in cambio del rilascio di Era. Efesto era colmo di gioia per l'essere maritato con la dea della bellezza e forgiò i suoi bellissimi gioielli, compreso il cinto, che la rendeva ancor più irresistibile per gli uomini. L'infelicità per il matrimonio spinse Afrodite a cercare la compagnia di altri, più frequentemente Ares, ma anche Adone, Anchise e altri.”

“Sì, ma cosa centra con la mia visita oculistica?” ripeté Rosalie.

“Afrodite essendo la dea della bellezza era l’incarnazione della perfezione, tranne per un piccolo dettaglio: era strabica. Infatti è molto famoso lo strabismo di Venere.”

“Venere, che centra Afrodite?” fece notare Jacob.

Lei gli sorrise. “Sciocchino, Venere e Afrodite sono la stessa persona: hanno solo nomi diversi.”

“Quindi, se ho ben capito la tua mente contorta, nel caso dovrei essere leggermente strabica dovrei esserne contenta perché anche Afrodite lo era?”

Bella annuì con convinzione. “Contando tutti i figli che aveva, il suo strabismo doveva essere estremamente seducente.”

“Perché, quanti figli aveva?” chiese Jacob con un sorrisino.

“Mmmm.” Bella si portò un indice alle labbra. “24 dalle divinità: di cui uno con Ermes di nome Ermafrodito e 9 da umani, per un totale di 33 figli.”

“Con tutta la buona salute. E la cellulite non l’aveva?”

Bella scrollò il capo. “credo di no, avendo tutta l’eternità per smaltirla e con un costante… allenamento.”

Jacob scoppiò a ridere.

“Certo, che nome, Ermafrodito.” Aggiunse Rosalie con una smorfia.

“Rose, cos’è hai smesso di dire parolacce?” canticchiò Bella, felice per il cambiamento dell’amica.

Rose fece un sorriso sadico. “Ci avevo pensato, ma mi hai fatto cambiare idea. Che cazzo di nome è Ermafrodito?”

“Ermafrodito, sia maschio che femmina.” Rispose tranquillamente Bella.

“Ma allora a un figlio tuo gliela vai proprio a tirare la scalogna e le prese in giro!” disse Jacob indignato.

Furono interrotti dal chiacchierare fitto di Alice mentre scendeva le scale, si versava un bicchiere di latte e tornava su. Mentre si apprestava a fare quest’ultima azione, Rosalie ammiccò all’indirizzo di Bella e bloccò la sorella. “Ali, dove si è cacciato quel coglione di Eddy?”

Il contrasto fra l’insulto e il soprannome affettuoso era terribilmente fastidioso, ma Bella non ci fece caso: Rose amava il fratello, solamente le piaceva dire cose oltraggiose.

“All’università.” Fu la risposta secca, prima di continuare a chiacchierare al telefono.

“Sapevo che volevi chiedermelo.” Mormorò all’orecchio di Bella senza farsi sentire, ma lei arrossì lo stesso.

Per distrarsi da quei suoi strani pensieri, che poi che le importava dove si era cacciato Edward?, Bella si buttò a capofitto nell’ultimo commento di Jake.

“Gli antichi Greci avevano una percezione del mondo alquanto diversa dalla nostra: chi era Ermafrodita veniva trattato allo stremo della divinità. Mentre l’uomo, o la donna, erano in qualche modo imperfetti ed incompleti, l’ermafrodita non lo era: era la personificazione del favore degli dei visto che riuniva nella sua persona almeno due individui. Consideravano gli ermafroditi divinità, appunto. Non mi so spiegare bene. Basta dire che un re cedeva il passo a un ermafrodita.”

“Ma come facevano a sapere… quando si presentava il caso specifico?” Jacob dovette trattenersi dal dire ‘la natura diversa’ ben sapendo che Bella avrebbe dato di matto.

Lui Bella incazzata non l’aveva mai vista. Forse, nessuno l’aveva mai vista davvero arrabbiata. L’unico che poteva aver provato quest’agghiacciante esperienza è stato  Chad, ma non la racconta mai a nessuno. Ha detto solo che era meglio non provarla e che sua madre lo voleva mandare da un’analista.

In ogni caso, Jake poteva stare attento al modo in cui usava le parole se questo la faceva contenta, no?

Bella sporse il labbro inferiore. “Sinceramente non lo so.” Una gentile ammissione che fece vedere come a Bella non importava essere la numero uno, qualcun altro al suo posto si sarebbe inventato una cazzata tanto per far vedere che era super informato.

Jacob scosse la testa. Bella era così assurda. Con lei non sapeva come comportarsi, era totalmente fuori dagli schemi. E questo un po’ gli piaceva pure. Quasi quanto lo irritava.

“Comunque, che facciamo questa sera?” chiese un po’ per spezzare il silenzio.

“Io passo. Devo andare all’anniversario di Peggy Wiks.” Sospirò Rosalie con aria scoraggiata.

“Anniversario?” chiese Bella sollevando le sopraciglia.

Rosalie annuì. “Miss Peggy festeggia l’anniversario delle pesche.”

Bella spalancò la bocca. “Cosa? Delle pesche?”

“Sì, hai presente quei frutti a metà fra l’arancione, il rosso e il rosato, alle quali tu sei allergica e che piacciono tanto a mamma?”

“Ma che è Demetra che deve rendere onore alle pesche?”

“Chi?”

“Demetra, la dea della terra nell’antica Grecia.”

Rosalie la guardò scioccata. “Ma tu oggi sei fissata con gli dei della Grecia!”

Bella scrollò le spalle. “Era per stare in tema.”

“Paaazza” urlò Rose scagliandole un cuscino addosso che Bella evitò nascondendosi dietro a Jacob.

“E tu Bella?”

“Io non ho niente da fare, perché?” rispose sempre da dietro di lui.

“Niente, magari potevamo prenderci un gelato.”

“Certo facciamo alle nove?”

“Ok.”

“Cosa fate stasera alle nove?” chiese Edward sbucando dal corridoio.

“Ma tu non eri all’università?” chiese Rosalie, dopo aver lanciato una sguardo un po’ troppo malizioso a Bella.

Ma era impazzita? “Son tornato ora, mammina.” Rispose lui sbuffando e mordendosi la lingua.

Doveva tenere a freno l’istinto di ripetere la domanda, per fortuna non ce ne fu il bisogno.

“Andiamo da Gigione a prendere un gelato e poi magari a fare una passeggiata.” Rispose tranquillamente Bella.

“Non fate tardi, anche in paesino come Forks ci possono essere gli ubriachi.”

Lei lo guardò divertita. “Ci staremo un’oretta. Massimo alle dieci e mezza stiamo a casa.” Rispose con una mezza risata.

“Va bene, fate attenzione comunque.” Rispose guardando in particolar modo Bella.

Lei arrossì e alzò le spalle.

“Io vado a farmi una doccia, dovete andare in bagno?”

Bella, chissà perché, trasalì e arrossì ancor di più. “No, grazie.”

Edward sorrise mentre saliva le scale.

Afferrò il cellulare che stava vibrando selvaggiamente “Pronto?”

“Ehi Eddy! Hai intenzione di farti rivedere o stai ancora spiando l’amica di tua sorella?” ovviamente Jasper credeva che fosse uno scherzo.

Edward sorrise mestamente. “Veramente stasera sarebbe quello il piano.”

Dall’altra parte gli arrivò la risata tonante di Jasper. “Allora stasera mandi tutto a fanculo, ok?”

Edward avrebbe voluto gridare. Lasciarla sola con Jacob?!?!?!? Diventava isterico solo a pensarci.

“Perché dovrei?”

“Perché Ginevra mi sta rompendo i coglioni con la storie che non le vuoi concedere un’altra scopata; che ti costa?”

“Non mi va.” Fu la risposta strascicata.

“Cosa? Edward, stai bene?”

“Mai stato meglio.” Rispose con dolcezza. “Comunque vedo quel che posso fare, se escludi Ginevra.”

“Ok.” E dal tono di voce Edward si immaginò come il biondino stava arricciando il labbro superiore. “Quindi fatti vedere alla Dolcezza.”

Edward annuì, anche se Jazz non poteva vederlo. “Vedremo se vengo.”

“Se?”

Edward sbuffò. “Stasera ho da fare, diciamo che posso liberarmi per le undici.”

Jasper scoppiò a ridere. “E allora! La notte è giovane!”

“Mai quanto te, vecchietto. Io però vorrei farmi una doccia, se non ti dispiace.”

“Figurati, ci vediamo stasera.”

Questa volta fu Edward a ridere. “Non posso prometterti niente.”

 

“Allora, Jake, come mai non racconti mai della tua vita? Non ti ho mai sentito parlare di amici o simili.” Buttò lì bella leccandosi il suo bel cono privo di lattosio al cioccolato.

Jacob sorrise. “A Seattle i rapporti sono diversi. Si è amici per definizione, non è come qui. Puoi legarti al massimo a un paio di persone che conosci dalla culla, altrimenti è estremamente arduo entrare in un gruppo.”

Bella annuì. “Sì, ma non mi venire a raccontare che non hai amici. Non ci credo neanche se mi paghi.”

“Figurati. Ho i miei due migliori amici, Embry e Seth, in particolar modo. Prima c’era anche Quil, poi se l’è portato via la droga.”

“Si faceva di coca?” chiese Bella con delicatezza.

“No, al telegiornale si parla di cocaina, ma molti preferiscono l’ero.”

“L’ero?”

“Ma sì, l’eroina.”

Bella tossicchiò. “Io credevo che l’eroina fosse passata di moda dopo gli anni settanta.”

Jacob sorrise e prese un cucchiaino di gelato dalla sua coppetta alla panna montata. “Anche io. Infatti sono rimasto doppiamente stupito.”

Jacob sentiva lo sguardo di Bella addosso e alzò gli occhi fino a incontrarlo. Lei arrossì e distolse in fretta gli occhi.

“Che c’è?” chiese con tono divertito.

“Ne parli come se non ti riguardi.” Dalla sfumatura della voce sembrava una domanda.

Jacob sospirò. “All’epoca ci sono stato male. Quil era più grande, aveva quattordici anni quando se n’è andato, due anni fa. Ormai è acqua passata.”

Sorrise e decise di passare a un argomento più leggero.

“Vieni, ti voglio portare in un piccolo boschetto.”

Bella sgranò gli occhi. “A quest’ora? Non è pericoloso?”

“Naaah, sta vicinissimo alla strada.”

Bella sorrise. “Ok.”

 

Edward imprecò fra sé e sé. Stava correndo verso la Dolcezza a velocità sproporzionata. Era… incazzato. Come si era permesso quel… quel… coso di toccarla? Non gli sembrava che Bella gli avesse dato il permesso.

Accelerò ancor di più, il tachimetro contava centocinquanta km/h.

Aveva parcheggiato l’auto vicino a dove stavano andando loro, in uno spiazzo appena nascosto dagli alberi, ma da cui lui poteva vederli chiaramente.

Incoscienti, si isolano a quest’ora? Verranno aggrediti sicuramente!

Si era detto, l’ennesima scusa per vederla ancora un attimo.

Se Jacob aveva ragione su una cosa, era che il boschetto era vicino alla strada.

Bella si era seduta, composta, su un tronco scolorito e imbiancato dalla pioggia e Jacob aveva iniziato a parlarle con voce ansiosa, agitata, macinando chilometri camminando avanti e indietro nel piccolo spazio.

Non aveva sentito una sola parola di quello che aveva detto, sentiva solo il tono agitato. Poi all’improvviso si era fermato, aveva detto qualcosa e Bella l’aveva guardato spaesata, come se le stesse dicendo che il sole nasceva ad ovest.

Poi Jacob si era avvicinato, le aveva messo le mani sulle spalle e si era chinato verso di lei.

Ci aveva messo un po’ per capire che la stava baciando.

Edward corse talmente forte che arrivò in dieci minuti alla Dolcezza, invece degli abituali venticinque minuti.

“Ehi, Eddy, avevi detto che venivi per le undici.” Lo salutò Jasper che aveva un braccio sulle spalle di due ragazze, una da un lato l’altra dall’altro, una bionda e una mora.

“Mi sono liberato prima.” Sputò fra i denti serrati.

Jasper si fece subito serio. “Stai bene?”

Edward annuì. “Ho solo bisogno di rilassarmi un po’.” Rispose secco, senza dar credito al sorriso malizioso dell’amico.

Infondo che era successo? Niente di così grave. Un bicchiere e passa tutto. Come nella canzoncina dell’Isola del Tesoro.

Quindici uomini sulla cassa del morto e e una bottiglia di rum!!!!

 

“E questo che significa?” chiese Bella guardando Jacob disorientata. Aveva iniziato a fare discorsi un po’ strani, poi le aveva chiesto di fare un’ultima prova finale.

Aveva acconsentito, stupita, ma perché l’aveva baciata?

“Visto?”

“Jacob, devo pensare che ti sei ubriacato come Evy?”

Lui sbuffò. “Ma no. Vedi? Non mi ha fatto niente.”

Bella batté le palpebre. “Oddio Bella! Non è normale che uno baci una bella ragazza e rimanga impassibile. No, non è normale.”

Bella lo guardò scioccata. “Mi sono persa.”

“Temo di non essere attratto dalle donne.” Dichiarò all’improvviso Jacob abbassando il capo, così che sulla sua fronte si sparsero tanti ciuffi.

Bella ci mise tre secondi per capire cosa intendesse. “Credi di essere omosessuale?” chiese per nulla impressionata.

Jacob tacque. “Jake. Con tutto il rispetto, tu non ci sembri proprio. E poi non è un po’ presto per definire questo tratto della sessualità? Può anche essere semplicemente che sono io a non attrarti.”

Jacob scosse la testa. “Non sei la prima con cui ci provo. Cosa dovrei pensare? E poi il sesso è un istinto naturale e gli istinti non scelgono, fanno e basta”

Jacob si sedette sul tronco vicino a lei. Bella iniziò ad accarezzargli i capelli. “Mi piace troppo accarezzare i capelli dei maschi.” Spiegò brevemente all’occhiata interrogativa di Jacob. “Jake, Jake, Jake. Per ora non dovresti pensarci e basta. Può essere semplicemente che sei innocente, tutto qui.”

“Ma se anche tu che sei la personificazione del bianco ogni tanto certe fantasie te le fai!” A conferma dell’affermazione, Bella arrossì.

“In ogni caso, lo dici quasi fosse una colpa. Un omosessuale è solamente un uomo con inclinazioni diverse.”

Jacob sorrise. “Io non voglio essere gay.”

Bella si strinse nelle spalle. “Non è detto che tu lo sia, è presto. E se invece hai ragione tu devi imparare ad accettare la cosa. Senza scordarti mai che resti la stessa persona.”

Jacob rimase zitto.

“Sai cosa dicevano gli antichi Greci?” esclamò all’improvviso Bella, spezzando il silenzio.

Jacob alzò lo sguardo e Bella, senza guardarlo, iniziò a spiegare.

“Secondo i Greci l’amore fra un uomo e una donna era un amore falso, perché aveva come scopo l’appagamento dell’istinto materno e paterno, a breve aveva il fine della riproduzione. Invece negli amori omosessuali, ovvero degli amori fra persone ‘uguali’ cioè uomo e uomo e donna e donna, non avendo questa possibilità è un amore sincero e puro.”

“Questi Greci erano tutti matti.”

Bella scrollò le spalle. “Non è vero. Essere omosessuale è terribile solo se lo pensi.” Rispose guardandolo.

Ci fu un altro attimo di silenzio e poi scoppiarono a ridere.

Jacob aveva capito cosa intendeva Bella.

 

 

 


 

Mi si è rotto accidentalmente l'apparecchio. Consigli su come dirlo ai miei?!?!?!? Che devo fare????

 

Oggi vado subito alle recensioni perché ho fretta:

_Miss_: Troppo tutto!!!!!! Grazie, vedrò di beccarlo in libreria!!!! Kiss

RenEsmee_Carlie_Cullen: Grazie per la ragione! Comunque redo di no, visto che tutti l'avrebbero difesa... forse l'unica eccezione sarebbe stata Victoria, succube com'è del marito.

consu89: Grazie!!!

sharon95: Anche io lo voglioooo ç_ç

serenacullen: Veramente l'ho messa per una scommessa. Dicevano che non sarei stata capace a inserire una partita al milionario!!!

elesol96: Vero e terribilmente irritanti!!!

alexia__18: Be' buone vacanze, allora!!!! Chad.... nessuno combinerà tutto e nulla come Chad!!!!

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Capitolo 14
*** Chad ***


Questo bonazzo qua, sarebbe Chad. Io lo adoro *.*. Se state leggendo questo capitolino il merito è di Blair Waldorf (fate un salto alle sue storie!!!) che mi ha seguito passo passo. Santa ragazza!!!!!!!!!

Questo capitolo per me (chissà perché) è stato proprio un parto e sono ancora ansante così mi affretto a rispondervi.

vampiretta4ever: 1. Non ho detto che Jake è gay, ma che ha il dubbio :P. 2. Lo spero anch'io. Ma James è un personaggio ancora tutto da scoprire. Ho letto la tua storia che mi pare si chiama Solito sesso o qualcosa del genere. Devo dire che mi è piaciuta anche se devi fare più attenzione alla punteggiatura! Per il resto, deliziosa *.*

RenEsmee_Carlie_Cullen: Ed e Bella? Veramente qui più che altro sarà un percorso tortuoso per far capire a quel deficiente di Edward i suoi sentimenti. La loro love story volevo svilupparla nel seguito che sto già progettando (ci tengo molto a questa storia).

elesol96: Jake ha il dubbio! Anche io amo i Greci!!!

consu89: Tipregotipregotiprego, dimmi come hai fatto a dirglielo!!!!!! Io sto morendo dalla paura!!!!!!!!!!!!

_Miss_: Questo infatti non è Jacob Black, ma Jacob Cullen u.u E poi non ho detto che è gay! Ma che ha il dubbio!!! Diverso non credi???

serenacullen: Hanno 12 anni!!!!!!!!!!! Che avrebbero potuto fare?????? O.o

alexia__18: Capirai capirai. Infatti JAke ha solo il dubbio.... verrà smentito o confermato? A te come piacerebbe di più?

 



“Chaaaaaaaaaaaaaad!!!” l’urlo di Bella fece girare parecchie persone, ma lei, per una volta, non se ne accorse neppure.

Semplicemente corse verso il ragazzone, decisamente carino, e gli si buttò addosso con uno slancio talmente fiducioso da essere doloroso.

Il ragazzo, dal canto suo, la prese al volo, afferrandola per la vita e alzandola senza alcuno sforzo.

La sua risata fu talmente squillante che Edward la sentì anche dalla distanza dov’era e vide anche il luccichio dei suoi denti.

Contrasse i pugni. Sembrava tanto una scenetta da film, quella in cui due innamorati si ritrovavano e lei gli gettava le braccia al collo e lui la teneva stretta a sé e finiva un bacio appassionato. Tipo la scena finale del Tempo delle mele 2.

I nervi di Edward gridarono di sollievo quando i due si staccarono, senza bacio, grazie a Dio.

Il saluto di Rosalie fu più discreto, un abbraccio appena accennato e un sorriso leggermente troppo timido per lei.

Bella non iniziò nemmeno le presentazioni, iniziò a parlare con Chad.

Una cosa che fece innervosire Edward fu che parlavano in italiano e lui non capiva assolutamente niente.

“Scusate, ma siete decisamente irritanti.” Evelyn sembrava decisamente nervosa, chiudeva in continuazione gli occhi come se i colori le facessero male.

Bella sorrise. “Giusto, mi dispiace. Comunque com’è finita poi?”

Chad fece spallucce. “Lo sai com’è Laila.” Chad non parlava in modo fluido l’inglese si sentiva un accento diverso, ma, tutto sommato, si capiva abbastanza bene ciò che diceva.

Bella roteò gli occhi. “Ma che risposta è?”

Chad scoppiò a ridere, e quella risata mandò proprio giù Edward.

Sembrava così… perfetto.

Così adatto a lei.

‘Ti stai rendendo ridicolo da solo.’

‘Davanti a chi? A te, Byron?’

‘Davanti a te stesso. Ti stai dimostrando che ha ragione Evelyn.’

‘Impossibile.’

‘E perché?’

Edward sbuffò. Byron, ovviamente, se n’era già andato. ‘Sto impazzendo’ pensò scuotendo il capo.

“Comunque se n’è fregata e ora cerca di impegnarsi per venire a farsi un giretto qua.” Rispose Chad con una scrollata di spalle.

“Come?”

“Borsa di studio.”

Fu Bella a scoppiare a ridere. “Ma se d’inglese non ha mai capito niente!”

“Ma chi?” chiese Rosalie curiosa.

“Mia sorella.” Rispose Chad sorridendole.

Bella annuì. “Ti ricordi Laila? Te ne avevo parlato, mi sembra.”

Rosalie aggrottò le sopraciglia. “Quella che ti ha trasmesso l’amore per gli elfi?”

“Sì, è lei. Io l’ho sempre vista come un elfo delle foglie.”

Chad la trucidò. “Per l’amor di Dio, almeno qua risparmiatemi questi deliri elfici.”

“Ok, ok.”

Rosalie la guardò divertita.

“Che c’è?” chiese Bella dopo un po’.

“Niente, pensavo solo che tu, Miss Perfezione, ti sei scordata di fare le presentazioni.”

Bella sgranò gli occhi. “O cielo! Non so dove ho la testa!”

“Chad, loro sono Edward ed Evelyn, fratello e cugina di Rose. Ragazzi, lui è Chad, mio cugino.”

Edward sgranò gli occhi. “Tuo cugino?”

Evelyn uscì dal suo stato catatonico con una risatina e un’occhiata maliziosa rifilata al cugino. “Sì, sai cos’è un cugino? Sono come me e te!”

Edward grugnì qualcosa per poi chiedere a Bella “Vi devo accompagnare a casa tua?”

Bella sorrise e scosse la testa. “No. I miei sono a fare shopping con mia sorella. Il vestito per il ballo del diploma.”

“Ci sarà fra tre settimane giusto?” chiese Evelyn.

“Sì, due settimane dopo la vostra partenza.”

 “E ancora è a caccia del vestito?”

“Oh, be’.” Rispose Bella con un sorrisino. “Si è ingrassata.”

“Capisco.”

“Comunque.” Rosalie interruppe la chiacchierata di Evy e Bella. “Devono venire a casa nostra.”

Edward annuì. “Allora andiamo?”

“Andiamo.”

 

“Chad, loro sono Jacob, ma chiamalo Jake, Alice, sorella di Edward e Rosalie,  Victoria e James, i genitori di Jacob e Evelyn, Carlisle e Esme, i genitori Cullen. Ragazzi, lui è Chad, mio cugino.”

Dopo i vari convenevoli Bella si accorse di come James guardava Chad circospetto, quasi con terrore.

Bella scrollò le spalle. Non poteva mica preoccuparsi di quel pazzoide sessista!

“Chad, immagino che tu sia stanco per il viaggio. Posso offriti qualcosa? Un frullato, magari?”

“Non si preoccupi, signora Cullen, sto benissimo così.”

“Non chiamarmi signora Cullen, per favore!”

“Mamma, possiamo usare la piscina?” chiese Rosalie, impaziente.

“Ma Chad e Bella non hanno il costume.” Obbiettò Esme.

“Chad hai il costume in valigia?” Rose aspettò appena che il ragazzo annuì. “E Bella può mettersi un mio costume.”

“Allora va bene.”

“Come on.”

 

Bella guardava il costume che aveva addosso e si sentì terribilmente fuori posto. “Rose…”

“Non ti piace il costume?” chiese Rosalie preoccupata. In realtà le aveva fatto mettere il suo regalo di compleanno: un piccolo stratagemma che aveva escogitato per vedere se la taglia era quella giusta.

“No no, è perfetto, ma…” 

Rosalie la interruppe a metà frase. Aveva capito qual’era il problema. “Ti sta da Dio, By.”

Lei fece una smorfia delicata. “Addosso a te, forse. Non a me.”

“Ma che cazzo stai dicendo?” chiese Rosalie scandalizzata. “Tu sei bellissima anche con degli stracci addosso.”

Bella si girò di scatto, dando le spalle all’enorme specchio in camera di Rose, e la guardò stralunata. “Tu stai fuori.”

“No.” Rispose Rosalie con convinzione. “Tu sei fumata.”

Bella sospirò e strinse ancora un po’ i laccetti. “Mica…” mormorò che già diventava rossa al pensiero che Edward la vedesse così.

Era terribilmente strano: lei non si era mai importata dei giudizi della gente.

“No, Edward deve andare a fare una specie di tirocinio all’ospedale”

Bella fu grata all’amica per la sua discrezione.

“Sei pronta?”

Bella sospirò e si riguardò allo specchio.

“Sì.”

 

“Noooooo non ci credo!” Chad guardò Bella, che faceva la morta a galla, con occhi sgranati.

“Che c’è?” chiese Rosalie stesa sul lettino galleggiante nel suo costume intero giallo e nero.

“Bella non sapeva neanche andare sotto quando l’ho lasciata!” sembrava sinceramente sconvolto mentre indicava Bella che sorrideva.

“No no, questo fatto non va bene.” Scosse il capo, afflitto.

Bella si turò il naso e si chiuse a riccio, andando sotto. Dopo neanche due secondi comparvero le gambe in verticale e poi lei tornò a galla, vicino al cugino.
Gli buttò addosso una spruzzata d’acqua.

“Ma vedila.” Chad la guardò indignato. “Lei, quella che aveva paura dell’acqua della doccia!”

“Cosa sarebbe questa storia?”

“Niente!” rispose immediatamente Bella.

“Niente!” le fece il verso Chad. “Solo che la signorina a tre anni è quasi annegata. Mamma si era distratta un attimo e lei era scesa dal salvagente. Allora le è rimasta la fobia. Strillava per farsi la doccia perché aveva paura!”

“Almeno io non avevo il terrore del Mommo nero.”  Ribatté Bella piccata.

“Mommo nero?” chiese Jacob, che era steso vicino a Rose, divertito fino all’esasperazione.

“Sì, il Mommo nero.” Confermò Bella.

“Una stupidata di bambino.” Si giustificò Chad.

“Ah, a nove anni si è poppanti?” ribatté Bella. “Chad lasciava sempre la porta della sua cameretta aperta, così se saliva il Mommo nero, un ragno gigante, dalla finestra lui poteva scappare. Un periodo in cui era particolarmente fissato si moriva di freddo perché non voleva coprirsi: diceva che le coperte gli avrebbero intralciato la fuga.”

Rosalie scoppiò a ridere. Si portò delicatamente la mano sullo stomaco. “O mamma. Cha spasso che siete.” Commentò Jacob contorto dalle risate.

Non si sentiva a disagio come gli succedeva sempre con nuove conoscenze, anzi. Aveva la sensazione di conoscere Chad da una vita.

Jacob avrebbe scoperto solo più tardi, troppo tardi, che lo conosceva da molto di più.

Chad sorrise. “Parla quella che da piccina si mangiava gli insetti.”

Rosalie spalancò la bocca. “Cooosa?”

“Sì. La prima volta che ha gattonato ha mangiato un porcellino di sant’Antonio, poi ha preso l’abitudine di banchettare con le formiche.”

“Colpa di zio.” Msi giustificò Bella. “Mi diceva che se mangiavo tante formiche diventavo immortale.”

Dopo una risata collettiva arrivò Evelyn tutta sconvolta.

“Evy, che c’è?” chiese Jacob, preoccupato per sua sorella.

“Mamma papà loro” era totalmente sconvolta.

“Evy!!!!!!!!!!!”

“Ah sì. Ti ricordi dove dovevamo andare fra una settimana? Dopo Forks?”

“Ai Caraibi?”

Evelyn annuì. “Noi non ci andiamo più.”

Jacob la fissò con tanto d’occhi. “Cosa?”

Evelyn annuì. “Mamma e papà vogliono fare una seconda luna di miele, quindi ci mollano qua.”

Jacob sospirò di sollievo. “Non è così grave, allora.”

Evelyn rimase zitta.

“Quanto rimaniamo?” chiese Jake.

“Un mese. Ce ne andiamo, se vogliamo prendere come punto di riferimento l’ormai famoso ballo, una settimana dopo il ballo del diploma.”

Ci fu un attimo d’esultanza di Rosalie e Bella, poi Chad osò intromettersi.

“Bella, noi non dovremmo andare?”

“Non venite al bowling?” chiese Jacob, abbastanza deluso.

“No, mi dispiace, ma sono proprio stanco.”

“Fa niente, tanto io e By abbiamo una tradizione.” Commentò Rosalie lanciando uno sguardo a Bella.

“Cioè?” chiese Chad.

“Cioè il giorno dopo il compleanno, bowling.”

“Ok.”

“Vabbe’ va’. Ciao.” Uscirono entrambi dalla piscina, si asciugarono e uscirono da casa Cullen.

Amavano entrambi camminare, in Italia facevano lunghissime passeggiate.

“Ti piacciono?” chiese dopo un po’ Bella.

“Sì, i tuoi amici sono simpatici.” Rispose Chad un po’ incerto.

“E…?” Bella e Chad si conoscevano dalla culla, Bella aveva capito subito che c’era qualcos’altro sotto.

“Be’.” Rispose Chad un po’ esitante. “Rosalie è carina.”

Bella, per rispetto della privacy del cugino, cambiò abilmente discorso, ma fiutava qualcosa di interessante.

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Capitolo 15
*** Happy birthday ***


“I tramezzini sono pronti?” “Sono finiti gli justell*!” “Sue, dov’è il burro?” “Bisogna spostare il divano!”

Quelle e tante altre frasi caotiche colpirono Rosalie e Jacob quando varcarono la soglia di casa Swan. Ovviamente, conoscendo Sue, Rosalie si era preparata, ma Jake guardava la scena con muto orrore.

“Adesso ho capito perché hai detto che ci sarà da lavorare.” Commentò con tono sconsolato.

Rosalie fece spallucce. “Non preoccuparti, è divertente.”

Jacob fece una smorfia diffidente.

Bella, che svolazzava per casa con una pinza multicolore fra i capelli, non li salutò nemmeno: lasciò in mano a Jake un’insalatiera piena di pacchetti di salsicce. “Apriteli, tagliateli a metà, dateli a mamma.” Ordinò prima di mollare in mano a Rosalie due coltelli.

Poi volò a dare una mano a zia Carmen che stava spennellando d’olio una focaccia da infornare.

Chad alzò il viso verso i nuovi arrivati, scuotendo la testa per spostare una ciocca di capelli che gli andava sugli occhi, sorrise appena e tornò a tagliare il Galbanino.

Da piccola, Sue non aveva mai avuto una festa di compleanno, ecco perché ogni volta che ne organizzava una diventava eccessiva: quindi per finire in tempo serviva l’aiuto di tutti, anche di Tanya che scatenava il terrore di tutti.

“Tanya, prepara un po’ di limonata.” Ordinò Sue.

Bella e Rosalie furono velocissime. “NO!!!” La loro reazione fece scoppiare a ridere Tanya, che era l’unica che poteva capire.

Sue sospirò. “Ok, qualcuno faccia la limonata.” Guardò Rosalie alzarsi e prendere il portafrutta  “Tanya, va’ a fare la spesa. Justell, Philadelphia, mais, uova, maionese, le patatine al pomodoro, al formaggio e alla paprica, i salatini e i pop corn.” Disse velocemente mentre cacciava un biglietto da cinquanta dollari in mano alla ragazza.

“Chad, Jacob, qui!” continuò dopo e i due arrivarono subito. “Bella, va’ a finire il lavoro di Jacob con le salsicce.” Sue, guardando i due ragazzi vicini, si accorse di come si somigliavano. Stessi capelli, stessi occhi, stessa carnagione.

Sue sorrise ripensando a una leggenda che le raccontava sempre la nonna: un fiero guerriero che, per fama di potere e gloria, aveva scatenato le ire di un potente dio e quello per punizione aveva fatto sì che ogni suo discendente avesse sette copie di sé per il mondo.

“Levate questo tavolino da qui, ci serve spazio.”

“Dove lo mettiamo?” chiese Chad con una smorfia delicata.

Sue ci pensò un attimo. “Nel giardino sul retro.” E Chad gemette. Dovevano portare quel tavolinetto dall’altro lato della casa!

“Quando avete finito, fate lo stesso con quei due divani.” Ordinò Sue indicando due dei tre divani presenti in soggiorno.

Girò sui tacchi e prese le quattro focacce farcite di Galbanino e justell per poi portarle impilate in cantina, dove avevano un forno a legna.

La cantina era un posto insolito per un forno, ma nasceva dalla paura della precedente abitante della casa.

Ella era terribilmente certa che nel giro massimo di un decennio sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale e quindi bisognava essere pronti: aveva fatto costruire la cantina come se fosse un rifugio.

Quando Charlie era venuto a ispezionare la casa, l’aveva trovata con una riserva di legna secca, con una specie di vasca di metallo dove c’era l’acqua corrente, con una quantità sproporzionata di farina e con il famoso forno, la cui canna fumaria era appena visibile, nascosta per bene da una schiera di pini.

La signora poi fu chiusa in manicomio dalla figlia, a causa dei continui vaneggiamenti su fatine, elfi e folletti che le davano consigli su come difendersi dal conflitto sempre più imminente, e la casa fu messa in vendita a una somma irrisoria.

Sue infornò le pizze e attese il guizzo delle fiamme che le diceva che la cottura era al punto giusto.

Era sempre stata brava in questo generi di lavori, tanto che nel paesino semplice e superstizioso in cui era cresciuta aveva avuto problemi. Le vecchie signore infatti, credevano che aveva quell’intesa col fuoco perché dal fuoco veniva.
Era stato inutile spiegare che bastava un po’ d’attenzione per cogliere il momento giusto in cui si deve togliere il pane dal fuoco ed erano arrivate al punto di pagare un esorcista.   

Sue scrollò le spalle, lasciando in un cantuccio della sua mente i ricordi della sua infanzia tormentata, e portò le focacce di sopra. Mancava meno di un’ora alla festa e dovevano ancora mettere le decorazioni che Bella tanto odiava.

 

 

“Io caccio sempre la mia famiglia perché nella mia famiglia io ci vivo e la amo…”

Bella si mordeva la lingua per trattenersi dal ridere. Eleonora era una ragazzina che per ogni cosa metteva in mezzo la sua famiglia, che ha problemi, che lo zio sta senza soldi perché la moglie divorziata è una stronza, eccetera eccetera eccetera.

Bella decise d’intervenire. “No, Ele.  Te cacci sempre la tua famiglia” si dovette trattenere dal dire solo le disgrazie della tua famiglia “perché ti piace essere compatita.”

Eleonora spalancò la bocca e stava per rispondere per le rime, da brava ochetta sculettante che era, ma Bella fu ‘rapita’ da Evelyn.

“Cuginettina mia!!!” urlò praticamente ammazzandola fra le sue esili braccine.

Bella notò con orrore che Evy diventava sempre più magra e che si comportava in modo sempre più strano, sballato. Ma guardando i suoi occhi luminosi, felici, limpidi, in cui l’unica cosa sospetta erano le pupille strette, tutti i suoi dubbi si dissiparono.

Come poteva avere quello sguardo così caldo se qualcosa non andava?

Quindi rispose con tutta la gioia che quella strana ed esuberante ragazza le trasmetteva: rispose all’abbraccio con più entusiasmo con cui aveva risposto a quello delle compagnette di scuola.

“Ecco qua il regalo mio e di Jake, spero che ti piaccia.”

Bella sorrise. “Grazie, ma non ce n’era il bisogno.”

Evy la guardò con tanti d’occhi. “Ma come? Al tuo compleanno? Sciocchezze! Non lo apri?” chiese quasi delusa.

Lei sorrise e scosse la testa. “Dopo la torta.”

Spiegò e guardò alle spalle di Evelyn e gli occhi le brillarono appena quando vide l’oggetto delle sue ricerche.

“Eddy!” canticchiò saltandogli praticamente addosso tanto che, quando la prese in braccio, i piedi gli arrivavano alle ginocchia.

“Ehi principessa! Quanti sono adesso?” chiese senza dar segni di voler sciogliere l’abbraccio.

“13!” rispose lei stampandogli un bacio sulla guancia, ignorando tutte le occhiatine maliziose che Eleonora e company le rivolsero.

“Ti stai facendo grande! Questo qui è un pensierino, Rosalie mi ha detto che ne volevi una.” Rispose mettendola giù a malincuore.  

Bella sorrise. “Grazie! Vado un attimo di sopra, se vedete Rosalie, Chad o Jacob potete dirgli di venire?”

“Ma certo” rispose Evelyn. “Anzi, chissà dove si è cacciato mio fratello.”

Bella la guardò sorridendo. “Che c’è?” chiese Evy inclinando la testa.

Lei scrollò le spalle. “Nulla. Stavo pensando che assomigli un sacco a Laila, avete gli stessi occhi e i tratti simili, solo che lei ha i capelli rossi.”

“Laila? E chi sarebbe?”

“Mia cugina.” Bella sorrise. “Sarà un caso che io, Jacob, Rosalie, Chad e Laila abbiamo la stessa età?”

Edward sorrise. “In effetti è una cosa abbastanza buffa.”

“Laila e Chad sono gemelli e sono nati il 20 maggio a Tacoma, eravamo da zia Carmen.”

Evelyn la guardò divertita. “Che coincidenza, anche Jacob è nato il 20 maggio, a Tacoma. Prima abitavamo lì.”

Edward scoppiò a ridere. “Allora, in caso vi ritroverete riuniti, dovrete organizzare tre compleanni contemporaneamente!”

Bella fece spallucce. “Per mamma non sarebbe un problema.”

Dopo un’altra risata Bella andò a posare i regali.

 

Intanto, fuori di casa e di conseguenza fuori dalla festicciola di cui sentivano solo l’eco, Chad e Rosalie stavano facendo una passeggiata.

Rosalie si sedette sulla tavoletta di legno piatto che, appesa a un ramo con due corde, consisteva il tesoro di Bella e Tanya.

Quell’altalena aveva una storia amorevole alle spalle, o meglio l’altalena di cui faceva le veci l’aveva, almeno secondo il suo modesto parere: Bella aveva sempre amato le altalene anche se non sapeva spingersi da sola. Tanya, ogni volta che poteva, la portava a Port Angeles e la spingeva per ore.

Quando Tanya prese la varicella nessuno accompagnava Bella ai giardinetti e lei sentiva la mancanza dell’altalena o, più probabilmente, di quel rito che aveva con la sorella. Allora Tanya aveva avuto una bellissima idea: appena aveva potuto uscire di casa si era messa con Bella a cercar di fare un’altalena.

Fu più difficile del previsto perché all’inizio Tanya voleva farne una proprio uguale a quella del parco giochi, ma, dopo settimane di tentativi falliti, aveva deciso che una ruota legata a un albero fosse sufficiente.

Purtroppo la famosa ruota è rimasta in Italia e, appena arrivati a Forks, si erano impegnate per riprodurre l’altalena sostituendo la ruota con un più comodo seggiolino.

Ora, sebbene Bella avesse imparato a spingersi da sola, non era insolito vedere le sorelle che giocavano con l’altalena. E ogni volta era una scena tenerissima.

Quasi in una parodia dei suoi pensieri, Chad le si posizionò alle spalle e iniziò a spingerla delicatamente. Rosalie non protestò, come avrebbe fatto con qualcun altro.

“Mi racconti un po’ della tua famiglia?” chiese Chad dopo un po’, sottovoce, come se temesse di svegliare chissà quale terribile segreto che dormiva nelle profondità della terra.

“Cosa c’è da dire?” rispose Rosalie, sussurrando alla stessa maniera. “Mamma disegnava cartoni animati, ma adesso ha smesso. Papà è un chirurgo affermato e una volta ha operato perfino il cugino del Presidente degli Stati Uniti. Edward è un pazzo sclerotico che è stato salvato dalle brutte compagnie quando papà l’ha spedito in Francia per uno scambio culturale. Nonostante all’estero ha avuto buoni risultati scolastici, non sapeva cosa fare dopo e quindi ha deciso di seguire le orme di papà. Secondo me è cotto di By.”

Chad ridacchiò. “Anche a me ha fatto un impressione simile, ma mi sembra esagerato, non credi?”

Rosalie scosse la testa. “No, certo che no. L’età non è un problema.”

“Sì, ma la differenza d’età si assottiglia via via che si invecchia. Ad esempio c’è una bella differenza fra uno di dieci anni e uno di venti, mentre fra uno di venti e uno di trenta la cosa è minima, anche se la differenza è uguale. E poi, francamente, uno di vent’anni ha bisogni un po’ diversi di un ragazzino di dodici anni.”  

Rosalie scoppiò a ridere. “Vero. Forse hai ragione tu, e io sono una ragazzina nel periodo dei romanticismi. O forse ho ragione io, e sono solo più sensibile di te.”

Rimasero in silenzio un altro po’, Chad che la spingeva piano e Rosalie che guardava a terra reggendosi alle corde.

“ E Alice?”

“Alice è la nipote della zia di mamma, diciamo una cugina alla lontana. I suoi genitori erano alle Torri Gemelle quando c’è stato l’attentato e sono morti. Alice aveva dieci, undici anni. Mamma l’ha adottata.”

“E tu?”

Rosalie non rispose e il silenzio li ricoprì come un velo umido.

Fu Chad il primo a parlare. “La torta dovrebbe uscire a momenti.” Non sembrava contento. “Andiamo?”

Rosalie annuì e aspettò che l’altalena si fermasse prima di balzare giù.

 

Chad aveva ragione: la torta era già uscita. E rischiava di diventare una torta alla cera se non si sbrigavano; infatti il dolce ricoperto di glassa si ritrovava a festeggiare una ragazzina capricciosa, che si opponeva di andare avanti senza la sua migliore amica.

Quando i due fecero il loro ingresso, ci fu un sospiro di sollievo generale e Bella portava talmente fretta che non chiese nemmeno a Rose, felice di avere quest’importanza per Bella, dove si fosse andata a cacciare.

Poi fu il momento dei regali. Sulla solita moltitudine di regali, quali portafogli, magliette, jeans e trucchi che non avrebbe mai usato, risaltavano quelli dei suoi amici che contavano di più:

il bikini di Rosalie (Bella aveva riso fino alle lacrime quando aveva scoperto che era quello già usato due giorni prima), la fotocamera digitale dalla famiglia di Chad e zia Carmen, quello che più preferiva Black Friars l’ordine della spada da Evelyn e Jake e… la webcam di Edward.

 

*Non so come si scrive!

 

Un po' piccino come capitolo. Forse troppo. Voi che ne dite?

Ok, in questo momento sono in uno stato di tensione totale. Ho deciso che stasera, dopo che papà se n'è andato a lavoro, di dire a mamma dell'aparecchio e di farla finita con il mal di stomaco e la nausea che mi prende ogni volta che ci penso.

Anche il dottore, da cui mi hanno trascinato senza il mio permesso, ha detto che è una cosa emotiva.

Oggi vado da mamma e le dico "Ma', io so perché sto male, sono terrorizzata all'idea di dirti una cosa! Premettendo che secondo me non ci serve l'altro visto che non è molto danneggiato, mi si è rotto l'apparecchio!" e allora le faccio vedere l'apparecchio nella sua maniera più vicina a come se fosse aggiustato. In fondo anche io avvolte faccio fatica a riconoscere dove è rotto.

O mamma secondo voi ci riesco? Che cosa mi devo aspettare? E secondo voi va bene dirlo così? Oddio mi sento maleeeeeeeeeeeeee ç_ç


_Miss_: Anche a m fa uno strano effetto.... insomma Jake lovediamo sempre in tutt'altre vesti! Tanto che mi chiedo se ci sia qualcunaltro che l'ha stravolto così.... secondo te? Quella frase la capirai dopo, gurin giurello!

RenEsmee_Carlie_Cullen: Allora è deciso!

cloh: Mi dovrei offendere per così poco? Casomai mi offendo perché hai pensato che mi possa offendere xD. Ovviamente scherzo. Al 99,9% l'errore è mio. Ho detto che quel capitolo è stato difficile per me e quindi non ho dato attenzione ai dettagli (cosa che spero faccio di solito). Comunque nella mia mente, alla prima parte sono all'aeroporto e Chad è appena sceso dall'aereo. E il regalo sarebbe il bikini che Rosalie ha comprato per Bella.

consu89: Io darei l'oro per la predica... ho il terrore che mi guardi con le labbra strette strette e rimanga calma calma e zitta zitta. Quando fa così mi sento proprio uno schifo e scoppio a piangere. E allora mamma mi dice non piangere, non fa niente, ma lo dice con un tono così brutto che scoppio a piangere ancor di più... inoltre, te lo dico giusto per dire, ho una fifa tremenda di papà. Io ho una fobia tremenda degli uomini, non ci posso fare niente, li vedo come delle bestie feroci che per niente scattano e ti ammazzano e, anche se mio padre è la persona migliore di questa terra, basta che alza un po' la voce e mi terrorizza. Ecco perchè ho voluto dirlo a mamma, così poi lei fa da intermediario.... purtroppo del dentista si parla a Novembre, perché noi non possiamo chiamarli... quindi il problema non sussisteva e non sussiste.

alexia__18: Già, secondo me sarebbe impazzito!!! Hihihihihi. Jacob non è e non sarà mai un problema, anzi.

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Capitolo 16
*** Le nove verità ***


Ok, ho delle giustificazioni serie per questo mio ritardo. Vi va di sentirle?

Allora, all'inizio sono motivazioni felici.

Abbiamo presto un micino, ti vogliobene Oscar!, e quindi sono stata impegnata con lui.

Poi iniziano i casini.

E' morta la mia prozia, una monaca missionaria in Africa, ma nulla d'eccezzionale, aveva 103 anni.

Però....

ieri è morto il cugino di papà, Andrea, 43 anni, con due figlie, malato di leucemia. Io ci son rimasta così O_O ç_ç

Se poi ci mettete i parenti dal Canada che fra un po' vanno via... di tempo non ce n'è più.

Il capitolo, poi, non mi piace per niente. Era stato concepito completamente diverso, ma, a scompigliarmi i piani, ci ha pensato mia sugina Dalia (ti odio!) che mi ha stuzzicato dicendomi che non sarei stata capace di inserire nella storia un racconto uscito su un giornale.

Ora questo racconto era un coso lungo 30 pagine, che per voi ho dimezzato, anche se rimango dell'idea che devo smettere di giocarmi la storia ai dadi.

mimonia: ti rispondo adesso per tutte e due ^_^. Analizzando un pochino la situazione... di momenti E-B ci saranno, ma... come fanno a mettersi insieme in queste condizioni?

RenEsmee_Carlie_Cullen: Ma lo sai che l'idea me l'hai data tu??? Hihihihihihi

serenacullen: oppure la cosa più semplice è che aspettano prima di mettersi assieme :P

piccolinainnamora: credo che io e te abbiamo già parlato abbastanza in privato ^_^. Ti dico solo due cose: Grazie e, ti è arrivata la mia ultima mail? Non hai risposto... ti chiedevo se hai racconti da consigliarmi.

consu89: Io ho sbagliato fobia. Nella mia mente omofobia significava paura degli uomini perché omo=homo=uomo. Invece non avevo pensato omo=uguale=omosessuale. Quindi io non soffro di omofobia (ci mancherebbe altro) ma di una fobia non meglio conosciuta che possiamo chiamale fobia maschile u.u. E ringrazio piccolinainnamora per la correzione.  Per Ed e Bella, chi vivrà vedrà.

alexia__18: ma lo sai che non ci avevo proprio pensato a Tanya???? O.o Che deficiente che sono, come ho fatto a farci mancare la sorella!!! Meno male che me l'hai detto e ci ho messo una pezza.... Avevo già accennato al fatto che Alice fosse stata adottata.... però dopo di un po' si diventa fratelli dentro, no?
O.o Ma come diavolo ti è venuto in mente?????? Jacob, Chad e Laila gemelli???????? Ahahahahahah. Sarebbe carino, ma poi diventa Dallas! Però un'ideuzza con loro tre la tengo, anche se un pochino diversa.... Hihihihihihi.
L'atteggiamento di Rosalie l'ho preso da una mia amica. Hai presente quando uno ha la famiglia perfetta ai suoi occhi e in qualche modo si sente inferiore? O con la costante paura di 'non esserne all'altezza'? Questa mia amica non perde occasione di parlare della famiglia, ma quando deve dire anche solo come si chiama si blocca.

Ora, guai a chi mi dice che questo capitolo è carino, perché fa proprio schifo. Non mi piace, l'ho già detto? Vabbe' va', alla prossima.

 



“Non sei venuta.”

Tanya sussultò nel buio della sua stanza. Vedeva tutti puntini luminosi a colorare le tenebre.

Ok, aveva esagerato un po’ al locale, embè? Alice era ridotta peggio di lei.

Una mano accese la lampada sul comodino e Tanya socchiuse le palpebre.

“Bella! Dovresti essere a letto, è tardissimo!”

Bella fece una smorfia. “Anche tu saresti dovuta venire al mio compleanno, ma non l’hai fatto. Quindi…” interruppe la frase con uno svolazzo della mano.

Tanya si avvicinò al suo letto, dove era sdraiata la sorellina. “Ho avuto imprevisti.”

“Sound, vodka e grappa?” la voce di Bella aveva un che di ironico.

Chiuse gli occhi e prese un lungo e lento respiro. “Sapevi che non ci sarei stata.” Si giustificò Tanya.

Bella aprì gli occhi. “Avevi detto che saresti venuta alle nove e mezzo, mezz’ora prima della torta.”

“Bella…”

“No, Tanya. Ci tenevo, lo sai. Ti stanno portando alla rovina, lo sai anche tu.”

“Abbiamo diciotto anni, è normale che frequentiamo discoteche e cose così.” Rispose Tanya con voce decisa.

“Certo, certo. Adesso andiamo a dormire.”

Bella borbottò qualcos’altro di incomprensibile e uscì dalla camera della sorella, lasciando Tanya ritta in piedi vicino al letto.


Un paio di giorni dopo….

 

“Bella, devi andare dai Cullen?”

“Sì, zia. Devo dire qualcosa ad Esme?”

“No, volevo solo chiederti se puoi portare la crostata di mele.” Zia Carmen sbucò dalla cucina con un vassoio fra le mani.
Adorava i Cullen.

“Non ci sono problemi, zii. Andiamo Chad?”

“Dove andate?” chiese Charlie, appena sceso dal bagno.

“Al parco a fare una passeggiata.” Rispose velocemente Bella.
Charlie disapprovava che passasse così tanto tempo dai Cullen.

“Ma come?” ribatté Chad. “Non dovevamo and…”

Ma, ovviamente, fu messo a tacere da un generoso calcio alla caviglia.

 

 

“Rosy, mi aiuti?” sbottò Bella reggendo sopra la testa ben tre padelle che rischiavano di caderle.

Rosalie quasi non si accorse di lei. Ovviamente, come da qualche giorno a questa parte, non faceva che guardare Chad con gli occhi a cuoricino.

“ROSE!” urlò Bella quando veramente l’equilibrio diventava precario.

La ragazzina sussultò e fece una giravolta, cercando pericoli invisibili o Dio solo sa cosa.

“Che c’è?” chiese un po’ spaesata.

“Mi aiuti?”

Quando fu libera dal peso opprimente delle padelle, Bella cercò patatine, i pop corn da cuocere e altre schifezze varie.

Quando Rose si appoggiò al bancone con lo sguardo rivolto verso le due pesti altrimenti conosciute come Jacob e Chad, Bella si lasciò sfuggire un risolino soffocato.

Rosalie la guardò, richiamata dal suono. “Si può sapere che ti prende?”

“No, si può sapere cosa prende TE? Non ti sei mai fatta di questi problemi, dillo e basta.”

Rosalie sbuffò e si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“E’ diverso. Fra un po’ Chad se ne va.”

Bella sospirò e scosse la testa. “Sarà. Adesso ti mando una catena, dimmi che ne pensi.”

Dopo un po’ di armeggiare, il cellulare di Rosalie vibrò.

From Bella

Le nove verità:

1 non puoi toccare tutti i tuoi denti con la lingua.

Rosalie si accigliò e provò.

2 tutti i deficienti dopo aver letto la prima verità la provano.

3 La prima verità è una bugia.

4 Ora stai sorridendo

5 manderai questa catena ad altre persone

7 Non hai notato che manca la regola numero sei.

 

Rosalie controllò se era vero.

8 sei appena andato a vedere se è vero

9 e ora stai ridendo

“Che forte!” commentò con un sorriso.

Bella annuì. “Io l’ho fatta tutta, tranne quella dei denti.”

“Io invece proprio tutta.”

“Allora sei deficiente!”

“Ma va va’!”

 

“Che gioco si fa?” chiese Jacob con un sorrisone sfavillante.

“Della verità?” propose Bella.

“No!” urlarono Rosalie e Chad.

“E allora cosa?”

“Il gioco delle storie?” chiese Rosalie battendo le ciglia.

Jacob aggrottò le sopraciglia. “Come si gioca?” Chad aveva i suoi stessi dubbi.

“Primitivi!” sbottò Rosalie mentre la mandibola di Bella spazzava il pavimento.

“Ovviamente si raccontano delle storie a turno, o a completamento!”

“Cioè?”

“Cioè.” Iniziò Bella. “Uno inizia, un altro continua e un altro finisce.”

“Certo che siete proprio tonti.” Commentò asciutta Rose.

“Facciamo a turno?”

Jacob annuì. “Sì, meglio.”

“Che genere facciamo? Horror?” propose Bella scoccando un sorrisino malefico al cugino. Si sarebbe pentito di non averle dato man forte, quella mattina.

Chad già stava iniziando a protestare, era un fifone di prima categoria, che Rosalie iniziò a saltellare. “Sìsìsìsìsì!!! Gli horror!!!!” Aveva quasi la bavetta alla bocca.

Tutto in un baleno: Jacob spense le luci, Rosalie prese una torcia e la lanciò a Chad, Bella fece sedere tutti organizzando un triangolo intorno a Chad.

“Allora.” Il ragazzino deglutì un paio di volte. “Vorrei raccontarvi la storia di Tom e Camilla, Gli Aliberti.”

Bella sorrise. “Allora muoviti.”

Chad alzò una preghiera e iniziò a raccontare:

“Tom stava camminando tranquillamente quando….

"uhhh!" gridò qualcuno

"AH!" gridò Tom schizzando in piedi. E poi "Dodo! Ti sembra questo il modo di assalire le persone?"

"Ti abbiamo visto da casa venire qui. La Camy mi ha detto di dirti di venire da noi..."

"Adesso?"

"Sì, adesso. E' importante."

Senza aspettarlo, Dodo partì allargando le braccia come se volasse e Tom lo seguì rassegnato.

"Ciao Tom. Hai saputo? La casa degli Aliberti sarà riaperta, dopo secoli! Verrà qualcuno a rimetterla a posto..."

"E allora?" rispose Tom un po' stupito di ritrovarsi davanti una Camilla più alta di lui, con i capelli ramati lunghi e sciolti e gli occhi

 grigi che quando incontravano i suoi lo obbligavano a deglutire un paio di volte. ma quando era cambiata così? L'estate prima

sembrava il fratello maggiore di Dodo, e ora...

"Ma come, pensa! Abbiamo sempre avuto qui una vecchia casa e noi non l'abbiamo mai esplorata! Questa è l'ultima occasione." stava

 dicendo Camilla con gli occhi fiammeggianti.

"Ma cosa ci importa? Cosa speri di trovarci oltre ai topi e agli scarafaggi?" ribatté Tom cercando di sottrarsi a quello sguardo che

 lo turbava.

"Beh, io mi sto annoiando a morte in questo schifo di paese e se tu non vuoi venire con me, ci andrò da sola..."

"Verrò io, ti prego, portami con te Camy, ti prometto che farò solo quello che mi dici..." s'intromise Dodo.

"Oh piantala tu! Figurati se ti porto con me, frigna come sei! E smettila di starci fra i piedi! Vattene..."

Dodo si allontanò offeso.

"Dai, allora, ci vieni domani?"

"No, non ci vengo..." rispose Tom che invece avrebbe voluto dire sì.

"Sei un fifone, ecco la verità! E' più coraggioso mio fratello di te!"

"Ma cosa c'entra? E' che mi sembra stupido entrare in una casa abbandonata che non è nostra e che..." E poi non tollerava

d'essere chiamato fifone da lei.

"Oh, basta! Ci andrò da sola, ma tu, pappamolle, stammi alla larga, capito?"

"Ho capito... Quando vuoi andare?"

"Domani pomeriggio, dopo le quattro... Ci troviamo direttamente là, davanti al ciliegio. Ok?" Camilla sfoderò un sorriso che le formò

due fossette ai lati della bocca.

"Ok... E Dodo?" domandò Tom sempre più confuso.

"Non farti sfuggire una parola con lui! Alle quattro fa sempre i compiti con la mamma, non ci starà fra i piedi." gli spiegò Camilla e

gli occhi mandavano lampi gialli. Tom annuì serio chiedendosi come faceva a cambiare espressione del viso in modo così repentino;

Camilla intanto se n'era già andata.

 

Alle quattro Camilla chiamò Tom.

"Quel frignone di Dodo si è accorto che stavo uscendo e mi si è appiccicato."

"Non se ne fa niente, allora." rispose Tom, segretamente contento.

"No no! Ci andremo questa notte, a mezza notte!"

"Ma come faccio? Che cosa dico ai miei?"

"Sei proprio tonto. Non devi dire un bel nulla. Ci vieni e basta. Salterai giù dalla finestra, come me, abbiamo le camere a mezzo metro da terra! Saremo di ritorno prima che sia chiaro, non se ne accorgerà nessuno se staremo in giro un paio d'ore. Porta una pila e un maglione... IO penserò a qualcosa da mangiare. E... Tom, grazie, a stasera!"

A mezza notte si ritrovarono al ciliegio

"Hai portato le torce?" chiese Camilla.

Senza parlare Tom le sfilò dalla tuta e le accese dandone una alla ragazza. Indirizzò il fascio di luce della sua sulle scale e iniziò a scendere. Camilla lo seguì.

Quando arrivarono in fondo alla scala, Tom fece luce tutt'intorno: un locale a volta si apriva davanti a loro, così grande da non vederne la fine. Ammassati c'erano scatole, cartoni e vecchi mobili ricoperti da strati di polvere.

"Siamo venuti per niente." disse Tom che rimpiangeva il suo letto.

"Perché? Ora che ci siamo, ci guarderemo un po' attorno, mi sa che non ce la faremo in una notte a esaminare tutto questo!"

"Eh no, io non ci torno più qui! Se vuoi, lo farai da sola!"

Camilla stava rispondendo quando sentirono delle voci.

Qualcun'altro era entrato in casa. Per un lungo attimo si guardarono terrorizzati. Poi Camilla si precipitò verso la scala seguita da Tom.

"Presto!" sussurrò la ragazza "Chiudiamo la botola e nascondiamoci. Nessuno deve sapere che siamo qui!"

Di corsa chiesero la botola, poi tornarono giù e Ton illuminò il fondo del locale dove s'ammassavano un paio di divani. Si accucciarono dietro le vecchie imbottiture, spensero le torce e rimasero in silenzio.

Le voci si avvicinavano e il sordo rumore dei passi rimbombavano sopra le loro teste. Con orrore capirono che qualcuno apriva la botola e scendeva lungo le scale.

I ragazzi si appiattirono ancora di più.

Un fascio di luce illuminò la cantina e si udirono delle voci.

"Ti dico che non è venuto nessuno..."

"E allora chi ha spostato il linoleum?" chiese una voce acuta.

"Sarò stato il Ginka la volta scorsa e poi avrà dimenticato di rimetterlo a posto."

"Già, speriamo che sia così. Dopo tutta questa fatica non vorrei che qualcuno si mettesse in mezzo. Porta giù il resto." disse ancora il tipo dalla voce acuta.

Per un po' si udì solo un forte ansimare.

"Ecco fatto, andiamocene. Ma ora ci penso io!"

La botola fu richiusa, si sentì un gran fracasso, dei passi strascicati e poi più nulla.

Insieme si precipitarono verso la botola, appoggiarono le mani per aprirla ma non si mosse

"Il pianoforte!" esclamò Tom "Hanno piazzato sulla botola il pianoforte!"

"Dio mio! Nessuno sa che siamo qui. Siamo sepolti vivi!"

"Cerchiamo qualcosa da mangiare" propose Tom che voleva essere l'uomo della situazione. "Di solito nelle cantine si tengono salami, formaggi, conserve..."

"Cosa vuoi trovare qui sotto... la casa è disabitata da anni. Magari ci stanno cercando. Ora sono quasi le sette e si saranno accorti che a casa non ci siamo. Se dovessimo sentire dei rumori, ci metteremo a urlare con tutte le nostre forze."

"Ma io voglio cercare lo stesso qualcosa, magari ci viene un'idea..."

Camilla comprese che si sarebbero sentiti meglio se si fossero dati da fare, altrimenti la paura li avrebbe sopraffatti.

E poi aveva ragione Tom, può darsi che fra quelle cianfrusaglie saltasse fuori qualcosa di utile.

I ragazzi esaminarono tutta la cantina, ma non trovarono nulla di interessante.

Tom colto dalla rabbia di trovarsi in quella assurda situazione, sferrò un calcio alla cassapanca. Di scatto si aprì un cassettino, perfettamente intagliato lungo un lato del mobile. L'apertura lunga e stretta rivelò un quaderno nero.

Camilla lo prese e lo aprì.

Era un diario, sulla prima pagina c'erano un nome e una data: Giovanni Aliberti, settembre 1943.

Mentre Camilla lo leggeva, Tom si addormentò.

"Allora, Tom, ti vuoi svegliare? Hai dormito un sacco di tempo."

"Mentre dormivi, ho letto il diario di questo tizio, Giovanni Aliberti, era un partigiano, racconta un sacco di cose interessanti sulla guerra, dice che qui hanno tenuto nascosta parecchia gente, persone che poi fuggivano per la Svizzera, ebrei, soldati inglesi... mi stai ascoltando?"

 "Ci deve essere un passaggio segreto che porta all'esterno, qui in cantina, dobbiamo trovarlo."

Tom si svegliò di colpo. "Ne sei sicura? Presto, cerchiamolo. Da dove cominciamo?"

Esaminarono pareti e pavimento, e trovarono un'apertura di appena cinquanta centimetri.

Titubanti, seguirono il piccolo tunnel e si ritrovarono nella cappelletta.

Gli altri rimasero in silenzio per un bel po’. “E’ finita?” si azzardò a chiedere Jacob.

“Sì, ovvio. Poi fecero una grande festa per il lieto fine della storia.”

“E scusa, dove sarebbe l’orrore?” Rosalie era a bocca aperta.

“Be’, rimanere chiusi dentro una cantina, con due ladri alle calcagna, non è una situazione terrorizzante?”

“Be’ sì, ma solo se ci sei dentro. Se la racconti… no.” 

“Adesso ti faccio vedere io, come si racconta una storia paurosa.” Esclamò Bella, lanciando un’occhiata d’intesa con Rosalie.

 

“Una bambina doveva scegliere un regalo per il suo compleanno e la mamma la porta nel negozio di giocattoli più fornito della città. La bambina va nel reparto bambole, ma ne sono rimaste solo due: una di plastica, vestita di raso bianco e perline, con i capelli intrecciati; e una di pezza, scura, vestita di stracci, brutta e mezza rotta.

La bimba sceglie la seconda bambola e, dopo qualche protesta della mamma, viene comprata.

Ma la notte…”

Bella aprì gli occhi di scatto, come se fossero quelli della bambola che si sveglia.

 

“Sto andando in cucina, sto aprendo il cassetto, sto prendendo il coltello.
Sto uccidendo tua madre, sto uccidendo tuo padre.
Nove passi e ti prendo.
Otto passi e ti prendo.
Sette passi e ti prendo.
Sei passi e ti prendo.
Cinque passi e ti prendo.
Quattro passi e ti prendo.
Tre passi e ti prendo.
Due passi e ti prendo.
Un passo e t..”

“AAAAAAAAAA” urlò Rosalie nell’orecchio di Chad.

Chad saltò su come punto da uno spillo. E urlò, preso di sorpresa. Urlò anche Jacob, spaventato dall’urlo dell’amico.

Rosalie e Bella scoppiarono a ridere, mentre Jacob accese la luce, pallido sotto l’abbronzatura.

Chad aveva ancora il fiatone.

Ecco l’imperativo per una risata generale.

 

La sera Rosalie era nella sua cameretta, nel suo letto, sotto il suo piumone.

Si copriva anche in estate, se non sentiva addosso il peso opprimente della coperta non riusciva a dormire.

Che poi dormiva una notte su quattro perché moriva di caldo, era un altro discorso.

From Chad

E’ stata una bella serata, no?

 

Rose

Certo, con voi è sempre una bella serata :P

 

From Chad

:$. Troppo gentile, anche se io non c’entro niente.

 

Rose

 In che senso?

 

From Chad

Io qua non ci sono mai.

 

Rose

Anche Jake

 

From Chad

xD

 

Rose

E poi tu sei essenziale u.u

 

From Chad

:$

 

Rose

Vabbe’ io vado a nanna, ciao

 

From Chad

Ciao ^_^ Notte notte

From Chad

Le 9 verità:

1 Non puoi toccare tutti i tuoi denti con la lingua.

2 Tutti i deficienti dopo aver letto la prima verità la provano.

3 La terza verità è una bugia.

4 Ora stai sorridendo.

6 Non ti sei accorto che manca la regola numero 5

7 Sei appena andato a vedere se è vero

8 Ora stai ridendo

9 I love you

Rosalie guardò a lungo la nona verità con un sorriso ebete in faccia. Poi scoppiò a ridere e abbracciò il cuscino, continuando a ridere felice.

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Capitolo 17
*** Edward è l'Angelo dell'Abisso di Rose e Chad ***


Edward stava sorridendo contento davanti al computer. Aveva provato per la prima volta la sua fantomatica web e si stava godendo la visione di Bella tutta contenta che giocava con un cucciolo bianco sul pavimento mentre sbuffava, sembrava infastidita, per quello che diceva Chad.

Quest’ultimo era seduto a gambe incrociate sul letto, con il mento nel palmo della mano, il gomito unito in un romantico matrimonio con il ginocchio. Aveva un’espressione così dispiaciuta che, per un attimo, Edward provò qualcosa simile al rimorso e alla pietà per lui.

Solo per un attimo, però.

Infatti provava un astio del tutto istintivo e immotivato verso quel ragazzino dalla pelle abbronzata e gli occhi fondi. Inutile dire che la sua antipatia era aumentata a dismisura quando aveva scoperto che si era messo con la sua sorellina.

Ed era inutile dire che Edward, sarà per sempre maledetto da Rosalie, era andato a fare la spia. Non aveva ovviamente specificato come era venuto a conoscenza del segreto.

E, di conseguenza, sapeva perfettamente a cos’era dovuta quell’aria afflitta.
Rosalie era stata chiamata e le avevano fatto una lunga ramanzina.

Le solite cose, c’era già passata Alice: sei ancora piccolina, i ragazzi crescono prima in certi desideri, non devi fare nulla di nascosto e blablablabli blablablablo.
La situazione non sarebbe stata così disperata se Rose, presa dall’impazienza e dalla disperazione, non avesse mandato a quel paese il Grande Capo.

Allora lui, da bravo Grande Capo quale era, l’aveva messa in punizione.

“Per tenerti lontana dal quel ragazzino e per correggere finalmente questo tuo inappropriato linguaggio” aveva detto “per una settimana non potrai uscire, non potrà venire nessuno a casa, niente telefoni e niente computer.”

Aveva un’aria talmente avvilita che Esme le aveva concesso almeno il telefono di casa, così da poter rimanere in contatto con Bella, a patto che Edward potesse ascoltare tutte le conversazioni.

Lui aveva accettato di buon grado, tanto le avrebbe ascoltate comunque, ma, per salvare le apparenze, aveva brontolato un po’ ricevendo un risposta acida, più che meritata, da Rosalie.

Edward grugnì qualcosa e si rimise a guardare quel quadro nel suo computer.

Con suo sommo disappunto, non vedeva più Bella.

Girò lentamente la web, senza preoccuparsi di Chad, e vide solo la porta spalancata e il gatto che faceva capolino nel corridoio.

Arricciò il naso quando si accorse che avrebbe dovuto aspettare Dio solo sa quando per rivedere la sua piccola fatina.

Quel sopranome era più che meritato perché vide spuntare, dietro una sorridente Bella e avanti a un Jacob soddisfatto, la massa color del grano dei capelli di Rosalie.

Quasi sputò il caffè sul monitor.

Come diamine era scappata?!?!?

 

“Come lo chiamiamo?” chiese Bella tutta contenta, ignara dell’insolita lucetta verde sulla webcam. Erano due giorni che cercava un nome per il micio che le aveva regalato zia Carmen.

Era stato un bel colpo per lei vedere la zia tutta sorridente che le buttava in mano un gattino lungo sì e no un piede dicendo “Perché non ti ho dato il regalo di compleanno.”

Ma non trovava un nome adatto. Voleva un nome a metà fra l’italiano e l’inglese, non troppo comune, ma neanche troppo particolare.

Aveva pensato a Minush, ma non la convinceva.

“Mannaggia a Edward, che lo possano uccidere!” borbottò Chad in italiano.
Quando era arrabbiato, felice, triste, insomma quando era in qualsiasi situazione all’infuori della normalità parlava sempre italiano.

Ecco come aveva capito subito che si erano messi assieme: mica era normale che uno si metteva a parlare, urlare, in italiano in piena notte.

“Ma dai, non pensare a Eddy, adesso. Che tanto non ci puoi fare niente.” Rispose Bella nella stessa lingua.

Chad sgranò gli occhi. “Eddy? EDDY?!? Tu chiami la ragione di tutto questo putiferio, il mio nemico numero uno, l’essere più schifoso e villano di questa terra… Eddy?!?!?!?”

Bella scrollò le spalle e guardò il suo micino bianco latte che le saltava sull’avambraccio per morderla. Era un tantino aggressivo quel gatto.

“Non ti sembra di esagerare?” chiese con lo sguardo fisso sul gattino.

“Fammici pensare” rispose in tono sarcastico Chad. “NO!”

Bella soffocò una risatina. “Ti è piaciuto il ritratto di Dorian Gray*?” chiese cambiando abilmente discorso.

I due piccioncini volevano avere a tutti i costi qualcosa che li avvicinava e Bella, giunta all’esasperazione, aveva affibbiato a ognuno una copia del ritratto di Dorian Gray, che non aveva mai letto prima.

Visto che Edward assisteva a tutte le telefonate, non potevano parlare di Chad e, in ogni modo, non poteva mandarle il libro.
Quindi il loro preziosissimo messaggero era Jacob.

“Non tanto. Chi è che ha scritto quel libro così filosofico?” chiese Chad con un smorfia.

“Oscar Wild…  White” Ovviamente, intendeva ‘Wilde’ solo che il gatto l’aveva morsa così forte che le era uscito ‘White’ visto anche che hanno pronunce simili.

Chad sussultò. “White? Bianco? Possiamo chiamarci così il gatto.”

A Bella la mano faceva talmente male, oltre al fatto che un paio di gocce scarlatte stavano colando sul pavimento, che farfugliò solo un “E Oscar sia!” prima di scappare in bagno.

Aveva la mano sotto l’acqua corrente fredda quando Jacob fece capolino per la porta lasciata aperta.

“Mi ringrazierai per tutto il resto della tua vita.” Esclamò con un sorriso splendente.

Bella si ritrovò a pensare che era molto simile a quello di suo cugino.

Quando ricevette in risposta solo uno sguardo curioso, il sorriso di Jacob si allargò trasformandosi in un ghigno. Allora si appoggiò allo stipite della porta e la spalancò di colpo, lasciando comparire la figura esile di Rosalie.

“Rose!” esclamò Bella tutta contenta andando ad abbracciare la sua amica del cuore, senza preoccuparsi della mano bagnata.

Lei sorrise, ma, da come muoveva gli occhi, Bella capì che aveva ansia di incontrare un’altra personcina.

“Ma come hai fatto?” chiese Bella rivolta a Jacob mentre si asciugava.

“L’ho fatta scendere dalla finestra.” Rispose lui come se fosse cosa da niente.

“Dal secondo piano?”

“Certo che no! L’ho fatta entrare con dignità in soggiorno, l’ho fatta annunciare che si sarebbe fatta un idromassaggio fino a sera e guai a chi l’avrebbe avvicinata prima di cena! E che se l’avrebbero chiamata lei non avrebbe risposto. E la sala idromassaggio è al primo piano, con la finestra a mezzo metro da terra!”

Bella scosse la testa. “Sei pazzo. Tu sei impazzito totalmente.”

Jacob sbuffò. “Non so tu, ma io mi ero scocciato di avere una bronciona vicino.  Quindi ho deciso di far qualcosa.”

Bella alzò le sopraciglia. “Bronciona? Ma come parli?”

“Mi dispiace immensamente interrompere il vostro appassionante colloquio, ma Chad dov’è?” chiese Rosalie impaziente, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Oh sì! Andiamo, in camera mia.”

Bella fu così contenta a vedere gli occhietti di Chad illuminarsi e sorridere come non mai!

Bella distolse educatamente lo sguardo quando i due si abbracciarono.

Dopo aver concesso loro un largo momento melenso, Jacob si raschiò la gola.

“Dopodomani vai via, amico.”

“Già.” Rispose lui guardando Rosalie con malinconia.

Jacob sorrise. “Domani sera ti va di venire a casa?”

Chad alzò di scatto lo sguardo con un sorrisone, ma Rosalie fu svelta. “Non ti illudere, tess. Papà non ti avrebbe dato il permesso se io non dovevo andare con loro non so dove.”

Il sorriso di Chad fu sostituito da una smorfia. “Ci siamo solo io e te.” Aggiunse Jacob.

“Perché ti lasciano solo?” chiese Bella la quale non si offese per non essere stata coinvolta nei preparativi. Aveva Black Friars da finire, stava andando terribilmente a rilento.

“Perché Evy si è rifiutata di salire in auto per andare e io non voglio lasciarla sola.”

“Come mai Evy ha paura delle auto?” chiese Chad curioso, carezzando il braccio di Rosalie che sedeva sulle sue ginocchia.

“Non so di preciso, ma pare che mentre andava in gita scolastica l’autobus ha fatto un incidente e lei ha visto parecchi suoi amici feriti, un paio morti addirittura.”

Per un attimo, calò il silenzio.

 

Evelyn aprì a fatica gli occhi. Era chiusa in un gabinetto di Port Angeles, stesa per terra con il water fra le gambe. Aveva soppresso la sua paura automobilistica per assolvere a un bisogno molto urgente, anche se sbagliato. Solo per quelle cose riusciva a entrare in una strada con più di due auto.
Chiuse e riaprì gli occhi.
Si sentiva così stanca.

Era sempre più difficile uscire dall’oblio e temeva che, prima o poi, non ne sarebbe uscita mai più.

Vedeva tutto sfocato come quando, da piccola, a scuola, giocava con la compagna di banco a vedere il mondo attraverso la riga colorata da cinquanta centimetri.

Le uniche cose che erano davvero reali in quel momento era la puzza del bagno, il freddo delle mattonelle, il suo respiro affannato e il battito furioso del suo cuore.
E il filo di plastica che aveva fra le dita.

Il bauletto dell’orribilante eccitazione.

Strinse di più il manico della sua busta di plastica e sentì un fastidioso pulsare, una presenza estranea, nella piega interna del gomito.

Abbassò lo sguardo e le scappò un singhiozzo nel vedere il suo peccato di morte.

C’era cascata, di nuovo, anche quella volta.

“E io che pensavo di essere la più forte.” Mormorò chiudendo di nuovo gli occhi e sentendosi sconfitta. Un’altra volta.

 

 

*Io non l’ho letto, mi baso su quello che mi ha detto mia sorella!

Immaginatevelo completamente bianco e con gli occhi uno verde uno azzurro. E' incredibile come Google immagini sia povero di immagini decenti e ricco di cose stupide!!!

Vi devo mandare un messaggio generale.

Quando inizia la scuola????? In tutta Italia è più o meno la stessa data???? Voi quando iniziate?????

Rispondete per favore!!! ç_ç

_Miss_: un po' scontata, però, vero?

consu89: Grazie mille! Oggi sono di poche parole, si vede?

Day_Dreamer: Mo do! Spero davvero che non mi son fatta scappare una cosa del genere! ^_^. Allur, io ti avevo già contattato, ma credo che tu non abbia letto. Inanzi tutto grazie per avermelo chiesto, meglio risolvere tutto ^_^. Sarebbe stato semplice per me rileggere il capitolo 'incriminato' ma, come te, non ne ho proprio voglia xD. Però basandomi sui miei ricordi, mi pare di aver scritto che Bella abitualmente chiama mamma Sue. Spero tanto che sia così altrimenti che casino che ho fatto!

alexia__18: Grazie per la tua sincerità! Odio quando la gente è ipocrita... Sono pienamente daccordo con te! Okay, adesso lo so che starai pensando questa quì è scema, ma nella mia mente il capitolo scorso era composto così: il pezzo di Tanya, un paio di giorni dopo, il capitolo di adesso e, dopo il pezzo di Evelyn, il fatto dei messaggini. Così sarebbe stato meglio, no? Solo che sono talmente deficiente da buttare tutto all'aria per una stupidissima scommessa. Infatti adesso il capitolo mi sembra "troncato a metà.", come se dovesse esserci un altro pezzetto.... Che te ne sembra?

serenacullen: Hihihihihi. Io gli horror li reggo bene, ma i romanticismi no! Ad esempio, quando vedo un film di quelli sdolcinati e si stanno per baciare e simili, salto su e corro in camera mi calmo e torno a vedere eccetera eccetera. Ecco perché al cinema mi siedo sempre all'ultima fila xD.

 

Alla ricerca della storia perduta:

Raga, io seguivo una storia che parla di Bella che sta con Mike e incontra Edward (il miglior amico di Mike) con cui ci mette le corna perché si è innamorata. Era arrivata al primo pov Edward, e si intitolava il giardino segreto in inglese, credo. Ora questa storia non è aggiornata da parecchio e io non la trovo più fra le seguite. Sapete dirmi se è stata cancellata?

Il titolo è in inglese e c'entra qualcosa con l'ultimo saluto... nel prologo dice che Bella dice a Edward di andarsene perché è incinta di Mike mentre il bambino è suo... Aiuto!!!! Mi si sta fondendo il cervello!!!!!!

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Capitolo 18
*** La Serra ***


Ho questo capitolo pronto da qualcosa tipo quattro giorni. Non ho ancora avuto il coraggio di postarlo. Un po' perché non mi pareva fatto bene, un po' perché la fine non mi piaceva. Come argomento, dico. Poi da più persone mi è stato detto "Non capisci niente!" e quindi mi son costretta a postare.

Questo capitolo lo dedico a serenacullen e a Blair Waldorf. Se vi va andate a leggere le loro storie.

Ci sentiamo di sotto.


“Mamma, il gatto ha mangiato?” chiese Bella.

“Lascialo morire di fame, lascialo.” Brontolò Sue con scopa e paletta in mano. Aveva iniziato subito ad odiare Oscar, non da ultimo perché entrava nei vasi delle piante e le usava come personale lettiera, ignorando completamente il sottovaso riempito di ghiaia.

“Ma povero! Ti potrei citare per maltrattamento di animali, sai?”

“Io lo ammazzo! Ammazzo! Le mie piantine!” gemette Sue, sfiorando con amore materno una foglia sfilacciata dagli artigli del micio giocherellone.

“Su, su! Non ti preoccupare per le foglie, quando crescerà non ci giocherà più.” provò a consolarla Bella.

In risposta ottenne una sfilza di borbottii in cui si capivano ‘maledetto gatto’ ‘stupida io che ho accettato’ ‘ha cacciato le radici fuori’ ‘lo faccio nero, lo faccio’ e tante altre cose che assicuravano un orrendo destino al povero micino.

Bella sospirò e andò in cucina dove zia Carmen, visto che Sue era troppo impegnata con le piante, stava facendo uno stufato.

Carmen assaggiò un cucchiaino fumante e decise che doveva restare ancora un bel po’ sul fuoco e che ci voleva un pizzico di sale in più. Dopo aver aggiunto tanti granellini quanti possono essere contenuti fra pollice e indice si girò verso la nipotina con un sorriso comprensivo.

“Anche a mia madre non piacevano gli animali, ho sempre sofferto per questo.”

“A chi lo dici. Non capisco come si possa preferire delle cose fredde ancorate al suolo che non ti danno niente a un cucciolo che ti regala tanto affetto e amore.”

“I misteri della vita. O più prosaicamente i diversi modi di pensare.”

Bella si sedette sullo sgabello, con le braccia incrociate sul bancone e il mento posato sulle braccia.

“Ho sempre proclamato il diritto di tutti alla libertà assoluta e al massimo rispetto fra le più parti, ma ho capito che non è così semplice. Io stessa sono leggermente irritata da questa differenza piccolissima, immagino come sia con divergenze più grandi. E’ più difficile di come sembra.”

“Certamente. Non lo immaginavi?”

“Oh sì, ma molto semplificato.” Rispose Bella con un sospiro.

La zia fece un risolino. “Be’, per quanto sia difficile bisogna fare uno sforzo.”

“Ma alla fine il gatto ha mangiato?”

Carmen scosse la testa con un sorriso. “Sue sta cercando veramente di far morire di fame Oscar.”

Bella roteò gli occhi, scese dallo sgabello e aprì il frigo dove, in una bustina di plastica, c’era la scatola di carne.

“Non è che è persa?” chiese arricciando il naso.

“Perché dovrebbe?”

“Puzza.”

Carmen andò ad annusare. “E’ il normale odore dell’umido per gatti.”

Bella prese un cucchiaio e iniziò a staccare due pezzi di bocconcini al manzo, così da poter servire con facilità la cena ad Oscar. “Chissà che porcherie ci mettono dentro. La carne al manzo, al salmone e al coniglio hanno gli stessi valori. Mah, tre carni totalmente diversi con gli stessi valori nutritivi.”

Carmen le scompigliò dolcemente i capelli. “Non danno la roba buona agli esseri umani, figuriamoci se la danno ai gatti.”

“OSCAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!” urlò Bella andando vicino alla ciotola rossa, una di quelle con due cavità, una per l’acqua l’altra per il cibo.

Si sentì un miagolare acuto e poi una palla di cotone bianco ruzzolare giù dalle scale, talmente veloce da prendere male il gradino e fare una capriola per il soggiorno. Oscar rimase un po’ sdraiato per terra, scosse la testa e starnutì.

“Amore della mamma.” Mormorò Bella quando si avvicinò a saggiare con il muso il fondo vuoto della ciotola. Allora mise i due cucchiai precedentemente staccati nel contenitore e il micio vi ci avventò con avidità.

Il tempo si andar a posare il barattolo nel frigorifero e tornare indietro che aveva già finito e si leccava la zampina passandosela sul muso.

“Povero tesorino mio, avevi fame.” Mormorò accarezzando il pelo ispido, mentre il micio si cimentava in fusa proprio adorabili.

“Chad! Bella! Tanya! Venite, è pronta la cena!”

“Io non mangio qua.” Esclamò Chad correndo per il corridoio.

“Io mangio qualcosina al volo.” Mormorò Tanya.

A dire il vero, aveva un appuntamento con alcuni amici al Sound, ma era da tanto che non mangiava a casa. Ultimamente mangiava sempre fuori, perché la sua amica stava passando un periodo di transizione e cercava di stare a casa sua il meno possibile e lei le faceva compagnia.

“Com’è che ci fai questo onore?” sputò acida Sue, ancora di malumore per le piante rovinate.

Tanya la guardò male. “Cazzi miei.”

Ci fosse stato Charlie, che aveva il turno di notte, quella risposta avrebbe scatenato una litigata di sicuro.

Ma Sue si limitò a un sorrisino sarcastico e a lasciar perdere.

“Dove va Chad?” chiese Tanya.

“A casa di un amico.”

“Quindi, preferisce passare l’ultima sera qui con un amico piuttosto che con noi?”

Bella le lanciò un’occhiataccia. “Parli tu che preferisci passare tutti i giorni con una amica piuttosto che con noi?”

Inutile dire che, ultimamente, il rapporto fra Tanya e Bella si era incrinato. La causa principale era che Tanya stava sempre fuori, come già detto, ma anche Bella che stava passando una fase di acuta intolleranza nei confronti della famiglia.
In ogni caso era un vero peccato considerato il modo in cui prima si volevano bene.

 

In quello stesso momento Chad era impegnato in un’appassionante gara all’ultimo sangue di Formula 1.

“Mi fischia l’orecchio.” Mormorò cercando di distrarre il suo avversario e sterzando violentemente, tanto preso che girò non solo la levetta analogica, ma tutto il joystick.

“Qualcuno sta parlando male di te.” Rispose, completamente concentrato sulla corsa, Jacob.

“NOOOOOOOOOOOO!” urlò quando, a più di 310 km/h, prese male una curva e si ritrovò in mezzo alla ghiaia rossa e Chad tagliò per primo il traguardo.

“Pretendevi di prendere una curva a trecento all’ora?” commentò Chad con un sorrisino compiaciuto.

Il campanello suonò ed Evelyn, correndo dalle scale con espressione un po’ vacua, andò ad aprire, ficcò una banconota da cinquanta dollari, molti di più di quelli che in realtà doveva al fattorino, in mano al ragazzo che le stava davanti, prese lo scatolone della pizza e chiuse la porta senza far dire una parola al poveretto.

“Muovetevi che si fredda.” Mormorò.

“Ha proprio i nervi a fior di pelle.” Mormorò Jacob divertito.

 

“Allora, che facciamo stasera?” chiese Chad, una volta finita la pizza.

“Vediamo il film che fa in tv? Nascosto nel buio?” propose Jacob.

Evelyn fece una smorfia delicata e chiuse gli occhi sulle sue pupille dilatate. “Non ho voglia di stare in casa. Andiamo a fare un giro a Port Angeles?”

Jacob si strozzò con la coca cola. “Cosa? Prendere l’autobus?”

“Perché no?” chiese Evelyn con una sguardo innocente.

“Ok.” Rispose Jacob ancora perplesso.

“Conosco un bel posto, non preoccuparti.”

 

Nella città dei ragazzi era scoppiata una bomba, una di quelle già scoppiate in Germania qualcosa tipo quarant’anni fa: l’eroina.

Quella polverina bianca non era stata sepolta come la maggior parte delle persone pensa, solamente si diffondeva in modo più discreto.

Già Quil era rimasto fregato dall’esplosione.

Ma anche qualcun altro era rimasto ferito. Evelyn aveva davvero paura delle strade. Ma l’idea di stare un mese in crisi d’astinenza senza il suo frutto proibito la faceva stare male. Allora, invece di cogliere l’opportunità come un inizio di disintossicazione, si era lasciata attirare dal mediocre giro della droga di Port Angeles.

All’inizio era stata dura procurarsi la roba, perché era un viso nuovo e credevano fosse un poliziotto in borghese, poi tutti hanno iniziato a conoscerla e ora aveva una posizione di un certo rilievo nel giro.

Il ‘bel posto’ si chiamava La Serra. Ma, contrariamente alla prima impressione, non era un luogo felice. Si chiamava La Serra per tutti i fiori che venivano portati lì in onore di ragazzi morti, per la droga o per le corse clandestine.

“Ma che razza di posto è?” chiese Chad meravigliato, seguendo con lo sguardo i gruppi nascosti in un angolo, oppure dei poveretti sdraiati sui marciapiedi.

“Non preoccuparti, stiamo per poco. Il tempo di far… il tempo di dare un CD ad un’amica.” Evelyn si guardava intorno agitata, cercando di localizzare il suo spacciatore preferito.

“Andate a farvi un giro, nessuno vi disturberà. Io intanto vado a cercare questa mia amica.”

“Evy?”

“Che c’è?” chiese un po’ brusca.

“Non hai portato nessun CD da casa.” Rispose Jacob un po’ perplesso.

“Fatti i cazzi tuoi.” Sibilò.

 

Chad e Jacob andarono a fare un giro, sotto consiglio di Evy. E, pian piano, si avvicinarono alla pista, quella usata per le gare di motociclette.

“Che belle.” Sospirò Chad guardando una partenza furiosa con occhi impressionati.

“Ti piacciono le moto?” chiese Jacob.

“Oh sì, sono la mia passione. Infatti le so già guidare.”

“Ma in Italia non bisogna avere quattordici anni per il patentino?”

“Sì, solo che mio zio mi ha messo a disposizione la sua moto.” Chad fece un sorrisino. “Ho imparato in nero.”

Jacob era dubbioso. Non credeva che un parente potesse far fare una cosa così pericolosa a un nipote e, nel caso che il parente in questione fosse uno sciagurato, che gli altri non dicano niente.

“Non mi credi.” Constatò Chad.

Jacob non negò. “In effetti…. Mi sembra troppo strano.”

“E che ci posso fare io? E’ vero, ma come faccio a dimostrartelo?”

Entrambi guardarono la corsa appena finita.

E Jacob ebbe una bruttissimissima idea. “Gareggia.”

Chad sgranò gli occhi. “Stai scherzando, vero?”

“No.” Rispose tranquillamente Jacob.

“E’ una pazzia!”

“Perché? Se sai correre…”

“E’ pericoloso!”

“Ma se hanno appena gareggiato e non è successo niente.” Jacob non poté trattenersi dallo stuzzicare l’amico. “A quanto pare hai paura.”

Chad alzò il mento. Jacob aveva appena toccato il suo punto debole: l’orgoglio.

“Ah sì? Ti fo vedere io!”

Si girò e, a passo di carica, andò vicino a uno e gli chiese la moto. Quello, un po’ stupito, gliela lasciò senza dire niente.

 

Evy intanto si stava preparando la sua bella siringa. La solita vena in cui bucava si era fatta tutta una cartilagine e a farlo sull’altro braccio non si trovava. Alla fine risolse di farsela alla caviglia. Non si fece neanche mezza siringa che tutto iniziò a girare e chiuse gli occhi.

 

Quando li aprì c’era un gran confusione e sentiva il rumore delle sirene.
La polizia!

Si alzò in fretta e furia ed ebbe l’istinto perverso di andare verso il punto di raccolta, visto che non c’era solo la polizia ma anche parecchi del giro.

Quindi non era niente a che fare con la droga.

Si chiese come mai Pollo piangeva sulla sua moto. Era ancora un po’ intontita dall’ero.

Poi vide Jacob seduto sull’autoambulanza con lo sguardo fisso sulla barella, ma soprattutto vide chi c’era sulla barella.

Si portò la mano alla bocca per soffocare un urlo d’orrore. Accidenti che casino!

 

Edward corse su per le scale come un forsennato. Erano appena tornati dalla loro uscita perché erano stati chiamati da una Evelyn in lacrime e non avevano capito assolutamente niente.

Lui, ansioso com’era di rivedere la fatina, aveva preferito andare di sopra e lasciare Carlisle a decifrare la chiamata e ora stava usando i suoi occhi virtuali per vedere la camera di Bella.

Quel che vide gli gelò il sangue nelle vene: Bella era accucciata per terra, si abbracciava le ginocchia con le braccia e tremava.

Ma non in modo normale.

Stava piangendo.

Edward allungò un dito verso lo schermo, nel punto dove la figura tremante di Bella si disegnava, con il desiderio di passarci attraverso e andare a consolare la fatina.

Era così preso a cercare davvero di mandare telepaticamente un messaggio a Bella che non sentì i passi di Alice.

Sobbalzò quando la vide spalancare la porta e entrare col fiatone.

Invece di chiudere la web agì d’istinto, si girò scoprendo il monitor.

Alice batté le palpebre. Corrugò la fronte. Chiuse gli occhi e li riaprì, come se sperasse che la spiacevole visione sparisse.

Rimase immobile, per poi girare lentamente lo sguardo sul fratello e lanciargli un’occhiataccia velenosa.

Edward deglutì e riprese a snocciolare dentro di sé tutte le giustificazioni.

‘Ma che giustificazioni, sai bene che ti lincerà e a ragione!’

‘Non è il momento Byron.’

“Ne parliamo dopo.” Disse con un tono talmente minaccioso da far tremare Edward. “Adesso non c’è tempo.”

“Perché?” chiese Edward guardando la schiena di Alice.

“Perché.” Alice lo guardò da dietro la spalla. “ci ha chiamato la polizia.”

E se ne andò, lasciando Edward impalato.

 

Bella non ci credeva. Non poteva crederci.

Aveva bisogno di non crederci.

Aveva appena finito il suo romanzo e, come al solito, si fermava a immaginarsi la storia, a ‘giocarci’. Immaginava di essere la protagonista, come si sarebbe comportata al posto di Eloise?

Sarebbe scappata sulla Luna, sicuro. In fondo, Bella era proprio una fifona.

A quel punto le era squillato il cellulare.

Jake

 Bella guardò perplessa lo schermo del cellulare, poi rispose.

“Cos’è, non siete capaci a stare senza le donne?” chiese allegramente.

La sua allegria si spense immediatamente nel sentire il tono rotto e roco dell’amico. “Bella.”

“Jake? E’ successo qualcosa?”

“Siamo all’ospedale.”

Bella si alzò immediatamente. “All’ospedale?”

“Siamo andati a fare un giro con Evy a Port Angeles…”

“Dove?” interruppe subito Bella.

“Non so di preciso, ma ho sentito quando Evy ha chiamato zio che ha detto ‘La Serra’…”

“COOSA?!?!?!?” urlò Bella sconvolta. “Alla Serra? Jake, ma sai cosa c’è alla Serra?”

“L’ho capito solo dopo, ma non ho un’idea precisa.”

Bella sospirò e chiuse gli occhi. “C’è tutta la malavita di Port Angeles. Il giro della droga con il suo giro di prostitute, le corse clandestine… E Chad dov’è?”

Silenzio.

“Jake?” In risposta ci fu un piccolo cambio d’aria, tipo un singulto.

“Jacob, che è successo a Chad?”

“Stiamo in ospedale, no?”

“Ho capito. Che è successo Jacob?” Bella doveva trattenersi dall’urlare. Aveva un bruttissimo presentimento scatenato dalle parole ‘Serra’ e ‘Ospedale’.

“Chad ha gareggiato con le moto.”

“Che cosa!!!! Perché???” Bella era diventata isterica.

“Una scommessa.” Mormorò Jacob.

“Ok, ma perché state all’ospedale?” ci era arrivata, ovviamente. Ma sperava che si era rincretinita all’improvviso.

“Ha perso il controllo del motociclo, ha fatto un incidente. Ha preso una brutta botta.” Jacob tacque. Non aveva proprio il coraggio di dire che c’era dell’altro.

“E cos’altro, Jacob? Come sta?”

Dopo un’altra esitazione, il ragazzo trovò la forza di parlare di nuovo. “Si è spezzato l’osso del collo, Bella. Stava a più di duecento all’ora. Il colpo è stato tremendo.” Bella chiuse gli occhi e già piangeva.

La sua mente già aveva metabolizzato le due parole che sicuramente avrebbero finito quel discorsino.

“E’ morto subito, Bella.”

Tremò ed attaccò in faccia a Jacob, mentre si sentiva in modo strano. Con una morsa tremenda allo stomaco.

Si strinse le ginocchia per cercare di contenersi un po’.

E’ morto. Chad è morto.

Un singhiozzo la tradì, uscendo senza permesso.

E’ morto.

Per un assurdo istante, pensò al pastore. Esistevano davvero gli angeli?

Non lo so, non mi interessa. E’ morto.

Era un’idea talmente grande da non saperla concepire.

In ogni caso, doveva rassegnarsi: Chad era morto.

Addio Chad.

Pensò quando vide zia Carmen entrare con un’aria sconvolta.

“Che è successo, bambina mia?” domandò abbracciandola.

Lei le si strinse forte al collo. “E’ morto.” Disse solo con voce soffocata di lacrime. Poi gridò, cercando di liberarsi dall’oppressione che sentiva. “E’ morto.”

 

“E’ assurdo.” Sibilò Charlie guardando Evelyn e Jacob. “Si può sapere come diavolo ha fatto mio nipote a finire su una moto?”

Visto che Evelyn non lo sapeva e Jacob si vergognava, nessuno rispose alla domanda di Charlie.

Bella era come assente e Rosalie non faceva che piangere nella spalla dell’amica.

Anche Edward, a cui Chad non era mai piaciuto,  stava male a vedere la fatina e sua sorella così. Tutti stavano male, tranne Tanya, che non sapeva niente.

Non erano riusciti a contattarla, chissà che stava facendo.

A Bella non importava poi più di tanto. Non ci capiva niente. O meglio, quel che doveva capire l’aveva capito, ma era tutto così confuso.

Guardò il bicchiere di limonata che aveva bevuto, non era che Evelyn ci aveva messo qualche porcheria di quelle che prendeva lei?

Bella scosse la testa e le lacrime le offuscarono gli occhi.

Non adesso, non piangere.

Si sentiva come svuotata, non sentiva dolore. E aveva paura di questo vuoto. Non era normale, no? Dovrebbe essere disperata, come Rosalie.

Non ci mise molto a capire perché non stava male come avrebbe voluto, come avrebbe dovuto.

Ancora non ci credeva.

 Aspettava che la porta si spalancasse e comparisse Chad gridando “Ve l’ho fatta!”, per poi andare a dare un batti cinque a Evy e a Jake, che sorridevano per la riuscita dello scherzo. Poco importava che il suo cadavere si trovasse nella stanza accanto.

Le sembrava irreale, tutta quella faccenda non era altro che un incubo. Fra un poco si sarebbe svegliata e avrebbe mangiato le frittelle. Assieme a Chad.

“Quando potremmo vederlo?” chiese una voce tremante. Non si diede pena di verificare a chi appartenesse.

“Anche ora, se volete.” Rispose una voce sconosciuta.

“Perché?” chiese Rosalie, girandosi appena per mostrare il viso ugualmente mezzo coperto dai capelli. “Che senso ha?” la sua voce tremò e per Bella fu del tutto istintivo abbracciarla.

 “Non volete vederlo prima che vengano le onoranze funebri? Potrebbe essere la vostra ultima opportunità.”

Rosalie avrebbe voluto urlagli che non le importava del corpo, che non voleva vederlo, perché senza Chad dentro era come una scatoletta di tonno senza il tonno.

Ma stette zitta. Anche perché non ebbe possibilità di parlare e fu trascinata nella camera mortuaria.

 

Bella chiuse gli occhi mentre si lasciava guidare da Alice attraverso lo stanzone. Quando si fermarono serrò di più gli occhi.
Non voleva vedere, non voleva. Avrebbe avuto la certezza che i suoi erano solo castelli in aria.

Sentì un’altra mano sostituire quella di Alice, più grande, più robusta.

Socchiuse gli occhi e si ritrovò a guardare due occhi verde prato, che le trasmettevano tutta la forza di cui aveva bisogno. Si ricordò di quando era andata a Tacoma, strinse per un attimo più forte la mano e poi si girò a guardare il lettino.

Era sorprendente come Chad sembrasse quasi uguale. Lo avevano lavato e quindi sembrava che dormisse profondamente a causa della febbre. L’unica cosa che testimoniava il suo stato era un pallore diffuso sul viso e le labbra livide.

Inaspettatamente, Bella si sentì invadere dalla tenerezza. Era così bello, il suo cuginetto, anche se sembrava il Bello Addormentato nel Bosco.

‘Magari se gli do un bacio si sveglia.’ Si ritrovò a pensare Bella, facendo ritornare a galla la bambina che cercava a tutti i costi di soffocare.

In quel momento sorprese tutti: si staccò da Edward e stampò un bacio, accompagnato da una scompigliata di capelli, sulla guancia del cugino come aveva fatto tante volte.

Allora sentì il gelo della sua pelle e si ritirò come se, invece di freddissimo, fosse caldissimo. E quella sensazione di gelo si insinuò dentro di lei, scacciando la tenerezza che aveva provato fino a un attimo prima.

Si ricordò quando Chad era stato operato di appendicite. Erano convinti che fosse un intervento pericolosissimo e le aveva detto ‘Se mi succede qualcosa, cerca della margherite con un solo petalo e saprai che io sono con te.’

Rievocò il suo sorriso. E allora qualcosa riempì il vuoto lasciato dall’Era Glaciale: Rabbia.

Bella era furiosa con Chad. Era furiosa perché l’aveva lasciata, era furiosa perché non aveva ancora visto una margherita con un solo petalo, era furiosa perché era stato tanto idiota da fare quel che aveva fatto.
Era furiosa con Jacob che l’aveva proposto, con Evelyn che l’aveva portato lì, con se stessa che non aveva insistito per andare anche lei, perfino con James e Carlisle che se non fossero stati fratelli non sarebbe successo niente.

Sentiva una rabbia sorda, verso tutto e tutti, verso il ragazzo che gli aveva dato la moto, verso quelli che organizzavano le corse.

Chiuse gli occhi.

 

Bella, tornata a casa, andò nella stanza dove Chad dormiva. Era tutto come l’aveva lasciato, ovviamente. Si sedette sul letto e, finalmente, trovò qualcosa per piangere.

Tuttavia, non andò al funerale.


Povero Chad.... a me piaceva una cifra, a voi?

Vi devo dire una cosa: dovete leggere per forza la OS (anche abbastanza corta) The Fates, di itsrox_ una ficata! *.*

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=479272

 

RenEsmee_Carlie_Cullen: Era un ponte, lo era. Anche io lo tengo!

Day_Dreamer: Ti ho detto di più? xD. No, anche a me in questo frangente Edward sta abbastanza antipatico. Non si spia la gente!

vampiretta4ever: Non si mette il carro davanti ai buoi!

Sha_Cullen: Purtroppo a me inizia il 10 ç_ç. Inizio a crederlo anch'io. Comunque, ci hai azzeccato!

serenacullen: oooooooooo yessss.

Kiro_best: Magari. Magari. Noi la settimana bianca??? Mai fatta! E la scuola da me inizia il 10. Più sfiga di così?

Debby1968: L'ho cercata, non c'è....

consu89: lo stimi???? O.o

alexia__18: =) No, non sbagli. Ma te l'aspettavi? Per quanto riguarda Ed e Bella... un'osservazione: io non ho mai detto che si sarebero messi insieme o sbaglio? Cioè... non ho mai detto che ADESSO si sarebbero messi assieme... e chi vuol capire capisca ;)

Lucry_95: Anche io sapevo così, poi però l'ho cercata col titolo che mi hai dato e non c'è una storia omonima nella sezione twilight.....



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Capitolo 19
*** Il ponte ***


Vado di frettissima quindi vi dico quel che vi devo dire in breve.

Sono imperdonabile per quel che vi ho fatto, lo so, e quindi per non tirare la cosa ancora per le lunghe vi posto questo capitolo "a metà".

Infatti in questo capitolo doveva esserci il tanto atteso Ballo, ma lo metterò nel prossimo.

Per colpa di ristrettezze di tempo (e la scuola non aiuta, io ho iniziato il 10, quindi sono già nella tarantella vera e propria) non l'ho neanche fatto leggere a qualcun'altro, quindi sappiate perché fa particolarmente schifo. niente pareri esterni né consigli.

Senza la parte del Ballo, questo diventa un capitolo di transizione.... scusate se non rispondo alle recensioni, ma devo scappare subitissimo!!!!


“Ma certo, Patricia, non si preoccupi.” E Sue attaccò.

“Chi era?” chiese Tanya con voce annoiata.

“Patricia. Mi ha chiesto di mandarle in Italia la roba di Chad.” Nel dire quel nome la sua voce si abbassò istintivamente.

Tanya la smise di fare zapping e lanciò uno sguardo alla matrigna. “Perché è stato seppellito qui?”

Sue sorrise appena. “Aveva fatto testamento.” Nel vedere gli occhi di Tanya sgranarsi aggiunse in fretta “Roba da bambini. Lui e Laila avevano fatto testamento facendosi l’uno testimone dell’altra.”

Il sorriso svanì. “In ogni modo, anche se non ufficiale, Laila l’ha fatto rispettare. Voleva essere sepolto in suolo americano.”

Si diresse verso le scale, salì un paio di gradini e urlò. “Bella, tesoro, puoi scendere un attimo?”

“Non c’è.” Rispose Tanya e Sue si girò di scatto. “Come? Da Rosalie?” chiese incredula.

Tanya scosse la testa. “Ha detto che aveva bisogno di stare un po’ all’aperto.”

 

Il pettirosso saltellò allegramente lungo il sentiero, alla ricerca di quei piccoli vermetti che gli piacevano tanto. Iniziò a scavare un po’ con le zampe.
La foresta era tutto un fruscio, un frinire di cicale e un cinguettio dei suoi simili.

Ci fu un rumore diverso. Si fermò e tese l’orecchio.

Ancora quel rumore.

Spiegò le ali e svolazzò su un ramo lì sopra proprio mentre, dal folto degli alberi, usciva una bipede. Ultimamente vagava molto spesso per il bosco.

Poteva essere pericolosa. Poteva essere una di quelli che venivano con i rami cavi che lanciavano sassolini che abbattevano gli uccelli.

Forse doveva avvisare la Comunità.

 

Bella si sedette a gambe incrociate sul manto soffice dell’erba della radura. Chiuse gli occhi e ispirò. L’aria fresca le entrò nel corpo e la purificò da tutti i sentimenti più cattivi che nell’ultimo tempo teneva chiusi in un cassetto dentro di sé.

La morsa di mal di testa allentò la sua presa intorno al suo povero e martoriato cervello, quella specie di disturbo allo stomaco se ne andò via, l’ansia sparì. E, al posto di tutto quel disagio, entrò la pace che solo quel posto isolato sapeva darle.

Avrebbe voluto diventare un animale, uno qualsiasi.

Magari così si sarebbe liberata da quei problemi che solo gli uomini si creano.

Ispirò ancora, a fondo.

Si sdraiò in quel letto verde e guardò il cielo. Stranamente era un giorno di sole, talmente intenso da far male agli occhi. Non c’era una nuvola in quell’immensità blu, tranne alcuni soffici spruzzi di bianco che di certo non promettevano pioggia.

Sembrava che volesse dirle che la vita era bella.

Le saltò agli occhi la visione di un ditino roseo che indicava delle nuvole particolari nella volta celeste, e sorrise. Ma c’era tanta tristezza in quel sorriso.

Quel ditino rosato apparteneva a Laila.

Lei e il fratello erano dei sognatori nati e trovavano che non c’era niente di meglio delle nuvole per volare con la fantasia.

In quel momento Bella stava così bene che non provò un dolore troppo forte a ricordare quel gioco che aveva tanto deriso.

Sospirò e iniziò a giocare.

Si chiese come fosse possibile che una nuvola avesse la forma di Chad.

 

“Jacob, Evelyn, è un piacere vedervi. Dopo la prima volta, in una situazione non propriamente lieta, non vi siete fatti più rivedere.” Esclamò Sue portando in soggiorno tre tazze di tè con un vassoietto di fette biscottate ricoperte di miele millefiori, il preferito di Bella.

Evelyn sedeva impettita, come se il morbido divano fosse ricoperto di spilli, al contrario di Jacob che stava abbandonato sullo schienale.

La ragazza si allungò a mettere un cucchiaino di miele, che Sue aveva portato assieme al tè, e lo mise nella tazza visto che il loro anfitrione non aveva portato lo zucchero.

E’ buono constatò stupita. Lei era quella che, fra tutti quelli che erano invischiati nella faccenda, stava meglio. Non era molto legata a Chad ed era sempre meno lucida per poter dare il peso giusto ai sensi di colpa.

Non si poteva dire assolutamente lo stesso di Jacob, che giorno e notte pensava all’amico e si sentiva ogni secondo che passava più colpevole, più stupido, più verme, più assassino.

In virtù di questo suo stato d’animo prese la tazzina con riluttanza, quasi non si sentisse degno di rubare quella bevanda a una famiglia a cui aveva già rubato troppo.

Sue apparentemente non si accorse dello stato d’animo dei suoi piccoli ospiti.

“Cercate Bella?” fece in tono salottiero, ma continuò senza dare loro l’opportunità di rispondere “In tal caso devo rincrescermi di informarvi che non c’è.”

Jacob iniziò a mordicchiarsi il labbro, sentendosi vagamente a disagio, mentre Evelyn non fece una piega.

“Veramente volevamo chiederle se poteva metterci in contatto con la famiglia di Chad.”

Fu un lampo a ciel sereno e i ragazzi videro con precisione l’espressione di Sue farsi chiusa, non dura, ma severa e dolce al tempo stesso, quasi li stesse mettendo in guardia.

“Ragazzi, non credo che sia una buona idea.” Iniziò con tono persuasivo.

Evelyn alzò in mento con fare di sfida, ma quel gesto fece solo notare a Sue gli occhi dilatati della ragazza.

“Perché no? Sto cercando di iniziare una disintossicazione.” Buttò lì. “Ma voglio farla come si deve. Non voglio buttar via solo la droga. Echecazzo è colpa mia se è morto! Voglio avere la possibilità almeno di chiedere scusa alla sua famiglia.”

Sue girò il tè, più per poter distogliere lo sguardo che per altro. “Ragazzi, vi devo dire un paio di cose.” Era diventata all’improvviso seria. “Prima di tutto, non credo che a Patricia farebbe piacere. Anzi. Un anno fa il marito è morto di leucemia e ora ha perso un figlio, era fragile e ora lo è ancor di più.” fece una pausa e sospirò.

“Non posso dirvi che non è arrabbiata con voi. Sarebbe una bugia. E non avrete soddisfazione parlando con lei, anzi starete peggio e turberete ancor di più il delicato equilibrio di mia cognata.”

Allora spostò il suo sguardo da Evelyn a Jacob. “E non credete che la scomparsa di Chad sia colpa vostra. Non è così. Lui stesso ha la sua parte di colpa.” Nel vederli sussultare sorrise.

“Ma sì. Tutto è iniziato con la colpa di Evelyn. In effetti, cara, la Serra non era un luogo da ragazzini. Ma Evelyn non ha costretto Jacob a proporre quella specie di scommessa. Lì sei stato un deficiente, tesoro. Ma Jacob non ha costretto Chad ad accettare.”

Calò un silenzio strano sul salotto di casa Swan, ma fu interrotto dall’ingresso di Bella, con gli occhi che luccicavano e le guance rosse.

Sue accolse con un abbraccio quell’esserino che si nascondeva dietro un velo di finta felicità. “Amore, ti dispiacerebbe vuotare i cassetti e l’armadio? Dobbiamo spedire il loro contenuto a Patricia.”

Bella sgranò gli occhi e trattene il fiato. “Non puoi farlo tu?” chiese tremante.

“No.” Rispose Sue con uno sguardo strano. “devi farlo tu.”

Ma Bella, quella sera,  rimase impalata con lo scatolone fra le mani e l’armadio aperto. Non ci riusciva.

Sospirò, chiuse gli occhi e, in contemporanea, anche l’armadio.

 

“Mi ha piantata, Alice, te ne rendi conto? Quel coso non meglio specificato mi ha mollata!”

“Tanya, calmati. Cosa hai combinato?”

Tanya si bloccò e fermò per un gomito Alice. “E perché dovrei aver combinato qualcosa?” chiese stizzita.

Alice roteò gli occhi e sbuffò, divincolandosi dalla stretta dell’amica. “Forse perché John non faceva che guardarti con occhi sognanti?” e, perdendo quel tono melenso, aggiunse sbrigativa. “Insomma! Quel ragazzo ti veniva dietro come le falene alla luce!”

Tanya la guardò con tanto d’occhi. “Ma sei scema? Non sto mica parlando di John!”

“E di chi, allora?” chiese Alice sorpresa.

“Ma di quel cretino di Joseph!” sbottò irritata Tanya.

“Aaaaaaa, ma te non stavi con John?”

“Ma quando mai?”

“Ooook e perché ti ha mollata?”

“Perché ha trovato Melissa Beissy che gli apriva le gambe.” Rispose con evidente irritazione Tanya.

“Quella? Tu stai fuori. Ci deve stare qualcos’altro sotto. Sicuro.” Fece Alice.

“E perché mai? A quanto pare la dà a tutti e anche molto bene…”  mormorò Tanya come se stesse parlando fra sé.

“Ma perché scusa, te con Joseph non ci hai scopato?”

“Ma certo che no!”

Alice scoppiò a ridere. “E allora di che ti lamenti! Normale che adesso si fa la Beissy. E perché non ci hai giocato?”

“Ma che ne so. Mi dava una sensazione di schifo.”

“Allora lo volevi mollare, no?”

Tanya annuì. “Ma allora dov’è il problema?” chiese Alice, sorpresa. ‘Forse è impazzita’ pensò, facendo scendere gli occhiali da sole per il nasino, e la guardò con attenzione alla ricerca dei segni evidenti della pazzia.

“Il problema.” Sibilò Tanya. “E’ che domani c’è il ballo e io mi ritrovo senza cavaliere!”

Alice fece un risolino. “Chiedilo a John no? Ti adora a tal punto da mollare subito quella là, com’è che si chiama?, con cui ci va.”

“Non voglio illuderlo e neanche rovinare il ballo anche a Dessi. E’ una brava ragazza dopo tutto.”

Alice tacque cercando una soluzione per l’amica. Perché andare al ballo senza accompagnatore era fuori questione, così come lo era non andarci affatto.

Proprio quando stava per lasciar perdere, le venne l’illuminazione.

Così prendeva due piccioni con una fava. Tanya aveva l’accompagnatore e allo stesso tempo risolveva quel problema che con il fratello non aveva ancora affrontato.

E magari con una donna vera affianco suo fratello non si metteva a spiare le bambine!

 

Alice glielo comunicò il giorno dopo. La risposta fu categorica. “Non se ne parla.”

“Perché no? E’ una ragazza bellissima, dolcissima, simpaticissima! E ha l’assoluto bisogno di un cavaliere.”

“Ho detto no.”

Allora Alice divenne cattiva. “Allora vado a raccontare al Capo Swan della web.”

Edward si mise a sedere, perforandola con quei suoi occhi verdi. “Non lo faresti mai.”

“Dici? Vogliamo vedere?” prese il telefono, digitò il numero dell’ufficio dell’ispettore e fece finta di far partire la chiamata.

Ci furono un paio di secondi carichi di tensione poi Edward sbuffò. “Via, Alice, posa quel telefono.”

“Accompagnerai Tanya?” chiese a bruciapelo.

Lei alzò gli occhi al cielo e sputò la risposta come un condannato a morte. “Sì.”

Alice abbassò il telefono con un sorriso soddisfatto.

 

Tanya si stava dondolando sull’altalena in giardino. La metteva a disagio andare al ballo col fratello di Alice, mai visto prima, ma pazienza.

Almeno sarebbe andata. Sperava solo che sapeva ballare. Sospirò e serrò forte gli occhi.

“Tetti, Tetti.” Urlò Bella correndo dalla foresta sul limitare di casa Swan.

Scavalcò lo steccato con agilità, cosa strana per lei, ma le passeggiate nella foresta le avevano fatto bene. L’avevano resa più agile e meno pigra.

“Che c’è?” chiese Tanya annoiata guardando male il gatto che si stava avvicinando furtivamente alle sue scarpe tacco 12 lasciate fuori dal prato.

“L’ho visto, l’ho visto!” poi si fermò “Wow sembri una principessa con questo vestito.”

“Grazie.” Rispose compiaciuta Tanya lisciandosi la gonna. “Hai visto chi?” chiese quasi disinteressata.

“Chad!”

Tanya alzò lo sguardo di scatto. “Bella, non è divertente.” Disse severa.

“Non è uno scherzo!” rispose arrabbiata ed eccitata. “Chad mi aveva detto che se trovavo una margherita con un solo petalo, lui era con me. Oggi nel bosco ho trovato una radura piena di margherite… con un solo petalo!”

“Bella, tesoro, quando è morta la mamma la vedevo dappertutto, la sentivo dappertutto. Lei amava le libellule. Alla fine ho visto una marea di libellule entrare in camera mia di notte.”

“Ecco! Era con te!” canticchiò Bella.

“Avevo le allucinazioni!” sbottò Tanya. “Senti Bella. E’ il momento di finirla con questa storia. Secondo me non l’hai ancora accettato del tutto. Svuota l’armadio.” Mormorò dolcemente.

Poi un clacson suonò e lei scappò via.

Quando Bella alzò lo sguardo, le parve di vedere l’auto di Edward.

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Capitolo 20
*** Il sorpasso ***


Tanya rimase senza fiato per la seconda volta in quella serata.

La prima era stata quando aveva visto il suo accompagnatore, molto ma molto bello.

In quel momento invece stava ammirando l’aula magna della sua scuola a Forks adibita a sala da ballo. Per un motivo o per un altro non aveva mai partecipato a un ballo e fu accecata da quell’atmosfera magica.

Quell’aula di solito così spoglia era stata addobbata per l’occasione con stelle filanti e festoni rosa e argento, alcune luci verdi e azzurre puntavano sulla sfera iridescente attaccata al lampione al centro del soffitto, stile discoteca.

A sinistra, rispetto all’ingresso, c’era il bancone con varie stuzzicherie che sarebbero sparite molto prima della fine dell’evento e, a destra, c’erano invece le bevande che, in teoria, dovrebbero essere solo analcoliche fatta eccezione per il punch.

In pratica, invece, erano state introdotte sotto banco le bibite più disparate.

Di fronte a loro c’era un piccolo palchetto dove, con una console commerciale, uno studente si improvvisava dj. Fra la porta e lui si trovava una marea di ragazzi che ballavano scatenati.

 

Edward era scioccato alla stessa maniera di Tanya, ma per un altro motivo. Il ballo non gli faceva né caldo né freddo, fatta eccezione per il fastidio di esserci.

Era ancora sconvolto da quando era andata a prendere la ragazza: in quella casa ci era già stato in due occasioni, ma non l’aveva mai vista. Lì c’era sempre andato per Bella.

Era una vicina? Viveva con lei? Perché?

Avrebbe trovato il modo di estorcere quelle informazioni ad Alice, visto che chiederle a Tanya era fuori discussione.

Si riscosse dal suo semicoma quando vide le bianche mani ben curate di Tanya stringersi in due piccoli pugni.

“Che c’è?” le urlò nell’orecchio e anche a quel tono non era sicuro che l’avesse sentito. Odiava quel genere di posti e situazioni anche per quello.

“Niente, non preoccuparti.” Mormorò con gli occhi fissi su un biondino che ballava in modo alquanto osceno con una moretta.

Edward collegò subito: quello era il suo ex cavaliere.

La guardò e si rimproverò: Tanya era in imbarazzo quanto lui e in più c’era l’umiliazione di quel tizio. E Edward non stava facendo il suo dovere e non la stava aiutando.

La guardò mentre fissava il tizio con un misto di disgusto e rabbia mordicchiandosi il labbro per scaricare la tensione e provò un’infinita tenerezza. E non era neanche perché assomigliava tanto con la sua fatina, (non poteva fare a meno di notarlo), non sapeva di preciso cos’era, ma all’improvviso sentì che era suo dovere far stare meglio quella creaturina sperduta.

In quel momento, quasi a cullare i suoi sentimenti, partì un lento ed Edward prese la mano di Tanya, che portò i suoi occhi nocciola su di lui.

“Lascialo perdere, è un idiota. Cerca di goderti la serata. Ti va di ballare un po’?” chiese con una voce d’improvviso dolce.

Tanya sorrise appena e le spuntò una fossetta sul mento.

Edward, che era un ottimo ballerino, posò l’altra mano alla base della schiena di Tanya e iniziarono a ballare con un’armonia pressoché perfetta.

Tanya iniziò a rilassarsi e l’imbarazzo a dileguarsi. Si sentiva bene, talmente bene che appoggiò la testa sulla spalla di Edward e chiude gli occhi lasciandosi guidare quietamente.

Quando aprì gli occhi, alla fine del ballo, fu come svegliarsi da un sogno.

Edward le sorrise e lei ricambiò un po’ confusa. “Stai bene?” mormorò carezzandole la guancia con la punta delle dita.

La fronte di Tanya si increspò. “Perché dovrei stare male?” chiese perplessa.

“Non so, una sensazione.” Fece Edward sciogliendosi definitivamente dall’abbraccio.

“Tanya, tesoro.” Squittì Alice comparendo da chissà dove, portandosi dietro un povero martire.

“Ali!” esclamò Tanya baciandola due volte sulle guance.

“Ti stai divertendo, tesoro?” chiese con un sorriso raggiante.

Il ragazzo diede di gomito a Edward. “Appena vi ha visti ballare mi ha trascinato qui.”

Edward fece una smorfia a sentire l’alito pesante d’alcool del tizio e si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

“Siamo appena arrivati, comunque sembrerebbe di sì.” Rispose Tanya sorridendo più apertamente di prima ad Edward.

“Ne sono contenta.” Mormorò lanciando un’occhiata minacciosa al fratello.

Poi si rivolse al suo cavaliere. “Vai a prenderci due coppette di gelato alla vaniglia?” chiese battendo velocemente le ciglia.

Quando si fu allontanato squadrò Edward e disse una sola parola “Punch.”

Prima di andare prese per il gomito Alice. “So benissimo che non sei più vergine, ma gradirei se non mi mettessi sotto il naso uno spettacolo troppo indecoroso.”

Alice sbuffò ma si strinse le bretelle in modo che la scollatura fosse meno evidente.

 

“E’ stata una bellissima serata!” urlò Tanya allargando le braccia come se potesse abbracciare tutto il mondo. Nel corso del ballo era diventata più aperta e spigliata visto che non considerava più un perfetto sconosciuto il suo cavaliere e forse anche il punch ci aveva messo il suo zampino.

Si girò a guardare indietro, dove Edward camminava in modo molto più composto di quello di Tanya e corse verso di lui.

“Grazie, grazie! Sei il mio eroe!” urlò gettandogli le braccia al collo.

Edward le accarezzò per un secondo il fianco, poi le diede qualche timido colpo sulla schiena per farle riprendere un contegno.

“Non è che sei un po’ brilla?” chiese un po’ in imbarazzo.

Tanya si staccò. “Io? Per due bicchieri di punch e una lattina di birra? Naaaaaaah. Non sai certe bevute che ci facciamo io e Ali.”

“Preferirei continuare a non saperlo.” Sibilò assottigliando le palpebre. Era molto protettivo e geloso di Alice, anche se in fondo era solo sua cugina il loro era un legame fraterno.

Tanya iniziò a trottare al fianco di Edward annegando le mani nelle tasche del giaccone che quest’ultimo le aveva prestato. Non aveva davvero freddo, ma era una tradizione.

“Ma tu parli sempre così?”

“Così come?” chiese Edward un po’ stupito.

“Come se stessi facendo un’interrogazione, non ti sciogli mai?”

Edward sollevò le sopraciglia. “Sciogliermi?”

Tanya alzò il naso verso il cielo. “Ma sì. Divertirti.”

“Per farlo non devo mica parlare come un barbaro.”

Tanya scoppiò a ridere. “Ma lo vedi? Barbaro! Sembri mia sorella!”

“Hai una sorella?” chiese Edward sorridendo suo malgrado. Ogni parte di Tanya sembrava emanare follia, allegria e spensieratezza.

“Sì. Ci sono molto legata, si chiama Bella.” Rispose con un sorriso intenerito e si perse a pensare alla sua sorellina. Le voleva proprio un sacco di bene.

Così quando tornò a guardarlo, Edward aveva avuto tutto il tempo per tornare ad essere padrone di emozioni ed espressione.

“Bella, sì, sta spesso a casa mia. Sai, lei e Rosalie sono migliori amiche…”      

Tanya lo interruppe con un grido sorpreso. “Rosalie è una Cullen? Per Dindi! Neanche lo sapevo!” e scoppiò a ridere.

La sua risata si perse nella notte e dopo un po’ tornò seria. “E come sta? Insomma, sapevo che era abbastanza legata a Chad…”

“Sta bene, si è ripresa subito. Ogni tanto però si lascia prendere dallo sconforto, ma, lentamente, sta tornando quella di sempre.”

Tanya sospirò. “Vorrei poter dire lo stesso della mia, di sorella.”

 

Bella era seduta sul letto e fissava quei due pannelli di legno che tanto iniziava ad odiare. Lo fissava con una specie di timore, quasi fosse l’Armadio di Narnia.

Abbassò lo sguardo sullo scatolone e le rispose lo sguardo del suo Oscar che giocava con le pieghette per chiuderlo. Chiuse gli occhi e le tornò con la mente al prato soffice, pieno zeppo di margherite. Talmente tante che il verde sì e no si vedeva e poi, all’improvviso, quel bianco scomparve, lasciando un solo unico petalo per fiore.

Allucinazione.

Era solo un’allucinazione, non poteva succedere una cosa del genere.

‘Chad è morto’. Pensò afferrando, sempre con gli occhi chiusi, i pomoli dell’armadio.

‘Non è rimasto qui, non è diventato un angelo. Lo dicevi sempre che dopo la morte non c’è nulla’. Aprì le ante.

‘E’ morto e non tornerà più indietro’ Aprì gli occhi e si sorprese di trovarli asciutti. Allungò le mani e sfiorò un maglione. Lo portò al viso e ci strofinò la guancia, ritrovando l’odore di Chad. Era così morbido. Le faceva tornare in mente quando dormiva in mezzo a Laila e Chad.

Ma non si lasciò incantare.

Lo buttò nello scatolone.

 

In quello stesso momento successero due avvenimenti che avrebbero cambiato molte cose. Nello stesso preciso istante in cui il maglione sfiorò il cartone, Evelyn stava sniffando un po’ di ero.

Erano più di due settimane che non sfiorava la polverina della morte e quella mattina aveva trovato un quarto di quartino. Non ci vedeva niente di male.

Non sarebbe successo niente di grave se non si sentì soffocare. Per la prima volta da quando aveva iniziato ad avere problemi con la dose non cadde in coma, ma fu straordinariamente lucida.

Sentiva il cuore battere a una velocità vertiginosa, la gola chiusa tanto che temette di non riuscire più a respirare.

Per la prima volta, ebbe paura.

Le  uscì un gemito di bocca e sentiva l’aria scarseggiare sempre di più, il cuore accelerare sempre di più finché, paradossalmente, non sentì più niente.

Un silenzio assoluto accompagnò la sua caduta.

 

 Nello stesso momento in cui Evelyn cadeva, Tanya ed Edward erano vicini, seduti sulla ringhiera del lungo mare.

Si guardavano negli occhi e Tanya sorrideva.

Edward allungò una mano per accarezzarle una guancia e lei vi si appoggiò, chiudendo gli occhi e portando la sua mano sul dorso di quella di Edward.

Qualcosa scattò in lui, perché si sporse verso di lei, portandole indietro i capelli con l’altra mano, e la baciò.

 

 

Questo capitolo l'ho scritto proprio di getto e spero che non vi faccia la stessa impressione che ha fatto a me. Stavo per cancellarlo e riscriverlo (o tentare di farlo) se due persone non mi avessero detto che sarei stata una pazza a farlo.

E, visto che ho imparato a dar più conto agli altri che a me, eccomi qua a cacciar fuori il capitolo che tengo a far la muffa da due o tre giorni, non ricordo.

Ci tengo a specificare solo una cosa.

Tanya non è né stronza né cattiva, tantomeno perfetta. E' solo una persona normale.

Evelyn una delle tante e non si sta comportando né meglio né peggio di chi, come lei, prende la droga.

E ora passiamo alle recensioni!


ReginaSpektor: Lungi da me l'idea di offenderti! xD. Dimmi un po', questa cosa non l'ho mai capita, come si fa a seguire una storia senza essere iscritti? Dico, come fai a sapere quando aggiorna? Grazie, son contenta di sapere che ti piace ^_^

Cuore: O.o Sulle spine???? A me non sembra che vi lascio sulle spine, o no? Grazie mille, ma non merito così tanto :$

_Miss_: Oooooo yesss, io stavo aspettando questo capitolo da quando ho iniziato la storia :P

Sha_Cullen: Sinceramente, di sbalzi temporali in mente ne ho due. Uno molto prossimo (non so di preciso quanto, ma è vicinissimo), ma la situazione non cambierà di molto (posso dirti che lo sbalzo è di sei mesi circa). Poi ovviamente ho intenzione di farne un altro, ma dipende dalla lunghezza della storia. Infatti pensavo di dividerla in due (nel senso di due storie). Non so tu, ma quando vedo una storia con 30 40 50 capitoli mi spavento. Boh non ho ancora deciso. Son proprio un mezzo disastro eh???? Non ti ho fatto capire niente!

Day_Dreamer: Hihihihihihi. Grazie mille, son contenta che senza un consiglio son riuscita a scrivere un bel capitolo. Grazie.

alexia__18: O.o. Volevo dare proprio questo titolo al capitolo "Tanya entra nei giochi". Però adesso devo cercare qualcos'altro!!! Muahahahahah

serenacullen: ^_^ Ciao serenavava! xD. Certo Tanya è indispensabile. Muahahahahah

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Capitolo 21
*** Avere il fegato ***


"Cosa?” mormorò Victoria bagnandosi le labbra pallide e livide.

“E’ così, davvero.” Mormorò James fissandosi la punta delle scarpe.

La donna tirò un respiro profondo e strinse i pugni con rabbia. “E come mai me lo dici solo adesso?” chiese freddamente.

James alzò un sopraciglio. “Hai ragione, domanda idiota.” Sputò acidamente.

Rimasero per un po’ in silenzio. “Adesso non potevo più nasconderlo, quando saremmo andati all’ospedale i dottori di sicuro ve l’avrebbero detto.” fece James. Per la prima volta non era più tanto sicuro di sé.

A Victoria le si sgranarono gli occhi. “Vuoi dirmi che se Evelyn non avesse avuto bisogno di un trapianto di fegato tu non avresti mai detto niente?”

“Come lo diremo a Jacob?” sospirò dopo di un po’ la poverina.

James prese gli esami di compatibilità. “Adesso dovremmo spiegarlo anche a Isabella…”

Che ironia. Loro, i genitori, non erano compatibili; Isabella sì.

Victoria non commentò, ma dentro di sé si chiese se Bella si sarebbe immolata come donatrice.

 

Tutta la famiglia Cullen, con l’aggiunta di Bella, era radunata nel salotto. Quando Victoria e James entrarono, avevano entrambi un’aria stanca e agitata.
Era passato solo un giorno da quando Victoria aveva saputo la verità e ancora non se ne capacitava. Sembrava di stare in un film.

Dovette trattenersi dallo scoppiare a piangere.

Perché all’improvviso sembrava che tutto andava male?

James, che voleva fare la parte dell’uomo della situazione anche se era spaurito come un agnellino, si schiarì la voce. “Jacob, figliolo, io e la mamma dobbiamo dirti una cosa.” Fece vagare il suo sguardo sul resto della compagnia. “In privato.”

In molti restarono perplessi da una simile richiesta, ma la eseguirono.

“Forse vogliono rassicurarlo.” Mormorò Edward.

In privato?” rispose sarcastica Alice.

Bella si guardò storto. “Saranno fatti loro, no?”

 

“Che cosa c’è?” fece scorbutico Jacob. Non gli piaceva perdere tempo in simili smancerie mentre sua sorella era in ospedale.

Victoria sospirò e gli si sedette vicino. “Probabilmente, caro, i dottori ti diranno qualcosa che non sarà piacevole, per questo vogliamo dirtela noi prima.”

“Vic” la interruppe il marito. “Forse è meglio che glielo racconto io.”

Jacob passò a guardare il padre. Non l’aveva mai visto così teso. “Evy sta per morire?” chiese con un filino di voce.

“Buon Dio, ci sono ottime possibilità di no!” rispose immediatamente Victoria.

“No, non è così grave. Ma.. è complicato.”

James iniziò a camminare avanti indietro come se misurare la stanza a larghe falcate gli chiarisse i pensieri.

“Ho sempre voluto un figlio maschio, questo lo sai…” iniziò lentamente scandendo bene le parole più per prendere altro tempo che per altro. “ma il primo bimbo che tua madre ha partorito morì e a lui seguì Evelyn. Non mi scoraggiai più di tanto, eravamo ancora giovani.”

Guardò di sottecchi Jacob. Quelli aveva un’aria spaesata e non a torto; se Victoria non avesse già saputo tutta la storia non avrebbe capito nemmeno lei.

“Victoria rimase di nuovo incinta, ero contentissimo. Ero sicuro che sarebbe stato un maschio. Decidemmo però di non sapere il sesso prima della nascita. A un’ecografia, però, il ginecologo si accorse di una cosa: il bambino era in una posizione insolita, il parto sarebbe stato molto complicato.
Potevamo provare con un cesareo, ma non era sicuro che saremmo riusciti a procreare ancora.
Quella era la mia ultima occasione. Capirai il mio sconforto quando, nel nido d’ospedale, mi trovai davanti una femminuccia.”

Jacob spalancò tanto gli occhi che sembrarono quelli di un bue. “Una femmina? Ma io?” balbettava e un tentacolo di paura lo avvolse. Che suo padre lo avesse sottoposto a un intervento?

James sospirò e per la prima volta in tredici anni si maledisse per quella sua azione sconsiderata.

“Tua madre ancora non si era svegliata. E io stavo lì a guardare quella bimba nel suo lettino e mi veniva addosso una specie di aggressività. Non ricordo dopo quanto, ma doveva essere una questione di qualche ora, un’infermiera portò due bimbi, gemelli, nel nido.
Due maschi, con tutti gli attributi.

Iniziai a pensare che non era giusto. Non era giusto che uno aveva due maschi e io solo due femmine. La cosa doveva essere più equa. Perché non potevamo avere entrambi un maschio e una femminuccia?”

Jacob iniziò a capire. ‘Ma no, è impossibile. Neanche papà farebbe una cosa del genere.’

Ma non riuscì a trattenere il suo dubbio. “Stai dicendo… che..”

“Sono entrato, ho preso uno di quei bimbi e lo scambiai con la nostra bambina.” Confessò tutto d’un colpo, con una sorta d’orgoglio.

Aspettò. Era pronto a qualsiasi reazione, ma non accadde nulla. Jacob rimaneva perfettamente immobile, come se fosse fatto di marmo.

“Jacob? Tesoro?” iniziò a chiamarlo Victoria.

Passò un tempo indefinito, ma Jacob fu capace di scandire poche parole. “Ma non c’era nessuno che… controllava?”

James alzò il mento. “Un tirocinante. Ma cinquantamila dollari fanno gola a tutti, figuriamoci a uno studente.”

Jacob deglutì. “Ma non li avevi mandati a quella tua prozia suora in Africa?” chiese ingenuamente, aggrappandosi a questa sua ingenuità.

“No, mia nonna era figlia unica.”

“E.. e chi era…?”

James sospirò. Ora veniva l’altra bomba. “Feci delle ricerche, all’epoca. Si chiama, chiamava, Chad Sow o qualcosa del genere.”

Le pupille di Jacob si dilatarono fino all’inverosimile, un po’ come quando Evelyn era in crisi d’astinenza, solo che lui era perso in un ricordo relativamente lontano.

“Ma come mai non avete lo stesso cognome?”

“Mamma si chiama Swan. Papà si chiama Shaw.”

“Sono simili.”

“Naaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah.”

 

Jacob all’improvviso sentì la gola secca. “C-Chad?”

James chiuse gli occhi. “Non ne sono sicuro, ma è probabile.”

 

Victoria deglutì. Al contrario di tutti, non era in ospedale. In quel momento la sua bambina stava per essere operata.

Ma lei non era lì.

Doveva riflettere, doveva chiedersi cosa doveva fare. Poteva lasciar correre. Per lei, Jacob era suo figlio. Ma… Laila? In cuor suo doveva ammettere che adesso aveva una voglia tremenda di correre oltremare e di andare a conoscere quella figlia persa, rapita dal suo creatore, allontanata contro la sua volontà.

Sapeva però che questo avrebbe creato più male che bene. Sarebbe andata a sconvolgere la vita di una famiglia che già soffriva un lutto, avrebbe fatto soffrire Jacob e cosa ne avrebbe ricavato come contraccambio? Praticamente nulla.

Quegli anni non si potevano più cancellare. Non si poteva cambiare il passato.

Su una cosa però era certa: con James non voleva più avere a che fare.

Non le aveva mai fatto mancare niente, l’aveva sempre trattata come una regina e forse come una regina di sua proprietà. Lei gli aveva sempre fatto passare tutti i suoi errori, era sempre stata arrendevole, non si era mai fatta valere, aveva sempre svolto il suo ruolo di moglie e di madre in modo perfetto.

Fatta eccezione, forse, per quando generò una femmina invece del tanto agognato maschio.

Ma questa, questa, come poteva perdonarla? Non era una cosa neanche lontanamente concepibile.

Come poteva trattenere l’orrore nel girarsi la mattina e vedere l’uomo che era stato capace di rapire un bambino e di dar via una sua creatura per la sua stupidità? Però in questo momento non era augurabile una separazione per la sensibilità di Evelyn…

Però… No, questa volta non si sarebbe sacrificata.

Prese il suo cellulare e digitò il numero della sua migliore amica. “Jessica, ho bisogno del numero del tuo avvocato.”

 

Passarono un paio di giorni più o meno uguali nella convalescenza di Evelyn.

Ci fu un solo avvenimento da annotare, dopo il trapianto, e fu l’ultimo della sua carriera di bucomane.

La andò a trovare Baby, una sua compagna nel giro, il giorno prima che andasse in un centro per la terapia.

Evelyn rimase letteralmente a bocca aperta: con Baby ci aveva litigato un paio di mesi prima perché le aveva soffiato un cliente abituale che pagava bene e non era uno stronzo pezzo di merda. Arricciò il naso al riconoscere finalmente come facesse schifo prostituirsi per morire.

“Che c’è, non mi saluti?” fece Baby con un ghigno sarcastico. Era lì proprio per vendicarsi di quella soffiata.

“Certo.” Sospirò Evelyn e Baby l’abbracciò.

“Spack sente e sentirà la tua mancanza” Spack era uno spacciatore con una cotta per Evelyn. Quante volte le aveva dato dell’ero gratis? Baby le sorrise. “Allora domani vai in terapia…” iniziò.

Evelyn rispose al sorriso e di nuovo vide la sua vita stupenda dopo la disintossicazione. “Sì.”

Baby la guardò con un miscuglio di diffidenza e rispetto negli occhi. “Mamma mia, non hai paura dell’astinenza?”

“Sono pulita da prima dell’operazione.”

Baby iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore. “In tasca ho una bomba.” Disse all’improvviso. “L’ultimo buco prima della disintossicazione…”

A Evy venne subito voglia del buco, ma si frenò chiedendosi se dopo l’operazione non sarebbe stato il colpo di grazia definitivo. “Non so…”

“Se non la vuoi tu, me lo faccio io.” Rispose Baby cacciando dalla borsa la siringa già piena di Bianca.

Evelyn deglutì. Era estremamente debole davanti a quella siringa. Ma lei non si era sempre reputata super controllata? La prima volta che voleva sniffare l’avevano messa in guardia.

Aveva risposto ‘Voglio provare solo una volta, non diventerò dipendente. Io so controllarmi molto bene’

Deglutì e Baby sorrise. Forse non aveva proprio un senso quel che faceva, ma godeva nel vedere Evelyn in difficoltà e le piaceva l’idea di metterle i bastoni fra le ruote.

Senza neanche accorgersene, Evelyn si strinse il polso con la mano per fermare il sangue.

Il ghigno di Baby si allargò e si avvicinò con la siringa.

 

Quando Evelyn si svegliò, pianse. Rimase proprio a singhiozzare per ore, non piangeva così da quando la sua migliore amica, che l’aveva portata alla droga, era comparsa nei manifesti dietro alla superstrada, quelli dedicati ai morti del giro.

Ci era ricascata, dunque.

Piccola deficiente di una drogata.

‘Nella stanza accanto c’è Bella’ si ritrovò a pensare con rabbia. ‘L’hanno tagliuzzata per me. Mi ha dato un pezzetto del suo corpo. Ho sentito dire da Alice che è ancora debole per l’operazione. E io che faccio, come la ringrazio? Ricominciando a bucare già dall’ospedale? Va a finire che rovino anche il fegato di Bella.’

Rivide la dottoressa quando le aveva detto che, anche se avrebbero potuto citarla alle forze dell’ordine, non se la sentiva proprio di dare un fegato a una che forse ricominciava daccapo a fare la ‘sbandata’.

Evelyn in cuor suo le aveva dato ragione.

 

Quel buco però fu l’unico che aveva fatto bene ad Evelyn e Baby quel giorno le fece un gran servizio.
Senza quel buco probabilmente Evelyn sarebbe ricaduta presto nel vortice dell’eroina, sarebbe scappata dalla terapia o cose del genere.

Invece, il ricordo di quel che era successo all’ospedale le diede un freno. Nulla l’aveva mai fatto, ma quella puntura sì.

Evy, infatti, non toccò mai più qualsiasi genere di droga.

 

Questa volta non dò il mio parere. DEvo solo dire che ultimamente, in questi capitoli, Evelyn mi è tremendamente simpatica. Non prendetemi per scema. La sento così... non mi so spiegare bene. Come se fosse una specie di amica che sono riuscita a salvare cose così.

Vabbe'. Per quanto riguarda il rapimento di Jacob... per favore non ditemelo che già lo so. E' irreale. Per quanto James possa aver compromesso l'infermiere questi benedetti bambini dovevano pur essere schierati, i genitori dei gemelli dovevano pur sapere qualcosa, insomma è impossibile che nella realtà sarebbe successo quel che ho fatto succedere.

Ma visto che ai film lo fanno sempre vedere e a me era venuta l'angustia, ho pensato ma che me frega (bacia la strega) e ce l'ho messo lo stesso.

Spero che non abbia creato troppi casini. Una mia amica mi aveva detto "E adesso come la fai continuare tenendo conto di tutti questi scombussolamenti? Già quando hai fatto morire Chad sei entrata in crisi ma te la sei cavata. Ora?"

Ora fo la codarda, prendendo due piccioni con una fava.

Faccio saltare un po' di mesi e Jacob e company se ne son già tornati a casa loro :D.

Muahahahahahahahahah.

Ora vi fo una domanda.

C'è qualcuno iscritto a The West?????

 

ReginaSpektor: ^_^. Non era più facile iscriversi? Vabbe'. Grazie mille, sinceramente quel capitolo mi piaceva abbastanza (domani cade il mondo!)

alexia__18: Povela Tanya. Chissà perché nel 90% delle storie fa la parte della "puttana stronza e cattiva". In ofndo il personaggio della saga vero e proprio non è così negativo... La morte dei propri cari prima o poi si deve affrontare. Evelyn... Questo è un punto delicato. La colpa di Evelyn è stata la sua presuntuosità ("mi so controllare molto bene") e la sua superficialità (non ci aveva pensato che tutti dicono così) quando ha preso per la prima volta la droga. Dopo, la dipendenza è difficile da combattere quindi è mezzo giustificata. Sul mio libro di scienze è scritto che solo il 90% dei drogati tentano una disintossicazione e l'80% di quel 10% ha una ricaduta. C'è anche scritto che, su quel 20% di persone che non prendono più abitualmente droga, solo il 2% rimane effettivamente pulito per tutta la vita. Quindi Evelyn non è l'eccezione, ma la regola.

_Miss_: Anche io non ci ho mai capito niente... ma nel mio caso forse è perché sono ancora una poppante.... veramente io non riesco a immaginarmelo un mondo basato sulla droga... è sbagliato.... malsano, no? Be' grazie, mi fa piacere!

isabella_cullen: Grazie per i complimenti. Le domande: 1) Bella ne ha compiuti 13 nel capitolo Happy Birthday 2) Ancora non ci ho pensato, però in ogni caso le vorrà parecchio bene.

Day_Dreamer: E lo so, ma senza Tanya non c'è più la storia! R P.S. certo è lo scopo per cui sono nata muahahahahahahah. Fo venire un maremoto così muoiono tutti prima xD. O Forks è in montagna? xxxxxD P.P.S. Messaggio ricevuto capo! Dirò ai miei controllori di controllare ahahahahahahahah. Sai non son proprio un asso in grammatica... sopratutto i verbi! 8-). Più che altro non mi ricordo quel che abbimo fatto e spero che le superiori ci mettino una pezza!

mimonia: Grazie! Lentuccia? Dai 6 giorni non sono poi tanti! ^_^ Io aspetto un post da 4-5 mesi più o meno.... ^_^

serenacullen: Ciao iolevava. Non so se tu e la mia amica vi siete trovate su facebook comunque l'ho avvertita. Bella non credo sarà gelosa. Insomma! Come potrebbe? Muahahahahahahahahahah. Me lo dicon sempre che son scemolita. ^_^. Dai su,come dici tu, facciamo le pazze assieme!!!! :P Questo non te l'ho fatto leggere. Hai visto Evy? Si è salvata dalla morte e dalla droga. Che te ne pare di Baby? T'amu kisssssssss.

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Capitolo 22
*** La ruota riprende a girare ***



… 9 mesi dopo…                     (Aprile)

Faceva un freddo cane fuori dal locale. Si sentiva la musica dall’interno e, per quanto giungesse smorzata, dava fastidio per il volume elevato.

“Dai Edward, non fare lo stronzo.” Sbottò una brunetta piuttosto bassina guardando in tralice un bel ragazzo alto.

“Ah sarei io lo stronzo?” replicò il ragazzo piccato.

Alice si passò una mano fra i capelli cortissimi e sbuffò. Il suo fiato si condensò in una nuvoletta. “Edward, Gesù mio, sta solo ballando.”

Edward le lanciò un’occhiataccia. “E potrei sapere, di grazia, perché non può ballare con me?”

Alice fece un risolino. “Che deficiente che sei.”

“E quest’uscita?”

“Allora sei deficiente sul serio. Tu ti metti a raccontare delle avances di Ginevra e pretendi che lei rimanga impassibile?”

Gli occhi di Edward si sgranarono. “Oh.”

Alice roteò gli occhi. “Eh sì, i bambini fanno Oh. Torniamo dentro? Si gela…”

Edward, passandole accanto per raggiungere la porta di servizio, le scompigliò i capelli ed entrò nella sala piena di persone che saltavano qua e là come polli, urtandosi uno con l’altro.

Non fece in tempo ad arrivare al bancone che si ritrovò davanti Tanya. “Senti…” urlò, ma lui lo interruppe. “Che?”

Allora la ragazza gli urlò nell’orecchio. “Io…”

Ma Edward sorrise e la interruppe. “Shhhhh.” La prese fra le braccia e la baciò.

 

“Io odio le discoteche.” Sbottò Edward mentre saliva in auto con Tanya al suo fianco.

“Eppure con Jasper ci andavi sempre.” Ribatté la ragazza sprofondando nel sedile.

“E che c’entra? In discoteca si trovano molte belle ragazze disponibili.” Rispose tanto per stuzzicarla.

“Edward!”

Il ragazzo ridacchiò fra sé e sé. “In fondo non è stata poi una così brutta giornata.”

“No, ma ne ho abbastanza per tre mesi.”

“Ti odio!” rispose Tanya imbronciandosi.

“Anche io ti voglio bene.”

Rimasero in silenzio finché il cartello ‘Welcolm to Forks’ non annunciò la fine imminente del loro viaggio.

“Vieni da me, stasera?” chiese Edward. Capitava spesso che Tanya dormisse da lui, ma, da quando Esme gli aveva cortesemente detto che non riuscivano a dormire, avevano spostato la sede dei loro rapporti sessuali, che si erano fatti anche più radi.

“Non posso, mamma mi ha severamente proibito di rincasare dopo le due.”

“Va bene. Buona notte.” Fece Edward una volta arrivati a casa Swan. Loro due non erano mai eccessivamente smielati in fatto di soprannomi o simili.

“Anche a te.” Rispose Tanya sporgendosi per salutare con un bacio Edward. Scese dalla macchina, entrò e aspettò alla finestra che l’auto ripartisse.

Salì in punta di piedi (aveva sgarrato di più di mezz’ora alla regola) in camera, si tolse le scarpe e i jeans, per poi infilarsi nel letto.

Lì si lasciò andare a un lungo e profondo sospiro.

Era arrivato il momento di presentare Edward ai suoi.

Lei aveva conosciuto Esme e Carlisle in veste di ragazza di Edward un paio di mesi prima, ma non aveva mai parlato con Edward di presentare lui a casa sua.

Un po’ perché Tanya aveva paura di come avrebbe reagito il padre, infatti mentre Sue incoraggiava questo genere di cose lui pensava che erano faccende estremamente stupide e che loro erano troppo immaturi quindi si parlava di far conosce i suoi flirt solo in caso si prospettava un matrimonio, un po’ perché si era sentita leggermente offesa che Edward non gliel’avesse chiesto.

Ecco un’altra nota dolente: era stata lei a chiedere di essere presentata, la proposta non era venuta da lui. E in più Edward non aveva chiesto di essere portato in casa.

Tanya ovviamente lo negava con tutta sé stessa, ma in lei era nato il dubbio che per Edward non era che una fra le tante.

Certo, stavano insieme da tre stagioni, ma chi poteva dirlo se questo era veramente un indice di una relazione stabile e liscia?

Tanya sbadigliò e pensò, a metà nel dormiveglia, che non valeva a niente pensarci, avrebbe aspettato e veduto come andava.

 

Edward premette velocemente per un paio di volte il clacson. Al secondo piano si aprì una finestra e uscì la faccia sorridente di Tanya “Aspetta un attimo!” urlò prima di nascondersi nella sua fortezza.

Edward sbuffò e iniziò a contare i suoi respiri. Al trecentoventisettesimo respiro risuonò.

La finestra di Raperonzolo si aprì di nuovo “Cinque minuti per truccarmi, macaco!” urlò la principessa indifesa.

Un mugolio di disperazione si perse dalle labbra di Edward.

In quello stesso momento uscì di casa Charlie, che gli rivolse un sorriso comprensivo.
Da quando Tanya lo aveva pressoché costretto a entrare in casa l’ispettore Swan non sembrava più così tanto malvagio: all’inizio lo aveva guardato minacciosamente e aveva lasciato parlare Sue per il primo quarto d’ora, poi si era deciso a smetterla con quel suo comportamento glaciale e, dopo che Edward se n’era andato, aveva perfino detto a Tanya che era ‘proprio un ragazzo per bene a cui avrebbe dato in custodia il suo primo uccellino che usciva dal nido’. Che le cose poi andarono diversamente era un altro paio di maniche.

Il ragazzo abbassò il finestrino e il faccione di Charlie si fece più limpido. “Ah, Edward, quanto ti capisco!”

“Anche sua moglie la faceva aspettare così?”

“Certamente. Secondo me è una specie di rito, mettere alla prova la pazienza del pretendente.”

Edward si costrinse a ridere e ad annuire. “Secondo me invece è solo vanità.”

“Spero di no.”

“Se così non fosse a che pro truccarsi?”

Charlie ridacchiò. “Dov’è che porti la mia bimba?”

“All’ospedale.”

“Non è che è incinta?” chiese Charlie cercando di scherzare, anche se in fondo agli occhi aveva un’ombra di preoccupazione.

“Certo che no. Io devo ritirare un paio di documenti per un mio compagno d’università e quindi accompagno anche Tanya a fare il prelievo.”

Charlie stava per rispondere quando, proprio al fianco del padre, comparve Bella.

Inutile dire che per Edward Bella rappresentava ancora una certa attrattiva. Spesso Alice lo beccava a fissare l’icona, che ancora non aveva cancellato, che portava alla webcam di Bella.

E ancora sentiva quel malsano impulso di starle sempre vicino e si era reso conto solo da poco quanto fosse stata stupida la sua scelta di mettersi con Tanya: ora aveva Bella sotto gli occhi più di prima, praticamente tutti i giorni.

E si ritrovava a pensare, ogni tanto, a come sarebbe bello se Bella avesse avuto qualche anno in più. E questo lo lasciava spiazzato: possibile che ancora non gli era passata?

“Eddy, potresti portare una cosa a Rosalie da parte mia?”

“Certo scricciolo. Ma perché non gliela dai tu?” Era più unico che raro che Bella e Rosalie non passassero la giornata insieme.
Rose era uscita dal suo periodo di depressione in modo estremamente curioso: si era tagliata i lunghi capelli fino alle spalle e se li era arricciati, aveva cambiato modo di vestire, modo di parlare e comportarsi; aveva detto che voleva cambiare vita e di conseguenza cambiare tutto.

Tutto tranne Bella. Quando la prima volta si era fatta vedere conciata col suo nuovo look, Esme aveva alzato le sopraciglia e Carlisle si era limitato a scuotere la testa e a sospirare ‘L’adolescenza’.

Bella scrollò le spalle. “Non ho voglia di vederla.”

“Avete litigato?”

“Non proprio.” Bella gli allungò una bottiglietta dal contenuto ambrato.

“Oli balsamici?”

“Sì, si vuol fare una seduta di quelle sue tutta bagni e massaggi con quella amichetta sua.” Bella sbuffò. “A me non è tanto simpatica quindi preferisco rimanere a casa.”

“Io vado Edward, buona fortuna.” Si congedò Charlie. Edward fece un cenno di saluto e riportò l’attenzione su Bella.

“Capito, mi fermo prima di andare all’ospedale. Tua sorella a che punto è?”

“Non ne ho la più pallida idea.”

“Potresti dirle di sbrigarsi? Sta andando a farsi le analisi, mica a una sfilata.”

Bella sorrise e scappò di sopra urlando ‘Tettiiiiiiiiiiiiiiii’.

Edward chiuse gli occhi e mugolò. Odiava aspettare.

Dopo un paio di minuti sentì la portiera del passeggero aprirsi. Edward la guardò e notò che era senza trucco.

“Ma…?”

Tanya lo interruppe con un sorriso. “Era per vedere se eri abbastanza paziente da aspettarmi.” Spiegò mentre Edward prendeva la strada.

Il ragazzo sgranò gli occhi ricordando le parole di Charlie. “Incredibile.”

“Cosa?”

“Niente, niente.”

 

Tanya si stava premendo un dischetto di ovatta sulla puntura fresca. “Io vado un attimo a prendere quei documenti. Tu mi aspetti qui?”

“No, vado a prendermi un pacchetto di patatine alle macchinette.”

“Va bene.” Edward la baciò sulla fronte e scomparve.

Tanya sospirò e si mosse verso le macchinette. Come al solito quel dannato affare si bloccò e non le diede lo spuntino desiderato.

Imprecò e appioppò un calcio all’espositore.

“Così non funziona.” Fece una voce maschile, profonda e suadente, alle sue spalle.

Tanya si girò con uno svolazzo e il suo sguardo si posò su un ragazzone alto, muscoloso, con i capelli neri e gli occhi verde, che le sorrideva con un sorriso largo e quasi infantile, nonostante non dimostrava meno di vent’anni.

“E come funziona?” rispose forse un po’ troppo brusca.

Il ragazzone non si fece impressionare dal malumore della sua interlocutrice e si avvicinò al macchinario.

“Si prende, si scuote e di riassesta con una bottarella, così.”

Un piccolo tonfo annunciò che il pacchetto di patatine era caduto nell’apposito contenitore. Tanya si piegò e lo prese dicendo “Per te è facile, grosso come sei.”

“E già.” Si girò indietro. “Devo andare.”

“Ok.”

Quando Tanya si girò per andare in contro a Edward si ritrovò a pensare che era stata una stupida a non chiedergli neanche come si chiamava.

 

  Vado di corsa quindi mi dispiace ma non posso rispondervi. Dico solo due cose.

Primo scusatemi per il ritardo, secondo vi ringrazio per le recensioni.

Un'altra cosa solo per serenacullen, potresti entrare su msn al più presto? Ci son state complicazioni....

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Capitolo 23
*** Litigio ***


Rosalie aveva gli occhi chiusi.

“Brava Liee, prendi respiri profondi.” Fece una vocetta viscida.

Rosalie eseguì l’ordine, lentamente. “Bene Liee. Adesso rialzati senza toccare con mano il pavimento.”

Di nuovo Rosalie lo fece. “Liee, ora intreccia le dita e spingi le palme verso l’alto, allungando la schiena.”

Dentro di sé Rosalie sbuffò, ma eseguì l’ordine. “Mantieniti così la posizione per due minuti. Ecco. Liee non senti il male che fuoriesce dal tuo corpo?”

Rosalie strinse di più gli occhi. Il male? Fuoriuscire dal suo corpo?

“Allora, Liee?”

Rosalie sentì affiorare dentro di sé una punta d’irritazione. Non avrebbe comunque ammesso per niente al mondo che era quel ‘Liee’ a darle sui nervi o quelle cavolate che stava facendo; però era anche vero che non poteva negare a sé stessa che stava per staccare la testa all’origine di quel ‘Liee’.

“Se mi fai concentrare, She.” Sheireen non era il suo vero nome, ma, secondo lei, faceva tanto da ragazza divina e guai a te se la chiamavi con il suo vero nome, Melanie.

Alla fine Rosalie decise di farla fessa e contenta. “Sì, Sheireen, lo sento che scorre fuori di me.”

Rosalie sentì un fischio di giubilo. “Brava, Liee! Ci sei riuscita!”

Allora la ragazza aprì gli occhi e si ritrovò davanti quel faccino rotondo con le guance paffute di Sheireen, con i capelli lisci come spaghetti ti un biondo che sembrava finto e che verso le punte lasciava il passo a ciocche nere, illuminato da un sorriso largo e luminoso.

Era proprio carina.

Rosalie le concesse un sorriso sincero. “Bene, adesso possiamo fare i compiti?”

Sheireen cambiò immediatamente espressione: adesso sembrava quasi scandalizzata.

“I compiti, Liee?”

“Ti fa proprio schifo chiamarmi Rose, vero?”

“Ma Liee è un nome da sacerdotessa magica!” squittì lei. Gli occhi le si velarono di lacrime.

‘Oh no!’ pensò Rose, che conosceva già quell’espressione. Sheireen piangeva spesso per un nonnulla.

“Perché, non ti piace?”

“Ma sì, solo che non ci sono abituata.”

Ma ormai Sheireen era sull’orlo delle lacrime. “E allora perché vuoi fare i compiti?”

“Ma come perché?” rispose Rosalie sbalordita.

“La scuola è roba vecchia, antiquata. Oggi se vuoi andare avanti devi purificare il tuo corpo dal male.”

“Va bene, ma non possiamo purificarci dopo aver fatto i compiti? Sai, domani devo consegnare una ricerca sulla Seconda Guerra Mondiale.”

Sheireen spalancò la bocca, poi riprese un contegno. “E io che pensavo che tu fossi diversa. Possibile che non capisci?” E stava di nuovo per mettersi a piangere. “Credevo che tu fossi mia amica!”

Rosalie roteò gli occhi, ma decise di farla finita con quella pagliacciata. “Ma io scherzavo!”
Il sorriso tornò in un secondo sul volto di Sheireen “Lo sapevo che tu non eri persona del genere!” esclamò tutta contenta.

Rosalie intanto si preparava alla sfuriata della professoressa.

 

*****************************************************

 

Bella, più diligente, aveva invece quasi finito di scrivere la ricerca. Stava per premere l’icona del floppy per salvare, quando il telefono di casa prese a squillare furiosamente. “TAAAANYAAAAAAAAAAAAAAAAA!”

“Rispondi tu, Bella!” urlò Tanya per sovrastare la voce del televisore.

“Rispondi tu, io sto impegnata.” Urlò di rimando Bella.

“Ma il telefono ce l’hai tu.”

“MUOVITI!”

Tanya si alzò, prese il cordless e rispose. “E’ per te.” Sbuffò.

Appena Bella prese il telefono, lei, con gli occhi sgranati e le labbra stretta, premette un tasto dalla tastiera e un paio di righi della ricerca di Bella furono ingoiati dal bianco.

Bella, ovviamente, attaccò il telefono in faccia ad Angela e allontanò Tanya che, non contenta, cercò nuovamente di cancellare.

Bella questa volta le prese il braccio stringendo forte. Tanya si allontanò di scatto, ma Bella non la lasciò. “MI FAI MALE, STRONZA, MI FAI MALE!” mentre urlava le partì uno schiaffo che finì dritto sulla guancia di Bella, seguito subito da un altro.

Bella le prese subito il polso. Se Bella negli scontri aveva un vantaggio, era che aveva una mano bella pesante.

Iniziò a girarglielo senza che nemmeno se ne rendesse conto. “Tu a me non mi tocchi hai capito?”

“Lasciami.” Sibilò Tanya inviperita.

“Chiedimi scusa.”

“NO!”

“’Sta putt…”

Tanya si liberò e la schiaffeggiò di nuovo. “Non ti azzardare!” urlò.

E allora Bella disse delle cose che in uno stato normale non avrebbe mai detto. “Ah sì, la signorina dice basta! Tu non ti accorgi che nessuno ti stima, vero? Non hai combinato niente nei tuoi diciannove anni di vita! Scuola? Sei uscita con il minimo e all’università non ti hanno preso! Casa? Stai sempre fuori, non fai neanche mezzo servizio! Lavoro? Macché, c’è la borsetta di mamma!”

“NON E’ VERO!” urlò Tanya cercando di colpire la sorella. Bella intanto le graffiava le braccia in profondità.

“NON AZZARDARTI A DIRE CHE NON FACCIO NIENTE! A SCUOLA CI SONO ANDATA, HO SOPPORTATO PAPA’, HO SOPPORTATO MAMMA E SUE, HO SOPPORTATO TE CHE OGNI GIORNO MI RENDI LA VITA IMPOSSIBILE!”

“Ah IO rendo la vita impossibile A TE? Ma se a casa non ci stai mai! E poi non mi pare che sono tanto insopportabile quando ti faccio da servetta! Bella, portami questo! Bella, fammi questo! Bella, Sue non c’è, mi ha detto di lavare i piatti, lo fai tu? Bella, piegati i panni tuoi così mi alleggerisci il lavoro! Bella, prendi i panni dallo stentino e mettili sul letto! Bella di qua, Bella di là!” Si scostò da Tanya. “MA VAFFANCULO VA’!” urlò mentre si chiudeva dentro la sua cameretta.

Tanya, rimasta sola in soggiorno, chiamò automaticamente Edward, che la rassicurò dicendole che sarebbe venuto subito.

Mentre aspettava il suo principe azzurro andò a bagno e si guardò le braccia. Vicino alla spalla Bella le aveva lasciato segni profondi e le usciva il sangue; vicino al gomito e sul polso c’erano dei segni rossi con i segni delle dita di Bella e sul dorso del braccio le aveva tolto la pelle.

Sospirò e iniziò a metterci su dell’acqua ossigenata, ma alle ferite vicino alla spalla non ci arrivava.

Sospirò e andò a chiamare Bella. “Vienimi a mettere l’acqua ossigenata.” Sbottò, ancora arrabbiata.

Bella uscì brontolando qualcosa che c’entrava con il colmo, ma, quando vide che cosa aveva fatto a Tanya, iniziò a sentirsi un po’ in colpa.
Mentre prendeva la bottiglietta Tanya vide che anche Bella aveva, sul morbido del braccio, tre graffietti minuscoli. In confronto ai suoi non erano niente, ma lo stesso ci stava uscendo un po’ di sangue.

Le stava venendo da piangere a vedere come si erano ridotte, a come erano state cattive. Bella già piangeva da prima. 

Quando Edward arrivò, trovò Tanya seduta in soggiorno sulla poltrona e sentiva Bella che singhiozzava al piano di sopra.

La abbracciò teneramente. “Per l’amor di Dio, che è successo?” mormorò guardando il braccio ancora arrossato.

“ Te l’ho detto, abbiamo litigato e siamo passate alle mani.” Si asciugò le lacrime con la sua maglietta. “Ho provato a parlarle, ma non ne vuole sapere. Puoi provare tu?”

Edward annuì e andò di sopra. Bussò delicatamente alla porta di Bella. “Bella? Sono Edward, mi apri?”

La porta si aprì con uno schiocco secco.

“Ehi, piccolina, non è successo niente.” Mormorò abbracciandola. Intanto Tanya si avvicinava in punta di piedi per sentire.

“Sì, invece! Hai visto come l’ho conciata? Sono cattiva!”

“Ma no, ma no. Anche lei ha la sua parte di colpa, no? Non aveva il diritto di cancellarti la ricerca solo perché non hai voluto rispondere al telefono.”

“Sì, sì, ma io, io ho iniziato ad alzare le mani! Non si fa, non si fa!”

Scoppiò di nuovo a piangere e si strinse forte ad Edward.

“Su, su. Ormai è successo. Solo che vi dovete impegnare affinché non accada più. Né da te, né da lei.”

Bella annuì e tirò su col naso. “E poi le ho detto tante cose cattive. Vere, ma cattive. Avrei potuto risparmiarmele.”

Edward le accarezzò i capelli. “Non preoccuparti, Tanya non si è offesa. Sa che l’hai detto solo perché eri un po’ su di giri.”

Rimase saggiamente in silenzio per qualche minuto, in modo che Bella si calmasse. Poi sciolse l’abbraccio. “Ti va di parlarle?”

Bella fece cenno di sì con gli occhi bassi.

Tanya entrò correndo e l’abbracciò. “Ti fa male?” chiese Bella indicando il braccio mezzo maciullato.

“Un pochetto.”

“Mi dispiace.”

“Macché” fece Tanya baciandola tutta. “Non deve succedere più, va bene?”

“Va bene.”

“Ti va di uscire? Andiamo a prendere una bomba al cioccolato bianco, ti va?”

“Sì.”

Si strinsero di nuovo forte e poi si girarono a guardare sorridenti Edward. “Grazie.” Dissero all’unisono. Edward scompigliò i capelli a Bella e si strinse al fianco Tanya.

“E ringrazia che stamattina mi sono tagliata le unghie.” Mormorò Bella a Tanya, sorridendo in modo triste.

“Se avevi le unghie ci volevano i punti.”commentò Edward guardando il braccio di Tanya con occhio clinico.

Tanya, notando che Bella stava di nuovo per piangere, disse “Ma le unghie non c’erano quindi ora non se ne parla più!”

 

 

 "Capitoletto" di passaggio prima dell'entrata in scena del palestrato *.*

Badate bene che Sheireen/Melanie c'entra con iss'!

Approposito, come trovate la nuova amichetta di Rosalie? A me sta abbastanza simpatica, anche se dovrebbe prendere la scuola più sul serio! Antiquata! Ma se ancora non ce l'hanno tutti la scuola! Ma vabbe', son dettagli ^_^

Approposito, ecco Sheireen. Bellissima vero?

cloh: Grazie del consiglio! Spero di averlo adeguatemento seguito, se così non fosse VENIA!!! ^_^ Il bello sai cos'è? Che nelle storie degli altri lo noto sempre, ma nella mia son tanto scema che non me ne ricordo O.O Muahahahahaha. Delle bete non so perché, ma non mi fido.

serenacullen: Primo) Bella quattordici anni li fa a giugno. Shishi, un passettino verso la pubertà! Secondo) E sì, Edward può pure star giocando (o no?), ma non ha voglia di cambiare bambolina. In ogni caso si sta facendo una cosa seria (come hai detto te). Terzo) No, Bella nel cuore di Rosie è insostituibile! Liee sta solo allargando la propria rete di conoscenze e presto questo fatto sarà decisivo perché portarà il palestrato nelle loro vite! Quarto) No comment. QUinto) Ho riletto il capitolo e non mi pare che Charlie abbia parlato con Bella in modo da dare quest'impressione. E poi Charlie non la odia la ignora solo xD. E infatti vicino all'auto di Edward non dice cio vado ragazzi ma io vado edward... e non le rivolge la parola. Giusto?

alexia__18: piacevoli problemi xD.

isabella_cullen: Allurrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr. In che parte ti ha dato quest'impressione? Forse mi sbaglio io (sono tremenda per queste cose), ma mi pare che Bella compaia solo quando Edward sta aspettando Tanya e non parla con Charlie.... poi bo non lo so se ho scritto in modo equivocabile.... La prima parte: Edward racconta a Tanya di Ginevra (quella con cui era il giorno che ha quasi ammazzato Bella, all'inizio della storia), Tanya si ingelosisce e si mette a ballare con uno e Edward se ne va fuori... ^^

ReginaSpektor: Ti piace come si sviluppa?

Day_Dreamer: Shi shi, adesso bisogna lasciare tutte le questioni "secondarie" per tornare alla coppietta incresciosa.... Ti do il diritto di tifare per chi vuoi =). Mi piace la definizione che gli hai dato... palestrato!!! Secondo te chi può essre? Ti do un indizio? E' presente nel romanzo originario della Meyer....


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Capitolo 24
*** Legame sottile ***


‘Speriamo che non ritiri le ricerche!’ urlò mentalmente Rosalie. ‘Per favore!’

“Angela, puoi ritirare le ricerche?”

‘Cavoli!’ Rosalie vide sparire tutte le sue speranze nel gabinetto e tirò la catenella quando sentì Angela che diede l’unica risposta possibile.

“Certamente professoressa.”

Mano mano che Angela si avvicinava Rosalie iniziava a imprecare in tutte le lingue giargianesi esistenti sulla faccia della Terra, a supplicare solo lei sapeva quali divinità, ma Angela si avvicinava inesorabile.

‘Fa che mi senta male! Così non ci fa troppo caso!’

Ma la soluzione, più realistica e meno drastica, arrivò dal banco accanto e un fascicoletto di fogli comparve sotto gli occhi disperati di Rosalie.

Quando alzò lo sguardo Bella la guardava, dal suo posto vicino a Jessica, e sorrideva.

Rosalie indicò la ricerca. “Tu…?”

Bella annuì vigorosamente e poi mimò “Fotocopiata.”

Rosalie le sorrise con un misto di gratitudine e risentimento. Allora Bella non aveva dubbi che si sarebbe lasciata condizionare da Sheireen? Per questo ogni volta che parlava di lei scuoteva la testa con aria di rimprovero? Temeva che si sarebbe lasciata cambiare da lei?

Rosalie si sentì punta sul vivo e la gratitudine si trasformò in irritazione. Le dava fastidio pensare che Bella la trovava senza carattere, pronta a buttar via la sua identità così.

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

 

Rosalie si attaccò in maniera morbosa a Sheireen. Passava praticamente tutti i pomeriggi con lei e dedicava a Bella le ore scolastiche, ma, ovviamente, i rapporti si raffreddarono.

Bella iniziava a passare il tempo con la sorella, che era disposta a trascurare Edward pur di ricostruire il vecchio rapporto con Bella. Edward all’inizio era stato zitto, ma poi aveva detto a Tanya che non poteva stare sempre con la sorella, ma ricevette in risposta solo un’occhiataccia torva. Di conseguenza i rapporti si stavano incrinando anche fra loro due.

Sembrava che all’improvviso, visto che Alice era andata a un college in Alaska,la famiglia Cullen e la famiglia Swan, un tempo così unite, fossero destinate ad allontanarsi.

Il distacco aumentò in un giorno molto particolare, che rese ancora più fine il legame fra Edward e Tanya.

Tanya era seduta su una panchina in un parchetto. Il tempo era abbastanza gradevole, non c’era il sole ma non pioveva. Stava scarabocchiando distrattamente sul suo nuovo diario, nuovo perché aveva iniziato a scriverlo da poco, cercando fra sé e sé di calcolare fra quanto tempo sarebbe tornata Alice per le vacanze estive.
Purtroppo erano ancora alla fine d’Aprile e Alice sarebbe potuta venire solo in Luglio.

Sarebbe stata un intero mese sola quando anche Bella se ne sarebbe andata, visto che tutte le sue ex compagne di classe se ne erano andate dopo il diploma, chi per sposarsi, chi per il college, chi per lavorare.

Sospirò, finì la frase che stava scrivendo e firmò con uno svolazzo nell’angolo destro della pagina. Guardò l’orologio sperando che Bella sarebbe uscita presto da scuola, voleva portarla a fare un giro di compere, ma mancava ancora più di un’ora.

Frugò quindi nella borsa e tirò fuori un libricino tascabile preso in prestito dalla sorellina. Non passarono neanche cinque minuti che sentì il legno della panchina scricchiolare sotto un nuovo peso.

“Ti disturbo se mi siedo?”chiese una voce allegra, che a Tanya sembrò stranamente familiare.

Lei guardò la persona al suo fianco con la coda dell’occhio e rimase letteralmente senza parole. Chiuse il libro di scatto, senza tenersi il segno, e lo guardò con vago imbarazzo.

“Guarda che non c’è bisogno che fai quella faccia, mica è un reato non saper far funzionare una macchinetta.” Esclamò il ragazzone facendole un occhiolino che la fece arrossire appena.

Lui ridacchiò divertito. “In ogni caso, mi chiamo Riley Soler, lieto di fare la conoscenza di una bella donzella come lei.”

Il colore sulle guance di Tanya aumentò. “Tanya Swan, il piacere è mio.”

Si strinsero la mano, poi il ragazzo si distese lungo la panchina.

“Ma da queste parti c’è sempre questo tempo?”

Tanya annuì appena, riaprendo il libro tanto per non doverlo guardare di continuo. “Anzi, oggi è una bella giornata.” Fece con voce flebile.

“Allegria.” Mormorò cupo il ragazzo.

“Ti piace il sole?”

“Sfido io, vengo dall’Arizona!” rispose Riley con un sorrisone.

Tanya gli lanciò un altro sguardo. “Si vede.”

Riley alzò un sopraciglio “Non sei abituata a vedere dei bei ragazzi abbronzati?”

Tanya arrossì di nuovo. Ma che cavolo le succedeva? Non era da lei arrossire per così poco!

Non rispose, ma la sua curiosità ebbe il sopravvento. “Come mai sei venuto a Forks?”

“Mio padre è scappato di casa con una cubista quando avevo otto anni e mia sorella uno o due. Mia madre si è suicidata due mesi fa, o è stato un incidente, non so. Comunque ha preso troppi dei suoi farmaci contro la depressione. Quindi io e mia sorella siamo venuti qui da nostra nonna materna che non fa che imprecare contro quel delinquente di mio padre per averle rovinato la figlia.”

“Perché sarebbe un delinquente?” chiese Tanya prima di mordersi la lingua. Ma Riley sorrise.

“Non preoccuparti, son abituato a certe cose, è già tutto passato. Comunque perché è stato un matrimonio riparatore. Non nel senso che mamma è rimasta incinta, no. Papà l’ha stuprata e l’ha sposata. All’epoca se uno stupratore si sposava con la persona lesa le accuse in suo nome cessavano.”

 Tanya lo guardò stupita. “Davvero? Ma è assurdo!”

Riley scrollò le spalle. “Per la società dell’epoca no.”

“Immagino che avevate anche problemi economici.”

“No, non è una soap. Mamma lavorava come segreteria d’avvocato, non eravamo ricconi ma non facevamo la fame. E tu che ci fai qui tutta sola?”

Tanya scrollò le spalle. “Tanto per ammazzare il tempo.”

“Ti piace leggere?” chiese Riley con un cenno al libro.

“Oh oh no.” Rispose Tanya guardando la copertina come se non l’avesse mai vista prima. “Quella a cui piace leggere è la mia sorellina, a me proprio no.”

“E allora perché ce l’hai?”

“Le è piaciuto e voleva che lo leggessi anch’io. Non volevo deluderla.”

“E quanti anni ha tua sorella?”

“Ne compie tredici fra due mesi. A proposito, devo andare a prenderla a scuola. Ci vediamo, Riley.”

Mentre se ne andava Riley le urlò alle spalle “Ci vediamo domani!”

Tanya, stranamente, si ritrovò a sorridere.

 

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

 

La piccala saletta era gremita di persone casiniste che, con in mano una coca cola e pop corn, cercavano di sedere sulle poltroncine rosse imbottite o di raggiungere l’altro lato della sala. Dirimpetto ai posti, c’era un palchetto.

Quelle persone che filavano da un lato all’altro della stanza lanciavano appena uno sguardo a un trio davvero insolito: una bella ragazza dai capelli castani sorrideva con affetto alla ragazzina in mezzo che a sua volta veniva fissata intensamente dal ragazzo al suo fianco.

Bella spruzzava allegria allo stato puro. “Allora avete fatto pace?” chiese dolcemente Tanya.

“Non avevamo propriamente litigato, ma adesso abbiamo chiarito! Domani usciremo tutte e tre assieme – io Rosalie e Sheireen -, nonostante l’ultima mi sta un po’ antipatica. Però se la devo accettare… magari trovo un punto in comune con lei.” Rispose Bella facendo una smorfia poco convinta alle ultime parole.

“Hai detto che anche Sheireen fa danza con lei?” Edward annuì.

Si trovavano al saggio di danza pop di Rosalie.

“Io vado un attimo in bagno, va bene?”

“Ti tengo il posto.” Squittì subito Bella.

Tanya filò via, entrò in bagno e si buttò un po’ d’acqua sul viso. Erano due giorni che non parlava con Riley. Ormai si vedevano tutti i giorni da due settimane, sapeva tutto l’uno dell’altra. Tanya però non gli aveva detto che stava con Edward, non sapeva perché.

Sospirò e ci asciugò con un pezzo di carta. Oppure lo sapeva, ma preferiva non dirlo.

Si sistemò la matita agli occhi e si scurì l’ombretto, poi prese il cellulare e guardò l’ora.

Mancavano ancora dieci minuti all’inizio del saggio. Perché non andare a prendere un caffè?

Si diede un’ultima sistemata e uscì. Fece solo pochi passi che, però, si sentì chiamare. Si guardò in torno, ma non vide nessuno. Poi venne il buio.

“Chi è?” chiese con voce tremula, cercando di scostare le mani che le coprivano gli occhi.

“Indovina.” Le soffiò in un orecchio una voce suadente. Le scese un brivido lungo la schiena. “Finiscila, Riley.”

Si girò e si ritrovò davanti due occhi tristi. “Potevi dirmi che eri fidanzata.”

“Riley…”   

“Perché non lo lasci?” chiese all’improvviso lasciandola spiazzata. “Perché dovrei?”

“Guarda che tanto lo so che ti piaccio.” Mormorò prima di infilarle una mano fra i capelli e baciarla.

Tanya rimase per un po’ impalata, poi si distaccò e picchiò violentemente sulla guancia del ragazzo. “Riley!” urlò infuriata, per poi girarsi e andarsene.

Però qualcosa era successo. Quella notte, mentre faceva l’amore con Edward dopo un po’ di tempo, pensò a Riley.

 

 

 Questo capitolo è stato un parto. Non che è un granché, intendiamoci, ma è stato difficile proprio perché non mi usciva bene. L'avevo concepito diversamente. Dopo la scena della scuola, Rosalie e Bella litigavano. Ma non mi piaceva molto come idea.... I dialoghi mi sembrano una cagata e il pezzo relativo peggio ancora! Però l'ho fatto leggere a una ragazza di cui mi fido (Dreamerchan, se volete date un'occhiata alle sue storie) e ha detto, testuali parole, "A me piace, è bellissimo nelle sue imperfezioni" quindi...

Ho due settimane piene piene. Domani, compito di francese. Giovedì, compito di aritmetica.
Lunedì, compito d'italiano. Martedì o Mercoledì compito d'inglese. u.u

Inoltre è iniziato l'orario prolungato (due giorni esco alle 16.30, due alle 14.30 e due alle 13.30).

Sta cavolo di scuola ha già rotto, in altre cortesissime parole. UFFFFFFFFF!!!!!!!!!!!!

 

Day_Dreamer: Riley, quello di Eclipse hai presente? xD. Allora non è solo a me che sembra finta? Però è bellissima!

_Miss_: Mmmm. Grazie. Comunque ti dico solo una cosa... questa storia finirà a Giugno (della storia) e ora siamo alla fine di Aprile.

serenacullen: Oddio grazie. Io non mi sento così brava. In effetti Sheireen è un po' un miscuglio di tutte quelle cose che hai detto te xD. Di certo un po' superficiale e anche un po' egoista. Non so se cambierà questo suo ruolo! Evy manca anche a me, ma per adesso la lasciamo nel suo centro antidroga no? Il litigio fra Bella e Tanya, l'ho preso papale papale da quello fra me e mia sorella, solo che la ricerca era sul Romanticismo xD. Io mi son sentita da schifo qando ho visto che le avevo fatto, ha ancora i segni e il litigio risale al giorno prima dell'aggiornamento u.u. Eh sì, la parte di Edward quella che ha mancato nella realtà!
Eddyyyy °ç°

alexia__18: che brutto litigare fra sorella però... non dovrebbe accaredere.

isabella_cullen: Nono hai detto giusto. Ma hai messo bene in vedicenza la differenza. CON BELLA è severo, NON con Tanya. Reneè è morta partorendo Bella, non Tanya. ^_^.

cloh: Allora ti avevo già risposto via mail =). Per sicurezza però riporto. Posso anche provare con le bete no? Mica muoio e magari davvero vado meglio... però io non sono iscritta a social network (si dice così?) vari come facebook badoo twitter e simili, ho solo msn. Quindi necessariamente la ragazza si dovrebbe connettere abbastanza spesso a msn. Fammi sapere che ne dice =)).

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Capitolo 25
*** Capitolo 24- non so come chiamarlo ***


Bella si guardava con il nasino arricciato in una smorfia di semi disgusto. In realtà non criticava affatto i suoi abiti, gli inseparabili jeans e maglietta, ma piuttosto le schifava l’idea di uscire con Sheireen; non per qualcosa, ma sicuramente lei e Rosalie avevano creato una sintonia basata su quelle loro strane teorie e lei inevitabilmente sarebbe rimasta esclusa e in silenzio.

Sospirò e puntò gli occhi in quelli riflessi della sorella che le legava i capelli in una coda alta.

“Sembra che stai per andare al patibolo. Guarda che può essere che ti sta simpatica.”

Bella sollevò le sopraciglia in un gesto sarcastico ma rispose con voce poco convinta. “Può essere…”

Tanya ammiccò. “Certo, se poi sei gelosa…”

“Io? Gelosa?”

“Ma certo. Di Rosalie. Prima stava solo con te, ora invece passa il tempo anche con questa qui, com’è che si chiama?, è normale che ti dia un po’ di fastidio. Ti ricordi Melania?” Melania era la migliore amica di Tanya in Italia. “Quando le ho presentato Alice è andata fuori di testa eppure dopo una settimana erano diventate amiche.”

Bella si girò. “Ma che c’entra, per Melania era diverso. Avevi cambiato proprio continente, ovvio che era gelosa. Rosalie vive a neanche cinque minuti d’auto da qui!”

Tanya le sorrise. “Non cambia assolutamente nulla. Anzi, forse è peggio. Perché per Melania era una cosa inevitabile, per te no e ti chiedi perché si è allontanata da te per andare da lei.”

“Sciocchezze.” Rispose Bella scrollando le spalle.

“Come dici tu. Ti vuoi far truccare?”

“NO!”

Tanya sbuffò mentre produceva una specie di ronzio misto a gemito. “Ma perché sei così maschio?”

Bella sorrise e le fece una linguaccia. “Tu mi volevi maschio, almeno mi comporto come tale.”

Tanya la guardò in tralice. “Faccio finta di non aver sentito.”

Bella scoppiò a ridere mentre scendeva le scale. Non pioveva e l’aria era tiepida, quindi Bella uscì dal cortile spingendo la bici.

Quando ormai era fuori incontrò Charlie.

“Ciao.” Lo salutò mentre saliva in sella.

Charlie la guardò da sotto le ciglia cespugliose. “Dove vai?” chiese con voce burbera.

Bella trattene a stento un verso irritato. “Esco con Rosalie.”

La voce di Charlie suonò stranamente gentile. “Divertiti.”

Bella annuì e iniziò a pedalare allegramente.

Chissà come mai era stato così gentile, come mai non aveva avuto nulla da ridire.
Un gran sorriso si aprì sul suo viso. Era un cambiamento piacevole.

*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*

Bella sospirò, leccando un po’ di gelato che si stava sciogliendo. Aveva visto giusto.

Rosalie e Sheireen erano impegnate in un’ appassionata discussione su cose delle quali Bella non aveva mai sentito parlare, e l’unica cosa certa era che avessero dei nomi incomprensibili.

“La più efficace è di certo la Pukt di Hjordix…” diceva Rosalie portandosi indietro i capelli ricciuti.

“Ma no! E’ più impegnativa, e di conseguenza più utile, La Posa del Fuoco di Filkltur!”

Bella scosse la testa amabilmente e cacciò il suo cellulare per contattare una delle sue amiche del web.

“Mettilo via, è maleducazione.” Fece Rosalie con tono leggero.

Bella la guardò leggermente irritata. “Quando iniziate a parlare comprensibile, allora lo metto via.”

Sheireen sibilò, a metà fra l’indignato e il disprezzo. “Liee, ma lei può mai capire l’onnipotenza di Shevrar? Lasciala perdere!”

“Shevrar? Il Dio del fuoco nelle Cronache del Mondo Emerso?”

Sheireen la guardò con tanto d’occhi. “Conosci quella Bibbia?”

Bella si trattenne dal fare un commento acido. Ora che aveva trovato qualcosa che poteva accumunarla con lei non aveva intenzione di bruciarla perché quella considerava una trilogia una specie di comandamento.

“Sì. E poi deficiente io! Sheireen, il nome da consacrata di Nihal?”

Sheireen scoppiò a ridere. “Esatto!”

Rosalie le guardò un pochino arrabbiata mentre si lanciavano in una discussione sulle Cronache del Mondo Emerso.

E in quel momento si sentì esclusa, per la prima volta, ed il fatto non le piacque per niente.

*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*

Il resto d’Aprile passò velocemente e in modo leggero. Ormai Bella, Sheireen e Rosalie avevano fatto trio fisso: era diventato quasi inconcepibile pensare che dove erano Bella e Rosalie non ci fosse anche Sheireen o viceversa, che dove fossero Rosalie e Sheireen non ci fosse anche Bella. Tanya e Edward avevano apparentemente ritrovato la loro sintonia.

‘Apparentemente’ perché Tanya iniziava a sentirsi come a disagio quando era con lui e con la mente perennemente da un’altra parte. Non vedeva Riley dal giorno del bacio, aveva troppa paura.

Edward era tutto quello che poteva desiderare: bello, educato, con buoni voti all’università e un futuro promettente.

Riley, invece, si poteva dire che era un po’ il contrario: non andava al college, non si faceva problemi nell’usare parolacce e non sembrava certo uscito da un romanzo vittoriano. Probabilmente avrebbe avuto un’occupazione modesta.

Eppure… Riley l’attraeva in una maniera perversa, il suo odore puro, non annegato in vari profumi costosi, la svegliava, la rendeva stranamente vigile.

Proprio per questo non voleva rivederlo.

Ma quella manna dal cielo era destinata a terminare.

Il primo maggio avevano deciso di organizzare un pic nic di soli giovani. Quindi, secondo i programmi, sarebbero andati Edward, Tanya, Bella, Rosalie, Sheireen e suo fratello.

La mattina del primo, verso le sette, tutta la comitiva escluso il misterioso fratello, si trovava a casa Swan per organizzarsi e badare agli ultimi particolari.

Bella finalmente si trovava completamente a suo agio, le piaceva l’atmosfera che si era creata; considerava ormai le persone che erano lì la propria famiglia e le dispiaceva l’idea di allontanarsi. Sì, era euforica al pensiero di crescere, ma abbandonare il proprio ambiente faceva male.
Più o meno come quando se n’era andata dall’Italia.

“Sheireen, ma tu vai con quelle scarpe?” chiese Bella guardando con disapprovazione le strette scarpette dell’amica.

“Cos’hanno che non va?”

“Forse che dobbiamo camminare in mezzo alla terra e sulle pietre? Con quelle scarpe sopravvivi dieci minuti scarsi!”

Sheireen gonfiò le guance già abbastanza paffute, facendo diventare la sua testa una specie di pesce palla.

“Forse per i tuoi delicati piedini. IO sono allenata, è da due anni che li rafforzo con vari sollecitamenti…”  

“Fa’ come ti pare!”

Tanya entrò con un sorriso e fra le mani un paio di coperte. “Melanie, stai proprio bene con quel vestitino a fiori. Dove l’hai comprato?” Tanya si rifiutava categoricamente di chiamarla Sheireen.

Sheireen rispose con una smorfia infastidita. “Ai grandi magazzini, sette dollari con lo sconto del 15%.”

Tanya lo guardò con approvazione. “Ti piacerebbe Bella? Ne andiamo a comprare uno per me e uno per te.”

Bella la guardò schifata. “Io non indosso gonne.”

Tanya sbuffò mentre Edward scoppiava a ridere e Rosalie alzava gli occhi al cielo.

Avrebbe sicuramente commentato con qualcosa di simile a ‘come sei maschio!’ se non avesse suonato il campanello.

“Arrivo!” urlò come se l’ospite potesse sentirla.

Corse a perdifiato e, immaginando che l’estraneo fosse il fratello di Sheireen, aprì la porta con un cordiale sorriso di benvenuto.

Sorriso che svanì non appena i suoi occhi scuri si scontrarono con una luce verde chiara.

“Riley?” mormorò.


Tre piccoli PS che vado di frettissima. Primo. Grazie a serenacullen che mi ha corretto il capitolo ^_^. Secondo. scusate se non vi rispondo.

Terzo. Mi dispiace per il ritardo, non so come mai è accaduto :(((

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Capitolo 26
*** Alice prende il timone della situazione ***


Bella aveva percepito subito il repentino cambio d’umore nella compagnia. E si chiedeva com’era possibile che Rosalie e Sheireen, che tanto giocavano a fare le saputelle sensitive, non se ne fossero accorte.

Non ci voleva la laurea per notare il comportamento insolito di Tanya: lei che di solito riservava tenerezze per l’intimità, ora le sventolava dalla Statua della Libertà; a quanto pareva sentiva l’impellente necessità di far capire a Edward quanto l’amasse.

Il bello era che, apparentemente, neanche Edward se ne era accorto.

E quel Riley le metteva addosso una strana inquietudine.

Fissava Edward con l’attenzione del nemico, seguiva con la sguardo Tanya come se fosse un cane bastonato che chiede almeno di essere bastonato ancora. Inoltre sembrava che cercasse di giudicare qualcosa.

Incrociò lo sguardo di Tanya e le rivolse un sguardo perplesso e interrogativo.

Tanya sospirò, scosse la testa e fece un sorriso teso e forzato, stupita dall’empatia della sorella.

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

Per le sorelle Swan il pic nic del Primo Maggio era qualcosa a cui erano legate intimamente.

Il loro nonno paterno, buonanima, sosteneva la necessità e l’obbligo di ricordare e onorare tutti i deceduti senza nome scomparsi per migliorare le proprie condizioni di vita, ma soprattutto per migliorare la vita dei propri figli.

Poteva piovere, poteva essere malato, poteva, come negli ultimi anni, avere il cancro che lo rodeva da dentro, poteva anche finire il mondo, ma bisognava festeggiare la ricorrenza con una gita campestre, secondo la tradizione degli antichi proletari.

“Noi da loro discendiamo. Io sono stato operaio, mio padre è stato operaio, mio nonno fu operaio. Sicuramente tutta la nostra famiglia è stata operaia e quindi dobbiamo ricordare le nostre radici”.

Quando il nonno se ne andò, lasciò un gran vuoto. E per qualche tempo Charlie non aveva più voluto saperne di gite del Primo Maggio.

Poi Tanya aveva ripreso la tradizione e ora malediceva in tutte le lingue del mondo questa sua decisione.

Cercava di continuo con lo sguardo Bella, era terrorizzata dall’idea che si perdesse.

Due braccia che conosceva bene le avvolsero la vita. “Non preoccuparti, non le succederà niente.”

Lei abbozzò un sorriso. “Lo so.”

“E allora perché sei così agitata?” Tanya si auto insultò. Edward l’aveva capita al volo, possibile che lei non riuscisse ad accontentarsi del ragazzo migliore del mondo? Perché i suoi ormoni impazziti la portavano altrove?

“Immagino che sia il suo istinto materno.” Rispose una vocetta acida, anch’essa molto conosciuta.

Tanya spostò lo sguardo su Riley, che pareva essere passato dalla fase ‘investigatore’, se così si poteva chiamare, alla fase ‘irritato a morte’.
La sua posa esprimeva tutto il suo disappunto e la sua rabbia, che Edward non poteva capire, ma che era ben chiara a lei.

Erano davvero i suoi ormoni il problema?

Sentì un ridacchiare delicato nell’orecchio. “Non ti facevo così materna.”

Lei si rilassò completamente e un sorriso contento le dipinse il volto. “Ma Bella è Bella.” Rispose con un sorriso luminoso.

Riley si rannuvolò.

Tanya chiuse gli occhi. “Andiamo a fare una passeggiata?”

“Va bene.” Edward la strinse forte per un attimo, poi si allontanò e le prese la mano sorridendo.

 

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

Stavano per tornare a casa quando Riley la prese in disparte e la portò lontana dal gruppo.

“Cosa c’è?” sbottò Tanya un poco irritata.

Gli occhi di Riley sembravano dei falò. “E’ tutta la giornata che non mi parli. E’ tutta la giornata che… che stai appiccicata a quello.” Le si avvicinò, determinato.

“Tu non lo ami, Tanya. Non lo ami. Si capisce.”

Tanya deglutì rumorosamente. “O forse sei tu che capisci solo quel che vuoi capire.” Disse con voce flebile.

“No, Tanya, no.” Poggiò la fronte sulla sua, il respiro grosso come se avesse partecipato a una corsa campestre.

“Guardami negli occhi e dimmi che lo ami. Dillo e cercherò di sparire.”

Tanya si allontanò per guardarlo in faccia. “Io lo amo.”

Riley sospirò come se tutta l’anima gli stesse uscendo dalla bocca.

“Sapevo che ne saresti stata capace.”

“Di fare cosa?”

“Di guardarmi in faccia e dirmi una bugia così sfacciata.”

Tanya sgranò gli occhi. “Ma cos…” non poté continuare perché una pressione violenta, animalesca la interruppe.

Rimase talmente sconvolta da non fare nulla per fermarlo. Certo, quando riprese possesso delle sue facoltà non lo scansò di certo, anzi: le mani si intrecciarono ai capelli di lui, le labbra collaborarono con quel muoversi frenetico, il corpo le si infiammò come non le accadeva da tanto, troppo tempo.

Poi sentì la voce di Edward che rideva, Rosalie che parlava, Bella che urlava divertita. E ritornò in sé.

Tremante, avvilita, guardò il viso trionfante di Riley. “Te l’avevo detto.”

Una sua mano andò a coprirle la bocca peccatrice, l’altra partì per un sonoro schiaffo che lasciò il ragazzo totalmente tramortito.

Riley rimase molto stupito davanti alle lacrime di Tanya che si girò e scappò via.

*-*-*-*-*-*-*-*-*-**-*-*

 

“E’ stata una bella giornata no?” le chiese Edward, totalmente abbandonato sul divano.

“Certamente.” Rispose Tanya con voce velata, sedendosi su una gamba sul divano con una tazza di cioccolata fumante tra le mani.

“Mi sei sembrata strana.” Osservò Edward con un velo di preoccupazione negli occhi.

Tanya fece spallucce sorseggiando il liquido scuro. “Anche adesso sei silenziosa, cosa insolita. Sicura di star bene?”

Per un attimo Tanya fu dibattuta fra dirgli la verità o mentirgli spudoratamente. Scelse una via di mezzo.

“Sono preoccupata per Bella.” Vero, era preoccupata, ma non per Bella.

Edward si fece subito così attento che Tanya si chiese se non ci fosse qualcos’altro sotto. “Come mai?”

Tanya sentì gli occhi pizzicarle. “Sta per finire la scuola…”

Edward scoppiò in una risata rilassata. “Hai paura per gli esami? Le andranno benissimo, tua sorella è un genio.” Disse dolcemente con gli occhi che scintillavano.

Lei sbuffò sonoramente. “No, stupido. Lei gli esami  li ha già fatti.”

“Come?”

“Rosalie non te l’ha detto?” gli scoccò un’occhiata sorpresa poi fece un gesto vago con la mano. “Gli esami li ha fatti l’anno scorso perché doveva partecipare ad un concorso per una borsa di studio.”

“E’ stata ammessa?”

“Ovviamente.” Rispose Tanya con orgoglio.

“E come mai con così largo anticipo?”

“E’ una borsa di studio molto speciale, che comprende vitto, alloggio in un collegio e le divise per cinque anni in uno dei migliori licei classici italiani privati e, se ne consegue una buona maturità, anche tre anni universitari.”

“Italiani? Quindi Bella tornerà in Italia?” chiese con gli occhi sgranati e uno strano timore nella voce.

“Sì.” Rispose Tanya mesta.

Prima che Edward potesse dire qualcosa, per quanto improbabile fosse una cosa del genere, si sentì un gran fracasso dal corridoio.

“Ma che sta succedendo?” chiese Tanya posando la tazza sul tavolinetto e ciabattando fino al corridoio buio.

Prima che riuscisse ad accendere la luce, due mani fredde e minute si posarono sui suoi occhi.

“Chi è?” chiese una voce allegra e famigliare.

“ALICE!” urlò Tanya girandosi.

Dopo un lungo e caloroso abbraccio, si ricomposero.

“Ma cosa ci fai qui? Non ti aspettavamo prima di Luglio!”

Alice sorrise e si passò la mano fra i capelli sbarazzini. “Volevo farvi una sorpresa.” Rispose sorridendo.

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

Tanya sapeva bene di non poter nascondere qualcosa ad Alice troppo a lungo: quella ragazza sembrava leggesse nel pensiero e ultimamente lei aveva le difese troppo abbassate.

Se si aggiungeva poi che Alice entrò in ottimi rapporti con Riley, non fu affatto una sorpresa per Tanya vederla, dopo un paio di settimane, arrivare a casa sua di gran carriera e con una luce assassina negli occhi.

Quando la vide bussare imperiosamente alla porta, Tanya sospirò, si strinse il naso fra pollice e indice e tirò aria dal naso così da otturarsi le orecchie e sentire i suoni smorzati.

Le sarebbe stato utile di lì a poco.

Inoltre, per evitare di dare spettacolo, si spostò velocemente in soffitta cosicché, o almeno sperava, da sotto non si sentisse troppo.

Sperò con tutte le  forze che le sue previsioni fossero errate e che Alice fosse incazzata nera per qualche altro motivo.

Ma, ovviamente, era sempre stata brava a predire il futuro.

La porta si spalancò con un rumore sinistro, ma apparve la figura di un’Alice incredibilmente calma. Tanya non lo reputò un segno positivo, la conosceva troppo bene.

La ragazza minuta chiuse con calma e per bene la porta e poi avanzò a larghe, ma lentissime falcate.

Si fermò davanti alla sua amica e la guardò attentamente negli occhi.

Si fissarono per un periodo interminabile. “Sto per tornare al college.” Iniziò Alice, lentamente, scandendo bene le parole.

Tanya rimase sconvolta al suo tono sostanzialmente gentile in contrasto con la posa che aveva imparato a conoscere con il tempo: rigida, fredda e calma per tenere sotto controllo una rabbia furiosa. Scelse saggiamente di rimanere zitta.

“Ho parlato con Riley, oggi.” Nessuna reazione. “Gli ho detto che stavo già organizzando il matrimonio tuo e di Eddy, ha reagito in modo strano e, quando gli ho detto che il matrimonio non rientrava nelle vostre aspettative future, mi è sembrato più sollevato”

Alice tacque per vedere se l’amica voleva aggiungere qualcosa, ma lei rimase immobile. “Ho fiutato qualcosa di strano e ho iniziato a fargli domande, ma lui non voleva rispondere. Alla fine ho capito tutto e ha svuotato il sacco.”

Silenzio ostinato.

“Tanya, io voglio bene ad Edward. Ma ne voglio anche a te.”

Tanya abbassò lo sguardo e Alice si inginocchiò per guardarla negli occhi, ma lei serrò le palpebre.

“Guardami, amica mia: non voglio farti pressioni, voglio solo andarmene con la certezza che ti guarderai dentro e non prenderai in giro nessuno. Farai male solo a te stessa e a Riley aggrappandoti a una relazione terminata, se lo è.”

Tanya alzò gli occhi inumiditi e Alice le prese le mani. “Non sei arrabbiata?”

Alice parve sorpresa. “Perché dovrei? Succede. E’ la vita.”

Tanya scoppiò a piangere. “Mi sento uno schifo.”

“Shhh, vieni qui.” Mormorò Alice, che adesso sembrava molto più grande di lei, stringendola in un confortante abbraccio.

Non disse nulla, la lasciò semplicemente sfogare.

“Va meglio?” chiese quando si separarono.

Tanya annuì tirando su con il naso e passandosi il dorso sugli occhi bagnati.

“E ricordati: minimizzare il proprio amore può solo far male, quindi non va mai fatto.”

Tanya si lasciò scappare un sorriso. “Non vale rubare le parole a Tiziano Ferro.”

Alice mise su un’espressione angelica. “Meglio Tiziano Ferro che Alessandro Alluminio, no?”

“Carta. Marco Carta.” Rispose Tanya ridendo.

“E’ lo stesso.” Fece in tono petulante Alice.

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

Alice sospirò contenta. Una cosa che aveva sempre adorato erano appunto le feste. Certo, quella non era certo una cosa in grande stile, ma una piccola riunione familiare era sempre piacevole.

Se poi si pensava che quella riunione fosse dedicata a lei si sentiva immensamente più importante delle varie principessine che andavano a gran serate di gala.

Era semplicemente una merenda con i suoi amici, Tanya, Edward, varie vecchie conoscenze e le piccoline Bella e Rosalie. Sheireen e Riley non erano voluti venire. Non avevano specificato il perché.

Lanciò una sguardo fugace a Tanya: sedeva pensierosa con Madalèin, ma non parlavano. Alice sorrise e sperò che stesse pensando a cosa provava davvero.

Lasciò navigare lo sguardo per la terrazza riempita di tavoli pieni di stuzzichini e si fermò nel vedere il groviglio riccioluto dei capelli di Rosalie.

E al suo sguardo attento si aprì una curiosa scena: Edward era seduto su una sedia a dondolo, Bella era sulle sue ginocchia e sorrideva tranquilla, Edward le carezzava distrattamente il braccio mentre ascoltava Rosalie ai loro piedi con vivo interesse.

Edward scoppiò a ridere e abbracciò meglio Bella quando Rosalie smise di parlare. Sembravano il ritratto della spensieratezza e della felicità.

Una camicia bianca le interruppe bruscamente la visuale e la cosa la irritò enormemente.

“Ciao.”

“Ciao.” Rispose scocciata a un biondino che, ne era sicura, non aveva mai visto prima.

“Scorbutica eh?” disse quello con un mezzo sorriso. Si avvicinò con fare disinvolto. Alice incarnò un sopraciglio in un chiaro segno minaccioso che lui parve, o fece sembrare, non notare. “Forse ti dispiace andartene.”

Alice fece un sorrisino e disse dolcemente “Non credo proprio, sai.”

“Era un modo per fare discussione.”

Alice sollevò le sopraciglia come per dire: "E pensi non l’avessi capito?"

Il biondino arrossì un poco e le fece inaspettatamente tenerezza, quindi addolcì di un poco il tono. “Anche tu vai all’università?”

“Sì. Studio legge.”

Alice stava per fare un commento educato, quando sentì sulla spalla un peso. “Ehi Jazz, per informazione è mia sorella.” Disse Edward minaccioso.

Il biondino alzò le mani in gesto di resa. “Ma io sono un ragazzo serio.” Argomentò con voce angelica e Alice si ritrovò a sorridere.

“Sì ed io sono Babbo Natale.” Ed Edward la trascinò via.

“Come mai mi hai portata via?” chiese Alice una volta che si furono allontanati. Il sole, che per quel giorno non si era nascosto, stava tramontando.

Edward le scoccò un’occhiataccia. “Di solito sembra che leggi nel pensiero: possibile che non te ne sia accorta? Jazz ci stava provando con te.”

“E allora?”

“E’ appena stato mollato dalla sua ragazza, sta cercando una distrazione.”

Alice si strinse nelle spalle. “Non me n’ero accorta.”

“E come mai?”

“Il mio occhio interiore era concentrato su un altro soggetto.”

“Chi?”

Alice gli lanciò uno sguardo malizioso e Edward sbiancò. “Io?”

“Certo che sì. Mi sei sembrato molto in sintonia con la piccola Swan.”

Edward trasalì. “Non è niente di che, non preoccuparti.”

Alice sospirò. “Quante cose sono cambiate.” Rimase in silenzio per un po’. “Con Tanya è finita, vero?”

Edward serrò le labbra e parve combattuto fra dire la verità o tacere, visto che non poteva mentirle. “Sì. Siamo sempre più distanti.”

“Edward, devi dirglielo.” Disse seria Alice.

“Cosa? Devo dire a Tanya che è finita?”

“No. Devi dire a Bella che la spiavi.”

“Che cosa?” disse con voce strozzata e allontanandosi di qualche passo.

“Non te ne sei reso conto? Siete una coppia perfetta: aveva ragione Evy. Certo, adesso è troppo presto, ma più in là sì. E devi dirglielo Edward, non più segreti.”

“Ma ti sei impazzita?! Tredici, Alice! Ha tredici anni!”

“Lo so.” Rispose calma. “Ma per avere una base solida su cui costruire in futuro non devono esserci segreti.”

Edward iniziò a scuotere la testa. “E le conseguenze?”

“Forse all'inizio rimarrà delusa, in fin dei conti ti considera il suo fratellone, ma col tempo capirà Edward. Bella è una ragazza intelligente e matura. Capirà."

“Fra un po’ partirà per l’Italia.”

“Meglio ancora.”

“No, Alice, no.” Edward la guardò deciso negli occhi. “Non lo farò.”

“Benissimo.” Rispose e Edward rimase stupito nel vederla così cedevole. Ovviamente non era così. “Glielo dirò io.”

“Alice, per favore.” Edward si era fatto supplichevole, ora.

Alice non rispose, si girò solamente. La decisione da prendere era soltanto una.

Trovò Bella che parlava con Rosalie e le sorrise.

“Bella, posso parlarti un secondo?”

Due occhi scuri la guardarono con una curiosità radiosa. “Certo.”

Alice sorrise e si sentì stranamente vicina a quella bimba.

Mentre incontrava lo sguardo furioso di Edward si disse che era in una banda di pazzi.

Ragazze che non volevano lasciare il proprio ragazzo per cui non provavano più niente, ragazzi che si innamoravano delle piccole sorelline della propria ragazza, bambine che proprio non ci pensavano.

‘Sembra l’arte degli scemi.’

 

 

Mmmmm. Mi merito le bacchettate sulle mani, lo so. In mia "difesa" posso dire che sto scrivendo questo capitolo, che dedico a Sharon (non mi ricordo come ti chiami su EFP), da più o meno una settimana. E anche che è abbastanza lungo (o no?)

E per questo ringrazio infinitamente Sharon, senza di lei non avrei scritto neanche 'a'. ^_^

Allora, credo che posso prendermi un po' di tempo per scocciarvi, giusto per darvi un'idea di cosa ho fatto per non postare in un tempo decente.

1) ho scoperto che la mia professoressa di matematica sta fuori U.U

Adesso vi racconto:

ha assegnato dei problemi di geometria sul teorema di pitagora applicato alla circonferenza e nessuno, NESSUNO, li ha fatti. Ora, tralasciando il fatto che in un ora ha corretto due problemi, voleva finirli di correggerli nel pomeriggio, nelle ore dedicate i compiti (14.30-16.30). Noi abbiamo protestato e lei per repicca (non so se si dice così) ce li ha riassegnati da capo.

E io già ho pensato, questa è scema, nessuno li ha fatti li riassegna?

Poi ieri mi ci metto d'impegno e li faccio quasi tutti, ne lascio solo uno. Oggi, tralasciando di nuovo il fatto che ci ha trattenuti per un quarto d'ora e ci ha fatto quasi perdere il bus) mi son fermata a parlarle. Lei mi guarda e mi dice, senza che c'entrava nulla nel discorso, "io lo so di chi mi posso fidare." O_O

Di più, mercoledì dobbiamo fare la verifica sul teorema.... in un'ora sola! Ha detto che ci riempie di domande orali (teoria) e di problemi. Un'ora! ç_ç Vabbe' io sono relativamente tranquilla.

2) sono in lutto. Il mio telefono è morto. ç_ç IL sedici settembre ha fatto un anno che l'avevo, l'ho messo a caricare e non faceva altro che illuminarsi. Lo tocco ed era bollente! Quando si è raffreddato ho trovato dentro la mia scheda wind liquefatta :'(

3) mancano trentasei giorni a Natale. Voi per Natale che vi fate regalare? Io mi faccio dare cinquanta denari e con trenta di quelli mi ci compro il SdA (Signore degli Anelli)... approposito, qualcuno di voi l'ha letto? Come le è sembrato?

4) il mio gatto si è fatto un trippone!!!!! XD :P

5) ieri e oggi ho avuto due compleanni: AUGURI GISELDA E NICOLE! Vi siete fatte vecchie! :P:P

Ora, bando alle ciance, vi comunico un'altra decisione. Al 95% dei casi questa è il PENULTIMO capitolo. Poi la storia è finita e Amen, ci rivediamo dopo.

Che credo che quel "dopo" consista nel sequel di questa storia, mica la posso lasciare così. U.U

Lo metto ai voti:

VOLETE IL SEGUITO O MI SPARATE SE LO FACCIO?????

AI VOOOOOOOOOOOOOTIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!

Vi do qualche anticipazione temporale u.u: Bella torna in America dall'Italia, ha più o meno venticinque anni ed è diventata avvocato. Però Edward si mette a fare il deficiente e lei non gli parla più. E poi altri bla bla bla vari.

Le vostre recensioni:

Selene Krystal: Alla fine però l'ho fatto :'((((((( Dai l'importante è che ho postato ^_^ Non preoccuparti, capisco la carenza di tempo ^_^.

Day_Dreamer: Grazie per il complimento :$ Purtroppo ho fatto aspettare tanto e ho fallito nel personaggio di Riley!

alexia__18: ROSALIE E BELLA PERSEMPRE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! XD. Mi sa che ti ho un po' delusa...

 

Ora un'ultima cosa, so che non vedete l'ora che me ne vada a quel paese,: non me ne vogliate se faccio di nuovo un ritardo del genere, io cerco di impegnarmi ma non so perché non ci riesco! Ora me ne vado, ciaociao.

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Capitolo 27
*** La fine ***


Probabilmente più che arrabbiata, Bella si sentiva tradita, e molto.

Quello che aveva sempre considerato il suo fratellone aveva fatto qualcosa che non si sarebbe mai aspettata, ma la cosa che più la infastidiva era il non riuscire a capire il motivo per cui Edward l’aveva spiata.  

Si buttò sul letto gettando tutti i cuscini per terra con una forza tale che non aveva mai utilizzato fino ad allora, più che altro per sfogarsi.
Sbuffò sonoramente e tre pensieri presero forma nella sua mente:

evitare Edward come un appestato, ucciderlo e… Oh porca pupattola!

Bella sgranò gli occhi e si tirò su a sedere talmente forte che sbatté la testa contro l’armadio.

Solo ora si accorgeva di un piccolissimo dettaglio: lei aveva l’abitudine di mettersi il pigiama e di vestirsi in camera.

‘Fantastico’ pensò. ‘Può anche avermi visto nuda.’

Quante altre cose Edward aveva violato, quanti segreti che lei pensava al sicuro nella sua cameretta?

Ora l’idea di ucciderlo, in modo lento e doloroso magari buttandolo da una scogliera, la allettava sul serio.

Oppure l’avrebbe potuto dire a Charlie.

‘Naaaaaaah.’

L’avrebbe potuto dire a Tanya, ma se avessero litigato? Non voleva essere la causa del crollo di una coppietta, all’apparenza, così felice.

Ma come diamine avrebbe fatto a far finta di niente?

Sbuffò e, guardando in modo diffidente la webcam, prese il pigiama e andò in bagno a cambiarsi, stando attenta a non inciampare in Oscar che ora sembrava più a una palla di pelo e ciccia ambulante che a un gatto.

Sospirando e arruffandosi i capelli, si sdraiò sotto le coperte, cercando di snebbiarsi il cervello.

Probabilmente avrebbe impiegato tutta la notte a fissare il soffitto chiedendosi cosa fare se un rumore, una specie di ronzio metallico, non avesse attirato la sua attenzione.

Un’inquietante lucetta rossa brillava dalla web, quasi a prendersi gioco di lei.

Sorrise in modo sinistro, anche se al buio lui non poteva vederla, e con rabbia prese quel congegno diabolico per poi buttarlo con violenza in un cassetto della scrivania.

Prese il giubbotto più pesante che aveva e lo indossò sopra il pigiama.

Era arrivato il momento di mettere finalmente le cose in chiaro.

 

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

 

Edward guardava con un che di disperato il monitor del suo computer, nero, per qualcosa tipo quaranta secondi prima che il suo cervellino, poverino si era evidentemente rimpicciolito negli ultimi tempi per ritrovarsi in una situazione del genere, realizzasse pienamente l’accaduto.

Allora Alice gliel’aveva detto veramente.

Rimase allibito ed ebbe l’istinto, insensato, di chiamare la sorella per urlarle contro.

Non aveva la più pallida idea di cosa sarebbe successo.

Anche con Tanya, un punto oscuro.

Oddio.

Se Bella avesse raccontato tutto a Tanya, lei ovviamente l’avrebbe lasciato.

La cosa sconvolgente era proprio che non gli faceva né caldo né freddo.
Altra cosa sconvolgente: se Tanya l’avrebbe lasciato non avrebbe più saputo niente di Bella.

Oddio.

Si alzò di scatto dalla sedia e iniziò a girare in tondo, come se avesse troppa energia in corpo e dovesse scaricarla.

Il che, più o meno, era vero.

Era talmente agitato che sussultò in modo esagerato quando sentì un bussare delicato, ma anche terribilmente e spaventosamente determinato, alla porta di casa.

Edward corse svogliatamente alla porta, talmente preoccupato da non rendersi conto dell’orario insolito per una visita.

“Avanti.” Disse bruscamente aprendo la porta senza neanche guardare il nuovo arrivato.

“Ti vado a chiamare mamma.” Disse, ricordandosi nel momento istante in cui pronunciò la frase che i suoi genitori erano fuori a cena e che Rosalie era a dormire da Jessica.

“Sarebbe carino se tu fossi un tantino più gentile, sai com’è penso di meritarmelo.”

La voce che aveva parlato era tanto irritata da essere quasi stridula. “E comunque non sono qui per Esme.” Aggiunse addolcendo la voce nel dire quel nome, che suonò con una nota di affetto tangibile.

Edward deglutì. “Rosalie non c’è.” Azzardò mentre Bella si levava il cappotto e si sedeva sul divano con tutta l’aria di voler piantar radici lì.
La ragazzina prese un respiro per trattenersi dall’urlare. Urlare era incivile, incendiava solamente gli animi e portava a conseguenze più serie.
L’unica volta in vita sua che aveva urlato era stato durante il litigio con Tanya e l’esperienza le era bastata.
E poi non sarebbe stata la stessa picchiarsi con Edward.
Quindi si limitò a gettarli un’occhiata sarcastica. “Lo so.”
“Allora cosa…” iniziò Edward, facendo la parte del finto tondo.
“Risparmia il fiato, Cullen”
Edward batté le palpebre. Cullen?
Scese un silenzio piuttosto pesante, anche perché entrambi erano impegnati in due battaglie interiori estenuanti: Edward cercava una via d’uscita in quella situazione, Bella cercava di trovare qualcosa da dire visto che ora, improvvisamente, aveva perso l’ispirazione.
Visto che continuava a non trovare le parole, e visto anche che si sentiva una stupida a non parlare, si decise a guardare Edward e a dire, tanto per metterlo in difficoltà, “Beh?”.
  Il suo sguardo parlò per lui e lei sbuffò. “Ti facevo più intelligente, a quanto pare studiare non aumenta la capacità di ragionamento di alcuni individui particolarmente arretrati nella scala evolutiva.” Fece un gesto vago con la mano, soddisfatta di essere riuscita a cambiare la situazione in modo così spontaneo. “Lasciando da parte però i tuoi problemi intellettivi, non pensi di dovermi qualche spiegazione?”
Edward non rispose.
Un po’ perché in quel preciso istante si stava sentendo per la prima volta in colpa, forse perché per la prima volta aveva realmente realizzato cosa aveva fatto, un po’ per come gli appariva Bella, magari alla sua Bella sarebbe riuscito a parlare, Edward non trovava assolutamente niente da dire, né per incolparsi né per scagionarsi.
Bella sbuffò. “Andiamo dritti al dunque: mi hai spiata?”

Edward annuì, lentamente.

Perché?” chiese facendosi quasi supplichevole, per poi tornare a essere dura come il marmo.

“Cosa speravi di ottenere?”

Dopo un attimo di silenzio, Edward disse, senza quasi neanche accorgersene, “Ti è piaciuto Piccole donne?” ma non suonava come una domanda.

Piccole donne glielo aveva regalato per Natale. Aveva sempre immaginato Bella che leggeva un libro della Alcott.
Erano a casa Swan e, dopo averlo scartato guardato e rimirato più volte, Bella gli aveva buttato le braccia al collo. “Grazie!” e, per ringraziarlo davvero, si era avvicinata per scoccargli un bacio sulla guancia.
Ma lui, che stava parlando con Charlie, si era girato e ci era mancato davvero poco che quel piccolo segno d’affetto diventasse un VERO bacio.

Bella strinse le palpebre, sospettosa. “E questo cosa c’entra?”
Edward distolse lo sguardo. “Sorridevi di continuo mentre lo leggevi.”

Il silenzio tornò indesiderato. Quanti segreti Edward aveva violato, segreti che lei pensava al sicuro nella sua cameretta?

“Aly mi ha esposto una sua teoria.” Disse a un certo punto Bella in tono dolce.

“Aly? Ora è diventata Aly?

Bella lo fissò. “Lei mi ha detto la verità.”

Ansioso di portare la conversazione su terreni meno accidentati, Edward domandò “Quale teoria?”

Bella non lo guardava mentre rispose. “Una sciocchezza, quella ragazza vede troppi film. Sostiene perfino che non sei un maniaco deficiente, pensa un po’. Lei dice che tu mi ami. Assurdo, vero?”

“Già, proprio assurdo.” Sussurrò in risposta con un filo di voce.

“E dimmi un po’,” Bella prese a guardarlo in faccia, “perché mi hai spiata allora?”

“Non lo so.”

“Ma come non lo sai?”

“Volevo averti sempre sotto controllo.”

“Perché?”

Bella sospirò e si passò una mano fra i capelli. “Alice, per amor di precisione, ha detto che il tuo non è amore, ma un interesse morboso.”

“Io voglio averti sempre accanto, se è questo che intendi. Ma non voglio nient’altro, niente di… fisico o altro. E io non ti amo” Edward alzò gli occhi al cielo. “Semplicemente, Alice e Evy si fanno i filmini mentali. Io ti voglio solo tanto bene.”

Bella lo guardò arrabbiata. “Le persone non si spiano perché si vuole loro bene.”

“Neanche le persone amate vengono spiate.” Rispose quieto Edward.

Lei scosse la testa e i capelli le nascosero il viso.
“Zitto.” Sibilò Bella.
“Io ti sto solo rispondendo.”

Bella grugnì qualcosa e prese a trarre respiri profondi per calmarsi. “Tu dici che mi vuoi bene. Ma non ti vergogni?”

“Vergognarmi?”
“Visto?! Ti comporti come se non sapessi che cosa hai fatto! Non ti rendi conto che mi hai violata? Sarebbe stata la stessa identica cosa se mi avresti stuprata!”
“Non esagerare, ora..”

“Non esagerare? Ma lo sai che potresti davvero avermi stuprata, anche se indirettamente? Lo sai, vero, che io spesso sto nuda in camera? E tu mi dici di non esagerare!”
“Io non avrei mai..”

“L’hai fatto invece!” Bella si fermò per riprendere fiato. Le mancava l’aria come se avesse urlato, invece aveva mantenuto il suo proposito.
Stava parlando con il tono di una persona civile.

“Ma no, io..”

“E il bello lo sia qual è? Ogni giorno mi incontravi per strada, a casa, a scuola da qualche parte e mi parlavi come se non stessi facendo niente!
Come facevi a guardarmi in faccia sapendo che appena ti giravo le spalle facevi quel che facevi?”

Edward la lasciò sfogare, senza sprecare più il fiato. “E anche ora, non sembri minimamente in colpa. Ma che razza di persona sei?!”

Edward ricordò quello che gli aveva detto Alice. Saprà dimenticare.

Aggrappandosi a queste parole, Edward mormorò. “Spero che mi perdonerai.”

“Io invece spero solo di dimenticarti, cancellarti, annientarti. E questo fatto sarà molto facilitato dalla mia partenza. Fra un mese parto e non ci rivedremo più.”

Si mise il giubbotto. “Addio Edward.”

E filò via, lasciando Edward piantato nel soggiorno come un giunco. “Addio.” Mormorò prima di lasciarsi cadere sul divano con aria molto stanca.

 

*-*-*-*-*-*-*-*-*

 

Era arrivato il momento.
Bella si sentiva tutto un fremito, e non faceva altro che svolazzare di qua e di là, cercando di calmarsi.

Stava per andarsene. Fra tre ore partiva un aereo dall’aeroporto di Port Angeles, avrebbe fatto scalo a New York, Madrid, Parigi e poi a Firenze, dove sarebbe stata dai suoi zii fino agli ultimi giorni di Agosto.
Poi avrebbe preso un treno per andare a Milano, dove c’era la scuola e il collegio.
A metà Settembre sarebbe iniziata la scuola, ma loro dovevano essere lì il primo.

E sarebbe iniziata una nuova vita.
Bella era spaventata ed eccitata allo stesso momento.

Non vedeva l’ora di misurarsi con quella nuova prova, ma dall’altra parte… aveva paura.

Si sarebbe trovata bene in quel mondo estraneo? Lontana da famiglia e amici?

Bella scosse amabilmente la testa. “Bella, ti vuoi muovere? Non vorrai perdere l’aereo!” urlò Tanya mentre passava davanti alla porta aperta della cameretta di Bella, con uno scatolone fra le braccia.

Bella, tanto per sottolineare che non sarebbe tornata prima di un paio d’anni, non stava lasciando niente e aveva messo tutto in alcuni scatoloni: i suoi amati libri, i suoi vestiti, il suo PC, i suoi film, perfino i suoi peluche.
E poco importava se per quelli l’avrebbero presa in giro a vita.
L’unica cosa che non poteva portare con sé era Oscar, la palla di pelo che si stava amorevolmente strusciando sulle sue gambe facendo le fusa.

Con un sospiro, Bella si chinò a prendere la bestiola in braccio.

Oscar sarebbe stata una delle cose che le sarebbero mancate di più.

Era esattamente al terzo posto, dopo Tanya e Rosalie.

Iniziò a scendere lentamente le scale, presa all’improvviso da una sorta di riluttanza ad andarsene.
Aveva portato il conto alla rovescia per mesi, e ora non voleva andarsene.

Concentrò il suo pensiero su Laila.

Avrebbe ritrovato la cugina, per il momento. Il grande sconvolgimento sarebbe arrivato solo dopo mesi.

Diede un’ultima grattatina dietro le orecchie ad Oscar, lo posò e salì in macchina.

 

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

 

Si erano salutati con un abbraccio. Anche Edward.
Ma con lui non era stato un gesto sincero, ma un modo per metter a tacere gli altri.
E ora Tanya ed Edward erano rimasti a guardare il punto dove l’aereo era scomparso.
Non si tenevano la mano e sembrava che quel distaccamento fisico si proiettasse sulle loro menti: si sentivano distanti come mai prima d’ora.
Ma in fondo erano anche molto vicini, visto che entrambi stavano cercando parole gentili per dire all’altro la stessa identica cosa.

Fu Tanya la prima a parlare.

“Edward.” Teneva gli occhi fissi al cielo. “Edward, mi sa che dobbiamo darci un taglio.”

Edward fece un sorrisino, ma per il resto restò imperscrutabile.

“A noi, intendo.” Tanya stava diventando sempre più imbarazzata. “Sai com’è, è da tempo che..” si fermò. “Insomma..”

Edward decise di venirle in aiuto. “Tanya, calmati. E’ evidente che fra noi è finita.”

Si guardarono e sorrisero. “In modo spettacolare, direi” aggiunse Tanya.

Edward ridacchiò, mentre l’attirò a sé in un abbraccio delicato.

“Amici?”

“Amici.”

 

 

 Come promesso... ECCOLO!!!! Se finalmente vedete questo post (Alleluja!) dovete ringraziare l'associazione trasporti c*******a (non voglio fare cattiva pubblicità)!
Ci ha fatto tornare da Napoli con i finestrini chiusi (ma perché nei bus non si possono mai aprire?) e con i riscaldamenti accesi!! Faceva un caldo dell'anima!!! E ovviamente ci siamo spogliati il più possibile (con i ragazzi chi in canottiera chi innudi xD). Quando siamo scesi faceva il freddo del polo nord e zac!
Mi son beccata l'influenza =(=(.

Quindi, non andando a scuola, ho avuto il tempo di scrivere.

Adesso però sono molto triste... il mio micio è scomparso da due ore!!!!

DOVE SEI OSCAR???????? ç___ç ç____ç ç____ç

E non posso neanche uscire a cercarlo....

Ora però passando alla storia: è finita, Osanna!

Visto che il voto umanime ha votato SI al sequel, ebbene ci sarà. Ma non so dirvi quando. Mi voglio anticiparmi prima i capitoli, per non ricascare nella situazione di questi ultimi due.

Facendo un paio di conti non direi di riuscire a postarlo prima dell'anno nuovo, ad esser proprio ottimisti xDxD

Ora, bando alle ciance: sbizzarritevi, giudicate il capitolo e la storia in generale (ora voglio soprattutto critiche).

Il mio voto personale per la storia? Seguendo lo schema di anobii dove 1 è schifoso e 5 bellissimo?

Mah, 3 (così così).

Questa è l'ultima volta che seguo trame che non stanno né in cielo né in terra U.U

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