+Immortale+

di Sabettha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'Orfanotrofio ***
Capitolo 3: *** Arrivo ***
Capitolo 4: *** Gli abitanti di Green Hall ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mi chiamo Luna.
Luna e basta,senza cognome.
E' il nome che ho scelto per me stessa,qualche secolo fa.
Prima ero Mary Ann Bell.
M a r y A n n B e l l
Un nome così incredibilmente stupido e noioso...
Come ve la immaginate una Mary Ann?
Io come una ragazza banale,tutta casa,Chiesa e famiglia.
Esattamente come la mia ''famiglia'' mi voleva,nel 1810.
Esattamente come io non volevo essere.

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Capitolo 2
*** L'Orfanotrofio ***


C'è sempre stato un nucleo d'odio in me,reale e concreto come le mie ossa,i miei capelli,i miei occhi e la mia pelle.
Talmente concreto che fin da quando ero bambina non sono mai riuscita a nasconderlo,a mascherarlo.
La gente lo sentiva,letteralmente.
Ho perso il conto delle volte in cui mi sono sentita dire di smetterla di fissare,di andarmene,perchè il mio sguardo era brutto,inquietante.Di certo,non uno sguardo sereno e spensierato da bambina.
Ed io non ero considerata una bella bambina;perchè ero una bambina piccola e gracile,con la pelle scura,malaticcia,e soprattutto,ero una zingara.
Ed una zingara non poteva essere bella,perchè non poteva essere buona;perchè gli zingari,dicevano,appartengono ad una razza maledetta,di streghe e parassiti.
La madre superiora,all'orfanotrofio,lo ripeteva sempre.
''E' una bambina cattiva.Il suo sangue è cattivo.Ma è proprio con i bambini come lei che noi sorelle,figlie di cristo dobbiamo raddoppiare gli sforzi,correggere la deviazione e la malvagità con il pugno di ferro e la verga''
Ed in questo devo dire che le suore erano molto...beh,creative.
C'erano le classiche bacchettate sulle mani,che capitavano quotidianamente un pò a tutte noi.
Una bacchettata se macchiavamo i nostri vestitini neri di lana grezza,o se eravamo disordinate,o perdevamo qualcosa.
Due,forti,se sprecavamo il cibo.
Tre se una bambina parlava inutilmente.
Il che equivaleva a parlare per dire qualcosa di diverso da una pia preghierina o da una risposta obbediente alla domanda diretta di un adulto.
Se c'è una cosa che ricordo tutt'ora con chiarezza,di quell'istituto,è il silenzio perenne che lo permeava.
Non c'erano risate infantili,non c'erano chiacchiere.
Solo sussurri,frasi mormorate sottovoce con la paura addosso,nel buio della chiesa e del dormitorio dove,tutte insieme,dormivamo ammassate a due a due,su sudice brandine.
No,nel dormitorio no.
Solo allora riecheggiavano dei suoni umani,forti e chiari.
Le urla,le urla delle bambine tormentate da incubi fin troppo reali.
Urla e pianti,gli unici suoni spontanei che non venivano puniti dalle suore,che dormivano in stanze singole,in letti caldi e confortevoli. Alcune bambine,terrorizate dagli incubi,non volevano dormire più,e io le sentivo che tentavano in ogni modo di tenersi sveglie,contando fra sè e sè,canticchiando,pregando.
Io non ricordo di aver mai sognato,ma non dormivo molto.
Approfittavo della notte per esplorare la mia prigione indisturbata,per pochi istanti,padrona.
E soprattutto,approfittavo dell'oscurità per tirare dei brutti tiri a compagne e suore.
Rovesciavo i sacchi di farina,divoravo i dolci delle suore che noi non potevamo nemmno toccare,consumavo i ceri,sputavo nei piatti,sui vestiti,stracciavo e disegnavo sulle bibbie,rubavo,correvo,infrangevo ogni regola.
Non sempre,soprattutto se il ricordo di un castigo particolarmente pesante era ancora fresco nella mia memoria,ma a volte facevo tutto quello che ho detto,e peggio.
Tanto,quando non si trovava la colpevole per un'azione,era sempre colpa mia;e a volte,quando la colpevole si trovava,riusciva a togliersi fuori dai guai incolpando me.
Per tutti,ero una bambina cattiva.
Anche per me,lo ero.
Ma avevo sviluppato molto presto un perverso orgoglio da reietta.
Ero fiera di essere ciò che ero,una bambina cattiva e di cui tutti avevano un pò paura,in fondo in fondo;mi sforzavo di dare il peggio di me,e non c'era nulla che potesse addomesticarmi,rendermi obbediente,sottomessa ed umile come mi avrebbero voluto,se non superficialmente,per poco tempo.
Non le ore passate senza mangiare,rinchiusa fuori,sotto la neve o la pioggia.Non le giornate in cui mi costringevano a fare i lavori più pesanti,inadatti ad una bambina della mia età.
Non le prediche,gli insulti,gli schiaffi in pieno viso,i pizzicchi,le volte in cui mi costringevano ad inginocchiarmi sulle pietre. Non le docce sotto getti di acqua gelida,con gli occhi rivolti verso l'alto,mentre ad alta voce dovevo ripetere il padre nostro e chiedere perdono a dio per la mia cattiva condotta.
Quando ero nascosta,rivolgevo le mie preghiere a satana.
Perchè avrei dovuto amare un dio che evidentemente mi odiava come tutti gli altri,se mi costringeva a soffrire tanto?
Perchè?
Io odiavo quel dio come odiavo la madre superiora,come odiavo le sorelle,come non tolleravo le mie compagne,sempre pronte a puntare il dito contro di me.
Mi divertiva modificare le preghiere tradizionali trasformandole in inni al maligno,non era affatto difficile.
E recitarle sottovoce mentre tutti cantavano o scandivano le loro suppliche a quel dio nella cui ''bontà'' non credevo affatto,provando un segreto piacere a dire le mie di ''preghiere'',proprio a due passi dalla madre superiora.
E ogni volta le dicevo un pò più forte,testando i limiti,in momenti diversi,in maniera diversa.
Fino a quando non venni scoperta.

______________________________

Era una mattina come tante altre.
Noi Orfane,coperta solo da brutte vesti nere di tela grezza,in piedi,dritte e diligentemente in fila sulle scalinate di marmo,cantavamo il Padre Nostro,sorvegliate dalla madre superiore ed alcune suore più giovani,che avevan appena terminato il noviziato.
Le mie membra dovevano essere intirizzite dal freddo,il mio stomaco vuoto soffriva atrocemente,ed i piedi,pieni di piaghe,erano quasi carne viva,dolore allo stato più puro,grazie all'umidità che penetrava fin negli zoccoli di legno e alle ore in piedi o a camminare.
Solo che io non sentivo tutto questo.
Ero persa in un mondo tutto mio,come spesso mi capitava.
Immaginavo di essere la regina di un regno bellissimo,dove tutti mi adoravano e riverivano,dove il cibo non mancava mai ed era delizioso,dove io ero piena di gioielli e bei vestiti.
Sì,ho sempre avuto un debole per il lusso più sfrenato,inutile nasconderlo.
Ed avevo un'immaginazione talmente vivida che riuscivo a dimenticare temporaneamente la mia miseria ed il dolore fisico.
Davanti a me non vedevo la brutta faccia della Madre,o la chiesa,con le sue pareti bianche piene di intagli rappresentanti martiri,e scene cristiane;non vedevo nemmeno il duro pavimento di marmo,quasi non sentivo la sofferenza del mio corpicino di bambina.
Mi limitavo a fare tutto in automatico,a canticchiare la mia versione del ''Padre Nostro'',ma non ero davvero lì.
Ero nel mio piccolo mondo perfetto,con i vestiti di seta,le cameriere pronte ad esaudire qualsiasi mio ordine, il popolo adorante...
E all'improvviso,bruscamente,qualcosa mi riportò alla realtà.
O meglio,la mancanza di qualcosa.
Nessuno cantava più,e tutti gli sguardi erano puntati su di me.
Quelli delle mie compagne erano sorpresi,oppure...divertiti.
Evidentemente,la mia piccola trasgressione quotidiana non doveva esser passata così inosservata come avevo pensato. Una di loro doveva essersene accorta e aver ordinato alle altre di tacere.
Ero abituata a quel tipo di sguardi.
Ma quello della Madre Superiora...
I suoi occhietti porcini,di un azzurro slavato,esprimevano lo stesso ribrezzo che si prova vedendo del vomito,o la carcassa di un'animale ricoperta di vermi e mosche.
Ma soprattutto,esprimevano la più totale e sincera incredulità.
E...paura?
Era davvero possibile che avesse paura di me?
Oh sì.
Ed in quel momento,anche se ero troppo piccola per spiegarlo razionalmente,capii istintivamente il perchè.
Non mi ero mai ribellata apertamente a lei,nessuno lo avrebbe fatto.
Certo,lo avevo fatto involontariamente,ma quello che avevo detto,quella preghiera satanica era l'equivalente di uno sputo in faccia a lei e alla sua autorità.
Un sasso in un lago tranquillo,una macchia su di un vestito bianco,un cancro in un sistema altrimenti perfetto.
E se lei non avesse reagito con abbastanza forza,le cose non sarebbero più tornate tali...ma anche reagendo con abbastanza forza,le cose non sarebbero tornate proprio uguali,non dentro di lei almeno.
Ma potevo ancora riparare alla situazione.
Potevo mettermi a piangere,supplicare,inventare scuse assurde e ridicole,qualsiasi cosa che dimostrasse che lei aveva autorità su di me,che era impossibile per lei non averla.
Potevo farlo,ma non lo feci.
Fu il mio odio,in pochi e gloriosi secondi a prendere il controllo della mia bocca e a farle pronunciare il resto del canto profano,anche se era l'equivalente di un suicidio.

''E non liberarci mai dal male.Amen.''

______________________________________

Pronunciai queste parole sorridendo,guardando la suora negli occhi.
Un secondo di silenzio,la classica calma prima della tempesta,e poi....
-Piccolo...mostro ingrato!-La voce della Madre superiora tremava,e il viso le era diventato così rosso che sembrava stesse per esplodere da un momento all'altro.Ma il dettaglio più impressionante erano gli occhi:occhi da pazza,spalancati...
-Piccola bestia disgustosa...
La sua mano robusta scattò immediatamente,colpendomi la guancia con tanta forza da farmi barcollare.
Allo schiaffo ne seguirono altri,uno più forte dell'altro.
Ad ogni schiaffo,la suora emetteva un urlo terribile,ed il suo volto si faceva più rosso,la sua espressione più folle...
Mai prima d'allora la Madre aveva avuto un comportamento simile.
Anche quando si era mostrata arrabbiata,la sua era stata una furia fredda,calcolata,per spaventarci.
Non aveva mai davvero perso il controllo,prima di allora...
-Madre!Si fermi...cosa rischia di ucciderla!-Gridò una giovane suora,ragionevole,afferrando la vecchia per le spalle,mentre una sua compagna mi sottraeva ai colpi della donna.-La sta uccidendo!-Ripetè.
E sicuramente,lo avrebbe fatto.Ero quasi incosciente,ed ogni singola cellula del mio corpo era dolorante.
Vedevo ogni cosa sfuocata e confusa,nella bocca avevo il sapore metallico del sangue.
Come attraverso l'acqua,vidii la madre superiora rimanere immobile,ansimante,forse riportata alla ragione dalle parole sagge della sua sub-alterna.
-Portatela...lontano da me.E lontano dagli altri bambini,soprattutto.-la voce della donna era ancora tremante,ma aveva riacquistato un pò di calma,-Rinchiudetela in una...stanza vuota...rimarrà li finchè...fino all'arrivo di un esorcista.Evidentemente,deve aver subito una possessione.
-Era prevedibile,data la sua razza.-Osservò una.
-Non perdete tempo in chiacchiere.Voglio quella...cosa lontano da me subito,vi è chiaro?!?-Sbottò la madre superiora.
Evidentemente,gli era chiaro.
Fui sollevata immediatamente,e mentre venivo sballotata sempre più lontano dalle mie compagne e dalla Madre,persi davvero conoscenza.

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Capitolo 3
*** Arrivo ***


Mi ritrovai in un luogo buio e sconosciuto,dall'odore insopportabile,nauseante....
L'odore di marcio,di umido,di chiuso...
L'odore che hanno le cose vecchie e dimenticate.
L'odore nauseante che più tardi ho imparato ad associare ai cimiteri,alle bare aperte,alle zucche spaccate ed i vermi bianchi e lucidi che strisciano sottoterra,nelle carni livide dei defunti...
Ed i miei sogni,in quei giorni successivi dopo la mia ''prodezza''furono popolati dai defunti.
Cadaveri con i volti gonfi e neri,le labbra bluastre e lo sguardo vuoto,che con le unghie lunghe e sporche di terra mi afferravano e mi trascinavano giù,giù all'inferno.
Deliravo,avevo la febbre,forse qualcosa di peggio,un virus.
E continuavo a scivolare dalla realtà alla fantasia,realtà che alla fantasia si fondeva,con le ombre di quel luogo che erano un pò troppo deformi,un pò troppo simili a mostri...
Gli unici momenti in cui potevo godere di una relativa pace,erano i momenti in cui Jane,la suorina che mi aveva strappato alle ire della madre superiora,veniva al mio capezzale e,reggendomi la testa,mi nutriva,oppure mi passava un panno umido sul volto,mormorando scongiuri in latino.
Si prese cura di me,in quei pochi giorni che mi parvero secoli,con cura e dedizione.
Ma nei suoi occhi freddi,non c'era amore,nei suoi gesti non c'era pazienza.
Per quanto urlassi,per quanto la supplicassi di portarmi via da lì,lei si limitava a fare il suo dovere in silenzio per poi andarsene immediatamente, lasciandomi sola.
Sola ,come sempre ero stata.
Ma non mi ero mai sentita più sola di così, più vulnerabile, più bisognosa di qualcuno.
Non avevo mai desiderato così tanto di scappare da un luogo,di essere circondata da miei simili;non riuscivo nemmeno a temere le conseguenze del mio gesto,la furia delle suore,l'esorcista....sarei passata attraverso tutti i castighi e gli esorcismi del mondo pur di non rimanere sola con i miei incubi!
Avrei dato qualsiasi cosa perchè qualcuno venisse a salvarmi...
E un giorno,quel ''Qualcuno'' arrivò,e con lui,finii la mia reclusione.
Era un uomo più simile ad una montagna,tanto alto che dovette chinarsi per entrare in quella che era la mia prigione;alto e magro,simile ad un corvo grazie alla veste nera da prete ed al naso a becco.
Arrivò,quando ormai stavo meglio,scortato dalla madre,da due suore e da un altro prete...
-E così,lei è la bambina che è stata posseduta.
-Oh,sì..è proprio lei.-Mormorò la madre,con un tono reverenziale che mai le avevo sentito usare.-Cosa...cosa ne pensa?C'è qualcosa che potete fare?
-Avrei bisogno di luce.E di rimanere solo con la bambina ed il mio assistente,se non vi dispiace.
Silenziosa,senza farselo chiedere,una delle suore uscii,presumibilmente per cercare altri ceri...
-Dovrei esaminare il caso personalmente,per scoprire se si tratta di vera possessione-
-Ma cos'altro potrebbe mai essere?Quale bambina,senza essere sotto l'influsso nefasto dei demoni potrebbe fare tutto ciò che le ho detto?!?
-Lei,signora mia,parte dal presupposto che la bambina sia sana di mente.Alcuni dementi,nei loro deliri,hanno simili comoportamenti.
Dalle reazioni che avrà,noi saremo senza ombra di dubbio in grado di stabilire se la bambina è pazza,o posseduta.Se è solo folle,l'unica cosa sarà portarla al manicomio di Bedlam,dove saranno in grado di provvedere a lei adeguatamente...altrimenti,dopo che l'avremmo liberata dal demonio,potrà tranquillamente rientrare fra le file delle vostre scolare...
-Oh,questo no di certo:demonio o no,quella bambina ha già causato troppi problemi,appena starà bene,sarà fuori di qui...oh,Martha,grazie per i ceri.
Pochi istanti dopo,la mia prigione era illuminata,e,per la prima volta,ero in grado di vedere la stanza scialba che mi circondava,simile a molte altre,solo più sporca;questo,grazie anche alla lucidità da poco quasi completamente riacquistata,mi fece dimenticare la paura dei demoni;avevo preoccupazioni ben più importanti,ora...
Il santo padre si avvicinò a me tenendo il crocifisso teso davanti a sè,ed io cominciai ad urlare,urlare con tutte le forze che il mio poco fiato mi consentiva,scalciando ed agitandomi debolmente.
-Tenete quella cosa lontana DA ME!
Il prete cominciò a recitare una preghiera in latino,dopo aver detto al suo assistente di tenermi ferma.
Non avevo mai visto un manicomio,nella mia breve vita,ma avevo sentito le storie che raccontavano su quei posti:poco ma sicuro,non era uno di quei luoghi che avevo voglia di vedere...

Recitai la parte dell'indemoniata con doveroso impegno e dopo circa due o tre ore di preghiere latine,croci premute sulla fronte e scongiuri,decisi che forse era abbastanza;mi accasciai,tremante per lo sforzo,nelle braccia del prete,e risposi docilmente a tutte le domande dell'esorcista...mentendo.
Sorprendentemente,i giorni che seguirono furono i migliori che abbia vissuto in quel posto.
A malincuore la madre superiora mi permise di tornare a seguire la stessa routine delle mie altre compagne,per evitare a Jane di dover consumare una candela ogni volta che dovevo nutrirmi (il suo timore superstizioso era superato solo dalla sua taccagneria)ma ora,le cose erano cambiate:le persone evitavano di guardarmi,di parlarmi,ed io avevo perso la voglia,almeno temporaneamente,di fare danni. Ero passata dalla condizione di reietta e capro espiatorio comune ad essere una specie di fantasma,ignorata platealmente da tutti. Mangiavo da sola,e mangiavo meglio (l'esorcista aveva consigliato di nutrirmi bene,per avere più energia per respingere il demonio) di come avessi mai mangiato.Dopo i pasti,ora non andavo più a lavorare la terra gelida ed arida dell'orto dell'orfanotrofio,bensì a pregare,sola,nella chiesa;appunto perchè ero stata recentemente posseduta dal maligno,rischiavo di cadere di nuovo vittima di possessione con molta più facilità di una persona normale.
Assolvevo tutti questi miei nuovi doveri senza lamentarmi,senza rimpiangere di essere più isolata di prima.
Andò avanti così,fino a quando,una sera,la madre,evitando di guardarmi direttamente come ormai faceva da qualche tempo,mi disse di non mettermi a letto:fuori un calesse mi aspettava,per portarmi in campagna,dalla famiglia che aveva deciso di adottarmi.
I miei unici averi erano i miei zoccoli di legno,un cero e due vesti nere,identiche;non ebbi bisogno di fare alcuna valigia,perchè i miei genitori avrebbero provveduto a fornirmi dei vestiti nuovi.
Così,frastornata dalla notizia,segui i passi rapidi della suora fino alla carrozza in mia attesa,fuori dalle parco alte mura che separavano l'orfanotrofio dal mondo reale.
Fino a quando non fui spinta,quasi a forza,dalla vecchia nella diligenza ed essa non partii,ebbi difficoltà a crederci.
Vero,era dal mio ''indemoniamento'' che si parlava di mandarmi via,di darmi in adozione...ma a chi?
Chi avrebbe potuto desiderare una come me?
Chi avrebbe voluto al suo fianco una bambina di una razza maledetta,con la fama di essere stata posseduta dal demonio,di essere violenta e ribelle,anche solo come serva,figuriamoci come figlia?
Non ero stupida.
Non mi ci volle molto a capire che la suora doveva aver mentito ad i miei genitori adottivi.
Non potevo permettermi di sperare anche solo per un istante che loro decidessero di tenermi;l'unica cosa che potevo sperare,era che mi rimandassero all'orfanotrofio senza sfogare il disappunto su di me...

Una sventura certa fa meno paura di un destino oscuro,così dicevano all'orfanotrofio:mai frase più giusta,almeno per me. Sicura del fatto che mi avrebbero rispedita da dov'ero venuta,oltre che stanca (ero ancora piuttosto debole),mi addormentai di sasso nonostante gli sbalzi e gli scossoni delle diligenza,per risvegliarmi solo quando già era mattina.
Il cielo era di quel grigio-azzurro che segue l'alba,ed i pochi raggi di sole illuminavano un paesaggio desolato e selvaggio,completamente bianco,immacolato.
Affascinata,mi appiccicai al finestrino.
Tutti i ricordi che avevo,erano dell'orfanotrofio,delle sue mura alte che sembravano voler nascondere il cielo ed il sole,dei suoi corridoi stretti ed umidi,delle sale dove bambine e suore si trovavano strette,ammassate,a decine e decine...
Sapevo,grazie ai libri,che il mondo era grande,che la natura era vasta e meravigliosa:ma sapere è completamente diverso dal vedere.
Ero come una creatura appena nata,per la quale ogni cosa era nuova,sconosciuta,misteriosa e bella.
E vedere un mondo così grande,completamente bianco e libero dalla presenza umana ed animale,mi atterriva,mi infondeva una strana sensazione di libertà e pace,di felicità,che mai avevo provato.
Il viaggio durò almeno altre sei ore,considerando che quando mi ero svegliata era da poco passata l'alba e quando la diligenza si fermò,accanto ad un grande muro simile a quello che mi aveva tenuta rinchiusa e prigioniera per tanto tempo,il sole era vicino allo zenit;ma quelle ore,a me parverò pochi secondi.
Mentre il conducente,un uomo grosso con la faccia rozza e gonfia rossa da ubriaco mi tirava giù dalla diligenza,mi sentii assalire da un improvviso senso di panico.
Perchè quel viaggio meraviglioso era dovuto finire?
Perchè mi sarei dovuta trovare prima a faccia a faccia con degli sconosciuti tutt'altro che felici di vedermi per poi tornare all'orfanotrofio?

Trascinando i piedi,seguii il conducente attraverso la breve distanza innevata che separava il pesante cancello di ferro,apertosi come un cigolio,dall'ingresso di quella residenza.
Era proprio una bella villa,bella e stravagante,soprattutto,si vedeva che doveva essere antica.
Le lunghe finestre arcuate,le statue ed i volti mostruosi di esseri a me sconosciuti,come gargoyle e grifoni,ma anche angeli,intagliati soprattutto nel parapetto che delimitava l'enorme terrazza che sotituiva il tetto,le colonne in stile greco,il marmo bianco in cui era stata costruita,tutto,qualche anno dopo,mi avrebbe fatto pensare allo stile gotico.
Ma all'epoca ero troppo piccola ed ignorante per capire.
Mi limitavo ad osservare ed assorbire tutto con lo sguardo,con la rabbia che dall'interno mi divorava,pensando alle persone che li vivevano come una famiglia,senza i miei timori e le mie preoccupazioni.
Alle persone che possedevano tutte quelle cose meravigliose.
In preda ad un misto di invidia ed ammirazione,trotterellai silenziosamente dietro al mio accompagnatore,su per i gradini di una lunga scalinata,che portava all'entrata di quella villa...
-Siete Larry,non è vero?
Al bussare del cocchiere,uno spioncino,con un rumore secco e metallico,si era aperto,rivelando gli occhi verdi e penetranti di una donna. -Sono io.Sono qui con la ragazzina...
Al che,vidi gli occhi della donna spalancarsi per lo stupore.
-Ma non era previsto l'arrivo di nessuna ragazzina!
-Beh,io ho solo fatto ciò che mi hanno pagato per fare,e per farlo sono stato tutta la notte in bianco...non vorrai mica lasciarmi qui al gelo,donna?Che se la sbrighinò i padroni!-Sbottò l'uomo,pratico.
La domestica sembrò esitare un'istante.Poi ci aprii la porta,dicendo che avremmo aspettato il risveglio della padrona per decidere il da farsi.
Vedendomi,i suoi occhi strabuzzarono in maniera così comica che per un istante quasi credetti che stessero per rotolare sul pavimento.
-Ma è una zingara!Come...come-Annaspò,quasi non sapesse che dire,-I padroni non l'accetteranno mai!Non c'è alcuna possibilità che la prendano...
-Invece sì...Zio sicuramente la prenderà,io la voglio!

L'Angolo Dell'Autrice

Ciao a tutti quelli che hanno letto e soprattutto recensito^^.Purtroppo negli ultimi tempi ho avuto letteralmente 0 tempo per stare al computer e scrivere (maledetti esaaaami T_T),e l'ispirazione era andata letteralmente a farsi benedire...ma ora che per fortuna è estate e sono libera dalla scuola sperò di avere più tempo per dedicarmi alla mia creatura...per vostra (s)fortuna...
Comunque,i pomodori sono alla vostra destra,le banane marce a sinistra,se proprio non vi piace U_U...
Er..passiamo alle recensioni,meglio T_T...

gatta1290: In effetti,non è mai bello leggere di bambini simili ed è anche vero che il modo di reagire a questa brutta situazione della protagonista non è esattamente dei migliori... ma è molto difficile reagire ''bene'' quando si è piccoli,soprattutto se senza guida...la maggior parte delle eroine di fiabe/storie/whatever invece tendono a rimanere buone e virtuose senza lasciarsi influenzare da questo tipo di situazioni,e personalmente,proprio per questo non le ho mai trovate molto verosimili... Comunque non farti problemi a dire quello che vuoi,dopotutto anche le critiche non fanno male,no?

_WonderWay:Non sbilanciarsi troppo? Non credo di aver mai ricevuto tanti complimenti per cosa e come scrivo in vita mia *-*...non voglio saper cosa scrivi quando ti sbilanci,allora xD... Spero solo che i prossimi capitoli non siano troppo brutti (ma cercherò di evitarlo o_ò) al confronto...

Sinceramente...non sono molto convinta di questo capitolo,soprattutto per quel che riguarda la descrizione dell'esorcismo e della villa...che ho basato solo sulla mia fantasia perchè purtroppo non sono riuscita a trovare molto materiale su cui basare le descrizioni...chiedo scusa se le cose sono sembrate troppo inverosimili>.<

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Capitolo 4
*** Gli abitanti di Green Hall ***


Volsi la testa verso la fonte da cui proveniva quella vocetta imperiosa,che aveva detto (anzi,che aveva dichiarato) quelle parole...
Mi ritrovai faccia a faccia,con una bambinetta che doveva avere all'incirca la mia età,ma che, a parte per questo dettaglio,non avrebbe potuto essere più diversa da me.
Se io ero scura,ero malnutrita, lei non avrebbe potuto essere più rosea e sana.
Era una di quelle bambine che,al giorno d'oggi, potrebbero comparire in qualche pubblicità.
Capelli biondo scuro, lisci ed ordinati, sormontati da una piccola cuffia nera.
Gli occhi, grandi e azzurri,esprimevano un qualcosa che mi colpii subito in una bambina,a cui all'epoca non seppi dare nome...ma adesso si: arroganza.
Ovvero, l'assoluta certezza di saper esattamente come ottenere ciò che si desidera.
Lo sguardo che hanno tante scimmiette urlanti nei supermercati al giorno d'oggi che, aggrappate spasmodicamente alle braccia delle rispettive madri,versano inutili e sprecati fiumi di lacrime e urlano come se dovessero morire da un momento all'altro, certe che ne valga la pena, certe che, prima o poi, mammina cederà anche alla più assurda delle richieste.
-Signorina Elizabeth, che razza di nuovo, stravagante capriccio è mai questo?-Sospirò la serva,-Lei lo sa che il suo gentile tutore ha bisogno di un maschio, in grado di occuparsi della tenuta e prendere le redini degli affari, una volta che lui non ci sarà più...
-Oh, Nelly, sono sicura che se glielo chiedo lui potrà tenerla per me, e anche prendere un maschio!Che problemi sciocchi che vi fate voi adulti!
-Ma,bambina cara...l'hai... l'hai vista?
-Appunto! Lei è come Esmeralda! E' una mezza strega!Sicuramente sa leggere il futuro...e tante altre cose! Le mia amiche moriranno d'invidia, quando gliela presenterò.
-Ah, signorina, voi siete troppo irragionevole e cattiva, soprattutto con vostro Zio, che invece è così buono con voi...
Le labbra rosse della bambina si modellarono in un broncio esasperato. -Oh, ma io non sono nè irragionevole nè cattiva! La cattiva siete voi a dire così...e parlate troppo, per una domestica! Ma mamma diceva sempre che le serve dovrebbero parlare il meno possibile. Quindi ora io andrò a mangiare, perchè ho fame...ma quando torno,-Esclamò,minacciosa,-la voglio trovare pulita (la sua puzza è davvero intollerabile) e vestita con qualcosa di diverso...il nero è un colore così brutto e triste!
Quando se ne fu andata, Larry commentò di non aver mai visto una bambina così viziata (eppure di piccole aristocratiche ne aveva viste tante, lui) , davvero non capiva come fosse possibile che i suoi tutori tollerassero un simile comportamento...
-Fosse mia figlia, l'avrei raddrizzata a suon di ceffoni.-Sbottò.
-Assolutamente. Anch'io farei così ma è davvero incredibile...quella non è una bambina, è un'imperatrice! La sua parola in questa casa è legge, per quanto assurdo possa sembrare...volete un pò di birra?-Chiese Nelly, sollevando una bottiglia verde.
-E me lo chiede anche? Certo!
Dopo avergli servito un boccale di birra, Nelly mi afferrò per il polso e mi trascinò in un'angusta stanzina laterale, dove il tepore di una stufa a legna mi riscaldò le membra intirizzite.Al centro vi era un tinozza di ferro.
-Su, ragazzina, spogliati. Se proprio devi rimanere, perlomeno devi avere qualcosa di decente addosso, non quegli orrendi stracci che ti ritrovi...su, buttali qui!-Mi abbaiò, porgendomi un secchio arruginito,-Dopo li useremo per alimentare la stufa, così almeno avranno una loro utilità...su, ora datti una mossa,non restartene così ferma imbambolata!
Le sua ultima esclamazione mi fece muovere.
In tutta fretta, anche se un pò imbarazzata, cominciai ad aprire i bottoni della mia veste nera, mentre la ragazza spariva da un'uscita laterale. Pochi minuti dopo, mentre nuda come un verme tremavo accanto alla stufa, un'accaldata Nelly fece la sua ricomparsa reggendo a due mani un'enorme secchio pieno fino all'orlo d'acqua.
Svuotò rumorosamente il secchio nella tinozza, ed uscii di nuovo, per ritornare con il secchio altrettanto pieno e svuotarlo altrettanto rumorosamente nella tinozza.
In tutto, l'operazione di ripetè sette od otto volte, fino a quando quella vasca ottocentesca non fu piena.
Allora, credendo di fare quello che si aspettava da me, mi avvicinai all'acqua, per entrarci...
-Non ancora.-Grugnii, scuotendo la testa, -Prima dobbiamo fare qualcosa per questi capelli...
Me li tagliò tutti, ciocca per ciocca, con efficente rapidità.
-Ma perchè?-Chiesi, mentre rabbrividendo, entravo lentamente nell'acqua tiepida.
-Avevi i pidocchi...come quasi tutti i nuovi arrivati qui-Mi rispose Nelly,cominciando ad insaponarmi energicamente la schiena,-Non preoccuparti, ricresceranno a breve.-concluse, usando per la prima volta da quando ero arrivata lì, qualcosa di simile alla gentilezza per rivolgersi a me...
-Oh.
Non avevo immaginato che quello potesse essere il motivo.
All'orfanotrofio, tutte noi avevamo i pidocchi, e nessuno se ne era mai preoccupato...
-Ma ti hanno mai lavato,ragazzina?
...come non si erano mai preoccupati di tenerci pulite,o ben nutrite.
-No.-Scossi la testa,sentendo le mie guance bruciare, farsi rosse,-Ma davvero...davvero adesso potrò rimanere qui?-
Il mio tono esprimeva incredulità allo stato puro.
-Conoscendo i padroni, direi di sì. Non negano nulla a quella bambina...
-Elizabeth è l'unica figlia dei padroni?-
-I padroni di questa casa non hanno figli, purtroppo-Elizabeth è la figlia della sorella del padrone.
-A-ahi!-La donna aveva cominciato a sfregarmi la schiena con uno degli spazzoloni che avevamo all'epoca, con tanta forza da farmi male.
-Su, ora sta ferma e tranquilla, che questo non è niente...
Nelle successive due,o forse tre ore, fui più lavata, sciacquata, sfregata, insaponata che in tutto il resto della mia vita.
Quando Nelly si dichiarò soddisfatta del risultato e mi fu consentito di rivestirmi,con una semplice veste di lana appartenente ad una delle schiavette di colore che servivano la casa, l'acqua aveva assunto un colore grigiastro ed io ero diventata una creaturina davvero orrida.
Rosa, con il cranio completamente calvo, che faceva risaltare in maniera grottesca il mio fisico ossuto.
Ogni singolo graffio, ogni crosta (le poche rimaste: quasi tutte si erano staccate e vecchie ferite avevano ripreso a sanguinare) risaltava, ed i miei occhi sembravano enormi, incastonati in un volto che ormai richiamava alla fantasia un teschio.
Ebbi quasi il dubbio che Nelly l'avesse fatto apposta, per portare la piccola e viziata Elizabeth a più miti consigli, per persuaderla a rispedirmi da dov'ero venuta.
Se questa era stata la sua intenzione, beh, lasciatemi dire che fu un fiasco totale.
Non che la piccola Elizabeth sia stata particolarmente entusiasta del mio nuovo aspetto, non era cieca.
Anzi.
Quando fui condotta da lei espresse senza alcun pelo sulla lingua quello che pensava del mio nuovo aspetto...
-Ma così fa schifo!-protestò.
-Signorina,era necessario....
Ma Elizabeth non le diede retta.
-Bah! Non mi importa niente...voglio che le procuriate subito abiti migliori...e soprattutto, una parrucca. E la voglio entro l'ora della merenda massimo, Nelly.
Con un sospiro, la domestica si piegò alle sue pretese, ed io passai le successive ore a provare e riprovare gonne, calze e camice,insieme ad una schiava nera, in una stanza accanto al guardaroba della piccola Elizabeth, che ognitanto, sbuffando e lamentandosi della lentezza e del cattivo gusto della sguattera, faceva il suo ingresso e bocciava, una dopo l'altra, tutte le mise che la povera donna riusciva ad inventare per me.
Alla fine, una lunga gonna di percalle lilla ed una camicia leggera nera, abbinate ad un piccola cuffietta rossa riuscirono a soddisfarla, ma continuò a rifiutarsi di stare in mia compagnia fino a quando un garzone non arrivò con una fluente parrucca di lucidi riccioli neri.
Allora chiese che venissi condotta in camera sua.
La sua stanza si confaceva decisamente al suo ruolo di piccola, auto-proclamata tiranna di quella casa.
Un grande letto a baldacchino, più grande di molti letti matrimoniali, occupava il centro della stanza, ingombrò di pupazzi e cuscini.
Come l'intera stanza, del resto.
Eccetto per l'ampia biblioteca, piena di splendidi volumi illustrati (soprattutto libri di avventura,come scoprii poi), ogni angolo della stanza era occupato da giocattoli di lusso.
Persino, e questo mi lasciò a bocca aperta, un orso di velluto a grandezza naturale.
Ma, come avrei scoperto in seguito, questo era solo uno dei tanti, stravaganti, capricci che lo zio di Elizabeth aveva esaudito per la sua adorata nipotina.
-Ti piace?-Mi chiese, notando il mio sguardo,-Me lo ha fatto mandare mio Zio da un tale suo amico di Liverpool....lui mi da tutto quello che voglio.
Non sapevo cosa dire, così, non dissi niente.
Non importava: come ebbi modo di scoprire in fretta, ad Elizabeth piaceva parlare, e non aveva nessun problema a farlo, mai.
Senza alcun preavviso, balzò giù dal letto e mi sottopose ad una specie d'interrogatorio, che ricordo solo in piccola parte.
-Quanti anni hai?
-Nove..
-Sembri più piccola. Io ne ho solo sette e sono grande come te.Come ti chiami?
-Mary-Ann.
-Ah...-Fece una smorfia delusa,-E' un nome così poco esotico! Ma a questo,si può anche rimediare: a partire da ora,ti chiamerai Esmeralda, come la zingara di Notres Dame!
-E' impossibile. Sui documenti c'è scritto proprio ''Mary-Ann'.-la corressi, infastidita.
-E allora, davanti alle mie amiche e quando sarai con me, faremo finta che ti chiami ''Esmeralda''....e sarà come se tu ti chiamassi così per davvero.Lo leggi almeno il futuro?
E, senza lasciarmi nemmeno il tempo di replicare, mi spinse sotto il naso una manina bianca, piccola e curata, palesemente convinta che l'unica possibile risposta alla sua domanda fosse sì e che per leggere il futuro, per qualche strana ragione a me oscura, ci fosse bisogno di fissare le mani della gente.
Se solo la mia permanenza in quella casa non fosse dipesa da lei, credo proprio che mi sarei rifiutata per il gusto di vedere l'incredulità sul suo volto, la presa di consapevolezza che non tutti erano felici di prendere ordini da lei.
Invece, con la massima serietà possibile, fingendo una profonda concentrazione, mentii superando me stessa in realismo.
E come avrei potuto sbagliare, nelle mie ''predizioni'' dicendo cose tanto vaghe e generali, tanto possibili e piacevoli da sentire quanto: ''ti sposerai, avrai tre bei bambini e morirai vecchia'' ?
Visibilmente soddisfatta dalla mia performance, cominciò a farmi delle domande che riguardavano un futuro più vicino e preciso, tante da dare al cielo chiaro del pomeriggio, il tempo di scurirsi e mutare, riempendosi di nuvole nere cariche di pioggia e fulmini.
Mi chiese se la sua amica Tiffany avrebbe mai fatto la pace con lei, perdonandola per averla spinta, mi chiese se Zio sarebbe riuscito, prima o poi, a ripararle Lizzy, la sua bambola di cera preferita, quella che era appartenuta alla mamma, ed altre sciocchezze da bambina del genere.
Per un caso fortuito, le mie ultime ''predizioni'' si rivelarono esatte nei mesi seguenti.
E non c'è giorno che,sapendo come le cose poi andarono, che non lo rimpianga.
Forse, se solo avessi detto qualcosa di diverso,allora...ma non ho tempo per divagare,cari lettori sconosciuti: l'alba si avvicina, mi resta poco tempo...
Dopo che Elizabeth mi chiese, con uno sguardo sognante, se il ragazzo che l'avrebbe sposata era per caso Charles Barnton,un ragazzino per il quale aveva una cotta,Nancy comparve nella stanza e ci avvisò che ''il padrone'' era tornato dal suo viaggio di lavoro a Londra e desiderava che cenassimo con lui.
Elizabeth non se lo fece ripetere due volte, balzando giù dal letto e cominciando a tormentare Nelly per scoprire che regali gli avesse portato; io mi unii a lei, con altrettanto entusiasmo, sentendomi per la prima volta nella mia vita morire di curiosità.
Che uomo poteva essere, uno che permetteva ad una bambina tutto ?

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La risposta a questa domanda, scoprii, era: molto simile alla sua protetta.
Vidi per la prima volta Lucien Bell in una sala da pranzo così maestosa, che sembrava uscita direttamente dai miei più audaci sogni ad occhi aperti.
Dal soffitto concavo, rosso e bordato d'oro, pendevano centinaia di cristalli, che muovendosi creavano dei giochi di luce ed ombre straordinari.
Giochi di luce in quella sala in cui tutto, o quasi, luccicava e trasudava sfarzo e ricchezza.
Al centro del pavimento,di marmo rosso,c'era quest'enorme tavola rotonda in mogano, circondata da sedie dorate con cuscini di velluto neri e rossi.
Le pareti bianche, uniche parti della sala a non essere nè nere, nè d'oro o rosse, erano occupate da quadri, tutti visibilmente dipinti da una mano eccelsa.
C'erano scene bibliche, ma soprattutto ritratti.
Riconobbi Elizabeth, una versione più piccola e paffuta, aggrappata alle vesti di una donna esile ed aggraziata ma dal viso arrogante, bionda quanto lei.
Dal quadro seguente,un uomo pallido e straordinariamente simile alla donna, persino nei tratti leggermente effeminati, nella pelle pallida e nei capelli lisci e biondo scuro, mi guardava sorridente, accanto ad una ragazza dai lunghi capelli corvini e lo sguardo vacuo.
Lo stesso giovane uomo che, quando entrai, sedeva a capotavola, accanto ad una donna diversa, una rossa dalle forme prosperose ed il trucco eccessivo, ed un piccoletto calvo e barbuto, dall'aria seria, che mi squadrò con un certo sdegno, ma senza sorpresa: evidentemente, Nelly od un'altra domestica dovevano aver avvertito la compagnia di ciò che era successo.
-Oh zio!Finalmente siete tornato!-Strillò Elizabeth, lanciandosi verso di lui, con infantile trasporto,-Siete stato così crudele a stare lontano da me per così tanti giorni! Promettete di non farlo più...o comunque, di portarmi dei regali per cui valga la pena di aspettare tanto a lungo e di scrivermi!-Concluse, con foga, abbracciandolo.
Lui sorrise dolcemente e le circondò le spalle con più delicatezza, e per un pò, Zio e nipote rimasero a parlottare fra loro, di regali ed uscite a Londra.
Io nel frattempo ero rimasta in disparte, incerta se sedermi, fare una riverenza od aspettare che fosse quell'uomo a notarmi per primo e a dirmi cosa fare.
Alla fine, dato che nessuno sembrava far caso alla mia presenza, decisi di sedermi, a qualche sedia di distanza dagli adulti.
Lo stavo appunto facendo, quando la donna, senza nessun preavviso, portò l'attenzione su di me.
-Riesci sempre ad inventartene una delle tue...portare una bambina come quella in casa per un capriccio infantile della vostra pupilla?-ridacchiò giuliva.
-Ma dimenticate che anch'io sono capriccioso,Lady Ingram.-,sorrise Lucien,-I capricci di Betty sono i miei e poi...penso che potrebbe essere interessante.-Concluse,dando un bacio alla sua pupilla ed invitandola a sedersi.
Lei trotterello ubbidientemente fino al posto accanto al mio.
-Quando la finirai con questo tipo di stravaganze, amico mio?-Borbottò il calvo.
-Mai. Allontanano la noia.-Replicò, giocherellando distrattamente con le posate d'argento.
-Portano problemi. Dovreste essere meno sconsiderato.
-E lei, che invece è così saggio, mi aiuta a risolverli....Nelly,vai a controllare cosa stanno facendo quegli scansafatiche nelle cucine.
Mentre Nelly usciva, la conversazione continuò sugli stessi toni, con Lucien che replicava scherzosamente ai rimproveri dell'amico più vecchio e meno scapestrato, e Lady Ingram che tentava senza molto successo, di portare la conversazione altrove.
Lord Barnton-questo era il nome dell'amico di Lucien, nonchè, come ebbi modo di capire, socio in affari-rimproverava al padrone di casa tante cose, che si potevano tutte riassumere in una sola frase ''Se non ci fosse stato lui,a forza di fare spese assurde e di trovare gli affari ''noiosi'', sarebbe morto sommerso dai debiti.''
Solo quando, finalmente, un odorino invitante preannunciò l'arrivo della cena, la conversazione cominciò a virare su argomenti più frivoli.
Chissà, forse Lord Barnton si era stancato, o forse, il delizioso faggiano arrostito ed il coniglio, su un letto di patate arrosto che Nelly ed una nera ci portarono, ed il vino riuscirono a rendere persino lui più allegro.
Gli adulti parlarono di teatro, arte e-soprattutto-di belle donne, una parte di conversazione alla quale Lady Ingram non fece mancare commetini maliziosi e risatine.
''Betty'', di tanto in tanto s'intrometteva nelle loro chiacchiere, dimostrando una conoscenza piuttosto sorprendente di argomenti quali i teatri di varietà e l'opera populaire-sorprendente, ai miei occhi, perchè tutto ciò che avevo sentito su quei luoghi erano maledicenze che li volevano tempi del demonio, dove nessun uomo rispettabile avrebbe portato la propria moglie, figuriamoci una bambina.
Io divoravo ogni cosa in silenzio, ingurgitando quasi senza masticare.
Prima di ritrovarmi davanti a tutto quel ben di dio,sapevo di essere affamata, ma non così tanto.
Smisi solo quando il mio stomaco era tanto pieno da farmi male ed allora cercai di seguire la conversazione, per distrarmi.
Ma non riuscivo a concentrarmi, quasi mi fosse venuta di nuovo la febbre, anzi, più mi sforzavo di non perdere il filo del discorso, più le parole altrui mi sembravano ammassi casuali di lettere senza senso, che rimbombavano dolorosamente nella mia povera testa.
Le palpebre si facevano sempre più pesanti, faticavo a stare seduta, a non addormentarmi, e per quanto cercassi di trattenermi, ogni pochi istanti uno sbadiglio mi usciva dalle labbra.
Infine, Nelly mi accompagnò di sopra, nella stanza che era stata preparata per l'orfano che in teoria sarebbe dovuto venire al posto mio.
Mi addormentai appena toccai il cuscino.

________________________________

Il giorno dopo fui buttata gù dal letto in malo modo da un'Elizabeth impaziente ed emozionata: Zio aveva deciso di portarci a Londra, per fare acquisti.
L'intera giornata la passammo a guardare vetrine, provare abiti e divorare dolciumi, con la povera Nelly che faticava a starci dietro.
Tornammo a Green Hall-così si chiamava la mia nuova dimora- con una montagna di scatole, scatolette, buste e bustine al seguito.
Avevamo comprato molti vestiti nuovi, soprattutto per me.
Camice rosse, nere, gonne alla spagnola ampie e piene di ricami, turbanti e cappelli di paglia a tesa larga, foulard multicolori; Lucien ed Elizabeth si divertirono ad addobbarmi come una sorta di bambola in carne ed ossa, rifilandomi ogni abito che ritenessero sufficentemente ''esotico'' ed adatto a me.
Nei giorni seguenti, salvo le rare volte in cui Lord Bell si occupava-o, come sospetto, fingesse di occuparsi, lasciando tutto nelle mani di Lord Barnton-dei suoi affari, andammo a Londra quasi ogni giorno.
E vedendo il comportamento di Lucien in quelle occasioni non era difficile capire capire che Lord Barnton, dicendo che, lasciato a sè stesso, Lucien sarebbe morto nei debiti, affermava la verità.
Aveva l'animo di un bambino viziato e dispotico, ed ogni giorno che non era un giorno di festa, era un giorno sprecato.
Sperperava il suo denaro al tavolo da gioco, nell'alcohl, in mostre, balletti e spettacoli d'ogni genere, portandoci spesso con sè nei nostri abiti migliori, esibendoci come bambole pregiate-o piuttosto,nel mio caso, come uno bizzarro animale proveniente da una lontana terra straniera.
Esattamente come esibiva le sue ''amiche'', belle ragazze e splendide donne con una pessima fama a precederle, che lui cambiava a ritmo settimanale.
Lady Grace, sua moglie,era l'unica a non venir sfoggiata come un trofeo,al contrario...
Così come un bambino tirannico e capriccioso potrebbe voler tenere il suo giocattolo preferito solo per sè e nasconderlo, così Lucien teneva sua moglie: come una reclusa, una prigioniera che lui aveva isolato da amici e parenti.
Ancora conservo un vivido ricordo della sua espressione malinconica e rassegnata, mentre, a capo chino, recitava mormorando il rosario o cercava di insegnare a noi bambine qualche passo del vangelo, qualche salmo o qualche nozione di matematica, storia e geografia, quando aveva l'energia per farlo.
Ma per giornate intere poteva rimanere semplicemente a letto, a sfogliare romanzi con l'aria di non vederli davvero, od a fissare il vuoto: il dottore aveva detto che soffriva di consunzione, e che non sarebbe durata a lungo.
Ma per quanto le pessime condizioni fisiche della moglie fossero evidenti, Lucien si rifiutava di riconoscerlo, e spesso, ai suoi pochi lamenti reagiva schernendola, chiamandola pigra, o costringendola ad alzarsi e fare qualcosa, spesso, insegnare a noi.
Credo che l'idea di istruire ed occuparsi di bambini piccoli le piacesse, ma noi non eravamo certo allieve volenterose e facili da gestire.
Beth era cresciuta praticamente come una selvaggia, e a sette anni leggeva a stento, era insolente ed irrascibile, ed appena ne aveva l'occasione, con una qualsiasi scusa, mi trascinava via a giocare.
Ed io non ero certo migliore,nè con Lady Grace,nè con la servitù.
Sapevo, che se fosse dipeso da loro, dai servi, non avrei mai messo piede in quella casa, o, se l'avessi fatto, sarei stata l'ultima delle schiave.
Potevo vedere nei loro occhi l'umiliazione e la confusione ogni volta che erano costretti a rivolgersi a me con educazione, ad ubbidire ad i miei ordini.
E me ne approffittavo, non perdendo nessuna occasione per impartire gli ordini assurdi, per ridicolizzare quelli che più sentivo mi odiassero.
Spesso, nascondevo un oggetto importante per me o per Elizabeth in un punto irraggiungibile della casa, insinuando che uno di loro l'avesse rubato, solo per il gusto di vedere i servi piombare nell'agitazione e nello scompiglio, interrompere i lavori per mettersi a cercare la pregiata scarpetta, o il morbido orsetto di turno.
Tutte cose poco evidenti, rispetto a quello che facevo all'orfanotrofio.
Ma per quanto mettessi su una faccia da innocente, e reagissi con vemente indignazione a qualsiasi insinuazione di colpevolezza, in qualche modo, sapevo che lei sapeva.
Lady Grace non faceva altro che rimproverarmi per il mio comportamento...fino a quando, un giorno, esasperata non me ne andai per non tornare più dalla stanza dove lei mi ammoniva ed insegnava a me e Beth...
-E comunque, se fosse loro possibile, farebbero lo stesso con me!-Dopo un'ora di studio delle bibbia, eravamo tornate al solito argomento.
Lei mi rivolse uno sguardo di commiserazione.
-Credete davvero che tutti sarebbero così cattivi con lei, Mary se lei lasciasse conoscergli la bontà che c'è nel suo cuore?
-Lei non sa niente del mio cuore!Assolutamente niente!-Urlai,rossa di rabbia.-E comunque, non ha visto cosa sono? Potrei comportarmi come una santa, essere la persona migliore del mondo...e loro questo non lo vedrebbero! Per loro, io sarei comunque cattiva.
-E lei, comportandosi come fa, non fa altro che rafforzare e confermare tutti i loro pregiudizi. Potrebbe dimostrargli di essere diversa, superare questa prova che Gesù ha messo sul suo cammino, venire amata ed accettata,-I suoi occhi ora si erano illuminati di una strana luce,-E ricordi ciò che c'è scritto nella bibbia?''Benedetti gli ultimi, perchè saranno i primi. Benedetti i...''
Non ascoltai oltre.
Le spinsi via in malomodo la mano che aveva appoggiato su di una delle mie spalle e scappai via sulla terrazza, dove fui presto raggiunta da Elizabeth. La pietà di quella donna, il modo in cui sembrava così sicura di poter e di volermi cambiare ''per il mio bene'', per motivi che non riuscivo a comprendere riuscivano a disturbarmi ed a farmi infuriare più dell'evidente disprezzo che mi testimoniavano tutti gli altri.
E per quanto, all'inizio, avessi tentato in ogni modo di provocarla, di farla arrabbiare, ed avessi reso Elizabeth, a forza di commenti sulle cose meravigliose che avremmo potuto fare all'aperto, un'allieva persino peggiore di quel che non fosse naturalmente, alla fine avevo fallito.
Perchè mai, con lei,avevo provato la soddisfazione che mi dava vedere la rabbia altrui, la frustrazione-lei restava identica a sè stessa,anzi,più mi comportavo male, più lei aumentava quell'intollerabile pietà, e quella che finiva col sentirsi frustrata ed arrabbiata, ero solo io.
Dopo quel giorno in cui, per la prima volta, uscii da quella stanza sbattendo la porta senza nemmeno cercare una scusa od una giustificazione, la evitai completamente, e non feci più lezione, così come Elizabeth, che trovava le lezioni ''persino più intollerabilmente tediose'' senza di me, ed i miei commentini acidi.
L'orfano che una mattina stranamente chiara e priva di neve arrivò a Green Hall assieme a Lord Tornton, si dimostrò un allievo ben migliore di noi...
Harvey era una ragazzone di quattordici anni con un viso rotondo come una luna piena, goffo e molto religioso.
Non era particolarmente intelligente o portato per lo studio, ma sicuramente diede alla signora Bell molte più soddisfazioni, come allievo,di noi due messe insieme.
All'inizio, lo avevamo portato con noi durante le nostre uscite a Londra, ma non aveva perso occasione di mostrarsi disgustato dalla nostra condotta immorale e per cercare di rimetterci sulla ''retta via'' e supplicare il signor Bell di lasciarlo a casa.
Fu accontentato e nessuno di noi gli chiese più di seguirci, a Londra o ad i pic-nic che, con l'inizio della bella stagione, avevamo cominciato a fare.
Conducevamo esistenze separate ed agli antipodi, seppur vivevamo nella stessa dimora; le nostre, selvagge e sregolate, la sua e quella della signora, placide e devote.
E quando gli alberi spogli dai rami grigi e ritorti che circondavano la proprietà si caricarono di fiori ed il fiume, a valle, spaccò l'ultimo sottile strato di ghiaccio e ricominciò a scorrere, impetuoso, non mi sembrava vero che fossero già trascorsi sei mesi dal mio arrivo lì; lì, dove il tempo sembrava aver subito un incantesimo che lo aveva reso straordinariamente rapido.
Ma l'estate non portò solo tornei di caccia all'aperto,bagni in riva al fiume e pic-nic.
L'estate portò con se il colera.

Angolo dell'autrice

xGatta1290:Beh,all'orfanotrofio non ci tornerà,perchè altrimenti la storia non potrebbe andare avanti. Il padre non c'è...(ma la sua non-presenza è funzionale alla trama ^^) ma spero che il suo sostituto non sia troppo male.

xAryadaughter:Mi fa piacere che la storia ti piaccia...purtroppo non ce l'ho fatta ad aggiornare in fretta perchè ho avuto dei problemi a scrivere il capitolo.Ma mi sforzerò per migliorare xD.

x _WonderWay:Uh...adoro le tue recensioni lunghe *-*.
Ehm...rileggendo i capitoli precedenti mi sono accorta anch'io della differenza di qualità...e di certi (o)errori di battitura a cui non avevo fatto caso nel secondo capitolo.
Credo che più che dal desiderio di lasciarsi un certo stadio della narrazione alle spalle dipenda dal fatto che per certi capitoli...non ho idee.
Nel senso che ho in mente in maniera molto chiara le parti della storia più interessanti,diciamo le scene chiave (infatti le ho già scritte) ma le altre parti,quelle fra un una scena e l'altra no.
Sono più noiose da scrivere,ed è più difficile renderle in maniera decente ç_________ç...se solo le mie storie potessero semplicemente auto-scriversi nella maniera migliore T_T.
*Ok,ora la smettto di delirare*

xGiulyRedRose:I vampiri veri e propri si manifesteranno fra non molto *-*...ma avranno la loro parte nella storia solo quando Mary sarà un pò più grandicella (comunque non ho intenzione di raccontare nei dettagli ogni giorno della sua infanzia ed adolescenza,in questo capitolo l'ho fatto solo per dare un idea di che tipi sono Lucien&nipote...raccontero solo gli eventi più importanti U___U).

x tutti: Come ho già detto a _Wonder mi sono accorta di errori a cui non avevo fatto caso...beh,non so se non me l'avete detto per non offendermi,o perchè non ci avete fatto caso...ma voglio dirlo subito: se avete delle critiche da fare,se notate che c'è qualcosa,nella trama o nello stile che non va,se avete consigli...non fatevi problemi a dirlo sinceramente. Mi sono iscritta a EFP anche per migliorare...quindi W le critiche costruttive.

Bye

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