Don't piss off the nerd angel

di StillAnotherBrokenDream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** The rescue: Michael ***
Capitolo 3: *** Let's have fun, Jim! ***
Capitolo 4: *** I've got the power - Raphael ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


I

a/n: ideale seguito di "Let's go home, brother", non so cosa succederà di preciso ma spero di scrivere qualcosa di piacevole XD. Spoiler a gogò, siete avvisati!


 

 

 

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Prologue

 

 

 

 

 

Gabriel era profondamente annoiato, Cas era sparito da ore e lui senza quell’ingenua creatura alata, si annoiava da morire.

Era troppo divertente sottoporlo a scherzi e giochi di parole, ed era assolutamente esilarante osservare le sue reazioni che passavano dalla perplessità, quando non capiva cosa stesse dicendo l’altro, alla rabbia e all’indignazione, quando finalmente i suoi neuroni arrivavano alla conclusione e si rendeva conto che il fratello l’aveva preso in giro di nuovo.

Per cui era un strazio restare da solo, lì negli uffici celesti, quando Castiel doveva andare da qualche parte e Gabriel non poteva seguirlo. A pensarci bene non aveva idea di dove andasse, negli ultimi giorni era sparito tre volte e non gli aveva mai raccontato dove diamine fosse andato.

Quella era la quarta volta, e sinceramente cominciava a sospettare che avesse una donna.

A quest’idea, l’Arcangelo sorrise malizioso: da quel che aveva capito, Cas non aveva mai avuto una donna. Magari si era deciso a diventare uomo!

“Nah, mi sa che quello resterà vergine per l’eternità.” disse tra sé e sé con un certo rammarico.

Sinceramente aveva pensato di aiutarlo, magari creandogli una ragazza secondo i suoi gusti, ma poi aveva abbandonato l’idea. Non era il momento di pensare a queste cose, si era detto con rassegnazione.

Sbuffò spazientito e si alzò dalla poltrona, cominciando a passeggiare avanti e indietro, nella speranza che il pivello tornasse presto.

Si fermò a riflettere. “Pivello un corno”, mormorò “li sta rimettendo tutti in riga.”

Era vero, sorprendentemente stavano riuscendo a ristabilire l’ordine e ad evitare che gli angeli si uccidessero tra di loro per assumere il controllo o facessero irruzione in Paradiso spaventando le anime pie. Quando erano tornati a casa, dopo che Cas lo aveva resuscitato, avevano trovato il caos.

No, caos è riduttivo. Avevano trovato un casino allucinante, per non parlare delle varie facce scioccate e spaventate che assumevano i bricconi alati quando non solo vedevano Castiel reintegrato in servizio e promosso di grado, ma vedevano anche Gabriel il fuggitivo che camminava tranquillo per i corridoi distribuendo battute a doppio senso e sorrisi di scherno.

Quanto si era divertito.

Un battito d’ali molto potente lo avvertì dell'arrivo di Castiel. Si voltò verso la porta e lo vide apparire di fronte a sé.

“Hallelujah!” esclamò Gabriel alzando le braccia al cielo “iniziavo a preoccuparmi,  pensavo ti avessero rapito gli alieni!” scherzò.

Ma l’espressione preoccupata del fratello lo fece diventare serio di colpo. “Ehi, che succede?” gli domandò avvicinandosi.

Castiel lo fissò accigliato. “Dobbiamo andare all’inferno.” sentenziò cupo.

L’Arcangelo di fronte a lui sollevò le sopracciglia. “Come, scusa?”

“Hai capito bene Gabe” rispose “si scende di sotto.”

Gabriel si passò una mano sul viso, domandandosi se il fratellino non fosse impazzito di botto. “E a far che?”

Cas sospirò. “Dobbiamo recuperare Michael.” lo informò.

L’ex Trickster sbiancò, si schiarì la gola e deglutì. “Con… chi hai parlato?” gli chiese, ma sapeva già la risposta.

“Con nostro Padre, Gabriel” rispose infatti Castiel “e vuole che andiamo a recuperare nostro fratello.”

L’altro si sentì improvvisamente demoralizzato. “Dunque la ricreazione è finita, torna il boss. E noi? Mi sa che devo darmela a gambe di nuovo.”

Castiel corrugò la fronte. “Cosa? tu resti qui, hai frainteso la situazione” gli fece sapere “non torna per comandare.”

Per una volta, Gabriel non capiva cosa diavolo stava succedendo. “E allora? Che significa? Perché dobbiamo riportarlo in superficie?”

Inaspettatamente, le labbra di Castiel si distesero in un sorriso che l’altro giudicò perfido.

“Beh, lo vedrai da te” gli assicurò “e comunque non dobbiamo riportare solo lui.” aggiunse.

Gabriel restò in attesa ma non sembrava decidersi a continuare. “Avanti Cas, non tenermi sulle spine! Chi dobbiamo riportare?”

“Dall’inferno nessuno” precisò solenne “dobbiamo resuscitare alcuni fratellini cattivi e… liberarne uno che ho personalmente imprigionato.”

“Mh.. cioè?” lo incalzò suo fratello maggiore.

Castiel roteò gli occhi. “Oh Dio Gabe, stamattina lo stralunato sei tu!” lo prese in giro guadagnando un’occhiataccia del fratello “ comunque sto parlando di Uriel, Anna e Zachariah per quanto riguarda i resuscitati, e Raphael per gli imprigionati. Sinceramente pensavo che si fosse liberato o che lo avessi liberato tu.” considerò.

L’arcangelo Gabriel sgranò gli occhi. “Chi io? Fossi matto, Ralph era uno di quelli che mi davano la caccia!” si fermò ricordandosi un particolare “ehi Cas… non vorrei fare il menagramo, ma Raphael potrebbe maciullarci entrambi.” gli disse sinceramente preoccupato.

Cas scosse il capo. “Non lo farà, fidati. Nessuno potrà fare nulla. Sai, non posso raccontarti tutti i particolari ora, ma credo che troverai tutta questa storia molto… divertente.”

L’altro fece una smorfia e si morse un labbro. “Su avanti, sputa il rospo. Che ti ha detto papà? che dobbiamo fare a quei ragazzacci?”

Il nuovo Arcangelo accennò un sorriso decisamente enigmatico. “Diciamo che in un certo senso, saremo una specie di Trickster, io e te.”

A quella parola, Gabriel drizzò le orecchie e sorrise. “Oh oh… forse inizio a capire!” disse battendo le mani.

“Lo sapevo, ero sicuro che ti sarebbe piaciuto.”

“Allora” cominciò Gabe “da dove iniziamo? Scendiamo a casa di Lucy e liberiamo Mike?” domandò.

“Sì, suppongo” rispose Castiel con un sospiro “è la parte più difficile, ci sono già stato e non mi piace per niente.”

“Lo so” convenne suo fratello “non è il posto migliore per una scampagnata, ma d’altronde se questi sono gli ordini…”

Castiel lo guardò scuotendo il capo. “Tu non vedi l’ora di sapere qual è il reale motivo di questa reunion, altro che ordini…”

Gabriel sembrò scandalizzato. “Ma che dici? Ho deciso di obbedire a nostro Padre senza fiatare! Anche se devo dire di essere molto curioso!” confessò.

“In realtà anche io non aspetto altro, ho un po’ di conti in sospeso con loro…” disse Castiel con un luccichio negli occhi.

“Ascolta, i nostri bambolotti non posso venire giù all’inferno” gli fece notare Gabe “dovremmo andare un attimo sulla Terra, mollarli da qualche parte e scendere giù.”

“Hai ragione, quasi dimenticavo. Su, andiamo allora.”

Spiccarono il volo e atterrarono sulla Terra, precisamente in un vecchio magazzino abbandonato del Kansas.

“Cas, ma proprio qui dobbiamo lasciarli?” si lamentò Gabriel guardandosi intorno.

Voleva molto bene al proprio tramite, non voleva lasciarlo in un tugurio come quello.

“Beh fratello, vivendo tra gli umani ho imparato che ci sono cose che letteralmente li terrorizzano a morte, per cui è meglio evitare che vedano la nostra trasmigrazione.”

“Già, anche tu hai ragione” convenne l’altro “okay, molliamo i bimbi e andiamo, stasera inizia la nuova stagione di NCIS e non voglio perdermela…”

Castiel sospirò profondamente. “Tu e la tua stupida televisione…” borbottò irritato.

“Non fare tanto lo snob” sbottò Gabriel risentito “tanto ti ho visto, tu guardi Lost! È una roba che non ha né capo né coda!”

L’ex angelo e ora Arcangelo aprì la bocca per replicare, ma di questo passo sarebbe iniziata una diatriba che poteva durare anche secoli, per cui sbuffò e lasciò cadere il discorso. “Su avanti, sbrigliamoci.”

Un’intensa luce inondò il magazzino, i due uomini caddero a terra a peso morto, privi di coscienza.

Le due entità celesti si scambiarono un’occhiata ma non parlarono, le loro voci avrebbero mandato in frantumi tutti i vetri e disturbato il risposo dei loro preziosi tramiti.

Volarono via lasciandoli da soli.

Circa un’ora dopo, i due tramiti si svegliarono, indolenziti e storditi.

“E ora dove diavolo mi ha portato?” gemette il tramite di Gabriel massaggiandosi la nuca.

“Maledetto me e quando gli ho dato il permesso…” disse invece il tramite di Castiel.

I due uomini si guardarono, accorgendosi solo allora l’uno dell’altro.

“Salve, sono Peter McGwire.” si presentò il tramite di Gabriel tendendo la mano all’altro.

“Piacere, mi chiamo James Novak… Jimmy.” e si strinsero la mano.

“Dunque Jimmy… dove diavolo credi che siano andati i due colombi?” domandò Peter rivelando di avere una personalità simile a quella del suo Arcangelo.

Jimmy sospirò. “Ecco, l’hai appena detto. Dal Diavolo.”

Peter ridacchiò. “Dannazione, è proprio un vizio allora. E ora che facciamo?”

“Aspettiamo qui, suppongo.” rispose semplicemente l’altro, rivelando a sua volta di essere molto simile al suo di Arcangelo.

“Scherzi?” disse Peter alzandosi da terra “andiamo a prenderci almeno una birra. Su alzati da terra amico.” e lo aiutò a rialzarsi.

“Ma… non credo sia una buona idea. Potrebbero darci la caccia i demoni oppure Gabriel e Castiel potrebbero non riuscire a ritrovarci e…”

“Ma figurati” lo interruppe l’altro “non è la prima volta che Gabe mi molla e poi mi riprende. Ci troveranno vedrai. Su, andiamo a bere e mangiare finché siamo in tempo.”

Lasciarono il magazzino guardandosi intorno circospetti, mentre i due Arcangeli scendevano all’inferno.

 

 

 

 


Vi piace questa storia? Beh, allora forse potrebbero piacervi anche queste altre due mie creature!

 

 

 

«Lo amava, era tutto quello che sapeva. E riaverlo era tutto ciò che desiderava.»

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«Due uomini completamente diversi, non erano nemmeno della stessa specie. Ma entrambi avevano il suo cuore.»

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Capitolo 2
*** The rescue: Michael ***


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The rescue: Michael

 

 

 

 

“Cas, fa caldo qui sotto, non trovi?” commentò Gabriel.

Castiel lo guardò inclinando la testa. “Ma no, è una tua impressione. Non vedi che altipiani innevati?” rispose sarcastico.

Gabriel ridacchiò divertito. “Caspita fratello, questa me la devo segnare. Sei proprio un comico nato!”

L’altro non rispose, limitandosi a mugugnare qualcosa di indecifrabile.

Stavano scendendo all’inferno, e più si avventuravano nelle buie profondità di quel luogo maledetto, più le urla dei dannati si facevano vicine. Castiel era stato lì da poco tempo, aveva ancora nelle orecchie quei suoni lugubri e terrificanti, e non era per niente contento di essere di nuovo là sotto.

Anche Gabriel era infastidito dalla situazione, quei viaggi erano terribili. Sia per il caldo e l’odore nauseante, sia per le urla strazianti degli inquilini infernali. Sperava di trovare Michael al più presto e scappare da lì alla velocità della luce.

“Stai bene?” domandò Gabe all’altro, vedendo l’espressione del suo volto.

“Sì, credo” rispose incerto “è solo che… preferisco camminare sul mondo che per i sentieri degli inferi.”

“A chi lo dici” disse l’altro “è davvero terribile. Non oso immaginare quanto sarà incazzato Mike.”

Il disagio di Castiel era molto profondo, più di quello di Gabriel, forse. Probabilmente dipendeva dal fatto che si era fin troppo abituato ad essere umano, e quindi quella situazione pur avendola già vissuto e in tempi recentissimi, gli metteva una certa ansia.

Ma doveva essere forte, quelli erano gli ordini di suo Padre, non di superiori o quant’altro. Erano ordini di Dio. E lui doveva obbedire, voleva obbedire.

“Ma è un labirinto!” esclamò Gabriel spazientito “quando finiranno questi cunicoli?”

“Dovremmo essere vicini. Nostro Padre mi ha detto che l’avremmo trovato ad un livello superiore rispetto a quello in cui si trova Lucifero.”

Camminarono per almeno un’altra ora, che rapportata allo scorrere del tempo all’inferno, corrispondeva a circa quattro giorni.

Era stanchi e stressati e anche se non lo dicevano apertamente, erano un tantino preoccupati dal faccia a faccia con il loro Generale.

Castiel sapeva che non avrebbe potuto far loro assolutamente nulla, ma non voleva nemmeno essere irrispettoso verso Michael. Con Gabriel c’era un rapporto diverso, più amichevole e fraterno, si potevano dire di tutto senza offendersi l’un l’altro. Con il potente Arcangelo, era un po’ diverso.

Ehi, ma che stava pensando? Lui aveva buttato una molotov addosso a Michael chiamandolo simpaticamente buco di culo e ora si preoccupava della propria irriverenza? Doveva stare attento, non voleva assolutamente tornare il somaro di prima, quello che obbediva ciecamente temendo le reazioni dei superiori.

“Gabriel, ti ho raccontato cos’ho fatto a Michael prima che cadesse insieme a Lucy?”

L’altro lo guardò e scosse il capo. “Che hai fatto?”

Castiel suo malgrado, accennò un sorriso. “Mentre lui era tutto preso nel discorso con Lucifero e Dean, ho attirato la sua attenzione chiamandolo… buco di culo e gli ho lanciato addosso una bottiglia incendiaria con olio sacro…” gli raccontò fingendo indifferenza.

Gabriel si fermò e dopo alcuni secondi di autentica meraviglia, scoppiò in una risata isterica che riecheggiò all’infinito sulle pareti di quelle gallerie solforose.

“Smettila Gabe.”

“Non ci riesco” ammise l’altro, sull’orlo delle lacrime “ma chi sei tu davvero? Queste sono cose che… avrei fatto io! Non tu piccolo Castiel! Hai molotovato Mike! Non potevi riprendere la scena col cellulare? Avrei tanto voluto vederla!” si rammaricò Gabe tentando di ricomporsi.

“Smettila, non è una cosa di cui vado fiero!” affermò Cas, tuttavia il suo sorriso diceva che non si biasimava più di tanto.

“Scherzi? È stata una cosa da… eroi! Voglio dire, non mi fa morire il gesto contro Michael, ma il gesto in sé! Ed eri… umano! Ti si erano spennate le ali eppure hai avuto il fegato per farlo! Hai davvero le palle quadrate!”

Castiel fece spallucce. “No, sono normali…” replicò con noncuranza.

Gabriel rise di nuovo, facendo tremare le pareti intorno a loro.

“Tu sei tutto matto Cas, più di me! Ti manca solo di perdere la verginità e sei mitico!”

Castiel lo guardò sconcertato. “Ti sembra il momento di fare questi discorsi?” obiettò.

“Hai ragione” convenne Gabriel “ne riparliamo in superficie!”

Il novello Arcangelo sbuffò proseguendo il suo cammino per i sentieri infernali, mentre il vecchio Arcangelo ringraziava Dio per avergli dato una seconda possibilità e per permettergli di divertirsi così tanto come gli stava accadendo dalla sua resurrezione in poi.

“Ehi Cas” lo chiamò dopo un po’ “mi spieghi una cosa?”

“Purché non si tratti di nuovo di una supercazzola.” rispose lui grave. Quegli stupidi e insensati giochi di parole lo mandavano in bestia.

Gabriel ridacchiò. “No no, stavolta sono serio. Come mai tu puoi leggere nel pensiero e io no?”

Castiel si strinse nelle spalle. “Non lo so proprio Gabe, forse per tenervi meglio sotto controllo.” azzardò lanciando un’occhiata al fratello.

L’altro inarcò un sopracciglio. “Anche me?” domandò.

“Beh non è che Iddio poteva mettere dei filtri. Mi ha dato questa capacità per leggere nella mente di tutti. Anche nella tua. Perché, senti invasa la tua privacy?”

“No assolutamente” affermò con convinzione Gabriel “solo che non vorrei scandalizzarti. Non faccio sempre pensieri angelici.”

“Neanche io.” ammise annuendo.

Gabriel stava per dirgli qualcosa, quando sentirono una specie di richiamo che suonò familiare ad entrambi.

“Hai sentito?” domandò Castiel all’altro.

“Sì” annuì Gabe “è Michael.”

Smisero di camminare e iniziarono a volare, poiché stranamente quei cunicoli, quelle insenature infernali, cominciavano ad allargarsi. Le pareti sparirono e davanti a loro si aprirono valli e dirupi. Era davvero orribile e volevano solo andarsene il più presto possibile da lì.

La voce di Michael divenne sempre più chiara e vicina, e finalmente intravidero una specie di gabbia scavata nella roccia rossastra e incandescente.

Dentro c’era Michael, ancora nel corpo del povero Adam, intrappolato dietro sbarre di ghiaccio indistruttibile.

“Finalmente! Cominciavo a credere che non sarebbe…” ma appena riconobbe i due angeli che stavano planando a terra, smise di parlare.

Non credeva ai propri occhi, non poteva essere vero. Due traditori?

“Come osate anche solo mostrarvi ai miei occhi?” tuonò furente mentre i due ripiegavano le ali dietro la schiena.

“Iniziamo male, fratello” esordì Gabriel avvicinandosi “è così che si accolgono i tuoi salvatori?”

Michael lo guardò sprezzante. “Tu.. come osi…”

“Sì, come oso mostrarmi ai tuoi occhi, ho capito” tagliò corto “sta di fatto che siamo scesi in questo schifo per tirarti fuori.”

Lo sguardo del Generale era terribile, e non cambiò quando si spostò su Castiel.

“Tu, piccolo traditore insolente, mi hai lanciato addosso dell’olio sacro incendiato! Come hai osato?”

“Spiacente, ma non avevo scelta. Ora allontanati, fratello, dobbiamo liberarti. Potremmo ferirti.” lo avvisò Castiel senza lasciarsi intimorire.

In effetti era sorpreso dal proprio sangue freddo, non era facilissimo mantenerlo davanti a Michael.

L’Arcangelo imprigionato lo guardò truce e finalmente notò la novità. “Un Arcangelo? Tu?” disse incredulo.

“Così pare” rispose l’interessato senza scomporsi “ti spiace spostarti? Per favore” ripeté.

Alla fine Michael si allontanò e i due Arcangeli riuscirono a sgretolare tre delle durissime sbarre di ghiaccio infernale.

Michael uscì dalla sua prigione infernale fissando entrambi con astio. “Mi sorprende che proprio voi due, siate scesi a liberarmi. Non sapevate che dopo, vi avrei puniti?” chiese severo.

Gli altri due si guardarono e sospirarono. “Ci ha mandati nostro Padre” gli disse Castiel “e no, non ci punirai affatto.”

“Dio?” esclamò sorpreso il loro fratello maggiore “non è possibile.”

“Oh sì invece, lo è eccome” rispose Castiel. “ma avremo modo di parlarne, al nostro quartier generale. Andiamo.” e fece per prendere Michael per un braccio.

Ma questi si scansò inorridito. “Credi che non sappia uscire da solo, da questo posto? Il problema erano la gabbia, ora posso cavarmela da solo.”

“Okay Mike” intervenne Gabriel “spiega le tue possenti ali e vai.”

Michael sorrise e provò.

Ma non successe nulla. Senza scomporsi, anche per non far soddisfazione agli altri due che a stento riuscivano a stare seri, riprovò. Ma ancora una volta non riuscì a spiccare il volo.

Che stava succedendo?

“I tuoi poteri sono stati disattivati, generale” lo informò Cas “mi dispiace ma dovrai permetterci di portati fuori da qui.”

“Questo è assurdo!” protestò irato.

Gabriel fece un sorriso ironico. “Anche il concetto che tu, invece di fermare l’Apocalisse, la fomentavi, è un tantino assurdo. Ti pare?”

Michael gettò un’occhiata furiosa in direzione dell’Arcangelo che aveva appena parlato, quasi fosse sul punto di attaccarlo.

“Vi dispiace se prima di fare ulteriori recriminazioni, usciamo di qui? Non mi va di fare a botte con qualche demone.” disse Castiel spazientito.

“Sono prontissimo Cas, il problema non sono io!” si difese Gabe indicando Michael.

“Gabriel, dimentichi chi sono per caso?” sibilò l’interessato.

“Basta! Tutti e due!” tuonò Castiel “usciamo di qui, adesso. Dopo potrete parlare quanto vorrete.”

Affiancarono Michael e presero ognuno un braccio. L’Arcangelo ebbe la sensazione di essere stato tratto in arresto.

Spiccarono il volo e poi ripercorsero il tragitto che prima avevano percorso Castiel e Gabriel da soli. Tutti e tre in assoluto silenzio, chiusi nei loro pensieri.

Michael si sentiva oltraggiato e non riusciva a credere a ciò che gli stava accadendo.

Gabriel sogghignava sperando di non essere sentito da Michael, e diceva cose tra sé e sé sapendo che Cas le avrebbe sentite. E lo faceva perché era troppo felice. Amava suo fratello maggiore, ma quella situazione… beh, lo divertiva. E mentalmente, ringraziava Castiel promettendogli di creargli la donna più bella che avesse mai visto, e anche intelligente!

Castiel, dal canto suo, aveva pensieri e sentimenti contrastanti. Anche lui trovava quella situazione… piacevole, ma era conscio del fatto che la sua missione non sarebbe stata una passeggiata. Michael era conscio del suo rango e non avrebbe accettato facilmente certe situazioni. E poi c’erano gli altri da resuscitare, e Raphael da liberare.

E inoltre doveva ammettere che, a furia di insistere, Gabriel lo stava convincendo con quella storia della donna su misura…

Ma che diavolo stava pensando? Non lo aveva fatto prima, quand’era un ribelle, e pensava di farlo ora che era stato reintegrato?

Sospirò proseguendo per quei sentieri infernali, seguito da un sogghignante Gabriel e un corrucciato Michael.

“Michael, devo avvertirti di una cosa.” disse Castiel dopo un po’, rompendo il silenzio.

“E sarebbe?”

Si fermò e si voltò a guardarlo. “Una volta tornati ai piani alti, verrai trattenuto in un… locale apposito.”

L’Arcangelo sgranò gli occhi. “Che cosa?” urlò.

“Ordini superiori” rispose subito Cas “non dipendono da me. Mi dispiace.”

No, non era vero, non gli dispiaceva.

“Questo è assolutamente…”

“Assurdo” concluse per lui Gabe “lo so, spiacente fratello.”

Michael sbuffò scuotendo il capo e non disse più una parola per tutto il tempo.

Alcune ore dopo, giunsero al quartier generale. Tutti quelli che li incontravano se erano nei loro tramiti, sbiancavano. Mentre se erano nella loro vera forma, la loro luce tremava leggermente e tutti si facevano da parte.

“E io dovrei stare qui dentro?” si lamentò quando i due lo portarono in un’angusta stanzetta.

Gabriel ghignò. “Il Grand Hotel a quest’ora è chiuso!”

“Voglio parlare con nostro Padre” disse risoluto Michael “devo parlarGli.”

“Non è possibile.” rispose Castiel scuotendo il capo.

“Chi sei tu per dirmi che non è possibile? Avanti, smettiamola con questa commedia. Lasciatemi passare.”

“Mike, se non l’hai capito, il comando qui ora l’abbiamo noi. Anzi, a dire il vero è Castiel ad avere il comando, e lui e Joshua sono gli unici che possono parlare con nostro Padre, attualmente.” gli spiegò Gabriel

Michael sgranò gli occhi. “Stai scherzando? Lui?” replicò guardando Cas.

“Già, assurdo no?” domandò ironico l’interessato.

I due uscirono dalla stanza e lo lasciarono alle sue elucubrazioni sconvolte, e trovarono fuori uno stuolo di angeli che,senza parole, li guardavano spaventati.

Il Generale era tornato, pensavano tutti, ma non aveva l’aria di chi aveva il comando.

Che cosa sarebbe successo?

 

 

 

 


Vi piace questa storia? Beh, allora forse potrebbero piacervi anche queste altre due mie creature!

 

 

 

«Lo amava, era tutto quello che sapeva. E riaverlo era tutto ciò che desiderava.»

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«Due uomini completamente diversi, non erano nemmeno della stessa specie. Ma entrambi avevano il suo cuore.»

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Capitolo 3
*** Let's have fun, Jim! ***


I

 

a/n: Capitolo strano ma che mi ha fatto ridere molto mentre lo scrivevo XD! Il tramite di Gabriel è una mia invenzione per cui il periodo storico citato è una mia supposizione di pura fantasia. Grazie a tutti quelli che leggono, ma soprattutto a Robigna88 per le recensioni lusinghiere che mi lascia sempre e per il costante sostegno <3 e ad Alexya379 per le stupende recensioni e per la bellissima notizia che mi ha dato poc'anzi :D!! E un grazie anche a DalamarF16 ^__^!


 

 

 

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Let's have fun, Jim!

 

 

 

 

“Ad essere sincero” riprese Peter dopo aver bevuto un sorso della sua birra “Gabriel è sempre stato buono con me. Ha sempre cercato di evitarmi dolore e sofferenza e se il mio corpo restava ferito in qualche modo, lo guariva in un lampo. E inoltre, sai… se l’è spassata alla grande in questi secoli! E non so come, ma riusciva a farmi partecipare alle sue gozzoviglie. Sì, Gabe mi vuole bene e quando stavamo morendo, mi ha chiesto scusa” concluse finendo la sua birra.

Jimmy lo fissò perplesso. “Scusa… in che senso gozzoviglie?” gli domandò.

Peter fece spallucce. “Beh le classiche cose: donne, cibo, alcool. Capisci, no? L’avrà fatto anche il tuo Castiel”

L’altro spalancò gli occhi. “Cosa? No! Io sono sposato e lui è… un angelo! Voglio dire… non può…”

“Cioè tu vuoi dirmi” lo interruppe Peter avvicinando la sedia a quella di Jimmy “che sono due anni che tu non stai con una donna, e che Cas ha avuto la possibilità di divertirsi, e non l’ha fatto?” e senza aspettare risposta, scoppiò a ridere, attirando lo sguardo di molti degli avventori del pub.

“Che c’è da ridere?” replicò accigliato “io amo e rispetto mia moglie, e Castiel è…”

“Un pirla” finì per lui Peter “un vero pirla. Oltretutto per quel che ne capisco io di uomini, sei pure un bel tipo, le donne ti adorerebbero. E il tuo angelo non ne ha approfittato! Pazzesco, angelo e tramite con lo stesso carattere…” commentò scuotendo il capo.

“Lo stesso si potrebbe dire di te e Gabriel” ribattè Jimmy polemico.

Peter annuì sorridendo. “Per mia fortuna, sì! Guarda amico… io non ero quasi mai cosciente, ma le volte in cui lui mi permetteva di riaffiorare, credimi, mi sono divertito da matti! Essere un tramite non è una passeggiata e non è neanche divertente, ma almeno Gabriel è buono con me e mi tratta bene. Cerca di non farsi pugnalare o sparare, ecco perché crea quelle copie. Anche se può guarire, non vuole farmi soffrire.”

Jimmy sospirò e ripensò alla sua vita con Castiel: lui non era stato così attento nei suoi riguardi, non si era preoccupato di non farsi sparare o pugnalare, e non aveva tentato nemmeno di evitarlo.

“Hai ragione” disse a Peter “Castiel è un pirla” e mandò giù quello che restava nella sua bottiglia.

“Sì, lo è se non ti ha fatto divertire un po’ in questi due anni, ma ora ci sono io! Su, andiamo” disse Peter alzandosi dalla sua sedia e invitando l’altro a fare altrettanto.”

“Per andare dove?”

“A donne”

“Cosa?” strillò Jimmy sconvolto “no!”

“Come no? Dai su Jim, non fare il puritano. Quei due potrebbero tornare da un momento all’altro e addio divertimento autonomo. Tanto Gabriel prima o poi porterà Castiel a donne, e lo farà col tuo corpo. Tanto vale divertirti un po’ per conto tuo, no?”

Jimmy Novak non credeva alle proprie orecchie, lui che doveva fare? Tradire Amelia con qualche donnaccia? Quell’uomo era matto come un cavallo!

“No senti, ti ringrazio Peter, è davvero gentile da parte tua ma non sono interessato” declinò pacato.

L’uomo di fronte a lui lo guardò attentamente. “Sei gay?” gli chiese serio.

“Tuo nonno” rispose Jimmy risentito.

Peter rise. “E allora muovi quel sedere e vieni con me. Ormai tu da tua moglie non ci puoi tornare più, e scusa se te lo dico, ma secondo me lei si è trovata un altro, giustamente. Ci troviamo una bella ragazza, facciamo quattro chiacchiere e poi… concludiamo in bellezza. Forza, cammina” e lo prese per un braccio costringendolo ad alzarsi.

“Ma io sono stato solo con… mia moglie. Sono vent’anni che sto con lei… non so nemmeno come interagire con un’altra donna” confessò imbarazzato il povero Jimmy.

“Non ti preoccupare” lo rassicurò l’altro “sarà lei ad interagire con te.”

Il tramite di Gabriel pagò le quattro birre che avevano bevuto – Gabriel aveva sempre dei soldi in tasca, perché li creava lui stesso – ed uscirono.

“Peter… stiamo andando in una casa d’appuntamenti, vero?” domandò Jimmy leggermente preoccupato.

Il suo collega sorrise malizioso e gli lanciò un’occhiata. “No, ricevono senza appuntamento. È un bordello in piena regola!” annunciò allegramente.

“Oh santo Dio” esclamò Jimmy “io in un bordello? Dove sono arrivato! Io non ci sono mai stato in un bordello!”

“E’ ora di cominciare, fratello. Vedrai, dopo mi ringrazierai. Se la memoria non m’inganna, da queste parti c’è un localino che fa proprio al caso nostro...” disse Peter annuendo meditabondo mentre si stavano incamminando per chissà dove.

Jimmy lo guardò. “Gabriel ti ha fatto fare un giro turistico per i bordelli d’America, scommetto.”

“Veramente preferisce quelli d’Europa” precisò serio “ e no, questo lo conosco da me. Te l’ho detto che non è la prima volta che Gabriel mi molla per qualche ragione e io me la spasso un po’ per conto mio, no?”

“Ma tu hai mai avuto una moglie?”

“Sì certo, ma nel tredicesimo secolo*! Mi cacciò di casa perché ero un puttaniere” spiegò Peter come se fosse la cosa più naturale del mondo.

“Ah” commentò perplesso l’altro “e Gabriel allora sapeva di questa tua passione per le prostitute?”

Peter si fermò e si girò a guardarlo, uno strano luccichio gli lampeggiò negli occhi. “Dove credi che mi abbia trovato, la prima volta che mi ha contattato? Ero in un postribolo a Edimburgo, stavo… armeggiando con questa bella ragazza bionda quando sento qualcuno che mi chiama. Mi guardo intorno e non vedo nessuno, allora penso che fosse il vino a farmi sentire le voci! Riprendo il discorso con la pupa e sento chiaramente qualcuno nella mia testa che mi dice ehi dico a te lazzarone! Smettila di palpeggiare quella piccola baldracca e stammi a sentire! Allora io salto in piedi e…”

Peter continuava a parlare e Jimmy lo ascoltava a bocca aperta, non riusciva a crederci, non poteva essere vero tutto quello che il suo nuovo pseudo-amico gli stava raccontando.

“Ehi Jim, tutto okay?” gli chiese preoccupato, vedendolo un po’ pallido.

“Ma… non ti chiese prove di fede o cose del genere?” domandò a sua volta lui.

Peter scosse il capo. “Non mi pare, no. Mi disse solo… anzi no, mi chiese se mi sarebbe piaciuto vivere per sempre e spassarmela. Io che potevo dire? Ovviamente sì!” concluse con enfasi e una punta d’orgoglio.

Jimmy, depresso, sospirò. “A me chiese di infilare una mano in una pentola d’acqua bollente, e la cosa peggiore è che l’ho fatto davanti a mia moglie, facendole prendere un colpo” raccontò guardando per terra.

L’altro si morse la lingua per non ridere, anche se era davvero difficile resistere. “Ehm… beh ognuno ha il suo carattere… il tuo Castiel è un tipo strano, credo…” si limitò a dire riprendendo a camminare, imitato dall’altro.

“Strano?” ripeté Jimmy con voce stridula “stai scherzando! Più ci penso e più mi convinco della sua pazzia! E anche il tuo non è messo meglio, comunque!”

“Sì sì, lo so!” confermò Peter “ma a me sta benissimo così, anzi ne sono felice! E credimi amico mio, i nostri angioletti si somigliano più di quanto immagini, solo che uno sa divertirsi e l’altro deve ancora imparare a farlo! Ma fidati, Gabriel riuscirà a farlo diventare come lui. L’ha promesso a sé stesso e oltretutto vuole in qualche modo ringraziare suo fratello. Oh oh, eccoci arrivati” annunciò davanti l’ingresso di un locale inequivocabilmente a luci rosse.

Exotic Night” lesse Jimmy sulla grossa insegna al neon che lampeggiava ammiccante.

“Sissignore, molto esotica…” ripeté Peter con uno sguardo sognante. Era stato lì circa dieci anni prima e si era quasi innamorato di una ragazza asiatica, si faceva chiamare Darling ed era splendida. Per non parlare della sua arte…

“Peter.. non me la sento.. sul serio… mi vergogno” tentò di ribellarsi Jimmy, iniziando a sudare freddo.

“Quanto la fai lunga, ragazzo mio! Entriamo forza, ci aspettano nuove amicizie!” e trascinò letteralmente Jimmy all’interno del locale.

 

 

()()()()()

 

Due ore dopo…

 

 

“Oh no dolcezza… per questa volta offre la casa” gli disse restituendogli i soldi che aveva appena posato sul comodino.

Jimmy guardò la giovane donna perplesso. “Non capisco… non ti chiederanno dove sono i soldi?”

Lei, sui venticinque anni e mora, fisico da pin up e sorriso ammaliante, si alzò dal letto seminuda e gli si avvicinò.

“Abbiamo più libertà di… espressione di quanto tu immagini, tesoro” gli spiegò sistemandogli la cravatta “e ogni tanto, se ci divertiamo per davvero, lasciamo perdere la nostra parcella…”

Lui annuì un po’ in imbarazzo, anche se era stupido esserlo visto quello che avevano fatto negli ultimi novanta minuti. E non si era trattato di una partita di calcio.

“O… okay, ti ringrazio, sei molto gentile…”

La donna sorrise e gli diede un bacio sulle labbra, sorprendendolo. Non era pratico ma sapeva che quelle… signorine non lo facevano mai.

“Non c’è di che Jimmy, è stato un vero piacere. E non preoccuparti per il bacio… erano anni che non baciavo nessuno, non ti ho trasmesso nulla.”

“Perché lo hai fatto?” le chiese.

“Diciamo che si è trattato di un…piccolo incentivo a tornare da me. Mi raccomando, non dimenticarti il mio nome. Se torni, chiedi di Glee” si raccomandò ammiccando.

Jimmy annuì e indossò l’impermeabile, mentre Glee prendeva qualcosa dal cassetto del comodino, poi si girò nuovamente verso di lui.

“Questo è il mio numero personale” bisbigliò al suo orecchio “non lo faccio mai, con nessuno. Chiamami quando vuoi, magari possiamo… divertirci un po’ per conto nostro, a casa mia…” e gli baciò il collo con un certo trasporto.

Il povero Jimmy era senza parole, però accettò volentieri bacio e biglietto e dopo averla salutata dicendole che l’avrebbe chiamata senz’altro, uscì da quella stanza.

Trovò Peter ad aspettarlo al bar, e non appena questi lo vide arrivare, aprì le braccia e sorrise. “Ehi Jimmy! Altri dieci minuti e venivo a controllare se eri vivo!”

L’altro arrossì violentemente e mormorò qualcosa che Peter interpretò come un non urlare e andiamo via.

Uscirono e Peter non riuscì più a trattenersi. “Allora, com’è andata? Fatto nuove amicizie?”

“Sì”

“Sì?” ripeté “tutto qui quello che hai da dire?”

Jimmy lo guardò. “Vuoi dettagli?”

“No no, che orrore! Voglio dire… ti sei divertito?”

“Anche se sarebbero fatti miei” iniziò un po’ stizzito “sì Peter, mi sono decisamente divertito. La ragazza mi ha anche dato il suo numero cellulare.”

Peter sgranò gli occhi. “Cosa? Wow fratello, quando si dice la fortuna dei principianti! Io…”

Ma non riuscì a dire nient’altro, perché senti un richiamo nella sua testa.

Peeeter… indovina chi sono?

Anche Jimmy si sentì chiamare.

Mi dispiace Jimmy, ma dovrei tornare…

I due tramiti si guardarono e sospirarono: il divertimento era finito, si tornava al lavoro.

“Abbiamo capito…” mormorò Peter infastidito. Voleva almeno parlare con un po’ di donne con Jimmy, prima di tornare a fare da trolley all’Arcangelo.

Si nascosero dietro il palazzo e lasciarono che i due esseri soprannaturali riprendessero possesso dei loro tramiti.

Dopo alcune ore liberi da quella prigione di ossa e carne, i due fratelli ebbero qualche istante di difficoltà nel ritrovarvisi di nuovo intrappolati.

“Porca vacca” esclamò Gabriel aprendo e chiudendo le mani “mi sento tutto intorpidito…”

“Anche io.. ma almeno siamo fuori dall’inferno” rispose Castiel.

“Sì hai ragione, tutto fuorché stare laggiù.”

Uscirono dall’ombra e si ritrovarono di fronte il locale di dubbia moralità dal quale erano usciti poco prima i loro tramiti.

Gabriel guardò in alto e vedendo l’insegna, capì subito.

“Ah però… Peter ha portato il tuo Jimmy a far baldoria! Che adorabile ragazzo!”

Castiel non capì. “Baldoria? Che vuol dire, nel tuo linguaggio?” domandò aggrottando la fronte.

Gabriel sbuffò indicando l’insegna. “Dicesi, elegantemente, locale a luci rosse. Volgarmente, bordello!”

L’angelo in impermeabile spalancò gli occhi e il suo pensiero corse subito a quella volta in cui Dean portò lui in un bordello. Che figura da idiota che aveva fatto…

“Vuoi dire che i nostri tramiti…”

“… si sono dati alla pazza gioia!” concluse per lui Gabriel.

“Santo Dio…” mormorò costernato Castiel “Peter è identico a te…”

“Non l’ha mica minacciato con la pistola!”

“Va bene lasciamo stare” tagliò corto Cas “non mi va di parlare di… queste cose”

Gabriel ghignò. “Che dici, andiamo farci un giro?” disse indicando il locale.

“No!” strillo Castiel “ora abbiamo altro da fare! C’è Raphael da liberare…”

“Che noioso che sei fratello, dovresti scioglierti un po’ di più. Scommetto che soffri di cervicale!”

Castiel schioccò la lingua sul palato. “Sei incorreggibile Gabe, pensi sempre a donne…”

“Tu non ci pensi mai? Davvero mai mai? Non ci credo” obiettò l’altro.

Il buon Castiel non rispose, anzi arrossì e iniziò a camminare lungo il marciapiede, seguito da Gabriel che rideva e gli diceva di come aveva colpito nel segno.

Tornarono al loro quartier generale per un controllo, avevano lasciato Michael nella sua prigione, anche poi prigione non era per niente, e voleva sincerarsi che non iniziasse ad urlare costringendo i poveri angeli a liberarlo, per paura di ritorsioni future.

Ma era tutto calmo al piani alti, Michael era sempre un soldato e non si lasciava andare a scene isteriche.

“Okay, mi sembra tutto a posto” disse Castiel tirando un sospiro di sollievo “direi che è ora di andare da Raphael. È ancora nel cerchio, e…” si fermò quando, infilando una mano nella tasca dell’impermeabile, trovò un bigliettino.

Lo guardò perplesso, lui quello non ce l’aveva messo lì. Lesse un nome, tale Isabelle, e un numero di cellulare.

“Ma che….?” mormorò, poi comprese e alzò gli occhi al cielo. “Non ci credo.”

Gabriel gli strappò di mano il bigliettino. “Cos’è? Jimmy ti ha lasciato un vaffa per iscritto?” disse sarcastico, ma quando lo lesse, capì anche lui.

“Ehi, ma allora è vero che gli impiegati repressi sono degli stalloni” commentò ridendo “queste tipe non lasciano il loro numero ai clienti, a meno che non si divertano sul serio! Cas, questa pollastrella è tua! Che ragazzo fortunato che sei!” e gli diede una pacca sulla spalla.

“Finiscila per favore! E non parlare così forte, ti sei dimenticato di dove siamo? E poi io non ho proprio nessuno, e non mi interessa quello che ha fatto Jimmy in mia assenza. È adulto e può agire come meglio crede.”

L’altro fece spallucce e ripiegò il biglietto infilandolo di nuovo nella tasca dell’impermeabile di Castiel.

“Sì sì, come vuoi” gli disse “Tu intanto conservarti questo. Non si sa mai” finì con un sorriso sornione.

Poi guardò con più attenzione il suo fratellino e.. notò qualcosa di insolito.

“Che c’è?” chiese Castiel vedendolo così concentrato.

Gabriel scosse il capo. “No niente… scusa gira un attimo la testa di lato” e accompagnò la richiesta con un gesto della mano.

“Perché? Che c’è che non va?” chiese ancora l’altro.

Invece di ripetere il concetto, Gabriel gli fece girare il viso dall’altra parte prendendolo per il mento, e quando vide che effettivamente aveva visto giusto, scoppiò in una risata così violenta da costringerlo a piegarsi in due.

“Ma che cavolo ti prende?”

L’altro Arcangelo lo indicava ma non parlava, era troppo divertente quello che aveva appena visto e le risate troppo violente per permettergli di articolare parola.

“Gabriel, tu mi preoccupi” disse Castiel in tono serio, non capendo cosa diavolo gli fosse preso.

“Oddio… quello… è… un succhiotto!” disse finalmente indicando il collo di Castiel.

Cas si toccò il punto indicato dal fratello e sentì un leggero dolore. “E che cosa sarebbe?”

Gabriel si raddrizzò e si schiarì la voce. “ Sarebbe che una pupa ti ha marchiato come un cavallo!” e riprese a ridere.

Castiel era scandalizzato, letteralmente. “Basta per favore, ora andiamo, abbiamo da fare”

L’Arcangelo di fronte a lui annuì e lo seguì, pensando che nonostante tutti i secoli passati a spassarsela, non aveva mai riso tanto.

Il contrasto tra il nero delle grandi ali di Castiel, che lui a differenza degli umani vedeva sempre, e il rossore del succhiotto che quella ragazza aveva fatto al suo tramite, era davvero incredibile. Ed era divertente, tanto divertente.

“Cas, quando vedo Raphael c’è il rischio che io lo uccida” gli disse, stranamente serio.

“Perché?”

“Perché ti ha ucciso. Come si fa ad uccidere un fratellino come te? Ancora non ci credo che l’abbia fatto sul serio…”

Castiel non rispose, ma sorrise.

Anche lui aveva giurato vendetta contro Lucifero per la morte di Gabriel, ma alla fine era stato ucciso un’altra volta.

Però adesso loro erano vivi e vegeti e Lucifero di nuovo chiuso in gabbia, e questo era l’importante.

“Non possiamo ucciderlo Gabe, lo sai. Ma grazie del pensiero, fratello.”

“Non c’è di che Cas” rispose l’altro “ma posso almeno sfotterlo?”

Castiel annuì accennando un sorriso. “E’ tutto tuo.”

E partirono alla volta della prigione di Raphael.

 

 

 

 

 


Vi piace questa storia? Beh, allora forse potrebbero piacervi anche queste altre due mie creature!

 

 

 

«Lo amava, era tutto quello che sapeva. E riaverlo era tutto ciò che desiderava.»

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«Due uomini completamente diversi, non erano nemmeno della stessa specie. Ma entrambi avevano il suo cuore.»

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Capitolo 4
*** I've got the power - Raphael ***


I

 

a/n: okay... capitolo particolare, diciamo. Ma che a me ha fatto ridere, specialmente ad un certo punto XD. Spero vi piaccia!


 

 

 

 

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I’ve got the power

 

 

 

 

 

Era bloccato lì da mesi. Circondato da un cerchio di fuoco alimentato dall’olio sacro che quell’idiota di Castiel era andato a prendere in Terra Santa.

Stupido piccolo imbecille.

Sì, Castiel era sempre stato uno dei più ingenui, sprovveduti e noiosi.

Non era permesso a nessuno di loro di pensare con la propria testa, ma dannazione, lui non ci aveva mai provato!

Sempre attaccato alle piume di qualcun altro.

Prima a quelle nere di Gabriel, poi quando il traditore era sparito, si era attaccato a quelle con sfumature rosse di Anna. Non scrollava nemmeno un’ala senza che lei gli dicesse di farlo. E quando quella sgualdrina era caduta, lui era rimasto a guardare il vuoto per giorni, non sapendo a che santo votarsi.

Nel vero senso della parola.

E lui, l’Arcangelo Raphael, era stato intrappolato da quel bamboccio di Castiel?

“Pazzesco” mormorò, seduto a terra  nel cerchio di fuoco.

Tanto prima o poi sarebbe riuscito a scappare e l’avrebbe trovato, quel piccolo traditore bastardo, e l’avrebbe di nuovo disintegrato.

Ma perché nessuno dei suoi andava a cercarlo?

Dov’era Michael? E quel lecchino di Zachariah? Erano così impegnati da non avere un attimo per dargli una mano?

Sbuffò spazientito, facendo tremolare una delle fiamme lì vicino.

Era incredibile, aveva fatto piovere centinaia di volte ma le fiamme non si erano mai spente, come se qualcuno le alimentasse da lontano. Ma era impossibile, quello stronzetto di Castiel non era abbastanza potente per fare una cosa del genere.

Probabilmente era a causa della sua rabbia che non riusciva a far piovere abbastanza.

Sospirò guardandosi intorno, chissà per quanto tempo ancora sarebbe rimasto lì.

 

 

 

()()()()()

 

 

 

“Cas, se ti vedo ridere ancora, mi arrabbio per davvero” disse Gabriel serio, mentre il fratello si mordeva l’interno delle guance per non ridere.

Il motivo di questa incontenibile ilarità da parte del più serio degli angeli?

Beh, Peter, il tramite di Gabriel, andando con una… donnina allegra, si era preso l’herpes.

Sì, proprio .

Gabriel si chiedeva come diavolo avesse fatto visto che quel genere di impiegate pretendeva protezioni e mandavano a farsi fottere quelli che rifiutavano di usarle, ma stava di fatto che si era beccato una bella infezione.

E i sintomi si erano fatti sentire subito! Fortunatamente Gabe aveva impiegato meno di due secondi per guarire il corpo del suo tramite, ma l’imbarazzo era stato tanto, senza contare che Castiel era scoppiato a ridere fino alle lacrime.

“Avanti… sono cose che capitano, non devi farne un dramma” gli disse Cas rincarando la dose.

Gabriel lo fissò accigliato, pensando seriamente di fargli venire qualcosa per punizione. Magari la mononucleosi.

“Basta che non tenti di baciarmi” lo avvertì Cas facendogli capire di avergli letto nel pensiero.

“Questa cosa che tu puoi leggermi nella mente e io no, mi fa un po’ incacchiare, sai?”

Castiel fece spallucce. “Non dipende da me” si difese sincero “se potessi ti darei la stessa capacità.”

L’altro Arcangelo scosse il capo sospirando. “Chissà se prima o poi nostro Padre mi perdonerà….” mormorò sconsolato.

Suo fratello lo guardò accennando un sorriso. “Lui ti ha già perdonato” rispose “è solo che… preferisce fare le cose un po’ per volta. Tu riavrai tutto Gabriel, ma dovrai avere un po’ di pazienza. Probabilmente tornerai ad essere il mio superiore… e dovrò subirmi il doppio dei tuoi scherzi.”

“Il tuo superiore? Scherzi Cas, tu meriti di comandare una guarnigione tutta tua” rispose Gabriel con estrema sincerità.

Sì, lo pensava sul serio. Non lo avrebbe mai detto, ma Castiel era un ottimo comandante e, secondo Gabriel, meritava di essere un capo non un subordinato. Troppi gli avevano dato ordini, spesso a sproposito, ora era venuto il momento di dare ordini.

“Ti ringrazio” disse Castiel “ma a me basta che a darmi ordini siano persone capaci, non esseri come Zachariah, per intenderci.

Gabriel fece una smorfia. “Quel ruffiano? Buon Dio, già lo sopportavo poco prima di fare le valige e andar via, ora lo odio. Dobbiamo riportare anche lui?”

“Sì, purtroppo sì. Ma…” si fermò, indeciso se dirglielo o meno.

“Ma?”

Trasse un grosso respiro. “Il suo destino è già scritto, Gabriel. Quello che gli faremo sarà solo un grosso, sadico dispetto.”

Nel sentire le parole sadico e dispetto, Gabriel drizzò le antenne, irresistibilmente attratto dalla prospettiva di torturare, almeno psicologicamente, il vecchio Zach. Il malefico, subdolo e lecchino Zach.

“Cas… che gli faremo? Dài, dimmelo” gli chiese sperando che il fratellino lo esaudisse.

Ma l’altro scosse il capo. “Non posso… altrimenti ti distrai pensando alla sua punizione. O almeno a quella che lui crederà sia la sua punizione.”

“Invece sarà solo il nostro passatempo?”

“Sì, diciamo di sì” gli confermò Cas.

“Io lo chiuderei in una gabbia con un gorilla. Giusto per vedere che succede…” sparò Gabriel piuttosto serio.

Castiel lo guardò con occhi sgranati, poi assunse un’espressione disgustata. “Che immagine orribile! Gabriel, sei proprio….”

“Perfido?” l’aiutò l’altro, per nulla imbarazzato dalla propria uscita.

“No” scosse il capo Cas “geniale. Credo che aggiungerò la tua idea alla mia… ovviamente eviteremo che l’animale abusi di lui, ma uno spauracchio gli sta proprio bene” fece una pausa e tornò serio “ha umiliato i Winchester, dicendo loro che… in qualche modo aveva una relazione con la loro madre, anche se questa… non era in vita. È orribile, davvero orribile.”

Anche Gabriel divenne serio, il che era strano per un burlone come lui. “Questa mi è nuova. Sapevo che non andava tanto per il sottile, ma inventarsi delle porcherie del genere, è da malati. Sicuro che dobbiamo fermare la furia sessuale del gorilla?”

Castiel parve rifletterci per un attimo, poi annuì. “Sì. Altrimenti umilieremmo il suo tramite e lui, pover’uomo, non c’entra con questa storia. Infatti alla fine lo rimanderemo a casa.”

L’altro annuì, poi sospirò sommessamente e di schiarì la voce. “Sei sicuro di volerlo fare? Voglio dire, posso andare solo io…”

Parlando di Zachariah e del suo incontro col gorilla, avevano per un attimo accantonato la loro missione: recuperare Raphael.

A Castiel non piaceva rivederlo, non perché ne avesse paura in quel momento, ma ricordava la propria morte e non era felice di trovarselo davanti. Ma doveva andarci, non poteva mandare Gabe da solo. Era lui a comandare adesso, e doveva affrontare i suoi problemi.

“Non preoccuparti fratello” gli disse sicuro “sto benissimo. Lui è bloccato, e inoltre nel momento stesso in cui poseremo gli occhi su di lui, i suoi poteri verranno annullati. Sarà solo un ragazzone di colore un po’ arrabbiato. E non fare battute oscene!” lo ammonì.

Gabriel, che aveva alzato una mano per fare, effettivamente, una battutaccia squallida, l’abbassò e lasciò perdere.

“Okay ma… posso andare prima io? Cioè.. posso fare un’entrata ad effetto? Lui non sospetta neanche che io sia di nuovo in ballo e perciò vorrei prenderlo un po’ per i fondelli.”

Cas annuì sorridendo. “Sì certo, fa’ quello che vuoi. Assisterò alla scena da più lontano” rispose.

Gabriel gli diede una pacca sulla spalla. “Grazie fratellino, tu sì che sai come compiacermi!”

“Di nulla” disse l’altro stringendosi nella spalle, poi ricordò una cosa che sicuramente l’avrebbe galvanizzato.

“Ah, Gabe?” lo chiamò prima che si allontanasse troppo.

Si voltò. “Che c’è?”

“Sai che gli ho dato della puttana?”

“A chi?”

“A Raphael” rispose Castiel “mi ha minacciato di farmi di nuovo a pezzi e io gli ho risposto che, magari un giorno ci sarebbe riuscito, ma per il momento era la mia puttanella, per via della prigione che gli avevo creato… dici che è grave?”

Gabriel batté le mani e rise. “Sei proprio mio fratello, sai? Sei me agli esordi! Sì sì, ti adoro! Sei un genio” fece una pausa e guardò di lato, come se riflettesse “Raphael sarà avvelenato, e sarà tutto molto più divertente! Grazie!” e sparì per raggiungere l’Arcangelo Raphael, bloccato in un cerchio di fuoco.

Castiel sorrise scuotendo lievemente la testa, Gabriel era incorreggibile ma era proprio per questo che gli voleva bene.

E inoltre, spesso aveva davvero la sensazione di essere la versione edulcorata di Gabriel. O forse, tantissimi secoli prima, lo aveva osservato e copiato fin troppo e ora stava seguendo le sue orme.

Spiccò il volo, non voleva rischiare di perdersi l’entrata di Gabriel.

 

 

()()()()()

 

 

Improvvisamente, una forza buttò a terra la porta, come ad opera di un ariete.

Raphael si alzò in piedi, sperando fossero i rinforzi, anche se era strano che fossero loro visto che non aveva sentito la loro Grazia.

Invece di angeli salvatori, ad entrare furono… ballerine?

Inarcò un sopracciglio e fissò incredulo lo stuolo di ballerine seminude che entrarono sorridendo e dimenandosi come forsennate.

Erano tutte di colore, vestite con inesistenti costumi sgargianti che lasciavano poco all’immaginazione e con lunghi copricapo piumati sulla testa.

Una musica sudamericana riempiva tutta la casa delle sue note allegre e assordanti, mentre le donne continuavano a ballare sculettando di fronte ad uno sconcertato Arcangelo.

“Ma che diavolo significa?” urlò, inascoltato, visto il trambusto che lo circondava.

Entrarono anche dei suonatori di tamburo, che aumentarono a dismisura il rumore, tanto che iniziò a fargli male la testa.

“Basta idioti!” gridò, ma nessuno pareva prestargli ascolto.

Poi le ragazze si misero in fila ai lati della porta, e ballando tesero le braccia di fronte a loro.

Entrò un uomo sui quarant’anni, indossava una camicia dai colori sgargianti e pantaloni neri piuttosto larghi. Prese una delle ballerine e accennò qualche passo con lei, dimostrando di saperlo fare alla grande.

Diede una leggera pacca sulla natica della ballerina e la rimandò al suo posto. Aprì le braccia come un direttore d’orchestra e la musica cessò.

“Allora, ti piace il carnevale di Rio? Ah, io lo adoro! Un bordello di gente e musica e tante donne da guardare e toccare, se ti va!”

Raphael spalancò gli occhi in modo innaturale, guardò letteralmente scioccato l’uomo di fronte a lui e digrignò i denti.

“Gabriel” sibilò.

L’interessato fece un mezzo inchino, si rialzò e schioccando le dita, fece sparire tutto. Ballerine carioca, suonatori di tamburo, persino la sua camicia fosforescente, tutto quanto si dissolse nel nulla.

Restarono solo i due Arcangeli a fronteggiarsi, ed entrambi avevano un’espressione dura.

“ Allora, Ralph” iniziò Gabriel “che ne dici? Se vuoi possiamo andare a Rio de Janeiro in due secondi. A dire il vero non è periodo di carnevale, questo. Ma come hai potuto vedere, io me lo creo quando e come voglio.”

Raphael taceva, troppo scioccato e disgustato da quello che aveva visto.

“Dunque sei vivo. E non sei cambiato per niente. Anzi, sei peggiorato” disse l’Arcangelo imprigionato in tono dispregiativo.

Gabriel fece spallucce. “Si fa quel che si può. Anche tu sei peggiorato, comunque. Un tempo eri giusto e misericordioso. Che ti è successo?”

L’altro scoppiò in una risata sinistra. “Tu parli a me di giustizia e misericordia? Tu che hai abbandonato il tuo posto per rifugiarti tra gli umani, a quanto pare. Tu non puoi assolutamente farmi la morale. Io agisco sempre nel giusto. Sempre.”

“Oh sì, mettendoti ad uccidere fratellini indifesi eseguendo un ordine che non viene nemmeno da nostro Padre?”

Raphael parve non capire. “Uccidere fratellini? Che diavolo stai blaterando?”

“Si riferisce a me, fratello” intervenne Castiel, apparendo accanto a Gabriel.

Aveva assistito a tutta scena – distraendosi un po’ per guardare le ballerine che, pur essendo virtuali, erano dannatamente verosimili – e ora aveva deciso di intervenire.

L’essere imprigionato dall’olio sacro lo fissò glaciale. “Dovevo immaginarlo. Siete sempre stati della stessa pasta, voi due. Avevate l’indole del disertore” tuonò feroce.

Castiel agitò una mano e Raphael si rese conto di essere inerme. Niente poteri, erano come spenti. Si guardò le mani e poi guardò Castiel.

“Che mi hai fatto?”

“Un assaggio della punizione, Raphael. Veniamo per conto di Dio.”

Raphael spostò lo sguardo da Cas a Gabriel. “Voi siete pazzi. Tutti e due. Dio è morto, lo sapete benissimo. Soprattutto tu Gabriel, ricordi quando lo cercavamo e non lo trovavamo? Ricordi la delusione? E ora vieni con questo cretino alato a dirmi che Dio è lì e vuole punirmi?”

Gli altri due si guardarono, risentiti entrambi per l’epiteto appena dato al buon Castiel.

“Come credi che abbia fatto a toglierti i poteri, se non venissi per conto di Dio?” gli chiese Castiel, avvicinandosi di qualche passo “magia? Vedi qualche bacchetta magica nelle mie mani, per caso? Rassegnati, Raphael. Dio è tornato. E credimi, è un tantino incazzato.”

“Come osi rivolgerti a me in questo modo? Sono un tuo superiore!”

“Eri” lo corresse Gabriel, raggiungendoli “per il momento sei sospeso dal servizio, fratello. E, per la cronaca, il capo ora è Castiel.”

Raphael guardò il presunto capo e rise. “Chi, lui? Sempre a scherzare tu, vero Gabriel. Avanti, spegnete queste fiamme e fatemi uscire” ordinò.

“Gabriel, credo che ce ne andremo e lo lasceremo qui” disse Castiel d’un tratto “è già una punizione abbastanza severa, quella di starsene bloccato qui per l’eternità. Andiamo.”

L’altro annuì, e se davvero l’avessero lasciato lì per lui andava bene. Non era più il Raphael che conosceva e ciò gli faceva male.

“Gabriel, anche tu mi abbandoni?” gli chiese “preferisci questo pupazzo con le piume invece di tuo fratello?”

“Castiel è mio fratello” obiettò Gabe voltandosi di scatto “più di quanto immaginassi. Io ero morto e mi ha resuscitato, ero un fuggiasco e mi ha reintegrato. Non mi giudica, non mi volta le spalle. Mi accetta per quello che sono e si fida di me, nonostante tutto” si fermò e scosse il capo, allargando le braccia.

“Che ti è successo, Ralph? Eh? Ti sei scordato chi eravamo io, tu, Michael e Castiel? Era il nostro scudiero! Nessuno obbediva come lui, nessuno ci amava come lui. Eravamo come… i tre moschettieri e d’Artagnan! E tu l’hai ucciso senza pietà, per cosa poi? Perché invece di assecondare chi voleva scatenare l’apocalisse, ha cercato di fermarla? Come… come si fa a far del male a un ragazzino come lui? E poi… hai perso la tua fede! Tu! Ancora faccio fatica a crederlo, tutto mi sarei aspettato tranne che noi quattro finissimo con il combatterci a vicenda!”

Castiel era sorpreso da tanto slancio, capì che spesso Gabriel nascondeva il suo vero io dietro una specie di bullismo, per evitare di soffrire, evidentemente.

E inoltre… lo stava difendendo a spada tratta. Era sempre stato buono con lui, ma non aveva mai preso le sue parti così.

“Cas, smettila di farmi gli occhi dolci!” gli disse Gabe a disagio “sto solo dicendo quello che penso”

“Non ti sto facendo gli occhi dolci!” si difese stizzito, poi tornò a guardare Raphael, che aveva ascoltato tutta la ramanzina del fratello maggiore con un’espressione marmorea.

“Ora tu verrai con noi” gli disse autoritario “senza obiettare. Che ti piaccia o no, ora sono io quello più in alto.”

Raphael sogghignò. “E’ bello potersi vendicare, vero Castiel? Spiacete ma… quelli erano i miei ordini. Non mi sono divertito a farti a pezzi.”

Castiel scosse il capo. “Non ne sono così sicuro. E oltretutto, anche questi sono i miei ordini. Perché se volessi vendicarmi, dovrei ucciderti. Ma io sono fedele a nostro Padre, e lui mi ha ordinato di trarti in arresto e riportarti al quartier generale. Adesso.”

Detto questo, agitò due dita in aria, e le fiamme si spensero. Com’era prevedibile, Raphael tentò di attaccarli, ma di nuovo Cas mosse una mano in aria, e lo bloccò.

“Forse non mi sono spiegato bene” gli disse ancora, stringendo gli occhi “io ho i poteri, tu no. Ora, non perdiamo altro tempo, fratello. Sii gentile ed evitaci di incatenarti.”

Raphael fu costretto ad arrendersi all’evidenza: era in trappola.

Sospirò ma non replicò, lasciando che i due lo prendessero per le braccia e spiccassero il volo, portandolo con loro.

Era talmente adirato che non si rese nemmeno conto, che Castiel era diventato un Arcangelo.

Ma poco importava, in fin dei conti. La determinazione non gli veniva dalla promozione, ma dal proprio temperamento.

E da due anni di amicizia con Dean Winchester.

 

 

 

 

 

 


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«Lo amava, era tutto quello che sapeva. E riaverlo era tutto ciò che desiderava.»

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«Due uomini completamente diversi, non erano nemmeno della stessa specie. Ma entrambi avevano il suo cuore.»

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