Ricordi e
incontri
San
Patrick era un piccolo villaggio nel nord
dell’Inghilterra, popolato da poche famiglie, conoscenti di vecchia data che
non si erano mai mossi da lì. Tutti sapevano tutto di tutti, nulla rimaneva a
lungo un segreto in un paesino simile, nulla c’era peraltro da nascondere; non
c’era nulla di sospetto, nessuno era sconosciuto agli occhi dei propri
concittadini.
Nessuno
tranne gli abitanti di una piccola villetta appena al di fuori del paese; non
si erano visti spesso in paese, non partecipavano alle attività organizzate dal
comune, non cercavano di socializzare con i loro concittadini,
non cercavano di comportarsi in maniera un po’ più… normale.
Quella
giovane coppia era arrivata lì all’incirca all’inizio di agosto
dell’anno precedente, facendosi notare l’uno per l’aspetto stanco e trasandato,
l’altra per i suoi continui cambiamenti ai capelli, sempre di colori e tagli
diversi, uno più stravagante dell’altro, sempre circondati da persone
altrettanto strampalate, vestite in
uno strano modo, sempre a confabulare tra loro, nascondendo piccole asticelle
di legno nelle tasche, pronti ad usarle come armi al primo movimento sospetto.
Di
certo gli abitanti di san Patrick non la definivano
una coppia normale.
“Remus! Remus, hai chiuso le finestre?”
“Sì, tesoro!” fece lui
sogghignando. La settimana scorsa la sua consorte aveva lasciato tutto aperto
durante un temporale terribile, inondando letteralmente la casa.
Quella sera era ben contento che
non ci fosse luna piena, non sarebbe stato molto piacevole
essere fuori casa con una tempesta del genere. Dopo più di un anno di
convivenza avevano trovato diverse soluzioni per le sue trasformazioni, stando
sempre attenti a non trovarsi vicini durante la luna piena, controllando sempre
che la cella che avevano preparato in una caverna non molto
lontano da lì fosse ben chiusa e assolutamente sicura.
La sua vita era così cambiata….
Per molti anni Remus
aveva vissuto a metà, o meglio, la sua vita
continuava, lottando, arrancando, giorno dopo giorno, cercando di trovare uno
scopo in quello che faceva. Nessuno, tranne forse Silente, aveva mai pensato
che Remus John Lupin lottasse ogni giorno per andare avanti, per trovare
nuove motivazioni per cui combattere. Qualche anno
prima un timido, pallido bagliore era entrato di nuovo nella sua vita:
conoscere Harry, aiutarlo, ritrovare Sirius…ma poi, ancora buio.
Sirius
era morto, così, senza preavviso, senza nessun discorso d’addio, se n’era
andato, come James e Lily tanti anni prima e lui non aveva potuto fare altro che trattenere Harry,
impedirgli di fare quello che lui stesso avrebbe desiderato, riportare indietro
Sirius, rivedere quel volto ironico, corrucciato,
esasperato.
Ma niente.
Il suo volto stava scomparendo,
come quelli di James e Lily prima di lui, senza che
potesse fermarlo, impedirlo, trattenerlo.
Così era sparito, aveva accettato
di buon grado la missione che Silente gli aveva offerto, evitando il contatto
con tutti, anche con Harry, nonostante sapesse quanto
avesse bisogno di un appoggio…anche lei…il suo raggio di sole…
“James! James muoviti, rischi di
arrivare in ritardo al tuo matrimonio! Avanti Ramoso, se non ti dai una mossa
la tua dolce metà ti cambierà i connotati!” gli urlò
dietro Sirius.
James uscì dal bagno trafelato, in mutande, cercando di infilarsi la camicia
con una mano e un calzino con l’altra.
“Questa
me la pagate, è tutta colpa vostra!”
“Nostra?!
Chi è quello che si è scolato una bottiglia di whisky
incendiario mugugnando qualcosa sulla sua Lily?!” chiese candidamente Remus.
“Ah,
e non dimentichiamoci lo spettacolo che ci hai offerto quando hai scambiato Peter per tua zia Alberta! Lo hai rincorso per tutta la
stanza urlandogli che ti doveva 200 sterline per i compleanni arretrati!”
Tutti
e quattro risero.
“Bè, non c’è niente di peggio che una zia assente!”
sghignazzò James, cercando di allacciarsi il cravattino
“Questo…dannato…coso!”
borbottò, diventando viola per averlo stretto troppo.
“Stai
fermo, faccio io!” Si offrì Remus, impietosito.
“Ehi,
voi due! Non state lì impalati, iniziate ad andare in chiesa a calmare le
acque…e la mia dolce Lily!”disse James
a Sirius e Peter che lo
guardavano sogghignando.
“E ti pareva!”
“Non
borbottare Felpato, siete i miei testimoni di nozze, me lo dovete!”
Peter e Sirius uscirono dalla casa, tra i borbottii
e gli insulti di quest’ultimo.
“Ecco
fatto Ramoso, perfetto!” disse Remus, dopo averlo
aiutato con il cravattino. Ma James
non diede segno di averlo sentito; si guardava in giro, con un’aria che
diventava sempre più sconvolta e angosciata.
“Jamie? Che ti prende?”
“Che mi prende?? Mi prende che dovevo essere totalmente fuori di testa! Io…io sono lo scapestrato, ricordi?? Uno
come me che mette su famiglia?! Ma dove mai si è
visto? Avanti, è come se ti dicessero che Malocchio Moody
è un criminale! Ti pare possibile? Appunto! No, no! Dobbiamo darci alla fuga!
Senti, conosco un tipo che fa documenti falsi, se ci sbrighiamo entro un’ora dovremmo essere al confine e…ma cosa ridi??!
Io sono serissimo!!”
Remus cercò di tornare serio “Ok, James, stai fermo e ascoltami!”
“Ma non abbiamo tempo, dobbiamo…”
“Chiudi
quella dannata bocca e ascoltami!! Allora, fai un bel respiro e chiudi gli
occhi…vuoi chiudere quei cazzo
di occhi????! –fece esasperato, mentre James
sghignazzava- visualizza Lily davanti a te. Si
avvicina. Cosa provi?”
“Calore.
Calma. Altre cose che non si possono dire davanti a un
pubblico di minori.”rispose sorridendo.
“Cosa faresti senza di lei?”
James lo guardò sconcertato, esitò, ma alla fine disse “Non riesco ad immaginarmelo. Lei…è parte di me… come puoi vivere
senza una parte di te?”
“Ecco,
appunto, non c’è bisogno dei documenti falsi, dopotutto.”
James esitò un attimo, poi sorrise “Hai ragione Remus…lei
è il mio raggio di sole.”
“Come?”
chiese un po’ sconcertato.
“Capirai
piccolo Lunastorta…quando la tua vita girerà intorno a una donna, una donna che riempirà il vuoto attorno a te
solo sorridendo, una donna che ti rasserenerà con un solo sguardo… lei sarà il
tuo raggio di sole. E non potrai farne più a meno.”
Remus era un po’ stupito. “Molto poetico, Ramoso.”
“Già,
adesso dovrò ucciderti!”
“James…?”
“Sì?”
“Matrimonio.”
“Oh,
cazzo!!!”
Remus
sorrise al fuoco morente davanti a lui…quanto aveva ragione…
Senza che lui stesso se ne accorgesse, Tonks era entrata
pian piano nella sua vita, silenziosamente, in punta di piedi, con quel suo
modo di fare goffo ed impacciato, quel suo carattere così solare. A poco a poco
Remus aveva iniziato a godere totalmente della sua
compagnia, ad attendere con ansia i turni insieme, mentre Sirius,
alle loro spalle , sorrideva benevolo…si erano
trovati, avevano capito di non poter più fare a meno l’uno dell’altra.
Nonostante il terribile dolore per la morte di Felpato, nonostante il loro
lungo periodo di silenzio e incomprensione, alla fine si erano ritrovati, come
accade sempre, o come dovrebbe accadere, a una coppia
di anime gemelle.
“Ehi, tutto bene?” chiese Tonks, arrivata silenziosamente dietro di lui,
abbracciandolo.
“Sì tutto a posto. Nell’altra stanza…come vanno le cose?”
Tonks
sorrise dolcemente “Tutto benissimo.” Gli diede un
bacio sulla fronte e, tornando nella stanza a fianco, lo lasciò immerso nei suoi pensieri.
Remus
tornò a guardare il fuoco, accigliandosi.
In quel periodo era così
felice…tuttavia quando meno se l’aspettava veniva
assalito da una profonda angoscia, tormentato dall’incertezza per il domani.
Ormai Voldemort
era al culmine del suo potere, un potere mai raggiunto, nemmeno nella prima
parte del suo dominio; ormai dimostrava di essere sempre più audace, non
dovendo più temere l’unico uomo che avrebbe potuto fermarlo. L’unico…l’unico
che non aveva mai tentato di ucciderlo.
Silente.
Remus
sapeva che Silente non aveva mai tentato di uccidere Voldemort,
come se avesse saputo che non sarebbe servito a nulla, che niente avrebbe
potuto scalfire la sua integrità, niente avrebbe mai potuto
annientarlo. Eppure aveva sempre continuato a lottare, senza rinunciare alla
speranza, incitando tutti loro a combattere, a non arrendersi, consolando,
sostenendo gli altri, senza che nessuno avesse mai
potuto ricambiare, senza che nessuno gli avesse mai detto quanto la sua
presenza fosse importante, quanto gli fossero affezionati, quanto avrebbero
voluto essere più partecipi e più attivi, per aiutarlo, per dividere i fardelli
che continuamente si assumeva.
Ma nessuno di loro
ne aveva mai avuto il coraggio, nessuno aveva mai pensato che Albus Silente fosse un essere umano, che fosse mortale,
nessuno aveva mai considerato l’idea che avrebbe potuto morire, che qualcuno lo
avrebbe veramente ucciso.
Dopo la sua morte così tante cose erano
cambiate, tante vite si erano spente…alcuni se n’erano andati.
Come Harry.
Da molto non aveva più sue notizie, non
l’aveva più visto dopo il matrimonio di Bill, quando
era partito, cercando di convincere Ron e Hermione a restare a casa, senza riuscirci. Si erano messi
in contatto varie volte con le loro famiglie durante l’anno appena trascorso,
ma nessuno sapeva dov’erano, nessuno sapeva cosa stavano facendo.
Tutti aspettavano. Potevano solo
aspettare.
Istintivamente volse il suo sguardo
verso la finestra, come faceva sempre quando pensava a Harry,
quasi sperando di vederselo comparire davanti; fuori la tempesta continuava ad
infuriare, la pioggia impediva di vedere qualsiasi cosa.
All’improvviso un lampo illuminò la
strada, seguito da un potente tuono, mostrando una figura incappucciata
avanzare barcollante verso la loro casa.
“Ninphadora!
Rimani di là, non muoverti per nessun motivo!”
“Cosa succede?”
chiese Tonks, a bassa voce, spaventata, rimanendo
nell’altra stanza.
“C’è qualcuno.”
Remus
rimase in attesa, accanto alla finestra, stringendo
convulsamente la bacchetta.
La figura ammantata non accennava a
fermarsi, anche se più di una volta era stato sul punto di cadere, quasi fosse stato ferito.
Un altro lampo illuminò la strada.
Remus
vide la figura alzare il viso, come guardando nella loro direzione.
E’
qui per noi. Pensò angosciato Remus.
L’uomo incappucciato sollevò il
mantello, prese la bacchetta, fece un complicato movimento e produsse una forte luce argentea che si diresse verso la loro casa.
Remus
rimase a fissare attonito il cervo argenteo che lo fissava a pochi centimetri
da lui.
James…Harry!
Si alzò e vide la figura
incappucciata cadere a terra.
Chi lo stava scrollando? Di chi
erano le voci intorno a lui? Sembravano un uomo e una donna… Ron e Hermione? No, erano voci
conosciute, certo, ma più adulte, mature, quasi spaventate. Quanto avrebbe voluto rimanere con gli occhi chiusi, ignorando il
mondo circostante…
Aprì lentamente gli occhi, cercando
di mettere a fuoco le figure intorno a lui.
“Remus, Remus, si sta svegliando, vieni qui!”
“Harry? Harry, mi senti?”
“Ehi… ho fatto…un’entrata ad
effetto, vero?” sorrise Harry, affaticato.
“Ma cos’è successo?
Dove sono Ron e Hermione? Stai bene? Sei ferito?”
“Remus,
per piacere, stai tranquillo, dagli il tempo di
rispondere!”lo redarguì sua moglie.
“Non siete proprio cambiati voi
due, eh? Il matrimonio non vi ha reso persone
serie!”sghignazzò Harry, seguito a ruota da
entrambi.
“Cosa credevi?
Un Malandrino come me non può mettere la testa a
posto!”
Remus si
sorprese ad osservare il ragazzo che si trovava di fronte. Era così cambiato…la
sua somiglianza con James si era accentuata, non era
più lo stesso ragazzo che era partito più di un anno prima
con i suoi due amici verso destinazioni e compiti sconosciuti, era un uomo
fatto, ormai. Diverse cicatrici lungo il suo corpo testimoniavano
i pericoli scampati in quel lungo periodo di distacco, la barba, ormai quella
di un uomo adulto, cresceva lungo le sue guance, come se fosse ormai più di una
settimana che non veniva tagliata, il suo corpo si era irrobustito, i capelli…bè, quelli, per lo meno erano quelli di sempre, lunghi,
indomabili, spettinati. Come James.
Remus si
ridestò dalle sue riflessioni, aiutando Harry che
stava cercando di mettersi seduto, con scarsi risultati.
“Non vi preoccupate, sto bene, sono solo un po’ stanco. Comunque, Ron e Hermione sono sani e salvi,
sono tornati entrambi a casa... il viaggio è terminato.”
“Quindi
avete portato a termine il vostro compito?”
“Sì, diciamo di sì...”
“Ma allora,
cosa ti è successo?”
“Nulla di grave, ho solo incontrato
alcuni amici di vecchia data e ho dovuto seminarli…erano in troppi, non potevo
cercare di combatterli da solo.”
“Ci sei riuscito? Ti hanno
seguito?” chiese Tonks con una punta d’apprensione nella
voce
“No, non ti preoccupare, è
impossibile. Ti ricordi come voleva farmi raggiungere Grimmauld
Place Malocchio quando siete venuti a prendermi prima
dell’inizio del mio quinto anno ad Hogwarts?”
“Oh, sì- rise Tonks-
quel pazzo voleva farci raggiungere Londra via
Groenlandia! No, aspetta un momento…non sarai arrivato via
Groenlandia?!”
Harry
sorrise “Più o meno quella era l’idea!”
Remus e Tonks rimasero increduli, mentre lui rideva del loro
stupore. “Cosa avreste preferito? Volevate che i Mangiamorte vi girassero per casa?! Poi con Tonks…Ehi, aspetta- fece Harry, come se solo in quel momento avesse capito che c’era
qualcosa che non quadrava- ma tu non eri…voi due non aspettavate…”
Entrambi si misero
a ridere a loro volta, felici della sua confusione
“Sei arrivato giusto in tempo per conoscere una persona!” Tonks
si alzò e andò nella camera accanto, per uscirne con un bimbo tra le braccia.
“E’ nato meno di una settimana fa,
sono tornati ieri a casa dal San Mungo.” Spiegò Remus a un Harry
sempre più sconvolto.
“Tieni papà, fai
le presentazioni.”
Remus
prese in braccio il bimbo, che mugugnò contento tra le braccia del padre.
“Harry,
ti presento Sirius James Lupin”
Harry
prese in braccio il bambino, che gli si accoccolò volentieri tra le braccia;
era così piccolo, morbido, indifeso, ma tranquillo, pago del calore che
percepiva intorno a lui. Era ancora troppo piccolo perché si potessero notare
somiglianze con l’uno o l’altro dei genitori, eppure i frequenti cambiamenti di
colore della sottile peluria che gli ricopriva la testa erano
molto eloquenti.
“Bè…un
nome piuttosto impegnativo, no? –scherzò Harry, quasi
commosso- mi sa che vi darà parecchio filo da torcere
quando sarà un po’ più cresciutello!”
“Non scherzare troppo, se prenderà
anche il temperamento del suo futuro padrino ci sarà veramente da ridere!”
“Perché, chi avete
scelto per badare a questo…ehm…futuro angioletto?”
“Bè- fece
Remus un po’ titubante- se non avessi nulla in
contrario…saremmo molto felici se fossi tu il suo padrino.”
Harry
rimase a bocca aperta; li guardò stupito, esitante, poi abbassò lo sguardo sul
piccolo che si era placidamente addormentato tra le sue braccia stringendogli
un dito con la manina.
Se il piccolo Sirius
fosse diventato il figlioccio di Harry
Potter sarebbe stato esposto a mille pericoli,
vendette, esattamente come aveva successo a Sirius…Sirius era il suo padrino ed era morto per questo. Se fosse successo qualcosa al piccolo… Alzò gli occhi verso Remus e Tonks che lo guardavano
esitanti, aspettando una sua risposta.
“Sarà un onore per me.” Disse,
sorridendo.
Non avrebbe permesso che gli
facessero del male; il piccolo Sirius era diventato
un altro motivo per combattere, per vincere.
E non
l’avrebbe deluso.
Eccomi di nuovo qui! E’ da un po’
che volevo mettere online questa storia, ho iniziato a
pensarci da quando ho finito hbp… fatemi sapere cosa
ne pensate!
A presto
Anduril
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