Woland, il vampiro

di Ramiza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gli spiriti ***
Capitolo 2: *** Il ritratto ***
Capitolo 3: *** Il flauto ***
Capitolo 4: *** Gli dei ***
Capitolo 5: *** L'elfa ***
Capitolo 6: *** Il cuore ***
Capitolo 7: *** La fine ***



Capitolo 1
*** Gli spiriti ***


Gli spiriti.

Woland, il vampiro, non è mai solo.

Centinaia di spiriti lo accompagnano - sempre -, centinaia, e gridano, e soffrono, e piangono. Talvolta urlano o provano a ribellarsi – inutilmente. Quasi sempre imprecano.

Li conosce tutti, a uno a uno. E se ha dimenticato perché e come li uccise - per nutrirsi, per rabbia, per difesa, spesso, semplicemente, per necessità - non può dimenticare i loro volti né il colore dei loro occhi.

Sono sempre con lui, lo accompagnano, lo servono, condannati a una sorte assai peggiore della morte, ma lui non può sfuggirgli, e dunque è prigioniero di loro almeno quanto loro lo sono di lui.

Il motivo si perde nel tempo, a quella zingara che lo maledisse, così tanti anni fa da non ricordare più quanti.

Azazel è tra loro. Azazel che fu il suo corruttore, e il suo padrone, persino.

Era giovane e ingenuo – strano a dirsi, nessuno ci crederebbe – quando godette dell'averlo lì, al suo servizio, alla sua mercé.

Adesso che il tempo è passato, tuttavia, e la smania della vendetta s'è spenta, non prova più quel piacere – nemmeno quello, il sapore dolce della vittoria – e la sua vista gli lascia solo un gusto amaro in bocca, il gusto delle scelte sbagliate, il ricordo di quello che fu, impresso sul volto dell'ultima creatura che lo vide vivo. Vorrebbe fuggire, ma sa che sarebbe inutile.

È tutta la sua non vita, in fondo, a sapere quell'unico monocorde sapore amaro.



I nomi, inutile a dirsi, sono un omaggio al capolavoro di Bulgakov.

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Capitolo 2
*** Il ritratto ***


Il ritratto


Woland, il vampiro, distorce la bocca in una smorfia lieve, avvertendo sul palato il gusto amaro della propria vita.

Poi solleva gli occhi e fissa un istante quell'unico ritratto che pende dal muro.

La smorfia, lentamente, diventa un sorriso. Amaro anch'esso, ma pur sempre un sorriso.

Woland, il vampiro, sorride raramente.

Si potrebbe contarli sulla punta delle dita, i sorrisi che gli affiorano sul volto bianchissimo – e bello d'una bellezza eterea, evanescente, che non puoi cogliere ma solo sfiorare, come il vento.

Quel ritratto è il suo sorriso, il suo passato, e ha l'odore antico della felicità.

È il suggello di un'amicizia mai finita, quella per cui rinunciò a tutto, quella per cui sbagliò, quella per cui si perse, ma senza rimpianto.

Rimpiange molte cose, Woland il vampiro, ma non rimpiange il dolore provato per aver troppo amato, per essersi dato fino all'ultimo brandello di vita.

E se fu invano, non ha importanza.

Così seduto sulla sua poltrona, il trono del re della notte, mentre suona il suo flauto magico, si ferma un istante e sorride.

«Quanto tempo, Kor» mormora appena.

E darebbe tutto il suo potere per poter rivivere un singolo istante di quella felicità bruciante.

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Capitolo 3
*** Il flauto ***


Il flauto


Woland, il vampiro, ama la musica.

Gli piacerebbe essere un grande bardo, ma non è che un suonatore mediocre.

Per questo si è procurato quello strumento, quel piccolo flauto di pan intagliato e stregato dagli gnomi d'un villaggio di cui nemmeno ricorda il nome, e seduto sulla sua poltrona – il trono del re della notte – ascolta la musica che ne esce come se non fosse lui a produrla.

Come un prodigio d'altri tempi, come un miracolo, direbbe se amasse gli dei (e i miracoli, con essi).

 

Perché quando stringe le labbra e quel lieve soffio si trasforma in una melodia sublime, per un attimo il suo spirito trova requie.

I fantasmi tacciono, tacciono la rabbia e l'odio e tace forse persino il ricordo.

Solo, tra quelle note perfette, s'affaccia talvolta la voce roca di Kor'viev che lo chiama e tossisce e dice infine

«Suona ancora, Wol».

Woland, il vampiro, ama la musica assai più di quanto non ami la spada, sebbene sia un guerriero eccezionale, ma solo un mediocre suonatore.

Ma non porta quel suono, la spada, il suono roco della voce di Kor.

 

 

 

Baloon: grazie mille, il tuo commento mi ha fatto davvero piacere... l'idea è quella di raccontare tutta la (non) vita di questo personaggio, in piccoli quadretti. Insomma, creare una specie di puzzle un po' onirico, come hai detto tu. Spero di riuscirci, ma grazie ancora, e di cuore.

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Capitolo 4
*** Gli dei ***


Gli dei


Woland, il vampiro, non ama affatto gli dei.

Ma sarebbe più corretto dire che vorrebbe ignorarli.

Solo che loro non lo ignorano mai, chi per un motivo chi per un altro, gli dei buoni e gli dei cattivi, e tutti, tutti, a intromettersi nella sua (non) vita per cercare di manipolarla, di decidere per lui, per offrirgli – imporgli – soluzioni, strade da percorrere, e qualcuno che decida al suo posto.

C'è una dea, poi – la chiamano la signora del tradimento – con cui ha proprio un conto in sospeso.

Ma sarebbe più corretto dire che è lei ad avere un conto in sospeso con lui, e non perde occasione per presentarglielo, ma non riesce mai, mai, a farselo pagare. E allora così, tanto per farglielo notare, lui la chiama la puttana del sudiciume. Tanto per farglielo notare, sì.

Ad ogni modo lui vorrebbe davvero ignorare gli dei. Vogliono tutti la stessa cosa, quelli buoni e quelli cattivi – per lui non fa alcuna differenza, in fondo – vogliono quel poco di libertà che gli resta, in cambio di una spalla su cui piangere.

Ma Woland, il vampiro, non piange da moltissimo tempo, e se lo facesse non avrebbe bisogno di spalle.

Se lo facesse, gli basterebbe il flauto. O il ritratto. O quella voce.

Ma non piange da moltissimo tempo, lui.

 

 

 

Cabol: contenta di trovarti anche qui. Nemmeno io impazzisco per i vampiri, ma Wol è un vampiro speciale, un png estremamente infelice e che amo profondamente, forse il più forte che abbia mai pensato e sicuramente il più malinconico e triste di anni di mie campagne di GdR. Forse scoprirai presto alcune somiglianze con un personaggio dei Figli del re (che pure non è un vampiro)... Grazie grazie grazie (anche per aver segnalato la mia storia!)

RZEN: grazie davvero. La serie degli omaggi non finisce qui, anzi, uno dei più importanti deve ancora arrivare. Spero apprezzerai... sono quadretti onirici, è vero, un po' come il personaggio che descrivono. Rukopisi ne gorjat.

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Capitolo 5
*** L'elfa ***


L'elfa


Woland, il vampiro, non ha bisogno di una spalla su cui piangere.

Ma c'è una creatura a cui vorrebbe talvolta offrire la sua, di spalla, e ne prova una vergogna lieve.

Gli scappa quasi da sorridere, a pensarci su, e arrossirebbe, se il suo volto così bianco – bianchissimo, più della neve, più di una perla, bianco come l'essenza stessa del bianco – potesse mai arrossire.

Perché Margareth è un'elfa benedetta dalla luna, ed è bella e lui non sa allontanare la sua immagine dagli occhi. È bella come la giovinezza, come una risata. È bella come la libertà.

Potrebbe stare ore a pensarla, suonando il suo flauto fatato solo per immaginarla meglio.

Quando la sconfisse e l'ebbe inerme tra le sue braccia, la guardò in viso per la prima volta e per la prima volta, dopo centinaia di anni, provò un senso vago di calore – simile al sole che gli sfiorava la pelle, un tempo. La tenne con sé quasi un mese, prigioniera della sua casa di spiriti e la osservò con stupore inondarla della sua purezza, poi la lasciò fuggire per timore di vederla sfiorire come un fiore di campo reciso dallo stelo.

Che ne direbbero i suoi nemici e tutti i grandi guerrieri e i maghi e i signori che tremano come bambini nell'udir pronunciare il suo nome?

Che ne direbbe Margareth che venne per sconfiggerlo e carica d'odio (ma conosce l'odio, una creatura così?) per le oscene imprese che lui aveva compiuto, e la cui fragile vita strinse nel palmo della mano?

Ma lui non può arrossire e nessuno può vederlo o saperlo.

Resta solo, Woland, il vampiro, solo con i suoi spiriti e con la vergogna lieve di cui sorride tra sé e sé.

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Capitolo 6
*** Il cuore ***


Il cuore


Woland, il vampiro, conosce bene la vergogna.

Sebbene non l'abbia provata più per un tempo lunghissimo – e buio, in fondo, come una galleria di cui non si conosce la fine – , sebbene nessuno ci scommetterebbe un soldo, sebbene adesso lui stringa tra le mani il potere, Woland conosce bene la vergogna, e in fondo, non gli dispiace.

Gli sta bene, com'è per tutte le cose che gli ricordano Kor'viev: non ne cancellerebbe nessuna, nemmeno la più imbarazzante, nemmeno la più dolorosa.

Nemmeno la vergogna provata il giorno in cui se ne tornò vampiro, dopo anni d'assenza, dopo averlo lasciato per trovargli l'immortalità, e lo aveva trovato sposato e con due bei bambini.

Nemmeno quel senso d'oppressione provato davanti ai suoi occhi sconvolti, davanti all'improvvisa rivelazione che Kor non desiderava l'immortalità – non l'aveva mai desiderata – ma avrebbe desiderato invece che lui gli rimanesse accanto – e non perdere un solo giorno insieme – piuttosto che andarsene in giro per il mondo dove, ormai troppo in là con gli anni, non poteva seguirlo, e davanti alle sue parole poi

«Che hai fatto, Wol?»

e alla loro tristezza.

«Nulla» rispose allora scrollando le spalle, senza il coraggio di dirlo, lasciando che l'aria che scorreva tra loro due, vicini, si portasse via quella nuova verità.

Woland, il vampiro, conosce bene la vergogna.

Ma conosce altrettanto bene il senso di sollievo che ti raggiunge quando qualcuno ti leva un peso dal cuore.

Woland, il vampiro, non aveva più un cuore.

Tuttavia quando Kor'viev gli disse

«Non importa, Wol. L'importante è che resti con noi, adesso»

credette davvero d'udirlo battere di nuovo.

 


Angolo autore.

Cabol: che dire? grazie per essere sempre qui a leggere... trovare la tua recensione, sempre così attenta, precisa, intelligente è un piacere e una garanzia di confronto. Naturalmente era sfiorire (e ti pareva che non scappasse)! Tnx. Per il resto: mamma mia, quanta malinconia. Woland è davvero un personaggio triste. Sto scrivendo questi quadretti mentre attendo che il mio coautore finisca il nostro successivo capitolo dei Figli de Re, ma tra il tempo uggioso e Woland stesso, mi è venuta una tristezza sconfinata! Alla prossima.

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Capitolo 7
*** La fine ***


La fine

 

Woland, il vampiro, non poteva morire, eppure sapeva che un giorno sarebbe arrivata la fine – anche per lui.

Sarebbe stato un cacciatore, un demone, o forse lo spirito del lupo. Uno dei suoi nemici di sempre o qualcuno che non lo conosceva affatto. Il destino oppure soltanto un caso, un colpo di malasorte o di sorte amica come vento. Qualcuno finalmente più potente di lui.

Non gli sarebbe dispiaciuto, in fondo. Provare di nuovo quel brivido, un'ultima volta, e poi lasciarsi andare.

Oppure, invece, sarebbe stata Margareth, e l'avrebbe fatto – magari - per misericordia.

Una fine più dolce, quella, vedere il suo volto come ultima cosa.

Woland, il vampiro, sapeva che un giorno sarebbe arrivata la fine – anche per lui – ma sapeva altrettanto chiaramente che quel giorno non era ancora arrivato perché – adesso – non esisteva un avversario alla sua altezza.

Ciò che accadde, dunque, lo sorprese, e la sorpresa, poi, lo lasciò quasi senza fiato – così inusuale nella sua (non) esistenza.

Consegnare se stesso per salvare lei non era davvero il suo genere di cosa.

 

Aveva un altro stile, lui.

 

Ma ci fu qualcosa di dolce in quella fine.

 

 

 



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