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“Ogni
cosa ha il suo tempo, tuo fratello e tua sorella hanno imparato tutto quello
che potevano da questo mondo, ora è il momento che vivano nel loro”
Io invece non trovavo più motivo di
vivere nel mio mondo. Ora che avevo imparato ad amare.
“The next station is Tower Hill…” il
rimbombo della metropolitana mi desta dai miei pensieri. Tre mesi erano passati
da quell’addio, tre mesi in cerca di un modo per tornare da lui. Gli avevo
lasciato il mio corno con la speranza che mi richiamasse. Ma il silenzio era
l’unico suono che udivo.
Mi avvio all’uscita della metro. Giornata
buia, nebbiosa come tutte le mattinate londinesi. Quell’odore umido di pioggia
poco più che percettibile bagnava i miei vestiti. Mi incammino lungo il viale
alberato con la consapevolezza che nulla si sarebbe più animato come un tempo
sotto i miei occhi increduli. Troppo increduli e diffidenti forse. Credo che
sia stata io stessa la causa della mia partenza definitiva da Narnia. Era tutto
troppo surreale, fantastico. Perché credervi. Continuo il tragitto, proibendomi
di pensarci ancora. Caspian…
Prendo un giornale all’angolo della
strada e affogo i miei pensieri dando una letta distratta a quelle parole
d’inchiostro. Una brezza sempre più gelida mi impedisce di tenere ferme le
pagine. I bordi del foglio giallastro stavano irrigidendosi sotto le mie mani.
Tutto cominciò a diventare freddo, immobile. Il calore
del mio corpo sembra dissiparsi come nebbia. Cerco con lo sguardo la gente
attorno, sperando in una qualche reazione plausibile, ma niente. Tutti
proseguivano tranquillamente, come se nulla stesse accadendo, come se gli
alberi non si stessero imbiancando di neve in piena estate. Lascio cadere la
mia borsa, mentre annaspo nel trovare uno spiraglio di luce. Sento il cuore
lentamente fermarsi, mentre noto che anche le increspature dell’acqua perdono
ogni movimento. Il buio si sta impadronendo dell’alba mattutina, il vento
preannuncia la tempesta urlando sempre più forte. Non riuscivo a comprendere
razionalmente cosa mi stesse succedendo quando dall’ombra della mia insicurezza
scorgo di fronte a me degli occhi. Un battito di ciglia e quei occhi di
ghiaccio mi osservano con timorosa insistenza. Rimango immobile, indifesa di
fronte alla loro impenetrabilità.
Pochi secondi, e la nebbia sembra
lentamente diradarsi. Mi copro la mano dal sole che mi colpiva gli occhi.
Attonita fisso quello che non avrei mai pensato di rivedere. Quell’albero, quello
stesso albero del nostro addio. Ne tocco la corteccia per assicurarmi che fosse
reale. Osservo le montagne alle spalle e comincio a sentirmi finalmente
sollevata. Inarco le mie labbra a lasciar sfuggire un timido sorriso. Quegli
occhi riamangono impressi nella mia mente. Narnia era tornata, io ero tornata,
ma quello che ora turbava me stessa era il perché.
Piccolo
spazio dell’autrice
E’ solo un
piccolo assaggio della storia che mi è venuta in mente. Spero che vi
incuriosisca l’idea. So che non è ancora molto ma confido nel vostro supporto!
Vi prego di commentare come sempre grazie mille a presto.
The Kingdom of Caspian: She and He – Why am I here again?
Tornare a Narnia
significava rinnegare una parte di me stessa troppo razionale e certa, ma avrei
potuto rivederlo. Questo luogo che ho tanto odiato nel ricordarlo e sperato di
rivedere, non sembrava molto diverso dall’ultima volta che le avevo lasciato.
Non ero ancora sicura di quanti anni potessero essere passati, ma qualcosa mi
tratteneva dall’essere di nuovo felice tra queste terre. Toccavo quell’albero
chiudendo gli occhi. Non mi trasmetteva nulla, nessuna energia, nessuna
potenza, nessuna magia.
Rimango per qualche istante a contemplare
il luogo che mi circondava. Le mie sensazioni erano giuste, i luoghi non erano
cambiati fisicamente ma c’era qualcosa di questa Narnia
che non potevo più riconoscere. Con sguardo deciso mi avvio alle porte del
castello, con la speranza di ritrovare lui. Il mio unico desiderio era di
rivederlo. Due guardie mi aprono le immense porte senza prestarmi molta
riverenza o attenzione. Ero ancora la regina Susan di questi luoghi in fondo. O
forse, Narnia era davvero cambiata come temevo e
probabilmente anche il mio ruolo in essa.
“Dove posso trovare il principe Caspian, ve ne prego?” fermo una delle tante persone
presenti tra i corridoi.
“Caspian?Per-perché lo cercate…MA VOI SIETE…perché siete tornata?Non dovreste essere qui!” con il
volto stravolto dallo stupore, vedo fissarmi con più malcontento che
accoglienza.
“Cosa?sono stata richiamata dal vostro
sovrano, qui! Non sarei mai tornata di mia volontà…o
almeno credo” non saprei dire perché avevo pronunciato quelle parole tanto
avventate e spregiudicate, ma mi ero lasciata prendere dall’impulsività dei
miei timorosi presentimenti.
“Di qua…” con
aria afflitta, quell’uomo mi fa strada tra le lussuose stanze del castello.
Niente era cambiato dall’ultima volta che l’avevo lasciato. Con una alzata di
ciglia mi fa cenno di entrare nella sala grande. “Badate a voi…non
siete desiderata in questo regno ormai” lo congedo con una occhiata furtiva,
non troppo cortese a dire il vero.
Il
mio cuore si sentiva per un attimo rubare del suo vitale respiro, al pensiero
che finalmente l’avrei rivisto. Prendo coraggio e spingo il manico della porta
dorata, la schiudo lentamente. Perché non mi vogliono qui?E…lui
mi vorrebbe ancora, o sarei solo un debole ricordo? Imbuco lo sguardo sulla
fessura che mi ero creata, prima di fare qualsiasi passo in avanti. Il sole
della vetrata gli illuminava il viso, più cresciuto o forse più responsabile
ora, che vi si addossava il peso di un regno.
“Non so come oltre provvedere…probabilmente
perderemo ancora” queste flebili parole mi giungono all’orecchio, mentre la mia
mente si fa sempre più reticente di restare qui. Forse sarebbe meglio fuggire.
Ma questa volta, lascio vagare i miei pensieri e chiudendo gli occhi mi faccio
coraggio nel varcare la soglia dell’immensa stanza. Il sole mi accecava , tutto
era indistinto e confuso. Con tutta la sua violenta brillantezza mi derubava
dei sensi e della sicurezza. Faccio qualche piccolo passo in avanti fin quando
la figura di Caspian non mi ridiventò chiara. L’uomo con il quale discuteva fino a pochi momenti fa se ne
era andato. Caspian ero solo, sul suo trono, con il
volto in preda alla disperazione nascosto tra le mani. Sorreggeva il suo
dolore, aggrappandosi ad una spada. Non potevo sbagliarmi quella era la spada
di Peter. Continuo ad avvicinarmi a lui senza farmi notare. Il suo sguardo era
stranamente basso e non mi aveva ancora notata. Finalmente ero lì, di nuovo con lui. Non potevo ancora crederci.
“Per quale motivo la custodisco, se non
sono in grado di salvare il MIO POPOLO!!!!”Stavo per rivelare la mia presenza
quando d’un colpo con quanta forza deteneva tra le sue braccia, scaglia via la
spada. Come un bambino, chiude il suo bellissimo viso tra le mani. Compresi che
forse, Narnia aveva bisogno veramente di me anche se
faticava ad ammetterlo. Mi inginocchio lentamente ai suoi piedi e con
delicatezza allontano le sue dita porgendole verso me.
Potevo finalmente vedere la luce dei suoi
occhi, anche se afflitti ed iracondi per qualche motivo. Caspian
alza incredulo lo sguardo. Ogni ombra di delusione sembrava per un attimo
sparire dalla sua espressione.
“S-Susan?” gli
sorrido accarezzando una delle sue calde guance.
“Sono tornata…”
gli rispondo con un filo di voce, per poi sentirmi perdere nel suo caloroso
abbraccio. Mi stringeva così forte da farmi perdere il respiro. Sento
le sue mani scivolare tra le mie spalle. Era così dolce poter provare questa
emozione ancora.
“Non sai quanto mi sei mancata…ti amo” mi regala un timido bacio a brucia pelo.
Poi mi porge la mano per alzarmi in piedi.
“Come mai sei potuta tornare…Aslan
era stato chiaro…” rimasi un po’ scettica da
quell’affermazione.
“Non mi hai chiamata tu? Con il mio
corno. Ti sono venuta in aiuto!”
“Non avrei potuto farlo anche se avessi
voluto, Aslan mi ha lasciato padroneggiare solo la spada di tuo fratello. Il
tuo ritorno non è stato voluto da me, benché lo avessi tanto desiderato in
questi tre mesi…”
“Allora, è così…non
mi vuoi neanche tu…” mi sento cadere nel dubbio e
nella confusione. Quell’istante di felicità appena passato insieme sembrò dissiparsi in un sol colpo alle sue parole “PERCHE’ SONO QUI? PERCHE’
SONO A NARNIA!” comincio ad alzare la voce senza rendermene conto.
“Calmati…non
conosco il perché del tuo ritorno. So soltanto
che Aslan mi ha proibito di ricondurti a Narnia per sempre poco dopo che tu te ne sei andata…”
“Cosa?Perchè?”
non riuscivo ad afferrare il significato delle sue parole
“ Non lo so…ma
le cose sono cambiate qui, e purtroppo non in meglio…Narnia
non è più la stessa, Susan”
“PERCHE’?”
“Diana…” non
attribuivo alcuna mia conoscenza a quel nome, ma non appena lo ha pronunciato
il mio cuore si sentì stringere violentemente, quasi soffocare
sotto una morsa di ghiaccio. Quasi sul punto di perdere i sensi, frastornata a
stordita, quegli occhi azzurri e pungenti come la neve mi apparsero ancora.
Tutto sembrava avere una luce diversa sotto la loro agghiacciante e malefica bellezza
.
Ecco a voi il
secondo capitolo, preannuncio che l’azione vera e propria comincerà ad esserci
dal quarto capitolo…spero di avervi incuriosito e
come sempre aspetto vostri commenti.
Un grazie
particolare a Queen Susan che ha recensito per prima, ma ovviamente ringrazio
anche tutti gli altri che lo hanno fatto o che semplicemente hanno letto. Vi aspetto
alla prossima.
Caspian osservava il mio volto d’un tratto impallidito.
“Susan?Ti senti male?” mi sorresse con le
sue mani tra le spalle.
“S-si, sto bene
non preoccuparti…” quell’immagine era sparita dalla
mia mente, ma non so per quanto tempo non l’avrei più rivista. Mi sentivo male
al solo pensiero, senza sapere chi o cosa fosse.
“Vieni con me…dobbiamo
parlare” mi prese per una mano, trascinandomi fino alle soglie di un immenso giardino.
Era così bello, fiorito, elegante nella sua
naturalezza. Era tutto tranne che soprannaturale. Ci incamminammo lungo il
viale centrale. Fermai per un attimo i miei passi, pensierosa.
“Cosa c’è?”
“Niente, è solo che mi domandavo chissà
cosa staranno facendo gli altri, intendo Lucy, Peter, Edmund…Perché
non sono qui. Ci sono solo io, probabilmente la meno adatta a questo mondo…”
“Perché dici questo?!TU SEI LA REGINA
SUSAN! Nessuno potrebbe mai sostituirti in questo mondo, come nel mio cuore…” gli sorrido senza tanta approvazione. Sapevamo
entrambi della mia vacillante convinzione di questa dimensione. Era per questo
che Aslan mi aveva presagito il definitivo addio da questa realtà. O almeno,
così credevo. Solo ora sembrava aver riassunto un significato, ora che ero di nuovo
accanto a lui, ma non in passato.
“…allora, chi è
Diana? Centra qualcosa con il fatto che ti ho visto tanto affitto al mio arrivo…” il volto di Caspian si
fa improvvisamente serio.
“Narnia è in
guerra, anche se non sembra…Vedi, da quando ve ne
siete andati si è imposta una nuova entità in questo mondo”
“Diana, vero?”
“Esatto. Lei è la nuova regina del Sorel, la parte nord di Narnia.
Ti sarai accorta credo che non è più come una volta…Lei
è la regina dell’abisso, l’unica detentrice della magia di Narnia.
Se n’è impossessata alla vostra partenza. Narnia è un
luogo comune ora. Non vedrai alberi danzare, petali fluttuare in questo
giardino, persino gli animali hanno perso la parola soggiogati dalla loro
semplice esistenza…”
“Quindi, solo lei possiede la magia di
questo posto?”
“Esatto! Ed è per questo che ogni nostro
attacco risulta vano, ogni battaglia è UNA MERA PERDITA DI
VITE UMANE!” Caspian stringe i pugni tanto forte da
lasciar sanguinare la pelle. Pongo le mani sopra alle sue. “Senza contare che
nessuno conosce la sua identità. Solo una volta l’ho affrontata assieme al mio
esercito in battaglia…porta una maschera lucente che
le copre il volto…non conosco neanche il mio vero nemico…”
“ E Aslan?Dov’è?Perchè
non vi ha aiutato?”
“Aslan è l’unico che ha mantenuto i suoi
poteri, ma inevitabilmente si sono drasticamente indeboliti. Perciò è da tempo che rimane in disparte dalla battaglia, in preda alla sua
debolezza” il silenzio interrompe bruscamente le parole. Il suo respiro si
faceva sempre più pesante e contratto.Troppe erano le preoccupazioni che lo affliggevano, ed io non sapevo
neanche come aiutarlo. Ero ignara di tutto, di tutto ciò che poteva essere util in questo istante. “S-susan tu te ne devi andare…”
prima ancora di poter ribattere un soldato irrompe tra noi, negandomi la
possibilità di poter rispondere.
“Vostra altezza…reCaspian, perdonatemi… sono
qui per annunciarvi l’esito dell’ultimo scontro in battaglia” Caspian si volta di soprassalto con volto tirato“Nessun sopravvissuto…la
fortezza di Northland è stata espugnata. L’esercito
sta rapidamente arretrando ma questo significherebbe che questo stesso castello
signore, a breve potrebbe cadere sotto le mani di quella donna. Attendo nuovi
ordini mio re!”
“Non c’è tempo da perdere la mia assenza
dal campo di battaglia è stata sin troppo a lungo rimandata. Non possiamo
indugiare oltremodo. Devo espormi nuovamente al nemico se voglio sperare di sconfiggerlo…” si allontana da me di fretta e con
agitazione torna ad impugnare la spada di mio fratello.
“Aspetta, vengo con te…hai
bisogno di me!” gli afferro la mano, tentando di frenare la sua fuga
precipitosa, ma ottenni solo una brusca reazione.
“VATTENE SUSAN, NON PERMETTERO’ CHE TI
ACCADA QUALCOSA DI MALE!”
“ PERCHE’ SAREI TORNATA ALLORA? PER
VEDERE LA SCONFITTA SENZA AVER PROVATO A VINCERE, A LOTTARE!”
“ Resta dentro il castello, è un
ordine!... mi aspetto che non la facciate uscire di qui, se ciò accadrà le conseguenze saranno molto sconvenienti, sono stato
abbastanza chiaro?!” il suo volto era di ghiaccio. Per un attimo rividi il
volto di mio padre, e di Peter che ha tentato tanto penosamente di imitarlo.
Vengo condotta in una stanza del
castello, quella che sarebbe rimasta la mia dimora non so per quanto tempo e
non so con quale motivazione. Finalmente potei reindossare
i miei vecchi abiti da regina. Calzavano alla perfezione tuttora .Sull’imbrunire,
vedo scorgere il riflesso contrastante dell’ombra di Caspian
sul suo destriero nero, assieme ad uno squadrone di soldati. Le stelle si
affacciavano timide al buio della sera, ancora solcata da qualche raggio
brunito. I miei pensieri si fecero tormento, le mie preoccupazioni lacune da
cui non riuscivo a sfuggire. Aslan non mi vuole a Narnia,
Caspian mi allontana dalla battaglia. Forse mi crede
troppo fragile, ma tenermi lontana da lui significa lasciarmi completamente
indifesa, inerme, priva di stabilità. Peccato che la mia freddezza riesca a
celare tutto con sin troppa facilità. Mi distendo sul letto, ma la notte fonda
non concilia il mio sonno, troppo straziato dall’agitazione. Avrei dovuto
raggiungerlo, avrei dovuto prendere il mio posto anche se nessuno voleva dirmi
quale fosse. Con fare deciso prendo il mio vecchio arco e mi allontano dalla
stanza stando ben attenta a non farmi notare da qualche guardia. Un lungo
corridoio mi separava dalle scuderie, avrei dovuto agire alla svelta, prima che
qualcuno si accorgesse della mia assenza. Ad un tratto sento un vento gelido
impossessarsi con rapidità delle pareti del palazzo. Rimango spiazzata, ancora
una volta, in preda al panico. Sento come una presenza attorno a me. Impugno il
mio arco, pronta a scagliare una freccia. Il mio battito si fa sempre più
forte, la mia vista comincia ad offuscarsi. Mi sentivo disorientata, debole,
persa.
“Vattene da Narnia…non
voglio ucciderlo” una voce mi sussulta tali parole. Non riuscivo a capire chi
fosse. D’un tratto sento sopraggiungere i passi di una guardia e senza tanto
indugiare corro con passo felpato alle scuderie, ancora scossa da quella
intimidazione. In poche ore al galoppo di Musa, avrei raggiunto Caspianall’accampamento
di Northland.
Faccio ancora attenzione che nessuno
sguardo osservi per errore la mia fuga. Pensandoci bene, non dovrei neanche
essere costretta a fare tutto questo di nascosto, sono la regina Susan, Caspian
non può impormi ciò che fare anche se forse lo fa per il mio bene.
Il vento freddo della notte mi rende
ancora più determinata e pronta per la battaglia.Sentivo gli zoccoli del cavallo calpestare il
profumo dell’erba ancora verde. Quella brezza, quell’emozione era da tempo che
non scorreva nelle mie vene. Potevo ancora sentirmi viva e con uno scopo.
Incito Musa ad allungare ancora di più il passo, non conoscevo la reale
situazione a Northland, forse il conflitto non era ancora iniziato, o forse si
era già concluso in tragedia. Non potevo lasciare tutto al caso. Se sono
tornata a Narnia, in qualche luogo dovrò anche io trovare il mio ruolo.
Sotto le stelle del cielo, che passavano così rapidamente sotto i miei occhi
zaffiro, pensai per un attimo ai miei fratelli, e a mia sorella. Non so con
precisione quanto tempo sarà passato sulla terra dalla mia assenza, ma so per
certo che la loro mancanza nel mio cuore era ben più di un attimo.Ero sempre più convinta che Lucy
sarebbe dovuta tornare, non io. Lei non ha mai dubitato sin dalla prima volta
dell’esistenza di questa dimensione magica, io, invece in tutti gli anni
trascorsi mi sono sforzata di farlo e non credo ancora di aver imparato.
Probabilmente se sono qui è solo per lui, e per nessun altro. Forse, è
semplicemente questo il mio compito, stargli vicino. I raggi della luna mi
sorridono pacificamente, ed illuminavano il mio viso quasi ad indicarmi la
strada. Quei pensieri così innocenti e
familiari, vengono estirpati in un sol colpo dalla mia mente con violenta cattiveria
dai rimbombi delle catapulte. Con il cuore in palpitazione
compresi che la guerra si era già protratta prima del mio arrivo. Caspian era
solo. Parte di me aveva la certezza che come sempre lui se la sarebbe cavata,
ma il mio istinto razionale mi diceva che avrei dovuto accompagnarlo sin
dall’inizio nonostante il suo disappunto. Northland era vicina. Ormai mi
muovevo talmente tanto veloce da non distinguere più gli alberi impregnati del
nero dell’oscurità. Attraverso la foresta di fronte con trepidazione per poi
scorgere dal promontorio in cui mi trovavo l’immensa vallata dove giaceva il
conflitto.
I miei occhi si fecero di ghiaccio.
Impallidì per un istante alla vista di
quell’orribile spettacolo, il suolo si era vestito del sangue dei
combattenti.Lingue di fiamme divoravano
il terreno, pesanti macigni venivano lanciati dall’alto. Le aquile erano
tornate ma non combattevano al nostro fianco. Una distesa di armature mi fecero
capire che molte altre vite erano state sacrificate per un’insulsa guerra. Il
mio viso viene d’un tratto illuminato da un bagliore di luce. Miliardi di
cristalli di ghiaccio trafiggevano i soldati di Narnia. Non potevo sbagliarmi
quella era magia, quella era Diana.
Caspian. Ogni pulsazione del mio cuore
era rivolto a lui, mentre discendevo velocemente la collina. Solo il mio
respiro teso ed agitato rumoreggiava a ritmo degli zoccoli del cavallo in
quella folle discesa. Finalmente raggiunsi la valle. Vista da vicino era ancora
più spaventosamente distrutta dai morsi della guerra. C’era sangue, troppo
sangue ed io non scorgevo la persona a cui tenevo di più. Chiudo un attimo gli
occhi. Respiro profondamente cercando di ritrovare la mia determinazione
svanita sotto gli orrori della morte, per poi lanciarmi contro i nemici con
tutta la forza che avevo. La mia era più una corsa disperata contro il tempo,
contro il fato, timorosa di vedere ciò che non avrei mai voluto. Temevo
di averlo perso, ma per eliminare questo pensiero agghiacciante dalla mia mente
comincio a scagliare qualche freccia colpendo coloro che mi si frapponevano.
Rividi gli animali, gli abitanti di Narnia combattere, ma questa volta non
dalla nostra parte. Davo rapide occhiate in ogni direzione, mentre la mia
disperazione si faceva sempre più profonda data la sua assenza. Dove sei
Caspian! Schivo ogni avversario con rapidità e prontezza, il mio obbiettivo per
ora non era ucciderli. Tendo il mio arco più volte, fin quando non lo vedo. Era
a terra. Il mio cuore si blocca di soprassalto, il mio sangue perde il suo
naturale calore. Accelero il galoppo in preda alle lacrime. NON POTEVA ESSERE
GIA’ TARDI!
“CASPIAN!” urlo con tutta la mia forza
quando scorgo accanto a lui un soldato. Immobile, etereo, distinto. Non avevo
mai visto tanta sontuosità in abiti da combattimento. Un mantello di unicorno
lo rivestiva completamente, smerigli d’argento ne delineavano i contorni e un
manto di piume leggiadre s’impadronivano del braccio destro partendo dalla
spalla.
“ FERMO!LASCIALO!NON TI AZZARDARE A
TOCCARLO!”la sua spada era rivolta verso
il cuore di Caspian che ferito giaceva a terra esanime. Rimasi sbalordita da
quello che videro i miei occhi.La mano
destra gli stava accarezzando il viso, l’altra gli faceva sentire la punta
tagliente della spada.
“LASCIALOOOOOO!!!!!!” scagliai una freccia
e finalmente il suo busto si girò verso di me, ma non riuscii a
colpirlo. Le luci dell’alba incominciavano a farsi padrone del cielo. I raggi
del sole illuminarono il suo viso coperto da una maschera d’argento.
Tum,
tum…tum, tum…tum, tum. In un attimo è come se intorno a
noi non ci fosse più niente,la battaglia svanisse nel buio dell’oscurità. Tende
la spada verso di me, lasciando salvo il cuore di Caspian. Tesi il mio arco
senza indugio. Le punte delle rispettive armi si toccavano a vicenda. Entrambe
risplendevano sotto i raggi tiepidi del sole. Non riuscivo a concentrarmi. Ero
completamente paralizzata nello scorgere dalle fessure di quella maschera
quegli occhi di ghiaccio, penetranti che mi avevano condotto qui. Li conoscevo,
erano quegli stessi occhi che mi erano apparsi tante volte. Sentì lentamente perdere il controllo del mio corpo sotto i brividi della
paura.Non riuscivo a guardare il mio avversario, non riuscivo ad affrontare
lei, Diana.
Ritornata conscia dei miei movimenti,
comincio a sferrare una freccia dietro l’altra. Lei sapeva schivarli tutti,
come se conoscesse le mie mosse. Una sola freccia mi era rimasta, ma anche
quella fu un tentativo inutile. Non era mai capitato che il mio arco fallisse
in tutto questo tempo. Sbalordita, sfodero la spada, l’unica arma che mi era
rimasta. Diana rimase immobile, imperturbabile, passiva ad ogni mio tentativo
di colpirla. Si difendeva soltanto, non mi attaccava nonostante potessi
scorgere la rivalsa e l’odio dei suoi occhi. Sentivo che il mio fisico non
avrebbe resistito a lungo, non avevo mai combattuto per tanto tempo con la
spada e non sarei neanche potuta allontanarmi rapidamente dato che il mio
cavallo era fuggito da tempo. I battiti del mio cuore acceleravano sempre più
in preda alla paura e alla stanchezza. I miei sensi cominciavano a venire meno,
al contrario dei suoi che sembravano ancora lucidi e invincibili. Le nostre
spade rimasero incrociate per qualche istante, fin quando lei non mi respinse
buttandomi a terra con violenza. Ero disarmata.
I nostri sguardi si incrociarono ancora.
Ero lì di fronte alla morte. Sapevo che non sarei potuta sfuggire al suo
prossimo attacco. Il mio ultimo pensiero era rivolto sempre a Caspian, immobile
accanto a noi.
“Vattene! O la prossima volta lui morirà…”
in un soffio gelido e leggiadro la sua figura si smaterializza di fronte ai
miei occhi improvvisamente. Se ne era andata, aveva abbandonato il campo di
battaglia, proprio ora che poteva uccidermi. Voltai lo sguardo scettica e
ancora terrorizzata, tutti i suoi seguaci erano spariti come neve al sole.
Ansimante ed incredula, mi trascino a carponi verso Caspian. Le mie mani
tremavano alla vista del suo volto lacerato dalle ferite.
“C-Caspian…ti prego
rispondimi…C-Caspian!” la mia voce era più un tremolio che difficilmente
avrebbe udito, ma l’ansia mi aveva rubato ogni respiro. Lo scossi con una
dolcezza convulsa e timorosa. “ CASPIAN!!!”
Lentamente vidi i suoi occhi riaprirsi
alla luce dell’alba. Respirava a mala pena. Ma era vivo. Il mio cuore riprese a
ripompare sangue. Gli strinsi la mano infangata, mentre mi avvicinavo sempre di
piùa lui. Scansai una ciocca di capelli
per vederlo meglio. Senza saperlo, gli stavo pulendo il viso con le mie
lacrime.
“D-Diana…Diana…” era ancora spaventato e
sembrava rifuggirmi. Gli accarezzai la fronte per calmarlo. Il suo respiro
ansimante ora che aveva ripreso coscienza sembrava essere più affaticato e
debole.
“No, sono Susan, tranquillo! Se n’è
andata…mi riconosci?Sono Susan!!” a quelle parole sembrò tranquillizzarsi un attimo. Raccolse tutte le sue
forze per stringermi la mano e sorridermi flebilmente.
“S-Susan…S-sus…Non
dovresti essere qui…”
“Non dovresti dire sciocchezze in fin di
vita…” il fatto che aveva ancora la volontà di darmi ordini mi rincuorava un
po’. Mi alzai e cercai con tutta la delicatezza che potessi avere di tirarlo
su,senza fargli del male. Si aggrappava
alla mia spalla, ma a stento riusciva a camminare. Dopo tanta fatica un soldato
mi venne in aiuto e facemmo rotta tutti al castello. Il mio sguardo era sempre
rivolto a lui, ogni movimento del suo corpo, anche un solo flebile respiro mi
ricordava che era in vita e che ero riuscita a raggiungerlo in tempo, prima che
lei si impadronisse della sua esistenza, anche se aveva risparmiato
inspiegabilmente la mia.
Piccolo
spazio dell’autrice:
Grazie ancora
per il vostro sostegno!Spero che quest’ultimo capitolo sia di vostro
gradimento. E’ uno dei miei preferiti…Un grazie a tutti coloro che leggono e
che recensiscono, in particolare Kapoch, Queen Susan, Arual, FairyFlora
Sappir_ama_ben e tutti gli altri. Aspetto commenti anche questa volta
ovviamente!Sapete che mi fa tanto piacereJ a presto e al prossimo capitolo (aggiorno presto come avrete notato!)Mi
raccomando fatemi sapere che ne pensate!
Per sappir_ama_ben: Non
mi ispiro in particolare a nessuno stile di narrazione, come ti ho scritto
nell’email varia da storia a storia e dall’ispirazione. Comunque grazie per i
tuoi complimenti!E a presto
The Kingdom of Caspian: She and He – The breath before the tempest
Caspian poteva riposare tranquillo nella sua stanza sotto l’attenzione dei miei
pensieri. Lo lasciai lì per qualche istante, dopo ore e ore di
vicinanza. Avevo bisogno di pensare, di capire. Mi ero lasciata ammaliare dal
tramonto silenzioso e fugace della mia gente. Una brezza leggera addolciva le
curve dei miei capelli. Rimasi immobile, con lo sguardo fisso a nord, quello
stesso che nord che ora apparteneva a lei. Per quanto mi sforzassi di
dimenticare il nostro incontro in battaglia, non ci riuscivo. I suoi occhi
continuavano minacciosamente a perseguitarmi. Un brivido mi salì lungo la schiena, ma improvvisamente venne intiepidito dalla morsa
delle sue braccia che mi cingevano il ventre. Mi voltai di soprassalto.
“Caspian!Perchè ti sei alzato…non posso
lasciarti solo un attimo, sei ancora troppo debole!” il suo viso era ancora
sfregiato dalle ferite, che sembravano richiudersi con lentezza. Mi voltò leggermente verso di lui per poi toccarmi le labbra. Sentivo di
amarlo, di riaverlo, ma avevo il presentimento che non sarebbe continuato a
lungo. Cedetti al calore delle sue braccia.
“Susan…ti devo
la vita”
“Non direi. Diana aveva già deciso di
risparmiarti” abbassai lo sguardo un po’ delusa dalla verità.
“Cosa?Non è possibile…”
“ E’ così invece. Ha lasciato vivere anche
me. Non so il perchè…ora in verità non mi interessa…” continuavo a ripassare i contorni del suo viso
sotto le mie dita. Avevo deciso che non avrei ma voluto più perderlo. “Ma di
una cosa sono certa, me lo ha detto lei stessa, tornerà e quando lo farà non
avrà intenzione di risparmiarci…”
“E’ per questo Susan che te ne devi
andare, ora! Non voglio perderti, non voglio lasciarti, ma so che non potrei proteggerti…non so combattere la sua magia”
“Troveremo un modo per estirpargliela e
renderla debole, troveremo il modo per sconfiggerla costi quel che costi…E NON INTENDO LASCIARTI!” non sembrava prendere sul
serio le mie parole.
“Così ami Narnia
più di quanto tu non voglia far apparire…”
“Così amo te…solo
te, è per questo che sono tornata” mi stringevo al suo collo. Incominciai a
baciarlo fino a raggiungere di nuovo la sua bocca. Niente ci avrebbe potuto
separare sotto le luci introverse e timide del crepuscolo. “ La prossima
battaglia non tarderà, ti prego…resta con me!” gli
chiusi gli occhi, facendogli assaporare il candore delle mie mani. Sentivo il
suo cuore battere come il mio.
Lo condussi dal balcone in cui ci
trovavano ai piedi di quell’albero che ci aveva separati. Passammo la notte
insieme sotto le stelle serene del cielo, con la visione di quella foresta che
ci aveva fatto incontrare per la prima volta mesi or sono. Tutto sembrava
idilliaco, tutto prefigurava avere un senso, ora che lo avevo ritrovato. I miei
sogni si nutrivano del suo corpo, della sua presenza.
Riaprì gli occhi. Era ancora notte
fonda. Mi voltai e Caspian non c’era più.
“Caspian, Caspian…” disorientata mi guardai attorno, e solo un istante
dopo mi resi conto che il suolo cominciava a svanire sotto i miei piedi. L’erba
sembrava inghiottita da una nube di nebbia, la stessa che mi aveva strappata
dal viale di Londra. Con sguardo puntato verso l’orizzonte cercavo di fissare
ogni particolare, ogni angolo che mi circondava e che perdeva i propri contorni
di sicurezza. Il gelo cominciava di nuovo a impossessarsi dei miei arti. Ero
terrorizzata, al pensiero di rivederla, ora che ero sola. D’un tratto mi sento
trasportata alla sala centrale del castello, di fronte a quel quadro che
raffigurava noi, i quattro re di Narnia.
“Diana! Esci fuori! Ora so che sei tu…che COSA VUOI DA ME! AFFRONTAMI NON HO PAURA DITE…” se solo fosse stato vero
le mie gambe avrebbero smesso di tremare. Osservai meglio quel quadro al quale
avevo dato solo un’occhiata di sfuggita, dietro ai nostri troni, dietro alla
mia corona, lei. Mi sentì invasa da un brivido di terrore. Cosa
poteva mai significare.
“Non lasciarlo combattere solo all’ultima
battaglia…morirà!”
“COSA?CHI?” continuavo a cambiare
orizzonte visivo ma quella voce non assumeva contorni palpabili.”NARNIA NON E’
TUA!!! NOI SIAMO STATI I RE DI QUESTO POSTO, ANCHE
IO!”
“Lo so…”
D’un tratto la nebbia si diradò. Sbarrai gli occhi al cielo e mi aggrappai alla prima cosa che mi
sentivo accanto, ancora in preda al terrore. Caspian
era vicino a me. Le nostre spalle erano ancora rasenti a quell’albero. Era solo
un incubo, o almeno così speravo. Mi strinsi forte a lui, al suo
petto, stando ben accorta di non derubarlo del suo sonno.
La mattina seguente le trombe di
battaglia ci privarono dei nostri attimi sereni assieme. Mi alzai e vidi già Caspian con lo sguardo all’orizzonte. Preoccupato, senza
luce, quella luce che sapeva donarmi in ogni istante nonostante le difficoltà.
“Io devo andare…”
“ NO!Aspetta! le tue condizioni sono a
mala pena migliorate, rischierai di morire questa volta!” inconsapevolmente le
parole del sogno violarono la mia freddezza. E se fosse lui a perdere la vita.
No, non lo avrei mai permesso.
“NON POSSO ESIMERMI DAI MIEI DOVERI DI SOVRANO!”
“MA NON PUOI ESIMERTI DAL NON FAR
SOFFRIRE CHI AMI!” le lacrime a stento riuscirono a frenarsi. Il mio respiro si
fece più inteso. Le sue mani facevano intravedere le vene cariche di tensione.
Non avevamo neanche il tempo per confrontarci, per decidere. Una guardia si era
già imposta con la sua presenza, e con essa il verdetto sembrava già preso.
Bisognava rischierarsi gli uni contro gli altri. Con
lo sguardo basso Caspian tentò di evitarmi, ma non gli fu utile. Riuscì a fermarlo ancora una volta.
“VENGO CON TE! Non accetto alcuna
obiezione!Neanche io posso esimermi dai miei compiti di regina e di donna che
ti ama…” il suo sguardo era deciso. Questa volta non
avrebbe obiettato la mia richiesta.
Pochi minuti e già ci trovavamo l’uno
affianco all’altro a galoppo verso il nemico, verso colei che voleva derubarci
di noi stessi, della nostra permanenza a Narnia. Il
suo sguardo fiero e impassibile celava il dolore delle ferite ancora aperte.
Non si sarebbe tirato indietro, è per questo che non potevo abbandonarlo.
Davanti a noi la spiaggia di Landmer. L’immenso squadrone di ghepardi, tigri, aquile
erano pronti ad attaccarci. Al centro della prima fila, Diana con la sua spada.
I suoi riflessi tagliavano le nubi grigiastre del cielo. Niente l’avrebbe
fermata, ne ero certa. Mi accostai con il mio cavallo a quello di Caspian, per strappargli un ultimo bacio prima dell’inizio
della fine. “Non lasciarmi! PROMETTIMELO!” mi rassicurò con un tremolante sorriso per poi stringermi con tutte le sue forze. Un
solo istante e i tamburi rullarono, il vento si agitò impetuosamente. La tempesta stava per scatenarsi sotto i nostri
occhi. Il nitrito dei cavalli si fece fragore e i loro zoccoli cominciarono a
trinciare l’erba. Il mio cuore pulsava a mala pena il sangue per farmi restare
cosciente. Avevo paura di perderlo.
Lo scontro si protrasse per ore. I nostri
soldati erano ormai esausti. Le mie frecce puntavano al bersaglio senza
indugio, senza sosta. Non fallivano, come avevano sempre fatto. I nostri
sguardi erano sempre puntati. Caspian non mi perdeva
per un istante e così io mi sforzavo di farlo. Diana gli si
stava avvicinando. Ogni passo più vicino a noi era una lamina di terrore nei
miei occhi. Schivai diversi colpi dei miei avversari. Nessuno per ora mi aveva
ferito ma sapevo che se lui sarebbe stato colpito, avrei avuto ben poche
speranze di sopravvivere. Distratta dalla presenza di Diana alle spalle di Caspian, mi sentì trascinare giù dal cavallo.
L’urto con il suolo mi aveva stordita ma ero ancora pronta a difendermi. Le
loro spade si stavano limando ancora. Bagliori di luce sputavano fuori da
quell’arma impregnata di magia. Voltai la mia attenzione per un istante
altrove, fin quando un boato di voci non si alzarono in cielo.
“ E’ STATA FERITA!!RE CASPIAN HA COLPITO
DIANA!” il ghepardo inferocito che avevo di fronte si dileguò come l’ultima volta. Caspian era in piedi.
Lei non c’era. Corsi verso di lui a più non posso per guardare fiera il suo
volto, ma una fitta al ventre mi immobilizzò’ a terra. Gridai un urlo di
dolore. Sentivo la mia carne lacerarsi come se fossi stata colpita io stessa.
L’armatura era intatta, ma il mio corpo spasmava dai
gemiti. Le mie unghie bucarono il terreno. Sentivo perdere le forze.
“CASPIAN!” continuavo a contorcermi a
terra. Finalmente lo sentì sopraggiungere.
“SUSAN!SUSAN!” riversò il mio volto in alto. Riuscivo a distinguere ancora i suoi lineamenti.
“ SUSAN, SEI FERITA?” la gioia della vittoria sembrava perdere ogni significato
per i suoi occhi, ora che vedeva soffrirmi inspiegabilmente. “…tranquilla, tranquilla, ci sono io!”
Piccolo spazio dell’autrice
Grazie a tutti per il
vostro sostegno!!!!E grazie per avermi fatto notare gli errori di stesura dell’altro
capitolo che non avevo avuto il tempo di correggere!Vi prego di commentare
numerosi anche questa volta! Spero che anche questo capitolo vi abbia
interessato! Mi raccomando fatemi sapere! Al prossimo capitolo! (Fino ad ora
quale avete preferito???per curiosità J)
The Kingdom of Caspian: She and He – Looking for Aslan
Mi sollevò da terra, stringendomi forte a
sè. Ogni parte del mio corpo si abbandonava alla presa delle sue braccia.
Sentivo perdere i sensi straziata da un dolore che non aveva ragione di
affliggermi.
“LA REGINA SUSAN E’ FERITA!” Caspian urlò con disperazione. Riuscì a distinguere solo queste
parole,prima di svenire del tutto.
Mi risvegliai alle luci del giorno
seguente. Il rifugio in cui mi trovavo sapeva di granelli di sabbia. Ero ancora
a Landmer, ero viva. Ancora indebolita e fragile cercavo con lo sguardo lui.
Prima ancora di focalizzare, sentì la mia mano accarezzata dalle sue
dita.
“C-Caspian…” gli sussurrai con le mie
sole forze rimaste.”Che cosa mi è successo…” sentì ad un tratto avvolgermi dal suo
respiro, quasi commosso e tremulo.
“Susan, sei salva...credevo di averti
perduta per sempre” felice della sua presenza, la mia preoccupazione gravava
ancora sulla domanda a cui non mi aveva ancora risposto. “ Ti ho trovato a
terra in battaglia. Avevo appena colpito per la prima volta Diana, dopo mesi di
guerra…”
“Io non sono ferita…”
“Lo so…ed è per questo che sono ancora
più preoccupato. Continuavi ad urlare, ma niente ti aveva minimamente
scalfito…non riesco a spiegarmelo. Ma non importa. L’importante è che stai bene
ora.”
“ IO NON STO BENE, CASPIAN! Non sto bene
al pensiero di non sapere il motivo per cui sono qui, non sto bene sapendo che
da un momento all’altro senza un apparente perché, mi ritrovo a terra, priva di
ogni mia forza… Io devo cercare Aslan, devo farlo, prima che sia troppo tardi!”
“ Te l’ho già detto Susan, Aslan non ti
vuole qui…”
“ ebbene, voglio che mi spieghi perché!”
mi alzo raccogliendo tutte le energie che avevo riacquistato lentamente. Tentai
di evitare lo sguardo di Caspian ma potevo immaginare la sua perplessità.
“ Che stai facendo?”
“ Te l’ho detto, vado a cercarlo…” mi si
avvicina con fare quasi fraterno e protettivo.
“ Non puoi andare. Ti prego, cerca di
ragionare, è troppo pericoloso nelle tue condizioni…”
“ ora sto meglio lo hai detto anche tu!”
provo ad allontanarmi da lui, ma mi afferra di scatto per un braccio. Lo guardo
attonita e impassibile.
“ SUSAN!NON TI BASTA SAPERE DI ESSERE
TORNATA!NON TI BASTA SAPERE DI ESSERE CON ME?Narnia è la tua terra, non c’è
altra spiegazione del tuo ritorno” mi bacia con decisione, quasi a volermi
rapire con la sua dolcezza, la sua rassicurante presenza. Rimane sorpreso dalla
mia freddezza.
“ Mi dispiace Caspian, ma non puoi essere
solo tu il motivo del mio ritorno e men che meno Narnia…” sapevo di averlo
ferito, ma in quel momento il mio desiderio di scoprire la verità era più forte
di ogni altra cosa, di ogni altro sentimento, e questo mi spaventava.
“ E così, non significherei niente per
te?” le sue parole deluse ed amare mi fecero per un attimo rabbrividire. Perché
lo stavo respingendo? Perché gli stavo facendo del male? Non era da me. Lo
evito ancora, voltando lo sguardo. “GUARDAMI!” mi voltò repentinamente quasi con violenza. Non sferrai parola. Le mie labbra
rimasero sigillate, chiuse, come il mio cuore. Il silenzio accumulò ancora più tensione tra noi. I nostri sguardi si colpivano a vicenda.
Ma era il suo a farmi più male. “ Forse è proprio vero. Narnia è cambiata e tu
con lei. Ma non mi interessa. Io ti amo, e non permetterò che tu faccia una sciocchezza del genere da sola! Avrai tutti gli
uomini e le belve di Diana alle calcagna, vuoi forse morire, per una verità che
probabilmente non esiste?!”
“ CASPIAN! Ho già un fratello che si
finge da padre, bè non farlo anche tu…”
“ LO STO FACENDO SOLO PERCHE’ TI AMO!”
“ Allora, non disturbarti a farlo, so
badare a me stessa…” sentivo di compiere la sciocchezza più futile della mia
vita. Ma dentro di me, avevo la certezza che allontanarlo, per un attimo, per
quell’istante insopportabile, forse lo avrebbe protetto.
“ Ricordi, il nostro addio? Forse, doveva
essere tale…” lo vedo fuggire da me, ancora una volta, e come quella primissima
volta, con molta probabilità la causa ero io stessa. Gli corro dietro,
disperata, confusa, incapace di capirmi
“Perdonami, Caspian…qualsiasi cosa accada
ricordati che ti amo…” lo baciai di sfuggita, come di fianco a quell’albero
mesi prima, ma non ottenni come prevedevo alcuna corrispondenza. Non mi guardò neanche. Sentì i suoi passi sparire
gradualmente, fin quando il vuoto non si impadronì della mia mente.
Salì in sella al mio cavallo, alla
ricerca di Aslan. Il vento mi graffiava le guance, le lacrime si facevano
strada sui contorni delle mie labbra. Poteva essere stato il nostro ultimo
incontro, ed io l’ avevo rovinato crudelmente.
Ecco qui il nuovo capitolo!!!Spero che vi piaccia vi prego
commentate grazie e alla prossima!!!!
The Kingdom of Caspian: She and He – Her secret is mine
Proseguivo la mia corsa senza meta, alla
ricerca dell’antica autorità suprema che ora era schiava del suo stesso regno. Correvo
alla ricerca di me stessa. Cercai di non voltarmi indietro per non osservare
quella spiaggia da cui mi stavo allontanando. Lo avrei perduto per sempre,
ancora. Aumentai il passo fino a scorgere le prime punte di pino all’orizzonte.
Non sapevo dove Aslan si potesse mai essere rifugiato, ma il mio istinto mi
diceva di solcare quei terreni umidi e lugubri. La brezza marina aveva lasciato
posto alla frescura piccante delle montagne in lontananza. Chiusi gli occhi un
solo istante per assaporare quei profumi, per impadronirmi della loro
inebriante semplicità.
Senza indugio mi addentrai all’interno
del bosco. Rumori di zoccoli rivoltavano il terreno morbido e nuovo di pioggia.
Qualcuno mi stava inseguendo. Voltai velocemente il cavallo e scorsi poco
distanti da me una ventina di soldati pronti ad attaccarmi. Erano i suoi
uomini. Per un attimo, mi rivennero alla mente le parole di Caspian.
Sarei rimasta sola, ora a combattere contro di loro. In fondo, non era la prima
volta. Lascia le redini libere di librarsi al vento. Alleggerita la morsa, sentì il mio destriero galoppare senza sosta. Li avrei potuti distanziare.
Alcuni rami si frappongono alla mia pelle, strappandomi qualche goccia di
sangue. Il loro fragore alle spalle aumentava, si stavano avvicinando.
Percepivo con nettezzai battiti del
cavallo aumentare a dismisura e così i miei. Un brivido di paura mi
invase, facendomi perdere la concentrazione. Sguainavo le frecce nel tentativo
di colpire qualche avversario ma la distanza mi affatica la mira. Senza alcuna
esitazione porto avanti ad oltranza il mio galoppo, fin quando una delle tante
frecce non mi colpisce il braccio. Sentì il cavallo impennarsi. Ne avevo perso del tutto il controllo. Invano
tentai di mantenere la presa. Caddi a terra.
Mi rialzai in piedi immediatamente
cosciente che era solo una ferita marginale, soltanto che ora li avrei dovuti
affrontare prima che in massa mi attaccassero. La punta lucente delle frecce
finalmente non sbagliava bersaglio, molti di loro erano a terra, ma l’avanzata
di altri sembrava inarrestabile. La scarsità di luce della foresta non mi
aiutava. Inarcai per l’ennesima volta il mio arco. Teso, pronto, fulmineo,
probabilmente molto più di me in quell’istante. Sentivo il sudore scivolare tra
le mie dita. Passi piombati e pesanti divoravano la terra. La distanza tra di
noi si assottigliava e i nemici erano ancora troppi da sbaragliare. Cercavo
disperatamente una via per arretrare ma dietro di me scorgevo solo l’immensità
della foresta sconosciuta. In quell’attimo lo avrei voluto ancora qui. Caspian saprai mai perdonarmi?
Venni derubata dai miei pensieri quando
un’altra freccia mi colpì da lontano, questa volta nella parte
superiore della gamba. Sentì il dolore impadronirsi ancora del mio
corpo, ma dovevo resistere. In poco tempo sarei rimasta accerchiata dalle loro
armi, dalle loro frecce. Persino il mio arco cominciò a tremare. Chiusi gli occhi, sentivo il respiro affannato dei cavalli
prorompere nell’aria. Il terrore si inerpicava nelle mie vene, non avrei avuto
scampo.
D’un tratto, una luce abbagliante folgora
il mio sguardo. Una figura si materializza tra me e i soldati. Non riuscì a distinguere immediatamente le sue sembianze.
TUM, TUM…TUM, TUM…
“Fermi!!”Un soffio e lame di cristallo trafissero
i corpi di quei soldati inarrestabili. Un bagliore e sparirono dalla mia vista.
Si girò lentamente verso me. Ero a terra e i
suoi occhi mi fissavano ancora. Si avvicinò con fare deciso e violento. Diana
mi aveva salvato la vita, senza sapere perché. Il suo viso si pose davanti al
mio, pochi centimetri ci dividevano. Improvvisamente venni investita da
un’ondata di gelo, che mi fece sobbalzare. Per qualche secondo mi osservò ancora senza proferire parola, poi spinse la sua mano sul mio ventre,
in quello stesso punto in cui il dolore in battaglia mi aveva crogiolato.
“AH…!!!”
sbarrai gli occhi ansimante. Quel solo gesto mi aveva risvegliato una fitta
lancinante. Cercai con le dita la coda del mio arco per difendermi, ma mi
immobilizzò le braccia prima ancora difare un qualsiasi movimento.
“ PERCHE’ NON SEI TORNATA NEL TUO MONDO!”
uno schiaffo solenne e maturo mi rivoltò lo sguardo puntato su lei. La
guardai più con disprezzo che con timore. “ALLORA DOVRO’ PROPRIO
UCCIDERLO!CASPIAN E’ L’UNICA COSA CHE TI LEGA A QUESTO MONDO! Se uccido lui,
non avrai motivo di restare, come è sempre stato ed io potrò regnare su Narnia come regina assoluta…” vidi scivolare da una fessura della maschera
d’argento una pallida lacrima gelata.
“ Che cosa vuoi da me, DIANA?CHI
SEI?TOGLITI QUELLA MASCHERA!”
“ Come sei ingenua, Susan, eppure
dovresti saperlo chi sono…in fondo mi conosci da
sempre, anche se non vuoi ammetterlo…” non riuscivo a
comprendere le sue parole. “ Nasco dal tuo odio, dalla tua fragilità,
insicurezza, ma soprattutto dalla tua incredulità nei confronti di questo
mondo, che da sempre hai rinnegato come tuo, fin quando non è arrivato lui, fin
quando non lo hai amato…”
“Cosa?Che cosa stai insinuando?”
“Io detengo ora i poteri di Narnia perché tu non vi hai mai creduto, sin dal primo
istante quando hai varcato per la prima volta l’armadio. E’ una realtà che non
dovrebbe esistere, ed io ti ho solo agevolato la cosa. Ho privato questo
pianeta della sua magia, rendendolo un luogo comune ai tuoi occhi ritrosi…TU SEI LA CAUSA DI TUTTO
QUESTO!TU SEI LA CAUSA DELLA MIA ESISTENZA, DEL DOLORE CHA HAI AFFLITTO A
QUESTO POPOLO…”gli sfilai di mano abilmente la spada
che portava con sé.
“E’ solo una menzogna!Non mi incanterai
con i tuoi tranelli!”Gliela puntai addosso con quel suo stesso sguardo
agghiacciante e deciso.
“Non lo farai, sciocca…”
“CHE COSA TE LO FA CREDERE?”un lieve
ghigno si innalzò dalle sue labbra carnose e disegnate.
“Perché che tu lo voglia o no…IOSONO…”stava per
allontanarsi la maschera da quel volto, di fronte a me, quando un ruggito non
si interpose fra noi. Lo avreiriconosciutofra mille. Aslan.
Eccomi qui!!!Un
nuovo capitolo! Il penultimo per l’esatezza…spero che
vi piaccia e spero in qualche commento in più…J grazie per il vostro sostegno e un
ringraziamento a tutti voi…(ps se c’è qualche errore
di battitura perdonatemi non ho avuto il tempo di ricontrollare ma ci tenevo a
postare, volevo sapere le vostre opinioni!!!) a presto
Mi voltai di soprassalto. Fu quello il
mio errore. Diana si rimpadronì con avidità
della sua arma, per poi sparire sotto i miei occhi come aveva sempre fatto.
“Non lasciarlo combattere solo all’ultima
battaglia…morirà!Ricordalo…” un ultimo sibilo di terrore mi pervase l’udito.
Quelle parole, le avevo dimenticate. Caspian era in pericolo e per colpa mia.
L’intera Narnia sembrava esserlo ed io ne ero consapevole solo ora.
“Susan, non dovresti essere qui…” la sua
regalità aveva perso splendore. Quella chioma meno folta e lucente trapelava
l’indebolimento delle sue forze.
“Aslan…” ancora a terra, lo guardai,
cominciando ad essere conscia della sua reticente accoglienza nei miei
confronti. “ Dimmi… è vero ciò che ha detto Diana? E’ la verità? Sono
io la causa di tutto questo?” una flebile lacrima mi solcò il viso prima che me ne rendessi conto. Aslan annuì con il suo fare solenne e risoluto.
“Ora capisci perché gli abitanti di
Narnia non ti vogliono qui…”
“MA IO VOGLIO RIMEDIARE AL MIO
ERRORE,ALLA MIA SFIDUCIA, IO VOGLIO SCONFIGGERLA!” sbattei i pugni a terra. Il
suolo ne lasciò il segno.
“Perché?Perchè ora ti senti in colpa, per
espiare i mali di te stessa?Per Caspian che è stato attaccato a sorpresa al
castello dai soldati di quella donna?...O per Narnia?” rimasi attonita da
quelle parole. Forse, per la loro cruda verità, o forse per aver scoperto che
Caspian era veramente in pericolo, ed io non ero al suo fianco. Ero stata
capace solo di addossargli un rancore che appartiene solo a me. “Dal giorno in
cui hai dato quell’addio, tu hai dimenticato Narnia, il tuo ruolo, la tua regalità
ed hai cominciato ad odiare questo mondo, perché Caspian era la sola ragione
della tua permanenza qui. Ma ciò ha alimentato un nuovo nemico ed ora non
lo si può più sconfiggere, neppure io potrei…”Mi
alzai da terra con sguardo fiero e maturo.
“Non è possibile!Diana può essere sconfitta!”
“Dovrai fare una scelta,Susan, ed è per
questa decisione che non ti avrei mai più voluta qui…il tuo cuore dovrà pensare non solo a te stessa
la prossima volta”
“Che vuoi dire?” Aslan mi rispose, serio,
impassibile, come se quella fosse l’unica possibilità, l’unica terribile
verità, che ora mi resi conto di non voler sapere. Un fremito mi si inerpicò lungo tutte le spalle. Ora ogni cosa assumeva un significato. Perché
lei non mi attaccasse, perché a tratti mi avesse addirittura graziata o salvata
dal pericolo nonostante il suo
animo malvagio. Avevo paura. Non potevo nasconderlo
questa volta, non tanto di quello che avrei dovuto fare ma di quello che avevo
fatto. Non sopraggiunsi alcuna parola ad Aslan. Salì sopra il mio cavallo pronta per ripartire alla volta del castello.
Non potevo sopraggiungere tardi, le conseguenze sarebbero state insopportabili
per il mio cuore. Un piccolo tocco al torace del cavallo e lui tornò ad obbedirmi, fedele come sempre.
“Susan, prima che tu vada sappi che non
avrai la possibilità di indugiare quando sarai di fronte a lei…devi fare la tua
scelta prima e avrai una sola possibilità non potrai tornare indietro”
“Ho già scelto, addio”
Aizzai il mio destriero e corsi contro il
vento, contro il tempo senza indugio. In un lampo, le oscurità della foresta si
dileguarono. Il sole mi faceva strada tra i campi verdeggianti. Odiavo me
stessa ad ogni passo in avanti, ad ogni istanti in cui sentivo che forse avrei
potuto perderlo per sempre. Non dovevo abbandonarlo, non in quel modo. Non lo
merita. Mi inarco verso la sella del cavallo per favorire la velocità del
galoppo. Sto arrivando, non lasciarti morire proprio ora.
Lendemer. Northland. Lentamente le luci
del giorno si sostituivano ai primi barlumi del tramonto. Da ore correvo in
preda all’ansia e alla disperazione di arrivare tardi, ma ormai le porte del
castello nonavrebbero tardato a
rilevarsi. Mi strinsi nelle spalle, sperando di trovare un conforto che
difficilmente quando si è soli si ottiene. L’odore dell’erba calpestata
arrivava fino al mio naso. Il respiro di quel sontuoso animale a cui mi
affidavo per la mia lotta contro il tempo stava sempre più aumentando. Qualche
altro avvallamento e poi il castello. Pochi attimi e mi ritrovai a varcare le
soglie di quei immensi portoni massicci. Alcuni soldati combattevano anche
fuori, ma ormai la fortezza era stata espugnata. La battaglia si covava in ogni
stanza, in ogni corridoio di quella lussuosa dimora profanata dall’odio. Non
perdo tempo ad uccidere molti nemici, immaginavo dove Caspian e Diana si
potessero trovare. In fondo, lo avevo già visto in sogno. Corsi senza
riprendere fiato.
Tum, tum,
tum, tum, tum. I miei battiti erano inarrestabili così come la mia falsa risolutezza. Spalanco le porte della sala grande.
Un tumulto di bestie inferocite e uomini armati si stavano distruggendo a
vicenda. Al centro Caspian e lei. Al rumore delle porte, entrambi si voltarono,
sopraffatti dalla sorpresa.
“Susan?” quelle sue parole mi sembravano
accorate e sincere. Era felice di vedermi ancora. Venni sopraffatta da una
lacrima di disgusto e disperazione. Morire tanto scioccamente. Perdere così tante vite umane per una guerra di cui in parte ne ero la causa. Ma
non potevo indugiare, la mia decisione era già stata presa da tempo. Combatterò per la vita.
Osservai per un istante il volto
dell’uomo che amavo. Era esausto, ma non intendeva cedere, glielo si leggeva
chiaramente nei suoi occhi così profondi e risoluti. L’avermi visto
sembrava avergli offerto una speranza in più contro quel nemico così apparentemente forte, ma fragile. Cominciai a tirare le mie frecce in
ogni direzione. Dovevo raggiungere Diana il prima possibile.
Un colpo metallico, mi distrae dai miei
colpi perfetti e sicuri. Guardai subito Caspian, temendo che fosse accaduto il
peggio. Con mia grande sorpresa Diana era a terra, la spada di Caspian le
graffiava la gola.
“UCCIDILA CASPIAN, UCCIDILA!Qualsiasi
cosa ti dica non ascoltarla, fallo e basta!” le spalle di Caspian erano tese,
immobili, pronte a sferrare quel colpo che sarebbe stato definitivo per tutti.
I suoi occhi per quanto buoni e amorevoli, erano iniettati di freddezza e
rabbia contro di lei.
“ Fallo, mio re, forza! Così Susan morirà con me!” non avrei mai voluto che gli pronunciasse
quelle parole, così maledettamente vere. La spada di Caspian
arretra con il suo corpo, terrorizzato e tremante.
“CHE COSA STAI BLATERANDO?NON FUNZIONERA’
CON ME!NON CADRO’ NEI TUOI SORTILEGI!” sapevo benissimo che aveva perso la
forza di farlo, al di là della sua falsa ostinazione.
“E così non te lo ha detto? Dovevo
immaginarlo! Sciocca umana…in fondo che cosa mi sarei dovuta aspettare…”
Caspian si voltò per un secondo verso di me cercando
spiegazione, io che ero inerme di fronte a tutto questo. Mi sentì congelare al pensiero di non poter più fare nulla.
“TU MENTI!”
“Questa è la vera Diana…” si sfilò la maschera lentamente dal viso, fin quando i suoi occhi non
apparvero allo scoperto. Caspian fece cadere la spada impaurito. Io stessa
rimasi attonita e terrorizzata, benché lo sapessi. Benchè sapessi ora, che IO
ero DIANA, e DIANA era me. Eravamo due gocce d’acqua, due facce di una stessa
medaglia: il bene e il male di Susan Pevensie, le sue luci e le sue ombre.
Diana scoppiò in una fragorosa risata.
“COLPISCIMI ORA, FORZA!NE HAI IL CORAGGIO?!
Sono stata generata dalla sua infedeltà nei confronti di Narnia. Sin dal primo
momento in cui ti ha detto addio sotto quell’albero, l’immagine di Narnia in
lei è sparita, scomparsa. Il rancore che lei provava per questo mondo, per
averti lasciato per sempre ha creato me…” Caspian si lascia cadere direttamente a terra.
Nei suoi occhi potevo leggere il terrore per Diana o forse per me. “ E come
Susan, anche io ti amo…” gli si avvicina strappandogli un bacio, che Caspian
rifiuta con mio grande sollievo.
“ SEI SOLTANTO UN MOSTRO!STAI LONTANO DA
ME! NON HAI NULLA A CHE FARE CON LA VERA SUSAN!”
“Sapevo che non avrei dovuto risparmiarti
tantevolte in battaglia, per un
sentimento che solo in parte mi appartiene…ma rimedierò ora! Addio mio caro Caspian!” Diana si reinpossessadella sua spada pronta a trafiggerlo.
“NO!!!!!!!” mi liberai fulmineamente dei
due soldati che avevo alle spalle. Per raggiungerlo, per salvarlo.
TUM,TUM…TUM,TUM…TUM,TUM. Non permetterò che io sia la causa della tua morte. Passò un istante, breve, intenso, decisivo e il mio corpo si era frapposto
in tempo tra Caspian e la lama di Diana.
“STUPIDA PERCHE’ LO HAI FATTO!” estrasse
immediatamente la spada dal mio corpo, ma oramai Diana era ferita a morte
quanto me. Rimasi sollevata dal corpo di Caspian per qualche istante per
assicurarmi che soltanto il mio ventre fosse trafitto da parte a parte, ma non
il suo. Mi guardò agghiacciato, incapace di proteggermi,
incapace di avermi fermato prima. Gli porsi un’ultima carezza prima di
accasciarmi tra le sue braccia.
“P-perdonami Caspian di averti
abbandonato…avrei dovuto dirtelo pri…” mi stringeva forte cercando di tamponare
con la mano la ferita, ma il sangue non sembrava fermarsi.
“Perché lo hai fatto?PERCHE’?” si voltò con ira verso Diana, l’altra me stessa , anche lei a terra gemente.
Gli occhi di Caspian erano rossi dalle lacrime, sentivo la sua tensione su di
me.
“Ancora non lo hai capito…” ad ogni
parola sentivo le mie vene privarsi di sangue “ IO SONO DIANA!Uccidermi
significava ucciderla, per sempre…”
“ TU SEI SOLTANTO SUSAN, TU SEI LA DONNA
CHE AMO E NESSUN ALTRO…” Piansi. Non avrei voluto farlo. Non mi ero pentita del
gesto che avevo compiuto. Finalmente avevo dimostrato di amare il mio regno, ma
soprattutto lui.
“Non voglio lasciarti ora…” parlavo con
un filo di voce, ma avevo ancora la forza di toccare il suo viso, ancora una
volta, forse l’ultima. Gli lasciai un alone di sangue, mentre le sue lacrime
pulivano il mio volto. La battaglia intorno a noi si era fermata, dissolta ora
che la sua condottiera era stata sconfitta. Un bagliore intenso fece scomparire
la sua sagoma sotto ai nostri occhi increduli. Se ne era andata per sempre. Gli
strappai un ultimo bacio, agoniato. Le nostre labbra sembravano non volersi
lasciare, lui mi stringeva con tutta la sua forza, premendo le sue dita sul mio
viso. Sentivo i suoi singhiozzi di pianto repressi, così gli regalai un ultimo sorriso .
Prima di chiudere gli occhi scorsi la
lucentezza della figura di Aslan. Venni invasa da un ultimo calore, prima della
gelida solitudine.
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Erano passati due anni da quello scontro,
incontro con l’altra me stessa. Quella era stata la prova che dovevo superare.
Se avessi dimostrato di credere in questo mondo sarei rimasta in vita. Tornavo
a pensarci di tanto in tanto sotto la luce della vetrata del castello, ma ormai
ero certa che ero solo io, la vera Susan, l’unica e sola regina di Narnia.
“A che pensi, Susan?” Caspian mi vede
assorta davanti a quel quadro che ritraeva me e i miei fratelli, tanti anni fa.
Scrollo la testacon un sorriso.
“Niente…niente”
“Non avrai ancora qualche dubbio, di
fronte a lei?”
“NESSUNO! Neanche il più incerto
barlume…Diana non esiste più, ora c’è soltanto lei tra noi…” mi porse in
braccio la piccola con un sorriso raggiante. Era così uguale a lui, tranne gli occhi che aveva sembrato
derubarmeli. Lo baciai, baciai la fonte del mio amore
e della mia forza. “…Nadia.”
Gli alberi erano tornati a danzare, i
petali a librare nel cielo, gli animali a parlare con gli uomini.
The Kingdom
of Caspian: She and He
Note dell’autrice
Ecco qui l’ultimo capitolo!scusate il
ritardo ma ho avuto veramente da fare in questo periodo!Questa volta ho
corretto tutto il testo con il controllo ortografia e grammatica di word!:)
quindi non dovrebbero esserci errori!!Vorrei ringraziare tutti voi,ancora una
volta! Inoltre, vorrei sottolineare la scelta del nome della figlia Nadia(come
negazione o inverso di Diana ad indicare la sua scomparsa ma al contempo
inevitabile presenza nella vita di Susan!). Spero di ricevere molti commenti
non vedo l’ora di sapere le vostre opinioni vi aspetto!!!Grazie ancora!!!