Pergamena

di sonounaspugna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** strana? ***
Capitolo 2: *** corvonero? ***
Capitolo 3: *** Ron Weasley parla. ***
Capitolo 4: *** Ginny Weasley parla. ***
Capitolo 5: *** Hermione Granger parla. ***
Capitolo 6: *** Ron Weasley parla2. ***



Capitolo 1
*** strana? ***


Poche righe prima di leggere!!
Ammetto di essere una gran pasticciona, mi incasino e non concludo mai nulla. Lo so e me ne scuso. Chiedo solennemente perdonooooo! xD
Ho riportato dei cambiamenti rispetto all’ultima pubblicazione perché mi sono accorta che c’era qualche imperfezione e 99,9% che ce ne sono ancora!
Mi sono accorta che tutte le volte sbaglio. Scrivo di getto e posto anche senza rileggere perché non vedo l’ora che qualcuno possa ammirare (si fa per dire xDD) i miei assurdi lampi di genio. Ma poi per un motivo o per l’altro tutte le FF vengono abbandonate.
Ho deciso di darmi una regolata, però!
Ora posto i primi capitoletti e cercherò in breve tempo, anche se non troppo, di completare il tutto. La storia su Word è già bella che finita, solo che mi sembra illogico mettere capitoli a raffica!!
 
Occorre essere Bene a conoscenza del libro di Harry Potter, di tutta la serie, per essere precisi. Solo così si potrà intendere, dato che, ovviamente, non mi sono messa a rispiegare passo per passo i volumi della Rowling! Molte cose le do quindi per scontate..
Inoltre questa FF fa davvero i salti mortali. Salta nel tempo e, soprattutto, cambia proprio il modo di vedere le varie situazioni. L’inizio è in terza persona, ma solo qualche capitolo dopo si passa alla prima.
Non so se voi apprezzate ciò, ma mi sono divertita a scrivere questa FF!!
Sono solo sei capitoli, non aspettatevi un romanzo, quindi!
Il mio modo di scrivere è all’incirca sempre lo stesso, che descriverei con una sola parola. Semplice. Non uso parolone con grande effetto, magari questo vi deluderà.. :’(
 
Un ultimo punto prima di cominciare la lettura.
 In questo scritto racconto dei miei personaggi in assoluto preferiti: Luna Lovegood, Ron Weasley e Hermione Granger (lei dipende dai giorni, però! xDD). Quindi vi chiedo solo un favore, non offendetemeliiii!! xD
 
 



Pergamena

DOPO UNA FINE C’è sempre un inizio
“Dimmi.. pelo di gatto oppure.. un bezoar?”
“Non mi piace che usi il mio micio per i tuoi esperimenti..”
“D’accordo, va bene. Bezoar.”
La trentenne prese l’ingrediente da un cassetto sotto alla scrivania piena di calderoni e lo mescolò insieme alla sua nuova invenzione.
“Adesso è davvero pronta, eccellente!”
“bevo prima io?” chiese la bimba eccitata.
“mmm.. forse è meglio che lo assaggiò prima io! Non vorrai star male per uno dei miei esperimenti!”
“Va bene però dopo..”
“Certo, poi tocca a te, come sempre piccola!” le disse la madre regalandole un enorme sorriso.
Poi, scomparve.
L’unica fortuna di quella bimba è che la mamma aveva avuto il tempo di regalarle il suo ultimo sorriso.
 
 

“.. e mi raccomando, attenta hai gorgosprizzi!” le disse la voce dolce del padre.
“gorgo.. che?” disse in risposta l’undicenne.

“Gorgosprizzi, ti confondo la mente.. entrano ovunque, persino nelle orecchie e nelle narici!!”

“Sembrano dei tipi strani, a chi piacerebbe vivere nel naso degli altri? Lì si deposita il muco, giallognolo e bagnato. Forse a loro piace, però. Come sono fatti, papà?” chiese con voce petulante ma interessata.

“oh! E chi lo sa!! Se tutti noi sapessimo come sono davvero, riusciremmo ad abbatterli. Sarebbe una vera scoperta!”
“quindi in realtà non esistono.. nessuno sa se ci sono realmente!”
Il quarantenne sospirò.
“Luna, Luna, Luna.. cosa ti ho insegnato? Se tu credi in qualche cosa, esiste. Punto. Tu puoi immaginare anche le cose più incredibili e, per quanto impossibili, possono diventare realtà.”
“e allora perché mamma non è qui, accanto a noi?” chiese con tranquillità la bimba, senza esitazione.
“Lei c’è. Lei c’è sempre. Lei è tutto.” Rispose l’uomo, materno.
“Vorrei che mi parlasse, qualche volta.”
Silenzio.
“Non credo di essere adatta come una Grifondoro, credi che mamma ne resterà delusa?” cambiò improvvisamente argomento.
“E perché dovrebbe?” chiese lui, confuso.
“Non lo so, lei era una Grifondoro..”
“Tua madre sapeva cosa saresti diventata già dalla prima volta che ti ha visto.” Sorrise al ricordo.
“Mamma non era una veggente.” Riflettè ad alta voce la bimba.
“Questo è quello che credevamo tutti. Ora vai e tieni! È la copia che uscirà domani..”
Il Cavillo, il giornale che dirigeva il padre. La bionda lo prese senza degnarlo neanche di uno sguardo e lo infilò nel baule, lo avrebbe letto in viaggio, forse.
“Mi raccomando, sii prudente!”
“Certo papà!” e così dicendo la bimba sparì entrando nel vagone.
-un posto .. un posto..-si accomodò in uno scompartimento da sei persone, vuoto.
“Emm.. scusa, è libero qui?” le chiese la voce titubante di una ragazza mora, appena lei si fu accomodata.
“Certo. Potremmo conoscerci, parlare e raccontarci la nostra vita..” disse in risposta con la sua solita aria sognante.
“S-si, v-va be-nne..” cercò di sorridere, ma non risultò molto convinta.
“non devi sorridere se non sei felice, papà dice sempre che bisogna essere se stessi, poi, prima o poi, la gente ti accetterà per quello che sei. Non c’é bisogno di sforzarsi a essere chi non si è. Come ti chiami?”
“Cho Chang, ma credo di.. be, devo andare, magari da quelli del mio anno..” 
“Di che anno sei?” insistette.
“terzo” E così se la svignò, avendo paura di affrontare qualcosa di nuovo. Avendo paura di conoscere la ragazza strana e diversa, che forse era più normale di lei.
L’undicenne rimase sola, come lo era da quando sua mamma se n’era andata, o meglio, morta. Luna Lovegood aveva sempre odiato i giri di parole, le cose si dicono come stanno. Punto. Non c’è bisogno di usare particolari metafore, spremersi il cervello per trovare un’espressione eccezionale, che colpisca. A colpire deve essere il messaggio, non come si esprime la persona. È quello che pensava lei, ed era per questo che riusciva a dire, con semplicità, anche le cose più importanti, stupendo chi l’ascoltava. Stupiva perché rimaneva sempre quieta, mantenendo una tranquillità invidiabile. Discuteva della morte della mamma come se parlasse di quello che aveva mangiato a pranzo.
La sua tranquillità era ammirata, invidiata persino, ma tutti avevano troppa paura di ammetterlo, troppo paura di confessare: “quella strana non è poi così male”.
E lei lo sapeva. Era cosciente di essere differente, normale si definiva, perché quelli diversi, strambi, erano gli altri, non lei.
“Cioccorane.. sono le ultime!!” annunciò la signora del carrello di dolciumi. “Ne vuoi, cara?”
“Sì, grazie.. direi 8 cioccorane!”
“Sicuro.. ecco a te, come mai tutta sola?”
“Nessuno mi apprezza particolarmente” replicò con un’alzata di spalle. “anzi, per niente.” Concluse come se si fosse dimenticata di scrivere qualcosa sulla lista della spesa.

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Capitolo 2
*** corvonero? ***


Corvonero
Tutti terrorizzati di entrare nella Sala Grande, tutti atterriti di sedersi lì, su quello sgabello e calzarsi sulla testa il capello davanti all’intera scuola. Non un cappello qualsiasi, il Cappello Parlante. O forse non tutti. Lei si guardava intorno senza la minima traccia di timore in viso, estasiata alla vista delle candele sul soffitto e il cielo scuro, ma senza alcuna traccia di nubi.
Poi i suoi occhi grandi e sbarrati passarono sulle lunghe tavolate delle Case. Verde e argento, oro e rosso, blu e.. ma Harry Potter? Il bimbo Sopravvissuto? Doveva trovarsi in mezzo a quella folla, aveva un solo anno in più di lei, magari un giorno ci avrebbe parlato insieme!! Ma scrutò tra la massa senza scorgere la sua famosa fronte su cui era stampata la cicatrice, il segno che Voldemort gli aveva impresso per sempre. La professoressa McGrannit iniziò a chiamare i ragazzi uno a uno ma Luna non le diede importanza, dov’era il protagonista delle storie che papà le raccontava?
 “Luna Lovegood!” si avvicinò all’autorità e poi si sedette sullo sgabello in attesa che le venisse calzato il cappello. Sei una Lovegood, giusto? Le disse una voce nella mente, era lui, il Cappello. “Si..” bisbigliò lei. Bene, bene, bene.. vedo talento, vedo capacità di prevedere, vedo intelligenza, vedo una persona colta in te.. “prevedere? Non sono mica una veggente!” sussurrò ancora. Qui non si tratta di avere sangue da veggente, è il tuo cuore e la tua ragione che ti aiuteranno a capire.. “Corvonero” era da tanto che non trovavo una Vera Corvonero..
Luna si tolse il Cappello Parlante e saltellando raggiunse il suo tavolo. Impossibile, Lei Corvonero? Lei possedeva un’intelligenza che il Cappello non incontrava da anni? Davvero incomprensibile..
Si accomodò di fianco a una ragazza dalla bellezza esotica, occhio e croce poteva avere al massimo due anni in più di lei, anzi, ne era certa visto che era la ragazzina che aveva incontrato sull’espresso, Cho.
“ciao!” le disse. “non sapevo fossi una Corvonero.”
In risposta non ricevette che un’occhiata, quasi imbarazzata perché, se Luna Lovegood ti rivolge la parola, è Scandaloso con la S maiuscola.
L’elenco dei ragazzi del primo anno sembrava infinito..
“Ginny Weasley!” annunciò la professoressa. E così anche la più piccola dei fratelli Weasley era arrivata a Hogwards..
“Grifondoro!” proclamò il cappello senza esitazione e il tavolo oro e rosso scoppiò nel caos.
 
 
“Harry e Ron dove sono finiti?” sentì bisbigliare alle sue spalle. Era Ginny Weasley che si rivolgeva a una ragazza appena più grande con una chioma crespa e castana, probabilmente di origine babbana per come aveva acconciato la quella matassa di capelli.
“Non lo so.. non c’erano neanche sull’espresso!” Harry? Stavano parlando di “quel” Harry?
“Cavoli, si sono persi il mio Smistamento! O Ronald la pagherà.. eccome se la pagherà!”
Usciti dalla Sala Grande Luna, senza sapere bene il motivo, seguì le due ragazze che si stavano dirigendo verso l’entrata, e poi lo vide. Eccolo accanto al Rosso, un Weasley sicuramente. Era Harry Potter: capelli neri che gli ricadevano sugli occhi verdi circondati da un paio di occhiali. Probabilmente aveva scelto quel taglio lungo per non mettere in mostra la propria cicatrice, però lei avrebbe voluto vederla. Le sembrava un sogno vederselo lì, in carne ed ossa, come un eroe uscito da un cartone animato, perché Lui era il suo eroe.
Sospirò. Allora era vero, Harry Potter esisteva davvero.
 
“La mia prima lezione di oggi è Incantesimi, insieme a Grifondoro, la tua qual è?”  erano passati già tre mesi dal suo arrivo a Hogwards, ma Luna Lovegood non riusciva mai ad associare i colori della divisa scolastica con quelli delle Case.
“Luna? Mi vedi? Sono del tuo stesso anno e indosso vestiti rossi e oro. È ovvio che ho anche io Incantesimi!” sbottò Ginny Weasley, l’unica con cui riuscisse a scambiare qualche parola ogni tanto, l’unica che non la chiamava Lunastorta, il suo ormai celebre soprannome.
“a volte mi chiedo per quale ragione tu sia finita in Corvonero..”
“perché sono intelligente, o magari lo ero solo in quel momento..”
“quale momento?”
“quando il Cappello Parlante mi ha parlato. Lui mi ha detto ero una degna Corvonero.”
“seee.. ti consiglio di togliere quei maledetti orecchini, comunque. Non ti danno l’aria da intellettuale..”
“ma io non ho detto che sono intellettuale, non intendevo dire che sono più intelligente di te e che tu sei meno..”
“mi stai dicendo che io sono una capra?”
“capra? No, non mi pare.. non hai ne peli ne zampe.”
“Luna, intendevo dire..” ma la più piccola dei Weasley lasciò cadere la frase, così, senza una fine.
“cosa? Volevi offendere le capre? Cosa ti hanno fatto?”
“niente, lasciamo perdere!” la rossa girò i tacchi in direzione dell’aula dove poco dopo avrebbero dovuto seguire lezione.
Luna era specializzata nel far spazientire la gente, aveva una dote tutta sua. Lei capiva quando erano chiari con lei, quando non facevano inutili giri di parole..

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Capitolo 3
*** Ron Weasley parla. ***


Ron Weasley parla.
La testa mi doleva ancora parecchio, ma nonostante tutto stavo bene, bene per essere stato vittima di un filtro d’amore, che tra l’altro non era neanche destinato a me, un idromele barricato che avrebbe potuto uccidermi (ma anche quello era stato un errore) e un bezoar in bocca, anche se quest’ultimo era stato una fortuna. Una vera fortuna, come la scelta, già il primo giorno di scuola, di un migliore amico come  Harry Potter, il sopravvissuto, quello che tutti adesso chiamavano il Prescelto. Non era una fortuna perchè era famoso (anzi per nulla a dir la verità) ma perché lui era un Grifondoro, un Vero Grifondoro. Sangue freddo, coraggio e capacità. Era stato lui a salvarmi la vita, e gli dovevo tutto, ma lì, su quel lettino dell’infermeria non riuscivo a pensare a lui. La mia mente era occupata a fantasticare su una ragazza, anche se non capivo bene chi era. Non riuscivo a guardarla in faccia, o forse non volevo sapere chi era. Mi sentivo in colpa perché ero certo che non era la mia Lavanda.. Lavanda Mia? E perché mai? Cos’aveva quella ragazza di diverso dalle altre? Nulla.. non era speciale, non era unica.. non mi interessava. Era difficile ammetterlo, ma non mi interessava assolutamente niente di lei, quella che nelle ultime settimane non aveva fatto che baciarmi. Il nostro rapporto era solo una questione fisica, ad essere sincero non mi ricordavo neanche la sua voce, a parte quando mi chiamava “Ronninooo!” . L’infermeria era vuota, ma il mio comodino stracolmo di Caccabombe e roba simile diceva che qualcuno era passato a trovarmi. Ravanai alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare e, tra alcune cartacce (dovevo ringraziare Fred e George per avermi regalato l’involucro dei loro filtri d’amore con su scritto“confezione vuota fabbricata apposta per il nostro fratellino, almeno non c’è pericolo che la ingerisca!”) trovai un pezzettino di pergamena stropicciata. C’era scritto un messaggio con una scrittura disordinata e quasi incomprensibile..
Lavanda Brown?? Stiamo scherzando? Abbi il coraggio di guardare in faccia colei che ti tormenta!
chi è che mi aveva scritto una roba simile? Era anonima, ma, sul retro, era come incisa una mezza luna nera sormontata da un cuore rosso fuoco e una mano che muoveva il pollice.
Ma il problema era un altro. Non era tanto Chi l’aveva mandato, ma Come faceva a sapere delle mie fantasticherie. Magari era opera di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Riusciva a leggere nella mente di Harry, perché non poteva riuscire a leggerla a me? Ma.. no. Voi sapete Chi non aveva tempo da perdere con uno come me!! E non per cose di così poco conto.. non credo che al “Signore Oscuro” interessassero i miei problemi adolescenziali!
Qualcuno entrò nell’infermeria perché sentii la porta cigolare, però avevo il sole che entrava dalle finestre negli occhi e non riuscii a capire chi fosse fino a quando la sagoma non mi raggiunse.
“Ginny!” esclamai.
“Ron! Finalmente sveglio e cosciente. Hermione è appena venuta via, giusto?”
“io.. bhe.. non lo so! Mi sono appena svegliato!”
“Lei mi ha detto che ha aspettato che tu ti svegliassi per andarsene..” effettivamente non mi ricordavo minimamente la prima cosa che avevo visto quando avevo aperto gli occhi, ma di certo non era stata Hermione.
Giusto?
“be, non importa.” Continuò. “è solo che ti devo parlare prima che tu esca di qui.” Sospirò. E attese.
“là fuori le cose sono cambiate.”

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Capitolo 4
*** Ginny Weasley parla. ***


Ebbene sì, sono insofferente.. devo postare! Tanto non mi porta ne vantaggio ne svantaggio aggiungere capitoli uno via dietro l’altro.. detto fra noi: io non è che sono poi così tanto seguita!! xDD
Quindi ne approfitto e al diavolo quello che mi conviene o no! >.<
Che altro?? Niente, direi. Le varie (e alcune inutili!! ;D) premesse le ho già fatte.. meglio non essere ripetitiva!
 
 
Ginny Weasley parla.
“cosa vuoi dire?” si scaldò subito, mettendosi a sedere. “Hermione? Come sta? Cosa le è accaduto??” fissai mio fratello incredula. Da dove aveva tirato fuori Hermione? Scossi la testa, in segno che lei non centrava assolutamente niente. Forse era ancora sotto shock e non riusciva a collegare bene i neuroni. Era meglio aspettare a dargli la notizia?
“Harry? Tu-Sai-Chi? Fred? George? Mamma? Pa..” continuò allora preoccupato.
“nono..” ..però doveva dirglielo. Non potevo farlo uscire dall’infermeria lasciandogli credere che fuori ci fosse stata  Lei a prenderlo ancora, ad abbraccialo e..
“Lavando Brown non vuole più saperne di te” svuotai il sacco. Non era stata per nulla delicata, ma se avessi iniziato i giri di parole mi sarei incartata e il messaggio non gli sarebbe arrivato. Però da delicato a così brusco ci poteva essere una via di mezzo.. mi preparai al peggio.
Gli occhi di Ron, che fino a due secondi prima erano sbarrati dalla preoccupazione, si chiusero. Vidi le sue dita conficcarsi nel palmo, le mani strette in due pugni. Presi coraggio e preparai la bacchetta, caso mai divenisse ingestibile.
“e tu me lo dici così” la sua voce tremava. Rabbia, direi. “mi hai fatto quasi prendere un collasso!! Ho pensato il peggio e poi te ne esci fuori con” aprì gli occhi e li puntò nei miei. “Lavanda?”
Ammetto che mi spaventò parecchio. Tremava, ringhiava quello che diceva. E poi era rosso, quasi dovesse scoppiare.
Non sapevo cosa replicare, soprattutto una volta capito che la sua ira non era rivolta a quella sgualdrina della Brown.
Rimasi ferma a guardarlo mentre si calmava, poi, una volta che tornò in pieno possesso di se stesso, parlò.
“non farlo mai più, chiaro? Sarebbe potuto succedere di tutto mentre ero in coma!! Vieni qui..” mi prese per le braccia e mi abbracciò.
Cosa? Ronald Bilius Weasley mi stava abbracciando?? Lui?
Forse era andato fuori di cervello.
“Ronald.. ma che?” si staccò.
“ti voglio bene, piccola!” sorrise e non potei far altro che rispondergli ugualmente, sebbene poco convinta.
“non sei distrutto?” gli chiesi infine. Non aveva il cuore spezzato? Io mi ero preoccupata così tanto.. nessuno aveva avuto il coraggio dirgli della rottura così, come sorella, ne ero stata praticamente costretta. E ora lui non mostrava la benché minima emozione?
“effettivamente ho le ossa tutte indolenzite. Credo che resterò qui ancora qualche giorno e poi ogni scusa è buona per saltarsi le lezioni!!” sorrise. Di nuovo.
Perché sorrideva?
“non fisicamente, Ron!” dissi spazientita. “Parlavo di Lavanda”
“oh, già! Dimmi, per quale motivo mi ha mollato?” chiese curioso, con un velo di ironia.
“Ron! Dovresti essere dispiaciuto!!” lo rimproverai.
“scherzi?! Sono sollevato!” rise.
Sospirai incapace di controbattere. Mai mi sarei aspettata una reazione del genere.
Forse voleva fare il gradasso e non mostrarsi debole? Forse si voleva tenere il dolore dentro? Non gli avrebbe fatto bene, ma conoscendolo non avrebbe mai svuotato il sacco. Ma se invece non gliene importava più nulla voleva dire solo una cosa: c’era un’altra.
Prima o poi lo scoprirai mi dissi. Era inutile insistere con mio fratello. Era come parlare con un muro.
 
 
 
Ringraziamenti:
MissBlaBla:so che hai recensito mesi fa, addirittura! So già di essere sbarellata, ma comunque meglio tardi che mai, no?! Comunque grazie, grazie solo per aver provato a leggere. ;D
Sono contenta che Luna acquisti un po’ più di importanza, perché, in fondo, è quello a cui punto!! xD
Graziiiie ancora.
Marzia <3

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Capitolo 5
*** Hermione Granger parla. ***


ebbene sì, sono maledettamente scatenata. oggi posto tutto. non mi importa.. ;D
ma le recensioni passo comunque a guardarle, eh!! xD
Marzia <3



Hermione Granger parla.
Era l’ora del pisolino per Rose, e anche per Ron, dato che tutti i pomeriggi si chiudeva in camera con nostra figlia con la scusa di “farla addormentare” e poi dormiva casualmente anche lui ogni santissimo giorno. A me, infondo, stava benissimo così. Avevo due ore, a volte anche tre, da dedicare a me stessa. Solo e unicamente a me. Leggevo. Guardavo film, oppure mi aggiornavo prendendo i nuovi volumi dalla biblioteca riservata agli Auror. C’era sempre da imparare, sempre qualcosa da perfezionare.
Da quando ero diventata madre riuscivo a ritagliare ben poco tempo per portare avanti le mie conoscenze. Ma ci tenevo, così un buchino qua e là riuscivo a trovarlo sempre.
Quel giorno però non avevo un tomo tra le braccia e non ero neanche spaparanzata accanto al focolare.
Ero in bagno.
Seduta sull’asse del gabinetto con stretto tra le dita quella striscetta maledettamente colorata.
Positivo.
Il test era POSITIVO.
Mi tremavano le mani.
Avevo paura.
La mia vita era complicata anche senza Rose, quel piccolo batuffolo. Ma come sarebbe stata con una seconda testa da sfamare e, soprattutto, di cui prendersi cura?
Ron era ancora un ragazzino, dopotutto. Magari fosse stato come Harry, più coraggioso, più forte ma, più di tutto, maturo.
Mi misi le mani tra i capelli, abbandonando sul pavimento il mio test (positivo) di gravidanza.
 
“Ronald Bilius Weasley” lo chiamai strillando. Erano passate due settimane dalla mia “scoperta”. Era giunto il momento di parlare.
Ron arrivò trafelato dal piano di sopra. Io ero seduta a capo del tavolo imbandito con focaccine, te, latte e biscotti.
“siediti pure” lo invitai, vedendolo interdetto alla vista di tanto cibo.
“Hermione..” disse con tono indagatorio. “l’ultima volta che hai preparato un banchetto del genere era solo perché volevi attirarmi e poi strigliarmi perché avevi scoperto che non andato al lavoro per tre settimane consecutive..” disse preoccupato.
Sorrisi appena al ricordo. Mi piaceva vederlo intimorito da quello che avrei potuto fargli..
“eddaiii! Siediti..” dissi per calmarlo.
“e non mi chiamavi così da tempo.. a dir la verità da quando mi hai confessato di aspettare la nostra piccola Rosie!!” esclamò ricordando e sorridendo. Ma poi dal suo volto si cancellò tutto e un velo di preoccupazione si impossessò di lui.
“Hermione, non vorrai dirmi che..”
Ron sarà maledettamente infantile, maledettamente ignorante, alle volte. Ma non è stupido. Per nulla.
“siediti” dissi senza guardarlo negli occhi.
Ecco la situazione ribaltata. Io, sottomessa, la codarda, e lui quello che vuole capire la faccenda.
“Hermione” mi prese la mano. “è così? È vero?”
Rimasi come ferma. Impietrita. Incapace di ragionare, incapace di trovare un modo per asserire.
Annuii poi, anche se contro la mia volontà.
Gli occhi erano colmi di lacrime. Avevo paura. Paura di non farcela, PAURA.
Mi strinse le mani fra le sue calde, forti, possenti. Ron era molto di più che il bamboccio che descrivevo, questo lo sapevo bene. non lo avrei sposato, se no, giusto?
Era tremendamente dolce, romantico e mi faceva sentire bene, come se non fossi mai sola.
“ei!” mi bisbigliò nell’orecchio. “che problema c’è?”
“ho..” mi tremava la voce. Mi accarezzò una guancia, facendomi alzare il capo. “e se non ce la faccio, Ron? È andata bene con Rose ma ho paura che..”
“sssh” mi zittì con il dito. “non te ne rendi conto?” mi chiese sorridendo. “te riesci sempre in tutto, non vedo per quale motivo dovresti fallire in questo. E poi non sei sola. a fallire saremo entrambi, se mai qualcosa non dovesse andare per il senso giusto”
“bhe, ecco..” mi specchiai negli occhi azzurri di Ron e non potei che sentirmi stupida. Stupida perchè mi preoccupavo così tanto. “Ti Amo” sussurrai sentendomi avvampare.
Non glielo avevo mai detto. O meglio, mi ero sempre limitata a rispondergli anch’io tutte le volte che si presentava occasione.
In risposta ricevetti un lungo bacio da capogiro.
Lo avrei amato.
Sempre.

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Capitolo 6
*** Ron Weasley parla2. ***


Ron Weasley parla.
“Ron.. come lo vorresti chiamare??” mi chiese Hermione al settimo mese. Finalmente il piccolo aveva deciso di mostrare il suo sesso.. “avevo pensato il nome del nonno, tuo padre, però abbinato a un qualcosa..”
“mio figlio non avrà il nome di mio padre!” la interruppi forse un po’ troppo bruscamente. Mi fissò allibita. “Lui deve essere.. unico. E soprattutto il suo nome deve dare l’idea  dell’intelligenza che prenderà dalla madre” sorrisi vedendola rassicurata “lo chiamerei Intelligenza se fosse femmina, sai?”
“se!” rise beffarda. “ma dato che è maschio lo chiamiamo cervello” scosse le testa.
“eddaiii! Ci vuole qualcosa di originale per il nostro piccolo” dissi accarezzandole la pancia.
“Hugo *..” sussurrò a un certo punto.
“Hugo?”
“intelligenza. È questo il significato..” bisbigliò.
“Hugo” dissi con approvazione. “mi piace.” Le diedi un rapido bacio e la guardai. I capelli voluminosi come sempre mi sembrarono d’un tratto più lucenti, erano a onde, castani con riflessi quasi rossicci. Gli occhi erano color cioccolato, profondi e pieni di lacrime di gioia. Il suo sorriso era perfetto, bianco e luminoso.
Non so dire se era l’amore a farmi questo effetto, ma Hermione Jean Granger non era mai stata più bella.
Incantevole.
 
“senti.. non è che potresti cercare in soffitta tra gli scatoloni di Rosie se c’è qualcosa che potrà andare bene a Hugo? Siamo agli sgoccioli, oramai! Tua madre mi ha dato un bel aiuto.. gli ha già fatto sette tutine, ma ecco..”
“una tutina alla Weasley? Come i maglioni di Natale??” chiesi sorridendo.
“bhe.. qualcuna qualche volta posso anche mettergliela, ma, non che non siano belle..”
“oh, no! Fanno letteralmente schifo!” conclusi io per lei. Le risultava difficile offendere la suocera.
“Ronald, non offendere lei ci mett-“
“tanto amore, affetto e bontà, ma la mia infanzia è stata rovinata da quegli indumenti e di certo mio figlio non subirà lo stesso trauma!” dissi fintamente arrabbiato e Hermione mi guardò (fintamente) seria. “vado a cercare qualcosa da riutilizzare, ma non facciamo economia. A Mio Figlio non gli metterò le tutine di Rose!”
Salii le scale lasciando dietro di me mia moglie, rideva.
Non immaginavo che ci fosse così tanta polvere, là sopra. Non era neanche così tanto tempo che Rosie aveva smesso di usare body. Gli scatoloni erano parecchi con su scritte del tipo “Rose 0-2 mesi”; “Rose 6-11 mesi”; “Hermione vestiti premaman primi mesi”; “Maglioni di nonna Weasley”; “Tomi per ammissione Auror” e poi notai uno scatolone infondo. Il più rovinato e polveroso, direi. Mi avvicinai non riuscendo a leggere quello che vi era scritto.
“Hogwards”, lessi.
D’un tratto fui preso dai ricordi. Mi mancavano quegli anni. A Hogwards ero entrato che ero solo un bambino e ne ero uscito uomo. Più o meno. Rividi il mio primo giorno, sul treno, accanto al mitico Harry Potter. Rividi lei, Hermione, con quell’aria da “so fare tutto io”. Rividi l’intera Sala Grande con gli occhi puntati su di me e il Cappello Parlante che annunciava senza esitazioni “Grifondoro”. rividi ogni istante, risentii e riprovai ogni minima emozione. Invidia, gelosia, paura, gioia, felicità, dolore.. e così mi ritrovai lì. Immobile come un babbuino a piangere sui ricordi. Mi sedetti a terra e aprii lo scatolone, incapace di trattenermi. La prima cosa che mi ritrovai fra le mani fu un ritaglio di giornale. La mia famiglia e me, con Crosta accanto. O meglio, Minus.
Poi mi passò sottomano le Fiabe di Beda Bardo. Erano di Hermione, quelle. Tra Tiri Vispi, scherzi, Cioccorane andate a male e libri di testo trovai però un foglietto. Piccolo, striminzito. Era pergamena. Stropicciata.
Lo presi tra le mani e la aprii. Mi trovai davanti a quelle parole che avevo sempre sottovalutato, ignorato, quasi.
Lavanda Brown?? Stiamo scherzando? Abbi il coraggio di guardare in faccia colei che ti tormenta. E poi quella parola, quasi a geroglifico sul retro.
Era anonima. Peccato.
Perché adesso avrei tanto voluto ringraziare colui che l’aveva scritto e soprattutto sapere come mai sapeva già. Addirittura prima di me.
La ragazza senza volto era senza dubbio lei, Hermione. L’avevo scoperto dopo.. un anno circa dopo quella lettera? Più o meno..
Mi misi in tasca quel pezzetto di pergamena.
 
Mezz’ora più tardi avevo portato lo scatolone di Rose 0-2 mesi a Hermione, e la stavo aiutando a selezionare i body unisex.
“senti secondo te, che cosa vuol dire?” dissi mostrandogli il retro del foglietto, dove c’erano quei disegni in movimento.
Le ci volle solo un rapido sguardo per capire di cosa si trattava. “Luna Lovegood” disse con semplicità. “la Luna, il cuore e il pollice alzato. Era la firma che usava ai tempi di Hogwards. Come m-“
Ma a quel punto non la sentii più.
E così era lei.
Luna.
Lunastorta.
Lei che si metteva degli orecchini con i rapanelli.
Che credeva nei Gorgosprizzi.
Che conosceva i Nargilli.
Lei che era così naturale, sincera, ma senza dubbio la persona più strana che avessi mai conosciuto.
Luna sapeva da sempre quale sarebbe stato il mio futuro..
La sentii vicina come mai eravamo stati.
mi sentii riconoscente, lei mi aveva avvisato a suo tempo.
Forse, allora, le fantasie di Luna non erano poi così assurde.
Forse Luna non era così sbarellata e irragionevole.
Non avevo mai immaginato che fantasia e razionalità potessero essere tanto simili.
“Luna” sospirai sorridendo.
 

fine

 
 
 
*essì, gente!! Il nome Hugo deriva dal germanico, Hugu, ovvero intelligenza. xD

niente commenti su questo finale da parte mia. quello che c'era da dire è stato detto, ma ora tocca a voi! Recensiteeeeee!!

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