Albe e Tramonti

di Shakta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Guerriero ***
Capitolo 2: *** La Locanda del Gallo e la Città di Altaria ***
Capitolo 3: *** Inizi ***
Capitolo 4: *** l'emarginato e il bardo ***
Capitolo 5: *** Lord Dhoul ***
Capitolo 6: *** una storia di dolore e passione ***
Capitolo 7: *** L'incontro ***



Capitolo 1
*** Il Guerriero ***


il guerriero

Il Guerriero


Gli ultimi riflessi del sole morenete si stavano inseguendo sul metallo della sua armatura. Il forte vento di quel freddo autunno agitava il suo lungo mantello, inquieto come il suo animo. Immobile sulla lieve altura, egli stava contemplando lo straordinario spettacolo di fronte ai suoi occhi scuri: la città di Altaria, la capitale. Una macchia argentata nello sconfinato verde della pianura, su cui incombevano remote le vette della catena montuosa di Kaartak.
Il guerriero iniziò ad avvicinarsi alla città. Il volto carico di ombre, non notò i magnifici picchi dorati che svettavano dal centro di Altaria e che le erano valse, insieme alle sue immacolate e candide mura, l'appellativo “la Bella”; non colse l'infuocato bagliore che la illuminò, quasi l'ultimo saluto del Sole, prima di lasciare il posto alla notte; né colse il contrastante squallore delle sudicie dimore degli schiavi, ancorate subito fuori dalle possenti mura alte più di dieci uomini.
Il suo sguardo era fissato non in quel presente ma nel recente passato, perso nel ricordo.


“Ehi cane rabbioso! Levati di torno!”
In silenzio aveva guardato il soldato che gli stava di fronte, quel suo compagno di truppa.
“Ci senti o sei un po' tocco?” aveva rincarato quello canzonandolo e toccandosi la tempia in direzione degli altri.
“Ho sentito benissimo”, aveva sibilato rabbiosamente in risposta.
“Il signorino è nervoso eh? Vediamo se si calma saltando il pranzo.”
Senza altro aggiungere, Buck si era seduto e aveva iniziato a mangiare la sua razione di cibo, provocando l'ilarità dei commilitoni. Ma le loro risa si spensero quando posarono lo sguardo su di lui. I suoi occhi spalancati sembrarono ingrandirsi e guizzare fuori dal presente, l'iride nera perdersi nel mare bianco delle pupille. Avvicinò la mano al piatto per riprenderlo, ma Buck lo intercettò e gli strinse il braccio.
“Ti ho detto che questo lo mangio io” e così dicendo lo spinse via. Egli si ritrasse. Il calore del tocco gli ardeva l'arto come fuoco vivo. Si avvicinò di nuovo al nemico.
“Ma allora sei davvero idiota, ti ho detto che..”, ma la sua frase si spezzò quando il pugno lo colpì in pieno viso. La sua voce tagliò il profondo silenzio creatosi.
“Non mi toccare mai più”
Buck si rialzò rabbioso.
“Fuori!” gli gridò. “Fuori!”
E così uscirono. Prima che qualcuno potesse placarli, farli ragionare, le loro spade s'infransero l'una sull'altra con clangore e stridii di metallo assetato di sangue. Combattevano entrambi per uccidere. Troppo tardi arrivò Piotr, il comandante dello squadrone, per fermarli. Ciò che riuscì a vedere fu un enorme spadone infrangere la lama avversaria e poi calare celere a recidere una testa. Buck non era più. Grida e insulti accompagnarono la corsa degli altri soldati sul luogo dello scontro. Il sangue del morto aveva quasi coperto il suo vincitore, che lo leccò via dalle labbra.
“Assassino! Bastardo!” lo apostrofarono. Rimase là immobile, senza che nessuno osasse però avvicinarglisi. Lo fece Piotr, che con voce tonante riportò la calma e comandò a tutti di lasciarli là, soli.
“Perchè lo hai fatto?” gli chiese.
“Ha importanza saperlo?” sussurrò quasi a se stesso. “Sono pronto a morire per ripagare”
Il comnandate rimase ad osservarlo per lunghi minuti, mentre nubi cariche di pioggia oscuravano i suoi pensieri.
“Vattene” disse poi. “Non intendo ucciderti, ma i tuoi giorni qui sono finiti”
Annuendo mentre ripuliva lo spadone, il guerriero iniziò ad incamminarsi.
“Non prendi le tue cose?” Piotr si sorprese a chiedergli.
“Non ho niente che mi appartenga”
Gli occhi dell'esperto comandante indugiarono sul cadavere del misero Buck. Si chinò a sfilargli dalla cintura un piccolo sacchetto di pelle, che tintinnò al suo tocco.
“Ehi”, chiamò e quando l'altro si girò gli lanciò con precisione in mano il sacchetto. “Queste ti appartengono”
Un fugace sorriso distese per un attimo il volto del guerriero, che però subito si voltò e riprese il suo cammino.
Piotr lo guardò andarsene. Poi tornò all'accampamento.



“Qual'è il tuo nome forestiero?”
Sentì una voce che lo interrogava. Era la guardia all'ingresso della città.
“Sarevok” rispose in un sussurro.

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Capitolo 2
*** La Locanda del Gallo e la Città di Altaria ***


La Locanda del Gallo e la Città di Altaria

La Locanda del Gallo e la Città di Altaria



Gli ultimi avventori stavano ormai arrendendosi a salutare anche quella notte. Come al solito la Locanda del Gallo era stata presa d'assalto per tutta la sera, per la gioia del suo anziano proprietario, Burrich, e delle sue due sorelle, Berth e Greth, le cui prelibate pietanze erano una delle principali attrazioni del locale, insieme alla sua atmosfera familiare e calda, unica in tempi tanto duri. Burrich dava asilo a tutti, senza fare troppe domande, perchè era a sua volta stato disperato e sapeva fin troppo bene a cosa la disperazione potesse portare.
Nick!” chiamò a gran voce. “Nick! Ma dove diavolo ti sei cacciato?”
Eccomi padre” gli rispose allegro uscendo dalle cucine un biondo ragazzo dal viso d'angelo che incorniciava un sorriso da furfante.
Cosa eri a fare?” gli chiese in tono di rimprovero.
Beh, le zie mi stavano dando un po' di patate...” tergiversò innocentemente.
Ma tu guarda! Dai presto vieni qua e sbrigati a darmi una mano a sistemare la sala che sono stanco e voglio andarmene a letto.” brontolò. Subito il ragazzo lo aiutò e in poco tempo finirono il lavoro.
Padre posso uscire adesso?” domandò poi.
Sì però fai attenzione. Non andare in zone con il coprifuoco e non andare nella zona dei Perlan e non andare fuori dalle mura e non...”
A questo punto quasi quasi rimango in casa!” lo derise.
Oh beh, vai un po' dove vuoi allora. Però fai attenzione mi raccomando!” si premurò Burrich.
Tranquillo tranquillo” rispose mentre stava già uscendo. “A domani!”
L'oste rimase a guardare la porta chiusa, sospirando la propria preoccupazione.


La città di Altaria la Bella rendeva davvero onore al suo soprannome, datole da alcuni mercanti originari del Grande Impero del Sole. O meglio lo faceva di giorno, con il candore del marmo della Piazza dei Re, dove sorgevano i palazzi più importanti ed il tempio di Boran, o con la frenetica attività della Via dei Mercanti, dove venivano scambiate merci provenienti da tutto il continente in un'atmosfera dai caledoiscopici colori e odori. Ma di notte la situazione cambiava completamente. Nelle parti più ricche era imposto il coprifuoco e vigili pattugliavano le guardie cittadine nel farlo rispettare. Nelle restanti zone, quelle sorte spontaneamente per il sovrappopolamento, regnavano invece il caos e la delinquenza più totali. Ogni tipo di merce era in vendita, dal corpo umano alle droghe, e pullulavano numerose piccole gilde di ladri e tagliagole, lasciate vivere dalle autorità per interesse o disinteresse, poiché spesso erano molti gli interessi che avevano in esse i pubblici ufficiali e quando non ne avevano, voleva dire che erano talmente insignificanti da poter chiudere un occhio. Solo ogni tanto veniva fatta qualche retata in risposta ad agitazioni popolari o se veniva derubata la persona sbagliata.
Nick, mentre la fresca aria notturna gli sferzava il viso, aveva sul volto il sorriso soddisfatto di chi ha pochi pensieri e tanti sogni. Stava andando da Ewan, il suo maestro, come a lui piaceva chiamarlo. Una persona che stimava profondamente e a cui era estremamente legato. Si avvicinò alla sua porta e bussò tre volte.

Vieni pure Ewan” lo esortò una voce profonda.
Eccomi qua!” esclamò entrando con un gran sorriso.
Mi sembra di averti già detto che non serve a niente bussare tre volte. Non c'è nessun codice da rispettare.” lo rimproverò l'altro.
Beh, mi pareva più divertente” si scusò rabbuiandosi.
Tranquillo, non è un problema. Però è importante che tu comprenda l'importanza dei codici e la necessità di non usarli mai in maniera inappropriata” concluse in tono conciliante. Il ragazzo annuì.
Come sta tuo padre?” chiese poi.
Bene! Cosa mai può scalfirlo?” esclamò Nick scimmiottando il padre al lavoro. Il volto sfregiato di Ewan si aprì in un sorriso.
Sarà meglio che se vuoi diventare il ladro più ineffabile della storia, come tu desideri” gli disse, “ci concentriamo sulla tua capacità di fare il buffone.”
Un'arma segreta eh?”
No. Un difetto” sentenziò divertito. “E ora iniziamo. È già tardi.”
Ehm, Ewan?”
No Nick.” lo prevenne. “Neanche oggi ti dirò come mi sono sfregiato il volto.”
Tanto prima o poi lo scoprirò!” disse sicuro. “Sarò o non sarò il ladro migliore della storia?”
Vedremo” gli rispose in modo improvvisamente assente. E l'altro seppe che la conversazione era finita.

Quando due ore dopo uscì dalla casa del suo Maestro, Nick era esausto per gli allenamenti. Si ripromise di provare i nuovi trucchi appresi quel pomeriggio stesso. Ma per ora aveva solo un disperato bisogno di dormire. Così rientro alla Locanda e, mentre il Sole si stava arrampicando sui primi raggi, lui si addormentò sognando tesori e invincibili mostri.


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Capitolo 3
*** Inizi ***


inizi

Inizi



Dormì accovacciato in uno stretto vicolo. Gli odori acri della città dell'uomo infastidivano il suo fine olfatto abituato all'incontaminato respiro della natura. Fu un sollievo quando sorse il sole e poté ricominciare le ricerche. Attraversò le vie di Altaria, senza curarsi della povertà e della disperazione che lo circondavano. Fisso il suo pensiero era al suo unico scopo: la vendetta. Nessun'altra emozione albergava in lui da molto tempo ormai. E ora che era cresciuto in età ma soprattutto in potenza, era finalmente vicino ad ottenere ciò che voleva. Rimaneva però da scovare dove si nascondesse quel bastardo. Per questo era arrivato nella Capitale e per questo ora stava entrando in una piccola locanda la cui insegna era un gallo di rame.
Buongiorno” si sentì salutare non appena varcò la soglia. Subito gli aromi di spezie e carni essiccate punzecchiarono il suo naso. Si avvicinò al bancone da dietro al quale gli sorrideva un rubicondo uomo su cui i segni dell'età avevano lasciato più gioia che non dolore.
Sto cercando un uomo” disse freddamente.
Beh ragazzo” rispose bonario, “capisco che noi osti abbiamo fama di essere ottimi a dare informazioni, ma ci possiamo rimanere male se almeno non ci è permesso di servire un po' di tè dell'Ellicav!”
Sarevok non rise alla battuta. Non accennò neanche ad un leggero sorriso. Tutte le convenzioni della vita sociale erano repellenti per lui.

Se per ottenere ciò che voglio devo bere del tè” ribatté, “allora versamene una tazza. E poi dimmi dove posso trovare un tizio che si fa chiamare Lord Dhoul” concluse sottolineando con disprezzo il titolo nobiliare.
Burrich lo guardò per alcuni istanti, quei pochi che gli servirono per capire la situazione. Poi versò la bevanda e gliela porse.

È un fatto di dominio pubblico” iniziò, “che la persona che cerchi risieda fuori città, nel suo maniero. Ma se posso permettermi...”
In che direzione?” lo interruppe brusco.
Ovest. Però credo che non sia saggio andare a fargli visita così senza preavviso. Non ha fama di gradire le sorprese” rispose mentre già l'altro si era alzato e si stava allontanando senza aver bevuto. “Ehi straniero!” lo richiamò. L'alto guerriero si voltò e l'oste notò un riflesso metallico luccicare dietro la sua schiena.
Non ne ho toccato neanche un goccio” disse indicando la tazza. “Non avrei comunque avuto i soldi per pagare” aggiunse assente e, senza aspettare la risposta, uscì, lasciando Burrich a contemplare la porta a bocca semiaperta.
Ehilà papà!” fu riscosso da una voce allegra. Nick, spettinato e ancora assonnato, stava scendendo le scale che portavano alle camere del primo piano, dove tutta la loro famiglia abitava.
Ciao figliolo. Dormito bene?”
Sì anche se davvero poco. Ah, dell'ottimo tè!” esclamò raggiante. “Posso berlo? Era per me?”
No, cioè sì. Bevilo pure.” E mentre Nick sorseggiava la calda bevanda chiese: “Dove sei stato ieri notte poi?”
Oh sai, di qua e di là” tergiversò. “I soliti giri con Irv”
Ah, mi piace quel ragazzo. Ha un bellissima voce e gran senso del ritmo. Peccato solo per quella zoppia, altrimenti sarebbe potuto diventare un vero professionista. Comunque potresti chiedergli di venire a cantare qui qualche volta.”
Perché no papà. Perché no” rispose Nick pensando a tutt'altro. Quel giorno Ewan gli aveva chiesto di andare da lui in tarda mattinata, preannunciandogli che aveva un compito da affidargli. E chiaramente questa notizia aveva scatenato un oceano di congetture e possibilità, lasciandolo, come spesso gli succedeva, tremante per la troppa immaginazione, col primo risultato che aveva dormito davvero poco.
Allora stasera non ci sarai?” gli chiese Burrich ridestandolo dall'ennesimo viaggio mentale intrapreso.
No, purtroppo no. Mi dispiace molto” aggiunse contrito. E il suo dispiacere era autentico, perché sin da quando era piccolo aveva aiutato nel lavoro di taverniere quell'uomo che lo aveva allevato e cresciuto come un figlio proprio, sebbene così non fosse. Infatti Nick era stato abbandonato davanti alla porta della Locanda del Gallo quando era ancora in fasce e Burrich, insieme alle sue due sorelle, si era assunto la responsabilità di crescere quel bambino, senza mai nascondergli il fatto che non era sangue del suo sangue, ma volendogli bene incondizionatamente e ricevendo in cambio momenti di gioia assoluta e l'aiuto pratico che, via via che cresceva, Nick riusciva a dare. Ma quella sera Burrich avrebbe dovuto cavarsela da solo. Per Nick era troppo importante il primo compito ufficiale che Ewan gli voleva affidare. Talmente importante che aveva deciso di non arivare in ritardo, come era solito fare. Così, finita la colazione, salutò il padre e uscì dalla taverna, schivando le insistenti domande delle zie, perennemente preouccupate per la sua salute sebbene fosse sano come un pesce.

Benvenuto giovane allievo” lo salutò Ewan.
Buongiorno maestro” esclamò gioviale. “È insolito trovarsi di mattina. Siamo più abituati a muoverci avvolti dalle fitte tenebre della notte.”
Bisogna sempre farsi trovare pronti. E mai abbassare la guardia. La prima regola per la sopravvivenza di ogni ladro è?” chiese retoricamente.
Essere veloci a dileguarsi!” rispose nascondendosi dietro alla porta.
Bene vedo che studi. Ora siediti. Devo comunicarti il tuo primo incarico.”
La gioia che si dipinse sul volto dai fini lineamenti di Nick fu talmente intensa che Ewan si affrettò ad aggiungere

Non è niente di straordinario comunque”
Invece sì!” lo corresse l'altro. “Il primo incarico è quello che si ricorda tutta la vita! E poi è finalmente l'occasione di mettere in pratica seriamente quello che mi hai insegnato”
Di fronte a tanto entusiasmo per un attimo un'ombra attraversò gli occhi scuri di Ewan. Rimase in silenzio alcuni secondi.

Tu conosci Lord Dhoul?” disse poi.
Non personalmente, solo di nome. Perché?” domandò trepidante.
Perché sarà lui il tuo primo bersaglio. O meglio, il suo maniero.” precisò di fronte all'incredulità del giovane. “Voglio che tu vada là e faccia un rapporto preciso su tutto quello che riguarda la difesa di quel posto. Dalla frequenza del cambio della guardia ai nomi dei domestici, dalla struttura esterna della costruzione ai suoi possibili passaggi segreti.”
Devo analizzare il luogo da derubare praticamente” cercò di riassumere Nick meditabondo.
Esatto. Voglio che tu stia là un po' di giorni e scopra tutto quello che c'è da sapere su quel luogo: punti di forza e di debolezza. E poi, una volta tornato con queste informazioni, prepareremo un piano di assalto.”
Fantastico!” proruppe.
Non si può continuare a derubare i ricchi signori per strada. È il momento di fare un piccolo salto di qualità, non credi?” lo punzecchiò.
Certamente! Parto subito!”
Mi raccomando però di fare la massima attenzione a non esporti troppo.” si raccomandò. “Tuo padre non mi perdonerebbe mai se dovesse succederti qualcosa” aggiunse mentre Nick stava già preparandosi ad uscire.
Beh lui non lo saprebbe mai!” ribattè.
Ragazzo mio, Burrich sa sempre tutto”



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Capitolo 4
*** l'emarginato e il bardo ***


l'emarginato e il bardo capitolo 4

L'emarginato e il bardo


Faccio ancora fatica ad abituarmi all'idea di dover lasciare tutto questo. Le immacolate case, gli ampi viali, le cinque altissime torri dei Sovrani, la Culla del Sole e soprattutto il Grande Tempio del Sole. Quanti minuti, ore, giorni ho passato là dentro a cercar risposte e domande. Quanto ho sudato nella sua pigra umidità, mentre fuori i miei simili soffrivano e morivano per un'ideologia. O meglio l'ideologia.
Chiunque non sia cresciuto qui ad Ankhalar non può capire di cosa parli.
Perché per chiunque non sia cresciuto qui è ben chiaro cosa siano la vita e la morte, quale sia la differenza che le separa.
Ma non per noi.
Dominati dalla follia di potenza, ne abbiamo completamente smarrito il limite. Sempre ammesso che essa ne abbia.
Non parlo di uccisioni, torture o sevizie. È la libertà a cui mi riferisco. La libertà di essere ciò che si vuole. Eremiti o governanti, assassini o poeti. Ogni possibile scelta ci è sottratta sin dal nostro primo vagito, quando, ancora incapaci di capire, abbiamo già segnato la nostra fine per il solo essere venuti al mondo.
Siamo malvagi? Sì è vero. Terribili? Vero anche questo. Crudeli? Oltre ogni immaginazione. Protagonisti delle più terribili storie da taverna, finiremo ad annientare il mondo intero se ne avremo la possibilità. O ad annientare noi stessi. Perché il nostro più grande nemico siamo noi.
O meglio, Lui.
Il nostro grande Dio, ai cui dettami dedichiamo ogni singolo respiro.
Il nostro onnipotente Dio, capace di metterci gli uni contro gli altri, dimenticando qualsiasi legame, di sangue, affetto ed odio.
Il nostro malvagio, terribile e crudele Dio, Karevor. Vale a dire noi stessi, i Noubin.
Ciò che Egli è, noi siamo. Ciò che noi non siamo, Egli è.
La sua legge non lascia spazio all'arbitrio. Dalla nascita siamo marchiati come appartenenti a Lui. Con tutto quello che ne consegue.
Non sono ammessi alla vita neonati con malformazioni, seppur lievi. Vengono gettati a morire ai margini della città.
Tra quelli considerati idonei, coloro che, raggiunti i 7 anni, non abbiano ancora mostrato capacità magiche, vengono calati nel loro destino: schiavi, puttane, martiri, vittime sacrificali.
I pochi fortunati dotati iniziano il cammino della Magia e del servizio di Karevor: schiavisti, Chierici, carnefici, assassini.
Bestie o domatori, qual'è la reale differenza?
Ognuno seguirà la propria via, senza averla potuta scegliere.
Come un minuscolo insetto, si dimenerà nella ragnatela, muovendo un piccolo momento ma rimanendo sospeso nell'eterno.

Poi ci sono io.
Sincarel.
Senza secondo nome di appartenenza, poiché non sono altro che un misero bastardo. Un cadavere che cammina, come spesso mi hanno definito. Zoppo sin dalla nascita per una gamba più corta, il mio destino sarebbe dovuto essere quello degli altri Rifiutati. Morire nella polvere. Invece io scelsi di vivere. Inconsapevolmente certo. Ma lo feci. E ciò mi rende più potente di qualsiasi Grande Stregone o Alto Chierico.
E non solo per la mia scelta. Ma perché fui anche la scelta di un'altra persona, mia madre Felahana, che accortasi di quel neonato che non voleva morire, mi prese con sé raccogliendomi da terra e mi crebbe sinché poté tenerlo nascosto.

È a lei che ora, dopo 18 anni sto pensando, mentre mi accingo ad abbandonare la mia città e la mia patria. Alla sua scelta, consapevole.

Il gelido e forte vento mi costringe a voltarmi ancora una volta. Dalla collina su cui sono riesco a vedere svettare le cinque splendenti Torri. Il sole le abbraccia proteggendole dalle troppe nuvole. Ora è immutabile nella sua pienezza, ma chissà un giorno. Chissà se quelle nuvole non potranno addensarsi e impedirgli di vedere. Chissà cosa succederebbe.
Mi stringo di più nel mantello e mi volto.
Il mio viaggio sarà lungo.


Ripiegò il foglio che aveva già letto centinaia di volte e lo nascose tra le pieghe della camicia. Anche per quella sera avrebbe attinto alla storia di Sincarel il Noubin, il grande Stregone ribelle dal cuore di fuoco e l'animo di ghiaccio. Era una storia che aveva creato anni addietro e che gli era cara soprattutto per l'affinità istintiva verso il protagonista, che, come lui, era marchiato dal flagello della zoppia. E la storia era ancora più affascinante poiché probabilmente era vera, o almeno questo aveva dedotto dalla sottile ed elegante grafia con cui erano tracciate le parole. Gli piaceva credere che quei fogli fossero davvero stati strappati dal diario di Sincarel, realmente esistito in chissà quale luogo o tempo, e, attraversando secoli o forse solo alcuni anni, per pura casualità fossero finiti proprio nelle sue mani. Tra le dita di un giovane bardo zoppo, che aveva subito eletto il carismatico Stregone a suo eroe e aveva costruito su di lui trame e storie degne dei migliori poemi.
La taverna dove si doveva esibire quella sera era gremita di gente della peggior specie: ladri, tagliagole, protettori con le loro prostitute, persino alcuni Perlan, gli esotici padroni della maggior parte del traffico di droghe. Non era esattamente il miglior pubblico che gli fosse capitato, senza considerare che Nick ovviamente non era venuto a vederlo, deludendo lui, ma ancor di più sua sorella Claire che ne era segretamente, ma neanche troppo visto che lo avrebbe capito anche un cieco, innamorata.

Allora io inizio eh?” le disse cercando di nascondere il nervosismo.
Nick non c'è” rispose lei, senza nascondere la delusione. Lui la guardò dispiaciuto: non era una brutta ragazza, ma i suoi modi maschili, uniti a qualche scorpacciata di troppo, a un abbigliamento povero ed incolore e a degli ingestibili capelli riccioli, non ne facevano certo una bellezza o una ragazza per cui qualcuno si poteva voltare. Non certo poi Nick, che con la sua bellezza ed il suo fascino, aveva schiere di ammiratrici, qualcuna anche dell'alta società.
Magari arriverà a spettacolo iniziato” mentì per rincuorarla. “Sai quanto gli piacciano le entrate a effetto”.
Claire gli diede un affettuoso bacio sulla guancia.

Buona fortuna fratellino” gli augurò.
Speriamo vada bene” sospirò.


Alcuni minuti dopo i due fratelli stavano fuggendo a perdifiato per le vie di Altaria, inseguiti dagli insulti provenienti da quelli che si erano rivelati spettatori troppo esigenti. Irv arrancava per star dietro alla sorella.
Dannata gamba!” si maledisse fermandosi. Claire lo raggiunse tornando indietro di alcuni passi.
Beh”, disse ansante, “non credo che si prenderanno la briga di inseguirci.”
In effetti no” rispose, ancora dispiaciuto per come erano andate le cose. “Ma dove ho sbagliato?”
Non pensarci. Andiamo piuttosto alla Locanda del Gallo a bere qualcosa?” propose lei senza riuscire a trattenere un trasognato sorriso. Il giovane bardo annuì sorridendo a sua volta.
D'accordo. Ma non facciamo tardi però! Altrimenti papà chi lo sente poi.”
E si incamminarono lentamente mentre nubi nere velavano una pallida luna.



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Capitolo 5
*** Lord Dhoul ***


Lord Dholu

Lord Dhoul



Nick era ormai giunto al terzo giorno di appostamento e tutto il suo entusiasmo per quell'incarico era totalmente svanito. Dopo aver salutato Ewan, si era subito procurato un cavallo e, avvertito Burrich che sarebbe rimasto fuori alcune notti, era partito al galoppo alla volta del maniero di Dhoul, arrivando proprio mentre il sole stava calando. Si era trovato un posto dove dormire e già dall'alba aveva iniziato a perlustrare la zona, ovviamente prestando la massima attenzione a non essere visto: aveva seguito le guardie, tra cui spiccavano due componenti del corpo speciale dei Corvi, truppa d'assalto dell'esercito reale, e aveva stilato una piantina dell'edificio, analizzandone punti deboli e ipotizzando vari modi per entrarvi. Soprattutto però aveva patito tantissimo freddo. La stagione stava volgendo verso l'inverno e lui non era certo abituato a dormire per terra, senza neanche un fuoco per riscaldarsi. Per tutte queste ragioni perciò gli sembrava fosse giunto il momento di ritirarsi e tornare a casa. Ma proprio mentre stava raccogliendo le proprie cose, vide una sagoma apparire all'orizzonte. Era ancora molto lontano e così decise di usare un marchingenio d'invenzione esotica, probabilmente Perlan, che permetteva di avvicinare le immagini all'occhio. Sfilò il cannocchiale dalla borsa e puntò verso la direzione desiderata. Subito apparve chiaro alla sua vista un uomo, abbigliato con nere vesti, che stava avanzando verso il maniero. Non riusciva però a scorgere se l'individuo fosse da solo o in compagnia, né chi potesse essere. Così cercò un punto di osservazione migliore, senza accorgersi però che ciò lo portava ad esporsi troppo.
Stai aspettando qualcuno?” trasalì sentendo una voce alle sue spalle.
Ehm no io...”
Non crederari che non avessimo notato la tua goffa presenza” intervenne un altro. Erano entrambi soldati, ma non le semplici guardie di Dhoul. Sui loro giachi di maglia era disegnato un corvo in procinto di afferrare una ipotetica preda. In questo caso lui stesso.
No io passavo di qua ed essendo un amante della natura mi sono fermato a contemplare questo meraviglioso spettacolo...” provò a mentire ma senza risultato. La sua mente era completamente paralizzata.
Risparmia la lingua per le orecchie di Lord Dhoul” consigliò divertito uno dei due.
Anche se si dice che non sia proprio tenero con i bugiardi. E ancora meno con i ladruncoli.” disse l'altro e sguainando la spada “Ora seguici di tua volontà, se non vuoi essere costretto da noi”
Nick non aveva scelta. Così si consegnò ai due soldati che lo portarono sino dentro al palazzo, dove venne preso in consegna da altre guardie.

Buona fortuna” lo salutarono ironici.
Molto simpatici” bofonchiò tra sé, mentre gli venivano messe delle manette ai polsi.


Aveva camminato per tre giorni interi per arrivare a destinazione, dormendo avvolto nel suo mantello sulla nuda terra. E non aveva provato neanche un briciolo di fatica mentre avanzava così, lento e inesorabile. Certo, avrebbe potuto rubare un cavallo e andare più veloce, ma aveva preferito gustare ogni passo che lo avvicinava alla sua vendetta, alla prima delle sue vendette, rivivendo tutti i soprusi e le violenze che era stato costretto a subire da quello schifoso di Dhoul: botte, frustate, stupri e quant'altro la mente malata di quel bastardo aveva potuto partorire. Ricordava vivide le bruciature sulle piante dei piedi o i tagli tra le dita delle mani. Ricordava quanti bambini meno robusti di lui erano morti per colpa di quell'uomo. Ricordava il giorno in cui era riuscito a scappare ed era poi sopravvissuto per settimane mangiando vermi ed escrementi, ma provando sollievo per l'agognata libertà. E ora lo aveva ritrovato ed era finalmente lì, a pochi istanti dal compimento del proprio destino. Nemmeno si accorse delle due guardie che gli si erano avvicinate.
Ehi tu!” lo chiamò una delle due. “Fermati immediamente!”
Ma lui continuò ad avanzare.

Ti ho detto di fermarti!” comandò ancora il soldato.
Sarevok rallentò giusto il tempo per aprire l'ampio mantello nero ed estrarre la piccola balestra. Immediamente fece partire il dardo che si conficcò nella gola della guardia che stramazzò al suolo.

Brutto bastardo!” urlò l'altro, brandendo la spada e caricandolo. Subito estrasse lo spadone che teneva dietro la schiena. Non era egli abituato alle schermaglie solite nei combattimenti. La sua lama era guidata dal suo furore e non dalla sua mente, e sebbene avesse una buona tecnica, essa era totalemente subordinata all'impeto con cui attaccava. Fu per questi motivi che il giovane soldato lo ferì a un braccio; ma fu per gli stessi motivi che, dopo averlo fatto, stramazzò al suolo, trafitto da parte a parte dalla pesante arma di Sarevok, il quale neanche si femrò ad accertarsi della morte dell'avversario e subito proseguì verso l'entrata del maniero, gocciolando sangue dalla ferita.

Lord Dhoul non era come ci si poteva aspettare fosse un nobile feudatario. Grasso e stempiato, non aveva nulla del prode cavaliere e anzi c'era da chiedersi come avrebbe potuto un cavallo trasportarlo in battaglia. Inoltre i suoi piccoli occhi erano pregni di una malsana cattiveria, una crudeltà pronta a scatenarsi su chi lo circondava. Nel corso degli anni aveva prosperato nella corruzione e nella violenza: aveva ottenuto i suoi migliori guadagni con l'illegale traffico di schiavi e di bambini, per la maggior parte Interrotti. Erano essi delle sfortunate creature che terminavano il loro processo di crescita in un'età oscillante tra i quattro ed i sette anni e vivevano così il resto della vita. Ignote erano le cause di perché ciò avvenisse, sebbene la credenza popolare le volesse legate a oscuri poteri e perciò vedesse queste nascite come sinonimi di sventura. Così era più facile per individui come Dhoul rapire gli Interrotti, poiché rari erano i casi in cui qualcuno venisse a reclamarli. Essi venivano poi usati come cavie per esperimenti di alchimia, come schiavi o, come nel caso del crudele nobile, per dar sfogo al proprio sadismo, per cui egli aveva ricavato una stanza intera piena di oggetti di tortura. E Nick ora era là, legato mani e piedi su un grosso tavolo di legno, in completa balia di quell'uomo.
Allora bel visino” sentì il suo alito caldo e nauseabondo sul volto, “cosa volevi fare nel mio maniero?”
Niente lo giuro!” rispose spaventato. “Non sapevo neanche che ci fosse il suo maniero in zona”
Ah ah ah. Bugia.” lo rimproverò stridulo. “Sei un bugiardo e sai cosa succede ai bugiardi?”
No vi prego lo giuro! Io non volevo niente!”
Risposta sbagliata” sussurrò eccitato e iniziò a girare una ruota collegata a delle catene a loro volta fissate alle manette che tenevano fermo Nick. Il giovane ladro sentì il corpo tendersi oltre il possibile e urlò di dolore.
Allora chi ti manda?” chiese alzando la voce sopra le sue grida. “Quei debosciati dei Theris che vogliono salvare qualche misero Interrotto?”
No vi prego. Vi prego” supplicava gemendo. “Non so di cosa stiate parlando”
Forse un po' di olio bollente ti farà tornare la memoria!” disse sadico. “Portatemelo presto!”
Il terrore di Nick crebbe ancora di più.

Dunque non sai chi sono gli Interrotti?” domandò il nobile.
Sì sì certo che lo so” rispose, sperando di calmarlo. “Sono i bambini che non crescono. Che rimangono per tutta la vita così. Segno di sventura”
Ah vedi che qualcosa sai? Allora confessa che eri qui per rubarmi i miei Interrotti!” esclamò improvvisamente girando ancora la ruota, provocandogli terribile dolore. “Confessa e forse ti lascerò andare”
Per un attimo Nick stava per rispondere di sì. Tutto per non dover più subire quella tortura. Ma le sue parole furono precedute da altre parole, pronunciate da una voce talmente carica di rabbia da far tremare persino le pareti del sotterraneo.

Dhoul!” chiamava con foga. “Dhoul!”
Il nobile smise di girare la ruota e rimase in ascolto, brandendo un'ascia bipenne. Ancora e ancora lo chiamò la voce, talmente profonda e roca da non sembrare quella di un umano.

Chi ti sei portato dietro?” chiese nervosamente a Nick, che però ebbe solo la forza di scuotere la testa.
Pochi attimi dopo apparve sulla soglia della stanza un'alta e nera figura. Brandiva un pesante spadone dalla lama insanguinata e sanguinava egli stesso da numerose ferite. Le pupille erano quasi completamente rovesciate e la bocca schiumava di bianca bava.

Dhoul” ripetè in un misto di rabbia e sollievo.
Il grasso uomo rimase interdetto a fissarlo, quasi cercando di capire.

Tu chi sei?” chiese arretrando.
Sono Sarevok, non ricordi?”
Il feudatario riflettè per istanti interminabili.

Ah ragazzo” esclamò infine mellifluo, “Quanto tempo! Vieni che ti offro qualcosa”
L'unica cosa per cui sono venuto è il tuo sangue” sentenziò prima di lanciarglisi addosso come una furia. Nick osservò disgustato, ma in qualche maniera anche affascinato, la scena dello straniero che uccideva Lord Dhoul a mani nude, strappandogli la carne a morsi, senza fermarsi neanche quando il corpo che aveva tra le mani era palesemente privo di vita. Quando infine si rialzò ansimante, si asciugò la bocca con un panno e si avvicinò lentamente all'uscita.
Ehi!” lo chiamò Nick. Aveva paura di quel tizio, ma non poteva rimanere lì. Sarevok si girò e fu come se lo vedesse per la prima volta.
Che vuoi?” domandò asciutto.
Potresti liberarmi? So di non essere proprio la classica principessa delle fiabe però...” si bloccò allo sguardo truce che gli riservò il guerriero, maledicendosi per quella battuta idiota. “Sai, gestisco una taverna in città e potrei ospitarti lì per qualche giorno” aggiunse cercando disperatamente di riparare. Era una follia, ma era la sua unica via di salvezza. Sarevok rimase a pensarci a lungo.
Ti serve un posto dove nasconderti dopo quello che hai combinato. Specialmente se hai fatto fuori anche i due Corvi all'entrata” aggiunse poi.
A sentire quelle parole l'alto uomo si illuminò.

Corvi hai detto?”
Sì facevano parte del gruppo di soldati scelti capitanati da Scott Flameny” spiegò. Senza che dovette aggiungere altro, il guerriero gli si avvicinò e lo liberò.
Portami nella tua taverna allora” gli disse.
Non ti potrò mai ringraziare abbastanza” rispose Nick dolorante ma felice.
Sono io che ringrazio te” ribatté Sarevok, la mente persa in oscuri ricordi.


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Capitolo 6
*** una storia di dolore e passione ***


una storia di dolore e passione capitolo 6

Una storia di dolore e passione



Allontanarsi. Lasciarsi dietro il proprio passato aprendosi al nuovo. Impossibile. O almeno per me. Per quanto lontano possa portarmi il mio sentiero, mai scorderò da dove sono partito.
Stavo attraversando il Grande Deserto, lentamente. Non avevo fretta alcuna di raggiungere la mia meta, sempre ammesso che ne avessi una.


Va ad Ovest e trova una donna di nome Aileen. Lei sa dove si trova uno di essi”
Questa era la mia semplice e laconica missione. Chiesi allora come l'avrei trovata. E la risposta fu molto semplice.

Avvicinati Rifiutato” mi venne comandato. A brevi passi, per nascondere il mio incedere zoppicante, mi feci più vicino. E, mentre ancora stavo avanzando, un potere invisibile sembrò interrompermi. Lo percepivo latente nell'aria, mi penetrava nel corpo come i fumi dell'acre incenso che bruciava nella stanza. Feci fatica a non crollare al suolo, sfinito e affondato dal semplice irradiarsi di quella forza magica. Vedendomi vacillare, egli alzò il suo scettro sogghignando. Fui attraversato da un dolore mai provato, sentii il corpo straziato, strangolato, strappato. Punte acuminate sembravano infilzarsi nella mia carne ogni secondo, mentre le mie ossa venivano schiacciate da una mostruosa e invisibile mano e la mia mente dilaniata da orribili immagini di tortura. Non so per quanto andò avanti, pochi istanti o giorni interi. E anche quando scomparve, rimasi agonizzante a terra in una pozza di sangue, incapace persino di alzarmi. Dall'alto mi arrivò nuovamente la sua tagliente voce.
Porterai il dolore con te. Solo quando l'avrai trovata, scomparirà”


Così da quel momento innanzi ogni passo era accompagnato da questo invisibile flagello, sino a quando io non avessi trovato questa donna umana. O la morte trovato me. Eventualità neanche troppo improbabile visto il viaggio intrapreso. Ci sono talmente tanti pericoli nel Grande Deserto, che era quasi inutile preoccuparsene. E poi in fondo il pericolo maggiore siamo noi Noubin. Cosa sarebbe potuto succedermi di peggio che incontrare dei miei simili?
Raggiunsi incespicando la sommità di una sabbiosa duna. Lo spettacolo che si offrì ai miei occhi fu tale da mozzarmi il fiato ancor più della fatica. Un rosso mare sterminato si estendeva senza fine davanti a me, ondeggiando continuamente con una grazia divina. Lievi nubi dorate si levavano dalla sua superficie rincorrendosi senza mai trovarsi, o scontrandosi fondendosi le une alle altre in un'effimera colonna destinata immediatamente a svanire. Rimasi per qualche minuto fermo ad osservare quello spettacolo in religiosa contemplazione. Stavo intraprendendo un pericolosissimo viaggio, che probabilmente mi avevano affidato solo per disfarsi di me. Chissà cosa avrei dovuto affrontare nel mondo degli umani, vivendo in incognito, nell'ombra. Qualunque evento mi fosse accaduto però, quella sabbia avrebbe continuato il suo eterno gioco, incurante di me, dei Noubin, del ciondolo, degli umani. Sarebbe stata là alla fine di tutto. Se mai ci fosse stata una fine.
Avevo indugiato anche troppo. Dovevo continuare. M rimisi in marcia senza paura di cadere e rialzarmi sotto il Sole cocente, che mai concede tregua e anzi costantemente incalza. Sempre era sopra di me e mi pareva di sentire il suo peso schiacciare il mio incerto incedere. Per molti giorni sarebbe stato così, poiché nella interminabile distesa che avevo di fronte, non c'era riparo dalla sua inclemenza. Era come se lo stesso Karevor, di cui si dice il Sole sia una manifestazione, avesse deciso di annientare il mio essere prosciugando il mio corpo. Io così poco abituato ai suoi raggi. Io, cresciuto nell'umida e gelida tenebra.
Solo la notte mi era amica. Arrivava cingendo il mio debole corpo nell'ombra, lo accarezzava lievemente suscitandone il sonno. Allora sapevo che era arrivato il momento di fermarsi. Mi bastava sedermi e avvolgermi nel mio candido mantello. E lasciare vagare la mente nel sonno del ricordo.


Torna qui! Bryn! Dai ti prego! Resta ancora un po'!”
Il piccolo folletto girava i vispi occhi verso di me e svolazzando mi si avvicinava.

Sincarel”, mi ammoniva in tono serio, “tu non devi e non dovrai mai pregare nessuno, chiaro?”
Io rimanevo zitto, incapace anche solo di pronunciare parole di scusa. Allora Bryn mi sorrideva e quel semplice gesto un calore, quale mai ho nel mio futuro conosciuto uguale, riempiva le mie membra. Sempre sorridendo apriva la sua minuscola mano e una fiamma guizzava dal suo palmo a illuminare l'oscurità della cella.

Prendila Sincarel” mi sussurrava divertito.
E io incominciavo a corrergli dietro, senza riposo. Ma la fiamma era troppo agile per me che avanzavo zoppicando e spesso inciampavo cadendo steso a terra.

Ah povero piccolo Sincarel” mi canzonava. “Se non riesci smettiamo”
No!” gridavo di risposta. Ferito nel mio orgoglio di bimbo, continuavo a seguire con lo sguardo l'impertinente fiammella. Poi la mia mano si levava nella sua direzione.
Akth imn ka” dicevo, accarezzando quelle parole, quei suoni a me sconosciuti con voce melodiosa ma imperiosa.
E la fiammella si immobilizzava a quel comando e lentamente poi iniziava a venire verso di me, sino a raggiungere la mia mano.

Guarda Bryn! Guarda!” esclamavo colmo di gioia.
Sorridendomi amabile, il piccolo folletto mi arruffava i capelli.

Ho visto piccolo Noubin. Meriti un premio!”
Quale? Quale?”
Dei dolcetti comparivano di fronte a me che li afferravo felice.

Ora però devo andare davvero, Sincarel”
No rimani”
Mi dispiace bimbo mio” e si allontavana verso le sbarre.
Non mi lasciare solo, ti prego”
Sorridendo amabile mi guardava con i vivaci occhi verde smeraldo.

Non ti ho appena detto che non devi mai pregare nessuno?” ma la sua voce era gentile e mi avvolgeva come gentili mani materne.
Su, sii forte! Come un eroe!”
Vedendo la mia poco convinta espressione aggiungeva, “Tieni la fiamma con te. Ti farà compagnia stanotte”

Ho paura della notte” riuscivo a sussurrare.
Sii forte” mi mormorava mentre svaniva. Io correvo disperato contro le sbarre.
Non lasciarmi! Non andartene! Non lasciarmi! Non...”

Aprii gli occhi. Mi parve di vedere per un attimo guizzare il contorno sinuoso di una flebile fiamma. Persistenza dei sogni. Ancora era così forte la sua sensazione che dovetti aspettare alcuni minuti prima di riabituarmi alla realtà. Chiusi ancora gli occhi, ma l'alba stava ormai per sorgere. Era tempo di rimettersi in cammino.



Finì di leggere quello che aveva catalogato come il secondo capitolo del diario di Sincarel. Aveva acquistato quel tomo di pelle antica, spendendo tutti i propri risparmi, principalmente per la bellezza dell'oggetto stesso: lo aveva affascinato immediatamente appena lo aveva scorto tra le altre cianfrusaglie del banchetto al mercato, come fosse una perla rilucente in mezzo al fango. La sua idea era di rimuovere le pagine già presenti e di inserirne di nuove, di inserire in quel tomo così pregiato le sue storie, di Irv il bardo. Invece era rimasto soggiogato dalle parole contenute in quelle pagine consunte, trascinato in quella storia incredibile di maghi e guerrieri, di odio e amore. I vari capitoli però non erano ordinati correttamente e qualcuno mancava addirittura. Così lui si era messo pazientemente a riordinarli e a cercare di colmare le falle della narrazione.
Si avvicinò al letto dove sua sorella stava dormendo profondamente. Le sorrise anche se lei non poteva vederlo. Si era addormentata scossa dalla notizia della morte di Molly, un anziana signora loro vicina di casa a cui spesso loro padre affidava dei lavori domestici, da quando loro madre se n'era andata per una malattia, dieci anni prima. Si erano entrambi affezionati a Molly, i cui modi gentili e dolci avevano fatto breccia nei loro cuori, e i cui saggi consigli li avevano accompagnati negli anni successivi. Ma ora lei se n'era andata ed in una maniera orribile. Assassinata in casa propria. Irv non aveva voluto sapere altro di quella storia, poiché già troppa sofferenza gli causava, ma gli erano giunte delle voci secondo cui il corpo di Molly era stato smembrato e mutilato. Rabbrividì stringendosi nella veste e decise di tenersi occupato rimettendosi al lavoro, tanto non avrebbe dormito comunque.
La notte sarebbe davvero stata lunga.

Spazio autore:

dunque, ringrazio moltissimo chi mi legge e si prende il tempo di scrivere recensioni e in particolare:

  • Valerie_Laichettes, Nick e Sarevok ne combineranno delle belle insieme, anche perché sono due tipi abbastanza egoisti. Spero di riuscire a far emergere lo strano rapporto che li legherà...vedremo!

  • Alaire94, Sarevok ha ancora alcuni sassolini da togliersi dalle scarpe e non sarà sempre così semplice! Per quanto riguarda il cambio di rating si è trattato di un errore che ho fatto smanecchiando qua e là: ho risistemato l'arancione comunque! Per gli errori...beh, un po' pago la mia costante distrazione e un po' il fatto di scrivere quasi sempre di notte con la vista costantemente incrociata! Tu quando ne trovi segnala, così che poi posso correggere!



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Capitolo 7
*** L'incontro ***


L'incontro capitolo 7

L'incontro




Sarevok e Nick stavano per giungere alla città di Altaria. Il loro viaggio di ritorno dal maniero di Lord Dhoul era stato per Nick estremamente faticoso e decisamente troppo silenzioso. Lui era un chiacchierone nato, curioso ai limiti dell'invadenza e soprattutto abituato a essere il centro dell'attenzione, il miele così gustoso che non se ne poteva fare a meno, né avere mai abbastanza. Si era perciò aspettato di intavolare molte conversazioni con quel guerriero dallo sguardo truce e assente che lo aveva salvato da orribili torture e aveva già pronte tantissime storie da raccontargli durante i tre giorni del tragitto. E invece niente di tutto questo era accaduto: alle domande che poneva, spesso non gli giungeva alcuna risposta e inoltre, quando cercava di parlare di sé, si accorgeva di stare parlando da solo, poiché l'altro era sempre due passi avanti a lui e concedeva misere e laconiche risposte. Perciò rimase stupito quando, oltrepassate le alte e bianche mura della città, Sarevok interruppe il suo silenzio.
Cosa sai di questi Corvi?” chiese a bruciapelo.
Un po' di cose” temporeggiò, volendogli restituire l'asciuttezza. Il guerriero si girò verso di lui e lo fissò. Un tremito attraversò le sue membra.
Dimmi quello che sai” gli ripeté.
Va bene, ma prima raggiungiamo la taverna di mio padre. È meglio parlarne davanti ad un piatto di carne, no? E sentirai le polpette di zia Berth! Che bontà, ho già l'acquolina in bocca! Sapessi come riesce a...” ma poi si interruppe, accortosi che il compagno non lo stava più a sentire.

Burrich era ormai al culmine della preoccupazione. Il suo ragazzo mancava da casa da più di una settimana, non aveva idea di dove potesse essere e il misero biglietto lasciatogli recava semplicemente scritto: “Padre vado al villaggio di Wiston per qualche giorno”. Inoltre non sapevano niente neanche Irv e Claire, i due amici più cari di Nick, arrivati in taverna da poco, e che anzi erano in ansia quasi quanto lui. Per far star tranquille le due zie, si era inventato una commissione per cui aveva dovuto mandare l'amato nipote in una cittadina vicina. Si diede dello stupido perché avrebbe dovuto insistere maggiormente nel farsi dare spiegazioni, avendo intuito che stesse tramando qualcosa, senza trattenersi, come faceva di solito, per non fare la figura del genitore apprensivo, quale purtroppo era. Fu quindi enorme il suo sollievo quando, in quella fredda sera, vide Nick entrare nella Locanda del Gallo, stanco e provato, ma fortunatamente vivo e vegeto. Con lui era un altro giovane uomo più alto e prestante, che riconobbe essere colui che, pochi giorni prima, gli aveva chiesto di Lord Dhoul.
Figlio mio!” corse ad abbracciarlo.
Padre!” lo salutò raggiante e un po' imbarazzato.
Ma dove ti sei cacciato?”
È una storia lunga – ammiccò sedendosi ad un tavolo – ora perché non offri qualcosa da bere e mangiare a me e al mio amico? Siamo molto stanchi ed affamati!”
Sì certo! Berth! - chiamò a gran voce – è tornato Nick! Prepara le tue polpette!”
Il ragazzo sorrise al compare guerriero che si era intanto seduto e che non lo ricambiò minimamente. Stava per rimproverarlo quando una voce femminile lo prevenne chiamandolo incerta

Nick ciao”
Si voltò e vide il paffuto corpo di Claire avvicinarglisi.

Claire! - si alzò per abbracciarla facendola arrossire completamente – come stai? Cosa fai da queste parti?”
Ero preoccupata per te e ho pensato di venire a chiedere informazioni a Burrich” spiegò lei fissando un punto del pavimento diventato improvvisamente di estremo interesse.
Ma non ti devi preoccupare per me! Sai che niente può nuocermi, sono invincibile!”
Sì beh, comunque, stai bene vero?” gli chiese notando due piccole ferite sul collo.
Benissimo! Ma dov'è tuo fratello? Il bardo più veloce del Reame?”
Irv arrancò sino al tavolo zoppicando leggermente.

La finirai una buona volta di prendermi in giro?”
Forse – rispose zoppicando a sua volta verso l'amico – quando tu la finirai di zoppicare!”
Non sei divertente. In che guaio ti sei cacciato?” domandò poi sottovoce.
Poi ti racconto – replicò sullo stesso tono per poi salire su una sedia e proclamare a gran voce attirando l'attenzione della folla – Signori, un attimo di attenzione! Ho l'onore di presentarvi un guerriero potentissimo e invincibile che ha viaggiato con me per alcuni giorni e che mi ha salvato la vita. Ecco a voi Sarevok!”
Gli avventori si produssero in un caloroso applauso, ma Sarevok sembrò infastidito da tutta quell'attenzione e si limitò a scuotere una mano in gesto di saluto, mentre con l'altra afferrò Nick per la camicia, facendolo scendere.

Cosa ti salta in testa bamboccio?” sibilò tra i denti senza mollare la presa.
Volevo solo presentarti alla gente” si scusò.
Non mi interessa essere conosciuto e soprattutto non mi interessa la gente. Parlami dei Corvi. Questo mi interessa” concluse lasciandolo.
Va bene, va bene. Ti farò raccontare da Burrich, che ne sa sicuramente di più. Eccolo sta arrivando.”
Il gioioso oste si stava infatti avvicinando con le prelibate pietanze.

Sarà meglio che tu vada a salutare le tue zie - ammonì il figlio – O altrimenti le senti poi.”
D'accordo. Dopo mangiato vado”
Io ho bisogno di avere delle informazioni” intervenne asciutto Sarevok.
Sì ragazzo - rispose l'oste – anch'io ho bisogno di avere delle informazioni però.”
Capisco. Parla allora – disse e, mentre anche Irv e Claire si sedevano al tavolo, aggiunse squadrandoli - non ho segreti per nessuno.”
Chi sei?” domandò.
Mi chiamo Sarevok e vengo da Est, dalle montagne del Kaartak. Mi sono guadagnato da vivere facendo il mercenario. Non sono altro.”
E cosa volevi da Lord Dhoul?” incalzò.
Ucciderlo. Ed è quello che ho fatto”
Calò un silenzio carico di parole. Nick si guardò intorno allibito e preoccupato, ma nessuno degli avventori degli altri tavoli sembrava stesse facendo caso alla loro conversazione. Incrociò poi lo sguardo di suo padre e chinò il capo colpevolmente.

Sarà meglio proseguire quando saremo da soli” sentenziò meccanicamente Burrich.
E così avvenne. Attesero che anche l'ultimo cliente fosse uscito e poi Nick raccontò tutto, omettendo però di rivelare la missione affidatagli da Ewan e asserendo di essere semplicemente passato di lì. Mostrò poi le ferite subite al padre e a Irv e Claire, cui aveva chiesto di fermarsi, tale era la fiducia che riponeva in loro. Sarevok rimase in silenzio ad ascoltare senza mostrare alcuna emozione, neppure quando l'altro descrisse la brutale fine di Dhoul.

Vi ha visto qualcuno?” chiese Burrich, la voce tremante per la preoccupazione.
Sì, ma nessuno è sopravvissuto. C'erano persino due soldati dei Corvi” rispose il giovane.
E questo è quello che mi interessa” intervenne Sarevok, improvvisamente fremente per l'impazienza.
Cosa vuoi sapere?” chiese l'oste.
Chi sono, chi li comanda e soprattutto dove li posso trovare”
Non credo ti convenga trovarli” intervenne timidamente Irv.
Perché?” gli domandò sempre più inquieto.
Hanno fama di essere guerrieri eccellenti, i migliori scelti tra le fila dell'esercito reale. Ci sono molte storie su di loro e sul loro Capitano, Sir Scott Flameny.”
Storie?” quasi sputando su quella parola.
Sì – continuò il giovane bardo – storie di eroiche gesta e di battaglie vinte, di villaggi liberati e nemici del Regno sconfitti. Storie di valore militare, epiche addirittura!” concluse accalorandosi.
Sarevok strinse il bicchiere nella mano con tanta forza da farlo rompere. I vetri gli si conficcarono nella pelle facendolo sanguinare. Burrich si alzò istintivamente percependo il pericolo provenire da quel ragazzo, così simile a una bestia inferocita pronta ad attaccare.

Eroiche gesta - sibilò a denti stretti – Sono dei bastardi senza onore! Ecco cosa sono!”
Tu cosa ne sai?” chiese Nick.
Molto più di voi evidentemente” replicò l'altro alzandosi.
Non ti conviene uscire a quest'ora. C'è il coprifuoco” gli disse Burrich mentre stava aprendo la porta della taverna.
Eviterò di fare incontri spiacevoli allora” rispose uscendo.
Quel ragazzo è pericoloso - sentenziò Claire – Mi dà i brividi!”
È come una bestia spaventata - rifletté Burrich - “È vero che ti ha salvato la vita?” domandò poi al figlio, che annuì, sebbene sapesse che Sarevok molto probabilmente non lo avrebbe aiutato in alcun modo, se non fosse stato interessato, per qualche motivo ancora ignoto, ai Corvi. Eppure sentiva che era nato un legame con quel taciturno ragazzo, senza avere però un'idea precisa di quale base esso potesse avere. Ma non era stato proprio il suo maestro Ewan a insegnargli che era nei rapporti umani che un ladro poteva davvero fare la differenza?
Tornerà. Diamogli tempo - affermò il bonario oste quasi intercettando i pensieri dei tre giovani – Intanto per stanotte voi vi fermerete qui. È troppo tardi e pericoloso uscire adesso” concluse rivolto a Irv e Claire. I due fratelli furono estremamente contenti per l'invito e, una volta salutato il loro ospite, tempestarono di domande il povero Nick, che alla fine cedette e raccontò tutta la storia, missione di Ewan compresa.


Sarevok passò la notte lungo il fiume, contemplandone il lento scorrere in uno spossante dormiveglia. Nella sua mente le immagini di quel giorno lontano si affollavano caotiche e pulsanti come lava dal vulcano. Il sonno tentava di coglierlo mentre ancora riusciva a sentire vivide le grida di sua madre invocare pietà, una pietà mai giunta. Si alzò di scatto e si incamminò nervoso verso la città. Non era quella la luna che poteva donargli la pace del riposo.





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