Quando tutto cambia

di Ninfa dei ghiacci
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo e Capitolo 1 ***


Prologo

 

Se mi avessero chiesto di definire in una sola parola la mia vita, sarebbe stata molto probabilmente questa : semplice.  Frequentavo il terzo anno di liceo, dove avevo il mio piccolo gruppo di amici, con cui ero cresciuta insieme. Per guadagnare un po’ di soldi nei fine settimana facevo la cameriera in un ristorante a qualche isolato da casa mia . Le mie giornate erano scandite sempre dallo stesso ritmo, non avevano fatto altro che accrescere la mia voglia di avventura.  Aspettavo che la mia vita cambiasse.

Attesa vana, almeno fino al dicembre di un anno fa, quando la mia vita cambiò.

Solo di una cosa ero certa, se allora avessi saputo quali sarebbero state le conseguenze, forse  non avrei mai desiderato che la mia vita cambiasse.

 

 

Capitolo 1.

 

Mi chiamo Liz Olsen, ho diciassette anni e frequento il terzo anno della Newton High School. Dovrei fare una breve descrizione di me, ma questo lo farò più avanti. Per ora l’unica cosa che posso dire di me è che io e il tempo non siamo mai andati molto d’accordo. Ero sempre e perennemente in ritardo, non lo facevo a posta, semplicemente il mio orologio interiore andava più lento del tempo stesso.

Mi spiego meglio, tutte le mattine puntavo la sveglia alle 06.45, un po’ presto a dire il vero, ma visto che a scuola la campana di apertura suonava alle 08.10 avevo tutto il tempo per prepararmi con la mia adeguata lentezza. Sbagliato!

Non so per quale motivo ma con tutto quel tempo a disposizione non ero mai pronta in tempo, mai una volta che avessi finito di fare colazione, oppure di finirmi di vestire con calma e non lungo le scale di corsa per giunta.

Fatto sta che quella mattina come d’abitudine non avevo finito di fare colazione.

- Elisabeth! Matthew e Melanie ti aspettano fuori! – Mi fece presente la voce fuori campo di mia zia Marge, proveniente dal giardino. Intanto io avevo cominciato a mangiare i fiocchi d’avena a tutta velocità, nella speranza di finire la colazione. Ma quando ai richiami di mia zia si unirono anche quelli di Matt e Mel dovetti fiondarmi di corsa verso la porta, lanciare un saluto veloce ad Marge, a volte la chiamavo per nome, e salire in macchina praticamente al volo.

Stavo ancora riprendendo fiato, quando la macchina partì rombando.

- Appena in tempo Liz! Ancora qualche secondo e Matt ti avrebbe lasciato qui- Mi fece notare Mel.

- Non sarebbe la prima volta, dimentichi che venerdì scorso sono dovuta entrare in seconda ora perché sono arrivata in autobus – dissi con fare drammatico e Mel mi diede appoggio.

- Hai ragione solo una persona crudele come Matthew avrebbe potuto lasciarti andare a scuola in autobus –

- Volete piantarla di parlare di me cose se non ci fossi? E poi lo sai Mel che non devi chiamarmi Matthew – dalla sua voce si notava sempre quella nota di rimprovero che ogni volta lo faceva sembrare un vecchio brontolone che sbraitava contro un gruppo di ragazzini che gli stava dando fastidio. Non potei fare a meno di ridere immaginando la scena.

- Avanti Matthew! Ridi anche tu ogni tanto, ti si leverebbero tutte quelle rughe!! – Fece eco Mel.

Matt rispose fulminandoci con quei suoi occhi di ghiaccio, guardandoci dallo specchietto retrovisore, per poi scoppiare a ridere a sua volta. Per poi ricominciare a guidare.

Matthew e Melanie Brown abitavano ad una cinquantina di metri da casa mia, e fin da piccoli sono stati i miei migliori amici. Da buoni gemelli eterozigoti avevano alcune somiglianze inconfondibili : capelli ramati leggermente mossi, occhi azzurro ghiaccio, viso pieno di lentiggini e una pelle molto pallida. Ma a parte questo avevano dei caratteri molto diversi.

Melanie sin da piccola aveva un carattere espansivo e ribelle, era stata lei a parlarmi per la prima volta invitandomi a giocare insieme a lei. Da quel momento non ci siamo lasciate un secondo. Con il tempo Mel aveva sviluppato una vera passione per le scarpe, di ogni forma e ogni colore, non passava una settimana dall’uscita di qualche nuovo modello che subito trascinava tutto il gruppo al centro commerciale o al negozio che vendeva il  modello, meglio ancora se erano eleganti scarpe con tacco da dieci centimetri, giusto per esaltare il suo metro e settanta aggiungendo altri centimetri. Lei scherzando diceva che cercava di arrivare all’altezza di suo fratello, la cui imponenza arrivava ormai al metro e ottantacinque e sembrava non volersi fermare.

Matthew era l’esatto contrario di sua sorella, carattere tranquillo e molto spesso silenzioso. Questo dipendeva molto dalle persone con cui si trovava, poteva stare zitto per l’intera durata di una lezione scolastica, dando ai professori la speranza di seguire la lezione, oppure poteva parlare ininterrottamente mentre passeggiavamo per i centri commerciali a comprare le scarpe della sorella. Quando eravamo lì non faceva altro che lamentarsi, finché non si passava davanti ad un negozio di musica, dove poteva ammirare dischi e poster,immerso in un mondo tutto suo. L’amicizia che avevo con lui era molto diversa da quella con Mel, con lui c’era tranquillità e quei momenti di silenzio che non dovevano essere per forza coperti da parole su parole.

Tra una chiacchierata e l’altra eravamo arrivati ai parcheggi della scuola, piene di macchine vuote, segno che tutti gli altri ragazzi erano già entrati in classe.

Ci rimaneva solo una cosa da fare, entrare alla svelta.

- Da quanto sarà suonata la campana? – chiedo, con un po’ di fiatone tra un respiro e l’altro.

- E’ suonata da cinque minuti appena in tempo Liz – mi risponde Matt tranquillo, infondo quelle che stavano correndo eravamo io e Mel, mentre lui si sta facendo appena una passeggiata veloce.

- Forse tu sei appena in tempo Matt, io spero che non ci rimandino a casa – lancio un’occhiata comprensiva a Mel, infondo eravamo sulla stessa barca.

- Abbiamo  biologia, con la cara professoressa Medison – continuai io.

- Buona fortuna allora!- Ci gridò Matt andando poi a bussare alla porta dell’aula uno.

Noi intanto avevamo aperto la porta della nostra aula, cercando di apparire più mortificate possibile, sperando di impietosire una donnina minuta sulla  cinquantina .

- Guarda guarda,le signorine Olsen e Brown! Grazie mille per averci degnato della vostra presenza, immagino che il motivo del ritardo sia sempre lo stesso vero signorina Brown? -

Mel era rimasta ferma accanto a me,cominciava a diventare tutta rossa in viso. Cattivo segno significava  che era sul punto di esplodere. Mel aveva un carattere troppo ribelle e conoscendola avrebbe sicuramente detto qualcosa di troppo.

-   E’ colpa mia professoressa – mi affrettai a dire – Melanie è arrivata in ritardo perché doveva aspettare me –

La professoressa scese dalla sedia, avvicinandosi a noi a passo lento, che a lei probabilmente doveva sembrare minaccioso, ma in realtà non faceva altro che scatenare l’ilarità di tutta la classe, potevo vedere i miei compagni alle spalle della professoressa cercare di trattenere le risate. Intanto la professoressa era arrivata davanti a noi.

- La ringrazio molto Elisabeth della sua onestà – disse poi calcando bene sul mio nome e continuò – gradirei tuttavia che alla prossima lezione arrivasse solo lei in ritardo, altrimenti sia lei che la qui presente Brown andrete in direzione solo per colpa sua! Ora andate a sedervi-

Ubbidimmo al’istante, sedendoci al primo banco, il posto più odiato durante le lezioni di biologia probabilmente. Restammo immobili come statue di cera per tutto il resto della lezione.

Forse fu a causa dell’immobilità di biologia,che il resto delle lezioni passarono in un lampo. Tanto che mi ritrovai alla mensa scolastica a fare la fila per il pranzo, era ormai il mio turno di essere servita quando un’ombra nera mi sorpasso come se nulla fosse.

- Sveglia Olsen! Non rimanere con quel’aria sognante, altrimenti la gente continuerà a passarti davanti!-

- Guarda che l’unico che non fa altro che sorpassare sei tu Jared! – Gli risposi esasperata, tutti i giorni era la stessa storia, appena mi distraevo, anche solo per un paio di secondi che lui non mi scavalcava e non faceva che prendermi in giro.

- A dire la verità ero venuto a cercarti,Angela ti stava dando per dispersa, tieni- e mi porse il vassoi con il mio pranzo.

- Ehi!!! Come sapevi che avrei preso questo? – gli chiesi stupita rincorrendolo con il vassoio in mano.

- Liz ti conosco da quasi quattro anni e non c’è un venerdì che tu a prendono prenda purè e pollo-

- Mi stai dando della ripetitiva?-

- Fossi in te rivedrei un po’ delle tue abitudini millenarie. – e gli mollai una spinta – Ehi! Stavo scherzando! – si affretto a dire subito.

Pochi passi ed arrivammo al nostro posto, terzo tavolo davanti alla porta in fondo, davanti alla finestra. Eravamo tutti lì, amici dai tempi dell’infanzia e delle medie.

Jared prese subito posto accanto ad Angela la sua ragazza, erano l’unica coppia del gruppo stavano insieme da due anni e si guardavano con sguardi dolci come se fosse il primo giorno.

E non potevano essere più diversi, Angela Webb era la classica ragazza appena arrivata dalla campagna, castana ed occhi verdi racchiusi in uno spesso paio d’occhiali, un po’ rotondetta e soprattutto secchiona quasi quanto me. Carattere schivo e molto timido, non incrocia mai lo sguardo di uno sconosciuto, questo la porta ad essere spesso fraintesa. Facendola apparire per quella che non è. Abbiamo cominciato a cominciato a conoscerci a metà del secondo trimestre del primo anno. Parlarci mi era venuto quasi spontaneo, considerando che tendo a fare amicizia abbastanza difficilmente. Cosa molto curiosa è che adora la musica rock, più è potente e meglio è.

Jared Jones ragazzo jamaicano, carattere forte ed indomabile non c’èra verso che qualcuno potesse fargli cambiare idea su qualcosa, anche per questo andava molto d’accordo con Mel. L’indiscusso campione della squadra di atletica. Velocista, deteneva il record scolastico nei cento metri piani. Purtroppo a bilanciare la brillante carriera sportiva, ve ne era una disastrosa carriera scolastica, probabilmente se non Angela al suo fianco non sarebbe arrivato al terzo anno.

Eccoci qui, cinque ragazzi completamente diversi eppure amici. Divertente a pensarci, sembrava una qualche citazione da chissà quale libro per ragazzi, dove la vita che viene romanzata per quante avversità si affrontassero alla fine, il bene e il lieto fine c’èrano sempre. Magari immaginandosi la scena con un bella canzone in sottofondo. Tutto in una perfetta armonia. Peccato che la vita non sia propriamente questa. La vita è una musica imperfetta, piena di toni alti e bassi,di cancellature correzioni e poi ancora cancellature e via di seguito. E’ una musica che si compone di attimi, unici e irripetibili, che va composta giorno per giorno, anche se avvolte ci sono delle note stonate.

Sul piano dell’amicizia la mia nota stonata stava passando in quel momento.

- Eccolo arriva –cominciò Mel a voce bassa.

- Secondo me stavolta arriva a quindici secondi – Rispose Jared

-  Io dico che questa è la volta buona che la saluta- Suggerì invece Matt

- Smettetela, si comporterà come al solito – ribattei irritata.

La campana era ormai suonata e tutti stavano lasciando i vassoi nei carrelli per poi andare verso l’aule per le ultime lezioni.

Lui, se ne stava fermo a qualche metro di distanza da me,ero rimasta da sola, i miei amici mi aspettavano all’uscita della mensa, lontani ma non abbastanza per non perdersi lo spettacolo che da lì a qualche minuto si sarebbe tenuto come ogni volta.

Alex Evans, questo era il suo nome, si mise a camminare per arrivare davanti a me. Guardandomi con quei suoi occhi verdi. E io che ormai recitavo la mia parte alla perfezione lo guardavo in attesa che finalmente mi dicesse qualcosa, qualsiasi cosa che rompesse quel circolo vizioso che durava da quasi due anni.

-   Ciao Alex! Volevi dirmi qualcosa? – Cavolo sarei diventata un’attrice da Oscar! Ogni volta ripetevo sempre la stessa battuta, e sembravo esprimere sorpresa quasi con spontaneità.

Tre…due…uno..ed ecco che ripeteva sempre la stessa parola…

- …Io…- E poi nulla, era lì come se di colpo avesse perso l’uso della parola.

- Sono tutta orecchie Alex! – Cercai di farlo continuare, peccato che così come si era avvicinato se ne stava anche andando come un fulmine.

Mentre lo seguivo con lo sguardo mentre si allontanava, potevo vedere Jared e Matt ridere sotto i baffi, mentre Angela e Mel mi guardavano comprensive.

- Secondo me dovresti affrontarlo tu, almeno sapresti cosa cerca di dirti.-

Con un sospiro risposi ad Angela un poco convinto –Già –

Passai l’ultima ora a pensare a quanto la mia vita fosse scandita sempre dallo stesso ritmo.

Persino Jared diceva che dovevo cambiare le mie abitudini.

Mi sembrava di vivere sempre lo stesso film, stesse scene, stesse sgridate e gli stessi ritardi.

 

Tra un pensiero e l’altro si era fatte le 18.30 e il mio turno al ristorante era cominciato circa una mezzora fa.

Ero in bagno e mi stavo lavando i denti con una certa fretta. L’immagine del grande specchio davanti a me rifletteva una ragazza dai capelli neri e ricci. Eternamente raccolti in una coda. Occhi marrone scuro tendenti quasi al nero.

Indossavo una divisa elegante, camicetta bianca e gonna nera, il tutto aggiunto poi da un pesante giaccone di piuma d’oca. Giusto per ricordare che eravamo a Dicembre e mancavano giusto un paio di settimane a Natale.

Finalmente pronta mi diressi al piano di sotto dove mi aspettava mio zio Harry per accompagnarmi al lavoro.

- Stavo per chiamare al ristorante per avvisare che non saresti andata –

- Ah si? E che scusa avresti inventato?- chiesi mentre ci dirigevamo verso la porta.

- Una forma ormai patologica credo di ritardo cronico.- Disse lui avviando la macchina. Neanche dieci minuti di orologio ed arrivata a destinazione. Salutai Harry e mi ritrovai davanti ad una trattoria piccola e accogliente, tipiche dei piccoli paesi,sempre con la stessa clientela che ordinava sempre le stesse cose. Il padrone tale Antonio Liuzzi, italo-americano di terza generazione, era un uomo sulla sessantina. Persona buona e gentile, che aveva preso a lavorare con sé me e Mel senza nessun problema. Lavoravo lì da quasi un anno ormai e mi sembrava di essere come in una famiglia allargata, basti pensare che la trattoria era a conduzione famigliare.

Trovai Mel a servire il tavolo del signor Mason, infondo alla sala. Quando mi vide mi sorrise e mi fece segno di dirigermi verso lo spogliatoio, feci di si con la testa.

- Elisa finalmente! Vai a posare a roba, che stasera siamo pieni di gente! – mi fece presente il mio datore di lavoro.

Stavo posando al borsa nel mio armadietto, quando Mel con la sua solita delicatezza mi fece prendere un colpo.

- Indovina! -      

- Sono in ritardo?- chiesi io – Macchè Evans è venuto un'altra volta a cenare qui! – mi disse lei tranquillamente appoggiata alla parte con le braccia incrociate.

- Stai scherzando vero?-

- Mai stata più seria di così! E credo che stia aspettando che arrivassi, è qui dalle 18.00 e non ha ancora ordinato nulla-

- Senti vado a prendere la sua ordinazione così potrò lavorare in pace, dopo che se ne sarà andato – Passai davanti al bancone per prendere un blocchetto dove annotare le ordinazioni.

- Invece aspetterà la fine del turno e poi se ne andrà – Aggiunse sempre Mel andando a portare il conto ad un tavolo.

- Ciao Alex, cosa ti porto? – gli feci io, in attesa di una risposta

- La specialità della casa – mi rispose prontamente, così diverso da come appare a scuola.

Annuii e mi diressi in cucina a portare l’ordine.

Poco lontano da me, stava entrando qualcuno che non avevo mai visto, in genere avevamo sempre clienti abituali. Avrà avuto una trentina d’anni e portava una sciarpa molto larga sul collo. Aveva una giacca larga e ci teneva qualcosa di nascosto dentro.

Di quello che accade dopo avevo ricordi molto vaghi, ricordavo solo il rumore di uno sparo.

E torpore ma non quel torpore che senti quando ci si rilassa sotto le coperte, parlo di quel torpore che ti porta a non provare nulla e non ti senti rassicurata, ma era come se venissi inghiottita da un vuoto senza fine.

Non pensavo che sarei morta in questo modo, credevo di avere ancora così tante cosa da sistemare e nuove esperienze…Ma qualcosa mi tratteneva, e lentamente mi riportava alla vita.

Quando aprii gli occhi li ritrovai Alex Evans che ritirava la mano dal mio petto pieno di sangue.

Lo vidi ritirare la mano di colpo, e senza guardarmi si diresse in bagno, che realizzai essere quello dello spogliatoio del ristorante. Evitava i miei occhi e non riuscivo ancora a muovermi ma ero cosciente e stavo bene.

- Non potrai muoverti ancora per qualche minuto,la ferita si è completamente rimarginata e non dovrebbe darti problemi, nessuno ti chiederà della rapina, comportati come se nulla fosse accaduto – si avvicinò nuovamente mettendomi una mano sulla fronte – Ora dormi-   

 

- Liz? Sveglia, Harry ti aspetta già da dieci minuti – quando aprii gli occhi mi ritrovai distesa su una panca, con Mel che mi guardava.

- Va bene che sei stanca, ma ti sei distesa solo ora, avanti andiamo –

La seguii fuori, ignorando i saluti degli altri dipendenti.

Persa nei pensieri, non prestai molta attenzione alle percorso che mi riporto fino a casa.

Era tardi e mia zia Marge stava dormendo, salutai velocemente mio zio e mi diressi in bagno.

Mi spogliai cercando provi evidenti di quello che mi era appena accaduto, nulla.

Il mio petto non aveva nulla che non andasse, la pelle era intatta e sana.

Sicuramente sarà stato un sogno.

Così forte di questa convinzione mi infilai nel letto abbandonandomi ad un sonno senza sogni.

 

 

L'angolo delle nevi:

Ripropongo il primo capitolo, ho cambiato il font quindi sicuramente risulterà più leggibile, chiedo scusa per aver lasciato passare tutto questo tempo.

Tenevo comunque a ringraziare:

1 - Cristie [Contatta]
2 - eagle93 [Contatta]

Grazie mille per aver aggiunto la storia alle seguite!

Grazie anche a quelle 59 persone che sono passate a dare un'occhiata volevo solo dirvi che io sono qui!!

Mi metto a fare come la gocciolina di sodio...cè neessuno?????

Scherzi a parte, volevo solo dire che questa storia andrà avanti, sono quasi a metà del secondo capitolo e insomma mi farebbe piacere sentire la vostra opinione, non farà altro che migliorarmi!!!!

Ci sentiamo molto presto! Cristiana



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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2.

 

 

Sabato…

Domenica….

Uno dei motivi per cui la domenica è il mio giorno preferito è che, se non hai nessun impegno, il tempo è a tua completa disposizione.

Di domenica si può dormire senza che la sveglia suoni per andare a scuola.

Di domenica puoi stare in pigiama a dicembre per tutto il giorno.

Di domenica…insomma potrei fare una lista lunga anche un kilometro, ma alla fine bisogna sempre alzarsi dal proprio letto caldo e accogliente.

Erano solo le undici del mattino quando scesi a fare colazione. La casa era stranamente silenziosa, di solito il fine settimana mi alzavo con la centrifuga della lavatrice a tutto volume.

Arrivata in cucina notai il post-it giallo canarino che risaltava sulla parete bianca del frigo:

 

“Buongiorno bella addormentata.

Io e tuo zio siamo andati al centro commerciale a fare delle spese, non torneremo per pranzo ma verso le sette di questa sera.

Harry ti ricorda di fare i compiti e di sistemarti la camera.

Cerca di non dormire fino a questa sera, ti vogliamo bene a dopo,

 

Marge e Harry”

 

Bene! Di colpo il sonno mattutino si era dissipato, non capitava spesso di avere tutta la domenica a mia disposizione.

Feci colazione velocemente e dopo aver sistemato, presi il cellulare e mandai un messaggio a  Mel:

 

“ Udite udite madama Melanie Danielle Brown! Siete invitata voi e il vostro fratello, presso la mia umile dimora,per degustare prelibati piatti della mia cucina e fare attività completamente inutili! Vi prego di inviare una risposta quanto prima e di estendere l’invito anche agli alti membri della nostra compagnia!”

 

Delle volte ci mandavamo dei messaggi assurdi, tanto per rendere la conversazione ancora più divertente.

 

Il messaggio di Mel ci mise poco ad arrivare:

 

“ Che piacere sapervi alzata e di ricevere il vostro invito, Lady Liz . Sia io che mio fratello siamo lieti di accettare . A breve estenderemo il vostro invito e vi faremo sapere! A dopo! ;)”

 

Intanto che aspettavo la risposta di Mel, andai a farmi una doccia. Aprii l’acqua per far riempire la vasca e andai in camera a prendere il cambio pulito dei  vestiti.

Quando tutto ormai era pronto cominciai a spogliarmi, dando le spalle al grande specchio che stava sopra al lavandino.

Ero appena rimasta in intimo, quando dovetti tenermi al mobile per non cadere.

Al centro del mio petto c’era un segno luminescente,di un bianco che risaltava.

Dopo un primo momento di smarrimento, mi misi ad osservare meglio. Era una macchia, o per meglio dire era un qualche strano carattere, in un altro contesto l’avrei scambiato per una lettera elfica o qualcosa di simile.

 

Che diavolo era???????

 

AAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!

 

Ok, Liz calmati e fai un respiro profondo. Ieri non c’era, quando ti sei cambiata non hai notato nulla. Quindi deve essersi formato questa notte, qualunque cosa sia.

 

Come cavolo è possibile! Anzi ancora meglio non è possibile…ero entrata in paranoia, dovevo trovare il modo di calmarmi.

 

Il trillo del messaggio del mio cellulare di fece tornare alla realtà.

 

“ Allora ho sentito tutti, e si era deciso a maggioranza di vederci direttamente dopo pranzo ed andare al cinema a vedere un film. Per te va bene? Immagino di sì, fatti trovare pronta per le 15.00 che io e Matt ti passiamo a prendere!! A dopo.”

 

Inizialmente ero tentata di dirgli che non andavo più, potevo inventarmi un qualsiasi impegno. Ma a cosa sarebbe servito? Non avrei fatto altro che rimuginare su quella strana forma che avevo sul petto.

 

Presi il cellulare e scrissi:

 

“ D’accordo, vi aspetto allora. Sarò puntuale! =) ”

 

 

***

 

Sei ore dopo, eravamo tutti alla sala giochi adiacente al cinema, a giocare a bowling. E in quel preciso momento si stavano decidendo le sorti della partita, in palio la spesa del pranzo del giorno dopo.

Le squadre erano Jared, Mel ed io contro quella formata da Matt, Angela e Marv, il nostro finto sesto giocatore, in pratica non era altro che Jared che faceva il doppio.

I ragazzi erano bravi, ma ci pensavano noi ragazze a far tenere la partita in pareggio.

Gli ultimi tiri erano miei e di Angela, io avevo già tirato, prendendo miracolosamente ben quattro birilli. Un vero record.

 

- Allora piccola…prendi la palla e ti metti al centro delle frecce, va bene?-

Angela rossa come un peperone fece un cenno con la testa.

- Prendi la mira e tira – le sussurò Jared a bassa voce per non farsi sentire, anche se noi avevamo ascoltato ogni singola parola.

Mel non poteva fare a meno di trattenere le risate, tanto che alla fine si mise ad urlare ad Angela. – Vai Ange!!Fai uno strike!!!! –

- Smettila o la deconcentri! – gli dissi io. 

La scena si svolse a rallentatore, la palla da bowling rosa da 7 kg tirata da Ange, ruotava lentamente lungo la pista verso il centro esatto della pista.

Da lì a qualche secondo caddero i birilli tutti insieme,uno strike da manuale.

 

Tutti noi tranne Jared che aveva una faccia trionfante, e Angela che non faceva che continuare a guardare la pista con i birilli a terra e poi noi e ci chiedeva: - Sono stata io? –

Tra le risate generali si era fatta l’ora di andare, forti della nostra sconfitta di pagare domani il pranzo ai vincitori.

 

Prima di avviarci ai parcheggi, accompagnai Mel in bagno.

- Si può sapere  che hai?-

Fingevo di non capire dove andasse a parare. – Non ho niente –

Mel con il sopracciglio destro tirato si limitò ad alzare le spalle limitandosi a dire – Da quando hai scambiato due parole con  Evans  sembri su un altro pianeta –

 

Alexander Evans

 

In effetti era da quel venerdì che mi sentivo strana, come se avessi dimenticato qualcosa di importante.

 

Sarei andata a casa sua, avrei detto ai miei zii che mi servivano degli appunti. E poi avrei chiesto ad Alex se sapeva se poteva essermi capitato qualcosa che non riesco a ricordare.

 

 

 

 

L’angolo delle nevi:

Eccomi qui, sono stata di parola!

Questo capitolo non ha nulla di speciale, tutta via dal capitolo 3 comincerà la parte interessante della storia. Tenevo comunque a precisare una cosa Liz non ricorda ma presto avremo un Pov diverso che vi farà vedere l’altra faccia della medaglia per così dire.

 

Fatevi sentire mi raccomando!!! Un saluto e spero di sentirvi!!!

A presto Cristiana

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Venerdì 15 dicembre ore 00.45

 

Avevo fatto uno sbaglio. Un colossale ed enorme sbaglio.

Me ne sto sdraiato sul mio letto con gli occhi sbarrati al soffitto, sembro come in trans.

Continuo a ripetermi quanto sia stato sconsiderato il mio gesto.

Come mi è passato per la testa di salvarle la vita?

 

Come potevo lasciare che morisse?   

 

Già potevo immaginare le parole dei miei il giorno dopo: “Sei sicuro di aver modificato a tutti la memoria Alex?” sicuramente queste sarebbero state le parole di mio padre ancora prima di darmi il buon giorno.

“Quello che conta di più è che Elisabeth sia salva ,e che tu non abbia messo in pericolo la tua vita” sorrisi solo al pensiero di vedere mia madre, lei che pensa sempre prima alle persone e poi al problema.

 

Quello che ho fatto, avrà delle conseguenze che andranno ben oltre averle salvato la vita.

 

Tuttavia, il solo fatto di poter essere veramente me stesso e non dovermi comportare ancora come una specie di ragazzino di sei anni, riesce quasi a farmi sentire meglio.

Tutti questi anni ad osservarla, mentre cresceva e diventava quella splendida ragazza che ho strappato alla morte meno di un’ora fa .

 

Lei, così semplice spensierata, nonostante non abbia avuto un’infanzia facile.

E così mia.

 

Le ci vorrà tempo per capire, ma alla fine resterà al mio fianco e nulla ci separerà.

 

Guardo nuovamente l’orologio digitale accanto alla scrivania segna le 02.12.

 

La stanchezza si fa sentire tutta insieme. Per questa sera mi sono stancato abbastanza.

Meglio andare a dormire, avrò molto da spiegare domani.

 

***

 

-    Che cosa hai fatto? –  dal tono di voce di mio padre si capisce che è già al corrente di tutto.

-    Direi che sei già al corrente di tutto – dissi con quasi in un basso ringhio, e aggiunsi – non potevo lasciarla morire –

-     Hai fatto la cosa migliore Alex, sono sicura che hai provveduto a coprire le tue tracce al meglio. – intervenne mia madre, portandomi la colazione. – Greg, infondo è stato un bene, pensa a tuo figlio, vuoi che rimanga da solo?-

-    Sai che non voglio questo, tuttavia non possiamo permetterci di attirare l’attenzione – dopo qualche minuto di silenzio mi mise una mano su una spalla, il suo modo silenzioso di chiedermi scusa.

 

La colazione si svolse in completo silenzio, ognuno di noi immerso nei propri pensieri. Ognuno cercando di valutare e quantificare le conseguenze del mio gesto.

Mia madre mise la sua mano sopra la mia con delicatezza. – Puoi mostrarci come è successo? –

Annuii con la testa, e rievocai con ogni singolo ricordo di quella sera.

Sento un  torpore, permetto a mia madre di penetrare nella mia mente, mentre mio padre prende l’altra mano di mia madre.

Chiudo gli occhi e comincio a ripercorrere i miei passi di quella sera.

 

 

Quel venerdì pomeriggio arrivai a casa per le 17.00, dal mio allenamento di basket. La casa come sempre era vuota.

Tempo di farmi una doccia e vestirmi si erano già fatte quasi le 18.00 a breve Liz avrebbe cominciato il suo turno al ristorante .Presi la macchina e partii.

L’entrata della trattoria consisteva in una porta a vetri preceduta da un paio di scalini.

Una volta entrato mi diressi al mio solito posto, un tavolo infondo alla sala a sinistra del bancone della cucina. Appoggiai il cappotto su un sedia e mi sedetti.

 

-    Guarda guarda!Alex Evans di nuovo qui! Cosa ti porto di buono?- la voce di Melanie Brown, mi arrivo ironica e allusiva, come se non sapesse che non avrei ordinato prima del’arrivo di Liz.

 

-    Preferisco ordinare tra un po’, grazie lo stesso. – gli risposi senza troppo entusiasmo, infondo per me lei non era altro che un’estranea.

 

-    Mi raccomando di non essere più gentile – probabilmente mi disse anche altro, ma non ci prestai troppa attenzione. Liz era appena entrata, di corsa come suo solito ed in ritardo.

 

La vidi scambiare un sorriso complice con Melanie e dirigersi verso lo spogliatoio, il tutto seguito dal titolate del ristorante che diceva a Liz di sbrigarsi..

 

Quando me la ritrovai davanti e mi chiese cosa volevo ordinare, aveva un tono leggermente infastidito, forse non aveva molta voglia di servirmi.

 

-La specialità della casa- gli risposi subito, facendo in modo che non perdesse troppo tempo.

Mi sembrò un po’ sorpresa, comunque annuì con la testa e si diresse verso la cucina.

 

Distolsi lo sguardo da lei, da dove ero seduto potevo sempre vedere chi entrava e chi usciva dal ristorante.

In questo modo non perdevo mai di vista Liz, nel caso fosse successo qualcosa.

Quando la porta si aprì entrò qualcuno che non avevo mai visto.

Alto, ben piazzato, occhi scuri. Indossava sciarpa e cappello, che impedivano di scorgere il volto.

Fece qualche passo, per avvicinarsi a Liuzzi, il padrone.

 

- Vuole accomodarsi? Una ragazza verrà subito a prendere la sua ordinazione.

L’uomo annuì e gli passò a fianco, quando se lo ritrovò dietro lo cinse per il collo. – Ascoltami, ora una delle tue ragazze prende i soldi e me li consegna, altrimenti questa – e gli puntò una pistola – farà molto male.

 

Tutti erano immobili come delle statue, io invece me ne restavo in attesa.

 

- V..v..va bene, ma resta calmo…Elisa fai quello che ha chiesto…avanti-

 

Liz prese di corsa i soldi della cassa, li mise dentro una busta e li porse al rapinatore.

 

-    Grazie ragazzina – e fece per prendere i soldi, Liuzzi fece per reagire. Liz si era intanto allontanata ed era  con le spalle appoggiate alle pareti .

 

Dalla lotta con il rapinatore partì per sbaglio un colpo di pistola. E l’uomo uscì di corsa e se ne andò sbattendo la porta

  

Tutto sembrava tranquillo.

 

 

 

 

- LIIIIIZZZZZZZZ!!!!!-

 

Ero di spalle, e quando mi voltai vidi Liz a terra con la camicia che si macchiava di sangue.

 

Melanie non faceva che urlare, accucciata accanto a Liz.

 

- Presto chiamate un’ambulanza!!!! – si mise a gridare qualcuno.

 

Dovevo intervenire, tirai fuori il cellulare composi il numero e ne uscì un tenue sibilo.

 

Tempo qualche secondo e tutte le persone del ristorante erano immobili e inanimate come delle bambole.

 

 - Bisogna ripulire il locale, fatelo ora-   e un gruppo cominciò a riordinare tavoli e lavare i piatti

 

-    Voi portate Liz nello spogliatoio – e un altro gruppetto la prese e la portarono dove avevo chiesto.

-    Lasciateci –

 

La vedevo adagiata su quella panchina sempre più pallida, e incosciente. Mi stava abbandonando.

 

Non potevo lasciarla andare… non ora.

 

Le aprii la camicia e poggia il palmo della mano sulla ferita…  

 

 

Sentii il torpore diminuire, mentre mia madre lasciava la mia mano e mi guardava con uno sguardo fiero.

 

- Visto Greg? Nostro figlio non poteva agire  altrimenti -

- Questo lo so, ma ora dovrà sapere tutta la verità, anche se credo che verrà lei a cercarci…molto presto –

 

 

***

 

Il week-end per me è veramente noioso, per la nostra sicurezza ci siamo costruiti il vuoto intorno sul piano dei rapporti umani.

 

Ed è in questi casi che il dono di mia madre mi viene in aiuto.

Grazie ad esso posso richiamare i ricordi in maniera molto dettagliata. Chiudo gli occhi e mi immergo nel torpore ormai familiare.

 

 

 

Liz si è appena messa a letto…

Ha il sonno molto pesante, non può sentirmi…

Mi siedo al lato del letto e la guardo dormire è bellissima…

Mi chino lentamente a baciarle quelle labbra…

Molto presto Liz saprai la verità…

 

 

***

 

Domenica

Meglio ancora domenica sera ore 20.30

Mia madre sta preparando la cena e mio padre sta vedendo la partita di baseball.

Il campanello trilla.

 

-    Alex vai tu?-

 

-    Va bene – dico mentre apro la porta. E rimango immobile.

 

- Ciao Alex…scusa l’ora non volevo disturbare…ma ecco avrei bisogno di alcuni appunti importanti per la lezione di storia di domani…Alex?-

 

Io continuo  a rimanere senza parole, mentre lei si stropiccia le mani in maniera nervosa – Forse è meglio che passi in un altro momento…- Una mano si posa sulla mia spalla, mio padre.

 

- Elisabeth! Che piacere vederti! Come sei cresciuta, accomodati pure come stanno Harry e Marge? -

 

La trascina letteralmente in casa, lanciandomi un’occhiata da sopra la testa  di Liz.

Non pensavo che sarebbe arrivata così presto…sospiro e mi preparo a dirle la verità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 L'angolo delle nevi:

Prima cosa...BEN TORNATIIIIIIIII!!!!!! ^_^

Spero che non mi abbiate dato per dispersa, ma lo studio mi sta letterarlemte massacrando e questo basta ad abbattere la mia vena creativa...fare il quinto superiore è veramente difficile. T__T

Tornando a noi.

Per Simplyunica: Ciao piacere di conoscerti!! ^^ . Sono molto contenta che questa storia ti piaccia.Per quanto riguarda la tua supposizione...non posso sbilanciarmi, la risposta l'avrai nel prossimo capitolo, posso solo dirti che i nomi dei protagonisti sono un omaggio a quella fantastica coppia che era Liz e Max. Spero che leggerai questo capitolo e che mi farai sapere cosa ne pensi. Un bacio Cristiana.

 

Per Laban: Molto lieta di fare la tua conoscenza, mi fa piacere che i personaggi ti piacciano. Al momento non è successo molto è vero, diciamo che sto più che altro sperimentando, faccio andare avanti la storia e intanto faccio dei tentativi per vedere la vostra reazione e sapere quello che ne pensate, questa è la mia prima storia...non mi aspetto che sia un capolavoro, ma ci credo molto e mi piacerebbe molto che "crescesse" con il mio e il vostro aiuto!! XD  Spero di vedere una recensione anche nel prossimo capitolo. A presto Cristiana.

 

Vorrei anche ringraziare tutti coloro che hanno aggiunto questa storia alle seguite!

rere18

simplyunica

sonietta

Laban

Cristie

eagle93

 

Comunque non siate timidi...non mordo mica!!!!

Ora vi saluto, continuate a seguire la storia di Liz e Alex che si aggiungono a me e vi auguriamo una Pasqua serena!!!!!

Al prossimo capitolo!

 


 

 

 

 

 

 



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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 POV  Liz

 

 

Ero a casa di Alex, i suoi genitori erano stai gentilissimi con me, tanto che sua madre aveva insistito nel farmi rimanere a cena da loro.

- Sono contenta che Marge e Hanry abbiano deciso di farti rimanere a cena – mi disse Nicole, la madre di Alex con un sorriso.

-  Lo era anche  mia zia al telefono  – e presi tempo per ordinare le idee e poi aggiunsi -  comunque spero che Alex possa prestarmi lo stesso gli appunti di storia -.

- Naturalmente! Sono sicuro che appena sarà terminata la cena ti darà anche una mano a ripassare -. Mi rispose sicuro Greg.

L’ atmosfera era distesa e serena, eravamo seduti nella grande sala da pranzo dalle pareti color panna.

Il piatto della serata era un piatto italiano che io adoravo, Le lasagne.

Non ho mai parlato tanto con degli adulti come quella sera. Abbiamo parlato tanto dei miei zii, quale era il loro lavoro, delle arti culinarie di Marge e della passione nel rimettere insieme poveri ruderi di macchine d’epoca di Hanry.

E da quando ero arrivata l’unica voce che ancora non avevo sentito era quella del loro figlio.

Taceva, ma non era come a scuola che mi cercava solo a mensa per poi sparire come un fulmine  per il resto del giorno.

Era tranquillo, e rilassato. Lo notavo chiaramente, e ancora una volta da tempo ormai non potei non notare quanto fosse attraente…ma questo non è importante ora.

Nel notare come Nicole e Greg cercavano di non far presentare situazione di silenzio, tanto più la mia curiosità non faceva altro che far lampeggiare nella mia testa,  una sola ed unica domanda che in quel momento, di tante chiacchiere fittizie volevano forse allontanare.

- Perché vi siete trasferiti dieci anni fa? -

Tutte le azioni di quel momento si freddarono, tanto che Nicole fece cadere a terra la caraffa del’acqua.

-    Mi dispiace, sono così sbadata.. – disse come per giustificarsi, tamponando con uno straccio da spolvero l’acqua, evitando di alzare gli occhi verso di me.

-    Tesoro cerca di stare attenta, potresti ferirti con i vetri – Greg le si avvicinò dandole una mano a raccogliere i vetri.

Di colpo l’incantesimo si era rotto, di colpo ero tornata ad essere una ragazza che voleva ottenere delle risposte, che evidentemente loro non volevano darmi.

- Sarà meglio che vada, vi ringrazio molto per l’osp…-

- Siamo andati via a causa mia. -

Può una voce che conosci da sempre farti riempire di brividi all’improvviso?

Una voce che di solito suona con una leggera venatura di fretta e imbarazzo, ma che ora percepivo fredda senza alcuna inflessione che denotasse alcuna emozione.

Alex guardava dritto davanti a lui, non voleva incrociare nessuno sguardo, forse.

- Dieci anni fa, mi successe una cosa…e vorrei che tu mi ascoltassi per favore -

- Vorresti che io ti ascoltassi…? –

- Devo comunque prestarti gli appunti di storia. – e si alzò da tavola e venne verso di me, che ero stavo ancora seduta. – Vieni?- e mi porse la sua mano.

Ci misi qualche secondo a decidere…sarà perché delle che delle volte la mia fantasia prende il volo, facendomi fare film mentali da Oscar…ma ci vidi qualcosa di più in quella offerta di mano.

Avevo come l’impressione che l’Alex che avevo visto quella sera, d’ora in poi lo avrei visto molto più spesso di quanto potei immaginare.

Quel che vidi fu un gesto di fiducia, che attendeva di essere ricambiato. Allungai il braccio sinistro e per la prima volta dopo molto tempo senti il calore della mano di Alex.

 

***

 

Ok lo ammetto.

Non ho molte amicizie di tipo maschile, ma nonostante questo è capitato in questi anni che io e le mie amiche ci fossimo riuniti nella camera di Matt o di Jared.

Ebbene, so per certo, almeno nella mia seppur ristretta conoscenza maschile che i ragazzi della mia età sono disordinati. Ma non nel senso lato del termine, io parlo di montagne di vestiti gettati a casaccio a terra, dove alle volte passare diventa quasi impegnativo come fare un percorso degno di un addestramento dei marines.

Eppure, la camera di Alex  era perfetta. Profumava di pulito e ordine.

Le pareti dipinte di un misto tra blu e verde scuri, vicino alla finestra c’era un grande armadio, dove alle ante erano attaccati poster di famosi giocatori di basket, che per me erano dei perfetti estranei.

Alex si muoveva con padronanza e tranquillità per la camera.

- Allora immagino che ti servano gli appunti del’ultimo mese credo, così avrai tutto l’argomento e non avrai problemi a ripassare, per il compito di martedì – e mentre rovistava nei quaderni alla ricerca degli appunti.

- Anche tu dovrai fare il compito, sicuro che non sia un problema? –

- Sta tranquilla, ho il compito giovedì, hai tutto il tempo per ridarmeli – me li porse e si sedette sulla sedia girevole davanti alla scrivania, io feci lo stesso, ma sul letto.

- Immagino che vorrai sapere cosa mi sia successo.. – cominciò a parlare

- Ma non sei costretto a dirmelo …- lo interruppi io saltando in piedi di scatto - ….voglio dire non verrei che pensassi che sono venuta fino a qui solo per impicciarmi  degli affari tuoi o altro..-

Lui continuava a guardarmi prima serio, ma dopo pochi secondi scoppio una risata.

–  Tranquilla, non ho pensato nulla di tutto questo. Se voglio raccontare lo faccio perché mi voglio fidare di te. -

Forse lo guardai in una maniera strana, perché rispose al mio sguardo con tenerezza.

- Perfetto, ti ascolto – gli dissi.

- Quando avevo sette anni, in me è accaduto…qualcosa per così dire –

- Una malattia?-

- Non è la parola esatta, forse cambiamento è la  più appropriata. Il cambiamento è arrivato in maniera improvvisa e molto prima di quando dovesse arrivare, avevo appena sette anni. E’ stato il periodo più strano di tutta la mia, ricordo solo che i miei genitori mi dissero che dovevamo andarcene, perché ero diventato troppo instabile, e potevo fare del male a qualcuno soprattutto a te. Poi ad un tratto, i ricordi hanno cominciato a farsi meno nebulosi, e un giorno mi ritrovai a guardarmi allo specchio, avevo tredici anni e non ero più pericoloso per nessuno, ero pronto per starti a contatto, senza farti male  –

Ero rimasta ad ascoltare le sue parole che gli uscivano fuori come un fiume in piena.  Avevo notato non solo le parole dette, ma anche il tono di voce, e le sue espressioni. Per tutta la durata del suo monologo non mi aveva mai guardata, come se volgere lo sguardo verso di me l’avrebbe distratto dalla sua narrazione.

- Se tu potessi anche solo immaginare, cosa voglia dire vivere fingendo di essere quello che non sei. In mezzo a della gente che neanche riesce a vederti, come se fossi invisibile, quando  l’unica cosa che brami, e che sai che avrai prima o poi, ma non in quel preciso momento, è accanto a te ogni singolo istante, ma non poterla neanche sfiorare…-

Ora era davanti a me e la sua mano stava lentamente sfiorando la mia guancia.

Il tono della sua voce era basso, quasi come un bisbiglio. La sua mano era ancora nello stesso posto, quella vicinanza mi faceva uno strano effetto. Il mio cuore batteva talmente forte che avevo paura che lui potesse percepirlo da quella distanza.

- Smettila Alex… -

- Ti faccio paura? Mi dispiace, non volevo… - Ed era tornato quello di prima, calmo ma il suo volto era segnato da una nota amara. Si passò una mano sui capelli in un chiaro segno di nervosismo.

Approfittai di quel momento di silenzio per levare le tende. Dovevo andarmene ora prima che a situazione potesse diventare ancora più strana.

- Bhe…credo che sia il caso che me ne vada, si sta facendo tardi…- e cominciai ad alzarmi.

- Aspetta ti accompagno io –

 

 

***

 

 Esattamente venti minuti dopo, tanto era il tragitto che separava le nostre abitazioni, ero davanti al giardino della mia casa.

- Allora buona notte – Feci io, e gli diedi le spalle salendo le scale dirigendomi verso la porta di casa.

- Io so cosa ti è successo venerdì sera, e so anche cosa vuol dire il simbolo che ti è apparso, vuol dire risveglio -

 Potevo sentire il suo respiro sul mio collo.

- Vuoi delle risposte Liz? Sei sicura di volerne? Una volta saputa la  verità, non potrai più tornare indietro, nella tua comoda ignoranza -

- Che …cosa sei…? –

Mi girai per vederlo in faccia, il suo sorriso amaro mi fece pentire di aver fatto quella domanda.

Lui si fece ancora più vicino al mio orecchio sussurrando. – Chiedi consiglio alle stelle prima di andare a dormire questa notte, e domani a scuola ti aspetto nel laboratorio di musica. Alle 10.00 ti consiglio di essere puntuale se vuoi avere delle risposte. –

- Ci sarò –

- Bene allora buona notte, Liz. – e se ne andò lasciandomi lì.

 

 

***

 

 

Ricordo di non aver mai salito le scale della mia casa per arrivare in camera in maniera così rapida, e senza troppi incidenti, in vita mia.

Forse a causa dell’adrenalina probabilmente. Indossai il pigiama e feci per mettermi a letto.

 Chiedi consiglio alle stelle prima di andare a dormire questa notte

Datemi della pazza, ma lo feci, spalancai la finestra e mi misi a guardare quelle poche stelle che la luce della città non aveva spento.

Le vidi così belle e distanti e non potei fare altro che chiedermi…cosa devo fare?.

Mi diedi una scrollata di spalle e dandomi della pazza…come potevano aiutarmi delle stelle?

Emisi uno sbadiglio e mi misi a dormire.



 

 

 

 

 

 

 L'angolo delle nevi:

Buon sabato a tutti!!!! Come va???

Io bene, l'unica cosa è che la scuola, i prof in particolare, mi stanno stressando in una maniera assurda....uffff!!!!!! Parlando del capitolo è stato molto difficile da scrivere, sopratutto perchè dovevo dare delle risposte...che però sono arrivate a metà quasi...Comunque vi prometto che il prossimo capitolo sarà lungo, rivelativo!!!!! Ma ora passiamo a ...

 

Prettyvitto: Ciao!!!Piacere di conoscerti!!! Ti ringrazio molto per le due recensioni che mi hai lasciato, mi fanno capire che la mia storia ti stia piacendo e credimi questo non può fare a meno di rendermi felice!!! Per rispondere alla tua domanda il motivo è dovutoal fatto che per scrivere in capitolo ognuno di noi al il proprio tempo! Dopo che ho scritto il cap precedente, la mia testa aveva già formulato un tale seguito da occupare quasi dieci pagine di word. Ma quando poi si passa alla stesura, tra scuola, lo studio e l'uscite con gli amici il tempo alla fine è quello che è purtroppo T___T. Infatti, per fare tutto quello che decido di fare dalla mattina quando mi alzo dal letto mi ci vorrebbe una giornata da cinquanta ore!!!! Di mio cercherò di aggiornare il più regolarmente possibile, ma non faccio neanche promesse di rispettare i trenta giorni esatti. Anche io sono una lettrice e so cosa voglia dire attendere un capitolo che alla fine arriva quando meno ci si aspetta!!! Ora ti saluto, ti aspetto al prossimo cap per sapere che ne pensi di questo!!!! Cristiana

 

Simplyunica: Bentornata!!! Non preoccuparti per il ritardo, l'importante è che alla fine sei passata a recensire!! Sono contenta che storia ti piaccia!!! Mi hai fatto delle domande che, se rispondessi a tutte in un capitolo solo non ci sarebbe più gusto!!!!  A parte gli scherzi, diciamo che in questo capitolo si è rivelata una mezza verità per così dire, per cui nel prossimo capilo avrai le tue risposte sul perchè Alex non abbia detto nulla prima a Liz. Invece per il passaggio "del cellulare" per chiamarlo così...XD è praticamente successo : dopo la rapina, Liz era a terra e tutta la gente era nel panico e spaventata, per cercare di mettere le cose in ordine Alex compone un numero e quando parte la chiamata viene emesso un sibilo che permette di controllare la mente di chi ascolta il rumore. In questo modo lui ha potuto comandare quelle persone! Ti saluto, ancora grazie per aver recensito e fammi sapere che ne pensi di questo capitol!!! Cristiana.

 

MoonGirl: Ciao!! Piacere di conoscerti! E ben arrivata nella mia storia....ahahaha...ok la faccio breve!!! Amica mia!!! Che bello che hai recensito la mia storia e che ti piaccia!! Già mi hai detto quello che pensavi sul questo capitolo...ma sai ormai sei obbligata a metterlo anche qui per iscritto!!! E' come un circolo vizioso una volta entrati non si esce più!!!! Ora potrai leggere la fine che non avevi letto in precedenza!! Fammi sapere quello che ne pensi al prossimo capitolo!!!! Cristiana.

 

E con le risposte alle vostre recensioni direi che è giunto il momento di salutarci!!! Ringrazio tutte le persone che segluono questa storia e le invito a lascia un commento, che non ha mai fatto male alla salute!!! U.U


Ci vediamo al prossimo capitolo, Cristiana.

 

 

 

 

 

 

 

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