Wire Connectors

di _mari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Vedisecosìtipiace

[AVVISO IMPORTANTE: STORIA IN REVISIONE! I primi capitoli presentano errori ancora non corretti, poichè mi sto concentrando alla conclusione della fanfiction!] Ebbene sì, sono ancora io. La solita che non ha ancora finito le fan fiction precedenti, terribilmente lenta ad aggiornare e completamente sommersa dallo studio.
Indi, rieccomi con un nuovo delirio, ancora più idiota ed inverosimile degli altri. Cercherò di renderla il meno OOC possibile, anche perché l'idea è quella di mantenere le personalità dei personaggi IC... Ovviamente è un'altra fan fiction su Inuyasha.
Bene, non so che altro dire, escluso che ho già in mente una trama ben definita e che spero di sviluppare adeguatamente.
N.B. È probabile che cambi il titolo in futuro, poiché questo è odioso. U_U
Buona lettura!
M.




Wire Connectors
[Prologo]


È lecito divertirsi ogni tanto, giusto? È lecito voler dimenticare, seppur per poco, qualcosa che non si vuole ricordare?
Quella sera ho bevuto, eccome se ho bevuto. Ho riversato nell'alcol un'angoscia ben nascosta agli occhi con un sorriso finto, la solita maschera. Non ricordo cosa ho fatto, ma la prova di ciò che ho compiuto è qui, davanti ai miei occhi. Immagini offuscate e annebbiate riaffiorano come flash nella mia mente a ogni parola che leggo. Sango è venuta da me con Ayame e ci siamo ubriacate. Tutto ciò per mia iniziativa: ho voluto festeggiare la mia separazione da Hojo. Finalmente ho avuto il coraggio di sbattere fuori casa quel rompiscatole. Non fraintendetemi, Hojo è, probabilmente, il marito ideale: intelligente, premuroso, ricco... Eppure, non è lui che voglio. Una vita così banale e monotona non è quello a cui ho sempre aspirato.
Una stupidissima idea si è insidiata, prepotente ed irriverente, nelle menti delle mie amiche, ulteriormente lese dall'alcol, ormai entrato in circolo.
“Kagome, perché non ci iscriviamo tutte in uno di quei siti per trovare il vero amore?”. Non è stata una brutta idea, è stata una pessima idea. Non ho mai creduto che ci si potesse innamorare parlando attraverso uno schermo, stando dietro ad una “macchina”. Chissà cosa mi ha portato a cedere a quella proposta idiota e insensata: la malinconia? L'improvvisa consapevolezza che da quel momento ero “libera”? Il non dipendere più da un uomo? Chi lo sa...
“Uhm... Ok”. Ci siamo sedute tutte e tre attorno al computer e, una ad una, ci siamo iscritte in quel dannato sito. Da quel momento i nostri nomi non erano più Ayame, Sango o Kagome ma “Yaya”, “Sachan” e “K”. Non ho scelto certo un nome originale. Non avevo in mente nulla. Dopo aver confermato quella mail di registrazione e aver compilato una scheda, nella quale avremmo dovuto scrivere le nostre caratteristiche caratteriali e fisiche, ci siamo, probabilmente, addormentate sulla mia scrivania. Unica soluzione possibile, poiché Sango e Ayame sono ancora assopite al mio fianco.
Che ore sono? Le nove e mezzo. Cerco di alzarmi per preparare il caffè ma ho la testa che mi scoppia e perfino l'incessante ticchettio delle lancette dell'orologio riesce a irritarmi causandomi fitte dolorose alle tempie. Barcollo verso il bagno: mi sciacquo il viso con acqua ghiacciata. Va già meglio. Apro l'armadietto sopra il lavandino, dove tengo le medicine, e prendo un'aspirina. Poso la scatoletta del medicinale sul tavolo, vicino alle mie amiche.
Mi soffermo a guardare, riluttante, il disordine della camera, poi il mio sguardo si posa nuovamente sul computer. Mi siedo davanti allo schermo e rileggo quella mail di conferma.
“Benvenuta nella nostra Community! La metteremo in contatto entro quarantotto ore con un partner scelto dal computer, analizzando i dati da Lei a noi forniti. In breve dovrebbe ricevere la mail con l'indirizzo di posta elettronica del Suo nuovo compagno. Cordiali saluti... ”.
Improvvisamente lo schermo lampeggia: è arrivato un nuovo messaggio. Guardo il monitor inarcando un sopracciglio, con apparente indifferenza.
Lo apro e leggo: “odioinomidilogin@chat.com” di certo un nome più originale del mio.
Lo aggiungo subito ai miei contatti: ebbene sì, sono curiosa, e quanto lo sono. Questa storia mi sta coinvolgendo più del dovuto. Entro subito in chat e lo attendo. In quel momento Sango si sveglia e, tenendosi la testa tra le mani affusolate e ben curate, tenta di sorridermi, ma le sue labbra sottili si incurvano solo in una smorfia, dovuta all'emicrania post-sbornia.
“Buongiorno!” gracchia con voce roca, ancora impastata dal sonno. Si guarda intorno, cercando di raccapezzarsi in quel disordine. Prende due aspirine e le butta giù con l'ultimo goccio di birra nella bottiglia davanti a sé. “Ben svegliata, Sango-chan.” La osservo divertita e sorniona ridacchiando mentre è intenta a stuzzicare Ayame tirandole le ciocche di capelli rossi raccolti in due graziosi codini, forse un po' infantili ed inadatti alla sua personalità.
La ragazza si sveglia con un lamento e apre gli occhi verdi, smeraldi limpidi e trasparenti.
“Sango, ti odio.” sentenzia strappandole di mano la scatola del medicinale, prendendo anch'ella due compresse. “Buongiorno, Ayame!”. Sango continua a stuzzicarla. Sorrido e mi dirigo verso la cucina per preparare il caffè. Cammino a piedi scalzi sulle piastrelle fredde: mi concedo di rabbrividire al contatto con la loro superficie liscia. Sento le risate delle mie amiche in soggiorno risuonare come campanelli e propagarsi argentine per tutto l'appartamento. Una serata tra donne ci voleva proprio. Mi crogiolo in quell'atmosfera familiare che mi riscalda il cuore, accompagnata dall'aroma amaro del caffè che si disperde nell'aere e m'inebria. Porto le tre tazze fumanti, accompagnate ciascuna da un cornetto alla crema, in salone, dove si trovano Sango e Ayame, che si stanno contendendo un cuscino sedute sul divano. Le osservo ancora un attimo, divertita e quasi dispiaciuta di doverle separare da quell'improduttivo e banale capriccio mattutino. Sono più rapide di me: mi rubano le tazze dal vassoio, con le loro brioche, e si risiedono sul divano, facendomi cenno di raggiungerle.
“Kagome! Siediti con noi, e prendi anche il portatile!”. A quanto pare la pazzia della serata precedente non si è cancellata dalla mente di Sango. Riluttante, appoggio il vassoio sul tavolino di fronte al sofà e prendo con una lentezza esasperante il computer dalla scrivania.
Mi lascio andare sul divano, mentre le due ragazze si avvicinano a me incuriosite. Arraffo il mio cornetto gli do un morso, golosa. Appena i miei occhi si posano sullo schermo, sussulto.
“Ciao, chi sei? Perché mi hai aggiunto?” a scrivere è odioinomidilogin@chat.com.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Non mi sarei mai aspettata sì tante recensioni O.O
A fondo pagina farò i ringraziamenti ad uno per uno senza fare la pigra come al solito. Dunque, non sapevo come intitolare il capitolo, as usual U_U. Spero comunque di riuscire a scrivere qualcosa di decente e in un Italiano scorrevole e grammaticalmente corretto.
Buona lettura!
M.

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Capitolo 1- “Odio i nomi di log in”?!


Ciao, chi sei? Perché mi hai aggiunto?” a scrivere è odioinomidilogin@chat.com.
Non riesco a nascondere la “finestra” prima che Sango e Ayame leggano e mi costringano a rispondere. Troppo tardi.
“Non dirmi che è il contatto che ti è stato inviato dal sito?!” starnazzano agitando le braccia e strabuzzando gli occhi. Le guardo cercando di mantenermi apparentemente calma ed indifferente ma mi sento avvampare le guance. Perché dovrei essere imbarazzata?! Insomma, anche loro avranno già ricevuto un contatto, no? Ah, già, perché se così non fosse non sarei io, non mi chiamerei Kagome Higurashi. Non rispondo e abbasso la testa come mio solito, lasciando che i ciuffi della frangia ricoprano i miei occhi.
“Direi che è ora di muoversi a rispondere, prima che odio-i-nomi-di-log-in se ne vada” sentenzia imperiosa Sango ridacchiando sotto i baffi per la mia reazione infantile. Sbuffo ancora e gonfio le guance. Mi stiracchio e inizio a battere qualche parola sulla tastiera ma cancello subito tutto. “Ti muovi?!” sobbalzo sentendo la voce acuta di Ayame, che fa tamburellare insistentemente le dita sulle mie spalle, mettendomi ulteriore agitazione. Sono agitata?! Basta farsi domande di cui conosco già la risposta. Scrivo.
“Ciao... Sono Kagome, piacere. Ti ho aggiunto perché mi è stato inviato il tuo contatto dalla Community a cui mi sono iscritta. Non dovresti essere così sorpreso di ciò. Non aspettavi anche tu un contatto nuovo? Ebbene, eccomi qui!”
Invio. Forse sono stata un po' troppo spavalda? Pazienza, tanto è una persona che non vedrò mai. Ayame e Sango ridacchiano lanciandosi sguardi complici e dandosi sgomitatine. Sbuffo ma continuano a sorridere serafiche.
O Kami. La risposta arriva e riporta la nostra attenzione allo schermo.
“Cos'è tutta questa confidenza?! Io non so nemmeno di cosa tu stia parlando! Probabilmente sarà stato un mio amico a farmi uno scherzo. Non ho tempo da perdere in tali idiozie, io lavoro.”
Continuo a fissare lo schermo. Sulla mia fronte compare una vena che pulsa frenetica. Pressione a 140. Cosa? Ma che razza di maleducato! Do un altro morso al mio cornetto.
“Come osa!?” sbotto ad alta voce senza nemmeno rendermene conto. Ho, ormai, eclissato le mie amiche e scrivo frenetica e irritata una buona risposta a tale odio-i-nomi-di-log-in.
“Oh, mi dispiace di averVi dato sì azzardata confidenza, mio caro. Sebbene io lavori, ritengo sia opportuno svagarmi, ogni tanto. Non trovate? Ma ditemi, mi è concesso di conoscere il vostro nome?” Modalità sarcasmo “on”. Sango scoppia a ridere e si tiene le mani sul ventre mentre bevo tutto d'un fiato il mio caffè, storcendo un po' il naso accorgendomi di non aver aggiunto i miei soliti 4 cucchiaini di zucchero e il latte.
“Ecco il lato peperino della nostra Kagome! Ma una domanda sorge spontanea: dove sono finiti la sua maturità disarmante e la sua capacità di ignorare perfettamente le persone?” fa spallucce mentre nei miei occhi appare una fiamma non indifferente. Sarà una vita che ignoro Hojo e le sue manie di perfezionismo! Ho bisogno di un sano e buon litigio, anche con una persona virtuale. Le mie labbra si incurvano in un ghigno nel leggere la risposta.
“Oh oh, molto divertente! Suppongo dovrei ridere? Uah-ah-ah-ah. Il tuo sarcasmo è davvero disarmante, Kagome. Svagarsi, hai ragione. Il mio nome? Non credo abbia così tanta importanza, giusto?”.
Oh, non pensare che io sia così arrendevole. Già, il mio sarcasmo è puramente infantile. Ma io sono infantile, nonostante abbia ventisei anni compiuti.
Ayame e Sango si sono allontanate e si sono rassettate un po' mentre bisbigliano tra di loro.
In questo momento sanno che non mi staccherò dal portatile fino a che non l'avrò avuta vinta.
“Come mai tu puoi darmi del “tu” ed io no? Indi, ho deciso che ti darò confidenza. Il mio nome tu lo sai, non pensi non sarebbe giusto? Già che devo svagarmi voglio svagarmi con una persona con un nome e di cui conosco l'età. (Oh! Il tuo sarcasmo, invece, è pessimo!)”.
Sì, ho lasciato prevalere in parte la mia infantilità ma anche il mio buon senso. Le mie due amiche portano in cucina le tazze. Ora sbirciano, di nuovo, verso lo schermo con non-chalance.
“Bene Kagome, noi andiamo...” mi salutano sorridenti e mi danno delle pacche sulle spalle. “Vogliamo sapere come finisce! Salva la conversazione, ok?” Ayame è già alla porta e, per un motivo che non mi è ancora ben chiaro, fa cenno a Sango di sbrigarsi. Le mie amiche sgattaiolano fuori casa e ascolto i loro passi affrettati percorrere il corridoio. Sospiro finalmente sola nel mio appartamento da single. Mi distraggo dal computer per un istante. Quell'attimo mi basta per comprendere l'insolita fretta delle ragazze: la casa. La casa è uno schifo! Un disastro. Lattine di birra un po' sparse ovunque, vestiti in giro, abbandonati sulle sedie del tavolo. Per non parlare dei mobili. Già, perché stranamente l'armadio si trova nella posizione opposta alla quale ricordavo e una pila di sedie troneggia in mezzo al salone.
Il mio scatto d'ira è sedato dall'arrivo della risposta in contemporanea con lo squillo del mio cellulare. Rispondo. Ovviamente è mia madre, figuriamoci se quelle vigliacche hanno il coraggio di farsi sentire.
“Sì, ciao mamma. Tutto bene. Sì, sì. Niente novità. Sota? Ah, capisco. No, non ricominciamo con Hojo! È storia chiusa!” l'occhio mi cade sul computer e mi rammento che devo scrivere a questo ragazzo misterioso. “Bene, ti lascio. Ho da fare! Ciao, salutami tutti! Pure Buyo!” chiudo la chiamata e mi lascio sprofondare bei cuscini del divano. Accendo lo stereo per sentire il mio cd di musica classica. Ritorno a fissare lo schermo.
“Ignorerò queste tue arie confidenziali. Comunque dato che insisti, il mio nome è InuYasha e sono quasi certo di essere più grande di te.”.
Sorrido soddisfatta. InuYasha, eh? Più grande di me? Come faresti a saperlo?! Non mi pare che i maschi siano dotati del nostro “sesto senso”. Metto l'ultimo pezzo di brioche in bocca e con il computer tra le mani mi dirigo verso la mia camera da letto, sperando di trovare meno caos.
Beh, la camera non splende, ma è sempre meglio del soggiorno, la cui sola vista mi urta.
I segni più evidenti del ciclone passato sono le coperte stropicciate e l'armadio aperto.
Mi metto comoda sul materasso. Dieci e diciannove.
“Più grande dici? Beh, io ho ventisei anni e sono di Tokyo.”.
Attendo la risposta spazzolandomi i capelli aggrovigliati e arruffati. Mi osservo allo specchio allibita: occhiaie nere sono scavate sotto i miei occhi e il viso è un po' troppo pallido per i miei gusti. Finita la conversazione nulla e nessuno mi avrebbe impedito di farmi una doccia fredda e tonificante.
Improvvisamente qualcosa di caldo, morbido e peloso mi sfiora la gamba. Urlo sorpresa e faccio un salto da record. Un gattino nero col pelo lucido e folto miagola ai piedi del mio letto. Scoppio a ridere e lo prendo tra le mie braccia. “E tu come sei arrivato qui?” magari l'abbiamo trovato io Sango e Ayame. Beh, credo ti terrò con me. “Avrai fame! Nevvero InuNeko?” corro a prendere una ciotola di latte, lasciando il cucciolo momentaneamente sul mio comò. InuNeko, già. Il primo nome che mi è passato per la testa avendo in mente InuYasha. Lascio che il gattino mangi tranquillo e leggo cosa ha scritto il ragazzo.
“Sì, sei più piccola di me. Una bambina! Io ho trent'anni, cara. Oh, che coincidenza, anche tu di Tokyo? Beh, ora mi dileguo, devo andare a sbrigare alcune commissioni. Credo ci sentiremo ancora. Non è stata poi così una cretinata dare retta a Miroku... Ciao ciao, Kagome.”
L'utente è offline. Peccato! È già andato via? Avevo ancora così tante domande in testa! Miroku?! E chi è Miroku?! Non mi suona nuovo...
Un po' delusa gli scrivo “Ok, alla prossima!” ed esco dalla chat. Prendo InuNeko tra le mie braccia e ci gioco un po'.
Incrocio le gambe e adagio in mezzo ad esse il gattino. Apro il file con la mia nuova storia da
pubblicare sulla rivista di Sango. Titolo trovato: “Wire Connectors- A virtual life even it is so real”.
Improvvisamente, però, mi blocco. C'è una questione più urgente e noiosa da sbrigare. Inorridisco al solo pensiero e, riluttante, riapro la porta che mi separa dal soggiorno che in quel momento avrei dovuto sistemare. Mi lascio cadere a terra sconsolata ed Inuneko mi miagola vicino. Di certo Sango e Ayame non l'avrebbero passata liscia.



Ringraziamenti (premetto che non sarò molto originale):

chocola92: Sono contenta che ti sia piaciuto il prologo. Spero di non averti deluso con questo primo capitolo. Alla prossima (spero!).

Wolthmother: Grazie per i complimenti. Cercherò di rimanere sempre IC e qualora non lo facessi avvisami. Per quanto riguarda il titolo non mi convince molto... Beh, alla prossima e grazie ancora!

Titty1194: Ho soddisfatto un minimo la tua curiosità? Alla prossima!

LaNana: Nanaaaa! * assale*. Cosa ti porta da queste parti? Ah, questa roba... Spero ti sia piaciuto questo primo capitolo! A presto!

Kaggy95: Lo sai che alle volte mi fai paura?! ò___o come promesso eccoti il nuovo capitolo. Sono stata abbastanza veloce, ammettilo! Grazie per i complimenti (anche se li trovo immotivati U_U) Bacini!

Erato1984: Ciao, non ho mai visto “C'è posta per te” comunque sono contenta di non averti annoiata con il prologo ma di averti fatto cosa gradita. In effetti odioinomidilogin è usato da mio cugino e gliel'ho rubato... Eh eh... Allora alla prossima! Ciao ciao!

Sophia_cii: Pepiiii *__* sono sempre contenta di avere un tuo parere *__* non c'è altro da dire, poiché ci sentiamo sempre su MSN ;) spero ti sia piaciuto anche questo seguito! Bye bye!

Fmi89: Ciao! Sì, una Kagome incontentabile, ma Hojo è odioso. U_U Beh, spero ti sia piaciuto il capitolo! Alla prossima :)

akanetendo96: Ily! Ciao! Oh, come vedi ho già continuato! *__* Beh, ci si sente dopo gli esami, spero! Bye bye!

Grazie anche a solo chi segue e legge i miei vari deliri/scleri!

Bene, anche qui abbiamo finito! Spero leggerete anche il capitolo 2! A presto!

M.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Cappy 2

Rieccomi col nuovo capitolo. Abbastanza insignificante anche questo.
Vorrei comunque dedicare questa storia a una mia carissima amica, bravissima scrittrice Introspettiva e filosofica di EFP, Sophia_cii alias Pepi.
È il minimo che possa fare per ringraziarti per essere mia amica e per aver dato il mio nome alla protagonista della tua meravigliosa storia.
Te lo meriti, punto. U__U

Buona lettura!

Wire Connectors
.A virtual life even it is so real.

Capitolo 2- Ma ritorniamo alla mia vita reale...



Mi rialzo barcollante, sia per la rabbia che per la stanchezza. InuNeko mi segue strusciandosi affettuosamente sulle mie gambe. Tento di spostare l'armadio, invano. Punto un bersaglio apparentemente più semplice: la pila di sedie che è in un precario equilibrio. Provo a prendere quella in cima ma la “torre” mi crolla addosso facendo soffiare il gattino, spaventato e offeso.
Ok, auto convinco a non uccidere Sango e Ayame. Non sarebbe carino andare in prigione per l'omicidio di due tra le tue migliori amiche. Ma sarebbe anche legittima difesa, giusto?
Ora provo a iberarmi dal groviglio di gambe e schienali. In quel momento suona il campanello. Cavoli.
Scatto in piedi graffiandomi anche il braccio e raggiungo la porta. Apro di scatto senza che l'idea assurda di immaginare chi sia il mio ospite sbirci dentro l'anticamera del mio cervello.
“Oh bene. Buon giorno Higurashi. Direi che questa tenuta informale mi aggrada di più della solita.”
Koga, dannazione. Me ne sono completamente scordata. Il mio collaboratore, nonché “finanziatore” delle mie storie, è in piedi davanti a me, appoggiato tranquillamente allo stipite della porta, mentre mi scruta da cima a piedi con aria irrazionalmente soddisfatta, quasi deliziata, ed irritante. I suoi occhi azzurri mi squadrano brillando divertiti. I capelli sono raccolti in una coda dietro la nuca e indossa jeans informali e camicia bianca. È uno youkai lupo, abbastanza docile nonostante la sua natura irrequieta ma fondamentalmente testardo e infantile pur essendo molto brillante.
Mi rimetto a posto una ciocca dietro l'orecchio e sistemo la maglietta stropicciata tirandola lungo i fianchi. Arrossisco. Come potrei non arrossire? Vorrei semplicemente sprofondare. La casa è un disastro, io sono impresentabile e il mio collega è qui che mi sghignazza davanti.
“Prima che suonassi ho sentito un frastuono provenire dall'interno... E' successo qualcosa? Posso entrare?” Mi ricordo delle sedie e mi giro momentaneamente per poi osservarlo con uno dei miei meravigliosi sorrisi forzati, quasi di plastica, stampato in faccia.
“Dammi un minuto!” gli chiudo la porta in faccia. Devo essere veloce. La voglia di urlare è immensa. Ok, Kagome, inspira ed espira. In primis, doccia e vestirsi. Corro in camera da letto, prendo qualcosa di decente e pulito da mettermi e mi infilo in bagno.
L'acqua calda mi rilassa, ma preferisco che il getto freddo mi faccia rabbrividire così da rammentarmi del mio scarso tempo.
Asciugatami, infilo i vestiti. Ok, presentabile. Casa, casa, casa, casa.
A tempo record sistemo la camera da letto e le sedie. Raccolgo le varie bottiglie e lattine sparse per il soggiorno e riordino sommariamente la stanza, in modo da conferirle un'aria apparentemente ordinata. Ok, è un quarto d'ora che ho lasciato fuori Koga, l'unico problema è l'armadio. Perfetto, farò l'indifferente.
Corro alla porta. “Scusa, ho messo solo un po' a posto. Accomodati pure.”. Mi sorride ancora e credo che stia per fare una delle sue solite battute agghiaccianti ma qualcosa lo blocca.
“Caffè?” inizio a sudare freddo vedendo che osserva il mobile in quell'insolita posizione.
“Sì, grazie. Ti sei data all'arte moderna?” mi guarda affilando lo sguardo con un ghigno sarcastico sulle labbra sottili.
“Possiamo dire di sì. Ho rinnovato la posizione di alcuni mobili.” sbuffo mentre prendo una tazza e gli verso il caffè caldo. Continua a guardarsi intorno come se fosse la prima volta ad entrare nel mio appartamento.
“Vuoi una mano a rimetterlo a posto?”. Oh, ho forse tralasciato la parte in cui dico che io e Koga ci conosciamo da una vita e che riesce a capirmi anche dal mio tono di voce? Annuisco e arrossisco ancora.
Con grande facilità rimette l'armadio nella solita posizione.
“Come hai fatto a spostarlo da sola?! Che hai combinato questa notte, eh, Higurashi?” ripenso a InuYasha. Un momento, lui cosa c'entra? Il caos è stato fatto da me e le mie amiche. Lui è solo un dettaglio. Faccio spallucce e prendo il portatile dalla mia camera. Lo apro e ci sediamo intorno al tavolo del salone, dove giacciono i progetti e le mie scartoffie. Koga mi guarda un po' stranito.
“Kagome, scusa, perché ti stai comportando come se stessimo per iniziare a lavorare?” inclino la testa di lato con aria perplessa. Ok, è evidente che mi sono dimenticata qualcosa. Mi pare sia qualcosa anche di importante dall'espressione di sufficienza misto a rabbia repressa con cui mi osserva Koga. Lo squadro e mi accorgo che non indossa il suo solito completo da lavoro. Ora mi ricordo. Inizio a ridere nervosamente. “Aspettami qui un attimo!”.
Corro in camera mia e mi metto alla svelta qualcosa di più carino. Oggi sarei dovuta uscire con Koga! Dannazione, che gaffe! Era così entusiasta quando ho acconsentito, finalmente, a un appuntamento con lui. Esco da camera mia e sorrido cordialmente. “Allora, dove mi porti?”.
Le sue labbra si incurvano in su mostrando i denti bianchi e perfetti, tra cui spuntano acuti canini che rivelano la sua natura demoniaca.
“Bene, mia signorina, vi porto al parco e poi in un nuovo locale appena aperto.” Ok, non è entusiasta, di più. Sprizza allegria da tutti i pori. Sorrido gentile e mi lascio trascinare via, sotto gli occhietti ambra di InuNeko che miagola quasi con disappunto.
Scendiamo in ascensore. “Per un attimo ho pensato che ti fossi dimenticata del nostro appuntamento” esordisce Koga ridacchiando. Hai centrato in pieno, caro. Ti prego non ricordarmi che è un appuntamento. Quando me lo chiese mi ero appena mollata con Hojo ed ero frastornata dagli avvocati per la storia della separazione ed i costi. Già, perché un divorzio costa, eccome se costa. Lo youkai mi ha preso semplicemente in contropiede, facendomi una tale richiesta davanti al mio ex, sapendo che avrei accettato solo per fargli un dispetto. Inoltre sa che non avrei mai il coraggio di scaricarlo in malo modo. D'altronde Koga è sempre stato innamorato di me e quando mi sono sposata con quel ragazzino gli ho inferto una tale delusione da avergli tolto il sorrido dalle labbra per mesi. Così mi sono promessa che avrei tentato di non ferirlo mai più.
Abbasso la testa e non rispondo, arrossisco, semplicemente, come mio solito.
Mi fa salire, poco dopo, sulla sua macchina. Una decappottabile, non so dire di preciso il modello, non me ne intendo.
Mette in moto, il motore romba. Sfreccia per le vie cittadine, come se nulla fosse, ad una cospicua velocità. Mi tengo ben salda al sedile e non proferisco parola durante tutto il breve tragitto. Sembra che si diverta a farmi paura e a riuscire a non investire la gente per un millimetro.
Parcheggia con una manovra assassina. Usciamo dall'auto ma c'è qualcuno molto, molto arrabbiato che guarda Koga con uno sguardo omicida.
È un ragazzo. No, un mezzo demone. Capelli argentati, fisico slanciato e scolpito, occhi oro e piccole buffe orecchie da cucciolo che cozzano con la sua espressione serie e torva. Indossa una camicia a righe bianche e blu, pantaloni eleganti e porta una giacca uguale ai pantaloni in mano.
“Qualche problema?” domanda Koga storcendo il naso. Tra youkai e hanyou c'era grande rivalità. Questi ultimi, ho sempre sentito dire, che venivano considerati dai primi esseri inferiori. Al giorno d'oggi non tutti i demoni sono così di parte, ma ci sono ancora i grandi youkai che sono, invece, molto tradizionalisti. Mi sembra, però, che la reazione di Koga sia dettata da qualcos'altro. È come se annusasse un pessimo olezzo.
“Sì, il problema è che mi hai quasi investito, lupacchiotto!”. Io l'avevo detto, o almeno, avevo pensato, che qualcuno si sarebbe di certo infuriato per la guida del demone.
“Beh, mi pare tu sia ancora intero, cagnolino, quindi levati! Abbiamo da fare!” Koga cerca di spostare il mezzo demone che però ci sbarra la strada.
“Cos'è tutta questa confidenza? Comunque, quello in torto sei tu, e la prossima volta che provi ad investire qualcun altro passiamo per vie legali!”. Questa frase l'ho già sentita. Ridacchio e scuoto la testa. Koga sta per ribattere ma lo blocco con uno sguardo gelido.
“Mi scuso io, per lui” guardo il demone che è al mio fianco per evitare che aggredisca ancora il mezzo demone. “Arrivederci! E scusi ancora.” faccio un piccolo inchino e trascino via Koga. Passo vicino a quel ragazzo che sussurra “Tsk, arrivederci.” seppur con tono divertito. Mi volto indietro per vederlo ma si è già diretto a veloci falcate dalla parte opposta alla nostra.
“Kagome, perché diavolo ti sei scusata?”. Sgrano gli occhi, disarmata. Non sei cambiato per nulla, caro! Sei sempre il solito egocentrico ed infantile.
Decido di eclissare la domanda con un sorriso di plastica che lo manda in subbuglio.
“Dov'è il locale di cui mi parlavi? Dopo una passeggiata nel parco e per i negozi, dato che sono le dodici, potremmo andarci, ti va?” annuisce un po' rosso in volto e ci inoltriamo nel parco.



Miroku, dannato! Lo sai che per correre da te sono stato quasi investito da uno stupido lupacchiotto? E non si è neppure scusato! L'ha fatto la sua ragazza! Povera donna, stare con un cretino del genere.”. Questa storia mi ha infastidito, e non poco. Mi basta una sola cosa che mi vada storta per rovinarmi una giornata.
Per ora ne ho catalogate tre:
Primo: quel rompiballe del mio migliore amico mi ha chiamato alle cinque di mattina per informarmi di una sua nuova conquista e mi ha costretto a correre da lui entro le dodici, pur avendo altri miliardi di cose da fare.
Secondo: sono stato contattato da una mocciosa insignificante e loquace, ma questo è forse superfluo, non mi è neanche dispiaciuto parlare con questa tale Kagome e ciò mi irrita considerevolmente.
Terzo e ultimo: quel maledettissimo demone lupo ha cercato di investirmi.
Guardo sconcertato Miroku che è comodamente sdraiato sul divano mentre ridacchia e sospira.
Mi fa impressione vederlo così. Inarco un sopracciglio. Tolgo, fulmineo, alcuni fiori da un vaso e gli butto addosso l'acqua in esso contenuta.
Fradicio, si stropiccia gli occhi e poi mi guarda come se fossi pazzo.
“InuYasha, dannazione! Ti stavo ascoltando. Mi dispiace che tu sia stato quasi investito. Davvero. Ma non è per parlare delle tue avventure del sabato mattina che ti ho chiamato. È da due settimane che non palpo più una ragazza. E sai a cosa è dovuto tutto ciò?”.
Bene, InuYasha, lascialo finire di parlare. Non ti ha veramente chiamato qui per dirti che ha paura di essere rinsavito e di non essere più un maniaco. Non è solo quello. Calmati.
“A cosa è dovuto?” sibilo fra i denti.
“A una donna! Mi sono innamorato. Si chiama Sango e...” non lo lascio finire perché mi giro facendo finta di non aver perso circa due ore del mio preziosissimo tempo per correre da lui e sentire quelle cazzate. Apro la porta e biascico un “Ciao”. La voce mi esce in un sussurro agghiacciante tanto da far fremere pure me. Scendo le scale. Non ho tempo da perdere in tali idiozie, io lavoro.



Ringraziamenti (al solito brevi e banali, chiedo venia.):

Myimmagination: Ti ringrazio qui anche se hai recensito nel prologo. Benvenuta nel mio piccolo delirio. Ti ringrazio per i tuoi utili consigli, sto cercando di metterli in atto fin da subito. Io non sono un mago dell'introspezione. Se ti piace questo genere apprezzerai di certo Sophia_cii ^-^. Tra le mie storie, di carattere descrittivo ci sarebbero “Cruel Fate” e le mie poesie. Se ti va, dacci pure un'occhiata (ma anche no!). Ti ringrazio infinitamente per aver deciso di seguire la storia. Ciao e alla prossima!

Titty1194: Spero tu abbia gradito il capitolo! Fammi sapere!

Wolfmother: *commossa*! Spero di non aver fatto errori anche qui! Anche io sono come te. Odio gli errori e lo faccio sempre notare, anche se si tratta di una misera virgola. (Poi io sono la prima a fare orrori!) Dimmi come hai trovato questo capitolo! Baci!

icetta_tigrotta8: Oh! Benvenuta, cara! Certo, non poteva mancare un litigio via web ;) Eh eh ^-^ ecco l'incontro che desideravi! Alla prossima!

Fmi89: Sono lusingata, davvero. Non merito tali complimenti! C'è gente molto più brava di me! Grazie comunque! Cercherò di aggiornare prima, così la curiosità non ti ucciderà! Baci ;)

kaggy95: Giorgina! Eccomi col nuovo capitolo. InuNeko è stato scelto apposta ^_-. Ti è piaciuto questo di più? Ihih... Immagino mi sentirò dire che mi odierai, vero? A presto!

LaNana: Nihao Nana! Viva i gatti neri *___* Oh! Ti piace la roba! Ti piace! *saltella*. Al prossimo capitolo!

Sandy23: Ciao! Grazie mille pure a te! Spero di riuscire ad essere all'altezza delle mie idee megalomani! A presto!

Inuyasha2099: Oh! Il mio gattino-non-previsto ha spopolato! XD Beh, non so che dire oltre a grazie! Grazie! Grazie!

Indelible: Samyyyy! *stritola*! Sono contenta ti piaccia! Grazie per il sostegno che mi dai sempre! Ci sentiamo su msn!

Vi avviso che non ho revisionato questo capitolo per la mia pura pigrizia. U.U avvisatemi in caso di errori consistenti.

Ringrazio vivamente anche i lettori che hanno messo tra le loro seguite, preferite o storie da ricordare questa fiction!
Grazie per il sostegno che mi date! Grazie a Pepi e a tutti i miei amici di MSN!
Al solito, vi invito ad aggiungermi in caso vi facesse piacere fare due chiacchiere, magari potrei anche anticiparvi qualcosa sulla trama... Ihih...
Ringrazio anche chi mi ha messo tra i suoi autori preferiti.
Sì, perché siete carinissimi! (anche se non me lo merito!)
Baci e al prossimo capitolo! P.S. -> qui ho trovato un'immagine di Inuyasha vestito in modo "formale" ihih, così potete immaginarvelo XD http://img232.imageshack.us/img232/7052/20040207pa3.gif

M.


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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


capitolo 3 ok

Prefazione.

*Guarda ancora attonita lo schermo e si chiede come sì tante persone possano leggere tali scemate. Fa spallucce e ricomincia a scrivere con entusiasmo anche se è consapevole che partendo per le vacanze non riuscirà ad aggiornare molto spesso e cercherà di fare un più lungo e soddisfacente capitolo.*
Questi sono i buoni propositi, ora lasciamo perdere le cavolate e iniziamo a scrivere.
Mi scuso per il ritardo! Perdono ma ho avuto tanto da fare. Spero che vi piaccia questo capitolo!

Buona lettura!

M.

Wire Connectors
.A virtual life, even it is so real.


Capitolo 3- Rincorso dal tempo maledetto.



Finalmente la porta si richiude alle mie spalle con un rumore sordo. Mi dirigo verso il divano, sul quale mi lascio cadere, priva di forze. Lo stare con Koga è riuscito a debilitarmi non poco. Specie la sua guida spericolata... Non mi capacito di come la mia pazienza abbia resistito sì a lungo in compagnia dello youkai. Devo ringraziare la mia emicrania, che mi ha salvata da morte certa, e anche il tempo. Sì, perché sta per piovere e Koga ha insistito per riportarmi a casa subito per anticipare l'acquazzone.
La pioggia inizia a cadere.
Ecco, odo solo il frenetico ticchettio sui vetri freddi delle finestre.
Scuoto la testa e mi dirigo verso il balcone. Apro la porta-finestra e mi appoggio allo stipite mentre osservo l'acqua che scende incessante. È proprio autunno. È già buio e sono solo le due. È normale, arriva presto la sera. Io amo la notte e soprattutto amo le notti piovose.
Qualche goccia mi bagna il viso, i capelli.
Sorrido. Lascio che l'acqua mi inzuppi completamente i vestiti. Un brivido mi riscuote dalla testa ai piedi e ritorno nel mio appartamento.
InuNeko mi guarda miagolando, forse sbalordito dal mio comportamento bizzarro.
Sono stanca, troppo stanca. Mi butto nuovamente sul divano e in breve tempo chiudo gli occhi e mi rilasso mentre il computer, ancora acceso, si collega automaticamente alla chat.



Dannazione, dannazione, dannazione! I Kami mi odiano! Non è, dunque, stato sufficiente farmi perdere più di due ore del mio preziosissimo tempo? No, ovvio. Mi è bastato pensare positivo per un secondo: “Potrebbe andare anche peggio. Potrebbe piovere!”*. Qualcuno mi ha, evidentemente, ascoltato ed accontentato. Al peggio dunque non c'è mai fine.
Corro sotto la pioggia incessante. Mi sarei dovuto portare l'ombrello, ma la fretta per andare da quello scemo e la ragazza delle previsioni del tempo, che assicurava che non sarebbe piovuto, me l'hanno fatto dimenticare.
Mi fiondo in macchina completamente fradicio. Aspetto che spiova. Per fortuna che ho portato con me il mio computer e posso lavorare.
Accendo l'apparecchio e ci collego la chiavetta per il wi-fi. Peccato che la linea non mi permetta di collegarmi all'ufficio. “Stupido aggeggio”. Impreco mettendomi comodo nel sedile della autovettura. L'acqua batte insistente sui vetri, sulla carrozzeria della macchina, sulle strade, sulle fronde dei ciliegi del parco, forse l'unico aspetto poetico in questa città composta da palazzi di numerosi piani che svettano nel cielo grigio e da persone frenetiche che corrono veloci e frettolose per raggiungere il posto di lavoro, il luogo di un incontro, un locale. Tutti noi corriamo per anticipare il tempo. Siamo solo una masnada di idioti. Anche io... Io sono un idiota che non fa altro che lavorare.
Tutto è cominciato da quando la mia ex morì sotto i miei occhi. Tutto per una stupido automobilista che correva all'impazzata per arrivare in tempo. Kikyo mi stava venendo incontro ma l'auto uscì dal nulla e di lei non rimase che il sangue purpureo a macchiare l'asfalto grigio. Non scorderò mai i suoi occhi pieni di lacrime calde guardarmi per l'ultima volta mestamente e i suoi capelli neri, bagnati del suo stesso sangue . Non c'era altro che rosso. Rosso scarlatto. Il tempo causò la sua morte, non il conducente. Lui era solo un povero idiota, un dettaglio in quel terribile incubo che mi strappò la seconda donna che più ho amato nella vita dopo mia madre. Niente più. Non meritava nemmeno il mio rancore.
Da quel momento decisi di non rincorrere mai il tempo, sarebbe stato lui a rincorrere me.
Ora sono stanco, il lavoro da fare è poco e avrei preferito finirlo subito, ma io sono sempre in tempo.
Entro in chat, non ho altro da fare che oziare e perdermi per un po' in discorsi improduttivi con altre persone altrettanto futili.
L'occhio mi cade sul contatto della ragazza con cui ho parlato questa mattina. Ridacchio ripensando a Kagome e alla nostra strana disputa. È terribilmente irritante e chiacchierona, un vero stress. Questa è la mia opinione di lei dopo averle parlato una volta. Sebbene la trovi una mocciosa insignificante è riuscita a mettermi un briciolo di buon umore. Come un farmaco tranquillante. Reclino il capo all'indietro e guardo di sfuggita i contatti online e non.
Che noia: la pioggia continua a cadere. Inizio ad aver freddo.
Bene, questo è il decimo starnuto che faccio in sei minuti e settantotto secondi e non c'è gente interessante con cui discutere. Sto per uscire dalla chat per iniziare una partita a "Solitario" ma un trillo acuto, che mi avvisa dell'arrivo di un nuovo messaggio, mi fa sobbalzare.
Guardo sbuffando lo schermo e ghigno al caro saluto della mia interlocutrice:
“Chi non muore di rivede, eh?”. Penso subito al quasi-investimento con quel dannato lupacchiotto. Che mi conosca e che mi stia spiando? E che questa vecchia battuta sia un riferimento all'accaduto?
InuYasha,
ora smettila di fare il processo alle intenzioni. Ora smettila con le tue dannatissime manie di persecuzione e dalle una risposta degna di te.
“Già. Ciao.”. Tutto qui? Sì, a quanto pare ho la mente vuota e questa misera risposta mi aggrada sufficientemente.



Starnutisco. Cavoli, mi sono addormentata mezz'ora coi capelli bagnati e mi sono buscata un raffreddore.
Comunque... Decisamente apatico! Dov'è ha messo il sarcasmo che aveva questa mattina? Fatemi indovinare: sei il tipico ragazzo perfetto e lunatico, un bambino delle medie viziato un po' troppo cresciuto? Mi chiedo ancora come la community abbia ritenuto compatibili due personalità diverse e contraddittorie come le nostre. Ma si tratta solo di uno stupido computer. In questo momento stiamo chiacchierando per un caso, per una sbronza, per aver cercato un modo  nuovo per passare il tempo.
“Vedo che siamo del nostro solito gaio e garulo umore, InuYasha. Sei forse quel genere di persona il cui umore è condizionato dal tempo o dal clima? La pioggia non ti aggrada?”. Ridacchio e giochicchio con InuNeko facendolo sobbalzare al mio ventottesimo -ebbene sì, li ho contati-. Mi tocco la fronte: è più calda del solito. Febbre.
Che noia. Che indescrivibile noia.
“Questo è il mio solito gaio e garulo umore, Kagome. E sì, la mia vita è condizionata dal tempo... Più di quanto tu possa immaginare.”. Aggrotto le sopracciglia e inclino la testa da un lato. Queste parole non sono sarcastiche, vero?
“Oh, capisco. A me piace la pioggia. Mi è sempre piaciuto assaporare quegli attimi in cui le gocce gelate mi inzuppano i vestiti e mi bagnano il viso, i brividi di freddo che corrono lungo la schiena. Sì, sono strana. Lo si era già capito, vero?”. Sorrido e attendo, paziente, la risposta del mio corrispondente dalle mani invisibili.
Nel frattempo barcollo verso il bagno per asciugarmi i capelli. Ho la vista confusa e mi gira la testa. La sbornia del giorno precedente e il temporale hanno solo peggiorato le mie condizioni.
La chioma folta di capelli corvini è già asciutta dopo pochi minuti. Ciò mi permette di risedermi, avvolta in una coperta calda, sul divano e di controllare la risposta di InuYasha.
“Ahah, non mi sei mai sembrata molto normale, pur conoscendoti da così poco. Bah, la pioggia è solo una scocciatura e, soprattutto in città, è, decisamente, detestabile. È solo fonte di caos sulle strade. Molti automobilisti non sono in grado di guidare decentemente con il mal tempo. D'altronde voi umani avete sensi meno sviluppati e riflessi molto più lenti.”
Le parole di InuYasha mi lasciano perplessa. Voi umani? Perché lui cosa sarebbe? Non è umano? È uno youkai? L'unica risposta l'avrò chiedendoglielo. Ho comunque paura di essere inopportuna, ma digito comunque, con forse un po' troppa decisione, il tasto “Invio”.
“Voi umani? Spiegati meglio.”. Sono stata troppo diretta? Mah... Dobbiamo conoscerci, in fondo. Se lui mi chiedesse qualcosa su di me gli risponderei senza esitazione, forse.
“Già, voi. Perché io sono un mezzo demone. Né umano, né youkai. Mezzo demone.”. Inarco un sopracciglio. Mezzo demone: perché lo vuol far suonare come un peso, un problema?
Gli rispondo veloce, scrivendo semplicemente cosa penso, come al solito. Io sono sempre molto schietta e sincera.
“Da come ne parli sembra quasi un problema. Ma un mezzo demone è la completezza, non trovi? Ha sia la determinazione e la forza di volontà umane che la potenza e la fierezza di un demone.”. Lo sto consolando? Probabile. Da quelle poche parole mi è sembrato di scorgere rabbia.
Sì, mi sto scusando per averlo messo a disagio.
“Possiamo interpretarlo così, volendo... Ma molti ci considerano esseri inferiori, da disprezzare.”.
Parole amare. Chissà se Koga la pensa così... Non credo sia come quegli youkai ottusi...
No, non è il tipo. Non può esserlo.
Mentre penso a una risposta da dare a InuYasha prendo un nuovo pacchetto di fazzoletti.
“Io non ti considero un essere inferiore.”. Che banalità. Chiunque può dire qualcosa del genere. Brava Kagome, un applauso, prego. Hai dimostrato per l'ennesima volta di essere una banale persona comune, priva della capacità di riflettere. Amabile, davvero amabile.
“Ci mancherebbe altro! Non mi conosci nemmeno. Non mi pare di averti dato un motivo per disprezzarmi fino ad ora.”. Fisso basita lo schermo per qualche secondo. Ho capito bene?
Che-che-che razza di impertinente! Io cerco di essere carina, di non farlo cadere in depressione “virtuale” e lui fa l'insolente!? Odioso! Decisamente odioso.
“Vedo che hai  già riacquistato la tua insolenza e il tuo cinismo! Allora non eri così depresso...”.
Stringo tra le mani il pacchetto di fazzoletti con tanta forza da strapparlo in due parti perfette.
InuNeko soffia e salta dal divano infastidito. Guardo i miseri resti del pacchetto sorpresa dalla mia forza distruttiva.
Oh! 
È arrivata la sua risposta: leggo velocemente. Il sangue iniza subito a ribollirmi nelle vene.
“Depresso? Prego? Chi hai mai detto di essere depresso,me lo spiegheresti ragazzina?! Beh, dato che ora pioviggina  mi affretto a tornare a casa e a lavorare. Alla prossima, mocciosa!”.
Eh? Non ci credo. È la seconda volta che mi saluta così, come fossi una bimbetta. Inizio già a scrivere l'inizio della mia risposta ma il mio interlocutore fantasma si scollega dalla chat e ritorno sola, col mio gattino e l'irritazione che InuYasha mi ha regalato.

Amabile, davvero amabile.




Quella ragazzina mi dà davvero sui nervi!
Guido rapido per le strade bagnate e grige di Tokyo. Mi è sempre piaciuto andare veloce, correre. Ma non mi è mai piaciuto scappare, essere inseguito.
Ma questo è il mio destino. Anche quando tale-Kagome-bimbetta -il nomignolo che ho affibbiato alla mocciosa- mi ha detto che ero “depresso” sono fuggito. Ah ah, scappo pure virtualmente. Nessuno deve vedere le mie debolezze. Già essere un mezzo demone è... Una debolezza.
Ma lei ha detto che sono la completezza. Eppure...
Grugnisco qualche parola tra i denti e parcheggio la mia auto velocemente.
Salgo sull'ascensore che mi porta velocemente all'ultimo piano del grattacielo in cui alloggio.
Entro nel mio appartamento. È molto grande, ben arredato ed accogliente. Eppure...
È così vuoto.
Osservo dalle ampie finestre tutta Tokyo e il cielo ancora grigio che la sovrasta. Scorgo all'orizzonte le nuvole squarciate da un lampo. Odo il rombo assordante di un tuono e lo scrosciare dell'acqua che ritorna a bagnare la metropoli.
Mi lascio andare sul mio divano per un attimo. No, non posso fermarmi. Mi alzo di scatto e mi siedo davanti al computer, mentre quel patetico e dannato pappagallino, regalatomi da Miroku -altrettanto dannato- gracchia parole a cui non bado inizialmente ma che poi ascolto con più attenzione: “Non hai tempo! Al lavoro! Al lavoro!”.
Sorrido e scuoto la testa.
“Almeno questo ti è entrato in testa, uccellaccio.”. Il volatile sbatte la ali freneticamente e, dispettoso, emette un fastidioso ed acuto fischio, il cui suono riempe per un attimo il vuoto di quella stanza cupa.

***


*Frase presa dal celeberrimo film “Franckestein Junior”.

***


Ringrazio tutti coloro che hanno commentato. Questa volta, per mancanza di tempo, non vi ringrazierò uno ad uno ma sappiate che sono davvero felice che la storia piaccia. Vi voglio moltissimo bene e vi auguro delle buone vacanze. Mi scuso per il ritardo esasperante con cui ho postato quest'altro capitolo che forse è un po' di passaggio... Grazie a Pepi e Rò che mi sostengono sempre tantissimo.
Il capitolo è dedicato in particolare a Gianlu e Myashi che mi sono sempre molto vicini.
Grazie anche a chi legge e non commenta, a chi ha messo tra le preferite/ricordate/seguite questa storiella e chi mi ha aggiunta tra i suoi autori preferiti.
Davvero grazie.
A presto e buone vacanze!
 M.                              

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


cappy 4

Prefazione. (È superflua ma necessaria. U_U)

Finalmente sono tornata dai miei lunghi viaggi e posso scrivere, anche se non posso postare! Non ho avuto accesso a internet se non poche volte per manciate di minuti...
Ok... Ho visto che-che-che mi avete lasciato così tante recensioni.
*È commossa e non riesce a scrivere*.
Ho visto anche che la storia è stata segnalata per le scelte... Oddio, non so se me lo merito... Comunque mi impegnerò affinché questo racconto possa essere inserito tra le fantomatiche storie scelte.
(Anche perchè è un mio sogno nascosto xD!)
È Stata davvero una gradita sorpresa. Vi ringrazio tutti, e anche i “lettori muti” che, zitti zitti, hanno
aggiunto “Wire Connectors” o alle preferite o alle seguite o tra quelle da ricordare.
Dovete sapere che di notte rileggo i miei lavori. Ho trovato qualche ripetizione, errore o frase troppo pesante che vedrò di correggere. Come sapete odio gli errori, anche se non rileggo mai ciò che scrivo dopo averlo appena finito.
I capitoli sono stati scritti tutti di notte, indi, ci sarà qualcosa che mi è sfuggito.
Perciò, prima o poi correggerò quelli indietro! *__*
*determinata*!
Direi di iniziare questo capitolo.
Buona lettura!

M.





Capitolo 4- Una bizzarra spesa al supermercato.






Cavoli! La febbre è salita. Mi sento, decisamente, uno schifo.
Il mio cellulare inizia a squillare.
“Pronto?”. Biascico a mezza voce. Sango e Ayame mi salutano animatamente dall'altro capo della cornetta.
“Siamo noi! Facciamo festa anche questa sera?”. Che? Ma non hanno proprio trovato nulla da fare oltre a partecipare a feste e altre amenità? Ridacchio. Sono sempre le solite incorreggibili ragazzine.
“Ho la febbre. Sto a casa. Vi chiamo quando sto meglio! Ciao!”. Non lascio loro il tempo di rispondere che chiudo la chiamata. Sono troppo stanca per fare qualsiasi cosa.
Mi addormento sul divano, mentre InuNeko gioca con le ciocche dei miei capelli.


“Basta! InuYasha, insomma, divertiti! Respira! Non puoi solo lavorare!”.
Miroku mi sta davvero dando sui nervi. Non sono come lui, tutto feste, baldoria e quant'altro si possa immaginare!
“Dannato! Non ho...”. Il mio pseudo migliore amico mi interrompe. “NON osare dire che non hai tempo! InuYasha, finisci sempre il lavoro in anticipo e poi cominci subito quello per il giorno dopo! Cosa farai quando non avrai più conferenze da scrivere? Ti ucciderai? Adesso staccati da quel computer e aiutami con Sango!”. Scioccante. Miroku, libertino numero uno per eccellenza, si è innamorato sul serio. Già, un evento. Ma che ci posso fare io? Non me ne frega un cacchio!
Rimango in silenzio mentre il mio amico si sfoga e inizia nuovamente a ciarlare su “Sachan alias Sango”, dimenticandosi della predica che mi stava facendo. Mentre parla al telefono, ormai da solo, salvo il file e spengo il computer. In effetti quel depravato ha ragione: non devo stressarmi così tanto e poi mi è venuta l'emicrania. Anzi, mi sta scoppiando la testa e ho una fame da lupi. Mi dirigo verso la cucina tenendo il cellulare in mano. Ogni tanto rispondo al mio amico con un “Certo, è così.” o con “Sì, sì.” o anche con un “Allora?” oppure dicendo “Come ti senti al riguardo?”.
Ispeziono il frigorifero: vuoto. Ho solo due yogurt scaduti e due arance ammuffite: ecco il risultato che ottiene chi mangia sempre fuori casa.
“InuYasha, cosa dovrei fare?!”. La voce del mio amico mi distrae momentaneamente dai miei piani.
“Come ti senti al riguardo?”. Continuo monotono. “Beh, insomma io la amo! Ne sono certo, mi sono innamorato ma cosa c'entra ribadirlo? Cosa devo fare?!”.
“Devo fare la spesa...” mugugno ad alta voce senza rendermene conto.
“InuYasha, mi stai ascoltando?! Diamine!”. Miroku sembra scocciato, ma sono troppo perso nei miei pensieri per dargli un'appagante e inutile mio consiglio.
“Certo, è così. Sì, sì. Senti Miroku, ti chiamo dopo se sto meglio. Vado al supermercato. Ciao.” Mentre sto per riattaccare sento il ragazzo che impreca ferocemente contro di me e non mi faccio scrupoli a troncare la conversazione spegnendo direttamente il cellulare.
Non ce la faccio a lavorare stando così male e non ho voglia di parlare. Odio prendere le medicine e, anche se mi sta salendo la febbre, non ne ingerirò mezza. L'unico rimedio è mangiare e dormire.
Mi preparo per uscire. Mi vesto come se stessi partendo per una spedizione in Antartide, prendo il portafogli, il cellulare ed esco svogliatamente di casa. La pioggia ha smesso di cadere, ma un vento freddo, che penetra fin nelle ossa, soffia incessantemente, scuotendomi da cima a piedi.




Mi sveglio di soprassalto, scossa da brividi di freddo. InuNeko dorme tranquillo al mio fianco.
Ho fame. Sto letteralmente morendo di fame e il frigo è vuoto.
Non ho altra scelta che fare la spesa. Mi infilo frettolosamente un maglione pesante, il cappotto e indosso la sciarpa in modo che mi copra il viso. Metto anche il mio cappellino.
Esco velocemente di casa. Lo stomaco è attanagliato dalla morsa della fame.
Il vento soffia impetuosamente senza darmi scampo. Finalmente raggiungo il supermercato. Entro e un'ondata di calore mi avvolge dolcemente. Prendo velocemente un carrello. La signorina del bancone mi guarda di sbieco e sussurra qualcosa al suo collega. Gli avrà detto di tenermi d'occhio: vestita così sembro proprio una ladra pronta a nascondere viveri sotto l'impermeabile.
Non me ne curo e mi dirigo spedita verso il reparto dedicato ai dolciumi.



Dannazione! Il supermercato vicino a casa era chiuso e mi è toccato fare il doppio della strada per raggiungere questo!
Però! Sono peggio di una donna incinta! Ho una voglia irresistibile di cioccolato e dolci in generale. È normale?
Butto nel carrello l'ennesima scatola di merendine ingrassanti.
Adocchio un altro tipo di biscotti. Allungo la mano per prenderla quando ne incontro un'altra, esile e affusolata, coperta da guanti rossi.
Guardo verso il basso per scrutare a chi appartiene e scorgo una ragazza vestita come se stesse per partire per una spedizione al Polo Nord.
Le passo il sacchetto e lei fa un piccolo inchino per ringraziarmi. Le mie labbra, coperte dalla sciarpa, si incurvano in un ghigno divertito. A quanto pare non sono l'unico a patire quel freddo e a essere ammalato. La ragazza si rialza dall'inchino e, così facendo, travolge col pompon del suo cappellino una fila di merendine che cadono per terra.
La signora del negozio, grassoccia, coi capelli rossi, lentiggini e occhi castani ci guarda malissimo, quasi come se l'avessimo fatto apposta per rubare, nella confusione una scatola d orrende merendine alla ciliegia e allo yogurt magro!
“Mi scusi! È tutta colpa mia! La aiuto!” gracchia la giovane con voce roca tra uno starnuto e l'altro.
“Ecco brava... Tenga”. Sbuffo io mentre porgo una confezione a “Yoko”. Si chiama la commessa, il cui nome è scritto sul cartellino che porta al petto.
“Prego?!”. La ragazzina mi risponde con un tono che mi fa gelare il sangue nelle vene. Non oso ripetere.





Squadro il ragazzo il cui volto è coperto da una sciarpa da cima a piedi. Quel tono saccente e arrogante di voce mi sembra di averlo sentito da qualche altra parte... Si sta comportando come se fosse la vittima. Mi dà sui nervi e neanche lo conosco...
Cavolo, mi gira la testa...
Porgo l'ultima scatola alla commessa barcollando un po'.
“Si sente bene?”. Mi squadra con le braccia conserte inarcando un sopracciglio.
“Ehm... Sì... Credo di sì.”. Porto una mano alla fronte con fare teatrale per far sentire un po' in colpa la commessa e il misterioso ragazzo che si sono comportati sgarbatamente.
“Ah. Va bene, perché volevo dirle che qui non abbiamo farmaci.”. La signora se ne va così come è arrivata.
Sono basita dalla sua sfacciataggine nonché maleducazione.




Soffoco una risata e dalla mia bocca esce solo un suono strozzato che fa voltare la ragazza dagli occhi color del caffè che mi osserva offesa.
“Arrivederci!”. Sentenzia secca. Spinge il suo carrello verso la cassa. Anche io inizio a spingere il mio imitandola. Inizia una sottospecie di gara: chi arriva primo alla cassa.
Procede con passo spedito seppur barcollante. In precario equilibrio la raggiungo in poche falcate. Appena mi vede sussulta e accelera lievemente l'andatura. Sembriamo davvero pazzi. Però mi sto divertendo incredibilmente.
La vedo sogghignare da sotto la sciarpa, a quanto pare ci ha preso gusto pure lei.
Arriviamo in contemporanea alla cassa ma riesce a superarmi comunque. Sono tentato dal dirle che c'ero prima io ma lascio perdere. InuYasha,
non fare il bambino.
La commessa, forse vogliosa di buttarci fuori entrambi dal suo negozio, ci fa pagare contemporaneamente e ci porge repentinamente le buste.
Poi la ragazzina mi guarda e scosta un lembo del tessuto della sciarpa in modo da avere la bocca scoperta: mi fa la linguaccia. La squadro sgranando gli occhi. InuYasha,
non fare il bambino. Sì, sono permaloso. La osservo in cagnesco emettendo un basso ringhio gutturale. La signorina Yoko ci scruta allibita e resta in silenzio. Si sarà convinta che siamo poveri pazzi o che siamo solo poveri deficienti che vanno ignorati. E questa certezza mi irrita ulteriormente.
La ragazza si dirige ora fuori dal negozio senza nemmeno salutarmi.
Poco dopo esco anch'io dal supermercato e la trovo ancora lì, mentre apre l'ombrello. Già, ha ricominciato a piovere, anche se il vento si è fatto più debole.
Come non detto. Una folata solleva l'acqua delle pozzanghere bagnando completamente me e la giovane.
“Dannazione!”. Sbraito. Non ho l'ombrello. La ragazza ridacchia e mi raggiunge. Mi sta proteggendo con l'ombrello? Sì...
“Da che parte va?” riesce a dire tra un colpo di tosse e l'altro. Sono sorpreso e imbarazzato. Imbarazzato, già. E chissà perché...
“Ehm... a destra.”. La vedo tremare leggermente. Volevi forse accompagnarmi? Non puoi e ci sei rimasta male? O al contrario volevi solo apparire generosa e speravi che non andassi nella tua stessa direzione?


Mi dispiace, mi sono comportata come una bambina. Beh, per fortuna posso scusarmi offrendogli un passaggio sotto il mio ombrello.
“Bene! La mia stessa direzione! Vuole fare la strada con me sotto l'ombrello? Mi pare che lei non ce l'abbia...”. Parlo velocemente, mangiandomi le parole e arrossendo. Lo guardo serafica e un po' titubante. Che cavolo sto facendo?!
“Infatti... Beh... vado anche così. Non c'è problema.”. Mi risponde freddamente, anzi, quasi infastidito. Ciò mi irrita ulteriormente. Io cerco di essere gentile e tu... Tu... Basta! Chi me l'ha fatto fare!? Però... Quegli occhi... ora che li guardo meglio. Sì, questo ragazzo l'ho già visto.
Vorrei chiederglielo ma esclamo offesa: “ Come vuole. Arrivederci e a presto.”. Mi dirigo a passo lesto verso casa. Che è, attraversata la strada, a due isolati da lì. Ho sempre più freddo e fame.
In una manciata di minuti giungo davanti al portone del palazzo in cui abito, mi nascondo nell'atrio e mi poi giro per vedere dove sia il ragazzo con quella voce e quegli occhi familiari.
Lo vedo attraversare lestamente la strada e proseguire diritto. Lo osservo fino a che i miei occhi riescono a scorgerlo poi corro verso l'ascensore e mi ci infilo dentro. Premo il pulsante per il mio piano mentre continuo a ripensare a quella bizzarra spesa al supermercato.
Improvvisamente l'ascensore si blocca. Dannazione. Suono la campanella dall'allarme. Nulla. Il cellulare è scarico.
Ok, Kagome. Niente panico.





Sono riuscito a vedere dove abita la mocciosa. Ma che m'importa?! Sembro uno stalker! Scuoto la testa e infilo le chiavi nella toppa della porta del mio appartamento. Entrato in casa mi svesto e, infilatomi sotto le coperte, inizio ad aprire un pacchetto di biscotti senza nemmeno vedere cosa fossero.
Dopo poco li sputo disgustato. Ma che roba è?! Biscotti per GATTO?! Ok, è la febbre. Devo aver commesso un errore.
“Ok, quella rincoglionita nevrastenica della commessa ha sbagliato a passare i pacchetti”. Sbraito esasperato osservando il pacchetto di assorbenti che ho appena pescato dal sacchetto della ragazzina.
Ok, InuYasha. Niente panico.







Eccoci qua, di nuovo.
Sì, non posso fare a meno di ringraziarvi sempre collettivamente.
Sono commossa dalle recensioni, e l'ho già detto nella (pseudo)prefazione.
Altro? Beh, grazie, grazie, grazie! E ancora grazie.
Grazie a chi legge e mi lascia recensioni. Ogni vostra parola mi fa saltare di gioia e mi sprona a continuare.
Grazie a chi ha aggiunto la mia storia alle preferite-seguite-da ricordare.
Grazie a chi l'ha segnalata per le scelte. (Grazie!ÇwÇ)
Grazie a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti, mi sento onorata di tale titolo!
Grazie a chi mi segue silenzioso senza commentare né lasciar traccia di sé, anche se io preferisco conoscervi uno ad uno... Beh... Sappiate che io mi leggo e rileggo le vostre recensioni quando sono giù, e che leggo i vostri nick e faccio sempre un salto tra le vostre storie, per chi le scrive ;)
Bene, carissimi e carissime, vi ho già detto grazie?
No, non ho già l'Alzheimer, ma non posso che continuare a ringraziare :)

Baci e alla prossima!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


capitolo 6 (posso farcela)

Prefazione.
Bene bene... Ho scritto più velocemente questo capitolo. Ora sono una liceale. Vado al liceo classico e sono entusiasta. Però ho intenzione di impegnarmi a fondo per riuscire bene in questa scuola. Fatto sta che aggiornerò con molta calma e vi prego di pazientare. Fatemi abituare ai nuovi ritmi e dopo di che aggiornerò sempre con grande costanza. Promesso!
Avvertenza: questi sono propositi di Mary. Mary fa sempre belle promesse ma è consigliabile spronarla a mantenerle!
Il titolo di questo capitolo vale anche per i miei propositi e per la mia riuscita al liceo... spero!!!

Buona lettura!

Il capitolo è dedicato a Deby per il suo compleanno.
Purtroppo non sono riuscita a scriverti una shot.
Perdonami, ma il tempo stringe e ho tanto da fare.
Spero ti piacerà il capitolo e fammi sapere cosa ne pensi.
Baci! E ancora tanti auguri. <3
Dedicato anche alle due Ely <3
Sapete il perchè... Lo sapete, vero?!



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Capitolo 5- Posso farcela.






Non ne posso più di battere alla porta di questo stupido ascensore! Basta!
Scarto un pacchetto di merendine -a caso- e ne mangio una. Ho troppa fame.
Arriccio il naso, disgustata dal sapore indefinibile della “cosa”. Ma che cavolo è?! “Barretta energetica. Combatte lo stress da lavoro!”. Devo averla erroneamente buttata nel sacchetto.
Frugo ancora nella borsa. Poco dopo le mie mani trovano qualcosa di conosciuto ma sconosciuto.
Io avevo preso gli assorbenti, non la schiuma da barba! Un'idea, non del tutto errata, mi balena in mente: quella dannatissima commessa si è sbagliata a dare le buste!
Cretina, cretina, cretina!
Impreco contro la donna per due buoni minuti per poi, infine, rassegnarmi.
Che ci posso fare!? Tanto sono chiusa qua dentro. Sono già trenta minuti che sono qui...
Il mio ottimismo, come mio solito, mi porta a pensare a ogni eventualità, fino ad arrivare al peggio.
Peccato! Non avrei mai pensato di morire in un ascensore. E pensare che non lo uso mai!
Ma oggi sono così stanca! Sono stanca e ho freddo.
Una lacrima solitaria mi percorre il viso. In pochi secondi mi metto a piangere come una bambina sconsolata. Sono esasperata. Non ne posso più! Ho fame e non riesco a reggermi in piedi e, come se non bastasse, sto congelando.
Mi asciugo le lacrime con un fazzoletto e mangio un altro pezzo di barretta. Il sapore amaro mi fa nuovamente storcere il naso.
Il rombo dei tuoni fragorosi mi frastorna, il vento sibila per le scale.
Prima o poi, qualcuno arriverà... Mi faccio coraggio e inizio a pensare seriamente in modo più positivo: su, Kagome! Non è la fine del mondo.
Posso farcela, posso resistere!
L'importante... È convincersene!




Finalmente mi sono deciso a rivestirmi e a darmi una mossa. Non piove più, almeno. Stretta in una mano ho la busta della fantomatica signorina. Dopo aver sceso velocemente le scale, corro rapido ma a passo indeciso per la strada. I miei pantaloni e le mie scarpe sono fradici.
Attento a ritrovare il palazzo della ragazza, non mi accorgo di una pozzanghera.
“Dannazione!”. Irritazione al quaranta per cento.
In poco tempo raggiungo il palazzo in cui è entrata la signorina. Varcato senza problemi il portone dell'edificio, mi guardo intorno: dietro al vetro della portineria un uomo grassottello dorme profondamente russando.
Forse sarebbe stato utile chiedergli il numero dell'appartamento di quella ragazza ma decido di affidarmi al mio fiuto, seppur mi sia raffreddato.
Ho già memorizzato l'odore di quella ragazza infantile e irritante.
Salgo le scale lestamente ma la scia si blocca improvvisamente tra un piano e l'altro.
Sbuffo rumorosamente e borbotto qualche imprecazione.
Un suono sordo mi giunge alle orecchie canine, ben nascoste sotto il cappello: sembra che qualcuno stia bussando ad una porta.
Ascolto con maggior attenzione fino a capire da dove proviene quel flebile rumore.
Mi volto e scorgo, dalla tromba delle scale, l'ascensore bloccato tra un piano e l'altro. Un ghigno mi illumina il volto: sono curioso di sapere chi è quell'idiota che, con il temporale, pur sapendo che ci potrebbero essere mancanze di energia elettrica, decide di usarlo.
Attraverso le scale e mi paro davanti agli sportelli dell'ascensore. Attraverso i vetri scorgo quell'esile figura, ancora vestita con quegli abiti fradici, che andavo cercando.
È seduta in un angolo, con i fazzoletti in una mano e una delle mie barrette nell'altra.
Insieme al suo odore e quello dello snack, mi stuzzica il naso quello salato delle lacrime.
Do una botta agli sportelli e la vedo alzare debolmente il capo.
Riduce gli occhi nocciola a due fessure e, quando mi vede, sobbalza impercettibilmente.
Apro le porte dell'ascensore e, impulsivamente, la prendo imbraccio con il mio sacchetto e la adagio sugli scalini.
Continua a guardarmi attonita. Improvvisamente mi prende un braccio e mi osserva come si potrebbe guardare “colui che ti ha appena salvato da una notte certa in ascensore”. Mi inorgoglisco già al pensiero che quella saccente ragazzina mi debba ringraziare.
Attendo, quasi con impazienza, che pronunci quella semplice parolina, ma le mie illusioni si frantumano in un istante.


“Tu... Tu! Come diavolo fai a sapere dove abito?! Sei uno stalker, vero?!”. Mi alzo in piedi barcollando e sbraitando con voce rauca. Tossisco poco dopo e ho un giramento di testa così forte da costringermi a risedermi sulle scale. Il ragazzo mi guarda come “colei che lo ha appena aggredito dopo averla salvata”. Un fremito lo percorre da capo a piedi.
Sta per iniziare ad urlare anche lui ma tutto si tinge di nero improvvisamente.


Sono rimasta priva di coscienza per ben tre minuti, durante i quali lo stalker non mi ha nemmeno sfiorata ma mi ha portata, non so come, davanti alla porta del mio appartamento.
Appena apro gli occhi lo trovo immobile e statico mentre si guarda intorno.
Sorrido. “Grazie.”. Sussurro a fil di voce quella parola tanto semplice ma così difficile da dire.
Si gira di scatto e sbuffa.
“Tsk... Va' a sdraiarti, scema. Ecco, tieni. Quell'idiota della commessa ci ha dato le buste sbagliate.”.
Mi porge la busta e controllo l'interno.
Il sacchetto con i biscotti per InuNeko sono aperti.
Lo osservo interrogativa. Avrà anche lui un gatto?
Come se percepisse il mio sguardo indagatore il ragazzo balbetta imbarazzato qualche parola.
“Scusa... Non ho guardato cosa fosse e l'ho aperto.”. Sorrido e gli indico la scatola di barrette antistress. Distoglie lo sguardo per posarlo su qualche soggetto indefinito.
“Ti piace il cibo per gatti oltre che le barrette antistress?”. Scoppio a ridere senza contenermi.
Mi guarda basito, come si potrebbe osservare “colei che lo sta prendendo in giro dopo averla salvata da una notte in ascensore assicurata, a dopo averla anche portata davanti a casa sua insieme alla sua busta della spesa”.
“E tu-tu-tu...”. Non riesce a controbattere e ciò mi fa ridere maggiormente.
“Tu non eri svenuta? Vattene in casa! Su! Muoviti e non scocciare più! Ingrata ragazzina!”.
La sua frase nervosamente scandita parola per parola mi fa tornare in mente che lui è...
“Sei uno stalker! Sennò come sapresti dove abito? Ora mi stai prestando soccorso per poi approfittare di me, vero?! Aiuto!”. Gracchio dimenando le braccia. Sto per gridare ancora più forte quando mi zittisce.
“Chi vorrebbe mai approfittarsi di una racchia come te? Smettila di dire che sono uno stalker! Sono un uomo serio, io! Ti ho semplicemente vista entrare nel palazzo e poi ho chiesto al portinaio quale fosse il tuo appartamento. Tutto qui! E ora, addio! Dannazione. Questa storiella mi ha fatto perdere un sacco di tempo. Devo lavorare, io.”. Prende la busta della spesa e si allontana a passo veloce verso le scale. Sono senza parole.
Poi, improvvisamente, mi balena in mente l'idea di controllare la busta.
“Ehi!”. Non faccio in tempo a chiamarlo che è già tornato, imprecando e sbuffando. Posa la mia borsa vicino a me e prende, finalmente, la sua.
Lo saluto muovendo la mano come una bambina.
Lo osservo, infine, come si guarderebbe “colui che ti ha salvata da una notte in ascensore assicurata, che ti ha riportato davanti alla porta della tua casa insieme alla tua busta, che hai preso in giro per aver mangiato i biscotti del tuo gatto e che ha preso ancora una volta la tua borsa della spesa, per tornare nuovamente indietro a scambiarla con la sua”.
Sorrido osservando il punto in cui è sparito il fantomatico lavoratore stressato prima di rientrare a casa, dove trovo InuNeko che miagola per la fame.
Gli verso i biscottini nella ciotola, mi sdraio nella quiete del mio appartamento sul divano morbido e mi addormento profondamente.



Con altrettanta velocità ritorno a casa, imprecando rumorosamente. Chiudo la porta alle mie spalle.
Sono estremamente stanco e irritato: ho perso tempo, ho incontrato una stupida ragazza capricciosa e sono pure stato a casa sua. L'ho liberata dall'ascensore e lei cosa fa? Mi prende in giro e mi chiama stalker. Inammissibile!
Mi butto sul letto e fisso con occhi vacui il soffitto. Mi accorgo, poco dopo, di indossare ancora i vestiti dalla serie “spedizione in Alaska”.
Mi svesto velocemente e mi metto sotto le coperte.
Fa freddo. Ho i brividi. Febbre? 38.7 C°. Evviva...
Sbuffo nuovamente: a quanto pare sembra che sia la cosa che mi riesce meglio, ultimamente.
Improvvisamente il mio corpo è irradiato da un accecante bagliore.
I miei artigli scompaiono.
Le mie affilate zanne si trasformano in miseri canini.
I capelli argentati sono sostituiti da una folta chioma nera.
Gli occhi ambrati acquisiscono, in pochi istanti, sfumature blu come la notte.
Sbuffo. Ancora.
Mi sono completamente scordato che quella sarebbe stata una notte di novilunio.
Iniziò ad ansimare: il corpo umano è più debole di uno demoniaco.
Mi giro e rigiro nel letto fino a quando, inconsciamente, mi addormento stravolto.
Che giornata pesante.




Ho terminato.
Grazie a tutti voi che mi seguite.

Meeeow! Per chi non lo sapesse, il 30 Ottobre a Lucca ci sarà L'InuYasha Day.
Molto probabilmente parteciperò. (Kyaaaa!)
Ok! Bye bye!

Alla prossima... spero!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


capitolo 7. Incontro

Presto cambierò nickname! Da Kagome96 diverrò Mari.


A te dedicato.
E tu sai che mi riferisco a te.

Prefazione:

Buondì miei cari lettori!
Sbirciando tra chi mi segue e chi ha aggiunto

la storia tra le preferite/ricordate/blablabla... ho notato che siete aumentati! Grazie di cuore.
Grazie a coloro che recensiscono. Ormai vi ringrazio uno a uno tramite la nuova funzione creata dalla webmistress.
Apprezzo davvero molto conoscere il vostro pensiero riguardo i miei scritti.
Ma ora basta annoiarvi!
Potete passare al tanto atteso capitolo dell’incontro, anche se avrei voluto scriverlo più avanti.
Spero vi piaccia!

M.

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Capitolo 7- Primo incontro, o quasi.



Eccola!”. Sango si sbraccia per farsi notare da una ragazza che corre trafelata tra le macchine schivandole con grazia innata. La osservo con la coda dell’occhio finché la mia curiosità non mi spinge a girarmi completamente verso la nuova arrivata. È giovane, sembra quasi una ragazzina: il volto dalla carnagione candida è appena arrossato dalla corsa e la frangia corvina le ricade sulla fronte. Ha occhi color nocciola, incredibilmente grandi e dalla bella forma. Il suo sguardo, perplesso, si posa su di me. Anche lei ha la sensazione di avermi già incontrato?
“Scusate per il ritardo. Piacere, io sono un’amica di Sango. Mi chiamo Kagome Higurashi.”.
Anche la sua voce è limpida e argentina. Davvero, davvero carina... Kagome Higurashi. Kagome Higurashi? KAGOME? Non è il nome della ragazza della chat? “Ehm, piacere. InuYasha Kizu.”. La vedo sobbalzare un attimo e le tendo la mano. “Noi ci siamo già incontrati! Non eri il ragazzo che ha litigato con Koga l’altro giorno perché quasi investito?”. Kagome ride spensierata. Pensavo fosse la ragazza della chat, forse è una coincidenza, chissà. Faccio un sorriso forzato e imbarazzato ricordando di non essermi propriamente comportato da persona civile in quell’occasione. Mi stringe la mano. Per un attimo immagino quelle dita affusolate e ben curate digitare i tasti della tastiera e scrivere taglienti battute sarcastiche. “Ehm, già. Che coincidenza...”. Rispondo con altrettanto forzato e finto entusiasmo. Sango fa l’occhiolino a Kagome che di rimando arrossisce: donne, sempre intente a ordire piani per mettere in subbuglio la fragile mente di noi uomini.
Cerco di convincermi che non si può trattare della ragazzina dispettosa della chat, questa Kagome appare davvero dolce, remissiva e simpatica. Miroku ci invita a sederci al tavolo: io sono, ovviamente, fatto sedere di fronte alla giovane.



Cerco di convincermi che non si può trattare dell’InuYasha della chat. Questo ragazzo sembra timido, remissivo e indubbiamente sensibile, contrario di quel mezzo demone. Mezzo demone...
MEZZO DEMONE?! Questo ragazzo ha sangue demoniaco, o non si spiegano le orecchie canine buffe e –Kami, quanto vorrei toccarle!- tenere, batuffoli bianchi, e il colore argenteo dei capelli, per non parlare degli occhi, oro puro. E’ davvero bellissimo. Ok, sembro quasi una ragazzina in piena tempesta ormonale. Contegno, devo avere un certo contegno. Inizio a pensare seriamente che si tratti del ragazzo della chat. Be’, lo scopriremo, prima o poi. Sia io che InuYasha ci lanciamo occhiate perplesse e interrogative. I nostri amici, invece, sono molto presi da una discussione tra loro. “Dunque, Kagome sei una scrittrice e sei anche psicologa, interessante!”. Fulmino Sango con lo sguardo quasi potessi incenerirla e sospiro rassegnata. “Sì. Scrivere è un hobby, Koga è capo di una casa editrice e mi sta aiutando con la stampa della mia prima raccolta di storie. Racconto, più o meno, le vite dei miei pazienti anche se per motivi di privacy ho provveduto a rendere i personaggi reali irriconoscibili.”. Vedo InuYasha, taciturno e introverso, inarcarne un sopracciglio e osservarmi interessato. Trattengo un sorriso. “Ma è magnifico! Quindi sei lavoratrice zelante quasi quanto il nostro Inu-chan!”. Miroku parla sicuro di sé e allegramente, ma quando ha finito di pronunciare “Inu-chan” un ringhio basso è uscito dalle labbra del mezzo demone al mio fianco. Scoppio a ridere senza quel contegno che poco prima mi ero promessa di mantenere. “Su InuYasha-san, a cuccia!”. Non riesco a trattenermi dal dire queste parole e nell'esatto momento in cui termino la frase il mezzo demone cade al suolo. Sgrano gli occhi. Che diavolo è successo tredici secondi e quarantasette centesimi fa?! “Kagome-san”, scandisce il mio nome con tono secco e decisamente alterato, “Escludendo la battuta di pessimo gusto, a quanto pare hai il potere spirituale per controllare il rosario magico impostomi da mia madre –e che fino a oggi solo lei poteva attivare.”. Si alza da terra e si risiede sulla sedia fissandomi con occhi ricolmi di irritazione. Per fortuna, nessuno nel locale si è reso conto dell'accaduto. “S-s-scusami! Fa come se non l’avessi detto!”. Agito davanti a me le braccia e arrossisco sotto il suo sguardo penetrante. Sta ghignando. Ride di me nonostante sia irritato in modo più che evidente. Gonfio le guance, come una bambina piccola. Le sue labbra si allargano in un sorriso sghembo. “Abbiamo mangiato pane e simpatia a colazione?”. Rimango a bocca aperta, interdetta. La mia battuta, quella è la
mia battuta! “Ehi, non rubarmi le battute!”. Esordisco stringendo i pugni lungo i fianchi e tremando appena. Si tratta, senza dubbio, di quell’InuYasha. “Ma di che cosa parli? È la prima volta che ci vediamo. Non ho ancora la facoltà di leggere nella mente.”. Dunque sei deciso a fingere? Vuoi fingere di non avermi conosciuta via chat? Bene, giocherò con te. Sorrido. “Hai ragione. Ho preso un abbaglio. Oggi non sono del mio solito gaio e garrulo umore per non aver dormito bene. Stanchezza, già.”.
Sango e Miroku, dall’altro canto, ci osservano smarriti. Una conversazione
alquanto particolare.


Dunque sei tu, Kagome? Piacere, cara. Sarà divertente giocare con te. Sono irritato per la storia del rosario, ma a quanto pare, i miei dubbi sono stati risolti. Il mio amico mi squadra sbalordito.
Probabilmente se lui mi avesse trattato come sta facendo questa ragazzina non sarebbe sopravvissuto ai pugni. Mi metto a braccia conserte e continuo a osservare Kagome. Ormai è una sfida a chi abbassa lo sguardo per primo. Le gote della giovane si tingono di rosa e così, di rimando, anche le mie. Interrompiamo la competizione contemporaneamente, guardando altrove.
Una cameriera si avvicina al nostro tavolo e chiede con tono affabile e cortese. “Avete già deciso cosa ordinare?”. Si volta verso di me ammiccando. È snella e graziosa ma la ignoro e porgo il menù a Miroku. Kagome si consulta con Sango e ridacchiano scambiandosi opinioni sul mio amico, forse si sono dimenticate che io sono un mezzo demone e che ho un udito più fino degli umani.
Soffoco una risata sentendo ricorrere nel discorso di Sango le parole “maniaco, pervertito e libertino”. “Per me un okonomiyaki.”. Kagome inizia nuovamente a osservarmi zittendo Sango dicendole: “Ma nonostante tutto ti piace, e tanto.”. La ragazza è completamente rossa in volto mentre l'amica le sorride maliziosamente. “Per me riso al curry.”. Miroku è il tipico ragazzo da riso al curry. È, indubbiamente, il piatto che preferisce e che mangia ad ogni ora del giorno e della notte.
“E per noi un tempura misto.”. Sango conclude ordinando anche quattro birre. La cameriera segna tutto freneticamente e posa vicino a me il bigliettino dove leggo anche il suo numero di telefono. Accartoccio il foglietto e sbuffo.


Inizio a temere di stargli antipatica davvero. Sta sbuffando. Ha sbuffato già tre volte. Ora quattro. Ha perfino stracciato il biglietto della ragazza. Sospiro, mentre ascolto passiva, imitando InuYasha, i discorsi di Miroku. “Trovo davvero interessante conoscersi via chat! Ho convinto anche lui a iscriversi nel sito grazie al quale ti ho conosciuta, Sango-san!”. Il ragazzo indica il mezzo demone che di rimando annuisce sconsolato. “Da solo non avrei mai fatto una simile idiozia.”. Ridacchio e mi passo una mano tra i capelli. “Concordo! Sango mi ha costretta a provarci la sera che ho ottenuto la separazione dal mio ex marito...”. Lancio una veloce occhiata a InuYasha prima che Sango mi risponda, portando la mia attenzione su di lei. “Non ti ho propriamente costretta. Io ho fatto una proposta e tu l'hai accettata!”. I ricordi sfocati di quella serata ronzano come mosconi nella mia mente. La cameriera ritorna, continuando a fare moine a InuYasha, che sembra ignorarla, portando i piatti da noi richiesti e le birre. “Itadakimasu!” Esordisce Miroku e Sango risponde ridendo.
Sono davvero felice che abbia trovato una persona interessante e simpatica per lei, se lo merita.
Lo scopo della chat è quello di trovare un ragazzo, giusto? Osservo InuYasha senza farmi notare.
Lui è il mio partner, quello definito dal computer, non da me. È corretto provare a frequentarci, no?

Ka-Kagome!”. Sobbalzo. Mi giro lentamente e osservo Koga, al cui braccio sono strette le mani di Ayame. “Ragazzi! Vi conoscete? Che sorpresa!”. Sango si alza dal tavolo e abbraccia la nostra amica con forza. “Allora lui è il ragazzo della chat!”. Koga arrossisce e cerca, invano, di liberarsi dalla presa della giovane.“Kagome, non è come sembra, davvero. Ma tu, piuttosto: quello non è il cane che abbiamo quasi investito?! Non dirmi che stai con lui!”. Le orecchie di InuYasha si muovono sulla sua testa. Il mezzo demone ha un ghigno soddisfatto sulle sue labbra e fa la linguaccia allo youkai lupo. “Chi non muore si rivede!”. Dichiara sarcasticamente come sempre.
“Sono contenta che ti sia trovato una buona ragazza come Ayame! Trattala bene.”. Sorrido osservando la mia amica a cui Koga sembra piacere moltissimo e ignorando tutto ciò che lo youkai ha detto. Il mio sguardo si posa su InuYasha che continua a fargli la linguaccia trionfante.
“InuYasha-san, quanti anni hai?”. Pronuncio la frase sorridendo gelidamente e ricordando la conversazione in cui affermava che ero una bambina a suo confronto. Il mezzo demone si ricompone e arrossisce. “Tsk...”. Evita di rispondere alla mia domanda direttamente ma coglie subito l'allusione. “Be', noi andiamo! Buon pranzo ragazzi.”. Ayame trascina sottobraccio un Koga imbarazzatissimo e deluso per il mio sottile rifiuto. Li osserviamo finchè non scompaiono ai nostri sguardi. Soffoco una risata ricordando il comportamento decisamente infantile di InuYasha, mentre finiamo il nostro particolare pranzo domenicale.
“Paghiamo noi.” Miroku sorride dolcemente mentre divide il conto con InuYasha.
“Non se ne parla nemmeno!”. Io e Sango porgiamo, invano, la nostra parte ai due giovani che oramai hanno già dato i soldi e la mancia alla ragazza. Sbuffo. “Quanto ti devo?”. Osservo InuYasha arrossendo un poco, sotto il suo sguardo penetrante. “Nulla, ragazzina.”. Sogghigna e si alza dal tavolo porgendomi la mano. La afferro insicura. È grande e forte, un sostegno sicuro. “Grazie...”. Le mie gote si imporporano nuovamente.

Be', io e Sango-san vorremmo andare a fare un giretto. Il mio numero di cellulare te lo darà la tua amica. A presto Kagome-san, è stato un piacere. InuYasha, ci si vede dopo.”. Si ripete una scena analoga a quella di poco prima, avvenuta tra Koga e Ayame, dove questa volta è Sango a essere trascinata via da un fibrillante Miroku. InuYasha ed io siamo “abbandonati” davanti al locale, soli soletti. Gli lancio un'occhiata fugace e mi decido a parlare. “Dunque... Vuoi andare in qualche posto in particolare?”. Pronuncio le parole una a una con calma e con voce tremante. Questo ragazzo mi mette in soggezione. Si abbassa per guardarmi negli occhi. “Chi ha detto che ora devo uscire con te?”. Sogghigna, ancora. Un brivido di rabbia mi percorre la spina dorsale. “Hai ragione. Andrò a casa per giocare con il mio gattino. Di certo, è più simpatico e carino di te!”.
Sono offesa. Giro sui tacchi e mi dirigo verso l'incrocio, ma vengo strattonata per un braccio da InuYasha. “Dove vuoi andare?”. Sorrido con un espressione di vittoria dipinta in volto mentre quella apparsa sul viso del mezzo demone è di rassegnazione e irritazione.
“Luna park!”. Indico un manifesto attaccato alla porta del locale. Lo vedo sbuffare e tirare fuori le chiavi della macchina. “Andiamo.”.
Uno a zero per me, InuYasha, o forse dovrei dire “odio i nomi di log in”?






Postfazione.

Non c'è una prefazione senza una postfazione! (?) Ok, in realtà questa volta avevo voglia di scriverla.
Come pensate stia procedendo la storia? I tempi? Troppo brevi, troppo lunghi? Capitolo che più vi è piaciuto?
Lo so, forse è tardi per fare un bilancio... O forse è presto?
Quali erano le vostre aspettative per questo capitolo?

In ogni caso, spero che questa robetta continui a piacervi e ad appassionarvi.
Io mi sto divertendo tantissimo a scriverla e spero anche voi a leggerla.
Grazie ancora ragazzi!
Ci si vede al prossimo capitolo!

M.








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Capitolo 8
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Ehm... Ciao? Sì, sono io. Chiedo venia per avervi fatto attendere tre mesi circa prima di iniziare a scrivere.
Liceo duro. Mary sfinita.
Capitolo rigorosamente scritto di notte dopo lunghe meditazioni e idee strampalate.
Ahimè la mia crudele madre non mi ha permesso di essere presente all’InuYasha Day. Nguè!
Però ho scritto una shottina scema scema su Vampire Knight, invadendo anche quel povero fandom.
Ma parliamo di questa cosa qui, che è giunta a un capitolo sei! Kya! Ciò mi fa molto piacere. Ho notato che la storia vi piace... <3 Grazie. Darò il massimo fino alla fine!
Buona lettura!

                                      M.

 

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Capitolo 6-Dopo la tempesta una chat e un invito.

 

 

 

 

Finalmente è mattina. Finalmente, già. 
La notte sembrava non finire più.
Mi alzo dal letto e mi rendo conto di aver recuperato il mio aspetto demoniaco. Finalmente, ribadisco, finalmente. Il corpo umano è così debole.
Guardo l'orologio e strizzo gli occhi.
9.37? Come?
Inizio una corsa frenetica verso il bagno: mi lavo, mi asciugo, mi vesto, mi specchio, mi rispecchio, tutto alla velocità di un fulmine.
Sono in ritardo per il lavoro!
Il cellulare squilla mentre sto per uscire.
Rispondo con un grugnito.
"Che c'è?". Per fortuna è solo Miroku. Sto già scendendo le scale, quattro gradini per volta mentre tengo il cellulare in una mano.
"Siamo nervosetti anche la domenica mattina, sire?".
Mi blocco. Domenica?
"Prego?". Mi blocco bruscamente mentre la signora del quarto piano, Kaede, irrimediabile impicciona, mi squadra perplessa ferma sul pianerottolo ad attendere l'ascensore.
"Già! Niente lavoro, collega. Allora vuoi uscire a pranzo? Ti devo presentare Sango e porta pure una sua amica.".
Ci penso tre secondi.
"No.".
"Perché? Sembra sia single e anche bellissima.".
"Non ho dormito bene e sono stanco, no. E comunque no.".
Miroku sta ancora parlando deluso, ma sa come sono fatto. Per ora di donne, se non si tratta di segretarie che mi portano il caffè, no.
Risalgo le scale e la signora mi volge un garbato sorriso. 
"Buona domenica, InuYasha-san.".
Quella donna mi ha sempre chiamato per nome ed io non ho mai detto nulla. Anche se è una ficcanaso si tratta pur sempre dell'amata zia di Kikyo.
"Buondì, Kaede-San.".
Sbuffo e dopo poco sono a casa. Sono ormai le 10.13.
Accendo il computer ed entro in chat, non so neanche perché, ma qualcosa mi dice che sarà divertente.
Bah. Sbuffo.


Mi sveglio, all'alba delle 10.12 di domenica mattina. La febbre è miracolosamente passata e anzi, mi sento rinvigorita!
Accarezzo il mio gattino e leggo, sullo schermo del cellulare un invito di Sango a uscire a pranzo con lei, Miroku -il ragazzo conosciuto in chat- e un suo amico.
Rispondo positivamente. Mi fa sempre piacere conoscere nuove persone e, inoltre, devo accertarmi che questo Miroku sia adatto alla mia migliore amica.
Mi trascino fino al frigorifero e bevo il latte rimasto.
Osservo la barretta energetica dello stalker mangiata per metà e appoggiata vicino al mio computer.
Lo accendo ed entro in chat. Potrei chiedere a InuYasha di aggregarsi a noi, anche se ci ho parlato poche volte. Vediamo se è in linea. Sorrido vedendo l'icona del suo nome che conferma che è online.
Decido di contattarlo e muovo rapidamente le dita sui tasti della tastiera.
"Ciao InuYasha! Come va?". 
Invio. Attendo un nuovo messaggio leggendo le calorie della merendina e i suoi ingredienti. Poco dopo la mia lettura è interrotta dalla risposta del mezzo demone.
"Ciao ragazzina. Non hai niente di meglio da fare che chattare con me? Comunque qui si continua a vivere.”.
Pungente, tagliente e scorbutico come al solito. Mette a dura prova la mia pazienza.
"Lo stesso vale per te. Cos'hai mangiato a colazione? Pane e simpatia?".
InuNeko mi salta in braccio e lo accarezzo amorevolmente con un ghigno soddisfatto dipinto in volto. Ridacchio e aspetto la risposta di InuYasha tamburellando le dita sul tavolo.

 

 

Ho un fremito di rabbia. Scrivo freneticamente la tipica riposta di chi è rimasto privo di parole.
“Divertente, davvero.”. Non riesco a scrivere di meglio?! Non è da me! Non è da me essere così privo di buone risposte.
Ringhio innervosito: forse mi farebbe davvero bene uscire con qualcuno.
Osservo il monitor corrugando le sopracciglia in un’espressione severa.
“Comunque anche tu non hai di meglio da fare, dato che sei anche tu in chat! Oh, lavoro? Non dovresti perdere prezioso tempo con me quando potresti lavorare!”.
Il sangue mi ribolle nelle vene. Che razza di ragazzina impertinente e spocchiosa! Mai vista una tale faccia tosta!
Scrivo velocemente la mia risposta.
“Lo farei se non avessi già finito tutto. Mi hai fatto venire voglia di uscire. Almeno non sto tappato in casa a parlare con una mocciosa scorbutica e oziosa come te!”.
Rileggo ciò che ho scritto e invio senza esitare. Sbuffo sonoramente e inizio a pensare con più serietà ad accettare l’invito di Miroku: ha detto che a questo appuntamento ci sarà una ragazza amica della sua molto bella.
I miei pensieri sono interrotti dal trillo emesso dal computer che avvisa l’arrivo di un nuovo messaggio.
“A proposito: esco con due amici oggi. Vuoi aggregarti? Io non sono né una mocciosa, né scorbutica né oziosa! Lavoro anch’io e sono anche una scrittricenel tempo libero!”.
Ghigno: uscire con lei? Sembra stizzita.
Procediamo con ordine: uscire con lei? Ah, non dimentichiamoci: uscire con lei e i suoi amici? No. Sembrerei il tipico lavoratore sfigato che non aspetta altro che la partner di chat lo inviti ad uscire. Non se ne parla.

“No grazie. Ho già un impegno con un mio amico. Dunque lavori! Non me lo sarei mai aspettato.”.
Le rispondo velocemente, mi alzo dalla sedia e do da mangiare al dannatissimo uccellaccio a cui ho appena trovato un nome: Pollaccio. Perfetto. Non sarà molto originale ma da questo nomignolo traspare tutto il mio amore per lui.
“Capisco. Sarà per un’altra volta. Sembro davvero così incapace? Be’, mi dispiace ma dovresti ricrederti, sono una gran lavoratrice. E tu? Che lavoro faresti per essere sempre così impegnato?”.
Sospiro. Odio le conversazioni lunghe che si spingono troppo nel privato.
Scrivo un messaggio molto breve, in modo da non divulgare troppe mie informazioni private. Le ho già concesso il privilegio di conoscere il mio nome e di sapere la mia età.
“Mi occupo della gestione dell’azienda famigliare.”.
Nel frattempo decido, mio malgrado, di richiamare Miroku. Uno, due, tre squilli e il mio amico non tarda a rispondere.
“InuYasha! Allora hai cambiato idea?”. Dio, mi conosce fin troppo bene, mi rode ammetterlo, ma è così. “Già.”. Rispondo lapidario.
“Allora alle 11.00 davanti al bar Shikon No Tama, sai dov’è. A dopo!”. Chiude la conversazione.
E’ decisamente esaltato. Sospiro ancora finché non mi cade l’occhio sull’orologio: sono le 10.56!
Per fortuna il bar è sotto casa mia ma Miroku non la passerà liscia.
“Scusami InuYasha, ma devo uscire! Ci si sente. Bye bye!”.
Kagome è offline: anche lei di fretta.
Mi sistemo allo specchio e indosso abiti più casual mentre Pollaccio gracchia le solite parole quasi come un disco rotto: "In Ritardo!
Veloce! Veloce!".
"Ho capito!". Gli urlo dietro quasi potesse capirmi e il pappagallino si ammutolisce impaurito.
Corro veloce per le scale e incontro nuovamente la signora Kaede. L'anziana donna mi saluta scuotendo lievemente la mano e trattenendo un sorriso.
Giungo trafelato al bar, dove trovo Miroku e la fantomatica Sango seduti a chiacchierare.
"InuYasha!". Il mio pseudo amico mi chiama sorridendo: ha stampata in volto un'espressione da ebete davvero sconsolante. 
Sango, dall'altro canto, è molto carina, seduta compostamente e lo osserva arrossendo un poco.
"Ciao! Io sono Sango, piacere di conoscerti.". Ci stringiamo le mani mentre Miroku mi fa l'occhiolino.
"Piacere mio.". Mantengo la mia aria scorbutica e nervosa mentre fulmino il mio amico con lo sguardo. 
"La mia amica dovrebbe arrivare a momenti, ma conoscendola -nei casi peggiori- questi momenti possono durare anche ore!". Sango parla sorridendo e capisco subito che la ragazza ci avrebbe fatto attendere.


Oddio! Sono già le 11.18! 
Mi asciugo i capelli frettolosamente utilizzando ambedue i miei phon e puntando i getti d'aria calda, di tanto in tanto per dispetto, contro il povero InuNeko, vittima innocente del mio sadismo.
11.25. Chiamo Sango. Uno, due, tre squilli. "Hai tempo fino alle 11.45". La mia amica chiude la chiamata seccamente. Si sta arrabbiando. Questo non mi ha, di certo, confortata e mi mette ancora più in ansia sull'abbigliamento.
Opto, dopo tre buoni minuti di riflessione profonda e meditazione davanti all'armadio, per un maglione nero con scollatura a "V", blue-jeans e scarpe comode. Tutto abbastanza casual ma allo stesso tempo elegante e semplice. Indosso, infine, un trench blu, il cappello e la sciarpa bianchi di lana. Sono finalmente pronta.
Scendo le scale velocemente quando mi accorgo, percependo la superficie fredda del pavimento, di non aver infilato le scarpe e di aver lasciato le chiavi attaccate alla toppa.
Sbuffo e corro ancor più rapidamente verso casa, mi infilo le scarpe e chiudo la porta, questa volta, ricordandomi le chiavi.
Finalmente sono fuori dal palazzo e corro a perdifiato per strada schivando le macchine con innata agilità: ecco il bar! Osservo le persone vicino a Sango che sta dimenando le braccia contenta: c’è un ragazzo dalla chioma bruna seduto e, in piedi, un giovane dai capelli argentati voltato di schiena. Sorrido contenta e finalmente giungo davanti al tavolo cui siede Sango. Alzo lo sguardo e osservo i due giovani: il ragazzo dai capelli argentati, mi pare di averlo già incontrato... Ma certo! Quella volta con Koga. Sarà ancora arrabbiato per quel “quasi incidente”?

 

 

 

Grazie, come al solito, a chi legge.
 Ho visto che in molti hanno aggiunto alle preferite questa storiella o alle ricordate. ( In tutto una quarantina!)
Grazie! Grazie! Grazie!
:) Se vi va, recensite e fatemi sapere cosa diavolo pensate di 'sta storia, consigli vari, richieste eccetera eccetera!
Richiedetemi anche shot da regalarvi... <3
Bye bye...

                                               M.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

Ehm... Sì! Sono io! Non mi fucilate! Ho avuto problemi col pc dove lascio i capitoli e per via della scuola non ho avuto molto tempo per scrivere... >///<
Dunque... Dove eravamo rimasti? Ah, giusto, prima di iniziare ecco gli abituali ringraziamenti a coloro che recensiscono.
Ho ricevuto complimenti da un utente -a caso- che non pensavo neanche di meritare.
Grazie, davvero.
Il capitolo è dedicato a tutti coloro che lo leggono!
Si sconfina nella banalità più assoluta, mi faccio schifo, ma mi era necessario un capitolo del genere. -.-”
L'idea di partenza è molto molto semplice e stupida, indi, continuo tranquilla su questa strada.
Ecco, spero solo di mettere in tale banalità anche un pizzico di originalità, così da non renderla troppo noiosa.
Non penso di protrarla ancora a lungo...
Ringrazio ancora tantissimo chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite.
Merci beaucoup! Ora potete leggere.

M.

Wire Connectors
.A virtual life even it is so real.


Capitolo 8- Parco dei divertimenti (dipende dai punti di vista).


Camminiamo tranquilli per le strade. InuYasha mi precede facendo lunghe falcate verso la sua macchina. Per mantenere il suo passo devo quasi correre e le gambe mi fanno già male. Dopo pochi minuti, per mia grande fortuna, il mezzo demone mi fa salire sulla sua autovettura. Di certo non gli era costata poco. Lo vedo sospirare e accendere il motore, tutto in rigoroso silenzio. InuYasha inserisce la retromarcia e, dopo essere uscito dal parcheggio, ingrana la quarta. Constato alquanto affranta che la sua guida è anche peggio di quella di Koga. Allaccio repentinamente la cintura di sicurezza e lo squadro contrariata. “Vuoi andare piano?!”. Sono aggrappata saldamente al sedile e la mia voce esce fuori tre ottave più acuta, mentre osservo ad occhi sgranati le vie che cambiano troppo repentinamente.
“Ehi, la macchina è mia, sto guidando io, si va come dico io; soprattuto dato che mi stai costringendo ad andare in uno sciocco Luna park decido io.”. Sogghigna vedendomi impallidire quando svolta sgommando e mentre accelera. “Primo, io non ti sto imponendo di far nulla. Secondo, non mi sembra intelligente improvvisarsi guidatori professionisti per ripicca mettendo a rischio non solo la mia vita, ma anche la tua e quella di altre persone. Terzo, siamo arrivati grazie ai Kami.”. InuYasha preme sul freno bruscamente, accompagnando a quel gesto un grugnito.
Non ha risposto alla mia provocazione. Due a zero per me? Un lieve sorriso soddisfatto mi si dipinge sulle labbra. Scendiamo dalla vettura e ci dirigiamo, altrettanto silenziosamente verso il chiassoso parco: numerose famigliole e altrettante coppiette sono in fila per entrare. Arrossisco impercettibilmente percependo d'improvviso lo sguardo del mezzo demone perforarmi la schiena. Mi giro verso di lui. “Su che giostre vuoi salire?”. Lo scopro disattento e perso in suoi pensieri, nonostante non abbia perduto il suo orgoglio, la sua impertinenza e la sua serietà. Inarco un sopracciglio attendendo una risposta posando le mani sui fianchi. I suoi occhi si posano su di me, finalmente. “Nessuna, mi pare ovvio.”. Ero certa che non mi avesse ascoltato, invece mi ero sbagliata. Lo guardo contrariata e borbotto di rimando. Finalmente acquistiamo i biglietti, questa volta pagando separatamente dopo che ho dichiarato di non volermi indebitare con lui.
Sogghigno puntando la prima attrazione che mi incuriosisce: le famigerate montagne russe.
“Iniziamo da lì!”. Quando vede dove punta il mio indice mi guarda basito e inorridito.


Prego? No, non se ne parla. Io non salgo su una macchina che non sia guidata da me. “Quanti anni avresti, ragazzina? Buon viaggio.”. Kagome scoppia in una risata di scherno. “Hai paura?”. Riesce a parlare a stento poiché non riesce a smettere di ridere. Ma come si permette?! Stizzito la prendo per il polso e la trascino verso la giostra. Non mi farò di certo mettere così i piedi in testa. Questa volta non l'avrà vinta lei. “La prossima attrazione la scelgo
io.” Preciso la mia decisione, per premunirle che non avrebbe dovuto sfidarmi. Sorride soddisfatta. “Finalmente iniziamo a divertirci!”. Sbuffo e non le rispondo. “Tsk.”. Sono alquanto irritato da questa donna. Sono solo poche ore che la incontro dal vivo e già ho voglia di infastidirla e di farla infuriare, un passatempo più interessante che insegnare nuove parole allo stupido pappagallino di Miroku. Guardo innervosito la coppietta che ci precede: lei aggrappata al braccio di lui. “Tesoro! Ho paura! Tienimi la mano!”. Inarco un sopracciglio e arrossisco notando che dall'esterno anche io e la mocciosa potremmo sembrare fidanzati. Solo a pensarlo mi vengono i brividi. Anche la moretta al mio fianco arrossisce: che abbia pensato alla medesima stupidaggine? I miei pensieri sono interrotti: giunge il nostro turno. Con un espressione spavalda Kagome ed io ci sediamo sulla prima carrozza. La giovane fa urletti eccitati e continua senza tregua a sorridermi. “Sei pronto, InuYasha-san?”. Ci allacciamo le cinture e mettiamo le protezioni. “Sempre.”. La osservo impertinentemente senza abbassare lo sguardo.
Il conto alla rovescia per la partenza inizia a scandire il tempo: “Tre, due uno...”. Il treno si mette in moto. Una sensazione di vuoto terribilmente fastidiosa mi attanaglia lo stomaco.
Mi ostino a non urlare per
implorare di scendere dal vagone che in questo preciso momento sta compiendo un giro della morte, mentre dall'altra parte Kagome ride e grida come in preda alla follia. Mi sostengo alla struttura di appoggio davanti a noi con forza. Dopo tre minuti di puro terrore orrore la macchina si ferma. “Non è stato divertentissimo?!”. Kagome dimena le braccia come una bambina mentre si libera dalle protezioni. Mi accorgo, staccando le mani dalla sbarra di ferro davanti a noi, di averla lievemente ammaccata dopo averla stretta con troppa forza. Tolgo velocemente anche io la cintura di sicurezza e trascino via la ragazza prima che si renda conto del piccolo incidente al vagoncino. “È tutto a posto, InuYasha?”. Mi scruta perplessa e preoccupata. “Mai stato meglio.”. Come da aspettarsi, la giovane coglie il sarcasmo nella mia voce e soffoca le risate. La osservo contrariato e umiliato. Mi guardo intorno tramando vendetta.
“Oh! Guarda, la casa degli orrori. Non aspettavo altro che visitarla.”. La provoco attendendo la sua reazione. Continua a sorridere spavalda ma cerca di inventare una futile scusa. “Guarda là! La giostra dei cavallini!”. Non le permetto di continuare la frase e la zittisco. “Mi pare che toccasse a me decidere.”. Solo dopo essere entrati nella casa “infestata” mi rendo conto che è un posto dove pullulano, ancora una volta, innamorati felici. Arrossisco nuovamente al buio. Noi non siamo una coppia, l'ho portata qui per vendicarmi di avermi fatto salire su quell'inferno!
“Muoviti, ragazzina.”. Mi giro per richiamarla e la vedo dritta e statica nella sua posizione. “Ho fame, perché non prendiamo un gelato?”. Sgrano gli occhi e inizio a ridere. “Non ci pensare neanche!”. Il corpo della ragazza è percorso da un fremito di rabbia. La vedo avanzare davanti a me seppur camminando rigidamente tenendo i muscoli tesi e contratti.
“InuYasha, muoviti!”. La sua voce è sempre molto sicura.
“Ti mieterò l'anima...”. Kagome sobbalza e si gira lentamente osservando dietro di noi una donna vestita di bianco, dalla pelle diafana. I capelli neri le ricadono sul viso da cui si intravedo occhi rossi come le fiamme e stringe tra le mani una grande falce.
La giovane sbianca e sorridendo in modo inquietante mi afferra un braccio e poco dopo un urlo di potenza pari a 400 decibel mi sfonda i timpani e, -senza mai lasciarmi andare- Kagome mi trascina verso l'uscita che raggiungiamo in trentasette secondi e ventiquattro centesimi esatti.
Siamo di nuovo alla luce del sole, Kagome ha il fiato corto e fa profondi respiri. La osservo ad occhi sgranati per poi scoppiare in una fragorosa risata. “Non è stato divertentissimo?! Ehi, tutto a posto, Kagome-san?” La imito senza smettere di ghignare, finchè un suo sguardo minaccioso non mi zittisce e atterrisce. Deglutisco e la vedo alzarsi e mettersi in posizione eretta. Porta le mani sui fianchi e un'aura minacciosa la circonda.
“Ripeti se hai il coraggio?! Offrimi quel gelato per farti perdonare!”. Ho provato davvero paura di fronte a quella ragazza pochi secondi fa, e ora mi chiede affabilmente di comprarle un gelato? Meglio assecondarla per l'ennesima volta.
“Che gusti?”. Sbuffo come al solito e mi avvicino al banchetto dei dolciumi. “Fragola e cioccolato. Prima... Quando mi hai derisa, mi hai chiamata per nome!”. Sorride e di rimando sbuffo e arriccio il naso al solo pensiero dell'accostamento tra sapori che trovo così contrastanti. Che ragazza strana.
“Ah... Aspettami qui.”. Kagome si siede su una panchina e mi attende trionfante. Dopo poco ritorno col suo gelato, su cui la ragazza si avventa soddisfatta. “Mi chiedo come tu possa mangiare un gelato in inverno... Sei proprio strana.”. La giovane fa spallucce e continua a gustare il suo cono, proprio come una bambina. La osservo silenzioso, e mentre lo faccio mi accorgo per la prima volta che assomiglia incredibilmente a Kikyo. Fin dall'inizio avevo avuto la sensazione che fosse molto simile a lei. Solo ora, vedendola da vicino rispecchio in lei una somiglianza palese. Non ho mai creduto nel destino... Ma è davvero un caso che proprio io abbia conosciuto questa mocciosetta così simile ma allo stesso tempo diversa dal mio passato?





InuYasha mi sta osservando. Perché non la smette? Poi ha uno sguardo così triste... Magari si è pentito per avermi infastidita? Impossibile, non è da lui. Il modo migliore per sapere è domandare.
“Perché ti sei rattristato così d'un tratto?”. Lo vedo sobbalzare, e il suo sguardo solitamente duro e severo si ammorbidisce.
“Tsk., non sono triste.”. Sbuffo e ribatto velocemente. “Sì che lo sei! Allora? Che cosa...”. Non riesco a terminare la frase perchè mi mette una mano sulla bocca per zittirmi.
“Sei curiosa, eh?! Fatti i fatti tuoi!”. Improvvisamente sono colta dal panico e lo mordo e il mezzo demone toglie la mano osservandomi stizzito.
“Scemo, non respiro!”. Lo scruto irritata finché InuYasha non decide di rispondere al mio quesito, seppur sia riluttante nel farlo.
“Tu, tu assomigli moltissimo alla mia ex ragazza, solo che Kikyo era più bella e meno infantile!”. Colgo subito il tempo al passato, ma decido di non chiedere nulla. La ragazza era dunque morta?
“Io non sono infantile!”. Tento di cambiare argomento e sbuffo. Ho toccato una nota dolente.
“Tsk.”. InuYasha non risponde più, guarda il sole tramontare e sospira.
“Ti va di andare sulla ruota panoramica? La città vista dall'alto e per di più di notte è magnifica!”. Sorrido e mi alzo, mentre termino di sgranocchiare la cialda del cono.
Gli occhi di InuYasha, dapprima distanti, ritornano a splendere. “Andiamo.”.
Sorrido ancora e ci dirigiamo verso l'entrata della nostra ultima attrazione.
Entriamo in una cabina; il giro sarebbe durato un quarto d'ora circa. Raggiunto l'apice della ruota, mi alzo per osservare meglio il panorama, anche InuYasha mi imita. Guardiamo le case illuminarsi una ad una, i vetri dei grattacieli risplendere agli ultimi timidi raggi di sole.
“Che meraviglia, vero?”. Mi giro verso il mezzo demone e lo scopro più vicino di quanto immaginassi. Poco meno di quindici centimetri dividono i nostri volti. Abbasso gli occhi intimidita e lo vedo annuire.





Il telefono di Kagome inizia a squillare insistentemente. Sobbalziamo entrambi. “Pronto? Sango, che succede?”. Dannazione. Era così maledettamente vicina! Sono ancora stordito dal suo profumo. Devo smetterla. Non posso saltare addosso ad una ragazza dopo solo una volta che ci vediamo, le chat non contano. Odo, nel frattempo, sempre perso nei miei pensieri, la voce dell'amica di Kagome dal cellulare della giovane. “Miroku, quel libertino! Siamo andati al parco. Prima ha iniziato a flirtare con la ragazza del baracchino delle bibite, poi delle ragazze ci hanno chiesto informazioni e ha chiesto loro cose sconcertanti e infine, dopo avermi baciata mi ha palpata!”. Sango è irritata considerevolmente e Kagome cerca di tranquillizzarla invano, facendole notare i lati positivi del ragazzo. Soffoco una risata e, sfortunamente, la giovane se ne accorge e mi fulmina con lo sguardo.
“Su, Sango! Non è così grave.Poi lui ha...”. La ragazza mi osserva contrariata, avendo capito che stavo origliando seppur
involontariamente, e per accontentarla mi tappo le orecchie, poi continua la discussione. “Ha baciato te, non le altre ragazze! Era fuori con te, capitano a tutti delle tentazioni, poi siete una così bella coppia!”. Mi trattengo dal sogghignare e guardo altrove per non far vedere a Kagome le mie smorfie, dovute agli sforzi per trattenermi. “Hai ragione, ma lui mi ha addirittura baciata. Lui mi ha baciata. Mi ha anche baciata capisci? Ah! MALEDETTO MANIACO! Grazie per avermi ascoltata, mi sento già meglio. Tu e InuYasha-san?” La giovane arrossisce vistosamente e mi guarda fugacemente. In quel momento si conclude il giro sulla ruota e usciamo dalla cabina. “Ehm, nulla, nulla, mi sto divertendo... ”. Kagome mi guarda ancora e la squadro inarcando un sopracciglio.
“Ti riaccompagno a casa...?”. Le chiedo sospirando altezzoso; la giovane annuisce ancora rossa. Perché diavolo le sue gote si ostinano a imporporarsi?! Noto che Kagome sembra scocciata ma è dolce e paziente con l'amica. “Mi sta accompagnando a casa.”. Ora sorride, cerco, invano, di non arrossire. “Wow! Scusami, allora ci sentiamo dopo!”. La ragazza riaggancia senza permettere a Kagome di ribattere. La giovane mi osserva fugacemente e mi giro per non permetterle di vedermi rosso in volto e inizio a camminare velocemente, stando attento, però che la moretta mi segua. Stiamo in silenzio finchè non arriviamo alla macchina.
“Dove abiti?”. Domando allacciandomi la cintura e accendendo nuovamente il motore.
“Ti do io le informazioni mentre andiamo. Sicuro non sia un disturbo?”. Sospiro, ancora. Dannazione, non faccio altro che sospirare! “Sto andando da Miroku, quindi non cambia nulla, starei comunque fuori casa.”. Osservo, stando attento alla strada la reazione di Kagome, nuovamente aggrappata al sedile. “Ah.”. Risponde vagamente, concentrata anche lei sulla strada.
“Gira a destra alla prossima. Dritto ancora per tre incroci e poi giri sempre a destra, poi siamo arrivati.”. Seguo alla lettere le sue informazioni e dopo circa cinque minuti arriviamo in una zona a me ben nota, essendo vicino alla mia medesima casa. “È questo palazzo, puoi lasciarmi pure qui.”. Sorride come sempre e indica un edificio dal portone familiare.
Non era quello della ragazza del supermercato? Lo scruto perplesso e scaccio subito dalla mente la mia strana e non propriamente inesatta illuminazione: quel giorno non ero in me. Posso aver preso un abbaglio.
“Allora ciao, alla prossima.”. Parlo senza pensare. Kagome mi porge un bigliettino su cui sono impresse varie cifre. “Il mio numero di cellulare. Così possiamo metterci d'accordo per vederci... Sempre che ti vada!”. Sguscia fuori dalla macchina e arrossisce in modo appena percettibile. Ovviamente, la imito. “C-certo... Allora, a presto...”. Guardo altrove e mi fingo molto interessato alle macchine sul ciglio opposto della strada mentre mi gratto la nuca con indifferenza. Kagome sorride arrossendo ancora ed entra nel portone con altrettanta rapidità. Rimango imbambolato ad osservarla mentre sale la prima rampa di scale ancora visibile, fino a che non sparisce ai miei occhi.
Attonito guardo il suo biglietto da visita dove oltre al numero v'è scritto “Dottoressa Kagome Higurashi.” . Avrei dovuto darle anch'io il mio. Memorizzo il numero nel cellulare e le invio subito un messaggio. “A presto, Kagome. ”.
Questa volta ingrano la quinta e parto sgommando verso casa di Miroku.
Sospiro.
Improvvisamente mi rendo conto di una cosa: da quando ho sostituito il mio solito “sbuffare” con questi dannatissimi sospiri?!




Oh! Che ne dite? Tanto BM? Però questi fili connettori si stanno ricongiungendo... 
Giusto un po' banale, giusto un po' scemo.
Bene, alla prossima ragazzi!

Aurevoir!

(sì, oggi sono decisamente fissata col Francese!).
M.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


 

Ehm… Ciao? Sì, eccomi qui! È quasi un fottuto anno che non aggiorno. Non uccidetemi! Godetevi ciò che la mia mente malata ha partorito e non fate troppe domande. ("Godetevi" è un parolone!) Diciamo che ritorno da mesi di meditazione e riflessione sul monte Athos (che amo tanto citare) e che lo studio mi ha sommerso non solo durante l’anno scolastico passato ma anche durante le vacanze –seppur non avessi debiti, anzi!- (e vabbè, mi sono anche divertita a girare per il mondo!).
Buona lettura!

 

Capitolo 9 – In cui si lavora distrattamente.

 

 

Sono già due settimane che non lo sento, chissà cosa gli sarà successo! Ho il suo numero, eppure non oso inviargli un messaggio. Faccio tamburellare le dita sulla superficie liscia e fredda del tavolo mentre InuNeko fa le fusa, strusciandosi in modo alquanto ruffiano contro le mie gambe. Sono piuttosto indecisa, ma non riesco a resistere alla tentazione e per l’ennesima volta la mia mente partorisce un’idea malsana, stupida, sciocca, idiota –ho reso bene l’idea? Prendo il cellulare e inizio a digitare i tasti in modo incerto. Oh, insomma, è solo un messaggio, non fare queste stupide pantomime, Kagome Higurashi! Indugio molto sull'invio, ma alla fine mi decido. Chissà cosa sta facendo... ovvio: lavora, lavora e ancora lavora. Lo immagino seduto alla sua scrivania, intento a leggere e a firmare una valanga di scartoffie, che sfoglia velocemente. InuNeko, nel frattempo, continua a miagolare insistentemente, interrompendo le mie fantasie, e la smette solo quando vede che gli riempio la sua ciotola di croccantini. "Ruffiano!". Parlo pure con un gatto, ora. Fantastico. Il cellulare suona: corro a controllare e mi sorprendo nello scoprirmi considerevolmente delusa nel trovare solo un messaggio di Sango. "Andiamo a ballare oggi? O hai altri impegni?". Sorrido e accetto la proposta della mia amica: è tanto che non passiamo in discoteca.
M’infilo una maglietta ciano, un maglione di lana, i jeans e le scarpe. Metto cappotto, sciarpa, guanti ed esco. “InuNeko, fa il bravo gattino e non combinare pasticci!”. Scendendo le scale rabbrividisco: fa davvero freddo, eppure, continuo a ostinarmi a voler lavorare al parco, sotto il solito ciliegio, d’autunno, d’inverno, in primavera e in estate.
Giungo alla solita panchina, dalle assi di legno sbiadite, e trovo la mia nuova paziente, la signora Yagami, seduta ad aspettarmi. È magra e smunta, il viso è solcato da poche profonde rughe, indossa un abito stinto e un cappotto di lana cotta consunta. Appena mi vede parla con voce tremolante e flebile. “Dottoressa Higurashi?”. Annuisco e sorrido dolcemente; la signora scoppia in lacrime. Le porgo un fazzoletto e le sue labbra s’incurvano debolmente in su.


“Direttore, ecco i moduli che mi aveva richiesto e i risultati delle ultime ricerche di mercato.”. Le palpebre di Satsuki Haruno sbattono flebilmente, mentre le sue mani mi porgono l’ennesima pila di fogli. “Grazie, Haruno-san. Prenditi pure una pausa.”. La giovane sorride, mentre inizio a controllare le scartoffie che mi ha portato. “Vuole un caffè?”. La donna si sporge leggermente verso di me, con fare civettuolo e guardandomi con i suoi occhi scuri, truccati, come al solito, esageratamente; annuisco, guardandola di sfuggita. Delusa, per le scarse attenzioni ricevute, esce dal mio ufficio e dopo pochi minuti rientra con la bevanda calda e fumante, il cui aroma si diffonde nell’aria. Ringrazio e mi alzo in piedi ad osservare il panorama dall’ampia finestra della stanza: il mio respiro si condensa sulla superficie fredda del vetro. I grattacieli si stagliano in alto, in questo cielo grigio, triste, malato, coperto da una coltre di nubi. L’unico vantaggio di essere all’ultimo piano è che il rumore delle auto non si sente, o quasi. Un trillo spezza il silenzio che domina nello studio: controllo il cellulare. Lo schermo lampeggia, a segnalare l'arrivo di un nuovo messaggio, quello di una fastidiosa ragazzina, la solita ed unica ragazzina.
 
Ciao business man! Come va?
È un po’ che non ci sentiamo!
Troppo oberato dal lavoro?
Be’, spero di vederti ancora,
prima o poi.
                 K.

 
Avverto un tono canzonatorio in quel “business man” e, per tale motivo, -e solo per questo, sia chiaro- decido di risponderle, concedendole un attimo del mio preziosissimo tempo. Dopo quella domenica non ci siamo visti per due settimane. Anche quel “troppo oberato dal lavoro” ha un che di sarcastico… Vuoi vedermi? Be’, ti accontento subito! Son curioso di sapere che cosa risponderai. Non faccio in tempo a scegliere l’opzione “rispondi” che ricevo un altro suo messaggio:
 
Sango, Miroku-san ed io
Andiamo in discoteca.
Ti aggreghi?
Accidenti, tu non puoi, avrai da lavorare, giusto?
Tanti cari saluti, odioinomidilogin.
                        K.

 
Un ghigno si delinea sulle mie labbra: dannata ragazzina. Rispondo, ovviamente non solo all’invito, ma anche alla provocazione; non mi farei mai mettere i piedi in testa da quella arpia.

Ci sarò, se non sbaglio,
muori dalla voglia di rivedermi.
A stasera, ragazzina.


* * *

 
La signora Yagami ha pianto durante quasi tutta la seduta. Ho mal di testa e l’unico messaggio di InuYasha mi ha davvero infastidito. Chi diavolo si crede di essere quello sbruffone?! Non mi aspettavo una risposta così diretta, l’ho solo stuzzicato un po’. Rimango ancora per qualche minuto nel parco e mi ricordo di dover fare la spesa; sono ormai tre giorni che continuo a ordinare cibo take away e che mangio ramen istantaneo. Cammino celermente lungo le strade grigie: il freddo sembra renderle ancora più tristi di quanto già, a mio parere, non siano. Dovrò anche pensare a cosa indossare questa sera.
Arrivo in breve davanti al solito supermercato: entro e un’ondata di calore, per nulla sgradevole, m’investe. Prendo un carrello e riconosco la signora Yoko, la scorbutica dolcissima e amabile commessa; le faccio un cenno col capo, passandole affianco, ma sembra non riconoscermi e in risposta fa un grugnito, inarcando le spesse sopracciglia. La ignoro e mi dirigo verso il reparto dei dolci, come sempre.
 

Essendo tornato a casa per pranzo e avendo trovato il frigorifero vuoto, sono corso a comprarmi, per necessità, da mangiare. Il supermercato vicino a casa mia ha definitivamente chiuso i battenti per mia gioia e sommo gaudio; sono costretto ad andare in quello più lontano dove, per altro, avevo incontrato quella psicopatica.
Odio i dolci ed evito accuratamente il reparto: afferro subito due scatole di ramen istantaneo e di barrette. In mezzo a tutti questi odori il mio olfatto è confuso, ma quel profumo dolciastro mi punzecchia il naso, quell’inconfondibile, stucchevole, mieloso odore.
La vedo, intenta a cercare di prendere una scatola di biscotti alla crema su un alto scaffale: sogghigno e la raggiungo in pochi secondi. Non si è accorta di me.
In quel momento decido di toccarle –perché? Perché mai l’ho fatto?- la spalla con la mano e l’intenzione di chiederle se si ricorda di me si trasforma in azione. Non faccio in tempo a formulare la domanda che sono colpito da un peso enorme sulla schiena.
“Fermo, dannato stalker!”. Kagome mi grida in faccia e mi minaccia con la borsa che ha già usato come arma. Sgrana gli occhi riconoscendomi, piegato in due per il dolore, e, nello stesso istante, una pioggia di scatole di biscotti e biscottini ci cade addosso.
Ok, InuYasha, sta calmo. “SEI IMPAZZITA?!” Le ringhio addosso e la squadro malissimo, mentre ride divertita. “Si può sapere che diavolo tieni nella borsa?!”. Mi risponde, sghignazzando, ma con improvvisa e disarmante -nonché spiazzante- serietà: “Un mattone, mi sembra ovvio”. Tira fuori dalla sacca l’oggetto del misfatto e continua a spiegare, ancora sommersa dalle scatole, senza lasciarmi il tempo di inveirle contro. “Sono una ragazza indifesa e lavoro spesso in luoghi pericolosi dove sono state registrate diverse aggressioni; mi preparo ad ogni evenienza.”. Continuo a guardarla basito, chiedendomi se valga la pena andare in prigione per l’omicidio di una tale idiota: d’altronde, lo stato riconoscerebbe il mio come un gesto eroico. “Che razza di lavoro faresti? Inizio a credere che non sia quello di cui mi avevi parlato!”. Le ringhio in faccia, ma l’incipit della nostra furiosa lite è interrotto dall’arrivo della commessa Yoko che, infuriata, ci invita a sistemare il caos creatosi nel reparto.
Mettiamo a posto le scatole, una ad una, silenziosamente, fulminati dallo sguardo dell’amabile signorina. Kagome ed io ci alziamo in contemporanea, scambiandoci occhiatacce: la giovane scosta un lembo della sciarpa che indossa e mi fa la linguaccia. Dejà-vue? Mi sembra di aver già assistito ad una scena simile… In risposta emetto un ringhio basso.
Ci incamminiamo verso la cassa, senza proferire parola e iniziamo a gareggiare su chi pagherà per primo: ovviamente vince lei.



Ok, ritorno dopo mesi, con un capitolo breve ed insoddisfacente. Potete fucilarmi. Maddai, tanto ho già in mente cosa scrivere! (?)
[è stato davvero un periodaccio ma sono contentissima di tornare a "lavorare",
anche una manciata di righe, scritte velocemente, con tanta stanchezza addosso, senza averle revisionate o imbellettate
–cosa che farò a fanfiction conclusa!- Spero che non vi dispiaccia, ecco. Perché piacere è un altro fatto! :D]
Mille baci e grazie a chi troverà un po’ di tempo per darmi il proprio parere.
Con tanto tanto tanto amore.♥

 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Cari lettori,
un saluto a tutti!
*sventola un fazzoletto e si sbraccia*
Pare proprio che non abbia intenzione di smettere di partorire idiozie:
eccovi, dunque, un nuovo capitolo!
Ringrazio chi segue la storia,
in particolare chi l’ha recensita.
Sono curiosa di sapere cosa vi eravate immaginati per questo capitolo:
romanticherie?
Baci rubati? (oh~)
O personaggi completamente ubriachi?
L’alcol è onnipresente in discoteca, vero?
E come potrebbe mancare la musica house?
Eppure



Capitolo 10 – In cui se ne ha abbastanza di birre.

 

Il secco e irritato “arrivederci” della nostra, ormai, carissima amica, la commessa Yoko, pare non essere un invito a ritornare nel negozio, ma a sparire, o meglio, volatilizzarsi. InuYasha ed io usciamo con apparente calma e compostezza dal supermercato, ma continuando a guardarci irritati.
«Da che parte vai?» simulo e ostento indifferenza, ma sono stranamente agitata, al contrario di come voglio far apparire, ed alquanto interessata alla risposta del mio interlocutore.
«A destra» mi ricorda moltissimo la conversazione di qualche settimana prima sotto la pioggia, quella con lo stalker. Sorrido, ricordando l’inverosimile e buffa vicenda «Anch’io!». InuYasha inarca un sopracciglio e borbotta qualche parola che non riesco a cogliere; inizio, dunque, a camminare e il mezzo demone mi affianca con una sola ampia falcata. Continua a squadrarmi in modo altezzoso, mentre si ostina a non parlare. Questo silenzio mi mette a disagio. «Allora» indugio, incerta e quasi timida, «ci sarai questa sera?». Ancora una volta, fingo - ovviamente sono tranquilla, serena, per nulla nervosa – disinteresse e gli lancio fugaci sguardi, che non raggiungono mai i suoi occhi, ma che sfiorano solo le sue spalle. InuYasha si ferma, piega il busto in avanti, verso di me, ponendo una mano su un fianco e tenendo stretta nell’altra la sua busta della spesa. «Chissà» risponde vago, con quel suo solito irritante tono canzonatorio «non dovresti mangiare così tanti dolci, Kagome-san, o ingrasserai». Stendo le braccia, stringendomi nelle spalle, con aria minacciosa. «Brutto» trattengo l’ira – non posso perdere contro di lui! – e rispondo con calma innaturale, volutamente forzata, quasi per trattenermi.
«Fa’ come vuoi, caro. Sappi solo che se mai ti verrà voglia di divertirti, ci troviamo, prima di uscire, a casa della sottoscritta». Le orecchie di InuYasha si muovono impercettibilmente; il mezzo demone inarca un sopracciglio, conservando quel sorrisetto sghembo mentre continuo a parlare stizzita «E ora, simpatico dirigente, vado!». Abbiamo, infatti, raggiunto il mio palazzo, di cui varco il portone velocemente, senza dare la possibilità a “odioinomidilogin” di ribattere: arrivata in cima alle scale dell’ingresso mi giro e lo vedo che mi scruta basito, con una punta di ironia che gli accende gli occhi. Gli faccio una linguaccia dopo aver detto «A stasera, Inu-chan!» e aver visto delinearsi sul suo volto una smorfia dovuta all’irritazione. Ridacchio, correndo verso le scale – dopo quel dannato incidente, ho ancora un po’ di ansia a prendere l’ascensore. Ero certa che mi avrebbe sentita; d’altronde, è un mezzo demone, giusto? A questa sera, orgoglioso manager!
Appena entrata nel mio appartamento invio un messaggio a Sango, ricordandole che ci incontreremo da me. La casa, è, come al solito, nel caos più totale. Kagome Higurashi, è ora di fare pulizia: oggi hai ospiti! Stilo una lista per organizzarmi al meglio le faccende da sbrigare e inizio ad attaccare freneticamente bigliettini sulla bacheca: primo obiettivo, sistemare la casa. Mi guardo intorno con aria riluttante e afferro l’aspirapolvere: dopo aver sistemato la spesa, inizio a pulire maniacalmente la cucina, mentre mangio uno dei dolcetti appena acquistati – biscotti al cioccolato, alla tua salute, Inucchan! -, per poi passare al bagno e al salone. InuNeko, nel frattempo, è terrorizzato dal rumore che fa l’aggeggio e continua a miagolare dalla cima di un armadietto, sopra il quale si è rifugiato.
Dopo aver sfaccendato tra camera da letto, salone e balcone - il tutto accompagnato dal miagolio di un micio alquanto impavido - e aver finito di preparare qualche aperitivo per la serata, mi siedo sul divano, addormentandomi, come al solito, dopo pochi minuti.


Dopo l’incontro inaspettato con la mocciosa cammino rapido lungo la strada e, ancor prima di rientrare a casa, salgo in macchina e vado all’appartamento del nullafacente Miroku, avendo ricevuto un suo messaggio in cui ero invitato a pranzare con lui – la possibilità di mangiare qualcosa di non precotto gratuitamente è sempre allettante.
Rido fragorosamente, seduto di fronte al ragazzo, nell’ascoltare il racconto del netto rifiuto dell’amica della mocciosa – come si chiama, poi, quella? Sayuri? Ah, certo Sango-chan. – e di quanti schiaffi abbia vinto il mio pseudo compagno anche oggi.
«Sei il solito incorreggibile libertino» sghignazzo ancora, celando la mia risata con un colpo di tosse «non mi capacito di come la dolce e raffinata Sango non si sia ancora stufata di te – è masochista? Stasera avete un altro appuntamento, se non erro» Miroku mi interrompe alzandosi di scatto dalla sedia e accendendosi una sigaretta. «Oggi non saremo soli; ci sarete anche tu e la bella Kagome-san – sbaglio o sei stranamente loquace oggi?» spegne la sigaretta borbottando qualche frase come “le avevo promesso di smettere”, anche se non ascolto ciò che biascica in modo incomprensibile. «Questo l’hai deciso tu, e non vedo perché dovrei perdere del tempo a osservare te e la tua nuova donna». Lo fulmino con lo sguardo, ignorando la sua domanda. Questa volta sono io ad accendermi una sigaretta e non bado al mio amico e alle sue rimostranze finché non mi grida quasi in faccia «ma a te non piaceva Kagome?». Mi blocco. Prego? «Perché mai dovrebbe interessarmi quella racchia?». Miroku inizia a guardarmi in modo eloquente, come se stesse alludendo a qualcosa di ben noto a entrambi. Oh no, no e ancora no. Non penserà che quella ragazzina mi possa piacere solo per la somiglianza fisica con Kikyo! No, impossibile. Devo aver alternato davvero numerose espressioni tra lo sbalordito, lo stizzito e l’imbarazzato, altrimenti non si spiegherebbe perché quell’idiota insopportabile pervertito del mio pseudo amico stia ridendo, tenendosi la pancia. Dopo essere stato malmenato, ovviamente, per mia somma soddisfazione, la smette.
Torno a casa, sufficientemente irritato per diversi motivi: primo, l’incontro irritante con una altrettanto irritante ragazzina, durante il quale sono stato aggredito e colpito con un mattone, per poi – oltre al danno, pure la beffa! – essere chiamato “cagnolino”. Non parliamo del pranzo con quel libertino di Miroku. Terzo, è sempre colpa di Kagome, perché… perché sì.


Mi sveglio dal mio torpore, e InuNeko miagola ancora flebilmente quando il mio sguardo, ancora offuscato dopo la dormita, non si posa sulla sveglia. Non di nuovo. No, non possono essere già le 20.20: non è possibile. Scatto in piedi e grido, fiondandomi sotto la doccia, dimenticando di togliermi i calzini che si inzuppano, di conseguenza, e si riempono di sapone. «Accidenti!». Devo ancora prepararmi. Sango e Miroku arriveranno alle 21.15 in punto, e considerando la pessima abitudine della mia amica di arrivare sempre un po’ in anticipo per aiutare a sistemare, tra una trentina di minuti sarà qui.
Rischio, inoltre, di lavarmi i capelli con la crema depilatoria, ma per fortuna, scampo al pericolo di tramutarmi in un bonzo. Fatta la doccia nel tempo record di dieci minuti e quindici secondi – Kagome, tieni d’occhio l’orologio. Ce la puoi ancora fare! –m’infilo la biancheria mentre mi asciugo i capelli.
Il citofono squilla e, in questo momento d’agitazione pura per me, il suo tintinnio sembra essere sostituito dal rintocco mesto delle campane a lutto: per fortuna Sango è giunta da sola, senza portare Miroku.
«Dovevo immaginare che fossi ancora in questo stato pietoso». La ragazza osserva i miei capelli, arruffati e scarmigliati, ma, perlomeno asciutti e mi trascina in camera; in pochi minuti riesce a trovare una maglia con scollatura all’americana di raso nero e un paio di jeans aderenti blu che indosso velocemente, senza curarmi neanche di come mi stiano. Sango finisce di riordinare la casa, raccontandomi dei suoi battibecchi continui con Miroku: le piace, e anche parecchio. Continua a parlare stizzita di quanto sia libertino e scapestrato, ma dopo ogni sentenza non propriamente carina nei confronti dell’imputato, aggiunge un “ma ha anche qualche pregio, sai?”, cercando di difenderlo e scagionarlo dalle sue stesse accuse.
Un altro squillo, dopo poco, ci avvisa dell’arrivo di Miroku, solo. Anche lui. Eppure gli avevo ordinato di venire - a quel mezzo demone, intendo.
«Sango-chan!» il ragazzo getta le braccia al collo della mia amica, diventata color vermiglio dopo pochi secondi, che lo allontana con uno dei suoi soliti schiaffi. «Certo che potresti trattarlo meglio!» la rimprovero, quasi con fare materno, ma lei controbatte ad alta voce in modo che il ragazzo la possa sentire chiaramente. «Si comporta così con tutte, questo qui». Miroku impallidisce percependo l’aura minacciosa che proviene da Sango. «Kagome-san, sei davvero stupenda» non finisce di pronunciare tali parole ed ecco giungere un altro sguardo carico d’intenti omicidi verso il giovane, che inizia a sudare freddo dopo aver deglutito rumorosamente, sfiorando appena la mia mano. Continua, comunque, titubante e ricomponendosi «sono certo che farai colpo su quello scorbutico di InuYasha!».
Sango ritorna a sorridere, mentre arrossisco violentemente «Tanto non verrà», inconsciamente ho pronunciato le parole in modo estremamente gelido, da far accapponare la pelle ai presenti «Be’, che ne direste di fare uno spuntino? Ho preparato qualcosa» le mie labbra s’incurvano innaturalmente in su e i due ragazzi annuiscono ammutolendo.
Ci sediamo in salone a chiacchierare, mentre mangiamo tramezzini, onigiri, frittatine e altri piatti da me sapientemente comprati al supermercato e riscaldati nel microonde – non ho avuto proprio tempo di preparare nulla, se non una torta al cioccolato, ovviamente, l'unico dolce che mi riesca bene.
«Kagome, hai qualche birra?» Sango mi guarda con occhioni imploranti. Una voce interiore mi ricorda e ammonisce che reggiamo poco e non dovremmo bere, ma la ignoro e zittisco deliberatamente. «Certo, le prendo subito, ma non esagerare, in discoteca berremo già a sufficienza, non trovi?» la mia amica annuisce, mentre sia lei che Miroku aprono le loro lattine. Suona ancora il citofono e Sango va ad aprire prima che abbia il tempo di farlo io. «Chi è?» i due ragazzi fanno spallucce ed inarco un sopracciglio, pensierosa. Non può essere, insomma, anche se gliel’ho ordinato non credevo che – ma che dico... Le sinapsi non funzionano e i dati non giungono al mio cervello confuso. La porta è aperta e InuYasha varca la soglia con nonchalance. «Ciao a tutti» bofonchia accigliato e poi rivolgendomi uno sguardo chiaramente provocatorio. Sorrido, inconsciamente.


Perché diavolo sorride? Non dovrebbe infastidirla che uno come me sia entrato in casa sua? Ghigno, inarcando un sopracciglio: mi accorgo che Miroku e Sango scrutano eloquentemente prima me, poi la mocciosa, che sta maneggiando alcune birre.
Mi porge una lattina, mentre tenta di aprire la sua. Come può essere così imbranata? Questa sera non sembra neanche la solita ragazzina – bella, ha detto Miroku. Sì, ecco. Passabile.
Non faccio in tempo a finire di pensare questa affermazione – che dovrebbe/potrebbe essere un tentativo di un quasi complimento - che la lattina di birra di Kagome – come dire? – esplode. La ragazzina è bagnata da capo a piedi e i capelli lucenti si fanno opachi; ovviamente non trattengo le risate.
«Kagome» Sango, l’amichetta della mocciosa, soffoca le risate, mordendosi le labbra e mi lancia uno sguardo accigliato mentre balbetta qualche frase confusa «guarda, si può rimediare, basta sciacquarsi subito». La ragazza risponde all’affermazione dell’amica con un sorriso gelido, che poi rivolge a me. «Potete andare anche senza di me - a ballare, intendo. Non fa nulla, volevo dirvi da prima che mi era passata la voglia». Siamo tutti ammutoliti e anche leggermente intimoriti: a Kagome iniziano a scendere copiose lacrime per le guance. «Kagome-san» balbetto incerto «non» deglutisco rumorosamente «io non volevo offenderti, su. Non importa per la discoteca». Agito impacciato le mani davanti a me, porgendole un fazzoletto. Tutti gli sguardi dei presenti, basiti, si posano su di me, compreso quello di Kagome, che inizia a gridare – reazione che temevo e non speravo. «Stupido, piango perché mi è andata la birra negli occhi!».






n / a

Eh sì, perché mi hanno detto che brucia davvero la birra negli occhi. Ma ora… it’s show time! Tunztunztunz Questa è tutta la musica house che mi sono concessa in questo capitolo, o meglio, l’onomatopea direi che è sufficiente e anche un filo eccessiva. E già, avevo voglia di cambiare font e stile per la postfazione! x°°°) Arrivederci care/i, al prossimo capitolo – se vorrete leggerlo! –: fatemi sapere che ve n’è parso di quest’ultimo, as usual.
Ancora mille baci!



»Mary

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Un anno che non aggiorno, eh? Che vergogna, che vergogna! Spero di non aver perso completamente i miei pochi lettori, anche se vana è la speranza. 

Mi scuso ancora per la mia estenuante lentezza e vi avviso che non manca molto alla fine!

Buona lettura!

 

 

 

Capitolo 11 – E poi?

 

 

 

Sono attonito, sbalordito, sconvolto dalla risposta della giovane, tutt’altro che calma e pacata. Che diavolo, una volta che tentavo di essere gentile! La ignoro, digrignando i denti e ringhiando. Sango porge un asciugamano alla mocciosa e tenta di placare la sua ira, blandendola. «Dai, ti possiamo aspettare mentre ti cambi» continua la ragazza, mettendole una mano sulla spalla. «Sango, ribadisco, no, non vengo. Andate pure senza di me» Il tono di Kagome è sempre più minaccioso, e la sua rabbia, mal celata da un’innaturale calma, le conferisce un atteggiamento ancora più inquietante. Miroku la interrompe con fare affabile e il mio cervello continua a mandarmi segnali d'allarme per l’aura omicida della ragazza, di cui il mio amico sembra non accorgersi. «Be’, allora io e Sango-chan andiamo! InuYasha rimarrà con te fino a che non sarai pronta!». Il libertino lancia un fugace ed eloquente sguardo all’amica della mocciosa e, in meno di dieci secondi, i due corrono via dall’appartamento, lasciando Kagome e me soli e a bocca spalancata. Dannato traditore! Che cavolo sta succedendo?! Quegli idioti!
«Al diavolo!» sbotta la ragazzina e poco dopo emette un terribile grido «Sango, questa volta me la paghi!». Mi tappo le orecchie con forza; il suo acuto strillo ha dilaniato e distrutto i miei sensibilissimi timpani, come se un migliaio di spilli si fossero conficcati in essi.
«Razza di una scema! Ci sento fin troppo bene!» Kagome si affloscia su se stessa e mi guarda sconsolata, con un espressione corrucciata, un misto tra rassegnazione e rabbia. La osservo accigliato di rimando, finché lei non abbassa lo sguardo e arrossisce, facendo, così, imporporare anche le mie gote.
«Non ti muovere da qui» pronuncia le parole con un tono perentorio ed imperioso e, alzandosi, corre in bagno a lavarsi. Come si permette di darmi ordini?! Che ha in testa quella mocciosa? Non la sopporto.
Mi guardo intorno, scrutando la cucina e il salone, mentre odo lo scroscio dell'acqua sulla sua pelle: il profumo dolciastro di Kagome è ovunque e mi pervade, prepotente. Un miagolio giunge alle mie orecchie e, abbassando lo sguardo, trovo un micino che mi scruta intimorito. Ricordo le parole sarcastiche che la giovane mi ha rivolto durante l’incontro al parco divertimenti, dicendo che la compagnia di quell’animale è più piacevole della mia. Ah! È questo l’essere più simpatico di me: bene, a noi due, gatto! Sedendomi sul divano, inizio a giocare col micio, con un ghigno stampato sulle labbra, dimenticandomi della situazione assurda e dell’odio che matura sempre di più dentro di me verso Miroku: tiro in alto le zampe anteriori dell’animale, costringendolo ad una goffa e scomoda camminata sulle sole posteriori. La mia vittima tenta di divincolarsi, invano, quando il profumo della ragazzina si fa più intenso, più insopportabile: levo gli occhi dalla mia preda ed eccola lì, la mocciosa, seduta sul bracciolo della poltrona, con indosso solo un misero accappatoio attillato, che lascia scoperta gran parte delle gambe lunghe, snelle e perfette, sulle quali si rincorrono e rotolano gocce d’acqua, mentre si strizza i capelli in un lindo asciugamano rosa, sorridendo sorniona. L’animale mi graffia una gota nel momento in cui, distratto dalla giovane, allento la presa sulle sue zampine. «Stupido felino!» ringhio, e il micio, soffiando corre tra le braccia di Kagome, che ride soddisfatta. «Buono, InuNeko, quello stupido non ti darà più fastidio» ridacchia, accarezzando il felino, che fa le fusa, mettendo in risalto la sua condizione privilegiata, come se stesse dicendo: “Guarda, io sono qui a pascermi tra le braccia di questa bella e formosa ragazza, vestita solo di straccetti”. Deglutisco, cercando di stare calmo. Dannati ormoni! «Vado ad asciugarmi i capelli e a vestirmi, vedi di stare buono: dato che ormai siamo qui, ci conviene sbrigarci e andare ad ammazzare quegli idioti il più in fretta possibile». Gli occhi di Kagome sembrano quasi fiammeggiare. Inarco un sopracciglio e inizio a parlare con nonchalance, accavallando le gambe: «Non estendere al plurale, cara» deglutisco ancora, scoprendo che il mio sguardo scivola sulle sue forme, quasi come un riflesso incondizionato, «sei tu che devi muoverti. Non sono io lo scemo cui è scoppiata in mano una lattina di birra, e poi, certo che sei l’antitesi della perfetta donna giapponese». Sospiro e appoggio il palmo della mia mano sulla fronte, lanciandole occhiatacce e continuando imperterrito la mia predica: «Per nulla remissiva, docile e amabile e direi, in compenso, incredibilmente sfacciata, priva di ogni pudore e decenza. Non dovresti girare così (vestita?) davanti ad un uomo!». La ragazza mi osserva, stupita probabilmente dal mio lieve imbarazzo, e prima diventa rossa di rabbia, poi sghignazza. «Ma non sei tu a dire sempre che sono una mocciosa, Inucchan?» ringhio, mentre assume una caricaturale aria da ragazza innocente «Non dovresti proprio provare il minimo interesse per il corpo di una bambina! E poi, questa è casa mia, razza di sciocchino. Vado a cambiarmi, “perfetto uomo giapponese”, che segue alla lettera l’etichetta». Mi strizza l'occhio e mi manda un bacio, con fare stucchevole ma stranamente gelido. Si alza, mi fa la linguaccia e si chiude la porta alle spalle lasciandomi senza parole, senza che io possa ribattere. Dannata, odiosa, ragazzina! Appunto, io non provo assolutamente nulla davanti a una cretina del genere. Sbuffo e lancio un’ultima astiosa e imbarazzata occhiataccia alla porta chiusa.

 

Mi asciugo svogliatamente i capelli, spazzolandoli, di tanto in tanto. Che situazione orribile: Sango è specializzata per mettermi in queste tremende e fastidiose faccende. Il pensiero di InuYasha, nell’altra stanza mi agita, stranamente. Osservo la mia adorata maglietta, fradicia di birra e la lancio sconsolata nella lavatrice: mentre programmo l’elettrodomestico sento un ringhio e la voce dell’hanyou che spezza la fragile quiete del mio appartamente.
«Dannato gatto!», ridacchio udendo queste parole, mentre mi dirigo in camera, dove sosto imbambolata almeno due buoni minuti per decidere una soluzione d’abito alternativa – cavoli, non avrei mai pensato di necessitare un cambio! -. Una sensazione di instabilità mi coglie all’improvviso. La testa mi gira vorticosamente e sembra che il pavimento sotto i miei piedi stia oscillando. Accade tutto in un attimo, senza che le mie sinapsi riescano a collegarsi tanto velocemente da capire la situazione. «Kagome!» Mi ritrovo sul letto, sotto il peso di qualcosa, o meglio, di qualcuno ben più solido di me: InuYasha. 
Il mezzo demone respira affannosamente sopra di me, mentre le sue mani sono appoggiate vicino alle mie orecchie e le braccia sono tese. Il mezzo-demone è chinato su di me, il suo volto è a pochi centimetri dal mio e ciocche di capelli argentei ricadono sul mio viso, solleticandomi le gote. Il sangue gli pulsa rapido nelle vene e riesco quasi ad udire il suono del cuore che lo pompa per il suo corpo atletico e, per un istante, quasi ipnotizzata, vorrei sfiorargli il collo, ma subito mi riprendo dal temporaneo incantamento con un moto d'irragionevole ira.
«Perché diavolo mi sei saltato addosso, razza di maniaco?!» sibilo le parole che escono dalle mie labbra con un suono acuto e stridente. InuYasha mi osserva sbigottito e arrossisce, tirandosi in piedi con un fluido movimento e dandomi le spalle. Il mezzo-demone si rassetta un po' i vestiti, scrollandosi di dosso parte delle schegge che sarebbero finite su di me insieme a pezzi di legno massicci, se non mi avesse protetta. «Mocciosa, ti stavo solo salvando dall’essere travolta dal tuo armadio, abbattuto dal terremoto. È così che mi ringrazi?» mi indica con un cenno della testa le ante fracassate del mobile, collassato a terra, insieme ad altri pezzi di mobilio e quadri, continuando poi dicendo «E comunque copriti». Il rossore invade ulteriormente le gote dell’hanyou e anche le mie. Mi sistemo rapidamente l’accappatoio che, nella caduta sul letto, si è scostato lasciando scoperta gran parte del decolté e delle gambe, e fisso basita l’armadio.
«Diamine! I miei vestiti erano dentro a quello!». Cambio discorso per dissipare l'imbarazzo di entrambi.
Lembi di tessuto sporgono dalle assi di legno, in parte sbriciolate dai tarli, abili scavatori di gallerie, in parte devastate dal terremoto. Mi alzo dal letto e prendo InuNeko in braccio: il povero micino miagola rumorosamente. Muovo qualche incerto passo quando una nuova scossa mi fa vacillare: le ginocchia cedono e InuYasha mi sostiene ancora una volta tra le sue braccia forti. Riesco a sentire ogni guizzo deii suoi muscoli, che si contraggono e rilassano.
«G-grazie» arrossisco violentemente e anche lui mi imita, sorpreso, «riesco a stare in piedi, tranquillo. Sono solo» sospiro, stringendo tra le braccia il micio «leggermente spaventata». Mi rendo conto, infatti, di stare tremando e che ormai nelle mie orecchie sento solo il suono del cuore che pulsa rapidamente sangue in tutto il corpo.
«Come ci sei riuscito? Ad essere così previdente e rapido, intendo». InuYasha inarca per l'ennesima volta un sopracciglio e mi guarda con un'espressione che mi suggerisce di avergli appena domandato qualcosa di estremamente semplice, anzi, banale e di facile intuizione.
«Mi pare ovvio». Ghigna e scrolla le spalle con fare smargiasso. Ecco, immaginavo che l'avrebbe detto. «Non sono un umano. Sono un mezzo-demone: ho percepito il terremoto qualche secondo prima che avvenisse e ho sentito anche lo scricchiolio delle assi che si frantumavano. Ho seguito solo il tuo profu...» si interrompe, correggendosi, cosa che mi fa rimanere alquanto perplessa e continua celere «Il tuo odore. Mi pare che tu possa ben immaginare il resto». Rimango esterrefatta alla sua spiegazione, mentre l'hanyou mi lancia alcuni vestiti dopo averli frettolosamente scrollati dalle schegge. «Ci dovrebbe essere qualche altra piccola scossa di assestamento, secondo i miei calcoli, ma ora vestiti, ragazzina».
InuYasha, ancora col volto in fiamme, esce dalla mia camera, lasciandomi sola. Il cellulare squilla: c’è un messaggio da Sango, che chiede notizie sulla nostra salute e che mi informa che starà con Miroku. Tutta la sera. Sgrano gli occhi leggendo celermente l’SMS e mi scappa una risata. Ovviamente non gradiscono compagnia. Mi infilo velocemente i vestiti e corro in sala: la camera è completamente nel caos. L'unico che sembra a proprio agio in quel disordine e che si staglia in mezzo alla stanza fiero, come un dio della guerra che osserva i cadaveri degli uomini caduti sul campo di battaglia è InuYasha.
«Ti conviene stare da Sango-san, se la sua casa non è messa peggio della tua» e mi indica un tubo che perde nella zona cottura, ovvero la mia piccola cucina.
«Sango non è a casa...» sospiro e, mangiandomi le parole e arrossendo, continuo «O almeno credo. Ha detto sarebbe stata con Miroku-san». La risata fragorosa e sincera di InuYasha mi coglie di sorpresa. «Chi ha tempo non perda tempo, giusto?». Lo osservo, incuriosita da quel moto di ilarità e mi siedo sul divano, studiando i movimenti dell'hanyou. Che fare ora? InuYasha sembra quasi avermi letto nel pensiero e mi parla con la solita arroganza mista ad indifferenza.
«Ora che dovremmo fare?» si gratta il mento con fare perplesso. Mi rendo conto che il mezzo demone probabilmente non si aspetta una risposta da me, ma anzi, sembra quasi aver posto quella domanda a se stesso, dimenticandosi della mia presenza.
«Penso proprio che andrò a casa a controllare la situazione: in fondo, se casa tua è ridotta in questo stato, non oso immaginare la mia» muove rapidamente verso la porta, dopo aver afferrato con altrettanta celerità la sua giacca.
«Kagome-san» accenna a mo' di saluto. Prima che varchi la soglia mi trovo a trattenerlo per il lembo della giacca. InuYasha mi osserva con la coda dell'occhio aggrottando le scure e ben delineate sopracciglia. Mi rendo conto del mio gesto impulsivo e lascio andare il lembo di tessuto, sentendo il calore affluirmi sulle gote. Il mezzo-demone si gira, sospira e il suo volto si contrae in una smorfia carica di ironia: «Paura a stare sola in casa, ragazzina?». Stringo le mani in due pugni finchè le nocche non diventano bianche per lo sforzo e, dopo aver inspirato a fondo mi preparo a rispondergli prontamente con un commento sarcastico, che però non riesco a pronunciare repentinamente come mi aspetto. Il mio sguardo si allaccia a quello del mezzo-demone, il cui mezzo sorriso appare più accattivante che mai. La frase che pronuncio, per di più, è completamente diversa da ciò che, un attimo prima, ricordavo di aver formulato nei miei pensieri in risposta alla sua provocazione e non sono la sola sorpresa alla mia infelice (?) uscita.
«Affatto, ma io vengo con te. Non ho intenzione di passare la mia serata a far nulla o meglio» continuo prima che mi possa interrompere, vedendo la sua espressione sempre più sbalordita e i suoi occhi sempre più sgranati «a riordinare il mio disastrato appartamento».
Afferro anche la mia giacca, le chiavi di casa e la borsetta. Dopo aver lasciato una piccola ciotola colma di cibo per gatti a InuNeko, lascio una luce accesa per il micio e chiudo la porta alle nostre spalle.
«Scendiamo dalle scale. Obiezioni?».
InuYasha scuote la testa e mi segue lungo la rampa di gradini, ammutolito dal mio tono lievemente aggressivo.
Meglio che passare la serata sola, giusto?

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


 

Grazie infinite a tutti i vecchi e nuovi lettori che hanno commentato il precedente capitolo e grazie in particolare a chi, nonostante il lungo tempo trascorso dall'ultimo aggiornamento, non si è scordato di me e ha continuato a seguire la mia storia. Grazie davvero per le bellissime recensioni che mi lasciate sempre; mi sono di grande conforto quando mi sento triste e in particolare lo sono state in questo periodo non propriamente brillante per me e la mia famiglia, quindi grazie ancora. Buona lettura!

 

 

 

Capitolo 12 – Gomme bucate e letti comodi

 

 

 

Scendiamo le scale rapidi, al ritmo degli sbuffi di InuYasha e delle sue imprecazioni. Gli apro il portone e lui lo varca, lanciandomi uno sguardo carico di irritazione. Il mezzo demone si muove con ampie e rapide falcate e, poco dopo, siamo distanti almeno cinque metri l'uno dall'altra, mentre ormai mi ritrovo a corrergli dietro per seguire il suo celere passo.

«Ti dà così fastidio aspettarmi?!», sbotto improvvisamente, stizzita.
InuYasha si blocca all'improvviso e gli vado rovinosamente addosso.
«La macchina è questa», fa un cenno verso quella stessa vettura che ha guidato in modo spericolato per arrivare al parco divertimenti e rabbrividisco al ricordo delle manovre mortali eseguite con studiata cattiveria dal mezzo demone in quella circostanza. Continua a parlare, osservando con occhi fiammeggianti le ruote del veicolo «Come vedi, però, la gomma anteriore destra è bucata, e si dà il caso che non abbia quella di scorta». InuYasha quasi ringhia pronunciando quelle parole. Studio le espressioni che si susseguono sul volto del giovane: stizza, ira e infine rassegnazione mista a frustrazione. InuYasha mi guarda sottecchi ed inarco un sopracciglio di rimando. «Hai intenzione di guardarmi così tutta la sera?», emette un suono gutturale, seguito da un sospiro, poi si gira, dandomi le spalle e accovacciandosi. «Tsk», mi fa un gesto spazientito con la mano «muoviti a salire. Facciamo prima così che prendendo un taxi».
Lascio passare un attimo di silenzio. «Come, prego?», lo osservo, sbalordita e continuo a parlare, puntando a mo' di precisazione un dito contro l'hanyou. «Mi stai dicendo che- » InuYasha non mi lascia terminare, come al solito, la frase e mi carica di peso sulle spalle.
Cerca di celare un ghigno. «Reggiti forte, mocciosa».
La terra sembra vacillare di nuovo; chiudo gli occhi. Torna una sensazione familiare: sono attratta dal vuoto, invitante, che attanaglia le viscere e stringe in una morsa la bocca dello stomaco. Schiudo le palpebre, prima lentamente per poi spalancarle di colpo: InuYasha sta correndo e lanciandosi velocemente tra le vie della città. Le luci scorrono veloci sotto di noi ed io aumento la presa sul mezzo demone, cingendo il suo torace con le braccia. Mi abituo gradualmente alla frenetica ed agile corsa di InuYasha. Il mio cuore batte all'impazzata, per quanto mi senta protetta dal mezzo demone, che mi tiene saldamente stretta a sé. La notte scorre sotto di noi e il vento è sferzante sul mio viso. Non sapevo che fosse possibile non provare freddo in una situazione del genere... Sarebbe proprio romantico se InuYasha fosse più gentile. Sempre ammesso che possa esserlo. Sospiro.

 

 

Troppo forte. Il suo dannato profumo è stucchevole. Troppo forte. Kagome è leggera sulla mia schiena e temo possa scivolare facilmente tra le mie mani e volare via: stringo la presa su di lei.
È così vicina da poterne sentire chiaramente il pulsare del sangue nelle vene, ogni lieve respiro.
Arresto finalmente la corsa e lascio scendere la ragazzina: si rassetta i vestiti, si liscia i capelli scompigliati e si incornicia il volto tra le flessuose mani, ponendole sulle guance. Inizia a fissarmi, con un'espressione crucciata.
«Volevi ammazzarmi?» un acceso rossore le dipinge le gote, mentre mi osserva con una punta di imbarazzo.
Ghigno. «Ci ho, effettivamente, pensato!», faccio spallucce, «Però sai, non vale la pena andare in galera per l'omicidio di una mocciosa fastidiosa. C'è da dire che per me ci sarebbero delle attenuanti, come legittima difesa oppure» sono interrotto. La ragazzina non mi sta più prestando attenzione e, anzi, la sta rivolgendo ad una signora grassoccia, che l'ha appena salutata cordialmente. Sono spiazzato e tentato dal lasciarla qui, ma la aspetto, osservando la scena con indifferenza e incrociando le braccia al petto.
«Signora Rokudo, che piacere vederla!». Kagome fa un lieve inchino e sorride cordialmente.
«Piacere mio, cara dottoressa Higurashi», la signora è altrettanto educata e gentile. Le due scambiano qualche parola di vario argomento. Proprio quando inizio ad annoiarmi nell'attesa, sono tirato in causa dalla pingue donna.
«Ha già trovato un nuovo ragazzo dopo Hojo, ma non c'è da stupirsi, lei è così bella». Kagome mi guarda e arrossisce fino alle punte dei capelli e anch'io la imito, senza riuscire a controbattere alle parole della - probabilmente molto pettegola - signora.
«I-InuYasha-san è un amico, signora» la guardo infastidito, senza rendermi neanche conto del perchè. Come osa liquidarmi così? Solo un amico? Poi da quando in qua saremmo amici? Ci s'infila a casa di un amico a notte fonda?! «Come sta suo marito? È un pezzo che non lo vedo» Kagome inizia a ridacchiare «è per caso fuggito con l'amante?» La donna la guarda, rigida, imbastita nel suo tailleur grigio.
«È così. È scappato con la segretaria». Devo trattenere le risate per la figuraccia che la mocciosa ha appena fatto: Kagome è, nell'ordine, impallidita, arrossita e ha iniziato a sudare freddo.
La signora Rokudo* le ha rivolto uno sguardo gelido accompagnato da un altrettanto gelido sorriso e si è congedata rapidamente.
Appena la donna sparisce all'incrocio inizio a ridere freneticamente: non l'avessi mai fatto.
«Ho appena perso una cliente e tu ridi?!», Kagome mi guarda con gli occhi lucidi e sento gelare l'aria. Dopo poco, però, anche lei scoppia in una risata argentina.
«Che figura, eh? Potevi darmi una mano, però!».
Le porgo la mano e le faccio un cenno, con un sorriso sghembo dipinto sulle labbra. «Andiamo, mocciosa».

 

 

 

Stringo, prima di rendermene conto, la mano di InuYasha, che sta ancora ridacchiando. Camminiamo l'uno vicino all'altra, legati da quel contatto, fino alla hall dell'alto grattacielo in cui vive l'hanyou. InuYasha lascia andare la mia mano e preme il pulsante dell'ascensore. Ascensore. Dobbiamo prendere l'ascensore.
«Non ci sono scale, qui?». InuYasha inarca un sopracciglio.
«Hai intenzione di salire le scale di emergenza fino all'ultimo piano?», domanda, con l'ombra di un ghigno sulle labbra.
«U-ultimo piano?» deglutisco.
«Già» si china verso di me, bloccandomi tra il muro e il suo corpo solido ponendo un braccio sopra la mia testa. «Paura degli ascensori, Kagome-san?». Sento il sangue affluirmi alle gote.
«No, affatto», confermo con voce apparentemente calma.
Un sinistro tintinnio ci avvisa che l'ascensore è al piano terra.
«Dopo di te» InuYasha mi cede il passo e quando le porte si chiudono davanti a noi, sobbalzo.
L'ascensore sale rapidamente e quando le porte, infine, si riaprono all'ultimo piano, tiro un sospiro di sollievo. «È solo che non mi piacciono gli ascensori». Ride di me, ancora una volta e lo guardo con lieve irritazione.
L'appartamento di InuYasha è ampio e spazioso e sono colpita dal gusto sobrio, ma originale con cui è arredato. «Mocciosa, ragazzina, fastidiosa!» sobbalzo alla voce gracchiante che giunge da un punto del salone ben preciso: una gabbia con un pappagallino pende dal soffitto.
«Ripeti se hai il coraggio, dannato uccellaccio?!» mi avvicino minacciosa al volatile e poi osservo con rabbia InuYasha. «Bella trovata insegnarli come insultarmi. Dimmi, quanto l'hai studiata questa? E poi saresti tu l'uomo maturo!».
Il mezzo demone alza le mani in segno di difesa. «Ha fatto tutto lui», sorride innocentemente. «Per una volta non ha detto qualcosa di sbagliato!». Sto per ribattere, ma il pappagallo gracchia nuovamente. «Kagome, buon profumo! Buon profumo!».
Arrossisco. InuYasha si dirige rapidamente verso la gabbia e la copre con un panno.
«R-ripete sempre tutto quello che sente» si mangia le parole «da Miroku, soprattutto. Prima era suo». Non appena termina la frase, il pappagallino fischia un'altra parola: «bugiardo!».
InuYasha scuote con lieve fermezza la gabbia, ringhiando qualcosa che mi è incomprensibile, e scompare in camera da letto, dove lo seguo.
Un ampio matrimoniale domina la stanza.
«Io starò sul divano» afferma, mentre estrae una coperta da un cassettone.
«Non ce n'è bisogno! Posso benissimo stare io in salone». Ovviamente l'hanyou ignora la mia sentenza e continua a parlare. «Io non ho così tanto bisogno di dormire. Sono un mezzo demone, tu, invece no, quindi dormi e non fare storie». Lo osservo stupita e continuo imperterrita. «InuYasha, mi sentirei in colpa». Il mezzo demone mi guarda di sottecchi, getta la coperta sul letto e con un unico passo mi si pone davanti, sollevandomi il mento con l'indice della mano. «Hai paura del buio, Kagome, o stai solo cercando qualche scusa per venire, in tutti i sensi, a letto con me?».
InuYasha mi osserva con un ghigno spavaldo dipinto sulle labbra e non posso fare a meno di abbassare lo sguardo, scostarmi da lui e rispondere, ormai paonazza in volto, sia per l'imbarazzo che per la rabbia. «Come puoi pensare questo di me? Non sono certo il tipo da infilarsi nei letti altrui così spudoratamente, sai?!». Il mezzo demone aggrotta le sopracciglia e un'espressione arrabbiata sostituisce quella divertita che gli dipingeva precedentemente il volto.
«Be', allora cosa fai a casa di uno che conosci da così poco e nel letto del quale passerai inevitabilmente la notte?». Non ha tutti i torti; che ci faccio io qui? Sarà il caso che me ne vada magari in un hotel... Penso, guardandolo intontita.
«Non lo so». Le parole mi escono in un sussurro e mi siedo sul bordo del letto, sovrappensiero.
InuYasha mi guarda incredulo. «N-non lo sai?».
«Già» ammetto «non so per quale motivo, ma ti ho seguito. Forse è perchè mi sento protetta con te». Mormoro, tra me e me. Il mezzo demone mi rivolge il più stupito e imbarazzato dei suoi sguardi e mi rendo immediatamente conto di aver parlato ad alta voce.
«Ah». L'imbarazzo mi fa guardare altrove, ma tutto nella stanza mi urla il nome di InuYasha.

 

 

 

«Guardiamo un po' di televisione?». Accendo la tv senza aspettare una risposta da parte di Kagome. Sbaglio o ha appena detto che con me si sente al sicuro? Cerco di nascondere l'imbarazzo muovendomi con disinvoltura. Mi sdraio sul letto e appoggio la schiena alla testiera del letto: poco dopo la ragazza mi imita, anche se si tiene abbastanza distante.
Guardiamo un po' di notizie: il terremoto di oggi è stato abbastanza forte e ha recato più danni del solito. È inquadrato dalla telecamera quello stesso supermercato dove avevo incontrato quella strana donna con cui mi ero scambiato i sacchetti della spesa, anche se, a causa della perdita dei miei poteri quella notte, a causa della febbre, non ricordo molto. La dolce commessa Yoko è intervistata e, come al solito, si lamenta, affermando che durante i giorni in cui metteranno a posto l'insegna che è crollata, il negozio non sarà aperto. «Quella commessa è insopportabile, la vedo sempre!». La ragazza ha la voce assonnata e dopo poco odo il suo respiro farsi regolare. La testa corvina scivola sulla mia spalla e mi irrigidisco lievemente: stendo la ragazzina, che pare una bambola, accanto a me, in una posizione più comoda. Continuo ostinatamente a cercare di guardare la tv, ma, dopo poco, le immagini dello schermo al plasma, appeso alla parete di fronte, si fanno sempre più sfuocate. Il suo profumo inebriante mi rilassa e cado, infine, anche io nell'oblio dei sogni, nell'abbraccio del sonno.

 

 

n / a

*Rokudo: è anche il cognome del protagonista del manga Kyoukai no Rinne, sempre di Rumiko Takahashi.
Scusate il layout terribile, non sono e non sarò mai pratica dell'htlm! Spero, comunque, che anche questo capitolo vi sia piaciuto! 
A presto ;)

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