Red Flags and Long Nights. di Lexy (/viewuser.php?uid=5909)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sick of. ***
Capitolo 2: *** Even though. ***
Capitolo 3: *** "Run!" ***
Capitolo 4: *** A mess. ***
Capitolo 5: *** A reason. ***
Capitolo 6: *** Excuses. ***
Capitolo 7: *** Too well. ***
Capitolo 8: *** My Style. ***
Capitolo 9: *** Beginning with. ***
Capitolo 10: *** Don't need. ***
Capitolo 11: *** A Lay. ***
Capitolo 12: *** The idea of. ***
Capitolo 13: *** Not through. ***
Capitolo 14: *** Every sigh. ***
Capitolo 15: *** Too High. ***
Capitolo 1 *** Sick of. ***
Prima di iniziare,
voglio specificare che l’idea di fondo - di Nigma che apre
un’agenzia di investigazioni - non è mia,
infatti nel fumetto lui fa la stessa cosa, dopo essere guarito da un
tumore al cervello grazie al fantomatico Pozzo di Lazzaro,
lui si rende conto della vera identità di Batman ed alla
fine decide di fare soldi e guadagnare notorietà attraverso
la soluzione di casi difficili, visto che la sua mente geniale
lo rende praticamente l’unico in grado di risolverli.
Tutto
il resto è roba mia, ho sviluppato questo fatto secondo la
mia personale ottica, coi personaggi che conosco di più
(ovviamente anche i personaggi non sono miei) e con le situazioni che
maggiormente aggradano la mia fantasia.
Il titolo, come sempre nelle mie storie, è quello di una
canzone, in questo caso dei She wants Revenge che
sono il mio gruppo preferito, la piccola strofa che potrete leggere
all'inizio del capitolo ne è, per l'appunto, un pezzo del
testo.
Detto
ciò, vi auguro buona lettura
e vi ringrazio per le eventuali recensioni che mi lascerete, quelle
sono bene accette ed anzi incoraggiate, soprattutto se negative, quelle
aiutano a crescere e prendere coscienza dei propri sbagli,
ingenuità, eccetera.
PS: Si cercano beta xD.
Un
abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
RED
FLAGS AND LONG NIGHTS:
Capitolo
1: Sick of.
Sick of trying to
find a way inside,
(Stanco
di cercare un modo per entrare)
Sick
and tired of all the after,
(Stufo
di tutti i dopo)
Sick
of trying to find a way to slide.
(Stanco
di cercare un modo per scivolare)
L’Enigmista
era diventato intelligente - ancor più di prima - grazie al
pozzo di Lazzaro, che evidentemente non si era limitato a guarirlo dal
tumore che aveva scelto di insidiare il suo cervello.
Con
quelle pazzesche, nuove capacità era giunto a molte
conclusioni di cui però, due sole lo avevano spinto a
cambiare radicalmente e no, non parlo di idee tipo devo ricordarmi di
spegnere il gas quando la pasta è quasi pronta,
così risparmio gas!
No, i fulmini che lo avevano colpito erano ben differenti: Edward -
tramite vari collegamenti che gli erano sfuggiti - aveva capito che
A:
La vera identità di Batman risiedeva nella ben vestita e ben
nutrita persona di Bruce Wayne.
B:
L’uomo pipistrello faceva il supereroe perché
evidentemente poteva permetterselo.
C’era
però anche una terza realizzazione che si era
prepotentemente fatta strada, che chiameremo
C:
Edward, al contrario di Batman, non
era ricco, ne abbastanza noto per i suoi gusti.
L’Enigmista
aveva insomma gettato alle ortiche quelli che forse erano gli anni
migliori della sua vita a sfidare sull’intelligenza uno che
ogni sera prima di andare a letto probabilmente, si accende un buon
sigaro con una banconota da cento dollari.
E
lui?
Beh
no, lui non fuma ma a parte questo, spesso e volentieri era costretto a
piazzare il suo quartier generale in edifici smessi o monolocali, al
massimo - se proprio aveva bisogno di spazio - prendeva in prestito
una bifamiliare, comunque sia, si sentiva ugualmente stupido e per
questo escogitò un modo per fare allo stesso tempo un
mucchio di soldi e guadagnare la notorietà che tanto
agognava e che Dio solo sapeva quanto
meritasse.
Aveva
fondato quindi un’agenzia privata di investigazione, che ora
mostrava con orgoglio all’unica persona tra i suoi conoscenti
- erano tutti criminali d’altronde, che poteva farci -
disposta a parlargli, al momento.
“Allora,
che te ne pare?” Chiese, impettito subito dopo aver appeso la
targa alla porta.
“A
me sembra… una cavolata.”
Fu
la risposta vagamente scettica che fece guadagnare a Jonathan Crane
un’occhiataccia da parte dell’ormai ex collega,
dopodichè il silenzio si estese per molti secondi,
finché il sovrano della paura non decise di continuare.
“Ohh,
insomma, stai abbandonando ciò in cui hai sempre creduto
per… passare all’altra parte? Il prossimo passo?
Arrestare Killer Croc?”
“Mister
Crocodile Dundee non avrà grane, e nemmeno tu se
è questo che ti preoccupa, non da parte mia.”
Rispose,
sicuro e freddo, strofinando in modo amorevole la scintillante targa in
ottone, che recitava il suo nome e subito sotto, quella che sarebbe
stata la sua bellissima, nuova occupazione da ora in avanti.
“A
Joker questo non piacerà affatto.”
obiettò ancora l’ex psichiatra.
“Joker
ha ben poca voce in capitolo con me, dopo l’ultimo
scherzetto.”
Dopo
quest’ultima affermazione, di nuovo, tornò a
regnare il silenzio per molti secondi e quando Nigma si
voltò a studiare l’espressione di Crane,
notò un’incredulità mista a
rassegnazione; subito dopo però lo vide cambiare e tornare
praticamente inespressivo.
“Forse
era inevitabile che con un senso dell’onore simile, saresti
finito a far questo.”
Rispose
semplicemente Spaventapasseri ed i due entrarono nello studio, per il
momento polveroso e vuoto, qua e là qualche pezzo di carta
straccia, una busta di plastica abbandonata da tempo, non dava certo
l’impressione di essere un gran bel posto ma sarebbe stato di
certo tutta un’altra cosa, dopo una ripulita e con
l’arrivo del nuovo arredamento.
“Che
poi, diciamocelo - buttò lì Nigma - quante me ne
ha fatte, Joker fino ad oggi?”
“Lui
è fatto così, la colpa è tua che gli
dai corda ogni volta. E neppure ammetti la verità.”
Aggiunse
alla fine a mo’ di punzecchiatura, un mezzo sorriso a
stirargli il viso, conferendogli un’aria furbetta e vagamente
maligna ma Edward non si scompose minimamente anzi, si
voltò, fece qualche passo nella sua direzione fino a stargli
davanti e gli rispose, con espressione decisa e veramente seria
“Oh
sì, tu lo hai sempre detto che gli sbavo dietro
e stavolta lo ammetto, era vero.”
“Era?”
“Sì
esatto, al passato. Questa cosa… - disse, indicando
vagamente in direzione della sua testa - ha cambiato davvero tante cose
in me, te lo dicevo!”
“E
quindi?” Ribatté l’altro, scettico.
“Quindi,
mi è passata.”
Ribadì,
più chiaramente, incontrando e sostenendo lo sguardo
dell’altro e notò ancora quel maledetto
sopracciglio sollevato, evidentemente Crane non credeva ad una sola
parola uscisse dalla sua bocca, perfino - forse soprattutto - su questo
argomento ma questo fece ridere Nigma, in quel suo modo sommesso e
distaccato, poi si voltò e camminò fino al centro
della stanza.
Si
guardava intorno, immaginando già il risultato finale che
quel posto avrebbe offerto.
“Stai
dicendo di aver finalmente capito che l’invenzione chiamata amore
è la rovina dell’uomo? - chiese, freddamente ma
poi, quasi come se colto da illuminazione, aggiunse - non starai per
darti ancora alla caccia sfrenata?”
Chiese, stavolta nel suo tono c’era un sottinteso disprezzo,
ma d’altronde conosceva Crane da moltissimo ed il collega
aveva sempre detestato qualsiasi tipo di rapporto andasse oltre la
cordialità, la stretta di mano o, proprio al massimo,
l’abbraccio.
Si
domandava come facesse quindi, ad andare d’accordo con un
tipo espansivo
come Joker.
“Sono
un dandy, lo sai. Non so stare, se non ho almeno un flirt per le
mani.”
Ammise
Enigma candidamente, per poi ridere ancora dello sbuffo irritato
dell’altro, lo vide alzare gli occhi al cielo e muoversi -
con scarso interesse - anche lui per l’appartamento. Erano
solo pochi mesi che aveva stretto amicizia
con Jonathan Crane e l’uomo gli aveva sempre dato una
sensazione di instabilità, a volte fargli confidenze lo
rendeva ansioso perché con lui non si poteva mai dire, non
se la sarebbe davvero sentita di affermare con sicurezza assoluta che
l’altro lo considerasse altrettanto amico e, dal canto suo,
Edward sperava non gli avrebbe mai mostrato la
slealtà per cui era tanto famoso, non a lui almeno.
“Comunque,
a Joker non piacerà tutto questo.”
Ripeté all’improvviso, scuotendo la testa.
“Non
gli piacerà il giallo alle pareti o le piastrelle grigie? No
problem, tanto cambierò tutto.”
“Sai
bene a cosa mi riferisco, Edward.”
“A
me sembra tu stia mettendo solo delle scuse ai tuoi pareri. Non piace a
te, perché rafforzi ciò tirando in ballo altra
gente, che non c’entra nulla?”
“Neppure
io c’entro granché, mi pare.”
Ribatté, freddo, senza rispondere alla domanda, ma Nigma
questo se lo aspettava. Al dottore non piaceva essere analizzato.
“Meglio che vada. L’onesto ispettore Nigma non
può farsi vedere ora, col terribile Spaventapasseri.”
Mentre
si congedava, fece qualche passo all’indietro, verso la
porta, le braccia incrociate sul petto come a difendersi e questo nuovo
atteggiamento di Crane, ad Enigma, non piaceva.
“Jonathan…
- lo appellò con tono ammonitore - sai che sotto questo
punto di vista non cambia nulla, no? Non sono mica diventato un
maledetto agente di polizia!” Concluse leggermente
arrabbiato, prima che Crane varcasse quella soglia, voleva
assolutamente che mettessero in chiaro una volta e per sempre questo
punto. Vide l’altro sorridere di nuovo a metà,
ancora una volta sembrava non gli credesse, il suo sguardo sembrava
dire chiaramente sì certo, come
no!
“E
ci mancherebbe solo che ti metti a leccare i piedi a Jim
Gordon…”
“Ci
vediamo.” tentò per l’ultima volta,
parlando però alla sua schiena, mentre usciva.
“Ciao.”
Rispose
Spaventapasseri, senza voltarsi indietro e quel discorso, malgrado
tutto, aveva spaventato almeno un po’ Nigma, anche se non lo
avrebbe mai ammesso, neppure con se stesso, e Crane, andandosene,
sembrò essersi portato via molta dell’allegria di
Edward.
Lui non capisce
- pensò, con convinzione - non riesce ad essere
felice per me e crede perfino di saperne più del
sottoscritto?! -
continuò a riflettere, irritato - beh la vedremo, povero
illuso!
Terminò
così i suoi pensieri, tirando un debole calcio alla vecchia
busta di plastica che, lì per terra, aveva occupato
quell’appartamento per chissà quanto tempo prima
del suo arrivo; la vide sollevarsi, piegata per poi ricadere
lentamente, ondeggiando nell’aria prima di toccare terra.
Presto
avrebbe ripulito quel posto da cima a fondo, lo avrebbe arredato ,
trasformandolo così in un luogo fantastico, dove avrebbe
vissuto e lavorato per molto, molto
tempo, nonostante il catastrofismo e l’antipatia espressi da
Spaventapasseri.
Lui
avrebbe fatto tutto questo, avrebbe portato avanti il suo nuovo lavoro
senza venir meno a ciò che era sempre stato,
fondamentalmente, fino a quel momento. Se ne fregava di quello che
avrebbero pensato Joker, o Duefacce, o Killer Croc, o Pinguino e
chiunque altro.
Aveva
scelto la sua strada, si era dato da fare ed aveva a malapena iniziato,
non era davvero il caso di lasciarsi buttare giù, se
c’era uno che poteva farcela davvero, nonostante tutti i
problemi che - per gente come loro - avrebbe comportato una scelta come
quella, era proprio lui.
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Capitolo 2 *** Even though. ***
Per Chimeratech:
Salve! Ti ringrazio molto per il commento, sono felice che la mia
storia ti sia piaciuta! Per quanto riguarda Crane, nuuu
ç_ç, lui non è cattivo! Come dico
sempre io, è solo un piccolo, adorabile cucciolo sociopatico
col pallino per gli omicidi di massa, nulla più! Insomma
è da capire, è fatto così, ognuno ha i
suoi hobby e prerogative. Certo, poteva darsi alla pittura o lavorare
ogni tanto, era pur sempre un medico! Ma ha le sue priorità,
che non sempre sono un gelato al cioccolato bianco, purtroppo per gli
abitanti di Gotham (me pensierosa, mi riscuoto). Rispondendo alla tua
domanda, invece… no, l’agenzia non è
una mia invenzione, nel fumetto ha fatto davvero questo
’colpo di testa’ xD, io ne ho sentito parlare ed ho
elaborato - prima di venire contaminata dal fumetto - la mia idea in
proposito. Comunque, lo spiego anche nell’introduzione al
primo capitolo ma no problem, so bene che quella raramente viene letta
;). Ora ti lascio alla lettura, ancora grazie, spero che commenterai
ancora la mia storia!
Per Sychophantwhore:
Ora però devo proprio chiedertelo… come fai ad
essere così veloce? Cioè non ho fatto in tempo a
mandarti la mail che già mi avevi commentato xD! Sono
davvero contenta che ti piace l’inizio di questa storia e, se
per ora non hai ben inquadrato le intenzioni di Enigma, te le svelo al
volo: lui vuole fare soldi e diventare famoso, da bravo narcisista
quale è, e ben presto gli capiterà anche un caso
tra le mani - o per meglio dire, tra i piedi - e si
cimenterà per risolverlo, mentre attorno a lui accadranno,
naturalmente cose… posso definirle zozze? Beh,
sì, conosci il mio pallino per lo slash ;)! Per quanto
riguarda il rapporto che aveva con Joker, non è chiaro e
francamente, avevo intenzione di lasciare il dubbio, non ho neppure io
idea di cosa abbiano combinato quei due bricconi, in passato
ù_ù. Può darsi tutto, come nulla, chi
lo sa xD! Ti ringrazio per il parere che mi hai dato su Nigma, sono
felice che ti piaccia e che mi sia riuscito bene, non vado molto
d’accordo coi personaggi ‘gelidi’ come ho
sempre immaginato essere lui - e comunque, nei fumetti non era mica
così ç_ç - ma nella sua freddezza,
avrà anche modo di fare il dandy, proprio come piace a lui
xD! Ti ringrazio molto per il commento e ti lascio alla lettura,
sperando di ricevere sempre i tuoi stupendi commenti!
Per Boopsie:
Tesoro mio, anche tu mi sei mancata! In senso metaforico ovviamente,
visto che ci sentiamo spesso ù_ù. Eh
sì, diciamo che ultimamente sto prendendo gusto con questi
due personaggi, l’Enigmista e Spaventapasseri, anche se, non
preoccuparti, ci sarà spazio in abbondanza per il nostro
amatissimo Joker, sempre più spiritoso, violento e macabro
*_*! Sono molto contenta che ti piaccia l’inizio di questa
storia e spero di mantenere sempre alte le aspettative! Joker detesta sempre non essere chiamato a parte
delle cose, è un po’ viziatello, il nostro clown
ma in fondo ha un cuore buono, no ;)? Ma non ti anticipo nulla
ù_ù. E Crane… stavolta ho cercato di
dargli uno spessore un po’ differente dalle altre storie che
ho scritto, ho cercato di renderlo in tutta la sua
pericolosità, che alla fine si manifesta appunto nei suoi
frequenti tradimenti! Spero solo di riuscirci perché ho il
problema che quando mi concentro su un personaggio, rischio di cadere
nella trappola delle ‘Mary Sue’, che non ricordo
neppure come si dica, al maschile! Ora però ti lascio al
capitolo, sperando che sia di tuo gradimento *_*!
Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
Vi
prego, fatemi sapere se notate errori di qualsiasi genere! Cercasi beta
reader disperatamente!
RED FLAGS AND LONG NIGHTS:
Capitolo
2: Even though.
Even though it always
ends in laughter,
(Nonostante
tutto finisca con una risata)
It’s
never hard to tell when things are done.
(Non
è mai difficile riconoscere quando è finita)
Appena finiti i lavori di restauro e sistemato l’arredamento,
per prima cosa Enigma contattò il suo finanziatore - che tra
l’altro, ancora non sapeva di esserlo - visto che aveva
esaurito i fondi e non avrebbe certo patito la fame in attesa del primo
cliente. Così, sollevò la cornetta e
rintracciò quel bontempone di Bruce Wayne per chiedere,
gentilmente, qualche spicciolo
dei suoi per le piccole spese di campo. Favore che, naturalmente il
principe di Gotham, quel bravo ragazzo - è solo che ogni
tanto amava vestirsi di nero e giocare a cricket con le teste di
qualche criminale, ecco tutto - non si sognò neppure di
negargli - per ovvie ragioni - anche perché, diciamocelo,
non aveva davvero cuore per far del male a chi - per una volta - non
stava facendo nulla di male.
Armatura in kevlar, trecentomila dollari.
Fornitura ventennale di maschere, spropositati dollari.
Tumbler riverniciato di nero, svariati milioni.
Per tutto questo poteva anche esserci Mastercard, ma liberare la
città da un pericolo come l’Enigmista… non aveva prezzo.
Il milionario dunque, raggiunse la nuova sede di lavoro di Edward e
dopo un breve dialogo, gli staccò un assegno, col chiaro
sguardo di chi sembrava dire ok, so che non dovrei ma voglio
fidarmi.
Appena dopo quel magnifico momento, Wayne lo lasciò al suo lavoro
ed Enigma si sentì di umore tale da voler festeggiare con
qualcuno, così alzò di nuovo la cornetta e
digitò il numero a memoria - ormai avrebbe potuto imparare
l’intero elenco telefonico, con quella mente - e, col sorriso
sulle labbra, attese risposta.
“Pronto?”
“Sei da Joker, per caso?” Chiese, senza preamboli,
sentendo strani rumori in sottofondo.
“Edward
ciao. Sì sono con lui.”
Rispose Crane, sembrava un po’ stupito per la chiamata.
“Voglio festeggiare coi soldi di un amico - buttò
lì, rigirandosi l’assegno tra le mani e
scrutandolo con fredda soddisfazione - andiamo fuori a bere?
“ Sentì Crane allontanare la cornetta e,
probabilmente, chiedere il parere di Joker in proposito. Attese
finché, in lontananza, non sentì la voce del
clown.
“Digli
che non ci sto a fraternizzare con quella serpe dopo averla tenuta in
seno tanto tempo! Ahh… i suoi drink può
infilarseli nel… -
ma Edward non seppe mai dove,
visto che la voce inalberata ed un po’ più alta di
Spaventapasseri tornò, per coprire il finale -
Dice che non
gli và!”
“Glielo sto chiedendo per favore.” Enigma se
l’aspettava davvero una risposta simile dal pagliaccio
terrorista, ma lo conosceva quel tanto che bastava da sapere che a lui piaceva
essere pregato.
“Ti
sta implorando.”
“Ora non esagerare, Crane!” Lo sgridò
con poca convinzione, e per molti altri secondi restò di
nuovo in attesa.
“Dice
che vuole venire lì. Compra qualcosa, ci vediamo stasera.”
“Stasera? - chiese Enigma, il tono un po’ deluso. -
che ha da fare, prima? Nemmeno tu sei libero?”
L’altro non gli rispose neppure, attaccò senza
preavviso, incurante dei sentimenti dell‘ormai ex re degli indovinelli,
che infatti si sentì davvero urtato; gli sarebbe solo
piaciuto avere compagnia. Odiava fare la spesa da solo, era tra le cose
più noiose al mondo. Sorrise ugualmente, in fondo aveva un
bellissimo assegno da versare in banca.
**
“Credevo non volessi vederlo mai più. Dicevi
così, lo chiamavi damerino.”
Buttò lì Jonathan, in tono freddo mentre
controllava il cellulare, ma Joker rispose con una risata.
“Vero, vero. - gli concesse con allegria - però
sono curioso di sapere come si è sistemato il caro Eddie. -
poi ci fu una pausa, durante la quale il clown prese a scrutare
distrattamente il soffitto, una gamba sbracata su uno dei braccioli
della poltrona sulla quale sedeva - da quando si è, ahh... ingenialato?
Ingegnato...? Vabè,
comunque si dica, ha messo su proprio un bell’atteggiamento,
vero?”
“Per la verità, lo ha sempre avuto. Lo hai notato
solo ora che è un narcisista egocentrico?” Il
clown non rispose, si alzò dalla poltrona e prese posto sul
divano, accanto a Crane, per poi stendersi fino a poggiare la testa
sulle sue gambe.
“Sei l’unico rimasto a rivolgergli la parola,
sai?” Commentò all’improvviso dal nulla,
cercando il suo sguardo ma l’altro fissava dritto davanti a
sé, non abbassava mai la testa.
“Che vuoi che ti dica? Sarò diventato
gentile.”
“Gentile
è una parola che, ahh… non ti si addice proprio,
Johnny. Come anche concedere,
per quanto, visti i suoi trascorsi, Eddie meriti almeno, il ahh...
beneficio del dubbio, no?” Concluse, osservandosi le unghie
distrattamente, lasciò passare quei molti secondi di
silenzio ed alla fine, Crane lo guardò,
l’espressione vagamente attonita.
“Oh!” Esclamò, come se avesse capito
qualcosa solo in quel momento.
“Cosa?” Chiese Joker, irritato.
“A te l’ho sempre concesso, anche quando non lo
meritavi.” Lo rimproverò l’ex
psichiatra, con un’occhiataccia ed in tutta risposta, il
clown fece scattare la testa da un lato, una mano si mosse violenta,
come se stesse scacciando un insetto da davanti la faccia.
“Non prendere me ad esempio, noi siamo tutta
un’altra cosa! Io so sempre come
non farti davvero del male e tu dovresti, ahh…. ringraziarmi,
per questa concessione. Tu sei uno che tradisce spesso, no, Johnny?
Infatti sei previdente, sai cosa aspettarti da me. Ma da Eddie?
Ti fidi di lui, nonostante ora sia un, ahh… un genio più di te?”
“Sei tu quello che ha accettato il suo invito, Joker. Non
io.”
“Ora non
farmi più stupido di quanto non sia! Ti ho capito sai, tu
ahh… non ti metti mai in gioco perché ti piace guardare,
no? Non sarai un po’ pervertito?”
Chiese, e forse non stava scherzando. Crane non gradiva quel tipo di
battute; lasciò andare un sospiro annoiato e
tornò a guardare davanti a sé, iniziando a
muovere una mano tra i capelli del collega, forse solo per distrarlo ma
a Joker non interessavano le motivazioni, non realmente,
così si rilassò sotto il tocco sempre delicato di
Spaventapasseri.
Gli piaceva Johnny, in un certo senso riusciva ad acquietarlo e poi,
aveva quell’aria così innocente dal di fuori, lo adorava
per tutti i guai che riusciva a causare con quel faccino angelico, lo
considerava il suo cucciolo di
Spaventapasseri. Si mise a
ridere sommessamente a questo pensiero, ma senza aprire gli occhi,
quelle carezze a conciliargli il sonno.
**
“Sicché, l’Enigmista ha fondato la sua
agenzia, alla fine.” commentò Duefacce con
leggerezza. Se ne stava seduto su una poltrona, il pugno chiuso sotto
il mento e l’altra mano svogliatamente adagiata su
uno dei braccioli.
“Durerà, secondo te?” rispose la voce
impegnata ma tranquilla di Pinguino, mentre rimescolava e leggeva
alcune carte davanti a sé, sulla scrivania antica del suo
studio. Aveva ripreso possesso dell’antica dimora dei
Cobblepot ma ben poche stanze erano state rese abitabili per il
momento, quel posto d’altronde, era rimasto diroccato a
lungo, per molti anni il tempo era avanzato su quelle rovine senza che
nessuno si decidesse a fare nulla. Duefacce alzò le spalle,
senza guardare il suo interlocutore, poi si avvicinò al
camino acceso, strano che lo scoppiettante fuoco non gli riportasse
alla mente ricordi poco piacevoli.
“Tutto sommato, non credo ci sarà da preoccuparsi
per i nostri affari. Nigma andrà cercando qualche killer
famoso, se c’è qualcuno che deve preoccuparsi
è Spaventapasseri, o Szasz. O Catwoman, col suo vizio di
rubare qualsiasi cosa brilli.” commentò Harvey,
con una punta di sarcasmo e l’altro annuì
distrattamente; comunque Edward doveva saper ben tenersi fuori dagli
affari dei vecchi
amici.
“Crane ha avuto l’idea migliore penso, restandogli
vicino.” Duefacce rise sommessamente al commento, un suono
breve, più respirato che altro.
“Spaventapasseri si sta creando una rete di amicizie di
ferro. Sfrutta a suo vantaggio la possessività di Joker e
l’onore di Nigma, come biasimarlo? Da solo raramente
rappresenta una minaccia consistente.” Pinguino
annuì e si mise a ridere, la sua al contrario di quella
dell’altro, era una risata rumorosa, quasi somigliava ad uno
starnazzare ma Duefacce c’era abituato, non trovava
più troppo spiacevole quel suono, un tipo come Oswald era
meglio saperlo allegro piuttosto che il contrario. Ad irritarlo era
piuttosto il motivo dietro tale ilarità: Harvey Dent si era
lasciato fregare da Crane in ben due
precedenti occasioni ed in fondo doveva riconoscerlo, Spaventapasseri
non era poi così
indifeso, gas terrorizzante a parte. Per via dei suoi silenzi, delle
sue scarse doti fisiche e di quell’aria di perenne innocenza,
ma in realtà, ormai lo aveva capito, Crane viveva solo per
se stesso, non si fidava mai di nessuno, proprio come nessuno dovrebbe
mai fidarsi di lui.
L’umiliazione di venir fregato, fu bruciante la prima volta
ma addirittura distruttiva la seconda e Pinguino non perdeva occasione
di riderne, visto che era stato uno dei pochi a venire a conoscenza di tutti
i fatti ed avere il privilegio di poterne ridere senza rischiare la
morte.
Anche Pinguino era uno di quelli che non si fidavano mai, neppure della
propria madre, per così dire: non aveva mai avuto problemi
di sorta e dall’alto di ciò si prendeva la
libertà di sfotterlo allegramente ogni qual volta si
presentasse l’occasione.
“Pericoloso,
nel suo campo. Spero tu abbia imparato la lezione, alla fine.”
Gracchiò, e Duefacce storse il naso. “Anche la
prima volta reagisti così!” Infierì,
puntando il dito contro la sua smorfia infastidita. Con quelle poche
parole, Pinguino aveva detto un mondo; ebbene sì, era
bastato che Crane - dopo averlo lasciato nei guai la prima volta - gli
tornasse davanti con una scusa, - nemmeno troppo convinvente,
pensandoci bene - uno sguardo dispiaciuto ed un sorriso timido per
farcelo cascare di nuovo. Come un idiota.
“Ma tranquillo, anche Edward avrà il suo ben
servito, prima o poi.” Concluse, spingendo Duefacce ad
ignorarlo e cimentarsi piuttosto con la brace, colpendola con le molle
forse con più forza del necessario; il pensiero di non
essere l’unico a cascare nelle trappole di quel ragazzino,
non lo consolava affatto.
“E Joker? Lui che dice?”
“L’ultima volta che gli ho parlato era una furia,
diceva di non voler più vedere quella… - rise
brevemente - lui l’ha chiamato biscia col cravattino.
Ma per come è fatto, a quest‘ora starà
già bivaccando al suo nuovo studio.”
**
Joker ci aveva messo davvero poco a perdonare
Edward: nemmeno il tempo di uno sguardo truce che, davanti
all’ampio sorriso bianco e le infinite bionde birre
dell‘altro, si era sciolto e profuso in abbracci e
complimenti per la sistemazione. Poi si era messo a bere, rivelando che
da ubriaco, tendeva a diventare insofferente, viziato e più
dispettoso del solito; Crane pareva divertito da quelle uscite e
infatti sorrideva solo quando il clown sparava una cavolata o faceva
uno scherzo sciocco. Dal canto suo, Edward era contento di averli
lì; si annoiava a morte senza i suoi amati enigmi e le sue
sfide.
“Io credo - lo riportò alla realtà la
voce di Crane - che sia crollato.” buttò
lì, riferendosi a Joker, che si era svogliatamente seduto a
terra, la schiena poggiata al divano, ai piedi di Spaventapasseri.
“Potete dormire qui. Ho posto.” Suggerì
Enigma, usando pochissime parole perché l’altro
non si accorgesse che anche il suo
stato non era realmente sobrio.
“Io torno a casa, se non ti spiace.” rispose, il
tono leggero ma dal sottinteso categorico mentre si alzava, scavalcando
il clown. “Aiutami, lo sdraiamo sul divano.”
chiese, prendendo il collega per le braccia, mentre Enigma lo
sollevò per le gambe; lo stesero su un fianco.
“Non resti? Sicuro? Guarda che è
tardino…” Lanciò uno sguardo
all’orologio, segnava le tre passate e quando
tornò a scrutare il viso di Crane, incontrò
ancora una volta quell’irritante mezzo sorriso.
“Cos’è, pensi che voglia provarci mentre
è ubriaco o qualche altra porcheria simile?”
Chiese, senza accorgersene tranne che alla fine, il suo tono era venuto
fuori pieno di rabbia. Se ne dispiacque, non voleva maltrattare Crane
ma l‘altro alzò solo le spalle.
“Forse è uno dei miei tanti
modi per metterti alla prova. O forse, cerco di farti un favore. O
magari, sono davvero solo stanco ed ho voglia di andare a casa, chi lo
sa?” Chiese vago, senza perdere quella sfumatura di furbizia
negli occhi e l’unica cosa che Nigma riuscì a
capire, era l’evidente diretta proporzionalità tra
il suo genio e la devastazione delle sue sbronze: quella era la prima
volta, dopo aver bevuto, che non sapeva dove iniziare a valutare una
situazione.
Vide Crane raccogliere delle bottiglie vuote da terra ed immediatamente
si chinò vicino a lui per aiutarlo, in fondo era casa sua;
si allontanò per gettare via i vetri ma appena tornato nella
sala, notò che Spaventapasseri non c’era
già più e solo il leggero russare di Joker
riempiva l’aria.
Si avvicinò al clown, le mani in tasca, fissandolo per
qualche secondo prima di scuotere la testa e coprirlo con un plaid.
Poi si ritirò nella camera da letto, solo.
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Capitolo 3 *** "Run!" ***
Per Sychophantwhore:
Ciao *_*! Non sono le promoter di nessuna finanziaria, ma potrei
provare a chiedere loro se mi pagano per l’ottima
pubblicità che gli ho fatto! Secondo me mi prenderanno a
calci ma tentar non nuoce, al limite mi armo di benzina e dinamite
ù_ù! Diciamocelo, Joker non si sarebber perso
quel party neanche per tutto l’oro del mondo - il che
è facile da credere vista la considerazione che ha del
denaro - gli piace troppo divertirsi alle spalle degli altri! E poi
come hai detto anche tu, una bevuta tra simpatiche canaglie e bisce col
cravattino è sempre un evento, direi, quasi obbligatorio!
Cavolo, Pinguino è un personaggio con un potenziale
altissimo, se solo avessi la minima idea di come usarlo
ç_ç! Per quanto riguarda Jonathan… lui
in questa storia, come avrai capito, combinerà ben poco da
solo, ma d’altronde, con *amici* così…!
Contenta che ti piaccia *_*! Ad essere sincera però, il
clown era realmente ubriaco, magari non dormiva proprio completamente,
ma la quantità di alcolici da lui ingerita, avrebbe
stroncato un bisonte. Anche perché Crane non ha bevuto quasi
nulla e ci hanno pensato gli altri due a far piazza pulita (altrimenti
come si sarebbe potuto ubriacare perfino Enigma xD?) Il
circolo vizioso c’è, e sono felice tu
l’abbia notato, effettivamente Joker non segue che i propri
interessi ed il proprio divertimento, e se questi coincidono con quelli
di Crane tanto meglio, comunque Spaventapasseri si guarda bene
dall’andare contro il clown appunto per questo. Con
*resettare tutto* cosa intendi di preciso? Che in ogni storia ha dei
tratti differenti? Sono contenta che apprezzi questa cosa,
effettivamente è vera, come lo è anche per gli
altri personaggi, avrai notato infatti che Duefacce è
*parecchio* più mansueto che nelle altre storie! Ahah! Joker
ti fa secco direttamente, sennò poi se ne dimentica xD! Ma
alla fine nemmeno troppo, mi viene da ricordare
quell’episodio del TAS, in cui un tizio gli grida dalla
macchina e poi Joker lo spia per anni, prima di *vendicarsi*!
Esilarante, geniale *_*! In un fumetto, Spaventapasseri *ha tentato* di
fregare Joker, ma… il clown lo ha quasi
ammazzato… beh, a sediate ^^”. Davvero, lo ha
massacrato con una sedia povero cucciolo! Nigma si sente solo per
moltissimi motivi infatti, anche se quella sera aveva persone attorno a
sé, è una sensazione di cui non si
libererà affatto presto, vuoi per il nuovo lavoro che lo ha
messo in conflitto col suo *vecchio mondo*, vuoi perché non
si sente *amorosamente coinvolto* ç_ç. Non
è un errore, ho davvero preso a chiamarlo
“Enigma” xD non so, ma mi piace! Tu lo trovi
sgradevole :o? Ti ringrazio per la recensione come sempre perfetta! Ora
ti lascio al capitolo, buona lettura *_*!
Per Chimeratech:
Ciao ^^! Non preoccuparti, lo avevo capito che ti piace questo
personaggio - parlo di Crane, naturalmente - infatti stavo solo
ironizzando gentilmente nei suoi riguardi, povero piccolo xD! Mah,
Brucey non si fida generalmente dei criminali, ma vista la natura di
Edward - sì insomma, uno che *non riesce* a trattenersi dal
lasciare indizi nei suoi piani…! - gli concede il beneficio
del dubbio, Enigma è un avversario quanto meno onorevole,
c’è da dire. Lui *sfida*
ç_ç! Ti ringrazio della recensione, ora ti lascio
alla lettura ^^!
Per Boopsie:
Tesoro mio, ciao! Uhm, no, Pinguino sopravvivrà stavolta,
dai xD! Anche perché non riuscendo a gestirlo in tutte le
sue potenzialità, gli riserverò solo qualche
cameo qua e là! Per la biscia col cravattino, è
una cosa che un po’ ha fatto ridere anche me il che
è strano, a volte mi sento scema a ridere per le cose che ho
scritto io stessa O_O. Aww Crane, povero cucciolo, è
pericoloso sì, perché non si fida di nessuno!
Riuscirà mai a guarire, quel suo cuore anoressico
ç_ç? Eheh, ma la crisi di Nigma andrà
avanti ancora per molto, molto tempo e addirittura,
peggiorerà ma mi devo levare questo vizio di lanciare indizi
che anticipano la trama -_-. Oh, ma Joker lo regge benissimo
l’alcol, solo che Nigma aveva davvero acquistato *troppe*
bottiglie tra birra e superalcolici, Crane non ha bevuto quasi nulla,
ergo, da qualche parte dovranno pur essere spariti quei liquidi, no xD?
In effetti neppure Eddie era poi così legittimo, nonostante
si sforzasse di fingere il contrario! Ti ringrazio per
l’aiuto che mi dai puntando i miei errori
è_è! Correggo subito il *sorriDo bianco*! Fatto!
Ora ti lascio al capitolo tesoro, spero che ti piaccia, visto che da
qui partirà poi tutto il resto ^^!
Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
RED FLAGS AND LONG NIGHTS:
Capitolo
3: “Run!”
She looked into my eyes
and a voice said “Run!”
(Lei
mi guardò negli occhi ed una voce disse
“Scappa!”)
Le occhiaie di
Edward, sommate alla sua espressione - sembrava quasi gli si stesse
sciogliendo la faccia - erano chiaro indizio della sproporzionata
sbronza presa la sera precedente. Con sguardo perso si muoveva,
sì, ma più che altro per un misto di inerzia e
sonnambulismo mentre, in piedi davanti la sua piccola ma adorabile
cucina, strapazzava alla cieca tre uova in una padella.
Non
ricordava poi tutto questo granché della sera precedente, ma
di una cosa era sicuro: doveva aver fatto qualche figura con
Spaventapasseri, visto che quella mattina aveva trovato un clown mezzo
morto, stravaccato sul divano ma nessuna traccia dello psichiatra.
“Dove
cavolo
è Johnny?!”
Più
che un semplice urlo, sembrò una bomba atomica esplosa
direttamente nella sua testa quando un Joker non più
mezzo morto, ma scarmigliato e furibondo entrò nella sua lovely kitchen,
gridando mentre se ne stava nell’arco della porta, in piedi
con le mani sui fianchi in una posa aggressiva.
“Piano…
per pietà, non gridare.” Ribatté
semplicemente Enigma in tono freddo ma sofferente. “Come puoi
vedere, non lo sto nascondendo da nessuna parte. Dev’essere
tornato a casa ieri, ad un certo punto.”
“Ieri?
Oggi,
vorrai dire! Quando sono crollato dovevano essere le quattro! Come hai potuto?!
Dov‘è andato? E perché?”
Nigma
aprì la bocca, sembrando voler rispondere ma in
verità si trattava ancora del dopo-sbronza, che lo aveva
lasciato senza neppure la forza sufficiente per controllare i muscoli
facciali. L’altro però, male interpretando il
prolungato silenzio dell’ormai ex re degli enigmi
- dopo l‘ultima sbronza, sentiva che non gli era rimasta
neppure abbastanza dignità per pronunciare il suo vecchio
nome - scattò col braccio in un gesto violento, come per
zittirlo.
“Ma
quanto
sei inutile!”
Quando
il clown sparì dalla sua cucina quasi non se ne rese conto,
fu talmente fulmineo quel siparietto litigioso che non seppe neanche
cosa lo avesse colpito, fatto sta che nella sua testa, tutto si
riassumeva in un unico, lungo e potente boato che andandosene, gli
aveva lasciato un fischio nelle orecchie, doloroso ed interminabile ma
era talmente stanco che non aveva neppure la forza per pensare a cosa
fare in proposito.
Tornò
a guardare la colazione, dopo qualche attimo di indecisione spense
proprio il fornello, tanto neppure aveva fame.
Un
attimo dopo si sentì l’ennesimo fracasso
indicibile provenire dalle stanze adiacenti. Era troppo, va bene che
l’ospitalità è sacra, ma non avrebbe
permesso a Joker di demolirgli quella bellissima casa nuova! Si
precipitò nel salotto, con una rabbia di cui non credeva di
esser capace in quelle patetiche condizioni.
“Ma
che diavolo
fai?”
Domandò,
irritato, ma vide che il clown non aveva fatto assolutamente niente, se
ne stava placidamente attaccato al telefono, voltandosi alla sua
domanda per guardarlo con espressione bastita, forse convinto fosse
stato invece Edward a produrre quel rumore, d’altronde era
casa sua, poteva sfondarla a spallate quando voleva.
“Non
ho fatto niente, io!”
Si
giustificò, gli occhi grandi come palline da tennis e dopo
essersi fissati per qualche secondo come due idioti, Enigma si
avvicinò al camino e, da dietro una mensola, estrasse una
Beretta, tolse la sicura e si diresse verso l’ingresso,
seguito dallo sguardo di Joker che però, appena qualche
attimo dopo, lo raggiunse, sorridendo contento che finalmente le cose
si stessero movimentando, forse finalmente ci sarebbe stato da
divertirsi.
Il
clown si appoggiò ad Edward, sbirciando oltre la
sua spalla nell’ingresso oscuro.
“Ehi,
Eddie! - mormorò al suo orecchio - il giornale ieri diceva
che Jack lo Squartatore è tornato! Magari è
proprio lui!” Il suo tono però era fin troppo
speranzoso per i gusti dell’Enigmista, che infatti lo
ignorò.
“Chi
è là?!” chiese
all’oscurità, per poi immediatamente sentirsi
colpire dietro la testa, ma era stato il clown.
“Sei
scemo?! Se gridi così forte, ci sentirà!”
Di nuovo Enigma non rispose, ma cosa pensava Joker, che casa sua fosse
una trappola e lui stesso un serial killer? No, no, quei tempi erano
passati, ormai. Non sentendo risposta dall’ingresso comunque,
accese la luce e nel momento in cui i due videro cosa c’era
nella stanza, un’espressione interrogativa si dipinse sui
loro volti: una donna sconosciuta se ne stava riversa a terra.
“E
questa chi è?! Che diavolo ci fa qui?!”
domandò vagamente irritato Enigma, mettendo via la pistola.
“È
morta! - rispose prontamente Joker - L’ha uccisa Jack lo Squartatore!”
Concluse, piegandosi a terra e riemergendo con in mano una riproduzione
in bronzo per l’appunto del serial killer; doveva essere
caduto in testa alla donna, stendendola.
“Oh,
ha avuto un colpo di testa.” Gli concesse l’ex
collega, per poi piegarsi a controllare che la sconosciuta respirasse.
“Vai a struccarti e togli quello schifo viola, se quando si
riprende ti riconosce è la fine della mia
carriera.” Gli ordinò, con poca convinzione.
“Scusa,
dimenticavo che tu non dai per niente nell’occhio, con le tue
tutine verdi.” Rispose l’altro, risentito, ma
seguì il consiglio, lasciando il padrone di casa solo con la
tizia svenuta. Respirava ancora, così Edward si trattenne
dallo stuzzicarla con un bastoncino fino al suo risveglio e, nonostante
la debolezza, si piegò su di lei e la sollevò
cavallerescamente tra le braccia, con l’intenzione di
stenderla sul divano solo che, all’improvviso, questa si
ridestò e la prima cosa che fece fu cacciare un urlo e
graffiare a sangue il viso dell’uomo.
“Lasciami
andare, brutto…” ma non fece in tempo a finire la
frase che Enigma già l’aveva, senza troppe
cerimonie, gettata di malagrazia sul pavimento.
“Subito!”
Esclamò irritato, portando poi una mano alla guancia
offesa, vide la sconosciuta tirarsi su e fare per colpirlo con un
pugno, fermandosi però all’ultimo momento.
“Oh!
Ma tu sei Edward Nigma!” gridò entusiasta
all’uomo in questione, che avrebbe tanto voluto rispondere
con un velenosissimo da oggi mi chiameranno
Sfregiato, ma si trattenne,
preferendo piuttosto uno sguardo truce dei suoi.
Nel
frattempo, Joker era tornato nella stanza, struccato e cambiato come
richiesto; vide la sconosciuta saltare letteralmente addosso ad Edward
e piantargli, di prepotenza, un bacio sulle labbra, cosa che lo fece
scoppiare a ridere senza ritegno.
“E
a me niente?” Chiese, la presa in giro evidente nella sua
voce, ma venne ignorato. Aveva dimenticato quanta poca attenzione la
gente gli desse, quando non aveva il trucco da clown sul viso, o un
detonatore stretto in mano.
“Ho
visto la tua foto sui giornali! - disse lei, emozionata per qualche
strano motivo - il bacio era per scusarmi di averti
graffiato.” Per reazione, Nigma sorrise in modo
piuttosto falso, probabilmente non seppe cos’altro fare
trovandosi le braccia piene di una squinternata mai vista prima.
“Non
sono sicuro di averti perdonata abbastanza.”
Disse poi, ricambiando il favore e baciandola di rimando anche lui.
“E
a me niente?” Chiese di nuovo Joker, con uno sbuffo e
l’aria stavolta annoiata, le azioni ripetute gli davano sui
nervi, non erano per nulla fantasiose.
“Superati
i convenevoli
- buttò lì Nigma, nuovamente freddo e distaccato
- mi spieghi chi sei e che diavolo
ci fai qui? Non mi pare di aver sentito il campanello.”
“Oh,
non lo uso mai! È uno spreco di tempo, tu sei un
investigatore privato, no?” Domandò poi, e per un
attimo Edward non seppe cosa rispondere, quella era la prima volta che
si presentava come tale e voleva godersi il momento.
“Lo
sono. Hai qualcosa su cui investigare?” Chiese poi, scettico,
alzando un sopracciglio.
“Oh
beh, non esattamente.” Rispose l’altra, presa alla
sprovvista.
“In
questo caso - si intromise di nuovo Joker, sperando di smuovere un
po’ la situazione - potrei farlo anche io!” ma
nuovamente, non venne preso in considerazione, mentre Enigma, dal canto
suo, corrugò le sopracciglia.
“Uh-uh…
senti ragazzina, se hai intenzione di farmi perdere tempo, ti avverto
che la mia parcella è piuttosto costosa.”
Buttò lì, scettico, mentre passando di nuovo una
mano sul viso, notò che in effetti stava sanguinando; ecco,
già odiava quella donna. La vide inalberarsi.
“Senti,
ragazzino,
io fra poco avrò più soldi di quanti tu ne abbia
mai visti in vita tua! Qualcuno ha fatto fuori la mia matrigna e la
sottoscritta erediterà tutte le sue sostanziose
sostanze! Avrai letto i giornali, sono la figliastra di Elizabeth
Dunsany, opportunamente eliminata ieri sera da Jack lo Squartatore.”
“Niente
meno.“ Fu la pronta risposta di Edward, al quale non piacque
affatto il tono della donna, sembrava quasi si stesse vantando non solo
dei suoi soldi, ma perfino del suo lutto e, per quanto un mucchio di
soldi piacessero a tutti, andarsene in giro facendo simile discorsi in
qualità di unica erede, non era affatto proficuo e lui odiava
stupidaggini simili.
“Eddie,
lei è ricca, chiedile di sposarti!” Non
ascoltò il sarcastico consiglio del suo ex collega circense,
piuttosto soppresse un brivido e si mostrò con tutta la
calma serafica di questo mondo.
“Sempre
costoso rimango.”
“Non
importa. Ti pagherò quando avrò
l’eredità, cioè appena stabilito che
Elizabeth non l’ho uccisa io.”
Tu continua
così, stai per averla, l'eredità! Pensò
l’Enigmista, ma non diede voce a questa sua opinione.
“E
l’hai uccisa tu?” Si limitò a domandare,
a bruciapelo.
“Certo
che
no!” Fu la fulminea
ed irritata risposta, che la ragazza gli sputò letteralmente
in faccia, ad un centimetro scarso dal suo viso, gesto che non scosse
minimamente l’immobile monumento allo scetticismo che era
Enigma. “Se lo avessi fatto, sarei la prima sospettata ora,
no?”
“A
giudicare dai tuoi discorsi e dalla tua presenza qui, direi che lo
sei.” Fu l’impietosa risposta.
“Esatto!
- scattò la ragazza - ed è questo
che mi
secca!”
Nigma
la guardò bene, sembrava avere trent’anni scarsi,
un viso appuntito e per nulla rassicurante, carina ma trasandata e
decisamente troppo esuberante, senza criterio come ogni donna ma molto
al di sopra della media, sotto questo aspetto. Di primo acchito,
pensò l’investigatore, non aveva speranze di
ereditare la fortuna tanto decantata.
“Ahahahahah!
- la derise Joker, svergognatamente puntando il dito contro di lei -
Devono essere state anche le ultime parole di Elizabeth,
quelle!”
Ancora
una volta, un rumore li colse alla sprovvista dall’altra
stanza e senza neppure cercare di nuovo la pistola, esasperato da
quell’assurda mattinata, Enigma andò diretto verso
l’ingresso, seguito ancora una volta da Joker che
però, appena riconosciuto il nuovo ospite, portò
la mano sul viso a coprire le abbastanza vistose cicatrici.
“Accidenti
a te, Nigma!” Fu il grido irritato del nuovo ospite, anche
lui caduto nella trappola di Jack lo Squartatore. Ok,
pensò in quell’istante Edward, faccio cambiare la
serratura.
“Oh,
commissario Gordon! Quale onore, il GPD nel mio umile ufficio, vuole
una borsa del ghiaccio?” domandò seriamente,
mantenendo la calma nonostante il killer di massa alle sue spalle e la
probabile omicida con movente denaro nella stanza accanto.
“No,
voglio la ragazza.” Fu la risposta lapidaria mentre il
poliziotto si massaggiava un gomito.
“Non
c’è nessuna ragazza, qui.” Rispose
gelido, pensando che poteva andar peggio, avesse detto voglio il clown,
probabilmente Edward avrebbe avuto una crisi isterica.
“A
parte la sua futura moglie, ovviamente.”
Interloquì Joker, senza togliere la mano dalla bocca e
rovinando così la scusa dell’ex collega.
“Ma
a parte questo un agente l’ha seguita, so per certo che
è qui!” Furono le ultime parole della loro
conversazione, dopodichè il commissario li
superò, diretto alla stanza accanto e non appena ebbe dato
loro le spalle, con un gesto stizzoso ed improvviso, Enigma
colpì forte Joker dietro la testa per punirlo della scarsa
collaborazione dimostrata. “Signorina Dunsany! -
esclamò Gordon, mentre entrava nel salotto - posso
sapere perché stamattina ha colpito il sergente Bullock col
tacco della scarpa ed è fuggita?”
Joker
e Nigma non ebbero altro da fare che seguire il commissario, ma quando
i tre entrarono nella stanza, la prima cosa che saltò loro
agli occhi, fu la pistola stretta tra le mani della ragazza, davanti la
quale Gordon quasi ebbe un infarto, Joker per miracolo non
scoppiò a ridere e Nigma…
“Oh
cavolo! Mi ha fregato la pistola?!”
“È
un errore giudiziario, non ho ucciso nessuno! Indietro o
sparo!” Rispose lei, in tono aggressivo.
“Mi
dia la pistola, signorina Dunsany!” Tentò Gordon,
con cautela, non gli andava proprio di morire quella mattina.
“Ma
che importa, tanto è scarica!” Buttò
lì Joker, notando che stavolta, l’aveva attirata
l’attenzione. Videro il commissario lasciar andare un respiro
di sollievo ed avvicinarsi alla donna con più spavalderia
solo per essere mancato di pochi centimetri da una pallottola.
“Forse.” Aggiunse allora il clown, come se
terminando l’affermazione di poco prima ma come distrazione,
per lo meno funzionò e permise a Nigma di togliere
l’arma dalle mani di quella folle.
“Quante
volte glielo devo dire, lei non è affatto
sospettata!?” Si scaldò allora Gordon, finalmente,
la minaccia della pistola non c’era davvero
più.
“Veramente?!
Ma è fantastico! Comunque non ci sono più
problemi adesso! Ho assunto il mio amico
Edward, ci penserà lui a prendere Jack!”
Di nuovo Joker si mise a ridere, Nigma spalancò gli occhi a
sentirsi tirare in causa, visto che non erano né amici,
né tanto meno si era mai sognato di accettare il caso.
“Signore,
dammi
la forza…“
pregò Gordon, ed alzò gli occhi al cielo,
passandosi una mano sul viso in un gesto disperato, cosa che ad Edward
non fece piacere, visto che si parlava di lui. “Facciamo
così - continuò il commissario, sedendosi su una
poltrona poco distante - mi rendo conto
di chiedere a tutti un immenso
sforzo… ma che ne dite di sederci e parlare? Seriamente,
magari. Guardate, ve lo chiedo come favore personale ad un povero
poliziotto che non si fa una risata dagli anni ottanta!”
“A
quello ci penso io! - esclamò Joker, d’impulso -
Quando ero piccolo, un giorno presi due in pagella, mio padre si
arrabbiò, affermando che c’era bisogno
di una bella strigliata, al che io concordai ed infatti gli diedi
seduta stante l’indirizzo del mio maestro! Pensare che
basterebbe così poco per tenere in piedi una famiglia! Lui
ci riuscì benissimo, vendendo le sedie!”
Naturalmente, nessuno rise e dopo molti momenti in cui tutti si misero
a guardarlo fittamente, confuso, Joker fece finta di grattarsi il naso,
per giustificare il fatto che ancora non aveva mai tolto la mano da
davanti la bocca. Tutti tornarono ad ignorarlo.
“Sei
fantastico,
commissario!” esclamò all’improvviso la
ragazza, precipitandosi verso di lui e piantando, a tradimento,
l’ennesimo bacio della mattinata sulle sue labbra, tanto che
Gordon quasi cadde rovesciando la poltrona ma non riuscì
comunque a scansare la donna.
Il mistero
proposto a Nigma, come forse qualcuno avrà riconosciuto,
è stato da me preso in prestito, ispirato da un fumetto di
Dylah Dog, come anche il personaggio appena introdotto e tutti gli
altri che la seguiranno e che hanno a che fare col caso. Naturalmente,
la storia non è identica in tutto e per tutto, visto che
l’ho adattata al fandom di Batman, però mi
sembrava corretto avvertire! Insomma, ho preso in prestito la trama di
fondo, il mistero da risolvere e qualche barzelletta.
Grazie
della lettura, alla prossima!
XxX.SilverLexxy.XxX
|
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Capitolo 4 *** A mess. ***
Per Ilaria1993:
Ma ciao xD! Beh oddio, *capolavoro* è proprio una parolona,
eh! Sono molto contenta che ti intrighi, il fatto che Nigma ha scelto
di diventare investigatore. Come avrai letto nelle avvertenze,
è una cosa accaduta realmente nel fumetto della DC, solo che
io non ho letto proprio nulla in proposito, ho sentito questa
*genialata* e mi sono categoricamente rifiutata di documentarmi
finché non avessi ideato la mia personale versione di questo
suo *radicale cambiamento*! E beh, eccola qui ^^! Per quanto riguarda i
pairing, non lo so bene neppure io, perché vedi, come avrai
notato Enigma è davvero in crisi in questa storia e non si
riprenderà tanto facilmente. Si è dato, come dice
Spaventapasseri, alla *caccia sfrenata*, quindi avrà
occasione di intrattenersi, ma non con personaggi principali di nostra
comune conoscenza. Joker non si capisce che vuole, mentre
Jonathan… beh, puoi immaginarlo, conoscendomi xD! Mi piace
troppo sezionarlo in questo modo. Per quanto riguarda le cicatrici,
Joker non le ha mostrate, tenendo per tutto il tempo, scioccamente, una
mano davanti la bocca ma so bene che questo espediente *non regge*, era
solo un modo per rendere più evidente il fatto che
è un periodo di tale crisi a Gotham che se non hai una
carica di dinamite sotto la giacca, nessuno ti degna di uno sguardo.
Diamine, ma proprio di Sabato, è l’unico giorno
della settimana in cui esco un po’ (e qui mi viene da
piangere, per la malasorte che ci ha colpite)! Per quanto riguarda il
piccolo Jonathan, lascia fare a me, come avrai capito mi sto prendendo
i miei tempi visto chi è il futuro padre *_*!
Sarà una meraviglia di pupo, lui! Ora ti lascio al capitolo,
sperando sia di tuo gradimento, spero di sentirti presto
ç_ç!
Per Chimeratech:
Ah! Diclorometano, proprio quello! A volontà, direi! A dire
il vero sono fuggiti un po’ tutti, ed ho deciso di spiegare
la situazione in qualche riga in questo capitolo, me sbadata, ho dato
tutto per scontato, ma in verità, se Batman non ha tempo di
occuparsi dei casi su cui deciderà di indagare Nigma, un
motivo c’è, eccome ^^”. Anche il fatto
che Gordon non ha *notato* Joker (e vabè che aveva la mano
davanti la bocca, quel briccone!), era per sottolineare che in un clima
di pericolo come quello, nessuno può permettersi di dare
troppa attenzione a chiunque non abbia come minimo un arsenale nascosto
sotto i vestiti, c’è di molto, molto peggio in
corso. Ora ti lascio al capitolo, sperando che sia di tuo gusto e
aspettando il tuo commento in proposito ^^. A presto!
Per Boopsie:
Ciao tesoro *_*! Come sempre le tue coloratissime recensioni mi tirano
sempre su! E bada che ce ne vuole, sto ascoltando i Lacrimosa mentre ti
rispondo, eh ù.ù! Quello di *Jack lo Squartatore*
era davvero un bel fumetto! Uno dei pochi di questa collana in cui alla
fine il colpevole *non* è un demonio o qualche simile
creatura infernale xD! Beato lui, quel matto di Sclavi che crea certi
labirinti nella sua fantasia! Quella di Nigma e Joker sarà
una convivenza molto movimentata e ricca di frecciatine, visti i
tipetti che sono xD! Ora però ti lascio al capitolo, spero
ti piaccia! A presto, bella xD!
Per Sychophantwhore: Ma
ciao! Stavo aspettando solo la tua recensione per postare? Beh, pare di
sì ^^. Nuu, non aggiornarti, sennò ti rovini il
finale, se così si può dire, comunque
è fin troppo intuibile. Ma sai, mi sento talmente in colpa,
per aver usato la trama di un fumetto già esistente
ç_ç… tesoro, per quanto riguarda lo
scontro di lame tra quei due maestri nel settore… tu mi
leggi nella mente davvero. Per quanto riguarda Gordon,
c’è una spiegazione che avrei dovuto dare e che,
per riparazione, spiego in questo capitolo in due righe: a Gotham
è successo un putiferio (e doveva pur esserci una
spiegazione se è Nigma a scovare un serial killer e non
Batman… lui ha le man- cioè, le ali impegnate
altrove!), quindi è davvero un periodo orrendo per il
vigilante e per Jim Gordon, ovvio che non prestino attenzione a chi non
ha come minimo un residuato di guerra e qualche cadavere sotto la
giacca xD! Tutto corre, scorre ed a malapena si notano le cose *di poco
conto* come un tipo bizzarro che parla con la mano davanti la bocca.
Per quanto riguarda i capelli, ho sempre pensato che la sua tinta fosse
di quelle che vanno via con l’acqua (ma in effetti non ne
sono sicura, me pensosa). Quando Joker vede una pistola…
deve sparare, non importa se di persona o spingendo altri a farlo xD!
Ma c’è da dire che ha *spirito*, quanto meno! A
proposito del tuo racconto, l’ho trovato esilarante e
spettacolare, sì, Joker ha spesso di questi pezzi, si
diverte a massacrare la gente nei modi più sfiziosi quando
non ha con sé il prezioso gas esilarante! Gelosia, portami
via come si dice - parlando di Harley e la sua disavventura recente - e
per un tipo possessivo e viziato come il clown, un’esplosione
non è in fondo nulla di troppo grave, niente che non possa
essere perdonato con un bacino ed una scatola di cioccolatini, insomma
xD magari a forma di sorriso! Ma io penso che se la squinternata avesse
tentato di baciare Joker, lui l’avrebbe, o fatta a pezzi e
messa in congelatore per poi servirla in un ragù speciale, o
trascinata in camera da letto, perché *non si inizia mai
nulla se non lo si può finire* ù_ù. Ma
per come amo i personaggi femminili nelle mie storie, più
probabile che sarebbe stata la prima opzione ^^”.
Vabè, ora ti lascio al capitolo, augurandomi che ti piaccia
*_*!
Un
abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
RED
FLAGS AND LONG NIGHTS:
Capitolo
4: A mess.
She
says that I’m a mess but it’s alright.
(lei
dice che sono un disastro, ma va bene così)
Wether
it’s two weeks, two years, or just tonight.
(Che
siano due settimane, due anni o solo per stanotte)
Non era davvero un
bel periodo e, Jonathan lo sapeva, non sarebbe affatto migliorato, non
nell’immediato futuro per lo meno. Si sentiva spesso seguito
ed osservato, la cosa non gli faceva piacere e certe volte lo metteva
addirittura in ansia: temeva di incontrare Batman, e con i vari lavori
e le ricerche che aveva in corso, non poteva permettersi di
tornare alla gabbia di matti.
Come se ciò non bastasse, gli capitava spesso di riuscire a
sentire un odore curioso, un profumo dolciastro che non riusciva a
piazzare bene ma che non prometteva nulla di buono.
Ma
doveva essere un pessimo periodo anche per l’uomo pipistrello
- rifletté - vuoi con tutta la marmaglia evasa da Arkham un
mese prima e che ancora si trovava a piede libero; i vecchi inmates
si erano nascosti chissà dove, a fare chissà cosa
e tutto grazie al provvidenziale intervento di Bane.
Far
esplodere letteralmente l’Asylum
lo aveva automaticamente eletto a personaggio più pericoloso
del momento e, Jonathan ne era convinto, per questo Joker preferiva
restarsene calmo, ultimamente… non voleva passare
inosservato, in questo periodo in cui era successo di peggio.
E non era neppure il tipo che gettava benzina sul fuoco
per così dire, no, il clown voleva la scena totalmente per
lui, non c'era spazio per nessun altro nei suoi folli piani.
Stava
tornando a casa, non era molto tardi ma le strade della periferia erano
già deserte. Riuscì a sentire distintamente un
rumore di passi alle sue spalle, di nuovo, ma stavolta questo
persisteva, e Crane era certo che quella notte non sarebbe bastato
voltarsi indietro e non vedere nessuno, per sentirsi in salvo.
Mantieni la calma.
Si disse, sforzandosi di tenere un’andatura regolare,
comportandosi come se niente fosse, fingendo di non essersi accorto di
nulla, ma era una parola! Dentro di sé, sentiva il cuore
accelerare i battiti; che sciocco era stato, non si era portato il suo
gas, e neppure una banalissima pistola quando era uscito dal suo
appartamento, nel pomeriggio.
Continuò
a guardare dritto davanti a sé, girò un angolo e
sobbalzò notando, di sfuggita, la sua immagine riflessa in
una vetrina; per un momento aveva pensato si trattasse di qualcun
altro, ma quel negozio d’abbigliamento chiuso, la vetrina
buia, gli fecero saltare alla mente un’idea: rapidamente
perlustrò il suolo con lo sguardo, si chinò per
raccogliere un sasso e lo lanciò con quanta forza avesse
contro il negozio: il vetro andò in frantumi e
l’allarme, basso e fastidioso, prese a suonare.
Ora
di certo il suo pedinatore si sarebbe dileguato, la polizia tendeva ad
arrivare relativamente presto quando scattava un allarme. I passi
sparirono e per un momento, a Crane passò per la testa di
avere esagerato, magari non era affatto stato seguito, e nella sua
mente si delineò l’immagine di un povero passante
che stava solo facendo la sua stessa strada per tornare a casa, magari
dal lavoro.
Questo
pensiero però, venne accantonato quasi subito: poteva anche
non avere tutte
le rotelle a posto, come gli
dicevano sempre i ciarlatani
di Arkham e come spesso gli ripetevano i suoi colleghi criminali - chi
con simpatia, chi non - ma non era tipo
da immaginare cose del genere.
Improvvisamente
le sue narici catturarono di nuovo quell’odore dolciastro,
così, in preda ad un brutto presentimento
s’infilò nel negozio, ormai la vetrina era
completamente crollata su sé stessa, lasciandogli libero il
passaggio; all’interno era buio pesto, e nonostante
l’oscurità lo mettesse a disagio, pensò
fosse meglio così, avrebbe potuto restare nascosto per un
po‘.
Si
appoggiò con la schiena contro un angolo del muro e si mise
ad aspettare, non sapeva neppure lui cosa, ma improvvisamente di nuovo
quell’odore, la luce di un lampione all’esterno si
era riflessa su quella che non poteva che essere una lama, un fulmineo
bagliore in quel buio e riuscì appena in tempo a schivare un
colpo di coltello, neppure lui avrebbe pensato di possedere dei
riflessi talmente pronti, ma subito dopo un dolore lancinante
all’altezza della spalla; tirò un calcio
all’ombra davanti a sé, era riuscito a colpire il
suo assalitore ed approfittando di quel secondo di vittoria,
fuggì fuori dall’edificio.
Portò
una mano alla spalla dolorante, era come se pulsasse di vita propria,
batteva e si lamentava; quando la ritirò, la
trovò piena di sangue. Perfetto!
Pensò, rivolgendo l‘ironia contro sé
stesso.
“Da
quanto ti sei dato ai furtarelli, Crane?”
L’inconfondibile,
roca voce dell’uomo pipistrello. Di bene in meglio!
Alzò lo sguardo e vide l’imponente figura del
vigilante, non disse nulla, restò immobile a guardarlo con
aria basita, sentiva il sangue colare all’interno della sua
camicia, una sensazione, per lui, ancor più fastidiosa del
dolore.
Non
dovette rispondere nulla alla domanda che il Cavaliere Oscuro gli aveva
rivolto, lo stato pietoso in cui versava, parlava da sé.
“Che
succede?” Domandò infatti Batman, appena qualche
attimo dopo.
“Qualcuno
mi ha seguito ed ha tentato di uccidermi!” Spiegò
l’ex psichiatra più rapidamente che
poté, vide l’uomo pipistrello farglisi incontro,
ma capì troppo tardi che avrebbe dovuto fuggire, si
sentì colpire all’altezza del collo e poi tutto
divenne buio per lui, aveva perso i sensi.
Batman,
raccolse il corpo dello Spaventapasseri prima che toccasse terra, per
poi adagiarlo con più cautela ed abbandonarlo lì,
pensando che comunque, ci avrebbe messo poco a verificare la
veridicità delle sue parole; non che credesse realmente alla
storia inventata da Crane: l’uomo aveva i suoi segreti e
moltissimi trucchi per difenderli… ma se davvero qualcuno
stesse cercando di farlo fuori, di certo era un altro alla sua stregua.
Raggiunse
il negozio, ma all’interno non trovò che tracce di
sangue, probabilmente di Spaventapasseri, poi fu costretto ad uscire,
sentendo dell’arrivo della polizia. Tornò
velocemente nel vicolo poco distante, ma con sua enorme sorpresa non vi
era più traccia del corpo di Crane; impossibile
fosse andato via da solo, quel colpo avrebbe dovuto metterlo fuori
gioco per almeno una mezz’ora ed erano passati solo tre
minuti scarsi! Chi lo aveva preso?
Improvvisamente
il senso di colpa invase il vigilante. Che fosse vera, la storia che
l’ex psichiatra aveva raccontato, a proposito del pedinamento
e dell‘aggressione subiti?
Nonostante
si trattasse di un supercriminale, Batman non avrebbe potuto perdonarsi
un errore simile così facilmente, si trattava di una
distrazione sciocca, un errore di valutazione; si guardò
attorno in cerca di qualche indizio su cosa potesse essere accaduto,
notò che le tracce di sangue cessavano sul bordo del
marciapiede. Qualcuno doveva averlo portato via in macchina, ma chi
poteva avere interesse nel fare del male a Crane? O meglio, chi dei tanti?
Guardò
la strada in su ed in giù, poi un flebile suono dal basso, lo
raggiunse con gli occhi e vide che un giornale, portato dal vento, si
era appiccicato alla sua gamba, si piegò a raccoglierlo e,
prima che lo gettasse via, il titolo a caratteri cubitali colse la sua
attenzione.
JACK
THE RIPPER IS BACK!
Lo
accartocciò con rabbia. Cos’era, uno scherzo del
destino? Davvero Gotham era scivolata in una tale pazzia? Pagliacci,
spaventapasseri, alligatori, donne-pianta… eppure non
bastava mai, la sua città, quella che suo padre aveva
tentato così strenuamente di cambiare, era come un vaso di
Pandora e, allo stesso tempo, un pozzo senza fondo che di follia non
riusciva mai a saziarsi.
Passò
molte ore, quella notte, alla ricerca di Spaventapasseri o del suo
probabile aggressore, senza trovarne traccia da nessuna parte.
**
La
prima cosa di cui Crane si rese conto al suo risveglio, era la
sensazione dolorosissima tra la testa ed il collo, era come se qualcuno
lo avesse fatto a pezzi e ricomposto, ma non si soffermò
troppo su quelle sensazioni, immediatamente i ricordi precedenti al suo
svenimento gli tornarono alla mente.
Aprì
gli occhi e si sollevò di scatto, accorgendosi di essere
seduto sul
divano di casa sua. Mantenne
la calma, si guardò attorno e tese l’orecchio
senza percepire nulla, neppure uno scricchiolio, era solo.
Ora… ragioniamo.
Si disse, portando una mano alla spalla, era perfino stato medicato -
alla meglio certo, ma apprezzava lo sforzo - c’erano delle
bende attorno alla sua spalla.
Tentò
di dare il via ad una catena di ragionamenti quanto più
coerenti possibile: qualcuno lo aveva preso dal vicolo e portato a casa
sua, gli aveva tolto la camicia per fermare il sangue, poi se
n’era andato senza neppure un biglietto. Alzò un
sopracciglio.
Di
sicuro non si trattava di Batman visto che, fosse quello il caso, si
sarebbe ridestato sul lettino di una cella al manicomio, non
nell‘appartamento che occupava solo da poche settimane; non
si trattava neppure di Edward o Joker, perché a che pro non
restare ad aspettare che si svegliasse?
Ma allora,
chi…?
Tentò di ampliare la rosa dei sospetti a tutti i suoi
conoscenti, ma nessuna opzione era plausibile: Pinguino non avrebbe mai
fatto nulla senza un proprio tornaconto personale, a casa sua Duefacce
doveva avere una sua foto con tanto di freccette piantate
in fronte, e Killer Croc come minimo se lo sarebbe portato nelle fogne
per nutrirsi di lui, o qualsiasi altra cosa facesse nel tempo libero
l’uomo coccodrillo… Poison Ivy era stata una delle
prime ad essere arrestata da Batman dopo il crollo di Arkham, ma era
inutile continuare, più andava avanti, meno le ipotesi si
facevano plausibili.
Comunque,
anche se non sapeva chi lo avesse tratto in salvo da quella spiacevole
situazione, una cosa era certa… a tentare di ucciderlo era
stato quello che ormai tutti chiamano Jack lo Squartatore.
Non
voleva crederci all’inizio. Non che ritenesse vera la bufala del
fantasma, questo mai; quel Jack
era fin troppo solido per essere uno spettro, e poi
quell’odore dolciastro… alzò la testa
per sgranchirsi il collo ma subito venne colto da una fitta dolorosa.
Forse,
pensò contrariato, era giunto il momento di parlare
francamente con l’Enigmis… cioè, con Edward.
Ancora
faticava a vedere l’uomo come un investigatore, ma se
c’era qualcuno che avrebbe potuto interessarsi a
ciò che gli era accaduto, era lui. Joker gli aveva
telefonato, nel primo pomeriggio, raccontando di come una squinternata
ragazzina avesse chiesto a Nigma di occuparsi di quel caso, ma da come
ne parlava, sembrava che Edward avesse ogni intenzione di rifiutare.
Forse
però, se glielo avesse chiesto lui, avrebbe accettato. Non
avrebbe mai voluto avvalersi di un simile servigio da Riddler,
in fondo aveva sempre disprezzato quel suo voltafaccia…
ma era l’unica soluzione che gli venisse in mente.
Sorrise
amaramente tra sé prima di alzarsi, controvoglia, per darsi
una ripulita ed andare alla Enigma investigations.
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Capitolo 5 *** A reason. ***
Per Ilaria1993:
Ma ciao! Ehh, sì, *o* è davvero un commento
originale! Di solito sei quasi sempre la prima a lasciare un commento,
ci ho fatto caso anche dalle storie precedenti! Molte grazie, in tutte
le lingue del mondo ù_ù. Eheheh, tutte le domande
che hai posto, troveranno molto presto una risposta, tranquilla.
Povero, povero Batman xD! Lui è troppo impegnato ad impedire
a tutti gli evasi del manicomio criminale di demolire tutta Gotham, non
è colpa sua, è solo che lui è uno,
mentre la polizia beh… si è troppo adagiata sugli
allori, affidandosi a lui al punto da non ricordare neppure *come* si
fa a catturare un supercriminale e non lo sto inventando, in uno dei
fumetti di “Battle for the Cowl”, Gordon lo dice
chiaramente. Manica di incompetenti!! Per quanto riguarda
l’altra storia, credo che aggiornerò davvero con
poca frequenza, visto che la mia beta mi ha abbandonata, ora ci metto
tipo un anno a scrivere e correggere un capitolo
ç_ç. Lei è fenomenale davvero, senza
di lei non so più cosa fare xD! Ora però ti
lascio al capitolo, sperando che ti piaccia, aspetto con ansia la tua
prossima recensione ^^!
Per Sychophantwhore:
Buona sera, mia cara (o giorno, dipende a che ora leggi
ciò)! Beh, per quanto riguarda le tue teorie, non ti
anticiperò nulla, però… no, no, no,
no, devo *togliermi* l’abitudine di rovinare le sorprese alla
gente, uffa! Oh, che desideri macabri hai manifestato, però
secondo me è una simbologia davvero sensuale e poetica,
quella di esser fatti a pezzi dalla persona che ci fa provare
determinate sensazioni! Io sono più il tipo che vorrebbe
starsene lì a guardare, però. Sai
com’è, non vorrei morire così giovane
xD! Ecco, in tutta la storia, io penso che assumerei i panni di Enigma
ù_ù. Sta sempre al centro dell’azione
però ne resta distaccato, sempre gelido e distante.
Così cinico, lo adoro, beato lui! Per quanto riguarda Joker,
come hai visto ha trovato il modo per passare il tempo in attesa del
momento per ricominciare le sue scorribande xD si è
incollerà a Nigma come un francobollo, cosa che non
irriterà l‘investigatore quanto dovrebbe, si sente
davvero solo e spaesato poverino, anche se ancora deve rendersi davvero
conto di *quanto*, ed infatti, non è neppure
dell‘umore adatto per mostrare tutto il suo narcisismo al
cento percento. A dire il vero, la pensata del colore lavabile, mi
è venuta perché da piccola, compravo sempre
queste tinte spray di colori assurdi, come verdi, ramato o viola,
così per questa associazione di idee, ho sempre dato per
scontato lui usasse lo stesso prodotto xD! Ahh, per quanto riguarda
Harley, penso proprio che torneranno ad andare d’accordo, in
fondo il clown non può stare senza di lei, la
perdonerà sicuramente, prima o poi
ù_ù. Sono contenta anche del fatto che apprezzi
quei piccoli dettagli che ho attribuito a Crane, insomma, lo vedo un
po’ così, con delle priorità totalmente
sfasate, un modo di pensare allo stesso tempo tortuoso ma a senso
unico, insomma… è un sociopatico con disturbi di
personalità, non ci si può aspettare nulla di
differente xD! Ma no, tesoro, che vai a pensare? Se aspetto te,
è perché tengo alla tua opinione davvero molto,
non sentirlo come un peso o un obbligo, e per me non sei affatto un
ostacolo, anzi ;)! Ora ti lascio alla lettura del capitolo, sperando
che ti piaccia, anche se la situazione si sta smuovendo davvero poco in
questi capitoli.
Per Boopsie:
Ma ciao, amor mio! Sono davvero lieta che ti sia piaciuto il capitolo
precedente ma ammettiamolo, era un po’ piatto, forse
perché ho deciso di affrontare questa storia in moto lento,
con capitoli davvero brevi. Lo Spaventapasseri fa davvero tenerezza
vero *_*? Il mio cucciolo! L’uomo pipistrello è
stato cattivo e sbadato, merita di sentirsi in colpa per questo!
C’è bisogno di una bella lavata di capo qui, eh!
Il capitolo mi serviva perché dovevo trovare un modo per
costringere Eddie ad accettare questo improponibile caso, e anche se
all’inizio avevo pensato a Gordon che lo pregava in
ginocchio, poi non mi era parso giusto né troppo verosimile,
così ho optato per un ricatto morale, una delle armi
preferite di Crane, sembrerebbe ;). Ahah! Sì ora che me lo
fai notare, sono immagini davvero goliardiche O_ò!
E… sto immaginando Joker che si fa un bagno, due fette di
zucchine sugli occhi e la cremina antirughe mentre chiacchiera al
cellulare con un Crane che si fa la pedicure! Ok… straparlo
e stramazzo al suolo dalle risate. Ho visto troppe
pubblicità assurde della TIM ù_ù.
Harvey però è *proprio* il tipo da tirare
freccette contro le foto dei suoi avversari O_ò!
Cioè… è lui! Ma considerato *quanto*
riesce ad essere delicato, è già tanto che non le
smitraglia con un kalashnikov! Le freccette anzi, sono un lusso! E tra
l’altro, ho scoperto di recente che Harvey nel tempo libero
ama… IL GOLF! Ma ti rendi conto delle grasse risate che mi
sono fatta, immaginandolo tranquillissimo un minuto, a controllare il
terreno, il vento, farsi aiutare dal caddy a scegliere la mazza,
prepararsi al tiro, ma una volta effettuatolo, se la palla gli va sulla
sabbia, rincorrere il caddy con la mazza?? Ed a bordo della
deliziosa automobilina che usano per percorrere il prato, poi! Il tutto
gridando “Vieni qui, che non ti faccio nienteeeeh! Vieni qui,
brutto infameeeeh! Maledetto tu e la tua progenieeeeh!” xDDD
ok, basta cazzate ora, ti lascio al capitolo, augurandomi che sia di
tuo gradimento *_*!
Un
abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
RED FLAGS AND LONG NIGHTS:
Capitolo 5: A reason.
I can find a reason that
we should quit
(Posso
trovare una ragione per lasciar stare)
I
can find a reason to do it.
(Posso
trovare una ragione per farlo)
Nigma
non aveva alcuna intenzione di accettare quel caso, specie considerando
la natura di esso; insomma, tutta la faccenda era iniziata con una seduta spiritica!
Stando a quanto detto da Gordon, Elizabeth Dunsany - prima di morire -
era niente meno che una medium, un’impostora come se ne
vedono tante in giro, che però aveva fatto una montagna di
soldi giocando sulla stupidità di persone ricche e superstiziose.
No, davvero, l’ultima cosa che Edward voleva era iniziare la
sua carriera accollandosi la nominata di cacciatore di fantasmi,
che a sua volta avrebbe attirato un tipo di clientela con la quale non
voleva assolutamente avere niente a che fare. Non importava quanti
soldi Jane Dunsany gli promettesse, quel suo vergognoso io ci credo in queste
cose, sai?, ripetuto con
candore almeno tre volte nel giro di poco più di
un’ora, aveva deciso la questione talmente in fretta da far
girare la testa e non c’era niente
che potesse fargli cambiare idea in proposito.
“Ed…?”
Sobbalzò a sentire quella voce inaspettata alle sue spalle,
ma riconobbe il suo ospite ancor prima di voltarsi, pensando Grazie a Dio, il fabbro
arriva domani a cambiare la serratura.
Vide Crane alquanto malandato, con un braccio fuori uso e
l’aria scossa.
“Che t’è successo?”
Domandò, realmente preoccupato, andandogli subito incontro,
ma in fondo dentro di sé, con la fortuna che si ritrovava,
già sapeva cosa Jonathan stesse per dirgli.
“Volevo parlarti di questo. Joker mi ha detto che una certa
signorina Dunsany è venuta da te, stamattina.”
Nigma alzò gli occhi al cielo, dando le spalle
all’ex psichiatra per andare ad appoggiarsi contro lo stipite
della cucina.
“Lasciami indovinare, anche tu sulla lista delle vittime di Jack?”
“Sì, purtroppo credo di sì.”
Annuì l’altro e Nigma non riuscì a
trattenere una smorfia. Ecco.
pensò, irritato. Lo sapevo.
Crane, in breve, gli raccontò come avesse sfruttato una
vecchia amicizia - quella di Elizabeth Dunsany - per portare a termine
un lavoro su commissione, affidatogli da un rivale in affari di un
certo Dewey; a quanto pareva, il suo cliente
era alla seduta, quindi Jonathan si era mischiato ai partecipanti per
studiare la sua vittima e poterla poi spaventare
tanto da convincerlo a non firmare un contratto; aveva dovuto farlo per
forza, visto che in questo caso non poteva usare il suo gas o sarebbe
stato di una facilità spaventosa per la polizia riconoscere
la sua opera e ricollegarlo a chiunque gli avesse commissionato questo
lavoro.
Nigma era senza parole: non esisteva proprio nulla di semplice in
questo mondo? O almeno attorno a Spaventapasseri?
“Diosanto Jonathan, come diavolo fai
ad avere guai anche dai lavori più semplici resta un mistero
per me!” Sbottò, alzando forse un po’
troppo la voce rispetto ai suoi canoni, ma non poteva farci niente, era
in collera. Ora doveva accettare il caso tanto disprezzato e, anche se
non era davvero colpa di Crane, con qualcuno doveva pur sfogarsi.
“Capisco. - fu la risposta atona di Spaventapasseri -
è tardi adesso, meglio che torni a casa.” Rispose
semplicemente, per poi voltarsi in direzione della porta. Nigma
restò immobile per qualche secondo, le braccia incrociate e
la schiena ancora poggiata contro la cucina; si decise a raggiungere
Crane solo quando questi fu nell’ingresso, e
nonostante la stizza non gli fosse passata neppure un
po’, Nigma posò una mano sulla spalla
dello psichiatra - quella sana - e lo guardò freddamente in
viso, incontrando però un muro altrettanto gelido.
“Aspetta. Devi darmi i nomi dei presenti a quella seduta, o
non so da dove cominciare.” Ordinò, stavolta
cercando di restare calmo, ma non riuscì a sopprimere dalla
voce quell’incrinatura nervosa.
“Non li ricordo, ti farò sapere ok?”
Questa davvero non se l’aspettava, spalancò gli
occhi.
“Ohh, non fare l’idiota, Jonathan!” Si
sentiva esasperato, portò una mano su un fianco.
“No, tu
non fare l’idiota, Ed! Visto come stai prendendo la
questione, non ho intenzione di disturbarti, non mi va di dovere niente
a nessuno e come avrai capito, al momento non posso affrontare una
spesa come quella di assumerti.”
Quelli erano i momenti in cui ringraziava Dio per avergli dato, se non
quel pizzico di fortuna che gli sarebbe tanto servita, almeno
un’infinita pazienza, tanta da frenarlo dal prendere Crane a
sediate, o qualcosa del genere. Lasciò una venetta collerica
a pulsare indisturbata, nascosta sulla sua tempia, mentre lui assumeva
un’aria cinica, ma calma.
“Lo sai che non sono quel tipo di persona. E sai anche quanto
mi urtano questi tuoi atteggiamenti, se vuoi una prova della mia
amicizia, eccola. Ma mi serve quella lista, ora.”
“No, davvero, ho cambiato idea.” Nigma stava per
rispondere ancora, ma si bloccò davanti all'inaspettato
sorriso di Jonathan, ed attese. Lo vide sollevare una mano e
sentì il suo tocco delicato sul viso, giusto per un secondo,
ed all’inizio credette, basito, che si trattasse di una
carezza ma Crane stava solo testando i graffi che gli aveva lasciato
quella matta.
“Come posso fidarmi di uno che non sa nemmeno farsi la barba da solo?
- domandò, ma si vedeva che stava scherzando. Joker doveva
avergli raccontato anche quel dettaglio imbarazzante - Stai tranquillo,
Ed. Stanotte è andata così perché ero
disarmato ma sono sempre lo Spaventapasseri,
no? O non vale più nemmeno questo? Non corro poi tutti
questi rischi.”
Disse, alzando le spalle con nonchalance ed Enigma restò
zitto per molti secondi.
“Mh. - mugugnò brevemente, a mo’ di
assenso - Ne sei sicuro?”
Vide l’altro annuire, senza abbandonare quel sorriso
dolcemente divertito che gli si era dipinto sul viso, prima di
salutarlo e lasciare il suo appartamento.
Poco prima, con Crane, aveva usato il termine urtare,
ma in verità quello che più si addiceva a
ciò che sentiva, era ferire.
Sì, gli faceva male quando lo psichiatra metteva
l’orgoglio tra loro, gettandolo scriteriatamente nel loro
già fragile rapporto e quel Jack,
chiunque fosse, avrebbe fatto meglio ad essere una persona in carne ed
ossa, o lo avrebbe resuscitato solo per massacrarlo con suo bastone
iper-tecnologico, che ora se ne stava appeso al muro come una reliquia,
ricordo dei bei tempi andati.
Andò nella camera da letto e lì prese posto al
suo computer, che finalmente avrebbe avuto qualcosa di serio da fare a
parte far girare i suoi videogiochi di nuova generazione: si introdusse
nella rete personale di Spaventapasseri e, in una mail ricevuta,
trovò la lista di nomi che gli serviva. Notò che
erano parecchio importanti, le persone che avevano preso parte a quella
farsa
spiritica. Premette il tasto stampa
ed attese, il sorriso di Crane gli aleggiava ancora nella mente, era
così dolce che non poteva
essere sincero, ma Edward non voleva riconoscere, neppure con
sé stesso, di essere stato giocato.
Ma se anche fosse stato pronto ad ammetterlo, quella conoscenza non gli
avrebbe impedito di desiderare di vedere l’ex psichiatra
sorridergli in quel modo più spesso. Era fatto
così e da tempo ormai aveva accettato quel lato debole
della sua persona, spesso giocando sulla sua nominata di dandy fuori moda
per nascondere, scherzandoci su, quanto questo suo difetto lo facesse
sentire stupido,
nonostante la spropositata altezza del suo quoziente intellettivo.
Sì,
sei intelligente Eddie, ma questo non ti impedisce di fare cose
stupide! Gli
tornò in mente quella frase, con cui Joker lo aveva salutato
dopo l'ennesimo scherzetto appena qualche mese prima; Crane aveva
proprio ragione, erano gli altri ad essere normali, approfittandosi
della sua indole, quello stupido
era lui, che gli dava corda. Ma non riusciva a farci niente, era
più forte di lui e non valeva la pena demoralizzarsi proprio
ora. Alla fine, non era come se permettesse a tutti
di fregarlo, solo, era totalmente disarmato di fronte alle persone a
cui teneva.
In fondo era affezionato a Joker, era arrivato ad abituarsi a quel suo
modo di fare e lo stesso valeva anche per Jonathan; tra loro
c’era questa situazione precaria, un’amicizia
pericolosa e fragile come una foglia caduta in Autunno, bastava
toccarla che correva il rischio di sgretolarsi e forse faceva male a
sforzarsi tanto per costruire, proprio con lui, qualcosa di solido ma
in fondo era convinto che, se avesse tenuto duro restando sempre
sé stesso e concedendo a Spaventapasseri quel tanto che
bastava - senza farglielo pesare, che era il modo più rapido
per infuriarlo - le cose sarebbero migliorate.
Quel rapporto era come l’ennesima sfida di cui si era fatto
carico, una che, se non stava attento, sarebbe potuta costargli molto
più che qualche settimana di soggiorno gratuito ed
obbligatorio ad Arkham.
Ma
perdio, se proprio c’è da fare questa buffonata,
che almeno ne tragga guadagno!
Pensò, irritato, mentre alzava il telefono per chiamare Jane
Dunsany ed avvertirla che aveva cambiato idea a proposito del caso:
avrebbe accettato… si stupì di trovarla sveglia
nonostante l’ora tarda, non erano tutti nottambuli come lui
in fondo. La donna fu però così felice di
ricevere la buona novella, che acconsentì a farsi interrogare
per approfondire il caso quella notte stessa, poi promise che sarebbe
passata a prenderlo nel giro di una mezz’ora e che
l‘avrebbe portato con sé al lavoro, dove avrebbero
potuto parlare liberamente.
Dopo aver riagganciato, Nigma si stese sul letto ad aspettare, pensando
che, in fondo, si sentiva emozionato.
Era la prima volta che indagava
su qualcosa e non vedeva l’ora di cominciare, le cose da fare
erano davvero molte, doveva incontrare gente, parlare, ed altre cose
che gli avrebbero dato occasione di mostrare con orgoglio il suo nuovissimo
tesserino da investigatore privato. Al pensiero gli venne da sorridere.
Poi passò alle cose serie. Ripensò al racconto di
Crane, alla persona che lo pedinava da giorni, al modo scriteriato in
cui Jack
lo aveva attaccato nonostante i rischi, a quell’odore
particolare a cui aveva accennato, per arrivare infine al mistero
per eccellenza: quello di chi avrebbe potuto avere interesse nel
salvargli la vita, trascinandolo fuori da quel vicolo per riportarlo a
casa, senza poi rendersi noto.
Non poteva esserne sicuro, ma aveva già la sua personale
idea in proposito, in fondo erano davvero poche le persone che
avrebbero fatto una cosa simile per Crane e da quella già
breve lista, poteva a priori eliminare sé stesso e Joker.
Indovinello:
pensò. chi è stronzo
abbastanza da far pedinare Crane, buono
abbastanza da salvargli la vita, e timido
abbastanza da non palesarsi? Un comportamento molto contraddittorio,
non c’è che dire.
Ridacchiò tra sé, malignamente, perché
Enigma non aveva mai creduto alle coincidenze: Jack
non era ancora stato evocato
settimane fa, cioè quando Crane asseriva fossero cominciati
i pedinamenti e questo lo faceva sentire più che convinto
della sua teoria.
Quando sentì il cellulare vibrare, si alzò di
malavoglia dal letto, prese la sua giacca più pesante per
difendersi meglio dal freddo pungente di Gotham, ed uscì di
casa;
appena scese le scale si fermò nell’ingresso del
palazzo, basito.
No…
non può essere.
Pensò, guardando con aria inebetita il mezzo con cui Jane
Dunsany si muoveva solitamente per la città. E dillo... dillo allora,
che mi odi.
Terminò, guardando il cielo scuro di quella incasinata
città.
|
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Capitolo 6 *** Excuses. ***
Per Ilaria1993:
Ciao, tesoro ^^! Aww, no problem, io adoro Peter Griffin ed i suoi
‘cacchio!’. Beh sinceramente ti dirò, di
recente le Crane/Nigma mi stanno attirando parecchio anche se penso
proprio di essere l’unica che ha pensato di scrivere in
proposito xD. Ma per questa storia in particolare… ben per
adesso no purtroppo ç_ç. Non preoccuparti i
commenti sono sempre bene accetti e ovviamente lo studio viene prima di
tutto ù_ù (eheh, visto che brava
‘adulta’ che sono?). Spero di risentirti presto, ti
ringrazio per la recensione, davvero ^^! A presto, spero!
Per Chimeratech:
Ma ciao ^^! Eheheh, non so a cosa tu ti stia riferendo ;)! Naah, non
è vero, anche io tendo sempre a pensare
‘male’ in questi casi. Per quanto riguarda Edward e
Johnny ti dirò, ultimamente è una coppia che mi
sta attirando molto ma non so davvero se inserirla o meno, comunque non
adesso di certo e capirai perché molto presto xD! Ohh,
povero Johnny in effetti ç_ç. Mi dispiace sempre
fargli del male (il bello di far male a Spaventapasseri
però, è che c’è sempre
qualcuno disposto a consolarlo, chissà come mai xD). Ti
ringrazio moltissimo per il commento, spero di riceverne altri da te,
sono molto colorati ^^! Ora ti lascio al capitolo, a presto spero!
Per Sychophantwhore:
Ciao *_*! Al solito i tuoi commenti sono sempre i più
dettagliati e la cosa mi fa piacere mi da anche modo di riesaminarmi
dall’inizio e ‘riprendere il filo’ per
così dire ^^. Edward in questa storia ne ha ancora, da
soffrire purtroppo per lui! Lo dico sempre, se potesse ribellarsi, me
ne darebbe tante, ma tante, che me ne farebbe ricordare! In ogni storia
soffre sempre, ci hai fatto caso O_ò? Io me ne sono resa
conto solo ora! In questa storia ho deciso di modificarlo un
po’, rendendolo come tu dici,
‘sprovveduto’ e ci ho anche preso gusto purtroppo
per lui! L’ho reso sì potente e pericoloso ma
l’ho anche dotato di un senso del tutto nuovo
dell’onore e di una maturità in certi rapporti che
nel fumetto, credo non stia ne in cielo ne in terra
ç_ç. Però è così
che io lo vedo, uno che lancia sfide non può non essere
onesto è_é! Ok, l’immagine del vomito
è particolare xD Anche se Crane, per come la vedo io,
vorrebbe prima indossare gli sterili guanti bianchi e munirsi di un
imbuto colorato ù_ù. In effetti Crane
è collegato al caso di Jack, ma c’è
dell’altro, qualcuno lo ha salvato e bisognerà
scoprire chi! Enigma già lo sa ma non vuole rivelarlo,
cattivone ù_ù! Sono felice che gradisci questi
ritorni al passato, davvero! Ce ne saranno altri, Eddie
penserà spessissimo nel corso dell’indagine a
sé stesso prima e dopo il tumore, alle persone che lo
circondano (beh due sono, Johnny e Joker), eccetera. La tua teoria del
piacere mi piace ù_ù… per
così dire, è un piacere xD. Ciò che
penso delle sgabellate sui denti, te l’ho già
detto (espressione maliziosa che solleva le sopracciglia)! Ora ti
lascio al capitolo, un abbraccio forte forte, a presto spero ^^!
Per Boopsie:
Waaaah! Ma ciao xD! Tu, tu, sì, proprio tu, che alimenti le
mie follie giorno e notte! A riparlare di pedicure, mi hai fatto venire
in mente una cosa… Joker e Harvey apprendisti in un centro
estetico… Harvey fa la ceretta al viso, ovviamente
ù_ù. Il clown invece, si occupa delle gambe, sai
gli strappi, che dolore xD! Lo immagino a tener ferme le gambe sotto le
braccia, dando le spalle alla cliente che intanto si ribella e strepita
“Pronta signora? Guardi che se mi prende a calci è
peggio per lei!!” ù_ù ok, sciocca,
sciocca, pensiamo alla storia attuale che è meglio xDD:
povero Eddie in effetti si sta lasciando giocare un po’ da
tutti ma specialmente da Crane e dalla sua dannatissima aria da
cucciolo indifeso *_*! Ohh… Harvey golfista xD ma sai che a
volte non riesco a credere che certe cose siano davvero mie pensate?
O_ò le risento e dico… ma sono stata proprio io a
dirlo? XD Bah, la verità è che sei tu a
risvegliare la mia vena comica ù_ù! Ora ti
lascio, un abbraccio, spero di sentirti presto ;)!
RED FLAGS AND LONG
NIGHTS:
Capitolo
6: Excuses.
I
can find excuses for all my shits,
(Posso
trovare scuse per tutta la mia merda)
She
tells me just to work right through It.
(Lei
mi dice di passarci su e basta)
Nonostante
l’assicurazione di Jane che quella sera si sarebbe divertito moltissimo,
Edward continuava a nutrire forti dubbi in proposito; specialmente dopo
averla vista sul suo due ruote - no, non una moto, bensì uno
sgangheratissimo scooter che sembrava gridare quindicenne allo
sbaraglio! da ogni angolo -
tutta sorridente, mentre gli offriva un passaggio.
A
convincerlo ad accettare comunque fu, infine, la sua espressione di
sfida mentre lo provocava con un Eddai, mica avrai paura!…
ma poi diciamocelo, sebbene solo all’esterno, Jane era una
donna e Nigma raramente riusciva a dire loro di no, quindi, alzando un
sopracciglio con scetticismo, montò dietro alla ragazza.
La
guida della sua cliente era qualcosa di realmente unico, bisognava
ammetterlo, Harvey stesso ne sarebbe stato invidioso e
l’avrebbe assunta come autista senza pensarci due volte: con
quel motorino, riuscì - sarebbe il caso di dire miracolosamente,
ma come diceva sempre Duefacce parlando di sè stesso, può essere
miracolo la prima o la seconda volta… poi diventa talento.
- ad evitare ben quattro incidenti mortali, imboccare un senso unico al
contrario, ignorare semafori e segnaletica di ogni tipo, senza morire
ed il tutto, intrattenendo col suo sfortunato passeggero, un dialogo
piuttosto surreale.
“Sono
contenta di essere stata scagionata! Rischiavo la forca,
sai?!”
Ammesso
e non concesso che dessero la pena di morte per un singolo omicidio a
scopo di lucro - quelli sono sempre più che giustificati un
po’ ovunque - nello stato di NY, non era nemmeno
più in vigore, ma Nigma sentì di non avere
abbastanza tempo per spiegarle tutto questo, perciò si
risolse a gridare, al di sopra dei clacson suonati contro di loro.
“Io
so rischiando di peggio!”
Ed immediatamente dovette gridare i più svariati segnali di
pericolo, tutti ignorati, ovviamente.
“Sono
così felice che non vedo più
la strada!” Fece
lei sorridendo, felice come una Pasqua.
“Ma
io sì, frena!”
Naturalmente Jane non
frenò, ma riuscì comunque ad evitare per un pelo
il minaccioso parafanghi di un camion che stava venendo loro addosso, e
Nigma si rese conto quell’avvertimento gli era uscito di
bocca piuttosto in falsetto; va bene, si era spaventato ma era
realmente difficile non farlo mentre tutta la vita ti scorreva davanti
a cento all’ora.
Appena
giunti a destinazione, di nuovo Jane lo rassicurò, mentre
scendeva dal mezzo
“Arrivati!
Ti voglio mostrare una cosa, sarà emozionante da morire!”
Enigma
si limitò a sollevare nuovamente un sopracciglio, tentando
di riacquistare un esteriore freddo.
“Veramente,
io sarei già emozionato abbastanza…”
Rispose,
con un fil di voce che in effetti la ragazza non sentì
neppure mentre parlava, parlava, parlava e lo conduceva in quello che
pareva essere uno stanzone gelido e oscuro; non si riusciva a vedere
nulla e ben presto l’investigatore venne abbandonato a
brancolare nel buio di quello spazio sconosciuto - cosa che lo
irritò oltremodo- finché le luci non si accesero,
improvvise ed abbaglianti e prima di chiudere gli occhi
riuscì a distinguere davanti a sé, una sagoma
umana in posizione di attacco.
Alla
cieca tirò fuori la pistola, sollevandola istintivamente
dove pensava essere la testa del suo assalitore ma il silenzio lo
convinse a non sparare subito; riaprì lentamente gli occhi e
si accorse che l’altro era… beh, fin troppo fermo.
“Benvenuto
al museo
delle cere!” Giunse
la voce entusiasta di Jane dalle sue spalle, verso la quale Enigma si
voltò solo per un secondo; ora riusciva a vederci meglio e
s’accorse che aveva quasi sparato contro un’enorme
riproduzione di Jack lo Squartatore.
Non
lo trovava divertente. Tanto meno pensava fosse emozionante,
perciò con espressione contrita, mise via la pistola,
nascondendola nuovamente sotto la giacca; raramente Enigma girava
armato e quella serata lo aveva convinto a lasciare, definitivamente,
la sua Beretta a casa.
Si
sforzò di ricomporsi e non dare a vedere in quale imbarazzo
si trovasse.
“Ma
il bello è di là! Vieni!”
Continuò lei, indifferente alla vista della sua pistola ed
iniziando a tirarlo per la manica della giacca; Edward non rispose
nulla, si lasciò trascinare nella stanza adiacente e
stavolta, davanti lo spettacolo che gli si era aperto davanti agli
occhi… gli si sciolse il cuore.
A contraccambiare il suo sguardo, quello fin troppo vivo e birichino di
una sua riproduzione a grandezza quasi
naturale - lui era di qualche centimetro più alto ed aveva
qualche chilo in più, purtroppo - con tanto di targhetta,
costume verde e scettro interrogativo.
Si
stava commuovendo per davvero, se si fosse trovato solo, avrebbe
abbracciato quella statua e l’avrebbe portata - anche a
spalla, se necessario - a casa sua. Avrebbe fatto un’ottima
figura… beh, praticamente ovunque,
nella casa!
Inconsciamente,
il suo cervello iniziava già a stendere un piano facile
facile per riuscire a rubare quel capolavoro e portarselo via, magari
lasciando un piccolo indovinello sul piedistallo in legno, ma si
riscosse immediatamente: ormai aveva chiuso coi furti, anche quelli
più sciocchi.
“Beh,
hai una bella
cera, no? -
scherzò Jane - Ma ora basta coi convenevoli! Ti offro
qualcosa! - rise entusiasta e stavolta dovette fare un po’
più di fatica per trascinare Enigma lontano dalla sua fedele
riproduzione, ma riuscì infine a portarlo nella sala comandi
del museo. Si avvicinò ad un refrigeratore e dopo aver
sbirciato all’interno, chiese - Panino verde o blu?”
“Ahm…
quello verde sembra meno mortale. Che c’è
dentro?”
“Formaggio
scaduto e pollo andato a male, credo.”
“Una
birra, grazie. - fu la risposta secca, dopo la quale, l’uomo
si guardò velocemente intorno - cos’è
questo ronzio?”
“Oh,
è il refrigeratore, dopo un po’ ci si abitua.
Tieni!” Gli si avvicinò tendendogli una lattina di
birra. Edward odiava le lattine, a suo parere sciupavano il sapore di
ogni cosa; per un breve secondo, gli si affacciò in mente il
ricordo di Jonathan, col quale condivideva la categorica abitudine di
bere tutto dal vetro, non importava quanto il prezzo delle bevande si
alzasse in quel caso; un paio di volte Joker li aveva presi in giro per
questo, dicendo che erano viziati e schizzinosi.
Lui
e Jonathan amavano spendere per avere qualcosa di meglio, tutto qua.
Per
quella sera però, accantonò il pensiero ed
accettò la lattina, aprendola subito.
“Beh,
alla mia assoluzione!”
Propose Jane, con un sorriso e sollevando la sua birra per un rozzo
brindisi che Enigma le concesse con un mezzo sorriso di circostanza.
“Ora
però cerca di farmi lavorare, per favore. - la riprese
brevemente - Dimmi tutto quello che sai di questa storia.”
“Beh,
Elizabeth aveva clienti da ogni dove, essendo la medium più
conosciuta ed in gamba dello stato. Io ci credo in queste
cose, sai? -
ripeté per l’ennesima volta, per la
felicità di Nigma - una volta mi ha fatto parlare con mio
padre.”
A
queste parole seguirono molti secondi di silenzio, durante i quali
Nigma attese pazientemente il seguito, ma improvvisamente vide il viso
di lei deformarsi finché non scoppiò a piangere,
cosa che quasi fece scadere l’investigatore
nell’isteria; Edward purtroppo, aveva sempre avuto problemi
con le persone emotive, specie se queste sceglievano proprio lui per
esternare emozioni violente ed improvvise come il pianto, quindi si
ritrovò raggelato.
Non
aveva la minima idea di cosa si dovesse fare in certi casi, e non aveva
nessuna
voglia di toccare una persona
in lacrime.
In
tutto l’edificio c’erano solo loro, i secondi
passavano, così si vide costretto ad abbandonare
l’idea di fuggire a gambe levate per tornare quando la
ragazza si fosse calmata; sarebbe stata un’azione davvero
orribile da parte sua. Spostò velocemente lo sguardo per la
stanza, come cercando aiuto, e poi tentò con un
impacciatissimo
“Ehm…
che ti piglia?”
“Scusa…
- singhiozzò lei - da quando mio padre è
morto… mi viene sempre da piangere se parlo di lui... era il
mio eroe! L‘unica cosa che gli rimprovero…
è di aver sposato Elizabeth. Non che mi stesse antipatica,
è solo che… non era alla sua altezza, ecco! Ma
continua con le domande, mi piace!”
Concluse,
smettendo quindi di piangere altrettanto improvvisamente di come aveva
cominciato, cosa che sebbene fosse strana - ma alla fine neppure tanto
per chi, come lui, aveva più volte assistito Crane a corto
di psicofarmaci - fece tirare un sospiro di sollievo a Nigma, che non
se lo fece ripetere due volte e continuò a chiedere.
“Ho
trovato la lista dei partecipanti alla seduta. - disse, porgendole una
copia della famosa lista - li conosci?”
“Oh,
sì! - esclamò lei dopo aver percorso velocemente
il foglio con gli occhi - loro sono degli habituè, Sarah e
Richard sono sposati. - disse, iniziando a citare le persone coinvolte
- Ma non so come facciano, lei lo tradisce di continuo! Margareth ed il
signor Sarandon invece sono solo amici, credo perché si
sentono troppo vecchi per farsi la corte. Secondo me però
non si è mai troppo vecchi, no?”
“Mh.
- annuì Enigma, distrattamente, senza realmente
prestare attenzione al commento - qualcuno di loro poteva odiare la tua
matrigna?”
“Che
ti salta in mente, certo che no… - commentò Jane,
annoiata - ma perché tutte queste domande, è
stato Jack
a farla fuori, no? Non avrebbe dovuto evocarlo...”
“Ah,
già. Vero.” Acconsentì Edward,
vagamente sarcastico, solo per farla contenta e sorseggiò
ancora un po’ di birra insapore dalla lattina.
“Io
ci credo in queste cose, sai?”
“E
dieci. Non ripeti altro da quando ti conosco.” Fu la sua
risposta spazientita, non poteva tollerare oltre quel tipo di
superstizione di bassa lega, ma non riuscì ad aggiungere o
domandare altro perché all’improvviso Jane si fece
strada tra le sue braccia, gettandoglisi letteralmente addosso e
lasciandolo ancora una volta a corto di parole.
“Elizabeth
ha scatenato Jack!
Se non ci credi, non riuscirai a prenderlo! Lui ucciderà
ancora… stammi vicino. Ti prego.”
E
si sollevò sulle punte dei piedi, alzò il viso,
chiuse gli occhi, il tutto così in fretta che Edward non
riuscì a trovare il tempo per riflettere, catturò
le sue labbra, e tutto il resto avvenne per lui, come in trance: i
vestiti abbandonati sul pavimento, lei che gli riempiva le braccia per
la prima volta dopo molti mesi, eppure quella sensazione di solitudine
ed incompletezza non se ne andava.
Lui
adorava le donne, e gli piaceva il sesso, solo uno sciocco avrebbe
potuto non gradire quella situazione al suo posto, eppure fu tutto come
un lungo, pesante sogno, in cui a vicenda si strappavano gemiti e
parole leggere, sensualmente spinte ma, alle orecchie di Nigma, prive
di senso.
Ciò
che voleva davvero, se ne rese conto, non era il piacere in
sé, bensì il calore di un corpo, la sua
consistenza tra le mani, solidi muscoli e morbide rotondità
sotto le dita ed una figura addormentata tra le sue braccia a
rassicurarlo, che gli permettesse di dormire nelle sue lunghe notti,
altrimenti insonni.
Solo
che quella persona, quel corpo, non erano assolutamente ciò
che desiderava. Jane non poteva offrirgli neppure lontanamente le
sensazioni di cui aveva bisogno; lei raggiunse l’orgasmo per
due volte, prima che anche lui vi riuscisse, ed alla fine restarono
sdraiati sotto il caldo piumone, stretti una contro l’altro e
Nigma s’accorse subito del momento in cui la sua amante
sprofondò nel sonno.
Non
si erano baciati durante il rapporto, ne si erano scambiati una parola
dopo ed Edward quasi si pentì di non essere riuscito a
trovare uno straccio di scusa per dirle di no fin
dall’inizio, ma forse la verità era piuttosto che
non c‘erano motivi per dirlo.
Non
si capiva più, si era perso e non sapeva come ne quando;
l’unica cosa certa, era che avrebbe tratto più piacere
da un semplice abbraccio da parte di Joker - che avrebbe riso di lui
per giorni - o di Jonathan - che lo avrebbe gasato se avesse anche solo
poggiato un dito su di lui senza avvertirlo con un’ora di
anticipo - piuttosto che da quell’incontro.
Cosa
stava cercando? Che gli stava succedendo? Era davvero così
sbagliato tutto questo? Intanto un insopportabile mal di testa gli
aveva invaso le tempie iniziando a pulsare, mentre le fredde parole e
brusche critiche di Crane gli riecheggiavano nella testa: se
l’ex psichiatra avesse potuto vederlo in quel momento, lo
avrebbe deprecato ancor più del solito ma Cristo,
perché tutti dovevano avere il loro ruolo ben definito nel
mondo mentre lui no?
Come
poteva Joker essere sempre così consapevole di ogni cosa,
così deciso, così forte senza mai un solo momento
di debolezza? E come diavolo faceva Jonathan a vivere giorno dopo
giorno, portando avanti i suoi mille progetti senza mai un dubbio,
senza mai sentirsi solo? Perché, quando invece lui da tempo
non riusciva più a sentirsi sicuro di cosa volesse o gli
piacesse, come sospeso sul nulla, come vuoto.
In
quelle ore di veglia, col corpo caldo di Jane a fianco, era riuscito
finalmente ad ammetterlo almeno con sé stesso: aveva paura
di quel futuro che si stava delineando sempre più oscuro,
diversissimo da ciò a cui era abituato. Lui era
l’Enigmista accidenti, il re degli indovinelli, da dove
cavolo erano uscite tutte quelle stupide domande?!
L’indomani,
pensò, avrebbe anche potuto riprendere lo scettro dal muro e
tornare ad essere se stesso. Ma ci avrebbe pensato domani…
domani, sì, domani.
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Capitolo 7 *** Too well. ***
Per Chimeratech:
Ciao
xD! Johnny è fortunato allora, ad avere la tua compagnia
(sguardo malizioso)! Aww, ma Eddie poverino, non è un
maniaco sessuale! Gli piace godersi la vita, tutto qua xD! Anche se,
come avrai notato, ultimamente non è che si stia godendo
questo gran che, per via dei pensieri tristi che lo invadono. La tipa
è stramba, sì xD! Una persona così,
nella vita reale, la troverei… beh, agghiacciante
O_ò! Dunque… per “Johnny a
corto di psicofarmaci”, non intendevo assolutamente dire che
è drogato ç_ç povero, ci manca solo
questo (non in questa storia, per lo meno), però essendo
*pazzo* con una personalità multipla, ovviamente deve
prendere dei medicinali per tenersi sotto controllo, specie dopo la
bella sniffatina di gas che il pipistrello lo ha costretto a inalare
xD! Ed evadendo spesso da Arkham, ovviamente, non può avere
*sempre* i suoi medicamenti a portata di mano, perciò,
quando resta senza… i risultati sono imprevedibili! Ed il
povero Eddie lo sa xD! Poi, non scordiamoci che Crane resta pur sempre
uno psichiatra, specializzato in cure farmacologiche, quindi
ovviamente, se ha qualche problema sa sempre cosa assumere ed in che
dosi ;). Ora ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia e di
risentirti presto (nonostante il nostro piccolo screzio
ç_ç). Un abbraccio ^^.
Per
Sychophantwhore: Tesoro, ciao ^^! Ehh,
povero Eddie infatti, gliene stanno succedendo di tutte e, va bene che
è un uomo di mondo, però il motorino è
stato proprio un colpo per lui… più che altro per
come la pazza lo guidava xD! Sono contenta che tu abbia trovato la cosa
divertente, davvero! La statua è stato un colpo basso, lo
ammetto ù_ù… e lei capisco ti piaccia
sempre meno, nessuno può essere rassicurante, con un simile
comportamento è_è! Ma Enigma ha la
capacità di resettare il suo cervello, grazie a Dio e
lasciare tutti i problemi e le faccende personali nel cassetto al
momento di iniziare a lavorare xD quindi… fidiamoci di lui
è_é! Aww, di scrupoli verso gli altri ne ha fin
troppi e su troppi livelli, sarà che per lui, ogni cosa che
capita è una responsabilità che, una volta
accettata, non potrebbe mai mollare… tipo il rapporto di
amicizia che ha con Crane per esempio. Ha poco senso di conservazione,
sotto questo punto di vista =.= però, fortunato chi ha un
amico così xD! E Spaventapasseri continua a ripulire tutto
meticolosamente xD! Ma per capire chi è stato a salvare
Johnny non ci vuole tanto, conoscendomi… in effetti pensavo
sarebbe stato chiaro dopo un po’, c’è un
personaggio che ancora non è apparso a sufficienza in questo
quadretto, non ti pare ;)? E poi pensa che lui è…
*contraddittorio* ù_ù. Il clown
c’è ancora e ci sarà per parecchio
tempo, non temere… nel prossimo capitolo
riapparirà in tutta la sua gloria ;)! Le sgabellate sui
denti sono sempre bene accette, da queste parti *_*! Ora ti lascio al
capitolo, sperando ti piaccia ^^! Un abbraccio, a presto!
Per
Boopsie: Tesora, alla fine heai
commentato in tempo *_* e proprio mentre postavo io :P mah, comunque
eccomi qua, a pensare a Spaventapasseri che gasa chiunque si avvicini,
come un animaletto della giungla. Uno carino, però *_*!
Ah... ah! Ahahahahahahahah! "Si informa inoltre che in ciccione del
binario tre, dovrebbe alzarsi visto che sta piegando la panchina! Ehi
tu, piccolo punk, rimetti a posto quella bomboletta sennò
vengo lì e ti trito è_é!" Sono
contenta che la storia ti stia piacendo comunque, ma quando dicevi del
fumetto... intendevi quello della DC, o quello di Sclavi a cui mi sono
ispirata xD? Ora ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia! Un
abbraccio forte forte *_*!
Un
abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
RED FLAGS AND LONG NIGHTS:
Capitolo
7: Too well.
She’s pretty
and I like her, but she’s too well.
(Lei
è carina e mi piace, ma è troppo brava)
Cuz
I need red flags and long nights, but she can’t tell.
(Perché
ho bisogno di bandiere rosse e lunghe notti, ma lei non lo indovina)
Quando
Edward aveva abbandonato il museo, Jane era ancora profondamente
addormentata e, per suo sommo orgoglio, apparentemente soddisfatta per
la notte passata; lui però non era in nessun modo riuscito a
prendere sonno, un po’ per i troppi pensieri che gli avevano
affollato la mente in quelle ore, un po’ perché
per il suo - distrutto - orologio biologico secondo il quale, alle
quattro di mattina, era ancora troppo presto
per andare a dormire.
Raccattò quindi i suoi vestiti, si ricompose,
lasciò un biglietto alla sua cliente - ed ora amante, a
quanto pareva - ed uscì.
Grazie a Dio - più che altro, al caso che aveva deciso di
accettare - le cose da fare non gli mancavano e anzi, gli conveniva
anche sbrigarsi se voleva liberarsene in tempi utili; che tradotto
letteralmente, significava prima che quel pazzo
tagliasse la gola a Crane.
Aveva perfino pensato di chiamarlo, per assicurarsi che stesse bene ma,
a parte che era troppo tardi, non c’era ragione per fare la
figura dell’idiota, specialmente con Jonathan - che pareva
disprezzare chiunque si preoccupasse per lui - e poi, non doveva
scordarselo, l’ex psichiatra aveva già un angelo
custode molto efficiente.
Appena fuori dal museo, respirò l’aria notturna e
si rese conto di essere a piedi, visto che era stata Jane ad
accompagnarlo fin lì, e per un folle attimo pensò
che sarebbe stato divertente chiamare Batman e fargli fare da tassista;
abbandonò l’idea come una sciocca, ma esilarante
fantasia, in fondo sapeva di non potersi permettere di alzare troppo la
testa, per via dei guai in cui si era cacciato con la setta delle ombre
dopo la storia di Hush.
Ed anche se il pipistrello non era tipo da ricatti - a meno che non
fosse estremamente necessario - ad Enigma non andava di testare la
pazienza del vigilante, non quando la sua sicurezza personale poteva
andarci di mezzo.
Si grattò il mento con aria pensierosa; avrebbe preso la
ferrovia di Wayne.
Senza biglietto per giunta, così sarebbe stato come avergli
scroccato davvero un passaggio.
Prese posto in un vagone vuoto, e per tutto il tempo osservò
il paesaggio fuori dal finestrino, ma non stava realmente guardando;
in verità, gli tornarono di nuovo in mente Joker e Crane, di
nuovo.
Era sempre stato curioso sul come avessero potuto due persone
così diverse andare d’accordo e si era anche
più volte domandato se per caso, ad un certo punto, fossero
addirittura diventati amanti.
Era molto più facile questo che un’amicizia, tra i
due, ma si costrinse a smettere di pensarci per svariati motivi; uno di
questi era l’imbarazzo che gli provocavano fantasie simili
proprio su Spaventapasseri. Se solo l’altro immaginasse i
suoi pensieri, avrebbe anche potuto dire addio alla loro amicizia. O ai
testicoli, dipendeva dall’umore di Crane.
Il vero problema però continuava a martellarlo:
perché tutti sembravano avere chiaro in mente cosa fare e
con chi, mentre lui, che avrebbe dovuto essere il più
intelligente, no? Perfino quando si parlava di relazioni, ripensandoci
col senno di poi, Edward sapeva di non essersi mai realmente innamorato
in vita sua, nonostante le numerosissime avventure, quelle due o tre storie serie,
e l’incalcolabile numero di flirt.
Il treno fermò infine alla sua stazione e Nigma
tornò a settarsi sulla modalità lavoro, doveva
assolutamente perquisire e vedere coi suoi occhi la casa della defunta
Elizabeth Dunsany, soprattutto il suo luogo di lavoro.
Aveva rubato - cioè no, ora doveva chiamarlo prendere in prestito
- le chiavi da Jane e sulla porta notò subito gli
appariscenti sigilli della polizia. Li strappò senza
pensarci due volte; che lo andassero a dimostrare poi, che era stato
proprio lui…!
All’interno, la prima cosa che gli saltò
all’occhio fu il lusso sfrenato di tutta la casa: spazi ampi
in ogni stanza, mobilia in tinte delicate ed enormi lampadari di
cristallo; ovunque, quadri d’autore senza dubbio costosi e
sul pavimento se ne stavano, adagiati, una gran quantità di
tappeti persiani.
Sicché,
questo è l’antro della strega. Una ricca, davvero.
Pensò, con scetticismo risentito; se prima nutriva forti
dubbi sulla serietà della defunta medium e dei suoi clienti,
ora era davvero convinto di stare avendo a che fare con un branco di
imbecilli patentati.
Era freddo certo, calcolatore e sarcastico ma stavolta non si trattava
semplicemente del suo solito atteggiamento, dentro si sentiva strano,
nonostante la serata con Jane si fosse conclusa in un modo che sarebbe
valso l’incomodo per chiunque.
Girovagò brevemente per la casa buia, torcia alla mano
finché non trovò la stanza che gli interessava,
quella delle sedute spiritiche; la riconobbe subito, al centro stava un
lungo ed antico tavolo rettangolare, e solo uno dei due capi di questo
era occupato da una sedia molto più alta e bella delle altre.
Prese posto proprio su quella specie di trono - era lì che
Elizabeth sedeva ad ogni incontro - e stese le mani sul tavolo: se
cercava un trucco, di certo quelle erano fuori gioco, visto che
sarebbero dovute stare in bella vista, insieme a quelle di tutti gli
altri. Si abbassò a sbirciare sotto il mobile, illuminando
con la torcia e notando, appena visibile, una sporgenza che
sfiorò leggermente con la punta del piede, sentì
che cedeva sotto quella flebile pressione.
Silenziosissima,
naturalmente…
rifletté, ed improvvisamente ebbe una spiacevole sensazione,
come se nel buio, qualcosa si stesse avvicinando dall’alto,
così restò immobile, le orecchie tese per
cogliere altri cenni di movimento nella casa, e sobbalzò
quando qualcosa sembrò comparire dal nulla proprio davanti a
lui: era come un denso nuvolone di fumo bianco, ma bastò un
attimo perché lo stupore lasciasse il posto alla delusione.
Ma esisteva davvero qualcuno che potesse, ancora oggi, cadere di fronte
a cotanta banalità? Il fumo aveva assunto la forma di un
teschio ed una voce iniziò a rimbombare nella stanza,
sembrando provenire da ogni angolo di essa.
Io
sono Jack… chi mi chiama?
“Ohh! - rispose Nigma a voce alta, approfittando della
provvidenziale pausa del nastro - Jack
chi?”
Jack
lo Squartatore! Rispose,
arrancante ed inferocita, la voce della registrazione.
“Ahh… dev’essere stato un bel viaggetto,
da Londra.”
Il
mio nome è… Jack! Io ero…
sono… e sarò, sempre!
“Ehh… che culo…”
commentò Enigma, annoiato, concedendosi una
scurrilità visto che si trovava da solo, e vide il fumo
cambiare di nuovo forma, diventando un’abbozzatissima mano
che stringeva un pugnale, la cui lama sembrò però
brillare per davvero nel buio, poi tutto svanì.
“Elizabeth… dovevi essere il vero genio,
tu…”
Mormorò, sarcastico ma con tono quasi dispiaciuto mentre si
alzava dall’enorme tavolo ed usciva dalla stanza;
iniziò a domandarsi come abbia fatto Jonathan a restarsene
seduto in una di quelle sedie, ed assistere ad un simile insulto
all’intelligenza umana senza scoppiare a ridere o ribaltare
la casa per l’irritazione.
Una volta fuori, di nuovo all’aria aperta - e gelida - si
passò una mano sul viso, controllò
l’ora, erano le cinque ed ancora non aveva sonno o tanto meno
voglia di tornare a casa; non che l’idea di una bella partita
online in multiplayer gli dispiacesse, però il pensiero di
una casa vuota, quella sera lo disturbava non poco.
Prese il cellulare e digitò il numero di Jonathan, ma
staccò ancor prima che iniziasse a suonare; stupido che era,
alle cinque di mattina, come minimo l’ex psichiatra lo
avrebbe maledetto fino alla settima generazione, coprendolo di insulti
non volgari, ma fantasiosi come solo lui sapeva inventare e, per ora,
non era ancora arrivato così in basso da volersi far
insultare gratuitamente… Jonathan stava di certo dormendo
come un sasso a quest’ora.
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Capitolo 8 *** My Style. ***
Per
Boopsie: Tesoro! Ehh
sì, mi conosci bene ed infatti... diciamo solo che Johnny
non sta esattamente dormendo sogni tranquilli, ma questo lo riservo per
il prossimo capitolo. Volevo mettere in questo, la parte del cucciolo,
ma poi sarebbe venuto troppo lungo il capitolo, in confronto agli altri
(già lo è, infatti) e purtroppo su queste cose
sono quasi maniacale é_è. Che Joker improvvisa,
lo sa lui, lo so io e lo sai tu *_*! Ma hai presente, quando sei
così scoraggiato che sembra che *tutti* attorno a te siano
felici e che solo tu soffri? Ecco, Eddie si trova in questa fase della
sua vita purtroppo per lui xD. Sì, la scena al museo delle
cere però, nella mia storia, l'ho modificata con l'aggiunta
di Eddie in persona, scolpito nella cera *_* aww, con tutti i guai e i
patimenti che gli faccio passare in tutte le mie storie, diciamo che
questo era un regalino per rabbonirlo, povero xD! Ora ti lascio al
capitolo, sperando che ti piaccia! A prestoooh!
Per
Sychophantwhore: Tesoro, eccoti qui ^^!
Cavolo stavolta siete stati tutti così veloci a recensire
che mi sento quasi in colpa a non aver postato prima! Come hai
giustamente notato, in effetti Eddie ha queste piccole rivincite e
soddisfazioni in questa storia... questo è per il mio vile
senso di colpa di scrittrice, dopo averlo fatto sempre soffrire e
patire in tutte le mie storie, ecco... gli sto dando qualche
soddisfazione, tipo una bella casetta nuova, che adora, una statua di
cera tutta per lui che quasi lo faceva svenire, e queste piccole
vendette personali xD! Certo, roba da poco, materiale e non mi sogno
neppure di trasformare Eddie in un borghesuccio attaccato alla casa,
però ecco, lo volevo anche un po' più casalingo
visto che, non avendo avuto una dimora fissa da parecchio, essendo
ricercato, ora dovrebbe essere contento della novità, credo
^^. Il *troppo reale* scintillio della lama era solo un dettaglio
macabro che la medium usava per far spaventare ancor più i
suoi clienti, nulla più temo... la strega era una cretina,
come Eddie ha più volte pensato, ed a ragione xD. Beh
sì, Harvey è quello che ha fatto seguire Crane,
anche se non avrei dovuto rivelartelo così, però
vabé, nel prossimo capitolo comunque si sarebbe scoperto...
però credevo che, dopo il discorso su Crane che aveva avuto
con Pinguino, si sarebbe capito un po', che qualcosa di mezzo
c'è, o un tipo come Duefacce non si sarebbe fatto fredare
*due* volte xD. E con una scusa "neanche troppo convincente, a
pensarci". No no, questa storia non è assolutamente il
seguito di nessun'altra. Però forse avrà un
seguito tutto suo ù_ù. Pensavo di farne tipo una
specie di saga, visto che tuttavia, i capitoli sono molto corti. Aww,
il clown non dorme mai, quando ci sono guai da fare, ma non
enterrà in azione violenta, in questa storia... come detto,
c'è ancora un casino in corso e lui vuole avere la scena
tutta per sè ù_ù quindi ecco, per ora
sarà piuttosto casalingo. Ma nel finale, gli ho riservato
una parte speciale *_*! Hush è una delle serie che mi ha
intrigata maggiormente, però non l'ho ancora letta tutta
ç_ç. Ultimamente non ho tempo quasi nemmeno per
respirare! Ora ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia ;)! A
presto, spero, baci ^^!
Per
Chimeratech: Ciao ^^! Dunque... no,
nel fumetto Crane non ha una doppia personalità, ma nel
film, sono stati in molti ad interpretare - io sono una di loro - i
suoi "Spaventapasseri...?" sussurrati continuamente tra sé,
il dialogo tra lui e la Dawes sull'isola di Arkham: "Crane?" "No,
*Spaventapasseri*." ed infine il suo "Il dottor Crane non
riceve oggi, signore... ma se vuol prendere un appuntamento..." come la
*nascita* di Scarecrow ^^. Ahahah! *preoccupante* in che senso? Beh,
comunque pensandoci bene e conoscendo i due per i tipi che sono,
ovviamente a Nigma risulta più facile immaginarli coinvolti
in qualche rapporto di tipo fisico ed avventuroso, piuttosto che in una
tranquilla amicizia xD! Non sono troppo leali, loro! Johnny! Il
cucciolo alla seduta spiritica xD! Se non dormiva, o era intento ad
osservare la sua vittima o a trattenere le risate
ù_ù! A cosa voleva giocare Eddie in multiplayer?
Ma ad Armed Assault, ovviamente ;). Ti ringrazio dei complimenti e
della recensione, ora ti lascio al nuovo capitolo, sperando che ti
piaccia ^^! A presto spero!
Un
abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
RED
FLAGS AND LONG NIGHTS:
Capitolo
8: My Style.
It’s not that
it’s my fault, it’s just my style.
(Non
è che sia colpa mia, è solo il mio stile)
Quando Edward tornò a casa era tardi, si erano
già fatte le nove di mattina ed appena tentò di
inserire la chiave nella serratura, notò che questa non
sembrava voler funzionare; restò per un minuto buono in
piedi, chiavi ancora in mano, a fissarla come un ebete prima che
l’unica - per quanto improbabile - ipotesi si facesse strada
nella sua mente.
Possibile
che quell’imbecille del fabbro abbia cambiato la serratura
senza che ci fosse nessuno in casa?! pensò, perplesso.
Pensò di cercare la chiave sulla cornice della porta - la
sua invidiabile altezza gli permetteva di arrivare a tastare quella
piccola superficie solo stendendo leggermente un braccio - ma non vi
trovò che polvere; tentò quindi sotto lo zerbino,
sollevandolo ma nessuna traccia di chiavi neppure lì, anche
se si appuntò mentalmente di dare una pulita, da quelle
parti.
L’idea di chiamare i vigili del fuoco per rientrare a casa
sua lo faceva sentire umiliato a dir poco, sai che risate si sarebbero
fatti quegli uomini in rosso, capendo di stare sfondando la porta di un
investigatore
privato che non trovava le chiavi.
Una speranza però gli si fece strada nel cuore, flebile e
trasparente, e Nigma bussò energicamente qualche colpo
contro la porta e si sentì a metà tra il
sollevato e l’irritato quando una voce rispose,
dall’altra parte.
“Arrivo!”
Comunque non c‘era da stupirsi. Joker era rimasto, per
qualche oscura ragione - o forse era meglio dire senza nessuna ragione
particolare - insediato in
casa sua dal giorno precedente quindi doveva essere stato lui ad aprire
al fabbro; Edward non invidiava affatto quel poveretto.
Quando la porta si aprì, l’investigatore
sollevò lo sguardo, facendo per entrare, ma restò
letteralmente imbambolato di fronte alla figura di Joker, che si era
vestito come… a Nigma ricordò molto una colf
demodè, di quelle che andavano tanto negli anni sessanta,
con camicetta bianca e gonna nera, a vita alta e lunga fino alle
ginocchia.
“Ciao, bel fusto!”
Lo accolse il clown, appoggiandosi alla porta nella parodia di una posa
sensuale ed il vuoto nella mente di Edward si riempì tutto
insieme, fu più forte di lui, scoppiò a ridere
come non ricordava di aver fatto in anni.
“Se volevi risollevarmi la giornata, ti assicuro che ci sei riuscito!”
Esclamò tra le risa, si sentiva improvvisamente bene
nonostante il sorriso dopo tanto tempo gli risultasse strano, non
c’era più abituato, davvero; entrò in
casa, superando il clown che lo seguì nel salotto.
“Ecco, non ridi mai al momento giusto! Se racconto una
barzelletta niente, silenzio di tomba!
Guarda che sono serio, mi offro come esca!”
Nigma si bloccò, si voltò a guardare Joker con
espressione confusa e ripeté, stupidamente.
“Esca?”
“Esatto! - zompettò allegro verso di lui - Sai,
ahh… come quelle donne poliziotto che girano in borghese.
Esche! Io vado bene lo stesso, no?” Chiese, allargando le
braccia e girando una volta su se stesso per farsi ammirare.
“Certo! - rispose Edward, serio - Vai in giro così
e farai da esca a tutti gli psichiatri di Gotham, incluso
Crane.”
“Tsk! Le mie idee non vengono mai apprezzate, tutta invidia!
Però ehi, che idea hai avuto! Potremmo far vestire Johnny,
da donna! Non sarebbe carina
quanto me, però…”
S’interruppe al suono del telefono, che aveva iniziato a
trillare; Enigma si diresse svogliato verso la camera da letto,
pensando che, visti i suoi abiti femminili, Joker avrebbe potuto
benissimo fargli da segretaria, già che c’era.
“Ma non farti illusioni - lo sentì dire, mentre si
avvicinava all’apparecchio - non ti concederò mai
le mie grazie! Pronto? - disse poi, al telefono - Sì, chi
parla? Facciamo un po’ per uno? Acc… momento, che
mi è caduta una tetta.”
Enigma ridacchiò tra sé, non sarà
molto professionale, ma quanto meno la sua segretaria era fantasiosa.
“Oh, Jenny cara, sei tu!”
Edward gli strappò letteralmente la cornetta dalle mani,
doveva essere Spaventapasseri, che Joker si era divertito a chiamare
con un nome di donna.
“Jonathan?” Chiese immediatamente, al ricevitore;
non vedeva l‘ora di raccontargli i suoi progressi sul caso.
“Non
sono ancora diventata uomo, però volevo dirti che Sarah
è morta ieri sera mentre eravamo insieme. Sei licenziato.”
La voce di Jane, le parole da folle che userebbe Jane… era
Jane. Il clown aveva semplicemente ricordato male il suo nome, come
sempre.
“Cosa?!” Esplose Edward, un po’ per la
delusione, aspettandosi qualcun altro, un po’ per lo stupore
dell’improvviso licenziamento, ma si ricompose
immediatamente, certi scatti non erano proprio il suo stile.
“Beh,
ormai sono completamente scagionata! Tu sei il mio alibi e davvero, non
avrei avuto nessun movente stavolta! Quindi posso risparmiarmi la tua
*esosa* parcella, non ti pare?”
Enigma non rispose neppure, mise giù senza una parola, senza
neppure salutare, ma non perché fosse arrabbiato, non gliene
fregava assolutamente niente di quell’ultimo svolgimento - e
poi non riusciva davvero ad arrabbiarsi quella mattina, non dopo aver
visto Joker conciato in quel modo - solo non voleva perdere
altro tempo con una persona sciocca ed incostante come si era rivelata
Jane.
“Sentito? - chiamò a voce alta, parlando col clown
in cucina. - Sono disoccupato, puoi pure toglierti quella roba,
adesso.”
“Ah, beh! - sentì la risposta e quasi riusciva a
vedere il suo ampio sorriso, da lì - se un domani ti
servisse un’esca, tienimi presente!”
Comunque, Nigma non avrebbe smesso di occuparsi del caso. Per Crane.
L’ultimo omicidio indicava chiaramente che l’ex
collega era ancora più in pericolo di prima, doveva scoprire
immediatamente cos’era accaduto alla donna deceduta la sera
precedente.
Fece per sistemarsi al suo poderoso computer per frugare tra i rapporti
della polizia, ma il telefono riprese a suonare nuovamente. Con uno
sbuffo, Enigma tornò indietro e risollevò la
cornetta.
“Agenzia investigativa Enigma, cosa posso fare per
lei?”
“Ti
riassumo. - la voce di Jane,
ancora. - Ho
pensato che sei fantastico e che non posso stare senza di te. Anzi,
perché non ci sposiamo?”
“Va bene. - fu la tranquilla risposta - Duecentocinquanta al
giorno, come al solito.”
Riagganciò subito, di nuovo senza salutare, nuovamente fece
per dirigersi nella sua camera da letto ma ancora una volta il telefono
prese a suonare, strappando un’imprecazione
all’investigatore… avrebbe staccato il maledetto
aggeggio, se solo non necessitasse di questo per il suo lavoro.
“Agenzia investigativa Enigma, non si accettano proposte di
matrimonio.” disse in tono serio, guardandosi stancamente le
unghie della mano sinistra, e fece l’ennesima figura,
perché stavolta non era Jane. Restò in ascolto e
dopo una breve conversazione, riagganciò e si diresse verso
la porta, prendendo lungo la strada il cappotto
dall’attaccapanni.
“Joker io esco, quanto torno accoglimi con qualcosa di
elettrizzante.” Non l’avesse mai detto.
Stranamente, Edward non si sentiva ancora stanco, nonostante la notte
passata insonne ed a piedi si diresse verso il parco, poco distante da
casa sua. Immediatamente notò una trista figura solitaria su
una panchina, così gli si avvicinò alle spalle.
“Mi voleva, commissario?” Domandò,
prendendolo di sorpresa, ma non si aspettava di vederlo sobbalzare in
quel modo. Qualcuno aveva i nervi a fior di pelle.
“Immagino avrai saputo dell’omicidio della Dewey.
Praticamente squartata e, mi dispiace dirlo, nonostante il mestiere che
faccio, il sangue ancora mi fa un po’ impressione.”
Iniziò subito Gordon.
“Mh. - gli concesse, Edward. Doveva immaginarlo che il GPD si
sarebbe fatto vivo con lui, prima o poi - indizi?” Chiese
poi, laconico, restando in piedi leggermente dietro la panchina.
“Nessuno. Neppure mezza impronta.” Edward sorrise,
in maniera furba, se lo aspettava.
“Magari è davvero
un fantasma.” Buttò lì, prendendo in
giro il commissario.
“Non sparare scemenze… - la voce di Gordon era
stanca, neppure lui doveva aver dormito granché - la seduta
spiritica era un imbroglio, ma questo lo sai meglio di me visto che
ieri sera sei entrato a casa di Elizabeth Dunsany spezzando i sigilli
della polizia.”
“Io?!” Esclamò vivacemente, fingendosi
colpito e pieno di stupore per l’accusa.
“No, mio nonno… - fu la pronta risposta di Gordon,
che alzò gli occhi al cielo e continuò - va
là, che non ti arresto, anche se dovrei. Ho abbastanza anni
di servizio da potermelo permettere ogni tanto.”
“Se glielo avessi chiesto, mi avrebbe
lasciato…” iniziò, ma venne interrotto
dalla voce scandalizzata del commissario.
“Ovvio che no! Scherzi? Verrei sospeso se solo si sapesse che
sto parlando
con te! L’Enigmista,
figuriamoci…”
Sentire il suo vecchio nome - neppure troppo, visto che solo da
pochissimo aveva appeso lo scettro al chiodo - fece a Nigma un effetto
strano, per la prima volta, si sentì quasi insultato nel
sentirlo; era come non avere vie di scampo, quindi? Qualsiasi cosa
facesse, restava sempre e comunque la stessa persona, solo con molti
meno amici e sicurezze? Ma scartò questo pensiero,
probabilmente quello era solo un modo come un altro, per Gordon, di
rompere il ghiaccio con qualcuno a cui, fino a poco tempo prima, doveva
dare la caccia.
“Sono così mal visto al GPD, dunque? Nonostante la
mia onesta professione?” Ridacchiò tra
sé, e stavolta girò attorno alla panchina,
sedendosi a fianco dell’uomo. Gordon non era giovanissimo, ma
in quel momento, invece che di una decina d’anni, sembrava
più vecchio di lui di almeno venti.
“Ma proprio per quello! - tentò di suonare
irritato, ma a Nigma non sfuggì il lieve sorriso divertito
che lo rianimò per qualche attimo - Hai gettato discredito sulla
professione investigativa.”
Rispose, citando testualmente ciò che si diceva di lui negli
alti ranghi.
“Mi sono solo scelto un lavoro in un campo dove non ho
concorrenti. Ma lei è qui a parlare con me, non mi
discrimina, dunque?”La risposta non arrivò subito.
“Il fatto è che siamo nei guai. Vuoi con tutti i
criminali ancora in giro, ci mancava solo un pazzo che se ne va in giro
ad ammazzare gente ricca e fastidiosa. Un uccellino di nostra
conoscenza però, mi ha suggerito di provare a fidarmi di te
e per questo voglio sentire il tuo parere su questa dannata
storia.”
Sicché,
riflettè Enigma, Batman nientemeno, mi
avrebbe raccomandato al GPD?
“Il mio parere è che in quella seduta Jack
è stato effettivamente risvegliato. Ma non in senso
letterale! - si sbrigò ad aggiungere, notando
l’espressione furibonda che minacciava di formarsi sul volto
di Gordon - è quella che chiamate pazzia,
no? Una persona già instabile subisce uno shock, come quello
di vedere lo spirito fumoso di un killer spuntar fuori dalla bocca di
una medium, e va fuori di matto. Uno dei presenti potrebbe essere
l’assassino.”
“Bene! Solo che noi non abbiamo
la lista dei clienti della Dewey.”
“L’ho io. Gliela manderò per
e-mail.”
Propose Enigma, in maniera tanto spontanea da stupire non poco il
commissario e, pensandoci bene, anche sé stesso; in qualche
modo sentiva di dover ripagare Gordon per aver chiuso un occhio sui
sigilli con tanta disponibilità; e poi, quella chiacchierata
gli aveva stranamente fatto bene. Non che reputasse l’agente
un suo amico,
ma gli pareva di aver incontrato più fiducia e comprensione
in lui, che nella maggior parte delle persone che gli stavano attorno.
“Quindi le potenziali vittime sono i restanti, tranne uno che
sarebbe Jack.”
Riepilogò inutilmente il commissario, per riempire il
momento di silenzioso imbarazzo che si era creato.
“Esatto.” Rispose Nigma, di nuovo gelido e laconico.
“Farò sorvegliare le persone che mi dirai. -
annuì il commissario, fiducioso - così, se Jack
fa fuori una prostituta in periferia, io vengo licenziato in tronco e
perdo pure la pensione.”
“Coraggio! - Edward riprese a ridere sommessamente, gli
piaceva lo spirito con cui Gordon affrontava certe cose - Da me
c’è posto, potremmo screditare la professione
in due!” Buttò lì alla fine, per poi
alzarsi e tornare a casa.
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Capitolo 9 *** Beginning with. ***
Per
Chimeratech: Ciao! Aww, sei stata la
prima a recensire! No, purtroppo Johnny, nel capitolo precedente, non
c'è stato e purtroppo, non ci sarà neppure nel
prossimo (in questo sì però xD). Ma
avrà l'occasione di fare altre due apparizioni che io
personalmente - e non dovrei dirlo, perché la storia
è mia, ma sono una sentimentale - trovo molto succulente ^^.
Jane purtroppo è parte integrante della storia e partecipa
molto - fin troppo - attivamente nelle indagini di Eddie (ma... ehi,
sta davvero indigesta a tutti!), ok ammetto che non ho fatto questo
granché perché risulti simpatica, ma che dire...
questo personaggio non è mio, come già accennato,
l'ho 'preso in prestito' da un fumetto di Dylan Dog, quindi ho
preferito lasciare che si muovesse in modo molto simile a quello
originale. Non sono io a pilotarla xD. Eee, sì Joker si
veste da donna è non è la prima volta (lo adoro
*_*). Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, come sempre sei
gentilissima ^^. Ora ti lascio al nuovo capitolo, sperando che ti
piaccia anche se lo ammetto, non è molto ricco (non so
neppure io perché ho deciso di usare questo stile, per la
storia, con i capitoli così brevi ç_ç.
Volevo mettermi alla prova con una novità, maledetta me xD)!
Un abbraccio, alla prossima ^^!
Per
Boopsie: Tesoro mio, ciao! Ma io
lo sapevo che il tuo primo pensiero sarebbe volato a Joker vestito da
colf *_*! Non sarebbe davvero un amore, gonna a vita alta, camicetta
con fiocchetto e maniche rigonfie? Un vero figurino, molto di classe
con quello stile un po' demodé che piace tanto a Eddie xDD!
Stanno davvero avvicinandosi questi due, la qual cosa lo confesso, mi
piace! Le indagini scalpitano, sì! E finallemte Eddie ha
iniziato a muoversi davvero, ci sta prendendo gusto ma no, lui non si
sposerà mai con la Jane, assolutamente, se proprio deve, lo
farà con me è_é! E poi prenderei anche
il nostro cucciolo, ma Joker lo lascio tutto per te *_*! Gordon e
Eddie... uhm... ma sai che per un folle periodo durato più o
meno un paio di settimane, ho iniziato ad accarezzare il pensiero di...
ehm... shipparli? xD Sì lo ammetto, ormai vedo slash ovunque
mi giri il che non so se sia un bene o_ò! La cosa figa
è che qualsiasi pairing mi si proponga, anche il
più inverosimile, troverei sempre e comunque un modo per
rigirarmela e renderlo possibile ç_ç! Sono un
castigo, non merito che Johnny mi offra da bere nei miei sogni (anche
se non lo fa per sua volontà)! In ultimo... tua nonna
dev'essere un mito xDD! Ora ti lascio al nuovo capitolo tesoro, spero
ti piaccia *_* a prestissimo, spero!
Per
Sychophantwhore: Eccomi xD! Non fa niente
per la recensione tardiva anzi, hai portato alla luce un fatto cui
prima non avevo fatto caso... ç_ç spero non ti
dia fastidio che, quando ti mando le mail, quasi sempre poi aggiungo
notizie sui miei aggiornamenti, non lo faccio affatto per cercare
commenti (anche se i tuoi sono sempre magnifici!), davvero. L'ho fatto
solo per l'ultima storia postata, ma per il resto, è stata
una cosa del tutto casuale, è che ad ogni aggiornamento
vengo colta da follia gioiosa e sento il bisogno di condividere col
mondo i miei piccoli successi. Ma andiamo avanti... mi sto seriamente
impegnando per tenere testa a tutti i miei impegni e inoltre, postare
regolarmente (quanto più mi è possibile) il che
riesce bene soprattutto grazie alla mia insonnia, devo dire *_*!
Sarò forse l'unica persona al mondo a gioire delle sue
difficoltà nel dormire (contando che da quando avevo dieci
anni, ho due occhiaie spaventose, ormai indelebili). Sono davvero
contenta che ri sia piaciuta l'entrata in scena di Joker, naturalmente
ispirata ad una di Groucho - altrettanto spettacolare, Dio, come
slasherei anche lui! Ahm, cioè... - e sì, quel
"mi è caduta una tetta" è davvero esilarante xD!
Mi sento leggermente in imbarazzo, con questa storia ho fatto un po' il
lavoro di Tarantino... parlando di Eddie invece... beh lui ha paura di
un sacco di cose... la prima, è di perdere sè
stesso o peggio, scoprire di non averlo mai effettivamente trovato. La
seconda è di perdere chi ha intorno, il suo 'mondicino
perfetto' e visto quanto lui ama l'ordine e la routine, questa sarebbe
una catastrofe... immagino sia per questo che ha sviluppato un tale
senso dell'onore, magari pensa che se le cose arriva a *meritarle*,
lottando per esse o stando sempre dalla parte *giusta* eccetera...
ciò che ha non gli verrà mai strappato! O per lo
meno, si illude che le cose stiano così. Povero, ma quanto
lo adoro - e per lui è male, visto che io amo l'angst. Poi,
ha una lotta interiore tra il passato ed il futuro... ha cambiato
*lavoro*, che è un trauma, in più ha perso molte
delle conoscenze che aveva (e lì la faccenda si fa
addirittura insostenibile). Immagino che ora, sentendosi considerare
ancora tale e quale a prima, sia per lui un duro colpo. Proprio come ho
scritto, nella storia: "Qualsiasi cosa facesse, restava sempre e
comunque la stessa persona, solo con molti meno amici e sicurezze". E
dopo queste chiacchiere, ti lascio al capitolo, sperando come sempre
che ti piaccia ^^! A prestissimo, spero!
Un
abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
RED
FLAGS AND LONG NIGHTS:
Capitolo
9: Beginning with.
Beginning
with a look and then a smile.
(Iniziando
con uno sguardo e poi un sorriso)
Enigma
non lo avrebbe mai detto, ma la sua ultima interazione col commissario
Gordon si era rivelata più piacevole di quanto avrebbe
potuto mai immaginare, non era poi una brutta compagnia, quando non era
lui
in persona ad essere il
centro delle indagini.
Appena
tornato a casa, si prese una scossa neanche troppo leggera di corrente
elettrica; naturalmente Joker aveva fatto avverare le sue minacce,
ma a Nigma dispiaceva più per il suo adorabile microonde -
smontato per prendere in prestito gli elettrodi necessari - che per lo
scherzo in sé. Ma Edward era troppo stanco per litigare col
clown, lo sapeva benissimo che per discutere con lui serviva una gran
pazienza ed una immensa
forza d’animo che, dopo un intero giorno di veglia, sentiva
di non possedere.
Lasciò
il clown alle sue risa di scherno e decise di sbrigare velocemente le
ultime faccende: sedette al computer, per spedire via e-mail la lista
promessa a Gordon, ed infine chiamò Crane, per assicurarsi
che stesse bene e, dopo la fin troppo breve conversazione,
riagganciò e decise di concedersi, finalmente, un
meritatissimo pomeriggio di sonno.
Non
pranzò neppure, semplicemente dormì fino alle
otto di sera, svegliandosi al suono del suo cellulare, che
sorprendentemente prese a cantare una sciocca canzoncina, probabilmente
Joker aveva giocherellato con la sua suoneria mentre dormiva; a
chiamarlo era stata la sua cliente, che gli chiese con una certa
urgenza nella voce, di vedersi, così nel sonnambulismo
più estremo, Enigma si fece una doccia ed uscì
per andarla a prendere con la sua auto,
rifiutando categoricamente un’altra corsa mortale sul suo
malefico motorino.
Nel
frattempo però, anche nell’abitazione di James
Gordon il telefono aveva iniziato a suonare ed il commissario aveva
preso la chiamata seduto sulla sua poltrona, in vestaglia, ancora
illuso di potersi godere una serata tranquilla.
“Sì
Montoya, ho capito. Mi stai dicendo che una vecchia signorina
è fuggita ai baldi agenti del GPD. - una pausa, era
così stanco che non ebbe nessuna reazione alla notizia. - No
Montoya, non sono arrabbiato. Semplicemente io perdo la pensione, ma tu
vai a dirigere il traffico.”
Riagganciò,
sbuffando e passandosi una mano sul viso stanco e di nuovo
suonò il telefono.
E ti pareva che poteva
finir qui, la serata.
Pensò stancamente, sollevando nuovamente la cornetta.
“Gordon.
Oh sì, ho capito, mi stai dicendo che il signor Sarandon, un
vecchio malato ed un po’ rimbecillito è sfuggito
ai prodi poliziotti di Gotham. No non sono arrabbiato, Bullock,
semplicemente domani ti uccido.” Concluse, mettendo
giù e dirigendosi in cucina da sua moglie per avvertirla -
la cosa non le avrebbe fatto piacere - che doveva uscire di corsa per
tornare al lavoro senza neppure aver cenato.
Ancora
altrove, in un appartamento di uno dei tanti quartieri malfamati di
Gotham, Jonathan Crane passeggiava su e giù per il salotto
ingombro di libri - come d’altronde tutto il resto
dell’abitazione - ma vuoto, eccezione fatta per lui, e per la
prima volta in vita sua, quel silenzio e quella solitudine gli
pesavano, anche se certamente non per questioni sentimentali.
Non
si faceva illusioni, chiunque fosse Jack,
era in gamba, abbastanza almeno da riuscire a seguirlo per settimane,
ovunque andasse veniva sempre ritrovato non importa quanta cautela
usasse per i suoi spostamenti, ed era un tipo molto discreto, lui.
Senza
dubbio conosceva anche quel suo nascondiglio e per questo era rimasto
sveglio, ormai quasi quaranta ore filate, ma come poteva fidarsi a
prendere sonno?
Era
arrivato perfino a buttare giù un paio di anfetamine ma per
quanto tempo sarebbe potuto andare avanti così? Se Edward
avesse impiegato una o due settimane per risolvere il caso, si sarebbe
privato del sonno per tutto quel tempo? E non poteva di certo andare da
lui, visto che era, per l’appunto, impegnato a fermare il suo
aspirante killer; la sua presenza avrebbe solo reso le cose
più difficili ad Enigma, rallentando le indagini, ed era
l’ultima cosa che voleva.
Joker
invece, non era davvero tipo nelle cui mani mettere la sua sicurezza,
il clown non sapeva proprio cosa fosse la responsabilità,
specie contando che non aveva bisogno di un cane sciolto, che andasse
in giro a dare
la caccia a chi la dava a lui,
ma di protezione, se non costante, almeno durante la notte.
Non
voleva neppure doversi indebitare con nessuno, erano davvero poche le
persone naïve come Edward, che si lasciavano giocare con tanta
facilità e s’impegnavano ad aiutare qualcuno in
pericolo solo perché lo conoscevano…
più che poche, era più esatto dire che solo Nigma
si comportava in modo tanto onorevole, tra le sue conoscenze.
Ripensò
alla sera dell’aggressione, ci aveva riflettuto molto, anche
se non poteva esserne sicuro al cento percento, per almeno una buona
settantina, poteva affermare fosse stato Harvey Dent a salvarlo e
riportarlo a casa sua e probabilmente una parte dei pedinamenti che
aveva ricevuto nelle ultime settimane, erano stati opera dei suoi
tirapiedi, che Duefacce gli aveva messo alle costole dopo
l’ultima volta che era stato giocato.
Che fesso…
rifletté, fin troppo gentile nei riguardi del criminale, ma
aveva preso una decisione; per quanto gli rodesse, avrebbe indossato il
suo miglior sorriso e gli avrebbe fatto visita. Harvey avrebbe potuto
dargli protezione e, se Crane giocava bene le sue carte, per una
davvero conveniente contropartita.
Ma
Cristo,
quanto odiava rivolgersi proprio a lui!
L’uomo
aveva sviluppato un qualche debole per lui, questo lo aveva capito da
tempo, nessuno sarebbe cascato nelle sue trappole con tanta
facilità per ben due
volte altrimenti, e Jonathan non avrebbe mai immaginato di dover mai
avere ancora bisogno del suo aiuto, o non l’avrebbe fatto
arrabbiare così tanto. Era proprio vero, nella vita non si sa mai.
L’unica
cosa che sperava, era di non essersi sbagliato, altrimenti con quello
che gli aveva fatto, un tipo come Harvey Duefacce gli avrebbe fatto
saltare la testa senza pensarci due volte…
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Capitolo 10 *** Don't need. ***
Don't need
Per Chimeratech: Ciao! ^^
Ecco un altro capitolo un po' troppo breve ç_ç.
Ma ormai
siamo vicini alla fine, perciò ancora un po' di pazienza
è_é! Ehh, Harvey ha sempre qualche stranezza
nascosta qua
e là ù_ù... ma non
permetterò che accada
qualcosa di male al cucciolo, non preoccuparti
è_é! Beh,
Eddie invece è destinato a dormire poco davvero, non che lui
poi, abbia tutta questa passione per il sonno, come ha detto anche lui,
ha un orologio biologico fin troppo sballato! Sta tutta la notte in
piedi al suo pc, e poi dorme di giorno, quando ci riesce... o almeno
è quello che immagino visto che tutti i maniaci del computer
che
conosco (me inclusa) hanno questa abitudine in comune! E con maniaci
del pc, non intendo hacker esperti, ma tutte quelle persone per le
quali anche un solo giorno senza di esso è paragonabile ad
una
tortura. Meno male che ultimamente ha qualcos'altro da fare,
và
xD! Ebbene sì, ho deciso di inserire Jim Gordon
nella
storia o_ò. Scelta discutibile e con lui prenderò
moltissime libertà visto che la versione di Nolan si conosce
poco e quella del fumetto è... beh, diciamo che cambia
abbastanza spesso ù_ù. Ora ti lascio al capitolo
-
perdonami la brevità, ma nei prossimi capitoli
Spaventapasseri
sarà molto più presente ^^! A presto, spero, ti
lascio al
capitolo! E grazie infinite per il commento ;).
Per
Sychophantwhore: Tesoro, ciao
*_*! Beh, effettivamente a questo punto la situazione si sta
sviluppando in maniera un po' intricata, uhm... spero sia ugualmente
tutto abbastanza scorrevole, è per questo che avevo deciso,
contrariamente alle mie abitudini e alla soddisfazione dei lettori, di
optare per dei capitoli molto corti... povero Gordon però
xD! Io cerco sempre di rendere i personaggi un po' più
simpatici e interessdanti di come li si consideri solitamente, spero di
riuscirci anche con lui, magari lui e Ed finiranno col diventare amici
(lo so, questa prospettiva ti sta dando i brividi xD). Beh, secondo me
Joker resta comunque il supercriminale di sempre, ma immagino gli
faccia piacere anche tenere d'occhio Eddie molto da vicino (in mancanza
di meglio, ovviamente, ed ho specificato prima che non agisce per conto
suo, perché non otterrebbe l'attenzione che merita), ed
assicurarsi che non perda sé stesso. Quando Nigma
è disperato o depresso, o *troppo* buono per essere vero,
c'è il clown a riportarlo coi piedi per terra e ricordargli
*chi era* e chi ancora *è*. Il mondo comunque, non
può perdere l'Enigmista, no ;)? E non preoccuparti, ci
sarà occasione anche per Joker, di dar sfogo ai suoi istinti
violenti xD. Ti confesso che non è esattamente parte della
trama, cioè non c'entra nulla lui, con lo Squartatore, e
come avrai notato, Enigma lo ha tenuto quanto più poteva
all'oscuro di tutto, anche per lasciar tranquillo Crane. Ma
capirà poi, di essere stato *giocato*, questo è
sicuro XD. Ora ti lascio al capitolo, sperando di riuscire ad
aggiornare ancora, molto presto! Mi devo dedicare a *Pretend...*
assolutamente è_é! Un abbraccio, grazie del
commento, spero di sentirti presto ;)!
RED FLAGS AND LONG NIGHTS:
Capitolo
10: Don’t need saving.
She
don’t need a thing.
(Lei
non ha bisogno di niente)
Nella
grande stanza buia e
semideserta, un grido riecheggiò, facendo sobbalzare
qualcuno
perché troppo improvviso, l’urlo fu seguito
immediatamente
dall’immagine di una donna cui veniva tagliata la gola.
Enigma voleva capire tutto, ma perché,
con la gola tagliata, a quella poveretta avrebbero dovuto sanguinare
anche i capelli? Non gli piaceva affatto quel film.
“Ma fa quel rumore, una gola tagliata?”
Domandò
Jane, tesa in avanti sulla poltrona e fissando, imbambolata, il
maxischermo.
“No…” Rispose l’investigatore
privato, con
macabra e disgustata noia - lui sapeva benissimo che rumore faceva, un
coltello che si faceva strada tra le vene della gola, e di certo non
era quello schifo… il suono posticcio ricordava
più un
pezzo di stoffa strappata in due, ma non fornì
quest’ultimo dettaglio alla ragazza seduta al suo fianco e
che,
ora come ora, le piaceva poco più del film in questione.
Ok, era arrivato ad accettare, per quanto possibile, il carattere assurdo
di Jane, a volte arrivava
perfino a divertirsi ripensando ai suoi colpi di testa, ma si sentiva
preso in giro: dopo essere stato - con tanta urgenza - convocato,
scoprire che la matta voleva solo andare a vedere un horror di serie B
al cinema gli pareva quasi un insulto.
Per questo Enigma era rimasto tutta la sera taciturno, critico e
scontroso - più del solito - cosa che probabilmente
passò
del tutto inosservata alla donna, che all’uscita dalla sala
prese
a parlare tranquillamente per entrambi; chiacchierare per lei non era
certo un problema, pareva non esaurire mai
gli argomenti.
Appena superato il portone della sala, Jane accelerò il
passo
per raggiungerlo e lo prese prepotentemente sottobraccio mentre gli
propinava un sorriso abbagliante, sorprendendo
l’investigatore
non poco con quei gesti affettuosi, ma non la scansò, in
fondo
non era nulla di troppo spiacevole per lui, anzi.
“Comunque fantastico,
vero?! - Nigma alzò un sopracciglio, stava davvero parlando
di
quella patetica esibizione di stupidità appena conclusosi? -
I
film dell’orrore sono la mia passione, vedi quante cose
abbiamo
in comune?! - Edward si voltò a guardarla con rinuncia,
quando
mai aveva detto di gradire gli horror? - Quando ci sposiamo?”
Concluse, e quella era la seconda volta nell’arco della
giornata
che Jane scherzava in questo modo, cosa che provocò in
Nigma, il
principio di un mal di testa epocale,
davvero, da guinness dei primati.
“Sono ancora un po’ giovane, per quello.”
Rispose,
lapidario e tornando a distogliere lo sguardo da quel viso infantile,
sperando davvero che quella serata si concludesse al più
presto,
e doveva avere qualche tipo di potere strano, perché lei lo
lasciò andare pochi secondi dopo, superandolo
mentre, con
costernata rassegnazione, blaterò qualcosa di insensato,
come
sempre.
“Ho capito. Sedotta ed abbandonata…”
“E quando mai ti avrei sedotta, sentiamo?”
“Beh, è stato fantastico finché
è
durato…”
“Finché è durato che
cosa?”
“Ti spedirò l’assegno, sei
licenziato.”
Edward restò immobile ed impassibile mentre la guardava
allontanarsi velocemente tra la folla del cinema, senza avere la forza
per arrabbiarsi o anche solo imprecare; quella era la sera libera della
squinternata dal museo, certo, sperava avrebbero potuto stare insieme,
visto che si era
anche sorbito quel mattone olandese che più che horror era
un orrore.
Ma che aveva quella matta?
In
attesa che mi riassuma, mi faccio
una dormita. Mi sa che se portavo fuori Joker era meglio…
vestito da domestica demodè, magari.
Pensò, ma
malgrado i suoi atteggiamenti da duro, sentiva di essere davvero
dispiaciuto per come era finita la serata; certo, era uno schifo ma
avrebbe forse potuto migliorare, nelle prossime ore!
Solo, si diresse lentamente verso una pizzeria, non mangiava dal pranzo
del giorno prima, accidenti.
Nel frattempo, all’ingresso di un grosso garage sotterraneo,
un
assembramento di poliziotti restò in piedi, illuminato dai
fari
di un’auto d’epoca in avvicinamento, che
rallentò,
accostando davanti ad un rassegnato Jim Gordon.
“Salve, commissario! - salutò, dal veicolo,
un’arzilla vecchietta, un cappello da aviatore in testa con
tanto
di occhialetti - Aspettate qualcuno?”
“Miss Christie, - iniziò l’uomo,
bonariamente
irritato - spero si renda conto che mezza polizia di Gotham la stava
cercando dappertutto.”
“Oh! E l’altra metà?”
Scherzò, con un
sorriso vispo.
“Quella, correva dietro al signor Sarandon, che lei
ha riaccompagnato a casa dieci
minuti fa. Vi sembra questo il momento per simili scappatelle?”
“Oh, figliolo! - ridacchiò lei, gentile - Alla mia
età è sempre
il
momento giusto, visto che potrebbe essere l’ultimo. Ora se
permette, avrei un po’ di sonno.” Concluse,
riavviando la
macchina ed infilandosi nel garage.
“Seguitela. - ordinò il commissario a due dei suoi
agenti
- Non vorrei scappasse ancora.” E mentre si allontanava, i
suoi
uomini obbedirono, entrando anche loro nell’ampio
sotterraneo,
pieno di vecchie e costose automobili.
“Simpatica però, la vecchia.”
Buttò lì
uno di loro, parlando al collega, che rispose con una risatina.
“Sì, e secondo me il commissario esagera. Jack
ammazza le donne giovani e
belle, come la Dunsany e la Dewey.” Disse, ma quando due
minuti
dopo raggiunsero l’auto, il cadavere insanguinato ma ancora
sorridente della signora Christie era riverso in terra ad accoglierli.
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Capitolo 11 *** A Lay. ***
Per
chimeratech: Ciao ^^! Rieccomi ad
aggiornare, finalmente, eh sì, ho troppe storie in corso, e
non so quasi mai dove mettere le mani per prima! La polizia di Gotham
ha tanti difetti, ma un solo pregio: per lo meno non si danno mai per
vinti, nonostante le figure che fanno un po' ovunque (e qui mi torna in
mente *No man's Land*, dove Gordon va a cercare lavoro in un
commissariato diverso e tutti gli ridono in faccia. Beh, povero, ma
effettivamente viene da una città in cui si ha bisogno di un
sorcio mascherato per combattere il crimine o_ò puah!).
Eccoti in questo capitolo, Johnny finalmente xD! Eheheh. La pizza,
è sempre una voglia bene accetta, io l'adoro e
continuerò a farlo tutta la vita ù_ù.
Ed ovviamente Eddie, da maniaco del pc quale è,
*deve* - è d'obbligo, sì -
non mangiare che quando se ne ricorda, di tanto in tanto. Per quello
è così slanciato e magro, beato lui! Su Jane, la
penso proprio come te ù_ù. Ora ti lascio al
capitolo, sperando che ti piaccia ^^!
Per
Sychophantwhore: Rieccomi, finalmente ad
aggiornare anche qui! Gordon sì, ora è
l'incapacità fatta persona (ed anche a te farò
presente No man's Land, a certificare e controfirmare il tutto). Per
quanto riguarda il signore scontroso e vestito di nero, non ho
intenzione di riportarlo nella storia di nuovo xD. Se la caveranno
benissimo anche da soli, ci pensa Eddie! Naturalmente il fatto che non
hai letto il fumetto non può che riempirmi di gioia xD.
Almeno sarà un po' una sorpresa, per quel che vale.
Sì,
so che il Joker ha sempre qualcosa in testa xD. E sicuramente, mentre
non sa che fare e non intende agire solo per passare inosservato,
sarebbe da lui ridacchiare giorno e notte progettando chissà
quali nefande follie da appioppare sui cittadini di Gotham! Proprio
perché non riesce a stare fermo, si è gettato
senza pensarci, dove pensa ci sarà più movimento:
casa di Eddie. Per i seguiti che progetto di questa storia
(massì, anche qui, tanto sono corte), Joker avrà
da ridire su più cose a dire il vero e non le
prenderà affatto tutte alla leggera xD.
Ora
ti lascio al capitolo, sperando ovviamente che ti piaccia ^^! Un
abbraccio, ci sentiamo presto!
XxX.SilverLexxy.XxX
RED FLAGS AND LONG NIGHTS:
Capitolo
11: A lay.
She don’t need
saving, or a lay.
(Non
ha bisogno di essere salvata o di una scopata)
Duefacce si
sentiva stanco; nonostante fosse relativamente presto - appena
mezzanotte - non vedeva l’ora di poter andare a dormire, ma
decise di sforzarsi per restare sveglio, e fece bene, visto che poco
dopo il suo braccio destro
entrò nel salotto per avvertirlo che aveva visite: lo
Spaventapasseri chiedeva di vederlo.
Quella
notizia lo sconvolse letteralmente, che diavolo voleva Crane, da lui?
Lo aveva già giurato tempo addietro, che se mai avesse
dovuto ripresentarsi, accampando altre scuse per poterlo fregare di
nuovo, lo avrebbe fatto secco senza pietà.
Autorizzò
il suo uomo a lasciarlo passare è, quando l’ex
psichiatra fece il suo ingresso, chiese che venissero lasciati soli;
Jonathan aveva l’aria nervosa, ma non in modo naturale…
doveva aver assunto qualche tipo di droga e non c‘era da
stupirsi, aveva molta dimestichezza con la farmacologia, sia in ambito
psichiatrico che non.
“Crane.
Che cosa vuoi?” Chiese, ora del tutto sveglio, e lo vide
lasciare andare un sospiro esausto.
“Niente,
mi chiedevo se dovessi per caso ringraziarti.”
“Ringraziarmi?
E di cosa?”
“Qualcuno
mi ha salvato la vita, l’altra sera. - disse
l‘altro, sorridendo in modo stranamente dolce. Duefacce aveva
già visto un’espressione simile su di lui, nelle
sue finzioni più abili. - Sei stato tu, vero
Harvey?” Domandò, avvicinandosi fino a stargli
davanti.
“Scherzi?
Certo che no.” Fu la risposta fredda.
“Oh.
- rispose semplicemente Spaventapasseri, il sorriso scomparso dal suo
volto e nonostante tutto, a Duefacce dispiacque vedergli perdere
quell’espressione così dolce. - Allora mi sono
sbagliato. Scusa il disturbo.”
Disse
semplicemente Crane, voltandosi immediatamente per andarsene, e Harvey
si sentì un po’ spiazzato da questo gesto
improvviso, così si sollevò dalla poltrona su cui
sedeva e lo raggiunse, fermandolo con una mano sulla spalla e lo fece
voltare di nuovo.
Qualcosa
non andava. Jonathan Crane non si scomodava di certo per ringraziare
nessuno.
“Che
succede?” Chiese, serio.
“Che
vuoi che succeda? Le solite cose.”
Ribatté
Jonathan con leggerezza, e guadagnandosi così uno sguardo da
andiamo,
a chi vuoi darla a bere?
davanti al quale non rispose, ma dopo aver a lungo sostenuto lo sguardo
di Harvey, come in una sfida di resistenza, crollò; era
stanco e si vedeva, lasciò andare un altro sospiro esausto.
“Speravo
davvero fossi stato tu ad aiutarmi, perché mi avrebbe
semplificato la vita. Qualcuno mi vuole morto, e sembra pericoloso. Se
c’era uno capace di proteggermi, quello eri tu, ma mi sono
sbagliato, quindi… come non detto?”
Tentò,
con un mezzo sorriso, ma stavolta l’altro lo fermò
ancor prima che potesse voltarsi.
“Cioè,
fammi capire. Stavi cercando protezione
da me?”
A
quelle parole, Jonathan aggrottò le sopracciglia e Duefacce
capì che, alle sue orecchie, quelle parole dovevano suonare
come un insulto, come se in verità, stesse dicendo e che fine ha fatto il
grande e pericoloso Spaventapasseri?
ma non era ciò che aveva voluto dire e tentò di
spiegarsi.
“Intendevo,
dopo quello che mi hai fatto, davvero pensavi che ti avrei aiutato?
Senza approfittare dell’occasione? E tra l’altro,
non eri tu quello che non si fidava mai di nessuno?”
Lì
per lì Crane non rispose nulla, lo sguardo che prima era
solo irritato si fece carico d’odio, il suo tono secco.
“Arrivederci,
Harvey.” Era categorico, e stavolta l’ex magistrato
non lo fermò, alzò lo sguardo al cielo,
esasperato.
“Non
fare così, ti darò la protezione che
cerchi.”
“Non
mi serve, Harvey, grazie lo stesso.” Rispose, senza guardarlo
neppure.
“Guarda
che non puoi uscire, la porta è chiusa a chiave.”
A
quelle parole, Jonathan si voltò lentamente e, gelido,
chiese.
“Mi
apriresti, per favore?”
“No.
Stasera resti qui, un mio uomo può stare fuori dalla tua
stanza.” Disse, col tono serio di uno a cui non si poteva
dire di no.
“Non
è questa la protezione di cui ho bisogno.” Ed
infatti, Crane aveva detto di no.
“Non
lo è? Cosa intendevi, allora?” Chiese,
avvicinandosi a Spaventapasseri ed ignorando la sua richiesta di
lasciarlo andare.
“Non
capisci la mia situazione, Harvey, questa… persona,
supera i controlli della polizia, sembra comparire dal nulla e sparire
con altrettanta facilità, senza lasciare tracce. Se mi fosse
bastato un piantone, credi che sarei qui a chiederlo a te?”
In
effetti, Crane poteva benissimo reclutare degli uomini quando e dove
voleva, era piuttosto conosciuto ed aveva sempre pagato bene, a quel
che si diceva in giro. Ma allora…
“Ah!
- l’espressione di Duefacce era basita, aveva infine capito.
- Cioè, hai bisogno proprio
di me?!”
“Ahhah,
no Harvey, non mi serve il tuo aiuto. - ribadì Jonathan, con
un sorriso serafico sul volto. - Lasciami uscire adesso, per
favore.”
Chiese,
ancora una volta inutilmente visto che da bravo magistrato, Dent non
faceva che cambiare discorso e rigirarsi le cose un po’ come
gli pareva..
“Ed
il fatto di essere stato eletto a guardia del corpo
nella tua testa, dovrei interpretarlo come una promozione, o una
retrocessione? Semplicemente non pensavo mi reputassi degno di fiducia
fino a questo punto.”
“Non
lo faccio, infatti. Non sei stato tu a salvarmi.”
Di
nuovo, il silenzio regnò tra loro, ma stavolta fu Duefacce a
cedere per primo, con uno sbuffo irritato.
“E
va bene, passavo di là e non sapendo cosa ti fosse successo,
ti ho riaccompagnato
a casa, tutto qui.”
Sul
viso di Jonathan si aprì di nuovo un sorriso, stavolta
dovuto al fatto che non solo non si era sbagliato, ma il solo fatto che
Harvey stesse passando di là,
in un vicolo buio a quell’ora di notte, era tutto
fuorché credibile, ma non glielo fece notare.
“Allora,
cos’avevi in mente?” Chiese ancora Duefacce.
“Ah,
beh… - buttò lì Crane, come se fosse
una richiesta di tutti i giorni. - quanto è spazioso
il tuo letto, Harvey?”
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Capitolo 12 *** The idea of. ***
Per Chimeratech: Ciao
^^! Aww, Eddie che non mangia magari per tutto il giorno e poi ordina
una pizza, o cibo cinese, e se lo fa portare comodamente in casa, ma
che bellezza! Per quanto riguarda Jonathan in questa storia non
è drogato ç_ç, aveva solo bisogno di
tenersi sveglio così ha buttato giù qualcosa per
aiutarsi. Per me è normale, essendo un medico specializzato
in psicofarmacologia, fare uso di queste conoscenze ogni tanto anche
per usi personali xD. In fondo se assume robe fatte da lui,
saprà sempre che non gli daranno strani effetti, che non son
tagliate con sostanze poco raccomandabili, e insomma i rischi sono di
gran lunga minori, non è che lo si potrebbe mai vedere ad
acquistare roba da un pusher. Le sue frasi ambigue *__* non
è dolcissimo? Lui sa sempre come rigirarsi le situazioni ed
ogni frase fidati, è del tutto calcolata xD. Aww, ma sono
davvero felice che ti sia avvicinata anche alle altre mie storie! La
coppia Harvey/Crane mi piace molto, anche se cerco sempre di variare,
ampliare i miei orizzonti slashosi. *_* in ultimo... non sei
assolutamente obbligata, ma mi farebbe piacere allora sentire il tuo
parere anche sulle altre storie ^^. Qui ti lascio al capitolo, sperando
che ti piaccia! Grazie mille per il commento, alla prossima!
Per
Sychophantwhore: Tesoro! Beh, io non
rinuncerei mai ai risvolti romantici nelle mie storie, anche se pochi o
brevi, ma li amo! Harvey e Crane poi, mah, secondo me son fatti l'uno
per l'altro, non c'è niente da fare
ù_ù. E la meccanica del rapporto è
sempre la stessa: c'è Crane che si ficca in un guaio, o in
un vicolo cieco di ragionamenti, e c'è Duefacce, sempre
pronto a tirarlo fuori *_*! Ennò, la mania di fare il
cavaliere bianco, non gliela leverà mai nessuno. Ti
dirò, io in questa serie di storie non ho davvero la minima
intenzione di mettere in mezzo Batman, quindi tranquilla xD! Anzi, l'ho
scritta apposta per lasciare spazio ai villains, farli agire in
libertà senza la pesante presenza del pipistrello, che ogni
tanto incombe su di loro. No, no, non lo voglio qui
è_é! In ultimo é_è per
quanto mi piacerebbe che i due si dessero da fare, non sarebbe IC,
purtroppo é_è. Ma avranno tempo più in
là, anche se non in questa storia qui ^^. Ti ringrazio molto
per la recensione, ora ti lascio al capitolo, sperando di sentirci
presto *_*!
Per
Boopsie: Amor mio XDD "se poi
sfarfalla pure le ciglia" mi ha stesa, e riportato alla mente le nostre
magnifiche ruolate! Johnny ha proprio le armi segrete a sua
disposizione, no Harvey è già capitolato e se
n'è anche accorto ;)! I vecchietti erano sempre piaciuti
anche a me, mi commuovevano tantissimo é_è! Per
quanto riguarda Gordon, lui continuerà ad apparire spesso
nella vita di Eddie ù_ù questo è poco
ma sicuro. Ed infineeeh! Sono contentissima che il precedente capitolo
sia stato di tuo gradimento *_*! Io ho amato davvero scriverlo, e spero
che quest'altro ti piaccia altrettanto xD! Ora ti lascio alla lettura
tesoro, ci sentiamo presto!
Un
abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
RED FLAGS AND LONG
NIGHTS:
Capitolo
12: The idea of.
She’s got all
per friends around, and you can hear them say
“He’s
non into you, he’s into the idea of.”
(Lei
ha tutti i suoi amici attorno, e puoi sentirli dire)
(A
lui non piaci tu, ma l’idea di te)
La mattinata era
assolata, sebbene fredda come poche, ma non c’era da
stupirsi: il clima rigido e poco umido di Gotham aveva spesso di queste
contraddizioni, ed Edward aveva altro a cui pensare, se ne fregava del
tempo, mentre camminava, stretto nel suo spolverino grigio, a fianco di
Jane, su un enorme campo da golf.
Nigma
c’era già stato su quei prati, diverse volte vi
aveva incontrato Duefacce, che aveva una passione per quello sport, ed
anche un discreto talento, bisognava dire.
“Eccolo
là!” Disse la ragazza, indicandogli un
vecchio signore che giocava da solo, ed iniziarono ad avvicinarsi.
“Signor
Sarandon!” Chiamò Jane per attirare la sua
attenzione, poco prima che lo raggiungessero. Edward vide
l’uomo voltarsi, riconoscendo la donna sorrise e le si fece
incontro per abbracciarla, le disse quanto fosse felice di vederla.
“Ha
saputo di Margareth, vero?” Domandò la ragazza,
con cautela, ma l’uomo sembrava tranquillo
sull’argomento, non abbandonò la sua espressione
allegra.
“Sì.
Il commissario Gordon mi ha avvertito, pare che l’assassino
fosse nell’auto, nascosto dietro di noi, ma non si spiega
come possa poi essersi poi volatilizzato in quel modo.”
Un’audacia
incredibile…
rifletté Nigma tra sé, pensieroso, ancora non
aveva detto una parola, ma la sua attenzione era tutta sulle parole del
signor Sarandon.
“Se
lo avessi visto,
avrei potuto… - una pausa, poi continuò, come se
nulla fosse - mah. Ormai è troppo darsi per i se.”
Edward
non sapeva cosa pensare, seguendo la logica, si era convinto che il
colpevole fosse - per forza di cose - uno dei partecipanti alla seduta
spiritica, ed il vecchio signore lì presente aveva molti
elementi a suo sfavore: era arrivato a smuovere tutte le sue conoscenze
agli alti vertici per mandar via i poliziotti incaricati della sua
protezione, era un uomo potente, uno che sarebbe sempre stato al di
sopra di ogni sospetto.
Ma
dopo averlo guardato in faccia
- Nigma non si fidava dell’istinto, certo, ma ciò
non voleva dire che non ne avesse uno - ed aver sentito il dolore
nascosto nelle parole dell‘uomo, si sentiva sempre meno
convinto della sua teoria.
“Signor
Sarandon!” Tutti sobbalzarono, al grido improvviso ed alto di
quella voce femminile e quando Nigma si voltò, vide una
donna bionda, alta e secca che avanzava verso di loro a passo di carica.
“Dovrebbe
vergognarsi, approfittare così di ogni mia piccola
assenza!” Strepitò, strappando dalla bocca
dell’uomo il sigaro che aveva appena tirato fuori.
“Purtroppo,
lei non ho potuto mandarla via come quei brav‘uomini del GPD.
- mugugnò, depresso - Non mi resta che sperare in Jack.”
“Oh,
bene! - esclamò Jane, guadagnandosi lo sguardo basito di
Nigma: era una risposta davvero infelice, ma d’altronde
quella ragazza era fatta così - Comunque, noi
resteremo con lei!”
“Noi?”
Domandò il signor Sarandon, voltandosi e notando per la
prima volta la presenza dell‘investigatore, che
restò immobile sotto il suo sguardo scrutatore.
“Io
ed Edward! - specificò, indicando il suo compagno -
L’ho riassunto
stamattina!” Cinguettò la donna, come se stesse
mostrando un trofeo, ed il vecchio gli si fece incontro, tendendogli
educatamente la mano con aria titubante.
“Edward…
Nigma? Strano nome, ma gli amici di Jane sono anche i miei.”
“La
ringrazio, signor Sarandon. Se non le spiace, ci sarebbe anche un altro
amico.” disse, e col capo fece cenno in direzione di un
ragazzo poco distante da loro, aveva i capelli biondi ed una pesante
sciarpa a coprirgli metà del viso; tutti e tre ora lo
guardavano mentre, con una mazza presa chissà dove e quando,
si divertiva a colpire il green
attorno ad una pallina. Edward era quasi convinto che lo stesse facendo
apposta, a mancarla.
“Ehm…
salve?” Tentò il signor Sarandon, e Joker si
voltò immediatamente. Dopo aver guardato l'anziano con aria
sospettosa per qualche secondo, si precipitò a stringergli
la mano.
“Oh,
salve mister! La sua mazza non funziona bene.” Aggiunse
immediatamente, restituendogli l'arnese ed il vecchio
scoppiò a ridere, un suono avvolgente ed educato.
“La
conosce quella del ricco inglese che telefona a casa, chiede al
maggiordomo di passargli la moglie, ma questa era a letto con un altro
uomo?” domandò il clown, e la risposta fu
un’altra risata.
“Oh,
sì. L’inglese ordina al suo dipendente di
ucciderli entrambi, se non erro?”
“Esatto!
- esclamò, entusiasta - Poi torna al telefono: fatto, signore!
e lui, Benissimo!
Ora sbarazzati dell’arma!
e il cameriere: già fatto,
signore! L’ho gettata nella piscina!”
“Che piscina?
- completò il signor Sarandon per lui - Ma che numero ho fatto?!”
La vista di quei due che ridevano insieme, fece accapponare la pelle di
Jane e spinse Nigma ad alzare gli occhi al cielo, esasperato.
Nel
frattempo, anche a casa di Duefacce si era infine fatto giorno: per il
supercriminale, la notte appena trascorsa era stata una delle
più strane della sua vita: Jonathan Crane era piombato a
sorpresa in casa sua, facendogli capire di voler dormire con lui,
e che avrebbe dovuto proteggerlo dal fantomatico Jack lo Squartatore,
il killer che da un po’ di tempo a quella parte, riempiva le
pagine di cronaca nera.
Poi,
Harvey si era - beh, sì - meritato
un ceffone immenso sul lato sano del suo viso per aver domandato allo
psichiatra se, per caso, nel suo piano originale prevedesse di offrire
il suo corpo come ricompensa per la protezione che chiedeva.
Inutile
dire che non
lo prevedeva.
La
faccia ancora gli doleva parecchio, ma le stranezze non erano ancora
finite: dopo aver accompagnato a letto Crane ed avergli promesso, come
si fa coi bambini, che non lo avrebbe lasciato
solo una volta che si fosse addormentato,
si era sistemato, seppure con grande imbarazzo, sul lato opposto del
letto, e stava quasi per addormentarsi quando gli tornò in
mente una storia che aveva sentito tempo addietro, di questo tale
giù a Basin City,
di nome Marv.
Lui
era andato a letto con una donna, e si era svegliato il mattino
seguente col suo cadavere a fianco; lei era stata uccisa da qualcuno
molto abile e silenzioso, il tipo di killer che Crane aveva descritto.
Quella
sera, Harvey Dent non dormì.
Come non lo fece la mattina successiva ed il pomeriggio a seguire:
restò lì vigile, come se davvero, appena avesse
chiuso gli occhi, Jonathan sarebbe morto.
Quando
poi Jonathan aprì lentamente gli occhi, Harvey decise di
prendere quello spettacolo come ricompensa per le sue fatiche: ne era
sicuro, non sarebbe più stato capace di guardare Crane nello
stesso modo dopo averlo visto così.
Sembrava addirittura tenero.
Tuttavia non lo prese in giro, preferendo evitare un altro ceffone da
parte sua.
Appena
aperti gli occhi, Jonathan si strinse nelle coperte, gli sembrava di
non aver mai dormito meglio in vita sua, tanto era stanco la sera
precedente: senza saperlo, Harvey era molto rassicurante, pieno di
forza come era, ed era contento di essere infine riuscito a manovrarlo,
con qualche trucco ben congegnato. La farsa della sera precedente era
stata un capolavoro. Tranne lo schiaffo, quello non
l’aveva finto.
“Spero
ti renderai conto che sono le sei di pomeriggio e che per restare qui,
ho dovuto cancellare un meeting importante per i miei affari.”
Cosa
doveva rispondere a ciò? Trovava Harvey era quasi dolce
nella sua pateticità, e Spaventapasseri gli sorrise, in quel
modo che sembrava sempre riuscire ad incantare tutti, dolcissimo e
finto come una banconota da tre dollari.
“Grazie.”
Mormorò solamente, e l’altro lasciò
cadere l’argomento con una smorfia ed un basso suono
irritato, voltandosi poi sulla schiena, incrociando le caviglie e le
mani all’altezza dello stomaco, e si abbandonò sul
letto.
“Posso
solo immaginare quanto stupido io appaia ai tuoi occhi,
vero?” Buttò lì poi, senza guardarlo,
fissando il soffitto.
Esatto.
fu il primo pensiero di Jonathan, ma non lo disse ad alta voce, decise
di rispondere nel modo meno offensivo possibile.
“Ma
è possibile che tu mi abbia davvero salvato la vita per la
seconda volta.” Harvey voltò la testa sul cuscino
per guardarlo, poi di nuovo si voltò su un fianco, per
stargli di fronte.
“Però,
sappi che ad un concetto piccolo così, so arrivarci: tutto
questo fregare la gente deve nascondere qualcosa e non sono sicuro che
scoprirlo mi piacerebbe. Ma so perfettamente come sei fatto e cosa
aspettarmi, e non credere, ti ho capito benissimo anche ieri
sera.”
“Il
punto?” Domandò Crane, atono, in verità
pensando Ecco.
Sentiamo la cazzata del secolo.
“Nessun
punto. È tutto qui.” Concluse Duefacce, tornando a
stendersi sulla schiena, nella stessa posizione di prima e tutto questo
spiazzò Crane, che iniziò, suo malgrado, a
sentirsi a disagio: poteva davvero dire di aver fregato
Harvey, quando invece era chiaro adesso, che fosse stato lui a far
finta di farsi raggirare? Se lo avesse saputo la sera precedente, non
avrebbe di certo accettato il suo aiuto, avrebbe sentito la stessa
voglia di fuggire che provava in quel momento.
Si
rese conto solo molti silenziosi minuti dopo, di stare fissando
Duefacce con occhi enormi di stupore, si riscosse
all’istante, abbassando lo sguardo, fece per uscire dalle
coperte, ma si sentì cingere un fianco dalle braccia
dell’altro, che senza tanti complimenti, lo
riportò giù, attirandolo a sé
finché non fu contro il suo petto.
“Hai
le occhiaie fino ai piedi.”
Fu
il suo commento acido, ma Crane capì che era il modo
più gentile che l’altro conoscesse per invitarlo a
restare, per riposarsi un altro po’ ed anche se non si mosse,
Spaventapasseri sentiva di avere… paura.
Del fatto che insieme alla voglia di scappare, ci fosse anche quella di
rimanere, e non gli piaceva: non voleva assolutamente, arrivare a fidarsi
davvero
di nessuno.
Ma
si sentiva ancora troppo stanco. Decise di pensarci un’altra
volta, non sentiva di avere nessun criterio in quel momento per poter
prendere una qualsiasi decisione. Così chiuse gli occhi,
abbandonandosi nell’abbraccio di Duefacce, si
riaddormentò quasi subito.
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Capitolo 13 *** Not through. ***
Per
Chimeratech: Ciao! Grazie infinite
della recensione, non se ne fa mai a meno in questo periodo in cui
sembrano essersi tutti volatilizzati nel nulla xD! Chiedo perdono come
sempre, per il ritardo nell'aggiornament, ma avevo in previsione di
postare un capitolo di *Pretend*, solo che per cause indipendenti dalla
mia volontà, mi è stato impossibile, per cui
nell'attesa, ecco un altro capitolo di questa
ù_ù. Per quanto riguarda i commenti di cui parli,
ovvio che li leggerò tutti xD! E ti risponderò,
anche, non temere :). Yay, per Joker e Harvey, che se il primo
sicuramente si starà divertendo molto più del
secondo xD. Povero Duefacce...! Qui ti saluto e ti lascio al capitolo,
come sempre sperando sia di tuo gradimento!
Per
Boopsie: Amor mio xD! Come son
contenta che ti sia piaciuto il capitolo e sì, Mistah J, e
il piccolo cucciolo sono davvero insuperabili ;o;! Harvey è
il classico povero Cristo della situazione, eh! Sicuramente
s'è notato, si lascia raggirare apposta e se lo tiene vicino
ç_ç ed io mi sciolgo (anche se non dovrei, visto
che è opera mia xD), e certo anche le battutine acide che
lanciail caro signor Dent... alla fine si sa che gli servono solo a
coprire il suo imbarazzo ù_ù sono così
*sweet*! Ma a guardare bene in fondo, alla fine, Duefacce senza rendersene conto ha un po' il controllo della situazione ;). Per quanto riguarda Johnny, eh eh eh! Non se lo aspettava
proprio, davvero o_ò! è rimasto letteralmente a corto di parole e fatti. Ora ti lascio al capitolo tesoro xD!
Sperando che ti piaccia come sempre! A presto!
Per
Sychophantwhore: Hello! Sì lo
so, dovrei fustigare me stessa xD. Avevo promesso di aggiornare
*Pretend*, ma non ho potuto, come sai per cause indipendenti dalla mia
volontà, come il ritardo della mia beta, ma non la biasimo
è stata occupata tra pic-nic vari e lotte con mostri
terrificanti. Nel vero senso della parola xD. Nigma direi, non ha
granché voce in capitolo col *cane*, anzi... egli ha deciso
di sua spontanea volontà di appiccicarsi, anche quando non
voluto, solo per il gusto di prenderlo in giro/aiutarlo/incasinare
sempre più. Per quanto riguarda il signor Sarandon, continuo
a tacere ù_ù... prendo esempio dai fratelli
Nolan, maledetti che non si lasciano scappare un soffio sui loro
progetti (accidenti a loro). L'idea della sciarpa infatti è
la stessa di WWTMDA?. La verità è che non mi
veniva nessun'altra idea su come coprirgli le cicatrici
é_è... nel sequel però,
varierò un pochetto. Eheheh, in effetti è
un'immagine divertente che non potevo non rubacchiare, visto che si
addiceva perfettamente al caro Mistah J e sì, lui comunque
è sempre minaccioso, qualsiasi cosa faccia. Sarà
anche per quel suo modo di dire le cose, raccontare le sue storielle
macabre, o lanciare idee vaganti sotto forma di minaccia xD.
Per
quanto riguarda Harvey sì, ci hai proprio azzeccato, alla
fine è lui che ha in mano le redini della situazione (e
forse senza neppure rendersene conto) solo che Jonathan, povero
cucciolo, se ne renderà conto un po' tardi. Per quanto
riguarda il fenomenale ninja di Sin City, non preoccuparti, era solo
una storiella che gli era salita nella mente per fargli pi paura xD...!
Solo che avevo riletto da poco il fumetto e scrivendo di Crane che va a
dormire con Harvey per sentirsi protetto, non poteva non accendersi in
me il flash. Quindi ho quotato spudoratamente. Non recuperarlo in
fumetto è_é! Ora ti lascio al capitolo, come
sempre sperando che ti piaccia *_*! Ci sentiamo presto!
Un
abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
RED FLAGS AND LONG
NIGHTS:
Capitolo
13: Not through.
… but little
do they know, that she’s not through.
(Ma
che ne sanno loro, lei non ha ancora finito)
“Salve
commissario, come va?” Domandò Nigma al telefono,
gli occhi fissi sul soffitto bianco mentre si godeva la strepitosa
vasca nell’immenso bagno nella villa del signor Sarandon;
aveva approfittato del telefono nella stanza, anche se ancora prima di
digitare il numero, immaginava quali notizie avrebbe ricevuto da Gordon.
“Puoi
immaginarlo. - fu la laconica risposta - I capi sono in riunione in
questo momento ed è probabile che mi toglieranno il caso.
Alè! A te?”
“Mi
sto facendo un bagno. - sviò la domanda, sporgendosi oltre
il bordo dell’enorme vasca e scuotendo via un
po’ di schiuma dalla mano. - Qualche nuovo
elemento?”
“Nessuno,
il signor Sarandon è l’ultimo rimasto nella rosa
dei sospetti e ora, per quel che vale, non ha neanche più la
nostra protezione. Se è innocente, si direbbe stia facendo
di tutto per farsi ammazzare.”
“Non
vede l’ora, guarda. - rispose Nigma, in tono serio - Richard
Dewey, invece?”
“Lui
è mancino, mentre l’assassino non lo
è.”
“Capisco.”
Disse, vagamente depresso.
“Ehi,
non ti starai lasciando abbattere?” Domandò il
commissario in tono scherzoso, cogliendo Nigma alla sprovvista, visto
che l’ultima persona da cui si sarebbe aspettato degli
incoraggiamenti era proprio Gordon ed all’improvviso, per un
attimo, gli precipitò addosso la realizzazione di quanto
assurda fosse quella situazione: si trovava nel lussuoso bagno di una
villa non sua - su invito del padrone, tra l’altro -
chiacchierando al telefono con niente meno che il commissario del GPD.
“Non
so bene cosa pensare.” Confidò in un attimo di
debolezza, per poi pentirsene subito, un attimo dopo.
“Ed
è per questo che sei lì, dove a
noi è
stato vietato di mettere piede. - buttò lì, con
tono amareggiato - Tieni gli occhi aperti,
d’accordo?”
“Lo
farò. - Rispose, forse troppo in fretta - Ti
saluto.” Concluse, e senza aspettare mise giù,
leggermente a disagio per la conversazione appena avuta. Era come
se…
“Fantastico! Il bagno, vengo
anch’io! - quel grido improvviso lo fece sobbalzare e quando
si voltò verso la porta, vide Jane, con un sorriso a
trentadue denti. - Pistaaaaaa!” Gridò,
già mezza nuda e correndo verso la vasca da bagno, sotto gli
occhi spalancati di Edward, per poi tuffarsi a palla di cannone,
spargendo acqua un po’ ovunque.
Ahhhh,
era pure ora che mettesse giù! pensò
Joker dalla stanza accanto, quella degli ospiti, mentre, spazientito,
sollevava per l’ennesima volta la cornetta
all‘orecchio, finalmente trovando la linea libera.
“Pistaaaaaa!”
Lanciò una breve occhiata confusa verso il corridoio, dal
quale era arrivato quel grido di giubilo, ma poi scosse la testa.
Pensare che c’era chi dava a lui del pazzo. Digitò
a memoria il numero, pigiando con forza sulla tastiera del telefono per
poi concentrarsi sul classico tu-tuu della linea
occupata. Per l’ennesima volta.
Era
dalla sera precedente che il suo cucciolo
di Spaventapasseri non rispondeva
neppure sul cellulare, ed il clown iniziò a pensare che
forse, poteva essergli capitato qualcosa di davvero grave: non era mai
capitato che Johnny rifiutasse una sua chiamata.
Riagganciò,
per tentare nuovamente subito dopo, ed andò avanti
così per un po’, ma i suoi tentativi andarono
tutti a vuoto, così lasciò perdere;
sbatté con rabbia la cornetta, poi si precipitò
giù dal letto, afferrò al volo la sciarpa dal
comodino ed uscì come una furia, mentre se
l’avvolgeva attorno alla faccia, di nuovo per coprire le sue
cicatrici.
Quando
raggiunse il
resto della ciurma, li
trovò tutti in un corridoio, in piedi a seguire il signor
Sarandon in un noioso tour della casa; il clown si avvicinò,
giungendo appena in tempo per ascoltare la fastidiosa storiella del fantasma
di famiglia, immancabile in
ogni dinastia che si rispetti.
Si
diceva che questo spettro dalle forme femminili, percorresse quel
preciso corridoio, aggirandosi di tanto in tanto coperta di sangue.
“Chissà…
- concluse il vecchio, con un mezzo sorriso - magari, se Jack
riuscirà
a prendere anche me, i fantasmi diventeranno due.”
“Una
compagnia che è un mortorio, non c’è
che dire.” Buttò lì Joker, ma senza
sorridere, poi si avvicinò a Nigma e lo afferrò
per un braccio, iniziando a trascinarlo di malagrazia lontano dalle
orecchie degli altri.
“Che
c’è?” Domandò
l’investigatore, incuriosito e vagamente irritato da
quell’atteggiamento improvviso.
“Ora.
- iniziò il clown, visibilmente inferocito - Se voi due
state cercando di prendermi
in giro ok, ha
funzionato! Potete anche smetterla.”
“Di
che parli, Joker?”
“Di
te e Johnny! Oh ah ah oh ah ah, vedi? Sto ridendo, adesso
finitela!”
Edward
spalancò gli occhi: che diavolo si era messo in testa, quel
matto?
“Sii
più preciso per favore, non capisco.”
“E
allora te lo spiego io, grande genio dei miei stivali! - si trattenne
dal gridargli, dritto in faccia, mantenendo un mormorio contrito - Voi
pensate davvero che io sia uno stupido, che non mi sia accorto di
nulla! Ma guarda caso, tu inizi a lavorare ad un caso che da principio
volevi rifiutare, e tempo un paio di giorni, Johnny sparisce
nel nulla!”
“Come
sarebbe sparisce?! - Chiese
Edward, stupito dalla rivelazione, immediatamente strinse le mani sulle
spalle di Joker, come per immobilizzarlo e costringerlo a parlare - Non
dire cavolate, l’ho sentito ieri mattina e stava
benissimo!”
“Io
invece, lo sto cercando da ieri sera! - si scaldò il clown,
scrollandosi di dosso le mani di Nigma e fissandolo con uno sguardo
inceneritore - A casa non risponde, ed il cellulare è
spento! Vuoi spiegarmi adesso?!”
Edward
non sapeva che dire, quindi tacque per un po’, riflettendo,
poi iniziò.
“Joker,
per prima cosa cerca di mantenere la calma. Il fatto che non risponda
non significa necessariamente che…” Ma venne
interrotto, bruscamente.
“Edward!
Che
cazzo sta
succedendo?!”
Nigma
si morse un labbro, sarebbe esploso un casino, ne era certo, poteva
capirlo dal fatto che il clown aveva usato il suo nome per intero, cosa
che non faceva mai con nessuno, tanto meno con lui.
“Ecco…
non te lo avevamo detto perché sapevamo avresti reagito
male. Ma pare che questo Jack… beh,
anche Crane è sulla sua lista.”
Nigma
s’immobilizzò, restando in piedi ad osservare il
viso dell‘altro, come aspettandosi di vederlo esplodere, cosa
che però non venne mai: il clown era rimasto fermo quanto
lui, fissandolo al di sopra della sciarpa, senza espressione, senza
neppure sbattere gli occhi.
Edward
fece per aprire bocca di nuovo, forse per rassicurare l’altro
o per spiegarsi meglio, non lo sapeva, ma venne interrotto ancora una
volta.
“Ragazzi,
un bicchiere di sherry in biblioteca?”
La
voce del signor Sarandon, così improvvisa, lo fece
sobbalzare, come se si fosse completamente dimenticato della presenza
degli altri in casa, e si voltò leggermente, basito, e venne
superato da Joker, che stranamente, sembrava voler raggiungere gli
altri, mentre Edward restò lì impalato a fissare
la sua figura di spalle, mentre si allontanava silenzioso, le braccia
strette attorno alla vita.
Non
lo fermò. Non si poteva avere a che fare con lui in momenti
come quello: gli aveva nascosto qualcosa, per lui, di fondamentale
importanza e che avrebbe anche potuto aver segnato la fine di Crane.
Nigma non voleva pensarci, tentò di convincersi che non
poteva essere successo
nulla, che non bisognava trarre conclusioni affrettate, che doveva
restare concentrato se voleva risolvere il caso, ma non ci
riuscì, si sentiva invaso dal rancore.
Sentiva
di odiare Joker per la scenata che gli aveva appena fatto, in fondo
tutto l’affetto che quel clown ostentava verso Crane, era lo
stesso che si potrebbe nutrire verso un bambolotto, si sarebbe
divertito a giocare con Jonathan finché non gli fosse andato
a noia o peggio, lo avesse rotto.
Lui
invece, era l’unica persona che si fosse presa la briga di
aiutarlo, in modo intelligente e pratico, senza assolutamente nessun
doppio fine, di certo tutto l’opposto di come si sarebbe
comportato Joker, avesse saputo fin dall’inizio.
“Signor
Nigma, è per lei.” Si riscosse, notando al suo
fianco il maggiordomo, tutto impettito, ma ci mise qualche attimo per
registrare di aver sentito il suono di un telefono che suonava, mentre
era immerso nei suoi pensieri. Si precipitò verso la
biblioteca.
“Lei
no, signor Sarandon.” Fu accolto dal tono severo
dell’infermiera, mentre sottraeva senza pietà
l’alcolico dalle mani del suo datore di lavoro.
“La
conosce, quella dell’infermiera racchia e del
sordo?” Chiese Joker, guardandola con superiorità
dal suo posto in una poltrona.
“No
e non la voglio sentire.”
“Eh?!”
Quasi gridò il clown, portandosi una mano dietro
l’orecchio in un gesto esplicativo.
“Era
il GPD. - spiegò Nigma, posando la cornetta del telefono -
Richard Dewey è scomparso dopo aver tramortito un
poliziotto. Probabilmente l’assassino è lui, e sta
venendo qui.”
Joker
fece un verso scettico, cui nessuno prestò attenzione, ma
lui non ci credeva, che una situazione talmente complicata potesse
risolversi alla fine, in un modo così semplice e poteva
capire dal suo tono di voce, che Edward la pensava allo stesso modo.
Il
suono del campanello lo fece scattare per un momento, e guardandosi
attorno, trattenne una risata nel notare che tutti erano sobbalzati
assieme a lui. Beh, quasi tutti.
“Vuoi
la pistola, Ed? Se no, la tengo io!” Scherzò,
sapendo che l’investigatore non portava mai armi con
sé.
“Non
dire scemenze. Se fosse Jack, pensi
che
suonerebbe?”
Chiese, mentre accompagnava il signor Sarandon fuori dalla stanza, e
davvero doveva sentirsi sconvolto per arrivare a rispondere seriamente
alle parole di Joker; qualcosa non quadrava per niente, ed anche il
clown si avviò dietro di loro.
“Commissario,
ancora qui? Neppure i senatori possono nulla contro di voi,
quindi?” Chiese il vecchio, aprendo la porta proprio a Gordon.
“Io
conosco il mio dovere signor Sarandon. - fu la risposta
dell’uomo, che per una volta, notò Edward, non
appariva affatto stanco, bensì caparbio ed energico,
nonché fradicio di pioggia - Si prospetta un omicidio e non
può pretendere che me ne stia senza far nulla. Volevo solo
informarla che i miei uomini circondano la villa. La ringrazio per il
caffé che non mi ha offerto, ma
declino rispettosamente.”
Concluse,
per poi voltarsi e sparire di nuovo, inghiottito nella tempesta e di
certo, il commissario
non meritava tutto quello che
gli stava accadendo; a Nigma fece quasi pena, ma si ritrovò
ad ammirare questa sua testardaggine e capì, guardando il
signor Sarandon, che non era il solo a pensarlo.
Mentre
il maggiordomo chiudeva il portone, l’investigatore si
ritrovò, suo malgrado, a sorridere, ma durò poco,
poiché quella sera, niente sembrava andare per il verso
giusto ed infatti un grido attirò la loro attenzione.
Tutti
corsero subito verso la biblioteca: era la voce di Jane.
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Capitolo 14 *** Every sigh. ***
Per Chimeratech:
Ciao xD! Awww, tesoro, quanti “se” in quella frase
.__. Ma la cosa peggiore, è che mi hai ficcato in testa
l’immagine di Johnny in una vasca da bagno piena di schiuma
xD! Pian piano aggiornerò tutto… purtroppo non
godo più di internet come vorrei e colgo tutte le occasioni
che posso, per postare xD. Ti ringrazio molto dei complimenti, come
sempre… spero che gradirai pure questo capitolo, anche se,
ad essere sincera, non sono sicura di come mi sia uscito
ç_ç. Ota ti lascio alla storia! A presto, spero
^^!
Per Sychophantwhore:
Ciao ç_ç! Me disperata e senza internet,
accidenti! Dunque… il momento di Joker è senza
dubbio arrivato, anche se in questo capitolo apparirà poco,
molto più propenso ad agire da solo xD. Ma
d’altronde, anche se magari non possiede il QI di Nigma, ha
molto più… fiuto, diciamo. Capisce le persone al
volo, lui, ma capirai presto di cosa parlo. L’atmosfera della
casa, io ho cercato di renderla meglio che potevo, prendendo spunto dal
fumetto, ma agghindando molto di più la scenografia. Mi
piace che si percepisca la tensione, e che gravi sui protagonisti,
è un fattore fondamentale pure quello. Di nuovo,
non ti anticipo nulla, anche se tra me ed i fratelli Nolan passa
un’abissale differenza, visto che il loro è vero
talento *o*! Sono felice comunque, che tu stia elaborando queste teorie
- e perdonami se non posso confermartele, perché manca solo
un altro capitolo, e sarebbe crudele svelarti tutto ora
é_è - vuol dire che segui davvero la storia nel
suo insieme, il che mi rende felice (più per una questione
di principio che altro, visto che la trama del caso, non è
mia)! Edward ancora non sa (faccia furbetta), ma capirà
presto xD! Il clown, invece, lui sì che ha già
capito! Ti ringrazio moltissimo del commento, come sempre, e
soprattutto, sono felice di allietarti la giornata, anche se con la
lentezza che ho per aggiornare, sarebbe da fucilarmi xD! Per me
è un piacere. Spero che questo capitolo ti piaccia tanto
quanto i precedenti, e qui sono costretta a salutarti, che il tempo che
ho a disposizione su questo piccì, stringe xD! A prestissimo
mi auguro, cara, e buona lettura :3!
Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
RED FLAGS AND LONG
NIGHTS:
You
can occupy my every sigh.
(Puoi
occupare ogni mio sospiro.)
Capitolo
14: Every sigh.
Attirato
dall’urlo improvviso, Enigma corse verso la biblioteca,
seguito dal signor Sarandon. Poco prima di entrare nella stanza
notò Joker, appoggiato di fianco alla porta, le braccia
incrociate sul petto e lo sguardo basso, nel ritratto della calma; a
quella vista, qualcosa di potente scattò, nella mente di
Edward - c’era qualcosa che gli era sfuggita; qualcosa di
importante - ma non lo diede a vedere.
Una volta dentro,
la figura debole e tremante di Jane si scusò, dicendo che le
dispiaceva, che si era solo appisolata ed aveva avuto un incubo, e che
forse sarebbe stato meglio se fosse andata a distendersi.
“Ti
accompagno.” Disse Nigma, avvicinandosi e prendendola
sottobraccio per aiutarla, gesto che la stupì molto, visto
che di solito veniva trattata da lui come una totale scema. Gli
sorrise, e si lasciò scortare fino alla sua stanza.
Uscendo dalla
biblioteca, Edward notò che il clown già non
c’era più.
Appena ebbe
accompagnato la donna alla sua stanza, l’investigatore la
lasciò, cercando il signor Sarandon, e trovandolo che era
già notte, in un salottino seminascosto, dove si era
ritirato in cerca di solitudine.
“Si
può?” Chiese in tono educato, mentre entrava nella
stanza.
Intanto, in un
appartamento non troppo lontano da loro, Crane usciva in punta di
piedi, dal bagno in cui si era chiuso per una veloce doccia, tornando
nell’adiacente camera da letto, dove venne accolto
dall’immagine del terribile Harey Duefacce addormentato come
un bambino; quasi gli venne da ridere. Nel sonno, perfino lui sapeva
ispirare tenerezza.
Silenziosamente
attraversò la stanza fino ad inginocchiarsi sul letto,
osservando l’uomo più da vicino: dormiva steso di
lato, la parte bruciata del suo viso non si vedeva, e Jonathan
pensò che doveva essere stato davvero un
bell’uomo, prima dell’incidente. Cioè,
lo era ancora… di certo, se sentiva l’istinto di
fuggire da lui, non era per via del suo viso ustionato.
Lentamente - per
non svegliarlo - si sdraiò di nuovo, anche se non aveva
più sonno, e con sfacciataggine non indifferente,
colmò lo spazio che li divideva, prese un braccio
dell’uomo, lo sollevò e se lo avvolse intorno, per
poi poggiare la testa contro il suo petto; pochi secondi dopo, lo
sentì muoversi leggermente ed alzò il viso ad
incontrare il suo sguardo.
“Non
dirmi che sei ancora stanco…” Mormorò
Harvey, la voce impastata di sonno.
“A dire
il vero, no.”
“No?”
“No.”
“Ah.”
Calò il
silenzio, interrotto solo molti secondi dopo quando Duefacce si
schiarì la voce, il suo imbarazzo addirittura palpabile,
mentre dal canto suo, Crane si sentiva tranquillo: Harvey non avrebbe
mai tentato nulla, non per primo, non col viso che si ritrovava. Per
non parlare poi del fatto che non sarebbe mai stato in grado di
prendere una decisione simile, senza l’aiuto della sua
preziosa moneta.
Perciò,
l’ex psichiatra finse di non accorgersi della mano che
continuava a muoversi, carezzandogli la schiena lungo la colonna
vertebrale, e di nuovo, a Crane venne quasi da ridere: bastava
così poco a far perdere il sonno al pericoloso Harvey
Duefacce?
Ma quanto sono
cattivo…
rifletté, con un sorrisetto furbo.
Intanto, Nigma era
entrato nel salottino, dove trovò il signor Sarandon proprio
come se l’aspettava: seduto su una poltrona, come in attesa,
con un’elegante giacca da camera ed una spada nella mano.
“Oh,
entri pure amico mio!”
Lo accolse
l’anziano inglese, ricevendo in risposta un lungo silenzio,
che non lo scompose minimamente. Edward decise di parlare.
“Sta
aspettando Jack,
vero? Per ucciderlo.”
Il suo tono era
distaccato, ma dentro di sé, l’investigatore
provava una tristezza infinita: il signor Sarandon era il ritratto di
ciò che lui, in quel momento, si sforzava di non provare.
Non era innamorato di Jonathan, o per lo meno era convintissimo di
nutrire solo un fortissimo senso d‘amicizia nei suoi
riguardi, ma sentiva che avrebbe potuto benissimo esserci lui ora, su
quella poltrona.
Il signor Sarandon
gli sorrise.
“Se ne
avrò la forza. - e poi sospirò, iniziando ad
aprirsi col perfetto sconosciuto che era per lui Nigma, come a volergli
lasciare in eredità la sua spiegazione. - Sa, avevo sempre
pensato che innamorarsi alla mia età fosse qualcosa di
ridicolo. Beh, se così fosse, io ho avuto la fortuna di
rendermi tale, ma questo assassino mi ha portato via l’unico
motivo che mi restava per vivere, con un delitto inutile e vile. Mi
resta solo la vendetta, e né lei né il
commissario potrete togliermi quest’ultima
illusione.”
Nigma
restò impassibile: a quel punto non aveva davvero nulla da
dire.
“La
lascio da solo. - Concluse, uscendo dalla stanza - Buona
fortuna.”
Appena chiusa la
porta alle sue spalle, Edward sapeva di dover trovare Joker, ed alla
svelta. Ma prima che potesse dedicarsi alla ricerca, un nuovo urlo
riempì l’aria e l’investigatore corse -
per l’ennesima volta - in soccorso; arrivò fino al
corridoio
del fantasma, trovandovi
l’infermiera racch… ehm.
Enigma si sentiva
vicinissimo ad un crollo nervoso: qualsiasi ragione avesse avuto la
donna per gridare, avrebbe fatto meglio ad essere molto valida,
visto il momento di fuoco che tutta la casa stava attraversando.
“Il
fantasma! Non era un’invenzione, era proprio…
là…”
E svenne. Edward
non si prese neppure la briga di sostenerla, in fondo sul pavimento
c’era la moquette, e comunque aveva troppa fretta.
Tirò fuori la S&W che Joker gli aveva ficcato in
mano subito dopo aver messo piede nella villa, e sulla difensiva
percorse il corridoio ma non vide nulla d‘insolito.
Pensò che la megera doveva essersi immaginata tutto, ma
d’un tratto rischiò di scivolare, riuscendo
però a bilanciarsi nuovamente, con un movimento alquanto
inconsulto.
Guardò
a terra, e vide una macchia rossa. Ma questo
è…
pensò, chinandosi a testare il liquido tra le dita. Ketchup.
Si
guardò velocemente attorno, e dopo aver notato una piccola
porta, senza una parola la sfondò con un calcio,
l’arma puntata davanti a sé, per buona misura.
“Il
signore mi permetterà di fargli presente che avrei potuto
aprirgliela io, la porta.”
Nigma non rispose
neppure all’inquietante cameriere spuntato da
chissà dove, sentiva davvero di non poterne più:
quella casa era malvagia,
già rumorosa e pericolosa anche senza la presenza di un
assassino. Frugò velocemente in quello che si
rivelò essere uno sgabuzzino, finché non vide una
vecchia camicia da notte zuppa di ketchup, gettata lì alla
meno peggio.
L’investigatore,
gli occhi spalancati, si mise di nuovo a correre, scavalcando il corpo
esanime dell’infermiera e tornando al salottino dove aveva
lasciato il signor Sarandon, trovandolo però già
morto. Troppo
tardi… pensò,
e sapere, da qualche parte in cuor suo, che sarebbe finita
così comunque, non aiutò. Era ora di concludere
una volta per tutte: sollevò la pistola, e sparò
un colpo in aria.
“Spari!”
Esclamò Gordon all’esterno della villa, e con un
gesto segnalò ai suoi uomini di muoversi; Nigma venne loro
incontro fuori dalla stanza, alle sue spalle tutti poterono notare il
cadavere del signor Sarandon, trafitto dalla sua stessa spada. Enigma
fece per spiegare, ma il telefono squillò, e stavolta fu il
commissario del GPD a rispondere, mettendo in vivavoce.
“Jane è in mano
mia, ora. - una voce
maschile, stanca. - e… la uccido!”
La conversazione finiva lì, dall’altro capo del
telefono avevano attaccato.
“Era la
voce di Dewey, non ci sono dubbi.” Disse un agente, e Gordon
annuì.
“Resterebbe
da capire come abbia potuto entrare, ammazzare il signor Sarandon ed
uscire, passando inosservato di fronte a mezza polizia.”
Immediatamente,
Gordon lo guardò con astio infinito. Nigma si trovava all’interno
della casa, come si permetteva di dare a loro
la colpa? Fece per rispondergli, ma Edward esplose, cogliendo tutti
alla sprovvista per un attimo, visto che nessuno lo aveva mai sentito
gridare prima d‘ora.
“Oh, per l‘amor di
Dio, commissario! Voleva
essere lo spunto per un ragionamento, non
un’offesa!”
“Non
abbiamo tempo per i tuoi indovinelli Edward, quindi a meno che le
prossime parole che usciranno dalla tua bocca non saranno il nome
dell’assassino, taci!”
Rispose Gordon, in tono a metà tra l‘arrabbiato e
l‘acido.
Nigma storse la
bocca, come disgustato e dopo aver incrociato le braccia sul petto,
uscì dalla stanza, senza un’altra parola,
lasciandoli ad occuparsi della scena del crimine. Durante la chiamata,
in sottofondo avevano udito uno strano ronzio, ma non ebbero tempo di
decifrarne il significato, che un altro rumore li distrasse: quello di
una Corvette vecchio modello che veniva messa in moto. Gordon corse
alla finestra appena in tempo per vedere Nigma partire, con una manovra
veloce e precisa.
“No, no,
no, no cazzo, dobbiamo inseguirlo!” Esclamò il
commissario prima di correre, seguito da tutti i suoi agenti, fino alle
macchine, ma non sembravano riuscire a stargli dietro.
“Non ci
credo - commentò Gordon, in tono depresso -, con una
macchina che sfiora i trecento orari è impossibile farci
seminare così.”
Non gli
restò che allertare tutte le auto alla ricerca di una
Corvette Chevrolet verde scuro, con targa personalizzata. Tutto
considerato, probabilmente Nigma era l’unico a possedere un
mezzo simile di quel
colore in tutta Gotham, perciò il commissario si
sentì un po’ meno in colpa per non aver preso
subito la sua targa: da Edward, certi scherzetti doveva aspettarseli.
A quanto pareva,
cambiava la sostanza, ma non la forma: Enigma era rimasto sempre lo
stesso, in fondo.
L’investigatore
intanto, già era arrivato alla sua destinazione: senza
indugi entrò nel museo delle cere in cui lavorava Jane; non
poteva sbagliare, il ronzio sentito al telefono, era lo stesso della
macchina refrigeratrice; ai piedi della statua di Jack
- ma tu guarda l’ironia - la ragazza era seduta, in lacrime,
e poco distante, il corpo di Dewey si dissanguava sul terreno.
“Edward!
- Gridò lei appena lo scorse, poi si alzò e gli
corse incontro per gettarsi tra le sue braccia. - Mi ha presa e portata
qui, voleva uccidermi! Io ho pianto, l’ho pregato, e lui
s’è pentito, ma… si è tolto
la vita! Dio Ed, era pazzo!”
Nigma
sollevò le braccia, circondando la ragazza in un abbraccio
consolatore, dondolandola leggermente avanti ed indietro.
“Oh, no,
shh, shh, shh… lui non era pazzo. La pazza
sei tu.” La donna s’irrigidì, poi si
allontanò da Nigma, che la lasciò andare.
“Fantastico…
- esclamò lei - davvero fantastico,
Edward. Saresti proprio in gamba,
se non ti lasciassi sempre fregare la pistola così
facilmente.”
Quando gli
puntò contro la S&W di Joker, il cuore di Nigma
mancò un battito, ma non lo diede a vedere; doveva mantenere
la calma e non mostrarsi spaventato nonostante, per via di un errore
tanto banale, ora si ritrovasse disarmato, contro una pazza che lo
minacciava con la sua
pistola.
Si mette proprio
male…
pensò, fissandola freddamente.
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Capitolo 15 *** Too High. ***
Per
Chimeratech: Hello xD! Eheh, sembra
che dovrò pagartela per parecchie cose. Per questa precisa
frase, il Joker avrebbe la risposta perfetta, che comunque leggerai
più in là per capitolo, ma giuro che non era una
cosa voluta, seppure esilarante, almeno a parer mio
ù_ù. Lo ammetto, fino all’inizio del
capitolo la mia prima intenzione era di creare sospetto un
po’ su tutti, sul Joker, sul signor Sarandon, su
Jane… per poi dare il colpo di scena - che poi tanto *di
scena* non è stato, visto che penso lo abbian capito tutti
almeno in un punto della storia, che era lei l’assassina xD.
Ti ringrazio come sempre del commento, dei complimenti, e soprattutto,
sono felice di averti divertita ed intrattenuta! Tieni gli occhi aperti
per il seguito, mi raccomando ;)! A prestoh!
Per
Sychophantwhore: Hello xD! Prima di
tutto, io amo le tue recensioni, quindi non farti simili problemi, e
poi ti ho già detto tempo addietro, che mi piace il tuo
porti interrogativi ed esprimerli! Davvero, mi suggerisce, corregge, fa
notare moltissime cose! Perciò, continua così xD!
Eh, sì lo avevi capito tipo subito che si trattava di lei,
nonostante i miei giochetti di depistaggio. Era il rasoio di Occam, mia
cara ;). Anche Edward ci era arrivato, ma si è anche lui
fatto fregare purtroppo, perché l’essere umano,
checché se ne dica, è destinato a restar cieco,
per quanto intelligente possa *diventare*. Per le altre teorie,
qualcuna è azzeccata, qualcun’altra no, ma potrai
verificarlo in quest’ultimo capitolo *_*. Anche se devo
dirtelo, sono stata davvero tentata di renderle tutte vere, ma si
sarebbe allungato ancor più, e non mi andava
é_è. Edward ha irritato Gordon e parecchio,
sì xD più che riflettere ad alta voce, era la
vecchia abitudine di rivelar tutto per indovinelli, quindi capirai che
fattore di stress non da poco fosse, per il commissario. Crane ed
Harvey sono volutamente separati e sì, sulla loro nuvola
rosa xD. Comunque non erano affatto indispensabili ai fini della trama,
ma mi piaceva farli stare insieme ù_ù. Ti
ringrazio moltissimo per i complimenti, gli incoraggiamenti, e le belle
parole. Ho deciso di crederti e concedermi - come spesso fa Nigma -
qualche momento di megalomania galoppante *_*! Non preoccuparti per la
parola fine, ben presto inizierò a postare il sequel ;), che
spero ti piacerà, come anche quest’ultimo
capitolo! Il finale, forse ti suonerà strano, ma non
è tutto oro quel che luccica, e ne parleremo via mail se
vorrai, dopo aver terminato il capitolo! Ora ti lascio alla lettura,
augurandomi che sia di tuo gradimento!
Un
abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
ATTENZIONE:
Si
tratta dell’ultimo capitolo, signori e signore,
perciò voglio ringraziare tutti coloro che hanno seguito la
storia fino a qui, che abbiano commentato o meno, ed avvertire le loro
gentil presenzeh, che già è in arrivo il sequel.
Patita delle saghe? Sì, lo sono. Arrivederci a tutti, e a
presto!
RED FLAGS AND LONG NIGHTS:
You can rent a space
inside my mind,
At
least, until the price becomes too high.
(Puoi
affittare un posto nella mia mente)
(Almeno
finché il prezzo non diventa troppo alto)
Capitolo
15: Too high.
Calmo all’apparenza, in realtà Edward non sentiva
un brivido simile dall’ultima volta in cui Batman lo aveva
arrestato e trascinato al manicomio criminale.
“Non ti servirà a nulla.” Disse, in tono
gelido.
“Perché sta arrivando Gordon? Oh, lo aspetteremo
insieme,
adoro i rischi! Ma
francamente, ti avevo assunto pensando fossi meno sveglio. Come hai
fatto a capire?”
“Tanto per dirne una, il cadavere di Dewey ha il coltello
nella mano destra, mentre era mancino.”
La liquidò con aria saccente, nonostante la situazione fosse
catastrofica, perché ovviamente Gordon non stava
arrivando, visto che in un impeto di superbia, Edward aveva ben pensato
di
seminarlo e risolvere il caso
da solo.
“Rimedierò, grazie Ed. Ma ora temo che
dovrò ucciderti, e raccontare al mondo di come tu abbia
coraggiosamente lottato per salvarmi, ma sei infine stato ucciso. In
preda ai rimorsi poi, Dewey s’è suicidato. Ti
faccio fare la fine dell’eroe solo perché mi
piaci, sei contento?”
“Da
morire, guarda.
Perché hai fatto tutto questo?”
“Per i soldi, ovvio!”
“Ahh…! - sospirò Nigma, sorridendo - ed
io che ti davo della pazza. Ma perché la strage?
Sarebbero bastati un paio di morti per scagionarti!”
“Beh sai come si dice, in questi casi. Ci si prende
gusto.”
Nigma portò due dita alle tempie, come per un principio di
emicrania.
“Non ci posso credere. Infatti la tua matrigna è
stata uccisa poco lontano da ui, hai montato una storia assurda ed hai
assunto me per farti passare da povera ingenua, ma piena di buone
intenzioni; per questo l’assassino sembrava arrivare e
sparire in un attimo. Non avrebbero lottato né gridato, alla
tua vista.”
Edward era stato il vero alibi di Jane, per tutto il tempo, e questo lo
irritava a non finire.
“Per questo quella sera al cinema mi hai mollato senza
motivo, dovevi aver visto Margareth ed il signor Sarandon e sei corsa a
infilarti nella loro auto. Infine, hai convinto Dewey a sfuggire alla
protezione della polizia, per venire qui con una scusa, convincendolo
di essere in pericolo, magari.”
L’unica consolazione di Enigma, era lo sguardo basito che
Jane aveva in quel momento: era stato assunto perché preso
per uno straccione incompetente, ma ora aveva liquidato il delitto
perfetto di lei con poco più di quattro parole; era riuscito
ad umiliarla, svalutando a parole il suo lavoro.
Peccato, per quella ancora concretissima possibilità di
portarsi tutto nella tomba; sicuramente Jane stessa avrebbe pagato per
il suo epitaffio: Qui giace Edward Nigma,
morto perché troppo intelligente, nella sua
stupidità.
“Toglimi solo un’ultima curiosità, come
sei riuscita ad ammazzare Crane?”
Alla domanda, Jane si mostrò visibilmente confusa. Forse
perché Spaventapasseri non aveva usato il proprio nome, alla
seduta? Era plausibile, il suo nome, anche se lui non era famoso quanto
Joker, incuteva ancora un certo astio.
“Non so di cosa parli. Ma il tempo stringe e mi dispiace,
devo proprio ucciderti, adesso.”
Jane sollevò la pistola, ma grazie alla sua mira poco
precisa, Nigma riuscì a gettarsi di lato, evitando la
pallottola, ma subito dopo lei gli si scagliò contro,
coltello alla mano, lacerandogli il braccio.
“Grida,
adesso!”
Tentò nuovamente di affondare la lama per ucciderlo, lo
colpì da qualche parte alla pancia, ed Edward cadde a terra,
urtando violentemente contro la centralina del refrigeratore.
“Una perfetta simulazione di lotta! - esclamò
Jane, felice - Grazie ancora e addio, Ed.”
Alzò ancora la lama, istintivamente Nigma chiuse gli occhi,
ma il colpo non arrivò; con qualche secondo di ritardo
registrò la risata - maschile - che aveva iniziato a
riecheggiare nello stanzone. Risollevò le palpebre e vide
che la
statua di Jack aveva preso
vita, e… stava uccidendo la ragazza col suo grosso coltello
che, sicuramente, non era fatto di cera.
Nella foga del momento, si convinse che la storia del fantasma dovesse
essere stata vera, e quando lo vide finire Jane e poi avvicinarsi a
lui, si tirò indietro, prendendosi una fastidiosa scossa dai
circuiti distrutti alle sue spalle.
“Che dici, Eddie? Sono, ahh… un fantasma
credibile?”
“Certo. - rispose sarcastico l‘investigatore,
irritato per la figura appena fatta. - Come no!”
“Disse quello che non stava
per farsela nei pantaloni.”
Annuì Joker, per poi scoppiare a ridere mentre gli tendeva
una mano per aiutarlo a tirarsi su; Nigma la prese.
“Oh, ma sta per saltare tutto!
- Esclamò il clown, contento, di fronte alle scintille del
refrigeratore - non è meraviglioso?!”
Continuando a ridere, passò un braccio di Edward sulle sue
spalle, sostenendolo mentre uscivano, per poi aiutarlo a sedersi sul
ciglio della strada.
“Certo, ahh… che se aspettavi Gordon stavi fresco.
Fossi in te, andrei in ospedale.”
“Starà sicuramente arrivando. Non sembra, ma sa
essere sveglio, quando vuole.”
Un attimo dopo, dal museo arrivò un boato, la refrigeratrice
doveva essere esplosa; Joker rise, per quello che sembrava un segno del
destino: il botto aveva decretato che no, Gordon non era
uno sveglio.
“Mi sa che è meglio se vai in ospedale.”
Ripeté, battendogli la mano sulla spalla. Poi si
sfilò il mantello e glielo buttò addosso.
“Tu lo avevi capito prima di me. - Disse Edward, contrito. -
Come hai fatto?”
Per un attimo Joker lo guardò come confuso, chiedendosi di
cosa parlasse, e poi gli propose un’espressione schifata.
“Oh, ma andiamo! La casa tetra, il temporale, un assassino in
giro, e lei tutta sola che fa? Dorme?”
Edward non rispose, finalmente le sirene della polizia risuonarono in
lontananza.
“Ti conviene sparire.”
Disse Nigma, e mentre Joker si alzava, il costume di Jack
ancora addosso, avviandosi in tutta calma verso un vicolo, non
poté non pensare di avere fallito, su tutta la linea. Non
avevano affatto nominato Jonathan, non ancora. Forse non lo avrebbero
mai fatto, ma era giusto così; e nonostante con quei pochi
gesti amichevoli, il clown abbia tentato di dimostrargli il contrario,
Edward sapeva
che era tutta colpa sua.
E non se lo sarebbe mai perdonato.
EPILOGO:
“Ahh… e dove dicevi che eri stato, questi
giorni?”
“Per l’ennesima volta Joker, al mio vecchio
appartamento.”
“Oh sì, giusto. Quello dove ti hanno staccato gas
e corrente.”
“Non che avessi voglia di guardare la tv sai, con
un’accoltellatrice folle alle calcagna. Più tanta
roba precotta.”
Entrando in salotto ed assistendo a quello pseudo litigio che andava
avanti da ore, Edward sorrise.
La musica riecheggiava, bassa, sulle note di Red flags and long nights,
mentre con una bottiglia di vino - quello buono, stavolta - alla mano,
li raggiungeva; era appena stato dimesso dall’ospedale, dove
era stato rimproverato, ripreso, e zittito continuamente, tutti gli
avevano urlato contro: Jim Gordon, il suo stesso avvocato, ed il
personale medico e paramedico. Sembrava un mercato.
L’importante, era che finalmente si trovava a casa: uno
Spaventapasseri incolume, un clown iperattivo, ed il compenso che si
era fatto dare in anticipo da Jane, gli avevano restituito il sorriso;
alla pazza cercava di non pensare. Grazie a Dio, la guarigione dal
tumore lo aveva reso una persona estremamente logica, e per questo non
stava soffrendo per quella storia come sarebbe accaduto appena pochi
mesi prima.
“Sai cosa, Johnny? Non ti credo poi tanto.”
“Sai cosa, Joker? Fregati.”
Il clown scoppiò a ridere, denigratorio. “Fregati?
Le tue origini contadine si fanno sentire, e non va bene. Per nien-te.”
“Sai, giù in Georgia hanno un detto preciso, per
quelli come te.”
“E sarebbe?”
“Cito: Se gli stupidi potessero
volare, dovremmo darti da mangiare con la mazzafionda.”
“E Gotham risponderebbe che uno come te, con un fisico da sollevatore di polemiche,
non dovrebbe parlare.”
“Io sapevo che si diceva da domatore di vongole.”
Sorrise Edward, interrompendoli. Li vide voltarsi, finalmente
degnandolo di attenzione, allora con fare solenne porse loro tre
bicchieri da vino, di quelli col gambo lungo, e senza dire niente,
ognuno prese il suo.
“Ci terrei a fare un brindisi.” Disse Nigma,
sorridendo stavolta più dolcemente.
“Un brindisi a cosa? - ridacchiò Joker - A come ti
sei fatto fregare da una ragazzina, che va ad allungare la tua lista di
amanti defunte?”
“Non ho una lista simile Joker, e comunque no, vorrei
brindare a te.”
A quell’affermazione calò il silenzio per qualche
secondo, probabilmente il clown tentava di capire cosa stesse passando
in testa all‘altro. Edward approfittò della pausa
per riempire tutti i bicchieri; poi il pagliaccio si riscosse,
scuotendo la testa per un attimo.
“Eh?”
“Non sarei qui se non fosse stato per te. Mi hai salvato la
vita.”
“Ahh, ma mica era previsto sai?”
“Non fa niente. Il fatto che siamo tutti vivi è
l’unica cosa che conta.
Perciò…”
Disse, lasciando la frase in sospeso mentre sollevava il suo bicchiere,
ed i suoi due ospiti fecero altrettanto, mentre Joker mormorava
qualcosa di molto simile ad un se lo dici tu…,
per poi vuotare il suo bicchiere tutto d’un fiato.
“Ma visto che mi sei così grato, Eddie, non
è che mi hai fatto un regalo, infilando una droga da stupro
nel bicchiere di Johnny?”
Spaventapasseri tossì, tentando di riprendersi
dall’orrenda sensazione del vino che ti va di traverso, e
guardò il clown con astio infinito.
“Tu sei…”
“Cosa,
Johnny?”
“Non ho parole. Ma questa volta pagherai.”
“Sì. E quando mai me lo avresti dato
gratis...”
“Io e te abbiamo chiuso,
clown.”
Joker ridacchiò, un suono leggermente isterico, e girando
attorno a Crane, lo abbracciò, premendo il petto contro la
sua schiena, e piegandosi leggermente per adattarsi
all’altezza dell’altro e poggiare il mento sulla
sua spalla.
“Ma sai. Se avessi voluto fare una cosa simile, non avrei
certo aspettato Eddie, lì, per spacciarmi le
droghe.”
“Eh sì, tu ne sai parecchio di droghe.”
Il clown preferì ignorare quel commento, rispondendo con un
sorriso che non prometteva nulla di buono, fece voltare Crane tra le
sue braccia, e guardandolo dritto negli occhi, iniziò a
cantare un motivo che nessuno a parte lui pareva conoscere, in quello
che, di primo acchito, sembrava un italiano un po’ distorto.
“Quan-do
sei solo e giovane, quant-ti
sonni**
in fondo al cuore! Ti sen-ti
triste e povero, sé
la vita è senza amore.”
Spaventapasseri gli posò la mano sul viso, nella parodia di
uno schiaffo, allontanando il viso del pagliaccio più che
poté in un gesto di chiaro disprezzo, ma Joker non era uno
che demordeva tanto facilmente; Edward sorrise, assistendo alla scena
mentre sorseggiava il suo vino, come se fosse uno spettatore a teatro.
“Pren-di
la fisarmoneeka,
fai dischiudere un balco-nne,
e a una bella sinniorina,
can-ti
una canzone su pergiù
così.”
Improvvisamente, la realizzazione di ciò che stava realmente
accadendo di fronte ai suoi occhi, colpì Nigma come un pugno
allo stomaco: perché Joker era sempre stato una creatura
possessiva, volubile, e violenta nelle sue passioni. Non era certo un
uomo a cui si poteva dire di no, o facile da prendere in giro. Talmente
manipolatore, per cui a meno di essere completamente sicuro di te
stesso, o di non avere nulla da perdere, era altamente sconsigliabile
averci a che fare.
Il clown strinse nella sua, una mano di Crane, che in tutta risposta
lasciò andare un sospirato ed alquanto infantile no-oh!
Mentre Joker continuava a cantare, e costringendolo insieme a lui,
nell’abbozzo di un walzer.
“Mia bella sinniorina,
che ascol-ti
la su! So-cchiudi gli occhi e
sonnia!
So-cchiudi
gli occhi e sonnia!
Un giovano-tto
e un cuor che ti piace di più…”
Erano mesi che quei due quasi convivevano, vivendo un rapporto
d’amicizia che Joker aveva prontamente trasformato nella
brutta copia di una storia d’amore, visto che il
romanticismo, in realtà era tutta scena, come se avesse
creato comunque ciò che Spaventapasseri non gli avrebbe mai
dato, probabilmente convinto che fosse solo questione di tempo, prima
che Jonathan si rendesse conto che con nessuno avrebbe potuto stare
meglio che con lui. Effettivamente, incastrandolo.
Edward comunque, non era nato ieri, sapeva che tra Jonathan e Duefacce
- aveva chiamato Harvey, che gli aveva confermato la permanenza di
Spaventapasseri da lui, in quei giorni - qualcosa era successo, o
comunque, stava per succedere.
“E ad altro non pensa-re,
fin che
c’è la gioventù! Sonnia
di una ca-setta,
e un bel chiaro di Loona, sonnia
un bel pupo biondo, o una bam-bola
bru-una!”
Seppure così diversi tra loro, misteriosamente, riuscivano
ad andare perfettamente d’accordo, forse per la grande
capacità di valutazione di Spaventapasseri, che si era
adattato a quella personalità folle, forse per sfruttarlo,
ma giocare con un tipo come Joker era impossibile; molto più
probabilmente, trovandosi tra le mire e le grazie del clown, aveva
capito che non avrebbe potuto sottrarvisi neppure volendo,
perciò, faceva buon viso a cattivo gioco.
Ma teneva comunque al pagliaccio terrorista, Nigma lo vedeva nel modo
in cui sorrideva quando c’era lui, nella presenza costante -
almeno quanto quella dell’altro - al suo fianco, nelle
piccole attenzioni che gli dedicava, come cercare di tirarlo su dal
pavimento, ubriaco fradicio, per stenderlo sul divano. Di certo, se
fosse stato Edward il primo a crollare, Jonathan non si sarebbe preso
la briga di raccoglierlo.
“Mia bella sinniorina,
che as-colti
lassù, so-cchiudi
gli occhi e sonnia,
finché c’è la
gioventù!”
Il clown concluse la canzoncina, obbligando Crane in un casquet davvero
poco romantico, e rubandogli un bacio velocissimo, poi lo
aiutò a tornare dritto, e ridendo si allontanò di
un passo, facendo un esagerato inchino, come fanno gli attori davanti
al pubblico, dopo un’esibizione magistrale.
“Che faccio, prendo la mazzafionda,
adesso?” Chiese Jonathan, mostrandosi davvero poco
impressionato, ma di nuovo il clown si limitò a ridere, ed
abbracciarlo ancora una volta.
Edward non riusciva ad indovinare il punto di vista di Spaventapasseri
in tutta quella storia - d’altronde, aveva sempre capito poco
o niente dell’ex psichiatra - ma di una cosa era sicuro, e
visti gli ultimi svolgimenti, in cui era coinvolto anche Harvey Dent,
non era per niente buona.
Il Joker si era innamorato.
**Ho
tentato di imitare l’accento americano. Fallendo,
probabilmente. Per chiunque sia interessato alla canzone originale,
sappiate che si tratta della Mazurka
di Totò. Dove il clown possa averla sentita, non ne ho idea!
Ma non potevo non inserirla, si tratta di un accompagno dolcissimo alla
mia infanzia. Penso che nessun bambino meriti di passare i primi anni
di vita senza aver mai guardato un film di Totò ;). Scusate
per la leggerezza.
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