memories of an happiness that does not fades

di Archangel 06
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5- galeotto fu il libro e chi lo scrisse!! ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9- what a mess... ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10- Epilogue: there are days when everything is all right... ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



Ripensando a quello che è successo, ancora non mi sembra vero. E mi sembra ancora meno vero quello che è successo questo inverno. Però guardando il poster scarabocchiato da quelle scritte inconfondibili appeso alla parete, e quella fotografia, devo convincermi per forza. È successo. E non posso certo dimenticare quelle sensazioni… la sensazione di quei baci. La sensazione delle sue mani sulla pelle, e il suo odore. Sembra un sogno, ma è successo veramente.

Scusatemi, non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Angela, e vengo dall’Italia, da una città vicina a Venezia. La conoscerete, quasi sicuramente…
Ho 22 anni, ho abbandonato la scuola durante l’ultimo anno di liceo, e ora vivo a Helsinki, assieme a Francesco, mio migliore amico, nonché co- fondatore e unico altro membro della band melodeath di cui facciamo entrambi parte, i Death Call. Io suono la batteria, il mio amico suona la chitarra e canta in scream.

Dopo questa breve presentazione, passerò a raccontarvi i fatti accaduti, a cui suppongo, come me, stenterete a credere.

Io e il mio amico ci siamo conosciuti sul noto social network Face Book, non mi ricordo nemmeno attraverso chi o che pagina. Cominciammo presto a parlare via chat: metallari entrambi, schifati da una gioventù che della vita capiva sempre meno ma si atteggiava a padrona del mondo; schifati dalla politica, dalla religione, schifati dallo stato attuale di tutto, ma con una gran voglia di fare qualcosa per essere felici, di seguire le nostre inclinazioni; in sostanza, con una gran voglia di ribellione, eravamo ben presto diventati ottimi amici prima, quasi fratelli poi.
Al contrario di quanto avrebbe potuto dire una malalingua, non siamo mai stati fidanzati o cose simili: siamo sempre stati come dei fratelli, accomunati dalle stesse passioni e idee. Per questo entrambi ci eravamo avvicinati alle frange più estreme del metal, affascinati dalla ribellione che trasudavano. Quando ero in quarta superiore, poco prima che finissero le scuole, io avevo deciso che avrei voluto imparare a suonare la batteria. Per quattro anni, io e il mio amico provammo e riprovammo, componemmo musica, cercammo, trovammo, scartammo, prendemmo e cambiammo i tre session members alla tastiera, seconda chitarra e basso. In cinque anni migliorammo parecchio, finché non fummo pronti a incidere il nostro primo demo. Lo inviammo ad una nota rivista di musica rock e metal, che ci fece una buona recensione e ci aprì la strada verso il nostro primo colloquio con gli agenti della Spinefarm Records.

“Buone notizie, vecchio mio! La Spinefarm Records vuole un colloquio!” esclamai quel giorno, spalancando la porta della piccola sala prove di nostra proprietà a Rimini. Francesco era seduto su una sedia, intento ad accordare la propria ESP, e sentendomi si girò con un sorriso.

“Finalmente! Pare che la tua filosofia su dio che non esiste ma c’è abbia colto nel segno, eh?” esclamò mettendosi a ridere. Mi unii a lui, ben ricordando la prima volta che gli avevo spiegato cosa mi sarebbe piaciuto mettere nei nostri testi. Non era mai stato molto incline alla speculazione filosofica pura e semplice, e gli avevo fatto venire il mal di testa… sorrisi, ripensandoci.

“Le cose incomprensibilmente colte vanno sempre bene!” esclamai, prendendo posto dietro la mia batteria, tirando fuori le mie bacchette vecchie, scheggiate e rovinate, iniziando a battere qualche ritmo giusto per scaldarmi un po’.

“Pronto? Attacco con See the Truth…” tac, tac, tac tac tac- e iniziai con un lento quattro quarti. Francesco attaccò subito con la melodia della chitarra solista, e dopo l’intro iniziò a cantare. La canzone durava quattro minuti e venticinque secondi, ma al secondo minuto fummo interrotti da uno squillo di telefono. Accidenti, mi ero scordata di spegnerlo! Seccatissima, presi il cellulare dalla tasca, aprii la slide e risposi.

“Pronto, Virginia!! Sai benissimo che sono in sala prove e…” cominciai, oltremodo seccata. Virginia. La mia amica di quando ero al liceo, lei aveva 4 anni meno di me. Ci eravamo conosciute quando io ero in quarta superiore, poi dopo che avevo lasciato la scuola ci eravamo mantenute in contatto.
In quei giorni era in vacanza a Rimini, era venuta a trovarmi. Suo fratello lavorava all’allestimento del palco per la tappa del concerto dei Children of Bodom, che sarebbe stato di li a una settimana.

“Angela, senti una cosa! Tu e Francesco affittate la sala prove, vero?” mi interruppe con urgenza.

“Si… la domenica, il martedì e il giovedì tutto il giorno… perché?” chiesi, incuriosita. Che le prendeva?

“Ci sarebbero delle persone che avrebbero bisogno di una sala prove… piccola e fuori mano… non gli piace la ressa del centro, e la vostra è proprio in periferia… ne avrebbero bisogno con una certa urgenza, e i soldi non sono un problema…” in sottofondo sentivo una voce che diceva qualcosa che non si capiva.
“Beh… se li porti qui possiamo vedere di metterci d’accordo… se è una cosa davvero urgente, possiamo anche rendere più elastici gli orari e i giorni…” dissi, non troppo convinta.
“Perfetto, allora te li porto li domani alle quattro, così io poi posso andare direttamente in stazione (infatti doveva tornare a Venezia)! Va bene?”

“Beh, noi non abbiamo impegni… va bene, vada per domani alle quattro… ciao.” Chiusi la chiamata, e spensi il telefono, mentre spiegavo ogni cosa a Francesco.

“è pur sempre denaro che arriva…” commentò. Dopodiché continuammo le nostre prove, benedetti dall’alto dagli sguardi truci e seducenti provenienti dai poster dei nostri gruppi preferiti che avevamo appeso alla parete: Rhapsody of Fire, Ensiferum, Amon Amarth, Gorgoroth, Dimmu Borgir, Burzum, Children of Bodom…

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



Il giorno seguente, lunedì 31 maggio, era un giorno abbastanza uggioso, e quella mattina avevo il turno al pub. Il turno finiva alle due, e avevo giusto il tempo di mangiare qualcosa per poi correre via. A quell’ora il locale era pieno di tamarri, che guardavano con disprezzo la mia maglietta con l’artwork di Slania degli Eluveitie, il mio chiodo, le mie borchie, e l’impronta d’orso che avevo tatuata sul collo. Non avevo voglia di stuzzicarli come al mio solito quel giorno, perciò mangiai, pagai e me ne andai, ignorandoli… quella sera si sarebbero ben guardati dall’avvicinarsi al pub, sarebbe stato pieno zeppo di metallari poco inclini a condividere il posto con loro.
La fortuna quel giorno pareva aver deciso di voltarmi le spalle: si era messo a piovere, io ero senza ombrello, l’autobus era maledettamente in ritardo, e arrivai alla sala prove alle quattro meno un quarto bagnata fradicia. “Fortunatamente” in quei cinque anni erano già capitate simili evenienze, così tenevamo sempre un cambio completo nel bagno. In fretta andai a cambiarmi, sciacquandomi i capelli sotto il rubinetto per togliere la polvere della pioggia e avvolgendoli nell’asciugamano. Appena in tempo, perché sentii la porta esterna aprirsi, e la voce di Virginia che mi chiamava.
Mi tolsi l’asciugamano dalla testa, e attenta a non inciampare nei lacci degli anfibi che non avevo ancora chiuso, uscii dalla porta della sala. C’era un gruppo di cinque persone che mi davano le spalle, mentre Virginia dava le spalle alla porta cosicché io potevo vederla bene in faccia.
“Sorry, but I have to go now, or I’ll lose the train... Goodbye boys, glad to have known you! Ciao Angela!” esclamò. Se ne andò, con una fretta un po’sospetta. Gli aveva parlato in inglese… dunque, erano stranieri.
“Buongiorno” li salutai in inglese, mantenendo un registro rispettoso. “Sono la proprietaria della sala…” non riuscii a proseguire. La voce si era bloccata. I cinque si erano girati verso di me, e ora mi fissavano.
Non era possibile. Quello più basso (mi dava circa una decina di centimetri, forse un po’ meno), che aveva un cappello calato fino alle sopracciglia con la scritta “Children of Bodom” e la custodia morbida di una chitarra dietro la schiena… sembrava proprio Alexi Laiho. E quello subito alla sua sinistra, più alto, con i capelli lunghi e la barbetta … sembrava proprio Janne Wirman. E gli altri tre sembravano proprio Henkka, Roope e Jaska. Era calato un silenzio imbarazzante, che il tizio che assomigliava ad Alexi Lahio provvide subito a rompere.
“Ciao, piacere di conoscerti” mi disse, sempre in inglese “io sono Alexi Lahio, e loro sono i miei amici Janne, Henkka, Roope e Jaska. Vorremmo vedere la sala…” mi riscossi, e mi imposi di stare calma. "Pensa che questo NON è Alexi Lahio, e che quest’altro NON è Janne Wirman. Calma, calma!!!!" pensai.
“Hem, certo, venite… è piccola, ma ben equipaggiata” dissi con fierezza aprendo la porta. Janne entrò per primo, e la prima cosa che disse fu: “Fuck! C’è anche la tastiera, ed è identica alla mia!!” Dal canto suo Alexi era stato subito attratto dalla vista della Esp di Francesco, in bella vista sul suo treppiede. “Bella quella chitarra, è come le mie! È tua?” mi chiese.
“N… no, è del mio amico…io suono la batteria…”
“Fuck, sei la prima ragazza batterista che troviamo!” intervenne Jaska dandomi una sonora pacca sulla schiena. Henkka stava esaminando assieme a Roope gli amplificatori. “Marshall” dissero, alla fine del loro esame. Alexi annuì solennemente.
“Ecco, noi domenica prossima abbiamo la tappa del tour, ma quell’imbecille dell’organizzatore non è stato capace di trovarci una sala prove… non ho capito che cazzo sia successo, ma abbiamo urgentemente bisogno della sala…” mi guardò con aria quasi supplichevole.
“Err… non c’è problema” esalai, alla fine. Che altro potevo dire? Mi sedetti sulla sedia, mentre quei cinque pazzi si davano a manifestazioni di gioia. “Spero non sia un problema se cominciamo subito…” disse Janne, mettendo giù con infinita cautela la sua preziosa custodia.
“No… tranquilli…”
Proprio in quel momento si aprì la porta, ed entrò Francesco, imprecando contro la pioggia. Non appena vide CHI c’era, rimase di sasso. Una statua di sale.
“Francesco, come vedi, questi sono i CoB…. Ci sono rimasta di merda quanto te…” dissi. Quei cinque scavezzacollo scoppiarono a ridere, intuendo quello che avevo detto, nonostante avessi parlato in italiano, mentre collegavano con mano esperta amplificatori e chitarre, e provavano l’acustica. Francesco non trovò nulla di meglio che farmi alzare, sedersi e prendermi in braccio. Ormai loro non badavano più a noi: si erano messi a suonare, e si erano completamente persi nell’arazzo di note che stavano creando. Era un vero spettacolo vederli: Alexi si dimenava come un indemoniato, Janne faceva hairbanging, Roope ed Henkka vagavano, il più calmo era Jaska… Are you dead yet finì troppo presto. Ci mettemmo ad applaudire, cogliendoli di sorpresa. Si erano scordati di noi mentre suonavano.
“Vi piace?” chiese Janne.
“È la mia preferita, assieme a Angels don’t kill, Needled 24/7… e tutte le altre!” esclamai. Mi rialzai, e andai a prendere un pennarello e la videocamera che tenevamo per registrarci. Siccome le idee migliori per le canzoni ci venivano sempre in sala prove, per non dimenticare nulla affidavamo tutto alla macchina digitale.
“Ce lo fate un autografo sul poster? Per favore…” chiesi supplichevole. Ridendo Alexi mi prese il pennarello di mano, e andò a scarabocchiare il suo nome sul poster, seguito dagli altri. Intanto Francesco aveva preso in mano la chitarra, e gliela aveva tesa. Alexi con un’altra risata ci fece uno scarabocchio che doveva essere la sua firma, e ci diede pure un bacio.
“Suona con noi, dai! Le sai le nostre canzoni?” esclamò quel matto di Janne.
Quel pomeriggio passò decisamente troppo in fretta. Fine del secondo capitolo... Grazie a Dark Dancer e a Sweetevil per i commenti. a breve arriverà il terzo capitolo spero^^

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Per tutta la settimana provammo in quella sala, finché non arrivò il giorno del concerto. Spesso venivano a vederci, specie Angela. Si sedeva sull’unica sedia della sala, e ci guardava, affascinata. Mi ero sorpreso spesso a guardarla, e altrettanto spesso mi sorprendevo a pensare che era davvero una bella ragazza: capelli biondo scuro con un taglio estremamente asimmetrico e corto, occhi di un colore indefinito, bassetta e meravigliosamente formosa, con un visino che poteva sembrare sia quello di un angelo quando sorrideva sia quello di satana incarnato quando si incazzava, vestita in modo studiatamente trasandato (maglia larga, pantaloni a tre quarti militari larghi, anfibi mezzo slacciati, guanti a rete e borchie seminate ovunque)… in più aveva un tocco di sfrontatezza e menefreghismo assoluto che secondo me la rendevano irresistibile.
Lei e Francesco ci avevano detto che ci sarebbero stati al concerto, perciò avevamo deciso tutti assieme di fare loro una sorpresa. Anzi, due: la prima l’avevamo pensata tutti assieme, ovvero avevamo mandato una persona a prelevarli per farli entrare per primi, in modo che potessero avere la prima fila. La seconda invece era stata un’idea di Alexi che era piaciuta subito a tutti.
Come sempre uscimmo sul palco, e io mi diressi verso la mia tastiera, seguendo la riga di nastro adesivo catarifrangente. Toccai la sagoma scura del mio strumento, traendo sicurezza dalla sua solidità, e sfiorai i tasti. Le luci si accesero all’improvviso, e fu il segnale: attaccammo subito a suonare, divertendoci come sempre.
Alexi quella sera andava alla grande, forse perché ero riuscito a fargli passare la sbornia prima del concerto. Mi concessi un sorriso, mentre mi tornava in mente il come gliela avessi fatta passare. Secchio pieno d’acqua, e gli avevo cacciato la testa dentro, a rischio di farlo annegare. Era un trucchetto che mi aveva insegnato Angela, dicendomi che l’aveva imparato da un fumetto western… che sagoma!
Finimmo la prima canzone, e Alexi si mise a parlare nel microfono.
“Hallo, Reimeini!” gridò storpiando orribilmente il nome della città. La folla lo interruppe, poi riprese: “ Thanks for being here!” la folla lo interruppe di nuovo. “If we can be here, if we can be give our best tonight, we have to thanks the two owners of the rhearsale that cancelled all the booking to let us try! Thanks Angela, and thanks Francesco!!”
Sorrisi di nuovo. Di sicuro gli aveva fatto piacere.
***
“Fuck, Janne, dove cazzo ti è venuto in mente di annegarmi prima in quel secchio?”
“Ringrazia Angela, me l’ha suggerito lei il trucco…” risposi con un sorriso sadico. “Fanculo… la prossima volta te lo faccio io questo scherzo… e non la passerà liscia nemmeno lei… insegnare certe cose alla gente!” borbottò Alexi, prima di aprire una birra e scolarsela. Io feci le spallucce, e tirai fuori il telefono, aprendo la rubrica, e cercando. Angela… eccolo. Premetti il tasto di chiamata.
“Pronto?” rispose lei in italiano.
“Ciao Angie! Sono Janne, Janne Wirman“ le dissi in inglese. Rimase in silenzio qualche secondo, poi rispose: “Janne? Come hai avuto il mio numero??”
“Hehe, segreto!” esclamai. “Comunque, volevo chiedere a te e Francesco se stasera vi va di venire a bere con noi. Il concerto è finito presto, è solo l’una di notte… se ti va vi veniamo a prendere alla sala prove…” rimase di nuovo in silenzio qualche secondo, come se dovesse cercare di ricordarsi come si parlava. “Ecco… Francesco è con la sua ragazza a casa di lei, non vuole essere disturbato… però io vengo volentieri!” si affrettò ad aggiungere.
“Perfetto! Dove sei ora? Davanti alla sala prove? Ottimo, aspettaci li allora…” chiusi la chiamata, soddisfatto.
***
"Mio dio… è impossibile, Janne Wirman che mi chiama!" Mi appoggiai al muro: mi mancava l’aria. Non riuscivo a ragionare lucidamente. Mi venne in mente di quando avevo diciassette anni e guardavo le foto di Janne su internet, sbavando davanti allo schermo. Su una avevo commentato perfino “se me lo trovo per strada lo stupro!”… mi venne da ridere a pensarci.
Eccoli! Agitai la mano per salutarli, e loro mi raggiunsero. Janne mi abbracciò, lasciandomi di stucco. “Per ringraziarti della sala, carissima! Senza di te il concerto sarebbe stato un fiasco!”
“Vero” gli fece eco Henkka.
Li guidai in un pub dove mi avevano detto che c’era buona birra, chiacchierando del più e del meno.
“Sei birre!” ordinò Alexi.
“Cinque birre e una coca cola” lo corressi io. “Sono astemia” spiegai, dopo che la cameriera se ne fu andata. Quei cinque scavezzacollo mi guardarono come se gli avessi appena detto che ero una marziana. “COSA???????” gridò Janne incredulo. “Astemia??” “L’alcol non mi piace” dissi, facendo le spallucce. “Puzza, ha un cattivo gusto e tanto basta. Non lo voglio bere” scossero tutti la testa, increduli.
"Non le piace l'alcool... sei messa male, ragazza mia!! hai proprio una brutta malattia!!"
“Quale sarà la vostra prossima tappa?” chiesi, per cambiare discorso.
“Parigi!” disse Alexi fiero. Poi continuammo a parlare e parlare e parlare fino a tardi, finché non ci mandarono fuori dal pub. Alexi era ubriaco marcio, e Janne scuotendo la testa disse a Henkka, Roope e Jaska di riportarlo in albergo.
“Ti riaccompagno a casa” mi propose, lasciandomi interdetta. “Non è prudente per una ragazza stare sola la sera” disse osservandomi con uno sguardo furbetto. “Va bene… grazie” dissi mentre mi chiudevo il chiodo. Henkka e Jaska gli dissero qualcosa in finlandese ridendo, e Janne gli fece in risposta il dito medio. Chissà che gli avevano detto…
***
La serata era fresca, ed ebbi un brivido quando si alzò una folata di vento. “Freddo?” disse Janne con aria sfottò. “Non riusciresti mai a reggere il freddo dell’inverno finlandese, eh?” aggiunse ridendo.
“Perché, tu riusciresti a reggere il caldo dell’estate italiana?” ritorsi io.
“Mi sa di no” concesse con un sorriso.
***
Tornai all’albergo sentendomi vagamente a disagio. Non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine di Angela, il suono della sua risata… accidenti. Quando entrai in camera Henkka ridacchiando mi accolse dicendomi: “Hei, allora? Com’è andata con la bella batterista?”
“Che cazzo ci fai qui? In camera con Alexi ci sto io… va pure a dormire” gli dissi.
Alexi dormiva, per fortuna. Così non mi avrebbe rotto le palle. Io ero stanco morto, ma non riuscivo a dormire… vagai per tutta la notte per la camera, annoiato, finché verso le sei riuscii ad addormentarmi. L’ora della sveglia per partire per Parigi in tour bus arrivò troppo presto.
Terzo capitolo!! presto cominceranno i casini amorosi fra Angela e il baldo Janne...
sweetevil: non potevo certo far svenire la protagonista davanti ai CoB, o peggio farla saltare addosso a Janne... xD anche se ammetto che anche il mio autocontrollo se ne andrebbe grandemente a farsi friggere!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



Un anno e mezzo dopo...
Quella mattina mi alzai contenta, stiracchiandomi. Quello era il grande giorno! Finalmente dopo un lungo periodo, la Spinefarm Records aveva deciso di metterci sotto contratto, e quel giorno saremmo entrati per la prima volta in sala di registrazione! Ero sovreccitata. Alle nove avevamo appuntamento in sala, e mi ero svegliata alle sette: avevo tutto il tempo per prepararmi con calma. Feci colazione, mi feci la doccia, e mi vestii ben pesante, perché l’estate di Helsinki è estremamente rigida per chi è abituato a un clima mediterraneo, ed uscii, camminando nella neve. Nella mia inseparabile borsa tenevo le bacchette fortunate, quelle che mi aveva inviato Janne per il mio ventitreesimo compleanno. Ci eravamo tenuti in contatto, ci parlavamo ogni tanto via mail, e l’anno precedente mi aveva inviato quelle bellissime bacchette come regalo: erano tutte nere, con dei disegni tribali bianchi, e sotto aveva inciso il suo nome colorando l’incisione con un bianchetto, come denunciavano le sbavature. Non le lasciavo mai da nessuna parte, e non permettevo a nessuno di toccarle, conservandole come una reliquia sacra e usandole solo nei momenti davvero speciali.

Guardavo per terra per non esporre il viso al vento tagliente, e salii le scale che conducevano alla porta esterna della sala in tutta fretta, ansiosa di entrare e scaldarmi. Non mi accorsi di qualcuno che veniva dalla parte opposta, e ci andai a sbattere in pieno, cadendo all’indietro e rotolando giù dagli scalini. Con un balzo l’uomo che avevo urtato mi raggiunse, e mi aiutò ad alzarmi.

“Scusi, non ho guardato dove stavo andando…” dissi, alzando il viso. “Janne!!!” esclamai, riconoscendolo.
“Angela!” esclamò lui. Mi abbracciò, soffocandomi nel giubbotto. “Come stai? È un po’ che non ci sentiamo! Non mi avevi detto che…” disse, guardandola interrogativamente.

“Bene… sono qui per la registrazione del primo cd dei Death Call con la Spinefarm Records! Scusami se non te l’ho detto, però ero talmente presa che mi è completamente passato di mente… Francesco dovrebbe essere già arrivato… non so i session members…”

“Prima registrazione? O- ho! Avete fatto passi avanti eh? E con la nostra stessa label! Ha, complimenti!” disse.
“Grazie… ho le tue bacchette, mi porteranno fortuna!” dissi ridendo.

“A che ora finite? Se vuoi possiamo incontrarci dopo, andiamo a berci una birra, eh?” disse ridacchiando. Si ricordava che ero astemia, evidentemente.

“Vaffanculo stronzo!” risposi con una risata.
“Anche io ti voglio bene tesoro!” rimbeccò lui.
Ci sganasciammo dalle risate per cinque minuti buoni. Janne era un ragazzo davvero adorabile… e un gran figo, oltretutto.
“Devo andare ora… finiremo verso le quattro, penso…”

“Perfetto carissima, passerò a prenderti! Non pensare di andartene senza di me, eh?” disse allontanandosi.

Entrai, con uno strano senso di euforia: mi sentivo ancora più eccitata e piena di energia. Durante le registrazioni, nelle pause, mi sorpresi in pensieri poco casti su me e Janne. Ops. Dovevo essermi innamorata di lui…

***

"Angieeee! Sono qui!” sorrisi, sentendomi chiamare da quella voce che avrei riconosciuto fra mille. “Ciao, Janne!” lo salutai sorridendo. “Dove andiamo di bello? Sono fatta, mi ci vorrebbe una cioccolata calda…”

“Conosco il posto giusto allora” rispose con quel suo sorriso furbetto che mi mandava in pallone quando lo vedevo. Non parlammo durante la strada, troppo freddo. Mi portò in una cioccolateria del centro, dove ci sedemmo ad un tavolino. Ordinammo due cioccolate calde con i biscotti, e mentre aspettavamo iniziammo a chiacchierare senza freni.
“Allora, com’è andata la registrazione? Emozionante vero?”

“è fantastico! Presto uscirà il cd… non mi sembra vero, sono i sogni di una vita che si avverano!” gorgheggiai.
Improvvisamente però, non so perchè, mi tornarono in mente quelle parole che mio padre mi disse prima che me ne andassi di casa. "Non ce la farai mai!" pensavo di averle dimenticate, e invece... Mi intristii per un attimo: Janne se ne dovette accorgere, e mi prese la mano, lasciandomi di stucco.

***

Mi diedi centomila volte dell’idiota. Che cazzo le avevo preso la mano?? Eppure quando le avevo visto quell’ombra passarle sul viso non avevo saputo resistere, perciò tentai goffamente di rappezzare la mia gaffe.
“A cosa pensi che ti ha fatto intristire? Questo è un gran giorno, non essere triste…”
“Non è niente… mi è solo tornato in mente l’ultima volta che ho parlato con i miei genitori” disse lei, sospirando. “Sai… sono anni che non li sento più. Da quando ho mollato la scuola per fare musica…” si appoggiò allo schienale della sedia, ma non tentò di togliere la mano dalla mia.
“Nella mia famiglia tutti hanno sempre amato la musica, ma io sono sempre stata una pecora nera. Tutti amavano la musica classica o leggera, io invece da quando avevo 14 anni mi sono votata al metal… loro non l’hanno mai capito come genere. Ci litigavo spesso, e da quando ho smesso di andare in chiesa è stato anche peggio. I miei zii erano… sono… cattolici molto devoti. Per un po’ sono riuscita a tenerlo nascosto, però poi è venuto fuori, e quello è stato l’inizio della fine. Hanno cominciato a rimproverare i miei genitori di non avermi educata adeguatamente, e a me dicevano di essermi incamminata sulla via della perdizione… bah. Non ci ho più parlato dopo un po’, alla fine ho mollato tutto e mi sono trasferita da Francesco… è il mio migliore amico” disse tutto d’un fiato.
A sentire le ultime parole provai una stretta allo stomaco. È il mio migliore amico. Tuttavia mi costrinsi a sorridere, mentre lei continuava a parlare.
“È grazie a lui se noi Death Call esistiamo. Quando sono in uno stato d’animo particolare per qualche motivo glielo spiego: che sia disagio, euforia, tristezza… qualsiasi cosa, lui capisce. E si sente come me, come se fossimo, non so come dire, collegati in qualche modo… e riesce a comporre. Io poi ci metto il testo, ed è fatta…”
si interruppe quando la cameriera arrivò con il vassoio, e depositò sul tavolino due cioccolate e un piatto. Guardammo il piatto, poi la cameriera, che disse con un sorriso: “I biscotti sono un omaggio della casa… buon appetito!” e se ne andò. Scoppiammo a ridere: i biscotti erano a forma di cuore!! Ci mettemmo a mangiare di gusto chiacchierando del più e del meno. Fra una cosa e l’altra si fecero le sei.
“Ti accompagno a casa?” le proposi. “È buio…” “E una ragazza non deve stare da sola di notte” completò lei sorridendo. Come un anno e mezzo prima.

Quarto capitolo!!
Sweetevil: la storia del secchio l'ho seriamente letta su un fumetto western... Tex docit! :D a me piace di più Janne, e mi dispiaceva che non ci fosse neppure una FF su di lui...

darkdancer: e ma io sono troppo contenta di quello che scrivo, e devo raccontarlo pure a qualcuno! visto che alle altre non interessa, l'unica a portata di mano sei tu XD

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Capitolo 5
*** Capitolo 5- galeotto fu il libro e chi lo scrisse!! ***



Ci incamminammo, mentre si alzava un vento furibondo e tagliente che ci spruzzava la neve negli occhi, cosicché quando finalmente entrammo nel portone sospirammo di sollievo.

“Uff, che tempaccio!” borbottò salendo le scale. “Vieni su, è meglio se per stanotte rimani da me… non vorrai uscire con questo tempo spero!” esclamò poi.
Ringraziai mille volte che non si fosse girata e non avesse visto la mia faccia. Deglutii un paio di volte, e riuscii a dire un “Va bene, grazie”. Il suo appartamento era al primo piano della palazzina. Mentre saliva le scale mi era davanti, e io non riuscivo a staccare gli occhi dal suo posteriore. "Janne… non è il momento… Janne… niente pensieri poco casti… Janne, basta…" mi ripetevo come un mantra, eppure non riuscivo a non indulgere a sogni ad occhi aperti un po’ troppo spinti. Ringraziai che non mi potesse leggere nel pensiero. L’appartamento era davvero piccolo: una cucina, un salottino con un divano- letto, un tavolino e un televisore, un bagno e una camera. Tutto era pulito e ordinato.
“Vado a farmi una doccia, sono tutta infreddolita… tu intanto mettiti comodo” mi disse, scomparendo nel bagno. Sul divano c’erano tre libri in pila: su quello superiore c’era scritto qualcosa che non capivo, e l’immagine di due uomini, uno vestito di rosso e uno di blu, davanti a tre… cani? Sembravano cani. Lo aprii, iniziando a sfogliarlo. Sembrava tutto scritto in versi, ma non riuscivo a capire che lingua fosse. Non era inglese, né sembrava francese o spagnolo… forse era italiano, e quello era un libro di poesia. Provai a leggere le prime righe ad alta voce, per curiosità: “Nel mezo del… cam... camin… di… nostra…”

“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
che la diritta via era smarrita.
Ah, quanto a dir qual era è cosa dura,
esta selva selvaggia e aspra, e forte,
che nel pensier rinnova la paura!
Tant’è amara, che poco è più morte:
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.”

Questi versi li aveva recitati Angela, a memoria. “Tu capisci quello che c’è scritto?” chiesi incuriosito.
“Certo stupidotto, è italiano! arcaico, ma pur sempre italiano” disse ridendo mentre si sedeva accanto a me.
“Questo è l’Inferno, la prima parte della divina commedia, un poema in tre libri che un poeta italiano di nome Dante Alighieri scrisse nel 1300… parla del viaggio immaginario che compì nei tre regni dell’oltretomba, l’inferno, il purgatorio e il paradiso” mi spiegò.
“E... cosa volevano dire i versi che hai recitato?” le chiesi.
“Dunque… vediamo… In the middle of my life, I found myself in a dark wood, because I lost the straight path. Ah, is hard to say how was this wilde, rough and... non so come rendere il termine “forte”... that in your thoughts awakes the fear! Is so sour, that death is only a bit more: but to tell about the good I found, I will talk about the other things that i found there.”

“Nella tua lingua suona meglio, però... è… più musicale” osservai.
“Vero?” mi prese dalle mani il libro, e lo sfogliò in fretta. “Ecco, quinto canto, uno dei miei preferiti. Qui si parla di Paolo da Rimini e Francesca da Polenta, e del loro infelice amore… Francesca era una bellissima nobildonna, e Gianciotto era innamorato di lei, tanto che la voleva chiedere in sposa: però era molto brutto, e quindi mandò al posto suo il fratello Paolo, che era invece molto bello. I due si innamorarono al primo sguardo, e quando Francesca sposò Gianciotto, lei e Paolo divennero amanti. La leggenda vuole che lo divennero leggendo degli amori della regina Ginevra e del cavaliere di re Artù Lancillotto… ascolta” mi disse, e si schiarì la voce iniziando a leggere.

“Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto e come amor lo strinse;
soli eravamo, e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
Quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quello che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
Esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò, tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.”

***

Gli tradussi quel passo stupendo, imprecando qua e la quando non riuscivo a rendere la bellezza delle espressioni che il Poeta usava, e spiegando alcuni punti.
“È bellissima questa poesia…” disse, passandomi un braccio attorno alle spalle quando ebbi un brivido di freddo. Rimasi un attimo stupita, e per un attimo mi passò per la testa la folle idea di baciarlo: ma poi mi dissi dandomi della stupida ninfomane che Janne aveva già dimostrato di essere semplicemente molto espansivo e amante del contatto fisico con le persone.
“Già… a scuola era la mia preferita. Ho imparato alcuni canti a memoria, perché mi piacevano da matti… anche adesso adoro rileggerli” dissi rannicchiandomi. Janne mi strinse a se, iniziando ad accarezzarmi i capelli. Mi imposi di mettere un freno alla mia fantasia, che stava prendendo una direzione poco casta. Eppure i miei pensieri galoppavano senza che potessi fermarli verso la camera. Che mi era saltato in mente di leggere proprio il quinto canto? Ma sapevo benissimo in fondo di averlo fatto non dico apposta, ma quasi...

“Olet kaunis…” disse, riscuotendomi dai miei pensieri, e prima che potessi chiedergli cosa significasse, mi baciò teneramente, a stampo. rimasi imbambolata. mi aveva baciata sul serio??? o stavo sognando??
“Se non vuoi che vada oltre, fermami adesso, o poi non ci riuscirò più…”

Non riuscii a fermarlo, né tanto meno lo volli. Non riuscivo a pensare a niente che non fosse lui. Mi baciò, ancora e ancora, poi mi prese in braccio e mi condusse lentamente in camera, baciandomi ancora… aveva le labbra incredibilmente morbide e spaventosamente eccitanti. Chiuse la porta con un calcio, e mi appoggiò sul letto.


ok, potete tranquillamente fucilarmi, non ve ne faccio una colpa... xD *si mette davanti a un muro aspettando le fucilate del plotone di esecuzione*
e comunque, la parte più orripilante deve ancora venire fuori....
Non so se "Olet Kaunis" significhi realmente qualcosa. non mi sentirei di scommettere sull'affidabilità di google traduttore ^^

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***



Si svegliò e si mosse, un po’ istupidita dal sonno. Janne accanto a lei era già sveglio, e nella penombra le sorrise. “Ben svegliata…”
“Mmm… che ore sono?” chiese Angela.
“Le nove di mattina… hai impegni per oggi? Spero proprio di no…” rispose lui speranzoso.
“No… ho tutta la giornata libera… tu piuttosto?”
“Niente che non si possa rimandare… hei, dove vai?” esclamò fingendosi arrabbiato, quando la vide alzarsi. “Torna immediatamente qui!” ordinò, afferrandola per il polso e tirandola verso di se.
“Se non te lo ricordi, ieri sera non abbiamo cenato…Avrei fame, se non ti dispiace” rispose lei tentando di liberarsi goffamente dall’abbraccio del metallaro. “Tu no?” Janne stava per rispondere “No io no”, perché guardandola… ma il suo stomaco con un sonoro brontolio rispose per lui.
“Latte e cacao caldo con cereali?” propose lei sorridendo della buffissima faccia scocciata di Janne.
“E va bene… ma almeno copriti, o prenderai una malora!” concesse, sempre con la faccia atteggiata a seccatura estrema. Angela si chinò a baciarlo, poi iniziò a raccogliere i vestiti e a indossarli.
Janne si alzò, e andò a fare la doccia. Quando uscì, con indosso solo i pantaloni e i lunghi capelli bagnati, Angela lo guardò divertita.
“Potrei saltarti addosso, sai?” lo minacciò.
“Sul serio? Allora mi sa che la prossima volta non mi metterò nemmeno i pantaloni…” rispose lui ridacchiando.
“Senti, questa sera mi devo trovare con gli altri, andiamo a cazzeggiare in giro come al solito… vuoi venire con noi? Invita anche Francesco” disse.
“Ne sarà ben contento… Ma scordati che io beva anche solo una goccia d’alcool, sennò poi chi vi porta a casa? Voi sei siete tutti degli ubriaconi irresponsabili!!” esclamò lei con finta riprovazione.
“Quando ti metti a fare la ramanzina sei davvero adorabile… ma sono certo che riuscirò a farti bere! Così poi ti ubriacherai, mi concederai i tuoi favori e il giorno dopo non ti ricorderai più nulla” disse Janne fregandosi le mani. Lei lo picchiò leggermente sulla testa col cucchiaio.
“Ahi!! Mi hai fatto male!! Cattiva!!” esclamò lui con fare plateale e facendo gli occhioni tristi. Per finta, e infatti bastò un bacio per farlo tornare sorridente.

***
Quando arrivammo davanti al pub, gli altri Bambini ci guardarono con tanto d’occhi.
“Ma voi due siete quelli della sala prove di un anno e mezzo fa!!”

“Abbiamo un contratto con la Spinefarm, perciò ci siamo trasferiti qui…” spiegai. “I DeathCall sono decollati!”
Entrammo nel pub, e passammo una serata allegra e chiassosa. Visto che ero l’unica a essere rimasta sobria (benedetta coca cola!) mi toccò fare da giudice in una gara di bevute fra Alexi e Francesco, che ebbe come unico risultato la ciucca completa di entrambi al settimo bicchiere. Onde evitare il coma etilico al mio amico e a Laiho, decisi che era meglio riaccompagnare Francesco a casa. Anche Janne era ubriaco, perciò mi caricai in macchina anche lui. Dopotutto ero la sua ragazza, no?

***

Aprii svogliatamente la mail mentre mi apprestavo a passare tutta la notte in bianco… con due ubriachi che rischiavano di soffocarsi nel vomito mentre dormivano, vegliare era la cosa più opportuna da fare. Mi ero preparata un the caldo per aiutarmi a combattere contro il sonno, e ora dovevo controllare la posta che da una settimana non guardavo. Tonnellate di spam, come al solito… poi un messaggio mi saltò all’occhio: Virginia! Osservando la data imprecai. Tre giorni prima. Lo aprii, cominciando a scorrerlo.

"Ciaoo Angie!! È una vita che non ci sentiamo… come te la passi fra i ghiacci e le nevi della Finlandia? Ti sei trovata un bel finlandese? (ridacchiai. Quante volte le avevo tessuto le lodi di Janne Wirman a scuola? Sarebbe rimasta davvero di stucco a scoprire che ora ero la sua ragazza!!!) Ok, chiacchiere a parte, passiamo alle cose importanti: mi hanno bocciata alla maturità! La commissione non ha gradito come mi sono presentata (ok, ammetto che FORSE ho esagerato un po’, ma loro non riescono a capire il mio animo deathster! A proposito, sai che mi sono fatta un altro tatuaggio?), e mi hanno cacciata dall’aula^^ evvabbè, tanto non avevo in programma di studiare, lo sappiamo benissimo. Ho terminato la mia collaborazione come tastierista con quel gruppo che ti avevo detto, quindi ora sono libera di raggiungervi! Allegra, fra poco avrete una tastierista tutta vostra! Dammi istruzioni quanto prima sull’aereo da prendere… a presto sorellina deathster!"

Mi misi a ridere guardando la foto allegata, che rappresentava lei il giorno dell’orale alla maturità. Aveva un corpetto di pelle nera con i lacci rosso sangue, con pantaloni coordinati e anfibi mezzi aperti. I capelli neri erano sciolti sulle spalle e frammiste alle ciocche nere c’erano extensions rosse. La vera chicca però era il viso: aveva indossato un paio di lenti a contatto rosso sangue, e sotto l’occhio destro un complicato tatuaggio (una didascalia sotto mi assicurava che era fatto all’hennè) faceva bella mostra di se, assieme ad altri sulle braccia. Il gesto delle corna completava il tutto… e dire che quando l’avevo incontrata la prima volta era una ragazza perfettamente “normale”!

Ciao Virgi! Scusa la risposta in ritardo, ma in questi giorni fra le registrazioni e il mio vichingo sono talmente presa… eh già! Mi sono trovata il “bel finlandese”, come dici tu! E quando saprai chi è… vedrai quando arriverai, per il momento ti tengo sulle spine (ha ha ha!!). Non mi stupisce che ti abbiano mandata via, guardando come eri conciata! Stupirai persino i miei nuovi amici… e loro stupiranno te! Non ci crederai mai. Ora sto facendo la guardia a Francesco e al mio vichingo, sono tutti e due ubriachi marci… mah. Non capirò mai che gusto ci prova la gente a bere… ok, basta se no parto con la solita tirata sull’alcool! Domani mattina (sempre se sarò lucida a sufficienza) andrò a prenotarti il volo e ti manderò una mail con spiegato tutto quanto. La fotografia che mi hai mandato è veramente spassosa… ma da quando sei diventata così tanto metallara? xD ci sentiamo presto sorellina, ciao!

Inviai la mail, e mi appoggiai allo schienale della sedia dopo aver spento il portatile.

Mi sedetti in cucina. Non so per quanto tempo riuscii a stare sveglia, so solo che a un certo punto gli occhi mi si chiudevano, e lottai per non addormentarmi… invano. Crollai con la testa sul ripiano del tavolo.



mi sa che per un po' dovrete aspettare... ho tre possibili continui fra cui scegliere, e l'ispirazione inizia a sfuggire... accidenti! >.>

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***



Mi svegliai con un mal di testa atroce che mi trapanava il cervello. Mi alzai, sentendo un urgente bisogno di caffè per schiarirmi le idee. Massaggiandomi le tempie mi diressi verso il salotto. Infatti avevo capito di essere a casa di Angela… il come non me lo ricordavo affatto, ma ero li.
Entrando in salotto vidi Francesco stravaccato a pancia in su sul divano, che a bocca spalancata russava sonoramente, con un braccio appoggiato sulla pancia, l’altro alzato, una gamba spenzolata dal divano, coperto da un paio di plaid. Angela invece, il mio bell’angioletto biondo, era in cucina, seduta con la testa appoggiata sul tavolo davanti a un portatile spento e profondamente addormentata. Doveva essere stata sveglia tutta la notte per controllare che non ci soffocassimo nel sonno, poi quando aveva tentato di farsi un caffè doveva essersi addormentata. In silenzio le arrivai da dietro, e mi chinai a darle un bacio sulla guancia. Sbattendo gli occhi si svegliò, intontita.
“Mmmh? Janne?”
“Sono io. Vai a dormire un po’, ti porto a letto…” dissi, dandole un altro bacio. La feci alzare e la presi in braccio, portandola con delicatezza a letto e coprendola con le pesanti coperte dopo averle tolto i vestiti. Mi sdraiai accanto a lei, osservandola dormire.

***

“Virginia!! Sono quiii!!” mi sbracciai per farmi vedere dalla ragazza appena uscita dalla sala arrivi. Su un carrello aveva una grossa custodia nera, che indovinai contenere la sua tastiera, e in spalla un borsone che doveva contenere i suoi effetti personali. Ci abbracciammo al settimo cielo. Dietro di me Janne aspettava pazientemente che li presentassi.
“Virginia, questo è Janne, il mio ragazzo… Janne, lei è Virginia, la mia amica e nuova tastierista dei DeathCall!” la Virgi aveva riconosciuto Janne, e lo guardava con tanto d’occhi. Poi guardò me, socchiudendo gli occhi con un sorrisino malvagio, e mi sentii morire. Terzo grado in arrivo!! Durante il tragitto verso casa di Janne (l’avremmo lasciato li, poi la sera sarebbe passato lui a prenderci per portarci fuori), io e Virginia cominciammo a chiacchierare senza freni. Ogni tanto Janne interveniva, faceva qualche domanda, ma per lo più ci lasciò parlare. Quando scese iniziammo a chiacchierare in italiano.
“Allora??? Come l’hai incontrato sto tronco di gnocco? Eh? Vi siete mantenuti in contatto e non me lo hai detto?? Voglio sapere tutto quanto!!!”
“Come sei curiosa, accidenti a te! Ma non sei stanca?”
“Nossignora! E ora voglio sapere tutto, ma proprio tutto- tutto!”
Ridendo mi misi a raccontarle delle circostanze in cui io e Janne ci eravamo rincontrati, sorvolando come lo avessi “sedotto”… mi pareva di essere tornata a scuola, quando durante la ricreazione ci parlavamo dei nostri musicisti preferiti, decantandone i pregi e le virtù.

***
I giorni che seguirono non vidi molto Janne purtroppo, perché i lavori per l’incisione assunsero un ritmo frenetico. Eravamo anche alla ricerca di un nuovo bassista, che però non si trovava. La sera ero stanca morta, tanto che non avevo la forza di uscire, e crollavo addormentata sul letto… se lo avessi controllato un po’ di più, forse tutto quel casino non sarebbe scoppiato, e non mi sarei rovinata il fegato… ma raccontiamo tutto con ordine. Quella sera avevamo finito più tardi del solito, perché avevamo lavorato su una canzone che non ci soddisfaceva appieno. Eravamo usciti dalla sala di registrazione alle nove di sera, e mentre Francesco e Virginia erano tornati subito a casa, io avevo deciso di farmi due passi per il parco, per farmi passare il mal di testa con un po’ di aria fresca. Quella sera c’era una festa, una specie di sagra credo, e logicamente la birra scorreva a fiumi. Mentre mi facevo largo fra la folla, vidi Janne non molto lontano: stavo per chiamarlo, ma la voce non mi uscì dalla gola. Non era solo. Stava… stava baciando una ragazza. Il cuore mi mancò di un battito. Pensai di aver visto male. Invece no. “Janne…” sussurrai, “JANNE!!” urlai. In mezzo al casino nessuno mi badò, ma lui mi sentì, mi sentì eccome, e si voltò. Doveva aver bevuto, ma non mi importava. In quel momento pensai soltanto all’espressione di puro orrore che gli si era dipinta sul viso.
Mi aveva tradita.
Mi aveva usata.
Mi voltai, e fuggii più velocemente possibile.

***

Oh cazzo. Riuscii a pensare solo questo, quando la vidi in mezzo alla folla che mi guardava. Ero mezzo ubriaco, e quasi senza rendermi conto di quel che facevo, avevo scommesso con uno che avrei baciato la cameriera. E l’avevo fatto. E lei mi aveva visto. Ero mezzo ubriaco, ma ancora abbastanza lucido per capire che avevo combinato un incredibile casino. Lei si voltò e scomparve fra la folla, e invano tentai di inseguirla. La chiamai, ma o non mi aveva sentito o non voleva sentirmi perché non rispose. Janne Wirman, mi dissi, sei un idiota. Un perfetto idiota. Quello shock mi aveva restituito la lucidità, perciò presi il telefono e provai a chiamare. Non rispose, perciò lasciai un messaggio sulla segreteria. Imprecando fra me e mi misi a vagare per il parco, completamente dimentico della festa, dandomi dell’idiota e del cretino. Che dovevo fare ora? Andare a casa sua, cercarla, o lasciarla stare? La sua espressione mi si era incisa nella memoria e non mi dava tregua: incredula, sbigottita, ferita.

chiedo scusa per il ritardo immane, ma l'ispirazione è tornata solo adesso!!!!!!
Darkdancer e sweetevil, grazie per i commenti^^

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***



Janne stava sdraiato sul divano, in mezzo al casino di casa sua, senza voglia di fare alcunché. "Cosa devo fare per spiegarle…? Non mi risponde… che faccio?" Prese il telefono, e cominciò a girare tutta la rubrica. Si fermò alla A, alla F, e alla V. Angela non gli avrebbe risposto, Francesco e la Virginia anziché aiutarlo gli avrebbero a buon diritto spaccato la faccia…
Erano passati ormai cinque giorni.

***

A Francesco e Virginia non avevo detto nulla, e avevo fatto finta di niente, continuando a lavorare sodo. Ma bruciava. Terribilmente. Mi distraevo immergendomi totalmente nel lavoro, pestando con furia sulla batteria… ma ogni tanto l’immagine di Janne che baciava quella ragazza faceva capolino, e sentivo una morsa terribile a livello del petto. Chissà quanto sarei durata, prima di impazzire. In quel modo passai cinque giorni, uno più brutto e deprimente dell’altro. Fingevo di essere allegra per l’ottima riuscita delle canzoni… in realtà sapevo che era proprio quel mio umor nero che ci dava quel tocco in più di verità. I cinque giorni più brutti della mia vita, mi ritrovavo a pensare ogni tanto.

***

“Io vorrei davvero capire cosa gli prende a Janne in questi giorni” esclamò Henkka. “È sempre irritabile, nervoso. Ha persino rifiutato di venire a sbronzarsi assieme a noi, ve ne rendete conto? Quel ragazzo ha qualche problema” affermò. In effetti non era normale che Janne rifiutasse di bere, specie se in loro compagnia.

“Secondo me ha problemi con la ragazza” affermò Alexi con l’aria di chi la sa lunga mentre spegneva una Lucky ormai consumata nel posacenere. “Ha troppo l’aria da cane bastonato… secondo me è così.” Jaska stava per dire qualcosa, ma la porta si aprì, ed entrò proprio Janne, barcollando leggermente e con un livido su un occhio. “Janne!!!” esclamarono in coro accorrendo ad aiutarlo. Lo fecero sedere: era sbronzo marcio, e aveva un bel taglio sulla fronte oltre al livido.

“Che ti è successo?? Tutto a posto? Janne rispondi!” le domande si accavallavano, ma Janne riuscì solo a dire: “Successo? Eeh? Cosa?” Jaska corse a prendere tutto il necessario per medicarlo.

“Sciono triiiisteeeeee” disse poi con la voce strascicata e impastata tipica di un ubriaco. “Io le voglio tanto beneee ma lei non mi vuoleee… il mio angioletto biondo non mi vuoleee… crede che io l’abbia tradita!”

“Sant’iddio, ha preso la sbronza triste… per Angela!! Ve l’avevo detto io!” esclamò Alexi, scoppiando a ridere suo malgrado, seguito da Roope ed Henkka.
“E non ridere tu!” esclamò Janne fissando in cagnesco Alexi, ottenendo solo il risultato di farlo ridere ancora di più. “Ecco… nessuno mi capisce… lo sciapevo io, begli amisci!! Devo andare dal mio angioletto biondooooo… ma nemmeno lei mi vuoleeee!” disse lagnandosi in modo pietoso. “Angelaaaa, angioletto mioooo perché non mi vuoiiii?” continuò a vaneggiare.

“Faremmo meglio a mettere a letto questo campione” osservò Jaska, dopo averlo medicato. Per fortuna avevano tutti esperienza di primo soccorso: le risse in cui erano stati coinvolti erano innumerevoli.
Alexi e Roope lo sollevarono, mentre lui si ribellava debolmente, farfugliando qualcosa sul fatto che voleva andare dal suo angioletto biondo.
“Avanti, a nanna ragazzo! Domani andremo dal tuo angioletto, va bene… ora però devi dormire!”

***


Nello stesso momento, in una abitazione non molto distante, si stava svolgendo una scena non molto diversa.

"Forse non avrei dovuto lasciarla bere" pensò Francesco, osservando gli effetti di due soli bicchieri di birra. "Avrei dovuto ricordarmi che era astemia…"

“Sono tanto tristeee!! Il mio orsacchiotto peluscioso non mi vuole più!”

“Come… il tuo orsacchiotto?” chiese Virginia, basita.

“Janne!” ululò Angela, con voce lagnosa. “L’ho visto 5 giorni fa… stava baciando un’altra…” Francesco balzò in piedi. Sapeva perfettamente che in quelle condizioni difficilmente si poteva mentire. “HA OSATO TRADIRTI???” gridò, nero come un temporale. “Io lo uccido!! Trattare così mia sorella!!! Adesso vado da lui e lo spacco in due, quel figlio di puttana…” andò avanti per parecchi minuti a insultarlo, mentre Angela continuava a lagnarsi pietosamente.

“Cesco, forse faremmo meglio a portarla a letto” intervenne pratica Virginia. “Domani andremo a dare il fatto suo a quello stronzo, ma se lei stanotte si soffoca nel vomito?”
Francesco fu costretto a recedere dai suoi propositi di lavare immediatamente col sangue l’onore macchiato della sorella putativa, ma sul suo viso si leggeva chiaramente che non aveva intenzione di fargliela passare liscia… se fosse stato fortunato, Janne Wirman sarebbe finito diritto in ospedale.


ed eccoci arrivati al capitolo otto!! il prossimo sarà il capitolo di massima tensione.... attenti attenti!!!
sweetevil: hai proprio ragione, Janne si è comportato malissimo... ma vedrai che non si azzarderà più a fare cose simili ;)

le due scene della sbronza triste sono state divertentissime da scrivere... mentre scrivevo stavo ridendo come una deficiente xDD

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Capitolo 9
*** capitolo 9- what a mess... ***



"Ohi ohi… la mia testa… ma dove sono?" Janne non riconobbe il posto in cui si svegliò. Ricordava vagamente di aver partecipato a una rissa nel parco, e poi di essere andato in cerca dei suoi amici, gli altri Bambini… allora li aveva raggiunti? I ricordi erano tutti soffocati da un lancinante mal di testa. "Che sbornia da chilo devo aver preso," pensò.

“Janne, sei sveglio?” la voce di Alexi ruppe il silenzio.
“Alexi? Dove sono?”

“A casa mia, imbecille. Sei arrivato ieri sera sbronzo marcio, con un livido su un occhio e un taglio sulla fronte…” Alexi si sedette sul bordo del letto. “E così non ce l’hai detto, eh?? Noi siamo rimasti una settimana a preoccuparci per te, imbecille!!! Perché non ci hai detto che avevi problemi con la tua ragazza??? Ti avremmo aiutato!!” esclamò arrabbiato.

“Io… mi vergognavo…” mugugnò Janne, abbassando lo sguardo. "Cazzo, da ubriaco ho vuotato il sacco!!" pensò imbarazzatissimo.
“Vaffanculo!! Sai quanto ci siamo preoccupati? Spiegami un po’ perché sei così coglione!!”
“Piantala di darti arie da amico maturo e responsabile, Alexi! Che poi, detto fra noi, non è che tu sia tanto meglio quando si tratta di ragazze, eh?”
“Almeno io vi racconto le cose!”
“Si, come quando…”
“Non è vero! Io ve l’ho detto, ma voi eravate sbronzi!”
“Si, come no…”
“CAZZO, SEI IMPOSSIBILE!!” urlarono all’unisono.

Si guardarono in cagnesco per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere. Dopotutto non erano migliori amici per niente. “Perkele” disse Alexi “raccontami tutto, così sistemiamo questo casino…”

“Non c’è molto da dire… ero alla festa al parco, cinque giorni fa… voi non c’eravate, ricordi? Ecco, ero ubriaco marcio… e ho fatto una scommessa con un tipo… che avrei baciato la cameriera… però lei mi ha visto! Mi sento una merda…”

“Stupido.”
“Evita le osservazioni banali, Alexi! Dimmi qualcosa che non so, come una soluzione!!” rispose causticamente Janne, esasperato.

“Beh, potresti…” Alexi non riuscì a completare la frase, perché il telefono di Janne si mise a squillare. “Toh, guarda un po’… è Francesco. Mi sa che vuole farti il contropelo… rispondi” ordinò secco.

“Ma…” provò ad obiettare debolmente Janne.

“Niente ma imbecille! Rispondi e basta!!” ordinò il wildchild cacciandogli il telefono in mano.

“Pronto…”
“Janne? Sono Francesco, l’amico di Angela! Vieni a casa sua, devo parlarti con urgenza. Ieri sera si è presa una sbornia, e mi ha raccontato tutto di te e lei… vieni immediatamente qui, io ti aspetto. Ti avverto: se non vieni tu qui, ti cercherò, e ti troverò io… Devo spiegarti un paio di cose. E ti assicuro che non ti piaceranno affatto!” Janne si sentì mancare.

“Va bene” riuscì a dire prima di appendere. “Vuole che vada a casa di Angela per “spiegarmi un paio di cose”… e la lezione non sarà affatto piacevole!” esclamò depresso.

“Andiamo in due, così se alza le mani lo sistemiamo noi” disse Alexi pratico. In un quarto d’ora arrivarono a casa di Angela, correndo come due deficienti. Suonarono e salirono le scale di volata.
Francesco era li che li aspettava, ben piantato in mezzo al salotto. Janne non se lo ricordava così grosso… “Janne Wirman” cominciò “adesso io ti pesterò a sangue, perché hai leso l’onore di mia sorella nonché i suoi sentimenti, usandola come un oggetto… perciò preparati, perché farò felice il tuo dentista!!!” esclamò, guardandolo trucemente. Virginia al suo fianco appariva non meno determinata, e i pesantissimi anfibi chiodati non promettevano nulla di buono. Per non parlare delle borchie.

“Se volete pestarlo, dovrete fare i conti con me prima!” esclamò Alexi, posando una mano sulla spalla di Janne.
“Con tutto il rispetto che ho per te, Wildchild, è meglio se non ti intrometti. Potrei procurare lavoro extra anche al tuo dentista!” ringhiò in risposta Francesco. “Ora preparati, Janne Wirman!!” e caricò con un violentissimo destro mirato al torace del tastierista, che preso alla sprovvista venne scaraventato contro la parete. Alexi stava per intervenire, ma Virginia lo placcò prima spedendogli una sequenza rapida di pugni, non molto forti a dire il vero, ma molti, e tutti sullo stesso punto, la pancia. Alexi si scansò per sottrarsi a quella gragnola di colpi, afferrandola per i polsi. Virginia cominciò quindi a tempestarlo di calci, e Alexi, maledicendo di doversi scontrare con una ragazza, le mollò una mano per tirarle un ceffone.
Intanto Francesco aveva afferrato brutalmente Janne e lo stava sbattendo con violenza contro la parete.
Proprio in quel momento, la porta della camera si aprì, e strofinandosi gli occhi apparve ,come una dea ex machina, Angela.
“Chi è che urla? Francesco, cosa…” si bloccò. “Janne?” esclamò, cercando di capire come mai Francesco lo stesse tenendo per il bavero con l’aria di volerlo massacrare. Alexi capì al volo cosa fosse meglio fare, e senza tanti complimenti afferrò per un braccio, cogliendoli di sorpresa, Francesco e Virginia, trascinandoli fuori.
“Scusate noi togliamo il disturbo ci vediamo dopo ciaoo!” gridò prima di chiudere la porta, continuando a trascinare e spingere i due malcapitati giù per le scale, senza lasciar loro il tempo di reagire.
Quando arrivarono in strada dovette trattenerli perché non corressero di nuovo su per le scale.
“Aspettate, imbecilli!! Non avete capito?”
“Ho capito solo che se non ci lasci tornare su da nostra sorella, Wildchild, ti spacco la faccia e poi la spacco a Wirman!”
“Lasciaci andare, Wildchild!!” esclamò Virginia, che, molto battagliera, si stava già preparando a prenderlo a calci.
“Fermi! Ascoltatemi, Janne mi ha detto tutto! Si sente di merda per quello che è successo… era ubriaco, e aveva scommesso con uno che avrebbe baciato la cameriera!! Non voleva tradirla!”
I due fratelli si guardarono.
“Dovremmo crederti? Dopotutto sei il suo migliore amico, faresti di tutto per cavarlo dai guai” ringhiò Francesco, poco incline a deporre la rabbia.
“Perché dovrei mentirvi? Janne ne ha fatte di cazzate, ne ho fatte io, ne abbiamo fatte tutti!! Si sente di merda, e i cinque giorni che ha passato rodendosi l’anima per quello che ha fatto sono stati una punizione sufficiente!”
Francesco e Virginia si guardarono di nuovo.
“Non ce lo dici solo per rabbonirci?”
“Sul mio onore, vi giuro di no…”
“Che casino” commentò Virginia.
“Sentite, qui fuori fa freddo, voi siete senza giubbotto e non è il caso di tornare su per non rovinare l'atmosfera... Venite a casa mia: è vicino, e vi offro come calumet della pace una buona birra. Vi va?”
L’offerta di Alexi Laiho era troppo allettante per lasciarsela scappare, così i tre si avviarono senza più voglia di pestarsi.

***

Intanto, su in casa, si stava svolgendo l’ultimo atto del dramma.

“Janne!!” urlò Angela precipitandosi da lui, che intanto dopo che Francesco lo aveva mollato era crollato a terra stordito. Il taglio sulla fronte della sera prima aveva ripreso a sanguinare. “Janne, svegliati!! Janne!!” lui si riscosse, e riuscì a rialzarsi. “Porc… con cosa mi ha colpito… con un badile??? Ha dei pugni che sembrano calci di mulo!” esclamò, portandosi le mani dove lo aveva colpito. “Cazzo, che male... mi sembra che la testa mi stia scoppiando!!”
Angela sospirò di sollievo. “Siediti, ti porto dell’acqua… e ti medico anche quel taglio… in effetti Francesco quando picchia ci va giù duro” disse scomparendo in bagno e riapparendo con la cassetta del pronto soccorso. Janne si era prontamente lasciato cadere sul divano.
“E questo livido? Non mi pare te l’abbia fatto Francesco, è vecchio di almeno un giorno…” chiese, sfiorandolo con le dita gelide. Pulsava ancora forte, e il tocco freddo lenì in parte il dolore.
“Ieri sera ero mezzo… beh, non mezzo, completamente ubriaco, e… credo di aver scatenato o quanto meno partecipato ad una rissa… non che mi ricordi molto bene” confessò, mentre lei scuoteva la testa con un sorriso indulgente.

***

“Angela… sono un idiota, lo so perfettamente” cominciai. “No, ascoltami!” esclamai quando tentò di interrompermi. “Sono un imbecille. Quella sera… ero ubriaco marcio, e quasi senza rendermene conto ho accettato la scommessa di un tizio di baciare la cameriera. Questo non mi giustifica, lo so… e non ti chiedo di perdonarmi. Solo, volevo spiegarti… te lo dovevo” dissi abbassando lo sguardo. Lei rimase un attimo con lo sguardo perso nel vuoto. Quasi temetti che non avrebbe risposto, ma poi iniziò a parlare.
“È già successo una volta… però lui non era ubriaco. Mi ha seriamente tradito con un’altra. Credevo… fosse successo di nuovo” disse con un tremito nella voce. “Mi… giuri, che non l’hai fatto per tradirmi seriamente?” aggiunse.

“Su quanto ho di più caro, Angela, e sarei disposto a farmi picchiare mille volte da Francesco per dimostrarlo. in fondo mi meritavo ben di peggio” disse serissimo. Angela gli lesse la sincerità negli occhi.
“Credo… di poterti dare un’altra possibilità, no?” disse infine con un sorriso. Anche se piangeva.
La abbracciai stretta stretta, e smise di piangere quasi subito. Non sapevo più cosa dire: mi ero accorto che era vestita solo con una maglietta a maniche corte e le mutande, nient’altro. Come se non fosse stato sufficiente a scatenare le mie fantasie! Il fatto che poi fosse uscita da dove volevo trascinarla, non mi aiutava certo a cercare di mettere insieme una frase sensata. Ripensando alla volta precedente, fui colto all’improvviso dall’ispirazione.
“Angie?”
“Si?”
“Come era quella poesia… quella che hai letto l’altra volta? Quella di Paolo e Francesca…” intuizione corretta. Le spuntò di nuovo il sorriso, e cominciò a recitare.

"Noi leggiavamo un giorno per diletto
Di Lancialotto e come amor lo strinse…"

Dopo appena due versi, la zittii baciandola.

***

Mi lasciò recitare a malapena due versi, poi mi interruppe baciandomi. Le sue labbra erano esattamente come me le ricordavo: incredibilmente morbide, terribilmente eccitanti.
“Se non vuoi che vada oltre… fermami ora” mi disse, ma ormai era troppo tardi. Non avrei voluto che si fermasse nemmeno per tutto l’oro del mondo. Mi baciava con un’avidità che era quasi fame, mentre con urgenza mi toglieva quei pochi vestiti che avevo addosso. Dopo poco ci trovavamo di nuovo sul mio letto, mentre i suoi vestiti andavano a fare compagnia ai miei sul pavimento.


e finalmente si risolve tutto il casino!!! xD
Sweetevil: Janne ha avuto il fatto suo... ben gli sta XD
Darkdancer: eccola li, battagliera e pronta la nostra Virgi, che non si fa scrupoli di sorta!
grazie per aver letto la mia ff!! ci sarà un ultimissimo capitolo, una sorta di epilogo, e poi partirà la seconda parte incentrata sugli stessi personaggi ^^ spero continuerete a leggermi!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10- Epilogue: there are days when everything is all right... ***



Va tutto bene! Ci sono giorni in cui va tutto bene! Dopo quasi un mese, tutto quel casino è sul serio acqua passata. Janne ora purtroppo è in tour, e starà via parecchio tempo… è l’unica nota stonata. Ma tornerà.

Stiamo lavorando intensamente, perché i lavori per l’incisione sono quasi terminati! Se le vendite andranno bene, probabilmente l’anno prossimo partiremo per un tour. Non come headliner, ma va bene lo stesso! Intanto ci metteremo avanti con la produzione di materiale per un nuovo disco… ho già varie idee che voglio sviluppare con i miei amici.
Ora sto controllando la posta, e dal deckstop la foto di me e Janne abbracciati che ci ha scattato Alexi in un parco divertimenti mi fissa. Speriamo che il tempo passi in fretta, e che Janne torni presto. Ma sono sicura che, finché campo, non mi scorderò mai di questi giorni di felicità.
Parte a tutto volume Emerald Sword, che uso come suoneria del cellulare. È un numero sconosciuto.

“Pronto? Chi parla?”

“Buongiorno, sono Erik Thorvalsen… parlo con Angela Liekki?” (il mio cognome sarebbe Boscolo**, ma ho optato per un cambio legale da quando vivo in Finlandia… e Francesco e Virginia hanno fatto lo stesso. Adesso ci chiamiamo Liekki tutti e tre…)
“Si, sono io. In cosa posso aiutarla?”

“L’ho chiamata per il provino come bassista per entrare nei Death Call…”

“Chiama giusto a proposito!! Mi crede se le dico che lei è l’unico che si è presentato?" Esclamai felice.
"Comunque” aggiunsi “questo non la esenterà dal provino… dobbiamo comunque vedere se è adatto al nostro gruppo” spiegai. Discutemmo per un po’ di quando avrebbe potuto effettuare la prova, infine ci mettemmo d’accordo per il giovedì seguente, alle quattro. Chiamai Virginia e Francesco, per dare loro la buona notizia.

Ci sono decisamente dei giorni in cui va tutto bene.


finisce qui la mia prima ff... grazie DarkDancer e grazie Sweetevil per averla seguita e aver sempre commentato^^
Sweetevil: beh, nell'ottica di virginia, alexi si è messo in mezzo per difendere uno che andava severamente punito... perciò, figo o non figo, si è preso una buona dose di randellate pure lui! :)
** non si riferisce a nessuna persona in particolare. l'ho scelto semplicemente perchè, come ben sanno i veneziani, è un cognome diffuso a Venezia, specie nella zona di Chioggia, assieme a Tiozzo.

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