Ci sei ancora tu nei miei ricordi

di Guessstar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Citazioni & Prologo ***
Capitolo 2: *** Non sei lui ***
Capitolo 3: *** Vuoto ***
Capitolo 4: *** Se fossi stata la tua vita ***
Capitolo 5: *** Lettera ***
Capitolo 6: *** Che agnello stupido. ***
Capitolo 7: *** Lasciare... ***
Capitolo 8: *** Faccia a faccia. ***
Capitolo 9: *** Addio Jacob ***
Capitolo 10: *** Alaska ***
Capitolo 11: *** Telefonata ***
Capitolo 12: *** Finalmente ***
Capitolo 13: *** Non voglio ***
Capitolo 14: *** Lui. ***
Capitolo 15: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 16: *** Ritorno ***
Capitolo 17: *** Debole ***
Capitolo 18: *** Inutile. ***
Capitolo 19: *** Speciale. ***
Capitolo 20: *** Sole ***
Capitolo 21: *** 30/07/2006 ***
Capitolo 22: *** saluti. ***
Capitolo 23: *** è tutto finito... ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Citazioni & Prologo ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI
CITAZIONI
In confronto alla morte, l'amore è una faticosa faccenda infantile, sebbene gli uomini credano più nell'amore che nella morte. 
-Mario Puzo-


C'è il sacro terrore della morte, ma la morte è un fatto naturale, credo che la morte sia un'amica dell'uomo, perché mette fine a quel grande dolore che è la vita
-Jim Morrison-



PROLOGO
Ci sei ancora tu nei miei ricordi, ci sono ancora i tuoi occhi, le tue labbra c'è ancora il freddo della tua pelle.
Sono passati mesi ormai, ho mantenuto la promessa, 
nulla di insensato o stupido, ma purtroppo la vita è imprevedibile, 
e io sono stata colta di sorpresa.
Ho cercato di sopravivere fino ad ora, le mie forze sono esaurite, 
la mia voglia di vivere è finita.
Dove sei? Ho bisogno di te.
Forse un giorno ci rincontreremo, e saremo felici,
 ma non ora, non in questo momento, non voglio che tu mi veda così.
Ti amo Edward, 
ci sarai per sempre tu nei miei ricordi.

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Capitolo 2
*** Non sei lui ***


                                                                                                    CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

 

 

 

“Sarà come se non fossi mai esistito”
Erano passati 8 mesi, 2 settimane, 3 giorni e 4 ore da quando aveva pronunciato quella frase. Faceva spesso capolino nella mia mente e mi riportava di nuovo nell’abisso. Come poteva credere che l’avrei dimenticato così facilmente?
Da 8 mesi, 2 settimane, 3 giorni e 4 ore, non sognavo più, facevo incubi sempre più spaventosi, e mi risvegliavo nel cuore della notte incapace di riaddormentarmi. Ecco cos’era diventata la mia vita, era diventata un incubo.
Certo, avevo Jacob, lui mi amava, stavo bene con lui, gli volevo bene, ma non provavo amore per lui, non lo amavo o, almeno, non era lo stesso amore che avevo provato per… Non riuscivo nemmeno a pensare il suo nome. Ogni volta mi squarciava il petto e mi provocava una dolorosissima fitta al cuore, sempre che quello che avevo si potesse definire cuore, si era portato via anche quello. Si era portato via tutto di me, si era portato via la mia anima. Jacob non avrebbe mai preso il suo posto, non ci sarebbe mai riuscito. Ma era l’unica cosa a cui potevo aggrapparmi per rimanere in vita, se si poteva definire ancora così.
«Buon giorno tesoro» Charlie mi diede un leggerissimo bacio sulla fronte. Ormai non si preoccupava più di chiedermi come avevo dormito, sapeva benissimo che ogni notte mi svegliavo con il viso pieno di lacrime e tremante.
«Buon giorno papà» accennai un piccolo sorriso, per non farlo preoccupare più di tanto. Mi alzai e mi preparai per andare a scuola.
L’unica persona che mi era rimasta vicina tra i miei vecchi amici era stata Angela. Non si intrometteva nella mia vita, non mi chiedeva perché stavo così. Si sedeva accanto a me e ascoltava i miei silenzi, e capiva tutto.
Posteggiai vicino l’auto di Jessica, – con lei avevo interrotto ogni tipo di rapporto- mi sedetti su una panchina come facevo ormai da un anno e osservai gli studenti. Nulla era cambiato, per loro era veramente come se lui non fosse mai esistito, come se la sua partenza non avesse cambiato nulla, erano felici, solari, spensierati. Io non lo ero da un bel pezzo.
Le ore di scuola passavano lente, sembravano anni. A pranzo mi sedetti come al solito nell’angolo più lontano della mensa- che non occupava mai nessuno- e osservavo il loro tavolo, ormai occupato da un gruppo di ragazzi che non reggevano il loro confronto. Li ricordavo ancora, ricordavo ogni momento trascorso con loro, ogni parola detta, ricordavo le prime parole che ci scambiammo. Era assurdo pensare a quanto tempo era passato. Era assurdo pensare che non sarebbero ritornati mai più.
Aveva eliminato tutto quello che mi potesse ricordare lui, ma non era riuscito a eliminare i miei ricordi, quelli mi sarebbero appartenuti per sempre, e non mi avrebbero mai permesso di essere felice.
Mai.
Perché io l’ho amato, di un amore incapace di reggere i confini della realtà, un amore incondizionato, irrazionale, pazzo e irrefrenabile. Ma lui se ne era andato per non ritornare mai più, ero stata davvero così insignificante per lui. Volevo passare l’eternità con lui, stavo chiedendo troppo? Evidentemente, sì.
Ormai l’unica cosa che mi teneva ancora in vita era la certezza della sua esistenza, perché non riuscivo a immaginare un mondo senza Edward, non riuscivo a immaginare un mondo in cui lui non esistesse. Anche se mi aveva fatto del male, anche se mi aveva lasciata a Forks, costringendomi a vivere ogni giorno nel dolore e nella sofferenza, io continuavo ad amarlo, e lo avrei amato fino all’ultimo istante della mia insignificante vita.
Alla fine della scuola andai a La Push per andare a trovare il mio sole. Sì, era così che chiamavo Jacob, quando ero con lui dimenticavo tutto, o quasi. Riusciva a farmi ridere e gli ero grata per questo. Aveva accettato la mia amicizia e il mio rifiuto a qualcosa di più. Ma non mi aveva mai voltato le spalle, perché sapeva che avevo bisogno di lui e non poteva lasciarmi sola.
«Ciao Bella!» Mi rivolse il suo solito sorriso che metteva in risalto i suoi denti bianchissimi contro la sua pelle bruna. Adoravo quel sorriso, mi faceva sentire a casa. Ormai la sua crescita si era fermata, per fortuna. In confronto a lui sembravo una bambina di dieci anni.
«Ciao Jacob»
«Come va?» me lo chiedeva sempre, si preoccupava davvero del mio stato d’animo, me lo dimostrava in ogni modo che ci teneva a me. Voleva dimostrarmi in ogni modo che lui sarebbe stato un ragazzo perfetto per me.
«Bene, grazie. Tu?»
«Ora sto bene»
Gli sorrisi e scrollai la testa «Non ti merito Jacob»
«Me lo ripeti ogni volta»
«Perché è vero»
«Invece ti sbagli» la sua espressione si fece scura, i suoi occhi si ridussero a una fessura.
Cercai di cambiare discorso.«Allora, dove andiamo oggi?» gli dissi con tutto l’entusiasmo che potevo.
La sua espressione si fece pensierosa «Che ne dici di andare alla spiaggia? È da un bel po’ che non facciamo una passeggiata lì»
«Ottima idea!»
Il pomeriggio passò molto velocemente, non era mai abbastanza. Charlie adorava Jacob e per questo non mi imponeva mai coprifuochi. Se fosse dipeso da lui mi sarei potuta anche trasferire da Jacob.
«Allora come va?»
«Come al solito, Jacob»
«Pensi ancora a…» Neanche Jacob osava fare il suo nome, oltre al fatto che lo odiava con tutto se stesso per essere un vampiro, sapeva che sentire il suo nome mi faceva sentire ancora male, che riapriva l’enorme voragine che avevo nel petto.
Abbassai lo sguardo e lui capì che quel mio gesto era un sì.
«Insomma Bella! Se ne è andato per sempre, perché non vuoi capirlo? Perché non lo accetti? Non tornerà mai più! Non capisci che io sarei l’uomo giusto per te? Non capisci che io potrei renderti più felice di lui? Perché non vuoi dimenticarlo Bella?»
«Perché fa male Jacob!» gli ruggii contro, le lacrime erano sgorgate fuori e mi inondavano il viso «Io e lui ci siamo amati, io non ti amerò mai come ho amato lui, io non ti guarderò mai come ho guardato lui, io e lui ci siamo amati e non posso cancellare questi sentimenti, lo amo ancora e lo amerò per l’eternità».
Non mi sentivo più le gambe. Continuavo a piangere e lui cominciò a tremare.
Incominciai a chiamarlo «Jacob! Jacob»
«Vattene Bella, io non sono la tua ruota di scorta!» Non riuscii a dirgli una parola, rimasi immobilizzata, nei miei occhi si leggeva la paura e l’abbandono. Nei suoi, la furia. «Ho. Detto. Vattene» e le sue convulsioni si fecero sempre più violente. Sapevo che stava per trasformarsi e che non potevo stare lì ancora per molto, così cominciai a correre e raggiunsi il mio pick-up. Accesi l’auto e uscii di corsa da La Push, dietro di me, un lupo ululava pieno di dolore.

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Capitolo 3
*** Vuoto ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

 

bellina 3000: Ciao! Sì, la storia è ambientata dopo l'abbandono di Edward. Sono contenta che ti abbia incuriosita. Continua a seguirmi =)

mine:Ciao! In questa storia Bella vuole bene a Jacob, ma non sarà mai innamorata di lui, lo considererà solamente un amico. Dimmi che te ne pare di questo chap =)

Vampire_Twilight: Ciao!Grazie per l'incoraggiamento. Continua a seguirmi, tengo molto alle vostre recensioni. =)

Ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le preferite:

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Ecco a voi il prossimo capitolo ;)

 

 

 

Non avevo una meta precisa, o almeno, credevo di non averla. Mi accorsi solo quando la vidi che mi trovavo nell’ultimo posto dove  volevo essere in quel momento. Casa Cullen. Le lacrime mi rigavano ancora il viso, e i singhiozzi mi perforavano il petto. Sapevo che il reale motivo non era la litigata con Jacob, ma loro. Erano loro il motivo per cui la mia vita era diventata un tormento, erano loro il motivo per cui piangevo ancora, erano loro il motivo per cui non sorridevo più.

Perché diavolo mi trovavo di fronte quella casa? Non volevo trovarmi lì, volevo ritornare a casa mia. Poi capii, un tempo, quella era la mia casa, un tempo in cui non avrei mai dubitato dell’amore di Edward, un tempo ormai molto lontano, in cui avrei dato di tutto per passare l’eternità con lui.

Lottavo con tutta me stessa per ritornare indietro, eppure il mio corpo agiva da solo e un secondo dopo mi ritrovai sotto il portico di quella maestosa casa, facendo grandi respiri e sfiorando lentamente la maniglia per aprire la porta. Lo scenario che mi si parò davanti era mille volte più doloroso di quello di pochi secondi prima. Tutti i mobili erano ai loro posti, con l’unica differenza che tutto era ricoperto da enormi teloni bianchi. Cominciai a correre per tutta la casa -incespicando da tutte le parti- con la speranza di trovare un segno recente del loro passaggio, nulla. Senza pensare mi ritrovai di fronte la porta della sua camera. Le mie mani tremavano convulsamente, io ero in preda agli spasmi. Sapevo che l’apertura di quella porta avrebbe portato ancora più dolore di quanto ce ne fosse già nella mia vita, ma volevo dare un’ultima sbirciata, volevo riuscire a portare con me un segno della sua esistenza, un oggetto che mi rassicurasse che lui si trovava in qualche parte del mondo e che esisteva, mi bastava solo quello per sopravvivere.

Finalmente trovai il coraggio i di aprire quella porta, di fronte a me, il vuoto. Gli scaffali –un tempo pieni di cd- erano vuoti e pieni di polvere, il divano era ricoperto da un enorme telone come tutti gli altri mobili, solo la presenza di un oggetto mi stupì. Lo stereo era al suo solito posto, acceso. Che si fosse dimenticato di spegnerlo? Impossibile, i  vampiri avevano una memoria molto buona. Qualcosa mi spinse a toccarlo, forse la curiosità di vedere se vi fosse un cd, premetti il tasto play e una dolce melodia inondò la camera. Calde e abbondanti lacrime mi inondarono gli occhi quando capii che quella era la nostra canzone, Clair de lune, l’aveva lasciata qui, non voleva portarsi un nostro ricordo.

La mia vista era offuscata, tantissimi ricordi riaffiorarono vivi come non lo erano mai stati prima d’ora. Il nostro primo incontro, quando aveva desiderato di uccidermi, la nostra prima conversazione, la cena a Port Angeles, quando tutti i muri attorno a noi erano crollati, la nostra gita, la nostra radura, il nostro primo bacio, la nostra prima notte insieme, la prima volta che entrai in quella casa, la prima volta che volai aggrappata alle sue spalle, la prima volta che mi innamorai veramente, la prima volta che mi persi nell’ambra dei suoi occhi, la nostra estate assieme, il mio compleanno, la disgrazia che aveva posto fine alla mia favola. Mi perdonerai mai Edward? Mi perdonerai mai per essere una stupida, fragile, piccola umana? Mi perdonerai mai per tutte le volte che ho creduto nel nostro amore? Mi perdonerai mai per tutte le volte che ti ho fatto soffrire? Mi perdonerai mai per tutte le volte che volevo diventare come te? Mi perdonerai mai per non essere stata alla tua altezza? Ritorna da me Edward, perché la mia non è vita senza di te, io non so cos’è la vita senza di te, tutto ha perso significato. Sto cercando di sopravvivere a quest’inferno che è il mondo, vivo con la speranza che tu possa ritornare da me, vivo con la speranza che tu possa continuare ad amarmi, vivo con la speranza di poter toccare di nuovo la tua pelle liscia e fredda come il marmo. Vivo con la speranza di riaverti. Perché non posso ancora credere che il mio sogno sia finito. Dopo otto mesi, continuo a sperare che questo sia solamente un incubo e che al mio risveglio ti ritroverò tra le mie braccia. Ti amo Edward, ti amo perché mi hai portato alla vita, ti amo perché mi hai fatto scoprire cos’è l’amore, ti amo perché mi hai fatto credere in me stessa. Ti odio perché mi hai abbandonata, ti odio perché mi hai tolto la vita, ti odio perché non posso più dimenticare il tuo amore, ti odio perché non so più chi sono. La melodia si avviava verso la fine, la fine del mio mondo, la fine del mio amore, la fine di tutto.

Tutto intorno a me divenne silenzioso, la musica era terminata, e io volevo scappare da quella casa. Cominciai a correre sempre più veloce, ma sapevo che non potevo fuggire dai ricordi. Incespicai sugli ultimi gradini, ma con mia sorpresa riuscii a non cadere. Riuscii a scorgere una sagoma anche tra le lacrime. Il suo pianoforte. Ad un tratto tutto ritornò a un anno fa, quando mi presentò la sua famiglia, quando suonò la mia ninna nanna, solo per me.

...La musica rallentò, si trasformò in qualcosa di più morbido, e con grande sorpresa, tra le ondate di note, colsi la melodia della sua ninna nanna.

«Questa l'hai ispirata tu», disse, a bassa voce. La musica si riempì di una dolcezza insostenibile.
Ero senza parole...

 

Poi tutto ritornò alla realtà, Edward era sparito, e il piano era di nuovo coperto. Mi avvicinai,volevo toccarlo, accarezzarlo. Tolsi il velo che lo ricopriva e rimasi senza parole, credevo di aver esaurito le lacrime, ma queste cominciarono a uscire più impetuose di prima.

Toccai i tasti, ed ogni suono risuonava acuto nella stanza, solo qualche secondo dopo mi accorsi della presenza di alcuni fogli sopra la tastiera. All’inizio non capii bene cosa fossero, ma quando lessi il titolo del primo foglio m’immobilizzai. Bella’s Lullaby. Era la mia ninna nanna. Cominciai a sudare freddo, il respiro si fece ancora più corto e un dolore lancinante al petto mi fece cadere per terra e perdere  i sensi.

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Capitolo 4
*** Se fossi stata la tua vita ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

giova71: Bella ha avuto... Scoprilo nei prossimi capitoli xD ti lascio in sospeso xD Sono contenta che la storia ti sia piaciuta =)

bellina3000: Nooo! come potrei liberarmi di te! xD! Wow, se ti ho commosso allora sono stata davvero brava xD Grazie mille.

 Ringrazio chi ha aggiunto la storia tra le preferite:

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Vi ho fatto aspettare solamente un giorno xD  vi voglio aggiornare molto velocemente xD ecco a voi questo Chappy!

 

C’era un gran caldo, era insopportabile. L’ultima cosa che ricordavo era l’immagine della pagina dove c’era la mia ninna nanna, poi il nulla. Non era la prima volta che svenivo, capitava sempre quando pensavo a lui e il ricordo si faceva troppo doloroso da farmi perdere i sensi.

 

Cercai di riaprire gli occhi per capire quale fosse la fonte di questo caldo, di fronte a me vidi Jacob che mi guardava con ansia, ero ancora in quella casa, fuori dalla finestra era buio inoltrato.

«Jake… Che ci fai qui?»

Alle mie parole tirò un sospiro di sollievo «Merda Bella! Mi hai fatto preoccupare! Sono andato a casa tua ma non c’eri, ti ho cercata per tutta Forks, poi ho pensato che potessi essere venuta qui, e infatti… Cosa è successo Bella?»

«Non lo so, guidavo e mi sono ritrovata qui, ormai era troppo tardi per andarmene, ha lasciato qui la nostra canzone Jacob, ha lasciato qui la mia ninna nanna, non vuole ricordarmi…» Cominciai a singhiozzare e mi strinsi ancora di più a lui.

«Tranquilla Bella, è tutto finito, andiamocene da questo posto» mi fece alzare e mi tenne per mano per non lasciarmi cadere.

«Aspetta!» ritornai indietro e raccolsi tutte le sue composizioni.

 Jacob si accigliò «Bella, cosa…»

«Non voglio lasciarli qui, voglio portarli con me»

Non disse nulla, diedi un ultimo sguardo a quella casa e uscii promettendomi di non ritornarci mai più, il dolore era stato troppo insopportabile.

Non dicemmo una parola per tutto il tragitto, il silenzio accusatorio di Jacob era diventato insostenibile.

«Jacob…»

«Non dire nulla. Scusami Bella. Devo farmene una ragione, non posso obbligarti a stare con me, ti aspetterò sempre dietro le quinte, non preoccuparti, io ti starò accanto ogni volta che avrai bisogno di me»

«Jacob ho sbagliato…»

«Il tuo unico errore è quello di amare una persona che non ti merita»

«Sono io che non lo merito… Per questo se ne è andato»

Si fermò davanti casa mia e mi prese il viso tra le mani «Non dirlo mai Bella, tu sei una persona speciale, non sottovalutarti solo perché uno stupido succhiasangue non è riuscito a capire la tua importanza»

«Grazie Jake»

«Adesso vai in camera tua e cerca di dormire okay?» annuii accennando un piccolo sorriso.

«Ci vediamo domani»

«Ciao Jake» scesi dal pick-up e entrai in casa.

«Ehi Bells, ma dove sei stata?»

«Sono stata con Jacob papà, sai com’è, abbiamo parlato e abbiamo perso la cognizione dei tempo».

Tutta la sua preoccupazione sparì e un ampio sorriso si fece spazio sul suo volto. Era molto contento che io passassi tutto questo tempo con Jake, chissà come l’avrebbe presa se gli avessi detto che ero andata nella loro casa. Andai in camera mia e mi immersi tra le coperte. Un tempo avrei passato il resto dei miei giorni chiusa in quella camera, ora cercavo di starci il meno possibile, tranne quando volevo ricordarlo. Pensavo a un nascondiglio sicuro dove nascondere la mia ninna nanna, forse l’avrei nascosta sotto quell’asse di legno che scricchiolava sempre, sarebbe stato facile rimuoverla, sì, forse l’avrei nascosta proprio lì, mi sembrava una buona idea. Alla fine caddi tra le braccia di Morfeo certa che quella notte sarebbe stata ancora più terribile della precedente.

Come al solito mi risvegliai tra le urla e in preda all’ansia. Facevo fatica a respirare e avevo un leggero dolore al petto, come ogni notte, sempre a causa dello stesso sogno. Sognavo la più terribile delle condanne, il nulla. Rincorrevo Edward per il bosco, gli alberi mi sfrecciavano davanti ma non era abbastanza, non ero troppo veloce per raggiungerlo, non sarei mai stata in grado, poi la visuale si oscurava, e io mi rendevo conto che non c’era nessuno ad aspettarmi, che non dovevo aspettarmi nulla, e lì iniziavo a urlare.

Presi il mio beauty e mi diressi in bagno per darmi una sistemata. Il mio aspetto era orribile, avevo gli occhi gonfi per via delle lacrime, dal colorito della mia pelle sembravo malaticcia, la mia fronte era ricoperta dalle rughe per via della preoccupazione, eppure un tempo non ero così…

…Non riuscivo a decifrare le mie emozioni, non mi riconoscevo più. Il volto riflesso nello specchio era quello di un'estranea: occhi troppo lucidi, guance colorite, chiazzate di rosso…

Già, dove erano finite quelle sensazioni? Erano sparite, se n’erano andate via insieme a lui, ed io ero rimasta qui, in questa stupida cittadina. Mi affrettai ad uscire dal bagno, volevo fuggire da quel ricordo, entrai in camera e quando spalancai la porta ricordai una scena che non volevo proprio ricordare… La prima mattina che passammo insieme, quando mi aveva rivelato il suo amore e io gli avevo rivelato il mio, ero arrabbiata perché era andato a cambiarsi e mi aveva lasciato da sola, al mio sguardo accusatorio aveva risposto che i vicini avrebbero pensato male se lo avessero visto con gli stessi vestiti della sera precedente e poi…

…«I discorsi li avevi già fatti».
«Cos'hai sentito?», mi uscì con un tono lamentoso.
I suoi occhi dorati mi sfiorarono con uno sguardo dolce. «Hai detto che mi amavi».
«Lo sapevi già», dissi, chinando la testa.
«Però è stato bello sentirlo».
Affondai la faccia nella sua spalla.
«Ti amo», sussurrai.
«Tu sei la mia vita, adesso»…

Se fossi stata la sua vita non mi avrebbe abbandonata così, se fossi stata la sua vita sarebbe ancora qui, con me, ad aspettarmi a braccia aperte come aveva fatto quella mattina. Ma purtroppo era stata tutta una menzogna, lui non mi amava, e mi aveva abbandonata.

La voragine si riaprì, il dolore al petto si fece sempre più acuto e ricominciai a sudare freddo. Mi sedetti a terra e posai la testa tra le ginocchia, come mi aveva insegnato lui, il mio respiro si stabilizzò e il dolore sparì del tutto, quando mi ripresi e vidi i fogli sul letto li presi e li andai a nascondere. Cominciai a camminare per la stanza cercando l’asse che scricchiolava.

Crak.

Trovata. Mi sedetti sul pavimento e cercai di rimuoverla, con mia sorpresa ci riuscii subito, ma non capii che il motivo per cui era stato così facile era perché qualcun altro prima di me lo aveva aperto. Sì, perché sotto quell’asse vi erano degli oggetti. Mi immobilizzai, riconoscendo tutti gli oggetti che vi erano nascosti.

RECENSITE =)

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Capitolo 5
*** Lettera ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI.

giova71: per tua fortuna Jacob si sentirà davvero poco in questa storia, poverino xD. No, Bella non è incinta, sarebbe impossibile essere incinta di Edward dopo 8 mesi xD. Continua a seguirmi. Ciaoooo!

bellina3000: Sì, sono orgogliosa di essere Team Edward U.U, purtroppo non posso ancora rispondere alle tue domande, ma se mi segui sono sicura che troverai presto risposta, a presto! (non mi sono ancora stufata di te xD)

Ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le peferite:

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Ecco a voi il seguente capitolo. Ditemi che ve ne pare ;) aspetto le vostre  recensioni =)

 

 

 

 

Non era possibile, quello che stavo vedendo, toccando, non era possibile. Le nostre foto, i miei regali, la mia ninna nanna… c’era tutto. Non riuscivo a credere ai miei occhi, toccavo incredula quegli oggetti che avevo tanto agognato, quegli oggetti che credevo perduti per sempre, ora erano lì, tra le mie mani, davanti ai miei occhi. Mi alzai lentamente dirigendomi verso il lettore cd. Volevo ascoltare la mia ninna nanna, sicura che questo mi avrebbe riportato nell’enorme oceano di dolore, ma non riuscivo a non farlo, il mio corpo agiva da solo, mentre inseriva il cd e premeva il tasto play, il mio cuore non dava ascolto alla mia mente, mentre quest’ultima era circondata dal ricordo della prima volta che ascoltai quel cd…

 

…Ascoltavo senza parole, ammaliata. Era in attesa della mia reazione, lo sapevo, ma non riuscivo ad aprire bocca. Avevo le lacrime agli occhi e tentai di ricacciarle indietro prima che iniziassero a scendere.

«È bellissimo, Edward. Non avresti potuto regalarmi niente di più prezioso. Non posso crederci». Restai in silenzio ad ascoltare.

Era la sua musica, le sue composizioni. La prima traccia del CD era la mia ninna nanna.

«Immaginavo che non mi avresti lasciato portare qui un piano per suonartela di persona», spiegò.
«Hai proprio ragione»…

 

 

… Cercai di ricacciare le lacrime indietro ma senza successo, era da mesi che non ascoltavo quella melodia e ora, sentirla di nuovo, così dolce, così pura, mi faceva sentire ancora più vicina a lui, mi dava la certezza che lui esistesse veramente, sciocca promessa non mantenuta…

 ...«In cambio, ti faccio anch'io una promessa», disse. «Prometto che è l'ultima volta che mi vedi. Non tornerò. Non ti costringerò mai più ad affrontare una situazione come questa. Proseguirai la tua vita senza nessuna interferenza da parte mia. Sarà come se non fossi mai esistito»....

  Come aveva osato farmi una promessa del genere? Una promessa spezzata già subito dopo averla fatta? Impossibile dimenticarlo, impossibile farne a meno, e io stavo facendo di tutto per non dimenticarlo, stavo facendo di tutto per rimanere attaccata ai ricordi, e questo mi faceva male, ne ero consapevole, ma il dolore era l’unica cosa che rimaneva per ricordare che lui era stato mio. Ed era il dolore l’unica emozione che riuscivo a provare ascoltando quella melodia, mentre i miei occhi si chiudevano per abbandonarsi a quelle dolci note. E io sorridevo, sorridevo perché i suoi ricordi non mi avevano abbandonata, sorridevo perché una parte di lui era ancora con me, sorridevo perché lo ricordavo perfettamente, e in quel momento ero felice, perché lo sentivo vicino a me, mi stava toccando, lo sapevo, lo percepivo.

«Ti amo Bella»

«Ti amo anch’io Edward» sussurrai consapevole che lui potesse sentirmi ugualmente.

«Non dimenticarmi mai» mi disse con la sua voce più morbida del velluto, la voce per cui ero disposta a gettarmi tra le fiamme, la voce che avrei riconosciuto ovunque.

«Lo giuro» e mi portai una mano sul cuore, quel cuore che non batteva ormai da tanto tempo, quel cuore che se n’era andato insieme a lui, adesso batteva, batteva più forte che mai. La mia ninna nanna si avviava verso la fine, e io percepivo ancora il suo tocco, percepivo ancora le sue labbra sui miei capelli, come in un bellissimo sogno. Poi aprii gli occhi, la musica era finita, e con lei si era portata via anche il mio sogno, risucchiandomi di nuovo nella voragine di dolore, ma questa volta non sarei svenuta, nonostante il dolore al petto si faceva sempre più forte togliendomi il respiro, io non sarei svenuta. Così aspettai che mi riprendessi per avvicinarmi allo stereo e spegnerlo. Poi mi sedetti di nuovo a terra ed esplorai tutti i miei ricordi. Non mi ero accorta che vi era una lettera nascosta in quel mare di ricordi, una lettera che non ricordavo di possedere. Riconobbi la sua scrittura, le mie mani erano tremanti, avevo paura di leggere cosa dicessero quelle parole, ma era inevitabile farlo, ormai c’ero dentro e il dolore non sarebbe di certo diminuito, semmai poteva solo aumentare, e io non avevo più paura ormai di provare dolore.

 

Mia dolce Bella,

 spero che tu non arrivi mai a leggere questa lettera, ma qualora lo facessi, sappi che ti amo, ti amo come nessuno ha mai amato nessun’altro in questo mondo. Non ti lascio perchè non ti amo, ma ti lascio per permetterti di vivere una vita felice, lontano dalla oolontà di morire, lontano dalla possibilità  di farlo. Prima di te ,Bella, la mia vita era una notte senza luna. Molto buia, ma con qualche stella, punti di luce e razionalità... Poi hai attraversato il cielo come una meteora. All’improvviso, tutto ha preso fuoco: c’era luce, c’era bellezza. Io non dimenticherò mai quel fuoco Bella, quel fuoco che solo tu hai acceso in me, tu che hai fatto battere il mio cuore muto da anni ormai, tu che mi hai risvegliato dalle tenebre, tu che non ti sei mai tirata indietro di fronte alla mia natura. E tutto questo per amore, non potrò mai capire come tu abbia fatto a innamorarti di me, non ti ho mai meritata, non sono mai stato all’altezza di proteggerti, la tua fragilità era troppo grande per le mie inutili mani. Non ringrazierò mai abbastanza Dio per avermi donato una creatura cosi perfetta come te, la mia mente non abbandonerà mai il cioccolato dei tuoi occhi, perché solo tu sei riuscita a darmi quel calore che mi mancava da tanto tempo, solo tu sei riuscita a farmi sentire un uomo, un umano in grado di provare emozioni cosi forti da andare contro ogni  regola pur di starti accanto. E  ti ho delusa, il mio egoismo è stato cosi forte da non volerti allontanare da me, non rendendomi conto che ti stavo facendo solamente del male, che non sarei mai riuscito a proteggere l’amore della mia vita, non ne sarei mai stato in grado.

Tu meriti di vivere una vita lontano dalla sofferenza, lontano dalla morte, tu meriti di essere felice, accanto ad un uomo che possa darti tanti meravigliosi bambini che io non avrei mai potuto darti. Mi penserai ancora,Bella? Mi penserai ancora quando i tuoi nipotini ti diranno di raccontargli l’amore più grande della tua vita? Racconterai la nostra storia, Bella? Racconterai di quell’amore così potente da oltrepassare i limiti della realtà?  L’unica cosa che voglio e che tu sia felice e che ogni volta che la tua mente sfiorerà il mio ricordo, questo non ti faccia soffrire, perchè allora anche io ne soffrirei.

Sento il rumore del tuo pick-up,  stai arrivando dalla scuola, e tra poco ti dirò  addio, non so se riuscirò ad essere tanto coraggioso da abbandonarti, ma devo farlo per te.

 Addio Bella, sei tutta la mia esistenza. Ti amerò per l’infinito e oltre.

                                                                                             Tuo per sempre, Edward.

 

 

Strinsi quel foglio di carta al mio petto, non era nulla, per qualunque persona non sarebbe significato nulla, ma per me, per me era tutto. Mi dimostrava che Edward mi amava, era l’unico filo che mi ricollegava a quell’amore così grande…

 

…Bella, non voglio che tu venga con me». Scandì quelle parole lentamente, con cura, lo sguardo freddo sul mio viso, in attesa che cogliessi il senso della frase.

Restammo in silenzio mentre ripetevo tra me le sue parole, come ricercandovi un senso o un'intenzione che mi era sfuggita.
«Tu... non... mi vuoi?».
«No»…

 

Quelle parole, quelle parole che da tempo mi tenevano sotto l’abisso di dolore, adesso non significavano nulla, Edward mi amava.

I singhiozzi si fecero sempre più potenti, l’ansia ritornò in me, e il dolore al petto si fece sempre più forte, ma non importava, avrei trovato Edward.

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Capitolo 6
*** Che agnello stupido. ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

 

Bene, prima di lasciarvi al capitolo rispondo alle recensioni.

giova71: Non voglio anticiparti nulla perchè comincerei a parlare e svelerei tutto! xD Mi piacciono le tue ipotesi, continua a recensire. Ciao! Kiss!

francesca96: Quante domande!!! xDxD Purtroppo non posso rispondere a nessuna di queste perchè se no rivelerei troppo xD. Seguimi e lo scoprirai! CiaoooooO!

AuroraTwilight: Grazie per l'apprezzamento, continua a seguirmi! Sono felicissima che la storia ti piaccia molto! =)

bellina3000: Team Edward 4ever! [Jacob all'angolino che piange]!! La lettera mi è venuta naturale scriverla, era ora che dopo otto mesi Bella capisse che Edward la ama ancora, se no la storia non sarebbe potuta andare avanti xD. Rensisci presto e dimmi che te ne pare! Ciauuuuu!! xoxo.

 

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Grazie per il sostegno che mi date! VE ne sono molto grata! Ecco a voi il capitolo! Spero vi piaccia ;)

“Ciao Bells, sono Jake. Sai… pensavo che magari potresti venire giù a La Push oggi, è una bella giornata, potremmo andare in spiaggia, chiamami appena puoi”…

…”Bells è da due ore che ti aspetto, non credo che tu dorma ancora, ti senti bene?Magari potrei venire io da te”…

…”Mi sto preoccupando, non vuoi parlare con me? Sto arrivando”…

…” Bells dove sei? A casa tua non c’è nessuno?”…

…”Isabella Marie Swan! Si può sapere dove diavolo sei andata a finire? È domenica e a casa non ci sei, e non ti trovo neanche in giro! Rispondi a questo maledetto cellulare!”…

“Bella! Stai male? Dove sei andata a finire? Ti sto cercando per tutta Forks! Puoi rispondermi per favore? Sei andata da quei…”.

 

Ascoltavo i messaggi di Jacob ma senza avere l’intenzione di rispondere, non ero a casa, non ero in giro per Forks, non ero in quella casa, e non ero nemmeno scappata.

Quella mattina, quando finalmente riuscii a calmarmi, mi accorsi che c’era il sole. Senza pensarci due volte mi vestii ed uscii di casa.

Ero nella nostra radura. Il posto dove lui mi ha rivelato a pieno il suo essere, il posto del nostro primo bacio, il posto dove mi accorsi di amarlo veramente nonostante conoscessi tutti gli aspetti della sua natura, il posto in cui mi confessò il suo amore per me…

 

…«Cioè, vorresti dirmi che sono la tua qualità preferita di eroina?», dissi, nel tentativo di alleggerire l'atmosfera.

Sorrise all'istante, sembrava apprezzare lo sforzo. «Ecco, tu sei esattamente la mia qualità preferita di eroina».

 

«Così, il leone si innamorò dell'agnello...», mormorò. Guardai altrove nascondendogli i miei occhi, elettrizzata da quelle parole.

«Che agnello stupido», sospirai.

«Che leone pazzo e masochista». Per un istante interminabile scrutò le ombre della foresta, preso da chissà quali pensieri…

 

 

Sarebbero sempre esistiti, il leone pazzo e masochista e l’agnello stupido, eroinomane e l’eroina, il predatore e la preda,in qualche angolo dell’universo, questi due opposti si sarebbero sempre amati contro le leggi di ogni natura. Ma se un giorno l’agnello, essendo stato abbandonato dal leone, capisse che il suo amore lo aveva abbandonato soltanto per non fargli del male? Sarebbe riuscito l’agnello a ritrovare il suo leone? Speravo proprio di sì. Dopo quella lettera, tutto era cambiato, tutto si era capovolto. Dovevo trovare Edward, non m’importava dove si trovasse, sarei stata disposta a sacrificare tutta la mia vita pur di toccare per cinque minuti la sua pelle fredda, pur di bearmi per 10 secondi del suo profumo, pur di sentire per un minuto la sua dolce e calda voce. Lui era il mio leone, mi apparteneva, e uno stupido agnello avrebbe fatto di tutto pur di essere nuovamente protetto dal suo pazzo leone.

Quel posto era così vuoto senza di lui… Era la prima volta che mi trovavo effettivamente sola in quella radura. L’ultima volta che c’ero andata avevo incontrato Laurent, avevo incontrato i lupi, avevo sentito la sua voce. Ora che anche Victoria era stata uccisa da Jacob e i suoi, il pericolo non mi tormentava più, e da un po’ di tempo non riuscivo a sentire la sua voce. Anche quando mi mettevo in pericolo di proposito non riuscivo a sentirlo. Mi ero perfino buttata dallo scoglio per bearmi della sua voce furiosa, ma non lo avevo più sentito.

Dovevo partire, dovevo abbandonare tutti, Charlie, Renée, Jacob, Angela, Jessica, Mike, Eric, Tyler, persino Lauren mi sarebbe mancata. Dovevo andarmene, se volevo trovarlo dovevo fuggire da Forks, giusto il tempo di diplomarmi e sarei partita la sera stessa. Avrei cominciato a cercarlo a Denali, dai loro amici vegetariani, ero sicura che loro sapessero dove si trovavano, si tenevano sempre in contatto tra di loro, Carlisle era come un padre. Jacob non mi avrebbe lasciata partire, soprattutto se avesse saputo il motivo per cui me ne stavo andando. Non lo avrei salutato.

Tenevo ancora la sua lettera e la sua foto in mano, come se appena le avessi abbandonate la mia mano avrebbe preso fuoco. Mi accorsi che quei ricordi non dovevano trovarsi nella mia stanza, sotto il mio letto, ma in un posto che un tempo era appartenuto a noi due. La radura era un posto perfetto per contenere i nostri ricordi, per ritornare indietro nel tempo e ritrovarlo accanto a me. Cominciai a scavare con le mani al centro esatto della radura, lì nessuno si sarebbe accorto del mio piccolo paradiso. quando il buco diventò a mio parere abbastanza profondo smisi di scavare e depositai il cofanetto dove avevo rinchiuso tutto quello che avevo trovato, compreso le sue melodie. Posai anche una lettera, la mia lettera, sebbene era impossibile che lui potesse leggerla, avevo bisogno di sfogarmi dopo  quello che avevo letto e così gli avevo risposto…

 

Edward ,

mi fa male il solo pensare il tuo nome, ma devo farlo, per non dimenticarti, per riuscire a ricordarti alla perfezione.

Come hai potuto farmi quella stupida promessa? Come hai potuto credere che tutto sarebbe stato come se tu non fossi mai esistito? Solo uno stupido può sconvolgere la vita di una persona e poi andarsene sperando di essere stato dimenticato, e tu non sei uno stupido Edward.

Ho letto la tua lettera, quella che hai nascosto sotto l'asse del pavimento sperando che io non la trovassi. L'ho letta, e ho capito tutto. Ho capito che tu continui a vivere dentro di me, ho capito che tu continui ad amarmi, ho capito che mi hai abbandonato per il mio bene. Ma a me della mia protezione mi importa ben poco se non ho nessuno con cui posso rischiare. Ti amo Edward, dopo quello che hai fatto continuo ad amarti, perché il nostro amore è forte, irrazionale, inspegabile.

 Non siamo anime gemelle, siamo molto di più, siamo le nostre anime Edward. Hai detto che non mi avresti mai privato della mia anima, bene, ritorna da me, perchè la mia anima sei tu.

Ho preso una decisione, verrò a cercarti, e giuro che ti troverò, dovessi andare in capo al mondo, dovessi andare in Antartide a vivere con i pinguini. L'agnello è alla ricerca del suo leone. Ti troverò amore mio, e finalmente potremo vivere insieme.

Ti amo

                                                   la tua piccola e fragile umana.

 

In quel frangente non avevo bisogno dell’aiuto di Alice per prevedere il futuro. Sapevo che lo avrei trovato. 

Un rumore irruppe tra i miei pensieri e in lontananza vidi una sagoma avvicinarsi.

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Capitolo 7
*** Lasciare... ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

 

giova71: non ti rovinerò di certo la sorpresa! ;) Grazie per recensire la mia storia!

bellina3000:Ciaooooooo! Per ora nn ti do il permesso di fare nulla! Aspetta ancora un pò!xD Beh, Edward non ritorna da Bella per paura di rle ancora del male. riguardo Alice sono ancora amiche. Solo che sono un pò lontane. =)

AuroraTwilight: Grazie per i complimenti! Continua a seguirmi! Ciaooo!

GiuliaCullen_TwilightLovers: mi dispiace deluderti ma non è ancora arrivat il moment di Edward. No, Jacob non ci sarà ancora per molto x). Ci vediamooo!!

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Ecco a voi questo Chap! So che non è interessante come gli altri, ma ho ritenuto dovesse esserci per giustificare le seguenti scelte di Bella.

 

 

 

Un enorme lupo dal pelo rossiccio irruppe nella mia tranquillità, nella mia radura. Si avvicinava lento, cauto, come se potessi scappare da un momento all’altro, nei suoi occhi potevo percepire la preoccupazione.

Il suo muso si trovò a una spanna dal mio viso, si accucciò accanto a me e rimase lì a fissarmi.

«Vattene Jacob, ho voglia di stare sola» dissi sbuffando e cercando di ignorarlo.

Un rantolo uscì dal suo petto.

«Non c’era bisogno che ti preoccupassi così tanto, sarei tornata a casa entro sera»

Ruggì in risposta.

«Davvero Jacob, vattene. Non voglio nessuno qui».

In tutta risposta si accucciò ancora di più di quanto non lo fosse già e rimase lì a fissarmi.

Sbuffai e mi alzai dal terreno «Insomma! È così difficile capire che voglio rimanere da sola?»

Non rispose, i suoi occhi erano incollati a me e un’aria innocente gli si stampò sul volto.

«Okay, ho capito. Me ne vado io» raccolsi tutte le mie cose e m’incamminai attraverso il bosco verso la mia macchina. Non sentii nessun rumore provenire da dietro, bene, forse aveva capito che non volevo stare con nessuno, forse aveva capito che aveva interrotto il mio momento con Edward.

«Eddai Bells! Non fare l’offesa!» Speranza vana, era accanto a me e non faceva fatica a tenere il mio passo.

«Jake perché non ti trasformi di nuovo in un lupo? Sei più divertente quando non parli!»

«Auch! Colpito e affondato, questa fa davvero male!»

«Almeno la prossima ci penserai due volte prima di venirmi a cercare!» dissi furiosa.

Mi prese per il volto e mi costrinse a guardarlo negli occhi «Ci ho pensato più di due volte Bells, davvero. Mi hai fatto preoccupare, insomma… il giorno prima ti trovo priva di sensi nella casa di quei succhiasangue, il giorno dopo non rispondi alle mie chiamate e non ti trovo ne a casa e ne in giro per Forks, Charlie non sapeva dove ti trovassi,non eri in quella casa…Cosa potevo pensare? Ho trascorso tutta la mattina a cercarti per Forks, quando era chiaro che tu non ti trovassi nemmeno lì e neanche a La Push, mi sono trasformato in un lupo e sono venuto a cercarti. Mi spieghi che diavolo ci facevi tutta sola in quella radura? Specialmente quando l’ultima volta che sei tornata qui hai trovato un vampiro pronto ad ucciderti!»

Si era davvero preoccupato per me, lo capivo dalle sue parole, lo capivo dai suoi occhi.

«Scusami Jake, okay? Quella è la nostra radura e quando posso voglio andarci?»

«Nostra?» adesso era confuso.

«Mia e di…»

«Edward…»

«Sì» dissi abbassando lo sguardo.

«Beh, mi dispiace Bella, ma devi cercare di andare avanti, non puoi ricadere nel nulla, proprio adesso che Charlie è finalmente felice»

Già, Charlie, dopo il funerale dell’amico Harry si era finalmente ripreso ed era felice del mio “risveglio”. Come l’avrebbe presa quando avesse saputo che sua figlia era scappata di casa per trovare la causa della sua sofferenza? Lo avrei lasciato da solo? No, non dovevo pensarci, ormai la mia decisione era stata presa, avrei ritrovato Edward, ma avrei avuto la forza necessaria per nasconderlo a Jacob?

«Che hai? Mi sembri triste?»

«Tranquillo, non ho niente, andiamo a casa ora okay?»

«Okay, andiamo»

Rimanemmo in silenzio per tragitto. Jake mantenne il mio passo per non pesarmi troppo, aveva capito che in quel momento ero chiusa nella mia piccola bolla privata.

Avevo passato la giornata più bella degli ultimi otto mesi, per la prima volta ero realmente felice e non avevo sentito la voragine al petto. Sarei ritornata lì prima di partire, per dare un’ultima occhiata, per riacquistare un altro po’ di coraggio e andarlo a cercare.

«Oh merda! Si è messo a piovere, accelera il passo Bells!»

Non mi ero nemmeno accorta delle gocce d’acqua che mi colpivano il viso, ero troppo immersa nei miei pensieri. Accelerai il passo senza però correre, non volevo rompermi una gamba.

Arrivammo in macchina dieci minuti dopo ed io ero ansante come se avessi appena finito una maratona di due giorni.

«Santo cielo Bells! Non ti facevo così mollacciona!»

«Zitto Jake, è che non ci sono abituata»

«Non sei abituata a camminare velocemente, pff! Dillo che sei diventata una scansa fatiche!»

Alzai gli occhi al cielo e misi in moto la macchina. Scherzammo per tutto il viaggio, arrivati a La Push,Jacob scese dalla macchina e mi guardò serio.

«Non farmi più preoccupare come hai fatto oggi, okay?»

Annuii semplicemente incapace di mentire. Quella volta mi aveva trovato. Quando sarei andata a cercare Edward non avrei lasciato nessuna traccia di me, non sarebbe servito a nulla cercarmi.

«Ci vediamo domani?»

«Certo, domani mattina sarò di fronte la porta di casa tua»

«Ti voglio bene Bells»

«Anch’io»

Quando tornai a casa Charlie non era ancora rientrato dalla pesca, ne approfittai per cucinargli qualcosa di buono. Mentre mettevo a marinare la carne e prendevo le patate per tagliarle a cubetti, un ricordo mi assalì all’improvviso…

 

«E che altro?».
Sapeva dove volevo arrivare. «Hai pronunciato il mio nome», ammise.
Sospirai, rassegnata: «Tante volte?».
«Quante sarebbero precisamente "tante"?».
«Oh, no!», chinai la testa.
Cercò di consolarmi, stringendomi al petto dolcemente, con naturalezza.

«Non prendertela con te stessa», mi sussurrò in un orecchio. «Se fossi capace di sognare, sognerei te. E non me ne vergogno»…

 

 

Mi appoggiai al ripiano della cucina, non preoccuparti, dissi a me stessa, presto sarete di nuovo insieme e nessuno potrà più separarvi, e mi sfuggì un piccolo sorriso, un sorriso di speranza.

Misi tutto a cuocere nel forno e andai in salotto a guardare un po’ di tv. La odiavo, ma era un’ottima distrazione per ammazzare il tempo. Dopo circa mezz’ora sentii la porta aprirsi.

«Bell? Sono arrivato!»

Mi fiondai su di lui e lo abbracciai «Ciao papà!»

Rimase un po’ interdetto della mia esuberanza «Che ti è preso piccola?»

Mi finsi imbronciata «Adesso non ti posso più abbracciare?»

Mi sorrise dolcemente «Certi piccola, tutte le volte che vuoi».

«Andiamo, la cena è pronta!»

Mangiammo silenziosamente e appena finimmo, Charlie andò in salotto come al solito a guardare la tv mentre io salii in camera mia.

«Buona notte papà!»

«Buona notte piccola!»

Feci una doccia calda e poi mi fiondai tra le coperte, stanca di quella giornata piena di emozioni.

 

Quella notte non feci nessun incubo.

 

 

 

«Allora Bella? Con chi andrai al ballo?»

«Mike, non credo che andrò al ballo, perché non chiedi a Jessica?» Ero appena scesa dal pick- up quando incontrai Mike.

«Beh, non siamo in ottimi rapporti ultimamente, e preferirei andarci con te»

«Ma io non andrò al ballo» si sarebbe mai stancato di venirmi dientro?

«Eddai Bella? Vienici con me!» Sapeva benissimo che gli occhioni da scoiattolo non mi facevano nessun effetto vero?

«Sai benissimo che non riuscirai mai a convincermi Mike»

«Uffa! Vabbè! Ci ho provato. Allora andiamo a lezione?»

«Okay»

Le prime ore passarono molto lentamente, per la pausa pranzo non si fece altro che parlare del ballo, mi sentivo piuttosto a disagio, Angela fu l’unica che se ne accorse.

«Nessun accompagnatore?» mi sussurrò con un sorriso di comprensione stampato sul volto.

«No, Mike mi ha invitato…» dissi ricambiando con un sorriso.

«E allora?»

«I balli non sono fatti per me»

«Ma è l’ultimo ballo Bella! L’ultima festa che trascorreremo insieme, quando ci ricapiterà più?» i suoi occhi erano pieni di nostalgia.

«Scusami Angela, ma non me la sento, io odio i balli»

«Se cambi idea… Non preoccuparti di me e Ben, per una mia amica questo ed altro».

«Grazie Angela» Era davvero un’amica, la migliore amica che potessi avere dopo… Alice.

Quando finì la pausa pranzo mi diressi a trigonometria, Mike occupava il posto accanto al mio.

«Allora? Hai chiesto a Jess?»

«Ha già un accompagnatore» disse triste, guardandomi sperando che cambiassi idea «Mi sa che dovrò andare al ballo da solo»

«Mi dispiace» mi guardò imbronciato e rivolse la sua attenzione al professore che era appena entrato.

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Capitolo 8
*** Faccia a faccia. ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI.

 

 

 

 

 

 

Era passato già un mese da quando avevo preso la mia decisione, un mese da quando decisi di abbandonare tutto.

Nell’ultimo periodo ero davvero molto strana.

Non potevo sforzarmi a fare qualcosa perché faticavo incredibilmente, non potevo permettermi di pensare a Edward e stressarmi troppo perché altrimenti un dolore mi lacerava il petto e mi toglieva il respiro. non potevo litigare con Jake perché se fossi svenuta avrebbe chiamato un dottore.

Stavo ritornando a casa dalla festa del diploma, Charlie era ancora elettrizzato, parlava a raffica, non riuscivo a capirlo quella sera, era felice, io invece ero ansiosa.

Quella sera gli avrei parlato, gli avrei detto che avevo intenzione di partire per tutta l’estate e che non sapevo quando sarei rientrata.

Speravo riuscisse a capirmi e mi lasciasse libera di andare dove volevo,cosa che mi parve alquanto improbabile.

Durante tutto il tragitto mi limitai ad annuire e ad accennare un sorriso, per la maggior parte del tempo guardai fuori dal finestrino per catturare la visione notturna di Forks per l’ultima volta.

Sarei partita la mattina seguente, avevo già le valigie pronte.

Non sapevo se avrei più rivisto mio padre.

Il mio unico obbiettivo era lui, era Edward, e ci avrei messo pure cinquant’anni a trovarlo, ma avrei raggiunto il mio scopo.

Arrivati a casa salii lentamente in camera mia per cambiarmi.

Quando scesi lo trovai davanti la tv intento a guardare una partita.

«Papà?»

«Sì Bells?»

Mi avvicinai a lui timidamente e mi sedetti sul divano.

«Devo dirti una cosa importante»

Mi guardò incuriosito e spense la tv «Dimmi tutto»

«Beh… v-vorrei p-partire… per… per l’estate» dissi con lo sguardo basso.

«Beh, certo, se vuoi andare da tua madre ti capisco, Phoenix e molto più interessante di Forks d’estate…» non aveva capito, dovevo spiegarmi meglio.

«No, no, no!» lo interruppi «non voglio andare… a Phoenix»

La sua espressione si fece confusa «E allora dove?»

«Non… lo… so…» era vero, non sapevo dove andare «pensavo di andare in Alaska» quella sarebbe stata sicuramente la mia prima tappa «e poi… deciderò sul momento»

Divenne scettico «e chi verrebbe con te?»

«N-nessuno»

Mi guardò di sottecchi «Non essere stupida Bells, non ti manderò da sola alla sventura!»

«Non ti sto chiedendo il permesso papà» dissi fredda.

Lui mi guardò male «Bells non dire sciocchezze, tu da qui non ti muovi, al massimo ti manderò da tua madre!»il suo viso era diventato rosso.

«ho diciotto anni, faccio quello che voglio!»

«Finchè sei in questa casa della tua vita non fai un bel niente!»

«Infatti! Parto! Almeno farò qualcosa!»

«Bells. Tu. Da. Forks. Non. Ti. Muovi. »

«Non sei tu a decidere della mia vita, domani mattina parto»

Andò su tutte le furie «Cosa? Ma ti rendi conto che sei solamente una bambina? Non vai da nessuna parte! Qui comando io e fai quello che voglio io!»

«Scordatelo» dissi alzandomi, i pugni chiusi lungo i fianchi, e guardandolo negli occhi.

«Domani mattina partirò. non sono venuta qui a chiederti il permesso, ti ho solamente informato della mia decisione! Non riuscirai a fermarmi, ho preso questa decisione da molto tempo ormai e nessuno riuscirà a farmi cambiare idea»

«Sicuramente» disse sorridendo beffardo «su questo sei molto testarda, ma anche io lo sono, e se ho deciso che tu non parti, non partirai. Soprattutto se non hai una meta e nessuno che ti faccia compagnia»

Cominciai a urlare e a gridare «Tu non puoi decidere quello che devo o non devo fare! Non sei nessuno! Io partirò! Anzi, sai che ti dico? Parto adesso!»

Salii in camera e presi la mia valigia. Scesi le scale con le lacrime agli occhi e uscii dalla porta sotto le urla di Charlie.

«Bells se esci da questa porta ti conviene non ritornare più!»

«Bene, allora addio!»

Mi si parò davanti, impedendomi di salire sul pick-up.

Il mio respiro era affannato, il cuore cominciava a farmi male.

«Bells! Tu non te ne andrai!»

«Papà non voglio vivere qui! Non voglio rimanere intrappolata in questa città come ha fatto mamma! Io voglio andarmene da qui! VOGLIO ANDARMENE!» cominciai a scalciare come una bambina e ad arruffarmi i capelli.

Dovevo trovare Edward, dovevo cercarlo! Dovevo trovarlo! E nessuno me lo avrebbe impedito, nemmeno mio padre. Qualcuno mi stava togliendo l’amore, e questo mi creava un grandissimo male al cuore.

All’improvviso la mia vista si annebbiò, il dolore al petto si fece sempre più forte e mi tolse il respiro, mi sentii cedere le gambe e poi vidi il buio.

 

 

Mi ritrovai in una stanza completamente bianca, la luce mi stava accecando. Dove mi trovavo?

All’improvviso sentii delle voci fuori. Riconobbi la voce di Charlie.

«Allora dottore? Come sta? Tutto bene?»

«Ispettore Swan, abbiamo fatto tutti gli esami possibili, per accertarci, alcuni li abbiamo ripetuti, non è possibile, in tanti anni di carriera non mi era mai successa una cosa del genere…»

La voce di Charlie s’incrinò, sentii un forte nodo in gola, gli occhi mi pungevano, stavo per mettermi a piangere «E allora dottore? Cos’ha mia figlia?»

«Venga nel mio studio, questo non è il luogo adatto per parlare di cose del genere, qualcuno potrebbe sentirci» detto questo sentii i loro passi allontanarsi.

Cosa avevo? Cosa non era mai successo a quel dottore in tutti i suoi anni di carriera? Era qualcosa di grave? No, non poteva essere vero.

Dovevo partire! Perché stava succedendo tutto a me? Perché mi trovavo in ospedale?

All’improvviso la porta della camera si aprì ed entrò Jacob. Era preoccupato, nei suoi occhi leggevo l’ansia.

«Bells? Stai bene? Te l’avevo detto io che dovevi controllarti! Ma che diamine ti è preso? Partire? Lasciare Forks? Un atteggiamento molto stupido per te Bells! Cosa ti è saltato in mente?» evidentemente Charlie aveva raccontato tutto a Billy e di conseguenza Billy lo aveva raccontato a Jacob.

Non ero mai svenuta in presenza di Charlie, e allora perché mi aveva subito portato all’ospedale? Evidentemente… «… hai raccontato tutto a Charlie!»

Alzò gli occhi al cielo «Certo che gli ho raccontato tutto! Ti avevo detto che se saresti svenuta di nuovo avrei chiamato un dottore, in questo caso lo ha chiamato Charlie, ma non ha importanza, l’importante è che tutto va bene!» disse sorridendomi.

Io ero agitata «No Jacob! Non va per niente bene! Ho sentito parlare Charlie con il dottore il quale gli ha detto che una situazione come la mia non gli era mai capitata tra le mani in tutti i suoi anni di carriera! Come la metti adesso? Va bene? Non credo proprio! Chissà cosa avrò!»

Mi guardò incuriosito «Cosa hai sentito dopo?»

«Niente! Si sono spostati in un luogo con più privacy, per parlare di me»

«Bells, vorrei dire che mi dispiace ma non è proprio così, se hai qualcosa che non va si potrà almeno curare no?»

Perché nessuno riusciva a capirmi? Solo lui ci era riuscito, un anno fa, quando mi trovavo all’ospedale di Phoneix…

 

 

«Sssh, Bella... calmati».

«Non lasciarmi», lo implorai, senza voce.

    «No, te lo prometto. Adesso rilassati, così chiamo l'infermiera con i tranquillanti».

Ma il mio cuore non rallentava.

«Bella», mi accarezzò le guance, nervoso, «non andrò da nessuna parte. Sarò al tuo fianco ogni volta che avrai bisogno di me».

«Giura che non mi lascerai», bisbigliai. Cercavo almeno di controllare l'affanno. Sentivo le costole pulsare.

Avvicinò il mio viso al suo, tenendolo tra le mani. Il suo sguardo era aperto e serio. «Lo giuro».

 

 

 

Perché nessuno riusciva a capire che avevo bisogno di lui? Che lui era la mia unica cura?

«Jake, io voglio partire, voglio andarmene da qui» dissi in un sussurro, certa che lui mi avesse comunque sentito.

La sua espressione divenne triste e seria «perché vuoi lasciarmi? Perché vuoi andartene?»

Abbassai lo sguardo, incapace di sostenere il suo «io… non sono felice qui…»

Ad un tratto una scintilla accese i suoi occhi neri come il carbone «vuoi andare a cercarlo…»

Non avevo più la forza di mentirgli, dovevo dirgli la verità «sì…»

«Bella…» qualcuno aprì la porta, interrompendoci.

Entrò il medico che stava parlando con mio padre, ma quest’ultimo non era entrato, era rimasto fuori.

«Isabella…» il suo tono era serio, ma leggevo una piccola nota di tristezza.

«Mi chiami Bella» dissi meccanicamente.

Sorrise leggermente «Bella, devo parlarti di una cosa molto importante…»

Il cuore cominciò a farsi sentire, cominciò a battere così velocemente da farmi male.

«Mi dica…» ero ansiosa, volevo sapere cosa stava  succedendo, speravo non fosse nulla di grave,ma lo sguardo di quell’uomo… trasmetteva tutto l’opposto…

I suoi occhi si spostarono su Jake.

«Lui può rimanere, è un mio amico»

Cercò di prendere una boccata d’aria mentre i miei occhi e quelli di Jake erano puntati su di lui.

«Non è facile dirti quello che sto per fare, tuo padre è già al corrente di tutto, ha preferito non entrare per lasciarti un po’ di spazio, per non opprimerti troppo…»

«Già» lo interruppi «tipico di papà»

Sorrise amaramente, Jacob mi prese per mano.

«Beh Bella, è stato avvistato un tumore…»

Il mio cuore cominciò a martellare, sudavo freddo «d-dove?»

«Al cuore» il suo sguardo era pieno di comprensione e di tristezza.

«Bella, hai un tumore al cuore, un tumore maligno, ti restano pochi mesi di vita»

Tutto il mio mondo crollo a quelle parole.

Tutte le mie certezze crollarono a quella frase.

Non versai una lacrima, al contrario di Jake, ero shockata.

Jake piangeva, non mi stava di certo incoraggiando.

Avevo un tumore al cuore.

Un tumore maligno, incapace di essere curato.

Avevo pochi mesi di vita.

Forse non sarei sopravvissuta all’estate.

«L-lasciatemi da sola» fu tutto quello che riuscii a dire.

La stanza si svuotò.

Già, ero sola.

E c’era ancora lui nei miei ricordi, c’erano ancora le sue labbra, il freddo della sua pelle.

Erano passati mesi ormai, e avevo mantenuto la mia promessa, nulla di insensato o stupido, ma la vita è imprevedibile, e io ero stata colta di sorpresa.

Era inutile lottare, inutile cercare di sopravvivere, ormai avevo un compito prima di lasciare questo mondo, un compito che dovevo compiere. Ti amo Edward, ci sarai per sempre tu nei miei ricordi.

Sì, lo so, questo capitolo è molto triste. Ve lo aspettavate?

Waaaaa! sono troppo felice!! Eclipse è finalmente uscito al cinema!!!

rispondi alle recensioni.

AuroraTwilight: ecco qui il chappy, per vedere la reazione della famiglia di Denali bisognerà aspettare un altro paio di capitoli.

giova71: Bella rivedrà o no il suo Eddy? Dilemmaaaa!!! xD grazie e continua a seguirmi.

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Capitolo 9
*** Addio Jacob ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Bella, hai un tumore al cuore, un tumore maligno, ti restano pochi mesi di vita»

 

Quella frase continuava a riecheggiare nella mia mente.

 

Con la fortuna che avevo, non potevo aspettarmi di vivere oltre i vent’anni.

 

Tutto intorno a  me era triste, Charlie si comportava normalmente il giorno, ma la notte piangeva convinto che io non lo sentissi, Renèe aveva preso il primo volo per Forks non appena venne a sapere della notizia e ogni volta che mi vedeva le si facevano gli occhi lucidi, Jacob era l’unico a comportarsi normalmente in mia presenza, cercava di non farmi pesare troppo il fatto che da lì a pochi mesi non ci sarei stata più, ma sapevo che soffriva anche lui.

 

Ancora una volta, stavo facendo soffrire le persone che amavo senza volerlo, possibile che non facessi mai una cosa giusta?

 

Era passata una settimana da quando ero venuta a sapere dell’imminenza della mia morte, adesso capivo tutti quei dolori al petto, tutti quegli svenimenti, Edward sarebbe sempre stato la causa della  mia sofferenza, il mio cuore era troppo debole per contenere tutto il dolore dell’abbandono, e proprio per questo mi stava abbandonando.

 

Avevo chiesto di non dire a nessuno della mia malattia, neanche agli amici di Jacob, non ne avevo parlato nemmeno con Angela, la mia migliore amica. Ero sicura che se glielo avessi detto sarebbe scoppiata a piangere e avrebbe cercato di consolarmi.

 

Ma nessuno sapeva che io non avevo bisogno di consolazioni, nessuno sapeva che io ero molto tranquilla, che non avevo versato una lacrima, che non mi dispiaceva morire, perché la mia vita senza Edward non era vita, e adesso avevo trovato il modo giusto di morire senza dovermi suicidare.

 

Ero stesa sul mio letto, ascoltavo i singhiozzi di Charlie nell’altra stanza e un’altra lacrima mi rigò il viso. Non meritava tutta questa sofferenza, Charlie non meritava di soffrire a causa mia.

 

Il dottor Frankie mi aveva detto che dovevo stare a riposo e che non mi dovevo stressare per non stancare il cuore.

 

Alice non aveva visto quando il dottore aveva annunciato la mia malattia? Certo che lo aveva visto, lo aveva visto pure in anticipo. Non volevano vedermi, volevano lasciarmi morire in modo da liberarsi per sempre da questo peso. Li capivo. Per loro ero solamente un peso.

 

Ma io volevo trovarli, volevo vederli, parlargli per l’ultima volta, magari sarei stata solo un giorno, sarei partita l’indomani del mio arrivo e nessuno si sarebbe sentito in colpa. Forse Alice non aveva nemmeno detto ad Edward della mia morte, era brava a nascondergli i suoi pensieri. Sì, sarei andata a trovarli comunque nonostante il mio cuore minacciasse di cedere da un momento all’altro.

 

Aspettai di sentire il russare di  Charlie per cominciare a muovermi. Per fortuna non dovetti aspettare molto tempo. Scesi dal letto e cominciai a vestirmi.

 

Non avevo tempo per preparare una valigia, erano le quattro del mattino e se volevo andare abbastanza lontano con il mio pick-up dovevo cominciare a muovermi.

 

Lasciai un biglietto a Charlie.

 

 

 

Charlie, so che ti starai chiedendo dove sono, ma non importa. Non sono a Forks, me ne sono andata, ti ho detto che volevo fare un viaggio, e così lo sto facendo. Da quando ho saputo della mia malattia ho pensato molto alla mia vita, e ho capito che in realtà io non ho vissuto, non ho provato tutte le esperienze che ti rendono adulta, e io voglio morire da adulta, non da una ragazzina intrappolata in una stupida cittò.

 

Ho trovato l'amore della mia vita con Edward, e ho vissuto anche il dolore dell'abbandono, queste sono esperienze che non mi pento di aver vissuto, perchè le ho fatte con il cuore.

 

adesso voglio provare il brivido del viaggio, dell'ignoto.

 

Cercherò di tornare a Forks per darti un ultimo saluto, ma non prometto nulla. Giuro che mi farò sentire ogni giorno, ma ti prego, non cercarmi, non costringermi a morire prima del previsto.

 

Ti voglio bene e te ne vorrò sempre.

 

                      Tua Bells.

 

 

 

Forse mi avrebbe lasciato andare, forse no.

 

Uscii di casa e accesi il pick-up sperando che non si svegliasse sentendo il rumore,uscii dal vialetto di casa e abbandonai per sempre Forks.

 

Durante il viaggio solo un nome faceva capolino nella mia testa, Jacob.

 

Sapevo che non dovevo farlo, sapevo che forse non mi avrebbe lasciata andare, ma dovevo almeno salutarlo, spiegargli tutto, almeno questo glielo dovevo.

 

«Pronto…?» la sua voce era impastata dal sonno, me lo immaginavo mentre prendeva il cellulare in quel letto troppo piccolo per la sua statura, avvolto in una coperta troppo piccola per avvolgerlo del tutto, sorrisi.

 

«Jake?»

 

«Bella? È successo qualcosa?»

 

«Senti, potresti farmi un favore?»

 

«Tutto quello che vuoi»

 

«Vieni al confine… ho bisogno di parlarti, non dire niente a Billy»

 

«Sto arrivando» mentre staccavo la chiamata sentii il rumore della porta sbattersi e  la sua Golf che partiva. Stava arrivando.

 

Accesi la radio e la sintonizzai sui classici, la canzone che stavano trasmettendo mi lasciò senza fiato. Clair de lune. Forse era un indizio, forse questo significava che lo avrei trovato.

 

Jacob fu lì in meno di cinque minuti, scesi dall’auto asciugandomi una lacrima solitaria che era uscita dai miei occhi e mi avvicinai a lui.

 

«Ciao Jacob» mi fermai a distanza di qualche metro.

 

Lui era leggermente preoccupato. «Bella? Cosa c’è? Perché mi hai svegliato alle quattro del mattino per farci incontrare?»

 

La mia voce era tranquilla, serena, avevo un piccolo sorriso dipinto sul volto «Parto Jacob»

 

La sua espressione si fece confusa «Cosa? Dove? Perché?»

 

«Per lo stesso motivo di una settimana fa, solo che adesso sono molto più motivata»

 

«Bells lui ti ha abbandonato!» quella frase mi provocò una fitta al cuore, ma cercai di non darle importanza.

 

«Non voglio morire  senza averlo rivisto almeno una volta, devo farlo, per essere felice, in pace con me stessa»

 

Una lacrima rigò il suo volto, non lo avevo mai visto piangere prima d’ora «Bells, se parti, rischi di non tornare più»

 

Mi avvicinai a lui e gli accarezzai il volto «è un rischio che sono costretta a correre»

 

Mi prese le mani e le strinse nelle sue «Bells, non farlo! Non andare a cercarlo! Lui ti ha lasciata, non gli importa niente di te, resta qui, io ti amo, mi prenderò cura di te! Non ti farò soffrire come ha fatto lui!»

 

Scossi la testa «Non si tratta di te, si tratta di me, sono io quella che non va bene, sono io quella che non può vivere senza di lui. Voglio cercarlo Jacob, per salutarlo un ultima volta»

 

Le lacrime fuoriuscivano calde dai suoi occhi «Portami con te Bella…»

 

«No, devo fare tutto da sola.»

 

«Bells…»

 

Lo abbracciai e lo cullai tra le mie braccia «Shhh Jacob, ti voglio bene, e te ne vorrò fino al mio ultimo respiro, non dimenticherò mai ciò che tu hai fatto per me, sei stato il miglior amico che abbia mai potuto avere, e ti ringrazio per questo. Ti prego, prenditi cura di Charlie, non voglio che soffra più di quanto non stia già facendo, e non far commettere pazzie a Renèe, tengo troppo a mia madre. Prenditi cura di Billy,sei un buon figlio. Ti auguro tutto il bene di questo mondo, ti auguro di trovare una donna che ti meriti e ti ami come io non ho saputo fare, perché sei una persona meravigliosa, e meriti una vita altrettanto bella come te. Ti voglio bene Jacob, addio»

 

«Non vedrò mai nessun altra Bella, anche quando chiudo gli occhi e provo a non pensarti, vedo sempre te»

 

«Ciao Jake, buona fortuna!» mi allontanai da lui, le lacrime stavano cominciando a uscire anche dai miei occhi.

 

Era un addio, un addio definitivo, non avrei mai più rivisto Jacob, non lo avrei mai più tenuto per mano, sulla spiaggia, non avrei mai più scherzato e riso con lui, non sarei mai più stata coccolata dalle sue braccia, dalle sue parole.

 

Non lo avrei mai più amato.

 

Misi in moto il pick-up e mi allontanai da Forks.

 

Sarei andata alla stazione, avrei preso un autobus che mi avrebbe portato diritto in Alaska.

 

Poi tutto sarebbe arrivato da se.

 

Una canzone alla radio mi accompagnò lungo il viaggio. Una canzone che parlava di me.

 

 

Something always brings me back to you.
It never takes too long.
No matter what I say or do, I still feel you here ’till the moment I’m gone.

 

Qualcosa mi riporta sempre indietro da te
Non ci vuole mai troppo tempo
Non importa quel che dico o faccio, sento ancora che sei qui fino a quando non me ne vado

 

You hold me without touch.
You keep me without chains.
I never wanted anything so much than to drown in your love and not feel your rain.

 

Mi stringi senza toccarmi
Mi trattieni senza catene
Non ho mai voluto niente così tanto come voglio annegare nel tuo amore senza sentire la tua pioggia.

 

Set me free, leave me be. I don’t want to fall another moment into your gravity.
Here I am and I stand so tall, just the way I’m supposed to be.
But you’re on to me and all over me.

 

Lasciami libera, lasciami stare. Non voglio cadere un altro momento nella tua gravità
Sono qui e resto a testa alta proprio come ci si aspetta da me
Ma tu mi hai scoperta e sei ovunque intorno a me

 

 You loved me ’cause I’m fragile.
When I thought that I was strong.
But you touch me for a little while and all my fragile strength is gone

 

 

Mi hai amata perché sono fragile
Mentre pensavo di essere forte
Ma tu mi tocchi per un istante e tutta la mia fragile forza se n’è andata

 

Set me free, leave me be. I don’t want to fall another moment into your gravity.
Here I am and I stand so tall, just the way I’m supposed to be.
But you’re on to me and all over me.

 

Lasciami libera, lasciami stare. Non voglio cadere un altro momento nella tua gravità
Sono qui e resto a testa alta proprio come ci si aspetta da me
Ma tu mi hai scoperta e sei ovunque intorno a me

 

 

 

I live here on my knees as I
Try to make you see that you’re
Everything I think I need here on the ground.

 

Sono in ginocchio mentre
Cerco di farti vedere che tu sei
Tutto ciò di cui penso di aver bisogno al mondo

 

But you’re neither friend nor foe though I
Can’t seem to let you go.

 

Ma tu non sei né un amico né un nemico, nonostante
Io pare che non riesca a lasciarti andare.

 

 

 

The one thing that I still know is that you’re keeping me down
You’re keeping me down,

 

 Qualcosa mi riporta sempre indietro da te
Non ci vuole mai troppo tempo

 

 

 

 

L’unica sola cosa che so è che mi tiri giù
Mi tiri giù,

 

You’re onto me, onto me and all over

 


mi hai scoperta, mi hai scoperta e sei ovunque

 

Something always brings me back to you
It never takes too long

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=A_U6iSAn_fY

 

 

 

 

  

 

Rispondo alle recensioni:

 

giova71: Grazie per recensire sempre la mia storia! Mi fa un grande piacere!=)

 

francesca 96: beh, Alice in un certo modo è "costretta" da Edward a non andare da Bella. Alla prossima!

 

ubRiaKinA: No,Alice non ha avuto una visione poichè Jacob era con Bella quando lei ha saputo della sua malattia, quindi Alice non potendo vedere il futuro dei licantropi non può capire cosa è successo a Bella poichè Jacob era con lei. Non penso che Edward si farà trovare con Tanya, se si farà trovare. sono molto fedele all'Edward Cullen di zia Steph, quindi non penso che riesca a tradire Bella così facilmente;)

 

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Grazie per il sostegno che mi date.

 

 

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Capitolo 10
*** Alaska ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

 

 

 

 

Avevo abbandonato Forks da un giorno ormai.

Appena arrivata a Seattle, presi subito il bus che portava in Alaska e, precisamente, al parco nazionale di Denali. Sapevo che sarebbe stato difficile trovare quella famiglia, ma qualcuno avrebbe pur dovuto conoscerli no? Non potevo scoraggiarmi.

Mi trovavo sul fondo dell’autobus mezzo vuoto, erano pochissime le persone che preferivano un mezzo così lento come quello a un volo di un’ora.

Ero raggomitolata sul sedile avvolta nel mio giubbotto e persa nei miei pensieri.

Una volta arrivata in Alaska avrei fatto di tutto per trovare Tanya e la sua famiglia, sarei andata persino in luoghi dispersi, ma dovevo trovarli, mi sarei fatta dire dove abitavano i Cullen, sicuramente loro lo sapevano visto che si tenevano spesso in contatto, e poi sarei partita alla volta della mia famiglia, la famiglia a cui avevo sempre desiderato appartenere.

Per fortuna l’autobus aveva tra le sue fermate il parco nazionale di Denali, mi avrebbe risparmiato tanti soldi e il viaggio.

Scesi dal mezzo e respirai l’aria pulita e non inquinata. Mi guardai intorno e vidi varie case intorno a me tra le montagne,  forse in una di quelle  case abitava quella famiglia, ma non mi passò nemmeno lontanamente di arrampicarmi per bussare ad ogni porta, così cominciai a camminare cercando persone che fossero di quel luogo o magari anche un bosco, forse li avrei trovati lì visto che cacciavano solo animali, prima o poi si sarebbero fatti vivi.

Incontrai un ragazzo che mi sembrava proveniente da quel luogo, e così mi diressi verso di lui.

«Ciao, scusa, potrei chiederti un’informazione?»

Il ragazzo mi sorrise amichevolmente non appena mi vide «Oh,c-certo»

Gli sorrisi in risposta e mi sentii arrossire leggermente. Era un ragazzo molto bello, capelli castani, occhi azzurri, un fisico bellissimo, se non fosse stato per la sua carnagione scura, avrei sicuramente pensato che fosse un vampiro tale era la sua bellezza.

«Per caso conosci una certa Tanya Denali?» chiesi speranzosa.

Lui mi fissò un attimo schiarendosi forse le idee, io abbassai lo sguardo e arrossii ancora di più.

«No, mi dispiace, non conosco nessuno con quel nome» rispose dispiaciuto per aver notato un filo di tristezza nei miei occhi «scusa, ma tu non sei di qua vero?»

«Come hai fatto a capirlo?»

«Semplice intuito» disse illuminandosi in un sorriso che mi ricordò molto Jake, prima che fosse troppo tardi per uscire dal girone della nostalgia, decisi di salutare quel ragazzo.

«Senti… Io adesso devo andare, ci si vede in giro» non gli diedi nemmeno il tempo di rispondere che mi allontanai subito da lui.

 

Era buio, non vedevo più nessuno in giro se non qualche famigliola in campeggio.

Faceva freddo e io stavo perdendo le speranze. Come avevo potuto essere così idiota e infantile? Credevo davvero che una volta arrivata in questo posto, avrei trovato la famiglia di Denali pronta ad accogliermi con un cartellone con su scritto il mio nome?

Forse era meglio tornare indietro, ritornare  a Forks e vivere gli ultimi giorni che mi rimanevano con la mia famiglia e il mio migliore amico.

O forse dovevo semplicemente continuare a lottare, forse dovevo soffrire un altro po’ prima di rivederlo, come se non avessi già sofferto abbastanza per essere stata abbandonata.

Senza accorgermene mi ero immersa in un bosco, c’erano alberi intorno a me, e le voci delle famigliole erano ben distanti da me.

Non avevo paura di trovarmi sola in un bosco con magari tanti animali feroci, a quel punto, se avessi visto la morte in faccia, mi sarei messa a ridere.

Mi appoggiai ad un albero e mi sedetti per terra, aspettando che si facesse giorno per ritrovare la luce.

Qualcosa di gelido mi sfiorò, rabbrividii e mi ritrassi all’istante.

Solo in un secondo momento mi accorsi che era il gelido che io conoscevo molto bene, che vicino  a me vi era un vampiro.

«Ciao» dissi in un sussurro.

Si avvicinò a me e mi scrutò con attenzione, era un uomo dai capelli neri e una carnagione olivastra ma molto pallida, i suoi occhi dorati mi fissavano curiosi.

«Che ci fai nel bosco tutta sola?» disse con una voce melodiosa, con una leggera cadenza spagnola.

«Stavo pensando e sono andata a finire qui… come ti chiami?»

«Io sono Eleazar, tu?»

Il mio viso si illuminò in un sorriso molto ampio quando sentii il suo nome. Finalmente li avevo trovati, o meglio, erano stati loro a trovarmi.

«Io sono Isabella, Bella per gli amici, senti, ho bisogno di aiuto, e voi siete gli unici che potete aiutarmi»

Il suo sguardo era confuso, forse non si aspettava tanta esuberanza da me, ma non avevo tempo per pensare a questo genere di cose.

Quando cominciò a parlare la sua voce era calma e rassicurante «Di cosa hai bisogno?»

Il mio tono di voce era deciso, non avevo esitazioni «Sto cercando la famiglia Cullen, so cosa siete, e sono sicura che voi sappiate perfettamente dove si trovano».

I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa, il silenzio regnò in quel bosco non appena finii di parlare, ed io attendevo impaziente la risposta di quel vampiro dalla bellezza disarmante.

Innanzitutto mi scuso per il ritardo ma ero impegnata a terminare un'altra storia.

Rispondo alle recensioni:

kandy_angel: Grazie mille! =)

AuroraTwilight: non ti preoccupare, sta tranquilla! La storia è un lieto fine xD Baci!

ubRiaKinA: no no, non ci saranno questi equivoci, beh, per trovare Edward ci vorranno taaaaaaaaaaaaaaaaanttiiiiiiiiiiiiiiiii capitoli! xD scherzo, ancora non ho deciso se farli trovare o meno, e se si troveranno, come si incontreranno. continua a seguirmi, CiaoOOO!!!

Eva17:  Ehm... questo non te lo posso dire.... Continua a seguirmi e lo saprai! Baciii!

bellina3000: Non ti sei accorta che avevo aggiornato?? Ti trucidoooo!!!!  ihihih! Scherzo! Povero dottore! Che fine che gli tocca!Sono felice che la mia idea ti sia piaciuta, non ero molto sicura all'inizio ma ora  continuerò su questa via... Il fatto che Bella avvertisse quei dolori quando pensava a Edward era dovuto all'ansia e all'agitazione che provava, il cuore non sopportava quello stress e così le venivano dei dolori, ora io non sono un'esperta di queste malattie, anzi, non ne so nulla, ma credo almeno di esserci vicina...
Edward non tradirà mai Bella, parola di Guess!!! XD
Mmm... Sì dai, ti perdono! xD mi diverto troppo a leggere le tue recensioni, perciò spero tu continui! Un bacio!

giova71: Per queste domande devi ancora attendere qualche capitolo.... Un bacio!

francesca 96:no, come ho già detto prima rispondendo a una recensione, Alice non è riuscita a capire la malattia di Bella perchè quando quest'ultima è venuta a sapere del tumore, Jacob era con lei e quindi Alice non riuscendo a vedere il futuro dei licantropi, non è riuscita a vedere quello di Bella perchè mischiato ad esso. Per quando riguarda la costrizione, se ricordi bene in New Moon, Alice al suo ritorno dice che Edward ha fatto promettere alla sua famiglia di non interferire più nella vita di Bella. Ti anticipo solamente una cosa, Edward non si metterà con Tanya! xD Bacio!

 

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Capitolo 11
*** Telefonata ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

 

 

 

 

 

 

Forse ero stata un po’ troppo diretta, possibile che i vampiri potessero cadere in uno stato di shock?

Passarono molti minuti in attesa della sua risposta, i suoi occhi erano ancora spalancati e rivolti verso di me. Finalmente sembrò riprendersi, poiché il suo sguardo si fece attento e mi parlava con cautela.

«Allora tu sei la famosa Bella Swan, l’umana che ha fatto innamorare il nostro Edward» disse con un sorriso stampato in volto.

A quelle parole ebbi un fremito «S-sì…s-sono io»

Mi aiutò ad alzarmi e poi mi fece cenno di salire sulle sue spalle «Sali»

Non me lo feci ripetere due volte, ero stanca, avevo freddo, avvertivo una lieve fitta al cuore, avevo bisogno di un luogo caldo.

Gli alberi sfrecciavano davanti a noi e il ricordo della mia prima corsa con Edward mi balenò nella mente, chiusi gli occhi e immaginai che fosse lui a trasportarmi in quel momento…

 

«Posso mostrarti una cosa?», chiese, lo sguardo acceso da un entusiasmo improvviso.

«Cosa?».

«Il modo in cui io mi sposto nella foresta». Notò subito la mia espressione allibita. «Non preoccuparti, non c'è pericolo e torne­remo al pick-up molto più velocemente». Con le labbra disegnò quel suo sorriso sghembo, così magnifico da fermarmi il cuore.[…]

Aspettai un istante, per capire se stesse scherzando, ma evi­dentemente faceva sul serio. Sorrise della mia incertezza e aprì le braccia per incoraggiarmi. Il mio cuore reagì; malgrado non potesse leggermi nel pensiero, il battito accelerato mi tradiva. Mi prese per mano e mi aiutò ad aggrapparmi a lui, senza trop­po sforzo. Mi avvinghiai con una presa tanto stretta di braccia e gambe da poter soffocare un comune mortale. Era come ag­grapparsi a una roccia.[…]

Mi sorprese quando all'improvviso afferrò la mia mano, se la premette contro il naso e inspirò forte.

«Sempre più facile», mormorò…

 

Un sorriso si dipinse sul mio volto e aprii gli occhi per ritornare alla realtà.

«Sai? Saresti un’ottima vampira, avresti un potere molto potente» disse facendomi scendere dalle sue spalle e dandomi una pacca sulla spalla.

Quelle parole mi lasciarono un po’ interdetta «cosa vuoi dire?»

«Sai? Io ho un altro potere oltre a quello dei comuni vampiri, riesco a… rilevare i poteri di ogni singolo essere su questa terra e tu mi hai colpito, hai un potere molto raro»

«E cioè?»

Scrollò le spalle come se quello che stesse dicendo fosse la cosa più normale del mondo «Sei uno scudo psichico»

Sbattei le palpebre più volte «u-uno s-s-scudo?»

«Sì, è per questo che Edward non riusciva a leggerti nella mente…» disse sorridendo e fermandosi di fronte una semplice casa, ma altrettanto meravigliosa.

«Prego, entra» disse aprendomi la porta.

Entrai silenziosamente e in un secondo fui investita da un cuscino che mi scaraventò a terra facendomi battere la testa.

 

Voci lontane che chiamavano il mio nome cercavano di risvegliarmi dal mio sogno, cercai di riaprire gli occhi provando a capire dove mi trovassi, non appena vidi cinque bellissimi vampiri che chiamavano il mio nome, ricordai tutto.

«Tanya! Sei solo una stupida! L’hai fatta svenire!» la vampira alla mia destra dai capelli biondo rossiccio si rivolgeva a un’altra vampira dai capelli di un biondo-arancio, da quel che avevo capito era Tanya.

«Che potevo sapere io che Eleazar  e Isabella sarebbero entrati nello stesso istante in cui io avevo lanciato il cuscino? E poi è colpa tua Kate, se non mi avessi fatto arrabbiare non te lo avrei tirato e Isabella sarebbe ancora tra di noi»

Kate la fulminò con lo sguardo e Tanya le fece una linguaccia.

«Ragazzi, si è svegliata!» disse la vampira che si trovava a un palmo dal mio viso «stai bene?»

Mi portai una mano sulla testa, leggermente confusa «S-sì, credo di sì»

«Scusa per il cuscino in pieno volto, ma non mi ero accorta che eravate appena entrati…» Tanya mi guardò dispiaciuta.

«Non ti preoccupare, non è successo nulla» dissi accennando un sorriso che lei ricambiò timidamente.

La vampira che prima si trovava a un palmo dal mio volto prese parola «Ciao Bella, io sono Carmen, loro sono Tanya, Kate e Irina, e penso che tu conosca già Eleazar» disse indicandoli uno per uno.

Accennai un piccolo sorriso «Piacere di conoscervi».

Per la prima volta fu Irina a parlare «Allora Isabella…»

«Bella» la interruppi subito io.

Accennò un sorriso divertito «Bella… Possiamo sapere il motivo della tua visita?»

«Beh… ho pensato che voi… ecco… sapeste dove si trovino i Cullen… siete stati la prima famiglia a venirmi in mente visto che…Edward mi aveva parlato di voi come la loro famiglia allargata…»

«E cosa ti dice che noi ti diremmo dove si trovano? Se ti hanno abbandonata un motivo ci sarà no? Puoi anche andartene adesso, nessuno ti dirà dove si trovano!»

A quelle parole una fitta al cuore mi colpì violentemente, Irina aveva ragione.

«Irina!» la rimproverò Tanya.

«Scusala, è arrabbiata con te perché i licantropi hanno ucciso Laurent per salvare te… Erano molto innamorati» Carmen era dispiaciuta.

«No, no, non preoccuparti, mi dispiace per Laurent, non sapevo aveste una storia»

«Sarebbe cambiato qualcosa?» disse pungente.

«Probabilmente no» dissi soffermandomi a guardare il pavimento.

Tanya si sedette accanto a me e mi accarezzò una mano, il suo tono di voce era pacato, comprensivo « Perché vuoi cercarli Bella? Non capisci che la nostra natura è pericolosa per te, che potremmo ucciderti adesso se solo fossimo più assetati del normale?» era sincera, e lo apprezzavo.

«Sì, lo capisco, ma… vedete… voglio rivederli per l’ultima volta»

Fu Eleazar a parlare «Se vai da Edward, lui non ti lascerà più andar via…»

«Sarò io ad andarmene»

«Perché? Vuoi trovarli ma allo stesso tempo vuoi andartene da loro?»

«Sì, voglio rivederli anche solo per un giorno, poi potrò ritornare a casa… so che magari potrete considerarlo come un gesto infantile…»

«hai ragione» m’interruppe Irina.

Lo sguardo omicida di quattro vampiri si concentrarono su Irina che, sbuffando, si diresse al piano superiore della casa.

Kate mi fissò curiosa e con un cenno mi invitò a proseguire.

«so che potete considerarlo come un gesto infantile…ma mi accontento di quel poco che i Cullen saranno disposti a concedermi, perché purtroppo ho un problema che loro non devono assolutamente sapere…»

«Se non possono saperlo loro, non credo potremmo saperlo noi vero?»

Sorrisi portandomi una mano dietro la nuca. Non volevo che mi portassero dai Cullen solo perché provavano pena per me, non potevo permetterlo, tutti dovevano essere all’oscuro di tutto, solo così potevano aiutarmi.

«Okay, ho capito, credo sarebbe meglio che riposassi adesso, è tardi per voi umani, avremo tutto il tempo che vuoi per parlare, seguimi, ti porto nella camera di Tanya se non la disturba…»

«No, non preoccuparti Bella, puoi dormire in camera mia»

«Grazie»

«Di niente»

Ad un tratto il telefono squillò, Eleazar andò a rispondere.

«Pronto?... Oh ciao! Quanto tempo dall’ultima telefonata!... Lo sai… Credo sia meglio parlarne con calma…… Sei sempre la solita… Sì… no… Pochi minuti fa… Aspetta, aspetta! Non ti agitare!... Un attimo…»  Eleazar si avvicinò a me lentamente e mi porse la cornetta «vuole parlare con te» mi sussurrò.

«Chi è?»

«Alice»

Rispondo alle recensioni:

ubRiaKinA: non credo che i Denali la trasformeranno, anche perchè vogliono tenersi fuori dalla storia e Irina non lo accetterebbe mai. Baci!

giova71: come hai ben potuto leggere, Alice ha visto Bella, come ho detto nella precedente recensione, i Denali vogliono tenersi fuori dalla storia anche per non litigare con Irina... Baci!

googletta: Ciao!!! Grazie! Sono felice che ti sia piaciuta!=))) Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Grazie mille per i complimenti! ;) A presto!

Vampire_Twilight: No dai, mica è così perfido da lasciarla da sola nella foresta! xD A presto!

bellina3000: Avrebbe sicuramente avuto un infarto, non capita tutti i giorni di trovare persone come Bella... Non toccherà a Eleazar trasformarla, e neanche al resto della famiglia, e non credo che Bella voglia essere trasformata sinceramente... Baci!

 

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Capitolo 12
*** Finalmente ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

 

 

 

 

«Alice?» risposi esitante.

La sua voce irritata mi colpì e mi svegliò come se avessi ricevuto mille schiaffi «Bella? Cosa diavolo stai facendo? Perché ci stai cercando?» era arrabbiata.

Guardai tutti i componenti di quella famiglia, quattro paia di occhi mi stavano osservando «scusa Alice, aspetta un attimo». Mi avviai verso il giardino di casa e mi sedetti su una panchina «Eccomi»

«Finalmente! Ce ne hai messo di tempo! Credevo ti fossi addormentata!» rispose irritata «Bella! Mi vuoi dire che diavolo ti prende?»

«Alice… io… non lo so cosa mi prende!» ammisi esasperata.

«Bella…» il suo tono si fece piagnucoloso.

«Alice… dove siete?»

«io… non posso dirtelo, mi dispiace» disse esitando per un momento.

«Perché?» sbottai.

«Se Edward sapesse che ti sto chiamando mi staccherebbe la testa a morsi, letteralmente» sussurrò.

«Non gli hai detto di questa telefonata?»

«NO!» ruggì «e non lo deve assolutamente sapere! Torna a casa Bella, continua la tua vita, sposati, ottieni tanti bei bambini…»

Cominciai a piangere, consapevole che le parole di Alice non si sarebbero mai avverate, per una volta non avrebbe indovinato il futuro «non posso Alice, non posso continuare la mia vita come se niente fosse… Mi manchi…»

Dall’altra parte del telefono sentii altri singhiozzi «Anche tu, mi manchi anche tu Bella, non immagini quanto, ma Edward non vuole che noi interveniamo nella tua vita, vuole lasciarti vivere normalmente, lontano da tutti noi. Noi abbiamo accettato quest’idea, proprio perché ti amiamo, ma sappi che anche noi soffriamo, perché ti sentivamo parte della famiglia, ti sentiamo ancora parte della famiglia…»

«vieni a prendermi Alice…»

«non posso…»

«vieni a prendermi!» Urlai.

«non posso…»

«dimmi dove sei...»

«non posso…»

«Alice…»

«Bella…»

Vidi tutte le mie speranze crollare. Alice non mi avrebbe mai detto dove abitavano, quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei sentita, sarei tornata a Forks, e sarei morta entro la fine dell’estate, non sarei nemmeno andata al college.

Probabilmente cominciai a singhiozzare ancora più forte, perché Alice riattaccò a parlare «Bella… ti prego… aspettami okay? Resta lì! Non andare da nessuna parte! Fatti una bella dormita, entro domani sera sarò lì» disse riattaccando.

Alice stava venendo a prendermi, mi avrebbe portato con lei e il mio desiderio si sarebbe esaudito.

Mi asciugai le lacrime e cominciai a saltellare sul posto, gridando come una pazza. Avevo bisogno di sfogarmi, di scaricare tutta la tensione, ma la mia felicità non poteva durare a lungo. Una fitta al cuore mi colpì prepotente come non mai, facendomi crollare a terra priva di sensi.

 

Mi risvegliai il mattino seguente, avvolta in un candido lenzuolo, in un morbido letto. Lentamente, i ricordi della sera precedente si fecero largo in me, facendomi provare paura. E se Tanya e gli altri avessero capito che fossi malata? Come l’avrebbero presa? L’avrebbero detto a Alice?

Aprii gli occhi, impaziente di rispondere alle mie domande.

«Ahhh!!» dissi saltando dal letto. Carmen si trovava accanto a me, sdraiata sul letto, e mi osservava attentamente.

«buongiorno!» disse sorridendomi.

«Buon giorno» biascicai «cosa è successo?»

Il suo sguardo si fece preoccupato «Beh, eri fuori, noi in salotto, ad un tratto abbiamo sentito il tuo cuore perdere qualche battito, e poi un tonfo. Ci siamo subito catapultati fuori, ma tu eri svenuta… stai bene?»

«Ehm… sì. Penso sia stato lo stress.. la sorpresa di sapere che Alice sta venendo a prendermi»

Annuì assorta, per poi riprendersi e cominciare a parlare «A proposito! Ha chiamato pochi minuti fa dicendo che ti saresti svegliata, arriverà entro le sei di stasera.»

«Che ore sono?»

«Le due»

Balzai dal letto, sgranando gli occhi «Caspita! È tardi!»

«Non preoccuparti, devi rimetterti in forze, sembri… molto… debole» disse scrutandomi «Tanya è andata al super mercato per andare a prenderti qualcosa da mangiare, basterà per due giorni, dipende da quando mangi» disse, facendomi scoppiare a ridere.

«Adesso ti lascio preparare. Ah, ho preso dei vestiti in prestito da Tanya, sono proprio sulla sedia, fatti una bella doccia se vuoi, ne hai bisogno»

«Grazie» sussurrai timida.

Mi lasciò sola a prepararmi.

Feci una doccia calda, per stendere i nervi che in quel momento erano tesissimi, purtroppo il risultato non ottenni il risultato che volevo. Finita la doccia presi i vestiti dalla sedia e li indossai. Erano dei leggings neri, una maglia larga e lunga fino a metà coscia bianca, un cinturone nero e degli stivali da cow boy.

Decisi di chiamare Jake.

«Pronto?» sentire la sua voce mi riportò a casa.

«Jake…» sussurrai.

«Bella! Dove sei? Come stai? Ti prego torna! Charlie è distrutto, e anche Renee, non hanno idea di dove tu possa essere. Hai scritto a Charlie di non provare a cercarti! Che richiesta stupida da parte…»

«Jake, sta zitto per favore!» lo interruppi «non posso dirti dove sono, sto benone, mi dispiace per Charlie e Renee, ma non devono cercarmi… dì loro che li saluto e che gli voglio tanto bene» dissi interrompendo la chiamata. Spensi il telefono e lo lanciai sul letto. Chiamare Jake era stata una pessima idea, mi aveva innervosita ancora di più.

Avevo bisogno di uscire.

Uscii di casa e feci due passi in giardino, cercando di calmarmi, a casa c’erano solo Carmen e Irina, che stava rinchiusa in camera ad aspettare che io me ne andassi.

Le ore passarono in fretta, le sei del pomeriggio arrivarono più in fretta di quanto mi aspettassi.

Picchiettavo il piede sul pavimento in attesa del suono del campanello, Carmen mi guardava sorridente, cercando di rassicurarmi.

Dlin Dlon.

 Un attacco di panico mi pervase dalla punta dei piedi fino a quella dei capelli. Sapevo chi fosse, chi avrei trovato non appena avessi aperto quella porta.

Tutta la tranquillità del mondo si impossessò di me quando vidi i suoi capelli corvini scompigliati e la sua piccola corporatura.

«Alice!»  esclamai.

 

Rispondo alle recensioni:

kandy_angel: eh già! Alice è arrivata!

giova71: già, Alice ha visto Bella, non vuole dirle la verità perchè a paura di essere accettata solamente per pietà.

Karen94:Grazie! Sono contenta che ti sia piaciuta! Continua a seguirmi! Un bacio!

bellina3000: Mi dispiace teso ma non posso anticipare nulla, devi leggere per capire la scelta di Bella..Continua a seguirmi! Ciao!

bellina97: come nella precedente recensione, non posso anticipare nulla. Continua a seguirmi per capirlo! Ciao!

AuroraTwilight: Grazie! Un bacio!

 

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Capitolo 13
*** Non voglio ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

 

 

 

 

 

«Alice!» ripetei saltandole addosso, procurandomi probabilmente qualche livido.

«Bella…» disse calma, sorridendomi raggiante.

«Sono così felice di rivederti!» dissi scoppiando in lacrime.

«Dai Bella, non preoccuparti, adesso sono qui, ti riporterò a Forks e tutto ritornerà come prima» disse carezzandomi la schiena.

«No!» sibilai, «non voglio ritornare a Forks, non senza avervi visti tutti».

Mi guardò torva «Non fare la stupida Bella, sai che è impossibile, Edward si infurierebbe»

«Forse sì, forse no…»

«Carmen…» disse a mo’ di saluto guardando dietro le mie spalle.

«Alice, è un immenso piacere rivederti»

«Anche per me, ma purtroppo non posso trattenermi a lungo. Bella, prendi le tue cose, andiamocene»

«No» dissi decisa.

Alzò gli occhi al cielo «Bella, sai che ti voglio bene, proprio come a una sorella, ma non posso portarti a New York…» disse di getto, per poi tapparsi la bocca con le mani appena si accorse dell’errore commesso.

Sorrisi raggiante, e così si trovavano a New York, bene. « Grazie Alice, tu si che sei una vera amica» la abbracciai di nuovo.

«Okay» disse rassegnata «Sali in macchina, ti porto a casa nostra»

«Ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene!» dissi saltandole addosso, poi mi voltai verso Carmen «grazie per avermi aiutata, non so come avrei fatto senza di voi»

«figurati Bella, spero tanto di rivederti un giorno, magari cambiata rispetto a ora» disse sorridendomi. Mi irrigidii quando pronunciò quelle parole, non ci saremmo mai più riviste, sarei morta in pochissimo tempo e si sarebbero dimenticati tutti di me.

Decisi di continuare a fingere «ringrazia tutti da parte mia, arrivederci!»

«Ciao Carmen!»

«Ciao Alice!»

Salimmo in macchina e ci avviammo verso la Grande Mela.

 

«Bella, sono ancora molto confusa»

Viaggiavamo da due ore ormai, la notte stava calando su di noi diffondendo tutta la calma di cui era a disposizione.

«Riguardo cosa?» le domandai sorridendo, non riuscendo a contenere tutto l’entusiasmo di aver vinto.

«Molte volte ho controllato il tuo futuro, e molte volte ho visto degli enormi buchi, poi un giorno controllo di nuovo e ti vedo dispersa in Alaska in mezzo a un bosco, ora sto controllando di nuovo, ma c’è di nuovo un grande buco. La situazione mi è completamente sfuggita di mano, non riesco ad avere visioni chiare su di te» rispose pensierosa.

Quindi non sapeva nulla della mia malattia. Ecco perché non aveva cercato di contattarmi. E pensare che credevo non mi volesse più come una sorella…

«Bella, qualcosa non va?» disse riportandomi al presente.

«No Alice, va tutto bene» purtroppo, mentire era l’ultima cosa che sapevo fare.

«Bella, ti conosco molto bene, so quando menti e quando dici la verità, e in questo momento stai mentendo».

Era giusto dirle la verità? Avrei avuto il coraggio di dirle che stavo morendo? Non ce l’avrei mai potuta fare, non potevo provocarle tutto quel dolore.

Accostò la macchina e iniziò a scrutarmi «Bella, scusa se sono stata dura con te, ma ho paura che rivedere Edward ti possa riportare un’altra ferita, e io non voglio che tu soffra. Io ti voglio bene, sai che a me puoi dire tutto…» il suo tono era rassicurante.

«Alice… io…» ed ecco il turbine di lacrime e singhiozzi che stavo cercando di reprimere, fallendo miseramente.

Mi fece accoccolare tra le sue braccia e mi cullò dolcemente.

 

«Bella? Bella! Bella svegliati! Stai bene?» aprii gli occhi, ritrovandomi Alice a una spanna dal mio viso.

«Alice, cos’è… successo?» l’ultima cosa che ricordavo era che avevo cominciato a piangere e Alice mi aveva abbracciato.

«Non lo so… eri tra le mie braccia e stavi piangendo, all’improvviso il tuo cuore ha perso diversi battiti e sei svenuta…» era all’armata, riuscivo a leggerlo nei suoi occhi.

Mi raddrizzai sul sedile e tolsi dal viso le lacrime riversate poco prima.

Ero svenuta un’altra volta, ormai le frequenze dei miei svenimenti erano aumentate a uno al giorno, le mie condizioni si stavano aggravando enormemente, forse non sarei riuscita a superare il mese di luglio «Da quando sono svenuta?»

«Da mezz’ora… I battiti del tuo cuore, Bella… ne hai persi un sacco, e non sto esagerando… credevo ti fosse venuto un infarto, per tre secondi ha smesso persino di battere… non ti era mai successa una cosa simile quando noi eravamo a Forks, sembra quasi che tu sia… malata» parlava senza riuscire a fermarsi, alla sua ultima parola un brivido attraversò tutta la mia colonna vertebrale. Non potevo nasconderlo a lungo, Alice stava capendo, quando ci avrebbero messo gli altri a capire che stavo morendo?

I miei occhi incrociarono i suoi e un lampo di lucidità attraversò le sue pupille. Aveva capito.

«Bella? Cosa ti sta succedendo?» mi guardava circospetta, quasi a non voler sentire la risposta alla sua domanda.

Ormai era inutile cercare di nascondere il tutto, avevo bisogno di sfogarmi, parlare con qualcuno. Da quando avevo saputo che ero malata, mi ero chiusa in me stessa, non parlavo più con nessuno, nemmeno con Jacob, tenevo tutto dentro, incapace di far fuoriuscire il mio dolore. Le lacrime cominciarono a uscire copiose, e le parole cominciarono a uscire senza che io gli dessi un ordine ben preciso « Sono malata Alice… ho un tumore maligno al cuore, non riuscirò a uscire viva alla fine dell’estate. Non voglio morire, non voglio! Sono ancora troppo giovane per morire, ho diciotto anni cavolo! Mi resta un mese e mezzo di vita Alice, un mese e mezzo! E non so cosa fare, non so come comportarmi! Charlie e Renee non fanno altro che piangere, Jacob non è più lo stesso, e la causa del loro dolore sono solamente io! Non so più cosa fare, cerco di restare indifferente, cerco di pensare che questo sia solo un brutto sogno e che preso mi sveglierò, ma non ci riesco. Non riesco a svegliarmi, e questo mi mette paura, paura perché non ho ancora vissuto, perché non ho amato Edward abbastanza, lui non è tornato da me, e questo mi fa sentire così estremamente fragile… perché non mi hai chiamata quando hai visto che ero malata? Perché non mi hai chiamata quando mi hai vista partire?» ero disperata, lo si poteva leggere benissimo nella mia voce.

Anche Alice aveva cominciato a “piangere” «Oddio Bella! Non ho visto nulla, vedevo sempre tutto confuso oppure degli enormi buchi neri. Mio Dio Bella, se solo avessi saputo…» mi strinse forte a se, come non volesse lasciarmi scappare «perché non me lo hai detto subito? Perché non volevi dirmelo?»

«H-ho paura…»

«Non ti lasceremo da sola, resterai con noi fino a quando lo vorrai, un giorno non basta…ti consideriamo come una sorella, Esme e Carlisle ti considerano ancora una figlia, non ti lasceremo da sola, potrai contare su di noi…»

«Sei la miglior sorella e amica che abbia mai potuto avere Alice»

«Ti amo Bella, da amica e sorella, sempre, per sempre» accennò un lieve sorriso.

Risi «Ti amo anch’io Alice, da amica e sorella…» non riuscii a pronunciare le ultime parole perché sapevo non sarebbero state vere.

Rispondo alle recensioni:

Vampire_Twilight: Non preoccuparti, perdonata xD l'ha riconosciuta perchè i Cullen, dopo essersene andati da Forks, hanno passato un periodo di tempo a Denali, quindi il clan sapeva di Bella, essendo l'unica umana con cui i Cullen avessero stabilito dei rapporti, Eleazar ha fatto 2+2 e ha capito che si trattava di lei. Sono contenta che i capitoli ti siano piaciuti.

AuroraTwilight: Wow, non pensavo di aver mai potuto ricevere un complimento come il tuo *.* Sono contenta che questa storia ti appassioni più di New Moon, davvero, anche se non credo di poter mai arrivare a superare il livello di zia Steph. Imparentate, magariiii!!! xDxD grazie per i complimenti, sono magnifici!

bellina97: già... però dai, si è confidata con Alice, almeno ha fatto un piccolo passo avanti.

giova71: come puoi aver letto, Alice ha scoperto della morte imminente di Bella. Beh, sul ritorno di Bella a Forks non ci conterei ancora molto... Ti lascio un pò sulle spine. Ciao!

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Capitolo 14
*** Lui. ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI.

 

 

 

 

Per tutto il viaggio, dopo esserci entrambi sfogate e dopo aver ripreso a camminare, parlammo di cose futili. Mi maledissi mentalmente quando feci entrare in campo l’argomento shopping.

«A proposito, con il passare del tempo il tuo gusto estetico non è affatto migliorato» i suoi occhi perquisirono tutto il mio corpo, facendo caso a ogni minimo particolare, quando ebbe finito sui suoi occhi spuntò una scintilla di euforia «anzi, vedo che sei migliorata parecchio» un ghigno beffardo le si dipinse sul volto.

Per un attimo la guardai stralunata, solo dopo qualche secondo mi accorsi che si riferiva ai vestiti di Tanya «Non sono miei, ma me li ha prestati Tanya, ha detto che lei non li metteva e quindi potevo prenderli io».

Rimase chiaramente delusa dalla mia risposta, ma finse un tono indifferente «Ah, ecco. In effetti, il tuo gusto personale non poteva mica arrivare alle stelle in soli otto mesi, ci vuole molto tempo per dare un carattere a quello che indossi, anche un minimo straccio può far sì che la gente sappia con chi ha a che fare…» arrivata a quel punto sapevo che non era richiesta la piena partecipazione e così mi persi nei miei pensieri, cadendo lentamente in un sogno rilassante e privo di sogni.

 

«Finalmente ti sei svegliata! Sai? Non è molto piacevole sapere di essere usata come un sonnifero» sbottò irritata.

Sorrisi malignamente «Non è colpa mia se quando attacchi a parlare non la smetti più!»

«Certo, certo, comunque stiamo quasi arrivando» la sua voce ritorno trillante come il solito.

D’un tratto fui presa dall’ansia come il giorno prima, un’ansia dovuta al fatto che molto presto lo avrei rivisto. Mille farfalle cominciarono a vorticare furiosamente nel mio stomaco, provocandomi una bellissima sensazione di leggerezza.

«Alice, prima di arrivare… non dire a nessuno quello che ti ho detto, non voglio che lo sappiano, tantomeno lui. Non deve assolutamente saperlo».

La sua espressione si fece improvvisamente seria, i suoi occhi ambrati colpirono prepotentemente i miei, legandoli a sé «Bella… non so se posso farcela, a nasconderlo a Edward, non so se riuscirò a non pensarci, non posso ignorare che tra poco non ci sarai più. Mi stai chiedendo troppo» era afflitta, in completa agonia.

«Invece devi ignorare tutto, fa finta che invece di morire, andrò all’università, in un posto lontano, e non potremo più vederci, ma sai che sarò felicissima, e questo ti basta per essere felice anche tu», magari sarei potuta andare all’università, non ci sarei andata nemmeno per un giorno.

«Okay, ci proverò, te lo prometto, ma devi parlargliene, soprattutto a lui, non puoi mentirgli»

«A che scopo? Non servirebbe a nulla, domani ripartirò per Forks, e questa volta sarà realmente come se non fossi mai esistita, anche perché, a differenza di Edward, io non esisterò più nel vero senso del termine»

«Non fare la stupida, tu non starai solamente un giorno»

«Invece sì» risposi decisa.

Lasciò cadere il discorso “concentrandosi” sulla guida.

«Ah, Alice?»

«Sì»

«Quando arriverà il momento…» lasciai cadere la frase.

Mi sorrise mesta «ti avvertirò, è il minimo che io possa fare».

Le sorrisi e volsi lo sguardo al panorama esterno, le prime case cominciavano a farsi vedere, erano tantissime ville lussuose, la maggior parte con piscine e grandi giardini, era un ambiente perfetto per i Cullen.

L’auto imboccò un vialetto che portava in una zona isolata, lontano dal mucchietto di case. Ci inoltrammo in quello che sembrava un bosco, ma non era come quello di Forks, c’erano meno alberi, la zona era piccolissima. Quei pochi alberi si diradarono ancora di più, lasciando spazio e una meravigliosa villa che non aveva nulla da invidiare alla casa Blanca. Di fronte la villa, un meraviglioso giardino, curato alla perfezione, ricco di vari fiori, riconobbi le fresie e le peonie.

«Siamo arrivate» mi avvertì Alice con un sospiro, togliendo le chiavi dal riquadro dell’auto.

Non c’erano parole per descrivere il turbine di emozioni che celavo dentro di me. Avevano già sentito il mio odore? Si erano già accorti che mi trovavo a pochi metri da loro? Lui era a casa?

Alice rispose alle mie domande, quasi come mi avesse letto nel pensiero «Carlisle, Esme, Edward e Rose erano andati a caccia per il week-end, ritorneranno tra un paio d’ore, ci sono solo Emmett e Jasper…» nessuno di noi due accennava a scendere dall’abitacolo, Alice chiuse gli occhi e cominciò a massaggiarsi le tempie.

«Alice, tutto bene?»

«Sì, sto solo cercando di pensare a come raggirare Edward e Jazz, non è molto facile mentire, specialmente nella nostra famiglia»

«Mi dispiace, probabilmente sto commettendo un gravissimo errore, e ti sto costringendo a mentire, ma non mi pento di quello che sto facendo…»

Un sorriso di comprensione  si fece largo sul suo volto «non preoccuparti, per te farei qualsiasi cosa»

«Bene, ora scendiamo da questa maledettissima auto e andiamo a salutare Emmett e Jasper»

Il suo tono si fece scherzoso «Ehi! Non insultare la mia porsche!»

Scendemmo dall’auto, Alice entrò subito in casa, svelta come un fulmine, io invece camminai a passo lento e indeciso.

Tutta la sicurezza avuta un attimo prima, stava scemando, ad ogni passo, l’insicurezza aumentava, specialmente adesso che ero sola. mi sembrava tutto un sogno, stavo finalmente raggiungendo la meta che avevo tanto ambito nell’ultimo anno.

Lentamente, salii i gradini del portico, sempre più vicina alla porta d’ingresso.

«Alice! E chiudila questa maledetta porta!» mi ritrovai davanti Emmett, nonostante il tono di voce di prima facesse capire che fosse parecchio irritato, i suoi occhi erano vuoti, la sua espressione indifferente. Quando si accorse della mia presenza, la sua espressione cambiò radicalmente, lasciando spazio all’euforia e alla sorpresa. Non ci pensò una volta prima di prendermi in braccio e girando su se stesso, urlando di felicità.

«Bella! Non posso crederci! Dimmi che sei vera!»

Quanto mi era mancato il mio fratello- orso! Mi lasciai andare in una sonora risata «Eccomi qua Emmett! In carne e ossa!»

Mi lasciò andare e cominciò a guardarmi estasiato, arrossii violentemente di fronte a tutte le attenzioni che mi stava riservando, così cercai di distrarlo.

«Allora? Non mi fai entrare?» dissi fintamente offesa.

Mi cinse le spalle con un braccio e mi fece entrare in casa «Benvenuta a casa, Bella!»

Entrai nell’ampio salotto, tipicamente caratterizzato da toni chiari, l’arredamento era molto simile a quello della casa precedente, ma un po’ più sfarzoso, ovviamente questa volta si avvertiva lo zampino di Alice nella scelta dei mobili.

Mi voltai e vidi Jasper scendere le scale, in tutta la sua eleganza, mano nella mano con Alice, che sorrideva raggiante.

«Bella!» mi venne incontro lentamente e mi abbracciò calorosamente «è bello riaverti tra noi, davvero», mi resi conto che anche lui mi era mancato, nonostante non avessimo mai avuto un ottimo rapporto.

«Grazie Jasper,  è bello rivederti»

Mi sorrise ed io non potei fare altro che ricambiare.

Quel momento fu interrotto dalla risata chiassosa di Emmett che mi prese in braccio e cominciò a volteggiare per tutto il salotto.

«Emmett! Basta, rimettimi giù» urlai divertita, ma lui non accennava a farmi scendere. Era felice come un bambino che ritrovava il suo giocattolo dopo averlo abbandonato per tanto tempo, rendendosi conto che nulla avrebbe potuto sostituirlo.

Avrei continuato a ridere con lui per ore, se non fosse stato per l’improvviso dolore al petto che mi colpì violentemente. Per un attimo il mio respiro si fermò e la testa cominciò a vorticare furiosamente, l’unica cosa che riuscii a vedere fu lo sguardo allarmato di Alice, aveva visto che da lì a poco sarei svenuta se Emmett non avesse smesso.

«Emmett, basta, mettila giù» urlò la ragazza disperatamente.

Emmett si bloccò di colpo, soffermandosi a guardare il mio viso, cercai di  sorridergli per rassicurarlo, ma tutto quello che riuscii a fare si ridusse in una smorfia di dolore.

«Falla sdraiare sul divano, subito!»

Ubbidì ad Alice e mi poggiò sul divano, continuando a guardarmi con aria preoccupata.

«Che gli prende?» Jasper fu subito vicino a me con un bicchiere d’acqua in mano.

«Nulla… sono semplicemente… stanca» riuscii a sussurrare.

Accostò il bicchiere alla mia bocca e mi aiutò a bere. Il dolore al petto si dissolse lentamente e tutto riacquistò la forma precedente.

Mi misi seduta sul divano, gli occhi di tre vampiri mi guardavano allarmati.

«è tutto apposto, ho solamente avuto un mancamento» sussurrai.

«Sì, sì… certo» sussurrò Alice talmente piano che la sentii a malapena, ma ero sicura che quelle parole non fossero scappate all’orecchio dei fratelli.

Le lanciai un’occhiata omicida, che lei ricambiò con una smorfia. Mi fidavo di Alice, ero sicura che non lo avrebbe detto a nessuno.

 

Le ore passarono veloci, tutti mi raccontarono come avevano passato il periodo lontano da Forks. Questa volta andavano tutti all’università, Edward e Alice frequentavano filosofia, Emmett e Jasper biologia, mentre Rosalie ingegneria meccanica, per l’ennesima volta.

 Edward sarebbe arrivato da lì a poco.

«Stanno arrivando» annunciò Alice «aspettalo nel retro della casa» mi guidò nel giardino del retro e mi fece sedere su una panchina.

«Sei pronta?»

«Devo esserlo» sussurrai decisa.

«Sono qui, hanno appena imboccato il vialetto» detto questo se ne andò, lasciandomi da sola con i miei pensieri.

Tra meno di un minuto avrei rivisto Edward, questo bastava a farmi andare in iperventilazione. Il mio respiro era accelerato, gli occhi erano lucidi, le labbra tremavano, insieme alle mie mani, le farfalle si erano quadruplicate, provocandomi un enorme blocco all’interno dello stomaco.

Mi presi la testa tra le mani e cominciai a inspirare ed espirare lentamente, cercando di calmarmi, ma non ci riuscivo, era tutto inutile, avevo una tempesta dentro.

Cos’ avrebbe detto quando mi avrebbe visto? Sarebbe stato felice, arrabbiato, indifferente? Mi avrebbe riportato subito a casa oppure mi avrebbe permesso di stare un giorno con loro?

Il rumore di un motore che si arrestava davanti casa, poi più nulla.

Non riuscivo a stare ferma, mi alzai e cominciai a passeggiare in circolo, tenendomi la testa tra le mani e scostando i capelli dal mio viso. Pochi secondi e sarebbe stato di fronte a me. Cosa gli avrei detto? Come mi sarei comportata? Era tutto da vedere.

I miei ultimi giorni felici dipendevano dalla sua reazione.

Ero ancora in tempo ad andarmene, mi sarei inoltrata nel bosco, Alice mi avrebbe visto e avrebbe capito la mia scelta, ma… anche Edward lo avrebbe visto dato che si trovavano nella stessa stanza. Era una pessima idea la mia, ovvio che ormai non avevo nessuna possibilità di scelta…

Una mano fredda si posò sulla mia spalla, e a quel contatto sobbalzai per la potente scarica di elettricità che arrivò in tutto il corpo.

Era lui.

Rispondo alle recensioni:

AuroraTwilight: Grazie davvero, quando ho cominciato a scrivere questa storia non avrei mai creduto che potessi arrivare a ricevere complimenti come i tuoi, sono davvero molto lusingata e felice che riesca a trasmettere emozioni tramite i miei scritti. Ti ringrazio per  recensire sempre i miei capitoli. Un bacio.

giova71: Boh, non posso dirti nulla, ma dal prossimo capitolo potrai avere qualche risposta alle tue domande, spero tu continui a seguirmi. Un bacio anche a te. Ciao!

Vampire_Twilight: già, Alice sa tutta la verità, hai ragione, è una cosa molto triste sapere che da un giorno all'altro puoi morire. Speriamo che questo non accada anche a Bella ;)

bellina97: ihihih, non credo che a Edward basti impiccarsi per morire xD. Grazie per aver recensito. Un bacio!

 

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Capitolo 15
*** Ritrovarsi ***


 CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI.

 

 

 

 

 

 

La sua mano era ancora posata sulla mia spalla, io gli davo ancora le spalle.

«Bella…» la sua voce mi fece battere il cuore all’impazzata. Quanto mi era mancata quella voce che assomigliava a un coro di campane.

Mi voltai lentamente, ansiosa di rivedere il suo viso dopo un’infinità di tempo. La sua mano lasciò la mia spalla e gli cadde sul fianco. Alzai lentamente gli occhi e vidi tutto ciò che avevo sempre cercato. Tutti i miei ricordi non gli avevano reso minimamente giustizia, era ancora più bello di quanto ricordassi.

La sua folta chioma ramata era disordinata come sempre, le labbra piene e rosee, il naso perfetto, i lineamenti spigolosi, lasciai gli occhi per ultimo, consapevole che non appena li avessi incrociati, non avrei ricordato più il mio nome. Era come ritornare in quella mensa, circa un anno e mezzo prima, quando lo vidi per la prima volta, con l’unica differenza che questa volta le emozioni si erano amplificate al massimo.

Incrociai i suoi occhi dorati, limpidissimi grazie alla caccia appena compiuta, il cuore minacciava di uscirmi dal petto se solo lo avessi guardato un secondo in più, ma non mi sarei persa quella visione per nulla al mondo, neanche la morte poteva impedirmi di amarlo ancora una volta.

Non riuscii a capire bene cosa successe in quel momento, fatto sta che le sue labbra fredde e lisce come il vetro furono subito sulle mie, e si muovevano con foga, desiderio. Le sue mani esploravano il mio volto, stringendomi lentamente verso sé, quasi avesse paura di un mio rifiuto.  Quella sua reazione mi tolse il respiro. Le mie mani furono dietro la sua nuca, usando tutta la forza a disposizione per non lasciarlo scappare, nonostante sapessi che, se avesse voluto, avrebbe potuto divincolarsi dalla mia presa facilmente. Ma non lo fece. Le sue labbra si muovevano ancora insieme alle mie, che cominciarono a reagire al contatto. Dischiusi le labbra per respirare e le sue labbra furono sul mio collo, baciandolo per tutta la sua lunghezza e poi ritornando indietro, ritornando alla loro postazione.

Non mi respinse, non cercò di interrompere quel bacio, come faceva sempre quando minavo il suo autocontrollo, ma mi teneva stretta a se. Avremmo potuto continuare a baciarci fino a quando non avessi esalato l’ultimo respiro. Di lui non ne avrei mai avuto abbastanza.

Quando ci staccammo i nostri respiri erano corti, veloci. Il quel bacio avevo letto tutta la dolcezza del ritrovarsi, la consapevolezza di amarsi nonostante fosse passato tanto tempo. Non ci eravamo mai dimenticati, questo era chiaro a entrambi.

Mi accorsi che stavo piangendo solo quando Edward asciugò le mie lacrime e sussurrò un dolce «Amore mio…»

«Edward…»

«Ti prego, dimmi che non sono morto e non mi trovo in paradiso, dimmi che ti sto stringendo realmente tra le mie braccia…» sembrava più che stesse convincendo se stesso, piuttosto che farmi una richiesta.

«Ti amo Edward» riuscii a dire. Ero talmente sconvolta da tutte le emozioni che stavo provando da non riuscire a formulare un pensiero coerente.

Per tutta risposta mi strinse ancora di più a sé «Sei tutta la mia vita Bella, ora che ci siamo ritrovati non ti lascerò andare, mai più, per sempre» era una promessa, ma solo io sapevo che, ancora una volta, non sarebbe riuscito a mantenerla.

Cominciò a cullarmi, canticchiandomi all’orecchio la mia ninna nanna, quanto mi era mancata quella dolce melodia che fuoriusciva dalle sue labbra. Sarei rimasta tra le sue braccia per giorni interi, lui era molto più essenziale dell’acqua, del cibo, dell’aria, a loro avrei saputo resistere. Ma non potevo vivere senza la mia vita.

Per un attimo dimenticai tutti i miei dolori, dimenticai il cancro, dimenticai la mia fuga da Forks, dimenticai la mia morte. C’eravamo solo lui e io, Edward e Bella, Bella e Edward. Nessuno avrebbe mai potuto dividere quell’unione, eravamo stati uniti dal destino. Lui era il mio rifugio felice, lui era tutto per me.

«Potrei restare qui, con te, per l’eternità» dissi, dando voce ai miei pensieri.

«Per sempre amore, non chiedo altro» rispose, ancora scosso dal turbine di emozioni che, ero sicura, avesse colpito anche lui.

Rimanemmo in quella situazione non so per quanto tempo, forse intere ore, non mi sarei mai stancata di Edward.

«è tardi Bella, Carlisle e Esme sono arrabbiati perché non ti hanno ancora salutato» disse rivolgendomi il sorriso sghembo che mi fece perdere qualche battito, ma non provavo dolore con lui. Era come se la ferita si rimarginasse. Sorrisi alle sue parole ed entrammo in casa.

«Bella! Piccola! Quanto mi sei mancata!» una turbine color caramello mi saltò addosso, stringendomi in una morsa d’affetto, una morsa che non provocava affatto dolore.

«Ciao Esme!»

«Bella!» Carlisle ci raggiunse e mi divincolò dalla stretta di Esme, abbracciandomi anche lui. Vidi Rosalie sulle scale, abbracciata a Emmett, sorridermi compiaciuta, non ci saremmo mai lasciate andare ad abbracci ed effusioni d’affetto, non avevamo quel tipo di rapporto.

«Bella!» la voce di Alice trillò vivacemente per tutta la stanza «vieni, ti ho prenotato una pizza, avrai sicuramente fame» disse prendendomi per mano e portandomi in cucina.

Mi accorsi solo in quel momento dell’enorme vuoto allo stomaco, come se non mangiassi da una settimana. Mi feci trascinare in cucina, seguita da Edward, e mi sedetti sul bancone, addentando un trancio della pizza che avevo davanti.

«Bene, adesso vi lascio da soli» ammiccò a entrambi e uscì dalla cucina.

Edward era accanto a me, seduto sullo sgabello, con il gomito poggiato al bancone, si tratteneva la testa con una mano, guardandomi attentamente.

Arrossii lievemente, accennandogli un lieve sorriso «ho qualcosa che non va?»

«Mi è mancato così tanto il tuo viso» sussurrò roco.

Per tutta la durata della mia cena non dicemmo una parola, continuavamo a fissarci, silenziosi.

«Vieni con me» mi sorrise e mi prese per mano, trascinandomi su per le scale e facendomi entrare in una stanza che, ipotizzai, fosse la sua camera da letto.

Lo stile era moderno, la tonalità variava dal bianco al nero, alla destra vi erano grandi scaffali colmi di libri e di cd, al centro della stanza un enorme letto ricopriva la maggior parte dello spazio.

«Che ci fai con un letto?» chiesi stralunata, voltandomi verso di lui.

«Allora?» insistetti, quando capii che non voleva rispondere alla mia domanda.

«Mi prenderesti per uno stupido se te lo dicessi» accennò un sorriso, era imbarazzato.

«Tu non sei uno stupido» risposi istintivamente.

Sembrò avesse preso coraggio dalla mia risposta «mi ricordava le notti passate sul tuo letto, le notti passate ad ascoltare i tuoi sogni» mi avvicinai a lui, che mi accolse tra le sue braccia e mi strinse al suo petto marmoreo «ma adesso non ho più bisogno di ricordare, adesso tu sei con me».

Mi lasciai trascinare sul letto con ancora i vestiti addosso, non avevo voglia di perdere cinque minuti in un maledettissimo bagno quando invece potevo passarli con lui.

«Non riesco ancora a realizzare che tu sia qui con me»

«Neanch’io, credevo che quel periodo passato insieme fosse stato soltanto un sogno»

«Ancora una volta, non ho mantenuto la mia promessa» sospirò.

«l’avevi infranta già subito dopo averla fatta, come potevi credere che ti avrei dimenticato così facilmente? Credevi che il mio amore per te non fosse reale? Che avrei potuto trovare un altro da amare come amo te? Ti sei sbagliato di grosso, sei stato solamente un ingenuo, mi hai fatto soffrire inutilmente Edward, quando due persone si amano, nulla può spezzare quest’unione, ne la lontananza, ne il tempo, ricordalo bene»

«Lo terrò a mente» disse divertito, poi il tono della sua voce si rifece serio « non l’ho mai creduto, ho solamente sperato. Sperato che tu potessi vivere una vita felice, lontano dal pericolo, lontano da me»

«Non posso essere felice se tu non sei con me» risposi sincera «è stato proprio questo a spingermi a ritrovarti, l’infelicità, l’incompletezza che avevo dentro» un’altra domanda fece capolino nella mia mente «perché hai lasciato tutte le tue composizioni a Forks? Perché hai lasciato il tuo stereo con Debussy?» sbottai, guardandolo negli occhi.

Non vi era la minima sorpresa nei suoi, anzi, vi era una dolce amarezza « sapevo che prima o poi saresti tornata in quella casa, volevo lasciarti qualcosa di noi, qualcosa che rendesse tangibile il nostro amore»

«ho creduto che non mi amassi più, che non volevi portare quegli oggetti con te perché non volevi ricordarmi» gli occhi mi divennero lucidi e potei percepire la sua stretta farsi sempre più forte, confermandomi che lui era lì con me, che mi amava ancora.

«Non credevo potessi pensare questo Bella. Io non ti ho mai dimenticata, ne ho voluto farlo, ti prego perdonami. Ma… se credevi non ti amassi più, cosa ti ha spinto a cercarmi?»

«Ho trovato la tua lettera».

Potei notare il suo respiro fermarsi e i muscoli tendersi leggermente. Gli raccontai tutta la storia, gli esami, Jake, Victoria, Laurent, le voci che sentivo quando ero in pericolo, il diploma, in viaggio. Tralasciai gli svenimenti e l’annuncio della mia morte imminente, non era il caso di rovinare quel momento.

«Laurent e Victoria hanno cercato di ucciderti?» disse in un violento scatto d’ira.

«sì, ma per fortuna, Jake e i suoi amici erano nei paraggi. Sai, loro sono… licantropi»

Mi guardò truce quando dissi quella parola, e per un attimo ebbi paura  «Bella, io ti lascio per permetterti di vivere una vita… umana, e tu vai dai primi mostri che capitano?»

«Non sono dei mostri, mi hanno protetto, se non ci fossero stati loro… e poi quando tu te ne sei andato Jake non era ancora un licantropo»

«Un licantropo giovane, la cosa peggiore che ti possa capitare. Riesci a capire che non riescono a controllarsi? Che basta una parola sbagliata, un comportamento non adeguato per farli scattare e rischiare di morire?»

«Edward, non c’è nulla di cui preoccuparsi, Jake era il mio migliore amico, non mi avrebbe mai fatto del male» cercai di tranquillizzarlo.

Il suo sguardo si addolcì, e senza aggiungere altre parole, cominciò a canticchiare la mia ninna nanna.

Per la prima volta dopo tanto tempo, riuscii a sognare.

Rispondo alle recensioni:

giova71: sarà molto difficile per Bella riuscire a mantenere il segreto, specialmente con Edward, a cui ha confidato sempre tutto. Come spiegherà i continui dolori al petto e i suoi momenti di infinito dolore? Continua a seguirmi, un bacio!

AuroraTwilight: eheheh, ansiosa eh? Ho cercato di descrivere piccoli particolari che all'apparenza possono sembrare inutili, ma se si sta attenti si può capire che sono dettagli molto importanti, che fanno capire quello che è successo fino all'arrivo di Bella, e quale descrizione migliore se non quella di un Emmett scorbutico e facilmente irritabile per fare un paragone? COntinua a seguirmi. Ciao!

Vampire_Twilight: spero non sarai rimasta delusa dal comportamento di Edward, forse ti aspettavi qualcosa di diverso? Spero proprio di no =). Ho cercato di restare fedele il più possibile al loro ritrovamento in New Moon, spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio!

Lau8910: Beh, direi che non si è proprio comportato da scemo, no? xD A presto, un bacio!

mimonia: sono troppo in ritardo per te? xDxD  ho cercato di postare il prima possibile, sono contenta che la mia storia ti piaccia, sarei felice se continuassi a seguirmi e a recensire. Un bacio!

bellina97: eh eh! Addirittura sono riuscita a farti emozionare! xDXD  Continua a seguirmi bella, Ciao!

 

Ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le preferite:

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Capitolo 16
*** Ritorno ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI.

 

 

 

 

 

Il mattino dopo mi alzai consapevole di essere tra le braccia del mio angelo. Non appena si accorse che mi ero svegliata, cominciò a carezzarmi la schiena col suo tocco delicato, provocandomi dei brividi, ma non di freddo.

«Buon giorno» sussurrai compiaciuta, stiracchiandomi.

Nella sua voce leggevo una piccola nota di felicità, accompagnata da infinita dolcezza «Buon giorno amore».

Alzai il viso all’altezza del suo e gli diedi un bacio a fior di labbra, poi lo riabbassai e cominciai ad accarezzare il suo petto, disegnando tanti ghirigori immaginari. Avrei voluto fermare il tempo, rimanere tra le sue braccia per l’eternità, sicura che di lui non mi sarei mai stancata.

«A cosa pensi?» il suo fu un sussurro flebile, ma riuscii a sentirlo.

«Vorrei che il tempo si fermasse qui, in questo momento, in questa stanza».

«Non ti perderò un’altra volta, Bella, non ti lascerò andare mai più».

A quelle ultime parole il mio respiro si bloccò e mi alzai dal letto, mettendomi a sedere «mai più è un tempo molto lungo».

«Ma non è mai abbastanza, per noi… perché ti sei alzata?» chiese, stralunato.

Era giusto continuare a illuderlo così? Fargli credere che saremo rimasti insieme per l’eternità? Era giusto fare una promessa se non ero capace di mantenerla? Forse dovevo dirgli una parte della mia verità, quella meno dolorosa, che avrebbe separato entrambi, ma non  così tragicamente come solo la morte era capace di fare.

Mi voltai verso di lui, incrociando i suoi occhi, che mi fecero perdere qualche battito, ma questa volta non era la malattia «Edward… io... ritornerò a Forks»

«Verrò con te» disse come fosse la cosa più ovvia del mondo.

«Non voglio che tu venga con me» dissi, soffermandomi sulle sue mani, che in quel momento si stavano tendendo in un pugno. Non stavo mentendo, volevo veramente che lui non venisse con me, che non mi vedesse morire lentamente, sarebbe stata solo una continua sofferenza per entrambi.

«Tu non mi vuoi» non era una domanda, ma una costatazione, i suoi occhi mi stavano perforando l’anima, man mano che pronunciavo quelle parole, mi sentivo sempre più vuota, come se me la stesse succhiando via.

«No» quando dissi quelle parole, ritornai a nove mesi prima, quando i ruoli erano invertiti, quando era lui che stava partendo, che mi stava lasciando sola, e in un attimo capii. Capii i suoi sentimenti mentre pronunciava quelle parole, capivo che era stato costretto a lasciarmi per non farmi soffrire ulteriormente, io mi trovavo nella sua stessa situazione. Non volevo che Edward soffrisse ancora per colpa mia, e lo stavo abbandonando per questo.

«Proprio come nove mesi fa…» sussurrò, freddo, distaccato.

«Edward…»

«perché Bella? Perché mi stai lasciando? Non mi ami più, forse?» disse tutto d’un fiato alzandosi e mettendosi a sedere. Tutta la sua debolezza uscì fuori, come una furia, e la mia decisione venne messa in discussione dal mio cervello. Era giusto lasciarlo? Gli avrei fatto credere che non lo amavo più? Gli avrei mentito per amore? Sì, lo avrei fatto, ormai c’ero dentro fino al collo.

«Certo che ti amo ancora, ti ho sempre amato, ma i nostri mondi non possono coesistere, tu non fai parte del mio mondo, io non faccio parte del tuo».

«Tu fai parte di me»

«Devo andarmene Edward, e non voglio che tu venga con me, non voglio che tu ritorni a Forks».

«Perché?»

Quella domanda mi fece esitare, non sapevo cosa rispondere «Edward, non voglio soffrire ancora» non voglio che tu soffra ancora.

«Ti ho già detto che non ho intenzione di lasciarti, perchè ti amo Bella, come non ho mai fatto in vita mia, tu sei il significato della mia esistenza, io sono nato per stare con te»

«Forse io no» sbottai, mentre una lacrima scendeva dal mio viso «forse io ho ancora tempo per sognare, dimenticare, amare un altro che non sei tu»

Quelle parole lo ferirono immediatamente, lo potei notare dai suoi occhi. Gli avevo appena detto che non volevo lui facesse parte della mia vita, non volevo fosse incluso nel mio futuro, ma era tutta una bugia. Io non volevo lui facesse parte della mia vita, perché lui era la mai vita, non volevo fosse incluso nel mio futuro, perché non avevo un futuro.

Non mi guardò più, abbassò lo sguardo e si diresse verso la porta, quando si voltò per dirmi le ultime parole, il suo sguardo era fisso sul pavimento «Bene, allora se e così… non vedo il motivo per cui devo rimanere in questa stanza, perché tu debba restare qui. Credo dovresti andartene, oggi stesso»

La mia vista fu appannata dalle lacrime, non riuscii a vedere con chiarezza la sua figura uscire e chiudersi la porta alle spalle, non riuscii a capire che una figura più minuta era entrata nella stanza e stava cercando di calmarmi, sconvolta com’ero, continuavo a singhiozzare e a sussurrare il suo nome.

«Shhh Bella, calmati adesso, ci sono io qui con te…»

«Lo amo… io l-l-l-lo am-m-m-mo»

Alice cominciò ad accarezzarmi e a stringermi al suo petto «tranquilla Bella, hai fatto la cosa giusta, non preoccuparti…».

Qualcosa mi tolse il respiro, a un tratto mi ritrovai come in una bolla priva di ossigeno, in cui, per quanto boccheggiassi in cerca d’aria, i miei polmoni non ne ricevevano neanche una molecola, il cuore si fermò per un paio di secondi e quando riprese a battere, il suo ritmo era irregolare.  Le forme della stanza mi facevano vorticare furiosamente la testa, ma non trovavo la forza per chiudere gli occhi, non trovavo la forza. Se Alice non mi avesse trattenuto col suo abbraccio, sarei caduta inerme sul letto, come un corpo a cui era stata appena tolta la vita. Per più di un minuto fui incapace di pensare, di ascoltare, di vedere, sentivo solo un eco lontano del mio cuore, il cuore che mi stava uccidendo.

Quando  tutto ritornò nella sua forma originale, mi accorsi che non eravamo io e Alice le uniche persone presenti nella stanza. C’era tutta la famiglia, tranne una persona, l’unica persona che in quel momento avrei voluto fosse lì a consolarmi, ma me l’ero cercata, forse non lo avrei mai più rivisto.

«Bella sta benissimo! Non c’è niente di cui preoccuparsi» disse Alice, che non si era ancora accorta della mia ripresa.

«… anche ieri è successa la stessa cosa, appena arrivata» Jasper era calmo, ma potevo benissimo leggere una nota di preoccupazione.

«Bella, piccola. Stai bene?» Esme mi accarezzava la fronte, mi accorsi solo in quel momento che non mi trovavo tra le braccia di Alice, ma che ero distesa sul letto, mentre tutti i presenti mi scrutavano dall’alto.

«S-sì… sto bene»

«Bella, possiamo parlare?» il tono di voce di Carlisle era pacato, da vero professionista. I suoi trecento anni di carriera, in quel momento, non giocavano di certo in mio favore.

Annuii e tutti i presenti nella stanza si dileguarono, tranne Alice, che indugiò un po’, lanciandomi sguardi preoccupati.

«Alice, per favore» le si rivolse dolcemente Carlisle. Alice si chiuse la porta alle spalle, lasciandoci soli.

«Allora? Cosa vuoi dirmi?»

«Bella, sono un dottore»

«lo so»

«Certe cose, come un tumore al cuore, li vedo lontano un miglio, senza bisogno di controlli, esami o cose del genere» sussurrò, serio, distaccato.

«Stai dicendo che forse ho un tumore?» gli chiesi fingendomi confusa.

«Non forse, tu hai un tumore al cuore»

Quello che uscì dalle mia bocca fu una risata isterica. Carlisle aveva capito tutto, e lo avrebbe detto sicuramente a Edward.

«Carlisle, tutto questo è assolutamente stupido»

«No Bella, l’unica stupida qui sei tu. Tu sai che hai un tumore, e sai che ti resta al massimo un mese di vita, sei in uno stato avanzato, in cui il cuore non può permettersi tutta questa fatica, e tu lo sai bene? Come hai potuto fare un viaggio del genere? Una persona malata come te dovrebbe rimanere assolutamente a letto, tu sei un’irresponsabile. Capisci che tutto questo sforzo ti porterà assolutamente a morire prima del previsto?» non avevo mai visto Carlisle così arrabbiato, ma tutto quello che riuscii a capire del discorso fu solo una frase.

«Hai detto che mi resta al massimo un mese di vita? Due settimane fa, il dottor Franklin mi aveva detto che mi restavano due mesi…»

Il suo sguardo si rifece dolce, paterno «La mente umana è molto più lenta di quello di un vampiro».

Non riuscii a dire una parola. Non mi sarebbe stato concesso nemmeno di vivere per altre due settimane, dovevo assolutamente morire, la vita non mi aveva nella sua lista degli amici, ma se fossi riuscita a combattere ancora? Lei stava vincendo una battaglia, forse io avrei vinto la guerra.

 «Carlisle?»

«Sì?»

«Trasformami»

Rispondo alle recensioni:

preziosoele: grazie, sono felice che le mie storie ti piacciano. Continua a seguirmi. un bacio!

Lau8910: beh, come vedi, Edward non ha capito nulla, e quando Bella ha avuto il malore, lui era già a chilomentri lontano da lei, sulle strade di Brooklyn. xD continua a seguirmi. Un bacio!

giova71: mi dispiace deluderti, ma Edward non si eccorto di nulla, come ho già detto nella recensione precedente, lui era già lontano quando Bella ha avuto "l'infarto". Un bacio!

Paolina: sono contenta che tu abbia trovato la storia davvero interessante, sono molto felice di questo.  Continua a seguirmi, un bacio!

Vampire_Twilight: Beh, nel prossimo capitolo troverai la risposta a tutte le domande, tranne che alla prima, per questo bisognerà aspettare ancora un pò prima di sapere se Edward verrà a sapere del tumore o no. A presto, un bacio!

 

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Capitolo 17
*** Debole ***


«Buon giorno piccola, dormito bene?»

«Buon giorno papà, bene tu?»

Erano le undici del mattino, la luce filtrava debolmente dalle tende della mia camera, completamente all’oscuro.

«Anch’io» mi sussurrò, accennando un sorriso paterno e porgendomi una tazza di latte e cereali.

«Grazie»

Annuì in risposta e mi lasciò da sola, nella mia stanza. In realtà quella notte non avevo dormito per niente, ero sicura che, se mi fossi addormentata, gli incubi mi avrebbero sopraffatta, terrorizzandomi come avevano fatto molti mesi prima, e questo era un grave colpo per il mio cuore.

Era passata una settimana dal mio ritorno a Forks, ero partita da New York il pomeriggio stesso, mi ero fatta accompagnare da Alice, e lì ci eravamo date l’addio definitivo. Ancora le parole di Carlisle mi risuonavano nella mente, sempre più dolorose…

 

«Trasformami» nella mia voce, regnava solamente la speranza.
Non rispose, continuò a guardarmi, sconfitto, tormentato, erano queste le emozioni che leggevo nei suoi occhi, poi, la risposta definitiva «Non posso»
«Perché?»
«il tuo cuore è troppo debole per affrontare la trasformazione, non riuscirai a superarla, e morirai prima del previsto»...

 

Quelle parole mi convinsero a non insistere ancora e, ormai rassegnata, a partire il giorno stesso. Dopo la nostra discussione, Edward non tornò a casa.

Non lo avrei mai più rivisto.

Carlisle mi aveva promesso che non avrebbe detto niente, mi fidavo di lui, anche se non ero sicura riuscisse a mantenere la promessa, solo Alice era capace di nascondere i propri pensieri a Edward.

Quando tornai a casa, trovai solo Charlie. Non mi disse nulla, non accennò nulla del viaggio, mi venne solamente incontro e mi abbracciò come l’ultimo giorno degli esami. Probabilmente la sua mente ha voluto cancellare quel ricordo spiacevole. Renèe era partita, era ritornata a casa, con la promessa che sarebbe ritornata dopo due settimane, quando le mie condizioni sarebbero peggiorate notevolmente. Nell’ultima settimana avevo perso dieci chili senza accorgermene. Uno dei sintomi del cancro, cominci a perdere peso senza che tu possa far niente, se non aspettare. Non m’importava, avrei continuato a perdere continuamente peso e non me ne sarebbe importato nulla. Ormai la mia vita era terminata una settimana prima, quella mattina, in quel letto, nella sua stanza. Ormai facevo solo l’essenziale, parlavo solamente quando ero interpellata, mangiavo, bevevo e dormivo, tutto stando continuamente a letto. Ormai era diventato la mia casa.

Cercai di alzarmi con molta fatica, affannando lievemente quando mi misi a sedere. Incredibile come le mie condizioni fossero peggiorate notevolmente, dieci giorni prima avevo intrapreso un viaggio da sola, alla ricerca dell’amore perduto e adesso, in quella stanza, non riuscivo nemmeno a muovermi senza stancarmi. Forse aveva ragione Carlisle, mi restavano al massimo altre tre settimane.

Riuscii a raggiungere la finestra e ad aprirla, affacciandomi per osservare il panorama. Era uno dei pochissimi giorni in cui c’era il sole, questo bastava a migliorare, anche se di poco, il mio umore. Mi sedetti sulla sedia a dondolo e rimasi non so quanto tempo a guardare il cielo.

Salutare Alice e Carlisle quel giorno fu la cosa più difficile che riuscii a fare in tutta la mia vita, soprattutto Alice, solo noi sapevamo che il nostro era un addio e non un arrivederci…

 

«Bella, verrò con te, non m’importa nulla, voglio solo starti vicino» mi disse decisa. Eravamo all’aereoporto, aspettavamo che il mio volo venisse annunciato.

«Non essere stupida, Alice. Il tuo posto è qui, con Jasper, con la tua famiglia. Il mio è a Forks» avevo detto quelle parole guardando il pavimento, sicura di non voler incrociare i suoi occhi, perché avrei visto quelli di Edward, e questo sarebbe bastato per iniziare una crisi di pianto.

«Non andartene, non sei obbligata. Dì tutto a Edward, lui saprà perdonarti, saprà starti accanto. È di lui che hai bisogno in questo momento! Non di Charlie, non di me, non di quel cane. Hai bisogno di Edward come l’aria pulita, non puoi continuare a respirare con una bombola di ossigeno»

«La bombola di ossigeno mi basterà per vivere solamente un altro mese. Non posso consumare l’aria pulita quando può farlo qualcun altro. Alice, io devo andare, morirò a Forks, lontano da voi, e mi dimenticherete presto.»

«Sai che questa bugia non può resistere a lungo, sai che prima o poi lo dirò a Edward» disse ostile.

«Spero che tu resista fino alla mia morte» l’abbracciai e le diedi un bacio sulla guancia.

«Non sperarci»

«Il volo X7310 diretto a Seattle sta per partire, preghiamo la clientela di dirigersi allo sportello dell’imbarco…» il volo annunciò l’imminente partenza, era ora di dirsi addio.

A quelle parole Alice cominciò a singhiozzare ancora più forte di quanto non facesse prima, io piansi insieme a lei « Addio Alice, ti voglio bene»

«Bella…»

«Sto partendo per una vacanza, presto andrò al college, mi sposerò, avrò tanti figli, avrò dei nipoti, e forse anche dei pronipoti, e all’età di novant’anni morirò naturalmente, seguendo il ciclo naturale della vita» le sussurrai all’orecchio, descrivendole una vita che non avrei mai voluto, una vita lontana da Edward, una vita che per qualsiasi umano sarebbe stata meravigliosa, ma non per me.

Annuì lentamente «Addio Bella, ti voglio bene, ti ricorderò sempre, per sempre»

Mi allontanai da lei senza dire una parola e, quando mi voltai per l’ultima volta, prima di salire sull’aereo, i nostri occhi s’incrociarono per un millesimo di secondo, prima che salissi sull’aereo e dicessi addio per sempre alla vita che avrei tanto voluto vivere, alle persone che avevo amato più di ogni altra cosa…

 

«Bella, amore…»

La voce di Charlie mi ridestò dai miei pensieri. Mi sporsi dalla sedia e lo guardai.

«Sai che quando devi fare qualcosa devi chiamarmi, è troppo rischioso alzarti da sola, specialmente per te…» mi disse con aria di rimprovero. Sapevo si stesse riferendo al mio equilibrio, anche io mi ero stupita di esser riuscita ad arrivare alla finestra senza inciampare nei miei stessi piedi «C’è Jacob di sotto, sai… gli ho detto che eri tornata… non potevo tenerlo all’oscuro».

Avevo chiesto a mio padre di non dire a nessuno che ero ritornata a casa, purtroppo non era riuscito a mantenere la sua parola.

«Fallo entrare» dissi atona, voltandomi nuovamente verso la finestra.

Sentii la porta riaprirsi per poi chiudersi nuovamente, probabilmente era già nella stanza.

«Sono qui» gracchiai, alzando una mano per farmi vedere.

«Bells… potevi dirmi che eri ritornata…» si appoggiò all’angolo della finestra, catturando parte della mia visuale. Alla mia vista, i suoi occhi si spalancarono leggermente insieme alla bocca, ma cercò di nascondere subito la sua espressione. Sicuramente si aspettava di vedere la Bella di 52 kg, quella nel pieno delle sue forze, che andava inciampando ovunque e che arrossiva per ogni piccola parola, quella con i capelli al loro posto, senza occhiaie. Non ero più quella bella.

«41 kg di splendore, non è vero Jacob?» dissi cercando di scherzare.

I suoi occhi mi scrutavano seri, accusatori «Non c’è nulla di cui scherzare Bella»

Quella frase accese una scintilla di rabbia dentro di me «oh certo! Piangiamoci addosso mentre vivo le mie ultime settimane! Sai che bello!» sbottai.

«Non… non credevo potessi ridurti in questo stato in una sola settimana…»

«Beh, eccomi invece… e non posso far nulla»

Una lacrima attraversò il suo viso, lacrima che cercò di asciugare in fretta.

«Per favore Jake, potresti portarmi a letto? Sono stanca»

«C-certo»

Mi accolse tra le sue braccia e fu piacevole sentire il calore della sua pelle contro la mia. Mi adagiò  lentamente sul letto e sistemò il cuscino sotto la mia testa, poi prese la sedia e si sedette accanto a me, tenendomi la mano.

«Li hai incontrati?» sussurrò lievemente.

«Sì»

«E ti hanno cacciato via» disse leggermente irritato.

«Sono stata io ad andarmene...»  cercai di tranquillizzarlo.

«Perché?»

«Quello non era più il mio posto…» risposi, cercando di trattenere le lacrime.

«Hai cercato di farti trasformare…» non era una domanda, ma una costatazione, credevo che se gli avessi detto la verità si sarebbe arrabbiato di brutto. Ma ormai non aveva più senso mentire.

«Sì, ma il mio cuore è troppo debole per affrontare la trasformazione, morirei»

La sua reazione mi stupì, non era arrabbiato, ostile, era dispiaciuto «mi dispiace Bells, avrei preferito averti accanto come vampira, piuttosto che non averti»

«Ti prego Jake, non lasciarmi proprio adesso, promettimi che mi resterai accanto fino alla fine».

«Ti starò accanto fino alla fine Bells, lo prometto».

Sicura che mi avesse detto la verità, mi addormentai, cullata dalle sue carezze, immaginando che quella mano fosse fredda come il ghiaccio e liscia come il marmo.

Le parole nella foto sono prese dal testo : My immortal di Evanescence.

Rispondo alle recensioni:

Vampire_Twilight: beh, credo questo capitolo sia stato abbastanza chiaro su quello chè è successo no? =) Recensisci presto, voglio sapere cosa ne pensi del capitolo ;) Un bacio.

giova71: Beh, non posso aggiornarti su quello che succederà, perchè non ne ho idea nemmeno io XD. I capitoli mi vengono in mente sul momento. Quando ho iniziato a scrivere questa storia, avevo in mente una cosa banale, Edward ritorna e dopo vari convincimenti Bella lo perdona per quello che ha fatto, non avevo proprio in mente di farla ammalare di cancro e farla andare a New York per cercarlo!  Non so nemmeno cosa scriverò nel prossimo capitolo, è come se ogni volta che apro la pagina di word per scrivere un nuovo capitolo, Bella prendesse vita e mi guidi verso quello che vuole fare.  Ehm... mi sono dilungata troppo xD. Recensisci presto! Un bacio!

AuroraTwilight: ihihih per carità! Non voglio farti morire d'infarto! xD Edward non è stato uno stronzo, è stato solamente un illuso, e chi non lo sarebbe stato al suo posto? Tu hai abbandonato Bella, lei ritorna dopo quasi un anno dicendoti che ti ama, ma il giorno dopo vieni a sapere che lei  non vuole  che tu faccia più parte della sua vita. é un duro colpo, credere di poter iniziare una nuova vita con la persona che ami, dimenticando il passato, quando lei vuole solamente andare avanti senza di te. Ci vediamo al prossimo capitolo! Un bacio =)

angy97: grazie, credo tu sia una nuova lettrice di questa storia, sono molto felice che ti piaccia =) Come vedi Carlisle non l'ha trasformata =(.Spero tu continui a seguirmi. Un bacio =)

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Capitolo 18
*** Inutile. ***


LA LUCE DELL'ALBA

 

 

 

 

 

 

Mi svegliai nel tardo pomeriggio, la luce del tramonto filtrava attraverso la finestra che era stata socchiusa, mi accorsi che la mia mano era intrecciata a un'altra, e quando mi voltai, vidi Jacob che mi sorrideva.

«Ti sei svegliata finalmente! Avevo perso le speranze!»

«Potevi svegliarmi, non è stato giusto farti stare qui da solo…»

Fece spallucce «Nah! Non preoccuparti, mi piace stare qui con te».

«Grazie, davvero»

I suoi occhi ritornarono dolci, quasi paterni «Non c’è bisogno di ringraziarmi Bells, l’ho fatto solamente perché mi andava… e poi ho fatto una scoperta interessante…» fissò un punto della stanza e si passo la mano sotto il mento, con fare pensieroso.

«Di che scoperta si tratta?»

«Non parli più nel sonno!» disse mostrandomi il mio sorriso preferito, uno di quelli contagiosi, cui non puoi fare a meno di resistere.

Risi sommessamente «Wow Jake! Mi sono finalmente tolta un peso!».

«Già! Comunque non sono stato qui tutto il giorno…»

Alzai un sopracciglio «Ah, no?»

Scosse la testa così violentemente che per un attimo ebbi paura potesse staccarsi dal suo corpo «No, sono andato a comprarti una cosa».

«Non voglio regali»

Con la punta del dito mi picchiettò il naso «Ma questo non è un regalo».

Nei miei occhi si poté benissimo leggere la curiosità, ma non dissi nulla, porsi la mano verso di lui, con il palmo aperto in attesa «Avanti, dammelo».

Sorrise leggermente guardandomi, mi stava prendendo in giro forse?

«Ehm… non è una cosa piccola… non entra nella tua mano».

Stava cominciando a irritarmi, sbuffai spazientita «Jake!»

Scostò le coperte in cui ero avvolta e mi prese in braccio, portandomi fuori dalla camera. Appoggiai il capo sul suo petto, per ascoltare i battiti del suo cuore, e chiusi gli occhi, accennando un sorriso. Il mio cuore non batteva così regolarmente da tanto tempo, se avessi preso in braccio una come me, sarei caduta a terra affannata e priva di forze.

Mi sentii appoggiare in una sedia in tessuto. Aprii gli occhi quando mi accorsi che non avevo sedie di quel tipo in casa. Infatti, ero seduta su una sedia a rotelle, nuova di zecca.

«Sai… Charlie mi ha detto che non riesci ad arrivare dalla cucina al salotto senza stancare, e  mi ha detto che stai sempre rinchiusa in camera, so che non è un bel regalo da fare… ma è utile Bells, potrai girare per casa senza stancare ad ogni minuto. È una cosa pratica, e utile».

Delle lacrime attraversarono il mio viso, ero senza parole. Non aveva per nulla ragione, quello era un regalo speciale, e non per il contenuto, ma per il pensiero. Lui si era preoccupato per me, lo aveva fatto perché mi voleva bene, ed io gliene ero grata.

«Jake… sono senza parole…»

«Non c’è bisogno di dire nulla, basta soltanto che tu la usi».

Cercai di alzarmi dalla sedia e mi gettai tra le sue braccia. Quel momento fu interrotto dal suonare del telefono, Jacob mi fece accomodare sulla sedia e andò a rispondere al posto mio.

«Casa Swan… Bella è per te», mi passò la cornetta e si fece da parte, continuando a fissarmi.

«Pronto?»

Dall’altra parte della cornetta solo una voce, inconfondibile «Bella, non ce l’ho fatta. Edward lo sa. Sta arrivando».

La cornetta mi cadde dalle mani, e andò a sbattere al pavimento, per poi essere ripresa da Jacob, che se la porto all’orecchio e parlò al posto mio «Chi parla?... Cullen… Sì, sta bene, ma cosa sta succedendo?... Come hai potuto dirglielo? Era un desiderio di Bella! Le avevi fatto una promessa! Stupido succhiasangue!» disse riattaccando.

La mia mente non pensava a nulla, se non a tre frasi, Edward aveva capito tutto. Edward sapeva. Edward stava tornando da me. Tutti i miei sforzi erano stati inutile, un mese della mia vita sprecato inutilmente, per salvare la persona che amavo. Era stato tutto vano. Estrassi il cellulare dalla tasca e composi un numero che non avrei mai più voluto comporre.

«Pronto?»

«Alice…»

«Bella… Carlisle ti ha chiamato…»

«Sì»

«Sono in macchina con Edward e Jasper, siamo appena usciti da New York» rispose entusiasta.

«Tornate indietro» la supplicai.

«Passamela» una voce in lontananza parlava ad Alice, al suo suono il mio cuore perse dei battiti.

«Bella,  sto arrivando, e non puoi fare nulla questa volta per mandarmi via, sono stato uno stupido a credere alle tue parole, giuro, prometto che non ti lascerò andare più via così facilmente»

«Edward…» cercai di implorarlo, ma sapevo già che era una causa persa già in partenza.

«Bella, dimmi che mi ami»

«Ti amo Edward»

«Non ho bisogno di sentire altro, sto arrivando» fu così che staccò la chiamata, lasciandomi con i miei dubbi.

«Bells?» mi ero quasi dimenticata di Jake, che era rimasto in un angolo ad ascoltare.

«Sta ritornando a Forks» sapevo già che aveva ascoltato tutto, ma avevo bisogno di renderlo reale.

In un attimo mi ritrovai a essere impaziente di rivederlo, mi resi conto che avevo sbagliato tutto, dovevo dirgli la verità sin da subito, senza esitazioni. Aveva ragione Alice, l’unica cosa di cui avevo bisogno era Edward, senza dubbio, avrei sempre avuto bisogno di lui, non potevo continuare a vivere affidandomi a una bombola di ossigeno, avevo bisogno dell’aria pulita, e lui era la mia aria.

Il mio amore per lui mi avrebbe fatto superare qualsiasi tempesta, l’amore che avevo per lui, lo avrebbe aiutato a superare tutto questo dolore. Entrambi dipendevamo dall’amore dell’altro, questa era una cosa certa.

 

 POV CARLISLE.

Solo un pensiero, uno solo. Era bastato solamente un pensiero per fare in modo che Bella non si fidasse più di me.

Ero nel mio studio, stavo osservando delle analisi di una mia paziente, aveva il cancro, uno stato avanzato, le sarebbe rimasto poco tempo a disposizione, proprio come Bella, l’unica differenza stava nell’età. Quella donna aveva più di ottant’anni, Bella non ne avrebbe compiuti nemmeno diciannove.

A un tratto, mentre ero immerso nei miei pensieri, la porta si aprì violentemente, rischiando quasi di frantumarsi al passaggio di mio figlio, infuriato come non mai, ma anche distrutto.

Mi accorsi dell’errore commesso. Edward era in casa, nella sua stanza, precisamente sopra il mio studio. Io mi ero concesso di pensare un attimo a Bella, mentre guardavo le analisi di quella donna affetta dal cancro. Edward aveva sentito i miei pensieri.

«Carlisle, dimmi che è solamente un bruttissimo scherzo!» il suo pugno colpì la mia scrivania, che riportò il segno del suo gesto.

Continuai a guardarlo senza dire una parola, aspettando che ritornasse lucido, non potevo continuare a parlare o a pensare con lui infuriato come una bestia. I suoi occhi ardevano dalla rabbia e, contemporaneamente, dal dolore.

«Carlisle!» sibilò.

«No Edward, non è uno scherzo».

La sua furia scemò velocemente. Si lasciò andare sulla poltrona di fronte la scrivania, si teneva il viso tra le mani, i suoi occhi ritornarono immensamente tristi e soli.

«C-co-come lo h-a-i saputo» la sua non suonò nemmeno come una domanda, non aveva la forza di parlare.

Ripensai a tutto quello che era successo, allo stato in cui l’avevamo trovata quando lui se ne era andato, alla nostra conversazione, alla sua richiesta di essere trasformata, alla sua partenza.

Quando i miei pensieri s’interruppero, quello che vidi mi lasciò senza parole. Edward sembrava quasi spiritato, aveva l’espressione di un uomo divorato dalle fiamme. Teneva la bocca socchiusa, si passò una mano sul viso che stridette al suo passaggio, quasi si stesse rompendo, gli occhi chiusi.

«Come ho potuto…»

«Figliolo…»

«Quanto tempo le resta Carlisle?»

«Circa tre settimane».

Non aggiunse nulla, uscì dallo studio, le spalle curvate in avanti, la testa abbassata.

Mi alzai e mi affacciai alla finestra, lo vidi partire sulla sua Volvo insieme ad Alice e Jasper, e lo vidi scomparire dentro il fitto bosco alla velocità della luce.

Mi avvicinai alla scrivania e osservai il segno del pugno sul legno pregiato. Ripercorsi con le dita la forma assunta del legno, che delineava perfettamente la mano di Edward  e, se avessi potuto, avrei pianto. Ma non era il momento, dovevo avvertire Bella, almeno questo glielo dovevo.

Composi il numero di casa e aspettai una risposta.

«Casa Swan» una voce scura, profonda, rispose al telefono.

«Cerco Bella Swan»

«Bella, è per te» sussurrò la voce, e potei benissimo sentire il respiro leggermente accelerato di Bella, lei probabilmente non se ne accorgeva nemmeno che il suo respiro accelerava, reazione spontanea alla perdita di forze, probabilmente aveva perso anche molto peso nell’ultima settimana, a causa dell’enorme sforzo subito.

«Pronto?»

Mi risvegliai dai miei pensieri e decisi di parlare «Bella, non ce l’ho fatta. Edward lo sa. Sta arrivando».

Sentii la cornetta schiantarsi contro qualcosa e poi di nuovo quella voce «Chi parla?»

«Sono Carlisle Cullen»

«Cullen» sussurrò quella voce con disprezzo.

«Sì, sta bene?»

Sì, sta bene, ma cosa sta succedendo?»

Non risposi, non sapevo cosa rispondere, non sapevo nemmeno chi fosse quel ragazzo, sapeva della nostra natura? Sapeva della morte imminente di Bella? Probabilmente la risposta all’ultima domanda era un sì. Ad un tratto, non m’importò nulla se quel ragazzo fosse venuto a conoscenza della nostra natura, lui doveva sapere, doveva aiutare Bella «Edward sa tutto»

«Come hai potuto dirglielo? Era un desiderio di Bella! Le avevi fatto una promessa! Stupido succhiasangue!» disse riattaccando.

Sì, sapeva tutto.  E aveva ragione. Ero stato uno stupido, nient’altro che uno stupido.

Ciao raga! Come va? Vi ho fatto aspettare molto? Nahhh! xD Oggi sono fissata con una canzone:

Oceano di Lisa ;) l'ho trovata molto adatta alla storia, per questo ho cercato di inserirla =)

Adesso rispondo alle recensioni:
 mimonia: grazie! Sono felice di averti commosso. Questa è stata la prima fanfic che ho postato qui, e per questo ci tengo molto a renderla perfetta. Continua a seguirmi. Un bacio!

giova71:Come hai appena letto, Edward ha saputo tutto a causa di uno "sbaglio" di Carlisle, poverino, non ha avuto nessuna colpa, se non quella di aver pensato solamente un attimo a lei. Quell'attimo è bastato per riportare Edward da Bella e sono abbastanza felice per questo =). Un bacio!

angy97: No, come ho detto nella precedente recensione, è stato Carlisle a dirgli tutto, però ti dirò che, nella mia testa, Alice aveva già in programma di dirglielo, quindi questo segreto non sarebbe rimasto "segreto" a lungo =). Ci vediamo alla prossima.

prettyvitto: Beh, in realtà la fic in cui Bella muore è solo una fino a adesso, ed è La mia unica colpa. La luce dell'alba è una storia basata su Renesmee, ma è anche la continuazione della storia precedente. Oddio spero di essermi spiegata bene!xD Comunque non posso anticipare nulla perchè non l'ho ancora deciso. So che mancano pochi capitoli alla fine, ma non sono ancora riuscita a capire che piega voglio far prendere alla storia, quindi devi pazientare =). A presto.

kandy_angel: grazie gioia! Spero tu recensisca anche questo cap =)

mikkettina: non è vero che fa schifo come recensione, l'apprezzo molto. Sono contenta di riuscire a commuovere le persone con la mia storia. Anche a me è piaciuto molto questo capitolo, e ti dirò che mentre scrivevo la parte dell'addio tra Alice e Bella e ascoltavo la canzone My Immortal, mi sono commossa anch'io, non so come sia possibile. Sai, io non leggo mai le mie storie mentre le posto, perchè sono sicura che farei prendere una piega diversa da quella che avrei voluto. Per questo scrivo sempre i capitoli sul momento, non programmo nulla, cerco solamente di vivere alla giornata, ed è così che voglio che vivano i miei personaggi, senza essere programmati. Alla prossima, un bacio!.

 

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Capitolo 19
*** Speciale. ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI.

 

 

 

 

 

Ero ancora scossa dalla notizia dell’arrivo di Edward quando, due ore dopo, Jacob ritornò a casa e io andai a rinfrescarmi un po’ in bagno.

Non riconobbi la persona che rifletteva lo specchio. Enormi occhiaie violacee le macchiavano il viso, come fosse stata picchiata a sangue, gli occhi erano gonfi, rossi e lucidi, i capelli sembravano una balla di fieno, i nodi non volevano andare via, gli zigomi erano leggermente più marcati a causa del mio dimagrimento, le labbra erano secche. Rimasi lì a guardarmi per non so quanto tempo, sembravo veramente una persona malata, non volevo che Edward mi vedesse in quello stato, così mi alzai dalla sedia a rotelle e m’infilai sotto il getto freddo della doccia, inondai i capelli di balsamo per facilitarmi il lavoro e cercai di rilassarmi, ma le farfalle allo stomaco me lo impedivano.

Impiegai moltissimo tempo per sciogliere tutti i nodi ai capelli e per asciugarli, purtroppo non potevo far nulla per le occhiaie, sintomo di stanchezza, così andai a dormire. Proprio mentre stavo prendendo sonno, il mio cellulare vibrò a causa di un nuovo messaggio, così aprii la piccola busta e cercai di focalizzare la scritta:

Cerca di riposare, arriveremo alle quattro di domani mattina, l’ho visto ;)

Caddi tra le braccia di Morfeo con il sorriso sulle labbra, impaziente di rivederli.

 

 

Mi svegliai cullata da delle leggere carezze sulla schiena, erano le sue carezze.

«Scusa se ti ho svegliato» sentii sussurrare nella notte, sembrava fosse l’oscurità a parlare.

Con gli occhi ancora chiusi, cercai la sua mano, e quando la trovai, tirai un sospiro di sollievo e il mio cuore partì a mille. Mi fiondai tra le sue braccia e appoggiai il capo al suo petto marmoreo.  Sentii perfettamente il suo respiro freddo gonfiarmi i capelli e le sue labbra depositare in leggerissimo bacio sulla mia fronte, mentre le sue mani continuavano ad accarezzarmi.

«Mi sei mancato» sussurrai sul suo petto.

«Anche tu, adesso però dormi, abbiamo ancora tanto tempo per stare insieme»

«Ma non sarà abbastanza» bofonchiai, ormai molto vicina a perdere nuovamente conoscenza e sprofondare nel sonno. Non rispose, iniziò a canticchiare debolmente la mia ninna nanna, e questo bastò a farmi crollare velocemente.

 

Il mattino seguente mi svegliai finalmente felice e serena, tastai il letto in cerca di Edward ma non trovai nessuno, neanche un pezzo di carta, che fosse stato tutto un sogno? In un attimo fui presa dal panico, andai subito a controllare il messaggio sul cellulare, era ancora lì. Allora non avevo sognato nulla, era tutto vero.

«Buon giorno amore» mi voltai di scatto al suono di quella voce e alla sua vista mi rilassai completamente. Portava un vassoio stracolmo di cibo di ogni genere, dai toast alle uova, dalle frittelle allo speck, dal latte al succo di frutta. Posò il vassoio sulle mie gambe e si sedette accanto a me, riprendendomi tra le sue braccia.

«Hai fatto tutto tu?» chiesi stupita, le lacrime stavano minacciando di fuoriuscire, ma questa volta non erano lacrime di tristezza.

«Sì, hai bisogno di molte energie per affrontare la giornata» il suo sguardo si posò sulla sedia a rotelle che stava ai piedi del letto e i suoi occhi si rattristarono.

«Edward…»

«Shhh» mi bloccò «non voglio parlarne, in questo momento ci siamo solamente io e tu, Edward e Bella, Bella e Edward, quando sarai pronta a parlarmene io ci sarò, ma per ora non voglio costringerti. Sono qui, e ti amo, e tu ami me contro ogni logica, è solo questo quello che conta».

Mi strinsi di più al suo petto «Sì, tu sei qui, non c’è nulla di più importante».

Dopo un leggero bacio sulle labbra che minacciava di farmi perdere letteralmente il controllo, presi dal vassoio un bicchiere di succo e lo bevvi in un sorso, dopodiché consumai quasi tutta la colazione, sotto i ghigni di Edward che non staccò un attimo gli occhi da me.

«Dove sono Alice e Jasper?»

«A casa»

«Vorrei andare da loro» sussurrai implorante «è da un bel po’ che non esco di casa»

Mi scrutò attentamente, indeciso se farmi uscire o meno, finalmente, dopo qualche minuto, acconsentì alla mia richiesta «Va bene, vai a prepararti, io ti aspetto di sotto».

Mi baciò la fronte e uscì a passo svelto dalla stanza, lasciandomi da sola.

Mi alzai e mi diressi nel bagno. Le occhiaie erano quasi sparite, molto bene. Mi feci una doccia gelata e mi vestii velocemente, scegliendo un jeans e una canottiera, e mi avviai verso la cucina. Un improvviso malore mi colpì non appena posai la mano sulla maniglia della porta della stanza, un dolore lancinante al petto, che mi fece cadere a terra e mi mandò in completa confusione. Non riuscivo a collegare le varie parti del corpo, non trovavo la bocca per riuscire a parlare, le parole mi morivano in gola. Non riuscivo a chiamare Edward. Quell’improvviso attacco mi fece credere che stessi per morire, mai il dolore mi aveva colpita così violentemente, mi sentivo come in una scena di un film, dove vi è l’effetto del rallenty e le voci sono parecchio confuse. Riuscivo a sentire il rimbombo flebile della voce di Edward  che chiamava preoccupato il mio nome, vedevo le sue mani stringere le mie, le sue braccia cingermi, ma non sentivo alcun tocco sulla pelle, non riuscivo nemmeno a capire le lacrime che si riversavano sul viso e che mi appannavano la vista per il forte dolore.

«Bella respira!» sentii gridare, e solo allora mi accorsi che non stavo respirando da un bel po’, che nonostante cercassi di respirare, i miei polmoni non me lo permettevano. Ero incosciente, non capivo nulla. Non riuscivo nemmeno a pensare. Sentivo solamente dolore, un dolore che mi stava distruggendo, un dolore che mi stava portando alla morte. Non so quanto tempo passò prima che iniziassi a respirare di nuovo e tutto intorno a me ritornò chiaro. Me ne stavo ancora tra le braccia di Edward e sussurravo ripetutamente il suo nome, come un’ossessa.

«Sono qui amore mio, sono qui» nella sua voce potevo leggere solamente sentimenti negativi, dolore, tristezza, rassegnazione.

«Edward… ho paura» continuai a singhiozzare, facendo crollare finalmente tutte le barriere che avevo costruito intorno a me, delle barriere che avevo ingiustamente tirato su, allontanando Edward.

«Lo so amore, affronteremo tutto insieme, come abbiamo sempre fatto»

«Non- non voglio lasciarti, non voglio morire, Edward, non voglio. Mi restano solamente tre settimane, tre settimane! Non posso, avevo dei sogni! Volevo passare la mia eternità con te! Volevo amarti per sempre! Non posso, perdonami Edward, ti prego, perdonami».

Mi prese il viso tra le mani e mi fissò con rabbia «Cosa devo perdonarti Bella?»

«Sono solo un’umana, avevi ragione. Sono fragile, debole, inutile. Mi sono ammalata e non posso fare nulla per impedirlo, perché io non sono forte come te…»

«Bella tu sei forte qui» disse posando la sua mano all’altezza del mio cuore «Bella tu sei l’essere più forte che abbia mai conosciuto, e non devi chiedere perdono per la tua vita. Sei coraggiosa, forte, determinata e testarda, è per questo che continui ancora a vivere, è per questo che sei venuta a cercarmi. Perché tu non sei un semplice essere umano, tu non sei un vampiro, tu sei un essere speciale, ed io avrò cura di te, fin quando entrambi vivremo».

«Ti amo, Edward Anthony Masen Cullen»

«Ti amo, Isabella Marie Swan Cullen» sorrisi del modo in cui mi aveva chiamata, designava una vita che non potevo avere, ma che possedevo in un’altra vita parallela, quella in cui Edward non mi aveva mai abbandonata, in cui vivevamo una vita felice, e avremmo vissuto in eterno.

Le sue labbra toccarono impercettibilmente le mie, per poi ritirarsi. Ma io non ero ancora pronta al ritiro, così portai una mano alla sua nuca e lo spinsi verso di me, rimettendo in contatto le nostre labbra, che adesso si muovevano in sincrono in un ballo a cui non avrei mai voluto metter fine. Premetti le mie labbra sulle sue e con la lingua tracciai il contorno del suo labbro inferiore, inumidendolo per poi mordicchiarlo lentamente, facendolo sorridere. Si avventò di nuovo sulla mia bocca e le sue labbra si modellarono perfettamente, prendendo la guida della danza. Le sue mani sulla mia schiena mi provocavano brividi di innocuo piacere, facendomi aumentare la presa sui suoi capelli morbidi e vellutati.

Il bacio s’interruppe dolcemente quando Edward rischiò di perdere il controllo, mi ritirai fintamente imbronciata e lui mi diede un buffetto sulla guancia.

 

«Bella!» Alice mi saltò addosso più euforica che mai.

«Alice piano, così rischi di strozzarmi» dissi cercando di allontanarla.

Si scostò lentamente e mi guardò con lo sguardo da cerbiatto «Scusa, è solo che sono così felice di rivederti! Anche se sei cambiata parecchio…» s’interruppe improvvisamente, portandosi una mano alla bocca e fissandomi con gli occhi spalancati «Oddio scusa Bella, non volevo»

Sorrisi, cercando di rassicurarla «Non preoccuparti, infondo è la verità, sono dimagrita parecchio… Ciao Jasper» cercai di sviare il discorso avvicinandomi a lui. Inaspettatamente lui allargò le braccia per abbracciarmi e mi sorrise, mi lasciai avvolgere dalle sue braccia e affondai il viso nella sua spalla.

«Perdonala, sai com’è fatta» mi sussurrò all’orecchio.

«Non preoccuparti, è tutto okay»

Ci staccammo dopo la mia ultima frase ed io ritornai al mio posto, tra le braccia di Edward.

«Allora? che si fa?» Alice ricominciò a trotterellare prendendomi per mano.

«Io e Bella andiamo nella nostra stanza, voi non lo so» rispose Edward prendendomi in braccio e portandomi a velocità inumana verso la sua stanza da letto, sotto le mie risate e lo sguardo imbronciato di Alice.

«Povera Alice, non si meritava un trattamento del genere» dissi fintamente dispiaciuta.

«Non dispiacerti per lei, se sapessi cosa voleva farti… trattamento bellezza con creme varie» mi rispose con finto orrore.

Rabbrividii a ogni sua parola e lui scoppiò in una sonora risata, che contagiò anche me.

Mi lasciò al centro della stanza e si allontanò da me, avvicinandosi al suo stereo. Pigiò il tasto play e Clair de Lune si diffuse per tutta la stanza. Ritornò da me e mi trascinò sul divano, facendomi sedere su di lui e intrappolandomi nella sua presa d’acciaio.

«Quand’è stata l’ultima volta che sei venuta qui?»

«Qualche giorno prima di sapere della mia malattia»

«Quando l’hai scoperto?»

«tre settimane fa, se solo ci penso mi sembra così lontano… sono successe tantissime cose in queste ultime settimane»

«Bella, lasciati trasformare» sussurrò improvvisamente.

«Sai cos’ha detto Carlisle, il mio cuore non riuscirebbe  a sopportare la trasformazione, non voglio morire prima»

«Non prima, durante. Pensaci Bella, forse riuscirei a morderti in tempo, Alice potrebbe vedere quando stai per morire e potremo iniettarti subito il veleno, in modo da riuscire a sopravvivere».

«Sarebbe bello… se solo fosse possibile»

«Me lo permetteresti? Se stessi per morire, mi concederesti un minuto della tua vita per provare a farti vivere ancora?»

«Edward…»

«Rispondimi»

«Sì, te lo permetterei»

Mi mostrò il suo sorriso sghembo che mi bloccò il respiro, mentre le note di Debussy si avviavano verso la fine.

Rispondo alle recensioni:

mimonia: Grazie sorellaaaa! XD sono contenta che il cap ti sia piaciuto =) continua a seguirmi! Ti stimooooO!! XD

prettyvitto: già, Bella soffre un casino, poverina. Come hai visto in questo cap, c'è ancora un barlume di speranza che Bella sopravviva.

AuroraTwilight: no no, faccio a meno di pagarti il cardiologo xD. Beh, ad essere sincera ho una certa passione per la scrittura, per ora lo prendo solamente come un passatempo, e mi piace tantissimo, proprio perchè con la scrittura entro in un mondo tutto mio, in cui ci sono solamente io e i personaggi, che prendono vita spontaneamente. Beh, sarebbe bello pubblicare un libro e avere molto successo, ma non credo arriverei mai ad avere lo stesso successo di zia Steph, anche se sarebbe un sogno magnifico. Grazie ancora per recensire ogni capitolo, te ne sono veramente grata.

MoonLight_95: grazie per la recensione =) già, Carlisle non l'ha fatto apposta, stava solamente pensando per i fatti suoi, non è mica colpa sua se Edward legge nella mente.

kandy_angel: grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee =)

giova71: piaciuto il capitolo? =) Grazie per la recensione ;)

micol_cullen1997: purtroppo, come sappiamo tutti, dal cancro è impossibile guarire, ma c'è ancora un barlume di speranza per Bella, vedremo pian piano cosa succederà.

secretkeeper: già, Edward sa tutto. Bello vero?

ManuCullen: ecco a te il capitolo =) Piaciuto? Continua a seguirmi, un bacio!.

Ela new cullen: beh, io credo che con questo capitolo vi ho dato qualche barlume di speranza no? Come si dice, la speranza è l'ultima a morire, speriamo nel meglio. Grazie per i complimenti. Continua a seguirmi. Un bacio!

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Capitolo 20
*** Sole ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

 

 

 

 

 

Una settimana. In una settimana era ritornato tutto alla normalità. Carlisle, Esme, Emmett e Rosalie erano arrivati due giorni dopo l’arrivo di Edward, era ritornata anche Renèe, tutta la mia famiglia era finalmente al completo.

«Ehi Bella! Niente cadute oggi? Stai cominciando a diventare noiosa».

«Purtroppo devo stare con questo catorcio Emmett, ma se vuoi, posso cadere anche da qui».

«Ne saresti capace anche senza farlo di proposito» mi rispose sghignazzando.

Gli lanciai un’occhiataccia che lo fece voltare e ritornare a guardare la tv, mentre Edward se la rideva accanto a me.

«Non c’è nulla da ridere» bofonchiai, incrociando i suoi occhi topazio.

Cercò di trattenere le risate ma senza successo, dopo circa cinque secondi scoppiò in una fragorosa risata, accompagnato da Emmett.

Mi alzai sbuffando dal divano, quando Edward capì le mie intenzioni, si alzò per aiutarmi.

«Non c’è bisogno, continua a prendermi in giro. Ce la faccio anche da sola» grugnii, provocandogli un’altra risata cristallina, che mi fece incantare.

«Dai Bella, non prendertela» ghignò, abbracciandomi e baciandomi il capo «Sai che non potrei mai prenderti in giro, non riuscirei a ridere di te nemmeno per scherzo».

Non potei fare a meno di sorridergli e le sue labbra cominciarono a tracciare i contorni della mia mascella, mi baciarono il mento e poi furono sulle mie, modellandosi alla perfezione. Le sensazioni che provavo, solo lui era capace di farle nascere, solo lui era capace di provocarmi brividi in tutto il corpo, brividi che non c’entravano nulla con il freddo. Ogni nostro bacio era come la prima volta per me, provavo sempre le stesse emozioni, fremevo sotto il suo contatto freddo, ma che ogni volta provocava in me una vampata di calore.

Sorrise sulle mie labbra e si staccò da me, continuando a incrociare i suoi occhi ai miei. Mi guardava così profondamente che non riuscivo a sostenere il suo sguardo, mi stava scrutando l’anima, ed io stavo scrutando la sua.

«Ragazzi basta! Tutta questa dolcezza mi sta mettendo la nausea!» Emmett interruppe il nostro momento con un’espressione disgustata sul volto «Rose! Ho bisogno di te» tuonò con una voce che minacciava di spaccarmi i timpani.

Sentii un vociare dal piano di sopra ed Emmett mi sorrise deluso, mentre Edward scoppiava in una sonora risata.

«Che c’è?» Risposi infastidita dal fatto che fossi stata l’unica a non aver sentito.

«Nulla» Emmett guardò Edward minaccioso, arricciando le labbra e scoprendo i denti.

Edward mi sorrise a mo’ di scuse e mi cinse i fianchi con un braccio «vieni con me»

«Dove?»

«Andiamo alla nostra radura» mi fece aggrappare alla sua schiena e uscì velocemente dalla casa, che ormai era a un paio di kilometri di distanza.

«Avvertimi la prossima volta quando stai per partire»

La sua risata risuonò nel bosco simile al suono di mille campane delicate.

Appoggiai il capo sulla sua spalla e gli baciai l’incavo della clavicola, facendolo sussultare. Sorrisi sulla sua pelle, prendendo la mia piccola rivincita, cominciai a baciarlo per tutta la lunghezza del collo, facendolo rabbrividire a ogni bacio.

«Sei incredibilmente pericolosa, qualche giorno mi farai perdere il controllo» disse con la voce roca.

«Mi sto prendendo una piccola rivincita» ghignai,

Si fermò a un tratto dopo cinque minuti di corsa, ritrovandoci al centro della radura. Potei benissimo notare la sua pelle risplendere sotto la luce solare e mi  beai di quella vista, scendendo dalle sue spalle e sdraiandomi sul letto soffice di fiori estivi, che rendevano la radura una meraviglia della natura, ma la mia attenzione era focalizzata su un altro elemento.

Era un dio greco venuto al mondo solamente per me, la sua pelle brillava come scolpita nel diamante. Era un piccolo tesoro per il mondo il mio Edward.

«Sei bellissimo» sussurrai ammaliata.

«Non quanto te» si sdraiò accanto a me e incatenò nuovamente i suoi occhi ai miei. Mi avvicinai per accoccolarmi su di lui, era come essere abbracciate al David di Michelangelo, con l’unica differenza che Edward ricambiò l’abbraccio e mi strinse a sé.

«Sai? Voglio che ci sia il sole quando morirò» confessai d’un tratto.

Quella mia frase lo lasciò spiazzato «Perché?»

«Perché il sole ha fatto sempre parte dei miei ricordi, c’è stato sempre il sole nei miei ricordi, proprio come ci sei tu. Ci sarai per sempre tu nei miei ricordi Edward, così proprio come il sole. E il giorno della mia morte voglio avere accanto le uniche due cose che sono state capaci di darmi felicità e amore. Tu e il sole»

Cominciò a canticchiare delle parole di una canzone che non avevo mai sentito «Vorrei essere il raggio di sole che ogni giorno ti viene a svegliare per farti respirare e farti vivere di me».

«Io vivo già di te» sussurrai chiudendo gli occhi.

«Tu non morirai Bella, ci sarà il sole, amore mio, ma non morirai. È una promessa».

 

Credo mi addormentai dopo quelle parole, perché quando aprii di nuovo gli occhi, il sole non era più alto nel cielo.

«Ti sei svegliata»                                                                                                                          

«Ti sei annoiato?»

«Non mi annoio mai quando sono con te, neanche mentre dormi».

Mi strinsi di più a lui, che aumentò la presa sui miei fianchi, e mi beai del suo profumo.

Un ricordo catturò la mia attenzione.

Mi alzai dal terreno sotto lo sguardo stralunato di Edward.

«Devo prendere alcune cose» spiegai.

Mi alzai e cominciai a barcollare in cerca di un piccolo buco di terreno. Lo trovai dopo pochi metri da noi e mi buttai a terra, cominciando a scavare. Sentii una mano gelida toccarmi la spalla, ma continuai a scavare.

«Lascia, faccio io» disse scostandomi le mie mani e cominciando a scavare. Dopo pochi secondi toccò qualcosa di duro, i suoi occhi guizzarono da me alle sue mani nella fossa. Rassegnato tirò fuori il piccolo bauletto e me lo porse.

«Vuoi spiegarmi?» il suo tono di voce era irritato.

«Aspetta e vedrai» presi la chiave che avevo attaccato alla mia collana e aprii il bauletto, contenente tutto quello che avevo trovato circa un mese fa sotto l’asse di legno della mia camera.

Lo guardai in tempo per vedere la sua bocca schiudersi leggermente e gli occhi spalancarsi per la sorpresa «non mi avevi detto che avevi conservato tutto qui».

«Era l’unico posto in cui era tutto al sicuro» sussurrai, fuoriuscendo tutto il contenuto del bauletto e mostrandoglielo.

Presi la sua lettera e lessi la parte in cui mi poneva delle domande di cui non avrei mai dubitato della mia risposta « Mi penserai ancora,Bella? Mi penserai ancora quando i tuoi nipotini ti diranno di raccontargli l’amore più grande della tua vita? Racconterai la nostra storia, Bella? Racconterai di quell’amore così potente da oltrepassare i limiti della realtà?» mi fermai, incrociando i suoi occhi, leggendovi tutto l’amore possibile, tutta il pentimento di quelle parole, la promessa di non abbandonarmi mai più «No Edward, non ti avrei pensato, non avrei mai raccontato ai miei nipotini la nostra favola, non avrei mai raccontato loro di quell’amore così potente da oltrepassare i limiti della realtà» il suo sguardo si rattristò a alle mie parole, ma io non avevo ancora finito «e sai perché? Perché il mio futuro saresti stato ugualmente tu, perché non avrei mai avuto dei nipotini a cui raccontare la mia favola, perché io sarei stata impegnata a viverla, con te. Con il mio vampiro sulla volvo metallizzata» conclusi con un tono di ironia, facendolo sorridere.

Ci guardammo per un attimo, poi lui riprese a sfogliare quegli oggetti, ritrovando la lettera che io avevo scritto, convita che lui non l’avrebbe mai letta.

«Te l’ho scritta io quella lettera»

I suoi occhi si posarono di nuovo su quel pezzo di carta e cominciò a leggere ad alta voce «…Non siamo anime gemelle, siamo molto di più, siamo le nostre anime Edward. Hai detto che non mi avresti mai privato della mia anima, bene, ritorna da me, perché la mia anima sei tu… la tua piccola e fragile umana» sorrise di quelle parole scritte sul quel pezzo di carta, scuotendo leggermente la testa «hai ragione, io ho trovato la mia anima» si avvicinò lentamente a me, prendendomi il viso tra le mani «e in questo momento la sto tenendo tra le mie mani».

Fu una reazione spontanea gettarmi tra le sue braccia e attaccare le mie labbra alle sue, come se avessi avuto bisogno di quel contatto più di qualunque altra cosa al mondo. Finalmente eravamo insieme. Ero sicura che le mie due ultime settimane sarebbero state le più belle ed intense di tutta la mia vita.

 

Mi lasciò davanti casa, aiutandomi a scendere dall’auto per salire sulla sedia a rotelle e mi fece  entrare in casa, salutando Charlie e Renèe che stavano discutendo animatamente in cucina e lasciandomi lì, con la promessa che sarebbe ritornato non appena tutti fossero andati a letto.

«Bella, tesoro mio, finalmente sei tornata, mi spieghi dove diamine hai lasciato quel maledetto telefono?» disse Charlie. Il suo tono di voce cercava di essere dolce, ma percepivo che solo un movimento sbagliato da parte mia gli avrebbe provocato una crisi isterica, il viso era paonazzo, le labbra cercavano di essere tese in un sorriso, ma senza buoni risultati, quello che ne uscì fu un ghigno isterico e la vena sulla tempia destra che pulsava minacciando di esplodere. Dovevo ammettere che stava cominciando a farmi paura.

«E smettila Charlie! Non vedi che così la terrorizzi? E poi era insieme a Edward, non le potrebbe mai capitare nulla di male con lui» rispose Renèe sbuffando e incrociando le braccia.

Papà, che ormai aveva appoggiato le mani sui braccioli della sedia, chiuse gli occhi e tirò un profondo respiro. Poi li riaprì, ignorando completamente la mamma «Allora amore mio, dove si trova quel maledettissimo catorcio?».

«C-credo di averlo dimenticato da Edward» dissi titubante.

«Ecco, te lo avevo detto, non c’era bisogno di scomodare Carlisle per sapere che fine aveva fatto nostra figlia».

Charlie non disse nulla, uscì dalla stanza, con il fumo che minacciava di uscire dalle sue orecchie, e si diresse in salotto, accendendo la tv e mettendola a tutto volume.

«Vai a letto, è stata una giornata stancante per tuo padre. Buona notte piccola mia, ci vediamo domani» mi sussurrò Renèe all’orecchio, per poi darmi un bacio sulla guancia e uscire di casa.

Lasciai la sedia  a rotelle ai piedi delle scale e le salii lentamente. Per fortuna erano pochissime, non mi ero affaticata più di tanto.

Non appena mi chiusi la porta della mia stanza alle spalle, mi gettai sul letto, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarmi. Mi alzai dopo un po’ di tempo per andare a fare una doccia e mettere il pigiama.

Quando rientrai in stanza, trovai Edward sul letto a braccia aperte, pronto ad accogliermi. Non me lo feci dire neanche una volta, che mi fiondai tra le sue braccia, sentendomi veramente a casa.

«Dormi, mia Bella. Fai tanti bei sogni. Tu sei l'unica ad avermi mai preso il cuore. Sarà per sempre tuo. Dormi, mio unico amore» sussurrò dolcemente.

 

Rispondo alle recensioni:

eli777: Ciao! Sono molto felice che la storia ti piaccia. Comunque, è vero, possono evitare l'ansia di aspettare la morte di Bella e rischiare il tutto e per tutto, ma Bella non sopravviverà, ormai il suo cuore è debolissimo, con il 90% delle possibilità non riuscirà a superare la trasformazione, quindi Bella non vuole evitare di perdere gli ultimi giorni che le restano con Edward solo per essere trasformata, e poi non vuole illudersi, perchè pensa sia brutto addormentarsi con l'illusione di riaprire di nuovo gli occhi, quando questo non succederà quasi sicuramente. Quindi preferisce vivere gli ultimi giorni che le restano felice e spensierata, piuttosto che morire "prematuramente". Spero di essere stata chiara =) continua a seguirmi. Un bacio!

giova71: Non sei l'unica a sperare che Edward possa farcela a trasformare Bella, ma si riducerà tutto all'ultimo momento, solo allora sapremo se Bella sopravviverà o no. =) Un bacio.

Aniri:  Grazie! Sono felice che la storia ti piaccia e che ti abbia commosso =). Continua a seguirmi, un bacio!

AuroraTwilight: Beh, io sono estremamente Team Edward, sono per la parte dell'amore probito e impossibile, assolutamente =). Devo ammettere però che anche Jacob mi sta simpatico, e se  lo nomino pochissimo è solo perchè la storia è incentrata su Edward e Bella, sul loro amore, quindi non vedo il motivo di nominare Jake se non in qualche capitolo.

UbRiaKinA: Grazie, sono felice che ti sia piaciuto il capitolo. Riguardo a Emmett... a lui importa ancora di Bella, non sai quanto, ma purtroppo non può fare a meno di Rosalie, quindi diciamo che è "costretto" a stare con lei come qualsiasi buon marito, come infatti hai potuto benissimo leggere, anche Jasper è tornato a Forks, è vero che è anche tornato per Bella, ma soprattutto per seguire Alice, non l'avrebbe mai lasciata da sola =). Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio =).

Ela new cullen: Sono contenta tu continui a leggermi =). Spero che questo capitolo ti piaccia come i precedenti =) Un bacio!

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite:

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Capitolo 21
*** 30/07/2006 ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI.

 

 

 

 

 

 

«Jake!»

«Bella! Che bello rivederti finalmente! Mi eri mancata!»

Scossi la testa, sorridendo «In effetti sono passate quasi due settimane… davvero non riesci a trovare un attimo di tempo per visitare la tua migliore amica?» mi finsi offesa.

Scoppiò in una sonora risata «Ehi! Mica è colpa mia se mio padre ha voluto che mi mettessi al lavoro, e poi ci sono molte questioni nel branco… abbiamo paura che Seth possa abbandonarlo. Povero ragazzo, è ancora troppo giovane per accettare questa cosa, non riesce ancora a capacitarsene… comunque non importa parlare di me, tu invece? Come ti senti?» si era perso nei suoi discorsi, ma avrei preferito ascoltarlo parlare per tutto il giorno, piuttosto che rispondere a quella domanda.

Come stavo? Non lo sapevo nemmeno io. Diventavo sempre più pallida e magra, avevo delle occhiaie perenni e il mio aspetto era quello di una ultraquarantenne, non potevo muovermi dal letto e concentrarmi perché subito mi affaticavo, quasi due volte al giorno avvertivo dei fortissimi dolori al petto che a volte, la notte, non mi facevano dormire. Neanche gli antidolorifici bastavano a far calmare il dolore.

«Bene Jake, sto bene» sbuffai e guardai fuori dalla finestra, mentre un silenzio religioso si diffondeva per tutta la stanza.

«Bella, quanto…»

«Sì e no una settimana. Presto ti libererai di me, non sei contento?» cercai di ironizzare.

«Pessima Bella, questa è stata pessima» rispose irritato.

«Tu sei pessimo Jake, puoi, almeno per una settimana, fingere che tutto vada bene dentro questa stanza? Puoi cercare di non ricordarmi che sto per morire? Te ne sarei grata!» sbottai, gesticolando furiosamente con le mani.

«In questo il tuo vampiro è abbastanza bravo, vero?» sulla sua voce vi era una punta di acidità.

«Sì, Edward è bravo, come tutta la sua famiglia. Certo, escludendo le visite giornaliere di Carlisle, direi che va tutto a meraviglia!»

Il silenzio calò di nuovo nella stanza per alcuni minuti, fu lui a riprendere a parlare «Mi dispiace Bells, sono parecchio nervoso e irritante in questi giorni».

«Vieni qua» con la mano gli indicai il bordo del letto.

Si alzò dalla sedia a dondolo e si venne a sedere accanto a me, potevo benissimo sentire il calore del suo corpo, già un velo di sudore stava ricoprendo la mia nuca, ma per Jake avrei sopportato questo e altro.

«Abbracciami Jake» il mio era solamente bisogno d’affetto fraterno. Certo, i Cullen non mi facevano mancare neanche un briciolo di manifestazioni di amore, specialmente Edward, che non si allontanava da me nemmeno un attimo, a parte qualche rara volta, come, per esempio, in quel momento.

Le sue braccia mi avvolsero calorosamente e mi fece piacere sentire il calore e la morbidezza del suo corpo. Rimanemmo in quella posizione fin quando sentimmo bussare alla porta. Jake si allontanò da me e arricciò il naso «Senti Bella, io preferisco uscire dalla finestra, tornerò domani, te lo prometto».

«Okay Jake, ti voglio bene»

«Anch’io».

Nello stesso istante in cui lo vidi uscire dalla finestra, Edward entrò dalla porta. Quel briciolo di lucidità che avevo conservato andò a maledirsi nello stesso istante in cui i miei occhi percorsero tutto il suo corpo, soffermandosi per la miliardesima volta nei suoi occhi ambrati.

«Ciao» si avvicinò a me sorridendomi e mi posò un leggero bacio sulle labbra.

«Ciao» sussurrai compiaciuta, sia per il contatto con il suo corpo freddo- che mi provocò non poco sollievo-, sia per la sua presenza.

«Tutto bene?» il suo respiro accarezzava la mia pelle, provocandomi dei brividi.

«Sì» gli risposi, stringendo la stretta attorno la sua vita. Mi appoggiai meglio sul suo petto roccioso e chiusi gli occhi, beandomi del suo profumo.

Il suono del suo cellulare interruppe il nostro momento. Mi allontanai da lui e lo osservai mentre prendeva il cellulare e corrucciava la fronte alla vista del display.

«Alice?» rimase in attesa, dall’altra parte del telefono sentivo un continuo blaterale, che s’interruppe in un colpo.  Edward sbiancò più di quanto non lo era già, e non rispondeva.

«Edward? Qualcosa non va? Edward?» era come fosse caduto in uno stato di shock, non rispondeva, continuava a guardare un punto fisso, il cellulare era scivolato dalle sue mani e adesso giaceva sulla trapunta del letto, forse la conversazione con Alice non era stata ancora interrotta.

«Pronto, Alice?»

«Bella, l’ho visto»

Fui presa dall’ansia. Sapevo già di cosa parlava la sua visione, ma avevo bisogno di una certezza «Alice cosa hai visto?».

«Non ce la faccio Bella…» sentivo dei singhiozzi che si facevano sempre più forti, anche i miei occhi si bagnarono dalle lacrime.

«Alice parla!» quasi gridai.

« U-u-un m-m-min-u-to… un m-minuto dop-p… dopo la mezzanotte…»

«Quando Alice?»

«La mezzanotte del tre-n-ta luglio»

Il mio fu solamente un sussurro, prima di essere sopraffatta dal dolore «Domani…».

Capitolo di passaggio, mancano solamente altri due capitoli alla conclusione della mia prima storia pubblicata su questo sito T.T. Purtroppo non ho tempo di rispondere alle recensioni, vado un pò di fretta, perdonatemi >.<  risponderò al prossimo capitolo!

Un bacio! La vostra Guess ;)

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Capitolo 22
*** saluti. ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI.

 

 

 

 

 

Non riuscivo a capire il perché, non riuscivo a capire più nulla ormai, ma ero tranquilla, e di certo non era Jasper a darmi quest’impressione. Ero incredibilmente tranquilla nonostante avessi le ore contate. Edward cercava di essere come me, cercava di sorridere, di far finta che fosse un giorno come tutti gli altri, ma per la prima volta, non me la dava a bere, sapevo che aveva paura, che soffriva, che quando sorrideva i suoi occhi non riuscivano a illuminarsi. Riuscivo a capirlo, riuscivo a capire l’atmosfera di tensione e tristezza che aleggiava intorno a me, ma io non riuscivo a farne parte, non riuscivo a percepire le loro stesse emozioni, come se stessi vivendo quell’esperienza da un punto di vista esterno, come se stessi guardando un film.

Tutti erano al corrente dell’ora della mia morte, tutti tranne Charlie, Reneè e Jacob, anche se avrei voluto avvisare il mio migliore amico, infondo lui sapeva che Alice prevedeva il futuro, non si sarebbe stupito, ma non volevo farlo soffrire ancora di più. In realtà non lo volevo tra i piedi, volevo passare le mie ultime tre ore in compagnia di Edward, che in quel momento si trovava accanto al mio letto e mi teneva per mano.

«Edward…» sospirai.

«Sì? Stai male? Hai bisogno di qualcosa?» i suoi occhi neri come il carbone si fecero d’un tratto ansiosi, la stretta sulle mie mani si fece più pressante.

«No» risposi sorridendogli.

Sembrò rasserenarsi, tirò un sospiro di sollievo e si sedette di nuovo sul letto.

«Faresti una cosa per me?» chiesi all’improvviso, dopo qualche minuto di silenzio.

«Certo, tutto quello che vuoi» rispose istintivamente, senza pensarci due volte.

«Voglio ballare» mi stupii io stessa delle mie parole, avevo sempre odiato ballare, ma qualsiasi cosa riuscisse a garantirmi un contatto migliore con il corpo di Edward era bellissima.

«Bella non lo so… sei troppo debole, non fa bene sprecare tutta questa fatica per muovere dei passi» rispose alzando gli occhi al cielo.

«Non m’importa di affaticarmi, tanto tra tre ore non ci sarà più, a che serve conservare lo sforzo?» solo quando finii di pronunciare quella frase mi resi conto di quello che avevo appena detto, e che avevo ferito Edward più di quanto non lo era già.

«Edward scusami… non volevo…» cercai i suoi occhi con lo sguardo, ma non li trovai, erano ben nascosti da me.

Quando li ripuntò su di me, aveva un leggero sorriso sul viso, sorriso che, da ventiquattro ore, non riusciva a far brillare i suoi occhi nella maniera che adoravo «Allora? Vuoi ballare?» mi prese in braccio e mi portò al centro della stanza « ce la fai a restare in piedi per due secondi?» chiese guardandomi di sottecchi.

Sapevo che quando diceva due secondi, intendeva nel senso letterale della parola «Credo di sì»

Mi sentii per un attimo libera dalla presa delle sue mani, non ebbi neanche il tempo di contare fino a due che lo ritrovai già davanti a me, i miei piedi sui suoi, mentre le note della mia ninna nanna cominciavano a riempire tutta la stanza.

«è sempre bella sentirla…» sospirai, appoggiandomi al suo petto marmoreo.

«Bella…»

Sapevo che stava per rimuginarsi nei suoi sensi di colpa, colpa che non aveva di certo. Quindi lo interruppi «Edward, non parlare. Non rovinare questo momento, ci siamo solamente io e tu, e basta. Non senti com’è bella la musica?»

«Già, la musica è bella»

Non pronunciammo una parola per tutto il tempo, continuavamo a volteggiare per la stanza, e questo mi riportò più di un anno indietro, al mio primo ballo scolastico, il mio primo ballo insieme a lui.

 

«Ehm», deglutii. «Sì».

Sorrise e inclinò la testa fino a sfiorarmi con le labbra fredde l'incavo sotto il mento.

«Adesso?», disse in un soffio e mi fece sentire il fiato fresco sul collo. Involontariamente, rabbrividii.

«Sì», sussurrai, per nascondere che la voce mi tremava. Se pensava che stessi bluffando, si sbagliava di grosso. Avevo già deciso, ero sicura. Non importava che in quel momento fossi rigida come una tavola di legno, stringessi i pugni e respirassi a malapena...

Rise cupo e si allontanò. Sembrava deluso.

«Secondo te cederei così facilmente?», chiese sarcastico, ma con un filo di amarezza.

«Sognare non costa niente».

Sgranò gli occhi. «Questo sarebbe il tuo sogno? Diventare un mostro?».

«Non proprio», risposi, rabbuiandomi alla parola che aveva scelto. Mostro, figuriamoci. «Più che altro, sogno di restare con te per sempre».

La sua espressione cambiò, resa mesta e dolce dal sottile dolore che m'incrinava la voce.

«Bella». Con le dita sfiorò il contorno delle mie labbra. «Starò sempre con te. Non ti basta?».

Il sorriso mi si aprì sotto le sue dita. «Mi basta, per ora».

La mia tenacia lo fece spazientire. Nessuno dei due si sarebbe arreso, quella sera. Dalla sua bocca uscì uno sbuffo che somigliava più a un ruggito.

Gli sfiorai il viso. «Stammi a sentire. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti basta?».

«Sì, mi basta», rispose, sorridendo. «Mi basta, per sempre».

E mi sfiorò di nuovo il collo con le labbra fredde.

 

Mi sarebbe davvero bastato per sempre il suo amore. Mi sarebbe bastato per l’eternità, non ne sarei mai stata sazia, e lo avrei ricambiato come si deve, perché anche io lo avrei amato per l’eternità, di un amore pazzo e masochista, di un amore così folle che nessuno, dalla creazione del mondo, ha mai amato così tanto una persona. Perché mi era stato dato uno scopo dalla vita, lo scopo di amare Edward, di fargli capire che creatura speciale fosse, di fargli capire che aveva un anima come qualunque essere umano, che lui era il dono più prezioso che questa Terra poteva contenere, perché non c’era nulla di più bello, più buono, più dolce e perfetto di Edward. Io avevo portato a termine il mio compito, avevo amato immensamente Edward, gli avevo fatto capire che lui era quanto di più unico e prezioso ci fosse al mondo, almeno per me.

E adesso dovevo andarmene, dovevo lasciarlo, dovevo fargli vivere la sua eternità come un uomo nuovo, e avrebbe trovato un’altra persona con cui dividerla, la sua eternità, e forse si sarebbe ricordato di me, tra mille anni. Si sarebbe ricordato per sempre di me, la ragazza atona e sbadata che non riusciva a camminare su una superficie liscia e solida senza inciampare. Si sarebbe ricordato di quella ragazza che lo aveva amato senza timore, quella ragazza che aveva dato la vita per amarlo.

«A cosa pensi?» le sue parole interruppero i miei pensieri e mi resi conto che la musica era terminata.

«Al tuo futuro»

«Al mio futuro?» ripetè scettico.

«Sì, sto pensando che sicuramente ti ricorderai di me tra mille anni… che ti ricorderai del nostro amore, anche quando amerai un’altra donna…»

Non mi fece finire di parlare. Mi prese il viso tra le mani e mi guardò con tutta l’intensità che il suo sguardo poteva avere «Ti salverò Bella, non importa quante possibilità di riuscita ha la trasformazione, ma ti prometto che tu rimarrai in vita, e che tra mille anni sarai ancora al mio fianco»

«Edward… l’ultima cosa che voglio è che tu ti illuda…» chiesi tra le lacrime. Come poteva pensare di riuscire a salvarmi, quando il mio cuore, l’organo più importante, stava già rinunciando a vivere?

Scosse la testa energicamente «Bella, ricordi cosa ti ho promesso tempo fa? Ti ho promesso che ti avrei protetta, in qualunque maniera, anche a costo della mia stessa vita, e io devo mantenere questa promessa, perché ti amo, perchè nulla conta quanto conti tu per me, ti amo, senza eccezioni. Darei la mia stessa vita se questo vorrebbe dire tenere in vita te. Ricordalo. Tu non morirai, tu vivrai ancora, e ancora, e ancora. Per l’eternità. Credimi Bella, credimi e dimostrami che tutto ciò che abbiamo fatto fino ad ora non è stato inutile».

«Voglio crederti…»

«E allora fallo! Senza eccezioni, senza esitazioni. Mi credi Bella? Mi ami abbastanza da affidarmi la tua vita?»

Su questa domanda non avevo dubbi, certo che lo amavo abbastanza da affidargli me stessa. Annuii energicamente e le sue labbra furono sulle mie, per sfiorarle delicatamente e posarvi un leggerissimo bacio.

«Edward, chiama Reneè, voglio parlare un po’ con lei»

Annuì e mi fece stendere sul letto, baciò la mia fronte e con un sorriso uscì dalla porta. Cominciai a torturare le mie dita. Avrei visto le persone a cui volevo bene per l’ultima volta, e questo mi dava insicurezza. Era questo quello che provavo, insicurezza.

Sentii la porta aprirsi e ne comparve mia madre, gli occhi rossi e gonfi, probabilmente aveva avuto un’altra crisi di pianto, ci somigliavamo tanto in questo.

«Amore, Edward mi ha detto di dirti che andava a casa a prendere Alice, è così cara e dolce quella ragazza…» tra le mani teneva un fazzoletto.

Gli sorrisi, cercando di essere rassicurante «Già, Alice è una ragazza meravigliosa, mi ha aiutato così tanto in questo periodo…»

«Amore… devo confessarti una cosa, un presentimento che ho da quando mi sono svegliata, questa mattina» la sua voce era tremolante, e gli occhi erano fissi sulla testiera del letto, mentre le sue mani accarezzavano i miei capelli.

«Dimmi tutto» dissi mettendomi a sedere, aiutata dalle sue braccia.

«Ho come l’impressione che scomparirai molto presto, come se dovessi morire da un istante all’altro» come sempre, riusciva a capire tutto, anche i suoi presentimenti erano azzeccati, questo mi fece sorridere spontaneamente.

«Non preoccuparti, credo mi resti ancora qualche altro giorno…»

«Piccola mia…»nei suoi occhi leggevo infinita tristezza, e questo mi faceva male.

«Ti voglio bene mamma…» nell’istante esatto in cui finii di parlare, scoppiai a piangere, seguita in un attimo da lei, che si alzò e mi abbracciò così forte da credere mi avesse sbriciolato qualche osso. E io ricambiai, con la mia poca forza, cercai di ricambiare «ricorda che ti proteggerò sempre, in qualunque posto mi troverò»

Annuì e mi lasciò andare «adesso devo andare… devo cucinare a Charlie, sai com’è fatto!» scoppiammo a ridere, nonostante stessimo ancora piangendo, io più di lei, perché il mio era un addio.

Si alzò dal letto e sia avviò verso la porta.

Non ero ancora pronta a dirle addio, volevo ancora qualche attimo «Mamma!» quasi gridai.

«Si amore?»              

«Ti ho sempre voluto bene, anche quando mi sono trasferita qui a Forks, anche quella volta che sono scappata di casa perché avevamo litigato. Ti ho sempre voluto bene»

«Anche io amore, te ne vorrò sempre, per sempre» e si chiuse la porta alle spalle.

Le lacrime si affievolirono per lasciare al loro posto un grande vuoto dentro di me, vuoto che non avrei potuto riempire mai più.

«Posso entrare?» sentii un lieve bussare e il vocione di Jacob da dietro la porta.

«Entra pure»

La porta si aprì e rivelò un Jake sorridente, solare come sempre, da tanto tempo non lo vedevo così felice, avevo quasi dimenticato le sensazioni che mi regalava con un suo sorriso.

«Allora? Come sta la malata?» cercò di ironizzare, lo apprezzavo, stava facendo tutto il suo meglio per mettermi di buon umore.

«Diciamo bene…»

«Diciamo?»

«Già, a parte le solite fitte al cuore, il mio colorito che è pari a quello di uno zombie e le ossa che mi stanno perforando la pelle, sto bene» dissi le ultime due parole scrollando le spalle.

Scoppiò in una fragorosa risata «Vedo che però non hai perso l’umorismo!»

«beh, quello non lo perderei mai» risposi sorridendogli.

«Già, ti conosco fin troppo bene…» eccolo ritornare serio. Sospirò e fissò lo sguardo su una nostra foto, scattata qualche mese prima, prima di sapere che fossi malata. Eravamo in un campo di grano, Jake era seduto ed io ero accucciata su di lui, quella foto ci era stata scattata da Seth, che quel giorno aveva il sangue del fotografo nelle vene, non smetteva nemmeno un attimo di scattare fotografie, e quella era la mia preferita. Si accorse che anche il mio sguardo era puntato su quella foto «sembra che siano passati anni da quella nostra gita, invece è passato solamente qualche mese… eravamo finalmente felici…»

«Mi mancava Edward»

Il suo sguardo ostile si posò su di me «ma eri felice… anche senza Edward, ti avevo aiutato a uscire da quella voragine».

Già, Jacob mi aveva aiutata, più di quanto lui stesso avesse potuto immaginare. Aveva rimarginato, anche se in parte, l’immensa voragine che dalla partenza di Edward mi stava divorando, mi aveva resa di nuovo felice «Grazie Jake, per tutto quello che hai fatto per me, per avermi aiutata quando non volevo, per aver fatto tornare il sorriso sul mio volto, essendo semplicemente te stesso»

Scrollò le spalle «Eri mia amica, era mio dovere aiutarti ad affrontare le difficoltà».

«Ero?» perché aveva usato il passato? Adesso non eravamo più amici? «Cos’è cambiato?»

«È cambiato tutto per me, prima ti volevo bene, ora ti amo» i suoi occhi dal color del petrolio mi penetrarono fin dentro l’anima. Non era la prima volta che diceva di amarmi, ma non poteva dirmelo in quel momento, non poteva dirmelo proprio adesso che io lo stavo lasciando per sempre.

«Jake, sto morendo» risposi con lo sguardo perso nel vuoto.

«Grazie, risbattimelo in faccia un altro paio di volte».

«No Jake, stasera. Alice lo ha visto, morirò stasera».

I suoi occhi si spalancarono e la sua bocca formò una o perfetta «Bella, non puoi scherzare su queste cose, smettila».

«Magari stessi scherzando» sussurrai.

I suoi occhi diventarono sempre più lucidi con il passare dei secondi, il silenzio riempì tutta la stanza. A un tratto mi strinse a se con tutta la forza che aveva. Mi mancò il respiro.

«Jake, non riesco a respirare…»

Non mi diede retta, continuò a tenermi stretta a se e a singhiozzare, sempre più forte, sempre più dolorosamente. Sentii il top bagnarsi delle sue lacrime, così leggere e fragili ma allo stesso tempo pesanti e forti, almeno per me. Il pianto di Jacob era straziante per me, non riuscivo a sopportarlo.

«Jake, calma. Infondo doveva succedere» cercai di consolarlo, dando delle leggere pacche sulla sua schiena.

«Sì, ma non così, non stanotte»

Lo allontanai da me e gli presi il viso tra le mani «Jake, doveva succedere, prima o poi. Se non oggi, domani. Dovevi essere preparato a questo, come lo sono io, devi essere forte, per me, devi prenderti cura di Charlie, non sopporto l’idea che lui resti da solo. Invitalo a cena a casa tua più spesso, vieni tu qui, tienigli compagnia la sera, anche per soli cinque minuti, non voglio che si senta solo, non voglio che senti così tanto la mia mancanza. Aiutalo a sorridere come hai fatto con me, tempo fa, sii felice e quando ti guarderai allo specchio, vedrai che ti stringo forte a me, fiera della persona che sei. Ti proteggerò, sempre e comunque. Perché ti voglio bene».

Con tempismo perfetto Edward entrò nella stanza «Bella, dovresti prepararti, dobbiamo andare».

Jacob rimase stralunato «Andare dove?»

«A casa di Edward. Vogliono provare a… trasformarmi».

«Voglio esserci» disse deciso, chiudendo le mani a pugno.

«E invece non ci sarai, cane» rispose Edward sprezzante.

«Edward! Jake, non voglio che tu venga, non voglio che tu mi veda morire» dissi rivolgendomi prima a Edward e poi a Jacob, che guardava truce il mio vampiro.

«Bella…»

«Non se ne parla, noi adesso ci salutiamo. Saprai comunque quale sarà il risultato dell’operazione. In un modo o nell’altro, avrai mie notizie Jake, te lo prometto».

«Allora questo è un addio?»

Annuii, in silenzio, guardando il bordo della trapunta ai miei piedi.

Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia «So che il succhiasangue può ascoltare i miei pensieri, quindi te lo dirò ugualmente anche in sua presenza. Ti amo Bella».

Sorrisi a quello che aveva appena detto «Ti voglio tanto bene Jake, non immagini neanche quanto te ne voglia».

«Addio» si alzò dal letto e si diresse alla porta. Si voltò per un’ultima volta verso di me, gli occhi lucidi, il labbro inferiore sotto la presa dei suoi denti. Si rivolse a Edward «Bella si fida di te. Voglio fidarmi anch’io. Salvala».

«Non spero altro» rispose Edward, annuendo mentre Jake usciva dalla porta. Questa volta non mi guardò. Chi diavolo volevo prendere in giro? Amavo Jake, non quanto amavo Edward, ma lo amavo. E perderlo mi faceva stare male, malissimo.

«Ciao Bella!» Alice trotterellò fino al mio letto «devi prepararti, qui ho dei vestiti che ti stanno a pennello»…

 

Uscii dalla mia camera, dopo averla osservata per l’ultima volta. Il mio rifugio felice, tutte le notti passate con Edward… quel posto sarebbe stato per sempre speciale.

Edward mi prese in braccio per scendere le scale, mentre Alice era già al piano di sotto a dire a Charlie che avrei passato tutta la sera a casa Cullen.

«Bella, devi stare attenta, voglio che tu sia a casa entro mezzanotte, e non fare troppi sforzi. Fammi uno squillo quando arrivi» lo trovai comodamente sdraiato sul divano con il telecomando in mano, mentre Alice stava seduta sulla poltrona.

Andai da lui e lo abbracciai più forte che potevo «Mi sembra di avere di nuovo dieci anni».

Rise sommessamente «Già, hai ragione. Non c’è bisogno di chiamarmi, mi fido di te, e voglio fidarmi di Edward» lanciò un’occhiataccia a Edward, per poi soffermarsi su di me e accarezzarmi una guancia «Ti voglio bene piccola».

«Ti voglio bene anche io» risposi di getto.

Alice mi aiutò ad alzarmi, e tutti e tre ci dirigemmo verso l’uscita della porta «Bells?»

Le lacrime stavano minacciando di fuoriuscire abbondantemente, tirai su col naso e mi affacciai alla porta del salotto «Sì, papà?»

«Torna presto»

In quel momento non riuscii a trattenere le lacrime, che uscirono copiose da miei occhi. Cosa avrei dovuto rispondergli? Che sarei tornata entro mezzanotte? Che non sarei tornata mai più a casa? Che quello era un addio? Semplicemente, non risposi. Uscii di casa e entrai nella Volvo, Edward si sedette con me sul sedile posteriore, prevedendo già una mia imminente crisi di pianto, mentre Alice era al volante e guidava a tutta velocità verso casa sua.

Durante la trasformazione Carlisle mi avrebbe somministrato della morfina, in modo da restare immobile e non sentire dolore, fingendo così di essere in coma, in modo da poter spiegare il perché della mia rimanenza di circa tre giorni in quella casa. Se la trasformazione fosse riuscita, i Cullen avevano creato una specie di bambola che- a parere di Edward- mi assomigliava in tutto e per tutto, in modo da poter simulare un funerale, mi ero rifiutata di vederla, perché sapevo mi avrebbe fatto una certa impressione. Se, invece, la trasformazione fosse andata in fumo, non ci sarebbe stato bisogno di una bambola.

Alice, con mio grande stupore, non parlò per tutto il viaggio, ma mi lanciava continuamente occhiate preoccupate dallo specchietto retrovisore.

«Siamo arrivati» disse con un tono spento, togliendo le chiavi e uscendo dalla macchina, mentre Edward rimase ancora un po’ dentro con me.

«Sei pronta?»

«Sì, mi fido di te».

«Ti amo» sussurrò così dolcente, che la sua voce sembrò provenire dalla notte.

«è per questo che mi fido di te. So che mi ami, e ti amo anch’io»

Depositò un leggero bacio sulla fronte e mi aiutò a scendere dalla macchina.

Sentii dei singhiozzi strozzati che, sicuramente, provenivano da Esme. Ne ebbi la completa certezza quando entrai in casa. C’era un’atmosfera strana, come se fossi già morta. Di nuovo, mi sentii come dentro ad una bolla, in cui io ero una spettatrice esterna.

Esme mi venne incontro e mi abbracciò, mentre Edward si chiudeva la porta alle spalle.

«Oh piccola mia! Non riesco nemmeno a immaginare come tu possa sentirti in questo momento» disse ricominciando a singhiozzare tra le mie braccia.

«Esme, va tutto bene, non devi preoccuparti» cercai di confortarla. Non ero io quella che doveva essere consolata? Perché mi trovavo a consolare una persona la quale vita non sarebbe cambiata minimamente dopo la mia scomparsa?

«Mamma, Bella ha bisogno di stare seduta» Edward mi cinse il fianco con un braccio.

«Oh, certo, scusa Bella» si scostò da me e Edward mi aiutò a sedermi sul divano. Erano tutti in quella stanza, tranne Rose. Forse non l’avrei nemmeno salutata, in realtà la mia morte sarebbe stata solo un sollievo per lei.

Si sedettero tutti intorno a me, lentamente, percorsi gli sguardi vuoti e ansiosi di Carlisle, Esme, Emmett, Jasper, Alice e infine quello di Edward, che teneva la mascella contratta.

«Un’ora» sussurrò Alice, a quelle parole la presa sul mio fianco si fece più forte, provocandomi un leggero dolore. Mi rimaneva solo un’ora.

«Credo sia ora di iniziare…» sussurrai stringendomi sempre di più a Edward «o di finire».

I Cullen si alzarono contemporaneamente, tranne Carlisle e Edward, che rimasero seduti sul divano.

«Ce la farai Bella, tu sei sempre stata forte, cosa vuoi che sia un semplice cancro?» Emmett mi rivolse il suo solito sorriso smagliante, se non fosse stato per i suoi occhi spenti che non riuscirono a essere contagiati.

«Bella…» Alice si tuffò tra le mie braccia e cominciò a singhiozzare violentemente «ti voglio bene, ce la farai, ne sono sicura» in tutta risposta la strinsi ancora di più a me.

Sentivo l’aria venirmi sempre meno, cominciai a respirare affannosamente, forse erano i sintomi della morte.

«Ragazzi, dobbiamo sbrigarci» Carlisle mi fissava, probabilmente aveva percepito quello che avevo sentito anch’io, mi stavo avvicinando sempre di più al punto di non ritorno.

«Continua a lottare Bella, so che puoi farcela» Jasper mi abbracciò e depositò un leggero bacio tra i miei capelli. Quel gesto mi sorprese e non poco.

Esme mi sorrise, aveva già detto quello che aveva da dire.

«Andiamo nel mio studio».

 

Ciao! Manca pochissimo alla fine, solo un altro capitolo e poi, l'epilogo, in cui sapremo finalmente la sorte di Bella. Riuscirà Edward a salvarla? O forse no? Lo saprete tra pochissimo tempo.

Piccolo "spoiler": nel prossimo capito leggeremo un pov Edward per la prima volta, spero vi piaccia =).

Rispondo alle recensioni:

AuroraTwilight: già, solamente due capitoli alla fine della storia? Sono riuscita a diffondere un po' d'ansia in te? Spero di sì =). Certo che continuerò a scrivere altre storie, ne ho già in mente un paio dove Edward e Bella sono umani. Ma aspetto prima di finire le altre mie due storie, La luce dell'alba e Mi ami, vero?. Commenta questo capitolo, un bacio!

giova71: mancano solo pochissimi capitoli e si saprà la sorte di Bella. Ormai l'ora della verità si avvicina... =)

Ela new cullen: Ciao, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, e un pò più lunghetto degli altri, ho cercato di scrivere l'essenziale in due capitoli,altrimenti vi avrei fatto annoiare. =) spero di ritrovare un'altra recensione! Un bacio!

kandy_angel: non è ancora detta l'ultima parola..

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Capitolo 23
*** è tutto finito... ***


CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI.

 

 

 

 

 

Lo studio di Carlisle era irriconoscibile. L’ampia scrivania era sostituita da un enorme letto che occupava il centro della stanza e sul quale era puntata una luce accecante. Mi sentivo in una sala operatoria, solo che questa volta non mi stavano facendo un intervento, non c’erano dottori sicuri di riuscire a salvarmi, al quale bastava un bisturi e qualche altro attrezzo per riuscire a togliere qualunque cosa vada storto nel mio corpo. Questa volta stavo morendo, e la possibilità che potessi essere salvata era una su un milione.

Mi ritrovai a stringere la mano di Edward con tutte le forze che mi erano rimaste in corpo. Cosa stava pensando in quel momento? Stava escogitando qualche piano? Qualche nuovo posto dove andare non appena si fosse liberato di me? Qualche nuova ragazza a cui dire “ti amo, sei tutta la mia vita adesso”? No, Edward non era quel tipo di ragazzo, non si sarebbe consolato facilmente. Edward avrebbe sofferto, sarebbe arrivato vicino alla morte, ne ero sicura. Lo guardai con occhi ansiosi, ne ero sicura perché la mia immagine si riflesse nei suoi occhi neri come il carbone.

«Bella sta tranquilla» la voce di Edward voleva essere volutamente calma, ma potevo benissimo percepire le emozioni che si celavano dietro la sua voce, tensione, preoccupazione e, soprattutto, insicurezza. Edward non era sicuro di farcela, non era sicuro di riuscire a salvarmi. Eppure io ero sicura, in quel momento. Sapevo che l’avrei rivisto di nuovo, che l’avrei potuto abbracciare di nuovo. Quello che serviva era solamente fiducia, ed io ne avevo molta in lui.

Abbassò gli occhi, poi li chiuse e ispirò profondamente.

«Ce la farai, ne sono sicura» cercai di incrociare il suo sguardo, ma non ci riuscii.

Carlisle, che fino a quel momento era rimasto in silenzio dietro di noi, ci precedette e con un cenno della mano mi invitò a stendermi sul letto «Se perdiamo ancora tempo, non ce la faremo».

Annuii con forza e mi sdraiai, tenendo ancora la mano di Edward ben stretta intorno alla mia. Edward si sedette accanto a me e mi lasciò leggere i suoi occhi. C’era paura, tanta paura di non farcela.

«Ti amo Edward, e mi fido di te» con la mano libera gli accarezzai una guancia, lui chiuse gli occhi a quel contatto e inspirò profondamente il mio profumo, tenendomi fermo il polso e tracciando con il naso una scia che andava dal palmo della mia mano fino a metà dell’avambraccio, quel contatto lasciava una scia infuocata dietro di sé.

«Tu non sai quello che sto provando adesso, mi è tutto così estraneo… l’unica cosa di cui sono certo e che non voglio perderti» sussurrò sul mio polso, provocandomi dei brividi.

«Non mi perderai, in un modo o nell’altro, io starò sempre accanto a te. Devi promettermi solo una cosa. Solo una e prometto che chiuderò gli occhi felice» doveva promettermelo. Doveva promettermi che, qualsiasi cosa sarebbe successa, non avrebbe cercato di togliersi la vita, non avrebbe cercato di abbandonare questo mondo, perché allora, anche la mia anima se ne sarebbe andata per sempre, insieme a lui.

«Tutto ciò che vuoi» i suoi occhi mi perforarono l’anima, curiosi di dare un senso alle mie parole.

«Non morire…» le parole mi morirono in gola, interrotte dai singhiozzi e dalle lacrime che cominciarono a uscire copiose dai miei occhi.

Aveva capito perfettamente cosa volevo dirgli, cosa volevo fargli promettere. Per questo era rimasto in silenzio, per questo non mi stava promettendo nulla e stava esitando. Nei suoi occhi potei leggere l’impossibilità di quella promessa, l’infrazione subito dopo il compimento. Mi lasciai abbracciare per l’ultima volta, cercando di aggrapparmi a quelle forti spalle che mi avevano protetta per così tanto tempo, quelle braccia nelle quali mi sentivo al sicuro. Mi sarebbe mancato anche quando fossi morta, Edward. Avrei passato l’inferno lontana da lui, anche se mi fossi trovata in paradiso. Non volevo lasciarlo andare, volevo che quell’attimo durasse per l’eternità, volevo passare la mia eternità tra le braccia di Edward. Quei pensieri fecero sgorgare altre lacrime. Avrei smesso di piangere? Il mio cuore avrebbe continuato a versare lacrime?

«Non morirò Bella, ma tu devi combattere, devi far battere il tuo cuore» il suo era un trabocchetto, avevo capito cosa voleva dire. Non sarebbe morto, a patto che non fossi morta nemmeno io. avevo capito che più di così non potevo ricevere, che non avrei potuto convincere Edward a continuare a vivere, ormai le nostre vite erano due fili incrociati, tagliane uno e li recidi entrambi. Ed era così che sarebbe andata a finire, io avrei perso la vita, e Edward l’avrebbe persa insieme a me. Forse avremo trovato pace nell’al di là, avremo potuto vivere tranquilli il nostro amore. Non desideravo altro.

«Baciami, Edward. Baciami e trasformami» tutto, pur di mettere fine al dolore che minacciava di farmi perder il controllo. Un’emozione sconosciuta gli attraversò il volto. Aveva l’espressione di un uomo sul rogo. Mi resi conto che il mio dolore era niente in confronto al suo, perché avrei dovuto vivere molto di più, soffrire molto di più, per capire il tormento lancinante che traspariva dagli occhi di Edward.

Si avventò sulle mie labbra e, per la prima volta, ebbi come l’impressione che non si stesse trattenendo. Incontrai il paradiso di quelle labbra e finalmente mi accorsi che potevo morire in pace. Che potevo lasciare questo mondo felice di aver vissuto Edward, di averlo conosciuto. Perché io ero nata per lui, e per amore stavo morendo.

«Ti amo» sussurrai quando le nostre labbra si separarono.

«Ti amo anch’io amore mio» sussurrò sul mio collo. Chiusi gli occhi e mi abbandonai tra le sue braccia, sentendo le sue labbra premere sulla mia pelle e i suoi denti provocarmi un dolore pungente, mentre una sostanza liquida e calda si infiltrava tra le mie vene, e io cominciavo a perdere i sensi.

POV EDWARD.

Chiuse gli occhi, sulle labbra un leggero sorriso. Non ero ancora pronto a lasciarla, non ero ancora pronto a dirle addio per sempre, a dire addio al suo dolce profumo, alla sua morbidezza, al suo calore. Avrei voluto gridare con tutto me stesso di non lasciarmi, di restare ancora lì con me. Perché io avevo bisogno di lei, del miracolo del suo profumo, dei suoi occhi, della sua persona. Sarei riuscito a trattenermi dal dissanguarla? Sarei riuscito a salvarla? Il suo cuore sarebbe stato abbastanza forte? C’erano troppe domande a cui non avevo risposta, e quelle domande bastavano a mettermi insicurezza. L’amavo, non potevo permettermi di perderla, anche a costo della mia vita.

Leccai la ferita che gli avevo procurato sul collo, evitando che il mio veleno fuoriuscisse dalle sue vene. Dopodichè le morsi i polsi e con una fialetta le iniettai il veleno direttamente sul cuore. Che aveva cominciato a galoppare come le ali di un colibrì, ma ogni tanto incespicava, facendomi trattenere il respiro. L’adagiai sul letto, cercando di metterla comoda, mentre Carlisle le somministrava la morfina.

Adesso non dobbiamo far altro che aspettare, sono sicuro che ce la farà, Edward pensò mio padre con quella voce calma e rassicurante che proveniva dalla sua mente.

«Cosa ti fa essere così sicuro?» sussurrai continuando a fissare Bella, che adesso non sorrideva più, ma era seria in volto. Sembrava stesse dormendo, era così tranquilla. Ma io sapevo il dolore che stava provando, la sensazione di sentirsi dentro un incendio e di sentirsi abbandonati. Stavo soffrendo insieme con lei.

L’amore che provi per lei, e così grande che neanche la morte riuscirà a combatterlo, la sua mano si posò sulla mia spalla e mi strattonò leggermente. Incrociai l’oro dei suoi occhi e una sensazione di sicurezza cercò di penetrare nel mio corpo, ma non ero dell’umore giusto per le opere di convincimento di Carlisle.

«Ti prego, lasciami solo con lei. Non voglio che qualcuno entri in questa stanza fino al suo risveglio»  il mio era quasi un ordine. Volevo dedicare tutte le mie attenzioni a Bella, non potevo permettere che qualcuno mi distraesse, dovevo capire se qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto. E, soprattutto, volevo percepire ogni cambiamento nel suo corpo, cogliere ogni particella cambiata, ogni rafforzamento, ogni battito del suo cuore malato.

Ti voglio bene figliolo, e ti capisco. Lotta insieme a lei, non lasciarla sola, con queste parole Carlisle lasciò la stanza, facendomi riflettere.

Aveva ragione, dovevo lottare con Bella, dovevo combattere la morte insieme a lei. Aveva bisogno che qualcuno la prendesse per mano e la guidasse. Aveva bisogno di me.

Toccai la sua mano e la strinsi alla mia. Sarei rimasto in quella posizione per l’eternità, se solo fosse stato possibile. Non morire… come poteva farmi promettere una cosa del genere? Come aveva solo potuto pensarlo? Ovviamente non ci credeva molto neanche lei in quello che aveva detto, perché rinunciò subito nel suo intendo. Era impossibile rimanere in vita senza Bella accanto, ancora mi chiedevo come avevo fatto a passare più di cento anni senza di lei.

Osservai nuovamente il suo volto, aveva un’espressione turbata, stava soffrendo parecchio, io sapevo il dolore che stava provando in quel momento, lo capivo. Sentire il tuo corpo andare in fiamme, il dolore che rende sopportabile persino la morte, tanto da implorare di venire uccisi, la lotta interiore, quel grande masso che cerca di schiacciarti, tu che ci metti tutta la forza che hai per impedirlo. Una cosa era sentirli io, ma come avevo potuto permettere che Bella passasse quell’inferno? Come avevo potuto crearle tutto quel dolore? Ero solamente un mostro, un mostro stupido ed egoista. Bella non meritava un uomo come me, meritava molto di più, ma adesso si trovava costretta a stare con me o a morire. Perché io sapevo, sin dall’inizio, che ero stato io la causa della sua malattia, la causa del suo dolore. Lo avevo capito un giorno, quando mi aveva confidato che quel dolore al petto inizialmente gli veniva solamente quando pensava a me, quando pensava che l’avevo abbandonata. Era lì che avevo capito che ero stato la causa della sua morte, lì che mi ero fermamente convinto che ero solamente un mostro egoista e masochista.

Ma se potevo ucciderla, potevo anche ridarle la vita, ed era questo quello che avevo cercato di fare. Perché io volevo farla ritornare a vivere, anche se sotto le sembianze di un mostro, io volevo che Bella ritornasse a vivere.

«Devi farcela Bella, continua a far battere il tuo cuore!» quasi gridai, ma ero sicuro che non fosse riuscita a sentirmi. Chiusi gli occhi e inspirai il suo profumo «Ti amo Bella, devi farcela».

 

Due giorni e mezzo. Erano passati due giorni e mezzo da quando avevo cercato di trasformarla, il suo cuore batteva ancora, era ancora tutto da stabilire. Avevo passato due giorni con la sua mano nella mia, non abbandonandola neanche per un millesimo di secondo. Nessuno era entrato nella stanza, come avevo chiesto. Sapevo cosa fare, non avevo di certo bisogno dell’aiuto di Carlisle per somministrarle la morfina quando questa veniva bruciata nel suo corpo. Continuavo a fissare il suo viso, a stringerle la mano e ad ascoltare il dolce suono del suo cuore debole.  Aveva avuto molti cambiamenti, il suo corpo era più pieno, aveva ripreso le forme che aveva quando l’avevo lasciata, la sua pelle era più resistente e la sua temperatura era molto più simile alla mia, se fosse stata sana non ci sarebbero stati alcuni dubbi sulla riuscita della sua trasformazione, ma il suo cuore era malato, ed era l’ultimo organo che avrebbe subito la trasformazione. Non potevamo essere sicuri della riuscita. Bella era convinta che io avessi un anima, bene. L’avrei venduta, pur di riaverla di nuovo, così splendida, così perfetta.

Sentii la porta aprirsi, ma non mi procurai di vedere chi era appena entrato.

«Avevo detto che non volevo vedere nessuno entrare in questa stanza» sibilai a bassa voce.

Dieci minuti, dieci minuti e sapremo cosa quelle parole furono abbastanza forti da occupare la mia attenzione su Alice.

«Non riesci a vedere proprio nulla?» chiesi inutilmente, intuendo già la sua risposta.

No, mi dispiace, sul suo volto si dipinse uno sguardo di scuse. Alice si sentiva in colpa per non riuscire a vedere nulla, ma non riusciva a capire che l’unico ad avere la colpa di quello che stava succedendo ero io. Il suo potere era fuori dal comune, e quelle poche volte in cui non riusciva a vedere nulla, in cui si sentiva normale, si sentiva in colpa, specialmente se si trattava di Bella.

«Non devi sentirti in colpa Alice, non è colpa tua» probabilmente risultavo poco credibile. Infondo, come potevo esserlo se ero il primo a essere logorato dal senso di colpa?

Sono sicura che sarà splendida.

«Lo è sempre stata» sussurrai accennando un sorriso. Bella era sempre stata splendida, lo sarebbe stata anche adesso, anche da vampira. Il mio cervello escludeva la possibilità di un’altra opzione oltre la perfetta riuscita della trasformazione.

Decisi di provare una cosa. Forse, se le avessi parlato, se le avessi detto di darmi un segno, lei me lo avrebbe dato, mi avrebbe dimostrato che riusciva a sentirmi, che era ancora viva.

«Bella… Bella amore mio, mi senti?» le parlai accarezzandole il viso e intrecciando la mano ai sui capelli. probabilmente non riusciva a parlare, ma se avesse esercitato una pressione alla mano…

«Bella riesci a sentire la mia mano? Se sì, stringila» feci pressione sulla mano, per farmi sentire. Dal suo corpo non provenne nulla. Rimase ferma, immobile, dando l’impressione di dormire ancora.

«Dio Alice! È così rigida… se non dovesse funzionare…»

«Chiudi il becco Edward… Bella ce la farà…» mi cinse le spalle con un braccio e depositò un bacio sul mio capo «anche se non lo vedo, ne sono sicura».

 

POV BELLA.

Ero morta? No, non era possibile, non poteva esserci tutto quel dolore nella morte. Sentivo tutto il mio corpo bruciare, come se fossi completamente ricoperta di fiamme, ma nessuno interveniva per salvarmi. Sentivo un atroce dolore al cuore, era normale? Avevo voglia di strapparmi il cuore con le mie stesse mani, e lo avrei fatto, se solo fossi riuscita a muovermi.

Sentivo come un enorme masso sopra il mio corpo, un masso che cercava di spingermi sempre più in profondita, che cercava di annullarmi. Per quanto cercassi di spingerlo via, si avvicinava sempre di più a me, e mi toglieva tutta l’aria. Non riuscivo a trovare le labbra per gridare, non riuscivo ad aprire gli occhi, il dolore al petto mi rendeva sempre più debole. Sarei morta? Certo che sì. Per un attimo mi abbandonai, era inutile lottare, non quando avevo già perso in partenza. A cosa sarebbe servito? Non potevo morire in pace? Tutti se ne sarebbero fatta una ragione.

Ma Edward lo farà? Edward si farà una ragione?  La mia mente ormai viaggiava da sola. Mi ritrovai a pensare al mio angelo, alla sua delusione se avesse saputo che avevo smesso volontariamente di lottare. Al suo dolore nel sapere che lo avevo volutamente abbandonato perché il dolore era troppo forte per essere sconfitto. No, Edward non se ne sarebbe fatto una ragione. Per questo dovevo continuare a lottare, per lui. Dovevo lottare per Edward, per il nostro amore. A un tratto trovai le braccia per muovermi, per bloccare quel masso che minacciava di annientarmi definitivamente.  Cominciai a spingere, mentre il cuore aumentava il ritmo dei suoi battiti, provocandomi dolorose fitte, ma non m’importava. Dovevo riabbracciare Edward, non potevo deluderlo così, non potevo abbandonarlo.

Riuscii a spingere via quell’enorme peso, e finalmente mi sentii leggera, i piedi e le mani non andavano più in fiamme, l’incendio si stava restringendo in un punto per me cruciale, il mio cuore.

«Bella…Bella amore mio, mi senti?» la voce di Edward mi arrivò forte e chiara nelle orecchie, avevo voglia di rispondere a quella voce, di dirgli che stavo bene, che non doveva preoccuparsi, ma potevo rispondere a quella domanda senza urlare per il dolore? Certo che no, non potevo riuscirci. Il dolore che traspariva dalla voce di Edward non era minimamente paragonabile a quello che realmente provava, di questo ne ero cosciente.

«Bella riesci a sentire la mia mano? Se sì, stringila» sentii una leggera pressione sulla mano destra, ma non riuscivo a muovermi, se solo lo avessi fatto mi sarei contorta per il dolore… ma avevo così voglia di rassicurare Edward.

«Dio Alice! È così rigida… se non dovesse funzionare…» la sua voce rotta, le parole gli morivano in gola. Forse avrebbe percepito un movimento minimo, sarei stata forte abbastanza da impedire al mio corpo di contorcersi davanti a lui.

«Chiudi il becco Edward… Bella ce la farà…anche se non lo vedo, ne sono sicura» per fortuna c’era Alice a rassicurarlo, potevo rimanere immobile, a crogiolarmi nel mio dolore senza mettere in mezzo anche quello di Edward. Tutto pur di non farlo soffrire  ripetevo a me stessa.

Pian piano l’incendio si spense in tutti i miei arti, nella testa, nello stomaco. Si concentrò tutto sul mio organo vitale. Provai un dolore atroce, a cui era impossibile non gridare. Le urla squarciarono il mio petto, impazienti di uscire. Gridavo, gridavo a squarciagola, ma non bastava. Volevo liberarmi da quel dolore il più in fretta possibile, ma non potevo far nulla. Non sembravo io quella persona, quella che stava gridando come una forsennata, quella che fino a qualche secondo prima, si ripeteva di restare in silenzio pur di non far soffrire la persona che aveva accanto.

Gridai per l’ultima volta, poi aprii gli occhi e quello che vidi mi destabilizzò. Edward cercava di tenermi ferma, mentre il mio busto si alzava dal letto sorretto da forza propria, per poi ricadere con un tonfo sordo. Ma non m’importò, quello su cui mi soffermai furono gli occhi di Edward, preoccupati, timoroso, speranzosi. Non riuscii a capire più nulla se non i miei occhi che si richiudevano. Il mio cuore battè per l’ultima volta. Poi, il nulla.

POV EDWARD.

Urla, solo urla provenivano dalle labbra di Bella. Cercai di calmarla, di dirle che ero lì, ma non ci riuscivo. Non mi ascoltava.

Fu un attimo. Nello stesso istante in cui le sue urla cessarono, aprì gli occhi, occhi che non riconobbi, occhi neri come la pece, neri come i miei. Non avrebbero dovuto essere cremisi? Rossi come il sangue che circolava nelle sue vene?

Chiuse gli occhi e, contemporaneamente, il suo cuore cessò di battere.

«Bella, Bella!» gridai, la chiamai, implorai che riaprisse gli occhi, ma non trovai nessuna risposta. Era il momento di aprire gli occhi, di farmi capire che era viva, che la trasformazione aveva funzionato. La scossi, chiamando ripetutamente il suo nome, mentre Alice cercava di trattenermi per evitare che le facessi del male.

 Non c’era più nulla da fare. Non rispondeva. Il suo corpo era inerme, debole come lo era stato poche ore prima, debole come un cadavere il cui cuore aveva ormai cessato di battere.

«Ho sentito delle urla… è successo qualcosa?» Carlisle entrò correndo nella stanza, si avvicinò a Bella, la controllò. Ma ormai non c’era più nulla da controllare.

Ormai l’avevo persa per sempre. I singhiozzi di Alice me lo confermavano.

Non ero riuscito a salvarla, ero stato un illuso, avevo illuso anche lei. Non ero stato abbastanza bravo, non ero stato abbastanza utile, non ero stato abbastanza forte. E Bella ne aveva pagato le conseguenze, con la sua stessa vita. Avrei potuto vivere ancora dopo quello che avevo fatto? Mi mancava, già mi mancavano le sue labbra, i suoi occhi cioccolato, la sua pelle morbida e calda.

Agii d’istinto, presi la prima cosa che trovai in mano e la gettai contro il muro. L’oggetto si scaraventò in mille pezzi contro un quadro di Carlisle, che cadde a terra e si distrusse rovinosamente.

Due mani si appoggiarono alle mie spalle, ma non me ne curai. Mi divincolai dalla presa e ruggii contro mio padre, pronto ad attaccarlo se solo mi avesse intralciato di nuovo.

«Figliolo mi dispiace, ma devi calmarti. Così non risolverai nulla» portò le mani in alto e si avvicinò lentamente a me, che avevo cominciato a singhiozzare.

«Perché lei, perché proprio Bella!» sussurrai, sfinito, senza forze. Non mi accorsi degli altri cinque componenti della famiglia che si erano riuniti intorno a Bella. I singhiozzi di Alice e Esme non mi aiutavano per niente.

«Potete. Uscire. Dalla. Stanza?» sibilai. Non era giusto quello che stavo facendo loro, ma non riuscivo a sopportare tutto quel dolore, c’era già il mio e mi bastava.

Nessuno parlò, uscirono dalla stanza, Rosalie per ultima.

«Mi dispiace Edward, per quanto possa essere utile, sono sincera».

«TU NON SEI MAI STATA SINCERA ROSE! Non lo sei mai stata!» gli gridai contro.

Uscì dalla stanza senza dire una parola.

Mi appoggiai al muro e mi trattenni la testa con il pugno della mia mano sinistra. Cercai di tranquillizzarmi, di riflettere con calma, ma come potevo riuscirci? Come potevo calmarmi quando l’unica ragione della mia vita se ne era andata per sempre?

Mi sedetti di nuovo accanto a Bella e le accarezzai il viso. Se avessi potuto piangere, avrei inondato l’intera stanza. Mi piegai sulle ginocchia e mi tenni la testa tra le mani, continuando a dondolare avanti e indietro, con gli occhi chiusi.

Volevo piangere, volevo sfogare tutto il mio dolore, volevo distruggere quella casa, ogni cosa mi ricordasse che Bella era stata mia. Volevo andarmene da Forks, andare in un luogo sperduto, privarmi di tutto il lusso in cui ho vissuto in questi anni, privarmi del sangue, volevo morire, perché la mia eternità senza Bella perdeva ogni senso, io stesso non avevo un senso senza di lei. Lei che aveva fatto battere il mio cuore incenerito, lei, tanto coraggiosa da innamorarsi di un vampiro, lei che un tempo era stata la mia Bella.

«Edward…» una mano granitica mi afferrò un polso per scoprirmi il viso. Non riconobbi subito quella voce, quel sussurro dolce e delicato, un sussurro che sapeva d’amore.

Alzai gli occhi di scatto e la vidi davanti a me. Bella era seduta sul letto, mi stava toccando, si stava muovendo. Bella era reale. Mi mancò l’aria, letteralmente. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, almeno era questa la sensazione che provavo.

«Bella…» incredulo, allungai la mano verso la sua guancia per toccare quel corpo che si trovava di fronte a me, e quando sfiorai la sua pelle, mi sentii in paradiso. Mi alzai di scatto, fregandomene del fatto che fosse una neonata, che potesse attaccarmi da un momento all’altro perché si sentiva minacciata, e mi gettai tra le sue braccia. Baciai ogni spazio libero della sua pelle che potessi raggiungere. La sua risata fu un suono di campane per le mie orecchie, non potei fare a meno di non ridere insieme a lei. Quando le mie labbra si scontrarono con le sue, non ebbi più esitazioni, dubbi e incertezze. Non avevo più paura di farle del male. Le sue mani strinsero spasmodicamente i miei capelli, mi faceva un po’ male, ma non m’importava, l’unica cosa che contava per me era riaverla tra le mie braccia.  Con la lingua tracciai il contorno del suo labbro inferiore, lei dischiuse le labbra, desiderosa di approfondire quel contatto per la prima volta. Non mi feci attendere. Le nostre lingue si scontrarono impazienti, per la prima volta non ebbi paura di farle del male, non dovevo trattenermi.

«Lo sapevo! Lo sapevo!» Alice ci interruppe saltellando e battendo le mani. Bella ringhiò e si mise in posizione di attacco.

«Alice dannazione! L’hai spaventata».

Mi guardò con aria innocente, ma un sorriso perverso sul volto «Ops!».

Mi alzai e lentamente mi avvicinai a Bella, che si era catapultata dall’altra parte della stanza «Sta’ tranquilla amore mio, non ti faranno nulla». Quando finalmente ero vicino abbastanza, le accarezzai una guancia. La sua reazione mi stupì. Si gettò tra le mie braccia e mi abbracciò con tutte le forze che aveva, facendomi male.

«Ahi amore, mi fai male» le dissi accennando un lieve sorriso.

Sul suo volto si dipinse un’espressione colpevole «scusa».

«Tranquilla, sei tu adesso a doverti controllare con me accanto» ci riuscii. La feci ridere, facendola sentire a suo agio.

 

POV BELLA.

Non riuscivo a credere di essere lì, di essere tra le braccia di Edward, di essere viva.

«Tranquilla, sei tu adesso a doverti controllare con me accanto» mi fece ridere. Mi sembrava così strano poter fare del male a Edward involontariamente. Per la prima volta lo vedevo realmente. Credevo di poter conoscere ogni particolare del viso di Edward, quanto tempo avevo passato a osservare quel viso perfetto? Mi ero resa conto di essere cieca. Non lo avevo mai visto realmente. Bellissimo? Ci voleva un aggettivo migliore di quello. Meraviglioso? Non era abbastanza. Perfetto? Non era ancora abbastanza. Non riuscivo a trovare parole adatte per descrivere la meraviglia dei suoi occhi, delle sue labbra, dei suoi lineamenti.  Mi resi conto che l’eternità non mi sarebbe bastata per abituarmi a quella perfezione.

«Bella…» Alice mi stava chiamando da dietro le spalle di Jasper, che stava con le mani in posizione di difesa. Perché si trovava in quella posizione? Anche Emmett si trovava in quella posizione. Stavano difendendo la loro famiglia da una minaccia. Solo dopo qualche secondo mi resi conto che la vera minaccia in quella stanza ero io. Mi stavano osservando come se potessi esplodere da un momento all’altro, come se potessi uccidere tutte quelle persone con lo schioccare di due dita.

Alice oltrepassò la barriera che Jasper aveva creato e si avvicinò a me, un sorriso smagliante che credevo potesse deformarle il volto. Non avevo mai visto nemmeno lei, era di una bellezza unica.

Con la mano mi accarezzò la spalla, assorta nei suoi pensieri «non mi farai nulla» disse e contemporaneamente si gettò tra le mie braccia, stritolandomi quasi e allontanando Edward «sono così felice Bella…»

«Anch’io Alice, credimi» sussurrai. Perché non riuscivo a formulare ancora una frase? Perché mi sentivo così sorpresa, così sconvolta? Ero viva, ecco il perché. Non avevo creduto di poter riuscire a sopravvivere, neanche la sicurezza di Edward era riuscita a contagiarmi. Ero felice di essere lì, in quella stanza, con Alice, con Edward.

«Bella, ho una cosa per te» Esme rientrò nella stanza con uno specchio in mano. Non capì molto bene cosa stava facendo fino a quando la mia immagine non si riflesse su quella superficie solida e liscia. Non riconobbi la figura che vi era raffigurata. I capelli erano più scuri, quasi neri, con dei riflessi mogano che li rendevano bellissimi, i lineamenti erano più delicati ma allo stesso tempo spigolosi, le labbra erano ancora più piene, ma con quel piccolo difetto –il labbro superiore meno sporgente rispetto a quello inferiore- che avevo anche da umana, la mia pelle era di un bellissimo avorio, le curve erano al punto giusto e rendevano il mio corpo leggiadro e bellissimo anche da ferma. Infine mi soffermai sugli occhi. Due cerchi color cremisi mi guardavano, terrificandomi, ma allo stesso tempo meravigliandomi per la loro bellezza. Le mie mani andarono subito sul mio viso, cercando di evidenziare il colore degli occhi, la mia bocca si era spalancata per la sorpresa. Quella persona che era riflessa sullo specchio era bellissima. La sua bellezza era pari a quella di Rosalie. Non riuscivo a credere che quella persona fossi io. Mi ero sempre ritenuta una ragazza bruttina, o almeno normale. Non credevo fossi qualcosa di speciale. Evidentemente, lo ero. E finalmente mi sentivo me stessa, avevo trovato il mio posto nel mondo.

Ultimo capitolo T.T entro la fine della settimana pubblicherò l'epilogo con i ringraziamenti. Spero di ricevere molte recensioni, per sapere cosa ve ne pare.

Rispondo alle recensioni:

Ela new cullen: anche io sono felice di aver avuto la vostra compagnia durante questo tragitto che è stato molto importante per me, soprattutto perchè è la mia prima storia. Ho molte idee su cosa scrivere e spero di riuscire a tenerti compagnia ugualmente in inverno, anche se sarà più difficile postare con l'inizio della scuola. Un bacio!

serenalla: Ciao! sono felice che la mia storia ti sia piaciuta =) spero questo capitolo ti abbia sorpreso come ha fatto con me mentre scrivevo =) un bacio!

AuroraTwilight: grazie! sono felice che il capitolo precedente ti abbia entusiasmato =) spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, anche perchè ho impiegato 7 ore per scriverlo e correggerlo =)

Melucchia: piaciuto il lieto fine? xD a dir la verità avevo intenzione di far morire Bella e poi che ne so, fare spuntare una sorella gemellaa alla fine e continuare la storia con un altra fic, poi mi sono resa conto che, nonostante voglia bene a questa storia, devo lasciarla andare =)

Giada is owned by Edward: ecco qui il capitolo, spero ti sia piaciuto e ti abbia appassionato come ha fatto co gli altri, in realtà spero pure di farti piangere, perchè è quello che ho fato io quando l'ho letto =)

giova71: Ecco un bellissimo lieto fine, Edward crede che Bella sia morta, invece la nostra amata paladina è invita per darci altre emozioni... pubblicherò l'epilogo molto presto. Non ho idea di cosa scrivere, ma inventerò qualcosa, per voi, per me, per Edward e Bella =)

ManuCullen:  Io cattiva? =( nuoooooooooooo! xD credimi, non è mia intenzione farvi piangere, non mi ritenevo nemmeno all'altezza di riuscire a commuovere le persone scrivendo! =)

Ringrazio infine chi ha inserito la mia storia tra le preferite:

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 

 

 

Eccoci qui, all’ultimo capitolo della mia prima storia, mi sembra così strano dire addio al mio impegno estivo, perché questa storia ha portato via con sé un periodo importante della mia vita. Questa storia mi ha fatto capire che anche le cose impossibili da superare, si possono risolvere, basta solo crederci, basta solo sperare e, soprattutto, basta amare, senza limiti e senza inibizioni, perché l’amore è la cosa più importante che l’uomo ha a sua disposizione, l’amore può superare qualsiasi cosa, e questo Bella lo ha capito.

Volevo ringraziarvi per il sostegno che mi avete dato con un semplice click o pigiando dei tasti, perché ognuno di voi, è stato utile a completare questa storia, non ce l’avrei mai fatta altrimenti. Ricorderò sempre l’emozione della prima recensione, quell’ansia di sapere se il mio primo capitolo  era piaciuto, non dimenticherò mai le prime volte che andai a controllare tra i seguiti delle mie storie e vedevo i miei amati lettori. È solo grazie a voi che ogni giorno mi spingeva a scrivere, cercando di emozionarvi, come l’ho fatto io.

Grazie ancora a tutti quelli che mi hanno sostenuto, spero di rincontrarci in altre mie storie, spero di ricevere lo stesso sostegno che ho ricevuto adesso, perché voi siete stati speciali per me, e vi porterò per sempre nel mio cuore.

Prendete questo capitolo come un grazie da parte mia, e un arrivederci.

                                                                                                                                                         *La vostra Guess =)*

 

 

 

30 luglio 2007

Un anno, era passato esattamente un anno da quando fui trasformata, un anno da quando la mia nuova vita era iniziata.  Mi trovavo a Forks, di fronte la lapide che portava il mio nome. Non volli mai sapere cosa successe dopo la mia trasformazione, non volli mai sapere la data del mio funerale o quello che i Cullen avevano sperimentato per far sembrare tutto reale, non avevo nemmeno partecipato alla funzione funebre tenuta in mio onore, conscia che mi avrebbe portato molto dolore vedere i miei cari versare lacrime su una ragazza che non era morta. Ci eravamo trasferiti una settimana dopo, eravamo andati in Alaska, vicino i Denali. Era stato un mio desiderio, poter rivedere Tanya, Eleazar, Carmen e Kate, anche se i miei rapporti con Irina non erano affatto migliorati. Non potevo dire la stessa cosa di Rosalie e Jasper, che mi avevano accolto a braccia aperte e mi avevano trattata come qualsiasi componente della loro famiglia, questo lo avevo apprezzato, e molto. Avevo migliorato il mio scudo grazie all’aiuto di Kate, e finalmente mi ero sentita straordinaria, mi ero sentita alla pari di Edward e Alice, di Jasper e Carlisle.

Ci eravamo sposati, due mesi dopo. Era stata una festa bellissima, con pochissimi invitati, in montagna. Non dimenticherò mai quel giorno, il più bello in assoluto, il giorno in cui mi sentii legata con Edward in tutti i modi, umani e sovrannaturali.

Non avevo più rivisto Charlie, ne Reneè, ne Jacob. Volevo far credere loro che fossi realmente morta, in modo che superassero facilmente il dolore. Edward aveva acconsentito al mio desiderio, desideroso di farmi felice, a lui importava solamente questo, avermi al suo fianco, e a me bastava. Poter averlo, potere amarlo, sia emotivamente che fisicamente, un limite che avevamo abbattuto la notte stessa della mia trasformazione, facendomi sentire amata sotto tutti i punti di vista, facendomi sentire completa.

«Amore, credo dovremmo andarcene, qualcuno potrebbe vederci» la mano di Edward si posò sulla mia spalla.

«Solo un attimo, fammi posare questi» raccolgo il mazzo di fiori che ho comprato da un fioraio a Seattle e lo poggio di fronte la lapide, sorridendo impercettibilmente. Sento le braccia forti e possenti di Edward abbracciarmi da dietro e le sue labbra depositare un dolce bacio tra i miei capelli, facendomi rabbrividire ancora, come sempre, come la prima volta.

«Mi sembra così strano trovarmi di fronte la mia lapide…» sussurro, facendomi coccolare dalle sue carezze.

«Già, tu sei qui, con me. Solo per me. Per sempre».

Sorrisi. Già, adesso il mio futuro era Edward, il mio scopo era amarlo e renderlo speciale, e lo stavo compiendo, come lui stava compiendo il suo.

«Che ne dici di andare alla nostra radura?» proposi, mentre ci dirigevamo in macchina, mano nella mano.

«Sì, è da tanto tempo che non ci andiamo…»

Ci dirigemmo a tutta velocità nella radura. Quella radura che sapeva di noi, che possedeva il nostro ricordo.

«è bellissima….» sussurrai, esterrefatta.

«Non se paragonata a te, tu sei bellissima» i suoi occhi color topazio incontrarono i miei, ormai dello stesso colore. Ero riuscita a smaltire tutto il sangue che avevo in corpo da umana, abbandonando gli occhi cremisi per quelli dorati, che mi davano una bellezza ancor più angelica.

Un ricordo vago volteggiò nella mia mente, il ricordo di uno scrigno sotterrato nel terreno. A velocità sovrumana mi fiondai sul punto in cui, ricordavo, fosse sotterrato lo scrigno, e scavai, fino a trovare qualcosa di duro.

«Ricordi?» mi chiese Edward, prendendo in mano il bauletto e aprendolo.

«Già, ricordo, ricordo ogni cosa mi riporti a te» presi in mano le vecchie lettere, i regali, qualsiasi oggetto. Bisognava mettere qualcosa di nuovo, qualcosa che testimoniasse che il nostro amore sarebbe durato a lungo, ma non mi veniva in mente niente che avessi dietro, se non…

Mi tolsi il bracciale che Edward mi aveva regalato come dono di matrimonio, era una catenina con un diamante a forma di cuore e un cerchio con incise le nostre iniziali. Sotto lo sguardo confuso di Edward, posai l’oggetto dentro il bauletto, insieme a tutte le altre cose, e poi lo richiusi, sotterrandolo e coprendolo di terra in due secondi.

«Dovrei chiederti perché hai messo il bracciale lì dentro?».

Feci spallucce, come fosse la cosa più ovvia del mondo «dopo quelle lettere, bisognava ci fosse qualcosa che ci ricordasse uniti, per sempre e indissolubilmente».

«Già, perché tu sei e sarai solo mia» mi accolse fra le sue braccia, in cui mi accucciai con molta facilità.

«Già, sono solo tua» sussurrai, cogliendo il sapore delle sue labbra e rendendolo ancora mio, evidenziando il fatto che nessuno ci dividerà mai, perché noi siamo le due metà della mela, ci siamo ricongiunti, incollati, uniti, e nessuno riuscirà mai a dividerci. Perché noi abbiamo tempo, è il bello dell’eternità, avere del tempo a disposizione, ed io e Edward non ne avremmo mai avuto abbastanza per amarci e contemplarci, fino alla fine dei tempi.

Non ritornai mai più a Forks da quel giorno, non ne avevo sentito più il bisogno, perché sapevo, e ne ero certa, che una parte di me, una parte della Bella umana, era rimasta in quella piccola cittadina, era rimasta nei miei cari, nella mia casa, nella mia stanza, il mio rifugio felice. Lì dove vi erano conservati tutti i miei ricordi, lì dove il ricordo di me e Edward, del nostro amore, sarebbe rimasto vivo nel tempo, fino alla fine dei giorni.

 

 

The end

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