We Gotta Keep You Back In Line

di DalamarF16
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Kidnapp ***
Capitolo 2: *** Doubts ***
Capitolo 3: *** Making a decision ***
Capitolo 4: *** No matter what ***
Capitolo 5: *** The White Mile ***
Capitolo 6: *** The Dark Side Of Heaven ***
Capitolo 7: *** Fight ***
Capitolo 8: *** Let's Begin ***
Capitolo 9: *** Back With Angels ***
Capitolo 10: *** Dreaming ***
Capitolo 11: *** Wanna Die? ***
Capitolo 12: *** Let's Talk ***
Capitolo 13: *** A Very Very Bad Surprise ***
Capitolo 14: *** Thoughts ***
Capitolo 15: *** The Final Decision ***
Capitolo 16: *** Back In Line ***



Capitolo 1
*** The Kidnapp ***


THE KIDNAPP
Castiel fece per andare dai fratelli, ma Zaccaria, all'improvviso, lo riportò indietro
-Che succede?- chiese l'angelo serio -Ci sono problemi?-
-Sì- rispose il suo superiore -Tu sei il problema-
L'angelo lo guardò in modo strano, i suoi profondi occhi blu in un espressione un po' confusa. Era certo di aver fatto nulla di male; non aveva disobbedito agli ordini. Certo stava cominciando a legarsi a Dean. Sapeva che ad alcuni dei suoi fratelli questo non piaceva, ma cosa poteva farci? Quando tiri fuori una persona dall'inferno e, cosa ancora più importante, con questa persona mantieni dei contatti, anche se sei un angelo del Signore è inevitabile affezionarsi. Forse questo aveva a volte, ma soltanto a volte, annebbiato un po' la sua capacità di giudizio, ma sapeva per certo di non essere mai andato oltre i limiti. O almeno così credeva
-Cosa vorresti dire, scusa?-
-Stai cominciando a dubitare, Castiel. Quei due umani ti stanno facendo il lavaggio del cervello-
-Non cadrò, Zaccaria. Non tradirò nostro Padre, lo sai bene-
-Secondo alcuni di noi, bè, diciamo pure secondo la maggior parte di noi, è ora che tu torni sulla retta via-
-Sono già sulla retta via- rispose Castiel, seppure con la gola secca. Non gli piaceva il tono che stava prendendo quella conversazione. Per nulla. Non che avesse paura in senso stretto, ma sapeva di cosa potevano essere capaci angeli e arcangeli, e le parole di Zaccaria non facevano presagire nulla di buono. -Ora scusami. Devo andare da Dean. Hanno bisogno di me-
Fece per scomparire, ma si trovò tutto d'un tratto bloccato contro una parete. Ovviamente non erano in paradiso. Era ormai da molto tempo che Castiel non metteva piede ai piani alti, anche perchè ogni volta avrebbe dovuto abbandonare il proprio tramite, il che gli avrebbe decisamente rallentato le cose in caso di emergenza, ragion per cui preferiva rimanere nei panni degli umani, nonostante questo a volte gli procurasse non pochi disagi.
Guardò Zaccaria, improvvisamente sospettoso, e, ora sì, leggermente spaventato. Gli occhi azzurri erano spalancati, le pupille dilatate. Non era certo l'ultimo arrivato tra gli angeli, e nemmeno uno dei più deboli, ma il superiore era decisamente su un altro livello, e sebbene riuscisse a mandarlo via coi sigilli enochiani di sangue, era decisamente poco probabile (prima di conoscere Dean avrebbe detto impossibile, ma ora che stava con quei due aveva capito che niente lo era) che riuscisse a scamparla in un corpo a corpo contro di lui. Ragion per cui, decise di non cercare nemmeno di provarci.
-Ti ordino di non rivederli, di non contattarli, di non avere nessun contatto, visivo, spirituale o inconscio, di non usare sensitivi come tramite e di non avvicinarli con nessun mezzo, umano o sovrannaturale con i fratelli Winchester. Sono stato chiaro?-
Castiel non rispose. La pressione su di lui aumentò ancora. Non era una pressione a livello fisico, non gli avrebbe causato alcun tipo di fastidio, poiché certe sensazioni riguardavano solo gli umani in cui erano ospiti, e non strettamente gli angeli. Era una pressione sul suo io angelico; come se la sua essenza stesse venendo compressa in una scatola sempre più piccola. Cominciò a sentire un lieve malessere, come un principio di claustrofobia. Una sensazione che andava peggiorando, e non era nemmeno piacevole.
-Fino a quando?- chiese con un leggero affanno dovuto ai poteri che l'altro stava usando su di lui. In fondo, non voleva lasciare Dean nelle mani di Zaccaria, ma nemmeno ribellarsi. La sua mente era in subbuglio. Mai, prima di allora, si era trovato davanti a una situazione tanto strana. Che gli stava succedendo? Possibile che fosse cambiato così tanto e che i suoi superiori avessero ragione?
-Fino a quando non saremo certi che non saranno più in grado di influenzarti- fu la secca risposta. La pressione su di lui si accentuò ancora di più -Sono stato chiaro?- ripetè Zaccaria, il tono di voce pericolosamente calmo
-Sì, signore- non potè fare altro che rispondere l'angelo, e non solo per far sì che l'altro lo lasciasse, ma anche perchè non era nei suoi progetti ribellarsi agli ordini.

All'improvviso, Castiel si ritrovò da solo. Zaccaria se ne era andato. Sapeva di non avere molto tempo, perciò decise comunque di comunicare con Dean, anche se questi era lontano chissà dove. Per fortuna esistevano i sogni.
Purtroppo, l'unica cosa che riuscì a comunicare all'amico, fu un indirizzo, quello di una zona industriale vicino a dove si trovava in quel momento.
Ad un tratto, qualcosa lo trascinò di nuovo alla realtà. Erano due suoi fratelli.
-Che volete?-
-Ci dispiace, Castiel. Sul serio- disse uno a voce bassa. Gli occhi nocciola freddi e distaccati, esattamente come quelli di Zaccaria. Esattamente come quelli di qualunque altro angelo. Qualunque altro angelo, eccetto Castiel. Vedendo sé stesso riflesso in uno specchio sulla parete opposta, si accorse che i suoi occhi azzurri erano diversi, ma non seppe dire come, anche perchè non ebbe il tempo di pensarci su.
L'altro angelo gli bloccò le braccia dietro la schiena, impedendogli di muoversi. L'istinto fu quello di ribellarsi, ma fu tutto inutile. Prima che riuscisse a pensare a qualcosa di intelligente, l'altro mise una mano sulla sua fronte e premette forte, scatenandogli contro tutto il suo potere.
La sensazione che Castiel provò non fu per nulla piacevole. All'improvviso si sentì strappare via dal suo tramite, con una tale violenza che se avesse avuto ancora il controllo delle corde vocali di quell'uomo, probabilmente ne sarebbe uscito un urlo che avrebbe spaventato mezzo stato.
Il dolore fu atroce, ma quel che fu anche peggio, fu il fatto che non potè fare assolutamente nulla per impedirlo.

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Capitolo 2
*** Doubts ***


 DOUBTS

Si risvegliò ore più tardi, circondato da nuvole bianche sullo sfondo del cielo azzurro. Era passato molto tempo dall'ultima volta che ci era stato, ma era impossibile dimenticare quella situazione di pace, quel candore che per qualunque essere non angelico sarebbe stato letteralmente accecante. Non era cambiato niente. Eccetto per il clima di agitazione e tensione che ora vi regnava a causa di Lilith e dalla sua caccia ai sigilli.
Cercò di alzarsi in piedi, ma si accorse all'improvviso di essere legato a una tavola di pietra color bianco puro. Un brivido gli percorse la schiena. Non presagiva nulla di buono.
Tuttavia, a evitargli una crisi di panico, arrivò, puntuale come un orologio svizzero la sua natura di angelo, che fece sì che, ancora una volta, non perdesse il completo controllo della situazione. Si rilassò e attese.
Perse il conto delle ore, o forse dei giorni, ma mai una volta, in tutto questo tempo, il suo corpo diede cenni di impazienza o cedimento. Si limitava ogni tanto a voltare il viso da una parte all'altra, per vedere qualcosa di diverso. Non parlò, né implorò di essere liberato. Sapeva che qualunque cosa avresse fatto o pensato, avrebbe soltanto peggiorato la situazione. Perciò si sforzò di svuotare la mente e non pensare a nulla, se non a suo Padre.
Alla fine, ricomparve Zaccaria
-Bravo Castiel, vedo che almeno credi ancora in nostro padre-
L'angelo non replicò. Rimase con gli occhi chiusi, tutti gli altri sensi dilatati al massimo delle sue possibilità.
Scacciò dalla sua mente ancora prima che potessero diventare pensieri concreti e captabili, svariati insulti di Winchesteriana memoria che in quel momento avrebbe voluto davvero usare per definire Zaccaria. Non poteva permetterselo. C'era in gioco il suo ruolo di angelo, e non solo.
-E così, hai disobbedito ad un ordine diretto e specifico. Perchè?-
Già, perchè l'aveva fatto? Bella domanda. Voleva avvertire i fratelli. Avvertirli che anche gli angeli, come i demoni, stavano giocando sporco, li stavano usando come marionette per i loro scopi. Non volevano davvero fermare l'apocalisse, anzi, volevano scatenarla. Già, ma perchè voleva farlo? Lui non aveva un vero e proprio interesse nel fermare l'apocalisse; se avessero vinto il paradiso sarebbe sceso sulla terra. Non ci sarebbero state più sofferenze, più litigi, più guerre. Solo amore, perdono e tolleranza.
-Esattamente, Castiel. Tutti sarebbero in pace- Zaccaria gli stava leggendo nella mente, tanto valeva parlare apertamente.
-E le persone che moriranno?-
-Ti preoccupi dei mortali, Castiel? Ma guardali. Non sanno mai accontentarsi di quello che hanno, la gelosia fa da padrone. Guerre, omicidi. Perfino i tue cari Winchester: è bastato che andasse all'inferno, e si è messo a torturare gente, e Sam? Si è buttato tra le braccia di un demone senza pensarci due volte. La loro storia è un susseguirsi di bugie e tradimenti. Saranno in pace anche loro, se tutto questo succederà-
Castiel rimase di nuovo in silenzio. Zaccaria aveva ragione, ma Dean era Dean anche e soprattutto per via dei suoi difetti, della sua rabbia. Dei suoi gesti impulsivi. E sì, anche per l'esperienza avuta all'inferno. E Sam... pur non potendo negare che di azioni moralmente discutibili ne aveva fatte, e parecchie anche, aveva certamente i propri difetti, e sì, si stava comportando decisamente male, ma in fondo era convinto di farlo a fin di bene. A tempo debito si sarebbe certamente accorto dell'errore. -Stai cercando di giustificarli, fratello. Se anche così fosse, prima o poi riaccadrà, in un circolo vizioso senza fine-
Le parole di Zaccaria avrebbero convinto davvero chiunque...ma lui non era un qualunque angelo. Nessun altro angelo aveva vissuto quello che stava vivendo lui, nessun altro era stato a così stretto contatto con i mortali come lui, eccetto Anna, che però poteva considerarsi un caso particolare. O meglio, nessuno aveva finora tentato di instaurare un rapporto, o accettato come lui gli scetticismi al limite della blasfemia di Dean.
Aveva visto il dolore, dolore vero, di chi è costretto a fare qualcosa che non vuole fare, come quando avevano costretto il maggiore dei Winchester a torturare quel demone. Per la prima volta nella sua lunga vita, Cass aveva provato la sensazione di una stretta al cuore, e avrebbe davvero, ma davvero voluto evitare al ragazzo quell'esperienza, che si era conclusa anche in un modo tragico, con Sam che, di nuovo, aveva bevuto sangue di demone per salvare il fratello. Aveva ucciso Alastair e scoperto che non erano i demoni a uccidere gli angeli, ma a quale costo?
-Esatto. A quale costo? Gli umani cercano sempre la via più facile per la soluzione, anche se questo porta ad azioni sconsiderate-
-Come puoi dire che è stata la via più facile? Sam era disperato. Non avrebbe voluto riprendere a bere il sangue di demone, ma doveva farlo. Per Dean. Io credo sia un grande gesto d'amore-
-Ad ogni modo, l'apocalisse risolverà tutti i problemi degli umani-
Castiel provò a immaginarsi un Dean senza rabbia, senza scatti d'ira, senza le arrabbiature verso il fratello, senza il suo lavoro di cacciatore.
-Questo però annullerà le personalità-
-Ciò che conta è l'unità-
-Non posso accettarlo-
-Molto bene, Cass, posso chiamarti così, vero? O lo ritieni un privilegio degli umani?- non attese risposta -Comunuqe. Rimarrai qui per un po'. Il tempo di schiarirti le idee-
-Che ne sarà del mio tramite? E Sam e Dean?-
-Il tuo tramite tornerà a casa. E i Winchester se la sono sempre cavata anche senza di te. Sono sicuro che sopravviveranno. Per quel che importa-
E in un attimo, l'angelo si ritrovò seduto a terra, coi polsi incatenati a una candida parete, e una serie di sbarre tutto intorno. Era nel carcere. Il carcere del paradiso. E questo poteva portare solo guai.

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Capitolo 3
*** Making a decision ***


MAKING A DECISION...
Castiel non era mai stato un ribelle; anzi, anche per essere un soldato, aveva un temperamento piuttosto mite, almeno per la maggor parte del tempo. Soltanto dopo aver conosciuto Dean e aver ascoltato le motivazioni del suo estremo scetticismo nonostante avesse a che fare col sovrannaturale praticamente da quando era poco più che bambino, aveva cominciato a chiedersi se forse non avesse ragione.
E ora si trovava nei guai senza speranza che i fratelli venissero a dargli una mano. Non era mai stato nemmeno punito, figuriamoci messo in carcere, tuttavia, anche se solo di fama sapeva cosa avveniva la dentro. Parlavano tanto dei demoni e dell'inferno, ma neppure gli angeli erano da meno in quanto a torture.
Castiel non sapeva davvero come giocare le sue carte questa volta. Non aveva molta voglia di lasciarsi indottrinare, ma resistere sarebbe stato solo deleterio, e fingere perfettamente inutile, per non dire che gli avrebbe sicuramente fruttato una punizione coi fiocchi.
Cercò di pensare a come avrebbe agito Dean. Ritenne scontata la risposta: Dean non si sarebbe mai arreso. Per nulla al mondo.
Ci pensò su ancora un attimo. No. Non era del tutto vero. All'inferno, alla fine il ragazzo aveva ceduto, accettando di torturare anime in cambio dello stop al proprio tormento. E aveva dato inizio alla rottura dei sigilli. Come poteva pensare lui, Castiel, di poter opporre resistenza al volere dei suoi superiori?
Al diavolo. Doveva almeno tentare o tutte le fatiche dei due fratelli, e le vite dei suoi fratelli perse sarebbero state vane. Non si sarebbe arreso. Se volevano portarlo di nuovo nei ranghi, avrebbero dovuto farlo con la forza.

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Capitolo 4
*** No matter what ***


personal space:

Un grande grazie a brokendream per le tue recensioni!!!

 

NO MATTER WHAT
Qualcuno venne verso la sua cella. Era una ragazza, sua sorella maggiore. Un pochino gli assomigliava, gli stessi occhi azzurri e intensi e la stessa espressione intelligente. Aveva i capelli lunghissimi, fin quasi alle cosce. Erano leggermente mossi e molto luminosi, biondissimi. Lei si fermò davanti alle sbarre e lo guardò con un misto di compassione e dispiacere.
-Castiel-
-Claire-
-Non farlo. Ti prego- lo supplicò lei -Non per dei mortali egoisti-
-Mi dispiace. Non posso- rispose lui pacato -Non guardarmi così. Non voglio la tua compassione. Non sono pazzo, né malato. Né mi hanno fatto il lavaggio del cervello-
-Allora mi dispiace, fratellino-
Un respiro. Un battito di ciglia. Era già sparita. Castiel sospirò. Non si aspettava certo che lei capisse. Erano solo 2000 anni che non scendeva sulla terra, limitandosi a guardare la vita sulla terra dall'alto delle nuvole. In altre parole: i suoi fratelli stavano giudicando, ma senza sapere davvero di cosa parlavano.

-Cass- Zaccaria aveva il tono amabile di chi è in procinto di fare una piacevole conversazione con qualcuno. Il suo volto era aperto in un sorriso apparentemente affabile, ma nessuno meglio di lui sapeva che avrebbe portato solo guai.
-Mi chiamo Castiel- non potè fare a meno di rispondere il prigioniero. Non gli dispiaceva quel soprannome, ma per qualche motivo a lui stesso poco chiaro, lo irritava sentirsi chiamare così dal superiore.
-E così il diminutivo è un privilegio del tuo amichetto Winchester?-
Castiel non rispose. Rispondere male una seconda volta a Zaccaria poteva essere l'ultima cosa che avrebbe fatto in vita sua. -Saggia decisione, Cass- fu il commento, con un leggero accento sul nomignolo, accentuandolo in tono di derisione.
Rimasero in silenzio per un po'. Zaccaria gli dava le spalle, le mani allacciate dietro la schiena. Ondeggiava leggermente su talloni e punte, non in segno di agitazione. Sembrava quasi gongolasse, o fosse eccitato per qualcosa che non vedeva l'ora accadesse.
Castiel invece era seduto a terra. Non che le catene gli impedissero di alzarsi, ma era molto più semplice controllare l'agitazione da seduto che in piedi. Non che non sarebbe riuscito a controllarsi, ma non voleva assumente un atteggiamento di sfida aperta. Non ancora, per lo meno.
-Dunque- prese infine la parola Zaccaria -cosa hai deciso? Continuerai con questa tua storia o tornerai nei ranghi?-
-Non ti lascerò dare il via all'apocalisse-
-Come vuoi- il carceriere fece per andarsene. Poi si voltò e tornò indietro -Solo perchè tu lo sappia. Quello che hai sentito dire sulle nostre carceri...è tutto vero-
Solo quando Zaccaria se ne fu andato, Castiel permise a sé stesso di rilassarsi. Rannicchiò le ginocchia contro il petto e se le abbracciò.
Ormai il danno, se così poteva chiamarlo, era fatto. Non poteva tornare indietro. Avrebbe affrontato le conseguenze della sua decisione, cercando di non piegarsi mai.

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Capitolo 5
*** The White Mile ***


personal space: il titolo vuole essere un omaggio a "il miglio verde"

THE WHITE MILE

Lo scorrere del tempo in paradiso, così come all'inferno, era ben diverso rispetto alla concezione umana. Tuttavia, anche per i tempi dilatati del paradiso, i suoi fratelli non lo lasciarono languire per molto tempo prima di cominciare il loro trattamento di convincimento coatto. Evidentemente avevano urgente bisogno di fratelli fedeli e alla svelta.
Quando due soldati vennero a prelevarlo, tenendolo stretto per le braccia mentre lo guidavano lungo il candido corridoio alla leggendaria e tanto chiacchierata stanza delle torture. Un lungo brivido gli percorse la schiena e una morsa gli strinse all'improvviso lo stomaco. Per la prima volta nella sua vita, stava provando paura.
Per calmarsi, provò a non pensare a quello che probabilmente lo stava attendendo una volta giunti alla fine di quell'anticamera. Tutto era bianco attorno a lui. Bianco. Il colore del bene, della pace. Della serenità. Del paradiso. Eccezion fatta per le nuvolette con cui solitamente era raffigurato nell'immaginario umano, il paradiso era davvero tutto candore e serenità. Solo che gli angeli non se ne stavano tutto il giorno a pregare il signore o vegliare sugli uomini. Fondamentalmente il paradiso era una grande caserma militare, con spazi per il riposo, l'allenamento, il combattimento e, ovviamente le punizioni per chi cercava di disobbedire. Non erano in molti a essere stati nelle prigioni del paradiso, e ancora meno erano quelli che vi erano sopravvissuti.
Inspiegabilmente, sorrise. Trovava alquanto paradossale che un tale colore fosse quello dominante lungo la via che portava alla tortura. Per lo meno, con i demoni non vi era ombra di dubbio.
La vista di una porta lo riportò al presente. Ci siamo, pensò. E una preghiera gli salì spontanea verso Dio. Ti prego, Padre. Dammi la forza

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Capitolo 6
*** The Dark Side Of Heaven ***


THE DARK SIDE OF THE HEAVEN
I due soldati si fermarono davanti alla porta chiusa, quasi a dare un'ultima possibilità al loro fratello di ritrattare. Castiel non si mosse, né parlò. Si limitò a restare fermo. I due capirono, e, mentre uno lo tratteneva saldamente, l'altro aprì finalmente i battenti.
Un nuovo crampo. Questa volta molto più forte del primo, gli attanagliò le viscere. La stanza era completamente buia. Certo. La cosa migliore per abbassare di qualche decina di ottave il morale di un angelo era privarlo della pura, sfavillante e bianchissima luce del paradiso. Lo spinsero dentro e richiusero la porta dietro di lui.
Il buio, almeno per il momento era totale. Castiel fece un respiro profondo, per calmarsi e riprendersi dall'iniziale paura. Gli sembrava quasi di sentire la voce di Dean prenderlo in giro
“Ti hanno spento la luce?” gli diceva “e quindi? Sei stato in posti peggiori! Smettila di fare la donnicciola e fatti coraggio”
Naturalmente non era sul serio il cacciatore a parlargli, ma in qualche modo, la sua mente si stava appoggiando al suo protetto per fagli coraggio. Abbastanza sconsolante, farsi forza con un mortale. Forse era messo peggio di quanto pensasse se anziché confidare in suo Padre confidava in un uomo. ok. La sua mente aveva divagato abbastanza in pensieri astratti. Si costrinse a tornare alla
realtà.
Apparentemente lì dentro era solo. Forse era la prima tortura. Volevano cominciare con qualcosa di soft. Probabilmente per un angelo mai sceso sulla terra, ciò avrebbe dovuto provocare una vera e propria crisi di panico, ma lui, come si era detto poco prima, aveva passato momenti peggiori negli ultimi mesi. Si sedette per terra a gambe incrociate e attese.

-Forse è già perduto- disse Claire a Zaccaria. Naturalmente tutto era sotto stretta sorveglianza dell'angelo. Ora stavano osservando la reazione di Castiel al buio. Un breve sussulto iniziale, poi il pensiero che gliene erano capitate di peggio, e infine eccolo tranquillamente seduto a terra, come in attesa di qualcosa
-No. È solo stato troppo tempo lontano dalla luce del paradiso. Nel mondo degli umani, il buio non è sempre una brutta cosa, sai?-
-Dovremo andarci pesante. Molto. Se vogliamo ottenere qualcosa-
-Sono d'accordo. Non essere triste, sorella. Lo stiamo soltanto salvando- la rassicurò lui sentendo il dispiacere nella voce della ragazza. -E' quello che nostro padre vorrebbe-
-Lo so-
-Prepariamo la sala-
Castiel continuava a rimanere seduto, al buio completo. Ormai era quasi certo che nessuno gli avrebbe fatto nulla. Se avessero voluto farlo, l'avrebbero già fatto.
La sua mente tendeva a divagare sui pensieri più disparati, ma poiché sospettava di essere sorvegliato da Zaccaria, sopprimeva i pensieri meno angelici sul nascere, per non peggiorare ulteriormente la sua posizione. Tuttavia non reprimeva il pensiero ricorrente del fatto che se volevano indottrinarlo, avrebbero dovuto impegnarsi molto, molto di più.
La porta infine si aprì, rivelando una sagoma alta, scura e sicuramente senza capelli. Castiel si portò una mano al volto, la luce improvvisa lo stava accecando, ma anche senza vederlo, sapeva chi era
-Ehi Cass. Tutto bene?- Zaccaria, ovviamente
L'angelo agì d'istinto. Non sapeva nemmeno quello che stava facendo. Il pensiero probabilmente nemmeno gli attraverso la testa, perchè perfino il suo carceriere venne colto di sorpresa. Muovendosi con una velocità che sembrò raddoppiata per via dell'effetto sorpresa, Castiel ri ritrovo in un battibaleno ad aver tirato un gancio con tutta la sua forza sul viso di Zaccaria, che barcollò e cadde a terra. Castiel fece un passo indietro, ansimante, stupito, ma per nulla pentito o dispiaciuto.
-Non avresti dovuto farlo, Castiel. Te ne pentirai. Amaramente-
Detto questo, scomparve.
Tre angeli comparvero all'istante. Due lo immobilizzarono, usando oltre che alla loro forza anche i loro poteri. Il terzo cominciò a colpirlo. Cass, impotente contro il potere congiunto dei due, non poteva far altro che prenderle. Se fosse stato così facile uccidere un angelo, di sicuro il prigioniero, dopo tutte quelle botte, sarebbe morto. Gli provocarono dolore, lividi e fratture, ma lo lasciarono in vita, stordito e confuso steso ventre a terra.
Provò ad alzarzi facendo leva sulle braccia, ma il dolore fu così acuto da farlo ricadere pesantemente al suolo, senza forze. Tossì è una chiazza si sangue sporcò il candido pavimento. Cercò di rilassarsi e recuperare le forze. Aveva appena fatto una grandissima cazzata, e ne avrebbe pagato le conseguenze, ma, per il momento, l'unica cosa a cui riuscì a pensare fu “pezzo di merda. Questo è anche da parte di Dean Winchester". Mentre nella sua mente, la voce di Dean gli disse “Ben fatto, Cass. Gliel'hai fatta vedere a quel figlio di puttana”
Un sorriso appena accennato gli solcò il viso, dopodichè svenne.

fine capitolo

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Capitolo 7
*** Fight ***


PERSONAL SPACE: ho un paio di cose da dire...

la prima è che volevo ringraziare tutti quelli che leggono la fanfic, spero continuerete a seguirla...se volete recensire anche commenti negativi, sentitevi liberi di farlo, purchè posti in modo educato accetto qualunque tipo di critica, soprattutto se mi potrebbe stimolare a crescere e migliorare ^__^

Grazie come sempre a brokendream...mi commuovi coi tuoi commenti!

la seconda è...scusatemi se ogni tanto castiel sembra più un dean...ma forse in castiel c'è un po' troppo di me a volte... ^_^

e...basta, credo di aver finito...buona lettura!!!!


FIGHT 
Quando aprì gli occhi, con sua sorpresa era ancora steso a terra. La sua natura di angelo gli aveva permesso, durante quella parentesi di incoscienza, di recuperare le forze e guarire completamente le ferite più lievi. Le fratture invece, non si erano ancora saldate del tutto. Con fatica si mise a sedere. Zaccaria era di fronte a lui, in piedi, lo sguardo minaccioso. Lo sollevò di peso e lo inchiodò con le spalle al muro. Castiel gemette di dolore
-Sei fortunato che i nostri superiori per ora ti vogliono vivo. Ma azzardati ancora e sei morto. Chiaro?-
-Cristallino- rispose.
Zaccaria lo lasciò, e il ragazzo si accasciò a terra, scivolando con la schiena lungo tutta la parete fino a ritrovarsi seduto.
-Bella bravata comunque, Cass. I miei complimenti. Sai volevo andarci piano con te, sei sempre stato un tipo in gamba. Ma dopo questo...-
Non dovette finire la frase. Castiel sapeva che dopo quello che aveva fatto, sarebbe già stato fortunato da uscirne vivo. Non aveva propriamente paura del dolore, piuttosto di dover alla fine cedere e tornare nei ranghi. Non lo voleva. Non per davvero per lo meno.
Zaccaria schioccò le dieta, e gli stessi tre angeli che lo avevano conciato per le feste lo tirarono su di peso. Poteva guardarli bene ora. Erano molto giovani, per quanto potessero esserlo gli angeli si intende, e a quanto pareva molto dediti all'obbedienza. Si doveva esserlo, per operare alle torture senza avere mai un minimo dubbio. -Portatelo di là. Cominciamo subito-
-Sissignore-
Sissignore. Quante volte aveva detto quella parola, quella semplice affermazione. Cieca obbedienza. Dal giorno della sua creazione, non gli era stato insegnato altro. Obbedisci agli ordini e non pensare. Cominciava a rendersi conto di quanto tutto questo fosse sbagliato.
I tre lo fecero sedere senza troppa gentilezza su una sedia dorata piuttosto scomoda. Mani e piedi vennero immobilizzati con catene bianche, apparentemente fragili, in realtà indistruttibili o quasi. Di certo, in quelle condizioni non sarebbe riuscito a liberarsi. Forse nemmeno nel pieno delle proprie forze ce l'avrebbe fatta.
Lo imbavagliarono. Dopodichè lo lasciarono solo. Di certo ti lasciano molto tempo per riflettere, pensò l'angelo fra sé. Ma era ovvio. Lasciato a languire nel suo dolore, sarebbe stato più facile per un angelo cedere. Loro che erano abituati a una vita perfetta e serena.
Sono più forte degli altri. Si disse, in parte perchè ci credeva sul serio, in parte per convincersi. Posso farcela. Devo farcela.

Zaccaria fece la propria apparizione dopo un po'. Dietro di lui camminava uno dei tre soliti angeli. A differenza degli altri, aveva i capelli di un rosso fiammante, molto rari sia tra gli umani che tra gli angeli. Gli occhi erano neri, quasi quanto quelli di un essere umano posseduto da un demone, ma mantenevano un po' di bianco intorno all'iride. Non c'era calore. Distacco. Freddezza. Ma nessuna traccia di compassione. Spingeva un carrello sul quale Castiel potè riconoscere diversi stumenti di tortura, e li portava come un cameriere avrebbe servito una colazione. Rabbrividì. E non per la prospettiva delle torture. Anche lui era stato così? Anche lui non aveva avuto sentimenti prima d'ora?
-E così tornerai, Cass. Te lo prometto. Con le buone- Zaccaria prese in mano un lungo coltello e ne accarezzò la lama come una madre accarezza il proprio figlio. -O con le cattive-
Castiel si dibattè, emise qualche mugugno soffocato dal bavaglio. Zaccaria glielo tolse, per sentire cosa aveva da dire.
-Dovranno lavorare duro allora- buttò lì il ragazzo appena potè parlare
-Non ti preoccupare. Saprò essere persuasivo perfino con te-
-Ti occuperai tu di me? Devo averti fatto incazzare parecchio allora, se mi merito addirittura l'onore di farti sporcare le mani-
Zaccaria lo colpì al volto talmente forte da voltargli la faccia dall'altra parte.
Castiel tossì un altro po' di sangue mentre si riprendeva dal colpo. Zaccaria gli rimise il bavaglio a posto, poi lo guardò, un non so che di sadico nello sguardo che fece per un istante perdere il controllo di sé al prigioniero e trasparire l'angoscia nei suoi occhi blu.
-Cominciamo-

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Capitolo 8
*** Let's Begin ***


LET'S BEGIN

Aveva perso il conto dei giorni e delle torture ormai da un po'. Ogni due ore, Zaccaria gli chiedeva se gli era bastato. Se aveva imparato la lezione. Se davvero valeva la pena subire tutto questo per un umano che non gli aveva mostrato né rispetto né gratitudine per averlo tirato fuori dall'inferno.
Castiel non rispondeva mai. Aveva da tempo capito che con Zaccaria non c'erano speranze di farlo ragionare, e sprecare fiato lo indeboliva ulteriormente.
I tormenti erano vari e spesso e volentieri prolungati. Doveva ammettere che il suo superiore ne aveva di fantasia. Aveva rimosso la maggior parte delle cose che gli avevano fatto. Doveva, se voleva uscirne indenne. Se solo avesse ripensato anche solo una volta a ciò che aveva subito, probabilmente prima di potersi controllare si sarebbe messo in ginocchio a giurare fedeltà e obbedienza eterna.
Zaccaria non permetteva che svenisse durante le torture. Lo teneva sempre imbavagliato, tranne quando decideva che voleva sentirlo urlare. Ormai Cass aveva imparato che era in quei momenti che doveva avere davvero paura, poiché il suo carceriere dava il meglio di sé. E, diavolo, ci sapeva dannatamente fare.
Al momento erano tutti in pausa. Dean avrebbe detto che si erano presi il tempo di andare a fare la cacca. Castiel ne approfittò per implorare suo padre di aiutarlo, di tirarlo fuori da lì se poteva, ma in cuor suo, sapeva che non sarebbe accaduto niente. Cominciava a pensare che Winchester e il suo scetticismo non fossero poi così infondati. Scosse la testa. No. Doveva cacciare quei pensieri. E alla svelta anche.
-Allora Cass?-
-Non....chiamarmi...Cass- fu la risposta. La voce era incerta, il respiro affannato. Le brevi pause che gli concedevano non erano sufficienti a guarire nemmeno le ferite meno gravi, ammesso e non concesso che ce ne fossero, sul suo corpo.
Zaccaria alzò le spalle. E schioccò le dita. Entrò l'angelo dai capelli rossi, con una tanica antica in mano. Non aveva intenzione di zittirlo, voleva sentirlo soffrire le pene dell'inferno, e non per modo di dire.
Se aveva indovinato quello che c'era lì dentro, e di conseguenza le intenzioni del suo carceriere, si prospettavano tempi grigi per lui. Talmente grigi che forse, ammesso che ne fosse uscito vivo, avrebbe davvero capito cosa aveva passato Dean all'inferno.
-Indovinato, Cass- annuì Zaccaria in tono affabile. Se avesse usato un tono minaccioso, probabilmente il ragazzo avrebbe avuto dieci volte meno paura. Ultimamente stava provando un sacco di emozioni, in compenso l'altro sembrava aver perso anche quelle poche che sembrava avesse avuto. -Olio sacro. Direttamente da Gerusalemme- a giudicare dalle dimensioni, ne aveva fatto una bella scorta.
Uno schiocco di dita e apparvero per magia un bastone e una di quelle antiche torce che si usavano per illuminare le segrete dei palazzi o le carceri sotterranee nell'antichità.
A quella vista, Castiel perse completamente la lucidità. Il panico crebbe dentro di lui e si riversò nel suo cervello con la forza di uno tsunami. Cominciò ad agitarsi convulsamente, forse arrivò perfino al pianto disperato. O forse no. Si ritrovò, per la prima volta nella sua vita, completamente in preda a un terrore quasi delirante.
Zaccaria gli toccò la fronte, usando i suoi poteri per calmarlo all'istante. Cass tornò alla realtà, ansimante e coperto di sudore freddo. Non aveva cancellato il ricordo degli ultimi secondi, e di sicuro aveva imparato una cosa: non avrebbe mai più voluto provare qualcosa di anche solo lontanamente simile. Decisamente.
L'olio sacro di Gerusalemme, combinato con il fuoco, era l'unica cosa in grado di poter fare del male davvero a un angelo. Evidentemente Zaccaria era arrivato al limite della pazienza se si era azzardato a usare una simile soluzione. Ed era altrettanto evidente che anche i loro superiori cominciavano a dare sempre più carta bianca. Non era un buon segno.
-Rilassati, Cass. Dopo questo. Tutto sarà finito-
Zaccaria accese la torcia e la mise a contatto con l'olio, che subito si incendiò. Il suo carceriere aveva un altro bastone, più piccolo, fatto in modo da non consumarsi nonostante le fiamme. Lo accese intingendolo per pochi secondi nell'olio bruciante.
Con calma si avvicinò alla sedia dove l'angelo era saldamente incatenato. L'istinto di Castiel fu quello di agitarsi, ma per paura di farsi ancora più male, e un po' per non dargliela vinta, riuscì a dominarsi e a restare perfettamente immobile. Nemmeno i suoi occhi tradirono il suo terrore questa volta, anzi riuscì a continuare a guardare in faccia Zaccaria fino all'istante in cui lo strumento di tortura arrivò a contatto con la sua pelle. Riuscì perfino a contenere il grido di dolore che gli stava montando dentro. Il contatto con la pelle dell'angelo fu terribile. Subito si sentì uno sfrigolio, come di frittura e per il progioniero fu come sentire a una a una le cellule del suo corpo friggere e distruggersi. Strizzò forte gli occhi e piegò il busto in avanti.
-Piaciuto? Ripetiamo? O ti basta?-
-Fot..ah...fottiti- fu la risposta interrotta da un gemito di dolore
-Come vuoi...-
Di nuovo. Questa volta decise di colpire un punto molto più sensibile. La stilettata arrivò sul collo. Resistere fu più difficile, ma di nuovo la forza di volontà vinse sul dolore.
Continuarono così, ancora e ancora. Ogni colpo intervallato da parole derisorie e dalla solita domanda.
Le risposte che ottenne, di principio furono taglienti e decise, man mano che Cass si indeboliva, però si affievolirono fino a quando divvenero un lungo e protratto silenzio, in cui l'angelo cercava di recuperare fiato e lucidità per resistere al prossimo assalto.
-Adesso basta giocare- Esclamò infine, esasperato il carceriere. -Ti farò pentire di essere venuto al mondo-

____
PERSONAL SPACCE
ho deciso di saltare tutta l aprima parte id torture per due semplici motivi:
1-poi sarebbe diventato noioso alla lunga, così' come descrivere più volte la tortura con l'olio sacro
2-in realtà faccendo ricerche su vere torture medioevali cristiane, la metà erano su donne adultere/streghe e l'altra metà non avrebbe fatto molto a un angelo credo...per cui ho preferito saltare in toto

spero vi sia piaciuto...a presto!!!

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Capitolo 9
*** Back With Angels ***


BACK WITH ANGELS...
Castiel era di nuovo solo. Dopo quella minaccia, Zaccaria aveva lasciato la stanza, non senza avergli rimesso il bavaglio a posto. L'angelo si guardò, muovendosi il più possibile per quanto glielo permettessero le catene, ma soprattutto le ferite.
Le torture con l'olio erano state davvero atroci.
Ancora adesso che era solo e quindi, per quanto possibile vista la situazione, relativamente al sicuro, gli sembrava che in ogni momento quel bastone infuocato gli si posasse addosso, friggendolo vivo. Gli servì tutto il suo self-control per convincersi che almeno per il momento, era finita.
Finalmente riuscì a calmarsi.
Il dolore dove era stato scottato era fortissimo, e si espandeva con fitte dolorose e inaspettate in tutto il corpo, lasciandolo ogni volta sudato, ansimante, scosso da un tremito incontrollabile, ma soprattutto lo stavano indebolendo sempre di più.
L'ustione sul collo aveva decisamente limitato la sua già poca mobilità. L'unica ferita che riusciva a vedere con chiarezza, appena sopra il ginocchio, era una delle prime che che il suo carceriere gli aveva impresso. Alla vista era abbastanza disgustosa; si estendeva per svariati centimetri; la pelle era nera, come carbonizzata, al centro, salvo poi passare attraverso quasi tutte le sfumature del bordeaux e del rosso, fino a giungere al rosso acceso/rosato di una ferita infetta che andava a sfumare, poi, allontanandosi dalla ferita, col rosa della pelle. Il tutto era accompagnato da un bruciore talmente costante che ormai il suo corpo lo registrava come niente più che un un fastidio latente multilocalizzato, il che contribuiva a rendere ancora peggiori le fitte occasionali.
Zaccaria non si era limitato a torturarlo legato sulla edia. Dopo averlo indebolito per bene, in modo che le sue reazioni fossero limitate, lo aveva fatto slegare. Lo avevano steso a terra, sulla pancia, e mentre i tre leccapiedi lo tenevano fermo, il capo si era divertito a incidere con un coltello la zona attorno all'attaccatura delle ali (ora che non era nel suo tramite ben visibile), la parte in assoluto più sensibile degli angeli.
Il dolore alla schiena era stato così forte che se non fossero state soffocate dalla benda sulla bocca, probabilmente le sue grida sarebbero state causa di un gran infrangimento di vetri e sordità permanente sulla terra. A un certo punto ricordava di essersi sentito svenire, il che sarebbe stata una liberazione, ma Zaccaria non gli aveva permesso di perdere i sensi, obbligandolo a sopportare. Anche ora che era passato qualche tempo, il solo pensiero di spiegare le ali lo terrorizzava, per non parlare del volo! Probabilmente gli avrebbe fatto male per molto, molto tempo.
Non che il resto del corpo fosse messo molto meglio, del resto.
Cass si stava concentrando su tutto questo per non pensare, poiché al momento, gli unici pensieri vergevano su due argomenti, uno più pericoloso dell'altro. Il primo era che forse davvero suo padre l'aveva abbandonato al suo destino. La seconda, era una semplice, spaventosa domanda: cosa gli avrebbe fatto Zaccaria una volta tornato? Non voleva davvero pensarci: appena lo faceva, doveva poi sforzarsi al massimo per non cedere a un'altra crisi di panico totale.
Non ce la faceva quasi più. Era al limite.
Erano passato quasi un mese, se non di più e per come si erano messe le cose, se non avesse ceduto entro breve, l'avrebbero ucciso, o, se proprio era fortunato, spedito a vivere una nuova vita mortale sulla terra, così come avevano fatto con Anna.
Cedere, d'altro canto, avrebbe voluto dire cancellare, rinnegare il legame creatosi con Dean Winchester.
Ma per quanto ancora sarebbe riuscito a resistere?

-Non servono le torture, Zaccaria- disse Claire guardando in fratello da una stanza attigua -Non cederà-
-Non ha ceduto fino ad ora, è vero, ma cederà con questo. Te lo prometto-
L'angelo non ne era troppo convinta. Conosceva molto bene suo fratello. Era testardo, o forse sarebbe stato più giusto dire determinato, e poche cose riuscivano a piegarlo davvero.
Le faceva male vederlo ridotto così, accasciato su una sedia coperto di sangue, ma era per il suo bene. Castiel era pericolosamente vicino alla ribellione. Non potevano, tra l'altro, permettersi che un così buon elemento passasse dalla parte del nemico. Perciò, avevano soltanto due alternative, e lei sapeva che suo fratello ne era a conoscenza.
Se Zaccaria non fosse riuscito a farlo cedere con le prossime torture, avrebbe trovato lei qualcosa in grado di farlo cedere.
In un modo o nell'altro.

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Capitolo 10
*** Dreaming ***


DREAMING

-Cass. Cass. Castiel. Sveglia-
L'angelo sussultò, svegliandosi di colpo. Era incatenato alla sedia. Di fronte a lui, incredibilmente, c'era Dean Winchester. Era inginocchiato li vicino per guardarlo negli occhi, una mano posata sulla spalla, dove l'aveva scosso per svegliarlo. Sembrava molto, molto preoccupato.
-Chi? Cosa? Come è possibile?-
-Non lo so, amico. Sei tu che viaggi nei sogni, non io- fu la risposta
-Siamo...in un tuo sogno?-
Dean reclinò la testa e lo guardò più da vicino
-Cass, stai bene? Sembri un po' fuori fase. Che diamine ti hanno fatto?-
Solo allora l'angelo si accorse che il ragazzo teneva in mano il bavaglio che Zaccaria usava per farlo tacere. Non erano più nemmeno nella stanza delle torture , ma in quella di un motel, probabilmente dove i fratelli alloggiavano in quel momento.
In qualche modo, forse a livello inconscio, era riuscito a fare una visita nei sogni di Dean.
Recuperò in fretta il controllo, doveva sfruttare l'occasione prima che Zaccaria si accorgesse della sua fuga e venisse a recuperarlo.
-Dean, ascoltami. Non fidarti di Zaccaria. È lui a farmi tutto questo. Vuole farmi tornare nei ranghi. In qualsiasi modo-
-Figlio di puttana-
Dean diede un pugno alla parete, poi si guardò intorno. Cercò un po' tra le cose sue e del fratello fino a trovare una t-shirt di cotone morbido. La prese e la inzuppò sotto al lavandino del bagno, poi tornò da lui.
-Non so se sei reale, o se questo ti darà un reale sollievo, ma io ci provo- con gesti lenti si avvicinò col capo bagnato al viso di Castiel, che, per istinto, fece per ritrarsi -Ehi, tranquillo, Cass. Tranquillo. Non voglio farti del male. Sta calmo-
L'angelo annuì, mentre con rinnovata calma e delicatezza l'amico gli tamponava il volto, ripulendolo dal sangue. Il suo sollievo era quasi tangibile. Sentì un po' di dolore quando passò all'ustione sul collo -Fermo, Castiel. Sta calmo- e lui gli obbedì. Rimase immobile, nonostante il dolore. Dean sorrise. Il solito, vecchio, Cass.
Agli occhi del ragazzo, lui appariva nelle sembianze del suo tramite, ma se era successo quello che pensava Castiel, non era strano che ferite e sedia fossero al loro posto, purtroppo è difficile controllare le cose quando non sai nemmeno cosa la tua mente stia combinando. Il suo sguardo si soffermò per un attimo sulle catene -Ho provato a liberarti, ma non ci sono riuscito-
-Nessuno può- rispose.
Si sentiva strano. Non era a disagio, ma per lui era una situazione assolutamente nuova. Natualmente aveva già visto altre volte i Winchester prendersi cura l'uno dell'altro, ma mai, nella sua lunga vita, qualcuno l'aveva fatto per lui. Non senza voler qualcosa in cambio, un qualche lavoro da svolgere. E di sicuro senza preoccuparsi di non fargli del male.
-Piegati in avanti, se riesci. Hai la schiena piena di sangue. Non temere- aggiunse poi notando lo sguardo spaventato dell'angelo -farò pianissimo. Lo prometto-
Cass annuì, rassicurato dagli occhi sinceri dell'altro.
La mano di Dean, effettivamente, quasi non si sentì, ma la sensibilità della zona, unita alle ferite profonde che vi erano state impresse, fece sì che un dolore acuto si scatenasse nel corpo non appena l'acqua fredda toccò le escoriazioni.
L'angelo gridò di dolore, piegandosi in due, gli occhi chiusi, stretti più che poteva, che si riempivano di lacrime. Il ragazzo interruppe subito il contatto e lo sostenne fin quando non si calmò. -Cass? Calmo. Va tutto bene. È tutto ok. Scusami. Che ti ha fatto quel figlio di puttana?-
-Le...le ali- balbettò in risposta appena riuscì a riprendere fiato, il dolore che pian piano si attenuava, lasciandogli un formicolio come ricordo -Lì ci sono le ali- spiegò poi con più calma -è la parte più sensibile per noi; il nostro punto più debole. Un po' come le zone genitali per voi, credo-
-Quando lo rivedrò, giuro che lo farò pentire di averti toccato-
Castiel si prese qualche altro momento per ricomporsi, poi, vedendo che Dean non si calmava, prese la parola.
-Dean, ascoltami...-
-No, Cass. Io vengo a riprenderti. O cerco il modo di tenerti qui, nel mio sogno. Non ti lascio nelle mani di Zaccaria-
-Non puoi. Non puoi, Dean. Non puoi battere gli angeli. Ma puoi aiutarmi-
-Che posso fare?-
-Niente di definitivo. Mi riprenderanno, ma se minacci di morte il mio tramite e la sua linea di sangue, dovrò intervenire o non potrò più scendere sulla terra. Ti prego. Aiutami.-
-D'accordo- sospirò Dean -Tieni dur...-
Ma all'improvviso comparve Zaccaria. Impeccabile nel suo tramite in giacca e cravatta.
-Eccoti, Cass- disse in tono affabile.
Dean si mise tra i due, a proteggere Castiel, la pistola già impugnata.
-Non può farmi niente quel tuo giocattolino, sai?-
-Figlio di puttana. Lascialo andare. Subito-
Ma senza nemmeno rispondere, l'angelo toccò il ragazzo sulla fronte.
La stanza del motel si dissolse. Castiel si risvegliò nella stanza delle torture.
-Che cosa gli hai fatto?-
-Un piccolo lavaggio della memoria. Non ricorderà nulla di questa tua visita- fu la semplice risposta -ma torniamo a noi. Dovresti pensare prima a te stesso, lo sai?- fece una pausa -implorerai di tornare nei ranghi. Vedrai-
-Scordatelo- fu la secca risposta. Dopo quello che Dean aveva fatto per lui, era ancora più deciso a non troncare i rapporti.
Zaccaria gli rimise addosso il bavaglio, dopodichè fece entrare di nuovo l'olio sacro incendiato. Ma ciò che lo preoccupò davvero, questa volta, fu il fatto che al posto del bastone aveva un arco e tre frecce
-Purtroppo, mi hanno proibito di usare più di tre frecce. Non vogliono che io ti uccida. Ma forse ti basteranno per imparare la lezione-
incendiò la prima frecce e la incoccò, prendendo accuratamente la mira. Castiel lo fissò a lungo, e quando scoccò il dardo, ne seguì il percorso fino al suo corpo. Quando penetrò nelle sue carni, Rimpianse con nostalgia le incisioni nella zona alare.

 

 

PERSONAL SPACE

voglio solo dire un paio di cosuzze giusto per chiarire eventuali dubbi, che spero non siano sorti, ma se sono sorti almeno li avrò chiariti...

questo NON vuole essere un capitolo Dean/Cass, semplicemente un capitolo di "pausa" per il povero angioletto nostro.

Seconda cosa...so di sembrare ripetitiva ma GRAZIE brokendream per le tue recensioni...mi fanno sempre molto piacere, e no, non sono un medico/infermiere, sono solo una studentessa di ingegneria aerospaziale che da piccola aveva l'abitudine di farsi spesso del male ^_^, però grazie, sono contenta che siano verosimili

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Capitolo 11
*** Wanna Die? ***


 

WANNA DIE?

 
Se i tagli vicino alle ali erano stati terribili, e le ustioni dolorose, niente era comunque anche solo lontanamente paragonabile a questo.
Gli sembrò che i suoi organi interni, le ossa e i muscoli friggessero per poi fondersi insieme. Morse forte il bavaglio e si dimenò così tanto che se la sedia non fosse stata inchiodata al terreno, probabilmente si sarebbe rovesciata.
Non aveva mai provato niente del genere prima d'ora; era un dolore che andava ben oltre il piano fisico. Gli salì dritto al cervello, lasciando completamente senza forze.
Sadicamente, Zaccaria gi strappò via la benda dalla bocca e rimase a guardarlo gridare e contorcersi agonizzando con un sorrisetto compiaciuto stampato in volto.
Proprio quando credeva di stare finalmente per perdere i sensi, il suo torturatore gli si avvicinò e gli tolse con un gesto improvviso e deciso il dardo dallo stomaco.
Castiel gridò di nuovo, ma dalla sua bocca non uscì un suono, il fiato gli si era mozzato nel petto. Quando cercò di riprendere fiato, un rantolo gli uscì dalla gola; tossì, come a per far uscire dal catarro, ma ciò che sputò fu solo tanto sangue.
-Fa male, vero Castiel?- il tono di Zaccaria era basso e derisorio. Probabilmente si stava divertendo a torturare lui come avrebbe voluto fare con Dean Wincherster, se solo i superiori gliel'avessero permesso. -Non sei obbligato a subire tutto questo, lo sai? Basta che tu metta la testa a posto- fece una pausa – Dean Winchester si merita davvero il tuo dolore?-
-Si è preso...cura di me- per quanto si sforzasse, la voce gli usciva a stento. Anche così, era bassa e roca, quasi tremante. Continuò comunque -Non sa nemmeno chi sia, ma si è preso cura di me- un attacco di tosse lo fermò. Aspettò di calmarsi, poi prese fiato e terminò -Voi, che siete i miei fratelli, mi state torturando a morte-
-Quindi?-
-Quindi- Castiel dovette raccogliere tutto il suo coraggio per finire la frase, perchè ogni sua cellula gli stava gridando che stava per fare la più grande cazzata della sua vita, tuttavia, non vi fu esitazione quando disse: -Quindi lancia pure quelle fottute frecce, ma io non cambio idea-
La risposta che ottenne fu un'alzata di spalle che, lo sapeva, sarebbe potuta anche diventare una sentenza di morte.

Dopo tre frecce di olio infuocato, Castiel era ormai l'ombra di sé stesso.
Non era più propriamente lucido, pensieri, voci e immagini gli si accavallavano nella testa in modo confusionario. Ricordi presenti e passati, e forse qualche allucinazione. Stati di coscienza e incoscienza si alternavano senza che lui avesse la forza o potesse, in alcun modo controllarli.
Non sapeva come ciò fosse possibile, ma ogni volta che apriva gli occhi, il suo carceriere era lì, presente, davanti a lui, pronto a tormentarlo.
Aveva ricordi confusi di botte e parole, che si perdevano nel caos di tutto il resto; ad ogni modo, ormai avevano un effetto quasi nullo su di lui dopo quello che aveva appena passato.

Poi, finalmente, lo lasciarono in pace. Non vide più nessuno per giorni.
La sua natura di angelo gli permise, in quelle settimane di sosta, di riprendersi un po'. Normalmente, gli sarebbero bastati soltanto pochi giorni per tornare in salute, ma solo un intervento esterno avrebbe potuto ricostruirgli gli organi lesionati.
Non conosceva il perchè di quella pausa, né tanto meno perdeva troppo tempo a pensarci su.
Per il momento, pensava soltanto a recuperare le forze.

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Capitolo 12
*** Let's Talk ***


Personal Space: grazie di nuovo a tutti quelli che leggono e a Brokendream per le sue recensioni...non preoccupatevi che questa fanfic non solo è già finita, ma ho cominciato a scrivere anche il seguito...il tutto sta a quanto io voglio farvi soffrire *ghigno malefico*

 

Buona lettura!!!

 

LET'S TALK


-Come diavolo è possibile?- esplose Zaccaria dopo l'ennesimo rifiuto di Castiel
-Ti avevo avvertito che non sarebbero bastate torture e minacce di morte- fu la risposta di Claire, combattuta tra l'orgoglio per come stava resistendo il fratello e il disprezzo che allo stesso tempo provava nei suoi confronti: com'era possibile che nel momento del bisogno si fosse rivolto a un umano, un mortale, per giunta peccatore, e non al loro Padre?
E quel che era peggio era che la mente di Castiel aveva agito inconsciamente, per cui il gesto era venuto non da una decisione tattica, ma direttamente dal cuore.
-Non so cos'altro inventarmi- l'ammissione del suo superiore la riportò alla realtà. Già, ormai era difficile farlo cedere con il dolore. A parte strappargli la grazia, o le ali, il che equivaleva alla cacciata definitiva dal paradiso, più male di così non potevano fargli. L'alternativa sarebbe stata rimetterlo in sesto e ricominciare tutto d'accapo, che era proprio quello che Zaccaria aveva in mente, ma Claire dubitava che sarebbe davvero servito a qualcosa.
-Bisognerebbe trovare qualche suo punto debole- disse Claire -Non sul piano fisico, ma psicologico-
-Cosa intendi dire?-
-Non lo so ancora di preciso, ma di questo passo andremo avanti per secoli-
I due rimasero in silenzio. Alla fine, fu Zaccaria a prendere la parola.
-Dean Winchester- fu tutto quello che disse e, guardando Castiel, Claire non potè fare altro che assentire. Era la scelta migliore se volevano riportarlo sulla retta via.

I tre leccapiedi di Zaccaria tornarono, alla fine. Con sua sorpresa venne slegato, eccetto che per il bavaglio. Il suo primo pensiero andò alla zona delle ali. Che volessero ricominciare il giochetto delle incisioni?
Cercò di divincolarsi, ma i tre congiunsero i loro poteri e lo resero impotente. Un'ondata di rabbia lo assalì. Giocavano sporco. Avrebbe scommesso qualunque cosa che in condizioni normali, in uno scontro uno contro uno, nessuno di quei tre avrebbe avuto scampo contro di lui.
Lo portarono nella stanza da cui Claire aveva osservato ogni cosa da quando suo fratello era stato riportato in paradiso.
Solo arrivati li dentro, la porta sigillata e i tre angeli messi di guardia, Zaccaria gli tolse la benda dalla bocca.
-Benvenuto, Cass- lo accolse Zaccaria. Era completamente libero, per la prima volta da settimane. Il suo istinto fu ovvio, anche per il suo carceriere. -No, non pensarci nemmeno. I tuoi tre amichetti potrebbero stenderti con un solo gesto, sai?-
-Falla finita. Cosa vuoi?- rispose, calmo, il prigioniero
-Vedo che ti sei ripreso, anche se non del tutto, vero?- il tono decisamente compiaciuto.
Cass rimase in silenzio, immobile, con le braccia lungo i fianchi. Non gli piaceva tutto questo. Zaccaria era un po' troppo trionfante per i suoi gusti. Si guardò intorno. In un angolo c'erano delle poltrone. Su una di queste era seduta Claire.
-Ciao fratellino- lui rispose con appena un cenno del capo. Possibile che anche lei fosse così ceca da non vedere la bontà degli umani dietro i loro difetti? -Accomodati, Castiel. Dobbiamo parlare-
-Resterò in piedi, credo, grazie-
Zaccaria lo prese alla base dell'attaccatura delle ali e lo sbattè con forza sulla poltrona. Cass ci si rannicchiò, contorcendosi e gemendo dal dolore. Nemmeno quei tagli erano ancora guariti; questo gli fece davvero capire quanto effettivamente fosse messo male il resto del suo corpo. Il dolore sfumò; si sedette, teso e composto, mentre Zaccaria e Claire si misero comodi. Era chiaro il messaggio che voleva dare loro.
-Allora Cass- cominciò il suo carceriere -Vedo che le torture non ti sono servite a imparare la lezione-
-Sono lento di comprendonio, forse-
-O forse non ho colpito i punti giusti- Castiel non rispose. Dove voleva andare a parare con quelle parole? Aveva toccato, e più di una volta, a voler essere precisi, ogni parte di lui. Spostò lo sguardo sulla sorella, che per ora non aveva proferito parola, se non per salutarlo, per cercare di capirci qualcosa.
-Non ci arrivi, vero?-
Detestava farlo, ma dovette ammettere che non capiva
-Lo vedrai, fratellino. Molto prima di quanto pensi-
Zaccaria sorrise, fece “ciao-ciao” con la mano e scomparve. Il prigioniero guardò Claire, che con un cenno lo invitò a guardare una delle pareti.
Sbiancò:
-NO!- fu tutto ciò che riuscì a dire.

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Capitolo 13
*** A Very Very Bad Surprise ***


 

A VERY VERY VERY BAD SURPRISE...
-Come hai potuto farmi questo?-
Castiel si alzò di scatto, incurante del dolore che ciò gli provocava. Era furente.
-Non capisci? Ti voglio bene, Castiel. Un bene dell'anima. Lo sto facendo per te! Io voglio solo che tu torni con noi. Il dubbio ti sta logorando. Quegli uomini ti porteranno alla rovina
L'angelo si avvicinò a lei e cercò di colpirla, ma Claire fu più lesta e si scansò, usando contemporaneamente i suoi poteri per spingerlo lontano, contro il muro opposto, dove lo tenne inchiodato, impedendogli qualunque muovimento.
Cass ignorò il dolore alla schiena. Lei gli andò vicino, tanto da sfiorarlo. Lui si irrigidì. Come forza, Claire gli era decisamente superiore, e ora si trovava in sua completa balia. I loro occhi si incrociarono, sicuri e decisi quelli di lei, decisamente impauriti quelli del prigioniero. -Sei già caduto- gli disse con disprezzo.
Lo tirò giù e lo depositò su una delle poltrone, dove lo obbligò, tenendolo fermo, a guardare quella parete magica.

Quello che si vedeva era una camera di un motel, dove lui era già stato, però legato a una sedia.
Nella stanza c'erano due letti singoli, su cui giacevano due figure. Una, legata ma priva di sensi, era Sam Winchester; l'altra, ovviamente, Dean, che, cosciente, cercava di liberarsi dalla presa dei tre subordinati di Zaccaria, che se ne stava in piedi in un angolo ad affilare alcune lame.
-Figli di puttana, che avete fatto a mio fratello?-
-Sta bene. Quel vampiro succhiademoni sta solo facendo un pisolino. Preoccupati per te, piuttosto.-
-Che vuoi? Hai un altro dei tuoi lavoretti per me?-
-In un certo senso...-
-Bè, allora ti conviene mandarmi Castiel, perchè io con i figli di puttana come te non ci voglio avere niente a che fare-
-Vedi, Dean. Se noi siamo qui, devi ringraziare il tuo amico Cass-
-Cosa gli avete fatto? Anna non sprizzava di gioia quando mi ha detto che l'avete rispedito ai piani alti-
-E' ancora vivo, non preoccuparti. Ma, vedi, si sta dimostrando poco collaborativo. Tu ci aiuterai a convincerlo- Zaccaria si passò la lama del coltello sul palmo della mano, come a saggiarne l'affilatura.
Apparentemente, di fronte a quel gesto Dean rimase calmo; i suoi occhi scuri non rivelarono alcuna emozione, ma Castiel ormai credeva di conoscerlo e immaginava, per non dire percepiva, il suo terrore al pensiero di venire torturato di nuovo. Poi un ricordo scattò nella sua testa. Si voltò verso la sorella:
-E' un illusione- disse, sicuro – Non avete il permesso di farlo-
-Non abbiamo il permesso di ucciderlo- corresse lei in risposta -se accetterai di tornare nei ranghi lo guariremo. Tornerà come nuovo-
-Stai bluffando-
-Ne sei così sicuro?-
No. ovviamente non lo era. Poteva rischiare? O avrebbe dovuto cedere?
La sua mente era in subbuglio. Finchè si trattava del suo corpo, era facile; ma come poteva mettere i suoi sentimenti davanti alla vita del suo unico amico, o per lo meno alla persona che più di tutti gli altri era quanto più vicino ad un amico avesse?
In ogni caso, comunque, l'avrebbe perso. Il dubbio però restava. Non poteva essere certo che fosse reale e non solo un'altra illusione molto realistica creata da Zaccaria per costringerlo a fare quello che volevano.
A riportare i suoi pensieri alla realtà fu proprio Dean.
-Cass. So che sei lì da qualche parte, o Zack non se ne starebbe lì con quel sorriso idiota sulla faccia. Perciò- disse – se stai guardando, qualunque cosa facciano, non cedere. Non cedere-
Questo era decisamente tipico di Dean. Non potè rispondere, perchè Claire gli aveva rimesso il bavaglio, e comunque non era sicuro che l'avrebbe sentito.
-Allora, Castiel?-
Esitò un attimo ancora, lo sguardo posato sugli occhi di Dean, poi prese coraggio. Chiuse gli occhi e scosse la testa.
-Il tuo amico ha deciso di seguire il tuo consiglio, Winchester – Zaccaria informò il suo prigioniero – e sai una cosa? Gliene sono molto grato-

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Capitolo 14
*** Thoughts ***


PERSONAL SPACE: grazie a tutti voi che avete commentato, sono contenta che fin qui la fanfic vi sia piaciuta!!


 THOUGHTS

Erano già due ore che Dean veniva torturato.
Abituato com'è era fin da bambino a essere forte in ogni situazione, seppelliva la sua paura e il suo terrore dietro un'abbondante e variegata dose di insulti che, in un'altra situazione, avrebbero strappato un sorriso perfino a Castiel.
L'angelo però ora poteva sentire quello che stava provando nel profondo del cuore.
Aveva avvertito così tanta paura in Dean solo quando l'avevano obbligato a torturare Alastair, o quando l'aveva afferrato per la prima volta, tirandolo fuori dall'inferno.
Ma non vi era soltanto paura per sé stesso, né per suo fratello. No.
Castiel sentì qualcosa che non aveva mai avvertito in nessun essere vivente, naturale o sovrannaturale.
Dean Winchester temeva per lui.
Che lui ricordasse, in duemila e rotti anni nessuno aveva mai avuto a cuore la sua sorte.
Le reazioni furono contrastanti. Da un lato un calore che sentì partirgli dal cuore, dall'altra un'indata di terrore e insicurezza.
Probabilmente, anche sua sorella aveva notato l'anomalia; lo guardò a lungo a lungo, poi uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Lo liberò perfino dalla pressione che stava esercitando per tenerlo fermo.
Finalmente libero di muoversi, Cass si slegò velocemente il bavaglio e lo gettò a terra, il più lontano possibile. Tuttavia, non disse niente. Non tanto per non mettere nei guai Claire, ma soprattutto per non essere scoperto da Zaccaria.
Si alzò da quella maledetta poltrona e si rannicchiò seduto a terra, le gambe piegate contro il petto, schiena e ali ben lontane da qualsiasi contatto con altre superfici. Si abbracciò le ginocchia con le braccia e vi appoggiò sopra la fronte.
All'improvviso, le difese di Dean cominciarono a crollare. All'inizio furono solo dei gemiti occasionali, quando Zaccaria calcava di più la mano, poi però divennero vere e proprie urla di dolore, ma soprattutto paura.
Castiel credeva di impazzire. Si mise le mani sulle orecchie, affondando più che poteva il volto nelle ginocchia.
Cosa doveva fare?
Il suo corpo reagì a tutto questo in un modo che per l'angelo era completamente nuovo e assolutamente inaspettato.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime e all'improvviso si ritrovò a piangere disperato, il corpo scosso da singhiozzi incontrollabili.
L'aver scoperto che Dean teneva a lui l'aveva messo in difficoltà. A priori, Castiel avrebbe ceduto all'istante pur di salvare l'amico, ma mai avrebbe creduto, con tutti i diverbi che avevano avuto, che la cosa fosse reciproca a tal punto da sopportare addirittura di essere torturato.
E adesso il dubbio lo stava logorando. Gli angeli erano la sua famiglia, i suoi fratelli, i suoi amici, o almeno così credeva. Tuttavia, negli ultimi mesi, tante, forse troppe volte, era rimasto deluso: prima Uriel, poi Zaccaria, e ora anche Claire, la sua sorella preferita, quella che più amava e su cui aveva sempre fatto più affidamento.
Dean avrà avuto tutti i difetti del mondo, non aveva la fede che Castiel si era aspettato all'inizio e di certo non l' aveva mai rispettato come avrebbe dovuto. Ma gli aveva salvato la vita. E, finora, non l'aveva mai deluso, nonostante il suo carattere scorbutico avesse messo spesso a dura prova la sua pazienza.
Ripensò al momento in cui si era occupato delle sue ferite. La delicatezza dei suoi gesti, la sua rabbia verso Zaccaria e il suo desiderio di vendicarlo. E il modo in cui l'aveva stretto, sostenendolo fino a quando non si era calmato, quando dopo avergli toccato la zona alare si era accorto di avergli fatto del male, interrompendo subito quello che stava facendo.
Gli era stato vicino, preoccupato come lo era stato per Sam quando aveva avuto le prime visioni, o quando erano più piccoli, ogni volta che il fratellino era affidato alle sue cure e stava male o aveva paura.
Per la prima volta nella sua lunghissima vita, Cass era stato sicuro che, qualunque cosa fosse successa, non era solo. Dean non lo avrebbe mai lasciato nei guai.
E non voleva rinunciare a tutto questo.
In battaglia, tra i suoi fratelli, mai nessuno lo aveva aiutato, che fosse ferito, prigioniero o chissà cos'altro: gli ordini venivano prima di tutti. Con orrore, si rese conto che non era stato da meno.
Si chiese, e non per la prima volta, se davvero gli umani, così imperfetti, così peccatori, così abili a procurarsi dolore e morte gli uni con gli altri, fossero davvero così terribili come li dipingevano.
Chi si meritava davvero di essere eliminato dall'apocalisse? Gli angeli o gli uomini?

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Capitolo 15
*** The Final Decision ***


PeRSONAL SPACE:  lo so, sono ripetitiva...ma GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!

grazie per i vostri commenti, mi commuovono, sul serio!

 

THE FINAL DECISION
L'ennesimo grido dell'amico lo riportò bruscamente alla realtà.
Alzò il capo di scatto, gli occhi umidi e rossi per il lungo pianto, le lacrime che ancora scendevano lungo le sue guance e i singhiozzi che solo ora cominciavano a diminuire.
Dean aveva definitivamente perso il controllo, cedendo al panico quando Zaccaria gliaveva fatto credere che i cerberi lo stessero dilaniando, esattamente come negli istanti precedenti la sua morte.
Castiel si sforzò di calmarsi, di smettere di piangere e pensare lucidamente.
Passata la crisi, ripensò velocemente a ciò che essa aveva portato con sé.
Ormai non aveva più molto tempo.
E, in fondo al suo cuore, sapeva di aver già deciso.
Doveva solo trovare il coraggio di dirlo a voce alta.
Coraggio che gli salì dal cuore quando incrociò di nuovo lo sguardo assolutamente stralunato e irriconoscibile di Dean. Nemmeno all'inferno l'aveva visto così.
-BASTA!- gridò a voce alta -hai vinto. Tornerò in riga. Lo giuro. Lasciatelo stare-
In un attimo si ritrovò in quella stanza di motel. Dean era steso sul letto. Le torture erano cessate. Tremava, ma stava recuperando il controllo.
Cass non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, ora che poteva essere ricambiato.
-Lascialo andare, Zaccaria- disse rivolto al suo superiore -Hai promesso-
-E sarò di parola- rispose -E farò anche di più. Non ricorderà nulla, nemmeno delle torture. Tu, in cambio, mi cederai i tuoi bei ricordi-
-Figlio di puttana- disse all'improvviso il ragazzo, e l'angelo non capì se si stesse rivolgendo a lui, a Zaccaria o a entrambi. -Cass- disse poi rivolto a Castiel, che ancora non osò guardarlo negli occhi -Sono sopravvissuto ai ricordi dell'inferno. Posso superare anche questo. Le tue esperienze ti appartengono. Non lasciare che te li porti via. Mi hai capito?- apparentemente, l'angelo non ebbe reazioni alle parole di Dean -Cass. Castiel. Guardami, razza di figlio di puttana- Si costrinse a incrociare i suoi occhi azzurri con quelli verdi dell'amico. Nessun altro si muoveva o fiatava.
Dean lo stava guardando serio; ormai aveva ripreso il controllo. Gli lesse la mente e scoprì che non stava fingendo. Davvero preferiva ricordare le torture piuttosto che farlo rinunciare a ciò che avevano vissuto e imparato l'uno dall'altro.
Castiel continuò a guardarlo. Su uno specchio poco distante vide il suo volto riflesso. Il suo stesso sguardo, che trovò più simile a quello di un umano che a quello di un angelo. Si sarebbe mai più rivisto così?
-Non posso, Dean- disse infine riportando i propri occhi su quelli del ragazzo -non puoi chiedermi questo. Per colpa mia ti hanno già fatto anche troppo male-
Finalmente Zaccaria si mosse, un sorriso trionfante sul volto, la mano già protesa verso il capo dell'angelo che arrivò fin quasi a farsi sfiorare la fronte, salvo poi scostarsi, più velocemente di quanto avesse mai fatto, all'ultimo momento. -Prima rimandalo a casa. Sano e salvo- disse guardandolo dritto in faccia. L'ultima sfida di un soldato condannato all'eterna obbedienza; poi il suo sguardo tornò sugli occhi dell'amico, lucidi, ma non arrabbiati.
Winchester sorrise e fece un cenno di saluto col capo all'amico, lo sguardo che gli diceva, rassicurante, che avrebbe fatto di tutto per riportarlo indietro.
Zaccaria si stava avvicinando a Dean. Castiel tenne il proprio sguardo legato a quello del cacciatore il più a lungo possibile. Il tempo parve rallentare. L'angelo si stampò bene nella testa quegli occhi. Non voleva dimenticarli. A nessun costo.
Il loro carceriere gli posò un dito sulla fronte.

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Capitolo 16
*** Back In Line ***


BACK IN LINE

Erano di nuovo in paradiso, nella stanza da dove Castiel era stato costretto ad assistere alle torture su Dean.
Zaccaria si protese di nuovo verso l'angelo, ma di nuovo questi si scostò.
-Prima voglio assicurarmi che stia bene- Il superiore fece un vago cenno con la mano.

Dean si svegliò all'improvviso, la strana sensazione di essere osservato. Si mise a sedere sul letto, guardando intorno, vigile, la mano che istintivamente andava alla pistola semiautomatica che teneva sotto al cuscino.
Una breve occhiata ai dintorni gli disse che non c'era niente di anomalo là fuori, naturale o sovrannaturale che fosse.
Un'occhiata più approfondita lo fece allo stesso tempo incazzare e preoccupare: Sam non era nella stanza, quando sarebbe invece dovuto rimanere e sorvegliare Jimmy Novak, l'uomo che normalmente ospitava Castiel nei suoi viaggetti sulla terra. Cosa ancora peggiore, era che il loro ospite non era più lì.
-Cazzo!- imprecò alzandosi di scatto dal letto -Sammy! Dove diavolo sei?- oltre che arrabbiato, era anche preoccupato che qualcuno avesse fatto del male a suo fratello; non che ci credesse davvero visto che lui era lì a pochi passi, ma i demoni (così come gli angeli del resto) erano creature imprevedibili. Il minore dei Winchester entrò nella stanza, con un lattina di coca in mano. Dean si rilassò, ma solo un poco. La rabbia superava di parecchie migliaia di decibel il sollievo
-Che c'è?- chiese, poi vide la sua faccia e, subito dopo, si accorse che a parte loro due non c'era nessun altro nella stanza -oh no!- gemette
-E' tutto quello che hai da dire? Oh no?- esplose Dean -dovevi sorvegliarlo! Sai bene quanto me che la sua vita è in pericolo. I demoni saranno già sulle sue tracce probabilmente, se non lo hanno già preso-
Sam posò la lattina e si sedette sul bordo del letto, le mani a coprirsi il volto. Tuttavia, ci mise poco a riprendersi. Non c'era tempo da perdere.
-Dobbiamo trovarlo. Probabilmente sarà tornato dalla sua famiglia. Troviamo il suo indirizzo-

La parete si oscurò
-Contento, Cass?-
-Non chiamarmi Cass- probabilmente sarebbe stata l'ultima volta che qualcuno avrebbe usato quel nomignolo rivolgendosi a lui. Cercò di non pensarci. A quel punto, comunque, non poteva tirarsi indietro; anche volendo scappare, con l'attaccatura delle ali conciata in quel modo e la situazione non certo migliore dei suoi organi interni, non sarebbe arrivato lontano prima di essere catturato e ucciso.
Prese un profondo respiro, poi disse:
-Sono pronto...- si concesse un ultimo atto di insubordinazione e spavalderia, che avrebbe reso Dean molto fiero di lui. Un sorriso di scherno si aprì sul suo volto -Zack-
Il suo carceriere cercò di ignorare la provocazione, ma un muscolo troppo tirato sul volto a tradire la sua rabbia fece provare al ragazzo un ultimo istante di soddisfazione. Tra le altre cose, Zaccaria non aveva più nemmeno il permesso di colpirlo, ora che aveva accettato le regole.
Claire comparve in quel momento accanto a loro. Sorrise al fratellino.
-Hai fatto la scelta giusta, Castiel- disse mettendogli una mano sulla spalla.
Quanto avrebbe voluto esserne così sicuro!
Zaccaria gli mise le mani sulle tempie, sfiorandolo appena.
Castiel chiuse gli occhi e si morse un labbro, le braccia lungo i fianchi, i pugni serrati, nervoso e spaventato allo stesso tempo.
Il suo superiore fece pressione con le dita. L'angelo sentì i suoi ricordi venire risucchiati via. La quasi totalità del suo ultimo anno si stava cancellando, forse per sempre, dalla sua memoria. Allo stesso tempo quasi tutte le sue ferite furono guarite, gli organi ricostruiti.
Gli lasciarono solo quelle più dolorose, all'attaccatura delle ali, come ricordo, punizione e avvertimento per il futuro.
Non fu un processo doloroso, soltanto molto strano, e di certo non piacevole. Il tutto durò pochissimo.
Quando non sentì più nulla, aprì gli occhi. Zaccaria era di fronte a lui.
Conscio di essere di fronte a uno dei suoi superiori più potenti, si mise sull'attenti all'istante, senza alcuna esitazione.
-Quali sono gli ordini?- chiese mentre gli rivolgeva il saluto militare.
-Riposati pure, Castiel. È stato un duro periodo per te-
L'angelo, sempre mantenendo la posizione di rispetto, annuì
-Sissignore. Grazie signore-

Quello che Castiel non avrebbe mai saputo, fu che se solo avesse guardato più attentamente tutto l'ambiente e non si fosse concentrato soltanto sullo sguardo e gli atteggiamenti del più vecchio dei fratelli Winchester, si sarebbe probabilmente accorto che la stanza era diversa, così come l'abbigliamento di Dean.


FINE

 


____


PERSONAL SPACE: ebbene sì, purtroppo (o per fortuna come preferite ^__^) siamo arrivati alla fine. Il finale ovviamente già lo conoscevamo, essendo ambeientata nel corso dell'episodio 4x20.

Alcune note. Per il tempo (qui sembrano settimane) mi sono basata su quello che dice dean a sam sul tempo all'inferno (1mese=10 anni) per cui ho fatto quattro conti sulle tempistiche presupponendo che il tempo in paradiso scorra come all'inferno

Quello che ho voluto provare a fare era dare una mia interpretazione del perchè Cass è tornato a obbedire agli ordini dopo la gita ai piani alti...

Spero vi sia piaciuta...

Di nuovo grazie a chi mi ha seguito...spero continuerete a farlo nelle prossime fanfic che ci saranno...se vorrete...e spero continuerete a commentare....

Grazie anche a chi ha letto senza commentare, comunque ho superato le 100 visite e ne sono felicissima!!!!

ALLA PROSSIMA!!!

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