Sunset

di Nefer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Matrimoni organizzati e fughe ***
Capitolo 2: *** Un'altra fuga ***
Capitolo 3: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 4: *** Lavori forzati e corteggiamento ***
Capitolo 5: *** Dispersi e rapiti… ***
Capitolo 6: *** Attenzioni ***
Capitolo 7: *** Amici? ***
Capitolo 8: *** Regulus ***
Capitolo 9: *** Cambi d'idea ***
Capitolo 10: *** Ranghi diversi ***
Capitolo 11: *** Cercasi soluzione al più presto! ***
Capitolo 12: *** Passione ***
Capitolo 13: *** Scoperte ***
Capitolo 14: *** Dolore e disonore ***
Capitolo 15: *** Amarsi... ***
Capitolo 16: *** Ritrovarsi - encore - ***
Capitolo 17: *** Perdita ***



Capitolo 1
*** Matrimoni organizzati e fughe ***


Eccomi con un nuovo racconto sui malandrini!! Questa volta é un AU ma i personaggi sono comunque dei maghi e caratterialmente sono sempre gli stessi XD!! In questo capitolo non supereranno i 14 anni di età, ma già dal prossimo saranno più grandicelli! Che altro dire? Non vi resta che leggere e… buona Epifania!!

CAPITOLO I
Matrimoni organizzati e fughe

Era una bella giornata primaverile. Il sole illuminava tiepidamente il giardino della tenuta dei Potter, una famiglia nobile da generazioni. Conti e maghi molto influenti della società.
I coniugi Potter non erano più giovanissimi e avevano avuto un unico figlio in tarda età. Per loro era un dono sceso direttamente dal cielo e poiché era l’unico lo trattavano come un principino e gliele davano tutte vinte.
Quel giorno, il piccolo James era intento a giocare in giardino. Non aveva più di sei anni e si stava annoiando. Continuava a costringere i poveri servi a cambiare gioco in continuazione, dato che si stancava facilmente di quello che stava facendo.
Non ne aveva mai abbastanza e stava facendo disperare i poveretti.
 - Signorino, che ne dite di giocare a nascondino? – propose una delle serve, ormai allo stremo.
 - Ci abbiamo già giocato prima! – replicò James incrociando le braccia e imbronciandosi.
In quel momento la contessa Potter uscì in giardino – James! Abbiamo visite, qualcuno è venuto a giocare con te!
I servi tirarono un sospiro di sollievo. Con un inchino si congedarono, finalmente felici di poter sfuggire alle grinfie del bimbetto.
James corse verso la madre, che si chinò per porsi alla sua altezza. Gli fece un sorriso – Da oggi avrai una nuova amica, tesoro. Non sei contento?
 - Amica? – fece James con una smorfia – Vuol dire che è una femmina? Non voglio giocare con una femmina! Io voglio giocare solo con Sirius!
Sirius aveva la sua età ed era un suo cugino alla lontana. Ma giocare con Sirius non era facile dato che era il figlio del re e continuamente sorvegliato da guardie. I due bambini non potevano praticamente muoversi!
 - Giocherai presto con Sirius, te lo prometto. Ma oggi che ne dici di conoscere questa nuova amica? – fece la madre.
James alzò gli occhi al cielo – E va bene… - fece sbuffando.
 - Mi raccomando, e sii gentile.
Lo prese per mano e lo condusse nel grande salone. Una coppia molto elegante era seduta su un divano e parlavano con il conte Potter.
 - Barone Evans, baronessa Evans, questo è il nostro James. – disse la contessa Potter con un sorriso.
 - Oh! Ma è adorabile! – fece la baronessa Evans. – Queste sono la piccola Lola e Petunia. – disse accennando alla bambina che teneva in braccio, che doveva avere tre anni e all’altra che ne dimostrava quattro.
James sperò che nessuna delle due fosse la nuova amica. Erano delle mocciose.
Poi la vide…
Si aggirava curiosa per il salotto. I suoi capelli rossi erano raccolti in riccioli e gli occhioni verdi guardavano ogni cosa. Era molto graziosa. Si vedeva che la baronessa Evans non era la vera madre. Né sua, né di Petunia Erano troppo diverse. La donna era di sicuro la madre di Lola e basta.
 - Lily, tesoro, vieni qui – disse la baronessa.
Lily la raggiunse.
 - Tesoro, lui è James, da oggi sarete amici.
La bambina fece un bel sorriso a James, che per un attimo la guardò imbronciato, poi si ricordò le parole della mamma.
 - Ti va di giocare? – chiese.
Lei annuì e guardò la matrigna (che non è cattiva come quella di Biancaneve. NdN) – Posso? – chiese.
 - Ma certo! Vai! – disse la donna con un sorriso.
I due bambini corsero in giardino e si ritrovarono sotto il tiepido sole.
 - Tu quanti anni hai? – chiese James.
Lily raccolse un fiorellino – Tra pochi giorni sei. La mia mamma e il mio papà mi faranno fare una grande festa! Sei invitato anche tu!
 - Grazie. – fece James. Ma non aveva affatto voglia di andarci. Non avrebbe permesso ai genitori di costringerlo.
I due iniziarono a giocare, ignorando che i loro genitori avevano intenzione di farli sposare non appena compiuti vent’anni.
Il loro matrimonio era già stato deciso. E loro non lo sapevano affatto.

Quattro anni dopo…
 - No! Non voglio andarci!
 - James, scendi da quell’albero! Non fare così! – fece la contessa Potter esasperata.
 - Non voglio venirci! Sono tre anni che mi costringi a venire alla festa di quella rompiscatole! Oggi non ci riuscirai! – esclamò James, ben seduto sul ramo di uno degli alberi del grande giardino.
 - Adesso basta, James! Scendi subito! – disse suo padre – Ora!
James brontolò, ma fece come lui gli aveva detto. Sapeva che non avrebbe potuto evitare in alcun modo la festa di Lily…
L’unica cosa che lo consolava era che ci sarebbe stato anche Sirius… almeno con lui non si sarebbe annoiato.

Lily correva eccitata da una parte all’altra del giardino. Quel giorno compiva dieci anni. Sua sorella Petunia di otto anni sedeva imbronciata da una parte. Era diventata così antipatica da quando sette anni prima la loro mamma era morta. Il papà si era risposato con una baronessa spagnola e aveva avuto un’altra bambina, Lola, che ora aveva sette anni precisi.
A volte, vicino alla bambina, Lily si sentiva inferiore. Lola era aggraziata, con dolci occhi castani e liscissimi capelli neri. Era bellissima.
Anche alla sua età Lily era bellissima, ma stava attraversando quella fase in cui non sì è, come si suol dire, né carne, né pesce.
Era sgraziata nei movimenti e aveva antipatiche lentiggini sul volto. Non era granché carina e James glielo ripeteva sempre. Odiava soprattutto la sua grossa frangetta para che nessuno aveva intenzione di tagliarle.
Le arrivava fino agli occhi e a volte era davvero fastidiosa. Inoltre stava ancora cambiando i denti e le mancava proprio uno dei dentini davanti. Una cosa che non poteva tollerare.
Ogni volta che si guardava allo specchio si vedeva brutta e sproporzionata. E odiava essere presa in giro da James, perché sapeva essere davvero cattivo. Sia lui che Sirius lo erano.
Li detestava. Con tutto il cuore. Per fortuna c’era la piccola Lola a darle manforte.
La bambina adorava letteralmente la sorella maggiore, a differenza di Petunia che non poteva soffrire Lily.
 - Signorina Lily, sono arrivati il signorino James e il principino Sirius. – disse una delle serve.
Lily alzò gli occhi al cielo. Ma proprio i più antipatici dovevano arrivare per primi?!
 - Evans, sempre più brutta! – fece James irrompendo in giardino.
Lily incrociò le braccia – Per te sono “signorina Evans”, Potter! Mettitelo in testa!
James e Sirius si guardarono e scoppiarono a ridere – Vorrai dire “racchia Evans”! – fece Sirius con le lacrime agli occhi per il troppo ridere.
Ma che impertinenti viziati! Tanto James quanto Sirius.
Sirius era un ragazzino molto carino. Con lisci capelli neri e occhi chiari. Tutte le bambine stravedevano per lui. Era un tipo molto ribelle e faceva esasperare i suoi genitori che invece lo avrebbero voluto perfetto in tutto.
Anche James era decisamente carino, per questo si arrogava il diritto di prendere in giro Lily. Era così sicuro di se. Accidenti se li odiava! Li odiava terribilmente!
Purtroppo era stata la mamma ad insistere per farli venire alla festa. Lei non avrebbe mai voluto invitarli.
 - Ma davvero fai dieci anni? – fece James scettico.
 - Perché? Che vorresti dire? – replicò Lily.
 - Non sei troppo bassa? – disse il ragazzino. Lui e Sirius scoppiarono a ridere e caddero nell’erba, rotolandosi.
 - Che stupidi! – fece Lily e infastidita si allontanò.
I due erano intenzionati a seguirla per stuzzicarla ancora, ma proprio in quel momento i loro genitori uscirono in giardino. I due decisero di fare i vaghi e di comportarsi da bravi bambini davanti a loro.
Ma le loro testoline stavano già congegnando un modo per rovinare la festa a Lily.

Ormai gli invitati c’erano tutti. Erano arrivate anche tutte le amiche di Lily, figlie di maghi nobili e tutti purosangue. Alcune di loro erano antipatiche e viziate. Altre graziose e simpatiche, ma Lily non aveva mai trovato una vera amica. Era piacevole passare il tempo con loro, questo era vero.
Ma quella davvero speciale tra loro non c’era. La migliore amica, quella con cui condividi tutto e a cui puoi raccontare ogni cosa. No… nessuno di loro era così.
Ma non le dispiaceva organizzare giochi insieme a quelle bambine.
Ogni tanto lanciava occhiate in tralice a James e Sirius che bighellonavano in giro, con l’aria di chi sta per combinare qualcosa.
Lily decise di tenerli d’occhio, ma ben presto fu coinvolta nei giochi e li perse di vista…
I due ragazzini erano riusciti a raggiungere la parte più lontana dell’enorme giardino. Accucciati dietro un cespuglio cercarono di trattenere le risate.
James intanto trafugava in quella che sembrava una tana di qualche animale. Ne tirò fuori un topo grigio che squittiva terrorizzato.
 - Questo farà impazzire tutti! – esclamò ridendo.
Anche Sirius rise – E’ perfetto! Peccato che non possiamo ancora usare la magia!
I due tornarono alla festa in silenzio e sempre nascosti – Già, che stupidaggine che si può studiare solo dagli undici anni!
Rimanendo nascosti dietro il muro della casa, si affacciarono. Tutti gli adulti erano seduti sulle eleganti poltrone da giardino e conversavano in modo educato e amabile.
James finse di vomitare davanti a tutti quei beneducati modi di fare.
Sirius ridacchiò. Sì, anche lui li detestava. Anzi, a dir la verità detestava tutto quello sfarzo, quei modi di fare da ricconi.
Lui non voleva affatto essere così!
 - Vado… - sussurrò James e accucciato raggiunse i tavoli, si infilò sotto uno di essi e raggiunse il più possibile gli adulti. Si voltò verso Sirius e lo vide fare un ghigno. James sollevò il pollice, ghignando, e lasciò andare il topo.
Finalmente libero, quello si lanciò nella piccola comitiva, squittendo forte.
Fu un attimo. Una delle streghe lo vide ed iniziò a gridare. Tutte le altre videro il topo e scoppiò il putiferio.
Alcune gridarono, altre saltarono in piedi sulle poltrone. Tutte erano disgustate. Gli uomini invece presero a rincorrere il topo per cercare di acchiapparlo, scagliandogli contro incantesimi.
Ma il roditore, scaltro, riusciva ad evitare tutti gli incantesimi e ben presto raggiunse le bambine che stavano giocando tranquille.
Tutte strillarono e scapparono via. Una inciampò in uno dei tavoli e afferrò la tovaglia per mantenersi in equilibrio, ma così facendo tirò giù dal tavolo tutti i viveri.
Le altre erano corse dalle madri, più terrorizzate di loro.
Sirius, appoggiato al muro della villa, rideva silenziosamente e James, sotto il tavolo, cercava di soffocare le risate, o lo avrebbero scoperto.
D’un tratto qualcun altro inciampò, portandosi via la tovaglia sul tavolo sotto il quale lui era nascosto. E in tutta quella ressa proprio suo padre lo scoprì.
Vide la rabbia sul suo volto e non ci pensò due volte ad uscire da sotto il tavolo e correre via. Il mago lo inseguì.
 - James! Vieni immediatamente qui! Te le do di santa ragione questa volta! – fece il conte rincorrendolo.
Ma James non si fermò affatto. Raggiunse Sirius e lo afferrò per i vestiti – Mio padre mi ha visto!
 - Oh accidenti! Ora lo dirà a mio padre! – gemette lui mentre correvano a nascondersi chissà dove.
All’improvviso James si sentì afferrare per il colletto della camicia. Si voltò e incrociò lo sguardo furioso del padre.
 - Emh… mi dispiace, papà… - riuscì a pigolare.

Lily era furiosa. Il suo compleanno era stato rovinato da quei due imbecilli! ROVINATO! Maledetti demoni! Ecco cos’erano! Demoni!
La ragazzina sedeva in giardino. Tutti gli invitati se ne erano andati. Ora i suoi genitori erano in casa a parlare con i genitori di James e quelli di Sirius.
I quattro si stavano scusando per quanto era accaduto. Erano davvero mortificati.
Sirius sedeva sull’erba con aria annoiata. Per lui il divertimento era finito troppo presto.
James invece, in piedi vicino a lui, se ne stava con le braccia incrociate e le lacrime agli occhi, ma un espressione furente. Non riusciva nemmeno a sedersi per quanto gli faceva male il fondoschiena.
Suo padre gliele aveva davvero date.
Lola si sedette accanto a Lily – Mi dispiace per la tua festa – le disse – Ma io mi sono divertita! Davvero!
Lily le fece un sorriso – Grazie, piccolina… - le disse.
Poi vide James e Sirius avvicinarsi furtivamente alla finestra del salotto. James aveva riacquistato la sua aria spavalda.
 - Che cosa fate? – fece Lily.
 - Vogliamo sentire che dicono, racchia – replicò James.
Lei li seguì – Non chiamarmi più racchia, deficiente! – sibilò.
 - Sei una racchia, invece e per questo rimarrai zitella a vita! – borbottò James.
I tre si accucciarono sotto la finestra e rimasero in ascolto.
 - Non posso credere che James e Lily si odino così… - stava dicendo la contessa Potter.
 - E pensare che tra dieci anni si dovranno sposare… -  aggiunse la baronessa Evans.
James e Lily si guardarono, sgranando gli occhi – Io? Tua moglie?
 - Merlino! Che schifo! – replicò James – Non ti sposo nemmeno per sogno, Evans!
 - Puah! Matrimonio! Che cosa disgustosa… - fece Sirius, disgustato.
 - Io non posso sposarti! – fece Lily – Non voglio!
 - Pensi che io voglia? – borbottò James.
 - Bambini, cosa diavolo ci fate qui sotto?!
I tre alzarono gli occhi. Erano stati scoperti.
Confessarono di aver sentito tutto e di non volersi affatto sposare. Ma i genitori dissero loro che non avevano altra scelta perché il loro matrimonio era già stato deciso da quando erano neonati.

Quella sera James non riusciva a dormire. Pensava e ripensava al fatto che dovesse sposare Lily una volta cresciuti. Lui non voleva sposarla! La detestava! Era solo una stupida femmina! Saputella e insopportabile, tra l’altro.
Era decisamente tardi quando suonarono al massiccio portone di mogano. Il conte, assonnato, andò ad aprire di persona, giacché nessuno dei servi aveva sentito il campanello.
James uscì dalla sua stanza e si fermò in cima alle scale ad origliare.
Scoprì così che Sirius era sparito da casa. Si sospettava che fosse stato rapito.
Il conte Potter si offrì di mandare tutti i suoi servi per aiutare nella ricerca del bambino e si offrì di andare anche lui stesso.
E così si vestì, avvertendo la moglie, e lasciò la tenuta.
James tornò in camera. Sapeva benissimo che Sirius non era stato affatto rapito. Se n’era semplicemente andato. Lo diceva sempre che prima o poi lo avrebbe fatto… e alla fine lo aveva fatto davvero…
James si rimise sotto le coperte e fissò il soffitto. Non poteva credere che fosse davvero scappato.
Come aveva potuto andarsene così? Lasciandolo in quel modo? Si sentiva tradito dal proprio amico.
Avrebbe anche potuto avvertirlo e portarlo con lui, no?
No…
James si girò sul fianco. Lui non avrebbe mai avuto il coraggio di scappare e far star male sua madre o suo padre…

E così passarono altri quattro anni…
… duranti i quali James si fece decisamente più bello e Lily non mutò di molto. Ora tutte le sue coetanee cominciavano ad avere il seno e lei invece era ancora piatta. Passava le ore a guardarsi allo specchio, di profilo. Ma non vedeva cambiamenti. La frangia che tanto odiava c’era ancora e quasi che le nascondeva i bei occhi verdi. Persino quelli erano privati della loro bellezza.
Per questo James preferiva passare il tempo con le altre ragazze piuttosto che con lei.
E durante feste, ricevimenti e cene, Lily non poteva fare altro che starsene seduta da una parte, annoiata, mentre il suo fidanzato, che tra l’altro non voleva, se la spassava con le altre ragazze. Be’, era contenta che la ignorasse perché lei lo…
No… non riusciva più a dire di odiarlo.
Certo, lei non gli piaceva. Lui continuava a non vederla carina. Ma non era più antipatico come una volta.
Aveva smesso di prenderla in giro e a volte riusciva a parlarci bene. Altre era ancora un po’ ragazzino.
Non lo odiava, ma nemmeno lo amava. Gli era indifferente, ecco.
Quindi se proprio era costretta a sposare qualcuno, meglio lui, invece di qualche altro stupido damerino.
Almeno James era diverso.
Lily guardò Lola, ormai undicenne, che scherzava e rideva con dei suoi coetanei. Si trovavano ad una cena e la ragazzina era a dir poco carina.
Con un pizzico di invidia Lily si chiese come fosse possibile, dato che lei all’età di Lola non era affatto carina. Anzi, non lo era nemmeno al momento.
Si consolava però vedendo che anche Petunia non era carina.
Lily si stava annoiando seduta lì, in quell’angoletto. Avrebbe tanto voluto andarsene, ma i suoi genitori le avevano insegnato le buone maniere. E lei sarebbe stata educata fino in fondo.
Lola le si andò a sedere vicino – Ciao, sorellina. Ti annoi? – chiese.
Lily alzò le spalle – Molto. – ammise.
Lola balzò in piedi – Vieni! Usciamo in giardino! Le stelle sono stupende questa sera!
 - Ma… ma è educazione lasciare così la festa…
Lola rise educatamente – Finiscila, Lily! Andiamo!

Finalmente fuori…
Lily alzò gli occhi al cielo.
Aveva ragione Lola. Quella sera le stelle erano splendide. Luminose come non mai… era fantastico perdersi in quel firmamento splendente.
La magia di quella quiete fu interrotta da delle risatine. Incuriosita si guardò attorno e vide James e una ragazza seduti sull’erba. Lui le stava dicendo qualcosa che la fece ridere.
Lily li fissò per un attimo. Poi tornò a guardare il cielo. Chissà se un giorno avrebbe trattato così anche lei.

Era tutto pronto. Lanciò un’ultima occhiata alla sua stanza. Lo stava facendo davvero?
Sì… non voleva affatto diventare conte. Ne tanto meno marito di Lily. Era per questo che finalmente se ne andava da quella villa e quelle responsabilità che lo soffocavano. Non ce la faceva più a vivere così.
Quella non era la vita che desiderava. Voleva essere libero e, perché no, selvaggio!
Il suo piano era fuggire e raggiungere il grosso bosco. Era lì che vivevano i Ribelli.
Erano così chiamati coloro che andavano contro la nobiltà e il re. Si rifiutavano di pagare le tasse e quindi vivevano nascosti, come reietti. Voleva trovarli e vivere con loro.
Uscì dalla finestra, portando in una borsa solo le cose essenziali. Poi, silenzioso, raggiunse le mura e agile le scavalcò.
Era fuori, finalmente libero…
Si fermò per un attimo dopo di che iniziò a correre, assaporando quella nuova libertà.

 - Lily, vieni, dobbiamo parlarti…
Lily raggiunse i genitori in salotto e si sedette su uno dei divani.
 - Ecco… Lily, James è scappato questa notte… - disse suo padre.
 - Come? – fece Lily sorpresa – Scappato?!
 - Proprio così. Se ne è andato. Nessuno riesce più a trovarlo da nessuna parte. Non si sa che fine abbia fatto, nemmeno se sia vivo…
 - Oh… - fece Lily. Non sapeva come sentirsi. Se sollevata per non doverlo più sposare, o se preoccupata per lui.
In fondo il figlio del re era sparito quattro anni prima e non era più tornato. Poteva benissimo essere morto e la stessa fine poteva averla fatta James.
 - Per questo dovrai sposare qualcun altro.
 - Ah, sì? E chi, padre, se posso saperlo?
 - Il figlio dei Malfoy, Lucius.
Lily sgranò gli occhi. Conosceva bene i Malfoy. Erano maghi purosangue e si vantavano di ciò. Erano insopportabilmente odiosi, convinti di essere i migliori, e tutti con la puzza sotto il naso. Il loro primogenito, Lucius, era il più insopportabile di tutti.
Solo perché era molto affascinante era convinto di poter aver per se tutte le ragazze che voleva.
Molte cascavano ai suoi piedi. Ma Lily lo detestava. Non poteva sposare una tale persona!
Preferiva di gran lunga James! Lui poteva anche essere arrogante, ma non andava in giro a prendersela con i più deboli o a deridere le persone prive di poteri magici, i Babbani.
 - Lily? – fece suo padre.
Lily annuì debolmente – Certo, padre… - sussurrò – Sposerò Lucius Malfoy se è questo che desiderate… - deglutì, cercando di ingoiare le lacrime.
 - Il matrimonio avverrà al compimento del tuo ventesimo compleanno. Nel frattempo avrete modo di conoscervi e frequentarvi…
Lily assentì nuovamente, poi con una scusa si congedò e corse in camera sua.
Maledetto James! Maledetto! Come aveva potuto andarsene! Anche se non lo sopportava avrebbe di gran lunga preferito sposare lui piuttosto che Lucius Malfoy!
Chissà ora dov’era quel maledetto di James Potter?!

James incespicò in una radice, ma riuscì a mantenere l’equilibrio. Si guardò attorno. Il bosco era troppo grande. Come avrebbe fatto a trovare l’accampamento dei Ribelli? Neppure le migliori guardie reali erano mai riusciti a trovarli. Perché lui avrebbe dovuto riuscirci?
Si rimise in cammino e all’improvviso si ritrovò circondato da una rete che scattò verso l’alto, sollevandolo.
Perfetto, era finito in una trappola… ma si poteva essere più stupidi di così? Con un sospiro guardò verso il basso. Era a diversi metri da terra. E non aveva nulla con se per tagliare le funi. A parte la sua bacchetta che si trovava nella borsa, rimasta a terra.
Perfetto, di male in peggio.
D’un tratto sentì delle voci.
 - Qualcuno è caduto nella trappola…
 - Allora l’abbiamo costruita proprio bene… tuo padre sarà fiero di noi…
Da mezzo i cespugli uscirono due ragazzi che dovevano avere l’età di James. Uno aveva occhi dorati e capelli castani. L’altro era alto e fascinoso con occhi azzurri e capelli neri.
Indossavano vestiti che James non avrebbe definito proprio… civili…
I due lo guardarono.
 - Ehi! – esclamò lui arrabbiato – Fatemi scendere immediatamente!
I due ragazzi si guardarono e quello con i capelli scuri scoppiò a ridere. James ci trovò qualcosa di famigliare nella sua risata.
 - Mi sa che questo ancora non ha capito di essere nostro prigioniero, Remus! – fece il ragazzo dai capelli corvini, senza smettere di ridere.
Anche Remus rise, ma in modo meno sguaiato e più tranquillo. Incrociò le braccia e guardò James, divertito.
 - Prigioniero di chi, scusate? – chiese quest’ultimo.
 - Dei Ribelli, è ovvio!
CONTINUA

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Capitolo 2
*** Un'altra fuga ***


Volevo ringraziare per aver commentato lo scorso capitolo:
Nikki Potter
Cassandra 287
Lussissa

CAPITOLO II
Un'altra fuga
 - Dei Ribelli?! – esclamò James con un sorriso.
 - Mh… Remus, questo mi sembra felice di essere nostro prigioniero… mi sa che è un po’ tocco…
 - Non sono tocco! – fece James mentre il sorriso si spegneva – A dir la verità io vi stavo cercando!
 - E perché mai? – fece Remus.
 - Voglio diventare un Ribelle anch’io!
I due ragazzini scoppiarono a ridere di nuovo. James si imbronciò. Che c’era di così divertente?!
 - E noi ci crediamo, eh? Con quei vestiti da damerino tu vorresti diventare un Ribelle? – chiese il ragazzo dai capelli corvini. – Remus, slega la rete, lo portiamo all’accampamento.
Remus annuì e si arrampicò agilmente sull’albero, poi tagliò la rete all’estremità. James cadde e atterrò sul terreno duro, con un gemito.
Provò ad alzarsi, ma scoprì che la rete era ancora chiusa – Lasciatemi andare, ora! – intimò. Allungò un braccio e cerco di prendere la bacchetta che sporgeva dalla sua borsa.
 - Accio borsa! – fece Remus estraendo la propria bacchetta. La borsa volò fino a lui. La prese e se la mise sulle spalle.
Improvvisamente sentirono un fruscio tra i cespugli. Si voltarono. Una ragazzina uscì allo scoperto.
Era graziosa, con lunghi capelli neri, lisci e occhi giallo dorati. Con lei c’era un’altra ragazzina con mossi capelli castani e occhi del medesimo colore, screziati di verde. Non dovevano avere anche loro più di quattordici anni.
 - Che state facendo? – chiese la prima, rivolta a Remus.
 - Niente che ti riguardi, Alrisha. – replicò il ragazzino dai capelli corvini.
La ragazzina lo fulminò con lo sguardo e si voltò verso l’amica. Entrambe avevano visto James nella rete.
 - Questi stanno di nuovo giocando a fare i grandi cacciatori, Alice. – disse Alrisha.
Alice sembrava non averla sentita. Guardava Remus in adorazione. Il ragazzino, imbarazzato da quelle attenzioni, era leggermente indietreggiato.
 - Papà l’ha detto milioni di volte che non dobbiamo farci vedere, Remus! – esclamò Alrisha – Ci pensano loro ai prigionieri!
 - Si, ma questa trappola l’abbiamo fatta noi! – fece Remus.
Alrisha si mise le mani sui fianchi e si piazzò davanti a lui – Sei nei guai, ora! – fece con un sorrisetto. – Io e Alice diremo tutto, prima che riusciate ad arrivare e spiegare ogni cosa!
Afferrò la mano di Alice e iniziò a correre tra gli alberi.
 - No! Alrisha! Accidenti… che stupida!
 - E’ inutile inseguirle… sicuramente si saranno trasformate… - fece l’altro, afferrando la rete con entrambe le mani. – Coraggio, dammi una mano…
Anche Remus prese la rete e insieme iniziarono a trascinarla.

Quando arrivarono all’accampamento, James era pieno di fango e terra. Per non parlare di tutti i ramoscelli che gli si erano infilati nei posti più impensabili.
Lo avevano trascinato per circa mezz’ora per terra, era ovvio che fosse ridotto in quelle condizioni.
Si guardò però attorno, incuriosito. Era davvero quello l’accampamento dei Ribelli? Corrucciò la fronte. Ma non c’era niente. Solo alberi… dove dormivano?
Improvvisamente vide una corda calare sotto i suoi occhi e qualcuno scendere da essa. Allora lo sollevò lo sguardo e le vide. Spalancò la bocca sorpreso.
Tante case di legno e pelli di animali… sugli alberi! Perfettamente mimetizzate! Vivevano sugli alberi, per questo nessuno li aveva mai scoperti.
A scendere era stato un uomo alto e corpulento. Si avvicinò ai tre.
 - Alrisha mi ha detto tutto. – disse e non sembrava affatto contento.
 - Quella peste… - fece Remus a mezza voce.
 - Cosa hai detto? – fece l’uomo.
 - Niente, padre…
Il ragazzino abbassò lo sguardo.
 - Vorrei solo sapere cosa vi è saltato in mente! Non si fanno prigioniere le persone senza motivo! E non avete pensato che mettere trappole così vicine al nostro accampamento possa farci scoprire?
 - Ma signore… - fece l’altro.
Lui alzò la mano – Silenzio, Sirius. –fece.
James riuscì a mettersi seduto. Sirius? Dove aveva già sentito quel nome? Perché gli sembrava di conoscerlo?
Si accorse che l’uomo lo stava guardando – Stai bene, ragazzo? – chiese.
 - Sì, signore. – fece James.
 - Posso sapere perché ti aggiravi nel nostro territorio?
 - Vuole diventare un Ribelle anche lui! – fece Sirius alzando gli occhi al cielo.
 - Silenzio! – fece l’uomo e guardò nuovamente James – Veramente?
James annuì – Sì, signore…
 - Mi dispiace, ma non possiamo averti tra i Ribelli.
 - Cosa? E perché? Ma… ma io…
 - Ragazzi, legatelo a uno degli alberi. Domani lo riporteremo a casa, ovunque essa sia.
L’uomo se ne andò e i due ragazzini fecero come detto. Finito il lavoretto, lasciarono lì James e se ne andarono.
 - Sai, mi sembra di conoscerlo quello… - fece Sirius pensieroso, mentre raggiungevano il ruscello.
 - Ah sì? – disse Remus – Magari è qualcuno che conoscevi prima di arrivare da noi.
 - Può darsi…
Sirius guardò l’acqua che lambiva le pietre bianche e lisce. Il sole le rendeva luminose.
Remus si sedette su un albero abbattuto. Lui era nato e cresciuto tra i ribelli. Era il figlio di John, il capo dei Ribelli. Fin da piccolo aveva imparato le arti magiche e quelle del combattimento, ma eccelleva di più in quelle magiche. Era il più bravo di tutti i ragazzini tra i Ribelli a fare magie.
Alrisha era la sua sorellastra. Avevano lo stesso padre, ma madri differenti. Quella di Remus era morta non appena lui era nato. Ma la madre di Alrisha lo aveva cresciuto come un figlio.
Sirius si era unito solo da quattro anni a loro. Lo avevano trovato un giorno Remus e Alrisha.
Era mezzo morto. E quando si era ripreso sosteneva di ricordare solo il suo nome. John non aveva avuto il coraggio di mandarlo via e lo avevano tenuto con loro.
Sirius e Alrisha erano davvero bravi a combattere. Stavano sempre a picchiarsi, anche se si volevano bene.
Remus sospirò – Non penso che sia una buona idea rimandarlo a casa… potrebbe dire dove ci troviamo, non pensi? – guardò Sirius che si era immerso nell’acqua fino alle ginocchia.
Il ragazzino non fece in tempo a rispondere, perché qualcuno saltò giù da un albero, finendogli addosso e atterrandolo.
Vittima e predatore finirono in acqua.
Quando Sirius riuscì ad emergere, poté vedere che chi lo aveva aggredito era stata Alrisha.
 - Ah! Eccoti, piccola spiona! – esclamò lui togliendosela di dosso. Erano entrambi bagnati fradici.
Alice raggiunse Remus e si sedette accanto a lui. Gli fece un timido sorriso che lui ricambiò.
 - Ora la pagherai cara! – esclamò Sirius spingendo la testa di Alrisha sott’acqua. Lei si agitò, cercando di liberarsi.
Remus e Alice guardarono rassegnati quello spettacolo che erano costretti a sorbirsi ogni giorno…

Tornarono all’accampamento verso sera.
 - Ehi! Ehi, tu! – chiamò James.
Sirius lo guardò alzando un sopracciglio.
 - Sì, dico proprio te! Io ti conosco!
Remus lanciò un’occhiata a Sirius, poi si avvicinò a James, chinandosi davanti a lui – Davvero lo conosci?
James annuì – Ma certo, io e lui giocavamo insieme da piccoli…
Sirius corrucciò la fronte. Non lo ricordava. Anzi non ricordava niente di quello che aveva fatto prima di arrivare lì.
 - Tu… non ti ricordi di me? – chiese James.
Sirius scosse la testa.
 - Sirius ha perso la memoria… - fece una quarta voce.
I tre si voltarono. Era arrivato un ragazzino piuttosto basso – Ciao, Peter. – fece Remus.
 - Lo avete catturato oggi con la vostra trappola? – chiese Peter.
Sirius e Remus annuirono.
 - Come ti chiami? – chiese Peter.
 - James Potter…
 - Ah ecco! Il figlio dei conti Potter – fece Remus – E perché saresti scappato di casa?
 - Non voglio diventare un conte. Non voglio essere affatto un nobile! Per questo sono qui! Per unirmi a voi!
James sembrava sincero e Sirius e Remus gli credettero. Decisero di andare a parlare con John quella sera stessa.

 - Perché non può diventare dei nostri? In fondo hai permesso a Sirius di rimanere. – disse Remus rivolto al padre.
 - Sirius aveva solo dieci anni ed era ferito. – fu la risposta.
 - Ma, padre, lui davvero non vuole tornare a casa! Dagli almeno una possibilità!
John si fece pensieroso. Il problema era che la loro comunità stava diventando sempre più grande. Quando era ragazzo erano poco più di una decina, ora erano una vera e propria tribù perché tutti i loro componenti avevano trovato delle compagne e avuto figli, o si erano uniti a loro dei viandanti. Avere qualcun altro poteva aumentare il rischio di essere scoperti.
Ma in fondo quello era solo un ragazzo…
 - Va bene… lo accetterò ma ad una condizione… dovrà superare una prova…
 - Che genere di prova? – chiese Sirius corrucciando la fronte.
John li guardò entrambi, serio, ma soprattutto guardò il figlio – Ho bisogno di te, Remus…
Remus lo guardò senza capire. Che voleva dire?

 - No! – esclamò Remus scattando in piedi – Mi rifiuto!
 - Remus, è molto importante… - fece John
 - Non è vero! Ci sono molti altri modi per vedere quanto vale! Ma questo no! Tu… non… non puoi usarmi così!
Remus tremava dalla rabbia e i suoi occhi erano furenti, ma pieni di lacrime. Come aveva potuto avere un’idea del genere suo padre? E come poteva fare in modo che fosse lui a metterla in atto?
Era assurdo! Non lo avrebbe permesso.
 - Potrebbe morire! – fece poi con voce strozzata – O peggio… io potrei… e poi lui…
 - Ha ragione, Remus, signore. Non si può proprio fare.
 - Sì invece! Lo faremo! Domani notte… ci saremo noi se qualcosa va storto, Remus. Ormai questa è la mia decisione, non cambio idea.
Remus si voltò di scatto e lasciò la piccola casetta. Si aggrappò alla corda e scese giù, atterrando con un tonfo sordo.
Il silenzio aleggiò tra Sirius e John. Poi il ragazzo parlo – Sei proprio sicuro che andrà tutto bene?
 - Sicurissimo, per cui vai a rassicurare Remus
Sirius annuì e lasciò a sua volta la capanna di legno.
Remus non era da nessuna parte. Lo andò a cercare e lo trovò che tirava dei sassi in acqua, forte e con rabbia.
Si fermò accanto a lui – Remus…
 - Tu sei d’accordo con lui, vero? – lo interruppe Remus senza guardarlo.
Sirius non rispose.
 - Questo non è un gioco, Sirius… non è una delle nostre solite bravate… Si rischia la vita… anzi, solo lui rischierà! Lo sai che non sono in me quando…
 - Remus… non temere. Ci saremo noi…
Remus smise di tirare i sassi e guardò il suolo – Io… sono così stanco, Sirius. Stanco di tutto questo…
Sirius gli mise una mano sulla spalla – Non sei solo… ricorda che noi siamo sempre con te…

Lily cercò di reprimere uno sbadiglio. Era mezz’ora che passeggiava con Lucius Malfoy nella sua infinita tenuta.
Infinita nel vero senso della parola, perché il giardino di Malfoy Manor non finiva più.
Lily aveva già contato tre laghetti di grandi dimensioni, mentre fingeva di ascoltare Lucius, che si vantava di tutti gli averi dei Malfoy. Cielo che razza di damerino pieno di sé!
Imbronciata osservò una farfalla svolazzare di fiore in fiore. E in quel momento invidiò quella farfalla, perché era libera…
Libera come lei mai sarebbe stata… anche se la vita di quella farfalla sarebbe stata breve, almeno sarebbe stata libera fino alla fine.
Lanciò un’occhiata al biondo ragazzo accanto a lei. I capelli chiarissimi erano raccolti in un codino e la pelle era così diafana che riusciva a vedergli le vene del collo. Sembrava una statua.
Doveva ammettere che era davvero affascinante, ma lei lo detestava. Era troppo, troppo narciso.
Ci sarebbe voluta per lui una donna che gli somigliasse. Non Lily.
Accanto a lui la ragazza sfigurava parecchio. E poi si annoiava tantissimo. Represse un altro sbadiglio.
Merlino! Come avrebbe potuto passare l’intera vita con lui? E farci dei figli? Non poteva tollerarlo!
Ma perché James Potter non tornava? Era morto?! Accidenti! Non poteva essere morto! Doveva tornare! Assolutamente.
Lily guardò per un attimo disgustata Lucius e promise a se stessa che non lo avrebbe MAI sposato e avrebbe continuato ad aspettare il ritorno di James e se lui non fosse tornato entro il suo ventesimo compleanno, allora sarebbe andata a cercarlo lei stessa.
Era una promessa…

 - Una prova? Che tipo di prova? – fece James perplesso mentre Sirius lo slegava e gli porgeva la bacchetta.
 - Lo vedrai – fece il ragazzo.
James prese la bacchetta – Se supererò la prova, potrò essere dei vostri?
 - Sì, certo… ora James, devi inoltrarti nel bosco e… attendere, mi raccomando, stai attento…
James annuì, leggermente nervoso, e lanciando un’ultima occhiata perplessa a Sirius, si inoltrò tra gli alberi.
Iniziò a camminare chiedendosi quale genere di prova lo stesse aspettando…
Improvvisamente si bloccò, udendo un fruscio. Si guardò attorno, allerta.
Fu un attimo. Qualcosa saltò fuori dai cespugli e lo atterrò. Per un soffio James riuscì a non perdere la bacchetta e ad occhi sbarrati fissò la creatura che torreggiava su di lui.
Aveva l’aspetto di un comune lupo, ma non lo era affatto. Era un lupo mannaro. Ringhiava, a pochi centimetri dalla sua faccia.
James puntò la bacchetta contro il suo torace – Stupeficium! – gridò.
Il lupo fece un salto indietro, ma non si scompose minimamente. Voleva azzannarlo e fino a che non ci sarebbe riuscito, avrebbe continuato a puntarlo.
James doveva pensare in fretta. Non c’era più tempo. Il lupo fece un salto verso di lui e mostrò i denti, pronto ad azzannarlo.

Una lupa nera uscì allo scoperto. Annusò l’aria. Erano stati lì. I suoi occhi giallo dorati si guardarono attorno.
Poi lo vide. Il lupo grigio le andò incontro, poi strofinò il proprio muso contro il suo, con fare affettuoso.
I due furono raggiunti da un grosso cane nero e una piccola volpe rossa. Per finire un topolino.
Anche il cane nero annusò l’aria. Non c’era odore di sangue. Quindi non si erano scontrati. Ma allora dov’era James?
Tutti si voltarono nel sentire un fruscio ed ecco che dagli alberi fece la sua comparsa uno splendido cervo.
Il cervo li guardò. Poi si avvicinò lentamente. Il lupo mannaro non lo attaccò. Anzi, lo accolse gentilmente nel gruppo.
La lupa riuscì ad attirare la sua attenzione e a portarlo via dalla radura. E così il cane riprese le sembianze di Sirius, la volpe di Alice e il topolino di Peter.
Il cervo li guardò ancora, poi, sotto lo sguardo sorpreso di tutti, si trasformò in James.
 - Era questa la prova? Affrontare un lupo mannaro? – chiese con un ghigno – Niente di più facile. Allora, sono dei vostri?
In quel momento la lupa nera li raggiunse trotterellando e si trasformò in Alrisha – Incredibile! Anche tu sei un Animagus! – esclamò.
 - Dov’è, Remus? – chiese Sirius.
 - Papà l’ha legato…
 - Vorresti dire che il lupo mannaro è… Remus? – fece James sorpreso.
Alrisha annuì – Sì… - disse – E’ stato morso tre anni fa… ma ora vieni, torniamo all’accampamento! Papà sarà felice di vedere che stai bene! Era preoccupato!
E John fu sorpreso di vedere James senza nemmeno un graffio e quando gli altri, eccitati, gli raccontarono che era un Animagus e che si trasformava in un cervo, non ebbe esitazioni, e lo accolse tra loro.
Finalmente James era davvero libero. E non aveva intenzione di tornare indietro. Per nessun motivo…

Quasi sei anni dopo…
Lily aprì la finestra. Le stelle splendevano forte nel cielo quella notte. Sarebbe stato più facile andarsene.
 - Lily! Dove stai andando?! – esclamò una voce alle sue spalle.
Lily si voltò di scatto e si portò un dito alle labbra – Ssssh! – fece – Lola, vuoi svegliare tutti?!
La sua sorellastra ormai diciassettenne la raggiunse, mettendosi le mani sui fianchi – Stai forse scappando?
Lily esitò – Sì… - disse infine – Tra pochi mesi farò vent’anni. Io non voglio sposare Lucius Malfoy! Lo detesto!
 - E quindi vuoi andartene…
 - Esattamente!
 - Aspetta un attimo…
Lola per un attimo lasciò la stanza, poi tornò con una borsa piena delle sue cose – Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi – disse con semplicità – Ho questa borsa pronta da non so quanto! Vengo con te!
 - Che cosa?! Non se ne parla, Lola! Tu devi rimanere qui!
 - Ah sì? Allora non ti dispiacerà se do l’allarme alle guardie che ti riagguanteranno in un attimo!
 - Sei una ricattatrice! Ma perché non te ne stai a letto a dormire come tutti?!
 - Lo sai che mi piace fare le ore piccole! – Lola sorrise – Dunque, andiamo?
E senza dare il tempo a Lily di rispondere, uscì dalla finestra, precedendo la sorella.
Le due raggiunsero quatte le mura. Poi Lola si issò agilmente su un albero e riuscì a salire sul muro. Si voltò verso Lily, attendendo che facesse lo stesso.
Lily si arrampicò sull’albero e saltò sul muro, ma il suo mantello si era incastrato in un ramo e lei perse l’equilibrio. Se Lola non l’avesse afferrata, di sicuro sarebbe caduta a terra.
 - Eh, che faresti tu senza di me? Non saresti nemmeno riuscita ad uscire da qui!
Le due saltarono giù e si misero in cammino.
Finalmente Lily era libera. Libera di cercare James e fargliela pagare per essersene andato così da sei anni.
Mancava così poco al ventesimo compleanno della ragazza. E lei non aveva alcuna intenzione di sposare Malfoy.
Sarebbe stato molto meglio rimanere zitella a vita!
Ma ora non voleva pensarci. La notte era silenziosa, e lei tutto sommato era felice che Lola fosse lì con lei.
CONTINUA

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Capitolo 3
*** Ritrovarsi ***


Breve spiegazione alla storia prima di passare al terzo capitolo:
dunque… troverete un po’ di personaggi nuovi per un semplice motivo. Quando iniziai a scrivere questa storia invitai quattro mie amiche a creare un nuovo personaggio a testa!
London creò Sabrina (che ancora deve apparire)
Stellina250, Alice, (che non è la futura Alice Paciock/Longbottom)
Lilian Potter, Lola
PiccolaBlack, Moira (che ancora deve apparire).
Purtroppo London e Stellina250 non sono più qui su EFP ma spero che avranno modo di leggere questa fanfic perché è da quando ho iniziato a scriverla che ho intenzione di dedicarla a tutte e quattro!!

Ora passiamo ai ringraziamenti ^__^

Cassandra 287

Nikki Potter

SkAnNeRiZzAtA

Princess Marauders

AikoSenoo



CAPITOLO III - RITROVARSI
James si era addormentato, come al solito, sul ramo di un albero. Sapeva che non doveva farlo, perché, inevitabilmente, cadeva ogni volta. Ma per stare tranquillo dal caos che c’era all’accampamento dei Ribelli, era l’unico modo
Erano passati sei anni ormai da quando si trovava lì e aveva stretto molto con tutti. Sirius, Remus e Peter erano diventati i suoi amici più fidati.
Si trovava davvero bene con tutti loro. Ogni singola persona aveva imparato a conoscerlo e a fidarsi di lui e inoltre era diventato uno dei più bravi con la magia e il combattimento.
Il suo sonno ora era diventato profondo. La testa gli ciondolò di lato, come tutto il resto del corpo. Impercettibilmente se ne rese conto e si svegliò di soprassalto, perdendo l’equilibrio e cadendo.
Proprio nel momento in cui stava per piombare al suolo, qualcuno sbucò dagli alberi e fu preso in pieno dal ragazzo.
James e lo sconosciuto finirono in un cespuglio.
Si sentirono delle grida soffocate e il cespuglio si mosse.
 - Maledizione! Ma che diavolo… -  questo era James.
 - Ahi! – questa invece era una voce femminile  - Togliti!
James riuscì ad uscire dal cespuglio. Subito dopo di lui uscì una ragazza.
Il ragazzo la guardò imbambolato. Era… assolutamente bellissima! Alta, magra, con un bellissimo viso caratterizzato da grandi e brillanti occhi verdi.
I capelli rossi ricadevano sciolti, e lisci sulle spalle. Le sue guance erano rosee e le labbra rosse.
Ma quella… era una dea, non era una ragazza. Lei lo guardò, inclinando appena la testa di lato.
Quell’espressione… aveva un non so che di famigliare.
Dove aveva già visto quella ragazza?
 - James? James Potter? – chiese.
James la guardò perplesso. Come faceva a conoscerlo?
Un’altra ragazza uscì allo scoperto – Ah eccoti! Lily, ma dove diavolo eri finita?
James spalancò gli occhi. – Tu… tu sei Lily Evans?!
 - Sì, brutto traditore! Allora sei vivo! Perfetto! Così potrò ammazzarti io!
Lily tirò fuori la bacchetta e James indietreggiò – Ehi… un momento… - fece alzando le mani – Che diavolo vuoi fare?
 - Te ne sei andato sei anni fa, James Potter! E sai per colpa tua a chi sono stata promessa?! Lo sai? A Lucius Malfoy!
 - E allora? A me che importa? – replicò lui.
Lily alzò la bacchetta, furiosa, e l’agitò, pronta a lanciargli una fattura.
 - Stai ferma, dannazione! Sei sempre stata una testa calda! – esclamò James
 - Ma come ti permetti? Hai idea di quello che ho dovuto passare! Ucciderti sarebbe il minimo! Io ti odio, James Potter!
 - Lily, calmati… - fece Lola cercando di strapparle la bacchetta di mano.
 - Lasciami, Lola! Ormai ho deciso! Lo ammazzo!
 - Finiscila immediatamente! Dovete andarvene! Questo non è posto per voi! – disse James cercando di mettersi tra le due.
 - Non dirmi quello che devo fare! – esclamò Lily.
 - Andiamocene come dice lui! – fece Lola strattonandola.
 - No!
 - Ora basta! Se i Ribelli vi trovano…
 - I Ribelli? Fai parte dei Ribelli? – fece Lily.
James rimase un attimo in silenzio – Sì. – rispose poi. – E ora andatevene!
Lily fece per replicare, quando una voce la interruppe.
 - James, con chi parli?
Sirius li raggiunse. Guardò le due ragazze e inarcò un sopracciglio – Ah… due nobili… bravo James! La tua prima cattura! Era ora!
 -  Non le ho catturate, le ho semplicemente incontrate. – bofonchiò James.
 - Il solito modesto.
Intanto Lily e Lola erano indietreggiate. Lily si pentì di non aver dato subito retta a James.
 - Non avrete intenzione di scappare. Saremo ben lieti di avervi… come nostre ospiti… - fece Sirius con un ghigno.

Lily si aggrappò alle sbarre di legno nodoso della gabbia in cui era stata chiusa con Lola.
Guardava furiosa la gente che continuava a passare davanti a loro.
 - Ehi! Fateci uscire! Subito! – urlò Lily cercando di staccare le sbarre.
 - E smettila! Quanto chiasso che fai! – fece Sirius.
 - James, diglielo di farci uscire! – esclamò Lily.
 - Ma la conosci? – chiese Remus a James che fece le spallucce.
 - La conoscevo. Ma non siamo mai stati amici. – disse.
 - Che bastardo! – fece Lily furiosa.
 - Te l’avevo detto che dovevi andartene. – sibilò James avvicinandosi a lei – Ora pagane le conseguenze…
Lily lo guardò allontanarsi, frustrata.
Lola era stranamente silenziosa, seduta vicino a lei. Continuava a guardare James. Non ricordava che fosse così… bello!
Accidenti se lo era! Era alto, e aveva un fisico atletico e slanciato. E poi quei capelli ribelli! Adorava il modo in cui si passava le mani tra le ciocche, spettinandoli ancora di più.
Oh… ma che diavolo stava pensando? Che James Potter era bello?
Il nemico giurato di sua sorella da anni, bello?
E poi lo aveva appena rincontrato… non poteva… non era possibile.
Si era presa una cotta per James a prima vista! Questa non ci voleva!
Calò la sera e arrivò l’ora di mangiare. Le due prigioniere iniziavano ad avere fame, ma nessuno si curava di loro e avevano addirittura acceso un fuoco davanti alla gabbia per cucinare la carne.
Tutti i Ribelli si misero lì a mangiare, sotto lo sguardo affamato delle ragazze.
 - Ehi! Avete intenzione di farci morire di fame?! – esclamò Lily.
 - Che esagerata! Per una sera non morirete di certo! – fece James.
Che bastardo!
Sirius addirittura tirò un osso di pollo mangiucchiato contro la gabbia. – To’, mangiate questo se avete fame.
Lily guardò disgustata l’osso, poi tornò a guardare gli altri – E’ proprio vero quello che si dice di voi! Che siete dei selvaggi!
Tutti smisero di mangiare e le rivolsero degli sguardi di ghiaccio, nessuno fiatò, ma Alrisha scattò in piedi.
 - Prova un po’ a ripetere quello che hai detto?!
Remus l’afferrò, trattenendola – Ma come ti scaldi subito! È solo un’offesa da parte di una nobile, non conta granché – le disse.
La sorella si calmò e tornò a sedersi con il resto del gruppo. Scoccò un’occhiataccia a Lily, che non si sentì affatto intimorita.
Sostenne il suo sguardo. Lola, seduta accanto a lei, continuava a lamentarsi di essere stanca e di avere una fame terribile. Lily sapeva che non avrebbe dovuto permetterle di andare con lei.
Le permise di sdraiarsi appoggiando la testa sulle sue gambe. L’attimo dopo già dormiva, mentre Lily era perfettamente sveglia.
I Ribelli avevano finito di cenare e avevano spento il fuoco, lasciandole da sole, al buio.
Lily rimase all’erta. Erano nel fitto della foresta, piena di ogni sorta di creatura magica che avrebbe potuto distruggere la gabbia senza problemi e sbranare lei e Lola. Come poteva dormire?
Ad ogni più piccolo rumore sobbalzava e si guardava attorno spaventata, per poi scoprire che era stato solo uno scoiattolo o un coniglio.
Poi sentì un rumore un po’ troppo forte per essere prodotto da un coniglietto. Spaventata smise di respirare per sentire meglio.
Era un rumore di passi. Improvvisamente qualcuno atterrò davanti alla gabbia. Lily urlò spaventata, svegliando Lola che urlò a sua volta.
 - Sssh! Zitte! – intimò una voce. – Lumos…
Lily guardò sorpresa Remus e Alice. Il ragazzo stringeva tra le braccia un vassoio carico di frutta e di pane.
 - Vi abbiamo portato qualcosa da mangiare… - disse Alice – Avrete fame.
Lily e Lola annuirono vigorosamente e presero volentieri una mela per una.
 - Grazie! – fece Lola con la bocca piena. In due morsi aveva quasi finito la sua mela e si apprestava a prenderne un’altra.
Stava letteralmente morendo di fame. Se quei due non avessero portato loro da mangiare, il giorno dopo sarebbe stata capace di uccidere qualcuno.
 - Come vi chiamate? – chiese Lily.
 - Io sono Remus e lei è Alice.
 - Be’, grazie, davvero! – disse Lily con un sorriso – Mia sorella sa essere davvero insopportabile quando non mangia!
I due risero, mentre Lola si imbronciava.
Poi, svuotato il vassoio, salutarono le due e si allontanarono silenziosamente nel buio.
 - Emh… ora andrai a dormire, immagino… - fece Alice arrossendo e contenta che nel buio non si vedesse.
 - Oh… be’… pensavo di fare una passeggiata… - disse Remus – Vuoi venire?
Alice si illuminò – Volentieri! – disse, ben felice di poter stare con lui.
Si incamminarono lungo un sentiero. Non avevano paura di girare per la foresta da soli e di notte. Erano cresciuti lì ed erano abituati, anche perché nel perimetro che circondava il villaggio dei ribelli, non vi erano creature pericolose. Molti incantesimi le tenevano fuori.
Tuttavia vi era, non molto lontano da lì, un piccolo lago con una cascata, e attorno tutta vegetazione rigogliosa e colorata. Un posto meraviglioso, che Alice adorava e propose a Remus di andarci.
 - Mh… non credo sia il caso di uscire dal perimetro di notte… - fece lui.
 - Ma che può succedere? Abbiamo le bacchette! – disse Alice – Non essere sempre così perfettino!
 - Non sono perfettino! – replicò Remus arrossendo – E va bene! Andiamo!
Alice sorrise. Sapeva che sarebbe riuscito a convincerlo. E allontanandosi dal villaggio, più di quanto avrebbero dovuto, si inoltrarono nella vegetazione più fitta e selvaggia, al di fuori degli incantesimi protettivi.
Camminavano quasi sempre in silenzio, con le mani che si sfioravano, oppure parlando degli allenamenti del pomeriggio.
Risero, ricordando che Alrisha aveva schiantato Sirius contro un albero, provocando l’ira del ragazzo che l’aveva rincorsa brandendo la bacchetta.
O quando Peter, ancora prima di riuscire a fare l’incantesimo di ostacolo, era inciampato nei suoi stessi piedi ed era caduto a terra.
Lì Alice dovette fermarsi, perché il troppo ridere non riusciva più a camminare e Remus non poté fare a meno di notare che aveva davvero un bel sorriso e che era davvero carina quando rideva così.
Ripresasi Alice, si rimisero in cammino e finalmente raggiunsero la cascata. Facendosi largo tra le lunghe fronde di salici piangenti e altre piante, finalmente apparve loro.
Alice sospirò felice. Amava quel posto, era così tranquillo e piacevole e l’acqua di quel lago era sempre calda, tutto l’anno.
 - Facciamoci un bagno! – propose con un sorriso.
 - Ma come? Adesso? – fece Remus.
Alice annuì e senza aspettare risposta si tolse gli stivali, dopo di che si buttò. Riemerse, tirando indietro i capelli bagnati – Dai, Remus! L’acqua è caldissima! Si sta così bene!
Remus esitò, poi anche lui tolse gli stivali e si buttò in acqua. Alice nuotò fino da lui – Che ti avevo detto?! È piacevole l’acqua?!
 - Sì! – disse lui non potendo fare a meno di sorridere e Alice si sentì sciogliere.
Chissà se Remus sapeva che aveva una cotta per lui fin da quando erano ragazzini? Sicuramente no. Alice non era mai stata brava ad esprimere i suoi sentimenti. Ammettere che Remus le piaceva, la imbarazzava molto. E poi Alrisha era la sua migliore amica, nonché sorella di Remus. Come poteva mettersi con il fratello della sua migliore amica? Era… imbarazzante!
 - A che pensi? – chiese Remus.
Alice distolse lo sguardo dalla piccola cascata – A nulla – disse.
 - E’ impossibile non pensare a nulla! Quando credi di non pensare niente ecco che ti accorgi di pensare che non stai pensando nulla! – fece Remus.
Alice lo guardò perplessa e lui arrossì – Scusami… - bofonchiò guardando da un’altra parte – Ho detto una stupidaggine…
 - Ma no! – esclamò Alice – Non è vero! Invece ha senso!
Tra loro cadde un silenzio imbarazzante che nessuno dei due sapeva come rompere.
Poi all’improvviso, per scherzo, Alice spinse Remus sott’acqua. Lui riemerse sputacchiando e lei ridacchiò.
Subito cercò di affondarla a sua volta, ma lei sgusciò via, facendogli la linguaccia – A chi arriva prima a riva! – gridò iniziando a nuotare.
 - Sei sleale! Sei partita prima! – fece Remus cercando di raggiungerla.
 - Prima! – gridò Alice toccando terra – Ora dovrai fare una penitenza!
 - Una penitenza?! – esclamò Remus sedendosi sulla riva accanto a lei.
 - Sì… mh… domani dovrai baciare Peter, sulla bocca!
 - Ma non ci penso nemmeno!
Alice scoppiò a ridere poi osservò i propri vestiti fradici – Sarà meglio asciugarsi!
Prese la bacchetta e la puntò contro i vestiti di Remus, dopo un po’ lui gridò – Argh! Mi stai bruciando!
 - Oh! Scusami! Scusami! – esclamò Alice abbassando subito la bacchetta – L’aria era troppo calda! Perdonami!
 - Non importa! – disse Remus e detto questo si tolse la maglietta – Credo sia meglio asciugarla così.
Alice lo fissò in silenzio. I duri anni di allenamento erano serviti a rendere un bel fisico a Remus, che, nonostante fosse più magro di Sirius e James, aveva due pettorali niente male.
Lui non si accorse di come Alice lo guardava e si asciugò la maglietta, grazie al calore sprigionato dalla bacchetta.
Alice distolse lo sguardo, arrossendo. Aveva iniziato a fare dei pensieri non molto casti su Remus e non era una cosa dabbene.
 - Sarà meglio tornare ora… - disse lui – Ma tu sei ancora bagnata!
 - Oh… emh… sì… - fece Alice. Aveva pensato che non fosse il caso togliersi la propria maglia davanti a lui, perché anche quella non era una cosa dabbene.
 - Ecco, prendi la mia! – disse Remus porgendogliela.
 - Grazie… - disse Alice prendendola.
Si alzarono e tornarono indietro, ma improvvisamente incapparono in una trappola posta nella foresta dai cacciatori. Il terreno franò sotto di loro e precipitarono.
Alice si mise seduta, dolorante, e si rese conto dello scampato pericolo. Pali di legno molto appuntiti sporgevano dalla terra, pronti ad infilzare la vittima. Per poco non finiva lei infilzata.
Poi si ricordò di Remus.
 - Remus? Stai bene? – chiese non vedendolo nel buio.
 - Sì, tutto bene – fece lui – C’è mancato poco! Tu come stai?
 - Credo bene… - Alice si alzò e subito fu colta da una fitta lancinante alla caviglia – Male – disse – Mi sono storta la caviglia.
 - Aspetta, ti aiuto ad uscire – Remus si issò sul terreno e raggiunse Alice, aiutandola a fare lo stesso, poi osservò preoccupato la sua caviglia – Curo – fece puntandole contro la bacchetta.
Delle bende apparvero dal nulla e la fasciarono. L’aiutò ad alzarsi e la sorresse per tutto il tragitto di ritorno e Alice fu felice di inebriarsi dell’odore e del calore di Remus…

La mattina dopo il sole splendeva forte e i suoi raggi penetravano nel fitto della foresta attraverso gli spazi lasciati dalle chiome degli alberi.
Fu proprio un raggio, dritto sulla sua faccia, a svegliare Lily. Infastidita aprì gli occhi.
Aveva dormito tutta la notte sul terreno duro e ora aveva le ossa doloranti. Si mise seduta lamentandosi e guardò Lola che invece dormiva tranquilla. Sarebbe riuscita a dormire ovunque e la invidiava per questo.
Lily con un sospiro guardo l’accampamento dei Ribelli che prendeva vita. Le donne si affaccendavano con i bambini, con la colazione e i panni da lavare. Riempivano grosse ceste di vestiti e scendevano al fiume.
I bambini giocavano a rincorrersi, a fare la lotta, a prendere bastoncini di legno e fingere che fossero bacchette.
Erano adorabili e divertenti. Osservare in quel modo la loro vita, faceva pensare a Lily che non fossero poi così selvaggi come venivano descritti.
A volte erano solo stupidi pregiudizi. Lei vedeva solo famiglie come altre.
Solo perché non erano nobili non significava che fossero selvatici o altro.
 - Ho fame… - biascicò Lola accanto a lei senza nemmeno aprire gli occhi. Lily sapeva che l’avrebbe detto. Per questo il giorno prima aveva conservato una mela. Gliela porse e il volto di Lola si illuminò.
 - Grazie! – esclamò prendendola.
 - Dormito bene? – chiese una voce canzonatoria, facendole voltare.
James le fissava dall’alto, con le mani sui fianchi. Lily provò subito odio, Lola invece sorrise – Benissimo! – disse sincera, lasciando sbigottiti sia James che Lily.
Poi il ragazzo guardò Lily con un ghigno. I bei vestiti della ragazza erano ormai sporchi di fango e quant’altro, così come i suoi capelli, fino al giorno prima perfettamente pettinati, ed ora un groviglio di nodi.
 - Sei molto elegante! – la prese in giro James ridendo di gusto.
Lily lo carbonizzò con lo sguardo. Ah! Se avesse potuto uccidere con lo sguardo! James sarebbe stato già stecchito in quel momento, invece di ridere in quel modo fastidioso.
 - Ti odio, James Potter! Non dimenticarlo! E quando riuscirò ad uscire da qui dovrai stare attento alla tua pellaccia! – sbraitò Lily e l’unica cosa che riuscì ad ottenere furono le risate più forti di James che se andò dicendo che era una povera illusa.
Frustrata, Lily corrucciò la fronte e guardò male Lola.
 - Ehi… che ho fatto? – fece lei.
 - Hai dormito benissimo, eh?! – borbottò Lily.
Lola la guardò innocentemente – Sì, proprio così! – disse sorridendo.

 - Ah! Fantastico! – esclamò Sirius – Era da tanto che non facevamo qualche assalto!
John aveva appena comunicato ai Ribelli che quella notte si sarebbe tenuto un assalto ad un maniero di un conte di nome Seth Woodstock, davvero molto ricco.
 - Con i suoi soldi, aiuteremo i poveri che sono giù in paese e provvederemo ad attrezzare meglio il nostro accampamento – disse John.
Sirius e James erano elettrizzati. Le cose che amavano di più erano proprio gli assalti. Il primo soprattutto perché oltre ai soldi ci guadagnava qualche bella ragazza che perdeva la testa per lui.
Attesero la notte con impazienza.
Si prepararono per l’assalto. Pochi di loro rimasero all’accampamento per proteggere donne e bambini.
Tutti gli altri si misero in cammino. Chi a piedi, chi a cavallo o sulle scope.
 - Spero che Woodstock abbia qualche bella figlia! – fece Sirius con un ghigno.
Remus scosse la testa rassegnato. Alrisha invece linciò Sirius con lo sguardo – Maschi! – fece poi – Pensano che siamo solo degli oggetti…
Alice, che fissava in tralice Remus, non riusciva ad essere d’accordo con lei. Il ragazzo le aveva rivolto degli splendidi sorrisi da quando si erano messi in cammino.
 - Dunque, Sirius, James e Remus, voi prenderete il lato est – disse John guardando i tre ragazzi – Solo voi potete farcela, non ci sono molte guardie da quella parte. Alrisha, Alice, voi vi occuperete delle cucine e del cibo.
Le due annuirono. John impartì altri ordini, poi tutti andarono alle loro postazioni. Remus, Sirius e James riuscirono ad entrare con facilità.
Nel buio corridoio, si guardarono attorno in silenzio. Iniziarono ad entrare nelle stanze appropriandosi di tutte le cose preziose che riuscirono a trovare.
Mentre ancora Remus e James cercavano in una stanza, Sirius decise di passare in quella dopo. Aprì la porta e si bloccò nel vedere che era una stanza da letto molto grande.
Vi era un letto a baldacchino molto sfarzoso. Incuriosito si avvicinò e vide che vi dormiva una ragazza. La mezza luna illuminava debolmente il suo volto, dai lineamenti delicati e gradevoli.
Sirius la trovò davvero carina. I lunghi capelli mossi formavano dei semicerchi scomposti sul cuscino. Le sue labbra rosse erano appena dischiuse e respirava piano, regolarmente.
Sirius si chinò a guardarla più da vicino. Davvero graziosa, non c’era che dire!
 - Sirius! Datti una mossa! – bisbigliò James fermandosi davanti la porta – Sempre a perdere tempo con le donne! – aggiunse poi allontanandosi e scuotendo la testa.
Sirius si accorse solo allora, che nel grande letto dormiva un’altra ragazza, dai lunghi e lisci capelli castani. Dormiva su un fianco rannicchiata e notò con piacere che anche lei era davvero carina! Ma l’altra era più… interessante!
Sospirò, sapendo che questa volta sarebbe andato via senza concludere niente. Peccato…
Fece per andarsene, ma la ragazza all’improvviso spalancò gli occhi castani. Lo guardò per un momento in silenzio, poi fece per urlare, ma Sirius le tappò la bocca con la mano.
 - Sssh. – fece portandosi un dito alle labbra e ammiccando.
La ragazza aggrottò la fronte, per nulla contenta.
 - Sirius, allora! – fece James tornando – Oh, maledizione! L’hai svegliata! Fantastico, Sirius! Sei proprio intelligente!
 - Ormai ci ha visti! Sarà meglio portarla con noi, no? – fece Sirius con noncuranza e sorridendo affabile.
James sospirò – Sì… - si vide costretto ad ammettere, gli tirò un paio di corde – Dai legala, porta anche l’altra per sicurezza. Magari poi possiamo chiedere un riscatto. Non è che abbiamo trovato un granché. Chissà dove tengono i soldi…
Sirius imbavagliò e legò la ragazza che per tutto il tempo si agitò, cercando di liberarsi, rabbiosa.
L’altra, svegliandosi e ritrovandosi Sirius che la stava legando si spaventò. Ma i due se le caricarono sulle spalle e uscirono dalla villa. Ormai erano rimasto solo loro dentro.
 - Ma che diavolo… - fece John vedendoli – Che cosa avete fatto?!
 - Sì sono svegliate e mi hanno visto… - spiegò Sirius – Credo non sia meglio lasciarle qui, in grado di identificarci, no?
 - E poi potremmo chiedere un riscatto – fece James.
 - I soliti avventati – fece John. Non era arrabbiato, ma non sembrava nemmeno contento – D’accordo, andiamo.
Felice, del suo trofeo, Sirius si mise in cammino, tenendo sulla spalla quella ragazza che continuava a scalciare rabbiosa.
CONTINUA

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Capitolo 4
*** Lavori forzati e corteggiamento ***


Non mi sorprende che vi siate impanicate di fronte alla cotta di Lola! Ihihihih!

Grazie per aver commentato a:

PrincessMarauders

Nikki Potter

SkAnNeRiZzAtA

CAPITOLO IV
Lavori forzati e corteggiamento…


Sirius spinse a forza la ragazza nella gabbia. Lei urlò rabbiosa e cercò di uscire, mentre l’altra non oppose alcuna resistenza.
Lily e Lola le guardarono in silenzio, mentre l’altra sbraitava epiteti a tutto spiano.
 - Ma vuoi stare zitta?! – fece Sirius – Quanto chiasso che fai!
 - Ma tu… dannato bastardo… mi hai rapita!
 - Ehi, che linguaggio… non si addice ad una ragazza nobile come te! – la canzonò lui.
Se avesse potuto, la ragazza lo avrebbe strangolato. E invece si voltò verso Lily e Lola.
 - Anche voi siete delle nobili? – chiese.
 - Sì. Io sono Lily Evans, e lei è mia sorella Lola.
 - Io sono Moira – disse la ragazza che fino a poco prima stava sbraitando – E questa è mia cugina Sabrina – indicò la ragazza che fino a quel momento non aveva aperto bocca.
Entrambe erano in eleganti camicie da notte e i capelli di entrambe erano sciolti. Quelli di Moira erano mossi e castano chiaro, stesso colore degli occhi. Sabrina li aveva lisci, scuri e i suoi occhi erano blu.
Moira guardò la cugina – Stai bene? – le chiese – Sei ferita?
Sabrina scosse la testa  - Sto bene… - disse e guardò preoccupata i Ribelli che dividevano l’oro rubato dalla loro casa.
Moira aggrottò la fronte, contrariata – Ehi tu! – gridò rivolta a Sirius – Posso sapere che diavolo volete da noi?!
 - Ci servite solo per il riscatto… poi sarete libere. Ovviamente dopo aver modificato per bene la vostra memoria. – disse tranquillo Sirius tirando fuori da uno dei sacchi un diario.
 - Ma… ma quello è mio! – gridò Moira – Che diavolo l’hai rubato a fare?! Ridammelo! Non ha valore!
 - Oh.. io penso che sarà divertente leggerlo… - disse Sirius con un ghigno.
Moira divenne di tutti  i colori, ma soprattutto rossa dalla rabbia. Se solo avesse potuto mettergli le mani addosso!
Credeva di essere simpatico e divertente. Ed era così sicuro di se solo perché era dannatamente affascinante.
Sabrina guardò in silenzio la propria bacchetta che, dopo essere stata esaminata attentamente, veniva rigettata nel sacco, insieme a quella di Moira.
 - Se nessuno dovesse pagare il riscatto… che ne sarà di noi? – chiese poi Sabrina.
Sirius finse di pensarci – Vi uccideremo. Che domande! – e un ghigno si allontanò, seguito da un Remus rassegnato.
 - Non penso che dovresti spaventarle così. Sai bene che non uccidiamo nessuno… - sospirò.
 - Oh, ma è così divertente prenderle in giro! – esclamò Sirius – E poi hai visto quant’è carina quella con i capelli mossi?!
 - Sei sempre il solito, Sirius… - fece una voce.
Alrisha sbucò dagli alberi – Donnaiolo che non sei altro! Maschilista presuntuoso… - incrociò le braccia, contrariata.
 - Alrisha, solo perché nessuno di noi si è ancora accorto che tu in realtà sei una ragazza, non devi prendertela con le altre che sono decisamente molto più… emh… - Sirius fissò la camicia e i pantaloni da ragazzo che indossava Alrisha e i suoi capelli legati in modo da celarne la lunghezza -… femminili di te…
Per un attimo sembrò che Alrisha stesse per picchiarlo. Invece abbassò le braccia, stringendo le mani a pugno. La sua espressione cercò di apparire dura.
 - Sei un cretino, Sirius… - mormorò con voce tremante prima di correre via.
 - Certo che hai la sensibilità di un sasso! – sbottò Remus rivolto a Sirius.
 - Perché? – fece lui non capendo.
Remus scosse la testa e partì alla ricerca di Alrisha. La trovò seduta sulla riva del fiume, a lanciare i sassi in acqua.
Le si sedette accanto – E’ tardi… dovresti andare a dormire… - le disse.
 - Hai solo un anno più di me, Remus. È inutile che tenti di fare il fratello premuroso… - borbottò Alrisha. La sua voce suonava stranamente nasale. Evitò accuratamente di guardare Remus negli occhi.
 - Hai ragione, sai? Sirius è davvero un cretino… - disse Remus – Perché non si è accorto di quanto tu in realtà sia carina…
 - Non sono carina… non lo sono affatto… quelle quattro ragazze lo sono… io no… - Alrisha tirò su col naso.
 - E invece lo sei, solo che non te ne rendi conto… - disse Remus – Dovresti… sciogliere i capelli… - le tolse il fermaglio e i lunghi capelli scuri di Alrisha si sciolsero, fino a sfiorare la vita. – perché li hai fatti crescere se poi li leghi?
Alrisha fissò il proprio riflesso nell’acqua. Il capelli le incorniciavano il volto chiaro e gli occhi sembravano due topazi.
Sospirò. Continuava a non vedersi carina.
Si voltò verso Remus che le sorrideva. – Non lo dico solo perché sei mia sorella… - disse lui.
 - Grazie, Remus… - mormorò Alrisha e finalmente anche lei accennò un sorriso.
A volte aveva provato ad immaginarsi la propria vita senza di lui e si era resa conto che sarebbe stata una noia mortale.
Erano cresciuti insieme essendo quasi coetanei, e ne avevano combinate tante. Erano sempre insieme loro due, con Alice, Sirius e Peter.
Aveva imparato a vedere gli altri tre come dei fratelli acquisiti…
Forse era meglio non mentire a se stessa… per lei Sirius non era affatto un fratello. Ma per lui… a quanto pareva per lui era solo una sorella minore e basta, visto che la trattava proprio così. E la cosa… le dava una rabbia incredibile. Soprattutto quando lo vedeva corteggiare le altre ragazze.
Certo, con le altre flirtava e basta, con Alrisha invece aveva un rapporto più profondo, che però comprendeva il trattarla come un… ragazzo. Ovvero lottando con lei, scherzando, prendendola in giro.
E lei non voleva questo.
Forse se gli avesse dimostrato che anche lei era una ragazza… se avesse smesso di mettere quegli abiti mascolini…

 - La colazione! – fece una voce svegliandole bruscamente.
Le quattro ragazze tirarono su la testa, assonnate, mentre Peter faceva entrare un vassoio nella gabbia.
 - Ancora frutta… - borbottò Lola – Quando potrò mettere i denti su una bella bistecca? – e prese un arancio.
 - Almeno non ci lasciano morire di fame… - disse Sabrina.
 - Sì, ma io faccio schifo… guardatemi, sono piena di fango e altre schifezze… - disse Lily e in quel momento vide passare James – Ehi! Da voi non è usanza fare il bagno quando siete sporchi?!
 - Certo che lo è. Di sicuro siamo molto più puliti di voi nobili mangiapane a tradimento! – replicò il ragazzo con un sorriso affabile.
Lily lo guardò perplessa. Come poteva parlare a quel modo? Come se lui non fosse uno di loro, ma un Ribelle a tutti gli effetti?
Cosa gli era successo in quegli anni? Che fine aveva fatto il ragazzo viziato e snob che pretendeva di essere servito da tutti?
 - Be’, io vorrei fare un bagno! – sbottò Lily indignata – E vorrei dei vestiti puliti!
 - Anche noi! – esclamò Moira.
 - Avrete il vostro bagno… - ringhiò James – Ma una alla volta. Prego, baronessa Evans, prima voi…
Fece uscire Lily dalla gabbia e la tenne salda.
 - Andiamo… - fece trascinandola tra gli alberi.
 - Ma come?! Mi accompagni tu?!
 - E allora?
 - Non vorrai stare a guardarmi mentre faccio il bagno! – esclamò la ragazza.
 - Non guarderò! Ma i tuoi vestiti li tengo io, per essere sicuro che non scappi! Poi ne avrai dei puliti…
Si inoltrarono nel fitto della foresta, diretti al piccolo lago che Alice adorava.
Lì sarebbe stato molto più riservato e Lily avrebbe potuto fare tranquillamente il bagno.
 - Mi stai stringendo troppo il braccio, mi fai male… - fece Lily.
James allentò la presa e in quel momento lei ne approfittò per liberarsi e correre via.
 - Ehi! – gridò James inseguendola.
Lily correva agile, saltando ogni radice o altro ostacolo e tenendosi la gonna, per evitare di inciampare.
James la inseguiva, deciso a riprenderla.
Lily svoltò improvvisamente a destra e un incantesimo, per bloccarla, di James per poco non la prese.
La ragazza non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Doveva correre a cercare aiuto per le altre. Ora che sapeva dove si trovava l’accampamento dei Ribelli…
Si voltò per vedere se James la inseguiva ancora e si sorprese nel non trovarlo. Era sparito. Per un attimo Lily si bloccò, sorpresa, cercando di riprendere fiato.
Poi si voltò per continuare a correre, ma un bellissimo cervo le sbarrava la strada. La ragazza indietreggiò con un sussulto.
 - Merlino! Che spavento! – esclamò poi facendosi avanti. Allungò una mano verso il cervo, per carezzarlo, ma esitò.
Qualcosa le diceva di diffidare di lui. Iniziò a correre, e lui non perse tempo ad inseguirla. Cavolo… non sarebbe riuscita a sfuggirgli. Era davvero troppo veloce per lei.
In un attimo le aveva di nuovo sbarrato la strada. La spinse col muso, fino a farla indietreggiare, poi, senza che se ne rendesse conto, o riuscisse a capire come, si ritrovò con i polsi legati da una corda e James davanti a lei che teneva in mano l’estremità di quella corda.
 - Ma cosa… tu?! Tu sei quel cervo?? – esclamò sorpresa – Sei un animagus!
 - Sì. Proprio così – disse lui soddisfatto – Carino da parte tua scappare e lasciare le altre in gabbia…
 - Avrei cercato aiuto e poi sarei venuta qui con le guardie del re e vi avrebbero arrestato tutti, impiccandovi! – sbottò Lily furiosa.
 - Deduco che tu non voglia più fare il bagno… - disse James con un sorrisetto.
 - Sì che voglio!
 - A me pare di no! Forse qualche altro giorno sporca ti farà bene!
A tutte le altre fu permesso fare il bagno.
Tre giorni dopo Lily rischiava di impazzire. Solo al quarto giorno James le permise di lavarsi, dandole dei vestiti puliti.
 - Non mi piacciono questi vestiti… - si lamentò Lola.
Ovviamente non erano eleganti e ricercati come quelli che erano abituate ad indossare. Questi erano molto semplici.
 - Dunque… pensiamo sia più produttivo mettervi a lavorare, piuttosto che tenervi qui! – disse James raggiungendo la gabbia, seguito da Sirius.
 - Già, un po’ di lavoro non può che farvi bene – disse quest’ultimo.
 - Voi… - fece James indicando Lily e Sabrina – Vi occuperete del bucato. E voi dell’orto.
Avevano gettato incantesimi su tutto il perimetro in modo che nessuna di loro potesse scappare. Mogie mogie, Lily e Sabrina si diressero verso le donne del villaggio, che misero tra le braccia delle due una cesta ciascuna. Ogni cesta era carica di vestiti sporchi.
 - Come li laviamo? – chiese Sabrina.
 - Questo è il sapone… - fece una donna bassa, ma bella – E lì c’è il fiume. Non è difficile, no?
 - Dovete solo strofinarli e sciacquarli… sapete cosa significa, no? – le prese in giro un’altra. Tutte scoppiarono a ridere, mentre Lily e Sabrina si allontanavano.
Sbuffando e portando le pesanti ceste, arrivarono al fiume. Le posarono a terra e guardarono i vestiti.
 - Accidenti, ci vorrà tutto il giorno per lavarli! – fece Lily prendendo una camicia e guardandola. – Perché non usano la magia per farlo?!
 - Loro usano la magia solo per ciò che ritengono utile… - disse Sabrina – Ovvero combattere i Nobili. Anche se si sa che i giovani la usano anche per scopi personali.
Lily la guardò sorpresa, chiedendosi come facesse a sapere quelle cose. Sabrina parve leggerle nel pensiero.
 - Mia madre era una di loro. Ma poi si innamorò di mio padre… un nobile… e lo sposò, lasciando l’accampamento. Fu bandita per sempre da qui. Nessuno volle più rivederla… - disse.
 - Se sapesse che sei qui… saprebbe ritrovarti… - fece Lily pensierosa.
 - I miei genitori sono morti… - mormorò Sabrina – Per questo vivo con Moira…
 - Oh… mi dispiace… - Lily si incupì.
 - Sono stati uccisi dai Mangiamorte…
 - I Mangiamorte?
 - Ma come? Non ne hai mai sentito parlare? – Sabrina si sorprese – I Mangiamorte sono seguaci del male, convinti che solo la razza Purosangue debba esistere. Vanno in giro ad uccidere Babbani e maghi nati da Babbani per conto di un certo Signore Oscuro…
 - Sì… ma non sapevo che si chiamassero così… - disse Lily e tornò a lavare i panni in silenzio. Sua madre non era una strega. Era una Babbana e perciò Lily era quella che i Purosangue chiamavano Mezzosangue. Insomma, un essere insignificante per loro.
Chissà, magari era una delle loro prossime vittime…
Decise di non pensarci. Il solo pensiero la spaventava terribilmente. Dedicò tutte le proprie forze e pensieri solo ai panni da lavare e decise di parlare con Sabrina di altro, per distrarsi…
Sabrina fu ben felice di cambiare discorso. Non le piaceva affatto ricordare la notte in cui i genitori erano stati uccisi…
Lei era nascosta e aveva visto tutto…
Loro erano Purosangue, ma erano morti solo perché ospitavano dei Babbani…

 - Non posso crederci! – sbuffò Moira scavando una buca per piantarci dei semi – Ci stanno trattando come schiave! Ma ti rendi conto?! Ci fanno prigioniere e poi ci mettono a lavorare… e poi quanto detesto quello con i capelli lunghi! È un idiota!
 - Mia madre dice sempre che “chi disprezza compra” – disse divertita Lola – Non è che ti piace il bel moretto?! – e ridacchiò.
 - Sciocchezze! Come può piacermi un idiota che nemmeno conosco! Io lo detesto, chiaro?! E vorrei tanto prenderlo a pugni sul naso! Che razza di scemo!
 - Spero che tu non stia parlando di me, cara… - fece una voce.
Moira e Lola si voltarono. Sirius si era avvicinato con un ghigno tronfio stampato in faccia. Moira sbuffò e tornò a piantare i semi, ignorandolo.
 - Mi pare di capire che non ti sto molto simpatico… - disse Sirius.
 - Accidenti, sei perspicace! – replicò tagliente Moira senza nemmeno guardarlo.
Il ghigno di Sirius si allargò. Sembrava soddisfatto.
 - Peccato… ti avevo portato queste… - e con un colpo di bacchetta fece apparire delle rose che porse a Moira.
La ragazza aggrottò la fronte, ma arrossì – Mi spieghi che me ne faccio? Sto tutto il tempo chiusa in una gabbia!
 - Piuttosto, regalaci delle bistecche! – fece Lola alzando gli occhi dalla piantina che stava potando.
Sirius alzò le sopracciglia – Non vuoi le rose?! – fece a Moira – Tutte le ragazze amano le rose!
 - Be’ io no! C’è un altro fiore che mi piace, ma di certo non vengo a dirlo a te! – fece Moira.
Sirius fece sparire le rose – Peccato! Non importa! Era giusto per farti capire che ho intenzione di corteggiarti! – disse alzando le spalle – E scoprirò qual è il tuo fiore preferito!
Si allontanò fischiettando.
 - Sfacciato… - borbottò Moira.
 - Io lo trovo divertente – disse Lola con un sorriso.
James arrivò poco dopo a dire loro che il lavoro era finito. Era ormai il tramonto.
Erano entrambe distrutte, ma Lola sentì una strana sensazione nell’incrociare lo sguardo del ragazzo.
 - Stanche? – chiese lui.
 - No! Affatto! – disse Lola con un bel sorriso solare.
James rimase colpito dal suo sorriso, perché altre ragazze al suo posto non avrebbero sorriso affatto. Ma come faceva quella ragazza ad essere sempre di così buonumore?!
 - Oh… sei molto resistente! – fu l’unica cosa che trovò da dire.
Il sorriso di Lola si fece ancora più luminoso. Ma era lui a farle quell’effetto? Perché d’improvviso si sentiva così bene nel vederlo?!
Le quattro crollarono non appena posarono la testa a terra. Erano tutte stanchissime…

 - Cosa? – fece Alice scoppiando a ridere – Tu vorresti mettere un vestito?! – e continuò a ridere, sotto lo sguardo serio e imbronciato di Alrisha – Questa è bella… oh Merlino… tu non stai scherzando… dici sul serio… - aggiunse smettendo di ridere.
Alrisha non sorrideva affatto – Già… vorrei provare a mettere dei vestiti quando non dobbiamo fare assalti e allenamenti… però qualcosa di comodo… ma pur sempre femminile…
 - D’accordo… - disse Alice sorpresa e guardando nel proprio baule – Emh… ho questo… - disse tirando fuori un semplice vestito blu pervinca. Era molto grazioso – Sta bene con la tua carnagione…
 - E’ perfetto! Grazie!
Alrisha indossò il vestito e si sciolse i capelli – Emh… come sto? Mi sento stupida…
 - Ma quale stupida! Ti sta benissimo! – esclamò Alice sincera.
 - Grazie, Alice! Ti adoro! – disse Alrisha abbracciandola. Uscì dalla capanna e, afferrata una corda, saltò giù dall’albero.
Atterrò proprio davanti a Peter e Remus che la guardarono sorpresi. Poi Remus sorrise.
 - Sei stupenda! – disse.
 - Davvero?
 - Sì, Alrisha! – fece Peter – Stai benissimo! Non sembri nemmeno te!
 - Grazie…
Lei arrossì compiaciuta. Regalando un sorriso enorme a Remus si incamminò. Aveva intenzione di cercare Sirius.
E fu proprio con lui che si scontrò non appena superato un albero.
 - Oh, scusa.. – fece Sirius non riconoscendola e superandola.
Ma poi si bloccò e si voltò di scatto verso di lei – Alrisha?! – esclamò sorpreso.
Lei sorrise timidamente – Emh sì… proprio io…
 - Ma tu stai indossando un vestito! E… hai sciolto i capelli… - fece Sirius a bocca aperta.
 - Sto… sto male? – balbettò Alrisha.
 - Certo che no! Accidenti! Sei fantastica!
Il sorriso di Alrisha crebbe. – Sul serio?!
 - Sì! Accidenti! Adesso sarai la più ammirata! Eh, no! Non va bene! Nessuno può corteggiarti senza essere passato prima per il mio esame! Sia ben chiaro, piccoletta! – fece Sirius sorridendole. – Ora devo andare… sai… devo portare questi a Moira! – aggiunse sollevando delle violette. Le fece l’occhiolino e andò via.
Alrisha si incupì seduta stante. Non era possibile…
Dove aveva sbagliato? Anche così lui continuava a vederla come una sorella. Ed ora… dalla sorella maschiaccio che era, era passata ad essere la sorella da proteggere dalla corte degli altri…

 - Non mi piacciono le viole – disse Moira secca restituendo i fiori a Sirius.
Per nulla turbato lui li fece sparire e le sorrise, segno che non aveva alcuna intenzione di arrendersi.
James lo raggiunse – Smettila di perdere tempo a fare il cascamorto! È stasera, lo sai… - aggiunse a bassa voce.
 - Oh! Già, è vero… - fece Sirius e, dopo aver fatto l’occhiolino a Moira, si allontanò fischiettando.
 - Perché continuate a tenerci in gabbia? – chiese Lily a James. – In fondo non possiamo scappare in alcun modo!
 - Per questa sera è meglio che stiate qui… credimi… - disse James serio e raggiunse Sirius senza dire altro.
Lily si imbronciò. Non lo capiva affatto. Ma in fondo trovava superfluo capire qualcuno che detestava!

 - Sei sicuro di star bene? – chiese Alice a Remus, preoccupata.
 - Sì, certo… - rispose lui lasciandosi cadere su un tronco.
 - Stasera c’è la luna piena. Non dovresti andartene in giro così! – fece Alrisha severa – Non è vero che stai bene!
 - Lascialo stare, lo assilli troppo! – intervenne Sirius.
 - Io non lo assillo, Sirius! E fatti gli affari tuoi! – fece Alrisha fronteggiandolo
 - Che ragazzina!
Bastò una leggera spinta di Alrisha e Sirius, che si trovava vicinissimo all’acqua, cadde nel fiume.
 - T’ammazzo! – ringhiò poi uscendo e iniziando ad inseguirla.

 - Lily… che stai facendo? – sussurrò Lola.
 - L’ho preso oggi al fiume… - fece Lily tirando fuori da sotto la gonna un sasso – Voglio provare a rompere la gabbia…
 - Non credo sia una buona idea – disse Lola – Hai sentito James  che ha…
 - Secondo te io do retta a quel cretino? – replicò Lily.
 - Io penso che invece abbia ragione…
Lily si fermò e guardò sorpresa Lola – Ti piace? Ti piace James?!
 - NO! – gridò Lola e fu la prima volta che Lily la vide arrossire.
Lily aggrottò la fronte e colpì una delle sbarre con il sasso. Continuò a colpirlo facendo molto rumore, ma stranamente nessuno dei Ribelli andò a vedere cosa stesse succedendo. Quella sera erano tutti nelle proprie capanne ed era davvero strano perché di solito amavano stare fuori fino a tardi attorno al fuoco a chiacchierare o ballare…
Dopo diversi colpi, Lily riuscì a spezzare la sbarra di legno e ad aprire un passaggio.
 - Ci sei riuscita! – disse vittoriosa Sabrina.
Una ad una uscirono dalla gabbia e corsero verso un albero al quale era attaccato un sacchetto di pelle. Sapevano che dentro c’erano le loro bacchette. Le presero e si guardarono attorno furtive.
 - Direi di passare per la foresta… - sussurrò Moira – Sarà più facile far perdere le nostre tracce.
 - Sì.. è meglio… - disse Sabrina.
Lily fu d’accordo con loro. Lola era stranamente silenziosa, ma le seguì senza replicare.
Si allontanarono dall’accampamento e si inoltrarono tra gli alberi, lungo il sentiero debolmente illuminato dalla luna piena…
Camminarono per mezz’ora senza aprire bocca. Poi Lily si fermò, guardandosi attorno confusa.
 - Ma… dove siamo?
 - Non stiamo andando ad est? – fece Sabrina.
 - Non ne ho idea…
 - Oh no! Ci siamo perse! – gemette Moira.
E si guardarono tutte.
 - Non importa possiamo farci guidare dalle bacch… - Lily non finì la frase. Un fruscio e un ringhio sommesso le bloccarono le parole in gola. Si voltò lentamente e solo metà di lei intuì cosa stava per accadere, accorgendosi che quella sera la luna era piena e la foresta era piena di creature pericolose…
 - Scappate… - sussurrò Lily alle altre – Rifugiatevi sugli alberi…
Sabrina e Moira fecero come aveva detto, ma Lola rimase immobile, con gli occhi sbarrati.
Lily le afferrò un braccio – Lola! – esclamò.
E in quel momento un lupo grigio saltò fuori dagli alberi, puntando dritto su di loro. Lola si rannicchiò su se stessa, gridando. Lily gelò sul posto, dimenticando di avere una bacchetta in mano.
 - Impedimenta!
Moira era corsa avanti, urlando l’incantesimo – Coraggio! Andiamo! – urlò poi a Lily e Lola.
Le tre iniziarono a correre, disperdendosi tra gli alberi e, senza volerlo, dividendosi. Lola si arrampicò velocemente e agilmente su un albero, dove si rannicchiò terrorizzata.
Lily non ne trovò uno con appigli bassi e continuò a correre. Moira era nella sua stessa situazione e il lupo aveva deciso di inseguire proprio lei.
Doveva affrontarlo. Si voltò e sollevò la bacchetta – Red…
Ma all’improvviso un cane nero le saltò addosso, buttandola a terra. La bacchetta le sfuggì di mano.
Il cane ringhiò al lupo che per un attimo esitò, poi si voltò e se ne andò.
Moira si tirò su, giusto in tempo per trovare Sirius al posto del cane nero.
 - Ma sei stupida?! avresti potuto ucciderlo! – urlò.
Era la prima volta che Moira non lo vedeva con il suo solito ghigno. Ora era davvero arrabbiato.
 - Mi stava per attaccare! È un lupo mannaro!
 - Sarà anche un lupo mannaro ora! Ma in realtà è umano almeno quanto me e te!
 - Oh Merlino… è uno di voi… - fece Moira portandosi le mani alla bocca.
 - E allora? – fece Sirius in tono di sfida
 - Tenete un lupo mannaro tra voi! Loro… loro stanno dalla parte dei Mangiamorte! Sono malvagi! Uccidono…
 - Non tutti sono così! Lui non si rende conto di quello che fa! Non lo fa apposta!
Sabrina li raggiunse in quel momento – Stai bene, Moira? – chiese.
Moira guardò rabbiosa Sirius – Sì…
 - Dov’è, Lily? – chiese Lola arrivata in quel momento.
 - Non lo so ma… dobbiamo-andarcene… - disse Moira lentamente.
Sabrina e Lola capirono, subito dopo si dispersero nella foresta, lasciando Sirius sulle prime allibito.
Poi si trasformò nuovamente nel cane nero e iniziò ad inseguirle…

Lily non si era fermata un momento. Aveva continuato a correre fino a quando aveva fiato in corpo.
Si fermò e si guardò attorno. Era sola.
Almeno Lola era al sicuro. L’aveva vista arrampicarsi su un albero.
Ma ora Lily era sola, nella foresta al buio…
Improvvisamente qualcuno l’afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi. Fu così veloce che non riuscì nemmeno a gridare.
I suoi occhi verdi si incrociarono con quelli di James.
 - Cosa ci fai qui?! – sbottò lui.
Lily si liberò dalla sua stretta e gli puntò la bacchetta contro – Me ne vado… che domande…
James la guardò serio – No, tu non vai da nessuna parte…
 - Lo vedremo! Impedimenta!
Lily approfittò del momento in cui l’incantesimo premeva addosso a James per scappare. Ma l’attimo dopo lui la stava già inseguendo. E corsero tanto, a lungo.
E finalmente James raggiunse Lily, che era stremata e la bloccò.
 - Lasciami! – urlò lei – Lasciami andare immediatamente!
 - No! Ora tornerai con me all’accampamento! – esclamò James e si guardò attorno – Oh merda… - fece poi.
 - Ci siamo persi, vero? – disse Lily.
CONTINUA

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Capitolo 5
*** Dispersi e rapiti… ***


Ringrazio per i commenti:

Princess Marauders

SkAnNeRiZzAtA

Nikki Potter

Aiko Senoo


CAPITOLO V – Dispersi e rapiti…

 - E’ colpa tua!
 - Colpa mia?! – urlò Lily.
Era mezz’ora che giravano a vuoto per la foresta. Lily era già caduta tre volte sbucciandosi mani e ginocchia. Era davvero frustrante, e ora James dava la colpa a lei.
 - Se non fossi scappata…
 - Qualcuno ti ha detto di inseguirmi?!
Continuarono a camminare senza parlarsi. Ormai il cielo si rischiarava. Il sole sorgeva. Era l’alba.
Lily si lasciò cadere distrutta, su un tronco abbattuto – Basta! Siamo inevitabilmente persi! Nemmeno la bacchetta riesce a tirarci fuor…
All’improvviso James le aveva tappato al bocca. Aveva sentito un fruscio. Le fece cenno di accucciarsi, in silenzio.
Lily di colpo era spaventata.
Poi sentirono delle voci – Sì… dovrebbero essere da queste parti… dobbiamo prenderli.
 - Intrusi di prima mattina! E il lavoro tocca a noi… se li prendo… - fece una seconda voce.
James si guardò attorno e improvvisamente vide gli alberi contrassegnati da uno stemma raffigurante un dragone nero alato.
Maledizione… erano nel territorio dei Drakefire… alleati del male da generazioni.
Se li scoprivano, erano fottuti…
Tutta la zona era protetta da Incantesimi Rivelatori. Ecco come avevano fatto a scoprirli…
Lily, accanto a lui, nemmeno respirava. I suoi occhi erano spalancati dal terrore.
Le due guardie si facevano sempre più vicine e ascoltando il rumore dei loro passi, James ne contò altri tre.
Non avevano speranze di affrontarli. Nemmeno armati di bacchette.
E non potevano rimanere lì per sempre, li avrebbero scoperti prima o poi…
Fece cenno a Lily di seguirlo, strisciando. Lei si mise dietro di lui, aiutandosi a camminare con i gomiti.
James proseguiva, attaccato ai cespugli, attento a non fare il minimo rumore. Improvvisamente sentì uno scricchiolio dietro di lui, che lo fece gelare. Si voltò piano. Lily aveva appena appoggiato il gomito su un rametto.
Lei sbarrò gli occhi – Mi dispiace… - sillabò. Poi si sentì afferrare per un braccio e tirare su. Gridò, spaventata e provò a liberarsi, ma un uomo muscoloso la teneva stretta.
James scattò in piedi, brandendo la bacchetta.
 - Expelliarmus! – gridò qualcuno all’improvviso e la sua bacchetta volò via. – Stupeficium! – James cadde a terra svenuto.
Lily gridò, mentre veniva trascinata via dagli uomini vestiti con abiti neri e lo stemma di  un drago.
Un altro sollevò James e seguì i compagni…

Sirius e Peter erano riusciti a catturare Sabrina, Moira e Lola.
Trascinarono le ragazze fino all’accampamento, dove Remus già attendeva, con Alice e Alrisha.
 - Stai bene? – gli chiese Sirius.
Remus annuì – Dov’è James? – chiese poi.
 - Non lo so.. è sparito…
 - Anche Lily è sparita! – esclamò Lola.
Remus e Sirius si guardarono e capirono. James aveva inseguito Lily… e ora chissà dov’erano…
 - Io devo ritrovare mia sorella! – esclamò Lola agitandosi
 - Stai calma… li ritroveremo noi… - disse Sirius. – Te la senti, Remus?
 - Sì certo – disse il ragazzo alzandosi.
Legarono le tre ragazze ad un albero, e questa volta si assicurarono di aver posto gli incantesimi per non farle allontanare dal perimetro dell’accampamento. Poi insieme a Peter partirono alla ricerca dell’amico, chiedendosi dove potesse essere finito…

La celletta sotterranea era buia e umida. Lily si era rannicchiata in un angoletto e lì era rimasta per tutto il tempo, senza muoversi o parlare. Era terrorizzata.
James era a terra e ancora non si era ripreso.
Lily nascose il volto tra le braccia. Aveva già visto quello stemma con il drago e ricordava che non era nulla di buono.
Erano alleati con i Mangiamorte se non ricordava male…
Allora lei e James erano davvero spacciati…
In quel momento il ragazzo gemette e rotolò su un fianco. Poi aprì gli occhi, frastornato.
Guardò Lily confuso, poi si mise a sedere. Si guardò attorno – Merda… - fece.
Lily non disse nulla.
 - Stai bene? Ti hanno fatto qualcosa? – chiese James notando che era troppo silenziosa.
Lily scosse la testa dicendo di star bene – Non ho nemmeno un graffio… - sussurrò poi.
James stava per dire qualcos’altro, ma tre guardie scesero, interrompendolo.
Aprirono la porta della cella e uno di loro afferrò poco gentilmente Lily.
 - Ehi lasciala! – esclamò James – Le fai male!
L’uomo strinse forte il braccio di Lily – Zitto, moscerino… - ringhiò.
Gli altri due afferrarono James e trascinarono lui e Lily su per le scale della segreta e poi in un lungo corridoio elegante.
 - Cosa ci faranno? – sussurrò Lily terrorizzata.
James non rispose. Non ne aveva la più pallida idea.
Abbandonato il lungo corridoio, entrarono in una enorme e sfarzosa sala. Tutte le pareti erano piene di ornamenti pesanti in oro, persino nei disegni del pavimento vi era il prezioso metallo.
Diversi lunghi tavoli riempivano la sala e in fondo vi era un piccolo palco con sopra tre sedie.
Sembrava tanto una sala dei banchetti. Ma non era un castello… era più un maniero.
I Drakefire avevano il maniero più grande di tutta l’Inghilterra stando a ciò che si diceva.
Una delle sedie era occupata da un uomo. James lo riconobbe. Era Sestius Hugo Pickwork Drakefire, molto probabilmente era lui stesso un Mangiamorte.
Lily fu spinta così forte da cadere in ginocchio, davanti a lui.
James stava per imprecare contro la guardia che l’aveva spinta, ma in un attimo e senza rendersi bene conto di come fosse accaduto, anche lui si ritrovò in ginocchio.
Lily accanto a lui non fiatava e teneva lo sguardo fisso a terra. James invece alzò gli occhi verso Sestius e lo guardò con rabbia.
 - Ma cosa abbiamo qui – fece l’uomo con voce tranquilla – Due giovani Ribelli che si aggiravano nel territorio dei Drakefire… che fortuna inaspettata! – sorrise affabile – Voi odiate noi nobili se non sbaglio, vero? Come ti chiami, cara? – chiese poi a Lily.
 - L-Lily… - balbettò lei senza alzare lo sguardo. La sua voce tremava.
Se quello era un Mangiamorte e scopriva che lei era una Mezzosangue… era morta. Forse era meglio fingere di essere una Purosangue…
 - Lily, e poi? – fece Sestius.
 - Lily e basta… - aggiunse la ragazza.
Le sembrò che James accanto a lei avesse trattenuto il respiro fino a quel momento, perché all’improvviso si lasciò sfuggire un sospiro.
Anche lui aveva pensato che se qualcuno scopriva la vera natura di Lily, era morta. Non dire il proprio cognome era stata un’ottima idea.
 - E tu, ragazzino? – fece Sestius rivolgendosi a James.
James lo guardò, ma non rispose.
 - Che c’è? Non parli?
 - Oh no, signore, il moccioso parla anche fin troppo bene… - fece una delle guardie.
 - Ah… dunque non trovi che sia davvero maleducato da parte tua non dirmi come ti chiami? – fece Sestius a James che, tuttavia, continuò a tenere la bocca serrata.
 - Impertinente. Uccidetelo…
 - NO! – gridò Lily alzando finalmente lo sguardo – No, vi prego! – si voltò verso James – Di’ il tuo nome… ti prego…
Be’… se glielo chiedeva con quegli occhi…
 - James… - borbottò - … e basta… - aggiunse.
 - Ah, voi Ribelli e questa stupida mania di non avere cognomi… - disse Sestius. – Ho deciso: non vi ucciderò. Sarà divertente avervi come schiavi!
Lily sbiancò. Schiavi?!
James invece digrignò i denti rabbioso – Non sarò mai lo schiavo di uno sporco nobile! – sbottò e sputò ai piedi di Sestius, che, tuttavia, rimase calmo.
 - Mi piacciono le persone dal carattere forte… è più divertente cercare di soggiogarle… - disse con un ghigno – Direi che per ora venti frustate basteranno per la tua insolenza… - guardò le guardie – La ragazza riportatela nella cella…
Lily fu di nuovo afferrata e trascinata via. Lei e James furono separati.
Terrorizzata si rannicchiò nuovamente contro il muro.
Schiava… era stata fatta schiava. Lei, la figlia di un barone, ora era costretta a servire qualcuno…
Tremò. Prima catturata dai Ribelli e ora da uno che poteva benissimo essere un Mangiamorte.
Le lacrime le rigarono il viso. Lo nascose tra le braccia, cercando di trattenere i singhiozzi.

 - Non mi toccare! – sibilò rabbioso James, allontanandosi da Lily.
Era stato da poco ributtato nella cella e la sua camicia strappata sul retro, rivelava profondi tagli sanguinanti.
Lily era sbiancata nel vederli e gli si era avvicinata per vedere come stesse. Non si sarebbe mai aspettata una tale reazione da parte del ragazzo.
Lui evitò accuratamente il suo sguardo. Quel maledetto di Sestius Pickwork..
Quelle cavolo di frustate bruciavano come tizzoni ardenti e il dolore non passava…
Poi sentì un singhiozzo e si voltò. Lily stava piangendo. Per un attimo la fissò in silenzio.
 - Scusami… - le disse.
Non avrebbe voluto risponderle in quel modo. Davvero. Ma era così arrabbiato.
Lei scosse la testa – Non importa… - disse con voce lacrimosa – E’ che stai sanguinando…
 - Ah… tanto non fa male – mentì James.
Lily si asciugò le lacrime – Ci vuole qualcosa per fermare il sangue… e anche per disinfettare… - disse.
 - Be’, qui non c’è nulla che possa aiutarci – disse calmo James.
Lily si avvicinò alle sbarre – Ehi! – gridò – Mi sentite?! Abbiamo bisogno d’acqua!
Nessuno rispose né si avvicinò.
 - Ehi! Ma che diamine… siete sordi?!
 - Smettila… non li provocare… - disse James prendendola per un braccio e allontanandola dalle sbarre.
 - Tanto… andremo presto via di qui… gli altri ci troveranno, vero? – fece Lily.
James non rispose.
 - Vero? – ripeté allora lei.
 - Non credo… - disse lui – Siamo molto distanti dal territorio dei Ribelli e questo… è l’ultimo posto dove verranno a cercarci…

Remus e Sirius rientrarono verso sera all’accampamento. Nessuno dei due era riuscito a trovare Lily o James. I due sembravano essersi volatilizzati nel nulla.
Lola era preoccupata da morire.
Sua sorella era sparita… dove poteva essere? Era ancora viva? Stava bene?
Tante domande affollavano la sua mente e nessuna riusciva a trovare risposta. E il terrore di perderla la sopraffece.
Lasciandosi andare, iniziò a piangere.
Sabrina e Moira se ne accorsero e subito cercarono di consolarla – No… non piangere. Sono sicura che tua sorella sta bene! – disse Moira con voce rassicurante.
 - Sì, scommetto che domani sarà di ritorno insieme a quel ragazzo, sana e salva… - aggiunse Sabrina
 - Oppure è già riuscita a chiedere aiuto e presto verranno a liberarci – fece Moira preferendo di più la propria versione che quella di Sabrina.
 - Ma… ma se è morta? – fece Lola tra le lacrime.
 - Sciocchezze! È una ragazza in gamba! Sono sicura che sta bene! – esclamò Sabrina.
 - Io… io ho solo lei ora… - disse Lola – Non posso perderla!
 - Non preoccuparti! Andrà tutto bene! – disse Moira.
E Lola sperava proprio che fosse così.
Intanto non era la sola ad essere preoccupata.
Anche i Ribelli avevano iniziato a chiedersi che fine avesse potuto fare James e si organizzarono subito per partire alla sua ricerca non appena avesse fatto giorno.

Il sole riusciva a malapena ad entrare attraverso la piccola finestrella della celletta.
A Lily e James furono portati altri vestiti e messi subito a lavoro.
Furono condotti nelle cucine dove videro, con sorpresa, che c’erano molti altri schiavi come loro. Alcuni erano davvero vecchi…
 - Vi diranno loro che fare… - grugnì una delle guardie che li aveva portati lì e se ne andò con i compagni.
Lily e James si guardarono attorno. La cucina era enorme e ovviamente alle finestre c’erano delle sbarre.
Gli occhi dei presenti erano puntati su di loro.
Una donnina bassa si avvicinò loro – Ecco, cara, puoi sbucciare quelle mele? – disse a Lily dandole un coltello – E tu, ragazzo, occupati di separare le verdure buone da quelle cattive…
Lily guardò James, poi fece come la donna le aveva detto. James invece non si mosse.
 - Allora, ragazzo? Ti sei incantato? – fece la donnina.
 - Io non lavorerò mai per i Drakefire… - disse James incrociando le braccia, testardo.
 - James… - gemette Lily. Era la prima volta che lo chiamava per nome. I due per un attimo si fissarono in silenzio.
 - Be’, finirai per essere ucciso se no farai quello che ti ordinano… - disse la donna.
 - Martha, lascia stare se non vuole… - disse un vecchietto facendosi avanti.
 - No, Ben! Questo stupido orgoglio giovanile! Porta solo alla morte! Ragazzo, fai quello che ti ho detto, per favore!
James incrociò gli occhi imploranti di Lily e in silenzio andò a fare il suo lavoro. Perché? Perché ogni volta che la guardava perdeva ogni controllo di sé?
Come era possibile che lei lo rendesse così docile come un agnellino?
Iniziò a separare le verdure, confuso su quanto stava accadendo in lui.
Per un po’ il lavoro procedette bene. Tutti si occupavano delle proprie faccende in silenzio e sembravano tranquilli. Fino a che Ben, il vecchietto, non si sentì male.
Martha accorse subito, spaventata – Oh no! Ben! – esclamò.
Lily riempì subito un bicchiere d’acqua e glielo portò.
 - Aiutatemi ad alzarlo! Presto! – fece Martha.
 - Ma non può alzarsi! Deve rimanere giù e dobbiamo chiamare aiu… - iniziò Lily.
Martha la interruppe – No! Non dobbiamo chiamare proprio nessuno! Quando qualcuno di noi sta male da non poter lavorare… viene ucciso perché diventa inutile… - spiegò, mentre lei e altri tiravano su il povero Ben, sorreggendolo. – Non dobbiamo far vedere loro quando stiamo male…
 - Ma lui non può continuare a lavorare qui! – sbottò James – Morirà di fatica! – aggiunse indignato.
 - Ragazzo… non capisci? Sestius non lo lascerà mai andare… se proprio vuole liberarsi di uno di noi lo farà uccidendoci… - disse Martha.
Lily gemette. Ma dove era finita? Non aveva più speranze di andarsene da lì?
Dopo essersi assicurati che Ben potesse proseguire il suo compito, ognuno tornò a lavoro.
Era l’ora di pranzo quando una delle guardie entrò nella cucina – Ehi tu… - disse rivoltò a Lily – Il signore vuole che sia tu a portare il pranzo…
Lily indietreggiò spaventata. Non ne aveva alcuna intenzione.
Ma la guardia l’afferrò per il braccio – Non provare ad opporre resistenza! – la minacciò.
 - Ehi! Lasciala!! – sbottò James e fece per avventarsi su di lui, ma la guardia lo respinse violentemente, e senza il minimo sforzo, mandandolo a cozzare con la schiena contro uno dei mobili.
James cadde a terra, sentendo un dolore acuto.
 - No! – gridò Lily cercando di correre da lui, ma l’uomo la teneva stretta.
 - Smettila e inizia subito a servire a tavola!
Lily si vide costretta a fare come le era stato detto, ma osservò preoccupata James, che si stava rialzando lentamente.
La ragazza uscì dalla cucina con un vassoio che conteneva la prima portata. James la guardò sparire oltre la porta.

Lily posò il vassoio sul tavolo e fece per andarsene, ma Sestius l’afferrò per un polso.
 - Aspetta, fatti vedere bene… sei molto carina, sai? – le disse.
Lily non rispose. Voleva solo andarsene e rifugiarsi nelle cucine.
 - Sei timida, eh? Non ti piacciono i complimenti?
Una guardia si fece avanti – Rispondi, ragazzina!
Lily guardò Sestius – Sì, mi piacciono… signore… ma mi imbarazzano…
Sestius scoppiò a ridere – Sei candida e innocente, eh? – e rise ancora – Bene puoi andare, puoi andare…
Lily non se lo fece ripetere un’altra volta. Liberata dalla stretta dell’uomo corse via, mentre quelle gelide risate ancora le rimbombavano nelle orecchie.
Lei e James furono portati a lavorare in giardino questa volta.
Il ragazzo era strano. Non parlava e ogni tanto si lasciava sfuggire una smorfia di dolore. Lily voleva assicurarsi come stava, ma era dall’altra parte del giardino rispetto a lui, e non lo vide fino all’ora di cena, quando tornarono nelle cucine.
 - Stai bene? – gli chiese notando quanto fosse pallido.
 - Sì… sto bene…. – rispose lui mettendosi a lavoro senza replicare questa volta.
Finito di occuparsi della cena e aver mangiato la propria i due e gli altri schiavi furono condotti nelle celle del sotterraneo.
Lily e James si ritrovarono ancora nella stessa.
Lei voleva parlare, vedere come stava, ma lui si sdraiò subito sul proprio giaciglio di paglia e le diede le spalle, senza aprire bocca.
Per un attimo Lily esitò. Poi anche lei si sdraiò e non fu affatto facile addormentarsi…

James si risvegliò a notte fonda, accaldato. La paglia gli si era appiccicata al viso.
Cercò di mettersi seduto, ma si accorse all’improvviso di sentirsi così debole. Che diavolo stava succedendo?!
Si sentiva il viso andare a fuoco…
 - James… - sussurrò la voce di Lily.
La ragazza gli si avvicinò – Ti agitavi nel sonno…
James vide il suo volto preoccupato illuminato dalla luna.
 - Sto bene… - le disse secco – Era solo un brutto sogno.
Senza preavviso, Lily gli tastò la fronte – Scotti! – esclamò – Dannazione! Le ferite hanno fatto infezione!
 - E allora?! A te che importa?! Non volevi vedermi morto?! Eccoti accontentata! – sbottò lui – Tempo una settimana e puoi dirmi addio!
 - Sei uno stupido! – sussurrò Lily con le lacrime agli occhi.
 - Non ti metterai mica a piangere ora?! – fece James.
 - Sì! Perché sono stata una stupida a preoccuparmi per te! Non lo farò mai più James Potter! Per me puoi anche marcirci qui dentro!
Lily tornò al suo giaciglio dove si lasciò cadere pesantemente e cercò di riaddormentarsi.
Ma per tutto il resto della notte rimase perfettamente sveglia, ascoltando James che si girava e rigirava sul suo giaciglio…

La mattina dopo furono svegliati all’alba per occuparsi delle faccende del maniero, come la pulizia delle stanze.
Lily notò di quanto James sembrasse debole, tuttavia non gli rivolse la parola e fu contenta che non le furono assegnate le stesse stanze del ragazzo, così da evitarlo.
All’ora di pranzo andarono tutti nelle cucine. Quel giorno Sestius aveva ospiti e avrebbero dovuto preparare un pranzo regale o quasi.
Lily lanciò un’occhiata a James, in tralice. Accidenti… era sempre più pallido.
Allora andò da Martha – Martha… quando qui vi ferite… come fate per curarvi? – le chiese sottovoce.
 - Il ragazzo è stato frustato, eh? – fece la donnina lanciando un’occhiata a James che si appoggiava pesantemente ad un mobile mentre sbucciava la frutta.
 - Sì… ha la febbre, credo abbia un’infezione… ma io non me ne intendo… - disse Lily preoccupata.
 - C’è poco da fare… puoi pulire le ferite con acqua calda e sale. Ma per la febbre e l’infezione ci vorrebbero foglie di Ginepro. Dovresti prenderle in giardino, ma non ci occuperemo della potatura prima di quattro giorni – disse Martha – E quindi non avrai scuse per uscire…
 - Accidenti… - mormorò Lily – Grazie, comunque…
Quella sera riuscì a portare con se una bacinella con acqua calda e sale e delle pezze pulite.
 - James… ho portato questo per pulire le tue ferite… - disse.
 - Ma come… credevo che preferissi che marcissi qui… - borbottò lui.
 - Mi-mi dispiace… ti prego, permettimi di aiutarti…
Lui rimase un attimo in silenzio. Poi si tolse la camicia e attese.
Sollevata, Lily immerse una delle pezze nell’acqua – Brucerà… - gli disse.
 - Ho sopportato di peggio… - rispose lui.
Per tutto il tempo che Lily ci mise a pulire le sue ferite non emise un fiato, ma strinse i denti e serrò gli occhi.
Lily vide i suoi pugni stretti – Ho fatto… - disse finalmente, mettendo via tutto.
James si rimise la camicia – Grazie… - disse.
 - Di nulla…
Lily si sentì arrossire e non ne capì il motivo. Era James a farle quell’effetto?
CONTINUA

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Capitolo 6
*** Attenzioni ***


Ringrazio per aver commentato lo scorso capitolo:
Pan_Tere94
PrincessMarauders
SkAnNeRiZzAtA
Nikki Potter

CAPITOLO VI - Attenzioni
Un altro giorno. Il sole sorgeva in quel momento. Lily aprì gli occhi. Presto avrebbe iniziato a lavorare di nuovo.
Era buffo. In vent’anni di vita non si era mai dovuta occupare delle faccende domestiche. Ora doveva pensarci ogni giorno.
Si mise seduta, sbadigliando assonnata.
Si avvicinò a James e lo scosse per svegliarlo. Lui non aprì gli occhi, ma mugugnò nel sonno. Era piuttosto sudato e il suo viso arrossato.
 - James… - sussurrò Lily scuotendolo ancora. – Ehi… apri gli occhi dai…
 - No… sono stanco… - borbottò lui.
Lily sentì le guardie scendere il quel momento.
 - Lo so, James! Ma devi svegliarti! Hai capito?! O ti uccideranno! Apri gli occhi… ora!
Lo afferrò per la camicia costringendolo ad tirarsi a sedere. Proprio in quel momento era arrivato una delle guardie a tirarli fuori dalla cella.
Lily sentì il cuore rimbombarle nelle orecchie dalla paura.
Guardò la guardia, cercando di non lasciar trapelare alcuna emozione.
 - Muovetevi… - grugnì quello.
Lily pregò che James riuscisse ad alzarsi. Afferrandolo per un braccio, lo tirò su.
L’attimo dopo erano già in giro a pulire le stanze.
Lily fece in modo che gli fossero assegnate le più vicine a quelle di James. E così dopo aver pulito in fretta le proprie, lo raggiungeva per aiutarlo a pulire le sue.
Poi come i due giorni precedenti, erano in cucina a preparare la colazione.
 - Siediti lì… - disse Lily trascinando James verso una sedia di legno – E rimani seduto.
 - Mi spieghi perché sei… così premurosa con me? – chiese lui.
 - Oh… - Lily corrucciò la fronte – Io… non lo so… - ed era vero. Proprio non capiva perché avesse tanta premura nei suoi confronti. Forse… forse perché in quella situazione era l’unica persona che non conosceva… e non voleva ritrovarsi sola… o forse perché…
Scosse la testa, scacciando quel pensiero. Era assurdo. Meglio metterlo da parte.
Non aggiungendo altro si allontanò, per dedicarsi alle proprie faccende.
La giornata si svolse come quelle precedenti. E alla sera si ritirarono tutti nelle proprie celle, distrutti…
Due giorni dopo Lily era nel panico. James non si svegliava più… vivo era vivo, lo sentiva respirare e se lo chiamava rispondeva anche, ma era così debole da non riuscire a muoversi per niente.
Doveva fare qualcosa o lo avrebbero ucciso…
Si guardò attorno, nella propria cella, alla ricerca di qualcosa di utile. Non c’era niente che potesse aiutarla…
Poi lo vide… un pezzo di vetro lungo e appuntito, caduto dalla finestrella.
Lo afferrò e lo guardò intensamente. Avrebbe avuto davvero il coraggio di farlo?
La sua mano tremò. Non aveva altra scelta…
Si avvicinò alle sbarre – Emh… guardia? Mi senti?! – chiamò – Il ragazzo nella mia cella sta male… abbiamo bisogno di aiuto!
Attese. Poco dopo, grugnendo, arrivò la guardia. Aprì la cella e vi entrò, richiudendola alle proprie spalle.
Si avvicinò a James e si chinò per guardarlo. Lily prese un respiro profondo. Lei non lo aveva mai fatto… non aveva mai provato ad uccidere…
Sollevò la mano che stringeva il pezzo di vetro e si avvicinò alle spalle della guardia.
Poi, senza preavviso, affondò il vetro nell’incavo del suo collo e gli coprì la bocca per evitare che urlasse.
Quello si agitò e cercò di liberarsi. Il sangue schizzò ovunque. Per terra e sui vestiti di Lily.
Poi l’uomo cadde a terra inerme.
Lily lo lasciò andare e lo fissò, sconvolta. Guardò le proprie mani. Lo aveva fatto… lo aveva fatto davvero…
Senza pensare troppo a quanto era accaduto, afferrò le chiavi attaccate alla cintola della guardia. Poi strattonò poco gentilmente James.
 - Devi alzarti! Ce ne andiamo! – gli disse.
James aprì gli occhi – Andiamo? – fece.
Lily gli mostrò le chiavi – Sì, ce ne andiamo – ripeté.
James si alzò e lei aprì la cella. Poi raggiunse quella di Martha e le diede le chiavi.
 - Tieni! Liberatevi! Io e James dobbiamo andarcene! – le disse.
Martha per un attimo fisso le chiavi, allibita. – Grazie… - disse poi in un soffio, riconoscente.
Lily le fece un cenno, poi si affrettò a sorreggere James e a trascinarlo via.
Si fermò per un attimo davanti a quella che sembrava una scrivania, male intagliata nel legno. Nel cassetto vi trovò molte bacchette tra cui la sua e quella di James. Le prese, poi si incamminò con il ragazzo su per le scale.
Si ritrovarono nel lungo corridoio. Era deserto. Tutti ancora dormivano.
Lily e James arrancarono verso l’uscita. Ma si dovettero bloccare. Era sorvegliata da guardie.
 - Accidenti… - sussurrò Lily. Non aveva pensato alle guardie.
Sfoderò la bacchetta e la puntò contro entrambi “Stupeficium!” pensò.
Come colpiti da una mazza invisibile, i due stramazzarono al suolo.
Lily e James poterono uscire.
L’attimo dopo erano già dispersi nella foresta, cercando di superare i confini dei Drakefire e mettersi al sicuro.
 - Sei stata brava… - disse James mentre camminavano rapidamente tra gli alberi. Il suo viso era teso.
 - Grazie… - fece Lily. La sua voce tremava, come le sue mani.
 - Forse faremo prima se io mi trasformassi e ti portassi…
Lily scosse la testa – Non sei nelle condizioni di farlo – disse secca, in un tono che non ammetteva repliche.
 - Allora dobbiamo cercare di affrettare il passo…
E così fecero e rallentarono solo quando non erano più circondati da alberi con lo stemma del dragone nero, ma solo da tronchi vecchi e stanchi.
 - Io… sono distrutta… - ansimò Lily.
La voglia di fermarsi era tanta, ma sapeva che nonostante non fossero più nel territorio dei Drakefire non erano al sicuro.
Dovevano allontanarsi ancora di più.
Si voltò verso James e si sorprese della sua resistenza. Ancora non dava segno di cedimento.
 - Vuoi fermarti? – le chiese lui.
Lily scosse la testa – No, proseguiamo… - disse.
Improvvisamente un fruscio li fece bloccare. I due si guardarono. Poi una freccia sibilò vicino all’orecchio di Lily e si conficcò in un albero. La ragazza non riuscì nemmeno a gridare per quanto il tutto era accaduto velocemente.
Poi dagli alberi uscirono…
 - Centauri… - disse Lily in un soffio.
Istintivamente si avvicinò a James e lui le si mise davanti.
 - Umani nel nostro territorio… - fece uno dei centauri.
Avevano tutti facce contrariate.
James e Lily non fiatarono.
 - Cosa volete, umani? Perché siete qui?
 - N-noi… - balbettò Lily.
 - Eravamo stati fatti schiavi dai Drakefire e siamo scappati. Stiamo tornando al nostro accampamento e non sapevamo che questo fosse il vostro territorio. Ci dispiace averlo invaso… se ci mostrerete un’altra via per arrivare ad est, prenderemo quella… - disse calmo James.
I centauri si guardarono tra loro.
 - Parli umilmente, ragazzo – disse sempre lo stesso – Nessun mago si era mai rivolto così a noi prima d’ora. In genere… tendete a soggiogarci… chi sei?
 - Mi chiamo James e sono uno dei Ribelli
Sapeva che Ribelli e centauri erano in buoni rapporti.
Il centauro fece un cenno con la testa e indicò il sentiero che i due stavano già seguendo – Allora perdonaci. Saremo lieti se vorrete continuare per questa via…
 - Grazie – fece Lily molto più tranquilla di prima – Grazie mille…
Ma non si mosse, e fu James a doverla prendere per un braccio e farla smuovere.
 - Avrebbero potuto ucciderci… - disse la ragazza quando furono abbastanza lontani.
 - Noi Ribelli e i centauri siamo in buoni rapporti. Li abbiamo aiutati molte volte senza chiedere nulla in cambio – spiegò James – Credimi, se passa qualcuno dei Drakefire a cercarci per di qui… non riusciranno mai a passare.

Ormai avevano perso ogni speranza. Erano tre giorni che cercavano ininterrottamente James e di lui non vi era alcuna traccia.
Iniziavano a pensare che fosse morto perché non era da lui rimanere così lontano dall’accampamento.
Anche Lola pensava la stessa cosa di Lily. Non parlava più e quasi si rifiutava di mangiare.
Notando il suo stato d’animo a lei e le altre fu permesso di stare fuori dalla gabbia e alla fine furono loro di propria volontà ad aiutare nelle faccende domestiche.
Ormai avevano imparato a conoscersi e le tre ragazze avevano notato che non era poi così male stare lì e che, soprattutto, vi vivevano persone esattamente come loro.
Persone che provavano emozioni, sentimenti, dubbi proprio come tutte loro.
Non si stava male all’accampamento.
E anche i Ribelli dopotutto si erano accorti che per essere tre nobili, in realtà erano delle comunissime ragazze. L’unica che non le vedeva di buon occhio era Alrisha.
O meglio, non vedeva di buon occhio Moira. Anzi, la vedeva come una rivale che le stava impedendo di conquistare Sirius.
Ogni volta la caricava di lavoro più delle altre e quando arrivava alla sera distrutta, Alrisha provava una certa soddisfazione.
Sapeva che il suo comportamento era infantile. Remus glielo aveva fatto notare. Ma a lei non importava.
Amava Sirius e per averlo era disposta a fare qualsiasi cosa.
Anche perché prima era sicura che Moira non accettasse la corte del ragazzo. Ora doveva ricredersi. Da quando James era sparito… qualcosa era cambiato.
Moira aveva iniziato a vedere Sirius non più come uno scemo che corre dietro le ragazze, ma come un vero essere umano.
Sembrava… abbattuto. Come se James fosse importantissimo per lui. E evidentemente lo era.
Non scherzava o rideva più come prima. Aveva smesso di portarle fiori e di corteggiarla. Se ne stava sempre per i fatti suoi ed era sempre cupo in volto.
Quel giorno lo trovò in riva al fiume a guardare l’acqua cristallina.
Gli si sedette accanto.
 - Ciao – gli disse.
 - Ciao… - fece lui senza staccare gli occhi dall’acqua.
 - Sei preoccupato per il tuo amico, vero?
 - Direi di sì… lui non è semplicemente mio amico. È come un fratello e… è il mio legame con il passato.
Moira lo guardò interrogativamente.
Sirius emise un suono a metà tra uno sbuffo e una risata – Ho perso la memoria. Non ricordo nulla di ciò che è accaduto prima dei miei dieci anni di vita. Sono stato nell’oblio per quattro anni. Poi è arrivato James. Lui mi conosceva. È stato lui a raccontarmi tutto quello che non sapevo di me…
 - Mi… dispiace… - disse Moira – Ehi… sono sicura che tornerà sano e salvo!
 - E’.. strano…
 - Cosa?
 - Che tu stia qui a consolare me… fino a qualche giorno fa mi sbraitavi contro…
 - Be’.. le cose cambiano a volte. – disse Moira alzandosi in piedi – Non rimangono mai le stesse. Anche se a volte tornano ad essere ciò che erano prima. Può darsi che io ricominci a sbraitarti contro al ritorno di James… oppure no, chi lo sa. Buona giornata…
Sirius la guardò allontanarsi. Finalmente aveva capito quale era il fiore preferito della ragazza…

 - Abbiamo bisogno d’acqua… - fece Lily fermandosi – Soprattutto tu… non hai una bella cera…
 - Ti sei vista allo specchio ultimamente? – ribatté James.
Lily lo ignorò e gli tastò la fronte – Se è possibile scotti ancora più di prima! Metti le mani unite a coppa, dai!
James fece come lei aveva detto.
La ragazza puntò la bacchetta e  - Aguamenti! – l’acqua apparve nelle mani di James, fresca e dissetante.
Il ragazzo la bevve. Poi fece lo stesso con Lily e anche lei bevve.
Ripresero il cammino, ma la sfortuna evidentemente era dalla loro, perché improvvisamente il terreno cedette sotto di loro e caddero in una trappola.
Per un attimo tutto si fece scuro. Lily riuscì ad avvertire solo l’umido della terra che le si appiccicava alla faccia.
Scattò a sedere. Una fortuna nella sfortuna. Non si era fatta nulla.
 - James! – esclamò scattando verso il ragazzo.
 - Sto bene… sto bene… - borbottò lui mezzo stordito.
 - Sicuro? – Lily lo esaminò attentamente.
 - Sì…  tu piuttosto… sanguini…
 - Io?! – fece lei sorpresa. Era vero. Sulla sua gamba c’era un grosso taglio sanguinante. – Non importa. Non è grave… - disse puntandoci la bacchetta contro – Curo – mormorò.
Nemmeno si era accorta di essersi ferita.
I due uscirono dalla trappola e osservarono i pali appuntiti. L’avevano scampata per un pelo.
Lily sospirò e si strinse nelle spalle. Non ne poteva più di tutta quella storia. Voleva solo tornarsene a casa…

 - Dove vai? – chiese Remus vedendo che Sirius si metteva la bacchetta in tasca e una borsa a tracolla.
 - Vado a cercare James…
 - Sirius… - iniziò a dire Remus
 - No, Remus! Io vado! È ancora vivo, lo so. È da qualche parte e io lo troverò -
 - Be’ vengo con te. Peter, che fai? Vieni?
 - Certo che vengo – disse Peter.
I tre si misero in cammino addentrandosi nella foresta. Sirius era determinato a ritrovare James.

Lily inciampò in una radice e cadde a terra.
 - Accidenti! – sbottò.
James l’aiutò a rialzarsi – Tutto bene? – le chiese.
 - Sì… sto bene… - sbuffò Lily togliendosi la terra di dosso. Poi si voltò verso di lui -  Tu stai bene?
James annuì – Tutto a posto…
Ripresero a camminare in silenzio. Nessuno dei due parlava. Poi udirono indistintamente delle voci maschili.
 - Ti dico che non è il caso di proseguire! In quella direzione c’è il territorio dei Drakefire… - era la voce spaventata di Peter.
 - E se James si trova lì? Se ha bisogno del nostro aiuto?
 - Sirius, sii ragionevole. Da soli non possiamo andarci. Dovremmo tornare indietro a chiamare gli altri.
 - Abbiamo perso già abbastanza tempo, Remus!
James si guardò intorno per capire da dove venissero le voci. Non era mai stato così felice di sentirli battibeccare.
Poi scorse la testa scura di Sirius e corse in quella direzione, seguito da Lily.
 - Ragazzi! – esclamò James.
I tre si voltarono di scatto e le loro facce si tinsero di meraviglia.
 - James… - fece poi Sirius – Lo sapevo! Lo sapevo! – esclamò dando un pugno sulla spalla di James.
 - Ahi… piano per favore… - fece James.
 - Cos’hai? – chiese Remus corrucciando la fronte.
 - Niente… niente… - disse James
 - Niente un accidenti! – esclamò Lily – Evita di fare il duro, Potter! – guardò i tre ragazzi – Ha un infezione spaventosa!
E raccontò ogni cosa da quando erano stati fatti schiavi. Le facce di Sirius e Remus erano sempre più indignate. Quella di Peter invece agitata.
 - Che dannati bastardi! – ringhiò Sirius, ricordando per un attimo il cane nero in cui si trasformava.
 - Coraggio – disse Remus – Torniamo all’accampamento…
Fecero per mettersi in cammino e fu proprio allora che James accusò tutta la stanchezza accumulata fino a quel momento. Aveva resistito per poter arrivare al sicuro più in fretta. Ma ora che c’erano i tre amici con lui e Lily era tutto a posto.
Inciampò e per poco non cadde a terra. Fu Sirius a sorreggerlo prontamente e senza togliergli il braccio dalla vita continuarono a camminare.
Arrivarono all’accampamento non molto tempo dopo. Tutti erano impegnati nelle proprie faccende quotidiane quando arrivarono.
Ma si voltarono di scatto verso di loro quando fecero la loro comparsa.
 - Ma quello è James! – esclamò qualcuno.
Tutti i bambini accorsero.
 - James! James! – esclamarono.
Lily cercò Lola con lo sguardo. Era ferma nell’atto di piegare delle lenzuola e la guardava con gli occhi spalancati.
Poi corse da lei e l’abbracciò.
 - Lily! – esclamò – Lily, sei tu!
Lily ricambiò l’abbraccio – Oh tesoro! – disse – Credevo che non ti avrei più rivista!
 - Ero così preoccupata! – disse Lola – Avevo paura che fossi… m-morta…
Lily raccontò a lei, Moira e Sabrina ogni cosa. Anche Alice e Alrisha ascoltarono il racconto, curiose.
 - I Drakefire! – fece Alrisha spalancando gli occhi – Sono i maghi più malvagi che esistano. Si dice che siano dei Mangiamorte da generazioni…
 - Io ancora non ho capito una cosa… ma per chi lavorano questi Mangiamorte? – chiese Lola.
Tutte la guardarono sorprese.
 - Ma come… non lo sai? – fece Sabrina – E’ il mago oscuro più potente di tutti i tempi… è potente e pericoloso. Detesta i così detti Mezzosangue. Secondo lui dovrebbero essere cancellati dalla faccia della terra. I Mangiamorte vanno in giro per conto suo ad uccidere Babbani e maghi nati da Babbani. Si sta impadronendo della comunità magica a poco a poco… e quando ci sarà riuscito…
Sabrina lasciò la frase in sospeso. Ma tutte sapevano cosa significava.
Rimasero in silenzio.
 - Oltre ai Mangiamorte ha potenti alleati… Giganti, Inferi… e Lupi Mannari… - fece Moira con uno sguardo eloquente.
Alrisha si sentì punta sul vivo – Che vorresti dire? – esclamò – Che mio fratello è uno di loro?!
 - Non sto dicendo questo.
 - Mi è sembrato che lo sottintendessi! Ho notato come guardi Remus! Stupide ragazzine riccone!
 - Ehi, calmati… - fece Alice.
 - Mio fratello non è uno di loro! – esclamò Alrisha prima di correre via.
Alice lanciò un’occhiata di scuse a tutte e la seguì.
 - Be’… non parlavo di suo fratello… - mormorò Moira.
Il discorso cadde lì. Nessuna di loro aveva altro da dire. Lily si alzò per andare a chiedere notizie di James.
Riuscì a trovare solo Remus, il fratello per cui Alrisha si era così arrabbiata.
 - Ciao. – gli disse Lily, esitando.
Lui sorrise gentilmente – Ciao. – disse.
Lily sentì subito una sensazione di agio e calore. Quel ragazzo non le sembrava affatto pericoloso.
 - Volevo sapere come sta Potter – disse Lily.
 - Si rimetterà in fretta. Abbiamo degli ottimi rimedi! Vedrai che stasera starà già in piedi.
 - Grazie. – disse Lily sorridendo.
Tornò da Lola che reclamava la sua attenzione.
Mentre chiacchierava, Lily osservò la propria sorella, così diversa da lei e Petunia.
Lola era sempre stata graziosa ed elegante fin da piccola. Era sempre allegra e soprattutto era una Purosangue.
Lei sì che sarebbe sopravvissuta ad un attacco.
Lily aggrottò la fronte. Ma ora perché doveva pensare ad una cosa simile?

Ora di cena. Per la prima volta le quattro prigioniere erano riunite attorno al fuoco insieme al resto dei ribelli, come se anche loro facessero parte di quella “banda”.
Fu passato loro il cibo, come a tutti gli altri.
Lily vide James prendere posto vicino Remus e Sirius. Stava molto meglio. Aveva avuto ragione Remus. I loro rimedi erano fantastici. Molto meglio dei Guaritori ufficiali. Sicuramente avevano ricette segrete.
Mangiarono tutti di gusto, chiacchierando allegramente.
Non sapendo come, Moira si ritrovò vicino Sirius.
Gli fece un mezzo sorriso – Te l’avevo detto che sarebbe tornato.
 - Ora tornerai a sbraitarmi contro? – chiese Sirius.
 - Non lo so… dipende da te… - fu l’enigmatica risposta.
Nel frattempo Alice stava facendo gli occhi dolci a Remus, dall’altra parte del fuoco.
Lui le fece un sorriso.
Finito di mangiare iniziarono i balli. Alcuni di loro si misero a suonare gli strumenti e tutti gli altri iniziarono a ballare attorno al fuoco. John attirò a se Cassandra, la madre di Alrisha, e i due ridendo presero a ballare, imitati subito dopo da tutti gli altri.
Solo i più giovani se ne stavano un po’ in disparte a guardare i più grandi ballare.
 - Allora, che hai deciso? Inviterai Alice a ballare o si farà vecchia aspettandoti? – chiese Sirius a Remus.
 - Oh… - fece lui – Ecco, veramente…
Sirius gli diede una spinta  - Vai!
Remus, senza nemmeno rendersene conto si ritrovò davanti a Alice.
 - Ti va di ballare? – le chiese. Il volto della ragazza si fece raggiante.
 - Certo! – esclamò prendendo la sua mano.
Si buttarono nella mischia mentre le altre ragazze li guardavano con un sorriso e impazienti di essere invitate a loro volta.
Lola guardava tutti eccitata. Adorava i balli! Soprattutto quei balli popolari!
Ma di ballare da sola non se ne parlava, si vergognava.
 - Balli con me? – fece una voce.
La ragazza sollevò lo sguardo e incrociò, sorpresa quello di James. Gli occhi di Lola si spalancarono così come la sua bocca. Riuscì solo ad annuire e a prendere la mano che James le porgeva, raggiungendo il resto del gruppo.
Lily li guardò incrociando le braccia. C’era qualcosa che non andava. Improvvisamente aveva sentito il cuore irrigidirsi e una strana sensazione insinuarsi in lei.
Ma cosa c’era che non andava? Fu distratta da Sirius che arrivò in quel momento e fece un inchino a Moira porgendole la mano.
 - Accetteresti di ballare con me? – le chiese.
 - Mh… - fece lei incrociando le braccia pensierosa – Non so… non hai ancora scoperto qual è il mio fiore preferito…
 - Questo lo dici te… so benissimo qual è il tuo fiore preferito… - fece Sirius con un sorriso molto simile ad un ghigno.
 - Non ci credo…
 - Posso dimostrartelo… se vieni con me…
 - D’accordo…
Moira accettò la mano di Sirius e lo seguì lontano dal fuoco e dalle danze.
Alrisha li fissò in silenzio e per un attimo sentì male al petto. Poi silenziosa anche lei si allontanò, inoltrandosi tra gli alberi e seguendoli…
CONTINUA

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Capitolo 7
*** Amici? ***


Ringrazio per aver commentato:
Robert90
Arancina 22
Nikki Potter

CAPITOLO VII – Amici?
Il cielo era sereno quella notte. Permetteva di vedere le stelle, splendide e accecanti.
 - Aspetta qui… - disse Sirius facendo sedere Moira sulla riva del fiume.
La luna si rifletteva sull’acqua calma. Davvero un bel paesaggio. Sirius li sapeva proprio scegliere i posti.
Moira carezzò l’erba, attendendo paziente e chiedendosi intanto cosa l’avesse spinta a seguire Sirius. Forse perché in quei giorni che James non c’era stato, aveva scoperto com’era veramente. Non un ragazzo insopportabile che non si arrendeva mai…
Aveva visto di più, molto più a fondo e aveva scoperto la sua umanità. Il suo modo di preoccuparsi per le persone a cui teneva…
L’assillo con cui aveva cercato disperatamente James, con cui non aveva fatto altro che pensare a lui… non era da tutti.
Per questo aveva iniziato a ricredersi sul suo conto. E poi lì, tutti gli volevano bene. Le donne più anziane lo adoravano. Lui le aiutava sempre a portare le ceste pesanti. Lo aveva anche visto giocare con i bambini e lo aveva trovato meraviglioso.
Sentì un fruscio e si voltò. Lo vide tornare con un meraviglioso ed enorme mazzo di campanule.
Moira spalancò gli occhi – Come hai fatto a capirlo?! Non sono dei fiori così comuni!
 - Allora l’ho indovinato? Vedi, le campanule sono chiamate anche Fiori della Luna, per il modo in cui… diciamo risplendono alla luce della luna. A dire la verità è il loro polline a risplendere. Sono fiori semplici, ma bellissimi… e tu sei come loro…
Moira prese il mazzo, sorpresa. Nessuno mai l’aveva paragonata ad un fiore, soprattutto ad una campanula.
Sorrise a Sirius – Inizi ad acquistare punti… - gli disse.
 - Davvero? Un bacio di ringraziamento me lo sono meritato? – chiese con aria furba Sirius.
Moira annuì e piano lo baciò sulle labbra. Un bacio leggero e sfuggevole, a fior di labbra, ma tanto bastò da coinvolgere entrambi in un bacio più vero, e meno casto.
Alrisha si sentì morire. Aveva visto tutto. Si morse il labbro inferiore e tornò dagli altri.
Alice le corse incontro – Ma dove sei stata? – esclamò. Era rossa in volto e sudata, aveva ballato fino a quel momento e aveva un bel sorriso stampato in faccia.
 - Oh… sono andata a fare un giro… - disse Alrisha senza guardarla e tenendo lo sguardo fisso a terra.
 - Cos’è successo? – chiese Alice capendo subito che qualcosa non andava.
Alrisha deglutì – Non mi va di parlarne qui… - disse con voce tremante – Andiamo a fare una passeggiata.
Alice annuì, fece un cenno a Remus e seguì Alrisha lontano dal focolare.
 - Sirius e quella nobile si sono baciati…
 - Oh… oh, Alrisha, tesoro, mi dispiace! – fece Alice cingendo le spalle dell’amica con un braccio.
 - Avrei dovuto immaginarlo… Sirius non mi amerà mai se non come una sorella…
Alrisha non avrebbe voluto piangere, ma non riuscì a fermare le lacrime. La delusione era troppo grande…

Lily proprio non capiva perché James avesse chiesto a Lola di ballare e non a lei.
Certo, nessuno glielo impediva, ma era un’ora che ballava ininterrottamente con Lola. E per di più sua sorella sembrava all’apice della gioia. Lily non aveva più dubbi che si fosse presa una cotta per James.
E se lui… la ricambiava? In fondo Lola era così carina e simpatica…
 “Lily, ma che diavolo ti prende? E anche se fosse? A te che importa?” si ritrovò a pensare.
Infatti. A lei che importava?
In fondo aveva sempre detestato James. Lui era sempre stato così scorretto con lei che non era mai riuscita ad amarlo.
Già…
Ma ora era cambiato…
James non era più il ragazzino viziato di una volta. Era coraggioso e leale, e pieno di persone che gli volevano bene davvero.
Era così cambiato da sorprendere Lily. E lei… non poteva proprio fare a meno di trovarlo… ecco, sì… bello!
Si doveva ammetterlo! Non le sarebbe dispiaciuto sostituire Malfoy con James!
Cioè, se proprio era costretta a sposare qualcuno, preferiva lui! Ecco!
Sospirò e guardò Lola andare a sedersi, ridendo.
James si avvicinò a Lily – Tua sorella si è arresa, è troppo stanca per ballare ancora! Le dai tu il cambio?
 - Io non sono la sostituta di nessuno! – replicò Lily stizzita.
Si voltò e se ne andò, non capendo nemmeno perché se la fosse presa così tanto e lasciando James sbalordito.
Il ragazzo la raggiunse – Certo che hai davvero un bel caratterino! – le disse.
Lily replicò con un grugnito e stette bene attenta a non guardarlo in faccia. Inciampò in una radice e per poco non cadde.
 - Si può sapere che ti è preso? – le chiese James.
 - Niente!
 - Non mi pare.
 - Be’, se corteggi mia sorella, non puoi corteggiare anche me, non è corretto!
 - Non sto corteggiando tua sorella, e non volevo corteggiare te. Vi ho solo invitate a ballare. L’ho fatto perché mi sembrava che Lola ne avesse davvero voglia. E pensavo che anche tu…
 - Be’, pensavi male! – fece Lily agitando una mano come se stesse scacciando una mosca fastidiosa.
I due rimasero in silenzio, ma non smisero di camminare.
 - Sei strana… - disse James – Da quando siamo stati fatti prigionieri dai Drakefire…
 - Non è vero…
 - Ma sì! Prima volevi a tutti costi uccidermi, poi mi salvi la vita e ti ingelosisci se invito tua sorella a ballare…
 - Io-non-sono-gelosa! – esclamò Lily fermandosi di botto e guardandolo con rabbia – Forse la tua presunzione e orgoglio te lo fa pensare! Ma non lo sono affatto! Semplicemente non voglio che mia sorella si immischi con certa gente!
 - Certa gente, eh? – fece James con un sorriso amaro. – Perfetto, non preoccuparti, starò lontano da te e dalla sua amata sorellina!
Si voltò e se ne andò a grandi passi.
Lily sospirò e si sedette su una radice sporgente e decisamente grossa.
 - Accidenti che testone… - borbottò
 - Lascialo stare, cara, i maschi sono tutti così. – fece una voce femminile
Lily sussultò e scattò in piedi. Il cuore le rimbombava nelle orecchie dallo spavento. Si guardò attorno, ma non vide nessuno.
 - Scusa cara, non volevo spaventarti…
Improvvisamente Lily si accorse che la voce veniva dall’albero sul quale si era seduta.
 - Tu parli? – gli disse.
 - Certo. Quando qualcuno si siede su di me, capto i suoi sentimenti e mi risveglio! Tu sei una fanciulla pura e buona! Sei turbata per qualcosa?
 - Io… io non lo so… - disse Lily stringendosi nelle spalle.
 - Sei parecchio confusa, sai? È colpa di quel ragazzo, vero? Provi qualcosa per lui?
 - No! Certo che no!
Sembrò che l’albero stesse ridendo. Scosse le sue fronde come se fossero le spalle che tremano quando qualcuno ride.
 - Ma cara, a me non puoi mentire! Te l’ho detto, capto i sentimenti!
 - Oh be’… starai captando quelli di qualcun altro… - disse Lily.
 - No, sono i tuoi, ne sono certa! – disse l’albero. – Provi qualcosa per lui e ne sei spaventata e anche parecchio confusa. Posso solo dirti una cosa: non usare la testa, ma il cuore. Non c’è niente di male ad ammettere che…
 - Sono stanca, vado a dormire. – disse Lily all’improvviso.
 - Oh, va bene. Spero che tornerai a trovarmi! Magari domani! – disse l’albero speranzoso.
 - Emh… sì va bene…
Lily si allontanò. Non aveva proprio voglia di tornare all’accampamento, ma nemmeno di sentire un albero parlare di quello che lei provava per James.
Cioè, erano affari suoi di quello che provava o no? Perché doveva subire così tante pressioni?
Sbuffò, poi sentì un singhiozzo tra gli alberi. Qualcuno stava piangendo. Sorpresa si guardò attorno.
Vide Alrisha che si asciugava gli occhi, mentre Alice cercava di consolarla.
Lily le raggiunse – Emh… cos’è successo? – chiese incerta.
Alrisha sollevò gli occhi rossi su di lei e scosse la testa – N-niente… - disse.
 - Delusione d’amore – spiegò Alice.
 - Oh, mi dispiace… - disse Lily – Non si può risolvere?
 - A lui piace un’altra… - fece Alrisha con voce nasale.
Lily si strinse nelle spalle e senza rendersene conto mormorò un  - Già… - poi sollevò lo sguardo su Alrisha – Allora non perdere tempo dietro lui. Trovane un altro e cerca di dimenticare questo. Credimi, è la cosa migliore…
Alrisha annuì – Grazie… - disse piano.
Lily fece un sorriso e decise di tornare all’accampamento per mettersi a dormire.

Trovarne un altro? Era assurdo… lei non voleva trovarne un altro… lei voleva Sirius e basta. Aveva detto ad Alice di voler rimanere sola, ma ora camminava furiosa tra gli alberi. Doveva trovarlo e dirgli quello che provava per lui.
E improvvisamente si scontrò con il perenne oggetto dei suoi pensieri.
 - Sirius! – disse Alrisha.
 - Ehi, dove te ne vai tutta sola?
 - Anche tu sei solo!
 - Io sto tornando all’accampamento, ma tu stai andando in tutt’altra direzione
 - T-ti… cercavo, a dire la verità… - balbettò Alrisha e iniziò a tormentarsi le mani – Devo dirti una cosa.
 - Dimmi pure!
 - Sirius… io… vedi tu… mi piaci molto, davvero molto.
 - Ma certo, Alrisha, anche tu mi piaci molto! Siamo cresciuti insieme, è ovvio! – disse Sirius.
Lei scosse la testa – Non hai capito… non mi piaci come fratello o come amico… io… io ti amo…
Per un attimo Sirius la fissò in silenzio, sbalordito – E’ solo un infatuazione, Alrisha – disse poi piano – Una stupida infatuazione che passerà.
 - No, Sirius…
 - Sì… è così ti dico! E comunque sia, io ti voglio bene, ma non ti amo! Sei come una sorella per me, lo capisci?
 - No… non lo capisco. Perché non provi quello che provo io? – gli occhi di Alrisha si riempirono di lacrime.
 - Alrisha, mi dispiace. Ma non ti amo. – disse calmo Sirius e le asciugò una lacrima che le era caduto sul volto perlaceo.
Fu un attimo. Alrisha fece uno slancio avanti e lo baciò, con impeto. Sirius sulle prime rimase troppo sorpreso per fare qualcosa.
Poi sentirono un rumore soffocato tra i cespugli e lui spinse via Alrisha. Si voltò. Moira era lì ferma e aveva visto.
 - Aspetta un momento… - fece Sirius alzando le mani – Non è come pensi…
 - Prima… prima corteggi me… e poi ti baci con lei?! – fece Moira furiosa – Credevo fossi diverso! Invece sei proprio come avevo immaginato! – si voltò e corse via.
 - Moira! Aspetta! – esclamò Sirius.
Fece per correrle dietro, ma Alrisha lo precedette e si gettò all’inseguimento della ragazza. Quella sera avevano dimenticato di mettere gli incantesimi per impedire alle prigioniere di fuggire.
Certo che per essere una nobile abituata ad essere servita e riverita, era davvero agile e veloce.
Stava mettendo a dura prova l’abilità di Alrisha. La ragazza inoltre era intralciata dallo scomodo vestito. Quanto avrebbe voluto avere i suoi pantaloni.
 - Aspetta! Aspetta! – gridò a Moira.
Per un attimo la perse di vista. Si guardò attorno e sentì un rumore soffocato.
Moira era finita in una trappola e ora si trovava in una rete appesa all’albero.
Sbuffò e guardò da un’altra parte.
 - Senti… - fece Alrisha avvicinandosi all’albero – Mi dispiace… è stata colpa mia! Io ho baciato Sirius e non lui! Io… scusami…
Ormai lo aveva capito che non c’era nulla da fare…
 - Mi tiri fuori di qui? – chiese Moira calma.
 - Sì – disse Alrisha tirando fuori un coltellino, ma non fece in tempo a tagliare la corda che qualcosa sibilò tra gli alberi e trapassò la sua schiena.
Per un attimo lei rimase immobile, a guardare gli occhi terrorizzati di Moira. Poi abbassò lo sguardo. una freccia era conficcata nel suo fianco sinistro.
 - Oh… - fece Alrisha e si aggrappò alla rete per non cadere a terra.
 - Oh, dannazione! – esclamò Moira terrorizzata – Non svenire! Ti prego, rimani sveglia! – afferrò il coltellino e iniziò a tagliare le corde. Quando riuscì a romperle, entrambe caddero a terra, ma Moira si tirò subito su.
 - Ehi? – fece terrorizzata, aiutando Alrisha a mettersi seduta.
 - Non toccare la freccia… è avvelenata… - disse Alrisha cercando di fermare il sangue con le mani.
 - Dobbiamo tornare indietro! Hai bisogno di aiuto! – esclamò Moira facendola alzare e sorreggendola.
Alrisha scosse la testa – I Mangiamorte stanno arrivando…
 - Cosa?
 - Questa è loro… devi correre all’accampamento e avvertire gli altri!
 - Andremo insieme! – disse Moira.
 - No, ci impiegheremmo troppo tempo! Devi lasciarmi qui e andare!
Moira non la lasciò andare – No! Non posso!
 - Sì che puoi! – Alrisha si liberò dalla sua stretta e barcollò un po’, ma subito si appoggiò ad un albero – Vai, maledizione! Devi avvertirli che sono in pericolo!
Moira esitò – Torno subito! Te lo prometto! – disse prima di correre via.
Con un sospiro Alrisha scivolò a terra. Per quanto Moira facesse in fretta, ormai non c’era più nulla da fare. Il veleno era mortale e non c’era alcun rimedio…
Certo che era strano… stava morendo per aver cercato di  spiegare alla sua rivale in amore che Sirius non la stava affatto “tradendo”. E la cosa ancora più strana era che non ce l’aveva con nessuno dei due… si era comportata da bambina e forse stava avendo ciò che si meritava…

Moira arrivò all’accampamento praticamente senza fiato.
- AIUTO! – urlò lanciandosi verso il focolare.
Le danze e le musiche cessarono tutti si voltarono verso di lei. Sirius le andò in contro.
Moira si aggrappò al suo braccio – I Mangiamorte… stanno arrivando… - disse con il respiro affannato -… hanno ferito Alrisha…
 - Cosa?! – esclamò Remus scattando in avanti.
 - Dov’è? – disse Sirius.
 - Nel bosco… non molto lontano da qui… - disse Moira ormai in lacrime – Io non volevo lasciarla lì sola… ma dovevo venire ad avvertirvi… e… e…
 - Hai fatto bene, non preoccuparti. Ora cerca di calmarti e non allontanarti da qui – le disse Sirius. Poi guardò Remus – Andiamo, presto.
Remus annuì. Peter, James e altri Ribelli li raggiunsero.
Prima che prendessero tutti le loro sembianze animalesche e corressero via, James lanciò un’occhiata a Lily che ricambiò con uno sguardo preoccupato.
John guardò tutti – E’ ora di spostarci. Se davvero i Mangiamorte stanno venendo in questa direzione è pericoloso per noi rimanere qui…

Alrisha era ormai svenuta quando un seguito con due uomini in testa la raggiunsero.
Erano tutti incappucciati e vestiti di nero, neri proprio come i destrieri che cavalcavano. Uno di loro saltò giù e si avvicinò alla ragazza…
Le mise due dita sul collo per sentire se il suo cuore batteva ancora.
Era ancora viva. Incredibile, dovevano essere passati più di dieci minuti da quando aveva scagliato la freccia… di solito il veleno uccideva nell’arco di otto minuti.
Come faceva quella ragazza a resistere così tanto?
Troppo curioso per poterla lasciare lì, il Mangiamorte le somministrò l’antidoto al veleno e strappò via la freccia da suo corpo. La ragazza aveva perso molto sangue ed era piuttosto pallida.
Lui la prese in braccio e la caricò sul suo cavallo.
 - Sestius, io la porto al maniero… questa ragazza è rimasta viva dopo essere stata infettata dal veleno delle nostre frecce…
 - E la cosa ti stuzzica, eh? – fece Sestius.
 - Non posso negare che mi piacciono le ragazze forti e questa sembra esserlo… non sarebbe male averla come schiava personale una volta che si sarà ripresa…
Il Mangiamorte fece girare il suo cavallo e partì al galoppo verso il maniero dei Drakefire.

Alrisha cercò di aprire gli occhi ma le sembrava terribilmente faticoso. Si agitò, febbricitante, poi sollevò finalmente le palpebre e si rese conto di essere sdraiata su qualcosa di morbido…
Qualcuno era accanto a lei. Un bel giovane dai capelli lunghi e scuri e gli occhi chiari.
 - Sirius… - sussurrò Alrisha credendo di riconoscerlo – Sei tu… allora non sono morta… - aggiunse prima di perdere nuovamente i sensi.
Il ragazzo la guardò calmo. L’aveva chiamato Sirius.
Sirius era il nome di suo fratello, scomparso dieci anni prima. Possibile che… che fosse ancora vivo e vivesse tra i Ribelli?
Certo, potevano esserci molti Sirius in giro, ma la ragazza aveva pensato che lui, Regulus Black, fosse Sirius.
Tutti fin da piccoli avevano sempre detto ai due fratelli quanto si somigliassero…
La ragazza non poteva che averlo scambiato per Sirius Black, suo fratello…
Dunque Sirius era ancora vivo ed era diventato un Ribelle…
Se il padre dei due giovani, Orion Black lo avesse saputo, avrebbe fatto qualunque cosa per riportare il figlio a casa…
E questo Regulus non poteva permetterlo. Il trono ormai spettava a lui da quando Sirius se n’era andato. Senza quell’impiastro di suo fratello sarebbe potuto essere lui il nuovo re…
Fece uscire un Patronus dalla sua bacchetta per mandare ad avvertire Sestius di non cercare e non attaccare i Ribelli…

Avevano cercato Alrisha ovunque ma di lei non vi era più traccia.
Nel frattempo avevano spostato l’accampamento in un luogo più sicuro.
 - Il fatto che non l’abbiamo trovata sta a significare che è ancora viva… - disse Sirius mentre sedeva su un tronco d’albero con Remus, Peter e James.
 - Significa anche che l’hanno presa i Mangiamorte, Sirius… - fece Remus cupo. La scomparsa della sorella lo aveva demoralizzato.
 - Ciò significa che dobbiamo andare a cercare Alrisha – fece Sirius
 - Fosse facile… - disse Peter con una punta di paura nella voce.
 - Peter, se hai paura puoi anche rimanere qui… noi andremo, vero, James? Remus?
 - Ma, Sirius, non dovremmo andare da soli… dovremmo formare una squadra… - squittì Peter.
 - Peter ha ragione… - disse Remus.
 - Ma non capite? In troppi attireremo l’attenzione più del necessario… e noi ragazzi siamo una grande squadra… nessuno è più veloce e silenzioso di noi… e abbiamo segnali ben precisi che gli altri non conosco… - precisò Sirius.
James dovette ammettere che aveva ragione.
 - Dunque è deciso… partiremo il prima possibile. D’accordo? – chiese Sirius e gli altri annuirono.
CONTINUA

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Capitolo 8
*** Regulus ***


Eccomi di nuovo qui! Ringrazio per i commenti:

Parisienne: ciao! Grazie per il commento! Sì le ragazze sono parecchie… a volte faccio confusione anche io e non so come fare per dare abbastanza spazio a tutte XD

Nikki Potter: già povera Alri :( la mia creazione, la poveretta partorita dalla mia mente bacata XD

Malandrina4ever: mmmh… e chi lo sa… magari Reg si rivelerà un personaggio positivo!

Arancina22: Remus non riesco a descriverlo diversamente! Per me lui è così, dolce e timido! Parteggi per Alri? Spero di non deludere le tue aspettative con questo capitolo XD

PrincessMarauders (Dominic… mi sono accorta di non aver mai specificato il tuo nome): Ahahahah! Beautiful! Bé in effetti… vedrai più avanti che combinerò!

CAPITOLO OTTO - Regulus
Finalmente più lucida Alrisha aprì gli occhi nuovamente.
Si rese conto di trovarsi in una stanza che non conosceva affatto. Si trovava comodamente adagiata su dei soffici cuscini di piume.
Provò a tirarsi su, ma si sentiva incredibilmente debole. In effetti era strano che fosse ancora viva… qualcuno l’aveva salvata. Ma chi?
Ricordava di aver visto il volto di Sirius, ma forse era solo perché stava delirando.
Però aveva paura ora… non aveva idea di dove si trovasse. Forse erano stati i Mangiamorte a prenderla.
In quel momento la porta si aprì e lei sussultò, spaventata.
Poi spalancò gli occhi per la sorpresa. Sulla soglia c’era un ragazzo che somigliava incredibilmente a Sirius. Sembrava solo più giovane di lui.
I due si squadrarono.
 - Chi sei? – chiesero contemporaneamente e all’unisono.
 - Mi chiamo Alrisha… e sono una ribelle…
 - Io sono Regulus Black. Figlio ed erede del re. – disse con fare solenne il ragazzo.
Alrisha strabuzzò gli occhi. “Sto ancora delirando…” pensò.
Assomigliava tantissimo a Sirius, sembravano quasi… fratelli!
Ma se erano fratelli… e Regulus era figlio del re… allora anche Sirius era figlio del re e molto probabilmente era il primogenito! Quindi era Sirius il diretto erede del re!
 - Dalla tua faccia ne deduco che conosci mio fratello Sirius – disse calmo Regulus, sedendosi su una sedia elegante.
Alrisha non rispose. Non sapeva se dire la verità o no.
 - Prima, hai fatto il suo nome, vedendomi – disse Regulus.
Alrisha deglutì.
 - Sirius è vivo allora. E si nasconde tra i ribelli! Non lo avrei mai detto. Credevo fosse morto, che non ce l’avesse fatta nemmeno a superare la notte in cui era scappato. – fece il ragazzo alzandosi e passeggiando pensieroso per la stanza. – Se mio padre lo venisse a sapere vorrebbe averlo di nuovo con se e io non sarei più il diretto erede dei Black…
Alrisha sbiancò, capendo ciò di cui stava parlando Regulus.
 - Sta lontano da Sirius, capito?! Non azzardarti a toccarlo nemmeno con un dito! – sibilò minacciosa.
Regulus fece una risata di scherno – Altrimenti? Dovrei avere paura di te?
Alrisha lo guardò offesa. Se solo avesse potuto muoversi da quel dannato letto, se solo non fosse stata così debole.
 - Sei una ragazza forte, Ribelle, e la cosa devo ammettere mi intriga. Non sarai affatto male come serva personale…
 - Io?! Serva di uno stupido damerino come te?! Mai!
Regulus le si avvicinò, torreggiando su di lei – Attenta a come parli, Ribelle, ti ho salvato dalla morte, ma non ci metto niente a farti fuori, chiaro?! – disse in un sibilo. – Ora riposa… la tua ferita deve guarire.
E detto ciò lasciò la stanza.
Alrisha guardò il baldacchino sopra di lei. Dunque era lui che l’aveva salvata.
Perché? Perché un nobile, seguace di Voldemort, avrebbe dovuto salvare una ribelle come lei?
Sospirò. Cosa ne sarebbe stato ora di lei? Sarebbe stata una serva per tutta la vita?
Chissà se qualcuno la stava cercando… ma forse la credevano morta…

Remus faceva su e giù e James avrebbe giurato che prima o poi l’amico avrebbe fatto un bel solco nel terreno.
 - Remus, calmati…
 - Calmati?! Calmati?! – esclamò l’amico guardandolo come se fosse impazzito – Mia sorella è scomparsa James ed è ferita… come posso calmarmi?!
 - Lo so, Remus, sono preoccupato anch’io per Alrisha, ma non è così che la troveremo. Dobbiamo mantenere il sangue freddo e fare un lavoro di squadra, come ci è stato insegnato – disse James – Per favore siediti e ragioniamo insieme.
Remus si sedette davanti a lui. Sirius sedeva vicino a loro e ancora non aveva spiccicato parola.
Ripensava al momento in cui Alrisha gli aveva confessato di provare qualcosa per lui… a come lui l’avesse respinta. Poi lei aveva inseguito Moira per spiegarle l’equivoco del bacio ed era a quel punto che era stata ferita.
Aveva inseguito Moira per lui.
Strinse i pugni. In parte si sentiva in colpa.
 - Vogliamo aiutarvi nella ricerca.
I quattro alzarono lo sguardo e incrociarono quello serio di Lily. A parlare era stata lei. Moira, Sabrina e Lola annuirono.
 - Anche io, Alrisha è la mia migliore amica – disse Alice raggiungendoli.
 - No ragazze è troppo… - iniziò a dire James ma Alice lo interruppe:
 - Non osare dire che è troppo pericoloso! Non dimentico le volte che ti ho battuto nella lotta!
James arrossì notando il sorrisino sornione sul volto di Lily – Eravamo piccoli ed erano i primi giorni che mi trovavo qui! Le uniche lotte che avevo mai fatto in vita mia erano state per gioco!
 - Non mi importa, sai comunque che sono abile nella lotta – fece altezzosa Alice.
 - Va bene… tu si, ma Lily e le altre no.
 - Ma siamo brave con gli incantesimi – disse Lily incrociando le braccia.
James si volto verso gli amici, cercando un appoggio.
 - Per me va bene – disse Sirius aprendo finalmente bocca – Ci faranno comodo un po’ di bacchette in più.
Remus annuì e Peter anche.
 - E va bene – sospirò James – Ma così vestite non andrete lontano.

 - Non ho mai messo dei pantaloni! Sono da maschio! – esclamò Lola divertita dalla cosa, girando su se stessa per ammirare i pantaloni grigi che indossava.
 - Io sto decisamente comoda – fece Lily con i suoi pantaloni neri – Forse sono un po’ troppo aderenti – aggiunse imbarazzata.
 - I miei saranno invece di almeno due grandezze in più – fece Sabrina e Moira annuì ridendo – Anche i miei!!
James guardò in su, verso la capanna nella quale si erano cambiate le ragazze e dove ora ciarlavano allegramente.
 - Avete fatto?! Scendete?
Le quattro scesero giù dalle scalette di corda.
James si voltò e quando incrociò Lily spalancò gli occhi. I pantaloni neri che indossava, seguivano passo passo le curve della ragazza… e che curve!
Lily notò che la fissava e arrossì. Perché doveva fissarla in quel modo? Non poteva guardare altrove? Sembrava un maniaco! L’imbarazzo si trasformò in rabbia.
 - James Potter, smettila immediatamente di fissarmi, pervertito! – esclamò.
James arrossì vistosamente – I-io?! Fissarti?! – fece allarmato – Pervertito?!
 - Esattamente!
 - Ma chi ti fissa!!! – disse lui infervorandosi – Non ci tengo minimamente a fissare una cretina come te!
Detto questo si voltò incrociando le braccia. Lily fece lo stesso.
Il tutto sotto lo sguardo perplesso degli altri.
  “E’ incredibile… sembrano fatti l’uno per l’altra anche quando litigano…” fece Lola tra sé e sé intristendosi di colpo.

La febbre era scesa, ma si sentiva ancora debole, a fatica riusciva a mettersi seduta. Non aveva più visto Regulus da due giorni ormai, solo una serva che continuava a portarle da mangiare e pozioni per rimettersi  in sesto.
Inizialmente aveva rifiutato cibo e pozioni. Non voleva mangiare nulla di ciò che proveniva dai nobili.
Poi era stata costretta. Era troppo debole per fare l’altezzosa, doveva mangiare per forza.
Solo che non avrebbe mai voluto mangiare qualcosa offerto “con gli omaggi di padron Black”, così come diceva la serva ogni volta.
Il cibo era divino, ma sapeva che era preparato da persone umili e stanche, fatte schiave.
Il terzo giorno già riusciva a muoversi meglio. Si metteva seduta da sola e riusciva a muovere le gambe. Solo la sinistra sembrava non essere tanto a posto. Il veleno doveva averne intaccato i movimenti.
Si chiese se sarebbe rimasta zoppa.
Guardò fuori dalla finestra, intravedendo il bel giardino della tenuta e gli alberi che si perdevano in lontananza.
Se solo fosse riuscita a fuggire… oltre quegli alberi c’era la sua salvezza.
Il suo respiro tremò e la sua calma vacillò per un attimo.
Non voleva piangere. Doveva resistere ad ogni costo. Doveva essere forte: era così che era stata cresciuta.
In quel momento bussarono alla porta.
Le ennesime pozioni curative?!
 - Avanti – disse in un sospiro.
Ma ad entrare non fu una serva. Bensì… lui.
La guardò sorridendo affabile e Alrisha avrebbe voluto cancellargli quel sorriso idiota con un pugno.
 - Ti stai rimettendo vedo – disse Regulus – Presto potrai iniziare ad adempire ai tuoi doveri di serva.
Alrisha notò in quella frase un non so che di malizioso che la fece rabbrividire.
Anche quello doveva fare una serva? Lei, che non aveva mai baciato nessuno in vita sua?
Deglutì, ma lo fissò torva.
Non poteva replicare. Non poteva ribellarsi.
 - Ti do altri tre giorni, poi dovrai metterti in piedi. Sei una ragazza forte, sono sicuro che ce la farai! – aggiunse il ragazzo prima di congedarsi.
Alrisha strinse le coperte nei pugni.
Tre giorni…
Guardò la luna decrescente fuori e desiderò poter correre libera al chiarore di essa.

 - Siamo tutti protetti da incantesimi che eluderanno qualsiasi Incantesimo Rivelatore delle varie tenute in cui ci introdurremo – spiegò James alle ragazze, mentre si inoltravano nella foresta.
 - Il territorio più vicino è quello dei Drakefire, James – disse Sirius osservando la mappa che aveva portato con sé.
 - Lo so – disse lui stringendo i denti. Notò che Lily, di fianco a lui, si era irrigidita.
Si voltò a guardarla – Non sei costretta a venire, chiaro? – le disse a bassa voce.
 - Io voglio venire – fece lei testarda – Ti dimostrerò che non sono una stupida nobile sprovveduta – e raggiunse Lola, lasciando James sorpreso.
Il gruppo continuò la marcia verso il territorio dei Drakefire, non sapendo che quel pomeriggio stesso Alrisha era stata portata al castello dei Black, dove avrebbe finito la sua convalescenza e preso servizio come serva personale di Regulus.
Nessun Incantesimo Rivelatore captò la loro presenza nella tenuta dei Drakefire e poterono introdursi nel maniero senza essere scoperti.
Assalirono le guardie con incantesimi non verbali e James si compiacque di come Lily fosse tanto abile nella magia.
Aveva studiato dagli insegnanti migliori ed era sempre stata la migliore. Fin da piccola. Ma lui ovviamente non lo avrebbe mai ammesso.
Osservò la figura snella della ragazza introdursi nel grosso ingresso, senza fare rumore.
Accidenti se era cambiata. Ricordava ancora come era quando erano bambini.
Era una bimba per niente aggraziata e poco carina.
Ora era stupenda. E lui non l’aveva nemmeno riconosciuta.
Perso in quei pensieri non si accorse di una grossa presenza alle sue spalle.
Improvvisamente un forte e deciso pugno lo colpì, facendogli volare la bacchetta di mano.
Una delle guardie si avvicinò a lui ghignando.
 - Mi ricordo di te, moccioso. È stato un piacere frustarti.
James digrignò i denti, poi si lanciò contro l’uomo con tutta la forza che aveva, dandogli un pugno sul volto e facendolo indietreggiare.
Poi fece per correre a prendere la bacchetta, ma la guardia lo afferrò per il collo, stringendo.
James sentì l’aria passare a fatica, arrivando debolmente ai suoi polmoni. L’uomo lo sollevò senza alcuno sforzo e continuò a stringere.
James cercò di scalciare, ma i suoi colpi erano deboli e fecero ridere il suo avversario.
Improvvisamente uno schiantesimo colpì la guardia, che lasciò andare James e si schiantò contro un muro, tramortita.
James cadde a terra, tossendo e ricominciando a prendere il suo colore in volto.
 - Stai bene?! – Remus corse da lui, preoccupato.
 - S-sì… accidenti… - fece James raccogliendo la bacchetta e alzandosi in piedi.
 - Coraggio, andiamo! Gli altri stanno già perlustrando l’ala ovest del maniero!
I due si misero a correre per unirsi alla ricerca.

Lily si voltò. Era rimasta sola, allontanandosi dagli altri. Percorse un lungo corridoio buio, cercando di essere più silenziosa possibile. Aveva quasi paura anche a respirare.
Brandendo la bacchetta fece un passo dopo l’altro e si avvicinò ad una porta. Fece un respiro profondo afferrando il pomello.
Aprì lentamente la porta e si affacciò nella stanza.
Vi era un enorme letto a baldacchino e le coperte erano sfatte, ma dentro non vi era nessuno.
Lily fece per andarsene, ma si sentì afferrare da dietro e le fu strappata la bacchetta di mano.
 - Bentornata, piccola ribelle – fece una voce, facendole correre i brividi lungo la schiena.
Sestius…
Lily si agitò nel tentativo di liberarsi ma fu vano. Quel bastardo era forte.
 - Dritta, dritta nella mia stanza, che sorpresa! Ti mancavo, eh?!
L’uomo la spinse sul letto e le bloccò i polsi sul materasso.
Lily sentiva il cuore batterle a ritmo furioso nel petto, ma non gli avrebbe mostrato quanta paura aveva.
Sestius la osservò con un ghignò e osservò i vestiti che delineavano le sue morbide curve.
Nei suoi occhi rossi si poteva leggere il suo desiderio.
La voleva, fin dal primo momento che l’aveva vista.
Cercò di strapparle via la camicia, ma Lily gli diede prontamente una ginocchiata in mezzo alle gambe.
Lui soffocò un gemito, poi le diede uno schiaffo talmente forte da farle credere di averle staccato la testa.
Lily sentì il sapore ferroso del sangue in bocca.
Sestius le strappò la camicia, facendole sfuggire un grido.
 - Non toccarmi!!
Lei cercò di respingerlo, non ottenendo risultati…
 - STUPEFICIUM! – ruggì improvvisamente una voce rabbiosa e Sestius finì dritto contro il muro, perdendo i sensi.
Lily si voltò verso il suo salvatore e sentì il cuore scaldarsi quando vide James.
 - Stai bene?! – esclamò il ragazzo correndo da lei.
Poi vide la camicia strappata e il seno della ragazza semi scoperto. Si voltò di botto arrossendo, mentre lei cercava di coprirsi alla bell’e meglio.
Poi le porse la propria camicia, offrendosi di scambiarla con quella rotta, sempre senza guardarla.
Lily accettò lo scambio senza troppi ripensamenti.
Poi si avvicinò a James e lo guardò con tanto d’occhi.
 - Tutto a posto? – chiese nuovamente lui.
Lily annuì, ma sentiva gli occhi inumidirsi. Si morse il labbro inferiore e in quel momento James le prese la mano – Alrisha non è qui, andiamocene subito…
Lei lo guardò – Grazie, James… - sussurrò.

I tre giorni erano passati. La gamba sinistra le dava ancora dei fastidi, ma ora poteva andarsene in giro senza fatica.
Il suo primo lavoro da serva, fu ripulire da cima a fondo le stanze di Regulus e quella in cui il ragazzo dormiva, rifacendo il suo letto.
La disgustava fare un lavoro del genere per uno che non se lo meritava affatto, ma doveva comportarsi bene e cercare di sopravvivere fino a che non trovava un modo per fuggire.
 - C’è ancora della polvere qui – fece una voce facendola sobbalzare.
Si voltò e incrociò due occhi azzurro ghiaccio e un viso di porcellana, incorniciato da riccioli biondi.
Alrisha osservò la fanciulla davanti a lei e da come era vestita dedusse che fosse anche lei una serva.
Si voltò verso il cassettone che la ragazza indicava.
 - Al principe non piace che le pulizie fatte nelle sue stanze siano così superficiali – aggiunse con superiorità, come se la sapesse lunga, come se lei e “il principe” fossero intimi.
Alrisha alzò gli occhi – Scusa, ma sinceramente non me ne importa e poi che ci fai tu qui? Queste stanze spettano solo a me o sbaglio? Chi sei?
 - Mi chiamo Ronha e prima che arrivassi tu… ero io ad occuparmi di queste stanze – disse la bionda mettendosi le mani sui fianchi e assottigliando gli occhi.
Ora Alrisha capiva. Prima lei era la serva personale di Regulus Black e ora era stata messa da parte per lei, la nuova arrivata, e non ne era per niente contenta.
Ma cosa c’era di così speciale nell’essere serva di quel cretino?
 - Oh mi dispiace averti rubato il podio – disse Alrisha sarcastica – Non ho scelto io di essere qui, credimi, sono pronta a fare a cambio quando vuoi…
Annoiata spolverò velocemente un soprammobile.
Ronha sbuffò stizzita – E’ inutile che giochi con me, carina. Se solo osi toccare il principe con un dito te la farò pagare, è chiaro?
 - Il tuo principe non mi interessa… carina… è tutto tuo.
Detto questo, Alrisha le diede le spalle e la ignorò del tutto.
Ronha girò sui tacchi e lasciò la stanza, furibonda.

CONTINUA

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Capitolo 9
*** Cambi d'idea ***


Ringrazio per aver commentato:

ValyBrick
Malandrina4ever
PrincessMarauders
Arancina22
Parisienne
Nikki Potter


CAPITOLO 9 – Cambi d’idea
Erano ormai passate due settimane da quando avevano iniziato a cercare Alrisha senza alcun risultato.
Ormai avevano capito che non era in nessun luogo nelle vicinanze dell’accampamento, ma molto più lontano.
Remus non si stancava un attimo di organizzare le ricerche.
Non voleva arrendersi, non ne aveva alcuna intenzione, anche davanti l’evidenza che probabilmente non l’avrebbero più trovata.
Non poteva sopportare l’idea di perdere sua sorella.
Alice era sempre accanto a lui, senza lasciarlo solo nemmeno un secondo, sia per amore del ragazzo che della sua migliore amica.
James e Sirius cercavano di essere più realisti, ma anche loro non avrebbero voluto arrendersi.
Lily, Lola, Moira e Sabrina erano abbattute per loro. Lily trovò buffo come in quei giorni erano diventate così affiatate con quei ragazzi che inizialmente non sopportavano.
Addirittura, Lily, inizialmente non sopportava nemmeno la vista di James.
Ora, guardandolo, non vedeva più il vecchio ragazzino viziato e antipatico.
Era ancora arrogante, sicuramente, ma era decisamente cresciuto e… le infondeva sicurezza. Si ritrovò ad arrossire improvvisamente, nel fissarlo e ciò non sfuggì di certo a Lola.
 “Lascia perdere… è il promesso sposo di Lily, toglitelo dalla testa. A lei piace parecchio e si vede… e forse anche lui…” pensò Lola osservando lo sguardo addolcito di Lily. Quello sguardo un tempo era solo carico di astio.
Seduta in riva al fiume Lily osservava l’acqua scorrere quieta e si tormentava le mani, pensierosa.
In fondo lei era andata a cercare James per non sposare Lucius Malfoy, ed ormai erano parecchi giorni che era via di casa.
Non si sentiva più prigioniera dei Ribelli, forse se avesse chiesto di lasciare libera lei e Lola avrebbero acconsentito.
Ma non voleva andare via senza James. Doveva portarlo con se e liberarsi di Malfoy una volta per tutte.
Il problema era se… James avrebbe accettato… erano sei anni che era scappato di casa e in quei sei anni sembrava aver sviluppato un odio sviscerale nei confronti della nobiltà. Sicuramente non era per niente incline a tornare a farvi parte. Lily si morse il labbro inferiore.
Non poteva tornare a casa senza di lui e sposare Malfoy… non poteva!
Mancavano solo sette mesi al suo ventesimo compleanno. C’era solo una cosa che poteva fare. Cercare di convincere James con tutte le sue forze…
 “Potrei sedurlo…” si ritrovò a pensare.
Si sentì meschina. Sfruttare James e ingannarlo per non sposare Malfoy, costringerlo a fare una cosa che detestava…
Lily sentì dei passi alle sue spalle, poi qualcuno prese posto accanto a lei.
Non le servì voltarsi per capire chi fosse. Aveva riconosciuto il passo spavaldo e sicuro di sé.
 - A quanto pare il fiume è un buon posto per pensare – disse James osservando l’acqua – Anche noi veniamo qui quando siamo preoccupati.
Lily rimase in silenzio.
 - Cosa c’è che non va? – le chiese lui.
La ragazza esitò. Era l’occasione buona. Un’ottima occasione per iniziare a mettere in atto ciò che aveva in mente.
 - Non voglio sposare Lucius Malfoy, ma i miei genitori mi costringeranno a farlo – sussurrò poggiando il mento sulle ginocchia.
 - Bé, non tornare a casa – disse James come se fosse la soluzione più ovvia del mondo.
Lily sbuffò – Io non sono come te, James Potter, io non rinnegherò la mia famiglia, sia ben chiaro! Ho intenzione di tornare a casa!
 - Allora perché sei scappata?!
Lei rimase in silenzio, interdetta. Per cercare lui e convincerlo a tornare a casa, ovviamente. Ma poteva davvero dirglielo?
Si voltò a guardare il ragazzo.
James trattenne il respiro nell’incrociare gli occhi smeraldo di Lily. Non si era mai accorto di quanto fossero profondi. Era bellissima.
 - Cercavo te… - mormorò lei, vergognandosi. – Pensavo che se proprio sono costretta a sposare qualcuno, preferisco un ragazzino viziato piuttosto che Lucius Malfoy… è malvagio, lo sento…
 - Un ragazzino viziato – fece James saggiando le parole.
 - Sì… - sospirò Lily tornando a guardare l’acqua.
 - Felice di apparire così ai tuoi occhi, Evans – disse James alzandosi in piedi – Buon matrimonio con Malfoy – aggiunse andandosene senza dire altro.
 - Cosa?! – ruggì Lily seguendolo – Buon matrimonio con Malfoy?! Stai scherzando?! Tu devi tornare indietro con me, chiaro?! Per colpa tua sono in un mare di casini, come minimo devi tornare indietro e sistemare le cose!
James si bloccò e si voltò verso di lei – Per prima cosa io non devo sistemare proprio niente! Sono libero di fare quello che voglio! Secondo: io e te non abbiamo mai voluto sposarci, Evans, e tutt’ora io non ne ho intenzione, così come non ho intenzione di tornare indietro! Sto bene qui dove sto! – disse con veemenza.
Lily lo osservò atterrita, mentre si allontanava rabbioso.
 - Vedremo se sarai ancora di questo avviso, Potter… - disse poi tra sé e sé.

Un’altra settimana passò senza alcun risultato per la ricerca di Alrisha.
Anche Remus stava per arrendersi ormai.
Alice soffriva nel vederlo così abbattuto e soffriva anche per la scomparsa della sua migliore amica. Non sapevano nemmeno se fosse ancora viva.
 - Potrebbe essere morta per quel che ne sappiamo – sussurrò Remus una sera, mentre lui e Alice sedevano vicino la cascata dove tempo prima avevano fatto il bagno, scherzando.
 - Alrisha è una persona forte! – disse Alice determinata – Non è morta! Chiaro, Remus? Non dirlo mai più! Non voglio nemmeno pensarci ad una cosa del genere!
 - Scusami, Alice… mi dispiace… non volevo – balbettò Remus mettendole un braccio attorno alle spalle per consolarla “Cretino, l’hai fatta piangere” pensò reprimendo la voglia di prendersi a schiaffi.
Alice si asciugò le lacrime. – No, scusami tu… non dovevo reagire così, solo che quando penso a lei mi sembra di impazzire… e poi vederti così mi fa stare ancora peggio, non sopporto di vederti soffrire, Remus.
Il ragazzo la fissò sorpreso – Bé, la cosa è reciproca, Alice… - disse poi.
I due si guardarono negli occhi. Alice sentiva il cuore batterle forse nel petto, nell’osservare quegli occhi dorati.
Avvicinò il proprio viso a quello del ragazzo e lo baciò con impeto.
Remus ricambiò senza tanti ripensamenti. Le labbra di Alice erano morbide e calde. Così tenere…
Il ragazzo si stese sull’erba sopra di lei e quello che accadde quella notte fu un segreto che i due conservarono nel cuore con calore…

Alrisha sospirò. Sfuggire alle grinfie di quel idiota e allo stesso tempo occuparsi delle sue stanze, tenere a bada la cieca gelosia di Ronha e cercare un modo per fuggire non era affatto facile.
Il più delle volte lei e Regulus si ritrovavano a battibeccare per ogni stupidaggine e Alrisha trovava poi disgustoso il modo in cui lui allungava le mani e lo respingeva in ogni modo.
 - Un nuovo vestito… - sbuffò entrando nella sua stanza e trovando un bel abito sul letto. – Deve finirla! Non intendo cedere…
Afferrò stizzita l’abito e si diresse a grandi passi verso le stanze di Regulus. Bussò aspettando con impazienza.
 - Sì, avanti… - fece la voce di Regulus al suo interno.
Alrisha entrò come una furia e gettò il vestito a terra – Non so che farmene! Sono una serva, lo hai dimenticato?! – esclamò furiosa.
Regulus ghignò – Bé, ma alle donne piacciono i vestiti…
 - A me no! Io li odio! Capito?!
Alrisha calpestò il vestito e lo calciò verso il principe – Non ho intenzione di essere il tuo nuovo giocattolino! Tieniti pure Ronha!
Senza aspettare di essere congedata si voltò e se ne andò a passo di marcia.
Lo detestava! Detestava il suo ghigno divertito quando lei perdeva le staffe, o quando la trovava a litigare con Ronha a causa della gelosia di quest’ultima. Detestava quando le faceva continui complimenti per la sua bellezza, o la prendeva in giro per la goffaggine dovuta al vestito a cui non era abituata. Detestava anche quando, al momento di servire il pranzo, lei era l’unica serva dalla quale non staccava mai gli occhi chiari. Inizialmente la fissava con malizia, ora quasi con ammirazione e lei proprio non lo sopportava. Quello sguardo la metteva in imbarazzo… tutte le attenzioni che lui le riservava la mettevano in imbarazzo. Non era mai stata trattata così da un ragazzo…
Per lo più cercava di ignorarlo, ma era difficile visto che lui la corteggiava in continuazione.
 “Per me può anche insistere a vita… non intenzione di diventare un giocattolo per il piacere di un nobile idiota… per poi essere buttata via come è successo a Ronha e a tutte quelle prima di lei!” pensò rabbiosa sprimacciando il cuscino del principe e immaginando che fosse la testa di questi.
Ci si accanì forse troppo perché improvvisamente fece un rumore sordo e delle piume d’oca volarono fuori di esso.
Lo aveva fatto “scoppiare” procurandogli un grosso buco dal quale le piume continuavano a fuggire.
Le raccolse e le ricacciò dentro, ma serviva qualche punto di cucitura per rimetterlo a posto.
Sbuffando girò per il castello alla ricerca di ago e filo.
Tornò nella stanza di Regulus e si sedette sul bordo del letto con il cuscino stretto tra le braccia. Iniziò a ricucirlo attentamente per evitare che si riaprisse il buco.
In quel mentre entrò Regulus nella stanza. Era appena uscito da una delle proprie stanze dove aveva fatto un caldo e rilassante bagno, e aveva fatto la sua comparsa in camera con solo un asciugamano attorno alla vita, convinto che non vi fosse nessuno.
Si bloccò sulla porta quando vide Alrisha intenta a cucire.
La ragazza, dandogli le spalle, non si era accorta della presenza di quest’ultimo. Aveva giusto finito il cuscino quando lo rimise a posto e si alzò per andarsene.
Fu in quel momento che vide Regulus.
 - Oh… - fece arrossendo alla vista del corpo mezzo nudo del ragazzo… e che corpo!
Lui fece il suo solito ghigno, divertito dal fatto che lei fosse in imbarazzo e questo mandò su tutte le furie la ragazza. Si divertiva il caro principino. Bé lei non si divertiva affatto.
Fece per andarsene ma Regulus, davanti la porta, le bloccava il passaggio.
 - Ti togli?! – disse aspra cercando di guardarlo il meno possibile.
Ma lui, sorridendo divertito l’afferrò per i polsi e la spinse verso il letto.
 - Che intenzioni hai?! – gridò arrabbiata.
Regulus non rispose e la fece sedere sul bordo del letto.
Senza lasciarle i polsi si chinò avvicinando il proprio viso a quello della ragazza. Era così vicino che Alrisha poteva sentire il suo respiro sulle proprie labbra. Quella vicinanza la metteva a disagio e le faceva detestare ancora di più il ragazzo.
Poi l’idea che lui potesse prenderla con la forza la terrorizzò. Non voleva… non lo voleva affatto…
Rimase gelida e immobile quando sentì le labbra del ragazzo posarsi sulle sue.
Però non poté fare a meno di constatare che erano morbide…
Lui spinse con prepotenza per costringerla ad aprire la bocca. Alrisha cercò di resistere, ma le stava facendo male e fu costretta ad spalancare le labbra. Sentì la lingua di lui insinuarsi piano nella sua bocca.
Dapprima non le piacque…
Lo trovò disgustoso.
Ma quando lo sentì accarezzare la sua di lingua con la propria, la mosse per istinto e in quel momento sentì le guance andarle a fuoco.
Stava rispondendo al bacio… e non ad un bacio qualsiasi.
Quando però sentì la mano di lui scorrere sul suo corpo fino al seno si ritrasse violentemente e gli diede uno schiaffo – Che porco! – esclamò affannata prima di correre via.
Regulus guardò la porta chiudersi sbattendo e un sorriso di vittoria si aprì sul suo volto.
Sapeva che a lei era piaciuto il bacio. Ne era sicuro.
Sapeva anche che lei non avrebbe tardato a tornare da lui, implorandolo di averne un altro… e poi un altro ancora… e sarebbe stata sua presto…
L’aveva in pugno. Era così che voleva conquistare le donne. Era un gentiluomo, non si sarebbe mai sognato di violentarle.
E poi quella ragazza sembrava così forte e testarda. Lo attraeva troppo e voleva averla. Anche se ci sarebbero voluti mesi e mesi sarebbe stata sua…
Alrisha fuggì nella propria piccolissima stanza con il cuore che le batteva furioso e le guance ancora imporporate.
Ma cosa aveva fatto?! Aveva risposto al bacio di quel cretino? Come aveva potuto?
Si sedette sul letto, affannata.
Come era caduta in basso… però quel bacio… il suo primo bacio ad essere precisi, era stato pazzesco! Mai avrebbe creduto di provare una cosa del genere!
Eppure odiava Regulus e non sapeva cosa l’aveva spinta a ricambiare. Solo che se l’era ritrovato davanti… mezzo nudo… e poi quelle labbra morbide e carnose.
Alrisha mise una mano sul proprio cuore impazzito e cercò di calmarsi.
 “Riprendi il controllo, Alrisha, devi andartene da qui, non perdere tempo con quel damerino! Non puoi permettergli di farti sua! È il figlio del re! Un tuo nemico, chiaro?!”

Lily sospirò. Portava tra le braccia una pesante cesta piena di vestiti bagnati, pronti da appendere.
Sbuffando incespicò per una piccola salita e inciampando in un sasso rischiò di ruzzolare giù.
Riuscì a mantenere l’equilibrio per un pelo e raggiunse le corde dove avrebbe dovuto stendere panni e lenzuola.
Posò la cesta per terra, cercando di riprendere fiato.
Ormai erano due giorni che lei e James non si rivolgevano la parola e il ragazzo sembrava fare di tutto pur di ignorarla ed evitarla.
 “Stupido…” si ritrovò a pensare Lily appendendo un lenzuolo alla corda. Poi si sorprese del proprio pensiero.
Perché così tanta veemenza?! Tanto cosa le importava se James Potter la ignorava?
La verità era che il comportamento del ragazzo la feriva parecchio e lei non capiva nemmeno perché e la cosa la frustrava molto.
Eppure da quando aveva discusso con lui si sentiva sempre giù e di cattivo umore. Non riusciva nemmeno ad essere allegra con Lola.
Anche la sua sorellina sembrava piuttosto giù dopotutto.
Lo aveva notato ed erano un po’ di giorni che andava avanti così.
Lily si chiese cosa mai potesse essere. Forse sentiva la mancanza di casa e della madre.
Sicuramente era così. Ma era così testarda! Aveva insistito per andare per forza con lei.
Lily afferrò un paio di pantaloni e li appese. Era lei la sorella maggiore, non Lola, ed era suo dovere proteggerla ed educarla!
Era ora che Lola tornasse a casa.
Finito di stendere i panni, prese la cesta vuota e tornò all’accampamento alla ricerca di Lola.
La sorellina si stava occupando dell’orto insieme a Moira.
 - Lola… devo parlarti – disse Lily.
Lola sollevò lo sguardo da una piantina di insalata e annuì. Raggiunse Lily.
 - Lola, credo che sia il momento che torni a casa – disse Lily – Siamo rimaste troppo qui, almeno tu devi tornare! Non voglio sentire repliche, chiaro signorina? Sono la sorella maggiore e non ho intenzione di cambiare idea!
Lola sospirò – Va bene… - mormorò.
Lily la guardò sorpresa. Si era aspettata una reazione diversa da parte di Lola. Magari che si intestardisse e si mettesse ad urlare che non si muoveva di lì. Di certo non si sarebbe mai aspettata una tale sottomissione da parte sua. Forse le mancava davvero casa.
Non volendo indagare oltre annuì e partì alla ricerca di Remus per chiedergli se quel pomeriggio Lola poteva tornare a casa.
La verità era però un’altra.
Lola non avrebbe voluto andarsene. Le piaceva stare lì tutto sommato.
Ma vedere Lily e James battibeccare in quel modo tutti i giorni, come se fossero già marito e moglie, la faceva stare male. Sapeva che erano fatti l’uno per l’altra. Si vedeva lontano un miglio e solo loro due non se ne erano resi conto, ma ben presto sarebbe accaduto e Lola non voleva essere lì quando sarebbe successo.
Lily parlò con Remus che parlò con il padre. John accettò di far tornare Lola a casa. Sapeva che la ragazzina non avrebbe aperto bocca. Era un peperino, ma era comunque una persona seria e affidabile.
 - Sirius e Peter scorteranno la ragazza fino ad un certo punto, le daremo un cavallo per tornare a casa. – disse l’uomo.
 - Grazie – fece Lily.
 - Tu perché rimani, invece, ragazza? – chiese John.
 - Oh… - fece Lily – Bé… io…
 - Non vorrai diventare una di noi? – aggiunse l’uomo scoppiando a ridere divertito.
 - No! – esclamò Lily – No io… bé sono vostra prigioniera no? Già è tanto che lasciate andare via la mia sorellina…
Lasciò poi in fretta la capanna prima che John potesse farle altre domande alla quale non avrebbe voluto rispondere.
Non poteva dire che James era stato il suo promesso sposo e che poi lui era fuggito e ora le toccava sposare Malfoy.
Quel pomeriggio, alla partenza di Lola si sentì molto triste. Abbracciò a lungo la sorella.
 - Stai attenta  e non cacciarti nei guai, chiaro? – le disse.
Lola annuì – Torna presto, Lily! Mi mancherai! – disse in un soffio.
 - Anche tu, sorellina… anche tu…

Lola sospirò, lasciando che l’andatura del cavallo la dondolasse piano.
Sirius e Peter l’avevano lasciata da poco per tornare all’accampamento. Loro non potevano andare oltre quell’invisibile confine quasi al limitare del bosco, ma dissero che in quella zona ormai era al sicuro.
Era ancora persa nei suoi pensieri, quando improvvisamente uno stallone bianco le tagliò la strada. Sussultò mentre il suo cavallo si imputava sulle zampe posteriori, facendola cadere a terra.
Atterrò pesantemente sulla schiena. Il cavallo fuggì via.
La ragazza si mise a sedere con un gemito e volse gli occhi allo stallone.
Vi era sopra un ragazzo dai corti capelli neri e il volto serio. Non sembrava avere buone intenzioni, ma quello che colpì di più Lola furono gli occhi del ragazzo… erano cremisi!
Lei lo guardò attonita.
 - Ma cosa abbiamo qui – fece lui divertito – Una bella fanciulla, vedo…
Ora era davvero nei guai.

CONTINUA

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Capitolo 10
*** Ranghi diversi ***


Ringrazio per i commenti:

ValyBrick

Malandrina4ever

Nikki Potter

Angel Texas Ranger

PrincessMarauders



CAPITOLO 10

Ranghi diversi

 - Ti prego non rapirmi! Sono già stata rapita e finalmente stavo tornando a casa! – disse a raffica Lola, quasi mettendosi a piangere.
Il ragazzo la fissò perplesso – No-non voglio rapirti – fece scendendo da cavallo. – Scusa, non volevo spaventarti…
Lola lo guardò sorpresa – Da-davvero?! – esclamò con un sorriso – Oh Merlino, grazie! Grazie!
Fece per mettersi in piedi ma sentì un dolore acuto alla caviglia e alla schiena – Maledizione… - disse tra i denti.
Lui le si avvicinò – Ti sei fatta male? – le chiese.
 - Credo di essermi storta la caviglia… ci sono caduta sopra – disse lei.
Il ragazzo osservò la sua caviglia sinistra. Si era gonfiata.
 - Mi dispiace davvero! Scusa anche per il commento di prima, è che mi piacciono le belle ragazze – disse senza nemmeno un briciolo di imbarazzo.
 “E’ un dongiovanni allora…” pensò Lola divertita.
 - Permettimi di accompagnarti alla tua dimora per farmi perdonare – disse lui – Posso prenderti in braccio per metterti sul mio cavallo?
Lola annuì e lasciò che lui la sollevasse e la depositasse sullo stallone bianco. Poi il ragazzo salì dietro di lei.
 - Ah, comunque mi chiamo Yanus Ulrich Rodmister ma chiamami solo Yan! – disse allegramente lui.
 - Sei figlio dei conti Rodmister? – chiese Lola sorpresa.
 - Sì, li conosci?
 - Sì! Io sono Lola Potter! Figlia dei baroni Potter! Io e te giocavamo insieme da piccoli! – strillò la ragazza.
 - Sì… mi ricordo di una bambinetta fastidiosa che mi seguiva ovunque…
 - Fastidiosa a chi?
 - Emh… perdonami. Comunque ti sei fatta una ragazza davvero carina!
Lola arrossì – G-grazie – disse compiaciuta.

 - Chissà se sta bene – sospirò Lily piegando le lenzuola insieme a Moira.
La ragazza sorrise – Sono sicura che sta benissimo! – disse – Sicuramente è già a casa a farsi un bagno rilassante!
Le due riposero l’ultimo lenzuolo nella cesta. Lily lo prese tra le braccia – Lo spero proprio.
Si allontanò silenziosa. Moira si apprestò a seguirla, ma in quel momento la raggiunse Sirius.
 - Ciao! – disse lui.
 - Ci-ciao… - fece Moira impacciata.
Sirius le offrì il proprio braccio e lei lo prese. Iniziarono a passeggiare tranquilli, godendosi quel momento.
 - Moira… John ha mandato una richiesta di riscatto ai tuoi genitori. Se accetteranno tu e Sabrina tornerete a casa entro domani sera – disse d’improvviso Sirius, serio.
Se glielo avessero detto un mese prima Moira avrebbe fatto i salti di gioia. Ma ora… ora si accorse di non voler affatto tornare a casa. Voleva rimanere lì, con Sirius.
Si era accorta di provare qualcosa per il ragazzo, un forte affetto che forse sarebbe potuto diventare qualcosa di più.
 - Sabrina non vede senz’altro l’ora di tornare a casa… - mormorò.
 - E tu? – chiese Sirius.
Moira si fermò e lo guardò dritta negli occhi chiari – Io voglio rimanere qui con te, Sirius…
Per un attimo il tempo sembrò fermarsi intorno a loro.
Sirius le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente – E sia… - le disse con un sorriso – Anche io ti voglio qui, Moira…

Alrisha non aveva fatto altro che evitare Regulus in quei giorni. Si occupava delle faccende domestiche senza curarsi di lui.
Anche il ragazzo, tuttavia, aveva iniziato ad ignorarla, sorprendendola non poco con l’interruzione del corteggiamento.
Perché ora non le prestava più un briciolo di attenzione? Dove era finita tutta la sua testardaggine?
Alrisha era completamente confusa.
E la cosa non fece che aumentare la sua rabbia nei confronti del principe. Quindi la corteggiava solo per quello e visto che non l’aveva ottenuto si era già annoiato.
Credeva di poterla trattare come voleva, ma sbagliava di grosso quello stupido!
Lei non voleva affatto essere una serva! Era nata libera, maledizione!
Quel giorno a pranzo, portò altezzosa la prima portata e non le sfuggì come lui fece cadere apposta il proprio piatto, sporcando il pavimento.
 - Pulisci – ordinò ad Alrisha senza nemmeno guardarla.
Lei lo guardò con rabbia – Mai! – urlò – Non mi chinerò mai a pulire il pavimento sotto i tuoi piedi! Schifoso damerino!
La regina la guardò inorridita – Cos’è questa mancanza di rispetto nei confronti del tuo principe?! – sibilò furiosa.
 - Madre… - tentò di dire Regulus ma il padre lo interrupe.
 - Cinque frustate e un giorno nelle prigioni spero che basteranno a disciplinarti – disse calmo.
 - Padre… veramente… - disse Regulus, ma Orion Black alzò una mano per zittirlo.
Alrisha fu trascinata via da due guardie.
Per tutto il tempo della sua punizione non emise un fiato. L’orgoglio era troppo grande perché lei si abbassasse a dire qualcosa.
Quando fu sbattuta in una cella si strinse nelle spalle, rabbrividendo dal freddo.
Ignorò le guardie che ridevano e si prendevano gioco di lei.
 - Sei davvero carina – disse uno di loro affacciandosi nella cella.
Lei gli scoccò un’occhiataccia.
 - Ooh che sguardo di ghiaccio! – fece quello e tutti risero.
 - Dai dolcezza, non essere così fredda!
 - Pollack, falle vedere chi sei!
Alrisha li ignorò, senza guardarli. Era troppo concentrata sulle ferite che le bruciavano sulla schiena.
Si voltò soltanto quando sentì la porta della cella aprirsi. La guardia chiamata Pollack era entrata richiudendosi la porta alle spalle.
Alrisha si alzò e indietreggiò guardandolo in cagnesco.
 - Allora bocconcino, ti va di divertirti con me? – disse lui sorridendo.
 - Non osare toccarmi – ringhiò Alrisha.
 - Oh fiorellino, ma come sei astiosa!
Alrisha deglutì e indietreggiò ancora, fino a toccare la parete con la schiena. Il contatto delle ferite con il freddo muro la fece sussultare.
In un attimo la guardia le fu davanti e la bloccò contro la parete con il proprio corpo.
 - Non toccarmi! – urlò Alrisha cercando di spingerlo via e dandogli uno schiaffo che lui ricambiò facendola cadere a terra.
 - Stupida mocciosetta – fece la guardia avvicinandosi per darle un calcio assestato sulle costole.
Alrisha si lasciò sfuggire un gemito quando sentì una di esse incrinarsi dolorosamente. Un altro calcio le fece capire che gliel’aveva rotta. Quasi urlò.
Stava per colpirla nuovamente quando la porta si spalancò.
 - Pollack, cosa stai facendo? – fece una fredda voce.
Pollack sbiancò e si voltò – Mio principe… io… la ragazza… - balbettò – Mi ha mancato di rispetto, la stavo punendo…
 - Ti ho già detto una volta di non toccare le ragazze che vengono portate qui, Pollack – disse Regulus minaccioso – Verrai punito per aver disobbedito…
Si avvicinò ad Alrisha e la prese in braccio. Alla ragazza sfuggì un gemito e lui cercò di essere il più delicato possibile.
Lei lo guardò con la vista offuscata dal dolore. Perché era così gentile? Perché la stava portando via di lì?
Per di più era anche tremendamente delicato.
Il ragazzo la portò su nelle sue stanze e non gli importava se suo padre si sarebbe infuriato.
Posò Alrisha sul letto e osservò gli occhi della ragazza riempirsi di lacrime.
 - Mando subito qualcuno ad occuparsi di te… - le disse.
Ma lei lo afferrò per il polso – Non andartene – disse con voce tremante. Questa volta sembrava davvero sotto shock.
 - Non preoccuparti, torno subito! Devo mandare un guaritore, capisci?
Alrisha annuì e lasciò andare il polso di Regulus che corse fuori dalle sue stanze a cercare il guaritore di corte.
Poco dopo entrò una donna sulla mezza età, ma Regulus attese fuori per concedere un po’ d’intimità alla ragazza. Sapeva che avrebbe dovuto spogliarla per visitarla.
Quando la guaritrice uscì, le andò incontro.
 - Allora?
 - Ho guarito le ferite più superficiali e le ho dato una pozione per rimettere a posto la costola, ma ho dovuto fasciarla e dovrà stare almeno un giorno di riposo. Si rimetterà presto, ma mi sembra molto spaventata, signorino Regulus – disse seria la donna prima di congedarsi.
Regulus si affacciò nella stanza. Alrisha dormiva sotto le calde coperte.
Il ragazzo le si avvicinò.
 Non andartene…
Aveva detto proprio così, quasi implorandolo. Proprio lei che appariva forte, coraggiosa e orgogliosa.
Come erano fragili le donne in realtà…
Per un attimo sentì il cuore stringersi in un senso di colpa per il trattamento che aveva riservato a quella ragazza, poi si riscosse dai propri pensieri. Ma cosa… lui che si inteneriva per una serva?! Lui che le sfruttava tutte una dopo l’altra e poi le scaricava come se niente fosse!
Lui, che voleva approfittarsi anche di quest’ultima. Distolse lo sguardo da lei e si sedette su una poltrona.
Passò forse un’ora quando Alrisha si svegliò.
Si guardò attorno assonnata e poi guardò lui.
 - Come ti senti? – le chiese Regulus.
 - Stanca… - rispose lei.
 - Hai avuto paura, eh?
 - Chi? Io? Per carità, figuriamoci! – disse lei altezzosa.
Regulus trattenne un sorriso. Negava persino l’evidenza. Quella ragazza era davvero… particolare. Gli piaceva veramente…

Era calata la sera.
Sirius aveva ricevuto il compito di andare a ritirare la risposta dei genitori di Moira, per la richiesta di riscatto.
La ragazza lo attendeva silenziosa, accanto al fuoco, circondata dai balli e dai canti degli altri ribelli.
Sabrina le si sedette vicino – Ciao, cugina – disse gentile, con un sorriso e prendendole la mano.
Moira ricambiò la stretta.
 - Sei preoccupata? – le chiese Sabrina.
 - Sai che i miei genitori pagheranno il riscatto, vero? – fece Moira.
Sabrina annuì – Non vuoi tornare a casa? – era più un affermazione che una domanda.
 - Già… ma so che tu vuoi tanto tornarci. Non ti farò questo torto, Sabrina!
 - Oh Moira! Ma io qui mi trovo benissimo! All’inizio ero terrorizzata, lo ammetto, ma ora sto molto bene! Questo posto mi fa pensare a mia madre! Lei era una di loro e sono fiera di appartenere a questo clan in qualche modo!
Moira la guardò sorpresa. – Ma come la mettiamo con i miei genitori? Impazziranno sicuramente! – disse poi guardando le fiamme.
 - Potresti dire loro che stai bene, che vuoi rimanere qui e che farai sapere loro come ce la passiamo! – propose Sabrina.
Moira non poteva credere che fosse la sua cugina tanto matura e posata a proporre una cosa del genere.
 - A te piace moltissimo Sirius e so che faresti di tutto per non separarti da lui! – aggiunse Sabrina, colpendo nel segno.
Moira la guardò sorridendo. Accidenti quanto aveva ragione.
E mentre l’idea della ribellione si focalizzava nella sua mente, una Lily pensierosa sedeva dall’altra parte del fuoco, pensando alla sua sorellina, al proprio futuro e a chi avrebbe dovuto sposare di lì a sette mesi.
La sua vita non era mai stata tanto incasinata come allora.
La soluzione più facile gliel’aveva offerta James Potter su due piedi.
Non tornare più a casa. Ma come poteva fare un torto così grande ai suoi genitori? E a Lola. La sua dolce Lola che tanto adorava!
Sospirò.
Ormai era troppo che James non le rivolgeva la parola e la cosa la stizziva ogni giorno di più.
Perché? Perché si comportava così? Come poteva ignorarla? Almeno quando erano bambini con le sue prese in giro non l’aveva mai ignorata.
Ora si comportava come se lei non ci fosse, e trascinava una ragazza dietro l’altra a ballare.
Lily guardò furente una moretta che sembrava aver gradito particolarmente l’invito di James e ballava con lui guardandolo con aria sognante.
Lily scattò in piedi e si tolse la terra dalla gonna. Poi marciò verso i due.
 - Sono l’unica che ancora non hai invitato a ballare! – disse con stizza.
James fece una sorta di ghigno. Sperava che lei se ne accorgesse.
 - Hai ragione – fece e guardò la moretta – Ti dispiace?
 - N-no… - balbettò lei. Ma le dispiaceva eccome e se ne andò offesa.
Lily incrociò le proprie mani a quelle di James e in quel momento attaccò una musica veloce.
 - Non la so ballare questa! – esclamò Lily, impanicandosi.
 - Segui me! – fece lui divertito, trascinandola nella danza insieme agli altri, girando vorticosamente attorno al fuoco.
Lily lo seguì impacciata, ma poco dopo stava sbellicandosi dalle risate, saltando a destra e manca e inciampando nei propri piedi.
Un ennesimo, fatale, inciampo trascinò lei e James a terra. La ragazza gli cadde addosso ridendo.
Poi lo guardò seria negli occhi.
I due arrossirono imbarazzati. Lei cercò di alzarsi, ma ricadde goffamente addosso a lui.
Per un attimo sembrò che tutto attorno a loro sparisse: il fuoco, le danze, la musica e tutti gli altri ribelli…
C’erano solo loro due, occhi negli occhi, con i nasi così vicini da toccarsi quasi.
James fece per baciare Lily, ma questa volta, con una spinta decisa, lei riuscì a rialzarsi.
 - Scusa, James, vado a dormire! Ho m-molto sonno… - balbettò allontanandosi velocemente.
Il ragazzo la guardò sorpreso e si mise seduto, chiedendosi dove avesse sbagliato.

Lily aveva quasi raggiunto la capanna nella quale dormiva quando sentì dei passi affrettati dietro di lei.
Credendo fosse James si voltò come se stesse per andare al patibolo.
Invece non era lui. Bensì la moretta con la quale stava ballando.
Se Lily non ricordava male doveva chiamarsi Kate.
 - Emh ciao… - fece lei imbarazzata.
 - Ciao- contraccambiò Lily, curiosa.
 - Senti… ecco… volevo dirti che a me piace davvero molto James! Vorrei tanto stare con lui, in fondo voi due appartenete a dei ranghi molto diversi e tu tornerai presto tra i nobili. Potresti… potresti farti da parte?
Lily la guardò spaesata. Farsi da parte? Aveva proprio detto così?!
Avrebbe voluto risponderle con rabbia e dirle che lei si meritava James più di chiunque altra, che era il suo promesso sposo fin da quando erano bambini e che presto lo avrebbe riportato con sé per sposarlo e mandare a quel paese Malfoy. Invece sospirò e disse in tutta calma – Tranquilla… non intenzioni serie con James, è tutto tuo…
La vide sorridere raggiante – Grazie! – esclamò Kate correndo via, verso il fuoco, per invitare James a ballare nuovamente con lei.
Sentendo una strana morsa al cuore, Lily salì nella sua capanna e si infilò sotto le coperte, cercando di prendere sonno…

Regulus mandò una serva a portare tè caldo e biscotti per Alrisha.
La ragazza era sempre più perplessa dallo strano comportamento di lui.
 - Perché mi stai trattando così? Ti senti in colpa per caso? Per avermi fatto diventare una serva?
 - Figuriamoci! Solo che devi rimetterti in sesto! – disse lui – Per occuparti delle mie stanze.
 “Sarà, ma la guaritrice aveva detto che mi serviva solo un giorno di riposo e questo è già il secondo che mi fa stare a letto… nel suo per di più” pensò Alrisha.
Dunque la sua teoria era giusta. Regulus si sentiva in colpa.
La ragazza lo osservò mentre sedeva su una poltrona. Era… bello e molto. Aveva un fascino diverso da quello di Sirius anche se si somigliavano.
I suoi capelli erano neri e lisci come quelli del fratello ma più corti e aveva un profilo più nobile.
Alrisha tornò a guardare il suo tè per distogliere lo sguardo da Regulus.
 - Ieri mi hai chiesto di non andarmene – fece lui all’improvviso – Quando stavo per andare a cercare la guaritrice…
Alrisha arrossì.
Sì, in quel momento era così spaventata da non voler rimanere sola. Ricordava di essersi aggrappata al suo braccio. Se ne vergognava ora.
 - Avevi paura, ammettilo! – la derise Regulus.
Alrisha mise il broncio. Non aveva alcuna intenzione di ammetterlo. Soprattutto con lui… stupido damer…
Un momento… un momento! Perché non le veniva più da pensare che Regulus fosse uno stupido nobile viziato?
Ora le appariva diverso!
 “Oh no, Alrisha… cosa ti stai mettendo in testa?”
Il silenzio calò nella stanza. Era decisamente imbarazzante.
Regulus si alzò e si sedette sul bordo del letto. Alrisha si chiese il perché di quella vicinanza improvvisa. Il motivo le fu chiaro quando lui le prese il volto tra le mani e la baciò. Questa volta senza alcuna prepotenza e Alrisha non poté che essere consenziente.
Questa volta il bacio fu più dolce e morbido. Le piacque più del primo.
Durò a lungo, mentre le gote di lei si coloravano di un rosso vivo. Il cuore le batteva a ritmo incostante.
Perché? Perché lui le faceva quell’effetto? Com’era possibile che in così poco tempo potesse scatenare in lei una tale reazione?
Poi si chiese cosa stesse facendo… lei era una ribelle! Non poteva… non poteva comportarsi così con un nobile! Andava contro tutti i suoi principi! Contro tutto ciò che le era stato insegnato!
Si allontanò con forza e controvoglia da quel bacio. Lui la guardò confuso.
 - Ma… perché?
 - Non posso! Ti prego non costringermi! Farò tutti i lavori che una serva deve fare, ma questo non posso farlo! Non posso tradire mio padre e la mia tribù! – fece Alrisha guardando altrove.
Regulus alzò la testa, altezzoso – D’accordo, se è questo che vuoi…
Si alzò dal letto e lasciò la stanza così tanto in fretta che Alrisha non fece in tempo a richiamarlo…

CONTINUA

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Capitolo 11
*** Cercasi soluzione al più presto! ***


Ringrazio tantissimo per aver commentato lo scorso capitolo:
Lulu Cullen
Angel Texas Ranger
Malandrina4ever


CAPITOLO 11
Cercasi soluzione al più presto!

Doveva essere impazzita!
Aveva detto a Kate che poteva prendersi James e non solo, ora si preparava anche per tornare a casa e accettare il suo destino…
 - Sei proprio sicura di quello che fai? – le chiese Remus.
Lily annuì – Sì…
Era l’unico al quale aveva raccontato tutta la verità.
 - Sì… è meglio così, Remus. Sposerò Malfoy, non mi resta altro da fare. James non vuole tornare alla sua vecchia vita e non vuole sposarmi.
Perché dire quelle parole l’affliggeva così tanto? Si sentiva così strana… così male.
Remus annuì, anche se leggeva la tristezza sul suo volto. – Buon viaggio, Lily, fai attenzione – le disse.
Lily sorrise – Grazie, Remus, sei un buon amico… spero che tu possa essere sempre felice con Alice.
Remus arrossì – G-grazie…
Era così evidente che tra lui e Alice ci fosse qualcosa?
Lily salì sul cavallo che il ragazzo le aveva procurato e si mise in cammino.

James aveva girato tutto l’accampamento ma di Lily non vi era traccia. Dove si era cacciata?!
Incrociò Remus lungo il cammino – Ehi, Rem, hai visto Lily?
Remus sospirò – E’ partita poco fa per tornare a casa.
 - Cosa?! Stai scherzando?! Quella… quella stupida! Così sarà costretta a sposare Malfoy!
E provò una forte rabbia al solo pensiero. – Non può andarsene!
Remus gli lanciò uno sguardo eloquente – Allora cosa fai qui impalato?! Dovresti correre a fermarla in teoria! – alzò gli occhi al cielo.
James annuì. Si trasformò in Ramoso e si lanciò all’inseguimento della ragazza.
Non si era ancora allontanata troppo.
Quando la raggiunse parandosi davanti a lei, la fece sussultare e il cavallo si fermò, impuntandosi per un attimo sulle zampe posteriori.
Lily si aggrappò alla criniera per non cadere. Poi guardò James.
 - Ma sei impazzito? – urlò – Stavo per sfracellarmi a terra!
James riprese le proprie sembianze – La solita esagerata! – disse con un ghigno – Dove stai andando?
 - Me ne torno a casa! Ormai è inutile per me rimanere!
 - Te ne vai senza nemmeno salutare?
Lily guardò da un’altra parte. Sì… stava praticamente fuggendo.
Non sapeva che rispondergli. Cosa avrebbe dovuto dirgli? Che aveva detto a quella Kate che poteva tenerselo? Sposarlo e farci anche dei bambini, magari? Bambini che lei avrebbe preferito avere con lui piuttosto che con Malfoy-damerino biondo!
 - Sì, me ne vado senza salutare – mormorò – Vado a sposare Malfoy… a fare dei bambini uguali a lui: biondi e con la puzza sotto il naso!
“Magari invece avrebbero potuto somigliare a te, James Potter! Con i capelli spettinati, lo sguardo fiero e ribelle…” pensò poi.
Accidenti… si era innamorata di James senza quasi accorgersene.
Ora non poteva che ammetterlo. Prima il volerlo sposare implicava liberarsi di Malfoy. Adesso invece era seriamente innamorata di James. Una cosa che avrebbe evitato volentieri visto che non c’era futuro per loro: lui non voleva tornare a vivere tra i nobili e lei non aveva alcuna intenzione di lasciare la sua famiglia e vivere tra i ribelli.
 - Senti… rimani ancora un po’ all’accampamento… magari troveremo una soluzione per evitare che tu sposi Malfoy… - disse James.
 - Non posso, è passato troppo tempo da quando manco da casa – fece Lily guardando avanti a sé, altezzosa. – Non mi importa più di trovare soluzioni per non sposare Malfoy.
 - Allora… resta per me – disse lui e Lily si voltò a guardarlo, sorpresa.
Sentiva il cuore batterle galoppante nel petto. Non diceva sul serio… non poteva dire veramente.
Poi vide lo sguardo determinato del ragazzo.
 - No, James. Ho detto a Kate che mi farò da parte, che può averti tutto per sé.
James ridacchiò – Hai detto che ti farai da parte? Che significa, che volevi corteggiarmi?!
Lily arrossì – Non credo proprio! Non ho intenzione di corteggiarti! Non è una cosa da ragazze!
 - Ho già parlato con Kate… le ho detto che non posso stare con lei perché mi piace un’altra ragazza e vorrei provare a corteggiarla…
 - Allora mi farò da parte per quell’altra ragazza – disse Lily e fece per spronare il cavallo a rimettersi in cammino, ma James l’afferrò e la tirò giù, prendendola in braccio.
 - Sei tu quella ragazza, sciocca – le disse guardandola negli occhi.
Lily sentì il proprio cuore mancare di un battito. Aveva sentito bene?
Era lei la ragazza che piaceva a James.
 - Non posso crederci… - sussurrò – Mi prendevi sempre in giro! Dicevi che non ero per niente carina!
 - Eravamo bambini, Lily, ed io ero un “ragazzino viziato”. Ma ora mi piaci da matti e sei bellissima… - fece James abbassando la voce.
 - Io… James… non so che dire…
 - Dì che rimarrai qui con me…
Lily sospirò – Non posso. Non posso allontanarmi dalla mia famiglia.
 - Allora sarò io a venire da te, Lily Evans e mi prenderò la responsabilità che non ho preso anni fa, preferendo fuggire.
Lily si divincolò e scese dalle sue braccia – Non puoi! A te non piace la vita dei nobili! È questo il tuo posto, James, come puoi credere che io possa permetterti di separartene? – esclamò.
 - Lily, non mi importa! La sola idea che tu possa sposare Malfoy mi fa impazzire! – disse James – Non puoi sposare quel idiota! E poi non eri tu quella che voleva convincermi a tornare a casa?
 - Bé ho cambiato idea! Non voglio vederti sofferente in un contesto che non ti appartiene!
 - Non sarò sofferente, Lily! Sono capace di prendere le mie scelte da solo!
Lily scosse la testa, intestardita.
 - Tornerò a casa da sola, James Potter, e non azzardarti a seguirmi!
Risalì sul cavallo – Mi dispiace, ma io e te siamo troppo diversi… lo siamo sempre stati! – disse, prima di spronare il cavallo a partire al galoppo.
James la guardò allontanarsi.
Poteva davvero lasciarla andare così? Lasciarle sposare Malfoy… lasciare che soffrisse per tutta la vita accanto a quel idiota.
In fondo lei le aveva detto di non seguirla, e non di non tornare a casa dai conti Potter, dalla propria famiglia.

James scavalcò il muro e si introdusse furtivo nel giardino. Non poteva crederci. Stava entrando di nascosto nella tenuta dei suoi genitori! Lui, James Potter che entrava di nascosto a Villa Potter.
Sirius avrebbe riso sguaiatamente di lui se lo avesse saputo.
Camminò quatto verso una finestra aperta e in quel momento Incantesimi Rivelatori misero in allerta le guardie, che gli furono addosso in un attimo.
 - Piccolo furfante! Che intenzioni avevi, eh? – fece un uomo grosso trascinandolo via.
 - Un ladro, eh? – fece un altro.
 - No, un momento! – esclamò James divincolandosi – Sono James Potter! Sono il figlio dei conti!
 - Sì, con questi vestiti da straccione! – fece il primo ridendo – Forza, via di qui! Qualche giorno nella prigione del paese non ti farà male.
Merda! Se lo portavano via, non avrebbe potuto vedere i suoi genitori… nessuno gli avrebbe creduto a parte loro.
Mollò una ginocchiata alla guardia che lo tratteneva e iniziò a correre verso il portone d’ingresso.
 - Padre! – chiamò aprendolo con una spallata.
Una cameriera che stava passando nell’ingresso in quel momento urlò terrorizzata e fuggì via.
James si guardò attorno. Dove diavolo erano i suoi genitori?
Fece per correre su per le scale, ma la guardia lo afferrò di nuovo.
 - Sei davvero testardo, eh? Forza muoviti, moccioso!
Lo stava per trascinare via quando uno strillo lo bloccò.
 - James!
La contessa Potter corse verso il ragazzo e gli gettò le braccia al collo – James! Sei davvero tu! Piccolo mio non posso crederci! – fece piangendo disperata.
La guardia lasciò andare James, sbalordita.
Il ragazzo ricambiò l’abbraccio della madre, un po’ a disagio.
 - Oh Merlino, non ci credo! – esclamò la donna prendendogli il volto tra le mani e osservandolo – Come ti sei fatto grande! Come sei bello, tesoro mio!
Poi iniziò a piangere più forte contro il petto di James.
 - Hannah! – fece una voce concitata – Che succede?
Un uomo alto e robusto fece la sua comparsa nell’ingresso. Poi senza parole osservò la moglie piangere abbracciata a James.
 - James… - sussurrò il conte Potter.
 - Emh… salve padre – fece James cercando di rimanere impettito e serio, cosa ardua visto che la madre continuava a strapazzarlo senza sosta.
 - Hannah, smettila – disse l’uomo afferrandola per il braccio e trascinandola via.
 - Ma Jenson sono così felice! Il nostro James! – disse la donna emozionata.
 - Non c’è più nessun “nostro James”, Hannah, lo hai dimenticato? – fece l’uomo freddo.
A quelle parole James si irrigidì. – Cosa? – disse senza fiato e lo stesso fece sua madre.
 - Non c’è più da quando è fuggito di casa.
 - Non dire idiozie, Jenson! – urlò Hannah – Smettila! Lo hai cercato per tanto tempo ed ora che lui è qui dici queste cose! Non ti permetterò di mandare via mio figlio!
Tornò ad abbracciare James – Vieni, tesoro! Fai un bel bagno e indossa vestiti puliti.
 - Fai come vuoi, Hannah, per me è morto – disse il conte e senza degnare di uno sguardo James, si ritirò nella sua stanza.
Quelle parole non avrebbero dovuto ferire James, in fondo era stato via per tanti anni senza mai chiedersi come stessero i suoi genitori. Eppure sentì una dolorosa stretta al cuore. Cosa aveva combinato?
Suo padre non era mai stato così… era stato lui a farlo cambiare a quel modo?
Dopo il bagno e dopo aver indossato dei vestiti puliti il ragazzo scese in salotto dove la madre lo attendeva.
Sapeva che la donna aveva una miriade di domande da porgli, ma al momento non aveva voglia di ascoltarle e di rispondere.
Voleva solo arrivare al sodo. Parlarle di ciò che aveva intenzione di fare.
 - Madre – disse sedendosi su una poltrona – Io ho intenzione di sposare Lily Evans.
La madre lo guardò turbata – James… - disse – Vedi, Lily è stata promessa sposa a Lucius Malfoy quando sei fuggito. I baroni Evans si sono sentiti molto disonorati dal tuo rifiuto nei confronti della loro figlia. Non so se accetteranno mai… e poi tuo padre… non credo lo permetterebbe.
James si alzò in piedi. – Va bene, allora andrò a riprendere da solo ciò che mi appartiene di diritto.
Hannah lo guardò e ricordò le parole del marito. “Non farlo uscire per nessun motivo. Nessuno deve vederlo! Nessuno deve sapere che è qui! Sai che scandalo getterebbe sulla nostra famiglia! Abbiamo detto a tutti che era morto! Bisogna sistemare questa faccenda al più presto!”
La donna lo guardò addolorata. Ma come avrebbe potuto impedire al figlio di vivere come voleva.
Lo osservò mentre usciva e non se la sentì di fermarlo.
James prese un cavallo e partì al galoppo verso la tenuta degli Evans. A costo di lottare, Lily sarebbe stata sua.

Quando bussò alla porta, venne ad aprirle una cameriera dall’aspetto gentile e buono. James la riconobbe all’istante: era Juliana. Quando erano bambini giocava sempre con loro di nascosto ed era diventata una buona amica di Lily.
La ragazza lo guardò confusa.
 - Potete annunciarmi al barone e alla baronessa? Anche alla signorina Lily, se è possibile – disse James.
 - Chi devo annunciare? – chiese lei.
 - James Potter.
La ragazza spalancò gli occhi. James Potter? Quel James Potter.
Annuì con la bocca spalancata e lo fece entrare nell’ingresso, correndo poi a chiamare i signori Evans e la loro figlia più grande.
Quando i due arrivarono lo osservarono sorpresi, non credendo ai propri occhi, ma la più sorpresa di tutti era Lily.
 - Prego, accomodati – fece educatamente il signor Evans non riuscendo a mascherare la palese sorpresa.
James si sedette su un divano in salotto. Lily continuava a guardarlo confusa.
 - Barone Evans, Baronessa Evans – fece James – Sono qui per scusarmi del mio mancato rispetto nei vostri confronti e quelli della vostra deliziosa figlia Lily. Purtroppo ero un solo un bambino viziato e impulsivo quando fuggii di casa, ma mi sono reso conto dell’errore che ho fatto e sono pronto a riprendermi ogni mia responsabilità sposando vostra figlia.
Lily lo fissò con gli occhi sbarrati. Non poteva crederci… lo stava facendo sul serio. Poi il suo volto si fece raggiante. Oh Merlino! Voleva sposarla davvero!
I due Baroni si guardarono turbati.
 - Vedi, James, ormai Lily è promessa sposa a Lucius Malfoy – spiegò con tatto il barone. – Inoltre il tuo ritorno, rompere l’accordo con i Malfoy, sarebbe uno scandalo incredibile.
Lily si afflosciò sulla poltrona. Non poteva crederci…
 - Mi dispiace, James, ma non posso farti sposare mia figlia.
James scattò in piedi, dimenticando le buone maniere – Ma io… io amo Lily! – esclamò – Non potete lasciare che sposi Malfoy! Quella famiglia è immischiata nelle Arti Oscure, non potete permetterlo!
 - James, per favore. Gradirei che non insultassi una famiglia di così alto rango. Lily sposerà Malfoy il giorno del suo ventesimo compleanno, entro il tramonto (da qui il titolo della storia: Sunset. ndN)
Lily boccheggiò – Padre, io voglio sposare James! Per favore! – poi si voltò implorante verso la madre – Madre vi prego! Non lasciatemi sposare Malfoy, io lo detesto! – gli occhi le si riempirono di lacrime – Io… amo James…
 - Mi dispiace, Lily – fece il padre – La mia decisione è questa.
Lily scattò in piedi e corse via in lacrime, chiudendosi nella sua stanza.
James cercò di trattenere quel briciolo di educazione che gli era rimasta – Lotterò per avere Lily – disse prima di congedarsi dai baroni – Buona giornata.
Detto questo lasciò la casa.

Un singhiozzo ruppe il silenzio nella stanza di Lily. Il suo volto era affondato in un cuscino e i capelli le ricadevano disordinati sul letto.
Non poteva crederci.
Non poteva essere vero.
I suoi non le lasciavano sposare James.
Ma lei lo voleva così tanto! Voleva sposarlo a tutti i costi!
Quando lui aveva detto di amarla… si era sentita svenire! Si era dichiarato così apertamente davanti ai suoi genitori. Era così determinato a volerla sposare.
Per un attimo si era sentita così speranzosa.
Ogni speranza era stata vana però. Non poteva averlo…
Decise di uscire in giardino e di prendere un po’ d’aria per schiarirsi le idee.
Mentre scendeva le scale sentì il padre e la madre parlare sottovoce in salotto.
 - Trevor, come hai potuto – disse la donna – Non hai visto come piangeva Lily?!
 - Lo so Diana, ma non potevo fare altrimenti. Non posso lasciare che Lily sposi il figlio dei Potter e getti nello scandalo la nostra famiglia! Quando è scappato i Potter hanno raccontato in giro che era morto per non infangare il nostro nome!
Lily sbarrò gli occhi e si sedette su un gradino. Davvero avevano fatto questo? E perché lei non lo aveva mai saputo?
 - Cosa racconterei in giro, eh? Inoltre il ragazzo si è anche unito ai ribelli! Lo scrisse sei anni fa in una lettera al padre…
Diana si portò le mani alla bocca e scosse la testa – No… - sussurrò.
 - Già… - fece il marito – Capisci? Non possiamo lasciare che Lily sposi un ribelle… sarebbe uno scandalo grandissimo!
 - Ma hai sentito il ragazzo… ha detto che lotterà per avere Lily!! – fece Diana – E la nostra piccola sembrava così addolorata a doversi allontanare da lui… io non potrei mai vederla infelice accanto a qualcuno che non vuole!
 - Diana, non c’è nulla che possiamo fare, rassegnati! E impediremo con ogni mezzo che James Potter sposi Lily. Dispiace molto anche a me, tesoro, non fare quella faccia. Piuttosto, forse dovrei parlare con Abraxas Malfoy, metterlo in guardia. James potrebbe anche sfidare Lucius a duello. Quel ragazzo mi sembra così impulsivo… non voglio che qualcuno si faccia male.
Lily si alzò e tornò su in camera sua. Tutta quella situazione era davvero un gran casino. E suo padre sembrava davvero intenzionato a non fare avvicinare James a lei.
Perché era stata così stupida da tornare a casa? Sarebbe dovuta rimanere tra i ribelli! E sposare lì James!
Cielo che sciocca!
Si guardò attorno, pensierosa. Forse scappare di nuovo era l’unica soluzione.
Poi pensò a Lola, a come era stata contenta quando l’aveva vista tornare. A come entusiasta le aveva detto che i genitori l’avevano promessa sposa a Yanus Rodmister dicendo che Lily avrebbe dovuto essere la sua damigella d’onore al matrimonio…
Non poteva andarsene di nuovo.
Sua madre aveva anche sofferto molto.
Anche se non era la sua vera genitrice era così attaccata a lei.
In quel momento sentì un tonfo davanti la porta. Spaventata corse ad aprire e trovò Juliana a terra, svenuta.
 - Juliana! – esclamò scuotendola leggermente – Juliana!
La ragazza aprì piano gli occhi – Oh… Lily… scusa è stato un piccolo mancamento, mi dispiace. – disse piano. Si mise seduta debolmente.
 - Stai male? Hai la febbre? – chiese Lily preoccupata.
 - No io… io credo di essere incinta, Lily! – fece Juliana con le lacrime agli occhi – Ma non dirlo a tuo padre ti prego! Mi caccerebbe e io ho bisogno dei soldi per mandarli alla mia famiglia!
 - Non preoccuparti Juliana! Non dirò nulla a mio padre… ma non credo che potrebbe mai cacciarti! Ormai sei con noi da così tanto tempo!
 - Lo so… però Lily, per favore tienilo per te, d’accordo?
Lily annuì e aiutò la cameriera a rialzarsi. Le fece un sorriso di incoraggiamento e tornò in camera.
Si sedette sul letto e la sua attenzione fu attirata da un ticchettio sulla finestra! L’aprì e si affacciò curiosa. Il cuore le mancò di un battito.
James era lì sotto, rannicchiato tra due cespugli.
Lily sorrise raggiante.
Chiuse la finestra e corse giù per le scale.
 - Lily, tesoro, dove vai? – chiese sua madre vedendola sfrecciare verso la porta.
 - In giardino, a fare una passeggiata!
 - Ma è quasi buio!
 - Non importa! Mi piace vedere le fate quando brillano la sera! – disse Lily – E volevo starmene un po’ per conto mio – aggiunse mogia mogia.
Ah che attrice che era!
Sua madre ci abboccò subito.
 - D’accordo, torna in tempo per la cena!
 - Certo, madre! – disse Lily uscendo fuori.
Raggiunse James al suo nascondiglio. Non appena la vide il ragazzo l’afferrò e la strinse in un abbraccio mozzafiato.
 - James! – fece Lily sorpresa – Io non posso crederci! Tu… tu sei tornato a casa tua! Dai tuoi… solo per sposarmi!
 - Già… ma non è servito a molto – fece lui con un sospiro – Mio padre mi odia e i tuoi non mi permettono di sposarti…
 - Non mi importa se loro non vogliono! Voglio decidere io per la mia vita! Ti sposerò, James!
James sorrise – Com’è possibile che le cose tra noi siano cambiate così velocemente?
 - Oh… non è proprio così… io credo che sia già da un po’ che noi… bé che io ti amo…  e anche tu. Solo che non volevamo ammetterlo con noi stessi – disse lei.
Camminando si erano avvicinati al muro. James l’aiutò a scavalcare e la seguì. Silenziosi lasciarono la tenuta degli Evans.
Si inoltrarono nel bosco, passeggiando e tenendosi per mano.
 - Sono disposto a sposarti anche di nascosto, Lily – fece James – Solo io e te…
Lily sorrise. – Anche io, James…
James si fermò e le prese il volto tra le mani. Osservò gli occhi di Lily, perdendocisi. Erano meravigliosi. Così luminosi… così sinceri…
Piano posò le proprie labbra su quelle della ragazza e lei chiuse gli occhi, assaporando quel momento, assaporando le labbra calde di James.
La baciò lentamente, ma con passione.
I loro cuori battevano all’unisono, emozionati.
Si guardarono ancora negli occhi e si presero nuovamente per mano, continuando la loro passeggiata.
Lily tornò in tempo per la cena e nessuno seppe della sua passeggiata serale con James.
CONTINUA

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Capitolo 12
*** Passione ***


Questo capitolo non é censurato… di più!! Ho tolto tutte le parti che avrebbero fatto guadagnare alla storia un bel rating rosso, alzandolo solo ad arancione! Il capitolo originale lo posterò presto a parte con il rating che gli si addice!

Ringrazio per i commenti:
malandrina4ever
Angel Texas Ranger
_Ombra_

e… buon anno a tutti!

CAPITOLO 12 - Passione
Le passeggiate segrete di Lily e James proseguirono per un mese. Solo Juliana e Lola ne erano a conoscenza, dato che Lily si fidava di loro. Ogni volta le due la coprivano, ma Lily e James erano così bravi a non farsi scoprire che quasi non ve ne era bisogno.
Nel frattempo James faceva avanti e indietro tra i ribelli e la sua famiglia. Il tutto di nascosto.
In quel mese Lily fu costretta anche ad incontrarsi con Malfoy, a passare noiosissime giornate con lui, con grande rabbia di James e fastidio di lei.
La ragazza non sopportava affatto quel damerino. Se quando erano ragazzini passava il tempo a parlare delle ricchezze dei Malfoy, ora non faceva altro che dirle quanto fosse bella e quanto non vedesse l’ora di sposarla e farla sua.
Lily rabbrividiva al solo pensiero.
Non voleva appartenere a Malfoy, per nessun motivo al mondo! Lei voleva essere di James e basta!
Un giorno provò anche a baciarla, ma lei lo respinse educatamente, dicendo di non essere ancora pronta.
Lui mantenne la propria educazione e assentì, ma la desiderava ardentemente e si vedeva!
 - James… odio come mi guarda – sussurrò Lily mentre sedevano su una coperta sotto le fronde di un albero, al chiaro di luna.
 - Non dargli peso, Lily – fece il ragazzo carezzandole una guancia – Presto lo sfiderò a duello e tu sarai soltanto mia!
 - James, no! Che intenzioni hai?! – esclamò Lily – Non pensarci nemmeno! Non puoi sfidarlo a duello, ma sei impazzito?!
 - Non sopporto più questa situazione, Lily – fece James frustrato – Non possiamo continuare a vederci di nascosto per sempre! Non puoi sposare Malfoy!
Lily si voltò. Sapeva benissimo che non avrebbero potuto continuare così a lungo. Mancava poco al suo compleanno.
Eppure non poteva permettere che James sfidasse Malfoy a duello. Non voleva che rischiasse la vita così.
Gli prese una mano – James, ti prego… promettimi che non lo farai… promettimi che non sfiderai Malfoy a duello! Deve esserci un’altra soluzione! – disse con le lacrime agli occhi.
James sospirò. Non riusciva a dirle di no quando lei lo guardava con quegli occhi. Fin dalla prima volta che lo aveva fatto non era riuscito a resistere.
 - Promettimelo, James! – esclamò Lily.
 - Te lo prometto… - fece lui.
La baciò dolcemente. Lily ricambiò il bacio e si stese sulla coperta, attirandolo a sé.
Il ragazzo la cinse tra le proprie braccia e la tenne stretta non interrompendo quel contatto nemmeno per un attimo.
 - James… - sussurrò Lily mentre lui iniziava a baciarla sul collo delicatamente.
Lui la guardò negli occhi – Ti voglio, Lily… - disse facendola arrossire – Voglio che tu sia mia! Mia soltanto…
 - Sono tua, James – fece lei sorridendo dolcemente – Lo sarò sempre…
James la baciò con più passione ora e prese una spallina del vestito della ragazza, tirandolo giù lentamente e scese a baciarle la spalla nuda.
Poi la guardò con amore – Ti amo, Lily – fece baciandola ancora.
 - Ti amo, James – sussurrò lei carezzandogli il viso.
Lasciò che lui la privasse del suo abito e non ne provò affatto vergogna. Non aveva vergogna davanti a lui, non quando stava per diventare sua.
Lo privò dei suoi e lo osservò. Non aveva vergogna nemmeno ad osservarlo. La passione… il desiderio… erano troppi.
Lui l’abbracciò e lei ricambiò il contatto, sentendo la sua pelle calda contro la propria. Era bellissimo sentirlo così vicino.
James la guardò negli occhi e si beò del contatto con la pelle morbida di lei, dei suoi seni contro il suo petto, delle sue esili spalle tra le sue braccia.
Cielo quanto era bella… sembrava una dea…
Si stese su di lei, delicatamente, quasi fosse fatta di cristallo. La osservò e le carezzò il viso, poi il collo, scendendo piano sul suo petto.
Con il dorso della mano sfiorò un suo seno, sentendola trattenere il respiro.
Continuò a scendere, a sentire la pelle calda rabbrividire sotto il suo tocco a sentire il respiro di lei farsi più veloce e vedere i suoi occhi pieni di emozione.
Lily soffiò un ansimo contro le labbra del ragazzo. Carezzò il petto di quest’ultimo, sentendolo rabbrividire.
Lo carezzò ancora e gli cinse la schiena con le braccia, carezzando delicatamente quella.
Il ragazzo scese a baciarla sul collo, mentre con una mano le carezzava il fianco passando poi sulla gamba e finendo all’interno coscia.
Carezzò quel punto dove la pelle è più calda e morbida e salì di poco in poco sentendola sempre più inumidita.
Lily trattenne il respiro e si irrigidì. James si fermò e la guardò.
Forse non avrebbe dovuto… forse stavano correndo troppo. Magari non era ancora pronta.
Sembrava così ansiosa.
Anche lui lo era. Ma era anche tanto voglioso. Lei invece ora appariva agitata.
Tolse la mano e improvvisamente lei si voltò a guardarlo, desiderosa.
Lesse nei suoi occhi il desiderio, il timore che lui smettesse.
 - Non fermarti… - sussurrò lei – Non ho paura.
James la strinse a sé dolcemente e la baciò.
Lily ribaltò le posizioni, mettendosi sopra di lui.
La ragazza lo guardò sorridendo. Poi iniziò a baciarlo sul collo. Dapprima piano, leggera. Quando iniziò a succhiarne leggermente la pelle, James credé di andare in estasi.
Le labbra di Lily erano così morbide, calde e delicate sul suo collo.
La ragazza prese a dargli tanti morsetti scendendo sul suo petto e mordicchiando anche lì. Ridacchiò quando vide che James aveva la pelle d’oca.
  -Ah… ridi di me, eh?! – fece lui divertito e afferrandola in un caldo abbraccio.
Lily rise. Ma smise subito quando James la baciò con passione.
Non le importava più di nulla se non di James, dell’amore per lui, di ciò che lui stava facendo in quel momento, lì in quel bosco con il solo chiarore della luna ad illuminarli, il profumo della vegetazione attorno a loro…
Non le importava se non si stava comportando come una damigella dabbene. Non le importava se stava commettendo un atto simile al di fuori del matrimonio.
Voleva amare James. Lo voleva fino in fondo.
Il ragazzo la guardò. Com’era bella… tutta sudata e arrossata in volto, scossa dalla passione, pronta a concedersi a lui.
Com’era bella con la sua pelle bianca e i capelli rossi che le incorniciavano il volto accaldato.
Si stese su di lei e la baciò, carezzandole una guancia.
 - Come sei bella – le disse in un sussurro.
Lily sorrise dolcemente.
Il ragazzo la baciò ancora e piano spinse la propria eccitazione tra le gambe di lei.
Lily deglutì piano. Non che non lo volesse. Ma aveva sentito tanti di quei discorsi dalle sue amiche da temerlo un po’. Dicevano che faceva male e anche molto e che addirittura uscisse del sangue.
Ma non se ne preoccupava così tanto. Avrebbe resistito ad ogni dolore pur di unirsi a James.
Lo sentì premere e il suo cuore fece un balzo.
Anche il cuore di James ebbe un sussulto.
Aveva paura di farle male. Troppo male. Non sapeva se andare avanti o no.
Ma quando lei gli sorrise, abbracciandolo, non ebbe più dubbi.
Con un’altra spinta leggera entrò piano in lei. La sentì irrigidirsi un po’ e ansimare.
James deglutì e si fermò, poi entrò ancora e ruppe completamente la distanza tra loro.
Lily si aggrappò alle sue spalle, stringendo i denti. Le mancava il respiro dal dolore.
James le baciò la fronte – Mi dispiace, amore, non volevo farti male… - sussurrò preoccupato.
Quando lei si fu abituata alla nuova sensazione gli sorrise, per fargli capire che non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Allora James iniziò a muoversi piano, dolcemente in lei e subito al ragazzo arrivò una scarica di passione e piacere.
Essere lì con Lily, in quel luogo che sembrava fuori dal resto del mondo, sentire il corpo caldo di lei premere contro il suo, essere dentro di lei… essere una cosa sola con la ragazza che amava… era fantastico. Era incredibilmente emozionante.
 - Lily… ti amo… - le sussurrò in un orecchio con la voce affannata dall’emozione, affondando una mano nei capelli della ragazza.
 - Ti amo anche io, James – disse lei, affannata quanto lui.
Non sentiva più il dolore. Non più. Sentiva solo il piacere che James le stava procurando con il proprio movimento.
Lo sentiva ansimare. Sentiva il respiro di lui sul viso. Chiuse gli occhi e si lasciò andare.
Lui poggiò la propria fronte su quella della ragazza e chiuse a sua volta gli occhi. Le strinse una mano nella propria.
I respiri dei due aumentavano sempre di più, così come i gemiti di Lily e il ritmo del loro movimento.
Quando insieme esplosero, James affondò il volto nei capelli di Lily, trattenendo un gemito, e la ragazza lo strinse forte a sé.
Rimasero così per qualche secondo. Affannati, sudati e rossi in viso, ma felici.
Poi James si tirò su e la baciò dolcemente.
 - James… è stato magnifico! – disse lei sorridendo gioiosa.
Il ragazzo ricambiò il sorriso – Tu sei magnifica – le disse.
Lily lo abbracciò.
 - Vorrei che potessimo restare così per sempre James – sussurrò accoccolandosi sul petto del ragazzo. Lui la strinse a sé – Vorrei che non esistesse nessun matrimonio organizzato… vorrei essere libera da ogni mio obbligo…
Il ragazzo la baciò sulla fronte. – Lo sarai, Lily, te lo prometto – le sussurrò.
Quando arrivò il momento per Lily di tornare a casa per la cena, si vestirono e tornarono indietro tenendosi per mano.
Quella era stata la serata più emozionante per i due.

 - Tu e James cosa?! – esclamò Lola.
 - Sssh… abbassa la voce per favore – fece Lily accendendo un’altra candela per illuminare di più la stanza.
Quella sera dopo cena aveva invitato Lola in camera sua per fare due chiacchiere.
 - Non posso crederci, Lily – esclamò Lola ridendo e abbracciò la sorella.
Ormai la sua cotta per James era del tutto passata. Aveva iniziato ad affievolirsi quando aveva conosciuto Yan e aveva scoperto di essere sua promessa sposa.
 - E’ fantastico! Sono contenta per voi! Se solo papà non fosse così testardo! Non voglio che vi tenga divisi!
 - Non lo voglio nemmeno io, Lola. Ma non so che altro fare! Non riesco a trovare una soluzione!
 - La soluzione c’è, ma tu non vuoi nemmeno prenderla in considerazione!
 - Non fuggirò di nuovo se è questo che intendi! Non voglio ottenere il matrimonio con James in questo modo! Voglio che sia riconosciuto da tutti – fece Lily sedendosi sul letto accanto alla sorella.
 - E allora, mia cara, è ora che iniziamo tutti a far lavorare i cervelli e troviamo al più presto una soluzione! Mancano meno di sei mesi al matrimonio!

 James guardò le stelle, sorridente. Quella sera era rimasto a cena all’accampamento.
Ora sedeva in riva al fiume con un’aria così ebete che Sirius non gliel’aveva mai vista.
Il ragazzo si sedette accanto all’amico – Allora, che hai stasera? – gli chiese.
 - Sirius… Lily è fantastica! – sospirò James.
 - Si lo so… - fece Sirius secco – Lo ripeti in continuazione.
James notò una punta d’astio nelle parole dell’amico e non ne capì il motivo.
Non si era accorto che Sirius ce l’aveva con lui. Ce l’aveva con lui per essersene andato dall’accampamento, per tornare in mezzo ai nobili, solo per inseguire una ragazza. Come aveva potuto? Cosa ne era stato della loro amicizia?
E il bello era che solo lui sembrava prendere il gesto di James come un tradimento.
Remus addirittura gli aveva detto di smetterla di fare il ragazzino e di lasciargli vivere la sua vita.
 - Sirius… amo davvero Lily – disse James – E oggi l’ho fatta mia…
 - Cosa?! – urlò Sirius scattando in piedi – Ma allora hai davvero intenzione di sposarla?!
 - Certo… ma che ti prende? – fece James sorpreso.
 - Sei cambiato da quando lei è arrivata qui! Non sei più il vecchio James, quello che si divertiva a fare danni con noi! Non ci calcoli più ormai, James, ci hai pure tradito tornato dalla tua stupida nobile famiglia! Ci hai dimenticati ormai!
Anche James si alzò, per fronteggiare l’amico. Non capiva come potesse dire tutte quelle cose assurde.
 - Ma cosa dici?! Non mi sono dimenticato di voi! Ti sei impazzito, Sirius?! – gridò – Vi voglio bene, razza di cretino! Non immagini nemmeno quanto! Morirei per voi, deficiente! E per quanto riguarda la stupida nobile famiglia… bé, quella ne hai una pure te! – concluse. Girò le spalle all’amico e si allontanò stizzito. Furioso come non mai per quello che Sirius gli aveva detto.
Nel frattempo l’altro era rimasto immobile, sbigottito. Sospirò e si voltò a guardare l’acqua che brillava alla luce della luna. Non poteva credere di aver appena litigato con James, non avevano mai litigato così.
 - Ti avevo detto di lasciarlo in pace – fece Remus raggiungendolo.
 - Ma che fai? Ci spii? – borbottò Sirius.
 - No… ho semplicemente incontrato James mentre se ne andava. Era fuori di sé. Sirius, tu dovresti capire come si sente, no? È innamorato…
 - Perché dovrei capirlo?! – sbottò Sirius.
 - Bé, perché anche tu sei innamorato, o sbaglio?
 - Io non sono…
Sirius si bloccò. Pensò al volto sorridente di Moira, ai suoi baci, alle sue carezze e a tutti i momenti passati con lei.
Era innamorato…

 - James! Aspetta un attimo! – disse correndo verso l’amico che stava per salire sul cavallo.
 - Che vuoi? – borbottò James.
 - Mi dispiace… davvero mi dispiace per quello che ti ho detto prima, non volevo. – disse Sirius serio – E’ che… credo di essere un po’ geloso – borbottò poi – Cioè tu sei il mio migliore amico e lei ti sta portando via…
James ridacchiò. A volte Sirius sembrava un bambino.
 - Però poi ho sentito a quello che provi, a quello che senti e ti capisco… perché è quello che io provo per Moira… - continuò l’amico. – Ecco, devi seguire la tua strada, James, qualunque essa sia. Solo… non dimenticarti mai di noi, anche quando sarai lontano, va bene?
James sorrise – Sei uno scemo, Sirius. Non mi dimenticherò mai di voi, perché non sarò mai lontano! – disse.
Diede una pacca sulla spalla di Sirius, che ricambiò con un pugno giocoso.
Delicato come sempre insomma…
 - Ti voglio bene, Jam!
 - Anche io, Sir, sei il fratello che ho sempre desiderato! – James salì sul cavallo – Ci vediamo domani!
CONTINUA

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Capitolo 13
*** Scoperte ***


Eccomi di nuovo qui!!! Ringrazio per aver commentato:

Arancina22: può capitare di perdersi qualche capitolo “per strada” XD. Bé, la verità è che il capitolo 12 era molto più spinto (sono una pervertita :P) e ho cercato di alleggerirlo un po’!! Ecco Reg e Alri alla fine di questo capitolo e Remus e Alice partiranno alla carica dai prossimi, don’t worry!

Malandrina4ever: visto che pucci che sono Sir e Jamie?!?! Io li adoro *___*!! Regulus è di ritorno in questo capitolo insieme ad Alrisha!!! Spero ti piaccia!!! ;)

CAPITOLO 13 – Scoperte.
Lily sedeva davanti al davanzale.
La luna brillava nel cielo assieme alle stelle. La ragazza stava aspettando l’arrivo di James.
Erano passate tre settimane da quel giorno fatidico e da quando avevano scoperto quanto fosse bello fare l’amore, lo facevano ogni sera.
Lily fissava sognante le stelle, con un sorriso beato stampato sulle labbra.
In quel momento sentì un sussurro tra i cespugli.
 - Lily… Lily…
Abbassò lo sguardo e intravide James. Il ragazzo le sorrise e le fece l’occhiolino.
Lei ricambiò il sorriso e gli fece il gesto di aspettarla.
Stava per prendere il mantello e correre via di nascosto, quando sentì il padre chiamarla dal salotto.
Cosa ci faceva alzato a quell’ora?!
Lily esitò. Poi si affacciò alla finestra.
 - Non posso venire questa sera – sussurrò – Mi sta chiamando mio padre!
Lui annuì. Le mandò un bacio con la mano e si dileguò nel buio.
Lily sbuffò tristemente. Poi si tolse l’abito e indossò velocemente la camicia da notte e la vestaglia.
Scese in salotto, fingendosi assonnata.
 - Ti abbiamo svegliata, cara? – fece la madre premurosa.
 - Emh… sì, ma non importa – disse Lily – Cosa succede?
 - Abbiamo un ospite – disse il padre e fece cenno a Malfoy che sedeva in salotto.
Lily cercò di coprirsi come meglio poteva con la vestaglia. Guardò confusa Lucius che si alzò in piedi e le fece un leggero inchino.
 - Mi scuso per l’ora tarda, mia cara – disse avvicinandosi a lei.
Lily indietreggiò appena e lo fissò corrucciando la fronte.
 - E’ che dovevo dirti una cosa molto importante – proseguì Lucius. Poi le porse una scatoletta.
Lily l’aprì ed ebbe un tuffo al cuore. Vi era un anello dentro.
 - Non posso più aspettare, voglio sposarti subito – disse Malfoy.
Lei boccheggiò e sbiancò – Quando?!
 - Il più presto possibile, figliola – sopraggiunse suo padre – Entro la fine del mese.
 - Ma… ma dovevamo aspettare il mio ventesimo compleanno! – fece Lily mentre il suo sguardo correva dalla madre al padre.
Si sentiva come un naufrago in mezzo alla tempesta. Non vedeva la salvezza in quel momento. Era stata messa alle strette.
Un mese era pochissimo. Pochissimo in confronto ai sei mesi che si aspettava, non avrebbe avuto il tempo di ideare un piano con Lola e James.
Fissò l’anello, tenendolo stretto con le mani tremanti.
 - Indossalo, avanti – disse Lucius.
Lily sentiva lo sguardo dei suoi genitori su di sé. Fu costretta a mettere l’anello. Si sentì morire.
Guardò suo padre, poi sua madre e infine Lucius.
I due uomini sorridevano. Lei invece non si sentiva per niente allegra. Il respiro le stava aumentando pericolosamente. Prese dei respiri profondi, ma sembravano non bastarle.
All’improvviso crollò a terra e tutto si fece buio.
Quando si risvegliò, si ritrovò nella sua stanza, sul suo letto.
Sentiva sua madre nel corridoio parlare con Juliana.
 - Deve essere stata l’emozione. Comunque non credo ci sia da preoccuparsi. Per favore, vegliala durante la notte.
 - Certo, signora, lo farò.
 - Domani manderò il medico a visitarla.
Detto ciò la madre si congedò.
Lily si mise seduta e si rannicchiò, abbracciandosi le gambe. Poi iniziò a piangere silenziosamente.
La porta si aprì ed entrò Juliana.
 - Lily, mi dispiace – disse sedendosi sul letto.
Lily non disse nulla e continuò a versare lacrime amare.
Dunque era tutto perduto… non avrebbe potuto evitare il matrimonio con Lucius.
 - Troveremo un modo, Lily – disse Juliana.
 - No, non c’è soluzione… come lo dirò a James?! – singhiozzò Lily – Non voglio sposare Malfoy!
Juliana le carezzò i capelli.
 - Se solo ci fosse una soluzione… se solo accadesse qualcosa che stravolgesse tutto… - mormorò.

Lily fissò la guaritrice con gli occhi sbarrati – Io sono cosa… - biascicò.
La donna l’aveva appena visitata e stava riponendo le proprie cose – Proprio così, signorina Evans – disse – Non ci sono dubbi, anche la pozione lo ha confermato, soprattutto i sintomi che accusa.
Lily si sedette sul bordo del letto con lo sguardo perso nel vuoto.
 - Non dirò nulla ai vostri genitori, lascio a voi il compito di farlo. – disse la guaritrice prima di congedarsi.
Lola si intrufolò nella stanza – Allora? Che ha detto? – chiese preoccupata.
 - Io… io… - mormorò Lily senza riuscire a dire altro.
Poi il viso le si illuminò in un sorriso. Saltò in piedi e si voltò verso Lola afferrandole le mani e trascinandola in una specie di danza.
 - Era la soluzione che cercavamo! Ti rendi conto?! – esclamò.
 - Lily, mi dici che succede?! – fece Lola curiosa.
 - Sì, dillo anche a noi, Lily – disse suo padre fermo sulla porta con la madre.
Lily si fermò e si voltò a guardarli.
Deglutì e fece un passo avanti – Madre, padre… - sussurrò.
Era felice, ma aveva una paura tremenda, il cuore le batteva furioso nel petto – Non posso sposare Lucius Malfoy…
 - Cosa stai dicendo?! – sbottò il padre.
Lily si tolse l’anello scuotendo la testa – E’ un mese che vedo di nascosto James Potter. Io lo amo e non voglio sposare Malfoy!
 - Cosa hai fatto tu?!
Il signor Evans fece un passo avanti, minaccioso. – Spero che tu stia scherzando! Ti illudi se pensi che io annullerò il tuo matrimonio con Lucius Malfoy, solo perché ti vedi con James Potter di nascosto!
 - Allora padre, lo annullerete perché sono incinta… aspetto un bambino da James.
Lola sbarrò gli occhi e spalancò la bocca.
Il volto del signor Evans si trasformò in una maschera di cieca rabbia. Diede un manrovescio così forte a Lily da farla cadere a terra.
Era pronto a dargliene ancora ma la signora Evans si lanciò in avanti fermandolo.
 - No! – gridò – Le fai male, fermati!
Lily alzò lo sguardo sui due – Non dirmi cosa devo fare, Diana! – sbottò lui spingendola via.
 - Ti prego, padre! – strillò allora Lola.
L’uomo guardò furioso tutte e tre – Non te la caverai così, Lily, sposerai lo stesso Malfoy e fingerai che il bambino sia suo!
Lily scosse la testa – No… - mormorò.
 - In quanto a Potter non lo vedrai più, verrai controllata ogni minuto, fino al matrimonio! Non getterai questa famiglia nello scandalo!
 - Lo farò invece! Se non mi permetterete di vedere James io dirò a tutti la verità! Non aspetto altro che la festa di fidanzamento con Malfoy per metterti in ridicolo, padre! Dirò a tutti che aspetto un figlio illegittimo da James! A meno che non annulli il matrimonio con Malfoy. Sono sicura che troverai un’ottima scusa…
 - Osi minacciarmi?!
 - Sì, io amo James! Voglio stare con lui! Anche tu ti sei sposato con mia madre per amore, e poi con Diana per lo stesso motivo, perché vuoi impedirlo a me adesso?! Non mi ami abbastanza, padre? – urlò Lily con le lacrime agli occhi.
 - Tu sei una sciocca! Sarai la nostra rovina! – gridò il signor Evans prima di lasciare la stanza.
Lily cadde in ginocchio scoppiando in lacrime.
Diana si chinò subito accanto a lei – Tesoro, non fare così… non devi agitarti, non ti fa bene…
 - Lui mi odia… - singhiozzò Lily.
 - No, non ti odia, non dire così!
 - Sì, madre, mi odia! Altrimenti non mi tratterebbe così… non penserebbe solo al suo stupido onore!
 - Non è di questo che si tratta. Lui ti ama, Lily, e vuole solo il tuo bene. Teme che James non possa dartelo… lo vede un poco di buono.
 - Ma lui è una bravissima persona… e mi darebbe tutto il bene del mondo! Se solo lo conoscesse meglio!
Diana l’abbracciò e la cullò cercando di calmarla…

Alrisha aprì gli occhi. Un nuovo giorno cominciava.
I raggi del sole entravano pigri nella sua stanzetta.
Si alzò in piedi, svogliata e indossò il suo solito vestito da serva. Era troppo tempo che si trovava lì. Voleva tornare a casa, da suo padre, sua madre…
Voleva rivederli. Voleva smetterla di servire dei nobili.
Uscì dalla stanza e non fece in tempo a fare un passo che si ritrovò spinta contro il muro e delle labbra cercarono avide le sue.
Alrisha riconobbe l’odore di Regulus e i suoi capelli lisci sfiorarle il viso.
Sentì il cuore batterle nel petto furioso e assaporò quel bacio fino in fondo.
È vero, lo aveva respinto tempo addietro e lui l’aveva evitata per molto. Ma i suoi baci erano come una calamita. Non poteva farne a meno. Una volta assaporate le sue labbra, non riusciva a separarsi da lui.
Lui l’afferrò per la vita e la strinse a sé, cercando un contatto tra i loro corpi.
Non ce la faceva più, la desiderava troppo. E non era un semplice desiderio fisico. In quei giorni che aveva passato lì, aveva imparato a conoscere il temperamento ribelle e forte, l’intelligenza e la bellezza.
Aveva imparato ad apprezzarla anche per come era dentro.
Ma forse lui non aveva sorbito lo stesso effetto su di lei. In fondo lui era un nobile e lei una ribelle.
Però rimaneva comunque il fatto che la voleva. E la voleva subito.
La trascinò nelle proprie stanze, senza mai abbandonare le sue labbra.
Alrisha lo seguì, quasi inconscia di ciò, fino a che non si ritrovò spinta sul letto sfatto di Regulus.
Allora si separò da lui e cercò di rialzarsi.
 - Che… che intenzioni hai?! – balbettò agitandosi.
 - Bé… ti voglio…
 - Io…
 - Anche tu mi vuoi, lo so, è inutile che lo neghi.
 - Ti avevo già spiegato come stanno le cose! Noi siamo diversi e io non ho alcuna intenzione di andare contro la mia famiglia!
 - Io sì, invece, ho intenzione di farlo! Non mi importa nulla di mio padre! Io ti voglio! Mi piaci e non solo fisicamente! Mi piace tutto di te, anche come mi insulti!
 - Basta… - mormorò lei arrossendo.
 - Basta? Eppure mi pare che i miei baci non ti dispiacciano, anzi…
 - Che c’entra?! – Alrisha arrossì vistosamente – Un bacio non conta nulla…
 - Sì invece, conta molto. Ho sentito il tuo cuore battere all’impazzata. Vuoi sentire il mio?
 - Lasciami stare, Regulus.
Alrisha tentò nuovamente di alzarsi, ma lui l’afferrò e fece aderire il petto di lei contro il proprio. Alrisha poté sentire il suo cuore galoppare come un cavallo impazzito e non solo… anche la sua erezione premerle addosso.
Arrossì ancora di più.
 - Ti voglio… - ripeté lui in un roco e sensuale sussurro. – E tu vuoi me…
La fece sdraiare e si stese su di lei.
 - No… - fece Alrisha – Per favore lasciami andare.
In realtà lo voleva, lo voleva da impazzire, ma aveva troppa paura. Paura di tutte le sensazioni che avrebbe provato, di quali sarebbero state le conseguenze, di non essere all’altezza.
Non aveva mai baciato e quindi non si era mai spinta a tanto. Ne era terrorizzata.
Regulus però aveva ricominciato a baciarla e la inebriava col suo profumo. Intanto le carezzava piano un braccio, salendo sulla spalla e tirando giù il vestito, piano, scoprendo la pelle morbida.
La mordicchiò delicatamente, lambendo poi il collo.
Ad Alrisha sfuggì un ansito.
Regulus tirò ancora  più giù il vestito e le morse piano il petto, lì dove è più morbido ed inizia il seno.
A quel punto la sentì tremare. Sollevò lo sguardo e la vide rigida, con gli occhi chiusi.
 - Tu non sei mai stata con un uomo.
Non era una domanda, ma un’affermazione.
Alrisha arrossì.
Bé quella era una situazione nuova per Regulus. Non gli era mai capitata una vergine.
Le carezzò il viso e la spalla nuda.
 - Non devi avere paura… se mi lascerai giacere con te non ne avrai più, credimi – disse con voce sensuale.
Lei divenne della stessa tonalità di un pomodoro.
Voleva e non voleva. Bramava il corpo di Regulus e fare quell’esperienza nuova, ma aveva tanta paura e inoltre voleva aspettare l’uomo giusto per concedersi per la prima volta.
 - Ti prego, no… - sussurrò infine alzandosi e lasciando la stanza di fretta.
Da quel momento Regulus ricominciò ad ignorarla. La cosa non la sorprese. L’aveva sempre saputo che lui la voleva solo per quello, che bramava solo il suo corpo.
Da parte sua Regulus la evitava per non farle pressioni. Non voleva metterla a disagio o farla sentire costretta a fare qualcosa che non volesse.
Quel giorno uscì a caccia con il padre e altri nobili.
Il cielo era plumbeo e minacciava di piovere. Nonostante ciò liberarono i cani e si inoltrarono nel bosco.
Erano ormai inoltrati tra gli alberi quando il temporale li colse. Dapprima un tuono squarcio il silenzio.
 - Coraggio, torniamo al castello – disse Orion.
Tutti si incamminarono alla svelta, ma Regulus si rese improvvisamente conto che mancava uno dei cani: Atranos, il suo preferito.
Scese da cavallo e si guardò attorno. In quel momento la pioggia scrosciò giù, furiosa.
 - Atranos! – gridò portandosi le mani a coppa attorno alla bocca.
Un altro tuono rombò, più vicino e il cavallo, spaventatosi, si agitò  e strattonò Regulus che teneva le redini in mano.
Il ragazzo cercò di trattenerlo e calmarlo, ma il cavallo era ormai terrorizzato. Con un calcio colpì il braccio di Regulus, facendolo cadere a terra.
Il principe aveva sentito un rumore sinistro di ossa rotte prima di cadere e subito un dolore sordo. Il cavallo gli aveva spezzato il braccio ed era poi fuggito.
Regulus si rialzò, fradicio di pioggia e fango. Il braccio gli doleva. Doveva tornare al castello di corsa. Ma di Atranos non vi era ancora traccia, così strinse i denti e andò alla ricerca del cane.
Era sicuramente terrorizzato, era un cucciolo ancora e non amava i temporali.
Lo portava con se per addestrarlo alla caccia, ma forse aveva sbagliato, forse era troppo presto, aveva pochi mesi in fondo.
 - Atranos! – urlò ancora incespicando in una radice.
Poi sentì un latrato di terrore. Era sicuramente il cane.
Regulus cercò di capire da dove venisse e poi si diresse in quella direzione.
Trovò il cucciolo rannicchiato nel tronco cavo di un albero. Tremava ed era zuppo.
Regulus allungò il braccio sano verso di lui. – Vieni qui, forza.
Con un guaito, Atranos corse da lui, rannicchiandosi, tremante, tra le sue gambe.
Regulus lo accarezzò con delicatezza –Coraggio, andiamo.
Il cucciolo lo seguì con la coda tra le zampe.
A piedi per raggiungere il castello ci voleva del tempo. Quando Regulus arrivò era il tramonto ormai.
Il braccio gli faceva malissimo e inoltre si sentiva stanco e accaldato, come se avesse la febbre.
Quando finalmente fece il suo ingresso nel grosso atrio del palazzo, crollò a terra svenuto, mentre Atranos correva a leccargli il viso, guaendo.
Due serve lo videro e iniziarono a gridare.
 - Principino Regulus!! Oh cielo!
 - Aiuto! Presto! Il principino è svenuto!
Alrisha fu attirata dalle grida e accorse. Si immobilizzò quando vide Regulus a terra privo di sensi. Poi si avvicinò al ragazzo e subito vide il braccio scomposto.
 - Ci vuole un Guaritore! – urlò – Ha il braccio rotto…
Portò la mano sulla fronte di Regulus – E anche la febbre alta!
Una delle due serve annuì e corse via.
Qualcuno venne a prendere Regulus per portarlo nelle sue stanze e presto accorse la Guaritrice.
Il re e la regina attendevano ansiosi davanti la porta della stanza.
 - Non mi ero accorto della sua assenza. Credevo che fosse tornato con noi – diceva il re tra sé e sé.
In quel momento uscì la Guaritrice.
 - Il braccio ha una brutta frattura – disse – La pozione da sola non basta a saldarlo, ho dovuto steccarlo e ha anche la febbre decisamente alta. Dovrà stare a riposo diversi giorni. Vi ho lasciato delle pozioni da fargli prendere.
I due annuirono.
Nel frattempo nella sua stanza, Alrisha aveva finito di asciugare Atranos con un panno. Il piccolo si era poi accoccolato sul suo letto e si era addormentato.
Allora la ragazza uscì dalla stanza e sentì due serve parlottare tra loro.
 - E’ rimasto sotto il temporale per cercare il cucciolo che si era smarrito – diceva una – Ho sentito che lo diceva al re…
 - Che cosa dolce… allora oltre che bello ha anche un cuore! – fece l’altra.
Le due si allontanarono e Alrisha si avvicinò silenziosa alle camere di Regulus. E così il caro principino si era beccato la febbre e un braccio rotto per un cucciolo di cane? Un cucciolo che avrebbe potuto ricomprare quando voleva?
La ragazza entrò cauta – Si può? – fece avanzando nel salottino.
Poi si avvicinò alla camera da letto e si affacciò.
Regulus, sotto una montagna di coperte, sembrava dormire. Alrisha si avvicinò di più a lui ed effettivamente lo trovò addormentato. Il suo respiro era regolare e il volto arrossato dalla febbre.
Nonostante le coperte, sembrava sentire freddo perché tremava. Alrisha si guardò attorno, alla ricerca di un’altra coperta, ma non ne vide.
Si morse il labbro inferiore, indecisa sul da farsi.
 - Il modo migliore per scaldarlo è giacere con lui… entrambi dovreste essere nudi, ovviamente – fece una voce alle sue spalle, facendola sobbalzare.
Si voltò e vide la Guaritrice che sorrideva gentilmente.
Alrisha arrossì vistosamente – Oh… io n-non posso… - balbettò.
 - Sei la sua serva, devi fare tutto ciò che è nel bene del tuo padrone.
La guaritrice prese la borsa con le sue cose e lanciando uno sguardo eloquente ad Alrisha lasciò la stanza.
La ragazza fissò ancora Regulus che tremava rannicchiandosi.
Allora non ci pensò una volta di più. Si privò dei propri abiti e spogliò il ragazzo. A quel punto prese un respiro profondo e rossa in volto si infilò sotto le coperte con lui.
Lo strinse a sé, avvolgendolo in un abbraccio e avvertì subito il calore anomalo del corpo di lui. Sembrava di trovarsi vicino ad un camino quasi.
Per un attimo tremò ancora, poi il tremore si appianò pian piano.
Regulus si abbandonò contro il corpo di Alrisha, affondando il volto nel collo e i capelli di lei.
La ragazza lo sentì rilassarsi e decise di non muoversi dalla posizione in cui si trovava. Ben presto anche lei si addormentò così.
Quando si risvegliò, lei e Regulus erano ancora nella stessa posizione, ma lui sembrava più caldo di prima.
Alrisha si scostò e vide il volto del ragazzo troppo arrossato e il suo respiro era più affaticato.
Subito afferrò la pezza che galleggiava nella bacinella piena di acqua fredda e iniziò a bagnare il viso di Regulus per passare poi alle sue braccia e al petto.
Iniziò così a fargli impacchi freschi sul corpo, sperando di riuscire ad abbassargli la febbre.
In tutto ciò, Regulus mugugnò, annunciando che stava per svegliarsi. Alrisha si bloccò e si rese conto che entrambi erano nudi. Arrossì, ma ormai non aveva più tempo per rivestirsi. Regulus aveva già aperto gli occhi e si guardava attorno, febbricitante.
Lanciò un’occhiata ad Alrisha e richiuse gli occhi – Atranos… - mormorò poi – Sta bene?
Alrisha capì subito che parlava del cucciolo – Sì… è in camera mia, dorme – rispose.
Regulus annuì e si lasciò sfuggire un sorriso. – Perché siamo nudi?
Lei arrossì furiosamente – I-io… tu tremavi così… volevo farti un po’ di calore…
Regulus ridacchiò debolmente. Si sentiva spossato dalla febbre e il braccio gli doleva. Non aveva nemmeno la forza di prendere in giro Alrisha più di tanto.
Ricominciava anche a sentire piuttosto freddo, ma in quel momento lei lo strinse di nuovo a sé.
Lui le lanciò un’altra occhiata e sorrise.
Allora anche Alrisha a quel punto ricambiò il sorriso e in quel momento sentì il cuore mandarle come una strana scarica. C’era qualcosa che non andava…
Si sentiva ammaliata dagli occhi di Regulus, dal suo sorriso stanco ma bello.
Il ragazzo cercò la sua mano sotto le coperte e gliela strinse. Senza dire nulla lei la strinse a sua volta.
Lo osservò mentre se ne stava con gli occhi chiusi adagiato sui cuscini. Sapeva che ora era sveglio.
Il ragazzo corrucciò la fronte e mugugnò – Devo rimettere… - borbottò prima di voltarsi su un fianco e rimettere a terra.
 - Merlino! – esclamò Alrisha scattando in avanti e tenendogli la fronte.
Alrisha lo guardò dispiaciuta – No… guarda come sei ridotto – mormorò passandogli la pezza sul viso, sperando di dargli sollievo.
Lui scacciò stizzito la mano della ragazza, arrossendo. Per la prima volta Alrisha lo vedeva imbarazzato e la cosa le fece curvare le labbra in un sorriso.
 - Vattene… - disse lui – ora non mi servi.
Alrisha si indignò subito. Come si permetteva a parlarle in quel modo dopo che lei lo aveva accudito?! Gli lanciò il panno bagnato in faccia e, incespicando nelle coperte, si alzò in piedi, non curandosi del fatto che era completamente nuda.
Indossò in fretta gli abiti e lanciò un’occhiata astiosa a Regulus.
 - Stupido ragazzino viziato… - sibilò tra sé e sé lei.
Lui fece per risponderle, ma non aveva nemmeno la forza di litigare. La guardò stizzito, prima di lasciarsi vincere dalla febbre e chiudere gli occhi.
L’attimo dopo si addormentò, ma Alrisha questa volta non rimase con lui. Marciò fuori della stanza, con passo spedito, e tornò ad occuparsi di quel cucciolo per il quale ora il Regulus era in un letto, stremato dalla febbre.
Era grazie ad Atranos che Alrisha aveva scoperto un altro lato di Regulus.
CONTINUA


Invito tutti ad andare a vedere gli account delle seguenti scrittrici. Sono le prime tre classificate ad un concorso che ho indetto sul forum di efp:
1° - Isy_264 (faFan): http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=49644
2° - HermioneForever92: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=57746
3° - Erato1984: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=79276

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Capitolo 14
*** Dolore e disonore ***


 

Rieccomi! Ringrazio per aver commentato lo scorso capitolo:


Malandrina4ever: sì! Lily aspetta davvero un bebè!! Giusto, giusto, Alrisha deve proprio “sacrificarsi” peri il bene del suo principe! Ahahahahahah!


Arancina22: In un certo senso è bello tenervi sulle spine! Ahahahahah! Dai, in questo capitolo le cose sembrano migliorare tra Alri e Reg... anche se... vedremo!!!!!



CAPITOLO 14 – Dolore e disonore

James proprio non capiva perché i baroni Evans avessero convocato lui e i suoi genitori nella propria dimora.

Forse lui e Lily erano stati scoperti. Se così fosse stato erano nei guai, e molto probabilmente non si sarebbero più potuti vedere.

Il solo pensiero lo affliggeva e se ne stava seduto rigido e serio sul sedile della carrozza.

I suoi gli sedevano davanti.

- Che cosa hai combinato, eh? – fece suo padre stringendo le labbra.

James non rispose.

- Non infangherai il buon nome della nostra famiglia! Non te lo permetterò! – continuò il conte.

- Jenson, smettila – disse Hannah calma.

Quando la carrozza si fermo davanti la tenuta Evans, James fu il primo a scendere e ad andare incontro al suo destino.

Ad accoglierlo c’era la famiglia Evans al completo: I coniugi Evans, Lily, Petunia e Lola, e la cosa lo sorprese. Doveva essere davvero importante quello che dovevano dire.

James iniziava a sentirsi sempre più nervoso ma improvvisamente Lily gli sorrise, incoraggiante. Lui corrucciò la fronte.

La ragazza non sembrava affatto preoccupata. Ma allora cos’era successo?

- Conte Potter, contessa Potter – disse il barone Evans accogliendoli nel salotto e facendoli accomodare sui morbidi divani. James invece rimase in piedi per il nervoso.

- Vi ho chiamati per parlarvi dei nostri figli.

- Barone Evans, se James ha fatto qualcosa che vi ha offesi vi prego di perdonarci – disse subito il conte Potter.

- In realtà volevo dirvi che ho cambiato idea sul matrimonio e che vorrei che Lily tornasse promessa sposa di James.

James spalancò gli occhi e quasi anche la bocca, sorpreso. Anche i suoi genitori erano palesemente sorpresi.

- Naturalmente dovremo organizzare in fretta il matrimonio, prima che si inizi a capire cos’è successo e che la gente inizi a sparlare.

- Come? Non capisco, scusate… - mormorò Hannah.

- Lily aspetta un erede da vostro figlio – spiegò il barone Evans e per un momento sembrò reprimere la voglia di sfogarsi su James. – Come ben sapete un figlio fuori dal matrimonio getterebbe le nostre famiglie nello scandalo.

James non ascoltò più cosa si dissero i genitori con i baroni Evans.

Improvvisamente i colori erano divenuti più accesi, persino gli occhi di Lily sembravano brillare più del solito.

Sì alzò e mormorando delle scuse uscì in giardino. Un’ondata di nausea lo colse e dovette chinarsi in mezzo ad un cespuglio di fragoline a rimettere.

Lily, dopo l’uscita di James, lanciò uno sguardo turbato ai genitori, poi si congedò anche lei, per vedere come stesse il ragazzo.

Di certo non si aspettava di trovarlo chino, sul cespuglio di fragoline, a rimettere anche l’anima.

Per un attimo Lily si sentì persa. James non stava reagendo affatto bene alla notizia. Forse non era sicuro di voler stare con lei, forse voleva prima vedere come andavano le cose ed ora invece era come incatenato.

Forse lei aveva reagito troppo presto e troppo bene a quella notizia.

Le lacrime le riempirono gli occhi, offuscandole la vista. Riuscì solo a vedere la sagoma di James che si alzava e si voltava verso di lei.

- Lily… - mormorò lui andandole incontro.

- Mi dispiace, James – pigolò Lily con il labbro tremante. – Se vuoi andartene, tornare dai ribelli e non saperne più di me, capirò…

- Cosa stai dicendo?! Sei impazzita?! – esclamò lui attirandola in un abbraccio.

- Ma tu… non hai reagito bene, sembri sconvolto!

- Lo sono! Non mi aspettavo una cosa del genere! Io… io non ci avevo mai pensato – disse lui – Dico ad avere un bambino con te… non so che pensare, ma sono certo di non volerti abbandonare! Non ci penso nemmeno, soprattutto ora che abbiamo il permesso dei tuoi genitori per sposarci!

- Mio padre è fuori di se – mormorò Lily, mordendosi il labbro inferiore. – Non sa come comunicare ai Malfoy che non sposerò più Lucius, di certo darà la colpa a te, mi dispiace…

- Sai che mi importa! Anzi, meglio così, e se vuole quello stupido di un Malfoy potrà anche battersi con me!

- James, ha sulle spalle sei anni di studi più di te, è molto abile con gli incantesimi!

- Sciocchezze! – replicò lui, fiero come sempre. – Ora rientriamo, voglio sentire che dicono.

I due ragazzi rientrarono, proprio nel momento in cui il conte Potter stava dicendo:

- Non so che inventeremo… abbiamo detto a tutti che era morto.

James si bloccò sull’uscio e Lily trasalì. Lei aveva nascosto quella terribile verità al ragazzo fino a quel giorno. Non sapeva come dirglielo. Ora invece l’aveva scoperto in quel modo orribile.

Hannah vide James e scattò in piedi – James… - farfugliò.

Lui guardò i genitori sconcertato.

- Avete detto a tutti che sono morto?! – fece incredulo – Avete preferito fingere così e magari anche abituarvi all’idea, così da non pensare che vostro figlio vi aveva disonorato con la sua fuga! Immagino quanto avrete sofferto per me… - aggiunse sarcastico.

- No, no, James… ascolta! – provò a dire sua madre.

Ma il padre la interruppe – E’ proprio così! Ho preferito convincermi che fossi morto piuttosto che ricordare ogni giorno che ci hai traditi!

- Voi non siete mio padre! Lui non parlava così!

- E tu non sei mio figlio James! Lui è morto molti anni fa!

- Vi prego basta! – urlò Lily mettendosi tra i due. Aveva il volto bagnato dalle lacrime e il respiro affannoso.

Sua madre la raggiunse subito, preoccupata – Tesoro, non devi agitarti, non ti fa bene nelle tue condizioni – disse mettendole gentilmente le mani sulle spalle per calmarla.

Lily tirò su col naso.

Lola e Petunia fissavano la scena sconcertate.

- Smettetela – disse Lily con più calma.

James e suo padre si fissarono ancora, con rabbia, poi il ragazzo distolse per primo lo sguardo, con un sibilo.

Guardò i genitori di Lily – Scusate. Mi congedo. Buona giornata.

E senza attendere alcuna risposta lasciò la grande villa, attraversando il vialetto intersecato di rose e fragoline.

Lily gli corse dietro.

- James! James, aspetta!

Il ragazzo non si fermò, né si voltò. Lily lo raggiunse e si sorprese nel vedere sul suo viso una gran rabbia, ma gli occhi pieni di lacrime.

- James… - mormorò la ragazza dolcemente, mettendogli una mano sul braccio e costringendolo a fermarsi.

Lui si voltò, per non farsi guardare in viso.

- Sai, in fondo ha ragione. Non so cosa mi aspettassi con il mio ritorno. Forse che mi accogliessero a braccia aperte e non ci fosse alcun problema. Ero convinto che tutto sarebbe tornato come prima. Sono solo uno stupido. Sono rimasto lo stesso ragazzino viziato di sei anni fa…

- James, tuo padre ha sofferto tanto. Ti ha cercato per giorni interi quando sei scappato, quasi non dormiva la notte. Lui ora ha una grande rabbia, ma è solo dovuta al dolore per il tuo gesto. Si è sentito tradito.

James rimase in silenzio. Aveva ragione Lily. Era stato così cretino.

Era riuscito a rovinare ogni cosa: la sua famiglia, l’amore che suo padre provava per lui, la famiglia di Lily…

Avrebbe tanto voluto andarsene di lì. Tornare all’accampamento dei Ribelli e fare finta che non fosse accaduto nulla.

Sì, forse era la cosa migliore da fare. Ne era sempre più convinto. Poi sentì la piccola e morbida mano di Lily stringere la sua. Si voltò e vide gli occhi dolci della ragazza che lui amava così tanto.

Vide in quegli occhi un così grande amore, passione e il loro futuro bambino. Vide la promessa di matrimonio che le aveva fatto.

Ma come poteva abbandonarla così?

Quale vigliacco sarebbe stato a fuggire in quel modo da tutto e da lei, soprattutto?

Basta scappare ora. Doveva iniziare a comportarsi da uomo.

Abbracciò la ragazza e la strinse forte a sé.

- Non vedo l’ora di sposarti – le disse – Sono così impaziente. Sarai davvero mia finalmente.

Lily si sentì pervadere da una forte commozione. Ricambiò il forte abbraccio e cercò di trattenere le lacrime.


Purtroppo le dure prove non erano finite per James.

Sposare Lily implicava tornare a fare parte del mondo dei nobili in modo ufficiale e ciò significava non far più ritorno tra i ribelli.

Non sapeva come dirlo a tutti. Percorrendo la strada che portava all’accampamento pensò a mille discorsi, ma inevitabilmente la sua mente ricorse a tutti quegli anni passati insieme alla sua nuova famiglia.

Sentiva una fitta al cuore al solo pensiero di abbandonarli tutti. Al solo pensiero di abbandonare i suoi migliori amici…

Sirius. Come avrebbe potuto dirlo a Sirius?

Arrivò all’accampamento con aria affranta, ma Peter e Sirius quasi non se ne accorsero.

Gli andarono in contro con un sorriso a trentadue denti.

- Ehi bentornato! – esclamò Peter.

Sirius sembrava particolarmente euforico. James non ci mise molto a scoprire il perché.

- Ho chiesto a Moira di sposarmi. Ha accettato.

James cercò di mostrarsi felice per l’amico. Ma Remus notò subito che qualcosa non andava.

- James, cos’hai? – chiese, zittendo le chiacchiere di Sirius e Peter.

Anche questi altri due lo fissarono preoccupati. James li guardò uno ad uno, non sapendo come iniziare.

- Anche io e Lily ci sposiamo – mormorò infine.

- Ma è fantastico! – esclamò Sirius – Cos’è quell’aria da funerale? Non era quello che volevi? Finalmente i suoi hanno accettato!

- Già! – fece Peter entusiasta – Chissà perché…

- Lily è incinta.

- Oh…

- Ah…

Seguì un lungo silenzio.

- Il nostro matrimonio sarà ufficiale – continuò James, sentendosi sempre più male ad ogni parola. – Non posso più tornare qui… - concluse con un sussurro.

I tre lo guardarono con gli occhi sbarrati. Sirius aggrottò poi la fronte.

- Non posso crederci – disse – Proprio tu… tu, che hai fatto tanto per essere uno di noi, ci stai tradendo…

- Sirius io non vi… cerca di capire…

- Cosa dovrei capire?! Che è bastata una donna per farti girare la testa e tradirci tutti? O forse ritrovarsi nell’agio e nei conforti della ricchezza ti alletta molto di più, eh, signorino Potter? – continuò Sirius con veemenza.

- Smettila, Sirius – intervenne Remus.

- E perché dovrei! L’avevo detto io fin da subito che è solo un damerino! A lui piace essere servito e riverito! Non gliene frega niente di noi, si è divertito e ora ci abbandona tutti. Sai che ti dico Potter, per me puoi fare quello che cazzo ti pare, anche farti ammazzare, per me non esisti più.

James lo guardò senza riuscire a reagire. Sapeva che tutto quello che aveva detto Sirius era falso. Ma non riusciva a difendersi. Le ultime parole erano state peggio di una pugnalata al petto.

Quando Sirius gli voltò le spalle e se ne andò si sentì morire.

- Lascialo stare, James… non dargli retta. È fuori di sé. Non pensava davvero quelle cose! – disse Remus.

James non disse nulla. La sua espressione si corrucciò. Affranto lanciò un’ultima occhiata a Remus e Peter.

- Non ce la faccio a parlare con il resto della tribù. Fatelo voi per me. Ha ragione Sirius. Sono un vigliacco.

Senza dare il tempo agli amici di dire qualcosa si allontanò a passo svelto, lasciandoli troppo basiti per dire o fare qualcosa.

Peter fece per inseguirlo, ma Remus lo bloccò, scuotendo la testa. Sapeva che James aveva voluto salutarli in quel modo. Qualsiasi altro addio sarebbe stato troppo difficile. Osservò l’amico allontanarsi sempre più, chiedendosi se mai l’avrebbe rivisto.

James camminò a lungo in quel bosco che conosceva a menadito. Non voleva tornare subito a villa Potter.

Voleva starsene da solo con se stesso per un po’. Quella era stata la giornata peggiore della sua vita.

Mai avrebbe creduto di poter stare così male.

Innanzitutto la notizia della gravidanza di Lily gli aveva dato il primo scossone. Non aveva idea se fosse in grado o meno di fare il padre.

Lui non ci si sentiva tagliato affatto, ma non era riuscito ad ammettere con la ragazza che aveva una gran paura.

Era terrorizzato all’idea di cosa significasse, di quali obblighi comportasse. Non sapeva se ne era capace.

Poi la scoperta che suo padre aveva raccontato in giro che lui era morto. Mai avrebbe immaginato una cosa simile.

James si era sentito così ferito.

Infine le ultime e orribili parole di Sirius. Quelle gli avevano arrecato dolore più di ogni altra cosa. Non riusciva a credere che il suo migliore amico pensasse sul serio tutto quello che aveva detto.

Non aveva nemmeno voluto sentire ragioni. Gli aveva sputato addosso tutto quel veleno e poi gli aveva voltato le spalle.

Con questi tristi pensieri sulle spalle, vagò senza una meta e decise di tornare solo quando ormai si era fatto buio.

La strada verso casa sua era deserta e illuminata da pochi deboli lampioni.

Una figura alta e snella si stagliava davanti il giardino dei Potter.

Raggiungendolo, James poté distinguere lunghi capelli biondissimi e occhi cerulei, quasi di ghiaccio. Lo riconobbe all’istante: Lucius Malfoy.

- Così sei davvero vivo, cane rognoso – sibilò il ragazzo vedendolo arrivare.

James lo osservò, con espressione apatica. Gli ci mancava solo Malfoy. Non aveva alcuna voglia di ascoltarlo.

Fece per dirigersi al cancello, ma Malfoy gli si parò sulla strada.

- Tu, dannato bastardo, hai osato disonorare me e la mia famiglia… - fece il biondo con aria furente.

- Lasciami stare, Malfoy – mormorò James – E’ stata una giornata abbastanza orribile anche senza di te…

- No, Potter…

Malfoy tirò fuori la bacchetta – Io ti sfido a duello e se osi rifiutarti giuro che ti ammazzo come un cane. Non ti permetterò di rovinare la mia famiglia.

- Ammazzami pure, Malfoy – fece James, riuscendo finalmente a sorpassarlo.

Aveva quasi raggiunto il cancello quando un incantesimo lo sfiorò sul lato sinistro del viso, procurandogli un taglio sulla guancia.

- Ti ho mancato di proposito, Potter. Ora battiti con me, o giuro che questa volta ti colpisco sul serio e dopo averti ammazzato andrò a violentare la tua bella baronessina! Già mi immagino la scena… - disse Malfoy leccandosi le labbra.

James estrasse la bacchetta, in uno scatto di rabbia.

Si voltò – Stupeficium! – gridò.

Malfoy si scansò abilmente e contraccambiò l’attacco.

- Sectio!

James non riuscì ad evitare il colpo e sentì un dolore lancinante alla spalla destra quando la carne venne lacerata. Il sangue gli schizzò appena sul volto.

Strinse i denti. Quel maledetto di Malfoy. Era abile nei duelli. Aveva ragione Lily. Era più grande di loro di sei anni, ciò implicava sei anni di più di esperienza.

- Incendium! – gridò agitando la bacchetta dalla cui punta partì un getto di fiamme che cercarono di lambire il corpo di Malfoy.

- Protego! – gridò prontamente il ragazzo creando uno scudo attorno a sé. Subito dopo lanciò un potente contrattacco – Transeo!

James cercò di proteggersi dall’attacco a sua volta. Ma il suo scudo uscì debole e l’incantesimo riuscì a romperlo. Tuttavia quando raggiunse il corpo del ragazzo, non lo trapassò come avrebbe dovuto. Gli procurò solo un grande e doloroso taglio sulla gamba.

Guardò il ghignò di Malfoy e capì che di questo passo avrebbe vinto lui e di certo non si sarebbe fatto scrupoli ad ammazzarlo.

Pensò a Lily e al loro bambino. Non poteva morire in quel modo stupido. Solo perché era stato provocato da un idiota saccente.

Abbassò la bacchetta.

- Basta, Malfoy. Finiamola qui. Non voglio più battermi. Puoi raccontare in giro che sono fuggito come un vigliacco. Non mi importa…

- No, Potter! Io ti voglio ammazzare! Tu mi hai disonorato! – urlò Malfoy – Vulnus! – aggiunse poi con ferocia.

James non fece in tempo a riprendere la bacchetta.

L’incantesimo lo travolse in pieno, mandandolo a cozzare contro il muro che circondava il giardino della loro casa.

Ricadde seduto, stordito, sentendo male ovunque.

Guardò Malfoy, con la vista affaticata, e lo vide sollevare ancora la bacchetta.

- Avada… - iniziò a dire, ma una voce possente lo interruppe.

- Non ci provare, Lucius.

James riconobbe la voce di suo padre.

- Fallo e ti uccido subito dopo.

Malfoy sapeva benissimo che non era il caso di mettersi contro un mago adulto e molto abile negli incantesimi.

Ripose la bacchetta con rabbia.

- Hai avuto la tua vittoria. Ora vattene – continuò il signor Potter.

- Non è finita qui – sibilò Malfoy guardando James – Me la pagherai cara!

Raggiunse il suo cavallo e vi montò, per poi partire al galoppo.

Con il respiro affannato, James si rimise in piedi, cercando di capire la gravità delle sue ferite.

Perdeva sangue dalla spalla, dal viso e dalla gamba, ma nulla di incurabile.

Qualche costola era sicuramente incrinata.

Vide suo padre lanciargli un’occhiata eloquente.

- Che non ricapiti mai più – disse – Non voglio duelli sotto casa mia.

- Ha iniziato lui… - sbottò James, ma il padre lo zittì con un gesto della mano e ritornò a casa.

James lo seguì, zoppicando e raggiunse la sua camera, dove si lasciò cadere sul letto, sfinito dalla stanchezza, senza nemmeno curarsi delle sue ferite.

Era stata decisamente una giornataccia.


Quando la mattina si risvegliò avvertì una strana sensazione alla spalla destra e al resto del busto. Era tutto più rigido.

Si accorse di essere stato fasciato alla perfezione.

Si mise seduto, cercando di ignorare il dolore e si guardò attorno. Le lenzuola erano ancora sporche di sangue, ma qualcuno si era premurato di curarlo.

Sua madre entrò nella stanza con un sorriso dolce, ma allo stesso tempo preoccupato.

- Come ti senti, tesoro? – chiese sedendosi sul bordo del letto e carezzandogli i capelli.

- Bene…

- Tuo padre mi ha detto del duello. Quel Malfoy… - mormorò sua madre – Se non fosse intervenuto Jenson… Le tue ferite guariranno entro questa sera, non preoccuparti!

- Grazie per aver chiamato il Guaritore – fece James.

La madre si alzò e si avvicinò alla porta. Poi gli rivolse un sorriso – Non sono stata io, caro. È stato tuo padre, questa notte. Lo ha trascinato fino qui per farti curare.

Dettò ciò, uscì dalla stanza, lasciando James da solo con la propria sorpresa e uno strano calore nel cuore.


Alrisha guardò il cielo uggioso. Sarebbe venuto a piovere da un momento all’altro.

Ormai erano tre mesi che si trovava lì come serva personale di Regulus. Tre mesi che non vedeva la sua famiglia e ne sentiva una mancanza terribile.

Aveva cercato di resistere ogni notte, nel proprio letto, senza piangere, ma non ci era riuscita. Non voleva essere lì. Era nata libera e non per essere una serva.

Eppure, grazie allo strano rapporto che aveva con Regulus, il dolore si era mitigato con il tempo. La mancanza dei suoi cari c’era sempre, ma più sopportabile.

Sì, inizialmente lo detestava. Poi lui aveva mostrato sempre un lato del proprio carattere che la ragazza non avrebbe mai creduto che il ragazzo potesse avere.

Le era apparso sempre più diverso. Sempre più umano e buono di quanto lui non dimostrasse.

Quel gesto per quel cucciolo… nessuno lo avrebbe fatto. Un nobile avrebbe pensato che un cane da caccia si può sempre ricomprare, come fosse un oggetto. Regulus invece non era tornato fino a che non aveva ritrovato Atranos.

Ora era un giorno che non tornava a far visita a quello che era il suo padrone. Da quando avevano discusso.

Ma sentiva il desiderio di accertarsi delle sue condizioni.

Confusa si sedette sul proprio letto e osservò il cucciolo dormire.

Perché voleva rivederlo? Perché sentiva male al petto al solo pensiero di stargli lontana? Soprattutto, perché si era sentita morire quando lo aveva visto a terra privo di sensi?

Non poteva essere vero eppure sembrava proprio così: si era innamorata di Regulus.

Con il tempo si era legata sempre più a quello scontroso, galante e superbo ragazzo.

Ma lui sicuramente non la ricambiava. Per lui era solo l’ennesimo giocattolo da conquistare. Alrisha prese in braccio Atranos e lo strinse tristemente a se.

Era dunque destinata ad innamorarsi di uomini che non la ricambiavano?

Il fratello di Sirius, per giunta.

Alrisha guardò gli occhi scuri di Atranos e il cane le leccò il naso. La ragazza ridacchiò.

Questa volta non aveva alcuna intenzione di lasciarselo scappare senza lottare. E via tutti quei problemi sulla differenza delle loro classi sociali. Ora voleva pensare a se stessa. Era giusto così.

Si alzò, tenendo il cucciolo in braccio – Andiamo a trovare il tuo padrone, piccolo – gli disse uscendo dalla stanza e raggiungendo quella di Regulus.

Entrò dapprima nel salottino che faceva da anticamera a quella da letto. E bussò alla porta.

Ricevette un leggero “avanti”.

Si fece coraggio ed entrò.

Trovò Regulus molto meglio di quando lo aveva lasciato, ma sembrava ancora spossato dalla febbre e il braccio era tuttora steccato.

- Atranos voleva vedere come stavi – accampò lì per lì la ragazza, strappando un sorriso a Regulus, che si mise a sedere, stancamente per accogliere Atranos sul letto.

Il cagnolino guaì di felicità e gli si avvicinò scodinzolando. Regulus lo accarezzò con il braccio sano.

- Ehi, ragazzo, allora stai bene! – gli disse e Alrisha vide che aveva un sorriso sincero sul viso.

La ragazza lo guardò in adorazione, mentre lui vezzeggiava e coccolava Atranos.

- Grazie per averlo portato qui! – disse infine, sollevando lo sguardo e incrociando quello di Alrisha e scoprendolo pieno di sentimento.

La ragazza sussultò e cercò di riassumere la propria espressione di freddezza.

- Bé, sì… prego. Anche se non te lo meritavi dopo il trattamento che mi hai riservato. – borbottò guardando altrove, sperando che le proprie gote non arrossissero.

A Regulus non era affatto sfuggita l’espressione della ragazza.

- Hai ragione. Ti chiedo scusa – disse lasciandola senza parole.

Regulus Black le aveva davvero chiesto scusa?! Non riusciva a crederci.

- Io… io ora devo andare a sbrigare le mie faccende. Ti lascio Atranos. Ti farà compagnia.

Alrisha fece per uscire dalla stanza, ma Regulus le fece segno di avvicinarsi, con fare cospiratorio.

Lei si chinò su di lui per ascoltare e il ragazzo ne approfittò per rubarle un dolce, caldo bacio che la lasciò senza fiato.

- Ricorda – le disse poi – Tu non sei come le altre per me…

Alrisha non disse nulla, imbarazzata e lasciò la stanza ancora un po’ scettica. Non bastavano le parole a farle credere quanto affermava Regulus. Voleva una vera dimostrazione…

CONTINUA

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Capitolo 15
*** Amarsi... ***


Rieccomi con il quindicesimo capitolo!! Ringrazio per aver commentato:

Malandrina4ever: adoro le recensioni lunghe e la tua lo era!!!! :D In ogni caso analizziamo la situazione XD James si è comportato un po' a cavolo, è vero, ma anche Sirius non è stato granché comprensivo. James non voleva mica abbandonarli per una donna, il punto è che non è così stronzo da abbandonare Lily ora che aspettano un bebè, è stato costretto dal corso degli eventi a comportarsi così! Per quanto riguarda suo padre, bè, James è pur sempre il figlio che ha amato tanto e Malfoy è un c****one patentato, non poteva mica permettergli di ammazzare James!! Ma in ogni caso è ovvio che non ha mai smesso di volergli bene.Veniamo ad Alri e Reg... eeeeeh finalmente lei ha aperto gli occhi :D Reg e Sir si incontreranno? Bè, vedremo... Grazie tanto tanto tanto per la tua recensione!!!


*

Dalle recensioni del primo capitolo mi era parso che la storia piacesse... come mai sono arrivata a solo una o due recensioni a capitolo? Non vi piace più? :'( Ok avete ragione, scrivo un mucchio di baggianate XD


CAPITOLO 15- Amarsi...


Moira passeggiava con aria sognante lungo il torrente. Ancora non riusciva a crederci. Le era sembrato quasi un sogno, era tutto così irreale. Ogni cosa di quegli ultimi mesi era incredibile.

Prima era stata rapita insieme a sua cugina da un gruppo di Ribelli, poi si era innamorata di uno di loro e ora lui… le aveva chiesto di sposarlo.

Ancora ripensava alla sera prima, quando, al chiarore di una luna quasi piena, Sirius si era chinato davanti a lei e le aveva fatto la fatidica domanda.

Lo aveva fissato senza dire nulla, per diversi secondi, quasi non credendo a quelle parole, pensando fosse una burla.

Quando poi aveva visto gli occhi seri del ragazzo aveva sorriso e piena di emozione aveva detto sì.

Sirius era scattato in piedi e l’aveva abbracciata per poi baciarla con così tanta passione da cadere a terra.

Entrambi erano scoppiati a ridere e lì Moira aveva capito di aver fatto la cosa giusta a rimanere lì, la cosa giusta ad aver accettato di sposarlo. Lo amava così tanto.

Ora per l’accampamento fervevano i preparativi. Tutti erano rimasti sorpresi alla notizia che proprio Sirius avesse deciso di mettere la testa a posto, eppure erano così felici. Ognuno dava il proprio contributo alla preparazione.

Nonostante l’aria felice che aleggiava, Moira sapeva che qualcosa incrinava la quiete di Sirius e l’allegria del matrimonio: l’abbandono di James.

Lui era il migliore amico di Sirius. Avrebbe dovuto essere lì al matrimonio, in prima fila. Invece non ci sarebbe stato e Sirius era così di cattivo umore. Si sentiva tradito e ferito.

Moira sospirò e fissò l’acqua cristallina.

Ripensò alle parole che Sirius le aveva detto con tanta veemenza “Per me James è morto”.

Intanto, qualcun altro se ne stava da solo con i propri pensieri. Troppi, mille, fastidiosi pensieri.

Remus aveva scelto il posto più tranquillo di sua conoscenza per starsene da solo. La cascata dove lui e Alice si erano baciati la prima volta.

Lì era così rilassante e pochi vi venivano. Nessuno lo avrebbe disturbato.

Ripensò agli ultimi avvenimenti. Nulla era andato per il verso giusto da quando Lily e le altre nobili erano arrivate all’accampamento.

Alrisha era sparita da tre mesi ormai…

Lui non aveva mai perso le speranze di ritrovarla, come sua madre, ma suo padre sembrava sempre più convinto di averla persa per sempre.

Pensare alla sorella lo faceva star male in modo troppo doloroso.

Spostò i suoi pensieri su altro, ma incontrò solo altri problemi. James se ne era andato. Lily era incinta e lui l’avrebbe sposata per poi vivere con lei tra i nobili.

Sirius era così infuriato. Remus invece rassegnato. Lui era riuscito a leggere il dolore negli occhi di James, il suo disagio e la tristezza, non come Sirius che era accecato dalla rabbia.

Remus era preoccupato per James. Avrebbe voluto far qualcosa per lui, ma non sapeva cosa.

C’erano troppe cose che avrebbe voluto sistemare e non ne aveva la possibilità.

Si appoggiò con la schiena ad un albero e sospirò stancamente. La luna piena si avvicinava e lui era sempre più spossato.

Alice era così premurosa nei suoi confronti e la cosa gli faceva piacere. Era strano come tutto fosse nato all’improvviso tra lui e la ragazza.

Le era sempre piaciuta, anzi ne era sempre stato innamorato. Ma lei era la migliore amica di sua sorella e non sapeva se mai lo avrebbe ricambiato.

Chi avrebbe potuto amare un mostro?

Eppure Alice lo aveva fatto e continuava a farlo. Lo amava da anni e in cuor suo aveva sempre sperato che lui se ne rendesse conto.

Ora era iniziata quella relazione tra loro. Avevano anche condiviso una cosa grande e piena di passione: avevano fatto l’amore e Remus sapeva che non era giusto. Era un atto che non si doveva compiere al di fuori del matrimonio. Persino Sirius stava aspettando.

Forse la cosa migliore era chiedere ad Alice di sposarlo.

Si sentiva avvampare al solo pensiero. Non sapeva se sarebbe riuscito a farlo, soprattutto non dopo tutto quello che era accaduto.

Un fruscio alle sue spalle lo fece voltare.

Alice gli andò incontro con un sorriso dolce sulle labbra. Gli si sedette accanto e lo bacio.

- Sembri stanco – disse – Dovresti riposare.

- Sto bene. Sono solo preoccupato.

- Per James?

- Per James… per Sirius… Alrisha…

Nel sentire nominare la sua migliore amica, Alice si irrigidì. Anche lei non aveva mai smesso di credere che fosse viva e stesse bene, ma in tutto quel tempo aveva fatto di tutto per tenerla lontana dai suoi pensieri ed evitare di soffrire di più.

Osservò l’acqua scrosciare giù dalla cascata.

Remus notò che era diventata pensierosa e ne capì il motivo. Cinse le spalle di Alice con un braccio e la strinse a se.

- Io sono certo che sta bene e che prima o poi tornerà – disse il ragazzo baciandola dolcemente sulla fronte.

Alice annuì e si strinse di più a lui.

Poi sollevò lo sguardo e lo baciò. Dapprima piano, a fior di labbra. Poi via via approfondì sempre di più il bacio, con il desiderio che divenisse qualcosa di più.

Ma Remus si scostò bruscamente da lei con il respiro affannoso.

Non di nuovo.

Alice lo guardò confusa e quasi offesa.

Doveva chiederglielo.

Ora.

Subito.

Lo sguardo della ragazza si intristì – Scusa… ho esagerato. Non è il momento.

Fece per alzarsi, ma Remus le prese le mani nelle sue.

- Alice, vuoi farmi l’onore di diventare mia moglie? – le chiese tutto d’un fiato, con il cuore che batteva a mille.

Gli occhi di Alice si spalancarono per la sorpresa, poi il suo viso si illuminò in un sorriso.

- Sì! Certo che voglio! – gridò gettandogli le braccia al collo e baciandolo.

Remus ricambiò l’abbraccio e il bacio. Poi la guardò negli occhi.

Era il momento di annunciarlo a tutti.

*

Le giornate volarono, il tempo passò e sembrò che fossero passati secoli. Invece solo un paio di mesi.

I Potter e gli Evans inizialmente avevano deciso di ricorrere ad un matrimonio riparatore, perché la gravidanza di Lily al di fuori del matrimonio avrebbe gettato le due famiglie nello scandalo.

Invece si decise poi di attendere la nascita del bambino.

Quindi la società dei nobili ancora non sapeva che il figlio dei conti Potter era in realtà vivo e ciò costrinse James a tenersi lontano dalla vita mondana. Non che ne fosse dispiaciuto. Non gli interessava vivere tra i nobili.

Lily, invece, fu costretta a ritirarsi in casa senza poter più uscire dal terzo mese di gravidanza fino alla fine. In giro fu raccontato che aveva contratto una malattia altamente contagiosa.

Solo i Potter, gli Evans e i domestici di casa Evans sapevano tutta la verità. Inoltre anche i Malfoy ne erano a conoscenza, ma stavano mantenendo il silenzio come avevano promesso.

La verità era che il padre Lily ancora sperava in un matrimonio tra la ragazza e Lucius. Non voleva avere niente a che fare con James. Così stava mantenendo i contatti con i Malfoy cercando con loro una qualsiasi soluzione, ma era dura trovarne una.

Con il bambino di mezzo, Lily e James avevano il coltello dalla parte del manico. Lily avrebbe potuto dire in ogni momento la verità a tutti se qualcuno l’avesse separata da James.

Prima del terzo mese di gravidanza, la ragazza poté assistere al matrimonio di Lola con Yan. Quel giorno sua sorella era così nervosa e felice allo stesso tempo da fare quasi paura. Sì, proprio paura, perché quando Lola racchiudeva in se due sentimenti contrastanti era come una bomba ad orologeria e nessuno aveva intenzione di farla esplodere.

Se ne andava saltellando qua e là per la casa, prima canticchiando, poi lamentandosi per qualche cosa e quando Lily la trovò in camera a piangere, capì che aveva ceduto.

Raramente Lola piangeva o si lasciava abbattere per qualche motivo.

Lily si sedette sul letto accanto a lei e le carezzò i capelli. Lola la guardò con gli occhi lacrimosi, poi l’abbracciò, affondando il volto nel suo ventre.

- Sorellina, cos’hai?

- Quando diverrò la moglie di Yanus, dovrò andare a vivere con lui e lasciare questa casa! Non voglio… mi mancherà così tanto, ci sono cresciuta qui! E poi voglio stare con te, ed esserci quando nascerà il mio nipotino!

- Tu sai che puoi venire a trovarci quando vuoi e ci sarai per la nascita del piccolo, contaci!

Lola guardò Lily, ancora un po’ imbronciata.

- E’ che mi mancherai tanto, ti voglio così bene, non sopporto di starti lontana.

- Anche io ti voglio bene, sorellina.

Le due si abbracciarono.

Il resto della giornata era proseguito per il meglio. La cerimonia era stata meravigliosa e la baronessa Evans aveva pianto per tutto il tempo.

Alla fine del rinfresco, Lola aveva salutato tutti ed era andata via con Yan, abbracciando in lacrime la sua famiglia.

Lily la guardò salire sulla carrozza con un sorriso.

*

Altri due mesi erano volati in fretta, ormai Regulus si era rimesso completamente ed era tornato a fare una corte spudorata ad Alrisha.

Dopo cinque mesi passati lì, la ragazza non era più infastidita, anzi, le attenzioni del ragazzo la gratificavano.

Si sentiva riempire di calore ogni volta che fissava quegli occhi così chiari e luminosi, ogni volta che gli era così vicino da poterne sentire il buon odore, ogni volta che lui l’afferrava e la trascinava in qualche corridoio deserto e semibuio per strapparle un bacio carico di passione, o la carezzava su una guancia, guardandola negli occhi.

Non riusciva più a nascondere i propri sentimenti. Forse lui si stava divertendo e basta. Probabilmente non ricambiava l’amore che lei provava nei suoi confronti, ma non le importava. Stava troppo bene così.

Un giorno dei tanti, ormai era inverno inoltrato, entrò nelle stanze di Regulus per compiere le faccende che le spettavano.

Era convinta che il ragazzo non fosse al castello, in genere usciva di mattina presto. Così iniziò a rassettare pigramente, decidendo di prendersela comoda.

Proprio mentre stava rifacendo il letto, Regulus uscì dal bagno, quasi completamente nudo, dopo essersi fatto una doccia ristoratrice.

Alrisha sobbalzò e lo fissò avvampando.

Non avrebbe voluto ammetterlo, ma quella visione di Regulus quasi nudo le stava scatenando una serie di emozioni piacevoli.

L’istinto le diceva di saltare addosso al ragazzo e di andare ben oltre un semplice bacio. Ma l’inesperienza e il timore la bloccavano.

Fu Regulus a cancellare la distanza che li separava e a baciarla con così tanta passione da lasciarla senza fiato.

Inebriata dal piacere, dal profumo di lui e dall’eccitazione decise di lasciarsi andare e di permettere che lui le togliesse il vestito di dosso.

Fu tutto molto dolce. Regulus non fece altro che accarezzarla e metterla a proprio agio. La trattò con così tanto amore da farle credere che lui la ricambiasse.

Fu così delicato quando si unì a lei, per evitare che provasse troppo dolore. La guardò negli occhi per tutto il tempo, beandosi delle gote della ragazza che si accaldavano sempre più e nel sentire i sospiri di lei.

Alrisha non aveva mai provato nulla di così emozionante e stravolgente allo stesso modo.

Avrebbe voluto che non finisse mai. Temeva che una volta finito tutto Regulus non l’avrebbe più guardata in faccia.

Dopo cinque mesi aveva finalmente ottenuto ciò che voleva. Ora poteva buttarla via come se niente fosse. Come aveva fatto con tutte le altre prima di lei.

Quasi pianse, quando si separarono. Fece per scendere dal letto e rivestirsi in fretta, ma Regulus l’attirò dolcemente a se e l’abbracciò.

Perplessa, poggiò la testa sul petto del ragazzo e a poco a poco si rilassò, mentre lui giocherellava con i suoi capelli.

Ascoltò il cuore di lui battere ancora forte.

Rimasero così per diversi minuti. Poi Regulus disse ciò che Alrisha mai avrebbe creduto di sentire uscire dalle sue labbra.

- Ti amo…

Fu appena sussurrato, ma lei lo sentì benissimo. Si tirò sui gomiti per guardarlo negli occhi, sorpresa.

Lui la guardava serio come non mai.

Le labbra di Alrisha tremarono e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Nascose il viso contro il petto di lui e iniziò a singhiozzare.

- Anche io! – esclamò – Ti amo! Credevo che tu non mi ricambiassi! Che mi avresti trattato come tutte le altre!

Lui l’abbracciò – Che sciocca che sei! Ma non lo avevi capito! Non avrei aspettato tutto questo tempo altrimenti!

Alrisha si strinse più forte a lui. Cielo che sensazione stupenda: amare ed essere ricambiati.

I due iniziarono a vedersi sempre più spesso e ad ogni ora. La notte Alrisha dormiva con lui. Spesso facevano l’amore, ma altre volte parlavano, tenendosi abbracciati.

Tutti al castello iniziarono a sospettare qualcosa. Regulus era diventato troppo accondiscendente con una serva e le aveva tolto diverse mansioni per alleggerire il suo lavoro.

La cosa iniziò ad infastidire suo padre, che lo mandò a chiamare per dirgli di smetterla e di allontanarsi dalla serva.

Regulus aveva sempre obbedito al padre, ma ora non ne aveva alcuna intenzione. In lui stava nascendo la ribellione nei confronti dei genitori che aveva sempre amato e rispettato.

Ma ora aveva scoperto un nuovo, travolgente sentimento. L’amore nei confronti di qualcuno.

Rifiutò di allontanarsi da Alrisha e di cambiare serva personale.

Il padre lo guardò con rabbia – Ti sei infatuato di quella insulsa ribelle! – gridò.

Regulus non disse nulla, ma sostenne lo sguardo del genitore, ben deciso a non farsi intimorire.

Orion gridò di rabbia. Come aveva osato una ribelle infilarsi nelle lenzuola e nel cuore di suo figlio?!

Accecato dall’ira ordinò di far rinchiudere Alrisha nelle prigioni, fino a che non avesse deciso cosa farne di lei.

Regulus cercò di impedirlo, ma uno schiantesimo del padre, lo mandò a tacere contro il muro.

Quando si riprese, nella sua stanza, era ormai troppo tardi.

Alrisha era stata portata nelle prigioni. Il ragazzo si lanciò giù nelle segrete. Era fuori di sé. Non avrebbe permesso a suo padre di fare del male ad Alrisha.

Quando lo videro arrivare, le guardie si chinarono in segno di rispetto.

- Liberatela immediatamente! – sbottò Regulus.

- Ci dispiace, non possiamo liberarla, ordini di vostro padre – disse uno di loro.

- Non me ne frega niente! Liberatela subito!

L’urlo di Regulus rimbombò tra le fredde mura.

Le guardie rimasero impassibili. Frustrato il ragazzo raggiunse la cella dove era rinchiusa Alrisha.

- Allora aprite. Fatemela almeno vedere…

Obbedirono all’istante. Regulus entrò senza esitazione nella stanza.

Trovò Alrisha in un angolo a rimettere. Era scossa da tremori violenti e dalle lacrime. Il ragazzo si inginocchiò accanto a lei.

Quando lo vide, Alrisha gli gettò le braccia al collo.

Regulus la strinse a se. Racchiuse le mani della ragazza tra le proprie. Erano gelide. Si moriva di freddo laggiù.

Si fece mandare un paio di coperte in cui l’avvolse subito.

- Cercherò di sistemare tutto al più presto, te lo prometto – le disse – Non ti lascio qui!

Lei annuì, cercando di apparire calma.

Ma le litigate di Regulus con Orion non valsero a nulla.

Due giorni dopo Alrisha era ancora lì e stava sempre peggio. Non faceva altro che rimettere e il suo viso perdeva colore.

Regulus era preoccupato per lei e mandò il medico di corte a visitarla.

La visita durò a lungo, con Regulus che camminava su e giù fuori della cella. Cosa aveva Alrisha? Tubercolosi? Febbre? Scorbuto? Si poteva curare?

Quando la Guaritrice uscì dalla cella, Regulus le andò incontro a grandi falcate.

La vide sospirare tristemente e si sentì gelare.

- Ora dorme – disse – le ho dato una pozione per calmarsi. Era così scossa dopo la notizia.

- Cos’ha?! È malata?! Non si può curare?! Morirà?! – chiese senza nemmeno una pausa lui.

- Aspetta un bambino, signorino Black – disse la Guaritrice.

Per un attimo il mondo attorno a Regulus si annientò. La voce della Guaritrice divenne un ronzio lontano.

Non era possibile. Non poteva essere vero.

Lui e Alrisha avevano già tanti problemi senza ci si aggiungesse anche quello.

- Signorino, mi avete sentito? – lo richiamò la Guaritrice.

Regulus la guardò, stralunato.

- Non può rimanere qui in queste condizioni – ripeté la donna – Non è salutare per lei e per il bambino.

Detto ciò si congedò.

Regulus si avvicinò incerto alla cella.

Alrisha era rannicchiata sul giaciglio di paglia, sotto le coperte. Nonostante fossero pesanti, la vide tremare e se ne fece portare un’altra.

Sospirò, portandosi una mano tra i capelli. Ora erano davvero nei casini.

La sua mente iniziò a lavorare frenetica, alla ricerca di una qualche soluzione. L’unica era scappare. Scappare al più presto da lì. Quella notte stessa.

La notte rimaneva sempre una guardia da sola a controllare le prigioni. Non sarebbe stato difficile toglierla di mezzo con un incantesimo ben piazzato.

Certo, avrebbero dovuto poi eludere la sorveglianza di tutte le altre e non sarebbe stato facile.

Regulus guardò il volto sporco e ancora bagnato di lacrime di Alrisha.

Non c’era altra soluzione. Doveva farlo per lei.
CONTINUA

 

 

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Capitolo 16
*** Ritrovarsi - encore - ***


 

Rieccomi con un nuovo capitolo :)!!! Ringrazio per aver commentato:


Malandrina4ever: eh sì... immagino che la visione di Reg nudo sia paradisiaca!! Per quanto riguarda Reg e Sir... bè spero che questo capitolo ti piaccia e che sia come te l'eri immaginato XD


Arancina22: la citazione della Bella e la Bestia è stata inconsapevole! Me lo hai fatto notare tu XD!!! Comunque è vero per le altre coppie... il fatto è che Regulus e Sirius sono i miei preferiti (oltre James ovviamente) e quindi mi sento molto più ispirata da loro... lo so è ingiusto, proverò a provvedere nei prossimi capitoli :D!


*

CAPITOLO 16 - Ritrovarsi (di nuovo... che fantastia XD)

Quella sera attuò il piano che aveva montato in fretta e furia.

Nonostante fosse marzo, faceva ancora freddo e spesso nevicava, così prese un paio di mantelli pesanti per Alrisha e qualcosa da mangiare. Sapeva che era affamata.

Scese silenziosamente nelle prigioni e, con uno Schiantesimo non verbale, tolse di mezzo la guardia. Dopo aver cercato la chiave giusta, aprì la cella di Alrisha. Lei dormiva ancora.

La svegliò, scuotendola dolcemente.

Quando lo vide, gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime e le labbra le tremarono.

- Sssshhh – fece lui carezzandole il viso – Ce ne andiamo di qui.

L’aiutò ad alzarsi e la sorresse.

Sgattaiolarono su per le scale e lungo i corridoi bui.

Ogni tanto incontravano sulla loro strada diverse guardie, ma Regulus aveva sempre la bacchetta pronta.

Dovevano agire in fretta. Non ci sarebbe voluto molto prima che qualcuno si accorgesse delle guardie svenute.

Finalmente all’aperto raggiunsero le stalle per prendere il cavallo.

Aveva iniziato a nevicare dolcemente e l’aria era decisamente fredda. Regulus si premurò che Alrisha fosse ben coperta dai due mantelli e le avvolse le mani con della stoffa calda.

Sellò il cavallo e quando stava per mettergli le briglie, sentirono un tonfo sordo.

Alrisha lo guardò con gli occhi pieni di paura. Regulus tirò fuori la bacchetta. Poi un uggiolio fece capire loro che si trattava solo di Atranos. Il cucciolo li raggiunse.

- Oh piccolo, vieni qui – fece Alrisha chinandosi a prenderlo in braccio – Lo portiamo con noi – disse poi a Regulus che annuì.

- Facciamo in fretta – disse poi, aiutando Alrisha a salire sul cavallo e salendo poi davanti a lei.

Prese in mano le redini e incitò il cavallo a partire subito al galoppo. Proprio mentre uscivano dalla stalla sentirono diverse guardie dare l’allarme, ma Regulus spronò ancora di più il cavallo e quando le guardie capirono che non dovevano cercare nel castello, ma fuori, era ormai troppo tardi.

*

Raggiunsero la radura dove c’era l’accampamento dei ribelli quando Alrisha era stata catturata, ma ovviamente non erano più lì, si erano spostati chissà dove.

Alrisha era in grado di seguirne le tracce. Le avevano insegnato fin da piccola a riconoscere i segnali che i ribelli lasciavano dietro di se per farsi ritrovare da chi rimaneva indietro.

Ma ci sarebbero voluti giorni per trovarli e infine per raggiungere il nuovo accampamento. Erano segnali ben nascosti.

Cercarono un nascondiglio sicuro e al riparo dal freddo e vi passarono la notte. La mattina dopo si misero in viaggio alla ricerca dell’accampamento e così i seguenti quattro giorni…

*

Tre mesi prima si era finalmente svolto il tanto atteso matrimonio tra Sirius e Moira. I due neosposini avevano ricevuto anche una casa sull’albero tutta loro nella quale vivere.

Ora sarebbe toccato a Remus e Alice dire il fatidico sì e divenire marito e moglie.

La loro capanna era pronta, accanto a quella di Sirius e Moira. I due non stavano nella pelle. Erano felici, ma dentro si sentivano comunque un vuoto.

Qualcosa di importante mancava quel giorno: Alrisha.

La cerimonia si svolse tranquillamente. I due erano emozionantissimi, ma malinconici.

Durante il rinfresco e le danze parteciparono poco attivamente.

Fu quando qualcuno lanciò l’allarme che la musica cessò.

Un ragazzo li raggiunse di corsa – Si sta avvicinando qualcuno! A cavallo! – disse – Un uomo e una donna! Ero di guardia e li ho sentiti parlare!

Tutti si fissarono preoccupati.

- Ma chi sono? E come hanno fatto a trovarci? – disse una donna – Siamo nascosti così bene…

Alice e Remus si guardarono. Il loro cuore aveva iniziato a battere fortissimo.

- Solo uno di noi può trovare le tracce che abbiamo lasciato – disse Remus.

- Secondo me dobbiamo fuggire – disse qualcuno scettico.

- No, sono sicura che non siamo in pericolo – fece Alice, prendendo la mano di Remus e stringendola forte. Lo guardò negli occhi – Credo sia lei.

La tensione aleggiava in modo evidente tra i ribelli. Poi quando sentirono un rumore di zoccoli avvicinarsi, tutti si irrigidirono.

Quando il cavallo fece la sua comparsa, dapprima videro solo un giovane dai lunghi capelli neri e occhi chiari, poi dietro di lui fece capolino una ragazza dai capelli scuri, ondulati e lunghi fino alla vita e gli occhi verde acqua.

Remus la riconobbe all’istante. Le sue gambe si mossero automaticamente e iniziò a correre nella direzione dei due giovani.

Quando lo vide, Alrisha scese dal cavallo ancora in movimento e gli andò incontro.

Remus l’abbracciò forte – Non ci credo! Non ci credo! – esclamò prendendole il viso tra le mani e guardandola negli occhi.

La ragazza iniziò a piangere – Mi sei mancato tanto! – singhiozzò.

Alice li raggiunse con il cuore in gola e si unì all’abbraccio – Lo sapevo che eri viva! Lo sapevo! – strillò scoppiando a piangere.

Le due si tennero strette, piangendo come bambine.

Nel frattempo anche il resto della tribù li aveva raggiunti. La madre di Alrisha si era fatta largo tra la folla e aveva raggiunto la figlia stringendola in un forte abbraccio.

E John quasi non credeva ai suoi occhi. La sua bambina era lì, viva. Era tornata.

Alrisha gli andò incontro – Papà! – fece con voce strozzata.

Lui l’accolse tra le braccia e la strinse a se.

- Bambina mia, tu stai bene… sei viva… - disse lui – Merlino, come sono felice!

Moira e Sirius si fecero avanti.

La ragazza sorrideva piena di gioia.

Sirius era palesemente meravigliato. Toccò il braccio di Alrisha, quasi ad accertarsi che fosse davvero lei e non un’allucinazione.

La ragazza si voltò a guardarlo e accennò un sorriso.

- Alrisha… - disse lui.

- Ciao, Sirius – sussurrò la ragazza.

Sirius l’abbracciò, affondando il volto tra i suoi capelli e non la lasciò andare per molto tempo.

Regulus fissò la scena infastidito. Sapeva che Alrisha era stata innamorata di Sirius e vederla tra le braccia del fratello non gli piaceva affatto.

In tutto ciò, nessuno si era accorto del ragazzo che se ne stava in disparte a seguire la scena.

Erano tutti troppo occupati ad abbracciare Alrisha e ad accertarsi che stesse bene, per rendersi conto di altro.

Poi la ragazza gli andò incontro e lo prese per mano, per portarlo davanti alla tribù.

Tutti lo fissarono inebetiti, notando subito la sorprendente somiglianza che il ragazzo aveva con Sirius.

Quest’ultimo lo fissò più sorpreso di tutti gli altri.

Anche Regulus lo scrutò. Non lo vedeva da quanto era un bambino di nove anni, ma mai avrebbe dimenticato il viso di Sirius, così uguale al suo.

- Io mi ricordo di te… - mormorò Sirius.

Regulus fece un sorriso amaro – Ciao, fratello – disse.

Tutti li fissarono sbalorditi, senza riuscire a dire nulla.

- Sirius, è tuo fratello. Regulus Black – disse Alrisha.

- Black? – fece Remus – Quel Black? Della famiglia reale?

Alrisha annuì.

- Quindi io… - fece Sirius.

- Sì, sei il principe ereditario – confermò Regulus – Ma dal momento che sei fuggito, sono divenuto io il diretto discendente. Tutti ti credono morto.

Sirius lo fissò basito. Perché se James lo aveva riconosciuto non gli aveva mai raccontato quella cosa? Come aveva potuto tenerlo nascosto in quel modo? Ancora una volta si sentì tradito dal suo migliore amico.

Poi alcuni flash attraversarono la sua memoria. Lui e Regulus da bambini che giocavano insieme.

– Cosa sei venuto a fare? – disse poi e subito ricadde la tensione – Ora che sai che sono vivo temi che possa riprendermi il trono? Vuoi farmi fuori?!

Alrisha scosse la testa sorpresa. Fece per parlare, ma Regulus si fece avanti, zittendola.

- Sono qui per Alrisha, non per te – disse.

- Che significa che sei qui per lei? – ribatté Sirius iniziando ad essere minaccioso.

Regulus lanciò un’occhiata ad Alrisha. Lei ricambiò lo sguardo, preoccupata. Come poteva dire a tutti che aspettava un bambino da un nobile?

Si fece coraggio e parlò.

- Sono incinta – disse – Regulus è il padre del bambino che aspetto.

Per un attimo ci fu silenzio carico di sorpresa e tensione.

Remus e Alice erano sorpresi, così come Moira e il resto della tribù. John guardò Regulus come se avesse voluto ucciderlo con le sue stesse mani, ma era un uomo molto razionale e rimase fermo al suo posto.

Sirius invece si lasciò sfuggire un ringhio sommesso.

- Cosa le hai fatto, carogna?! L’hai violentata?!

- COSA?! – gridò Alrisha basita.

- E così è questo che pensi di me, fratellino. Che io possa violentare una donna? Non puoi accettare l’idea che lei fosse consenziente? Mi dispiace deluderti, Sirius, ma lo era! È la mia donna.

- Tu sei solo uno schifoso damerino – disse Sirius a denti stretti.

- Anche tu eri un moccioso viziato, della peggior specie! Eri alquanto detestabile! I tuoi amichetti lo sanno questo? Sanno anche che ti prendevi gioco delle nostre serve, Sirius?

Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Sirius si trasformò in Felpato e si lanciò addosso a Regulus con rabbia, atterrandolo.

- Sirius! No! – gridò Alrisha.

A quel punto scoppiò una vera e propria rissa tra i due.

Sotto il suo sguardo sconcertato, e sotto quello dei presenti, anche Regulus prese sembianze animali, trasformandosi in un puma nero.

I due fratelli si fronteggiarono, poi si attaccarono.

- Smettetela! – strillò Alrisha.

I due continuarono ad attaccarsi e si inoltrarono nel bosco, inseguendosi a vicenda.

- Papà! – gridò Alrisha – Fate qualcosa! Si ammazzeranno!

Suo padre e altri uomini si gettarono all’inseguimento dei due, ognuno trasformandosi.

*

Intanto i due fratelli avevano continuato la loro lotta e Sirius stava avendo la meglio su Regulus e lo aveva già atterrato diverse volte.

Regulus grondava sangue dal muso e aveva due costole incrinate. Ma non si arrendeva e continuava a lanciarsi contro il fratello.

Sirius attaccò e questa volta lo morse ad un fianco, procurandogli uno squarcio.

Poi con una spallata lo mandò a sbattere contro un grosso albero.

Regulus sentì un dolore acuto alla spina dorsale e alle gambe.

Ricadde e riprese le sue sembianze umane non riuscendo più a mantenere la trasformazione.

Sirius fece per attaccarlo alla gola, ma arrivarono Alrisha, Remus, John e gli altri uomini.

- NO! – urlò Alrisha mettendosi davanti Regulus. – Ti prego, Sirius, fermati!

John e gli altri afferrarono Sirius e lo trattennero. Il ragazzo riprese sembianze umane e cercò di liberarsi dalla presa, non riuscendoci.

Guardò male Regulus, che, nonostante le ferite, ricambiò lo sguardo astioso.

- Sei sempre stato un debole, Regulus. Riesci a farti valere solo col tuo potere di principe – gli disse.

Regulus ebbe uno scatto di rabbia, cercò di alzarsi e lanciarsi su di lui, ma Alrisha lo trattenne.

- Basta! Basta, per favore!! – gridò la ragazza.

- Ti odio, Sirius! – sibilò il ragazzo guardando con ira il fratello.

Tutta la sua rabbia offuscava quasi il dolore che provava per le ferite.

- La cosa è reciproca – disse Sirius.

Si voltò e prese la mano di Moira, incamminandosi con lei.

Regulus teneva lo sguardo fisso a terra. Cazzo, era così umiliante.

Sirius lo aveva conciato per le feste e se ne era andato vittorioso. Ora era lì e non riusciva nemmeno ad alzarsi.

Alrisha lo guardava preoccupata e gli carezzava il viso, cercando di pulirlo dal sangue.

- Guarda come ti ha ridotto… - sussurrò in lacrime – Ma perché vi siete attaccati?! Era proprio necessario?!

- Ha iniziato lui! – sbottò Regulus, poi fece una smorfia di dolore.

Alrisha si voltò verso suo padre e suo fratello che la guardavano in silenzio.

- Le cose stanno così: io lo amo e lui ha deciso di mollare tutto per venire a stare qui con me – disse – Se non vi sta bene possiamo anche andarcene.

Remus si fece avanti – Perché non dovrebbe starci bene? – fece rivolgendole un sorriso dolce – Ha preferito vivere qui per te, piuttosto che diventare re. Direi che è abbastanza per convincerci ad accoglierlo tra noi.

Carezzò la testa della sorella, chinandosi davanti a lei.

Alrisha lo abbracciò. Sapeva che lui avrebbe capito subito.

Poi un gemito di Regulus la riportò alla realtà. Il ragazzo aveva provato a mettersi in piedi da solo, ma era ricaduto subito.

Remus lo prese subito per un braccio, aiutandolo.

In altre situazioni, Regulus avrebbe rifiutato quell’aiuto per via del suo orgoglio. Ma sapeva che il gesto di Remus era molto di più di un semplice aiuto e non poté rifiutarlo.

Zoppicando si incamminò con il ragazzo e il resto del gruppo. Il dolore era quasi insopportabile ma strinse i denti fino all’accampamento.

Lì di Sirius non vi era traccia.

Regulus fu affidato alle cure di Cassandra, la mamma di Alrisha. I Ribelli non erano soliti ad usare pozioni per guarire velocemente. Secondo loro il corpo umano doveva attuare da solo le proprie difese e guarire senza aiuti. Utilizzavano però erbe per evitare le infezioni e tisane per alleviare il dolore.

Quando scoprì che avrebbe dovuto attendere la normale guarigione del suo corpo, Regulus non sembrò affatto contento. Era sempre stato abituato ad essere curato con la magia.

Ma non replicò quando Cassandra gli fasciò abilmente il petto. Il dolore c’era però ed era davvero fastidioso.

Alrisha preparò una tisana antidolorifica.

- Ti farà venire un po’ sonno – disse – ma vedrai che starai molto meglio quando ti sveglierai.

La ragazza attese accanto a lui che si addormentasse, poi andò alla ricerca di Sirius, scansando tutti quelli che volevano parlarle, persino la sua famiglia e Alice.

Alrisha aveva già sfoderato la bacchetta, prima ancora di trovare Sirius. Non gliel’avrebbe fatta passare liscia. Non poteva cercare di ammazzare l’uomo che amava e dal quale aspettava un bambino e farla poi franca.

Remus e Alice la seguirono preoccupati, intuendo le sue intenzioni.

Cercarono di farla desistere, ma la ragazza era una furia.

Trovò Sirius non molto distante dal torrente, con Moira che gli stava facendo una ramanzina coi fiocchi e i controfiocchi.

Quando videro arrivare Alrisha, smisero di parlare entrambi. La ragazza puntò la bacchetta contro Sirius e gli si avvicinò di gran passo.

- Io ti ammazzo, dannato idiota! – sbottò.

- Alrisha io… - iniziò a dire lui, ma la ragazza scagliò una fattura senza lasciarlo finire.

Sirius riuscì a scansarsi in tempo e a quel punto capì che era meglio tirare fuori la propria bacchetta, per evitare di essere ammazzato dalla ragazza.

- Come hai potuto cercare di uccidere Regulus?! – sbottò la ragazza e sottolineò ogni parola con una fattura che Sirius riuscì a fermare ogni volta. – Sei un cafone! Un cretino! Un… un…

La ragazza si bloccò colta da un’improvvisa ondata di nausea.

Si chinò, portandosi una mano al ventre e alla bocca, sperando di riuscire a trattenersi, ma l’attimo dopo stava rimettendo.

Preoccupata, Alice le fu subito accanto.

Quando si riprese, Alrisha la rassicurò – Sto bene, davvero… è normale…

- Mi dispiace – disse a quel punto Sirius, approfittando del momento di calma. – Non so cosa mi sia preso… mi ha provocato… mi ha ricordato che ero una persona che non avrei mai voluto essere… ma ti giuro che non volevo ucciderlo! Davvero, non l’ho attaccato con quelle intenzioni…

- Hai iniziato tu a provocarlo, Sirius! Non fare la vittima! – replicò Alrisha.

- Sì, hai ragione. Non avrei dovuto. È un periodaccio, ti prego perdonami…

Alrisha sospirò – Non rivolgermi la parola per almeno due giorni! Chiaro! Stammi lontano il più possibile o ti affatturo! Due giorni, chiaro, Sirius? – detto ciò gli voltò le spalle e se ne andò.

Alice la seguì.

Remus e Moira invece rimasero e fissarono Sirius.

- Ti stai comportando malissimo con chiunque, Sirius – disse Moira – Primo fra tutti James!

- James se l’è meritato! Ci ha tradito!

- James non ha tradito nessuno! – fece Remus esasperato dall’ottusità di Sirius. – Tu non hai letto cosa aveva negli occhi mentre ci parlava?! Non sei riuscito a capire che quello che ha fatto non avrebbe mai voluto doverlo fare?!

- Non mi interessa! James è solo un bugiardo! Ha sempre saputo chi sono in realtà e non me lo ha mai detto! – sbottò Sirius con rabbia.

Moira e Remus lo guardarono senza sapere che dire.

Il ragazzo allora voltò le spalle e se andò. Aveva bisogno di starsene da solo.

Il suo migliore amico gli mancava, certo, ma si sentiva ancora tradito e abbandonato da lui. Non era affatto disposto a perdonarlo.

*

Ormai che Lily era in dolce attesa era piuttosto evidente. Era al quarto mese e la pancia iniziava a farsi vedere.

Non passava giorno che Lola non l’andasse a trovare per strapazzarla un po’ e parlare con il suo nipotino.

Era convinta che da lì dentro lui potesse sentirla.

- Speriamo sia una femminuccia! – disse un giorno Lily con gli occhi che le brillavano.

- Naaah… ti muovi come un elefante, è sicuramente maschio – replicò Lola beccandosi un’occhiataccia dalla sorella maggiore.

James andava da Lily ogni mattina per poi andarsene solo in tarda sera.

La ragazza si sentiva così felice. Non le importava se doveva starsene a casa tutti i giorni o se ancora non aveva sposato James.

Aspettavano un bambino e questa era la cosa che le premeva di più in quei mesi. Il resto a dopo. Il matrimonio poteva anche aspettare.

Secondo la guaritrice sarebbe nato in tarda estate, una stagione che Lily amava tantissimo. Anche James iniziava a dimostrarsi ogni giorno di più entusiasta per l’arrivo del piccolo.

Le sue paure di non essere un bravo padre si stavano affievolendo sempre di più, ma di certo sarebbe stato molto più felice senza tutti i problemi che si erano venuti a creare. Sirius gli mancava e anche la vita tra i ribelli.

Lui era uno spirito libero ed ora era costretto a vivere nascosto, facendo la spola tra casa sua e quella di Lily.

La ragazza aveva notato il suo turbamento, ma non sapeva come farlo. Vederlo a disagio la intristiva e le faceva desiderare di non essere mai tornata a casa. Di stare tra i ribelli.

Forse alla nascita del bambino avrebbero potuto…

Sì, era la cosa migliore da fare. Anzi avrebbe dovuto farlo fin da subito. Non ci sarebbero stati tutti quei problemi. Nessuno di loro avrebbe sofferto in quel modo.

Era quella la vera casa di James e il posto in cui Lily avrebbe voluto crescere il loro bambino.

Lì non c’erano menzogne, né cattiveria, tantomeno la stupida superbia dei nobili.

Il pomeriggio tardi Lily si ritirava in camera a riposare per la stanchezza. A volte si fermava a chiacchierare con Juliana, la quale era in attesa a sua volta.

Con il padre avevano stabilito che avrebbe continuato a lavorare lì e che si sarebbe poi ritirata nella casa materna per la nascita del bambino.

Anche lei era contenta. Superata la paura iniziale della perdita del lavoro si era dimostrata entusiasta.

Lily amava scambiarsi le novità e le sensazioni con lei.

Lola ogni tanto si univa alle chiacchiere, annoiandosi quasi subito perché lei non aveva esperienze da condividere e nemmeno voleva avere bambini tanto presto.

- Sono ancora troppo giovane per queste cose io! – diceva ogni volta – Non ho ancora compiuto diciotto anni!

Eppure le piaceva starsene con le due.

Quando Lily le confessò che aveva intenzione di andare a vivere tra i ribelli una volta nato il bambino, non si dimostrò affatto contraria, anzi fu comprensiva. In cuor suo aveva sempre saputo che il posto di Lily e James era quello.

CONTINUA

 

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Capitolo 17
*** Perdita ***


 

Grazie per aver commentato a:

 

Malandrina4ever

 

Arancina22

 

CAPITOLO 17 - Perdita

I mesi passarono senza quasi che se ne accorgessero.

In un batter d’occhio arrivò l’afosa estate e con lei si avvicinò la nascita del piccolo.

Nessuno sapeva con certezza in che giorno sarebbe arrivato e tutti lo aspettavano in trepida attesa.

Lola decise di passare a casa tutto il mese di luglio. Voleva essere presente alla nascita del piccolo.

Yanus, che aveva imparato bene quanto la moglie fosse caparbia nel voler ottenere qualcosa, non si era opposto minimamente.

I due futuri genitori non stavano più nella pelle. Volevano vedere il loro bambino e stringerlo tra le braccia.

Poi, la sera del 30 luglio Lily iniziò ad avere le doglie.

James era sul punto di tornare a casa quando accadde.

Subito furono mandate a chiamare una Guaritrice e una Levatrice.

James avrebbe voluto essere accanto a Lily e tenerle la mano, ma a tutti fu imposto di attendere fuori dalla stanza. Ad ogni grido della ragazza, James sobbalzava e continuava a camminare nervosamente avanti e indietro per il salotto.

Lola aveva mandato un gufo a Yanus per avvertirlo e aveva poi raggiunto James per unirsi al suo nervosismo.

Lily fu sistemata sul letto dalle due Guaritrici. Una di loro le mise dei cuscini dietro la schiena per farla tenere seduta.

Le fecero indossare una camicia da notte, poi la Guaritrice la visitò.

- No, non ci siamo ancora… le acque sono uscite tutte, ma ancora non è pronta… - disse alla Levatrice.

Poi guardò Lily – Sarà una lunga notte, tesoro, ma non preoccuparti.

La ragazza annuì e boccheggiò ad un ennesima, lancinante contrazione.

A volte ne arrivava una più forte delle altre e allora le strappava un urlo. Passarono diverse ore, ma a lei sembrò un’eternità.

Quando finalmente sentì la Levatrice esclamare – Ci siamo! – ringraziò Merlino perché non ce la faceva più. Il dolore la stava facendo impazzire.

- Spingi ora! Coraggio! – la incitò la Guaritrice.

E Lily spinse con tutte le sue forze cercando di trattenere le urla.

Spinse così tanto da essere sul punto di rimettere. La Guaritrice le portò alle labbra un calice fumante.

- Bevi, allevierà il dolore e ti aiuterà – le disse.

Qualunque cosa pur di non soffrire più così! Lily bevve la pozione e non si lamentò affatto del saporaccio. Voleva che il dolore cessasse subito.

Spinse ancora e improvvisamente iniziò a sentirsi sempre più debole.

La stanza iniziò a vorticare attorno a lei e le voci si fecero sempre più lontane. Perse i sensi proprio mentre nella stanza si diffuse il pianto di un bambino.

 

Era notte fonda, ma James non era intenzionato a chiudere occhio.

Se ne stava seduto su una sedia, accanto al letto di Lily, e le teneva una mano in attesa che si svegliasse.

Fissava il volto pallido e stanco della ragazza.

Voleva parlarle. Sentire come stava.

Attese a lungo. Poi lei aprì lentamente gli occhi e lo guardò.

- James… - fece con voce stanca e gli sorrise.

James cercò di ricambiare il sorriso, ma il suo volto era cereo e serio.

- Dov’è il bambino? Voglio vederlo! – chiese subito Lily.

James sentì una fitta al cuore. Non sapeva come dirglielo.

Il sorriso di Lily si spense davanti l’espressione desolata di James.

- Lily… ci sono state delle complicazioni. – mormorò – Il piccolo non ce l’ha fatta…

Lily lo guardò con gli occhi pieni di sbigottimento – No… - sussurrò scuotendo la testa – Non è vero!

- Mi dispiace, tesoro. È nato morto…

- No, James! Io l’ho sentito piangere! Lui non è nato morto! Era vivo, James! Piangeva, capisci?! – fece Lily aggrappandosi al petto del ragazzo.

James la guardò con gli occhi pieni di dolore – No, Lily… non è così, mi dispiace…

Gli occhi di Lily si riempirono di lacrime – Non è vero! – esclamò ancora – Dov’è?! Dove lo avete portato?! Lo voglio qui con me!

Cercò di alzarsi dal letto, ma James glielo impedì.

Lily scoppiò in lacrime con un grido di dolore – Non è morto! Lo voglio vedere! È il mio bambino!

James l’abbracciò e la strinse forte al proprio petto.

- Mi dispiace… mi dispiace – le ripeté all’orecchio come una cantilena cercando di essere forte, di non cedere a sua volta.

Doveva consolare Lily, non poteva lasciarsi andare al dolore proprio ora. Doveva farlo per lei.

Stettero abbracciati a lungo. A poco a poco Lily smise di singhiozzare.

Come era potuto accadere. Si era allora immaginata il suo pianto? Perché il suo bambino era nato morto? Era stata colpa sua? Aveva fatto qualcosa che non doveva?

Forse. Aveva ucciso il suo bambino. Era stata colpa sua, non c’era altra spiegazione.

Lo aveva atteso così tanto. Lo aveva sentito dentro di se per tutto quel tempo. Aveva sognato ogni giorno il momento in cui l’avrebbe abbracciato. Invece lui ora non c’era.

Suo padre aveva fatto addirittura portare via il corpicino senza farlo vedere a nessuno. Secondo lui non era uno spettacolo adatto a persone sensibili.

Lily non aveva nemmeno potuto vedere come era.

Lo aveva immaginato bellissimo, con i capelli scuri e ribelli come quelli di James.

Guardò il ragazzo negli occhi e vi scorse un leggero velo di lacrime. Sapeva che lui si stava trattenendo e che lo stava facendo per lei.

In quel momento la porta si spalancò e Lola li raggiunse con il volto bianco e spaventato.

Afferrò le mani di Lily – Mi dispiace tanto, sorellina… - le disse abbracciandola.

Poi si voltò a guardare James – Devi andartene subito – gli disse – Ho ascoltato papà che parlava con qualcuno nelle stalle. Erano i Malfoy e qualche altro uomo. Papà ha detto che ora che il bambino non c’è più Lily può sposare Lucius e tu devi essere tolto di mezzo!

Lily guardò terrorizzata prima Lola, poi James, il cui volto divenne una maschera di cieca rabbia.

- Che crudeltà è mai questa?! Far soffrire ancora Lily! – sbottò – E come puoi pensare che me ne vada lasciandola nelle mani di quel viscido…

- No, James! – lo interruppe Lily – Devi andartene, capito?! Ti uccideranno! I Malfoy sono senza scrupoli e anche le persone che li hanno accompagnati! Non voglio perdere anche te! Vattene subito!

- Devi venire con me! – disse James.

- E’ troppo debole – disse Lola contraria – Non può fuggire in queste condizioni.

- Ti prometto che non appena mi rimetterò fuggirò e ti raggiungerò! Ma ora vai! Fallo per me ti prego!! – lo implorò Lily.

James era combattuto. Non voleva fuggire come un vigliacco. Ma non poteva nemmeno permettere che lo uccidessero e lasciare così Lily da sola alla mercé di Malfoy.

Diede un lungo bacio alla ragazza e poi la guardò negli occhi – Ti amo! Ti amo tantissimo! Se non torni al più presto verrò a prenderti io, chiaro?!

Lily annuì – Ora vai!

Il ragazzo si alzò, ma non fece in tempo a raggiungere la porta che questa si spalancò ed entrò Malfoy seguito dal padre e da altri uomini vestiti di nero.

Lucius guardò James con un ghignò e levò una balestra contro di lui.

James indietreggiò fino alla finestra, era la sua unica via di fuga.

- Sai da quanto desideravo farlo?! – fece Malfoy e scoccò la freccia.

Lily gridò. La freccia si conficcò nel fianco di James che barcollò indietro e rovinò addosso alla finestre, rompendone il vetro e cadendo giù.

- No! – gridò Lola, lanciandosi contro Malfoy e cercando di strappargli di mano la balestra. Ma lui la respinse con violenza e andò alla finestra, affacciandosi.

James si era rialzato e aveva iniziato a correre verso le mura. Malfoy puntò di nuovo e scoccò una nuova freccia, prima che Lily potesse alzarsi e cercare di impedirglielo.

Quella si conficcò nella spalla di James, frenando la sua corsa. Il ragazzo barcollò e cercò di mantenersi in piedi e di ignorare il dolore.

Malfoy respinse Lily sul letto e Lola raggiunse subito la sorella, prendendole una mano.

Lucius lanciò una nuova freccia, che andò a conficcarsi nel fianco, accanto a quella precedente.

Quando vide, James crollare a terra, disse agli uomini che erano con lui di andarlo a prendere.

Lily in lacrime, seguì la scena senza poter fare nulla.

Lucius la guardò con un sorriso affabile – Cosa credevate tu e Potter? Di coronare i vostri sciocchi sogni d’amore in questo modo?

- Sei un mostro! – gridò Lily – Mi fai schifo, bastardo!

- Ah, questa è musica per le mie orecchie! – disse lui ridendo.

- Non ti sposerò mai!

- Mi dispiace, cara, ma tuo padre ha deciso così e non hai possibilità di scelta!

Lucius si affacciò alla finestra per vedere se stessero portando James dentro, ma quando vide gli uomini guardarsi attorno, spaesati, capì che il ragazzo era riuscito a fuggire.

- Il tuo caro Potter è scappato – disse gelido a Lily, e per un attimo lesse il sollievo negli occhi della ragazza.

 

James era riuscito a scavalcare faticosamente il muro che circondava il guardino della villa di Lily.

Il dolore procurato dalle frecce era insopportabile e non sapeva quanto a lungo avrebbe resistito, ma doveva raggiungere l’accampamento dei ribelli o sarebbe di certo morto.

Nella fuga aveva anche perso la bacchetta e non poteva mandare alcun tipo di segnale.

Doveva stringere i denti e arrivare al loro nascondiglio.

Arrancando per il bosco e cercando di trattenere i gemiti di dolore, camminò a lungo senza togliere nemmeno una freccia dal proprio corpo, per evitare di perdere ancora più sangue.

Quando finalmente raggiunse l’accampamento, la sua vista iniziò ad annebbiarsi. Sentì il sapore ferroso del sangue in bocca e crollò in ginocchio.

Era notte fonda e tutti erano nelle loro capanne, ma James era certo che da un momento all’altro si sarebbe attivato il segnale che qualche intruso era arrivato fino lì.

Sollevato si lasciò crollare di fianco, cercando di non perdere i sensi.

Mentre gli occhi si chiudevano, sentì gli uomini uscire dalle loro capanne, armati di bacchetta.

Il primo a raggiungerlo fu Sirius, che lo riconobbe all’istante.

- E’ James! – gridò agli altri, lasciandosi cadere accanto all’amico – Maledizione… è ferito!

Afferrò James e lo tirò su.

- James! Mi senti?! James! – lo chiamò scuotendolo.

Il cuore gli martellava nel petto. Le ferite sembravano gravi e stava perdendo parecchio sangue.

James sollevò le palpebre tremolanti e lo guardò, cercando di metterlo a fuoco.

- Sirius… - fece con voce flebile. – Mi dispiace di essermene andato…

- Stupido! Cosa vuoi che me ne importi ora! – sbottò Sirius e guardò John, terrorizzato.

- Sta arrivando Bacchus – disse l’uomo.

Bacchus era il Guaritore della tribù.

John si chinò accanto a James e gli passò una mano sulla fronte sudata.

- Resisti, ragazzo – gli disse – Coraggio…

Il respiro di James era affannoso, nello sforzo di sopportare il dolore e non perdere i sensi.

Bacchus arrivò trafelato.

- Cosa succede?! – esclamò.

- E’ James! È ferito! – esclamò Sirius.

- Per Merlino – mormorò Bacchus osservando le tre frecce – Portatelo subito vicino alla mia capanna!

John aiutò Sirius a sollevare James. Il movimento inaspettato e brusco, strappò un gemito di dolore al ragazzo.

I due lo portarono vicino alla capanna di Bacchus. Il Guaritore si fece aiutare da altri a stendere un telo a terra. Non c’era tempo per portare James su alla capanna.

- C’è qualcosa che posso fare? – chiese Sirius dopo aver adagiato James sul telo.

- Vai al torrente e prendi dell’acqua – disse Bacchus e ordinò a Remus di portargli delle pezze di stoffa, il più possibile.

Tolse le frecce e cercò di fermare il sangue con l’acqua fredda. Ma l’emorragia non si arrestava.

- Così non va – fece Bacchus – Devo cauterizzare.

Guardò negli occhi Sirius, che capì all’istante. Seppur con il cuore in gola prese gentilmente i polsi di James per tenergli le braccia ferme, mentre Bacchus si sedette sulle gambe del ragazzo, bloccandogliele.

John accese immediatamente il fuoco e vi scaldò la lama di un grosso pugnale.

La passò a Bacchus e questi senza alcuna esitazione la posò su una delle ferite al fianco.

James scattò e cercò di liberarsi. La lama rovente sulla ferita era troppo dolorosa. Sirius riuscì a trattenerlo.

- Mi dispiace, James, è per il tuo bene…

Febbricitante, James si divincolò, non volendo ripetere la dolorosa procedura. Ma Bacchus riuscì a cauterizzare anche le altre due ferite, ignorando i gemiti di dolore del ragazzo.

Quando finì permise che Sirius lasciasse andare i polsi di James e fasciò le ferite.

- E’ meglio non spostarlo di qui per questa notte – disse poi alzandosi – Per evitare che si riaprano le ferite.

Disse di portare alcune coperte nonostante fossero in estate, perché sicuramente a James sarebbe salita la febbre quella notte e avrebbe sentito freddo.

- Qualcuno dovrà stare con lui insieme a me, nel caso avessi bisogno di aiuto.

- Resto io - disse Sirius senza alcuna esitazione.

- Anche io – disse subito Remus.

Lui e Sirius si guardarono con intesa, osservarono poi James che si era addormentato stremato.

Tutti e due si stavano chiedendo la stessa cosa: cos’era successo?

Si sedettero vicino a James, dopo aver acceso un fuoco per illuminare l’area circostante, e appoggiarono la schiena contro un albero.

Nessuno dei due parlava. Nessuno dei due chiuse occhio, per tutta la notte, in attesa di un qualche segno di ripresa da parte dell’amico.

Quando lo aveva trovato a terra pieno di sangue, Sirius aveva creduto che fosse morto e il cuore gli era balzato in gola. Tutta la rabbia che aveva provato per James in quei mesi era scemata in un istante.

Ora era corroso dalla preoccupazione che l’amico non ce la facesse.

Bacchus aveva detto che fino a che non si svegliava non avrebbe saputo dire con certezza quanto fossero gravi le sue condizioni.

Sirius piegò le gambe verso il petto e poggiò i gomiti sulle ginocchia. Si passò una mano tra i capelli.

Era angosciato all’idea delle ultime parole che gli aveva detto prima che se ne andasse.

Ora voleva chiarire con lui, a tutti i costi.

Voleva vedere James aprire gli occhi e poter parlare con lui. Remus accanto a lui non emetteva un fiato.

Era nello stesso stato di preoccupazione di Sirius.

Alle prime luci dell’alba, James iniziò ad aprire lentamente gli occhi.

Sirius e Remus gli si avvicinarono immediatamente.

Il ragazzo aprì e richiuse gli occhi diverse volte, prima di riuscire a tenerli aperti del tutto. Guardò i due, cercando di metterli a fuoco attraverso la vista affaticata.

Quando li riconobbe abbozzò un sorriso. Allora non era morto.

Bacchus gli si avvicinò per visitarlo. Osservò le pupille dei suoi occhi e controllò che le ferite fossero ancora chiuse.

- Ti rimetterai, James – disse poi sorridendo.

Sirius sentì il sollievo invaderlo, come Remus del resto.

- Cazzo! Non hai idea di quanto fossi preoccupato, James! – esclamò Sirius battendo un pugno in terra.

Remus annuì – Vado a chiamare, papà – disse poi alzandosi e raggiungendo la capanna del genitore.

James guardò Sirius.

- Credevo che per te non facesse differenza se fossi stato vivo o morto – disse con voce flebile.

Sirius scosse la testa – Cretino! Tu ci credi anche! Io ho perso dieci anni di vita questa notte!!

Poi sovrastando il proprio orgoglio si chinò ad abbracciare l’amico, che cercò di ricambiare, sorpreso.

In quel momento arrivò Remus con John.

Il capo dei Ribelli si inginocchiò accanto a James.

- Sono felice di vederti sveglio, ragazzo – gli disse sorridendo tra la folta barba.

Per un attimo tutti rimasero in silenzio.

- Te la senti di dirci cos’è successo? – chiese poi John.

James guardò altrove, ricostruendo tutti i dolorosi ricordi di quella notte – No… - sussurrò poi – Non ora…

John annuì, comprensivo, ma non Remus e Sirius che volevano sapere chi aveva ridotto James in quelle condizioni.

L’uomo si alzò ed invitò Bacchus ad andare a riposare.

Poi si allontanò a sua volta. Era sicuro che James avrebbe parlato molto più apertamente con Sirius e Remus.

I due ragazzi guardarono l’amico, ancora in attesa di una sua risposta.

James non riusciva a guardare in faccia nessuno dei due.

Sentiva il dolore assalirlo e non era dolore fisico.

- E’ morto… - disse poi in poco più di un sussurro – Il bambino… mio figlio… Lily ha partorito questa notte, è nato morto…

Sirius e Remus si scambiarono un’occhiata sconvolta.

- James… James mi dispiace… - mormorò Remus, mettendogli una mano su un braccio.

- Non l’ho nemmeno visto… il padre di Lily l’ha fatto portare via immediatamente… se n’è sbarazzato subito, come se fosse stato spazzatura. Poi ha mandato a chiamare Malfoy. Visto che il bambino non c’è più ha pensato bene che Lily potesse sposare ancora Lucius e ha deciso di sbarazzarsi di me…

- E’ stato lui a farti questo?! – chiese Sirius.

- Oh no, si è riservato questo dolce piacere Malfoy – rispose James.

- Che crudeltà – sussurrò Remus basito.

James fece un respiro profondo per non cedere al dolore, ma risultava sempre più difficile. I ricordi di quella notte lo assalivano in continuazione.

Chiuse gli occhi e li sentì riempirsi di lacrime. Lacrime di dolore e di rabbia. Si aveva una gran rabbia dentro di se.

- Voglio andare a prendere Lily il più presto possibile – disse poi.

- Devi prima riprenderti – disse Remus scuotendo la testa – Non sei nelle condizioni di andare.

- Ma lei ha visto tutto, mi crederà morto! Deve sapere che sto bene!

- Andremo a prenderla noi, questa notte! – disse subito Sirius, senza esitazione – Non preoccuparti, James, la porteremo qui sana e salva.

James lo guardò riconoscente.

- Ragazzi, mi siete mancati – disse poi – Vi giuro che non volevo tornare a vivere tra i nobili. È questa casa mia…

- Lo sappiamo, James. Lo abbiamo sempre saputo – rispose Remus, certo che Sirius condividesse quanto aveva appena detto.

CONTINUA

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