L'uomo nero non è morto

di Asuka96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non dormire questa notte ***
Capitolo 2: *** Sogni d'oro ***



Capitolo 1
*** Non dormire questa notte ***


Katy Patterson non era una ragazza molto coraggiosa, o meglio, non era ciò che si definisce una "fifona", ma non aveva abbastanza forza interiore per affrontare un pericolo come quello che le si presentava.
Forse era solo paranoica, o forse stava davvero succedendo qualcosa di strano.
Ventiquattro ore prima era stato ritrovato il corpo della sua amica e compagna di scuola, Debby Watson, coperto da lesioni provocate da coltelli e diversi graffi sulle braccia e sulla schiena, che luccicavano di quel color rosso spavaldo in contrasto con la pelle cerea; una scena da far venir la pelle d'oca. Katy non aveva visto il corpo dell'amica, ma il racconto della polizia era bastato perché la sua mente eseguisse una trasposizione virtuale della scena.
Non si avevano sospetti, non ci si sapeva spiegare chi potesse essere stato e perché, i genitori della ragazza erano disperati, ed in tutto ciò, l'unica che sapeva più di quanto avrebbe dovuto era Katy.
Lei e Debby ne avevano parlato molte volte nei giorni precedenti, entrambe avevano avuto degli incubi terrificanti, di un uomo dall'aspetto spaventoso che le inseguiva brandendo gli artigli che aveva alle mani. Debby aveva mostrato a Katy un graffio che le era comparso sulla spalla sinistra. Katy non aveva riportato segni o lesioni, poiché nel sogno era sempre riuscita a cavarsela scappando il più veloce possibile e nascondendosi ovunque poteva, e non appena l'uomo la stava per afferrare, lei si svegliava urlando.
Dopo una settimana erano giunte alla conclusione che quell'incubo non poteva essere solamente un incubo, e il fatto che lo avessero vissuto entrambe era segno che non si trattava neanche di una coincidenza.
Non lo avevano raccontato ai loro genitori, né a nessun altro, ma cominciavano a temere per il peggio.
Per Debby il peggio era arrivato infine, ed ora Katy temeva - e sapeva - che la sua ora non era molto lontana.
Ora, se ne stava in camera sua, erano quasi le 20:00, stava rannicchiata sul letto, con le braccia attorno alle gambe, aveva in mano il foglietto sul quale aveva riportato la filastrocca che l'uomo le aveva canticchiato nell'incubo:

L’uomo nero non è morto,
Ha gli artigli come un corvo,
Fa paura la sua voce ,
Prendi subito la croce.
Apri gli occhi, resta sveglio
Non dormire questa notte...

...non doveva dormire quella notte, doveva restare sveglia, o questa volta sarebbe toccato a lei. No, no, non poteva dormire, sarebbe rimasta sveglia, aveva troppa paura, non era abbastanza coraggiosa. Il suo coraggio non era mai andato oltre il limite di salire sulle montagne russe al luna park, guardare continuamente film horror e costringersi a soffocare la paura del buio la notte. Affrontare quella specie di mostro che sicuramente, in un modo o nell'altro, prima o poi l'avrebbe uccisa, non rientrava nelle sue capacità. No, non poteva, non ce la faceva.

To be continued.

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Capitolo 2
*** Sogni d'oro ***


Aveva resistito finché aveva potuto, ma verso le 3:00 del mattino aveva ceduto.
"Chiuderò gli occhi solo per un secondo" aveva pensato fra sé, "li riposerò soltanto..." aveva cercato di convincersi, ma dopo pochi secondi, Katy Patterson era caduta addormentata in un sonno profondo.
Aprì gli occhi, e dovette immediatamente socchiuderli per via dell'intensa luce emanata dal sole, alto in cielo, proprio sopra di essa, che stava stesa a pancia all'insù su un verde praticello di campagna, cosparso di un mantello di fiori, ognuno di un colore diverso. L'aria era calda e l'atmosfera era tranquilla, serena ed ovattata, come quelle dei cartoni animati per i bambini. Sembrava uno scenario del tutto sicuro, e non da incubo, ma era proprio questa la cosa più sospetta.
Katy si era portata una mano sugli occhi per ripararsi dai raggi del sole e lentamente si era alzata da terra. Si guardò intorno, spaesata, confusa, sentiva la mente un po' annebbiata ed ovviamente, come in ogni sogno, non riusciva a ragionare con lucidità. Ma riusciva comunque a riflettere sul pericolo che incombeva.
Aspettava che da un momento all'altro succedesse qualcosa di terribile, nascondeva dentro di sé un pessimo presentimento e cercava con lo sguardo una qualche forma di essere umano, ma attorno a lei c'era solamente la natura. Cominciò, istintivamente, a camminare per il prato rigoglioso, in modo lento e cauto.
Mentre camminava, improvvisamente il sole venne oscurato dalle nubi, e senza rendersene conto, Katy cominciò ad affrettare il passo. Non sapeva dove fosse diretta, ma sentiva che rimanersene immobile non era una grande idea, per cui camminava svelta verso non si sa dove.
Dopo qualche minuto il cielo si era tinto di un grigio tetro, l'aria era diventata pesante, il prato non era più di quel colore verde brillante, ma si era scurito sempre di più e non ci volle molto perché anche i fiori perdessero la loro bellezza, appassendo e diventando tutti di un colore marrone per niente sereno.
"Brutto presentimento, brutto presentimento, brutto presentimento...".
Non si era resa conto che ormai camminava da un bel po' di tempo, quando improvvisamente, istintivamente, si voltò a guardare dietro di sé. Solo allora si rese conto che lo scenario attorno a lei era completamente cambiato, o meglio, solo una parte di esso. Davanti a lei c'era ancora il prato con i fiori, mentre dietro di lei era apparsa inspiegabilmente casa sua, e sopra di questa si ergeva una densa nube nera, come a voler suggerire che dentro la casa non vi si celasse nulla di buono.
Katy guardò casa sua, quel luogo prima di allora le aveva sempre ispirato sicurezza e tranquillità, ma ora non ne era più tanto sicura. Per cui, se quello non fosse stato un sogno, di certo avrebbe avuto il buon senso di scappare via ancor più velocemente, ma quella non era la realtà, quello era un sogno, e per una volta nella vita, Katy avrebbe ardentemente desiderato di trovarsi nella realtà anziché in un sogno.
Katy cominciò a muoversi verso casa sua, con la convinzione che nonostante l'apparenza quello fosse ancora il luogo nel quale sarebbe sempre stata protetta, il luogo nel quale avrebbe trovato i suoi genitori, pronti a consolarla e ad aiutarla, e magari anche a combattere per lei in caso le cose fossero andate male. In caso Freddy sarebbe ricomparso.
Aprì il cancelletto e salì i gradini che portavano all'entrata. Era strano, ma più si avvicinava, più la casa sembrava essere inquietante, ma Katy cercò di non farci caso, voleva credere che quella fosse davvero casa sua, voleva che il suo desiderio prendesse il sopravvento sulle sue fantasie. Quando arrivò alla porta, cercò di guardare all'interno per scorgere una traccia dei suoi genitori, ma non vide nulla. Cercò di autoconvincersi che la aspettassero nel salotto, o in cucina, o da qualche altra parte, qualsiasi cosa pur di rivederli.
Appoggiò la mano sulla maniglia e spalancò la porta.
Non c'era nessuno.
Entrò cauta, a passo lento, guardandosi attentamente intorno.
- Mamma? Papà? - chiamò, ma nessuno rispose.
Si diresse pian piano nel salotto, ma neanche lì vide nessuno.
"Brutto presentimento, brutto presentimento, brutto presentimento...".
Percorse l'intera stanza, attenta a guardarsi dietro le spalle, alle finestre, alle altre porte, alle altre stanze, ogni tre secondi. Non voleva ammetterlo a sé stessa, ma cominciava ad avere seriamente paura. Se non ci fossero stati i suoi genitori, cosa avrebbe fatto? Sarebbe stata sola, e Freddy Krueger sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro ed ucciderla, così come aveva fatto con Debby.
Continuava a camminare per la stanza, fino a che non si trovò davanti la scalinata che conduceva al piano superiore e alle camere da letto. Chiamò di nuovo:
- Mamma? Papà? Ci siete? - ed un'altra volta, nessuno le rispose.
Mise il piede sul primo gradino, incerta e preoccupata. Doveva farsi forza, doveva trovare il coraggio anche in quella disperata situazione.
- Mamma, papà... devo... devo dirvi una cosa... m-mamma... io... - borbottò Katy. Non aveva idea di cosa stesse dicendo o di cosa volesse dire, ma non voleva smettere di parlare. Sentiva nel suono della propria voce qualcosa di rassicurante, sentiva che se avesse continuato a parlare, in qualche modo i suoi l'avrebbero sentita, e magari sarebbero arrivati, ovunque si trovassero adesso.
In pochi secondi si ritrovò al piano superiore, ma anche questo era vuoto, e non c'era anima viva.
Katy si guardava attorno sospettosa, tesa, non sapeva cosa fare, non sapeva cosa pensare, voleva solo disperatamente che i suoi genitori arrivassero lì, da lei, pronti a difenderla e a lottare perché sopravvivesse a quell'orribile esperienza.
D'un tratto, un mormorio echeggiò dal nulla, in principio lieve e quasi impercettibile, poi sempre più forte, fino a che non divenne chiaro che si trattasse di un canto, di una specie di filastrocca, intonata da una voce rauca e spaventosa....

" ...l’uomo nero non è morto, ha gli artigli come un corvo... ...fa paura la sua voce, prendi subito la croce... ...apri gli occhi, resta sveglio, non dormire questa notte..."

A Katy si serrò la gola per la paura. "No, no, no... NO!" pensò velocemente, mentre la paura si impossessava di ogni parte del suo corpo ed anche della sua mente, impedendole di muoversi o pensare a una qualunque via di fuga. Ormai era in trappola, lo sentiva, lui l'avrebbe uccisa, come aveva ucciso Debby. L'avrebbe trapassata e graffiata e l'avrebbe tagliata ed avrebbe fatto a pezzi la sua carcassa, e il giorno dopo i suoi genitori l'avrebbero trovata morta, uccisa da coltelli e lame invisibili, nel suo letto, con i segni indelebili della paura sul suo volto...
E come poteva salvarsi? Come poteva sottrarsi a questo suo destino? Non aveva scampo, non aveva un'arma con sé, l'unica cosa che aveva erano le sue gambe e l'impulso di scappare, e non sarebbe bastato.

To be continued.

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