I
a/n: okay... capitolo particolare, diciamo.
Ma che a me ha fatto ridere, specialmente ad un certo punto XD. Spero vi piaccia!
I’ve got the power
Era bloccato lì da mesi.
Circondato da un cerchio di fuoco alimentato dall’olio sacro che quell’idiota di
Castiel era andato a prendere in Terra Santa.
Stupido piccolo imbecille.
Sì, Castiel era sempre
stato uno dei più ingenui, sprovveduti e noiosi.
Non era permesso a nessuno
di loro di pensare con la propria testa, ma dannazione, lui non ci aveva mai
provato!
Sempre attaccato alle piume
di qualcun altro.
Prima a quelle nere di
Gabriel, poi quando il traditore era sparito, si era attaccato a quelle con
sfumature rosse di Anna. Non scrollava nemmeno un’ala senza che lei gli dicesse
di farlo. E quando quella sgualdrina era caduta, lui era rimasto a guardare il
vuoto per giorni, non sapendo a che santo votarsi.
Nel vero senso della
parola.
E lui, l’Arcangelo Raphael,
era stato intrappolato da quel bamboccio di Castiel?
“Pazzesco” mormorò, seduto
a terra nel cerchio di fuoco.
Tanto prima o poi sarebbe
riuscito a scappare e l’avrebbe trovato, quel piccolo traditore bastardo, e
l’avrebbe di nuovo disintegrato.
Ma perché nessuno dei suoi
andava a cercarlo?
Dov’era Michael? E quel
lecchino di Zachariah? Erano così impegnati da non avere un attimo per dargli
una mano?
Sbuffò spazientito, facendo
tremolare una delle fiamme lì vicino.
Era incredibile, aveva
fatto piovere centinaia di volte ma le fiamme non si erano mai spente, come se
qualcuno le alimentasse da lontano. Ma era impossibile, quello stronzetto di
Castiel non era abbastanza potente per fare una cosa del genere.
Probabilmente era a causa
della sua rabbia che non riusciva a far piovere abbastanza.
Sospirò guardandosi
intorno, chissà per quanto tempo ancora sarebbe rimasto lì.
()()()()()
“Cas, se ti vedo ridere
ancora, mi arrabbio per davvero” disse Gabriel serio, mentre il fratello si
mordeva l’interno delle guance per non ridere.
Il motivo di questa
incontenibile ilarità da parte del più serio degli angeli?
Beh, Peter, il tramite di
Gabriel, andando con una… donnina allegra, si era preso l’herpes.
Sì, proprio lì.
Gabriel si chiedeva come
diavolo avesse fatto visto che quel genere di impiegate pretendeva
protezioni e mandavano a farsi fottere quelli che rifiutavano di usarle, ma
stava di fatto che si era beccato una bella infezione.
E i sintomi si erano fatti
sentire subito! Fortunatamente Gabe aveva impiegato meno di due secondi per
guarire il corpo del suo tramite, ma l’imbarazzo era stato tanto, senza contare
che Castiel era scoppiato a ridere fino alle lacrime.
“Avanti… sono cose che
capitano, non devi farne un dramma” gli disse Cas rincarando la dose.
Gabriel lo fissò
accigliato, pensando seriamente di fargli venire qualcosa per punizione. Magari
la mononucleosi.
“Basta che non tenti di
baciarmi” lo avvertì Cas facendogli capire di avergli letto nel pensiero.
“Questa cosa che tu puoi
leggermi nella mente e io no, mi fa un po’ incacchiare, sai?”
Castiel fece spallucce.
“Non dipende da me” si difese sincero “se potessi ti darei la stessa capacità.”
L’altro Arcangelo scosse il
capo sospirando. “Chissà se prima o poi nostro Padre mi perdonerà….” mormorò
sconsolato.
Suo fratello lo guardò
accennando un sorriso. “Lui ti ha già perdonato” rispose “è solo che… preferisce
fare le cose un po’ per volta. Tu riavrai tutto Gabriel, ma dovrai avere un po’
di pazienza. Probabilmente tornerai ad essere il mio superiore… e dovrò subirmi
il doppio dei tuoi scherzi.”
“Il tuo superiore? Scherzi
Cas, tu meriti di comandare una guarnigione tutta tua” rispose Gabriel con
estrema sincerità.
Sì, lo pensava sul serio.
Non lo avrebbe mai detto, ma Castiel era un ottimo comandante e, secondo
Gabriel, meritava di essere un capo non un subordinato. Troppi gli avevano dato
ordini, spesso a sproposito, ora era venuto il momento di dare ordini.
“Ti ringrazio” disse
Castiel “ma a me basta che a darmi ordini siano persone capaci, non esseri come
Zachariah, per intenderci.
Gabriel fece una smorfia.
“Quel ruffiano? Buon Dio, già lo sopportavo poco prima di fare le valige e andar
via, ora lo odio. Dobbiamo riportare anche lui?”
“Sì, purtroppo sì. Ma…” si
fermò, indeciso se dirglielo o meno.
“Ma?”
Trasse un grosso respiro.
“Il suo destino è già scritto, Gabriel. Quello che gli faremo sarà solo un
grosso, sadico dispetto.”
Nel sentire le parole
sadico e dispetto, Gabriel drizzò le antenne, irresistibilmente attratto dalla
prospettiva di torturare, almeno psicologicamente, il vecchio Zach. Il malefico,
subdolo e lecchino Zach.
“Cas… che gli faremo? Dài,
dimmelo” gli chiese sperando che il fratellino lo esaudisse.
Ma l’altro scosse il capo.
“Non posso… altrimenti ti distrai pensando alla sua punizione. O almeno a quella
che lui crederà sia la sua punizione.”
“Invece sarà solo il nostro
passatempo?”
“Sì, diciamo di sì” gli
confermò Cas.
“Io lo chiuderei in una
gabbia con un gorilla. Giusto per vedere che succede…” sparò Gabriel piuttosto
serio.
Castiel lo guardò con occhi
sgranati, poi assunse un’espressione disgustata. “Che immagine orribile!
Gabriel, sei proprio….”
“Perfido?” l’aiutò l’altro,
per nulla imbarazzato dalla propria uscita.
“No” scosse il capo Cas
“geniale. Credo che aggiungerò la tua idea alla mia… ovviamente eviteremo che
l’animale abusi di lui, ma uno spauracchio gli sta proprio bene” fece una pausa
e tornò serio “ha umiliato i Winchester, dicendo loro che… in qualche modo aveva
una relazione con la loro madre, anche se questa… non era in vita. È orribile,
davvero orribile.”
Anche Gabriel divenne
serio, il che era strano per un burlone come lui. “Questa mi è nuova. Sapevo che
non andava tanto per il sottile, ma inventarsi delle porcherie del genere, è da
malati. Sicuro che dobbiamo fermare la furia sessuale del gorilla?”
Castiel parve rifletterci
per un attimo, poi annuì. “Sì. Altrimenti umilieremmo il suo tramite e lui,
pover’uomo, non c’entra con questa storia. Infatti alla fine lo rimanderemo a
casa.”
L’altro annuì, poi sospirò
sommessamente e di schiarì la voce. “Sei sicuro di volerlo fare? Voglio dire,
posso andare solo io…”
Parlando di Zachariah e del
suo incontro col gorilla, avevano per un attimo accantonato la loro missione:
recuperare Raphael.
A Castiel non piaceva
rivederlo, non perché ne avesse paura in quel momento, ma ricordava la propria
morte e non era felice di trovarselo davanti. Ma doveva andarci, non poteva
mandare Gabe da solo. Era lui a comandare adesso, e doveva affrontare i suoi
problemi.
“Non preoccuparti fratello”
gli disse sicuro “sto benissimo. Lui è bloccato, e inoltre nel momento stesso in
cui poseremo gli occhi su di lui, i suoi poteri verranno annullati. Sarà solo un
ragazzone di colore un po’ arrabbiato. E non fare battute oscene!” lo ammonì.
Gabriel, che aveva alzato
una mano per fare, effettivamente, una battutaccia squallida, l’abbassò e lasciò
perdere.
“Okay ma… posso andare
prima io? Cioè.. posso fare un’entrata ad effetto? Lui non sospetta neanche che
io sia di nuovo in ballo e perciò vorrei prenderlo un po’ per i fondelli.”
Cas annuì sorridendo. “Sì
certo, fa’ quello che vuoi. Assisterò alla scena da più lontano” rispose.
Gabriel gli diede una pacca
sulla spalla. “Grazie fratellino, tu sì che sai come compiacermi!”
“Di nulla” disse l’altro
stringendosi nella spalle, poi ricordò una cosa che sicuramente l’avrebbe
galvanizzato.
“Ah, Gabe?” lo chiamò prima
che si allontanasse troppo.
Si voltò. “Che c’è?”
“Sai che gli ho dato della
puttana?”
“A chi?”
“A Raphael” rispose Castiel
“mi ha minacciato di farmi di nuovo a pezzi e io gli ho risposto che, magari un
giorno ci sarebbe riuscito, ma per il momento era la mia puttanella, per via
della prigione che gli avevo creato… dici che è grave?”
Gabriel batté le mani e
rise. “Sei proprio mio fratello, sai? Sei me agli esordi! Sì sì, ti adoro! Sei
un genio” fece una pausa e guardò di lato, come se riflettesse “Raphael sarà
avvelenato, e sarà tutto molto più divertente! Grazie!” e sparì per raggiungere
l’Arcangelo Raphael, bloccato in un cerchio di fuoco.
Castiel sorrise scuotendo
lievemente la testa, Gabriel era incorreggibile ma era proprio per questo che
gli voleva bene.
E inoltre, spesso aveva
davvero la sensazione di essere la versione edulcorata di Gabriel. O forse,
tantissimi secoli prima, lo aveva osservato e copiato fin troppo e ora stava
seguendo le sue orme.
Spiccò il volo, non voleva
rischiare di perdersi l’entrata di Gabriel.
()()()()()
Improvvisamente, una forza
buttò a terra la porta, come ad opera di un ariete.
Raphael si alzò in piedi,
sperando fossero i rinforzi, anche se era strano che fossero loro visto che non
aveva sentito la loro Grazia.
Invece di angeli salvatori,
ad entrare furono… ballerine?
Inarcò un sopracciglio e
fissò incredulo lo stuolo di ballerine seminude che entrarono sorridendo e
dimenandosi come forsennate.
Erano tutte di colore,
vestite con inesistenti costumi sgargianti che lasciavano poco all’immaginazione
e con lunghi copricapo piumati sulla testa.
Una musica sudamericana
riempiva tutta la casa delle sue note allegre e assordanti, mentre le donne
continuavano a ballare sculettando di fronte ad uno sconcertato Arcangelo.
“Ma che diavolo significa?”
urlò, inascoltato, visto il trambusto che lo circondava.
Entrarono anche dei
suonatori di tamburo, che aumentarono a dismisura il rumore, tanto che iniziò a
fargli male la testa.
“Basta idioti!” gridò, ma
nessuno pareva prestargli ascolto.
Poi le ragazze si misero in
fila ai lati della porta, e ballando tesero le braccia di fronte a loro.
Entrò un uomo sui quarant’anni,
indossava una camicia dai colori sgargianti e pantaloni neri piuttosto larghi.
Prese una delle ballerine e accennò qualche passo con lei, dimostrando di
saperlo fare alla grande.
Diede una leggera pacca
sulla natica della ballerina e la rimandò al suo posto. Aprì le braccia come un
direttore d’orchestra e la musica cessò.
“Allora, ti piace il
carnevale di Rio? Ah, io lo adoro! Un bordello di gente e musica e tante donne
da guardare e toccare, se ti va!”
Raphael spalancò gli occhi
in modo innaturale, guardò letteralmente scioccato l’uomo di fronte a lui e
digrignò i denti.
“Gabriel” sibilò.
L’interessato fece un mezzo
inchino, si rialzò e schioccando le dita, fece sparire tutto. Ballerine carioca,
suonatori di tamburo, persino la sua camicia fosforescente, tutto quanto si
dissolse nel nulla.
Restarono solo i due
Arcangeli a fronteggiarsi, ed entrambi avevano un’espressione dura.
“ Allora, Ralph” iniziò
Gabriel “che ne dici? Se vuoi possiamo andare a Rio de Janeiro in due secondi. A
dire il vero non è periodo di carnevale, questo. Ma come hai potuto vedere, io
me lo creo quando e come voglio.”
Raphael taceva, troppo
scioccato e disgustato da quello che aveva visto.
“Dunque sei vivo. E non sei
cambiato per niente. Anzi, sei peggiorato” disse l’Arcangelo imprigionato in
tono dispregiativo.
Gabriel fece spallucce. “Si
fa quel che si può. Anche tu sei peggiorato, comunque. Un tempo eri giusto e
misericordioso. Che ti è successo?”
L’altro scoppiò in una
risata sinistra. “Tu parli a me di giustizia e misericordia? Tu che hai
abbandonato il tuo posto per rifugiarti tra gli umani, a quanto pare. Tu non
puoi assolutamente farmi la morale. Io agisco sempre nel giusto. Sempre.”
“Oh sì, mettendoti ad
uccidere fratellini indifesi eseguendo un ordine che non viene nemmeno da nostro
Padre?”
Raphael parve non capire.
“Uccidere fratellini? Che diavolo stai blaterando?”
“Si riferisce a me,
fratello” intervenne Castiel, apparendo accanto a Gabriel.
Aveva assistito a tutta
scena – distraendosi un po’ per guardare le ballerine che, pur essendo virtuali,
erano dannatamente verosimili – e ora aveva deciso di intervenire.
L’essere imprigionato
dall’olio sacro lo fissò glaciale. “Dovevo immaginarlo. Siete sempre stati della
stessa pasta, voi due. Avevate l’indole del disertore” tuonò feroce.
Castiel agitò una mano e
Raphael si rese conto di essere inerme. Niente poteri, erano come spenti. Si
guardò le mani e poi guardò Castiel.
“Che mi hai fatto?”
“Un assaggio della
punizione, Raphael. Veniamo per conto di Dio.”
Raphael spostò lo sguardo
da Cas a Gabriel. “Voi siete pazzi. Tutti e due. Dio è morto, lo sapete
benissimo. Soprattutto tu Gabriel, ricordi quando lo cercavamo e non lo
trovavamo? Ricordi la delusione? E ora vieni con questo cretino alato a dirmi
che Dio è lì e vuole punirmi?”
Gli altri due si
guardarono, risentiti entrambi per l’epiteto appena dato al buon Castiel.
“Come credi che abbia fatto
a toglierti i poteri, se non venissi per conto di Dio?” gli chiese Castiel,
avvicinandosi di qualche passo “magia? Vedi qualche bacchetta magica nelle mie
mani, per caso? Rassegnati, Raphael. Dio è tornato. E credimi, è un tantino
incazzato.”
“Come osi rivolgerti a me
in questo modo? Sono un tuo superiore!”
“Eri” lo corresse Gabriel,
raggiungendoli “per il momento sei sospeso dal servizio, fratello. E, per la
cronaca, il capo ora è Castiel.”
Raphael guardò il presunto
capo e rise. “Chi, lui? Sempre a scherzare tu, vero Gabriel. Avanti, spegnete
queste fiamme e fatemi uscire” ordinò.
“Gabriel, credo che ce ne
andremo e lo lasceremo qui” disse Castiel d’un tratto “è già una punizione
abbastanza severa, quella di starsene bloccato qui per l’eternità. Andiamo.”
L’altro annuì, e se davvero
l’avessero lasciato lì per lui andava bene. Non era più il Raphael che conosceva
e ciò gli faceva male.
“Gabriel, anche tu mi
abbandoni?” gli chiese “preferisci questo pupazzo con le piume invece di tuo
fratello?”
“Castiel è mio
fratello” obiettò Gabe voltandosi di scatto “più di quanto immaginassi. Io ero
morto e mi ha resuscitato, ero un fuggiasco e mi ha reintegrato. Non mi giudica,
non mi volta le spalle. Mi accetta per quello che sono e si fida di me,
nonostante tutto” si fermò e scosse il capo, allargando le braccia.
“Che ti è successo, Ralph?
Eh? Ti sei scordato chi eravamo io, tu, Michael e Castiel? Era il nostro
scudiero! Nessuno obbediva come lui, nessuno ci amava come lui. Eravamo come… i
tre moschettieri e d’Artagnan! E tu l’hai ucciso senza pietà, per cosa poi?
Perché invece di assecondare chi voleva scatenare l’apocalisse, ha cercato di
fermarla? Come… come si fa a far del male a un ragazzino come lui? E poi… hai
perso la tua fede! Tu! Ancora faccio fatica a crederlo, tutto mi sarei aspettato
tranne che noi quattro finissimo con il combatterci a vicenda!”
Castiel era sorpreso da
tanto slancio, capì che spesso Gabriel nascondeva il suo vero io dietro una
specie di bullismo, per evitare di soffrire, evidentemente.
E inoltre… lo stava
difendendo a spada tratta. Era sempre stato buono con lui, ma non aveva mai
preso le sue parti così.
“Cas, smettila di farmi gli
occhi dolci!” gli disse Gabe a disagio “sto solo dicendo quello che penso”
“Non ti sto facendo gli
occhi dolci!” si difese stizzito, poi tornò a guardare Raphael, che aveva
ascoltato tutta la ramanzina del fratello maggiore con un’espressione marmorea.
“Ora tu verrai con noi” gli
disse autoritario “senza obiettare. Che ti piaccia o no, ora sono io quello più
in alto.”
Raphael sogghignò. “E’
bello potersi vendicare, vero Castiel? Spiacete ma… quelli erano i miei ordini.
Non mi sono divertito a farti a pezzi.”
Castiel scosse il capo.
“Non ne sono così sicuro. E oltretutto, anche questi sono i miei ordini. Perché
se volessi vendicarmi, dovrei ucciderti. Ma io sono fedele a nostro Padre, e lui
mi ha ordinato di trarti in arresto e riportarti al quartier generale. Adesso.”
Detto questo, agitò due
dita in aria, e le fiamme si spensero. Com’era prevedibile, Raphael tentò di
attaccarli, ma di nuovo Cas mosse una mano in aria, e lo bloccò.
“Forse non mi sono spiegato
bene” gli disse ancora, stringendo gli occhi “io ho i poteri, tu no. Ora, non
perdiamo altro tempo, fratello. Sii gentile ed evitaci di incatenarti.”
Raphael fu costretto ad
arrendersi all’evidenza: era in trappola.
Sospirò ma non replicò,
lasciando che i due lo prendessero per le braccia e spiccassero il volo,
portandolo con loro.
Era talmente adirato che
non si rese nemmeno conto, che Castiel era diventato un Arcangelo.
Ma poco importava, in fin
dei conti. La determinazione non gli veniva dalla promozione, ma dal proprio
temperamento.
E da due anni di amicizia
con Dean Winchester.
Vi piace questa storia? Beh, allora forse potrebbero piacervi anche queste altre
due mie creature!
«Lo
amava, era tutto quello che sapeva. E riaverlo era tutto ciò che desiderava.»
«Due
uomini completamente diversi, non erano nemmeno della stessa specie. Ma entrambi
avevano il suo cuore.»
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