Red Flags and Long Nights.

di Lexy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sick of. ***
Capitolo 2: *** Even though. ***
Capitolo 3: *** "Run!" ***
Capitolo 4: *** A mess. ***
Capitolo 5: *** A reason. ***
Capitolo 6: *** Excuses. ***
Capitolo 7: *** Too well. ***
Capitolo 8: *** My Style. ***
Capitolo 9: *** Beginning with. ***
Capitolo 10: *** Don't need. ***
Capitolo 11: *** A Lay. ***
Capitolo 12: *** The idea of. ***
Capitolo 13: *** Not through. ***
Capitolo 14: *** Every sigh. ***
Capitolo 15: *** Too High. ***



Capitolo 1
*** Sick of. ***


Prima di iniziare, voglio specificare che l’idea di fondo - di Nigma che apre un’agenzia di investigazioni - non è mia, infatti nel fumetto lui fa la stessa cosa, dopo essere guarito da un tumore al cervello grazie al fantomatico Pozzo di Lazzaro, lui si rende conto della vera identità di Batman ed alla fine decide di fare soldi e guadagnare notorietà attraverso la soluzione di casi difficili, visto che la sua mente geniale lo rende praticamente l’unico in grado di risolverli.
Tutto il resto è roba mia, ho sviluppato questo fatto secondo la mia personale ottica, coi personaggi che conosco di più (ovviamente anche i personaggi non sono miei) e con le situazioni che maggiormente aggradano la mia fantasia.
Il titolo, come sempre nelle mie storie, è quello di una canzone, in questo caso dei She wants Revenge che sono il mio gruppo preferito, la piccola strofa che potrete leggere all'inizio del capitolo ne è, per l'appunto, un pezzo del testo.
Detto ciò, vi auguro buona lettura e vi ringrazio per le eventuali recensioni che mi lascerete, quelle sono bene accette ed anzi incoraggiate, soprattutto se negative, quelle aiutano a crescere e prendere coscienza dei propri sbagli, ingenuità, eccetera.

PS: Si cercano beta xD.

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX



RED FLAGS AND LONG NIGHTS:



Capitolo 1:  Sick of.


Sick of trying to find a way inside,
(Stanco di cercare un modo per entrare)
Sick and tired of all the after,
(Stufo di tutti i dopo)
Sick of trying to find a way to slide.
(Stanco di cercare un modo per scivolare)


L’Enigmista era diventato intelligente - ancor più di prima - grazie al pozzo di Lazzaro, che evidentemente non si era limitato a guarirlo dal tumore che aveva scelto di insidiare il suo cervello.
Con quelle pazzesche, nuove capacità era giunto a molte conclusioni di cui però, due sole lo avevano spinto a cambiare radicalmente e no, non  parlo di idee tipo devo ricordarmi di spegnere il gas quando la pasta è quasi pronta, così risparmio gas! No, i fulmini che lo avevano colpito erano ben differenti: Edward - tramite vari collegamenti che gli erano sfuggiti - aveva capito che
A: La vera identità di Batman risiedeva nella ben vestita e ben nutrita persona di Bruce Wayne.
B: L’uomo pipistrello faceva il supereroe perché evidentemente poteva permetterselo.
C’era però anche una terza realizzazione che si era prepotentemente fatta strada, che chiameremo
C: Edward, al contrario di Batman, non era ricco, ne abbastanza noto per i suoi gusti.
L’Enigmista aveva insomma gettato alle ortiche quelli che forse erano gli anni migliori della sua vita a sfidare sull’intelligenza uno che ogni sera prima di andare a letto probabilmente, si accende un buon sigaro con una banconota da cento dollari.
E lui?
Beh no, lui non fuma ma a parte questo, spesso e volentieri era costretto a piazzare il suo quartier generale in edifici smessi o monolocali, al massimo - se proprio aveva bisogno di spazio - prendeva in prestito una bifamiliare, comunque sia, si sentiva ugualmente stupido e per questo escogitò un modo per fare allo stesso tempo un mucchio di soldi e guadagnare la notorietà che tanto agognava e che Dio solo sapeva quanto meritasse.
Aveva fondato quindi un’agenzia privata di investigazione, che ora mostrava con orgoglio all’unica persona tra i suoi conoscenti - erano tutti criminali d’altronde, che poteva farci - disposta a parlargli, al momento.

“Allora, che te ne pare?” Chiese, impettito subito dopo aver appeso la targa alla porta.
“A me sembra… una cavolata.”

Fu la risposta vagamente scettica che fece guadagnare a Jonathan Crane un’occhiataccia da parte dell’ormai ex collega, dopodichè il silenzio si estese per molti secondi, finché il sovrano della paura non decise di continuare.

“Ohh, insomma, stai abbandonando ciò in cui hai sempre creduto per… passare all’altra parte? Il prossimo passo? Arrestare Killer Croc?”
“Mister Crocodile Dundee non avrà grane, e nemmeno tu se è questo che ti preoccupa, non da parte mia.”

Rispose, sicuro e freddo, strofinando in modo amorevole la scintillante targa in ottone, che recitava il suo nome e subito sotto, quella che sarebbe stata la sua bellissima, nuova occupazione da ora in avanti.

“A Joker questo non piacerà affatto.” obiettò ancora l’ex psichiatra.
“Joker ha ben poca voce in capitolo con me, dopo l’ultimo scherzetto.”

Dopo quest’ultima affermazione, di nuovo, tornò a regnare il silenzio per molti secondi e quando Nigma si voltò a studiare l’espressione di Crane, notò un’incredulità mista a rassegnazione; subito dopo però lo vide cambiare e tornare praticamente inespressivo.

“Forse era inevitabile che con un senso dell’onore simile, saresti finito a far questo.”

Rispose semplicemente Spaventapasseri ed i due entrarono nello studio, per il momento polveroso e vuoto, qua e là qualche pezzo di carta straccia, una busta di plastica abbandonata da tempo, non dava certo l’impressione di essere un gran bel posto ma sarebbe stato di certo tutta un’altra cosa, dopo una ripulita e con l’arrivo del nuovo arredamento.

“Che poi, diciamocelo - buttò lì Nigma - quante me ne ha fatte, Joker fino ad oggi?”
“Lui è fatto così, la colpa è tua che gli dai corda ogni volta. E neppure ammetti la verità.”

Aggiunse alla fine a mo’ di punzecchiatura, un mezzo sorriso a stirargli il viso, conferendogli un’aria furbetta e vagamente maligna ma Edward non si scompose minimamente anzi, si voltò, fece qualche passo nella sua direzione fino a stargli davanti e gli rispose, con espressione decisa e veramente seria

“Oh sì, tu lo hai sempre detto che gli sbavo dietro e stavolta lo ammetto, era vero.”
“Era?”
“Sì esatto, al passato. Questa cosa… - disse, indicando vagamente in direzione della sua testa - ha cambiato davvero tante cose in me, te lo dicevo!”
“E quindi?” Ribatté l’altro, scettico.
“Quindi, mi è passata.”

Ribadì, più chiaramente, incontrando e sostenendo lo sguardo dell’altro e notò ancora quel maledetto sopracciglio sollevato, evidentemente Crane non credeva ad una sola parola uscisse dalla sua bocca, perfino - forse soprattutto - su questo argomento ma questo fece ridere Nigma, in quel suo modo sommesso e distaccato, poi si voltò e camminò fino al centro della stanza.
Si guardava intorno, immaginando già il risultato finale che quel posto avrebbe offerto.

“Stai dicendo di aver finalmente capito che l’invenzione chiamata amore è la rovina dell’uomo? - chiese, freddamente ma poi, quasi come se colto da illuminazione, aggiunse - non starai per darti ancora alla caccia sfrenata?” Chiese, stavolta nel suo tono c’era un sottinteso disprezzo, ma d’altronde conosceva Crane da moltissimo ed il collega aveva sempre detestato qualsiasi tipo di rapporto andasse oltre la cordialità, la stretta di mano o, proprio al massimo, l’abbraccio.
Si domandava come facesse quindi, ad andare d’accordo con un tipo espansivo come Joker.

“Sono un dandy, lo sai. Non so stare, se non ho almeno un flirt per le mani.”

Ammise Enigma candidamente, per poi ridere ancora dello sbuffo irritato dell’altro, lo vide alzare gli occhi al cielo e muoversi - con scarso interesse - anche lui per l’appartamento. Erano solo pochi mesi che aveva stretto amicizia con Jonathan Crane e l’uomo gli aveva sempre dato una sensazione di instabilità, a volte fargli confidenze lo rendeva ansioso perché con lui non si poteva mai dire, non se la sarebbe davvero sentita di affermare con sicurezza assoluta che l’altro lo considerasse altrettanto amico e, dal canto suo, Edward sperava  non gli avrebbe mai mostrato la slealtà per cui era tanto famoso, non a lui almeno.

“Comunque, a Joker non piacerà tutto questo.” Ripeté all’improvviso, scuotendo la testa.
“Non gli piacerà il giallo alle pareti o le piastrelle grigie? No problem, tanto cambierò tutto.”
“Sai bene a cosa mi riferisco, Edward.”
“A me sembra tu stia mettendo solo delle scuse ai tuoi pareri. Non piace a te, perché rafforzi ciò tirando in ballo altra gente, che non c’entra nulla?”
“Neppure io c’entro granché, mi pare.” Ribatté, freddo, senza rispondere alla domanda, ma Nigma questo se lo aspettava. Al dottore non piaceva essere analizzato. “Meglio che vada. L’onesto ispettore Nigma non può farsi vedere ora, col terribile Spaventapasseri.”

Mentre si congedava, fece qualche passo all’indietro, verso la porta, le braccia incrociate sul petto come a difendersi e questo nuovo atteggiamento di Crane, ad Enigma, non piaceva.

“Jonathan… - lo appellò con tono ammonitore - sai che sotto questo punto di vista non cambia nulla, no? Non sono mica diventato un maledetto agente di polizia!” Concluse leggermente arrabbiato, prima che Crane varcasse quella soglia, voleva assolutamente che mettessero in chiaro una volta e per sempre questo punto. Vide l’altro sorridere di nuovo a metà, ancora una volta sembrava non gli credesse, il suo sguardo sembrava dire chiaramente sì certo, come no!

“E ci mancherebbe solo che ti metti a leccare i piedi a Jim Gordon…”
“Ci vediamo.” tentò per l’ultima volta, parlando però alla sua schiena, mentre usciva.
“Ciao.”

Rispose Spaventapasseri, senza voltarsi indietro e quel discorso, malgrado tutto, aveva spaventato almeno un po’ Nigma, anche se non lo avrebbe mai ammesso, neppure con se stesso, e Crane, andandosene, sembrò essersi portato via molta dell’allegria di Edward.
Lui non capisce - pensò, con convinzione - non riesce ad essere felice per me e crede perfino di saperne più del sottoscritto?! - continuò a riflettere, irritato - beh la vedremo, povero illuso!
Terminò così i suoi pensieri, tirando un debole calcio alla vecchia busta di plastica che, lì per terra, aveva occupato quell’appartamento per chissà quanto tempo prima del suo arrivo; la vide sollevarsi, piegata per poi ricadere lentamente, ondeggiando nell’aria prima di toccare terra.
Presto avrebbe ripulito quel posto da cima a fondo, lo avrebbe arredato , trasformandolo così in un luogo fantastico, dove avrebbe vissuto e lavorato per molto, molto tempo, nonostante il catastrofismo e l’antipatia espressi da Spaventapasseri.
Lui avrebbe fatto tutto questo, avrebbe portato avanti il suo nuovo lavoro senza venir meno a ciò che era sempre stato, fondamentalmente, fino a quel momento. Se ne fregava di quello che avrebbero pensato Joker, o Duefacce, o Killer Croc, o Pinguino e chiunque altro.
Aveva scelto la sua strada, si era dato da fare ed aveva a malapena iniziato, non era davvero il caso di lasciarsi buttare giù, se c’era uno che poteva farcela davvero, nonostante tutti i problemi che - per gente come loro - avrebbe comportato una scelta come quella, era proprio lui.

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Capitolo 2
*** Even though. ***


Per Chimeratech: Salve! Ti ringrazio molto per il commento, sono felice che la mia storia ti sia piaciuta! Per quanto riguarda Crane, nuuu ç_ç, lui non è cattivo! Come dico sempre io, è solo un piccolo, adorabile cucciolo sociopatico col pallino per gli omicidi di massa, nulla più! Insomma è da capire, è fatto così, ognuno ha i suoi hobby e prerogative. Certo, poteva darsi alla pittura o lavorare ogni tanto, era pur sempre un medico! Ma ha le sue priorità, che non sempre sono un gelato al cioccolato bianco, purtroppo per gli abitanti di Gotham (me pensierosa, mi riscuoto). Rispondendo alla tua domanda, invece… no, l’agenzia non è una mia invenzione, nel fumetto ha fatto davvero questo ’colpo di testa’ xD, io ne ho sentito parlare ed ho elaborato - prima di venire contaminata dal fumetto - la mia idea in proposito. Comunque, lo spiego anche nell’introduzione al primo capitolo ma no problem, so bene che quella raramente viene letta ;). Ora ti lascio alla lettura, ancora grazie, spero che commenterai ancora la mia storia!
Per Sychophantwhore: Ora però devo proprio chiedertelo… come fai ad essere così veloce? Cioè non ho fatto in tempo a mandarti la mail che già mi avevi commentato xD! Sono davvero contenta che ti piace l’inizio di questa storia e, se per ora non hai ben inquadrato le intenzioni di Enigma, te le svelo al volo: lui vuole fare soldi e diventare famoso, da bravo narcisista quale è, e ben presto gli capiterà anche un caso tra le mani - o per meglio dire, tra i piedi - e si cimenterà per risolverlo, mentre attorno a lui accadranno, naturalmente cose… posso definirle zozze? Beh, sì, conosci il mio pallino per lo slash ;)! Per quanto riguarda il rapporto che aveva con Joker, non è chiaro e francamente, avevo intenzione di lasciare il dubbio, non ho neppure io idea di cosa abbiano combinato quei due bricconi, in passato ù_ù. Può darsi tutto, come nulla, chi lo sa xD! Ti ringrazio per il parere che mi hai dato su Nigma, sono felice che ti piaccia e che mi sia riuscito bene, non vado molto d’accordo coi personaggi ‘gelidi’ come ho sempre immaginato essere lui - e comunque, nei fumetti non era mica così ç_ç - ma nella sua freddezza, avrà anche modo di fare il dandy, proprio come piace a lui xD! Ti ringrazio molto per il commento e ti lascio alla lettura, sperando di ricevere sempre i tuoi stupendi commenti!
Per Boopsie: Tesoro mio, anche tu mi sei mancata! In senso metaforico ovviamente, visto che ci sentiamo spesso ù_ù. Eh sì, diciamo che ultimamente sto prendendo gusto con questi due personaggi, l’Enigmista e Spaventapasseri, anche se, non preoccuparti, ci sarà spazio in abbondanza per il nostro amatissimo Joker, sempre più spiritoso, violento e macabro *_*! Sono molto contenta che ti piaccia l’inizio di questa storia e spero di mantenere sempre alte le aspettative! Joker detesta sempre non essere chiamato a parte delle cose, è un po’ viziatello, il nostro clown ma in fondo ha un cuore buono, no ;)? Ma non ti anticipo nulla ù_ù. E Crane… stavolta ho cercato di dargli uno spessore un po’ differente dalle altre storie che ho scritto, ho cercato di renderlo in tutta la sua pericolosità, che alla fine si manifesta appunto nei suoi frequenti tradimenti! Spero solo di riuscirci perché ho il problema che quando mi concentro su un personaggio, rischio di cadere nella trappola delle ‘Mary Sue’, che non ricordo neppure come si dica, al maschile! Ora però ti lascio al capitolo, sperando che sia di tuo gradimento *_*!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX



Vi prego, fatemi sapere se notate errori di qualsiasi genere! Cercasi beta reader disperatamente!


RED FLAGS AND LONG NIGHTS:


Capitolo 2: Even though.

Even though it always ends in laughter,
(Nonostante tutto finisca con una risata)
It’s never hard to tell when things are done.
(Non è mai difficile riconoscere quando è finita)


Appena finiti i lavori di restauro e sistemato l’arredamento, per prima cosa Enigma contattò il suo finanziatore - che tra l’altro, ancora non sapeva di esserlo - visto che aveva esaurito i fondi e non avrebbe certo patito la fame in attesa del primo cliente. Così, sollevò la cornetta e rintracciò quel bontempone di Bruce Wayne per chiedere, gentilmente, qualche spicciolo dei suoi per le piccole spese di campo. Favore che, naturalmente il principe di Gotham, quel bravo ragazzo - è solo che ogni tanto amava vestirsi di nero e giocare a cricket con le teste di qualche criminale, ecco tutto - non si sognò neppure di negargli - per ovvie ragioni - anche perché, diciamocelo, non aveva davvero cuore per far del male a chi - per una volta - non stava facendo nulla di male.
Armatura in kevlar, trecentomila dollari. Fornitura ventennale di maschere, spropositati dollari. Tumbler riverniciato di nero, svariati milioni. Per tutto questo poteva anche esserci Mastercard, ma liberare la città da un pericolo come l’Enigmista… non aveva prezzo.
Il milionario dunque, raggiunse la nuova sede di lavoro di Edward e dopo un breve dialogo, gli staccò un assegno, col chiaro sguardo di chi sembrava dire ok, so che non dovrei ma voglio fidarmi.
Appena dopo quel magnifico momento, Wayne lo lasciò al suo lavoro ed Enigma si sentì di umore tale da voler festeggiare con qualcuno, così alzò di nuovo la cornetta e digitò il numero a memoria - ormai avrebbe potuto imparare l’intero elenco telefonico, con quella mente - e, col sorriso sulle labbra, attese risposta.
Pronto?
“Sei da Joker, per caso?” Chiese, senza preamboli, sentendo strani rumori in sottofondo.
Edward ciao. Sì sono con lui.” Rispose Crane, sembrava un po’ stupito per la chiamata.
“Voglio festeggiare coi soldi di un amico - buttò lì, rigirandosi l’assegno tra le mani e scrutandolo con fredda soddisfazione - andiamo fuori a bere? “ Sentì Crane allontanare la cornetta e, probabilmente, chiedere il parere di Joker in proposito. Attese finché, in lontananza, non sentì la voce del clown.
Digli che non ci sto a fraternizzare con quella serpe dopo averla tenuta in seno tanto tempo! Ahh… i suoi drink può infilarseli nel… - ma Edward non seppe mai dove, visto che la voce inalberata ed un po’ più alta di Spaventapasseri tornò,  per coprire il finale - Dice che non gli và!”
“Glielo sto chiedendo per favore.” Enigma se l’aspettava davvero una risposta simile dal pagliaccio terrorista, ma lo conosceva quel tanto che bastava da sapere che a lui piaceva essere pregato.
Ti sta implorando.
“Ora non esagerare, Crane!” Lo sgridò con poca convinzione, e per molti altri secondi restò di nuovo in attesa.
Dice che vuole venire lì. Compra qualcosa, ci vediamo stasera.
“Stasera? - chiese Enigma, il tono un po’ deluso. - che ha da fare, prima? Nemmeno tu sei libero?”
L’altro non gli rispose neppure, attaccò senza preavviso, incurante dei sentimenti dell‘ormai ex re degli indovinelli, che infatti si sentì davvero urtato; gli sarebbe solo piaciuto avere compagnia. Odiava fare la spesa da solo, era tra le cose più noiose al mondo. Sorrise ugualmente, in fondo aveva un bellissimo assegno da versare in banca.

**

“Credevo non volessi vederlo mai più. Dicevi così, lo chiamavi damerino.” Buttò lì Jonathan, in tono freddo mentre controllava il cellulare, ma Joker rispose con una risata.
“Vero, vero. - gli concesse con allegria - però sono curioso di sapere come si è sistemato il caro Eddie. - poi ci fu una pausa, durante la quale il clown prese a scrutare distrattamente il soffitto, una gamba sbracata su uno dei braccioli della poltrona sulla quale sedeva - da quando si è, ahh... ingenialato? Ingegnato...? Vabè, comunque si dica, ha messo su proprio un bell’atteggiamento, vero?”
“Per la verità, lo ha sempre avuto. Lo hai notato solo ora che è un narcisista egocentrico?” Il clown non rispose, si alzò dalla poltrona e prese posto sul divano, accanto a Crane, per poi stendersi fino a poggiare la testa sulle sue gambe.
“Sei l’unico rimasto a rivolgergli la parola, sai?” Commentò all’improvviso dal nulla, cercando il suo sguardo ma l’altro fissava dritto davanti a sé, non abbassava mai la testa.
“Che vuoi che ti dica? Sarò diventato gentile.”
Gentile è una parola che, ahh… non ti si addice proprio, Johnny. Come anche concedere, per quanto, visti i suoi trascorsi, Eddie meriti almeno, il ahh... beneficio del dubbio, no?” Concluse, osservandosi le unghie distrattamente, lasciò passare quei molti secondi di silenzio ed alla fine, Crane lo guardò, l’espressione vagamente attonita.
“Oh!” Esclamò, come se avesse capito qualcosa solo in quel momento.
“Cosa?” Chiese Joker, irritato.
“A te l’ho sempre concesso, anche quando non lo meritavi.” Lo rimproverò l’ex psichiatra, con un’occhiataccia ed in tutta risposta, il clown fece scattare la testa da un lato, una mano si mosse violenta, come se stesse scacciando un insetto da davanti la faccia.
“Non prendere me ad esempio, noi siamo tutta un’altra cosa! Io so sempre come non farti davvero del male e tu dovresti, ahh…. ringraziarmi, per questa concessione. Tu sei uno che tradisce spesso, no, Johnny? Infatti sei previdente, sai cosa aspettarti da me. Ma da Eddie? Ti fidi di lui, nonostante ora sia un, ahh… un genio più di te?”
“Sei tu quello che ha accettato il suo invito, Joker. Non io.”
“Ora non farmi più stupido di quanto non sia! Ti ho capito sai, tu ahh… non ti metti mai in gioco perché ti piace guardare, no? Non sarai un po’ pervertito?”
Chiese, e forse non stava scherzando. Crane non gradiva quel tipo di battute; lasciò andare un sospiro annoiato e tornò a guardare davanti a sé, iniziando a muovere una mano tra i capelli del collega, forse solo per distrarlo ma a Joker non interessavano le motivazioni, non realmente, così si rilassò sotto il tocco sempre delicato di Spaventapasseri.
Gli piaceva Johnny, in un certo senso riusciva ad acquietarlo e poi, aveva quell’aria così innocente dal di fuori, lo adorava per tutti i guai che riusciva a causare con quel faccino angelico, lo considerava il suo cucciolo di Spaventapasseri. Si mise a ridere sommessamente a questo pensiero, ma senza aprire gli occhi, quelle carezze a conciliargli il sonno.

**

“Sicché, l’Enigmista ha fondato la sua agenzia, alla fine.” commentò Duefacce con leggerezza. Se ne stava seduto su una poltrona, il pugno chiuso sotto il mento e l’altra mano svogliatamente adagiata  su uno dei braccioli.
“Durerà, secondo te?” rispose la voce impegnata ma tranquilla di Pinguino, mentre rimescolava e leggeva alcune carte davanti a sé, sulla scrivania antica del suo studio. Aveva ripreso possesso dell’antica dimora dei Cobblepot ma ben poche stanze erano state rese abitabili per il momento, quel posto d’altronde, era rimasto diroccato a lungo, per molti anni il tempo era avanzato su quelle rovine senza che nessuno si decidesse a fare nulla. Duefacce alzò le spalle, senza guardare il suo interlocutore, poi si avvicinò al camino acceso, strano che lo scoppiettante fuoco non gli riportasse alla mente ricordi poco piacevoli.
“Tutto sommato, non credo ci sarà da preoccuparsi per i nostri affari. Nigma andrà cercando qualche killer famoso, se c’è qualcuno che deve preoccuparsi è Spaventapasseri, o Szasz. O Catwoman, col suo vizio di rubare qualsiasi cosa brilli.” commentò Harvey, con una punta di sarcasmo e l’altro annuì distrattamente; comunque Edward doveva saper ben tenersi fuori dagli affari dei vecchi amici.
“Crane ha avuto l’idea migliore penso, restandogli vicino.” Duefacce rise sommessamente al commento, un suono breve, più respirato che altro.
“Spaventapasseri si sta creando una rete di amicizie di ferro. Sfrutta a suo vantaggio la possessività di Joker e l’onore di Nigma, come biasimarlo? Da solo raramente rappresenta una minaccia consistente.” Pinguino annuì e si mise a ridere, la sua al contrario di quella dell’altro, era una risata rumorosa, quasi somigliava ad uno starnazzare ma Duefacce c’era abituato, non trovava più troppo spiacevole quel suono, un tipo come Oswald era meglio saperlo allegro piuttosto che il contrario. Ad irritarlo era piuttosto il motivo dietro tale ilarità: Harvey Dent si era lasciato fregare da Crane in ben due precedenti occasioni ed in fondo doveva riconoscerlo, Spaventapasseri non era poi così indifeso, gas terrorizzante a parte. Per via dei suoi silenzi, delle sue scarse doti fisiche e di quell’aria di perenne innocenza, ma in realtà, ormai lo aveva capito, Crane viveva solo per se stesso, non si fidava mai di nessuno, proprio come nessuno dovrebbe mai fidarsi di lui.
L’umiliazione di venir fregato, fu bruciante la prima volta ma addirittura distruttiva la seconda e Pinguino non perdeva occasione di riderne, visto che era stato uno dei pochi a venire a conoscenza di tutti i fatti ed avere il privilegio di poterne ridere senza rischiare la morte.
Anche Pinguino era uno di quelli che non si fidavano mai, neppure della propria madre, per così dire: non aveva mai avuto problemi di sorta e dall’alto di ciò si prendeva la libertà di sfotterlo allegramente ogni qual volta si presentasse l’occasione.
Pericoloso, nel suo campo. Spero tu abbia imparato la lezione, alla fine.” Gracchiò, e Duefacce storse il naso. “Anche la prima volta reagisti così!” Infierì, puntando il dito contro la sua smorfia infastidita. Con quelle poche parole, Pinguino aveva detto un mondo; ebbene sì, era bastato che Crane - dopo averlo lasciato nei guai la prima volta - gli tornasse davanti con una scusa, - nemmeno troppo convinvente, pensandoci bene - uno sguardo dispiaciuto ed un sorriso timido per farcelo cascare di nuovo. Come un idiota.
“Ma tranquillo, anche Edward avrà il suo ben servito, prima o poi.” Concluse, spingendo Duefacce ad ignorarlo e cimentarsi piuttosto con la brace, colpendola con le molle forse con più forza del necessario; il pensiero di non essere l’unico a cascare nelle trappole di quel ragazzino, non lo consolava affatto.
“E Joker? Lui che dice?”
“L’ultima volta che gli ho parlato era una furia, diceva di non voler più vedere quella… - rise brevemente - lui l’ha chiamato biscia col cravattino. Ma per come è fatto, a quest‘ora starà già bivaccando al suo nuovo studio.”

**
Joker ci aveva messo davvero poco a perdonare Edward: nemmeno il tempo di uno sguardo truce che, davanti all’ampio sorriso bianco e le infinite bionde birre dell‘altro, si era sciolto e profuso in abbracci e complimenti per la sistemazione. Poi si era messo a bere, rivelando che da ubriaco, tendeva a diventare insofferente, viziato e più dispettoso del solito; Crane pareva divertito da quelle uscite e infatti sorrideva solo quando il clown sparava una cavolata o faceva uno scherzo sciocco. Dal canto suo, Edward era contento di averli lì; si annoiava a morte senza i suoi amati enigmi e le sue sfide.
“Io credo - lo riportò alla realtà la voce di Crane - che sia crollato.” buttò lì, riferendosi a Joker, che si era svogliatamente seduto a terra, la schiena poggiata al divano, ai piedi di Spaventapasseri.
“Potete dormire qui. Ho posto.” Suggerì Enigma, usando pochissime parole perché l’altro non si accorgesse che anche il suo stato non era realmente sobrio.
“Io torno a casa, se non ti spiace.” rispose, il tono leggero ma dal sottinteso categorico mentre si alzava, scavalcando il clown. “Aiutami, lo sdraiamo sul divano.” chiese, prendendo il collega per le braccia, mentre Enigma lo sollevò per le gambe; lo stesero su un fianco.
“Non resti? Sicuro? Guarda che è tardino…” Lanciò uno sguardo all’orologio, segnava le tre passate e quando tornò a scrutare il viso di Crane, incontrò ancora una volta quell’irritante mezzo sorriso.
“Cos’è, pensi che voglia provarci mentre è ubriaco o qualche altra porcheria simile?” Chiese, senza accorgersene tranne che alla fine, il suo tono era venuto fuori pieno di rabbia. Se ne dispiacque, non voleva maltrattare Crane ma l‘altro alzò solo le spalle.
“Forse è uno dei miei tanti modi per metterti alla prova. O forse, cerco di farti un favore. O magari, sono davvero solo stanco ed ho voglia di andare a casa, chi lo sa?” Chiese vago, senza perdere quella sfumatura di furbizia negli occhi e l’unica cosa che Nigma riuscì a capire, era l’evidente diretta proporzionalità tra il suo genio e la devastazione delle sue sbronze: quella era la prima volta, dopo aver bevuto, che non sapeva dove iniziare a valutare una situazione.
Vide Crane raccogliere delle bottiglie vuote da terra ed immediatamente si chinò vicino a lui per aiutarlo, in fondo era casa sua; si allontanò per gettare via i vetri ma appena tornato nella sala, notò che Spaventapasseri non c’era già più e solo il leggero russare di Joker riempiva l’aria.
Si avvicinò al clown, le mani in tasca, fissandolo per qualche secondo prima di scuotere la testa e coprirlo con un plaid.
Poi si ritirò nella camera da letto, solo.

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Capitolo 3
*** "Run!" ***


Per Sychophantwhore: Ciao *_*! Non sono le promoter di nessuna finanziaria, ma potrei provare a chiedere loro se mi pagano per l’ottima pubblicità che gli ho fatto! Secondo me mi prenderanno a calci ma tentar non nuoce, al limite mi armo di benzina e dinamite ù_ù! Diciamocelo, Joker non si sarebber perso quel party neanche per tutto l’oro del mondo - il che è facile da credere vista la considerazione che ha del denaro - gli piace troppo divertirsi alle spalle degli altri! E poi come hai detto anche tu, una bevuta tra simpatiche canaglie e bisce col cravattino è sempre un evento, direi, quasi obbligatorio! Cavolo, Pinguino è un personaggio con un potenziale altissimo, se solo avessi la minima idea di come usarlo ç_ç! Per quanto riguarda Jonathan… lui in questa storia, come avrai capito, combinerà ben poco da solo, ma d’altronde, con *amici* così…! Contenta che ti piaccia *_*! Ad essere sincera però, il clown era realmente ubriaco, magari non dormiva proprio completamente, ma la quantità di alcolici da lui ingerita, avrebbe stroncato un bisonte. Anche perché Crane non ha bevuto quasi nulla e ci hanno pensato gli altri due a far piazza pulita (altrimenti come si sarebbe potuto ubriacare perfino Enigma xD?)  Il circolo vizioso c’è, e sono felice tu l’abbia notato, effettivamente Joker non segue che i propri interessi ed il proprio divertimento, e se questi coincidono con quelli di Crane tanto meglio, comunque Spaventapasseri si guarda bene dall’andare contro il clown appunto per questo. Con *resettare tutto* cosa intendi di preciso? Che in ogni storia ha dei tratti differenti? Sono contenta che apprezzi questa cosa, effettivamente è vera, come lo è anche per gli altri personaggi, avrai notato infatti che Duefacce è *parecchio* più mansueto che nelle altre storie! Ahah! Joker ti fa secco direttamente, sennò poi se ne dimentica xD! Ma alla fine nemmeno troppo, mi viene da ricordare quell’episodio del TAS, in cui un tizio gli grida dalla macchina e poi Joker lo spia per anni, prima di *vendicarsi*! Esilarante, geniale *_*! In un fumetto, Spaventapasseri *ha tentato* di fregare Joker, ma… il clown lo ha quasi ammazzato… beh, a sediate ^^”. Davvero, lo ha massacrato con una sedia povero cucciolo! Nigma si sente solo per moltissimi motivi infatti, anche se quella sera aveva persone attorno a sé, è una sensazione di cui non si libererà affatto presto, vuoi per il nuovo lavoro che lo ha messo in conflitto col suo *vecchio mondo*, vuoi perché non si sente *amorosamente coinvolto* ç_ç. Non è un errore, ho davvero preso a chiamarlo “Enigma” xD non so, ma mi piace! Tu lo trovi sgradevole :o? Ti ringrazio per la recensione come sempre perfetta! Ora ti lascio al capitolo, buona lettura *_*!
Per Chimeratech: Ciao ^^! Non preoccuparti, lo avevo capito che ti piace questo personaggio - parlo di Crane, naturalmente - infatti stavo solo ironizzando gentilmente nei suoi riguardi, povero piccolo xD! Mah, Brucey non si fida generalmente dei criminali, ma vista la natura di Edward - sì insomma, uno che *non riesce* a trattenersi dal lasciare indizi nei suoi piani…! - gli concede il beneficio del dubbio, Enigma è un avversario quanto meno onorevole, c’è da dire. Lui *sfida* ç_ç! Ti ringrazio della recensione, ora ti lascio alla lettura ^^!
Per Boopsie: Tesoro mio, ciao! Uhm, no, Pinguino sopravvivrà stavolta, dai xD! Anche perché non riuscendo a gestirlo in tutte le sue potenzialità, gli riserverò solo qualche cameo qua e là! Per la biscia col cravattino, è una cosa che un po’ ha fatto ridere anche me il che è strano, a volte mi sento scema a ridere per le cose che ho scritto io stessa O_O. Aww Crane, povero cucciolo, è pericoloso sì, perché non si fida di nessuno! Riuscirà mai a guarire, quel suo cuore anoressico ç_ç? Eheh, ma la crisi di Nigma andrà avanti ancora per molto, molto tempo e addirittura, peggiorerà ma mi devo levare questo vizio di lanciare indizi che anticipano la trama -_-. Oh, ma Joker lo regge benissimo l’alcol, solo che Nigma aveva davvero acquistato *troppe* bottiglie tra birra e superalcolici, Crane non ha bevuto quasi nulla, ergo, da qualche parte dovranno pur essere spariti quei liquidi, no xD? In effetti neppure Eddie era poi così legittimo, nonostante si sforzasse di fingere il contrario! Ti ringrazio per l’aiuto che mi dai puntando i miei errori è_è! Correggo subito il *sorriDo bianco*! Fatto! Ora ti lascio al capitolo tesoro, spero che ti piaccia, visto che da qui partirà poi tutto il resto ^^!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX


RED FLAGS AND LONG NIGHTS:



Capitolo 3: “Run!”

She looked into my eyes and a voice said “Run!”
(Lei mi guardò negli occhi ed una voce disse “Scappa!”)


Le occhiaie di Edward, sommate alla sua espressione - sembrava quasi gli si stesse sciogliendo la faccia - erano chiaro indizio della sproporzionata sbronza presa la sera precedente. Con sguardo perso si muoveva, sì, ma più che altro per un misto di inerzia e sonnambulismo mentre, in piedi davanti la sua piccola ma adorabile cucina, strapazzava alla cieca tre uova in una padella.
Non ricordava poi tutto questo granché della sera precedente, ma di una cosa era sicuro: doveva aver fatto qualche figura con Spaventapasseri, visto che quella mattina aveva trovato un clown mezzo morto, stravaccato sul divano ma nessuna traccia dello psichiatra.
“Dove cavolo è Johnny?!”
Più che un semplice urlo, sembrò una bomba atomica esplosa direttamente nella sua testa quando un Joker non più mezzo morto, ma scarmigliato e furibondo entrò nella sua lovely kitchen, gridando mentre se ne stava nell’arco della porta, in piedi con le mani sui fianchi in una posa aggressiva.
“Piano… per pietà, non gridare.” Ribatté semplicemente Enigma in tono freddo ma sofferente. “Come puoi vedere, non lo sto nascondendo da nessuna parte. Dev’essere tornato a casa ieri, ad un certo punto.”
“Ieri? Oggi, vorrai dire! Quando sono crollato dovevano essere le quattro! Come hai potuto?! Dov‘è andato? E perché?”
Nigma aprì la bocca, sembrando voler rispondere ma in verità si trattava ancora del dopo-sbronza, che lo aveva lasciato senza neppure la forza sufficiente per controllare i muscoli facciali. L’altro però, male interpretando il prolungato silenzio dell’ormai ex re degli enigmi - dopo l‘ultima sbronza, sentiva che non gli era rimasta neppure abbastanza dignità per pronunciare il suo vecchio nome - scattò col braccio in un gesto violento, come per zittirlo.
“Ma quanto sei inutile!”
Quando il clown sparì dalla sua cucina quasi non se ne rese conto, fu talmente fulmineo quel siparietto litigioso che non seppe neanche cosa lo avesse colpito, fatto sta che nella sua testa, tutto si riassumeva in un unico, lungo e potente boato che andandosene, gli aveva lasciato un fischio nelle orecchie, doloroso ed interminabile ma era talmente stanco che non aveva neppure la forza per pensare a cosa fare in proposito.
Tornò a guardare la colazione, dopo qualche attimo di indecisione spense proprio il fornello, tanto neppure aveva fame.
Un attimo dopo si sentì l’ennesimo fracasso indicibile provenire dalle stanze adiacenti. Era troppo, va bene che l’ospitalità è sacra, ma non avrebbe permesso a Joker di demolirgli quella bellissima casa nuova! Si precipitò nel salotto, con una rabbia di cui non credeva di esser capace in quelle patetiche condizioni.
“Ma che diavolo fai?”
Domandò, irritato, ma vide che il clown non aveva fatto assolutamente niente, se ne stava placidamente attaccato al telefono, voltandosi alla sua domanda per guardarlo con espressione bastita, forse convinto fosse stato invece Edward a produrre quel rumore, d’altronde era casa sua, poteva sfondarla a spallate quando voleva.
“Non ho fatto niente, io!”
Si giustificò, gli occhi grandi come palline da tennis e dopo essersi fissati per qualche secondo come due idioti, Enigma si avvicinò al camino e, da dietro una mensola, estrasse una Beretta, tolse la sicura e si diresse verso l’ingresso, seguito dallo sguardo di Joker che però, appena qualche attimo dopo, lo raggiunse, sorridendo contento che finalmente le cose si stessero movimentando, forse finalmente ci sarebbe stato da divertirsi.
Il clown si appoggiò ad Edward, sbirciando oltre la sua spalla nell’ingresso oscuro.
“Ehi, Eddie! - mormorò al suo orecchio - il giornale ieri diceva che Jack lo Squartatore è tornato! Magari è proprio lui!” Il suo tono però era fin troppo speranzoso per i gusti dell’Enigmista, che infatti lo ignorò.
“Chi è là?!” chiese all’oscurità, per poi immediatamente sentirsi colpire dietro la testa, ma era stato il clown.
“Sei scemo?! Se gridi così forte, ci sentirà!” Di nuovo Enigma non rispose, ma cosa pensava Joker, che casa sua fosse una trappola e lui stesso un serial killer? No, no, quei tempi erano passati, ormai. Non sentendo risposta dall’ingresso comunque, accese la luce e nel momento in cui i due videro cosa c’era nella stanza, un’espressione interrogativa si dipinse sui loro volti: una donna sconosciuta se ne stava riversa a terra.
“E questa chi è?! Che diavolo ci fa qui?!” domandò vagamente irritato Enigma, mettendo via la pistola.
“È morta! - rispose prontamente Joker - L’ha uccisa Jack lo Squartatore!” Concluse, piegandosi a terra e riemergendo con in mano una riproduzione in bronzo per l’appunto del serial killer; doveva essere caduto in testa alla donna, stendendola.
“Oh, ha avuto un colpo di testa.” Gli concesse l’ex collega, per poi piegarsi a controllare che la sconosciuta respirasse. “Vai a struccarti e togli quello schifo viola, se quando si riprende ti riconosce è la fine della mia carriera.” Gli ordinò, con poca convinzione.
“Scusa, dimenticavo che tu non dai per niente nell’occhio, con le tue tutine verdi.” Rispose l’altro, risentito, ma seguì il consiglio, lasciando il padrone di casa solo con la tizia svenuta. Respirava ancora, così Edward si trattenne dallo stuzzicarla con un bastoncino fino al suo risveglio e, nonostante la debolezza, si piegò su di lei e la sollevò cavallerescamente tra le braccia, con l’intenzione di stenderla sul divano solo che, all’improvviso, questa si ridestò e la prima cosa che fece fu cacciare un urlo e graffiare a sangue il viso dell’uomo.
“Lasciami andare, brutto…” ma non fece in tempo a finire la frase che Enigma già l’aveva, senza troppe cerimonie, gettata di malagrazia sul pavimento.
“Subito!” Esclamò irritato, portando poi una mano alla guancia offesa, vide la sconosciuta tirarsi su e fare per colpirlo con un pugno, fermandosi però all’ultimo momento.
“Oh! Ma tu sei Edward Nigma!” gridò entusiasta all’uomo in questione, che avrebbe tanto voluto rispondere con un velenosissimo da oggi mi chiameranno Sfregiato, ma si trattenne, preferendo piuttosto uno sguardo truce dei suoi.
Nel frattempo, Joker era tornato nella stanza, struccato e cambiato come richiesto; vide la sconosciuta saltare letteralmente addosso ad Edward e piantargli, di prepotenza, un bacio sulle labbra, cosa che lo fece scoppiare a ridere senza ritegno.
“E a me niente?” Chiese, la presa in giro evidente nella sua voce, ma venne ignorato. Aveva dimenticato quanta poca attenzione la gente gli desse, quando non aveva il trucco da clown sul viso, o un detonatore stretto in mano.
“Ho visto la tua foto sui giornali! - disse lei, emozionata per qualche strano motivo - il bacio era per scusarmi di averti graffiato.” Per reazione, Nigma sorrise  in modo piuttosto falso, probabilmente non seppe cos’altro fare trovandosi le braccia piene di una squinternata mai vista prima.
“Non sono sicuro di averti perdonata abbastanza.” Disse poi, ricambiando il favore e baciandola di rimando anche lui.
“E a me niente?” Chiese di nuovo Joker, con uno sbuffo e l’aria stavolta annoiata, le azioni ripetute gli davano sui nervi, non erano per nulla fantasiose.
“Superati i convenevoli - buttò lì Nigma, nuovamente freddo e distaccato - mi spieghi chi sei e che diavolo ci fai qui? Non mi pare di aver sentito il campanello.”
“Oh, non lo uso mai! È uno spreco di tempo, tu sei un investigatore privato, no?” Domandò poi, e per un attimo Edward non seppe cosa rispondere, quella era la prima volta che si presentava come tale e voleva godersi il momento.
“Lo sono. Hai qualcosa su cui investigare?” Chiese poi, scettico, alzando un sopracciglio.
“Oh beh, non esattamente.” Rispose l’altra, presa alla sprovvista.
“In questo caso - si intromise di nuovo Joker, sperando di smuovere un po’ la situazione - potrei farlo anche io!” ma nuovamente, non venne preso in considerazione, mentre Enigma, dal canto suo, corrugò le sopracciglia.
“Uh-uh… senti ragazzina, se hai intenzione di farmi perdere tempo, ti avverto che la mia parcella è piuttosto costosa.” Buttò lì, scettico, mentre passando di nuovo una mano sul viso, notò che in effetti stava sanguinando; ecco, già odiava quella donna. La vide inalberarsi.
“Senti, ragazzino, io fra poco avrò più soldi di quanti tu ne abbia mai visti in vita tua! Qualcuno ha fatto fuori la mia matrigna e la sottoscritta erediterà tutte le sue sostanziose sostanze! Avrai letto i giornali, sono la figliastra di Elizabeth Dunsany, opportunamente eliminata ieri sera da Jack lo Squartatore.”
“Niente meno.“ Fu la pronta risposta di Edward, al quale non piacque affatto il tono della donna, sembrava quasi si stesse vantando non solo dei suoi soldi, ma perfino del suo lutto e, per quanto un mucchio di soldi piacessero a tutti, andarsene in giro facendo simile discorsi in qualità di unica erede, non era affatto proficuo e lui odiava stupidaggini simili.
“Eddie, lei è ricca, chiedile di sposarti!” Non ascoltò il sarcastico consiglio del suo ex collega circense, piuttosto soppresse un brivido e si mostrò con tutta la calma serafica di questo mondo.
“Sempre costoso rimango.”
“Non importa. Ti pagherò quando avrò l’eredità, cioè appena stabilito che Elizabeth non l’ho uccisa io.”
Tu continua così, stai per averla, l'eredità! Pensò l’Enigmista, ma non diede voce a questa sua opinione.
“E l’hai uccisa tu?” Si limitò a domandare, a bruciapelo.
“Certo che no!” Fu la fulminea ed irritata risposta, che la ragazza gli sputò letteralmente in faccia, ad un centimetro scarso dal suo viso, gesto che non scosse minimamente l’immobile monumento allo scetticismo che era Enigma. “Se lo avessi fatto, sarei la prima sospettata ora, no?”
“A giudicare dai tuoi discorsi e dalla tua presenza qui, direi che lo sei.” Fu l’impietosa risposta.
“Esatto! - scattò la ragazza - ed è questo che mi secca!”
Nigma la guardò bene, sembrava avere trent’anni scarsi, un viso appuntito e per nulla rassicurante, carina ma trasandata e decisamente troppo esuberante, senza criterio come ogni donna ma molto al di sopra della media, sotto questo aspetto. Di primo acchito, pensò l’investigatore, non aveva speranze di ereditare la fortuna tanto decantata.
“Ahahahahah! - la derise Joker, svergognatamente puntando il dito contro di lei - Devono essere state anche le ultime parole di Elizabeth, quelle!”
Ancora una volta, un rumore li colse alla sprovvista dall’altra stanza e senza neppure cercare di nuovo la pistola, esasperato da quell’assurda mattinata, Enigma andò diretto verso l’ingresso, seguito ancora una volta da Joker che però, appena riconosciuto il nuovo ospite, portò la mano sul viso a coprire le abbastanza vistose cicatrici.
“Accidenti a te, Nigma!” Fu il grido irritato del nuovo ospite, anche lui caduto nella trappola di Jack lo Squartatore. Ok, pensò in quell’istante Edward, faccio cambiare la serratura.
“Oh, commissario Gordon! Quale onore, il GPD nel mio umile ufficio, vuole una borsa del ghiaccio?” domandò seriamente, mantenendo la calma nonostante il killer di massa alle sue spalle e la probabile omicida con movente denaro nella stanza accanto.
“No, voglio la ragazza.” Fu la risposta lapidaria mentre il poliziotto si massaggiava un gomito.
“Non c’è nessuna ragazza, qui.” Rispose gelido, pensando che poteva andar peggio, avesse detto voglio il clown, probabilmente Edward avrebbe avuto una crisi isterica.
“A parte la sua futura moglie, ovviamente.” Interloquì Joker, senza togliere la mano dalla bocca e rovinando così la scusa dell’ex collega.
“Ma a parte questo un agente l’ha seguita, so per certo che è qui!” Furono le ultime parole della loro conversazione, dopodichè il commissario li superò, diretto alla stanza accanto e non appena ebbe dato loro le spalle, con un gesto stizzoso ed improvviso, Enigma colpì forte Joker dietro la testa per punirlo della scarsa collaborazione dimostrata. “Signorina Dunsany! - esclamò Gordon, mentre entrava nel salotto -  posso sapere perché stamattina ha colpito il sergente Bullock col tacco della scarpa ed è fuggita?”
Joker e Nigma non ebbero altro da fare che seguire il commissario, ma quando i tre entrarono nella stanza, la prima cosa che saltò loro agli occhi, fu la pistola stretta tra le mani della ragazza, davanti la quale Gordon quasi ebbe un infarto, Joker per miracolo non scoppiò a ridere e Nigma…
“Oh cavolo! Mi ha fregato la pistola?!”
“È un errore giudiziario, non ho ucciso nessuno! Indietro o sparo!” Rispose lei, in tono aggressivo.
“Mi dia la pistola, signorina Dunsany!” Tentò Gordon, con cautela, non gli andava proprio di morire quella mattina.
“Ma che importa, tanto è scarica!” Buttò lì Joker, notando che stavolta, l’aveva attirata l’attenzione. Videro il commissario lasciar andare un respiro di sollievo ed avvicinarsi alla donna con più spavalderia solo per essere mancato di pochi centimetri da una pallottola. “Forse.” Aggiunse allora il clown, come se terminando l’affermazione di poco prima ma come distrazione, per lo meno funzionò e permise a Nigma di togliere l’arma dalle mani di quella folle.
“Quante volte glielo devo dire, lei non è affatto sospettata!?” Si scaldò allora Gordon, finalmente, la minaccia della pistola non c’era davvero più.
“Veramente?! Ma è fantastico! Comunque non ci sono più problemi adesso! Ho assunto il mio amico Edward, ci penserà lui a prendere Jack!” Di nuovo Joker si mise a ridere, Nigma spalancò gli occhi a sentirsi tirare in causa, visto che non erano né amici, né tanto meno si era mai sognato di accettare il caso.
“Signore, dammi la forza…“ pregò Gordon, ed alzò gli occhi al cielo, passandosi una mano sul viso in un gesto disperato, cosa che ad Edward non fece piacere, visto che si parlava di lui. “Facciamo così - continuò il commissario, sedendosi su una poltrona poco distante - mi rendo conto di chiedere a tutti un immenso sforzo… ma che ne dite di sederci e parlare? Seriamente, magari. Guardate, ve lo chiedo come favore personale ad un povero poliziotto che non si fa una risata dagli anni ottanta!”
“A quello ci penso io! - esclamò Joker, d’impulso - Quando ero piccolo, un giorno presi due in pagella, mio padre si arrabbiò, affermando che c’era bisogno di una bella strigliata, al che io concordai ed infatti gli diedi seduta stante l’indirizzo del mio maestro! Pensare che basterebbe così poco per tenere in piedi una famiglia! Lui ci riuscì benissimo, vendendo le sedie!” Naturalmente, nessuno rise e dopo molti momenti in cui tutti si misero a guardarlo fittamente, confuso, Joker fece finta di grattarsi il naso, per giustificare il fatto che ancora non aveva mai tolto la mano da davanti la bocca. Tutti tornarono ad ignorarlo.
“Sei fantastico, commissario!” esclamò all’improvviso la ragazza, precipitandosi verso di lui e piantando, a tradimento, l’ennesimo bacio della mattinata sulle sue labbra, tanto che Gordon quasi cadde rovesciando la poltrona ma non riuscì comunque a scansare la donna.




Il mistero proposto a Nigma, come forse qualcuno avrà riconosciuto, è stato da me preso in prestito, ispirato da un fumetto di Dylah Dog, come anche il personaggio appena introdotto e tutti gli altri che la seguiranno e che hanno a che fare col caso. Naturalmente, la storia non è identica in tutto e per tutto, visto che l’ho adattata al fandom di Batman, però mi sembrava corretto avvertire! Insomma, ho preso in prestito la trama di fondo, il mistero da risolvere e qualche barzelletta.
Grazie della lettura, alla prossima!

XxX.SilverLexxy.XxX






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Capitolo 4
*** A mess. ***


Per Ilaria1993: Ma ciao xD! Beh oddio, *capolavoro* è proprio una parolona, eh! Sono molto contenta che ti intrighi, il fatto che Nigma ha scelto di diventare investigatore. Come avrai letto nelle avvertenze, è una cosa accaduta realmente nel fumetto della DC, solo che io non ho letto proprio nulla in proposito, ho sentito questa *genialata* e mi sono categoricamente rifiutata di documentarmi finché non avessi ideato la mia personale versione di questo suo *radicale cambiamento*! E beh, eccola qui ^^! Per quanto riguarda i pairing, non lo so bene neppure io, perché vedi, come avrai notato Enigma è davvero in crisi in questa storia e non si riprenderà tanto facilmente. Si è dato, come dice Spaventapasseri, alla *caccia sfrenata*, quindi avrà occasione di intrattenersi, ma non con personaggi principali di nostra comune conoscenza. Joker non si capisce che vuole, mentre Jonathan… beh, puoi immaginarlo, conoscendomi xD! Mi piace troppo sezionarlo in questo modo. Per quanto riguarda le cicatrici, Joker non le ha mostrate, tenendo per tutto il tempo, scioccamente, una mano davanti la bocca ma so bene che questo espediente *non regge*, era solo un modo per rendere più evidente il fatto che è un periodo di tale crisi a Gotham che se non hai una carica di dinamite sotto la giacca, nessuno ti degna di uno sguardo. Diamine, ma proprio di Sabato, è l’unico giorno della settimana in cui esco un po’ (e qui mi viene da piangere, per la malasorte che ci ha colpite)! Per quanto riguarda il piccolo Jonathan, lascia fare a me, come avrai capito mi sto prendendo i miei tempi visto chi è il futuro padre *_*! Sarà una meraviglia di pupo, lui! Ora ti lascio al capitolo, sperando sia di tuo gradimento, spero di sentirti presto ç_ç!
Per Chimeratech: Ah! Diclorometano, proprio quello! A volontà, direi! A dire il vero sono fuggiti un po’ tutti, ed ho deciso di spiegare la situazione in qualche riga in questo capitolo, me sbadata, ho dato tutto per scontato, ma in verità, se Batman non ha tempo di occuparsi dei casi su cui deciderà di indagare Nigma, un motivo c’è, eccome ^^”. Anche il fatto che Gordon non ha *notato* Joker (e vabè che aveva la mano davanti la bocca, quel briccone!), era per sottolineare che in un clima di pericolo come quello, nessuno può permettersi di dare troppa attenzione a chiunque non abbia come minimo un arsenale nascosto sotto i vestiti, c’è di molto, molto peggio in corso. Ora ti lascio al capitolo, sperando che sia di tuo gusto e aspettando il tuo commento in proposito ^^. A presto!
Per Boopsie: Ciao tesoro *_*! Come sempre le tue coloratissime recensioni mi tirano sempre su! E bada che ce ne vuole, sto ascoltando i Lacrimosa mentre ti rispondo, eh ù.ù! Quello di *Jack lo Squartatore* era davvero un bel fumetto! Uno dei pochi di questa collana in cui alla fine il colpevole *non* è un demonio o qualche simile creatura infernale xD! Beato lui, quel matto di Sclavi che crea certi labirinti nella sua fantasia! Quella di Nigma e Joker sarà una convivenza molto movimentata e ricca di frecciatine, visti i tipetti che sono xD! Ora però ti lascio al capitolo, spero ti piaccia! A presto, bella xD!
Per Sychophantwhore: Ma ciao! Stavo aspettando solo la tua recensione per postare? Beh, pare di sì ^^. Nuu, non aggiornarti, sennò ti rovini il finale, se così si può dire, comunque è fin troppo intuibile. Ma sai, mi sento talmente in colpa, per aver usato la trama di un fumetto già esistente ç_ç… tesoro, per quanto riguarda lo scontro di lame tra quei due maestri nel settore… tu mi leggi nella mente davvero. Per quanto riguarda Gordon, c’è una spiegazione che avrei dovuto dare e che, per riparazione, spiego in questo capitolo in due righe: a Gotham è successo un putiferio (e doveva pur esserci una spiegazione se è Nigma a scovare un serial killer e non Batman… lui ha le man- cioè, le ali impegnate altrove!), quindi è davvero un periodo orrendo per il vigilante e per Jim Gordon, ovvio che non prestino attenzione a chi non ha come minimo un residuato di guerra e qualche cadavere sotto la giacca xD! Tutto corre, scorre ed a malapena si notano le cose *di poco conto* come un tipo bizzarro che parla con la mano davanti la bocca. Per quanto riguarda i capelli, ho sempre pensato che la sua tinta fosse di quelle che vanno via con l’acqua (ma in effetti non ne sono sicura, me pensosa). Quando Joker vede una pistola… deve sparare, non importa se di persona o spingendo altri a farlo xD! Ma c’è da dire che ha *spirito*, quanto meno! A proposito del tuo racconto, l’ho trovato esilarante e spettacolare, sì, Joker ha spesso di questi pezzi, si diverte a massacrare la gente nei modi più sfiziosi quando non ha con sé il prezioso gas esilarante! Gelosia, portami via come si dice - parlando di Harley e la sua disavventura recente - e per un tipo possessivo e viziato come il clown, un’esplosione non è in fondo nulla di troppo grave, niente che non possa essere perdonato con un bacino ed una scatola di cioccolatini, insomma xD magari a forma di sorriso! Ma io penso che se la squinternata avesse tentato di baciare Joker, lui l’avrebbe, o fatta a pezzi e messa in congelatore per poi servirla in un ragù speciale, o trascinata in camera da letto, perché *non si inizia mai nulla se non lo si può finire* ù_ù. Ma per come amo i personaggi femminili nelle mie storie, più probabile che sarebbe stata la prima opzione ^^”. Vabè, ora ti lascio al capitolo, augurandomi che ti piaccia *_*!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX





RED FLAGS AND LONG NIGHTS:




Capitolo 4: A mess.


She says that I’m a mess but it’s alright.
(lei dice che sono un disastro, ma va bene così)
Wether it’s two weeks, two years, or just tonight.
(Che siano due settimane, due anni o solo per stanotte)


Non era davvero un bel periodo e, Jonathan lo sapeva, non sarebbe affatto migliorato, non nell’immediato futuro per lo meno. Si sentiva spesso seguito ed osservato, la cosa non gli faceva piacere e certe volte lo metteva addirittura in ansia: temeva di incontrare Batman, e con i vari lavori e le ricerche che aveva in corso, non poteva permettersi di  tornare alla gabbia di matti. Come se ciò non bastasse, gli capitava spesso di riuscire a sentire un odore curioso, un profumo dolciastro che non riusciva a piazzare bene ma che non prometteva nulla di buono.
Ma doveva essere un pessimo periodo anche per l’uomo pipistrello - rifletté - vuoi con tutta la marmaglia evasa da Arkham un mese prima e che ancora si trovava a piede libero; i vecchi inmates si erano nascosti chissà dove, a fare chissà cosa e tutto grazie al provvidenziale intervento di Bane.
Far esplodere letteralmente l’Asylum lo aveva automaticamente eletto a personaggio più pericoloso del momento e, Jonathan ne era convinto, per questo Joker preferiva restarsene calmo, ultimamente… non voleva passare inosservato, in questo periodo in cui era successo di peggio. E non era neppure il tipo che gettava benzina sul fuoco per così dire, no, il clown voleva la scena totalmente per lui, non c'era spazio per nessun altro nei suoi folli piani.
Stava tornando a casa, non era molto tardi ma le strade della periferia erano già deserte. Riuscì a sentire distintamente un rumore di passi alle sue spalle, di nuovo, ma stavolta questo persisteva, e Crane era certo che quella notte non sarebbe bastato voltarsi indietro e non vedere nessuno, per sentirsi in salvo.
Mantieni la calma. Si disse, sforzandosi di tenere un’andatura regolare, comportandosi come se niente fosse, fingendo di non essersi accorto di nulla, ma era una parola! Dentro di sé, sentiva il cuore accelerare i battiti; che sciocco era stato, non si era portato il suo gas, e neppure una banalissima pistola quando era uscito dal suo appartamento, nel pomeriggio.
Continuò a guardare dritto davanti a sé, girò un angolo e sobbalzò notando, di sfuggita, la sua immagine riflessa in una vetrina; per un momento aveva pensato si trattasse di qualcun altro, ma quel negozio d’abbigliamento chiuso, la vetrina buia, gli fecero saltare alla mente un’idea: rapidamente perlustrò il suolo con lo sguardo, si chinò per raccogliere un sasso e lo lanciò con quanta forza avesse contro il negozio: il vetro andò in frantumi e l’allarme, basso e fastidioso, prese a suonare.
Ora di certo il suo pedinatore si sarebbe dileguato, la polizia tendeva ad arrivare relativamente presto quando scattava un allarme. I passi sparirono e per un momento, a Crane passò per la testa di avere esagerato, magari non era affatto stato seguito, e nella sua mente si delineò l’immagine di un povero passante che stava solo facendo la sua stessa strada per tornare a casa, magari dal lavoro.
Questo pensiero però, venne accantonato quasi subito: poteva anche non avere tutte le rotelle a posto, come gli dicevano sempre i ciarlatani di Arkham e come spesso gli ripetevano i suoi colleghi criminali - chi con simpatia, chi non - ma non era tipo da immaginare cose del genere.
Improvvisamente le sue narici catturarono di nuovo quell’odore dolciastro, così, in preda ad un brutto presentimento s’infilò nel negozio, ormai la vetrina era completamente crollata su sé stessa, lasciandogli libero il passaggio; all’interno era buio pesto, e nonostante l’oscurità lo mettesse a disagio, pensò fosse meglio così, avrebbe potuto restare nascosto per un po‘.
Si appoggiò con la schiena contro un angolo del muro e si mise ad aspettare, non sapeva neppure lui cosa, ma improvvisamente di nuovo quell’odore, la luce di un lampione all’esterno si era riflessa su quella che non poteva che essere una lama, un fulmineo bagliore in quel buio e riuscì appena in tempo a schivare un colpo di coltello, neppure lui avrebbe pensato di possedere dei riflessi talmente pronti, ma subito dopo un dolore lancinante all’altezza della spalla; tirò un calcio all’ombra davanti a sé, era riuscito a colpire il suo assalitore ed approfittando di quel secondo di vittoria, fuggì fuori dall’edificio.
Portò una mano alla spalla dolorante, era come se pulsasse di vita propria, batteva e si lamentava; quando la ritirò, la trovò piena di sangue. Perfetto! Pensò, rivolgendo l‘ironia contro sé stesso.
“Da quanto ti sei dato ai furtarelli, Crane?”
L’inconfondibile, roca voce dell’uomo pipistrello. Di bene in meglio! Alzò lo sguardo e vide l’imponente figura del vigilante, non disse nulla, restò immobile a guardarlo con aria basita, sentiva il sangue colare all’interno della sua camicia, una sensazione, per lui, ancor più fastidiosa del dolore.
Non dovette rispondere nulla alla domanda che il Cavaliere Oscuro gli aveva rivolto, lo stato pietoso in cui versava, parlava da sé.
“Che succede?” Domandò infatti Batman, appena qualche attimo dopo.
“Qualcuno mi ha seguito ed ha tentato di uccidermi!” Spiegò l’ex psichiatra più rapidamente che poté, vide l’uomo pipistrello farglisi incontro, ma capì troppo tardi che avrebbe dovuto fuggire, si sentì colpire all’altezza del collo e poi tutto divenne buio per lui, aveva perso i sensi.
Batman, raccolse il corpo dello Spaventapasseri prima che toccasse terra, per poi adagiarlo con più cautela ed abbandonarlo lì, pensando che comunque, ci avrebbe messo poco a verificare la veridicità delle sue parole; non che credesse realmente alla storia inventata da Crane: l’uomo aveva i suoi segreti e moltissimi trucchi per difenderli… ma se davvero qualcuno stesse cercando di farlo fuori, di certo era un altro alla sua stregua.
Raggiunse il negozio, ma all’interno non trovò che tracce di sangue, probabilmente di Spaventapasseri, poi fu costretto ad uscire, sentendo dell’arrivo della polizia. Tornò velocemente nel vicolo poco distante, ma con sua enorme sorpresa non vi era più traccia del corpo di Crane;  impossibile fosse andato via da solo, quel colpo avrebbe dovuto metterlo fuori gioco per almeno una mezz’ora ed erano passati solo tre minuti scarsi! Chi lo aveva preso?
Improvvisamente il senso di colpa invase il vigilante. Che fosse vera, la storia che l’ex psichiatra aveva raccontato, a proposito del pedinamento e dell‘aggressione subiti?
Nonostante si trattasse di un supercriminale, Batman non avrebbe potuto perdonarsi un errore simile così facilmente, si trattava di una distrazione sciocca, un errore di valutazione; si guardò attorno in cerca di qualche indizio su cosa potesse essere accaduto, notò che le tracce di sangue cessavano sul bordo del marciapiede. Qualcuno doveva averlo portato via in macchina, ma chi poteva avere interesse nel fare del male a Crane? O meglio, chi dei tanti?
Guardò la strada in su ed in giù, poi un flebile suono dal basso, lo raggiunse con gli occhi e vide che un giornale, portato dal vento, si era appiccicato alla sua gamba, si piegò a raccoglierlo e, prima che lo gettasse via, il titolo a caratteri cubitali colse la sua attenzione.

JACK THE RIPPER IS BACK!

Lo accartocciò con rabbia. Cos’era, uno scherzo del destino? Davvero Gotham era scivolata in una tale pazzia? Pagliacci, spaventapasseri, alligatori, donne-pianta… eppure non bastava mai, la sua città, quella che suo padre aveva tentato così strenuamente di cambiare, era come un vaso di Pandora e, allo stesso tempo, un pozzo senza fondo che di follia non riusciva mai a saziarsi.
Passò molte ore, quella notte, alla ricerca di Spaventapasseri o del suo probabile aggressore, senza trovarne traccia da nessuna parte.

**

La prima cosa di cui Crane si rese conto al suo risveglio, era la sensazione dolorosissima tra la testa ed il collo, era come se qualcuno lo avesse fatto a pezzi e ricomposto, ma non si soffermò troppo su quelle sensazioni, immediatamente i ricordi precedenti al suo svenimento gli tornarono alla mente.
Aprì gli occhi e si sollevò di scatto, accorgendosi di essere seduto sul divano di casa sua. Mantenne la calma, si guardò attorno e tese l’orecchio senza percepire nulla, neppure uno scricchiolio, era solo.
Ora… ragioniamo. Si disse, portando una mano alla spalla, era perfino stato medicato - alla meglio certo, ma apprezzava lo sforzo - c’erano delle bende attorno alla sua spalla.
Tentò di dare il via ad una catena di ragionamenti quanto più coerenti possibile: qualcuno lo aveva preso dal vicolo e portato a casa sua, gli aveva tolto la camicia per fermare il sangue, poi se n’era andato senza neppure un biglietto. Alzò un sopracciglio.
Di sicuro non si trattava di Batman visto che, fosse quello il caso, si sarebbe ridestato sul lettino di una cella al manicomio, non nell‘appartamento che occupava solo da poche settimane; non si trattava neppure di Edward o Joker, perché a che pro non restare ad aspettare che si svegliasse?
Ma allora, chi…? Tentò di ampliare la rosa dei sospetti a tutti i suoi conoscenti, ma nessuna opzione era plausibile: Pinguino non avrebbe mai fatto nulla senza un proprio tornaconto personale, a casa sua Duefacce doveva avere una sua foto con tanto di freccette piantate in fronte, e Killer Croc come minimo se lo sarebbe portato nelle fogne per nutrirsi di lui, o qualsiasi altra cosa facesse nel tempo libero l’uomo coccodrillo… Poison Ivy era stata una delle prime ad essere arrestata da Batman dopo il crollo di Arkham, ma era inutile continuare, più andava avanti, meno le ipotesi si facevano plausibili.
Comunque, anche se non sapeva chi lo avesse tratto in salvo da quella spiacevole situazione, una cosa era certa… a tentare di ucciderlo era stato quello che ormai tutti chiamano Jack lo Squartatore.
Non voleva crederci all’inizio. Non che ritenesse vera la bufala del fantasma, questo mai; quel Jack era fin troppo solido per essere uno spettro, e poi quell’odore dolciastro… alzò la testa per sgranchirsi il collo ma subito venne colto da una fitta dolorosa.
Forse, pensò contrariato, era giunto il momento di parlare francamente con l’Enigmis… cioè, con Edward.
Ancora faticava a vedere l’uomo come un investigatore, ma se c’era qualcuno che avrebbe potuto interessarsi a ciò che gli era accaduto, era lui. Joker gli aveva telefonato, nel primo pomeriggio, raccontando di come una squinternata ragazzina avesse chiesto a Nigma di occuparsi di quel caso, ma da come ne parlava, sembrava che Edward avesse ogni intenzione di rifiutare.
Forse però, se glielo avesse chiesto lui, avrebbe accettato. Non avrebbe mai voluto avvalersi di un simile servigio da Riddler, in fondo aveva sempre disprezzato quel suo voltafaccia… ma era l’unica soluzione che gli venisse in mente.
Sorrise amaramente tra sé prima di alzarsi, controvoglia, per darsi una ripulita ed andare alla Enigma investigations.

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Capitolo 5
*** A reason. ***


Per Ilaria1993: Ma ciao! Ehh, sì, *o* è davvero un commento originale! Di solito sei quasi sempre la prima a lasciare un commento, ci ho fatto caso anche dalle storie precedenti! Molte grazie, in tutte le lingue del mondo ù_ù. Eheheh, tutte le domande che hai posto, troveranno molto presto una risposta, tranquilla. Povero, povero Batman xD! Lui è troppo impegnato ad impedire a tutti gli evasi del manicomio criminale di demolire tutta Gotham, non è colpa sua, è solo che lui è uno, mentre la polizia beh… si è troppo adagiata sugli allori, affidandosi a lui al punto da non ricordare neppure *come* si fa a catturare un supercriminale e non lo sto inventando, in uno dei fumetti di “Battle for the Cowl”, Gordon lo dice chiaramente. Manica di incompetenti!! Per quanto riguarda l’altra storia, credo che aggiornerò davvero con poca frequenza, visto che la mia beta mi ha abbandonata, ora ci metto tipo un anno a scrivere e correggere un capitolo ç_ç. Lei è fenomenale davvero, senza di lei non so più cosa fare xD! Ora però ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia, aspetto con ansia la tua prossima recensione ^^!
Per Sychophantwhore: Buona sera, mia cara (o giorno, dipende a che ora leggi ciò)! Beh, per quanto riguarda le tue teorie, non ti anticiperò nulla, però… no, no, no, no, devo *togliermi* l’abitudine di rovinare le sorprese alla gente, uffa! Oh, che desideri macabri hai manifestato, però secondo me è una simbologia davvero sensuale e poetica, quella di esser fatti a pezzi dalla persona che ci fa provare determinate sensazioni! Io sono più il tipo che vorrebbe starsene lì a guardare, però. Sai com’è, non vorrei morire così giovane xD! Ecco, in tutta la storia, io penso che assumerei i panni di Enigma ù_ù. Sta sempre al centro dell’azione però ne resta distaccato, sempre gelido e distante. Così cinico, lo adoro, beato lui! Per quanto riguarda Joker, come hai visto ha trovato il modo per passare il tempo in attesa del momento per ricominciare le sue scorribande xD si è incollerà a Nigma come un francobollo, cosa che non irriterà l‘investigatore quanto dovrebbe, si sente davvero solo e spaesato poverino, anche se ancora deve rendersi davvero conto di *quanto*, ed infatti, non è neppure dell‘umore adatto per mostrare tutto il suo narcisismo al cento percento. A dire il vero, la pensata del colore lavabile, mi è venuta perché da piccola, compravo sempre queste tinte spray di colori assurdi, come verdi, ramato o viola, così per questa associazione di idee, ho sempre dato per scontato lui usasse lo stesso prodotto xD! Ahh, per quanto riguarda Harley, penso proprio che torneranno ad andare d’accordo, in fondo il clown non può stare senza di lei, la perdonerà sicuramente, prima o poi ù_ù. Sono contenta anche del fatto che apprezzi quei piccoli dettagli che ho attribuito a Crane, insomma, lo vedo un po’ così, con delle priorità totalmente sfasate, un modo di pensare allo stesso tempo tortuoso ma a senso unico, insomma… è un sociopatico con disturbi di personalità, non ci si può aspettare nulla di differente xD! Ma no, tesoro, che vai a pensare? Se aspetto te, è perché tengo alla tua opinione davvero molto, non sentirlo come un peso o un obbligo, e per me non sei affatto un ostacolo, anzi ;)! Ora ti lascio alla lettura del capitolo, sperando che ti piaccia, anche se la situazione si sta smuovendo davvero poco in questi capitoli.
 Per Boopsie: Ma ciao, amor mio! Sono davvero lieta che ti sia piaciuto il capitolo precedente ma ammettiamolo, era un po’ piatto, forse perché ho deciso di affrontare questa storia in moto lento, con capitoli davvero brevi. Lo Spaventapasseri fa davvero tenerezza vero *_*? Il mio cucciolo! L’uomo pipistrello è stato cattivo e sbadato, merita di sentirsi in colpa per questo! C’è bisogno di una bella lavata di capo qui, eh! Il capitolo mi serviva perché dovevo trovare un modo per costringere Eddie ad accettare questo improponibile caso, e anche se all’inizio avevo pensato a Gordon che lo pregava in ginocchio, poi non mi era parso giusto né troppo verosimile, così ho optato per un ricatto morale, una delle armi preferite di Crane, sembrerebbe ;). Ahah! Sì ora che me lo fai notare, sono immagini davvero goliardiche O_ò! E… sto immaginando Joker che si fa un bagno, due fette di zucchine sugli occhi e la cremina antirughe mentre chiacchiera al cellulare con un Crane che si fa la pedicure! Ok… straparlo e stramazzo al suolo dalle risate. Ho visto troppe pubblicità assurde della TIM ù_ù. Harvey però è *proprio* il tipo da tirare freccette contro le foto dei suoi avversari O_ò! Cioè… è lui! Ma considerato *quanto* riesce ad essere delicato, è già tanto che non le smitraglia con un kalashnikov! Le freccette anzi, sono un lusso! E tra l’altro, ho scoperto di recente che Harvey nel tempo libero ama… IL GOLF! Ma ti rendi conto delle grasse risate che mi sono fatta, immaginandolo tranquillissimo un minuto, a controllare il terreno, il vento, farsi aiutare dal caddy a scegliere la mazza, prepararsi al tiro, ma una volta effettuatolo, se la palla gli va sulla sabbia, rincorrere il caddy con la mazza??  Ed a bordo della deliziosa automobilina che usano per percorrere il prato, poi! Il tutto gridando “Vieni qui, che non ti faccio nienteeeeh! Vieni qui, brutto infameeeeh! Maledetto tu e la tua progenieeeeh!” xDDD ok, basta cazzate ora, ti lascio al capitolo, augurandomi che sia di tuo gradimento *_*!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX



RED FLAGS AND LONG NIGHTS:



Capitolo 5: A reason.


I can find a reason that we should quit
(Posso trovare una ragione per lasciar stare)
I can find a reason to do it.
(Posso trovare una ragione per farlo)


Nigma non aveva alcuna intenzione di accettare quel caso, specie considerando la natura di esso; insomma, tutta la faccenda era iniziata con una seduta spiritica! Stando a quanto detto da Gordon, Elizabeth Dunsany - prima di morire - era niente meno che una medium, un’impostora come se ne vedono tante in giro, che però aveva fatto una montagna di soldi giocando sulla stupidità di persone ricche e superstiziose.
No, davvero, l’ultima cosa che Edward voleva era iniziare la sua carriera accollandosi la nominata di cacciatore di fantasmi, che a sua volta avrebbe attirato un tipo di clientela con la quale non voleva assolutamente avere niente a che fare. Non importava quanti soldi Jane Dunsany gli promettesse, quel suo vergognoso io ci credo in queste cose, sai?, ripetuto con candore almeno tre volte nel giro di poco più di un’ora, aveva deciso la questione talmente in fretta da far girare la testa e non c’era niente che potesse fargli cambiare idea in proposito.
“Ed…?”
Sobbalzò a sentire quella voce inaspettata alle sue spalle, ma riconobbe il suo ospite ancor prima di voltarsi, pensando Grazie a Dio, il fabbro arriva domani a cambiare la serratura. Vide Crane alquanto malandato, con un braccio fuori uso e l’aria scossa.
“Che t’è successo?”
Domandò, realmente preoccupato, andandogli subito incontro, ma in fondo dentro di sé, con la fortuna che si ritrovava, già sapeva cosa Jonathan stesse per dirgli.
“Volevo parlarti di questo. Joker mi ha detto che una certa signorina Dunsany è venuta da te, stamattina.” Nigma alzò gli occhi al cielo, dando le spalle all’ex psichiatra per andare ad appoggiarsi contro lo stipite della cucina.
“Lasciami indovinare, anche tu sulla lista delle vittime di Jack?”
“Sì, purtroppo credo di sì.” Annuì l’altro e Nigma non riuscì a trattenere una smorfia. Ecco. pensò, irritato. Lo sapevo.
Crane, in breve, gli raccontò come avesse sfruttato una vecchia amicizia - quella di Elizabeth Dunsany - per portare a termine un lavoro su commissione, affidatogli da un rivale in affari di un certo Dewey; a quanto pareva, il suo cliente era alla seduta, quindi Jonathan si era mischiato ai partecipanti per studiare la sua vittima e poterla poi spaventare tanto da convincerlo a non firmare un contratto; aveva dovuto farlo per forza, visto che in questo caso non poteva usare il suo gas o sarebbe stato di una facilità spaventosa per la polizia riconoscere la sua opera e ricollegarlo a chiunque gli avesse commissionato questo lavoro.
Nigma era senza parole: non esisteva proprio nulla di semplice in questo mondo? O almeno attorno a Spaventapasseri?
“Diosanto Jonathan, come diavolo fai ad avere guai anche dai lavori più semplici resta un mistero per me!” Sbottò, alzando forse un po’ troppo la voce rispetto ai suoi canoni, ma non poteva farci niente, era in collera. Ora doveva accettare il caso tanto disprezzato e, anche se non era davvero colpa di Crane, con qualcuno doveva pur sfogarsi.
“Capisco. - fu la risposta atona di Spaventapasseri - è tardi adesso, meglio che torni a casa.” Rispose semplicemente, per poi voltarsi in direzione della porta. Nigma restò immobile per qualche secondo, le braccia incrociate e la schiena ancora poggiata contro la cucina; si decise a raggiungere Crane solo quando questi fu nell’ingresso, e nonostante la stizza non gli fosse passata neppure un po’, Nigma posò una mano sulla spalla dello psichiatra - quella sana - e lo guardò freddamente in viso, incontrando però un muro altrettanto gelido.
“Aspetta. Devi darmi i nomi dei presenti a quella seduta, o non so da dove cominciare.” Ordinò, stavolta cercando di restare calmo, ma non riuscì a sopprimere dalla voce quell’incrinatura nervosa.
“Non li ricordo, ti farò sapere ok?” Questa davvero non se l’aspettava, spalancò gli occhi.
“Ohh, non fare l’idiota, Jonathan!” Si sentiva esasperato, portò una mano su un fianco.
“No, tu non fare l’idiota, Ed! Visto come stai prendendo la questione, non ho intenzione di disturbarti, non mi va di dovere niente a nessuno e come avrai capito, al momento non posso affrontare una spesa come quella di assumerti.
Quelli erano i momenti in cui ringraziava Dio per avergli dato, se non quel pizzico di fortuna che gli sarebbe tanto servita, almeno un’infinita pazienza, tanta da frenarlo dal prendere Crane a sediate, o qualcosa del genere. Lasciò una venetta collerica a pulsare indisturbata, nascosta sulla sua tempia, mentre lui assumeva un’aria cinica, ma calma.
“Lo sai che non sono quel tipo di persona. E sai anche quanto mi urtano questi tuoi atteggiamenti, se vuoi una prova della mia amicizia, eccola. Ma mi serve quella lista, ora.”
“No, davvero, ho cambiato idea.” Nigma stava per rispondere ancora, ma si bloccò davanti all'inaspettato sorriso di Jonathan, ed attese. Lo vide sollevare una mano e sentì il suo tocco delicato sul viso, giusto per un secondo, ed all’inizio credette, basito, che si trattasse di una carezza ma Crane stava solo testando i graffi che gli aveva lasciato quella matta.
“Come posso fidarmi di uno che non sa nemmeno farsi la barba da solo? - domandò, ma si vedeva che stava scherzando. Joker doveva avergli raccontato anche quel dettaglio imbarazzante - Stai tranquillo, Ed. Stanotte è andata così perché ero disarmato ma sono sempre lo Spaventapasseri, no? O non vale più nemmeno questo? Non corro poi tutti questi rischi.”
Disse, alzando le spalle con nonchalance ed Enigma restò zitto per molti secondi.
“Mh. - mugugnò brevemente, a mo’ di assenso - Ne sei sicuro?”
Vide l’altro annuire, senza abbandonare quel sorriso dolcemente divertito che gli si era dipinto sul viso, prima di salutarlo e lasciare il suo appartamento.
Poco prima, con Crane, aveva usato il termine urtare, ma in verità quello che più si addiceva a ciò che sentiva, era ferire. Sì, gli faceva male quando lo psichiatra metteva l’orgoglio tra loro, gettandolo scriteriatamente nel loro già fragile rapporto e quel Jack, chiunque fosse, avrebbe fatto meglio ad essere una persona in carne ed ossa, o lo avrebbe resuscitato solo per massacrarlo con suo bastone iper-tecnologico, che ora se ne stava appeso al muro come una reliquia, ricordo dei bei tempi andati.
Andò nella camera da letto e lì prese posto al suo computer, che finalmente avrebbe avuto qualcosa di serio da fare a parte far girare i suoi videogiochi di nuova generazione: si introdusse nella rete personale di Spaventapasseri e, in una mail ricevuta, trovò la lista di nomi che gli serviva. Notò che erano parecchio importanti, le persone che avevano preso parte a quella farsa spiritica. Premette il tasto stampa ed attese, il sorriso di Crane gli aleggiava ancora nella mente, era così dolce che non poteva essere sincero, ma Edward non voleva riconoscere, neppure con sé stesso, di essere stato giocato.
Ma se anche fosse stato pronto ad ammetterlo, quella conoscenza non gli avrebbe impedito di desiderare di vedere l’ex psichiatra sorridergli in quel modo più spesso. Era fatto così e da tempo ormai aveva accettato quel lato debole della sua persona, spesso giocando sulla sua nominata di dandy fuori moda per nascondere, scherzandoci su, quanto questo suo difetto lo facesse sentire stupido, nonostante la spropositata altezza del suo quoziente intellettivo.
Sì, sei intelligente Eddie, ma questo non ti impedisce di fare cose stupide! Gli tornò in mente quella frase, con cui Joker lo aveva salutato dopo l'ennesimo scherzetto appena qualche mese prima; Crane aveva proprio ragione, erano gli altri ad essere normali, approfittandosi della sua indole, quello stupido era lui, che gli dava corda. Ma non riusciva a farci niente, era più forte di lui e non valeva la pena demoralizzarsi proprio ora. Alla fine, non era come se permettesse a tutti di fregarlo, solo, era totalmente disarmato di fronte alle persone a cui teneva.
In fondo era affezionato a Joker, era arrivato ad abituarsi a quel suo modo di fare e lo stesso valeva anche per Jonathan; tra loro c’era questa situazione precaria, un’amicizia pericolosa e fragile come una foglia caduta in Autunno, bastava toccarla che correva il rischio di sgretolarsi e forse faceva male a sforzarsi tanto per costruire, proprio con lui, qualcosa di solido ma in fondo era convinto che, se avesse tenuto duro restando sempre sé stesso e concedendo a Spaventapasseri quel tanto che bastava - senza farglielo pesare, che era il modo più rapido per infuriarlo - le cose sarebbero migliorate.
Quel rapporto era come l’ennesima sfida di cui si era fatto carico, una che, se non stava attento, sarebbe potuta costargli molto più che qualche settimana di soggiorno gratuito ed obbligatorio ad Arkham.
Ma perdio, se proprio c’è da fare questa buffonata, che almeno ne tragga guadagno! Pensò, irritato, mentre alzava il telefono per chiamare Jane Dunsany ed avvertirla che aveva cambiato idea a proposito del caso: avrebbe accettato… si stupì di trovarla sveglia nonostante l’ora tarda, non erano tutti nottambuli come lui in fondo. La donna fu però così felice di ricevere la buona novella, che acconsentì a farsi interrogare per approfondire il caso quella notte stessa, poi promise che sarebbe passata a prenderlo nel giro di una mezz’ora e che l‘avrebbe portato con sé al lavoro, dove avrebbero potuto parlare liberamente.
Dopo aver riagganciato, Nigma si stese sul letto ad aspettare, pensando che, in fondo, si sentiva emozionato.
Era la prima volta che indagava su qualcosa e non vedeva l’ora di cominciare, le cose da fare erano davvero molte, doveva incontrare gente, parlare, ed altre cose che gli avrebbero dato occasione di mostrare con orgoglio il suo nuovissimo tesserino da investigatore privato. Al pensiero gli venne da sorridere.
Poi passò alle cose serie. Ripensò al racconto di Crane, alla persona che lo pedinava da giorni, al modo scriteriato in cui Jack lo aveva attaccato nonostante i rischi, a quell’odore particolare a cui aveva accennato, per arrivare infine al mistero per eccellenza: quello di chi avrebbe potuto avere interesse nel salvargli la vita, trascinandolo fuori da quel vicolo per riportarlo a casa, senza poi rendersi noto.
Non poteva esserne sicuro, ma aveva già la sua personale idea in proposito, in fondo erano davvero poche le persone che avrebbero fatto una cosa simile per Crane e da quella già breve lista, poteva a priori eliminare sé stesso e Joker.
Indovinello: pensò. chi è stronzo abbastanza da far pedinare Crane, buono abbastanza da salvargli la vita, e timido abbastanza da non palesarsi? Un comportamento molto contraddittorio, non c’è che dire. Ridacchiò tra sé, malignamente, perché Enigma non aveva mai creduto alle coincidenze: Jack non era ancora stato evocato settimane fa, cioè quando Crane asseriva fossero cominciati i pedinamenti e questo lo faceva sentire più che convinto della sua teoria.
Quando sentì il cellulare vibrare, si alzò di malavoglia dal letto, prese la sua giacca più pesante per difendersi meglio dal freddo pungente di Gotham, ed uscì di casa; appena scese le scale si fermò nell’ingresso del palazzo, basito.
No… non può essere. Pensò, guardando con aria inebetita il mezzo con cui Jane Dunsany si muoveva solitamente per la città. E dillo... dillo allora, che mi odi. Terminò, guardando il cielo scuro di quella incasinata città.

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Capitolo 6
*** Excuses. ***


Per Ilaria1993: Ciao, tesoro ^^! Aww, no problem, io adoro Peter Griffin ed i suoi ‘cacchio!’. Beh sinceramente ti dirò, di recente le Crane/Nigma mi stanno attirando parecchio anche se penso proprio di essere l’unica che ha pensato di scrivere in proposito xD. Ma per questa storia in particolare… ben per adesso no purtroppo ç_ç. Non preoccuparti i commenti sono sempre bene accetti e ovviamente lo studio viene prima di tutto ù_ù (eheh, visto che brava ‘adulta’ che sono?). Spero di risentirti presto, ti ringrazio per la recensione, davvero ^^! A presto, spero!
Per Chimeratech: Ma ciao ^^! Eheheh, non so a cosa tu ti stia riferendo ;)! Naah, non è vero, anche io tendo sempre a pensare ‘male’ in questi casi. Per quanto riguarda Edward e Johnny ti dirò, ultimamente è una coppia che mi sta attirando molto ma non so davvero se inserirla o meno, comunque non adesso di certo e capirai perché molto presto xD! Ohh, povero Johnny in effetti ç_ç. Mi dispiace sempre fargli del male (il bello di far male a Spaventapasseri però, è che c’è sempre qualcuno disposto a consolarlo, chissà come mai xD). Ti ringrazio moltissimo per il commento, spero di riceverne altri da te, sono molto colorati ^^! Ora ti lascio al capitolo, a presto spero!
Per Sychophantwhore: Ciao *_*! Al solito i tuoi commenti sono sempre i più dettagliati e la cosa mi fa piacere mi da anche modo di riesaminarmi dall’inizio e ‘riprendere il filo’ per così dire ^^. Edward in questa storia ne ha ancora, da soffrire purtroppo per lui! Lo dico sempre, se potesse ribellarsi, me ne darebbe tante, ma tante, che me ne farebbe ricordare! In ogni storia soffre sempre, ci hai fatto caso O_ò? Io me ne sono resa conto solo ora! In questa storia ho deciso di modificarlo un po’, rendendolo come tu dici, ‘sprovveduto’ e ci ho anche preso gusto purtroppo per lui! L’ho reso sì potente e pericoloso ma l’ho anche dotato di un senso del tutto nuovo dell’onore e di una maturità in certi rapporti che nel fumetto, credo non stia ne in cielo ne in terra ç_ç. Però è così che io lo vedo, uno che lancia sfide non può non essere onesto è_é! Ok, l’immagine del vomito è particolare xD Anche se Crane, per come la vedo io, vorrebbe prima indossare gli sterili guanti bianchi e munirsi di un imbuto colorato ù_ù. In effetti Crane è collegato al caso di Jack, ma c’è dell’altro, qualcuno lo ha salvato e bisognerà scoprire chi! Enigma già lo sa ma non vuole rivelarlo, cattivone ù_ù! Sono felice che gradisci questi ritorni al passato, davvero! Ce ne saranno altri, Eddie penserà spessissimo nel corso dell’indagine a sé stesso prima e dopo il tumore, alle persone che lo circondano (beh due sono, Johnny e Joker), eccetera. La tua teoria del piacere mi piace ù_ù… per così dire, è un piacere xD. Ciò che penso delle sgabellate sui denti, te l’ho già detto (espressione maliziosa che solleva le sopracciglia)! Ora ti lascio al capitolo, un abbraccio forte forte, a presto spero ^^!
Per Boopsie: Waaaah! Ma ciao xD! Tu, tu, sì, proprio tu, che alimenti le mie follie giorno e notte! A riparlare di pedicure, mi hai fatto venire in mente una cosa… Joker e Harvey apprendisti in un centro estetico… Harvey fa la ceretta al viso, ovviamente ù_ù. Il clown invece, si occupa delle gambe, sai gli strappi, che dolore xD! Lo immagino a tener ferme le gambe sotto le braccia, dando le spalle alla cliente che intanto si ribella e strepita “Pronta signora? Guardi che se mi prende a calci è peggio per lei!!” ù_ù ok, sciocca, sciocca, pensiamo alla storia attuale che è meglio xDD: povero Eddie in effetti si sta lasciando giocare un po’ da tutti ma specialmente da Crane e dalla sua dannatissima aria da cucciolo indifeso *_*! Ohh… Harvey golfista xD ma sai che a volte non riesco a credere che certe cose siano davvero mie pensate? O_ò le risento e dico… ma sono stata proprio io a dirlo? XD Bah, la verità è che sei tu a risvegliare la mia vena comica ù_ù! Ora ti lascio, un abbraccio, spero di sentirti presto ;)!




RED FLAGS AND LONG NIGHTS:



Capitolo 6: Excuses.


I can find excuses for all my shits,
(Posso trovare scuse per tutta la mia merda)
She tells me just to work right through It.
(Lei mi dice di passarci su e basta)



Nonostante l’assicurazione di Jane che quella sera si sarebbe divertito moltissimo, Edward continuava a nutrire forti dubbi in proposito; specialmente dopo averla vista sul suo due ruote - no, non una moto, bensì uno sgangheratissimo scooter che sembrava gridare quindicenne allo sbaraglio! da ogni angolo - tutta sorridente, mentre gli offriva un passaggio.
A convincerlo ad accettare comunque fu, infine, la sua espressione di sfida mentre lo provocava con un Eddai, mica avrai paura!… ma poi diciamocelo, sebbene solo all’esterno, Jane era una donna e Nigma raramente riusciva a dire loro di no, quindi, alzando un sopracciglio con scetticismo, montò dietro alla ragazza.
La guida della sua cliente era qualcosa di realmente unico, bisognava ammetterlo, Harvey stesso ne sarebbe stato invidioso e l’avrebbe assunta come autista senza pensarci due volte: con quel motorino, riuscì - sarebbe il caso di dire miracolosamente, ma come diceva sempre Duefacce parlando di sè stesso, può essere miracolo la prima o la seconda volta… poi diventa talento. - ad evitare ben quattro incidenti mortali, imboccare un senso unico al contrario, ignorare semafori e segnaletica di ogni tipo, senza morire ed il tutto, intrattenendo col suo sfortunato passeggero, un dialogo piuttosto surreale.
“Sono contenta di essere stata scagionata! Rischiavo la forca, sai?!”
Ammesso e non concesso che dessero la pena di morte per un singolo omicidio a scopo di lucro - quelli sono sempre più che giustificati un po’ ovunque - nello stato di NY, non era nemmeno più in vigore, ma Nigma sentì di non avere abbastanza tempo per spiegarle tutto questo, perciò si risolse a gridare, al di sopra dei clacson suonati contro di loro.
“Io so rischiando di peggio!” Ed immediatamente dovette gridare i più svariati segnali di pericolo, tutti ignorati, ovviamente.
“Sono così felice che non vedo più la strada!” Fece lei sorridendo, felice come una Pasqua.
“Ma io sì, frena!” Naturalmente Jane non frenò, ma riuscì comunque ad evitare per un pelo il minaccioso parafanghi di un camion che stava venendo loro addosso, e Nigma si rese conto quell’avvertimento gli era uscito di bocca piuttosto in falsetto; va bene, si era spaventato ma era realmente difficile non farlo mentre tutta la vita ti scorreva davanti a cento all’ora.
Appena giunti a destinazione, di nuovo Jane lo rassicurò, mentre scendeva dal mezzo
“Arrivati! Ti voglio mostrare una cosa, sarà emozionante da morire!”
Enigma si limitò a sollevare nuovamente un sopracciglio, tentando di riacquistare un esteriore freddo.
“Veramente, io sarei già emozionato abbastanza…”
Rispose, con un fil di voce che in effetti la ragazza non sentì neppure mentre parlava, parlava, parlava e lo conduceva in quello che pareva essere uno stanzone gelido e oscuro; non si riusciva a vedere nulla e ben presto l’investigatore venne abbandonato a brancolare nel buio di quello spazio sconosciuto - cosa che lo irritò oltremodo- finché le luci non si accesero, improvvise ed abbaglianti e prima di chiudere gli occhi riuscì a distinguere davanti a sé, una sagoma umana in posizione di attacco.
Alla cieca tirò fuori la pistola, sollevandola istintivamente dove pensava essere la testa del suo assalitore ma il silenzio lo convinse a non sparare subito; riaprì lentamente gli occhi e si accorse che l’altro era… beh, fin troppo fermo.
“Benvenuto al museo delle cere!” Giunse la voce entusiasta di Jane dalle sue spalle, verso la quale Enigma si voltò solo per un secondo; ora riusciva a vederci meglio e s’accorse che aveva quasi sparato contro un’enorme riproduzione di Jack lo Squartatore.
Non lo trovava divertente. Tanto meno  pensava fosse emozionante, perciò con espressione contrita, mise via la pistola, nascondendola nuovamente sotto la giacca; raramente Enigma girava armato e quella serata lo aveva convinto a lasciare, definitivamente, la sua Beretta a casa.
Si sforzò di ricomporsi e non dare a vedere in quale imbarazzo si trovasse.
“Ma il bello è di là! Vieni!” Continuò lei, indifferente alla vista della sua pistola ed iniziando a tirarlo per la manica della giacca; Edward non rispose nulla, si lasciò trascinare nella stanza adiacente e stavolta, davanti lo spettacolo che gli si era aperto davanti agli occhi… gli si sciolse il cuore. A contraccambiare il suo sguardo, quello fin troppo vivo e birichino di una sua riproduzione a grandezza quasi naturale - lui era di qualche centimetro più alto ed aveva qualche chilo in più, purtroppo - con tanto di targhetta, costume verde e scettro interrogativo.
Si stava commuovendo per davvero, se si fosse trovato solo, avrebbe abbracciato quella statua e l’avrebbe portata - anche a spalla, se necessario - a casa sua. Avrebbe fatto un’ottima figura… beh, praticamente ovunque, nella casa!
Inconsciamente, il suo cervello iniziava già a stendere un piano facile facile per riuscire a rubare quel capolavoro e portarselo via, magari lasciando un piccolo indovinello sul piedistallo in legno, ma si riscosse immediatamente: ormai aveva chiuso coi furti, anche quelli più sciocchi.
“Beh, hai una bella cera, no? - scherzò Jane - Ma ora basta coi convenevoli! Ti offro qualcosa! - rise entusiasta e stavolta dovette fare un po’ più di fatica per trascinare Enigma lontano dalla sua fedele riproduzione, ma riuscì infine a portarlo nella sala comandi del museo. Si avvicinò ad un refrigeratore e dopo aver sbirciato all’interno, chiese - Panino verde o blu?”
“Ahm… quello verde sembra meno mortale. Che c’è dentro?”
“Formaggio scaduto e pollo andato a male, credo.”
“Una birra, grazie. - fu la risposta secca, dopo la quale, l’uomo si guardò velocemente intorno - cos’è questo ronzio?”
“Oh, è il refrigeratore, dopo un po’ ci si abitua. Tieni!” Gli si avvicinò tendendogli una lattina di birra. Edward odiava le lattine, a suo parere sciupavano il sapore di ogni cosa; per un breve secondo, gli si affacciò in mente il ricordo di Jonathan, col quale condivideva la categorica abitudine di bere tutto dal vetro, non importava quanto il prezzo delle bevande si alzasse in quel caso; un paio di volte Joker li aveva presi in giro per questo, dicendo che erano viziati e schizzinosi.
Lui e Jonathan amavano spendere per avere qualcosa di meglio, tutto qua.
Per quella sera però, accantonò il pensiero ed accettò la lattina, aprendola subito.
“Beh, alla mia assoluzione!” Propose Jane, con un sorriso e sollevando la sua birra per un rozzo brindisi che Enigma le concesse con un mezzo sorriso di circostanza.
“Ora però cerca di farmi lavorare, per favore. - la riprese brevemente - Dimmi tutto quello che sai di questa storia.”
“Beh, Elizabeth aveva clienti da ogni dove, essendo la medium più conosciuta ed in gamba dello stato. Io ci credo in queste cose, sai? - ripeté per l’ennesima volta, per la felicità di Nigma - una volta mi ha fatto parlare con mio padre.”
A queste parole seguirono molti secondi di silenzio, durante i quali Nigma attese pazientemente il seguito, ma improvvisamente vide il viso di lei deformarsi finché non scoppiò a piangere, cosa che quasi fece scadere l’investigatore nell’isteria; Edward purtroppo, aveva sempre avuto problemi con le persone emotive, specie se queste sceglievano proprio lui per esternare emozioni violente ed improvvise come il pianto, quindi si ritrovò raggelato.
Non aveva la minima idea di cosa si dovesse fare in certi casi, e non aveva nessuna voglia di toccare una persona in lacrime.
In tutto l’edificio c’erano solo loro, i secondi passavano, così si vide costretto ad abbandonare l’idea di fuggire a gambe levate per tornare quando la ragazza si fosse calmata; sarebbe stata un’azione davvero orribile da parte sua. Spostò velocemente lo sguardo per la stanza, come cercando aiuto, e poi tentò con un impacciatissimo
“Ehm… che ti piglia?”
“Scusa… - singhiozzò lei - da quando mio padre è morto… mi viene sempre da piangere se parlo di lui... era il mio eroe! L‘unica cosa che gli rimprovero… è di aver sposato Elizabeth. Non che mi stesse antipatica, è solo che… non era alla sua altezza, ecco! Ma continua con le domande, mi piace!”
Concluse, smettendo quindi di piangere altrettanto improvvisamente di come aveva cominciato, cosa che sebbene fosse strana - ma alla fine neppure tanto per chi, come lui, aveva più volte assistito Crane a corto di psicofarmaci - fece tirare un sospiro di sollievo a Nigma, che non se lo fece ripetere due volte e continuò a chiedere.
“Ho trovato la lista dei partecipanti alla seduta. - disse, porgendole una copia della famosa lista - li conosci?”
“Oh, sì! - esclamò lei dopo aver percorso velocemente il foglio con gli occhi - loro sono degli habituè, Sarah e Richard sono sposati. - disse, iniziando a citare le persone coinvolte - Ma non so come facciano, lei lo tradisce di continuo! Margareth ed il signor Sarandon invece sono solo amici, credo perché si sentono troppo vecchi per farsi la corte. Secondo me però non si è mai troppo vecchi, no?”
“Mh. - annuì Enigma, distrattamente, senza  realmente prestare attenzione al commento - qualcuno di loro poteva odiare la tua matrigna?”
“Che ti salta in mente, certo che no… - commentò Jane, annoiata - ma perché tutte queste domande, è stato Jack a farla fuori, no? Non avrebbe dovuto evocarlo...”
“Ah, già. Vero.” Acconsentì Edward, vagamente sarcastico, solo per farla contenta e sorseggiò ancora un po’ di birra insapore dalla lattina.
“Io ci credo in queste cose, sai?”
“E dieci. Non ripeti altro da quando ti conosco.” Fu la sua risposta spazientita, non poteva tollerare oltre quel tipo di superstizione di bassa lega, ma non riuscì ad aggiungere o domandare altro perché all’improvviso Jane si fece strada tra le sue braccia, gettandoglisi letteralmente addosso e lasciandolo ancora una volta a corto di parole.
“Elizabeth ha scatenato Jack! Se non ci credi, non riuscirai a prenderlo! Lui ucciderà ancora… stammi vicino. Ti prego.”
E si sollevò sulle punte dei piedi, alzò il viso, chiuse gli occhi, il tutto così in fretta che Edward non riuscì a trovare il tempo per riflettere, catturò le sue labbra, e tutto il resto avvenne per lui, come in trance: i vestiti abbandonati sul pavimento, lei che gli riempiva le braccia per la prima volta dopo molti mesi, eppure quella sensazione di solitudine ed incompletezza non se ne andava.
Lui adorava le donne, e gli piaceva il sesso, solo uno sciocco avrebbe potuto non gradire quella situazione al suo posto, eppure fu tutto come un lungo, pesante sogno, in cui a vicenda si strappavano gemiti e parole leggere, sensualmente spinte ma, alle orecchie di Nigma, prive di senso.
Ciò che voleva davvero, se ne rese conto, non era il piacere in sé, bensì il calore di un corpo, la sua consistenza tra le mani, solidi muscoli e morbide rotondità sotto le dita ed una figura addormentata tra le sue braccia a rassicurarlo, che gli permettesse di dormire nelle sue lunghe notti, altrimenti insonni.
Solo che quella persona, quel corpo, non erano assolutamente ciò che desiderava. Jane non poteva offrirgli neppure lontanamente le sensazioni di cui aveva bisogno; lei raggiunse l’orgasmo per due volte, prima che anche lui vi riuscisse, ed alla fine restarono sdraiati sotto il caldo piumone, stretti una contro l’altro e Nigma s’accorse subito del momento in cui la sua amante sprofondò nel sonno.
Non si erano baciati durante il rapporto, ne si erano scambiati una parola dopo ed Edward quasi si pentì di non essere riuscito a trovare uno straccio di scusa per dirle di no fin dall’inizio, ma forse la verità era piuttosto che non c‘erano motivi per dirlo.
Non si capiva più, si era perso e non sapeva come ne quando; l’unica cosa certa, era che avrebbe tratto più piacere da un semplice abbraccio da parte di Joker - che avrebbe riso di lui per giorni - o di Jonathan - che lo avrebbe gasato se avesse anche solo poggiato un dito su di lui senza avvertirlo con un’ora di anticipo - piuttosto che da quell’incontro.
Cosa stava cercando? Che gli stava succedendo? Era davvero così sbagliato tutto questo? Intanto un insopportabile mal di testa gli aveva invaso le tempie iniziando a pulsare, mentre le fredde parole e brusche critiche di Crane gli riecheggiavano nella testa: se l’ex psichiatra avesse potuto vederlo in quel momento, lo avrebbe deprecato ancor più del solito ma Cristo, perché tutti dovevano avere il loro ruolo ben definito nel mondo mentre lui no?
Come poteva Joker essere sempre così consapevole di ogni cosa, così deciso, così forte senza mai un solo momento di debolezza? E come diavolo faceva Jonathan a vivere giorno dopo giorno, portando avanti i suoi mille progetti senza mai un dubbio, senza mai sentirsi solo? Perché, quando invece lui da tempo non riusciva più a sentirsi sicuro di cosa volesse o gli piacesse, come sospeso sul nulla, come vuoto.
In quelle ore di veglia, col corpo caldo di Jane a fianco, era riuscito finalmente ad ammetterlo almeno con sé stesso: aveva paura di quel futuro che si stava delineando sempre più oscuro, diversissimo da ciò a cui era abituato. Lui era l’Enigmista accidenti, il re degli indovinelli, da dove cavolo erano uscite tutte quelle stupide domande?!
L’indomani, pensò, avrebbe anche potuto riprendere lo scettro dal muro e tornare ad essere se stesso. Ma ci avrebbe pensato domani… domani, sì, domani.

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Capitolo 7
*** Too well. ***


Per Chimeratech: Ciao xD! Johnny è fortunato allora, ad avere la tua compagnia (sguardo malizioso)! Aww, ma Eddie poverino, non è un maniaco sessuale! Gli piace godersi la vita, tutto qua xD! Anche se, come avrai notato, ultimamente non è che si stia godendo questo gran che, per via dei pensieri tristi che lo invadono. La tipa è stramba, sì xD! Una persona così, nella vita reale, la troverei… beh, agghiacciante O_ò!  Dunque… per “Johnny a corto di psicofarmaci”, non intendevo assolutamente dire che è drogato ç_ç povero, ci manca solo questo (non in questa storia, per lo meno), però essendo *pazzo* con una personalità multipla, ovviamente deve prendere dei medicinali per tenersi sotto controllo, specie dopo la bella sniffatina di gas che il pipistrello lo ha costretto a inalare xD! Ed evadendo spesso da Arkham, ovviamente, non può avere *sempre* i suoi medicamenti a portata di mano, perciò, quando resta senza… i risultati sono imprevedibili! Ed il povero Eddie lo sa xD! Poi, non scordiamoci che Crane resta pur sempre uno psichiatra, specializzato in cure farmacologiche, quindi ovviamente, se ha qualche problema sa sempre cosa assumere ed in che dosi ;). Ora ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia e di risentirti presto (nonostante il nostro piccolo screzio ç_ç). Un abbraccio ^^.

Per Sychophantwhore: Tesoro, ciao ^^! Ehh, povero Eddie infatti, gliene stanno succedendo di tutte e, va bene che è un uomo di mondo, però il motorino è stato proprio un colpo per lui… più che altro per come la pazza lo guidava xD! Sono contenta che tu abbia trovato la cosa divertente, davvero! La statua è stato un colpo basso, lo ammetto ù_ù… e lei capisco ti piaccia sempre meno, nessuno può essere rassicurante, con un simile comportamento è_è! Ma Enigma ha la capacità di resettare il suo cervello, grazie a Dio e lasciare tutti i problemi e le faccende personali nel cassetto al momento di iniziare a lavorare xD quindi… fidiamoci di lui è_é! Aww, di scrupoli verso gli altri ne ha fin troppi e su troppi livelli, sarà che per lui, ogni cosa che capita è una responsabilità che, una volta accettata, non potrebbe mai mollare… tipo il rapporto di amicizia che ha con Crane per esempio. Ha poco senso di conservazione, sotto questo punto di vista =.= però, fortunato chi ha un amico così xD! E Spaventapasseri continua a ripulire tutto meticolosamente xD! Ma per capire chi è stato a salvare Johnny non ci vuole tanto, conoscendomi… in effetti pensavo sarebbe stato chiaro dopo un po’, c’è un personaggio che ancora non è apparso a sufficienza in questo quadretto, non ti pare ;)? E poi pensa che lui è… *contraddittorio* ù_ù. Il clown c’è ancora e ci sarà per parecchio tempo, non temere… nel prossimo capitolo riapparirà in tutta la sua gloria ;)! Le sgabellate sui denti sono sempre bene accette, da queste parti *_*! Ora ti lascio al capitolo, sperando ti piaccia ^^! Un abbraccio, a presto!

Per Boopsie: Tesora, alla fine heai commentato in tempo *_* e proprio mentre postavo io :P mah, comunque eccomi qua, a pensare a Spaventapasseri che gasa chiunque si avvicini, come un animaletto della giungla. Uno carino, però *_*! Ah... ah! Ahahahahahahahah! "Si informa inoltre che in ciccione del binario tre, dovrebbe alzarsi visto che sta piegando la panchina! Ehi tu, piccolo punk, rimetti a posto quella bomboletta sennò vengo lì e ti trito è_é!" Sono contenta che la storia ti stia piacendo comunque, ma quando dicevi del fumetto... intendevi quello della DC, o quello di Sclavi a cui mi sono ispirata xD? Ora ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia! Un abbraccio forte forte *_*!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX


RED FLAGS AND LONG NIGHTS:



Capitolo 7: Too well.

She’s pretty and I like her, but she’s too well.
(Lei è carina e mi piace, ma è troppo brava)
Cuz I need red flags and long nights, but she can’t tell.
(Perché ho bisogno di bandiere rosse e lunghe notti, ma lei non lo indovina)


Quando Edward aveva abbandonato il museo, Jane era ancora profondamente addormentata e, per suo sommo orgoglio, apparentemente soddisfatta per la notte passata; lui però non era in nessun modo riuscito a prendere sonno, un po’ per i troppi pensieri che gli avevano affollato la mente in quelle ore, un po’ perché per il suo - distrutto - orologio biologico secondo il quale, alle quattro di mattina, era ancora troppo presto per andare a dormire.
Raccattò quindi i suoi vestiti, si ricompose, lasciò un biglietto alla sua cliente - ed ora amante, a quanto pareva - ed uscì.
Grazie a Dio - più che altro, al caso che aveva deciso di accettare - le cose da fare non gli mancavano e anzi, gli conveniva anche sbrigarsi se voleva liberarsene in tempi utili; che tradotto letteralmente, significava prima che quel pazzo tagliasse la gola a Crane.
Aveva perfino pensato di chiamarlo, per assicurarsi che stesse bene ma, a parte che era troppo tardi, non c’era ragione per fare la figura dell’idiota, specialmente con Jonathan - che pareva disprezzare chiunque si preoccupasse per lui - e poi, non doveva scordarselo, l’ex psichiatra aveva già un angelo custode molto efficiente.
Appena fuori dal museo, respirò l’aria notturna e si rese conto di essere a piedi, visto che era stata Jane ad accompagnarlo fin lì, e per un folle attimo pensò che sarebbe stato divertente chiamare Batman e fargli fare da tassista; abbandonò l’idea come una sciocca, ma esilarante fantasia, in fondo sapeva di non potersi permettere di alzare troppo la testa, per via dei guai in cui si era cacciato con la setta delle ombre dopo la storia di Hush.
Ed anche se il pipistrello non era tipo da ricatti - a meno che non fosse estremamente necessario - ad Enigma non andava di testare la pazienza del vigilante, non quando la sua sicurezza personale poteva andarci di mezzo.
Si grattò il mento con aria pensierosa; avrebbe preso la ferrovia di Wayne.
Senza biglietto per giunta, così sarebbe stato come avergli scroccato davvero un passaggio.
Prese posto in un vagone vuoto, e per tutto il tempo osservò il paesaggio fuori dal finestrino, ma non stava realmente guardando; in verità, gli tornarono di nuovo in mente Joker e Crane, di nuovo.
Era sempre stato curioso sul come avessero potuto due persone così diverse andare d’accordo e si era anche più volte domandato se per caso, ad un certo punto, fossero addirittura diventati amanti.
Era molto più facile questo che un’amicizia, tra i due, ma si costrinse a smettere di pensarci per svariati motivi; uno di questi era l’imbarazzo che gli provocavano fantasie simili proprio su Spaventapasseri. Se solo l’altro immaginasse i suoi pensieri, avrebbe anche potuto dire addio alla loro amicizia. O ai testicoli, dipendeva dall’umore di Crane.
Il vero problema però continuava a martellarlo: perché tutti sembravano avere chiaro in mente cosa fare e con chi, mentre lui, che avrebbe dovuto essere il più intelligente, no? Perfino quando si parlava di relazioni, ripensandoci col senno di poi, Edward sapeva di non essersi mai realmente innamorato in vita sua, nonostante le numerosissime avventure, quelle due o tre storie serie, e l’incalcolabile numero di flirt.
Il treno fermò infine alla sua stazione e Nigma tornò a settarsi sulla modalità lavoro, doveva assolutamente perquisire e vedere coi suoi occhi la casa della defunta Elizabeth Dunsany, soprattutto il suo luogo di lavoro.
Aveva rubato - cioè no, ora doveva chiamarlo prendere in prestito - le chiavi da Jane e sulla porta notò subito gli appariscenti sigilli della polizia. Li strappò senza pensarci due volte; che lo andassero a dimostrare poi, che era stato proprio lui…!
All’interno, la prima cosa che gli saltò all’occhio fu il lusso sfrenato di tutta la casa: spazi ampi in ogni stanza, mobilia in tinte delicate ed enormi lampadari di cristallo; ovunque, quadri d’autore senza dubbio costosi e sul pavimento se ne stavano, adagiati, una gran quantità di tappeti persiani.
Sicché, questo è l’antro della strega. Una ricca, davvero. Pensò, con scetticismo risentito; se prima nutriva forti dubbi sulla serietà della defunta medium e dei suoi clienti, ora era davvero convinto di stare avendo a che fare con un branco di imbecilli patentati.
Era freddo certo, calcolatore e sarcastico ma stavolta non si trattava semplicemente del suo solito atteggiamento, dentro si sentiva strano, nonostante la serata con Jane si fosse conclusa in un modo che sarebbe valso l’incomodo per chiunque.
Girovagò brevemente per la casa buia, torcia alla mano finché non trovò la stanza che gli interessava, quella delle sedute spiritiche; la riconobbe subito, al centro stava un lungo ed antico tavolo rettangolare, e solo uno dei due capi di questo era occupato da una sedia molto più alta e bella delle altre.
Prese posto proprio su quella specie di trono - era lì che Elizabeth sedeva ad ogni incontro - e stese le mani sul tavolo: se cercava un trucco, di certo quelle erano fuori gioco, visto che sarebbero dovute stare in bella vista, insieme a quelle di tutti gli altri. Si abbassò a sbirciare sotto il mobile, illuminando con la torcia e notando, appena visibile, una sporgenza che sfiorò leggermente con la punta del piede, sentì che cedeva sotto quella flebile pressione.
Silenziosissima, naturalmente… rifletté, ed improvvisamente ebbe una spiacevole sensazione, come se nel buio, qualcosa si stesse avvicinando dall’alto, così restò immobile, le orecchie tese per cogliere altri cenni di movimento nella casa, e sobbalzò quando qualcosa sembrò comparire dal nulla proprio davanti a lui: era come un denso nuvolone di fumo bianco, ma bastò un attimo perché lo stupore lasciasse il posto alla delusione.
Ma esisteva davvero qualcuno che potesse, ancora oggi, cadere di fronte a cotanta banalità? Il fumo aveva assunto la forma di un teschio ed una voce iniziò a rimbombare nella stanza, sembrando provenire da ogni angolo di essa.
Io sono Jack… chi mi chiama?
“Ohh! - rispose Nigma a voce alta, approfittando della provvidenziale pausa del nastro - Jack chi?”
Jack lo Squartatore! Rispose, arrancante ed inferocita, la voce della registrazione.
“Ahh… dev’essere stato un bel viaggetto, da Londra.”
Il mio nome è… Jack! Io ero… sono… e sarò, sempre!
“Ehh… che culo…” commentò Enigma, annoiato, concedendosi una scurrilità visto che si trovava da solo, e vide il fumo cambiare di nuovo forma, diventando un’abbozzatissima mano che stringeva un pugnale, la cui lama sembrò però brillare per davvero nel buio, poi tutto svanì.
“Elizabeth… dovevi essere il vero genio, tu…”
Mormorò, sarcastico ma con tono quasi dispiaciuto mentre si alzava dall’enorme tavolo ed usciva dalla stanza; iniziò a domandarsi come abbia fatto Jonathan a restarsene seduto in una di quelle sedie, ed assistere ad un simile insulto all’intelligenza umana senza scoppiare a ridere o ribaltare la casa per l’irritazione.
Una volta fuori, di nuovo all’aria aperta - e gelida - si passò una mano sul viso, controllò l’ora, erano le cinque ed ancora non aveva sonno o tanto meno voglia di tornare a casa; non che l’idea di una bella partita online in multiplayer gli dispiacesse, però il pensiero di una casa vuota, quella sera lo disturbava non poco.
Prese il cellulare e digitò il numero di Jonathan, ma staccò ancor prima che iniziasse a suonare; stupido che era, alle cinque di mattina, come minimo l’ex psichiatra lo avrebbe maledetto fino alla settima generazione, coprendolo di insulti non volgari, ma fantasiosi come solo lui sapeva inventare e, per ora, non era ancora arrivato così in basso da volersi far insultare gratuitamente… Jonathan stava di certo dormendo come un sasso a quest’ora.


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Capitolo 8
*** My Style. ***


Per Boopsie: Tesoro! Ehh sì, mi conosci bene ed infatti... diciamo solo che Johnny non sta esattamente dormendo sogni tranquilli, ma questo lo riservo per il prossimo capitolo. Volevo mettere in questo, la parte del cucciolo, ma poi sarebbe venuto troppo lungo il capitolo, in confronto agli altri (già lo è, infatti) e purtroppo su queste cose sono quasi maniacale é_è. Che Joker improvvisa, lo sa lui, lo so io e lo sai tu *_*! Ma hai presente, quando sei così scoraggiato che sembra che *tutti* attorno a te siano felici e che solo tu soffri? Ecco, Eddie si trova in questa fase della sua vita purtroppo per lui xD. Sì, la scena al museo delle cere però, nella mia storia, l'ho modificata con l'aggiunta di Eddie in persona, scolpito nella cera *_* aww, con tutti i guai e i patimenti che gli faccio passare in tutte le mie storie, diciamo che questo era un regalino per rabbonirlo, povero xD! Ora ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia! A prestoooh!

Per Sychophantwhore: Tesoro, eccoti qui ^^! Cavolo stavolta siete stati tutti così veloci a recensire che mi sento quasi in colpa a non aver postato prima! Come hai giustamente notato, in effetti Eddie ha queste piccole rivincite e soddisfazioni in questa storia... questo è per il mio vile senso di colpa di scrittrice, dopo averlo fatto sempre soffrire e patire in tutte le mie storie, ecco... gli sto dando qualche soddisfazione, tipo una bella casetta nuova, che adora, una statua di cera tutta per lui che quasi lo faceva svenire, e queste piccole vendette personali xD! Certo, roba da poco, materiale e non mi sogno neppure di trasformare Eddie in un borghesuccio attaccato alla casa, però ecco, lo volevo anche un po' più casalingo visto che, non avendo avuto una dimora fissa da parecchio, essendo ricercato, ora dovrebbe essere contento della novità, credo ^^. Il *troppo reale* scintillio della lama era solo un dettaglio macabro che la medium usava per far spaventare ancor più i suoi clienti, nulla più temo... la strega era una cretina, come Eddie ha più volte pensato, ed a ragione xD. Beh sì, Harvey è quello che ha fatto seguire Crane, anche se non avrei dovuto rivelartelo così, però vabé, nel prossimo capitolo comunque si sarebbe scoperto... però credevo che, dopo il discorso su Crane che aveva avuto con Pinguino, si sarebbe capito un po', che qualcosa di mezzo c'è, o un tipo come Duefacce non si sarebbe fatto fredare *due* volte xD. E con una scusa "neanche troppo convincente, a pensarci". No no, questa storia non è assolutamente il seguito di nessun'altra. Però forse avrà un seguito tutto suo ù_ù. Pensavo di farne tipo una specie di saga, visto che tuttavia, i capitoli sono molto corti. Aww, il clown non dorme mai, quando ci sono guai da fare, ma non enterrà in azione violenta, in questa storia... come detto, c'è ancora un casino in corso e lui vuole avere la scena tutta per sè ù_ù quindi ecco, per ora sarà piuttosto casalingo. Ma nel finale, gli ho riservato una parte speciale *_*! Hush è una delle serie che mi ha intrigata maggiormente, però non l'ho ancora letta tutta ç_ç. Ultimamente non ho tempo quasi nemmeno per respirare! Ora ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia ;)! A presto, spero, baci ^^!

Per Chimeratech: Ciao ^^! Dunque... no, nel fumetto Crane non ha una doppia personalità, ma nel film, sono stati in molti ad interpretare - io sono una di loro - i suoi "Spaventapasseri...?" sussurrati continuamente tra sé, il dialogo tra lui e la Dawes sull'isola di Arkham: "Crane?" "No, *Spaventapasseri*." ed infine il suo "Il dottor Crane non riceve oggi, signore... ma se vuol prendere un appuntamento..." come la *nascita* di Scarecrow ^^. Ahahah! *preoccupante* in che senso? Beh, comunque pensandoci bene e conoscendo i due per i tipi che sono, ovviamente a Nigma risulta più facile immaginarli coinvolti in qualche rapporto di tipo fisico ed avventuroso, piuttosto che in una tranquilla amicizia xD! Non sono troppo leali, loro! Johnny! Il cucciolo alla seduta spiritica xD! Se non dormiva, o era intento ad osservare la sua vittima o a trattenere le risate ù_ù! A cosa voleva giocare Eddie in multiplayer? Ma ad Armed Assault, ovviamente ;). Ti ringrazio dei complimenti e della recensione, ora ti lascio al nuovo capitolo, sperando che ti piaccia ^^! A presto spero!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX



RED FLAGS AND LONG NIGHTS:


Capitolo 8: My Style.


It’s not that it’s my fault, it’s just my style.
(Non è che sia colpa mia, è solo il mio stile)

Quando Edward tornò a casa era tardi, si erano già fatte le nove di mattina ed appena tentò di inserire la chiave nella serratura, notò che questa non sembrava voler funzionare; restò per un minuto buono in piedi, chiavi ancora in mano, a fissarla come un ebete prima che l’unica - per quanto improbabile - ipotesi si facesse strada nella sua mente.
Possibile che quell’imbecille del fabbro abbia cambiato la serratura senza che ci fosse nessuno in casa?! pensò, perplesso.
Pensò di cercare la chiave sulla cornice della porta - la sua invidiabile altezza gli permetteva di arrivare a tastare quella piccola superficie solo stendendo leggermente un braccio - ma non vi trovò che polvere; tentò quindi sotto lo zerbino, sollevandolo ma nessuna traccia di chiavi neppure lì, anche se si appuntò mentalmente di dare una pulita, da quelle parti.
L’idea di chiamare i vigili del fuoco per rientrare a casa sua lo faceva sentire umiliato a dir poco, sai che risate si sarebbero fatti quegli uomini in rosso, capendo di stare sfondando la porta di un investigatore privato che non trovava le chiavi.
Una speranza però gli si fece strada nel cuore, flebile e trasparente, e Nigma bussò energicamente qualche colpo contro la porta e si sentì a metà tra il sollevato e l’irritato quando una voce rispose, dall’altra parte.
“Arrivo!”
Comunque non c‘era da stupirsi. Joker era rimasto, per qualche oscura ragione - o forse era meglio dire senza nessuna ragione particolare - insediato in casa sua dal giorno precedente quindi doveva essere stato lui ad aprire al fabbro; Edward non invidiava affatto quel poveretto.
Quando la porta si aprì, l’investigatore sollevò lo sguardo, facendo per entrare, ma restò letteralmente imbambolato di fronte alla figura di Joker, che si era vestito come… a Nigma ricordò molto una colf demodè, di quelle che andavano tanto negli anni sessanta, con camicetta bianca e gonna nera, a vita alta e lunga fino alle ginocchia.
“Ciao, bel fusto!”
Lo accolse il clown, appoggiandosi alla porta nella parodia di una posa sensuale ed il vuoto nella mente di Edward si riempì tutto insieme, fu più forte di lui, scoppiò a ridere come non ricordava di aver fatto in anni.
“Se volevi risollevarmi la giornata, ti assicuro che ci sei riuscito!”
Esclamò tra le risa, si sentiva improvvisamente bene nonostante il sorriso dopo tanto tempo gli risultasse strano, non c’era più abituato, davvero; entrò in casa, superando il clown che lo seguì nel salotto.
“Ecco, non ridi mai al momento giusto! Se racconto una barzelletta niente, silenzio di tomba! Guarda che sono serio, mi offro come esca!”
Nigma si bloccò, si voltò a guardare Joker con espressione confusa e ripeté, stupidamente.
“Esca?”
“Esatto! - zompettò allegro verso di lui - Sai, ahh… come quelle donne poliziotto che girano in borghese. Esche! Io vado bene lo stesso, no?” Chiese, allargando le braccia e girando una volta su se stesso per farsi ammirare.
“Certo! - rispose Edward, serio - Vai in giro così e farai da esca a tutti gli psichiatri di Gotham, incluso Crane.”
“Tsk! Le mie idee non vengono mai apprezzate, tutta invidia! Però ehi, che idea hai avuto! Potremmo far vestire Johnny, da donna! Non sarebbe carina quanto me, però…”
S’interruppe al suono del telefono, che aveva iniziato a trillare; Enigma si diresse svogliato verso la camera da letto, pensando che, visti i suoi abiti femminili, Joker avrebbe potuto benissimo fargli da segretaria, già che c’era.
“Ma non farti illusioni - lo sentì dire, mentre si avvicinava all’apparecchio - non ti concederò mai le mie grazie! Pronto? - disse poi, al telefono - Sì, chi parla? Facciamo un po’ per uno? Acc… momento, che mi è caduta una tetta.” Enigma ridacchiò tra sé, non sarà molto professionale, ma quanto meno la sua segretaria era fantasiosa.
“Oh, Jenny cara, sei tu!”
Edward gli strappò letteralmente la cornetta dalle mani, doveva essere Spaventapasseri, che Joker si era divertito a chiamare con un nome di donna.
“Jonathan?” Chiese immediatamente, al ricevitore; non vedeva l‘ora di raccontargli i suoi progressi sul caso.
Non sono ancora diventata uomo, però volevo dirti che Sarah è morta ieri sera mentre eravamo insieme. Sei licenziato.” La voce di Jane, le parole da folle che userebbe Jane… era Jane. Il clown aveva semplicemente ricordato male il suo nome, come sempre.
“Cosa?!” Esplose Edward, un po’ per la delusione, aspettandosi qualcun altro, un po’ per lo stupore dell’improvviso licenziamento, ma si ricompose immediatamente, certi scatti non erano proprio il suo stile.
Beh, ormai sono completamente scagionata! Tu sei il mio alibi e davvero, non avrei avuto nessun movente stavolta! Quindi posso risparmiarmi la tua *esosa* parcella, non ti pare?
Enigma non rispose neppure, mise giù senza una parola, senza neppure salutare, ma non perché fosse arrabbiato, non gliene fregava assolutamente niente di quell’ultimo svolgimento - e poi non riusciva davvero ad arrabbiarsi quella mattina, non dopo aver visto Joker conciato in quel modo -  solo non voleva perdere altro tempo con una persona sciocca ed incostante come si era rivelata Jane.
“Sentito? - chiamò a voce alta, parlando col clown in cucina. - Sono disoccupato, puoi pure toglierti quella roba, adesso.”
“Ah, beh! - sentì la risposta e quasi riusciva a vedere il suo ampio sorriso, da lì - se un domani ti servisse un’esca, tienimi presente!”
Comunque, Nigma non avrebbe smesso di occuparsi del caso. Per Crane. L’ultimo omicidio indicava chiaramente che l’ex collega era ancora più in pericolo di prima, doveva scoprire immediatamente cos’era accaduto alla donna deceduta la sera precedente.
Fece per sistemarsi al suo poderoso computer per frugare tra i rapporti della polizia, ma il telefono riprese a suonare nuovamente. Con uno sbuffo, Enigma tornò indietro e risollevò la cornetta.
“Agenzia investigativa Enigma, cosa posso fare per lei?”
Ti riassumo. - la voce di Jane, ancora. - Ho pensato che sei fantastico e che non posso stare senza di te. Anzi, perché non ci sposiamo?
“Va bene. - fu la tranquilla risposta - Duecentocinquanta al giorno, come al solito.”
Riagganciò subito, di nuovo senza salutare, nuovamente fece per dirigersi nella sua camera da letto ma ancora una volta il telefono prese a suonare, strappando un’imprecazione all’investigatore… avrebbe staccato il maledetto aggeggio, se solo non necessitasse di questo per il suo lavoro.
“Agenzia investigativa Enigma, non si accettano proposte di matrimonio.” disse in tono serio, guardandosi stancamente le unghie della mano sinistra, e fece l’ennesima figura, perché stavolta non era Jane. Restò in ascolto e dopo una breve conversazione, riagganciò e si diresse verso la porta, prendendo lungo la strada il cappotto dall’attaccapanni.
“Joker io esco, quanto torno accoglimi con qualcosa di elettrizzante.” Non l’avesse mai detto.
Stranamente, Edward non si sentiva ancora stanco, nonostante la notte passata insonne ed a piedi si diresse verso il parco, poco distante da casa sua. Immediatamente notò una trista figura solitaria su una panchina, così gli si avvicinò alle spalle.
“Mi voleva, commissario?” Domandò, prendendolo di sorpresa, ma non si aspettava di vederlo sobbalzare in quel modo. Qualcuno aveva i nervi a fior di pelle.
“Immagino avrai saputo dell’omicidio della Dewey. Praticamente squartata e, mi dispiace dirlo, nonostante il mestiere che faccio, il sangue ancora mi fa un po’ impressione.” Iniziò subito Gordon.
“Mh. - gli concesse, Edward. Doveva immaginarlo che il GPD si sarebbe fatto vivo con lui, prima o poi - indizi?” Chiese poi, laconico, restando in piedi leggermente dietro la panchina.
“Nessuno. Neppure mezza impronta.” Edward sorrise, in maniera furba, se lo aspettava.
“Magari è davvero un fantasma.” Buttò lì, prendendo in giro il commissario.
“Non sparare scemenze… - la voce di Gordon era stanca, neppure lui doveva aver dormito granché - la seduta spiritica era un imbroglio, ma questo lo sai meglio di me visto che ieri sera sei entrato a casa di Elizabeth Dunsany spezzando i sigilli della polizia.”
“Io?!” Esclamò vivacemente, fingendosi colpito e pieno di stupore per l’accusa.
“No, mio nonno… - fu la pronta risposta di Gordon, che alzò gli occhi al cielo e continuò - va là, che non ti arresto, anche se dovrei. Ho abbastanza anni di servizio da potermelo permettere ogni tanto.”
“Se glielo avessi chiesto, mi avrebbe lasciato…” iniziò, ma venne interrotto dalla voce scandalizzata del commissario.
“Ovvio che no! Scherzi? Verrei sospeso se solo si sapesse che sto parlando con te! L’Enigmista, figuriamoci…”
Sentire il suo vecchio nome - neppure troppo, visto che solo da pochissimo aveva appeso lo scettro al chiodo - fece a Nigma un effetto strano, per la prima volta, si sentì quasi insultato nel sentirlo; era come non avere vie di scampo, quindi? Qualsiasi cosa facesse, restava sempre e comunque la stessa persona, solo con molti meno amici e sicurezze? Ma scartò questo pensiero, probabilmente quello era solo un modo come un altro, per Gordon, di rompere il ghiaccio con qualcuno a cui, fino a poco tempo prima, doveva dare la caccia.
“Sono così mal visto al GPD, dunque? Nonostante la mia onesta professione?” Ridacchiò tra sé, e stavolta girò attorno alla panchina, sedendosi a fianco dell’uomo. Gordon non era giovanissimo, ma in quel momento, invece che di una decina d’anni, sembrava più vecchio di lui di almeno venti.
“Ma proprio per quello! - tentò di suonare irritato, ma a Nigma non sfuggì il lieve sorriso divertito che lo rianimò per qualche attimo - Hai gettato discredito sulla professione investigativa.” Rispose, citando testualmente ciò che si diceva di lui negli alti ranghi.
“Mi sono solo scelto un lavoro in un campo dove non ho concorrenti. Ma lei è qui a parlare con me, non mi discrimina, dunque?”La risposta non arrivò subito.
“Il fatto è che siamo nei guai. Vuoi con tutti i criminali ancora in giro, ci mancava solo un pazzo che se ne va in giro ad ammazzare gente ricca e fastidiosa. Un uccellino di nostra conoscenza però, mi ha suggerito di provare a fidarmi di te e per questo voglio sentire il tuo parere su questa dannata storia.”
Sicché, riflettè Enigma, Batman nientemeno, mi avrebbe raccomandato al GPD?
“Il mio parere è che in quella seduta Jack è stato effettivamente risvegliato. Ma non in senso letterale! - si sbrigò ad aggiungere, notando l’espressione furibonda che minacciava di formarsi sul volto di Gordon - è quella che chiamate pazzia, no? Una persona già instabile subisce uno shock, come quello di vedere lo spirito fumoso di un killer spuntar fuori dalla bocca di una medium, e va fuori di matto. Uno dei presenti potrebbe essere l’assassino.”
“Bene! Solo che noi non abbiamo la lista dei clienti della Dewey.”
“L’ho io. Gliela manderò per e-mail.”
Propose Enigma, in maniera tanto spontanea da stupire non poco il commissario e, pensandoci bene, anche sé stesso; in qualche modo sentiva di dover ripagare Gordon per aver chiuso un occhio sui sigilli con tanta disponibilità; e poi, quella chiacchierata gli aveva stranamente fatto bene. Non che reputasse l’agente un suo amico, ma gli pareva di aver incontrato più fiducia e comprensione in lui, che nella maggior parte delle persone che gli stavano attorno.
“Quindi le potenziali vittime sono i restanti, tranne uno che sarebbe Jack.” Riepilogò inutilmente il commissario, per riempire il momento di silenzioso imbarazzo che si era creato.
“Esatto.” Rispose Nigma, di nuovo gelido e laconico.
“Farò sorvegliare le persone che mi dirai. - annuì il commissario, fiducioso - così, se Jack fa fuori una prostituta in periferia, io vengo licenziato in tronco e perdo pure la pensione.”
“Coraggio! - Edward riprese a ridere sommessamente, gli piaceva lo spirito con cui Gordon affrontava certe cose - Da me c’è posto, potremmo screditare la professione in due!” Buttò lì alla fine, per poi alzarsi e tornare a casa.

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Capitolo 9
*** Beginning with. ***


Per Chimeratech: Ciao! Aww, sei stata la prima a recensire! No, purtroppo Johnny, nel capitolo precedente, non c'è stato e purtroppo, non ci sarà neppure nel prossimo (in questo sì però xD). Ma avrà l'occasione di fare altre due apparizioni che io personalmente - e non dovrei dirlo, perché la storia è mia, ma sono una sentimentale - trovo molto succulente ^^. Jane purtroppo è parte integrante della storia e partecipa molto - fin troppo - attivamente nelle indagini di Eddie (ma... ehi, sta davvero indigesta a tutti!), ok ammetto che non ho fatto questo granché perché risulti simpatica, ma che dire... questo personaggio non è mio, come già accennato, l'ho 'preso in prestito' da un fumetto di Dylan Dog, quindi ho preferito lasciare che si muovesse in modo molto simile a quello originale. Non sono io a pilotarla xD. Eee, sì Joker si veste da donna è non è la prima volta (lo adoro *_*). Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, come sempre sei gentilissima ^^. Ora ti lascio al nuovo capitolo, sperando che ti piaccia anche se lo ammetto, non è molto ricco (non so neppure io perché ho deciso di usare questo stile, per la storia, con i capitoli così brevi ç_ç. Volevo mettermi alla prova con una novità, maledetta me xD)! Un abbraccio, alla prossima ^^!

Per Boopsie: Tesoro mio, ciao! Ma io lo sapevo che il tuo primo pensiero sarebbe volato a Joker vestito da colf *_*! Non sarebbe davvero un amore, gonna a vita alta, camicetta con fiocchetto e maniche rigonfie? Un vero figurino, molto di classe con quello stile un po' demodé che piace tanto a Eddie xDD! Stanno davvero avvicinandosi questi due, la qual cosa lo confesso, mi piace! Le indagini scalpitano, sì! E finallemte Eddie ha iniziato a muoversi davvero, ci sta prendendo gusto ma no, lui non si sposerà mai con la Jane, assolutamente, se proprio deve, lo farà con me è_é! E poi prenderei anche il nostro cucciolo, ma Joker lo lascio tutto per te *_*! Gordon e Eddie... uhm... ma sai che per un folle periodo durato più o meno un paio di settimane, ho iniziato ad accarezzare il pensiero di... ehm... shipparli? xD Sì lo ammetto, ormai vedo slash ovunque mi giri il che non so se sia un bene o_ò! La cosa figa è che qualsiasi pairing mi si proponga, anche il più inverosimile, troverei sempre e comunque un modo per rigirarmela e renderlo possibile ç_ç! Sono un castigo, non merito che Johnny mi offra da bere nei miei sogni (anche se non lo fa per sua volontà)! In ultimo... tua nonna dev'essere un mito xDD! Ora ti lascio al nuovo capitolo tesoro, spero ti piaccia *_* a prestissimo, spero!

Per Sychophantwhore: Eccomi xD! Non fa niente per la recensione tardiva anzi, hai portato alla luce un fatto cui prima non avevo fatto caso... ç_ç spero non ti dia fastidio che, quando ti mando le mail, quasi sempre poi aggiungo notizie sui miei aggiornamenti, non lo faccio affatto per cercare commenti (anche se i tuoi sono sempre magnifici!), davvero. L'ho fatto solo per l'ultima storia postata, ma per il resto, è stata una cosa del tutto casuale, è che ad ogni aggiornamento vengo colta da follia gioiosa e sento il bisogno di condividere col mondo i miei piccoli successi. Ma andiamo avanti... mi sto seriamente impegnando per tenere testa a tutti i miei impegni e inoltre, postare regolarmente (quanto più mi è possibile) il che riesce bene soprattutto grazie alla mia insonnia, devo dire *_*! Sarò forse l'unica persona al mondo a gioire delle sue difficoltà nel dormire (contando che da quando avevo dieci anni, ho due occhiaie spaventose, ormai indelebili). Sono davvero contenta che ri sia piaciuta l'entrata in scena di Joker, naturalmente ispirata ad una di Groucho - altrettanto spettacolare, Dio, come slasherei anche lui! Ahm, cioè... - e sì, quel "mi è caduta una tetta" è davvero esilarante xD! Mi sento leggermente in imbarazzo, con questa storia ho fatto un po' il lavoro di Tarantino... parlando di Eddie invece... beh lui ha paura di un sacco di cose... la prima, è di perdere sè stesso o peggio, scoprire di non averlo mai effettivamente trovato. La seconda è di perdere chi ha intorno, il suo 'mondicino perfetto' e visto quanto lui ama l'ordine e la routine, questa sarebbe una catastrofe... immagino sia per questo che ha sviluppato un tale senso dell'onore, magari pensa che se le cose arriva a *meritarle*, lottando per esse o stando sempre dalla parte *giusta* eccetera... ciò che ha non gli verrà mai strappato! O per lo meno, si illude che le cose stiano così. Povero, ma quanto lo adoro - e per lui è male, visto che io amo l'angst. Poi, ha una lotta interiore tra il passato ed il futuro... ha cambiato *lavoro*, che è un trauma, in più ha perso molte delle conoscenze che aveva (e lì la faccenda si fa addirittura insostenibile). Immagino che ora, sentendosi considerare ancora tale e quale a prima, sia per lui un duro colpo. Proprio come ho scritto, nella storia: "Qualsiasi cosa facesse, restava sempre e comunque la stessa persona, solo con molti meno amici e sicurezze". E dopo queste chiacchiere, ti lascio al capitolo, sperando come sempre che ti piaccia ^^! A prestissimo, spero!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX


RED FLAGS AND LONG NIGHTS:



Capitolo 9: Beginning with.


Beginning with a look and then a smile.
(Iniziando con uno sguardo e poi un sorriso)

Enigma non lo avrebbe mai detto, ma la sua ultima interazione col commissario Gordon si era rivelata più piacevole di quanto avrebbe potuto mai immaginare, non era poi una brutta compagnia, quando non era lui in persona ad essere il centro delle indagini.
Appena tornato a casa, si prese una scossa neanche troppo leggera di corrente elettrica; naturalmente Joker aveva fatto avverare le sue minacce, ma a Nigma dispiaceva più per il suo adorabile microonde - smontato per prendere in prestito gli elettrodi necessari - che per lo scherzo in sé. Ma Edward era troppo stanco per litigare col clown, lo sapeva benissimo che per discutere con lui serviva una gran pazienza ed una immensa forza d’animo che, dopo un intero giorno di veglia, sentiva di non possedere.
Lasciò il clown alle sue risa di scherno e decise di sbrigare velocemente le ultime faccende: sedette al computer, per spedire via e-mail la lista promessa a Gordon, ed infine chiamò Crane, per assicurarsi che stesse bene e, dopo la fin troppo breve conversazione, riagganciò e decise di concedersi, finalmente, un meritatissimo pomeriggio di sonno.
Non pranzò neppure, semplicemente dormì fino alle otto di sera, svegliandosi al suono del suo cellulare, che sorprendentemente prese a cantare una sciocca canzoncina, probabilmente Joker aveva giocherellato con la sua suoneria mentre dormiva; a chiamarlo era stata la sua cliente, che gli chiese con una certa urgenza nella voce, di vedersi, così nel sonnambulismo più estremo, Enigma si fece una doccia ed uscì per andarla a prendere con la sua auto, rifiutando categoricamente un’altra corsa mortale sul suo malefico motorino.
Nel frattempo però, anche nell’abitazione di James Gordon il telefono aveva iniziato a suonare ed il commissario aveva preso la chiamata seduto sulla sua poltrona, in vestaglia, ancora illuso di potersi godere una serata tranquilla.
“Sì Montoya, ho capito. Mi stai dicendo che una vecchia signorina è fuggita ai baldi agenti del GPD. - una pausa, era così stanco che non ebbe nessuna reazione alla notizia. - No Montoya, non sono arrabbiato. Semplicemente io perdo la pensione, ma tu vai a dirigere il traffico.”
Riagganciò, sbuffando e passandosi una mano sul viso stanco e di nuovo suonò il telefono.
E ti pareva che poteva finir qui, la serata. Pensò stancamente, sollevando nuovamente la cornetta.
“Gordon. Oh sì, ho capito, mi stai dicendo che il signor Sarandon, un vecchio malato ed un po’ rimbecillito è sfuggito ai prodi poliziotti di Gotham. No non sono arrabbiato, Bullock, semplicemente domani ti uccido.” Concluse, mettendo giù e dirigendosi in cucina da sua moglie per avvertirla - la cosa non le avrebbe fatto piacere - che doveva uscire di corsa per tornare al lavoro senza neppure aver cenato.
Ancora altrove, in un appartamento di uno dei tanti quartieri malfamati di Gotham, Jonathan Crane passeggiava su e giù per il salotto ingombro di libri - come d’altronde tutto il resto dell’abitazione - ma vuoto, eccezione fatta per lui, e per la prima volta in vita sua, quel silenzio e quella solitudine gli pesavano, anche se certamente non per questioni sentimentali.
Non si faceva illusioni, chiunque fosse Jack, era in gamba, abbastanza almeno da riuscire a seguirlo per settimane, ovunque andasse veniva sempre ritrovato non importa quanta cautela usasse per i suoi spostamenti, ed era un tipo molto discreto, lui.
Senza dubbio conosceva anche quel suo nascondiglio e per questo era rimasto sveglio, ormai quasi quaranta ore filate, ma come poteva fidarsi a prendere sonno?
Era arrivato perfino a buttare giù un paio di anfetamine ma per quanto tempo sarebbe potuto andare avanti così? Se Edward avesse impiegato una o due settimane per risolvere il caso, si sarebbe privato del sonno per tutto quel tempo? E non poteva di certo andare da lui, visto che era, per l’appunto, impegnato a fermare il suo aspirante killer; la sua presenza avrebbe solo reso le cose più difficili ad Enigma, rallentando le indagini, ed era l’ultima cosa che voleva.
Joker invece, non era davvero tipo nelle cui mani mettere la sua sicurezza, il clown non sapeva proprio cosa fosse la responsabilità, specie contando che non aveva bisogno di un cane sciolto, che andasse in giro a dare la caccia a chi la dava a lui, ma di protezione, se non costante, almeno durante la notte.
Non voleva neppure doversi indebitare con nessuno, erano davvero poche le persone naïve come Edward, che si lasciavano giocare con tanta facilità e s’impegnavano ad aiutare qualcuno in pericolo solo perché lo conoscevano… più che poche, era più esatto dire che solo Nigma si comportava in modo tanto onorevole, tra le sue conoscenze.
Ripensò alla sera dell’aggressione, ci aveva riflettuto molto, anche se non poteva esserne sicuro al cento percento, per almeno una buona settantina, poteva affermare fosse stato Harvey Dent a salvarlo e riportarlo a casa sua e probabilmente una parte dei pedinamenti che aveva ricevuto nelle ultime settimane, erano stati opera dei suoi tirapiedi, che Duefacce gli aveva messo alle costole dopo l’ultima volta che era stato giocato.
Che fesso… rifletté, fin troppo gentile nei riguardi del criminale, ma aveva preso una decisione; per quanto gli rodesse, avrebbe indossato il suo miglior sorriso e gli avrebbe fatto visita. Harvey avrebbe potuto dargli protezione e, se Crane giocava bene le sue carte, per una davvero conveniente contropartita.
Ma Cristo, quanto odiava rivolgersi proprio a lui!
L’uomo aveva sviluppato un qualche debole per lui, questo lo aveva capito da tempo, nessuno sarebbe cascato nelle sue trappole con tanta facilità per ben due volte altrimenti, e Jonathan non avrebbe mai immaginato di dover mai avere ancora bisogno del suo aiuto, o non l’avrebbe fatto arrabbiare così tanto. Era proprio vero, nella vita non si sa mai.
L’unica cosa che sperava, era di non essersi sbagliato, altrimenti con quello che gli aveva fatto, un tipo come Harvey Duefacce gli avrebbe fatto saltare la testa senza pensarci due volte…

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Capitolo 10
*** Don't need. ***


Don't need
Per Chimeratech: Ciao! ^^ Ecco un altro capitolo un po' troppo breve ç_ç. Ma ormai siamo vicini alla fine, perciò ancora un po' di pazienza è_é! Ehh, Harvey ha sempre qualche stranezza nascosta qua e là ù_ù... ma non permetterò che accada qualcosa di male al cucciolo, non preoccuparti è_é! Beh, Eddie invece è destinato a dormire poco davvero, non che lui poi, abbia tutta questa passione per il sonno, come ha detto anche lui, ha un orologio biologico fin troppo sballato! Sta tutta la notte in piedi al suo pc, e poi dorme di giorno, quando ci riesce... o almeno è quello che immagino visto che tutti i maniaci del computer che conosco (me inclusa) hanno questa abitudine in comune! E con maniaci del pc, non intendo hacker esperti, ma tutte quelle persone per le quali anche un solo giorno senza di esso è paragonabile ad una tortura. Meno male che ultimamente ha qualcos'altro da fare, và xD! Ebbene sì, ho deciso di inserire Jim Gordon  nella storia o_ò. Scelta discutibile e con lui prenderò moltissime libertà visto che la versione di Nolan si conosce poco e quella del fumetto è... beh, diciamo che cambia abbastanza spesso ù_ù. Ora ti lascio al capitolo - perdonami la brevità, ma nei prossimi capitoli Spaventapasseri sarà molto più presente ^^! A presto, spero, ti lascio al capitolo! E grazie infinite per il commento ;).

Per Sychophantwhore:  Tesoro, ciao *_*! Beh, effettivamente a questo punto la situazione si sta sviluppando in maniera un po' intricata, uhm... spero sia ugualmente tutto abbastanza scorrevole, è per questo che avevo deciso, contrariamente alle mie abitudini e alla soddisfazione dei lettori, di optare per dei capitoli molto corti... povero Gordon però xD! Io cerco sempre di rendere i personaggi un po' più simpatici e interessdanti di come li si consideri solitamente, spero di riuscirci anche con lui, magari lui e Ed finiranno col diventare amici (lo so, questa prospettiva ti sta dando i brividi xD). Beh, secondo me Joker resta comunque il supercriminale di sempre, ma immagino gli faccia piacere anche tenere d'occhio Eddie molto da vicino (in mancanza di meglio, ovviamente, ed ho specificato prima che non agisce per conto suo, perché non otterrebbe l'attenzione che merita), ed assicurarsi che non perda sé stesso. Quando Nigma è disperato o depresso, o *troppo* buono per essere vero, c'è il clown a riportarlo coi piedi per terra e ricordargli *chi era* e chi ancora *è*. Il mondo comunque, non può perdere l'Enigmista, no ;)? E non preoccuparti, ci sarà occasione anche per Joker, di dar sfogo ai suoi istinti violenti xD. Ti confesso che non è esattamente parte della trama, cioè non c'entra nulla lui, con lo Squartatore, e come avrai notato, Enigma lo ha tenuto quanto più poteva all'oscuro di tutto, anche per lasciar tranquillo Crane. Ma capirà poi, di essere stato *giocato*, questo è sicuro XD. Ora ti lascio al capitolo, sperando di riuscire ad aggiornare ancora, molto presto! Mi devo dedicare a *Pretend...* assolutamente è_é! Un abbraccio, grazie del commento, spero di sentirti presto ;)!



RED FLAGS AND LONG NIGHTS:



Capitolo 10: Don’t need saving.


She don’t need a thing.
(Lei non ha bisogno di niente)

Nella grande stanza buia e semideserta, un grido riecheggiò, facendo sobbalzare qualcuno perché troppo improvviso, l’urlo fu seguito immediatamente dall’immagine di una donna cui veniva tagliata la gola.
Enigma voleva capire tutto, ma perché, con la gola tagliata, a quella poveretta avrebbero dovuto sanguinare anche i capelli? Non gli piaceva affatto quel film.
“Ma fa quel rumore, una gola tagliata?” Domandò Jane, tesa in avanti sulla poltrona e fissando, imbambolata, il maxischermo.
“No…” Rispose l’investigatore privato, con macabra e disgustata noia - lui sapeva benissimo che rumore faceva, un coltello che si faceva strada tra le vene della gola, e di certo non era quello schifo… il suono posticcio ricordava più un pezzo di stoffa strappata in due, ma non fornì quest’ultimo dettaglio alla ragazza seduta al suo fianco e che, ora come ora, le piaceva poco più del film in questione.
Ok, era arrivato ad accettare, per quanto possibile, il carattere assurdo di Jane, a volte arrivava perfino a divertirsi ripensando ai suoi colpi di testa, ma si sentiva preso in giro: dopo essere stato - con tanta urgenza - convocato, scoprire che la matta voleva solo andare a vedere un horror di serie B al cinema gli pareva quasi un insulto.
Per questo Enigma era rimasto tutta la sera taciturno, critico e scontroso - più del solito - cosa che probabilmente passò del tutto inosservata alla donna, che all’uscita dalla sala prese a parlare tranquillamente per entrambi; chiacchierare per lei non era certo un problema, pareva non esaurire mai gli argomenti.
Appena superato il portone della sala, Jane accelerò il passo per raggiungerlo e lo prese prepotentemente sottobraccio mentre gli propinava un sorriso abbagliante, sorprendendo l’investigatore non poco con quei gesti affettuosi, ma non la scansò, in fondo non era nulla di troppo spiacevole per lui, anzi.
“Comunque fantastico, vero?! - Nigma alzò un sopracciglio, stava davvero parlando di quella patetica esibizione di stupidità appena conclusosi? - I film dell’orrore sono la mia passione, vedi quante cose abbiamo in comune?! - Edward si voltò a guardarla con rinuncia, quando mai aveva detto di gradire gli horror? - Quando ci sposiamo?”
Concluse, e quella era la seconda volta nell’arco della giornata che Jane scherzava in questo modo, cosa che provocò in Nigma, il principio di un mal di testa epocale, davvero, da guinness dei primati.
“Sono ancora un po’ giovane, per quello.” Rispose, lapidario e tornando a distogliere lo sguardo da quel viso infantile, sperando davvero che quella serata si concludesse al più presto, e doveva avere qualche tipo di potere strano, perché lei lo lasciò andare pochi secondi dopo, superandolo  mentre, con costernata rassegnazione, blaterò qualcosa di insensato, come sempre.
“Ho capito. Sedotta ed abbandonata…”
“E quando mai ti avrei sedotta, sentiamo?”
“Beh, è stato fantastico finché è durato…”
“Finché è durato che cosa?”
“Ti spedirò l’assegno, sei licenziato.”
Edward restò immobile ed impassibile mentre la guardava allontanarsi velocemente tra la folla del cinema, senza avere la forza per arrabbiarsi o anche solo imprecare; quella era la sera libera della squinternata dal museo, certo, sperava avrebbero potuto stare insieme, visto che si era anche sorbito quel mattone olandese che più che horror era un orrore. Ma che aveva quella matta?
In attesa che mi riassuma, mi faccio una dormita. Mi sa che se portavo fuori Joker era meglio… vestito da domestica demodè, magari. Pensò, ma malgrado i suoi atteggiamenti da duro, sentiva di essere davvero dispiaciuto per come era finita la serata; certo, era uno schifo ma avrebbe forse potuto migliorare, nelle prossime ore!
Solo, si diresse lentamente verso una pizzeria, non mangiava dal pranzo del giorno prima, accidenti.
Nel frattempo, all’ingresso di un grosso garage sotterraneo, un assembramento di poliziotti restò in piedi, illuminato dai fari di un’auto d’epoca in avvicinamento, che rallentò, accostando davanti ad un rassegnato Jim Gordon.
“Salve, commissario! - salutò, dal veicolo, un’arzilla vecchietta, un cappello da aviatore in testa con tanto di occhialetti - Aspettate qualcuno?”
“Miss Christie, - iniziò l’uomo, bonariamente irritato - spero si renda conto che mezza polizia di Gotham la stava cercando dappertutto.”
“Oh! E l’altra metà?” Scherzò, con un sorriso vispo.
“Quella, correva dietro al signor Sarandon, che lei ha riaccompagnato a casa dieci minuti fa. Vi sembra questo il momento per simili scappatelle?”
“Oh, figliolo! - ridacchiò lei, gentile - Alla mia età è sempre il momento giusto, visto che potrebbe essere l’ultimo. Ora se permette, avrei un po’ di sonno.” Concluse, riavviando la macchina ed infilandosi nel garage.
“Seguitela. - ordinò il commissario a due dei suoi agenti - Non vorrei scappasse ancora.” E mentre si allontanava, i suoi uomini obbedirono, entrando anche loro nell’ampio sotterraneo, pieno di vecchie e costose automobili.
“Simpatica però, la vecchia.” Buttò lì uno di loro, parlando al collega, che rispose con una risatina.
“Sì, e secondo me il commissario esagera. Jack ammazza le donne giovani e belle, come la Dunsany e la Dewey.” Disse, ma quando due minuti dopo raggiunsero l’auto, il cadavere insanguinato ma ancora sorridente della signora Christie era riverso in terra ad accoglierli.

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Capitolo 11
*** A Lay. ***


Per chimeratech: Ciao ^^! Rieccomi ad aggiornare, finalmente, eh sì, ho troppe storie in corso, e non so quasi mai dove mettere le mani per prima! La polizia di Gotham ha tanti difetti, ma un solo pregio: per lo meno non si danno mai per vinti, nonostante le figure che fanno un po' ovunque (e qui mi torna in mente *No man's Land*, dove Gordon va a cercare lavoro in un commissariato diverso e tutti gli ridono in faccia. Beh, povero, ma effettivamente viene da una città in cui si ha bisogno di un sorcio mascherato per combattere il crimine o_ò puah!). Eccoti in questo capitolo, Johnny finalmente xD! Eheheh. La pizza, è sempre una voglia bene accetta, io l'adoro e continuerò a farlo tutta la vita ù_ù. Ed ovviamente Eddie, da maniaco del pc quale è,  *deve* - è d'obbligo, sì -  non mangiare che quando se ne ricorda, di tanto in tanto. Per quello è così slanciato e magro, beato lui! Su Jane, la penso proprio come te ù_ù. Ora ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia ^^!

Per Sychophantwhore: Rieccomi, finalmente ad aggiornare anche qui! Gordon sì, ora è l'incapacità fatta persona (ed anche a te farò presente No man's Land, a certificare e controfirmare il tutto). Per quanto riguarda il signore scontroso e vestito di nero, non ho intenzione di riportarlo nella storia di nuovo xD. Se la caveranno benissimo anche da soli, ci pensa Eddie! Naturalmente il fatto che non hai letto il fumetto non può che riempirmi di gioia xD. Almeno sarà un po' una sorpresa, per quel che vale.
Sì, so che il Joker ha sempre qualcosa in testa xD. E sicuramente, mentre non sa che fare e non intende agire solo per passare inosservato, sarebbe da lui ridacchiare giorno e notte progettando chissà quali nefande follie da appioppare sui cittadini di Gotham! Proprio perché non riesce a stare fermo, si è gettato senza pensarci, dove pensa ci sarà più movimento: casa di Eddie. Per i seguiti che progetto di questa storia (massì, anche qui, tanto sono corte), Joker avrà da ridire su più cose a dire il vero e non le prenderà affatto tutte alla leggera xD.
Ora ti lascio al capitolo, sperando ovviamente che ti piaccia ^^! Un abbraccio, ci sentiamo presto!

XxX.SilverLexxy.XxX


RED FLAGS AND LONG NIGHTS:


Capitolo 11: A lay.


She don’t need saving, or a lay.
(Non ha bisogno di essere salvata o di una scopata)

Duefacce si sentiva stanco; nonostante fosse relativamente presto - appena mezzanotte - non vedeva l’ora di poter andare a dormire, ma decise di sforzarsi per restare sveglio, e fece bene, visto che poco dopo il suo braccio destro entrò nel salotto per avvertirlo che aveva visite: lo Spaventapasseri chiedeva di vederlo.
Quella notizia lo sconvolse letteralmente, che diavolo voleva Crane, da lui? Lo aveva già giurato tempo addietro, che se mai avesse dovuto ripresentarsi, accampando altre scuse per poterlo fregare di nuovo, lo avrebbe fatto secco senza pietà.
Autorizzò il suo uomo a lasciarlo passare è, quando l’ex psichiatra fece il suo ingresso, chiese che venissero lasciati soli; Jonathan aveva l’aria nervosa, ma non in modo naturale… doveva aver assunto qualche tipo di droga e non c‘era da stupirsi, aveva molta dimestichezza con la farmacologia, sia in ambito psichiatrico che non.
“Crane. Che cosa vuoi?” Chiese, ora del tutto sveglio, e lo vide lasciare andare un sospiro esausto.
“Niente, mi chiedevo se dovessi per caso ringraziarti.”
“Ringraziarmi? E di cosa?”
“Qualcuno mi ha salvato la vita, l’altra sera. - disse l‘altro, sorridendo in modo stranamente dolce. Duefacce aveva già visto un’espressione simile su di lui, nelle sue finzioni più abili. - Sei stato tu, vero Harvey?” Domandò, avvicinandosi fino a stargli davanti.
“Scherzi? Certo che no.” Fu la risposta fredda.
“Oh. - rispose semplicemente Spaventapasseri, il sorriso scomparso dal suo volto e nonostante tutto, a Duefacce dispiacque vedergli perdere quell’espressione così dolce. - Allora mi sono sbagliato. Scusa il disturbo.”
Disse semplicemente Crane, voltandosi immediatamente per andarsene, e Harvey si sentì un po’ spiazzato da questo gesto improvviso, così si sollevò dalla poltrona su cui sedeva e lo raggiunse, fermandolo con una mano sulla spalla e lo fece voltare di nuovo.
Qualcosa non andava. Jonathan Crane non si scomodava di certo per ringraziare nessuno.
“Che succede?” Chiese, serio.
“Che vuoi che succeda? Le solite cose.”
Ribatté Jonathan con leggerezza, e guadagnandosi così uno sguardo da andiamo, a chi vuoi darla a bere? davanti al quale non rispose, ma dopo aver a lungo sostenuto lo sguardo di Harvey, come in una sfida di resistenza, crollò; era stanco e si vedeva, lasciò andare un altro sospiro esausto.
“Speravo davvero fossi stato tu ad aiutarmi, perché mi avrebbe semplificato la vita. Qualcuno mi vuole morto, e sembra pericoloso. Se c’era uno capace di proteggermi, quello eri tu, ma mi sono sbagliato, quindi… come non detto?”
Tentò, con un mezzo sorriso, ma stavolta l’altro lo fermò ancor prima che potesse voltarsi.
“Cioè, fammi capire. Stavi cercando protezione da me?”
A quelle parole, Jonathan aggrottò le sopracciglia e Duefacce capì che, alle sue orecchie, quelle parole dovevano suonare come un insulto, come se in verità, stesse dicendo e che fine ha fatto il grande e pericoloso Spaventapasseri? ma non era ciò che aveva voluto dire e tentò di spiegarsi.
“Intendevo, dopo quello che mi hai fatto, davvero pensavi che ti avrei aiutato? Senza approfittare dell’occasione? E tra l’altro, non eri tu quello che non si fidava mai di nessuno?”
Lì per lì Crane non rispose nulla, lo sguardo che prima era solo irritato si fece carico d’odio, il suo tono secco.
“Arrivederci, Harvey.” Era categorico, e stavolta l’ex magistrato non lo fermò, alzò lo sguardo al cielo, esasperato.
“Non fare così, ti darò la protezione che cerchi.”
“Non mi serve, Harvey, grazie lo stesso.” Rispose, senza guardarlo neppure.
“Guarda che non puoi uscire, la porta è chiusa a chiave.”
A quelle parole, Jonathan si voltò lentamente e, gelido, chiese.
“Mi apriresti, per favore?”
“No. Stasera resti qui, un mio uomo può stare fuori dalla tua stanza.” Disse, col tono serio di uno a cui non si poteva dire di no.
“Non è questa la protezione di cui ho bisogno.” Ed infatti, Crane aveva detto di no.
“Non lo è? Cosa intendevi, allora?” Chiese, avvicinandosi a Spaventapasseri ed ignorando la sua richiesta di lasciarlo andare.
“Non capisci la mia situazione, Harvey, questa… persona, supera i controlli della polizia, sembra comparire dal nulla e sparire con altrettanta facilità, senza lasciare tracce. Se mi fosse bastato un piantone, credi che sarei qui a chiederlo a te?”
In effetti, Crane poteva benissimo reclutare degli uomini quando e dove voleva, era piuttosto conosciuto ed aveva sempre pagato bene, a quel che si diceva in giro. Ma allora…
“Ah! - l’espressione di Duefacce era basita, aveva infine capito. - Cioè, hai bisogno proprio di me?!”
“Ahhah, no Harvey, non mi serve il tuo aiuto. - ribadì Jonathan, con un sorriso serafico sul volto. - Lasciami uscire adesso, per favore.”
Chiese, ancora una volta inutilmente visto che da bravo magistrato, Dent non faceva che cambiare discorso e rigirarsi le cose un po’ come gli pareva..
“Ed il fatto di essere stato eletto a guardia del corpo nella tua testa, dovrei interpretarlo come una promozione, o una retrocessione? Semplicemente non pensavo mi reputassi degno di fiducia fino a questo punto.”
“Non lo faccio, infatti. Non sei stato tu a salvarmi.”
Di nuovo, il silenzio regnò tra loro, ma stavolta fu Duefacce a cedere per primo, con uno sbuffo irritato.
“E va bene, passavo di là e non sapendo cosa ti fosse successo, ti ho riaccompagnato a casa, tutto qui.”
Sul viso di Jonathan si aprì di nuovo un sorriso, stavolta dovuto al fatto che non solo non si era sbagliato, ma il solo fatto che Harvey stesse passando di là, in un vicolo buio a quell’ora di notte, era tutto fuorché credibile, ma non glielo fece notare.
“Allora, cos’avevi in mente?” Chiese ancora Duefacce.
“Ah, beh… - buttò lì Crane, come se fosse una richiesta di tutti i giorni. - quanto è spazioso il tuo letto, Harvey?”






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Capitolo 12
*** The idea of. ***


Per Chimeratech: Ciao ^^! Aww, Eddie che non mangia magari per tutto il giorno e poi ordina una pizza, o cibo cinese, e se lo fa portare comodamente in casa, ma che bellezza! Per quanto riguarda Jonathan in questa storia non è drogato ç_ç, aveva solo bisogno di tenersi sveglio così ha buttato giù qualcosa per aiutarsi. Per me è normale, essendo un medico specializzato in psicofarmacologia, fare uso di queste conoscenze ogni tanto anche per usi personali xD. In fondo se assume robe fatte da lui, saprà sempre che non gli daranno strani effetti, che non son tagliate con sostanze poco raccomandabili, e insomma i rischi sono di gran lunga minori, non è che lo si potrebbe mai vedere ad acquistare roba da un pusher. Le sue frasi ambigue *__* non è dolcissimo? Lui sa sempre come rigirarsi le situazioni ed ogni frase fidati, è del tutto calcolata xD. Aww, ma sono davvero felice che ti sia avvicinata anche alle altre mie storie! La coppia Harvey/Crane mi piace molto, anche se cerco sempre di variare, ampliare i miei orizzonti slashosi. *_* in ultimo... non sei assolutamente obbligata, ma mi farebbe piacere allora sentire il tuo parere anche sulle altre storie ^^. Qui ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia! Grazie mille per il commento, alla prossima!
Per Sychophantwhore: Tesoro! Beh, io non rinuncerei mai ai risvolti romantici nelle mie storie, anche se pochi o brevi, ma li amo! Harvey e Crane poi, mah, secondo me son fatti l'uno per l'altro, non c'è niente da fare ù_ù. E la meccanica del rapporto è sempre la stessa: c'è Crane che si ficca in un guaio, o in un vicolo cieco di ragionamenti, e c'è Duefacce, sempre pronto a tirarlo fuori *_*! Ennò, la mania di fare il cavaliere bianco, non gliela leverà mai nessuno. Ti dirò, io in questa serie di storie non ho davvero la minima intenzione di mettere in mezzo Batman, quindi tranquilla xD! Anzi, l'ho scritta apposta per lasciare spazio ai villains, farli agire in libertà senza la pesante presenza del pipistrello, che ogni tanto incombe su di loro. No, no, non lo voglio qui è_é! In ultimo é_è per quanto mi piacerebbe che i due si dessero da fare, non sarebbe IC, purtroppo é_è. Ma avranno tempo più in là, anche se non in questa storia qui ^^. Ti ringrazio molto per la recensione, ora ti lascio al capitolo, sperando di sentirci presto *_*!
Per Boopsie:  Amor mio XDD "se poi sfarfalla pure le ciglia" mi ha stesa, e riportato alla mente le nostre magnifiche ruolate! Johnny ha proprio le armi segrete a sua disposizione, no Harvey è già capitolato e se n'è anche accorto ;)! I vecchietti erano sempre piaciuti anche a me, mi commuovevano tantissimo é_è! Per quanto riguarda Gordon, lui continuerà ad apparire spesso nella vita di Eddie ù_ù questo è poco ma sicuro. Ed infineeeh! Sono contentissima che il precedente capitolo sia stato di tuo gradimento *_*! Io ho amato davvero scriverlo, e spero che quest'altro ti piaccia altrettanto xD! Ora ti lascio alla lettura tesoro, ci sentiamo presto!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX

RED FLAGS AND LONG NIGHTS:


Capitolo 12: The idea of.

She’s got all per friends around, and you can hear them say
“He’s non into you, he’s into the idea of.”
(Lei ha tutti i suoi amici attorno, e puoi sentirli dire)
(A lui non piaci tu, ma l’idea di te)

La mattinata era assolata, sebbene fredda come poche, ma non c’era da stupirsi: il clima rigido e poco umido di Gotham aveva spesso di queste contraddizioni, ed Edward aveva altro a cui pensare, se ne fregava del tempo, mentre camminava, stretto nel suo spolverino grigio, a fianco di Jane, su un enorme campo da golf.
Nigma c’era già stato su quei prati, diverse volte vi aveva incontrato Duefacce, che aveva una passione per quello sport, ed anche un discreto talento, bisognava dire.
“Eccolo là!”  Disse la ragazza, indicandogli un vecchio signore che giocava da solo, ed iniziarono ad avvicinarsi.
“Signor Sarandon!” Chiamò Jane per attirare la sua attenzione, poco prima che lo raggiungessero. Edward vide l’uomo voltarsi, riconoscendo la donna sorrise e le si fece incontro per abbracciarla, le disse quanto fosse felice di vederla.
“Ha saputo di Margareth, vero?” Domandò la ragazza, con cautela, ma l’uomo sembrava tranquillo sull’argomento, non abbandonò la sua espressione allegra.
“Sì. Il commissario Gordon mi ha avvertito, pare che l’assassino fosse nell’auto, nascosto dietro di noi, ma non si spiega come possa poi essersi poi volatilizzato in quel modo.”
Un’audacia incredibile… rifletté Nigma tra sé, pensieroso, ancora non aveva detto una parola, ma la sua attenzione era tutta sulle parole del signor Sarandon.
“Se lo avessi visto, avrei potuto… - una pausa, poi continuò, come se nulla fosse - mah. Ormai è troppo darsi per i se.”
Edward non sapeva cosa pensare, seguendo la logica, si era convinto che il colpevole fosse - per forza di cose - uno dei partecipanti alla seduta spiritica, ed il vecchio signore lì presente aveva molti elementi a suo sfavore: era arrivato a smuovere tutte le sue conoscenze agli alti vertici per mandar via i poliziotti incaricati della sua protezione, era un uomo potente, uno che sarebbe sempre stato al di sopra di ogni sospetto.
Ma dopo averlo guardato in faccia - Nigma non si fidava dell’istinto, certo, ma ciò non voleva dire che non ne avesse uno - ed aver sentito il dolore nascosto nelle parole dell‘uomo, si sentiva sempre meno convinto della sua teoria.
“Signor Sarandon!” Tutti sobbalzarono, al grido improvviso ed alto di quella voce femminile e quando Nigma si voltò, vide una donna bionda, alta e secca che avanzava verso di loro a passo di carica.
“Dovrebbe vergognarsi, approfittare così di ogni mia piccola assenza!” Strepitò, strappando dalla bocca dell’uomo il sigaro che aveva appena tirato fuori.
“Purtroppo, lei non ho potuto mandarla via come quei brav‘uomini del GPD. - mugugnò, depresso - Non mi resta che sperare in Jack.”
“Oh, bene! - esclamò Jane, guadagnandosi lo sguardo basito di Nigma: era una risposta davvero infelice, ma d’altronde quella ragazza era fatta così - Comunque, noi resteremo con lei!”
Noi?” Domandò il signor Sarandon, voltandosi e notando per la prima volta la presenza dell‘investigatore, che restò immobile sotto il suo sguardo scrutatore.
“Io ed Edward! - specificò, indicando il suo compagno - L’ho riassunto stamattina!” Cinguettò la donna, come se stesse mostrando un trofeo, ed il vecchio gli si fece incontro, tendendogli educatamente la mano con aria titubante.
“Edward… Nigma? Strano nome, ma gli amici di Jane sono anche i miei.”
“La ringrazio, signor Sarandon. Se non le spiace, ci sarebbe anche un altro amico.” disse, e col capo fece cenno in direzione di un ragazzo poco distante da loro, aveva i capelli biondi ed una pesante sciarpa a coprirgli metà del viso; tutti e tre ora lo guardavano mentre, con una mazza presa chissà dove e quando, si divertiva a colpire il green attorno ad una pallina. Edward era quasi convinto che lo stesse facendo apposta, a mancarla.
“Ehm… salve?” Tentò il signor Sarandon, e Joker si voltò immediatamente. Dopo aver guardato l'anziano con aria sospettosa per qualche secondo, si precipitò a stringergli la mano.
“Oh, salve mister! La sua mazza non funziona bene.” Aggiunse immediatamente, restituendogli l'arnese ed il vecchio scoppiò a ridere, un suono avvolgente ed educato.
“La conosce quella del ricco inglese che telefona a casa, chiede al maggiordomo di passargli la moglie, ma questa era a letto con un altro uomo?” domandò il clown, e la risposta fu un’altra risata.
“Oh, sì. L’inglese ordina al suo dipendente di ucciderli entrambi, se non erro?”
“Esatto! - esclamò, entusiasta - Poi torna al telefono: fatto, signore! e lui, Benissimo! Ora sbarazzati dell’arma! e il cameriere: già fatto, signore! L’ho gettata nella piscina!
Che piscina? - completò il signor Sarandon per lui - Ma che numero ho fatto?!” La vista di quei due che ridevano insieme, fece accapponare la pelle di Jane e spinse Nigma ad alzare gli occhi al cielo, esasperato.
Nel frattempo, anche a casa di Duefacce si era infine fatto giorno: per il supercriminale, la notte appena trascorsa era stata una delle più strane della sua vita: Jonathan Crane era piombato a sorpresa in casa sua, facendogli capire di voler dormire con lui, e che avrebbe dovuto proteggerlo dal fantomatico Jack lo Squartatore, il killer che da un po’ di tempo a quella parte, riempiva le pagine di cronaca nera.
Poi, Harvey si era - beh, sì - meritato un ceffone immenso sul lato sano del suo viso per aver domandato allo psichiatra se, per caso, nel suo piano originale prevedesse di offrire il suo corpo come ricompensa per la protezione che chiedeva.
Inutile dire che non lo prevedeva.
La faccia ancora gli doleva parecchio, ma le stranezze non erano ancora finite: dopo aver accompagnato a letto Crane ed avergli promesso, come si fa coi bambini, che non lo avrebbe lasciato solo una volta che si fosse addormentato, si era sistemato, seppure con grande imbarazzo, sul lato opposto del letto, e stava quasi per addormentarsi quando gli tornò in mente una storia che aveva sentito tempo addietro, di questo tale giù a Basin City, di nome Marv.
Lui era andato a letto con una donna, e si era svegliato il mattino seguente col suo cadavere a fianco; lei era stata uccisa da qualcuno molto abile e silenzioso, il tipo di killer che Crane aveva descritto.
Quella sera, Harvey Dent non dormì. Come non lo fece la mattina successiva ed il pomeriggio a seguire: restò lì vigile, come se davvero, appena avesse chiuso gli occhi, Jonathan sarebbe morto.
Quando poi Jonathan aprì lentamente gli occhi, Harvey decise di prendere quello spettacolo come ricompensa per le sue fatiche: ne era sicuro, non sarebbe più stato capace di guardare Crane nello stesso modo dopo averlo visto così. Sembrava addirittura tenero. Tuttavia non lo prese in giro, preferendo evitare un altro ceffone da parte sua.
Appena aperti gli occhi, Jonathan si strinse nelle coperte, gli sembrava di non aver mai dormito meglio in vita sua, tanto era stanco la sera precedente: senza saperlo, Harvey era molto rassicurante, pieno di forza come era, ed era contento di essere infine riuscito a manovrarlo, con qualche trucco ben congegnato. La farsa della sera precedente era stata un capolavoro. Tranne lo schiaffo, quello non l’aveva finto.
“Spero ti renderai conto che sono le sei di pomeriggio e che per restare qui, ho dovuto cancellare un meeting importante per i miei affari.”
Cosa doveva rispondere a ciò? Trovava Harvey era quasi dolce nella sua pateticità, e Spaventapasseri gli sorrise, in quel modo che sembrava sempre riuscire ad incantare tutti, dolcissimo e finto come una banconota da tre dollari.
“Grazie.” Mormorò solamente, e l’altro lasciò cadere l’argomento con una smorfia ed un basso suono irritato, voltandosi poi sulla schiena, incrociando le caviglie e le mani all’altezza dello stomaco, e si abbandonò sul letto.
“Posso solo immaginare quanto stupido io appaia ai tuoi occhi, vero?” Buttò lì poi, senza guardarlo, fissando il soffitto.
Esatto. fu il primo pensiero di Jonathan, ma non lo disse ad alta voce, decise di rispondere nel modo meno offensivo possibile.
“Ma è possibile che tu mi abbia davvero salvato la vita per la seconda volta.” Harvey voltò la testa sul cuscino per guardarlo, poi di nuovo si voltò su un fianco, per stargli di fronte.
“Però, sappi che ad un concetto piccolo così, so arrivarci: tutto questo fregare la gente deve nascondere qualcosa e non sono sicuro che scoprirlo mi piacerebbe. Ma so perfettamente come sei fatto e cosa aspettarmi, e non credere, ti ho capito benissimo anche ieri sera.”
“Il punto?” Domandò Crane, atono, in verità pensando Ecco. Sentiamo la cazzata del secolo.
“Nessun punto. È tutto qui.” Concluse Duefacce, tornando a stendersi sulla schiena, nella stessa posizione di prima e tutto questo spiazzò Crane, che iniziò, suo malgrado, a sentirsi a disagio: poteva davvero dire di aver fregato Harvey, quando invece era chiaro adesso, che fosse stato lui a far finta di farsi raggirare? Se lo avesse saputo la sera precedente, non avrebbe di certo accettato il suo aiuto, avrebbe sentito la stessa voglia di fuggire che provava in quel momento.
Si rese conto solo molti silenziosi minuti dopo, di stare fissando Duefacce con occhi enormi di stupore, si riscosse all’istante, abbassando lo sguardo, fece per uscire dalle coperte, ma si sentì cingere un fianco dalle braccia dell’altro, che senza tanti complimenti, lo riportò giù, attirandolo a sé finché non fu contro il suo petto.
“Hai le occhiaie fino ai piedi.”
Fu il suo commento acido, ma Crane capì che era il modo più gentile che l’altro conoscesse per invitarlo a restare, per riposarsi un altro po’ ed anche se non si mosse, Spaventapasseri sentiva di avere… paura. Del fatto che insieme alla voglia di scappare, ci fosse anche quella di rimanere, e non gli piaceva: non voleva assolutamente, arrivare a fidarsi davvero di nessuno.
Ma si sentiva ancora troppo stanco. Decise di pensarci un’altra volta, non sentiva di avere nessun criterio in quel momento per poter prendere una qualsiasi decisione. Così chiuse gli occhi, abbandonandosi nell’abbraccio di Duefacce, si riaddormentò quasi subito.

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Capitolo 13
*** Not through. ***


Per Chimeratech: Ciao! Grazie infinite della recensione, non se ne fa mai a meno in questo periodo in cui sembrano essersi tutti volatilizzati nel nulla xD! Chiedo perdono come sempre, per il ritardo nell'aggiornament, ma avevo in previsione di postare un capitolo di *Pretend*, solo che per cause indipendenti dalla mia volontà, mi è stato impossibile, per cui nell'attesa, ecco un altro capitolo di questa ù_ù. Per quanto riguarda i commenti di cui parli, ovvio che li leggerò tutti xD! E ti risponderò, anche, non temere :). Yay, per Joker e Harvey, che se il primo sicuramente si starà divertendo molto più del secondo xD. Povero Duefacce...! Qui ti saluto e ti lascio al capitolo, come sempre sperando sia di tuo gradimento!
Per Boopsie: Amor mio xD! Come son contenta che ti sia piaciuto il capitolo e sì, Mistah J, e il piccolo cucciolo sono davvero insuperabili ;o;! Harvey è il classico povero Cristo della situazione, eh! Sicuramente s'è notato, si lascia raggirare apposta e se lo tiene vicino ç_ç ed io mi sciolgo (anche se non dovrei, visto che è opera mia xD), e certo anche le battutine acide che lanciail caro signor Dent... alla fine si sa che gli servono solo a coprire il suo imbarazzo ù_ù sono così *sweet*! Ma a guardare bene in fondo, alla fine, Duefacce senza rendersene conto ha un po' il controllo della situazione ;). Per quanto riguarda Johnny, eh eh eh! Non se lo aspettava proprio, davvero o_ò! è rimasto letteralmente a corto di parole e fatti. Ora ti lascio al capitolo tesoro xD! Sperando che ti piaccia come sempre! A presto!
Per Sychophantwhore: Hello! Sì lo so, dovrei fustigare me stessa xD. Avevo promesso di aggiornare *Pretend*, ma non ho potuto, come sai per cause indipendenti dalla mia volontà, come il ritardo della mia beta, ma non la biasimo è stata occupata tra pic-nic vari e lotte con mostri terrificanti. Nel vero senso della parola xD. Nigma direi, non ha granché voce in capitolo col *cane*, anzi... egli ha deciso di sua spontanea volontà di appiccicarsi, anche quando non voluto, solo per il gusto di prenderlo in giro/aiutarlo/incasinare sempre più. Per quanto riguarda il signor Sarandon, continuo a tacere ù_ù... prendo esempio dai fratelli Nolan, maledetti che non si lasciano scappare un soffio sui loro progetti (accidenti a loro). L'idea della sciarpa infatti è la stessa di WWTMDA?. La verità è che non mi veniva nessun'altra idea su come coprirgli le cicatrici é_è... nel sequel però, varierò un pochetto. Eheheh, in effetti è un'immagine divertente che non potevo non rubacchiare, visto che si addiceva perfettamente al caro Mistah J e sì, lui comunque è sempre minaccioso, qualsiasi cosa faccia. Sarà anche per quel suo modo di dire le cose, raccontare le sue storielle macabre, o lanciare idee vaganti sotto forma di minaccia xD.
Per quanto riguarda Harvey sì, ci hai proprio azzeccato, alla fine è lui che ha in mano le redini della situazione (e forse senza neppure rendersene conto) solo che Jonathan, povero cucciolo, se ne renderà conto un po' tardi. Per quanto riguarda il fenomenale ninja di Sin City, non preoccuparti, era solo una storiella che gli era salita nella mente per fargli pi paura xD...! Solo che avevo riletto da poco il fumetto e scrivendo di Crane che va a dormire con Harvey per sentirsi protetto, non poteva non accendersi in me il flash. Quindi ho quotato spudoratamente. Non recuperarlo in fumetto è_é! Ora ti lascio al capitolo, come sempre sperando che ti piaccia *_*! Ci sentiamo presto!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX



RED FLAGS AND LONG NIGHTS:

Capitolo 13: Not through.

… but little do they know, that she’s not through.
(Ma che ne sanno loro, lei non ha ancora finito)

“Salve commissario, come va?” Domandò Nigma al telefono, gli occhi fissi sul soffitto bianco mentre si godeva la strepitosa vasca nell’immenso bagno nella villa del signor Sarandon; aveva approfittato del telefono nella stanza, anche se ancora prima di digitare il numero, immaginava quali notizie avrebbe ricevuto da Gordon.
“Puoi immaginarlo. - fu la laconica risposta - I capi sono in riunione in questo momento ed è probabile che mi toglieranno il caso. Alè! A te?”
“Mi sto facendo un bagno. - sviò la domanda, sporgendosi oltre il bordo dell’enorme vasca e scuotendo via un  po’ di schiuma dalla mano. - Qualche nuovo elemento?”
“Nessuno, il signor Sarandon è l’ultimo rimasto nella rosa dei sospetti e ora, per quel che vale, non ha neanche più la nostra protezione. Se è innocente, si direbbe stia facendo di tutto per farsi ammazzare.”
“Non vede l’ora, guarda. - rispose Nigma, in tono serio - Richard Dewey, invece?”
“Lui è mancino, mentre l’assassino non lo è.”
“Capisco.” Disse, vagamente depresso.
“Ehi, non ti starai lasciando abbattere?” Domandò il commissario in tono scherzoso, cogliendo Nigma alla sprovvista, visto che l’ultima persona da cui si sarebbe aspettato degli incoraggiamenti era proprio Gordon ed all’improvviso, per un attimo, gli precipitò addosso la realizzazione di quanto assurda fosse quella situazione: si trovava nel lussuoso bagno di una villa non sua - su invito del padrone, tra l’altro - chiacchierando al telefono con niente meno che il commissario del GPD.  
“Non so bene cosa pensare.” Confidò in un attimo di debolezza, per poi pentirsene subito, un attimo dopo.
“Ed è per questo che sei lì, dove a noi è stato vietato di mettere piede. - buttò lì, con tono amareggiato - Tieni gli occhi aperti, d’accordo?”
“Lo farò. - Rispose, forse troppo in fretta - Ti saluto.” Concluse, e senza aspettare mise giù, leggermente a disagio per la conversazione appena avuta. Era come se…
Fantastico! Il bagno, vengo anch’io! - quel grido improvviso lo fece sobbalzare e quando si voltò verso la porta, vide Jane, con un sorriso a trentadue denti. - Pistaaaaaa!” Gridò, già mezza nuda e correndo verso la vasca da bagno, sotto gli occhi spalancati di Edward, per poi tuffarsi a palla di cannone, spargendo acqua un po’ ovunque.
Ahhhh, era pure ora che mettesse giù! pensò Joker dalla stanza accanto, quella degli ospiti, mentre, spazientito, sollevava per l’ennesima volta la cornetta all‘orecchio, finalmente trovando la linea libera.
Pistaaaaaa!” Lanciò una breve occhiata confusa verso il corridoio, dal quale era arrivato quel grido di giubilo, ma poi scosse la testa. Pensare che c’era chi dava a lui del pazzo. Digitò a memoria il numero, pigiando con forza sulla tastiera del telefono per poi concentrarsi sul classico tu-tuu della linea occupata. Per l’ennesima volta.
Era dalla sera precedente che il suo cucciolo di Spaventapasseri non rispondeva neppure sul cellulare, ed il clown iniziò a pensare che forse, poteva essergli capitato qualcosa di davvero grave: non era mai capitato che Johnny rifiutasse una sua chiamata.
Riagganciò, per tentare nuovamente subito dopo, ed andò avanti così per un po’, ma i suoi tentativi andarono tutti a vuoto, così lasciò perdere; sbatté con rabbia la cornetta, poi si precipitò giù dal letto, afferrò al volo la sciarpa dal comodino ed uscì come una furia, mentre se l’avvolgeva attorno alla faccia, di nuovo per coprire le sue cicatrici.
Quando raggiunse il resto della ciurma, li trovò tutti in un corridoio, in piedi a seguire il signor Sarandon in un noioso tour della casa; il clown si avvicinò, giungendo appena in tempo per ascoltare la fastidiosa storiella del fantasma di famiglia, immancabile in ogni dinastia che si rispetti.
Si diceva che questo spettro dalle forme femminili, percorresse quel preciso corridoio, aggirandosi di tanto in tanto coperta di sangue.
“Chissà… - concluse il vecchio, con un mezzo sorriso - magari, se Jack riuscirà a prendere anche me, i fantasmi diventeranno due.”
“Una compagnia che è un mortorio, non c’è che dire.” Buttò lì Joker, ma senza sorridere, poi si avvicinò a Nigma e lo afferrò per un braccio, iniziando a trascinarlo di malagrazia lontano dalle orecchie degli altri.
“Che c’è?” Domandò l’investigatore, incuriosito e vagamente irritato da quell’atteggiamento improvviso.
“Ora. - iniziò il clown, visibilmente inferocito - Se voi due state cercando di prendermi in giro ok, ha funzionato! Potete anche smetterla.”
“Di che parli, Joker?”
“Di te e Johnny! Oh ah ah oh ah ah, vedi? Sto ridendo, adesso finitela!”
Edward spalancò gli occhi: che diavolo si era messo in testa, quel matto?
“Sii più preciso per favore, non capisco.”
“E allora te lo spiego io, grande genio dei miei stivali! - si trattenne dal gridargli, dritto in faccia, mantenendo un mormorio contrito - Voi pensate davvero che io sia uno stupido, che non mi sia accorto di nulla! Ma guarda caso, tu inizi a lavorare ad un caso che da principio volevi rifiutare, e tempo un paio di giorni, Johnny sparisce nel nulla!”
“Come sarebbe sparisce?! - Chiese Edward, stupito dalla rivelazione, immediatamente strinse le mani sulle spalle di Joker, come per immobilizzarlo e costringerlo a parlare - Non dire cavolate, l’ho sentito ieri mattina e stava benissimo!”
“Io invece, lo sto cercando da ieri sera! - si scaldò il clown, scrollandosi di dosso le mani di Nigma e fissandolo con uno sguardo inceneritore - A casa non risponde, ed il cellulare è spento! Vuoi spiegarmi adesso?!”
Edward non sapeva che dire, quindi tacque per un po’, riflettendo, poi iniziò.
“Joker, per prima cosa cerca di mantenere la calma. Il fatto che non risponda non significa necessariamente che…” Ma venne interrotto, bruscamente.
“Edward! Che cazzo sta succedendo?!”
Nigma si morse un labbro, sarebbe esploso un casino, ne era certo, poteva capirlo dal fatto che il clown aveva usato il suo nome per intero, cosa che non faceva mai con nessuno, tanto meno con lui.
“Ecco… non te lo avevamo detto perché sapevamo avresti reagito male. Ma pare che questo Jack… beh, anche Crane è sulla sua lista.”
Nigma s’immobilizzò, restando in piedi ad osservare il viso dell‘altro, come aspettandosi di vederlo esplodere, cosa che però non venne mai: il clown era rimasto fermo quanto lui, fissandolo al di sopra della sciarpa, senza espressione, senza neppure sbattere gli occhi.
Edward fece per aprire bocca di nuovo, forse per rassicurare l’altro o per spiegarsi meglio, non lo sapeva, ma venne interrotto ancora una volta.
“Ragazzi, un bicchiere di sherry in biblioteca?”
La voce del signor Sarandon, così improvvisa, lo fece sobbalzare, come se si fosse completamente dimenticato della presenza degli altri in casa, e si voltò leggermente, basito, e venne superato da Joker, che stranamente, sembrava voler raggiungere gli altri, mentre Edward restò lì impalato a fissare la sua figura di spalle, mentre si allontanava silenzioso, le braccia strette attorno alla vita.
Non lo fermò. Non si poteva avere a che fare con lui in momenti come quello: gli aveva nascosto qualcosa, per lui, di fondamentale importanza e che avrebbe anche potuto aver segnato la fine di Crane. Nigma non voleva pensarci, tentò di convincersi che non poteva essere successo nulla, che non bisognava trarre conclusioni affrettate, che doveva restare concentrato se voleva risolvere il caso, ma non ci riuscì, si sentiva invaso dal rancore.
Sentiva di odiare Joker per la scenata che gli aveva appena fatto, in fondo tutto l’affetto che quel clown ostentava verso Crane, era lo stesso che si potrebbe nutrire verso un bambolotto, si sarebbe divertito a giocare con Jonathan finché non gli fosse andato a noia o peggio, lo avesse rotto.
Lui invece, era l’unica persona che si fosse presa la briga di aiutarlo, in modo intelligente e pratico, senza assolutamente nessun doppio fine, di certo tutto l’opposto di come si sarebbe comportato Joker, avesse saputo fin dall’inizio.
“Signor Nigma, è per lei.” Si riscosse, notando al suo fianco il maggiordomo, tutto impettito, ma ci mise qualche attimo per registrare di aver sentito il suono di un telefono che suonava, mentre era immerso nei suoi pensieri. Si precipitò verso la biblioteca.
“Lei no, signor Sarandon.” Fu accolto dal tono severo dell’infermiera, mentre sottraeva senza pietà l’alcolico dalle mani del suo datore di lavoro.
“La conosce, quella dell’infermiera racchia e del sordo?” Chiese Joker, guardandola con superiorità dal suo posto in una poltrona.
“No e non la voglio sentire.”
“Eh?!” Quasi gridò il clown, portandosi una mano dietro l’orecchio in un gesto esplicativo.
“Era il GPD. - spiegò Nigma, posando la cornetta del telefono - Richard Dewey è scomparso dopo aver tramortito un poliziotto. Probabilmente l’assassino è lui, e sta venendo qui.”
Joker fece un verso scettico, cui nessuno prestò attenzione, ma lui non ci credeva, che una situazione talmente complicata potesse risolversi alla fine, in un modo così semplice e poteva capire dal suo tono di voce, che Edward la pensava allo stesso modo.
Il suono del campanello lo fece scattare per un momento, e guardandosi attorno, trattenne una risata nel notare che tutti erano sobbalzati assieme a lui. Beh, quasi tutti.
“Vuoi la pistola, Ed? Se no, la tengo io!” Scherzò, sapendo che l’investigatore non portava mai armi con sé.
“Non dire scemenze. Se fosse Jack, pensi che suonerebbe?” Chiese, mentre accompagnava il signor Sarandon fuori dalla stanza, e davvero doveva sentirsi sconvolto per arrivare a rispondere seriamente alle parole di Joker; qualcosa non quadrava per niente, ed anche il clown si avviò dietro di loro.
“Commissario, ancora qui? Neppure i senatori possono nulla contro di voi, quindi?” Chiese il vecchio, aprendo la porta proprio a Gordon.
“Io conosco il mio dovere signor Sarandon. - fu la risposta dell’uomo, che per una volta, notò Edward, non appariva affatto stanco, bensì caparbio ed energico, nonché fradicio di pioggia - Si prospetta un omicidio e non può pretendere che me ne stia senza far nulla. Volevo solo informarla che i miei uomini circondano la villa. La ringrazio per il caffé che non mi ha offerto, ma declino rispettosamente.”
Concluse, per poi voltarsi e sparire di nuovo, inghiottito nella tempesta e di certo, il commissario non meritava tutto quello che gli stava accadendo; a Nigma fece quasi pena, ma si ritrovò ad ammirare questa sua testardaggine e capì, guardando il signor Sarandon, che non era il solo a pensarlo.
Mentre il maggiordomo chiudeva il portone, l’investigatore si ritrovò, suo malgrado, a sorridere, ma durò poco, poiché quella sera, niente sembrava andare per il verso giusto ed infatti un grido attirò la loro attenzione.
Tutti corsero subito verso la biblioteca: era la voce di Jane.

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Capitolo 14
*** Every sigh. ***


Per Chimeratech: Ciao xD! Awww, tesoro, quanti “se” in quella frase .__. Ma la cosa peggiore, è che mi hai ficcato in testa l’immagine di Johnny in una vasca da bagno piena di schiuma xD! Pian piano aggiornerò tutto… purtroppo non godo più di internet come vorrei e colgo tutte le occasioni che posso, per postare xD. Ti ringrazio molto dei complimenti, come sempre… spero che gradirai pure questo capitolo, anche se, ad essere sincera, non sono sicura di come mi sia uscito ç_ç. Ota ti lascio alla storia! A presto, spero ^^!
Per Sychophantwhore: Ciao ç_ç! Me disperata e senza internet, accidenti! Dunque… il momento di Joker è senza dubbio arrivato, anche se in questo capitolo apparirà poco, molto più propenso ad agire da solo xD. Ma d’altronde, anche se magari non possiede il QI di Nigma, ha molto più… fiuto, diciamo. Capisce le persone al volo, lui, ma capirai presto di cosa parlo. L’atmosfera della casa, io ho cercato di renderla meglio che potevo, prendendo spunto dal fumetto, ma agghindando molto di più la scenografia. Mi piace che si percepisca la tensione, e che gravi sui protagonisti, è un fattore fondamentale pure quello.  Di nuovo, non ti anticipo nulla, anche se tra me ed i fratelli Nolan passa un’abissale differenza, visto che il loro è vero talento *o*! Sono felice comunque, che tu stia elaborando queste teorie - e perdonami se non posso confermartele, perché manca solo un altro capitolo, e sarebbe crudele svelarti tutto ora é_è - vuol dire che segui davvero la storia nel suo insieme, il che mi rende felice (più per una questione di principio che altro, visto che la trama del caso, non è mia)! Edward ancora non sa (faccia furbetta), ma capirà presto xD! Il clown, invece, lui sì che ha già capito! Ti ringrazio moltissimo del commento, come sempre, e soprattutto, sono felice di allietarti la giornata, anche se con la lentezza che ho per aggiornare, sarebbe da fucilarmi xD! Per me è un piacere. Spero che questo capitolo ti piaccia tanto quanto i precedenti, e qui sono costretta a salutarti, che il tempo che ho a disposizione su questo piccì, stringe xD! A prestissimo mi auguro, cara, e buona lettura :3!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX


RED FLAGS AND LONG NIGHTS:

You can occupy my every sigh.
(Puoi occupare ogni mio sospiro.)

Capitolo 14: Every sigh.

Attirato dall’urlo improvviso, Enigma corse verso la biblioteca, seguito dal signor Sarandon. Poco prima di entrare nella stanza notò Joker, appoggiato di fianco alla porta, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo basso, nel ritratto della calma; a quella vista, qualcosa di potente scattò, nella mente di Edward - c’era qualcosa che gli era sfuggita; qualcosa di importante - ma non lo diede a vedere.
Una volta dentro, la figura debole e tremante di Jane si scusò, dicendo che le dispiaceva, che si era solo appisolata ed aveva avuto un incubo, e che forse sarebbe stato meglio se fosse andata a distendersi.
“Ti accompagno.” Disse Nigma, avvicinandosi e prendendola sottobraccio per aiutarla, gesto che la stupì molto, visto che di solito veniva trattata da lui come una totale scema. Gli sorrise, e si lasciò scortare fino alla sua stanza.
Uscendo dalla biblioteca, Edward notò che il clown già non c’era più.
Appena ebbe accompagnato la donna alla sua stanza, l’investigatore la lasciò, cercando il signor Sarandon, e trovandolo che era già notte, in un salottino seminascosto, dove si era ritirato in cerca di solitudine.
“Si può?” Chiese in tono educato, mentre entrava nella stanza.
Intanto, in un appartamento non troppo lontano da loro, Crane usciva in punta di piedi, dal bagno in cui si era chiuso per una veloce doccia, tornando nell’adiacente camera da letto, dove venne accolto dall’immagine del terribile Harey Duefacce addormentato come un bambino; quasi gli venne da ridere. Nel sonno, perfino lui sapeva ispirare tenerezza.
Silenziosamente attraversò la stanza fino ad inginocchiarsi sul letto, osservando l’uomo più da vicino: dormiva steso di lato, la parte bruciata del suo viso non si vedeva, e Jonathan pensò che doveva essere stato davvero un bell’uomo, prima dell’incidente. Cioè, lo era ancora… di certo, se sentiva l’istinto di fuggire da lui, non era per via del suo viso ustionato.
Lentamente - per non svegliarlo - si sdraiò di nuovo, anche se non aveva più sonno, e con sfacciataggine non indifferente, colmò lo spazio che li divideva, prese un braccio dell’uomo, lo sollevò e se lo avvolse intorno, per poi poggiare la testa contro il suo petto; pochi secondi dopo, lo sentì muoversi leggermente ed alzò il viso ad incontrare il suo sguardo.
“Non dirmi che sei ancora stanco…” Mormorò Harvey, la voce impastata di sonno.
“A dire il vero, no.”
“No?”
“No.”
“Ah.”
Calò il silenzio, interrotto solo molti secondi dopo quando Duefacce si schiarì la voce, il suo imbarazzo addirittura palpabile, mentre dal canto suo, Crane si sentiva tranquillo: Harvey non avrebbe mai tentato nulla, non per primo, non col viso che si ritrovava. Per non parlare poi del fatto che non sarebbe mai stato in grado di prendere una decisione simile, senza l’aiuto della sua preziosa moneta.
Perciò, l’ex psichiatra finse di non accorgersi della mano che continuava a muoversi, carezzandogli la schiena lungo la colonna vertebrale, e di nuovo, a Crane venne quasi da ridere: bastava così poco a far perdere il sonno al pericoloso Harvey Duefacce?
Ma quanto sono cattivo… rifletté, con un sorrisetto furbo.
Intanto, Nigma era entrato nel salottino, dove trovò il signor Sarandon proprio come se l’aspettava: seduto su una poltrona, come in attesa, con un’elegante giacca da camera ed una spada nella mano.
“Oh, entri pure amico mio!”
Lo accolse l’anziano inglese, ricevendo in risposta un lungo silenzio, che non lo scompose minimamente. Edward decise di parlare.
“Sta aspettando Jack, vero? Per ucciderlo.”
Il suo tono era distaccato, ma dentro di sé, l’investigatore provava una tristezza infinita: il signor Sarandon era il ritratto di ciò che lui, in quel momento, si sforzava di non provare. Non era innamorato di Jonathan, o per lo meno era convintissimo di nutrire solo un fortissimo senso d‘amicizia nei suoi riguardi, ma sentiva che avrebbe potuto benissimo esserci lui ora, su quella poltrona.
Il signor Sarandon gli sorrise.
“Se ne avrò la forza. - e poi sospirò, iniziando ad aprirsi col perfetto sconosciuto che era per lui Nigma, come a volergli lasciare in eredità la sua spiegazione. - Sa, avevo sempre pensato che innamorarsi alla mia età fosse qualcosa di ridicolo. Beh, se così fosse, io ho avuto la fortuna di rendermi tale, ma questo assassino mi ha portato via l’unico motivo che mi restava per vivere, con un delitto inutile e vile. Mi resta solo la vendetta, e né lei né il commissario potrete togliermi quest’ultima illusione.”
Nigma restò impassibile: a quel punto non aveva davvero nulla da dire.
“La lascio da solo. - Concluse, uscendo dalla stanza - Buona fortuna.”
Appena chiusa la porta alle sue spalle, Edward sapeva di dover trovare Joker, ed alla svelta. Ma prima che potesse dedicarsi alla ricerca, un nuovo urlo riempì l’aria e l’investigatore corse - per l’ennesima volta - in soccorso; arrivò fino al corridoio del fantasma, trovandovi l’infermiera racch… ehm.
Enigma si sentiva vicinissimo ad un crollo nervoso: qualsiasi ragione avesse avuto la donna per gridare, avrebbe fatto meglio ad essere molto valida, visto il momento di fuoco che tutta la casa stava attraversando.
“Il fantasma! Non era un’invenzione, era proprio… là…”
E svenne. Edward non si prese neppure la briga di sostenerla, in fondo sul pavimento c’era la moquette, e comunque aveva troppa fretta. Tirò fuori la S&W che Joker gli aveva ficcato in mano subito dopo aver messo piede nella villa, e sulla difensiva percorse il corridoio ma non vide nulla d‘insolito. Pensò che la megera doveva essersi immaginata tutto, ma d’un tratto rischiò di scivolare, riuscendo però a bilanciarsi nuovamente, con un movimento alquanto inconsulto.
Guardò a terra, e vide una macchia rossa. Ma questo è… pensò, chinandosi a testare il liquido tra le dita. Ketchup. 
Si guardò velocemente attorno, e dopo aver notato una piccola porta, senza una parola la sfondò con un calcio, l’arma puntata davanti a sé, per buona misura.
“Il signore mi permetterà di fargli presente che avrei potuto aprirgliela io, la porta.”
Nigma non rispose neppure all’inquietante cameriere spuntato da chissà dove, sentiva davvero di non poterne più: quella casa era malvagia,  già rumorosa e pericolosa anche senza la presenza di un assassino. Frugò velocemente in quello che si rivelò essere uno sgabuzzino, finché non vide una vecchia camicia da notte zuppa di ketchup, gettata lì alla meno peggio.
L’investigatore, gli occhi spalancati, si mise di nuovo a correre, scavalcando il corpo esanime dell’infermiera e tornando al salottino dove aveva lasciato il signor Sarandon, trovandolo però già morto. Troppo tardi… pensò, e sapere, da qualche parte in cuor suo, che sarebbe finita così comunque, non aiutò. Era ora di concludere una volta per tutte: sollevò la pistola, e sparò un colpo in aria.
“Spari!” Esclamò Gordon all’esterno della villa, e con un gesto segnalò ai suoi uomini di muoversi; Nigma venne loro incontro fuori dalla stanza, alle sue spalle tutti poterono notare il cadavere del signor Sarandon, trafitto dalla sua stessa spada. Enigma fece per spiegare, ma il telefono squillò, e stavolta fu il commissario del GPD a rispondere, mettendo in vivavoce.
Jane è in mano mia, ora. - una voce maschile, stanca. - e… la uccido!” La conversazione finiva lì, dall’altro capo del telefono avevano attaccato.
“Era la voce di Dewey, non ci sono dubbi.” Disse un agente, e Gordon annuì.
“Resterebbe da capire come abbia potuto entrare, ammazzare il signor Sarandon ed uscire, passando inosservato di fronte a mezza polizia.”
Immediatamente, Gordon lo guardò con astio infinito. Nigma si trovava all’interno della casa, come si permetteva di dare a loro la colpa? Fece per rispondergli, ma Edward esplose, cogliendo tutti alla sprovvista per un attimo, visto che nessuno lo aveva mai sentito gridare prima d‘ora.
“Oh, per l‘amor di Dio, commissario! Voleva essere lo spunto per un ragionamento, non un’offesa!”
“Non abbiamo tempo per i tuoi indovinelli Edward, quindi a meno che le prossime parole che usciranno dalla tua bocca non saranno il nome dell’assassino, taci!” Rispose Gordon, in tono a metà tra l‘arrabbiato e l‘acido.
Nigma storse la bocca, come disgustato e dopo aver incrociato le braccia sul petto, uscì dalla stanza, senza un’altra parola, lasciandoli ad occuparsi della scena del crimine. Durante la chiamata, in sottofondo avevano udito uno strano ronzio, ma non ebbero tempo di decifrarne il significato, che un altro rumore li distrasse: quello di una Corvette vecchio modello che veniva messa in moto. Gordon corse alla finestra appena in tempo per vedere Nigma partire, con una manovra veloce e precisa.
“No, no, no, no cazzo, dobbiamo inseguirlo!” Esclamò il commissario prima di correre, seguito da tutti i suoi agenti, fino alle macchine, ma non sembravano riuscire a stargli dietro.
“Non ci credo - commentò Gordon, in tono depresso -, con una macchina che sfiora i trecento orari è impossibile farci seminare così.”
Non gli restò che allertare tutte le auto alla ricerca di una Corvette Chevrolet verde scuro, con targa personalizzata. Tutto considerato, probabilmente Nigma era l’unico a possedere un mezzo simile di quel colore in tutta Gotham, perciò il commissario si sentì un po’ meno in colpa per non aver preso subito la sua targa: da Edward, certi scherzetti doveva aspettarseli.
A quanto pareva, cambiava la sostanza, ma non la forma: Enigma era rimasto sempre lo stesso, in fondo.
L’investigatore intanto, già era arrivato alla sua destinazione: senza indugi entrò nel museo delle cere in cui lavorava Jane; non poteva sbagliare, il ronzio sentito al telefono, era lo stesso della macchina refrigeratrice; ai piedi della statua di Jack - ma tu guarda l’ironia - la ragazza era seduta, in lacrime, e poco distante, il corpo di Dewey si dissanguava sul terreno.
“Edward! - Gridò lei appena lo scorse, poi si alzò e gli corse incontro per gettarsi tra le sue braccia. - Mi ha presa e portata qui, voleva uccidermi! Io ho pianto, l’ho pregato, e lui s’è pentito, ma… si è tolto la vita! Dio Ed, era pazzo!”
Nigma sollevò le braccia, circondando la ragazza in un abbraccio consolatore, dondolandola leggermente avanti ed indietro.
“Oh, no, shh, shh, shh… lui non era pazzo. La pazza sei tu.” La donna s’irrigidì, poi si allontanò da Nigma, che la lasciò andare.
“Fantastico… - esclamò lei - davvero fantastico, Edward. Saresti proprio in gamba, se non ti lasciassi sempre fregare la pistola così facilmente.”
Quando gli puntò contro la S&W di Joker, il cuore di Nigma mancò un battito, ma non lo diede a vedere; doveva mantenere la calma e non mostrarsi spaventato nonostante, per via di un errore tanto banale, ora si ritrovasse disarmato, contro una pazza che lo minacciava con la sua pistola.
Si mette proprio male… pensò, fissandola freddamente.

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Capitolo 15
*** Too High. ***



Per Chimeratech: Hello xD! Eheh, sembra che dovrò pagartela per parecchie cose. Per questa precisa frase, il Joker avrebbe la risposta perfetta, che comunque leggerai più in là per capitolo, ma giuro che non era una cosa voluta, seppure esilarante, almeno a parer mio ù_ù. Lo ammetto, fino all’inizio del capitolo la mia prima intenzione era di creare sospetto un po’ su tutti, sul Joker, sul signor Sarandon, su Jane… per poi dare il colpo di scena - che poi tanto *di scena* non è stato, visto che penso lo abbian capito tutti almeno in un punto della storia, che era lei l’assassina xD. Ti ringrazio come sempre del commento, dei complimenti, e soprattutto, sono felice di averti divertita ed intrattenuta! Tieni gli occhi aperti per il seguito, mi raccomando ;)! A prestoh!
Per Sychophantwhore: Hello xD! Prima di tutto, io amo le tue recensioni, quindi non farti simili problemi, e poi ti ho già detto tempo addietro, che mi piace il tuo porti interrogativi ed esprimerli! Davvero, mi suggerisce, corregge, fa notare moltissime cose! Perciò, continua così xD! Eh, sì lo avevi capito tipo subito che si trattava di lei, nonostante i miei giochetti di depistaggio. Era il rasoio di Occam, mia cara ;). Anche Edward ci era arrivato, ma si è anche lui fatto fregare purtroppo, perché l’essere umano, checché se ne dica, è destinato a restar cieco, per quanto intelligente possa *diventare*. Per le altre teorie, qualcuna è azzeccata, qualcun’altra no, ma potrai verificarlo in quest’ultimo capitolo *_*. Anche se devo dirtelo, sono stata davvero tentata di renderle tutte vere, ma si sarebbe allungato ancor più, e non mi andava é_è. Edward ha irritato Gordon e parecchio, sì xD più che riflettere ad alta voce, era la vecchia abitudine di rivelar tutto per indovinelli, quindi capirai che fattore di stress non da poco fosse, per il commissario. Crane ed Harvey sono volutamente separati e sì, sulla loro nuvola rosa xD. Comunque non erano affatto indispensabili ai fini della trama, ma mi piaceva farli stare insieme ù_ù. Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, gli incoraggiamenti, e le belle parole. Ho deciso di crederti e concedermi - come spesso fa Nigma - qualche momento di megalomania galoppante *_*! Non preoccuparti per la parola fine, ben presto inizierò a postare il sequel ;), che spero ti piacerà, come anche quest’ultimo capitolo! Il finale, forse ti suonerà strano, ma non è tutto oro quel che luccica, e ne parleremo via mail se vorrai, dopo aver terminato il capitolo! Ora ti lascio alla lettura, augurandomi che sia di tuo gradimento!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX


ATTENZIONE: Si tratta dell’ultimo capitolo, signori e signore, perciò voglio ringraziare tutti coloro che hanno seguito la storia fino a qui, che abbiano commentato o meno, ed avvertire le loro gentil presenzeh, che già è in arrivo il sequel. Patita delle saghe? Sì, lo sono. Arrivederci a tutti, e a presto!



RED FLAGS AND LONG NIGHTS:

You can rent a space inside my mind,
At least, until the price becomes too high.
(Puoi affittare un posto nella mia mente)
(Almeno finché il prezzo non diventa troppo alto)

Capitolo 15: Too high.

Calmo all’apparenza, in realtà Edward non sentiva un brivido simile dall’ultima volta in cui Batman lo aveva arrestato e trascinato al manicomio criminale.
“Non ti servirà a nulla.” Disse, in tono gelido.
“Perché sta arrivando Gordon? Oh, lo aspetteremo insieme, adoro i rischi! Ma francamente, ti avevo assunto pensando fossi meno sveglio. Come hai fatto a capire?”
“Tanto per dirne una, il cadavere di Dewey ha il coltello nella mano destra, mentre era mancino.”
La liquidò con aria saccente, nonostante la situazione fosse catastrofica, perché ovviamente Gordon non stava arrivando, visto che in un impeto di superbia, Edward aveva ben pensato di seminarlo e risolvere il caso da solo.
“Rimedierò, grazie Ed. Ma ora temo che dovrò ucciderti, e raccontare al mondo di come tu abbia coraggiosamente lottato per salvarmi, ma sei infine stato ucciso. In preda ai rimorsi poi, Dewey s’è suicidato. Ti faccio fare la fine dell’eroe solo perché mi piaci, sei contento?”
Da morire, guarda. Perché hai fatto tutto questo?”
“Per i soldi, ovvio!”
“Ahh…! - sospirò Nigma, sorridendo - ed io che ti davo della pazza. Ma perché la strage? Sarebbero bastati un paio di morti per scagionarti!”
“Beh sai come si dice, in questi casi. Ci si prende gusto.”
Nigma portò due dita alle tempie, come per un principio di emicrania.
“Non ci posso credere. Infatti la tua matrigna è stata uccisa poco lontano da ui, hai montato una storia assurda ed hai assunto me per farti passare da povera ingenua, ma piena di buone intenzioni; per questo l’assassino sembrava arrivare e sparire in un attimo. Non avrebbero lottato né gridato, alla tua vista.”
Edward era stato il vero alibi di Jane, per tutto il tempo, e questo lo irritava a non finire.
“Per questo quella sera al cinema mi hai mollato senza motivo, dovevi aver visto Margareth ed il signor Sarandon e sei corsa a infilarti nella loro auto. Infine, hai convinto Dewey a sfuggire alla protezione della polizia, per venire qui con una scusa, convincendolo di essere in pericolo, magari.”
L’unica consolazione di Enigma, era lo sguardo basito che Jane aveva in quel momento: era stato assunto perché preso per uno straccione incompetente, ma ora aveva liquidato il delitto perfetto di lei con poco più di quattro parole; era riuscito ad umiliarla, svalutando a parole il suo lavoro.
Peccato, per quella ancora concretissima possibilità di portarsi tutto nella tomba; sicuramente Jane stessa avrebbe pagato per il suo epitaffio: Qui giace Edward Nigma, morto perché troppo intelligente, nella sua stupidità.
“Toglimi solo un’ultima curiosità, come sei riuscita ad ammazzare Crane?”
Alla domanda, Jane si mostrò visibilmente confusa. Forse perché Spaventapasseri non aveva usato il proprio nome, alla seduta? Era plausibile, il suo nome, anche se lui non era famoso quanto Joker, incuteva ancora un certo astio.
“Non so di cosa parli. Ma il tempo stringe e mi dispiace, devo proprio ucciderti, adesso.”
Jane sollevò la pistola, ma grazie alla sua mira poco precisa, Nigma riuscì a gettarsi di lato, evitando la pallottola, ma subito dopo lei gli si scagliò contro, coltello alla mano, lacerandogli il braccio.
Grida, adesso!”
Tentò nuovamente di affondare la lama per ucciderlo, lo colpì da qualche parte alla pancia, ed Edward cadde a terra, urtando violentemente contro la centralina del refrigeratore.
“Una perfetta simulazione di lotta! - esclamò Jane, felice - Grazie ancora e addio, Ed.”
Alzò ancora la lama, istintivamente Nigma chiuse gli occhi, ma il colpo non arrivò; con qualche secondo di ritardo registrò la risata - maschile - che aveva iniziato a riecheggiare nello stanzone. Risollevò le palpebre e vide che la statua di Jack aveva preso vita, e… stava uccidendo la ragazza col suo grosso coltello che, sicuramente, non era fatto di cera.
Nella foga del momento, si convinse che la storia del fantasma dovesse essere stata vera, e quando lo vide finire Jane e poi avvicinarsi a lui, si tirò indietro, prendendosi una fastidiosa scossa dai circuiti distrutti alle sue spalle.
“Che dici, Eddie? Sono, ahh… un fantasma credibile?”
“Certo. - rispose sarcastico l‘investigatore, irritato per la figura appena fatta. - Come no!”
“Disse quello che non stava per farsela nei pantaloni.”
Annuì Joker, per poi scoppiare a ridere mentre gli tendeva una mano per aiutarlo a tirarsi su; Nigma la prese.
“Oh, ma sta per saltare tutto! - Esclamò il clown, contento, di fronte alle scintille del refrigeratore - non è meraviglioso?!”
Continuando a ridere, passò un braccio di Edward sulle sue spalle, sostenendolo mentre uscivano, per poi aiutarlo a sedersi sul ciglio della strada.
“Certo, ahh… che se aspettavi Gordon stavi fresco. Fossi in te, andrei in ospedale.”
“Starà sicuramente arrivando. Non sembra, ma sa essere sveglio, quando vuole.”
Un attimo dopo, dal museo arrivò un boato, la refrigeratrice doveva essere esplosa; Joker rise, per quello che sembrava un segno del destino: il botto aveva decretato che no, Gordon non era uno sveglio.
“Mi sa che è meglio se vai in ospedale.” Ripeté, battendogli la mano sulla spalla. Poi si sfilò il mantello e glielo buttò addosso.
“Tu lo avevi capito prima di me. - Disse Edward, contrito. - Come hai fatto?”
Per un attimo Joker lo guardò come confuso, chiedendosi di cosa parlasse, e poi gli propose un’espressione schifata.
“Oh, ma andiamo! La casa tetra, il temporale, un assassino in giro, e lei tutta sola che fa? Dorme?”
Edward non rispose, finalmente le sirene della polizia risuonarono in lontananza.
“Ti conviene sparire.”
Disse Nigma, e mentre Joker si alzava, il costume di Jack ancora addosso, avviandosi in tutta calma verso un vicolo, non poté non pensare di avere fallito, su tutta la linea. Non avevano affatto nominato Jonathan, non ancora. Forse non lo avrebbero mai fatto, ma era giusto così; e nonostante con quei pochi gesti amichevoli, il clown abbia tentato di dimostrargli il contrario, Edward sapeva che era tutta colpa sua.
E non se lo sarebbe mai perdonato.

EPILOGO:

“Ahh… e dove dicevi che eri stato, questi giorni?”
“Per l’ennesima volta Joker, al mio vecchio appartamento.”
“Oh sì, giusto. Quello dove ti hanno staccato gas e corrente.”
“Non che avessi voglia di guardare la tv sai, con un’accoltellatrice folle alle calcagna. Più tanta roba precotta.”
Entrando in salotto ed assistendo a quello pseudo litigio che andava avanti da ore, Edward sorrise.
La musica riecheggiava, bassa, sulle note di Red flags and long nights, mentre con una bottiglia di vino - quello buono, stavolta - alla mano, li raggiungeva; era appena stato dimesso dall’ospedale, dove era stato rimproverato, ripreso, e zittito continuamente, tutti gli avevano urlato contro: Jim Gordon, il suo stesso avvocato, ed il personale medico e paramedico. Sembrava un mercato.
L’importante, era che finalmente si trovava a casa: uno Spaventapasseri incolume, un clown iperattivo, ed il compenso che si era fatto dare in anticipo da Jane, gli avevano restituito il sorriso; alla pazza cercava di non pensare. Grazie a Dio, la guarigione dal tumore lo aveva reso una persona estremamente logica, e per questo non stava soffrendo per quella storia come sarebbe accaduto appena pochi mesi prima.
“Sai cosa, Johnny? Non ti credo poi tanto.”
“Sai cosa, Joker? Fregati.”
Il clown scoppiò a ridere, denigratorio. “Fregati? Le tue origini contadine si fanno sentire, e non va bene. Per nien-te.”
“Sai, giù in Georgia hanno un detto preciso, per quelli come te.”
“E sarebbe?”
“Cito: Se gli stupidi potessero volare, dovremmo darti da mangiare con la mazzafionda.”
“E Gotham risponderebbe che uno come te, con un fisico da sollevatore di polemiche, non dovrebbe parlare.”
“Io sapevo che si diceva da domatore di vongole.”
Sorrise Edward, interrompendoli. Li vide voltarsi, finalmente degnandolo di attenzione, allora con fare solenne porse loro tre bicchieri da vino, di quelli col gambo lungo, e senza dire niente, ognuno prese il suo.
“Ci terrei a fare un brindisi.” Disse Nigma, sorridendo stavolta più dolcemente.
“Un brindisi a cosa? - ridacchiò Joker - A come ti sei fatto fregare da una ragazzina, che va ad allungare la tua lista di amanti defunte?”
“Non ho una lista simile Joker, e comunque no, vorrei brindare a te.”
A quell’affermazione calò il silenzio per qualche secondo, probabilmente il clown tentava di capire cosa stesse passando in testa all‘altro. Edward approfittò della pausa per riempire tutti i bicchieri; poi il pagliaccio si riscosse, scuotendo la testa per un attimo.
“Eh?”
“Non sarei qui se non fosse stato per te. Mi hai salvato la vita.”
“Ahh, ma mica era previsto sai?”
“Non fa niente. Il fatto che siamo tutti vivi è l’unica cosa che conta. Perciò…”
Disse, lasciando la frase in sospeso mentre sollevava il suo bicchiere, ed i suoi due ospiti fecero altrettanto, mentre Joker mormorava qualcosa di molto simile ad un se lo dici tu…, per poi vuotare il suo bicchiere tutto d’un fiato.
“Ma visto che mi sei così grato, Eddie, non è che mi hai fatto un regalo, infilando una droga da stupro nel bicchiere di Johnny?”
Spaventapasseri tossì, tentando di riprendersi dall’orrenda sensazione del vino che ti va di traverso, e guardò il clown con astio infinito.
“Tu sei…”
Cosa, Johnny?”
“Non ho parole. Ma questa volta pagherai.”
“Sì. E quando mai me lo avresti dato gratis...”
“Io e te abbiamo chiuso, clown.”
Joker ridacchiò, un suono leggermente isterico, e girando attorno a Crane, lo abbracciò, premendo il petto contro la sua schiena, e piegandosi leggermente per adattarsi all’altezza dell’altro e poggiare il mento sulla sua spalla.
“Ma sai. Se avessi voluto fare una cosa simile, non avrei certo aspettato Eddie, lì, per spacciarmi le droghe.”
“Eh sì, tu ne sai parecchio di droghe.”
Il clown preferì ignorare quel commento, rispondendo con un sorriso che non prometteva nulla di buono, fece voltare Crane tra le sue braccia, e guardandolo dritto negli occhi, iniziò a cantare un motivo che nessuno a parte lui pareva conoscere, in quello che, di primo acchito, sembrava un italiano un po’ distorto.
Quan-do sei solo e giovane, quant-ti sonni** in fondo al cuore! Ti sen-ti triste e povero, la vita è senza amore.”
Spaventapasseri gli posò la mano sul viso, nella parodia di uno schiaffo, allontanando il viso del pagliaccio più che poté in un gesto di chiaro disprezzo, ma Joker non era uno che demordeva tanto facilmente; Edward sorrise, assistendo alla scena mentre sorseggiava il suo vino, come se fosse uno spettatore a teatro.
Pren-di la fisarmoneeka, fai dischiudere un balco-nne, e a una bella sinniorina, can-ti una canzone su pergiù così.”
Improvvisamente, la realizzazione di ciò che stava realmente accadendo di fronte ai suoi occhi, colpì Nigma come un pugno allo stomaco: perché Joker era sempre stato una creatura possessiva, volubile, e violenta nelle sue passioni. Non era certo un uomo a cui si poteva dire di no, o facile da prendere in giro. Talmente manipolatore, per cui a meno di essere completamente sicuro di te stesso, o di non avere nulla da perdere, era altamente sconsigliabile averci a che fare.
Il clown strinse nella sua, una mano di Crane, che in tutta risposta lasciò andare un sospirato ed alquanto infantile no-oh! Mentre Joker continuava a cantare, e costringendolo insieme a lui, nell’abbozzo di un walzer.
“Mia bella sinniorina, che ascol-ti la su! So-cchiudi gli occhi e sonnia! So-cchiudi gli occhi e sonnia! Un giovano-tto e un cuor che ti piace di più…”
Erano mesi che quei due quasi convivevano, vivendo un rapporto d’amicizia che Joker aveva prontamente trasformato nella brutta copia di una storia d’amore, visto che il romanticismo, in realtà era tutta scena, come se avesse creato comunque ciò che Spaventapasseri non gli avrebbe mai dato, probabilmente convinto che fosse solo questione di tempo, prima che Jonathan si rendesse conto che con nessuno avrebbe potuto stare meglio che con lui. Effettivamente, incastrandolo.
Edward comunque, non era nato ieri, sapeva che tra Jonathan e Duefacce - aveva chiamato Harvey, che gli aveva confermato la permanenza di Spaventapasseri da lui, in quei giorni - qualcosa era successo, o comunque, stava per succedere.
“E ad altro non pensa-re, fin che c’è la gioventù! Sonnia di una ca-setta, e un bel chiaro di Loona, sonnia un bel pupo biondo, o una bam-bola bru-una!”
Seppure così diversi tra loro, misteriosamente, riuscivano ad andare perfettamente d’accordo, forse per la grande capacità di valutazione di Spaventapasseri, che si era adattato a quella personalità folle, forse per sfruttarlo, ma giocare con un tipo come Joker era impossibile; molto più probabilmente, trovandosi tra le mire e le grazie del clown, aveva capito che non avrebbe potuto sottrarvisi neppure volendo, perciò, faceva buon viso a cattivo gioco.
Ma teneva comunque al pagliaccio terrorista, Nigma lo vedeva nel modo in cui sorrideva quando c’era lui, nella presenza costante - almeno quanto quella dell’altro - al suo fianco, nelle piccole attenzioni che gli dedicava, come cercare di tirarlo su dal pavimento, ubriaco fradicio, per stenderlo sul divano. Di certo, se fosse stato Edward il primo a crollare, Jonathan non si sarebbe preso la briga di raccoglierlo.
“Mia bella sinniorina, che as-colti lassù, so-cchiudi gli occhi e sonnia, finché c’è la gioventù!”
Il clown concluse la canzoncina, obbligando Crane in un casquet davvero poco romantico, e rubandogli un bacio velocissimo, poi lo aiutò a tornare dritto, e ridendo si allontanò di un passo, facendo un esagerato inchino, come fanno gli attori davanti al pubblico, dopo un’esibizione magistrale.
“Che faccio, prendo la mazzafionda, adesso?” Chiese Jonathan, mostrandosi davvero poco impressionato, ma di nuovo il clown si limitò a ridere, ed abbracciarlo ancora una volta.
Edward non riusciva ad indovinare il punto di vista di Spaventapasseri in tutta quella storia - d’altronde, aveva sempre capito poco o niente dell’ex psichiatra - ma di una cosa era sicuro, e visti gli ultimi svolgimenti, in cui era coinvolto anche Harvey Dent, non era per niente buona.
Il Joker si era innamorato.

**Ho tentato di imitare l’accento americano. Fallendo, probabilmente. Per chiunque sia interessato alla canzone originale, sappiate che si tratta della Mazurka di Totò. Dove il clown possa averla sentita, non ne ho idea! Ma non potevo non inserirla, si tratta di un accompagno dolcissimo alla mia infanzia. Penso che nessun bambino meriti di passare i primi anni di vita senza aver mai guardato un film di Totò ;). Scusate per la leggerezza.


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