Sonata al chiaro di luna

di Anduril
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi e incontri ***
Capitolo 2: *** Sonata al chiaro di luna ***
Capitolo 3: *** Partenze e chiarimenti ***
Capitolo 4: *** Magia ***
Capitolo 5: *** Discesa all'inferno e ritorni dal paradiso ***
Capitolo 6: *** Spiegazioni ***
Capitolo 7: *** Amore al chiaro di luna ***
Capitolo 8: *** Atti di forza ***
Capitolo 9: *** Luce ed ombra ***
Capitolo 10: *** Eroe nell'ombra ***
Capitolo 11: *** Cambiamenti ***
Capitolo 12: *** Luce e tenebra ***



Capitolo 1
*** Ricordi e incontri ***


Ricordi e incontri

 

San Patrick era un piccolo villaggio nel nord dell’Inghilterra, popolato da poche famiglie, conoscenti di vecchia data che non si erano mai mossi da lì. Tutti sapevano tutto di tutti, nulla rimaneva a lungo un segreto in un paesino simile, nulla c’era peraltro da nascondere; non c’era nulla di sospetto, nessuno era sconosciuto agli occhi dei propri concittadini.

Nessuno tranne gli abitanti di una piccola villetta appena al di fuori del paese; non si erano visti spesso in paese, non partecipavano alle attività organizzate dal comune, non cercavano di socializzare con i loro concittadini, non cercavano di comportarsi in maniera un po’ più… normale.

Quella giovane coppia era arrivata lì all’incirca all’inizio di agosto dell’anno precedente, facendosi notare l’uno per l’aspetto stanco e trasandato, l’altra per i suoi continui cambiamenti ai capelli, sempre di colori e tagli diversi, uno più stravagante dell’altro, sempre circondati da persone altrettanto strampalate, vestite in uno strano modo, sempre a confabulare tra loro, nascondendo piccole asticelle di legno nelle tasche, pronti ad usarle come armi al primo movimento sospetto.

Di certo gli abitanti di san Patrick non la definivano una coppia normale.

 

Remus! Remus, hai chiuso le finestre?”

“Sì, tesoro!” fece lui sogghignando. La settimana scorsa la sua consorte aveva lasciato tutto aperto durante un temporale terribile, inondando letteralmente la casa.

Quella sera era ben contento che non ci fosse luna piena, non sarebbe stato molto piacevole essere fuori casa con una tempesta del genere. Dopo più di un anno di convivenza avevano trovato diverse soluzioni per le sue trasformazioni, stando sempre attenti a non trovarsi vicini durante la luna piena, controllando sempre che la cella che avevano preparato in una caverna non molto lontano da lì fosse ben chiusa e assolutamente sicura.

La sua vita era così cambiata….

Per molti anni Remus aveva vissuto a metà, o meglio, la sua vita continuava, lottando, arrancando, giorno dopo giorno, cercando di trovare uno scopo in quello che faceva. Nessuno, tranne forse Silente, aveva mai pensato che Remus John Lupin lottasse ogni giorno per andare avanti, per trovare nuove motivazioni per cui combattere. Qualche anno prima un timido, pallido bagliore era entrato di nuovo nella sua vita: conoscere Harry, aiutarlo, ritrovare Sirius…ma poi, ancora buio.

Sirius era morto, così, senza preavviso, senza nessun discorso d’addio, se n’era andato, come James e Lily tanti anni prima e lui non aveva potuto fare altro che trattenere Harry, impedirgli di fare quello che lui stesso avrebbe desiderato, riportare indietro Sirius, rivedere quel volto ironico, corrucciato, esasperato.

Ma niente.

Il suo volto stava scomparendo, come quelli di James e Lily prima di lui, senza che potesse fermarlo, impedirlo, trattenerlo.

Così era sparito, aveva accettato di buon grado la missione che Silente gli aveva offerto, evitando il contatto con tutti, anche con Harry, nonostante sapesse quanto avesse bisogno di un appoggio…anche lei…il suo raggio di sole…

 

James! James muoviti, rischi di arrivare in ritardo al tuo matrimonio! Avanti Ramoso, se non ti dai una mossa la tua dolce metà ti cambierà i connotati!” gli urlò dietro Sirius.

James uscì dal bagno trafelato, in mutande, cercando di infilarsi la camicia con una mano e un calzino con l’altra.

“Questa me la pagate, è tutta colpa vostra!”

“Nostra?! Chi è quello che si è scolato una bottiglia di whisky incendiario mugugnando qualcosa sulla sua Lily?!” chiese candidamente Remus.

“Ah, e non dimentichiamoci lo spettacolo che ci hai offerto quando hai scambiato Peter per tua zia Alberta! Lo hai rincorso per tutta la stanza urlandogli che ti doveva 200 sterline per i compleanni arretrati!”

Tutti e quattro risero.

, non c’è niente di peggio che una zia assente!” sghignazzò James, cercando di allacciarsi il cravattino

“Questo…dannato…coso!” borbottò, diventando viola per averlo stretto troppo.

“Stai fermo, faccio io!”  Si offrì Remus, impietosito.

“Ehi, voi due! Non state lì impalati, iniziate ad andare in chiesa a calmare le acque…e la mia dolce Lily!”disse James a Sirius e Peter che lo guardavano sogghignando.

E ti pareva!”

“Non borbottare Felpato, siete i miei testimoni di nozze, me lo dovete!”

Peter e Sirius uscirono dalla casa, tra i borbottii e gli insulti di quest’ultimo.

“Ecco fatto Ramoso, perfetto!” disse Remus, dopo averlo aiutato con il cravattino. Ma James non diede segno di averlo sentito; si guardava in giro, con un’aria che diventava sempre più sconvolta e angosciata.

Jamie? Che ti prende?”

Che mi prende?? Mi prende che dovevo essere totalmente fuori di testa! Io…io sono lo scapestrato, ricordi?? Uno come me che mette su famiglia?! Ma dove mai si è visto? Avanti, è come se ti dicessero che Malocchio Moody è un criminale! Ti pare possibile? Appunto! No, no! Dobbiamo darci alla fuga! Senti, conosco un tipo che fa documenti falsi, se ci sbrighiamo entro un’ora dovremmo essere al confine e…ma cosa ridi??! Io sono serissimo!!”

Remus cercò di tornare serio “Ok, James, stai fermo e ascoltami!”

Ma non abbiamo tempo, dobbiamo…”

“Chiudi quella dannata bocca e ascoltami!! Allora, fai un bel respiro e chiudi gli occhi…vuoi chiudere quei cazzo di occhi????! –fece esasperato, mentre James sghignazzava- visualizza Lily davanti a te. Si avvicina. Cosa provi?”

“Calore. Calma. Altre cose che non si possono dire davanti a un pubblico di minori.”rispose sorridendo.

Cosa faresti senza di lei?”

James lo guardò sconcertato, esitò, ma alla fine disse “Non riesco ad immaginarmelo. Lei…è parte di me… come puoi vivere senza una parte di te?”

“Ecco, appunto, non c’è bisogno dei documenti falsi, dopotutto.

James esitò un attimo, poi sorrise “Hai ragione Remus…lei è il mio raggio di sole.

“Come?” chiese un po’ sconcertato.

“Capirai piccolo Lunastorta…quando la tua vita girerà intorno a una donna, una donna che riempirà il vuoto attorno a te solo sorridendo, una donna che ti rasserenerà con un solo sguardo… lei sarà il tuo raggio di sole. E non potrai farne più a meno.”

Remus era un po’ stupito. “Molto poetico, Ramoso.”

“Già, adesso dovrò ucciderti!”

James…?”

“Sì?”

“Matrimonio.”

“Oh, cazzo!!!

 

Remus sorrise al fuoco morente davanti a lui…quanto aveva ragione…

Senza che lui stesso se ne accorgesse, Tonks era entrata pian piano nella sua vita, silenziosamente, in punta di piedi, con quel suo modo di fare goffo ed impacciato, quel suo carattere così solare. A poco a poco Remus aveva iniziato a godere totalmente della sua compagnia, ad attendere con ansia i turni insieme, mentre Sirius, alle loro spalle , sorrideva benevolo…si erano trovati, avevano capito di non poter più fare a meno l’uno dell’altra. Nonostante il terribile dolore per la morte di Felpato, nonostante il loro lungo periodo di silenzio e incomprensione, alla fine si erano ritrovati, come accade sempre, o come dovrebbe accadere, a una coppia di anime gemelle.

“Ehi, tutto bene?” chiese Tonks, arrivata silenziosamente dietro di lui, abbracciandolo.

“Sì tutto a posto. Nell’altra stanza…come vanno le cose?”

Tonks sorrise dolcemente “Tutto benissimo. Gli diede un bacio sulla fronte e, tornando nella stanza a fianco,  lo lasciò immerso nei suoi pensieri.

Remus tornò a guardare il fuoco, accigliandosi.

In quel periodo era così felice…tuttavia quando meno se l’aspettava veniva assalito da una profonda angoscia, tormentato dall’incertezza per il domani.

Ormai Voldemort era al culmine del suo potere, un potere mai raggiunto, nemmeno nella prima parte del suo dominio; ormai dimostrava di essere sempre più audace, non dovendo più temere l’unico uomo che avrebbe potuto fermarlo. L’unico…l’unico che non aveva mai tentato di ucciderlo.

Silente.

Remus sapeva che Silente non aveva mai tentato di uccidere Voldemort, come se avesse saputo che non sarebbe servito a nulla, che niente avrebbe potuto scalfire la sua integrità, niente avrebbe mai potuto annientarlo. Eppure aveva sempre continuato a lottare, senza rinunciare alla speranza, incitando tutti loro a combattere, a non arrendersi, consolando, sostenendo gli altri, senza che nessuno avesse mai potuto ricambiare, senza che nessuno gli avesse mai detto quanto la sua presenza fosse importante, quanto gli fossero affezionati, quanto avrebbero voluto essere più partecipi e più attivi, per aiutarlo, per dividere i fardelli che continuamente si assumeva.

Ma nessuno di loro ne aveva mai avuto il coraggio, nessuno aveva mai pensato che Albus Silente fosse un essere umano, che fosse mortale, nessuno aveva mai considerato l’idea che avrebbe potuto morire, che qualcuno lo avrebbe veramente ucciso.

Dopo la sua morte così tante cose erano cambiate, tante vite si erano spente…alcuni se n’erano andati.

Come Harry.

 Da molto non aveva più sue notizie, non l’aveva più visto dopo il matrimonio di Bill, quando era partito, cercando di convincere Ron e Hermione a restare a casa, senza riuscirci. Si erano messi in contatto varie volte con le loro famiglie durante l’anno appena trascorso, ma nessuno sapeva dov’erano, nessuno sapeva cosa stavano facendo.

Tutti aspettavano. Potevano solo aspettare.

 

Istintivamente volse il suo sguardo verso la finestra, come faceva sempre quando pensava a Harry, quasi sperando di vederselo comparire davanti; fuori la tempesta continuava ad infuriare, la pioggia impediva di vedere qualsiasi cosa.

All’improvviso un lampo illuminò la strada, seguito da un potente tuono, mostrando una figura incappucciata avanzare barcollante verso la loro casa.

 

Ninphadora! Rimani di là, non muoverti per nessun motivo!”

Cosa succede?” chiese Tonks, a bassa voce, spaventata, rimanendo nell’altra stanza.

“C’è qualcuno.”

Remus rimase in attesa, accanto alla finestra, stringendo convulsamente la bacchetta.

La figura ammantata non accennava a fermarsi, anche se più di una volta era stato sul punto di cadere, quasi fosse stato ferito.

Un altro lampo illuminò la strada.

Remus vide la figura alzare il viso, come guardando nella loro direzione.

E’ qui per noi. Pensò angosciato Remus.

L’uomo incappucciato sollevò il mantello, prese la bacchetta, fece un complicato movimento e produsse una forte luce argentea che si diresse verso la loro casa.

Remus rimase a fissare attonito il cervo argenteo che lo fissava a pochi centimetri da lui.

JamesHarry!

Si alzò e vide la figura incappucciata cadere a terra.

 

 

Chi lo stava scrollando? Di chi erano le voci intorno a lui? Sembravano un uomo e una donna… Ron e Hermione? No, erano voci conosciute, certo, ma più adulte, mature, quasi spaventate. Quanto avrebbe voluto rimanere con gli occhi chiusi, ignorando il mondo circostante…

Aprì lentamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco le figure intorno a lui.

Remus, Remus, si sta svegliando, vieni qui!”

Harry? Harry, mi senti?”

“Ehi… ho fatto…un’entrata ad effetto, vero?” sorrise Harry, affaticato.

“Ma cos’è successo? Dove sono Ron e Hermione? Stai bene? Sei ferito?”

Remus, per piacere, stai tranquillo, dagli il tempo di rispondere!”lo redarguì sua moglie.

“Non siete proprio cambiati voi due, eh? Il matrimonio non vi ha reso persone serie!”sghignazzò Harry, seguito a ruota da entrambi.

Cosa credevi? Un Malandrino come me non può mettere la testa a posto!”

Remus si sorprese ad osservare il ragazzo che si trovava di fronte. Era così cambiato…la sua somiglianza con James si era accentuata, non era più lo stesso ragazzo che era partito più di un anno prima con i suoi due amici verso destinazioni e compiti sconosciuti, era un uomo fatto, ormai. Diverse cicatrici lungo il suo corpo testimoniavano i pericoli scampati in quel lungo periodo di distacco, la barba, ormai quella di un uomo adulto, cresceva lungo le sue guance, come se fosse ormai più di una settimana che non veniva tagliata, il suo corpo si era irrobustito, i capelli…, quelli, per lo meno erano quelli di sempre, lunghi, indomabili, spettinati. Come James.

Remus si ridestò dalle sue riflessioni, aiutando Harry che stava cercando di mettersi seduto, con scarsi risultati.

 “Non vi preoccupate, sto bene, sono solo un po’ stanco. Comunque, Ron e Hermione sono sani e salvi, sono tornati entrambi a casa... il viaggio è terminato.”

Quindi avete portato a termine il vostro compito?”

“Sì, diciamo di sì...”

Ma allora, cosa ti è successo?”

“Nulla di grave, ho solo incontrato alcuni amici di vecchia data e ho dovuto seminarli…erano in troppi, non potevo cercare di combatterli da solo.

“Ci sei riuscito? Ti hanno seguito?” chiese Tonks con una punta d’apprensione nella voce

“No, non ti preoccupare, è impossibile. Ti ricordi come voleva farmi raggiungere Grimmauld Place Malocchio quando siete venuti a prendermi prima dell’inizio del mio quinto anno ad Hogwarts?”

“Oh, sì- rise Tonks- quel pazzo voleva farci raggiungere Londra via Groenlandia! No, aspetta un momento…non sarai arrivato via Groenlandia?!”

Harry sorrise “Più o meno quella era l’idea!”

Remus e Tonks rimasero increduli, mentre lui rideva del loro stupore. “Cosa avreste preferito? Volevate che i Mangiamorte vi girassero per casa?! Poi con Tonks…Ehi, aspetta- fece Harry, come se solo in quel momento avesse capito che c’era qualcosa che non quadrava- ma tu non eri…voi due non aspettavate…”

Entrambi si misero a ridere a loro volta, felici della sua confusione

“Sei arrivato giusto in tempo per conoscere una persona!” Tonks si alzò e andò nella camera accanto, per uscirne con un bimbo tra le braccia.

“E’ nato meno di una settimana fa, sono tornati ieri a casa dal San Mungo. Spiegò Remus a un Harry sempre più sconvolto.

Tieni papà, fai le presentazioni.”

Remus prese in braccio il bimbo, che mugugnò contento tra le braccia del padre.

Harry, ti presento Sirius James Lupin

Harry prese in braccio il bambino, che gli si accoccolò volentieri tra le braccia; era così piccolo, morbido, indifeso, ma tranquillo, pago del calore che percepiva intorno a lui. Era ancora troppo piccolo perché si potessero notare somiglianze con l’uno o l’altro dei genitori, eppure i frequenti cambiamenti di colore della sottile peluria che gli ricopriva la testa erano molto eloquenti.

…un nome piuttosto impegnativo, no? –scherzò Harry, quasi commosso- mi sa che vi darà parecchio filo da torcere quando sarà un po’ più cresciutello!”

“Non scherzare troppo, se prenderà anche il temperamento del suo futuro padrino ci sarà veramente da ridere!”

“Perché, chi avete scelto per badare a questo…ehm…futuro angioletto?”

Bè- fece Remus un po’ titubante- se non avessi nulla in contrario…saremmo molto felici se fossi tu il suo padrino.

Harry rimase a bocca aperta; li guardò stupito, esitante, poi abbassò lo sguardo sul piccolo che si era placidamente addormentato tra le sue braccia stringendogli un dito con la manina.

Se il piccolo Sirius fosse diventato il figlioccio di Harry Potter sarebbe stato esposto a mille pericoli, vendette, esattamente come aveva successo a SiriusSirius era il suo padrino ed era morto per questo. Se fosse successo qualcosa al piccolo… Alzò gli occhi verso Remus e Tonks che lo guardavano esitanti, aspettando una sua risposta.

“Sarà un onore per me.” Disse, sorridendo.

Non avrebbe permesso che gli facessero del male; il piccolo Sirius era diventato un altro motivo per combattere, per vincere.

E non l’avrebbe deluso.

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi di nuovo qui! E’ da un po’ che volevo mettere online questa storia, ho iniziato a pensarci da quando ho finito hbp… fatemi sapere cosa ne pensate!

A presto

Anduril

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Capitolo 2
*** Sonata al chiaro di luna ***


Sonata al piano di luna

 

 

 

Ancora quel dannato sogno… Senza essersene reso conto, Remus si trovò seduto in mezzo al letto, terrorizzato. Da quanto sognava le stesse cose? Fumo, attacchi, mangiamorte intorno alla sua casa, mangiamorte uccidere Ninphadora e Sirius sotto i suoi occhi, mangiamorte uccidere i Weasley, Harry

Si voltò verso sua moglie, tranquillizzandosi un po’ vedendola ancora accanto a lui dormire profondamente; un po’ più in là, al suo fianco, c’era una culla bianca, riempita da un bambino che dormiva beatamente, con il succhiotto vicino alla sua spalla, una manina stringere teneramente la coperta.

Il suo cuore pian piano smise di martellare dolorosamente.

Erano ancora lì. Al sicuro.

Non volendo più addormentarsi Remus decise di scendere in cucina per bere un bicchier d’acqua e per trovare qualcosa da fare per tenersi sveglio. Non voleva rivivere il terrore per quella notte.

Aprì la porta della sua camera e iniziò a scendere le scale, ma evidentemente non era l’unico ad essere ancora sveglio quella notte; infatti una dolce musica riempiva la casa, musica che non aveva sentito a letto, come se qualcuno avesse insonorizzato la sua stanza.

Aprì la porta del salotto e vide, seduto al pianoforte, Harry.

Quando aveva imparato a suonare? Chi gli aveva insegnato? E soprattutto perché quella musica gli sembrava così familiare?

Che musica calma, tranquilla… Il ritmo lento sembrava toccare ogni oggetto della stanza, animandolo di vita propria, dal tostapane sul piano della cucina all’orologio a pendolo vicino all’ingresso.

Tuttavia in quella musica c’era di più… un’immensa malinconia la pervadeva, rendendola così dolorosamente bella, penetrando nel cuore di Remus mentre l’ascoltava.

Rimase lì  a lungo, stupito del cambiamento che vedeva in Harry. Chi era quel ragazzo così concentrato? Perché sembrava che nulla lo potesse toccare, scalfire?

Così immerso nel suo mondo, cosa stava sentendo? Cosa lo animava?

La melodia cambiò, diventa più allegra, scherzosa, ed Harry si rasserenò, come se la musica rappresentasse il suo stato d’animo. O non era così? Era la musica a condizionare Harry o viceversa?

La melodia cambiò ancora, diventando più veloce, più ritmata, ma in qualche modo più sofferta, le sue dita volavano sulla tastiera, toccavano i tasti con decisione, con forza, quasi con rabbia, mentre l’espressione sul volto di Harry mutava ancora, divenendo più concentrata, mostrando…cos’era quello sguardo? Dolore? Sofferenza? Impazienza?

Le dita continuavano a picchiare la tastiera, in un movimento quasi schizofrenico, come se prendessero vita propria.

Che musica era? Dove l’aveva già sentita? Chi l’aveva suonata prima di Harry in sua presenza con quella stessa espressione?

La musica si fa più dolce, sempre ritmata, ma come se la rabbia che animava prima chi la stava suonando se ne fosse andata quasi del tutto, lasciando solo una grande forza, lasciando spazio alla speranza.

 

Le dita di Harry si fermarono e lui rimase voltato verso il pianoforte, immobile, mentre Remus non sapeva se interrompere quello strano silenzio oppure no.

“Spero di non averti svegliato io.” Disse Harry, rimanendo voltato verso il pianoforte.

“No, mi sono svegliato da solo.”

Rimasero in silenzio per un po’, fin quando Harry non prese di nuovo la parola.

“Presto non ci saranno più incubi a tormentarci, Remus. Presto non ti dovrai più preoccupare per il destino della tua famiglia. Presto tutto finirà, in un modo o nell’altro.

Remus si sorprese di queste frasi. Una volta era lui a riuscire a leggere nel cuore di Harry senza sforzi, ora le parti si erano scambiate. Una volta era lui a rincuorarlo, giovane studente angosciato per il domani, adesso era lui a trovare una parola di conforto per il non più giovane Remus, ormai padre di famiglia.

Ben poche persone erano state in grado di capirlo così facilmente, di leggere così profondamente in lui… Sirius, James, Ninphadora e Silente erano stati gli unici in grado di comprendere il suo stato d’animo senza nemmeno il bisogno di guardarlo, nonostante lui avesse sempre cercato di tenere ben sotterrati i propri problemi.

Da tempo credeva che solo Ninphadora fosse ancora in grado di capirlo… evidentemente si sbagliava.

Dove hai imparato a suonare il piano, Harry?”

“Dai Dursley. Spiavo le lezioni che i miei zii avevano organizzato con Dudley per un po’. Dopo non molto le lezioni sono finite perché mio cugino aveva trovato qualche nuova occupazione. Non ho più suonato fino a quando non sono arrivato a Hogwarts.

“A Hogwarts?” chiese Remus incredulo. Non aveva mai saputo che ci fosse un pianoforte nel loro tanto amato castello.

“Già… ho ripreso l’ultimo anno che ho passato lì.

 

Quanto odiava quelle interminabili discussioni…ma ancora di più odiava il silenzio che si era creato ultimamente tra Ron e Hermione.

Ormai girava da quasi un’ora per il castello, sotto il mantello dell’invisibilità, incapace di dormire. Si diresse verso un’ala poco usata della scuola, piena di aule polverose per la maggior parte inutilizzate.

Tuttavia non era solo. Sentì ad un tratto una dolce melodia che lo attirò verso una delle stanze vuote.

Al suo interno solo un pianoforte e un uomo che suonava, i capelli argentei che splendevano al chiarore della luna.

Harry conosceva quella musica… O credeva di conoscerla.

Come un ricordo, come un sogno, quella musica riaffiorò in lui come qualcosa di dimenticato, ma che aveva sempre fatto parte del suo essere.

“E’ la sonata al chiaro di luna, Harry –gli disse il professore, senza smettere di suonare- una musica che tua madre amava molto.

“Mia madre suonava il piano?” chiese incredulo.

“Sì, suonava anche molto bene- Rispose il professore, senza interrompere la melodia,nonostante la mano ferita sembrasse risentirne –Quando aveva un problema, una preoccupazione, quando voleva esternare un sentimento positivo o negativo, lei si metteva al piano, come se questo potesse essere molto più eloquente di mille parole. E devo dire che aveva proprio ragione.”

 

“Il pezzo che ho suonato è la sonata al chiaro di luna, di Beethoven, un compositore babbano.

Remus ad un tratto capì “Mi sembrava di conoscerla… tua madre la suonava spesso.

“Sì, lo sapevo, me l’aveva detto Silente…”

Harry si girò.

“E’ il mio pezzo preferito. E’ pieno di passione, rabbia, disperazione, speranza, malinconia. Tanti sentimenti che provo spesso ultimamente.- poi concluse, in un bisbiglio- E’ la musica che più mi ricorda Silente…quando la suono, so che lui è qui con me, che mi guida, mi prende per mano, che mi dice che mi è ancora vicino per consigliarmi, per bisbigliarmi nel buio di non avere paura…” la sua voce si spense.

Remus era sempre più stupito… ormai Harry era un adulto, lo dimostrava in ogni sua azione, in ogni frase che pronunciava, in ogni decisione che prendeva, ma in fondo, c’era ancora quel giovane ragazzo angosciato che aveva conosciuto tanti anni prima.

“Gli assomigli così tanto…”

“Intendi mio padre?” chiese Harry, senza alzare lo sguardo.

“No, intendo Silente.”

Harry lo guardò stupito, mentre Remus sorrideva malinconico.

“Silente?!”

“Sì, proprio Silente… So che nell’ultimo anno che hai passato a Hogwarts vi siete visti molto spesso, vero?- Harry annuì- Ed eri con lui fuori dal castello, prima che morisse, giusto?” Harry annuì di nuovo.

“So che non vuoi parlare di quello che lui ti ha detto di fare, perciò non te lo chiederò. Ma non vedi come stai diventando simile a lui?”

“No, Remus, purtroppo io non sono Silente…”

“Lo so che non sei lui, ho detto che me lo ricordi. Hai il suo stesso modo di comprendere le persone, di sdrammatizzare un discorso per ridare la speranza, hai il suo stesso coraggio, la sua gentilezza…e il suo più grande difetto.”

“Quale?”

“Quello di allontanarti, di renderti inaccessibile, a volte. So che probabilmente avrai i tuoi buoni motivi, come lui avrà avuto i suoi, ma questo atteggiamento a lungo andare ti isolerà, com’è successo con lui… ci hai mai pensato, Harry? Con chi Silente poteva confidarsi? Con chi poteva dividere i fardelli? –rimase in silenzio un attimo, poi proseguì- Tu sei andato con lui da qualche parte quella sera, non so che cosa avete fatto, non voglio saperlo. Ma l’importante è che ha diviso un fardello con te, anche se eri solo un ragazzo di sedici anni. Lui aveva una grande fiducia in te, lo ha sempre dimostrato, come tu gli hai sempre garantito il suo appoggio. E sono certo che per lui ha significato molto. Ora è tuo dovere non incorrere nei suoi stessi errori, non devi tenerti tutto dentro, non devi isolarti.”

Harry lo guardò con una strana espressione “Lo so, solo che…è difficile…il solo fatto di essere qui vi mette in pericolo, quando mi confido con qualcuno lo metto in pericolo, quando… quando voglio bene a qualcuno lo metto in pericolo. Non voglio perdere nessun’altro, Remus. Non voglio avere altri morti sulla coscienza.

E non li avrai, Harry. Prima o poi tutto questo finirà, prima poi riusciremo a vincere. Dobbiamo solo continuare a sperare.”

Harry abbassò lo sguardo “Lo vorrei tanto, Remus, lo vorrei così tanto… è solo che…”

Che?”

“Che vorrei che Silente fosse ancora qui, a dirmi cosa fare, un’ultima volta… devo trovare una soluzione a una cosa e solo lui potrebbe darmela.”

Remus inspiegabilmente sorrise e disse “Forse a questo possiamo porre rimedio.

Si alzò, aprì un armadietto del salotto e ne tirò fuori un bacile di pietra, con incisi strani simboli, un bacile molto familiare…

“Il pensatoio di Silente! Ma come…cosa….”

“La professoressa Mc Granitt ha trovato il testamento di Silente, in cui tra le tante cose c’era scritto che lasciava a te il suo pensatoio, ma che avremmo dovuto consegnartelo solo alla fine del tuo viaggio. Volevo dartelo domattina perché fossi ben riposato, ma credo sia meglio anticipare.

Harry era incredulo…che questa potesse essere la risposta a tutte le domande?

Remus…ti dispiacerebbe aspettare che io abbia finito?” chiese Harry

Ma certo, ti aspetterò qui.”

 

Harry si tuffò nella sostanza argentea che ruotava vorticosamente nel bacile e lasciò il bel salotto di casa Lupin per ritrovarsi… nello studio di Silente!

Harry si guardò intorno…tutto era come lo aveva lasciato più di un anno prima, senza che il ritratto di Silente fosse appeso al muro, con Fanny ancora appollaiata sul suo trespolo.

Silente entrò nella stanza e si sedette sulla sua poltrona, dietro la scrivania, mentre Harry, quasi senza rendersene conto faceva altrettanto, prendendo posto sulla sedia davanti al preside, come aveva fatto così tante volte…

“Ciao Harry.”

Harry rimase stupito. Silente lo poteva vedere?

Professore?”

“Immagino il tuo stupore nel sentirti chiamare da me, ma non posso vederti, Harry, questo è solo un mio ricordo, purtroppo, e se lo stai guardando vuol dire che io me ne sono andato, ma, cosa più importante, che il tuo viaggio è finito.

Immagino che tu sia riuscito a distruggere tutti gli Hoxcruses, vero Harry? Compresa Nagini, immagino, o sbaglio?”

Lo stupore aveva lasciato il posto alla malinconia… Come faceva Silente a sapere tutto, sempre?

Era vero, aveva distrutto tutti gli Hoxcruses rimasti, compresa Nagini, che aveva dovuto attirare in uno scontro diretto con Voldemort a cui era riuscito a scampare per miracolo non molti giorni prima.

Ora sapeva che avrebbe dovuto affrettarsi, non poteva rischiare che Voldemort si insospettisse o che dividesse ulteriormente la sua anima… doveva affrontarlo… questo era il punto, questo era il problema.

Come uccidere un essere così potente? Come superare un tale ostacolo senza la guida del suo maestro?

Forse, però, Silente aveva pensato anche a questo…

“Come probabilmente immagini dobbiamo affrettarci, Harry, o meglio…questa volta devi affrettarti. Sono sicuro che hai imparato molto in questo periodo sul combattimento, ma per sconfiggere Voldemort non è sufficiente. Devi essere invincibile, devi essere al massimo. Devi imparare tutto ciò che ti sarà possibile e devi farlo nel minor tempo possibile.

Perciò, ecco l’ultimo consiglio che posso darti: devi partire per l’Australia, immediatamente. Sopra i cieli di Sidney si trova la dimora del mio amico e maestro, l’ultimo vero grande alchimista rimasto dopo la morte di Nicholas Flamel, Teseus Callimetis. Trovalo e va’ da lui, riuscirà ad addestrarti in tempo perché Voldemort non si accorga di niente. Fidati di lui, ascoltalo, segui i suoi consigli, sii un buon allievo per lui come lo sei stato per me.

Ora vai, Harry, non hai molto tempo, devi partire.

Harry era riluttante ad andarsene…come lasciarlo ancora?

Silente gli sorrise dietro i suoi occhiali a mezza luna “Vai Harry, e non essere triste. Ti ringrazio per aver sempre avuto fiducia in me, sei stato un allievo prezioso, mi sarebbe piaciuto vederti diventare uomo… -Silente si intristì, ma poi continuò- No, in realtà non è necessario, so già ora come sarai una volta adulto…ai miei occhi lo sei sempre stato. Ciao Harry.”

 

Harry si sentì catapultato fuori dal pensatoio e in un attimo si ritrovò di nuovo nel salotto illuminato dal camino, mentre Remus si avvicinava apprensivo.

“Tutto bene?”

Harry non rispose, ma si alzò e si diresse al piano.

Iniziò di nuovo la sonata al chiaro di luna, sotto gli occhi confusi di Remus.

“Ora so cosa devo fare. –Disse, continuando a suonare. –domani mattina partirò di nuovo.”

“Quanto starai via?” chiese Remus, cercando di mascherare l’apprensione.

“Non lo so, non molto credo. Ma una cosa te la prometto.”

Cosa?”

“La prossima volta che suonerò di nuovo, la speranza avrà preso il posto dell’angoscia. Non ci saranno più incubi che ci sveglieranno, te lo prometto. –Harry rimase in silenzio per un attimo, poi concluse. –Questa è per te, professor Silente. Non ti deluderò.”

 

 

 

Ciao a tutti! Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Mi raccomando, recensite!!

 

Ale: Ti ringrazio molto, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Non so ancora quanti capitoli avrà questa ff, ma non penso molti… devo vedere come decide di svilupparsi! J

 

Miky black: Grazie, spero ti piaccia anche questo chap, se hai consigli o critiche fammi sapere!

 

Daffydebby: sono contenta che ti interessi, spero di continuare così! Anche a me piacciono molto Tonk e Lupin, credo che siano complementari al punto giusto….

 

Sijay: Ciao! Sono contenta che ti piaccia! Però devi attendere fino al prossimo chap per sapere qualcosa di più su Ron e Hermione!

 

 

 

Grazie a tutti, alla prossima!

Anduril

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Capitolo 3
*** Partenze e chiarimenti ***


Partenze e chiarimenti

 

Remus si svegliò di scatto e, senza rendersene conto, era già in piedi, davanti alla sua poltrona preferita, con la bacchetta in mano, il cuore che martellava dolorosamente nel petto: qualcuno stava bussando insistentemente alla porta.

Cercando di calmarsi, si avvicinò all’ingresso e chiese, ancora spaventato “Chi è?”

“Siamo noi, Remus” gli disse la voce gentile della signora Weasley, accompagnata dall’entrata in casa di una piccola gatta argentea.

Remus sorrise, rilassato e aprì, trovandosi di fronte entrambi i coniugi Weasley.

Molly, Arthur! Cosa vi porta fin qui a quest’ora del mattino?”chiese gentilmente, facendoli entrare.

“Ci dispiace, Remus, di averti svegliato così presto, ma…”

“…Ma ieri è tornato a casa Ron e ci ha detto che Harry sarebbe venuto da voi. Volevamo sapere se stava bene.” Terminò con apprensione Molly

Remus si rabbuiò e si sedette di nuovo sulla poltrona davanti al camino, ormai spento.

“Aveva ragione. Harry è venuto qui.”

E come sta? E’ ferito? Sta bene? Ha mangiato abbastanza?”

Molly, cara, calmati, ti prego.” Fece il marito, sorridendo.

“Quando è arrivato qui stava bene, era solo molto stanco. Ha dovuto evitare un bel gruppo di mangiamorte, secondo quanto ho capito.

Mangiamorte? Dove?” chiese con apprensione Arthur.

“Non lo so, non l’ha detto. Ma di sicuro li ha seminati. Ha fatto un giro per arrivare qui che nemmeno Malocchio avrebbe osato.”

Molly si rilassò un attimo, poi, raddolcita, chiese “Sta ancora dormendo o si è già svegliato?”

“E’ sveglio Molly, ma… non è più qui.” Rispose rabbuiandosi Remus

“Come non è più qui? Dove sarebbe andato?”

Remus sospirò “Non lo so, Molly. Non ha voluto dirmelo. Ieri notte mi sono svegliato e l’ho trovato qui, che suonava. Abbiamo parlato un po’ e gli ho dato il pensatoio… il pensatoio di Silente.

Quando ne è uscito non sembrava più tormentato come prima…come se lì avesse trovato la risposta a uno dei suoi problemi. Ma all’alba è partito, subito, senza aspettare un minuto di più, senza dirmi dove stava andando, assicurandomi solo che sarebbe tornato presto, o almeno che così credeva.

I due coniugi erano rimasti senza parole. “Ma non è possibile….così all’improvviso…da solo poi?” disse Molly, sempre più sconvolta.

“Non ha chiesto a nessuno di accompagnarlo, neanche a Ron o a Hermione?” chiese il signor Weasley.

“No, questo mi ha lasciato abbastanza stupito… Non credevo che sarebbe partito così, da solo. Però mi ha detto di chiedere scusa a Ron e a Hermione per non aver detto loro niente, ma che questa volta non voleva coinvolgerli, che era tempo che prendessero la loro strada e stessero per un po’ con le loro famiglie, lontano dai pericoli.”

Arthur esitò un attimo, poi disse “Questo a Ron non piacerà. E neanche a Hermione se la conosco bene. Ron mi ha detto chiaramente che avevano scelto spontaneamente di accompagnare Harry in quest’ultimo anno, nonostante lui non volesse. Non gli piacerà essere messo di fronte al fatto compiuto.

Però prima che partissero, anche se non volevano dire nulla sulla destinazione, sembrava che sapessero cosa dovevano fare, dove andare. Questa volta, invece, era come se Harry andasse incontro a qualcosa di completamente sconosciuto. Obiettò Remus.

“Spero solo che torni presto… e tutto intero, possibilmente. Replicò ansiosa la signora Weasley.

I tre adulti si scambiarono una lunga occhiata, in silenzio.

 

 

Ormai erano ore che era in viaggio. Si era materializzato poco prima di Sidney e, dopo aver disilluso se stesso e la sua Firebolt, si era diretto verso i cieli sopra la grande metropoli, cercando qualcosa che potesse assomigliare a una casa, un edificio, un luogo abitato, per quanto assurdo potesse sembrare. Continuava a volare da una nuvola all’altra, cercando tracce di magia, senza trovarne, scoraggiandosi a ogni tentativo fallito; sulla sua scopa cercava di concentrarsi e di farsi venire un’idea per trovare quello che stava cercando,ma non ci riusciva, non riusciva a focalizzare i suoi pensieri su un unico pensiero, su ciò di cui aveva bisogno.

La sua mente era così piena di ricordi, di idee, di gioia, dolore, malinconia, che finalmente riusciva a comprendere cosa voleva dire Silente quando gli aveva spiegato l’utilità del pensatoio; come avrebbe potuto comprenderlo allora?

Aveva sempre affrontato pericoli e sfide durante i suoi anni ad Hogwarts, atteggiandosi a grand’uomo, pretendendo di essere trattato da adulto mentre non lo era ancora, solo ora se ne rendeva conto.

Adulto…adulto lo era diventato solo un anno prima, quando l’ultimo dei suoi protettori era morto, quando Silente era stato ucciso, proprio davanti ai suoi occhi; i suoi sentimenti erano stati molto differenti rispetto a quelli provati per la morte di Sirius. Quando aveva perso il suo padrino aveva potuto concedersi il “lusso” di compiangerlo, di rimanere inerte per giorni in Privet Drive a cercare di lenire il suo senso di colpa, a trovare un modo per reagire…aveva avuto questa possibilità solo perché sapeva di essere al sicuro, sapeva che Silente avrebbe badato a tutti loro, sapeva che le sue responsabilità erano limitate perché lo scontro con Voldemort iniziava a profilarsi all’orizzonte, ma sembrava ancora così lontano… con la morte di Silente, però, la realtà si era abbattuta pesantemente su di lui, senza via di scampo. Lui sapeva quello che doveva fare, dove andare, dove iniziare la sua ricerca ed era consapevole che ormai le responsabilità di questa battaglia erano tutte sulle sue spalle…niente più inganni, niente più illusioni, solo la cruda verità…ormai doveva prendersi le sue responsabilità, senza compiangersi, senza maledire il proprio destino, cercando di non pietrificare il proprio cuore isolandosi, ma tenendo duro, lottando per una vita migliore, per sé e per tutti coloro a cui voleva bene.

 

 Cosa ha fatto?!”

“Non se ne sarebbe andato senza di noi!”

Ron e Hermione erano sconvolti, Harry era partito, ma non li aveva chiamati, non li aveva voluti con sé.

“Lo so che siete arrabbiati, ma Harry ha detto a Remus che questa volta non voleva coinvolgervi, che voleva che rimaneste un po’ con le vostre famiglie, tranquilli, al sicuro…”

“Certo, al sicuro! Circondati da mangiamorte che vogliono solo la nostra testa, ma al sicuro!” gridò Ron, mentre le sue orecchie prendevano sempre più colore.

“Non avrebbe dovuto farlo, doveva dimostrarci più rispetto. Concluse Hermione, con lo sguardo indurito dalla delusione.

Nessuno parlò per un attimo, finchè una voce calma e limpida disse: “Adesso sapete cosa abbiamo provato noi in quest’anno.

Ron si voltò verso la sua sorellina che lo guardava decisa, le braccia conserte, i capelli mossi sciolti sulle spalle; per la prima volta Ron considerò che la sua piccola Ginny incominciava ad incutere un certo timore….

“Che cosa vuoi dire?” chiese, ancora arrabbiato con il suo migliore amico

“Voglio dire che vi state comportando da egoisti.

“Egoisti?! Ginny, fammi un favore, non immischiarti in cose che non ti riguardano.

“Non mi riguardano?! Ora ti dico io cosa non mi riguarda, Ron.-fece Ginny, avvicinandosi minacciosamente- Non mi riguarda il fatto che mio fratello e due miei amici siano spariti per più di un anno, non mi riguarda che nostra madre, Remus, i genitori di Hermione, metà ordine della Fenice fossero continuamente in ansia per voi, non mi riguarda che nessuno sapesse dove vi sareste diretti,o cosa avreste fatto, vero?! Per piacere, Ron, la prossima volta prima di parlare usa il cervello, ok?”

Nella cucina di casa Weasley calò un silenzio imbarazzante, nessuno aveva mai sentito parlare Ginny con un tono così tagliente.

Ginny…noi capiamo che quello che abbiamo fatto non sia molto facile da comprendere, ma avevamo le nostre ragioni. Harry doveva mantenere il silenzio, lo aveva promesso a Silente… Non pretendiamo che ci perdoniate, ma che proviate a capire. spiegò Hermione.

Hermione, non sto cercando di sapere che cosa abbiate fatto durante quest’ultimo anno né voglio sentire delle scuse da parte vostra. Non avete voluto abbandonare Harry e questo è stato un bene; conoscendolo, si sarebbe chiuso in se stesso, sopportando ogni peso da solo. Quello che voglio è che voi riflettiate un attimo sul perché ora siete qui a parlare con me invece di essere chissà dove con Harry. Sono sicura che avrà avuto i suoi buoni motivi per andare da solo, probabilmente nel pensatoio ha visto qualcosa che l’ha indotto a preferire un viaggio solitario…avrà avuto i suoi motivi, no?” concluse Ginny.

Hermione esitò, guardando Ron che annuì lievemente. “Può darsi.” Concluse lui, voltandole le spalle e uscendo dalla stanza.

Hermione scosse il capo sorridendo e lo seguì.

 

Sin da piccolo quando aveva una preoccupazione, era arrabbiato o triste, Ron correva a rifugiarsi nel suo “isolotto privato”, un angolo di giardino nascosto da una fitta siepe, nel limite estremo della loro proprietà, vicino ad un piccolo laghetto animati da piccoli pesci e da ninfee vaganti.

“Sapevo che saresti venuto qui.”

Ron si voltò verso l’ingresso al suo piccolo angolo meditativo e non si sorprese nel trovare lì Hermione che lo guardava, sorridendo malinconica. Si girò di nuovo verso il lago.

“Non avrebbe dovuto lasciarci indietro.”

“Lo so.”

Perché non si fida di noi?”

Hermione sospirò “Lo sai che non è così.”

Ron si voltò verso di lei, arrabbiato “Mi sembra che le sue azioni più recenti lo dimostrino.

“Andiamo Ron, lo sai benissimo perché cerca di proteggerci! Neanche una settimana fa ci siamo presi un bello spavento, o te lo sei dimenticato?!” Ribattè lei, cercando di mantenere la calma, senza grandi risultati.

Ron si rabbuiò “E come potrei dimenticarlo?”

 

Ormai erano giorni che non prendevano più alcuna precauzione per nascondersi dai mangiamorte, non coprivano più le loro tracce, non controllavano la loro aura magica, sperando che il loro piano funzionasse.

Ormai mancava solo un Hoxcruse all’appello, solo uno: Nagini.

Per eliminarla dovevano farsi scoprire, dovevano essere attaccati, dovevano sperare che Voldemort stesso scendesse in campo, attirato da una così ghiotta preda, accompagnato dall’inseparabile compagna.

“Non dovreste rimanere con me.” Disse Harry una sera, davanti al fuoco della piccola grotta dove avevano trovato rifugio.

Andiamo Harry, vorresti affrontare un’intera truppa di mangiamorte da solo? Con Voldemort presente, per giunta!” esclamò Hermione stupita.

“Senti, non voglio che vi succeda qualcosa. Io vi sono grato per essere venuti con me in questo viaggio, è stato un grosso sacrificio per voi, ma mi avete aiutato tantissimo, senza la vostra presenza non sarei stato in grado di raccogliere e distruggere tutti gli Hoxcruses. Però adesso il pericolo è troppo grande, non voglio che vi accada qualcosa per colpa mia.

Senti, smettila di fare tutti questi pensieri inutili! Anche noi siamo preoccupati, ma non possiamo certo lasciarti da solo a questo punto! Staremo attenti, tutti e tre, così non ci succederà niente e  potremo tutti tornare a casa sani e salvi senza sensi di colpa inutili, ok?” Fece Ron, sbrigativo.

Ma…”

“Fatti passare i dubbi Harry, ormai abbiamo visite. Disse Hermione, concitata.

 I mangiamorte erano arrivati.

Si alzarono tutti e tre in piedi e uscirono insieme per combattere e sopravvivere, con la luna crescente come unica testimone.

“E’ sempre un piacere rivederti Potter.”

Ron e Hermione osservavano i mangiamorte che li circondavano, cercando di mostrarsi sicuri e di nascondere la paura che provavano: non avevano mai visto Voldemort, non lo avevano mai guardato nei suoi occhi scarlatti, non avevano mai osservato la pelle bianca e il volto sfigurato, tuttavia non potevano abbandonarsi al terrore. Dovevano combattere, dovevano aiutare Harry. Si strinsero intorno a lui, alzando le bacchette.

“Non posso dire lo stesso, Tom.

Il volto del demone davanti a loro mostrava tutta la sua collera per essere stato chiamato con il suo nome babbano, con il nome di suo padre, l’unica cosa che poteva ricordare al mondo che il tanto temuto Voldemort era un essere umano come tanti altri.

“Non mi sembra che tu possa trarre vantaggio dall’assumere lo stesso sciocco atteggiamento del tuo tanto amato Silente; come vedi lui ha fatto una brutta fine, continuando a considerarmi un mortale, continuando a chiamarmi con quel ridicolo nome…se il tuo obiettivo è quello di raggiungerlo ti accontento subito. Attaccate il filobabbano e la mezzosangue! Potter è mio.”

Harry si mise davanti a Ron e Hermione mentre loro due si davano le spalle per proteggersi a vicenda; i tre si scambiarono un’occhiata, poi si lanciarono nella lotta.

Le maledizioni volavano da tutte le parti, gli incappucciati si stringevano intorno a loro, mentre Nagini strisciava sibilando tutt’intorno, come se osservasse compiaciuta il combattimento in attesa di una ghiotta preda.

Non molto lontano da Ron e Hermione, Harry e Voldemort si fronteggiavano, evitando incantesimi e lanciando maledizioni a raffica. Nonostante fosse migliorato parecchio nell’ultimo anno nel duello, ben presto Harry si trovò in difficoltà: in fondo, stava affrontando uno dei più potenti maghi mai esistiti, il più potente attualmente sulla terra, probabilmente, dopo la morte di Silente.

Che c’è Potter? Cominci a capire di essere senza difese adesso che non c’è il tuo caro preside a salvarti? Incominci a temere la morte? Vorresti chiedermi di mostrare pietà?” con un leggero tocco di bacchetta gli lanciò contro un incantesimo di taglio che non riuscì ad evitare, rimanendo ferito ad un fianco.

Ansimando, tenendosi una mano premuta sulla ferita, si alzò di nuovo.

“Ti sei…già stancato di combattere?Non mi sembra…che i duelli…si vincano a parole. Ribattè Harry affaticato, ricominciando a lottare. Tuttavia, più il tempo passava, più il suo avversario sembrava divertirsi, più il tempo passava più Harry si ritrovava nuove ferite sul corpo.

Alle sue spalle Ron e Hermione se la stavano cavando meglio di quanto sembrasse possibile; nonostante i loro avversari fossero molti, riuscivano a tener loro testa grazie all’intesa che avevano guadagnato con gli anni. Ormai erano in grado di prevedere le mosse che avrebbe fatto l’altro, erano abituati a coprirsi le spalle a vicenda, a combattere senza perdere le speranze nella vittoria: erano insieme, potevano farcela.

I mangiamorte intorno a loro giacevano a terra, ormai erano ben pochi ad aver ancora possibilità di alzarsi: molti erano stesi, legati e imbavagliati, bloccati da incantesimi anti-smaterializzazione.

Si guardarono intorno soddisfatti, per poi guardare verso Harry: il loro amico era in difficoltà, il suo avversario lo stava per sconfiggere, ma non si era accorto che loro si erano liberati dei suoi seguaci.

“Andiamo ad aiutarlo.” Disse Ron.

Hermione annuì, ma mentre avanzava non si accorse che Nagini era alle sue spalle, pronta a colpire.

Ron si voltò indietro e vide il serpente che si alzava e che stava per attaccare la sua amica.

Hermione! Spostati!”

Hermione si girò giusto in tempo per vedere Ron buttarla a terra lontano da lì e Nagini colpire Ron al braccio.

Ron!! No, Ron!”

Harry si girò al grido della sua amica, vedendo la scena con orrore.

“Che triste destino, sembra che tutti coloro che ami facciano una brutta fine…sei pericoloso, Potter.”

Harry si voltò e, approfittando della distrazione del suo avversario riuscì a lanciare uno schiantesimo contro di lui.

Ron!”

Harry corse verso il suo amico e verso Hermione, che non osava ancora muoversi perché Nagini sibilava minacciosamente contro di lei.

Avada kedavra!”

La maledizione senza perdono colpì Nagini che cadde a terra, si incendiò e scomparve.

Ron, Ron! Ron, svegliati, resisti!”

Hermione, dobbiamo portarlo via, subito!”

 

Il tono di Hermione si addolcì “Devi cercare di capirlo. Se non avessimo raggiunto il San Mungo in tempo…noi…- una lacrima scese sulla guancia della ragazza, che però se la asciugò con decisione e proseguì- Ron, tu sei troppo importante per me e per Harry. E noi lo siamo per lui. E’ normale che abbia voluto proteggerci, che almeno questa volta ci sapesse al sicuro.

“Lo so… è solo che sono preoccupato per lui… e mi dispiace di avervi fatto preoccupare… ma non potevo permettere che Nagini ti facesse del male. Non potevo.” Ron la guardò negli occhi, lo sguardo deciso.

Non gli importava di essere stato ferito, di essersi avvicinato così pericolosamente alla morte; era riuscito a salvare la sua Hermione, il resto non importava.

“Non avresti dovuto.” Sussurrò lei, avvicinandosi a Ron.

“Sì invece.”

Le parole non furono più necessarie.

 

 

 

 

Chiedo scusa per il ritardo, ma gli esami settembrini si fanno sentire! Datemi i vostri pareri anche su questo chap! Grazie a tutti per il sostegno!

 

SiJay: spero di averti soddisfatta… fammi sapere cosa ne pensi!

 

Diego: ti ringrazio, spero che ti sia piaciuto anche questo chap…. J

 

Myu: ciao! Spero che ti piaccia questo capitolo e come ho reso i personaggi…fammi sapere!

 

Daffydebby: ti ringrazio, per me è molto importante sentire che piace come ho reso i personaggi, spero di riuscire a renderli “reali”. Grazie per i commenti!

 

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Capitolo 4
*** Magia ***


                                                   Magia

 

 

“Allora siamo a posto per i turni di guardia alla casa di Remus?” chiese Ginny nella buia cucina di Grimmauld Place, davanti all’Ordine della Fenice al completo.

“Si abbiamo programmato ogni nostro singolo spostamento…”

“Sentite, vi ringrazio per le vostre premure, ma non mi sembra che proteggere la nostra casa sia una delle nostre priorità, considerando quanto sia impegnato l’ordine in questo periodo…” li interruppe Remus.

“Senti, capisco che ti possa dare fastidio, ma considerando i vostri rapporti con Harry, considerando che sarà il padrino di vostro figlio e che voi siete stati gli ultimi a vederlo e a ospitarlo in casa vostra, mi sembra che sia abbastanza ragionevole cercare di evitare il pericolo più del necessario.” Concluse la signora Weasley.

Remus capì di non poter fare altro che arrendersi, così sospirò e annuì. Non che gli dispiacesse avere un po’ di protezione in più per suo figlio, ma odiava dipendere da qualcuno.

“Piuttosto…abbiamo notizie di Potter? Le schiere di Voi-sapete-chi si stanno ingrossando, il suo aiuto ci farebbe comodo, molto comodo direi.  Intervenne Malocchio.

Tutti si scambiarono occhiate preoccupate, poi Hermione disse “No, non abbiamo notizie di Harry, ormai da due settimane, da quando è partito. Sapete tutti che non ha dato informazioni accurate prima di partire, ma credo che non tarderà ancora molto. Aveva detto che credeva che sarebbe tornato presto. Dobbiamo solo avere fiducia in lui e aspettare.

“Spero solo che si muova, abbiamo bisogno del suo aiuto soprattutto in questo periodo. Le schiere di mangiamorte si stanno ingrossando sempre di più e sappiamo per certo che voi.sapete-chi ha un nuovo gruppo di lupi mannari feroci e ben addestrati al suo servizio. E’ decisamente un brutto momento per prendersi due settimane di vacanza.” Ringhiò Malocchio.

“Due settimane di vacanza?! Harry non…” iniziò a scaldarsi Ron, ma Tonks intervenne.

“Quello che Ron vuole dire è che non c’è bisogno di innervosirsi, Harry non è in viaggio di piacere ma sta compiendo il suo dovere e ci sta aiutando, anche se non sappiamo cosa stia facendo.

Ora…direi che la riunione è finita, giusto?”

“Sì, direi di sì… Buonanotte a tutti allora. Concluse il signor Weasley.

I membri dell’ordine si alzarono e, senza fare rumore per evitare di svegliare la signora Black, si diressero verso casa.

 

 

Hermione? Hai visto mia sorella?”

Nel salotto della Tana entrò Ron con aria accigliata, mentre Hermione si accingeva a smaterializzarsi per andare a casa.

“Sì, è fuori in giardino.”

Ron si accigliò “Non dovrebbe stare fuori da sola a quest’ora, non è prudente.”

“Lasciala un po’ in pace, Ron, credo che abbia bisogno di riordinarsi le idee. –Hermione gli sorrise dolcemente, vedendo che continuava a rimanere accigliato- Dai, non ti arrabbiare… non è imprudente, è solo confusa…”

, potrebbe anche riflettere in casa, è troppo pericoloso e lei è giovane e…”

Ron, per carità! Fa parte dell’Ordine, sa badare a se stessa!”

“No, non è vero! E’ ancora una bambina e non capisco come i miei possano accettare una situazione del genere!”

Adesso Hermione incominciava ad innervosirsi “Senti, cosa pretendevi, che rimanesse a casa a fare la maglia mentre tutta la sua famiglia e i suoi amici erano fuori a rischiare la vita?- cercando di calmarsi, si addolcì- Ron, tua sorella è in gamba, è molto abile e prudente. Non essere così preoccupato, sa cavarsela meglio di quanto tu possa immaginare…”

Ron sospirò; non era calmo per niente, ma sapeva che continuare a discutere con Hermione non avrebbe portato altro che guai.

Senti, posso accompagnarti a casa? Non mi piace che tu sia in giro da sola…”

Ron…”

Dai, ho voglia di fare due passi con la mia bellissima ragazza…non me lo impedire…”

Sorridendo furbescamente, Hermione annuì “Va bene, mio impavido cavaliere, ti concedo di accompagnarmi.

Ron sorrise “La ringrazio infinitamente mia signora. Vogliamo andare?”

Con un sorriso si smaterializzarono alla volta di Londra.

 

 

 Da quanto tempo era seduta sul bordo del laghetto di casa sua, nascosta tra i cespugli in modo che nessuno la potesse vedere?

Il profumo dell’erba fresca, quella strana fragranza che solo la sera sapeva creare, la circondava, penetrava nel suo cuore infreddolito, cercando di scaldarla, di riportarle il sorriso, come di solito riusciva a fare quando era più piccola e si nascondeva lì a giocare lontano da fratelli che la prendevano in giro o da sua madre che le chiedeva una mano in cucina.

Quando era piccola vedeva in quel piccolo angolo di mondo la magia; anche se era cresciuta in una famiglia magica non aveva mai smesso di incuriosirsi per ogni nuovo incantesimo, per ogni nuova creatura, cercando di scoprire la magia vera, la magia al suo stato più puro, più naturale.

E lì, nel suo semplice, strano e selvaggio giardino, l’aveva trovata, la sua prima estate di ritorno da Hogwarts.

Era stata un’estate molto difficile, trascorsa cercando di dimenticare gli orrori vissuti, tentando di lasciarsi alle spalle i sensi di colpa per le azioni che Voldemort le aveva fatto compiere; ma lì, tra i freschi profumi della sera era riuscita a superare i suoi timori, imparando a convivere con quella strana parte della sua vita.

Tuttavia, durante quell’estate, la sua infanzia se n’era andata per sempre.

 

La riunione dell’Ordine era terminata da più di un’ora, la Tana ormai era silenziosa, ma lei era ancora lì, nell’umido della sera, cercando di riportare la pace nel suo cuore.

Era così strano pensare che poco più di un anno prima la sua vita era così felice, così completa, così normale, nonostante la guerra incombente: lei era ancora nella loro adorata Hogwarts, era al sicuro, preparava i G.U.F.O., rideva delle stranezze di Luna, chiacchierava con Hermione, viveva la sua storia da principessa nel castello delle fiabe.

Perché solo così si poteva definire.

Lei si sentiva veramente protagonista di uno strano sogno, quando Harry l’aveva presa tra le sue forti braccia e l’aveva baciata, istintivamente, nel bel mezzo di una festa dei Grifondoro, incurante della guerra, di Voldemort, di Piton, di Malfoy, di Silente, di Ron e Hermione. In quel momento esistevano solo loro due, nessun altro, solo loro vivevano nel loro mondo incantato, nel loro mondo di adolescenti qualsiasi.

Ma poi la realtà aveva preso il sopravvento.

Il suo eroe era tornato ad essere l’eroe di tutta la comunità magica, si era assunto le sue responsabilità e se n’era andato, vivendo pericolose avventure in qualche strana parte del mondo.

Lui, Ron e Hermione, naturalmente.

Loro potevano andare, ma lei no, assolutamente no; glielo aveva fatto capire chiaramente durante i festeggiamenti per il matrimonio di Fleur e di Bill.

 

 

La festa stava terminando. Fleur e Bill erano già partiti per il Giappone, dove avrebbero trascorso le seguenti due settimane e i convitati stavano godendo degli ultimi momenti della festa, consci che una volta finita sarebbero ripiombati nella cupa realtà che li circondava da più di un anno. Ginny decise di fare un giro nel giardino del palazzo in cui si era svolto il banchetto, per schiarirsi le idee. Si era riproposta di essere normale con Harry, di apparire spigliata e disinvolta come sempre e ci era quasi riuscita…quasi. Nonostante quello che diceva a Hermione, nonostante quello che mostrava agli altri era arrabbiata, delusa, triste, immensamente triste. Vedere Ron e Hermione ballare insieme, ancora imbarazzati, arrossendo sotto gli sguardi benevoli di tutti le aveva fatto rimpiangere ancora una volta cosa aveva perduto, cosa aveva vissuto per un periodo cosi breve.

Era così immersa nei suoi pensieri che non si accorse dell’arrivo di una persona dietro di lei.

“Gin…tutto bene?” la voce di Harry interruppe bruscamente  i suoi pensieri,riportandola alla realtà. Lentamente si girò.

“Sì, non ti preoccupare, tutto bene.” Rispose, cercando di nascondere ogni esitazione possibile.

“E’ stata…una bella festa.”

“Già.”

Harry era palesemente imbarazzato, come se stesse cercando di trovare le parole giuste per dirle qualcosa. E si stava convincendo che affrontare schiopodi sparacoda e ungari spinati non era niente al confronto.

“Senti, io devo dirti alcune cose che credo siano rimaste in sospeso e lo devo fare prima di partire.”

“Partire?” chiese, con un tremito.

“Sì, partire. Domani io, Ron e Hermione partiremo, dobbiamo fare… abbiamo un compito da assolvere.”

“Ah. E questo comporta che non posso sapere cosa sia, né tanto meno venire con voi, giusto?”

“Giusto.”

, allora mi sembra che non dobbiamo dirci più nulla, no? Buon divertimento, buone avventure, buon qualsiasi cosa dobbiate fare. Ora, se me lo permetti, andrò a casa a giocare con le bambole, visto che è l’unica cosa che credi possa fare.”replicò, dura, voltandogli le spalle, cercando di andarsene. Ma non ci riuscì, Harry la fermò afferrandole un braccio.

“No, Gin, aspetta, fammi finire.”

“Non mi sembra ci sia nient’altro da aggiungere! Tu mi hai lasciata neanche un mese fa perché ero troppo importante, non potevi mettermi in pericolo, giusto? Però adesso te ne vai con Ron e Hermione come se niente fosse, vero? Non venirmi a dire che non ti preoccupi per loro, perché non ti credo! Che accidenti vuoi da me, Harry?!” concluse, ormai urlando.

“Voglio solo che mi ascolti, poi potrai fare tutto quello che riterrai giusto.

Ginny si divincolò dalla sua presa e lo guardò, in attesa.

Harry sospirò, poi iniziò a parlare.

“Non era mia intenzione metterti davanti al fatto compiuto senza che tu avessi possibilità di dire la tua, ma la nostra partenza deve essere anticipata… tutti questi attacchi, questi movimenti insoliti nelle schiere di Voldemort…dobbiamo muoverci ora, per essere più prudenti.

Gin- sospirò ancora, profondamente, come se non sapesse dove andasse a parare il suo discorso- non ho delle logiche e valide argomentazioni perché tu non venga con noi. Non posso dirti che sei troppo piccola, perché alla tua età…sai benissimo in che impresa folle vi ho portati. Non posso dirti che non sei abbastanza forte, o furba, o in gamba per venire con noi, perchè non lo penso assolutamente. L’unica spiegazione che ti posso dare non ti convincerebbe…

Io non voglio che Ron e Hermione vengano con me, ma non sono riuscito a convincerli a rimanere a casa, al sicuro; per essere sinceri, da una parte voglio che vengano con me, mi sono sempre stati vicini in tutti momenti cruciali, in tutti i guai in cui mi cacciavo loro c’erano.

Ma un’altra parte di me vuole che loro restino al sicuro, perché stavolta non abbiamo più Silente a proteggerci, non saremo ad Hogwarts, non ci saranno professori intorno a noi ad indicarci la via. Saremo soli, soli in una marea di guai.

Ora, la mia parte razionale mi consiglierebbe di chiederti di venire con noi, perché il tuo aiuto ci farebbe comodo, ma l’altra parte di me…vuole disperatamente che almeno tu sia lontana da tutto questo, perché…perché non potrebbe sopportare di perderti. Concluse in un sussurro, abbassando gli occhi.

Ginny non sapeva cosa dire. Il discorso di Harry non aveva senso, non le aveva dato una motivazione logica per cui avrebbe dovuto ascoltarlo, ma… aveva detto che era importante per lui, che non la voleva perdere. E la parte di lei che nascondeva ancora quella piccola Ginny che non sapeva far altro che far cadere i piatti e infilare i gomiti nel piattino del burro in sua presenza era rimasta senza parole.

Dolcemente, ormai arresa, Ginny gli chiese “Ma cosa vorresti che facessi? Harry, se non vuoi che venga con voi…va bene, rispetterò la tua decisione, ma non mi puoi chiedere di rimanere inattiva mentre voi siete chissà dove a rischiare la vita. Hogwarts non c’è più, nessuno la vuole riaprire, Scrimgeur meno di tutti, nessuno vuole la responsabilità di centinaia di maghi minorenni quando neanche Silente ha saputo prevedere un attacco così atipico alla sua scuola.

Inaspettatamente, Harry sorrise “Immaginavo che avresti fatto un discorso simile prima o poi. Ho già parlato con Lupin, se chiederai di entrare nell’Ordine lui e Tonks ti sosterranno in pieno.”

Ginny lo guardò allibita poi gli sorrise “Dici sul serio?!”

“Mai stato più serio in vita mia.”

“Grazie, grazie, grazie!” senza prevederlo, Ginny gli saltò al collo, abbracciandolo di slancio mentre lui, un po’ sorpreso ricambiava.

Dopo un attimo, Ginny si accorse di quello che aveva appena fatto e cercò di sciogliersi dall’abbraccio, ma Harry la strinse ancora di più e le sussurrò, serio: “Ti prego, però, fai attenzione.

Ginny ricambiò ancora una volta l’abbraccio e gli rispose “Anche tu.

 

 

Ginny sospirò e si diresse verso casa, rabbrividendo un po’ per il freddo pungente della sera; tuttavia, una volta entrata in casa non trovò la cucina vuota come se l’aspettava.

Suo padre e Ron erano svegli e si stavano vestendo in fretta, mentre sua madre li guardava apprensiva.

Cosa succede?!” chiese,  già immaginando cosa fosse accaduto.

“I mangiamorte stanno attaccando il quartiere dove è cresciuto Harry, hanno scoperto i Dursley. Dobbiamo muoverci.” Rispose Ron, concitato.

Senza perdere tempo Ginny afferrò la giacca e la bacchetta e li seguì.

 

 

Spero che questo chap vi sia piaciuto! Mi scuso per i vari ritardi, ma tra il blocco del sito e impegni universitari… sono stata abbastanza presa!

Grazie a tutti per il continuo sostegno, grazie a chi legge e, soprattutto, a chi commenta!

 

Diego: spero che ti sia piaciuto anche questo chap, anche se ho dato più spazio a Harry e Ginny, che, devo ammettere, sono una delle mie coppie preferite! Grazie per il continuo sostegno!

 

Myu: grazie! Dimmi come ti è sembrato questo capitolo, anche se Ron e Hermione non sono molto presenti!

 

Joy: carissima!!! Ma che bella sorpresa trovarti tra i recensori!! Sono troppo contenta! Spero di non rovinarti troppo la sorpresa del sesto e spero proprio che la mia storia ti piaccia, tengo veramente molto al tuo giudizio! Adesso che ti vedo nelle recensioni…mi ricordo che devo recensire il tuo ultimo capitolo! Che memoria, lo farò subito!! Alla prossima!

 

Sijay: ti ringrazio per l'entusiastico commento, spero prorpio che anche questo capitolo sia di tuo gusto!

 

A presto,

Anduril

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Capitolo 5
*** Discesa all'inferno e ritorni dal paradiso ***


Discesa all’inferno e ritorni dal paradiso

 

Una volta materializzatosi in Privet Drive Ron non riuscì a riconoscere quella strada costellata da perfette villette a schiera che aveva già visto varie volte in passato; se quella zona poteva essere considerata una sorta di paradiso dai babbani che l’abitavano, adesso sicuramente si era trasformata in un vero e proprio inferno.

Molte delle case non c’erano più, spazzate via da incantesimi o bruciate dalle fiamme, mentre i loro abitanti correvano per la strada urlanti, cercando di salvare i propri cari dalla furia di strani uomini incappucciati.

Ron si guardò istintivamente in giro, ma sapeva già che molti membri dell’ordine erano fuori per pattugliare eventuali obiettivi o per proteggere qualcuno…erano troppo pochi…

Ron, non stare lì impalato, dobbiamo muoverci!” si girò verso sua sorella che si stava dirigendo verso Charlie e Bill.

“Gin, tu Charlie e Bill andate verso quei babbani laggiù, io e papà cerchiamo gli zii di Harry!” i suoi fratelli annuirono e si separarono.

Non ci misero molto ad arrivare al numero 4, attirati dal maggior numero di mangiamorte lì intorno. Con orrore videro che per lo zio di Harry era già troppo tardi: giaceva a terra con gli occhi sbarrati, una smorfia d’orrore e di terrore sul volto.

Ben presto individuarono anche Dudley, circondato da mangiamorte che lo stavano torturando con varie maledizioni tutte insieme.

Ron, cerca la zia di Harry, io mi occupo di suo cugino!”

Ron annuì e iniziò a perlustrare la casa, trovandola, però, stranamente deserta.

Uscì nel giardino che era situato dietro alla villetta e lì vide Lucius Malfoy guardarlo con aria di sfida, mentre teneva Petunia sotto tiro.

Guarda, guardaWeasley. Mi sembra strano vederti senza il tuo caro amico Potter. Dimmi, il nostro eroe è troppo occupato per venire in aiuto dei suoi parenti?”

Ron diede un’occhiata alla donna terrorizzata che aveva di fronte, cercando di trovare il modo migliore di reagire, poi rispose, cercando di prendere tempo.

“Non credo siano affari tuoi, Malfoy. Cosa credete di ottenere facendo del male a queste persone? Non credo trarrete beneficio aizzando ancora di più Harry contro di voi.

Malfoy sorrise “Oh, questo lo credi tu. Non mi sembra che abbiate capito la lezione di qualche settimana fa… Potter è pericoloso per tutti coloro che gli stanno intorno. E’ una lezione che deve imparare. Dovreste esserci grati, se eliminiamo Potter lo facciamo anche per il vostro bene… è solo una minaccia per voi.

Ron si mise a ridere “Oh, certo, perché se riuscirete ad uccidere Harry ci lascerete stare, vero Malfoy? Per piacere, fai un piacere a tutto il mondo e cuciti quella bocca! E adesso finiamola!

Diffindo!” riuscì a colpire la mano con cui Malfoy teneva Petunia sotto tiro, in modo che lei potesse scappare, poi iniziò a combattere con gli altri due mangiamorte che erano accorsi.

Ron continuava ad evitare incantesimi su incantesimi, senza riuscire a liberarsi dei suoi avversari, mentre altri li raggiungevano.

Ormai erano in troppi, non riusciva a tener testa a tutti…infatti, ben presto, Ron si trovò disarmato e urlante sotto l’effetto di varie crociatus, senza riuscire a reagire…

<<Harry… Dove sei? Ho bisogno di te… Hermione… No…>>

Le forze lo stavano ormai abbandonando, quando sentì che le maledizioni erano terminate. I mangiamorte incombevano sopra di lui, con le bacchette alzate, mentre Malfoy si avvicinava, tenendosi con una mano il braccio ferito.

“Bene, Weasley…direi che siamo arrivati al capolinea. Credo che i tuoi amichetti non riescano a raggiungerti, mi sembrano abbastanza presi dai nostri compagni.

Vedremo che effetto farà al caro Potter trovare il cadavere del suo migliore amico davanti alla porta di casa…”

Ron si guardò in giro, cercando la propria bacchetta, ma era troppo lontana perché riuscisse a prenderla...

<< E’ veramente finita, allora… >>

Disteso a terra, senza riuscire a muovere neanche un muscolo per l’effetto delle maledizioni subite, Ron vide Lucius Malfoy avvicinarsi a lui, un ghigno trionfante stampato sul volto.

“Ultimo desiderio, Weasley?”

Con una smorfia di disgusto, Ron gli rispose “Fottiti, Malfoy.”

“L’hai voluto tu. Avada Kedavra!”

 

 

Tutto accadde nel giro di pochi secondi. Mentre Ron vedeva avvicinarsi il raggio mortale, un turbinio di fiamme gli si parò davanti, ingoiando la maledizione e cadendo poi a terra, in un mucchio di ceneri.

<< Una fenice? >>

“Silente!” sibilò attonito Malfoy, guardandosi attorno. Non molto lontano da loro una figura circondata da un’aura luminosa avanzava tranquillamente nella loro direzione.

“Mi dispiace deluderti, Malfoy, sono solo io. - Harry si diresse verso di loro, la bacchetta alzata, lo sguardo duro e incollerito. – Avete fatto un grave errore venendo qui oggi. Stupeficium!”

La lotta cominciò, così velocemente che Ron non riusciva neanche a vedere Harry, in mezzo alla miriade di incantesimi che lui e i mangiamorte stavano lanciando.

Tre mangiamorte caddero a terra, svenuti, mentre un altro incappucciato lottava insieme a Malfoy per tentare di disarmare Harry. Il suo amico sembrava in difficoltà, schivava a stento le maledizioni, ma, stranamente, il suo volto era calmo e impassibile, come se la sua vita non fosse in pericolo, come se stesse schivando degli innocui incantesimi lanciati in un club dei duellanti.

Alla fine, con un movimento circolare della bacchetta riuscì a liberarsi del mangiamorte che aveva davanti, che cadde a terra parecchi metri più in là, per dedicarsi solo a Malfoy.

“Vedo che Azkaban non ti ha fatto molto bene. Infatti le fattezze nobili che avevano sempre distinto Malfoy in qualsiasi occasione non erano più visibili, lasciando sul volto solo una maschera d’odio e di stanchezza facilmente interpretabile.

“Taci e pensa a combattere, Potter.”

“Spiacente Lucius, ma ho questioni più importanti da affrontare al momento. Possiamo rinviare in un altro momento?” con lo stesso movimento della bacchetta Harry si liberò di Malfoy senior esattamente come aveva fatto poco prima con l’altro mangiamorte. Guardandosi intorno vide che erano rimasti soli nel giardino, ma dagli scoppi che provenivano dalla strada capì che la battaglia non era ancora finita.

Ron! Ron, stai bene?!”

Harry si avvicinò al suo amico, sollevandolo delicatamente.

“Sì… direi che sono quasi intero…-gli rispose a fatica, osservandolo.

A prima vista il suo amico aveva lo stesso aspetto di sempre: corti capelli neri che crescevano in tutte le direzioni, occhiali rotondi davanti agli occhi verdi. Tuttavia c’era in lui qualcosa di diverso, come se in quelle uniche due settimane fosse mutato profondamente, una trasformazione non chiaramente visibile, ma che si poteva percepire guardando quegli strani occhi, così simili a quelli del solito Harry, ma così profondi, così maturi, meno angosciati anche se ancora malinconici.

Harry sorrise, lo aiutò a sollevarsi chiedendogli, ancora una volta, apprensivo “Sei sicuro di star bene? Lo sai che Hermione mi ucciderebbe se non ti riportassi a casa tutto intero!”

“Sì, direi di sì… Dobbiamo trovare gli altri… Harry, tuo zio è morto…”

Harry sì fermò di schianto, guardando Ron come se non avesse ben capito quello che aveva detto.

“Mia zia e mio cugino?”

“Tua zia dovrebbe essere qui intorno, sono riuscito a strapparla da Malfoy, ma non so dove possa essere. Invece tuo cugino è dentro con mio padre, ma era in difficoltà…”

Harry afferrò un braccio di Ron e se lo mise sulle spalle, sostenendolo e aiutandolo.mosse qualche passo, poi si fermò improvvisamente e si abbassò per prendere la piccola fenice implume che pigolava piano in un cumulo di ceneri.

Harry…ma è Fanny? E’ la fenice di Silente?”

“No, Ron, lei è Selene, la mia nuova amica. Selene, lui è Ron.”

Ron lo guardava sbigottito “Ma come hai fatto a trovarla?”

“Te lo dirò quando saremo più tranquilli, è una storia un po’ lunga.

Entrarono in casa e videro il signor Weasley un po’ malridotto ma vivo che cercava di consolare zia Petunia dalla perdita del marito, mentre Dudley guardava entrambi con occhi vacui.

Ron! Stai bene? Sei tutto intero?” gli chiese suo padre, mentre Harry lo faceva sedere sul divano.

Ron annuì.

Solo allora si accorse della presenza di Harry.

Harry! Sei tornato! Tutto intero, figliolo?”

Harry annuì mentre osservava il corpo senza vita di suo zio.

Da quando aveva memoria aveva sempre detestato i suoi zii, aveva sempre cercato di andarsene da quella casa in cui non aveva conosciuto altro che umiliazioni e disprezzo, ma…

Aveva sempre immaginato che la sua vita futura sarebbe stata senza di loro, ma non aveva mai desiderato che accadesse loro qualcosa… dovevano essere protetti…

“Ma signor Weasley…loro non dovevano essere attaccati…Silente diceva che sarebbero stati al sicuro…”

“Non so cosa dirti Harry. Lo credevamo anche noi.”

Ron lo guardò “Forse erano al sicuro fintanto che tu eri in casa loro. Adesso loro sono babbani qualunque e come tutti i babbani sono in pericolo.

Harry si inginocchiò al fianco di sua zia e suo cugino, esitò un attimo poi mormorò “Mi dispiace zia Petunia. Mi dispiace.”

Sua zia lo guardò profondamente, non riuscendo a nascondere il dolore, l’odio, il disprezzo, la rabbia che provava.

“Immagino che tu la consideri una giusta punizione per come  ti abbiamo trattato, vero Harry?”

N-no, non l’ho mai pensato…”

Zia Petunia gli lanciò un’occhiata, poi abbassò gli occhi verso il corpo del marito. “Vattene via. Andatevene tutti. E non tornare mai più.” Gli disse a bassa voce, continuando a fissare il cadavere davanti a lei.

Harry rimase in silenzio, poi annuì; si alzò in piedi, aiutò Ron ad alzarsi e poi mormorò, lo sguardo fisso a terra “Mi dispiace.

Uscì, seguito a ruota dal signor Weasley.

 

Harry, ma dove sono i mangiamorte con cui avete combattuto? Ho sentito chiaramente i suoni di uno scontro prima.

“Sì, Lucius Malfoy e i suoi compari sono intrappolati nel giardino sul retro, legati e bloccati da un incantesimo anti-smaterializzazione. Signor Weasley, forse sarebbe meglio che lei e Ron andaste a portarli ad Azkaban e vi faceste visitare.”

I due uomini annuirono e Ron si appoggiò alle spalle di sue padre per procedere.

Ron, porta Selene con te per piacere.”

Ron annuì e prese la piccola fenice in mano sotto gli occhi stupiti di suo padre.

“Ci vediamo dopo alla Tana, ok?”

 

Harry li guardò entrare nella casa dei suoi zii, poi cercò di riscuotersi…non poteva permettersi di rimpiangere qualcosa o di provare sensi di colpa in quel momento. La battaglia era ancora aperta, doveva trovare gli altri, doveva trovare Ginny, doveva assicurarsi che tutti stessero bene.

Si mise a correre lungo Privet Drive, cercando di non soffermarsi sulle orribili scene delle famiglie straziate ai bordi della strada, piangendo un congiunto morente o la perdita dei loro averi più cari, dell’innocenza dei loro figli, della sicurezza delle loro case. …tutto per colpa sua…

Arrivato a metà del viale trovò un grosso gruppo di mangiamorte sconfitto dall’ordine; intorno agli incappucciati legati e imbavagliati, Bill, Charlie, Ginny e Hermione erano riuniti intorno a qualcosa, tutti un po’ malridotti ma vivi.

Si avvicinò a loro e, mentre stava per salutarsi, per sincerarsi delle loro condizioni, si bloccò: si stringevano intorno al corpo senza vita di Kingsley Shakeboalt, disteso sulla strada, gli occhi chiusi come se stesse riposando, senza che si potesse individuare alcuna smorfia di paura sul suo volto. Era morto combattendo, così come aveva vissuto.

Girandosi lentamente Hermione si accorse della presenza di Harry e gli corse incontro, abbracciandolo, piangendo silenziosamente mentre lui le accarezzava dolcemente i capelli senza avere il coraggio di aprire di nuovo gli occhi; non voleva continuare a guardare l’orrore intorno a lui, temeva di incrociare sguardi di biasimo per non essere stato lì con loro.

No, non era più un bambino, non c’era più nessuno che potesse risparmiargli di assumersi le proprie responsabilità, doveva andare avanti, qualunque cosa comportasse.

Si staccò da Hermione, fissandola preoccupato le chiese “Sei tutta intera?”

Lei annuì, dicendo “Siamo arrivati insieme… se non fosse venuto con me…”

Lui scosse la testa, cercando di rassicurarla, poi, con un sospiro, si voltò verso gli altri.

 

E gli altri a volte ti sorprendono.

Nonostante la situazione, nonostante avessero appena visto morire un amico, un compagno sul campo di battaglia, i fratelli Weasley lo salutarono con un cenno del capo, sorridendo tristemente,mentre Ginny si avvicinò e, tra le lacrime, gli disse “Sono contenta che tu sia tornato.”

Anche io. E stavolta intendo rimanere.”

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito, siete un grandissimo incentivo per continuare! Grazie mille!

 

Diego: ti ringrazio per l’assiduità con cui leggi e recensisci la mia storia! In effetti Ron è stato un po’ più brusco con Ginny, ma credo che sia normale, un po’ per una sindrome di fratello maggiore ultraprotettivo, un po’ per il carattere abbastanza chiuso di Ron sulle questioni importanti… spero proprio che anche questo capitolo ti sia piaciuto! A presto!

 

Platone: uh, ciao Platone! Mi fa piacere che ti piaccia la mia fic, spero di non deluderti nei prossimi capitoli!

 

Sijay: ciao! Come ti sembra questo capitolo? Mi raccomando, se avessi dei commenti negativi, commenta pure, almeno posso migliorarmi! Alla prossima!

 

Luca er meyo: Ciao! Bel nick! J ti ringrazio, sono lusingata! Spero proprio che ti piaccia anche andando avanti con la storia!

 

Joy: carissima! Allora, io mi sento un po’ in colpa per rovinarti la sorpresa del principe, perciò io non ti dirò quali sono le cose di mia invenzione e  quali sono invece quelle di mamma Row! Lo so che va un po’ contro al copyright, ma spero che la vera autrice di molte di queste idee non se la prenda più di tanto! J cosa posso dire?? Ti ringrazio per tutti i tuoi commenti, veramente! Sei stata un incentivo veramente potente! Per quanto riguarda i flashback…, volevo dare una patina dolce, o reale ai personaggi e ho trovato abbastanza utile questo sistema… spero che ti piaccia anche questo capitolo! E per quanto riguarda la coppia Harry-Ginny…devo ammettere che è una delle mie preferite! Un bacione, alla prossima!

 

A presto, grazie ancora a tutti, Anduril

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Capitolo 6
*** Spiegazioni ***


Spiegazioni

 

 

Ormai era sera nella cucina di Grimmauld Place, immersa in una fitta e cupa penombra in cui l’Ordine era riunito al gran completo, mostrando anche gli ultimi arrivati, molti ragazzi giovani tra cui Harry riconobbe molti loro vecchi compagni di scuola, come Seamus, Dean, Neville e Luna.

Erano tutti seduti intorno al grande tavolo, in silenzio; una rappresentanza dell’ordine era stata dalla moglie di Kingsley nel pomeriggio per portarle la notizia. Kingsley non avrebbe mai visto suo figlio, che sarebbe nato di lì a pochi mesi.

 

Minerva McGranitt interruppe il silenzio che si era creato, rivolgendosi ad Harry “Credo che tu ci debba una spiegazione, Harry, su molte cose. Il signor Weasley e la signorina Granger non hanno voluto dirci nulla sull’anno trascorso, né hanno detto dove tu sia stato queste ultime settimane.

Harry sospirò e annuì. “So di dovervi delle spiegazioni, da molto tempo, stasera vi dirò tutto quanto… o quasi tutto.

Il professor Silente ci aveva svelato il segreto dell’immortalità di Voldemort, il segreto della sua invulnerabilità, ci aveva detto cosa fare per poterlo rendere di nuovo mortale.

Noi abbiamo seguito le sue istruzioni; ora Lord Voldemort può essere ucciso.”

Un mormorio sconcertato si diffuse tra i membri dell’ordine; Remus interruppe il brusio chiedendo a Harry “Come può essere? Voldemort era immortale? Ma come…”

“Un Hoxcruse, giusto?” interruppe Malocchio.

“Esatto, degli Hoxcruses.”

“Scusate, ma cosa sono esattamente gli Hoxcruses?” chiese Tonks.

E’ magia nera molto avanzata, consiste nel dividere la propria anima compiendo un assassinio. Ad ogni omicidio l’anima si divide in pari sempre più piccole. Noi abbiamo trovato e distrutto gli Hoxcruses, senza che Voldemort ne sia a conoscenza.”spiegò Hermione.

“Di questo ne siamo sicuri? Voldemort non sa nulla di questo vostro piano?”

Ron e Hermione guardarono incerti Harry, che li rassicurò “Sì, questo è sicuro, tra poco vi spiegherò perché. Il fatto che Voldemort sia mortale non risolve il problema, perché nessuno tra noi è in grado di sconfiggerlo da quando Silente se n’è andato. Questo mi tormentava quando sono arrivato a casa tua, Remus. Non sapevo cosa avremmo dovuto fare, ma ancora una volta Silente ci ha dato la soluzione.

“Il pensatoio!” mormorò Remus.

“Esatto. Mi sono recato dal maestro di Silente, l’ultimo alchimista esistente. Lui mi ha addestrato. Ora sono pronto a sconfiggere Voldemort.”

Ma, Harry…” cercò di replicare Ron, ancora debole per le crociatus subite.

“Lo so, ti è sembrato che  non ci fosse alcuna differenza nel mio modo di combattere. Ho dovuto farlo, ho finto di essere in difficoltà. Se Voldemort si fosse accorto di un mio eventuale accrescimento di potere avrebbe potuto mettersi in allarme e controllare i suoi Hoxcruses o crearne altri.”

Ma…un momento… vuoi dire che sarai tu ad affrontare Voldemort?- chiese Ginny, stupita.- Lo so che la Gazzetta del Profeta blaterava sulla profezia e sul fatto che tu fossi il predestinato, ma… non può essere vero. Cioè, non che non ne saresti in grado, però ci possono essere delle alternative.”

“In realtà, l’unica alternativa possibile sarebbe stata quella di una lotta tra Silente e Voldemort, ma Silente non ci ha mai creduto più di tanto. Sapeva che il suo tempo stava terminando e che non sarebbe stato in grado di completare l’opera. Per questo mi ha insegnato tanto.

La profezia dice che sono io l’unico ad essere in grado di sconfiggere Voldemort, ma non voglio affrontarlo per adempiere ad un destino già scritto, ma perché è una mia scelta, perché questa maledetta guerra deve finire in un modo o nell’altro.

Voi siete tutti maghi più potenti, più anziani e più saggi di me, ma vi prego di lasciarmi la mia possibilità. Se dovessi fallire, ci sareste comunque voi a combatterlo, quindi il mondo magico non correrebbe rischi.”

I membri più anziani si osservarono preoccupati, sentendo la mancanza di Silente più che mai. Cosa avrebbero dovuto fare? Lasciarlo combattere contro il peggiore mago oscuro mai esistito, o impedirglielo, combattendo al suo posto?

Harry… io non sono tuo padre, né sono Sirius. Non sono tuo tutore legale, né ormai ne hai bisogno, essendo maggiorenne. Tuttavia ti chiedo di ripensarci, di cercare una soluzione insieme a noi. Lo so che anche se sei giovane sei un mago molto preparato, ancora più potente di quanto possiamo immaginare, credo, dopo questo tuo particolare addestramento, tuttavia… sei ancora così giovane… non puoi rischiare così la tua vita.

Harry sorrise malinconico. “Lo so che sono giovane, Remus, ma questa guerra è durata troppo a lungo, la prossima generazione di maghi deve poter vivere tranquillamente, senza il timore di vedere i propri genitori uccisi; lo faccio pensando anche al piccolo Sirius, Remus. Voglio che tuo figlio possa crescere in mondo più positivo, voglio che non debba essere affidato al suo padrino perché i suoi genitori sono morti, non voglio che la storia si ripeta. Come non lo vuoi tu.

Perché devo essere io a combatterlo? Perché io non ho nessuno che dipenda da me.- vedendo che i componenti della famiglia Weasley stavano per protestare, li interruppe.- No, aspettate, fatemi finire.

Non vi sto dicendo di non avere mai avuto una famiglia, o qualcuno che si preoccupasse per me, perché non è così, tutti voi siete stati la mia famiglia da quando avevo undici anni. Tuttavia, io non sono sposato, non ho figli, né ho effettivamente dei genitori ad aspettarmi. Devo, voglio tentare. Voldemort è quanto ci separa da una vita normale. E io desidero una vita normale, come tutti voi del resto. Comunque, mi sembra di offrirvi anche un piano di contingenza, se dovessi fallire, ci sareste sempre voi per difendere il mondo magico e a liberarlo dal suo demone. Vi prego, lasciatemi tentare.”

La cucina era calata in un silenzio molto teso, interrotto solo dai deboli scricchiolii delle sedie.

Alla fine il signor Weasley prese la parola. “Un tempo questa decisione sarebbe stata presa da Silente, supportato dal nostro parere. Adesso dobbiamo decidere noi, credo. Anzi, dobbiamo lasciar decidere Harry.”

Arthur!- esclamò la signora Weasley, infuriata.- non può, Harry è troppo giovane, non possiamo…”

“Non possiamo intrometterci, Molly. E non perché non è nostro figlio, perché per me non ha importanza il fatto che si chiami Potter e abbia i capelli neri e non rossi, sarei dello stesso parere se questo discorso lo facesse Ron. Credo che dobbiamo lasciare che Harry prenda a sua strada, una strada che ha imboccato molto tempo fa, del resto. I nostri ragazzi sono giovani, è vero, ma hanno affrontato molto di più di quanto non avessimo fatto noi alla loro età. Sono ormai maggiorenni, pronti per crearsi una loro famiglia, una loro vita; non possiamo impedirglielo.

Nel silenzio più assoluto, uno a uno i membri più anziani dell’ordine annuirono.

“Grazie per la vostra fiducia, non vi deluderò. Mormorò Harry.

La cucina cadde ancora nel silenzio per qualche minuto, poi Tonks, cercando di riscuotere se stessa e tutti gli altri, intervenne.

“Non dovevi dirci ancora qualcosa, Harry?”

“Sì, è una questione della massima importanza, perciò vi prego di ascoltarmi senza riserve…

Si tratta di Silente… e di Severus Piton. L’ho incontrato all’incirca tre giorni fa, non è stato affatto semplice riuscire a trovarlo, ve lo posso assicurare…

La settimana d’addestramento era trascorsa; settimana… il luogo in cui Theseus abita non è regolato dalle stesse norme terrestri. Un giorno trascorso in quella strana dimora può durare anche una vita intera, ma, una volta tornati con i piedi per terra si scopre di aver passato là solo una settimana. Posto molto interessante…

Theseus mi aveva insegnato molto, su molte cose, in particolare sulla legilimanzia, sull’occlumanzia, sulla decifrazione dell’animo umano. Una volta uscito da questo particolare addestramento ho dovuto andare a cercare Piton, non potevo tornare subito a casa ,dovevo capire perché, perché mai Piton aveva ucciso Silente, perché non aveva ucciso me quella notte, pur avendone avuta la possibilità.

Sapete tutti che io ho sempre odiato Piton, odio corrisposto, a dire la verità e dopo la morte di Silente quest’odio avrebbe dovuto solo aumentare…e per un po’ è stato così. Tuttavia, riflettendoci non capivo, non riuscivo a capire perché Silente avrebbe dovuto credere così ciecamente a un ex mangiamorte  quando lui addiceva una scusa così poco verosimile… Mio padre e Piton si sono sempre odiati cordialmente, Silente lo sapeva, Silente non era uno sciocco, Silente non gli avrebbe mai affidato i suoi preziosi studenti se non avesse avuto una motivazione più che valida. Così l’ho trovato, l’ho incontrato senza che nessuno dei suoi “compagni” ci abbia visto, né sentito.

 

“Buonasera, signore.”

Piton alzò la bacchetta, sorpreso di trovarsi Harry di fronte, ma soprattutto che questo non  cercasse di attaccarlo, stupito che non avesse nemmeno tirato fuori la bacchetta.

Cosa ci fai qui Potter? Incauto ad entrare nella tana del lupo senza neanche alzare le difese.

“Sono qui solo per parlare.”

Piton doveva essere stupito, ma rimase impassibile, come al solito.

E di che cosa?” pur sapendo già la risposta.

“Di Silente.”

Fece una smorfia “Allora sei qui per accusarmi, Potter, ben diverso. Avanti, dì quello che vuoi dire e facciamola finita.

Perché lo ha ucciso?”

“Direi che mi sembra una domanda strana, Potter. Io sono il male, sono un mangiamorte, sono la persona che hai sempre odiato per sei anni e che ti ha ricambiato cordialmente. Perché questa domanda stupida?”

“Io non mi sono mai fidato di lei. Ma di Silente sì. Anche se Silente non era infallibile, non avrebbe mai ammesso nella sua scuola qualcuno di cui non si fidasse ciecamente. Smettiamola con i giochetti, signore. Perché Silente le credeva? Perché le ha chiesto…-sospirò- perché le ha chiesto di ucciderlo?”

Piton era smarrito, questa volta non tentò neanche di nasconderlo.

Potter? Come…Tu non c’eri, come potresti sapere…tu eri lì vero?”

“Nascosto sotto il mantello dell’invisibilità e bloccato da un incantesimo del preside. Ero lì e non crederò mai che lei lo abbia ucciso senza un motivo. E non crederò mai che Silente l’avrebbe implorata per aver salva la vita. Non era da lui.” Terminò, con tono amaro.

Piton abbassò lo sguardo, ma lo rialzò dopo un attimo, riprendendo il suo solito tono aspro e sbrigativo. “Lo vuoi proprio sapere? Ebbene, sì, Silente sapeva di essere allo stremo delle forze, sapeva che la missione che avrebbe compiuto quella sera sarebbe stata molto pericolosa. E sapeva che sarebbe successo qualcosa, sapeva che Draco stava cercando di ucciderlo. Aveva immaginato che sarebbe successo qualcosa quella notte, ma disse che avrebbe dovuto allontanarsi ugualmente dal castello,che quello che doveva fare era molto importante. E mi ha chiesto…”sospirò, come se non volesse andare avanti.

Cosa?” chiese impaziente Harry.

“Mi ha chiesto di non scoprirmi, che il mio compito come spia era più importante di tutto il resto e che avrei dovuto fare qualsiasi cosa mi avrebbe ordinato.

Ad Harry mancò un battito…la stessa cosa che Silente aveva chiesto a lui…

E’ per questo che avete litigato nella foresta? Perché lei non voleva? Perché aveva capito che c’era qualcosa che non andava in Silente, vero?-Piton annuì- e nonostante tutto…nonostante quello che Silente aveva sempre fatto per lei…è riuscito lo stesso ad ucciderlo?”chiese incredulo.

Lo sguardo di Piton si fece duro. “Mi sembrava strano che non mi giudicassi dall’alto della tua saggezza, Potter. Mi sembrava strano che non  mi rimproverassi per aver ucciso l’unica persona che mi abbia mai dato fiducia in tutta la mia vita. Mi sembrava.”

Harry intervenne. “Mi ha frainteso. Non la stavo giudicando male. Stavo solo dicendo che al suo posto non avei avuto il coraggio,non sarei stato in grado di obbedire a Silente. Non era un giudizio, era comprensione.-Piton sollevò gli occhi, guardandolo, confuso.- Anche io ho obbedito a Silente. L’ho indebolito su suo ordine.”

I due si guardarono per un attimo, poi Piton gli chiese “Ora che sai tutto, cosa intendi fare?”

“Andare avanti. Io devo compiere la missione che Silente mi ha dato, come lei. Sarebbe disposto ad esporsi, a collaborare ancora con noi?”

Piton rise “Certo, l’ordine accoglierà a braccia aperte un traditore assassino.

“Mi dia una possibilità, per piacere. Li convincerò. Lei sarebbe comunque disposto ad aiutarmi?”

Piton rimase un attimo in silenzio “Va bene, Potter.

 

 

La cucina di Grimmauld Place calò, per l’ennesima volta quella sera, nel silenzio, mentre i membri dell’ordine cercavano di metabolizzare le ultime notizie.

Alla fine, Remus intervenne “Harry… capisco tutto quanto hai detto finora e credo nella tua capacità di giudizio, come credevo in quella di Silente. Tuttavia, voglio farti una domanda e vorrei una risposta sincera. Piton è un abile occlumante, come puoi sapere che non ti stava mentendo?”

Harry sospirò “Vorrei poterti dire che i miei nuovi poteri mi assicurano la totale sincerità di un occlumante così abile come Piton, ma non posso. So solo dirvi che mi fidavo di Silente come mi fido di tutti voi. E adesso, nonostante tutto, mi fido di Severus Piton. So che se fosse veramente un traditore sarebbe un grosso pericolo per noi collaborare con lui, ma io non credo che sia così. Silente era veramente l’unica persona che gli abbia mai dato fiducia, Piton non l’avrebbe mai ucciso di sua spontanea volontà. Nonostante ciò che tutti crediamo, tra Piton e Voldemort c’è un’enorme differenza: Voldemort non ha mai voluto la fiducia di nessuno, non glien’è mai importato, né ha mai cercato di farsi degli amici. Piton sì. Piton non era solo per scelta, ma per… emarginazione, diciamo. Il suo carattere, le sue capacità lo hanno reso impopolare a suo tempo a scuola, lui stesso ha accettato quel ruolo e, una volta entratoci, non è più riuscito a uscirne. Non sto dicendo che Piton non abbia le proprie colpe, ma credo che sia anche vittima delle circostanze.

“Senti, ma come puoi credere che Piton si senta in colpa per aver causato la morte dei tuoi genitori? Si odiavano a scola, non è molto credibile…” intervenne Ron.

“Anche io ho sempre odiato Malfoy, ma quando stava per rimetterci la vita perchè ho usato il sectusempra non ero proprio così soddisfatto di me stesso… lo so di chiedervi molto ma dategli una possibilità, vi prego.

Dopo un breve momento di silenzio Remus disse “Va bene, io sono d’accordo, ma credo che dovremmo prendere alcune precauzioni…meglio non scoprirsi più di tanto, per prevenzione.

Gli altri membri annuirono, quindi Harry concluse “Va bene, vi ringrazio, contatterò io Piton, così nessun’altro sarà messo in pericolo e non gli dirò più di quanto dovrà sapere, ok? C’è altro?”

Dopo il termine della riunione, Remus e Tonks invitarono tutti al battesimo di Sirius fissato per la settimana seguente, poi andarono a casa.

I Weasley si diressero verso la Tana insieme a Hermione e a Harry, che sarebbe rimasto lì a dormire. Tuttavia,una volta arrivato nella grande cucina della Tana, non seguì Ron su per le scale verso la stanza che avrebbero condiviso, ma uscì in giardino, silenziosamente, cercando di non farsi notare; Hermione, Ron e Ginny, tuttavia, lo guardarono andarsene con preoccupazione, chiedendosi se avesse bisogno di compagnia. Ginny stava per seguirlo quando Hermione la fermò “Aspetta Gin, credo di sapere cos’abbia Harry, vado io da lui.

Ginny la guardò preoccupata, ma quando si girò verso Ron vide che stava sorridendo “Non ti preoccupare, non credo che sia qualcosa di grave a preoccuparlo… vedrai che Hermione saprà aiutarlo.”

 

Hermione trovò Harry seduto ai piedi della grande quercia che sorgeva in mezzo al giardino, la testa appoggiata al tronco, gli occhi chiusi.

Perché devi essere così testone?” esordì Hermione, sedendosi accanto a lui.

Harry la guardò confuso “Perché dovrei essere un testone?”

Perché continui a negare quello che provi. Non puoi continuare a nascondere i tuoi sentimenti per Ginny, non puoi esporti al pericolo rassicurando gli altri con stupidaggini del tipo << non ho nessuno che mi aspetti a casa >>.”

Harry sospirò “Hermionecapisco quello che mi stai dicendo. Ma io sono rimasto via degli anni, dal mio punto di vista. Non puoi capire il desiderio che avessi di rivedervi tutti…mi siete mancati tantissimo. E tornare qui, con la guerra ad aspettarmi, piombare nel bel mezzo di un attacco in cui Ron per poco non ci rimetteva la pelle, andare da Ginny e trovarla piangere per Kingsley

Sono stanco Hermione, stanco di isolarmi, di essere solo per mia scelta, di dover ancora lottare… non vorrei altro che avere una vita normale, vorrei solo avere una casetta con un bel giardino davanti, dei bambini che giocano con un grosso cane, e…Ginny che li guarda, ridendo, con quel suo sorriso che illumina ogni angolo della casa. Sono stufo di non vederla sorridere, Hermione.

Hermione gli accarezzò i capelli neri, dolcemente, sorridendo “Harry, ormai la guerra sta per finire. E’ questione di poco e riusciremo a sconfiggerli, tu riuscirai ad eliminare il tuo incubo, il nostro incubo. E poi potremo essere finalmente dei normali ventenni, usciremo insieme, tutti e quattro, ci troveremo un lavoro e formeremo le nostre famiglie… e saranno perfette, perché saranno il concretizzazione di tutto quanto abbiamo sognato durante questi anni bui. Diventeremo parenti, saremo cognati, avremo dei bei bambini con i capelli rossi che saranno cugini e si vorranno bene. Questo è un sogno realizzabile, Harry, ma devi metterlo in atto adesso, subito, quanto prima. Devi andare da Ginny e portarla all’interno del tuo sogno, devi combattere per lei, per tornare da lei, da noi e dal futuro che ci aspetta. Ma non puoi aspettare che tutto sia finito, metti in atto quello che desideri, subito, senza perdere un attimo, perchè non puoi pensare che lei ti aspetti per sempre.

Harry sorrise “Miss Prefetto ha sempre la risposta giusta, vero? Però…lo sai qual è il problema. Se io le rivelassi tutto quello che sento, se tutto andasse come desidero da almeno un anno e mezzo, lei sarà ancora più esposta di quanto non lo è già. Come posso essere così egoista?”

Harry, non saresti egoista, anzi. La tua mania dell’eroe, non ti arrabbiare non è per criticarti, ma per farti capire, ti impedisce di essere egoista! Come puoi essere egoista quando stai lontano da casa per più di un anno per cercare di salvare il tuo mondo? O quando preghi l’ordine della fenice di lasciarti confrontare con il mago più terribile mai conosciuto nel mondo della magia?

Non puoi continuare a negarti ogni felicità, tu meriti tutto, Harry. E dicendo tutto a Ginny non la metterai in pericolo, perché lei è un membro dell’ordine, sa badare a se stessa e perché la guerra tra poco finirà, ne sono sicura. Quindi non pensare troppo, lascia da parte il cervello, usa il cuore.

Harry sorrise per un attimo, rasserenandosi, assaporando le parole di Hermione, cercando di convincersi che non avrebbe fatto la cosa sbagliata, tuttavia si girò di scatto verso Hermione, tornando serio.

Hermione…”

“Sì?” gli chiese, sorridendo.

“Mi dispiace di non essere arrivato prima. Mi dispiace di non aver evitato a Ron tutta quella sofferenza. Mi dispiace per averti fatto preoccupare ancora per la sua salute.

Hermione, a dispetto di tutto, sorrise. “Sono felice che tu sia tornato nel momento giusto. Sussurrò, accoccolandosi a lui, abbracciandolo.

 

 

 

Chiedo scusa per i miei continui ritardi nel postare, ma i corsi mi stanno togliendo parecchio tempo!

 

Alessandro: sono felice che ti piaccia, spero che questo capitolo non ti abbia deluso!

 

Diego: sono contenta che ti sia piaciuta la battaglia, è stato veramente un problema scriverla! Per Selene dovrai aspettare ancora un po’, abbi pazienza per qualche capitolo!

 

Joy: carissima! Ti ringrazio per l’appunto sulle virgolette, ho provveduto a modificarlo, adesso dovrebbero vedersi! Allora… ti ringrazio per il tuo continuo sostegno, sei veramente impareggiabile, non c’è che dire! J  Adesso Harry dovrà mostrare la sua nuova “natura”, o per lo meno, i risultati di un viaggio molto lungo nonostante le apparenze… spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, aspetto i tuoi commenti! E spero vivissimamente di non averti rovinato troppo il finale!!

 

SiJay: ti ringrazio per la disponibilità, spero che anche questa parte ti sia piaciuta! Alla prossima!

 

Grazie a tutti quelli che leggono e commentano, grazie, grazie, grazie!!

 

Alla prossima,

Anduril

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Capitolo 7
*** Amore al chiaro di luna ***


Amore al chiaro di luna

 

Harry rientrò in casa a notte inoltrata, credendo di trovare tutti a dormire, ma non fu così; seduta al grande tavolo della cucina stava Ginny, intenta ad inzuppare dei biscotti al cioccolato in una tazza di latte caldo.

Cosa ci fai ancora in piedi, Gin?”

Ginny sobbalzò, alzandosi in piedi di scatto e facendo così rovesciare gran parte del latte sul tavolo.

Harry! Cosa ci fai tu in piedi! Credevo che tutti fossero a dormire…non riuscivo a prendere sonno…”

, direi che siamo in due… posso farti compagnia?”

“Certo.”

Harry prese una tazza di latte e si sedette a fianco a lei; per un po’ rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, finchè Harry lo interruppe.

“Allora…se non sono indiscreto, come mai non riesci a dormire?”

Ginny si agitò inquieta sulla sedia “Diciamo che è per vari motivi… Sono un po’ preoccupata. L’ordine si sta indebolendo sempre di più, siamo sempre meno e ormai siamo totalmente esposti. E poi… , diciamo che non è stata una giornata meravigliosa.

“Già” rispose cupo.

E tu?”

“All’incirca le tue stesse motivazioni, mi chiedevo quale dovrebbe essere la nostra prossima mossa, se dovremmo attaccare, o attendere. Ma credo che dovremmo attaccare al più presto, dobbiamo prenderli di sorpresa.

“Già.” Rispose laconica Ginny.

Harry la osservò per un istante. Perché parlare di guerra? Perché non lasciarsi il mondo alle spalle per una notte? Perché non godersi un attimo di tranquillità insieme a lei?

Ginny, prendi il cappotto e seguimi.”

La ragazza si alzò confusa, vestendosi.

Perché? Dove stiamo andando? Cosa succede?”

Harry le sorrise dolcemente e sussurrò “Chiudi gli occhi.

Cosa? Perché..” fece lei, confusa.

“Fidati.”

Lei obbedì e immediatamente sentì una strana sensazione, come se stesse fluttuando nell’aria.

Harry? Cosa stai facendo?”

“Sei pronta? Aprili.”

Ginny aprì gli occhi e si ritrovò in una radura circondata da una fitta vegetazione, mentre la luna li scrutava attentamente, crescendo nel cielo.

Ma dove siamo?”

“Nel mio angolo di mondo preferito. Ci siamo trovati nei dintorni l’anno scorso e pensavo che potesse piacerti.

Ginny si guardò intorno, estasiata.

Ma è meraviglioso! Dove siamo?”

Nella campagna inglese, non molto lontani da Londra.”

“Grazie per avermi portata qui, è un posto magnifico. Gli rispose arrossendo.

“Gin… non siamo qui a caso. Io…ti dovrei parlare.”

Cosa succede?” chiese lei, allarmata. L’ultima volta che Harry le aveva parlato con quella voce tesa stava per partire per buttarsi a capofitto nel pericolo.

“Ecco… Ginny, hai sentito quello che ho detto stasera. Io affronterò Voldemort, ma non so come andrà a finire.

“No, aspetta un attimo. Questo è di nuovo il discorso << io parto per il pericolo e tu te ne stai a casa? >> oppure è qualcosa di peggio? C’è qualcosa che non hai detto alla riunione? Magari qualche altra dannata profezia, o chissà cosa?”

Harry sorrise, imbarazzato “No, no! Niente di tutto questo, calmati, stai tranquilla.

E’ solo che… per una volta, voglio essere egoista.

“In che senso?”

“Nel senso che…la cosa più responsabile da fare sarebbe combattere, affondare Voldemort, cercare di sconfiggerlo per crearmi un vita, finalmente. Ma non posso aspettare, perché la vita che ho in progetto non posso crearla da solo.

Ginny iniziava ad allarmarsiHarry…cosa significa? Ti…ti sei innamorato?”

“Direi di sì, lo sono da un bel po’ direi.

“Ah. Harry, capisco che siamo amici, ma non credo di essere la persona più adatta per ascoltarti. Possiamo andare a casa?” rispose lei, cercando di stare calma.

“No  credo che tu sia la persona più adatta, invece”

“Io non credo! Ma ti pare che ti innamori e me lo vieni a dire come se niente fosse?! Capisco che ancora una volta  mi consideri solo come la sorella del tuo migliore amico, ma credevo che avessi un minimo di tatto! Ti pare che..

Ginny non poté continuare la sua sfuriata. Non con le labbra di Harry sulle sue.

Mi sta baciando….

Harry si staccò da lei, poggiando la sua fronte contro la sua.

“Gin, io non posso rischiare di lottare, di sconfiggere il nostro incubo peggiore per poi scoprire di aver perso il momento, di aver atteso troppo.

Io ti amo Ginny, voglio costruire la mia vita futura insieme a te, non vorrei farlo con nessun’altra, perché tu sei… il mio raggio di sole, la mia metà mancante, tutto ciò che conta per me… io, noi abbiamo già perso così tanto tempo per la mia stupidità, se io fossi stato meno immaturo mi sarei accorto prima della donna che sei, dell’amica che sai essere, della combattente che non si tira mai indietro… non posso rischiare di perdere altro tempo, non posso rischiare di perdere te.

Ti amo Ginny, ti amo, ti amo, ti amo.”concluse Harry, osservandola, in attesa.

Ginny sorrise, ormai commossa. Quanto tempo aveva aspettato, sognato, sperato che queste parole venissero dette?

 

Nessun’altra parola fu necessaria quella notte.

 

 

Il giorno seguente Harry rimase fuori quasi tutto il giorno, per poi rientrare solamente a sera inoltrata, durante una riunione dell’ordine.

Harry! Finalmente, cominciavamo ad essere in pensiero! Cos’è successo? Credevamo dovessi solo parlare con Piton!” gli andò incontro la signora Weasley, in ansia, facendolo sedere al tavolo della cucina; Harry, infatti, appariva veramente stanco.

“Mi dispiace di avervi fatto preoccupare, ma ho dovuto attendere diverso tempo per incontrarlo, c’erano sempre Mangiamorte che richiedevano la sua presenza per qualcosa, ha dovuto faticare per potersene andare senza sospetti.

“Allora? Cosa ti ha detto?”

“Gli ho chiesto dove si trovi la base di Voldemort, ma non ha saputo dirmelo, c’è un custode segreto per quest’informazione e non ha idea di chi sia.”

“Non ha idea di chi sia? Andiamo, avrà pure qualche indizio! Non mi sembra verosimile che in tutto questo tempo non sia stato in grado di capire chi sia. Non può avertelo semplicemente nascosto?” obiettò Ron.

Harry sospirò “No, non credo. Tuttavia ha il sospetto che possa essere Malfoy senior il custode di quest’informazione. Nonostante sia scappato da poco da Azkaban si è guadagnato in fretta la fiducia di Voldemort.” Concluse amaramente.

E in che modo? Credevo che Voldemort non fosse così soddisfatto della famiglia Malfoy.”intervenne Remus.

Infatti. Ma Malfoy  gli ha mostrato la sua lealtà in un modo inequivocabile.

“E cioè?”

“Ha ucciso suo figlio.”

Cosa?!”

Perché mai avrebbe dovuto farlo?” chiese Ginny, stupefatta.

“Perché Malfoy junior non voleva compiere ciò che gli veniva ordinato. Voleva tradire. Ma, per sua sfortuna, non è un occlumante abile quanto Piton; Voldemort l’ha scoperto e l’ha condannato a morte.

Nella cucina cadde un cupo silenzio, interrotto dopo qualche tempo da Tonks.

“Ma MalfoyDraco… aveva sempre voluto seguire le orme del padre.

“Così sembrava, ma quando gli è stato ordinato di uccidere Silente, non è stato in grado di farlo, non ha voluto. Aveva abbassato la bacchetta quando gli altri mangiamorte sono arrivati.”

I membri dell’ordine rimasero in silenzio ancora per un po’, quando il signor Weasley intervenne.

Quindi…cosa ti ha suggerito Piton?”

“Mi ha rivelato che hanno intenzione di attaccare in forze il Ministero tra cinque giorni, lunedì. Nell’ora di pranzo un grosso gruppo di Mangiamorte arriverà a Londra e inizierà ad attaccare. Voldemort sarà con loro, vuole essere presente, vuole prendere personalmente il controllo del ministero; inoltre sa che noi saremo tra i primi ad accorgersene, perciò vuole sfruttare l’occasione per togliermi di mezzo una volta per tutte. Quindi noi potremo cogliere quell’occasione per cercare di concludere questa maledetta guerra.”

“Tra cinque giorni?... ma se fosse una trappola? Se fossero troppo numerosi? Se Piton non ti avesse detto tutta la verità? Abbiamo catturato Malfoy, adesso potremmo interrogarlo.

“Non è possibile carpire quest’informazione con la forza, nemmeno con il Veritaserum, Malfoy dovrebbe dircelo di sua spontanea volontà, ma non credo che lo farebbe; non con Voldemort ancora in vita, per lo meno. Per quanto riguarda Piton… sono certo che mi abbia detto il vero piano di Voldemort. In ogni caso, i rischi sono ingenti, per tutti. Dovrete pensarci bene, dobbiamo pensare a un modo per organizzare le difese del ministero senza insospettire i mangiamorte, dobbiamo pensare alla sicurezza del ministro. E dobbiamo decidere chi  di voi parteciperà a questo attacco.”

Nella cucina scoppiarono le proteste.

“Noi abbiamo la tua età, dobbiamo venire, anche se siamo i più giovani”protestò Dean.

“Giusto!” aggiunse Neville.

“Non c’è niente da decidere, l’ordine non può essere accantonato!” aggiunse Tonks.

“Non si può pretendere di fare qualcosa senza l’ordine al completo!” disse Malocchio, alzandosi in piedi.

“Basta così!- ingiunse Remus, alzando sovrastando gli altri con la sua voce.- so dove vuoi arrivare, Harry. Vuoi che quelli di noi che hanno famiglia se ne stiano nelle retrovie; è molto gentile da parte tua, ma non ce n’è bisogno.

L’ordine è composto da persone che sanno quello che rischiano, che sono consapevoli che c’è sempre la possibilità di non ritornare dai propri cari. Tuttavia credo che quelli che se la sentiranno potranno, dovranno partecipare all’attacco. Siamo ad un punto cruciale, dobbiamo esserci per combattere.

“Lo so, lo capisco… va bene, abbiamo cinque giorni per decidere come difenderci. Qualche idea?”

 

La riunione era finita da un pezzo, Remus e Tonks erano arrivati a casa per trovare Sirius beatamente addormentato sotto le amorevoli cure della madre di Tonks che li aveva lasciati soli poco dopo il loro ritorno.

Tonks si stava cambiando per andare a letto, ma Remus era ancora in soggiorno, sulla sua poltrona preferita, a fissare il fuoco che si stava ormai spegnendo.

Remus…”

Tonks era arrivata silenziosamente dietro di lui e si era seduta sul bracciolo della poltrona, accarezzandogli i capelli striati di grigio.

Remus sospirò, chiudendo gli occhi, cercando di non pensare al pericolo incombente.

“Devo ammettere che mai il tentativo di proteggerci di Harry mi è parso così allettante.- Tonks rimase in silenzio, continuando ad accarezzargli la testa, ascoltando- Lo so che è vigliacco da parte mia, ma non posso fare a meno di pensare… non voglio che a Sirius succeda ciò che è già accaduto ad Harry. Vorrei vedere nostro figlio crescere, andare a Hogwarts, diventare un uomo, innamorarsi… lo so che è egoistico e vigliacco, ma per un momento l’ho pensato.

Tonks sospirò “Credi che non ci abbia pensato anche io? Non è vigliaccheria, Remus, né egoismo….forse lo è, ma adesso siamo genitori, non possiamo pensare solo a noi stessi. Ma cosa ti ha spinto ad intervenire prima?”

Sempre fissando il fuoco Remus lo spiegò “Ho pensato a James e a Lily. E a Sirius. Ho pensato che loro hanno sacrificato tutto per vedere finire questa guerra, ho pensato che James non ha mai visto crescere suo figlio, che Lily non gli è stata vicino come solo lei sapeva fare, guardandoti dentro, rendendo leggero ogni pensiero, ho pensato che Sirius ha perso la sua giovinezza per i suoi amici, ha perso l’occasione di essere il padrino di Harry, di fargli da genitore. Ho pensato a Harry, a quanto abbia fatto durante questi anni per tutti noi, a come abbia saputo reagire di fronte alle perdite subite. Ho pensato a nostro figlio. Ho pensato a te.

Voglio poter vivere senza timori, voglio poter vedere nostro figlio salire sull’espresso per Hogwarts senza chiedermi se ci saranno attacchi, se sarà al sicuro… voglio essere un buon marito per te, voglio esserti vicino, non voglio svegliarmi più ogni notte temendo di non trovarti vicino a me.

Questo mi spinge ancora a lottare, a voler essere schierato accanto a Harry lunedì.

Tonks lo osservò, commossa “Sono le stesse ragioni che spingono me alla lotta. Tuttavia… Remus, lo so che non dovrei pensare al peggio, ma…”

Anche io ci penso. Forse dovremmo anticipare il battesimo di Sirius.

Ormai Tonks piangeva, ma cercò di non perdere la calma mentre diceva “Per precauzione. E quando finirà tutto questo faremo una gran bella festa e Sirius vi parteciperà con i suoi genitori.” concluse ormai singhiozzando, tra le braccia di Remus  che la stringeva protettivo, mentre il fuoco cercava di riscaldare i loro cuori impauriti.

 

Hermione quella notte non era tornata a casa, i Weasley avevano preferito non lasciarla tornare a Londra in un orario così tardo. Tuttavia non riusciva a prendere sonno, quando notò che Ginny si era alzata cercando di non fare rumore, aveva preso la vestaglia ed era uscita dalla stanza.

Non riuscendo a tranquillizzarsi si alzò anche lei e scese in cucina, dove trovò Harry, Ron e Ginny seduti intorno al grande tavolo di legno con una tazza di latte caldo tra le mani che la osservavano scendere le scale sorridendo leggermente.

“C’è del latte ancora caldo nel pentolino. La informò Ron.

Hermione si sedette con loro, stringendosi la vestaglia intorno al corpo, cercando di eliminare il freddo che sentiva penetrare dentro di lei.

“Lunedì sembra così vicino.” Disse alla fine.

O forse troppo lontano.”ribatté Ron.

Ginny si agitò inquieta sulla sedia. “Cosa dovremmo fare questi giorni?”

“Credo che, una volta preparate le difese per il ministero, dovremmo occupare le nostre giornate nel modo più normale possibile. Tipo… non lo so…cosa fanno di solito i ventenni?” disse Harry.

Gli altri tre sorrisero “…. A parte andare a caccia di maghi oscuri…niente di particolare direi.” scherzò Ron.

, potremmo fare qualcosa insieme… non so, una gita, una cena fuori, qualcosa di tranquillo, in modo da non esporci troppo direi. Osservò Hermione.

“Ehi, che ne dite di una cena intorno al fuoco? Un falò o qualcosa di simile… magari potremmo rimanere vicino a casa, incantare un posto perché non si possa raggiungere, creare un fuoco senza fumo…cose simili. Papà quand’ero piccola mi raccontava spesso queste strane usanze babbane, si chiama… fare pampeggio, giusto?” propose Ginny

Harry e Hermione scoppiarono a ridere “E’ campeggio, Ginny!”

Harry la osservò sorridere ed arrossire, mentre si univa con Ron alle loro risate.

Com’è bella

Uff, non vale, voi due siete avvantaggiati!” disse, fingendo di assumere un adorabile broncio infantile.

“Dai,non ti arrabbiare… e tu Ron, faresti meglio a non ridere, mister-io-so-perfettamente-cosa-sia-un-feletono!” fece Harry, abbracciandola.

“Ehi! Io conosco il mondo babbano, ok? e poi giù le zampe da mia sorella, pervertito!”

I quattro risero, mentre Harry, arrossendo un poco, rispondeva spavaldo. “Non metto le zampe su tua sorella, abbraccio la mia ragazza, è diverso, amico mio.

Hermione e Ron li osservarono stupiti per un attimo, poi Ron sorrise e fece burbero “Ti pareva! Proprio con mia sorella ti dovevi mettere?”

Hermione gli diede uno scappellotto sulla nuca, per poi sorridere agli altri due, ormai rossi come i capelli di tutti i Weasley, per poi cambiare discorso “Per me è proprio una bellissima idea Ginny! Direi che si può dare il via ai nostri primi giorni da adolescenti modello!”

“Amen!” sentenziò Ron, mentre tutti e quattro brindavano con le loro tazze di latte per poi scoppiare a ridere.

 

 

 

 

Scusate per i miei continui ritardi ma l’università mi sta togliendo parecchio tempo, qundi non so quando potrò ancora aggiornare, comunque cercherò di farlo nel minor tempo possibile… grazie a tutti per il sostegno!

 

Diego: spero che ti sia piaciuto l’effetto che le parole di Hermione hanno avuto sul nostro Harry! Spero che ti sia piaciuta questa parte su Harry e Ginny, non sono molto convinta di questo capitolo, dammi un parere, per piacere!!! J

 

Sijay: allora, che te ne pare di questo capitolo? Non mi convince particolarmente, ma spero di essere riuscita a rendere i sentimenti di Harry e ginny, in particolare… fammi sapere cosa ne pensi! E grazie per il sostegno che mi dai sempre!

 

Joy: carissima Joy, se devo essere sincera sono veramente contenta che tu voglia continuare a leggere nonostante gli spoilers, te lo devo proprio confessare! Le tue recensioni, i tuoi commenti così precisi sono proprio quello che mi serve per continuare a scrivere, cercando di migliorarmi! Per quanto riguarda il capitolo…diciamo che mi piaceva l’idea che fosse Hermione ad aiutare Harry in questo campo, come fa di solito nei libri, ma l’ho addolcita, perché credo che dopo tutto ciò che hanno trascorso nei loro recenti viaggi il loro rapporto sia diventato più profondo, inevitabilmente più maturo…spero che questa mia intenzione sia trapelata… ti ringrazio ancora! Alla prossima!

 

Alessandro: ti ringrazio per i tuoi continui incoraggiamenti, spero proprio che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Alla prossima!

 

 

A presto, grazie a tutti!

Anduril

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Capitolo 8
*** Atti di forza ***


Atti di forza

 

Scrimgeour era seduto nel suo studio, con un bicchiere di whiskey incendiario tra le mani mentre osservava albeggiare sulle colline che circondavano la sua casa. Non riusciva a credere quanto stessero perdendo in così poco tempo, quanto poco era riuscito a fare contro lo strapotere di Voldemort in quegli ultimi anni. Ormai sapeva che la sua posizione era a rischio, che non aveva più molto tempo per ottenere almeno una vittoria sull’esercito di Vodemort.

Ma come fare? Harry Potter era scomparso, da più di un anno non se ne sapeva più niente, ormai molti pensavano che fosse già stato ucciso; se non fosse stato così ostinato, se avesse accettato di aiutare il ministero quando gliel’aveva chiesto… forse lui avrebbe potuto veramente aiutarlo, forse con Harry Potter al ministero l’opinione pubblica sarebbe stata più benevola, più favorevole al suo operato

“Mi sembra un po’ presto per bere alcool, ministro.

Una voce lo ridestò dai suoi pensieri e, nonostante la sua carriera di auror, non riuscì ad individuare da dove questa provenisse.

“Chi sei? Fatti vedere!” ordinò, alzandosi di scatto, la bacchetta in pugno.

“Stia calmo ministro, se avessi voluto farle del male, l’avrei già fatto. Gli incantesimi intorno alla sua casa non sono così sicuri come pensa.

“Chi sei?! Fatti vedere, vigliacco!” ripetè.

Harry uscì dall’ombra in cui era nascosto, svelandosi. “Tu?! Ma…non può essere…dicevano che fossi morto…”

Harry scoppiò a ridere “Credevo che un auror ben addestrato come lei fosse ancora in grado di riconoscere un fantasma… e direi che non lo sono.” rispose, sedendosi, mentre il ministro continuava a rimanere in piedi, senza nessuna intenzione di abbassare la bacchetta.

“Come posso sapere di avere davanti il vero Harry Potter? Dimmi chi sei, dimmi qualcosa che mi possa permettere di riconoscerti!”

Lo sguardo di Harry divenne più freddo, mentre gli rispondeva “Chi sono? Io sono l’uomo di Silente, fino alla fine. Ricorda ministro? Di questo mi ha accusato, appena dopo la fine del funerale di Silente e io glielo confermo. Ora, non ho tempo da perdere, è meglio passare a cose più importanti, va bene?” concluse, riassumendo un tono gentile e cordiale.

Scrimgeour si sedette, ancora guardingo, abbassando la bacchetta “Dove sei stato tutto questo tempo?” chiese.

“Mi dispiace,ministro, ma credo che questi non siano affari che la riguardano. Comunque, sono venuto da lei a quest’ora insolita per discutere questioni ben più serie.”

E quali?”

“Ho ricevuto un’informazione da una fonte affidabile, il ministero verrà attaccato lunedì.”

Che cosa?!- chiese il ministro saltando in piedi, osservando Harry come se lo avesse appena insultato- chi ti avrebbe detto una simile stupidaggine?! Il ministero è ben sorvegliato, ha ottimi incantesimi di difesa, io stesso li ho ideati, nessuno può penetrarli!!”

, ministro- osservò gentilmente Harry- se questo fosse vero, nemmeno io sarei riuscito ad entrare in casa sua.”

Scrimgeour ammutolì, osservandolo con sospetto “Chi ti ha dato quest’informazione?”

“Questo non ha importanza, per lo meno, non ancora. Sono qui per aiutarla ad ideare un piano di difesa.

“Che cosa?!- lo schernì il ministro- Mi dispiace, Harry, ma non ho bisogno di ragazzini arroganti che mi diano consigli. Le misure prese saranno più che sufficienti,  basterà avvertire la sorveglianza e sarà tutto tranquillo.

“No ministro, questo non può farlo. Quest’informazione non deve uscire dal suo studio.

E perché mai dovrei darti retta?”

Perché Voldemort sarà presente.”

Scrimgeour sbiancò e si sedette lentamente. “Colui…colui… non è possibile, non partecipa mai agli attacchi…”

“Questa volta lo farà, vuole impadronirsi del ministero e lo farà in prima persona.

Il ministro era senza parole. Mai, mai nella storia della magia il ministero era stato minacciato in tal modo, neanche nel suo primo periodo di potere Voldemort aveva tentato un colpo così prestigioso.

Senza neanche accorgersene, Scrimgeour si ritrovò a chiedere l’aiuto di Harry.

Cosa dovremmo fare? Tu-sai-chi non ha mai tentato niente di simile… mai…  è mio dovere avvertire il ministero del pericolo che sta correndo…”

“Le ho già detto che non può farlo. Se lo facesse Voldemort capirebbe che ci sono delle spie tra i suoi mangiamorte, si insospettirebbe e noi non avremmo più alcun vantaggio. No, lei dovrà organizzare di mandare altrove i suoi impiegati quel giorno, annunciandolo il giorno stesso, non prima; dovrà tenere i suoi auror pronti, ma senza creare troppo scompiglio. Faccia tutto quello che le dico e le prometto che si libererà di Lord Voldemort per sempre.”

Scrimgeour non riusciva a reagire, mai nella sua carriera si era trovato così spiazzato, mai nessuno si era permesso di intromettersi negli affari del ministero con tanta sicurezza, nessuno a parte Silente…

Ad un tratto il ministro comprese che Harry non avrebbe mai avuto nessun bisogno di lui per attuare un qualsiasi piano, avrebbe potuto affidarsi sull’ordine della fenice come aveva sempre fatto Silente, quindi voleva dire che c’era un altro motivo per cui si era rivolto proprio a lui.

Cosa vuoi in cambio, Potter?”

Harry sorrise lievemente, rispondendogli “Niente di più che un piacere, ministro.

 

 

Da più di un quarto d’ora Ginny era seduta in giardino osservando intensamente una spessa busta di pergamena che portava il timbro del ministero, senza riuscire a decidersi ad aprirla.

Stava aspettando da più di un anno di poter concludere gli studi, di poter prendere quei tanto agognati M.A.G.O. che non molto tempo prima avrebbe conseguito nella loro tanto amata Hogwarts; dopo la partenza di Harry, Ron e Hermione non le era sembrato così importante finire gli studi, non con una guerra che mieteva quotidianamente vittime davanti ai suoi occhi, così, nonostante le proteste dei suoi genitori aveva deciso di non proseguire a fare qualcosa che le sembrava ormai tanto inutile quanto controproducente.

Finchè, un giorno, era stata chiamata da Remus con estrema urgenza…

 

Remus? Tonks? Siete in casa?” chiese, esitante, sulla soglia.

Remus le venne incontro, sorridendo. “Ginny, entra!”

Ginny si sedette con Remus davanti al fuoco, osservandolo preoccupata “Come mai mi hai fatto chiamare? C’è qualche problema? Cos’è successo?”

“Niente, niente, stai tranquilla. Volevo solo fare due chiacchiere con te, tutto qui.

“A che proposito?”

Remus si fece più serio, mentre le chiedeva, dopo un attimo d’esitazione “Perché hai perso la speranza, Ginny?”

“Come scusa? Non capisco…” fece lei, confusa

“Nonostante tu mostri a tutti il lato combattente che è in te, nascondi un lato cupo della tua persona, nascondi quella parte di te che ha smesso di lottare.”

“Ma cosa stai dicendo?... non mi sembra proprio che… come fai a dirlo?” chiese lei, confusa e anche un po’ irritata di questa intromissione.

“Non voglio addentrarmi in cose che non mi riguardano, ma sono preoccupato per te, Ginny. Io ho appoggiato il tuo ingresso nell’ordine, perché credevo che tu fossi pronta ad affrontare la vita vera, a prenderti le tue responsabilità. Ma non mi sono accorto che stavi facendo l’esatto opposto.

Ma cosa stai…”

“Ti sei arresa, Ginny. Non credi che ci sia speranza per noi, per tutti noi, vero?”

Ginny lo guardò stupita, poi abbassò gli occhi, colpevole “Come lo sai?”

“L’ho scoperto a causa del tuo banalissimo rifiuto di proseguire con gli studi. Non è vero che ti sembra insensato perdere tempo a studiare mentre c’è una guerra da combattere, è che ti sembra insensato fare qualcosa per il tuo futuro, perché credi di non averne uno davanti.

“Ma Remus…- disse lei, ormai guardandolo negli occhi mentre iniziava a piangere, senza accorgersene- come posso pensare di avere un futuro quando intorno a me non c’è altro che morte? Quando i miei più cari amici sono chissà dove a rischiare la vita senza che noi possiamo aiutarli?come posso aver un futuro… se…” la voce le si spense in gola; non aveva il coraggio di ammettere di non voler un futuro se l’unica persona con la quale avrebbe voluto dividerlo avrebbe potuto essere già morto senza che loro ne sapessero niente.

Remus le prese le mani tra le sue, sorridendo dolcemente “Ginny, tu hai un futuro davanti, un magnifico futuro da dividere con chi vorrai. Non possiamo arrenderci adesso, non possiamo smettere di lottare, non possiamo abbandonare le nostre speranze, i nostri sogni…insieme ai ricordi, sono tutto ciò che ci rimane…”

 

 

Nonostante la sfiducia che l’animava, nonostante i timori che spesso le impedivano di dormire, Ginny aveva seguito il consiglio di Remus, aveva ripreso gli studi, aveva dato i G.U.F.O. e seguito i corsi per i M.A.G.O. e ora era lì, esitante, ad osservare con trepidazione una busta ancora chiusa… cosa le avrebbe riservato il domani? Come sarebbe stato il suo futuro? Harry sarebbe stato lì con lei?

 

“Non si aprirà da sola quella busta.”

Ginny si voltò di scatto, sorpresa nel trovare Harry che si avvicinava a lei e si sedeva al suo fianco, sull’erba umida del mattino.

“E’ che… sono solo un po’ nervosa, ecco tutto. Lo so che non hanno un grande significato, soprattutto in questo momento, però… non so se voglio aprire questa busta.”

Ginny, questi esami hanno significato, soprattutto adesso. Noi siamo normali adolescenti, fino a lunedì, ricordi? In base a questi risultati…vedremo cosa fare delle nostre vite…”

“Nostre?...” chiese Ginny, confusa, guardando Harry, che ormai era totalmente imbarazzato.

“Gin, lo so che io non posso ripiombare nella tua vita in questo modo, che siamo giovani, che abbiamo ancora così tanto da provare, da vivere, però… io voglio credere di poter avere un futuro, Ginny…”

“Io lo vorrei…ma ho paura… paura che immaginando questo futuro, non si avvererà, ho paura di soffrire.

Harry sorrise, amaramente “Anche io ho paura Ginny. Ma quello che mi fa affrontare con serenità il pensiero che lunedì affronterò il mio peggiore incubo è seduto qui, accanto a me, che osserva titubante una busta.”

Ginny arrossì, accoccolandosi nel suo tenero abbraccio, mentre gli chiedeva, mormorando “Allora… hai paura anche tu? Io… non voglio essere vigliacca, ma sto impazzendo nell’attesa della lotta.

Harry sorrise dolcemente, mentre le rispondeva “Anche io ho paura, Ginny. Paura, angoscia, ansia… nonostante io sembri calmo, impassibile, com’era sempre Silente nei momenti difficili, i non sono lui. Se penso alla lotta di lunedì…, diciamo che me la darei volentieri a gambe, nonostante tutto… Però poi penso a Silente, ai miei genitori, a Sirius, a Kingsley… allora ritorno sicuro di me, come quando ho confermato a Silente che avrei affrontato Voldemort non perché me lo imponeva una stupida profezia, ma perché io volevo farlo.

Ginny lo guardò sorridendo, per poi dire “Allora non ho paura, Harry. Lunedì saremo insieme, affronteremo la lotta a testa alta, ne usciremo vittoriosi e poi ci creeremo il nostro futuro. Insieme.”

Harry la guardò preoccupato per un momento, per poi concludere più serenamente “Con tanto di casa con la palizzata bianca e bambini che giocano con un grosso cane nel giardino.”

Ginny si mise a ridere, poi disse, tornando seria “Allora apriremo insieme questa lettera, lunedì sera.

 

 

“Grazie per aver voluto assumerti questo impegno, Harry. Significa molto per noi.” Disse Tonks, al termine della cerimonia tenutasi il sabato sera in cui il piccolo Sirius James Lupin era stato presentato ufficialmente alla comunità magica.

“Sapete bene che per me è un onore e un piacere. E poi…, è come essere parte di una nuova generazione di malandrini che sta per formarsi, no? Sono convinto che quando andrà ad Hogwarts questo piccoletto sarà la gioia di tutti i professori!”

Remus si incupì per un attimo, per poi rispondere, cercando di mostrarsi sereno “, giudicando la sua avversione al sonno e a qualsiasi attività tranquilla e poco pericolosa, ti devo dare ragione!”

Harry capiva quali fossero le preoccupazioni della giovane coppia, quanta angoscia dovessero provare nell’affrontare una lotta a viso aperto sapendo di avere la responsabilità di un bambino così piccolo; anche per questo, Harry voleva sconfiggere Voldemort al più presto, voleva che tutto finisse quanto prima, per far sì che tutti potessero di nuovo vivere una vita tranquilla e serena.

Pensando a queste cose, Harry disse loro “Ho portato un regalo per il piccolo di ritorno dal mio viaggio. Dicendo questo, tirò fuori dal mantello un piccolo uovo dorato, delle dimensioni di poco superiori a un boccino.

Harry…ma questo…” iniziò a dire Remus, guardandolo allibito.

“Sì, Remus, questo è un uovo di fenice.”

“Ma dove lo hai trovato?...ormai ci sono così poche fenici esistenti al mondo… così pochi esemplari ancora fecondi…”

E una di queste era la fenice di Silente, Fanny. Quando ha lasciato Hogwarts è tornata nel luogo in cui era nata, la casa di Teseus, dove è morta poco dopo, dopo aver lasciato due uova.

Teseus mi ha spiegato che le fenici non si possono comprare, sono animali che << scelgono >> il loro padrone per essergli fedeli per tutta la durata della sua vita, alla fine della quale muoiono definitivamente. Quando sono arrivato da Teseus una delle due uova si è schiusa e da allora Selene è stata al mio fianco; quando sono venuto qui oggi ho portato con me l’altro uovo che Teseus mi ha regalato e ho visto che l’altra fenice è destinata a vostro figlio. Guardate.”

Con sommo stupore di Tonks e Remus, Harry avvicinò l’uovo al piccolo Sirius, che si sporse per accarezzarlo; nel toccarlo, una luce dorata si sprigionò avvolgendo il piccolo, per poi spegnersi.

Ma cosa significa?” chiese Tonks, stupita.

“Significa che la fenice ha scelto il suo prossimo padrone e aspetterà che lui sia pronto per lei. Da quel momento in poi saranno inseparabili.

Harry…non so cosa dire… grazie, grazie di cuore.

“Ringraziatemi stando attenti lunedì e tornando da Sirius dopo la lotta.

 

Hermione? Ma…questi soldi babbani… perché sono di carta? Quanto valore possono avere questi piccoli foglietti?”

Hermione smise di pettinarsi e andò incontro a Ron che, osservandola dall’altro lato della stanza, la guardava titubante.

Ron, ti assicuro che hanno valore! E poi non possiamo presentarci domani in un luna park babbano con falci e galeoni!”

Ron le sorrise e l’abbracciò “Passeremo una magnifica giornata, ne sono sicuro.” Le disse, stringendola a sé dandole un piccolo bacio sul naso.

La adorava quando faceva quelle adorabili smorfie ogni volta che lo vedeva spaesato nel mondo babbano che lui non conosceva; avrebbe continuato a perdersi tra sterline e parchimetri per poter vedere quella sua pelle così morbida arricciarsi per schernirlo dolcemente, per vedere quegli occhi che brillavano solo per lui… come aveva fatto a restare così tanto tempo senza di lei, come aveva potuto essere così cieco tanto a lungo?

Il suo unico desiderio in quel momento era quello di sparire insieme a lei, lontano da tutto, dall’ansia che entrambi cercavano di ignorare, dalla terribile consapevolezza che l’indomani avrebbero dovuto affrontare l’inferno…

“Non ci pensare, Ron. Abbiamo davanti a noi ancora un normalissimo giorno da adolescenti, non sprechiamolo con tristi pensieri…- Hermione lo stava osservando con intensità, come se avesse indovinato i suoi pensieri, le sue paure più nascoste- oggi  il mondo esterno non esiste, ci siamo solo noi, io e te, Harry e Ginny e sarà così anche domani… la guerra non esiste, Voldemort è solo frutto della nostra immaginazione, niente più che un ricordo… viviamo la vita vera, oggi,viviamola anche domani, ti prego… viviamo tutto ciò che godremo da lunedì sera in poi, va bene? Niente ci può scalfire …”

Ron la osservò, scosso… la sua Hermione lo guardava, trattenendo le lacrime, controllandosi, cercando di incoraggiarlo quando lei stessa era spaventata; quanto avrebbe voluto risparmiarle tutta l’angoscia che stava provando, quanto avrebbe voluto salvarla dalle sue paure…ma non era necessario. Hermione era la persona più forte che lui avesse mai incontrato, era la sua migliore amica, la donna che amava, era il suo passato, il suo presente e futuro; nonostante lui potesse percepire la paura che l’attanagliava, sapeva perfettamente che Hermione non aveva bisogno di essere salvata dal mondo che la circondava, niente le era necessario, se non che lui la stringesse a sé, le restituisse la sicurezza, le trasmettesse l’amore che provava per lei ed entrambi sarebbero stati meglio. Loro erano completi quando stavano insieme, niente poteva distruggerli, perchè insieme erano in grado di risollevarsi da qualsiasi cosa. E così sarebbe stato anche questa volta.

Hai ragione, amore, niente esiste al di fuori di noi. Ci siamo solo io e te…e sarà così, sempre, per tutto il tempo che vorrai. Le disse stringendola a sé, baciandole la testa, cercando di rassicurarla…e di rassicurare se stesso.

 

 

“Dai Ron, muoviti!”

“Avanti pelandrone, togliti quel colorito verdastro e vieni a farti un giro con noi sulle montagne russe!”

La domenica Harry, Ron, Hermione e Ginny erano andati insieme in un grande parco di divertimenti fuori Londra, dopo essersi camuffati come veri babbani e aver cambiato il loro aspetto con un’apposita pozione, precauzione necessaria soprattutto per Harry e per la sua ben nota cicatrice.

Harry Hermione e Ginny si erano trovati subito a loro agio nell’ambiente festoso del Luna Park, ma Ron non aveva più aperto bocca da quando erano scesi da una giostra chiamata “Lo schiacciasassi”.

“Avanti, Ron! Non ti vedevo così verde dalla tua prima partita a quiddich! Cosa sarà mai stata quella giostra! Ti ha solo sballottato qui e là per un po’!” lo prese in giro Ginny.

Ron rispose con voce stentata “Sballottato un po’??? ma vi sembra proprio così normale che i babbani si divertano a morire di paura su quel coso???”

“Andiamo Ron, non puoi negare che giocare a palla su manici di scopa potrebbe sembrare strano a un babbano!” replicò Hermione, trattenendo a stento le risate.

“Non paragonare quel coso al quiddich, è del tutto diverso!” fece Ron, serissimo, facendo scoppiare di nuovo a ridere gli altri tre.

Che c’è?? Che avete da ridere?” fece lui, offeso, per poi unirsi a loro appena dopo.

 

“Il tuo film preferito?” chiese Hermione, tenendo uno spiedino sul fuoco.

“…. Direi… Highlander.” Rispose Harry, sistemando la legna del falò. La radura vicino alla Tana era illuminata dalla scoppiettante luce del fuoco che i ragazzi avevano acceso e intorno al quale erano seduti da più di un’ora.

“Ah…quante volte ve lo devo ripetere?! Basta con le domande che riguardano i babbani! Per tutti i folletti, che film dovrebbe essere?? E poi che gusto c’è a vedere una storia su uno schermo?”

Ron, stai zitto! Perché mai non hai seguito babbanologia?? Capiresti un po’ di più quanto può essere bello il mondo babbano! Adesso tocca a me. Hermione… la persona che ti ha più colpito alla prima impressione?” intervenne Ginny.

“Colpito….direi…mah, credo Silente. Era venuto prima dell’inizio di Hogwarts a casa mia per spiegare come funzionava la scuola ai miei genitori.

“Davvero? Non l’avevi mai detto!” disse Ron stupito.

, diciamo che non mi sembrava così importante, tutti i figli di babbani vengono contattati da un insegnante… e Silente… , immaginatevi una bambina che è cresciuta con tutte delle strane storie su Merlino e strani maghi dell’antichità che si trova davanti l’incarnazione di tutto quello che aveva letto!”

I ragazzi sorrisero malinconici, pensando al loro preside, poi, mentre Harry stringeva tra le braccia Ginny e osservava il cielo puntellato di stelle, Hermione si accoccolò a Ron, chiedendo “Ginny, la tua favola preferita?”

 

Da quanto non passava una giornata così? Harry, Ron, Ginny e Hermione si erano divertiti come matti durante quella giornata, avevano quasi completamente dimenticato cosa li aspettava l’indomani, ma… una volta arrivati alla Tana, non avevano potuto non percepire l’ansia che aveva invaso la casa, non avevano potuto fare a meno di guardare quell’orologio che tutti avevano sempre amato e che da tempo li avvertiva del pericolo che stavano correndo.

In un attimo le risate erano svanite, i sorrisi scomparsi dai volti arrossati dall’aria pungente della sera e i quattro ragazzi non avevano potuto fare a meno di scambiarsi occhiate preoccupate, prima di raggiungere gli altri.

 

Sulla Tana era calato il silenzio da diverso tempo, tutti erano nelle rispettive camere cercando di dormire, anche se ciascuno era consapevole che non sarebbe riuscito a chiudere occhio quella notte.

Harry era seduto sul letto, la testa appoggiata alla spalliera, mentre osservava Ginny che si era appena addormentata con la testa appoggiata sulla sua spalla, tenendogli la mano.

Ginny, la piccola Ginny che non riusciva nemmeno a parlare in sua presenza, adesso era lì, con lui, abbracciandolo, stringendogli la mano, cercando di trarre conforto dalla sua presenza, ma al tempo stesso di infondergli sicurezza.

Era lei l’unica ragione che gli aveva impedito di cedere dopo la morte di Silente, era lei il suo pensiero fisso quando stava per arrendersi, quando si lasciava abbattere dalle difficoltà incontrate per distruggere gli Horcruxes… lei era sempre stata con lui, per tutto il tempo…

 

Harry, non puoi entrare lì dentro!”

Hermione e Ron osservavano terrorizzati Harry che si avvicinava sempre più a una barriera argentea, dietro alla quale erano certi che si nascondesse un Horcrux, il più importante di tutti forse, la bacchetta di Godric Grifondoro.

Harry, non sai cosa ti troverai davanti, non puoi saperlo!  se entrerai da solo noi non potremo fare niente per aiutarti!” gli disse, spaventata, Hermione.

“lo so, ma non potete entrare con me, avete visto che la barriera permette l’ingresso solo di una persona. Devo andare io. State tranquilli, non mi succederà niente…” disse loro Harry, voltandosi, sorridendo ai suoi migliori amici, tranquillamente, come se niente di terribile potesse accadergli una volta attraversata la barriera. Dette queste parole l’attraversò completamente.

Harry si guardò intorno, si voltò indietro e vide che la barriera era sparita; davanti a sé, il buio più profondo.

Lumos.” Sussurrò, cercando di rimanere tranquillo. Silente gli aveva detto quasi un anno prima che nel buio non c’era nulla da temere e che Voldemort lo usava per terrorizzare gli altri proprio perché lui per primo lo temeva. Facendosi coraggio si guardò intorno, cercando di trovare qualche segno che lo potesse condurre all’Horcrux, ma non vedeva nulla, c’era solo il vuoto intorno a lui.

<< Stai tranquillo, Harry, stai calmo… Usa la testa…se Silente fosse qui con te cosa farebbe? >> si disse, cercando di tranquillizzarsi.

Iniziò a toccare le pareti intorno a lui, fino a percepirne una differente dalle altre, più calda, quasi che fosse viva; iniziò a tastarla con maggiore cura, cercando di capire cosa avrebbe dovuto fare, finchè capì di trovarsi di fronte allo stesso tipo di sortilegio che aveva incontrato con Silente nella caverna dove avevano trovato il falso Horcrux; la parete voleva il suo tributo di sangue, Voldemort voleva fargli capire ancora una volta che al di là di tutto quel buio c’era qualcosa di peggio da affrontare. Senza esitazione, Harry si procurò una ferita al braccio con la bacchetta, per medicarla subito dopo, come aveva fatto lo stesso Silente.

Al di là della parete trovò di fronte a sé un mondo totalmente diverso: si trovava in una radura assolata, circondata da alberi, con una piccola casa di pietra al centro. Harry inconsciamente si diresse lì, come se sapesse di trovarvi qualcosa di meraviglioso, qualcosa che aveva sempre desiderato…

Harry, finalmente sei tornato! Hai fatto presto! Vieni la cena è pronta, entra in casa!” Ginny si avvicinò a lui, sorridendogli come se non lo vedesse da poche ore, prendendogli il mantello che aveva sulle spalle.

Ma Gin…” iniziò a dire Harry.

Cosa c’è? Dai, non rimanere lì impalato, abbiamo ospiti!” Harry continuava a fissarla confuso, per poi notare che la ragazza era vistosamente incinta.

Ma Gin…cosa…come…”

“Dai, smettila di farfugliare, i tuoi genitori ti stanno aspettando!”

Cosa?”

“Vuoi muoverti, vieni, non è gentile farli aspettare!” disse lei, prendendolo per mano e trascinandolo in casa.

Harry, finalmente! Era ora che tornassi dal lavoro! Al ministero ti stanno facendo fare gli straordinari?” gli chiese una donna dai capelli rossi e gli occhi verdi, che si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia.

“…Mamma…”

“Che c’è,figliolo, tutto bene? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma!” gli fece suo padre, avvicinandosi, guardandolo preoccupato.

“…papà?”

Harry era sempre più confuso, il cuore gli batteva così forte che credeva che gli sarebbe presto scoppiato… ma stava sognando? Era la realtà quella che stava vivendo? Era il paradiso?

Ad un tratto qualcuno da dietro entrò nella casa, scompigliandogli i capelli e chiedendo con fare impertinente “Allora, sono arrivato appena in tempo per il pranzo, vedo! Dov’è il mio piatto Gin?”

Harry si voltò osservando il suo padrino che gli stava sorridendo, anzi, che stava sghignazzando, fiero della sua entrata ad effetto.

Sirius??”

Ormai Harry aveva quasi del tutto dimenticato la sua missione… lì c’era tutto quello che aveva sempre desiderato… i suoi genitori, Sirius, Ginny…insieme a lui, felici, vivi…

Si voltò per guardare Ginny che gli sorrideva dolcemente… l’ultima volta che l’aveva vista era così arrabbiata con lui mentre ora lo guardava con quell’aria felice, come se non temesse nulla… Perché lottare? Cosa avrebbe dovuto spingerlo lontano da quel paradiso? Lì c’era tutto il suo mondo, lì c’era Ginny

No, un momento… Ginny non poteva essere lì…Ginny era a casa, stava lottando con l’Ordine della Fenice, stava aspettando preoccupata il suo ritorno… lui DOVEVA tornare da lei, doveva farle capire che non l’aveva dimenticata, che lei era tutto per lui…

<< No.. >> Harry chiuse gli occhi, concentrandosi sull’ultima volta che aveva visto Ginny, i suoi occhi che lo fissavano preoccupati, accesi per la paura, l’emozione, il timore che provava per tutti loro;  << Devo tornare, te l’ho promesso… Aspettami Gin, arrivo… >>

Riaprì gli occhi e si ritrovò davanti a Ron e Hemrione che lo guardavano preoccupati,tenendo la bacchetta di Godric Grifondoro in mano.

Harry! Ci sei riuscito! Stai bene?” chiese Hermione, avvicinandosi preoccupata.

“Non ne sono del tutto sicuro.”

 

Lei era lì per lui, lo sarebbe sempre stata…non le sarebbe mai successo nulla di male, lui l’avrebbe protetta…sempre.

 

 

Grazie a tutti quelli che leggono e ancora di più a quelli che commentano! Grazie a tutti!!! J

 

Siangel187: Ti ringrazio!!!! Grazie tantissimissimo! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto!

 

Alessandro: sono contenta di trovare in te un altro fan della coppia Harry Ginny! Spero proprio di non aver deluso le tue aspettative finora! A presto!

 

Joy: carissima la mia Joy! Sono molto triste al pensiero che per un po’ dovrò fare a meno delle tue storie, sinceramente non vedo l’ora di leggere un tuo nuovo capolavoro! Per adesso, però, sono molto felice di poter sentire le tue impressioni per questi chap… tra l’altro, ci terrei ad avere un tuo parere sincero su questo capitolo, perché non mi convince per niente…i personaggi sono così pieni di sfumature… vorrei riuscire a renderli reali come tu sei sempre riuscita con i tuoi…comunque…non mi metto fretta, un passo alla volta! Dammi un parere sincero, per piacere, ho proprio bisogno di sentire la tua opinione… a prestissimo!!!

 

Diego: sono contenta che ti sia piaciuta quella parte, sinceramente è piaciuta anche a me, spero di essere riuscita a rendere reali i sentimenti e le preoccupazioni dei personaggi… al prossimo capitolo! Per piacere, dammi un parere sincero su questa parte, perché non mi convince più di tanto… a presto!

 

Sijay: spero di non aver deluso le tue aspettative! Al prossimo capitolo, grazie per il tuo continuo appoggio!

 

Aletheangel: grazie! Spero che ti sia piaciuta anche questa parte!

 

Alla prossima!

Anduril

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Capitolo 9
*** Luce ed ombra ***


Luce ed ombra

 

Hemos dhrigeneia fanh rododaktulos Hvs

<< …Quando apparve la mattiniera Aurora dalle dita di rosa… >>

Omero, Odissea, libro 9

 

Sin dalla sua comparsa sulla terra, l’uomo si è sempre ritenuto invincibile, immortale, onnipotente, primo fra le creature di fronte ad una marea d’opportunità. Solo quando si trova sull’orlo del baratro si rende conto di aver sempre sbagliato tutto, di non aver colto il meglio da ogni occasione, di non aver saputo sfruttare completamente le esperienze che la vita gli aveva proposto.

Il rimpianto, la malinconia, il dolore, l’angoscia, il desiderio di riportare indietro l’orologio e di rivivere i momenti più importanti della propria vita…

 

Harrysono le cinque… cerca di dormire ancora un po’…”

Ginny si era svegliata sul letto di Harry, ritrovandosi avvolta da una calda coperta di pail che lui doveva averle messo addosso, tuttavia, cercandolo con lo sguardo, non lo aveva trovato accanto a sé, ma davanti alla finestra aperta, ignorando il freddo pungente, perso nei suoi pensieri.

“E’ tutto così buio…” sussurrò, senza voltarsi verso di lei.

Ginny si alzò, avvolgendosi nella coperta e si avvicinò a lui, prendendogli la mano: era gelida.

Harry, da quanto tempo sei qui?”

Lo sguardo del ragazzo era totalmente assente, come se fosse perso in un’altra dimensione, buia, profonda, priva della carezza della luce del giorno.

Guarda Ginny… Il cielo è scuro….le stelle sono scomparse… la luna se ne sta andando… e la luce sta per tornare. Ora è così buio, ma presto arriverà l’alba… alla luce del sole la realtà non fa così paura.

Ginny osservò il cielo che incominciava a schiarirsi, poi guardò Harry che continuava a rimuginare perso nell’ombra e nell’inquietudine.

Harry… l’alba arriverà presto. Per tutti noi. Pensa a quante volte l’oscurità stava per avvolgerci, pensa a quante volte abbiamo atteso la luce, abbiamo sperato che il sole sorgesse per dissolvere tra le ombre i nostri incubi più tremendi. Tu lotti con l’ombra da quando hai scoperto chi sei e mai, nemmeno una volta, ti sei tirato indietro. Presto, molto presto l’ombra che ci ha tormentato tanto a lungo scomparirà, noi tutti potremo vedere l’alba, la osserveremo ricordando quanti se ne sono andati, li onoreremo con la nostra vittoria, li onoreremo costruendo il mondo in cui avrebbero voluto vivere. Lo abbiamo sempre fatto insieme e concluderemo tutto questo tutti insieme.- gli prese il volto tra le mani, perdendosi nei suoi occhi verdi, così cupi, così angosciati, ma anche pieni di una determinazione senza fine- Insieme, Harry. Insieme possiamo fare tutto, ricordatelo.”

Harry non seppe far altro che stringerla tra le braccia, mentre l’aurora li osservava, implacabile.

Il sole era sorto. Il giorno incominciato. La lotta si avvicinava, improrogabile.

 

Ron, allora vai a prendere Hermione e ci ritroviamo al punto d’incontro?”

Si Ginny, ci vediamo là.” Disse Ron, prendendo una manciata di polvere volante ed avvicinandosi al camino.

“No, aspetta, non hai salutato la mamma.”

“Sì, stai tranquilla, l’ho salutata, adesso è di là con papà. Ci vediamo dopo, ok?”

Harry e Ginny annuirono, dopo di che Ron partì per andare a prendere Hermione.

Poco dopo, il signore e la signora Weasley entrarono nella cucina, tenendosi per mano, entrambi con uno sguardo determinato negli occhi, ma colmo d’angoscia.

Harry…prima di andare io e Molly dobbiamo dirti una cosa.” Iniziò Arthur.

Quando ci siamo sposati, Voldemort e i mangiamorte stavano prendendo il sopravvento nella nostra comunità, ogni giorno non sapevamo cosa ci sarebbe accaduto, non eravamo in grado di difenderci dai loro continui attacchi. Quando è nato Bill, i miei genitori ci hanno regalato quel grande orologio a pendolo, creato da mio padre, un mago molto potente, apposta per noi; loro avevano appena perso i miei fratelli a causa di Voldemort e il loro unico desiderio in quel momento era sapere che noi non avremmo patito le loro stesse sofferenze. Ce lo hanno regalato affinchè potessimo sempre sapere cosa stava succedendo ai membri della nostra famiglia, così, alla nascita di ognuno dei nostri figli, abbiamo aggiunto una lancetta.” Spiegò Molly.

“Noi saremo schierati in campo, confrontandoci con Voldemort, ma Molly sarà qui ad aspettarci, insieme ad alcuni nostri amici guaritori,attendendo il nostro ritorno.”

Comunque vada…saprò cosa ne sarà dei miei figli grazie a quell’orologio… che fino a ieri sera era incompleto; oggi non lo è più.”

Harry si voltò verso la grande pendola, notando che alle nove lancette ne era stata aggiunta un’altra… con impresso il volto di un giovane ragazzo con i capelli corvini e una strana cicatrice sulla fronte.

Harry era senza parole… quante volte aveva affrontato situazioni pericolose a cuor leggero, sapendo di essere libero, di non aver a casa una madre e un padre che si preoccupavano per lui…un pensiero doloroso, ma a cui aveva dovuto abituarsi. Invece ora, alla vigilia della battaglia finale, un uomo e una donna che gli erano sempre stati vicini gli stavano dando un altro motivo per combattere, per vincere, per vedere l’alba di un nuovo mondo…

“Io…non so cosa dire… grazie, signor Weasley, grazie signora. Disse Harry abbracciando prima l’uno e poi l’altra, che lo tenne stretto a sé, come aveva fatto con gli altri suoi figli prima che uscissero di casa, raccomandandogli “Torna a casa tutto intero anche per noi, Harry…”

 

 

Era un normalissimo lunedì mattina al ministero della magia, gli impiegati si dirigevano assonnati verso i loro uffici, reggendo con una mano una tazza di caffè e con l’altra delle relazioni dei propri uffici, affrettandosi per non arrivare in ritardo; nulla era fuori controllo, non c’era nulla di strano o sospetto, le guardie si guardavano intorno tranquillamente, come ogni mattina, scrutando attentamente i volti degli impiegati.

L’unica cosa un po’ particolare era lo strano silenzio che aleggiava per i corridoi; molti impiegati, interi uffici erano stati mandati in perlustrazione per tutta l’Inghilterra per ordine del ministro della magia, che sospettava un grosso attacco nel nord del Surrey. Ben pochi erano rimasti al ministero, gli auror si stavano affrettando nelle ricerche su questo strano caso, l’ufficio del ministro era pieno di guardie e di soldati che ricevevano istruzioni e qua e là si aggiravano giovani maghi che si guardavano intorno, apparentemente alla ricerca dell’ufficio immatricolazione per scope da corsa.

Una mattina del tutto normale di quei tempi.

L’unica cosa degna di nota avvenne intorno a mezzogiorno… nel più totale ed irreale silenzio un gruppo di persone entrò nell’edificio, senza fretta, né paura; un gruppo di uomini incappucciati e con il volto coperto da una maschera, guidati da un altro incappucciato alto, magro e con strani occhi rossi…il loro ingresso trionfale fu interrotto dall’apparire di un folto gruppo di auror, tra cui si potevano chiaramente distinguere normalissimi maghi in borghese.

 

Ma guarda…il ministro in persona è giunto ad accoglierci, ragazzi… quale onore, ministro, non si doveva disturbare, saremmo venuti noi a cercarla!” una voce fredda e sinistra pronunciò queste parole, vedendo il ministro in persona tra i suoi auror.

“Non avrete creduto che vi avremmo lasciato prendere il controllo del ministero così facilmente? Dovrete combattere per ottenerlo!” rispose fieramente Scrimgeour; quello era il suo ruolo, il campo di battaglia era la sua casa: lui era un auror, il migliore, solo ritrovandosi faccia a faccia con il pericolo se l’era ricordato.

“Con molto piacere.” Con un piccolo inchino Voldemort diede il via all’attacco più memorabile nella storia della magia.

 

 

I mangiamorte erano ovunque, il ministero era invaso da un caotico turbine nero, maledizioni volavano da ogni parte, impiegati, mangiamorte, auror, semplici maghi erano circondati dall’inferno….non lo si poteva descrivere in nessun altro modo.

Ma in quell’inferno, mancava il demonio che l’aveva creato…Voldemort non c’era più, sembrava scomparso, svanito nel nulla, come se tutto quello scompiglio fosse stato creato apposta per far dimenticare la sua presenza.

Stupeficium!” Harry schiantò un mangiamorte che stava per colpire Ron, per poi riuscire a portare il suo amico in difficoltà dietro a una colonna.

Harry! –disse Ron, ansimando, asciugando una goccia di sangue che colava dalla tempia- non possiamo sostenere questo combattimento ancora molto a lungo…sono in troppi, dobbiamo trovare Voldemort ed eliminarlo, solo così i suoi mangiamorte si fermeranno!”

Voldemort non è qui, è scappato, non sento la sua presenza in questo luogo!”

“Com’è possibile?! Non avrebbe attaccato il ministero se non avesse avuto un motivo ben preciso! Non avrebbe alcun senso attaccare e non rimanere nei paraggi per assicurarsi la vittoria!”

“Evidentemente…evidentemente non vuole la vittoria…non in questo modo, almeno… cosa potrebbe volere nel ministero?”

“Non lo so Harry, non lo so! Ma dobbiamo scoprirlo, prima che sia troppo tardi! Dove credi che siano Ginny e Hermione?” chiese concitato Ron.

“Non lo so… ma forse…-un lampo di comprensione attraversò la mente di Harry- ho capito! Ho capito dov’è, so cosa vuole qui! Ascolta, io vado a prenderlo, vado ad affrontarlo!”

“No, Harry, aspetta…” Ron tirò per un braccio il suo amico, non lo aveva mai visto così deciso, così sicuro di sé, ma doveva aiutarlo, doveva essere con lui nel momento finale…

“No, Ron, non c’è tempo! Ascolta, Ginny e Hermione sono qui che combattono, le sento, sono ancora vive, ma sono in difficoltà… devi trovarle, trovale Ron, mettile in salvo! Dovete stare insieme, così sarete più forti, i mangiamorte non potranno fare niente contro di voi se starete uniti! Proteggile Ron, proteggi Ginny…. Io devo affrontarlo, devo andare Ron, devo andare… lasciami, Ron…”

Ron non sapeva cosa fare, ma doveva decidere in fretta…la loro vita, la vita dei loro amici dipendeva dalla loro resistenza, dal coraggio, dalla determinazione…non poteva esitare…

“Va bene, ma…dove andrai? Dov’è Voldemort?”

Dov’è iniziato tutto questo.”

 

 

“Finalmente Potter! Credevo che non saresti mai arrivato!”

“Non potevo perdermi la fine della festa, Tom.

Harry si guardò intorno, cercando di rimanere calmo… Voldemort l’aveva condotto lì con il preciso intento di distrarlo, di indebolirlo con il suo dolore, ma non doveva cedere…il suo dolore doveva essere la sua forza in quel combattimento.

“Sempre arrogante, vero? Non puoi continuare così, Potter, non puoi continuare a camminare sui passi di Silente… anche comportandoti come lui, chiamandomi con quello sciocco nome babbano, non potrai salvarti…non sarai mai Silente, Potter. Mai.”

“Questo lo so bene, Tom, meglio di quanto tu non immagini. Perché ti chiamo con il tuo vero nome? Perché è quello che sei, tu non sei nient’altro… guardati intorno, guarda dove mi hai portato. Mi hai fatto venire qui, nel cuore dell’ufficio misteri, nella stanza della morte, per indebolirmi, per usare il mio dolore contro di me, ma non ci riuscirai, Tom, non ci riuscirai.

Io non sono come te, Tom…sei così debole… io non sono come te.

Debole…Lord Voldemort non aveva più sentito queste parole da così tanto tempo…

 

Tom Riddle!”

Il giovane Tom si alzò nel fragore degli applausi  e si diresse verso il preside Dippet, per prendere finalmente il diploma tanto agognato, per dimostrare a tutti quanto valesse, per dare prova del suo valore… finalmente era libero di condurre la sua vita, non avrebbe mai più permesso che stupide regole lo intralciassero…del resto, anche in quegli anni, non c’erano molte norme che non avesse infranto…

“Complimenti Tom!” Dippet gli strinse la mano, guardandolo con calore, fiero dei suoi risultati e lo stesso fecero gli altri professori, congratulandosi con lui prima che tornasse al suo posto in mezzo agli altri studenti.

Per ultimo lo attendeva Silente, alla fine del palco d’onore, prima delle scale che lo avrebbero riportato tra i suoi compagni, che lo avrebbero finalmente reso un uomo libero; tuttavia Silente non sorrideva, i suoi occhi non brillavano per l’orgoglio o la soddisfazione, ma erano spenti, cupi, preoccupati.

Tom avanzò fino ad osservarlo,tese la mano e gli chiese, sarcastico “Non mi fa i complimenti, signore?”

Silente gli strinse la mano e lo avvicinò a sé, lo abbracciò e gli disse “Stai attento Tom…stai attento… il mondo può schiacciare un ragazzo debole come te…”

Tom Riddle si staccò dall’insegnante con sdegno, cercando di trattenersi, conscio che tutta la scuola li stava osservando.

“Non mi sembra di essere così debole signore.

“Te ne accorgerai, Tom… quando qualcun altro ti dirà queste parole, saprai che la fine è vicina…non perderti, Tom…non perderti.”

 

“Te l’ha detto Silente, vero? Silente ti ha detto di dirmi queste parole, pensando che così mi avresti indebolito, vero? Ma non succederà, Potter! Difenditi!”

Lo scontro iniziò e, con sommo stupore di Harry, Voldemort combatteva con furia, con una passione, una rabbia che non gli aveva mia visto prima; tutte le volte in cui lo aveva visto duellare, Voldemort non aveva mai perso la calma, era sempre stato così concentrato, freddo, razionale, sarcastico…ora invece sembrava una furia, come impazzito, scagliandogli contro maledizioni su maledizioni, incurante dello sforzo che stava compiendo, degli incantesimi che, nonostante tutto, lo colpivano. Voldemort aveva perso per la prima volta il controllo.

Perché questa reazione Tom? Perché questa furia? E’ il ricordo di Silente, il ricordo dell’unica persona che sia mai riuscita a vedere il mostro che era in te? Che nonostante tutto ha sempre cercato di controllarti, di riportarti sulla retta via, che non si è arreso fino alla fine, che ha creduto che fossi recuperabile quando frequentavi ancora Hogwarts?”

“Taci! Non devi nominare quello stupido davanti a me! non è nemmeno degno di essere nominato al mio cospetto!” rispose, senza interrompere il combattimento, continuando a colpire Harry, che risuciva a respingere molte delle sue maledizioni, ma che si stava rendendo conto di essere ancora inferiore al livello del suo avversario, nonostante tutto quello che aveva imparato…doveva esserci un modo, doveva riuscire a sconfiggerlo…ma come?! 

Silente gli aveva detto che il suo più grande potere era il suo cuore, la sua capacità d’amare…ma come sfruttarla a suo vantaggio? Come sconfiggere il suo incubo più grande?

<< Usa la testa, Harry… pensa a quello che ti è stato insegnato in questi anni….pensa alle lezioni di Silente… >>

Ma tutto ciò che pensava era inutile, nulla sembrava potergli venire in aiuto in quel frangente… cosa poteva fare per sconfiggere il suo demone?

Cosa succede Potter? ti senti perso? Ti stai rendendo conto della fine che incalza? Tu non sei niente in confronto a Lord Voldemort! Niente!”

Senza rendersene conto Harry si trovò a terra, sopraffatto da una lunga, dolorosissima e prolungata cruciatus, intorpidito, intontito, straziato dal dolore…e com’era già successo dopo la morte di Sirius, si ritrovò a sperare nella morte, quasi pronto ad implorare per ottenerla, lasciandosi andare….

Lord Voldemort si avvicinò, percependo un cambiamento nel suo avversario, incombendo su di lui, rapace che piomba sulla sua preda…

“Basterebbe così poco, Harry…solo un tuo gesto, una tua parola… e io farei cessare tutto questo…implorami Harry, implorami… e riabbraccerai i tuoi genitori, il tuo padrino, Silente… fai uno sforzo Harry…l’orgoglio che mi stai dimostrando non ti salverà…niente può farlo, ormai…”

Harry rimase sdraiato a terra, cercando di contenere le grida che ormai uscivano prepotentemente dalla sua bocca, cercando di resistere…ma la tentazione era troppa; sentiva di non avere scampo, sapeva che nonostante tutto il suo avversario era più forte, più abile, più potente... la cosa più sensata era arrendersi, smettere di soffrire, di resistere, di fare gli eroi.

Harry chiuse gli occhi, cercando d’ignorare la voce di Voldemort che sibilava al suo orecchio, tentando di annullare il dolore che si faceva via via sempre più intollerabile, cercando di conservare la propria mente lucida, di allontanare la straziante follia che penetrava sempre di più in lui

E’ così semplice, Harry…smettila di fare l’eroe… concediti un meritato riposo…se lo vorrai tutto questo cesserà…

Chi era? Era Voldemort a parlare o nessuno aveva pronunciato quelle parole? Stava impazzendo? Stava cedendo al dolore?

Harry!!!!!”

Harry aprì gli occhi e vide davanti a sé Ron, Hermione e Ginny, malconci, che si sostenevano l’un l’altro, stanchi, feriti, ma con le bacchette pronte al combattimento, decisi a salvarlo.

“Ma bene, abbiamo degli invitati alla nostra festa privata, Harrydirei che non possiamo permetterlo. Ti lascio un attimo, torno subito da te.”

Detto questo, lo scaraventò contro gli alti gradini della sala,voltandosi verso i tre ragazzi che rimasero pronti, in attesa dell’attacco.

Voldemort alzò la bacchetta, mentre un sorriso gli deformava il volto cereo, ma, mentre stava per iniziare l’attacco, una flebile voce alle sue spalle lo fermò.

“….No… non abbiamo…ancora finito, Tom….dobbiamo finire…. Quello che abbiamo iniziato…”

Harry si era alzato in piedi, a fatica, barcollante, tremante, ma con una nuova determinazione negli occhi; Ron, Hermione e Ginny non dovevano affrontare Voldemort in quelle condizioni, non potevano mettere a repentaglio la loro vita scioccamente, per lui…

Harry, Harry…. Se proprio vuoi…” con un gesto della bacchetta appena accennato scaraventò Harry all’altro capo della sala, facendolo cozzare contro il gradino su cui si trovavano i suoi amici.

Harry!” Ginny andò subito verso di lui, sollevandolo delicatamente, vedendo che era allo stremo delle forze.

Gin… via…andate via….non…possiamo sconfiggerlo….dovete….andarvene…”

“No, Harry, non possiamo arrenderci! Dobbiamo combattere, insieme, Harry, insieme possiamo vincerlo! Non ti arrendere Harry, non possiamo farcela senza di te!”

Voldemort stava avanzando verso di loro, lanciando maledizioni su maledizioni che Hermione e Ron riuscivano a respingere, cercando di guadagnare tempo…

Ginny aveva ragione, non poteva lasciarsi andare…lui doveva sconfiggere Voldemort…loro dovevano sconfiggere Voldemort

“Gin...aiutami ad alzarmi per piacere…Ascoltami bene…”

Harry si alzò a fatica e si posizionò dietro a Ron e a Hermione.

“Quando ve lo dico, spostatevi, lasciate passare la maledizione.

Cosa?”

Harry, sei impazzito?!”

“Fidatevi di me… Ora!!”

Al suo segnale i due ragazzi si spostarono e videro un’avada kedavra dirigersi verso Harry, che però non si mosse, ma lasciò che si avvicinasse prima di pronunciare “Avada Kedavra!”

All’improvviso, sotto lo sguardo attonito dei tre ragazzi, si creò una connessione tra le due bacchette, creando la stessa gabbia dorata della notte della resurrezione di Voldemort.

Cosa credi di fare Potter? Non puoi sperare di utilizzare a tuo vantaggio qualcosa che abbiamo già sperimentato!”disse Voldemort, cercando di respingere il flusso della maledizione che lo stava raggiungendo.

Cosa credo di fare? Io, niente… hai fatto tutto tu… tu hai creato chi ti avrebbe sconfitto, tu hai creato la tua stessa distruzione…- Harry continuò a parlare, percependo dietro di sé dei mormorii, distraendo il suo avversario- hai sempre spadroneggiato, hai sfruttato le persone che hai incontrato sul tuo cammino, indistintamente, credendoti superiore agli altri…ma non lo sei.

“Non lo sono?! Io sono Lord Voldemort, Potter! Nessun mago è più potente di me! nessuno può sconfiggermi, Potter, neanche Silente ci sarebbe riuscito, nemmeno tu ci riuscirai!”

“Tu non sei onnipotente, non sei immortale…o per lo meno, non più….sei morto, Tom.Harry sperò intensamente che Ginny avesse passato il piano agli altri, non era più in grado di mantenere il contatto, di allontanare la maledizione di Voldemort da sé.

“Tu non sai niente di me, Potter, niente! Tu non puoi saperlo!” un’ombra di comprensione, di paura, per la prima volta attraversò lo sguardo di Voldemort.

“La vedremo, Tom… per tutti coloro che hai distrutto… buon viaggio! Ora!!!!”

I tre ragazzi si affiancarono ad Harry, puntando le bacchette contro Voldemort e gridando “Avada Kedavra!”

Le maledizioni colpirono Lord Voldemort al petto, causando un’enorme esplosione…e un fragoroso silenzio.

 

 

 

Grazie a tutti per la pazienza e il sostegno che continuate a dimostrarmi e chiedo scusa per l’immenso ritardo, ma gli impegni universitari incominciano a farsi sentire…. Grazie a tutti!!! J

 

Alessandro: grazie per il continuo sostegno e scusami se ho aggiornato con un tale ritardo…. Spero che comunque questo capitolo ti abbia soddisfatto!

 

SiJay: grazie per il commento dello scorso capitolo, mi ha rassicurata molto! Per questo capitolo….non so da dove sia saltato fuori, avevo in mente una battaglia totalmente differente, comunque…spero ti abbia soddisfatta ugualmente, è stata veramente una faticaccia scrivere questo capitolo, dammi un parere per piacere!!! J alla prossima!

 

Desdeus: sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, anche per me quella è la aprte più carina!

 

Luca er meyo: scusa se ho aggiornato con un tale ritardo, spero che comunque ti abbia soddisfatto questo capitolo! Alla prossima!

 

Joy: carissima!!! Chiedo scusa per il mio imperdonabile ritardo, ma l’università inizia veramente a rompere! Per il commento che mi hai mandato lo scorso capitolo…non ho parole, sei veramente una commentatrice stupenda, ti ringrazio per il tuo continuo sostegno! E sai una cosa? È strano come la storia che hai in mente si sviluppi da sé, senza che tu riesca a controllarla…la parte della lettera, ad esempio, non era contemplata nella trama… è venuta fuori così! Spero che questo capitolo sia stato soddisfacente, la battaglia è stata una vera faticaccia! A prestissimo carissima!

 

Mel91: ti ringrazio tantissimo per il sostegno e l’entusiasmo, ma continuando a leggere, anche semplici fanfiction, troverai persone che si meritano molto più di me il titolo di scrittrice! Io sono solo una che ci prova, con scarsi risultati, anche! Sono comunque molto contenta che la storia ti piaccia, spero che sarà di tuo gradimento anche la conclusione!A presto!

 

Daisy05: grazie mille per il commento così completo che mi hai saputo dare! Non so dirti quanto mi sia stato utile! Spero che anche questa parte della storia ti sia piaciuta!

 

Grazie ancora a tutti! A presto!

Anduril

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Eroe nell'ombra ***


Eroe nell’ombra

 

La battaglia era terminata ormai da diverse ore, i mangiamorte erano stati sconfitti…ma a che prezzo? Quanti erano caduti?

Remus!! Remus!” Tonks si aggirava per il ministero,con crescente preoccupazione, cercando disperatamente suo marito; nessuno, infatti, lo vedeva più dall’inizio della battaglia.

Lei era un’auror, esperta, addestrata alla battaglia, capace di essere lucida e razionale nei momenti di pericolo, nonostante le apparenze lo smentissero, tuttavia in quel momento non riusciva nemmeno ragionare, era solo capace di cercare, ancora ed ancora, fino a quando quella voce tanto amata le fece sobbalzare il cuore.

“…Ninphadora…” uno stanco mormorio alle sue spalle la fece voltare, mostrandole il suo Remus, stanco, ferito, dolorante, ma vivo.

 

Intorno a loro molti li guardarono sorridendo, felici per una coppia ritrovata, ma tanti, così tanti non se ne accorsero nemmeno, chiusi nel loro dolore…

L’Ordine della Fenice era stato dimezzato…. La professoressa McGranitt, Dean, Neville, Luna erano a terra, circondati da mangiamorte feriti o uccisi, la mano ancora stretta intorno alla bacchetta, gli occhi determinati, sorpresi dall’anatema mortale.

 

Bill e Charlie si avvicinarono a Tonks e Remus, visibilmente agitati.

“Ragazzi, che succede? Ma…è forse successo qualcosa ad Arthur?” chiese Remus, cercando il signor Weasley nella folla che si stava radunando intorno a loro.

“No, no… cioè, sì, è ferito, ma i guaritori se ne stanno occupando, non è in pericolo di vita, la mamma è con lui…. Siamo preoccupati per i ragazzi.” Rispose Charlie.

Cosa vuol dire? Ron, Hermione, Ginny ed Harry? Dove sono?” chiese in fretta Tonks.

“E’ questo il punto, non li troviamo da nessuna parte…e….

E?!”

E nemmeno Voldemort era sul campo di battaglia, ve ne sarete accorti anche voi!” concluse Bill.

In effetti sì, avevo pensato che si fosse ritirato, ma se mancano anche i ragazzi…se manca Harry…” Remus si interruppe, senza la forza di continuare.

“Dobbiamo cercarli, setacciamo il ministero, è l’unica cosa da fare!” fece Tonks, decisa.

“Ci abbiamo già pensato, già George e Fred li stanno cercando. Più siamo prima li possiamo trovare!” concluse Charlie, avviandosi verso gli ascensori.

“Sì, ma state attenti!- i due ragazzi si voltarono verso Remus- Voldemort potrebbe essere ancora qui dentro. Non vi separate, noi avvertiamo gli auror e vi raggiungiamo. Con un cenno d’intesa, si separarono.

Remus… perché siamo qui? Questo luogo…è troppo doloroso, pieno di ricordi…perché siamo tornati qui?” chiese Tonks, guardandosi intorno, pronta al combattimento, cercando di distinguere qualcosa nell’oscurità dell’ufficio misteri, lanciando sguardi preoccupati a suo marito; sapeva che tornare in quel luogo non era facile per Remus, sapeva che il dolore per la perdita di Sirius non sarebbe mai svanito del tutto, sapeva che quel luogo era troppo carico di ricordi, rimorso, tristezza…

“Dobbiamo andare nella stanza del velo… è l’ultimo posto in cui Harry sarebbe tornato di sua spontanea volontà, ma probabilmente Volemort potrebbe averlo condotto lì proprio per questo motivo. Ecco, quella è la porta giusta.”

Aperta la porta, entrati con cautela, videro qualcosa che entrambi temevano: quattro ragazzi stesi a terra, le bacchette abbandonate al suolo, le membra inerti.

Remus avanzò lentamente verso i ragazzi, abbandonando ogni precauzione, dimentico del fatto che probabilmente Voldemort poteva essere nei paraggi: nulla aveva più importanza, se non quei quattro ragazzi stesi a terra, così giovani eppure così coraggiosi, così responsabili…

Cadde in ginocchio al fianco di Harry e prese ad accarezzargli la testa, la fronte, i capelli corvini, ormai piangendo, senza rendersene conto, non trovando il coraggio di accertarsi delle sue condizioni, di tastargli il polso per sentire se il ragazzo che ormai amava come un figlio era ancora vivo.

Tonks si avvicinò, dopo essersi sincerata del fatto che gli altri ragazzi erano solo svenuti, poi chiese commossa  Remus, è…?”

Remus la guardò, poi abbassò lo sguardo su Harry, gli prese il polso con una mano tremante e cercò il battito.

Remus….?”

Suo marito alzò lo sguardo, commosso, sorridente “C’è ancora battito, Tonks è vivo! Tonks, vai di sopra, chiama i medimaghi, cerca aiuto, dobbiamo subito portare i ragazzi al San Mungo!”

“Vado subito!”

 

I medimaghi arrivarono poco dopo, trovando Remus ancora inginocchiato tra i ragazzi svenuti, interessato solo alle loro condizioni, troppo preoccupato per loro da non essersi nemmeno accorto che il loro più grande nemico giaceva morto a qualche metro di distanza.

Così terminò la vita di Tom Marvolo Riddle: sconfitto dall’amicizia di quattro ragazzi, ignorato dai suoi nemici,  solo, in una fredda morte non compianta.

 

 

Ginny! Ti sei svegliata! Tesoro, come stai? Ti senti bene?” Ginny si risvegliò in un letto del San Mungo, subito attorniata dalle ansiose cure della madre.

“Sì, mamma, sto bene.” La ragazza si guardò intorno e vide che nei due letti affiancati al suo c’erano Ron e Hermione già svegli, seduti, che la guardavano sorridendo; tuttavia Ginny notò qualcosa di forzato nei loro sguardi, come se stessero cercando di non preoccuparla, se le stessero nascondendo qualcosa.

“Mamma, gli altri stanno bene? Papà, i gemelli, Bill, Charlie…” chiese ansiosa.

“Sì, stai tranquilla. Papà è stato ferito, ma è nella stanza qui di fronte, si è quasi ripreso e non vede l’ora di potervi abbracciare, ragazzi.

Ginny si abbandonò sugli ampi cuscini del suo letto, in parte sollevata, ma poi alzò di nuovo lo sguardo verso sua madre, chiedendo “E… Harry?”

Sua madre abbassò lo sguardo, incapace di parlare, perciò la ragazza, spaventata, si rivolse ai due ragazzi al suo fianco.

“No…non è…non può essere! Stava bene, non era….” iniziò a mormorare, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime, scuotendo la testa come se non volesse realmente sapere quale fosse la risposta alla sua domanda.

Ron scambiò uno sguardo con Hermione prima di risponderle. “Ginny, stai tranquilla, Harry è vivo, non si è ancora svegliato, ma è vivo.

Ginny sorrise impercettibilmente, sollevata, ma conscia del fatto che non le avevano ancora detto tutta la verità.

PeròGinny, il duello ha messo a dura prova il suo fisico e quando noi abbiamo lanciato l’avada kedavra insieme, una parte della maledizione mortale che Voldemort ha lanciato in qualche modo ha colpito Harry e…”

E?!”

GinnyHarry è diventato cieco.” Concluse Hermione tristemente, cercando lo sguardo di Ron per trarne forza, speranza, ma vide nei suoi occhi lo stesso dolore per la sorte del loro amico.

Ginny chiuse gli occhi, si abbandonò sui cuscini del suo letto d’ospedale, inerte. Harry… Aprì gli occhi convinta, decisa, sicura, non poteva perdere tempo a compiangere la sorte dell’uomo che amava, doveva essere forte anche per lui, doveva sostenerlo, ora più che mai.

“Voglio vederlo.” Disse decisa, iniziando a scendere dal letto.

“No, Ginny, cosa fai, sei troppo debole, non puoi muoverti!”

“Mamma, lasciami passare per piacere. Devo andare.” Disse Ginny semplicemente, appoggiandosi al letto.

La signora Weasley vide lo sguardo determinato di sua figlia, vide che anche i due ragazzi al suo fianco erano in piedi, sostenendosi a vicenda e capì che non poteva impedire loro di fare ciò che lei per prima avrebbe fatto al loro posto.

“Aspettate, troviamo qualcuno che ci porti da lui. Remus è già là, lo raggiungeremo.”

 

Remus non aveva lasciato la stanza di Harry nemmeno per un minuto, voleva essere lì quando si svegliava, voleva rassicurarlo, voleva sostenerlo…ma ne avrebbe avuto la forza?

<< James, Lily, Sirius... Harry ora ha così bisogno di voi, voi riuscireste ad aiutarlo, a tirarlo fuori dal buio… io non ne sono in grado…perché io sono circondato dal buio, perché dentro di me c’è l’oscurità più profonda… >>

 

Un’altra terribile notte solitaria… da un po’ di tempo a questa parte le mie trasformazioni stavano diventando sempre più pesanti da sopportare, anche perché ormai i miei amici non potevano più continuare a stare con me… i tempi d’oro dei malandrini giungevano al termine…

James e Lily quella sera ci avevano invitato a cena per riunire la vecchia banda, ma neanche in quell’occasione ci saremmo riuniti completamente, Peter infatti aveva dovuto disdire all’ultimo momento.

Mi avvicino alla piccola ed accogliente casa dei miei amici e non posso fare altro che osservarli per un attimo dalla finestra: Lily era appena entrata in cucina, ridendo per qualcosa che suo marito aveva appena detto, James era alle prese con il camino che non aveva nessuna intenzione di accendersi come si deve, Sirius, con un buffo cappello pieno di piume era seduto sul tappeto, giocando insieme ad Harry. La vista di quei due mi fece sorridere involontariamente: Harry si avvicinava gattonando al suo padrino, si tirava faticosamente attaccandosi alla sua barba e cercava di prendere una piuma colorata che pendeva dal copricapo.

“Ahi, ahi,ahi! Harry… no, ahia, quello era il mio occhio!” si lamentava Sirius, dopo che il bambino aveva deciso che gli occhi grigi dell’adulto erano un gioco molto più divertente.

“Su Felpato, non vorrai dirmi che un bambino di un anno ti mette in difficoltà?” lo canzonò James, infilato per metà nella canna fumaria che non aveva nessuna intenzione di funzionare.

“Tu stai zitto e fai funzionare quel benedetto camino, brutto sfaticato! E tu non ridere piccoletto, perché ne ho anche per te!- Sirius si alzò in piedi, prendendo il bambino in braccio e incominciando a lanciarlo per aria per poi prenderlo subito dopo, tra gli strilli felici del suo figlioccio.- Ah, ti piace, eh, piccola peste?! Ami volare, tu, eh? Ti facciamo diventare un bravissimo cacciatore, proprio come lo zio! Vero?” disse l’animagus, continuando a giocare con il piccolo.

Coff, coff! Non ci provare tu, non mettermi il piccolo sulla cattiva strada! Diventerà un cercatore come il suo papà, vero piccolino?” disse James, avvicinandosi ai due tutto nero per la fuliggine.

A quella vista Sirius iniziò a ridere, trascinando con sé il piccolo Harry in una sarcastica canzonatura di suo padre “Hai visto tu? Guarda come ti è andata male! Hai visto che razza di papà ti ritrovi? non ti preoccupare, ci pensa lo zio Sirius a te, vedrai come crescerai bene!”

Ma stai zitto, tu!”

D’un tratto svanirono  tutte le preoccupazioni, la solitudine che mi stava avvolgendo a poco a poco, che sentivo avvicinarsi sempre più inesorabile… loro erano la mia famiglia, ero convinto che, nonostante l’oscurità che ci stava avvolgendo, nonostante l’ombra che percepivo crescente in me, avremmo superato tutto insieme, avrei ritrovato la luce insieme a loro, il piccolo Harry, con la sua gioia di bambino sarebbe stato la nostra luce…

 

Invece, tutto era cambiato così improvvisamente da lasciarlo spiazzato inerte, a stento consapevole del fatto che il suo mondo si era spezzato all’improvviso, la sua vita travolta, la sua famiglia…distrutta.

Per anni non era più riuscito a vedere nessuno del suo mondo, per anni si era isolato, aveva girovagato per il mondo cercando di fuggire da quello che si era lasciato alle spalle, finchè, un giorno, era tornato. Così, improvvisamente, aveva sentito il bisogno di rivedere l’ultimo frammento di felicità che gli era rimasto.

 

Era la notte di Natale, erano passati cinque anni dalla morte di Lily e James.

Quella sera non ero riuscito ad evitarlo, non avevo saputo resistere: contro ogni precauzione, contro ogni ordine ricevuto da Silente, contro il dolore che sentivo crescere nel mio cuore, mi recai in Privet Drive, dai parenti di Lily.

Attraversando la strada che veniva pian piano coperta dai soffici fiocchi bianchi,  potevo vedere le luci calde provenienti dalle case, le risate dei bambini che giocavano con i genitori nella neve, i fuochi accesi nei salotti; tuttavia, arrivando al numero quattro mi si presentò davanti una scena differente, una donna che accompagnata da un bambino urlante, sgridava a bassa voce un altro bambino, sulla soglia della porta di casa.

“Adesso te ne starai qui fuori a riflettere su quello che hai fatto giovanotto! Lo sai bene che certe stramberie non sono ammesse in questa casa!”

Il bambino rimase impassibile, come se fosse abituato a punizioni simili, si mise le mani in tasca, stringendo le spalle cercando di scaldarsi e si diresse verso la strada.

Io rimasi fermo sotto la fioca luce di un lampione ad aspettare, cercando di capire se quello che Petunia Evans (se era lei) aveva appena chiuso fuori di casa era suo figlio, oppure…

Il bambino si fermò di fronte a me, stupito nel trovare qualcuno oltre a lui, solo, sotto la neve, durante la notte di Natale.

“Buonasera.” Disse semplicemente, con timidezza; d’un tratto mi accorsi che lo stavo osservando con attenzione e dovevo averlo messo a disagio.

“Ciao a te.” Risposi, quasi incapace di parlare; la somiglianza di questo bambino con James mi aveva tolto il fiato, non riuscivo a smettere di scrutare i suoi scarmigliati capelli corvini, gli occhi verdi, quella strana cicatrice che lo aveva marchiato e salvato quando era così piccolo.

“Come mai è fuori in strada tutto solo durante la notte di Natale?” chiese incuriosito, stupendomi per la sua tranquillità, l’assenza di paura che dimostrava parlando con un estraneo.

“Diciamo che sto andando a trovare la mia famiglia. E tu piccolino? Perché sei qui fuori tutto solo?”

“La zia mi ha chiuso fuori perché ho fatto spaventare mio cugino. Disse lui con una smorfia.

“Ah sì? E che cosa avresti fatto?” chiesi divertito.

“Niente! Solo che lui voleva infilarmi nel camino per vedere se c’era Babbo Natale, ma quando mi ha preso si è scottato toccandomi, non so perché! Io non ho fatto niente, sul serio, ma la zia si è arrabbiata e quindi mi ha chiuso fuori!” rispose indignato il bambino, iniziando a tremare; solo allora mi accorsi che era fuori al freddo con addosso solo un maglione troppo lungo e largo per lui.

Gli misi sulle spalle il mio mantello, cercando di trattenere la rabbia che mi stava invadendo sentendo come quelle persone trattavano l’unico figlio di James e Lily.

Harry spalancò gli occhi, sorpreso da quel gesto gentile, come se nessuno avesse mai fatto qualcosa di così semplice per lui.

“Grazie signore!- disse lui, sorridendo timidamente- io mi chiamo Harry Potter. Lei come si chiama? Zia Petunia dice sempre a Dudley di non parlare con gli sconosciuti, ma se lei mi dice come si chiama non lo saremo più, giusto?”

“Giusto! Mi chiamo Remus Lupin.-gli risposi sorridendo. Sapevo che non avrei dovuto, ma non riuscii a frenarmi dal proseguire- Sai Harry, io in qualche modo ti conoscevo già, ti ho visto quando eri molto piccolo.

“Davvero? Ma allora…lei conosceva la mia mamma e il mio papà, vero?” chiese, illuminandosi tutto ad un tratto.

“Certo, li conoscevo molto bene, eravamo amici. Risposi io, malinconicamente.

E com’erano, signore? Me li può descrivere?” chiese il piccolo Harry, incuriosito.

“Erano...persone in gamba. Tuo padre ti assomigliava molto, tua madre aveva i tuoi stessi occhi. Erano persone meravigliose.” Conclusi, sorridendo tristemente.

Harry mi guardò felice “Grazie signore! Sono felice che la zia mi abbia fatto uscire, adesso so com’erano la mia mamma e il mio papà! Grazie signor Lupin!” e con la spontaneità tipica dei bambini mi abbracciò di slancio, stupendomi.

Non avrei mai dovuto andare da Harry, probabilmente. O forse è stato un bene, per entrambi. Io gli ho donato una parte di memoria, ma lui…mi ha donato molto, molto di più. Mi ridiede il coraggio di vivere, di sperare… e da quel momento lui è stato una luce nei momenti più bui, come lo era stato tanti anni prima, lo è sempre stato, mi ha sempre donato più di quanto io non abbia mai fatto per lui; mi ha dato la sua fiducia, la sua amicizia, abbiamo ritrovato insieme Sirius, mi è stato vicino,o meglio, ha tentato di essermi vicino nonostante il suo dolore dopo la morte dell’ultimo amico che mi era rimasto, ha accettato di essere il padrino di mio figlio…

Harry è sempre stato un eroe.

 

 

Da quanto tempo stava dormendo? Harry aprì gli occhi, ma niente cambiò, il buio lo circondava ancora; li richiuse e li riaprì: niente, ancora buio.

Harry, non ti agitare, va tutto bene, sei al san Mungo. La voce di Remus gli arrivava oltre la patina d’oscurità che lo stava avvolgendo, sentì la mano del licantropo stringere la sua, come per tranquillizzarlo.

Remus… cos’è successo?” chiese con voce flebile.

Voldemort è morto Harry, l’incubo è finito, sei riuscito nel tuo intento. Rispose calmo l’uomo, continuando a stringergli la mano.

Remus, non capisci… Ron, Hermione, Ginny… erano con me, abbiamo sconfitto insieme Voldemort! Dove sono, come stanno?!” chiese, agitandosi nel buio.

“Siamo qui con te, Harry. Stiamo tutti bene.” Gli rispose piano Ginny, prendendogli l’altra mano.

Ma cosa succede? Perché non vedo niente?”

I presenti si scambiarono sguardi ansiosi, prima che Remus avesse il coraggio di rispondergli.

Harry…la lotta con Voldemort ti ha indebolito. In qualche modo una parte dell’anatema mortale che lui aveva scagliato ti ha raggiunto, ma probabilmente il fatto che tu fossi già stato sottoposto a quell’anatema ti ha protetto…ma solo parzialmente. I guaritori hanno detto che la maledizione ha leso le tue retine, rendendoti…cieco. Concluse Remus, abbassando gli occhi, senza avere il coraggio di vedere la reazione del ragazzo.

Harry non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito… cieco…era diventato cieco. Cosa ne sarebbe stato di lui, del futuro che aveva tanto desiderato, della vita che aveva cercato, sognato di costruire una volta terminato l’incubo?

“Potete…lasciarmi solo un attimo? Per favore…” chiese Harry, chiudendo gli occhi.

Gli altri si scambiarono uno sguardo preoccupato, poi Ron disse “Va bene, amico, siamo qui fuori se hai bisogno.

 

Erano ormai passate più di tre ore da quando avevano lasciato la stanza di Harry ed ormai iniziavano a preoccuparsi, non sapevano se fosse meglio lasciare al loro amico ancora un po’ di tempo per superare la notizia oppure se fosse stato un errore lasciarlo solo.

Alla fine, Remus si alzò, non riuscendo più a stare seduto “Provo ad entrare a vedere come sta.

Gli altri acconsentirono e lo lasciarono andare da solo e, anche se avrebbero voluto entrare insieme a lui, capirono che era meglio non assalire Harry tutti insieme, ma lasciargli il tempo di riprendersi.

Remus entrò e si stupì non trovando Harry nel suo letto, ma in piedi, affacciato alla finestra aperta.

Harry si voltò, come per capire chi fosse entrato, in un riflesso incondizionato, per poi domandare chi fosse, con una voce rassegnata e quasi ironica, come se stesse prendendo in giro se stesso per il gesto ingenuo di poco prima.

“Sono Remus. Sono venuto per sapere se volevi compagnia, o se preferisci rimanere ancora da solo. Disse, con voce controllata.

Harry si voltò di nuovo verso la finestra e rimase in silenzio per qualche istante, come se stesse cercando le parole giuste per spiegarsi, poi gli rispose “Diciamo che le cose non vanno mai nel modo esattamente sperato.

Remus si sedette a fianco alla finestra, sorridendo amaramente “Hai ragione. Non succede quasi mai.”

“Io…non sono esattamente felice….d-di non poter più vedere, di non…-si bloccò, cercando le parole, il coraggio di proseguire- Però sono ancora qui, giusto? Il sogno lo posso realizzare ancora… magari in maniera un po’ differente…” 

Harry non riuscì più a proseguire, strinse gli occhi, ma una lacrima sfuggì ugualmente, involontariamente… era un eroe, un eroe per tutti coloro che lo amavano…ma era pur sempre un ragazzo…

Remus non potè far altro che alzarsi ed abbracciarlo, stringendolo forte a sé.

 

Emh… salve a tutti! Non è proprio il capitolo ideale in questo periodo festoso…però… J

Spero che vi sia comunque piaciuto, ma se così non fosse fatemelo notare, per piacere!

E fatemi un regaluccio… recensite…lo scorso capitolo solo Desdeus (grazie Desdeus!) ha commentato… anche se vi fa proprio schifus…ditemelo, così posso migliorarmi, correggere gli errori!

A presto e…

BUON NATALE E BUON ANNO A TUTTI!!!!!

 

Desdeus: sono molto felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo e ti ringrazio veramente per aver commentato, sei stato la mia ancora contro la disperazione! J (scherzo, non sono così tragica!)

 

 

Un bacione

Anduril

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Cambiamenti ***


Cambiamenti

 

Tonks salì lentamente le scale della Tana, portando in braccio il piccolo Sirius, dirigendosi verso la stanza più frequentata della casa in quei giorni.

Al san Mungo i guaritori si erano opposti, ma i signori Weasley avevano insistito: l’ospedale era sempre gremito di curiosi che cercavano di carpire informazioni sullo stato di salute del bambino sopravvissuto e i giornali volevano così disperatamente ottenere un’intervista in anteprima con l’eroe del mondo magico da disturbare lui e i suoi familiari in ogni modo, esasperando Molly a tal punto che non aveva voluto far rimanere il suo Harry un minuto di più nell’ospedale.

“Come sta il mio ragazzo preferito?”  esordì la donna, entrando nella stanza gremita di gente.

Ginny era seduta sul letto accanto ad Harry, ed intorno a loro tutta la famiglia Weasley era al gran completo, Hermione compresa.

“Ciao Tonks!” la salutarono tutti.

La donna si chinò per dare un bacio ad Harry per poi dirgli “Ti ho portato un ospite, una persona che non poteva più fare a meno di venire a trovare il proprio padrino…”

Harry sorrise, accogliendo il piccolo Sirius tra le braccia “Era ora che ti facessi vedere piccolino, iniziavo a pensare che ti fossi dimenticato di me!”

Il ragazzo lo strinse a sé e con una mano iniziò a toccargli il volto, come per memorizzare la sua fisionomia, tra gli strilli eccitati del bimbo.

“Ah, ti piace, eh, piccola peste? Vuoi giocare?” Harry iniziò a giocare con il bambino, tra gli sguardi divertiti di tutti, che si avvicinarono per poter coccolare il nuovo arrivato, mentre Remus rimaneva in disparte, conscio del fatto che Harry trattava suo figlio con la stessa dolcezza, familiarità e sicurezza con cui Sirius giocava con lui tanti anni prima, lasciandolo un po’ stupito.

Dopo un po’ di tempo la signora Weasley iniziò a congedare tutti “Andiamo ragazzi, andatevene, Harry ha bisogno di riposare, non è ancora guarito!”, sorda anche alle suppliche di Harry “Andiamo signora Weasley, non sto facendo niente, sto marcendo a letto da giorni, mi sto riposando!”

Ad uno ad uno i visitatori salutarono Harry ed uscirono dalla stanza; Remus stava uscendo per ultimo, quando Harry lo trattenne.

Remus, aspetta un attimo, ti dovrei dire una cosa.

“Dimmi.” Rispose, sedendosi su una sedia a lato del letto.

“Ascolta Remus… io non posso più vedere, ma non sono del tutto stupido. Posso sentire che il tuo disagio standomi vicino; lo so che nessuno è a proprio agio in questa situazione, nemmeno io lo sono, ma sento che per te è diverso, sento che sei turbato per qualcosa.

Remus non potè fare a meno di sorridere, anche in una situazione simile; Harry, il suo Harry, non solo non si era lasciato abbattere da quello che gli era successo, non solo cercava di accettarlo, ma imparava a convivere con quella strana situazione, riusciva nonostante tutto ad essere la luce per lui, per tutti loro, senza neanche rendersene conto.

Harry…non è nulla, sono solo brutti pensieri, lascia stare, non ti devi preoccupare. Rispose gentilmente Remus, cercando di chiudere il discorso; ma Harry non era d’accordo.

Voltandosi verso di lui, come se davvero potesse vederlo, disse “Remus, io mi preoccupo, perchè so che questi tuoi pensieri sono nati a causa mia. Io non voglio che tu sia tormentato dal rimorso per chissà quale motivo, io ti avevo promesso che sarebbe cessato il periodo dei brutti sogni e dei cattivi pensieri e così deve essere. Remus… perché ti senti in colpa?”

Remus non riuscì a fare a meno di stupirsi, ancora una volta…

Perché? Perché ancora una volta, sono sopravvissuto e altri hanno pagato per questo. Rispose flebilmente.

Harry, nonostante tutto, sorrise. “Sai che cosa avrebbe fatto Sirius se fosse ancora qui? Avrebbe scosso la testa, togliendosi i capelli dal viso, si sarebbe messo a ridere e ti avrebbe preso in giro senza avere un minimo di pietà per te, umiliandoti per bene!- Remus sorrise, nonostante tutto-  Remus…perché ti devi sentire in colpa? Perché sei sopravvissuto ai miei genitori, a Sirius? … siamo in due,no?-Harry chiese, in tono amaro, per poi proseguire- perché credi che siamo ancora qui e così tante persone, migliori di noi,magari, se ne sono andate? Non lo so, non te lo spiegare. Ma so una cosa: che nessuno di quelli che se ne sono andati vorrebbero vederci qui, a compiangerci, a lamentarci per la nostra sorte… perchè noi, a dispetto delle apparenze, siamo stati fortunati, Remus. Tu hai tua moglie, tuo figlio, lo vedrai crescere e io sarò lì con te, insieme a Tonks, ad assistere alla prima partita di Quidditch del mio figlioccio, al primo compleanno, all’arrivo della lettera da Hogwarts…e se per esserci devo rinunciare alla vista…che sia.

Io non voglio che tu non ti goda il tuo ritorno in famiglia, non voglio che tu sia tormentato dall’amarezza per via dei miei occhi… saprò crearmi una vita nonostante questo, riuscirò a fare tutto quanto volevo, perché ho vicino voi, ho vicino te, Remus… so di poter contare su di voi, sulla mia famiglia, so che quando sarò scoraggiato, voi sarete lì a sostenermi, a spronarmi per continuare a combattere… noi siamo qui, Remus. Ci siamo entrambi, in che modo non conta.

 

 

Dalla fine della guerra erano ormai passate diverse settimane, Harry si rimetteva lentamente in forze, ma la sua vista non accennava a migliorare; non che lui se ne lamentasse. Nessuno aveva mai sentito il ragazzo compiangersi per il suo stato di salute, nessuno aveva mai avuto bisogno di tirarlo su di morale o di incoraggiarlo a resistere, a lottare… apparentemente era normale. Ma tutti sapevano che questa situazione lo faceva soffrire, lo faceva sentire, per la prima volta dopo molto tempo, impotente, piccolo.

Ginny era seduta per terra nell’ampio giardino della tana a guardare le stelle da molto tempo, senza essersene nemmeno resa conto, stringendo tra le mani una pesante busta di pergamena, ancora chiusa; e la ragazza non sembrava avesse intenzione d’aprirla, si limitava a rimanere lì, inerte, a guardare le stelle.

“Posso sedermi accanto a te?” una voce alle sue spalle la fece sobbalzare; Harry era lì, in piedi, con il bastone che aveva intagliato Remus per lui e opportunamente incantato per segnalargli gli ostacoli sul suo cammino, che la guardava, sorridendo, come se la potesse vedere.

MaHarry, pensavo dormissi! Dovresti riposarti! E poi…”

“Come ho fatto a ritrovarti? Non lo so, qualcuno potrebbe definirla magia…” rispose continuando a sorridere, sedendosi, con un po’ di fatica, accanto a lei, abbracciandola e appoggiandosi con lei al tronco della grande quercia del giardino.

“Perché sei venuto qui?” chiese lei dopo un po’.

“Da quando sono tornato a casa… non abbiamo mai avuto tempo per parlare, per stare da soli… ho sentito chiaramente la tua presenza in giardino, non so dirti come, ma sapevo che eri qui…e sono venuto da te.

Lei sorrise, baciandolo su una guancia, teneramente, per poi accoccolarsi meglio nel suo abbraccio.

Ginny… io ti amo, profondamente…ma non voglio che tu ti senta in obbligo nei miei confronti.

“In che senso?” chiese la ragazza, scostandosi.

“Nel senso che non posso ignorare i fatti. Io sono cieco, Gin. Io ti amo ma non posso obbligarti ad amare uno…uno come me.” concluse piano il ragazzo.

Infatti tu non mi obblighi a fare nulla, Harry… io non posso ignorare quello che provo per te, non potrei neanche volendo; e di certo non voglio. Tu sei l’unica persona che è sempre stata nei miei pensieri, l’unico che sapevo che ci sarebbe sempre stato per me, non perché sei l’eroe per eccellenza, non perché tutti ti considerano un cavaliere senza macchia e senza paura, ma perché…so che tu faresti ogni cosa per chi ami, perché sei sempre stato così, Harry… non potrei desiderare un uomo migliore.”

“Ma comunque non sono la stessa persona di prima.”

“La guerra cambia tutti, Harry. Io sono cambiata con te, siamo cambiati insieme, il problema per noi non esiste, perché abbiamo sempre combattuto insieme, abbiamo condiviso gli stessi dolori, abbiamo assistito agli stessi orrori… e se adesso hai intenzione di dirmi che sei cieco e quindi io non ti merito…allora ascoltami bene Harry James Potter: me ne sono accorta benissimo e sono ancora qui. Questa guerra ti ha lasciato un’ulteriore cicatrice, ma non mi spaventa questo… Fleur non ha abbandonato mio fratello nonostante le sue numerose cicatrici, giusto? Tonks ha sposato Lupin, dopo aver lottato strenuamente per convincerlo, io di certo non mi lascerò spaventare dalle tue proteste! Io ti amo, non c’è altro da aggiungere.” Concluse, sorridendo, accarezzandogli la guancia con una mano.

Harry ricambiò la carezza, prendendole il volto tra le mani, baciandola dolcemente, percorrendo ogni centimetro del suo volto, come per imprimerlo a fuoco nel suo cuore, nella sua memoria.

“Io non posso pensare neanche di stare senza di te… come potrei rinunciare alla mia luce? Perché è questo che sei, Ginny… l’unica luce che i miei occhi vedranno sempre… vogliamo vedere insieme cosa il futuro ci propone?”

Ginny annuì, commossa, si accoccolò nuovamente nel suo abbraccio e, dopo un sospiro, strappò la busta.

“Allora?” chiese Harry impaziente.

Harry!!!!! Ho preso “eccezionale” in difesa, pozioni e trasfigurazione, nelle altre “ogni oltre previsione”!!!” fece lei, eccitata,abbracciandolo.

E bravo il mio genietto! Hermione invidierebbe i tuoi voti!” rispose lui, sorridendo.

“Lo sai che con questi voti ho ottime possibilità di trovare lavoro in breve tempo? Non è meraviglioso?!”

“Altroché se lo è… ti andrebbe di aiutarmi in un nuovo progetto?” chiese Harry, sorridendole furbescamente.

“Dimmi tutto.” Rispose lei, con la medesima faccia divertita.

 

 

Harry si svegliò ad un tratto dal suo sonno tranquillo, come sentendo che c’era bisogno di lui, che qualcuno stava per arrivare; infatti , poco dopo arrivò Ron nella stanza deserta, accompagnato da Hermione e da Ginny, portando una copia della Gazzetta del Profeta.

Harry!!! L’hanno catturato!!! Lo hanno catturato!” esclamò Ron entrando nella stanza, con voce preoccupata.

“Chi?”

Piton! Lo hanno preso, oggi ci sarà il processo! Non lo hanno divulgato prima, ma lo devono aver catturato da un po’ se il suo processo è già oggi!”rispose Hermione concitata.

“Non possiamo permettere che venga giudicato, così, senza testimoni a sua difesa! Devono sapere quello che ha fatto per il mondo magico!”concluse Ginny, preoccupata.

Harry rimase un attimo in silenzio, poi disse “Ron, aiutami per piacere… trovami dei vestiti, andiamo al ministero.

I tre rimasero senza parole, ma Harry non lasciò loro il tempo di ribattere.

“No! Non cercate di dissuadermi! Non sono debole, sto guarendo, dovrò pur uscire un giorno di questi! E credo che l’occasione migliore sia quella di aiutare una persona innocente ad evitare la prigionia a vita, o peggio!”

I ragazzi rimasero in silenzio un attimo, poi Ron sentenziò “Ragazze andate a cercare Lupin, perché ci possa accompagnare…credo che sia giusto che ci sia anche lui. Harry… troviamo qualcosa di adatto all’occasione.” Concluse con un sorrisetto beffardo, immediatamente ricambiato dal moro.

 

 

“Il Wizengamot è oggi riunito per giudicare l’imputato Severus Piton, circa l’accusa di tradimento. Il pubblico si alzi, entra la corte.” La voce inespressiva di Percy Weasley annunciò l’entrata del tribunale nella cupa sala di pietra, per quell’occasione stranamente piena di gente; molti maghi erano infatti presenti, gli sguardi colmi d’odio, mentre osservavano mormorando tra di loro l’imputato, che sedeva impassibile sulla sedia di pietra, incatenato.

“Silenzio!” la profonda voce del ministro ristabilì l’ordine nella sala gremita, che si ammutolì nell’attesa.

Scrimgeour osservò con sguardo truce il pubblico per qualche secondo prima di iniziare l’orazione che si era preparato per l’occasione; in una situazione simile la sua fama non poteva che aumentare, dal momento che stava per punire pubblicamente l’assassino di Silente.

“Oggi siamo qui per ristabilire la giustizia nel nostro paese, una volta per tutte. Severus Piton, qui presente, è accusato di aver sempre fatto parte delle spie dell’Oscuro, di aver tradito la fiducia del compianto Albus Silente, di aver aiutato i Mangiamorte nell’attacco avvenuto ad Hogwarts che ha messo a rischio le vite dei nostri ragazzi, di aver ucciso nel suddetto attacco il nostro amatissimo preside e di essersi ufficialmente unito alle schiere di mangiamorte da quel momento sino alla caduta dell’Oscuro. Io, Ministro della Magia Rufus Scrimgeour, sarò testimone dell’accusa. Dal momento che nessuno si è presentato come testimone della difesa, procederò alla dimostrazione dei fatti…”

Ma venne interrotto da una giovane voce, accompagnata dal canto di una fenice “Mi propongo io come testimone della difesa.”

L’intera sala si voltò ad osservare con stupore il nuovo arrivato: Harry si faceva strada tra la folla come se potesse ancora vedere, controllando il cammino con il suo bastone, seguito da Ron, Hermione, Ginny e Remus, mentre Selene volteggiava su di loro, come proteggendoli, circondandoli da un’aura dorata.

“Non credo fosse possibile che l’imputato avesse un testimone a suo favore, considerando il fatto che la notizia della sua cattura è uscita solo oggi stesso. Comunque, nonostante questo spiacevole disguido, non è successo niente d’irreparabile.” Esordì Harry, sorridendo, avvicinandosi a Piton che lo osservava stupito e quasi seccato della sua presenza. Poiché nessuno parlava, Harry proseguì “Io, Harry James Potter, giuro di testimoniare solo il vero in questa sede, circa i fatti che riguardano questo processo.”

Piton sibilò, cogliendo l’intera sala di sorpresa “Non c’è bisogno della tua mania di fare l’eroe Potter, me la posso cavare da solo.

Harry si voltò verso il suo ex professore, rispondendogli “Non le posso permettere di lasciarsi giudicare colpevole per qualcosa per cui non ha colpa.”

Scrimgeour cercò di riscuotersi dal torpore in cui sembrava essere caduto, dicendo “Harry, l’intera corte si unisce a me nei rallegramenti vedendoti completamente ristabilito…ma forse non sei abbastanza obiettivo per testimoniare in questo processo… i recenti avvenimenti… la tua salute…”

“Se si riferisce al fatto che ho perso la vista nello scontro con Lord Voldemort, non credo che questo interessi a questo tribunale. Nonostante ora non possa più vedere, la mia memoria non è stata compromessa… quindi possiamo procedere se non c’è qualche obiezione più pertinente.

Scrimgeour lo osservò stringendo le labbra, indispettito; di certo non aveva bisogno che quello sciocco ragazzino che gli aveva rubato il prestigio di aver ucciso il nemico più pericoloso della comunità magica si mettesse in mezzo e tentasse di rovinargli il trionfo che una punizione esemplare gli avrebbe garantito.

“Va bene. La prassi vuole che sia l’accusa ad iniziare, perciò se non ha nulla da obiettare signor Potter…”

Harry annuì, quasi divertito, fece apparire una sedia e si accomodò a fianco di Piton, che continuava ad osservarlo indispettito.

Scrimgeour si schiarì la voce, poi iniziò il suo discorso, la voce vibrante, concentrato verso l’obiettivo.

Severus Piton verrà qui giudicato per tutti i reati precedentemente ricordati alla corte; in primo luogo, non è necessario provare il tradimento di quest’ultimo all’ordine della fenice, avendo partecipato all’attacco ad Hogwarts e avendo ucciso, prima di fuggire, il preside della scuola. Nonostante quest’accusa non debba neanche essere provata, porto comune all’attenzione della corte le testimonianze di alcuni membri dell’ordine della fenice circa gli avvenimenti di quella notte. In ultimo, Severus Piton è accusato di essersi ufficialmente unito alla schiera di mangiamorte del Signore Oscuro dopo l’attacco, fatto assicurato dalla testimonianza di diversi cittadini che lo avrebbero riconosciuto durante varie scorribande avvenute nell’ultimo anno.

Questa corte giudicherà secondo coscienza il destino di quest’uomo… ma ritengo che niente sia più appropriato per un individuo di tal genere che una punizione esemplare, in modo che gli avvenimenti a cui abbiamo assistito non possano più accadere. Io chiedo alla corte il carcere a vita per Severus Piton, sentenza da applicare immediatamente, senza possibilità di ricorso!” concluse soddisfatto il ministro, sedendosi al suo posto, sorridendo beffardo in direzione dell’imputato, sicuro della propria vittoria.

Harry sospirò profondamente e si alzò, appoggiandosi al bastone e iniziò il suo discorso, guardando fisso davanti a sé, non essendo riuscito ad individuare la posizione dei membri del Wizengamot.

“Su un fatto sono d’accordo con il ministro: tutto ciò che noi abbiamo vissuto non deve essere dimenticato, in modo che i maghi di domani non vivano le stesse sofferenze che abbiamo dovuto subire noi.

Qualcuno può pensare che io non sia un difensore obiettivo, che io menta per la salvezza dell’imputato, perché sono legato a lui da affetto, essendo lui stato mio professore per molti anni ad Hogwarts; niente di più falso. Intendo chiarire che io non difenderò un amico, un familiare, ma solo un innocente, un innocente che per anni ho considerato colpevole, un uomo con cui non ho mai avuto buoni rapporti, durante il periodo scolastico. Anzi. –aggiunse con un sorrisetto- Sono qui solo perché tutti noi abbiamo combattuto perché la giustizia non venisse soffocata dall’oscurità e non è possibile che il nostro mondo riprenda a vivere con un atto d’ingiustizia.

Severus Piton non è colpevole di quanto è stato accusato.

Tra il pubblico i mormorii crebbero, in un impeto di rabbia e di sdegno, mentre Scrimgeour tentava di imporre nuovamente il silenzio, chiedendo ad Harry le prove di quanto stava affermando.

Harry sospirò profondamente, prima di continuare “Come molti tra voi sanno, io ero molto legato al professor Silente, come molti tra noi del resto; eppure sto difendendo il suo assassino. Perché? Perché conoscevo Silente e adesso conosco anche il professor Piton.

“Si spieghi meglio.” Intervenne un membro del Wizengamot; Harry, voltandosi verso la corte riprese.

“Molti tra i membri della corte conoscevano Albus Silente, che uomo era, il coraggio che dimostrava in ogni situazione e in ogni gesto. Eppure, a nessuno è mai venuto in mente che un uomo che più volte ha sfidato Lord Voldemort a viso aperto sia morto implorando pietà. Nessuno si è chiesto cosa volesse realmente? Perché stesse implorando Piton?

<< Per una mente ben organizzata, la morte non è altro che una nuova, grandiosa avventura. >>

Una volta Silente mi disse queste parole. Silente era stato avvelenato quella sera, durante una missione che avevamo affrontato insieme. Era debole, morente e stava tentando di salvare un giovane studente bloccato sotto un mantello dell’invisibilità. Sapeva di essere allo stremo delle forze, sapeva che sarebbe morto presto. E lo aveva accettato; quando arrivarono i mangiamorte lui li accolse, disarmato, ma non impaurito, pronto a morire con dignità. Tuttavia, ad un tratto, arrivò il professor Piton, informato dell’attacco, sapeva quello che sarebbe successo e si diresse verso l’ingresso, dove trovò Silente a terra, disarmato, accerchiato dai mangiamorte.

Stava per intervenire, il suo unico desiderio, ora lo capisco, era quello di salvare l’unica persona che aveva mai avuto fiducia in lui; ma Silente lo fermò. L’implorò. << Severus… per piacere… >> Quelle furono le sue parole. Lo fermò perché Severus Piton è sempre stato la sua spia più capace, sapeva che senza di lui saremmo stati perduti, che avremmo perso tutte le informazioni necessarie per sconfiggere Voldemort. Quella notte, gli chiese l’ultimo favore, gli chiese, lo implorò di continuare il suo compito, di aiutare la resistenza nella lotta contro Voldemort. E così ha fatto. Ha fatto ciò che nessuno avrebbe avuto il coraggio di fare, ha adempiuto il suo compito, nonostante questo gli sia costato l’amico più caro.

Severus Piton è rimasto la nostra spia. Ed è grazie a lui se Lord Voldemort è stato sconfitto, perché è stato Severus Piton a dirci dell’attacco al ministero perché noi potessimo avere il tempo di prepararci. L’uomo che volete condannare è il vero eroe del mondo magico, è colui che ci ha liberato da Voldemort. A voi la decisione, se scegliere ciò che è giusto o ciò che è facile. Concluse Harry, sorridendo tristemente.

 

I membri della corte mormoravano tra loro, combattuti, mentre Rufus Scrimgeour osservava Harry con uno sguardo feroce, adirato perché sentiva che la sua preda più ghiotta stava per essere portata lontano dalla sua portata, mentre Harry, Piton  gli altri aspettavano in silenzio, sotto gli sguardi confusi del pubblico che non sapeva a chi credere.

Alla fine, dopo svariati minuti d’attesa la corte espresse il proprio giudizio.

“In merito alle accuse riportate, dopo aver ascoltato attentamente le prove, questa corte giudica l’imputato Severus Piton non colpevole.

 

I ragazzi e Lupin si scambiarono sguardi sollevati, mentre sotto gli occhi di un pubblico attonito Severus Piton si alzava e si avviava lentamente verso l’uscita.

Passando davanti a loro, osservò a lungo Harry, che era in piedi, davanti a lui, conscio della sua presenza.

“Credo che sia la mia maledizione più grande avere debiti con la famiglia Potter. Vedrò di ripagare anche questo.”disse asciutto, per poi scomparire in mezzo alla folla.

I ragazzi osservarono Piton andarsene, un po’ sbigottiti per il comportamento di quest’ultimo, poi si diressero verso l’uscita.

Riuscirono ad evitare a fatica i numerosi giornalisti che volevano intervistare i ragazzi che avevano sconfitto Lord Voldemort e uscirono dall’aula, dirigendosi verso gli ascensori.

“Andiamo alla tana o dovete fare qualcosa qui a Londra?” chiese Lupin

“Devono fare qualcosa qui a Londra. Devono parlare con me” s’intromise rabbioso Scrimgeour.

Harry si voltò verso di lui, seguendo il suono della sua voce e gli rispose “Cosa possiamo fare per  lei, ministro?”

“Seguitemi nel mio ufficio.”

Il gruppo si diresse verso l’ampio ufficio del ministro, che sbattè la porta dietro di sé e si voltò verso i ragazzi che, più che spaventati, apparivano vagamente divertiti dal suo furore.

Cosa vi fa pensare di poter intervenire in un processo pubblico, di argomentare l’innocenza di un assassino e di riuscire a scagionarlo proponendo prove assurde ed infondate?!”

“Non mi sembra che la corte condivida il suo pensiero, ministro. Osservò tranquillamente Harry, appoggiandosi a tentoni alla scrivania.

“Aspettate che io ricorra in appello e…”

“….e noi ritorneremo a difendere un innocente, signore. Concluse con fermezza Hermione.

“Un innocente?? Ha ucciso il vostro preside, un grand’uomo, per cui io…”

“Non pronunci una parola di più, ministro. –lo interruppe Harry, con un tono calmo, ma stranamente glaciale- Non finga con noi che per lei Silente sia stato di più che una spina nel fianco. Vuole ricorrere in appello? Faccia pure. Ma, come ha appena detto Hermione, noi saremo lì a bloccarla. Credo che il nostro incontro sia terminato, giusto?” concluse Harry, sorridendo amabilmente e dirigendosi verso la porta.

“Non abbiamo finito nulla, Potter! Non credere che io mi faccia impressionare dal tuo comportamento! non c’è più…”

“…Silente a proteggermi, lo so. –lo interruppe Harry, freddamente- Ma mi sembra che siamo riusciti a proteggerci da soli, non le pare?! Non ci sottovaluti, ministro… agli occhi di tutti siamo gli eroi del mondo magico, non le conviene opporsi a noi…sa, la sua carriera…” concluse Harry, sorridendo beffardo, avviandosi alla porta, seguito dagli altri.

Aprì con decisione la porta, per poi voltarsi ed aggiungere, misteriosamente “Ah, ministro…non dimentichi il nostro patto.

 

 

 

Eccoci qua! Mi dispiace di non avervi accontentati, ma…credo proprio che Harry rimarrà così… ci saranno ulteriori spiegazioni nel prossimo e, ahimè, ultimo capitolo…

A prestissimo!

 

Alessandro: lo so che l’allegria manca un po’ in questi capitoli…ma…che ci vuoi fare! Spero che ti sia piaciuto ugualmente questo capitolo!

 

Xopheni: sono contenta che ti sia piaciuta questa storia, spero che ti soddisferanno anche questi ultimi capitoli!

 

Joy: sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, spero di aver mantenuto le aspettative anche in questo! Per quanto riguarda la cecità di Harrynon lo so perché, ma mi è venuto naturale immaginarlo in questo modo…come se dopo tanti orrori il destino lo volesse beffare doppiamente… grazie, veramente, grazie di cuore per i tuoi commenti sempre così precisi ed accorati…spero veramente di non deluderti in questo capitolo e nel prossimo…che strano pensare alla parola fine per questa storia…va ! Hai letto il principe mezzosangue? Come ti sembra?? Fammi sapere! J

 

Pikkyfan: wow…non immaginavo che la mia storia potesse fare un tale effetto…che altro dire,…mi dispiace non aver guarito Harry, spero comunque che questo capitolo ti sia piaciuto!

 

Desdeus: sono contenta che ti sia piaciuta la parte sui suoi ricordi, è stata un po’ un’improvvisazione, ma anche a me piace molto… per la fenice..saprai qualcosa in più nell’ultimo capitolo! A presto!

 

Mel91:… emh…mi spiace per Harry, ma dovrà rimanere così…. J spero che ti sia piaciuto questo capitolo! A presto!

 

Verity: sono contenta che ti sia piaciuta la mia storia! Ti ringrazio per l’appoggio! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Alla prossima!

 

Grazie a tutti, anche a quelli che leggono solamente…

Al prossimo capitolo!

Anduril

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Luce e tenebra ***


Luce e tenebra

 

Tante cose sono cambiate dalla fine della guerra, in un modo così radicale che, a volte, io stesso ne rimango sorpreso; altre, inevitabilmente, rimangono invariate.

Ad esempio, non ho perso l’abitudine di rimanere incantato davanti ad una finestra aperta, l’aria sferzante sul volto, il tepore del sole sulla pelle, il profumo della terra umida… resto immobile, ore intere, davanti a quello che deve essere un panorama meraviglioso; io non posso più vederlo, ma nella mia mente, nel mio cuore, questo panorama è impresso a fuoco, in modo indelebile. Con un’ondata di nostalgia ricordo me stesso da ragazzo, seduto nel parco con Ron e Hermione, mi ritrovo a camminare con una giovane Ginny in riva al lago, commentando animatamente una partita di Quidditch appena conclusa, mi rivedo in piedi, piangente, davanti alla bianca tomba di Silente... e resto così finchè un delicato profumo di fiori mi risveglia da questo strano stato apatico riportandomi alla realtà.

Com’è la realtà per il bambino sopravvissuto, a dodici anni dalla sconfitta del signore oscuro?

Normale? No, non direi.

Come si può definire la vita normale? La vita non è mai normale, un giorno non è mai identico al precedente, ogni ora è unica. Com’è la mia vita? Speciale, come quella di ogni uomo.

Quando ero giovane non desideravo altro che una vita normale, come chiunque altro, ma quando tutto è finito, quando ci siamo risvegliati dal terribile incubo che sconvolgeva le nostre vite, ho capito che la mia vita non sarebbe mai stata normale.

Perché io non lo volevo.

 

Perché desiderare qualcosa di normale quando ero circondato da persone eccezionali? Perché ridursi alla mera normalità quando potevo aspirare, finalmente, alla felicità?

Questo ho fatto, questo ho realizzato e cerco di realizzare tutt’oggi…

 

 

Davanti a un pesante portone di legno, quattro ragazzi stavano immobili, in silenzio, come se non riuscissero a trovare il coraggio di entrare.

Ma voi riuscite a crederci? Io non…io non avevo mai considerato questa possibilità…non avevo mai pensato che sarei tornata qui, per insegnare…” mormorò Ginny.

 “Figurati io.” Concordò Harry.

In silenzio aspettarono che Hermione dicesse qualcosa, ma la ragazza, arrossendo, non disse niente, facendo scoppiare a ridere gli altri tre.

“Oh, certo! Prendetemi in giro! Di certo mi sono fatta una bella esperienza correggendo i vostri compiti!” rispose Hermione sarcastica, rivolgendosi ai due ragazzi.

“Ehi! Noi lo facevamo per te! Sapevamo che questa era la tua strada, così ti stavamo dando una mano per…allenarti!” commentò sghignazzando Ron.

I ragazzi si fecero seri, tornando in silenzio.

“E’ strano pensare che noi saremo qui ad insegnare mentre tu sarai lì fuori a fare l’auror…” commentò Ginny.

“Già… è strano pensare di attraversare questi corridoi senza di te…con chi farò delle forsennate corse dell’ultim’ora per non arrivare tardi a lezione?” chiese malinconico Harry.

Harry, non puoi arrivare in ritardo. Sei tu il professore, adesso.” Sottolineò Hermione con la sua intramontabile aria da prima della classe, facendo ridere ancora una volta gli altri tre.

“Oh!” commentò lui, continuando a ridere.

, le tue corse forsennate le potrai sempre fare con me, io correrò per non arrivare in ritardo al ministero e tu per andare a lezione, no?!-commentò con un ghigno Ron, per poi tornare serio- Non siete soli in questa cosa… semplicemente affrontiamo il cambiamento in ambiti diversi. Io dovrò lottare ogni giorno con vecchi auror inaciditi che se la prenderanno con me credendomi un raccomandato, voi dovrete dimostrare la vostra preparazione ai nuovi ragazzi che entreranno in questa scuola. Ma…sapete una cosa? Sono certo che ce la caveremo alla grande. Siamo o no gli eroi del mondo magico?!” concluse il ragazzo.

Sempre sorridendo, i ragazzi si appoggiarono al pesante portone e lo spinsero, aprendolo.

Una nuova avventura cominciava.

 

 

Dove iniziare una nuova vita se non nell’unica casa che io abbia mai conosciuto? Hogwarts, dopo tanto peregrinare, mi ha riaccolto, in una veste un po’ differente; mi sento ancora un po’ strano quando i miei alunni mi chiamano professore. Molti sono divertiti all’idea di avere come professore il bambino sopravvissuto, tanti dichiarano di non aver mai avuto un insegnante migliore… Non credo di essere così bravo, ma devo ammettere che, se non altro, un miglioramento c’è stato: sono il primo professore di difesa contro le arti oscure ad occupare la cattedra per dodici anni di fila; un record, da quando Voldemort richiese questo posto.

Ginny si è rivelata un’ottima insegnante di trasfigurazione, sono sicuro che la professoressa McGranitt sarebbe molto orgogliosa di lei.

 Hermione è sempre la stessa, pedante, puntigliosa, paziente…la migliore professoressa di aritmanzia ed antiche rune che Hogwarts abbia mai potuto vantare; due materie, ovviamente… qualcuno si sarebbe aspettato di meno da lei?

Alcuni nostri vecchi professori, come Vitious, Sprite, Madama Bumb e, nota dolente, Sibilla Cooman, hanno accettato di tornare ad insegnare; per tutti è stato piuttosto strano trovarsi dallo stesso lato della cattedra, ma ci stiamo abituando!

Abbiamo dovuto lottare parecchio per il professore di pozioni, ma alla fine Scrimgeour si è arreso e ha accettato la nomina di Severus Piton; credo che per lui sia stato particolarmente difficile tornare in questo luogo, pieno di ricordi e di dolore, ma…nonostante tutto credo che ritenga di aver ancora molto da insegnare sulla nobile scienza e sottile arte delle pozioni.

Siamo diventati amici? No, non credo che questo sia possibile; il massimo che sono riuscito ad ottenere è una gelida indifferenza dal mio “collega”…credo che questo sia il suo modo di relazionarsi con una persona che ha sempre odiato e che, magari, detesta un po’ meno.

Per tutti è stato estremamente difficile tornare in questi luoghi, così amati e, sotto un certo aspetto, temuti, ma è sicuro che per il professor Piton questo ritorno sia stato ancora più doloroso. Credo che ogni giorno sia un tormento, che la consapevolezza di aver comunque ucciso un amico così prezioso sia insostenibile… ma non lo dà mai a vedere. Come ha sempre fatto, Severus si chiude in se stesso, diffidente nei confronti di chi gli è vicino e va avanti, come tutti noi.

Ma, d’altra parte…Silente non se ne è mai andato veramente da questa scuola…

 

Stava piovendo, una pioggia fredda, battente, implacabile; il parco della scuola era vuoto, gli studenti non erano ancora arrivati, l’espresso sarebbe giunto ad Hogsmeade solo l’indomani mattina. Tuttavia, era possibile distinguere una figura sul prato, in piedi, con un bastone come unico compagno e una tomba candida di fronte a sé.

“Gli eroi del mondo magico”  erano entrati quella stessa mattina nella loro vecchia scuola, accolti dai loro nuovi colleghi e si erano dedicati interamente alla cura di ogni dettaglio: la scuola doveva essere perfetta, ogni cosa doveva essere esattamente com’era sempre stata, Hogwarts doveva tornare ad essere la vecchia, cara, imprevedibile Hogwarts, nonostante tante persone che l’avevano resa tale non fossero più lì ad abitarla.

Ormai le tenebre erano scese, implacabili, la notte era giunta, ma Harry non poteva dormire, non poteva iniziare quella nuova, strana avventura senza aver salutato chi l’avesse ispirata.

“Sono qui, professore-mormorò davanti alla tomba di Silente, incurante della pioggia sferzante- Ho svolto il mio compito, ho concluso ciò che lei aveva iniziato. Vodemort è morto, l’abbiamo sconfitto… siamo sopravvissuti… o meglio, molti di noi sono riusciti ad evitare il peggio.

Ora sono qui, pronto ad iniziare un’altra avventura, ancora una volta ispirata da lei, ancora una volta iniziata da lei; perché sono qui ad Hogwarts? Io non sono lei, professore… non sono altrettanto intelligente, onnisciente, colto o preparato; ma lei è stato per me una guida, lei ha sempre vegliato su di me, me ne sono reso conto solo troppo tardi, mi ha insegnato ad essere me stesso, mi ha preparato ad affrontare gli ostacoli che si ponevano sul mio cammino.

Lei ha trasformato un ragazzo spaesato, malinconico, arrabbiato, immaturo nell’uomo che sono, lei ha fatto lo stesso con molti altri giovani impauriti… lei è il vero eroe del mondo magico.

Ora è il mio momento di donare, ora è il mio turno. Metterò in pratica tutto ciò che mi ha insegnato, aiuterò i ragazzi che mi troverò davanti, farò del mio meglio. Questo glielo prometto, professore.”

Un nuovo giorno stava per iniziare, una nuova generazione stava per essere accolta, un ragazzo si era trasformato in uomo.

 

Credo di essere in ritardo, i nuovi studenti stanno per arrivare, un nuovo anno si avvicina incombente, mentre la mia vita prosegue, per la prima volta, serenamente.

Cammino verso la sala grande, tranquillo, lasciando che i miei ricordi sostituiscano i miei occhi spenti, mentre Selene volteggia intorno a me, cantando dolcemente, come per indicarmi il cammino…

 

 

“Finalmente! Dove ti eri cacciato? Stanno per arrivare gli studenti!” lo redarguì Hermione, mentre Harry si sedeva tra lei e Ginny al tavolo dei professori.

“Non mi ero accorto che fosse tanto tardi! Dai Hermione, non sono poi così in ritardo! E poi…lo sai che non potevo perdermi questo smistamento. Rispose Harry tranquillo.

La sala, pian piano, iniziò a riempirsi di ragazzi di tutte le età che chiacchieravano animatamente, mentre si sedevano ai tavoli delle diverse case.

Harry si voltò istintivamente verso Remus, percependo l’ansia del loro preside; nonostante tutto, Scrimgeour aveva dovuto mantenere alla lettera il patto stabilito con Harry alla vigilia della battaglia finale contro Voldemort. Harry aveva esposto il progetto della riapertura di Hogwarts, ma, in cambio della sconfitta del signore oscuro, aveva ottenuto di poter scegliere i membri del corpo insegnante, senza che il ministero potesse interferire; così era stato fatto.

Remus Lupin, licantropo, era diventato il nuovo preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Harry rimase in silenzio, tenendo dolcemente per mano Ginny, come facevano quando erano solo dei ragazzi, sentendo che i ragazzi iniziavano a riempire la sala, in attesa dello smistamento, quest’anno, particolarmente speciale…

 

 

Sento Ginny che mi stringe dolcemente la mano, come per indicarmi qualcosa; non ce n’è bisogno, l’ho già percepito… me lo immagino, il mio figlioccio, il mio piccolo Sirius, con quei capelli neri che lo renderebbero così simile al mio padrino, se non fosse per quelle strane punte bluastre… Come so tutto questo? Non lo so spiegare…la mia mente è sempre animata da colori e immagini che i miei occhi non possono più vedere, i volti dei miei cari sono impressi a fuoco nel mio cuore… anche i volti del piccolo Sirius, di David, il figlio appena nato di Ron e Hermione, anche quello delle mie principesse, Lilian ed Elèna, i piccoli terremoti nati dieci anni fa… dalle ceneri della distruzione di Voldemort sono sorte le creature che hanno ridonato la luce a me e alla mia Ginny.

 Sento il portone che si apre, ecco, è il mio turno; mi alzo e vado lentamente verso il centro della sala, fino a toccare lo sgabello dov’è posto il cappello parlante.

Riesco a percepire, vibrante, la paura dei bambini pronti per essere smistati, tutti tesi per la prima prova della loro vita magica; tutti tranne uno, il mio piccolo Sirius… sento il canto della sua fenice, Diana, che mi avvolge, come per rassicurarmi, per raccontarmi della sicurezza del mio figlioccio, lasciandomi quasi percepire il sorriso che ora, sono sicuro, mi sta rivolgendo, dopo aver salutato il padre che lo scruta silenzioso, quasi in ansia per lui.

Mi schiarisco la voce e inizio a parlare: “ Gli studenti del primo anno sono pregati di venire a sedersi su questo sgabello quando li chiamerò; metterò sulle loro teste il cappello parlante che li dividerà nelle quattro case.

Inizio lo smistamento con Assin Susan, procedendo con l’ordine alfabetico che riesco a leggere grazie ad uno speciale incantesimo di lettura, fino ad arrivare a nome tanto atteso: “Lupin Sirius James.”

Il mio sguardo spento lo sente avvicinarsi, mentre gli sorrido incoraggiante, percependo il timore che è nato adesso in lui; uno strano silenzio è caduto alle mie spalle, l’intero corpo insegnanti è in attesa, persino lo stomaco di Ron ha smesso di borbottare.

Il cappello non ci fa aspettare, dopo poco più di due secondi proclama a gran voce la casa di appartenenza di Sirius, Grifondoro; sorridendo, gli tolgo il cappello e, sentendolo sospirare di sollievo gli dico a bassa voce “ Ne dubitavi forse, Sir?”

Il bambino scoppia a ridere e, con fare complice mormora la sua risposta “Certo che no, zio! Una nuova generazione di Malandrini è giunta ad Hogwarts!”.

Lo sento correre sollevato verso i suoi nuovi compagni, mentre chiamo il nome successivo sulla lista; mi volto verso Remus, sorridendo… come non sentire la gioia di un padre?

 

 

Su Hogwarts era calata la notte, il castello era silenzioso, gli studenti erano tutti al sicuro, nel familiare tepore dei propri letti; ci sarebbe stato tempo per perlustrazioni notturne, per sfide clandestine o tenere passeggiate al chiaro di luna. Quella prima sera ogni studente, esausto, era sprofondato nelle oscure profondità dei propri sogni, in un mondo inaccessibile a chiunque altro.

Tuttavia, una sola persona vagava per quei corridoi tanto familiari, tanto amati, muovendosi sicuro tra aule vuote e inutilizzate, fino a trovare ciò che cercava, guidato da una musica serena, limpida…eterea.

Silenziosamente Remus aprì una pesante porta di legno, inondando la stanza della luce della luna crescente, illuminando un uomo assorto al pianoforte.

Remus rimase ad osservare Harry, senza muoversi… non l’aveva più sentito suonare da… quanti anni erano passati? In una notte piovosa, un giovane ragazzo aveva suonato per lui, tanti anni prima, promettendogli un mondo sereno, in cui non ci sarebbero stati incubi a terrorizzare le loro notti, in cui nessuno si sarebbe svegliato angosciato per la sorte dei propri cari… e così era stato… Remus si lasciò trasportare dalle note di quella musica limpida e assorta, sorridendo, pensando al proprio figlio che stava sicuramente dormendo, pronto ad iniziare una nuova avventura l’indomani, pensando alla moglie, alla sua strana, coraggiosa, dolcissima Ninfadora, immersa nelle immense profondità dei suoi sogni, cullata da dolci pensieri, una mano posata protettiva sul ventre, trasmettendo la sua serenità alla nuova vita che si stava formando.

Remus percepì una nuova atmosfera nell’aria, più gioiosa, più scherzosa, in cui le note non scivolavano più dolcemente sui tasti ma li picchiettavano allegramente, mentre Harry sorrideva, libero, senza pensieri… sul suo volto Remus lesse la gioia di un marito innamorato, la tenerezza di un padre, la lealtà di un amico. Cullato da quella strana musica poteva quasi vedere Harry mentre scherzava dolcemente con la sua Ginny, mentre giocava con Ron a quidditch, stringendo trionfalmente un boccino che nessuno riusciva a capire come fosse riuscito a conquistare, lo vedeva mentre rimboccava le coperte a Lily, la sua piccola principessa dai capelli rossi, oppure mentre insegnava alla scatenata Elèna come stare a cavallo di una scopa.

Harry, il suo Harry, era padre… dolce e comprensivo, sempre pronto a scherzare insieme alle sue dolci principesse, come le aveva sempre definite… coccolandole e viziandole, giocando con loro e con i loro cugini, come se fosse tornato bambino, come se rivivesse con loro un’infanzia che gli era stata negata.

Remus fu scosso da questi pensieri dalla nuova melodia che li avvolgeva, non più serena e scherzosa, ma energica, frenetica… in quella stessa melodia, tanti anni prima Remus aveva percepito la rabbia di un giovane Harry che doveva affrontare chi gli aveva strappato così tanto, aveva percepito la sua paura di fronte all’ignoto, l’angoscia che provava per la sorte dei suoi cari, della sua famiglia.

Ora, invece, l’energia di questa musica era molto differente… era uno sfogo, lo sfogo di un uomo rassegnato a non vedere mai il volto dei suoi figli, di un giovane padre di famiglia impaurito, timoroso al pensiero di non riuscire a proteggere i suoi cari in caso di bisogno, di non essere più lo stesso…

Tuttavia Remus riuscì a percepire un ultimo cambiamento alla fine della melodia: una nuova energia la penetrava, un’energia positiva, di un uomo incapace di arrendersi, l’energia di un Malandrino… Harry dimostrava di non essere cambiato poi molto… era sempre lo stesso bambino impaurito, timoroso di non essere all’altezza, ma in grado di scuotersi, incapace di rimanere inattivo, inerte davanti al pericolo…

 

“Tanto tempo fa ti avevo promesso che non avresti sentito questa musica fino a quando non ci sarebbe stato più nulla da temere, fino a quando un nuovo mondo sereno e giusto non fosse stato creato.” Mormorò Harry, rimanendo voltato verso il pianoforte.

“Ricordo bene; infatti mi sono chiesto per quale motivo tu non l’abbia suonata prima.”

Perché avevo paura di ammettere che andava tutto bene, non volevo che tutto crollasse…”

Remus sorrise dolcemente, poi gli chiese “Perché hai cambiato idea?”

Harry esitò un attimo, poi si voltò verso Remus e disse “Quando la guerra ancora infuriava, quando non riuscivo neanche ad immaginare come sarebbe stato il mio futuro…quando temevo di non avere futuro… guardavo tuo figlio, guardavo il piccolo Sirius mentre dormiva, sereno, tranquillo e cercavo di immaginare come sarebbe stato da grande, cosa sarebbe diventato

Non riuscivo a vedere il mio futuro, ma volevo vedere il suo, non volevo arrendermi, non volevo che un altro bambino perdesse tutto, perdesse tanto in una sola notte; quando tutto è finito sono sempre rimasto all’erta, temendo quasi di lasciarmi andare, dovevo controllare che tutto andasse bene. Poi, stasera, tuo figlio è entrato nel mio mondo, in quel mondo che mi ha accolto quando non avevo nient’altro, quel mondo che mi ha donato tutto… e, finalmente, dopo così tanto tempo ho capito.

Va tutto bene. Sto vivendo tutto ciò che potevo desiderare, tutto ciò per cui i miei genitori, Sirius, Silente, hanno dato la vita… noi siamo qui, stiamo bene, viviamo… e mi sono accorto che per anni mi sono compatito per nulla, che così a lungo ho subito lo stesso senso di colpa che hai provato tu per tanti anni, Remus… il dolore del sopravvissuto.

Viviamo, Remus… ora non c’è veramente nulla che ci possa tormentare. Noi siamo vivi.

 

Remus ed Harry rimasero a lungo seduti in silenzio, quella notte; nessuno era lì con loro, la stanza era colma solo della loro presenza, ma entrambi vi sentirono molto di più: le loro speranze, i loro sogni, i dolori e le gioie di quegli anni, i loro cari erano lì con loro…mentre la luna crescente illuminava entrambi, finalmente… dopo una notte di tenebra.

 

 

 

 

Eccomi qui, dopo una lunga latitanza… chiedo umilmente perdono, mi rendo conto di non aggiornare da tantissimo, ma tra esami, inizio delle lezioni etc… il tempo si è ridotto!

Vi ringrazio per il continuo sostegno che mi avete dimostrato con i vostri commenti e con le numerose letture… grazie mille a tutti! Spero che quest’ultimo capitolo vi abbia soddisfatti!

A presto!

 

Desdeus: spero che anche questo epilogo ti sia piaciuto, i tuoi commenti mi hanno aiutata tantissimo durante la stesura di alcuni capitoli…grazie!

 

Joy: eccoci qui, anche la mia storia finisce! Non vedo l’ora di leggere un’altra delle tue magnifiche storie! Veramente, non so esprimere quanto siano contati i tuoi incoraggiamenti, i tuoi commenti sempre attenti e curati… grazie mille Joy! Spero veramente che ti sia piaciuto anche quest’ultimo capitolo! Un abbraccio e… alla prossima storia!

 

Alessandro: grazie per le tue recensioni sempre puntuali…ti è piaciuto l’epilogo della storia? J

 

Alessia: emh…sono spiacente di averti delusa, ma… come hai potuto vedere il destino di Harry non è molto mutato…un’altra beffa del destino per il nostro eroe! Comunque spero che questo storia ti sia piaciuta ugualmente! Grazie per i tuoi commenti!

 

Pikkyfan: spiacente di averti dato un dolore, ma…il nostro Harry è rimasto cieco! Spero comunque che ti sia piaciuto questo epilogo…

 

Verity: wow, che intuito! Sono così prevedibile? Come hai capito che sarebbe finita così? Spero proprio che ti sia piaciuto questo epilogo, grazie per il tuo sostegno!

 

Grazie a tutti!

 

 

 

 

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